STATO MAGGIORE DELL'ESERCITO Uf f ICIO STORICO
LE OPERAZIONI OFL GIUGNO 1940
SULLE ALPI OCCIDENTALI
ROMA 199 4
PRESENTAZIONE
L'Ufficio Storico ha pubblicato, nell'ormai lontano 1947, La battaglia delle Alpi Occidentali, lavoro di piccola mole incentrato esclusivamente sulle operazioni condotte dal 21 al 24 giugno 1940 e scritto, per così dire, « a caldo)), A distanza di anni sembra ora opportuno pubblicare sullo stesso argomento una nuova e più meditata monografia, frutto di un più ampio spoglio di documenti e del confronto di pubblicazioni italiane e francesi. Ad una narrazione pi ù completa e critica del breve ciclo operativo, si accompagnano nel presente libro una rapida analisi del posto che la frontiera alpina occidentale ebbe nella politica militare e nella strategia italiane e un esame dei preparativi bellici compiuti da entrambe le parti nel periodo che precedette la battaglia. L'Ufficio Storico si augura che questo studio sereno ed obiettivo valga a fornire al lettore una immagine più precisa di avvenimenti non molto conosciuti, nei quali l'avversità della natura, l'ostinata resistenza che fa onore ancor oggi all'ex avversario. le conseguenze di gravi errori di valutazione, furono affrontate dal soldato italiano con uno spirito di sacrificio ed un valore che non possono essere dimenticati.
IL
CAPO DELL'UFFICIO STORICO
PARTE PRIMA
LE ALPI OCCIDENTALI
I. CENNI GEOGRAFICI
Le Alpi occidentali, benché coprano una superficie inferiore a quella di ciascuno degli altri due elementi della convenzionale tripartizione del sistema alpino, hanno tuttavia, per la loro compattezza, per le altissime quote raggiunte da numerose cime, per la ricchezza della ramificazione idrografica che le solca, una grande importanza geografica. Da questa deriva un altrettanto grande risalto antropico, politico e storico. Esse possono essere considerate, in prima approssimazione, inscritte in un triangolo isoscele molto schiacciato con la base che si estende, in direzione approssimativamente nord- sud, non lontana dal 7° meridiano est per circa 200 chilometri, lungo il margine occidentale della pianura padana, dal M. Bianco, posto al vertice settentrionale, al M. Clapier, nei pressi del Colle di Tenda. L'altezza dell'immaginario triangoio, iunga circa uo chilometri, è segnata dalla congiungente fra il M. Albergian, che si eleva fra Val Chisone e Val Germanasca, e il Grand Veymont, la più occidentale delle cime superiori ai duemila metri. Circa alla metà di questa linea sorge l'imponente massiccio del Pelvoux, che culmina nei 4rn2 metri della vetta degli Écrins, la seconda per altezza nelle Alpi occidentali. La presenza del Pelvoux determina ii grande squilibrio morfoìogico esistente fra il versante ovest e quello est delle Alpi occidentali. La linea principale di displuvio corre infatti, con andamento alquanto sinuoso, abbastanza vicina al limite orientale del sistema montuoso preso in esame. Ne deriva un versante est molto limitato, con valli pressoché parallele o in qualche caso convergenti lunghe fra i 50 e i 20 chilometri, che portano le loro acque verso la pianura piemontese, ove affluiscono al Po. Questo stesso fiume corre, nel suo primissimo tratto, lungo una delle più piccole fra queste valli. Strettamente collegati alla linea di displuvio, caratterizzata da molte cime superiori ai 3000 metri intervallate da passi, o colli secondo la denominazione preferita dai francesi e comunemente
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accettata, sono il gruppo del Gran Paradiso, che giunge fino alla quota di 4o61 metri e costituisce la bastionatura meridionale della Valle d'Aosta, e la parte più meridionale delle Alpi Marittime che, con allineamento e idrografia irregolari, saldano attraverso le Alpi Liguri il sistema alpino a quello appenninico. In questa ultima zona, che ha inizio immediatamente a sud - est del Colle di Tenda, non si può più parlare di displuvio principale poiché fiumi e torrenti corrono al vicino Mar Ligure con orientamenti assai vari, attraversando una regione di cime non molto elevate, ma dai pendii ripidi, e divise da valli profondamente intagliate. La presenza del massiccio del Pelvoux, ricco anche di vette che superano i 3000 metri, è l'aspetto caratterizzante del versante occidentale. Posto a circa 40 chilometri dalla linea principale di displuvio, esso impedisce alle vallate che raccolgono le acque destinate a gettarsi nel Rodano di avere un andamento simmetrico rispetto a quelle dell'opposto versante padano. Le valli tendono invece ad assumere un andamento secondo la direzione nord - sud e raccolgono le acque del displuvio principale a grondaia. Con percorso che descrive grandi anse, esse aggirano poi il Pelvoux ed i massicci minori della Vanoise a nord e del Parpaillon a sud facendo confluire, spesso attraverso strette gole, le proprie acque nei maggiori affluenti di sinistra del Rodano, vale a dire l'Isère e la Durance, due fiumi che nella parte del loro corso più vicina alle sorgenti presentano caratteristiche analoghe a quelle ora descritte. Gli ultimi due fiumi percorrono, avvicinandosi al Rodano, zone in cui montagna e collina si mescolano per formare un rilievo dai caratteri tipicamente prealpini. Sono le Prealpi, o Basses Alpes. della Savoia, del Delfinato e di Provenza. Come tendenza altimetrica generale, che presenta però diverse eccezioni, si può notare una riduzione graduale delle quote man mano che ci si allontana verso sud, sud - ovest e nord - ovest dal nucleo di alte montagne compreso nel quadrilatero M. Bianco Pelvoux- Rocciamelone - Gran Paradiso, che naturalmente racchiude, anche per la maggior distanza dal mare, le zone con clima più freddo. La denominazione dei vari settori delle Alpi occidentali non è concorde. I geografi italiani, rifacendosi all'antica toponimia romana, suddividono la catena principale in Alpi Graie, dal Gran San Bernardo al Moncenisio, Alpi Cozie, di qui al Colle della Maddalena, ed Alpi Marittime, dalla Maddalena al Colle di Cadibona, ove avviene il collegamento con l'Appennino Ligure.
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In Francia è invece corrente la ripartizione in Alpi di Savoia, , a nord e ad est della vallata dell'Are, Alpi del Delfinato, fra l' Are e la valle di Barcdonnette o dell'Ubaye, mentre per il tratto più meridionale, che la valle del V ar divide ad ovest dalle Alpi di Provenza, viene usata una denominazione corrispondente a quella italiana.
II. LA FRONTIERA ITALO - FRANCESE
Nel r940 il confine fra Italia e Francia era quello stabilito nel 1860, al momento della cessione della Savoia e della Contea di Nizza. Esso si estendeva per 487 chilometri, correndo sempre lungo la linea di displuvio fra il bacino del Po e quello del Rodano, salvo quando comprendeva nel territorio italiano alcune limitate zone al di là dello spartiacque, cedute poi alla Francia, insieme all'alta Val Cenischia che è invece sul versante padano, per effetto del trattato di pace di Parigi del 1947. La frontiera, quasi ovunque ampiamente giustificata da motivi geografici ed etnici, correva perciò assai vicina al limite est delle Alpi occidentali, lasciando in Francia grandissima parte del sistema montuoso e con ciò La possibilità di una difesa articolata in profondità. In parole semplici, l'Italia era, dal punto di vista orografico, difesa da un solo muro quasi sempre comune alle due parti, mentre i muri paralleli che proteggevano la Francia erano due, e in certi tratti addirittura tre. Solo le Alpi Marittime costituivano una zona di sostanziale equilibrio orografico. Naturalmente, il divario era altrettanto sensibile se il ragionamento veniva rovesciato ponendosi da un punto di vista offensivo. All'Italia era necessario superare due o tre grandi bastioni naturali per giungere aì Rodano, alla Francia bastava vaiicarne uno per scendere al Po. Il sistema idrografico, cui si è già rapidamente accennato, solca le Alpi in modo estremamente difforme sui due versanti. Va considerato però innanzi tutto che, in montagna, i fiumi non hanno quasi mai portata tale da costituire un forte elemento impeditivo per chi debba attraversarli, mentre i solchi vallivi da essi scavati costituiscono una via di facilitazione, spesso migliorata dall'opera dell'uomo, per chi possa seguirne il corso. Le ampie valli che confluiscono, con maggiore o minore convergenza, verso la pianura piemontese, facilitano i movimenti in direzione della linea di cresta principale, ma i contrafforti mon-
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tuosi, talvolta di grande mole, che le separano, rendono assai rare le vie di arroccamento a breve distanza dalla frontiera. Se la logistica dei rifornimenti è favorita, sempreché le valli siano percorse da appropriate vie di comunicazione, la manovra delle truppe è resa molto difficile e lenta, vista la necessità di far scendere i reparti fino alla pianura per poi risalire un'altra vallata ogni volta che si voglia far massa in un determinato tratto della frontiera. L'andamento parallelo al confine di quasi tutte le valli del versante francese, collegate fra loro da valichi non troppo difficili, almeno nella buona stagione, favorisce invece la manovra delle riserve. Il maggior percorso necessario per far giungere i rifornimenti dalle basi in pianura o nella zona prealpina è il prezzo pagato per un più facile arroccamento. Una più larga disponibilità di ferrovie nelle immediate vicinanze della frontiera riduceva tuttavia lo svantaggio logistico francese. Sotto questo riguardo, le Alpi Marittime presentano aspetti caratteristici che verranno esaminati a conclusione di una descrizione più minuta degli aspetti geografico - militari dei vari comparti della frontiera alpina occidentale, cominciando da quelli più settentrionali. Dal Monte Dolent (m. 3823), ove convergono i confini fra Italia, Francia e Svizzera, ai contrafforti sud - occidentali del gigantesco massiccio del Monte Bìanco (m. 4810), in gran parte coperto da ghiacciai permanenti, la frontiera era praticabile solo per piccoli gruppi di uomini specialmente addestrati ed equipaggiati e quindi assolutamente impermeabile ad ogni azione militare di qualche importanza. Immediatamente a sud - ovest di questa regione impervia, il Col de la Seigne (m. 2514) mette in comunicazione, attraverso una mulattiera, ia Vai Veny, che scende verso la conca di Entrèves alla testata della Valle d'Aosta, con la valle del Torrent des Glaciers che confluisce verso l'Isère nella conca di Bourg- Saint- Maurice (m. 810). Questo centro abitato, il più importante della Tarantasia (Tarentaise), la regione dell'alta valle dell'Isère, è capolinea di una ferrovia che insieme ad una strada segue il corso del fiume in una stretta vallata fino ad Albertville e di qui si collega alla rete delle comunicazioni della Francia del sud - est. Nella conca di Bourg- Saint- Maurice scende con ripidi tornanti una strada di grande importanza, l'antica via del Colle del Piccolo San Bernardo (m. 2188) che percorre sul versante italiano la valle di la Thuile, detta anche Val Baltea, partendo da Pré Saint
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Didier, capolinea della ferrovia della Valle d'Aosta. Si trattava di una strada tortuosa, ma di buon fondo, adatta al transito anche degli automezzi pesanti. A monte di Bourg- Saint- Maurice, la valle dell'Isère era percorsa da una discreta rotabile fino al Col de l'Iseran (m. 2770) ove, mediante una tratta costruita nel 1937, superava il massiccio della V anoise per immettersi in Moriana (Maurienne). Sulla strada dtlla valle dell'Isère scendono da est due mulattiere che attraverso il Col du Mont (m. 2646) e il Colle di Vaudet (m. 2830) collegano la Tarantasia all'alta Val Grisanche. Da Bourg- Saint - Maurice partiva anche una strada di montagna molto difficile, specie nel tratto centrale, che attraverso il Cormet de Roselend conduceva verso nord a Beaufort - sur - Doron e di qui si collegava ad Annecy. Dal punto di vista militare va sottolineato che le mulattiere del Col de la Seigne e del Col du Mont convergono con la rotabile del Piccolo San Bernardo su Bourg- Saint - Maurice, mentre sul versante italiano seguono valli divergenti, collegate soltanto, al loro sbocco, dalla strada che percorre il fondo della Valle d'Aosta. Lungo l'allineamento Massif de la Vanoise - Col de l'Iseran Gran Paradiso, l'altezza e l'asperità di un gran numero di montagne separano nettamente, sui due versanti, gli alti bacini dell'Isère e della Dora Baltea dalle restanti regioni delle Alpi occidentali. L'alto corso del fiume Are, che affluisce all'Isère presso Aiguebelle dopo aver percorso un ampio giro, segna il fondo di una tortuosa vallata che qua e là si allarga in brevi conche, la Moriana. Lungo l'Arc corrono la rotabile del Moncenisio, che supera il displuvio a 2083 metri, e la ferrovia che attraversa le Alpi nella galleria del Fréjus. Entrambe collegano per la via più breve Chambéry a Torino. La rotabile della Moriana va pressoché parallela alla frontiera fino a Saint - Michel - de - Maurienne, ove la via di arroccamento continua con la strada del Col Galibier (m. 2556) che stabilisce il collegamento con l'alta valle della Durance e Briançon. Il confine, seguendo l'andamento dell'Arc, formava un saliente italiano assai accentuato, e lo forma tuttora nonostante la resezione della parte più sporgente, conseguenza del trattato di pace del 1947. Questo saliente, che usualmente prende il nome da Bardonecchia, è formato dalle alte valli della Dora Riparia e del Chisone. La prima è seguita fino a Bardonecchia, sboc~o orientale della galleria del Fréjus, dalla ferrovia Torino- Chambéry e fino a Susa dalla strada del Moncenisio. La valle ha pendenza limitata e il suo
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ampio fondo consente una facile percorribilità. In diversi tratti c'era spazio anche per una viabilità minore in grado di aumentare la capacità di traffico. Da Susa al Colle, la strada del Moncenisio (m. 2084) percorre invece la stretta e ripida Val Cenischia. Il Colle del Sestriere (m. 2033) mette agevolmente in comunicazione la strada della Valle di Susa con quella che da Pinerolo risale la Val Chisone. Da Oulx e da Cesana si staccano verso ovest due diramazioni, la prima per Bardonecchia, l'altra per il Colle del Monginevro (m. 1813) e Briançon. Strade di montagna, strette e difficili consentivano per i colli dell' Assietta e delle Finestre ulteriori arroccamenti fra le due grandi valli. In aggiunta alle due grandi rotabili, sono numerosi fra Moncenisio e Monginevro i valichi percorsi da carrarecce o da sentieri, alcuni dei quali abbastanza agevoli. Il saliente di Bardonecchia costituiva perciò, con le sue caratteristiche orografiche e la sua rete stradale, un buon terreno per la manovra, assai più ampio e ben collegato di quello che lo fronteggia sul versante francese, sovrastato dall'incombente massiccio del Pelvoux che dà il massimo spessore alle Alpi del Delfinato proprio in corrispondenza del Monginevro e della conca di Briançon. Il tratto di frontiera fra Moncenisio e Monginevro era giustamente considerato in Italia il più critico dal punto di vista militare. Situata proprio allo sbocco della rotabile del Monginevro, al centro di una conca articolata in vari rami, Briançon controlla un importante nodo stradale. Esso è collegato a nord - ovest, attraverso il Colle del Lautaret, da una parte con l'alta Val Romanche e Grenoble e dall'altra con la Moriana; a sud, attraverso la valle della Durance, percorsa anche da una ferrovia, con Gap e la strada di grande arroccamento Grenoble - Marsiglia; infine a sud - est, attraverso il Col d'Izoard (m. 2361), con la regione del Queyras, corrispondente al bacino del Guil, al cui centro sorge la cittadina di Chateau - Queyras. All'altezza del Queyras, la frontiera disegna un saliente con la convessità rivolta verso le valli del Pellice e del Po. Dalla Punta Merciantaira (m. 3293) al Monviso (m. 3841) e al Roc della Niera (m. 3177) il confine corre sempre ad alta quota ed è attraversato da alcuni passi mulattieri che convergono sul paese di Abriès. Sul versante italiano, le acque defluiscono verso nord in Val Germanasca, una diramazione della Val Chisone, e verso est nella più ampia Val Pellice, dominata dalla cittadina di Torre Pellice, e nell'alta Val Po.
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Più a sud, la zona montuosa acquista un certo spessore anche sul versante italiano con le numerose cime comprese nei bacini dei torrenti Màira e Varàita, solcaù da due strette valli che da essi traggono il nome, e della Stura di Demonte, la cui valle è percorsa dalla rotabile che porta al Colle della Maddalena (m. 1996), Col de Larche per i francesi. In Francia, a questa latitudine, abbiamo l'alta valle dell'Ubaye, stretta fra ripide dorsali, cui affluisce, sulla sinistra, il torrente Ubayette, che ha le sorgenti in prossimità della Maddalena. Lungo il torrente si snoda il primo tratto francese della rotabile che poi si immette, raggiunta la valle dell'Ubaye, sulla strada che proviene da Briançon e dal Queyras attraverso il Col de Vars (m. 2n1) e si dirige su Barcelonnette e di qui alla non lontana e ampia valle della media Durance, via di facilitazione verso Marsiglia. Siamo ormai sulle Alpi Marittime e il rilievo è frammentato sempre più in numerose dorsali con andamento incoerente. Solo pochissime cime superano, di poco, i tremila metri. A sud dell'ampia valle dello Stura, il versante italiano si arricchisce di zone montuose in corrispondenza della conversione verso oriente che compie il sistema alpino prima di toccare il Mar Ligure. La cima dominante in questa regione è !'Argentera (m. 3297), bene addentro al territorio italiano. Tutte le acque del versante italiano, dal Colle della Maddalena al Colle di Tenda convergono su Cuneo. Principali corsi d'acqua sono, oltre allo Stura di Demonte, il Gesso e il Vermenagna. Nonostante l'abbassamento dell'altezza media della linea principale di cresta, la frontiera resta impervia, solcata da alcune mulattiere e dalla sola carrareccia del Ciriegia. Il tratto di confine tra Isola e San Salvatore (Saint- Sauveur) correva invece sul fondo della valle Tinèa (Tinée), in prossimità della strada e del torrente omonimo che dopo aver seguito l'andamento del displuvio piega verso sud per affluire da sinistra nel Var. Evidentemente, il valore militare dell'arroccamento di Val Tinèa, collegato al Val Ubaye da una mulatùera che valicava il Col de la Moutière (m. 2446), era nullo. Dalla Val Tinèa alla costa la frontiera franco - italiana correva nel 1940 molto ad ovest nei confronti di quella attuale, che segue la linea di cresta che circonda la testata della Val Roja. Restava così in territorio italiano la testata del Val Vésubie, altro affluente del Var, nei pressi di Saint- Martin e, soprattutto, tutta la parte superiore della Val Roja fin quasi a Fontan. Collegata
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alla Valle Vermenagna e a Cuneo dalla ferrovia e dalla strada che superano in galleria il Colle di Tenda, l'alta Val Roja costituiva un buon trampolino per lanciare un'azione verso Nizza. Tale possibilità non andava tuttavia sopravvalutata, specie in considerazione del rientro in Italia, dopo un breve percorso in territorio francese contrassegnato da gole ed asperità, del corso del fiume e della rotabile che lo segue. Tra l'alta Roja e Nizza si erge una dorsale montuosa che parte dalla Cima del Diavolo (m. 2686), allora sulla frontiera, e culmina nell'Authion (o Aution). La regione montuosa è però attraversata dal Val Vésubie, lungo il quale corre una rotabile , dall o s~-odo ~A-h, r,so /So~ppl\ a a = o ,-1; hnr,n fnnrln r hP ria So~rv-llo ""t'_....... \ '-- .. --; e L'Escarène porta a Nizza. La zona fra il Colle di Tenda e il V ar, percorribile senza eccessive difficoltà anche nella stagione invernale, era la sola in cui il vantaggio geografico fosse dalla parte italiana, non solo per l'ampio margine di versante occidentale in nostra mano, ma anche per la presenza al di qua della frontiera di una serie di contrafforti montuosi che rendeva estrem am entl'." facile l'ori:,-anizzazione di una o difesa articolata in profondità. L'ultimo tratto del confine, il più vicino al mare, è segnato in una zona di media montagna dominata dal Monte G rammondo (m. 1378), con una certa prevalenza altimetrica dalla parte francese. Non facilmente percorribile salvo lungo la costa, ove però il gran numero di opere d 'arte lungo le rotabili e la ferrovia rendeva assai efficaci le interruzioni, la regione della Cornice presenta su entrambi i lati della frontiera ottimi arroccamenti, in Val Roja tra Ventimiglia e Airole dalla parte italiana e tra Mentone e Sospello da quella francese. Con il loro valore di ostacolo, ovunque presente anche se a diversi livelli di difficoltà, ie Aipi occidentaii favorivano evidentemente e ampiamente la difensiva, anche con il dare particolare efficacia alla fortificazione permanente o campale. L'asperità del terreno, la scarsità di rotabili e la particolare predisposizione di queste ad essere agevolmente e durevolmente interrotte rendevano assai problematica la possibilità di operare secondo i principi della m oderna guerra di movimento. Più che al binomio carri armati- fanteria motorizzata, così potente e risolutivo nella battaglia di Francia della primavera 1940, la frontiera alpina era perciò favorevole alla vecchia, collaudata alleanza fra la fanteria a piedi e l'artiglieria. p
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PARTE SECONDA
AVVENIMENTI E PROGETTI PRIMA DELLA GUERRA
L I PREPARATIVI MILITARI ALLA FRONTIERA OCCIDENTALE (L'ANNO 1939)
La crisi internazionale che ebbe il suo sbocco provvisorio nei patti di Monaco del settembre 1938, fu il primo segnale d'allarme da tutti percepito. Mai come allora, la seconda guerra mondiale, che alcuni sentivano avvicinarsi già da qualche anno e altri pochi, ma assai potenti, avevano inserito nei propri disegni , era divenuta una prospettiva concreta. Il governo italiano, che aspirava in quei giorni a svolgere un ruolo decisivo sulla scena europea, ordinò una mobilitazione parziale delle forze armate, che si attuò con qualche incertezza e sotto l'influsso della convinzione generale che si trattasse soltanto di misure dimostrative. Furono chiamati alle armi circa 300 .000 uomini, appartenenti ad aliquote di classi piuttosto anziane, come il 1903 e il 1904, e di classi più giovani, come il 19ro e il 1912 . La scelta di queste classi sembrava rispondere perciò più a criteri di addestramento dei riservisti che ad effettive esigenze di sicurezza. L'utilizzazione dei richiamati mirava, oltre che àl rinforzo <lei presidi oltremare e delle grandi unità dell'Armata del Po, ad un aumento delia forza òei Corpi d'armata stanziati nei pressi della fron tiera occidentale, il I e il II, e in particolare della Guardia alla frontiera, corpo di recente istituito per il presidio delle opere fortificate e per la copertura permanente ai confini, e di tre Divisioni alpine. Conformemente allo schieramento internazionale dell'Italia, non ancora legittimato da pat~ di alleanza ma già definito dopo lo scambio di visite fra Mussolini e Hitler avvenuto nell'autunno 1937 e nella primavera 1938, le misure militari più importanti riguardavano i confini con la Francia. La mobilitazione parziale dell'Esercito ebbe carattere improvvisato, senza precisi riferimenti ai piani già predisposti. Questi
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seguivano un duplice ordine di esigenze. Per far fronte ad emergenze improvvise, dovute ad attacchi repentini contro i nostri confini o ad incursioni aeree contro i centri industriali, esistevano piani di copertura rapida, da effettuare prima ancora della mobilitazione, che prendevano nome dal provvedimento che era alla loro origine, il R.D. 16 marzo 1936, n. 687, che stabiliva le responsabilità rispettive delle autorità civili e militari in tali casi. Nei riguardi della frontiera occidentale alpina, il compito di provvedere alla immediata copertura era affidato alle unità dell'Esercito di stanza nelle vicinanze del confine e alla M.V.S.N., con l'ausilio degli elementi confinari dell'Arma dei carabinieri e della Guardia di finanza. Anche quando, dal 1° gennaio 1938, entrò in vigore un piano di radunata, il P.R. 12, basato sull'eventualità di un conflitto che ci vedesse alleati della Germania e opposti all'alleanza tra Francia e Gran Bretagna, i piani cc 687 » restarono in vigore, anzi furono aggiornati alla data del 1° novembre 1938. Come si è visto, le misure militari del settembre I938 non corrispondevano a quelle previste dal P.R. 12, e nemmeno a quelle predisposte dal piano cc 687 », ma avevano un evidente significato antifrancese. Ad esse fece seguito una rapida smobilitazione, attuata immediatamente dopo l'incontro di Monaco. L'illusoria euforia che seguì gli accordi a quattro di settembre fu di breve durata. Ancor prima che l'invasione tedesca di quel che rimaneva della Cecoslovacchia, avvenuta nel marzo 1939, facesse conoscere a tutti il valore che Hitler attribuiva agli impegni da lui solennemente presi con i capi delle altre potenze europee, governi ed opinioni pubbliche si convincevano sempre più che si stava avvicinando il pericolo di un nuovo grande conflitto. Come conseguenza, i provvedimenti per l'approntamento e il riarmo delle forze armate dei vari Paesi si susseguivano e si eccitavano reciprocamente. All'inizio del 1939, subito dopo l'approvazione del nuovo ordinamento proposto dal Sottosegretario alla Guerra e capo di Stato Maggiore dell'Esercito, generale Alberto Pariani, imperniato sulla istituzione della Divisione di fanteria binaria (1), il governo italiano (r) Per le vicende organiche dell'Esercito nel 1939 e in genere per la politica militare italiana in quell'anno, si può vedere: MARIO MoNTANARI, L'Esercito italiano alla vigilia della seconda guerra mondiale, Roma, Ufficio Storico SME, 19Br. Sempre utile è anche: L'Esercito italiano tra la 1 a e la 2a guerra mondiale, Roma, Ufficio Storico SME, 1954.
PARTE SECONDA: AVVENIMENTI E PROGETTI PRIMA DELLA GUERRA
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decide di operare una serie di richiami alle armi, ufficialmente con finì addestrativi, ma in realtà volti a rafforzare le posizioni più esposte. Si trattava in complesso di circa 50.000 uomini appartenenti ad aliquote delle classi 1901 e 1902, chiamate in gennaio, e delle classi 1903, 1904 e 1905, chiamate in marzo. Come si vede, le classi interessate ai richiami erano piuttosto anziane. Non soltanto esse avevano compiuto il servizio di leva nella prima metà degli anni '20, ormai lontana, ma i singoli riservisti erano gravati da problemi di famiglia e di lavoro. Con una tipica soluzione di compromesso, per non incidere sulla produzione industriale e agricola e non allarmare troppo _la popolazione, le aliquote da chiamare furono costituite prevalentemente con persone senza stabile impiego, dizione che diede luogo a non Poche discriminazioni senza fondamento e a lamentele che spesso si concludevano con il ritorno dell'interessato in congedo illimitato. Benché la questione più grave fosse in quel momento la sistemazione militare della Libia, specie sulJa frontiera tunisina, un contingente di circa ventimila uomini fu destinato alle unità stanziate nei pressi della frontiera alpina occidentale (2). E' questo il primo segnale di una particolare attenzione rivolta all'esigenza di rafforzare quello scacchiere. Verso la fine di gennaio si tenne presso l'ufficio del capo di Stato Maggiore Generale una riunione cui parteciparono, sotto la presidenza del maresciallo Pietro Badoglio, i capi di Stato Maggiore e sottosegretari di Stato delle tre forze armate, generale Alberto Pariani per l'Esercito, ammiraglio Domenico Cavagnari per la Marina e generale Giuseppe Valle per l'Aeronautica (3). ScoPo di essa era la reciproca informazione sulla situazione militare. Badoglio esordisce assicurando che Mussolini non ha intenzione di far guerra alla Francia, anche perché Hitler non ha dato alcuna assicurazione di aiutarci in tal caso. Secondo Badoglio i richiami alle armi in corso sono stati decisi da Mussolini. Egli si è limitato a pregarlo di far giungere il contingente almeno fino a 60.000 uomini, per avere maggiore disponibilità alla frontiera francese. In tal modo, « la Guardia alla Frontiera e i Corpi d'armata di frontiera potranno avere una certa consistenza ». Dopo che Badoglio ha tracciato un panorama della situazione ispirato alla rinunzia ad azioni offen(2) Archivio Ufficio Storico SME (d'ora in poi AUSSME), racc. I 4- 2. Prot. 4552, in data 24 gennaio 1939, Pariani a Badoglio. (3) AUSSME, racc. 232. Verbale della riunione del 26 gennaio 1939.
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sive, Pariani osserva che chi assume un atteggiamento difensivo si espone a subire degli scacchi e, a cose fatte, non può accampare pretese. Il capo di Stato Maggiore Generale ribatte con un argomento allora assolutamente decisivo, dicendo che << il Duce ha stabilito solo radunata a scopo difensivo ». Nelle settimane successive si decidono altri richiami con il sistema delle aliquote, tanto da portare la forza dell'Esercito dai 400.000 del tempo di pace a circa 550.000 uomini, dei quali 472.500 stanziati in territorio metropolitano (4). Un così notevole apporto di nuovo personale è utilizzato essenzialmente, oltre che per la costituzione di qualche nuova unità prevista <lall'ordinamento Pariani, per ricostituire i terzi battaglioni dei reggimenti di fanteria e le terze batterie dei gruppi di artiglieria, cioè le unità fino allora ridotte a quadro. Nell'aprile del 1939, al momento dell 'occupazione dell'Albania (5), che volle essere la risposta italiana all'occupazione tedesca della Boemia e della Moravia, si decise un temporaneo approntamento; termine eufemistico e, r.dlc irrten~inr.i , tr:mqu.i.llizzante usato in quegli anni al posto di mobilitazione, di alcune grandi unità. Tale approntamento, più che con il limitato numero di reparti destinato ad essere trasportato attraverso l'Adriatico e con la resistenza albanese, prevedibilmente scarsa, era in relazione con le notizie fornite dal Servizio Informazioni Militari riguardanti la chiamata alle armi in Francia di quattro classi e l'avviamento alla frontiera alpina di un certo numero di unità. E' di pochi giorni prima, esattamente del 25 marzo 1939, la costituzione del XV Corpo d'armata con sede a Genova. D'ora in poi, la frontiera italo - francese, da moltissimi anni affidata al I Corpo d 'armata (Torino) dal Monte Bianco al Monte Granero e al Il Corpo d'armata (Aiessandria) dal Monte Granero al mare, sarà ripartita in tre sezioni, trasferendo dal II al XV Corpo d'armata il tratto corrispondente all a media e bassa Roja. Al nuovo Corpo d'armata, posto al comando del generale Mario Berti, sono assegnate le Divisioni Cosseria e Modena, oltre alle truppe e ai servizi normalmente previsti.
(4) Ibidem. Prot. 22104, in_ data 25 marzo 1939, Pariani a Badoglio. (5) Per questa operazione si possono vedere: MARIO M ONTANARI, Le truppe italiane in Albania, Roma, Ufficio Storico SME, 1978, pag. 254 e seg., e: CAllLO BAUT>INO, La guerra assurda, Milano - Varese, C isalpino, 1963, dall'inizio.
PARTE SECONDA:
AVVENIMENTI E PROGETTI PRIMA DELLA GUERRA
25
Si completa in tal modo il quadro delle unità stanziate alla frontiera occidentale. Il I Corpo d'armata (gen. Mario Vercellino) comprende nel 1939 le Divisioni Superga, Sforzesca, Assietta e Cagliari, mentre del Il (gen. Francesco Bertini) fanno parte le Divisioni di fanteria Ravenna e Livorno e la Divisione alpina Cuneense. La Divisione alpina Taurinense, stanziata nel territorio del I Corpo d'armata, faceva capo al Comando Superiore Truppe Alpine, istituito il 1° marzo 1939 a Trento. Forse anche nell'assurda speranza di moderare l'attivismo bellicista del governo tedesco, che si stava facendo sempre più pericoloso, Mussolini prende ai primi di maggio l'improvvisa ma non imprevista decisione di stipulare un trattato di alleanza con la Germania, destinato a passare alla storia con l'enfatica denominazione di << patto d'acciaio>>. Pochi giorni dopo la firma del trattato, avvenuta a Berlino il 22 maggio, egli invia un messaggio a Hitler a mezzo del generale Ugo Cavallero, nominato vice presidente della commissione mista italo-tedesca che avrebbe dovuto curare l'at+,"1" "",.,.;"'np. A..,:.1 ..............t,... npl .......... mpr-- r1=11atl...........l""-1..1..I.L..l.~<..i "1;1-1 . . . . . . ..1...i.1...1..i.J..LiU.ii f'V\;;1;t .......e- tr...\ 1._UUL ,.&.V..l. ,._ U ~ l !"ili._ V ....,,U..J..i. .1.
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Si tratta di una specie di programma strategico a ]ungo termine della nuova alleanza, ovviamente del tutto unilaterale, ma con la pretesa di vincolare ad esso l'alleato, in particolare allontanando nel tempo l'epoca in cui l'Italia sarebbe potuta entrare in guerra. Per quanto riguarda l'argomento di questo studio, oltre a sottolineare l'opportunità di poter attendere alla preparazione militare dell'Italia fino << a tutto il 1942 )), in ciò d'accordo con le parole del ministro degli Esteri tedesco Ribbentrop che aveva poco prima assicurato tre anni di pace, Mussolini formula una apodittica affermazione: « Dal punto di vista strategico le nazioni ad Occidente possono considerarsi murate cioè praticamente inattaccabili per forze di terra. Si può quindi prevedere una difensiva reciproca sul Reno e sulle Alpi e in Libia». Da ciò Mussolini traeva la conclÙsione, non si sa quanto conveniente per l'Italia, che la futura guerra da lui considerata inevitabile si dovesse aprire « sin dalle prime ore)> con l'occupazione italo - tedesca di tutto il (( bacino » danubiano e balcanico. Questo documento, trasmesso in copia a Badoglio, Pariani, Cavagnari e Valle, confermò la scelta dell'atteggiamento difensivo (6) AUSSME, documenti allegati al primo fascicolo del Diario Storico
del Comando Supremo. Il promemoria è stato pubblicato in L'Esercito italiano tra la
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guerra mondiale, cit., pag.
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sulle Alpi, fatta propria anche dal piano di radunata in vigore per l'eventualità di una guerra contro la Francia. L'edizione aprile 1939 del P.R. 12, che non innovava sostanzialmente quella del 1° gennaio 1938, salvo che per le conseguenze del nuovo ordinamento dell'Esercito, prevedeva infatti per la frontiera ovest la difesa manovrata, per la frontiera nord semplice vigilanza e per la frontiera est misure precauzionali (7). La primavera del 1939, durante la quale giungevano da Berlino gli inascoltati messaggi dell'ambasciatore Bernardo Attolico che annunziavano le vere intenzioni tedesche nei confronti della Polonia, aveva visto un notevole rafforzamento numerico dell'Esercito, ancora impegnato nella propria trasformazione organica. La chiamata anticipata della classe di leva 1918, che a causa del suo gettito limitato a soli 173.670 uomini, conseguenza postuma della prima guerra mondiale (8), si dovette integrare con circa 25.000 reclute del primo quadrimestre del 1919, irrobustisce i reparti assai più delle varie aliquote di classi anziane che continuano ad essere tumultuariamente richiamate. Ai primi di maggio 1939, la distribuzione delle truppe nel territorio metropolitano è la seguente: 162.000 uomini, pari al 54% della forza di guerra, alla frontiera occidentale; IIO.ooo uomini, pari al 43 % della forza di guerra, alla frontiera settentrionale; 72.000 uomini, pari al 56% della forza di guerra, sulla frontiera orientale; 200.000 uomini nel resto del territorio (9). Nel corso di un incontro con il collega tedesco Ribbentrop, avvenuto su richiesta italiana l'II agosto a Salisburgo, il ministro degli Esteri Ciano riceve il preannunzio dell'attacco tedesco contro la Polonia, preannunzio confermato il giorno successivo a Berchtesgaden dallo stesso Hitler (10). E' la più netta smentita di tutte le assicurazioni sulla non imminenza deiia guerra fornite ai rappresentanti italiani fino a pochi giorni prima. L'orientamento di politica internazionale dell'Italia è ancora oscillante, secondo l'alternarsi degli stati d'animo del suo massimo ispiratore, fra la neutralità e l'intervento, mentre si fa sempre più (7) AUSSME, piani operativi, racc. 19. (8) L'Esercito italiano tra la Ia e la 2" guerra mondiale, cit., pag. 208. Si tratta di un minimo storico. (9) AUSSME, carteggio commissioni, racc. 6. Verbale della riunione del Consiglio dell'Esercito in data 8 maggio 1939. ( 10) Promemoria su entrambi gli incontri in: RonoLFO Mosci\, L'Europa verso la catastrofe, vol. II, Milano, il Saggiatore, 1~42, pag. 78 e seg.
PARTE SECONDA: AVVENIMENTI E PROGETTI PRIMA DELLA GUERRA
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fioca l'illusione di un salvataggio in extremis della pace, magari provvisorio come quello avvenuto l'anno precedente a Monaco di Baviera. Il 16 agosto, Mussolini fornisce a Badoglio le direttive strategiche di massima, che il giorno successivo vengono diramate ai tre capi di Stato Maggiore di forza armata (11). La previsione dell'attacco tedesco alla Polonia è per il 21 agosto. Mussolini, che non crede alla possibilità di limitare il conflitto ai due Paesi, non intende dare alcuna adesione italiana all'iniziativa bellica della Germania. Tuttavia, << se nonostante questo atteggiamento saremo attaccati dalle potenze democratiche, ogni sforzo sarà da noi fatto per assicurare l'inviolabilità delle nostre frontiere, sia della Madre Patria, sia delle Colonie ». Dopo la riunione, il maresciallo Badoglio in un appunto a Mussolini esprime l'auspicio che l'Italia resti fuori del conflitto imminente, scongiurando << una così grande prova al nostro Paese» (12). Il 20 agosto Mussolini sembra propendere per l'intervento a fianco della Germania, per assumere poi il 26 un atteggiamento favorevole al non intervento, motivandolo con l'impossibilità di ottenere dalla Germania l'enorme quantità di materiali che le viene all'ultimo momento richiesta (13). Di questa sua decisione dà immediata notizia a Hitler. I provvedimenti militari presi negli stessi giorni non hanno un carattere troppo impegnativo. I reggimenti del I, II e XV Corpo d'armata, che avevano effettuato il normale periodo di campo fra luglio e la prima decade di agosto, alcuni partecipando anche alle grandi manovre, ricevono a partire dal 14 agosto l'ordine di effettuare campi d'arma in prossimità delle zone previste per la radunata, ma le partenze avvengono gradualmente fino al 1° settembre (14). Il 25 agosto viene richiamata anche la classe 1913, mentre vengono trattenuti alle armi tutti i militari in precedenza richiamati per istruzione. In questi giorni il Sottosegretario e capo di Stato (n) AUSSME, racc. I 4 - 7. Prot. 4625, in data 17 agosto 1939, Stato Maggiore Generale agli Stati Maggiori di forza armata, f. Badoglio. (12) AUSSME, documenti allegati al primo fascicolo del Diario storico del Comando Supremo. Minuta manoscritta <la Badoglio di un appunto a Mussolini in data 17 agosto 1939. (13) GALEAZZO CIANO, Diario ( 1939- 1943), Milano, Rizzoli, 1946, alle date del 20 e del 26 agosto 1939. (14) AUSSME, memorie storiche per il 1939 del I e del XV Corpo d'armata.
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LE OPERAZIONI DEL GIUGNO
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SULLE ALI'!
OCCWENTALI
Maggiore Pariani avrebbe fornito a Mussolini assicurazioni sulle buone condizioni dell'Esercito. Vittorio Emanuele III, dopo aver effettuato numerose ispezioni alla frontiera e seguito attentamente le grandi manovre, ne avrebbe invece riportato impressioni nettamente negative (15). Il 27 agosto, secondo la stessa fonte, Hitler chiede di ritardare al massimo la notizia del non intervento italiano e di continuare ad adottare misure militari che tengano in allarme francesi e inglesi. In effetti la scelta italiana per la non belligeranza verrà comunicata dal Consiglio dei Ministri con la formula « l'Italia non prenderà iniziativa alcuna di operazioni militari >> il 1° settembre, il giorno stesso in cui le armate tedesche erano entrate in Polonia scatenando la seconda guerra mondiale. La decisione della Gran Bretagna e della Francia di entrare in guerra verrà presa due giorni dopo, il 3 settembre. Il 2 settembre Mussolini, che precorre di qualche giorno la realtà, informa Hitler di aver concentrato sulla frontiera italo - francese 17 Divisioni e 27 battaglioni alpini (16). A fine agosto, l'Esercito italiano può mobilitare 50 Divisioni di can·e--1·,. - ,. ,_ :_ ~ - --·or:---·~ - \...l,....l -- 1c~1 · -~ '-o-,·~~•l l l I a, '.) d.1p.1u.c. , ....!.. 1llVl J.L.L.d.lc., j .1 , - J. .:1,L.,.L,c:LLC.
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Rispetto agli indici di mobilitazione in vigore, mancano quindici Divisioni di fanteria, che non potranno essere approntate prima di tre mesi. Deììe grandi unità mobilitate, che si trovano però a diversi livelli di efficienza, sono destinate alla frontiera alpina diciannove Divisioni di fanteria e tre alpine. L'Armata del Po, che comprende le nove Divisioni dotate di più rapida mobilità, costituisce la riserva generale impiegabile a favore dei vari scacchieri alpini (17). Per tornare ai livelli di efficienza, basterà dire che al 1° novembre 1939, cioè dopo più di due mesi di intensa attività per migliorarli, solo dieci Divisioni sono considerate complete, mentre 29 denotano lievi deficienze. Tutte le altre sono ancora incomplete e molte rimarranno tali fino al IO giugno 1940 ed oltre. Lo sfor~o per il completamento delle grandi unità sarà reso possibile anche dal richiamo di sostanziali aliquote di classi dal 1909 al 1916. Una lettera di Badoglio a Mussolini che accompagna gli studi strategici predisposti, sulla base dei principi già conosciuti, nei giorni
(15) CIANO, op. cit. Alle date del 23 e del 24 agosto 1939. (16) Opera omnia di Benito Mussolini, voi. XXIX, Firenze, la Fenice, 1959, pag. 421. (17) AUSSME, documenti all. al 1° fascicolo del D.S. del C.S. Appunto in data 28 agosto 1939 del col. Gan<lin a Badoglio.
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precedenti dagli Stati Maggiori di forza armata (18), sottolinea la scarsità delle forze disponibili che si farà sentire « specie se, come si hanno informazioni, la Francia sferrerà subito una duplice potente offensiva contro di noi >>. << Data la nostra inferiorità di armamento e di numero sarà perciò necessario mettersi, innanzi tutto, in condizioni di resistere a questa offensiva». Gli stessi concetti il maresciallo Badoglio ripeterà il 3 settembre ai tre capi di Stato Maggiore, estendendoli anche alJe condizioni militari dei possedimenti coloniali. E' assai probabile che gli argomenti esposti dal capo di Stato Maggiore nella lettera ora citata abbiano avuto un certo peso nel determinare la sollecita e netta dichiarazione di non intervento fatta, in sede insolita, il 1 ° settembre. Intanto, a partire dai primissimi giorni dello stesso mese, la frontiera alpina occidentale e le sue immediate adiacenze divengono teatro di una serie di provvedimenti che, pur se le parole mobilitazione e radunata vengono ufficialmente escluse e sostituite con approntamento, corrisponde di fatto alle operazioni previste dal Piano di Radunata 12, salvo l'assenza di abme Divisioni di seconda schiera e un rallentamento dei tempi di attuazione. Sembra perciò opportuno a questo punto un esame particolareggiato del P.R. 12, edizione 1939, che, con le lievissime varianti apportate nel marzo 1940, sarà la base normativa anche dello schieramento attuato dalle armate italiane nell'imminenza dell'entrata m guerra. Va detto anzitutto che il P.R. 12, come del resto denunzia la sua stessa denominazione, non era un piano di operazioni vero e proprio, ma semplicemente un piano di radunata riguardante tutti gli scacchieri operativi, perfettamente adatto ad un preordinato e generale atteggiamento difensivo. Tuttavia in esso erano contenuti riferimenti all'eventualità che in certi casi si potesse passare all'offensiva. Il piano partiva, come si è avuto già modo di notare, da una ipotesi di politica internazionale fondata su un conflitto fra Italia e Germania, da una parte, e Francia e Gran Bretagna, dall'altra. Neutrale la Svizzera, Jugoslavia, Grecia e Turchia avrebbero tenuto un contegno incerto, ma tendenzialmente contrario all'Italia. Da tale premessa derivano nei riguardi del teatro di operazioni alpino le seguenti prescrizioni di massima. (r8) Ibidem. Prot. 4706, in data 31 agosto 1939, il C.S.M.G. al capo del governo, f. Badoglio.
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« Si considerano separatamente :
- lo scacchiere occidentale, ove vengono impiegate le forze necessarie per la difesa manovrata; - lo scacchiere settentrionale (Svizzera), ove sono sufficienti semplici misure di vigilanza; - lo scacchiere orientale, ove sono opPortune misure precauzionali sino a chiarimento della situazione, e poi, eventualmente, misure difensive>> (19). Il compito delle truppe schierate alla frontiera alpina italo francese, le sole delle quali ci si deve occupare in questa sede, consisteva nel dover « essere in grado di stroncare qualsiasi operazione offensiva dell'avversario. In caso di particolari situazioni favorevoli potranno essere sviluppate azioni offensive sulle Alpi Marittime (direzione confluenza Varo - Tinèa - Vesubia e conca di Sospello) e nell'Alta Savoia (direzione Albertville- Annecy) >> (20). La scelta di massima a favore della difensiva derivava essenzialmente da un apprezzamento negativo delle caratteristiche particolari dello scacchiere occidentale, che a causa del terreno estremamente difficile, delle predisPosizioni difensive francesi, ritenute di notevole efficacia, e infine della lontananza di obiettivi importanti, non sembrava prestarsi al rapido raggiungimento di risultati decisivi. Tuttavia, il P.R. 12 prevedeva piccoli attacchi da stabilirsi caso per caso « atti a rendere più economica e più efficiente la difesa». Scopo degli attacchi locali erano perciò rettifiche di fronte o la conquista di posizioni dominanti per la vista o per il tiro. Il concetto difensivo del P.R. 12 relativo alle singole armate era improntato al criterio della difesa ad oltranza del primo sistema fortificato, che coincideva con la posizione di resistenza (21 ). Il margine anteriore di quest'ultima coincideva quasi ovunque con la frontiera, riducendo al minimo o annullando del tutto l'ampiezza della zona di sicurezza. Secondo e terzo sistema avevano la funzione di dare appoggio alle grandi unità di seconda schiera che avrebbero dovuto arrestare eventuali spinte avversarie che fossero riuscite a superare la posizione di resistenza. Dai due sistemi arretrati sarebbe partita la manovra controffensiva per il recupero del terreno per(19) AUSSME, studi operativi, racc. 18. P.R. 12 del 1° gennaio 1938, aggiornato al 1° marzo 1940. Teatro di operazioni alpino. (20) Ibidem. · (21) Per ie caratteristiche tecniche e topografiche delle fortificazioni italiane si veda, più avanti, il cap. V.
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duto. Per consentire tale manovra, era esplicitamente vietato qualsiasi arretramento dei presidi dei tratti di posizione di resistenza superati sul fianco dall'avversario. E' in questo senso puramente controffensivo che va intesa la difesa manovrata e non in quello di difesa elastica, che è tassativamente esclusa. In sostanza, il criterio direttivo è quello di una difesa estremamente avanzata e rigida, sostenuta in caso di necessità dalla manovra verso l'avanti delle unità in seconda schiera. Cosi impone il terreno, insieme alla scarsa profondità della zona più fittamente fortificata. Lo schieramento italiano, nelle linee generali, era costituito da un Gruppo di armate di cui facevano parte la ra e la 4a Armata, rispettivamente con tredici e otto Divisioni, alla frontiera occidentale, da un'Armata (< S » di debolissima consistenza, alla frontiera settentrionale e da un'Armata, la 2\ alla frontiera orientale. La riserva a disposizione dell'alto comando era ripartita in quatArmata con tre Divisioni; centrale, Armata del tro nuclei: Ovest, Po con sette Divisioni; Est, 8a Armata; Sud, 3" Armata. Le operazioni per la copertura e la radunata erano suddivise in diverse fasi. La prima, di copertura immediata, è affidata alle forze permanentemente stanziate sul posto, vale a dire gli elementi confinari (carabinieri, finanzieri e militi confinari) e la Guardia alla frontiera. Quest'ultima è articolata sulle Alpi Occidentali in dieci settori di copertura, ciascuno al comando di un colonnello, suddivisi talora in sottosettori e sempre in gruppi di caposaldi e caposaldi. Dal comando di settore dipendevano le unità di fanteria e del genio poste a presidio delle opere fortificate o destinate al contrattacco. I settori schierati nel territorio dello stesso Corpo d'armata facevano capo, insieme ad un reggimento di artiglieria da posizione, al comando delia Guardia alla frontiera del Corpo d'armata, tenuto da un generale di brigata. Le batterie dell'artiglieria G.A.F. erano ripartite in tre categorie: sempre pronte (S.P.), approntamento accelerato (A.A.), approntamento normale (A.N.), a seconda dei tempi necessari per l'entrata in azione. A rinforzo immediato e provvisorio della Guardia alla frontiera e dei confinari, cui competevano le prime reazioni di fuoco sulla linea di confine, dovevano giungere entro poche ore in autocolonna alcuni battaglioni dei reggimenti fanteria e alpini stanziati in prossimità della frontiera. Il definitivo rinforzo alla copertura era assicurato invece da battaglioni « camicie nere», destinati a costituire riserva di settore, dalle compagnie mitraglieri da posizione, che
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dovevano schierarsi in modo da dare maggiore profondità alla posizione di resistenza, e dai battaglioni alpini Valle, destinati agli intervalli fra le zone più densamente fortificate e ai tratti di frontiera più impervi. Nel complesso, il dispositivo di rinforzo alla copertura, esclusi i ventisei battaglioni alpini Valle, era costituito per il settore della 4" Armata da 40 compagnie mitraglieri da posizione, 5 compagnie minatori del genio, I compagnia carri leggeri, 3 battaglioni « camicie nere » e 82 batterie G .A.F., delle quali 50 di piccolo calibro, 26 di medio calibro e 6 di grosso calibro. Il settore della Ia Armata doveva vcniie rinforzato da 44 compagnie mitraglieri da posizione, 4 compagnie minatori, 2 compagnie carri leggeri, 5 battaglioni « camicie nere>> e 124 batterie G.A.F., delle quali 67 di piccolo calibro, 50 di medio calibro e 7 di grosso calibro. Una parte delle compagnie mitraglieri da posizione e delle batterie G.A.F. comprese negli elenchi che precedono sarebbe affluita, in accordo con le premesse strategiche del P.R. 12, dalla frontiera italc - tedesca.. Lo schieramento alla frontiera delle grandi unità di prima linea, quelle già stanziate nelle regioni di confine, doveva essere attuato entro il secondo giorno di mobilitazione. Al loro sopraggiungere, il comando dei settori di copertura viene assunto dai comandanti delle Divisioni, mentre la responsabilità dei singoli tratti dello schieramento è affidata ai comandanti delle unità divisionali fino al livello battaglione compreso. In tal modo, tutta l'organizzazione della Guardia alla frontiera viene· fagocitata dalla struttura di comando delle grandi unità mobili e la parte superiore di essa praticamente dissolta. E' un criterio assai diverso da quello adottato da parte francese nello stesso periodo, che mirava a valorizzare la particolare esperienza conseguita dai comandi superiori delle truppe da fortezza. Entro il terzo giorno dalla mobilitazione, il P.R. 12 prevedeva l'entrata in linea dei comandi dei Corpi d'armata III e IV e del Corpo d'armata alpino. Alla data stabilita dallo S.M.R.E., i comandi della Ia e della 4a Armata avrebbero rilevato dai Corpi d'armata di frontiera, rispettivamente II e XV per la 1" Armata e I per la 4a Armata, la responsabilità della difesa dei relativi territori. La linea di contatto fra le due Armate doveva passare per Monte Granero - Monte Frioland - Punta di Ostanetta - Staffarda - Mqretta - Racconigi. Il comando del I Corpo d'armata riduce la propria responsabilità ai settori Bardonecchia e Moncenisio. Il comando del II Corpo
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d'armata conserva alle proprie dipendenze soltanto il settore Màira Stura. Per valutare l'effettivo potenziale militare dello schieramento italiano, ora che è noto il suo meccanismo di formazione, va tenuto presente, oltre al basso livello della forza effettiva rispetto a quella organica di guerra, la esile struttura della Divisione italiana di fanteria, quale risultava dalla riforma approvata pochi mesi prima. La stessa Divisione alpina, benché numericamente più robusta per le esigenze delle salmerie e normalmente tenuta ad un livello di effettivi abbastanza alto, non poteva portare in linea più di cinque d• 'lr1"1·5..1.. n·l1·p,.;a armati" ali" ob1°Cl 5.111·~n1· a1p;n; "" rlue grnnp• ....._t' .._..._ O S,.; b~tra~ 0
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da 75/ 13. A titolo di esempio, si riportano i quadri di battaglia di una Divisione di fanteria da montagna e di una Divisione alpina, nella formazione assunta nell'autunno del 1939 al momento dell'approntamento. La normale Divisione di fanteria differiva da quella « da montagna » per avere in organico un maggior numero di automezzi; tuttavia molto modesto, r35 per l'esattezza, e per il reggimento di artiglieria divisionale, dotato di due gruppi ippotrainati, uno da rno/17 mod. 1914 ed uno da 75/27 mod. 1911, e di uno someggiato da 75/ 13.
DIVISIONE DI FANTERIA DA MONTAGNA
Livorno (4' )
!
e 11 sezione CC.RR. o • t f t · ciascuno su tre battaglioni, una batte33 regg1men o an ena . , . . f . rta d accompagnamento, una compagma 34° reggimento antena mortai IOa
3
28° reggimento artigiieria per div. fant. (un gruppo da mo/ 17 mod. 16 carrellabile, due gruppi da 75/ 13 someggiati) IV battaglione mortai (una compagnia da 45, due compagnie da 81) 4"' compagnia cannoni da 47 / 32 compagnia artieri compagnia t.r.t. (telegrafisti e radiotelegrafisti) 12"' sezione sanità sa sezione sussistenza 4° autodrappello 22°, 23°, 24°, 869° ospedale da campo 4° nucleo chirurgico 77° ufficio postale
20"'
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3· - U.S.
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LE OPERAZIONI DEL GIUGNO
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DIVISIONE ALPINA
SULLE ALPI OCCIDENTALI
Tridentina
(2a)
402" e 417" sezione CC.RR. 5° reggimento alpini (battaglioni Morbegno, Tirano, Edolo) 6° reggimento alpini (battaglioni Vestone, Verona) (22) 2" reggimento artiglieria alpina (gruppi Bergamo, Vicenza) II battaglione genio alpino (1 compagnia artieri, 1 compagnia t.r.t., 1 sezione fotoelettricisti) 5"", 6\ 302" sezione sanità I rn" sezione sussistenza 618°, 620°, 621°, 622°, 623° ospedale da campo 206° autoreparto
Il 29 agosto 1939 viene costituito, con sede a Bra, il comando del Gruppo Armate Ovest, affidato in un primo tempo al generale Angelo Tua e poi dal 4 settembre al generale Umberto di Savoia. Capo di Stato Maggiore del Gruppo Armate è fin daU 'inizio il generale Emilio Battisti. Contemporaneamente, i comandi della 1" Armata (gen. Pietro Pintor) e della 4" Armata (gen. Camillo Grossi, poi da dicembre gen. Alfredo Guzzoni) assumono il controllo, rispettivamente, dei territori del II e del XV Corpo d'armata e del territorio del I Corpo d'armata. Entro la prima metà di settembre, intervengono in linea quasi tutte le grandi unità di previsto schieramento a nord - ovest. Il Comando Superiore Truppe Alpine, trasformato in Corpo d'armata alpino, assume il X Settore (Baltea - Orco - Sture), il comando del III Corpo d'armata, proveniente da Milano, assume il II Settore (Alta Roja - Gessi), il comando del IV Corpo d'armata, proveniente da Bolzano, assume il VII Settore (Monginevro). Giungono in zona di radunata anche la Divisione alpina Tridentina, le Divisioni Cuneo e Legnano. già del III Corpo d'armata, e le Divisioni Acqui e Brennero, già del IV Corpo d 'armata. Il criterio prevalente sembra essere quello di lasciare sulla linea di frontiera le Divisioni già stanziate in Piemonte e in Liguria e di porre in seconda schiera le Divisioni che provengono da lontano ed hanno bisogno di un periodo di orientamento. Nelle linee generali, lo schieramento assunto dal Gruppo Armate Ovest intorno al 20 settembre è il seguente.
(22) Normalmente
reggimenti alpini erano su tre battaglioni.
PARTE SECONDA: AVVENIMENTI E PROGETTI PRIMA DELLA GUERRA
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Armata (dal Mar Ligure al Monte Granero) Ia
I Settore (Bassa Roja) V Settore (Media Roja)
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Div. fant. Cosseria;
XV C. d'a,
Div. fant. Modena; Riserva di C. d'a.: Div. fant. Cremona;
II Settore (Alta Roja-Gessi) III C. d'a. - Div. fant. Ravenna; III Settore (Stura) II C. d'a. - Div. fant. livomo, Acqui, Forlì; IV Settore (Màira - Po) I Raggruppamento alpini; Riserva di Armata: Div. fant. Cuneo, Pistoia, Div. alp. Cuneense.
4a Armata (dal Monte Granero al Monte Dolent)
VI Settore (Germanasca - Pellice) 3° reggimento alpini; VII Settore (Monginevro) IV C. d' A. - Div. fant. Assietta, Sforzesca; VIII Settore (Bardonecchia)
IX Settore (Moncenisio)
(r c. d'a.
~ Div. fant. Superga; ( Div. fant. Cagliari;
X Settore (I3altea) C. d'a. alpino - Div. alp. Taurinense; Riserva di Armata: Div. fant. Legnano, Brennero, Div. alp. Tridentina. L'approntamento della Guardia alla frontiera si svolse in modo soddisfacente per quanto riguardava la fanteria e le batterie S.P., qualche ritardo si ebbe nelle batterie A.A. Molti inconvenienti si riscontrarono nella mobilitazione e soprattutto nell'impiego dei battaglioni alpini Valle, formati completamente, quadri e truppa, con personale richiamato. Più tardi, nonostante il fortissimo depauperamento di effettivi subito durante l'inverno, l'efficienza di questi battaglioni si dimostrerà, grazie al livello addestrativo conseguito, almeno pari a quella dei battaglioni permanenti. Nell'autunno 1939, i battaglioni Valle non furono però in grado di svolgere tempestivamente il proprio compito di rinforzo alla copertura, costringendo
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a tenere a lungo vincolati a questo scopo battaglioni delle grandi unità alpine. Per questo motivo, il dispositivo italiano rimase difettoso in alcuni tratti per tutto il mese di settembre. Assai imperfetto era, nonostante il larghissimo apporto degli enti e stabilimenti territoriali esistenti in Piemonte, il funzionamento dei servizi logistici. Tale grave imperfezione non sarà mai, fino all'inizio delle ostilità ed anche oltre, completamente superata. Complessivamente, nello stesso periodo in cui le forze francesi contrapposte, delle quali si parlerà più estesamente in un successivo capitoio, ascendevano a circa 550.000 uomini (23), ii Gruppo Armate Ovest riusciva a mettere in linea un notevole complesso di grandi unità, due Armate, sei Corpi d'armata, 18 Divisioni, ma con una forza totale limitata a poco meno di 190.000 uomini, dei quali circa IIO.ooo appartengono alla 1a Armata. E' perciò evidente che un intervento in guerra dell'Italia all'inizio del settembre 1939 avrebbe trovato il nostro schieramento sulla frontiera alpina occidentale in condizioni di gravissima inferiorità
numerica ed organizzativa, pericolosamente esposto a quell'offensiva francese di cui scriveva il maresciallo Badoglio e alla quale moito probabilmente pensavano gii alti comandi di oltr'Alpe. Nell'autunno del 1939, conformernente alle previsioni, si riuscì a costituire nuove Divisioni fino a raggiungere il totale di 73. Tuttavia, molte di queste grandi unità presentavano deficienze talmente gravi che lo stesso Mussolini preferirà far concentrare gli sforzi sul completamento di sessanta Divisioni che si riteneva di poter ottenere entro l'agosto 1940, quando avrebbero potuto inquadrare un milione di uomini (24). Poiché le Divisioni di tipo speciale erano sostanzialmente complete, salvo la Divisione corazzat; Littorio, e quelle in Libia curate con criterio di precedenza, è evidente che si rinunciava a completare diverse delle Divisioni di fanteria stanziate in territorio metropolitano. Nello stesso periodo si decideva di concedere la priorità, nel campo degli allestimenti, alle armi di fanteria e di ridimensionare radicalmente il programma di rinnovo delle artiglierie. Queste scelte, in qualche modo obbligate, non potevano non pesare sulle ricorrenti preoccupazioni per la frontiera alpina occidentale. (23) Cfr. più avanti il cap. III. (24) FRANCESCO RossI, Mussolini e lo Stato Maggiore, avvenimenti del 1940, Roma, Regionale, r95r, pag. 153.
PARTE SECONDA: AVVENIMENTI E PROGETTI PRIMA DELLA GUERRA
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In ottobre continua l'afflusso di reparti di armata e di corpo d'armata e di unità dei servizi e cresce così la forza delle Armate, ma in parallelo con quel che stava avvenendo sul versante francese si comincia a pensare ai provvedimenti da prendere in vista dell'inverno. Si trattava di far vivere le truppe in condizioni non proibitive, anche per consentire lo sviluppo dell'attività addestrati.va la cui necessità era unanimemente riconosciuta. D'altro canto, l'inizio dell'innevamento delle cime e dei valichi rendeva assai improbabile una offensiva francese attraverso le Alpi. Le truppe vengono quindi fatte arretrare, intorno alla fine del mese, verso i fondi valle e la pianura piemontese. Molte opere fortificate e postazioni di batterie site alle quote più alte sono evacuate. Gli attendamenti gradualmente ripiegati e la truppa accantonata negli abitati o ricoverata in baraccamenti. La copertura si assottiglia notevolmente ed è ormai affidata essenzialmente alla Guardia alla frontiera e ai battaglioni · alpini Valle, assai vicini ad un sufficiente livello di preparazione. A partire dalla fine di novembre, cominciano ad essere effettuati i congedamenti dei richiamati di determinate classi. La forza delle unità si assottiglia, specie dove i riservisti costituiscono la maggioranza degli effettivi. Non è stato possibile reperire dati numerici sulla forza totale presente alla frontiera occidentale verso la fine del 1939, ma i livelli della forza effettiva della 4.. Armata, superiore a quella presente perché comprende i militari ricoverati in ospedale o inviati in licenza, denotano un forte calo. I circa 80.000 uomini dei primi di ottobre erano divenuti 108.000 il 1° novembre, per scendere il 1° gennaio 1940 a 61.000 (25). La forza della 1 .. Armata aveva oscillato, nello stesso periodo, fra un massimo di 160.000 uomini a novembre e un minimo di 95.000 nei primi mesi del 1940. La forza delle grandi unità del Gruppo Armate Ovest, rimasta sempre molto al di sotto degli organici di guerra, dovrebbe aver subito, alla fine dell'anno, un calo valutabile approssimativamente nel 40%. Questo notevolissimo depauperamento era conseguenza dell'invio in licenza illimitata dei militari di truppa delle classi 1909, 1910, 19n, 1912, 1913, 1916, avvenuto nel corso del mese di dicem-
(25) AUSSME, diari storici 2" guerra mondiale, racc. 2. Diario storico del Gruppo Armate Ovest, attività dal 29 agosto 1939 al IO giugno 1940.
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LE OPERAZIONI DEL GIUGNO 1940 SULLE ALPI OCCIDENTALI
bre. Fra il 15 febbraio e il 3r marzo saranno gradualmente inviati in licenza illimitata anche i richiamati delle classi 1914 e 1915 (26). I battaglioni alpini Valle si riducono a poche decine di uomini, insufficienti anche per il semplice governo dei quadrupedi. E' perciò necessario effettuare una perequazione di personale con i battaglioni alpini permanenti. Va ricordato, a sottolineare una sopravvenuta incertezza riguardo le scelte di politica internazionale, che contemporaneamente alla riduzione della forza alla frontiera occidentale, si rivolge una rinnovata attenzione al rafforzamento della frontiera settentrionale, quella italo - tedesca. I progetti e ove possibile i lavori fra il confine svizzero e Tarvisio vengono ripresi di gran lena (27). Del resto, la Divisione alpina Pusteria, le batterie G.A.F. e i battaglioni mitraglieri da posizione di cui il P.R. 12 prevedeva l'afflusso alla frontiera occidentale fin dal momento della mobilitazione, saranno tolti dalla frontiera nord soltanto pochi giorni prima della dichiarazione di guerra alla Francia. Questi fatti, e anche l'attiva esportazione di materiali di interesse militare verso la Francia e la Gran Bretagna, hanno indotto diversi studiosi ad affermare che nel dicembre 1939 l'orientamento di politica estera dell'Italia appariva ancora impregiudicato. L'anno 1939, che si era aperto con ripetute chiamate alle armi e una forte spinta verso l'alleanza con la Germania, si chiudeva con massicci congedamenti e una politica che sembrava cercare una posizione di equilibrio nei confronti delle potenze belligeranti.
(26) AUSSME, DS 2a GM, racc. 452. Cronistoria dell'approntamento 1" Armata. (27) RoSSI, op. cit., pag. 29.
della
II.
I PREPARATIVI MILITARI ALLA FRONTIERA OCCIDENTALE (L'ANNO 1940)
All'inizio del 1940, nel colmo dell'inverno, le grandi unità stanziate in Piemonte e in Liguria, notevolmente depauperate di effettivi, erano intente all'addestramento dei quadri e delle truppe e al miglioramento della loro organizzazione, troppo lento per quanto riguardava gli aspetti logistici. Il 4 gennaio, mentre sulla frontiera era schierato un leggero velo di reparti della Guardia alla frontiera e di battaglioni alpini, le Divisioni italiane erano accantonate in pianura o nelle vallate secondo il seguente quadro (28):
4n Armata Div. alp. Taurinense: Valle d'Aosta; » » Tridentina: zona di Ivrea; Div. fant. Legnano: zona fra Chivasso e Santhià; )) )) Brennero: zona fra Pianezza e S. Maurizio al Campo; » )> Cagliari: zona fra Meana, Susa e Condove; >) Superga: zona fra Chiomonte e Oulx; )> )) Assietta: Val Chisone fra Pragelato e Perosa Argentina; » » Sforzesca: intorno a Pinerolo; Raggruppamento celere: Torino. )>
1a
Armata
Div. fant. Pistoia: zona fra Carmagnola e Savigliano; )) )) Acqui: zona fra Alba e Genola; )) )) Livorno: Valle Stura fra Vinadio e Cuneo;
(28) AUSSME, DS
2a
GM, racc.
2 072.
DS Ufficio Operazioni S.M.R.E.
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SULLE ALPI OCCIDENTALI
Div. alp. Cuneense: zona fra Cuneo e Mondovì; Div. fant. Ravenna: zona fra Robilante e Briga Marittima; » » Cuneo: zona fra Ceva e il Colle di Nava; >> » Modena: zona fra Imperia, Albenga e Triora; » » Cremona: lungo la costa fra Diano e Alassio; » » Cosseria: lungo la costa fra Ventimiglia e Porto Maurizio. La situazione internazionale dell'Italia torna ad orientarsi gradualmente verso un più stretto accordo con la Germania. Al blocco britannico dei rifornimenti di carbone tedesco diretti verso l'Italia via mare, fa seguito l'impegno ad entrare in guerra al fianco della Germania preso da Mussolini durante la visita a Roma di Ribbentrop, il IO e II marzo (29). Nel corso degli incontri romani il ministro nazista aveva chiesto nuove misure militari dimostrative al confine francese, senza però rivelare i progetti strategici tedeschi. L'alto comando italiano non dette alcun seguito a questa richiesta e le Divisioni rimasero nei loro accantonamenti invernali. Le conversazioni italo - tedesche di Roma servirono a porre le premesse di un incontro al passo del Brennero fra i due capi di governo. Il r8 marzo, alla stazione ferroviaria del Brennero, Hitler non svela nulla né della sua prossima mossa verso la Danimarca e la Norvegia, né del successivo attacco ad ovest, che già si stava preparando. Spinge però Mussolini a manifestare i propri disegni. Quest'ultimo assicura che l'Italia entrerà in guerra nel momento in cui l'azione militare tedesca avrà creato una situazione favorevole, ma non stabilisce scadenze (30). La marcia italiana verso la guerra riprende con moto che si farà più rapido quando giungeranno le notizie delle vittorie tedesche al nord e all'ovest. Vengono chiamati congiuntamente alle armi il II e III quadrimestre della cìasse 1919 e i'intera classe 1920, ma in un primo tempo le reclute restano presso i depositi reggimentali per un addestramento molto accelerato. Grazie anche alla ripresa dei richiami alle armi si potrà raggiungere a maggio una forza inquadrata di un milione di uomini, un livello che si prevedeva di raggiungere soltanto in agosto (31 ). Si comincia anche a delineare la strategia che l'Italia seguirà ad intervento avvenuto. Il 23 marzo Mussolini parla ormai aperta(29) ERICH KoRDT, La politica estera del Terzo Reich, Milano, Garzanti, 1951, pag. 194 e seg. (30) Verbale dell'incontro in MoscA, o-p. cit., pag. 185 e seg. (31) Rossi, op. cit., pag. 8.
4I
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mente di intervento a fianco della Germania e delinea gli atteggiamenti strategici che intende assumere sui vari fronti. In ogni sua elencazione il primo posto è tenuto dalla difensiva assoluta sul fronte delle Alpi (32). Il documento fondamentale a questo riguardo reca ]a data del 31 marzo. Si tratta di un memoriale inviato da Mussolini a Vittorio Emanuele III, trasmesso qualche giorno dopo anche alle massime autorità militari (33). Esclusa ormai la possibilità di una pace di compromesso e negata quella di un attacco anglo - francese contro la lin.ea Siegfried, Mussolini dichiara di non credere nemmeno all'eventualità di una offensiva tedesca contro la Maginot o contro l'Olanda e il Belgio. Tuttavia, « se la guerra continua, credere che l'Italia possa rimanere estranea fino alla fine è assurdo e impossibile>>. Questo avverrebbe anche e specialmente se l'Italia passasse dalla parte delle potenze occidentali, esponendosi così all'attacco tedesco. L'alleanza con la Germania è perciò la sola garanzia possibile, almeno per il momento, della « non belligeranza >> italiana. T
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non può fare una guerra lunga>>. Neila panoramica dei vari fronti di guerra prevedibili, che tralasciamo per brevità, una posizione preminente è riservata al << fronte terrestre >> per eccellenza, quello del confine italo-francese. La scelta è nettissima: « Difensiva sulle Alpi occidentali. Nessuna iniziativa. Sorveglianza. Iniziativa solo nel caso, a mio avviso improbabile, di un completo collasso francese sotto l'attacco tedesco. Una occupazione della Corsica può essere contemplata, ma forse il gioco non vale la candela : bisognerà però neutralizzare le basi aeree di questa isola ». L'Aeronautica avrebbe dovuto tenere atteggiamento analogo a quello dell'Esercito a seconda dei fronti, di conseguenza restare sulla difensiva sulle Alpi occidentali. Il promemoria si conclude con una sollecitazione agli Stati Maggiori affinché abbrevino i tempi dei loro studi e della preparazione militare. Il capo di Stato Maggiore Generale riceve il promemoria il 6 aprile e ne accusa ricevuta a Mussolini assicurando che << per la difensiva alla frontiera nostra occidentale tutto è predisposto», ma che occorre << dare tutto l'incremento possibile al completamento <<
(32) CIANO, op. cit., alla data del 2_1 marzo 1940. (33) Il testo è pubblicato in Opera omnia di Benito Mussolini, cit., pag. 364 e seg.
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delle linee difensive» (34). Badoglio convoca per il giorno 9 i capi di Stato Maggiore delle tre forze armate (35). Dal novembre precedente, capo di Stato Maggiore dell'Esercito è il maresciallo Rodolfo Graziani e capo di Stato Maggiore e sottosegretario dell' Aeronautica il generale Francesco Pricolo, mentre l'ammiraglio Domenico Cavagnari ha conservato le proprie cariche. E' presente alla riunione anche il generale Ubaldo Soddu che, sempre dal novembre 1939, ha sostituito il generale Pariani come sottosegretario alla Guerra. Quella del 9 aprile 1940 è la prima riunione in cui si parli esplicitamente di operazioni belliche. Il maresciallo Badoglio riferisce sulle già note direttive di Mussolini e aggiunge l'invito a non prendere accordi di sorta con le forze armate alleate « data la natura invadente e prepotente dei tedeschi». Graziani chiede se può essere autorizzato « a considerare ipotesi offensive>>. Badoglio rifiuta nettamente e ripete che sarà possibile e< tentare qualche cosa esclusivamente quando si avesse il collasso completo dei nostri avversari>>. Segue un dialogo spezzettato in cui Graziani e Soddu sembrano intenti a mettere in rilievo le difficoltà che si incontrerebbero se si dovesse passare all'offensiva contro la Francia anche, dice Graziani, << in caso di collasso francese >>. Badoglio è invece attratto essenzialmente dal problema dei rapporti con i tedeschi, o più esattamente dal problema di evitarli. Si torna a parlare della frontiera alpina solo per auspicare una celere ripresa dei lavori di fortificazione dopo la stasi invernale e per notare la scarsità di serie di vestiario. Badoglio informa di aver fatto una proposta a Mussolini per limitare il numero dei militari richiamati, proprio per adeguarsi a tale scarsità. Il seguito dell'incontro è dedicato alla situazione negli altri scacchieri. Ne risulta un quadro talmente negativo da far considerare, anche ad un profano di cose militari, l'intervento in guerra in quelle condizioni come la peggiore delle disgrazie possibili. Nel riferire a Mussolini sulla riunione del vertice militare, della quale invia il verbale, Badoglio ripete gli argomenti contrari ad una diretta collaborazione con i tedeschi e si sofferma sulle << fon(34) AUSSME, racc. I 4 - Ì· Prot. 5288, in data 6 aprile 1940, Badoglio a Mussolini. (35) AUSSME, racc. 232. Verbale della riunione del 9 aprile 1940. Il testo è stato pubblicato con varianti minime in: VAN;s;A V AlLATf, Badoglio risponde, Milano, Ri zzali, 1959, pag. 339 e scg.
!'ARTE SECONDA: AVVENIMENTI E PROGETTI PRIMA DELLA GUERRA
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date preoccupazioni del Capo di S.M. del Regio Esercito nel caso di una operazione verso la frontiera occidentale, per mancanza di artiglierie adeguate e, nel caso di azione contemporanea alla frontiera orientale, per deficienza di forze disponibili >>. L'intervento in guerra, perciò, << non poteva essere redditizio se non quando una poderosa azione tedesca avesse realmente prostrato a tal punto le forze avversarie da giustificare ogni audacia » (36). Il IO aprile, il giorno stesso dell'attacco della Wehrmacht contro Danimarca e Norvegia, l'addetto militare germanico a Roma generale Enno von Rintelen presenta una richiesta di collaborazione militare diretta fra italiani e tedeschi. Forse la richiesta mirava principalmente a conoscere le intenzioni italiane per l'immediato futuro, ora che la situazione in Occidente si stava mettendo in movimento. La parte più concreta della proposta tedesca consisteva nel trasferimento di venti o trenta Divisioni italiane nella Germania meridionale. Questo enorme corpo di spedizione avrebbe dovuto passare il Reno al seguito della 7" Armata tedesca e poi, per la Trouée de Belfort e l'altopiano di Langres, cadere sul rovescio dello schieramento francese sulle Alpi (37). Si trattava di una proposta in perfetta malafede, poiché secondo i piani operativi per l'offensiva ad Occidente, già approvati da tempo, l'ala sinistra dello schieramento tedesco, costituita dalla t Armata, avrebbe avuto una funzione puramente statica. Infatti, al termine della battaglia di Francia, le Divisioni germaniche giungeranno a Langres da nord e non da est. La presenza di truppe italiane sul Reno sarebbe servita, eventualmente, solo a disimpegnare unità tedesche da un fronte ritenuto secondario. Altre proposte alternative riguardavano il concorso di unità della Wehrmacht ad offensive da lanciare sulle Alpi occidentali o in Libia. L'idea del corpo di spedizione in Germania trovava contrario un po' tutto l'alto comando italiano, tranne forse Mussolini che in quei giorni volle documentarsi sui precedenti analoghi accordi stipulati nell'ambito della Triplice Alleanza. Il giorno successivo al passo di von Rintelen, in un promemoria per il capo di Stato Maggiore Generale, il comando del Corpo di (36) AUSSME, racc. I 4 - 7. Prot. 5298, in data II aprile 1940, Badoglio Mussolini. (37) ENNO VON RINTELEN, Mussolini l'alleato, ricordi dell'addetto militare tedesco a Roma (tit. orig. Mussolini als Bundesgenosse), Roma, Corso, 19522, pag. 77· a
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Stato Maggiore compie una lucida analisi delle proposte tedesche (38). E' evidente, per ognuna delle ipotesi formulate a Berlino, che i preparativi per simili operazioni e i conseguenti trasporti di truppe sarebbero stati notati dai franco - britannici e avrebbero comportato l'immediato coinvolgimento dell'Italia nella guerra. Questo ci avrebbe tolto la libertà di scegliere il momento più opportuno per l'intervento, libertà che era la base sostanziale del sottile, troppo sottile, compromesso fra il vertice militare italiano, ben conscio dell'impreparazione italiana, e Mussolini, deciso comunque all'entrata in guerra. Scartata, alquanto pretestuosamente, l'idea dell'offensiva in Libia, a motivo della mancanza di carri armati << ad essa indispensabili l>, il documento passa ad esaminare l'ipotesi di un attacco sulle Alpi. << L'offensiva alpina si presenta notevolmente più difficile perché importa una battaglia di rottura e la successiva penetrazione in una fascia montana profonda e dai numerosi arroccamenti. Ma è di più agevole preparazione e di fisionomia più spiccatamente italiana. « Essa suppone : neutralità jugoslava assicurata (per poter disporre a ovest di una sufficiente massa di manovra); ~ disponibilità, a momento opportuno, di artiglierie e di mezzi corazzati germanici,,. Così, per impulso proveniente da Berlino, un attacco massiccio sulle Alpi è per la prima volta preso in considerazione dall'alto comando italiano, insieme alla pericolosa ipotesi di un diretto intervento tedesco. Anche la partecipazione italiana ad una offensiva tedesca contro la Maginot, considerata meno difficile visto che lo sfondamento iniziale dovrà essere operato dalle unità germaniche, riceve un giudizio negativo perché avrebbe « fisionomia meno italiana l> e comporterebbe l'entrata in guerra fin dall'inizio dei trasporti di truppe. A queste difficoltà si aggiungono i legami strategici con il fronte alpino, poiché una siffatta operazione (< suppone inoltre che la situazione sia tale da vietare all'avversario di agire offensivamente contro di noi sulle Alpi, perché se tale offensiva fosse prevedibile, non ci sarebbe assolutamente possibile stornare forze a profitto di altri teatri operativi ,,. Visto che le Divisioni italiane destinate all'Italia continentale sono 49 e che << sarebbe necessario lasciare alla frontiera alpina francese ed a sua riserva - anche nella migliore delle (38) AUSSME, doc. ali. al 1° fase. del DS del CS. Il testo è stato pubblicato in Rossr, op. cit., pag. 32 e seg.
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ipotesi - una trentina di Divisioni)), le Divisioni disponibili per la Germania sarebbero una ventina, fra le quali andrebbero comprese quelle dell'Armata del Po, meglio equipaggiate. La conseguenza è che (( in questo caso il nostro fronte alpino dovrebbe mantenersi nella più assoluta difensiva, e che potrebbe accingersi ad avanzare solo quando le operazioni svolte sul teatro germanico inducessero le forze francesi delle Alpi a ripiegare )). Il promemoria si conclude con la riaffermazione dell'opportunità di chiedere ai tedeschi un concorso in materiali militari, compresi carri armati medi da inviare in Libia. Pochi giorni dopo, il marescial1o Badoglio espone a Mussolini il proprio pensiero in merito alle proposte tedesche (39). Naturalmente il capo di Stato Maggiore Generale è contrario al loro accoglimento, innanzi tutto perché le forze italiane, già assai scarse, verrebbero ulteriormente ridotte per inviare un numeroso corpo di spedizione su un fronte lontano « ove andremmo a fare la parte di truppe di secondo ordine >l. Pur di dissuadere Mussolini dal mandare truppe in Renania, Badoglio rilancia, avvalendosi dell'analisi inviata da Graziani, la possibilità di una azione offensiva sulle Alpi. Egli, riferendosi alla frontiera alpina occidentale, afferma cose ormai ben conosciute: cc E' notorio che si tratta di uno scacchiere di difficile montagna, profondissimo, e nel quale, da tempo, i francesi hanno accumulato mezzi difensivi di ogni genere. Ma una nostra forte pressione in questo teatro di operazioni, se pure non darà risultati risolutivi, obbligherà pur tuttavia i francesi a tenere in esso notevoli forze che mancheranno sui campi di battaglia del nord )). Più nuova è la conclusione: cc perciò, a parer mio, una eventuale azione sulle Alpi non è da escludere in modo assoluto. E sono pure del parere che si debbono, ~ ~ ~t.,.,. ,..,..., · -t•'unv, I' .,..;,-.1....,•A..-1.-::.,._ 11,.,. ..,.a ~ .. t Il1uffiCu vl'po~ ,1..,..,. ... r ... u• o l.{ 1; «g5.~r~ g~rman1co i mezzi tecnici di artiglierie e carri armati che a noi mancano per questa azione». L'idea dell'offensiva su1le Alpi è perciò fatta propria sia dal comando del Corpo di Stato Maggiore, sia dallo Stato Maggiore Generale, magari per rinviarne l'attuazione ad un indefinito « momento opportuno». Nulla però risulta si sia fatto in concreto perché questo progetto potesse, nell'eventualità, trovare efficac<: realizzazione. La lettera di Badoglio si chiude con il consueto invito a non prendere impegni con i tedeschi e a conservare la libertà di d
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(39) Ibidem. Prot. 5318,
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decisione. In effetti, von Rintelen non riceverà mai una risposta italiana (40). In Piemonte e in Liguria le grandi unità italiane, sempre ad organici limitati, continuano agli inizi della primavera ]a loro attività addestrativa. Unica novità è l'inserimento nelle Divisioni di fanteria dei battaglioni di e< camicie nere». E' noto che era prevista l'utilizzazione in caso di guerra a fianco dell'Esercito della M.V.S.N., corpo armato che viveva in stretta simbiosi con il partito fascista. In analogia con quel che era già avvenuto durante la guerra d'Etiopia, vennero costituite all'avvicinarsi del conflitto quattro Divisioni di cc.nn., ma con artiglieria e servizi appartenenti all'Esercito, destinate alla Libia. Poco dopo fu necessario, per deficienza di effettivi, ridurre a tre le Divisioni. Poiché non c'era motivo per estendere questa soluzione, visto che l'Esercito metropolitano non difettava di fanterie, ma di artiglierie e di unità di supporto e dei servizi, restava da stabilire la sorte dei battaglioni mobilitabili da parte delle legioni territoriali della M.V.S.N .. Previsto l'impiego di ventidue di tali battaglioni, reclutati in zone di confine, per il rinforzo alla copertura, uno per ciascuno dei ventidue settori della Guardia alla frontiera, gli altri battaglioni sarebbero stati assegnati, nella misura di tre o quattro, ad ognuno dei Corpi d'armata mobilitati per costituire insieme ai battaglioni mitraglieri autocarrati il nucleo della riserva. La constatazione della debolezza in fanteria della Divisione con organico stabilito in base al decreto 22 dicembre 1938, n. 2095, vale a dire la «binaria» dell'ordinamento Pariani, indusse il Ministero della Guerra ad assegnare a ciascuna Divisione di fanteria, salvo le Divisioni motorizzate e autotrasportabili, una legione di cc.nn. formata su due battaglioni e una compagnia mitraglieri (41). I 120 battaglioni cc.on. sulla carta disponibili dovevano essere sufficienti, ma la mobilitazione delle unità della M.V.S.N. fu lenta e difficoltosa. All'inizio della guerra, sul fronte occidentale soltanto la Divisione Acqui disporrà di una legione completa, le altre avranno un solo battaglione cc.nn., spesso ad armamento incompleto. Va notato comunque che questi battaglioni erano di organico più esile e meno dotati di armi collettive rispetto ai normali battaglioni di fanteria. Il mese di maggio vede, in rapida sequenza, gli ultimi atti della preparazione militare alla frontiera alpina occidentale. Lo richiede (40) RrNTELEN, op. cit., pag. 78. (41) Circolare 109230, in data 18 marzo 1940.
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il maturare degli eventi sul fronte franco - tedesco e lo stesso approssimarsi della stagione in cui una battaglia sulle Alpi sarebbe stata possibile. Già il 5 maggio, cioè cinque giorni prima dell'attacco tedesco ad Occidente, viene ordinato l'approntamento al mo%, salvo i mezzi di trasporto e i quadrupedi, delle Divisioni alpine e delle truppe di rinforzo alla copertura. I rimanenti reparti debbono giungere soltanto al 60% degli organici di guerra per il personale e al 50% per i mezzi di trasporto, salvo i battaglioni cc.nn., per i quali è previsto un livello complessivo del 70~'~. Questo limitato irrobustimento può avvenire sia per l'afflusso ai repàrti delle reclute delle classi 1919 e 1920 dopo un breve periodo di addestramento presso i depositi reggimentali, sia per il rinnovarsi dei richiami alle armi. Questi riguardavano più o meno le stesse classi già chiamate in autunno, ma avvenivano con criteri diversi dai precedenti, in modo che spesso non torneranno ai reparti i militari già addestrati nel 1939 e poi congedati, ma altri spesso privi di istruzione recente. I richiami alle armi riacutizzano la deficienza delJe serie vestiario, pari a due quinti dell'occorrente per le formazioni di guerra. La qualità del vestiario e dell'equipaggiamento delle truppe è assai scadente. Nel corso dell'anno precedente, tenendo presenti le esigenze della guerra in montagna, il comando del I Corpo d'armata era stato incaricato di condurre, in questo campo, due esperimenti. Riguardavano le uniformi in tessuto autarchico lanital e gli scarponi alpini con suole di gomma Pirelli. Il risultato del primo esperimento era stato nettamente negativo, per la scarsissima protezione dal freddo che il nuovo tessuto forniva e per la sua limitata resistenza all'usura. Assai positivo fu invece l'esito delle prove con le suole Pirelli. Tuttavia, il tessuto in lanital fu adottato e gli scarponi con la suola di gomma no (42). Il Diario di Galeazzo Ciano ci fornisce una cronologia abbastanza attendibile delle previsioni, che erano in sostanza decisioni, di Mussolini riguardo la data di entrata in guerra dell'Italia. Il 20 aprile, l'intervento è previsto per la fine di agosto, due giorni dopo per la primavera 1941. Il 13 maggio, dopo i primi successi tedeschi in Belgio e in Olanda, la scadenza torna ad avvicinarsi a non più di un mese. Il 26 maggio, la data dell'intervento è fissata per la seconda decade di giugno. Dal canto suo, il maresciallo Badoglio in un rapporto ai comandanti di Armata tenuto ai primi di maggio affermò (42) AUSSME, memorie storiche del I C. d'a. per il 1939.
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SULLE ALPI OCCIDENTALI
che l'Italia non era pronta e che, con lui al suo posto di capo di Stato Maggiore Generale, «sciocchezze >) non se ne sarebbero fatte (43). Verso la metà di maggio le grandi unità del Gruppo Armate Ovest ricevono l'ordine di spostarsi a non _più di due tappe, divenute qualche giorno dopo una sola, dalle zone di previsto schieramento. L'attività addestrativa, di cui c'è ancora gran bisogno, non doveva essere interrotta. Il r8 maggio il comando del Corpo di Stato Maggiore, a firma di Graziani, scrive alla r" e alla 4a Armata, e soltanto per conoscenza al comando del Gruppo Armate Ovest (44), che « la situazione politico - internazionaìe consigìia ìa messa in atto àeì dispositivo ài copertura alla frontiera occidentale e l'attuazione di alcuni provvedimenti che consentano - per la fine del corrente mese - il ritorno allo schieramento dello scorso settembre >). Viene inoltre ordinato di completare lo schieramento delle truppe e delle batterie della Guardia alla frontiera e di predisporre nuovamente le interruzioni. I comandi dei Corpi d'armata raggiungono le sedi di guerra: la frontiera continua però ad essere presidiata da11a Guardia aJl a fron-
tiera, dai battaglioni aipini Valle e dai battagiioni cc.nn. di rinforzo alla copertura. Soltanto dopo ii 20 maggio cominciano ad affluire nelle zone di schieramento le batterie G.A.F. e i battaglioni mitraglieri da posizione dei quali il P.R. 12, finora non applicato in questa parte, prevede lo spostamento dalla frontiera italo - tedesca. Specie per le artiglierie, il movimento è piuttosto lento e sarà ancora in corso all'inizio della guerra. Contemporaneamente, i comandi dì Armata dispongono per l'attuazione delle prime misure precauzionali (45). In tutto questo periodo, durante il quale Hitler bombardava Mussolini con messaggi che magnificavano le vittorie indubbiamente riportate dalle sue truppe, messaggi che egli sapeva essere più efficaci per la psicologia dell'alleato delle dirette richieste di intervento in guerra, non sembra si siano tenute a Roma riunioni del vertice militare.
(43) EM1uo FALDELLA, L'Italia e la seconda guerra mondiale, Bologna, Cappelli, 196?3, pag. 34. (44) AUSSME, DS 2 " GM, racc. 59 bis. Prot. 6317, in data 18 maggio 1940, f. Graziani. (45) Per la 4a Armata: AUSSME, racc. IT 3765. Prot. 241 2, in data 21 maggio 1940, 4a Arm. a comandi dipendenti, f. Guzzoni.
i'ARTE SF.CONDA:
AVVENIMENTI E
l'ROGETTI
PRIMA DELLA GUERRA
49
Il capo di Stato Maggiore dell'Esercito rivolge però a Mussolini, il 25 maggio, un promemoria sulle condizioni della preparazione militare (46), che potrebbe avere il valore di un estremo appello per il rinvio dell'entrata in guerra. Nel disegnare un quadro fortemente negativo dell'efficienza dell'Esercito un po' in tutte le sue articolazioni e in particolare della disponibilità di materiali, Graziani traccia questo preciso confronto fra la Divisione di fanteria italiana e quella francese: <( le divisioni di fanteria, anche considerandovi inclusa la legione cc.nn. divisionale, hanno un numero di battaglioni inferiore alle divisioni francesi e jugoslave (circostanza che si aggrava per il fatto che su 2 battaglioni di dette legioni se ne può in genere - per difetto di dotazioni - mobilitare per ora solo uno, senza la compagnia mitraglieri prevista al comando di legione divisionale e non si può neppure mobilitare ]a compagnia mitraglieri in organico ai battaglioni cc.nn. di copertura); - posseggono solo tre gruppi di artiglieria, di fronte ai cinque - di cui due di medio calibro - delle di.visioni. avversarie; - hanno un organico (e soprattutto una dotazione reale) di armi di accompagnamento e anticarro nettamente inferiore alla divisione francese. <( Aggiungo che tutta l'artiglieria (compresa quella di C. <l'A., d'armata e della riserva dell'A.C.E. (47), oltre ad essere scarsa, è quella stessa della grande guerra. « E' solo a fine d'anno che potranno entrare in servizio alcuni gruppi da 75/18, 149/40 e 210/22 >>. Nonostante queste autorevoli e allarmate segnalazioni, Musso-lini il 26 maggio riceve a Palazzo Venezia i marescialli Badoglio e Balbo e dice loro, quasi incidentalmente, che a partire dal 5 giugno ogni giorno sarà buono per l'entrata in guerra. Il 29 maggio, sempre a Palazzo Venezia, si tiene una riunione dei massimi capi militari (48). Mussolini conferma la scadenza del 5 giugno e ribadisce anche le direttive di massima contenute nella memoria del 3I marzo. « Sul fronte terrestre non potremo fare nessuna cosa di spettacolare; ci terremo sulla difensiva. Si può prevedere qualcosa sul fronte est: caso Jugoslavia i) . (46) Rossr, op. cit., pag. 161 e seg. (47) Alto Comando dell'Esercito. (48) Verbale della riunione pubblicato m RoSSI, op. cit., pag. 165 e seg. 4. - U.S.
50
LE OPERAZIONI DEL GIUGNO
1940
SULLE ALPI OCCIDENTALI
Accenna anche alle gravi notizie fornitegF da Graziani con parole che vorrebbero essere rassicuranti : « considero questa situazione non ideale, ma soddisfacente». Aggiunge che, del resto, la situazione non migliorerebbe se si rinviasse l'intervento di qualche tempo. Si passa poi a parlare dell'organizzazione dell'alto comando (49), che riceve in questa riunione il proprio atto di nascita. Il giorno successivo, nel palazzo del Consiglio Nazionale delle Ricerche, ormai divenuto sede dello Stato Maggiore Generale, si riuniscono nuovamente Badoglio, Graziani, Soddu, Cavagnari e Pricolo (50). Si debbono prendere gli ultimi accordi in attesa che Mussolini, da solo, decida la data dell'entrata in guerra. Il discorso si concentra sulla situazione alla frontiera, in vista di una offensiva francese ritenuta ancora possibile. Badoglio dichiara che « per l'Esercito occorre preparare quanto occorre alla frontiera occidentale per respingere qualsiasi attacco ». Le massime preoccupazioni riguardano le difese del Moncenisio, la più facile via di transito verso Torino, che non sono ancora complete. Graziani fornisce il quadro generale dello schieramento dell'Esercito sullo scacchiere alpino occidentale, ma ne esagera alquanto la forza quando dice che il Gruppo Armate Ovest dispone di venticinque Divisioni. Il generale Soddu mette a disposizione le grandi unità che sono ancora all'interno del Paese, salvo la Divisione Granatieri di Sardegna. La riunione è durata in tutto quarantacinque minuti. Lo Stato Maggiore del Regio Esercito, questa è la denominazione di guerra del comando del Corpo di Stato Maggiore, ordina il giorno stesso i movimenti delle grandi unità che debbono rafforzare il dispositivo alla frontiera secondo il disegno del P.R. 12. La Divisione alpina Pusteria viene trasferita soltanto ora dal Trentino fino all'alta Val Tànaro. Le Divisioni Lupi di Toscana e Cacciatori delle Alpi affluiscono anche esse nelle retrovie della Ia Armata, altre Divisioni vengono trasferite dal centro e dal sud d'Italia verso i luoghi di radunata nelle regioni nord - orientali. Contemporaneamente, il comando de] Gruppo Armate Ovest riceve il seguente fonogramma: « Assicurare schieramento P.R. 12 entro ore ventiquattro giorno quattro giugno alt Per interruzioni sgombro popolazioni et transito valichi frontiera seguiranno ordini
(49) Per una analisi della sua struttura cfr.: MONTANARI, L'Esercito ita· liana alla vigilia, cit. (50) AUSSME, racc. 232. Verbale della riunione del 30 maggio 1940.
PARTE SECONDA:
AVVENIMENTI E PROGETTI PRIMA DELLA GUERRA
51
alt Assicurare telegraficamente citando numero presente alt Maresciallo Graziani » (51 ). La decisione di entrare in guerra dal 5 giugno, comunicata ad Hitler il 30 maggio, procura a Mussolini i complimenti dell'alleato, ma questi sono uniti alla richiesta di rinviare di qualche giorno la data fissata, per motivi che appaiono speciosi. Di qui la decisione di spostare l'intervento al IO giugno. In realtà, agli effetti operativi, la guerra avrà inizio il giorno II giugno. Lo S.M.R.E. deve perciò trasmettere il 3 giugno un nuovo ordine che sposta al ro giugno la data entro la quale dovrà essere attuato lo schieramento di guerra (52). Il 4 giugno viene ordinata l'affluenza in Piemonte a partire dal giorno 7 delle Divisioni Friuli, Firenze e Siena e dei comandi del VII e VIII Corpo d'armata che dovranno costituire, con la Divisione Granatieri di Sardegna, che giungerà in zona di radunata soltanto il 15 giugno, la Armata, al comando del generale Filiberto di Savoia-Genova. Anche la Divisione Pinerolo, proveniente dalle Puglie e inizialmente destinata all'8a Armata, viene inviata a Salbertrand (allora Salabertano) a disposizione della 4a Armata per il presidio del secondo sistema difensivo in Val di Susa. Il 6 giugno, il generale Gastone Gambara, fatto rientrare dal suo posto di ambasciatore a Madrid, assume il comando del XV Corpo d'armata in sostituzione del gen~rale Mario Berti inviato a comandare la IO~ Armata in Cirenaica (53). Alla data del IO giugno 1940, la forza presente delle unità appartenenti al Gruppo Armate Ovest, con la probabile esclusione della Divisione Pinerolo , era di 12.605 ufficiali e di 299.339 fra sottufficiali e truppa. La suddivisione fra i Corpi d'armata era la seguente (54).
t
(51) AUSSME, DS 2" GM, racc. 2072. Diario storico dell'Uff. Operazioni S.M.R.E. Prot. 1 op., in data 30 maggio 1940, S.M.R.E. a G.A.0., f. Graziani. (52) Ibidem. Prot. 314, in data 3 giugno 1940, S.M.R.E. a comandi dipendenti, f. Graziani. (53) Secondo CIANO, op. cit., alla data del 10 maggio 1940, Mussolini avrebbe fatto rientrare Gambara dalla Spagna perché assumesse «.il comando delle forze che dovranno operare lo sfondamento ll. Non è da escludere che la imprevista operazione R, di cui si dirà in seguito, abbia avuto origine da questa predilezione politica. (54) AUSSME, DS 2a GM, racc. 2. Diario storico del Gruppo Armate Ovest.
52
LE OPERAZIONI OEL GI UGNO I':)40 SULLE ALPI OCCIDENTALI
1a
Armata
ufficiali II C. <l'a. III C. d'a. XV C. d'a. * Ris. d'A. ** Truppe d'A.
t
Totali
sottuff. e truppa
2.648 1.543 2.196
67.860 35.8 17 45.191
1.185
28.905 - -- --
2
177·773
7-57
• Compresa la Div. Cacciatori delle Alpi. Comprese le Div. Pistoia, Pusteria, Lupi di Toscana.
°⃯
4a Armata ufficiali l C. d ' a.
IV C. d'a. C. d'a. alp. * Ris. d' A. *i, Truppe d'A.
Totali
t
sottuff. e truppa
1.590 997 1.015
37.746 23·395 29.ofo
1.431
31.363
5.o33
121.566
• Compresa la Div. Tridentina. Compresi la Div. Brennero e il settore Germanasca - Pellice.
*"'
Intanto, il giorno 5 giugno si era tenuta una nuova riunione dei capi di Stato Maggiore, ma essa serve solo a ribadire, come si vedrà meglio in un successivo capitolo, la decisione di non prendere iniziativa alcuna su quello che sta per divenire il fronte alpino occidentale. A qualche timido accenno all'impreparazione italiana, il maresciallo Graziani risponde, più fatalista che ottimista, che cc quando il cannone sparerà tutto si sistemerà automaticamente n. Il cannone effettivamente sta per sparare, ma cc si sistemerà >J soltanto quel che era stato già sistemato.
PARTE SECONDA:
- - -- -
AVVEN IME NTI J:: PROGETTI PRIMA J>ELLA GUERRA
APPENDICE
53
A
ORDINE DI BATTAGLIA AL IO GIUGNO 1940 DEL G RUPPO ARMA TE OVEST Comandante: generale Umberto di Savoia Capo di S.M. : generale Emilio Battisti LXI g ruppo aviazione R.E. 1"
A rmata
Comandante : generale Pietro Pi ntor Capo di S.M. : generale Fernando Gelich
Truppe di Armata 4" reggimento artiglieria controaerei 2 " raggruppamento artiglieria d'Armata (") 4° raggruppamento artiglieria d'Armata 7° raggruppamento artiglieria d'Armata 8° raggruppamento artiglieria <l 'Armata I battaglione radiotelegrafisti I battaglione telegrafisti II battaglione teleferisti II battaglione 'minatori V battaglione minatori LX IX g.m ppo aviazione R.E. unità dei servizi
Riserva di Armata Divisione fanteria Pistoia (16") (gen. Mario Priore) 35° reggimento fanteria 36° reggimento fanteria 3° reggimento artiglieria div. font. XVI battaglione mortai LXXII battaglione cc.nn. 16a compagnia cannoni da 47 /32 44n compagnia artieri 16" compagnia t.r.t, (*+) unità dei serv1z1 (•) Durante l' intera campagna, raggruppamtnti artiglieria d 'Armata furono decentrati ai Cor pi d 'armata. (•") T elegrafisti e radiotelegrafisti.
LE OPERAZIONI DEL GWCNO
54
1940
SULLE ALPI OCCIDENTALI
Divisione fanteria Lupi di Toscana (7a) (gen. Ottavio Bollea)
77° reggimento fanteria 78° reggimento fanteria 30° reggimento artiglieria div. fant. VII battaglione mortai XV battaglione cc.nn. 7"' compagnia cannoni da 47/32 30a compagnia artieri 70. compagnia t.r.t. 12" sezione fotoelettricisti unità dei servizi Divisione fanteria Cacciatori delle Alpi (22~) (gen. Dante Lorenzelli)
51° reggimento fanteria 52° reggimento fanteria 1° reggimento artiglieria div. font. XXII battaglione mortai CV battaglione cc.nn. 22" compagnia cannoni da 47 / 32 56"' compagnia artieri 22"' compagnia t.r.t. 21" sezione fotoelettricisti unità dei servizi Divisione alpina Pusteria (5") (gen. Amedeo Dc C ia)
7° reggimento alpini (batt. Belluno, Feltre, Pieve di Cadore) n• reggimento alpini (batt. Bassano, Trento, Bolzano) 5° reggimento artiglieria alpina (gruppi Lanzo, Belluno) V battaglione genio alpini 85.. compagnia chimica unità dei servizi Raggruppamento celere di Armata (gen. Carlo Ceriana Mayneri) 1° reggimento bersaglieri 3° reggimento fanteria carrista (H•) reggimento Cava!leggerì Monferrato
li C()rpo d'armata - Settore Stura (gen. Francesco Bertini)
Truppe di Corpo d'armata III settore GAF raggruppamento artiglieria di C. d'a. comando 2° raggruppamento genio 7° raggruppamento artiglieria GAF 14° raggruppamento artiglieria GAF 22° raggruppamento artiglieria GAF 2"
("-) Giungerà in zona di radunata soltanto il 14 giugno.
PARTE SECONDA:
AVVENIMENTI E PROGETTI PRIMA DELLA GUERRA
battaglione alpini V al Stura battaglione alpini V al Màira VI battaglione mitraglieri CII battaglione mitraglicri CIX battaglione mitraglieri da pos1z1one CXIV battaglione mitraglieri da posizione V battaglione artieri 2a compagnia fanteria carrista 84a compagnia telegrafisti IOia compagnia radio 152a compagnia lavoratori Ia compagnia chimica 72a sezione fotoelettricisti 6a colombaia mobile unità dei servizi Divisione fanteria da mont. Forlì (36") (gen. Giulio Perugi)
43° reggimento fanteria 44° reggimento fanteria 36° reggimento artiglieria div. fant. XXXVI battaglione mortai LXXX battaglione cc.nn. 36" compagnia cannoni da 47 / 32 66" compagnia artieri 36" compagnia t.r.t. unità dei servizi Divisione fanteria da mont. Acqui (33") (geo. Francesco Sartoris)
J7° reggimento fanteria 18° reggimento fanteria 33° reggimento artiglieria div. fant. 23" legione cc.nn. (batt. XX, XXIII) XXXIII battaglione mortai 33" compagnia cannoni da 47 / 32 31a compagnia artieri 33a compagnia t.r.t. unità dei servizi Divisione fanteria da mont. Livorno (4") (gen. Benvenuto Gioda) 33° reggimento fanteria 34° reggimento fanteria 28° reggimento artiglieria div. fant. IV battaglione mortai XCV battaglione cc.nn. 4" compagnia cannoni da 47 /32 20" compagnia artieri 4~ compagnia t.r.t. unità dei servizi
55
56
LE OPERAZIONI
DEL GIUGNO I 940 SULLE Al.P I OCCIDF.NTALI
Divisione alpina Cuneense (4") (gen. Alberto F crrero) 1"
reggimento alpini (batt. Pieve di Teco, Mondovì)
2° reggimento alpini (batt. Rorgo S. Da/mazz o, D ronero, Sa/u zzo)
4" reggimento artiglieria alpina (gruppi Pinerolo, Mondovì) IV battaglione genio alpino 84" compag nia chimica unità dei servizi Ili Corpo d'annata - Settore Alta Roja - Gessi (gen. Mario Arisio)
Truppe di Corpo d'armata II settore GAF 3° raggruppamento artiglieria di C. d'a. 16° raggruppamento artiglieria GAF comando 3" raggruppamento genio battaglione alpini V al V enosta m battaglione mitraglieri CIII battaglione mitraglieri CXII battaglione mitraglieri da posizione Hl battaglione cc.nn. IV battaglione cc.un. X battaglione artieri 72" compagnia telegrafisti 75a compagnia telegrafisti 97" compagn ia radio 8" colombaia mobile unità dei servizi Divisione fanteria da mont. Ravenna (3") (gen. Eduardo Nebbia) 37" reggimento fanteria 38° reggimento fanteria 11 " reggimento artiglieria div. fant. battaglione alpini Ceva III battaglione mortai V battaglione cc.nn. 3" compagnia cannoni da 47 /32 1 8" compagnia artieri 3" compagnia t.r.t. ,o"' sezione fotoelettricisti unità dei servizi Divisione fanteria Cuneo (6a) (gen. Carlo Melotti)
7''
reggimento fanteria 8° reggimento fanteria 27° reggimento artiglieria div. fant. VI battaglione mortai XXIV battaglione cc.nn. 6a compagnia cannoni da 47 /32
PARTE SECONDA:
AVVENIMENTI E PROGETTI PRIMA DELLA GUERRA
57
24" compagnia artieri 6" compagnia t.r.t. unità dei servizi I Raggruppamento alpini (gen. Giovanni Maccario) 6° gruppo alpini (batt. Val El/ero, Val Arroscia, Val d'Adige) gruppo artiglieria alpina V al Tanaro gruppo artiglieria alpina Val Piave XV Corpo d'armata - Settori Media Roja, Bassa Roja (gen. Gastone Gambara)
Truppe di Corpo d'armata 1 settore GAF V settore GAF 15" raggruppamento artiglieria di C. d"a. n" raggruppamento artiglieria GAF 24° raggruppamento artiglieria GAF XV battaglione mitraglieri CVIII battaglione mitraglieri da posizione CXI battaglione mitraglieri da posizione XXXIII battadione cc.nn. XXXIV battaglione cc.nn. XI battaglione artieri 71' compagnia telegrafisti 76" compagnia telegrafisti 100" compagnia radio Divisione fanteria Cosseria (5 3 ) (gen. Alberto Vasarri) 89° reggimento fanteria 90° reggimento fanteria 37° reggimento artiglieria div. fant . V battaglione mortai LXXXVI battaglione cc.nn. 5" compagnia cannoni da 47 / 32 23" compagnia artieri 5" compagnia t.r.t. 53a sezione fotoelettricisti unità dei servizi Divisione fanteria da mont. Modena (37°) (gen. Alessandro Gloria) 41° reggimento fanteria
42° reggimento fanteria 29° reggimento artiglieria div. fant. XXXVII battaglione mortai XXXVI battaglione cc.nn. 37" compagnia cannoni da 47/32 19" compagnia artieri 37" compagnia t.r.t. unità dei servizi
58
LE OPERAZIONI DEL GIUGNO 1940 SUl,LE ALPI OCCIDENTALI
Divisione fanteria Cremona (44a} (gen. Uberto Mondino) reggimento fanteria reggimento fanteria 7° reggimento artiglieria div. fant. XLIV battaglione mortai XC battaglione cc.nn. 44" compagnia cannoni da 47 /32 77" compagnia artieri 44a compagnia t.r.t. unità dei servizi 21°
22°
II Raggruppamento alpini - Settore Varaita Po (gen. Paolo Berardi) 5° gruppo alpini (batt. Val Chiese, Val Camonica, Valtellina, Val d'Intelvi) XXXVIII battaglione cc.nn. gruppo artiglieria alpina V al Po gruppo artiglieria alpina Val Camonica
4~ Armata Comandante : generale Alfredo Guzzoni Capo di S.M. : generale Mario Soldarelli
Truppe di Armata reggimento artiglieria controaerei raggruppamento artiglieria d'Armata 6° raggruppamento artiglieria d'Armata 9° raggruppamento artiglieria d'Armata comando 5° raggruppamento genio I battaglione minatori III battaglione minatori V gruppo aviazione R.E. 2"" compagnia telegrafisti 139"' compagnia radio unità dei servizi 1°
1°
Riserva di Armata Divisione fanteria Legnano (58a) (gen. Edoardo Scala) 67° reggimento fanteria 68° reggimento fanteria 58° reggimento artiglieria div. fant. LVIII battaglione mortai XXVI battaglione cc.nn. 58.. compagnia cannoni da 47 /32
PARTE SECONDA: AVVENIMENTI E PROGETTI PRIMA DELLA GUERRA
59
25a compagnia artieri 58a compagnia t.r.t. unità dei servizi Divisione fanteria Brennero (na) (gen. Arnaldo Forgiero) reggimento fanteria reggimento fanteria 9° reggimento artiglieria div. fant. XI battaglione mortai XL battaglione cc.nn. Ila compagnia cannoni da 47 /32 32a compagnia artieri 11a compagnia t.r.t. unità dei servizi 231° 232°
Divisione alpina Tridentina (2") (gen. Ugo Santovito) 5° reggimento alpini (batt. Morbegno, Tirano, Edolo) 6° reggimento alpini (batt. Vestone, Verona) 2 ° reggimento artiglieria alpina (gruppi Bergamo, Vicenza) II battaglione genio alpino 82a compagnia chimic.'l unità dei servizi Raggruppamento celere d'Armata (gen. Enrico Gaz zale} 4° reggimento bersaglieri 1 ° reggimento fanteria carrista reggimento Nizza Cavalleria
l Corpo d'armata - Settori Bardonecchia, Moncenisio (gen. Carlo V ecchiarelli) Truppe di Corpo d'armata VIII settore GAF IX settore GAF 3° gruppo alpini (batt. Esille, V al Fassa, Val Dora) 1° raggruppamento artiglieria di C. d'a. 19° raggruppamento artiglieria GAF 23° raggruppamento artiglieria GAF battaglione alpini Susa battaglione alpini Val Cenischia I battaglione mitraglicri CI battaglione mitraglieri CI battaglione mitraglieri da pos1z10ne CXIII battaglione mitraglieri da posizione XI battaglione cc.nn. IX battaglione artieri 78a compagnia telegrafisti 833 compagnia telegrafisti (}6a compagnia radio
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Schieramento del G.A.O. (da un documento dell'epoca).
PARTI-; SECONDA:
AVVENIMENTI E
PROGETTI PRIMA DELLA GUERRA
71" sezione fotoelettricisti 3• colombaia mobile unità dei servizi Divisione fanteria da mont. Superga ( 1") (gen. Curio Barbasetti di Prun) 91" reggimento fanteria 92° reggimento fanteria 5° reggimento artiglieria div. fant. I battaglione mortai XVIJI hattaglione cc.nn. 1' _compagnia cannoni da 47 / _p T 4" compagnia artieri 1• compagnia t.r.t. unità dei servizi
Divisione fanteria da mont. Cagliari (59") (gen. Antonio Scuero)
63° reggimento fanteria 64° reggimento fanteria 59° reggimento artiglieria div. fant. UX battaglione mortai XXVIII battaglione cc.nn. 59" compagnia cannoni da 47 /32 15" compagnia artieri 59" compagnia t.r.t. unità dei servizi Divisione fanteria Pinerolo (24") (gen. Angelo Stirpe)
13° reggimento fanteria 14° reggimento fanteria 18° reggimento artiglieria div. fant. XXIV battaglione mortai 61 • compagnia artieri 24" compagnia t.r.t. 63' sezione fotoeìettricisti unità dei servizi IV Corpo d'armata - Settore Monginevro (gen. Camillo Mercalli)
Truppe di Corpo <l'armata VII settore GAF 4° raggruppamento artiglieria di C. d'a. 8° raggruppamento artiglieria GAF IV battaglione mitraglieri CIV battaglione mitraglieri da posizione I battaglione artieri 73" compagnia telegrafisti 92a compagnia telegrafisti
6r
LE OPERAZIONI DEL GIUGNO
1940
SULLE ALPI OCCIDENTALI
compagnia radio ua colombaia mobile unità dei servizi
~a
Divisione fanteria da mont. Assictta (26•) (gen. Emanuele Girlando)
29° reggimento fanteria 30° reggimento fanteria 25° reggimento artiglieria div. fant. XXVI battaglione mortai XVII battagiione cc.nn. 26a compagnia cannoni da 47/32 643 compagnia artieri 223 compagnia t.r.t. n" sezione fotoelettricisti unità dei servizi Divisione fanteria da mont. Sforzesca (23 ) (gen. Alfonso Ollearn)
53° reggimento fanteria 54° reggimento fanteria 17° reggimento artiglieria div. fant. II battaglione mortai XXX battaglione cc.nn. 2" compagnia cannoni da 47 /32 163 compagnia artieri 11" compagnia telegrafisti 2" compagnia t.r.t. 6" sezione fotoelettricisti unità dei servizi Corpo d'armata alpino - Settore Baltea - Orco - Sture (gen. Luigi Negri) Truppe di Corpo d'armata X settore GAF 12° raggruppamento artiglieria GAF battaglione alpini Duca degli Abruzzi CIII battaglione mitraglieri da posizione CX battaglione mitraglieri da posizione XII battaglione cc.nn. reparto arditi alpieri reparto autonomo Monte Bianco unità dei servizi Divisione alpina Taurinense (1") (gen. Paolo Micheletti)
4° reggimento alpini (batt. Aosta, Val Baltea, Val d'Orco) 4° gruppo alpini (batt. Ivrea, Val Piave, Val Cordevole) 1° reggimento artiglieria alpina (gruppi Aosta, Val d'Adige) I battaglione genio alpino ' 81" compagnia chimica unità dei servizi
PARTE SECONDA: AVVENIMENTI E PROGETTI PRIMA DEI.LA GUERRA
Raggruppamento autonomo Levanna (gen. Mario Girotti) battaglione alpini battaglione alpini battaglione alpini gruppo artiglieria
lntra V al Brenta Val Cismon alpina V al d'Orco
3° reggimento alpini - Settore Germanasca - Pellice (col. Emilio Faldella) VI settore GAF battaglione alpini Fenestrelle battaglione alpini Pinerolo battagliane alpini Val Chisone battaglione alpini Val Pellice CII battaglione mitraglieri da pos1z1one I battaglione cc.nn. II battaglione cc.nn. gruppo artiglieria alpina Susa
63
III. GLI APPRESTAMENTI MILITARI FRANCESI ALLA FRONTIERA ALPINA
Nella seconda metà dell'agosto 1939 le minacciose intenzioni tedesche nei confronti della Polonia erano divenute talmente trasparenti da indurre il governo francese a decretare, il giorno 22, lo stato di allarme. Tre giorni dopo viene ordinata la messa in atto della copertura alla frontiera. In effetti, le grandi unità francesi verranno poste sul piede di guerra a partire dal 22 agosto, anche se la mobilitazione generale, per ragioni politiche, sarà ordinata soltanto il 1°
settembre.
L 'organizzazione militare francese del tempo di pace, nello scacchiere sud - est, era fondata sulla 14e e sulla T _5e Région militaire, con sedi di comando rispettivamente a Lione e a Marsiglia. Si trattava di comandi militari di frontiera, perciò assai ricchi di unità dell'esercito permanente, d'active secondo la terminologia francese, alcune delle quali di grande prestigio (55). La 1 4e Région, che comprendeva anche la Savoia e il Delfinato, disponeva della 27e Division d'infanterie del tipo da montagna e della 55e Brigade d'in fanterie, anche essa composta di truppe alpine. Le due grandi unità hanno comandi integrati, rispettivamente, con quelli del Secteur fortifié du Dauphiné e del Secteur fortifié de Savoie, ciascuno dotato di una propria demi - brigade alpine de forteresse (56). Erano inoitre stanziate nel territorio della 14e Région militaire circa metà della 1Te Division d'infanterie nord - africaine e varie unità non indivisionate tra le quali figuravano un reggimento spahis algerini, un reggimento corazzieri, un reggimento carri armati, due reggimenti di
(55) Les grandes unités franraises, Historiques succints, vol. 1•r, Paris, Imprimerie Nationale, rg67, pag. 40 e seg. (s6) Nella terminologia organica francese, demi - brigade corrispondeva all'insieme di tre battaglioni di specialità della fanteria che non costituivano reggimenti, ad esempio chasseurs alpins e alpins de forteresse. L'unità in questione è perciò di livello reggimentale.
!'ARTE SECONDA: AVVENIMENTI E PROGETTI PRIMA DELLA GUERRA
65
artiglieria che si aggiungevano ai cinque inquadrati nelle grandi unità e un reggimento genio. La 15e Région militaire, che aveva giurisdizione sulla Provenza e sulle Alpi Marittime, era ancora più ricca di unità. Da essa dipendevano la 29e Division d'infanterie, che fino al momento della mobilitazione aveva in comune il comando con il Secteur fortifié des Alpes- Maritimes, la 2e Division d'infanterie coloniale e l'altra metà della Ire Division d'infanterie nord - africaine. Facevano parte della 29e Division d'infanterie, una delle non molte grandi unità da montagna di cui disponeva allora l'Esercito francese, ben quattro fra reggimenti di fanteria alpina e demi - brigades di chasseurs alpins e tre reggimenti di artiglieria (57). Anche il Secteur fortifié des Alpes - Maritimes aveva una struttura di pace assai robusta, con tre bataillons alpins de forteresse, un reggimento pionieri, tre reggimenti artiglieria da posizi~me e un battaglione genio da fortezza. La 2e Division d'infanterie coloniale è composta di un reggimento di fanteria coloniale, quello del Marocco (58); di c1ue reggimenti di tirailleurs sénégalais e di un reggimento di artiglieria. Dipendono dalla 1 5e Région militaire anche un reggimento di dragoni, due di artiglieria, uno del genio e il presidio della Corsica. Va notato che il sistema di mobilitazione allora in vigore in Francia prevedeva che le Divisioni di serie A non permanenti venissero costituite per sdoppiamento di quelle permanenti, mentre quelle di serie B dovessero essere formate quasi totalmente da riservisti. In entrambi i casi, il personale per il completamento o la formazione era tratto esclusivamente dal territorio della stessa Région militaire. Il piano francese di mobilitazione e radunata alla frontiera italiana prevedeva l'impiego anche di truppe da montagna provenienti dalla 16e Région militaire, con sede a Montpeiiier. ìn pratica, tre dei diciotto grandi comandi territoriali presenti nella Francia metropolitana erano orientati ad impiegare le proprie unità mobili sulla frontiera alpina di sud - est. La mobilitazione francese ha inizio, come si è già visto, a partire dal 22 agosto 1939. I relativi trasporti hanno termine, per quanto I 5e Région militairc e Corps d'arméc possono vedersi in: Général A. MoNTAGNE, La bataille pour Nice et la Provence, Montpellier, Les éditeurs des Arceaux, 1952. (58) I reggimenti coloniali, nonostante la denominazione, erano formati
(57) Notizie particolareggiate sull'attività della
poi del
xvc
con francesi metropolitani.
5· -
u.s.
66
LE OPERAZION I DEL GIUGNO 1940 SULLE ALPI OCCIDENTALI
riguarda la zona che interessa, il 12 settembre. In questi venti giorni il panorama militare sul versante francese della frontiera alpina subisce un notevolissimo mutamento. Anzitutto, viene costituita la 6a Armata agli ordini del generale Besson, con giurisdizione su tutte le truppe schierate alla frontiera italiana e alla frontiera svizzera nel tratto fra il Monte Bianco e Ginevra. Ciascuna Regione militare dà vita ad un comando di Corpo d'armata che ne prende la numerazione distintiva e assume la responsabilità di tutte le unità mobili, ottenendo così una netta separazione fra comandi territoriali e comandi di grandi unità. Nell'ambito di ciascuna delle Regiorti militari viene immediatamente costituita, con personale richiamato alle armi, una divisione di fanteria, definita di serie B ma di organico normale, che assume un numero distintivo ottenuto sommando a cinquanta il numero della Regione militare di origine. Poiché, come si è già detto, la mobilitazione francese è organizzata su base regionale, le Divisioni di fanteria di serie B mobilitate dalla 14e e dalla I 5e Région militairc, rispettivamente la 64" e la 65", hanno le caratteristiche delle Divisioni da montagna, anche se denotano una efficienza iniziale molto inferiore rispetto alle Divisioni alpine d' active, specie per quanto riguarda la fanteria. Naturalmente, anche le Divisioni permanenti sono completate con elementi richiamati alle armi e subiscono sdoppiamenti e importanti modifiche organiche. A mobilitazione ultimata, la 6.. Armata è divenuta un imponente strumento militare con tre Corpi d'armata (XIV, XV e XVI), quattro Divisioni di fanteria da montagna quaternarie (21, 28", 29"' e 30a), sette Divisioni di fanteria ternarie, in parte da montagna, (3r"', 63\ 64"', 65\ 66\ r" nord africana e 2"' coloniale), tre settori fortificati e un settore difensivo, il Secteur défensif du Rhone, sostanzialmente assimilabili ad altrettante Divisioni (59). Altre unità di formazione erano schierate in difesa costiera lungo il Mediterraneo. Pur trascurando queste ultime e il Secteur défensif du Rhone, non direttamente impegnati alla frontiera franco - italiana, in termini di battaglioni di fanteria le undici Divisioni e i tre Settori francesi corrispondono a ventitre Divisioni binarie italiane. Per consentire il confronto con le nostre grandi unità di uguale livello organico, già esaminate nella loro composizione, si forniscono i quadri (59) Général MER, La bataille des Alpes, « Revue historique de l'Armée p. 86.
janvier 1946,
l>,
PARTE SECONDA: AVVENIMENTI E PROGETTI PRIMA DELLA GUERRA
67
di battaglia, al momento della mobilitazione, di una Divisione francese da montagna, costituita su base quaternaria (6o), e di una normale Divisione ternaria (6i ).
27e Division d'infanterie Fanteria
5f Brigade: 14oe régiment d'infanterie alpine (3 battaglioni);
7e demi- brigade: -
11e
-
1
-
28e
bataillon de chasseurs alpins;
5e bataillon de chasseurs alpins; bataillon de chasseurs alpins.
54e Brigade: 1 59e régiment d'infanterie alpine (3 battaglioni) 2
7e demi - brigade: - 6e bataillon de chasseurs alpins; 1 2e -
14e
bataillon de ehasseurs al pins; bataillon de chasseurs alpins.
Cavalleria
2oe
Artiglieria
9f régiment d'artillerie (2 gruppi da 75 M e I gr. da 105 M); 2of régiment d'artillerie (2 gruppi di obici da 155 a t.m.); 10e batterie antichars hippomobile du 9f r.a. (pezzi da 47); 27e compagnie d' ouvriers d' artillerie;
groupe de reconnaissance de division d'infanterie (62).
227e e 427e sections de munitions automobiles.
Genio
27" bataillon de sapeurs mineurs.
Trasmissioni 27 / 81 compagnie télégraphique; 27 / 82 compagnie radio. (60) Les grandes unités franç-aises, cit., vol. n e, p. 361. (61) Ibidem, voi. III•, p. 23. (62) Corrispondente ad un gruppo squadroni.
68
LE OPERAZIONI DEL GIUGNO
r940
SULLE ALl'I OCCIDENTALI
Trasporti
27/54 compagnie hippomobile; r 2 7 / 54 compagnie automobile.
Sussistenza
2 7/
Sanità
27e groupe sanitaire divisionnaire.
r4 groupe d' exploitation divisionnaire.
2e Division d'infanterie coloniale Fanteria
régiment d'infanterie coloniale du Maroc (3 battaglioni); 4e régiment de tirailleurs sénégalais (3 battaglioni); Be régiment de tirailleurs sénégalais (3 battaglioni); 1 f compagnie de pionniers du rég. col. du Maroc.
Cavalleria
72e groupe de reconnaissance de division d'in fanterie.
Artiglieria
2e régiment d'artillerie coloniale (3 gruppi da 75); 202" régiment d' artillerie coloniale (2 gruppi da 155); 1oe batterie antichars du 2e rég. d'art. col.; 72e compagnie d'ouvriers; 72" section de munitions hippomobile; 72e section de munitions automobile.
Genio
72e bataillon de sapeurs mineurs.
Trasmissioni 72/81 compagnie télégraphiquc; 72 / 82 compagnie radio. Trasporti
72/ 15 compagnie hippomobile; 172 / 15 compagnie automobile.
Sussistenza
72 / r 5 groupe d' exploitation divisionnaire.
Sanità
72c groupe sanitaire divisionnaire.
La forza complessiva della 6a Armata µel mese di settembre 1939 viene valutata dagli autori francesi in circa 550.000 uomini, generalmente bene armati, ma con qualche deficienza nel vestiario
PARTE SECONDA: AVVENIMENTI E P ROGETTI PRIMA DELLA C UERRA
69
e nell'equipaggiamento, un troppo limitato numero di ufficiali e un armamento controcarri ritenuto insufficiente (63). Lo schieramento delle forze francesi intorno alla metà di settembre, cioè nel momento di livello massimo della forza, era il seguente. Il settore nord, dal lago di Ginevra alla Savoia compresa, viene posto per brevissimo tempo alle dipendenze del comando del XVI Corpo d'armata (gen. Fagalde), che prima della fine del mese verrà trasferito nella Francia settentrionale. Subito dopo, la zona nord della frontiera e il Delfinato vengono riunfri sotto il comando del XIV Corpo d'armata (gen. Touchon). All'estremo nord, fra Ginevra e il Monte Bianco, è il Secteur défensif du Rhone (gen. Michal), con un certo numero di unità destinate alla copertura del confine franco - svizzero. In Savoia, la 28a Divisione (gen. Lestien) e il Secteur fortifié (col. Marteau), che ha raddoppiato i propri battaglioni da fortezza ed è stato rinforzato da due battaglioni del 44oe régim cnt de pionniers e da quattro gruppi di artiglieria da posizione, sono strettamente commisti i:1 nno schieramento 3rtico!ato in due settori : Reaufortin- Tarentaise e Maurienne. Nel Delfinato, il Secteur fortifié (gen. Cyvoct), che è stato portato ad un ìivello organico assai simile a quello della analoga unità stanziata in Savoia, è schierato insieme alla 27"' Divisione (gen. Doyen). La 64a Divisione (gen. Cartier) è ancora nelle retrovie, ove sta provvedendo alla propria organizzazione e all'addestramento dei quadri e delle truppe. La 31a Divisione (gen. lhler), inizialmente orientata verso il tratto più settentrionale della frontiera alpina, è la prima grande unità da montagna che lascia, a fine settembre, la 6a Armata per schierarsi in Lorena. La segue a breve distanza la Ire Division d'infanterie nord - africaine (gen. Libaud) che dalla Savoia viene trasferita nella zona di Verdun. Tutta la regione fra l'alto Var e il mare è sotto il controllo del comando del XV Corpo d'armata (gen. Olry, poi gen. Dentz e infine, da novembre 1939, gen. Montagne). Il Secteur fortifié des Alpes - Maritimes (gen. Magnien), svincolato al momento della mobilitazione dal comando della 29a Divisione, dispone ora direttamente di tre demi- brigades alpines de forteresse, precisamente 40\ 58' e fon, del 45oe régiment de pionniers e di tre reggimenti di artiglieria da posizione. Al comando del generale Magnien è affidato tutto il tratto più meridionale della frontiera, dall' Authion, (63) MER, op. cit., pag. 83.
SITUAZIONEDEJ.LE. fQl\lE. F~,\NCESl 5nMArA DAL COMAMDO ITALlA.1-lO ALLE o~t ~tDEL 1 M~G<l10-i~40
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72
1.E OPER.\ZIONI DEL GIUGNO
1940
SULLE ALPI OCCIDENTALI
escluso, al mare. Dall'alto Var all'Authion la responsabilità della prima linea appartiene alla 29a Divisione (gen. Gérodias). A conferma dell'importanza attribuita dall'alto comando francese al tratto sud della frontiera alpina, nelle retrovie del XV Corpo d'armata sono schierate le Divisioni 30a (gen. Duron), 65a (gen. Paquet), 66a (gen. Spitz) e 2a coloniale (gen. Maignan). La missione affidata alla 6~ Armata, che a partire dal 20 ottobre sarà agli ordini del generale Olry, già comandante del XV Corpo d'armata e perciò esperto dei problemi dello scacchiere che gli veniva affidato, secondo il generale Mer, dalla stessa data Capo di Stato Maggiore àeìì'Armara, era queììa ài e< saìvaguaràare al massimo l'integrità del territorio nazionale» (64). Da ciò si dovrebbe dedurre un atteggiamento dell'alto comando francese favorevole di massima alla difensiva sulla frontiera alpina di sud - est. Tuttavia, risulta che questa preferenza per l'orientamento difensivo non escludeva progetti ed intenzioni offensive da attuare al momento opportuno. Già nell'estate del r938 e nel successivo autun1 1,.f' • f ra.nccsc, probd. b"1.t1ncntc • • • . de1 no 1.10 stato 1v.a.agg•vrc per 1n1z1at1va generale Biilotte, aveva cominciato a prevedere ia possibilità di operazioni offensive attraverso le Alpi occidentali, per realizzare le quali occorreva però incrementare la disponibilità di artiglieria da montagna, superando i limiti rappresentati dalla scarsità di muli e di trattori leggeri adatti al particolare terreno. In un promemoria al ministro della Difesa Nazionale e della Guerra, che era lo stesso Presidente del Consiglio Édouard Daladier, scritto proprio alla vigilia della firma degli accordi di Monaco, il generale Billotte, rifacendosi agli studi compiuti in precedenza dai generali Mittelhauser e Dosse, sottolineava la necessità di intraprendere la realizzazione di un programma urgente di allestimenti capace di consentire, in caso di guerra con l'Italia, e< de passer au plus tòt à l'offensive sur le front des Alpes » (65). Contemporaneamente Billotte scriveva al generale Gamelin, Capo di Stato Maggiore dell'Esercito (66), formulando tre diverse ipotesi operative. La prima riguardava un'offensiva simultanea su Torino e su Cuneo, con un attacco esteso all'intero tratto centro -
(64) Ibidem , pag. 84. (65) AUSSME, carteggio SME, racc. 96. Prol. 1047 /S, in data 29 settembre 1938, gen. Rillotte al ministro della Difesa e della Guerra. (66) Ibidem. Prot. ro46 / S, in data 29 ottobre 1938, gen. Billotte al capo di S.M. dell'Esercito e vice presidente del Conseil superieur de la guerre.
PARTE SECONDA: AVVENIMENTI E PROGETTI PRIMA DELLA GUERRA
73
settentrionale della frontiera, fino al Monte Clapier. La seconda presupponeva l'impiego della 6" e della Armata e il completo dominio del Mar Ligure. In tal caso, si sarebbe lanciata con la 6a Armata un'offensiva principale su Cuneo, con obiettivi finali Saluzzo e Fossano, agevolata dal concorso di azioni di sbarco sulla costa nella zona di Finale. In un secondo tempo, avrebbe avuto inizio una offensiva secondaria della Armata su Bardonecchia e Susa, con obiettivo finale Torino. La terza ipotesi prevedeva, infine, un attacco generale e simultaneo su tutto il fronte alpino, ma con lo sforzo principale in direzione di Cuneo. Per realizzare ia prima o ia seconda ipotesi sarebbero state necessarie ventisei Divisioni, di cui otto da montagna, per la terza ben trenta Divisioni, delle quali otto da montagna. Lo Stato Maggiore francese, nell'autunno del 1938, continuava a prendere in considerazione l'ipotesi di offensiva attraverso le Alpi, ma si trovava di fronte ad una deficienza di quadrupedi adatti che consentiva di prevedere la trasformazione in grande unità da montagna soiranto deila 2 " Division d'infanierie coloniale, che si sarebbe dovuta affiancare alle altre due Divisioni armate con artiglierie da montagna, vale a dire la 2t e la 31a (67). Il deficit di grandi unità appariva perciò incolmabile. Tuttavia, circa un anno dopo, in una riunione tenuta al Minis':ero della Guerra, il generale Gamelin e l'ammiraglio Darlan avrebbero dichiarato che l'Esercito e la Marina francesi << seraient susceptibles d'agir vigoureusement contre l'ltalie si cette puissance entrait en guerre >>. Il contesto in cui appare questa frase, cioè l'impossibilità di agire offensivamente sul fronte franco - tedesco, fa pensare ad un massiccio attacco alla frontiera alpina. C'è anche da tener presente, però, che nel corso della stessa riunione gli stessi capi militari avevano già riconosciuto l'interesse francese ad ottenere la neutralità assoluta dell'Italia (68).
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(67) Ibidem. Prot. 04209, in data 12 novembre 1938, lo Stato Maggiore dell'Esercito al presidente del Consiglio, ministro della Difesa Nazionale e della Guerra. (68) Verbale di una riunione di capi politici e militari francesi tenuta a Parigi il 23 agosto 1939. Pubblicato in: GIUSEPPE VEDOVATO, Il conflitto europeo e la non belligeranza dell'Italia, Firenze, Sansoni, 1943, pag. 197 e seg. Si tratta probabilmente di un documento catturato dai tedeschi. Il gen. Gamelin nel suo libro Servir contesta l'esattezza di questo verbale. Cfr. la traduz. it.: MAURICE GAMELIN, Al servizio della Patria, Milano, Rizzoli, 1947, pag. 57·
74
I.E OPERAZIONI DEL GIUGNO 1940 SULLE ALPI OCCIDENTALI
Si potrebbe spiegare con la presenza di intenzioni offensive, sia pure generiche, il mantenimento della responsabilità dei comandi delle grandi unità mobili su tutta la linea nei settori centrali e settentrionali della frontiera, mentre nel Settore delle Alpi Marittime, ove l'offensiva era impensabile, le competenze del comando del Secteur fortifié sono fin dall'inizio ben separate da quelle del comando della 29a Divisione. Quando la « non belligeranza » italiana divenne un fatto consolidato, la linea di frontiera fu, più razionalmente secondo un'ipotesi difensiva, affidata a tratti alterni alla responsabilità dei comandi di settore fortificato e di Divisione. Pressoché contemporaneamente ebbe inizio il movimento verso il fronte nord - est di diverse grandi unità fra le quali erano anche quelle da montagna. A partire da questo momento, le forze francesi, benché ancora numerose, godranno di una struttura di comando invidiabilmente semplice e robusta. Una sola diretta autorità su tutto il fronte, il comando della 6a Armata, che a partire dal 5 dicembre 1939 si sdoppierà, partendo per il nord con una aliquota di truppe e servizi, ma lasciando a Valcnce, sempre nelle mani esperte del generale Olry, un comando su scala ridotta. Da questa data nasce la denominazione di Armée des Alpes. Alle dipendenze del comando di Armata· sono due soli comandi di Corpo d'armata, ciascuno diretta espressione di una regione militare già orientata ad operare sul medesimo tratto di frontiera alpina. Gli stessi comandi delle Divisioni d'active erano in maggior parte stanziati fin dal tempo di pace nei pressi del confine e ne cone>scevano bene i problemi militari. Inoltre, pur conservando l'inevitabile frammischiamento fra le minori unità da fortezza e le minori unità mobili, vengono vaiorizzate al massimo ì'esperienza e ia conoscenza dei luoghi possedute dai comandi di settore fortificato. Questi ultimi vengono inseriti nello schieramento alle dirette dipendenze dei comandi di Corpo d'armata, perciò alla pari con i comandi di Divisione, ed esercitano la loro autorità su tutte le truppe del settore assegnato, comprese quelle in organico alle grandi unità mobili. L'articolazione del comando, almeno finché si fosse mantenuto un atteggiamento difensivo, risultava in tal modo la più economica e la più efficace fra quelle possibili. Si tratta di criteri assai diversi, per certi aspetti addirittura di segno contrario, da quelli cm si ispirava lo schieramento italiano.
PARTE SECONDA: AVVENIMENTI E PROGETTI l'RIM,\
DELLA G UERRA
75
L'innevamento delle Alpi Occidentali, molto precoce quell'anno, e la politica italiana di << non belligeranza )) indussero l'alto comando francese a considerare impossibile fino alla primavera qualsiasi operazione militare e a disporre il ritiro dalla frontiera alpina, nel corso del mese di novembre, delle Divisioni da montagna 2t, 28\ 29~ e 30\ oltre alla 63\ come è noto di serie B. Si dispone però che le Divisioni 2t e 30a, partendo per il nord, scambino i propri reggimenti di artiglieria con quelli, rispettivamente, della 6f e della 65a Divisione, mentre la 29a cede al Secteur fortifié des Alpes -Maritimes il 294° reggimento artiglieria. In tal modo le artiglierie mobili schierate aìla frontiera franco - italiana conservano una forte componente da montagna. Inoltre, le Divisioni alpine quaternarie lasciano sulle Alpi una demi- brigade di chasseurs alpins ciascuna. Grande importanza ha il fatto che ogni battaglione che abbandona la frontiera alpina lascia, schierata in prima linea, una section éclaireur- slcieurs (plotone esploratori sciatori). Le S.E.S., come vengono comunemente chiamate, sono grossi plotoni costituiti nell'ambito di ciascun battaglione della 6a Armata con elementi scelti sotto il profilo alpinistico e militare. L'Armée des Alpes troverà nelle S.E.S. elementi particolarmente adatti alle piccole azioni aggressive e alla difesa avanzata in alta montagna, chiamati ad operare in terreni perfettamente conosciuti dai loro uomini a causa del reclutamento su base locale. La presenza di queste unità in prossimità della frontiera darà sempre ai comandi italiani, anche a guerra iniziata, la falsa impressione che le S.E.S. fossero niente altro che gli elementi avanzati dei rispettivi battaglioni. Anche di qui nasce la costante sopravvalutazione da parte degli organi informativi italiani delle forze francesi effettivamente presenti. Nel corso dell'inverno, le tru:ppé' francesi come quelle italiane si raccolgono nei fondi valle per provvedere al miglioramento del proprio addestramento e, dove è possibile, ai lavori di fortificazione. La costante attività addestrativa rende sempre più ridotto l'iniziale divario di efficienza fra le unità permanenti e quelle costituite al momento della mobilitazione. A marzo, forse in vista di operazioni da compiersi all'estremo nord dell'Europa, lasciano la frontiera diversi battaglioni di chasseurs alpins. Più o meno nello stesso periodo, viene messo a punto il nuovo piano difensivo in vista dell'estate, adeguato alla ridotta forza dell'Armata. Esso tuttavia non esclude la possibilità di impiegare tre Divisioni da montagna che, in caso di emergenza, sarebbero state spostate verso il sud - est.
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LE OPERAZIONI DEL GIUGNO
1940
SULLE ALPI OCCIDENTALI
Alla difesa articolata in profondità, inizialmente prevista, si sostituisce ora una difesa più arretrata, imperniata sulla posizione di resistenza. Diranno le direttive del generale Olry, emanate il 12 maggio quando l'inizio dell'attacco tedesco a nord - est gli faceva prevedere come imminente l'entrata in guerra dell'Italia: << Si accentua per l'Armata la necessità di combattere soltanto una battaglia sulla posizione di resistenza. Questa necessità esclude uno sviluppo esagerato della resistenza degli avamposti e dei distaccamenti avanzati. Si deve fare eccezione per le fortificazioni di avamposto in calcestruzzo, che dovranno resistere fino all'esaurimento dei loro mezzi con lo scopo di frazionare il dispositivo nemico nel corso deila sua presa di contatto con la nostra posizione di resistenza. « In queste condizioni, avanti alla posizione di resistenza l' Armata avrà come compito soltanto di rallentare al massimo il movimento nemico con l'uso delle distruzioni, l'azione a grande distanza delle artiglierie, la resistenza prolungata il più possibile delle fortificazioni di avamposto, completata dalla vigilanza delle S.E.S. e dalrazione ritardatrice dei distaccamenti operanti ncììc zone previste : - una in Mariana sull'asse Moncenisio -Termignon - Esseillon; - l'altra nel saliente di Breil sull'asse Saorge - Aution » (69). In primavera, dopo diversi parziali aggiustamenti, lo schieramento francese risulta, nelle sue iinee principali, il seguente. La parte settentrionale e centrale della frot?-tiera, affidata al comando del XIV Corpo d'armata, era articolata in settori posti alternativamente sotto la responsabilità di un comando di secteur fortifié o di un comando di Divisione. In Tarantasia il Secteur fortifié de Savoie, in Moriana la 66~ Divisione di fanteria, nel Briançonnais il Secteur fortifié du Dauphinf:, nei Queyras e in Val Ubaye la 6f Divisione di fanteria, assunsero il comando delle zone rispettive. Le truppe restarono frammischiate e, dato che i bataillons alpins de forteresse (B.A.F.) e i gruppi di artiglieria da posizione non potevano evidentemente abbandonare il proprio compito statico, alle unità di fanteria delle Divisioni vennero quasi ovunque affidate le reazioni dinamiche a partire dalla posizione di resistenza e la costituzione delle riserve di settore. I gruppi di artiglieria delle grandi unità, compresi i rari gruppi di supporto di Corpo d'armata, furono schierati in rinforzo alJe artiglierie da posizione. Nei giorni (69) Mim, op. cit., pag. 88 e seg.
PARTE SECONDA: AVVENIMENTI E
l'ROGJ::TTI PRIMA DELLA GUERRA
77
della battaglia, pressoché dappertutto, i battaglioni di fanteria e di cacciatori delle unità mobili saranno impegnati molto limitatamente, vista l'attivissima presenza in prima linea delle S.E.S. e dei reparti di riserva costituiti all'interno dei B.A.F. Nel tratto meridionale della frontiera alpina, ove operavano le truppe agli ordini del comando del XV Corpo d'armata, le unità della 65a Divisione di fanteria saranno impiegate esclusivamente nel settore fra l'alto Var e l' Authion, mentre quelle del Secteur fortifié des Alpes - Maritimes verranno schierate lungo tutto il fronte del Corpo d'armata, sostenendo inoltre praticamente da sole, salvo l'apporto di qualche unità proveniente dalla 2" Divisione di fanteria coloniale, la difesa di tutta la zona fra l' Authion e il Mediterraneo. Le ultime varianti alla composizione dell' Armée des Alpes derivarono dall'arrivo, in sostituzione dei battaglioni di chasseurs alpins partiti in marzo, della 4e demi- brigade de chasseurs pyrénéens, con i battaglioni 5°, 7" e 8° di questa specialità, e dalla partenza, ai primi di giugno della 2e Division légère d'infanterie coloniale, una nuova grande unità binaria ottenuta sciogliendo ~iffrettatamente la vecchia 2a Divisione coioniale. Con la nuova Divisione leggera partirono l' ae régiment de tirailleurs sénégalais, la 4e demi brigade de chasseurs pyrénéens e quasi tutto iì 2e régiment d'artillerie coloniale. Restava, nella riserva del XV Corpo d'annata, soltanto il 4e régiment de tirailleurs sénégalais. Il régiment d'infanterie coloniale du Maroc era stato già trasferito al nord al momento della costituzione dell' ae Division légère d'infanterie coloniale. Verso la fine di maggio, il ritorno delle truppe italiane allo schieramento attuato nel settembre 1939 e l'apparire in prossimità dei valichi di frontiera di qualche carro leggero italiano, convince il comando francese dell'imminenza di un attacco che avrebbe potuto anche assumere i caratteri della guerra meccanizzata. Viene così dato l'ordine di attuare il dispositivo di allarme dall'alba del 25 maggio. All'inizio delle ostilità fra l'Italia e la Francia, nonostante le ripetute sottrazioni di grandi unità, la Armée des Alpes può contare su circa 200.000 uomini, ormai sufficientemente addestrati ed inseriti in una salda compagine bellica.
IV.
LE FORTIFICAZIONI FRANCESI
Il concetto operativo dell'alto comando francese per il confine alpino del sud - est prevedeva una organizzazione difensiva volta a trarre il massimo profitto dagli ostacoli naturali (70). L'analisi del valore impeditivo derivante dalle caratteristiche orografiche dei diversi comparti delle Alpi occidentali aveva condotto lo Stato Maggiore dell'Esercito francese alla conclusione che una irruzione in forze degli italiani potesse realizzarsi soltanto nella parte meridionale della frontiera. Perciò, lo sforzo maggiore per sopperire con la fortificazione al minor appoggio alla difesa dato dal sistema montuoso era stato compiuto nel tratto fra la valle dell'Ubaye e il mare. Tuttavia, i lavori per fortificare con criteri moderni il confine franco - italiano, iniziati nel 1929, si erano sviluppati dapprima con una certa lentezza e l'accelerazione imposta quando la guerra sembrava approssimarsi non aveva dato ancora, a giugno del 1940, tutti i suoi frutti. Molte opere erano ancora allo stato di progetto e diverse altre incompiute. Va notato anche che preesistevano nelle zone fortificate numerose opere risalenti al secolo scorso o all'inizio di questo. Da esse si cercò di trarre profitto mediante lavori di rafforzamento o di ampliamento. Mentre dalla Tarantasia all' Authion le opere di maggiore importanza erano state costruite a sbarramento delle principali vie di penetrazione, a sud di questo rilievo si era giunti assai vicino alla realizzazione di un complesso e organico sistema di fortificazioni, con opere molto ben protette anche quando erano munite soltanto di armi per fanteria e in grado di fiancheggiarsi reciprocamente, secondo un criterio simile a quello adottato per la Linea Maginot. Le fortificazioni permanenti al confine italiano e i loro presidi, costituiti in gran parte mediante un reclutamento regionale,
(70) Le notizie contenute in questo capitolo sono tratte da MER, op. cit.
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facevano capo a comandi strettamente collegati a quelli delle grandi unità mobili destinate ad operare nelle stesse zone. Nel tratto settentrionale della frontiera, in Tarantasia, la posizione di resistenza del S.F.S. aveva un margine anteriore che passava per les Chapieux, Bourg - Saint - Maurice e il corso dell'Isère fino al massiccio della Vanoise. Essa comprendeva intorno al capoluogo i vecchi forti del Truc e di Vulmis nonché le opere per armi di fanteria, mitragliatrici pesanti e mortai da 81 mm., dello Chatelard e della Cave à Canons che fiancheggiavano lo sbarramento anticarro del fondo valle Isère, costituito da un muro in cemento armato e da un fossato. Più a monte lungo lo stesso fiume, il fortino incompiuto di Villaroger era già in grado di svolgere una funzione attiva e consentiva un collegamento tattico con l'altro piccolo forte costruito sulla V anoise. Davanti al margine della posizione di resistenza, due piccole ma robuste opere di avamposto: Seloge nei pressi di les Chapieux, per controllare le provenienze dal Col de la Seigne, e la Redoute Ruinée, che gli italiani chjamano Traversette, in grado di dominare da vicino lo sbocco della rotabile del Piccolo San Bernardo. Più a nord, lo sbarramento dei colli che dal Val des Glaciers immettono nella zona intorno a Beaufort era attuato con postazioni semipermanenti per artiglierie ed armi automatiche. Sempre nel territorio del S.F.S., la posizione di resistenza della Moriana, lasciando fuori tutta la parte più alta del Val d' Are, si incentrava su Modane, ove lo sbarramento della valle comprendeva, oltre ai vecchi forti tuttora armati, diverse opere moderne a Saint - Gobain ed a Saint - Antoine e modernizzate al Sappey. Più a sud le fortificazioni moderne di Arronda, del Pas - du - Roc e del Lavoir, molto vicine alla frontiera, sbarravano gli sbocchi dai colli del Fréjus, della Rho (de la Roue) e di Valle Stretta. Questo potente complesso di opere, che comprendeva anche i fortini dell'Aiguille - Noire e delle Rochilles, era armato con circa novanta pezzi d'artiglieria. Fortificazioni d'avamposto erano l'Esseillon, in fondo valle, e le opere del Revet e della Turra, a dominio dei tornanti della rotabile del Moncenisio. La conca di Briançon costituiva l'ala sinistra del S.F.D. La posizione di resistenza correva a nord - est della cittadina, strettamente circondata da alcuni vecchi forti parzialmente rimodernati, come il Trois Tètes, ed aveva il suo punto debole nella valle della Clairée, sul fianco nord, dove alcune opere in progetto non erano state realizzate. Ad est di Briançon sorgeva una schiera di forti che andava
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da quello moderno della Vachette, al bivio fra le strade del Monginevro e della Clairée, al Janus, al Gondran, fino alle minori opere delle Aittes e del Pie de Rochebrune. In avamposto, a sbarramento della rotabile, erano le fortificazioni costruite subito ad ovest del paese di Montgenèvre. Davanti alle ali della posizione di resistenza, le postazioni del Plampinet, dello Chenaillet e del Bourget. Poco più a sud, il Queyras è privo di fortificazioni permanenti, ma non di postazioni campali e di reticolati che facevano perno sul point fort di Abriès. Sempre nel territorio del S.F.D., il Val Ubaye, considerato dai francesi una delle più importanti e pericolose vie di irruzione attraverso le Alpi, era stato oggetto di particolari cure. La fortificazione era assai estesa specie a cavallo della rotabile del Colle della Maddalena, ove lo sbarramento comprendeva il vecchio forte di Tournoux e ben tre forti moderni: Saint - Ours - Bas, Saint - Ours - Haut e Roche- Lacroix. Facevano da appoggio d'ala ai due lati dello sbarramento i fortini di Plate - Lombarde e delle Granges - Communes.
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sul limite meridionale del S.F.D., sorgevano il forte del Col de Restefond e il fortino di Col de la Moutière. Gli avamposti sono costituiti dalle picc_ole opere moderne di Combc Brémond, in alto Val Ubaye, di Larche, sulla grande rotabile, delle Fourchcs, del Pra e dalla vecchia batteria di Viraysse. Esteso dal Massif des Fourches al mare, per oltre cento chilometri di frontiera, il S.F.A.M. era ritenuto dallo Stato Maggiore francese, come si è visto, il più esposto ad azioni offensive italiane. Ad esso erano stati dedicati grandi mezzi finanziari ed attribuita priorità nella realizzazione dei lavori di costruzione del ·sistema fortificato della frontiera alpina. Tutta una serie di grandi forti di concezione moderna era stata eretta fra Cap Martin e Breil (Breglio). Negli intervalli altri forti modernissimi di minori dimensioni, insieme a fortificazioni più antiche rimodernate, assicuravano il collegamento tattico e il fiancheggiamento reciproco. Tra le opere maggiori vanno ricordate quelle di Cap Martin, Roquebrune, Sainte Agnès, Castillon, Agaisen e Monte - Grosso. Tra le numerosissime minori, Saint - Roch e Barbonnet, a sbarramento della strada fra Sospel e L'Éscarène. Tutte queste opere segnavano il margine anteriore della posizione di resistenza nel tratto più meridionale della frontiera. Altri forti potentemente armati, come quello di Mont Agel, davano profondità a tergo, mentre una fitta catena di nove fortini con armi di fanteria, tra i quali quelli dello Scuvion, di
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Pierre - Pointue, del Pilon, della Coletta, della Croix de Cougoule, di Ponte San Luigi, era distesa in prossimità del confine lungo la dorsale che corre ad est dell'arroccamento Mentone - Sospel, rimasto fuori del margine anteriore della posizione di resistenza. Poco più a nord, mentre le nuove fortificazioni dell'Authion sono ancora incompiute e il massiccio resta ancora affidato ai vecchi forti e a qualche opera leggera, la vallata della Vésubie era sbarrata da due opere moderne costruite a Flaut e a Gordolon. Il forte di Rimplas, ugualmente moderno, bloccava le strade provenienti da Saint- Martin - Vésubie e da San Salvatore (Saint - Sauveur). La zona nei pressi della frontiera compresa nelle valli della Tinèa e della Vésubie era difesa da altre otto opere leggere inserite in una più vasta rete di postazioni isolate. In tutta la regione delle Alpi Marittime le fortificazioni permanenti sono integrate da allestimenti campali in grado di dare appoggio e protezione alle truppe mobili. In sintesi, tutto questo ampio settore era densamente e potentemente fortificato a partire da una linea assai vicina alla frontiera. A qualche distanza, dietro 1a posizione di resistenza che si è descritta nei suoi lineamenti essenziali, le valli principali della Savoia e del Delfinato erano sbarrate da vecchie fortificazioni, talvolta organizzate a costituire piazzeforti, che er ano state rivitalizzate con-1' aggiunta di qualche opera modernamente conceplta. All'ostacolo naturale si aggiungeva perciò, ad ovest della frontiera franco - italiana, un sistema fortificato con notevole sviluppo in profondità, con maglie più o meno strette e più o meno robuste, ma ovunque in grado, specie se integrato da efficaci interruzioni stradali, di creare grossi problemi ad un eventuale invasore.
6. - U.S.
V. FORTIFICAZIONI PERMANENTI E DISPOSITIVO DI DIFESA ALLA FRONTIERA OCCIDENTALE
La battaglia delle Alpi occidentali si è svolta tutta sul versante francese. L'organizzazione difensiva italiana non ha subito perciò il collaudo della guerra. Tuttavia, lo schieramento iniziale delle Armate italiane, date le sue premesse strategiche, aderiva strettamente alle fortificazioni di frontiera e fu dai sistemi difensivi che esso si mosse quando venne l'ordine di assumere rapidamente un atteggiamento offensivo. Di qui l'utilità, nel quadro del presente studio, di conoscere sommariamente quanto l'Italia aveva fatto nell'imminenza della guerra allo scopo di mettere in sicurezza il confine con la Francia. I vecchi forti del periodo della Triplice Alleanza erano stati tutti ridotti a depositi di materiali o di munizioni. Solo alcuni, tutti situati nel tratto di frontiera fra il Moncenisio e il Monginevro, erano ancora utilizzati come batterie da posizione per il fatto di essere dotati di artiglierie protette da cupole corazzate. I forti Pramand, La Court e Paradiso erano armati di quattro pezzi da 149/35 ciascuno, mentre lo Chaberton, gioiello del vecchio sistema difensivo, possedeva ben otto cupole corazzate armate con cannoni dello stesso modello. Il minore fra i forti mantenuti in efficienza, il Bramafan, era armato con due pezzi da 120. Nel periodo fra le due guerre, specie dopo il 1930, si ordinò la costruzione di opere fortificate più moderne, ma di minor mole, armate con mitragliatrici o cannoni di piccolo calibro. Si tende ad ottenere un elevato volume di fuoco entro un breve raggio, piuttosto che un tiro di maggior gittata ma più lento e metodico. Ad esempio, il centro di resistenza, che è allora la fortificazione moderna di maggiori dimensioni, viene costruito alla prova dei proietti di ogni calibro in servizio e deve essere in grado di resistere anche se completamente circondato. E' perciò armato generalmente di mitragliatrici ed eventualmente di cannoni controcarri, sistemati in
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postazioni che consentono il tiro anche sul fianco e sul rovescio. Alle postazioni protette per le armi si aggiungono ricoveri per uomini, munizioni e viveri, ugualmente protetti anche dai colpi di grosso calibro. A tergo dei centri di resistenza venivano costruiti altri ricoveri, destinati alle truppe di riserva e di contrattacco. Insieme ai centri di resistenza, l'ossatura della posizione di resistenza era costituita da opere complesse, resistenti ai colpi di medio calibro e armati di mitragliatrici in grado di agire di fronte e sul fianco. Alcune di esse, costruite in posizione più arretrata, erano destinate allo sbarramento delle principali direttrici stradali. Facevano corona alle fortificazioni più importanti opere semplici, protette essenzialmente dalle loro limitate dimensioni e dalla buona ubicazione, dotate di un massimo di tre mitragliatrici. Nell'autunno 1938, il pericolo di guerra ormai evidente induce il Ministero della Guerra a porsi il problema del rafforzamento del sistema difensivo alla frontiera italo- francese. Non era il caso di formulare progetti a lunga scadenza, del tipo Maginot o Siegfried. La ristrettezza del tempo e la scarsità di mez;zi finanziari e tecnici costringevano a cercare di supplire con un buon numero di opere di rapida realizzazione alla mancanza di fortificazioni di grossa mole. I comandanti delle grandi unità vicine alla frontiera vengono incaricati di predisporre progetti per la sistemazione difensiva delle Alpi occidentali. Si trattava essenzialmente di scegliere sul terreno l'ubicazione migliore per le opere costruite secondo la circolare 7000 del 3 agosto 1938. Questa, a differenza delle precedenti circolari 200 e 800, prevede soltanto opere semplici, vale a dire con da due a quattro postazioni protette per armi singole, mitragliatrici o in certi casi pezzi controcarro da 47 / 32, capaci di resistere ai colpi di medio calibro e collegate mediante cunicoli ad un malloppo centrale dotato di uscite di sicurezza. Queste opere debbono costituire lo scheletro dei caposaldi, nei quali si articola il dispositivo di frontiera, che saranno presidiati al momento del bisogno dai battaglioni delle grandi unità mobili. Le truppe di queste debbono essere poste al riparo dal tiro nemico mediante opere semipermanenti o campali. Solo in qualche caso i caposaldi sono disposti su due file. Ne deriva una organizzazione prevalentemente « a cordone», assai preoccupante per la scarsa resistenza alla penetrazione avversaria, vista anche la sua forte vicinanza alla frontiera.
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Nasce così il progetto di una sistemazione difensiva più organica e profonda che. viene inserito nel P.R. 12, del quale costituisce l'ancoraggio al terreno. E' previsto un primo sistema fortificato necessariamente vicino al confine per motivi topografici e per l'esistenza di un buon numero di opere già realizzate o in costruzione. A sbarramento dei tratti mediani delle valli sorgerà un secondo sistema fortificato, non più continuo, ma gravitante sulle vie di facilitazione. Infine, il terzo sistema, costruito in prossimità dello sbocco in pianura delle valli alpine, si basa su opere catenaccio a sbarramento delle strade principali. Bretelle di compartimentazione e di contenimento avrebbero dovuto collegare primo e secondo sistema. Alle opere di fanteria sono strettamente collegate le batterie in caverna, armate prevalentemente con pezzi da 75/27, in grado di effettuare tiro fiancheggiante sui valichi e sulle alte valli. Si è già visto che il primo sistema correva di massima lungo il confine. Facevano eccezione l'estremità sud della posizione di resistenza, ove il margine anteriore di questa correva al di qua del Roja, lasciando scoperta la dorsale di confine, e la Valle Stretta, nei pressi di Monte Tabor, che costituiva un saliente destinato a non essere difeso. La massima profondità dell'organizzazione difensiva era prevista in corrispondenza del Moncenisio, di Bardonecchia e del Colle di Tenda. Quasi tutte le artiglierie da posizione di medio e di grosso calibro, cui erano affidati i tiri di sbarramento e di interdizione anche sul versante francese, erano postate allo scoperto, spesso abbastanza in alto per guadagnare qualche ettometro in gittata. Nel 1938, si pone con maggior forza il problema della difesa anticarro dei valichi di confine, anche dei più elevati, da attuarsi con fossati, muraglioni e cancellate. Da entrambe le parti della frontiera viene largamente sopravvalutata la possibilità di condurre una guerra meccanizzata sulle Alpi. E' previsto anche, nelle zone di facilitazione per i carri armati, un ampio uso di campi minati, completati con mine a strappo antiuomo e posti sotto il tiro di qualche mitragliatrice. Naturalmente, non molto fu possibile costruire nel corso dell'inverno. All'inizio del 1939, in stagione ancora inadatta ai lavori , sulle Alpi, il Ministero della Guerra sprona i comandi dei Corpi d'armata di frontiera, sui quali cade l'onere dei lavori di fortificazione, scrivendo: « la situazione politica impone che l'organizzazione della frontiera proceda con ritmo serrato e che ogni man-
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chevolezza sia al più presto eliminata n (71). Un mese dopo è la Direzione Generale del Genio a sollecitare i lavori, che sembra fossero quell'anno favoriti da condizioni meteorologiche particolarmente miti (72). Pur di guadagnare tempo, si rinunzia ai consueti controlli ministeriali sui progetti e sui contratti. Tuttavia, i fondi messi a disposizione sono ancora piuttosto limitati. Il I Corpo d'armata riceve 65 milioni per i lavori più urgenti e 19 per quelli meno urgenti. Non è molto, specie se si considera che legname, cemento e mano d'opera cominciano a scarseggiare e divengono quindi più costosi. Ai primi di maggio (73) si ritiene che il primo sistema difensivo possa essere considerato completo sulle direttrici rotabili. Anche i valichi minori sono giudicati sufficientemente sicuri, salvo quelli che immettono in Val Pellice, in Val d'Orco e nelle valli delle tre Sture. Gli sbarramenti più arretrati, iniziati l'anno precedente, sono invece ancora lontani dal completamento. In quel tempo, risultano efficienti 460 opere, annate con II 10 mitragliatrici e 133 pezzi di artiglieria. E' prevista nel corso dell'anno la distribuzione di altre 1100 mitragliatrici e aìtri 100 pezzi per armare le opere ancora da costruire. Si deduce che si contava di raddoppiare in breve volgere di mesi la consistenza delle fortificazioni. Oltre che delle armi in postazione nelle opere, i circa diecimila uomini della Guardia alla frontiera sono dotati di 800 mitragliatrici e di 240 mortai di fanteria. Le batterie da posizione sono soltanto novanta. Si conta di incrementare entro il 1939 questi quantitativi di 300 mitragliatrici, 280 mortai e 58 batterie. Gli avvenimenti dell'estate 1939 impongono anche nel campo dei lavori di fortificazione una accelerazione dei tempi. Contemporaneamente ai provvedimenti per la radunata parziale sulle Alpi occidentali, partono da Roma nuovi solleciti (74). Occorre che i lavori in corso siano assolutamente ultimati entro la fine di set-
(71) AUSSME, racc. IT 3695. Prot. 2433, in data 13 gennaio 1939, Ministero della Guerra - Gabinetto a I e II Corpo d'armata, f. Pariani. (72) Ibidem. Prot. u8oo, in data 15 febbraio 1939, Dir. Gen. Genio ai comandi genio di C. d'a., f. Dall'Ora. (73) AUSSME, carteggio commissioni, racc. 6. Verbale e relazioni Consiglio dell'Esercito, riunione dell'8 maggio 1939. (74) AUSSME, racc. IT 3695. Prot. 23242, in data 21 agosto 1939, Dir. Gen. Genio ai comandi genio di C. d'a., f. Dall'Ora.
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tembre. Numerosa mano d'opera militare viene messa a disposizione delle imprese, con le conseguenze immaginabili sul piano addestrativo. Per una giornata di lavoro le ditte costruttrici dovevano pagare dieci lire all'Amministrazione della Guerra e cinque lire al soldato - lavoratore. Si deve fare di tutto, senza badare a spese, perché i lavori proseguano anche con la cattiva stagione. Sul piano tecnico, le conseguenze di questa fretta saranno molto negative. Molte delle opere costruite nello scorcio dell'autunno saranno già nella primavera 1940 gravemente lesionate e perciò inutilizzabili. Si cerca anche di semplificare i lavori. Una circolare dell'Ispettorato dell'arma del genio (75) sottolinea che la protezione delle opere deve dipendere prima di tutto dalla scelta dell'ubicazione opportuna e . dalla capacità di renderla difficile bersaglio. Il suggerimento è esatto, ma è troppo chiaro che mira essenzialmente ad un risparmio di calcestruzzo. Questo deve avere tuttavia uno spessore minimo di m. 1,50 per le opere resistenti ai piccoli calibri e m. 0,75 per quelle che debbono resistere soltanto alle schegge e ai proiettili delle armi di fanteria. Nell'estate 1939, la parte più critica della frontiera, quella centrale, è giunta a disporre di 68 batterie, di cui 25 di medio calibro e 4 di grosso calibro, in grandissima maggioranza allo scoperto. Nella primavera successiva le batterie di grosso calibro schierate alla frontiera sono aumentate di numero, ma risultano sempre piuttosto scarse e antiquate. Ecco il quadro completo della situazione, quale risulterà nell'aprile 1940: quattro mortai da 260/9 in Val Baltea, un mortaio da 420 / 12 e un obice da 380 / 15 nel settore Bardonecchia - Moncenisio, quattro mortai da 260 / 9 e due da 420 / 12 nel settore Monginevro, quattro pezzi da 260 / 9 e uno da 380 / 15 nel settore Stura, un pezzo da 420 / 12 a San Dalmazzo di Tenda, quattro da 26o / 9 nei pressi di Ventimiglia. Il generale Pariani, dopo una ispezione alla frontiera compiuta nel settembre 1939, si dichiara sostanzialmente soddisfatto di quanto è stato realizzato nel campo della fortificazione e raccomanda di rafforzare la difesa con piccoli lavori e postazioni minori. Al criterio delle opere piccole ma numerose, al fine di trasformare l'esile ((cordone» fortificato in una fascia di maggiore profondità, sembrano ispirarsi le direttive emanate verso la fine del 1939. (75) Ibidem. Prot. 6600, in data 31 ottobre I939, lspett. Genio a diversi, f. Giuliano.
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Di parere diametralmente opposto a quello espresso dal generale Pariani sarebbe stato il vecchio maresciallo De Bono, che dopo una ispezione sulle Alpi occidentali avrebbe confidato al ministro Ciano che le condizioni delle difese non sarebbero state tali da consentire di arginare un attacco francese (76). All'inizio del 1940, forse per effetto dei mutamenti al vertice dell'Esercito, forse perché ora l'intervento in guerra appare più lontano nel tempo, le nuove direttive per le fortificazioni contenute nella circolare 15000 privilegiano opere di maggior mole, capaci di consentire la difesa e la vita del presidio anche dopo un eventuale accerchiamento. Si pensa ora ai posti di comando protetti e ad una più robusta struttura del secondo sistema. Tuttavia, quando il comando della 1~ Armata chiede 930 milioni di lire per avviare il programma di lavori per il 1940, viene risposto che tale cifra è superiore a quella disponibile per tutta la frontiera occidentale e si concedono soltanto 350 milioni. A primavera, l'imminenza delle operazioni fa sì che lo sforzo, sempre con larga partecipazione di mano d'opera militare, si concentri sulle direttrici più pericolose e sugli apprestamenti anticarro. Le opere previste dalla circolare 15000 non potranno avere nemmeno un inizio di attuazione. Come sempre, le maggiori preoccupazioni sono per il settore Moncenisio - Bardonecchia. A metà maggio, Mussolini invia Badoglio a compiere un'ispezione alle fortificazioni di quel settore. La relazione che al suo ritorno il maresciallo invia al capo del governo (77) fornisce un'idea piuttosto precisa della situazione nel tratto di frontiera che aveva ricevuto sempre le maggiori cure. Molto probabilmente, altrove la situazione sarà stata peggiore. Secondo il maresciallo Badoglio, il primo sistema fortificato fra il Colle Clapier e il Rocciamelone può considerarsi efficiente. Esso è costituito anche da opere resistenti al grosso calibro armate di mitragliatrici e di cannoni controcarri e da postazioni in caverna per pezzi da 75/27 e per mitragliatrici pesanti. Altre caverne sono impiegabili come ricovero per le truppe di riserva. La linea di raddoppio in corrispondenza dell'orlo pasteriore della conca del Moncenisio è però ancora lontana dalla completezza. Su sei opere costruite, soltanto una è utilizzabile. Il secondo (76) CIANO, op. cit., alla data del IO settembre 1939. (77) AUSSME, docum. all. al 1° fase. del DS del CS. Prot. 5435, in data 18 maggio 1940, f. Badoglio.
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sistema fortificato che deve sbarrare la Val Cenischia è limitato alle opere a cavallo della rotabile, il terzo sistema, a monte di Susa, è soltanto progettato. Davanti al primo sistema si sta costruendo un fossato anticarro che, come sapremo da altra fonte, impegnerà più di mille operai fino all'inizio delle ostilità. Delle sedici batterie della Guardia alla frontiera schierate nella zona, cinque sono in caverna, tre nei forti, il resto allo scoperto. Le opere costruite nella zona sono in totale 43, quasi tutte completate, ma difettano di servizi che ne consentano l'abitabilità ai presidi. Su sei opere costruite nel 1939, tre non sono utilizzabili per la mancata presa del cemento e due sono screpolate. Questa situazione fa sì che la maggior parte dei 1400 uomm1 di presidio nella zona del Moncenisio sia accantonata nell'Ospizio, vale a dire fuori della posizione di resistenza. Per completare la postazione dell'unico pezzo da 420 disponibile occorrerebbero altre 120 giornate di lavoro. Le artiglierie schierate fra il primo e il secondo sistema sono ancora prive di osserva'r~ '-1'-' ~"crt; lo batt~r;e C,-~1• d~~rt; tovi· ~~"t"t•; ,-1; ""lle~~men•1' '-••..# ·t,.cl: . camente Badoglio: « perciò, allo stato attuale, le batterie non servono a niente l>, In conclusione, pur lavorando di gran lena, la sistemazione difensiva della frontiera non potrà essere pronta fino alla primavera 194r. Queste condizioni di fatto spiegano le preoccupazioni del capo di Stato Maggiore dell'Esercito che nei primi giorni di giugno, dopo un viaggio nella zona di frontiera e ponendo l'accento sulle difese anticarro, incitava i comandi responsabili a condurre i lavori di fortificazione, cui erano addetti 30.000 operai civili, tutti i reparti del genio e molti uomini delle altre armi, con tutta l'energia possibile e attribuendo ad essi priorità assoluta su ogni altro problema. I
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PARTE TERZA
LE OPERAZIONI
I.
I PRIMI GIORNI DI GUERRA
Gli alti comandi alla frontiera alpina occidentale, Gruppo Armate Ovest e Armate ra e 4"', ebbero notizia dell'avvenuta dichiarazione di guerra alla Francia e alla Gran Bretagna dall'ascolto, a partire dalle 18 del IO giugno, della trasmissione per radio del discorso di Mussolini che ne dava l'annunzio al popolo italiano. I più alti comandanti delle truppe schierate su quello che stava diventando un fronte di guerra non ebbero, rispetto ad un qualsiasi altro cittadino, il beneficio del più piccolo preavviso. Di un anticipo di circa un'ora avevano invece goduto l'ambasciatore di Francia André François - Poncet e quello di Gran Bretagna sir Percy Loraine, convocati poco prima delle 17 dal ministro degli Esteri Galeazzo Ciano per ricevere, in buona e debita forma, la dichiarazione di guerra. Poco dopo la fine del discorso di Mussolini, una serie di telefonate provenienti da Superesercito, la nuova denominazione telegrafica e corrente che aveva assunto lo Stato Maggiore del R. Esercito, informò il comandante del Gruppo Armate Ovest e quelli delle due Armate dell'inizio dello stato di guerra. I telegrammi contenenti analoga notizia giungeranno in tardissima serata ( r ). E' ben vero che, seguendo l'antico uso, si lasciavano cavallerescamente all'avversario alcune ore di tregua iniziale, stabilendo che le ostilità avrebbero avuto inizio alle ore zero dell'n giugno. Ecco il testo dei telegrammi firmati dal maresciallo Graziani: « Stato di guerra contro Francia et Inghilterra ha inizio ore zero domani undici corrente. Non, dico non, fare brillare nessuna interruzione salvo caso necessità. Assicurare telefonicamente ».
(1) DS 2"' GM, racc. gli. Telegramma u47, in data 10 giugno 1940, S.M.R.E. a G.A.O., f.to Graziani. L'esemplare indirizzato alla 1a Armata reca le 23,40 come ora di ricezione. Dal relativo DS risulta che anche il telegramma indirizzato alla 4.. Armata è giunto poco prima della mezzanotte. Lo stesso avvenne per quello indirizzato al comando del G.A.0.
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LE OPERAZIONI DEL GIUGNO
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Anche il comando della Armée des Alpes ebbe notizia dell'inizio della guerra italo - francese dall'ascolto della radio italiana. Mentre Mussolini ancora parlava, partì da Valence l'ordine per il 14e e il 15e Corps d'armée di far saltare, nei primi minuti dell'n giugno, tutte le interruzioni previste dal programma. Con l'uso pressoché contemporaneo di 53 tonnellate di esplosivo venivano interrotte fin dalla prima ora di guerra tutte, senza eccezione, le strade che conducevano al confine italiano, oltre alla galleria del Fréjus ed alle ferrovie per Cuneo e per Ventimiglia (2). Con questa decisione, espressione del fermo convincimento del gen. Olry e del suo Capo di S.M. gen. Mer riguardo << l'onnipotenza delle distruzioni in montagna >> (3), l'Armata francese si condannava alla più assoluta difensiva e rendeva più difficile anche il rifornimento dei propri avamposti, ma faceva fronte con tempestività al pericolo di improvvise irruzioni di consistenti reparti, che non poteva non essere preso in considerazione anche se era assolutamente irreale viste le decisioni del comando italiano. L'atteggiamento italiano, già ispirato, come si è ripetutamente visto, alla difensiva strategica, era condizionato da un ordine recentissimo dello S.M.R.E. riguardante il contegno che il Gruppo Armate Ovest avrebbe dovuto leoere in caso di apertura delle ostilità (4). Non soltanto, per ordine di Mussolini comandante supremo delle forze operanti, occorreva mantenere nei confronti della Francia << contegno assolutamente difensivo sia in terra, che in aria », ma non doveva essere intrapresa alcuna azione oltre frontiera, fosse pure limitata al semplice suo superamento, mentre fanterie e artiglierie italiane non avrebbero dovuto aprire il fuoco per prime su truppe e posizioni francesi. Erano vietati perfino i sorvoli della zona di frontiera da parte degli aerei da ricognizione. Questa strana situazione, le cui cause sono state variamente interpretate dagli storici, sarà bene definita dal generale Pintor come << guerra senza ostilità >> (5). Essa era in sostanza la conse(2) MER, op. cit., << Revue Historique de l'Armée n, janvier 1946, pag. 94 seg. (3) Ibidem, pag. go. (4) DS 2a GM, racc. 2072. Prot. 847, in data 7 giugno 1940, S.M.R.E. a G.A.0., f.to Graziani (Doc. n. 1). Questa lettera non faceva che riecheggiare le disposizioni diramate da Stamage lo stesso giorno con prot. 28. Sulla genesi immediata di questo ordine si veda PJETRO BADOGLIO, L'Italia nella seconda guerra mondiale, Milano, Mondadori, 1946, pag. 44. (5) DS 2a GM, racc. <fi. Prot. 0150, in data 14 giugno 1940, 1" Arm. a com. dipendenti. e
PARTE TERZA:
LE OPERAZIONI
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guenza del proposito espresso da Mussolini di non intaccare il limitato potenziale delle forze armate per consentire ad esse una più prolungata capacità di azione, visto che la loro autonomia logistica nei vari campi era valutata dagli organi responsabili in mesi, e sempre assai pochi. Fra le altre probabili cause potrebbe anche esserci il timore che si potesse, con un atteggiamento diverso, provocare un pericoloso attacco francese alla frontiera libica occidentale (6). Il maresciallo Badoglio, nel corso della riunione dei Capi di Stato Maggiore delle tre forze armate tenuta il 5 giugno, aveva riferito le intenzioni di Mussolini nei seguenti termini : la dichiarazione di guerra serve a « cambiare lo stato di fatto in stato di diritto », ma occorre « riservare le forze armate, e specialmente l'Esercito e l'Aeronautica per avvenimenti futuri>>. Tale decisione è confortata da una lettera di François - Poncet a Mussolini che garantirebbe l'assenza di intenzioni francesi di compiere un attacco improvviso contro l'Italia. Qualche giorno dopo, l'addetto militare francese a Roma, generale Parisot, aveva scongiurato personalmente Badoglio affinché evitasse un attacco italiano. !1 Capo di S.M. Generale
aveva affermato nella stessa riunione la propria personale impressione che Mussolini non volesse rompere tutti i ponti con la Francia « per tenerla buona» (7). Tuttavia, alla vigilia della dichiarazione di guerra, lo S.M.R.E. aveva disposto l'occupazione di tutti i valichi di confine « di qualche importanza » e della dorsale del Monte Grammondo. In particolare, i tratti di confine in corrispondenza del Piccolo San Bernardo e del Colle della Maddalena, direttrici di eventuali azioni offensive, dovevano essere garantiti << con reparti di una certa consistenza » (8). Questa occupazione avanzata, spesso affidata a piccole unità alpine, verrà completata entro la giornata dell'n giugno. Ulteriori piccoli miglioramenti del dispositivo verranno attuati il giorno seguente. Anche il comando francese, al momento della mobilitazione nell'estate 1939, aveva dato disposizione per il caso di ostilità di « portare i propri avamposti sulla linea di cresta della frontiera al (6) DS del Comando Supremo, alla data dell'n giugno 1940. (7) Carte SME, racc. 232. Verbale della riunione. L'incontro con Parisot è collocato alle ore 17 del 3 giugno da: QUIRINO ARMELLINI, Diario di guerra. Nove mesi al Comando Supremo, Milano, Garzanti, 1946, pag. 18. (8) DS 2a GM, racc. cfi. Prot. 1068; in data 9 giugno 1940, S.M.R.E. a G.A.0. ed a ra e 4"' Arm., f.to Graziani. Sul rapporto con le disposizioni dello S.M.R.E. in data 7 giugno, si veda FALDELLA, op. cit., pag. 98.
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LE OPERAZIONI DEL GIUGNO 1940 SULLE ALPI OCCIDENTALI
fine di interdirla al nemico)) (9). Il depauperamento di forze subito dall' Armée des Alpes nei mesi successivi, indusse il comando francese a rinunziare a questo obiettivo. Ci si limitò a schierare in prossimità del confine le Sections Éclaireurs - Skieurs affidando ad esse compiti di osservazione e di allarme che vennero in effetti estesi per iniziativa dei comandi locali e interpretati al momento dell'esecuzione con spirito fortemente aggressivo. Nel corso della notte sul 12 giugno Torino è bombardata da aerei britannici che provocano 15 morti. L'azione è ritenuta opera dell'aviazione francese e sintomo di intenzioni offensive nei nostri confronti. L'Aeronautica italiana riceve l'ordine di bombardare il porto di Tolone e i campi d'aviazione nelle vicinanze. In una lettera a Hitler del 12 giugno (IO), Mussolini mette in diretta relazione gli attacchi aerei italiani nella Francia meridionale con quello subito da Torino. Offre poi, in cambio di 50 batterie controaeree da schierare in Piemonte e in Liguria, la partecipazione alla guerra sul fronte franco - tedesco di una Divisione «motocorazzata)>. Infine, espone il proposito di condurre la guerra « con estrema energia», proposito che per il momento resterà senza alcuna conseguenza. Comunque sia, nessuna azione aerea italiana viene attuata o prevista in prossimità della frontiera. Durante la notte sul I 3, bombardamenti aerei di lieve entità vengono segnalati da diversi centri della Riviera di Ponente nelle retrovie del XV Corpo d'armata. Sulla linea di confine, nel corso della stessa notte, alcune S.E.S. prendono l'iniziativa ed effettuano colpi di mano contro gli avamposti italiani. Sul fronte della 4a Armata, sono segnalate fin dal primo mattino del 13 giugno azioni di pattuglie francesi che mirano ad occupare il Colle della Galisia, alla testata della Valle di Locana, e il vicino Colle della Losa. Il battaglione alpino Intra del Raggruppamento Levanna le respinge, ma altri attacchi hanno miglior sorte alla Cima del Gran Cocor e verso Chiapili. Sul fronte deUa 1a Armata, al Lago della Maddalena, un piccolo reparto della G.a.f. viene improvvisamente preso sotto il tiro di una pattuglia francese riuscita a penetrare fra gli avamposti italiani. Solo in serata la situazione può essere ristabi]ita. I più alti comandi italiani traggono da queste azioni locali la convinzione che i francesi possano da un momento all'altro scate(9) MER, op. cit., cc Revue Historique de l'Armée », janvier 1946, pag. 84. (rn) Opera omnia di Benito Mussolini, voi. XXX, Firenze, la Fenice, 1900, pag. 161. In realtà gli aerei che avevano compiuto l'incursione erano britannici.
PARTE TERZA:
LE
OPERAZIONI
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nare attacchi di maggiore ampiezza. Non è da escludere che a creare questa previsione, assolutamente improbabile viste le condizioni della Francia in quei giorni e la materiale impossibilità per l'Armée des Alpes di superare rapidamente le interruzioni stradali che ormai la separavano dalla frontiera, abbiano concorso voci artificiosamente messe in circolazione dall'avversario, o magari dall'alleato. Verso mezzogiorno Superesercito ordina perciò al Gruppo Armate Ovest di far effettuare ricognizioni aeree sulle linee francesi, in particolare sui fianchi del saliente di Bardonecchia. In serata, giungeva da Roma la conferma del supposto pericolo con la segnalazione di « intenzioni francesi circa azioni anche in forza su saliente Bardonecchia)) (n). Il comando del Gruppo Armate Ovest ordina che vengano intensificati i lavori difensivi, con speciale riguardo allo scavo di fossati anticarro, ma l'avvertimento viene ritrasmesso .all'Armata interessata solo nelle prime ore del 15 giugno, segno questo di un certo scetticismo. A sera, evidente conseguenza degli attacchi francesi di poche ore prima, perviene alla Ia e alla f Armata l'ordine di operare piccoli colpi di mano, diversi da quelli di maggiore importanza previsti dal P.R. 12 (12). Di propria iniziativa, il comando della la Armata ordina invece alle grandi unità dipendenti di effettuare i colpi di mano del P.R. 12, al fine di « rendere più economica ed efficiente la difesa, conferendo maggiore profondità alla zona di sicurezza e di creare le condizioni più propizie a sbocchi offensivi )) (13). Nella notte successiva e durante il mattino del 14 giugno, le azioni delle pattuglie francesi si ripetono in numero accresciuto. I presidi di ColJe della Galisia e _di q. 2760 a nord di Col de la Seigne sono costretti a ripiegare. Altri attacchi avvengono a Cima la Para, Punta Gorge e Colle V alletta. Dal canto loro, gli italiani conquistano con piccoli reparti il Col des Aiguilles, Mont Ainé e Mont Agu. All'insistere degli attacchi francesi, l'alto comando italiano replica con disposizioni che prevedono iniziative di maggior rilievo.
(u) DS 2a GM, racc. 2. Prot. 1545, in data 13 giugno 1940, S.M.R.E. a G.A.O., f.to Graziani. Per l'origine della notizia si veda: Carte SME, racc. 96. Foglio di informazioni n. 5 del S.I.M. in data 13 giugno 1940. (12) DS 2" GM, racc. 2072. Prot. 1517, in data 13 giugno 1940, S.M.R.E. a G.A.O., f.to Graziani, immediatamente ritrasmesso a Ia e 4" Arm. con prot. 2021. (13) DS 2" GM, racc. 252. Relaz. comando Ia Arm., pag. 34.
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LE OPERAZIONI DEL GIUGNO
1940
SULLE ALPI OCCIDENTALI
Non si tratta più di colpi di mano, ma di </piccole azioni offensive )) che hanno lo scopo di agganciare le truppe avversarie e di preparare le condizioni che facilitino ulteriori azioni offensive « in più grande stile». Le Divisioni alpine debbono essere orientate a partecipare alle eventuali future offensive con manovre sui fianchi delle posizioni fortificate. Inoltre, su ognuna delle rotabili che attraversano la frontiera deve essere raccolta, in seconda schiera, una Divisione pronta ad effettuare lo scavalcamento e la successiva penetrazione in territorio francese ove se ne presenti l'occasione. E' il primo affiorare della previsione di un subitaneo collasso francese, che avrà larga parte nelle prospettive strategiche ulteriori dell'alto comando italiano (14). Fa immediato seguito a queste disposizioni un altro dispaccio dello S.M.R.E. che per la prima volta prevede azioni di bombardamento aereo in appoggio alle Armate operanti. Si tratta però di attacchi di interdizione sulle vie di comunicazione e sulle aree logistiche e non di azioni di spianamento o di neutralizzazione sulle fortificazioni permanenti francesi, di cui ancora non sembra si percepisca tutta l'importanza (15). La netta variazione di orientamento dello Stato Maggiore italiano è verosimilmente effetto della notizia dell'ingresso delle truppe tedesche a Parigi, un avvenimento che poteva avvicinare in misura decisiva la resa della Francia, ormai apertamente presa in considerazione all'interno dello stesso Governo francese, trasferitosi a Bordeaux. Non va però dimenticato che l'alba del 14 giugno aveva visto l'incursione, ostacolata soltanto da una silurante e da alcune batterie costiere, di una squadra navale francese lungo la costa della Riviera di Ponente fino a Genova, un episodio che poteva anche venir considerato dal Comando Supremo una sfida troppo damorosa per essere lasciata senza ritorsione ( 16). (14) DS 2a GM, racc. 2072. Prot. r6or, in data 14 giugno 1940, S.M.R.E. a G.A.O., f.to Graziani. Gli ordini conseguenti furono trasmessi dal G.A.O. alle Armate in data 15 giugno. (15) DS 2a GM, racc. 2072. Prot. 1662, in data 14 giugno 1940, S.M.R.E. a G.A.O., f.to Grazia ni. ( 16) Per i particolari della azione navale si veda: La Marina italiana nella seconda guerra mondiale, voi. IV, Roma, Uff. Storico M.M., I<lJ02, pag. 85 e seg. Ne risulta che il fianco a mare della 1a Armata e la importantissima rotabile costiera erano protetti soltanto dalle batterie costiere, <la tre treni armati e da alcuni M.A.S.
i'ARTE TERZA:
1,1;
OPERAZION I
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Il comandante della 1" Armata percepisce prontamente il mutamento di atmosfera e, contravvenendo agli ordini dati in precedenza dallo S.M.R.E. , ordina che le artiglierie della G.a.f. che stanno affluendo dalla frontiera nord vengano schierate, anziché sul secondo, sul primo sistema difensivo, ove saranno in condizione di appoggiare più facilmente eventuali azioni offensive. Il comando della 4" Armata non sembra prevedere per il momento la eventualità di azioni offensive. Intanto, la conquista tedesca di Saint-Dizier, sulla Marna, avvenuta il 14 giugno e la pressione esercitata verso Langres, che sarà conquistata il giorno successivo, pone drammaticamente al generale Olry il problema della difesa a fronte rovesciato dello schieramento ai suoi ordini. Come primo p rovvedimento, viene ordinato al comando della 14e Région militai-re di predisporre tutte le possibili distruzioni nella zona fra Saona e Rodano, ad est e a nord - est di Lione (17). Nei primissimi giorni dopo la dichiarazione di guerra, quando l'orientamento a favore della di fensiva sembrava assolutamente prevalente, lo S.M.R.E. cominciò a porsi il problema di un'offensiva generale sul fronte alpino occidentale, la cui attualità era suggerita dall'evolversi della situazione della Francia. Concettualmente, si tratta di un'operazione assai diversa da quelle già previste su certe direttrici dai P.R. 12, nel caso che si fossero verificate « circostanze particolarmente favorevoli ». La premessa che avrebbe potuto consentire una offensiva sulle Alpi di ancor maggiore ampiezza non poteva essere costituita che da una condizione delle truppe francesi alla frontiera alpina assai vicina al collasso. Sembra che, anche in questo caso, l'iniziativa venisse dal generaie Roatta. Iì 12 giugno egli ordinava ai suoi più ;ricini col!abor atori, il generale Negro, capo del 1° Reparto dello S.M.R.E., e il colonnello de Castiglioni, capo dell'Ufficio Operazioni, di « cominciare a studiare per un'offensiva sulle Alpi » (r8). Lo stesso giorno, il capo dell'Ufficio Operazioni predispone un promemoria che reca come oggetto : « offensiva generale alla fron te occidentale » ( 19). (17) MF.R, op. cit., « Revue Historiq ue de l'A rmée », juin 1948, pa)!. 53. (18) Carte SME, racc. 97. Appunto a mati ta, probabilmente del col. de Castiglioni. ( r9) Carte SME, racc. g6. Promemoria in data Castiglioni (Doc. n. 2).
7. - U.S.
12
giugno 1940, f.to de
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I.E OPERAZIONI DEL GIUGNO 1>'40 SUI.I.E Al .l'l OCCIDENTALl
Le ipotesi formulate sono due. N ella prima lo scenario comporta una cc Francia impegnata gravemente nel nord con forte probabilità di travolgenti e definitivi successi da parte germanica » e la presenza di dicci Divisioni francesi integre sul fronte alpino, oltre le truppe da fortezza. In tal caso, sarebbe stata possibile « una offensiva di stile » preparata con tutto il tempo e tutti i mezzi che sarebbero stati necessari. Nonostante tali preparativi, l'attacco verso l'Isère e quello verso l'Ubaye, i soli presi in considerazione, venivano considerati alternativi o comunque non contemporanei. Entrambi si sarebbero potuti sviluppare soltanto dopo la rottura del dispositivo avversario nel settore considerato. Siamo ancora, come si vede, nel quadro del P.R. 12. L'altra ipotesi, che meglio corrisponde all'oggetto del promemoria, presuppone che la Francia sia « in fase di collasso », con il crollo in atto sia del fronte militare, sia del fronte interno e la difesa delle Alpi limitata alla « sola organizzazione di frontiera)). In questo caso, la 1" e la 4a Armata sarebbero state messe contemporaneamente in moto su tutte le direttrici. Va posto in evidenza che, nonostante le circostanze esterne fossero previste come estremamente favorevoli , i problemi da risolvere per compiere l'operazione offensiva non vengono sottovalutati. Il promemoria precisa che essa « - a parte le difficoltà logistiche - non potrebbe avere il carattere di una passeggiata miiitare, poiché non è affatto da escludere l'ostilità òelle superstiti truppe e della popolazione e la accanita resistenza delle zone fortificate. E' pertanto da presumere che l'avanzata generale debba essere preceduta da battaglie di rottura contemporanee, sulle direttrici dell'Isère e della Ubaye, le quali più facilmente delle altre possono consentire lo sbloccamento delle direttrici contigue ». Queste precise e lucide premesse concettuali sono seguite da una descrizione del possibile svolgimento delle operazioni piuttosto confusa. Si parte dalla realistica premessa che il limitato tempo a disposizione costringerà le due Armate schierate sulla frontiera ad effettuare la rottura con le proprie forze, senza neanche il rinforzo di adeguate aliquote di artiglieria pesante, per finire col disegnare un quadro che comprende la presenza nella pianura fra Torino e Cuneo della 6\ t e 8a Armata, pronte sia a concorrere alla rottura, sia a sfruttare il successo. Il giorno 13 giugno viene preparato un altro promemoria, questa volta per il Capo di S.M.R.E., che deriva direttamente dal primo, ma ne rappresenta una edizione più sommaria e meno motivata,
PARTE TERZA:
LE OPERAZIONI
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soprattutto più ambigua (20). Non è questa l'unica volta che gli ordini di operazioni fatti pervenire ai comandi in linea, pur avendo alle origini premesse concettualmente assai pregevoli, finiscono con lo stemperarsi strada facendo e giungono ad apparire, nella formulazione conclusiva, poco più che semplici elenchi di obiettivi e quadri di battaglia. Il secondo promemoria, firmato da Roatta, si limita ad enunciare le ipotesi operative, divenute tre nel frattempo: a) rottura su determinate direttrici (Piccolo San Bernardo e Colle della Maddalena); b) offensiva più ampia su un fronte che resiste, con pressione esercitata su tutta la sua lunghezza al fine di agevolare le azioni previste in a); c) qualora i francesi ripieghino senza opporre resistenze significative, avanzata da tutti i valichi per convergere sulle rotabili. Per ogni eventualità, dovrebbe essere « almeno » predisposto il movimento verso ovest della 6.. Armata, da effettuare quando la situazione maturasse ». Come si avrà modo di constatare in seguito, .tutti i concetti operativi degli alti comandi italiani si ispireranno nei giorni successivi a queste tre ipotesi, combinandole però in vari modi o oscillando fra esse per effetto di considerazioni approssimative o extra militari. Ne risulteranno la genericità e spesso l'ambiguità o la contraddittorietà degli ordini che le Armate schierate saranno tenute ad eseguire. <(
(20) Carte SME, racc. ()6. Promemoria n. 20, m data 13 giugno J940, al Capo di S.M.R.E., f.to Ro::tta.
II. I GlORNI DELLE SVOLTE (DAL 15 AL 18 GIUGNO)
Ii 15 giugno e ia notte che io precede vedono lungo la frontiera un'intensa attività di piccole unità delle due parti. l francesi sono sempre molto aggressivi, specie sul fronte della 4" Armata. In base agli ordini ricevuti due giorni prima, vengono attuati in Valle Roja diversi colpi di mano previsti dal P.R. 12, « anche per facilitare futuri mutamenti di atteggiamento». Con una serie di azioni eseguite da piccoli reparti, viene occupata la dorsale sulla sinistra della media Roja che comprende il Sommet de Larze, la Cima di Campbell e la Cima d'Anan. Piccole unità francesi contrattaccano prontamente, ma vengono respinte. Il generale Pintor, in previsione di un mutamento del nostro atteggiamento, trasmette ai Corpi d'armata dipendenti uno studio di operazione per la conquista dei Dipartimento delle Alpi Marittime. E' l'operazione « P ll, per Provenza, che corrisponde alle indicazioni generali del P.R. 12. Essa prevede tre fasi offensive, con direzione prevalente da nord - est verso sud - ovest. La prima dovrebbe portare le nostre truppe sulla congiungente alta Vésubie Breil, la seconda consentire l'occupazione della conca di Sospel, la terza concludersi con la conquista del Nizzardo. Il centro di gravità dell'operazione è sul fronte del III Corpo d'armata, ma è previsto il concorso dell'ala destra del XV Corpo d'armata. E' evidente la necessità di rinforzi, visto che le forze francesi presenti sul fronte della I a Armata vengono ancora valutate in sette Divisioni. Si tratta di un piano diverso ed alternativo, di maggiore ampiezza e probabilmente più redditizio, rispetto all'offensiva dal Colle della Maddalena di cui si parlerà più diffusamente in seguito. Gli avvenimenti più importanti del 15 giugno si svolgono a Roma. Mussolini manda a chiamare il maresciallo Badoglio e gli ordina improvvisamente di attaccare sul fronte alpino a partire dal
PARTE TERZA:
LE OPERAZIONI
IOI
giorno 18 (21). Il Capo di Stato Maggiore Generale avrebbe replicato esponendo le proprie perplessità sia di ordine tecnico, riguardanti i tempi necessari per i preparativi, sia di ordine morale, vista la sua convinzione che la Francia stia dissolvendosi. Mussolini insiste. Egli ritiene che, proprio per le condizioni in cui si trovano i · francesi, « non sia necessario perdere tanto tempo per portare avanti le artiglierie» (22). Alla fine, però, fa qualche concessione alle obiezioni tecniche di Badoglio ed autorizza un rinvio di qualche giorno. Il generale Roatta, Sottocapo di Stato Maggiore dell'Esercito, riceve subito l'ordine di far assumere alla 1" e alla 4" Armata lo schieramento necessario per poter effettuare le previste azioni offensive al Piccolo San Bernardo e al Colle della Maddalena. Subito si decide di convocare a Roma i capi di S.M. del Gruppo Armate Ovest, delle due Armate interessate alle operazioni e della 6" Armata. Per rafforzare immediatamente l'ala destra dello schieramento, cui verrà affidata l'azione dalla quale ora ci si attende il risultato più importante, la Divisione motorizzata Trieste (gen. Vito Ferroni, 65° e 66° reggimento fanteria, 9° reggimento bersaglieri, 21• reggimento artiglieria, DVIII battaglione mitraglieri, LII battaglione misto genio), che era al campo sull'Appennino nella zona Varzi- Bobbio, riceve l'ordine di concentrarsi d'urgenza a Piacenza e sarà fatta poi proseguire per via ordinaria verso la zona Aosta - Chatillon (allora Castiglione Dora), ove la Divisione dovrà porsi alle dirette dipendenze di Superesercito. La mattinata del 16 giugno vede sul fronte qualche azione di pattuglie. Vengono respinti attacchi francesi nella zona della Galisia e in quella dell'Autaret. Più a sud, in Valle Roja, vengono fatti fallire contrattacchi che mirano alla riconquista delle posizioni di montagna occupate dalle unità italiane il giorno precedente. Nella notte successiva, pattuglie del C. d'a. alpino riconquistano Col de 1~ Sachère, nei pressi di Col du Mont, perduto la mattina del 15 gmgno. Per quanto riguarda l'attività dei comandi, viene definito il piano per la resezione parziale del saliente francese dell'alto Guil, (21) FALJ>ELLA, op. cit ., pag. 1 00, mette in relazione l'improvvisa decisione di Mussolini con il rifiuto da parte di Hitler dell'offerta di truppe italiane da impiegare sul fronte franco - tedesco, comunicatogli proprio quel giorno dall'ambasciatore di Germania. L'entrata dei tedesch i a Parigi, avvenuta il 14 giugno, ha però costituito una spinta decisiva verso la svolta. (22) B Aooc1.rn, op. cit., pag. 45 e seg.
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LE OPERAZIONI DEL GIUGNO 1940 SULLE ALPI OCCIDENTALI
il cui inizio è stabilito per le prime ore del 18 giugno. Dell'azione offensiva, già prevista dal P.R. 12, è incaricato il 3° reggimento alpini, opportunamente rinforzato, al comando del colonnello Emilio Faldella. Il piano di operazioni prevede che tre battaglioni alpini valichino da tre diverse direzioni la cresta di frontiera convergendo su Abriès. Due battaglioni cc. nn. e un altro battaglione alpini resteranno in seconda schiera, mentre quattro batterie alpine daranno appoggio all'azione. Va ricordato che i passi di frontiera nel Settore Germanasca - Pellice in quella stagione non erano valicabili nemmeno dalle salmerie e che il dispositivo avversario era mal conosciuto, salvo la presenza accertata di alcune fortificazioni permanenti ad ovest di Abriès all'altezza di Chateau - Queyras, in zona cioè non interessata all'operazione, ma dalla quale era possibile effettuare tiri di artiglieria contro la testata del Guil. Era perciò necessario chiedere l'intervento dell'Aeronautica. Da parte sua il comando del Gruppo Armate Ovest dà particolareggiate disposizioni alla 1" Armata per l'avvio di « piccole azioni offensive » in applicazione dei noti ordini emanati il 14 giugno dallo S.M.R.E. (23). In esecuzione di queste disposizioni, il comando della 1" Armata raccoglie la Divisione Pistoia lungo la strada del Colle della Maddalena fra Vinadio e Moiola e sollecita lo svincolo dei battaglioni della Divisione Cuneense dal compito della copertura dei tratti di frontiera sulle ali del Il C. d'a. e la loro sostituzione con i battaglioni alpini Valle ritirati in seconda schiera. Il generale Pintor non ritiene di poter eseguire l'ordine di avvicinare al fronte la Divisione Lupi di Toscana perché essa è ancora « incorso di approntamento e tutt'ora bisognevole di riordino». Alle 23,50, forse come conseguenza di una telefonata da Roma, il comando del GrupPo Armate Ovest segnala alle grandi unità dipendenti la possibilità di un rapido ripiegamento francese. Il 16 giugno, trascorso senza novità notevoli sul fronte alpino, è la giornata di una decisiva svolta politica in Francia. Il Governo Reynaud, in cui il partito della resa guidato dal maresciallo Pétain e forte dell 'apPoggio di Weygand aveva acquisito peso sempre maggiore, si dimette. Al suo posto il Presidente Lebrun nomina un nuovo Governo presieduto dall'anziano maresciallo che, anche senza grandi mutamenti di ministri, è in maggioranza orientato, se non
1•
(23) DS 2• GM, racc. 452. Prot. 2095, in data 16 giugno 1940, G.A.O. a Arm., f.to Umberto <li Savoia (Doc. n. 3).
PARTE TERZA:
LE
OPER.\ ZIO N I
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verso la resa, almeno verso una trattativa con i tedeschi. Ministro degli Esteri è ora Paul Baudouin di cui sono noti gli intendimenti contrari ad una resistenza ad oltranza. Le notizie della crisi ministeriale francese e della sua soluzione sono tali da far considerare prossima una richiesta di armistizio. A Roma si teme che i francesi intendano aprire trattative con il solo Governo tedesco, continuando la guerra contro l'Italia, per loro finora assai poco costosa. Di qui la fretta di porre mano a quelle iniziative offensive di cui si erano già poste le premesse, almeno verbali. La riunione convocata a Roma fin dal pomeriggio precedente, come conseguenza del nuovo orientamento manifestato da Mussolini, acquista ora ben altra urgenza. Sono presenti il Sottocapo di Stato Maggiore dell'Esercito gen. Roatta, i capi reparto dello S.M.R.E. ed i capi di S.M. del Gruppo Armate Ovest, gen. Battisti, della 6 Armata, gen. Spicacci, e delle due Armate operanti, gen. Soldarelli e gen. Gelich. Quest'ultimo ci ha lasciato un resoconto preciso e attendibile della riunione romana nel diario storico della 1" Ar~ata (24), redatto sotto la sua responsabilità e da lui firmato ogni giorno. « La situazione francese fa ritenere possibile la richiesta di armistizio alla Germania da parte del Governo francese, non più in grado di arginare l'offensiva tedesca. Di conseguenza, mentre è da escludere un attacco francese alla frontiera alpina, occorre prepararsi subito all'offensiva. E ciò: sia nell'ipotesi di improvviso collasso nemico, sia nell'ipotesi di tenace resistenza francese appoggiata ai sistemi fortificati. « Già si è: aumentato le forze in zona di sicurezza, garantito il possesso di tutti i_valichi, attuato i colpi di mano previsti dal P.R. 12; occorre ora, come provvedimenti comuni ad entrambe le ipotesi: - considerarsi in fase pre - offensiva; - assumere schieramento offensivo; - eseguire altri colpi di mano per tenere il contatto e sondare il nemico. Per la prima ipotesi (collasso) è necessario, su ciascuna direttrice rotabile, avere una Divisione raccolta pronta a scavalcare le grandi 3
(24) DS 2" GM, racc.
9fi.
DS ra Armat:i, alla data dd 16 giugno 1940.
I 04
LE OPERAZIONI DEL GIUGNO I940 SULLE ALPI OCCIDENTALI
unità di prima schiera ed a procedere decisamente in profondità pel fondo valle. « Per la seconda ipotesi (attacco vero e proprio) è da attuarsi l'operazione « M » quando verrà ordinata. L'operazione « P » come era stata progettata (attacco dalla testata della Tinèa al mare col III e XV C. d'a. e con altre grandi unità) risulta di troppo lunga preparazione. Occorre quindi limitarsi ad una azione del XV C. d'a. lungo la Riviera (operazione « R ») da eseguirsi, quando verrà ordinata, con le sole forze di cui detta grande unità già dispone. « E' da presumere che il nemico possa contare su circa 18 Divisioni, delle quali soltanto una decina efficienti, oltre, beninteso, alle truppe di fortezza. « Lo S.M.R.E. metterà a disposizione per l'offensiva « M »: - VIII C. d'a. con la sola Divisione Granatieri di Sardegna; - gruppi di artiglieria d'armata della riserva Alto Comando e dell'8" Armata (per la 1" Armata: 3 da 305 (25), 2 da 152/ 13 ed I da 149/35); - artiglierie di C. d'a. del VII e ddl'VIII C. <l'a. ed eventualmente di quello corazzato. (( Inoltre affluirà in Piemonte l'Armata del Po, della quale saranno nella zona della 1a Armata, ma alle dipendenze dello
S.M.R.E. : - il comando C. d'a. corazzato; - la Divisione corazzata Ariete; - la Divisione motorizzata Trento; - la Divisione autotrasportabile Torino; - la Divisione celere Principe Amedeo Duca d'Aosta. · << Le linee generali dello studio, compilato dal comando del1' Armata, per l'operazione "M" sono approvate; occorre però predisporla in dieci giorni e perciò studiare al più presto l'impiego dei rinforzi, le modifiche al piano ed iniziare subito la raccolta delle Grandi Unità e lo schieramento delle artiglierie e dei servizi». Il generale Gelich aggiunge che alle sue obiezioni riguardanti il tempo necessario per preparare operazioni in montagna contro truppe decise a difendersi, il generale Roatta ha risposto affermando che « il tempo concesso è un massimo, riducibile » e che (( pertanto si farà come si potr2 ». (25) In reald sono due: uno da 305/17 cd uno da 305i8.
PARTE TERZA:
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Poiché né il generale Battisti, né il generale Soldare1li ci hanno lasciato così precisa testimonianza per la parte di loro competenza, questa può essere ricostruita sulla base degli ordini dello S.M.R.E. riguardanti il movimento della 6a Armata (Armata del Po) e delle artiglierie di rinforzo, dei quali i capi di S.M. convocati a Roma furono latori al loro ritorno in sede (26). Risulta così che per le esigenze dell'operazione Piccolo San Bernardo, l'operazione « B », oltre alla Divisione Trieste che stava muovendo per via ordinaria verso Aosta, dovevano essere trasferiti per ferrovia il comando della 6a Armata (gen. Mario Vercellino) a Chivasso e la Divisione corazzata Littorio (gen. Gervasio Bitossi; 12° reggimento bersaglieri, 33° reggimento fanteria carrista, 133° reggimento artiglieria, 133a compagnia mista genio) a Chatillon. In un secondo tempo, il comando del C. <l'a. autotrasportabile (gen. Francesco Zingales) e le Divisioni autotrasportabili Piave (gen. Ercole Roncaglia; 57° e 58° reggimento fanteria, 20° reggimento artiglieria, X battaglione mortai) e Torino (gen. Luigi Manzi; 81° e 82° reggimento fanteria, 52° reggimento artigìieria, LH battaglione mortai) si sarebbero trasferiti fra Airasca e Saluzzo, in posizione baricentrica rispetto all'intero fronte. Tutte le unità della 6A Armata, al loro giungere in Piemonte, avrebbero fatto capo all'organizzazione logistica, tuttora largamente incompleta, della 1" e della .f Armata. Le artiglierie di rinforzo avviate verso la Val Ba1tea consistevano in un gruppo da 305/17, uno da 152/13 ed uno da 149/35. Sembra utile precisare, ora che le operazioni « B >> ed « M » sono vicine a divenire realtà, i loro scopi e le loro origini, piuttosto lontane. Il primo accenno all'ipotesi di operazioni offensive attraverso le Alpi occidentali è contenuto in due lettere del Comando del Corpo di Stato Maggiore che recano la data del 24 aprile 1939 (27). Tali operazioni erano compatibili con il P.R. 12 che, nonostante fosse orientato verso la difensiva strategica, prevedeva come si è visto la possibilità, verificandosi << particolari situazioni favorevoli », di effettuare operazioni offensive lungo le direttrici che dessero le maggiori prospettive di risultati strategici. Le lettere del Comando del Corpo di Stato Maggiore si aprivano entrambe con una premessa troppo ottimistica, ma non si nascon(26) DS 2~ GM, racc. 59. Prot. 1744 e 1745, in data 16 giugno 1940, f.ti Roatta. (27) DS 2• GM, racc. 2. Prot. 4190 e 4191, in data 24 aprile 1939, C.C. S.M. a 1 a ed a 4" Armata, f.ti Pariani.
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devano le difficoltà dell'impresa: « Ora che sono state affrontate e in gran parte risolte le questioni inerenti alla nostra sistemazione difensiva alla frontiera occidentale, occorre studiare a fondo il problema offensivo, specie in relazione alla preparazione per la rottura in zone robustamente sistemate a difesa». Erano perciò necessarie: « Ingente, approfondita preparazione di mezzi e massima violenza per la rottura; celerità, decisione e ardimento spregiudicato nello sfruttamento del successo». Al comando designato della ra Armata venivano affidati gli studi riguardanti, in ordine di precedenza, la direttrice Argentera (cioè Colle della Maddalena)- Ubaye e le direttrici Tenda - Nizzardo e Cornice - Nizzardo. Scopo della prima operazione era l'aggiramento delle difese dell'alta Tinèa o del Monginevro, perciò concorso strategico alternativo verso sud - ovest o verso nord - ovest. La seconda prevedeva la convergenza delle due direttrici verso la << presa di contatto con le difese della piazza di Nizza>>. Gli studi affidati al comando designato della 4a Armata riguardavano, anche qui in ordine di precedenza, tre direttrici: Aosta Isère, Moncenisio - Are e Monginevro - Durance. La prima prevedeva l'irruzione fra i colli de la Seigne e du Mont per giungere all'occupazione della conca di Moùtiers in Val d'Isère e all'eventuale deviazione verso sud su Saint - Jean - de - Maurienne. A quest'ultimo obiettivo doveva mirare anche l'offensiva dal Moncenisio verso Modane. Anche in questo caso andava considerata l'eventualità di aggirare da nord le difese del Monginevro. L'operazione attraverso questo passo per Briançon sul Col Lautaret aveva anche essa una finalità di aggiramento verso nord o verso sud. Non sembra che la richiesta di questi studi abbia avuto un seguito immediato. Quasi un anno dopo, 1'8 aprile 1940, il comandante della 4a Armata chiede al comando del Settore Baltea - Orco- Sture (C. d'a. alpino) di studiare un'operazione offensiva dal Piccolo San Bernardo verso Albertville e Annecy, stabilendo le modalità di attacco ed i mezzi necessari per far cadere le fortificazioni permanenti. Il successivo 30 maggio, il Comando del Corpo di Stato Maggiore chiede al comando del Gruppo Armate Ovest che siano predisposti studi dettagliati di operazioni offensive (28). Il Comando del Corpo di S.M. riteneva che la situazione sul fronte franco- tedesco facesse prevedere l'avvicinarsi delle « partico(28) DS 2" GM, racc. 59 bis. Prot. 6086, in data 30 maggio 1940, C.C. S.M. a G.A.O., f.to Graziani.
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lari situazioni favorevoli n di cui parlava il P.R. 12. Le direttrici che più interessavano erano per la 4a Armata il Piccolo San Bernardo, con azione estesa fra il Colle della Galisia e il Colle Allée Blanche (cioè Col de la Seigne), e per la ra il Colle della Maddalena e Val Ubaye, con azione estesa al tratto di frontiera fra Colle dell'Autaret e Colle del Ferro. L'ampiezza dei fronti di attacco indicati dava l'idea di operazioni che lasciassero largo campo all'impiego di unità alpine o da montagna, le sole in grado di valicare le Alpi in zone relativamente lontane dalle rotabili del Piccolo San Bernardo e della Maddalena che costituivano, non fosse altro per il loro valore logistico, gli assi delle due operazioni, che non dovevano essere considerate come contemporanee. Va notato però che, rispetto ad un anno prima, la direttrice dell'azione affidata alla 1a Armata è stata fatta ruotare di oltre 45 gradi verso nord, dando ad essa uno scopo strategico più ambizioso quale era lo sbocco, anziché sul Nizzardo, in direzione del basso Rodano e di Marsiglia. Premessa degli studi era la presenza sul fronte alpino occidentale di non oltre dieci Divisioni francesi, più le truppe dei settori fortificati. Nessun limite quantitativo, oltre quelli tattici e logistici imposti dalle caratteristiche del teatro di operazioni, era invece stabilito per le forze italiane. Il comando della 1a Armata è in grado, già il 7 giugno (29), di inviare un proprio studio, probabilmente già abbozzato in precedenza. Scopo dell'operazione è la conquista dell'alto Ubaye, dei colli del Vars e del Parpaillon e di quelli che immettono, verso sud, nelle valli del Var, della Tinèa e del Verdon. Premette giustamente il generale Pintor che una simile operazione avrebbe avuto un senso soltanto se attuata per costituire una base di manovra per ulteriori azioni verso la media Durance o il Var. Tempo necessario per i preparativi : circa due mesi. Lo sviluppo dell'operazione è metodico. Una prima fase mirerà alla conquista del sistema Larche Meyronnes, poi, spostato avanti lo schieramento delle artiglierie, sarà investito il sistema Saint-Paul - Restefond. « Più che sull'entità delle forze, il successo è basato sulla potenza del fuoco di preparazione e di appoggio e sulla manovra ardita fino alla temerarietà di truppe alpine che giungono ad aggirare le opere e le difese nemiche per (29) DS 2• GM, racc. 452. Prot. 09, in data 7 giugno 1940, G.A.0., f.to Pintor.
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vie ritenute impercorribili da reparti >). Perciò relativamente poca fanteria, ma capace di muovere in montagna anche al di fuori degli itinerari prevedibili e di infiltrarsi negli intervalli e al di là delle difese avversarie. Occorrono molta artiglieria, potente e di braccio sufficientemente lungo, e pesante presenza del bombardamento aereo. Forze totali necessarie: due C. d'a. con sei Divisioni alpine o da montagna e un gruppo alpino in prima schiera, tre Divisioni e un Raggruppamento celere in riserva. Lo studio dell'operazione verso l'alta Savoia viene inviato al comando del Gruppo Armate Ovest il 12 giugno (30). Esso risulta essere un'edizione ridotta, specie per quanto riguarda il tempo occorrente, di quello predisposto dal comando del C. d'a. alpino. Il metodo non è quello, collaudato nella prima guerra mondiale, dello studio firmato dal generale Pintor, in cui una parte preminente è affidata al fuoco di artiglieria. Il progetto della 4~ Armata prevede il tiro delle nostre artiglierie soltanto sulla linea degli avamposti. Superata questa, la sola sulla quaie può agire l'appoggio del fuoco anche delle batterie di medio calibro, il principale impedimento al movimento delle nostre truppe è rappresentato dalle fortificazioni permanenti che circondano Bourg-Saint-Maurice. La neutralizzazione di queste resta compito del bombardamento aereo, di cui non vengono precisate le modalità. La pressione maggiore deve essere successivamente dal Val d'Isère verso nord, sulla destra del dispositivo italiano, attraverso il Cormet de Roselend che immette nella regione di Beaufort. Vista la impercorribilità tattica della strada da Bourg-Saint-Maurice ad Albertville, incassata nel fondo della stretta valle dell'Isère e di facilissima difesa o interruzione, si fa affidamento sulla difficile carrareccia che collegava les Chapieux a Beaufort per farvi passare truppe motorizzate e corazzate, una impresa che si sarebbe rivelata praticamente impossibile, anche nella migliore stagione, a meno di lunghi e onerosi lavori stradali. La direttrice principale prevista nel 1939 viene perciò fatta ruotare di 90 gradi verso nord, dando luogo ad una manovra avvolgente. L'azione offensiva sarebbe stata avviata su tre colonne. A destra, per il Col de la Seigne, con una Divisione alpina in primo scaglione ed una Divisione da montagna in secondo; al centro con (30) DS
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Armata.
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una Divisione alpina che avrebbe dovuto forzare il passo del Piccolo San Bernardo per aprire il varco ad una Divisione motorizzata e ad una Divisione corazzata, seguite da un'altra Divisione da montagna. Una terza colonna, su tre battaglioni alpini appoggiati da batterie alpine, sarebbe sboccata in Val d'Isère da Col du Mont per garantire il fianco sinistro del dispositivo d'attacco. Una terza Divisione da montagna sarebbe rimasta in riserva sulla rotabile del passo. Giunta nei pressi di Bourg-Saint-Maurice, i cui forti debbono essere naturalmente neutralizzati in precedenza, la colonna centrale si sarebbe scissa: le unità motorizzate e corazzate avrebbero dovuto deviare verso nord in direzione di Beaufort, accompagnate dalla Divisione da montagn a e col concorso sulla destra delle Divisioni sboccate da Col de la Seigne; la Divisione alpina avrebbe proseguito lungo l'Isère su Moutiers. Forze occorrenti: due Divisioni alpine, tre da montagna, una motorizzata, una corazzata, un Raggruppamento alpini, tre battaglioni del genio (artieri, pontieri , ferrovieri), ventidue batterie di mf"<lio e grosso calibro, oltre quelle di piccolo calibro delle Divisioni impiegate. Tempo necessario per i preparativi : 30 giorni. Lo studio non si nascondeva le difficoltà logistiche che avrebbero dovuto superare le due Divisioni destinate ad agire al di là del Col de la Seigne, valicato soltanto da una mulattiera. Per completare il panorama degli studi di operazioni offensive predisposti fin dai primi giorni di guerra, va detto anche che proprio nella giornata del 16 giugno il comando del Settore Bardonecchia - Moncenisio (I Corpo d'armata) aveva completato quello riguardante l'azione offensiva dal Moncenisio, che per il momento non viene diramato (31 ). Questa operazione trae origine da un suggerimento àato al generale Guzzoni dal Capo di S.M. dell'Esercito durante 11 viaggio alla frontiera alpina da lui compiuto nei giorni immediatamente precedenti l'inizio delle ostilità. Il maresciallo Graziani seguirà sempre con par,icolare prédilezione e anche con interventi diretti le operazioni nella regione del Moncenisio. Come esplicitamente affermava il generale Vecchiarelli, anche questa azione poteva essere presa in considerazione solo se avesse (31) DS 2 • GM, racc. 59 bis. Prot. 3380, in data 16 giug no 1940, Settore Bardonecchia - Monc..:nisio a com. di pcndent!, f.to Vccch iarelli.
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mirato alla costituzione di « un'ampia base per lo sviluppo di future operazioni offensive». Obiettivo immediato doveva essere l'occupazione del Val d'Arc fino a Saint-Michel-de-Maurienne ed eventualmente a Saint-Jean-de-Maurienne, località site entrambe a valle di Modane. Le azioni principali dovevano svolgersi sulle ali, puntando su Bessans attraverso Val Ribon a monte, vale a dire sulla destra, e su Fourneaux per i colli minori, a valle, sulla sinistra del nostro schieramento. Questa operazione, classificata come un concorso all'offensiva in alta Savoia, avrebbe richiesto l'impiego in prima schiera delle Divisioni Superga e Cagliari del I Corpo d'Armata e di cinque battaglioni alpini. In un primo momento si pensò anche di impiegare per l'irruzione oltre frontiera i battaglioni del 3° reggimento alpini schierati nel Settore Germanasca - Pellice, ma l'idea non avrà seguito per il contemporaneo emergere dell'azione in alto Guil. Lo sfruttamento del successo era affidato alla Divisione Brennero e al Raggruppamento celere d'armata. Era pertanto naturale che l'alto comando italiano si orientasse verso le tre operazioni per le quali erano già stati preparati studi particolareggiati. A Bordeaux, il nuovo Governo francese, riunito dalla sera precedente, decide nelle primissime ore del 17 di chiedere alla Germania, tramite l'ambasciatore di Spagna Lequerica, e qualche ora più tardi all'Italia, tramite il nunzio Valeri, a quali condizioni consentirebbero un armistizio (32). Alle ore 3 la richiesta francese era stata già trasmessa a Berlino. Monsignor Valeri fu convocato dal ministro degli Esteri Baudouin alle 9,45, ma il Governo italiano mostrò di non gradire il tramite de11a diplomazia vaticana e la richiesta dovette essere rinnovata attraverso il canale spagnolo. Il comandante della r" Armata, già orientato sulla nuova situazione grazie alla telefonata da Roma del generale Gelich, è in grado fin dalle prime ore del 17 giugno di dare gli ordini preliminari perché le grandi unità dipendenti potessero assumere lo schieramento offensivo. Le disposizioni riguardavano l'assegnazione al II C. d'a. della Divisione Pistoia, la riduzione dei tempi per la raccolta della Cuneense, la sistemazione logistica delle unità della 6a Armata che sarebbero affluite nelle retrovie della ra.
(32) JACQUES rg63, pag. 229.
CHASTENET,
Le drame final ( 1938 - 1940 ), Paris, Hachette,
PARTE TERZA:
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Al comando della 4" Armata si svolge invece a partire dalle IO una laboriosa riunione dei comandanti di Settore, convocata dal generale Guzzoni per ascoltare il rapporto del generale Soldarelli, giunto a Rivoli dopo una notte di viaggio, sulle decisioni prese a Roma e per predisporre gli ordini conseguenti. Il Capo di Stato Maggiore della 4a Armata riferisce che il progetto per l'azione dal Piccolo San Bernardo è stato approvato, ma il tempo di preparazione ridotto a dieci giorni. Anche in questo caso, non si distingue fra tempo stabilito e tempo massimo. Alle 12,30, una telefonata del generale Battisti preavvisa nuovi ordini. La riunione viene sospesa e rinviata alle 14,30. Le direttive che derivano dalla riunione tenuta a Roma dal generale Roatta, che i comandi di Armata stavano cominciando ;d applicare sulla base di quanto riferito dai loro Capi di S.M., benché rechino la data del 16 giugno (33) debbono essere state con ogni probabilità definitivamente stabilite nelle prime ore del mattino successivo. Infatti, verranno segnalate « in partenza >) alle ore T 1 e giungeranno a Bra soltanto alle 16. Le direttive sono centrate sulle operazioni « B » ed << M », già note al lettore nelle loro linee essenziali. L'indicazione del tempo disponibile è simile a quella precisata dal generale Roatta rispondendo al Capo di S.M. della 1" Armata: << Tempo massimo per montare tali operazioni: IO giorni ad incominciare da oggi 16 giugno >>. Così come era formulata, questa frase, forse risultato di un compromesso con le più vicine scadenze volute da Mussolini, era capace di determinare ambigue interpretazioni, specie in chi ben sapeva quanto tempo obiettivamente occorresse per « montare » una operazione offensiva in zona alpina ed era già assai allarmato per la stessa scadenza più lontana e perciò relativamente più favorevole. L'esecuzione delle operazioni offensive già studiate, sulle quali gli Stati Maggiori in loco erano sufficientemente orientati, veniva complicata dall'inserimento in linea di nuovi comandi di grandi unità. Così l'offensiva del Piccolo San Bernardo veniva affidata, oltre tutto a partire da una data non ancora definita, al comando della 6"' Armata, del quale veniva ordinato sotto la stessa data il trasferimento da Verona a Chivasso. Anche il comando del VII C. d'a., fino allora dipendente dalla 1 Armata, veniva trasferito (33) DS 2"' GM, racc. 2072. Prot. 1875, in data 16 giugno 1940, S.M.R.E. a G.A.O. e 6" Arrn., f.to Graziani (Doc. n. 4).
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in Valle d'Aosta con compiti non ben precisati, ma probabilmente per l'inquadramento delle Divisioni Legnano e Brennero, tratte contemporaneamente dal settore centrale del fronte della 4a Armata. Nello schieramento della 1a Armata veniva inserito, nel settore della Val Màira corrispondente al raccordo con l'ala destra del dispositivo offensivo, il comando dell'VIII C. d'a. che continuava ad~ avere alle proprie dipendenze la Divisione Granatieri di Sardegna (gen. Taddeo Orlando; 1° e 2° reggimento granatieri, 13° reggimen~o artiglieria, XXI battaglione mortai). Entrambe le grandi unità provenivano dalla t Armata, che sarebbe rimasta senza comandi di C. d'a. e con tre Divisioni largamente incomplete. Va notato, inoltre, che le artiglierie della Granatieri erano ippotrainate e pertanto assolutamente impedite a sboccare dalla testata della Val Màira al di là della linea di cresta, superata in quel tratto soltanto da sentieri e da mulattiere. Gli effetti, sicuramente negativi, delle decisioni di Superesercito in merito all'inserimento di nuovi comandi, non avranno tuttavia possibilità di manifest3rsi per l'incalzare degli ~vvenimenti ed il mutare degli orientamenti dell'alto comando. Nelle stesse direttive, erano ben definiti i due robusti nuclei destinati allo sfruttamento del successo. Uno in Valìe d'Aosta, con la Divisione motorizzata Trieste e la Divisione corazzata Littorio; l'altro nella zona di Cuneo, con la Divisione motorizzata Trento (gcn. Luigi Nuvoloni; 61° e 62" reggimento fanteria, 7° reggimento bersaglieri, 46° reggimento artiglieria, DLI battaglione mitraglieri, LI battaglione misto genio), la Divisione corazzata Ariete (gen. Ettore Baldassarre; 32° reggimento fanteria carrista, 8° reggimento bersaglieri, 132° reggimento artiglieria, 132 compagnia mista genio) e 3a Divisione celere Principe Amedeo Duca d'Aosta (gen. Mario Marazzani; reggimento Savoia Cavalleria, reggimento Lancieri di Novara, 3° reggimento bersaglieri, 3° reggimento artiglieria div. celere, III gruppo carri veloci San Giorgio, 103a compagnia mista genio). Infine, la Divisione autotrasportabile Torino veniva dislocata, sempre come riserva destinata allo sfruttamento del successo, nella Riviera di Ponente a tergo del XV C. d'a. Quando le operazioni offensive avranno « determinato la rottura dell'organizzazione avversaria» l'attacco verrà esteso ad altre direttrici, in particolare quelle del Moncenisio e della Cornice. Nell'eventualità, sempre tenuta presente, di << un rapido crollo per effetto dell'azione germanica» delle forze francesi, occorrerà in3
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vece essere in grado di avanzare su tutte le direttrici rotabili, secondo le disposizioni già fatte pervenire nei giorni precedenti. Alle I I giunge al comando del Gruppo Armate Ovest un fonogramma del maresciallo Graziani (34) che, modificando il foglio 1875, ancora « in partenza)), ordina che i preparativi siano limitati all'assunzione di uno schieramento offensivo in corrispondenza delle direttrici di sbocco, all'avvicinamento aJle basi di partenza delle Divisioni Pusteria, Tridentina, Cuneense e Granatieri di Sardegna ed ai movimenti verso ovest delle grandi unità della 6.. Armata. Debbono invece essere attesi ulteriori ordini per i movimenti di arroccamento delle Divisioni della 4"' Armata. Sembra perciò che come conseguenza delle notizie che stanno venendo da Bordeaux si preveda prossimo il crollo francese e si ponga l'accento sulle disposizioni già impartite da Superesercito il 14 giugno. Tuttavia, questi ordini vengono preavvisati alle Armate verso mezzogiorno, ma trasmessi soltanto intorno alle 13, quando sono già superati. Il nuovo orientamento di Supcrcscrcito viene precisato in un
dispaccio che resterà però senza immediate conseguenze pratiche, poiché perverrà a Bra, con enorme e inspiegabile ritardo, soltanto alìe 22 del 18 giugno e sarà ritrasmesso alìe Armate nelle prime ore del mattino successivo (35). Ora, esplicitamente, l'operazione principale è divenuta la « M », con la quale si vuole conseguire il superamento delle fortificazioni di Val Ubaye, al fine sia di sboccare in V al Durance, sia di manovrare per i colli laterali a sud della prima delle due valli. Le forze da impiegare sono quelle previste nel dispaccio 1875, rinforzate al momento opportuno con le note grandi unità della 6" Armata. L'operazione « B », che sembrava essere la più importante, tanto che se ne prevedeva il diretto affidamento ad un comando di Armata, ora è declassata. Il suo scopo attuale è limitato ad << agganciare ed attirare truppe avversarie ». Si rinuncia perciò all'inserimento nel settore della Valle d'Aosta dei comandi della 6" Armata e del VII Corpo d'armata e al rinforzo del dispositivo dell'ala destra con le Divisioni Legnano e Brennero. Si prevede anzi che la Tridentina debba essere <<recuperabile>> per il trasferimento in al(H) DS 2 a GM, racc. 2. Prot. 1884, in data 17 giugno 1940, S.M.R.E. a G.A.O., f.to Graziani. (35) DS 2a GM, racc. 20]2 , Prot. 1926, in data 17 giugno 1940, S.M.R.E. a G.A.O., f.to Graziani (Doc. n. 5). 8. -
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tro settore. In pratica, tutta l'operazione « B >> è ora affidata alla Divisione alpina Taurinense. Resta valido, per lo sfruttamento del successo, l'impiego del Raggruppamento celere della 4" Armata, mentre la Divisione Trieste cc potrebbe essere >> messa a disposizione. Della Divisione Littorio si tace. L'operazione (( R >> acquista invece una sua autonoma importanza, sia pure come concorso allo sbocco finale dell'operazione << M >) su Marsiglia. La « R » è affidata al XV Corpo d'armata che riceve in rinforzo la Divisione Cacciatori delle Alpi. E' previsto l'impiego, per lo sfruttamento del successo, della Divisione autotrasportabile Torino. Le operazioni offensive debbono essere iniziate il più presto possibile, comunque non oltre il 23 giugno. Il tempo massimo per la preparazione, già limitatissimo, viene così ridotto di tre giorni. L'imminenza dell'azione è testimoniata anche dal trasferimento in Piemonte del Capo di Stato Maggiore dell'Esercito, previsto per lo stesso giorno. Il contenuto del foglio di cui si è ora parlato viene anticipato alle 13,10 da una telefonata in chiaro del generale Roatta al generale Battisti, a sua volta preceduta da un'altra chiamata telefonica che preannunciava mutamenti rispetto ai contenuti dei dispacci 1875 e 1884, in corso di trasmissione a mezzo aereo. Nel pittoresco linguaggio reso necessario dall'urgenza che impediva la cifratura, il generale Roatta dice: « Preavviso ordini in viaggio: cc B » così così con quello che ha; « M >> a fondo con quello previsto; sotto subito i mezzi e specialmente le famiglie alpine anche con mezzi automobilistici; XV a fondo con quello che ha; tutto pronto al più presto : Vercellino affluisce come previsto » (36). Subito dopo il foglio 1926, lo S.M.R.E. fa partire col protocollo 1934 il prebollettino di guerra numero 7, destinato allo Stato Maggiore Generale (37). Forse per preparare l'opinione pubblica all'imminente attacco, vi si dice che « Sulla fronte alpina i nostri reparti avanzati hanno proceduto rapidamente oltre confine verso gli obiettivi loro assegnati >>. Testo allegato al DS del G.A.O. La telefonata 1a Arm., ma soltanto alle ore 20 alla 4R Arm. Secondo il DS della 4a Armata, la trasmissione sarebbe avvenuta alle ore 18. Il gen. Vercellino era il comandante della 6a Armata. (37) DS 2a GM, racc. 2072. (36) DS
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è stata ritrasmessa immediatamente alla
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Alle origini delle affrettate e incalzanti disposizioni del primo pomeriggio del 17 giugno va collocato un incontro tra Mussolini e Badoglio, del quale il diario storico del Comando Supremo ci dà notizia. Il comandante supremo delle truppe operanti fa premura al Capo di Stato Maggiore Generale affinché l'offensiva sul fronte alpino abbia immediato inizio. Quest'ultimo fa presente l'ostacolo rappresentato dal terreno e dallo schieramento difensivo inizialmente assunto. Alla fine del colloquio si decide di accelerare i preparativi per l'azione dal Colle della Maddalena, e probabilmente di fare qualche cosa sulle altre due direttrici. Il dispaccio 1926 di Superesercito sembra essere il frutto di un compromesso fra le idee di Mussolini e quelle di Badoglio, ma è assai più vicino alle prime che alle seconde. Il dispaccio di Superesercito sembra andare al di là di quanto aveva ordinato, subito dopo la fine deJl'incontro a Palazzo Venezia, un fonogramma inviato dallo Stato Maggiore Generale agli Stati Maggiori dell'Esercito e dell'Aeronautica. Eccone il testo: « Lo Stamaggiore R.E. dia ordine per serrare sotto tutti i mezzi possibili per azione offensiva dal Colle della Maddalena. Lo Stamaggiore della R. Aeronautica metta a disposizione del R. Esercito una massa da bombardamento di almeno 100 apparecchi ed adeguata aliquota caccia per eseguire azioni che saranno determinate dallo Stamaggiore R.E. Dare assicurazione. Badoglio >> (38). Probabilmente, cominciavano a diffondersi a Roma, nella tarda mattinata del 17, le notizie riguardanti la richiesta di armistizio da oarte del Governo francese, fatte cautamente filtrare da Berlino e ~on ancora pervenute per vie più dirette. Alle 13,30, corrispondenti alle 12,30 ora francese, la notizia non può più essere messa in dubbio. In quel momento il maresciallo Pétain si rivolge per radio al popolo francese e pronuncia la frase destinata a divenire famosa : « C'est le coeur serré que je vous dis aujourd' hui qu'il faut cesser le combat >> (39). E' una frase che viene interpretata alla lettera da molti combattenti francesi, ma non da quelli dell'Armée des Alpes, come un invito a deporre immediatamente le armi. Alle 15 il giornale radio diffonde · la notizia anche in Italia. Lo S.M.R.E. ne trae .subito la deduzione che si debbano incalzare in ogni modo le truppe francesi (38) DS 23 GM, racc. 2072. Prot. 1451, in data 17 giugno 1940, Stamage a Superesercito e Superaereo, f.to Badoglio. (39) CttASTENET, op. cit., pag. 230.
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già pronte alla resa. Alle 15,30 il generale Roatta invia un fonogramma al comando del Gruppo Armate Ovest ordinando che « occorre mantenere pressione su tutta la fronte ed evitare che nemico arretri a nostra insaputa e per essere pronti ad incalzare la sua retroguardia>> (40). Alle 17 il testo di questo fonogramma è ritrasmesso alla 4" e alla ra Armata. Mezz'ora dopo, quest'ultima Armata, non c'è rimasta traccia di analoga segnalazione alla 4\ riceve un drammatico ed enfatico fonogramma direttamente dal colonnello de Castigliani, capo Ufficio Operazioni di Superesercito. Il suo tono è il più lontano possibile da quello dell'ordine che sarebbe giunto da Roma soltanto quaranta minuti dopo: << Stare alle calcagna del nemico - Audaci Osare - Precipitarsi contro - Non lasciarsi cogliere dall'armistizio essendo troppo indietro» (41). Benché si tratti di incitamenti di non chiaro significato strategico, un comandante in linea poteva legittimamente dedurne che si dovesse passare ad una spinta offensiva generale, cioè a qualche cosa di molto più impegnativo e più aggressivo del <, mantenere pressione )) di cui parbva poco prima il Sottocapo di S.M. Ancor prima della ritrasmissione degli ordini del generale Roatta, che avverrà alle 16,40, il comando della 4.. Armata aveva ricevuto telefonicamente dal Capo di Stato Maggiore del Gruppo Armate Ovest, non si sa su quali basi, l'autorizzazione ad agire immediatamente anche dal Moncenisio. Il generale Guzzoni aveva ordinato che questa offensiva venisse condotta dal I Corpo d'armata mediante lo sbocco da tutti i colli comunque valicabili. Dovevano essere impiegate le Divisioni Superga, Cagliari e Brennero. Lo scavalcamento per sfruttare il successo sarebbe stato compito del Raggruppamento celere d'armata, che veniva così svincolato dalla disposizione di Superesercito che lo assegnava al Settore Baltea. Contemporaneamente, la Divisione Legnano viene posta a disposizione del IV Corpo d'armata per un'eventuale azione dal Monginevro, in luogo della Assietta, troppo disseminata lungo il fronte per essere rapidamente raccolta. L'intenzione di dare immediata esecuzione all'attacco nella zona del Moncenisio, che poteva così divenire la prima in ordine di tempo fra le azioni offensive, è testimoniata dall'ordine del generale Vec(40) DS 2" GM, racc. 2072. Fonogramma s.n.; in data 17 giugno 1940. (41) DS 2a GM, racc. 5)6. Fonogramma s.n., in data 17 giugno 1940, ore JJ,30, S.M.R.E. a 1a Arm., f.to Graziani.
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chiarelli al 4° reggimento bersaglieri e ad un battaglione carri leggeri, entrambi appartenenti al Raggruppamento celere, di portarsi l'indomani mattina avanti alla Brennero per attaccare il passo del Moncenisio con obiettivo Lanslebourg, eventualmente Termignon (42). Dal canto suo, il comando della r" Armata che ora non pensava più ad « una battaglia di rottura (al che sarebbero occorsi tempo e mezzi molto maggiori), ma bensì di preparazione e di appoggio ad una azione irruenta con spiccato carattere di manovra e di sorpresa», insiste nel metodico movimento in avanti delle artiglierie, 80 batterie di piccolo calibro e 69 di medio calibro, che dovrebbe essere ultimato per la sera del 21 giugno. Intanto era giunto da Berlino a Mussolini l'invito a recarsi a Monaco di Baviera per un incontro con le massime autorità del Reich, volto a definire le condizioni di armistizio da imporre alla Francia. Alle 18,18, imprevedibilmente, Superesercito trasmette al comando del Gruppo Armate Ovest, che lo ritrasmette alle Armate nel giro di pochi minuti, il seguente fonogramma: << Le ostilità con la Francia sono sospese dal ricevere del presente ordine. La preparazione delle note operazioni Gruppo Ovest continua collo stesso ritmo. Graziani. >> (43). Nessuna fonte nota ci aiuta a conoscere la genesi di questa disposizione veramente inusitata (44). Il diario storico del Comando Supremo si limita a riportare: « Alle 18,10 sono state sospese le ostilità alla frontiera francese in attesa chiarimento situazione ». E' da tener presente che l'ordine era stato impartito agli Stati Maggiori di forza armata dallo Stamage, che il mattino successivo lo confermerà con un altro fonogramma. Comunque è certo che l'ordine di sospendere le ostilità trova consenziente, o forse addirittura proponente, Mussolini. Questi partirà per Monaco soltanto alle 20,30. Evidentemente, il diffondersi della notizia della sospensione delle ostilità fino ai minori reparti non poteva non determinare l'insor(42) DS 2a GM, racc. 59 bis. Prot. 3434, in data 17 giugno 1940, I C. d'a. a Rgpt. celere, f.to Vecchiarclli. Nell'ordine viene indicato il J2° reggimento bersaglieri, ma deve intendersi 4° reggimento. (43) DS 2a GM, racc. 2072. Prot. 89, in data 17 giugno 1940. (44) Si confronti l'atteggiamento del Comando Supremo del 1940 con quello, ben diverso, tenuto dal Comando Supremo del 1918 dopo la richiesta di armistizio da parte dell'Esercito austro - ungarico.
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gere di una atmosfera pacifista e di una distensione degli animi poco propizia all'intensità dei preparativi per le azioni offensive. L'ordine di sospensione delle ostilità provocò nelle due Armate schierate sul fronte alpino atteggiamenti diversi. Il generale Guzzoni, che pensa ad una facile marcia in avanti, ordina che le Divisioni Sforzesca e Legnano siano tenute pronte ad avanzare con i reggimenti alleggeriti di tutto il superfluo e rinforzati con automezzi forniti dalle altre unità del I e del IV Corpo d'armata. Il generale Pintor fa avvicinare al fronte il Raggruppamento celere d'armata, ma sembra preoccuparsi soprattutto di un troppo marcato calo di tensione nei reparti. A tal fine ricorda ai comandi dipendenti che la situazione di stasi è transitoria ed è perciò possibile una ripresa delle ostilità anche improvvisa. Egli inoltre non manca di sollecitare il movimento in avanti delle artiglierie in vista di possibili azioni offensive (45). Assai gravi furono gli effetti del discorso di Pétain sulle truppe francesi che ancora fronteggiavano le Armate tedesche. Il generale Weygand, nuovo ministro della Difesa, e l'ammiraglio Darlan, ministro della Marina, si sforzarono di ottenere che le unità terrestri e navali francesi continuassero il combattimento. Un radi~ messaggio di Darlan che in serata incitava la Marina e l'Aviazione navale a proseguire senza soste la guerra « con la più feroce energia)), intercettato dai servizi di ascolto italiani, venne ingenuamente considerato emanazione di un gruppo di dissidenti e come tale presentato alle Annate (46). Nessun problema ebbe invece il generale Olry, che continuava a tenere in pugno la sua Armée des Alpes benché le Divisioni tedesche si stessero avvicinando pericolosamente alle retrovie del fronte alpino. Mentre i comandi italiani di ogni livello erano impegnati dal continuo succedersi di ordini spesso contrastanti, in prima linea si svolgeva una attività di piccoli reparti, non meno intensa di quella che si era sviluppata il giorno precedente. Nel pomeriggio, vicino al Moncenisio, reparti italiani avevano conquistato il Colle della Beeeia e l'osservatorio alto della Nunda. In mattinata, si erano attuati con successo nostri colpi di mano contro Pas de la Cavale alla testata del Puriac, in alta Valle Stura, e alla Pointe de Traia in Valle (45) DS 2• GM, racc. <]6. Prot. 0195, in data 17 giugno 1940, r• Arm. a com. dipendenti, f.to Pintor. (46) Per il testo completo del messaggio dell'ammiraglio Darlan si veda: DS 2• GM, racc. <]6, DS 1• Arm. aiia data del 18 giugno.
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Roja. In questa stessa regione, una pattuglia del 37" reggimento fanteria, caduta in una imboscata, veniva sopraffatta. Nelle prime ore del mattino del 17, era stata riconquistata q. 2760 di Col de la Seigne. Immediati contrattacchi francesi contro questa quota contesa erano stati respinti, così come era avvenuto, nel Settore del Monginevro, agli a.ttacchi contro le nostre posizioni di Monte Gimont. Poco distante, era fallito un colpo di mano italiano partito da Monte Quitaine. Quasi ovunque, c'era stato uno scambio di colpi di artiglieria. Incursioni aeree nelle ore notturne, vale a dire dopo l'unilaterale cessazione delle ostilità da parte italiana, venivano segnalate da Cuneo, Fossano, Albenga e altre località minori del Piemonte e della Liguria. Quattro apparecchi italiani del tipo BR 20, scortati da una pat~ tuglia di caccia, si erano spinti in ricognizione, nel tardo pomeriggio fino su Gap, Grenoble e Chambéry senza incontrare reazione avversaria, ma anche senza scorgere sulle strade e sulle ferrovie movimenti che facessero presagire una ritirata d al fronte alpino delle truppe francesi. Il giorno 18, in attesa delle decisioni che si pensava sarebbero state prese a Monaco e delle conseguenti scelte francesi, continua sulla frontiera alpina la sospensione unilaterale delle operazioni decisa dall'alto comando italiano. Essa è confermata nella tarda mattinata con fonogrammi di Stamage ai comandi dipendenti, che ripetono anche, senza vagliarla, la strana notizia riguardante le forze navali dissidenti che intenderebbero continuare la lotta. Le artiglierie francesi dei forti prendono in più punti del fronte l'iniziativa con tiri insistenti sullo schieramento italiano. Le nostre artiglierie di medio calibro rispondono al fuoco. Il generale Guzzoni chiede ai comandi superiori l'autorizzazione ad effettuare a titolo di rappresaglia per i bombardamenti francesi un colpo di mano in alto Val des Acles. Alle 20 giunge il consenso di Superesercito e la data dell'azione viene fissata al 20 giugno. Non era mancata nel corso della giornata una attività piuttosto intensa di pattuglie degli schieramenti opposti. Per tutta la giornata del 18, i comandi italiani al fronte non ricevono dall'alto né direttive, né informazioni. Il foglio 1926 di Superesercito giungerà a Bra soltanto alle 22 e verrà ritrasmesso alle Armate nelle prime ore dell'indomani. Tuttavia essi non restano inattivi. Il comandante della 4a Armata dirama ai comandi dipendenti gli ordini da eseguire nel caso che la Francia non accetti le
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condizioni di armistizio e che come conseguenza si debbano riprendere le operazioni (47). In tale evenienza dovrà essere usata << la maggiore energia», ma per il generale Guzzoni, ottimista come sempre, « il morale scosso dei reparti dell'Esercito francese non lascia supporre, anche in questo caso, forte resistenza». Comunque, la ripresa dei combattimenti avrebbe dovuto comportare lo sviluppo immediato delle azioni già previste al Piccolo San Bernardo e al Moncenisio. L'obiettivo principale della prima è ora tornato ad essere Moutiers, mentre Beaufort è passato fra gli obiettivi eventuali. Il comandante della 4a Armata è talmente convinto di una prossima irruzione in territorio francese da dettare norme di comportamento nei confronti delle truppe vinte e della popolazione. Il comando del I Corpo d'armata si mantiene più prudente. Nell'aggiornamento degli ordini di operazioni per il caso di una ripresa dei combattimenti, si rinunzia al forzamento da parte della Divisione Brennero del Colle del Moncenisio, davanti al quale nel corso della notte si è attestato un battaglione carri L del Raggruppamento celere, e limita il piano d'attacco all'azione attraverso i colli minori della Divisione Cagliari. Il comandante dell'Armée des Alpes ha ricevuto alle 9,15 del 18 giugno una telefonata del generale Weygand, che parla anche a nome del maresciallo Pétain e conferma l'ordine inviato nella notte che impone di non difendere dall'interno Lione, dichiarata città aperta. L'ordine significa per il generale Olry la rinunzia alla difesa verso nord della linea del Rodano e, soprattutto, alla distruzione dei dieci ponti che collegano a Lione le due rive del fiume. Così, le colonne tedesche potranno irrompere sulle strade che si irradiano verso le retrovie della sua Armata (48). Il basso Isère, lungo il quale doveva svilupparsi la seconda linea di resistenza, diviene ora posizione difensiva avanzata che fa perno sulla stretta di Voreppe. Due battaglioni del 2oe régiment d'infanterie coloniale sono avviati subito sul fronte settentrionale dell'Armée des Alpes, insieme a personale e mezzi tratti dai depositi reggimentali o forniti dalla Marina. Nonostante le pressioni e l'urgenza, i tedeschi hanno già superato Bourg-en-Bresse, il comando francese non prende in alcuna considerazione la possibilità di trarre truppe dalla Tarantasia e dalla Moriana. (47) DS a com . dip.
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GM, racc. 59 bis. Prot. 3698, in data · 18 giugno 1940, 4a Arm.
(4,8) MER, op. cit.,
«
Revue Historique de l'Armée », juin 1948, pag. 56.
III. I GIORNI DELLE SVOLTE (19 E 20 GIUGNO)
La giornata del 19 giugno si apre, alle 5,15, con una lunga telefonata del maresciallo Graziani, che è ancora a Roma, al capo di Stato Maggiore del Gruppo Armate Ovest, generale Battisti. Dopo aver chiesto notizie sulla ricezione del foglio 1926, Graziani si dimostra molto preoccupato per il lento sviluppo dei movimenti di grandi unità necessari per l'operazione « M )}. Ricorda che da Monaco potrebbe presto venire un ultimatum alla Francia. Se respinto, esso porterebbe ad una immediata ripresa delle operazioni. I1 generale Battisti coglie l'occasione per chiedere, ottenendolo, che venga annullato il vincolo di impiego in altro settore riguardante la Divisione alpina Tridentina. Questa decisione, qualche ora dopo confermata ufficialmente, consente di disporre liberamente per l'operazione « B » almeno di tutte le truppe attestate in alta Val Baltea (49). In m attinata, dopo un viaggio durato inspiegabilmente oltre 40 ore, giungono ai comandi delle Armate, a breve distanza le une dalle altre, le direttive di Superesercito contenute nei fogli 1875 e 1926 datati, rispettivamente, 16 e 17 giugno. Il generale Guzzoni, dopo aver veduto nuovamente i suoi comandanti di Corpo d'armata, scrive al comando del Gruppo Armate Ovest (50) per sottolineare l'esiguità delle unità presenti in alta Val d'Aosta ed i tempi necessari per apportare ad esse un minimo di rinforzo. Solo per far giungere a Pré Saint Didier il Raggruppamento celere d'armata, prevede che occorrano tre giorni, e cinque o sei per far giungere in prossimità del Picco1o San
(49) Un ampio resoconto della conversazione è allegato al DS del G.A.O. : 2a GM, racc. 2. (so) DS 2" GM, racc. 59 bis. Prot. 3741, in data 19 giugno 1940, 4" Arm. a G.A.O., f.to Guzzoni. DS
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Bernardo la Divisione Legnano (51) e parte almeno delle artiglierie assegnate in rinforzo. Egli ritiene perciò che « è impossibile iniziare operazione " B " prima del 23 giugno». Oltre alla liberazione da vincoli d'impiego della Tridentina, che è ancora intorno ad Aosta, sono indispensabili per il buon esito dell'operazione una Divisione motorizzata, una corazzata e un altro battaglione pontieri. Il generale Guzzoni assicura infine di aver disposto l'invio in Val Baltea di materiali per il riattamento delle interruzioni stradali. Conclude la lettera esprimendo il largo affidamento che egli fa sul concorso del bombardamento aereo. Proprio dalle affermazioni del comandante della 4~ Armata si può dedurre che il Settore Baltea, benché da diverso tempo interessato dalla previsione di operazioni offensive, non aveva beneficiato di un minimo di cure tendenti a dotarlo di una certa autonomia logistica e di una accresciuta capacità di penetrazione, in modo da ridurre gli inconvenienti derivanti dal difficile arroccamento. Anche dopo la decisione, presa il 16 giugno a Roma, di predisporre l'operazione « B » per una scadenza molto ravvicinata, fino al mattino del 19 nulla si era fatto a questo fine. Comunque, il comando della 4" Armata cerca di recuperare ora il tempo perduto, dando subito ordini esecutivi per il trasferimento in Val Baltea della Legnano, del Raggruppamento celere e del battaglione alpini Val Cismon e per la partenza da Verona del XVII battaglione genio pontieri. Il generale Guzzoni, evidentemente preoccupato per l'esecuzione dell'operazione « B » nonostante le ottimistiche previsioni sulla volontà di resistenza delle truppe francesi, preferisce sguarnire di riserve il Settore Monginevro, che egli sembra considerare il meno importante fra quelli affidati al suo comando. Comincia ora a delinearsi meglio il piano per l'operazione « B » e la ripartizione delle forze per il momento disponibili. Il comando della Tridentina, con i battaglioni alpini Duca degli Abruzzi, Edolo. Tirano e Morbegno opererà sulla destra, da Col dc la Seigne. Il comando della Taurinense agirà con i battagliopi Aosta, Vestone, Val Baltea, Val d'Orco e XII cc. nn. a cavallo della direttrice (s1) Il comando della 4" Armata non era ancora a conoscenza della piena disponibilità della Divisione Tridentina e perciò prevedeva la sua sostituzione con una Divisione di fanteria, secondo una facoltà riconosciutagli dal prot. 1926 in data 17 giugno 1940.
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del Piccolo San Bernardo e con i battaglioni Ivrea, Val Cordeuole e Val Piave, del 4° gruppo alpini, sulla sinistra partendo da Col du Mont. Le difficoltà logistiche da superare sono enormi, specie dopo lo sbocco oltre frontiera, allorché dato il forte innevamento dei colli sarà possibile il trasporto di armi e rifornimenti soltanto a spalla. In queste condizioni, i reparti alpini sono costretti a portare con sé i materiali necessari per assicurarsi quattro giorni di autonomia. Le munizioni per i quattro gruppi appartenenti al 1° e al 2 ° reggimento di artiglieria alpina sono già in partenza piuttosto scarse. Il generale Pintor, comandante della I Armata, ha di suo pugno annotato la lettera del comando Gruppo Armate Ovest che accompagnava il più volte citato foglio 1926 di Superesercito con le parole: « non un'ora prima del 23 ». Nel formulare la risposta egli ricorda che la Divisione Pusteria sarà al completo sulle basi di partenza, che sta raggiungendo dopo aver lasciato l'alta Val Tànaro, soltanto entro il 22 giugno. Lo schieramento delle artiglierie non potrà essere completato per quella data, né il comando dell'VIII Corpo d'armata, recentemente trasferito dalla 1 Armata, potrà essere bene orientato sui propri compiti ed obiettivi. Il generale Pintor conclude con una frase che ben dimostra quanto sia difficile in certe condizioni conciliare le esigenze della preparazione tecnica e quelle della disciplina militare: (( Sarà possibile iniziare l'operazione il giorno 23 perché così è stato ordinato; ma ulteriori anticipi non saranno realizzabili senza falle nella preparazione» (52). Non risulta che le nette affermazioni dei comandanti delle due Armate riguardanti l'assoluta impossibilità di iniziare le operazioni offensive prima del giorno 23 siano state ufficialmente segnalate dal comando del Gruppo Armate Ovest a Superesercito. La sera stessa, il comando della 1 A Armata dirama ai Corpi d'armata dipendenti le direttive per l'operazione «Ml> (53). Lo stile è ricco, preciso, quasi cattedratico. L'azione è distinta in due fasi: la prima ben definita nel suo svolgimento e nei suoi obiettivi, la seconda lasciata sullo sfondo, legata soprattutto all'evolversi della 3
(52) DS 2" GM, racc. cf,. Prot. 216, in data 19 giugno 1940, 1" Arm. a G.A.O., f.to Pintor. (53) DS 2" GM, racc. <f,. Prot. 222, in data 19 giugno 1940, 1• Arm. a II e VIII C. d'a., f.to Pintor (Doc. n. 6).
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situazione generale. L'orientamento dell'operazione è verso le alte valli della Tinèa, del Var e del Verdon, dalle quali è possibile convergere sul Nizzardo ed eventualmente su Marsiglia insieme alle unità del XV Corpo d'armata che debbono operare lungo la Cornice. L'azione centrale prevista dal piano per l'operazione cc P » si è tramutata in azione per le ali. Anche l'esecuzione dell'operazione « M » è affidata all'avvolgimento per l'alto delle opere fortificate disposte intorno alla confluenza dell'Ubayettc nell'Ubayc. Il II Corpo d'armata svolgerà l'azione sulla destra con la Divisione Cuneense e il II Raggruppamento alpini, limitatamente questo al 5" gruppo alpini, attraverso l'alto Val Ubaye e al centro con le Divisioni Forlì e Acqui che dovranno manovrare, con tempi d'inizio ritardati rispetto alla Cuneense, a cavallo della rotabile del Colle della Maddalena lungo le due rive dell'Ubayette. La Divisione Pistoia resta in riserva di Corpo d'armata. L'VIII Corpo d'armata, cui è ora affidata l'azione sull'ala sinistra con la Divisione Pusteria in prima schiera, la Livorno e la Granatieri di Sardegna in seconda, doveva muovere su Jausiers lungo il torrente Abriès, toccando il corso dell'Ubaye più a valle. L'operazione dovrà svolgersi in una zona fittamente fortificata e perciò, « dove l'urto nel duro è inevitabile))' dovranno essere compiute anche azioni di forza « ma la battaglia ha da essere concepita e, soprattutto, condotta come manovra audace, risoluta di truppe da montagna e quale sfruttamento irruento e profondo dei successi comunque e dovunque realizzati». In questo quadro giocherà un ruolo primario « la innegabile superiorità - anche come tecnica alpinistica - delle nostre truppe alpine>). La preparazione di artiglieria dovrà essere intensa, ma breve. Le direttive si concludono con le disposizioni riguardanti i servizi logistici, che debbono venire alimentati da depositi a terra molto avanzati. Contemporaneamente, vengono impartite al comando del XV Corpo d'armata le direttive per l'operazione « R », che del resto corrispondono agli studi già compiuti dallo stesso comando (54). Le due Divisioni in prima schiera, Modena e Cosseria, seguiranno due direttrici mediane fra il torrente Bévera e il mare, rispettivamente Monte Grammondo - Castillon - Mont Ours , con infiltra-
(54) DS 2" GM, racc. 452. Prot. 264, in data 19 giugno 1940, XV C. d'a., f.to Pintor.
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zione fra le fortificazioni intorno a Sospel e quelle di Mont Agel, e Colletti - Roquebrune - la Turbie. Sono previste anche piccole azioni notturne di sbarco lungo la costa ad ovest di Cap Martin e nei pressi di Mentone. La preparazione degli sbarchi dovrà avere carattere speditivo, con l'utilizzazione di reparti dell'Esercito e di natanti civili reperiti lungo la Riviera di Ponente condotti da personale militare o militarizzato messo a disposizione dalla Marina. Unità siluranti avrebbero appoggiato l'azione. Nel corso della giornata del 19 vengono sollecitati i movimenti deììe grandi unità e dei gruppi di artigìieria destinati a partecipare all'operazione « M )>, movimenti che sono ancora nella fase iniziale. A sera, le Divisioni destinate a costituire lo schieramento dell'VIII Corpo d'armata, al quale era affidata una parte decisiva dell'operazione, erano in marcia, come la Pusteria e la Lupi di Toscana, destinata a sostituire in linea la Livorno nonostante le proprie gravi carenze, o ancora in attesa di iniziare il movimento, come la Livorno e la Granatieri di Sardegna. Nel dare gli ordini esecutivi per lo schieramento dell'Vlll Corpo d'armata, lo stesso generale Pintor esprime il proprio scetticismo circa la possibilità di concludere tempestivamente i lunghi e complessi movimenti quando scrive: <e E' desiderabile che la Divisione Livorno sia raccolta nella zona assegnatale entro il 22 corrente» (55). Sul fronte del IV Corpo d'armata continuano i duelli di artiglierie. Nello stesso settore, pattuglie mandate avanti dalla Divisione Assietta su le Bourget e in Val Cerveyrette non incontrano forze avversarie. Da questo fatto i comandi italiani deducono un inizio di ritirata francese e sollecitano una immediata ripresa del contatto, al fine di evitare che le unità avversarie lascino la frontiera senza essere prontamente incalzate. In realtà, le intenzioni e le difese francesi in questo settore si sveleranno nei giorni seguenti, quando l'azione offensiva delle fanterie dell'Assietta sui medesimi obiettivi incontrerà una dura resistenza. Il tono di rimprovero che si rileva nell'ordine del comando Gruppo Armate Ovest riguardante la ripresa del contatto ha probabilmente l'effetto di stimolare il comandante del IV Corpo d'armata generale Mercalli a fare più di quanto gli veniva richiesto dalle direttive superiori. (55) DS 2" GM, racc. com. dip., f.to Pintor.
<fi. Prot. 234, m data 19 giugno 1940,
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Qualcosa di simile avvenne intorno al saliente del Guil, ove i francesi erano riusciti a celare la propria presenza alle pattuglie inviate al di là della frontiera dal comando del Settore Germanasca - Pellice. Viene dato immediatamente l'ordine di compiere, l'indomani 20 giugno, l'operazione per il <e taglio» del saliente già prevista per il giorno 18 e poi sospesa. Nel suo ordine di operazioni n. 2, il colonnello Faldella, nel presupposto dell'assenza di una occupazione avanzata avversaria, dà all'azione il carattere di una ricerca del contatto mediante <' ardite e decise ricognizioni». I battaglioni del 3° alpini dovranno sboccare dai valichi di confine e convergere su tre colonne verso Abriès (56), che era al di fuori della linea da raggiungere in base al piano primitivo. Come si vedrà nelle pagine seguenti, l'improvvisa e violenta reazione francese causerà notevoli perdite alle truppe del Germanasca - Pellice e ritarderà non poco la loro marcia in avanti. D'ora in poi saranno i fatti a smentire con tutta la loro durezza chiunque persista a credere in una rin unzia d elle truppe francesi a difendere le loro posizioni. Tuttavia, questa illusione rinascerà continuamente nelle menti dei comandanti italiani fin quasi alla fine delle ostilità. In serata, al ritorno da Monaco della delegazione italiana, il maresciallo Badoglio riceve direttamente da Mussolini le direttive riguardanti la guerra contro la Francia. La decisione di Hitler a favore di armistizi separati ha creato un certo nervosismo, nonostante l'assicurazione da lui data che quello franco- tedesco sarebbe entrato in vigore contemporaneamente a quello franco - italiano. Si temeva che la Francia potesse muovere difficoltà alla resa dinanzi ad un Esercito che non le aveva ancora dato battaglia. Tuttavia, gli ordini dati da Mussolini non comportano sostanziali novità. Ecco il testo del fonogramma con il quale Badoglio li trasmette : « Dopo ritorno da Monaco le direttive del Duce sono le seguenti: Esercito: riprendere attività et continuare preparazione in corso. Marina: nulla di mutato. Aeronautica: continuare azioni su Tolone, Marsiglia e altre basi francesi>> (57). La questione non sembra avere immediate ripercussioni sulle decisioni di Mussolini al suo rientro a Roma, ma va ricordato ugual(56) Il paese di Abriès non ha nulla in comune, salvo il nome, con il torrente Abriès che scorre più a sud e confluisce nell'Ubaye. (57) DS del Comando Supremo. Fonogramma prot. 01 / 634, in data 19 giugno 1940, Stamage a Superesercito, Supermarina e Superaereo.
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mente che, durante l'incontro di Monaco, il generale Keitel, capo dell'Oberkommando der Wehrmacht, e il generale Roatta avevano stabilito un accordo verbale di cooperazione militare, cosa che non era affatto tra i compiti del delegato militare italiano. Mussolini però, nel corso del viaggio di ritorno, aveva dato la sua approvazione di massima all'accordo (58). Gli impegni presi in tale occasione erano particolarmente gravi per quanto riguardava la data prevista per l'inizio delle azioni offensive italiane da coordinare con quelle tedesche. Per le operazioni « B >>, « M )> ed « R » la scadenza era posta tre o quattro giorni dopo il 18 giugno. In tal modo la data del 23 giugno stabilita negli ordini di Superesercito diveniva oggetto di un impegno internazionale, che però non sarà fatto valere, probabilmente perché il maresciallo Badoglio non ne era a conoscenza, allorché Mussolini chiederà una ulteriore abbreviazione di tempi. La riprova che l'idea della cooperazione mìlitare nella regione alpina era di origine italiana, forse sarebbe meglio dire roattiana. è data dal fatto che Keitel aveva chiesto a Roatta quaii potessero essere le modalità operative che i tedeschi avrebbero dovuto adottare. La risposta fu che si sarebbero potute spingere colonne motocorazzate su Chambéry e su Grenoble. Nessuna preoccupazione si ebbe in tale occasione per le conseguenze politiche di una presenza tedesca tanto vicina al nostro fronte. Nel pomeriggio del 19 giugno le avanguardie tedesche entrano in Lione, dichiarata come si è visto città aperta. La minaccia sulle retrovie dell' Armée des Alpes si profila assai prossima. Essa è contrastata soltanto da una Divisione di formazione comandata dal generale Carticr, che sembra non poter svolgere altra funzione che quella ritardatrice. Poco prima delle 21, il generale Roatta trasmette personalmente al comando del Gruppo Armate Ovest un fonogramma di Graziani (s9) che ordina di << riprendere immediatamente piccole azioni offensive >> e di incalzare cc con la massima decisione e col massimo ardire » i francesi, evidentemente se questi accennano a ritirarsi. A questi ordini, che in sostanza ripetono quelli emanati quattro o cinque giorni prima, Roatta aggiunge di proprio che i tedeschi non sono molto lontani da Lione. Perciò, « può darsi (58) FRANCESCO Rossr, Mussolini e la Stato Maggiore. Avvenimenti del 1940, Roma, Regionale, r951, pag. 172 e 174. (59) DS 2" GM, racc. 2. Prot. 93 scgr.
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vi siano truppe francesi nelle opere, ma è molto probabile che quelle mobili retrostanti siano già in ritirata». Con questa nota di infondato ottimismo ha termine la giornata del r9, preludio di un' altra ben più drammatica. Anche la giornata del 20 giugno si apre, all'alba, con una telefonata del maresciallo Graziani al generale Battisti. Si tratta, da Roma, di precisare che cosa debba intendersi per « piccole operazioni di rettifiche ed a scopo mantenimento contatto » come quel. le ordinate per quel giorno e, da Bra, di sollecitare la disponibilità di trasporti ferroviari per assumere lo schieramento disposto da Superesercito. Le preoccupazioni del capo dello S.M.R.E. riguardano principalmente i movimenti per l'apprestamento dell'operazione « M », tuttora considerata la più importante. Egli ritiene invece <e non indispensabile)) il trasferimento della Divisione Legnano nell'alta Valle d'Aosta. Una seconda telefonata giunge a Battisti, alle 9,15, dal generaie Roatta. Argomento principale sono i movimenti cd i tr:isporti, soprattutto quelli da compiere sulle ferrovie, sovraccaricate dall'impegno per il trasferimento verso ovest delle unità della 6a Armata, che come segnalerà più tardi i'Uffìcio Trasporti deììo S.M.R.E. richiederà fino al 24 giugno l'utilizzazione di tutto il materiale rotabile disponibile. Va ricordato a questo proposito che le grandi unità della 6" Armata gravitavano verso l'est nella loro grande maggioranza. Soltanto la Divisione motorizzata Trieste e la Divisione corazzata Littorio si trovavano al campo sull'Appennino piacentino e parmense e perciò relativamente più vicine alla frontiera occidentale. La Divisione Trento era in Val di Fassa, l'Ariete fra Brescia e il Lago di Garda, la Torino a Monselice, la 3" Divisione celere Principe Amedeo Duca d' Aosta fra Gorizia e Udine. I treni che porteranno quest'ultima Divisione nella zona di Mondovì impiegheranno più di ventisei ore a compiere il viaggio. Anche le due Divisioni del Corpo d'armata autotrasportabile Pasubio e Piave, da trasferire in un secondo tempo in Piemonte, erano ai campi d'arma tra i Monti Lessini e l'Altopiano dei Sette Comuni. E' evidente che la dislocazione della 6" Armata, l'Armata del Po, non era tale da far prevedere un suo impiego verso le Alpi occidentali. · Subiscono le conseguenze di questa situazione i movimenti della Divisione Legnano, già raccolta intorno alla stazione ferroviaria
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di Oulx per il carico, e del Raggruppamento edere della 4a Armata, movimenti che vengono annullati, e quelli delle artiglierie di medio calibro assegnate in rinforzo, che vengono fortemente rallentati. In compenso, Superesercito assegna alla 4" Armata 70 autocarri, e sembra gran cosa. Il generale Roatta passa poi a parlare della situazione generale e dice di ritenere che la capacità di resistenza francese sia stata sopravvalutata. Si sarebbe formata soltanto una « crosta >> difensiva dietro la quale mancano le unità mobili, ormai quasi tutte impegnate contro i tedeschi, giunti in prossimità delle Alpi (60). Dal tono del discorso di Roatta sembra potersi dedurre che egli non prevedesse un immediato inizio dell'offensiva. Anche il maresciallo Graziani, intorno a mezzogiorno, dichiara di essere pronto a sferrare l'attacco il giorno 23 (6 r). Sul fronte, dopo una notte che aveva visto una intensa attività delle avverse pattuglie, alcune piccole avanzate italiane si svolgono con successo e quasi senza contrasti. A sud, nel settore del III Corpo d'armata, piccoli reparti del 41° reggimento fanteria della Divisione Modena penetrano in Breil, già sgombrato dai francesi che si sono ritirati sulla riva destra del Roja. Nello stesso settore vengono occupati il Monte Causcga c la località di Saint-Maurice. Pattuglie di alpini del Settore Gessi che si erano spinte fino a San Martino Lantosca (Saint-Martin-Vésubie) scoprono che il paese era stato abbandonato dai francesi nel corso della notte. Tuttavia, verso le 14, la situazione generale consente di accertare quasi ovunque una attiva presenza dell'avversario. L'artiglieria francese continua a bombardare Ventimiglia. L'ordine superiore riguardante le piccole operazioni offensive viene messo in immediata esecuzione dal comando del XV Corpo d'armata, che dispone per ia giornata del 20 giugno un attacco di sondaggio fra i Colletti e il mare. Dovrà eseguirlo un battaglione del 90° fanteria della Divisione Cosseria. Se la puntata non incontrerà resistenza, l'avanzata sarà compiuta anche dagli altri due battaglioni del reggimento. Però, appena il I battaglione del 90" accenna a sboccare dai Colletti, si scatena una immediata ed energica (60) DS 2 " GM, racc. 2. Appunti sulle due telefonate allegati al DS del G.A.O. sotto la data del 20 giugno 1940. Ne risulta che nella prima mattina di questo giorno Superesercito non aveva avuto ancora notizia dell' ingresso dei tedeschi a Lione. (61) DS del Comando Supremo alla data del 20 giugno 1940. 9· -
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reazione dell'artiglieria francese. Il comando del XV Corpo d'armata considera raggiunto lo scopo di accertare la presenza reattiva dell'avversario e ordina di sospendere l'azione. Nel corso della giornata del 20 giugno, le operazioni più rilevanti avvengono nel Settore Germanasca - Pellice per lo svilupparsi dell'azione di cui si sono già visti gli scopi e i piani. Erano a disposizione del comandante del Settore i battaglioni alpini Pinerolo, Fenestrelle, Val Pellice e Val Chisone e i battaglioni camicie nere di copertura I e II, con l'appoggio di quattro batterie alpine. Le batterie G.a.f. del Settore erano schierate su posizioni che impedivano in!erventi efficaci sulla conca di Abriès. La erronea constatazione dell'assenza di truppe francesi in prossimità della testata del Guil induce il colonnello Faldella a dare all'azione dei suoi battaglioni il carattere di una ricognizione in forze per la ricerca del contatto, anziché di una operazione di conquista. D'altro canto, le forze francesi, i!} ogni altro settore di gran lunga sopravvalutate dalle informazioni in possesso dei comandj, erano qui stimate la metà del vero, visto che erano dislocati nel Queyras il 92e c il 102e bataillon alpin de forteresse, tre S.E.S. e il III gruppo del 162e régiment d'artillerie de position (6z). Sboccati dai valichi del Colle della Croce (Col Lacroix) e del Col d'Abriès e dal Monte Palavas, i battaglioni Pinerolo, Val Pellice e Fenestrelle avanzano, una compagnia dopo l'altra, lungo tre direttrici convergenti sull'abitato di Abriès. Restano in riserva il battaglione Val Chisone e di rincalzo i due battaglioni cc. nn. Il tempo è pessimo e la visibilità molto limitata. L'imprevista, violenta reazione della S.E.S. del 92e B.A.F. nei pressi del villaggio di la Monta provocò l'arresto del Pinerolo. Anche il Fenestrelle, già fatto segno di tiri di artiglieria dopo aver superato la Crete de Reychasse, incontra tenace resistenza a le Roux, sul versante opposto della conca, da parte di un'altra S.E.S. Superatala, si spinge di propria iniziativa verso l'abitato di Abriès (63). Il battaglione Val Pellice, disturbato soltanto dall'artiglieria, segue la Crete d'Abriès fino a Filly (Jilly per le fonti francesi). (62) Les Grandes Unités Françaises, cit., voi. III, pag. 914. (63) Una minuziosa ricostruzione delle operazioni in alto Guil scritta certamente da Emilio Faldella può vedersi in: Storia delle truppe alpine, voi. II, Milano, Cavallotti e Landoni, s.i.d. (ma I9'J2), pag. n67 e seg. Questo volume è assai utile per la descrizione di tutte le operazioni sul fronte alpino occidentale alle quali abbiano partecipato unità alpine di qualsiasi livello organico.
PARTE TERZA:
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Mentre l'azione intorno alla conca di Abriès corrispondeva, sia pure con qualche debordamento, agli intendimenti dei comandi superiori, non altrettanto può dirsi dell'iniziativa presa a partire dalle 8 del 20 giugno dal generale Mercalli, comandante del IV Corpo d'armata. Egli si rifaceva evidentemente agli ordini trasmessi la sera precedente riguardanti le (( piccole azioni offensive >> che andavano immediatamente riprese, ma anche alla successiva definizione di << operazioni di piccole colonne » che le distinguevano meglio dai colpi di mano previsti dal P.R. 12. Nessuna di queste definizioni poteva però corrispondere all'impegno di tutte le unità in prima schiera e, soprattutto, al tentativo di rottura del fronte francese dopo che questo aveva svelato tutta la propria consistenza. Si trovavano nella zona di Briançon, al comando del generale Cyvoct, truppe del Secteur fortifié du Dauphiné con il compito di cc conservare ad ogni costo il nodo stradale Briançon - Sainte-Catherine » (64). Lo schieramento francese era, rispetto ad altri settori del fronte, particolarmente robusto e ricco anche di truppe mobili, oltre che di un imponente schieramento di artiglieria. Ne facevano parte: la 47e demi - brigade chasseurs alpins, su tre battaglioni, il 24e bataillon infanterie légère alpine, il 72e e il 82e bataillon alpin de forteresse e dicci S.E.S., oltre a dieci gruppi di artiglieria fra mobili e da posizione. Di tutto rispetto, anche se non modernissime, erano le fortificazioni che circondavano Briançon (65). L'ordine di operazioni n. I diramato dal comando del IV Corpo d'armata (66) pone come compito la ricerca del contatto e lo sfruttamento di eventuali punti deboli dell'avversario, gravitando sulla destra fino alla conca di Briançon. Il concetto di azione si basa su un attacco su tutto il fronte tra la Crete de Chalvet e il Lachau. Sulla destra, la Divisione Sforzesca agirà a cavallo della rotabile del Monginevro, sulla sinistra la Divisione Assietta opererà sboccando da Col Bousson e da Col Chaussard. Le artiglierie di cui dispone il Settore, compresi 10 gruppi e 5 batterie di medio calibro e una batteria di grosso calibro, non effettueranno tiri di preparazione per non compromettere la sorpresa. L'attacco avrà inizio alle 7.
(64) Les Grandes Unités Franraises, cit., voi. III, pag. 909. (6s) Ibidem, pag. 914. (66) DS 2~ GM, racc. 59 bis. Prot. 3915, in data a com. clip., f.to Mercalli.
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E' facile vedere come l'operazione predisposta dal IV Corpo d'armata fosse di notevole ampiezza e comunque di dimensioni molto vicine al limite di potenzialità della grande unità. Verso le 8, la Sforzesca valica il confine su due colonne. La prima, sulla sinistra, col 53° reggimento fanteria, una compagnia mortai da 8r e il III gruppo someggiato del r7° reggimento artiglieria, deve procedere lungo la rotabile verso il Bois de Praria. La seconda, sulla destra, formata dal 54° reggimento fanteria e da una compagnia mortai da 8r , deve attraversare il Bois de Suffin tenendosi a nord della strada. Schierati in appoggio erano gli altri due gruppi, uno da 75/ 13 e uno da 100 / 17, del 17° artiglieria, in riserva il XVII e il XXX battaglione camicie nere (67). Sull'ala sinistra del Corpo d'armata, la Divisione Assietta deve spingere le sue colonne in avanti verso le fortificazioni dello Chenaillet e Val Cerveyrette, zone che dopo le esplorazioni effettuate il giorno precedente sembrano prive di difese attive. Appena i battaglioni di testa sì spingono oltre la frontiera, vengono investiti da un violentissimo fuoco di artiglieria che si estende con tiri di interdizione anche sul rovescio delle nostre posizioni di partenza, fino alla zona di Claviere. Inizia immediatamente la controbatteria italiana, cui partecipano anche i pezzi da 149 / 35 del forte dello Chaberton. Molto attivi sono per tutta la giornata i forti francesi del Gondran e del Janus, contro .i l quale fallisce un colpo di mano di sorpresa de11a Sforzesca. La · colonna di questa Divisione che si avvicina all'abitato di Montgenèvre, nel quale le nostre pattuglie erano entrate il giorno precedente senza incontrare resistenza, è bloccata dall'intensa reazione di fuoco proveniente dal fortino che si trova nei pressi dell'estremità opposta del paese. Nonostante il nutrito tiro dei nostri medi calibri e di una batteria di mortai da 260/9 della G.a.f., il fuoco dei forti francesi continua ad essere violentissimo e rende molto onerosi i movimenti delle dt1e Divisioni. Tuttavia, I'Assietta riesce a raggiungere con le avanguardie le località di le Bourget e di les Fraches. E' evidente che insistere nell'attacco in questa situazione non corrisponde agli ordini ricevuti e il generale Guzzoni lo fa notare
(67) Cart. SP r r6. Relazione poligrafata del ten. Vittorio Luoni scritta poco dopo gli avvenimenti. Fornisce molti particolari sull'azione della Divisione Sforzesca.
PARTE TERZA:
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al comandante del IV Corpo d'armata. Questi si giustifica precisando che le << azioni offensive effettuate stamane sono semplici azioni di avanguardie intese a riprendere contatto con avversario », cosa questa non vera, e riferendo la vera situazione, cioè che « continua la sensazione precisa che l'avversario tiene solidamente le posizioni sul fronte del Corpo d'armata» (68). A sera, le Divisioni al comando del generale Mercalli si trovano su posizioni troppo esposte al tiro di artiglieria. Viene dato perciò l'ordine di ripiegare fino alle bas~ di partenza, lasciando sulla linea raggiunta nuclei di osservazione. Tanto dovrebbe bastare per sospendere definitivamente l'attacco che invece, come si vedrà, verrà rinnovato il giorno successivo, anche perché il giusto rilievo del comando della f Armata resterà senza un seguito di ordini precisi. Sulla base delle notizie pervenutegli, e indicando il 23 giugno come data sicura per l'inizio dell'offensiva, il comando della 4a Armata trasmette il 20 giugno ai comandi dipendenti gli ordini esecutivi per l'operazione << B » (69). Scopi e concetto sono quelli già noti : azione su tre colonne dal Col de la Seigne, dal Piccolo San Bernardo e dal Col du Mont per giungere con la destra al Col de la Croix du Bonhomme e al Cormet de Roselend sboccando poi su Beaufort, con il centro a Bourg-Saint-Maurice, per procedere oltre verso Moutiers. La colonna di sinistra aveva il compito di dare sicurezza sul fianco sud alle altre unità operanti controllando le provenienze dall'Iseran. Si tratta, come è evidente, di tre colonne che dapprima agiscono parallele e poi divergono. Benché si possa ancora prevedere l'arrivo almeno parziale nel Settore delle artiglierie di medio calibro assegnate in rinforzo, la distruzione delle opere fortificate che circondano Bourg-Saint-Maurice è affidata all'Aeronautica, che interverrà il 21, il 22 e nelle prime ore del 23. Gli obiettivi del bombardamento aereo erano stati poco prima minuziosamente segnalati al comando superiore. Ben più importanti delle azioni al fronte sono gli avvenimenti che nel pomeriggio del 20 giugno coinvolgono tutta la rete degli alti comandi italiani. Alle 15 Mussolini chiama d'urgenza a Palazzo (68) DS 2a GM, racc. 59 bis. Prot. 25, in data 20 giugno 1940, IV C. <l'a. a 4" Arm., f.to Mercalli. (69) DS 2a GM, racc. 59 bis. Prot. 3793, in data 20 giugno 1940, 4a Arm. a com. dip., f.to Guzzoni (Doc. n. 7).
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Venezia il maresciallo Badoglio e gli ordina di sferrare l'attacco sul fronte alpino occidentale all'alba del giorno successivo. Secondo la narrazione del generale Annellini, intimo collaboratore del Capo di Stato Maggiore Generale (70), alle difficoltà tecniche e logistiche fatte presenti da Badoglio come conseguenza dell'ulteriore e repentino anticipo dell'offensiva Mussolini avrebbe risposto: « Non voglio affrontare l'onta che i tedeschi occupino e ci consegnino poi il Nizzardo>>. Badoglio si attesta allora su una seconda linea di resistenza. Vorrebbe, almeno, che l'attacco si limitasse in un primo tempo alla sola operazione cc B ))' per aggirare poi tutto lo schieramento francese. E' chiaro che queste ultime parole hanno valore unicamente come argomento dialettico, senza alcun fondamento strategico. Anche questa proposta di ripiego è però bocciata. Scrive Armellini, riferendo la decisione uscita dall'incontro: « si attacca ovunque, su tre direttrici>>. Questa interpretazione più giudiziosa ma ambigua, condivisa come si vedrà anche dal generale Pintor, tenderà però a dissolversi nella fase che vede l'intervento di Superesercito, anche per effetto dei piani di offensiva generale abbozzati, come si è già visto, nei primissimi giorni di guerra. Che il concetto di Stamage intendesse per (( tutta la fronte >> l'insieme delle tre note direttrici, v.ale a dire « B ))' e< M >> ed « R », è confermato da una annotazione nel diario storico del Comando Supremo, in cui è scritto che alle ore 21 del 20 giugno, dopo altri avvenimenti che si esamineranno successivamente, il Capo di S.M. Generale viene « informato che l'attacco sarà sferrato solo dal Piccolo San Bernardo, abbandonando così l'idea dell'attacco contemporaneo dal Colle della Maddalena>>. Alle 17,45, una telefonata del maresciallo Graziani al comando dei Gruppo Armate Ovest preannuncia i nuovi ordini che stanno per giungere e ne fornisce una motivazione che conferma quella espressa da Mussolini, a metà strada fra politica e psicologia. cc I tedeschi - dice Graziani - hanno occupato Lione. Bisogna evitare nel modo più assoluto che siano i primi ad arrivare al mare. Per questa notte alle 3 dovete attaccare su tutta la fronte dal San Bernardo al mare. Aviazione concorrerà con masse da bombardamento sulle opere e sulle città. I tedeschi nella giornata di domani e dopodomani (70) ARMELLINI, op. cit., pag. 33 e seg. Da notare che mentre il DS del Coma ndo Supremo pone l'incontro tra Mussolini e Badoglio alle ore 15, Ar· mellini lo pone alle 17.
PARTE TERZA:
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faranno concorrere colonne corazzate partenti da Lione dirette su Chambéry, Saint-Pierre-de-Charte e Grenoble >> (71). Alle 19, un fonogramma di Superesercito (72) conferma ufficialmente, nella sostanza, la telefonata di Graziani. Si ordina che le Armate la e 4\ alle ore 3 dell'indomani, cc attacchino a fondo su tutta la loro fronte. Scopo: penetrare il più profondamente possibile nel territorio francese n. Quella che viene ordinata è un'azione a massa e indifferenziata, senza selezione di obiettivi e indicazione di centri di gravità. Si precisa però l'entità del concorso dell'Aeronautica, prevista in cento bombardieri e duecento caccia. Accordi diretti dovranno essere presi tra il comando del Gruppo Armate Ovest e quello della la Squadra Aerea, anche per stabilire i segnali di riconoscimento delle truppe amiche. L'ordine di Superesercito viene ritrasmesso alla 4a e alla 1~ Armata rispettivamente con un'ora e un'ora e mezza di ritardo. Forse è il tempo necessario per un estremo tentativo di rinvio, del quale però no.n sembra sia rimasta tr::1cci::L Se questo tentativo può essere
soltanto supposto, è invece accertato che il generale Pintor si collegò per telefono direttamente con Superesercito, dicendo al generale Roatta di trovarsi << assolutamente impreparato ad eseguire domani l'attacco ». Così, almeno, risulta dall'intercettazione operata dai servizi del Ministero dell'Interno e immediatamente comunicata a Mussolini e a Ciano, che nel suo Diario ce ne ha lasciato testimonianza (73). Questa intercettazione, criticabile da molti punti di vista, fu probabilmente un fatto positivo, perché contribuì più di qualsiasi ragionamento a modificare l'orientamento di Mussolini in senso favorevole alla concessione di un po' più di tempo per l'apprestamento dell'offensiva da parte delle unità della 1" Armata. Più a freddo, il diario storico di questa grande unità annota che l'ordine di attacco « coglie l'Armata in piena crisi di schieramento con grandi unità e artiglierie in movimento e l'apparecchio logistico in via di organizzazione. Si rende quindi necessario alleg(71) DS 2a GM, racc. 2. Sintesi della telefonata allegata al DS del G.A.O. Quanto alla seconda delle località citate, probabilmente si intendeva dire Saint - Pierre - de - Chartreuse, che è circa a metà strada fra le altre due città. (72) DS 2~ GM, racc. 2. Prot. 2329, in data 20 giugno 1940, Supercscrcito a G.A.0., f.to Graziani. In questo fonogramma, al posto di Saint - Pierre - de Charte è indicato Saint - Pierre - d'Albigny. (73) Cr11No, op. cit., alla data del 20 giugno 1940.
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gerire e semplificare lo schieramento al fine di sollecitare l'entrata in azione delle truppe ». Senza fare gran conto su1l'esito della telefonata al generale Roatta, il comandante della Ia Armata dà immediatamente gli ordini necessari per adeguare il suo schieramento all'anticipo di quarantotto ore, che sarebbero state ore preziose, rispetto ad una scadenza già troppo ravvicinata. Il generale Pintor coglie subito l'occasione per annullare l'inserimento in linea del comando dell'VIII Corpo d'armata, che sarebbe stato una ulteriore causa di incertezze e di complicazioni. In tal modo, il comando del II Corpo d'armata resta titolare del complesso dell'operazione « M ». Poiché non c'è più tempo per ulteriori movimenti di grandi unità, la Divisione Livorno resta in linea dove era già, fra la Cima di Collalunga e il Monte San Salvatore, ma riceve l'ordine di assumere atteggiamento offensivo verso la Val Tinèa. Le Divisioni Lupi di Toscana e Granatieri di Sardegna restano in riserva di Armata. Questo significa che il peso dell'ala sinistra graverà interamente durante l'operazione offensiva sulla Divisione alpina Pusteria. ancora in movimento con molti suoi reparti e schierata su un terreno per essa completamente nuovo. Alle 21 ,35 giunge al comando di Bra un nuovo fonogramma di Superesercito (74). Esso limita l'azione a fondo << in primo tempo» all'ala destra della 4"' Armata, che eseguirà l'operazione << B ». In appoggio a questa operazione verrà concentrato tutto il concorso aereo. Le rimanenti truppe delle due Armate dovranno per ora limitarsi a << mantenere contatto col nemico a mezzo piccole colonne>>. Nel ritrasmettere immediatamente il testo del fonogramma alla f e alla 1~ Armata, il generale Battisti aggiunge, soltanto per quest'ultima, che in considerazione deli'impossibilità di concedere il concorso aereo << le opera.,zioni delle piccole colonne potranno essere fatte come e quando si crederà» (75). Era un implicito invito a non farne niente. Il comandante della 1" Armata, verosimilmente, si sarà sentito più tranquillo dopo il nuovo ordine che concedeva un imprecisato tempo per l'ulteriore approntamento dell'operazione e< M >>. L'operazione cc R >> poteva anch'essa trarre vantaggio dal rinvio, dando (74) DS 2• GM, racc. 2. Prot. rn, in data 20 giugno 1940, Superesercito a G.A.0., f.to Graziani. (75) DS 2" GM, racc. 96. DS Ia Arm., alla data del 20 giugno 1940.
PARTE TERZA;
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la possibilità di concludere il movimento della Divisione Modena, che sta serrando sulla propria ala sinistra con una difficile marcia in montagna, che per alcuni reparti giunge alla lunghezza di 48 chilometri. Anche lo schieramento delle artiglierie, nello stesso settore del XV Corpo d'armata, poteva essere ulteriormente migliorato. Ad evitare un rilassamento dei comandi dipendenti, il generale Pintor ricorda ad essi che, benché sospese, le operazioni (< M )> ed (< R >1 restano l'obiettivo da conseguire. Le azioni delle « piccole colonne » debbono perciò inserirsi, nell'eventualità della loro attuazione, nella prospettiva delle operazioni maggiori. In sostanza, l'ordine di sospensione non deve modificare gli orientamenti già assunti, ma soltanto fornire maggior tempo per i preparativi. Tempo che però, e Pintor non manca di ricordarlo, potrebbe essere ridotto a zero in ogni momento. Il comando della 4" Armata, sul quale grava ora la responsa- _ bilità dell'esordio dell'offensiva, fa partire tra le 22 del 20 e le ore I del 2r giugno gli ordini esecutivi per le grandi unità dipendenti. 11 generale Guzzoni trasferisce ii proprio posto di comando, pur lasciando a Rivoli lo Stato Maggiore dell'Armata, prima a Pré Saint Didier e poi a Tète du Chargeur, in prossimità del Piccolo San Bernardo, ove era giunto il nuovo comandante del Corpo d'armata alpino generale Umberto Testa, che aveva sostituito dal mattino del 20 il generale Negri ammalato. Anche il maresciallo Graziani, nel corso della notte sul 21, si trasferisce con un piccolo gruppo di ufficiali a Borgo Macellai, nei pressi di Bra. Poco prima del fonogramma che limitava l'offensiva all'operazione << B )), Superesercito aveva trasmesso al comando del Gruppo Armate Ovest un messaggio di Superaereo (76) con la notizia che « tutta la ra Squadra Aerea con oltre mo apparecchi da bombardamento et 180 da caccia è a completa disposizione 1° gruppo di armate per appoggio diretto operazioni terrestri». Contemporaneamente, Superaereo emanava l'ordine di operazioni numero 17 che dava analoghe disposizioni alla r" Squadra Aerea (77). In serata, aderendo alle richieste di intervento aereo già inoltrate dal comando della 4" Armata, il comando del Gruppo Armate (76) DS 2~ GM, racc. 2072. Prot. 1439, in data 20 giugno 1940, Superaereo a Superesercito. (77) Testo dell'ordine di operazioni in: GrusEPPE SANTORo, L'Aeronautica italiana nella seconda guerra mondiale, voi. I, Milano - Roma, Esse, 195i, pag. 108.
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Ovest precisa gli obiettivi che la 1 " Squadra Aerea dovrà battere in Val d'Isère dall'alba alle 6,30 dell'indomani (78). Nell'elenco sono inseriti il fortino di Traversette e le opere maggiori nelle vicinanze di Bourg-Saint-Maurice. A scanso di errori di tiro, si forniscono alla 1" Squadra anche notizie sui presunti movimenti delle truppe tedesche. Ora che il diretto appoggio aereo alle unità dell'Esercito è per la prima volta concretamente previsto sulla frontiera alpina occidentale, sembra opportuno fornire qualche notizia sulle condizioni della cooperazione aerotcrrestre nel giugno 1940. Va ricordato anche, a questo punto, che dieci squadriglie da osservazione aerea, con personale tecnico dell'Aeronautica ed osservatori dell'Esercito, erano fin dall'inizio delle ostilità a disposizione del Gruppo Armate Ovest e delle Armate e Corpi <l'armata dipendenti. Il materiale di volo di queste squadriglie era però in corso di sostituzione con apparecchi di nuovo tipo e perciò l'efficienza di esse temporaneamente ridotta, mentre quasi inesistente era ancora l'armamento di bordo . .- ll'A • L ·app11caz10ne ae1 1~.~ . 12 a.i .n..eronaut1ca prcvccteva 1•• ~ inter vento sul territorio francese della Ia Squadra Aerea, prevalentemente schierata sui campi di aviazione del Piemonte e della Lombardia, ed eventualmente della 3" Squadra Aerea, che stazionava negli aeroporti della Toscana e del Lazio (79). Per quanto riguarda le procedure di cooperazione, le richieste di intervento da parte delle unità dell'Esercito dovevano essere trasmesse per il tramite gerarchico a Superesercito e di qui, attraverso lo Stamage, a Superaerco. Differente era la situazione nei territori d'oltremare, ove erano stati istituiti Comandi Superiori delle Forze Armate. Già il 15 giugno, in vista delle « piccole operazioni offensive», il comando del Gruppo Armate Ovest aveva chiesto allo S.M.R.E. di poter entrare in diretto contatto con il comando di aviazione dal quale dipendeva il concorso aereo (80). Dopo due giorni Superesercito assentì, ma limitatamente alle operazioni minori, mentre il giorno 20, con il citato fonogramma 2329, dava ordini per diretti accordi anche per le operazioni più importanti fra il comando ...,..
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(78) DS 2a GM, racc. 59 bis. Prot. 2264, in data 20 giugno 1940, G.A.O. a 4" Arm. e ra Squadra Aerea. (79) SANTORo, op. cit., vol. I, pag. 101. (80) DS 2" C M, racc. 2. Prot. 2068, in data r5 giugno 1940, G.A.O . a S.M.R.E., f.to Umberto di Savoia.
PARTE TERZA:
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del Gruppo Armate Ovest e quello della Ia Squadra Aerea, tenuto dal generale Rino Còrso Fougier. A partire da quel giorno, la diretta cooperazione fu pienamente attuata. Per facilitarla, il generale Fougier ricevett~ ordine da Superaereo di spostare il proprio posto di comando in prossimità di Bra. Sempre a proposito del troppo lento stabilirsi di modalità di cooperazione rapide ed efficaci fra forze terrestri e forze aeree, va ricordato che soltanto il 23 giugno, dopo ripetute e fastidiose incursioni aeree francesi sulle retrovie del XV Corpo d'armata, quest'ultimo comando fu autorizzato dal Capo di Superesercito << in casi eccezionali di bombardamenti aerei nemici contro truppe » a chiedere direttamente al comando dell'aeroporto di Albenga l'intervento della caccia (81). Evidentemente, fino a quel momento, e per gli altri Corpi d'armata fino al termine della campagna, l'intercettazione degli aerei da bombardamento avversari poteva essere chiesta dai reparti operanti solo seguendo la via gerarchica fino al comando di Gruppo di Armate. In queste condizioni, e con una rete di tdecomunicazioni non moito efficiente, l'intervento della difesa aerea non poteva non essere tardivo e perciò inefficace. Si cercava di ovviare a questi inconvenienti facendo il possibile per controllare il cielo delle Alpi con continue ed onerose crociere delle pattuglie da caccia. Anche il problema dei contrassegni per indicare le truppe amiche alla nostra Aeronautica verrà posto soltanto il 20 giugno, ma non risolto immediatamente. Ancora il 22 giugno, Superaereo dovrà chiedere d'urgenza allo S.M.R.E. << quali sono segnali distintivi riconoscimento delle nostre truppe et eventualmente dei nostri automezzi)> (82), ottenendo la rapida definizione di un apposito contrassegno, un triangolo equilatero sormontato da un segmento di retta uguale alla sua base. Nella stessa giornata del 20 giugno il generale Olry compie definitivamente una scelta strategica destinata a deludere le ricorrenti aspettative italiane di vedere le truppe francesi ritirarsi dalle Alpi per far fronte all'attacco tedesco. Le parole di un suo ordine di operazioni ne danno una precisa definizione. « L' Armée des Alpes è stata posta di fronte all'Italia: essa vi resta. Contro l'av(81) DS 2" GM, racc. y6. Prot. 207, in data 23 giugno 1940, comando 11 (cioè S.M.R.E. Bra) a 1a Arm., f.to Graziani. (82) DS 2a GM, racc. 2072. Prot. 14501, in data 22 giugno 1940, Superaereo a Superesercito.
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volgimento da parte delle forze tedesche, che si sta manifestando, io ho impegnato tutto ciò che ho potuto: ostacoli, effettivi, armi. Il dispositivo improvvisato non vale certamente né in qualità né in quantità quello che noi abbiamo con fronte ad est. « Il carattere dell'irruzione tedesca è la velocità. Noi non abbiamo il tempo né la possibilità di cambiare alcunché della nostra articolazione: noi ci esporremmo ad essere colti in flagrante delitto di cambiamento. « Senza nulla cambiare nel dispositivo né all'est, né al nord, né all'ovest, io mi sforzerò, con altri mezzi, recuperati e messi in funzione, di dare profondità alla difesa fronte a nord, tra Isère e Drome, e fronte a ovest, sul Vercors. « Quanto alla prima linea, tutto ciò che si può e si deve fare è stabilire : - nelle sue immediate retrovie, degli sbarramenti locali fronte a ovest; - sulle vie di oenetrazione stradale che danno accesso ad essa, un sistema che r;ddoppi lo sbarramento Rodano - Isère stabilito nelle lontane retrovie » (83). Questa ferma decisione, che Olry saprà far rispettare fino alJ'ultimo momento, eviterà qualsiasi ulteriore indebolimento delle linee francesi che fronteggiavano le nostre Armate e porrà le basi, morali prima ancora che strategiche, della loro difesa ad oltranza che avrà termine solo con l'armistizio.
(83) Mu, op_ cit.,
<<
Revue Historique de l'Armée », janvier 1946, pag. 94.
IV. I GIORNI DELLA BATTAGLIA (2 l E 22 GIUGNO)
Nella notte che precede il 21 giugno, aderendo agli ordini pervenuti dal comando della 4" Armata, il comando del Corpo d'armata alpino, ora tenuto come si è visto dal generale Testa, dirama l'ordine di operazioni numero 1 (84), che naturalmente può tener conto solamente delle forze già presenti nel Settore. Compito del~ le unità del Corpo d'armata è aprirsi lo sbocco in Val d'Isère per assicurarsi il controllo della rotabile di arroccamento che da Val d'Isère (centro abitato vicino alla testata della valle omonima) va a Bourg - Saint - Maurice e di qui a les Chapieux. Quindi muovere lungo il fiume verso Moutiers e, con la destra, verso Beaufort. Principali direttrici di sbocco erano, da destra, Col de la Seigne, Colle del Piccolo San Bernardo, Col du Mont, ma era previsto che taluni reparti utilizzassero valichi intermedi di minore importanza. Il dispositivo d'attacco era articolato nel seguente modo : - ZoNA DEL CoL DE LA SEIGNE : _comando Divisione alpina Tridentina; 5° reggimento alpini con i battaglioni Tirano, Morbegno, Edolo; battaglione alpini Duca degli Abruzzi; reparto alpieri; gruppo artiglieria alpina Bergamo più una batteria; II battaglione genio alpino. Di rincalzo il battaglione V crona del 6" reggimento alpini; - A CAVALLO DEL P1cc0Lo S. BERNARDO: comando Divisione alpina Taurinense; 4° reggimento alpini con i battaglioni Val Baltea (al Col des Rosses), Aosta (a Mont Valaisan) e Val d'Orco (a Col de Serre); gruppo artiglieria alpina Aosta; I battaglione genio alpino. In seconda schiera, il 6° reggimento alpini col solo battaglione Vestone, il gruppo di artiglieria alpina Vicenza e il XII battaglione cc. nn. Veniva inserito nella colonna centrale anche il (84) DS 2a GM, racc. 59 bis. Prot. 5559, in data 21 giugno 1940, C. d'a. alpino a com. dip. e Div. Trieste, f.to Testa (Doc. n. 8).
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XXXII battaglione motociclisti del e/ reggimento bersaglieri, che costituiva l'avanguardia della Divisione motorizzata Trieste, assegnata di rinforzo ma lasciata alle dipendenze del comando di Armata; - ZoNA DI CoL ou MoNT: 4° gruppo alpini con i battaglioni Ivrea, Val Cordevole e Val Piave; gruppo artiglieria alpina Val d'Adige. Era schierato nel Settore il 12° raggruppamento artiglieria G.a.f. con una batteria da 260/9, due da 149/35, sei da 100/ 17 e quattro da 75/27. Lo schieramento di queste batterie era difensivo e perciò arretrato. Anche per il modesto braccio, esse non erano in grado di tirare su Bourg - Saint - Maurice. Il concetto di azione era così espresso: « Rompere la fronte nemica con azione combinata delle ali e del centro; procedere poscia rapidamente sugli obiettivi assegnati. In particolare : - occupare saldamente colli du Bonhomme e del Cormet de Roselend per assicurare lo sbocco verso Beaufort (ala destra); - raggiungere e oltrepassare Bourg- Saint - Maurice agendo a cavallo della rotabile del Piccolo San Bernardo (colonna del centro); - coprire l'operazione dalle provenienze del Colle Iseran )) . L'artiglieria doveva iniziare alle 8,30 una preparazione della durata di un'ora, orientata a colpire le fortificazioni degli avamposti. Come si è visto si faceva grande affidamento sugli effetti del bombardamento aereo sulle opere intorno a Bourg - Saint - Maurice e sul fortino di Traversette, denominato dai francesi Redoute Ruinée. Va ricordato anche che erano inizialmente previste tre giornate di bombardamento aereo, ora ridotte alle primissime ore del 21 giugno. Il dispositivo difensivo francese, dipendente dal Secteur fortifié de Savoie ( S.F.S.), era articolato in due sottosettori, Tarentaise e Beaufortin. Nel primo erano schierati il 2I 5e régiment d'infanterie, meno il III battaglione, il 7oe bataillon alpin de forteresse e il III gruppo del 9e régiment d' artillerie. Nel secondo sottosettore erano schierati il III battaglione del 21 5e e l' se bataillon alpin de forteresse. In prossimità dei principali passi di frontiera erano tre S.E.S. (85). Comprese le artiglierie da posizione, le batterie fran-
(85) Les &andes Unités Françaises, cit., vol. III, pag.
9()2
e seg.
PARTE TERZA:
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1 43
cesi nella zona schieravano 44 pezzi, in maggioranza di medio calibro. Le caratteristiche del sistema fortificato avversario sono state descritte in un precedente capitolo. Alle 6,30 ha puntualmente inizio l'azione di bombardamento predisposta dalla r" Squadra Aerea (86), che ha inviato su questa zona tutti i reparti disponibili. Intervengono per primi 6 aerei BR 20 del 13° stormo che sganciano sulle fortificazioni a sud- est di BourgSaint- Maurice 36 bombe da mo e da 250 kg .. Altri I2 aerei dello stesso tipo appartenenti al 1 stormo operano sui forti a nord - est della città lanciando 48 bombe. L'azione sul Traversette è per il momento impossibile a causa delle pessime condizioni di visibilità. Prima delle IO sono giunti nel cielo della Tarantasia 43 bombardieri, sempre del tipo BR 20, appartenenti ai due stormi già menzionati e al 43°. Le condizioni meteorologic~e impediscono il lancio ad una parte degli aerei. Vengono tuttavia sganciate sulla zona degli obiettivi, che ora comprendono anche il Traversette, altre 170 bombe. Le successive ricognizioni segnaleranno diversi colpi a segno, ma l'azione aerea è stata assai lontana dal conseguire i risultati decisivi che il comando della 4" Armata se ne riprometteva. Questo avvenne non soltanto per il numero degli aerei impiegati, inferiore al previsto, e per le cattive condizioni atmosferiche, che avevano limitato la visibilità, ma anche per la scarsissima preparazione degli equipaggi al bombardamento di opere fortificate in regioni montuose, di alcune delle quali la ra Squadra Aerea non possedeva neppure le carte al 50.000. Testimoniano il generale Pricolo, allora Capo di S.M. della R. Aeronautica, e il generale Santoro, suo sottocapo, che il tipo di azione eseguito quel mattino era ritenuto cc l'impiego più assurdo e meno redditizio che si potesse immaginare» (87) e che gli equipaggi, che pure si prodigarono per superare ogni difficoltà, erano cc stupiti di un impiego mai previsto negli studi e nelle esercitazioni di pace» (88). Le considerazioni che precedono riguardano, evidentemente, anche le azioni di bombardamento effettuate nel pomeriggio dello stesso giorno e nei giorni seguenti, troppo poche per creare negli equipaggi una nuova esperienza. (86) DS 2a GM, racc. 1940, f.ta Fougier.
2.
Relazione sulle attività aeree in data
21
giugno
(87) FRANCESCO Pa1coLO, La Regia Aeronautica nella seconda guerra mondiale, Milano, Longanesi, HJJI, pag. 204. (88) SANTORo, op. cit., vol. I, pag. 109.
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A partire dalle 9,30, le artiglierìe a disposizione del Corpo d'armata alpino iniziano il tiro di preparazione senza essere controbattute. Tale fatto, e la mancata reazione controaerea francese nelle ore precedenti, convincono il comandante della f Armata, dalle prime ore del mattino in prossimità del Piccolo San Bernardo, che i danni causati dal bombardamento aereo siano di gran lunga superiori a quelli effettivi e che nei difensori ~i sia scarsa propensione a reagire all'attacco. Queste sensazioni sono forse anche influenzate dalle informazioni provenienti da Roma circa il prossimo crollo del morale francese. Il generale Guzzoni ritiene perciò che l'azione dei battaglioni alpini possa essere sufficiente per ottenere la rottura dello schieramento francese. Per l'immediato sfruttamento del successo egli conta sulla Divisione Trieste, che era stata messa in movimento fin dalle 3 della notte. Essa forma ora una lunga colonna che res :erà a lungo allineata sulla strada della Valle d'Aosta con l' avanguardia, costituita come si è visto dal XXXII battaglione motocidisti, attestata a Morgex. Quest'ultimo reparto vien fatto serrare sotto, fin nei pressi del passo del Piccolo San Bernardo. Nel suo ottimismo, il comandante della 4" Annata pensa che dopo lo sbocco in Val d'Isère sia possibile tornare al vecchio piano che prevedeva l'azione da les Chapieux, attraverso il Cormet de Roselend su Beaufort, da affidare a truppe motorizzate che dovrebbero percorrere una strada assolutamente inadatta, specie ora che il terreno è fortemente innevato. La nebbia e la neve fresca ostacolano il movimento dei battaglioni alpini che debbono raggiungere, ad alta quota, le posizioni di partenza. Lo sbocco oltre frontiera non poté aver luogo prima delle IO , ma si sviluppò con regolarità. Alle 10,45, il battaglione Aosta è a 300 metri dal Traversette. Si sparge la notizia, smentita soltanto qualche ora dopo, quando però era giunta fino a Roma, della caduta del fortlno. Il generale Guzzoni diviene ancora più_ ottimista. Dopo una visita a Pré Saint Didier, ove staziona il capo Ufficio Operazioni dcll' Armata ten. colonnello Pederzani incaricato di tenere il collegamento fra Rivoli e il posto di comando avanzato di Tète du Chargeur, dirama alle II un breve ordine di operazioni (89). « Data la situazione », esso assegna come obiettivi al Corpo d'armata (89) DS
2a
GM, racc. 59. Prot.
01
spec. op., in data
4a Arm. a C. <l'a. alpino e Div. Trieste, f.to Guzzoni.
21
giugno
1940,
PARTE TERZA;
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alpino Moutiers e Beaufort ed auspica che in serata la Trieste possa giungere ad Albertville. Per iniziativa del maresciallo Graziani, che dopo aver trasferito nella notte il proprio comando nei pressi di Bra ha ispezionato al mattino le retrovie del Corpo d'armata alpino, viene messo a disposizione per l'operazione « B >) il I battaglione del 33° reggimento fanteria carrista, appartenente alla Divisione corazzata Littorio. Per favorire la marcia di questo reparto, ancora lontano dal fronte, tanto che giungerà ad Aosta soltanto alle 12 del 22, si sospende per tutta la giornata il movimento delle artiglierie assegnate in rinforzo al Corpo d'armata alpino. E' questo un indice della esagerata importanza che si dava all'azione dei mezzi corazzati nelle regioni alpine, testimoniata anche, nei primi giorni di guerra, dalla precedenza data ai lavori per l'allestimento di ostacoli anticarro. L'assegnazione al Settore Baltea dei carri della Littorio potrebbe essere anche interpretata come un modo per evitare l'allontanamento dal Moncenisio dei battaglioni carri del Raggruppamento celere d'Armata. A Bra si era anche trasferito, ma ci resterà per breve tempo, il generale Ubaldo Soddu, Sottosegretario alla Guerra e da pochi giorni Sottocapo di S.M. Generale. Suo compito sembra fosse quello di tenere costantemente informato sugli avvenimenti, per telefono, Mussolini. Poco dopo le 11, il XXXII battaglione bersaglieri motociclisti è al Piccolo San Bernardo, Lo accompagna il generale Vito Ferroni, comandante della Trieste. Il generale Guzzoni prende il diretto comando della colonna e, inseritosi insieme a Ferroni subito dopo la compagnia di testa, dà ordine di andare avanti (90). Appena superato il passo, i bersaglieri motociciisti sono investiti da un violento tiro di artiglieria proveniente dalla piazzaforte di Bourg-SaintMaurice e da quello delle armi pesanti di fanteria del fortino di Traversette. La compagnia di testa prosegue il cammino sotto il fuoco, ma è costretta ad arrestarsi a meno di due chilometri dal passo, a q. 2071, di fronte all'interruzione della rotabile operata dai francesi fin dalla prima ora di guerra. E' un guasto assai grave, (90) DS 2a CM, racc. 59. Relaz. molto precisa del gen. Ferroni, in data 28 giugno 1940. La relaz. del comando della 4a Armata, racc. 59 bis, colloca il passaggio del Colle intorno alle 13, ma sembra più attendibile l'indicazione fornita dal gen. Ferroni.
IO. -
U.S.
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poiché il ponte fatto saltare misurava 30 metri di lunghezza e IO di altezza. I bersaglieri lasciano le motociclette e si spiegano ai lati della strada. Poco prima, anche il battaglione alpini Aosta aveva incontrato dura resistenza allorché aveva investito il fortino del Traversette provenendo dall'alto. Un fuoco intensissimo di armi di fanteria aveva sorpreso gli alpini nel corso dell'avvicinamento alla Redoute Ruiné, in realtà un'opera di limitate dimensioni, ma rimodernata e ben munita. Il presidio è costituito da una quarantina di uomini del 7oe bataillon alpin de forteresse, armati di mortai e di mitragliatrici e in grado di dominare con l'osservazione e col fuoco il primo tratto francese della rotabile del Piccolo San Bernardo. Intorno alle 13, il comando del Corpo d'armata alpino informa il generale Ferroni che il Traversette è stato occupato ed è attualmente soggetto al tiro di repressione francese. Il XXXII battaglione, ora completamente appiedato, viene nuovamente lanciato in avanti lungo la strada, ma il pesante fuoco proveniente dal fortino smentisce duramente la notizia e blocca ancora una volta ogni possibilità di avanzata. Verso le rn, più a sud, il 4° gruppo alpini, con il battaglione Val Cordevole in prima schiera e l'Ivrea in seconda, valica il Col du Mont e il Col de la Sachère. Contrastata da una S.E.S. e soprat .utto da un intenso fuoco di artiglieria, ma agevolata a tratti dalla nebbia fitta, la colonna attacca alle 13,30 la Motte, ove giungerà alle 16. La relazione ufficiale francese riconosce il successo ottenuto dal Val Cordevole scrivendo che « un fortissimo attacco dal Col du Mont è stato contenuto» e che la S.E.S. che controllava la zona si è dovuta ritirare (91 ). Dal Passo di Galisia, il battaglione alpini Intra del Raggruppamento Levanna concorre all'azione muovendo verso le Fornet. Alle 13,50 la situazione del Corpo d'armata alpino è la seguente : la Tridentina, sulla destra, ha raggiunto la Combe Noire e Col Fourclaz; al centro, i bersaglieri del XXXII battaglione sono fermi all'altezza dell'interruzione, il battaglione Aosta ha circondato il Traversette senza poterne aver ragione; la colonna di sinistra sta progredendo gradualmente verso il fondo valle. Le artiglierie francesi sono sempre molto attive ed effettuano tiri di interdizione sul Colle e sul versante italiano della rotabile, fino a Tete du Chargeur.
(91) Les Grandes Unités Fran(aises, cit., voi. III, pag. 9'.>5·
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Per effetto dell'ordine pervenuto la sera precedente da Superesercito, e confermato dal Comando Supremo nella tarda mattinata, gli altri Corpi d'armata della f Armata non sarebbero dovuti andare al di là delle << piccole operazioni offensive», previste fin dal giorno 19. Il fonogramma del maresciallo Badoglio (92), trasmesso sicuramente fra le n,28 e le 12 agli Stati Maggiori di forza armata e giunto al comando del Gruppo Armate Ovest alle 15,30, sembra scritto il giorno precedente. Eccone il testo: << Seguito mio n. 474 et a conferma ordini verbali. Duce ordina alba giorno 21 abbia inizio nota operazione fronte occidentale secondo seguenti modalità. Concomitanza avanzata tedesca su Lione (93) con due colonne che puntano su Grenoble et Chambéry operazione « B » sarà iniziata et condotta con grande decisione. Operazioni << M » et << R n si pronunceranno senza decisamente impegnarsi at meno che non si verifichino favorevoli condizioni da sfruttare allora decisamente. Delineatosi successo a nord l'attacco sarà continuato su tutto il fronte per raggiungere la Valle del Rodano. Assicurare. Badoglio;). Per quanto riguarda le operazioni << M » ed « R ,, , nonostante le caute sollecitazioni fatte nel corso della giornata dai comandi superiori, il comando della 1" Armata conferma che non ci sono sintomi di ritirata, né c'è la percezione di vuoti nello schieramento francese, che possano far pensare ad un anticipo dell'attacco. Oltre tutto, il momento di respiro provvidenzialmente ottenuto è troppo prezioso ai fini del completamento dei preparativi perché possa essere dissipato in base a sensazioni sul comportamento dell'avversario, necessariamente soggettive. Il maresciallo Graziani, nel primo pomeriggio, si convince definitivamente che la Ia Armata deve essere lasciata continuare gli apprestamenti e i mo-nmenti per poter attaccare a partire dall'indomani. Gli altri settori della 4a Armata, salvo il Germanasca- Pellice già in movimento dal giorno precedente, si sarebbero dovuti limitare a mantenere il contatto, in obbedienza al fonogramma 97 di Superesercito. Il IV Corpo d'armata ha fin dalle 4 diramato il proprio ordine di operazioni n. 2 (94) che prevede, con inizio alle ore 8, l'esecuzione di puntate offensive, due per ciascuna Divisione (92) DS del Comando Supremo. Prot. 686, in data 21 giugno 1940, Stamage a Superesercito, Supermarina e Superaereo, f.to Badoglio. (93) Probabilmente si inten<leva dire (( da Lione ». (94) DS 2a GM, racc. 59. Prot. 3951, in data 21 giugno 1940, IV C. d'a. a com. clip., f.to Mercalli (Doc. n. IO).
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in linea, lungo le medesime direttrici assegnate il giorno precedente. E' ben chiaro stavolta che si tratta di puntate offensive volte a svelare il dispositivo avversario in vista di ulteriori operazioni. Senza parlare più della conca di Briançon, si indicano come obiettivi delle quattro « puntate » località abbastanza prossime alle basi di partenza. Da nord a sud sono Bois de Suffin, Bois de Sestrières, Lac du Rouseau e les Fraches. Nessuna precisazione viene fornita in ordine all'entità delle forze da impiegare in ciascuna puntata. Ma ora esse vengono affidate alle compagnie in avanguardia, fatte segno al loro muoversi di un violentissimo fuoco di artiglieria, che causa perdite anche alle altre unità, tenute troppo raccolte subito dietro la frontiera. Nel corso della mattinata si conseguiranno ben pochi progressi, sproporzionati alle perdite subite. Non resta al comando che constatare una « forte reazione avversaria >i e chiedere l'intervento dell'Aeronautica, reso però impossibile dalle proibitive condizioni meteorologiche. Assai intenso è invece il tiro delle nostre artiglierie divisionali, di Corpo d'armata e da posizione, tanto da intaccare fortemente le non cospicue riserve di munzioni. Le artiglierie del forte Chaberton fanno fuoco fin dal mattino sulle fortificazioni che circondano Briançon. Particolare efficacia conseguono i tiri in arrivo sul forte Janus. Si è già visto che il primo studio di operazioni offensive nel Settore Moncenisio - Bardonecchia, affidato al I Corpo d'armata, era frutto di una iniziativa del Capo di S.M. dell'Esercito e doveva delineare un'azione capace di favorire l'offensiva del Corpo d'armata alpino concorrendo sul rovescio di Albertville, secondo le modalità già esaminate in un precedente capitolo. L'ordine di operazioni n. 2 del comando del I Corpo d'armata (95) è assai bene articolato e mira a recidere la Valle dell'Are all'altezza di SaintMichel-de-Maurienne, superando lo schieramento francese, appoggiato in questa zona a potenti fortificazioni, con una serie di manovre avvolgenti affidate a piccole colonne pronte a sboccare da tutti i valichi utili. Lo schieramento delle Divisioni Superga e Cagliari. integrato nei punti meno percorribili della frontiera dai cinque battaglioni alpini Val Fassa, Val Dora, Esille (nuova denominazione da poco assunta dal battaglione Exilles), Val Cenischia e Susa, sarebbe stato tutto impegnato nell'azione. (95) DS 2• GM, racc. 59. S,n;, in data clip., f .to Vecchiarelli (Doc. n. 9).
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La Divisione Pinerolo, giunta ai primi di giugno sulla frontiera alpina occidentale in mediocri condizioni di efficienza, avrebbe dovuto dare sicurezza al fianco sinistro, mentre la Brennero rimaneva in riserva per l'eventuale sfruttamento del successo. Contro il nostro I Corpo d'armata era schierata in Moriana la 66e Division d'infanterie (gen. Boucher) del tipo da montagna, con il 28re ed il 343e régiment d'infanterie, la 3oe demi-brigade de forteresse (7re, 8ze e 91e bataillon alpin de forteresse), il 53e groupe de reconnaissance de division d'infanterie, un plotone di vecchi carri Renault F.T. e sette S.E.S. L'artiglieria era rappresentata da sei gruppi appartenenti al 9e régiment d' artillerie e al I 1 4e e 209e régiment d' artillerie lourde, oltre le batterie dei forti. In totale circa 90 pezzi (96). L'artiglieria italiana disponeva nel Settore Moncenisio - Bardonecchia, oltre che dei gruppi organici delle Divisioni, di 12 gruppi mobili di medio calibro e di 31 batterie della G.a.f. Ecco i dettagli del piano operativo italiano. Nella zona del Moncenisio è prevista l'azione di tre colonne. Una, partendo da Col Chapeau nei pressi del ghiacciaio del Rocciamelone, con il battaglione alpini Susa e l'XI battaglione cc.nn., scenderà lungo la Vallée du Ribon fino a Bessans, nella parte più alta del Val d'Arc, e quindi si dirigerà su Lanslebourg, ai piedi della rotabile del Moncenisio. Al centro, esclusa un'azione di forza lungo la stessa rotabile, a causa delle fortificazioni che la dominavano, si svilupperà dal Colle del Piccolo Moncenisio e da Col Giaset l'azione principale, affidata a cinque battaglioni della Divisione Cagliari che debbono convergere su le Planey, nel Vallon d' Ambin, e scendere a tagliare la valle dell'Are nei pressi di Bramans. Eventualmente, percorrere la valle fino a Freney. Questo ultimo movimento presupponeva, ovviamente, la neutralizzazione dei numerosi forti moderni che circondavano Modane. Dal Col d'Étache, il battaglione alpini Val Cenischia avrebbe dovuto fiancheggiare la marcia della colonna di centro, puntando verso il fondo valle ad ovest di Bramans, di fronte a l'Esseillon. Il III battaglione del 64° fanteria, insieme a due compagnie della G.a.f., avrebbe dovuto impegnare frontalmente le fortificazioni francesi a cavallo della rotabile del Moncenisio. Assai più ambiziosa l'operazione affidata, sulla sinistra del Settore, alla Divisione Superga e al 3° gruppo alpini. Dai colli che (96) Les Grandes Unités Franr;aises, cit., vol. Il, pag. 771.
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si irradiano verso ovest e verso nord dalla conca di Bardonecchia, tutti salvo quello del Fréjus privi di rotabili, diverse colonne costituite su uno o due battaglioni dovevano puntare su Saint-Michel-deMaurienne, tagliando fuori dallo schieramento francese tutta la vallata a monte di questa località, e spingere esplorazioni verso il Col Galibier e Saint-Jean-de-Maurienne. Si trattava di aprirsi a ventaglio su un fronte di oltre 30 chilometri, in una regione molto impervia. Inoltre, appena sboccata dai colli, la Divisione si sarebbe trovata a contatto con l'ala destra della posizione di resistenza francese, incardinata su Monte Tabor - le Lavoir -Arronda. Anche dinanzi ai colli Fréjus, ìa Rho e Vaiie Stretta esistevano fortificazioni permanenti di minor mole. Un ordine di operazioni immediatamente successivo, e posteriore all'annullamento del movimento del Raggruppamento celere verso la Val Baltea, prevede il rafforzamento del dispositivo d'attacco della Divisione Cagliari destinando a suo immediato rìncalzo due battaglioni della Brennero, che saranno il I e il II del 231° regginiento fanteria, e ponendo a disposizione il IV battagiione fanteria carrista del Raggruppamento stesso. Era prevista anche una potente preparazione di artiglieria. Tuttavia, il generale Vecchiarelli non riteneva di poter dare immediato inizio all'attacco del sUo Corpo d'armata, vista la complessità dei movimenti di fanterie e di artiglierie che erano immediatamente necessari. Egli riteneva di non riuscire ad essere pronto prima del 22 giugno, preferendo addirittura un ulteriore rinvio al 23. Invece, alle 9,30 del giorno 21 il generale Soldarelli gli ordina, a nome del comandante dell'Armata, di dare senza indugio inizio all'offensiva. Dopo qualche insistenza, Soldarelli ottiene l'impegno ad attaccare per mezzogiorno. Per il Settore Germanasca - Pellice, si trattava soltanto di proseguire l'azione iniziata il giorno 20. L'ordine di operazione n. 3 (97), formulato dal colonnello Faldella la sera precedente, ha obiettivi importanti e lontani dalle basi di partenza. Non più ricognizione in forze, ma sforzo concentrico su e oltre Abriès, con successiva penetrazione fino a Chateau- Queyras e di qui al Col d'Izoard, che mette in comunicazione l'alta valle del Guil con la conca di Briançon.
(97) DS 2a GM, racc. 59. Prot. 3008, in data alpini a com. dip., f.to Faldella.
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Il settore porta ora in linea tutte le proprie forze. Il I battaglione cc.nn. da Colle Urina concorrerà all'azione del Fenestrelle contro Valpreveyre, ad est di Abriès, e quindi punterà su quest'ultima località. Il battaglione Val Pellice, al centro, per Collet de Filly (o Jilly) scenderà sullo stesso obiettivo. La direttrice di marcia del battaglione Pinerolo è deviata dalla rotabile di Ristolas sulla Forèt de Marassan, a sud - ovest di Abriès. Due batterie del gruppo Val Chisone forniranno appoggio per piegare la resistenza di la Monta. Il battaglione alpini Val Chisone sarà a Colle Croce a rincalzo dell'ala sinistra, mentre il II battaglione cc.nn. dovrà porsi al seguito del Fenestrelle. Anche qui, come sul fronte del IV Corpo d'armata, le operazioni offensive vanno, almeno nel concetto dei comandi, al di là di quanto gli ordini superiori prevedevano. Tuttavia, tali azioni finiscono con l'ottenere il pieno consenso del comando dell'Armata, forse nella speranza che esse servano a svelare qualche punto debole dello schieramento avversario o, almeno, a conseguire qualche successo immediato. L'azione del Settore Germanasca - Pellice ha inizio poco dopo l'alba con l'attacco contro Valpreveyre, che però resiste per tutta la mattinata. Dopo che questa resistenza sarà stata superata, il Fenestrelle si troverà impegnato dalle posizioni difensive di le Roux. In sintesi, durante la mattinata del 21 giugno nessun progresso decisivo era stato compiuto né per l'operazione « B », né per le altre operazioni offensive cresciute, talora in modo autonomo, al suo fianco. Nel pomeriggio, continua in Val d'Isère la pressione del Corpo d'armata alpino, sempre fortemente contrastata dall'artiglieria e dalla reazione degli avamposti francesi. Suila destra, ì'azione della Tridentina è contenuta soprattutto dalle batterie schierate a difesa del Beaufortin. La scarsissima capacità logistica di Col de la Seigne pon ha ancora consentito lo sbocco dei battaglioni alpini Tirano. f/Jorbegno e Verona. questi ultimi due fermi nei pressi del Lac du Combal in alta Valle Veny, e del gruppo artiglieria alpina Bergamo. Più a sinistra, il battaglione alpini Val Baltea si è spinto avanti verso les Veis, ma è investito da un forte fuoco di artiglieria. A sera, la situazione nel Settore è sostanzialmente immutata rispetto alle prime ore del pomeriggio. Lo stesso può dirsi per il Settore del Monginevro. Su questo tratto del fronte si erano spinti in più riprese nel pomeriggio circa
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trenta bombardieri BR 20 del 7°, 13° e 43° stormo, ma soltanto undici erano riusciti a lanciare bombe sui forti Trois Tetes e Gondran. Le condizioni meteorologiche impedirono un più ampio svolgersi di questa azione, che comunque debordava dalla strategia stabilita per il giorno 21 e concorreva ad un attacco secondario. Come conseguenza degli efficaci tiri compiuti al mattino sui forti intorno a Briançon dalle artiglierie dello Chaberton, si sviluppano nel pomeriggio le contromisure che da lungo tempo i francesi avevano predisposto contro il nostro forte, senza che i servizi informativi italiani ne avessero avuto sentore. Lo Chaberton, costruito nei primissimi anni del XX secolo sulla cresta dell'omonimo monte, a 3130 metri di quota, costituiva un serio pericolo per le fortificazioni della conca di Briançon, tutte sottoposte al tiro dei suoi otto pezzi da 149 / 35 in torretta blindata (98). Poiché le artiglierie installate nei forti francesi non avevano potenza sufficiente per un tiro efficace sullo Chaberton, era stata destinata a questo fine una batteria di mortai Schneider da 280 mm appartenente al r4 5e régiment d'artillerie de position. La batteria aveva già da tempo preso posizione nella zona dell'Infernet, circa tre chilometri ad est di Briançon, evitando però di svelarsi col tiro. Il comando del Secteur fortifié du Dauphiné decise il tiro di demolizione sullo Chaberton il mattino del 21 giugno. Alle rn venivano effettuati i primi tiri di aggiustamento, più volte interrotti dalla nebbia. Gli osservatori del forte, presidiato dalla 515" batteria G.a.f., hanno la sensazione che i colpi in arrivo provengano dal forte Trois Tetes e contro di esso dirigono il tiro di controbatteria, mentre nessuno disturba la batteria da 280. Il tiro di efficacia di questa ha inizio alle 15,30 e ottiene poco dopo le 18 il primo colpo giusto su una torretta. Intorno alle 19 altre due torrette sono colpite in pieno. Nonostante i danni riportati, il forte continuò il tiro fino allo scoppio della terza torretta. Scrive il Bauer: « gli artiglieri dello Chaberton continuarono ugualmente ad azionare i loro pezzi con molta spavalderia e spinsero addirittura al massimo la cadenza del loro tiro » (99). L'azione di (98) Per una accurata storia dello Chaberton, e in particolare dei suoi ultimi giorni, si veda: EvnY BAUER, L'écrasement du Chaberton, « Revue Militaire Suisse )), r949, pag. 425 e seguenti. In: HENRI AzEAU, La guerra dimenticata (tit. orig. La guerre franco - italienne), Milano, Mon<la<lori, 1gi9, a pag. 144, la relazione del ten. Miguet, comandante della batteria che fece fuoco contro il nostro forte. (99) BAUER, op. cit., pag. 494·
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fuoco dello Chaberton riprenderà il giorno successivo con 1 pezzi superstiti e continuerà fino all'ultimo giorno di guerra. Mentre lo Chaberton affrontava la propria sorte, gli sforzi compiuti dalle nostre avanguardie per avvicinarsi alla conca di Briançon restavano vani, soprattutto per il violentissimo tiro dell'artiglieria francese. Il generale Mercalli aveva segnalato, nella tarda mattinata, al comando d'Armata che la situazione si era fatta difficile. La controbatteria italiana è efficace, ma non sufficiente a neutralizzare le batterie avversarie. Le nostre fanterie non riescono a compiere progressi sensibili. « L'avversario non soltanto non accenna a ritirarsi, ma reagisce con ognora crescente violenza sconvolgendo collegamenti et interdicendo comunicazioni et infliggendo perdite >> ( 100). Tuttavia, a sera, vengono consolidati i modesti vantaggi territoriali raggiunti. Ancora una volta, però, né a Pragelato ove ha sede il comando del IV Corpo d'armata, né a Rivoli, si ritiene ormai ampiamente esaurito il compito affidato il 19 giugno, e confermato la sera del 20, alle grandi unità non direttamente impegnate nelle operazioni offensive principali. Risultati più positivi si hanno negli altri Settori della 4" Armata. Le operazioni del I Corpo d'armata hanno inizio verso le 13. Prima a muovere è la colonna destinata ad operare, al comando del maggiore Boccalatte, nella Vallée du Ribon. Su tutto il fronte del Settore Moncenisio il tiro di preparazione dell'artiglieria italiana è di grande ampiezza e la sua efficacia riconosciuta dagli scrittori francesi. Benché la relazione ufficiale francese parli anche di tiri su Modane, l'azione delle nostre batterie si concentrò sulle posizioni fortificate site nelle vicinanze della frontiera. L'azione della Cagliari si sviluppa ne11a zona del Piccolo Moncenisio, incontra forte resistenza su entrambe le ali, a Mont Froid e in Val de Savine, ove la sua progressione viene contenuta e poi arrestata, ma ottiene rilevanti successi sulla direttrice centrale dopo che è stato superato un campo minato in prossimità del Piccolo Cenisio. Con uno sforzo continuo, tattico e logistico, i battaglioni del 63° reggimento fanteria giungono nel tardo pomeriggio a le Planey e a la Villette, nel vallone d'Ambio, circa a metà distanza fra le posizioni di partenza e Bramans.
(mo) DS 2'· GM, racc. 59. Prot. a 4a Arm., f.to Mercalli.
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in data
21
gmgno 194c, IV C. d'a.
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Alle 20, il comando francese, che aveva già dato ordine alla S.E.S. del 47" bataillon chasseurs alpins di sgombrare Bessans appena era stata avvistata nell'alta Vallée du Ribon la colonna Boccalatte, preoccupato per l'avvicinarsi del 63° reggimento fanteria al fondo della valle d'Arc, dispone la ritirata immediata oltre Bramans del Détachement de Haute Maurienne, forte di due battaglioni del 281" régiment d'infanterie, sette S.E.S. e tre gruppi d'artiglieria. Restano attive, con ordine di resistenza ad oltranza, le opere permanenti di la Perite Turra, le Revet e les Arcellins, che dominano i tornanti della strada fra il Colle del Moncenisio e Lanslebourg. Contro di esse e contro la posizione fortificata di Cima della Nunda si impegnano come possono due compagnie di fanteria G.a.f. e il III battaglione del 64° reggimento fanteria. Una compagnia di questo battaglione si infiltrerà in serata, quando la Nunda non reagisce più, fino a Lanslebourg dove resterà isolata per mancanza di collegamenti. Alle 16,15, sperando in un rapido e decisivo successo sul fronte della Cagliari, che in effetti si veniva profilando, il generale Vecchiarelli fa avvicinare a1la frontiera il Raggruppamento celere. Intanto, a sinistra della colonna del 63° reggimento fanteria, il battaglione alpini Val Cenischia avanza verso nord e giungerà a notte sul Col Bramanette. Verso sera, il comandante del I Corpo d'armata, pensando che la situazione fosse matura per un crollo delle difese francesi più avanzate, ordina alla Divisione Brennero. incompleta perché priva già in partenza delle compagnie mortai da 81 e ridotta poi a tre battaglioni di fanteria e uno di cc. nn., il XL, di operare lo sfondamento lungo la rotabile del Moncenisio. In rinforzo, le vengono assegnati il IV battaglione del 1° reggimento fanteria carrista, il III battaglione del 64° reggimento fanteria e le due compagnie fanteria G.a.f. Si trattava di un pugno scagliato contro il vuoto che si stava creando nell'alta valle dell' Are, ma il pugno si sarebbe scontrato con la dura crosta formata, nella zona dei tornanti, dalle piccole opere fortificate, ancora in buona efficienza. Come era avvenuto poche ore prima al Piccolo San Bernardo, il miraggio della guerra di movimento e della rapida corsa lungo le rotabili, fa convergere l'attenzione dei comandanti sull'azione a cavallo delle grandi vie di comunicazione, a scapito dei risultati che si sarebbero potuti ottenere, come in effetti si ottennero in diversi tratti del fronte, con minor dispendio mediante una tattica
!'ARTE TERZA:
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di infiltrazione lungo le direttrici secondarie. Non va dimenticato a questo proposito l'ampio e accorto uso delle interruzioni stradali fatto dai francesi, in modo da ritardare a lungo i movimenti delle unità motorizzate e corazzate anche se 1:.: fortificazioni fossero state neutralizzate. Non vanno però sottovalutati nemmeno i particolari accorgimenti logistici che si sarebbero dovuti adottare nel caso di una scelta a favore dell'infiltrazione. Nel settore della Divisione Superga, la reazione di fuoco delle fortificazioni di avamposto e il terribile tiro di sbarramento proveniente dalla posizione di resistenza francese rendono i progressi limitati e sanguinosi. Soltanto all'estrema destra dello schieramento divisionale il battaglione alpini Val Dora. appoggiato dalla 49a batteria del gruppo artiglieria alpina Val Chisone , è riuscito a sboccare da Col de la Pelouse e muove verso Fourneaux, in riva all'Arc. Superata la resistenza di una S.E.S. al Passage du Vallon, ai piedi del monte la Belle Plinier, il battaglione Val Dora si sta avvicinando a Mont Rand. in aito G uil, frattanto, vengono superate le difese. di le Roux. Il comandante del Fenestrelle, vista la forte resistenza incontrata lungo il Torrent de Bouchet a valle di le Roux, fa arretrare i reparti di testa fino a quest'ultima località per iniziare durante la notte un'azione avvolgente per l'alto, attraverso la Montagne de Malrif. Il comandante del I battaglione cc. nn., non informato di questo intendimento, a tarda sera ha la sensazione di aver perduto il proprio appoggio d'ala e ordina un rapido ripiegamento sulla base di partenza. Miglior esito ebbero le operazioni sull'ala sinistra. Superata con l'appoggio dell'artiglieria la resistenza di la Monta e occupato Ristolas, il battaglione Pinerolo lascia una compagnia sulle rive del Guil e con le altre si muove verso la Querlaye, allargando il raggio dell'azione avvolgente intorno ad Abriès, che si stava rivelando un centro di resistenza di notevole robustezza. Tutti i movimenti delle truppe del Settore sono continuamente ostacolati da un intenso tiro delle artiglierie schierate intorno a Chàteau - Queyras. Sull'intero fronte della 4" Armata, la prima giornata di offensiva ha visto sulle direttrici rotabili progressi limitati o nulli. Più promettenti, come si è visto, i movimenti lungo le direttrici secondarie. Nella zona dei combattimenti l'artiglieria francese, non sufficientemente controbattuta dalla nostra, svolge un'azione di grande efficacia sostenendo quasi da sola, con l'ausilio delle S.E.S. e
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delle anni pesanti di fanteria di cui sono dotate le fortificazioni avanzate, l'azione difensiva. Dalle 24, per ordine di Superesercito, il generale Carlo Rossi sostituisce nel comando del Corpo d'armata alpino il generale Testa. E' questo l'effetto di una iniziativa presa dal maresciallo Graziani fin dalle II del mattino. Sul fronte della ra Armata azioni di pattuglie, particolarmente intense nei pressi di Saint - Martin - Vésubie, e duelli di artiglierie si svolgono lungo tutta la giornata del 21 giugno. Piccoli reparti del III Corpo d'armata occupano alcune posizioni in alta Roja. Il comando di questo Corpo d'armata, che si trova ad operare fuori delle grandi direttrici dell'offensiva, dispone che lo schieramento delle truppe venga rafforzato e spostato per quanto possibile in avanti. Si vuole esser pronti ad ogni occasione favorevole che consenta una spinta lungo la media Roja e oltre il Col de Brouis (101). La sintesi degli avvenimenti del 21 giugno sembra ben formulata, salvo la premessa troppo ottimistica, in una annotazione nel diario storico del Gruppo Armate Ovest: « I risultati raggiunti nella giornata sono, in complesso, buoni. Essi hanno ancora una volta dimostrato che in montagna, contro linee fortificate e difese, si giunge al successo attraverso un periodo di tempo che non può essere contenuto nello spazio di poche ore, né di pochi giorni, anche impiegando mezzi poderosi che, nel caso nostro, mancano totalmente>>. A conclusfone delle vicende del 21 giugno, potrebbe inserirsi uno strano episodio che sarebbe avvenuto intorno alle 20, ma del quale soltanto il generale Armellini ci ha lasciato testimonianza. Riguarda l'ordine di sospensione dell'attacco che Mussolini avrebbe fatto pervenire in serata a Graziani. Secondo quanto il generale Roatta, che però nel suo libro non fa alcun accenno aìl'episodio, avrebbe riferito ad Armellini, all'origine di questo ripensamento era il timore di disturbare le trattative di armistizio che si erano aperte fra tedeschi e francesi. Il timore sarebbe svanito, e l'ordine revocato, quando il nostro addetto militare a Berlino, generale Efisio Marras, ebbe telefonato che le Armate tedesche continuavano la loro offensiva e stavano preparando un attacco da Lione su Grenoble e Chambéry (102). (ror) DS 2• GM, racc. 257. Prot. 1634, in data 2r giugno 1940, III C. d'a. a com. clip., f.to Arisio. (102) ARMELLINI, op. cit., pag. 34.
PARTE TERZA:
LE OPERAZIONI
La decisione di dare inizio all'offensiva anche sul fronte della Armata per l'indomani era stata presa dai comandi superiori nel primo pomeriggio del 21 giugno, ma il comando di questa grande unità, già vagamente preavvisato, ne riceve l'ordine esecutivo soltanto alle 3,05 del 22 giugno, in conseguenza di un fonogramma del maresciallo Graziani trasmesso al comando del Gruppo Armate Ovest alle 2,20. In esso si ordinava alla f Armata di riprendere l'attacco e alla 1" di iniziare l'offensiva « su tutto il fronte dal Granero al mare» (103). Il generale Pintor, giudiziosamente, interpreta tale frase nel senso dell'avvio contemporaneo delle operazioni « M )) ed « R » e non di un attacco indifferenziato su tutta la linea. Alle 2,50, il maresciallo Graziani informa con un altro fonogramma (ro4) il comando del Gruppo Armate Ovest che i tedeschi si sono consolidati a Lione e stanno organizzando « nota azione in nostro concorso». Egli, << presi gli ordini dal Duce (ha) comunicato che preghiamo azione stessa su note due direttrici sia intrapresa domani 23 >i. Questa comunicazione non poteva avere altro significato che di sollecito a raggiungere con l'azione offemiva risultati significativi. Tuttavia, il decisivo intervento tedesco sul fronte alpino, che pure si sollecitava, avrebbe tolto ogni valore politico, il solo che essa potesse ormai avere, all'offensiva italiana. Alle ore zero del 22 giugno la r" Armata ha raggiunto, compresa la Divisione Granatieri di Sardegna di recente assegnazione, una forza presente di 8.434 ufficiali e 195.267 fra sottufficiali e uomini di truppa, per un terzo reclute delle classi 1919 e 1920 e per il rimanente anziani o richiamati. Gli automezzi in servizio erano 6.018, i quadrupedi 30.433. Si era così raggiunto il 75% della forza organica. Le Divisioni alpine Cuneense e Pusteria non sono ancora giunte in linea al completo ed anche i battaglioni già schierati in linea sono affaticati dalle recentissime lunghe marce. La Divisione Modena si trova in condizioni analoghe, visto che non si è ancora compiuto il suo movimento dalla media Roja verso la zona del Monte Grammondo. Nelle immediate retrovie del II Corpo d'armata ancora ferve, ostacolato dalle pessime condizioni atmosferiche, il lavoro per por1a
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(103) DS 2 a GM, racc. G .A .O., f.to Graziani. (104) DS 2·' GM, racc. G .A.O., f.to Graziani.
2.
S.n., m data
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giugno 1940, comando
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S.n., 1n data
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giugno 1940, comando
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tare in posizione le artiglierie di medio calibro che dovranno appoggiare l'attacco nella zona del Colle della Maddalena. Alle 5, il comando della 1 Armata ordina che l'attacco iniziale per le due operazioni offensive venga lanciato non oltre le IO. Conformemente alle informazioni ricevute dal comando superiore, l'ordine preannunzia l'appoggio aereo a partire dal1e 8. Già il giorno precedente il comando del XV Corpo d'armata aveva diramato, rinviandone l'esecuzione ad una data da stabilirsi, l'ordine di operazioni n. 3 (rn5). Le premesse partono dalla impossibilità di realizzare in breve tempo una operazione più ampia e complessa, come sarebbe stata la << P ». L'operazione « R )> doveva invece svolgersi su un breve tratto di fronte non lontano dalla costa, su direttrici in un primo tempo parallele. La Divisione Cosseria doveva procedere dai Colletti su Roquebrune e su la Turbie, mantenendosi a due o tre chilometri dal mare. Poco più a nord, la Divisione Modena doveva seguire la direttrice Monte Grammondo - Castillon - Mont Ours - Peille, assicurando con il proprio fianw destro tutta !'operazione. La Divisione Cremona avrebbe seguito la Cosseria sul1a medesima direttrice, mentre la Divisione Cacciatori delle Alpi doveva restare in riserva fra Vallecrosia e Bordighera. Come è evidente, il baricentro dell'azione era assai vicino al mare. Erano anche previsti sbarchi notturni di piccoli reparti sul tratto di costa fra Mentone e il rovescio di Cap Martin, con compiti essenzialmente diversivi. Primo obiettivo dell'operazione « R >> era l'arroccamento Mentone - Castillon, il cui controllo avrebbe consentito l'inserimento in linea della Cremona. L'artiglieria, dopo un tiro di preparazione di trenta minuti, si sarebbe dovuta dedicare allo spianamento delle posizioni francesi immediatamente antistanti, in aderenza ai movimenti della fanteria. Il concorso da parte delle artiglierie del III Corpo d'armata si rivelò impossibile date le caratteristiche non compatibili delle direttrici di attacco e dello schieramento delle batterie dell'ala sinistra di questa grande unità. Va infine ricordato che l'asse logistico e di collegamento del XV Corpo d'armata passava lungo la Cornice, una via di penetrazione estremamente difficile per le fortificazioni e per le interruzioni da tempo predisposte. 3
(105) DS 2 " GM, racc. ()6. Prot. 185, in data a com. dip., f.to Gambara (Doc. n. 12).
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giugno 1940, XV C. d'a.
PARTE TERZA:
J, E
OPERAZIONI
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Di fronte al nostro XV Corpo d'armata erano schierate, agli ordini del generale Montagne, comandante del I 5e Corps d'armée ( rn6), dal quale dipendeva tutto il fronte dalla Vésubie al mare, compresa quindi la 65e Division d'infanterie schiera~a all'ala nord, le truppe del Secteur fortifié des Alpes - Maritimes, comandate dal generale Magnien. Esse erano suddivise in tre sottosettori : .Authion, Sospel e Corniches. Quest'ultimo, che sarà direttamente investi:o dall'attacco italiano, comprendeva inizialmente le seguenti unità: 58e demi - brigade alpins de forteresse ( 76e, 868, 96e E.A .F.), B8 bataillon chasseurs des Pyrénées, 9e bataillon mitrailleurs, otto S.E.S., tre gruppi del 1 57e régiment d'artillerie de position, due del 11 f régiment d'artillerie lourde hippomobile ed uno del 1 49e. in totale 155 pezzi tra Sospel e il mare. In seconda schiera erano il 10 5e bataillon chasseurs alpins e il 5e bataillon chasseurs des Pyrénées, in riserva il 3e régiment tirailleurs sénégalais e due battaglioni del 4e, oltre ad un battaglione di carri armati Renault F.T. Parteciparono alla battaglia perciò quattordici battaglioni e mezzo, più sei gruppi di artiglieria (107), e in qualche misura anche le truppe, soprattutto le batterie, del sottosettore Sospel. L'attacco del XV Corpo d'armata, che andava ad urtare contro un dispositivo avversario particolarmente robusto, fu preceduto da una preparazione di artiglieria durata dalle 9,30 alle 10,30. Lo schieramento delle nostre batterie era abbastanza forte. Fra reggimenti di artiglieria divisionale, gruppi di Corpo d'armata e di Armata e batterie G.a.f. si giunge ad un totale di 216 pezzi, per circa la metà di medio calibro e qualcuno anche di grosso calibro. Tuttavia, a causa delle caratteristiche negative dello schieramento, potettero agire sul fronte della Divisione Cosseria soltanto sei gruppi appartenenti all'artiglieria divisionale della stessa Divisione e della Cremona, tutti di calibro 75 o mo mm., e un gruppo misto di medio calibro. Per la sua brevità e per la scarsa potenza dei colpi, il tiro di preparazione non fu sufficiente a neutralizzare le solide e moderne fortificazioni francesi di avamposto. Sulle posizioni fortificate avversarie si erano avvicendate, nelle prime ore del giorno 22, le formazioni da bombardamento della ra Squadra Aerea. Soltanto nove apparecchi BR 20 del 7° stormo e (106) Per evitare equivoci, visto che i due C. d'a. contrapposti avevano lo stesso numero ordinativo, si usano cifre arabe per indicare quello francese. (107) Les Grandes Unités Franraises, cit., voi. III, pag. 921.
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SULLE ALPI OCCIDENTA!.I
nove del 43° stormo erano riusciti però a lanciare le loro bombe, rispettivamente sul forte di Mont Ours. e su quello di Mont Agel. Altri quattordici aerei dello stesso tipo, appartenenti al 13° stormo ed ai gruppi 31° e 59°, non riuscirono a individuare gli obiettivi (108). Alle 10, la Divisione Cosseria attacca su due colonne. A sinistra, tra il Passo San Paolo (Baisses de Saint - Paul) e il mare, è il 90° reggimento fanteria. A destra, fra Passo San Paolo e Passo del Porco, 1'89° reggimento fanteria punta con due battaglioni verso le Vigne e le Granges Saint Paul, ma è fatto segno di un violentissimo fuoco di artiglieria e all'energica reazione delle armi delle for~ificazioni site nella zona di le Baousset. In prossimità del mare, il I battaglione del 90° fanteria è arrestato fin dall'inizio dell'offensiva dal tiro micidiale proveniente dal fortino di Ponte San Luigi. Il II battaglione dello stesso reggimento, sboccato dal Passo San Paolo, riesce invece a raggiungere di slancio intorno a mezzogiorno il margine nord- orientale dell'abitato di Mentone. Attraverso il varco aperto nelle posizioni francesi di frontiera, il comando della Cosseria lancia in avanti tutte le forze a portata di mano. Vengono subito messi in movimento il II battaglione dell '89° fanteria e il XXXIII battaglione cc.nn. che puntano, rispettivamente, verso nord - ovest e verso la zona immediatamente a nord di Mentone. Nella notte, lo stesso varco sarà utilizzato dal I battaglione del 21° fanteria della Divisione Cremona, inviato in rinforzo dal comando del XV Corpo d'armata. Il I battaglione dell'89° fanteria, sboccato da Passo del Porco, è fortemente impegnato dalle fortificazioni intorno a Castellar. A tarda sera, i battaglioni dipendenti dal comando della Cosseria si trovano su una linea che va dal cimitero di Mentone fino alla zona antistante il Passo del Porco, passando per la Colle e per le pendici ovest delle Granges Saint Paul. Nel settore immediatamente a settentrione, fra Monte Grammondo e il Passo di Ciotti, le fanterie della Divisione Modena, affaticate dal recentissimo spostamento laterale verso sud, attaccano anch'esse alle IO del 22 giugno. Questa Divisione agisce sull'ala destra con il 41° reggimento fanteria, rinforzato dal XXXIV battaglione cc.nn., dal XV battaglione mitraglieri e• dal XXXVII battaglione mortai, nella zona fra Passo di Treittore e Passo di Cuore. A favore
I~
(108) DS 2• GM, racc. 2. Relazione sulle azioni aeree compiute dalla Squadra Aerea il 22 giugno 1940, f.ta Fougier.
PARTE TERZA:
LE OPERAZIONI
dell'ala destra sono orientati anche i due gruppi someggiati del 29° reggimento artiglieria. Più a sud, il 4-2° reggimento fanteria attacca con uno dei suoi battaglioni nella zona di Cima Longoira e con un altro dal Passo di Treittore verso Colla Bassa. L'urto si fa immediatamente assai duro su tutto il fronte della Divisione Modena. Nel pomeriggio, le unità dell'ala destra finiscono col convergere su Col Razet. Tra un alternarsi di nebbia e di pioggia, il II battaglione del 41° fanteria e il XXXIV battaglione cc.nn. si aprono un varco nei reticolati e a sera giungono sulle pendici orientali di Mont Razet, ma vengono fatti segno di un violentissimo tiro di repressione. Dopo l' av;i,nzata dei battaglioni della Cosscria al di là della frontiera, il comando del XV Corpo d'armata cerca di spostare il centro di gravità dell'attacco della Modena verso sud, al fine di farla concorrere all'azione più promettente dell'altra Divisione. L'attacco verso Castellar è però arrestato da un potente sbarramento di artiglieria e dalle armi di fanteria delle posizioni fortificate. Modesti progressi riesce a compiere il I battaglione del 4-2° fanteria che agisce per l'alto nella regione di Roc d'Ormea. Su tutto il fronte del XV Corpo d'armata, contro i battaglioni che hanno attraversato la frontiera si sovrappongono il fuoco dei forti e quello del1e batterie mobili. Particolarmente efficace è il tiro proveniente dai forti della posizione di resistenza francese, specie da Mont Ours, Mont Agcl e Cap Martin. Nella fascia dei fortini a breve distanza dal confine non mancano reazioni dinamiche da parte di piccole unità francesi e degli stessi presidi delle fortificazioni (109). Nella sua relazione il generale Mer, che però fa una certa confusione di date fra la piccola azione di assaggio del 20 giugno e l'offensiva del 22, riconosce i successi iniziali delle truppe italiane ed attribuisce esclusivamente all'azione dell'artiglieria francese i parziali ripiegamenti cui furono costretti nei pomeriggio alcuni reparti italiani (IIo). Anche nella notte i combattimenti continuano, frammentandosi in piccoli scontri. Nel corso della notte viene tentata una delle operazioni di sbarco previste dai piani. Con natanti civili a motore raccolti nei porti della Riviera di Ponente dovevano essere sbarcati in più riprese sul1a costa (109) Per molti particolari di queste azioni, narrati dagli stessi protagonisti, si veda: AzEAu, op. cit., pag. 177 e seg. (no) MER, op. cit., e< Revue Historique de l'Armée », janvier 1946, pag. 36 e seg. II. -
U,S.
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fra Mentone e Monte.cario circa mille uomini tratti da varie unità dell'Esercito. La Marina doveva collaborare alle azioni con alcune siluranti, al comando dell'ammiraglio Porzio Giovanola, e qualche centinaio di specialisti per la condotta delle imbarcazioni. Le condizioni del mare e la cattiva tenuta dei natanti costringono al rientro le poche decine di uomini che dovevano compiere uno sbarco nelle vicinanze di Mentone. Si inserisce negli avvenimenti della giornata del 22 sul fronte del XV Corpo d'armata l'episodio del treno armato n. 2, messo a disposizione dalla Marina. Armato di quattro pezzi da 120/45, esso 'operava dal tratto di linea ferroviaria antistante la galleria di Capo Mortola in appoggio alle azioni del1a Divisione Cosseria. Dopo alcune efficaci sue riprese di fuoco ed il successivo rientro in galleria, le batterie francesi di Cap Martin aggiustano il tiro sullo sbocco della galleria e attendono una nuova uscita del treno armato. Quando questo ebbe nuovamente preso posizione allo scoperto per riaprire il fuoco, fu facile preda di una serie di colpi che lo mise fuori combattimento. L'operazione << M )) , il cui piano come è noto prevedeva un anticipo dell'attacco sulle ali, Divisione Cuneense a nord e Pusteria a sud, rispetto all'azione delle due Divisioni schierate al centro, Forlì e Acqui, si sviluppò in modo diverso. A causa del tempo ancora necessario alla Divisione Pusteria per giungere ai completo sulle posizioni di partenza e per conseguire un minimo di orientamento sugli obiettivi, fu necessario stabilire uno sfasamento graduale di tempi dalla destra alla sinistra dello schieramento del II Corpo d'armata, cui l'operazione offensiva era ormai affidata nella sua totalità. L'ordine di operazioni n. 2 predisposto alle 6,30 del 22 giugno dal comando del II Corpo d'armata (n1) prevede ì'impiego deìle truppe delle Divisioni alpine Cuneense e Pusteria, delle Divisioni di fanteria da montagna Livorno, Acqui e Forlì, della Divisione normale di fanteria Pistoia e del II Raggruppamento alpini Varaita - Po. Con l'autorizzazione del comando d'Armata, l'ordine di operazioni modifica i tempi di inizio dell'attacco prevedendo le ore 9,30 del giorno 22 per il II Raggruppamento alpini e per la Cuneense, le 12 dello stesso giorno per la Forlì, le 4 del 23 giugno per la Pusteria e la Livorno, quest'ultima con compito limitato al taglio della Val (rn) DS 2a GM, racc. a com. clip., f.to Bertini.
256.
Prot.
0182,
in data
22
giugno
1940,
II C. d'a.
PARTE TERZA:
LE
OPERAZIONI
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Tinèa con qualche reparto, e le 5 dello stesso giorno per la Acqui. In tal modo, tutta la metà sinistra dello schieramento tornava alla data di partenza inizialmente stabilita. Compito della Cuneense è tagliare l'alta valle dell'Ubaye per agevolare il movimento in Val Ubayette della Divisione Forlì, mentre la Pusteria deve procedere verso la conca di Jausiers per favorire l'azione della Acqui lungo la rotabile del Colle della Maddalena. I testi combinati di questo ordine di operazioni e di quello n. 1, diramato il 20 giugno ( 112), definiscono come compito del Corpo d'armata l'occupazione di tutto l'alto Val Ubaye fino alla conca di Barcelonnettc e dei colli che immettono da questa valle nelle testate di quelle dei fiumi Verdon, Var e Tinèa, vale a dire i colli Allos, Cayolle e Granges Communes. Rientrano negli obiettivi dell'operazione anche i colli del Vars e del Parpaillon. Si tratta perciò della conquista di una piattaforma dalla quale si possa operare sui lati per azioni di maggior respiro, per ora indeterminate. Tuttavia, se si esaminano gli obiettivi immediati dell'operazione si può pensare :id un~ mannvra verso nord, vlsto che dopo la conquista de11e conche
poste intorno aìla confluenza dell'Ubayette nell'Ubaye la spinta dell'ala destra dovrà volgersi verso il Col de Vars, che immette nel bacino della Durance. L'ala sinistra, costituita dai reparti della Divisione Pusteria, puntando su Jausiers, cittadina sull'Ubaye poco a valle di Condamine, non potrà evidentemente occupare nello stesso tempo i tre colli che portano verso sud, nel Nizzardo. Il concetto d'azione prevede la conquista d'impeto dell'alto Ubaye da parte della Cuneense e del II Raggruppamento alpini, mentre l'attacco dalla zona della rotabile verso le conche del settore centrale, pur comprendendo l'aggiramento di alcune opere far~ tificate, ha carattere metodico. Va notato però che l'azione per l'alto nella regione ai lati del Monte Sautron affidata alla Divisione Forlì. del tipo da montagna ma con artiglierie da 75/27 modello 1911 ippotrainate, avrebbe comportato una netta separazione fra fanteria e artiglieria divisionale. La Divisione avrebbe perciò perduto, man mano che avesse sviluppato l'avanzata, buona parte della propria capacità di penetrazione. Il tiro di preparazione doveva essere intenso, ma di breve durata per favorire la sorpresa. L'azione di fuoco successiva doveva mirare (112) DS 2" GM, racc. 256. Prot. 0143, in data 20 giugno 1940, II C. d'a. a com. dip., f.to Bertini (Doc. n. n).
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LE Ol'ERAZ!ONI DEL GWGNO
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SULLE ALPI OCCIDENTALI
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allo sviluppo di una stretta aderenza al movimento delle fanterie, evitando ogni interruzione. La difesa di Val Ubaye è affidata dal comando dell'Armée des Alpes alla 64e Division d'infanterie alpine, comandata dal generale de Saint-Vincent. Dipendono da essa il 299e régiment d'infanterie alpine, il 7f e il 83e bataillon alpins de forteresse, il IV battaglione del 44oe régiment de pionniers, sette S.E.S. e quattro gruppi di artiglieria mobili o da posizione. Poco prima dell'ora stabilita per l'inizio delle operazioni, il Capo di Stato Maggiore dell'Esercito informa il comando della ra Armata dell'opportunità di non fare troppo affidamento sul concorso del bombardamento aereo, reso difficile dalle condizioni meteorologiche e dalle caratteristiche orografiche del terreno. Tra le 9,30 e le ro, dopo un tiro di preparazione durato da 30 a 40 minuti, ha inizio l'attacco sull'ala destra dello schieramento. Il II Raggruppamento alpini, operando attraverso i due Col de Longet, comincia a scendere nella testata di Val Ubaye senza incontrare resistenza sensibile, ma ). - - 11e"'tn<-o
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delle 1 r con i suoi battaglioni dai colli dell' Autaret, di Maurin, di Gippiera (Gypière) e di Nubiera, ma è immediatamente contrastata dagli avamposti francesi e da un insistente tiro di artiglieria. Anche la Divisione Forlì, quando intorno a mezzogiorno sbocca da Col Sautron e da Colle delle Munie, è sottoposta ad un violentissimo tiro di artiglieria ed entra subito dopo in diretto contatto con le difese avanzate francesi. La colonna del battaglione alpini Val Màira, in rinforzo alla Forlì, che scende lungo il vallone di la Peyrasse non incontra forte resistenza, ma il 43° reggimento fanteria che agisce sulla sinistra verso T~te Dure deve aspramente combattere per conquistare q. 2634. Duramente impegnato è anche il 44° reggimento fanteria, sempre della Divisione Forlì, che lotta per superare le fortificazioni dell'antica batteria della Viraysse. Il II Raggruppamento alpini, che ora dipende dal comando della Cuneense, dopo aver attraversato la parte più alta del corso del]'Ubaye è giunto a sera con la colonna di destra, formata dal battaglione alpini Val Camonica, a Col de la Cula. La colonna di sinistra, costituita dal battaglione alpini Val d'Intelvi e dal XXXVIII battaglione cc.nn., è a Col Albert. Il Il Raggruppamento alpini controlla così tutte le pendici orientali della Montagne de Cristillan. Alcuni piccoli reparti sono giunti al Pie Farnareita, ai margini del Queyras. La Divisione Cuneense, che opera su due colonne, continua ad essere fortemente ostacolata nei movimenti attraverso i valichi dal-
PARTE TERZA:
LE OPERAZIONI
l'abbondante neve, che impedisce il passaggio delle salmerie. Il battaglione Saluzzo riesce tuttavia a giungere in fondo valle con le sue pattuglie avanzate. Il battaglione Borgo San Dalmazzo, che era sboccato sulla sinistra da Col de Maurin, incontra invece una resistenza molto vivace mentre scende su Combe Bremond lungo il Vallon de Mary. Assai limitata è la penetrazione del battaglione alpini· Ceva oltre il Col de Gippiera. L'operazione offensiva (( M >> riesce a svilupparsi in modo soddisfacente nella prima giornata soltanto dove le basi di partenza erano più lontane dalle fortificazioni francesi. Anche in questi casi la neve fresca e abbondantissima che ha coperto i valichi di frontiera ostacola o impedisce i movimenti delle artiglierie someggiate e delle salmerie con i rifornimenti. Nella stessa giornata del 22 giugno, il III Corpo d'armata, con la Divisione R(l'(lenna e il I Raggruppamento alpini, impegna l'avversario con attacchi a raggio limitato che incontral).o quasi ovunque forte resistenza. Reparti avanzati del 37° reggimento fanteria giungono a Fontan, in Valle Roja. Sul fronte della 4a Armata, la maggiore attenzione è ancora rivolta al Settore Baltea. Già dalle prime ore del mattino il maresciallo Graziani ordina che batterie da 149/ 35 e da 152/ 13 siano schierate in posizione utile per battere il fortino di Traversette, << perché sarebbe illusione credere che aviazione possa sostituirsi artiglierie nella situazione nostra in alta montagna>> (n3). Un concetto diverso era stato espresso dal comandante della 4a Armata poco prima di mezzanotte con un fonogramma che affidava alle « colonne alpine» e alle unità della Divisione Trieste già in zona il compito di eliminare le posizioni francesi che ancora impediscono lo sgombero della neve dalla rotabile e il riattamento dell'interruzione. Tale compito doveva essere adempiuto muovendo a cavallo del Torrent du Reclus verso Bourg-Saint-Maurice. Al comando della 4a Armata prevale ancora l'idea che le fanterie avrebbero dovuto agire contro le fortificazioni con la tecnica del colpo di mano e dell'assalto improvviso, mentre ormai i comandi superiori sembrano essersi convinti che soltanto il vecchio metodo della neutralizzazione mediante il tiro ripetuto dei medi calibri possa dare risultati utili (rr4). (113) DS 2"' GM, racc, 2. Prot. 200, in data 22 giugno 1940, comando 11 a G.A.O., f.to Graziani. (II4) DS 2A GM, racc. 452. Prot. 04, in data 21 giugno 1940, 4a Arm. a C. d'a. alpino e Div. Trieste, f.to Guzzoni.
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In effetti, quando un gruppo da 149/35 sarà in grado di intervenire sul fronte del Corpo d'armata alpino, i suoi tiri verranno orientati sulle difese antistanti Bourg-Saint-Maurice anziché sul Traversette. Altri due gruppi di medio calibro, ai quali si era ridotto tutto il rinforzo alle artiglierie del Corpo d'armata alpino, non giungeranno in tempo per partecipare ad azioni di fuoco, anche per l'arresto della loro marcia disposto per dare la precedenza ai carri del 33° reggimento fanteria carrista della Divisione Littorio. Per tutta la notte sul 22 erano proseguiti, ad opera dei genieri delle Divisioni Taurinense e Trieste, i lavori di riattamento al ponte della Marquise. Per essere impiegato sulla rotabile del Piccolo San Bernardo, giungerà in nottata a Torino da Verona il XVII battaglione pontieri, chiesto dal comando della 4a Armata. Lo scaglione motorizzato del battaglione, che è carreggiato per oltre la metà dei suoi reparti, verrà fatto proseguire per via ordinaria fino al passo. Non va dimenticato che, come aveva accertato la ricognizione aerea, almeno un'altra mina era stata fatta brillare dai francesi lungo la rotabile, più a valle rispetto a quella ben nota, nei pressi di Crete des Zittieux. Nella tarda mattinata del 22 giugno, dopo che i due battaglioni del 65° reggimento fanteria (n5) erano giunti in linea al centro dello schieramento della Taurinense, viene ripreso il tiro sul Traversette. Contro di esso, fra le undici e mezzogiorno, effettuano tiri di imbocco alcuni pezzi da 47 / 32 della G.a.f., tratti dallo sbarramento controcarri del Piccolo San Bernardo. Alle 12,40, dopo una intensa preparazione dell'artiglieria divisionale della Trieste, l'attacco viene ripreso con il XXXII battaglione bersaglieri che punta lungo la rotabile oltre l'interruzione e il II battaglione del 65° fanteria che investe il Traversette insieme al battaglione alpini Aosta, duramente provato dagli assalti del giorno precedente e dal continuo fuoco delle armi del fortino. Il presidio di questo si difende anche osservando il tiro che le artiglierie dei forti intorno a Bourg - Saint - Maurice effettuano sulle sue immediate vicinanze e sull'interruzione stradale. Benché il Traversette abbia perduto per effetto del bombardamento delle nostre artiglierie buona parte della propria capacità (n5) Secondo gli organici vigenti nel 1940, i reggimenti di fanteria delle Divisioni motorizzate erano formati su due soli battaglioni. In compenso, la Divisione disponeva di un reggimento bersaglieri; era però priva dei battaglioni cc.nn.
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di reazione, le sue mitragliatrici sono ancora in grado di battere la rotabile all'altezza dell'interruzione (n6). Il II battaglione del 65° fanteria non si attarda, dopo il primo assalto, nell'assedio del fortino. Esso riesce a sfilare lungo un valloncello fra il Traversette e la strada, raggiungendo più a valle q. 2346. Il I battaglione dello stesso reggimento agisce contemporaneamente per l'alto sulla destra del Torrent du Reclus e giunge a q. 2484 del Clapey. La semplice indicazione delle quote conquistate dà la diretta sensazione dell'ambiente nel quale stava combattendo, dimostrando grande versatilità, un reggimento di fanteria motorizzata costituito e addestrato per tutt'aitro genere di operazioni in ben diverso terreno. Assai più limitati i progressi del XXXII battaglione bersaglieri, che giunge tuttavia al Sarberon. E' da notare che ormai la Divisione Trieste ha gettato nella battaglia circa la metà della propria fanteria, sottoposta ad una notevole usura. Ben difficilmente sarebbe stato possibile riprendere alla mano il 65° reggimento fanteria e iì XXXII battaglione bersaglieri per farii tornare al loro compito iniziale, assai più consono ai mezzi disponibili, cioè lo sfruttamento rapido del successo. D'altro canto, l'impiego delle unità della Divisione Trieste come normale fanteria era reso necessario dalla imprevista durezza della resistenza francese e dalla mancanza di riserve nel Settore del Corpo d'armata alpino, ove si eccettuino i pochissimi battaglioni delle due Divisioni alpine lasciati in seconda schiera. Piuttosto sensibili sono nella giornata del 22 giugno i progressi dei battaglioni alpini che stavano penetrando nell'alto Val d' Isère. Fin dall'alba il battaglione Vestone ha superato il Col du Retour, a sud - est del Piccolo San Bernardo, ed è giunto davanti a les Eucherts, ove è impegnato in accaniti combattimenti. Più a sud, il movimento in avanti del battaglione alpini Val Cordevole e del Val Piave impone ai francesi di sgombrare tutta la Combe du Mont e di ripiegare su una linea più arretrata verso il fondo valle. Sull'ala destra del Corpo d'armata alpino, il battaglione Duca degli Abruzzi ha progredito durante la notte verso Mont Tondu e il Col d'Enclave. I movimenti notturni in alta montagna delle nostre unità alpine, e in qualche caso anche di fanteria con normale (u6) Per qualche notazione di ambiente riguardante il presidio francese assediato si può vedere: AzEAU, o-p. cit., pag. 128 e seg.
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equipaggiamento, spesso effettuati in questo e in altri settori, vengono rilevati con ammirazione dagli scrittori francesi, che accre· ditano in generale al soldato italiano un addestramento alla marcia molto superiore a quello al combattimento. Verso la metà della giornata, gli alpini sviluppano forti attacchi contro l'Enclave e Bellaval. La difesa francese comincia a presentare qualche smagliatura (u7). Non molto più a sud, il battaglione Val Baltea è giunto a les Veis Dessus. Verso la fine del pomeriggio, sull'altra ala del Settore, il bat· taglione Val Cordevole supera le Crot e giunge in prossimità di Sainte - Foy e di le Villard, nel fondo dell'alto Val d'Isère. Le pattuglie spinte dal battaglione Val d'Orco fino a le Miroir, nei pressi delle fortificazioni francesi, sono invece costrette a ripiegare. Tuttavia, è per effetto di queste azioni che, alle 19, il comando del Secteur fortifié de Savoie ordina per la notte il ritiro degli avamposti, salvo i presidi delle opere di Traversette e di Seloge, in Val des Glaciers, che debbono continuare ad oltranza la resistenza e l'osservazione del tiro. Sul fronte del I Corpo d'armata, Settore Moncenisio - Bardonecchia, le artiglierie italiane battono per tutta la mattinata del 22 giugno le fortificazioni francesi, in particolare la Petite Turra, la più vicina al Colle del Moncenisio, che con il suo presidio di 51 uomini sta svolgendo una missione impeditiva assai simile a quella svolta dal Traversette. Contro le fortificazioni nelle vicinanze del Colle vengono tentati dalla Divisione Brennero, senza successo, alcuni attacchi di sorpresa. Visti vani questi sforzi, il comando della 4a Armata chiede nella zona il concorso dell'aviazione da bombardamento, che però non può essere concesso. Nel corso della notte precedente era stata conquistata da una compagnia di fanteria della G.a.f. la posizione fortificata di Cima della Nunda, che dominava il tratto di frontiera ad est del Colle. Nel pomeriggio del 22, senza preparazione di artiglieria per sfruttare la sorpresa, la stessa compagnia, che aveva assunto la denominazione di Lupi del Cenisio, esegue un colpo di mano per la conquista del moderno fortino di les Arcellins, armato di pezzi controcarro e di mitragliatrici. In pochi minuti l'attacco riesce pienamente e restano vani i contrattacchi francesi lanciati la notte se-
(117) AzEAU, op. cit., pag. 157 e seg. Testimonianza all'autore del col. Vergézac, comandante del Sottosettore Beaufortin.
PARTE TERZA:
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guente (118). In tal modo, la zona ad est del Moncenisio che si affaccia direttamente sui tornanti della rotabile era tutta sotto controllo italiano. Restano attive, sull'altro lato della strada, le fortificazioni di la Petite Turra e del Bois du Revet. Intanto il 63° reggimento fanteria Cagliari giunge a Bramans sulle rive dell'Are, più di dieci chilometri a valle di Lanslebourg, quasi contemporaneamente al battaglione alpini Val Cenischia che prosegue verso l'Esseillon. La colonna Boccalatte prosegue la sua faticosa marcia su Bessans, ormai sgombra, e vi giunge nella tarda mattinata. Alle 19, il maresciallo Graziani, che segue sempre le operazioni nella zona del Moncenisio con particolare interesse, fa telefonare dal colonnello de Castiglioni al generale Vecchiarelli che egli « ordina di sfruttare il successo su Bramans mandando giù più gente che può ». In conseguenza, il comandante del I Corpo d'armata dispone l'avvicinamento del Raggruppamento celere al Colle del Piccolo Moncenisio che, per il momento, non si presta al passaggio di carri armati e di mezzi motorizzati ed è molto diffìcoltoso anche per la cavalleria. Per migliorare la capacità ài transito di questo valico, il genio inizia immediatamente lavori stradali. In serata, Superesercito ordina direttamente alla Divisione motorizzata Trento, che era a Mondovì orientata verso il fronte della 1" Armata, di mettersi a disposizione del I Corpo d'armata « per sfruttamento successo direttrice Val d'Arc )), una direttrice che però è tuttora bloccata, oltre che dalla resistenza ancora viva delle fortificazioni fra il Moncenisio e Lanslebourg e da numerose interruzioni stradali, dal poderoso complesso di forti che circonda Modane. Sul fronte della Divisione Superga l'avanzata è lenta e faticosa a causa della violenti~sima reazione delle artiglierie francesi. La Divisione è chiamata ad operare nella zona ove si trova l'appoggio di destra della posizione di resistenza che sbarra il Val d'Arc. Si tratta di importanti fortificazioni che sono state costruite nelle immediate vicinanze della frontiera. Non è perciò possibile guadagnare spazio negli intervalli fra gli avamposti, come hanno potuto fare altre Divisioni. L'impatto con le forti difese permanenti avviene fin dal passaggio del confine, in assenza completa di concorso aereo e con un limitato appoggio di artiglieria. Piccoli progressi realizzano a costo di gravi perdite, il 91° reggimento fanteria al Col du Petit Argentier e il 92° al Col des Roches (n8) Per una minuziosa descrizione dell'attacco a !es Arcellins, si può <( Rivista di Fanteria », 1940, n. IO, pag. 495 e seg.
vedere:
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e al Lac des Battaillères. I battaglioni alpini Val Fassa ed Esille giungono alla testata di Val Neuvache, ma saranno costretti a ritirarsi nella notte seguente. Di particolare importanza la conquista, da parte del battaglione alpini Val Dora, di Mont Rond, una posizione dominante rispetto a Fourneaux. Nelle ore seguenti il battaglione Val Dora pagherà un alto prezzo per questa azione così pericolosa per lo schieramento francese. Nel Settore del Monginevro, il IV Corpo d'armata fruisce di tutto il concorso aereo concesso nella mattinata del giorno 22 alla 4;. Armata, tuttavia con effetti reali molto ridotti a causa delle condizioni meteorologiche. Neile prime ore del mattino, dei 42 aerei BR 20 inviati sulla zona dal 1, 13° e 43° stormo e dal 31° gruppo da bombardamento soltanto sei riescono a lanciare le loro bombe sui forti ad oriente di Briançon. Tutti gli altri sono costretti a rientrare carichi alle basi, senza poter effettuare le previste azioni contro le fortificazioni francesi di fronte al Mongincvro (u9). Alle 17, il comando della rn Squadra Aerea comunica che a causa delle condizioni del tempo è impossibile prevedere per il resto della giornata altri voli offensivi. Attiva, in particolare su Ventimiglia e sulle retrovie del XV Corpo d'armata, è stata nella giornata anche l'aviazione francese. Per tornare alle operazioni terrestri del IV Corpo d'armata, va ricordato che il suo comando aveva diramato per il giorno 22 un nuovo ordine di operazioni, il numero 3 (120). Il compito affidato alle Divisioni Sforzesca e Assietta torna ad essere quello iniziale: l'occupazione della conca di Briançon, come ripete l'oggetto dell'ordine citato. Dopo violenta preparazione di artiglieria, limitata però alla durata di soli trenta minuti, la Sforzesca doveva scattare in avanti « per sboccare nella conca)), mentre l'Assietta aveva il compito di « esercitare la massima pressione a vantaggio attacco principale». La direttrice di questo sarà da Col Alpet, per q. 236J del Bois de Suffìn, a les Alberts, vicino alla confluenza della strada di Val de la Clairée con quella del Monginevro. Le basi di partenza erano ancora una volta a ridosso della frontiera. Il generale Mercalli è talmente sicuro dell'esito dell'azione offensiva, che conta di spostare il proprio posto di comando da Pra(r 19) DS 2"' GM, racc. 2. Relaz. sull'attività della ra Squadra Aerea il giugno 1940, f.ta Fougier. (120) DS 2a GM, racc. 59. Prot. 3g64, in data 21 giugno 1940, IV C. d'a. a com. clip., f.to Mercalli. 22
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gelato, in effetti a troppo grande distanza dal fronte, prima a Cesana, poi al Monginevro, quindi a la Vachette e infine a Briançon. Il comando della Divisione Sforzesca pone in primo scaglione il 53° reggimento fanteria, appoggiato da un gruppo del 17° reggimento artiglieria, una compagnia cannoni da 47 / 32 e due compagnie mortai da 81. Il movimento ha inizio puntualmente alle 8, a cavallo della rotabile, con due battaglioni sulla destra e uno sulla sinistra. Superata la linea di frontiera, si scatena immediatamente contro le nostre truppe un fuoco vivissimo di armi automatiche e un pesante tiro di sbarramento di artiglieria. A prezzo di gravi peròite, il II battaglione del 53° fanteria, con l'appoggio di una compagnia mortai, supera il Bois de Praria e riesce a penetrare nel Bois de Sestrières. A mezzogiorno, un nuovo tentativo di colpo di mano sul forte Janus dà risultati negativi. Riesce invece l'impresa di un plotone di carabinieri che, con l'appoggio di alcuni carri L della G.a.f., si impadronisce nuovamente dell'abitato di Montgenèvre. L'opera fortificata sita immediatamente a ovest del paese è però sempre attiva. Nel pomeriggio, l'azione dell'ala destra che agisce nel Bois de Suffìn è arrestata dal fuoco francese. Il III battaglione del 53° fanteria, che ha subito forti perdite, viene sostituito in linea dal XXX battaglione cc.nn. Reparti della Divisione Assietta sono riusciti nel frattempo a raggiungere q. 2311 della Crete de Chaussard. Ai margini della conca di Abriès, ove operano le unità del Settore Germanasca - Pellice, i movimenti delle nostre truppe continuano con lentezza e senza risultati di rilievo. Verso sera, una compagnia del battaglione Pinerolo che aveva preso posizione a cavallo della strada fra Ristolas, conquistata in precedenza, e Abriès subisce notevoli perdite prima a causa di un forte bombardamento dell'artiglieria avversaria e poi di un subitaneo attacco condotto da piccole unità francesi provenienti dal capoluogo dell'alto Guil. Nel corso della giornata del 22, Superesercito ordina alla Divisione Friuli (gen. Vittorio Sogno; 87° e 88° reggimento fanteria, 35° reggimento artiglieria, XX battaglione mortai, priva di unità del genio e dei servizi), appartenente al VII Corpo d'armata della t Armata, di muovere verso le alte valli Germanasca e Pellice al fine di presidiare e mettere in sicurezza i valichi di frontiera, ora che praticamente tutte le truppe del Settore sono impegnate intorno ad Abriès. Dalla zona a sud - est di Carmagnola, ove la Divisione era stanziata in attesa del completamento, alle Alpi il movimento sarebbe dovuto avvenire per via ordinaria, a mezzo di autocarri
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solo per gli uomini dei reggimenti di fanteria. Nella serata dello stesso giorno, il movimento viene però sospeso. A conclusione della seconda giornata di battaglia, si può dire che solo nella zona del Moncenisio sono avvenuti progressi se non decisivi, almeno significativi. Come quelli compiuti più a nord dal1'ala sinistra del Corpo d'armata alpino, questi movimenti in avanti avvicinano le unità italiane alle fortificazioni permanenti della posizione di resistenza francese. Il problema della rottura è però soltanto enunciato, perché mancano gli elementi necessari per la sua impostazione, sia per quanto riguarda gli strumenti, sia per quanto riguarda i procedimenti tattici. Altrove, l'apparecchio difensivo avversario è stato soltanto eroso ed è ancora pienamente reattivo, pure nelle componenti avanzate. Anche per gli avvenimenti del giorno che si conclude, il diario storico del Gruppo Armate Ovest fornisce una sintesi efficace e realistica: « Nella giornata del 22, con condizioni atmosferiche avverse, i reparti hanno duramente lottato contro il nemico che, come il giorno 21, ha dimostrato di non voler cedere un solo palmo di terreno. Non si profila ancora nessun risultato che consenta di imbastire, sul successo iniziale, lo sfruttamento a fondo». Sul rovescio dell'Armata francese delle Alpi, il mancato funzionamento dei detonatori delle mine predisposte per far saltare il ponte di Culoz sul Rodano determina un pericolo immediato e ravvicinato per Chambéry. Ulteriori complicazioni per il generale Olry derivano dalla decisione del governo di Bordeaux di dichiarare città aperte tutti i centri che abbiano più di 20.000 abitanti. Tuttavia, le colonne tedesche che procedono a ventaglio da Lione sono bloccate dal corso del basso Isère, in piena sia per le piogge, sia per l'apertura delle dighe, e dalla mancanza di ponti superstiti nell'ansa del Rodano. Le avanguardie germaniche della 7'" Divisione motorizzata sono il 22 a Voreppe, ove sono arrestate dal fuoco delle artiglierie di marina schierate a difesa della stretta. La Divisione è costretta ad arrestarsi, per la prima volta dopo la rottura del fronte francese di nord - est, per preparare metodicamente un più forte attacco.
V.
I GIORNI DELLA BATTAGLIA (23 E 24 GIUGNO)
Nelle prime ore del mattino del 23 giugno it comando del Gruppo Armate Ovest dirama le direttive per le operazioni della giornata ( 121 ). Nelle premesse si ritiene che gli attacchi dei giorni precedenti abbiano consentito in più punti alle nostre truppe di penetrare nella organizzazione difensiva francese. Si ordina perciò di insistere con l'attacco sui tratti del fronte che sembrano consentire operazioni presumibilmente più redditizie. Dove la resistenza avversaria non ha concesso spazio alla nostra offensiva ci si deve limitare a << fissare il nemico » in attesa che la manovra sulle direttrici laterali faccia cadere il tratto di fronte che si presenta più robusto. Nell'elenco di settori ritenuti più promettenti, le direttive pongono al primo posto le valli dell'Isère e dell'Arc, ove si intravede la possibilità di sviluppi strategici a largo raggio fino a Chambéry e Grenoble e sul rovescio di Briançon. Con minor conforto di fatti avvenuti, si ritiene che anche l'azione in Val Ubaye possa svilupparsi verso Gap, ad ovest, e Nizza, a sud. Come le prime due, anche questa operazione deve perciò essere spinta a fondo. Alla categoria dei tratti di fronte dove occorre limitarsi a « fissare » lo schieramento avversario sono esplicitamente assegnati i Settori del Monginevro e del Guil, mentre le operazioni lungo la costa mediterranea sembrano essere inserite in una categoria intermedia, né (( spingere a fondo», né solo <( fissare >l, ma (( mantenere costante la pressione», formula che intende forse lasciare ai comandi in loco la responsabilità di graduare l'impegno a seconda delle circostanze. In relazione a questa scelta a favore di una selezione degli obiettivi e di una graduazione degli sforzi, si chiede ai comandanti oelle Armate di << regolare l'impeto delle forze a loro disposizione )>, se-
(121) DS 2a GM, racc. 2. Prot. 2369, in data 23 giugno 1940, G.A.0. a com. <lip., f.to Umberto di Savoia (Doc. n. 13).
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guendo così un fondamentale carattere dell'azione di comando ad ogni livello gerarchico. Da questo giusto atteggiamento del comando superiore deriva forse anche l'invito rivolto in giornata al generale Guzzoni, tuttora intento a seguire da vicino l'azione del Corpo d'armata alpino e perciò abbastanza lontano dagli avvenimenti sugli altri Settori dipendenti, affinché voglia ritornare al suo posto di comando di Rivoli << prendendo in mano le sorti dell'Armata n. Non c'è niente nelle direttive del Gruppo Armate Ovest che sembri dar credito alle informazioni risultanti all'Ufficio situazione dello S.M.R.E., che ritiene già tutte ritirate le Divisioni mobili francesi. L'effetto pratico di esse è però nullo per tutta la giornata del 23 giugno, visto che gli ordini del Gruppo Armate Ovest giungono a Mondovì, che non è troppo lontana da Bra, soltanto alle ore 20 e più o meno alla stessa ora dovrebbero essere pervenute a Rivoli. La interpretazione che il generale Pintor dà delle direttive citate ritrasmettendole al comando del XV Corpo d'armata è forse troppo letterale. Egli infatti ordina un ulteriore spostamento verso il mare del centro di gravità dell'azione, allungando ulteriormente l'intervallo già esistente fra la sinistra della Divisione Ravenna e la destra della Modena, rimasto privo di truppe mobili. Sarebbe stata una situazione pericolosa se i francesi avessero avuto ancora un minimo di possibilità di manovra. Fin dalle 4 del mattino, l'operazione « M >> aveva ripreso a svilupparsi, giungendo alle 9 alla pienezza dell'azione prevista. E' infatti alle 4 che l'ala sinistra del dispositivo d'attacco del II Corpo d'armata, costituita come è noto dalla Divisione alpina Pusteria, inizia l'offensiva penetrando dal Colle Puriac nella testata della Valle Tinèa e investendo la regione di les Fourches, potentemente fortificata. Più vicina al centro dello schieramento, la Divisione Acqui procede a partire dalle 9 a cavallo della rotabile della Maddalena, con il 17° reggimento fanteria a sinistra e il 18° a destra. Gradualmente, le posizioni avversarie più avanzate nell'alto Ubayette vengono eliminate. Dopo aspri combattimenti l'abitato di Maisonméane viene conquistato. Con una spinta verso Malboisset la Divisione Acqui riesce a collegarsi con la sinistra della Forlì, formata dal 43° reggimento fanteria. Le colonne di centro e di destra di quest'ultima Divisione, costituite rispettivamente dal 44° reggimento fanteria c dal battaglione alpini Val Màira. sono fortemente impegnate dalle difese avversarie, specie nella zona della Viraysse, e non conseguono risultati apprezzabili.
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Sull'ala settentrionale del II Corpo d'armata il II Raggruppamento alpini, come si è visto, controlla completamente la testata di Val Ubaye fra Col du Ticoure e Roc della Niera, ma più a valle le fortificazioni francesi tra Combe Brémond, Maurin e la Barge resistono sia alle azioni di forza, sia ai colpi di mano. I battaglioni del1'ala destra della Cuneense, il Saluzzo ormai in fondo valle e il Borgo San Dalmazzo sceso da Col de Maurin nel Vallon de Mary, si trovano bloccati dalle fortificazioni di Combe Brémond. Uguale sorte incontrano poco più a sud i battaglioni Dronero e Ceva, scesi dai colli di Gippiera e di Nubiera, quando entrano in contatto con ìe difese di Fouiliouze. I movimenti dei reparti della Cuneense sono ostacolati anche dalla neve fresca che copre abbondantemente la dorsale che separa la valle dell'Ubaye dalle valli Varaita e Màira. I rifornimenti debbono essere totalmente trasportati a spalla, con percorsi che durano molte ore. I movimenti delle batterie alpine, anche nei pochi tratti ove sono possibili, si rivelano estremamente fortunosi. A sera, il comando del 1° reggimento alpini, visto che i bati.aglioni Ceva e Dronero sono rimasti a mezza costa, senza poter più progredire ed esposti al forte tiro dell'artiglieria avversaria, ne ordina il ritorno alle posizioni di partenza. Resta in posizione avanzata una sola compagnia. All'altro estremo del fronte del II Corpo d'armata, la Divisione Pusteria, che è al suo primo giorno di attacco, raggiunge col 7° reggimento alpini le Lauzanier, appena oltre Pas de la Cavale. Sul1a sinistra, l'n" reggimento alpini che punta verso Cime de Pelouse non riesce a superare la robusta resistenza avversaria. La Divisione Livorno, invece, non incontra resistenza allorché spinge due battaglioni, uno del 33° ed uno del 34° reggimento fanteria rispettivamente da Planet e dal Monte San Salvatore, a tagliare la Val Tinèa. Sul fronte del XV Corpo d'armata, la Divisione Modena aveva esteso nella notte sul 23 giugno, muovendo da Passo Cuore e da Col Razet con il II battaglione del 41° fanteria e con il XXXIV battaglione cc.nn., l'occupazione delle pendici orientali di Mont Razet. Le perdite subite da queste unità a causa del fuoco francese e dei contrattacchi di piccole unità inducono il comando ad ordinare in mattinata lo scavalcamento da parte del III battaglione dello stesso 41° fanteria. Sottoposto ad intensissimo tiro proveniente dal1e fortificazioni vicine e minacciato di accerchiamento, il battaglione è costretto ad arretrare. Nel pomeriggio riesce però a contrattaccare, recuperando parte del terreno perduto e riconquistando Col Razet.
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Più a sud, le unità della Divisione Cosseria dopo aver occupato il fortino di le Pilon e qualche altro avamposto francese si sono attestate nel vallone di Carei, a nord di Mentone. Altri fortini avversari della linea di avamposti, come il Pierre-Pointue e lo Scuvion e quello di Ponte San Luigi, benché superati o circondati, continuano a resistere. Quest'ultimo fortino viene investito sul rovescio da pattuglie del XXXIII battaglione cc.nn. e del I battaglione del 21° fanteria partite da Garavan, ma si ottiene soltanto di serrarne maggiormente l'accerchiamento. Il III battaglione dell'89° fanteria neutralizza e supera le fortificazioni di Baousset e si spinge al di là di quelle di la Colle. Nel corso della giornata le avanguardie del XXX:111 battaglione cc.on e del I battaglione del 21° fanteria si spingono fino al Torrente Gorbio. A sera, la Divisione Cosseria è con sei dei suoi sette battaglioni al di là della linea di confine, schierati in maggioranza lungo la strada fra Castellar e Mentone, da q. 183 al mare. Appoggiano l'azione della Cosseria i treni armati della R. Marina n. 1, con quattro pezzi da uoj 45, e n. 5, con quattro pezzi da 152/ 40. La loro azione si rivolge prevalentemente contro le batterie di Cap Martin, che non riescono a individuare l'origine dei colpi in arrivo. Sullo stesso obiettivo svolge azioni di fuoco il gruppo misto di medio calibro del XV Corpo d'armata. Sul fronte del II Corpo d'armata è l'artiglieria francese che domina il campo di battaglia, costituendo insieme all'armamento delle opere fortificate di avamposto il solo serio ostacolo al movimento in avanti delle truppe italiane. Sul fronte del XV Corpo d'armata sono invece assai vivaci le reazioni dinamiche delle forze mobili francesi che operano appoggiandosi alle fortificazioni della linea avanzata (122). Anche qui, però, le artiglierie dei forti arrecano gravi perdite alla Modena e alla Cosseria, soprattutto in feriti, e sono scarsamente controbattute. Il nutrito schieramento di artiglieria del XV Corpo d'annata è ancora per la maggior parte troppo arretrato per poter intervenire efficacemente nella battaglia. Anche il tiro di spianamento in diretto appoggio alla fanteria risulta molto inferiore al necessario. Nella mattinata, tutto lo sforzo possibile da parte dell'Aeronautica era stato concentrato sulle fortificazioni di Mont Agel, di (122) Per alcune testimonianze sulla resistenza delle minori unità francesi, si possono vedere: AzEAU, op. cit., pag. 177 e seg., e MONTAGNE, op. cit., pag. go e seg.
PARTE TERZA:
LE OPERAZIONI
Roqucbrune e di Cap Martin, ma con scarsissimi effetti. Le pessime condizioni meteorologiche e le conseguenti difficoltà di orientamento delle squadriglie fanno disperdere il lancio su una vasta area, anche all'interno delle nostre linee. Dodici bombardieri del tipo S. 79 appartenenti al 59° gruppo, inviato in rinforzo dalla 3a Squadra Aerea, e circa settanta del tipo BR 20, appartenenti agli stormi 7°, 13° e 43° e al 31° gruppo, sono impegnati a favore delle operazioni del XV Corpo d'armata. Soltanto diciassette riescono però ad effettuare il lancio e ancor meno giungono a colpire gli obiettivi di Mont Agel e di Cap Martin. Trenta dei settanta BR 20 sono addirittura costretti, a causa del cattivo tempo, a rientrare alle basi prima ancora di essersi potuti avvicinare alla zona della battaglia (123). Alle 13, le condizioni meteorologiche ancora peggiorate inducono il comando della 1a Squadra Aerea a sospendere ogni attività di volo. In serata, le condizioni del mare e le informazioni giunte da Roma fanno sì che le operazioni di sbarco ad ovest di Mentone, già rinviate, vengano definitivamente annullate. Il tratto del fronte alpino occidentale più interessato alle operazioni delle forze tedesche è naturalmente quello della 4.. Armata. Perciò, prima di esaminare le operazioni da essa compiute il 23 giugno, sembra opportuno vedere quali fossero le aspettative a questo proposito dell'alto comando italiano e quali invece gli accadimenti reali. Fin dai primi accordi presi a Monaco fra Roatta e Keitel, le iniziative germaniche prese in considerazione erano rivolte verso la Savoia e l'alto Delfinato. Da esse il comando italiano si riprometteva un crollo simultaneo delle difese francesi sulla parte settentrionale del fronte. Erano presenti ad est del Rodano, probabilmente soltanto con aliquote delle loro forze, due Divisioni motorizzate e due corazzate della Wehrmacht. La avanzata di queste truppe, per i motivi che si sono già notati, fu molto meno veloce del previsto. Eppure, mentre sulle altre direttrici esterne alla zona di occupazione determinata dalle condizioni di armistizio sottoscritte a Rethondes le Divisioni tedesche non dimostravano grande aggressività, assai elevato era il loro impegno combattivo sul rovescio della Armée des Alpes (124). (123) DS 2a GM, racc. 2. Relazione sulJ'attività aerea del 23 giugno 1940, f.ta Fougier. (124) PrERRE LYET, La bataille de Frane!: (mai -juin .1940), Paris, Payot, 1947, pag. 146.
12. · U.S.
LE OPERAZIONI I>El. GIUGNO
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SULLE ALPI OCCIDENTALI
Il 22 giugno il generale Roatta, da Roma, aveva informato i marescialli Badoglio e Graziani di aver poco prima sollecitato attraverso il generale von Rintelen una più decisa avanzata delle unità tedesche « per dare almeno alle truppe francesi impegnate con quelle italiane la sensazione che stanno per essere tagliate fuori >> ( 125). Ulteriori solleciti di Graziani a Roatta, affinché cerchi di ottenere un maggiore impegno da parte tedesca, si traducono finalmente, sempre attraverso von Rintelen, nell'assicurazione pervenuta in serata e subito ritrasmessa al comando della 4a Armata che puntate offensive tedesche avrebbero avuto inizio all'alba del giorno 23. Il motivo immediato di tanta premura potrebbe essere la sensazione da parte di Graziani, sempre assai attento alle operazioni della 4"· Armata, che lo sforzo delle unità italiane non avrebbe potuto aver ragione, per il troppo sfavorevole rapporto di mezzi bellici a disposizione, delle difese francesi della Savoia. Tuttavia, non si poteva dimenticare che ogni ulteriore intervento dell'Esercito tedesco nella battaglia delle Alpi avrebbe avute conseguenze negative per il prestigio militare italiano, sola posta in gioco ora che ìe trattative di armistizio franco - tedesche si stavano concludendo sulla base della imprescindibilità di un armistizio franco - italiano. Sembra troppo fantasiosa l'ipotesi di un tentativo italiano per (( ingabbiare >> tra le valli alpine la spinta tedesca, al fine di evitare una corsa verso il Mediterraneo che sarebbe venuta ad interferire sui principali obiettivi politico - strategici del governo italiano. Le unità tedesche della t Divisione motorizzata che tentavano di risalire la valle dell'Isère verso Grenoble rinnovano l'attacco contro lo sbarramento di Voreppe, ai piedi della Grande Chartreuse. I carri armati che costituiscono l'avanguardia sono però respinti dali'artigiieria francese. Occorre montare un attacco in grande stile, il primo dopo tanti giorni di avanzata scarsamente ostacolata. Anche questo non riesce tuttavia a superare la difesa francese. Pure il giorno successivo, il 24 giugno, gli attacchi tedeschi contro lo sbarramento di Voreppe verranno sempre respinti fino all'ora dell'armistizio, grazie anche ai rinforzi di artiglieria giunti nel frattempo dalla Provenza. Anche l'altra minaccia che si profila da nord ve!·so Chambéry, lungo la valle del Rodano, proprio tra il 23 e il 24 giugno, viene (rz)) DS 2a GM, racc. 2r>72. Prot. 2490, in data 22 giugno 1940, Supcresercito a Stamage e comando IT, f.to Roatta.
PARTE TERZA;
L E OPERAZIONI
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prima rallentata e poi arrestata da una unità di formazione al comando del generale Cartier nella regione ad est del lago del Bourget. Su questa direttrice le colonne tedesche non potranno andare al di là di Aix-les-Bains. Quando, nella tarda serata del 23 giugno, il maresciallo Graziani chiederà al comando della 4' Armata di « pregare>> i tedeschi di non oltrepassare la linea Albertville - Saint-Pierre-d'Albigny- Grenoble, le avanguardie germaniche saranno ancora parecchio lontane da essa. Il messaggio, se è stato effettivamente trasmesso, avrà assunto un significato quasi ironico nei confronti dell'alleato, dimori pero ' ,,.incoerenza dej11• · • 1·1ano. r · stranuo . . atteggiamento 1ta v omunque sia, l'effetto della spinta tedesca verso le Alpi resterà nullo sul piano militare, come lo era stato nei confronti del morale delle truppe francesi. Forse anche a causa delle informazioni sull'imminenza del1'azione tedesca, il comando della 4a Armata dà ordine ai Corpi d 'armata dipendenti di proseguire ovunque l'offensiva. Gli obiettivi :1ssegnati sono largamente al di là di ogni possibilità reale delle nostre unità, già usurate dagli attacchi dei due o tre giorni precedenti. La Divisione Trieste, con il rinforzo del I battaglione del 33° fanteria carrista, deve puntare oltre Bourg-Saint-Maurice, ma n iente viene detto circa le operazion i necessarie per far cadere una zona fortificata di quell'ampiezza e praticamente non aggirabile. Per ottenere questo risultato si contava semplicemente su una imprecisata azione avvolgente dei battaglioni delle Divisioni alpine. Il I Corpo d'armata doveva puntare su Saint-Jean-de-Maurienne per passare poi in Val Durance e cadere a tergo di Briançon. Per alimentare l'attacco frontale del IV Corpo d'armata su quest'ultima piazzaforte viene messa a disposizione la Divisione Legnano, che era rimasta in riserva di Armata. Le truppe dei Settore Germanasca Pellice denominato ora III Raggruppamento alpini, che ancora manovrano intorno ad Abriès, debbono spingersi su Chàteau - Queyras. Questi concetti operativi del comando della 4a Armata sono in assoluto contrasto con quelli espressi dal comando del Gruppo Armate Ovest nell'ordine che si è già visto, ma va ricordato il grave ritardo con il quale esso fu trasmesso alle Armate. Nella notte fra il 22 e il 23 giugno giungono finalmente a termine, grazie anche alla ridotta efficienza del fortino del Traversette, i lavori compiuti dai genieri per costruire una pista che consenta, almeno ai mezzi tingolati, di superare l'interruzione della rotabile del Piccolo San Bernardo. J.
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LE OPERAZIONI DEL GIUGNO
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SULLE ALPI OCCIDENTALI
Conseguito questo risultato, vengono fatti avanzare sulla strada i carri L 3 del I battaglione del 33° reggimento, prima unità della Divisione corazzata Littorio giunta in Valle d'Aosta. Alle 5 del 23 giugno, il battaglione procedendo in colonna supera l'interruzione e poi, nonostante lo scingolamento di qualche carro, due ordini di reticolato. Quando il battaglione giunge a q. 1942, cioè in prossimità dell'inizio dei tornanti stradali che scendono a Séez, il carro di testa salta su una mina. Il comandante del reparto in avanguardia pensa subito ad uno schieramento di pezzi controcarri francesi e informa in tal senso il comando di battaglione, che ordina l'immediato arresto della colonna. I carri resteranno per tutta la giornata allineati lungo la strada, esposti al tiro dei forti di Bourg-Saint-Maurice (126). Benché privati dell'appoggio dei carri che, pur se avessero superato le ulteriori interruzioni stradali, si sarebbero potuti dispiegare soltanto in prossimità di Séez, i reparti della Divisione Trieste insistono tenacemente nella loro azione. Essi sono ormai abbastanza vicini alla zona fortificata, ma non possono contare sull'appoggio dell'Aeronautica, concentrata con tutti i suoi aerei disponibili sul fronte del XV Corpo <l'armata, né su quello dell'artiglieria di medio calibro, almeno per la prima metà deìla giornata. L'ordine di far avanzare una parte delle batterie di medio calibro disponibili, più esattamente il XXIV gruppo da 149 / 35, su una posizione che consenta di controbattere le artiglierie dei forti viene dato dal comando di Armata soltanto alle 8,30. E' noto quanto fosse lento e difficile il movimento dei vecchi cannoni da 149/35 ad affusto rigido. Con metodica progressione, tuttavia, l'avanzata lungo l'asse centrale continua per l'intera giornata. Essa induce il comando frances:'. ad ordinare il ripiegamento dietro il margine anteriore della posizione di resistenza, materializzato sul terreno da un fossato anticarro e da un muro in cemento armato, di tutti gli avamposti. Restano in funzione con missione di interdizione il fortino del Traversette, òi efficienza ormai alquanto ridotta, e quelle di Seloge in Val des Glaciers.
(r26) Particolari sull'avanzata del battaglione carri e sul suo successivo recupero possono vedersi in: UGo DE LoRENZIS, Dal primo ali' u!timo giorno. Ricordi di guerra ( 1939 - 1945), Milano, Longanesi, 1971, pag. 27 e seg. L'allora comandante del 33" reggimento fanteria carrista sbaglia però nella datazione degli avvenimenti.
PARTE TERZA:
LE OPERAZIONI
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A sera, il 65° reggimento fanteria è con il I battaglione a Mont Villaret e con il II a la Rosière, ove sono giunte anche alcune compagnie del battaglione alpini Aosta. Il XXXII battaglione bersaglieri è giunto a les Chavannes. In tal modo le nostre unità hanno ottenuto il controllo di tutta la zona dei tornanti ad est di Séez. Le pattuglie più avanzate sono giunte alla periferia di questo paese. Le truppe italiane, complessivamente circa 2.000 uomini, sono state soggette a forte usura a causa dei continui e bene aggiustati tiri delle artiglierie dei forti . Si prevede la loro parziale sostituzione con il battaglione alpini Val Cismon, che sta compiendo un lungo viaggio per raggiungere il Piccolo San Bernardo da Usseglio, in Val di Viù. Il trasferimento del Val Cismon, oltre che dall'evidente scarsa densità dello schieramento del Corpo d'armata alpino, è emblematico dello sfavore che la geografia riserva alle operazioni italiane sulle Alpi occidentali. Sul versante francese, il movimento fra la zona di partenza e quella di arrivo del battaglione si sarebbe potuto effettuare con una marcia di meno che 50 chilometri, in gran parte lungo una rotabile. Sul versante italia~o, il battaglione dovette muovere per oltre 40 chilometri per via ordinaria, compiere in ferrovia il percorso Germagnano - Torino- Chivasso - Pré Saint Didier di circa 200 chilometri e risalire poi, nuovamente per via ordinaria , la Valle di la Thuile fino al Piccolo San Bernardo. Soprattutto a causa dei tiri delle batterie del 21° reggimento artiglieria Trieste, il fortino del Traversette era neutralizzato a tal punto da non poter impedire ad una aliquota del XVII battaglione pontieri la costruzione di un ponte in ferro per superare la ben nota interruzione stradale. Il fortino era però ancora in grado di assicurare la propria difesa vicina e di svolgere una efficace azione di osservatorio per i tiri delle artiglierie di Bourg-Saint-Maurice. Sull'ala destra del Corpo d'armata alpino i progressi, nella giornata del 23 giugno, sono stati piuttosto limitati. I battaglioni alpini Duca degli A bruzzi e Tirano sono a contatto con la posizione di resistenza francese nelle zone di Col des Fours e di Col d'Enclave. I movimenti ed i rifornimenti sono estremamente difficili e le azioni di fuoco delle artiglierie del Beaufortin sempre violente. In Val des Glaciers, dopo aver occupato la località Ville des Glaciers, il battaglione Edolo ha superato e circondato l'opera fortificata sita nei pressi di Seloge. Per poter effettuare tiri di imbocco contro le feritoie di questo fortino, viene trasportato a spalle dal Col de la Seigne un obice da 75/ 13.
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Il battaglione alpini Val Baltea, che agisce su una direttrice intermedia fra la Seignc e il Piccolo San Bernardo, continua ad avanzare ed è giunto a les Veis Dessous. L'azione delle artiglierie francesi schierate nella zona fra il Cormet dc Roselend e il Col de la Croix du Bonhommc si fa sentire anche qui con violenza ed insistenza. Fortunatamente, in tutta la regione di alta montagna in cui si combatte, l'effetto dei colpi in arrivo è attenuato dalla neve alta e l'osservazione spesso impedita dalla nebbia. Nell'alto Isère, gli avamposti francesi si sono ritirati sulla posizione di resistenza che è tracciata sulla riva sinistra del fiume. I battaglioni Vestone e Val d'Orco sono nella foresta di Mousselard, nei pressi di le Miroir, e si stanno gradualmente avvicinando alla sponda destra dell'Isère. Il battaglione alpini Ivrea, entrato in linea nel corso della giornata, giunge nei pressi dell'abitato di Sainte-Foy. Gli altri battaglioni del 4° gruppo alpini ricevono l'ordine di passare sulla sinistra dell'Isère per far convergere la loro azione su BourgSaint-Maurice. L'operazione è però impossibile, non solo perché il J..,.;l,a. ..... .a .; nn.nt; ,-11 h-n t t ; m,, _ ..,......se .. , .. f ...;,uffiP. .. e' 1m5. .11),-1 . u.-3.u.o..1.'-, «n ..... .'--" _l-''-'..l. l"<' p.1. sulla riva sinistra di opere fortificate importanti come quella di Villaroger e di molte batterie mobili schierate nelle radure dei boschi. Il battaglione Val Piave è chiamato a compiere da solo quella che inizialmente era la missione di tutto il 4° gruppo alpini, cioè la costituzione di un fianco difensivo verso l'Iseran. Giunto questo battaglione sulla linea le Monal - le Plan, le unità francesi si ritirano su Tignes e sul paese di Val - d'Isère. Alla fine della giornata del 23 giugno, le truppe del Corpo d'armata alpino e della Divisione Trieste hanno eroso e sostanzialmente fatto cadere la linea degli avamposti francesi, ma la posizione di resistenza è rimasta intatta e le sue artiglierie in piena efficienza, visto che sono controbattute debolmente e non soggette ad altri attacchi aerei dopo quelli, non molto efficaci, del 2r giugno. Lo schieramento italiano ha quasi tutti i propri battaglioni in prima linea. Essi sono stati provati più dai continui bombardamenti di artiglieria che dalla resistenza degli esigui reparti di fanteria. Le nostre riserve si sono ridotte a pochissimi reparti; le artiglierie di medio calibro, le sole che possano colpire con efficacia le fortificazioni permanenti, sono scarse e troppo arretrate per intervenire al di là dell'attuale linea del fronte, che corre prevalentemente nei pressi del fondo valle. Alle 18, la Divisione Trieste passa alle dirette dipendenze del Corpo d'armata alpino. Il ritorno del generale Guzzoni, che fino &'-'
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PARTE TERZA:
LE OPERAZIONI
allora aveva di fatto tenuto il comando del Settore Baltea e della Trieste, al suo posto di comando di Rivoli è l'effetto di un invito che gli era stato rivolto, come si è visto, dal comando del Gruppo Armate Ovest. Il suo ordine di operazioni per gli ulteriori attacchi (127) prevede un parziale riaccorpamento delle unità della Trieste, in modo da poter restituire questa Divisione al suo compito principale, che è l'azione rapida in profondità. Nelle sue disposizioni operative torna ancora una volta l'idea dell'azione << celere e audace» che la Trieste dovrebbe compiere su Albertville dopo aver sbloccato (( la colonna di destra», vale a dire la Divisione Tridentina che sta combattendo nelle difficili condizioni che si sono viste. Nello stesso tempo, il Corpo d'armata dovrà fornire alla Divisione Trieste le salmerie di cui questa è sprovvista completamente. Non è escluso tuttavia che la Divisione possa essere raccolta e trasferita in un altro Settore. Nulla l'ordine di operazione dice a proposito del modo migliore per uscire dalla situazione di stallo in cui è venuto a trovarsi il Corpo d'armata alpino. nnnr, ; Ollrrese; nritr1i g1nrni ~~r~ • v~-v• ,_ nneeguit, _, · ... TIP; ··-· ì' ••••• rl1up ~ · ~ • • /ii ~ · b<>tt'.)glia ---- ,. ' l".) ·-
situazione sul fronte del I Corpo d'armata, in Val d'Arc, sembra tendere a farsi stazionaria. La colonna che ha ottenuto i maggiori risultati, quella del 63° reggimento fan teria Cagliari ora rinforzata dal 4° reggimento bersaglieri sceso dal Piccolo Moncenisio, ha superato Bramans e si trova nei boschi che costeggiano la riva sinistra dell'Arc. Raccolta in prossimità del torrente Sainte Anne, la colonna è ora a contatto con gli avamposti delle fortificazioni di Modane. Da queste e particolarmente dall'Esseillon parte un continuo bombardamento. Si sta lavorando intensamente a migliorare la carrareccia del Piccolo Moncenisio per facilitare i rifornimenti dei due reggimenti in Val d' Are e per consentire il passaggio del Nizza cavalleria e di un battaglione di carri L del Raggruppamento celere d'annata. Anche a lavori ultimati, la strada non sarà però percorribile per i normali automezzi. Nella zona del Moncenisio, i pezzi da 149 / 35 del forte Paradiso aprono il fuoco a più riprese sui fortini francesi della Petite Turra e del Revet provocando gravi danni. La Divisione Brennero non ne trae però sostanziali benefici per la propria spinta lungo la rotabile. Una richiesta di bombardamento aereo cade nel nulla, non (127) DS 2" GM, racc. 59 bis. Prnt. OlO, in data 23 giugno 1940, 4" Arm. a C. <l'a. alpino e Div. Trieste, f.to Guzzoni.
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solamente perché tutte le squadriglie della Ia Squadra Aerea sono impegnate all'estremità meridionale del fronte alpino, ma anche perché sulla regione del Moncenisio cadono, assai fitte, neve e pioggia. All'altra ala del fronte del I Corpo d'armata, la Divisione Superga non riesce a superare le fortificazioni degli avamposti ed è soggetta a forti azioni di fuoco provenienti dai forti e da reparti mobili di fanteria. A sera, la situazione è sostanzialmente immutata, salvo la penetrazione della colonna Boccalatte entro l'abitato di Lanslevillard, ai piedi dei tornanti della rotabile e sul rovescio delle posizioni francesi nei pressi del Moncenisio. Per questo motivo il battaglione alpini Susa e l'XI battaglione cc.nn., che formano la colonna, sono posti alle dipendenze del comando della Divisione Brennero. Divengono sensibili le difficoltà logistiche delle nostre unità schierate in Val d'Arc che possono essere rifornite soltanto con le salmerie attraverso alcuni dei valichi minori. Il IV battaglione del 1° fanteria carrista e i primi reparti della Divisione Trento affluiti nei pressi del Moncenisio n on possono dare alcun concreto con tributo
all 'azione del I Corpo d'armata. L'ordine di operazioni per il 23 giugno che il comando del IV Corpo d'armata aveva emanato la sera precedente (128) prevedeva. che a partire dalle 6,30, l'effettivo inizio dell'azione si avrà invece alle 8,30, le Divisioni Sforzesca e Assietta insistessero nell'attacco verso la conca di Briançon. Il maggior sforzo verso il margine orientale della conca doveva essere compiuto dalla Sforzesca agendo sulle direttrici di attacco già seguite nei giorni precedenti. Anche l' Assietta riceve l'ordine di continuare ad esercitare pressione sull'avversario a favore dell'azione dell'altra grande unità e di organizzare un colpo di mano contro le fortificazioni dello Chenaillet, principale appoggio della linea degli avamposti francesi. La preparazione di artiglieria doveva durare dalle 6 alle 6,30 con carattere di estrema violenza. La Divisione Sforzesca torna a disporsi su due colonne : a sinistra il 54° reggimento fanteria rinforzato dal XVII battaglione cc.nn. e con l'appoggio di una compagnia mortai da 81 deve puntare sull'Infernet, obiettivo in realtà piuttosto lontano e bene addentro alla posizione di resistenza francese; sulla destra il 53° reggimento fan-
(128) DS 2 a GM, racc. 59. Prot. 3981, in data a com. clip., f.to Mercalli.
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PARTE TERZA:
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teria, ridotto a due battaglioni, ma rinforzato dal XXX battaglione cc.nn. doveva insistere nell'azione a nord del Bois de Suffin. Durante la notte precedente reparti di quest'ultimo reggimento avevano compiuto con successo alcuni colpi di mano nella zona a nord di Montgenèvre. A partire dal mattino del 23 giugno, il IV Corpo d'armata poteva contare sull'apporto della Divisione Legnano, messa a disposizione dal comando d'Armata, e su una azione di concorso in alto Val de la Clairée da parte dell'ala sinistra del I Corpo d'armata, che comincerà però a profilarsi solo il giorno successivo. Il tiro francese di sbarramento, di interdizione e di repressione su alcune posizioni conquistate nelle prime ore del mattino è sempre violentissimo. Anche la controbatteria delle artiglierie italiane è particolarmente efficace, tanto da portare allo sgombero del forte Trois Tetes. Alle azioni di fuoco partecipano fino a sera i due pezzi superstiti dello Chaberton, invano fatti segno di nuovi tiri da parte della batteria di mortai da 280 schierata all'Infernet. I bombardamenti francesi sono però di gran lunga più micidiali , perché effettuati su truppe allo scoperto e inserite in uno schieramento assai denso. Nel settore della Divisione Assietta ha inizio alle II la violentissima preparazione di artiglieria che precede l'attacco contro lo Chenaillet. L'azione è affidata alla 6a e alla t' compagnia fucilieri del 30° reggimento fanteria. Le due piccole colonne sono appoggiate da una compagnia mortai da 81 e dalla batteria d'accompagnamento da 65/ r7 dello stesso reggimento. Appoggio di fuoco è fornito anche da un gruppo da roo / r7 del 25° reggimento artiglieria divisionale (129). I tiri sono perfettamente aderenti al movimento dei fanti, che giungono alle 12,15 sulla sommità della cresta e compiono l'ultimo sbalzo direttamente sulle postazioni avversarie. Le fortificazioni sono completamente conquistate in pochi minuti e vengono fatti 19 prigionieri. Il fuoco di repressione che immediatamente si scatena dai forti del Janus e del Gondran è efficacemente controbattuto dalle nostre artiglierie di medio calibro. L'ottimo successo dell'azione del 30° reggimento fanteria fa sperare che un analogo attacco contro il Janus possa sortire lo stesso risultato, ma un colpo di mano tentato contro questo forte da un reparto di formazione della G.a.f. non ha esito positivo. ( 129) Per i partico!ari di questa az10ne si put-, veden:: " Rivista di Fanteria >>, art. cit., pag. 487 e seg.
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LE OPERAZION I DEL GIUGNO
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La presa dello Chenaillet favorisce i successivi attacchi della Assietta, che nel tardo pomeriggio raggiunge Crete du Serre-Blanc, sgombrata dai francesi, e lcs Fraches e vi si consolida. Tutta la linea degli avamposti a sud della rotabile è ormai caduta. I progressi della Divisione Sforzesca, cui è assegnato il compito principale, sono molto più limitati, ma µna compagnia del 53° reggimento fanteria riesce ad infiltrarsi fin presso les Alberts, allo sbocco del Val de la Clairée. Alle 18,30 la Divisione Legnano, che era in posizione di attesa intorno a Cesana, riceve l'ordine di sostituire in linea nel corso della notte le fanterie della Sforzesca, provate specialmente dai fuoco di artiglieria cui sono di continuo sottoposte. Anche per le difficoltà che comporta il movimento su terreni di montagna dei gruppi ippotrainati del 58° reggimento artiglieria della Legnano. il 17° reggimento artiglieria della Sforzesca resta schierato in appoggio alle fanterie dell'altra Divisione. Poco dopo l'alba del 23 giugno, il comando della f Armata ordina alle truppe del Settore Germanasca - Pellice, ora III Raggruppamento alpini, u n livello gerarchico meglio corrispondente di quello reggimentale alle forze effettivamente aile dipendenze del colonnello Faldella, di proseguire ((audacemente» su Chàteau-Queyras e sul Col Izoard (130). L 'ampiezza delle operazioni sarà in realtà ben più modesta. Nel corso della mattinata, i battaglioni del III Raggruppamento alpini avevano continuato i loro movimenti, tendenti ad aggirare le posizioni fortificate di Abriès, che si erano rivelate un duro ostacolo all'occupazione totale del saliente. Non mancano le reazioni avversarie. La compagnia del Pinerolo schierata a cavallo del Guil lungo la strada da Ristolas ad Abriès, già duramente colpita il giorno precedente, viene colta di sorpresa dall'attacco di una pattuglia francese e subisce forti perdite. Anche in questo Settore, comincia a farsi sentire il problema logistico da parte di truppe abbastanza numerose collegate alle proprie basi di rifornimento soltanto attraverso poco agevoli mulattiere. Unico appoggio all'azione dei battaglioni comandati dal colonne11o Faldella è l'intervento, reso intermittente dalla scarsa visibilità, del LXX gruppo da 149/35, che effettua tiri di interdizione sul fondo valle, e quello più ravvicinato, ma soggetto a vincoli logistici, delle batterie alpine dei gruppi Val Chisone e Susa.
(130) DS 2~ GM, racc. 59. Prot. 09, in data ::3 gmgno 1940, 4a Arm. a III Rgpt. alpini, f.to Guzzoni.
PARTE TERZA:
LE
OPERAZIONI
In serata il comandante del Settore emana l'ordine di operazioni n. 4 (131), che è diretta conseguenza delle disposizioni ricevute dal comando d'Armata. Esso reca una premessa categorica : « La conca di Abriès deve essere ad ogni costo conquistata e le truppe ai miei ordini debbono muovere su Chàteau-Queyras. Questo è l'ordine superiore». L'azione prevista è tuttavia diluita nel tempo. Durante la notte immediatamente successiva, quella sul 24 giugno, soltanto due compagnie, una del battaglione Val Chisone e una del Pinerolo, dovranno spostarsi sulla loro sinistra, rispettivamente fino al Bois de Jasseygue, al di là del Guil, e fino ai piedi della Crète de la Lauze. I movimenti dovevano segnare l'inizio di un'azione avvolgente intorno ad Abriès anche da sud, in direzione di Aiguilles. L 'attacco vero e proprio su Abriès sarebbe dovuto cominciare all'alba del 25 giugno e svilupparsi << a qualunque costo». Nel tardo pomeriggio del 23 giugno giungono nella zona di operazioni alpina le prime notizie riguardanti l'armistizio italo- francese. Alle 18, due ore dopo l'incontro a Villa Incisa delle due delegazioni, il generale Roatta telefona al poste di rnm:rndo del maresciallo Graziani, ove trova il generale Negro, per segnalare quanto il maresciallo Badoglio gli ha ordinato di far sapere. << Essendo possibile che con venzione di armistizio venga firmata questa sera stessa poiché ostilità debbono secondo tale convenzione cessare sei ore dopo firma della convenzione stessa invita Eccellenza Graziani a considerare se non sia il caso di sospendere nota azione di sbarco per evitare che sia a metà al momento cessazione delle ostilità>> (132). Il maresciallo Graziani, che evidentemente teme un rilassamento delle operazioni a causa del diffondersi della notizia, telefona pochi minuti dopo al comando del Gruppo Armate Ovest spostando di parecchio, ma in misura involontariamente realistica, la previsione della fine delle ostilità. Egli dice che sono attesi per l'indomani 24 a Roma i plenipotenziari francesi e che perciò occorre sfruttare al massimo per raggiungere risultati concreti le ventiquattro ore di guerra che restano. Ecco come il diario storico del comando Gruppo Armate Ovest sintetizza le operazioni del 23 giugno: << Sebbene l'avanzata lenta e (131) DS 2 a GM, racc. 59. Prot. 3052, in data 23 giugno J940, 3° regg. alpini a com. dip., f.to Faldella. (132) Ds 2" GM, racc. 2072. DS dell'Ufficio Operazioni dello S.M.R.E., alla data del 23 giugno 1940. Le conseguenze della notizia sulla cooperazione militare italo - tedesca si sono già viste in precedenza.
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metodica pro~eda con risultati soddisfacenti, al cader della notte non ancora si è delineato quel risultato che permetta spingere a fondo l'azione, per giungere sul rovescio del sistema fortificato avversario)). Nella notte fra il 23 e il 24 giugno si esaurì, senza conseguenze pratiche, il progetto nato probabilmente dalla fervida immaginazione del generale Roatta riguardante l'aviotrasporto di unità italiane al di là delle linee francesi per cooperare con le truppe tedesche che marciano verso le Alpi e soprattutto per affermare la nostra presenza militare in quella parte della Francia che sembrava dovesse rientrare nella nostra sfera di influenza. Il breve sviluppo di questo progetto è un veridico indice delle difficoltà in cui si trovavano nel giugno 1940 le forze armate italiane. Intanto, per trovare un battaglione in condizione di ben figurare partecipando all'operazione fu necessario ricorrere ad una grande unità già in linea, per di più in un settore in cui, con troppo ottimismo, si pensava di conseguire sostanziali successi e precisamente alla Divisione Trento. Alle 23,45 del 23 giugno, il comando del I Corpo d'armata ricevette a mezzo del generale Nf'.gro di Superesercito l'ordine di approntare, traendolo dal 7° reggimento bersaglieri, un battaglione autocarrato e di inviarlo all'aeroporto di Càmeri, nei pressi di Novara, ove si sarebbe dovuto imbarcare su aerei da trasporto. Poiché aeroplani di questo tipo non erano disponibili, vennero tolte le apparecchiature di immagazzinamento e di lancio ad un certo numero di bombardieri per trasformarli rapidamente in aerei atti al trasporto di truppe. Probabilmente questa non fu l'ultima delle cause della mancata partecipazione dell'arma aerea ai combattimenti del 24 giugno. Alle 2 del 24 giugno furono inviati al comandante del battaglione prescelto gli ordini riguardanti i compiti di occupazione ad esso affidati, escludendo perciò qualsiasi partecipazione ai combattimenti. Gli ordini prevedevano che il comando di battaglione ed una compagnia dovessero prendere stanza a Lione, un'altra compagnia a Grenoble e una terza a Montmélian. Si trattava di centri abbastanza vicini alla frontiera italiana, ma fuori della zona di occupazione delle truppe tedesche secondo le condizioni dell'armistizio firmato a Rethondes. Questa dislocazione, tutto sommato più in funzione antitedesca che antifrancese, era perciò incompatibile sia con le clausole dell'armistizio franco - tedesco, sia con quelle che stavano per essere sottoscritte a Roma. Una applicazione di queste ultime nel senso di considerare le tre città francesi come conquistate e perciò soggette all'occupazione
PARTE TERZA:
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italiana si sarebbe scontrata, prima ancora che con ogni buon senso, con la volontà sicuramente contraria dell'alleato. I tedeschi infatti non fecero nulla né per favorire, né per autorizzare l'operazione (133). Da parte sua, il Comando Supremo, come testimonia il diario storico tenuto presso lo Stato Maggiore Generale, esprime parere nettamente contrario, sia per le difficoltà logistiche dell'impresa, sia perché in fase di armistizio essa « non sarebbe corretta ». Alle 8 del mattino l'operazione è definitivamente sospesa. Il Capo di Stato Maggiore dell'Esercito, la sera del 23 giugno, ritiene ancora possibile un cedimento francese che agevoli le operazioni italiane, giunte ad una fase difficile soprattutto per motivi logistici. E' forse per questo che, dopo avere per diversi giorni sollecitato l'avanzata delle forze del XVI Corpo d'armata tedesco, ora vorrebbe arrestarla sulla linea Albertville - Saint-Pierre-d'AlbignyGrenoble, che esse non raggiungeranno mai, non per aderire al desiderio italiano ma per l'ostinata resistenza loro opposta dalle truppe francesi. Per facilitare la cooperazione fra le Annate italiane e quelle tedesche non viene più utilizzato per i collegamenti il tramite del generale von Rintelen, ma un canale diretto via radio fra la 4a Armata e le grandi unità tedesche che operano nella zona di Lione. Il collegamento verrà perfezionato a partire dalle prime ore del 24 giugno con l'arrivo al comando della 4" Armata di un piccolo gruppo di marconisti tedeschi (134). Il mattino del 24, prendendo lo spunto da una breve e parziale schiarita, il maresciallo Graziani ordina di insistere nell'avanzata « su tutta la fronte ». Poche ore prima, alle 9,30, egli aveva tolto il vincolo a favore del solo XV Corpo d'armata per il concorso aereo. Subito dopo il comando Gruppo Armate Ovest chiede al comando della 4a Armata l'indicazione di obiettivi da colpire nel caso di miglioramento del tempo. Solo ad essere indicato è l'abitato di SaintMichel-de-Maurienne, in Val d'Arc. Non risulta che in tutta la giornata del 24 giugno si siano svolte azioni di bombardammto aereo in appoggio alle operazioni terrestri. Ugualmente ottimista è il comandante della f Armata, che ritiene ormai seriamente intaccata l'organizzazione difensiva avver(r33) Sulla opportunità di una occupazione italiana di Lione si era avuto, durante l'incontro di Monaco, un parere esplicitamente contrario di Keitél.
Cfr.: Rossr, op. cit., pag.
170.
(134) DS 2a GM, racc. 2072. Prot. 208, in data rr a 4~ Arm., f.to Graziani.
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giugno
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saria al Piccolo San Bernardo e al Moncenisio. Se la profondità di penetrazione in territorio francese fosse stato un valido strumento di misura della situazione tattica, questo sarebbe stato certamente vero. In re~.ltà, l'avanzata italiana era avvenuta soltanto nella zona degli avamposti, al di fuori del margine della posizione di resistenza e nella misura consentita dalla distanza fra questa e la frontiera. Il blocco delle rotabili da parte di taluni avamposti e l'inesistenza di strade in altri settori stava mettendo a dura prova la possibilità di alimentare dal punto di vista logistico la progressione dei reparti. Il Settore cui il comando della 4a Armata aveva inizialmente dedicato ie maggiori cure, queìlo del Corpo d'annata alpino, riceve alle 2 del 24 giugno l'ordine di intensificare la propria azione contro Bourg-Saint-Maurice. Dovevano concorrere, agendo anche sul tergo della piazzaforte, i battaglioni alpini che si trovavano lungo il Val d'Isère a monte del capoluogo della Tarantasia. Come si è visto, presupposto di questo intervento era il passaggio sulla riva sinistra ?el fiu_n:e dei battaglioni del 4° gruppo alpini, passaggio che era ;mposs1b1lc.
Nonostante i progressi reaiizzati nei tre giorni precedenti, il Corpo d'armata alpino e le unità assegnategli in rinforzo si trovavano a dover agire offensivamente contro una regione sapientemente anche se non massicciamente fortificata, le cui difese erano ancora sostanzialmente integre e dotate di artiglierie che conservavano tutta la propria efficienza. Contro le artiglierie francesi, che vedevano la loro azione facilitata dall'ambiente naturale che costringeva le truppe italiane a muoversi allo scoperto, solo a tratti favorite da provvidenziali banchi di nebbia che però ne ostacolavano i movimenti, erano in grado di operare, a parte l'Aeronautica il cui intervento in zona non era stato neppure richiesto, soltanto le batterie del già ricordato XXIV gruppo da r 49 / 35 che erano state fatte schierare in prossimità del Piccolo San Bernardo. L'ordine di operazioni formulato dal comando del Corpo d'armata alpino la sera del 23 giugno per il giorno successivo (135) prevedeva anzitutto l'entrata in linea del battaglione alpini Val Cismon nella zona di q. 1942 nei pressi della rotabile, tra il I battaglione del 65° fanteria, che era a Mont Villaret, e il battaglione alpini Aosta,
(135) DS 2a GM, racc. 59. Prot. 70, in data pino a com. dip., f.to Rossi (Doc. n. 14).
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che era a la Rosière. Le azioni dei tre battaglioni, previste evidentemente per i giorni successivi, dovevano essere appoggiate a partire dal 25 giugno da due batterie alpine che avrebbero preso posizione durante la notte a le Clapey e nella zona di Monte Belvedere. Al battaglione Aosta, che era già per la maggior parte a contatto con le difese di Bourg-Saint-Maurice, viene ordinato di «ritentare>> un'azione di sorpresa contro il Traversette. E' questo un sintomo della difficoltà di reperire truppe alpine fresche anche per un'azione di limitate dimensioni. L'inizio dell'attacco contro Bourg-Saint-Maurice doveva essere compito, come sì è visto, del 4° gruppo alpini proveniente dall'alto Val d'Isère. Non c'era nessun accenno al coordinamento di questo attacco sul fianco con un attacco frontale, probabilmente previsto per il giorno 25, né con azioni di fuoco dell'artiglieria provenienti dalla zona del passo. Non erano nemmeno previste particolari modalità per l'attacco, che sarebbero state illuminanti per comandi fino allora orientati verso ben diverse missioni. In taii condizioni, con i'ostacolo del fiume di fronte e sotto il tiro delle batterie schierate tra i boschi della riva sinistra, l'azione dei battaglioni del 4° gruppo alpini non poteva non scivolare sulla riva destra fino a prendere contatto con il fianco dello schieramento della colonna centrale, costituito dal battaglione alpini Aosta, senza poter incidere le difese della piazzaforte. E infatti così avvenne. Gli ordini per l'ala destra, battaglione alpini Val Baltea e Divisione Tridentina, erano volti ad ottenere un generico impegno offensivo, senza indicare direttrici privilegiate e centro di gravità. Perciò anche l'azione d'appoggio e di controbatteria del XXIV gruppo da 149 / 35, che sarà orientata il giorno 24 prevalentemente a favore della Tridentina, non potrà trovare l'opportuna regìa. Nel corso della notte sul 24, alle 2,35, giunge al comando del Corpo d'armata alpino la noùzia, come si è già visto del tutto inesatta, che il XVI Corpo d'armata germanico aveva raggiunto la linea Albertville- Saint-Pierre-d'Albigny. Si diffonde subito, senza alcun riscontro nella realtà, la sensazione che in Tarantasia i francesi non reagiscano più. L'artiglieria francese si incaricherà, fin dalle prime ore del mattino, di dissipare tale illusione. Il tiro di interdizione riprende sul Col de la Seigne e sulla zona intorno alla rotabile. Si rendono così ancor più difficili e onerosi i rifornimenù del Corpo d'armata alpino influenzati anche, ora in senso positivo ora in senso nega-
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tivo, dalla nebbia che con grande frequenza avvolge tutta la regione del Piccolo San Bernardo. L'inserimento in linea del battaglione Val Cismon avviene con qualche ritardo sul previsto e anche l'attacco contro il fortino del Traversette, ridotto ormai quasi alla neutralizzazione, stenta a prendere il via. Quando nella notte sul 25 giugno la 42" compagnia del battaglione Aosta, rinforzata da un plotone della G.a.f., giungerà in prossimità del Traversette pronta a scattare all'assalto riceverà dal comandante del fortino la notizia dell'avvenuta entrata in vigore dell'armistizio. E' invece anticipato e si svolgerà regolarmente, ben-· ché sotto un violento tiro di artiglieria, il movimento in avanti delle batterie alpine. Soli progressi realizzati in questo Settore il 24 giugno, una giornata che sembra dominata da un clima di attesa, sono quelli del battaglione Val Baltea, che raggiunge Bonneval allo sbocco del Val des Glaciers, e del battaglione Val Cismon, che ha spinto le sue pa:·tuglie entro l'abitato di Séez, nelle cui vicinanze erano giunti anche i reparti della Trieste. Il battaglione alpini Aosta, scendendo verso l'Isère, ha raggiunto l'abitato di Mont- Valezan. Al momento dell'armistizio, del quale il Corpo d'armata alpino riceve notizia soltanto alle ore 0,30 del 25 giugno, nel settore della Divisione Tridentina il battaglione Duca degli Abruzzi, rinforzato da una compagnia del Tirano, è nei pressi del Col d'Enclave mentre le rimanenti compagnie di quest'ultimo battaglione sono sul costone orientale della Tète d'Enclave. Continua l'assedio dell'opera fortificata di Seloge in Val des Glaciers da parte del battaglione Edolo. Più arretrata la posizione del Morbegno al Col de l'Oueillon. Sull'ala sinistra non si è verificato alcun sostanziale mutamento àelle posizioni del 4° gruppo alpini. Il clima durissimo e la continua, micidiale azione delle artiglierie francesi schierate intorno a Bourg-Saint-Maurice e sulla posizione di resistenza del Beaufortin hanno notevolmente usurato nei quattro giorni di battaglia reparti tenuti costantemente in prima linea. Le riserve del Corpo d'armata alpino sono molto limitate e c'è anche, fino all'ultimo, una riluttanza ad impiegarle per la sostituzione dei battaglioni in prima linea, forse per l'onerosità dei movimenti sotto il fuoco dell'artiglieria francese. Anche la Divisione Trieste, che ha gettato nella mischia circa la metà delle proprie fanterie, non può restare evidentemente senza almeno un nucleo che sia in grado di svolgere la
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precipua funzione delle truppe motorizzate nel caso che se ne fosse presentata l'occasione. Era perciò inevitabile che un'azione non alimentata né in uomini né in materiali, soprattutto a causa dell'ostruzione della rotabile, si smorzasse avvicinandosi al margine anteriore della posizione di resistenza avversaria. Nel Settore del I Corpo d'armata, all'alba del giorno 24, nella zona del Colle del Fréjus ove il comando della Divisione Superga sta spostando il centro di gravità delle operazioni, si sviluppa un attacco contro le fortificazioni dell'Arronda affidato al "III battaglione del 91° fanteria e un altro al Pas-du-Roc, dove agisce il battaglione alpini Val Dora. Nonostante il favore della nebbia, le due azioni non hanno successo e il Val Dora. già duramente provato dall'estrema durezza del clima, tanto da far registrare circa trecen:o casi di congelamento, subisce gravi perdite. Il comandante interinale del battaglione ne dà notizia ai comandi superiori con un drammatico telegramma. L'attacco all'Arronda viene ripetuto verso le II, ma con uguale esito. Sull'altra ala del I Corpo d'armata, nel Settore del Moncenisio, il battaglione alpini Susa ~ l'XI battaglione cc.nn. dopo aver occupato Lanslevillard giungono all'alba a Lanslebourg ove si incontrano con una compagnia del 64° reggimento fanteria, già da tempo sul posto. Elementi esploranti inviati a nord verso la Vanoise giungeranno in giornata in Val Chavrière. La colonna Boccalatte prosegue su Termignon, che verrà raggiunta in serata. Ormai essa controlla la base dei tornanti che scendono dal Moncenisio. L'azione di aggiramento condotta dal 232° reggimento fanteria della DivisiQOe Brennero si sviluppa fino a raggiungere lo Chalet de la Ramasse ad est della zona dei tornanti e una compagnia si spinge ancora più avanti. Ormai le fortificazioni della Petite Turra e del Revet, che resistendo ad oltranza bloccano la rotabile, sono aggirate su tre lati e praticamente tagliate fuori. La Divisione Trento è sempre nei pressi del Moncenisio, in attesa di poter muovere lungo la rotabile. Ha in avanguardia il IV battaglione del 1° fanteria carrista che deve appoggiare l'azione della Brennero per sbloccare il passo. I carri L del battaglione sono però presi sotto il tiro dei cannoni e dei mortai da 81 delle fortificazioni francesi e riportano danni. Come era avvenuto al Piccolo San Bernardo, viene anche qui dimostrata la scarsa utilità dell'impiego di carri armati in montagna e in prossimità di opere fortificate, anche se non specialmente attrezzate per la lotta controcarri.
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Alle r8, il comando della 4a Armata impartisce al I Corpo d'armata ordini molto più realistici di quelli emanati il giorno precedente. Si tratta ora di effettuare azioni a breve raggio, più adat:e alle forze di cui può disporre il Settore. Un attacco deve essere effe'tuato sull'estrema ala sinistra, rimasta sin qui inattiva. I primi battaglioni del 13° e del 14° reggimento fanteria, distaccati come si è visto dalla Divisione Pinerolo, e il XXVIII battaglione cc.nn., finora non impiegato, appoggiati da un gruppo di artiglieria alpina, sboccheranno nel Val de la Clairée da Colle della Scala, Colle di Thurres e Col des Acles, per compiere una puntata offensiva verso sud, sul fianco della regione fortificata di Briançon. Sull'altro versante del saliente di Valle Stretta il 3° gruppo alpini, con i battaglioni Esille e Val Fassa, e il 92° reggimento fanteria dovevano puntare verso nord, rispettivamente su Orelle e su Freney, a valle di Modane. Un battaglione del 91° fanteria dovrà sostituire a Mont Rond il troppo provato Val Dora. Pur senza rinunziare a premere} insieme al battaglione alpini Val Cenischia. verso l'Esseillon e Modane, rivelatisi nuclei assai robusti della posizione di resistenza francese, le truppe della Divisione Cagliari scese in Val d'Arc e il 4° reggimento bersaglieri, giunto in rinforzo, dovranno muoversi in direzione opposta, risalendo la valle verso Termignon, ove convergerà con azione aggirante per l'est anche la Divisione Brennero, completando così l'accerchiamento delle fortificazioni della Petite Turra e del Revet, che continuano ad interdire la rotabile del Moncenisio. In realtà, tale accerchiamento era praticamente già attuato da quando la colonna Boccalatte era giunta a Termignon. Questo convergere di ben tre Divisioni contro due opere fortificate di modesta rilevanza, contro le quali sarebbe stato molto più efficace un intenso e ben diretto fuoco di qualche batteria di medio calibro, isola gli sforzi che dovrebbe compiere la Divisione Superga contro il rovescio di Modane. Fornisce però un'idea di quanto fosse fastidiosa per il comando della 4" Armata, ancora teso verso rapide avanzate lungo le rotabili, la resistenza a oltranza di alcuni avamposti francesi. Anche se questa fosse cessata, la Divisione Trento avrebbe ugualmente urtato contro rilevanti distruzioni lungo la strada e poi contro le fortificazioni della zona di Modane. Solo l'afflusso in Val d'Arc di rilevanti aliquote di artiglieria avrebbe consentito, col tempo, di superare lo sbarramento fortificato.
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Gli ordini ora descritti sono impartiti intorno alle 18 dal comando della 4a Armata (136) e non troveranno il tempo per l'inizio della loro attuazione prima dell'entrata in vigore dell'armistizio. Il comandante della Divisione Superga, come informa a1le 23,40 il generale Vecchiarelli ancora ignaro dell'imminenza dell'armistizio, cc oppone infinite difficoltà e dubbi >> alla ripresa degli attacchi nel suo Sottosettore (137). Il generale Barbasetti di Prun era sicuramente convinto, come lo era tre giorni prima lo stesso generale Vecchiarelli, dell'inutilità di cozzare ancora una volta con esili reparti e senza adeguata preparazione contro la ben munita posizione di resistenza francese del V al d 'Are. Le ostilità sono però ormai vicine alla loro fine e la questione non ha seguito. Tuttavia le artiglierie francesi continueranno su tutto il fronte del I Corpo d'armata, quasi a testimoniare il perdurare della propria presenza, l'esecuzione di vivaci azioni di fuoco .fino agli ultimi minuti prima delle ore 1,35, quando entrerà in vigore l'armistizio. Fra le località italiane colpite da questi estremi, rabhiosi bombardamenti sono anche Susa e la vicina Meana. L'ordine di operazioni del comando del IV Corpo d'armata per il giorno 24 giugno (138) prevedeva che al proseguimento delle operazioni offensive partecipasse, al posto della Sforzesca, la Divisione Legnano. Questa, che era una Divisione del tipo normale con l'artiglieria completamente ippotrainata, doveva inserirsi in linea nel corso della nottata. Aveva come compito l'attacco a partire dalle ore 7 contro le linee francesi per ottenere « il pieno possesso del margine orientale della conca di Briançon ». A tal fine, veniva rinforzata con il CIV battaglione mitraglieri e con il XVII battaglione cc.nn. L'attacco, che seguiva il concetto già attuato per la Sforzesca, doveva avvenire con due colonne che avevano come direttrici, rispettivamente, a destra q. 2286- q. 2438 dei Bois de Suffin - Moulin de la Clairée e a sinistra Bois de Sestrières - Bois de Banes - la Cochette. Come quelli precedenti, l'attacco sarebbe avvenuto senza preparazione da parte delle artiglierie di Corpo d'armata per evitare l'immediata reazione dell'artiglieria francese. Si faceva affidamento, specie ora che si era realizzato il successo contro le fortificazioni dello (136) DS 2a GM, racc. 59. DS della 4a Armata, alla data del 24 giugno 1940. (137) Ibidem. (138) DS 2' GM, racc. 452. Prot. 207, in data 23 giugno 1940, IV C. d'a. a com. clip., f.to Mercalli.
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Chenaillet, su cc improvvisi colpi di mano in forza». Da parte sua, la Divisione Assietta doveva agire a cavallo della strada del Lac Noir appoggiandosi con la destra allo Chenaillet. Il movimento della Divisione Legnano fu più lento del previsto (139), sia per l'ingombro di artiglierie e carriaggi lungo la strada da Cesana al Monginevro, sia per le pessime condizioni del tempo. Inoltre, per tutta la notte continuò il tiro di interdizione da parte delle artiglierie francesi. La sostituzione in linea della Sforzesca, un genere di operazione sempre molto difficile, non potrà avvenire prima delle 6. Un battaglione del 54° reggimento fanteria fu costretto a rimanere sulle proprie posizioni a causa del violento fuoco proveniente dal vicino forte del Janus. Fu perciò necessario rinviare l'inizio dell'attacco fino alle 8,30, quando il tiro francese, scarsamente controbattuto, era divenuto assai pesante. Per appoggiare l'azione della Legnano vennero allora orientati a suo favore due gruppi di cannoni da rn5/28 e due di obici da 149/ 13. Il II gruppo da 75/27 del 58°, reggi~ento artiglieria divisionale della Legnano , impossibilitato a muovere altrimenti su un terreno assai impervio, dovette provvedere a trainare in posizione a braccia i propri pezzi. Come previsto, le batterie del 17° reggimento artiglieria della Sforzesca erano rimaste schierate in appoggio alla Legnano. Ostacolata dalle condizioni meteorologiche che restavano pessime, la Divisione Legnano procede su due colonne di reggimento, col 68° fanteria a destra e il 67° a sinistra, e si impegna nell'investimento frontale e in un tentativo di aggiramento del forte Janus, senza però conseguire risultati di rilievo. La controbatteria italiana, ormai del tutto priva dell'apporto dei pezzi dello Chaberton, è affievolita dagli scoppi prematuri che mettono fuori uso tre dei quattro mortai da 260 / 9 della 705"' batteria, l'unica di grosso calibro schierata nel Settore. Intorno alle 14, un ulteriore peggioramento delle condizioni meteorologiche induce il generale Mercalli ad ordinare la sospensione dell'attacco. A partire dalle ore 15 del 24 giugno ha effetto l'ordine di Superesercito, dovuto forse a motivi di carattere dinastico e diramato nella mattinata, che pone il IV Corpo d'armata e il III Raggruppa(139) Per una precisa ricostruzione delle operazioni della Divisione Legnano sul fronte alpino occidentale, si può vedere la relazione del suo comandante, generale Edoardo Scala, ora pubblicata in: EDOARDO ScALA, La guerra del 1866 ed altri scritti, Roma, Ufficio Storico SME, 1<)8r, pag. 321 e seg.
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mento alpini agli ordini del comando della 1 Armata (gen. Filiberto di Savoia- Genova) che ha portato la propria sede da Asti a Pinerolo ( 140). In tal modo si rende ancor più difficile l'utilizzazione tattica dell'arroccamento fra Valle di Susa e Val Chisone. Viene complicato anche il concorso del I Corpo d'armata a favore del IV lungo il Val de la Clairée. Poco prima dell'entrata in linea del comando della 1 Armata, il comando della 4a Armata recupera la Divisione Sforzesca inserendola nella propria riserva. Nonostante gli sforzi compiuti fin dal 20 giugno, quando dopo un'ultima, violentissima serie di salve dell'artiglieria francese verrà l'ora dell'armistizio, i battaglioni del Settore Monginevro, con l'eccezione di qualche pattuglia avanzata, non si troveranno a più di quattro chilometri dalla frontiera. Il trasferimento alla 1 Armata del III Raggruppamento alpini, denominato talvolta anche Raggruppamento alpini alto Guil, non comporta lo schieramento sui valichi di frontiera della Divisione Friuli, già previsto e poi sospeso, poiché il VII Corpo d'armata cui b Divisione continua ad appartenere resta in riserva a disposizione
di Superesercito. Nel Pomeriggio del 24 giugno, senza che l'osservazione francese se ne avvedesse, ebbero inizio i movimenti previsti dal citato ordine di operazioni, emanato il giorno precedente dal comando del III Raggruppamento alpini. Primo ed unico a muoversi fu il battaglione alpini J/al Chisone che durante la notte sul 25 spinse la compagnia d'avanguardia attraverso il Bois de Jasseygue al fine di iniziare una manovra aggirante a più ampio raggio intorno ad Abriès, che costituiva ancora un nucleo di resistenza non eliminabile con una azione frontale. Il movimento del Val Chisone proseguì, per mancanza di collegamenti, anche oltre l'ora di entrata in vigore dell'armistizio. Sul fronte della 1a Armata la spinta offensiva prosegue quasi ovunque. Il comando del II Corpo d'armata, piuttosto sobrio in fatto di ordini, conferma per il giorno 24 quelli precedentemente diramati. Sembra soltanto accentuare la propensione per una tattica di infiltrazione che eviti di attardare i reparti intorno alle opere fortificate, che vanno aggirate e superate (141). Primi a muovere sono i batta(140) DS 2a GM, racc. 2072. Prot. 213, in data 24 giugno 1940, Superesercito a G.A.0. e 7a Arm., f.to Graziani. (141) DS 2a GM, racc. 256. Prot. 0243, in data 23 giugno 1940, II C. d'a. a com. dip., f.to Bertini.
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glioni alpini della Divisione Cuneense, che sviluppano a partire dalle ore 1,30 un forte attacco contro Maurin. Esso ottiene un successo iniziale, ma viene poi bloccato dalle fortificazioni del fondo valle. Migliori i risultati conseguiti nel pomeriggio dal battaglione Pieve di Teco, rinforzato dalla 13a compagnia del Borgo San Da/mazzo, che riesce a raggiungere il corso dell'Ubaye a la Blachière, tagliando fuori da Saint-Paul le fortificazioni di la Barge e di Maurin. Un tentativo di manovra aggirante della 13" compagnia è arrestato da un campo minato. I battaglioni Ceva e Dronero sono ancora impegnati dalle fortificazioni di Fouillouze. Nel settore della Divisione Forlì continua accanitissima la battaglia intorno alle fortificazioni della Viraysse. La colonna di destra della Divisione si è spinta in avanti forzando la stretta del Rouchouze fino aJl'altezza del Pré de la Forte, favorita dalla nebbia. Una improvvisa schiarita la espone ad un tiro di artiglieria così violento e micidiale da provocarne il cedimento e la ritirata sulle posizioni di partenza. La colonna di sinistra, formata come si è visto dal 43° reggimento fanteria, conquista una parte dell'abitato di Larche. La Divisione Acqui è riuscita a portare avanti durante la notte la propria artiglieria divisionale fin nei pressi del Colle della Maddalena. La legione cc.nn. della Divisione, la 23\ viene inserita al centro dello schieramento. L'attacco ha inizio alle 7 del mattino, ma procede con grande lentezza per la intensa reazione delle artiglierie e delle mitragliatrici di cui è munito lo sbarramento fortificato di Val Ubayette. La colonna di centro è arrestata, mentre quella di destra, costituita dal 18° reggimento fanteria, in collegamento con la Divisione Forll giunge sulle pendici sud- ovest del Tète Dure e, anche essa, alla periferia di Larche. Sulla stessa località ha finito col convergere anche la colonna di sinistra, formata dal 17° reggimento fanteria. A seguito dei combattimenti del giorno 24, la Divisione Acqui è talmente usurata, specie a causa dei terribili bombardamenti dell'artiglieria francese, che il comando del II Corpo d'armata ne dispone, per l'alba del 25, la sostituzione in linea con la Divisione Pistoia. Nelle primissime ore del mattino del 24, la Divisione Pusteria riprende la sua spinta su Jausiers. Il 7° reggimento alpini, sulla destra, muove lungo Val Abriès e giunge col battaglione Belluno a les Sagnes e con i battaglioni Feltre e Pieve di Cadore poco più ad est, sulla sinistra del Ruisseau Lauzanier nei pressi di Lac des Hommes. L'u reggimento alpini è giunto per il Col de la Vigne alla testata del Lauzanier con il battaglione Trento. Gli altri due battaglioni del 0
PARTE TERZA;
LE
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OPERAZIONI
reggimento, il Bolzano e il Bassano, sono ancora sulla frontiera, alla testata del Puriac, insieme alle batterie alpine dei gruppi Lanzo e Belluno del 5° reggimento. La Divisione Livorno spinge altri battaglioni in Val Tinèa. Il II battaglione del 33° reggimento fanteria perviene al Vieux Clocher, nei pressi di Isola. Benché disponesse di 128 batterie, per circa la metà di medio calibro, gli sforzi del II Corpo d'armata non erano riusciti ad intaccare decisamente la linea delle fortificazioni di avamposto, particolarmente robuste in questo Settore. A nulla è valso il sacrificio eroico di piccole unità che si sono avventate contro singole fortificazioni senza poterne avere rag!one. Nel Settore dei Gessi, il I Raggruppamento alpini spinge avanti alcune punte. Una di esse giunge a Roquebillière. Il comando del XV Corpo d'armata decide di rinnovare all'alba l'attacco, nonostante la pioggia torrenziale che durerà per quasi tutta la giornata del 24 giugno. Le unità della Divisione Cosseria continuano ad esercitare pressione sull'ala destra dello schieramento francese, duramente contrastate dalle artiglierie dei forti e dalle fanterie avversarie. Nelle zone intorno a le Baousset il III battaglione dell'89° reggimento fanteria viene violentemente contrattaccato, ma conserva le proprie posizioni. Altri battaglioni, il I del 2r fanteria, il I dell'89° fanteria, il II del 90° fanteria e il XXXIII cc.nn., avanzano, in una situazione di fluidità del fronte di combattimento, oltre il vallone di Carei fino a quello del Gorbia. Questo viene superato da pattuglie del 90° fanteria che si spingono fino ai reticolati di Cap Martin. Il XXXIII battaglione cc.no., muovendo su Roquebrune, giunge in tarda serata con due delle sue compagnie sul versante est del costone che separa questa cittadina dal vallone del Torrente Gorbio. Durante la notte, le compagnie avanzate vengono però fatte arretrare per iniziativa del comandante del battaglione, che ha la sensazione di essere rimasto isolato e preferisce tenere la sua unità più raccolta. Per tutti questi reparti, ormai abbastanza lontani dalle basi di partenza e dalle artiglierie divisionali e continuamente impegnati in combattimenti, comincia a delinearsi una crisi logistica. Anche la stanchezza, accentuata dal continuo scrosciare della pioggia, si fa ormai sentire sugli uomini. L'avversario impiega in questo settore tutte le riserve disponibili, che comprendono anche unità di carri armati del vecchio modello Renault F.T., sempre temibili per truppe allo scoperto e praticamente prive di artiglieria. I contrat0
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tacchi sono ripetuti e violenti e portano talora allo sbloccamento delle fortificazioni superate dall'avanzata italiana. I battaglioni che dipendono dal comando della Divisione Cosseria, ìn conseguenza dello sbarramento della strada costiera ad opera della resistenza tenace del fortino di Ponte San Luigi, possono essere alimentati soltanto attraverso la mulattiera di Passo San Paolo. Per eliminare l'impedimento, dalle 18 alle 20 del giorno 24, dopo aver fatto allontanare le nostre truppe che mantenevano l'accerchiamento, due gruppi di mortai, rispettivamente da 210 e da 2_6o mm., aprono il fuoco sul fortino senza però raggiungere l'effetto desiderato. La strada litoranea resterà sbarrata fin dopo l'armistizio. La tattica di infiltrazione, pagante sulla Cornice come altrove in termini di profondità dell'avanzata, viene ad un certo punto a scontrarsi con le difficoltà logistiche, con la stanchezza dei reparti più avanzati e con l'impossibilità di ottenere un appoggio bene aderente da parte dell'artiglieria, compresa quella di minor calibro che è praticamente anche essa legata alle condizioni della viabilità. Sul tratto più settentrionale del fronte del XV Corpo d'armata, nella zona del Monte Grammondo, le truppe della Divisione Modena sono soggette a continui contrattacchi specie fra il Monte e il Colle Razet che, pur se respinti, ne infrangono la possibilità di progredire secondo i piani. Nonostante lo sforzo avversario, la Divisione riesce a conservare i due salienti costituiti, il primo intorno a Col Razet, l'altro da Cima Longoira a Roc d'Ormea. Anche qui le unità del XV Corpo d'armata vengono a trovarsi nelle ultime ore prima dell'armistizio in una situazione alquanto fluida. Per superarla, sarebbe indispensabile un appoggio di fuoco che al momento è impossibile concedere in una misura che almeno si avvicini a quella necessaria. Alle ore 1,35 del 25 giugno, corrispondenti in Francia alle 0,35, i combattimenti cessano su tutta la linea del fronte.
VI. CONCLUSIONI
La battaglia sulle Alpi occidentali durata, a seconda dei settori, da quattro a due giorni è una ulteriore dimostrazione del fatto, da tutti del resto riconosciuto, che in montagna la guerra conosce sue proprie leggi che è vano tentare di violare con uno sforzo di volontà o peggio, come in questo caso, con l'illusorio ricorso ai fattori psicologici. Negli alti comandi italiani tutti sapevano, anche per la personale esperienza fatta nel corso della prima guerra mondiale, che le regioni montuose richiedono una metodica ed attenta preparazione da par te di chi voglia sviluppare un attacco di qualsiasi dimensione. La scarsa percorribilità del terreno, anche per truppe appositamente addestrate ed equipaggiate, esalta l'importanza delle azioni di fuoco, vengano esse dalle artiglierie o dalle armi pesanti della fanteria. Quando all'ostacolo naturale si uniscono una fortificazione diffusa ed articolata in opere maggiori e minori, sempre però robuste e ben munite, ed uno spregiudicato e massiccio uso delle demolizioni, è evidente che solo il ricorso a tattiche e tecniche ossidionali può dare una buona probabilità di pervenire alla rottura. La lentezza inevitabile dei preparativi necessari per condurre questo tipo di guerra non poteva corrispondere all'impazienza della massima autorità politica, che si era voluta assumere anche la responsabilità suprema delle operazioni militari senza possedere né le conoscenze tecniche indispensabili, né un proprio strumento di comando che almeno in parte attenuasse le conseguenze di questa personale impreparazione. La smania di giungere in breve tempo a concreti successi sul piano strategico e soprattutto su quello politico, smania tardiva perché insorta dopo diversi giorni di voluta inazione e soggetta ad alti e bassi, come dimostrano gli incredibili ordini di arresto delle operazioni, avrebbe forse potuto trovare soddisfazione in una diversa e più raffinata concezione tattica, anche essa sperimentata nella prima guerra mondiale.
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L'uso spregiudicato dell'infiltrazione, combinata o no con azioni di sorpresa contro le fortificazioni site nei punti più critici, avrebbe però richiesto uno strumento militare assai ricco di armi e di equipaggiamenti e ben diversamente addestrato e intellettualmente orientato, oltre ad una organizzazione logistica capace di alimentare anche questo tipo di operazioni. Le artiglierie impiegate sul fronte alpino occidentale dalla Ia e dalla 4a Armata erano scarse di numero rispetto al compito e antiquate, tutte già utilizzate dal nostro Esercito o da quello austro ungarico nella prima guerra mondiale. Anzi, que1li che per talune loro caratteristiche si riuscì ad impiegare più efficacemente furono i pezzi da 149/ 35 ad affusto rigido, già antiquati nel 1915. Un celere spostamento in avanti dello schieramento in regioni aspramente montuose, specie con artiglierie di forte peso e di grande ingombro come le nostre, era estremamente difficoltoso. I1 braccio troppo corto della massima parte dei pezzi impediva una manovra delle traiettorie capace di sufficiente penetrazione nel territorio avversario. In queste condizioni, nessun efficace concentramento della potenza di fuoco sulle zone di attacco era possibile in tempi brevi. Il bombardamento aereo delle fortificazioni francesi, che avrebbe almeno in parte potuto supplire a questa deficienza quantitativa e qualitativa di artiglierie, risultò invee.e di efficaòa praticamente nulla. Il ridottissimo numero degli aerei realmente disponibili, inferiore non soltanto alle diffuse ed esagerate aspettative, ma alle stesse assicurazioni dei comandi aeronautici competenti, l'assoluta e riconosciuta impreparazione degli equipaggi ad operare in zone montuose e su obiettivi di limitate dimensioni, avrebbero sicuramente ridotto a ben poca cosa l'effetto di neutralizzazione dei bombardamenti anche se le condizioni meteorologiche fossero state migliori. L'alternativa rappresentata dalla tattica di infiltrazione, cui si dovettero molti dei successi locali conseguiti, era probabilmente più adeguata alle limitazioni strutturali di cui soffrivano, nonostante il lungo clamore della propaganda bellicista, il nostro Paese e le nostre forze armate. Sarebbe stato però necessario completare la grande capacità di movimento diurno e notturno in montagna dimostrata dai nostri reparti, alpini e no, come è stato riconosciuto anche da scrittori francesi, con un migliore addestramento ai combattimenti di piccole unità. Le insufficienze quantitative e qualita·tive dell'inquadramento dei minori reparti, rilevate da tutte le relazioni, hanno pesanti ripercussioni sull'impiego. Si tratta solo di impreparazione tecnica, tanto
!'ARTE TERZA:
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che uno dei più alti comandanti francesi, il generale Montagne, nota che << les unités attaquantes ont été conduites par de jeunes officiers fort courageux et qui sont souvent tombés bravement à la tete de leurs troupes » (142). Un equipaggiamento individuale più moderno e adatto alla durezza del clima alpino era un altro coefficiente indispensabile per la scelta di una diversa tattica. L'equipaggiamento da montagna, limitato alle truppe alpine e comunque sempre povero, la mancanza di qualsiasi concreta preparazione all'aviorifornimento, sperimentato con successo durante la campagna di Etiopia, la scarsa attitudine dei minori comandi alì'iniziativa, erano tutti fattori che impedivano il ricorso sistematico alla tattica di infiltrazione. Ma erano inconvenienti che si sarebbero potuti eliminare fin dagli anni prebellici con il ricorso ad attente, costanti e intelligenti cure. Lo stesso può dirsi per le azioni di assalto contro le posizioni fortificate. Nulla esisteva sul piano delle armi specifiche come su quello dell'addestramento. I primi battaglioni di guastatori del genio l'..,r~r~;tt,·t: r~l•+ •a ··-u·-J.C d-dJ.11'c~ld,ll,:;. J.94u. AneI)e ar1n1: l u.1.0ilO '-·'-',H .. al ;;)U Ld.nLo p.r:1l rustiche ed economiche come i mortai da 81, particolarmente adatte alla guerra in montagna, erano scarse di numero e ancor più scarse di munizioni. Poco numerosi erano perfino i reparti del genio, indispensabili per il superamento delle interruzioni, facili ad effettuarsi e ricche di valore impeditivo nell'ambiente alpino. In queste condizioni generali, pensare ad un rapido passaggio da un atteggiamento strettamente difensivo ad uno improntato all'offensiva ad oltranza era prova di volontarismo incompetente e imprevidente. Non è vero che l'ordine di iniziare l'offensiva, suggerito esclusivamente da motivazioni politiche, cogliesse impreparati i più alti comandi, perché ad un possibile attacco attraverso le Alpi essi pensavano da tempo, come del resto, nonostante le affermazioni in contrario di autorevoli scrittori, vi pensava lo Stato Maggiore francese. Altro però è preparare teoricamente determinate operazioni, altro è montarle in breve tempo e in mezzo ad un turbinio di scadenze sempre più vicine e di ordini contraddittori. L'arma decisiva, sulla quale puntavano i meno prudenti, ma nella quale speravano anche i più accorti e cauti capi militari italiani, era il collasso subitaneo della Armée des Alpes. Contrariamente a quel che stava avvenendo su scala crescente sul fronte franco - tede.1.
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( r 42) MoNTAG NF.,
011. cit.,
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sco, le truppe francesi delle Alpi rimasero fermissime nella decisione di opporsi ad oltranza all'attacco italiano, così come nella mente del loro comandante mai si fece strada l'idea di sguarnire il fronte alpino, sia pure per parare la gravissima minaccia tedesca sulle sue retrovie. Tale atteggiamento delle truppe francesi e del loro comandante fu certamente favorito dalla preventiva rinuncia a qualsiasi manovra a largo raggio delle unità mobili, strettamente inserite invece nello schieramento dei reparti da fortezza. Le reazioni dinamiche furono quasi sempre lasciate compiere alle Sections éclaireurs - skieurs, dotate di un alto grado di aggressività e abilissime nello sfruttamento di un terreno perfettamente conosciuto. La stessa presenza alle spalle della Armée des Alpes delle colonne tedesche ha forse contribuito in non piccola parte a far comprendere a tutti i combattenti francesi che la difesa ad oltranza non aveva alternative valide. Il cardine della difesa francese, la sua forza principale, era però nelle artiglierie, da fortezza e mobili, abbondantemente schierate nei pressi della nostra frontiera e agevolate dal gravitare dell'azione sul versante occidentale. Furono esse, molto più che le unità mobili di fanteria, la cui presenza si fece sentire quasi soltanto sul fronte del nostro XV Corpo d'armata, la causa di grandissima parte delle perdite italiane e lo strumento che riuscì a contenere lo slancio iniziale delle nostre fanterie. In estrema sintesi, un Esercito non sufficientemente attrezzato e robusto, guidato con criteri che oscillarono fra la passività dei primi giorni e il vano, irreale inseguimento del Blitzkrieg, che tanti successi aveva ottenuto sui campi di Francia, fu costretto ad uno sforzo offensivo non concentrato e non coordinato. Il sistema di comando, assai lento e macchinoso anche per le insufficienti prestazioni dei mezzi di trasmissione, non sempre riuscì a controllare l'intera situazione. Ne derivarono scoordinamenti che agirono anche nel senso di un mancato controllo dell'eccessivo spirito offensivo di certi comandi intermedi. L'esame della rete dei più alti comandi italiani rivela aspetti assurdi. Il 2r giugno, ad esempio, il rapporto diretto fra il comandante supremo Mussolini e lo S.M.R.E., rappresentato a Roma da Roatta, tende ad escludere il capo di Stato Maggiore Generale, che da parte sua non sembra preoccuparsi troppo di questa tendenza. In Piemonte, il capo di Stato Maggiore dell'Esercito pone il suo posto di comando presso quello del Gruppo Armate Ovest, ma poi lo abbandona per recarsi in Valle d'Aosta, il settore più periferico di tutto il fronte, dove in pratica resta isolato e si limita a dare sugge-
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I_'A_R_ TE_ T_E_ RZ_A_:_LE_·_O_P_ER_A_zr_o_N_r_ __ __
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rimenti marginali. Il comando del Gruppo Armate non sembra incidere con un proprio concetto coordinatore sulle operazioni e si riduce ad un compito di collegamento fra Roma e le Armate, che spesso ricevono ordini diretti dai due tronconi in cui si è appena suddiviso lo S.M.R.E. Nell'ambito della 4a Armata, benché siano previsti attacchi importanti anche in altri settori, il sistema di comando è sbilanciato verso il Settore Baltea. Il generale Guzzoni è in prima linea, pronto addirittura a marciare con l'avanguardia. E' collegato tramite il posto di comando intermedio di Pré Saint Didier, tenuto dal capo Ufficio Operazioni dell'Armata, con la sua sede di Rivoli, ove il capo di S.M. generale Soldarelli stenta a controllare le azioni del I e del IV Corpo d'armata. In questa situazione, il coordinamento operativo e la maturazione di concetti d'azione adeguati all'evolversi degli eventi da parte dei più alti livelli di comando diviene estremamente difficoltoso, se non impossibile. I comandi di grandi unità di livello immediatamente inferiore, Corpi d'armata e Divisioni, dimostrano invece di non aver ancora assimilato le nuove concezioni tattiche, derivate dalla recente istituzione della Divisione binaria. Presupposto della nuova dottrina d'impiego era il considerare la manovra come prerogativa del Corpo d'armata, chiamato ad agire « a colpi di Divisione». Questa avrebbe dovuto, di massima, essere utilizzata su una sola direttrice, impiegando i due reggimenti di fanteria mediante scavalcamenti successivi. Durante la campagna del giugno 1940, quasi invariabilmente le Divisioni attaccarono invece su due colonne con direttrici parallele, come era previsto per la Divisione ternaria, che però trovava una adeguata possibilità di rincalzo o di scavalcamento nell'impiego del terzo reggimento di fanteria. Il logoramento contemporaneo di entrambe le colonne reggimentali della Divisione binaria portava inevitabilmente ad un esaurimento dell'attacco e costringeva i comandi superiori a disporre scavalcamenti o sostituzioni in linea fra Divisioni, che spesso erano di tipo diverso, con conseguenti problemi per lo schieramento delle artiglierie divisionali. Casi tipici sono l'intervento delle truppe celeri, costrette ad utilizzare difficili sentieri di montagna che ne falsavano le caratteristiche, a rinforzo del 63° reggimento fanteria della Divisione Cagliari, usurato dal successo ottenuto in Val d'Arc, e la laboriosa sostituzione in linea della Divisione Sforzesca con la Legnano al Mangi-
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nevro e della Acqui con la Pistoia al Colle della Maddalena, quest'ultima non effettuata per il sopraggiungere dell'armistizio. In entrambi gli ultimi casi si trattava di sostituire una Divisione da montagna con una normale, perciò senza intercambiabilità delle artiglierie. Una offensiva inizialmente e giustamente concepita come azione da svolgersi su poche direttrici selezionate, finì con l'assumere i caratteri di un attacco in massa su quasi tutta la linea del fronte. Se ciò testimonia una positiva mentalità dinamica ed aggressiva nei comandi, cui faceva riscontro lo slancio iniziale delle truppe, le conseguenze non potevano essere diverse da uno spreco di energie e da una dispersione degli scarsi strumenti di rottura a disposizionedelle nostre Armate. Di qui un bilancio di perdite notevolmente pesante, se si considerano il limitato numero di uomini impiegati in prima linea e il fatto che azioni di qualche importanza furono condotte soltanto a partire dal 20 giugno. Secondo i più recenti accertamenti (143), i caduti in combattimento o a seguito dei combattimenti sono stati 64-2, dei quali 36 ufficiali e 31 sottufficiali. Pur con le riserve opportune quando si fanno computi di perdite in guerra, i dati raccolti dallo S.M.R.E. sulla base delle segnalazioni pervenute dalle Armate subito dopo la battaglia (r44) consentono diverse considerazioni, riguardanti in particolare le perdite non letali. Va detto a tal proposito che il totale dei congelati risulta assai inferiore alla realtà successivamente accertata. Nella tabella pubblicata a pag. ro6 della citata monografia « La battaglia delle Alpi occidentali))' il numero totale dei congelati risulta più che raddoppiato. Proprio nel presupposto che le cifre già pubblicate nella predetta monografia siano frutto di più accurate indagini, che salvo il caso dei congelati, non hanno portato a conclusioni sostanzialmente differenti da quelle che emergono dalle Armate, si ritiene opportuno riportarne i totali generali delle perdite non letali: - feriti 2.631; - dispersi 616; - congelati 2.15r. (143) Lettera prot. 258, in data 5 gennaio 1~1, della Direzione Generale Leva del Ministero della Difesa allo SME - Ufficio Storico. (144) AUSSME, carteggio SME, racc. 95. Prot. 3429, in data 18 luglio 1940, S.M.R.E. a Stamage (Doc. n. J5).
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La dilettantesca, ma diffusa, aspettativa di successi rapidi e clamorosi venne delusa dagli avvenimenti bellici sulle Alpi occidentali, e non poteva accadere altrimenti. La realtà della guerra fu, come sempre, dura e impietosa con coloro che l'affrontavano senza essere forti a sufficienza e senza avere le idee ben chiare. La costosa esperienza fornita dal primo, rigoroso collaudo del nostro organismo militare non sembra sia stata valutata adeguatamente dal vertice militare italiano. Lo testimonieranno le vicende belliche del difficile autunno del 1940.
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APPENDICE
DECORATI DELL'ORDINE MILITARE D'ITALIA
Commendatore: gen. gen. gen. gen.
Umberto di Savoia; Alfredo Guzzoni; Francesco Bertini; Pietro Pintor.
Ufficiale: gen. Camillo Mercalli; gen. Carlo Vecchiarelli; gen. Antonio Scuero; gen. Filiberto di Savoia; gen. Emilio Battisti; gen. Curio Barbasetti di Prun; col. Emilio Faldella.
Cavaliere: gen. Francesco Sartoris; gen. Mario Soldarelli; col. Benedetto Pasqua di Bisceglie; col. Armando De Vincentiis; col. Angelo Di Lorenzo; col. Gherardo Vaiarini; col. Sebastiano Fiumarella; ten. col. Giuseppe Pollini; ten. col. Giuseppe Rossi; ten. col. Carlo Tullio Giordana; gen. Fernando Gelich. DECORA TI DI MEDAGLIA D'ORO AL V.M. sottoten. fanteria Michele Fiorino; sergente fanteria Michele Macrì; caporale fanteria Carlo Noè; serg. magg. artiglieria Ferruccio Ferrari; capomanipolo M.V.S.N. Vittorio Marcoz; caporale alpini Alberico Marrone; tenente fanteria Remo Schenoni; fante Vincenzo Capelli; sottoten. fanteria Mario Mascia;
B
PARTE TERZA:
LE OPERAZIONI
capitano fanteria Sestilio Matteocci; caporal maggiore fanteria Nicola Brandi; fante Giuseppe Pressato; tenente fanteria Annibale Lovera di Maria; asp. ufficiale fanteria Mario Lalli; sottoten. fanteria Guerino lezza; caporale alpini Livio Marbello; ten. di vascello Giovanni lngrao.
14. -
u.s.
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PARTE QUARTA
L'ARMISTIZIO ITALO- FRANCESE
I.
LA GENESI DELL'ARMISTIZIO
Nel corso della giornata del 24 maggio 1940 apparve chiaro che ogni tentativo di sbloccare le Armate francesi, britannica e belga, rimaste isolate nel Belgio e nel nord della Francia dopo l'avanzata delle forze corazzate tedesche dalle Ardenne fino al mare, era destinato a fallire. Mentre si cercava di costituire lungo i fiumi Somme e Aisne una nuova linea difensiva in grado di fermare la corsa delle Divisioni tedesche, che cominciavano ad apparire inarrestabili, si levarono in Francia le prime voci che chiedevano una sospensione dei combattimenti, possibilmente d'intesa con l'alleato britannico, al fine di salvaguardare l'Esercito da un totale annientamento. Oltre che da certi ristretti ma importanti ambienti politici, da sempre favorevoli ad un accordo con la Germania e contrari ad una alleanza troppo impegnativa con la Gran Bretagna, l'idea dell'armistizio è fatta propria da altissimi esponenti delle forze armate. Sia il maresciallo Pétain, richiamato il 18 maggio dal suo posto di ambasciatore a Madrid per assumere la carica di vice presidente del Consiglio nel governo presieduto da Paul Reynaud, sia il generale Weygand, nominato il 20 maggio Capo di Stato Maggiore Generale della difesa nazionale, furono fra i primi a puntare su una qualche forma di tregua nei combattimenti, dei quali già intravedevano la conclusione nettamente sfavorevole alla Francia. Affiorata nel Comitato di guerra tenuto a Parigi il 25 maggio e nell'incontro con il governo britannico avvenuto a Londra il giorno successivo, l'ipotesi della cessazione delle ostilità continuò a prender peso. Il 29 maggio, in una nota indirizzata a Reynaud, esplicitamente approvata anche da Pétain, il generale Weygand scrive: cc Può venire un momento a partire dal quale la Francia si troverà, contro la sua volontà, nell'impossibilità di continuare una lotta militare efficace per proteggere il suo territorio )) ( 1 ). (1) Rip. in: FRANCA AvANTAGGIATO PuPI'O, Gli armistizi francesi del 1940, Milano, Givffrè, 1963, pag. 73. Questo libro è stato di grande utilità per la ricostruzione delle origini politiche dell'armistizio italo - francese.
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LE OPERAZIONI DEL GIUGNO 1940 SULLE ALPI OCCIDENTALI
La stabilizzazione del fronte sulla Somme e sull' Aisne, dovuta soprattutto al fatto che le migliori forze tedesche erano ancora impegnate contro le unità alleate tagliate fuori nel nord della Francia, non indebolisce il partito dell'armistizio, che trae anzi nuovi argomenti dal rifiuto britannico di impegnarsi ulteriormente, specie con l'aviazione da caccia, nella battaglia che sta per scatenarsi, quella che sarà poi denominata battaglia di Francia. Questa ha inizio il 5 giugno e le difese francesi dimostrano inizialmente di possedere ancora una notevole capacità di reazione. La sera dello stesso giorno si annuncia a Parigi un rimpasto ministeriale che indebolisce la parte del governo favorevole alia difesa ad oltranza, da continuare eventualmente anche in Africa del nord. Nota giustamente Ciano nel suo diario (2) che il mutamento di ministri costituisce « un segno di collasso politico i>. Quel giorno anche Reynaud, il più fermo sostenitore della continuazione della guerra e dell'alleanza franco - britannica, parla di una pace che potrebbe essere conforme all'onore della Francia. '-- .1mpr1mcre' . L' entrata ·1n guerra de.L1l'Ita1·1a non semurd. una particolare svolta ad un processo di decantazione già da tempo avviato. C'è però il giorno 12 la grave pronunzia del generale Weygand, il quale dichiara che tutti i comandanti di Grnppo di Armate e di Armata giudicano, come lui, che « solo· la cessazione delle ostilità può permettere di mantenere una coesione nell'Esercito i> (3). Non c'è traccia di una partecipazione del generale Olry ad una presa di posizione così grave e non sembra possibile vedere in lui un fautore dell'armistizio. La caduta di Parigi, che è per la Francia ben più di una capitale, determina un mutamento nell'atteggiamento di molti francesi. Nelle sue Memorie, Reynaud confessa che il 15 giugno era divenuto favorevole ad una cessazione unilaterale del fuoco, riguardante però soltanto le truppe schierate nella Francia metropolitana, in modo da consentire la sopravvivenza del suo governo e il proseguimento della resistenza in Africa settentrionale e nelle colonie. Era esattamente il contrario di quel che volevano Pétain e Weygand (4). La maggioranza del governo è ormai favorevole all'armistizio. A Reynaud restano soltanto le dimissioni ed egli le presenta l'indomani. (2) CIANO, op. cit., alla <lata <lei 6 giugno 1940. (3) PAUL REYNAUD, Memorie (tit. orig. Mémoires. Envers et contre tous), Bologna, Cappelli, rg64, vol. Il, pag. 375. (4) Ibidem, pag. 393 e seg.
PARTE QUARTA:
L'ARMISTIZIO
ITALO - FRANCESE
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E' assai probabile che gli echi della frattura nel vertice politico francese giungessero fino a Roma, forse per il canale dei diplomaùci spagnoli che avevano seguito il governo di Reynaud nelle sue peregrinazioni ed erano sempre in stretto contatto con Pétain. Queste voci che si propagavano dalla Francia in termini ancora confusi sembravano giustificare pienamente l'ottimismo delle autorità italiane, cui sembrava impossibile che la volontà di resistere della Armée des Alpes non subisse le conseguenze dello spirito di desistenza che si era impadronito di cosl larga parte del vertice militare e politico francese. Nella serata del 16 giugno, il presidente Lebrun nomina un nuovo governo di cui è capo ii maresciallo Pétain. Anche se il gabinetto che viene costituito non ha una struttura molto diversa dal precedente, salvo l'assenza di Reynaud e di pochi suoi amici politici, è chiaramente il governo dell'armistizio quello che resta riunito a Bordeaux per tutta ]a notte. Nel corso della riunione si decide infatti, verso mezzanotte, di chiedere alla Germania e all'Italia a quali condizioni consentirebbero u11a cessazione delle ostilità. L'ambasciatore di Spcigna T..eque--
rica è convocato affinché tramite il proprio governo si renda interprete di questa richiesta presso la cancelleria del Reich. La mattina successiva, alìe 9,45, il nuovo ministro degìi Esteri Baudouin incarica il nunzio apostolico monsignor Valeri di far giungere al governo italiano analoga richiesta. Quando ne riceverà noùzia, Mussolini farà però sapere di non gradire l'intermediazione vaticana. L'ambasciatore di Spagna a Bordeaux riceverà perciò l'incarico di trasmettere anche al governo italiano la richiesta di armistizio. La comunicazione di Bordeaux, giunta a Berlino già alle tre della stessa notte, viene gradualmente e approssimativamente fatta filtrare verso Roma, ove perverrà intorno alle 13. Immediatamente successivo è l'invito rivolto da Hitler a Mussolini per un incontro a Monaco con lo scopo di esaminare le condizioni da presentare al governo francese. La notizia della richiesta di armistizio diviene di pubblico dominio dopo che alle 12,30, 13,30 ora italiana, il maresciallo Pétain ha letto alla radio il messaggio già citato in un precedente capitolo. Hitler aveva nel frattempo dato ordine al generale Keitel di far predisporre una prima stesura delle condizioni armistiziali, abbastanza moderate per evitare la caduta di Pétain e, in conseguenza, il proseguimento della lotta nel Nord Africa e il trasferimento della flotta francese. La redazione di questo primo testo sarà opera del tenente colonnello Bohme.
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La delegazione italiana che parte in treno per la Germania la sera del 17 giugno è composta da Mussolini, Ciano, l'ambasciatore Buti, il generale Roatta per Superesercito, il contrammiraglio de Courten per Supermarina e il generale Perino per Superaereo. Durante il viaggio, il mattino del giorno successivo, il ministro Ciano, dopo aver consultato i membri militari della delegazione, stende un pr~ memoria che riporta in sintesi le richieste da presentare alla controparte (5). Da un punto di vista militare, le clausole sono molto pesanti. Oltre al ritorno dell'Esercito francese agli organici di pace e alla consegna della flotta, un argomento sul quale i francesi erano decisi a non cedere, degli aerei e dell'intero armamento collettivo, i francesi dovranno consentire l'occupazione da parte delle truppe italiane di tutta la regione fra le Alpi e il Rodano, della Corsica, della Tunisia e della Costa francese dei Somali. Resterà in facoltà dell'alto comando italiano di ordinare l'occupazione di qualsiasi punto strategico importante in Francia e nei territori d'oltrem are, com p resi Algeri, O rano (Mers el-Kebir), Casablanca e Beirut. Il promemoria, presentato da Ciano a Mussolini prima dell'arrivo a Monaco, venne pienamente approvato da quest'ultimo. L'incontro fra le delegazioni ebbe inizio con due separati colloqui fra capi di governo e fra ministri degli Esteri. Della sua conversazione con Ribbentrop, Ciano ha lasciato un ampio resoconto (6). Da esso risulta che il ministro tedesco tenne fin dall'inizio un atteggiamento molto moderato nei confronti della Francia. Ciò nonostante, sembra che Ribbentrop non avanzasse obiezioni nei confronti delle rivendicazioni italiane. Nell'incontro tra Mussolini e Hitler si ebbe certamente l'enunciazione da parte tedesca del principio delle trattative e degli armistizi separati, che per molti motivi metteva in imbarazzo il governo italiano, e dell'opportunità di non chiedere la consegna della flotta francese. Certamente, Mussolini espose a Hitler le clausole territoriali che l'Italia intendeva imporre all'avversario, ottenendone un sostanziale assenso (7). (5) Il testo è in: RoSSI, op. cit., pag. 174 e seg. (6) Il testo è in: Ronouo MosCA, L'Europa verso la catastrofe, Milano, il Saggiatore, 191>42, voi. II, pag. 104 e seg. (7) Un resoconto molto lacunoso dell'incontro può vedersi in: Opera omnia di Benito Mussolini, cit., voi. XXX, pag. 2.
PARTE QUARTA;
L'ARMISTIZIO ITALO - FRANCESE
217
Nel pomeriggio, si ebbe una riunione congiunta, allargata ai principali esponenti militari, Keitel e Roatta. Quest'ultimo ha lasciato un appunto che ci fornisce ulteriori notizie sulla maturazione delle condizioni di armistizio (8). Hitler si dichiara contrario all'occupazione totale della Francia, anche per motivi di ordine pubblico. Ma la sua principale preoccupazione è il mantenimento di una sufficiente credibilità politica del governo di Pétain ed egli sa bene che questa è legata anche ad una parvenza di indipendenza dai vincitori. Hitler non si oppone tuttavia alle occupazioni militari chieste dagli italiani, anzi propone di estenderle ad una fascia lungo il confine svizzero che metta in collegamento le due zone di occupazione ed isoli la Francia non occupata. Per quanto riguarda la flotta, probabilmente perché già a conoscenza dell'importanza decisiva che ad essa attribuiscono i governanti francesi, Hitler chiede esplicitamente che l'Italia rinunzi alla sua consegna e si limiti a esigerne la neutralizzazione. Si eviterà così un congiungimento alla flotta britannica, altrimenti assai probabile. Il capo del governo tedesco, dopo aver confermato la scelta fatta a favore di due armistizi separati, dà assicurazione alla delegazione italiana che l'armistizio franco - tedesco non entrerà in vigore finché non sarà stato approvato quello franco - italiano. Secondo una postilla al suo promemoria sul convegno (9), scritta dal generale Roatta durante il viaggio di ritorno, Mussolini decise a Monaco di inserire fra i territori francesi da sottoporre all'occupazione italiana una striscia comprendente una ferrovia che collegasse la valle del Rodano alla frontiera spagnola. Si riteneva di attuare in tal modo un provvedimento analogo all'occupazione da parte dei tedeschi di tutta la costa atlantica della Francia fino al confine spagnolo, diretta in realtà ad isolare la Francia dalla Gran Bretagna. La postilla di Roatta si conclude con una informazione forse troppo trascurata dagli storici. Ad una domanda di Mussolini circa il quantitativo di truppe necessario per l'occupazione della Francia meridionale fino al Rodano, il generale Roatta rispose affermando che dopo il disarmo dell'Esercito francese sarebbero bastate dieci Divisioni, ma che in un primo '· tempo ne sarebbero occorse di più. L'immobilizzazione di una quindicina di Divisioni, quasi un terzo delle nostre forze mobilitate in territorio metropolitano, era una prospettiva capace di fare una sgradevole impressione su Mussolini, la cui mente (8) Il testo è in: Rossi, op. cit., pag. 168 e seg. (9) Anche guesto testo è pubblicato in: RoSSI, op. cit,, pag. 173 e seg.
2 I
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si stava forse volgendo ad attacchi in altre direzioni. Non è da escludere che questa dichiarazione del generale Roatta abbia avuto un suo notevole peso sulle successive decisioni del capo del governo italiano, apparentemente repentine, riguardanti l'estensione della nostra occupazione di territori francesi. In sintesi, si può dire che l'incontro di Monaco non ha modificato in nulla le condizioni di armistizio già stabilite dalla Germania, ma ha evitato che il governo italiano chiedesse la consegna della flotta francese, compromettendo così l'esito delle trattative, ed è servito a fornire a Mussolini un'idea immediata della politica di moderazione che Hitler intendeva seguire nei confronti della Francia. Si trattava di un modello di comportamento non obbligatorio, ma certamente molto autorevole. La nota che il governo francese inviò a Roma tramite il canale della diplomazia spagnola si riferiva alla richiesta già presentata al nunzio Valeri, quasi a giustificare un involontario ritardo, ma conteneva una sfumatura di tono che sembrava voler stabilire con l'Italia un rapporto diverso da quello che si era do·mto inst.::urare con il governo tedesco. La nota trasmessa a Berlino parlava di cc domandare la cessazione delle ostilità ed informarsi sulle condizioni di pace », quella inviata al governo di Roma esprimeva il desiderio di « esaminare insieme con esso la cessazione delle ostilità>> (10). Il giorno 20, sotto la direzione di Roatta, si tiene presso lo Stato Maggiore Generale una riunione per la redazione delle clausole di armistizio da presentare alla delegazione francese. Supermarina e Superaereo vi sono rappresentati dagli stessi ufficiali che si erano recati a Monaco, de Courten e Perino (rr). Il giorno successivo, verso le I r ,30, il testo già approvato da Badoglio viene presentato a Mussolini. Questi, circa nove ore-dopo, chiama il Capo di Stato Maggiore Generale e Roatta per comunicare che le condizioni vanno modificate nel senso di limitare l'occupazione ai territori che saranno effettivamente stati conquistati al termine della battaglia che era cominciata poche ore prima. Lo Stato Maggiore dell'Esercito e quello della Marina riuscirono con qualche insistenza ad ottenere un temperamento della imprevista decisione facendo inserire clausole che stabilivano la smilitarizzazione di una fascia ampia 50 chilometri, a partire dalla (ro) Si ve<la no i testi in: AvANTAGGIATO PuPPo, op. cit., pag. 179 e pag. 264.
(n) Diario storico del Comando Supremo, alla data del 20 giugno 1940, e FALDELU,
op. cit., pag. ro6.
PARTE
QUARTA;
L'ARMISTIZIO
ITALO - FRANCESE
219
linea che sarebbe stata raggiunta dalle nostre truppe, e delle principali basi navali francesi nel Mediterraneo. Il testo definitivo, da consegnare l'indomani alla delegazione francese, viene stabilito la sera del 22 giugno (12), dopo che era stato possibile prendere visione delle condizioni imposte dai tedeschi a Rethondes, recate a Roma dal nostro addetto militare a Berlino generale Marras.
(12)
Diario storico del Comando Supremo, alla data del
22
gmgno
1940.
Il.
LE TRATTATIVE E LE CONDIZIONI MILITARI
La delegazione francese per l'armistizio giunse in volo a Roma da Parigi alle ore 15 del 23 giugno. Ne facevano parte tutte le persone designate dal governo di Bordeaux per stipulare l'armistizio, anche coloro che per ordine tedesco erano stati trattenuti a Parigi durante gli incontri di Rethondes. Presidente della delegazione era il generale d'armata Charles Léon Huntziger. Con lui erano l'ambasciatore Léon Noel, il vice ammiraglio Maurice Leluc, il generale della Armée de l'Air Jean Bergeret, il generale Henri Parisot ed alcuni alti funzionari. E' da notare che Noel e Parisot erano stati con buona probabilità inseriti nella delegazione appositamente per favorire le trattative con l'Italia, viste le ottime relazioni che essi avevano stabilito, in un recente passato, negli ambienti ufficiali di Roma. Dopo una breve sosta a Villa Manzoni, ove sarà ospitata per tutta la sua permanenza a Roma, la delegazione francese viene accompagnata a Villa Incisa, sita all'Olgiata nei pressi di Roma. Qui avviene l'incontro con la delegazione italiana, presieduta ali' apertura della seduta dal ministro degli Esteri Ciano e poi dal maresciallo Badoglio. Ne facevano parte il Capo di Stato Maggiore della Marina ammiraglio Domenico Cavagnari, il Capo di Stato Maggiore dell'Aeronautica generale Francesco Pricolo e, in assenza del maresciallo Graziani, il Sottocapo di Stato Maggiore dell'Esercito generale Mario Roatta. Il maresciallo Badoglio aveva ottenuto di poter presiedere la delegazione italiana per tutta la durata dei lavori adducendo l'argomento che a capo della delegazione tedesca di Rethondes era il generale Keitel, titolare di una carica assai simile a quella di Capo di Stato Maggiore Generale. L'incontro fra le due delegazioni si svolse, come sottolineeranno in seguito diversi dei rappresentanti francesi (13), in un clima di (13) L'ambasciatore Noel darà un titolo significativo alla sua precisa cronaca delle trattative di , armistizio, pubblicata anonima: Un témoignage: le
P/\llTE QUARTA :
L'ARMISTIZIO ITALO - FRANCESE
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cortesia e di comprensione, ben diverso da quello che si era stabilito durante gli incontri franco- tedeschi, specie ad opera di Keitel. Dopo brevi parole di introduzione pronunziate da Ciano, il maresciallo Badoglio presenta al generale Huntziger il testo italiano delle condizioni, del quale il generale Roatta legge subito dopo la traduzione francese. Aggiornata quindi la riunione, il capo della delegazione francese viene messo in collegamento telefonico con il proprio governo per informarlo delle condizioni richieste dall'Italia, delle quali apprezzò, con sollievo, la moderazione. Il governo francese, riunitosi la mattina successiva, propose· modifiche a sette articoli del testo presentato dalla delegazione italiana. Alcune di esse erano varianti formali, ma altre, come l'abolizione della clausola che obbligava la Francia a consegnare gli esuli politici italiani, analoga a quella già inserita nonostante le proteste francesi nell'armistizio franco - tedesco, e la richiesta di autorizzare il mantenimento della presenza di truppe francesi per garantire l'ordine pubblico nei territori africani smilitarizzati, avevano un rilevante significato. Nel corso della seconda riunione, iniziata alle 13,30 del 24 giugno, le clausole di cui la parte francese aveva chiesto la modifica furono serenamente e liberamente discusse. Tutti i desiderata francesi vennero, nella loro sostanza, accolti. Il maresciallo Badoglio non oppose difficoltà per l'abolizione della condizione riguardante la consegna degli esuli, che i francesi dissero ·di ritenere contraria al loro onore e ad una tradizione sempre rispettata dal loro Paese (14). Anche la presenza di truppe francesi nelle regioni metropolitane e africane smilitarizzate fu autorizzata in linea di principio, lasciando alla Commissione italiana di armistizio di fissarne i contingenti. Le clausole militari, dopo la rinunzia a significativi pegni territoriali, si ispirano al concetto di limitarsi ad evitare ogni possibilità di improvvisa ripresa delle ostilità da parte francese, mediante fasce di territorio smilitarizzato ampie 50 chilometri in Francia, ma di maggiori dimensioni in prossimità della Libia.
diktat de Rethondes et l' armistice franco - italien de juin 1940, Paris, Flammarion, 1945. (14) Secondo BADOGuo, op. cit., pag. 47, Mussolini ebbe a rimproverargli bruscamente tale suo atteggiamento. Secondo CAR.Lo S FORZA, L'Italia dal 1914 al 1944 quale io la vidi, Roma, Mondadori, 1944, sarebbe stata invece la delegazione francese ad offrire la consegna degli antifascisti e la delegazione italiana a rifiutarla. Tale affermazione non ha trovato nessuna conferma.
222
LE OPERAZIONI DEL GIUGNO 1940 SULLE ALPI OCCIDENTALI
Ecco il testo definitivo dell'articolo III: « Nel territorio francese metropolitano, la zona compresa tra le linee di cui all'art. II fcioè quelle raggiunte dalle truppe italiane al termine delle ostilità J e una linea corrente a cinquanta chilometri in linea d'aria da esse, sarà, per la durata dell'armistizio, smilitarizzata. In Tunisia, sarà, per la durata dell'armistizio, smilitarizzata la zona compresa fra l'attuale confine libico - tunisino e la linea segnata sulla carta annessa. In Algeria e nei territori dell'Africa francese a sud della stessa, confinanti con la Libia, per la durata dell'armistizio, sarà smilitarizzata una zona compresa fra il confine libico e una linea parallela e distante da esso duecento chilometri. « Finché dureranno le ostilità contro l'Impero britannico e per la durata dell'armistizio, il territorio della Costa francese dei Somali sarà smilitarizzato per intero. Per la durata dell'armistizio, l'Italia avrà pieno e costante diritto di usufruire del porto e delle installazioni di Gibuti e della ferrovia Gibuti - Addis Abeba nel tratto francese, per trasporti di qualsiasi specie» (15). L'articolo IV stabiliva eccezioni alla smilitarizzazione delle zone delimitate nel precedente, consentendo la presenza del personale necessario per la custodia e la manutenzione delle opere fortificate e degli edifici militari. Soprattutto, veniva autorizzata la permanenza delle truppe necessarie per il mantenimento dell'ordine interno. La Commissione italiana di armistizio darà a questa clausola, fino al novembre 1942, una interpretazione sempre più ampia, specie nei riguardi dell'Africa settentrionale francese. Altre condizioni strettamente collegate alle precedenti sono comprese nell'articolo IX, che stabilisce : « Tutte le Forze Armate di terra, di mare e dell'aria della Francia metropolitana saranno smobilitate e disarmate entro un termine di tempo da fissare ulteriormente, ad eccezione delle formazioni necessarie al mantenimento dell'ordine interno. La forza e l'armamento delle suddette formazioni saranno determinati dall'Italia e dalla Germania. Per quanto concerne i territori dell'Africa del Nord francese, della Siria e della Costa francese dei Somali, la Commissione italiana di armistizio, nello stabilire le modalità di smobilitazione e di disarmo, terrà conto dell'importanza particolare del mantenimento dell'ordine in detti territori ».
(15) Per il testo integrale delle condizioni di armistizio si veda: La battaglia delle Alpi occidentali, Roma, Ufficio Storico SME, 1947.
PARTE QUARTA:
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Anche questo articolo verrà applicato fino al novembre 1942, o fino all'occupazione britannica avvenuta nel luglio 1941 per quanto riguarda la Siria, con grande generosità, tanto che le truppe francesi nell'Africa del Nord, dopo una parvenza di reazione contro gli sbarchi britannici e americani, avvenuti appunto nel novembre 1942, furono immediatamente in grado di partecipare con notevoli forze alla campagna di Tunisia. L'articolo IX, non smentito dalle analoghe clausole dell'armistizio franco - tedesco, sembra adombrare una preminenza italiana per quanto riguarda l'esecuzione dell'armistizio nelle regioni della costa mediterranea meridionaìe. Nel successivo articolo X, « l'Italia si riserva di esigere, come garanzia dell'esecuzione della Convenzione di armistizio, la consegna in tutto o in parte delle armi collettive di fanteria e di artiglieria, autoblindo, carri armati, veicoli automobili e ippomobili e munizioni appartenenti alle unità che sono state comunque impiegate o schierate contro le forze armate italiane ». Nonostante la cronica penuria di mezzi di cui soffrì negli anni di guerra l'Esercito italiano, anche di questa clausola fu fatto, sempre fino al novembre 1942, un uso estremamente moderato. Di interesse militare riguardante prevalentemente la Marina sono gli articoli VI e VII, che prevedono la smilitarizzazione delle piazzeforti marittime e delle basi navali di Tolone, Biserta, Ajaccio e Mers el - Kebir (Orano), anche qui con la presenza autorizzata di autorità militari territoriali e di forze per il mantenimento dell'ordine. Sempre riguardante la Marina è l'articolo XII, che prevede il disarmo delle navi da guerra francesi nelle basi metropolitane, ma fa una eccezione, che sarà ampiamente sfruttata dalla Marina francese, per le navi che Italia e Germania riterranno « necessarie alla salvaguardia degli interessi coloniali francesi » (16). Molto esplicita e di grande valore palitico per il governo di Bordeaux ]a formulazione contenuta nel penultimo comma dello stesso articolo, sostanzialmente identica a quella dell'armistizio franco - tedesco: « Il governo italiano dichiara che non ha intenzione di impiegare durante la presente guerra le unità della Marina da guerra francese paste sotto il suo controllo e che, del pari, non ha intenzione di avanzare pretese, alla conclusione della pace, sulla flotta francese ». (16) Per gli aspetti politico - economici dell'armistizio s1 può vedere: L'armistizio italo - francese, in « Rivista di studi politici internazionali », gennaio - marzo 1951, pag. 7 e seg.
AMEDEO GIANNI N I,
LE OPERAZIONI DEL GIUGNO I940 SULLE ALPI OCCIDENTALI
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In effetti, come del resto risulta anche dall'armistizio franco tedesco, il cui testo era certamente tenuto presente dai compilatori italiani delle clausole armistiziali, si rinunziava ad una completa smobilitazione delle forze armate francesi di terra e di mare, mentre più rigido era il trattamento riservato alla Armée de l' Air, sia per lasciare al governo francese questo evidente attributo della sovranità, sia per assicurare ad esso un efficiente controllo politico e militare dell'impero coloniale. Pur dopo la sconfitta, l'Esercito francese restava uno strumento militare di notevole rilievo, capace finanche di conseguire una certa espansione nel periodo successivo all'armistizio. La lunga riunione pomeridiana del 24 giugno ebbe termine poco dopo le 18. Il generale Huntziger chiese al proprio governo l'ordine di firmare la convenzione, ormai ampiamente modificata secondo le controproposte francesi. Fu personalmente il generale Weygand che, dopo una nuova riunione del Consiglio dei ministri, diede per telefono il via alla conclusione dell'armistizio italo - francese. Alle 19,15 il testo delle condizioni armistiziali viene firmato dalle due delegazioni. Troppo tardi giunge una richiesta tedesca, trasmessa da von Rintelen al Comando Supremo italiano, di includere nella zona che doveva essere occupata dalle truppe italiane quella fascia di territorio lungo il confine svizzero di cui si era già parlato durante il convegno di Monaco (17). Avvenuto lo scambio delle firme, il generale Huntziger si leva a parlare per ringraziare la delegazione italiana, e in particolare il suo presidente, per il modo come erano state condotte le trattative. Ecco le sue parole: « Monsieur le Maréchal, dans !es circonstances présentes infiniment douloureuses, la délégation franfaise trouve un réconfort dans le ferme espoir que la paix. qui interviendra bientot. permettra à la France de réaliser son oeuvre de reconstruction et de renouvellement et qu' elle fournira une base solide à l'établissement de relations durables entre nos deux pays, dans l'intéret de l'Europe et de la civilisation ». Così rispose il maresciallo Badoglio : << Signor Generale, vi ringrazio di quanto avete detto. I voti che avete fatto sono i miei voti. Non potrei dire altre parole che quelle dette da voi. La Francia è una grande nazione, ha una grande storia e sono sicuro che non le
(17)
RINTELEN,
op. cit., pag. 87.
PARTE QUARTA:
L'ARMISTIZIO ITALO - FRANCESE
potrà mancare il suo avvenire. Queste parole da soldato a soldato è quanto anch'io desidero dirvi» (18). Una guerra che era stata lealmente e coraggiosamente combattuta da entrambe le parti non poteva terminare in modo più cavalleresco. L'ora della trasmissione al governo tedesco della comunicazione riguardante l'avvenuta firma della convenzione di armistizio italo francese, le 19,35, fu stabilita come termine di partenza delle sei ore che dovevano intercorrere, secondo l'articolo XXV, fra la stipulazione dell'armistizio e l'effettiva cessazione delle ostilità. La Commissione italiana di armistizio, direttamente dipendente dal Comando Supremo, sarà presieduta dal generale Pietro Pintor e, dopo la tragica morte di questi, dal generale Arturo Vacca Maggiolini. Ne faranno parte, all'inizio, il generale Vecchiarelli, l'ammiraglio Goiran, il generale Pellegrini, dell'Aeronautica, il ministro plenipotenziario Vitetti e l'ispettore generale del Ministero delle Finanze Lazzeri.
209.
(18) I testi dei due brevi discorsi sono riportati m: Rossi, op. cit., pag. Le parole di Huntziger sono confermate da PRICOLO, op. cit., pag. 209.
Questi afferma che esse, sottoscritte dal generale francese, sono contenute in un foglietto di carta conservato presso il museo aeronautico Caproni.
15. -
u.s.
DOCUMENTI
Documento n.
1.
Segreto
STATO MAGGIORE REGIO ESERCITO UFFICIO OPERAZIONI - SEz. 1"
N. 847 di prot.
Roma, li 7 giugno 1940 - A. XVIII
Oggetto: Contegno da tenere in caso di ostilità.
Al comando Gruppo Armate O.
Bra
I - Duce, a conferma ordini precedenti, dispone che, in caso di ostilità, sia mantenuto di fronte a Francia contegno assolutamente difensivo, sia in terra che in aria. II - Resta pertanto confermato: - che non dovrà, senza ordine di questo comando, essere intrapresa alcuna azione oltre frontiera; - e che nessun reparto o nucleo dovrà varcare materialmente la linea di confine. III - Si aggiunge : - che nessun aereo (delle squadriglie R . E.) dovrà sorvolare - sino a nuovo ordine - territorio francese; - che le nostre truppe ed artiglierie non dovranno aprire per prime il fuoco su truppe o posizioni francesi. IV - Naturalmente rimangono in vigore, per il periodo anteriore alle ostilità, gli ordini già dati (col telegr. n. 570 Op. del 5 giugno 1940 - XVIII) circa il contegno da tenere in caso di eventuali irruzioni nemiche, in caso di sorvolo evidente di apparecchi francesi sul nostro territorio, e per le misure di sicurezza circa il traffico ferroviario dalla frontiera in qua (telegr. n. 8n Op. del 7 giugno 1940 - XVIII). V - E ' ovvio, infine che, una volta iniziate le ostilità, e manifestandosi offese avversarie, si dovrà reagire senz'altro. VI - Accusare ricevuta a mezzo latore.
ll Maresciallo d'Italia Capo di Stato Maggiore dell'Esercito GRAZIANI
230
LE OPERAZIONI DEL GIUGNO 1940 SULLE Al, PI OCCIDENTALI
Documento n.
2.
Segreto
STATO MAGGIORE R. ESERCITO UFFICIO OPERAZIONI - SEz. r"
Roma, li
12
giugno
1940 -
A. XVIII
Oggetto: Offensiva generale alla frontiera occidentale. PROMEMORIA
I. - Qualora gli avvenimenti politico - militari in corso di evoluzione dovessero indurci a mutare il nostro atteggiamento, da difensivo (P.R. 12) in offensivo, sullo scacchiere occidentale, si potrebbero presentare due situazioni: A. - Francia impegnata gravemente nel nord con forte probabilità di travolgenti e definitivi successi da parte germanica: disponibilità - da parte francese - sulla nostra frontiera di circa 10 divisioni integre, oltre l' organizzazione difensivu di frontieru intatta. In tale situazione s'imporrebbe - da ·parte nostra -: 1° - una offensiva di stile - e perciò preparata (tempo e mezzi) - orienta ta o verso l'Isère (4a armata) o verso l'Ubaye ( ra armata) e preceduta da una vera e propria rottura; 2 ° - uno schieramento difensivo nel rimanente fronte, ma con particolari accorgimenti atti a trasformarlo con una certa rapidità in offensivo, e ad agevolare i problemi dello spostamento in avanti delle forze e dei mezzi specie delle artiglierie e dei servizi (contegno aggressivo - possesso sbocchi offensivi). Lo studio delle due offensive, inquadrate nella suddetta situazione, è già in corso presso i comandi di armata 1a e 4a.
B. - Francia in fase di collasso o prossima al collasso per il cedimento del fronte militare e interno causato da una travolgente vittoria germanica. Disponibilità da parte nemica della sola organizzazione di frontiera. Questa situazione troverebbe il nostro gruppo armato dell'Ovest nello schieramento P.R. 12 migliorato nel senso di consentire il possesso di sbocchi offensivi. Occorrerebbe allora mettere in moto, contemporaneamente la 1 " e la 4" armata, su tutte le direttrici: operazione che - a parte le difficoltà logistiche non potrebbe avere il carattere di una passeggiata militare, poiché non è affatto da escludere l'ostilità delle superstiti truppe e della popolazione e la accanita resistenza delle zone fortificate. E' pertanto da presumere che l'avanzata generale debba essere preceduta da battaglie di rottura contemporanee, sulle direttrici dell'lsère e della Ubaye, le quali più facilmente delle altre possono consentire lo sbloccamento delle direttrici contigue.
DOCUMENTI
Una ~olm provocato il crollo della sistemazione francese od almeno aperte alcune direttrici rotabili, l'avanzata si trasformerà in una grande operazione di polizia tendente alla occupazione del terreno tra la frontiera ed il Rodano (o per meglio dire dei suoi gangli vitali), al rastrellamento degli elementi nemici in dissolvimento, all'annientamento delle resistenze superstiti. Data la situazione, che suppone un precipitare degli eventi, non vi sarà il tempo per dare alle operazioni di rottura la preparazione adeguata - specie come rinforzi di art. pesanti, il cui schieramento risulterebbe assai lento. Perciò le armate Ia e 4a., a ciascuna delle quali competerebbe una delle due offensive iniziali, si limiteranno ad impiegare i mezzi che sono già schierati nei settori interessati alle prime operazioni di rottura, rinforzando i settori stessi con le G.U. di 2a schiera disponibili e con le altre G.U. da richiedere eventualmente allo S.M. del R.E. Naturalmente anche gli altri settori dovrebbero assumere lo schieramento cd atteggiamento offensivo, premendo continuamente sul nemico. La situa zione B, come quella che risponde ad un improvviso capovolgimento del nostro atteggiamento, è opportuno sia studiata, anche nell'ambito del Gruppo di armate O. per essere poi agevolmente fronteggiata con larghe, ma sicure direttive. II. - Annozzo
DELLE OPERAZroNr P Eìl LA SITUAZIONE
R (v. schi zzo allegato).
Situazione nostra: quella delle operazioni iniziali P.R. 12. Confine occupato almeno in corrispondenza degli sbocchi offensivi. Situazione avversaria: quella di cui al precedente comma B, particolareggiata come da informazioni del momento. Compito delle armate. Ricevuto l'ordine, le armate 1a e 4a si metteranno subito in condizioni di passare il più ordinatamente possibile dallo schieramento difensivo a quello offensivo per avanzare fino alla linea del Rodano, a valle di Lione (compreso). Settori di azione delle armate. Il Gruppo di armate dell' «O>> avanzerà su due armate: - 44 : offensiva tra M. Bianco e Rocca Chardonnet; I 4 : offensiva tra Punta Merciantaira (alto Guil) ed il mare. Le truppe tra Rocca Chardonnet e Punta Merciantaira ( direttrice Monginevro - Briançon) investirebbero la Piazza di Briançon. Direttrici di avanzata.
4a Armata Principale (di rottura): Piccolo S. Bernardo (e colli sussi- \ Seyssel diari tra il M. Bianco e Colle del Carro) - Moutiers - Albertville ~ Montmélian Dì sbloccamento: Moutiers - Col de la Madeleine - la Chambre. Coordinate allo sbloccamento: - Moncenisio - V. Are - Aiguebelle - Montmélian - Chambéry; . d I T b ~ Galibier - S. Michel - Sa1iente e a or 1 Lautaret - V. Romanche - Grenoble
232
LE OPERAZIONI DEL GIUGNO 1940 SULLE ALPI OCCIDENTALI
Ia
Armata
!
Principale (di rottura): Colle della MadGap dalena (e Colli sussidiari tra il Longet N. e Sisteron il C. del Ferro) - V. Ubaye - V. Durance C . de Maure-Digne-Perolles . ~ Col de la Cayolle - Entrevaux Dt sbloccamento: V. Ubaye ~ Col d'Allos _ Castellane Coordinate allo sbloccamento: - Alta V. di Ciastiglione (e di Mollières, ecc.); - V. Tinea - confluenza Varo - Tinea - Vesubia; } Castellane - Tenda - V. Roja - Col di Braus ~ Grasse - Draguignan - Brignolles -
Ventimiglia - Nizza - Frejus - Tolone.
Riserve. Resteranno a disposizione dello S.M. del R. Esercito, per impiego sullo scacchiere occidentale, a rinforzo, o sostituzione parziale delle G.U. della Ia e 4\ le armate 6• (Po), 1 ed 8" da prevedersi tutte dislocate nella pianura Torino - Cuneo.
Impiego della 6a armata (Po). Per l'azione di rottura e per lo sfruttamento del successo occorrerà ripartire gli elementi corazzati, motorizzati e at. (*) dell'armata 6" (Po) in due masse che pctranno essere decentrate alle armate ra e 4". Ciascuna di dette masse potrà esser costituita - grosso modo - da un C.A. ccmposto di 1 div. cr., r div. mot. e I div. at. Col. M. L.
(•) Autotrasportabili.
DE CAsTIGLIONI
DOCUMENTI
2 33
Documento n. 3.
COMANDO GRUPPO ARMATE « O>> UFFICIO OPERAZIONI
N.
2095
di prot.
16 giugno 1940 - XVIII
Oggetto: Piccole azioni offensive. Dislocazione divisioni di
All'Eccellenza il Comandante della
14
Armata
2"'
schiera. Posta Militare
I. - Data la situazione generale, ed in vista dei suoi possibili sviluppi, è necessario di procedere a piccole azioni offensive allo scopo di agganciare truppe avversarie, di mantenere alto lo spirito aggressivo delle nostre, e di meglio prepararle moralmente e tecnicamente a future più vaste operazioni. Il. - In conseguenza, e poiché in base alle comunicazioni da Vostra Eccellenza trasmesse debbo considerare come favorevolmente condotti a termine i colpi di mano previsti dal P .R. 12, siano effettuate le rettifiche di cuufim: previste nello studio relativo alla nota operazione rr M >> (foglio n. 09/ op. 7 giugno u.s. di codesto comando), con particolare riguardo alla rec1s10ne della testata dell'Oronaye. V.E. vorrà inoltre esaminare la convenienza di eseguire altri colpi di mano che possano darci il possesso di posizioni oltre confine, tali da fac ilitare futuri sbocchi offensivi di più ampio raggio, in corrispondenza di tutte le rotabili valicanti la frontiera. III. - Sempre in considerazione dei predetti possibili sviluppi della situazione in atto, è necessario disporre che in corrispondenza di ognuna delle grandi rotabili valicanti la frontiera venga dislocata e tenuta raccolta una divisione. Questa <leve essere in condizioni di muovere senza ritardo sia per scavalcare le truppe antistanti schierate sulla posizione di resistenza, sia per gucrnire il 2 ° sistema difensivo. L'attuale dislocazione delle G.U. componenti l'Annata mi sembra risponda alla predetta concezione, ad eccezione della linea di operazioni della Stura, per la quale non si può fare assegnamento sulla d.a. Cuneense, per le ragioni che dirò appresso. Potrebbe ritenersi conveniente lo spostamento della df. « Lupi di Toscana)), che è piuttosto arretrata; senonché, da quanto mi ha riferito personalmente il comandante della divisione, ho avuto l'impressione che tale G.U. non sia da considerarsi di pronto impiego per le deficienze quantitative di personale, materiali, quadrupedi. Vedo, quindi, la convenienza di spostare in Valle Stura, a tergo della divisione ftr. r< Acqui )), la divisione ftr. << Pistoia >>: resta però sempre il problema della attuale dislocazione piuttosto arretrata della divisione ftr. rr Lupi>>. Lascio a V.E. il decidere se sia conveniente lo spostamento in avanti di tale divisione (zona attorno a Busca), indipendentemente dalle attuali con-
2
34
LE OPERAZIONI DEL GIUGNO 1940 SULLE ALPI OCCIDENTALI
dizioni dianzi accennate e m relazione all'affluenza di quanto ancora manca alla G.U. predetta. IV. - A maggior chiarimento dello scopo del provvedimento suaccennato, aggiungo: << essere in grado, in caso di improvviso collasso francese, di avanzare senz'altro su tutto il fronte, senza dover attendere la raccolta delle divisioni di 1a schiera >1. V. - Infine, in vista dell'eventualità che - non producendosi il detto collasso completo - si sviluppi una situazione tale che induca a compiere l'operazione offensiva di cui al mio foglio n. 1640 del 1° corrente mese, è necessario mantenere raccolte ed alla mano il più possibile le divisioni alpine « Cuneense n e « Pusteria » che V.E. già prevede di impiegare nella operazione stessa. VI. - Per l'esecuzione delle operazioni di cui al paragrafo II del presente foglio, m1 sia fatta tempestiva richiesta per l'eventuale intervento dell'Armata aerea. VII. - Desidero conoscere quanto sarà fatto, tenendo presente come la situazione contingente consigli la più sollecita attuazione.
Il Generale Des. d'Armata Comandante Gruppo Armate dell'Ovest UMBERTO DI SAVOIA
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DOCUMENTI
Documento n. 4.
STATO MAGGIORE REGIO ESERCITO UFFICIO OPERAZIONI
N. 1875 di prot. Op. S.
16
giugno
1940 -
XVIII
Oggetto: Direttive per le operazioni offensive.
Al comando Gruppo Armate O. Al comando 6a Armata e, per conoscenza:
Al comando 7a Armata A conferma delle direttive esposte verbalmente oggi ai Capi di S.M. interessati, e (circa i dettagli riguardanti le singole G.U.) a seguito di quanto con essi concordato, comunico: 1° - In relazione al rapido evolversi della situazione generale, a prescmdere dalle piccole operazioni di cui al f. 1601, è necessario attuare tutte le predisposizioni per lo svolgimento delle note operazioni offensive << B » (Piccolo S. Bernardo) ed << M » (colle Maddalena). Tempo massimo per <<montare» tali operazioni: 10 giorni ad incominciare da oggi 16 giugno. 2° - A tale scopo occorre, anzitutto, assumere senz'altro nelle zone di previsto sbocco ed in quelle che possono servire per concorso a tali operazioni uno schieramento spiccatamente offensivo, sia per quanto riguarda la fanteria, sia per le artiglierie. Tale schieramento dovrà considerare, oltre alle forze in particolare assegnate per le due operazioni, anche spostamenti di unità e mezzi, specie artiglierie e genio, nell'interno delle Armate.
3° - Forze a disposizione: a) Operazio1Je « B J> affidata al comando della 6~ Armata: - comando C.A. alpino; - comando VII Corpo armata (con T . e S.); - divisioni alpine « Tridentina J> e « Taurinense )); - raggruppamento alpino (< Levanna J> ; - divisioni di ftr. « Brennero)> e << Legnano n; - nucleo celere della 43 Armata. Il generale comandante la 6n Armata assumerà il comando delle truppe di cui sopra e del settore attuale del Corpo d'armata alpino al momento che sarà indicato da questo S.M.
236
LE OPEltAZlONI DEL GIUGNO
1940 SULLE ALPI OCCIDENTALI
Per lo sfruttamento del successo saranno disponibili, in seguito a mio ordine: - divisione motorizzata « Trieste »; - divisione corazzata «Littorio». b) Operazione « M » affidata al comando della 1" Armata: - comando II Corpo armata; - comando VIII Corpo armata (con T. e S.); - divisioni alpine « Cuneense » e cc Pusteria »; - divisioni di ftr. e< Forlì», cc Acqui», e< Pistoia », << Lupi di Toscana », « Granatieri di Sardegna »; - nucleo celere della 1" Armata. Il comando dell'VIII Corpo armata (con la divisione e< Granatieri» e le relative T. e S.) assumerà le operazioni del settore Maira. Per lo sfruttamento del successo saranno disponibili, in seguito a mio ordine: - comando Corpo armata corazzato (con T. e S.); - 3" divisione celere; - divisione motorizzata « Trento >>; - divisione corazzata « Ariete ». Viene inoltre dislocata in Liguria la divisione autotrasportabile << Torino » per l'eventuale impiego lungo la direttrice della Cornice, in seguito a mio ordine. Tutte le G.U. dell'Armata «Po» restano per ora alle dipendenze del comando di detta Armata (che si trasferirà a Chivasso) a disposizione di questo S.M. 4° - Le offensive anzidette debbono essere orientate essenzialmente alla manovra e condotte in profondità con la massima decisione. Quando tali offensive avranno determinato la rottura della organizzazione avversaria, l'azione dovrà essere estesa anche ad altre direttrici rotabili. Particolare importanza rivestono, in tale visione, le direttrici del Moncenisio e della Cornice. Allo scopo di facilitare lo sbloccamento della direttrice del Moncenisio dovrà essere disponibile nel settore di Bardonecchia un raggruppamento da costituirsi con le truppe del settore Germanasca - Pellice che verranno sostituite dalla d.f. « Pinerolo ii. 5° - Qualora la situazione avversaria maturasse in un rapido crollo per effetto dell'azione germanica prima che sia ultimata la organizzazione delle operazioni in parola, occorrerà essere in grado di marciare subito decisamente avanti su tutte le direttrici rotabili. A questo concetto rispondono già, in parte, le direttive di cui al paragrafo II del citato foglio 16o1 del 14 corrente ed il telegramma odierno n. 1873. Nell'eventualità che al verificarsi di tale situazione fossero già in posa le G.U. della 6• Armata, spetterà ad esse il compito di marciare in avanti scavalcando le divisioni di prima schiera.
2 37
DOCUMENTI
6° - Con le teste delle colonne dovranno marciare pezzi da 47 e pezzi di p.c. con funzione anticarro, e personale e mezzi per il riattamento delle interruzioni ed il passaggio dei corsi d'acqua. 7° - Data la situazione non sono da prevedere azioni contro offensive da parte dell'avversario. Tuttavia, sui tratti di fronte inizialmente non interessati alle operazioni offensive, dovranno essere : - mantenute misure atte a garantire l'integrità del fronte; - attuate le predisposizioni per procedere oltre non appena la situazione lo consigliasse. La D. f. « Firenze >) della 7.. Armata sarà eventualmente disponibile per un intervento in Val Dora Riparia (Susa). 8° - Alle operazioni offensive concorrerà l'Armata aerea su richieste che mi saranno precisate da codesto comando. 9° - Osare è per tutti la parola d'ordine.
Il Maresciallo d'Italia Capo di Stato Maggiore dell'Esercito GRAZIANI
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LE OPERAZIONI DEL
GIUGNO 1940
SULLE ALPI OCCIDENTALI Documento n. 5.
Segreto STATO MAGGIORE REGIO ESERCITO UFFICIO OPERAZIONI - SEz.
N. 1926 di prot. S.
1"
17 giugno 1940 - XVIII
Oggetto: Operazioni offensive.
Al comando Gruppo Armate O. Al comando 6• Armata Al comando 7~ Armata e, per conoscenza :
Allo Stato Maggiore Generale A Superaereo
I. - A parziale modifica ordini anteriori restano stabilire le operaz1om seguenti: - azione sulla direttrice P.lo S. Bernardo (operazione B); - azione, principale, sulla direttrice colle della Maddalena (operazione M); - azione sulla direttrice della Riviera ( operazione R ). Operazioni affidate al comando Gruppo Armate Ovest. Obiettivo generale delle operazioni M. e R:: Marsiglia. Inizio delle tre operazioni: al più presto possibile, su ordine di questo S.M. (ad ogni modo, non oltre il 23 corrente). IL - OPERAZIONE B. -
Affidata al comando della 4" Armata.
Scopo: agganciare ed attirare truppe avversarie. Se possibile aprire sbocco in valle Isère (oltre Bourg St. Maurice) e su Beaufort. Forze: - divisioni alpine << Taurinense JJ e «Tridentina>>, raggruppamento alpino << Levanna >J; - raggruppamento celere di Armata; - artiglierie di questo S.M. e dell'8"' Armata g1a m viaggio; - reparti di artiglieria e genio dell'Armata rapidamente dislocabili a piè d'opera (a giudizio comando Armata). La divisione « Tridentina ,, deve essere recuperabile per trasporto eventuale ad altro settore. Pertanto comando Armata, se lo crede opportuno, può impiegare nell'operazione una divisione di ftr. propria. A momento opportuno potrebbe essere messa a disposizione da questo S.M. anche la divisione motorizzata << Trieste >J.
2 39
DOCUMENTI
III. -
OPERAZIONE
M. -
Affidata al comando ra Armata.
Scopo: sboccare in valle Ubaye (al di là delle sistemazioni fortificate avversarie) per poi proseguire in valle Durance e manovrare per colli laterali della valle Ubaye. Forze: - divisioni alpine « Cuneense » e <e Pusteria »; - raggruppamenti alpini << Varaita - Po ii e «Gessi»; - divisioni di fanteria <e Acqui », << Forlì >J, « Livorno )), << Pistoia », << Granatieri >> (con comando e truppe e servizi di C.A. dell'VIII C.A.); - raggruppamento celere di Armata; - artiglierie di questo S.M. e dell'8a Armata, già in viaggio; - reparti di artiglieria e genio dell'Armata rapidamente dislocati a piè d'opera (a giudizio comando Armata). A momento opportuno saranno messi a disposizione da questo S.M., in tutto o in parte: - 3" divisione celere; - divisione motorizzata «Trento»; - divisione corazzata << Ariete >J. IV. -
OPERAZIONE
R. -
Affidata al comando
1a
i 1arnat;;.
Scopo: concorrere ad operazione M. sboccando su Nizza. Forze: - XV Corpo d'armata; divisione « Cacciatori »; - reparti di artiglieria c genio dell'Armata (a giudizio comando Armata). A suo tempo sarà messa a disposizione da questo S.M. la divisione autotrasportabile « Torino ii. V. - Le operazioni di cui sopra, specialmente quella M., saranno precedute (nei giorni antecedenti all'azione ed immediatamente prima di essa), nonché sostenute (azione durante) dall'Armata aerea (almeno 100 apparecchi da bombardamento ed adeguata aliquota apparecchi da caccia). Dette forze aeree sono destinate principalmente a battere le sistemazioni fortificate. Richieste in proposito vengono fatte a questo S.M. da parte del comando Gruppo Armate Ovest. VI, -
CRITERI GENERALI n' AZIONE.
Agire per le ali delle sistemazioni permanenti nemiche, puntando al loro tergo. Sfruttare decisamente il successo in profondità. Osare, sia nella concezione, sia nella esecuzione. VII. - Le G.U. non direttamente impegnate nelle operazioni, concorreranno ad esse, premendo l'avversario ed avanzando risolutamente appena possibile.
240
LE OPERAZIONI DEL GIUGNO 1940 SULLE ALPI OCCIDENTALI
VIII. - Venga assunto al più presto, sui fronti di sbocco, schieramento offensivo. E vengano iniziati immediatamente i movimenti (per v.o. - ferrovia autotrasporto) per portare truppe, artiglierie e mezzi a piè d'opera. IX. - In attesa dell'offensiva in parola eseguire su tutto il fronte le piccole azioni già ordinate ed altre del genere e mantenere stretto contatto con l'avversano. Qualora l'avversario risultasse in ripiegamento attaccare senz'altro le sue retroguardie e passare immediatamente all'inseguimento su tutte le direttrici rotabili. X. - li comando e le G.U. della 6a Armata (sia per l'aliquota in corso di spostamento, sia per quella che rimane nelle sedi attuali), sono, fino a nuovo ordine, alle dipendenze dirette di questo S.M. Lo stesso dicasi per la 7.. Armata tranne per il comando e truppe di C.A. de!l'VIII Corpo e per la divisione «Granatieri>>.
XI. - Questo S.M. si porta in zona di operazioni. Appena insediatovisi comunicherà la sua sede. Per intanto fare capo a Roma come attualmente. Pregasi ricevuta. Il Maresciallo d'Italia Capo di Stato Maggiore dell'Esercito GRAZIA~!
DOCUMENTI
·Documento n. 6.
COMANDO DELLA 1" ARMATA 19 giugno 1940 - XVIII
N. 0222/op. DIRETTIVE PER L'OPERAZIONE
Scopo dcll' operazione: (carta allegata 1•
M.
1 ).
Fase.
Occupare l'alto bacino dell'Ubaye e la conca di Barcelonnette: assicurare il possesso dei colli di Vars e di Parpaillon. Occupare i passi di testata delle valli Tinca, Varo e Verdon. 2a
Fase.
Non è definibile fin d'ora, anche perché obiettivi lontani e manovre a largo raggio possono essere suggeriti dal quadro strategico <l'insieme. Seno tuttavia prevedibili per le valli della Tinca, del Varo, del Vcrdon operazioni verso il Nizzardo e verso la Provenza, in concorso con altra azione offensiva R che si svolgerà, contemporaneamente all'operazione M, lungo la Cornice. Obiettivo comune alle due operazioni è la Provenza (Marsiglia). Questo piano si limita alle direttive della 1a fase che, svolgendosi entro zone fortificate, non può prescindere da azioni di forza. Esse saranno localizzate a quei tratti ove l'urto nel << duro » è inevitabile; ma la battaglia ha da essere concepita e, soprattutto, condotta come manovra audace, risoluta di truppe da montagna e quale sfruttamento irruento e profondo dei successi comunque e dovunque realizzati. Su questa esuberanza di potenziale offensivo si deve poter contare con certezza, data la crisi di disgregazione, assai prossima al cedimento, che subisce l'avversario e, più ancora, data la innegabile superiorità - anche come tecnica ·alpinistica - delle nostre truppe .alpine. Premessi questi concetti generali fisso le direttive : 1° -
Limiti della zona operativa: risultano dalla carta allegata r.
2 11 - Situazione avversaria: risulta dal fascicolo allegato 2. Essa dovrà essere aggiornata e completata estendendola in ogni campo. E' peraltro fin d'ora da prevedersi che le unità di seconda schiera siano m diminuzione.
3° - Concetto d'azione: a) manovra a tenaglia che anticipa e agevola l'azione di sfondamento al centro: - ala nord: azione lungo i versanti dell'alta Ubaye tendente a S. Paul;
16. -
u.s.
242
LE OPERAZION I DEL GIUGNO 1940
-
-
SULLE ALPI OCCIDENTALI
ala sud: azione prevalentemente lungo il versante sinistro del R. d'Abries (St. de l'Empeloutière - St. de S.rrc Bourreau) tendente a Jausiers; ai.ione centrale lungo l'asse Larche - Condamine;
b) occupazione dei passi di testata già menzionati (Tinca, Varo, Vcrdon) quali sbocchi verso sud e avviamento alJe prevedibili operazioni della seconda fase.
4° - Obiettivi (vedasi allegato 1): - Il Corpo Armata: a) dorsale fra Ubaye e Durance fino al col du Vars - Condamine Jausicrs; b) dorsale fra Ubaye e Durance fino al Pouzenc - stretta di Méolans ; -
VIII Corpo Armata:
a) confluenza Ubaye - Abries; b) stretta di Méolans - col d'Allos - col de la Cayolle.
5° - Forze a disposiz ione : risultano in allegato 3. 6° - Linea di contatto fra i corpi d 'armata: risulta dall'allegato
I.
7" - Orga nizz::izionc dell'attacco. E' d:i. condursi, dato i! tempo concesso, con criterio di estrema speditezza specie per quanto riguarda lo schieramento delle artiglierie (scelta di posizioni di facile accesso anche se non ottime sotto altri aspetti, ecc.). Anche l'organizzazione della base dj partenza - costituita dalle posizioni orn occupate, salvo rettifiche da attuarsi nell'imminenza dell'attacco - si limiterà al tracciamento di qualche pista, alla predisposizione di osscrvatorii e di piccoli sbancamenti per l'attesa al coperto dei reparti, ed agli apprestamenti di carattere logistico (depositi di munizioni e materiali). 8° - Schieramento delle truppe: risulta - a titolo orientativo - dall'allegato 1; i comandi di corpo d'armata, oltre che definirlo, hanno facoltà di apportarvi le varianti che fossero per ritenere necessarie. 9° - Preparazione dell'attacco. Intensa e breve, quanto possibile, in modo da favorire la sorpresa. Neutralizzare opere, batterie, sedi di comando (anche con eventuale impiego di fumogeni). Limitarsi all'apertura dei varchi ove strettamente necessario. La preparazione sarà organizzata dai comandi di C. d'A. Questi disporranno che i rispettivi comandanti di artiglieria prendano intese col comandante di artiglieria d'armata che ha già avuto ordini da questo comando ai fini del necessario coordinamento nella preparazione stessa. Si fa riserva di comunicare quale sarà il concorso aereo da bombardamento. 10° - L'attacco dovrà essere contemporaneo per le ali (cioè destra II corpo armata cd VIII corpo armata). Al centro, lungo l'asse Colle Maddalena - Meyronnes l'attacco sarà sfasato rispetto all'attacco per le ali; questo tempo di sfasamento sarà stabilito dal comandante del II corpo armata in relazione allo svolgersi dell'azione.
DOCUMENTI
2
43
u 0 - Collegamenti. Si attui immediatamente il prolungamento degli assi della rete telefonica lungo le valli e si predisponga affinché proseguano oltre confine con le truppe operanti. Si faccia particolare assegnamento durante lo sviluppo dell'attacco sui collegamenti radio e sul collegamento aereo. 12° - Ricognizioni aeree. Saranno effettuate nell'ambito dei settori di corpo d'armata smo alla linea della Durance. 13° - Organizzazione logistica. E' necessario costituire urgentemente nelle alte valli e ad immediato ridosso della base di partenza depositi di munizioni da fanteria, <li foraggi, di materiali del genio e sanitario; e questo è di pertinenza dei comandi di corpo d'armata. Occorre inoltre costituire nelle medie valli altri depositi a terra; e questo spetta all'Intendenza. Con queste previdenze si tende a conferire ai reparti una autonomia logistica di cinque giornate, complessivamente fra le dotazioni dei reparti e delle G.U. e i depositi ora menzionati. Per quanto si riferisce al munizionamento occorre - oltre alle dotazioni di reparto - la disponibilità complessiva seguente e così ripartita: a) armamento individuale: 2 unfoc nei depositi a terra sulla base di partenza ; 1 unfoc nelle valli;
b) armi automatiche e d 'accompagnamento: - 3 unfoc presso i reparti e nei depositi a terra sulla base di partenza; 2 unfoc nelle valli; e) per le artiglierie l'assegnazione e distribuzione delle determinata dal comandante di artiglieria d'armata.
cr
unfoc » sarà
14° - Riserva di armata. Sarà costituita dal raggruppamento celere di armata e dalle divisioni ((Trento» (motorizzata), e< Ariete» (corazzata) e e< Principe Amedeo Duca d'Aosta >> (3.. celere).
15° -
- Sarà precisato: giorno dell'operazione (giorno X); ora d'inizio della preparazione (ora Z); ora d'inizio dell'attacco (ora H).
16° - Segnare ricevuta.
il Generale Comandante dell'Armata PIETRO PINTOR
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LE OPERAZIONl DEL GIUGNO 1940 SULLE ALPI OCCIDENTALI
Documento n. 7.
COMANDO 4a ARMATA STATO MAGGIORE - UFFICIO OPERAZIONI
N. 3793 di prot. Op.
li,
20
giugno
1940 -
XVIII
Oggetto: Operazione offensiva (( B ».
All'Ecc. il comandante del sctt. op. Ba/tea - Orco - Sture Al comandante artiglieria di Armata Al comandante genio di Armata Ali'intendente di Armata e, per conoscenza: Al comando Gruppo Armate cc O» All'Eccellenza il com /te del settore Moncenisio - Bardonecchia All'Eccellenza il coma'!dante del settore Monginevro
I. - Il Comando Supremo ha ordinato che sia effettuata l'operazione offensiva del Piccolo S. Berna_rdo (operazione B). Il. - L'operazione verrà compiuta dal comando del Corpo d'armata alpino. Inizio alba del 23 giugno. III. - Scopo: aprire lo sbocco in val Isère oltre Bourg St. Maurice e su Beaufort. IV. - Modalità d'azione: - agire dai colli Seigne, Piccolo S. Bernardo, du Mont e dai colli intermedi transitabili; - occupare con la destra fortemente i colli du Bonhomme e del Cormet de Roselend per assicurarsi lo sbocco verso Beaufort; - agire al centro su Bourg St. Maurice e procedere quindi verso Moutiers in modo da assicurare la disponibilità della rotabile tra Valle d'Isère (abitato)- Bourg St. Maurice - Les Chapieux; - dare all'ala sinistra sicurezza dalle provenienze del colle Iseran e concorrere all'azione su Bourg St. Maurice. . Obiettivi eventuali: Moutiers - Beaufort. Mentre un forte schieramento di artiglieria batterà le opere fra1:cesi pm avanzate in valle T. des Glaciers ed in valle T. Reclus, la distruzione delle opere di Bourg St. Maurice verrà essenzialmente effettuata dall'aviazione da bombardamento. V. - Forze a disposizione: - divisione <( Taurinense l>; - divisione (<Tridentina»;
2 45
DOCUMENTI
- raggruppamento celere di Armata; - un raggruppamento di artiglieria di C.A. su due gruppi da 149 / 13, e due gruppi da 105 / 28; - un raggruppamento d'Armata composto con due gruppi da 149/35, due gruppi da 152/13, un gruppo da 152/35; - le artiglierie G .a.F. del settore; - XVII battaglione genio pontieri; - rn compagnia del III battaglione minatori. L'azione sarà continuata con l'intervento di truppe motorizzate e corazzate secondo ordini che mi riservo di emanare.
VI. - L'aviazione da bombardamento interverrà con azioni su Bourg St. Maurice nei giorni 21 e 22 giugno. Interverrà inoltre nel giorno 23 corrente tra le ore 7 e le ore 9. VII. - Metto alla temporanea dipendenza del comandante del Corpo d'armata alpino il comandante di artiglieria di Armata che assumerà il comando di tutte le artiglierie operanti. Accusare ricevuta. ll generale di Corpo d'armata comandante A. GuzzoN1
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LE OPERAZIONI DEL GIUGNO 1940 SULLE ALPI
OCCIDENTALI
Documento n. 8.
COMANDO DEL CORPO D'ARMATA ALPINO UFFICIO OPERAZIONI
Addì,
N. 5559/0p. di prot. Oggetto: Ordine di operazione n.
21
giugno
1940 -
XVIII
1.
Allegati : due
Al Al Al Al Al Al Al Al Al
comando la divisione alpina << Taurinense >> comando 2a divisione alpina « Tridentina i> comando ragg(to tr. da montagna « Levanna » comando divisione motorizzata << Trieste» comando IV gruppo alpini comando reparto autonomo M. Bianco comando artiglieria del C.A. alpino comando genio del C.A. alpino comando I 14" Squadriglia O.A.
e, per conoscenza : Al comando della 4° Armata Rifer. carta
J: 100.000
Gran Paradiso - Aosta - M. Bianco - Mnutiers.
1. - Situazione nostra: nota. In movimento: il btg. Val Cismon con una btr. alpina; una cp. del
III btg. genio minatori. 2. - Notizie sul nemico: la presenza del nemico davanti alle nostre linee è accertata. Sembra permangano le forze segnalate nei notiziari precedenti. Comunque il nemico è scosso dai recenti rovesci subiti su altre fronti.
3. - Compito del Corpo d'armata: oggi deve iniziare operazione attraverso ai colli · Seigne - Piccolo S. Bernardo - Du Mont e passaggi intermedi per aprirsi lo sbocco in val d'Isère, oltre Bourg St. Maurice e su Beaufort ed assicurare la disponibilità della rotabile fra l'abitato di Val d'Isère - Bourg St. Maurice - Les Chapieux. Altre truppe avanzano contemporaneamente sul resto del fronte del1' Armata. 4. - Truppe di rinforzo: divisione motorizzata « Trieste ». 5. - Concetti operativi: rompere la fronte nemica con azione combinata delle ali e del centro; procedere poscia rapidamente sugli obiettivi assegnati. In particolare : - occupare saldamente i colli du Bonhomme e del Cormet de Roselend per assicurare lo sbocco verso Beaufort (ala destra);
DOCUMENTI
- raggiungere ed oltrepassare Bourg St. Maurice agendo a cavallo della rotabile del P. S. Bernardo (colonna del centro); - coprire l'operazione dalle provenienze del colle Iseran (ala sinistra); - far concorrere alle operazioni suddette elementi leggeri del raggruppamento cc Levanna » in direzione Prariond - colle del Carro. 6. - Schieramento - compiti - obiettivi:
a) colonna di destra: comandante divisione cc Tridentina »: - composizione: 5° rgt. alpini su 3 btg. - btg. Duca - distaccamento alpieri - btg. Verona - gruppo Bergamo - 53" btr. gr. Aosta; - direzione di attacco: colle della Seigne - col Cormet dc Rose!cnd; - obiettivi d'attacco: col du Bonhomme - coi Cormet de Roselend; - obiettivo eventuale: Beaufort; b) colonna di centro: comandante div. e, Taurinense >>: - composizione: 4° rgt. alpini su 3 btg. - 6° rgt. alpini meno btg. Verona più il gr. Vicenza - XII btg. cc.no. - I btg. motociclisti della divisione ,e Trieste» (a Valdigna) - gr. Aosta meno una batteria; - direzione d'attacco: colle P. S. Bernardo - Bourg St. Maurice Moutiers; - obiettivi d'attacco: Bourg St. Maurice e spalti laLeraii; - obiettivo eventuale: Moutiers; e) colonna di sinistra: comandante 4° gruppo alpini: - composizione: IV gruppo alpini più btg. Ivrea - gr. Val Adige; - direzione d'attacco: colli du Mont - Vaudet - La Thuillc; - compiti: costituire un fianco difensivo in val d'Isère contro le provenienze da col d 'Iseran (La Gurra); concorr.ere all'azione della colonna centrale su Bourg St. Maurice. 7. - Raggruppamento « Levarma >>: con piccole azioni di fuoco sul fronte ed in particolare in corrispondenza del colle del Carro Prariond concorrerà alle operazioni della colonna di sinistra. 8. mente ste11Ze Il Corpo
- Fanteria G.a.F. - Rep. Autonomo Monte Bianco: terranno saldale posizioni attuali svolgendo attività diretta a stroncare eventuali resiresidue in posto. reparto Monte Bianco passerà alla diretta dipendenza dd comando di d'armata.
9. - Riserva di Corpo d'armata: la divisione «Trieste» costituirà riserva di Corpo d'armata orientata ad agire lungo la rotabile del P. S. Bernardo oltre Bourg St. Maurice. Attesterà per le ore 9 a Valdigna.
Artiglieria: a) ordinamento - schieramento e dipendenze: quelli attuale P.R. 12; h) compiti: preparazione attacco (inizio ore 8,30) durata ore 1. Concentramento di neutralizzazione sulle opere e postazioni di Forte delle Travcrsette - Roc Noir - Belleface - colle Noir e Seloge. Apertura varchi nei reticolati in zona colle P. S. Bernardo appoggio da parte artiglierie p.c., G.a.F. cd artiglierie mobili. 10. -
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LE OPERAZIONI DEL GIUGNO 1940 SULLE ALPI OCCIDENTALI
II. - Concorso aviazione da bombardamento: interverrà con azioni di distruzione dall'alba alle ore 6,30 sulle opere di conca Bourg St. Maurice tra fort de la Plate e fort de Courbaton nonché sulle opere di col delle Traversette.
12. •
Genio :
a) assegno alla divisione « Taurinense » la r" cp. minatori per lo scaricamento di eventuali interruzioni oltre confine e per lo sgombro dei campi minati;
b) IX btg. genio (cp. fotoelettricisti - marconisti - telegrafisti) a S. Desiderio Terme a mia disposizione. 13. - Collegamenti: con le colonne:
!
-
.
telefonici allegati 1 e 2; . . rad 10 2 posti di corrispondenza rispettivamente a Levorogne e Cantina della Visaille (2 motociclisti per posto); - con la u4" squadriglia - R4,A a Samone; - un ufficiale di collegamento per ciascuna colonna come da ordini a parte. 14. - Osservazione:
a) comando artiglieria C.A. disponga
seguenti osservatori: - Punta Lechaud; - Lancebranlette; - Valaisan; - Belvedere. Disponga oltre che i servizi di artiglieria anche il serv1z10 d'osservazione (SC) per conto di questo comando;
b)
4 114 squadriglia CA.: - osservazione movimenti nemici a cavallo del solco Alto Isère - T. du Glaciers e conca di Moutiers e Beaufort; - collegamenti tra le varie colonne e questo comando; - osservazione e controllo tiri artiglieria G.a.F.; - posto antenna: comando Corpo armata alpino: Mulini Samone; - posto ascolto Xli raggrupp. G.a.F.: Selletta Belvedere. Assegno un aereo al comando di artiglieria di C.A. che potrà richiederlo direttamente.
15. - Ora inizio attacco: 9,30.
16. • Posto comando tattico: I 7.
inizialmente: S. Desiderio Terme; successivamente: Ospizio Piccolo S. Bernardo. - Servizi: a parte.
Ricevuta. li generale di Corpo d'armata comandante UMBERTO TESTA
DOCUMENTI
2
49
Documento n. 9.
COMANDO SETTORE OPERATIVO BARDONECCHIA - MONCENISIO UFFICIO OPERAZIONI
li,
20
giugno
1940 -
XVIII
ORDINE DI OPERAZIONE N. 2
Oggetto: Operazione offensiva in valle Are.
Carta
1:100.000
fogli S. Jean de Maurienne - Ulzio - Susa - Cesana Torinese.
Al comandante sottosettore operativo Bardonecchia Al comandante sottosettore operativo Moncenisio Al comandante della divisione fanteria Brennero Al comandante artiglieria del I Corpo d'armata Al comandante genio del I Corpo d'armata e, per conoscenza : All'Eccellenza comandante della 4° Armata All'Eccellenza comandante settore ope,-, Ba/tea - Orco - Stuf'e All'Eccellenza comandante settore operativo Monginevf'o
I. - Situazione: nota. II. - Compito affidato al Settore Operativo: come da cap. II dell'ordine d'operazione n. 1 in data 17 corrente (*). Truppe a disposizione: idem, meno il Raggruppamento Celere. III. - Intendo : 1° - recidere la valle dell'Arc all'altezza di S. Miche!, allo scopo d'impedire l'arrivo dei rinforzi da valle e preparare l'ulteriore avanzata verso S. Jean de Maurienne. Nello stesso tempo spingere elementi di esplorazione sul Galibier; 2° - far cadere le seguenti zone principali di resistenza avversaria: a) colli di Testata della Combe de la Grande Montagne; b) regione Cenisio; mediante azioni sulle ali su : a) la Pra e Fourneaux per Crete des Sarrasins ed a cavallo del costone La Belle Plinier - M. Rond per Charmais; b) Bramans - Esseillon per il Piccolo Moncenisio e per i costoni che scendono dalla displuviale sino a Col des Bramanettes; e) su Bessans per valle Ribon;
250
LE OPERAZIONI DEL GIUGNO 1940 SULLE ALPI OCCIDENTALI
3° - sfruttare la breccia m profondità con azione lungo la valle con le unità di 2a schiera; 4° - proteggere l'azione contro reazioni avversarie sul lato Sud del settore (dal passo di Desertes al Colle di Lavai). IV. - Affido: - i compiti 1 ° e 2° - a) al Comandante del Sottosettore Bardonecchia; che si varrà della Df. Superga, rinforzata dai btK alpini Val Fassa, Val Dora ed Esille e dagli altri mezzi utili allo scopo a disposizione del Sottosettorc. Da prevedere e da attuare la occupazione del costone Rocca Chardonnct Roche Chateau per protezione contro tentativi nemici di reazione provenienti dal Colle Galibier, e dalla valle della Clairée; - il compito 2" - b) al Comandante del Sottosettore Moncenisio, che si varrà della Df. Cagliari (64° rgt. ftr. compreso), rinforzata dal btg. alpini Val Cenischia e dagli altri mezzi utili allo scopo a disposizione del Sottosettore; - il compito 2° - e) al btg. alpini Susa, rinforzato dall'XI btg. cc.nn. La colonna sarà al comando del Maggiore Boccalattc; riceverà ordini dal Comandante il Sottosettore Moncenisio, che provvederà al coordinamento delle azioni 2° - b) e e) ed al loro collegamento tattico; - il compito 4° al Comandante del Sottosettore Bardonecchia che, a tale scopo, si varrà dei due btg. della Df. Pinerolo, che hanno sostituito i reparti del 92° rgt. ftr. nella zona interessata.
V . - Obiettivi : - Df. Supcrga: S. Miche! - Fourneaux; esplorazione al Galibicr e verso S. Jean dc Maurienne. Darà tutto il rossibile concorso alla Df. Cagliari, a nche spostando, ove occorra, più a monte l'azione delle proprie colonne ; - Df. Cagliari: Esseillon - Bramans - Le Verney; obiettivo eventuale Freney; - gruppo Boccalatte: Bessans; obiettivo eventuale Termignon. Il gruppo avrà anche il compito di proteggere l'attacco contro minacce dall'alta valle Are. VI. Df. Brennero. A mia disposizione resta1~do sulle attuali posizioni (massima cura per l'occultamento). Le a rtiglierie divisionali, già schierate, potranno cooperare, a richiesta, all'azione della Df. Cagliari (accordi preventivi tra i due Comandanti di divisione; richieste tramite questo Comando). Comando Df. Brennero nella stessa sede di questo. VII. - Dispositivo di copertura. Confermo che lo schieramento della G.a.F. e l'occupazione della linea di confine attualmente in atto, dovranno restare immutati fino a nuovo ordine. VITI. - Artiglieria: a) da parte dell'artiglieria di C. d'A. e d 'Ar. saranno eseguite azioni di spianamento controbatteria ed interdizione. In particolare dovrà esere curato:
DOCUMENTI
-
il concorso all'eventuale azione dell'aviazione (vedasi paragrafo successivo) contro le fortificazioni nemiche e le btr. individuate nella zona di Sollières - Sardières e in quella di le Villard; - la interdizione sulle comunicazioni che adducono ai colli compresi tra Cima Nunda e il Piccolo Moncenisio; - la interdizione lontana su Fourneaux - Modane (possibilmente controbatteria sul forte Sapey); b) metto a disposizione del Comandante il Sottosettore Bardonecchia il 9° Raggruppamento Artiglieria d'Ar. Sia però prevista .l'eventualità che in un secondo tempo tale Raggruppamento ripassi alle mie dirette dipendenze; c) per le artiglierie del Sottosettore Bardonecchia sia previsto l'eventuale concor.50 all'azione del IV Corpo d'Armata, subordinatamente alle necessità del Sottoscttorc stesso e dell'intero Settore; d) il Comando Artiglieria di C. d'A. predisponga il movimento dei gruppi di C. d 'A. e d'Ar. schierati in zona Cenisio ad ausilio delle unità avanzanti verso i propri obiettivi in valle Are. IX. - Aviazione: a) ricognizione a raggio maggiore: sul fon do valle Are da S. Jean de Maurienne a Bonneval ; sulla rotabile del Galibier. Ricogn izione J i Jeuaglio nella zona a cavallo della rntabiie tra Lanslehourg cd Esseillon ed in quella Modane - Combe de la Grande Montagne; b) collegamento tra le colonne operanti e tra lJUeste e il mio posto di comando; c) se concesso, bombardamento massiccio sulle zone di schieramento d'artiglieria di Sollières - Sardières e di le Villard ; sul forte Sapey; sugli impianti di Modane, S. Michel e S. Jean de Maurienne.
X. - Collegamenti. Il comando Genio disporrà per il pronto prolungamento dei due assi di collegamento Susa - Moncenisio e Susa - Bardonecchia, rispettivamente su Bramans e Modane. XI. - l.Avori: a) da prevedere da parte dei reparti artieri il collegamento tra ìe mulattiere e i sentieri d'oltre confine ch e interessano le colonne operanti, con la rete mulattiera della nostra parte; b) siano predisposti i riattamenti necessari dei ponticelli sui fossi anticarro e il sollecito ripristino del transito sulle interruzioni operate dal nemico. XII. - Servizi: ordine a parte.
XIII. - Mio posto di comando. Inizialmente al Varisello. Mi riservo di comumcare successivi spostamenti lungo l 'asse dei collegamenti del Cenisio. XIV. - Inizio dell'attacco: all'alba del giorno X. Il Comandante del Sottosettore Moncenisio consideri l'opportunità di grad uare nel tempo l'attacco delle sue colonne, per sfruttare nella maggiore misura possibile l'effetto delle azioni laterali a vantaggio di quella centrale.
252
LE OPERAZIONI DEL GIUGNO 1940 SULLE ALPI OCCIDENTALI
Per intanto i Comandanti interessati provvedano a perfezionare sempre più lo schieramento delle truppe e l'organizzazione dell'attacco, in maniera che l'azione possa essere iniziata al primo cenno. XV. - L'ordine e la regolarità con cui è stato attuato lo schieramento del C. d'A. mi fanno fede dell'entusiasmo, dell'impegno e dell'alto senso di responsabilità che anima tutti, grandi e piccoli. Occorre persistere con sempre rinnovata energia, fede e tenacia: l'immancabile successo coronerà i nostri sforzi per il maggiore prestigio delle nostre armi gloriose.
Ricevuta. li genet·ale di Corpo d'armata comandante
C.
VECCHIARELLI
(") Stralcio dall'ordine di operazione n. 1 del I C. d'a. : « li - Al Settore operativo Bardonecchia • Moncenisio è affidato il compito di occu· pare la valle dell'Arc a valle di Bessans, sino a S. Miche! de Maurienne. Per tale compito il comando I C.A. disporrà oltre alle truppe de) Settore, deJ!a Divisiom: fanteria " Brennero " e del Raggruppamento celere ".
DOCUMENTI
2
Documento n.
53 10.
COMANDO DEL IV CORPO D 'ARMATA UFFICIO OPERAZIONI
Pragelato, 21 giugno 1940 - XVIII, ore 4
N . 01/3951 di prot.
ORDINE DI OPERAZIONE N. 2.
Carta toPografìca
1 : 25.000
Oggetto: Puntate offensive di piccole colonne.
Al comando divisione fanteria « Assictta » Al comando divisione fanteria <e Sforzesca >> Al comando artiglieria del lV C.A. Al comando del genio del lV C.A. Al comando del VII settore di copertura Ali'ufficio informazioni del lV C.A. All'ufficio servizi del IV C.A. e, per conoscenza : Al comando della 4« Armata
I. - Mentre avversario sarà attaccato a fondo su la destra dello schieramento ddl'Armata, il IV C.A. deve mantenere stretto contatto con nemico a mezzo piccole colonne che eseguiranno delle puntate nello schieramento avversario. In relazione alla situazione che queste puntate riveleranno, il comando dell'Armata regolerà l'ulteriore azione delle truppe del Corpo d'armata. II. - In conseguenza ordino : a) divisione cc Sforzesca »: eseguirà due puntate con piccole colonne nelle seguenti direzioni: 1 .. puntata (sinistra) per: Clot Peyron - q. 2 040 del Bois du Praria Bois de Scstrière; 2~ puntata per: q. 2314 della crete de la Serre Thibaud - Bergcrie Bois de Suffìn; b) divisione « Assietta »: eseguirà due puntate nelle seguenti direzioni : 1• puntata per: col Bousson - crete de Chaussard - lac du Rouseau; 2• puntata per : col Chabaud - Lcs Fraches. Dette puntate per le ali e per l'alto, hanno lo scopo di precisare la sistemazione difensiva avversaria che si svolge, rispettivamente, sul meridiano del Monginevro e nella zona dei colli Centrali determinandone i punti più deboli e in genere la sua consistenza.
2
54
LE OPERAZIONI DEL GIUGNO I 940 SULLE ALPI OCCIDENTALI
Qualora l'avversario occupi debolmente le ali si cercherà sempre per l'alto di impegnarlo fortemente per obbligarlo a svelarsi infliggendogli delle perdite e, possibilmente, facendo qualche prigioniero. Queste puntate dovranno essere precedute, appoggiate ed accompagnate, dalle artiglierie direttamente dipendenti dai comandanti di divisione, sia divisionali sia della G.a.F., in base alla situazione del momento ed a ragione veduta secondo il loro giudizio.
III. · Artiglierie. L'artiglieria di Corpo d'armata ai miei ordini interverrà tempestivamente con concentramenti su quegli obiettivi che l'azione delle dette piccole colonne svelerà. Le richieste di fuoco per i'artigiieria di C.A. mi dovranno essert fatte dai comandanti di divisione a ragion veduta e con indicazioni possibilmente molto precise, sia nei riguardi degli obiettivi da battere sia nei riguardi della linea raggiunta dalle fanterie. IV. · L'attacco avrà inizio per tutte le puntate contemporaneamente alle ore 8. Questa contemporaneità è necessaria affìnché l'avversario non sia attratto a concentrare il suo fuoco unicamente sulle truppe che attaccano per prime. V. - Le truppe di copertura della G.a.F. ferme sul posto e proiettate in avanti a saldo presidio del confine e del 1" sistema difensivo. VI. - Le due divisioni dispongono ciascuna del proprio btg. cc.nn. divisionale e: - la divisione «Sforzesca>> del CIV btg. mtr. di e.A.; - la divisione (( Assietta >i del IV btg. mtr. di e.A. VII. · Aeronautica: ordini a parte già impartiti. VIII. · Servizi: funzionamento in atto. IX. - Segnare ricevuta a mezzo latore.
Il generale di Corpo d'armata comandante eAMlLLO MEllCJ\LU
DOCUMENTI
2
Documento n.
55 11.
COMANDO DEL II CORPO D'ARMATA N. 0143 di prot.
22
ORDINE DI OPERAZIONE N.
giugno
1940 -
XVIII
I
Allegati n. 3. Carta:
1 : 100.000
Oggetto: Operazione « M ».
Al comandante della divisione «Acqui>> Al comandante della divisione « Forlì » Al comandante della divisione « Cuneense» Al comandante ,/ella divisione
Al AL Al Al
comandante comandante comandante comandante
«
Pistoia "
del raggr/to alpino « Varaita - Po» artiglieria del Il C.A. genio del Il C.A. I 32• squadriglia aerea
e, per conoscenza:
All'Eccellenza il cMnandante della 1 • Armata All'Eccellenza il comandante dell'Vl/1 C.A. Seguito preavviso di cui al foglio 0125/op. del 18 corrente.
I. - Situazione nostra: nota. II. - Situazione del nemico: attraversa un periodo di crisi che non si è fatta sentire ancora nell'esercito delle Alpi schierato di fronte a noi. E' probabile tuttavia che tale crisi faccia sentire in pieno i suoi effetti durante il corso dell'azione. Sistemazione difensiva : risulta dai notiziari informazione periodicamente trasmessi da questo comando. Forze contrapposte: risultano dall'allegato i. E' presumibile però che le G.U. di riserva siano in diminuzione.
III. Scopo dell'azione: - occupare l'alto bacino dell'Ubaye e la conca di Barcelonnette; - assicurare il possesso dei colli <li Vars e di Parpaillon; - occupare i passi di testata delle valli Tinea, Varo e Verdon. L'azione prelude ad una manovra a largo raggio e con obiettivi lontani, azione non definibile fin da ora.
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LE OPERAZIONI DEL GIUGNO
1940
SULLE J\LPl OCCIDENTJ\LI
IV. - Compiti del Corpo d'armata: - conquistare la testata dell'Ubaye ed assicurarsi il saldo possesso del colle di Vars e deJie conche di S. Paul, Meyronnes e Condamine. V. • Inquadramento: - a nord le truppe della 4a Armata, che, almeno inizialmente, non intervengono nell'azione; - a sud le truppe dell'VIII Corpo d'armata che punteranno sulla conca di Jausiers.
VI. - Limiti del settore del C.A. : -
risultano dall'allegato
2.
VII. - Forze a disposizione del C.A.: -
risultano dall'allegato 3.
VIII. - Concetto d'azione: - assicurare prima il possesso della testata dell'Ubaye e della conca di Maurin mediante rapida e decisa azione condotta da truppe alpine; - puntare poi sulle conche di I.arche, Meyronnes, Condamine (appena si sia delineato l'attacco dell'VIII C.A. sulla conca di Jausiers), aggirando le difese della TÈte Dure; - sfruttare il successo in profondità e con irruenza ovunque si delinei.
IX. - Schieramento delle unità dipendenti X. - Settore d'azione XI. - Direzioni principali d'attacco
!
v«lo,i ,11,gato
2
XII. - Obiettivi del!'attacco: - ll raggruppamento alpino: colli della displuviale del Cristillans fra Roc de la Niera e col Allonge (compresi); eventuale concorso all'occupazione della conca del lac du Paroird; - divisione alpina « Cuneense »: colli della displuviale della Mortice fra col Allonge (escluso) e col di Vars (compreso), conche di Maurin e di S. Paul, eventuale concorso all'occupazione della conca di Condamine; - divisione (e Forlì>>: conca di Meyronnes e nodo stradale a nord di Condamine, concorso all'occupazione della conca di I.arche; - divisione « Acqui »: conche di I.arche e di Condamine. XIII. · Modalità dell'azione: - sarà sfasata nel tempo: precederà l'attacco del II raggruppamento alpini e della divisione << Cuneense » (a destra) e della divisione cc Pusteria J> dell'Vlll C.A. (a sinistra); l'attacco delle divisioni «Acqui>} e cc Forlì » avrà luogo successivamente dietro mio ordine; - la divisione alpina « Cuneense >l coordinerà anche l'azione del II raggruppamento alpini e dovrà costituire, una volta raggiunti gli obiettivi di attacco, fianco difensivo del Corpo d'armata. A tal uopo potrà impiegare come truppe di rinforzo qualcuna delle cp. mitraglieri da posizione attualmente schierate nel settore V araita;
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- per l'eventuale ripresa dell'azione offensiva oltre gli obiettivi d'attacco prima indicati, la divisione cc Forlì >> passerà in 2• schiera in attesa di essere raggiunta dai propri gruppi ippotrainati e dal carreggio; - l'attuale linea di resistenza sarà presidiata dalle truppe G.a.F. (opere), dalle batterie da posizione per le quali non è possibile, per mancanza di tempo e di vie d'accesso, lo spostamento in avanti, e dalle cp. mitr, da posizione. Il comando e la responsabilità della frontiera verranno assunti ad attacco iniz iato, dai comandi di settore e sottosettore di copertura: i comandi di G.U. dispongano in tal senso. Gli elementi confinari (CC.RR., R .G.F ., milizia confinaria) restano al loro posto,
XIV. - Organizzazione dell'attacco. Data la brevità del tempo disponibile dovrà essere condotto con la massima rapidità specie per quanto riguarda lo schieramento delle artiglierie (scelta di posizioni di facile accesso anche se non ottime). La base di partenza (costituita dalle posizioni ora occupate, salvo qualche rettifica da attuarsi nell'imminenza dell'attacco) sarà organizzata limitatamente allo stretto indispensabile e cioè qualche pista d 'accesso, qualche piccolo sbancamento, qualche osservatorio, ecc.
XV. - Preparazione dell'attacco. Deve tendere a neutralizzare opere, batterie, sedi di comando e ad accecare gli osservatori (eventuale impiego di fumogeni) con azione molto intensa, in modo da favorire la sorpresa. Ordini a parte verranno emanati dal dipendente comando artiglieria sulla base delle disposizioni che impartirà il comandante dell'artiglieria di armata.
XVI. - Attuazione dello schieramento. Avrà inizio subito per quanto riguarda l'inserimento della divisione « Cuneense >> e del II raggruppamento alpini che passa a sua disposizione. Accordi diretti col comando della divisione « Forlì » . La divisione « Acqui » prenda accordi diretti col comando della division e « Pusteria » per stabilire le modalità dell'inserimento di quest'ultima unità. Entro le ore 12 del 21 giugno la divisione e< Acqui » dovrà avere assunto la responsabilità del nuovo settore aftìdatolc. XVII. - Artiglieria. Valgono i seguenti criteri: - schieramento arditamente avanzato onde sfruttare al massimo b gittata delle b.d.f. riducendo i periodi di crisi dovuti al cambio delle posizioni ; - azione agile come manovra, ma massiccia come numero di gruppi da impiegare sui singoli obiettivi; - raffiche brevi, saltuarie, ripetute; - contare molto sull'impiego ddlc pattuglie O.C . che dovranno essere preventivamente ben orientate sulle modalità dell'azione che si deve svolgere: dalla cooperazione tra fanteria cd artiglieria deriva il primo coefficiente di successo. Compiti: schieramento ed ordinamento delle artiglierie direttamente dipendenti da que.~to comando formano oggetto di ordini a parte.
17. -
u.s.
2
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LE OPERAZIONI DEL GIUGNO 1940 SULLE ALPI OCCIDENTALI
XVIII. - Genio : - il comando genio trasmetta al più presto gli schemi della rete radio. Il « silenzio radio» dovrà essere osservato fino alla sera precedente all'inizio dell'azione (verrà segnalata l'ora); - provvederà a prolungare progressivamente l'asse dei collegamenti di C.A. al colle della Maddalena e successivamente a Larche, Meyronnes, valle Ubaye; - provveda a creare allargamenti lungo le rotabili di valle Stura fra Vinadio e colle della Maddalena; - disponga perché elementi del V btg. artieri, con parco, siano pronti a seguire i primi scaglioni della divisione « Acqui » onde provvedere al sollecito riattamento delle interruzioni.
XIX. - Aviazione. La 132a squadriglia effettuerà voli di ricogmz1one fino alla linea della Durasca nel settore: colle della Maddalena - Condamine - Embrun - Guillestre - Mongioia. Posto antenna: est di Argentera.
XX. - Servizi: ordine a parte. XXI. - Posto comando del Corpo d'armata. Argentera. Sarà comunicato tempestivamente giorno ed ora d'inizio di funzionamento in tale località.
XXII. - Prescrizioni: - giorno dell'operazione (giorno X); - ora d'inizio della preparazione (ora Z); - ora d'inizio dell'attacco (ora H). Il dispositivo d'attacco dovrà essere completo per la sera del
22
corrente.
XXIII. - Segnare ricevuta. Il generale di Corpo d'armata comandante
F.
BERTINI
DOCUMENTI
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Documento n.
59 12..
COMANDO XV CORPO D 'ARMATA U FFICIO
N. 0/185 di prot.
I -
SEZIONE I &
Posta Militare li, ORDIN E DI OPERAZIONE N.
Carta
21
giugno 1940 - XVIII
3
1 :50.000 - 1: 100.000
Oggetto: Offensiva in Riviera (operazione R). Al Al Al Al Al Al
comandante della divisione « Cosseria» comandante della divisione « Modena » comandante d ella divisione « Cremona » comandante della div. « Cacciatori delle Alpi » comandante dell'artiglieria del XV C.A . comandante del genio XV C.A.
e, per conoscenza : All'Eccellenza il comandante della 1 • Armata Al comandante della divisione << Torino » A l Signor ammiraglio Porzio Al comandante della G.a.F. del XV C.A.
Posta Militare Posta Militare Posta Militare Posta Militare Posta Militare Posta Militare Posta Posta Posta Posta
Militare Militare Militare Militare
L'incalzare della situazione e la mancata assegnazione dei mezzi ulteriori escludono, da parte dell'Armata, la possibilità di predisporre un'operazione di grande raggio quale era prevista nel preavviso o/ 169 del 21 giugno e.a. Perciò, in conformità anche di nuove direttive dello S.M.R.E., l'azione offensiva del III C.A. si limiterà a fissare forze sulla fronte, e in particolare l'Authion, a sfruttare eventuali cedimenti o a intraprendere una puntata offensiva per l'alta Vesubia tendente al Varo. Nulla di variato rispetto l'azione offensiva del XV C.A. che rimane concentrata lungo la direttrice della Riviera (operazione R), con obiettivo il Nizzardo. Confermo e preciso schieramento iniziale, direttrici, compiti, delle G.U., per il primo tem po e cioè : Divisione « Cosseria » : - direttrice: i Colletti - Roquebrune - la Turbie; - obiettivo dell'attacco: Roquebrune - Cap Martin. Divisione << Modena»; - direttrice: M. Grammondo - Castillon - M. Ours - Peille; - ohiettivo dell'attacco: zona di M . Ours.
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LE OPERAZIOK[ DEL GIUGNO I940 SULLE ALPI OCCIDENTALI
Divisione « Cremona», inizialmente in 2a schiera nella zona di Ventimiglia, segue la direttrice della << Cosseria » fino a Mentone. Divisione « Cacciatori delle Alpi», nella zona di Vallecrosia - Bordighera, in attesa di ordini. La divisione e< Modena » sfrutterà gli elementi di rinforzo assegnati per garantirsi daUe provenienze dalla conca di Sospello mentre aggirerà, da sud, le sistemazioni avversarie di M. Abo - col Razet - M. Razet, che neutralizzerà col fuoco. Agevoleranno l'azione della cc Cosseria >> reparti arditi dei vari corpi, concentrati a Bordighera, che operando dal mare, eseguiranno successivi piccoli sbarchi sulla co~ta fra Mentone ed i rovesci di Cap Martin con il compito di portare lo scompiglio sulle retr0vie dell 'avversario. Concorreranno : - un treno armato che sarà allo sbocco della galleria di capo Mortqla, e dal mare, eventualmente : - altre piccole unità della R. M . agli ordini dell'ammiraglio Porzio. Tutta l'azione delle due divisioni di 1a schiera deve essere condotta con la massima decisione, per assicurare la disponibilità : - delf'arroccamento rotabile: Menton - Castillon, e per consentire l'inserimento, in 1" schiera, della divisione « Cremona » da Menton lungo la rotabile di S.te Agnès; di dove sarà in condizioni di agevolare l'azione di entrambe le divisioni esterne. Lo sbocco dalle posizioni di confine deve perciò avvenire per unità di adeguata consistenza procedenti il più rapidamente sugli obiettivi assegnati, senza curarsi dei reparti laterali o dei fianchi. Riserva di precisare: - giorno X - giorno dell'attacco (probabilmente il 23); - ora H - inizio della preparazione; . ,.___ ora H + 30' - inizio dell'attacco.
Artiglieria - In relazione alla durata della preparazione, ed oltre quanto gta detto nel preavviso n. 0/169 in data odierna, l'ordine di operazione del comandante di artiglieria di C.A., tenga presente:
a) in fase di prepara.zione: - opportunità di disporre di un nucleo di artiglierie, da impiegare per la controbatteria, solo se necessario (devolvere il massimo possibile delle artiglierie allo spianamento); - inutilità della interdizione (solo a ragion veduta);
b) in fase di attacco: - neutralizzazione delle sistemazioni difensive avversarie di M. Abo col Razet - M. Razet, con azione successiva aderente al progredire della «Modena»; - controbatteria particolarmente intensa sullo schieramento avanzato delle artiglierie avversarie e solo su quello che ostacola l'avanzata delle colonne di fanteria ;
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- prevedere di decentrare a favore della per il rinforzo all'appoggio. del
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l(
Modena » uno o due gruppi
Genio - Nulla di variato rispetto quanto detto nel preavviso n. o/ 169 corrente. Asse dei collegamenti del C.A.: lungo la Cornice.
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Posto di comando: alla caserma Umberto I di Ventimiglia. Servizi: a parte. TI generale di divisione comandante G. GAMBARA
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LE OPERAZIONI DEL GIUGNO 1940 SULLE ALPI OCCIDENTALI
Documento n.
I
3.
COMANDO GRUPPO ARMATE « O>> UFFICIO OPERAZIONI
N. 2369 di prnt. Op.
23 giugno
1940 -
XVIII
Oggetto: Direttive per lo svolgimento delle operazioni.
All'Ecc. il comandante della Ia Armata All'Ecc. il comandante della 4a Armata e, per conoscenza : Allo Stato Maggiore R. Esercito
Posta Militare ~osta Militare Sua Sede
La spinta iniziale, effettuata con slancio ammirevole da parte di tutte le grandi unità, ci ha consentito di rompere in molti punti la tenace resistenza avversaria e penetrare nella sua organizzazione difensiva. I successi particolarmente notevoli raggiunti in determinate direzioni é l'influenza che questi possono avere sull'andamento delle future operazioni consentono di dare ad esse un più preciso indirizzo. Concetto: sfruttare al massimo tutti i successi ottenuti nelle direzioni più redditizie limitandosi a fissare il nemico su quei tratti della fronte in corrispondenza dei quali non è stato possibile realizzare progressi tangibili. Questi tratti cadranno per manovra. Da quanto sopra consegue la convenienza di: a) spingere a fondo le azioni delle valli dell'lsère e dell'Arc (su Chamousset e Chambéry con diversione da S. Michel per i colli Galibier e Lautaret su Briançon e Grenoble); h) fissare le difese avversarie dell'alta Valle Durance (Monginevro Guil); c) spingere a fondo l'azione in Valle Ubaye in direzione di Gap con diversione da Condamine su Guillestre e da Barcelonnette verso sud (fronte Draguignan - Nizza); d) mantenere costante la pressione lungo la cornice in direzione di Nizza.
In base ai suesposti concetti le EE. i Comandanti le armate vorranno regolare l'impeto delle forze a loro disposizione tenendomi costantemente e tempestivamente al corrente dello sviluppo delle operazioni in modo che 10 possa averne norma nell'eventuale impiego delle altre unità disponibili. ll Generale Des. d'Armata Comandante Gruppo Armate dell'Ovest UMBERTO DI SAVOIA
DOCUMENTI
Documento n. 14.
COMANDO DEL CORPO D'ARMATA ALPINO UFFICIO OPERAZIONI
N. 70/op. di prot.
Addì, 23 giugno 1940 - XVIU ORDINE DI OPERAZIONE N.
3
Oggetto: Disposizioni operative. Carte
roo.ooo foglio Moutiers. :50.000 di mobilitazione.
I : I
Al Al Al Al
com.te della divisione motorizzata <<Trieste» com .te della divisione alpina cr Taurinense )) com.te della divisione alpina « Tridentina» com.te l'artiglieria del C.A. alpino
1. - Alle 18 di oggi 23 giugno la divisione motorizzata cc Trieste sata alle mie dipendenze.
>)
è pas-
2. - E ' giunto a Testa del Caricatore il btg. Val Cismon; lo metto a disposizione del com.te la divisione alpina « Taurinense )>.
3. - Detto btg. sostituisce nella zona di q. 1942, sulla rotabile del P. S. Bernardo - Bourg St. Maurice, i due btg. del 65° ftr. e il btg. bersaglieri. Linea di contatto: vallone Reclus : settore 65° ftr. alla dipendenza della divisione cc Trieste >>; dal Reclus a St. Foy settore divisione <e Taurinense >>. La sostituzione dovrà essere compiuta pYima dell'a lba del 24 giugno. Responsabilità della linea fino alle ore 8 alla divisione << Trieste ». 11 btg. Val Cismon si collegherà a destra col btg. del 65° ftr. che occupa coi suoi elementi avanzati la zona di Le Mont Villaret, a sinistra col btg. Aosta che occupa con l'estrema destra la località di La Rosière. 4. - La divisione cc Taurinense » provvederà nella giornata di domani 24 giugno a far riconoscere la possibilità di far schierare un gruppo artiglieria alpina in zona pendici di Punta Clapey, posizione che farà occupare da una batteria sulla notte del 25 / 6. Provvederà altresì a schierare sin da domani, altra batteria alpina del gruppo Aosta in zona pendici N.O. di M. Belvedere in modo da appoggiare il btg. Val Cismon. 5. - Domattina il btg. Aosta dovrà ritentare con azione di sorpresa l'occupazione del Traversette.
264
LE OPERAZIONI DEL GIUGNO
1940
SULLE ALPI OCCIDENTALI
6. - Il 4° gruppo alpini, col concorso dei btg. Val Orco e Vestone, del gruppo Val Adige, inizierà attacco contro Bourg St. Maurice, movendo dalla regione di St. Foy.
7. - Necessita che anche l'azione del btg. Val Baltea, nel proprio settore sia proseguita con tutta decisione.
8. - La divisione « Tridentina vigore nel proprio settore.
>>
cerchi di spingere a fondo col massimo
Il generale di Corpo d'armata comandante CARLO Rossi
DOCUMENTI
Documento n. 15.
STATO MAGGIORE R. ESERCITO UFFICIO OPERAZIONI
N. 3429 di prot.
18 luglio 1940 - XVIII
Oggetto: Elenco nominativo delle perdite. Allegati : 7.
Allo Stato Maggiore Generale Si trasmettono gli elenchi nominat1v1 delle perdite subite dalle armate II - 24 giugno 1940. Per le divisioni motorizzate (< Trento » e << Trieste » e divisione corazzata « Littorio » si trasmette, per ora, l'elenco numerico, con riserva di far seguire quello nominativo non appena perverrà dal comando 6a annata. 1a
- 4"- e 7a durante il ciclo operativo
li Sottocapo di S.M. dell'Esercito RoATTA
1"- ARMATA
Elenco numerico delle perdite subite durante il ciclo operativo 1 - - - - - --
Grandi Unità
-
I
Pe rdite
_ __ _u_f~fìc_ia_I_i- -~ Sottufficiali e Truppa morti feriti / disp. j cong. morti feriti disp. J cong.
I
I
I
Il C.A. 2°
raggrupp. alp. e Div. alp. (< Cuneense» Btg. Val Maira Btg. Pieve di Teco Btg. Dronero Btg. Borgo S. Dalmazzo
Totale 2° raggr. alp.
3
18 4
8
3
19
63
3
15
IO
9
56
81
16
69
7
24
296
3°7
Div. ftr. «Fora»
43° rgt. ftr. 44° rgt. ftr. 36° rgt. artigl.
2
Totale Div. ftr. « Forll »
2
4
3 13
I
5
16
2
I
46 8
2
41
123
4
4
4
266
LE OPERAZIONI DEL GIUGNO 1940 SULLE ALPI OCCIDENTALI
P e rdite
Grandi Unità
- - ~ - U _f~fic_i_al_i_ _ _ morti
j feriti j
D iv. ftr. «Acqui» 17° rgt. ftr. 18° rgt. ftr. 33° rgt. artigl.
Totale Div. ftr.
disp.
I cong.
,
Sottufficiali e Truppa morti
feriti
J
I disp.
j cong.
6 3 {<
12
19
Acqui >:._ _1_ __:3:____ _ __ 12_ _ _2_..:5_
_
6_:4'------_r--=3__1_0-'4'-
5a Div. alp .
<< Pusteria » Btg. Feltre Btg. Bolzano
· - -- -- - --
Totale Div. alp. « Pusteria »
2
2
30
l
19 16 - - - -- - -- - - -·- - -2
-2
9
2
II
Div. ftr. « Livorno>> 33° rgt. ftr. 34° rgt. ftr. 28° rgt. artigl.
49
17
7 I
Totale Div. ftr. « Livorno» - -- - ---·-- - - - - - - --
8
Div. ftr. (<Pistoia»
6
15
- --
Truppe e Serv. e.A. 9 XXIII legione M.V.S.N. 3 VI btg. mtr. C.A. 5 8 1 Genieri - G.a.F. ecc. 14 18 1 - - - - - - - - - - -- - - - -- -'---------Totale Truppe C.A. 22 2 35 Totale II
e.A.
5
IO
17
T22
343
420
-
74
75 183
lll C.A. Div. ftr. «Ravenna» 37° rgt. ftr. 38° rgt. ftr.
5
,p
I
ragg. alp. Btg. V. Arroscia Btg. V. Venosta Btg. V. Adige Btg. V. Ellero V btg. cc.nn. Gr. art. cp. mtr.
1°
Totale III C.A.
I
7
4
I
2
19
l
15 4
I
9
6
I
22
88
• Varianti trasmesse dal Gr. Ar. «O» con f. 3039 rif. III/o/6 (67).
36 I
3
74
42
DOCUMENTI
Perdite
Grandi Unità
Ufficiali
I
Sottufficiali e Truppa
mdj~ j4100~=~1~14 1~XVC.A.
Comando G.a.F. Com. Art. C.A. Com. Genio C.A. Distaccam. rntr. R.M. Dir.ne Sanità XV btg. mtr. Totale XV C.A. Div. ftr. « Cremona» Div. ftr. « Modena 41° rtg. ftr. 42° rgt. ftr. 29° rgt. art. 37" btg. mortai 34° btg. cc.nn. 36° btg. cc.nn.
6 3
2
I2
28 IO
3 I 2
6
2
2
5 4
4 9
4
IO
73
30
3
>i
Totale Div. ftr. ((Modena » Div. ftr. « Cosseria» 89° rgt. ftr. <p0 rgt. ftr. 370 rgt. art. V btg. mortai 86° btg. cc.nn. Reparti vari
IO
7
2
I
2
6
2
45
20
I 2
5
72
14 6
I
17
6
T otale Div. ftr. «Cosseria ,>
5
27
72
Totale XV C.A.
u
53
1 43
---- ---- ---- - - 4&
17
659
37
ARMATA
Elenco numerico delle perdite subite durante il ciclo operativo P erdit e
Grandi Unità
Ufficiali
I
Sottufficiali e Truppa feriti j disp. j cong.
_m_o_ru __..,.j-f-cn -.1-i""""'j_d_i.-,p-....,-c-on_g_. morti
C.A. Alpino Div. alp. « Taurinense » Btg. alp. Duca Abruzzi
5 I
7 I2
I
268
1940
LE OPERAZIONI DEL GIUGNO
SULLE ALPI OCCIDENTALI
Perdite Grandi Unità
Ufficiali moi:ti / feriti
Div. alp. << Tridentina » 6° rgt. alp. 5° rgt. alp. Raggr. aut. « Levanna » 24° gruppo 149/35 7° rgt. alp. (*) Centuria Milizia Confìn. l/33° carrista <<Littorio>> X settore G.a.F. Totale C.A. Alpino
Totale l C.A.
Sottufficiali e Truppa
morti
5 5 I
I feriti I disp. 14 59 8
J
cong.
3 4 I
I
4 I
15
I
I
2
I
2
I
I
4
37
183
4
14
6 2 2
9 I
I
3
9 15 7
I
2 3 I
IO
24
2I2 99
25 64 5 6 9 17
2
I
6
34
13
2
93 7
4
3
I
98
Totale Div. ftr. cc Superga »
Totale Div. ftr. «Cagliari» - -~- -. .
I
6
l C.A. Div. ftr. e< Superga >> 91" rgt. ttr. 92° rgt. ftr. VIII settore G.a.F. Btg. Val Fassa Btg. Esille 3° gr. alp. 5° rgt. art. div. 28" legione M.V.S.N. la cp. mista R.T. div. cc Superga >> Btg. alp. V. Dora
Div. ftr. « Cagliari» 63 ° rgt. frr. 64° rgt. ftr. 3° gr. alp. 59° rgt. art. div. 59a cp. cann. 47 /32 IX settore G.a.F. Rep. divisionali Com. genio settore op.
I disp. I cong.
13
II
I
5
6
42
r40
19
6 41
52 rn9 5r 2 20 6 4 4
7
I I I
6
I
2
3 2
5
IO
5
23
(•) Si tratta di un evidente errore.
II
9 2 4
548
3
7
61
248
22
IO
103
388
4r
558
269
DOCUMENTI
I
Perdite Grandi Unità
Ufficiali
morti
Truppe direttamente dipendenti dal!' Armata Div. ftr. (<Legnano» 68° rgt. ftr. 67° rgt. ftr. 58° rgt. art. Div. ftr. <( Brennero » 232° rgt. ftr. 231° rgt. ftr. 9° rgt. artigl. Div. ftr. «Pinerolo» 13° - 14° rgt. ftr. Raggrupp. Celere 4° rgt. bers. 1 ° rgL. carrista Totale truppe direttamente dipendenti dall'Armata I C.A. C.A. Alpino Totale 4a Armata
I feriti I disp. / cong.
I
Sottufficiali e Truppa
morti
I
j
feriti
13 I2 7
19 38 23
6
63
I disp. j cong.
9
I I
6
I
s 5 4
7 23 14
II
14
44
II
II
3 +4 *"
3
5
4 6
6 15
53 J03 37
180 388 183
41 I
13 558 24
1 93
75 1
42
595
I
• Varianti trasmesse dal Gr. Ar. «O» con f. 3°39 rif. III/ o/6 (67).
7''
ARMATA
Elenco numerico delle perdite subite durante il ciclo operativo Perdite Grandi Unità
Ufficiali morti
J
I
Sottufficiali e Truppa
feriti [ disp. / cong. , morti [ feriti
I disp. 1cong.
IV C.A. Div. (< Sforzesca >i 530 rgt. ftr. 54° rgt. ftr. 17° rgt. art. XXX btg. cc.nn. Genio div. II btg. mortai 2• cp. pezzi Ia Sez. Sussistenza 6a Sez. Sanità
6 2
35
J05 35
II
53 9 19 3
6 3
I 5 I
- - - - - - - - -- - - - -- - - - - -
Tota1e Div. « Sforzesca J> ( 1)
IO
Fvi"t'nl'e t":rroT~ ,li snmm:.1 o ili cop1::1 ,
61
15
8
2
2 234
16(*)
l
70
1940
LE OPERAZfONI DEL GIUGNO
SULLE ALPI OCCIDENTALI
Pe rdi te Grandi Unità
I
Ufficiali
morti / feriti / disp. / cong .
D iv. « Assietta » 29° rgt. ftr. 30° rgt. ftr. Totale Div. « Assietta »
I
Ragg . alp. Alto Guil
Sottufficiali e Truppa
morti / feriti / disp. ,-;ng .
12
r)
16
4
17
164
I
6
16
29
189
5
8
25
64
55
II
33
126
520
4
3
G.a.F. - Artiglieria
Totale J 4 Armata
30
2
6"'
3
2
8
76
ARMATA
Elenco numerico delle perdite subite dalle G.U. e reparti minori della 6" Armata assegnati in rinforzo alla 4 .. Armata durante il ciclo operativo
I
Perdite Grandi Unità
Ufficiali
morti / feriti / disp. / cong.
Div. Mot. « Trieste)> 65° rgt. ftr. 9° rgt. bers. 33° rgt. carr. 2 1° rgt. art. 52° btg. misto genio D iv. Mot. « Trento » T otale
I
2
I
3
3
2
Sottufficiali e Truppa
morti / feriti / <lisp~- , cong.
6
w
33 30
94
I
2
I
I
I
4 2
5
5
3
4
74
<J7
(•) I...t: perdite subite dal 33° rgt. fantnia carrista erano già comprese tra quelle del C.A. Alpino.
(*)
FOTOGRAFIE
!i Ì?o c he brur,e
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1'1. Cimont
s.,m.
M. lo Pfcn e
Pvl"'l .'o P&'f'~ ~
fo ,· te d, c1.1"?":, C :J1td .. =i .... .,J
Panoramica della zona del Monginevro.
Panoramica della zona del Moncenisio.
Pan oram ica del la zo na di Mento n e.
Panoram ica del P icco lo S . Bernardo .
Apprestamenti difensivi francesi tra Colle Fréjus e Colle Arronda (Settore d'azione del 91 ° rgt. ftr.).
Movimento di truppe alpine verso il Colle Lavai.
Unità del 37° rgt. f. Ravenna occupano Cima Campbell.
-
Settore del Moncenisio: fanti della Divisione Cagliari all'assalto sotto il fuoco nemico.
Pezzo da 75/27 del 59 " rgt. a. della Divisione Cagliari in azione.
Il forte Chaberton dopo il bombardamento francese.
Il IV battaglione carri armati del 1° reggimento fanteria carrista, nella zona del Moncenisio.
Sgombero e rafforzamento di strade nella zona del Piccolo S. Bernardo.
Unità della Divisione Superga avanzano sotto la tormenta.
Ponte ferroviario a Mentone.
Postazione per fu c ile mitragliatore Bre da nei p ressi di Mentone ( Divisione Cosseria).
Repa rti d ella Divi sio ne Brennero s ulle «scale » de l Mo nce nis io.
Unità del genio si avviano al lavoro per riattivare le strade.
Radiotelegrafisti del lii Corpo d'armata.
Il battaglione Esil/e scende dal Tabor, dopo l'armistizio, verso Valle Stretta.
Combattimenti per le vie di Mentone .
Ventimiglia: trasporto di feriti con treno ospedale.
I difensori del Traversette (Piccolo S. Bernardo), abbandonano il forte dopo l'armistizio.
Villa Incisa della Rocchetta all'Olgiata (Roma) , 23 giugno 1940: il Maresciallo Badoglio legge le c lausole dell'armistizio ai plenipotenziari francesi.
INDICI
19. -
u.s.
INDICE DEI DOCUMENTI
N. »
»
» >>
»
»
»
>>
»
» »
»
I. -
Ordine dello SMRE al Comando Gruppo Armate Ovest (7 giugno 1940) sul contegno da tenere in caso di ostilità
Pag.
229
previsioni per il passaggio alroffensiva generale sulla frontiera occidentale .
>>
2.30
3. - Ordine del Gruppo Armate Ovest (16 giugno 1940) che dispone piccole azioni offensive e stabilisce la dislocazione delle divisioni di 2a schiera
>>
233
4. - Ordine dello SMRE (16 giugno 1940) che dà le direttive per l'effettuazione delle operazioni offensive .
»
235
5. - Ordine di operazioni dello SMRE (17 giugno 1940) per l'offensiva sulle Alpi Occidentali .
»
238
6. - Direttiva del Comando 1" Armata (19 giugno 1940) per l'operazione M
))
7. - Direttiva del Comando 4" Armata (20 giugno 1940) per l'operazione B .
))
8. - Ordine di operazioni n. 1 del Comando del Corpo d'Armata alpino (21 giugno 1940) .
))
9. - Ordine di operazioni n. 2 del Comando Settore operativo Bardonecchia - Moncenisio (20 giugno 1940) .
))
2. - Promemoria dello SMRE (12 giugno 1940) contenente
10. -
Ordine di operazioni n. mata (21 giugno 1940) .
2
del Comando IV Corpo d' Ar))
Ordine di operazioni n. r del Comando II Corpo d' Armata (22 giugno 1940) .
))
12. - Ordine di operazioni n. 3 del Comando XV Corpo d'Armata (21 giugno 1940) .
))
II. -
13. - Direttive del Comando Gruppo Armate Ovest per lo svolgimento delle operazioni (23 giugno 1940)
))
14. - Ordine di operazioni n. 3 del Comando Corpo d'Armata alpino (23 giugno 1940)
))
» 15. - Elenco delle perdite comunicato dallo SMRE in data 18 luglio 1940 allo Stato Maggiore Generale .
))
»
2 53
INDICE DEI NOMI DI PERSONA*
Arisio Mario, 56. Armellini Quirino, 134, 156. Attolico Bernardo, 26. Badoglio Pietro, 23, 25, 27, 28, 29, 36, 42, 45, 47, 49, 50, 87, 88, 93, IOO, 101, 115, i:z.6, 127, 134, 147, 178, 187, 218, 220, 221, 224. Balbo Italo, 49. Baldassarre Ettore, 112. Barbasetti di Prun Curio, 6x, 195, 208. Battisti Emilio, 34, 53, 103, 105, III, u4, 121, 128, 136, 208. Baudoin Paul, 103, no, 215. Bauer Eddy, 152. Berardi Paolo, 58. Bergeret Jean - Marie - Joseph, 220. Berti Mario, 24, 51. Bertini Francesco, 25, 54, 208, 258. Besson Antoine, 66. Billotte Gaston - Henri Gustave, 72. Bitossi Gervasio, 105. Boccalatte Costantino, 153, 154, 169, 184, 193, 194, 250. Bohme, ten. col. tedesco, 2J5. Bollea Ottavio, 54. Boucher, gen. francese, 149. Brandi Nicola, 209. Buti Gino, 216. O
Capelli Vincenzo, 208. Cartier, gen. francese, 69, 127, 179. Cavagnari Domenico, 23, 25, 42, 50, 220.
Cavallero Ugo, 25. Ceriana Mayneri Carlo, 54. Ciano Galeazzo, 26, 47, 87, 91, 135, 214, 216, 220, 221. Cyvoct, gen. francese, 69, 131. • Esclusi quelli citati nelle note.
Daladier Édouard, 72. Darlan François, 73, n8. De Bono Emilio, 87. de Castiglioni Maurizio Lazzaro, 97, n6, 169, 232. De Cia Amedeo, 54. De Courten Raffaele, 216, 2J8. Dentz Henri - Fernand, 69. de Saint - Vincent, gen. francese, 164. De Vincentiis Armando, 208. Di Lorenzo Angelo, 208. Dosse, gen. francese, 72. Doyen Paul, 69. Duron, gen. francese, .72. Fagalde, gen. francese, 69. Faldella Emilio, 63, 102, 126, 130, 150, 186, 208. Ferrari Ferruccio, :io8. Ferrero Alberto, 56. Ferroni Vito, 101, 145, 146. Filiberto di Savoia - Genova, 51, 197, 208. Fiorino Michele, 208. Fiumarella Sebastiano, 208. Pollini Giuseppe, 208. Forgiero Arnaldo, 59. Fougier Rino Còrso, 139. François - Poncet André, 91, 93. Gambara Gastone, 51, 57, 261. Gamelin Maurice, 72, 73. Gazzale Enrico, 59. Gelich Fernando, 53, 103, 104, uo, 208. Gérodias, gen. francese, 72. Gioda Benvenuto, 55. Giordana Carlo Tullio, 208. Girlando Emanuele, 62.
INDICI
Girotti Mario, 63. Gloria Alessandro, 57. Goiran Ildebrando, ·225. Graziani Rodolfo, 42, 45, 48, 49, 50, 51, 52, 91, 109, II3, n7, 121, 127, 128, 129, 134, 135, 137, 145, 147, 156, 157, 165, 169, 178, 179, 187, 189, 220, 229, 237, 240. Grossi Camillo, 34. Guzzoni Alfredo, 34, 58, 109, 11 I, u6, u8, 119, 120, 121, 122, 132, 137, 144, 145, 174, 182, 205, 208, 2 45· Hitler Adolf, 21, 22, 23, 25, 26, 27, 28, 40, 48, 51, 94, 215, 216, 217, 218. Huntziger Charles - Léon, 22:i, 22r, 224. lezza Guerino, 209. Ihler, gen. francese, 69. Keitel Wilhelm, 127, 177, 215, 217, 220, 22[. La.Ili Mario, 209. Lazzeri, isp. gen. finanza, 225. Lebrun Albert, 102, 215. Leluc Maurice, 220. Lequerica y Erquiza José Felix, 110, 215. Lestien, gen. francese, 69. Libaud, gen. francese, 69. Loraine Percy, 91. Lorenzelli Dante, 54. Lovera di Maria Annibale, 209. Maccario Giovanni, 57. Macrl Michele, 208. Magnien, gen. francese, 69, 159. Maignan, gen. francese, 72. Manzi Luigi, 105. Marazzani Mario, II2. Marbe1lo Livio, 209. Marcoz Vittorio, 208. Marras Efisio, 156, 219. Marrone Alberico, 208. Marteau, col. francese, 69.
Mascia Mario, 208. Matteocci Sestilio, 209. Melotti Carlo, 56. Mer, gen. francese, 72, 92, 16r. Mercalli Camillo, 61, 125, 131, 133, 153, 170, 196, 208, 254. Michal, gen. francese, 69. Micheletti Paolo, 62. Mittelhauser Eugène, 72. Mondino Uberto, 58. Montagne, gen. francese, 69, 158, 203. Mussolini Benito, 21, 23, :25, :27, 28, 36, 4o, 41, 42, 43, 44, 45, 47, 48, 49, 50, 51, 87, 91, 92, 93, 94, 100, IOT, 103, III, II5, 117, 126, 127, 133, 134, 135, 145, 156, 204, 215, 216, :218. Nebbia Eduardo, 56. Negri Luigi, 62, 137. Negro Matteo, 97, 187, 188. Noè Carlo, 208. Noel Uon, 220. Nuvoloni Luigi, 112. Ollearo Alfonso, 62. Olry René - Henri, 69, 7i., 74, 76, 92, </7, 118, 120, 139, 140, 172, 214. Orlando Taddeo, II2.
Paquet, gen. francese, 72. Pariani Alberto, :22, 23, 24, 25, 28, 42, 46, 86, 87. Parisot Henri, 93, 220. Pasqua di Bisceglie Benedetto, 208. Pederzani Adelmo, 144. Pellegrini Aldo, 225. Perino Egisto, 216, 218. Perugi Giulio, 55. Pétain Henri- Philippe, 102, 115, u8, 120, 213, 214, 2r5, 2r7. Pintor Pietro, 34, 53, 92, 100, 102, 107, 108, 118, 1:23, 125, 134, 135, 136, 137, 157, 174, 208, 225, 243. Porzio Giovanola Guido, 162, :259, 26o. Pressato Giuseppe, 209. Pricolo Francesco, 42, 50, 143, :220. Priore Mario, 53.
278
LE OPERAZIONI DEL GIUGNO
Reynaud Paul, 102, 213, 214, 215. Ribbentrop Joachim, 25, 26, 40, 216. Rintelen Enno, von, 43, 46, 178, 189, 224. Roatta Mario, 97, 99, 101, 103, 104, ru, u4, n6, 127, 128, 129, 135, 136, 156, 177, 178, 187, 188, 204, 216, 217, 218, 220, 221, 265. Roncaglia Ettore, 105. Rossi Carlo, 156, 264Rossi Giuseppe, 208. Santoro Giuseppe, 143. Santovito Ugo, 59. Sartoris Francesco, 55, 208. Scala Edoardo, 58. Schenoni Remo, 208. Scuero Antonio, 61, 208. Soddu Ubaldo, 42, 50, 145. Sogno Vittorio, 171. Soldarelli Mario, 58, 103, 105, nr, 150, 205, 208. Spicacci Guglielmo, 103. Spitz, gen. francese, 72.
1940
SULLE ALPI OCCIDENTALI
Stirpe Angelo, 6r. Testa Umberto, 137, 141, 156, 248. T ouchon, gen. francese, 69. T ua Angelo, 34. Umberto di Savoia, 34, 53, 208, 234, 262. Vacca Maggiolini Arturo, 225. Vaiarini Gherardo, 208. Valeri Valerio, no, 215, 218. Valle Giuseppe, 23, 25. Vasarri Alberto, 57. Vecchiarelli Carlo, 59, 109, rr6, u7, 150, 154, 169, 195, 208, 225, 252. Vercellino Mario, 25, 105, 114Vitetti Leonardo, 225. Vittorio Emanuele III, 28, 41. Weygand Maxime, 214, 224.
102,
Zingales Francesco, 105.
u8, 120, 213,
INDICE DEI NOMI GEOGRAFICI*
Abo, monte, 260. Abriès, 15, 80, 102, 126, 130, 131, 150, 151, 155, 171, 179, 186, 187, 197. Abriès, col de, 130. Abriès, crete de, 130. Abriès, torrente, 124, 242. Abriès, valle, 198. Acles, col des, 194. Acles, val des, n9. Addis Abeba, 222. Adriatico, mare, 24. Africa, 214, 2r5, 222, 223. Agaisen, Bo. Agcl, monte, 80, 1:25, 160, 16i, 176, 1 77• Agu, monte, 95. Ajaccio, 223. Aiguebelle, 14, 231. .Aiguille - Noire, 79. Aiguilles, 187. Aiguilles, col des, 93. Ainé, monte, <fi. Airasca, 105. Airole, 17. Aisne, fiume, 213, 214. Aittes, 80. Aix - les - Bains, 179. Alba, 39. Albania, 24. Albenga, 40, 119, 139. Albergian, monte, 9. Albert, colle, 164. Albertville, 13, 30, 106, 108, 145, 148, 179, 183, 189, 191, 231. Alessandria, 24. Algeri, 216. Algeria, 222. Allée Bianche, colle : v. col de la Seigne. • Esclusi quelli citati nelle note.
Allonge, 256. Allos, colle di, 163, 232, 242. Alpet, colle, 170. Alpi, Alpi Occidentali, passim. Alpi Cozie, IO. Alpi del Delfinato, II, 15. Alpi di Provenza, 11. Alpi di Savoia, II. Alpi Graie, JO. Alpi Liguri, IO. Alpi Marittime, IO, 12, 13, 16, 30, 65, 81, IOO. Ambin, vallon de, 149, 153. Anan, cima di, 100. Annecy, 14, 30, 106. Aosta, 101, 105, 106, 122, 145, 246. Aosta, valle di, 10, 13, 14, 39, 112, 113, 121, 128, 144, 180, 204. Appennini, ror, 128. Appennino Ligure, IO. Are, fiume, 11, 14, 106, 148, 155, 169, 183. Are, val de, 79, 110, 149, 154, 169, 173, 183, 184, 194, 195, 205, 231' 249, 250, 251, 262. Ardenne, 213. Argentera, rn6, 258. Argentera, monte, 16. Arronda, 79, 150, 193. Assictta, colle della, 15. Asti, 197. Autaret, colle, 101, 107, 164. Authion, monte, 17, 69, 72, 76, 77, 78, 81, 159, 259. Aution: v. Authion. Baisses de Saint - Paul: v. San Paolo, passo.
280
LE OPERAZIONI VEL GIUGNO
Baltea, valle (valle di la Thuile), 13, 34, 35, 86, 105, 121, 122, 150, 181, 249Banes, bois de, 195. Baousset: v. le Baoussct. Barbonnet, So. Barcclonncttc, II, 16, 163, 241, 255, 262. Bardonecchia, 14, 15, 32, 35, 73, 84, 85, 86, 87, 95, 109, 150, 236, 249, 251. Battaillèrcs, lac des, 170. Beaufortin, 69, 142, 151, 181, 192. Bcaufort - sur - Doron, 14, 79, rn8, rn9, 120, 133, 141, 142, 144, 145, 238, 244, 246, 247, 248. Beccia, colle della, n8. Beirut, 216. Belfort, trouée de, 43. Belgio, 41, 47, 213. Bellaval, 168. Bcllcfacc, 247. Belvedere, monte, 191, 248, 263. Berchtesgaden, 26. Bergerie, 253. Berlino, 25, 26, 44, no, 115, 117, 215, 218, 219. Bessans, no, 149, 153, 154, 169, 249, 250. Bévera, torrente, 124. Bianco, monte, 9, ro, 13, 24, 66, 69, 231, 246. Biserta, 223. Bobbio, 101. Boemia, 24. Bolzano, 34. Bonneval, 192, 251. Bordeaux, g.5, no, II3, 172, 215, 220, 223. Bordighera, 158, 260. Borgo Macellai, 137. Bouchet, torrent de, 155. Bourg - en - Bresse, 120. Bourget, lago del, 179. Bourg - Saint - Maurice, 13, 14, 79, J08, IO<), 133, 138, 141, 142, 143, 145, 165, 166, 179, 180, 181, 182, 190, 191, 192, 238, 244, 245, 246, 247, 248, 263, 264.
1940
SULLE ALPI OCCIDENTALI
Bousson, colle, 131, 253. Bra, 34, rn, n3, II9, 128, 136, 137, 139, 145, T74, 229· Bramafan, 82. Bramanettes, colle, 154, 249. Bramans, 149, 153, 154, 168, 183, 249, 250, 251. Braus, colle <li, 232. Breglio: v. Breil. Breil, 80, JOO, 129. Brémond, combe: v. Combe Brémond. Brennero, passo del, 40. Brescia, 128. Briançon, 14, 15, 16, 79, ro6, 131, 148, 150, 152, 153, 170, 171, 173, 179, 184, 194, 195, 23f' 262. Briançonnais, 76. Briga Marittima, 40. Brignollcs, 232. Brouis, col de, 156. Busca, 233. Cadibona, colle di, ro. Càmeri, 188. Campbell, cima di, mo. Cantina della Visaille, 248. Carei, vallone di, 176, 199. Carmagnola, 39, 171. Carro, colle del, 231, 247. Casablanca, 216. Castellane, 232. Castellar, 160, 16r. Castiglione Dora : v. CMtillon. Castillon, 80, 124, 158, 259; 260. Causega, monte, 129. Cavale, pas de la, n8, J75· Cavè à Canons, 79. C',ayolle, col de la, 163, 232, 242. Cecoslovacchia, 22. Cenischia, valle, J2, 15, 88. Cerveyrette, valle, 125, 132. Cesana Torinese, 15, 171, 186, 196, 2 49· Ceva, 40. Chabaud, colle, 253. Chaberton, monte, 82, 132, 148, 152, 153, 185, lg.5. Chalet de la Ramasse, 193. Chalvet, crete de, 131.
INDICI
Chambéry, 14, 119, 127, 135, 147, 156, 172, 173, 178, 231, 262. Chamousset, 262. Chapeau, col, 149. Charmais, 249. Chiìteau - Queyras, 15, 102, 150, 155, 179, 186, 187. CMtelard, 79. Chatillon, IOI, 105. Chaussard, colle, 13r. Chaussard, crete de, 171, 253. Chavrière, valle, 193. Chenaillet, 80, 132, 184, 185, 186, 1()6. Chiapili, 94. Chiomonte, 39. Chisonc, fiume, 14. Chisone, valle, 9, 15, 39, 11)7. Chivasso, 39, 105, II 1, 181, 236. Ciastiglione, valle di, 232. Cima del Diavolo, 17. Cime de Pelousc, 1 75. Ciotti, passo di, 16o. Cirenaica, 51. Ciriegia, colle del, 16. Clairée, torrente, 79. Clairée, val de la, 80, 170, 185, 186, 194, 197, 250. Clapey, monte, 167, 191, 263. Clapier, colle, 87. Clapier, monte, 9, 73. Claviere, 132. Clot Peyron, 253. Coletta, 81. Colla Bassa, 161. Collalunga, cima di, 136. Colletti, passi dei, 123, 129, 158, 259. Combal, lac de, 151. Combe Brémond, 80, 165, 175. Combe de la Grande Montagne, 249, 251. Combe Noire, 146. Condamine, 163, 242, 256, 258, 262. Condove, 34. Cormet de Roselend, colle, 14, 108, 133, 142, 144, 182, 244, 246, 247. Corsica, 41, 216. Costa Francese dei Somali, 216, 222. Courbaton, 248. Crete de la Lauze, 187.
Créte des Sarrasins, 249. Crete des Zittieux, 166. Crete du Serre - Blanc, 186. Cristillan, monte, 164, 256. Croce, colle della, 130, 15r. Croix de Cougoule, 81. Croix du Bonhomme, col de la, 133, 142, 182, 244, 246, 247. Culoz, 172. Cuneo, 16, 17, 39, 40, 72, 73, 92, 98, JI2, II9, 232. Cuore, passo di, 160, 175. Danimarca, 40, 43. Delfinato, 64, 69, 81, 177. Delfinato, prealpi o basses Alpes del, IO.
Desertes, passo di, 250. Diano Marina, 40. Digne, 232. Dolcnt, monte, 13, 3':i· Dora Baltea, fiume, 14. Dora Riparia, fiume, 14. D ora Riparia, valle: v. Susa, valle di. Draguignan, 232, 262. Drome, fiume, 140. Durance, fiume, 10, 14, 15, 16, 106, 107, 163, 242, 243. Durance, val, 179, 232, 239, 262. Durasca, 258. .Écrins, monte, 9. Embrun, 258. Enclave, col de, 167, 168, 181, 192. Entrevaux, 232. Entrèves, 13. .Étache, col de, 149. Esseillon, 76, 79, 149, 169, 183, 194, 249, 250, 251. Etiopia, 46, 203. Fassa, val di, 128. Ferro, colle del, 107, 2_:p . Filly, 130. Filly, collet de, 151. Finale Ligure, 73. Finestre, colle delle, 15. Flaut, 8r.
282
LE OPERAZIONI DEL CIUGNO
Fontan, 16, 16:;. Fossano, 73, 119. Fouillouze, 175, 1g8. Fourches, massif des, 80, 174. Fourclaz, colle, 146. Fourneaux, u o, 155, 170, 249, 250, 251. Fours, col dcs, 181. Francia, passim. Fréjus, colle dd, 14, 79, 92, 150, 193, 232. Freney, 149, 194, 250. Frioland, monte, 32. Froid, monte, 153. Galibier, colle, 14, 150, 231, 249, 250, 251, 262. Galisia, colle di, 94, 95, 101, 107, 146. Gap, 15, n9, 173, 232, 262. Garavan, 176. Garda, lago di, 128. Genola, 39. Genova, 24, 96. Germagnano, 181. Germanasca, valle, 9, 15, 35, 102, 171. Germania, 22, 27, 29, 38, 40, 41, 43, 45, 103, I IO, 213, 215, 216, 218, 222. Gessi, torrenti (Gesso d. Barra e Gesso d. Valletta), 34, 35, 199. Gesso, torrente, 16. Giaset, colle, 149. Gibuti, 222. Gimont, monte, 119. Ginevra, 66, 69. · Ginevra, lago di, 69. Gippiera, colle di, 164, 165, 175. Glaciers, torrent des, 13, 248. Glaciers, val des, 79, 168, 180, 18r, 192, 2 44· Gondran, 80, 132, 152, 185. Gorbio, torrente, 176, 199. Gorbio, vallone del, 199. Gordolon, 81. Gorge, punta, 95. Gorizia, 128. Grammondo, monte, 17, 93, 124, 157, 158, 16o, 200, 259.
1940
SULLE ALPI OCCIDENTALI
Gran Bretagna, 22, 28, 29, 38, 91, 213, 217. Gran Cocor, cima del, 94. Grande Chartreuse, 178. Grand Veymont, monte, 9. Granero, monte, 24, 32, 35, 157. Granges - Communes, So, 163. Granges Saint PauJ, 16o. Gran Paradiso, gruppo montuoso, 10, 14, 246. Gran San Bernardo, passo dd, 10. Grasse, 232. Grecia, 29. Grenoble, 15, II9, 127, 135, 147, 156, 173, 178, 179, 188, 189, 231, 262. Grisanche, val, 14. Guil, fiume, 15, 101, 102, 110, 126, 130, 150, 155, 171, r73, 186, 231, 262. Guillestre, 258, 262. Gypière: v. Gippicra, colle di. Hommes, lac des, 1g8. Janus, 80, 132, 148, 18:5, rg6. Jasseygue, bois de, 187, 197. Jausiers, 124, 163, 198, 242, 256. Jilly: v. Filly. Imperia, 40. Infemet, 152, 184, 18:5. Iseran, col de l', 14, 133, 142, 2 44, 2 47· Isère, fiume, 10, 13, 14, 79, 98, 109, 120, 140, 172, 182, 192, 248. Isère, valle, 79, 106, 108, 109, 138, 144, 151, 167, 168, 173, 178, 191, 238, 244, 246, 247, 262. Isola, 16, 199. Italia, passim. Jugoslavia, 29. Ivrea, 39. lzoard, col de l', 15, 150, 186. la la la la
Barge, 175, 198. Belle Plìnier, monte, 155, 249. Blachière, 198. Chambre, 231.
182, 106, 230, 141, 190,
INDICI
Lachau, monte, 131. la Cochette, 195. la Colle, 160, 176. la Court, 82. Lacroix, col : v. Croce, colle della. la Cula, colle di, 164. la Gurra, 247. la Monta, 151, 155. la Motte, 146. Lancebranlette, monte, 248. Langres, 43, 97. Langrcs, altopiano di, 43. Lanslcbourg, II?, 149, 154, 169. Lanslcvillard, 184, 193. la Peyrasse, 164. la Plate, 248. la Querlaye, 155. Larchc, 80, 107, 198, 242, 256, 258. Larche, col de: v. Maddalena, colle della. la Rosière, 181, 191, 263. Larze, sommet de: v. Sommet de Larze. La Thuile, Ì3. La Thuile, valle di: v. Baltea, valle. la Thuille, colle, 247. La Turbie, 125, 158, 259. Lautarct, col du, 15, 106, 231, 262. Lauzanier, ruisseau, 198. La val, colle di, 250. la Villette, 153. Lazio, 138. le Baousset, 160, 176, 199. le Bourget, 80, r::z5, 132. Lechaud, punta, 248. le Crot, 168. le Fornet, 146. le Lavoir, 79, 150. le Miroir, 168, 182. le Monal, 182. le Pilon, 81, 176. le Pian, 18::z. le Planey, 149, 153. le Roux, 130, 151, 155. les Albcrts, 170, 186. les Arcellins, 154, 168. L'Escarène, 17, 80. les Chapieux, 79, 108, 141, 144, 244, 246.
les Chavannes, 181. les Eucherts, 167. les Fraches, 132, 148, 186, 253. les Sagnes, 198. Lessini, monti, 128. les Veis (Dessous e Dessus), 151, 168, 182. le V erney, 250. le Vigne, r6o. le Villard, 168, 251. Levorogne, 248. Libia, 23, 25, 36, 43, 44, 45, 46, 221, 222.
Ligure, mare, 10, 16, 35, 73· Liguria, 34, 39, 46, 94, 119, 236. Lione, 64, 97, 120, 127, 134, 135, 147, 156, 157, 172, 188, 189, 231. Locana, valle di, 94. Lombardia, 138. Londra, 213. Longet, colli, 164, 232. Longoira, cima, 161, ::zoo. Lorena, 69. Losa, colle della, 94. Maddalena, colle della, 10, 16, 80, 93, 99, 100, 101, IO::Z, I06, 107, II5, 124, 134, 158, 163, 174, 198, 206, 232, 235, 238, 242, 258. Maddalena, lago della, 94. Madeleine, col de la, 231. Madrid, 51, 213. Màira, torrente, 16, 32, 35, n2. Màira, valle, 175, 236. Maisonméane, 174. Malboisset, 174. Malrif, montagne de, 155. Marassan, for~t de, 151. Marna, fiume, 97. Marocco, 65. Marquise, ponte della, 166. Marsiglia, 15, 16, 64, 107, II4, 124, 126, 238, 241. Martin, capo, 80, 125, 158, 161, 162, 176, 177, 199, 259, 260. Mary, valletta di, 165, 175. Maure, col de, 232. Maurienne: v. Moriana. Maurin, 175, 198, 256.
284
LE OPERAZIONI DEL GIUGNO
Maurin, colle di, 164, 165, 175. Meana, 39, 195. Me'diterraneo, mare, 66, 77, r78, 2r9, Mentone, 17, 8r, 158, 160, r62, 176, 177, 26o. Méolans, 242. Merciantaira, punta, 15, 23r. Mers el - Kébir: v. Orano. Meyronnes, 107, 242, 256, 258. Milano, 34. Modane, 79, 106, no, 149, 153, 169, 183, 194, 251. Moiola, 102. Mollières, val de, 232. Monaco (Baviera), 21, 22, 72, 117, rr9, 121, 125, 127, 177, 215, 216, 217, 218, 224. Moncenisio, colle del, 10, 14, 15, 32, 35, 50, 76, 79, 82, 84, 86, 87, 88, 106, 109, u2, n6, u7, u8, 120, 145, 149, 153, 154, 168, 169, 172, 183, 184, 190, 193, 194, :231, 236, 249, 25r. Mondovì, 40, r28, r69, 174Monginevro, colle del, 15, 35, 82, 86, 1o6, I 16, II9, 131, 151, 170, 171, 173, rg6, 197, 205, :206, :231, 249, 253, 262. Mongioia, 258. Monselice, 128. Mont, col du, 14, 101, 106, 109, 123, 133, 141, 142, 146, 244, 246, 247. Mont, combe du, 167. Montecarlo, 162. Montgenèvre, paese, 80, 132, 171, 185. Montmélian, 188, 231. Monte - Grosso, 80. Montpellier, 65. Mont - Valezan, r92. Monviso, 15. Moravia, 24. Moretta, 32. Morgex, 144, 247. Moriana, 14, 15, 69, 76, 79, T2'.). Mortice, 256. Mortcla, capo, 162, 26o. Moulin de la Clairée, 195. Mousselard, bois de, 182. Moutière, col de la, 16, 80.
1940
SULLE ALPI OCCIDENTALI
MoO.tiers, 106, 109, 120, 133, r41, {45, 231, 244, 246, 247, 248, 263. Munie, colle delle, 164. Nava, colle di, 40. Neuvache, val, 170. Nizza, 12, 17, 106, 173, 232, 239, 262. Nizzardo, 100, 106, 107, 124, r34, r63, 241, 259. Noir, col, 247. Noir, lac, 1g6. Norvegia, 40, 43. Novara, 188. Nubiera, colle di, 164, 175. Nunda, cima della, n8, 154, 168, 251. Olanda, 41, 47. Orano, 216, 223. Orco, torrente, 34. Orco, val d', 85. Orelle, 194. Oronaye, 233. Ostanetta, 32. Oueillon, col de l', 192. Oulx, 15, 39, 1:29, 249. Ours, monte, 124, 158, T(>O, 161, 259. Palavas, monte, 130. Para, cima la, 95. Paradiso, monte, 82, 183. Parigi, 12, g6, 213, 214, 219. Paroird, lac du, 256. Parpaillon, colle, 107, 163, 241, 255. Parpaillon, massiccio del, 10. Pas - du - Roc, 79, 193. Passage du Vallon, 155. Peille, 158, 259. Pellice, torrente, 1 5. Pellice, valle, 15, 35, 85, 102, 171. Pelouse, col de la, 155. Pelvoux, massiccio del, 9, IO, 15. Perolles, 232. Perosa Argentina, 39. Petit Argentìer, col . du, 169. Peti te Turra: v. Turra. Piacenza, 101. Pianezza, 39. Piccolo Cenisio: v. Piccolo Moncems10.
INDICI
Piccolo Moncenisio, colle dd, 149, 153,
169, 183, 249, 251. Piccolo San Bernardo, colle del, 13,
14, 79, 93, 99, 109, III, 120, 134, 137, 141, 154, 166, 167, 191, 192, 193, 246, 247, 263.
101, 121, 142, 179, 231,
105, 122, 144, 18r, 235,
106, 123, 145, 182, 238,
107, 133, 146, 190, 244,
Pie de Rochebrune, 80. Pie Farnareita, 164. Piemonte, 34, 39, 46, 51, 94, 104, 105,
II4, II9, 128, 138, 204. Pierre - Pointue, 81, 176. Pinerolo, 15, 39, I9'J. Plampinet, 80. Planet, 175. Plate - Lombarde, 80. Po, fiume, 9, 12, 15. Po, val, 15, 35. Pointe de Traia, n8. Polonia, 26, 27, · 28, 64. Ponte San Luigi, 81, r6o, 176, 200. Porco, passo del, 16o. Porto Maurizio (Imperia), 40. Pouzenc, 242. Pra, 80, 249. Pragelato, 39, 153, 170, 171, 253. Pramand, 82. Praria, bois du, 132, 171, 253. Prairiond, 247. Pré de la Forte, 1g8. Pré Saint Didier, 13, 14, 121, 137,
144, 181, 205, 248. Provenza, 65, 100, 178, 241. Provenza, prealpi o basses Alpes di, IO.
Puglie, 51. Puriac, colle, n8, 174, 199. Queyras, 15, 16, 76, 80, 130, 164. Quitaine, monte, II9. Racconigi, 32. Razet, colle, 16x, 175, 200, 260. Razet, monte, 161, 175, 200, 260. Reclus, torrente, 165, 167, 244. Reclus, vallone, 263. Redoute Ruinée: v. Traversette.
Renania, 45. Reno, fiume, 25, 43. Restefond, col de, 80, I07. Rethondes, 177, 188, 219, 220. Retour, col du, 167. Revet o Revets, 79, 154, 183, 193, 194. Revet, bois du, 169. Reychasse, crete de, I 30. Rho, colle della, 79, r 50. Ribon, val, no, 149, 153, 154, 249. Rimplas, 81. Ristolas, 151, 155, 171, 186. Riviera di Ponente, 94, g6, II2, 125,
161, 238, 259. Rivoli Torinese, nr, 137, 144, 153,
174, 183, 205. Robilante, 40. Rocca Chardonnet, 231, 250. Rocciamelone, monte, IO, 87, 149. Roc della Niera, 15, 175, 256. Roc d'Ormea, 161, 200. Roche Chateau, 250. Roche - Lacroix, 80. Roches, col des, 169. Rochilles, 79. Roc Noir, 247. Rodano, fiume, 10, 12, 9'7, 107, 120,
140, 147, 172, 177, 216, 217, 231. Rodano, valle del, 178, 217. Roja, fiume, 84, 100, 129, 156, 157. Roja, valle, 16, 17, 24, 34, 35, 100,
101,
I
19, 165, 232.
Roma, 85, 95, 100, 101, 102, 103, 105, IIO, III, II5, 116, 121, 122, 126, 128, 144, 177, 178, 187, 188, 204, 205, 215, 218, 219, 220, 240. Romanche, val, 15, 231. Rond, monte, 155, 170, 194, 249. Roquebillière, 199. Roquebrune, 80, 125, 158, 177, 199, 2 59·
Roselend: v. Cormet de Roselend. Roses, col des, 141. Rouchouze, 1g8. Roue, de la: v. Rho, della. Rouseau, lac du, 148, 253. Sachère, col de la, rn1, 146. Saint - Antoine, 79.
2
86
I.E OPERAZIONI DEL GIUGNO I 940 SULLE /1.LPl OCCIDENTALI
Saint - Dizier, 97. Sainte - Agnès, Bo, 26o. Sainte - Anne, torrente, 183. Sainte - Catherine, 13 r. Sainte - Foy, 168, 182, 263, 264. Saint - Gobain, 79. Saint - Jean - de - Maurienne, 106, 150, 179, 249, 250, 251. Saint - Martin - Vésubie, 16, Br, Saint - Maurice, 129. Saint - Michel-de-Maurienne, 14, 148, 150, 189, 231, 249, 250,
Savoia, prealpi o basses Alpes della, IO.
uo, r56. no. 25r,
262.
Saint - Ours - bas, Bo. Saint - Ours - haut, Bo. Saint - Paul, 107, 19B, 241, 256. Saint - Picrre-d'Albigny, 179, 189, 191. Saint - Pierre - de - Charte: v. Saint Pierre - de - Chartreuse. Saint - Pierre - de - Chartreuse, 135. Saint - Roch, Bo. Saint - Sauveur: v. San Salvatore. Salabertano: v. Salbertrand. Salbertrand, 51. Salisburgo, 26. Saluzzo, 73, ro5. Samone, 248. San Dalmazzo di Tenda, 86. San Desiderio Terme: v. Pré Saint Didier. San Martino Lantosca: v. Saint - Martin - Vésubie. San Maurizio al Campo, 39. San Michele di Moriana : v. Saint Miehel - de - Maurienne. San Paolo, passo, 160, 200. San Salvatore, 16, 81. San Salvatore, monte, 136, 175. Santhià, 39. Saona, fiume, 97. Saorge, 76. Sappey, 79, 251. Sarberon, 167. Sardières, 251. Sautron, colle, 164. Sautron, monte, 163. Savigliano, 39. Savoia, 12, 30, 64, 69, 81, 108, no, 177, 178.
Scala , colle della, r94. Scuvion, 80, 176. Séez, 18o, 181, 192. Seigne, col de la, 13, 14, 79, 95, 106, rn8, rn9, rr9, 122, 133, 141, 151, 181, 182, 191, 244, 246, 247. Selletta Belvedere, 248. Seloge, 79, 168, 180, 181, 192, 247. Serre, col de, 141. Serre Thibaud, 253. Sestriere, colle del, 15. Sestdères, bois de, 148, 171, 195, 253. Sette Comuni, altopiano dei, 128. Seyssel, 231. Siria, 222, 223. Sisteron, 232. Sollières, 251. Somme, fiume, 213, 214. Sommet de l..arze, 100. Sospel: v. Sospello. Sospello, 17, 30, 80, 81, 100, 125, 159. Spagna, no, 215. Staffarda, 32. Stretta, valJe : v. Valle Stretta. Stura di D emonte, torrente, 16, 32, 35. Stura (di Demonte), valle, 39, 54, 86, n8, 233, 258. Sture (di Val Grande e di Ala), torrenti, 34, 85. Suffìn, bois de, 132, 148, 170, 171, 185, 195, 253. Susa, 14, 15, 39, 73, 88, 195, 249, 251. Susa, valle di, 15, 51, 197, 237. Svizzera, 13, 29, 30. Tabor, monte, 84, 150, 231. T ànaro, valle, 50, 123. Tarantasia, 13, 14, 69, 76, 78, 79, 120, 142, 143, 190, 191. Tarentaise: v. Tarantasia. Tarvisio, 38. Tenda, 106, 232. Tenda, colle di, 9, 10, 16, 17, 84. Termignon, 76, rr7, 193, 194, 250. Testa del Caricatore: v. TÈte du Chargeur. Tète d'Enclave, 192.
INDICI
Tete du Chargeur, 137, 144, 146. Tete Dure, 164, 198, 256. Thurres, colle di, 194. Ticoure, col du, 175. Tignes; 182. Tinèa, fiume, 30, 107, 124, 163, 232. Tinèa, valle, 16, 8o, 8r, 104, 1o6, 136, 163, 174, 175, 199, 232, 241, 242, 2 55· Tinée: v. Tinèa. Tolone, 94, 126, 223, 232. Tondu, monte, 167. Torino, 14, 24, 39, 50, 72, 73, 94, 98, 166, 181, 232. Torre Pellice, 15. Toscana, 138. Tournoux, 8o. Traversette, 79, 138, 142, 143, 144, 145, 16s, 166, 167, 168, 179, 180, 181, 191, 192, 247, 248, 263. Treittorc, passo di, 160, 16r. Trentino, 50. Trento, 25. Triora, 40. Trois Tetes, 79, 152, 185. Truc, 79. Tunisia, 216, 221, 222, 223. Turchia, 29. Turra, 79, 154, 168, 169, 183, 193, 194. Ubaye, fiume, u, 16, 98, 124, 163, 164, 198, 230, 241, 242, 255· Ubaye, valle, 16, 76, 78, 8o, 106, r07, I 13, 124, 163, 164, 173, 175, 232, 239, 256, 258, 262. Ubayette, torrente, 16, 124, 163. Ubayette, valle, 163, 174, 198. Udine, 128. Ulzio: v. Oulx. Urina, colle, 151. Usseglio, 181.
v-.".hette, So, 171. Vaf'qisan, monte, 141, 248. Vaid.igna: v. Morgex. Val - d'Isère, 141, 182, 244, 246. Valence, 74, 92. Valgrisanche: v. Grisanche, val. Vallecrosia, 158, 260. Valle d'Aosta: v. Aosta, valle di. Valle Stretta, 79, 84, 150, 194. Valpreveyre, 151. Vanoise, massif de la, 10, 14, 79, 193. Var, fiume, II, 16, 17, 30, 69, 72, 77, 107, 124, 163, 232, 241, 242, 255, 2 59· Varàita, torrente, 16. Varàita, valle, 175, 256. Varisello, 251. Varo: v. Var. Vars, colle di, 16, 107, 163, 241, 242, 255, 256. Varzi, 101. Vaudct, colle di, 14, 247. Ventimiglia, 17, 40, 86, 92, 129, 170, 232, 26o, 26x. Veny, val, 13, 151. V ercors, massif du, 140. Verdon, fiume, 107, 124, 163, 241, 242, 255. Verdun, 69. Vermenagna, torrente, 16, 17. Verona, 111, 122, 166. V esubia : v. Vésubie. Vésubie, fiume, 30, 159, 232. Vésubie, val, 16, 17, 30, So, 100, 259. Vieux Clocher, 199. Vigne, col de la, 198. Villaret, monte, 181, 263. Villaroger, 79, 182. Ville des Glaciers, 181. Vinadio, 39, 102, 258. Viraysse, So-, 164, 174, 19B. Viù, valle di, 181. Voreppe, 120, 172, 178. Vulmis, 79.
INDICE DELLE UNITA' MILITARI*
A) ITALIANE: Gruppo 106, 156, 239, 1°
Armate Ovest, 34, 36, 37, 48, 50, 51, 53, 91, 92, 95, 101, 102, 103, 108, 113, 116, 117, 121, 123, 125, 127, 134, 135, 137, 138, 139, 147, 157, 172, 173, 174, 179, 183, 187, 189, 204, 229, 231, 233, 235, 238, 244, 262.
Gruppo Armate: erratum per Gruppo Armate Ovest.
la Armata, 31, 32, 34> 35, 37, 39, 50, 52, 87, 91, 94, 95, 97, g8, 100, 103, 104, 105, 106, 107, I IO, III , 112, 116, 117, 123, 135, 136, 157, 158, 164, 169, 197, 202, 230, 231, 232, 233, 236, 239, 241, 262, 265. 2a Armata, 31. 3a Armata, 31. 4a Armata, 31, 32, 34, 35, 37, 51, 52, 58, 91, 94, 95, 97, g8, 100, 106, 107, 108, 111, 112, 113, 116, 119, 120, 122, 129, 133, 135, 141, 143, 144, 147, 153, 155, 157, 165, 166, 168, 170, 177, 178, 189, 190, 194, 195, 197, 202, 205, 230, 231, 232, 239, 244, 246, 256, 262, 265, 267, 269, 270. 6a Armata, 21, 28, 31, 45, g8, 99, 101, 103, 104, 105, 110, 111, II3, 235, 236, 238, 240, 265, 270. 7a Armata, 31, 51, 98, 111, 112, 123, i71, 197, 232, 235, 237, 238, 269, 270. 8~ Armata, 31, 51, g8, 104, 232, 238, 239. 10a Armata, 5 I. Armata del Po: v. 6A Armata. Armata << S », 31. I Corpo d'armata, 21, 24, 25, 27, 32, 34, 35, 47, 52, 53, 59, 85, 118, 120, 148, 149, 153, 154, 168, 169, 179, 183, 184, 185, 195, 197, 205, 249, 268, 269. II Corpo d'armata, 21, 24, 25, 27, 32, 34, 35, 52, 54, 102, no, 162, 174, 175, 176, 197, 1g8, 199, 236, 242, 255, 265, 266. III Corpo d'armata, 32, 34, 35, 52, 56, 100, 104, 129, 156, 158, IV Corpo d'armata, 32, 34, 35, 52, 61, u6, u8, 125, 131, 132, 153, 170, 179, 184, 185, 195, 1g6, 197, 205, 251, 253, 269. VII Corpo d'armata, 51, 104, rn, 113, 171, 197, 235.
101, 102, 147, 156, 255, 259,
101, 136, 179, 249,
105, 137, 186, 253,
128, 232, 240, 265,
109, no, n6, 188, 193, 194, 124, 136, 157, 165, 259, 266. 133, 147, 151,
" Escluse quelle citate nelle note. L'ordine è quello del livello gerarchico.
INDICI
VIII Corpo d'armata, 51, 104, 112, 123, 124, 125, 136, 236, 239, 255, 256. XV Corpo d'armata, 24, 27, 32, 34, 35, 51, 52, 57, 94, 100, 104, 124, 129, 130, 137, 139, 158, 159, 16o, 161, 162, 170, 174, 175, 180, 189, 199, 200, 204, 239, 259, 267. Corpo d'armata alpino, 32, 34, 35, 52, 62, 101, 1o6, 108, 137, 141, 146, 148, 151, 166, 167, 172, 174, 181, 182, 183, 190, 191, 192, 245, 246, 248, 263, 267, 268, 269. Corpo d'armata autotrasportabile, 105, 128. Corpo d'armata corazzato, 104, 236. 1• Squadra Aerea, 135, 137, 138, 139, 143, 159, 170, 177, 184. 3" Squadra Aerea, 138, 177. Divisione fanteria 206, 233, 236, Divisione fanteria 184, 185, 186, Divisione fanteria u7, 120, 149, Divisione fanteria
Acqui (33a), 34, 35, 39, 46, 55, 124, 239, 255, 256, 257, 258, 266. Assietta (26a), 25, 35, 39, 62, I16, 125, 196, 253, 254, 270. Brennero (n°), 34, 35, 39, 52, 53, 59, 150, 154, 168, 183, 184, 193, 194, 235, Cacciatori delle Alpi (22•), 50, 52, 54,
240, 242, 112, 114, 176, 177, 144, 145, 235, 244,
162, 163, 174, 1~, 131, 132, 170, 171, no, II2, n3, n6, 249, 250, 269. u4, 158, 239, 259,
26o.
Divisione fanteria 153, 154, 169, Divisione fanteria 162, 176, i99, Divisione fanteria Divisione fanteria Divisione fanteria Divisione fanteria 255, 256, 257, Divisione fanteria Divisione fanteria 125, 136, 157, Divisione fanteria 179, 185, 186, Divisione fanteria 199, 239, 266. Divisione fanteria Divisione fanteria 161, 174, 175, Divisione fanteria Divisione fanteria 236, 239, 255, Divisione fanteria Divisione fanteria 186, 195, 196, Divisione fanteria Divisione fanteria 184, 193, 194,
20. - U.S.
Cagliari (59•), 25, 35, 39, 6r, 110, u6, 120, 183, 194, 205, 250, 268. Cosseria (5°), 24, 35, 40, 57, 124, 129, 158, 200, 259, 26o, 267. Cremona (44"), 35, 40, 58, 158, 159, 160, Cuneo (6°), 34, 35, 40, 56. Firenze (41•), 51, 237. Forlì (36"), 35, 55, 124, 162, 163, 164, 174, 265. Friuli (20"), 51, 171, 197. Granatieri di Sardegna (21,.), 50, 51, 104, 236, 239, 240. Legnano (58•), 34, 35, 39, 58, II2, n3, n6, 195, 196, 205, 235, 269. Livorno (4•), 25, 33, 35, 39, 55, 124, 125,
148, 149, 150, 159, 16o, 161, 259, 26o, 267.
1~, 236, 239, 112, II3, 124, 118, 122, 128, 136, 162, 175,
Lupi di Toscana (7"), 50, 52, 54, 102, 125, 136, Modena (37•), 24, 35, 40, 57, 124, 129, 137, 157, 176, 200, 259, 260, 267. Pinerolo (24"), 51, 61, 149, 194, 236, 250, 269. Pistoia (16"), 35, 39, 52, 102, no, 124, 162, I~, 266. Ravenna (3•), 25, 35, 40, 56, 165, 174, 266. Sforzesca (2•), 25, 35, 39, 62, u8, 131, 132, 170, 197, 205, 253, 254, 269. Siena (51"), 51. Superga (1°), 25, 35, 39, 6r, no, n6, 148, 149, 195, 250, 268.
233, 236. 158, ·160, 206, 233, 171, 184, 155, 169,
290
l.E OPERAZIONI DEL GIUGNO
Divisione Divisione Divisione Divisione
fanteria fanteria fanteria fanteria
1940
SULLE ALPI OCCIDENTALI
autotrasportabile Pasubio (9"), 128. autotrasportabile Piave (10"), 105, 128. autotrasportabile Torino (52•), 104, n2, 114, 236, 239, 259. motorizzata Trento (1023 ) , 104, 112, 128, 169, 184, 188,
193, 194, 236, 239, 243, 265, 270. Divisione fanteria motorizzata Trieste (101"), 101, 105, u2, 114, 128, 142,
144, 145, 165, 166, 167, 179, 180, 181, 182, 183, 192, 235, 238, 246, 263, 265, 270. Divisione alpina Cuneense (4"), 25, 35, 40, 56, 102, 110, 113, 124, 157, 163, 164, 175, 1g8, 233, 234, 236, 239, 255, 256, 257, 265. Divisione alpina Pusteria (5"), 38, 50, 52, 54, 113, 123, 124, 125, 136, 162, 163, 174, 175, 1g8, 234, 236, 239, 256, 257, 266. Divisione alpina Taurinense (1"'), 25, 35, 39, 62, 114, 122, 141, 166, 235, 244, 246, 247, 248, 263, 267. Divisione alpina Tridentina (2a), 34, 35, 39, 52, 59, 113, 121, 122, 141, 183, 191, 192, 235, 238, 244, 246, 247, 263, 264, 268. Divisione corazzata Ariete (132"), 104, u2, 128, 236, 239, 243. Divisione corazzata Littorio (133 36, 105, 112, 114, 128, 145, 166, 18o, 265. Divisione celere Principe Amedeo Duca d'Aosta (3a), 104, u2, 128, 236, 2 43· 3
),
247, 162, 157, 238, 151, 236, 239,
Raggruppamento alpini, 35, 57, 165, 199, 239, 266. II Raggruppamento alpini, 58, i24, 162, 163, 164, 175, 239, 255, 256, 257, 265 . III Raggruppamento alpini, 179, 186, 1g6, I<Jl, 270. Raggruppamento Autonomo Levanna, 94, 146, 235, 238, 246, 247, 268. Raggruppamento celere 1a Armata, 54, no, 118, 236, 243. Raggruppamento celere 43 Armata, 39, 59, II4, u6, u7, 120, 121, 122, 129,
145, 150, 154, 169, 183, 235, 238, 245, 249, 269. 70 reggimento fanteria, 56. go reggimento fanteria, 56. 13° reggimento fanteria, 61, 14° reggimento fanteria, 61, 17° reggimento fanteria, 55, 18° reggimento fanteria, 55, 21° reggimento fanteria, 58, 22° reggimento fanteria, 58. 290 reggimento fanteria, 62, 300 reggimento fanteria, 62, 33° reggimento fanteria, 33, 34° reggimento fanteria, 33, 35° reggimento fanteria, 53· 360 reggimento fanteria, 53. 37° reggimento fanteria, 56, 380 reggimento fanteria, 56, 410 reggimento fanteria, 57, 42" reggimento fanteria, 57, 43° reggimento fanteria, 55,
194, 194, 174, 174, 160,
269. 269. 1g8, 266. 1g8, 266. 176, 199.
270. 185, 270. 55, 175, 199, 266. 55, 1 75• 266. 119, 266. 129, 161, 164,
165, 266. 160, 161, 175, 267. 267. 174, 1g8, 265.
INDICI
44• 51° 52° 53° 54° 57• 58° 6r" 62° 63° 64° 65° 66°
reggimento reggimento reggimento reggimento reggimento reggimento reggimento reggimento reggimento reggimento reggimento reggimento reggimento reggimento reggimento reggimento reggimento reggimento reggimento reggimento
fanteria, fanteria, fanteria, fanteria, fanteria, fanteria, fanteria, fanteria, fanteria, fanteria, fanteria, fanteria, fanteria, fanteria, fanteria, fanteria, fanteria, fanteria, fanteria, fanteria,
55, 164, 174, 265. 54. 54. 62, 132, 171, 184, 186, 269. 62, 132, 184, 196, 269. 105. 105. 112. 112.
6i, 153, 154, 169, 183, 205, 268.
61, 149, 154, 193, 250, 268. 101, 166, 167, l9(l, 263, 270. 101, 181. &; 58, 196, 269. 68° 58, 1~, 269. 71' 54. 78° 54. 8r 0 105. 82° 105. 87° 171. 88° reggimento fanteria, 171. 89° reggimento fanteria, 57, 16o, 176, 199, 267. 90° reggimento fanteria, 57, 129, 16o, 199, 267. 91° reggimento fanteria, 61, 169, 193, 194, 268. 92° reggimento fanteria, 61, 169, 194, 250, 268. 231° reggimento fanteria, 59, 150, 269. 232° reggimento fanteria, 59, 193, 269. 1° reggimento granatieri, u2. 2° reggimento granatieri, 112. 1° reggimento bersaglieri, 54. 3° reggimento bersaglieri, II2. 4° reggimento bersaglieri, 59, n7, 183, 194, 269. 7° reggimento bersaglieri, II2, 188. 8° reggimento bersaglieri, II2. 9° reggimento bersaglieri, 101, 142, 270. 12° reggimento bersaglieri, 105. 1° reggimento alpini, 56, 175. 2° reggimento alpini, 56. 3° reggimento alpini, 63, 102, no, 126. 4° reggimento alpini, 62, 141, 247. 5° reggimento alpini, 34, 59, 141, 247, 268. 6° reggimento alpini, 34, 59, 141, 247, 268. 7° reggimento alpini, 54, 175, 198. n° reggimento alpini, 54, 175, 198. 3° gruppo alpini, 59, 149, 194, 268. 4° gruppo alpini, 62, 123, 142, 146, 182, 190, 191, 192, 246, 247, 26450 gruppo alpini, 58, 124. 6° gruppo alpini, 57. 1G reggimento fanteria carrista, 59, 154, 184, 193, 269. 0
292
LE OPERAZIONI DEL GIUGNO
1940
SULLE ALPI OCCIDENTALI
3° reggimento fanteria carrista, 54. 32° reggimento fanteria carrista, 112. 33° reggimento fanteria carrista, 105, 145, 166, 179, 180, 268, 270. I settore Guardia alla frontiera, 57. II settore Guardia alla frontiera, 56. III settore Guardia alla frontiera, 54. V settore Guardia alla frontiera, 57. VI settore Guardia alla frontiera, 63. VII settore Guardia alla frontiera, 61, 253. VIII settore Guardia alla frontiera, 59. IX settore Guardia alla frontiera, 59. X settore Guardia alla frontiera, 62. reggimento Cavalleggeri Monferrato (13°), 54. reggimento lAncieri di Novara (5°), 112. reggimento Nizza Cavalleria (1°), 59, 183. reggimento Savoia Cavalleria (3°), 112. 1° reggimento artiglieria d.f., 54. 3° reggimento artiglieria d.f., 53. 5" reggimento artiglieria d.f., 61, 268. 7° reggimento artiglieria d.f., 58. 9° reggimento artiglieria d.f., 59, 269. 11° reggimento artiglieria d.f., 56. 13° reggimento artiglieria d.f., 112. 17° reggimento artiglieria d.f., 62, 132, 171, 186, 1()6, 269. 18° reggimento artiglieria d.f., 61. 20° reggimento artiglieria d.f., 105. 21° reggimento artiglieria d.f., 101, 181, 270. 25° reggimento artiglieria d.f., 62, 185. 27° reggimento artiglieria d.f., 56. 28° reggimento artiglieria d.f., 33, 55, 266. 29° reggimento artiglieria d.f., 57, 161, 267. 30° reggimento artiglieria d.f., 54. 33° reggimento artiglieria d.f., 55, 266. 35° reggimento artiglieria d.f., 171. 36° reggimento artiglieria d.f., 55, 265. 37° reggimento artiglieria d.f., 57, 267. 46° reggimento artiglieria d.f., 112. 52° reggimento artiglieria d.f., 105. 58° reggimento artiglieria d.f., 58, 186, 1()6, 269. 59° reggimento artiglieria d.f., fo, 268. 132° reggimento artiglieria d.cor., n2. 133° reggimento artiglieria d.cor., 105. 1° reggimento artiglieria alpina, 62, 123. 2° reggimento artiglieria alpina, 34, 59, 123. 4° reggimento artiglieria alpina, 56. 5° reggimento artiglieria alpina, 54, 199. 3° reggimento artiglieria d.cel., 104. 1<· reggimento artiglieria controaerei, 58. 4° reggimento artiglieria controaerei, 53.
INDICI
293
1° raggruppamento artiglieria di Armata, 58. 2° raggruppamento artiglieria di Armata, 53. 4° raggruppamento artiglieria di Armata, 53. 6° raggruppamento artiglieria di Armata, 58. 7'' raggruppamento artiglieria di Armata, 53. 8° raggruppamento artiglieria di Armata, 53. 9° raggruppamento artiglieria di Armata, 58, 251. 1° raggruppamento artiglieria di Corpo d'Armata, 59. 2° raggruppamento artiglieria di Corpo d'armata, 54. 3° raggruppamento artiglieria di Corpo d'armata, 56. 4° raggruppamento artiglieria di Corpo d'armata, 61. 15° raggruppamento artiglieria di Corpo d'armata, 57. 7° raggruppamento artiglieria G.a.f., 54. 8° raggruppamento artiglieria G.a.f., 61. n° raggruppamento artiglieria G.a.f., 57. 12° raggruppamento artiglieria G.a.f., 62, 142, 248. 14° raggruppamento artiglieria G.a.f., 54. 16° raggruppamento artiglieria G.a.f., 56. 19° raggruppamento artiglieria G.a.f., 59. 22° raggruppamento artiglieria G.a.f., 54. 23° raggruppamento artiglieria G.a.L, 59. 24° raggruppamento artiglieria G.a.f., 57. 2° raggruppamento genio, 54. 3° raggruppamento genio, 56. 5° raggruppamento genio, 58. 7° stormo da bombardamento, 143, 152, 16o, 170, 177. 13° stormo da bombardamento, 143, 152, 160, 170, 177. 43° stormo da bombardamento, 143, 152, 160, 170, 177. 23~ legione camicie nere, 55, 198, 266. 28a legione camicie nere, 268. XXXII battaglione bersaglieri motociclisti, 142, 144, 145, 146, 166, 167, 181, 263. battaglione alpini Aosta, 62, 122, 141, 144, 146, 166, 181, H)O, 191, 192, 263. battaglione alpini Bassano, 54, 199. battaglione alpini Belluno, 54, 1~. battaglione alpini Bolzano, 54, 199, 266. battaglione alpini Borgo San Dalmazzo, 56, 165, 175, 198, 265. battaglione alpini Ceva, 56, 165, 175, 198. battaglione alpini Dronero, 56, 175, 198, 265. battaglione alpini Duca degli Abruzzi, 62, 122, 141, 167, 181, 192, 247, 267. battaglione alpini Edolo, 34, 59, 122, 141, 181, 192. battaglione alpini Esilte, 59, 148, 170, 194, 250, 268. battaglione alpini Feltre, 54, 19~, 266. battaglione alpini Fenestrelle, 63, 130, 151, 155. battaglione alpini lntra, 63, 94, 123, 146. battaglione alpini Ivrea, 62, 142, 146, 182, 247. battaglione alpini Mondovl, 56. battaglione alpini Morbegno, 34, 59, 122, 141, 151, 192.
294
LE OPERAZIONI DEL GIUGNO
1940
SULLE ALPI OCCIDENTALI
battaglione alpini Pieve di Cadore, 54, 1g8. battaglione aìpini Pieve di Teco, 56, 1g8, 265. battaglione alpini Pinerolo, 63, 130, 151, 155, 171, 186, 187. battaglione alpini Saluzzo, 56, 165, 175. battaglione alpini Susa, 59, 148, 149, 184, 193, 250. battaglione alpini Tirano, 34, 59, 1:22, 141, 151, 181, 192. battaglione alpini Trento, 54, 1g8. battaglione alpini Val Arroscia, 57, 266. battaglione alpini Val Ba/tea, 62, 122, 141, 151, 168, 182, 191, 192, 264. battaglione alpini V al Brenta, 63. battaglione alpini Val Camonica, 58, 164. battaglione alpini Val Cenischia, 59, 148, 149, 154, 169, 194, 250. battaglione alpini Val Chiese, 58. battaglione alpini Val Chisone, 63, 130, 151, 187, 197. battaglione alpini Val Cismon, 63, 122, 181, 190, 192, 246, 263. battaglione alpini Val Cordevale, 62, 123, 142, 146, 167, 168. battaglione alpini Val d'Adige, 57, 266. battaglione alpini V al d'Intelvi, 58, 164. battaglione alpini Val Dora, 59, 148, 155, 170, 193, 194, 250, 268. battaglione alpini Val d'Orco, 62, 112, 141, 168, 182, 264. battaglione alpini Val El/ero, 57, 266. battaglione alpini Val Fassa, 59, 148, 170, 194, 250, 268. battaglione alpini Val Maira, 55, 164, 174, 265. battaglione alpini Val Pellice, 63, 130, 151. battaglione alpini Val Piave, 62, 123, 142, 167, 182. battaglione alpini Val Stura, 55. battaglione alpini Valtellina, 58. battaglione alpini Val V enosta, 56, 266. battaglione alpini V erana, 34, 59, 141, 151, 247. battaglione alpini Vestone, 34, 59, 122, 141, 167, 182, 264. I battaglione mitraglieri, 59. III battaglione mitraglieri, 56. IV battaglione mitraglieri, 61, 254. VI battaglione mitraglieri, 266. XV battaglione mitraglieri, 57, 160, 267. CI battaglione mitraglieri, 59. CII battaglione mitraglieri, 55. CIII battaglione mitraglieri, 56. CIV battaglione mitraglieri, 195, 254. DVIII battaglione mitraglieri, 101. DLI battaglione mitraglieri, II2. CI battaglione mitraglieri da pos., 59. CII battaglione mitraglieri da pos., 63. CIII battaglione mitraglieri da pos., 62. CIV battaglione mitraglieri da pos., 61. CVIII battaglione mitraglieri da pos., 57. CIX battaglione mitraglieri da pos., 55. CX battaglione mitraglieri da pos., 62. CXI battaglione mitraglieri da pos., 57.
INDICI
CXII battaglione mitraglieri da pos., 56. CXIII battaglione mitraglieri da pos., 59. CXIV battaglione mitraglieri da pos., 55. I battaglione mortai, 61. II battaglione mortai, 62, 269. III battaglione mortai, 56. IV battaglione mortai, 33, 55. V battaglione mortai, 57, 267. VI battaglione mortai, 56. VII battaglione mortai, 54. X battaglione mortai, 105. XI battaglione mortai, 59. XVI battaglione mortai, 53. XX battaglione mortai, 171. XXI battaglione mortai, 112. XXII battaglione mortai, 54. XXIV battaglione mortai, 61. XXVI battaglione mortai, 62. XXXIII battaglione mortai, 55. XXXVI battaglione mortai, 55. XXXVII battaglione mortai, 57, 160, 267. XLIV battaglione mortai, 58. LII battaglione mortai, 105. LVIII battaglione mortai, 58. LIX battaglione mortai, 61. III gruppo squadroni carri veloci San Giorgio, 112. XXIV gruppo art. da 149/35, 180, 190, 191, 268. LXX gruppo, art. da 149/35, 186. gruppo artiglieria alpina Aosta, 62, 247, 263. gruppo artiglieria alpina Belluno, 54, 199. gruppo artiglieria alpina Bergamo, 34, 59, 141, 151, 247. gruppo artiglieria alpina Lanzo, 54, 199. gruppo artiglieria alpina Mondovì, 56. gruppo artiglieria alpina Pinerolo, 56. gruppo artiglieria alpina Susa, 63, 186. gruppo artiglieria alpina Val Camonica, 58. gruppo artiglieria alpina Val Chisone, 151, 155, 186. gruppo artiglieria alpina Val d'Adige, 62, 142, 247, 264. gruppo artiglieria alpina Val d'Orco, 63. gruppo artiglieria alpina Val Piave, 57. gruppo artiglieria alpina V al Po, 58. gruppo artiglieria alpina Val Tanaro, 57. gruppo artiglieria alpina Vicenza, 34, 59, 141, 247. I battaglione artieri, 61. V battaglione artieri, 55, 258. IX battaglione artieri, 59, 248.
2 95
296
LE OPERAZIONI DEL GIUGNO
I940
SULLE ALPI OCCIDENTALI
X battaglione artieri, 56. XI battaglione artieri, 57. I battaglione genio alpino, 62, 141. II battaglione genio alpino, 34, 59, r4r. IV battaglione genio alpino, 56. V battaglione genio alpino, 54. I battaglione minatori, 58. II battaglione minatori, 53. III battaglione minatori, 58, 245, 246, 248. V battaglione minatori, 53. LI battaglione misto genio, n2. LU battaglione misto genio, 101, 270. XVII battaglione pontieri, 122, 165, 181, 245. II battaglione teleferisti, 53. I battaglione radiotelegrafisti, 53. I battaglione telegrafisti, 53. 31° gruppo da bombardamento R.A., 160, 170, 177. 59° gruppo da bombardamento R.A., 160, 177. V gruppo aviazione R.E., 58. LXI gruppo aviazione R.E., 53. LXIX gruppo aviazione R.E., 53. I battaglione camicie nere, 63, 130, 151, 155. II battaglione camicie nere, 63, 130, 15r. III battaglione camicie nere, 56. IV battaglione camicie nere, 56. V battaglione camicie nere, 56, 266. XI battaglione camicie nere, 59, r49, 184, 193, 250. XII battaglione camicie nere, 62, 122, 141, 247. XV battaglione camicie nere, 54. XVII battaglione camicie nere, 62, 132, 184, 195. XVIII battaglione camicie nere, 61. XX battaglione camicie nere, 55. XXIII battaglione camicie nere, 55. XXIV battaglione camicie nere, 56. XXVI battaglione camicie nere, 58. XXVIII battaglione camicie nere, 6r, 194. XXX battaglione camicie nere, 62, 132, 171, 18s, 269. XXXIII battaglione camicie nere, 57, 160, 176, 199. XXXIV battaglione camicie nere, 57, 160, 161, 175, 267. XXXVI battaglione camicie nere, 57, 267. XXXVIII battaglione camicie nere, 58, 164. XL battaglione camicie nere, 59, 154LXXII battaglione camicie nere, 53. LXXX battaglione camicie nere, 55. LXXXVI battaglione camicie nere, 57. XC battaglione camicie nere, 58. XCV battaglione camicie nere, 55. CV battaglione camicie nere, 54.
INDICI
2
97
B) FRANCESI: 6° Armée, 66, 68, 69, 72, 73, 74, 75· 7• Armée, 73. Armée des Alpes, 74, 75, 77, 92, 94, 95, 115, u8, 120, 127, 139, 164, 172, 177, 203, 204, 215. 14• Région Militaire, 64, 66, 97. 15• Région Militairc, 64, 65, 66. 16• Région Militaire, 65. XIV• Corps d'armée, 66, 69, 76, 92. xv• Corps d'armée, 66, 69, p., 77, 92, 159. XVI• Corps d'armée, 66, 68.
Secteur Secteur Secteur Secteur
fortifié des Alpes - Maritimcs, 65, 69, 74, 75, 77, So, 159. fortifié de Savoie, 64, 69, 76, 142, 168. fortifié du Dauphiné, 64, 69, 76, So, 131. <léfensif du Rhone, 66, 69.
Division d'infanterie nord - africaine, 64, 65, 66, 69. 2• Division d 'infanterie coloniale, 65, 66, 68, 72, 73, 77. 27• Division d'infanterie, 64, 66, 67, 69, 73, 75· 28" Division d'infanterie, 66, 69, 75. 29• Division <l'infanterie, 65, 66, 69, 72, 74, 75. 30• Division d'infanterie, 66, 72, 75. 31 • Division d'infanterie, 66, 69, 73. 63° Division d'infanterie, 66, 75. 64° Division d'infanterie, 66, 69, 75, 76, 164. 65° Division d 'infantcrie, 66, 72, 75, 77, 159. 66° Division d 'infanterie, 66, 72, 76, 149. 2 • Division légère d'infanterie coloniale, 77. 8° Division légère d 'infanterie coloniale, 77. 1'"
53• Brigade d'infanterie, 67. 54• Brigade d'infanterie, 67. 55• Brigade d'infanteric, 64. 20• régiment d'infanterie coloniale, 120. 140° régiment d'infanterie, 67. 159• régiment d 'infanterie, 67. 215• régiment d'infanterie, r42. 281• régiment d'infanterie, 149, 154. 299• régiment d'infanterie, 164. 343° régiment d'infantcrie, 149. régiment d'infanterie coloniale <lu Maroc, 68, 77. 440• régiment de pionniers, 69, 164. 450• régiment de pionniers, 69. 7• demi - brigade chasseurs alpins, 67. 27• demi - brigade chasseurs alpins, 67. 47• demi - brigade chasseurs alpins, 13r.
29 8
LE OPERAZIONI DEL GIUGNO
1940
SULLE ALPI OCCIDENTALI
4• demi - brigade chasseurs pyrénéens, 77. 30• demi - brigade alpins de forteresse, 149. 40• demi - brigade alpins de forteresse, 69. 58" demi - brigade alpins de forteresse, 69, 159. 3• régiment de tirailleurs sénégalais, 159. 4• régiment de tirailleurs sénégalais, 68, 77, 159. 8° régirnent de tirailleurs sénégalais, 68, 77. 9• régiment d'artillerie, 142, 149. 93• régiment d'artilleric, 67. 203• régirnent d'artillerie, 6J. 294• régiment d'artillerie, 75. 2• régiment d'artillerie coloniale, 68, 77. 202• régiment d'artilleric coloniale, 68. 145" régiment d'artillerie de position, 152. 157• régiment d'artillerie de position, 159. 162" régiment d'artillerie de position, 130. n3• régiment d'artillerie lourde, 159. 114• régiment d'artillerie lourde, 149. 149• régiment d'artillerie lourde, 159. 209° régiment d'artillerie lourde, 149. 24• bataillon d 'infanterie légère alpine, 131. 9• bataillon de mitrailleurs, 159. 6° bataillon de chasseurs alpins, 67. n• bataillon de chasseurs alpins, 67. 12• bataillon de chasseurs alpins, 67. 14• bataillon de chasseurs alpins, 67. 15• bataillon de chasseurs alpins, 67. 28• bataillon de chasseurs alpins, 67. 47• bataillon de chasseurs alpins, 154. 105" bataillon de chasseurs alpins, 159. 5• bataillon de chasseurs pyrénéens, 77, 159. 7• bataillon de chasseurs pyrénéens, 77, 159. 8° bataillon alpin de forteresse, 142. 70• bataillon alpin de forteresse, 142, 146. 71• bataillon alpin de forteresse, 149. 72• bataillon alpin de forteresse, 131. 73• bataillon alpin de forteresse, 164. 76° bataillon alpin de forteresse, 159. 81" bataillon alpin de forteresse, 149. 82" bataillon alpin de forteresse, 131. 83° bataillon alpin de forteresse, 164. 86° bataillon alpin de forteresse, 159. 91• bataillon alpin de forteresse, 149. 92• bataillon alpin de forteresse, 130. g6° bataillon alpin de forteresse, 159. 102• bataillon alpin de forteresse, 130.
INDICI
20• groupe de reconnaissance D.I., 67. 53• groupe de reconnaissance D.I., 149. 72• groupe de reconna1ssance D.I., 68. 27• bataillon de sapeurs mineurs, 67. 72• bataillon de sapeurs mineurs, 68. C) TEDESCHE: 7. Armee (7a Armata), 43. XVI Armeekorps (XVI c. d'a.), 189, 19r. 7. Infanterie - Division (motorisiert) (7a Div. mot.), 172, 178.
2
99
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INDICI
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INDICE GENERALE
Pag.
Presentazione
5
PARTE PRIMA
LE ALPI OCCIDENTALI I.
- Cenni geografici
Pag.
IL - La frontiera italo - francese
))
9 J2
PARTE S ECONDA
AVVENIMENTI E PROGETTI PRIMA DELLA GUERRA I.
- I preparativi militari alla frontiera occidentale (l'anno 1939)
Pag.
2I
II. - I preparativi militari alla frontiera occidentale (l'anno 1940)
))
39
III. - Gli apprestamenti militari francesi alla frontiera alpina
))
64
IV. - Le fortificazioni francesi
))
78
))
82
Pag.
91
V. - Fortificazioni permanenti e dispositivo di difesa alla frontiera occidentale .
PARTE T ERZA
LE OPERAZIONI
I.
- I primi giorni di guerra .
H. - I giorni delle svolte (dal 15 al 18 giugno)
))
100
III. - I giorni delle svolte (19 e 20 giugno) .
))
J2l
INDI C I
IV. - I giorni delJa -battaglia
(21
e
22
giugno)
V. - I giorni ddla battaglia (23 e 24 giugno) .
))
1 73
VI. - Conclusioni
»
201
Pag.
213
Il. - Le trattative c le condizioni militari
))
220
Documenti
))
P 111tTE
Q1111l\'l'II
L'ARMISTIZIO ITALO - FRANCESE
I.
- La geue~i Jcll'armistizio .
Fotografie Indice dei documenti
Pag.
275
Indice dei nomi di persona Indice dei nomi geografici
))
2
Indice delle unità militari
))
288
Bibliografia
))
300
79
CARTE
(in busta a fine volume) Schieramento del Gruppo d'A rmate Ovest alla data del r6 giugno 1940. Situazione del Corpo d'Armata Alpino alle ore 01,35 del 25 giugno 1940. » 3. - Situazione del IV Corpo d 'A rmata e del 3° Reggimento Alpini alle ore 01,35 del 25 giugno 1940. » 4. - Situazione del I Corpo d 'Armata alle oce 01,35 del 25 giugno 1940. » 5. - Dislocazione della 1a Armata e posiz ioni raggiunte dagli elementi avamposti alle ore 01,35 del 25 giugno 1940 (Settore Nord). J> 5 bis. - Dislocazione della 1a Armata e posizioni raggiunte dagli elementi avamposti alle ore 01,35 del 25 giugno 1940 (Settore Sud).
N. »
1. -
2. -
SCHIERAMENTO DEL GRUPPO D'ARMATE OVEST
ALLA DATA DEL 16 GIUGNO 1940 '
"'
C'~
e-., ..: ~ ,u _#---
~..: ~ 1--· - -
Carta n. 2
SITUAZJONE DEL CORPO D'ARMATA ALPINO ALLE ORE 01,35 DEL 25 GIUGNO 1940
SITUAZIONE DEL IV CORPO D'ARMATA E DEL 3" REGGIMENTO ALPINI ALLE ORE 01,35 DEL 25 GIUGNO 1940
SITUAZIONE DEL I CORPO D'ARMATA ALLE ORE 01,35 DEL 25 GIUGNO 1940
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2.S-6-1()