STATO MAGGIORE DELL'ESERCITO UFFICIO STORICO
Ludovica de Courten Giovanni Sargeri
LE REGIE TRUPPE IN ESTREMO ORIENTE 1900-1901
ROMA 2005
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PRESENTAZIONE
In occasione della ricorrenza del centenario della carnpagna in Estremo Oriente, l'Ufficio Storico ha inteso "rivisitare" il tema, a suo tempo affrontalo dal capitano Amedeo Tosti nell'opera La spedizione italiana in Cina (1900-901), risalente al 1926, con l'intento di approfondire gli aspetti che hanno caratterizzato questa particolare spedizione sia sotto il profilo diplmnatico sia sotto quello più strellamente militare. L 'aggettivo "particolare" è motivato dal fatto che, per la prima volta, unità del Regio Esercito italiano fitron.o impiegate in terre verarn.ente lontane dalla madrepatria. Si trattò di un'operazione in cui l'organizzazione logistica avrebbe dovuto rivestire quell'aspetto prioritario che ha assunto soltanto nei tempi ,noderni e che, in quel momento, venne a man.care specie a conji"onto con gli eserciti delle altre Potenze impegnate nella spedizione. Alla carenza di risorse fece .fonte la capacità di . comando, la buona volontà e lo spirito di sacrificio e di adattamento dei protagonisti che riuscirono, nonostanle tutto, a portare a buon .fine l'impresa, ricevendo, altresì, il plauso delle altre nazioni partecipanti. Lo studio ricostruisce, basandosi su fonti inedite conservate presso l'Archivio storico diplomatico del Ministero degli affari esteri, presso l'Archivio centrale dello Stato e, ovviamente, presso l'Archivio storico dello Stato Maggiore dell'Esercito, oltre agli eventi militari, i precedenti politico-diplomatici che portarono l 'Italia, in seguito all'assedio delle Legazioni a Pechino del 1900, ad inserirsi in un'azione a carattere internazionale, che ebbe come conseguenza l'invio di reparti dell'esercito.
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PRESENTAZIONE
Nella prĂšna parte, gli avvenimenti seguiti alla rivolta xenofoba dei boxers sono illuslrati ad ampio spettro, poichĂŠ l'analisi dettagliata dell'impresa, ufficialm.ente definita di "salvataggio", i niotivi dell'intervento italiano, le decisioni diplomatiche, la formazione e la partenza del contingente, non potevano essere trattati isolatarnente rispetto al contesto storico e politico contempo raneo agli eventi. Nella seconda parte, in particolare, sono esarninate la costituzione delle Regie Truppe Italiane in Estremo Oriente e le azioni militari condotte, la composizione degli altri contingenti e le varie iniziative messe in atto, con o senza militari italiani, per la presa di Pechino, .fino alla.firma del trattato di pace. Il rimpatrio del contingente italiano e le considerazioni finali chiudono la trattazione. IL CAPO UFFICIO STORICO Col. f.(alp.) s.SM Massimo MULTAR!
PREMESSA
All'indomani dell'unificazione nazionale l'Italia era andata maturando la consapevolezza della necessitĂ di mettere in atto una politica di presenza attiva nel consesso internazionale per garantire al paese la partecipazione, in una posizione di pari dignitĂ con le altre potenze, alle decisioni e alle iniziative riguardanti i nuovi assetti dello scacchiere europeo ed extraeuropeo. Si trattava di una posizione politicamente delicata per una nazione che per la prima volta si affacciava come tale nel concerto delle grandi potenze industrializzate e giĂ dotate di colonie di dominio e di sfruttamento. Tra la fine del XIX e gli inizi del XX secolo l'azione internazionale dell'Italia era passata infatti dalla politica delle mani nette nel Congresso di Berlino attraverso l'avventura crispina e il disastro di Adua, per approdare ora all'azione diplomatica ed equilibratrice di Visconti-Yenosta, con il riavvicinamento alla Francia e l'attenta e prudente tutela degli interessi italiani ali' estero. In tale contesto la presenza e le funzioni dei militari italiani negli obiettivi nevralgici della politica estera internazionale venivano non solo a costituire lo strumento di salvaguardia delle rappresentanze diplomatiche, delle missioni religiose e degli scarsi nuclei di nazionali impegnati in iniziative imprenditoriali nei territori oltremare ma spesso rappresentavano la longa manus del governo nello svolgere funzioni di arbitraggio in occasione di controversie internazionali o di vero e proprio intervento armato in caso di conflitti e rivolte in aree di tradizionale interesse per il paese, come il Levante e i Balcani. Conttibuire alla sicurezza e alla stabilitĂ dell'area del Medite1nneo e del vicino Oriente costituiva d'altra parte un elemento costante della politi-
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PREMESSA
ca nazionale. Negli ultimi quindici anni dell'Ottocento l'Italia si trovò di fatto a essere protagonista di missioni militari di sicurezza internazionale finalizzate o all'attuazione di un vero e proprio controllo del territorio, mediante la presenza di contingenti militari e navali, oppure alla partecipazione di suoi rappresentanti militari in seno ad organismi plurinazionali istituiti con il compito di dirimere situazioni conflittuali, ricercando soluzioni di compromesso tra le nazioni belligeranti, come nel caso della presidenza della Commissione militare internazionale in occasione del conflitto serbo-bulgaro del 1885, o dell'intervento, nel 1896, nella guerra greco-turca per Creta. U fficiali dell'esercito italiano rivestirono il ruolo di delegati, e nel caso del tenente colonnello Alberto Cerruti di presidente, nelle commissioni per le delimitazioni dei confini tra i potentati balcanici in fermento, alle cui spalle agivano gli interessi dell'Austria-Ungheria e della Russia. L' Italia, pm ancorata all'alleanza con Germania e Austria, favorevoli alla Turchia, accettò di buon grado l'intervento nell'insurrezione di Creta, intendendo così riscattare l'immagine del paese e delle proprie forze armate compromessa in seguito alla recente sconfitta cli Adua; ciò le fornì soprattutto l'occasione di una condotta più indipendente dalie altre due potenze della Triplice nella Questione d'Oriente. Il governo italiano, mantenendosi in accordo con Francia e Inghilte1rn sostenne con esse e con la Russia il blocco navale a Creta fino al ritiro delle truppe ottomane e si adoperò perché anche la Tessaglia fosse sgombrata dai turchi. Nel 1897 una Commissione militare, composta da ufficiali italiani , inglesi, tedeschi, russi, austroungarici, francesi, greci e turchi, iniziò la sua attività nel capoluogo tessalico, la città di Volo, controllando il rientro delle formazioni greche e turche nei rispettivi territori, sorvegliando lo scambio dei prigionieri e verificando che il confine tra i due paesi fosse modificato secondo gli accordi bilaterali concordati tra le parti. L'Esercito italiano, alla vigilia della spedizione in Cina, aveva quindi già un'esperienza di interventi all'estero e d'altro canto la necessità di acquistare un ruolo significativo nel concerto delle potenze europee spinse il governo, nonostante la scarsità degli interessi italiani in Estremo Oriente, ad offrire il proprio contributo all'impresa. Nel 1900, la spedizione internazionale per la liberazione delle Legazioni assediate dai boxers in rivolta vede, per la seconda volta in
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un brevissimo lasso di tempo, soldati del neocostituito Stato italiano combattere in terre straniere per mantenere un ruolo nel consesso internazionale, a stretto contatto con le truppe delle nazioni più potenti ciel mondo, ma per la prima volta veramente lontani dal bacino ciel Mediterraneo e dalla madrepatria, esposti alla pericolosità e alla pesantezza del rischio connesso alla scarsa conoscenza delle zone di operazione, delle caratteristiche geografiche e fisiche ciel ten-itorio e dei costumi del paese. Gli insegnamenti che se ne trassero, soprattutto a carattere logistico, furono moltissimi e preziosi, poiché in realtà era stata la grande distanza che separava la Cina dal territorio italiano a giocare un ruolo determinante nella condotta delle operazioni. L'esercito nazionale, di recente formazione, non aveva assimilato le esperienze dei contingenti europei di più antica tradizione, tra l'altro già allenati ai panorami e ai problemi organizzativi e di equipaggiamento delle guerre coloniali. Con ogni probabilità, gli Stati Maggiori italiani non avevano ancora ben assimilato e ponderato a fondo le esperienze maturate nelle precedenti analoghe missioni, a causa del loro susseguirsi con cadenza quasi annuale. Di certo la mancanza, all'indomani dell'mTivo del contingente internazionale, di azioni belliche veramente impegnative, lamentata con rammarico dai protagonisti militari della spedizione, rese però probabilmente meno gravi i rischi e le conseguenze delle disfunzioni logistiche. La cooperazione tra Esercito e Marina italiana, sebbene in assenza cli una naturale inclinazione a tale esercizio eia parte di entrambe le forze armate, rispose comunque a11e aspettative del governo, mantenendosi all'altezza degli eserciti de11e altre nazioni coinvolte, ricevendo, peraltro, il riconoscimento dei comandanti alleati. Ciò che è mancato al corpo cli spedizione italiano in Cina in termini di organizzazione, di mezzi e di esperienza, venne compensato dallo spirito di adattamento dei protagonisti della spedizione: dal marcato senso del dovere e della disciplina dei soldati e dalle capacità proprie dei comandanti che riuscirono, nonostante tutto, a portare a buon fine l'impresa che risultò inoltre quasi del tutto immune dagli eccessi, dalle violenze e dalle spoliazioni perpetrati in più di un caso dai contingenti stranieri ai danni di popolazioni e cli una cultura estranee e guardate con gli occhi dell'arrogante superiorità imperialista.
PARTE
I
LUDOVICA DE COURTEN
UINTERVENTO ITALIANO IN CINA POLITICA ED OPINIONE PUBBLICA
Ringrazio il gel!. Nicola della Volpe per la ,fiducia accordata al mio lavoro, il col. Giovanni Sargeri per la costante collaborazione, il 1en. col. Romcmo Alessandrini, direltore del Museo storico dei Bersaglieri per la disponibilità con la quale ha facilita lo la mia ricerca, e tutto il personale dell'Ufficio Storico dello Sfato Maggiore dell'Esercito, in particolare il ten. col. Filippo Cappellano e it dott. Alessandro Gionjì·ida. Un ringraziamento anche alla dott.ssa !vl. Assunta Ceppari dell'Archivio di S1ato di Siena, alle dott.sse Pennella e Scarnati dell 'Ufficio Storico della marina militare, alla dott.ssa Paola Carlucci e in}Ìlle al dott. Giulio Fava, pronipote di Vincenzo Fileti, per il proficuo scambio di idee.
Le premesse politiche, diplornatiche ed economiche L'intervento ufficiale dell 'ltal ia, nel luglio 1900, a difesa delle rappresentanze diplomatiche europee a Pechino assediate dai boxers xenofobi in rivolta, era nato da un terreno politico molto delicato, che aveva visto pesare sull'orientamento del governo in ambito internazionale recenti motivi di orgoglio nazionale deluso e contemporanee spinte esterne da parte di nazioni più direttamente e ampiamente interessate nello scacchiere asiatico. Circa quattro anni prima, il l O marzo 1896, la disfatta di Adua aveva rappresentato una durissima battuta d' arresto per l'avventurosa, strumentale, e fondamentalmente inesperta politica coloniale cri spina, per quell'imperialismo di "diversione" varato dallo statista siciliano in un momento di acuta crisi sociale interna del paese. Alla disfatta africana, che, dopo Ja caduta di Crispi, spinse, com'è noto, ad una decisa, almeno apparentemente, politica cli raccoglimento sul versante delle imprese oltremare, seguiva nel marzo 1899 l'incidente di San Mun. Tardiva richiesta dell'Italia cli una base in Estremo Oriente ed episodio notissimo di insipienza diplomatica, esso offrì l'occasione al governo cinese per un primo netto rifiuto ad una potenza occidentale ed ebbe anche un peso non indifferente nella decisione statunitense cli prendere posizione a favore del principio dell'"open cloor": parità di condizioni in campo commerciale e industriale nelle relazioni intercorrenti tra le nazioni impegnate in Cina, rispetto dell'indipendenza e dell'integrità territoriale del Celeste Impero 1• Tale "dottrina" era stata formulata e sostenuta, sul finire del XIX secolo, dagli uomini di governo inglesi, nel momento in cui la Gran Bretagna vedeva il suo predominio in Asia, legato soprattutto 1
A.VINCE,
La doctrine américaine de la porte ouverte en Chine et son ap-
plicalion. dans la potitique internalionate, Besançon, Jacqucs et Demontrond ,
1946.
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L. DE COURTEN, L'JNTERVENTO rl'.~LIANO IN CINA
alla concorrenza commerciale, minacciato dalla politica d'intervento militare voluta dal nuovo espansionismo tedesco, russo e giapponese a difesa di sfere d'influenza basate su concessioni territoriali Il principio della "porta aperta" e il progetto di un 'azione congiunta anglo-americana in Estremo Oriente, dapprima accolti con freddezza dal governo di McKinley, venivano fin dal 1898 ripresi e rielaborati dal nuovo segretario di Stato John Hay, già rappresentante degli Stati Uniti a Londra e legato alla cerchia di Theodore Roosevelt. L'"open door" non introduceva nulla di nuovo o rivoluzionario negli antichi rapporti già esistenti fra la Cina e le potenze ma aveva lo scopo, dosando abilmente i reciproci egoismi, di stabilire, nell 'interesse degli Stati Uniti (e dell 'Inghilterra), una limitazione ai vantaggi che le nazioni rivali potessero eventualmente acquisire a danno non tanto dell'impero cinese, ma soprattutto, evidentemente, degli altri paesi interessati al commercio con 1' Estremo Oriente. Hobson, il teorìco (e critico) inglese dell ' imperialismo, all' inizio del Novecento sosteneva infatti : La gara per assicurarsi l'Africa e l' Asia ha cambialo la politica cli tutte le nazioni europee, ha fotto sorgere alleanze contrarie a tutte le linee naturali di simpatia e cli associazione storica, ha costretto ogni nazione ciel continente a consumare una parte sempre maggiore delle sue risorse materiali e umane per l'equipaggiamento navale e militare, ha condotto la nuova grande potenza, gli Stati Unili, da una posizione cli isolamento a gareggiare nel pieno della concorrenza internazionale2 •
Tutto ciò era abilmente manovrato dalla Gran Bretagna, che della dottrina della non spartizione era stata la prima, interessata sostenitrice. Essa, inoltre, con il suo prudente appoggio all ' Italia nella questione di San Mun (così prudente da escludere preventivamente ogni sostegno ad azioni di forza, ben conscia fin dall 'inizio che le richieste italiane sarebbero state respinte dal governo imperiale) mirava chiaramente, come avveniva anche nello scacchiere africano, ad assicurarsi un alleato debole quanto comodo.
2 J. A . HOBSON, L'imperialismo, a cura cli L. MELDOI.ES l, Roma, Newton Compton, 1996, pp. 62-63.
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Il "crispino" Primo Levi, futuro direttore generale degli affarj commerciali al Ministero degli affari esteri, giornalista, esperto di problemi colonialì, membro del consiglio centrale dell 'Istituto coloniale italiano, proprio nel 1899, scriveva: S'è detto che la longanimità dell'Italia cli fronte a l rifiuto cinese era convenuta coll'Inghilterra e da essa suggerita; ma quale meraviglia che questa dopo avere considerato con piacere, se non pure provocato, un ' azione parallela cieli' Italia nell'Estremo Oriente, ed essersi mostrata disposta ad appoggiare quell'azione, si è chiesta se c'era poi da fidarsi, e se era il caso di compromettersi per i nostri begli occhi?3 .
3 XXX (PR IMO LEVI), I Cinesi d'Eumpa e la mediafizzazione dell'Italia, in "Rivista politica e lelleraria", lll (1899), voi. VII, fasc.2, 1° maggio, p. 11.
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L. DE COURTEN, L'INTERVENTO ITALIANO IN CINA
Il governo cinese, a metà degli anni Trenta dell'Ottocento, per ragioni sociali ed economiche, aveva tentato di porre un freno all ' uso dilagante dell'oppio, che, introdotto dall'India, rappresentava la voce princ ipale delle importazioni inglesi in Cina. La Gran Bretagna ne approfittò per scatenare un conflitto (le "guerre dell'oppio" appunto) che ebbe come conseguenza l'apertura forzata dei porti cinesi (treaty ports) al commercio estero in base al trattato di Nanchino (1842). Quest'ultimo sancì, oltre al pagamento di enormi indennità di gue1Ta a carico del governo imperiale, il diritto per gli occidentali di commerciare nei porti aperti, di godere dell 'extraterritorialità rispetto alla giustizia ci nese e di imporre dazi di favore all e propne merc1. L'Italia, al pari delle altre nazioni europee e degli Stati Uniti , all'indomani delle guerre dell'oppio e dell'apertura dei porti asiatici, aveva stipulato, fin dal 1866, trattati di amicizia e di commercio con la Cina e il Giappone che contenevano la clausola della nazione più favorita4, clausola questa che fin dal 1843 figurava onnai in tutti i trattati con la Cina, estendendo automaticamente i massimi privilegi ottenuti da una qualsiasi nazione straniera a tutte le altre potenze che stabilissero analoghi accordi. Nonostante tali patti, gli scambi commerciali italo-cinesi per lungo tempo non progredirono, suscitando le lamentele degli ambienti commerciali e della pubblicistica specializzata5 • Ciò a causa soprattutto della mancanza di una solida rete consolare, che fungesse anche da osservatorio economico, e di adeguate linee di navigazione con l'Estremo Oriente, a differenza ad esempio della Germania e della stessa Austria-Ungheria, che, meno interessata alla spar'
'
.; Cfr. ad esempio L. NocENTJNI, L'Europa nell'Estremo Oriente e gli interessi dell'Italia in Cina, Milano, Hoepli, 1904, pp. 177 e segg. e L. DE CoURTEN, Diplomazia, commercio e navigazione. Le relazioni italo-giapponesi tra il 1860 e il 1914, in "Clio", XXTl (1986), 1, pp. 51 -75 . ' Cfr. per lutti, A. TESO, L'Italia e la Cina, in "Rivista marillima" , XXXII (1899), IV, pp. 5-30; ID., L'Italia e l'Oriente. Studi di politica commerciale, Torino, Unione Tipografico-Editrice, I 900 e L. ZUANELLI , L'Italia nella conquista commerciale del!' Estremo Oriente, Milano, "La Gutenberg", 19 I I .
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tizione del territorio cinese, vi esercitava però già da tempo lucrosi traffici 6 • Lo scoppio del conflitto cìno-giapponese del 1894-95 per il possesso della Corea, mise però in luce lo sfacelo interno dello sterminato impero manciù e la sua inferiorità militare rispetto al Giappone, ormai industrializzato e dotato di armamenti. La situazione suscitò nelle maggiori nazioni europee (Inghilterra, Russia, Germania, Francia), le preoccupazioni e l'ansia di mantenere i diritti acquisiti e di accaparrarsi nuove sfere d' influenza. Le grandi potenze, oltretutto, si trovavano in Cina in posizione d'inferiorità rispetto alla Gran Bretagna, la quale dominava incontrastata, con i suoi commerci e le sue navi, il mercato asiatico, contraria quindi ad ogni occupazione territoriale che potesse mettere in forse la sua libertà d'azione, seguita ed avallata in tale ,nodus ope randi dagl i Stati Uniti, con i principi che verranno enunciati e disinvoltamente imposti il 6 settembre 1899 e il 3 luglio 1900 da fohn Hay alle nazioni cointeressate7• Quando, nel luglio del 1894, la Gran Bretagna, per la protezione dei commerci e dei connazionali presenti in Ci na, esortava le altre quattro potenze (Russia, Francia, Germania e Stati Uniti), che in base a " trattati speciali" esercitavano i loro privilegi commerciali e marittimi in Estremo Oriente, ad agire di concerto per cautelarsi contro gli eventuali contraccolpi del conflitto a danni di persone e proprietà straniere, l'ambasciatore a Londra, Giuseppe Tornielli, ricordava intenzionalmente al ministro degli esteri britannico, lord Kimberley, l'esistenza anche per l'Italia di interessi da proteggere e far valere in Asia in base ad uguali trattati8 •
Cfr. ad esempio L. DE COURTEN, La marina mercanlile italiana nella polifica di espansione (1860-1914). bulus/ria, finan za e trasporti maritttimi, Roma, · Bulzoni, 1989, passim. 'A . AQUARONE, Le oriMini dell'imperialismo americano. Da McKinley a Taft ( 1897-19 I 3), Bologna, il Mulino, 1973, pp. 143 e seguenti. s Cfr. telegramma n. 1940 di Tornielli al ministro degli esteri Blanc, datato Londra, 12 luglio 1894, in / documenli diplomatici italiani (d'ora in poi ODI), seconda serie: 1870-1896, voi. XXVI (15 dicembre 1893-3 1 marzo 1895), Roma 1999, doc. n. 430, pp. 290-291 . 6
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Il ministro degli esteri Blanc approvava l'operato dell'ambasciatore e aggiungeva: i nostri trattati colla Cina ed il Giappone non ci permettono di assistere con indifferenza al presente loro conflitto. In difetto di quei concerti coll'Inghilterra e colla Germania ai quali volentieri sarebbe addivenuta, l'Italia si riserva pertanto di valersi della sua intera libertà d'azione per prendere, come gli Stati Uniti hanno dichiarato di voler fare, l'atteggiamento e la posizione che le sembreranno più consentanei al proprio interesse.
Ancora Tornielli, qualche mese dopo, telegrafava al suo ministro: Sono d'avviso ( ... ) che sarebbe assai difficile tener nostra posizione in quest'importante questione per tanti riflessi collegata colla generale situazione europea se non prendiamo nessuna parte nel momento presente alla tutela stranieri in China( . .. )9.
Dopo alcune esitazioni, dovute al timore di urtare la Francia, che esercitava di fatto la protezione dei missionari cattolici in Estremo Oriente; dopo aver, su spinta della Gran Bretagna, concordata una "comunanza d'azione diplomatica", che portava, da parte italiana, ad una dichiarazione ufficiale di neutralità nel conflitto, in considerazione anche degli amichevoli rapporti esistenti con il Giappone, Blanc, il 10 ottobre 1894, disponeva l'invio in Cina dell'ariete torpediniere Umbria, un incrociatore da poco uscito dal cantiere Orlando di Livorno, e dava opportune istruzioni al comandante, capitano di fregata Alessandro Bertolini, "per la tutela de' nazionali"10.
•) Cfr. dispaccio n. 26493/420, del 14 luglio 1894, di Blanc a Tornielli e telegramma da Londra, n. 2650, del 5 ottobre 1894, di Tornielli a Blanc, in DDI, seconda serie: 1870-1896, voi. XXVI (15 dicembre 1893-31 marzo 1895) cit., docc. nn. 437 e 597, pp. 294 e 385. Al riguardo si veda anche il rapporto riservato da Londra ciel 4 agosto 1894 di Tornielli a Blanc, in ARCHIVIO STORICO-DIPU)MATICO DEL MINISTERO DEGLI A.ffARl ESTERI (d'ora in poi ASDMAE), Serie politica P, Giappone, 1891-/894, b. 297, pos. P.47. 10 Appunto riservato del capo gabinetto del ministro degli esteri, Alberto Pisani Dossi, in DDI, seconda serie: 1870-1896, voi. XXVI (15 dicembre 189331 marzo 1895) cit., doc. n. 624, p. 399.
LE REGIE TRUPPE IN ESTREMO ORIENTE ( 1900- I90 I)
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Già nel 1891 e nel 1893, in occasione di rivolte anticristiane ed eccidi cli missionari verificatisi in Cina, l'Italia, tramite i suoi rappresentanti, si era allineata con l'Inghilterra, la quale, sempre timorosa delle mire espansionistiche della Russia, aveva scelto di risolvere diplomaticamente e tramite riparazioni e indennità le controversie in territorio cinese, senza ricorrere all'uso della forza, che avrebbe finito per avvantaggiare sul piano degli acquisti territoriali Je altre potenze interessate 11• Ma con il 1895 nasce ormai una vera e propria "questione d'Estremo Oriente". Con il trattato di Shimonoseki (17 aprile), che metteva fine al conflitto, il Giappone, grazie anche alla superiorità dei suoi armamenti , appariva il vincitore incontrastato: la C ina riconosceva l'indipendenza della Corea, cedeva Formosa, le isole Pescadores, la penisola di Liaotung con Port Arthur, vero accesso alla Manciuria, concedeva agli stranieri l'apertura di nuovi porti, con diritto d i impiantarvi fabbriche, e libertà di navigazione sullo Yangtze, il che andava a tutto vantaggio delle nazioni più favorite, compresa l' Italia. Il trionfo nipponico si rivelava però di breve durata. A pochi giorni dalla firma del trattato, Russia, Francia e Germania imponevano, dietro pagamento di un'indennità, la restituzione alla Cina della penisola d i Liaotung. Le tre nazioni impedivano così al Giappone di mantenere un punto d'appoggio sul continente, sostenevano nello stesso tempo la Cina prestandole i milioni necessari al pagamento dell'indennità, ottenendo in cambio la cessione di territori in affitto (a tempo, per 25 o 99 anni, dietro corresponsione di un canone) e concessioni ferroviarie. A questo punto la Gran Bretagna, che si era mantenuta estranea a questa "triplice alleanza asiatica", e che peraltro dall'epoca del trattato di Nanchino (1842), possedeva in perpetuo l'isola cli Hong-kong, per controbilanciare le concessioni ottenute dalle altre grandi potenze, specie quelle di Russia e Germania a nord (Port Arthur, Dairen e Kiao-chow) , strapperà, nel 1898, la cessione in affitto
11 Cfr. il sempre valido studio di G. BORSA, Italia e Cina nel secolo XIX, Milano, Comunità, 1961, pp. 47-48.
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L. DE COURTEN, L'INTERVENTO ITALIANO IN CJNA
di Wei-hai-wei, sulJa punta estrema dello Shantung, di fronte alla Corea 12 • L'Italia dal canto suo, data anche la netta inferiorità commerciale rispetto alle altre nazioni imperialiste, continuava, per forza di cose, a perseguire in questo momento una politica delle "mani nette". In una nota circolare del 7 apri le 1895 diretta al presidente del consiglio e agli altri ministri, Blanc aveva chiarito: E' evidente la preoccupazione del Governo giapponese di non dar luogo a pretese territoriali delle potenze vicine ai due Tmperi, e d'interessare a tale scopo tutti i Governi ed approfittare dell'apertura dell'Impero cinese al libero commercio ed alla civiltà. ln quell'intento l'Jtalia, che gode a Tokio speciali simpatie, ha interesse ad appoggiare il Giappone. E solo quando invece si presentassero inevitabili concessioni territoriali ad altre potenze, l'Italia avrebbe ad assicurarsi concessioni speciali soprattutto d' ordine econornico 1\
La campagna della nave U,nbria, che abbiamo visto voluta dalla Consulta, aveva infatti come scopo soprattutto l'"utilità di mostrare la bandiera nazionale in quelle regioni poco visitate da navi da guerra, principalmente nazionali". Arrivato a Shanghai, il comandante Bertolini riferiva come ognuna delle cinque nazioni con interessi in Cina avesse lasciato un distaccamento di truppe da sbarco a disposizione dei ministri residenti a Pechino e "una piccola cannoniera ciascuna ( ... ) a Tientsin ( . ..)". Quando il ministro d'Italia in Cina, Alessandro Bardi, telegrafa al comandante per chiedergli di inviare alcuni dei suoi uomini per la protezione delle legazioni, nel suo rapporto Bertolini informa puntualmente il Ministero della marina: (. .. ) la decisione di aderire all'invito del R0 Ministro in China di portare a Taku li marinai per inoltrarli a Pekfoo, l'ho presa appunto perché avevo
12 J. 0STERHAMMEL, Storia della Cina moderna (secoli X\IIII-XX), Torino, Einaudi, 1992, pp. 305 e seguenti . Cfr. anche Il nuovo acquisto dell'Inghilterra in Cina, in "L'esplorazione commerciale", XIII (1898), VI, pp. 197-200, ed E. C.ATELLA NI, L'Estremo Oriente e le sue lotte, Milano, Treves, 1904, pp. 349-350. 13 Minuta della nota si trova nelle carte di Alberto Pisani Dossi, in ARCHlv10 CENTRALE DEI.LO STATO (d' ora in poi ACS), scatola 14, fase. 40.
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avuto informazione esatta che le altre potenze avevano pure sbarcato del personale militare collo stesso scopo, cioè di proteggere la propria legazione' 4 •
Si trattava evidentemente dei primi impacciati tentativi di assicurarsi un ruolo, una presenza nel concerto delle potenze, per non rimanere esclusi dall' oppo1tunità di presentarsi alla pari nel consesso internazionale e di beneficiare dell'eventuale sfruttamento di risorse ancora vergini, oltretutto già ampiamente ipotecate da nazioni di maggior sviluppo industriale e con potenti flotte mercantili e da gue1rn. Proprio Bardi, scrivendo a Blanc da Pechino nel giugno I 895, si meravigliava della tranquillità mostrata dai membri dello Tsungli-yame1115 riguardo la situazione dell' impero cinese all'indomani del conflitto, e considerava con preoccupaz.ione: Essi dicono che se vi sono difficoltà, le risolveranno le tre Potenze europee [Francia, Germania, Russia] che qui procedono d' accordo, senza riflettere (intendo i Ministri cinesi) che anelando avanti dello stesso passo, la Cina finirà per abdicare la sua sovranità nelle mani delle tre Potenze"'·
A pochi giorni di distanza, il capitano Francesco Gavotti, che aveva nel frattempo sostituito Bertolini al comando dell' U,nbria, riferiva da Shanghai, nei suoi rapporti di navigazione, sulle visite fatte ai missionari francescani e alle suore canossiane operanti sul basso corso dello Yangtze, dove aveva trovato una situazione di calma. Più a nord, però, la reazione xenofoba si era fatta sentire violentemente: Non appena lasciato il fiume ( ... ) si ebbero notizie esatte che nel Szechuan erano avvenuti disordini, essendo state colà demolite e dis trutte 14 ARCHIVIO DELL'UFFICIO STORICO DELLA MARINA M1u1:.1.RE (d' ora in poi AUSMM), b. 2234 "Archivio 1iservato dei rapporti del R. Incrociatore Umbria", fase. "Umbria I 894", rapporti ciel com.te Bertolini da Shanghai ciel 4 e 21 dicembre 1894. Al riguardo anche Ui-:F1c10 STORICO DELLA R. MARINA, Storia ciel/e campagne oceaniche della R. Marina, II, Roma 1936, pp. 285 e seguenti. La rada cli Taku, dove stazionava il naviglio internazionale, si trovava nel Petchili (Mar Giallo), di fronte all'imbocco del Pei-ho, la via t1uviale che conduceva a Tientsin. 15 Letteralmente il Tribunale delle nazioni straniere, una sorta di ministero degli esteri del governo imperiale cinese. 16 ASDMAE, Serie politica P, Cina (1891-1896) , b. 404, fase. "Ci na, anno l895", rapporto n. 75/50 del 4 giugno 1895.
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L. DE COURTEN, L' INTERVENTO ITALIANO IN CINA
tutte le proprietà dei missionari cattolici e protestanti. Questa località, ancorché p.iù prossima ad Hankow che a Shanghai, è così remota per le comunicazioni, che il prolungare la nostra permanenza in Hankow, o il ritornarvi, sarebbe stato inutile, come infatti mi cli chi arò il console inglese, che funge da console italiano. Giunto a Shanghai, però, trovai un concentramento di navi da guerra estere, cioè francesi, inglesi ecl americane, allo scopo di ottenere dalla China le dovute riparazioni e garanzie cli sicurezza per i missionari e gli europei residenti nell' interno e minacciati nelle loro vite e proprietà. A mio parere, tenuto conto delle assicurazioni date dalla China, dalla presenza cli forze imponenti europee nei mari della medesima, si può essere sicuri che simili eccessi più non succederanno, o succeclenclo, saranno immediatamente riparati. Inoltre noi non abbiamo in quelle regioni italiani residenti fissi, salvo qualche rara eccezione; vi sono i missionari italiani e le suore abbastanza numerose, ma queste corporazioni invocano la protezione francese, avendone la cittadinanza, pur avendo per la nostra bandiera, come lo dimostrarono, tutta la deferenza17.
Nonostante alcune affrettate conclusioni e un atteggiamento piuttosto prudente, l'analisi cli Gavotti, che di lì a poco ritornerà a Taku a prelevare il distaccamento italiano lasciato a difesa delle legazioni, appare in quel momento piuttosto fondata. Lodovico Nocentinì (1849-1910), l' interprete e sinologo che per un breve periodo aveva anche retto il consolato cli Shanghai, nel settembre 1895, all'indomani di Shimonoseki e dell ' apertura cli altri quattro porti al commercio estero, ammoniva: è necessario che l'Italia abbia affermati e stabiliti seri interessi commerciali per trarre colle altre potenze i vantaggi che si dovranno ottenere coi nuovi patti, perché se fosse altrimenti, o essa non prenderebbe parte all ' azione comune delle Potenze e si troverebbe quasi chiuso un ricco campo alla sua attività commerciale, o vi prenderebbe pane e avvantaggerebbe più gli altri che se stessa 18 •
11 AUSMM, b. 2234 cit. , fase. "Umbria 1895", rapporti del com.te Gavotti eia Shanghai del 14 e 2 1 giugno 1895 (il corsivo è mio). 18 L NoCENTINI, Delle conseguenze che possono aspettarsi dai recenli avvenimenli poliiici che si sono svolti nell'Estremo Oriente, per gli interessi commerciali ed economici dell'Europa e specialmente dell'Italia, in Atti del secondo congresso geografico italiano tenuto in Roma dal 22 al 27 settembre 1895, Roma I 896, p. 350.
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Facondo ed esperto relatore ai congressi geografici, collaboratore della "Rivista geografica itali ana", da tempo Nocentini era attento osservatore e sosten itore di una più decisa azione dell'Italia al fine di creare correnti di penetrazione commerciale in Estremo Oriente, adeguatamente sostenute da servizi consolari d'informazione, come avveniva per la Germania e la Gran Bretagna. L'anno successivo lamentava: L'Italia ha in Cina circa 280 nazionali, dei quali 200 circa nelle missioni cattoliche, i rimanenti in Shanghai. Questi sono quasi nella totalità occupati nelle filande, che in numero di 20 sono sorte per opera di case europee e indigene. Nessuna vera e propria ditta nostra esiste 19•
Alla fine dell'Ottocento l'Italia era infatti presente in Cina con appena 9 case di commercio rispetto non solo alle 402 della Gran Bretagna ma anche alle 76 della Francia, alle 70 degli Stati Uniti, e alle 19 della Russia, venendo al dodicesimo posto20 . A Nocentini faceva eco il console generale italiano a Canton (residente a Hong-kong), Eugenio Zanoni Volpicelli. Quest'ultimo, in un suo memorandum sulla Cina ciel 1898 non solo sottolineava la supremazia che la Gran Bretagna e la Germania esercitavano nel Celeste Impero grazie alla superiorità economica e organizzativa (il servizio delle Dogane imperiali era praticamente in mano inglese, gestito eia sir Robert Hart, vero artefice della politica britannica in Estremo 01iente), ma soprattutto ribadiva come le relazioni commerciali dell'Italia con la Cina, fossero, rispetto alle altre nazioni, insignificanti : f pochi nostri connazionali che sono sparsi nei po1ti ciel litorale, e specialmente a Shanghai, sono impiegati cli negozianti o filandieri esteri. Il limitato movimento di esportazione o di importazione, eia e per l'Italia, si fa a mezzo di intermediari o di navi straniere; quindi non appare, nelle statistiche doga'" Io., Gli in/eressi iLaliani nella Cina, in "Rivista geografica italiana", III ( 1896), X, p. 555. Su Nocentini si veda F. SURDICII, Lodovico Nocentini e la penetrazione co11unerciale italiana in Asia Orientale, in «Studi piacentini», 2001 , n. 30, pp. 339-364; 2002, n. 31, pp. 193-225. 20 A. T ESO, L'Italia e /'Oriente ... cit., pp. 255-256 e G. COEN, la repubblica cinese, II. li /)l'OMresso economico. la Cina aperta agli europei e agli Stati Uniti, in "Rivista marillima", XLV (I 912), III, p. 439.
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nali, come commercio italiano. ( ... ). Però, se si considera che la Cina e il Giappone sono, per eccellenza, i paesi della seta, che è uno dei principali nostri prodotti, è evidente che l'andamento, e anche le perturbazioni di quei vasti mercati, dovrebbero interessarci in sommo grado. Da quasi venti anni, mediante macchine e con personale italiano, i capitalisti inglesi vanno sviluppando largamente la produzione e la lavorazione della seta nelle vicinanze di Shanghai, dove si hanno bozzoli di qualità eccezionale.
Volpicelli non mancava di chiarire che, a differenza degli Stati Uniti, la Cina non era certo un paese dove poter indirizzare l'emigrazione operaia o contadina, data la manodopera abbondante e poco costosa, ma di certo era priva di una classe dirigente sia nel settore agricolo che in quello industriale, e ricordava come l'Italia fosse in grado di offrire ottimi elementi per l'impianto e la direzione di filande e tessiture di seta oltre che il personale tecnico (ingegneri e costruttori) per la costruzione di ferrovie e ponti, considerando anche la grande ricchezza mineraria del sottosuolo cinese2 1• D' altro canto, quanto il console a Canton sosteneva riguardo alla mancanza di una classe dirigente industriale coincide perfettamente con ciò che era avvenuto in Cina tra il 1862 circa fino alla vigilia della rivolta dei boxers, cioè con quel tentativo di industrializzazione forzata, di occidentalizzazione delle strutture, il cosiddetto "autorafforzamento", portato avanti da un gruppo cli statisti fedeli alla dinastia manciù, tra i quali figura di spicco fu quella di Li-hung-chang, segretario della corona e plenipotenziario per trattare con gli stranieri. Parallelamente agiva il gruppo dei "letterati" riformisti di Kang You-wei che nei cento giorni di potere ottenuti nel 1898 tentarono invano cli varare il cambiamento dell'amministrazione, dell'insegnamento e dell'economia, ben presto battuti dal partito conservatore dell ' imperatrice Tzu-hsi. In questo periodo fu in effetti riorganizzato l' esercito, furono creati arsenali e cantieri, organizzate linee cli navigazione fluviale, aperte miniere e filande, ma il modello di indipendenza rappresentato dal Giappone nel suo svi luppo industriale sia all'interno, con l'alleanza tra grandi mercanti e proprietari feudali e la nascita di
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AUSMM, b. 164, fase. 5 "Cina. Memorandum", 1898.
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una vera e propria borghesia industriale sostenuta dal governo, sia all'esterno, nei confronti degli investimenti e della tecnologia occidentale, con la creazione di propri quadri e maestranze, non veniva raggiunto dalla Cina, la cui burocrazia, per quanto "illuminata", non intendeva lasciar mano libera al capitale privato, lasciandone troppa, erroneamente, al capitale e alla dirigenza straniera22• Quando, nel novembre 1901. , Li-hung-chang muore, il barone Romano Avezzana, incaricato d' affari a Pechino, si ntetizzerà così il suo operato, in un'ottica tipicamente occidentale: Li-hung-chang fu spesso dipinto come amante della civiltà europea. In verità egli di essa non bramò che l'organizzazione degli eserciti e la potenza delle notte per affermare quell'esclusivismo che è il fondo dell'anima cinese. La maggiore intelligenza gli consigliò solo di mostrare più degli altri a tempo opportuno nei rapporti con l'Europa quella momentanea pieghevolezza che è pure una caratteristica della razza di fronte alla forza ed alla violenza2l.
Già all'indomani del conflitto cino-giapponese del l 894, il comandante dell'Umbria, Bertolini, nel suo rapporto di navigazione da Nagasaki, lodava infatti l'organizzazione e la superiorità navale dei giapponesi ( ... ) fatta non copiando un regolamento unico di una marina europea, ma prendendo un poco dappertutto e coordinandolo a seconda delle esigenze del loro popolo( ... ). I Chinesi avevano bensì ottimo materiale, navi potenti, potentemente armate e anche veloci, ma non avevano né capi, né subordinati capaci cli servirsi né singolarmente né all' insieme dei mezzi che erano posti a loro disposizione. Non avevano studio alcuno sul modo cli servirsi delle armi moderne né della loro efficacia2• .
Il giudizio identificava con buon anticipo e in modo preciso le 22 Al riguardo cfr. ad esempio, T. EPSTI:::IN, Breve storia della Cina moderna, Milano, Feltrinelli , 1956, pp. 37 e segg.; E. COLLOTTI PISCHEL, La rivoluzione cinese, Roma, Editori riuniti, 1968, pp. 1699-1 724; J.K. FAIRBANK- E. 0. REISCHAUER- AM. CRAIG, Storia dell'Asia orientale, II, Verso la modernità, Torino, Einaudi, 1974, pp.398 e segg.; J. 0STERHAMMEL, Storia della Cina moderna (secoli XVlff-XX) .. .cit. , pp. 276 e seguenti. 11 ASDMAE, Serie politica P, Cina, b. 411 , fase. "Rapporti politici. Dicembrel 901 ", rapporto a Prinetti eia Pechino del 9 novembre 1901. 2' AUSMM, b. 2234 cit., fase. "Umbria 1895", rapporto ciel com.te Bertolini ciel 13 aprile 1895.
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carenze organizzative che porteranno l'esercito cinese alla sconfitta al momento dell'assedio delle Legazioni nel l 900. Non va infatti dimenticato che i tentativi di riforma in senso occidentale costituirono il primo bersaglio della rivolta boxer. Essa era germinata eia un terreno cli insoddisfazioni sociali e religiose, come già era avvenuto con il ben più temibile movimento dei Tai-ping (1851 - 1864). Ambedue le ribellioni nascevano da una base "contadina" in lotta contro i proprietari fondiari che tartassavano le classi rurali facendo scontare loro i maggiori tributi imposti dal governo manciù costretto a pagare, in seguito alle guerre dell'oppio, le indennità alle potenze straniere, le quali oltretutto rappresentavano, con le loro linee ferroviarie e cli navigazione, una nuova e smisurata concorrenza per le classi povere. Ma mentre i Tai-ping, pur avendo in comune con i boxers sul piano politico l'ostilità alla "corrotta" dinastia che aveva aperto i porti alle potenze occidentali, professavano un cristianesimo d'importazione straniera, mitigato da culti popolari cinesi, che tentava di promuovere una sorta di comunismo primitivo, la setta segreta degli 1-ho-t'uan (Pugni di giustizia e di concordia) da cui il soprannome boxers, seguiva dottrine magico-esoteriche, esercitava le arti marziali e si appellava al patriottismo cinese contro lo straniero, contro i "diavoli bianchi"25• Ciò rese possibile alla dinastia imperiale di mantenere verso questi ribelli un atteggiamento ambiguo, sfruttandone a seconda del momento il potenziale xenofobo e la carica anticristiana, aspetti ben più utili e meno rischiosi della accentuata ideologia sociale delle altre sette eterodosse. Comunque, qualunque iniziativa dell'Italia in Estremo Oriente in campo commerciale, aggiungeva ancora Volpicelli nel suo memorandum sulla Cina, non poteva essere inaugurata e sostenuta se non da adeguate linee di navigazione: Tutte le nazioni hanno comunicazioni postali dirette colla Cina. L'Tnghi l-
Sui Tai-ping e sui boxers, cfr. i recenti studi di P. A. COHEN, The contested past: the boxers as history and myth, in 'The Journal of Asian Stuclies", 51 (1 992), l , pp.82-113 ; L. TESI, La rivolta dei boxer. Esoterisrno e guerra, m.agia e arti marziali nella Cina imperiale, Firenze, Arnaucl, 1995 ; J.D. SPENCE, Il figlio cinese di Dio, Milano, Monclaclori, 1999. 2;
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li-hung-chanR, segre/ario di Stato cinese
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terra ha la Peninsulare, la Francia le Messaggerie Marittime, la Germania il Lloyd Germanico, la Russia la Flotta Volontaria, l' AustJia il Lloyd Austriaco, gli Stati Unili il Pacific Mail, il Giappone il Nippon Yusen Kaisha. La bandiera italiana vi è sconosciuta o quasi. Oltre all'assicurarci una comunicazione diretta, ci metteremmo così in grado, col nostro personale marillimo, che frequenterebbe quelle coste, di studiar meglio le condizioni del paese, e di suggerire ai nostri commercianti e industriali quelle imprese che possono meglio a noi convenire.
Tali considerazioni, condotte negli anni successivi anche dal neoconsole a Shanghai, Cesare Nerazzini, e dal delegato commerciale italiano presso il consolato, Giovanni Vigna dal Ferro26, venivano, a ridosso dell'episodio di San Mun, sostenute con ricchezza di argomentazioni da Antonio Teso, che faceva parte di quella corrente, diciamo, protoimperialista che troverà di lì a poco la propria voce in organismi come la Lega navale e l'Istituto coloniale italiano. Teso, depu tato liberale, esperto di problemi marittimi e commerciali, che l'anno successivo pubblicherà una vera e propria summa dal titolo L'Italia e l'Oriente, nei primi mesi del 1899 criticava, sulla "Rivista marittima", il cauto programma riguardo alla questione cinese esposto alla Camera dal ministro degli esteri Visconti-Venosta nell'apri le 1898. Il responsabile della Consulta aveva ribadito di ritenere non "sufficientemente giustificata" un'azione politica diretta in Cina al pari di quella delle altre potenze, date le condizioni dei commerci e degli interessi italiani in quel paese; insisteva invece sull'importanza cli mostrare la nostra bandiera nei mari dell'Estremo Oriente, di riordinare il servizio consolare e quello degli interpreti, di accertare, infine, attraverso missioni commerciali, le condizioni rea.Ii dei mercati e gli affari più convenienti: ( ... ) in seguito ai risultati che si otterranno, il Governo è disposto ad adottare quelle misure ( ... ) che potranno essere richieste dai bisogni delle nostre industrie, per agevolare la loro espansione. Ho già avuto occasione cli
Cfr. il rapporto del 23 giugno 1901 sulle condizioni generali cli Shanghai inviato al ministero degli affari esteri da Nerazzini appena giunto a destinazione, in ASDMAE, Serie politica P, Cina, b. 4 I I, fase. "China. Rapporti politici. Mese di giugno I 901" (cfr. in Documenti, parte I, doc. n. I6) e G. VIGNA DAL FERRO, La Cina e lo sviluppo del commercio italiano nell'Estremo Oriente, s.n.t. [1906]. 26
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dire in questa Camera che la politica italiana non poteva eternamente poggiare sopra sole tesi diplomatiche, ma che le era necessario di avere un susbstratwn di espansione economica. Ai tempi nostri il vincolo tra la vita commerciale e la vita politica delle Nazioni si fa sempre maggiore, e il fattore economico è chiamato ad avere un'azione sempre più preponderante nel le relazioni internazionali2'1•
Queste prudenti e razionali linee d'azione non soddisfacevano Teso, che le considerava "troppo poco" in un momento di grande movimento internazionale, nel quale "mentre noi stavamo a discutere, gli I altri Stati ci prevenivano e ci chiudevano in gran parte la via" 28 • Lo stesso tipo di obiezione avanzata dal deputato che aveva rivolto l'interpellanza al ministro degli esteri circa gli intendimenti del governo riguardo agli avvenimenti in Estremo Oriente. Va sottolineate> che l'interpellante Emilio Visconti-Venosta, ministro era Carlo di Rudinì, figlio degli ajfari esteri del presidente del consiglio, e socio di Angelo Luzzatti (nipote, pare, di Luigi Luzzatti) in quel Peking Syndicate anglo-italiano per lo sfruttamento di miniere e costruzione di ferrovie nello Shansi, che si rivelò un ulteriore insuccesso per la diplomazia e per il capitale italiano. Evidentemente favorito dalla sua posizione nelle sfere governative, di Rudinì perorava in tal modo interessi personali e del suo gruppo, 2, Atti parlamentari (d'ora in poi AP), Camera dei Deputati (d' ora in poi CD), legislatura XX, I sessione, Discussioni, II tornata del 25 aprile 1898, p. 6159. 1o A TESO, L'llalia e la Cina, in "Rivista marittima" , XXlll (1899), IV, pp. 11-1 2 e lD., L'Italia e l'Oriente ... cit., pp. 235-236.
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apertamente sostenuti nell'aula parlamentare dallo stesso Yisconti-Venosta, che riferiva come la nostra legazione, "seguendo le istruzioni ricevute", avesse appoggiato presso il governo cinese la concessione di miniere a un Sindacato a capitale prevalentemente inglese "ma in cui è pure fatta una parte all'impiego del personale italiano e al concorso del lavoro italiano". Di fatto tutta l'operazione, gestita direttamente dal Luzzatti con metodi poco ortodossi, rimase espressione esclusivamente del capitale inglese. Così la prima iniziativa industriale in te1Titorio cinese finiva per affidarsi al peggiore affarismo29 • In realtà, come ricorda anche nelle sue memorie30, l'incaricato d'affari a Pechino, il marchese Giuseppe Salvago Raggi, aveva espresso fin dal 1897 al governo ampie critiche sull'operato del Luzzatti e sui reali vantaggi che potevano derivarne all'Italia; qualche anno più tardi, nel 1903, anche il console generale a Shanghaì, Cesare Nerazzini, di fronte ad una ripresa delle "operazioni" del Luzzati, questa volta dirette allo sfruttamento di concessioni minerarie ottenute da mandarini locali in quattro prefetture del Cekiang, si rivolgeva al ministro degli esteri, Morin, chiarendo la sua posizione di massima riserva: intendo non dimenticare che i Sindacati italiani in Cina non hanno fino ad oggi dato prova cli serietà alcuna, intenti solo a dare buona caccia alle ìnclennit.à, e non dimenticando sopraltulto, che certe apparenze d' interessamento politico nel Cekiang non hanno affatto contribuito ad aumentare il nostro prestigio né di fronte al Governo Imperiale né dì fronte alle popolazioni, prestigio che fu così seriamente compromesso per la malaugurata impresa di San Mun. Qui in Cina, com.e sarebbe stato opportuno per altro continente, ogni atto dì affermazione politica dovrebbe essere prima ben ponde29 L. GOGLIA-F. GRASSI, Il colonialismo italiano da Adua all'impero, Bari, Laterza, 1981, pp. 81 -90; C.M. MANCINI, Appunti per una storia delle relazioni commerciali e.finanziarie tra Italia e Cina: dal IR/4 al 1900, in "Rivista cli diritto valutario e cli economia internazionale", IX , 1987, IV, pp. 931-945. ~0 Le memorie cli Giuseppe Salvago Raggi (1866-1946), che sarà fra l'allro governatore civile della Colonia Eritrea dal I 907 fino alla fine ciel primo conflitto mondiale e delegato alla Conferenza della pace per le questioni coloniali, sono pubblicate in G. LICATA, Noiabili della ierza llalia, Roma, Cinque Lune, 1968, pp. 336-343 per il periodo cinese (1897-1901). Salvago, dopo essere tornato per alcuni mesi in Italia, verrà inviato di nuovo a Pechino nell'aprile del 1899 per sosti tuire, come ministro residente, Renato de Martino trnvolto dallo scandalo di San Mun.
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rato e poi condotto a termine ad ogni cos10 con passo lento, ma fermo e sicuro31.
E' evidente che Nerazzini, il quale proveniva, in qualità di ufficiale medico, dagli anni cruciali dall'esperienza africana32 , esprime il disagio che, ancora diffuso a livello politico e d'opinione, investiva i due peccati d ' origine della politica coloniale italiana: Aclua e San Mun. La baia di San Mun, e il riconoscimento degli interessi esclusivi del!' Italia nel Cekiang, erano stati chiesti al governo cinese nel febbraio 1899, allo scopo di possedere una base per il rifornimento carbonifero delle navi ma, almeno nelle intenzion i, soprattutto per disporre cli una testa di ponte per la penetrazione commerciale verso l'interno. La scelta, probabilmente a motivo cli malintese opportunità politiche, per non urtare gli interessi del Giappone e dell 'Inghilterra nella stessa area, era oltretutto caduta sul punto meno adatto deila costa (poco accessibile e mancante di vi e fluviali), mentre osservatori esperti (ufficiali di marina e geografi)», a co-'' Rapporto personale riservato, datato Shanghai, 30 maggio 1903, in ASDMAE, Serie politica P, Cina , b. 423, fasc.86/24: "Comm. A. Luzzalli. Operazioni finanziarie e commerciali in Cina". -12 Al riguardo cfr. E. L\CONA , Cesare Nerazzini, un. uJ]ìciale medico al servizio della diplomazia italiana in. Africa ( 1883-1897), in Fon1i e problemi della JU.Jlitica coloniale italiana. Alfi del convegno, Taormina-Messina, 23-29 ottobre 1989, I, Roma, Ufficio centrale per i beni archivistici, 1996, pp. 113- 148 (Pubblicazioni degli Archivi di Stato. Saggi, 38). Su Nerazzini si vedano anche i recenti studi di A. F RANCIONl, Medicina e diplomazia. Italia ed Etiopia nell'esperienza africana di Cesare Nerazzini (1883 -1897), Siena, Nuova immagine, 1999 e Il "banchetto cinese". L'J1aliafra le treaty powers, Siena, Nuova immagine, 2004. 33 G. CORA, L'/1alia in China. La baia di San Mun, in "Nuova Antologia", I 6 marzo 1899, pp. 341 -353; G. R1cc1-11ERJ, L'Italia in Cina, in "Rivista cl'ltalia", II (1899) , 4, pp.630-654 e A proposito dell'occupazione di San Mun. Una lellera del prof G.Nicchieri, in " Rivista geografica italiana", VI (1899), 5, pp.300-302; L.VANN UTELLI , Una escursione nel Ce-kianM, in "Bollettino della Società geografica italiana", s.III, voi. XII, 1899, 9, pp.408-418 ; M. VALLI, Gli avvenimenti in Cina nel 1900 e l'azione della R. Marina italiana, Milano, Hoepli, 1905. Un recente studio sull'argomento è quello cli R. Q UA RTARARO , L'affare di San-Mun. Un episodio dell'imperialismo coloniale italiano alla fine del secolo XIX , in "Cl io", XXXIII (1997) , 3, pp. 453-498, magari leggermente rivedibile per quanto riguarda la genesi delle scelte della baia.
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Cesare Nerazz.ini (a sinistra) davanti alla sede del Consolato d'Italia a Shanghai
Il contram.,niraglio Candiani e il colonnello Chang-yung
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minciare dal capitano cli vascello Edoardo Incoronato, comandante ciel Marco Polo, 1' incrociatore che Visconti-Venosta aveva inviato in Cina per studiare le possibilità di un buon approdo, fino al contrammiraglio Camillo Candiani, comandante in capo delle forze italiane di spedizione in Cina, avevano indicato la baia di Nimrod, poco a nord di San Mun, situata a circa 60 chilometri a sud dei trafficati porti aperti di Hangchow e Ningpo, che ricadevano nella zona di influenza commerciale di Shanghai. Più tardi, all'indomani della liberazione di Pechino, l'ammiraglio Candiani, con l'ottimo pretesto di far svernare le navi, che nella rada di Taku sarebbero rimaste intrappolate dai ghiacci, scelse come baia riparata proprio quella di Nimrod. Controllato con sospetto dai giapponesi, inviò alcuni dei suoi ufficiali in due spedizion-i esplorative nell'interno per offrire una base scientifica alla sua convinzione dell'utilità per l'Italia di estendere la propria influenza commerciale nel Cekiang sotto forma di concessioni minerarie e fe1Toviarie, indipendentemente da cessioni territoriali che per il momento il governo scartava. L'iniziativa di Candiani coincideva con gli analoghi progetti messi allora in atto dalla Società coloniale italiana di esportazione, longa manus in Oriente della Società italiana per il cornrnercio con le colonie fondata a Milano nel 1899 dal principe Alfonso Doria34• Lo stesso comandante del Marco Polo riferiva, in un rapporto al Ministero della marina aJJ'indomani della crociera sulle coste cinesi, riguardo a San Mun: "fin dal momento che io avevo lasciato Pechino erasi visto essere la sola occupabile, ciò per ragioni di indole politica"3s. La richiesta di San Mun, giunta nel momento in cui la pressione occidentale aveva raggiunto il suo acme e gestita con poco tem-
,, Cfr. la corrispondenza al riguardo tra Candiani e Nerazzini, in ARCHIVIO DI STATO DI SIENA , Carte Cesare Nerazzini (d'ora in poi AS SI, Nerazzini), b.8, fasc.4. Al riguardo anche UFHCIO STORICO DELLA R. MARINA, Storia delle campagne oceaniche della R. Marina, III, Roma 1940, pp.44 e seguenti. 35 Rapporto riservatissimo sulla baia di San Mun, datato 28 novembre 1898, del capitano di vascello Edoardo Incoronato al Ministero della marina, in AUSMM, b. 2176.
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pismo e superficialità dal nuovo plenipotenziario a Pechino Renato de Martino, vittima anche delle confuse istruzioni del nuovo ministro degli esteri Canevaro e dell'ambiguo atteggiamento dell'Inghilterra, aveva rappresentato comunque lo sbocco di una corrente d'opinione, che avventata o prudente che fosse, serpeggiava ormai tra i rappresentanti diplomatici e militari presenti in Estremo Oriente perché si conducesse da parte del governo nazionale una più decisa politica volta a non perdere l'occasione di conquistare una posizione alla pari delle altre potenze nel nuovo "eq uilibrio asiatico". Sal vago Raggi, attento tutore degli interessi italiani in Cina e scru poloso informatore di Visconti-Venosta, aveva risposto con molta prudenza ad una prima richiesta rivoltagli nel gennaio l 89836 dal ministro circa l'opportunità di occupare un punto lungo la costa cinese e tale risposta aveva ispirato le caute considerazioni esposte da Visconti alla Camera. Ma agli inizi di aprile, in seguito alla domanda avanzata dall'Inghilterra per occupare Wei-hai-wei, Salvago già informava intenzionalmente il ministro degli esteri: Come ebbi più volte a riferire, l'Inghi lterra non aveva alcuna intenzione di occupare porti né i suoi interessi ve la spingono, ma non può starsene impassibile dinanzi all'azione delle altre potenze: "tanto più", mi diceva questo ministro inglese, "che i buoni ancoraggi non sono numerosi in Cina per cui, aspettando ancora, v'è il rischio cli non trovarne più e compromettere così e per sempre l'avvenire" . A questo proposito sir Claucle MacDonalcl ed il barone Heyking mi chiesero più d'una volta se il R. Governo non aveva intenzione di assicurarsi uno scalo in quest' Impero. La loro insistenza ed una certa cura di farmi notare come, a loro avviso personale, una simile decisione cieli' Italia non avrebbe sollevato obbiezioni da parte dei loro governi, mi fecero quasi credere che simili discorsi potessero esser l'eco di trattat.ive corse in Europa.
Il nostro rappresentante a Pechino aggiungeva ancora che anche l'incaricato d' affari di Russia, cioè la nazione nei cui confronti vi erano i più fondati timori da parte della Gran Bretagna e non solo, gli aveva chiaramente espresso l'atteggiamento favorevole del proprio governo, e concludeva: "sono convinto che una occupazio-
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G. BORSA, Italia e Cina nel secolo XIX. ..cit., p.77 .
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Cinesi a bordo del Marco Polo
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ne italiana non potrebbe tornar sgradita in Russia, giacché sarebbe una garanzia di più che, qualunque cosa avvenga, questo vasto Impero non potrà essere inghiottito da una sola potenza" 37• E' evidente che l'Italia, meno coinvolta delle altre nazioni sul piano politico e delle concessioni, rappresentava in questo momento un'utile pedina, e non solo per 1' Inghilterra, nel difficile giuoco di equilibri in Cina, e diverrà infatti, al momento della richiesta di San Mun, il parafulmine delle reazioni del governo imperiale dominato dall' "imperatrice vedova" Tzu-hsi, ostile ai "barbari d' occidente". Quest'ultima, già concubina dell'imperatore Hsien-feng, era ora reggente avendo lei stessa scelto, adottato e messo sul trono il nipote Kuang-hsu, figlio di una sorella, malato, imbelle e fragile strumento nelle mani delle correnti riformiste. A questo punto le potenze interessate non intendevano più compromettersi per l'Italia. Ancora una volta Salvago, nell'agosto di quell'anno, offriva a Visconti-Venosta la sua analisi politica degli avvenimenti : Nello scorso marzo i rappresentanti di Inghilte1Ta, Germania e Giappone si recarono più volte allo Yamen per appoggiare l'azione nostra. Lo svolgimento successivo della vertenza se fu rovinoso per il prestigio che forse si cominciava ad avere in Cina, non riuscì nemmeno indifferente ad essi che per noi un poco, vano sarebbe il negarlo, si compromisero ( ... ); ma non credo esser lontano dal vero pensando che il desiderio dei rappresentanti esteri in Pekino cli collaborare a questa sistemazione, diciamo così, della nosu·a vertenza con la Cina non sia grande. Tanto più che convinti, come forse sono, della molta probabilità che, qualunque sia il risultato delle nostre trattative, l'Italia se ne contenterebbe, essi non possono a meno cli provare una certa soddisfazione vedendo negare a italiani concessioni le quali un giorno o l' altro toccheranno a tedeschi o ad inglesi e possono fornir lo-
~-, Rapporto da Pechino n. 99/44, datato 7 aprile 1898, in ASDMAE, Serie politica P, Cina, b. 405, fase. "Cina. Rapporti politici, 1898" . L'anno successivo, nell'ottobre, Salvago scriverà a Venosta esponendogli le sue considerazioni generali sull'operato delle nazioni in Cina, concludendo con acume: "L'unico pericolo verrebbe a mio avviso dal Giappone o dalla Russia. Ma il progetto vago cli una alleanza fra il Giappone e la Cina sembra svanito( ... ). Sui progetti della Russia è più difficile fare giudizi. Quella potenza ha un programma eia lungo tempo deciso e lo va me_todicamente svolgendo con lavoro continuo e costante." (Rapporto da Pechino, in data 7 ottobre 1899, n. 182/62, in ASDMAE, Serie politica P, Cina, b. 406, fase. "Ollobre, novembre, dicembre 1899").
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ro occasioni di ottenere risultati commerciali che saranno apprezzati dal loro governo e dalle rispettive colonie d' estremo oriente38.
Non va dimenticato che Salvago Raggi, di lì a qualche mese, nel momento in cui il ministro degli esteri, nel dicembre, gli inviava copia della nota cieli' ambasciatore statunitense a Roma relativa alle "istruzioni" impartite dal segretario di Stato Hay ai rappresentanti americani in Francia, Germania, Giappone, Gran Bretagna, Italia e Russia perché spingessero i diversi governi a prendere una posizione decisa sui principi base della "porta aperta", aveva seriamente messo in guardia sul primo dei tre punti della dottrina, quello cioè che, troppo genericamente, stabiliva di non esercitare nessuna azione in alcuno dei porti internazionali (treaty ports), a rischio così di rendere invulnerabili le coste, togliendo alle potenze la possibilità, in caso di conflitto, di una rapida azione navale contro la Cina39 • Ma l'Italia accetterà incondizionatamente il principio dell"'open door"; principale preoccupazione di Visconti-Venosta rimaneva infatti quella di mantenere la stabilità del concerto europeo "per una politica cli difesa dello status quo, diretta ad evitare complicazioni, ad impedire che maturassero questioni per le quali l'Italia non era ancora nelle condizioni migliori per trarre i vantaggi che le occorrevano"40 • Saranno tali considerazioni a deciderlo ad inviare deJle navi e poi una spedizione in Estremo Oriente piuttosto che gli i11sistenti rapporti e gli appelli dei rappresentanti in Cina, dal contrammiraglio Francesco Grenet, comandante della neonata Divisione navale dell'Estremo Oriente, all'immancabile Salvago: Noi non intendiamo di fare né una politica di espansione in Cina, né una politica cli avventure. ( ... ) II Senato sa che a tutti sembra innanzi lutto necessario, essenziale, mantenere l'accordo fra le potenze, e che una delle
. Rapporto da Pechino n. 106/39, datato 21 agosto 1899, in ASDMAE, Serie politica P, Cina, b. 406, fase. "Ottobre, novembre, dicembre I 899". 39 ASDMAE, Serie politica P, Cina, b. 422, fase. 86/5 ( l 900) "Proposta degli Stati Uniti per la libertà cli commercio in Cina". •° Cfr. F. CxrALUCCJO, Problemi e sviluppi della politica estera italiana dal 1861 al 1918, in Nuove questioni di storia del Risorgimento e dell'Unità d'Italia, II, Milano, Marzorali, 1961, p.249. 1~
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basi accettate di questo accordo è appunto l'esclusione delle questioni territoriali, e dei propositi particolari di occupazioni le1Titoriali. ( ... )Ma la questione è diversa( ... ). Si tralla che noi pure abbiamo in Cina dei concittadini sotto l'egida dei trattati che esistono fra la Cina e l'Italia. Noi pure abbiamo a Pechino la rappresentanza del re e della nazione. ( ... ) Noi parteciperemo all'accordo delle potenze( ... ). Dinanzi ad una così grande minaccia, ad un così grande pericolo, in una questione che si collega a così vasti interessi, quando tutte le grandi potenze ritengono che la politica di un' azione concorde è la migliore guarentigia degli interessi cli tutti e della pace dell'Europa, noi non abbiamo creduto che l'Italia potesse disinteressarsi ( . .. )" .
Nel già ricordato dibattito parlamentare del 25 aprile 1898, lispondendo all'interpellanza di R.udinì, Visconti-Venosta aveva alluso esplicitamente alla sua intenzione, d'accordo con il ministro della marina, di inviare navi nelle acque cinesi, solo però allo scopo di tutela e di decoro nazionale, soprattutto "quando sono presenti le bandiere cli altre nazioni". Prop1io all'inizio delle trattative per San Mun veniva appunto creata la Divisione navale dell'Estremo Oriente, il cui comandante, Grenet, prendeva imbarco, il 23 marzo 1899, sull'incrociatore Stromboli. Della Divisione faranno parte, oltre il Marco Polo e l'Elba già presenti in Cina, 1' Etna e il Piemonte e più tardi il Carlo Alberto e la Liguria. Il contrammiraglio, che aveva ricevuto alla partenza precise istruzioni sul mantenere una condotta più che prudente verso il governo cinese'12, dopo il rifiuto della baia e i] contegno cautamente rinunciatario del governo italiano, si metterà ben presto in sintonia con l'atteggiamento del rappresentante a Pechino, Salvago, inviato di nuovo in Cina dopo il richiamo di de Martino, questa volta come ministro, e sosteITà, riferendo al proprio dicastero: Questa soluzione della quistione chinese, se si può chiamare una soluzione, oltreché rovinosa per i nostri nascenti interessi commerciali ed industriali in China, oltreché precluderci per sempre l'avvenire nell'Estremo
"AP, Senato del Regno (d'ora in poi SR), legislatura XXI, I sessione 1900, Discussioni, /ornala del 23 giugno 1900, pp.131-132 (risposta di Visconti-Venosta all' interpellanza del senatore Francesco Nobili-Vitelleschi). 42 UFFICIO STORICO DELLA R. MARINA, Storia delle campagne oceaniche della R. 1v!arina, Il cit., pp. 412-414.
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Oriente per il fatto della formale rinuncia a tutte le nostre pretese, menomerebbe grandemente il prestigio e il nome italiano e porterebbe altresì influenza nociva all'autorevolezza degli europei in Estremo Oriente;3_
Infatti, quando nel settembre l 898 Renato de Martino, già regio ministro a Tokio, era giunto come plenipotenziario a Pechino, animato, in sintonia con le intenzioni del nuovo ministro degli esteri Canevaro e secondo i propri convincimenti, dalla più ferma intenzione di dare il via ad una «occupazione» in territorio cinese, Salvago aveva annotato nelle proprie memorie «la pessima impress ione» avuta nel primo colloquio «per la precipitazione, la nessuna preparazione, la // marchese Giuseppe Salvago Raggi leg gerez za infine colla qua le s i voleva procedere»44; di conseguenza si era convinto ad accettare il richiamo a Roma. Quindi, negli ultimi giorni del l 899, l'infaticabile marchese, ormai tornato a Pechino, si adoperava ancora una volta nel tentativo di tenere alto il nostro credito di fronte al governo imperiale, perché, come spiegava a Visconti, di nuovo alla guida del ministero de-
,., Rapporto di Grenet al ministro della marina Bettòlo, datato Chcfoo, 26 ottobre 1899, in ASDMAE, Serie politica P, Cina, b. 406, fase. "Ottobre, novembre, dicembre 1899". Per il testo integrale del documento si veda in Documenti, parte I, doc. n.3. •• G. LICATA, N01abili della terza Italia ...cit., p. 346.
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gli esteri nel secondo gabinetto Pelloux, dopo la caduta di Canevaro: un avvenimento che, per la Cina almeno, ebbe grande importanza, contribuì ad aumentare il prestigio dell'imperatrice. Intendo parlare dell'incidente di San-mun. Questo successo che costituisce il primo l1ionfo della Cina dacché l'Impero dì Mezzo è in relazioni con altri Stati, diede occasione all'imperatrice e a chi la circonda di magnificare il suo governo, la cui energia ottenne di far ritirare le pretese di una nazione europea•5 •
Salvago però, piu "politico" di Grenet, e nonostante le interessate insistenze del rappresentante inglese, sir Claude MacDonald, di occupare una base nel Cekiang, si era già rivolto al suo ministro nei mesi precedenti consigliandogli di stendere un velo sul rifiuto della baia e di studiare invece, con l'aiuto di commissioni di esperti, di tecnici e di industriali, il modo migliore per individuare e tutelare gli interessi economici dell'Italia, in modo che "se la Cina non sarà mai uno scopo per l'emigrazione dei nostri braccianti potrà esserlo per gli ingegneri i meccanici e gli imprenditori italiani, e potrà divenire un mercato per i nostri prodotti". D'altra parte già Nocentini negli anni Ottanta dell'Ottocento nelle sue corrispondenze da Shangbai inviate a Sonnino e destinate a "La Rassegna", il quotidiano romano diretto dal futuro presidente del consiglio, aveva non a caso, e sulla base dell'osservazione diretta, insistito sull'aspetto non tanto di penetrazione commerciale quanto sull'insediamento e sulla direzione di industrie (filande, raffinerie, fabbriche di vetro, ecc.): Il piantare la bandiera italiana( ... ) in queste province del l' Estremo Oriente sarebbe assicurare alcune nostre inclust1ie già esistenti e floride, contro qualsiasi pericolosa concorrenza. La qual cosa non è da reputarsi di minore importanza di quella di cercare soltanto nuovi sbocchi pel nostro commer-
45 ASDMAE, Serie politica P, Cina , b. 407, fase. "China. 1° semestre 1900", rapporto da Pechino in data 26 dicembre 1899. Ulteriori preoccupate considerazioni sul prestigio italiano ormai compromesso agli occhi del governo cinese dopo la vicenda di San Mun, nel rapporto di Salvago del 6 settembre 1899 (ASDMAE, Serie politica P, Cina, b. 406, fase. "Ottobre, novembre, dicembre J899"), vedi in Documenti, parte I, doc. n. 2 .
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cio, imperocché i prodotti nostri non sono ancora così esuberanti da abbisognare urgentem.e nte molti porti e sicuri per esitarli. Ma invece apparisce oggi più necessario il garantire contro ogni eventuali tà, l' esistenza e la prosperità delle nostre industrie, le quali sole possono esser fonte di sicuro e lucroso commercio'11'.
Tanto più, insisteva ancora Salvago Raggi, che vi era una diffusa ignoranza nel governo e nel paese sulla situazione della Cina e su ciò che poteva offrire, dal momento che erano ancora piuttosto scarsi i rapporti ufficiali che giungevano al centro mentre spesso circolavano, anche tramite la stampa, notizie gonfiate sulle barbarie commesse a danno degli occidentali (come avve1Tà anche poco più tardi, in seguito alla rivolta dei boxers): Da una parte il paese ignora cosa gli italiani potrebbero fare in Cina dall' altra il Governo non sa di quale importanza siano gli ostacoli che la Cina possa opporre( ... ) ma sono convi nto che ogni concetto corrispondente alla realtà manca negli italiani i quali altro non sanno sulla Cina e sulla possibile azione nostra industriale e commerciale di quanto hanno detto loro i giornal i; in tutti ho letto notizie e informazioni sulla Cina che dimostrano l'assoluta ignoranza di quello che è e può divenire questo Paese. Nessuna idea delle forze militari della Cina possono avere quegli uomini politici italiani i quali sono informati soltanto da telegrammi di un Comm.re Luzzatti qualunque, ove si parla cli "torrenti di sangue che scorrerebbero", né quel pubblico che legge nei giornali interviste de llo stesso signore il quale afferma sarebbe difficilissimo tenere un porto, qualora lo si occupasse47 .
L'ignoranza da parte della pubblica opinione su una realtà così d iversa e distante non poteva ovviamente non essere favorita da decisioni politiche e da azioni diplomatiche che venivano ancora in gran parte prese e messe in atto fuori dalle aule parlamentari, in quanto esse servivano "ai singoli governi come strumento di contrattazione e di pressione reciproca, secondo gli schemi e le consuetudini della tradizionale diplomazia di gabinetto, da utilizzare al fine di meglio tutelare o rafforzare le proprie posizioni di potenza su 46 Dalla China, Shanghai, 17 dicembre 1884, in "La Rassegna", 30 gennaio 1885, n. 29. 07 ASDMAE, Serie politica P, Cina, b. 406, fase . " Ottobre, novembre, dicembre 1899", rapporto da Pechino a Yisconti-Yenosta del 7 ottobre 1899.
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quello scacchiere europeo che continuava pur sempre ad essere il fulcro della politica internazionale"48 • Nella discussione tenutasi in Senato il 18 marzo 1899 "riguardo alla politica che il Governo del re segue o intende seguire nell'Estremo Oriente", un campione del conservatorismo, il senatore ed ex diplomatico principe Paolo di Camporeale, ostile, come gli altTi colleghi interpellanti, ad ogni incauta iniziativa in campo coloniale, si rivolgeva al ministro Canevaro, ormai nell' occhio del ciclone per il rifiuto della baia, sottolineando "un punto assai impo1tante e controverso": Se cioè faccia cosa lodevole il Governo assumendo su cli sé l'iniziativa, non già a tutela di interessi preesistenti, senza un'urgente, senza una generalmente maturata e riconosciuta necessità, di impegnare il paese in lontane imprese che importano gravi e durature responsabilità politiche e finanziarie, e senza quindi avere alcun indizio per conoscere, sul riguardo, !.'opinione ciel paese e del Parlamento. ( ... ) Poiché io credo sia da evitarsi quanto più possibile che il Governo ponga il paese di fronte ad un fatto compiuto che poi ogni disapprovazione o critica non può cancellare, o far sì che si possa ritrarsi, occorrendo, da un mal passo•').
Ancora nel marzo 1901, in un'interpellanza rivolta in aula a Prinetti sulla politica dell'Italia in Cina, il deputato di centro-destra Domenico Fracassi lanciava una seria accusa: di tutti i negoziati, cli tutto ciò che si è fatto per preparare questi avvenimenti nulla è trapelato e nulla ne sanno Parlamento e Paese. Rimane il dubbio che la politica del Governo, anziché preparare gli avvenimenti si sia invece lasciata dagli avvenimenti sorprendere. Ora, se dovesse prevalere questo sistema di non comunicare mai al Parlamento i documenti diplomatici, o almeno di comunicarli dopo anni ed anni, quando non hanno più che un interesse storico, si verrebbe a sottrarre la politica estera al controllo del Parlamento50•
In realtà, di lì a poco, Prinetti farà presentare alla Camera e pubblicare i documenti diplomatici sugli avvenimenti di Cina, ma i pre-
L'Italia giolittiana , Bologna, il Mulino, I988, p. 81. AP. SR, legislcaura XX, Il sessione 1898-99, Discussioni, tornala del I 8 marzo 1899, pp. 835 e 840. 50 AP. CD, legislatura XXI, I sessione, Discussioni, /Ornata del 25 marzo 1901, p.2847. •s A. AQUARONE, 49
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cedenti di San Mun continuarono a restare nell'ombra. Riferisce infatti Giolitti nelle sue memorie: "quella impresa ( ... ) non ebbe altro risultato che lo sperpero di pareccbì milioni ed una umiliazione nazionale, e malamente iniziata fu poi abbandonata in modo cos1 poco dignìtoso, che più tardi io, quando si discusse il bilancio degli esteri, mi senti i in dovere di raccomandare al ministro che per carità di patria non ne pubblicasse i documenti; raccomandazione che il ministro accolse"51• Comunque, a detta anche dì Salvago, il negoziato per San Mun non fece poi troppo male a] paese "perché fortunatamente venne l'assedio a farlo dimenticare"52 • Aggressioni e violenze contro missionari e convertiti da parte di sette xenofobe si intensificavano infatti sempre di più. In particolare da parte dei boxers, ostili alla dinastia manciù che aveva reso possibile l'apertura all'Occidente, ma in realtà ambiguamente sostenuti dall' imperatrice vedova e dal suo gruppo di consiglieri: E' convinzione generale che la setta dei boxers sia protetta segretamente dall'imperatrice vedova Tsu-tsi, la quale, com'è noto, odia accanitamente i partigiani delle riforme in Cina - incominciando dall'imperatore Kuang-tsu - che essa fece deportare due anni fa. Come, del resto, l'imperatrice vedova dipende completamente dal partito reazionario di Manciù e dai mandarini che sono strettamente legati a questo ( .. . ); l'imperatice ha invitato, con un rescritto segreto, le autorità cinesi a cacciare gli stranieri, ed occorrendo ad incitare le popolazioni alla guerra aperta contro questi. Il movimento dei boxers contro il governo dovrebbe, d' altra parte, fornire al governo cinese il pretesto cli dichiarare alle potenze europee interessate in Cina, che esso( ... ) di fronte ( ... ) all'ostil ità del popolo cinese contro ogni ulteriore estensione . dell' influenza straniera ed in generale di intraprese estere non è in grado di mantenere le concessioni fatte alle varie nazioni europee ( ... ).
Così sintetizzava efficacemente la situazione in Cina, nell ' estate del 1900, il quotidiano di informazione e "opinione" militare "L' Italia militare e marina"53 • Già dal gennaio infatti Tzu-hsi aveva G. GJOLITT!, Memorie della mia vita, Milano, Garzanti, 1967, p.108. G. L IC,\TA , Notabili della terza llalia . .. cit. , p. 350. j:• / hoxers chinesi, in "L'Italia militare e marina", 8-9 giugno 1900, n. 130. Cfr. al riguardo, oltre a V. PuRCELL, La ri volla dei boxer, Milano, Rizzoli, 1972, 51 52
F. D.w1s, Le società segrete in Cina, 1840-1911. Forme primitive di lotta rivoluzionaria, Torino, Einaudi, 1971 .
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messo sul trono P'u-chun, il giovane e arrogante figlio della sua eminenza grigia, il principe Tuan. Di fronte a tale stato di cose, dopo l'uccisione di due missionari protestanti inglesi, l'attacco alla ferrovia che conduceva alla capitale, gli incendi e le distruzioni a Tientsin e i disordini a Pechino, il corpo diplomatico cominciò seriamente ad allarmarsi e i vari ministri suggerirono ai loro governi un'azione navale congiunta-14. I rappresentanti delle diverse nazioni, compresa l'ltalia, richiedevano che le loro navi sbarcassero distaccamenti da inviare alla difesa della capitale e di Tientsin attaccate dai rivoltosi. Il vice ammiraglio inglese, sir Edward Seymour, ufficiale più anziano della flotta internazionale riunita nella rada di Taku, informato della situazione, decideva di riunire tutti gli elementi disponibili delle squadre navali (circa 1800 uomini fra cui i quaranta marinai della Calabria richiamata da Yokohama) per farli avanzare verso la capitale e riattivare la ferrovia. La colonna Seymour, ripetutamente attaccata dai boxers non riusciva però a raggiungere Pechino; cinque marinai italiani venivano uccisi e così il sottotenente Ermanno Carlotto, che comandava il distaccamento rimasto alla difesa di Tientsin. Il 12 giugno Salvago inviava a Visconti-Venosta un rapporto sugli ultimi avvenimenti : Il giorno 8 co1Tente i distaccamenti non poterono pa1tire eia Tientsin perché la ferrnvia, contrariamente alle promesse dello Yamen, non era ristabilita ( ... ).Intanto una grande missione americana presso Tung ciao (a poche miglia da Pechino) era incendiata dai Boxeurs, senza che i soldati si opponessero( ... ). Nel giorno successivo( ... ) una maggiore agitazione si manifestò in alcuni qua1tieri della città e sir Robert Hart, avendo chiesto allo Yamen se correvano pericolo le famiglie degli impiegati europei della Dogana, ne ebbe per risposta che nulla potevasi garantire, giacché l'Imperatrice aveva lasciati liberi cli fare ciè> che volevano i soldati di Tong-fu-hsiang. Questi soldati, noti per i loro sentimenti anti-stranieri, sono gli stessi che causarono la venuta dei distaccamenti due anni or sono55 •
C. PAOLETTI, La Marina italiana in Estremo Oriente, 1866-2000, Roma, Ufficio storico della marina militare, 2000, pp.36-37. 55 ASDMAE, Serie politica P, Cina, b. 409, fase. "Mese di ottobre 1900", rapporto da Pechino n. 230/79 del 12 giugno 1900. Cfr. anche in Documenti, parte I, cloc. n.6. 5'
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Il contrammiraglio sir Edward Seymour
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Le milizie musulmane guidate dall'ex bandito Tong-fu-hsiang, ben prima dei boxers erano state utilizzate dall'imperatrice vedova per domare nel nord i sudditi ribelli del Kansu e le tornavano utili in questo momento per alimentare la xenofobia popolme e compiere azioni di terrorismo antioccidentale 56 • Intanto le comunicazioni telegrafiche cessavano. Il giorno 11 il cancelliere della Legazione giapponese, Soujiyama, veniva ucciso alle porte della capitale dai soldati di Tong-fu-hsiang; nel frattempo giungeva notizia che sulle colline nei dintorni di Pechino era stata incendiata la residenza estiva del rappresentante britannico. Salvago riferiva ancora: Più grave e più significativa è la nomina del principe Tuan allo Tsung-li-Yamen. Questo principe, padre del nuovo erede al trono, è considerato da tutti come il capo o almeno il principale protettore dei Boxeurs ( ... ). La sua nomina, avvenuta in questo momento, ci parve a tutti una specie cli provocazione, che ci ha recato meraviglia perché mai, per il passato, il Governo cinese ebbe tanto ardire. Si fu in questa occasione che dovetti subire da alcuni miei colleghi allusioni che, per quanto velate, non erano meno spiacevoli per me. Tali allusioni si riferivano alle cause cli questo novissimo orgoglio cinese: ed anzi l'altra sera, quando una certa agitazione dominava alcuni fra noi, un ministro estero ebbe a dirmi "peut-etre quelques récents succès diplomatiques du Gouvernement chinois nous coGteront la vie" ;;_
L'ombra di San Mun continuava evidentemente a pesare e ad avere un preciso significato politico nelle relazioni diplomatiche dell 'Italia con gli alleati e con il governo imperiale. Il 23 giugno 1900, nell'interpellanza rivoltagli in Senato sulla "condizione dei nostri connazionali in Cina", Yìscontì-Yenosta risponde: li Governo italiano si trova nelle stesse condizioni degli altri Governi per l'interruzione delle comunicazioni con Pechino e con Tien-Tsin. ( ... ) Sappiamo che Tien-Tsin è attaccata, devastata e gravemente minacciata dalle truppe chinesi. ( ... ) Quanto alla condotta tenuta dal Governo ( .. .) sin da .1 6 ASDMAE, Serie politica P, Cina, b. 405, fase. "Cina. Rapporti politici 1898", rapporto eia Pechino n. 298 di Salvago a Canevaro ciel 29 ottobre 1898. Cfr. in Documenti, parte I, doc. n. l. .1·, ASDMAE, Serie politica P, Cina, b. 409, Rapporto eia Pechino n. 230/79 ciel 12 giugno 1900 citato.
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quando si manifestarono alcuni sintomi di agitazione contro gli europei, il nostro ministro ebbe l' istruzione di associarsi ai passi fatti dai rappresentanti delle altre grandi potenze, per chiedere al Governo cinese le misure necessarie per il ristabilimento dell'ordine. Quegli avvertimenti non furono dal Governo chinese ascoltali. Quando l' insurrezione contro gli europei ( . .. ) divampò in più vaste proporzioni ( .. . ) per un accordo con tutte le potenze i comandanti delle nostre navi ricevettero l'ordine di prendere coi comandanti delle altre squadre tutte le intelligenze e di adott.are tutte le misure( .. . ) sia per liberare Pechino, sia per ristabilire le sue comunicazioni. In seguito a questi ordini dalle nostre due navi fu sbarcato il maggior numero possibile di uomini degli equipaggi 58 •
Due navi, cioè l'Elba e la Calabria, che era stata rapidamente richiamata dal Giappone. Nell'aprile, infatti, per quella che Salvago con rabbia aveva interpretato come la "cocciutaggine del ministro Visconti-Venosta nel voler richiamare le navi per poter dire al Parlamento che avevamo rinunciato ad ogni aspirazione in Cina"59 , la Divisione navale dell'Estremo Oriente comandata da Grenet, salvo appunto l'Elba, era stata richiamata in patria e sciolta. Di lì a due mesi l'attacco alle Legazioni imporrà al ministero Saracco la creazione prima della Forza navale oceanica (quattro navi da guerra, gli incrociator.i Fieramosca, Stromboli, Vesuvio, Vettor Pisani) da spedire nelle acque cinesi al comando del contrammiraglio Camillo Candiaoi d' Olivola e 1' invio, subito dopo, su deliberazione del consiglio dei ministri, senza il voto delle Camere, cli due battaglioni (circa 2.000 uomini tra fanteria e bersaglieri) per cooperare con le altre nazioni, sui piroscafi noleggiati dalla Navigazione generale italiana (Giava, Minghetti, Singapore). La divis ione navale di soccorso si incrociava con quella di Grenet che rientrava, ma Visconti tetragono e fedele al suo programma, concludeva io Senato: Posso aggiungere che l'accordo ha sempre esistito fra le potenze, e che quelle tra esse che dispongono di forze considerevoli nell'Estremo Oriente, che si trovano più vicine e che fecero senza ritardo avanzare le loro
;~ AP, SR , legislatura XXI, I sessione /900, Discussioni, torna/a del 23 giugno 1900, p. 40. , 9 G. L!CAl:A., Notabili della terza ltalia ... cit., p. 351.
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truppe di terra, hanno obbedito alle urgenti necessità ed ai pericoli imminenti della situazione. Quanto a noi, il nostro proposito è stato di tenere, come abbiamo tenuto, l'Italia partecipe all'accordo delle altre potenze in quello scopo di solidarietà, di civiltà e di comune sicurezza, che questo accordo si propone60.
Qualche mese dopo, il direttore della "Nuova Antologia", il liberale piemontese Maggiorino Ferraris, sottolineava sulle pagine della sua rivista l'eccezionalità di un "avvenimento di tanta importanza storica quale quello della coalizione - pur troppo non possiamo dire dell'accordo - di tutte le nazioni civili contro la China"61 • Intanto alla corte imperiale il partito reazionario aveva ormai preso il sopravvento, rendendo più incandescente la situazione a Pechino. Gli eventi precipitavano: il 17 giugno, su iniziativa dei comandanti superiori delle squadre navali, e quindi con una decisione presa a livello esclusivamente militare, fu stabilito di impossessarsi dei quattro forti di Taku, alle foci del Pei-ho, vera e propria testa di ponte che permetteva di tenere i collegamenti con Tientsin e Pechino. Indicativo dell'atteggiamento statunitense nella questione cinese il fatto che l'ammiraglio Louis Kernpff, comandante della squadra americana, si rifiutasse di partecipare all'azione congiunta contro i forti, per sottolineare ancora una volta il carattere autonomo della presenza americana in Estremo Oriente e differenziare la posizione degli Stati Uniti da quella delle altre nazioni 62 • 60
AP, SR , legislatura XXI, I sessione 1900, Discussioni, tornata del 23 giugno 1900, pp. 40-41. 61 VICTOR (M. FERRARIS), L'Italia e le potenze in Cina, in "Nuova Antologia", 16 settembre 1900, p. 339. 62 Come riferisce il tenente di vascello Mario Valli, comandante del piroscafo San Go/lardo adibito al trasporto di materiale logistico per le truppe in Cina (Gli avvenimenti in Cina nel 1900... cit., pp. 305-306): "L'argomento( ... ) merita discussione, sotto il duplice riguardo del diritto internazionale e dell'arte militare. Sostengono alcuni, che l'occupazione dei forti , senza precedente dichiarazione di guerra, in danno cli un governo che doveva ritenersi amico, in forza dei trattati esistenti, sia stata una aperta violazione del diritto internazionale( ... ) Nei riguardi militari, poi, si aggiunge, la presa dei forti è stata un errore, per le fatali conseguenze che poteva avere e che in parte non sono mancate. ( ... ) Queste considerazioni sono giuste, in gran parte, e avrebbero senza dubbio pesato assai sulle decisioni dei comandanti navali, se altre speciali circostanze non avessero
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Da parte cinese si cominciava a sparare un'ora prima dello scadere dell'ultimatum, il che offriva un pretesto in più alle truppe internazionali per attaccare i forti da terra e dalle cannoniere, conquistandoli facilmente, con numerose perdite per i cinesi. Tientsin veniva allora bombardata dalle truppe regola.ii cinesi, cui seguì l'attacco di circa 10.000 boxers63 . Il 23 giugno alcuni distaccamenti alleati (inglesi, italiani, americani, russi, tedeschi, giapponesi) entrarono liberando le Legazioni. La città si arrese definitivamente il 14 luglio. Il colonnello de Pélacot, comandante il 16° reggimento fanteria di marina della la Brigata inviata in Cina con il generale Frey, nella sua ricostruzione degli avvenimenti di quei giorni, commentava: On était là quand, le 17, à 2 heures de I' après-rnidi, le ca non relcntit soudain du còté de la cité chinoise. On crut d'abord à un engagement entre Russes et Boxeurs. Mais l'erreur fut de courte clurée; les sifflements des projectiles qui passaient par-clessus les Concessions ramenèrent bientòt !es assiégés de Tien-Tsin à la réalité; Jes canons chinois avaient ouve1t le fcu sur Jes concessions européennes, le bombardement avait commencé. Dans la matinée du 18, le bruil se répandait à Tien-Tsin que !es forts de Takou avaienl été canonnés et pris la veille64 •
Tzu-hsi intimava allora ai rappresentanti stranieri di abbandonare Pechino entro le 24 ore. Dopo l'uccisione da parte di un soldato cinese del min istro di Gennania, il barone Klemens August von Ketteler, che si era recato a parlamentare dal Tsung-li-yamen, l' imperatrice, il 21 giugno, dichiarava definitivamente aperte le ostilità contro le potenze occidentali. diversamente consigliato. Solo il governo americano, date le istruzioni che impartì al suo ammiraglio, sembra essersi attenuto esclusivamente ad esse, mantenendo un contegno quasi passivo, e rifiutando il suo concorso a qualsiasi atto che potesse giudicarsi una provocazione" . Al riguardo cfr. anche A.AQUARONE, Le origini dell'imperialismo americano. Da McKinley a Tafi .. .cit., pp. 150 e 192, nota 121. 6 ' Su questi avvenimenti, oltre al già citato C. PAOLETTr, La lvlarina italiana in Estremo Oriente, /866-2000, pp. 29- 106, cfr. Cina 1900. La rivolta dei boxers. L'opera della marina italiana, a cura cli G. MANZARl e G.P. PAGANO, "Bollettino d'archivio della marina militare", supplemento dicembre 2000. <>-' Lt:: COLONEL DE PÉLACOT, Expédition de Chine de /900 jusqu 'à l'arrivée du Général ¼'J)Ton, Paris, H.Charlcs-Lavauzelle, s.d. [1903), p. 36.
L. DE COURTl:.:N, L'I NTERVENTO ITALI ANO TN CfNA
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S1éphe11 Pichon (Francia)
Kle111e11s A11g11si von Keilefer (Ge111ranill)
Claude MacD01111/d (/11ghil!erra)
Ministri plenipotenziari euivpei a Pechino
Sai vago ricorda come da quel momento fosse cominciato il vero e proprio assedio: "non potemmo più uscire dal nostro quartiere, che circondammo di banicate utilizzando mura di cinta dei cortili, pezzi di caseggiati incendiati e rovinati ( ... ) costruzioni eseguite da noi stessi con travi, pietre, sacchi di terra", mentre la Legazione d'Italia, nonostante i tentativi di difenderla, finiva bruciata: "gli assalitori tentavano di incendiare la nostra casa lanciando petrolio con una pompa da incendio ( ... ) e poi mandavano razzi. Si dovette restare sui tetti per spegnere il fuoco ( ... ) i cinesi sparavano su cli noi" 65 . Ancora il "giornale quotidiano delle anni di terra e cli mare", "L'Italia militare e marina", faceva i suoi commenti: l diplomatici europei un giorno furono scossi dalle loro consuete abitudini e dalle lunghe contemplazioni su eterne questioni, che costituiscono tanti circoli viziosi ai qual.i purtroppo è legata l'esistenza di intere nazioni ( ... ) . E contemporaneamente il pubblico fo colpito da doloroso stupore nell'apprendere che tutto, almeno pel momento, veniva assopito dal fatto mondiale per cui una razza intera, potente per numero e per lunghe tradizioni avea rotta guerra con tutta la civiltà occidentale, rivolgendo le sue ire feroci contro gl'invasori, che troppo poco avevano fotto per demeritare quel nome e contrn gli indigeni che per interesse erano diventat.i loro clienti<·<•.
65
G. LICATA, Notabili della terza Italia . .. cit., pp.362 e 364.
Da Taku a Pechino. Considerazioni 1nili1C1ri del 1enen1e E11ore Grasselli, in " L'Italia militare e marina", 25-26 ottobre 1900, n.243. 66
I.E REGIE TRUPPE IN ESTREMO ORIENTE ( 1900-1901)
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Il 2 luglio, di fronte a pressanti interrogazioni, soprattutto dell'Estrema (radicali e repubblicani), circa l'azione del governo italiano in Cina, ancora una volta Visconti-Venosta sottolineava l'importanza politica di quegli avvenimenti e l'ansia con cui l'opinione pubblica seguiva la sorte delle Legazioni, degli europei, degli stranieri, e di "quei manipoli di marinai e di soldati che si avventurarono in una guerra improvvisata prima che forze più considerevoli potessero essere raccolte". Di nuovo il ministro ricordava l'invio delle navi, che aveva avuto come scopo il proposito di tenere l'Italia partecipe all'accordo delle potenze, le quali non si propongono di rendere più vasto e pericoloso( .. .) il problema che sta loro dinanzi, ma imendono solamente a ristabilire l'ordine a Pechino, per cercarvi poi le garanzie di tranquillità e sicurezza per gli stranieri, per i loro pacifici interessi e per i loro commerci ( ... )aggiungo che non è nelle nostre intenzioni, come( ... ), per quanto posso assicurare, nelle intenzioni delle altre potenze, di cercare negli avvenimenti presenti, alcuna occasione per una politica di occupazioni o cli possessi territoriali in Cina. Ma noi crediamo che quando sorge una grande questione, collegata( ... ) alla politica e agli interessi generali ( ... ); quando, intorno a questa questione( ... ) si costituisce l'accorcio e l'azione collettiva delle potenze, crediamo, dico, che non convenga all ' Italia il separarsi e il disinteressarsi da questo accorcio e eia questa azione collettiva; ma che essa debba ( ... ) mantenere, senza esagerarlo, ma anche senza clise1tarlo, il posto che le compete nel comune concerto1' 7 .
E' evidente che Visconti difendeva le sue scelte di ragionata prudenza e di calcolo politico a tal punto da apparire, o meglio eia voler apparire, quasi ignaro delle reali intenzioni degli alleati riguardo al Celeste Impero. Altrettanto ovvio che gli oppositori dell 'Estrema Sinistra, tra i quali, a motivo anche dei gravi problemi posti dagli sbocchi delle correnti migratorie nazionali, serpeggiava una tendenza favorevole ali' espansionismo imperialista, cogliessero l'occasione per sollecitare un obiettivo preciso, un piano sicuro, per non ripetere Cassala e San Mun, per non rischiare altri disinganni a causa della "clebolez-
AP, CD, legislatura XXI, I sessione, Discussioni, tornata del 2 luglio 1900, pp. 84-85. "7
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L. DE COURTEK. L'lNTERVENTO ITALIANO IN CINA
za, ( .. .)incertezza,( .. .), impreveggenza" del governo. Il deputato radicale s iciliano Nunzio Nasi, già ministro con Pelloux e poi con Zanardelli obietta a Visconti che le altre potenze non si erano limitate a mandare navi per esercitare una tutela astraua verso interessi immaginari, sperabili, incerti, ma si sono assicurate punti di appoggio per le loro squadre e larghissime zone d' influenza. Nulla quindi di più naturale che( . .. ) non mani festino adesso alcun proposito di occupazione territoriale. Se male non siamo informati, anche quella povera baia di San Mun, che noi volevamo occupare, oggi vede sventolare la bandiera giapponcse68 .
Alessandro Fortis, sempre dell'Estrema, ex garibaldino e anch'egli cri spino come Nasi, sottolinea: Da qualche tempo( ... ) in conseguenza di errori che non importa ricordare. noi ci troviamo di fronte alla China in una condizione di apparente inferiorità morale. Orbene, nessuna occasione più favorevole poteva esserci offerta per rivendicare il nostro prestigio, e per provvedere convenientemente ala sicurezza elci nostri interessi e dei nostri commerci•9 •
Il 12 luglio, al Senato, il marchese Nobili -Vitelleschi, ex presidente della Soc ietà geografi ca italiana, ricordando la Crimea, ammoniva: " Questa volta si tratta davvero di salvare la civiltà europea. lo questo caso, noi, per i nostri interessi, dobbiamo avere una rappresentanza proporzionata, sia pure modesta, ma non tanto modesta da parere quasi null a. Ora le cose si fanno o non si fan no"10 . La Forza navale oceanica raggiungerà Taku a metà agosto e due compagnie da sbarco del Fieramosca entreranno a Pechino il 28. I due battaglioni dell' esercito giungeranno nella rada il 29 agosto, e tra settembre e ottobre nella capitale, perché impegnati in spedi zioni punitive verso nord; soltanto una ridotta avanguardia delle forze internazionali già presenti, agli ordini del generale in68 6')
/bid. , p. 87. lbid., p. 88.
AP, SR, Legislawra XXI, I sessione 1900, Discussioni, tornata del 12 Luglio 1900, p.130. 10
LE R.EGJE TRUPPE IN ESTREMO ORIENTE (1900-1901)
Proclama a/fisso a Pechino che incila al massacro degli europei
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I .. DE COURTEN. L' INTERVENTO ITALIANO IN CINA
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glese Gaselee, che entrerà per primo a Pechino alla testa dei suoi sikhs, arriverà il 14 agosto in soccorso delle Legazioni, praticamente a cose fatte, quando già gli assediati avevano vissuto la loro spaventosa esperienza opponendo il massimo della resistenza: li nostro corpo di spedizione sbarcava a Taku quando già Pechino era in mano degli alleati ( ... ). In tal modo si compiva la prima parte ciel grande dramma che in Cina si va tutlora svolgendosi. L'unione delle truppe di varie nazionalità per conseguire uno scopo comune fece a taluno presagire prossima l'attuazione del grande ideale degl i Stati Uniti d'Europa; ma ci vuol altro. Dopo ottenuto l' intento, i malumori a stento repressi, le invidie, le inimicizie segrete ricomparvero con maggior ardore. ( ... ) Occupata la città cominciarono trattative diplomatiche col governo cinese, in seguito alle quali il corpo d'occupazione sgombrò Pechino, ciò che fece perdere gran parte del prestigio e dei vaniaggi ouenuli1'.
Tenendo conto di quest'ultima asserzione·, soccorre ancora una volta il giudizio di Hobson per mettere a fuoco la reale natura delle scelte politiche delle potenze in Cina: Tutta la storia delle relazioni europee con la Cina nell'epoca moderna è poco più di un lungo cinico commento alla teoria secondo cui noi siamo impegnati nell' incivilimento cieli' estremo oriente. Le spedizioni piratesche per imporre con la forza il commercio a una nazione il cui unico principio di politica estera era quello di tenere alla larga gli stranieri, culminate poi in una guerra per imporre che venisse accettato l'oppio indiano;( . .. ) l'esazione forzata di "concessioni" commerciali e politiche come punizione per atti sporadici di rappresaglia; il baratto a sangue freddo cli missionari assassinati in cambio dell'apertura di nuovi porti franchi, di territori ( ... ), o cli nuove vie di accesso( ... ) per le navi commerciali britanniche;( ... ) l'assunzione da parte di vescov i e missionari cristiani dell'autorità politica e l' uso a1TOgante ed estensivo del cosidde tto diritto cli "extraterritorialità", per mezzo del quale essi reclamano, non solo per sé, ma per i loro presunti convertiti e protetti, l'inununità dalle leggi del paese: tutto questo basta a d imostrare il falso storico della pretesa che ani ma e regola la poli tica estera della cristianità( . .. ): vale a dire che essa stia agendo per un mandato in nome della civiltà7' .
11
E.
GRASSELLI,
L'occupazione di Pechino. in "L'Italia militare e marina" ,
8-9 novembre 1900, n.254. 11 J. A. HOBSON, L'imperialismo ...ci t., pp. 2 I 2-2 I 3.
LE REGIE TRUPPE IN ESTREMO ORIENTE (1900-1 901)
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Luigi Barzini senior ( 1874-l 947), inviato speciale del "Corriere della sera" sul teatro del conflitto, da Pechino, nel dicembre 1900, aveva svolto dal canto suo precise considerazioni: Non abbiamo idea, per parlare de lle sole l'e rrovie, di quante migliaia di battell ieri, cli cammellieri, di carrettie ri e carovanieri una fenovia cinese danneggia. Possiamo noi trovare straordinario che questa geme secondi un moto contro lo straniero? Specialme nte quando questo moto è favorito da un Governo diviso e debole? E poi non immaginate quale tara sarebbe necessario di dare a tutte le notizie che da quattro mesi il telegrafo comunica sui boxers, per mettere le cose al posto. Le stragi, per esempio, hanno bisogno di un ribasso del novanta per cento. l trucidati europei sono stati, grazie a Dio, quasi lutti ritrovati salvi; resta la cifra, alta sì, ma incontrollabile, dei trucidati indigcni71.
D 'altro canto una prova indiretta di come già nei primi mesi del 1901 parte dell'opi nione pubblica avesse mutato avviso sul reale valore della spedizione, sugli eccessi dell'informazione al riguardo e sulle violente rappresaglie degli alleati, la forniva un acceso espansionista come Giacomo Gobbi-Belcredi, già inviato de "La Tribuna" e direttore della rivista mensile " L' Italia coloniale". Ritornato dalla Cina, nel maggio 1901, il pubblicista, dopo aver, al di là di ogni ragionevole reazione, tacciato i cinesi di "bugiardi, vili, superstiziosi, crudeli e irreconcil iabili nemici della civiltà occidentale", alludeva infatti ad un "inconcepibile mutamento d'opinione" e osservava con sarcasmo: come ( ... ) le parti fosser scambiate e le vittime fossero i cinesi e gli aggressori, gli squartatori, gli spogliatori, altri non fossero che gli europei. ( ... )Come conseguenza naturale di questo nuovo sentimento cli amore e cli pietà pei cinesi ho anche veduto diffuso e accreditato il sospetto che le truppe e uropee si fossero in quelle lontane contrade macchiate dei più atroci misfatti7• .
' ' L. BARZ!NJ, Nell'Estremo Oriente, Milano, Libreria editrice nazionale,
1904, p. 352. 7'
G. GOBB1- B ELCREDI, Divagazioni cinesi, in " L'Italia coloniale", TI
( 1901), 5, pp. 5-15.
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L. DE COURTEN, L'INTERVENTO ITALIANO IN CINA
L'opera delle missioni Parlando ancora a proposito dei missionari Hobson riferisce il pensiero di un "cinese colto", che coglie con efficacia la classica "gradazione" dell'escalation imperialista: "I cinesi hanno osservato con grande inquietudine il succedersi degli eventi - prima i missionari, poi il console, e alla fine le armate di invasione( ... ). Non possiamo meravigliarci che i funzionari cinesi odino i missionari. La loro chiesa è un imperium in imperio, e propaga una fede strana che aliena la gente da quella dei loro antenati. I missionari non sono soggetti alla legge cinese, e in alcuni casi hanno agito in maniera arbitraria a protezione dei loro convertiti"75 • Lo stesso Robert Hart (1835-1911), il grande veterano del]' amministrazione inglese in Cina, sensibile e attento mediatore tra le due civiltà, a tale proposito rilevava: I missionari, bisogna ammetterlo, si sforzano di fare il bene in diversi modi ( ... ) ma il solo fatto che pretendano di insegnare è di per sé irritante ( ... ). Inoltre si sono verificati alcuni abusi, come nel caso dei sedicenti convertiti che si sono uniti alle loro congregazioni per ottenere protezione contro le conseguenze di una cattiva condotta o per servirsi del rapporto con la Chiesa per promuovere le discordie locali o come nel caso dei missionari stessi che si intromettono o intervengono negli affari locali, una specie di caccia di frodo nelle riserve ufficiali per la quale i mandarini si adiravano76 •
Hobson concludeva sulla stessa linea, considerando come fosse del tutto evidente che uomini in buona fede fossero "pronti a sostenere l'uso della forza nùlitare e politica per aprire campi alle imprese missionarie", e come i missionari, "a loro volta commercianti, soldati e uomini politici", apparissero "uno strumento di civiltà molto desiclerabile"77 • Ovviamente desiderabile per i progetti cli pe75
J. A . HOBSOì\, l'imperialismo ... cit., pp. I 90-191. Il brano, tratto dal volume di Hart, "These from 1he Land of Sinim ".Essays on the Chine.se question (Lonclon, Chapman, 1901) è riportato, con il titolo I Boxer: il 1900, nella antologia curata eia F. ScHURMANN e O. S CIIELL, Cina tremila annifa, Roma, Casini, 1968, pp. 184-1 85. 77 J. A. HoosoN, L 'irnperialismo ... cit., p. 191. 7 ,;
LE REGIE TRUPPE IN ESTREMO ORIENTE ( 1900-1901)
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netrazione e di conquista di basi e di mercati accarezzati dalle maggiori potenze industrializzate (non a caso ne restava fuori la Spagna). D 'altro canto i cinesi vedevano i missionaii strettamente associati alla dominazione straniera78 • Le grandi potenze, dalla prima metà del XIX secolo, avevano infatti idealmente assunto quel "fardello dell'uomo bianco" che impose loro il compito di elargire, con la forza, ad asiatici ed africani, le conquiste della civiltà occidentale. Ciò consentì alle nazioni europee, e non solo, "in caso di serie provocazioni da parte degli "indigeni", di trovare in poco tempo, al di là di ogni rivalità, la strada della solidarietà interimperialista"79, c!he risulta poi essere, nelle affermazioni degli osservatori contemporanei, la giustificazione "morale" e politica della spedizione internazionale contro la Cina nel 1900. Anche i missionari premevano, quindi, per l'apertura dell'impero cinese. Come ha sostenuto anche la più recente storiografia essi costituivano " l'espressione religiosa di un'estesa consapevolezza europea della propria missione nel resto del mondo". Per meglio dire essi rappresentarono spesso per i loro governi una sorta di avanguardia nelle prese cli contatto con la società orientale e nella conoscenza anche fisica dei territori attraversati, specie nel caso delle missioni cattoliche, che dotate di mezzi finanziari molto inferiori a quelli delle missioni protestanti e a differenza di queste ultime che operavano soprattutto nei porti aperti e nei maggiori centri urbani, si erano, fin dall'inizio, avventurate nelle regioni dell'interno. Padre Lorenzo Balconi, futuro vicario apostolico di Hanchung nell'Honan e poi superiore generale del Pontificio Istituto delle missioni estere, nelle memorie riguardanti i suoi anni cli attività in Cina all'inizio del secolo ricordava come i missionari avessero "quasi sempre accompagnato le loro corse apostoliche collo studio
A. Mu&oz YIDAL, El origen de la revuelta de los Boxers, in "Cuadernos de historia contemporanea", 19 (1997), pp. 203-2 19. 19 J. OSTERHAMMEL, SIOria della Cina moderna (secoli XVIII-XX) .. .cit., pp. '6
203-204.
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L. DE COURTEN, L'JN TERVENTO ITALIANO IN CINA
delle regioni che attraversavano". Ancora più esplicita nella sua sintesi la descrizione dei compiti e dei diritti degli evangelizzatori: Pei trattati conclusi colle varie potenze dal 1844 e particolarmente per quello ciel 25 ollobre 1860 colla Francia unita all'Inghilterra, il cristianesimo aveva ottenuto gli si aprissero le porte ed i missionari potevano non solo predicare e far proseliti, ma anche comperare terreni e stabili, erigere chiese ed aprire scuole e non dovevano, né loro, né i cristiani, essere molestati nell'esercizio del culto, o per seguire usi superstiziosi o per contribuzioni a opere superstiziose ( ... ); però( ... ) avvenivano qua e là casi in cui si tassavano i fedeli per atti superstiziosi ed iJ rifiuto diventava poi causa cli questioni nelle quali il missionario doveva necessariamente intervenire. ( ... ) I cristiani erano dispensati da queste contribuzioni non solo perché superstiziose ma anche perché dovevano alla loro volta sostenere le opere della missione80 •
Ed è infatti proprio sul piano sociale e dei rapporti di potere che nascono i conflitti con i governi locali e con quella palte della popolazione cinese composta, oltre che di contadini, anche di piccoli commercianti, trasportatori, battellieri, che si vedeva minacciata nelle proprie forme di tradizionale sopravvivenza dall'industriali· smo e dall'imperialismo delle nazioni occidentali, della cui avanzata l'attività missionaria rappresentava, e fieanche troppo simbolicamente, l'avanguardia e l'efficace :frumento, Non a caso infatti la violenza dei boxers si dirigerà rnprattutto contro le missioni, trovando appunto seguito tra le classi povere e di origine contadina, anche se questa setta, passata ben presto a sostenere la dinastia contro i "diavoli d ' Occidente", presentava, come si è già C:etto, piuttosto uno sfondo esoterico e marziale, lor tano dal socialisrno cristianeggiante dei Tai-ping (Grande Pace), ben altrimenti temuti dal governo imperiale, che per sconfiggerli era dovuto ricorrere a truppe e ad addestratori stranieri. In seguito ai trattati di Tientsin del 1.858 e ai successivi accordi di Pechino del l 860 seguiti alle due guerre dell'oppio e ali' apertura dei porti, la presenza dei missionari in Cina era infatti divenuta
0 • L.M. BALCONI, Trentatré anni in Cina. Memorie di missione, Milano, Pontificio Istituto delle missioni estere, 1946, pp.53-54.
LF. Rl::GIE TRUPPE IN ESTREMO 0R l cNTE(19()(l- 1901 )
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legale. I trattati riconoscevano alle missioni cattoliche il di ritto di rioccupare le terre già acquistate o avute in don o dai gesuiti nel XVII e XV III secol o, prima deg li editti d i proscrizione del cattolices imo. Ta le acqui sizione no n avvenne però in modo indo lore, creando anzi forti attriti con i proprietari, tanto più che la convenzione fran co-cinese del 1860 riconosceva alle missioni la fac oltà di affittare e acquistare terre e cli costruire edifici su tutto il territorio cinese e non solo nell'area dei porti aperti. Ciò contribuì a rendere più difficili i rapporti g ià critici con le élites locali, mandarini della classe colta confuciana, ostili alla predi cazione e all'i nsegn amento cattolico e a quella dottrina cristiana che aveva in parte caratterizzato la sangu inosa rivolta a sfondo sociale e politico dei Tai-ping, durata quindici anni ( 1850-1864) e che aveva messo in forse la ormai fragile situazione interna dell'i mpero. Oltretutto i missionari cattolici si mettevano di fatto in competizione con le autorità ci nesi nell'esercizio delle fu nzioni am ministrative, assistenziali e gi udiziarie nelle prov ince, offrendo protezione ai propri convertiti, a volte condannati per reati comuni che in tal modo sfuggivano alla giurisdi zione dei mandarini o elementi sbandati che le missioni raccomandavano ai propri consoli per organizzare reti di informatori. Secondo i trattati del 1858-1860 chiunque insegnasse e praticasse pacificamente i principi del cristianesimo non poteva in alcuna caso essere ostacolato né molestato: "Dal punto di vista di ciò che accadde in seguito, non si poteva escog itare una causa di guai maggiore. ( .. .) Nel caso sorgessero torbidi non vi era meccanismo capace di far funzionare questa clausola, fu orché rivolgersi a un missionario che ne riferiva al console, che portava la cosa a conoscenza dell'incaricato degli affari esteri del Porto, che faceva rapporto al magistrato locale, che ordinava un'inchiesta sul posto"81• f mi ssionari godevano infatti dell'ex traterritorialità, potevano esercitare pressioni sui funzionari cinesi o viceversa rivolgersi, per o ttenere protezione, agli agenti diplomatici e consolari (come era
s, E. R. pp. 61 -62.
H UGHES,
La Cina e il
111011do
occidentale. Torino, Einaudi, 1942,
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L. DE COURTEN, L'INTERVENTO ITALIANOIN CINA
gia stato riconosciuto pe r il Levante nel trattato di Berlino del 1878), o causare l'intervento armato dei propri governi; per ogni incidente esigevano indennità che i notabili locali dovevano sborsare ricorrendo a collette che finivano per pesare sulle classi meno agiate. Anche la ricchezza e la potenza delle chiese cristiane e iJ tenore di vita dei vescovi, che usufruivano delle rendite cl i grandi proprietà ecclesiastiche esenti da ogni onere verso lo Stato, creavano una diffusa ostil ità verso una situazione considerata di sopruso e privilegio82; senza contare che i protestanti davano prova di una rigidità e di un'arroganza ben maggiori rispetto alla duttilità cattolica di antico stampo gesuitico83• "La Rassegna nazionale" di Firenze, espressione dell'i ndilizzo conciliatorista dei cattolici transigenti, che aveva nel suo direttore, Manfredo da Passano, un esponente di spicco, scriveva nel 1902: Del resto( ... ) sono le missioni protestanti quelle che più prestano il fianco all'acerba critica ed all'avversione generale delle plebi e delle classi dirigenti in Cina. Tali missionarii, lautamente spesati, comodamente istallati con mogli e figli ( .. .) non mancano in tempi di pericoli di rammentarsi di
82 In generale sull'atteggiamento dei missionari in Cina, cfr., oltre al già citato Hughes (pp.44-74), F.DAVIS, Le società segrete in Cina... cit., pp. 30-32; J. CHESNEAUX-M. BASTID, La Cina, I, Dalle guerre dell 'oppio al conjliuo francocinese,1840-1885, Torino, Einaudi, 1974, pp. 23 1-235; M. BASTID- M.-C. BERGÈRE- J. CHESNEAUX, La Cina, II, Dalla guerra franco -cinese alla fondazione del Partito comunista cinese, 1885-1921, Torino, Einaudi, 1974, pp. 42-44; J. K . FAIRBANK- E. O. REISCHAUER- A. M. CRAlG, Storia dell'Asia orientale, TI, Verso la modernità, .. . cit., pp. 389-397. 83 "La tattica che deve essere usata dai missionari nel trattare con un popolo simile( ... ) deve essere quella dell'assoluta parità.( .. .) Facciamolo!( ... ). Penetreremo così in quell'anima, e penetrativi, vi resteremo ... e la possederemo. ( ... ). Ciascun nlissionario si tolga poi dalla mente cli essere chiamato a civil izzare il popolo cinese o a portargli i costumi della propria patria.( ... ) Questa pretensione lo urta, l'umilia e lo indispone. Ci si interessi solo dì farlo cristiano; il resto verrà automaticamente da sé". Così sì esprimeva nelle sue memorie un missionario italiano dell'ordine francescano, che a partire dal 1904 soggiornerà in Cina per venticinque anni (S. CECCHERELLI, O.F.M., Venticinque anni sulle rive delfi,urne Han. Come ho visio la Cina e i cinesi, [Firenze], Missioni Francescane, 1961, pp. 129130).
LE Rf:GlcTRUPPE IN ESTREMO ORIENTE (1900-1901)
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essere cittadini di questo o di quello Stato, e strillano affinché accorra una cannoniera ed imponga il rispeuo dell 'Evangelo1<-1.
Anche in seguilo, nelle discussioni parlamentari o nei resoconti dei funzionari delle rappresentanze in Cina il problema emergeva con evidenza. Nel 1904 Leon ida Bissolati nelle sue osservazioni al disegno di Jegge per le spese della spedi:lione militare del 1900, ricordava: "La stessa rivolta dei boxers, per la disputa che se ne fece in tutti i parlamenti di Europa fu provato essersi dovuto ai missionari cristiani e specialmente ai cattolici". Manfredi Gravina di Ramacca, sottotenente di vascello, vice console a Shanghai con Nerazzini nel 1905-1906, esprimeva il rammarico che il giudizio da parte cinese sull'opera dei missionari fosse del tutto sconosciuto, sia in Europa che in America, dove il problema veniva giudicato "con assoluta unilateralità". Gravina scriveva infatti: I missionari sono senza dubbio la causa principale dell 'odio nutiito dai cinesi per tutti i forestieri in massa ( ... ). La propaganda religiosa, così come è oggi condotta, costituisce senza dubbio un male, perché è causa continua di torbidi nelle relazioni cino-forestiere ( .. .). Le missioni hanno dedicato gran parte della loro attività ad abili speculazioni cli ogni genere, ma specialmente su terreni, che hanno frullato gran lucro al patrimonio della propria Chiesa( ... ); i missionari si sono, e continuano a ingerirsi troppo, ancora oggi, di cose del tutto estranee alla missione rel igiosa, come degli affari interni della Cina, delle liti che sorgono fra i sudditi dell'Impero, siano essi convertiti o no, costituendosi ad autorità p()lilico-civite sempre pronta a contrastare il libero esercizio dei legittimi diritti sovrani cinesi ( ... ). Tutti questi int1ighi exu-a-religiosi delle missioni sono perfettamente risapu ti ( ... ) anche da lutti i forestieri residenti in Cina, ai quali mi appe llo per giudicare dell 'esattezza di quanto io dico in queste pagine.( ... ) Ad ogni modo bisogna che i missionari si adattino sin da ora a rinunciare a diritti che nessuna legge, nessun trattato loro concede e che esercitano, trincerati dietro l'extraterritorialità che li rende immuni , in un ce1to qual modo, da un più severo giudiziOS5 •
84 F. CERONE, Lii Germania in Cina e i due vicariati tedeschi nel vicariato italiano dello Scian-tung, in ·'La Rassegna nazionale" , voi. 124, 16 aprile 1902, pp.653-674; voi. 125, t O maggio 1902, pp. I03- J 18 e I 6 maggio 1902, pp.258278 (p.26 1 per la citazione). 85 AP. CD, legislatura XXI, Il sessione, Discussioni. romata del 9 .febbraio I 904, p. I0542; M. GRAVINA 01 R.4.MACCA, La Cina dopo il millenovecento, Milano. Treves, 1907, pp.276-279; 284-285 .
60
L. DE COURTEN. L' lNTERV ENTO ITALIANO IN CINA
Gli ufjìciali del Fieramosca con un missionario
In realtà la questione delle missioni in Asia, così come veniva analizzata dalla stessa "Rassegna nazionale" nel già citato studio di Francesco Cerone sui vicariati tedeschi , si presentava ben più complessa nelle sue conunistioni politiche, religiose ed espansionistiche. In seguito al trattato di Whampoa del I 844, subito dopo la prima guerra cieli ' oppio, la Francia si era trnvata ad essere la sola potenza cattolica in regolari relazioni diplomatiche con la Cina. In conseguenza quindi dei trattati ineguali, con l' apertura forzata dei porti, e in particolare con il già ricordato trattato di Tientsin del I 858 e il successivo accordo ciel 1860 le "comunità cristiane" veni-
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vano ufficialmente riconosciute, con il diritto ad essere protette proprio da quella Francia galJicana e a breve repubblicana, anti ca "figlia primogenita delJa Chiesa", alla qu ale tornava però ora vantaggioso proteggere le missioni cristiane per garantirsi una propria infl uenza in Estremo Oriente (specie nel Tonchino e nell' Annam), proprio come alla Santa Sede tornava utile appoggiarsi alla nazi one d'oltralpe piuttosto che al neonato Stato laico unitario. In realtà la pretesa francese non aveva fondamenti gi uridici del tutto chiari. Nel 1846 il plenipotenziario Théodose de Lagrené domandava la revoca dei decreti imperiali contro le missioni cattoliche e otteneva la libertà di culto per i cristiani cinesi, oltre alla restituzione degli edifici delle missioni. Ol tretutto, in base al trattato del 1844, la Francia, applicava, per estensione, anche quanto già il rappresentante inglese Henry Pottinger aveva concordato con i trattati del 1842-43 (Nanchino e Hong-kong) : cioè una giurisdi zione consolare separata per i sudditi stranieri e quindi anche per i missionari, in pratica l'extraterritorialità. Gli accordi de l 1846 stabilivano inoltre che i missionari stranieri penetrati all 'interno del paese potessero essere ricondotti senza molestie al confine coi te1Titori dei porti aperti per essere ri.conscgnati al console francese. Appare evidente che il priv ilegio avanzato dalla Francia di esercitare una protezione speciale sui mi ssionari cli reli gione cattolica derivava semplicemente dal fatto che alla metà deg li anni Quaranta de ll ' Ottocento essa era la sola potenza cattolica che avesse un rappresentante permanente a Pechino e regolari rapporti con l'Impero cinese, ma è ancora più evidente che esisteva una precisa volontà da parte della Santa Sede nel mantenere questa situazione . E' chiaro infatti che nel momento in cui , negli a nni immed iatamente successivi, altre potenze avessero stipulato accordi con la Cina, dal punto di vista del diritto internazion ale esse a vrebbero av uto automaticamente diritto a proteggere i propri sudd iti presenti sul terri to1io, compresi i missionrui. II trattato fran co-cinese del 1858 all ' art. XIII ribadiva però in senso lato la tutela ai membri delle comunità religiose e la protezione ai missionari "che viaggeranno pacificamente nell'interno forniti di passaporto". Tale passapotto era rilasciato esclusivamente dalle autorità diplomatiche e consolari francesi, che intervenivano inoltre
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anche in tutte le questioni di acquisto o di vendita dei beni delle missioni. Nel 1886, con il pretesto di ottenere dal Vaticano il permesso di rilevare per il pal azzo imperiale l'area dove sorgeva il Pe-tang, la cattedrale cattolica d i Pechino appartenente ai lazzaristi francesi, Li -hung-chang decideva di invi are a Roma in missio ne ufficiosa un emissario d i sua fiducia, un cattolico inglese, funzionario delle Dogane imperiali , George Dunn, allo scopo di richiedere l' istituzione d i una nunziatura, cioè di un rappresentante diretto della Santa Sede a Pechino, in modo che l' attività religiosa delle missioni dipendesse gerarchicamente dal pontefice, implicando di fatto l'abolizione del protettorato francese ed il Iitom o dei missio nari- come cittadini- alla protezione delle rispettive nazioni di appartenenza. Nonostante le favorevoli reazioni del Vaticano, dove Leone XIII, pur servendosene ancora, intendeva svincolarsi dalla protezi one-tutela delle potenze impegnate nelle competizioni coloniali e svolgere un ruolo indipendente nell'Estremo Oriente, il tentativo fallì per la decisa reazione della Francia. Risultava evidente anche alla Santa Sede che la richiesta cinese rappresentava il ri sultato o comunque veniva utilmente incontro agli interessi congiunti di Inghilterra, Germania e Italia contro I ' ingerenza francese. Ma la realtà è che il Vaticano manteneva ancora un atteggiamento di diffidenza nei confronti dello Stato italiano e non mancava, al declinare del Kulturkampf, di fronte alla svolta imperialista e cattolica della Germania gugli elmina, di ricordare ai vescovi prussiani gli stretti legami tra pol itica coloni ale e mi ssioni cattoliche e di erigere in vicari ato apostolico indipendente lo Shantung meridionale investendone, proprio ne l gennaio 1886, il vescovo tedesco Johann Baptist Anzer. Quest' ultimo, nel I 891, accompag nato dal ministro tedesco a Pechino, Max von Brandt, si faceva interprete presso lo Tsung-li-yamen di un ulteriore tentativo da parte del Vaticano per creare una gerarchia cattolica in C ina, tentativo di nuovo fall ito a causa dell ' alzata di scudi della Francia, che no n aveva mancato di minacciare già la Santa Sede dell'eventuale soppressione di vari capitoli del bilancio del culto . Questa situazione rifletteva ovviamente i due schieramenti politici che si erano venuti a creare nella curia, quello filofrancese del
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segretario di Stato, Mariano Rampolla del Tindaro e quello filotripl icista del card_ Antonio Agliardi (già scelto come nunzio in pectore a Pechino), che sarà in seguito il più vicino alle posizioni italiane, per ora ancora distanti da quelle della Santa Sede a causa delle scelte antifrancesi di Crispi. L'Italia frattanto, mettendo fine alla prassi di accreditare un solo inviato per la Cina e il Giappone, nel 1879 aveva finalmente destinato a Pechino Ferdinando de Luca come ministro residente in Cina e nel 1883 lo aveva nominato ministro plenipotenziario. Il de Luca peraltro dovette poi di fatto rimanere a Shanghai, dove già risiedeva come console generale, dal momento che i suoi tentativi di acquistare dalla missione lazzarista francese, proprietaria di numerosi terreni già ceduti al Belgio e alle Dogane imperiali, una sede per la nuova Legazione a Pechino, non ebbero esito. I missionari si uniformarono infatti alle istruzioni di Roma di non trattare con i rappresentanti dello "pseudo" Regno d'Italia. Nel 1884, però, approfittando del conflitto franco-cinese per il Tonchino il ministro plenipotenziario non si lasciò sfuggire l'occasione, offerta anche dalle richieste di protezione da parte dei missionari italiani, di recarsi, a bordo dell'incrociatore Cristoforo Colombo allora stazionario nei mari della Cina, nell'Hupeh, in particolare ad Hankow, dove rilasciò ai francescani certificati cli nazionalità, incaricando il rappresentante bdtannico in quella città di assumere le funzio ni di agente consolare dell'Italia allo scopo di proteggerne i missionari operanti nell'Honan e nell'Hunan (Cina centrale). Intanto a Roma il ministro degli esteri, Mancini, non solo approvava l'operato di de Luca ma comunicava all'ambasciatore francese che il Vaticano era riconoscente per questo intervento di protezione della diplomazia italiana; affermazione questa che la Santa Sede si affrettava a smentire con il governo di Parigi. Qualche anno dopo, nel 1888, il Vaticano, tramite la Congregazione di Propaganda Fide ribadiva il riconoscimento del protettorato francese sulle missioni in Cina. Contemporaneamente l'Italia, e immediatamente prima la Germania, stabilivano accordi con il governo cinese in base ai quali veniva riconosciuta ai passaporti italiani e tedeschi rilasciati ai religiosi la stessa validità e gli stessi privilegi di quelli francesi. Si trattava in realtà di una vittoria solo di principio dal mo-
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mento che la Santa Sede continuava a secondare la Francia, e gli stessi missionari, pur non mancando di ricoITere alla protezione nazionale nei momenti più cruenti, finivano di fatto per rispettare le istruzioni vaticane. Molto dipendeva anche dalla potenza e dal peso internazionale della nazione protettrice. La Weltpolitik della Germania di Guglielmo li, dove industria pesante e sviluppo navale e mercantile si sostenevano a vicenda, faceva ormai di questa nazione una protagonista privilegiata dell'espansionismo e le sue avanguardie religiose ne riflettevano l'azione decisa. Il vicario dello Shantung, Anzer, già prima di essere eletto aveva dato prova di procedere con mano pesante anche neJl'esercizio della predicazione nelle città tradizionalmente legate al confucianesimo, suscitando vivaci reazioni non solo tra il popolo ma anche tra gli intellettuali e i funzio nari locali. Tanto più che il nord della Cina era un ricco serbatoio di quelle società segrete a sfondo politico e religioso come appunto i hoxers. E' ovvio che in questa situazione, già incandescente a causa di carestie, inondazioni e di una generale crisi economica aggravata dalla debolezza ciel governo centrale e dall'avanzata del capitalismo occidentale, scoppiassero tumulti e che le chiese e i missionari fossero presi di mira. Ciò offrì il pretesto al Kaiser, continuamente contattato da Anzer, che spesso tornava al suo seminario cli origine, a Steyl, di assumersi il compito di difendere gli interessi della missione e dei missionari dello Shantung impartendo istruzioni in questo senso ai suoi rappresentanti consolari, anche allo scopo di ottenere riparazioni. Non poteva quindi tornare più opportuna alla Germania l'uccisione, nel novembre 1897, di due padri tedeschi, che ebbe come immediato ri sposta lo sbarco a Kiao-chow e l'occupazione della baia86 • 86
Su questi avvenimenti e in particolare sull'atteggiamento della Francia e sui tentativi eia parte della Germania e dell'Italia di rivendicare il protettorato nazionale sui missionari, cfr., oltre al già citato lavoro di Cerone, L. NocENTINI (PAOLO o' ALBÀRO), // protettorato dei missionari italiani in Cina, in "Rivista d'Italia", IV (190 1), 8, pp.665-685: ID., L'Europa nell'Estremo Oriente e gli interessi de/l'Italia in Cina, Milano, Hoepli, 1904, pp.194-209; E. CATELLANI, L'Estrenw Oriente e le sue lotte ...cit., pp.395-399; H. GRONDER, Koloniale i'vlission
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Non a caso in un pamphlet del 1901 sull'attività delle missioni cristiane in Cina, opera di un teologo e pubblicista francese, Raoul Allier, corredato di documenti e testimonianze contemporanee, veniva offerto un giudizio tagliente su questi avvenimenti: Revenons sur l'annexion dc Kiao-Tchéou par I' Allemagne. Elle n' a pas été un coup dc force exécuté sans l'assentiment de la mission catholique. E lle a été opérée sur sa demande mème. Il est bien certain quc le gouvernernenl de l'empereur Guillaume n'attcnclait pas de cet événement de simples conséquences religieuses et qu' il en cspérait une utilité politique et économique. Mais il n'est pas moins certain qu ' il s'est trouvé en préscnce d'une requete présenlée par la rnission87 •
L'autore riportava anche le dichiarazioni fatte al Reichstag, nel febbraio ciel 1898, dall 'allora segretario di Stato, conte von BUlow, il quale aveva alluso chiaramente al peso decisivo esercitato dall'intervento del vescovo Anzer, che aveva sostenuto con il governo "nel modo più perentorio" come l'occupazione di Kiao-chow rappresentasse una questione vitale non solo per la prosperità ma per la sopravvivenza stessa della missione cinese. D'altra parte proprio Anzer, nel suo saluto pastorale d'inizio anno, ricordava come dopo la terribile notizia dell'uccisione dei due missionari si fosse rivolto prima a Dio e poi all'imperatore di Germania per ottenere una potente protezione per la sua missione e per i suoi coJlaboratoli: "La risposta", aggiungeva, "la conoscete, fu Kiao-chow" 38 • Appare evidente la coincidenza cli interessi tra potere politico e azione missionaria e il valore strumentale di quest'ultima, in particolare nelle vicende che riguardano l'espansione occidentale in
uml kirchenpolitische Entwicklung im Deutschen Rei.eh, in "Annali dell'Istituto storico italo-germanico in Trento", XXIV (I 998), pp.239-256; L. T RINCIA, La Santa Sede ira attività missionaria e interessi coloniali. delle potenze europee in fatremo Ori.enle, ihid.. pp.257-286 e A. G!OVAGNOLl, Rapporti diplomatici fra Santa Sede e Cina, in Roma e Pechino. La svolta extraeuropea di Benedelto XV, a cura di A. GIOVAGNOU, Ro ma, Studium, 1999, pp.39-67. s, R. ALLIER, Les troubles de Chine et !es missions chrétiennes, Paris, Libr.airic Fischbacher, 190 I , p. 82. Allier insegnava alla Libera facoltà di teologia protestante cli Parigi. 88 lbid., p. 83.
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Estremo Oriente agli inizi del secolo XX89 • Lo stesso Li-hungchang, il più "europeo" dei consiglieri dell'imperatrice aveva dichiarato apertamente ad Anzer che quanto era accaduto ai missionari nello Shantung meridionale aveva rappresentato un chiaro pretesto per l'occupazione tedesca di Kiao-chow 90 • Né lo scritto polemico di Allier può ritenersi di parte dal momento che vi vengono espressi giudizi ancor meno lusinghieri sul clero cattolico francese e soprattutto sul vescovo di Pechino, quel monsignor Alphonse Favier che il giornalista e scrittore Pien-e Loti ( 1850-1923 ), primo aiutante di campo del comandante in capo del la squadra navale francese in Estremo Oriente, aveva intervistato nel 1900 per "Le Figaro", nella cattedrale cattolica "crivellata di colpi" tra "preziosi soprammobili cinesi" mentre un servitore vestito di seta serviva il tè9 • . Come riferisce Allier, riportando interviste e corrispondenze, altri quotidiani d'oltralpe offrivano del capo delle missioni francesi un ritratto spregiudicato, descrivendolo, all'indomani dell'assedio delle Legazioni, con "l'eterno sigaro" tra le labbra mescolato agli ufficiali delle truppe internazionali che presiedevano la vendita al1' asta degli oggetti preziosi frutto dei saccheggi: "le collectionneur absorbait à cette heur le chef de mission". Gli stessi giornali pubblicavano testimonianze di soldati rimpatriati che dichiaravano di essere stati condotti al saccheggio dai missionari "per loro conto e per loro profitto". "Il Messaggero" e "La Tribuna" di Roma riferivano che la famiglia di un dignitario cinese fatto giustiziare dall'imperatrice per aver disapprovato la rivolta antistraniera, aveva sporto denuncia presso il governo internazionale di Pechino accusando mons. Favier di essersi impossessato del denaro e di tutti gli oggetti preziosi della loro casa per un milione di taels e che i valori si trovavano presso il secondo segretario della
69 S. TRINCHESE, Il coordinamento romano delle opere ,nissionarie, ìn Roma e Pechino. La svolta extraeuropea di Benedetto XV. .. cit., pp. 130-131. 90 R. ALLIER, Les troubles de Chine et les rnissions chrétiennes.. .cìt., p.89. 91 P. LOTI (Julien Viaucl), Gli ultimi giorni di Pechino. Un avventuroso viaggio nella Ciria dei Box er, Padova, F.Muzzio, 1997, pp. l 29-137. Lot.i era imbarca-
to sulla corazzata Redoutable.
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Alphunse Favie1; vescovo cattolico di Pechino
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Legazione americana che stava per spedirli alJ'estero 92 • Favier di fronte a queste dichiarazioni e alle accuse fatte ai cristiani cinesi di aver effettuato razzie di cui le autorità civili e religiose sarebbero state a conoscenza, spiegava di essere stato, dietro sua precisa richiesta, autolizzato dal rappresentante francese a fare incetta di tutto ciò che poteva servire a sfamare gli assediati nel Pe-tang e i cristiani vittime degli assalti dei boxers. Anzi il vescovo emanava in quei giorni un'ordinanza rivolta ai convertiti cinesi nella quale, oltre a rimproverare loro le eventuali appropriazioni, ricordava: Ceci est tout à fait contrai re à la justice et ne doit pas continuer; que les troupes alliées prennent tout ce dont elles ont besoin, ceci est l'affaire des généraux et des règlements militaires et ne me concerne pas. Il ne faut pas oublier qu'ellcs ont versé leur sang pour délivrer Pékin; elles onl des droits qui n'appartiennent à personne autre. Moi, ici, au Pe'i-Tang, j'ai reçu l'autorisation du ministre de France de faire toutes !es provisions nécessaires ( ... ). Mais vous qui n' appartenez pas a l'armée et qui n' avez pas (i'autorisation et qui etes du peuple chinois, vous n'avez aucun droit de faire cles provisions, de prendre des o~jets ou de l' argent, mème dans les maisons tout à fait abandonnées ou brGlées, pour votrc usage personnel. Tout cloit ètre versé à la masse commune ( ... )93.
Mons. Anzer non si era mostrato più mite nel chiedere riparazioni tre anni prima. Lo stesso comandante del contingente americano in Cina, Adna Chaffee, già impiegato da McKinley nella guerra ispano-americana per Cuba, quando tenterà, secondo le istruzioni presidenziali, di restaurare l'ordine a Pechino e favorire il ritorno della dinastia al fine di mantenere una situazione stabile favorevole agli investimenti americani in Estremo Oriente, non riuscirà ad avvalersi dei missionari come preziosi intermediari nei confronti del popolo cinese, tro-
91 Un.a querela contro monsignor Favier, in "Il Messaggero", 10 febbraio l 90 1.Lo stesso quotidiano, qualche giorno dopo, il 13 febbraio, titolava: Il conflitto cinese. I missionari e la loro partecipazione al bollino cinese. Cfr. anche Una querela contro monsignor Favier. Una famiglia cinese derubata , in "La Tribuna", !O febbraio 1901. • 3 R. .ALLIER, Les troubles de Chine et les missions chrétiennes .. .cit., pp. 262-270 (pp. 268-269 per la citazione).
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vandoli anzi dediti soltanto alla ricostruzione delle loro sedi e alla protezione dei loro adepti, e manifesterà un vero disprezzo per i saccheggi da loro operati94 • D'altra parte anche i missionari protestanti avevano svolto un ruolo di rilievo nel sollecitare e promuovere una più diretta ingerenza statunitense negli affari cinesi, magari invocando l'appoggio politico o l' intervento militare del governo; anzi, allo scopo di incrementare le fonti di finanziamento indispensabili alla loro sia pur meritoria attività sociale essi tendevano ad attirare investimenti in Cìna e a trasformarsi essi stessi in imprenditori e mercanti creando così stretti vincoli tra le missioni e influenti gruppi politici ed economici della madrepatria95 . A proposito di legami politici non bisogna dimenticare che mons. Favier nella seconda metà del maggio 1900 per premunirsi contro gli attacchi dei boxers alla cattedrale cattolica inviava il suo forse un po' troppo drammatico appello al ministro francese a Pechino, Stéphen Pichon, ottenendo trenta marinai, ai quali si aggiungeranno più tardi, con l'aggravarsi della situazione, altri 11 marinai italiani (di cui sei cadranno) guidati dal sottotenente Olivieri e richiesti direttamente a Salva.go Raggi. Quest'ultimo, attento sostenitore delle aspirazioni italiane alla tutela delle missioni, pur non rifi utando l'aiuto per la difesa del Pe-tang, offre peraltro nelle sue memorie un ritratto poco edificante del vescovo cli Pechino: Egli, dopo l'assedio, pubblicò un diario nel quale appena di sfuggita accenna alla presenza "dcs italiens" alla difesa ciel Petang. Non ebbe la buona fede di pubblicare che la missione del Petang era stata salvata anche grazie a rna,i nai italiani. Glielo rinfacciai davanti ad altri prelati e tacque, ed io mi a lzai e partii senza salutarlo96 •
Tanto più che nel marzo 1899 un decreto del governo imperiale cinese, il cui testo tradotto apparve sulla rivista "Missions catho9'• M.H. I·IUNT, The Forgutten Occupation: Peking, 1900-1901 , in "Pacilìc Hiswrical Review", XLVUJ ( 1979), 4, pp.501-529 (in particolare pp.508-509 e 527). 95 A.AQUARON E, Le origini dell'imperialismo americano. Da McKinley a Tafi ...cit., pp. 43-44. % G. L ICATA, Notabili della terza Italia .. . cit., p. 359.
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liques", accompagnato da una lettera-commento di Favier che del provvedimento era stato l'ispiratore, non solo aveva ribadito il protettorato francese sui cattolici ma aveva anche riconosciuto ufficialmente ai missionari, a seconda del grado, dignità e rango alla pari con i viceré, i governatori e i funzionari delle province e facoltà di trattare direttamente tutte le questioni riguardanti le missioni e i diritti dei cattolici e dei convertiti. In tal modo veniva attribuito ai vescovi in Cina un potere mai esercitato prima, che si esplicherà anche nelle forme esteriori, delle quali era stato già insignito in precedenza mons. Anzer: il bottone da mandarino, il globulo, la veste ricamata con il pavone, la collana di grani preziosi, oltre alla portantina e alla scorta97• Già nel 1898 e a maggiore ragione in seguito al decreto imperiale, Salvago intrattenne uno scambio di note con il ministro Visconti-Venosta, sottolineando come il testo del decreto, che faceva riferimento alla potenza "alla quale il papa ha affidato il protettorato religioso", poteva in lingua cinese essere interpretato in vari modi e non sembrava "filologicamente esatto" attribuirlo alla sola nazione francese, infatti la Legazione tedesca a Pechino aveva rivolto immediatamente una nota allo Tsung-li-yamen per mettere in chiaro che qualunque fosse il tenore del decreto esso non poteva pregiudicare il diritto che la Germania aveva di proteggere i prop1i missionari. Visconti, come sempre, consigliava un atteggiamento di prudenza, ma non mancava di raccomandare a Salvago: Anzitutto fermo stando il concello fondamentale che al regio Governo spetta indubbiamente, in Cina, un diritto di intervento e protezione rispetto ai nazionali suoi, senza distinzione tra laici e religiosi, quante volte questi siano( ... ) lesi nelle loro persone o nei loro averi( ... ). Come già dissi, non può menomamente revocarsi in dubbio il diritt.o cli protezione spettante alla Regia Legazione rispetto ai missionari italiani; e neppure si può dubitare che alla protezione esercitata dalla Legazione di Francia a prò di missionari d ' altra nazionalità manca ogni giuridico fondamento . Sopra entrambi
9 R. ALLIER, Les trouhles de Chine et !es missions chrétiennes ... cit., pp.84 ' e 257-261; L. NOCENTINI (PAOLO o' A L13ARO), Il protellorato dei missionari italiani in Cina ... cit., pp.683-684.
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questi punti Ella deve, in ogni opportuna occasione esprimersi in termini ben recisi e assoluti, essendo nostro fermo intendimento che l'accordo ciel 1888 debba tuttora considerarsi in pieno vigore98 •
Il rappresentante a Pechino non chiedeva di meglio. Va ricordato infatti che alcuni anni prima di questi avvenimenti, ne] I 887, era stata fondata a Firenze l'Associazione nazionale per soccorrere i missionari cattolici italiani (ANMI). Tale organismo, che attraverso l'attività missionaria mirava a promuovere una più incisiva presenza italiana all'estero in coincidenza anche con quelle correnti espansioniste e colonialiste che si andavano affermando in età crispina, nasceva per iniziativa di personalità del mondo politico e culturale le più eterogenee ma accomunate da un indirizzo liberale e conciliatori sta: tra queste l'egittologo Ernesto Schiaparelli e il già ricordato direttore della "Rassegna nazionale", Manfredo da Passano99. Quest'ultimo, benché più giovane, era stato legato da profonda amicizia con il padre di Salvago Raggi, Paris Maria, il che doveva avere influenzato il giovane diplomatico, il quale, ricorderà più tardi, riferendosi al 1895-96, quando venne inviato come agente diplomatico al Cairo: Avevo una lettera del professor Schiaparelli per la missione alla quale dovevo rimettere certe sterline per conto dell' Associazione nazionale per soccorrere i missionari italiani. Quell'associazione era sorta da pochi anni a Firenze per opera del professor Schiaparelli ( ... ). Quest' uomo impareggiabile era stato in Egitto appena diventato egittologo e aveva avuto occasione di contestare l'abbandono nel quale si trovavano le nostre missioni francescane, soffocate dalle missioni francesi( ... ). Lo Schiaparelli progettò di organizzare in Italia un'associazione che aiutasse le nostre missioni per contrastare l' intluenza delle francesi. ( ... ) L'associazione non doveva ave9s Cfr. al riguardo ASDMAE, Serie politica P, Cina, b. 424, fase. "Missionari in China, anno 1898", nota di Visconti a Salvago del 18 maggio 1898 e b. 408, fasc."Cina. Mese di settembre 1900", rappo1to di Sai vago a Visconti del I 5 luglio 1899. 99 Cfr. L. TRINCIA, La Santa Sede tra allività missionaria e interessi coloniali delle potenze europee in Estremo Oriente ... cit., pp.274 e segg. e D.J GRAN-
L'Iwlie et la Méditerranée (1896-191 I). Les fondements d'une politique étrangère, Ecole française de Rome, 1994, I, pp. 825-851 ("Per la fede e per la patria'': L'Associazione nazionale per soccorrere i missionari).
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re assolutamente carattere clericale, e doveva essere eminentemente italiana (... ). Sua cura fu subito quella di combattere la pretesa del1a Francia di avere l'esclusivo diritto di protezione sulle missioni cattoliche ( ... ) 10,i_
Salvago, che tra l'altro apparteneva all'ambiente culturale fiorentino essendosi diplomato in scienze sociali al "Cesare Alfieri", di cui suo padre era uno dei fondatori, aderì fin dall'inizio ali' Associazione. Nel maggio del 1904 fu anzi sottoposto, su sua stessa richiesta, al consiglio di disciplina del ministero degli esteri, composto tra l'altro da Agnesa, capo dell'Ufficio coloniale e da Malvano, segretario generale del ministero. Il consiglio lo sollevò dalle accuse avanzate in parlamento e sulla stampa di aver favorito, al momento ciel calcolo delle indennità dovute alle potenze dalla Cina sconfitta, esosi rimborsi a sé stesso, oJtre che ai missionari e all 'Associazione. Tali rimborsi per i danni subiti in seguito alla rivolta, pare fossero stati decisi a Pechino da una commissione costituita presso la Legazione e composta dallo stesso Salvago, dal segretario Romano Avezzana e dall'interprete Vitale 101 • Tittoni smentì in seguito la presenza del diplomatico nella commissione e dichiarò inoltre che le indennità ai missionari erano state una scelta politica del governo per assumersene in prima persona la protezione 102 • In effetti il governo italiano continuò a servirsi cieli' Associazione come tramite, affidandole anche la gestione dell'indennità spettante alle missioni nazionali, la cui capitalizzazione servirà infatti a finanziare l'espansione delle istituzioni religiose nel Levante. Il contrammiraglio Camillo Candiani, comandante della Forza navale oceanica in Cina, rientrato in Italia nell'agosto 1901, e noG. LIC.à,'IA, No1abili della terza Italia .. . cit., pp. 243-244. Su queste vicende cfr. il fascicolo personale cli Giuseppe Salvago Raggi, in ASDMAE, Archivio dell'Ufficio del personale, serie VII S.7. In proposito cfr. anche AP, CD, legislatura XXI, Il sessione, Discussioni, tornata del I 3 maggio 1904 (interpellanze sulle indennità cinesi cli Roberto Mirabelli e Felice Santini), pp. 12497-125 13. 102 Per la replica cli Tittoni alle interpellanze sulle indennità cinesi, cfr. sempre AP, CD, legislatura XXI, II sessione, Discussioni, tornata del I 3 maggio 1904, pp.12643-1265 I e Sei anni di politica estera (I 903-909). Discorsi pronunciati al Sencao del regno ed alla Camera dei deputati dal senatore Tommaso Tittoni, ,ninistro degli affari esteri, Roma-Torino 19 12, pp. 66-67. 11111
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min ato senatore, esprimerà al rigu ardo giud izi piuttosto taglienti nelle letlere inviate all 'amico console Nerazzini, accusando duramente l'allora ministro degli esteri Pri netti di aver "tollerato quel furto delle indennità chinesi combinato da Salvago Raggi"•03 • Però anche Cancliani, d'accordo in questo come in altri casi con il ministro plenipotenziario, che ne descriverà con simpatia nelle sue memorie il carattere irruen to, nel "rapporto generale" di navigazione sulle coste del Cckiang e nella baia di Nimrod inviato al Ministero della marina qualche mese prima, nel marzo 190 I, riferiva sul clero francese: Ho avuto parecchi ricorsi di cinesi cristiani che negl i ultimi tempi avevano subito vessazioni e depredazioni causa la loro religione, ma salvo piccole pressioni morali per cose di lieve importanza mi astenni di occuparmi cli tal questione. Il vescovo francese di Ning-po, Mr. Reynaud, si è occupato specialmente di reclamare i danni sofferti dai cristiani ed è a lui che tutti si rivolgono cos1ituelldo questo un mezzo per avere ùifluenza in paese e info rmazioni sopra ogni cosa. Tutte le nostre mosse. le nostre esplorazioni erano subito conosciute al vescovato francese per mezzo dei conveniti. TI 12 marzo è pa1tito sul piroscafo Nanking per Ning-po il contr'ammiraglio Bayle e seguito. La sua gita ha scopo di semplice visita alla missione ma certo non mancherà di assumere infonna7.ioni sul nostro operato 104 •
Né di diverso avviso si mostrava Nerazzini: "Il c lero cattolico esercita la sua azione esclusivamente a benefizio della Francia, e con zelo inopportuno osteggi a le altre nazionalità specialmente l' italiana. Così esso non si allontana dal vecchio indirizzo ormai sistematico, di cui abbiamo prova negli scali d' Oriente " 105 • Di fatto i missionari, oltre a rappresentare per l' Italia, con la questione della protezione, un'occasione in più , negli ancora cliffiLettera di Candiani a Nernzzini, datata Olivola, 3 agosto l 19011 , in AS SI, Nerazz.ini, b.8, J'asc.4. 10-'
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ARCHIVIO OELL' Uf'FICJO STORICO DELLO S TATO .\t!AGGIORE DELL' ESERCITO
(d'ora in poi AUSSME), E-3. Co,po di spedizione italial!O in Cina , b. l O(ex 55), fase. 17. 1~ Cfr. il citato rapporto 23 giugno I 90 I di Cesare Nerazzini. console generale d'Italia a Shanghai, al ministro degli affari esteri, Prinetti (ASD MAE, Serie po/.itica P. Cina, b. 4 I I, rase ."China. Rap porti politici . Mese di gi ug no 1901 ·•. (Cfr. anche Documenti. parte 1, doc. n.16.).
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cili rapporti tra Stato e Chiesa, per ribadire il pieno esercizio dei poteri del nuovo organismo nazionale, costituivano inoltre (come d'altra parte avveniva per le altre potenze) un tramite indispensabile (data anche la migliore conoscenza dei vari dialetti) per i rapporti con la popolazione cinese e un vero e prop1io servizio d'informazione nell 'interesse della nazione di appartenenza 106 • Per tutto il XIX secolo: "apparati missionari e sistemi coloniali, nelle diverse aree di interesse imperialistico, erano insieme impegnati, spesso coordinati fra loro, nell'opera di dominio e acculturazione dei territori ( . ..) d'oltremare" 107• La lealtà "patriottica" della maggioranza dei missionari italiani presenti in Cina è documentata e ancor più lo è l'attività di intermediazione politica svolta a sostegno degli interessi nazionali in Estremo Oriente. Un caso esemplare rimane quello del padre francescano Giovacchino Geroni (1865 -1926), che accompagnò le truppe in partenza da Napoli, e in seguito, nominato, anche su sua sollecitazione, cappellano delle truppe italiane, descrisse con precisione i diversi aspetti della presenza italiana in Cina 10R. Infatti, su iniziativa dell' ANMl, che si rivolse a tale scopo al Ministero della guerra, furono imbarcati, a scopo di assistenza, alcuni missionari a bordo sia della squadra oceanica che su due (Minghetti e Singapore) dei tre piroscafi noleggiati dalla Navigazione generale italiana per il trasporto in Cina delle truppe di terra. Le spese per i religiosi erano sostenute dalla stessa Associazione nazionaJeio9. Nell'agosto 1900, appena giunto nella rada di Taku, il tenente colonnello Tommaso Salsa, comandante del battaglione di fanteria che insieme a quello di bersaglieri guidato dal maggiore Luigi ""' "The Legations (whose stafi"s were small or, where minor Powers were concerned, virtually non-existent) clepended almost entircly on the missionaries for intelligence about what was happening in North China, and even in Pcking itse!e' (P. FLF.MJNG, The Siege al Peking, London I 959, p.71 ). 101 S. TRINCHESE, Il coordinamento romano delle opere missionarie ... cit. ,
p.129. G. GERONI, Tra i figli del cielo, Milano, A.Bcrlarelli, 1906. Cfr. L'assistenza religiosa delle !ruppe in Cina, in "L'illustrazione italiana", 29 luglio 1900, n.30, p.74. 10
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LE REGIE TRUPPE IN ESTREMO ORIEC\TE ( 1900-190 1)
Padre Giovacchino Ceroni, cappelfano miliu1re in Cina, a bordo del Singapore
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Agli ardi costituiva il grosso della forza di spedizione in Estremo Oriente, scriveva a sua madre: A dir il vero la causa principale dell'attuale moviment.o antiforestiero si deve ricercare nella intolleranza e negli intrighi d'ogni genere de i missionari i qua li del monito della re ligione si servono per scopi terren i e politic i. Credo che sarebbe bene che per qualche lustro ed anche più le missioni di qualsiasi religione e nazione non mellessero più piede in Cina 110•
Eppure alcuni mesi dopo, nel marzo 1902 , sarà proprio il comandante Salsa, a inviare, da Tientsin, ai responsab ili delle missioni italiane nelle varie province cinesi una lettera circolare che val la pena di riportare: Mo nsig nore, esprimo al l'E .V. i sens i del mio grato animo per la fiducia e per l'interessamento spiegato da V.E. nell'aderire alla richiesta di informazioni che a mezzo del reverendo padre Geroni, nostro Cappe llano, io ebbi l' onore d i rivo lgerle ne l mese di d icembre u.s. Mentre Le confermo il carattere assolutamente confidenziale e scevro di qualsiasi compromissione politica di questa nostra corrispondenza, intesa soltanto a fac ilitare il compito affidato a q ueste R. Truppe, Le este rno la mia speranza che Ella vorrà continuare anche in avvenire a tenermi informato di quanto di notevole avviene nella provincia ove risiede codesta apostolica missione ( . .. ) 1 11 •
La lettera di ringraziamento di Salsa allude alla precedente "circolare" invi ata da Geroni stesso ai confrate ll i per so ll ecitare " inform azioni esatte e s icure", piccolo capolavoro di diplomazia che parla apertamente di un "serv iz io di info rmazioni", defi nendolo però " una misura di precauzione che si prende ad escl usivo vantaggi o di qu anti sono fo restieri domiciliati in Cin a, e spec ialmente missionari" 112 • 110 E. CANEVARI-G. COMISSO, Il generale Tommaso Salsa e le sua campagne coloniali. Lettere e docume,ui, Milano, Mondadori, 1935, p. 327 (lettera alla madre da Taku , 30 agosto 1900). 111 AUSSME. E-3, b. 5 (ex 50). fase. 18, minuta della lettera di Salsa in data 22 marzo 1902. 11z C fr. la lettera circo lare di Geroni, datata T ientsin , dicembre l90 1, in AUSSME, E-3, b. 5 (cx 50). fasc. 17. Vedi anche in Documenti, parte T, doc. n.20.
L E RGCì l E TRUPPE IN ESTRE\-10 ORIT:NTE ( 1900-1901)
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Qualche mese dopo, nell' ottobre l 902, padre Geroni "grazie agli aiuti dell ' Associ azione Nazionale ed alle facilitazioni dell' autorità mili tare" compiva un viaggio ne lle regioni dell ' interno (Honan e Shansi) , di cui inviava un resoco nto al colonnello Ameglio, a llora comandante delle Regie Truppe in Cina, fornendo notizie sulla situazione generale e sulle possibilità di sfruttamento minerario, oltre che utili informazioni sugli arsenali e sulle postaz ioni militari einesi•13 • Intanto, le risposte pervenute a Geroni dai vicari apostolici, salvo rare eccezion i, e compatibilmente con le pesantezze e le res ponsabilità dell 'ufficio, promettevano notizie e l'invio di mappe dei ten-itori. Padre Scarella, vicario de l Honan settentrionale, decorato dall ' imperatore del bottone rosso che lo eguagliava "in dig nità ai governatori di provincia", riferiva: " i più alti magistrati mi tengono per un superuomo" e suggeriva, per avere esatte informazioni geografiche a scopo militare, di inviare sul posto, muniti di passaporto del ministro p lenipotenzi ario, alcuni ufficiali in borg hese che avrebbero potuto operare sotto la protezione della missione; a sua volta padre Simeone Yolonteri, proveniente dal Seminario lombardo (poi Pontifi cio Istituto) delle miss ioni estere, vicario dell'Honan meridionale, lamentava l'indennità troppo bassa "sborsata" dal governatore della provinc ia per il massacro di 16 convertiti , l'incendio di tre villaggi cristiani, i danni a tre chiese e residenze appena ri edificate e sollecitava l' invio di fucili già chiesti a] console Nerazzini 11~ . · L' uso delle armi non era, per forza di cose, un fatto inconsueto per i missionari 11 ~. Il padre Giovanni Bricco, che al momento del1' assedio di Pechino si trovava con il vescovo Volonteri nell' Honan meridionale ne parl a, nell'intervista rilasc iata agli in izi del 1901 al
AUSSME, E-3. b. 5 ~x 50), fase. 18. ,,., Per le risposte cli Scare lla e Volonlcri, in data 8 gennaio e l O giugno 1902, cfr. AUSSME, E-3, b. 5 (cx 50), fasc. 17. Per la risposta cli Volonleri vedi anche in Documenti, parte l. doc. n.23. 113
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A. Luc,, , Nella Cina dei boxers. La prima missione saveriana (1899-
1901 ), Bologna, Editrice Missionaria Italiana, 1994, pp.111 e seguenti .
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giornalista Saverio Vaselli, descrivendo l'attacco dei hoxers alla missione 116 • Nelle sue corrispondenze da Pechino Luigi Barzini, con il consueto sarcasmo commentava: L'istituzione dei missionari in Cina ha un'importanza politica più assai che religiosa.( ... ) La maggior parte dei movimenti anti-stranieri hanno cominciato per essere movimenti contro le missioni. ( ... ) Molte delle concessioni falle dal Governo cinese sono dovute ad assassini' di missionari, per i quali le potenze hanno reclamato compensi oltremodo positivi ( ... ). Poi l'intransigenza dei missionari( ... ) toglie al cinese la possibilità di divenire cristiano conservandosi buon cittadino( ... ). Confucio dettò le nonne della vita sociale ( ... ) ed è Confucio che i missionari tentano cli abbattere. ( ... ) E' per questo che il magro stuolo dei convertiti è formato generalmente da gente che segue la nuova religione per bisogno ( .. .). La forma e la situazione poi degli edifici delle missioni hanno contribuito non poco a rendere i missionari odiati dalle popolazioni, e questo perché( ... ) essi non si sono voluti piegare a rispettare nemmeno la piC1 generale e più radicata delle credenze cinesi: ilfeng-sciui, ( ... )l'insieme degli spiriti dell' aria e dell'acqua, che ( ... ) non vogliono essere seccati da edifici posti troppo in alto o troppo elevati, che occupano dello spazio riserbato alla loro residenza( ... ). Naturalmente se viene una carestia, o un'inondazione, o un'epidemia, il popolo dice: è colpa dei missionari che hanno la casa troppo in su o il campanile troppo alto - e brucia le missioni. ( ... )Ogni missionario è oggi un venerabile quanto incosciente, ma non per questo meno pericoloso "agent provocaleur" 117.
Padre Bricco aveva esordito infatti nella sua intervista ribadendo le posizioni di sempre: "Secondo questa gente superstiziosa, gli edifici alti impediscono alle nubi di avvicinarsi alla terra, e quindi la distruzione di questi fabbricati è stata sempre il loro primo ideale. Cinque anni or sono, ad esempio, quando d' ordine e in parte a spese del governo (come compenso di altri danni da noi sofferti) vennero innalzate le mura di difesa della nostra residenza da S.E. mons. Volonteri, con denaro proprio e con aiuto dell 'Imperato-
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S.
VASELLI,
La difesa della missione italiana dell 'Ho-Nan-Sud in Cina
(relazione del padre Bricco), in "L' illustrazione italiana", 31 marzo 1901 , n.13, pp. 230-232. 111 L. BARZI NI, Nell'Estremo Orienle ... cit., pp.375; 385-386; 388-389; 391.
I.E REGIE TRU PPE IN ISSTREMO ORIENTE ( 1900- 1901)
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Padre Giovanni Bricco e due alunni delle missioni
re, il popolo per dispetto non potendo toccare la nostra protetta di,;.. mora, distrusse completamente un ' altra casa che noi avevamo in cittĂ , asportandone persino le fondamenta" . Alcuni an ni dopo, nel 19 I 5, un medico e viaggiatore in Cina, incontra padre Bricco, ormai procuratore dell'Istituto delle miss.ioni
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estere di Milano, a pranzo dal console di Hankow, offrendone una significativa descrizione: "Non veste porpora, ma tratta affari quanto o più di un porporato. ( ... ) Conosce tante cose e ha in sue mani parecchia finanza di Hankow; pare che sia di modi eleganti anche nel trattare gli affa,i, quindi tutti lo stimano e lo amano, come si ama la sua conversazione nel salotto e nell ' uffi cio di casa sua ( ... ) fra vasi anti chi e moltepli ci ricordi cinesi" 11 8 • In effetti le missioni avevano fatto sentire vivacemente le proprie rag ioni e con altre ttanta decisione preteso i loro crediti all ' indomani della rivolta dei boxers, mettendosi in urto con la stessa Associazione di Firenze che consigliava, come faceva no i rappresentanti diplomatic i italiani a Pechino, compreso Sal vago che pure ne aveva tutelato gli interessi, mod erazione nelle richieste. Tanto più che nell' interregno p1ima dell ' arrivo del nuovo ministro Giovanni Gallina, l' incaricato d ' affari a Pechino, Camillo Romano Avczzana, portando a termine le trattative iniziate dal marchese Salvago, firmava un contratto con il delegato del governatore dello Shansi, in base al quale questo si obbligava a pagare in quattro annualità alle mi ssioni di quella provincia un milione di taels (circa quattro milioni di li rc) 119 • Come ricordava il presidente dell' ANM I, il senatore Fedele Lampertico, in un promemoria inviato nel luglio 1902 a mons. Agapito Fiorentini, vicario apostolico dello Shansi settentri onale, i religiosi di quella mi ssione erano giunti a chiedere 4.500.000 taels, tanto che lo stesso Salvago, sottolineando la forte sproporzione fra l' indennità richiesta e i danni realmente ricevuti, si era rivolto ali' Associazione perché trattasse per giungere ad un'equa liquidazione. I padri si erano infatti dimostrati riottos i. Con un linguaggio poco ecclesiastico, il missionario di Tayi.ienfu, Ottone Bartolini, si era
Verso la Cina , Tripoli, Pirotta e Bresciano, 19 I 5, p. 161. Rapporto n.664/1 16, datato Pechino 29 onobre 190 I , di Romano Avezzana a Prinetti, in AS D MAE, Serie politica P, Cina, b. 4 33, fase. 86/4 1 "Indennità ai missionari . Missionari danneggiati , 1901-1 906" (cfr. anche in Documenti, pane 1, cloc. n.18). 118
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D. A .M AZZOLAN I,
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rivo]to al suo superiore lamentando la scarsa tutela offe1ta dall'Italia al prestigio e aJle esigenze dei religiosi: Se il ricorso fatto al i' Associazione fu per noi da principio sorgente di molti beni materiali e morali, adesso al contrario è diventato una favola e fonte inesausta di miserie e dolori: fosse la paura allora matta degli europei a Pechino, fosse l' arte dei cinesi cli contentare in tutto gli europei per isbarazzarsi quanto prima delle loro brave baionette, fosse la risolutezza ammirabile di Salvago Raggi, il fatto sta che gli affari della Missione correvano allora altrimenti e noi sentivamo tutti gli effetti benefici della protezione italiana. ( ... ) Ma ci vogliono i soldi senza cli cui ogni sforzo andrà fallito. ( ... ) faccia saper al Signor Ministro che se si lascia scappare per ingordigia di qualche privato la Missione ciel Shansi è finita per lui e per l'Associazione. li s ignor Schiapparelli con tutti i suoi soldi, che poi non è certo se gli rimarranno, farà un buco nell ' acqua, perché nessuna delle Missioni italiane( . .. ) oserà rivolgersi a lui ed all' ltalia 1w.
Schiaparelli, che era in quel momento segretario delJ' Associazione, aveva appena inviato in Cina un proprio fiduc iario per indagare sulle possibilità di disporre a Pechi no, nella Legazione, e a Tientsin, nella concessione appena occupata dall' Italia, di un'area per la cappella e l'all oggio del missionario di assistenza aìla guarni gione. L'incmicato rispondeva da Shanghai, nel maggio 1902, riferendo "vmie cose interessanti" apprese dal conte Gall ina, succeduto a Salvago, e negl i ambienti di Pechino: anzitutto i R. Missionari dello Shan-si sono addirittura esasperati contro l'Associazione, perché dicono che ( ... ) si è appropriala cli clena·ri che non le spellano in verun modo, aggiungendo che se le loro domande, circa la indennità, apparvero da principio esagerate, in real tà sono inferiori a.i dann i patiti; in seguito fanno apertamente comprendere che essi hanno ch iesto la protezione italiana non, forse, per troppo spirito d'italianità, ma con la speranza di ottenere dei vantaggi - e in e iù a Pekino sono tutti convinti che i missionari hanno fatto un affare d ' oro a rivolgersi ali' Italia, perché se si rivolgevano alla Francia, mons . Favier li avrebbe subito calmati con tre o quattro milioni cli franchi e non di
Jbicl. per la nota cli Lampertico e la lettera del missionario Bartolini, rispettivamente in data 9 luglio e 11 maggio 1902. 110
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L. DE COLJRTEN, L 'INTERVENTO ITALIANO IN CINA
taels. ( ... ) Pretendono che l' Associazione versi alla regia legazione in Pe kìno l'intera indenni tà, altrimenti minacciano uno scandalo (rivolgersi alla Francia) e fanno chiaramente capire che, se le loro pretese non saranno soddisfatte, adiranno ai tribunali e, pe r di più, vogliono far avvertire le altre mi ssioni (e credo l'abbiano g ià fatto) di diffidare del!' Associazione nazionale. In poche parole: non vogliono la tutela del1' Associazione 12 1•
Il conte Gallina, scrivendo due giorni dopo a Prinetti, cercava di mediare le cose, preoccupandosi in modo evidente di evitare qualunque screzio che potesse mettere in forse il prestigio politico guadagnato con la protezione delle missioni italiane. L' Associazione, dal canto suo, aveva appena rassicurato il ministro degli esteri che avrebbe fatto tutto quanto era in suo potere per attirare "nell' orbita cieli' influenza nazionale" tutti i vicariati italiani in Cina 122. Come aveva ribadito Salvago Raggi , allo spirare del suo incarico, al mini stro Prinetti, qualunque fosse il principio che ispirava l'operato delle missioni in Cina, a maggior ragione se in linea con la marcia de11'irnperialismo dominante tra la fine del XIX e gli inizi del XX secolo: "Chiunque ( .. .) indipendentemente dalla simpatia o antipatia o indifferenza che possa avere per l'istituzione dei missionari, capisce che essi sono un mezzo efficacissimo di influenza morale e materiale. Dacché mi trovo in Cina ne sono convinto ed è perciò che a rischio di divenire molesto attirai spesso in passato l'attenzione del R. Ministero su questo punto" 123 • Il ministro d'Italia sottolineava anzi l' opera personale svolta per ottenere la rifusione dei danni sofferti dalle missioni perché ciò potesse costituire un mezzo per ribadire il patronato italiano e per far sì che i missionari stessi divenissero un tramite per affermare l'influenza italiana in Cina.
121 Ibid., lettera riservata di Maurizio De Giovanni a Schiaparelli, datata Shanghai, I O maggio [1902]. 122 !bici. Per la nota di Gallina a Prinetti cfr. in Documenti, parte I, doc. n.22. La lettera dell'Associazione nazionale è datata Firenze, aprile 1902. 123 Cfr. rapporto cli Salvago Raggi a Pri netti, datato Pechino, settembre 1901, in ASDMAE, Serie politica P, Cina, b. 411, fase. "Chiesa a Pechino" (cfr. in Documenti, parte I, doc. n.17).
LE REGIE TRUPPE IN ESTREMO ORIENTE (1900-1901)
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Per il momento, in seguito agli accordi tra Visconti-Venosta e Barrère del febbraio 1901, si era stabilita tra i rappresentanti di Francia e Italia un'intesa verbale in base alla quale il governo francese non aveva nulla da obiettare circa la protezione che la Legaz1one d'Italia potesse esercitare a favore di quei missionari che ne facessero richiesta, dichiarandosi però in obbligo di non respingere le eventuali richieste che missionari italiani rivolgessero alla Legazione francese. Tale accordo, insieme alla netta presa di posizione dei missionari del1o Shansi, che nonostante il parere contrario di Propaganda Fide pregarono, agli inizi del 1901, il ministro di Francia di non occuparsi più di loro, offrì una buona occasione alla Santa Sede per concedere alla fine, nel 1904, un riconoscimento formale al protettorato esercitato dall'Italia, che ne guadagnava così anche un rafforzamento del proprio ruolo cli nazione. Prova ne sia che al momento delle trattative per la stipulazione del nuovo trattato di commercio italo-cinese nel 1906 il ministero degli esteri ribadiva che in quella sede l'argomento della tutela dei missionari non anelava menzionato dal momento che il principio di massima di proteggere sempre e in ogni caso i nazionali individualmente considerati, quale che ne fosse la professione e il carattere religioso derivava direttamente da] diritto di sovranità dello Stato, che non aveva necessità di essere ribadito né in "una sanzione contrattuale, né in riguardo dell'autoridi locale, né, tanto meno, in confronto di un terzo Stato" 124 •
Le rappresentanze italiane in Cina e la natura giuridica delle concessioni Peraltro, a partire dagli anni Cinquanta fino quasi ad arrivare alla fine del XIX secolo le rappresentanze consolari italiane in Cina erano state per lo più affidate a consoli cosiddetti "di favore" o onorari, nella maggioranza dei casi individui dediti al commercio, che, 12•• ASDMAE, Serie politica P, Cina, b. 425, fase. 86/36: "Cina. Missionari italiani. Chiesa ed ospedale in Pechino", Promemoria dell'Ufficio diplomatico in data 3 maggio 1906.
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quindi, oltre ad essere buoni conoscitori dei luoghi, potevano contare su ampie reti di relazioni anche a livello politico. Soprattutto ali' inizio si trattò quasi sempre di soggetti stranieri, britannici o tedeschi, appartenenti cioè a quelle nazioni che già da tempo erano riuscite, come si è detto, a conquistarsi il monopolio commerciale e marittimo dei mercati dell'Estremo Oriente. A metà dell'Ottocento, dal momento che non vi erano trattati con l'impero cinese e che non poteva fare affidamento su di una "presenza" militare ed economica pari a quella delle nazioni operanti in Asia, il Regno dj Sardegna si rivolgeva, secondo la consueta prassi, a mercanti inglesi per far rappresentare e tutelare i propri interessi. In tal modo, con l'avallo amichevole della Gran Bretagna, che gli offriva così la garanzia, in base alle clausole dei propri trattati per i porti aperti, di poter nominare consoli con ampi poteri di giurisdizione sui connazionali residenti, il governo piemontese si trovava per il momento in condizione di dare adeguata protezione ai sudditi che si sarebbero recati in Estremo Oriente nel quadro del1' ampliamento della rete consolare sarda. La necessità di tale ampliamento, oltre a più generali obiettivi di espansione commerciale, era infatti anche la diretta conseguenza della grave situazione in cui si era venuta a trovare l'industria italiana della seta, colpita nel 1857 dalla malattia dei bachi (pebrina) che, diffusasi nei maggiori centri di allevamento (Lombardia, Piemonte, Veneto) , aveva ridotto di più del 50% la produzione, rendendo necessario importare la materia prima dai paesi asiatici anche allo scopo di impedire la concorrenza del prodotto greggio che le navi francesi e inglesi esportavano da Cina e Giappone Tra il 1858 e il 1860, per diretto interessamento del conte di Cavour, due commercianti inglesi, John Dente James Hogg (quest'ultimo, non a caso, di una dinastia di mercanti di seta), venivano _: :uinati rispettivamente consoli di Hong-kong e Shanghai . Londra concedeva il suo appoggio ali' operazione 125 • Cfr. al riguardo G. BORGHE'JT I, L'Italia a Shanglwi e una lettera di Cavour, in "L'Italia coloniale. Supplemento mensi le alla Illustrazione ital iana", III (l 926), n.1 1, iJp.2 I 1-214; G. l ANNETTONE, Presenze italiane lungo le vie dell' Oriente nei secoli X\/1/J e XIX nella documentazione diplommico-consolare ilaliana, 1 1 ~
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Subito dopo la stipulazione, nel 1866, di trattati di commercio e navigazione con Cina e Giappone, in occasione del viaggio di circumnavigazione compiuto dal capitano di fregata Vittorio Arminjon a bordo della pirocorvetta Magenta, e dopo la proclamazione de] Regno, nel 1869 ad Hogg succederà a Shanghai un console italiano di carriera, Lorenzo Vignate. Nonostante vi fosse l' intenzione di creare una classe di funzionari nazionali , lo scarso numero di questi ultimi e la mancanza di organizzazione e di addestramento, conseguenza di una legislazione ancora inadeguata, facevano però sì che il ricorso a consoli onorari stranieri ed anche a rappresentanti di altre nazioni, continuasse. In tal modo le rappresentanze italiane in Cina nel periodo crispino venivano ad essere costituite in maggioranza da semplici agenzie consolari rette da funzionari onorari (Chefoo, Hankow, Tientsin, dove ancora nel 1900 Barzini ricorda la presenza in qualità di agente consolare italiano del commerciante tedesco March 126) e da consolati di seconda categoria (Hong-kong e Canton, tra l'altro vacante). Il consolato in Tientsin creato alla fine degli anni Settanta e rimasto sempre senza titolare, con regio decreto 28 febbraio 1884, n_2027 , veniva soppresso e il suo distretto riunito al consolato di Shanghai. SoJo nel 1901, con il decreto 18 aprile, n. 148, che stabiliva le circoscrizioni dei consolati italiani in Cina, Tientsin, insieme a Shanghai e Canton, veniva di nuovo eretta a consolato, abbracciando nella sua circoscrizione le province di Petchili, Shingking, Shansi, Sbensi, Kansu, Honan e Shantung. Shanghai, per la sua rilevanza di nodo commerciale internazionale, rimaneva comunque una sede privilegiata, che vedrà dal 1878 Ferdinando de Luca, console generale di seconda classe, restarvi anche quando sarà promosso nel 1883 ministro plenipotenziario in Cina accreditato a Pechino, dal momento, come si è visto, che non esisteva una sede ufficiale per la Legazione. Napoli, ES1, I 984, pp. 246-253 e C.M . MAN CIN I, Appunti per una storia delle relazioni commerciali e.finanziarie Ira llalia e Cina: dal /814 al 1900, in "Rivisla di d iritto valutario e di economia internazionale", JX,1987, Il, pp. 407 e seg uenti . 1~6 L.B ,\RZINT, Nel ' Estremo Oriente .. .cit., p. l 14.
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In questi stessi anni Lodovico Nocentini, che si trovava a Shanghai in qualità di interprete, reggeva per poco più di un anno il consolato tra la nomina a ministro di de Luca e l' mTivo a Shanghai del nuovo console, l'avv. Vito Pinzi. rn quell'occasione il futuro sinologo, collaboratore del quotidiano romano di Sonnino, "La Rassegna", scriveva al deputato e amico, ansioso, con le sue corrispondenze, di "illuminare" il paese, perché l'Italia potesse giudicare se valeva proprio la pena di costruire una Legazione a Pechino, mantenendovi per di più un ministro ed un personale: "Per me credo che siamo troppo poveri ancora per darci tanto lusso che non ha profitto di sorta" 127 • Di fatto, mentre a Shanghai si succedettero un console di carriera di seconda classe, Antonio Tescm·i, ed un tecnico sericolo, destinato a divenire una figura di spicco della comunità italiana, Ernesto Ghisi, che resse il consolato fino all'arrivo, nel 1901, di Cesare Nerazzini, la Legazione di Pechino finì per avere una sede stabile e ministri residenti solo dal 1889, dopo la morte di de Luca, con Lorenzo Friozzi di Cariati, Alberto Pansa e Alessandro Bardi. A quel1' epoca, ad eccezione di Belgio, Olanda e Stati Uniti che avevano residenze più modeste prese in affitto, tutte le altre Legazioni, cioè quelle di Francia, Germania, Giappone, Russia e Spagna, possedevano palazzi di proprietà dei rispettivi governi. A reggere la rappresentanza diplomatica a Pechino giunge nel maggio 1897, con il grado di segretario di legazione, Salvago Raggi, che vi tornerà, dopo la breve e sfortunata parentesi di de Mart.ino, nell'aprile 1899 come ministro residente e poi plenipotenziario. L'arrivo nella capitale imperiale è descritto dal diplomatico con sgomento cli fronte all'arido e polveroso panorama della città interna, la "città tartara" dove avevano sede le rappresentanze straniere e dove Salvago vede per la prima volta, accanto alla residenza del mini stro fra ncese, la Legazione d'Italia: "Poco dopo si apriva un portone più modesto ed entrammo nella Legazione d'Italia. ( ... ) L'impressione era desolante" 12s_ 121
L'epistolario di Noccntini con Sonnino è conservato presso I' ARCHIVIO SONNINO, Montespertoli (FI); la lettera qui citata, Shanghai, 13 gennaio 1886, è conservata nella fil za XIX (1886), n.84. 12 s G.LICATA, No1abili della terza Italia .. .cit., p.330.
LE REGIE TRUPPE IN ESTREMO ORIENTE ( l 900-190 J}
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Il quartiere delle Legazioni a Pechino e il Canale di Giada
Ciò costituì una spinta in più per il rappresentante italiano, al momento in cui, nel novembre l 900, all ' indomani dell'assedio, il corpo diplomatico accreditato a Pechino decideva in un' apposita riunione, come Salvago stesso riferiva al ministro degli esteri Prinetti, la creazione di un quartiere speciale per le Legazioni dal quale i cinesi dovevano rimanere esclusi. Le varie nazioni presenti nella città imperiale, dopo le distruzioni dell'assedio intendevano infatti ampliare le ]oro antiche residenze o cercarne delle nuove, anche a)lo scopo di poter alloggiare i distaccamenti militari destinati a ri manere di guarnigione a Pechino. A tal fine le rappresentanze straniere decidevano di occupare terreni delle Dogane, più vasti e strategicamente situati, cedendone in cambio altri nelle zone limitrofe (cosa che poi a differenza dell'Italia non fecero). Il ministro d'Italia, dato che la vecchia sede della Legazione era stata devastata da un incendio durante la rivolta, facendosi forte della decisione presa dalle potenze, su richiesta della Conunìssione
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militare, di rinunciare, dietro contropartita, ad una parte dei propri terreni per creare un glacis (spalto fortificato) che garantisse la difesa della nuova area delle Legazioni, immediatamente dopo la riunione del corpo diplomatico si era affrettato ad occupare una vasta zona a nord-est dell 'eiigendo nuovo quartiere che "avrebbe potuto sempre servire per cambi onde arrotondare l'area riservata alla R Legazione oppure per cedere ai RR sudditi qualora il quartiere diplomatico si fosse trasformato in settlement internazionale". Dopo averne elargito una parte per il glacis e aver tacitato gli altri diplomatici con qualche strategica porzione di ten-eno, finalmente, in un apposito contratto, stipulato nel settembre 1901 direttamente con sir Robert Hart, ispettore generale delle Dogane marittime cinesi, Sai vago cedeva ali' Amministrazione delle dogane cinque lotti, ricevendone in cambio una quantità leggermente inferiore ma logisticamente più uti]e alle necessità della Legazione italiana, di metratura (59.000 mq) inferiore a quella delle altre nazioni ma comunque molto superiore, allora e in seguito, alle necessità del personale effettivamente in servizio 129 • Le Dogane, a differenza di altri uffici cinesi, dovevano infatt\ rimanere nel recinto delle Legazioni. E ,1011 a caso, dal momento che il servizio imperiale delle Dc gane marittime (Imperi al Maritime Customs) cui fu preposto sir ~ ìbert Hart dal 1863 al 1908, prevedeva la nomina da parte ciri.ere ciel solo ispettore generale, comunque scelto fra gli stranieri e praticamente equiparato a un console, che aveva a sua volta diritto di prendere i propri collaboratori fra gli occidentali. Le competenze del servizio, organiv.ato da Hart come un vero e proprio modello di buroc:razia moderna, riguardavano la determinazione e riscossione del dazio sulle merci straniere in base alle clausole fissate dai trattati ineguali per l' apertura forzata dei porti, che avevano privato di fatto il governo imperiale della so-
Al riguardo cfr. rapporto n.580/95, datato Pechino 15 settembre 190 I, di Salvago Raggi a Prinetti, in ASDMAE, Serie politica P, Cina, b. 423, fasc.86/22: "Compound italiano di Pechino" . Sull' argomento si veda anche la corrispondenza dal titolo In Cina pubblicata eia "L' Italia militare e marina", 25-26 febbraio l 90 I, e D. VÀ.RÈ, Il diplomatico sorridente (1900-/940), Milano, Mondaclori, I 941 , pp. 105-106. 12 ~
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vranità doganale. In tal modo però la Cina, favorita dalla sensibilità di Hart che le garantiva un gettito regolare e la sosteneva nei suoi sforzi di modernizzazione, veniva così ad essere inserita nelle correnti del capitalismo internazionale mentre le Dogane rimanevano comunque a garanzia del principio dell"'open door", consentendo a tutte le nazioni di esercitare alla pari uguali possibilità di sfruttamento del mercato cinese 130 • Possibilità di mercato che all'inizio del secolo per l'Italia, come riferiva nel 1902 Cesare Poma, primo console di carriera a Tientsin, costituivano un campo assolutamente nuovo ma anche molto incerto. Dopo aver di nuovo escluso l'opportunità di emigrazione per il bracciantato data la quantità illimitata, il bassissimo prezzo e l'ottima qualità della manodopera cinese, Poma suggeriva: siccome il commercio di Tientsin è in continuo aumento e quello cli Pechino incomincia a prendere un notevole sviluppo, non mancherà da lavorare per coloro che, muniti delle necessarie cognizioni di affari e di lingue, forniti di qualche capitale o di buone relazioni e consapevoli cli ciò che intendano e che convenga loro cli fare, venanno qui per dedicarsi a qualche ramo ciel commercio d'importazione o esportazione. ( ... )E vi sono molti altri rami dì commercio e d'industria che potrebbero dare ollimi risultali .
D'altra parte, al momento in cui il rappresentante stilava il suo rapporto, nel luglio del 1902, il numero degli italiani residenti nel nord della Cina, esclusi militari e missionari, era ancora di sole 84 persone 13 1• Qualche mese prima, in un rapporto apparso sul "Bollettino del Ministero degli affari esteri"rn il console Porna aveva affrontato i;o J. 0STERHAMMEL, Storia della Cina moderna (secoli XVIII-XX) .. .cit., pp. 240-243 . 131 l gruppi coloniali ilaliani nel nord della Cina. Rapporto del cav. Cesare Pom.a, r. console in Tientsin (luglio 1902), in MINISTERO DEGLI i\FFARl ESTERI, 0)MMtSSARIATO DELL'EMIGRAZIONE, Emigrazione e colonie. Raccolta di rapporti dei RR. Agenti diplomatici e consolari, TI, Asia, Ajì·ica, Oceania. 1906, pp.122-126. ' ·' 2 Sul commercio di Tientsin. !?apporlo del cav. C. Poma, regio console in Ti:entsin (novembre I 90 /), in "Bollettino ciel Ministero degli affari esteri" , n. 2 I 8, marzo 1902, pp.109- 130.
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sinteticamente l'altro aspetto, politicamente e gimidicamente rilevante, della natura dell ' occupazione del suolo cinese da parte dell' Itali a, in seguito alla presa di possesso di un'area a Tientsin, risultato dell 'ostinata azione di Salvago che si era ripromesso di non lasciare a mani vuote l'Italia dopo l' insuccesso del I 899. Porto aperto nel 1860, nella provincia di Hopeh, posta alla confluenza del fiume Pei-ho (Fiu me Bianco) con il Canale imperiale, a breve distanza, circa 40 e I 00 chilometri rispettivamente, dal porto di Taku e da Pechino, città alle quali era collegata da ferrovie fin dal 1886 e dal 1897, Tientsin (Guado celeste) rappresentava lo sbocco naturale del commercio del nord della Cina ed era destinata a divenirne il terzo centro commerciale, dopo Shanghai e Hankow, anche se la poca profondità del Pei-ho, gelato da dicembre a marzo, insieme alle frequenti inondazi oni della città, rendevano problematiche le condizioni di attracco e di navigabilità e lo sbocco al mare. Il primo possesso d i fatto di un'area a Tientsi n datava per l'Italia dal 2 1 gennaio 190 J, quando Salvago, di fronte alle concessioni ottenute da Russia e Austria in seguito alla spedizione, sollecitò e ottenne da Visconti-Venosta l'autorizzazione ad occupare un' estensione di ten-eno posta tra la stazione fen-ov iaria per Taku, la concessione russa e la riva sinistra del Pei-ho, tanto più che "alcuni regi sudditi" avrebbero avuto l' intenzione di fa bbricare edifici nella città . Visconti rispose positivamente, con la riserva di "regolarizzare, a tempo opportuno, la situazione del settlement'', cosa che avvenne con il successivo ministro degli esteri, Prinetti, il quale all a fine di novembre del 1901 telegrafava alla Legazione d' Italia pregando di riprendere e ultimare le pratiche per regolare definitivamente la concessione; l' accordo fina le sarà stipulato a Pechino, il 7 giugno 1902, tra il nuovo ministro plenipotenziario subentrato a Salvago, conte Giovanni Gallina, e Tang-shao-i, Taotai (soprintendente) delle Dogane marittime di Tientsin m.
1.1~ S u queste vicende cfr.E. CATELLANI. L'Estremo Orien te e le sue /otte ... cit. , pp.403-406. Per lo scambio di note e telegrammi tra Salvago, Visconti-Venosta e Prinetti, A P, CD, Legisl. XXI, sess. 1900-1901, Docc., disegni di legge e relazioni, n. XXXI bis, Documenti cliplomaiici presentali al Parlamento ila/iano dal minislro degli affari es/eri Prinelli. Avvenimenti di Cina, seconda parte
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Salvago spiega sbrigativamente gli avvenimenti nelle sue memorie, attribuendo tra l'altro (erroneamente o volutamente) al solo Prinetti la ratifica dell'occupazione dell'area della concessione italiana: Com'è noto l'Italia non aveva alcun settlement in Cina. l russi avevano in quei giorni occupato una zona tra la ferrovia ed il fiume per farne un se11lement. Pensai che noi si poteva occupare la zona contigua e ritenendo diffici le spiegare al ministero la differenza tra l'occupazione di un territorio e una concessione in un posto già aperto al commercio, ma d'altro canto urgendo assicurarsi quel terreno, decisi di farlo occupare senz'altro "per conto della Legazione" e poi scriverne al Ministero spiegando l'opportunità di procedere all'occupazione definitiva 134 •
Una cosa interessante sottolinea Salvago. Quel suo rifiuto ad impegnarsi in una lezione di diritto internazionale, al contrario di Poma, che tenta invece una sintetica definizione: "I settlements sono zone di terreno che, fino ai torbidi dell'anno passato, alcune potenze avevano ottenuto dal Governo cinese, perché i loro connazionali potessero risiedere sotto l'egida delle proprie leggi" 135 , si riallaccia infatti perfettamente all'ampia e controversa riflessione dottrinale che fino agli anni Trenta e oltre del Novecento impegnerà giuristi ed esperti di diritto coloniale al fine di dare un preciso contenuto a tale fonna di colonizzazione. Era necessario anzitutto stabilire una precisa distinzione tra la generica espressione "settlement", così come l' aveva riportata Poma e la "concessione" in senso stretto. Tra il 1843 ed il 1903 si era passati da cinque a quasi cinquanta città cinesi aperte al commercio straniero; alla vigilia del!' assedio delle Legazioni in 19 porti aperti (tra cui Amoy, Chefoo, Foochow, Hankow, Hangchow, Nanking, Shanghai, Soochow, Tientsin) era istituito un settlement. (dal gennaio al seuembre /901), docc. 17-18 e 137 (per gli originali cfr. ASDMAE, Serie politica P, Cina, b. 426, fasc.86/37: "Setllement italiano a Tientsin e Hankow, anno 1901 ). li telegramma di Prinetti in data 28 novembre I 901 , n.261 O, è sempre in ASDMAE, Serie polilica P, Cina, b. 426, fase. 86/37 "Settlement italiano a Ticntsin e Hankow, anno 1901". ·~- G. L lCAT~, Notabili della terza Italia .. .cit., p.393. m Sul commercio di Tientsin. Rapporw del cav. C. Poma, regio con.sole in Tientsin (novembre 1901) .. . cit., p. I27.
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Il settlenient poteva definirsi "quella zona che nei po1ti aperti della Cina, il console e l'autorità locale delimitano come luogo in cui i nazionali di uno Stato possono affittare terreni o case direttamente dai proprietari indigeni" 136• In tal modo nella città cinese si innestava una città europea, il cui suolo era sottoposto all a sovrani tà della Cina ma che godeva al suo interno dell'extraterritorialità, essendo i sudditi stranieri sottoposti al regime consolare e a quei regolamenti municipali (Land Municipal Regulations) stabiliti dalle diverse autorità diplomatiche o consolari straniere. Queste municipalità autonome derivavano direttamente da quei gruppi di popolazione straniera che si erano spontaneamente organizzati nei porti aperti per risiedervi, allo scopo di esercitare traffici commerciali. Diversamente, e in questa categoria rientrava il possedimento italiano di Tientsin, la "concessione" costituiva un' altra tipologia di settlement, che era la conseguenza di eventi politico-militari e di negoziati diplomatici tra il governo cinese e la nazione richiedente e che precedeva, anziché segu ire come naturale conseguenza, l'insediamento di nazionali considerevoli per quantità ed interessi economi ci. Essa consisteva in "quell'area, che nei porti aperti, il governo cinese cede in perpetuo gratuitamente ad uno Stato straniero, e che questo, pagando l' imposta fondiaria alla Cina, può mettere a disposizione dei propri nazionali". Anzi, secondo la dottrina giuridica tedesca, Tientsin rientrava nelle concessioni dette piene o complete (volllwmm.ene Konzessionen), dal momento che a differenza dei normali settlements, dove gli stranieri potevano prendere case e ter-
Tutte queste convenzioni, come ricorda Catellani (La penetrazione straniera nell'Estremo Oriente. Sue.forme giuridiche ed economiche, Firenze, Barbèra, I 915, pp.143- I 51 ), si riferivano soltanto ad un tit.olo cli possesso, diverso da quello di proprietà. Secondo il diritto pubblico cinese infatti la proprietà ciel suolo apparteneva all'imperatore che poteva a suo giudizio determinare un'imposta fondiaria. Quando gli stranieri furono ammessi all'acquisto cli immobili nei porti aperti si cominciò a concedere all' acquirente europeo una locazione perpetua dietro corresponsione di un tenue canone annuo. L'altra formula era il contratto di lease , che secondo il diritto inglese corrispondeva ad una locazione la quale poteva arrivare al termine massimo cli novantanove anni (come è avvenuto in seguito, in base all'accordo anglo-cinese del dicembre 1984, per Hong-kong, Kowloon e i territori ad esso pertinenti, restituiti alla Cina ne l 1997). 136
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reni solo in fitto, in base all'accordo italo-cinese del 1902, come nel caso delle altre nazioni lì presenti, i terreni liberi potevano essere venduti ai nazionali; il diritto di proprietà fondiaria dei cinesi, pur riconosciuto, era comunque limitato dal diritto di espropriazione per pubblica utilità riservato all' amministrazione italiana, che aveva anche diritto di occupare i terreni abbandonati; quanto agli stranieri di altre nazionalità, essi non potevano acquistare terreni nella concessione senza il benestare delle autorità italiane 137 • li governo cinese, che cercava di cedere aree non eccessivamente estese sottoposte a tale regime, manteneva comunque la sovranità territoriale, di cui la "piena giurisdizione" esercitata dal Governo ita1iano secondo l' art.I dell'accordo del 1902 non costituiva alla fine che una delega. O meglio era una sorta di "incontro" tra la sovranità territoriale dello Stato cedente e la sovranità che lo Stato cessionario esercitava nei confronti dei propri c01mazionali 138 • Tientsin infatti non fu mai considerata possedimento coloniale in senso stretto, non avendo comportato variazioni nel territ01io dello Stato italiano 139 • Cesare P<nna, ne] suo già ricordato rapporto del novembre 190 I, offriva una sintetica descrizione della recente storia dei "settlements o concessioni" in Cina: 1 più antichi sono il settlemen/ inglese e la concessione francese, che datano dal 1860; più tardi gli americani, i tedeschi e i giapponesi ottennero delle zone, e gl'inglesi e i francesi ottennero delle estensioni alle loro concessioni primitive. Durante l'estate del 1900 e dopo, le Potenze alleate si approp1iaro-
m Per le citazioni cfr. P. CALL-'\INI, I settlements europei nei porti aperti della Cina (Studio di diritto internazionale pubblico), Firenze 1909, pp.21 e 24. Al riguardo cfr. anche E. C.-'\TELLANI, Fonnazione di gruppi municipali internazionali nell'Estremo Oriente contemporaneo, Roma 1902 (estratto da "Rivista italiana cli sociologia", I 902, l'asc.Y-Yl); ID., La penetrazione straniera nell'Estremo Oriente. Sue .fòrme giuridiche ed economiche ... cit., pp.218 sgg. e 473476 per il testo dell' accordo del 1902; G.MONDAINI, La legislazione coloniale ila liana nel suo sviluppo storico e nel suo stato attuale (188 1-1940), 11, Milano,
lSPJ, 1941, pp.892-897. 1:,, P. CALLAINI, I settlements europei...cit., p.48. 1.w Contrario a tale tesi A. OCCHITII, Se la Concessione italiana di Tientsin sia un possedimento coloniale, in "Rivista di diritto pubblico e della pubblica amministrazione in Italia", XX! ( 1929), serie 11, parte prima, pp.141-157.
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no delle zone; cosicché ora vi sono anche una concessione russa, una concessione belga, un settlement italiano e un settlement austro-ungarico. Questi quattro settlements sono sulla sponda sinistra del Pei-ho, in faccia agli alt1i sulla sponda destra. Il più importante è naturalmente, per numero e qualità dei residenti europei, per commercio e navigazione, per strade, edifici e luoghi pubblici, il settlement inglese ( ... ). Il settle,nent francese, ora, è largamente abitato eia cinesi. ( ... ). Quello giapponese contiene già più di un migliaio cli giapponesi, disseminati nei quartieri cinesi, di cui per la massima parte esso settlemen.t si compone. Il settlement americano si compone di pochi isolati. Tsettlements sulla sinistra ciel fiume sono finora delle incognite.
Il console in realtà non aveva mai avuto una visione ottimistica della situazione e del futuro della concessione italiana (circa mezzo chilometro quadrato), tanto che in più di un ' occasione inviava rapporti alla Legazione, prima a Salvago e poi a Romano Avezzana1,10, dipingendo lo stato di abbandono dei terreni acquitrinosi, le condizioni miserabili del viJlaggio cinese e il cimitero da bon ificare, con oltre 9.000 bare a strati affioranti dalla terra che potevano comportare casi di peste; paventava inol tre l'arrembaggio degli speculatori intorno ad un nuovo "affare" governativo. In effetti la messa in valore della concessione impegnerà l'amministrazione italiana per lunghi anni, ma Salvago, tra l'altro sensibilissimo e attento, anche per una certa consuetudine familiare con il mondo delJ'economia e della finanza 141, ai progetti di sfruttamento (compresa la vendita di armi 142) e organizzazione proposti da so-
Si veda ASDMAE, Serie politica P, Cina, b. 426, fasc.86/37: "Settlement italiano a Tientsin e Hankow, anno 1902", rapporto di Poma a Romano del 19 novembre 1901 (per il testo cfr. in Documenti, parte I, cloc. n.19). '"' Sarà proprio un suo parente, Enrico Rossi, banchiere genovese interessato anche nel le società di navigazione, ad anticipargli la somma spettantegl i per i danni riportati nel!' assedio delle Legazioni. " 2 Salvago, nel marzo 1900, trasmise con parere favorevole al ministro degli esteri la proposta, poi non realizzata, del console Ernesto Ghisi e del delegar.o commerciale italiano, Guglielmo E rrera, sulla possibile vendita alla Cina di armi di fabbricazione italiana, per la precisione i dismessi modelli Wetterly a ripetizione 70/87, già in dotazione all'esercito e sostituiti con il fucile modello 189 l. Cfr. a l riguardo ASDMAE, Serie politica P, Cina, b. 422, fasc.86/3: "Vendita di armi in Cina", che contiene la corrispondenza di Salvago e del Ministero della guerra con Yisconti-Venosta. Cfr. anche in Documenti, parte I, doc. n.5. 10 •
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Di,e bersaglieri, un geniere e un marinaio addetti al servizio di telegrafia ottica i11sieme ad un coolie
cietà e imprenditori nazionali, reagiva piuttosto duramente alle critiche e all e preoccupazioni espresse da Poma e aggiungeva: "Se uno speculatore trova il suo tornaconto a risanare un terreno, a farvi strade, pagare il prezzo dell 'espropriazione pur di aver parte delle aree, mi sembra sia poco probabile che quella località non abbia avvenire e torni conto d'abbandonarla" 143. Il diplomatico, che sarà p urtroppo smentito, come abb iamo già visto manteneva con fo rza il punto di assicurarsi, al pari di quanto già avevano fatto Austria, Belgio e Russia, " riserve" sui terreni di Tientsin "per salvare l'avvenire" e "non trascurare di favori re" le iniziative italiane in Cina 144 • Cfr.ASDMAE, Serie politica P, Cina, b. 426, fasc.86/37: "Settlement ita liano a Ticntsin e Hankow, anno 190 1", rapporto n.526/85 di Salvago a Prinetti datato Pechino 3 1 agosto 190 l con allegati i rapporti di Poma. ,... Nel dicembre 1900 Salvago, ottenuta l' autorizzazione dal ministro Visconti-Venosta. inviava una nota al decano del corpo diplomatico in Pechino, lo spagnolo Cologan, per garantire all ' llalia pari tà cli diritti nell 'occupazione di aree 143
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Nel gennaio 1901 aveva scritto al ministero: Ho l'onore di accludere un piano della ciLLà di Tientsin ove, oltre gli antichi "settlements" ed i nuovi terreni occupati, sono pure indicate le aree che il signor Valli, tenente di vascello comandante i presidi cli Tientsin mi ha segnalar.o come non ancora occupate che converrebbero ai detti RR. sudditi. ( ... ) L'occupare provvisoriamente quei terreni servirebbe per impedire ad allri cli impadronirsene e, senza creare per ora impegni cli sorta, polrebbe dar modo cli ottenere un piccolo settlernent qualora, esanùnata con più cura la cosa e specialmente la serietà degli italiani che desiderano quei terreni, il R. Governo lo credesse conveniente 145•
Il tenente di vascello Valli, nel suo studio del 1905 dedicato all'opera della Marina italiana in Cina nel I 900, riferirà: Fu scelto quanto reslava di meglio; un terreno sulla si.nistra del fiume( ... ) e, ad evitare inutili discussioni, venne improvvisamente occupato ai primi cli febbraio 190 I, dal comando centrale della R. Marina. Questo inviò anche una nota al Corpo consolare, per informarlo della presa di possesso, e pubblicò un bando, ingiungendo ai proprielari cinesi di denunziare i diritti che avessero sulla zona occupata. Fu quindi compilato una specie di catasto, che doveva servire di base alle future espropriazioni. ( ...) Per esaurire l'argomento, diremo che in seguilo si formò una società di privati( ... ) ma il Governo italiano, non avendo presa nessuna decisione al riguardo, la Concessione rimase, ed è, allo stato quo ante. Di italiano, non v'è che una caserma, costruita nel 190 I , dove han preso stanza le nostre truppe, cli guarnigione a Tien-tsin; per il resto i terreni sono ancora ingombri di pantani, e di sepolture cinesi( ... ) sembra che la Concessione italiana cli Tientsin sia lì solo per la piccola ambizione del nome, e fo riflettere malinconicamente che è forse un bene che l'affare cli San-rnun sia andato così male 1' 6 •
in Tienlsin. Cfr. ASDMAE, Serie poli1ica P, Cina, b. 426, fasc.86/37: "Settlement italiano a Tientsin e Hankow, anno 1901", rapporto n.170/36 di Salvago a Vi sconti-Venosta, datato Pechino, 22 dicembre 1900 (vedi anche in Documenti, parte I, doc. n. l l). w ASDMAE, Serie politica P, Cina, b. 426, fasc.86/37: "Settlement italiano a Tientsin e Hankow", rapporto n.26 cli Salvago a Visconli-Venosta, datato .Pechino, 23 gennaio 1901. ,,,c. M. v ;\LLI, Gli avvenimenti in Cina nel 1900 e l'azione della R. Marina italiana .. .cit., pp.647-648.
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L. DE COLJRTEN, I.'INTERVENTO ITALIANO IN CINA
Effettuata l'occupazione, per il momento la giustizia fra i nativi fu ammi nistrata dal governo provvisorio internazionale costituito da rappresentanti militari delle diverse potenze fino a che la città non venne restituita nel 1902 alle autorità cinesi. Le operazioni di polizia della concessione italiana furono esercitate da un drappello di quaranta marinai e da alcuni carabinieri inviati dalla Legazione, sotto iJ comando dei diversi tenenti di vascello succedutis i nella reggenza del settlement. Nel 1905, con il ritiro definitivo delle truppe, senza che l'iniziativa privata avesse offerto gli sperati contributi allo svi luppo della concessione, si passò alla vera e propria amministrazione civile, sotto la guida di un ufficiale di marina, Vincenzo Fileti (1875-1939), nominato "regio amministratore" fi no al 1919.
L'atteggiamento degli alleati Lo scramble for concessions, nell'ambito di una più decisa svolta politica imperialista e navalista delle nazion i europee aveva visto, con il break up of China, il "grande malato d'Asia", l'Impero rnanciù in disfacimento dopo la breve parentesi rifonn istica del 1898, sostituire l'Impero ottomano nella lotta di accaparramento delle grandi potenze, cui si erano poi aggiunti Stati Uniti e Giappone. IJ nodo cruciale intorno al quale si sviluppò l'azione delle potenze in Cina alla vigilia e all'epilogo della spedizione internazionale in Cina fu certamente, come si è già detto, la posizione rivestita dall'Impero russo nello scacchiere asiatico anche in contrapposizione con le aspirazioni del Giappone sulla Corea. La Russia, avvantaggiata dalla situazione di confine ~on la Cina, da dove si era già spinta nelle zone centro occidentali dell'Ili e del Sin-kiang, dagli anni '90 dell'Ottocento, sotto la guida del ministro delle finanze Witte, p rincipale artefice dell ' industrializzazione del paese, aveva infatti mirato alla creazione di un sistema di predominio economico e politico nella Cina settentrionale e nella Corea del nord. Tale programma veniva innanzitutto varato con la costruzione della ferrovia transiberiana, iniziata nel 1891, la creazione nel 1895 della Banca russo-cinese e l'accordo con la Cina ciel 1896. Quest'ul-
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timo ebbe tra l'altro come conseguenza, tramite la creazione di un'apposita società, la Chinese Eastern Railway Company, filiazione dalla Banca russo-cinese, la costruzione e l'esercizio di un tronco meridionale della ferrovia che doveva collegare, attraverso la Manciuria, il confine siberiano a Vladivostock, fondata dai russi fin dal 1860 e affacciata sul Mar del Giappone. Nel 1898 la stessa società si accordava con il governo cinese per l'estensione della linea (South Manchuria Railway) a Port Arthur, che insieme a Talienwan (Dairen o Dalny), anch'essa sull'estrema punta della penisola di Liaotung, sul Mar Giallo, era stato dato in fitto alla Russia, che si assicurava così un collegamento al mare e ancoraggi sicuri per la flotta imperiale. Dairen nel 1899 veniva dichiarata dai russi porto franco. La società fe rroviaria inoltre, benché privata, era in pratica un organo del governo zarista, che tramite questa veniva ad esercitare diritti di sfruttamento minerario e industriale nelle zone della MancÉuria oggetto della concessione, tanto più che nei teITitori attraversati dalla Transiberiana erano in vigore le leggi russe e la giustizia era amministrata da tribunali russi: Harbin, principale nodo ferroviario della Manciuria era in pratica una città russa. Rispetto alla dottrina della "porta aperta", come risultava anche dalla risposta data dal governo dello zar alla nota di Hay, risposta implicitamente negativa dal momento che non denunciava le tariffe preferen zial i applicate aJ trasporto marittimo e fe1rnviario sulle proprie linee, è evidente che la Russia si poneva in modo del tutto diverso rispetto alle altre potenze, le quali, almeno formalmente mantenevano una equilibrata quanto egoistica bilancia di interessi neJia spai1izione delle zone di influenza in Cina. Anzi la colonizzazione "informale" che il governo russo aveva in pratica messo in atto in Manciuria cominciava anche ad urtare gli interessi di certi ambienti economic i ame1icani che vedevano in quella regione dalla posizione particolare un mercato privilegiato per le esportazion i tessili e di farina 1'17•
1•17 Cfr., oltre ad A. A QUARONf!., Le origini dell'imperialismo americano. Da McKinley a Tajf ... cil., pp 242-245;295-297, G. SENZAPAURA, Le p01enze es1ere in Cina, in "La Rassegna na7,ionale", 16 marzo 1900. pp. 300-310; G.R.[GIOVANNt RONCAGl.l], Gli avvenimenti poli1ico-militari nella Cina. in "Rivista marittima", XXXIV ( 1901 ), VI, pp. 566-577.
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Va inoJtre considerato che l'espansionismo economico della Russia nella Cina del nord era sostenuto dai capitali fomiti dalla Francia (in maggioranza francesi erano i capitali della Banca russocinese), e a partire dal 1888 Parigi aveva varato in funzione difensiva contro la Germania un'alleanza con il governo zarista. D'altra parte la Russia proprio in questi anni stava vedendo crescere troppo vertiginosamente le sue spese mi]itari e per la costruzione cli linee ferroviarie, tanto che nel 1898 Nicola II, probabilmente proprio per questo motivo, aveva proposto una conferenza internazionale, che si terrà poi a L' Aja l'anno seguente con scarsi risultati, per favorire il mantenimento della pace e la riduzione degli armamenti. La Francia, da parte sua, aveva esteso il suo protettorato e la sua influenza in Indocina con metodi altrettanto "coloniali" di quelli della Russia; in tal modo si veniva a creare una pericolosa tenaglia ai due estremi della Cina, tanto più che il governo russo, che di fatto in Manciuria si comportava ben diversamente, ostentava un rapporto privilegiato con l'impero cinese e fino alla fine delle trattative cli pace si mostrerà protettore dell'integrità cinese e moderatore dell'azione delle potenze a Pechino, insistendo sulla necessità di ritirare le truppe (se questo poteva indebolire la posizione degli alleati), mettendo in tal modo in difficoltà la stessa Francia, che mirava al contrario al mantenimento delle Legazioni e delle guarnigioni per approfittare di una Cina sottomessa. In realtà la Russia e la Francia avevano nel I 900 un eguale interesse a lasciar sussistere una Cina debole e incapace di bastare alla propria difesa. La Russia conseguiva questo fine facendo mostra di difendere la Cina nei suoi territorii immediati, e colpendola nelle sue dipendenze della Manciuria e della Mongolia. La Francia procurava di intensificare e perpetuare nell'Impero quegli elementi di debolezza che lo dovessero far cedere sempre nella lolla per le concessioni d' indole economica, finché non venisse il giorno di rarlo cedere nella lotta per le concessioni territoriali 14s_
La Germania, all'indomani di Kiao-chow, che costituì il suo primo atto di politica "mondiale", non venne ostacolata nella sua 1•18
E. CATELLANl, L'Estremo Oriente e le sue lotte .. .cit., pp.372-373.
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az ione in Cina dall ' Inghilterra, che sperava di mettere così un freno alla preponderanza russa e mantenere intese limitate senza alleanze generali. La stessa Germania non si impegnava però troppo a fond o contro la Russia, sperando di creare comunque diffi coltà agli inglesi e di attirarli in un' intesa, che arriverà il 16 ottobre 1900. Le due potenze si accordarono per mantenere l' apertura della Cina e la salvaguardia della sua integrità, ma la sostanza dell' accordo, cui aderirà anche l' Italia il 24 ottobre, era solo temporanea e strumentale ("atto platonico, anzi in gann atore quant' a ltro mai" lo definirà Salsa1~9), in quanto le due nazioni erano troppo direttamente rivali sul pi ano commerciale, ma soprattutto erano entrambe ben più impegnate su altri fronti: l'una nella guerra con i boeri, J' altrn preoccupata di mantenere la sua posizione di forz a in Europa per rischiare di mettersi in urto con la Russ ia e di conseguenza con la Francia. Facendo leva sull'uccisione di von Ketteler, la Germania già era riuscita ad ottenere il diritto di nominare il comandante in capo delle forze alleate (Alfred von Waldcrsee) nello sp irito di una spedizione punitiva in Cina e ciò non era andato a genio alla Russia, che alla fine dell' agosto 1900, quando l'assedio era ormai concluso e le milizie internazionali stavano per giungere aveva appunto insistito per il ritiro delle truppe dalla Ci na. Una significativa battuta d' arresto ad un' ulteriore espansione della Russia, pur senza comprometterne le pos izioni già acquisite in Manciuria, sarà in seguito l'accordo anglo-giapponese del 30 gennaio 1902. In base a tale accordo il Gi appone vedeva riconosciuti i propri interessi sull a Corea, mentre la Gran Bretagna evitava il pericolo di un 'alleanza nippo-cinese e isolava nello stesso tempo la Russ ia, dal momento che la parte militare dell'accordo prevedeva c he qualora uno dei due contraenti fo sse stato coinvolto, per la tutela dei propri interessi in Estremo Oriente, in una gL1erra con una terza potenza, l'altro alleato sarebbe intervenuto solo nel caso della partec ipazione di una quarta nazione, il che significava bloccare preventivamente qualunque intenzione della Francia o della Germania di impegnarsi a sostegno della Russia. L'alleanza stabiliva inolo<N E. e, ' EVARI-G. COMISSO, Il generale Tommaso Salsa e le sua campagne colonia/ i ... cit. , p.35 I (lettera al fratell o da Tie ntsin, 14 !lellembre 190 I).
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tre il reciproco impegno a rispettare, secondo i principi cari ali' Inghilterra, l'integrità della Cina, riconoscendo gli speciali interessi del Giappone in Corea sul piano economico e industriale. Veniva inoltre stabilito, con uno scambio di note riservate, l'impegno delle due nazioni a mantenere nelle acque dell'Estremo Oriente una forza navale superiore a quella di qualsiasi terza potenza. Da alcuni settori dell'opinione pubblica britannica l'accordo venne in reaJtà, e forse non a torto, considerato più vantaggioso per il Giappone, che con le spalle al sicuro e ormai assurto al rango di grande potenza industrializzata, poteva trattare da una posizione di forza con la Russia, e d'altra parte la futura politica nipponica nella Cina del nord ne sarà una dimostrazione 150• Ancora Hobson scriveva, a ridosso di quegli avvenimenti: Non è nell'interesse del popolo britannico, sia come produttore di ricchezza sia come contribuente, rischiare una guerra con la Russia o la Francia per unirsi al Giappone e per impedire così alla Russia di conquistare la Corea; ma può servire agli interessi di un gruppo di politici legati ad interessi commerciali promuovere questa politica pericolosa 1; 1_
Anche il tenente colonnello Tommaso Salsa offriva nelle sue lettere private un sintetico quanto efficace colpo d'occhio sulla politica internazionale in Estremo Oriente: L'Inghilterra(. .. ) vuole libertà più assoluta di commercio, il che vuol dire che lo vuole tutto per sé. Avendo la palla ciel Transwaal legata al piede ( ... ) tollera di malanimo i progressi lenti ma continui della Russia in Manciuria per ora, e fra non mollo verso la Corea e la Mongolia. Si stringe quindi al Giappone che cerca cli legare a sé sovvenendolo continua111.ente cli quattrini. Questo odia la Russia senza aver il coraggio di affrontarla ( ... ) e poiché il sangue non è acqua, si sente naturalmente portato verso la Cina e farà del suo meglio per farvi prevalere la propria influenza ( ... ). La Russia( ... ) sente i più potenti ostacoli( . .. ) essere l' Inghilterra e il Giappone, e li odia di santa ragione, cercando di serrarsi specialmente Per una panoramica sugli avvenimenti cfr. J.K. FAIRBANK-E.O. REIStoria dell'Asia orientale, II, Verso la modernità ... cit., pp.561 -564 e A.J.P. TAYLOR, L'Europa delle grandi potenze. Da Metternich a Lenin, II, Roma-Bari, Laterza, I977, pp. 517-554. 151 J. A . HoBSON, L'ùnperialismo .. .cit. , p 144. i;o
SCHAUER-A.M. CRAJG,
LE REGll3TRl, PPE [N 1ZSTREMOORIE1'TE ( l900-1901 )
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Gruppo di diplomatici a Pec:hi110: Giuseppe Sa/vago Rag11i, Mikltaif de Ciers (terzo e quarto da sin.) e Klemens von Ketteler (sesto da sin.)
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alla Germania la quale per il suo spirito di espansione commerciale dovrà fatalmente venire in lotta coi medesimi avversari. ( .. .) La Francia, poco adatta alle lotte commerciali, lavora su altro teatro e, basata al T(mchino, si espande continuamente ( ... ) 152 •
In questo contesto l'Italia, come si è già visto, non era in condizioni, e d'altro canto le scelte di governo erano state precise in questo senso, di condurre una politica autonoma che non fosse quella di mantenere il proprio ruolo nel concerto delle potenze impegnate per la prima volta, e sotto un unico capo militare, in un' azione internazionale, e di far sentire la propria voce, al momento opportuno, nelJe trattative di pace. Un' azione, quindi, come era anche il caso dell 'Austria, delicatamente diplomatica, che il marchese Salvago aveva per tempo intrapreso sia presso il governo cinese 153 che con i suoi colleghi, rappresentanti delle nazioni impegnate nel conflitto cinese. In un ennesimo rapporto a Visconti-Venosta dell'ottobre 1900, il ministro d'Italia, dopo aver fatto notare che alcuni dei suoi suggerimenti riguardo alle misure da prendersi nel trattato di pace con la Cina erano stati accolti nella relazione inviata al Fore ign Office dal rappresentante inglese, riferiva del colloquio avuto con Lihung-chang (pericolosamente vicino ai russi) appena tornato a Pechino e del progetto preliminare di trattato proposto dai cinesi: la Cina tenla di sciogliere l'azione concorde delle Potenze proponendo d ' iniziare trattative speciali con ogni nazione dopo che siano stabilite alcune condizion i comuni a tutti: la principale fra queste sarebbe il pagamento 152 E. CANEVARI-O. COMISSO, Il generale Tommaso Salsa e le sua campagne coloniali. Lettere e documenti ... cit., pp. 349-350 (lettera al fratello da Tientsin, 14 settembre 1901). 15·1 Come riferiva al ministero il barone Guido Amedeo Vitale cli Pontagio, interprete e facente funzione di segretario della Legazione, il 3 gennaio 1899 il marchese Salvago, su proposta dello Tsung-li-yamen, veniva insignito dall'imperatrice della decorazione d i 1° classe, 2° categoria del Doppio Dragone "perché ha trattato gli affa1i con giustizia ed ha fiduciosamente lavorato a mantenere le buone relazioni". Cfr. il fascicolo personale cli Giuseppe Salvago Raggi, in ASDMAE, Archivio dell'Ufficio del personale, serie VII S.7, che contiene la lettera di Vitale in data 25 maggio 1899 con allegate le traduzioni dei brevetti cli nomina di Sai vago e dello stesso Vitale, che riceveva il Doppio Dragone cli 2" classe.
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delle indennità. Ce rto in questo tranello , che con fu rbizia male dissimulata la Cina tende all 'Europa, sarà difficile cadano Potenze come il Giappone e l' Inghilterra, ma io mi domando ::;e questa proposta non incontrerà le simpatie della Russia. Quanto a noi credo sarebbe il caso di esaminare quali progetti sia convenie nte avere in Cina prima di dec idere se appoggiare o no una simile proposta. Credo non vi sia dubbio che le Potcn:le si faranno rimborsare fino all ' ultimo centesimo le spese incontrate e e.la questo rimborso mi auguro che l'Italia non si escluderà•>'.
Ma Salvago, desideroso soprattutto di non far perdere all'Italia un'ottima occasione per assicurarsi in futuro dei solidi interessi in C ina, ribadiva che sarebbe stato necessario, al di là degli indennizzi, in partjcolare "definire tutte le piccole concessioni chieste e no n avute nello scorso anno( ... ) io penso bisognerebbe definire in modo onorevole la questione relaliva al porlo chiesto nel Che Kiang" . E vide ntemente il fanrasma di San Mun non era ancora esorcizzato e condizionava chiaramente le dec isioni della Consulta, volte a conciliare gli interessi espansionistici "col decoro, e con la ferma volontà ( ... ) di non voler assolutamente procedere ad alcuna occupazione militare" , decisioni ancora una volta quasi rimproverale al minisLro degli esteri dal suo ministro a Pechino. Nel frattempo i rappresentanti diplomatici italiani nelle capitali degli Stati direttamente interessati nell a crisi ci nese conducevano un cauto ma costante lavoro di contatti con i responsabili della politica estera dell e diverse nazioni e di informazioni alla Consulta. Dai rapporti inviati a Visconti-Venosta tra il settembre e I' oltobre 1900 si delinea un quadro esatto ed esauriente degli atteggiamenti e delle scelte delle potenze alla vigili a delle trattative di pace con il governo cinese appena restaurato, che si sarebbero concluse ci rca un anno dopo, il 7 settembre 1901. Nonostanre le immediate e tutto sommato negative ripercussioni del temporaneo accordo anglo-tedesco, il princi pio di base da osservare rimaneva per le potenze il rispetto dell ' integrità della Cina, sia pure da punti di vista diversi. ,,.. Rapporto n.7 1/18 ("Trattative con la Cina") di Salvago Raggi a Visconti-Venosla, datato Pechino, 18 ottobre 1900. in ASDM/\E, Serie politica P, Cina, b. 409, fasc."China. Mese d i dicembre 1900".
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La situazione a Pechino
I rapporti fra i cinesi e gli europei continuano cellenti. ...
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La situazione a Pechino (vignetta)
Un esame a largo raggio della situazione emerge dal rapporto dell'ambasciatore a Parigi, Giuseppe Tornielli, in seguito ai colloqui riservati condotti con il ministro degli esteri francese Delcassé155. Proprio in quei giorni, tra il 1.7 e il 20 ottobre, il governo imperiale giapponese, probabilmente timoroso di trattative separate che avrebbero potuto avvantaggiare i russi, rendeva noto agli alleati il suo parere su])' opportunità di affi dare all'esame e all' elaborazione dei rappresentanti delle potenze a Pechino le basi dei negoziati prima dell'apertura de]le trattative con la Cina. Lo scopo di questa proposta era "di rendere il negoziato più semplice e più efficace
155 ASDMAE, Serie politica P, Cina, b. 409, fasc ."China. Mese cli onobre 1900", rapporto riservato n. l I 91 di Tornielli a Visconti-Yenosta, datato Parigi, 19 ottobre I 900.
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p oiché si sarebbe assicurato l 'appoggio concorde di tutte le potenze alle s ingole proposte prima di presentarle alla Cina". M a in realtà, come riferiva Delcassé a Tornielli , in base anche alle informazioni ricevute dal plenipotenziario in Ci na Pichon, i rappresentanti a Pechino, ancor prima cli riceverne l'incarico, si erano riuniti per esami nare e di massima approvare proprio i sei punti dell a proposta francese, che con qualche modifica rimarranno poi quelli defin itivi. Il mini stro fra ncese era però timoroso che i rappresentanti esteri in Cina potessero, a causa degli eventi trascorsi , non disporre della necessaria equan imità di giudizio: Si renderebbero quei rappresentanti sufficientemente conto dello stato della opinione dominante in quasi tutta l 'Europa e del desideri o comune di evitare i pericoli e le spese di maggiori imprese? V i eran o questioni cli applicazione che non potevano ri solversi e decidersi altrove meglio che a Pechino; ma le linee generali entro le quali giovava contenere le domande da farsi alla Cina, conveniva fossero prestabilite ncll"accordo ormai form ato fra i Gabinelli.
L'ambasciatore italiano sottolineava "la non favorevole disposizione" di Delcassé "ad assecondare proposte le quali tenderebbero a trasfor mare il collegio dei rappresentanti diplomatic i a Pech ino in una vera e propria conferenza" della pace a proprio arbitrio ; anzi le comun icazion i che i rap presentanti della Francia all 'estero dovevano fare ai si ngoli Gabinetti riguardo alle trattative comprendevano anche "1' enunciato dei criteri generali che guidavano la pol itica del Governo de lla Repubblica fra i quali emergeva il concetto di rispettare l' integrità territoriale dell' Impero ci nese". Estrema prudenza quindi da p arte francese e "desiderio ognor p iù vivo( ... ) di giungere prontamente al componi mento delle difficoltà con la Cina" anche, aggiungeva Tomielli , per i fondati timori riirnardo alle intenzioni della Germani a: '-' Anche della nomina di S.E. Bi.ilow alla carica di cancelliere germanico il sig. Delcassé disse poche cose le quali ri badivano in me l ' impressione che qui regna molta inquiclllcline per l'ignoranza in cu i si continua ad essere dei veri propositi della politica dell'imperatore Guglielmo n. Per connessione di materia, il mio interlocutore i ndicava il fatto che, neppure nei telegrammi militari pervenuti al Governo francese, si era fatto fin qui parola
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del maresciallo di Waldersee. Qual'era dunque ìJ compito vero assegnatogli dal suo sovrano?
Alcuni mesi dopo, Primo Levi, capo dell'Ufficio Eritrea del Ministero degli esteri, in un suo articolo sulla "Rivista politica e letteraria", metterà apertamente sotto accusa l'operato del "generalissimo": gli eccidi, i saccheggi e le vendette, descritti anche da Barzini nelle sue corrispondenze al "Co1Tiere della sera" sotto il titolo Sulla via di Pechino: Prima, almeno, un partito relativamente forte, che faceva capo allo stesso imperatore, patrocinava le riforme in senso europeo per amore della civiltà europea; ora, gli eccessi a cui i rappresentanti visibili e tangibili delle potenze si sono abbandonati, avranno alienato dalle riforme e dalla civiltà occidentale anche coloro i quali vi erano più propensi ( ... ). Nello stesso tempo si sarà sminuito il prestigio morale di quella forza, il Giappone, che avrebbe potuto servire da intermediario fra la razza gialla e la bianca. ( ... ). Ora invece il Giappone, costretto a non dividere la sua dalla parte delle altre potenze( ... ) non è più in Asia quella forza viva che avrebbe potuto riuscire; sicché l'azione delle potenze( ... ) anche per ciò può dirsi sia stata malefica, paralizzando uno dei maggiori fattori delle soluzioni future 156•
Contemporaneamente, il 24 ottobre, da Pietroburgo, l' incaricato d'affari Giorgio Calvi cli Bergolo esprimeva l' opinione che la Russia non dovesse aderire volentieri alla proposta del Giappone per un'azione collettiva, salvo cambiare atteggiamento in conseguenza dell'accordo anglo-germanico, che con una certa ingenuità veniva a sua volta letto dall'incaricato d'affari a Londra, conte Francesco Bottaro-Costa, come "cosa che attira la Gran Bretagna nell'orbita del gruppo delle Potenze centrali" a vantaggio dell'Italia 157 • In realtà la grande incog nita in questo momento rimaneva sempre, oltre alla Germania, che pretendeva una plateale punizione dei colpevoli già prima del protocollo di pace, proprio il comporta-
XXX (PRIMO LEVI), L'insuccesso Waldersee, in "Rivista politica e letteraria", V (1901), voi. XV, fase. lll, 15 giugno, pp.13-14. 157 ASDMAE, Serie palifica P Cina, b. 409, fase. "China. Mese di ottobre I 900", rapporti di Calvi e Costa a Visconti-Venosta, nn.567/226 e 743/356, datati rispettivamente Pietroburgo, 24 ottobre e Londra, 2 1 ottobre 1900. ,; 6
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mento della Russia, che veniva ben analizzato dal rappresentante itali ano nella capitale zarista: una divergenza di vedute esiste realmente fra gli stati occidentali, la Germania in modo particolare, e la Russia; ecl è sostanziale. ( ... ) La Germania e gli stati e uropei , come osserva il e .te Lanza 158 , desiderano serie guarenzie per l'avvenire, un ordine d i cose du revole, sicure,za per i loro mis.'>ionari ed i loro commerc ianti nelle varie parti della Cina. Tutto ciò è (per dir poco) assolutamente indifferente alla Russia, che non ha commerci e non fa propaganda. In termini più generali gli stati di alta coltura aspirano a penetrare nell' impero celeste colle missioni, i capitali, le capacità tecniche e industriali ed i traffici, a modificare le condizioni de l paese, creando nuovi bisogni, aprendovi nuovi mercati. La Rus!;ia invece mira a mantenere intatta l'essenza dello Stato cinese, a corroderne lentamente la periferia con colonie di popolazione, respingendo anziché amalgamando gli elementi etnici, ed assicurandosi ovunque una spec ie di amichevole protettorato ( . . .) vuole mantenere ad ogni costo buone relazioni col suo vici no d'Asia, cui aderisce per 2000 chi lometri cli confine.
Calvi riferiva ancora che il ministro degl i esteri, conte Lamsdorff, gli aveva confidato: "Noi non vogliamo né sottomettere né educare né arnministnu·e la Cina( ... ) se qualche potenza vuol prendersi questo incarico o far operazioni militari nell'interno, noi non la seguiremo". L'ambasciatore itali an o aggiungeva che la Russia aveva reagito con "un senso di dispetto" alt' accordo ang)o-tedesco che "eliminando le reciproche gelosie esistenti ( ... ) ed assicurando anche gli stati minori contro uno esclusivo sfruttamento togli e di mezzo uno degli elementi su cui si poteva far maggior assegnamento per la conservazione materiale e morale della Cina", oss ia di quell'immobilismo che Pietroburgo prediligeva. Ancora una volta il mantenimento del concerto delle potenze ai fini dell'integrità dell ' Impero cinese tornava ad essere il Leitmotiv della politica internazionale, ma appare sempre più evidente come esso venisse interpretato e condotto al negativo, come deterrente contro q ualsiasi defezione che mettesse in fo rse i comuni di ritti di sfru ttamento. La stessa Russia, paladina della dinastia manciù, aspettava in realtà, come sottolineava Calvi, il computo delle indennità, "preoc·~~
Carlo Lanza, ambasciatore a Berlino.
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cupata delle spese della guerra che possono mandare in sfacelo l' edificio penosamente eretto della sistemazione della valuta ( ... ) avendo da presentare un vistoso conto per le spese che ora le costa e per quelle che le costerà la difesa della linea di Manciuria". L'ambasciatore a Pietroburgo concludeva: "Ricordo che quando gli Stati Uniti sollevarono la questione dei porti aperti essi avevano posto nella loro nota alla Russia un punto in cui si chiedeva una certa eguaglianza di trasporti sulle ferrovie di Manciuria. La Russia, se sono ben informato, avrebbe risposto in modo evasivo" 159 • Le cose stavano effettivamente così e rispecchiavano inoltre perfettamente i criteri che ispiravano la presenza e la politica statunitense in Estremo Oriente. Politica e presenza che fin dall'inizio rivelarono e vollero avere un carattere spiccatamente autonomo e differenziato rispetto a quello delle altre nazioni impegnate nell' intervento in Cina. Non a caso la dottrina dell'"open door", condivisa da un'Inghilterra peraltro già ben protetta dal suo impero economico, era volta soprattutto, da un lato, alla difesa di potenziali aree di influenza commerciale, e dall'altro era determinata da preoccupazioni di politica interna più che da strategie diplomatiche. "Affermare ( ... ) che le note di Hay evitarono l'immediato smembramento della Cina, è senza dubbio eccessivo. L'integrità territoriale e l'unità doganale cinesi sopravvissero assai più grazie ai contrasti fra le grandi potenze e alla reciproca elisione delle loro ambizioni , che non in virtù dell'azione diplomatica americana" 160 • Tanto più che gli Stati Uniti, come si è detto, erano soprattutto guidati dalla volontà di imporre il proprio predominio economico. Nel 1903 l'ambasciatore a Washington, Edmondo Mayor des Planches, riferirà al ministro degli esteri Morin: Si è qui convinti che ne lla questione della Manciuria la Russia sarebbe disposta a fare al commercio americano le migliori condizioni possibili. Ed il ceto commerciale non vedrebbe mal volentieri il signor Hay recedere, pel
ASDMAE, Serie politica P, Cina, b. 409, fasc."China. Mese di ottobre 1900", rapporti d.i Calvi di Bergolo a Visconti-Venosta, nn. 539/207 e 566/225, datati I I e 23 ottobre 1900. 160 A.AQUARONE, Le origini dell 'imperialismo americano. Da /\tlcKinley a 159
Taft .. .cit. , p. I 53.
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maggior vantaggio degli inleressi americani, dalla posizione presa in favore dc ll '"opcn door". Agli americani poco importa che la Manc iuria sia piuuosto rnssa che cinese, purché i loro commerci abbiano colà modo di mantenersi e svilupparsi 16 1•
Gli Stati Uniti, arrivati per ultimi in Cina, avevano infatti a disposizione un grande potenziale economico ma non un 'analoga forza militare e nemmeno nutrivano il desiderio, secondo la vecchia tradizione della politica estera americana, di legarsi a impegni troppo gravosi in uno scacchiere così distante e incerto e di farsi trascinare in eventuali conflitti tra grandi potenze, tanto più che nel lug lio 1900 si era alla vigilia delle nuove elezioni presidenzial i e in piena occupazione delle Filippine dopo la vittoria sulla Spagna. Di nL1ovo i rapporti degli ambasciatori si rivelano illuminanti. Francesco Saverio Fava scriveva da Washington: Qui più che altrove, la politica estera è determinata dalle condizioni dello spirito pubblico e dei governanti, senza preoccupazioni a riguardi internazionali. Il partito del sig.r Bryan, candidato democratico alla presidenza, procurn di suscitare a MacKinley difficoltà d 'ogni so,ta, ed ora si dà un gran da fare per rendere impopolare la sua politica eslera. ( . .. ) Dopo l'impresa delle Filippine, di cui la pacificazione è tutt'altro che raggiunta, è apparso come pericoloso per gli StaLi Uniti rimm.ischiarsi in complicazioni internazionali nell'Impero celeste, dalle quali potrebbe derivare uno sperpero di forze. ( ... ) Parte delle truppe federali si recheranno dunque alle Filippine, restando a Pekino, salvo ulteriori provvedimenti, J570 uomini, forze più che sufficienti per proteggere gl'intercssi e la Legazione arne1icani. Come compenso alla diminuita forza in terraferma, si aumenta la squadra agli ordini del vice ammiraglio Remcy, la quale servirà nelle acque cinesi e nell'arcipelago filippino 162 •
Fava concludeva sottolineando come con queste misure si fosse soddisfatta sia la maggioran:Ga repubblicana, favorevole di massima ad un a politica estera più attiva, sia l'opposizione propensa ad un'azione "più circospetta e ristretta".
ASDMAE, Serie politica P, Cina, b. 41 3, fase. " Cina. Rapporti politici ( 1903-1 905)", rappo1to n. 1329/576 datato Washington, 8 giugno 1903. 162 AS DMAE, Serie politica P, Cina, b. 409, fasc.''China. Mese di ottobre 1900", rappo rt.o n. 289 di Fava a Visconti-Venosta, datato Washington, 25 settembre 1900. 1<, 1
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Intanto, in vista delle trattative di pace, come riferiva Delcassé a Tornielli nei colJoqui già ricordati, alle clausole elaborate dalla Francia venivano apportati alcuni opportuni aggiustamenti che tra l'altro si riferivano al divieto per la Cina di i rnportare armi ridotto a soli due anni, semmai rinnovabili a giudizio delle potenze, secondo le osservazioni avanzate dal Giappone preoccupato per le garanzie di sicurezza interna di un impero così vasto, e ali' abolizione dello Tsung-li-yamen, organo dalla confusa gestione per i rapporti con gli stranieri che fu trasformato in un vero e proprio dicastero degli affari esteri (Waì-wu-pu). Quest'ultimo cambiamento fu caldeggiato anche da Salvago Raggi. Il ministro d'Italia a Pechino in un rapporto dei primi di ottobre del 1900 relativo ai negoziati delle potenze con la Cina aveva forni to, come sempre, dei suggerimenti al riguardo, ma in particolare aveva espresso, con una determinazione e una durezza che mostrerà anche in seguito, quello che era il comune convincimento dei plenipotenziari: Sir C laude Mac Donald mi diceva che la C ina si era v ista durante due mesi padrona del Corpo diplomatjco, tenendo testa a tutte le Potenze civili, le quali, fatto notevole, lavoravano concordi allo stesso scopo: adesso la Cina deve chinare la testa, ma il prestigio degli stranieri è ora scosso e se una repressione energica non viene a rialzarlo certamente l'avvenire dimostrerà che l'opera nostra fu vana e che i sacrifizii fatti ora non giovarono a nulla. Io non so se la g iustezza cli queste parole potrà essere compresa in Europa, ma è certo che ognuno cli noi ne è convinto 16 '.I.
E fu certo in quest'ottica che venne s tilata la nota collettiva presentata il 24 dicembre 1900 al governo cinese dagli 11 rappresentanti delle potenze a Pechino e il successivo protocollq di pace del 7 settembre 190 l 1M .
163 ASDMAE, Serie politica P, Cina , b. 409, fasc."China. Mese di dicembre 1900", rapporto di Salvago a Visconti-Venosta, datato Pechino, 8 ottobre 1900. '("' AP, CD, legisl. XXI, sess. 1900-190/ , Docc., disegni di leP,ge e relazioni, n. XXXI. /Jocumenli diplomatici presentati al Parlamento italiano dal ministro degli ciffari esteri Prin.etti. Avvenimenti di Cina, prima parte (dal gennaio al dicembre 1900), doc. n. 390. Per il testo del protocollo finale cli pace cfr. Documenti, parte II, cloc. n. 27.
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Il protocollo calpestava di nuovo la sovranità cinese. Oltre ad alcune forme di pubblica umiliazione, esso stabiliva tra l' altro l'esistenza di un quartiere delle Legazioni interdetto ai cinesi , la creazione a Pechino di una guardia permanente delle Legazioni, la djstruzione dei forti di Taku, l'occupazione militare d i alcuni punti fra Pechino e il mare sulla linea della ferrovia che i boxers avevano distrutta, la sospensione per cinque anni degli esami dì Stato per i funzionari nelle città dove cittadini stranieri avevano subito violenze. Ma soprattutto, l'art. Vl del protocollo imponeva ali' imperatore deJ1a Cina di assumersi l'obbligo di rifondere alle potenze un ' ind ennità di 450 milioni di taels (circa 1 miliardo e 750 milioni di lire) , di cui all' Italia venivano assegnati poco più d i 26 milioni di taels, da liquidarsi in 39 anni con un interesse annuo del 4%. 11 capi tale e gli interessi erano pagabili in oro o al tasso cli cambio corrispondente alle date delle diverse scadenze, in tal modo il debito finiva per superare i 980 milioni di taels. Come fu rilevato anche da osservatori contemporanei l'indennità appariva piuttosto eccessiva se richiesta immediatamente, ma giustificabile se l'obbligo del pagamento fosse iniziato "in capo ad una diecina d'anni allorquando le risorse dell'immenso impero fossero maggiormente sviluppate" 165 • In realtà, l'unica via percorribile per la sopravvivenza della mastodontica amministrazione cinese, tolta una revisione dei dazi d'entrata o un' impossibile applicazione di imposte interne straordinarie, rimase quella del prestito estero. D al momento che ad un prestito garantito collettivamente dalle potenze non si riuscì ad arrivare, ciò diede più facile esca alle diverse n azioni di fare singolarmente dell'impero il proprio feudo di sfruttamento. Colonizzata economicamen te, tra il 1901 e il rovesciamento della monarchia con la rivoluzione del 191 1, la Cina vedrà i propri acquisti raddoppiare, aumentare il passivo della bilancia commerciale e il paese divenire terreno facile per il monopolio delle banche e delle imprese straniere che introducevano le loro merci ! (,; F. FLORA, Il cm~flitto cinese. La questione dell'indennità, in "Nuova Antologia", J0 luglio 190 1, pp.145-154. Cfr. anche al riguardo Il Libro verde sulla Cina, in "La Rassegna nazionale", 16 novembre 190 I, in particolare pp.338-339.
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fin nelle regioni più interne, facendo incetta a basso costo delle materie prime necessarie ai loro processi produttivi. Il 14 settembre il colonnello Salsa scrive da Tientsin al fratello: Il famoso protocollo di pace, dopo infinite discussioni, è stato firmato, ma esso non rappresenta certo una soluzione della questione cinese( . .. ) come non può avere alcuna influenza sui prossimi avvenimenti come elemento pacificatore. Anzi, secondo me, esso racchiude in sé cause non lievi di animosità contro gl i europei, i quali ( .. . ) hanno avanzato enormi pretese, ed urtato, senza criterio e senza scopo utile, sentimenti gravi e tali che non potranno tanto facilmente acquietarsi 166 •
L'ambasciatore ital iano negli Stati Uniti, Mayor, tornando, l'anno successivo al trattato di pace, sull'argomento dell'indennità, farà invano notare che il ministro cinese a Washington, negli ultimi tempi del suo mandato, si era fatto promotore di un' attiva propaganda perché la questione del pagamento fosse sottoposta al tribunale arbitrale de L' Aja, e aveva concluso significativamente: Egli è di coloro i quali asseriscono che forzando la Cina a pagare 450 milioni di taels in oro, la si spinge alla rovina 167 •
I testimoni dell 'assedio e i protagonisti della spedizione Ma la Cina aveva già conosciuto la rovina: "I boxer odiavano gli stranieri, perché vendevano ai cinesi ogni genere di merce, gli inglesi di preferenza oppio. E così avvenne come il Kaiser aveva comandato: non si fecero prigionieri" 168 • È' noto il richiamo ad Attila nel roboante discorso tenuto dall'imperatore Guglielmo, alle truppe tedesche in partenza per la Cina alla fi ne di luglio del 1900, perché "mai più in avvenire un cinese osi guardare di traverso un tedeE. CANEVARJ-G. Cotv11sso, Il generale Tommaso Salsa e le sua campagne coloniali. Leuere e docwnenti ... cit., p. 348. 167 ASDMAE, Serie politica P, Cina, b. 433, fase 86/40 (1902-1907) "Commissione per le indennità ai militari morti o feriti in Cina", rapporto di Mayor a Prinetti n.17 16/673, datato Washington, 4 novembre 1902. 1•~ G . GRASS, Il mio secolo, Torino, Einaudi, 2000, p. 4. 166
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Il maresciallo Waldersee con la moglie in partenza per l'Italia
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sco" 169 • Il maresciallo Waldersee, strumento della esaltazione imperialista del Kaiser, contro il quale i giornali nazionalisti francesi scatenarono una vera e propria campagna di stampa 170 , arrivò a Tientsin solo il 27 settembre. Era passato trionfante da Napoli per imbarcarsi sul Sachsen, accompagnato dalla moglie e circondato dal suo stato maggiore, costituito anche da rappresentanti italiani: il tenente colonnello Enrico de Chaurand de Saint Eustache e il capitano d'artiglieria Antonio Ferigo. "L'Illustrazione italiana" ne descrisse l'accoglienza trionfale nella città partenopea: II caricamento dei bagagli e dei materiali a bordo del Sachsen durò cinque ore. Notevolissimo tutto il materiale, le tende, e il vestiario, i letti da campo, e le cucine di alluminio, donati dall 'Imperatore al generale Waldersee, e che costituiscono tutto l'equipaggiamento del quale si servì l'Imperatore nel viaggio in Palestina. Vi è una curiosità: una casa tutta d'amianto, che servirà come quartier generale portabile e immune dal fuoco.( ... ) A bordo del Sachsen, venuto da Genova, vi erano 39 ufficiali che costituiscono i due terzi dello Stato maggiore del generale Walclersee, l'altro terzo è composto dai medici della Croce rossa, e inoltre da 120 sottufficiali e soldati. ( ... ) li magnifico piroscafo è dipinto in bianco ed illuminato a luce elellrica. ( ... )Alle dodici e mezzo( ... ) levavasi l'ancora. Tutti si scoprirono gridando ripetutamente hoch! hoch! evviva! Nella notte, le barche, inghirlandate cli lumi, circondavano il bianco piroscafo; e nuovi evviva, nuovi hoch!! continuarono finché il Sachsen si allontanò e si confuse con le tenebre111.
Le stesse, anche maggiori, ovazioni si erano avute in Germania. Ma gli osservatori contemporanei non sembravano tutti dello stesso avviso. Elisabeth von Heyking, figlia di un diplomatico e mogJie del barone Edmund, ministro dì Germania in Cina dal luglio del I 896 fino al maggio 1899, quando ormai si trova in' Messico, 16'' Hannah Arendt ne Le origini del totalitari1·nw (Milano, Comunità, 1996, p.258) scrive: "Nessun capo di uno stato civile avrebbe mai pronunciato prima un'esortazione come quella di Guglielmo II al corpo di spedizione tedesco destinato a combattere l' insurrezione dei boxers nel 1900". 170 Gazzella Ufficiale del Regno d'Italia, 24 agosto 1900 n.196, Parte non ufficiale: Diario esiero, p.3406. 171 Waldersee e i suoi cornpagni, in "L'Hlustrazione italiana", 2 settembre I 900. n.35, p. I 66.
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nuova destinazione del marito, commenta a caldo e criticamente nel suo diario, gli avvenimenti dell'estate 1900, dall'indomani dell'uccisione di Ketteler alla partenza del fe ldmaresciallo: 25 giugno. ( ... )Da un lato abbiamo esasperato inutilmente i cinesi, dall'altro non abbiamo mostrato costantemente la necessaria energia. Avremmo potuto risolvere pacificamente con i cinesi anche dopo Kiao-chow, ma allora si era insaziabili. Non appena si olleneva una concessione, se ne richiedeva subito dopo un'altra maggiore.( ... ); 15 agosto.( ...) Tutto viene messo in scena in modo molto teatrale e domina un'emozione generale maggiore che in occasione della spedizione militare nel '70!; 16 agosto. ( .. .) Viene raggiunto l'accordo di tutte le potenze per Walclersee come comandante supremo! Di certo vi è in tutto questo qualcosa di incredibilmente grottesco. Invece cli mettersi in marcia, con quelle truppe che si hanno a disposizione, in modo da poter essere presenti. Ma ,ùlora non si apriranno mai gli occhi sul ruolo miserevole che abbiamo svolto nella questione cinese?( ... ); 18 agosto. ( .. .)I giornali tedeschi cominciano a rendersi conto della cattiva figura fatta e ne scrivono per dare l'impressione che la presa di Pechino sia un affare da nulla. ( ... ) Waldersee continua ad essere acclamato con grandi discorsi( ... ) e con festeggiamen ti. Cosa mai ci va a fare in Cina? Se arriverà al più presto fra sette settimane?( ... ) Ma non arriverìt mai il conto da pagare per tutti gli errori compiuti? In Cina possiamo ora constatarlo, nelle altre regioni del mondo le cose non andranno cli certo meglio172 •
A sua volta Barzini incalzava: Il grosso dell'esercito internazionale arrivò quando tutto era finito( .. . ) arrivando sull' obiettivo e non trovando nessuno, si annunziava al mondo che la città era stata brillantemente occupata e che la bandiera del la civiltà vittoriosa sventolava sui suoi spalti ( .. .); mentre il nobile maresciallo conte Alfredo von Waldersee, senza fretta prolungava fino a Roma le sue solenni visite di commiato dalle corti amiche, seguilo da un brillante Stato maggiore fi lettato d'oro e coperto da rutilanti elmi a chiodo 173 •
Pierre Loti, a bordo del Redoutable ne ll a rada di Taku, nel golfo del Petchili, il 25 settembre scorgeva "un naviglio battente La citazione riportata è la traduzione di alcuni passi ripresi da E. VON Tagebiicher aus vier Weltteilen [Diario dai quattro continentiJ 18861905, hgb. G. LITZMANN, Leipzig, Koehler & Amelang, 1926, pp. 327 e 330. m L. BARZINI, Vita vagabonda. Ricordi di un giomalisra, Milano, Rizzali, 1948, pp. 302 e 304. m
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bandiera tedesca" che portava ")'ultimo dei capi militari attesi a questo incontro tra alleati, il feldmaresciallo de Waldersee" 174 • Ricordava ancora Giovanni Vigna dal Ferro, interprete del corpo di spedizione italiano: "un grandioso colpo d'occhio si offriva al nostro sguardo. Un centinaio di navi da guerra e da trasporto popolava quella rada, come mettendo piede a terra eravamo colpiti da un altro curioso spettacolo, l'agglomerazione, certo unica nella storia, cli soldati cli tanti paesi" 175 • Ma quella "sorta di festa della fusione, della concordia universale", che anche Loti descriveva con un fondo di amarezza, non solo si svolgeva a poca distanza dalle distruzioni di Tientsin e Pechino ma non faceva altro che preparare manovre puramente dimostrative, violente quanto tardive, contro frange residue di boxers e contro villaggi inermi. Ancora una volta il colonnello Salsa offre senza mezzi termini un quadro preciso della situazione e delle operazioni nelle sue lettere ai familiari: Tientsin, 25 settembre /900 ( ... )Come ti scrissi nell'ultima mia, abbiamo fatt.o una spedizione contro uno dei paesi vicini. Molte disposizioni, molti preparativi per stringere in una cerchia d i ferro e di fuoco i Boxers che dovevano trovarsi a Tu liù loro cittadella ( ... ). I Boxers erano spariti, se pur erano esistiti mai, e neppure un colpo di fucile si è fatto. Ma gli inglesi ligi ai loro metodi hanno seminato la distruzione sulla città colpevole, che dopo essere stata completamente abbandonata al saccheggio fu bruciata completamente e con metodi scientifici. ( ... ) A vedere quella città di forse 20.000 abitanti, dopo che le truppe vi erano state per meno di 48 ore era una pietà. ( ... ) E dire che veniamo qui per portare la civiltà! Sono cose delle quali è meglio non parlare, se no troppo si dovrebbe clire11<•.
Ancora Barzini confidava in una lettera personale al direttore del "Corriere", Albertini: mentre eia tulle le parti si proclamava la necessità del terrore in Cina ( ... )
P. LOTI, Gli ultimi giorni di Pechino ... cit., p.1 O. '" G . V1GNA DAL FERRO, L'Italia nella questione cinese, in "R ivista politica e letteraria", V (1901), voi. XVII, fase. I, 15 ottobre, p. 32. "" E. C.ÀNl:VARI-G. COMISSO, Il generale Tommaso Salsa e le sua campagne coloniali. Lettere e docwnenti. . .cit., pp.336-337. 17''
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ho passato lunghe ore a fabbricare bandiere italiane, di carta, di seta, di tela, per attaccarle sugli usci delle case, che venivano ad essere così sotto la nostra protezione e perciò intangibili. ( ... ) Sulla via cli Paoting-fu, ricordando le stragi commesse tra Tien-tsin e Pechino, io mi adoperavo a scrivere Italia sui muri e sulle bandiere che i contadini esponevano ( .. .) per dare a quella povera gente un po' di protezione ( . .. ) 177•
L'appello brutale dell'imperatore Guglielmo alle sue truppe venne infatti applicato alla lettera. Lo stesso Waldersee gu idò la distruzione di Paoting-fu e più di quaranta spedizioni punitive furono condotte nella Cina del nord. Sempre Salsa scriveva: Pechino, / I novembre 1900 ( ... ) ln complesso poco mi soddisfa questa campagna di Cina, dove c'è da ricavare per noi poco onore militare e nessun utile pratico, visto che il nostro Governo ( . .. )non ha programma deciso e va sempre ondeggiando ( ... ) legandosi ora agli uni ora agli altri che lavorano per proprio conto e con fini opposti. Appena ritornato a Pechino, ricevo già ordine di ripartire per una nuova spedizione, questa volta verso nord, fin oltre la grande muraglia. Cosa si vada a fare non so, ma credo che si voglia soddisfare la brama di gloriuzza del colonnello tedesco conte York solto-capo di Stato maggiore del generale Waldersee. Questa volta è la triplice che muove ed io comando le forze italiane, ma credo che ci sarà poco o nulla da fare, per quanto, pur di avere qualche scontro, si sia arrivati al punto di trallare le truppe regolari cinesi ora eia amiche, ora eia indifferenti, ora da nemiche, secondo che fa più comodo11s.
Denunciava Barzini: "Sono state mandate tante truppe, arrivate a cose finite. ( .. .) La guerra qui in realtà non è che una grande 1nanovra" 179• Tante truppe e troppo tardi, perché in realtà "nel segreto giudizio di alcune delle maggiori potenze, che i diplomatici asse-
rn ACS, Carte Luigi Barzini sr, b. 6, fase. 20, lettera inedita non datata (probabilmente dei primissimi mesi del 1901 ), in risposta ad al tra cli Albertini ciel 26 novembre 1900. 178 E. CANEVARI-O. COMISSO, li generale Tonunaso Salsa e le sua campagne coloniali. Lei/ere e documenti ... cit., p.339. 179 Nella regione dei boxers, in "Corriere del la sera", 14- 15 dicembre l 900, Il.
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diati a Pechino, venissero o no massacrati non aveva importanza (,, ,) le Cancellerie non consideravano che i compensi, i vantaggi, le utilità che sarebbero potuti derivare dal salvataggio delle Legazioni a quella nazione c he l'avesse operato, occ upando la Cina" 180 , Salvago, nelle sue memorie, alludendo al richiamo in Italia nel maggio 1900 della Divisione navale dell'Estremo Oriente comandata da Grenet, lamenterà: "se non lo avessero richiamato avrei avuto a Pechino 80 uomini invece di 40 e l'azione spiegata durante l'assedio dal distaccamento italiano sarebbe stata più importante (,,.) Ma non recri miniamo! I pochi con Paolini si condussero benissimo, i pochi comandati dal bravo Sirianni fecero onore alla nostra marina e ringraziamo il cielo" 1s1, Come abbiamo visto, però, la nuova squadra navale di soccorso al comando di Candiani, si incrociava con quella di Grenet che rientrava. Da questo momento la situazione appare caratterizzata dalla più grande incertezza e dalla totale mancanza di informazione. Il lO settembre 1900 Sai vago scriveva a Visconti-Venosta riguardo alle confuse notizie che gli erano giunte circa l'arrivo d1 truppe italiane a Pechino: La prima notizia la ebbi da un big1'etto che un impiegato della Dogana cinese riuscì a far giungere in P~k:n, negli ultimi g iorni del luglio( .. ,) egli scriveva che le varie Potenze rr,andavano truppe e perfino l'Italia inviava cinquemila uomini. li geo.le Gazelcc, giunto in Pechino il 14 agosto alla testa delle truppe inglesi, nulla sapeva di ciò( .. .) ma il gen.le Frey, arrivato al do mani, mi disse aver letto in un giornale che il Parla.,nento italiano aveva approvato l'invio di truppe in Ci na.
A sua volta il tenente di vascello Sirianni riferiva al m1111 stro italiano in Cina che i giornali di Shanghai parlavano dell'invio di 5.000 uomini (ossia più del doppio di quelli che erano partiti). La totale mancanza di notizie dominava anche negli alti gradi, infatti neanche Candiani, giunto a Taku a metà agosto, era stato in grado, di fornire alcun dato preciso al rappresentante itai go 181
L. BARZINI, Vita vagabonda. Ricordi di un giornalista .. .ciL , p. 303. G. LICATA, Notabili della terza llalia .. .cit, p. 351 .
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liano 182 • La grande preoccupazione del min istro era quella di trovarsi impreparato ali' arrivo del grosso delle forze, tanto più che le altre nazioni, ben altrimenti informate sul numero e sull ' epoca degli arrivi dei contingenti, si erano affrettate a dividersi la città in quartieri: lo avrei desiderato far lo stesso ma non mi fu possibile g iacché non potevo affermare se sarebbero giunte truppe italiane in Pekino ( ... ) ignoravo quante fossero e la data del probabi le loro arrivo.
In seguito a notizie meno vaghe Salvago si attivò perché anche all'Italia venisse assegnato un quartiere dove i contingenti dell'esercito potessero acquartierarsi i n condizioni analoghe a quelle delle altre potenze: Dopo molte discussioni, che erano rese assai difficili dal l'ignoranza in cui mi trovavo e mi trovo tutt.ora, sul numero dei soldati italiani che verranno in Pekino, i generali esteri assegnarono a noi un piccolo pezzo e.li città a nord ciel quartiere francese e presso il giapponese. L' estensione della regione propostaci era talmente piccola, con confini tanto irregolari che dimostrava chiaramente l'intenzione e.li lasciarci il rifiuto degli altri. Non mancai di mostrare chiaramente( .. .) tutto il mio malumore.
D'altra parte anche Salsa, che arriverà a Pechino in ottobre, commentava nelle su~ lettere: "A Pechino le cose sono quiete, ma anche lì tutto è stato distrutto e non so se troveremo un posto
,si Come ricorda Valli nel suo resoconto: "L'ammiraglio Cancliani ( ... ) non sapeva neppure se avrebbe trovatO il mare libero, o avrebbe avuto a che fare con le forze navali cinesi. A Singapore fu fermato da un telegramma ciel Ministero che lo avvertiva cli alcuni incrociatori nemici ( ... ) . Ma le notizie che l'ammiraglio poté avere sul luogo smentivano questa voce corsa in Italia; si perdé qualche giorno nello scambio e.li telegrammi con Roma, e, finalmente, dopo vive insistenze, l'ammiraglio Candiani ebbe l'autorizzazione e.li proseguire, il giorno 22 di luglio. Questo ritardo ebbe per effetto che le compagnie da sbarco del Fieramosca no n giunsero in tempo per prender parte alla marcia su Pekino, il che diminuì l'importanza e.lei nostro concorso in quella circostanza" (M. VALLI, Gli avvenimenti in Cina nel 1900...cit., pp.327-328).
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da metterci, visto che gli altri hanno preso tutto per sé" 1~3 • Intanto, quattro compagnie di marinai (circa 400 uomini), sbarcate dal Fieramosca e da] Vettor Pisani erano giunte a Pechino tra il 28 agosto e il I O settembre. Salvago non poté che sistemarli in una pagoda nei giardini imperiali. Le prime due compagnie erano agli ordini del comandante in seconda ciel Fieramosca, il capitano di corvetta Emilio Manusarcli. Sarà quest'ultimo, in qualità di comandante militare a continuare le trattative con i generali delle altre nazioni per la sistemazione di marinai e soldati, ottenendo un leggero ampl iamento del quartiere assegnato, che rimaneva comunque insufficiente. Salvago infatti, dopo aver espresso la sua preoccupazione per l'imminente, rigido inverno di Pechino, concludeva il suo rapporto al ministro degli esteri sottol ineando: ho fatto ripulire e riparare in frella alcuni locali in assai cauivo stato, che trovansi presso le tettoie dove abito io e che spero serviranno a riparare almeno per i primi tempi le nostre truppe 1• ·1•
A causa della grande lentezza e della inesattezza delle notizie che arrivavano dalla capitale isolata e che venivano o rielaborate ad arte per montare l'opinione pubblica o mal ritradotte dai dispacci delle agenzie di stampa estere, tra il giugno e il luglio 1900 "L'illustrazione italiana" aveva offerto un quadro a fosche tinte quanto inesatto della situazione a Pechino e dell'assedio, descrivendo persino l'eccidio dell ' intera famiglia Salvago Raggi. Solo la "Rivista militare italiana" sembra mantenere un atteggiamento più cauto nel fornire un quadro riassuntivo sulle vicende cinesi: "Sarebbe atto presuntuoso il voler accingersi a dire in modo particolareggiato degl i avvenimenti testé accaduti, in tanta mancanza di notizie' e in tanta contraddizione delle poche informazioni pervenute ( ... ) perché notizie precise al riguardo si avranno soltanto quando i rappresen183 E. CANEVARI-O. COMISSO, Il generale Tommaso Salsa e le sua campagne coloniali. Lettere e docume,ui ...cit., p.336 (lettera alla madre da Tientsin, 6 settembre l 900). 1ss Per il il rapporto di Salvago a Visconti-Venosta, datato Pechino, I O settembre 1900, cfr. ASDMAE, Serie politica P, Cina, b. 409, fasc. "China. Mese di ottobre 1900".
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tanti delle potenze estere potranno comunicare liberamente coi loro governi , ( ... ) se proprio non può dirsi che esista buio pesto completo su quanto avvenne in Pechino, ci pare per altro assai azzardato l'e ntrare in particolari" 185 . Lo stesso 1O settembre, data in cui il mini sLro d'Jtalia a Pechino esprimeva tu tti i suoi dubbi e preoccupazioni al ministro degli esteri, da S hanghai, emporio internazionale ben più informato, il consol e italiano Ernesto Ghisi ri feriva invece a Visconti-Venosta: E' an-ivato in questi giorni da Pechino il sig . Luigi dc L uca impiegato nelle Dogane cinesi, che vi passò tutto il tempo dell ' assedio. Da lui ebbi conferma che tanto S.E. il Ministro Salvago Raggi quanto la sua fami glia e gli a ltri italiani residen ti in Pechino, erano incolumi. Le perdite fra i marinai che d i resero strenuamente la Legazione ammontano a 12 morti e molti feri ti, fra i q uali il tenente d i vascello Paolini, abbastanza gravemente in un bracc io. Dei missionari italiani residenti nella capitale dobbiamo solo deplorare la perdita de l rcv. padre d ' Adclosio, che cadde vittima dei boxers il giorno dell 'entrata delle trup pe alleate a Pechino, mentre in un impeto di zelo slanciavasi dalla Lega7.ione dov'era ,i coverato, verso la cattedrale di Peytang, pure assediata ( ... ) credendo di esser seguito dalle truppe francesi , che invece rimasero ind ietro, non ri tenendosi abbastanza forti per avanzare alla liberazione della cattedrale( ... ) 186 •
Luigi de Luca era uno dei tre figli di Ferdinando de Luca, primo ministro d' Italia a Pechino; i fratelli erano Carlo, uffi c iale di marina a guard ia della Legazione nel 1904-1 905 , e Raffaele, che insieme a Luigi era fun zionario dell'Ispettorato delle Dogane cinesi. Raffaele aveva sposato Maria Theodoli , il cui fratello Ugo sarà anche lu i in Cina come commissioner delle Dogane fino al 1928. Quarant'anni dopo la sua drammatica esperienza nell' assedio, Luigi de Luca pubblicò un resoconto dettaglialo di quei 55 g iorn i, sulla base delle lettere che aveva scritto nel settembre 1900 a sua madre, Sofia Kennedy, da Shanghai, dove si era appunto rifugiato
,~s X., Le vicende in Cina. in " Rivista militare italiana", 16 agosto 1900, pp. 1352 e 1356- I 357. ""' ASDMAE. Serie politica P. Cina, b. 409. fasc. "China. Mese di ottobre 1900", rapporto n.426/65 di Ghisi a Visconti-Venosta, da talo Shanghai, 10 settembre J 900.
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dopo la liberazione di Pechino e dove più tardi rivestirà numerose cariche pubbliche nella comunità italiana 187 • Si tratta, insieme alle memorie di Salvago Raggi, e alle relazioni degli ufficiali di marina, di una delle poche testimonianze dirette, da parte italiana, sugli eventi dell'assedio delle Legazioni visti al di qua della barricata. A metà giugno "L'illustrazione italiana" riferiva sui connazionali presenti nella capitale imperiale: il marchese Salvago con la moglie Camilla Pallavicino e il figlio Paris, di sette anni, il cugino della marchesa, Giacomo Pallavicino, rappresentante del Sindacato italo-belga, don Livio Caetani, addetto alla Legazione e uno scrivano; vi erano poi alcuni tecnici e imprenditori (Primo Benvenuti, Eugenio Sabbione, Giuseppe Rizzardi) legati ai sindacati per l'esercizio di concess ioni industriali e di sfruttamento di risorse sul terri torio cinese 188 • Qualche mese dopo il settimanale riportava un'intervista-resoconto di Ernesto Mancin i a Livio Caetani. Il giovane addetto, che come Salvago ricordava nelle sue memorie si era distinto "in modo ammirevole ( .. .) tale da fare onore al suo paese ed al nostro personale diplomatico" 189 , riferiva le vive impressioni dell'attacco da parte cinese. Dopo l'incendio della Legazione d'Italia (cui seguì quello delle rappresentanze austriaca, belga e olandese) giapponesi ed italiani: Salvago, Caetani e 28 marinai agli ordini del tenente di vascello Federico Paolini della nave Elba, venivano destinati al presidio del Su-Uang-Fu. L' ordine venne impartito dal mi nistro inglese MacDonald cui erano state affidate dal corpo diplomatico le operazioni di difesa, dato che era un militare. 11 Su-Uan.g-Fu, il palazzo del principe Su, situato al centro di un grande giardi no munito di un alto muro di cinta, era strategica, mente posto tra la Legazione inglese e quella nipponica. Caetani de-
,ti L. DE L UCA, L'assedio di Pechino (20 giugno-/4 agosto /900), in "li Marco Polo . Rassegna italiana per l' Estremo Oriente " , II ( 1940), 4, pp. 57-69 (cfr. in Documenti, parte I, doc. n.25) . Luigi de Luca presiedeva il comitato direttivo della rivista che si stampava in Shanghai, dove morirà a 66 anni nel 1941. 188 R. ALr, l hoxers e le missioni cauoliche in Cina, in "L'Illustrazione italiana", 17 giugi10 1900, n.24, pp. 419 e 422. 189 G. L1CArA, Notabili della ierza llalia .. .cit.., p. 379.
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Livio Caetani di Sermoneta, addeuo alla Legazione d'/1afia a Pechino
Il tenenle di vascello Federico Paolini
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scrive i metodi d'attacco delle truppe cinesi del generale Jung-lu, che erano discontinui e misti tra uso di armi da fuoco e sistemi primitivi come sassaiole, micce incendjarie e terrorismo psicologico creato dalle urla incessanti dei boxers, armati solo di lance, sciabole, bastoni e frecce, con il loro ossessionante "sha sha" (uccidi, uccidi). L'artiglieria usata dai cinesi, in maggioranza pessimi tiratori, andava dagli antichi cannoni a palla piena e dalle spingarde ad armi piĂš moderne (Krupp e Mauser). Dopo la breccia aperta nel muro del Fu dal cannone cinese, gli assediati, che disponevano di scarsi pezzi d'artiglieria e poche munizioni, continuavano ad arretrare scavando trincee, aiutati anche dai 2.000 cinesi conve1titi rifugiatisi nella villa, oltre che dai borghesi delle Legazioni, dagli impiegati delle Dogane e dalle donne. Si ricorreva spesso a mezzi cli diversione, replicando le sassaiole, alzando fantocci e berretti sulle barricate, e creando nervosismo tra gli attaccanti con urla, fischi, battimani e colpi assordanti sulle casse di petrolio, allo scopo di far sprecare munizioni 190 â&#x20AC;˘ Alcuni rinforzi inglesi, austriaci e francesj venivano mandati dagli altri distaccamenti, in sostituzione dei sette marinai italiani caduti e di quelli che, insieme a Paolini, avevano ricevuto ferite gravi. La temperatura raggiungeva i 1O gradi sotto lo zero, il cibo scarseggiava, si arrostiva la carne di cavallo e molti dei cinesi cattolici che erano sopravvissuti con gli infusi di foglie prese dagli alberi del parco morivano di stenti. Per tentare di incendiare la Legazione inglese i boxers avevano dato fuoco anche al Han-lin yuen, 1' antica biblioteca di Pechino, che confinava con ]a rappresentanza britannica e che conservava inestimabi li e insostituibili opere letterarie. Paolini e de Luca riportano ambedue l'episod io e il commissioner delle Dogane ricordando l'incendio dell'Ispettorato, avvenuto nello stesso giorno, il 23 giugno, da buon funzionario, scriveva: "Ne vedemmo le fianune dai nostii posti di guardia. Tutto è scomparso. I nostri oggetti personali, gli archivi, tutto! Per fo11una gli archivi si potranno ricostruire in ba-
' 90 E. MANCINI , Gl'italiani alla d(fesa delle Legazioni a Pechino (dai racconti di Livio Caetani), in "L'illustrazione italiana", l 7 febbraio 190 l, n. 7, pp.1 32-1 33. Al riguardo cfr. l'esauriente saggio di M.C. DONATO, Italiani in Cina contro i. boxers, in "Rivista di storia contemporanea", XIV (1985), 2, in particolare pp. 185-190.
I.E REGIE TRU PPE
IN ESTREMO ORir.NTI::: ( 1900- 190 1)
Mari11ai iwlia11i che presero porte alla d/f'eso di 'lie11tsi11 agli ordini del so1101e11<'me di vas('el/o Ermanno Carloflo
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se ai duplicati esistenti nei vari porti della China" 191 • Cadono intanto altri sei marinai, al comando del sottotenente di vascello dell'Elba, Olivieri, nella difesa della cattedrale cattolica del Pe-tang, all'interno della quale si erano rifugiate 3.000 persone tra missionari, suore e cinesi cristiani 192 • Appare evidente che il numero delle perdite, comprese quelle dei missionari, non risulta po i così elevato, a maggior ragione se confrontato con la quantità dei cinesi, convertiti o sacerdoti, trucidati dai hoxers per i motivi sociali e xenofobi già spiegati 193. La grande emozione creata dagli avvenimenti di Pechino, alimentata dalla stampa a sensazione e dall'enfasi dei diversi nazionalismi , va attribuita in realtà soprattutto, per il suo significato politico, ali' inusitato e generale schieramento di forze in campo, pari solo a quello determinato dalla crisi internazionale di Creta, ma in particolare al teatro di guerra così distante e alle condizioni di lotta così fuori del comune. Queste ultime fi nivano per esprimere episodi epici (l'eroica morte del giovane sottotenente di vascello Ermanno Carlotta alla difesa di Tientsin contro i 10.000 boxers) o per essere inev itabilmente amplificate dalla leggenda della setta invulnerabi le degli 1ho-t'uan, che esercitavano il pugilato rituale di origine taoista. Le testimonianze dirette in realtà ridimensionano il fenomeno. Il tenente di vascello Giuseppe Sirianni, che partecipava alla marcia della colonna Seymour verso Pechino, nel luglio 1900 commenta, a proposito dei hoxers: Fra di essi non so quale organizzazione vi sia e a qual punto arrivi, diremo così, la loro istruzione militare( ... ) certo è che quando assalgono non hanno formazione alcuna. Essendo armati di arma bianca essi comprendono c he il loro allacco non può essere che per sorpresa. Essi avanzano cli corsa, ,., L. DE LUCA, L'assedio di Pechino (20 giugno-14 agosto 1900) .. . cit., p.63. Per la relazione ciel tenente di vascello Federico Paolini sulle operazioni durante l'assedio, cfr. Cina. /900. La rivolta dei boxers. L'opera della marina italiana, " Bollettino cl ' Archivio della Marina militare", supplemento dicembre 2000, pp. 165-1 89. ,n Per la relazione ciel sottotenente di vascello Angelo Olivieri sull'assedio al Pe-tang, cfr. sempre Cina. 1900. La rivolta dei boxers. L'opera della marina italiana ... cit., pp. 191-2 12. 193 A. LUCA, Nella Cina dei boxers .. .cit., pp. 153 e seguenti.
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sbucando fra le case e fra gli alberi gridando e sibilando e ciascuno combatte per proprio conio, dove crede che l' impresa sia più faci le; in mezzo al nucleo un uomo agita continuamente una bandiera ed incoraggia i combattenti. ( ... )Concludendo, benché i boxcrs siano molto numerosi, non sono un serio pericolo per della truppa agguerrita e calma, possono per sorpresa far subire perdite, ma poco si ha a temere da un loro attacco 1'>'.
Sirianni sfata anche il mito della invulnerabilità della setta, che viene ulteriormente smentito dalla testimonianza di un guardiamarina impegnato nelle spedizione punitiva del novembre 1900 verso Kalgan, a nord ovest di Pechino, il marchese Alessandro Bichi -Ruspoli. Il guardiamarina, che comandava un plotone di guarnigione nella città fortificata di Huai-liai, chiamato alle porte della vicina Kalgan, a segtdto dell' avvistamento di ribelli, riferisce poi in un 'intervista: Inoltratici ( ... ) in una via laterale abbiamo subi LO scorto ( ... ) una folla di gente armala di lance e di sciabole; un'agitazione di abiti rossi, di bandiere rosse e di fiocchi rossi. Sembrava una mascherata. ( ... ) l boxers si precipitano, urlando e agitando le loro enormi sciabolonc a due mani. Li precede uno, agitante un bandicrone rosso, triangolare, tutto pieno d'iscrizioni gialle. Hanno tulti fascie rosse alle caviglie e ai polsi, fazzoletti rossi o gialli intorno al capo; sul petto un ampio panciotto rosso; una fascia gialla cinge loro i fianchi. I marinai hanno fallo fuoco; alcuni boxer.i· sono caduti. L'uomo della bandiera è restato fulmin ato da una palla alla testa.( .. .) Un boxer colossale ( ... ) ha riconosciuto in me un ufficiale, e mi è venuto addosso ( .. .) mi ha tirato un fendente ( ... ) con tanta forza ( ... ) che la lama mi ha squarciato il poll ice. ( .. .) Ho sfoderato la sciabola preparandomi ad attaccare io, quando un marinaio mi ha liberato dal mio assalitore con una buona fuc ilata. Così quei pochi boxers sono caduti uno dopo l'altro, al loro posto, senza accennare a volersi ritirare, sempre gridando e sempre agitando le loro armi inutili. Erano quasi lulli giovanissimi, e il loro viso non aveva nulla di spaventevole; sembravano poveri contadini in preda a delirio. L' unico sentimento che ispiravano era la piet~t'"·1•
w, Cina. /900. La rivolta dei boxers. L 'opera della marina i1aliana ... cit., pp. 135-136. 19~ La guardia marina Bichi-Ruspoli e uno scnnlro coi boxers, in "L'illustrazione italiana", 24 febbraio 190 I, n.8, p.150. L'episodio è riportato anche da R. BORGHESE. /11 Cina contro i boxers, Roma, Ardita, 1936. pp.1 64- 166.
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Le altre testimonianze dirette relative ormai all'arrivo dei marinai prima e dell' esercito poi offrono tutte, con parole quasi simili, il qu adro di un intervento praticamente solo dimostrativo, condotto allo scopo di difendere e ribadire la superiorità e il prestigio dell'Occidente e la sua pretesa di punizioni ese mplari, che avevano ovviamente come interessato risvolto l'imposizione di indennità e la richiesta di concessioni. Eugenio Chiminell i, ufficiale di macchina196 al seguito della spedizione internazionale, scrive:
'-'j·. 'I.
-
J. .
\1,. , •l, .
Il guardiamarina Alessandro Bichi - Ruspo/i
In C ina, allorché vi giungemmo colla Stromboli non si combaueva più ( ... ). Le truppe italiane formate da un battaglione di fanteria cd un ballaglione di bersaglieri, al comando de l colonnello Garioni, giunsero a Ta-kLi il 29 agosto, dopo quindici giorni dacché Pechino era stata ocèupata dalle forze internazionali e liberate le Legazioni ed il Pe-tang. L' inospite rada di Ta-kù mal si prestava ad uno sbarco di truppe, per la distanza che separava le navi dagli sbarcatoi di Tong-kù (circa quallordici miglia), per la mancarmi assoluta di mezzi adatti, per le condizioni ciel mare197 •
,% Chiminell i, il cui pseudonimo era Alga Marina, aveva pubblicato le sue note cli viaggio sulla "Gazzetta cli Venezia" prima di raccoglierle in volume (Nel paese dei draghi e delle chimere, Città cli Castello, Lapi, 1903), ,.,., lbid., pp. 25 1 e 255.
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Il mare di caffè e latte di cui parla anche Barzini 198, il Petchili, livido a causa del fondo sabbioso e melmoso, che nascondeva le insiclie delle secche create dalle correnti del Pei-ho, rendendo estremamente difficoltosi la navigazione e l'attracco. Seguono poi descrizioni particolareggiate dell'itinerario verso Tientsin e le sue rovine, conseguenza della furia degli assedianti ma anche della successiva violenza degli alleati: "osservo che i mucchi di macerie accatastate fra le mura sono solo di rottami di pietre e di cemento, senza che vi si scorga alcun rimasuglio di mobili e di oggetti, indizio questo che il fuoco ha tutto completamente distrutto, o che il saccheggio ha preceduto l'incendio"; al di là della parte europea, oltre il lim ite dei seulernents, dove iniziano i sobborghi e la città cinese: "Nulla, più nulla è in piedi ( ... ). Non è una città distrutta, è una città sulla quale vi sembra sia passato un pestello enorme, inesorabile, per sminuzzarla, per tritarla, per ridurla in briccioli, in polvere". Per contrasto, dopo aver visto le sistemazion i di fortuna del comando italiano, dell'ospedaletto da campo e delle sussistenze militari, Chiminelli commenta: "( ... )finalmente ( ... ) la Missione francese, ove quei reverendi sono splendidamente alloggiati in un vasto fabbricato ( ... ) intorno ad un ampio cortile di sposto a giardino. Il padre Albasini [cappellano militare in viaggio con Chiminelli verso Pechino] fa la sua e la mia presentazione, e quei reverendi, maestosissimi nel loro aspetto di gente cui l'austerità dei voti nulla toglie al benessere personale, non si dimostrano troppo proclivi ad un'ospitalità ch'io d'altronde non desideravo per me, ma per il loro fratello in religione"_ Pechino è una sorpresa ancora più amara. Superata la porta Ha-ta-men: Sui muri crollati, sulle travi sparse sul terreno, le vestigia del fuoco: ceneri e carboni dovunque. E' un ammasso di pietre, fra le quali si delineano appena le strade( ... ) dopo pochi passi si apre quella che fu la via delle Legazioni. Ecco le due sentinelle avanzate che prime sostennero l'urto feroce, la prima burrasca cli ferro e di fu oco: a nord la Legazione austriaca a sud quella italiana. Quei pochi muri che cli esse ancora rimangono, segnano il
i,s
BARZINI
L. BARZJNI Sulla via di Pechino, in Avventure in Oriente, a cura di LUIGI m, Milano, Mondadori , 1959, p. 12.
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posto dov'esse sorgevano ( ... ) E l'Hotel de Pékin mostra le sue finestre barricate, i suoi muri puntellati( ... ). Si respira dovunque l' acre odore de ll'incendio cd il puzzo della morte ( ... ) 199.
Chiminelli fa colazione in uno dei padiglioni dell'area sacra dove doveva sorgere la nuova Legazione d'Italia, ospite del marchese Salvago, la cui "squisita cortesia"200 viene ricordata anche da un altro testimone diretto del dopo assedio, il sottotenente cli vascello Rodolfo Borghese, fratello di Scipione, che compirà con Luigi Barzini il raid Roma-Pechino nel 1907, e di Livio, poi incaricato d'affari presso la Legazione d'Italia. Il tono delle memorie è in questo caso più ufficiale e compreso del ruolo svolto dal corpo di spedizione. Borghese, sbarcato dal Fieramosca, dipinge con enfasi l'"ingresso trionfale delle truppe internazionali nella Città proibita" il 28 agosto 1900, e con un punto di vista molto "occidentale", descrivendo l'aspetto di Tientsin dopo i combattimenti, l'odore di bruciato "così forte da rovinar la gola", scrive: "Si vedeva tutto un paese di case arse che fumavano ancora fra il nero dei ruderi e il bianco delle lunghe saline, e poi grandi depositi cinesi occupati da Russia e Francia che ne aspettavano, a ragion.e, un vantaggio con.siderevole"201• La stessa interessata preoccupazione si coglie nel rapporto del console statunitense a Tientsin, James W. Ragsdale, sull'assedio della città. Oltre ad una puntuale descrizione delle operazioni militari, Ragsdale sottolinea quasi con invidia la conquista da parte dei russi del grande arsenale cinese di Hanyang ("the large and splendidly equipped arsenal"), poche miglia a nord di Tientsin: nell'arsenale (poi occupato dagli americani) , fortificato, armato e collegato alla ferrovia, erano immagazzinate armi e munizioni per svariati milioni. Il console si premuràva infatti 1·>? E. CHIMfNELLI, Nel paese dei draghi e delle chimere . ..cit., pp.287; 295; 298; 406-407; 410. 2 Anche il capo cannoniere dell'Elba, in una lettera ai familiari riportata da "La Tribuna" del 21 luglio 1900 (Ciò che scrive da Pechino un sottufficiale dell'Elba) lodava il comportamento cli Salvago: "E' proprio una degna persona il nostro ministro, e noi genovesi possiamo andare orgogliosi di possedere un tal cittadino". 101 R. BORGHES E, In Cina contro i bo.xers ... cit, p.17 . 0(>
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ll soflotenente di vascello Rodolfo Borghese con altri ufficiali di marina sul trono imperiale
di sottolineare innanzitutto i danni materiali riportati dalle rappresentanze estere: "The destruction of property in the settlements is very great indeed" e aggiungeva: "I hope that in the firmi settlement the Chinese Government will be made to repay them for their losses. A more uncalled-for uprising was never p erpetrated" 202â&#x20AC;˘ Ma a quanto pare ancora pi Ăš "fuori luogo" della rivolta boxer appariva nei giudizi dei protagon isti la stessa spedizione internazionale. Giuseppe Messerotti Be nvenuti era un giovane tenente medico , nato a Modena nel 1870, inviato in Cina per occuparsi dcli ' ospedaletto da campo prima a Tientsin poi a Pechino. Di recente sono state pubblicate una s ua raccol ta di lettere all a madre e un 'ampia scelta delle sue foto grafie. L' in teresse per la fo tografia
202 Siege rf TĂŹen tsin. Report of the con.ml IO the Assistanl Secretary of State ('lfentsin, China, July /6, 1900), in Popers relating fo the foreign re/ations of t'he United States. Washington 1902, pp.268-273. Anche Chiminelli (Nel paese dei draghi e delle chimere .. .cit, p.279) riferiva con ammirazione dell' arsenale di Tientsin: "E' molto vasto e da lungi si vedono gli alti fumaioli che ne rivelano L' importanza".
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sembra fosse una costante sia negli ufficiali di marina (Borghese, Gravina di Ramacca) che dell'esercito (Salsa) inviati in Estremo Oriente. Messerotti mostra una vivacità di giudizio e di osservazione notevoli e in questo suo epistolario "familiare" ci offre alcune verità sui retroscena dell'azione corale delle potenze in Cina: ormai sono convinto che tutta questa faccenda della Cina non sia che una gonfiatura. Da quando siamo qui si sono fatte due spedizioni, la prima a Tou-liu, dove le truppe alleate sono entrate ed hanno messo tutto a saccheggio ed a fuoco senza trovare la coda di un cinese più o meno boxer, la seconda a Pe-kang dove dovevano essere ottomila boxer, i quali però si sono dileguati come la nebbia al sole, perché nessuno li ha veduti( ... ). A voi forse, come a noi, sarà stato parlato dell'assedio cli Pechino e della presa d'assalto della c ittà imperiale, ebbene vuoi sapere come è andata? Quando le truppe alleate sono arrivate a Pechino, non c'era più un cane cinese, hanno attraversato la città cinese e la parte europea (consolati) e sono arrivati alla città imperiale che hanno trovata chiusa. Russi e Giapponesi si sono messi a bombardare coi loro pezzi la muraglia e la mastodontica porta di bronzo, che in essa si apriva, imanto gli inglesi, più calmi, hanno fatto un lungo giro, sono entrati nella città senza colpo ferire, e sono anelati a dare il benvenuto agli altri che intanto, riusciti a sfondare il portone, cominciavano ad entrare a suon di musica. Fucilate a Pechino se ne sono sparate e molte, ma non in battaglia, semplicemente contro tutti i cinesi che avevano avuto il poco spirito di non scappare prima. E questa fu la presa cli Pechino203 .
,o3 G. MESS F.ROnl BENVENUTI,
Un italiano nella Cina dei boxa Lettere
( 1900-1901 ), a cura di N . LABANCA, Modena, Associazione Giuseppe Panini Archivi modenesi, 2000, p. 21 (lettera alla madre da Tientsin, 26 setlembrel900). Messerotti (Modena 1870-1935) laureato in medicina ottenne alla Scuola di applicazione cli sanità militare cli Firenze la nomina a sottotenente medico. Con il grado cli tenente medico fu destinato all'Ospedale militare di Milano e di lì inviato in Cina, da dove rientrò il 12 settembre 1901. Fu in seguito promosso capitano e comandato presso la Clinica chirurgica dell'Università cli Torino poi di nuovo alla Scuola cli sanità militare. Nel 1912 si imbarcava per la Libia con l' 11 ° ospedale da campo. Rientrato dopo aver contratto una febbre infettiva, nel 1916 veniva nominato maggiore medico e poco dopo richiamato in servizio presso l'ospedale militare di P iacenza. Divenuto nel I 917 tenente colonnello, la malattia lo allontanava di nuovo dal fronte. Nel marzo del 1922 fu collocato a riposo per infermità dovuta a causa di servizio e in seguito ottenne il grado di colonnello nella riserva.
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Il tenente medico era imbarcato sul Giava (''uno di quelli che ballano meno ed in cui si soffre meno" ma "un vero letamaio"). A ffong-kong era salito a bordo per seguire la spedizione, come farà negli stessi giorni Barzini sulla Vettor Pisani, anche l'inviato de "Il Messaggero", Saverio Vaselli, che sul piroscafo della Navigazione generale, alla fine cli agosto, stilava le sue note. Il corrispondente del quotidiano romano riferiva con approssimazione che sul Giava erano imbarcati 167 tra cavalli e muli e 185 soldati "tra artiglieri e mulattieri"; gl i ufficiali erano 10: Battello da viaggiatori già un poco scadente, ridotto a trasporto: cavalli e muli nella stiva, nei corridoi, sopra coperta, provviste alirnentari, rifornimenti di truppa, attrezzi ficcati nelle cabine, nelle sale, nelle scialuppe, da per tutto; eppoi ufficiali e soldati di tutte le specie, artiglieria, fanteria, medici e veterinari. ( ... ) La pulizia delle stalle richiede soprattutto un lavoro faticoso, perché essendosi dovuto adattare alla meglio il battello a quest' uso di scuderia galleggiante, mancano i canali per lo spurgo( ... ). L' aria nella stiva( ... ) è un po' deficiente cd occorrono continue disinfezioni 2'"·
TI 29 agosto, da Taku, Vasellì, senza mancare di commentare: ..1 nostri soldati che speravano cli prender parte a qualche brillante operazione, sono rimasti un po' malcontenti di sapere che Pechino fu già presa", descrive l'arrivo del piroscafo "ancorato in mezzo alla flotta cosmopolita che popola il mare giallastro e fangoso di questo approdo". In realtà per approdare, come riferiva il cronista, vi erano diciotto chilometri, che ]e grandi navi non potevano percorrere a causa della poca profondità del golfo continuamente intasato dal fango e dai detriti del Pei-ho, situazjone complicata soprattutto dalla scarsità di pontoni da sbarco e di rimorchiatori. Le stesse lamentele venivano avanzate da Messerotti ("Se ad alcuno verrà mai in mente di scrivere dei ricordi di questa spedizjone, non dovrà dimenticare di far risaltare come ìl nostro ammiraglio non si sia curato cli farci trovare il modo dì farci sbarcare ( ... ) comè ci sia stato necessario elemosinare presso tutte le nazioni, non escluso i russi ed i giapponesi, tutto quello che ci occorreva. Facciamo la figura di quei pitocchi che siamo.( ... ) Ed intanto i nostri ammalati aspettano 10 1
S. V ASELLI, Gli italiani in Cina, in "Il Messaggero", 13 ottobre 1900.
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un locale ove stare al coperto"205) e anche da Salsa, che critica l'imprevidenza della marina ("E' doloroso il dirlo, ma la nostra marina è stata qui e dovunque di una imprevidenza incredibile. Non il più piccolo mezzo di sbarco fu procurato per scaricare i vapori, non un po' di ten-eno per la truppa e dei magazzini ( ... )non un solo pontile d' arrivo a Taku ( ... );eppure non mancavano certo degli ottimi ufficiali inferiori di marina, ma le loro richieste rimasero sempre inascoltate, e così facciamo la peggiore delle figure ( ... ) e le nostre operazioni hanno subìto dei ritardi enormi ( ... ). Non so se queste verità salteranno fuori( ... ) ne provo la più grande vergogna pel nostro Paese"20<>). Non bisogna però dimenticare quanto Salvago Raggi rilevava sull'operato del comandante della Forza navale oceanica: "Candiani fece fare una buonissima figura alla nostra Marina e ci fece prendere alle operazioni in Cina una parte molto più importante di quanto non avrebbe potuto dare la scarsità di mezzi di uomini e di navi mandate dall'Italia"201 • Certo si coglie una sottesa insofferenza da parte degli ufficiali dell'esercito nei confronti del contrammiraglio, dal quale, secondo il decreto 18 luglio 1900 del Ministero della guerra, veniva a dipendere il colonnello Vincenzo Garioni, comandante le Regie Truppe italiane nell'Estremo Oriente, per l'impiego delle forze di ten-a in Cina. Messerotti viceversa non risparmia nessuno: "Il Ministero non sapeva prima che partissimo che a Ta-ku occorrevano mezzi da sbarco?". Sulla disorganizzazione e sulle insufficienze logistiche della spedizione italiana riferiva con ampiezza di particolari in quel momento Luigi Barzini sul "Corriere della sera", esponendosi alle 20s G. MESSEROTTl BENVENUTI, Un italiano nella Cina dei boxe,: Letlere . .. cil., p.17 (lettera alla madre da Taku, 7 settembre 1900). w<> E. CANEVARI- O. COMISSO, Il generale Tommaso Salsa e le sua campaMne coloniali. Lettere e documenti ... cit., p.329 (lettera alla madre da Tientsin, 6 settembre 1900). Ancora Valli trascrive alcuni passi di un rapporto cli Candiani al Ministero della marina nel quale l'ammiraglio lamentava: "Al mio arrivo in rada, a Ta-ku, trovai che tutti gli alleati disponevano di cannoniere, rimorchiatori e controtorpediniere ( ... ). Noi disponevamo soltanto delle solite lance, da IO a 12 remi, assai basse di bordo, e delle piccole barche a vapore di rn. 9,25, le quali, com' è noto, sono pessime imbarcazioni in mare agitato" (M. VALLI , Gli avvenimenti in Cina nel 1900... cit., pp.331-332). 107 G. LICATA , Notabili della terza Italia .. .cit., p. 403.
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accuse di testate come "Il Secolo" e provocando interrogazioni par1amentari208. E ancora il tenente medico: "Non ci si può più meravigliare dei disastri d'Africa, quando si pensa quanto è grande l'ignoranza e l' incuria dei nostri reggi tori. Il discorso del Ministro della guerra in risposta ali ' interrogazione rivoltagli alla Camera ( ... ) è la più palese prova della più completa ignoranza intorno a11e condizioni geografiche e climatiche del sito in cui ci hanno mandato per parte di S.E. il Ministro" 209 . Non bisogna dimenticare che i comandanti i reparti cli truppa inviati in Estremo Oriente, Agliardi e Salsa, avevano vissuto ambedue le campagne d'Africa ed avevano combattuto ad Adua, non era quindi strano che nell'ufficialità serpeggiasse un senso critico verso la precedente, sfortunata e mal organizzata impresa coloniale. L'insufficienza dei mezzi di trasporto (quadrupedi e carriaggi) viene sottolineata da Vaselli, quando riferisce sulla marcia condotta insieme agli inglesi ai primi di settembre da Tientsin verso Tu-liù, probabile covo dei boxers: li primo periodo di questa marcia fu disastroso per le nostre truppe, lo zaino contenente le tende immollale dalla pioggia della notte ed inzuppato eia quella che ad intervalli seguitava a cadere era divenuto pesantissimo; lo sforzo continuo per tenersi in piedi nella melma viscida ( .. .) addolorava le ginocchia; e dopo due ore appena di cammino gli uomini cominciarono a cadere ai fianchi della colonna in proporzioni allarmanti. I frequenti alt non bastavano a riparare le spalle oppresse dal soverchio peso né a sollevare il dolore dei piedi sc01ticati a sangue dalle ineguaglianze del terreno, ed il contrasto diventava stridente paragonando i nostri soldati agli indiani che li seguivano, marcianti silenziosi e svelti sotto il leggero fardello del solo fucile 1 10•
Lungo la strada tutti i cinesi che si incontravano venivano requisiti e caricati degli zaini. 20s Si veda l'interpellanza ciel deputato repubblicano Gustavo Chiesi al ministro della guerra Ponza di San Martino sui falli denunciati da Barzini nelle sue co1Tispondenze da Pechino, in AP, CD, legislatura XXI, I sessione, Discussioni, tornata del/' I I marzo 190./, pp.2367-2372. ,O'> G. MESSEROTTI BENVENUTI, Un italiano nella Cina dei boxer. Lettere ...cit., p.74 (lettera alla madre eia Pechino, 25 aprile l901). 2 10 S. V ASELLI , Il "Messaggero" in Cina. Il saccheggio e l'incendio di Tuliù, in " Il Messaggero", 29 ottobre I 900.
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Messerotti intanto non esauriva i suoi commenti "politici" sulla spedizione: Ora sì, si crede che la nostra ven uta, dal lato dello scopo umanitario è stata peifettamente inutile. Ormai è chiaro che tutta la storia della gue,rn è stata gonfiata e che gli episodi dei ministri e dei massacri, q uasi di sana pianta sono stati inventatj da chi aveva interesse a fare in Cina una grande spedizione. Dì più vi era chi aveva interesse che anche l'Hal ia fosse impegnata nella faccenda, onde avere all' uopo un aiuto ed un cuscinello allo ad attutire gli urti troppo violenti ( .. .). Ora che tutti sanno che c'è ben poco da vendicare, l'Europa continua ancora a s pedire soldati , a confermare che non la vendetta della civiltà offesa, ma il desiderio di conquiste l' attrae nell 'estremo oriente.
E' abbastanza trasparente l'allusione alla spinta delle frange espansioniste quanto all'opera di persuasione diplomatica dell'Inghilterra e all'inevitabile accordo con la Germania. Ma lo stesso Messerotti ha un soprassalto " imperialista": Non è l'Africa questa, è un paese commerciale per eccellenza, un paese dove i nostri industrial i tessitori e coloritori di stoffe troverebbero da fare oro a palate. Non mi credere diventato africanista, no, non lo sono né lo sarò mai. Se non fossimo qui non direi andiamoci, ma giacché ci siamo, giacché ci hanno fatto venire qui ingannando la nostra buona fede, stiamoci e facciamo vedere a chi ci ha po.1tato qui, che qualche cosa pili che la semplice funzione di cuscinetto, sappiamo farla anche noi 211 •
Non mancano ovviamente i giudizi, da parte del giovane ufficiale, sui principali artefici, civili e militari, della politica italiana in Cina. Come già in altri casi a Salvago Raggi veniva riconosciuta la capacità di salvaguardare gli interessi dell'Italia "imponendosi anche ai pezzi grossi, più che coll'autorità della Nazione (autorità che ora qui è minima), coll'autorità del proprio ingegno e del proprio valore personale", come era apparso evidente nella questione dell a protezione delle missioni: "Al Pe-tang, si odia Salvago Raggi come si può odiare in terra un uomo da persona di religione, perché ha
m G . MESSEROTT! B ENVENUTI, Un italiano nella Cina dei boxe1: Lettere .. .cit., p.24 (lellera alla madre eia Tientsin, 2 ottobre 1900).
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sottratto alla sua influenza prettamente francofil a le mi ssioni cattoliche di più che mezza la Cina" 212 . Più dirette le osservazioni sui comandanti militari: Salsa rimane a comandare il corpo d 'occupazione e vuole avere intorno a sé un corpo d ' ufficial i numeroso e comp leto. Non gli si può dare torlo, siamo a l cospetto di tutte le nazioni civili e bisogna far le cose per bene ( .. . ).li numero degli ufficiali rimpatrianti d iminuisce lulti i giorni ( .. . ). li maggiore Agliardi rimane a comandare il battaglione che si forma coi rimanenti ( ... ). Avessero fi n dal pri ncipio fatto così! Che figura ben diversa si sarebbe fatta. Ora hanno capi to che colle miserie si fa triste fi gura. E' un po' tard i ( . .. ). Salsa le capisce bene certe cose, Garioni non ci arriva perché è nato un orso e morirà un orso: onimo comandante di truppe, farà sempre magra fig ura ne lle parate e quesra è una parata 213 .
Lo stesso Salsa esp1imeva analoghe perplessità: " La scelta poi di Gruion i non è stata molto fel ice, non che gli manchi la capacità, ma qui ci voleva anche un uomo di mondo essendo sempre a contatto di elemento diplomatico civi le ( ... ). Garioni, non sentendosi forse a s uo agio completo in quell'elemento, se ne è tenu to un po' in disparte limitandosi a fare piuttosto il comandante cli reggimento ( ... )"21•1 . L" 'ottimo comandante" riferirà in effetti con puntuale attenz ione, nel suo diario storico militare (20 luglio I 900-14 settembre 1901), sugli avvenimenti del viaggio e sulle operazioni della spedizione di soccorso, prefiggendosi in modo evidente in questo caso, come nel resto dei suoi rapporti , di tutelare soprattutto il buon nome e l' operato delle "Regie truppe italiane nell' Estremo Oriente", ben conscio probabilmente, al di là delle dichiarazioni di facciata, di quanto l' affrettata organi zzazione, la scarsa co noscenza dei luog hi e la mancanza di adeguate strutture logistiche per le campagne c oloniali, avessero reso molto più pesante il ruolo, sia pure egregio, svolto dal contingente italiano.
lbid., pp.91 -92 (lellera alla madre da Pechi no, I O luglio 1901 ). lbid. , p.86 (lettera alla madre da Pechino, 20 g iugno 190 l ). m E. CANEVARI-G. COMISSO, Il generale Tommaso Salsa e le sua campagne coloniali. Le11ere e docu111e11ti ... cit., p.344 (lettera al fratello da Pech ino. 2 6 aprile 1901). 212 2"
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L. OE COURTEN, L' INTERVE1'TO ITALJA NO IN CINA
Il tenente colonnello Salsa in attesa del re prirna della partenza per la Cina
Ufficiali dei bersaglieri in partenza per la Cina
Umber10 I passa in rivista il ba11aglio11e dei bersaglieri
LI:: REGIE TR UPPE IN ESTR E\-10 ORIENTE ( l 'Xl<l-1901)
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Come ricordava il repubblicano Chiesi alla Camera rivolgendosi al ministro della guerra: Si ripete oggi in C ina quello che è avvenuto( . .. ) nelle varie spedi1.ioni nel1' Eritrea, compresa queJla comandata dal generale Di San Mar1.ano nel 1887-88 ( ... ) anche allora occorsero quattro mesi , per difcllo dei servizi logistici , a percorrere il tratto dei lrentaclue chilometri cli deserto, sgombri all'atto da qualunque nemico, che dividono Massaua cln Sahati! " 215 .
Eserciti a confronto Il colonnello Garioni nella premessa al di ario militare della spedizione in Ci na, dichiarava esplic itamente: "Moltepl ic i proposte d el comandante del corpo di spedizione, ottenuta l'approvazione del Ministero, portarono modificazioni e aumenti alle dotazioni di armi, mun izioni e materiali vari stabiliti dalle circolari ( . .. ). Importante tra le altre è l'autorizzazione avuta di utilizzare per il corpo di spedizione una batteria da sbarco dell a R. Marina ( ... )'' 2 16 . Appare evidente fin dall' inizio la preoccupazione nutrita dal comandante delle RR. Truppe, cli fornire il contingente italiano cli mezzi il più adeguati possibile per un' impresa che, oltre ad essere d i per se stessa impegnativa, avrebbe comportato l' inevitabile confronto con eserc iti cli nazioni industrializzate ben altrimenti. dotate di armamenti e attrezzature. Pochi giorni prima della prutenza da Napoli dei battagl ioni, avvenuta il 19 luglio 1900, alla presenza di Umberto I, che "volle salutare tutti gli ufficiali uno per uno" 2 11 , gli "opinionisti" militari commenAP. CD, legislatura XXI. I sessione, Discussioni, tornata del/' I I marzo 1901, p.2368. 2 11• AUSSM E, E-3, b. 4 (ex 49), fasc .4 , "Comando de lle R. Truppe italiane nell'Estremo 0 1iente, Diario storico-mi iitare", p.2. Sul diario di Garioni e su alcuni aspetti politici e militari della spedizione si veda anche I.DANDOLO, A mo· dern Anabasis: the officia[ diary of colone! Garioni, the co1111nwuler of the italian co111inge11t in China ( 1900-JYOI ), in "Bulletin de l'École française d' Extreme-Orient". tome LXXVIII, 199 I, pp. 3 17-335. m G. MESSl::ROTII BENVE:>:t:TI. Un italiano nella Cùw dei boxe,: l euere .. .cit.. p.3 (lcuera alla madre eia bordo ciel Giava, 20 lug lio 1900). 2' 5
L. DE COURTEN, L'INTERVENTO ITALIANO IN CINA
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tavano: se si avessero (come li hanno Francia e Germania) battaglioni di fanteria di marina, appositamente destinati e ordinati per le spedizioni lontane, non vi sarebbe bisogno di sconvolgere mezzo l'esercito ogni volla che si tratta di cavarne fuori un battaglione.
E ancora: Anzitutto sia concesso cli domandare: si sa (almeno all' ingrosso) che cosa si vuol fare in Cina? Si è stabilito quali forze si debba mandarvi? È' sperabile che non si vogliano ripetere gli errori dell' imprese africane mandando a poco a poco, alla spicciolata i battaglioni, i reggimenti, le brigate! ( ... )Abbiamo cominciato con fabbricare due battaglioni scompigliandone vari altri; abbiamo racimolato qua e là i servizi amministrativi. Ora si parla di preparare altri battaglioni ed allora saranno altri reggimenti che resteranno in condizione di fare solo delle manovre coi quadri. E non si potrà evitare lo svantaggio grandissimo di mandare in Cina ufficiali e truppa racimolate a destra e a sinistra. E tutto ciò forse per non allarmare il paese o almeno quella parte cli esso che è sempre pronta ad allarmarsi o a fingersi allarmata? 2 18
I malumori e le delusioni di Adua continuano a bruciare: TI nostro corpo cli spedizione per la Cina parte senza bancliera 1 Sono soltanto due battaglioni: non formavano un reggimento stanziale; non avevano bandiera, non hanno diritto ad averla( .. .).In Africa siamo anelati senza bandiere, sicché queste sono l'unica cosa che non abbiamo perduto ad Aclua; ma in quella battaglia si è perduto tanto, che poco di più sarebbe stato il perdere la bandiera( ... ) 2 1" .
Anche la pubblicistica militare, quindi, come ampiamente già facevano le testate italiane più diffuse (dal "Messaggero" alla "Tribuna", dal "Corriere" al "Secolo") colonialiste o no che fossero, sottolineava "la grande lontananza; le difficoltà di approdi, di vettovagliamento; il pessimo stato delle strade e del terreno; un nemico da combattere numerosissimo e male armato e abbastanza resisten-
"" fruppa da sbarco e A proposito della spedizione in Cina, in "L'Italia militare e marina", articoli dì fondo del 13-14 luglio 1900, n.158 e 17 -18 luglio 1900, n.16 1. 219 Si parte senza bandiera, ibid., 20-2 1 luglio 1900, n.164.
LE RF.G IF. TRUPPE IN ESTREMO ORIENTE ( 1900- 1901 )
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Le se ben disciplinato, e per di più animato dal furore del fanatismo; la poca omogeneità delle truppe europee, disparate per indole, per sistema istruttivo ed educativo ( .. .)" 220 • L' inviato de "La Tribuna" in Cina, imbarcato sulla Vettor Pisani, giunto il 30 agosto nella rada di Taku, dopo aver descritto con stupore e quasi con le stesse parole di Barzin i e di Loti , la variopinta flotta internazionale come "una selva di alberi giganti ( . .. )cresci uta( .. .) in mezzo al mare", riferiva le condizioni di sastrose dello sbarco: Un grave inconveniente rimane pc! fatto che tutti i posti di sbarco a Tangku, stazione ferroviari a, capo dell a linea per Tien-tsin, sono stati occupati dalle altre truppe. Gli italian i hanno occupato nulla e la colpa è loro. perché i comandanti delle due navi allora in rada, incitati ad unirsi ad una Commissione formata a ppunto per la ripartizione della spiaggia, hanno declinato l' invito. Alcuni dicono che ciò sia avvenuto per puntiglio tra i nostri due comandanti , altri assicurano per la indolenza abituale della nostra razza 111 .
Probabilmente, come si è già visto, tutto ciò avveniva a motivo della mancanza di ordini precisi, anch'essa conseguenza del]' assenza di informazioni sulla situazione dei luoghi. Fatto sta che lo sbarco del distaccamento della Vettor Pisani poté avvenire solo grazie alla momerllanea concessione di un approdo da parte de i giappo nesi. Siamo nel novembre 1900, l'ormai vecchio "imperialista" Crispi in un articolo su Le potenze civili e la Cina, apparso sull a "North American Review" e commentato da "La Tribuna", non solo sosteneva significativamente l' assoluta necessità dell ' intervento, ma pur deplorando le esagerazioni e le speculazioni di certa stampa sugli avvenimenti cinesi, ne riconosceva cinicamente l'utilità, dal momento che esse avevano impedito "ai nemici interni di qualche potenza di falsare il carattere dell ' intervento rappresentandolo come un atto megalomane, di espansione o di avventurosa poli tica colonial e" 221• 220 Da Taku a Pechino. Co11sideraz,ioni militari del tene/Ile Ettore Grasselli .. . citato. 11 1 Cfr. le con-ispondcnze, firm ate Pechinese, dal titolo La "Tribuna '' in Cina. Da Ta -k11 a Tien-tsin. Saccheggi e massacri, in "La Tribuna", 7 novembre 1900. m Le potenze civili e la Cina. Un artico/e dell'on. Crispi. in "La Tribuna".
17 novembre l 900.
L. DE COURT EN, L'INTERVENTO J'lALIANO IN CINA
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Qualche mese dopo, nel marzo 190 l , nella notissima corrispondenza da Pechino intitolata Sulla pietra di paragone, che provocò le già ricordate interpellanze parlamentari, Luigi Barzini denunciava senza mezzi termini la "mancanza di organizzazione unica" della spedizione italiana e le imbarazzanti situazioni di confronto con le altre nazioni presenti. L'inviato del "Co1Tiere della sera" sottolineava impietosamente "insipienza( ... ) e( ... ) malcalcolate economie" del governo: "Siamo male equipaggiati( ... ). Questa è la cosa più umiliante per noi, perché è la più visibile; è su questo che si basano i paragoni ( ... )a Pechino, dove tutti hanno depositi e magazzini, noi facciamo una figura meschinissima, e non si sa proprio il perché ( ... ) un po' di previdenza, e la previdenza non costa nulla, ci avrebbe salvato dalle meschine figure". 11 giornalista ricordava le temperature rigidissime dell' inverno cinese e l'elmetto di sughero e il ben-etto bianco coloniale degli ufficiali che non potevano nemmeno disporre dì bagaglio sufficiente per traspo,tare l' equipaggiamento invernale ed estivo 223 • Il tenente Enrico Tonolo, della 3a compagnia del Battaglione bersaglieri inviato in Cina, definendolo "sensazionale", riportava per intero l'articolo di Barzini nel suo minuzioso diario della spedizione224 • Proprio a queste amare ma inoppugnabi li verità (che d'altro canto erano riportate e confermate da altri osservatori civili e militari) reagisce Garioni nei suoi rapporti al Ministero della guerra. In particolare, scrivendo da Pech ino, a circa un mese dalla pubblicazione dell'articolo di Barzini, dopo aver punto per punto ribattuto alle denunce e alle accuse lanciate dal cronista, ci teneva a ribadire: Concludendo, posso assicurare formalmente l'E.V. che in ogni circostanza in cui il nostro soldato si è presentato ( ... ) iI soldato stesso si è presentato in uniforme sempre soddisfacente e per nulla inferiore a quella dei soldati
221
La minuta dell'articolo, apparso sul "Corriere della sera" il 7-8 marzo 1901, è conservata in ACS, Carte Luigi Barz.ini sr, b. 6, fase. 20. Il testo è stato ripubblicato in L. BARZINi, Nell' Estremo Orienfe ... cit., pp.392-405 e in Avventure in Oriente, a cura di L. BARZIN l JR .. . cit., 1959, pp.51-60. n, Il Battaglione bersaglieri nell'Estremo Oriente. Cwnpagna del 1900-01. Diario del tenei1te nel 9° bersaglieri Enrico Tonolo, Palermo, tip. D. Vena, 1905, pp.101-107 (il volume è conservato nel Museo storico dei bersaglieri, Roma).
LE REG IE T RUPPE IN ESTREMO ORIENTE ( 1900-1 90 1)
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degli altri contingenti. Certo che qui si vive cli confronti, ma in questi il nostro soldato che ha tante buone qualità intrinseche, non perde nemmeno all'apparenza, e si è appunto perché anche in tali confronti di estetica il prestigio del nostro esercito non abbia mai a scapitare che io fui largo di richieste di rUènnimenli. per aver modo cli continuare a sostenere con vantaggio il confronto colle altre truppe alleate 225 •
E' evidente una sottintesa, anche se appena accennata, vena polemica del comandante nei confronti delle disposizioni governative. Circa un mese dopo infatti, ancora a proposito delle corrispondenze del "Corriere" e del "Messaggero", Garioni incalzava: Concludendo, dirò esser fuor di dubbio che gli inglesi ed anche i tedeschi vennero in China incomparabilmente meglio provveduti di noi, ma le circostanze in cui si svolsero le passate operazioni non fecero apparire la nostra inferiorità, mentre la mancanza di mezzi adatti cli sbarco, la mancanza cli un reparto di cavalleria o almeno dei mezzi cli bardatura necessari per costituirlo localmente e l'eccessiva scarsi tà del personale del Comando fu rono le sole deficienze che si resero manifestamente palesi ne,.
Sulla stessa linea, infatti, faceva eco al colonnello la sempre attenta "Italia militare e marina": Gli elogi tributati eia tutti ai nostri soldati ( ... ) sono per noi militari la massima soddisfazione. Le nostre truppe furono chiamate valorose, disciplinate, sobrie, resistenti ( .. .). Se poi in Cina sono apparse di fianco alle altre nazioni non completamente equipaggiate e male in arnese, non è loro la colpa, né di noi militari rimasti in paese 227 •
D'altra parte anche il tenente di vascello Paol ini riferendo a Candiani sulle operazioni durante l'assedio delle Legazìoni a Pechinò si "permetteva" di far notare: Se la lunga esperienza cli due mesi di duro accampamento possono avvalorare le mie osservazioni ( ... ): 1° La tenuta estiva della compagnia da sbar-
ASDMAE, Serie politica P, Cina, b.411, fasc."China. Mese di giugno 1901", copia del rapporto riservato n. 408 di Garioni al ministro della guerra in data 24 aprile 190 I. 22" AUSMM, b.172, rapporto riservato n. 453 cli Garioni al ministro della g uerra "circa talune corrispondenze da Pechino" in data 24 maggio 190 1. n, Le truppe italiane in Cina (a firma Altor), in "L' Italia militare e marina", l l - 12marzo 1901. 125
L. DE COURTEN. L INTERVENTO lTALl.ANO IN CINA
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co ha bisogno di essere resa più pratica e piL1 resistente; la tenuta bianca non è adatta per chi deve vivere accampato. 2° Sono da abolirsi le scarpe basse attualmente adottate, e si deve migliorarne anche la qualità onde evitare il l'atto successo ai marinai a Pekino, che dopo pochi giorni si trovarono per la maggior parte scalzi. 3" La uosa di tela a bottoni non è pratica e nei giorni di pioggia serve a mantenere il piede umido; credo molto più utile il mezzo gambale di forte tela con fibbia o a cucitura come hanno adottato i marinai austriaci e inglesi. 4" Pei giorni di pioggia si rende indispensabile il cappotto dì grosso panno ed è anche più pratico della nostra coperta cli lana m.
Le risposte, già criticate da Messerotti, di Ponza di San Martino al deputato Chiesi, che interrogava il ministro della guerra riguardo "la leggerezza e la impreparazione con la quale dal governo, e per esso dal Ministero responsabile, si avventurano i nostri soldati nei più lontani paesi e nelle più difficili imprese", rivelavano una sconcertante superficialità: Io non posso dire altro se non che mentre è vero che il nostro soldato ha un allestimento inferiore a quello dei suoi vicini, questo allestimento corrisponde però alle esigenze ed alle abitudini delle popolazioni nostre le quali sono, per fortuna, più sobrie delle altre 229 •
In realtà Barzini per primo nel suo tanto discusso articolo, e non solo in quello, celebrava le qualità e la generosità dei soldati italiani: "1 nostri bersaglieri ( .. .) hanno mostrato una freddezza, una disciplina e un coraggio unici"; lodati dagli stessi tedeschi per la resistenza alle marce, erano meno numerosi e quindi impossibilitati a darsi il cambio, erano gli stessi a Shan-hai-kuan, a Tu-liu, a Pao-ting-fu, a Kalgan, "sempre quelli, erano da per tutto". Non diversamente sì esprimeva Giovanni Vigna dal Ferro, interprete del corpo di spedizione 230 che aveva viaggiato a bordo del
228
Cina.. 1900. La rivolta dei boxer.i·. L 'opera della rnarina. italiana ... cit.,
p.188. AP, CD, legislalura XXI, I sessione, Discussioni, tornata dell'J 1 marzo 1901, p.2372. 22·>
Scriveva Messerotti a suo riguardo: " ( ... ) sa di cinese quel tanto che basta per capire j)ochissimo cli quel che dicono i cinesi e per farsi comprendere una volta su dieci" (G. MESSEROTTI BENVENUTI, Un italiano nella Cina dei boxa 230
LE REGIE TRUPPE IN ESTREMO ORIENTE ( 1900- I 90 I)
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Singapore. Vigna vantava anche lui la grande resistenza del contingente italiano, lodata dai tedeschi e dai francesi ("i nostri furono sempre in moto, facendo un po' la figura dei soldati comparse sul palcoscenico che vanno e ritornano, e sono sempre quelli") e l' estrema rapidità degli artiglieri; lamentava soltanto l'assenza di un drappello di cavalleria, allo scopo cli avere un certo numero di buoni esploratori, perciò, concludeva l'interprete, "venne creato un plotone di fanteria montata con cavalli del paese, ciò che prova, del resto, la facilità cli trasformazione dei nostri soldati" 231 • Gli italiani "si fanno onore( ... ) in Cina, ove erano ignorati fino alla questione di San-Mun, sono ora rispettati da tutti". Così riferiva la solerte "Italia militare e marina", che riportava, tradotto, anche il giudizio della stampa tedesca, in particolare del "Miinchener Neueste Nachrichten", sulle truppe internazionali: Si può senza esitare dire che la migliore impressione fra tutte le nazioni abbiano lasciato i sottufficiali e soldati del contingente italiano. Chi ha mai avuto occasione di passare una sera nel casino dei sottufiìciali, deve confessare che per quanto riguarda cameratismo, decenza, spirito di corpo pronunziato, ardente patriottismo ( .. .), il nominato corpo di sottufficiali pué'.l entrare in concorrenza con qualunque altro, il tedesco incluso. Anche per ciò che riguarda l' istruzione (quasi tutti sono padroni della lingua francese), il mantenimento delle relazioni di subordinazione di fronte ai soldati, la disciplina militare, che non mai in tutta la presente campagna è venuta meno, il contingente italiano qui distaccato si distinse con onore 232 •
A parte l'evidente e poco lusinghiero tono "protettivo" verso l'ultima delle grandi potenze reduce da sconfitte militari e diploma-
Lettere ... cit., p.64 (lettera alla madre da Pechino, 8 marzo 1901 ). Il che ribadiva il problema irrisolto, come nel caso della rete consolare, della formazione di un efficiente corpo cli interpreti che facessero da tramite tra le rappresentanze italiane all'estero, specie nei territori oltremare, e la realtà politica, sociale e commerciale con la quale gli inviati dovevano confrontarsi. Cfr. ad esempio E. CocCHlA, L 'Istituto orientale di Napoli e le sue finalità pratiche, in "Nuova Antologia", 1° ottobre 1903, pp.391 -402. 2·" G. V IGNA DAL FERRO, L'Italia nella questione cinese, in "Rivista politica e letteraria", 15 ottobre 190 I, pp.32-33. l } , Un elogio alle truppe italiane in Cina, in "L'Italia militare e marina", 14-15 giugno 1901 e Reduci dalla Cina, i/Jid., 20-21 febbraio 1901.
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L DE COURTEN. L'INTERVENTO IT/\LI/\NO IN CINA
tiche, in generale è indubbio, che disinteressatamente o meno, il giudizio delle potenze sul comportamento delle truppe italiane fosse decisamente positivo. Il vero confronto tra eserciti contrapposti si aveva in realtà tra le forze internazionali (europei, americani e giapponesi) da un lato e l'esercito cinese dall'altro, a tutto svantaggio di quest'ultimo. Tutti gli osservatori e i protagonisti dell'assedio e delle successive azioni militari si mostrano concordi nell'offrire una valutazione sostanzialmente negativa dell'organizzazione e dei sistemi di combattimento delle forze cinesi. Peraltro, già fin dall'epoca del conflitto cino-giapponese era risultato evidente come ad esempio il naviglio cinese, pure costruito in cantieri moderni affidati a maestranze straniere, venisse allestito senza controllo e senza un programma prestabilito favorendo, ben diversamente dall'attenta imitazione nipponica dei modelli occidentali, i guadagni illeciti di tecnici stranieri senza scrupoli 23, che durante il conflitto avevano persino asportato dalle unità gli apparati motori. Il grande problema dell'esercito cinese rimaneva essenzialmente quello dell'addestramento e cieli' organizzazione. La "Rivista militare italiana", nell'agosto 1900, dopo aver offerto una precisa ricostruzione dei "quadri" dei diversi corpi dell'esercito internazionale, pubblicava anche un'ampia quanto dettagl iata descrizione delle forze militari cinesi. Il periodico riferiva che quanti, a vario titolo, viaggiatori, missionari, diplomatici, si erano fino a quel momento occupati della Cina, mostravano una singolare uniformità di giudizi nel classificare "le forze armate dell' Impero celeste come l 'ul timo degli eserciti"23'1• Ed in effetti le impressioni degli osservatori sembrano tutte concordare. Vigna dal Ferro, Barzini, Gravina di Ramacca, il colonnello de Pélacot, per citarne alcuni, esprimevano un'idea comune: "In Cina non ci fu mai un
m Cfr. ad esempio la battaglia di Ya-Lu. Cor1ferenze tenute sulla R'' Corazzata Re Umberto sotto la presidenza del vice ammiraglio Accinni, cornandante in capo della squadra di riserva, dicembre J894, in AUSMM, b.154, fase. "Informazioni su diverse marine estere". 210 G. PERLO, le forze militari della Cina, in "Rivista militare italiana", 16 agosto 1900, pp.1383-1416.
LE REGIE TR li Pl'E IN ESTREM O ORIENTE ( 1900- 190 Il
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esercito propriamente detto, avente un'unità di concetto, un'uniformi tà di metodo, d'istruzione, cl 'armamento" 23.5. La "Rassegna nazionale" ribadiva: "A parte le lodevoli ( ... ) eccezioni cli imitazioni europee, più o meno riuscite, l' esercito nazionale cinese è sempre stato un nido di corruzione, di indisciplina e di poco coragg.io"236. Al di là di certe intuibili esagerazioni del sentimento di superiorità occidentale, tanto più che nella difesa di Tientsin le truppe del generale Nieh si erano battute in modo esemplare, è certo che nonostante l'alta densità del la forza cinese (circa 1.700.000 uomini); l'esistenza cli attrezzati arsenali; l'uso in parte cli armi moderne (Schneider, Mauser, Krupp), sia pure di vecchio modello; la creazione fin dagli ann i Ottanta dell'Ottocento di una flotta e cli scuole navali; il ricorso ad addestratori stranieri, non si erano avuti di fatto risultati soddisfacenti. La modernizzazione delle strutture voluta da Li-hung-chang non aveva scalzato la tara di fondo di un esercito mal pagato, demotivato e dominato da ufficiali corrotti che facevano grossi guadagni sulle loro truppe: "il ladroneggio dai gradi inferiori sale fino ai generali(- .. ); le somme assegnate per l' acquisto cleglì abiti, delle munizioni e delle armi restano a poco a poco nelle tasche dei diversi personaggi (- .. ) e il soldato deve rimaner contento se gli vien dato da mangiare e se riceve, più o meno regolarmente, la maggior parte della paga". La paga per un terzo veniva passata infatti agli ufficiali, che oltretutto trascuravano gli studi tattici, anche perché pochi sapevano leggere e scrivere; ne derivava ovviamente una quasi totale assenza cli unità di comando e di piani cli offesa e difesa: "Il soldato cinese ( .. .) senza stima né fiducia nei suoi capi, sente la propria inferiorità e ha la certezza cli essere battuto ogni volta che viene portato a combattere. ( ... ) L'ufficiale cinese( ... ) si preoccupa molto più della ritirata che dell ' avanzata e comanda i suoi soldati, quando li comanda, dalla retroguardia. E i soldati fuggono". Oltretutto l' esercito cinese mancava dei servizi di approvvigionamento e dei serv izi medici. I magazzini militari erano pieni di anni perfezionate che gli ufficiali non saG. V IGNA DAL FERRO, L'llalia nella questione cinese ...cit., p.43. G. S ENZAPAURA, L'esercito cinese, in "La Rassegna nazionale", 16 lugl io 1900, pp.209-216. 2 )5
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L. DECOURTEN, !,'INTERVENTO [TALIANO IN CINA
pevano usare e le truppe, tra le quali esistevano solo pochi elementi addestrati all'uso dell'artiglieria, erano annate, oltre che di archi e frecce, tridenti, lance e sciabole, di antiquate colubrine, fucili a miccia e cannoni ad avancarica 237 • Scrive Gravina: "Il valore militare è poco più che nullo, sia per l'armamento, che per l'istruzione guerresca: dotati di fucili di ogni modello, con cartucce antiche, e talora senza, armati spesso di solo archibugio, questi soldati, che indossano le secolari e pittoresche divise del tempo passato, costituiscono un'accozzaglia di gente che davvero non incute più alcun timore, ed il cui feroce aspetto non è che leggendario. Il corpo delle Otto Bandiere, che dovrebbero rappresentare l'esercito nazionale dell'Impero, è ridotto ad un corpo di gendarmeria interna andato in malora( ... )"238. La "Rivista militare" commentava a proposito dei soldati cinesi: sono provvisti e fanno uso d'un gran numero di bandiere di vario colore che rendono visibili i reparti a grande distanza, ciò che unito ai piastroni bianchi che portano sul petto formano un ottimo segno di mira per il nemico. ( ... ). Le on-i bili crudeltà praticate sui feriti e sui prigionie,; di guerra, la convinzione di non cadere nelle mani del nemico senza essere fatto a pezzi o impalato, toglie al soldato cinese quel po' di coraggio che può mostrare in campo aperto, e lo determina a fuggire appena può accorgersi che le sorti della battaglia volgono a male 2.19_
Ancora più esplicito il giudizio espresso dal colonnello de Pélacot. L'ufficiale, paragonando la spedizione anglo-francese contro
m Cfr. L. BARZINl, Perché i cinesi non si battono?, in lo., Nell'Estremo Oriente .. .cit., pp.335-346, passim. m M. GRAVINA Dl RAM ACCA, La Cina dopo il millenovecento .. . cit., pp. 135176, p.139 per la citazione. L'esercito cinese si divideva infatti in quattro grandi categorie: le Bandiere, milizie obbligatorie per vincoli ereditari con Ja dinastia, tra cui spiccavano le Otto bandiere manciù; Je milizie volontarie basate sull' arruolamento provinciale o Luh-Ying, milizie territoriali dette anche Bandiere verdi; le truppe mercenarie o Chuang-yung, corpi speciali creati in occasioni di guerre e ribellioni e arruolati, con la promessa di una buona paga, tra gli elementi peggiori della popolazione; infine le cosiddette truppe disciplinate create in tempi più recenti e addestrate all'europea. 2 9 -' G. PERLO, Le forze militari della Cina ... cit., pp. 1403 e 1409.
Le REGIE TRUPPE fN ESTREMO ORIENTE ( 1900-1901 l
Sharagliato lo stendardo nero! (vignetta)
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la Cina del 1860 per l'applicazione delle clausole sui porti aperti con quella del 1900, dichiarava senza mezzi termini: L'exarnen des opérations militaires, dans ces deux cxpéditions, montre que la valeur rnilitaire des Chinois ne s'est pas améliorée. En 1900 conune en 1860, il se sont montrés incapables de Lenir en rase campagne contre !es troupes européennes. Les Chinois n'attaquent pas et ne résiste nt que lorsqu'ils sont derrière des retranchernents, et encore faut-il qu'ils n'aient aucune inquiétucle sur leur ligne de retraite. TI y a lieu de signaler, en outre, qu'ils ne sont pas commandés.
Pélacot si chiedeva inoltre come fosse stato possibile che le Legazioni e la missione del Pe-tang avessero potuto resistere così a lungo e con così pochi difensori, e lo spiegava con il fatto che gli assedianti avevano tentato di prenderli per fame e di vincerne la resistenza con gli incendi e gli esplosivi senza mai osare lanciarsi all'attacco; concludeva quindi che "malgré leur armement européen, les Chinois n'ont fait aucun progrès comme valeur militaire et qu'ils sont absolument incapables de défendre leur immense territoire" 240 • Erano quindi queste le forze con le quali si era misurato il contingente internazionale, che ormai, all' indomani del protocollo di pace del 1901, doveva affrontare lo spinoso problema della smobilitazione compatibilmente con le esigenze del presidio delle rappresentanze e delle concessioni straniere. Nelle conferenze del 6 e del 20 aprile 1901, infatti, su richiesta del corpo diplomatico, i comandanti dei contingenti europei stabilirono di destinare speciali guardie alle Legazioni di Pechino (Austria-Ungheria, Francia, Germania, Giappone, lnghiltena, Italia, Russia, Stati Uniti, 2.000 uomini, di cui 200 italiani); di occupare Tientsin con un pres idio misto internazionale (Italia, Germania, Francia, Inghilterra e Giappone, 2.000 uomini, di cui l 32 italiani); di occupare con presidi permanenti nove località a protezione della ferrovia da Pechino al mare (Italia, Germania, Francia, Inghilterra e Giappone, con 300 uomini ciascuna); dì occupare Shan-hai-kwan (Italia, Germania, Fran1•10 LE COLONEL DE PÉLAC(Yr, Expédition de Chine de 1900 jusqu'à l'arrivée du Généra/ Voyron ... cit., pp.279-281.
LE REGIE TRUPPE IN ESTREMO ORIENTE ( 1900- 1901)
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Arliglieria cinese
eia, Inghilterra, Giappone e Russia, con 300 uomini ciascuna). L'Italia venne poi di fatto a disporre di poco più di 700 uomini 24 1• Nel corso delle discussioni che si terranno alla Camera tra il 1902 e il 1904 riguardo le spese della spedizione militare in Cina e la quantità di unità da mantenere in Estremo Oriente, al di là del problema dell'impegno finanziario, emergeranno due aspetti interessanti, quelli cioè del significato attribuito al mantenimento di contingenti militari in Cina e della scelta delle forze ritenute più opportune per tale compito. Non va infatti dimenticato che il costo dell'impresa cinese nell'esercizio 1900-1901 aveva superato gli otto milioni, già abbassato a poco più cli cinque nell'esercizio successivo, dal momento che tale spesa rappresentava un'assegnazione straordinaria fuori dei limiti della somma consolidata nei bilanci della guerra e della marina. Il ministro degli esteri Prinetti, rispondendo nel maggio 1902 alle interrogazioni su tale "esorbitanza" cli uomini spiegava che la politica del governo in Cina, "contraria a qualunque aspirazione a possesso territoriale", puntava soprattutto a proteggere e sostenere tutte le attività italiane che si prefiggevano "di svolgere e intrapreni,,
Si veda al riguardo ASDMAE, Serie polilica P, Cina, b. 421 , fasc.86/2
"Cina. RR. Truppe".
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L. DE COURTl:N, L' INTERVENTO ITALIANO IN CINA
Il distaccamento di m.arinai davanti alla Legazione d'Italia a Pechino
Truppe inlenuizionali a Tientsin: un soldato americano di colore e un poliziotto cinese
LE REGIE TRUPPE IN ESTREMO ORIENTE ( 1900- 1901)
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de1·e speculazioni economiche", e aggiungeva che per attuare una tal.e politica era necessario "un certo sfoggio di prestigio e di autorità, anche dal punto di vista materiale". Tale autorità, unita ad un 'efficace tutela delle eventuali iniziative economiche nazionali, non poteva, a detta del ministro, che essere esercitata da un'adeguata rappresentanza militare, e in particolare suggeriva "una rappresentanza navale". Le navi infatti, insisteva Prinetti, "staranno bensì in China, ma faranno sempre parte della nostra flotta, contribuendo al nostro servizio marittimo e giovando a far navigare i bastimenti e gli ufficiali di marina" 242 • Poco dopo, nel dicembre, il deputato socialista Ciccotti, come del resto farà in seguito tutto lo schieramento dell'Estrema, lamentava in aula: "Si vorrebbe che i soldati fossero sostituiti da marinai: senza tener conto che i cinquecento marinai sbarcati costano in Cina 878.000 lire, mentre 568 uomini dell ' esercito costano soltanto 406.000 lire"; Prinetti ribatteva: "Quanto poi ( ... ) alla sostituzione dei marinai ai soldati, io per mio conto non c'entro e risponderanno i colleghi miei più competenti di me; ma osserverò soltanto che data la piccola importanza del presidio che si deve tenere a Pechino, pare una cosa abbastanza logica e credo che non costi di più ( ... ) affidare questo presidio alla marina che ha già le navi sopra luogo, anziché provvedere con un distaccamento speciale di 160 o 170 uomini( ... )" 241 • Il discorso in realtà non veniva condotto a caso; infatti, qualche mese prima, nel febbraio, l'incaricato d'affari a Pechino, Romano Avezzana, scriveva a] ministro degli esteri: 11 colonnello Salsa mi ha dato comunicazione di alcune sue proposte inviate al Ministero de lla guerra fra le quali quella di avere a Pechino un addetto militare e di nominare a questo posto il capitano Buongiovanni244 che,
2·•2
AP, CD, legislatura XXI, Il sessione, Discussioni, tornata del 28 maggio
1902, pp.2142-2147. :w.1 AP,
CD, legislatura XXI, II sessione, Discussioni, tornata del 12 dicembre 1902, pp.4581-4582. 2"" Per l'esallezza Luigi Bongiovanni (1866-1941 ), governatore della Cirenaica nel I 923-1924, autore de L'impero cinese. Studio compilato d'ordine del Comando delle Regie Truppe in Cina dal cap.di Stato Maggiore Luigi Bongiovan.ni, corredato di schizz i dimostrativi del tenente di fa,ueria Francesco Umberto
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L. DE COURTEN. L'INTERVENTO ITALIANO IN CfNA
venuto in China con la nostra spedizione, ha ormai una notevole esperienza del paese. Tale proposta panni tanto più accettabile in quanto ( ... ) sarebbe utile dare, come speciale missione all'addetto militare, quella di lavorare ad ottenere che alla ricostituzione che qui si vagheggia degli eserciti cinesi partecipino pure istruttori italiani e che l'Italia abbia la sua parte nelle future ordinazioni cli armamenti e cli navi che il Governo chinese non mancherà di fare quando sarà spirata la clausola ciel protocollo di pace che ora non gli pennette di rifornirsi apertamente all'estero.
Il Ministero della guerra, interpellato al riguardo, aveva risposto in senso negativo, ignorando guell' aspetto di politica industriale, che negli anni Trenta il governo fascista, Ciano in particolare, tenterà per un momento di realizzare prima dell'invasione giapponese: questo Ministero( ... ) dal canto suo, non crederebbe conveniente affidare il compito di studiare eia vicino e dal punto di vista militare i paesi d'Oriente ad un ufficiale delle R. Truppe di terra, la permanenza delle quali colà ha un carattere affatto precario. Più opportuno questo Ministero riteITebbe, invece, che le mansioni delle qual i si tratta fossero affidate all'ufficiale del la R. Marina comandante della guardia alla Legazione in Pechino, nella considerazione che la permanenza del distaccamento delle R. Truppe di mare in Oriente ha carattere di stabilità 245 •
La discussione, svoltasi nel febbraio del 1904, sull'ulteriore disegno di legge per le spese della spedizione in Cina, metteva un punto fermo sul carattere della presenza militare itaJiana in Estremo Oriente. Il deputato cli centro-destra, generale Luchino dal Verme, esperto africanista e vicepresidente della Società geografica italiana, che aveva tra l'altro accompagnato, circa vent'anni prima, il duca Tommaso di Genova nei suoi viaggi diplomatici ed esplorativi in Giappone a bordo della Vettor Pisani, riteneva non fosse il caso, dopo che il paese e la Carnera si erano pronunciati contro una politica di espansione in Estremo Oriente, "di tenervi forze grandi" ed Giordano, Tientsin, gennaio 1904. Si tratta di un manoscritto litografato conservato sia in AUSSME, E3, Co,po di spedizione in Cina, b.11 (ex 56), che alla Biblioteca della Camera dei deputati. 245 ASDMAE, Serie politica P, Cina, b.424, fasc.86/32 "Acldello militare in Cina".
LE RF:C.ìlc TRUPPE IN ESTREMO ORIENTE ( 1900- 190 11
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esponeva alla Camera le ragioni finanzi arie, di istruzione e di disci plina per le quali era eia preferire il mantenimento delle sole forze marittime: La ragione lìnanziaria ( .. .)è evidente: il soldato cli terra ha una ferma più breve; non si possono mandare in Cina delle reclute. e bisogna richiamarli quando hanno finito la loro ferma. Così ogni anno vi è questo andirivieni che costa del le somme ingenti ( ... ) .Vi è ( ... ) una ragione des unta dal l' istruzione. n soldato d i terra che è trasportato fino a quelle lontane reg io ni , st~ in viaggio ( ... ) in complesso tre mesi, che sono assoluwmcnte perduti per l' istruzione. Né mi si dica che si può fare l'istruzione a bordo, perché se per i marinai si può fare benissimo, per i soldati de ll ' esercito sono pochi i giorni che si possono adibire all 'istruzione( ... ). Ma non basta; vi è anche un ' altra ragione desunta dalla disciplina: il marinaro ( ... ) quando è destinato in servizio a terra ed è sbarcato( ... ) egli sa benissimo che se commette delle mancanze, è rimandato immediatamente a bordo dove trova una ferrea disciplina. Questo ritegno per il soldato di terra non c'è. Il soldato di terra, che è q uasi sempre un contadino che non è uscito mai dal suo paese, quando è mandato a lla distanza di 10 mila miglia in paesi di costumi tanto diversi, non guadagna in disciplina ma perde w,.
A queste asserzioni e a quelle del futuro ministro degli esteri, Gu icciardi ni , sulla necessità di mantenere i vecch i principi di Visconti-Venosta c irca la necess ità dell a presenza dell ' Ital ia nelle questi oni di carattere internazionale, rispondeva ancora una volta un deputato portavoce dell'Estrema, L uigi De Andreis: Non entro neppure nella questione se ì marinai siano più valenti o meno costosi dell 'esercito di terra in queste lontane spedizioni( ... ): ma in realt.à, che cosa abbiamo noi ottenuto? S iamo forse più alti nella po litica internazionale? Abbiamo forse dato all a C ina l' indipendenza? Dopo esserci assoggettati ad un generale tedesco, possiamo veramente affermare che non proteggiamo altro in Cina che i luoghi ove stanno le nostre guarnigioni, e non un palmo più in là( .. .). Dunque tutto il danaro speso è inutile per la civiltà e per la pace: e dobbiamo continuare a rimanere colà solo per mantenere la solidarietà con le altre potenze, che vogliono tenere così un piede a terra in Cina m.
w , AP,
CD, legislatura XXI. Il sessione, Discussioni, tornata del 9.febbraio
1904, pp.10543-10544. i 4 1 /bid., p.10547.
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L. DE COURTEN, L'INTERVENTO ITALIANO IN CINA
Il comportamento delle truppe internazionali. I militari italiani. Il caso del tenente Modugno Si è già visto in effetti quali fossero il carattere e i reali scopi dell'intervento delle potenze in Cina, al di là del pretesto della spedizione internazionale di soccorso alle Legazioni assediate. Uno degli aspetti che la stampa, non solo democratica, sottolineò nelle cronache degli avvenimenti relativi all'avanzata delle forze occidentali in territorio cinese e che molte delle inten-ogazioni svolte in parlamento denunciarono, fu infatti proprio quello degli eccessi perpetrati dai contingenti delle diverse nazioni e dei saccheggi e degli accaparramenti che ne seguirono e da cui non furono esenti nemmeno gli alti gradi. Sono piuttosto note le cronache inviate da Barzini al "Corriere della sera" di Milano, che svelavano i retroscena più amari del dopo assedio: Fra Ta-ku, Tien-tsin e Pechino, salvo qualche rara eccezione, non incontrammo alcun abitante che non fosse morto.( ... ) Tien-tsin fu .la prima città devastata dalla guerra che vidi nella mia vita (,,. ) gli europei saccheggiarono diligentemente e bruciarono la città cinese( . .. ) e, fatta la mano a questi esercizi, le truppe saccheggiarono accuratamente anche la citt.à europea - specialmente i suoi negozi e magazzini - ( ... ) quello che i soldati non portavano via distruggevano 248 .
I quotidiani, all'indomani dell'assedio e dell'arrivo delle truppe internazionali, che a parte lo schieramento quasi unico fino ad allora di forze mondiali in campo, non rappresentò né un particolare esempio di compattezza d'azione né un'affermazione di civiltà, davano ampio spazio a resoconti e a commenti di inviati speciali e di osservatori. Due delle maggiori testate di Roma, "La Tribuna" e "II Messaggero" pubblicavano ampie corrispondenze sugli avvenimenti del tardo autunno 1900. 2·' 8 L. B.ÀRZINI, Vita vagabonda. Ricordi di un giornalista .. .cit., pp. 307; 313; 315-316.
LE REGI!:: TRUPPE IN ESTREMO ORIENTE ( 1')00-190 1)
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Gli articoli della pur colonialista "Tribuna" firmati "Pechinese" e inviati dalla capitale dell'i mpero e da Tientsin descrivevano con dovizia di particolari le barbarie commesse in particolare dai cosacchi e dai frances i. A Pechino, l' inviato del quotidiano romano (che era poi l'interprete Vitale di Pontagio), scortato da "amici cinesi" può osservare da vicino le distruzioni e le miserie della capitale: "Nella prima delle mie gite sono stato condotto nel quartiere russo ed ho avuto occasione di verificare che quanto sì era raccontato non era inferiore al vero. E' già troppo tardi per vedere nelle vie i cadaveri di bambini sfracellati contro i muri , ma entrando in alcune case, si vede anche di peggio"; il cronista continuava infatti descrivendo i cadaveri delle giovani donne cinesi che si erano impiccate o si erano tagliate la gola per sfuggire, alle violenze "di intere compagnie russe" e i pozzi inquinati dai corpi delle fanciulle che gli stessi genitori avevano uccise per sottrarle agli oltraggi. Le successive corrispondenze de "La Tribuna" ripercorrevano "gli orrori di Tien-Tsin", le concessioni e le case distrutte, l'odore "di legno bruciato, di mattoni arroventati, e ( ... ) di cadaveri", ma soprattutto sottolineavano aspetti inediti del comportamento delle truppe europee: L'argomento ciel giorno ( ... ) non è iI sacco della città cinese, cli cui nessuno si preoccupa, ma il sacco del la città europea la quale è stata depredata non dalle orde cinesi, ma dalle truppe regolari spedite di Siberia e di Cocincina, cioè dai cosacchi russi e dalla fanteria di marina francese. I particolari del fat.to, o ltreché il fatto stesso, sono si ngolarmente ripugnanti. Mentre gli europei cli Tien-Tsin si preparavano ad accogliere le truppe salvatrici con urrà cli entusiasmo, le truppe salvatrici han cominciato per proprio conto il saccheggio delle case europee ( ... ) è indescrivibi le ciò che russi e francesi hanno commesso cli saccheggio e cli distruzione( ... ) tutto ciò che non si conosceva e che non poteva portarsi via, è stato fracassato, abbattuto coi calci dei fucili ( ... ) per il piacere di d istruggere( ... ). Queste sono le milizie che la vecchia E uropa manda in un paese barbaro , in nome della civiltà e del progresso! w >.
2'·9 Cfr. al riguardo La Tribuna in Cina. Le stragi di Pechino narrate da un cinese, in "La Tribuna", 17 novembre 1900 e il già citato Da Ta-ku a Tien-Tsin. Saccheggi e massacri del 7 novembre 1900.
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L. DE COURTEN, L'INTERVENTO ITALIANO IN CINA
Soldati delle truppe internazionali
Gruppo di ufficiali del contingente inlernazionale
LE REG IE TRUPPE IN ESTREMO ORIENTE (1900- 1901 )
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Analoghe testimonianze riportava " Il Messagero". Saverio Vaselli, che, come abbiamo visto, era al seguito della spedizione mista guidata dagli inglesi verso la città di Tu-liù, sul Canale imperiale, a circa 35 km a sud-ovest di Tientsin, riferisce glj episodi crnenti dell'inutile impresa, dal momento che i boxers avevano abbandonato il luogo per tempo. La città, om1ai svuotata dagli abitanti teITorizzati, fuggiti o "spinti fuori a percosse" dalle loro abitazioni dalle truppe internazionali, venne data alle fiarrune ma prima che ciò avvenisse, tra iI 10 e l' 11 settembre 1900: gli inglesi che da uomini pratici del mestiere si erano impadroniti fin dal principio de l Monte di pietà, avevano sguinzagliato i loro indiani ed il saccheggio incominciò( ... ) le porte delle case sfondate a colpi di trave e d 'accclla ( ... ) gli abitanti cacciati fuori ( . ..) i mobili frantumaù e gettati al di fuori, ogni angolo ( ... ) scandagliato, frugato , scavato. (. .. ) Gli animali domestki uccisi a baionettate e bastonate ( . .. ) cadevano a centinaia sotto i colpi dei soldati ubbriachì ( ...). Indescrivibile la rapacità delle truppe indiane che( ... ) sapevano spogliare con rara abi lità i cinesi che tentavano di fuggire con denaro indosso. ( ... )La notte fu passata dalle truppe nei diversi quartieri assegnati a cia/icuna nazione dal comando ( . .. ) ed il giorno seguente ricominciò la gazzarra che cli un popoloso centro di o ltre 40.000 abitanti ridusse Tu-liù un lurido e dese,10 immondezzaio. ( ... ) L'alba del giorno 12 segnò la fi ne del saccheggio e la partenza delle truppe. Giunche cariche di mobilia, di stoffe e cli ogni so1ta di preda incominciarono a discendere il corso del Canale imperiale 250 .
Nello stesso mese di ottobre " li Tempo" di Milano pubblicava una corrispondenza da Londra dal significativo titolo Dai massacri fantastici ai massacri reali, nella quale, dopo aver ridimensio nato, come avevano già fatto Barzin i ed altri osservatoti , "i famosi massacri delle Legazioni e delle co lonie europee a Pechino" , il cronista ricordava che "gli orrori", alle c ui gonfiate notizie si doveva in buon a parte l 'azione de lle potenze, non erano stati fortunatamente commessi: "Anzi, ormai ai massacri fantastici attribuiti ai cinesi, sono succeduti i massacri reali compiuti appunto da chi si era ass unto di vendicare l' umanità e la giustizia violate. Il sangue scorre ora a fi otti in Cina; ma non è sang ue di europei" 251 •
i:;o
S. V ASELLI, Il "Messaggero" in Cina. Il saccheggio e l'incendio di Tu-
litì ...citato. O m Cfr. " Il Tempo. Giornale de lla democraz ia italiana", I ollobre .l 900.
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L . DE COURTEN. I .'INTRRVENTO ITALIANO JN CINA
l1 colonnello Salsa commentava nelle sue lettere: "bisognava vedere, indiani e cosacchi e americani, che razza di ladri sono! E' vero che anche gli ufficiali inglesi non sì fanno alcuno scrupolo di prendere tutto quello che trovano dì buono". Rodolfo Borghese, a sua volta, parla di una sua visita alle "vendite", testimoniate anche da Barzini, nella Legazione inglese: C'erano degli ufficiali dì tutti ì paesi, e compravano sete, pelliccie, vasi, porcellane; alcuni erano cl ienti quotidiani. ( ... )Manco a dirlo, tutto quello che si vendeva era frutto di razzie: era cioè merce razziata dagli indiani e confiscata dalle autorità. Gli ufficiali inglesi, non trovando giusto che i loro uomini rubassero sproporzionatamente e facessero tra loro commercio della refurtiva, avevano pensato di organizzare una vendita in piena regola! E durò tre mesiP 52.
Lo stesso Candiani, già sulla via del ritorno dalla Cina, scriveva all'amico Nerazzini a Shanghai: "Ritira quelle tali casse di quadri chinesi lacca e jade. lo ne prenderei due-gli altri te li regalo ( ... ).Lo Stromboli ti ha portato qualche cassa di porcellana" 1'>. Più esplicito e più morale il tenente Messerotti scriveva: "tutto quello che ho veduto fin qui pare che sia stato fatto appositamente per farci dimenticare il perché della nostra presenza in questi luoghi. Pare che siamo venuti qui allo scopo di fare razzie non per altro". Dopo aver ampiamente commentato sulla inattendibilità di molta stampa che gabellava per battaglie e assalti occupazioni pacifiche di paesi ("noi che non abbiamo avuto una sola battaglia e non abbiamo perduto un solo soldato"), il tenente medico riferisce nelle sue lettere di un colloquio avuto con Garioni a proposito del numero enorme dei soldati posti sotto processo per aver rubato, e alla fine esplode: Non hai la più lontana idea cli come sia stato falsato il senso morale dei nostri soldati. Essi non sono fatti per le distinzioni sottili, per loro rubare è rubare non razziare, e rubano a rotta di collo dovunque ne trovano ( ... ).
251 E. C.~NEVARJ-G. COM ISSO, Il generale Tommaso Salsa e te sua campagne coloniali. Lettere e docwnenti ... cit., p.337 (lettera alla madre eia Tientsin, 25 settembre 1900); R. BoRGHF.SE, In Cina contro i boxer.i· ... cit, pp.77-78. i 5i AS Sl, Nerazzini, b. 8, fase . 4, letlera cli Cancliani a Nerazzini datata "In mare, 15 ott. 1901 ".
LE REGIE TRUPPE IN ESTREMO ORI ENT E (1900- 1901)
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Tutti si occupano di fare bott.ino, ma dei soldati nessuno si cura ( ... ) perché se essi hanno rubalo siamo stati noi che l'abbiamo voluto. Li abbiamo trascurati completamente, non ci siamo curati cli provvedere loro abiti sufficienti ( ... ) coperte e lelli ( ... ) li abbiamo fatti assistere ai saccheggi che abbiamo eseguito ( ... ), finalmente li abbiamo messi sulle giunche a trasportare viveri, vino, coperte e pellicce (rubate) quando loro per mangiare la scarsissima razione di carne in conserva e di galletta( ... ) neppure un barile di acqua potabile, costringendoli così. a bere l'acqua del Pei-ho su cui galleggiavano i cadaveri dei cinesi, oppure a forare uno dei tanti barili che avevano sotto mano( ... ) so perfino che dei soldati sono stati mandati sulle giunche (ove rimanevano dai 7 agli 8 giorni) senza nulla assolutamente nulla di viveri ( ... ) 25•1•
Messerotti allude qui ali' ist.ituto della preda beli ica 25:1 che riconosceva in via cli principio allo Stato belligerante una facoltà di appropriazione solo sui beni di proprietà pubblica (per prima cosa erano infatti stati svuotati casse e monti di pietà, il cui ricavato cambiato in dollari veniva versato all'eraiio, sottratta la quota eia ripartirsi tra ufficiali e truppa che partecipava alle operazioni). Era ammesso, per i beni appartenenti a privati, solo un diritto cli requisizione o eventualmente di contribuzione, ma è evidente che in questo caso i limiti erano stati ampiamente superati . Ancora Borghese, nelle sue memorie ricorda: "Bella parola quella della "razzia", che coonestava il furto, la rapina e qualunque altra infamia .. .In nome di che cosa? De]la civiltà europea! Sarebbe troppo lungo il voler fare la storia delle razzie eseguite quasi regolarmente nei primi giorni dopo l'occupazione di Pekino. ( ... )Ma calmato il primo impeto, i comandanti delle truppe cominciarono a dare ( ... ) ordini severissimi e ( ... ) punizioni esemplari che diminuirono molto il numero di quelle brutte azioni, alle quali-per la storia-le nostre truppe furono assolutamente estranee" 156 • Non del tutto estranee, come si è visto, ma è certo che la maggior parte della pubblicistica coeva e dei par-
~5' G. MESSEROTII BENVENUTI, Un italiano nella Cina dei boxe,: Lettere ... cìt., pp.27 e 48-49 (lettere alla madre datate Tientsin, 12 ottobre 1900 e Pechino, IO dicembre 1900). 255 Cfr. al riguardo AUSSME, E-3, b.5. (cx 50), fasc .26 "Prede belliche anno 1901 ". 256 R. BORGHESE, In Cina contro i boxer.i· ... cit. p.76.
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L. DE COURTEN, L' INTERVENTO ITALIA!\0 IN CINA
Capi -60.l't>rs 1'1ti prigionieri ,fai russi
La carica dei cosacchi (disegno di A. Beltrame)
Capi boxersfatti prigionieri dai russi (vignetta)
~ Decapitazione di un boxer (disegno di A . Beltrame)
Saccheggi a Pechino (disegno di A .
Beltrame)
LE REGIE TRUPPE TN ESTREMO ORIENTE ( I 900-I901)
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tecipanti, anche stranieri, a11a spedizione, avevano elogiato il comportamento degli italiani. Il ministro della guerra, Ponza di San Martino, alle interpe11anze avanzate alla Camera il 6 dicembre 1900 tra l'altro da Luigi Luzzatti e Gustavo Chiesi sull'estraneità o meno di soldati e marinai italiani in Cina ad atti di strnge e rapina, rispondeva con sicurezza: l rapporti che sono pervenuti al Ministero della guerra e a quello della marina non fanno mai menzione di atti meno che onorevoli commessi dalla nostra truppa e dai nostri marinai. Gli ultimi rapporti nostri hanno la data del 10 ouobre e sta a conferma di essi una lettera, la quale è stata pubblicata anche nei nostri giornali, in data 14 settembre, del maggior generale inglese Dorward, il quale comandava la spedizione ven;o Pao-ting e che riconosce il buon contegno e le ottime qualità militari dei nostri soldati 25 ' .
Chiesi ribatteva però che non reputava decoroso e onorevole per l'Italia il mantenere la bandiera là dove le truppe internazionali davano "spettacolo da predoni" e, come si è già visto, tornerà all' attacco con le sue interrogazioni qualche mese dopo, ricevendo in pratica sempre le stesse risposte dal ministro de11a guerra. Pochi giorni p1ima dell'interpellanza di Chiesi, il 24 novembre, all'Università di Pavia un folto gruppo di studenti stilava un ordine del giorno di protesta contro i massacri compiuti dalle truppe europee in Cina, faceva voti per il richiamo delle truppe italiane e invitava gli studenti delle altre università italiane ad appellarsi ai deputati dell'Estrema m. Questi ultimi, l' 11 dicembre, con in testa il vecchio repubblicano Giovanni Bovio, avanzavano una mozione alla Camera, proponendo il ritiro delle truppe italiane da11a Cina "dove la civiltà è stata offesa nel nome e nei fini". Il mese successivo "La Tribuna" pubblicava una dichiarazione dello stesso Bovio, che pure aveva teorizzato il diritto-dovere dei popoli "civili" alla colonizzazione: Mi conforta che 37 voti alla Camera protestarono contro la ribalderia che dispensa la civiltà. Quanto a me finché mi resterà fiato, parlerò( ... ) contro
25;
AP, CD, legislatura XXI, l sessione, Discussioni, Il tornata del 6 dicem.-
bre J900, pp.1097-1099. Al riguardo cfr. anche La condo/la dei nostri soldati in Cina. Ieri alla Camera, in "L'Italia militare e marina", 7-8 dicembre 1900. 258 "La Tribuna", 25 novembre 1900.
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L. DE COURTEN. L'INTERVENTO ITALIANO IN CINA
la civiltà delle potenze nella Cina( ... ) non sarà mai civiltà quella che scanna e spoglia i popoli. Intendiamoci una volta: dalla Cina alcune potenze torneranno più arricchite, ma gli eserciti torneranno più demoralizzati. La Cina poi non dimenticherà nessuna ingiuria 259•
Diverso si era rivelato l'atteggiamento dei giapponesi. Cessate le prime, dure rappresaglie per vendicare i loro caduti, le autorità nipponiche "emanano proclami per tranquillizzare il popolo, aprono ospedali per gli ammalati, distribuiscono del riso ai poveri, incoraggiano il risveglio del commercio e pagano, fino all'ultimo centesimo, tutto quanto occorre per le forniture delle truppe. Non farà meraviglia dopo questo se i cinesi dopotutto affluiscono nei quartieri giapponesi, e se preferiscono questi ai soldati di tutte le altre nazioni"260 • Significativa anticipazione di quella calcolata politica giapponese di penetrazione commerciale e territoriale che tenterà, fra le due guerre, di trovare una soluzione panasiatica ai conflitti con la Cina Messerotti, il 30 agosto, arrivato a Taku, già aveva commentato le notizie apprese sul comportamento del contingente internazionale, e riconfermava: "Pare che a terra le nazioni civili ne facciano un po' di tutti i colori ed anche cose non da popoli civili. ( .. .) l Russi sono i soldati più indisciplinati di tutti ( ... ).Le truppe italiane si sono fatte onore fin qui sotto tutti i rapporti, sono state valorose disciplinate ed umane, e certamente continueranno a mostrarsi tali in seguito" 26 1• Carità di patria a parte, i giudizi da ogni versante appaiono concordi sia tra i comandanti militari che tra gli osservatori civili. Se Salsa scriveva a proposito del saccheggio cli Tu -li u: "Anche noi abbiamo preso qualche cosa( ... ) specialmente le cose utili al corpo di spedizione, come grano, stuoie, pellami, cotone e mobili", a AP, CD, legislatura XXI, I sessione, Discussioni, Il tornata del/' I.I dicembre I 900, pp. l 351 - 1359 e Giovanni Bovio e i fa11i della Cina, in "La Tribuna", 12 gennaio 1901. 260 PECHINESE, La Tribuna in Cina. Gli ormri di Tien-tsin, in "La T ribuna", 7 novembre 1900. 261 G. MESSEROT Tl BENVENUTI, Un italiano nella Cina dei boxer. Lettere ... cit., p.14 2' "
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sua volta il tenente di vascello Paolini all'indomani dell'assedio aveva ammesso: "Diventa ora difficile il rifornimento dei viveri ed anche io sono costretto ad adottare il sistema di tutte le a]tre truppe, inviando i pochi marinai miei a razziare riso, farina, montoni ecc." 26~. Se Saverio Vasellì considerava: "Ho notato con piacere che gli italiani erano quelli che meno si distinguevano nell'op era generale di distruzione e di ruberia; i soldati si contentavano di rifarsi delle fatiche della marcia mangiando a crepapelle maialett.ì e poll astri; e degli ufficiali la maggior parte era nauseata dello spettacolo indecente che si offriva sotto i loro occhi" da parte delle altre nazioni, Garioni a sua volta r.iferiva al ministero: "le requisizioni non vennero mai fatte individualmente ma imposte regolarmente ai paesi dove le colonne sostavano ( ... ) certo che nei paesi abbandonati dagli abitanti qualche pollo sarà stato individualmente sacrificato". Considerando inoltre che le requisizioni nel caso dell'Italia servivano soprattutto a sopperire alle deficienze dell'equipaggiamento, suona quasi patetico il comandante delle truppe quando afferma in uno dei suoi rapporti: "il trattamento fatto al nostro soldato, tanto durante le operazioni, quanto in Pechino è così buono ed abbondante che non vedrei ragione cli detrarre a suo beneficio altre somme" 263. Salvago ricordava la "buonissima condotta" dei marinai italiani, e un altro protagonista della spedizione, Vigna dal Ferro, testimoniava: Voglio dire delle ( .. . ) crudeltà commesse a carico di cinesi: Non so, né intendo parlare cli quello che soldati di altri paesi abbiano potuto commettere, ma, per quanto riguarda i soldati italiani, posso affermare con perfetta
2r,2 E. CANEVARJ- G. COMISSO, Il generale Tommaso Salsa e le sua campagne coloniali. Lettere e documenti .. .cit, p.337 e Cina. 1900. La rivolta dei boxers. L'opera della marina italiana . ..cil., pp. I 82-183. 26J S. V ;\SEI.LI , li "Messaggero" in Cina. Il saccheggio e l'incendio di Tuliù, in " Il Messaggero" , 29 ottobre I 900, citato. Per Garioni cfr. i rapporti da Pechino del 24 aprile 190 I , n. 408, in ASDMAE, Serie politica P, Cina, b.41 I, fasc."China . Mese di giugno 190 1" e del 30 maggio 1901 , n.475, in AUSSME, E-3, b.5 (cx 50), fasc.27 "Prede be lliche", s.fasc. 1 "Proventi cli guerra vari" (per quest'ultimo cfr. anche in Documenti, parte I, doc. n.15).
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conoscenza di causa, che meno qualche caso isolato, severamente punito, non si ebbe mai a lamentare alcun serio inconveniente i 0• .
Un esame dei fascicoli processuali e delle sentenze emanate dal Tribunale di guerra in Pechino, conservati nell'archivio dell'Ufficio storico dell' esercito, conferma effettivamente quanto affermato dai testimoni e consente di verificare e di escludere con un buon margine di sicurezza efferatezze ed eccess i nel comportamento delle truppe italiane in Estremo Oriente. Al di là dei casi di diserzione, insubordinazione, risse, insulti ad ufficiali, la maggioranza delle pene risultano comminate per reati connessi a esigenze primarie (furto di viveri o di indumenti); un soldato del 1° Battaglione bersaglieri di sentinella al deposito dell e merci italiane nella stazione di Tientsin veniva sorpreso"( .. .) a succhiare, con una cannuccia, del vino da una botte, facendosi inoltre, poco dopo, trovare, mentre era ancora di sentinella ( . .. ) addormentato" ed era punito con sei mesi di carcere militare; nei confronti della popolazione cinese sono documentati un solo episodio di stupro violento, punito con 18 mesi, e due omicidi, cli cui uno involontario da parte di un soldato di fanteria in stato di ubriachezza265 • Resta da considerare un "caso", che suscitò rumore sulla stampa e scalpore nell'opinione pubblica, se non altro per una serie di coincidenze legate a vicende personali del protagonista: il tenente del genio Vito Modugno. Partito volontario per la Cina, il tenente Moclugno, che era già stato in Africa con Baldissera, tornava in Italia alla fine del 1901, dopo essersi guadagnato una medaglia d'argento al valor militare nella campagna in Estremo Oriente; aveva
Rapporto di Sai vago Raggi n.43/8, datato Pechino 22 settembre 1900, in ASDMAE, Serie politica P, Cina, b. 409, fasc ."China. Mese di novembre 1900"(cfr. anche in Documenti, parte I, doc. n.9) e G. V IGNA DAL FERRO, L'Italia nella questione cinese .. .cit., p.33. ,r.s AUSSME, F- 19, b.21. Sul caso di stupro si veda anche la lettera di un bersagliere che riferisce l'accaduto, in "Il Messaggero", 30 ollobre 1900 (/ nostri soldati in Cina. La lettera di un bersagliere). Il già ricordato Lenente Tonolo riferisce ad esempio di una rissa piuttosto violenta tra bersaglieri e un gruppo cli sol.dati francesi che volevano cli forza entrare in una casa di tolleranza "di europee" per derubarle (Il Batlaglione bersaglieri nell'Estremo Oriente .. .cit., p.130). 2M
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infatti partecipato alla conquista di Cu-nan-sien al comando del Distaccamento misto del genio. Il 13 gennaio 1903 Modugno viene arrestato a Bitonto, città dove risiedeva con la famiglia, per uxoricidio. Il 29 dicembre 1902 la giovane moglie era infatti stata trovata morta per un colpo di rivoltella alla testa partito dalla Mauser del marito, con un biglietto accanto. Nonostante le apparenze del suicidio, a causa di una serie di indizi legati a gelosia coniugale e delle accuse dei parenti il tenente venne incarcerato. Il processo si svolse infine tra il 18 marzo e il 23 settembre 1905 davanti alla Corte d'ass ise di Perugia; furono chiamati 250 testimoni, 35 periti, e tra accusa e difesa, parlarono 15 avvocati. Gli organi di stampa accorsero numerosissimi alle udienze. In breve il processo per uxoricidio si trasformò in un' occasione pubblica per scaricare la cattiva coscienza colonialista e mettere sotto accusa certi comportamenti "deviati" che sarebbero stati comunque giudicati dal tribunale militare, al quale Modugno sarà in segu ito deferito. Nel luglio del I 903 Barzini, in una lettera inedita, aveva scritto a Luigi Albertini: Ieri ho ricevuto a casa la visita del colonnello Garioni. Il processo Modugno ha terrorizzato tulli . Egli mi chiedeva di attestare, presentandosi l'occasione, che a Pao-ting-fu, dove ero unico conispondente italiano, le truppe italiane si portarono bene, tanto che i notabili offri rono ringraziamenti e doni, nonché 40.000 lire circa come compenso per la difesa esercitata. Risposi che, come avevo già scritto in quell'epoca, potevo confermare questo: che di tutte le truppe internazionali gl' italiani sono stati quelli che si sono portati meglio, con maggiore umanità se non altro. Ma ho rammentato al colonnello dei fatti che se avevano poco valore laggiù, raccontati qui sarebbero enormi. Come per esempio lo spogliamenlo d'un monte di pietà, la distribuzione cli pellicce ai soldati ecc. Egli ha giustificato questo con la necessità del requisizionamento, con la deficienza dei nostri preparativi e del nostro corrcclamento. Ha dato pienamente ragione alle mie accuse cli allora che dice di aver confermato nei suoi rapporti punto per punto. Ho rammentato anche al colonnello altri fatti riferentisi ad ufliciali superiori e all'ammiraglio, a spogliamenti d i pagode, razzie d'ogni genere ecc. ed ho concluso col fargli comprendere (cosa perfettamente inutile perché già compresa) come il processo Modugno sui fatti di Cina apra la porta ad una scandalo immenso, perché egli si d ifenderà accanitamente coinvolgendo tutti nell'accusa. TI passo ciel colonnello Garioni presso d i me Le dice quanto è grande la sua preoccupazione: io gli ho detto che speravo di non
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essere chiamato a deporre( .. .) perché intorno al Modugno avrei avuto poco eia dire, ma se si usciva dal processo avrei avuto da dire troppo e me ne sarebbe doluto(...) 260 .
Al processo fu chiamato anche padre Geroni ma lo scandalo che Barzini prevedeva non si verificè). Modugno, pur con le sue colpe e con un'indole che tra le righe degli interrogatori si rivela piuttosto collerica, rappresentò più che altro un comodo capro espiatorio per esorcizzare gli errori della campagna di Cina e confondere nel turbine dei resoconti degli i.nviati dei giornali, presenti in gran numero alle udienze, e delle discussioni parlamentari, le eventuali negligenze dei comandanti. Il tenente alla fine venne assolto dall'accusa di uxoricidio 2<,ì. Certo il suo atteggiamento durante il processo non si era rivelato arrogante, ma le risposte agli interrogatori, riportate giorno per giorno da testate come "Il Secolo" e "Il Messaggero", rivelano aspetti "irregolari" del comportamento in colonia ammessi con sconcertante naturalezza. Va detto che nei mesi precedenti il dibattimento, come risulta anche dai resoconti delle udienze, sulla stampa erano apparse interviste e testimonianze che riferivano del comportamento violento del1' uffic iale in Cina. Modugno era stato infatti incaricato di provvedere e soprintendere ai lavori di costruzione della nuova Legazione italiana e delle casermette per la guarnigione di marina. Alcuni militari e reduci dalla spedizione lo accusarono di violenze e sevizie inflitte ai sottoposti bianchi e indigeni; un soldato testimoniò al processo riguardo agli operai cinesi: "Se vedeva che lavoravano poco o male, diceva a noi di frustarli". Modugno negò in gran parte ciò che era stato addebitato a suo carico, attribuendolo a vendette dei militari puniti o interpretandolo come strumento utile a far da pur1tello alla causa per uxoricidio. Sta di fatto però che di fronte a prove incontestabili di violenze fisiche, l'ufficiale rispondeva al giudice: E' impossibile negare o affermare sui due piedi: Bisogna tener conto dc2M ACS, Carte Luigi Barzini sr, b.6, fase. 20, lettera ad Albertini del 25 luglio 1903. 2<·7 L'assoluzione del tenente Modugno, in "li Messaggero" , 24 settembre 1905.
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gli incarichi affidatimi. In Cina le fabbriche, lo scavo dei pozzi, le strade, le caserme erano lavoro che stancava i soldati. lo non poteva punirli, quando mancavano, colle solite punizioni regolamentari, perc hé il metterli in prigione voleva dire arrestare il lavoro. Perciò ricorsi ai ceppi, incatenandoli per un certo numero di ore ad un palo piantato in terra. Ma nessuna crudeltà! Del resto in Cina mai nessun soldato si lagnò, fece rapporto né contro i ceppi né contro la soppressione degli assegni inflitta pure come una punizione, ma distribuivo anche premi. Non nego però di avere ricorso anche a punizioni non regolamentari. ( ... ) Ero continuamente nervoso e talvolta eccedetti, così come quando detti due pugni ad un soldato che aveva eseguito male i miei ordini ( ... ). Altra volta un capoposto si allontanò per recarsi in una casa cli tolleranza. Invece di denunciarlo al tribunale gli diedi quattro pugni. Mi pare che dovrebbe anzi essere contento.( ... ) Non dico di essere totalmente scusabile, ma i giurati si mettano nei miei panni u,s.
L'episodio ebbe ripercussioni anche in parlamento. Bissolati e dal Verme sottolinearono le responsabilità dei comandanti 269 • Tanto più che l'altro aspetto emerso nelle udienze era stato quello delle appropriazioni e delle "ricchezze cinesi" riportate in patria dal Modugno. Il tenente al processo rispose: Ad ingrossare le mie ricchezze concorse il bottino di guerra( . .. ) come furono sequestrati i monti di pietà di Pechino molta roba rimase abbandonata dai soldati stranieri; io credendo far nulla cli male ne caricai un carro. Potevo, se volevo, caricarne anche dicci ( ... ) pei lavori avevo alle mie dipendenze un migliaio cli operai cinesi . Sapevo che i principi impauriti avevano seppellito oggetti preziosi, avvertii i miei operai che ritrovandone qualcuno mc lo consegnassero, così con circa ollocento lire potei comprare roba che rivenduta fuori valeva molto di più zm.
In realtà fin dal 1902 il Ministero deJla guerra si era rivolto 268 Cfr. il resoconto della terza udienza del processo in "Il Secolo", 22-23 e 23-24 marzo I905. ~69 AP, CD, legisla1ura XXI, II sessione, Discussioni, tornata del 9febbraio 1904, pp.10542-10545. Si veda anche l'interpellanza Bossi relativa alla decorazione concessa al Moclugno dalla Germania e prontamente respinta dall'Italia " per trovarsi il ·Moclugno sottoposto a procedimento penale" (AP, CD, leRislatura XXI, II sessione, Discussioni, Il tornata del 12 dicembre 1903, p.9689). ~·m "Il Secolo", 22-23 marzo I 905.
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L. DE COURTEN, L' INTERVENTO J'1ALJANO IN CINA
in più occasioni al Ministero degli affari esteri per avere chiarimenti sulla condotta di Modugno in Cina, sia per quanto riguardava la gestione amministrativa dei lavori sia a causa di ciò che era emerso dall'istruttoria del processo e pubblicato sui quotidiani. In particolare, allo scopo di "illuminare" il dicastero sulla attendibilità dell e accuse ma soprattutto sulle eventuali responsabilità degli ufficiali superiori, si chiedeva che fosse l'ex ministro a Pechino, Sai vago Raggi, ad esprimere in via riservata un giudizio sul!' operato del tenente e sulla possibilità di un "difetto di vigilanza" da parte dei comandanti che avesse potuto facilitare i "deplorevoli fatti" cli cui l'ufficiale si era macchiato. Il ministro della guerra, Pedotti, aggiungeva: "Gradirei del pari conoscere l'impress ione riportata dal marchese Salvago Raggi sul contegno in genere del nostro corpo di spedizione (ufficiali e truppa), avuto riguardo specialmente al confronto cogli analoghi corpi delle potenze alleate in Cina" 271 • Il marchese, con la consueta diplomazia, dal momento che il suo nome era stato in qualche modo fatto al processo, sia perché era vissuto dentro la Legazione in costruzione a poca distanza dai cantieri, sia perché era corsa una voce infondata di una vendita di terreni da lui fatta al governo italiano, nella quale Modugno sarebbe stato mediatore, aveva anzitutto opportunamente preso le distanze riguardo ad una sua personale conoscenza del tenente del genio. Sai vago comunque escludeva che si fossero verificati i fatti denunciati dalla stampa, anche perché, a suo dire, il comandante del corpo cli spedizione si recava spesso a controllare i lavori, erano sempre presenti di passaggio ufficiali di marina e dei bersaglieri, ed un ufficiale di fanteria era stato aggiunto ad un certo punto al controllo ' del cantiere. L' ex ministro a Pechino concludeva poi la sua memoria riservata ribadendo che era lieto di poter confermare che il comportamento delle truppe italiane era stato in complesso " buono" sia a paragone di quello delle altre truppe straniere, sia, soprattutto,
m ASDMAE, Serie politica P, Cina, b. 422, fase. 86/5 "Tenente Modugno in Cina".
LE REGIE TR UPPE IN ESTREMO ORIENTE ( 1900- 1901)
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il quartiere delle Legazioni dopo l 'assedio
"tenuto conto della organizzazione del nostro contingente" notevolmente inferiore a quella dei contingenti stranieri. Aggiungeva infine: Circa alle solite accuse di saccheggi, rapine e atrocità credo si possa recisamente affermare che delle ultime le nostre truppe in Cina non ne commisero. Anche per i saccheggi e raptne la condotta dei soldati nostri fu superiore a quanto potevasi attendere, dati gli esempi cli altri eserciti e l'ambiente in cui si trovavano trasportati, tale eia corromperli e da fuorviare il senso morale. Con ciò non intendo escludere che falli biasimevoli vi siano stati. Ma, a quanto io so, furono pochi. relativamente non gravi, e non mi risulta che alcuno andasse impunito. Debbo anzi a questo proposito ricordare che fra gli ufficiali si notava che il colonnello Garioni era estrema-
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L. DE COURTEN. L' INTERVENTO ITALIANO IN CTNA
mente proclive a deferire al T ribunale qualunque soldato fosse accusato di essersi appropriato oggetti appartenenti a indigeni. Dopo ciò parmi superfluo aggiungere che non conosco assolutamente alcuna circo.stanza nella quale il colonnello Garioni abbia dimostrato ap provare o ammettere fatti cli tal genere che sentii .sempre da lui biasimare e minacciare di severe puniz ioni qualora si verificassero 271 .
I testimoni dei fatti sembravano quindi concordare tutti nei loro giudizi sul corretto comportamento del contingente italiano, che più di una volta era stato oggetto di discussione, tutto sommato libera, sulla stampa e in parlamento. Viceversa l'ambasciatore a Berlino Lanza proprio nei giorni del processo Modugno riferiva delle accuse fatte da un deputato socialista tedesco sul comportamento delle truppe germaniche in Cina, accuse che subito portarono ad un procedimento per vilipendio dell'esercito e alla condanna del deputato 273 • L'avventura internazionale si era chiusa. Non a caso la "Nuova Antologia", due anni dopo gli avvenimenti di Pechino, commenterà: E' vero che, dopo l'intervento delle potenze in Cina, nessuna di esse ha fatto in Estremo Oriente una figura brillante 2' 4 •
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lbid. , memoria di Salvago Raggi de l 26 maggio 1904. !bici. , rapporto eia Berlino in data 28 giugno 1905. XXX (PRIMO LEVI), Il triplice Oriente, in "Nuova Antologia", I6 otto-
bre 1903, pp.658-662 (p.662 per la citazione).
PARTE II
GIOVANNI SARGERI
LA SPEDIZIONE INTERNAZIONALE
Al termine di questo lavoro desidero esprimere la mia gratitudine alle persone
che hanno agevolato la realizzazione del progetto. In particolare, un affettuoso ringraziamento a mia moglie Giampaola che mi ha aiutato concretamente nell'organizzazione e nello svolgimento delle ricerche di archivio; al maresciallo dell'Aeronautica Militare Cui.do Bianchi che ha fornito le indicazioni tecniche per la stesura informatizzala del lavoro; al tenente colonnello Filippo Cappellano per la costante disponibilitĂ e per i preziosi consigli suggeritimi in corso d'opera. A tutti coloro che, a vario titolo, hanno permesso che questo volume venisse stampato, vada un sincero ed amichevole grazie di cuore.
Gli avvenimenti del 1900
La Cina s'è affacciata a] XX secolo con una struttura sociale per molti aspetti simile a quella dell'Europa medioevale. La sua popolazione era divisa in caste chiuse ed ereditarie, ordinate secondo una rigida gerarchia che aveva alla sommità un piccolo gruppo di grandi signori, possessori della terra e in posizione dirigente nel1' apparato burocratico cinese. A seguire vi erano i capi militari, al di sotto di loro erano le corporazioni dei mercanti e degli artigiani e, all'ultimo posto nella gerarchia sociale, si trovavano le grandi masse dei contadini. Il sistema amministrativo culminava in un consiglio privato, direttamente dipendente dall'imperatore Ch'ing, e incaricato di trasmettere le decisioni politiche ai vari ministeri e dipartimenti, che avevano mere funzioni esecutive. La corte, l'organo principale del governo mancese, era costituita da principi, mandarini ed eunuchi, i quali erano in eterno conflitto per l'accaparramento di funzioni, di sinecure e di influenza sul governo. Essi, inoltre, si dividevano e si alleavano secondo la situazione contingente e secondo rivalità antiche e nuove di famiglie e di clan. I partiti, di rapida formazione e di altrettanto veloce disintegrazione, erano uniti da interessi immediati o divisi da dissensi mortali, in un ambiente dominato dall'intrigo e in un'atmosfera che, all'occhio occidentale, oscillava tra il candore e la crudeltà . In tale clima si gestivano tutti gli affari dell' Impero, dalle sedi di destinaz.ione dei mandarini alla distribuzione dei proventi delle corruzioni amministrative. La dinastia mancese, di origine tartara, ultima del Celeste Impero, aveva adottato il sistema amministrativo e fiscale, l'orientamento ideologico e la struttura politico sociale propri della dinastia Ming che aveva soppiantato. L' impero era diviso in province, alle quali erano preposti i governatori generali; ciascuna di esse era articolata in un certo numero di prefetture (Fon), sottoprefetture indipendenti (Ting) e circondari indipendenti (Tchili-tcheou). Ogni sottoprefettura era a sua volta divisa in circondari
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G. SARGERI, LA SPEDIZIONE INTERNAZ IONALE
(Tcheou) e in distretti indipendenti (Hsien). Le sotloprefetture indipendenti e i circondari, indipendenti e non, erano suddivisi in cantoni (Hsien). Due o tre prefetture erano sotto la sorveglianza di un intendente (Tao-tai), il quale, nei porti aperti agli stranieri, era anche incaricato del servizio delle dogane e delle relazioni con gli occidentali. L'amministrazione cli tutto l'impero era affidata al governo di mandarini letterati, affiancati da un capo mancese militare, indipendente da essi. Il sovrano controllava l'operato dei mandarini civili e dei militari mediante l'antica istituzione cinese del "censorato", che consisteva nell'invio, comunicato o segreto, di mandarini detti "censori" con il compito di ispezionare le province e riferire direttamente al trono. I proprietari terrieri e gli agricoltori ricchi, meno del dieci per cento della popolazione, possedevano dal settanta all ' ottanta per cento de11e terre. Con gli affitti, la partecipazione ai raccolti, le tasse e gli abusi sulle tasse, nonché con i prestiti ad usura, essi si appropriavano della quasi totalità del prodotto della terra. Le masse contadine della Cina, in condizioni di estrema arretratezza e di povertà, non avevano né mezzi né incentivi per migliorare la loro produttività. Agli inizi del Novecento il governo cinese era saldamente in pugno ad una corrotta quanto anacronistica cerchia di cortigiani al cui vertice sedeva un'imperatrice, Tzu-hsi, reggente sin dal 1861, prima del figlio e, alla morte di lui, del nipote, il giovanissimo Kuang-hsu. Di fatto questa donna di elevatissima cultura si conquistò un posto di rilievo nell'ambito della Corte e governò al posto del figlio e del nipote fino a quando quest'ultimo ebbe raggiunto l'età necessaria, nel 1898. Gli ultimi anni del XIX secolo furono per la Cina tra i più catastrofici della sua storia, divisa com'era in possedimenti e concessioni agli stranieri, piegata dai prestiti e dalle indennità di guerra, sull'orlo della rivolta civile a causa delle carestie e delle calamità naturali, sclerotizzata in una burocrazia corrotta all'inverosimile e insanguinata dagli assassinii che i boxers andavano compiendo nello Shantung. Impressionato da questi fatti, il giovane imperatore Kuang-hsu cercò di promuovere varie riforme in materia amministrativa, burocratica, fiscale, militare ed educativa. Il tentativo che mise in atto successivamente con l'intento di arginare la corruzione dilagante, abolendo parte delle sinecure negli
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uffici della capitale e nelle province, e le novità che apportò in un lasso di tempo brevissimo, furono eccessive e troppo radicali per la mentalità cinese; la serie di nuovi decreti promulgati finì per provocare una forte opposizione tra i mandarini e le frange più conservatrici e reazionarie della Corte. Con un colpo di stato, il 23 settembre 1898, l'astuta imperatrice Tzu-hsi riprese in mano le redini del governo, imprigionando ed esiliando forzatamente il giovane imperatore riformatore.
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La corte adottò una politica interna molto poco oculata e una politica estera ancor più cieca, abbandonando totalmente l'incauto esperimento di modernizzazione occidentale tentato da Kuang-hsu. Nonostante la presenza straniera fosse sempre più invadente nel paese, l' imperatrice continuò a considerarla ostinatamente un mero "incidente transitorio", che sarebbe scomparso così come era apparso. Di fatto ben undici stati stranieri: Belgio, Inghi lterra, Austria, Stati Uniti, Francia, Germania, Giappone, Olanda, Russ ia, Spagna e Italia avevano installato le proprie legazioni a Pechino e una flotta, composta da navi di varia nazionalità, stazionava quasi
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G. SARGERI, LA SPEDIZIONE JNTERNAZfONALE
in permanenza alla foce del Pei-ho, il fiume che collega la capitale al Pacifico. La tavola n. 1 mostra la suddivisione di Pechino e il quartiere tra la Città Imperiale e la Città Cinese, avente una superficie di circa mille metri quadrati, in cui erano dislocate le Legazioni straniere; la tavola n. 2 mostra la posizione di Pechino rispetto alla foce del Pei-ho e l'area che interesserà in seguito i movimenti delle truppe alleate. L'imperatrice Tzu-hsi annullò tutte le riforme introdotte dal nipote nella gestione politico sociale interna della Cina e, all'aggravarsi della ribellìone dei boxers, pubblicò, l' 11 gennaio 1900, un editto che invitava i governi provinciali ad appoggiare tale rivolta contro le potenze occidentali. L'editto era confezionato alla maniera "cinese", diceva e non diceva, e, per questo motivo, passò completamente inosservato tra gli stranieri residenti a Pechino. Furono poche le rappresentanze diplomatiche che trasmisero tale documento ai loro governi, tra cui quella italiana, ma lo fecero più per dovere di cronaca che per una reale comprensione dell ' intento della Corte di servirsi della rivolta per liberare il paese dal giogo straniero.
D' altroncle il clima che regnava all'interno del quartiere delle Legazioni era improntato a sentimenti che andavano dalla fredda tolleranza alla più assoluta indifferenza; ciascuno pensava ai propri affari , non esisteva collaborazione tra le varie rappresentanze diplomatiche e l'editto di Tzu-hsi non ebbe l'attenzione che meritava. Solo i rappresentanti di Italia, Stati Uniti e Francia inoltrarono al governo imperiale una nota di protesta, ma più per tacitare i missionari che per reale preoccupazione degli eventi. Il 17 maggio del 1900 la situazione peggiorò notevolmente, con le missioni cattoliche e protestanti vicino Pechino, come Chenting-fu e Paoting-fu, rase al suolo e cristiani indigeni, che i boxers definivano ' "urunoatze", cioè "diavoli secondari", massacrati. Ma, ciò nonostante, nessun rappresentante diplomatico comprese ancora la gravità degli eventi, costringendo monsignor Favier, vicario apostolico a Pechino, a sollecitare presso il governo francese i provvedimenti opportuni per garantire la sopravvivenza della comunità religiosa europea in Cina. Il messaggio del vescovo francese obbligò tutti i rappresentanti del corpo diplomatico a Pechino a riunirsi, il 20 maggio, per esaminare la situazione. L'assemblea del corpo diplomatico era
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costituita dai seguenti rappresentanti: • il marchese De Cologan, ministro di Spagna e decano del corpo diplomatico; • il signor Conger, ministro degli Stati Uniti; • il barone De Giers, rninistro della Russia; • il barone Nishi, ministro del Giappone; • il signor Joostens, ministro del Belgio; • il barone von Ketteler, ministro della Germania; • il signor Knobel, ministro dell'Olanda; • sir MacDonald, ministro dell'Inghilterra; • il signor Pichon, ministro della Franòa; • il signor von Rosthorn, ministro dell'Austria-Ungheria; • il marchese Salvago Raggi, ministro dell ' Italia. Anche in questa occasione si tese a minimizzare gli avvenimenti e a sospettarsi l'un l'altro di non mirare alla salvezza dei propri connazionali e degli interessi in Cina, bensì a rovesciare la dinastia, per spartirsi l'Impero. Come riporta il marchese Salvago Raggi , nel rapporto datato 16 agosto 1900 al ministro Visconti-Venosta, il corpo diplomatico si divise in: ( ... )due campi completamente opposti: da un lato coloro che attribuivano poca importanza al movimento antieuropeo che andava svolgendosi sotto i nostJi occhi; dall'altro coloro che credevano invece alla gravità ciel pericolo. 11 primo gruppo era composto dal ministro di Russia e da quello di Inghilterra, mentre il ministro di Francia e quello di Germania rappresentavano il seconclo 1•
Una prima conseguenza dell'editto di Tzu-hsi fu l'inquadramento e la direzione delle bande dei boxers da parte di ufficiali dell'esercito regolare cinese e l'inizio di scorrerie mirate ai centri di comunicazione ferroviaria del paese che erano tutti in mano agli stranieri. Il 28 maggio fu attaccata Fei-tang, importante nodo sulla linea ferroviaria Pechino-Hankow, che univa Pechino al mare, e quindi la stessa Cina al resto del mondo. I diplomatici delle grandi 1 Il documento è integralmente riportato nella biografia dal titolo Giuseppe Salvago Raggi, Roma, Ministero degli Affari Esteri, Servizio Storico e Docu-
mentazione, Ufficio Studi, 1977, p. 39.
184
G. SARGERI, LA SPEDIZIONE INTERNAZIONALE
potenze, resisi finalmente conto della gravità della situazione, chiesero aiuto alla flotta multinazionale ormeggiata alla foce del Pei-ho, costituita da diciassette navi al comando dell'ammiraglio Edward Seymour. Fu così che, agli inizi di giugno, un primo contingente arrivò a Pechino senza incontrare difficoltà lungo il cammino. Si trattava cli 337 uomini, tra ufficiali e soldati di tutte le nazioni presenti in Cina, ai quali si unirono, il 3 giugno, altri 52 marinai, tedeschi e austriaci, per u n totale di 389 uomini. Tale contingente fu preposto alla sicurezza cli circa 461 persone all'interno delle legazioni, tra le quali 42 italiani. Se qualcuno sperò di fermare con questi provvedimenti I' ondi violenza xenofoba fu ben presto disilluso, poiché il 2 giudata gno furono assaliti gli ingegneri delle ferrovie belghe e francesi alle porte di Pechino e il 4 giugno furono assassinati altri due missionari britannici, il signor Robinson e il signor Norman. Intanto la Corte Imperia]e cinese, resa spavalda dalle notizie del successo delle imprese dei boxers e dall'indifferenza dei governi europei, che interpretava come segnale di timore o impotenza, pubblicò il 6 giugno un nuovo editto nel quale, questa volta senza inutili g iri di parole, si affermava che i boxers "non avevano alcuna colpa dei disordini, i quali anzi erano da imputarsi al comportamento riprovevole dei cristiani". Era chiaro l'intento di coinvolgere tutta la popolazione in un movimento di massa contro gli stranieri. Il 9 giugno il corpo diplomatico residente a Pechino inviò un concitato telegramma richiedendo rinforzi a Seymour, il quale si era attestato a Tientsin con circa 3 mila uomini. L'ammiraglio armò prontamente circa 2 mila soldati di nazionalità diverse, così suddivisi: 915 britannici, 450 tedeschi, 312 russi , 158 francesi, 112 statunitensi, 54 giapponesi, 40 italian i al comando del tenente di vascello Sirianni, e 25 austro-ungarici , li distribuì in cinque treni e partì , il 10 giugno, da Tientsin verso Pechino. L'equipaggiamento e le scorte viveri del convoglio erano buone, gli armamenti, discreti, consistevano in sette cannoni da campagna e dieci mitragliatrici. In tempi normali la durata del percorso in treno da Tientsin a Pechino era di 24 ore. Perciò, se tutto fosse andato come previsto, nella tarda mattinata cieli' 1 'J giugno i soccorsi avrebbero potuto raggiungere le Legazioni. Seymour non commi-
LE REGIE TRUPPE IN ES TR EMO OR!l::NTE ( 1900- 1901 )
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La rivolta dei boxers (disegno di A. Beltrame)
se quindi errori nell 'organizzazione log istica della sped izione , ma sottovalutò la mancanza di comprensione tra soldati e ufficial i di diverse nazionalità, che non riuscirono a comunicare tra loro se non a gesti. Qu ando iniziarono i problemi, quali la linea ferroviaria e le cisterne dell'acqua danneggiate dai boxers a Lao-fa e a Lang-feng l' 11 e il 16 g iugno, l'avanzata de]la missione di soccorso fu notevolmente ritardata dalle operazioni di riparazione de lle strutture e nel corpo di spedizione subentrò il caos p iù com-
186
G. SARGERI. LA SPEDIZIONE INTERNAZIONALE
pleto. Il 17 giugno la spedizione dovette definitivamente fermarsi ad Am-ping, poiché i boxers avevano divelto completamente la linea ferroviaria e avevano circondato i so ldati. Fu qui che un avamposto italiano di cinque marinai fu massacrato. A metà giugno del 1900 la situazione era dunque quella visualizzata nella tavola n. 3: • il corpo di spedizione di Seymour era bloccato dalle bande dei boxers ad Am-ping; • la flotta multinazionale era ancorata sulla costa del Pacifico, al largo di Taku, una fortezza a 50 chilometri da Tientsin, saldamente in mano ai cinesi; • la guarnigione lasciata da Seymour a Tientsin, costituita da circa l.000 uomini oltre ad un contingente di 1.600 russi arrivati poco dopo la partenza della spedizione, era in pericolo e non poteva essere soccorsa; • le Legazioni erano intrappolate nella città di Pechino. Data la contemporaneità degli eventi succedutesi nei suddetti fronti nel mese cli giugno, tratteremo separatamente le vicende occorse al corpo di spedizione cli Seymour, alla flotta multinazionale a Taku, alla guarnigione a Tientsin e alle Legazioni a Pechi no.
La spedizione di Seymour Impossibilitato a raggiungere Pechino tramite la ferrovia, in pericolo nella stessa Am-ping, con viveri e munizioni quasi esauriti e non acquisi bili nei villaggi circostanti, già saccheggiati dai boxers, e privo cli collegamenti con il suo quartier generale a Tientsin, l'ammiraglio Seymour decise cli annullare l'operazione e di iniziare la ritirata scendendo lungo la riva sinistra del Pei-ho. La colonna partì da Yang-tsun il 18 giugno e si trovò ben presto in estrema difficoltà sia per la scarsa conoscenza della navigazione sul fiume con le giunche requisite ai cinesi, sia per la difficoltà cli marcia lungo la riva. Ovunque, e con spiacevole sorpresa, la spedizione trovò truppe regolari cinesi del generale Nieh combattere a fianco dei hoxers e fu in gran parte per l'imperizia e la scarsa preparazione dei combattenti cinesi se si evitò il massacro delle truppe di Sey-
LE REGIE TRUPPE IN ESTREMO ORIENTE ( 1900-1 90 1)
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mour. La ragione della presenza dell'esercito regolare cinese accanto ai ribelli era la conseguenza di un ordine preciso impartito a Nieh dallo Tsung-li-yamen, una sorta cli ministero degli esteri cinese, che aveva invano chiesto la ritirata del corpo di spedizione di Seymour. Ci furono 62 morti e 232 feriti tra le file alleate e furono persi tutti i cannoni. Ben maggiori le perdite da parte cinese, con almeno 400 morti, un numero imprecisato di feriti e l'intero arsenale di Shi-kou distrutto. La spedizione riuscì a raggiungere Tientsin e a ricongiungersi alla guarnigione solamente il 25 giugno. ìt
La flotta multinazionale
La flotta multinazionale era ancorata a circa 13 miglia nei pressi del golfo del Petchili a causa del pericolo dì incagliamento, essendo le coste della Cina contornate da banchi di sabbia e non adatte all'ancoraggio di navi a grosso pescaggio, mentre la foce del Pei-ho era costituita da ten-eno fangoso e acquitrinoso. Ciò renderà in seguito difficile sia lo sbarco che il movimento delle truppe. La flotta era costituita da2 : • due navi da guerra, quattro incrociatori e una cannoniera deJl 'Inghilterra, al comando dell 'ammiraglio Seymour sulla nave Centurion; • tre navi da guerra, quattro incrociatori e tre cannoniere della Russia, al comando dell'ammiraglio Hiltebrandt sull'incrociatore Rossija; • cinque incrociatori e una cannoniera della Germania, al comando dell'ammiraglio Bendemann sull'incrociatore Herta; • quattro incrociatori e una cannoniera della Francia, al comando del contrammiraglio Courréjolles sull'incrociatore D'En.trecasteaux; • cinque incrociatori e una cannoniera del Giappone al comando dell ' anuniraglio Nagamine sull'incrociatore Kasagi;
2
fasc.21.
La composizione della flotta è quella riportata in AUSSME, E-3, b.3,
1.88
G. St\RGERI, LA SPEDIZIONE INTERNAZIOK'ALE
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Tavola 3 - Situazione 1nilitare al giugno 1900
LE REGIE TRUPPE IN ESTREMO ORIENTE ( 1900· I 90 I )
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G. SARGl::RI, LA SPEDIZIONE lNTERNi\ZlONALE
• un incrociatore e una cannoniera degli Stati Uniti, al comando dell'ammiraglio Kempff sull' incrociatore Newark; • due incrociatori dell'Italia, al comando del capitano di vascello Casella, sull'incrociatore Elba; • un incrociatore, il Zenta, del) ' Austria-Ungheria, al comando proternpore di Kottowitz. r comandanti della flotta si erano accordati, in seguito alle riunioni del 5 e del 6 giugno, sulle linee generali di condotta da tenere per fronteggiare gli avvenimenti comunicati dai ministri residenti a Pechino. Tali accordi prevedevano che: 1. non ci sarebbe stata gue1Ta contro la Cina ma solo contro i boxers, anche nel caso che il governo cinese avesse deciso di non agire; 2. si sarebbe po1tato aiuto al governo cinese contro i ribelli, qualora questi ne avesse fatta richiesta; 3. ogni singola potenza presente nel golfo del Petchi li si sarebbe uniformata alle istruzioni ricevute dal proprio rappresentante d iplomatico, e, in mancanza forzata di comunicazione con quest'ultimo, si sarebbe dovuta rivolgere al proprio governo; 4. qualora l'urgenza e l'imminenza degli avvenimenti lo avessero richiesto, si sarebbe saltato il punto precedente e si sarebbe agito di comune accordo. Nelle stesse riunioni si decise lo sbarco dei 3 mila marinai e soldati da accampare a Tientsin e, successivamente, la partenza della sfortunata spedizione cii Seymour, provvedimenti di cui fu informato il governatore cinese del Chili. Tra i marinai , il 6 e l' 11 di giugno, sbarcarono due piccoli contingenti italiani, di circa 40 uomini in totale, dell' incrociatore Calabria. Per mantenere le comun icazioni con la terra erano state fatte entrare alla foce del Pei-ho, nel tratto cli fi ume tra Tong-ku e i forti di Taku, delle imbarcazioni più piccole. Si trattava di otto canno niere e due cacciatorpedini ere, indicate nella tabella ri portata in fi g. 1. La loro posizione nel fiume, la loro nazionalità e il loro armamento sono riportati nella tavola n. 4. Le cannoniere Monocacy, Atago, Lion e Iltis perlustravano il tratto di fiu me tra la stazione di Tong-ku e la rada di Taku; tra Taku e il forte di Nord-ovest si trova-
191
LR REGIE TRUPPE IN ESTR EMO ORIENTE ( 1900- l'JO I )
Fig. I NAZIONALITÀ
CANNONIERE
CACCIATORPEDINIERE
Britannica
Algerine
Wilting Fame
Russa
Bo/Jr Koreetz
-
Gi{jak
Francese
Lion
-
Tedesca
fltis
-
Giapponese
Atago
-
Statuni tense
!Vlo,wcacy
-
vano le cannoniere Giljak, Koreetz, Bobr e Algerine, mentre le cacciatorpediniere Wilting e Fame pattugliavano il fiume controll ando Je quattro torped iniere che .i cinesi avevano nello stesso bacino3 • Su entrambe le rive presso la foce del Pei-ho, sorgevano quattro fortificazio ni in te1rn e muratura, potentemente armate, due sulla riva settentrionale e due su quella meridionale, anche queste riportate nella tavola n_ 4 con la specifica dei loro armamenti . Dopo la partenza di Seymour i comandanti della flotta rimasero in attesa di comunicazioni fino al 15 giugno, giorno in cui si riunirono di nuovo sul Rossija sotto la presidenza dell'ammiraglio russo Hi ltebrandt. Le notizie che circolavano erano preoccupanti: i cinesi stavano accumulando truppe presso la guarnigione stanziata nei forti d i Taku, face ndo muovere c irca 2.000 uomini per impadroni rsi delLa consistenza della marina eia guerra cinese alla fine del XIX secolo risultava essere: - nella squadra del nord (Pei -yang): 5 incrociatori, 2 cannoniere torpediniere, 2 trasporti, 4 cacciatorpediniere; - nella squadra del sud (Nan-yang): 8 incrociatori , I cannoniera, 2 cannoniere torpediniere. La tlotta cinese era stata in parte approntata in Europa; tre incrociatori furono costruiti a Stettino nel 1897. Notizie tratte da Cenni sulla regione del Chili del Comando del Corpo cli Stato Maggiore, Reparto Operazioni Scacchiere Orientale, AUSSME, E-3, b.7, fasc.5. ·1
G. SARGERI, LA SPEDIZIONE INTERNAZIONALE
192
Tien-tsin 44km Cannoniere
ILil. Stazione
e che presero parte all'azione
Tong-ku nazione
annamento
Lion
francese
2 cannoni da 14 rum. 2 cannoni da 10mm. 4 cannoni a tiro rapido
Bohr
russa
13 cannoni da 37 rum.
Giljak
Kovetch
russa russa
I cannone da 12 nun. 3 cannoni da 7S mm. 14 cannoni da 37 mm.
!ltis
tedesca
Algerine
inglese
nave
Monocacy
o
4 cannoni.a tiro rapido 6 ca,moni da 37 mm. 2 cannoni da sborco 6 cannoni a tiro rapido 4 cannoni da 12 mm. 3 mitragliatrici
(l)
Lion (1) Cannoniere
che non parteciparono all'azione
nave
nazione
Monocacy
americana
Aiago
giapoonese
Destroyers â&#x20AC;˘
che catturarono le torpediniere cinesi
nave
nazione
Fame
inglese
Whiling
in<>lese
Armamento dei forti cinesi a Ta-ku forte
armamento
Forte Nord-Ovest
4 ca,moni da IS mm. a tiro rapido 2 cannoni di piccolo calibro
Forte Nord
3 ca,moni da 20 mm. vecclĂšo modello
1:orte Sud
3 cannoni da I S mm. a tiro rapido 4 cannoni da 20 mm. modello recente 22 cannoni di piccolo cabbro 10 cannoni da 2Smm. recente modello S caJU1oni da lS mm. a tiro rapido
(2)
L E REGIE TRUPPE IN ESTREMO ORIENTE (1900- 1901)
~ linea di marcia delle truppe sbarcate
~ Forte Nord Ovest
ogana Algerine Iltis (2) I
•
Fame
o o o o
Wilting
•
Forte Sud
o
Ta-ku
Tavola 4 - Presa dei Forti cli Taku
Torpediniere alleate
193
194
G. SARGERI, LA SPEDIZIONE INTERNAZIONALE
Scorcio delfwme Pei-ho
la stazione ferroviaria di Tong-ku e si preparavano a bloccare j] passaggio alla foce del Pei-ho con torpediniere. Inizialmente fu deciso che il comandante della cannon iera russa Bobr, l'ufficiale piĂš anziano sul Pei-ho, avrebbe sbarcato 3 mila uomini di fanteria della marina giapponese con il compito di difendere la stazione di Tong-ku. Qualora i cinesi fossero avanzati per impadronirsi della stazione, si sarebbe dato inizio all' offensiva e, contemporaneamente, si sarebbero attaccati i forti di Tak.u. Non fu deciso di attaccare subito perchĂŠ, come fece notare l'ammiraglio Hiltebrandt in assemblea, non c 'era un ' aperta dichiarazione di guerra con la Cina e una tale azione avrebbe probabilmente aggravato la situazione del corpo di sped izione di Seymour, circondato sia dai boxers che dalle truppe regolari. Anche la situazione a Pechino sarebbe potuta diventare critica. Ma poichĂŠ continuavano ad arrivare pessimi rapporti sugli scontri con le truppe dell'esercito regolare cinese, ed erano iniziate le manovre delle
LE REGll::TRUPPE IN F.STRE'.\·10 ORIRNTE (1900-190 1)
195
torpediniere per sbarrare l' eslu ario del Pe i-ho, fu deciso di richiedere la consegna dei forti in ogni caso per il 17 giugno, occupandoli con la forza in caso cli risposta negativa, e ne fu data comunicazione al viceré del Chili ma non al corpo dipl omatico a Pechino né ai govern i occidentali. Ad aprire il fuoco per prim i furono però i c inesi, dal forte nord-occidentale, contro la cannoni era Algerine e, in concomitanza con gli altri forti, tutte le imbarcazion i all eate risposero al fuoco . Dopo una battaglia di molte ore, nella quale la tedesca 1/tis e la russ a Giljak furono gravemente danneggiate, i fu cili c inesi furono ridotti al silenzio anche perché un colpo di canno ne ben mirato, di incerta proveni enza, aveva centrato il forte meridionale, facendo esplodere le pol veriere e provocando una fu ga generale. La fanteria accorsa in aiuto della marin a, proveniente da Tong-ku e comandata dal capitano tedesco Pohl e dal capitano di fregata britannico Craddock, riuscì, infine, a catturare i forti . Le perdite in questo assalto furono cinque morti e quattro feriti tra i giapponesi e diciotto morti e trentanove feriti tra i russi. Le q uattro imbarcazioni cinesi4 su l Pei-ho furono catturate dal Wilting e dal Fame. Le perdite subite dalle cannoniere sono riportate nella tabella5 in fig . 2 . Fig. 2 FERITI
CANNONIERA
MORTI
Ufficiali
Truppa
Uniciali
Truppa
Koreetz. (russa)
2
12
-
8
GiUak (russa)
I
30
-
8
Lion (francese)
-
I
I
-
lltis (tedesca)
-
15
-
6
Algeri11e (britannica)
I
-
-
3
TOTALE
4
58
I
25
• Si trattava di quattro "destroycrs" di costruzione tedesca, che vennero poi assegnati a Russia, Inghilterra, Francia e Germania. ~ Tabe lla tratta da AUSSME, E-3, b.3, fase.21.
G. SARGERl. LA SPEDIZIONE INTERNAZIONALE
196
I marinai italiani, al comando del tenente di vascello Mario Valli, rimasero a presidiare i forti nord-ovest e nord-est di Taku e dislocarono vari distaccamenti lungo il corso del fiume. Ignara di come si fosse concluso lo scontro a Taku, ma conscia di aver ordinato l'attacco, e appreso che le truppe straniere erano state respinte a Tientsin, la Corte imperiale decise di dichiarare guerra alle potenze straniere. Il 16 giugno fu tenuto un Gran Consiglio al Palazzo Imperiale, che un anonimo cinese(, descrive così: Dei grandi dignitari convocati, vennero prima chiamati ad udienza i p1incipi ed i dignitari cli nascita mancese, mentre i cinesi rimasero a fare anticamera. Ammessi poi assieme agli altri alla presenza sovrana, l' imperatrice prese la parola e disse non potersi più tollerare oramai gli oltraggi delle potenze e doversi gettare gli stranieri a mare, in ciò essendo concordi tutti i principi e dignitari mancesi . Alcuni membri cinesi ciel consiglio pregarono l'imperatrice di soprassedere al funesto divisamento, di garantire almeno l' impunità delle legazioni, impedendo che la guerra si iniziasse dentro le stesse mura della capitale. L' imperatore, fKuang-hsuJ, che fece un timido tentativo cli intervento in favore delle idee più moderate, fu bruscamente troncato dall'imperatrice.
La guerra fu quindi di massima decisa. Prima che tale dichiarazione fosse ufficialmente notificata ai governi occidentali7 l'arrivo di ulteriori sfavorevoli rapporti sulla critica situazione della spedizione di Seymour, delle concessioni a Tientsin e delle legazioni a Pechino, spinse ancora una volta gli ammiragli, riuniti in consesso presso la flotta alleata, a decidere le azioni da intraprendere per ri stabilire i contatti con le postazioni in pericolo. Così una prima colonna, costituita da 400 russi e 150 statunitensi, partì alla volta di Tientsin, ma il 20 giugno fu intercettata e bloccata da un contingente cinese a 12 miglia a sud della città. Il 21 giugno una seconda colonna, più numerosa, fu inviata in soccorso della prima. Era comandata dal generale russo Stoessel ed era costiLa citazione è tratta eia A re.fi1gee's experiences at Peking all{f route south, Shanghai J 900. 7 La dichiarazione di guerra fu riportata dapprima sul "Daily Mail", il 4 luglio 1900, poi su tutti g li altri organi cli stampa occidentali. E' riportala nei documenti della Parte II al n. J. 6
e
LE REGIE TRUPPE IN ESTREMO ORIENTE ( 1900- 1901)
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tuita da 1.500 russi, 590 inglesi, 240 tedeschi e 23 italiani. Una volta ricongiunti alla prima colonna, superato il blocco dei cinesi, la marcia proseguì fino a Tientsin, dove arrivarono il 23 giugno.
La liberazione delle concessioni di Tientsin La città di Tientsin, il cui nome significa "Porta Celeste", esisteva già ai tempi di Marco Polo, il quale la visitò nel 1280, rimanendo impressionato dalla sua grandezza e dalla produttività agricola della zona, il cui suolo, solcato da numerosi canali e intercalato da laghi, aveva un'elevata fertilità. Situata in posizione favorevole tra la capitale, Pechino, e lo sbocco sull'oceano del Pei-ho, divenne l'empo1io marittimo e commerciale dell'impero. Nel 1860 la Francia e l'Inghilterra ottennero una concessione nella città, seguite, nel 1891, dalla Germania e, nel 1898, dal Giappone. Nel periodo dell'assedio, l'Italia, l'Austria, il Belgio e la Russia non avevano ancora concessioni in Tientsin. Le ottennero successivamente, nel 1901, in seguito alla vittoria contro i boxers e al trattato di pace con la Cina. La piccola guarnigione lasciata dall 'ammiraglio Seymour era stata posta a tutela delle ricche concessioni europee, ma era circondata dalle truppe imperiali , appoggiate dalle artiglierie del Forte Nero e dagli arsenali est e ovest, pieni di munizioni. La tavola n. 5 mostra l'area interessata al combattimento delle truppe alleate e la dislocazione di quelle cinesi. Il bombardamento di Tientsin iniziò il 17 giugno: i primi colpi caddero tra le concessioni e la scuola militare e continuarono, causando ingenti danni, fino all'arrivo delle truppe di soccorso il 23 giugno. La spedizione alleata, composta per la maggior parte di russi, si impadronì sia della scuola militare che della stazione ferroviaria, mantenendo e rafforzando la posizione nonostante i ripetuti assalti dei boxer.\' e delle truppe cinesi. L' area controllata dalle forze imperiali era posta tra il canale di Lu-tai, il Pei-ho, il Mud-Wall, un ramparo d'argilla che circondava la città, e la parte meridionale di Tientsin, corrispondente alla porta sud e comprendente l'arsenale ovest. In definitiva i cinesi si trovavano lu ngo i fianchi e su l retro delle concessioni europee creando non pochi problemi ai difensori alleati.
198
G. SARG ERI. LA S PEDIZ IONE INTERNAZ IONALE
INDKAZIONf •I, A,t,~l.:c,C•
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( 1900- 190 l) ESTREM.O . LE REGI E T1<RUu1f:_:'.P_E_:.:_ ::: IN _ __ _ ORIENTE
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200
G. S/\RGERI. LA SPEDIZIONE INTERNAZIONALE
Fanteria cinese
Il complesso delle forze cinesi dislocate attorno a Tientsin, al comando del generale Nieh e del generale Mah, ammontava a circa 5 mila uomini, mentre bande di boxers avevano già da vmi giorni invaso ]a città, perpetrando incendi e saccheggi e tentando, in più riprese, di irrompere nelle concessioni e nella stazione ferroviaria. Le forze alleate, i due corpi di spedizione inviati dall'ammiraglio Hiltebrandt ricongiunti alle forze di Seymour in ritirata, avevano posto il loro quartier generale e il bivacco per i soldati nella parte est della città. I due eserciti nemici non risolsero immediatamente la situazione, poiché entrambi in attesa di rinforzi, fino all' 8 luglio, quando le truppe in campo furono approssimativamente 11.000 uomini per gli alleati e 16.000 uomini e 50 cannoni per i cinè si. Durante le due settimane precedenti allo scontro il coordinamento tra i vari gruppi di rinforzo alleati e l'uniformità decisionale tra i comandanti le varie unità divennero molto difficili. Il generale Stoessel propendeva per azioni tempestive tendenti a combattere i cinesi fuori dalle loro fortificazioni, mentre il generale giapponese Fukushima e quello britannico Dorward concordavano con l'avviso dell 'ammiraglio Seymour di aspettare ancora qualche giorno, in modo da riorganizzare tatticamente tutte le truppe giunte sul posto.
LE REGIE TRUPPE IN ESTREMO ORIENTE ( 1900- 190 I )
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Caccia agli sciacalli (disegno cli A. Be/trarne)
Il 9 luglio fu deciso di dare inizio al combattimento per liberare il teITeno a sud del Wall e distruggere le artiglied e dell'arsenale dell' ovest. Tre colonne di circa 2.545 soldati giapponesi, inglesi, rnssi e statunitensi 8 uscirono dal campo marciando verso il Mud-
Le tre colonne erano cosÏ costituite: quella di destra da marinai giappones i e dal 9° fanteria dcÏ marines americani, la centrnle dai britannici (Fucilieri del Galles e Naval Brigade) e quella di sinistra ancora da giapponesi e da 400 russi di riserva. 3
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G. SARGERI. LA SPED17JONE INTERNAZIONALE
Accampamento cinese
Wall e, una volta superatolo, si ricongiunsero e riuscirono ad incendiare l' arsena]e dell'ovest e a distruggere le batterie cinesi, prima di ritirarsi da dove erano partiti. Le vicende dei giorni seguenti fecero finalme nte concordare tutti i comandanti su un attacco generale alle posizioni nemiche, da sferrare il 13 luglio, contemporaneamente su due fron ti. Sul fronte ad est, alla sinistra del fiume Pei-ho, furono impegnati circa 3.500 russi e 400 tedeschi, supportati dalle artiglierie delle altre nazioni e da tre batterie campali, i quali riuscirono ad aver ragione dello schieramento cinese, dietro il canale del Lu-tai, ed a occupare gli accampamenti denominati di Chunca-~on, situati a nord-est di Tientsin. Sull'altro fronte, sulla riva destra del Pei-ho, l'azione presentò notevoli complicazioni. Una forza di 2.000 giapponesi, 850 francesi, 800 britannici, 800 statunitensi e 50 austriaci avrebbe dovuto attaccare Tientsin, coperta dal fuoco delle artiglierie pesanti della marina britannica. Gli uomini, divisi in due linee, la prima composta da giapponesi e francesi e la seconda da inglesi e statunitensi, occuparono le rovine dell'arsenale dell'ovest, distrutto qualche giorno prima, e ivi schierarono le batterie campalÏ.
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Il piano di attacco della città prevedeva l'avanzamento dei giapponesi, coperti a destra dai francesi e a sinistra dagli statunitensi e da una parte degli inglesi, gli altri rimanendo di riserva. Gli statunitensi ebbero qualche incertezza nell'orientarsi sul terreno e, tagliando la direzione di marcia dei giapponesi, si spostarono da sinistra a destra, finendo in mezzo agli stagni e alle paludi. Sottoposti al tiro del fuoco nemico proveniente dalle mura di Tientsin, subirono ingenti perdite, compresa quella del loro colonnello. Per rafforzare la sinistra giapponese, lasciata scoperta dagli statunitensi, fu necessario far muovere la riserva britannica, composta da una compagnia del 1° reggimento cinese, il Wei-hai-wei Regiment9, e da pochi marinai austriaci e francesi, al comando del generale Dorward. Tutto ciò mentre truppe imperiali erano state avvistate sulla sinistra, provenienti dalla città, all'esterno del Wall. Fortunatamente per gli alleati non attaccarono la colonna di riserva 10 e le batterie campali con le artiglierie pesanti poterono continuare a colpire le mura di Tientsin. Intanto la veloce marcia della colonna giapponese s'era bloccata davanti alle porte della città, non potendo oltrepassare il fosso antistante le mura, a causa del ponte distrutto. 9 Reggimento cinese di fanteria, il cui nome deriva dal possedimento britannico in Cina, appunto il Wei-hai-wei, con quadri costituiti da ufficiali inglesi. Dipendeva dal Comando forze britanniche della Cina settentrionale ed era stan;dato a Tientsin. 10 TI comportamento cli alcuni reparti dell ' esercito cinese, apparentemente impiegabile, è da attribuirsi alla "neutralità" cli alcuni generali cinesi dissenzienti, tra i quali Yuan-shi-kai, come spiegheremo piè, avami; fu proprio questo il generale, dipendente gerarchicamente dal generale Yung-lu, che, in coerenza alle sue convinzioni, mantenne la sua divisione "estranea" al combattimento sotto le mura di Tientsin. Le truppe cli Yuan-shi-kai rimasero spettatrici a " pied'arm" nonostante si temesse fortemente il loro intervento. Questo comandante, di discendenza cinese, a capo di una forza militare costituita in gran parte da cinesi, fu anche un abile politico. In seguito alla sconfitta dei ribelli divenne governatore dello Shantung e poi governatore del Chili grazie ai suoi precedenti militari e ai consigli politici offerti all'Imperatrice nel condannare il movimento anticristiano. Principale organizzatore cicli' Armata del Nord, che nel 1905 consisteva in sei divisioni, fu nominato membro del Gran Consiglio dall'Imperatrice, la quale tentò così cli arginare la sua pericolo.sa potenza militare e il suo crescente ascendente politico, favorito anche dalle potenze occidentali. Fu infine destituito dai successori di Tzu-Hsi e si ritirò a vita privata nella provincia nativa cleJl'Honan.
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Non potendolo ricostruire al momento, fu deciso cli mantenere la posizione per tutta la notte e, sul far del giorno, dopo aver gettato un ponte provvisorio, cli forzare la porta sud della città. Quando i giapponesi, congiunti ai francesi, la mattina del 14 luglio irruppero nelle strade di Tientsin, non vi fu quasi battaglia, poiché le truppe cinesi avevano quasi interamente abbandonato la città e i dintorni, demoralizzati dalla sconfitta subita sull 'altra riva del fiume e eia] violento ed efficace fuoco delle artiglierie alleate. Nell'assalto a Tientsin parteciparono anche i marinai italiani; perse la vita il sottotenente di vascello Ermanno Carlotto, mentre le perdite dei contingenti delle altre nazioni ammontarono a circa 80 uomini. Anche l'ammi rag]io Seymour fu leggermente ferito. Negli arsenali di . Tientsin conquistati dagli europei furono rinvenuti ingenti quantitativi di armi e munizion i. Le truppe multinazionali oltre che alla ricerca e al sequestro delle giunche sul canale imperiale, considerate e rivelatisi poi effettivamente assai utili per la marcia su Pechino, si abbandonarono, purtroppo, anche al saccheggio della città espugnata. I vari contingenti occuparono le concessioni delle rispettive nazioni e fu costituito un governo provvisorio militare della città, formato da tre ufficiali superiori: uno britannico, uno russo e uno g iapponese. II l 8 luglio l 900 le forze internazio nali riunite a Tientsin consistevano in circa 30.000 uomini, di cui circa 10.000 russi , 9.000 giapponesi, 6.000 inglesi, 2.600 francesi, 2.500 americani, 400 tedeschi, 150 italiani e 150 austriaci.
Le Legazioni a Pechino Fondata oltre duemila anni fa, Pechino divenne, nel 1122, la s plendida capitale del Celeste Impero col nome di Khanbalig, in mongolo "Città ciel Signore". Fu appunto sotto il regno cli Kublai Khan che Marco Polo la visitò riportandone le magnificenze e, pur attraverso successive distruzioni e ricostruzioni, la pianta della città è rimasta fino ai giorni nostri sostanzialmente la stessa, così come la concepì Kublai Khan. Pechino era ed è divisa essenzialmente in due parti: la Città Tartara a nord e la Città Cinese a sud ; le modifiche ap-
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portate dagli occidentali dopo il 1901 non ne hanno alterato in maniera significativa la struttura originaria (vedi tavola n. 1). La Città Tartara è di forma quadrangolare, con vie perpendicolari e orientate esattamente secondo i punti cardinali; la circonda un imponente sistema difensivo, lungo circa 35 chilometri, dotato di undici porte di accesso, cinque delle quali lo collegano a sud con la cinta muraria della Città Cinese, nella quale si aprono altre cinque porte. All'interno della Città Tartara si trova il quadrato, pure circondato da mura, della Città Imperiale, cui si accedeva mediante quattro porte, ove erano il Palazzo dell'Imperatrice madre e le sedi degli uffici imperiali e dei funzionari della corte. Infine, all'interno della Città Imperiale, l'ultimo recinto, chiuso da opere di difesa, in cui sorge il Palazzo Imperiale. Questo recinto interno, abbellito da variopinti giardini e da sette laghetti artificiali, costituiva la cosiddetta "città proibita" o anche la "città purpurea", dal colore violaceo delle sue mura. All'interno della Città Cinese era stato costruito il Tempio del Cielo, rimasto celeberrimo luogo di culto anche ai nostri giorni. Fuori Pechino, in direzione sud , si trovavano la stazione ferroviaria e la grande area del Parco di caccia Imperiale e a nord, distante circa 12 chilometri, il Palazzo Imperiale d'Estate, ricostruito ed abbellito dall'imperatrice Tzu-hsi, dopo i saccheggi e gli atti di vandalismo compiuti dai francesi e dagli inglesi durante la guerra del 1860. Le Legazioni si trovavano tutte in un quartiere della Città Tartara, appoggiato al muro divisorio della Città Cinese e compreso tra le porte Tsien-men e Ha-ta-men, la n. 1 e la n. 2 della planimetria di Pechino riportata in particolare nella tavola n. I. Ali' interno del quartiere delle Legazioni si trovavano anche la sede della Direzione delle Dogane Imperiali, l'Uffic io postale, le banche, qualche casa europea e alcune vaste abitazioni di ricchi cinesi. Nella Città 1mperiale sorgeva la più importante tra le cattedrali di Pechino, la Pei-t'ang, o cattedrale del Nord, nella Città Tartara s i trovavano le altre tre, la Si-t'ang, o cattedrale dell'Ovest, la Toung-t'ang, o cattedrale dell'Est e la Nan-t'ang, o cattedrale del Sud. Le Legazioni, sentendosi in pericolo per i disordini provocati
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dai boxers nei dintorni di Pechino, dopo innumerevoli richieste allo Tsung-li-yamen, ottennero finalmente ]'autorizzazione per avere la protezione di una piccola guarnigione, una per ogni potenza presente in città. La prima guarnigione giunse a Pechino alla fine cli maggio, come già detto in precedenza, senza incontrare difficoltà lungo il percorso. I 42 marinai che formavano la guardia italiana, arrivati nella capitale il 1° giugno 1900, erano al comando del tenente di vasceJlo Federico Paolini. L'arrivo delle guarnigioni bastò a calmare i torbidi in città, ma all'esterno le vicende precipitavano. Il 27 maggio, dopo essere stato ricevuto dall'imperatrice, il famigerato e xenofobo generale mancese Tong-fu-hsiang si accampò con le truppe islamiche del Kuan-su, circa 7 mila uomini, all'interno del Parco cli caccia imperiale. Il generale era una vecchia conoscenza del corpo diplomatico, in quanto i soldati al suo comando furono protagonisti dj disordini a Pechino già nel 1898, culminati con l'aggressione di due donne inglesi e una italiana, di un cittadino americano e del vescovo francese. Le misure energiche prese dai ministri di allora bloccarono gli incidenti e le truppe furono allontanate dalla città per volontà imperiale. Lo stesso 9 giugno in cui sir Claude MacDonald inviò un telegramma alla flotta multinazionale dando l'avvio alla spedizione di Seymour, le truppe imperiali, assieme ai boxers, dilagarono nella città, provocando un esodo di cristiani dalle missioni verso il quartiere deJle Legazioni. L' 11 giugno veniva assassinato dai soldati mancesi il signor Sugiyama, cancelliere della Legazione giapponese, presso la porta della città, mentre si recava alla stazione ferroviaria per avere notizie degli attesi rinforzi. Fu trucidato con il pretesto che nessuno poteva varcare le porte, nonostante sia lui che il mezzo d.i trasporto portassero i contrassegni ufficiali diplomatici. Alle pr~ssanti richieste di punire i colpevoli, il governo cinese rispose con un atteggiamento tale da non lasciare più dubbi su quel che sarebbe accaduto di lì a poco. Il ministro italiano, Salvago Raggi , e quello francese, Pichon, avevano nel frattempo inviato, i primi di giugno, dietro rinnovata richiesta del vescovo Favier, un contingente italiano di 11 marinai, agli ordini del sottotenente di vascello Angelo Olivieri, e un contingente francese dì 30 marinai e due ufficiali presso la missi.one
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cattolica di Pei-t' ang, dove si erano rifugiati circa 2.000 cristiani cinesi. Nella notte tra il 13 e il 14 giugno i boxers scatenarono un attacco alle Legazioni, contenuto e respinto dal contingente militare. Contemporaneamente la furia omicida dei boxers si rivolse contro i cinesi convertiti presenti in città, i quali furono oggetto di uno spietato massacro 11 • Tutti gli edifici delle missioni furono incendiati, tranne quello del Pei-t'ang, che era protetto da mura e non subì la stessa sorte delle altre cattedralì. Vi rimasero prigionieri e sotto assedio i militari assieme ai vescovi Favier e Jarlin e ai rifugiati. Le perdite di questa guarnigione italiana prima dell'arrivo delle truppe di liberazione, ammontarono a sei morti tra i marinai, mentre il comandante Olivieri fu ferito alle gambe. n 15 giugno pattuglie cli soldati e di marinai furono inviate fuori dalle Legazioni per portare soccorso a chiunque ne avesse necessità, se ancora in vita. Le scene che si presentarono ai loro occhi furono orrende; i morti e quanti erano sopravvissuti erano tutti sconciamente mutilati. Ormai lo stesso governo cinese non era più in grado di controllare le brutalità dei boxers e dei soldati del generale Tong-fu-hsiang; si sospettava, anzi, che ne fosse compiaciuto. Il 19 giugno giunse a Pechino la notizia del bombardamento dei forti di Taku e, contemporaneamente, lo Tsung-Ji-yamen inviò al corpo diplomatico e agli stranieri residenti l'ordine di lasciare la città entro 24 ore, poiché la Cina considerava la richiesta della consegna dei forti, avvenuta il 17 giugno, un atto ostile equivalente ad una dichiarazione di guerra12 • Il governo cinese mandò a dire, altresì, che avrebbe provveduto a fornire il personale delle Legazioni di "un'adeguata scorta" per raggiungere Tientsin. Ai diplomatici, riunitisi dopo ]'ultima11 Nel luglio 1900 il "Journal de Paris" pubblicava un articolo intitolalo La crudel1à dei cinesi, in parte tradotto e riportato sul "Corriere della Sera" del 6 lug lio: " ... c' è alle Missioni straniere una sala detta dei Martiri ove sono raccolte tutte le prove sanguinose - abiti forali da coltello, mascelle strappate, strumenti di tortura - che attestano pratiche tali da far raccapricciare la stessa Inquisizione". Nel lungo articolo si menzionano anche alcuni dei 127 supplizi inflitti. 12 1 giornali cinesi pubblicarono, contemporaneamente, un edillo del principe Tuan, nel quale era ordinato al viceré di Shangbai di attaccare le navi estere ancorate nel porlo, e nominava Kwangyi generalissimo dei hoxers.
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tum cinese, non sfuggì la reale natura della scorta promessa dai cinesi, e decisero di prendere tempo in attesa dell'arrivo dei rinforzi di Seymour. Inviarono, quindi, un messaggio a Corte in cui si protestava la non conoscenza delle ragioni della richiesta dei forti di Taku e si chiedeva di rimandare la scadenza dell'ultimatum, in quanto "tecnicamente era impossibile predisporre tutto per la partenza in un termine così breve" 13 • Contemporaneamente si richiedeva un'udienza per l'indomani. Il 20 giugno il ministro tedesco von Ketteler decise di recarsi di persona allo Tsung-li-yamen per sollecitare una risposta. Fu ucciso da un ufficiale mancese con un colpo di fucile, lungo la strada che portava alla porta Ha-ta-men. Di lì a qualche ora cominciarono le prime scariche di fucileria contro le Legazioni e la Corte ordinò al generale Yung-lu, capo dei quattro corpi dell'esercito regolare cinese nell'area metropolitana, di condurre anche le sue truppe entro le mura di Pechino per attaccare le Legazioni. Il prefetto di Pechino non solo appoggiò le scorrerie dei boxers, ma fece affiggere per tutta la città un manifesto nel quale si promettevano premi in denaro per ogni europeo catturato: 50 taels 14 per un uomo, 40 per una donna e 30 per un bambino. I "55 giorni di Pechino" erano iniziati. 1.1 Anche successivamente le trattative tra i cinesi e gli europei furono improntate a "prendere tempo", come testimonia il ministro Salvago Raggi in una lettera datata 24 settembre 1900 al ministro Visconti-Venosta: " .... L'E.V. vedrà dalle annesse traduzioni delle lettere scambiate in quella circostanza tra i cinesi ed il ministro d'Inghilterra a nome nostro, come evitassimo di togliere ai cinesi la speranza di vederci partire, e ciò per prolungare i negoziati, senza del resto impegnarci ad andarcene, il che non avremmo mai fatto senza scorta europea, giacché equivaleva a far massacrare con noi le donne e i bambini, e, quello ·che sarebbe stato peggio, esporli a quei tormenti che i giornali, con crudele manfo descrittiva, raccontarono come già avvenuti. Restando, invece, avevamo ancora la speranza che qualcuna, tra le varie potenze, avrebbe mandato delle truppe a salvarci .....", .ìn / documenti diplomatici italiani, III Serie: 1896-1907, voi . IV (26 luglio 190015 febbraio 1901), doc.n.272, p. 163. 1• Il tael era l'unità monetaria cinese, con-ispondente a 37 grammi d'argento e, all'epoca, aveva un valore di circa 3,75 lire italiane. La taglia stabilita per un europeo ammontava, quindi, a I 87,50 lire italiane, cifra di tutto rispetto se si considera che le paghe di un soldato e di un ufficiale cinese differivano di poco, e quella del primo era di 3 taels al mese, circa 11,25 lire.
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Ingresso alla Legazione d 'Italia a Pechino, ricostruita dopo l'incendio
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I primi di luglio, continuando ad ignorare la sorte degli occidentali a Pechino, il Kaiser Guglielmo II offrì mille taels, circa 3.750 lire italiane, per ogni europeo che fosse stato tratto in salvo dall'assedio. Il governatore dello Shantung, Yuan-shi-kai, rispose: Presa cognizione del telegramma di Vostra Maestà, così risponde il governatore dello Shantung: sempre fui in grande apprensione per gli europei racchiusi a Pechino. Ho spesso tentato di mandare loro dei mezzi e portare loro aiuto ma, finora, invano. Adesso tutte le vie di Pechino sono zeppe di ribelli. Ogni tentativo avrebbe poca probabilità di riuscita. Tuttavia sarà mio dovere fare cli tutto per soccorrere gli europei. Firmato Yuan-shi-kai governatore dello Shantung 15.
I comandanti delle varie guarnigioni a Pechino decisero allora di erigere bmTicate per proteggere le Legazioni, la cui unica difesa era costituita da un tratto delle mura sul lato meridionale del quartiere. Furono abbandonate le sedi delle legazioni con maggiori problemi difensivi , come quelle olandese, francese, tedesca, russa, belga, austriaca e italiana; le ultime tre furono poi incendiate dai cinesi e andarono completamente distrutte. Le donne e i bambini furono tutti trasferiti nella legazione britannica, probabilmente perché era la più vasta e la meglio riparata e nei cortili vi erano cinque pozzi che garantivano l'approvvigionamento dell'acqua. Nella tavola n. 6 è riportato il piano di difesa delle Legazioni. Le scorte viveri consistevano complessivamente in circa mille tonnellate di frumento, riso e granturco; si disponeva inoltre di 150 ponies e alcune decine di muli. I militari presenti erano 461, di cui 20 ufficiali e I 25 volontari, al comando dell'ufficiale più anziano, l' austriaco von Thomann, proveniente dalla nave Zenta. Ben presto von Thomann si dimostrò incapace di gestire il comando dèlla difesa delle Legazioni 16, così questo passò, per decisione quasi unanime, nelle mani di sir Claude MacDonald il quale, in questa veste, si rivelò ben più accorto e capace di quanto aveva potuto essere fino ad "Corriere della Sera" del IO luglio 1900. Tuttavia, in seguito, l'ufficiale si comportò sempre in maniera ineccepibile durante l'assedio e morì, combattendo sulle barricate, in uno degli ultimi scontri prima dell'arrivo dei liberatori. 15
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allora negli affari politici. L'armamento di cui disponevano le Legazioni era estremamente vario e non permetteva la costituzione di una riserva comune di munizioni. L'artiglieria era composta eia quattro cannoni leggeri, il migliore dei quali era quello italiano da 37 mm, con 100 proiettili; una mitragliatrice Colt con 25 mila colpi; una Maxim e una vecchia Norclenfelt a cinque canne. A queste anni fu aggiunto poi un rudimentale cannone, assemblato con mezzi di fortuna e soprannominato "Betsy", che finì per esplodere nelle mani dei suoi serventi. I cinesi, durante tutto il periodo dell'assedio, caricarono all'assalto in migliaia e spararono con obici .Krupp, tecnologicamente più moderni rispetto l'artiglieria degli assediati. Ma la disorganizzazione degli attaccanti, che sciamavano al grido esaltato di "Sha, sha" , "Uccidi, uccidi", senza un piano di azione coordinato, e l'incapacità di indirizzare i colpi di artiglieria, permise alle guarnigioni delle legazioni non solo di resistere per lungo tempo, ma anche di effettuare rapide e micidiali puntate di alleggerimento sul campo nemico. In una cli queste sortite, per tentare di impadronirsi cli un cannone puntato contro il distaccamento italiano, il tenente di vascello Paolini fu gravemente ferito, due marinai morirono e cinque rimasero feriti. L'organizzazione della difesa dovette essere assunta anche dai civili , tra i quali l'addetto alla Legazione d'Italia, Livio Caetani, dei duchi Caetani di Sermoneta. Il comportamento di tutti i difensori e delle donne fu esemplare: resistettero alle sparatorie, alla scarsità di viveri, alle disastrose condizioni igieniche e alla siccità che, dalla metà di luglio, si abbatté su Pechino, prosciugando buona parte dei pozzi disponibili nella legazione britannica. Dato che le comunicazioni con l'esterno erano completamente interrotte, a sostenere gli animi fu soprattutto la speranza dell 'arrivo "imminente" dei soccorsi. Dovettero attenderli fino alla metà cli agosto.
L'intervento del contingente rn.ultinazionale Non appena si diffuse la notizia dell'assedio de]le Legazioni a Pechino, in tutto il mondo iniziò una campagna contro il cosiddetto "pericolo giallo" denunciato dal Kaiser Guglielmo Il: "Noi siamo
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Barrica te inglesi Barricata n° 1, au>triaca (evaCL1ata nel pomeri99io de l 20 giugno) Legaiione del Belgio (incendiata il 21 giugno) Austria· Ungheria (evacuata il 20 giugno e incendiata nella notte tra il 21 e il 22) Pagoda Accademia imperia \e (incendiata il 23 giugno) Gran Brelogn~ Barricate costruite il 13 luglio Palazzo del principe Sou lsp ettorato delle dogane (evacuato il 20 giugno e incendiato il 22) Barricata n• 2 costrui ta e dernolita il 20 giugno Palazzo delle poste Via della Dogana Barricata n• 3, costr~1ita il '2.0 giugno Mercato mongolo Russia Spagna (incendiata il 16 lugl io) G iappone Hotel di Pechino
C~ttà Impe ri.al,
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Franc ia Ita lia (evac1..1ata e incendiata il 22 g iu gno) Bar r icate de lla lega'2.ione italiana Barricate innalzate il 22 giugno e nella notte tra il 25 e il 26 9iL19no Germania Stati Uniti Olanda Barricate suita mL1raglia
Muraglia tartara Mura de ll a Città Imperiale o Muro g i allo Ponte di Giada (Ponte ciel nord) Bat'\C.a di Hong l<ong Via de l le Legazioni .Banca russa (incendiata il 24 giugno) forca Ha-ta·meri
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Esemplari di armi da punta e da taglio dei boxers
sull'orlo della più grave crisi economica che abbia minacciato finora la pace e la sicurezza ne] mondo. Se è vero come si ha ragione di temere che la Cina da un pezzo armava i suoi innumerevoli milioni di persone per un gigantesco conflitto con i "diavoli stranieri", un conflitto preannunziato da tante sanguinose atrocità, allora il famoso "pericolo giallo" è veramente alle nostre porte" 17 • I governi di tutte le nazioni implicate nella vicenda, attraverso i normali canalj diplomatici, elaborarono piani di soccorso, potendo contare però solo suj rapporti che giungevano dalla flotta ancorata presso la rada di Taku, essendo la linea telegrafica con Pechino inte1rntta dal 16 giugno. In Italia le notizie giunsero con più ritardo rispetto gli altri paesi e la stampa italiana dovette limitarsi a riportare avvenimenti appresi da fonti
Traduzione di un articolo uscito sul " Dai ly Express" il 3 luglio 1900 eriportato sul "Corriere della Sera" del 4-5 luglio 1900. 17
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estere, e non direttamente verificabili sul posto. Tutto ciò per vari motivi: ]e altre potenze disponevano in Cina di un numero maggiore di consoli, in grado di mantenere comunque qualche contatto con i paesi di origine e di una quantità considerevole di grandi imprese commerciali, le quali avevano giornali propri e servizi privati che, senza badare a spese, funzionavano principalmente da organi di informazione. L'intera Europa, almeno per tutto luglio, fu quasi totalmente all' oscuro delle vicende cinesi, quando non circolarono addirittura false notizie sia sul "suicidio" dell ' imperatrice Tzu-hsi e del!' imperatore Kuang-hsu, sia sul massacro di tutti i rappresentanti diplomatici a Pechino. I giornali italiani titolavano in prima pagina la conferma dell' assassinio del ministro Salvago Raggi e della sua famiglia, esprimendo, sui necrologi, il cordoglio e l'indignazione nazionale. I contingenti europei degli stati più solleciti a decidere a favore dell'intervento, partirono verso la Cina in giugno, accompagnati dalle parate, dalle fanfare e dai retorici discorsi che di solito erano i] corollario di tutte le partenze militari colonialiste agli inizi del Novecento. I primi ad a1Tivare sul posto, ovviamente favoriti dalla vicinanza geografica, furono i cont.ingenti russo e giapponese, seguiti, in un lasso di tempo di quindici giorni, da quelli delle altre nazioni. Tutti insieme, dopo lo sbarco a Taku, iniziarono il movimento di avvicinamento a Tientsin in un clima di estrema confusione, dovuta alla grande varietà dei reparti presenti, come provenienza e specialità, alla disparità di rifornimenti, sia in viveri che in munizioni al seguito di ciascun contingente, alla difficoltà di riorganizzare in comune i mezzi di trasporto e, non ultima, all'indecisione sulla nomina cli un capo autorevole cui assegnare il comando dell'intera spedizione. Dalla presa di Tientsin, il 14 luglio, alla partenza dell '"Armata mondiale", il 4 agosto, passarono ben 22 giorni, durante i quali si cercò di organizzare tatticamente i vari contingenti, costituendo unità con ordinamenti prestabiliti per l'assolvimento dei compiti che si andavano configurando. Tutto ciò fu, spesso, attuato in maniera caotica e in un'atmosfera cli tensione dovuta ai disaccordi sulle modalità e sui tempi di inizio delle azioni di combattimento. Sul fronte nemico, al contrario, l'esercito imperiale e le bande dei boxers avrebbero potuto costituire, teoricamente, un grosso ostacolo da superare, sia per la composizione sicuramente più omo-
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genea, che per la facilità cli comunicazione tra le vmie unità combattenti e, soprattutto, per la conoscenza dell'ambiente topografico e climatico. L'esercito regolare aveva, inoltre, organici ben definiti e comandanti la cui autorità era riconosciuta sia dal governo che dalle stesse truppe. La dinastia mancese, allorché prese il potere e si installò nell'Impero Celeste con circa tre milioni cli persone, era sostenuta da tutte le famiglie guen-iere della Manciuria. Nel XIX secolo erano ancora le famiglie mancesi a fornire quasi tutti gli uomini validi per l'esercito, il quale era così costituito: • otto Bandiere mancesi, dette Chi-ping, ognuna delle quali era distinta da uno o più colori, composta da 70-80 compagnie, della forza complessiva variabile di circa 10-16 mila uomini per ogni bandiera. Gli uomini di origine mancese erano sottoposti alla leva obbligatoria ed avevano il diritto al mantenimento da parte dello Stato. L'intero esercito era costituito da fanteria e ciascuna bandiera era distinta in due unità: una interna composta da truppe permanenti e una esterna formata da truppe in congedo precettabili in caso di bisogno. Le bandiere mancesi erano complessivamente sotto il comando del generale che risiedeva in Manciuria; • otto Bandiere mongole, formate da mongoli ausiliari, che si erano uniti ai mancesi agli inizi della conquista del trono cinese, con una forza pari all'incirca alla metà di quella delle bandiere mancesi e residenti nelle regioni della Mongolia, del Tibet e del Sinkiang; • otto Bandiere cinesi, dette Han ch'i-ping, costituite dagli Hai.Khan, cioè cinesi unitisi ai mancesi durante l'invasione, con una forza pari a circa 60 mila uomini. • diciotto Bandiere verdi, costituite da eserciti provinciali, non dipendenti dall'Imperatore, a capo dei quali c'erano i governatori ' di circa delle circa 18 province cinesi. In totale avevano una forza 650 mila uomini obbligata, in caso di difesa nazionale, a sottomettersi agli ordini dell'imperatore. Le bandiere verdi erano costituite su base volontaria, le paghe dei soldati erano a carico delle province e dipendevano, quindi, dalla disponibilità finanziaria di queste. In pratica più ricca era la provincia e più era in grado di reclutare soldati; gli eserciti dello Shantung e del Chili alla fine dell'Ottocento erano tra quelli meglio equipaggiati in vestiario ed armamenti.
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In definitiva le trup pe cinesi erano costituite da un esercito imperiale composto da 24 Bandiere con una forza di 200-300 mila uomini dai 18 ai 40 anni di età, che, nella sua formazione iniziale, aveva una potenza bellica impressionante, e da un esercito volontario, con una forza variabile, destinato ad essere ceduto all' Imperatore in caso di guerra. Ciò nonostante, non riuscirono ad affrontare con successo l' "Armata mondiale", a causa di una serie di motivi dovuti, soprattutto, a carenze organizzative e di equi paggiamento, ma anche al forte decadimento del complesso di quelle virtù morali e militari , necessarie al mantenimento della struttura e della forza d i vitale coesione di un esercito. La dinastia Ch'ing impedì sempre la fusione delle famiglie mancesi con quelle cinesi, mediante la proibizione dei matrimoni misti, ne lla presunzione cli mantenerne intatto lo spirito guerresco; precauzione inutile, in quanto il lungo ozio bellico annullò completamente il valore delle truppe, cosicché, già agli inizi del XIX secolo, l'organizzazione militare risultava infiacchita. NeJla prima metà. dell' Ottocento lo stato di preparazione militare dei cinesi, confrontato a quello occidentale, era irrisorio. Le artiglierie in possesso dell'esercito erano vetuste e mal tenute: i cannoni usati nell'arsenale di Shan-hai-kwan risalivano ai primi anni di governo della dinastia Ming ed avevano solo necessità di essere revisionati per poter funzionare, ma nessuno, tra i vertici militari, si preoccupò di rinnovare tecnologicamente gli armamenti , pur avendo avuto contatti con quelli più moderni degli occidentali. Dopo la disfatta delle guerre dell'oppio gli arsenali vennero ammodernati, ma a tale rinnovamento tecnologico non corrispose un'adeguata innovazione sul piano addestrativo, che consentisse di impiegare al megl io i nuovi armamenti. I cines i tenevano poi in gran conto, sopravvalutandole, sia le naturali barriere di difesa che il territorio presentava, essendo in gran parte acquitrinoso e con coste di difficile approdo, sia l'impietosità del clima, che risultava micid iale per gli eserciti stranieri, a causa dell' imprevedibile rapido passaggio da uno stato di siccità alle più violente alluvioni. Significativo, in merito, il memo riale diretto da un censore all'Imperatore (Documenti Parte Seconda, n. 2). Nonostante queste sicurezze, la Cina fu successivamente invasa a più riprese e gran p~ute delle cosiddette difese naturali furono facilmente superate dai mezzi e dai materiali a
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G SARGERI. LA SPEDIZIONE INTERNAZIONALE
disposizione degli occidentali. Ch'ì-sban, viceré del Chili nel periodo delle guerre dell'oppio, commentava18 : Coloro cui sono affidati gli affari militari sono tutti funzionari letterati. Pur essendo la loro cultura lcneraria notevole, essi non hanno alcuna nozione di a1mi.
Verso il 1890 un altro viceré del Chili, Li-hung-chang, intuendo le carenze cleJJe trnppe cinesi, cercò di formare un corpo scelto, il "Wu-ue-jo-chung", costituito da 18 mila uomini suddivisi in reparti cl' arma di fanteria, di cavalleria e di artiglieria. Furono, altresì, fondate scuole militati e si tentò di istruire le truppe con sistemi europei, organizzandole alla maniera occidentale. Dopo la sconfitta nella guerra con il Giappone (I 894-95), di questo corpo scelto rimase solo il nome, in seguito sempre usato come sinonimo di truppe istruite all'europea. Dal 1895 in poi, la Cina spese, inoltre, somme considerevoli nelJ'acquisto e nella fabbricazione, con tecnici e macchinari stranieri, cli armi e munizioni. L'artiglieria e il materiale bellico trovato nell'arsenale di Si-ku e nei forti dopo la presa di Taku e di Tientsin erano più moderni di quelli in uso negli eserciti europei, come i fucili Mauser, Mannlicher e i cannoni Krupp 19. Negli ultimi anni di regno della dinastia Ch' ing le truppe governative, in gran parte costituite da quadri mancesi e non cinesi, continuavano ad essere male organizzate, erano dotate di armamenti estremamente eterogenei ed i loro capi nutrivano sospetto ed invidia l'uno verso l'altro al punto di disprezzarsi e di combattersi. Molti di questi, inoltre, dipendevano direttamente dal governo imperiale e mantenevano scarsi contatti sia tra di loro che con gli altii comandanti; la collaborazione tra le varie Bandiere era inesistente e non era previsto un comandante in capo dell' esercito, bensì un poco definito rapporto subalterno tra chi aveva contatti diretti con Pechino e chi ne era escluso. ,~ TSIANG TING-fu, Gli inglesi e il comm.ercio dell 'oppio. Lo scontro tra Oriente e Occidenle, in Cina tremila anni, a cura di F. S CHURMANN e O. ScHELL, Roma 1968, p. 134.
'" Nei forti cli Shan-hai-kwan, alla cui presa parteciparono, nell'ott.obre 1900, 330 bersaglieri e 140 marinai italiani, furono trovati anche cannoni Armstrong da 152 mm., fabbricati a Pozzuoli.
LE REGJE TRUPPE IN ESTREMO ORIENTE ( 1900- I 90 I)
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Tali contatti dipendevano principalmente dall'accuratezza cielI' organizzazione delle forze, vale a dire che quanto piÚ erano numericamente forti ed addestrate le truppe, tanto maggiore era il credito goduto presso la corte e il valore politico di coltri che le comandava, a somiglianza di ciò che avveniva in Italia, nelle compagnie di ventura al servizio dei signori rinascimentali_ Diciamo che, a differenza degli eserciti occidentali, irreggimentati in rigide gerarchie militari, le truppe orientali erano guerrieri al comando, di volta in volta, di un solo capo. Si faceva ancora ben poco per addestrare e istruire le forze, limitandosi ad insegnare il maneggio delle armi e ad eseguire evoluzioni coreografiche sulle piazze d'anni. La fanteria ignorava completamente le nonnali precauzioni tattiche da porre in atto per la vigilanza degli accampamenti, per l'organizzazione delle ricognizioni e per la protezione dei fianchi dello schieramento, quasi che qualsiasi attacco nemico potesse arrivare solo dalla fronte, e, per di piÚ, non era addestrata a sostenere marce di trasferimento, anche
Esemplari dĂŹ anni da fuoco catturate ai cinesi
G. SARGERI, Li\ SPEDIZIONE JNTERNAZTONAT .E
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lento. D'altronde, gli equipaggiamenti adottati dall'esercito non sarebbero stati funzionali per nessun tipo di esercitazione tranne che per le parate, poiché le scarpe erano di stoffa con suole in feltro, le uniformi in panno azzurro, visibilissime a grandi distanze, con un turbante in inverno e un cappello di paglia in estate. La cavalleria quasi non esisteva ed era, come strumento di guerra, ancora più debole della fanteria a causa della mancanza di esercizio su] terreno. L'equipaggiamento e gli armamenti delle truppe non erano prestabiliti, né si pensò mai di uniformarli, poiché tale concetto di razionalizzazione ed ottimizzazione della strumentazione bellica era totalmente estraneo alla mentalità dei vertici militari mancesi. L'esercito cinese non organizzava servizi al seguito come quelli occidentali, ma si riforniva con le confische e le razzie sistematiche dei villaggi lungo la direttrice di marcia delle truppe. Alla fine del XIX secolo, i valorosi guerrieri orientali erano ormai diventati soldati indisciplinati e degenerati, spesso dediti al saccheggio, alla rapina e alle uccisioni senza pietà sia degli avversari che dei compagni d'anne; mostravano una tendenza al tradimento, una disciplina e una morale alla stessa altezza dell'equipaggiamento, degna di eserciti raccogliticci e mercenari. Spesso disertavano e si aggregavano alle sette religiose rivoluzionarie o si davano al brigantaggio20 • I motivi di tali comportamenti erano da attribuire, ancora una volta, alla mancanza Sulle vicende dei disertori e le condizioni dell'esercito cinese aveva inviato uno studio il primo segretario della Legazione di Germania in Cina, il quale, in viaggio nella penisola del Liao-tung, incontrò molti soldati sbandati, sui quali riferisce: "Domandai a molti di dove venivano e perché avevano lasciato i loro corpi. La risposta che d'ordinario ricevevo era: "Non avevamo nulla eia mangiare, non avevamo denaro, avevamo perduto il nostro ufficiale, tutti fuggivano". Un gruppo disse: "Il nostro mandarino fu ucciso mentre era a cavallo, e noi dovemmo fuggire ( ... )". Sullo stato de ll'esercito, dopo aver incontrato un reparto dell'armata del generale Sung, il diplomatico riportava: "Alcuni chilometri più lontano m' incontrai in un distaccamento d'irregolari più numeroso, che marciava verso ovest ed era composto di due battaglioni (I 000). Alla testa camminavano i trombettieri i quali strappavano dalle loro trombe cli rame lunghe mezzo metro una disarmonica musica di guerra. Seguivano i portabandiera, con le dentellate bandiere infitte su pali lunghi un 4 metri; poi veniva un gruppo di circa 30 uomini armati cli giugalls (colubrine) portate diagonalmente sulle spalle. Coi tiratori marciavano i portatori cli munizioni, i quali portavano polvere e palle in pacchi. I 20
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di una organizzazione e di una struttura di comando definita; il soldato cinese non riconosceva che un solo comandante, e, una volta che questi era disperso o ucciso in battaglia, egli era allo sbando e senza altra alternativa che quella di tornarsene a casa o di aggregarsi ad alt1i gruppi di disperati. Ben poco di tutto ciè> era risaputo ìn Occidente, oppure si fingeva di non sapere per aumentare il prestigio dei soldati europei; i giornali , infatti , parlarono inizialmente ed unanimemente dei cinesi come di avversari "seri e terribili". Nella guerra contro gli occidentali, nel Novecento, le forze imperiali impegnate ammontarono a circa 57 mila uomini21 , così suddivisi in base ai nomi dei generali che comandavano le varie unità: • truppe del generale Sung, circa 13 mila uomini provenienti dalla regione del Shan-hai-kwan; • truppe del generale Nieh, circa 13 mila e 500 uomini provenienti dalla regione del Lutai e del Kai-ping; • truppe del generale Yuan, circa 7 mila e 400 uomini provenienti dalla regione dello Shantung; • truppe del generale Tong-fu-hsiang, circa 13 mi la e 500 uomini provenienti dalla regione del Kansu; • truppe del generale Yung-lu, circa I O mi la uomini provenienti da Pechino.
giugalls erano di un modello nuovo, finora a noi sconosciuto ( ... ).Al momento di dar fuoco a queste colubrine, il tiratore appoggia la canna sulla spalla di chi le po1ta ( ... ).Il resto della compagni a cbe veniva appresso era armato di fucile e carabine dei più differenti sistemi, fra i quali osservai: il fucile Mauser, le carabine mod.81 , fucili Hotchkiss d 'antico e nuovo modello, Remingtons 13 e 11 ed anche qualche fucile e carabina Winchester per Sniper portata da ufficiali. La maggior parte degli uomini portava però fucili ad avancarica, di meschina fattura, a parer mio cinese. Tutte le anni erano coperte più o meno di ruggine bruna; anche l'interno delle canne, a giudicare dalla bocca, doveva trovarsi ne lla stessa condizione. Alla coda di questa massa vestita di diversi colori e in diverse fogge, d 'aspetto teatrale, seguiva un carro tirato eia due forti muli, riempito quasi tutto dalla persona di un mandarino. Appena il carro si fermò sulla via sassosa de l villaggio, il mandarino scese e si mise a camminare avanti e indietro. Era il comandante della compagnia". Tratto da L'esercito cinese in Manciuria, Newcbuang, novembre 1894, in AUSSME, E-3, b.5 (già 50), fase. I I. 21 Notizie tratte dalla monografia L'Impero Cinese ciel capitano Bongiovanni. AUSSME, E-3, b. 11 (già 56), fase. I.
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G SARG ERI, LA SPED IZIONE INTERNAZIONALE
Tutti i comandanti summenzionati erano d'origine mancese; gli unici due generali cl' origine cinese, che si opposero alle decisioni imperiali antistraniere e consigliarono l'imperatrice di non appoggiare il movimento dei boxers e di proteggere le Legazioni, furono allontanati dall'area degli scontri. Uno fu inviato alla frontiera delle province settentrionali a difenderne i confini, mentre l'altro, dipendente gerarchicamente dal generale Yung-lu, poté solamente decidere di mantenere la sua divisione estranea alla lotta, in una sorta di neutralità sul campo, inconcepibile e non prevista dai regolamenti militari occidentali. L'esercito fu riorganizzato, dopo il 1901, dal successore di Li-hung-chang, il viceré Yuan-shi-kai, che preferì gli ufiiciali giapponesi e quelli tedeschi, tra tutti gli altri, come istruttori delle truppe cinesi, conoscendo le ottime qualità militari di queste due nazioni e avendone gran stima. Gli appartenenti alle bande dei boxers erano, per la maggior parte, giovanissimi: la loro età andava dai 14 ai 20 anni. Per quanto non inquadrati in una organizzazione militare vera e propria, costituivano una massa estremamente motivata ed idealista. Erano quindi, per alcuni versi, un ostacolo ben più duro dei soldati regolari ed ottenevano più vittorie di questi ultimi con la veemenza del loro impeto giovanile, benché esaltato e sanguinario. Portavano, come segno distintivo, fasce e bandiere rosse; da notare che il rosso era anche il colore portafortuna del soldato cinese. Un drappo rosso costituiva il talismano che, secondo le superstizioni locali, avrebbe permesso la vittoria sul nemico. Qualunque fosse, quindi, l'equipaggiamento bellico in dotazione ai militari cinesi, quando si trattava di aprire il fuoco contro il nemico, la precisione del tiro, lo stato di conservazione delle armi e delle munizioni passavano in secondo piano rispetto alla presenza di un panno rosso, infilato persino neJla bocca dei cannoni. I boxers erano armati inizialmente con semplici pugnali o con attrezzi per lavorare la terra; via via che si impadronirono deglÌ arsenali e delle fabbriche di armi occidentali, si equipaggiarono con fucili e cannoni, ma a causa delle loro scarse conoscenze tecniche non erano in grado di impiegarli al meglio. Una descrizione coeva dei combattenti appartenenti alle file dei boxers è offerta da uno dei partecipanti alla liberazione di Pechino, il tenente di vascello Giuseppe Sirianni: 11 vestito che indossano è quello che portano solitamente tutti i cinesi poveri: camicia e pantaloni azzurri, al te calzature e, per distintivo, una fascia
LE REOIE T RUPPE IN ESTREMO ORIENTE ( 1900- 190 1)
Armi e m.ateriafi di equipaggiamento dell'esercito cinese
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rossa alla vita, un fazzoletto rosso alla testa; i polsi e le caviglie sono fasciati di rosso. Sono armati di larghe e pesanti sciabole, a lunga impugnatura, che po1tano sempre in mano, di lance di ferro grossolane, ornate di un fiocco di crini rossi, qualche antico e grosso fucile che maneggiano in due o tre persone; vecchi cannoni, che non si sa a quale epoca rimontino, montati alla peggio su telai cli legno22 •
La presa di Pechino "The situation in North China is extremely grave. Japan is the only power which can send reinforcements to Tientsin and no objection has been raised by any European Power to this course''. (La situazione a Nord della Cina è estremamente pesante. Il Giappone è la sola potenza che possa mandare rinforzi a Tientsin e nessuna obiezione a riguardo è stata sollevata da alcuna potenza europea)23• Queste sono le istruzioni che lord Salisbury24 diede, il 5 luglio I900, al ministro britannico a Tokyo, Whitehead, affinché questi ne desse comunicazione al governo giapponese e testimoniano come la situazione fosse precipitata e quanto fosse sentita la disparità delle forze in campo, avendo i cinesi già mobilitato circa 100 mila uonùni dell'esercito nella sola provincia del Chili. Il Giappone, che nel frattempo aveva dato le necessarie disposizioni cli approntamento, inviò in rinforzo al contingente, al comando del generale Yamaguchi, la S3 Divisione, la quale giunse a Tientsin a fine luglio, in tempo utile per partecipare alla marcia su Pechino. Anche le truppe russe, facenti parte del 1° Corpo dell'Armata siberiana, al comando del generale Linevich, erano giunte nella città cinese, favorite dalla vicinanza di Vladivostock e di Port Arthur. Seguirono le truppe coloniali dell'Indocina francese25, quelle dell'India bri' Citazione tratta da G. CUCCHI, Una bandiera italiana in Cina in "Rivista Militare'', 1986, n. 6, pp. 82-83. 2, li passo è ripo11ato da T. K/\WANO, Allied Military Cooperation in the Boxer rebellion and Japan 's Policy, in «Revue internationale d' histoire militaire», 22
Il.
70, 1988,pp. 97-106.
2" La diplomazia e la stampa britanniche furo no sempre filogiapponesi in ragione dì qlianto furono, al contempo, russofobe. 25 Erano truppe di fanteria ciel Tonchino, con due batterie eia montagna.
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A.rmi da taglio dei boxers
tannica 26 e quelle americane provenienti dalle Filippine21 • Per il 3 di agosto si erano accantonati a Tientsin, andando ad ingrossare il contingente cli liberazione, circa 7.270 giapponesi, 3.480 russi, 2.232 inglesi al comando del generale Alfred Gaselee, che prese poi il comando dell'intera operazione di liberazione di Pechino, l.825 americani al comando del generale Adna Chaffee, oltre a contingenti notevolmente più piccoli di 800 francesi, 194 tedeschi, 58 au-
l(, E rano costituite da: 4 compagnie del reggimento Fucilieri del Galles; il l O reggimento Lancieri del Bengala con la I2' batteria da campo; il I O reggimento Sikhs; 250 uomini del 24° reggimento fanteria del Punjab e 400 uomini del 7° reggimento fanteria Rajputs . 27 Erano costituite eia: 450 uomini de lla fanteria di marina; l.000 uomini del 14° reggimento fanteria; 800 uomini del 9° reggimento fanteria con 2 Hotchkiss a tiro rapido e la 5" batteria eia campo.
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striaci e 53 italianiw. Le cifre riguardanti il contingente multinazionale partito da Tientsin è estremamente dibattuto e non coincide nelle versioni ufficiali riportate nei vari resoconti della campagna di guerra19 • Per quanto riguarda gli italiani, il capitano Amedeo Tosti, nel suo volume La spedizione italiana in Cina (Roma 1926), segnala la partecipazione di una piccolissima unità di 35 marinai, al comando del tenente di vascello Sirianni, la quale partì in un secondo tempo da Tientsin, aggregata ad un contingente più numeroso, come accadde spesso, ed entrò a Pechino in ritardo rispetto agli altri contingenti. Nella conferenza tenuta dai Comandanti il 3 di agosto si era stabilito di avanzare verso Pei-tsang, dove si diceva fossero asserragliati consistenti reparti di cinesi, e di lì proseguire la marcia verso Pechino. Seguiamo l'avanzata del contingente multinazionale sulla tavola n 7. Il 4 di agosto le truppe inglesi, americane e giapponesi partirono da Tientsin dirette a nord, su1la strada che attraversava popolosi villaggi e ampie distese di granturco, costeggiando gl i argini del fiume Pei-ho, lungo il quale navigavano le giunche, sequestrate ai cinesi nel corso di precedenti azioni, con i rifornimenti e una brigata navale britannica con le artiglierie in appoggio alla fanteria. L'intesa tra gli alleati era che le unità giapponesi, inglesi e americane sarebbero avanzate lungo la riva destra del Pei-ho, mentre quelle russe, francesi e tedesche avrebbero proseguito lungo la riva sinistra. Il primo scontro, tra campi alluvionati e sotto una pioggia torrenziale che affaticò oltremodo i marinai, meno addestrati alle marce delle truppe di terra, avvenne nei pressi di Hsi-kuo, dove i cinesi avevano stabilito una lunga linea difensiva trincerata e una batteria d'artiglieria in sostegno, schierata sull'argine del fiume. Le truppe cinesi, appartenenti alle unità comandate dai generali Sung e Mah, nonostante il nutrito fuoco di sbarramento prodotto
2s Le cifre indicate sono tratte da J. ROHWER, /nternational Naval Cooperation durinM Boxer-Rebellion in China 1900/01 , in «Revue internationale d' hi.stoire rnilitaire», n. 70, 1988, pp. 84-85. 29 Nel la relazione del corrispondente del 'Times" Morrison sulla presa di Pechino, gl i italiani sono conteggiati assieme agli austriaci e, per l'autore, non risultano neanche partiti, al pari del contingente tedesco. AUSSME, E-3, b.7, fasc.3.
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dalle loro artiglierie, vennero soverchiati dagli attaccanti, costretti alla fuga e inseguiti fino alle porte di Pechino. Alla testa del contingente multinazionale, come punta di diamante, rimasero costantemente le unità giapponesi, le quali riuscirono a non perdere il contatto con l'esercito cinese, anzi lo incalzarono in modo tale da non permettergli alcuna possibilità di riorganizzazione. Fu l'ala destra del contingente che sostenne lo sforzo maggiore. Sulla riva sinistra non vi fu quasi combattimento, poiché le unità cinesi arretrarono senza combattere. I due tronconi del contingente multinazionale si ricongiunsero a Pei-tsang, dove arrivarono il 5 di agosto, trovandola deserta. Il giorno dopo la marcia venne ripresa puntando su Yang-tsun che fu raggiunta in due giorni, il 7 di agosto, dopo aspri combattimenti lungo gl i argi ni del fiume e nei pressi della locale stazione ferroviaria. Fu durante questi scontri che il contingente multinazionale subì la gran parte delle perdite totali, ad eccezione delle unità nipponiche, le quali ne avevano già avute precedentemente nel corso dei primi combattimenti. Anche le truppe statunitensi furono particolarmente provate, sia per un errore tattico commesso durante l'avanzata nel mantenere un ordine eccessivamente serrato, sia per un disgraziato abbaglio preso dall'artiglieria russa, che aprì il fuoco contro di esse, credendole nemiche, provocando la perdita di sette uomini e il ferimento di altri nove. Durante la sosta a Yang-tsun, dovendo l'intero contingente proseguire per l' unica strada esistente fino a Tsung-chou, dalla parte destra del fiume, fu deciso di adottare, per la marcia successiva, un ordine di incolonnamento in cui erano previste le unità giapponesi alla testa, seguite da quelle russe, americane ed inglesi. Le unità francesi rimasero a Yang-tsun, probabilmente perché le truppe, arrivate dal Tonchino, erano già provate dalle febbri e dalle altre infezioni tipiche del clima di quel luogo. L'ordine di incolonnamento sarebbe stato impeccabile se non ci fossero state le truppe russe in seconda posizione; i soldati russi, infatti, al contrario dei giapponesi, veloci e con trasporti leggeri, nonostante fossero fisicamente prestanti e resistenti, erano marciatori lenti e pigri e dotati di equipaggiamenti pesanti ed ingombranti. La conseguenza fu che, oltre a perdere contatto con la testa della colonna, rallentarono molto l' avanzata degli americani e degli inglesi e, moltiplicando le soste, li
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Tavola 7 - La marcia degli Alleati da Tientsin a Pechino (agosto 1900)
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obbligarono a percorrere la maggior parte della strada nelle ore più calde del giorno, quando la temperatura saliva a circa 38 gradi centigradi, con un gran numero cli soldati colpito da malore per il caldo insopportabile. Superata Nau-tsai-tsun, i giapponesi entrarono il 9 agosto a Ho-hsì-wu, successivamente ai combattimenti con le unità cinesi in ritirata, ai quali presero parte anche due squadroni inglesi del 1° reggimento Lancieri del Bengala. Mentre via via arrivava il resto del contingente, la cavalleria nipponica incalzava senza tregua il nemico, come prevedeva il piano di operazioni del generale Fukushima, il quale si prefiggeva cli raggiungere e occupare Pechino incalzando le truppe cinesi in ritirata, in maniera da non consentire loro alcuna possibilità di respiro per poter organizzare una posizione di resistenza. A tal fine unità di cavalleria giapponesi furono distaccate in avanguardia ad una distanza di circa tre miglia dal grosso della fanteria, ed in ogni circostanza d i contatto con il nemico queste provvedevano ad informare le unità del grosso, le quali venivano immediatamente schierate e spinte in ordine di attacco. Così procedendo il contingente multinazionale giunse il 1O agosto a Matou, l' 11 a Tschuang-kia-wan, ove vi fu una scaramuccia tra cosacchi e cinesi, e il 12 a Tsung-chou. Benché quest'ultima fosse circondata da alte e spesse mura difensive, i giapponesi poterono entrare in città senza incontrare resistenza, ma, come segno di saluto al proprio comandante, ne fecero egualmente esplodere la porta di accesso. La parte meridionale dell'abitato fu occupata dai giapponesi, mentre quella settentrionale dal contingente francese che, partito da Yangtsun senza bagaglio, con una marcia veloce e in assenza di ostacoli, era riuscito a raggiungere l'intera colonna e ad entrare a Tongtschou praticamente a ridosso dei g iapponesi. I comandanti decisero, in coordinazione, di accampare in città e di mettere a punto un piano per l'attacco di Pechino. Fu convenuto di riposare il 13 di agosto e di iniziare l'avanzata il 14, attestandosi a circa cinque miglia dalla città, dove, in base ai risultati delle ultime ricognizioni, sarebbero stati presi gli accordi definitivi per l' assalto. La tavola n. 8 mostra il piano di attacco progettato e il successivo ordine di entrata a Pechino dei vari contingenti. Per le uni tà giapponesi il settore d'intervento era a cavaliere del-
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le strade che conducevano alla città tartara nel lato settentrionale, e l'obiettivo da raggiungere era costituito dalle due porte Tsi-hoa-men e Toung-tche-men, indicate nella tavola rispettivamente con A e B. Per le unità russe era posto tra la strada e la sponda sinistra del canale di Tsung-chou, il Da-lieng-ho, e l' obiettivo era costituito dalla porta Toung-pien-men, indicata con la lettera C. Per le unità statunitensi, unite a quelle francesi, il settore d'intervento era a ridosso della sponda destra ciel citato canale e I' obiettivo era costituito dalla porta Cha-chuo-men, indicata con la lettera D, mentre le unità britanniche erano dispiegate nella zona più a sud e avevano come obiettivo l'occupazione della pmta Tso-ngan-men, lettera E della tavola. I contingenti più piccoli, tra i guaii quello italiano, furono lasciati indietro come riserva e per assicurare le linee di rifornimento. Ma il 14 cli agosto, nel corso dell'avanzata, il comandante del contingente russo, generale Wassiliewsky, non rispettò le decisioni prese in accordo con i comandanti degli altri contingenti e non si fermò alla distanza pattuita, procedendo direttamente all'assalto della porta assegnatagli. Si disse poi che i russi furono attratti dall'apparente stato di abbandono in cui sembravano essere la porta e le mura circostanti, oppure, in un' altra versione, che avessero visto sventolare la bandiera bianca di resa; fatto sta che la loro manovra diede il via ad una caotica corsa all'attacco cli Pechino, in una specie di gara a chi fosse entrato per primo nella cinta muraria; ciascuna colonna agì indipendentemente dalle altre, avanzando contro la porta cli accesso, obiettivo della propria direzione di marcia. Sia i giapponesi che i russi incontrarono difficoltà a forzare le porte loro destinate; furono costretti a retrocedere e a bombardare le mura fino a sera. Furono però gli inglesi che, per maggior fortuna ' o, verosimilmente, perché meglio informati, riuscirono a varcare per primi le mura di Pechino, seguiti dagli americani e dai francesi. La Legazione britannica assediata fu raggi.unta da un drappello di uomini 30 che,
Tale drappello era costituito d,ù maggiore Scott e eia 4 uomini ciel l O reggimento Sikhs, dal capitano Peli, dal tenente Kegcs, dal generale Gasclce e dal suo stato maggiore, nell'ordine. 30
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dietro indicazìone di un marinaio americano di guardia nella Legazione, passarono sotto la volta a saracinesca di un canale che attraversava le mura della città tartara, tra le porte Chen-men e Ha-tamen. L'assedio poteva dìrsi concluso il 15 di agosto alle 2.45 del pomeriggio, e, figuratìvamente, anche la glorìosa storia del Celeste Impero terminò lo stesso giorno. L'Imperatrice vedova e la corte imperiale fuggirono a Sian-fu, a nord, nella regione dello Shansi. Nell'assedio erano morte complessivamente 80 persone e 161 erano state ferite. Sulla stampa occidentale fu dato grande risalto alla vittoria delle forze alleate, mentre il comportamento dei ministri a Pechino fu censurato o osannato in funzione della propaganda politica in atto in ciascun paese. Il ministro francese Pichon, già insignito dal governo francese di un attestato d'onore i primi di luglio, al suo rjtorno in patria fu accolto come un eroe, mentre i giornali inglesi e americani scrissero su di lui articoli denigratori, arrivando a definirlo "un codardo dal cuore vile". Il nostro ministro Salvago Raggi risultò, sulla stampa britannica e francese, tra coloro che rischiarono meno la pelle per difendere le Legazioni. Polly Condit Smith, la vivace ospite del primo segretario americano, scrisse nel suo diario: "il marchese italiano passa il suo tempo in sedia a sdraio, chiacchìerando con la moglie". Tuttavia, dai rapporti e dai resoconti che inviò in Italia, prima come incaricato d'affari e poi come ministro a Pechino, emerge un osservatore preciso e attento, con buona capacità di valutazione della situazìone contingente ed insistente nel consigliare l'invio di tecnici e di esperti in Cina, per studiare in loco le occasioni di profitto più adatte alla nazione_ Il ministro spagnolo Cologan, decano del corpo diplomatico, fu invece definito patetico, poiché, pur non sapendo affatto sparare ed essendo tremendamente miope, insistette per essere assegnato ai turni di guardia. Immediatamente dopo le Legazioni, fu li berata la cattedrale del Pei-t' ang assediata e il contingente americano si spinse fino alla Città proibita, accolto dal fuoco della fucileria imperiale; non fu però quest'ultimo a farlo desìstere dal penetrare nel sacro recinto, bensì un preciso ordine di ritirata. L'ingresso alla Città proibita fu compiuto in forma solenne il 28 agosto, con l'ìntero corpo diplomatico, i capi dei contingenti con i loro stati maggiori e le rappresentanze di tutte le truppe.
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G. SARGERI, LA SPEDIZIONE INTERNAZIONALE
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Commenta il capitano Tosti nella sua opera31: Questo avvenimemo, unico nella storia cinese, fu senza dubbio il più grave, secondo la coscienza cinese, che la vittoria degli alleati avesse prodotto. Né le pene più tardi decretate, né i saccheggi, né l'occupazione militare della capitale, infatti, potevano essere per i cittadini del Celeste Impero paragonabili alla terribile umiliazione ad essi inflitta con questa violazione collettiva dei sacri recinti, vietati per secoli e secoli a tutte le genti!
Dopo la sfilata delle truppe, il palazzo imperiale fu lasciato integro, le quattro porte della città proibita furono chiuse e le chiavi consegnate in custodia ai reparti giapponesi e americani. Diversa sorte ebbero il Palazzo dell'Imperatrice e il Palazzo d' estate i quali, rimasti per circa un mese in mano ai reparti russi, furono letteralmente saccheggiati. Successivamente il Palazzo dell ' Imperatrice fu occupato dalle truppe tedesche e dal generale Waldersee, al suo arrivo a Pechino, mentre una compagnia italianan ed una britannica si installarono nel secondo. Il Palazzo d'Estate fu poi restituito ai cinesi il 13 settembre del 1901; il contegno e la correttezza mantenuti dalle nostre truppe è testimoniato anche dalla Lettera rossa33 che il principe Cing inviò al comandante delle Regie Truppe italiane in Estremo Oriente: Lettera del Ministro della Corte Imperiale Che-siì:t - Comunicazione scrilla del Grande Stato dei Tsing presentata all'osservazione del Comandante de l Grande Stato Italiano. La Cina ieri ha ricevuto la consegna dal capitano Di Maria il quale ha occupato e custodito il Palazzo d'Estate tutti i dintorni e le suppellettili. In ciò noi siamo debitori alle vostJe truppe del mantenimento effettivo dell'ordine e della conservazione degli immobili e dei mobili. Ciò è veramente una diecimila volte grande fortuna per il nostro Paese e Noi ne siamo infinitamente commossi e memori. Pechino, Palazzo d'Estate 14 settembre I 90 I.
A. TOSTI, La spedizione i1aliana in Cina .. . cit. p. 43. Inizialmente fu, il 3 di ottobre, una compagnia costituita eia marinai, sostituita, il I O dello stesso mese, da una compagnia di fanteria del contingente italiano giunto iri Cina. '} AUSSME, E-3, b.3 fase. I. J,
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LE REGIE TRUPPE IN ESTREMO ORIENTE ( 1900- 1901)
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Nel frattempo tutte le nazioni, esclusa l'Austria-Ungheria, al cui interno vi era un forte dissenso circa l'invio di una spedizione34, avevano capito che sarebbe stato difficile uscire dalla situazione impiegando solo le forze navali, e iniziarono a considerare l'invio di forze terrestrì35 • Nel mese di luglio partirono, in successione, tutti ì contingenti. Le modalità della loro partenza, la loro costituzione e quello che realmente accadde sul campo, è argomento che tratteremo successivamente. Importante è invece notare lo sfasamento che ci fu tra l' attuazione e la conclusione delle operazioni militari e il difficile accordo delle diplomazie sulla persona cui affidare il comando dell'intero corpo di spedizione multinazionale, che venne raggiunto solamente agli inizj di agosto. Venne proposta ed accettata la nomina del feldmaresciallo tedesco conte Alfred von Waldersee, e approntata la lista del suo imponente stato maggiore, costituito in gran parte da ufficiali tedeschi, il cui elenco è riportato nei documenti della Parte Seconda, ai nn. 7 e 8, e da due ufficiali per ogni nazione rappresentata nel contingente, cui si aggiunsero due giornalisti tedeschi, il signor Nedden, interprete, e un ufficiale in congedo, von Rauch, come addetto stampa.
~" I motiv.i dell'esitazione dcli' Austria per un intervento diretto in Cina sono esplicitati in un rapporto dell'agosto 1900 inoltralo dall' addetto militare a Vienna. AUSSME, E-3, b.5, fasc .21. Essi possono essere così riassunti: I. la situazione militare e diplomatica era ancora estremamente confusa; 2. la monarchia si trovava in ristrettezze economiche e non aveva fondi da destinare a spedizioni in difesa degli scarsi negozi in E.O.; 3. la costituzione particolare della monarchia, formata da due stati distinti, i quali avevano idee ed interessi assai diversi in materia di politica coloniale; 4. la possibilità che scoppiassero rivalità tra le due etnie tedesca e slava in caso cli ottenimento cli privilegi, ovvero per lo sfruttamento cli domini in terre straniere, finendo per destabilizzare l' unità interna ciel paese; 5. l'attenzione guardinga cieli' AustJia - Ungheria alla vicina Russia. T politici ritenevano che l'atteggiamento prevalente che quest'ultima stava assumendo in Cina rispetto a llltte le potenze occicientali vanificasse i vantaggi ottenibili in relazione al dispendio cli forze e di risorse. ,~ Atti Parlamentari, Carnera dei Deputati (d'ora in poi AP, CD), legislatura XXI - sessione 1900-1901, Docum.enti, Disegni di legge e Relazioni, n.XXXJ. Documenti diplornalici presenlali al Par/amen/o iialiano dal ministro degli Affari Esieri Prinetti. Avvenùnenli di Cina, prima parte (dal gennaio al dicembre 1900). Documento n. 58, p. 23, riportato nei documenti della Parte II, al n. 6.
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G. S;\RGERI, LA SPEDIZIO/\E INTERNAZIONA LE
ll Palazzo d'estate a Pechino
Il 13 agosto 1900 è lo stesso re d'Italia che comunica alla Germania i due ufficiali italiani designati allo scopo: sono il colonnello Enrico de Chaurand de Saint Eustache e il capitano di artiglieria Antonio Ferigo. La lentezza politica di tutti i governi, rispetto alla relativa rapidità delle manovre militari, emerge chiaramente proprio nel mese di agosto. Infatti, mentre i contingenti erano già sotto le mura di Pechino, le diplomazie ancora si stavano chiarendo le idee sul tipo di inter-
LE REGIE TRUPPE IN ESTRE!'vlO ORIENTE ( 1900. 1901)
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vento da effettuare. La Ru ssia, in linea con le azioni svolte fino ad allora, propose l'organizzazione di un distaccamento internazionale, ~otto band iera bianca, che avrebbe dovuto risolvere pacificamente il salvatagg io degli stranieri 36 ed eventualmente lasciare al proprio destino i cinesi convertiti, affinché se ne occupasse il governo imperiale. Il Giappone era favorevole ad un armistizio "ad hoc", nell 'ambito del quale fosse permesso l' invio a Pechino del numero necessario di truppe alleate che avrebbero provveduto a scortare i ministri fino a Tientsin 37 • L' Italia fu del parere cli presentare, a nome di tutte le potenze, una "intimidazione" alla Cina affinché permettesse l'invio di una scorta pacifica internazionale di soccorso38 . L'Austria, evidentemente non interessata a prolungare le discussioni sulla Cina all'interno del proprio governo, propose che la li berazione delle Legazioni fosse "concertata tra le Legazioni stesse e i comandanti delle forze alleate, messi in diretto e libero rapporto tra d i loro"-19 • L'Ing hilterra si spinse oltre, volendo attribu ire al comandante delle truppe alleate la facoltà di esprimersi a livello politico, trattando di rettamente con il governo cinese a nome sia dei governi occidentali che delle rappresentam.e diplomatiche1° a Pechino. Contemporaneamen-
Telegramma inviato dal ministro degli affari esteri Visconti- Venosta al regio ambasciatore in Pietroburgo. Morra, Roma 13 agosto 1900. AP. CD. Avvenimenti di Cina .. . cit. , Documento n. 142, p. 68. 3 ' Vedasi telegramma del ministro degli affari esteri ai regi ambasciatori in Berlino. Londra. Parigi . Pietroburgo, Vienna e Washington - Roma 12 agosto 1900. AP. CD, Avve11i111e111i di Cina ... cit.. Documento n. I 39, p. 67 . '" Appare evidente in tale proposta l'influenza dell' insuccesso di San-mun. T uttavia, il proponi mento pacifico non è condivi so dal corpo diplomatico a Pechino, come risulta dalla parte fin ale di un telegramma di Salvago Raggi : "Aggiungo che. alla maggior pane dei rappresentanti esteri, sembra impossibile accordarsi per far venire pacificamente truppe per cercarci. perché dovrebbero ad (>gni modo essere numerose dovendos i prevedere probabile tradimento. ma ci conviene tenere a bada Governo chinese, sperando truppe vogliano fin almente venire con rapidità a Pechino. Questa è nostra unica speranza". Telegramma del ministro Sa lvago Raggi al ministro degli esteri Viscont.i -Ycnosta. Pechino 10 agosto 1900, in l dornmenti diplomatici italiani. III Serie: 1896- 1907, voi. IV (26 luglio 1900- 15 febbraio I 90 I ). doc.n.54, p. 25. ~, AP, CD, Avvenimenti di Cina ... cit., Documento n. 151 , p. 75. , 0 lbid.. Documento n. 148. p. 73. }6
G. SARGERI. LA SPEDIZIONE INTERNAZIONALE
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te il governo cinese, con un editto imperiale del 7 di agosto 1900, nominò il viceré Li-hung-chang 41 plenipotenziario incaricato dei negoziati con le potenze; quest'ultimo venne riconosci uro come tale dai governi occidentali ma fu necessario intervenire presso i comandanti militari affinché ancb 'essi lo accettassero quale i ntermediario e gli permettessero di sbarcare presso le coste di Taku per iniziare le trattative'12 • Le questioni di accordo sul modo di condurre la spedizione furono interrotte dal sintetico telegramma inviato dal regio console in Shanghai, •11
Il feldrnaresciallo A(fred von Waldersee, comandante delleforze internazionali in Cina
Li-hung-chang, famoso statista cinese del periodo delle tentate riforme,
fu membro dello Yamen; trasferito a Canton come viceré, fu richiamato a Pechino all'epoca dei disordini dei boxers. Morì dopo la stipula del trattato cli pace, nel novembre 1901. La sua nomina a plenipotenziario fu comunicata in Italia con un telegramma cli Salvago Raggi, reso noto dall'ambasciatore a Londra De Renzis, riportato nei documenti della Parte Il al n. 9 " 2 "Il governo russo ha saputo dal suo ammiraglio, e ci comunica, che gli ammiragli hanno risoluto cli non permettere a Li-hung-ciang, qualora arrivasse in rada di Taku, cli comunicare colla costa. 11 governo russo trova tale decisione inesplicabile, rendendosi con essa impossibile a Li-hung-ciang di prestare la sua opera per eventuali negoziati, ecl esprime il desiderio che gli ammiragli ricevano istruzione di revocarla. Autorizzo la Signoria Vostra, qualora i suoi colleghi ricevano analoga istruzione, ad associarsi ad essi per permettere lo sbarco di Lihung-ciang." Telegramma del ministro degli affari esteri Visconti-Venosta al!' arnmiragl io Candiani - Roma 17 agosto 1900. AP, CD, Avvenimenii di Cina ... cit., Documento n.159, p. 78.
LE REGIJ; TRUPPE IN J;STREMO OR JJ;NTE ( 1900-190 1)
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Ghisi , in data 18 agosto 1900, al ministro degli affari esteri: "Gli alleati sono entrati a Pechino. I ministri sono salvi"43 • Incerta nel succedersi degli eventi bellici, la pol itica tornò, da quel momento in poi, a guidare l'attività e le operazioni militari. Si aprì così un terzo periodo nelle relazioni diplomatiche inerenti la quest ione cinese, contraddistinto dalla fine della cooperazione tra i governi e l' inizio di complicate e lunghissime tratta tive per ottenere vantaggi esclusivi dalla " vittoria", alle quali i cinesi parteciparono con l'intento di profittare il più possibile dai disaccordi, che già iniziavano a sorgere, tra le poten ze occidentali. Dopo l'entrata in Pechino delle forze alleate, l'imperatrice, assieme a gran parte della corte, si allontanò dalla capitale travestita da contadina, lasciando un vuoto governativo che rallentò notevolmente l' inizio dei negoziati. Le potenze non sapevano con chi trattare, non avendo nessuna garanzia sull 'autenticità e sulla validità dei poteri decisionali del governo rimasto in carica dopo la fuga dei membri principali 4J . Il 18 settembre 1900 il principe Cing45 si dichiarò investito dei pieni poteri, assieme a Li-hung-chang, per negoziare la pace e chiese cli poter trattare direttamente con i diplom atici accreditati a Pechino. In tale ottica, con l'intento di minimizzare le responsabili tà della Corte imperiale e di 1iservare all a Cina la punizione dei responsabili, emanò vari decreti tra i qu ali quello trasmesso al decano del corpo dipl omatico il 30 settembre 1900 ~6 : La Cina e le potcm e straniere sono ora in g uerra fra loro, ed il mondo è
.,., lbid., Documento n. 165, p. 80. 11 • • TI ministro cinese a Londra, Long-feng- lu, diede spiega:lioni dei movimenti della corte imperiale solamente in ottobre. Cfr. Documenti, Pa rte II, n. IO. ,s .11 principe Cing era il decano dei principi mancesi , zio deg li ultimi tre imperatori s ucced utisi sul trono c inese. Corruttibilissimo esponente della corte, strettamente legato a Yuan-shi-kai, era a conoscenza di tutti g li intrighi e le alleanze che vi si verificavano. Filoccidentalc, prima di essere nominato plenipotenziario offrì la sua testa all'imperatrice, in cambio della liberazione dei diplomatici delle Legazioni, come riporta il quotid iano francese ·'Le Temps", nel luglio 1900. ·~ li decreto è riportato in A. T OSTI, la spedizione italiana in Cina ... c iL., pp. 92-93.
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G. SARGERI. Li\ SPEDIZIONE INTERNAZIONALE
turbato. Questo stato di cose si è prodotto contro la volontà del Governo imperiale; ma esso ha avuto per origine l'alleanza dei Pri ncipi della Famiglia Jmperiale e dei Ministri con la setta dei Boxers; contro i nostri amici lle potenze straniere] essi hanno così compromesso la divinità dell'Impero, ed hanno causato la fuga cieli' Imperatore e clell 'Imperatrice. Noi stessi non possiamo non riconoscere la nostra responsabilità in ciò che è avvenuto. Per quanto concerne i Principi e i Ministri è necessario che noi giudichiamo la gravità della loro colpa e stabiliamo il castigo che meritano. Il principe Tcinang (Tsai-hium), il principe Yih (Pu-king), i principi del 3° grado, Tsai-lan e Tsai-jng, sono privali cli tulti i loro titoli ed onori. Il principe Tuan (Tsai-yi), per speciale condiscendenza, è spogliato di tutte le sue funzioni soltanto, e consegnato al Ministero della Famiglia Imperiale, per essere punito e privato delle sue pensioni. Il Duca Lan, secondo presidente del Tribunale dei Censori, è consegnato al Tribunale dei Censori per essere punito. Il Segretario di Stato, Ministro dell'Jnterno, Kang-y, il Ministro della Giustizia, Tciao-Ciukiao, sono consegnati al Tribunale dei Censori e al Ministero dell'Interno per essere puniti. Se noi ci mostriamo così severi contrn i membri della nostra famiglia è nell'interesse dell'Impero, e non possiamo tener conto del grado dei colpevoli. Questi Principi e questi Ministri hanno trattato male gli affari dello Stato. La colpa è loro. Che tutto l' Impero lo sappia.
Il principe Cing e Li-hung-chang non ottennero il benestare immediato dei governi occidentali, i quali presero tempo per verificare la regolarità formale della nomina dei due negoziatori cinesi e per accertare la piena validità dei loro poteri per condurre i negoziati. Anche da parte occidentale, la decisione su chi avrebbe dovuto condurre le trattative era altrettanto indefinita e oggetto di accese discussioni. Fu scartata l'ipotesi che a condurre i negoziati, a nome di tutte le nazioni, fosse una sola tra di esse. Lafonnaz.ione, la partenza, il viaggio e l'intervento del contin[[ente italiano
La prima idea di formare un contingente di truppe terrestri, da affiancare ai marinai presenti in Estremo Oriente, emerge nel carteggio diplomatico italiano in data 25 giugno 1900•7 • Nella seconda " 7 "Noi faremo partire prontamente tJe o quattro navi, con equipaggi rinforzati. Mi domando se alla nostra cooperazione navale giovi aggiungere anche un li-
LE REGIE TRUPPE IN ESTREMO ORIENTE ( 1900- 1901 )
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metà di giugno il governo presumeva di inviare un ristretto corpo di spedizione, costituito da un solo battaglione di fanteria con relative salmerie, il quale avrebbe avuto il compito principale di coordinare l'organizzazione dei servizi e la dotazione dei materiali necessari alla missione di salvataggio delle Legazioni in Cina. Probabile comandante della spedizione avrebbe dovuto essere il tenente colonnello Tommaso Salsa48• Ma agli inizi di luglio, forse per non rendere eccessivamente esigua la presenza dei militari italiani rispetto ai contingenti già inv iati o in fase di costituzione presso le altre potenze europee, il governo decise di formare un corpo di spedizione di maggiore entità, pronto a partire non appena ce ne fosse stato biso-
mitato contingente cli truppe di terra. Questo contingente, anche paitendo in brevissimo termine, non arriverebbe probabilmente in tempo per l'azione ora impegnata, a cui parteciparono frattanto le navi che abbiamo cofa; ma è supponibile che, una volta ristabilito l'ordine a Pechino le potenze debbano lasciarvi, almeno per qualche tempo, delle truppe a tutela dell'ordine, e per sostegno e controllo dello stesso governo cinese, che dovrebbe, perè), dare le necessarie guarentigie. In questo caso, si pu<'> considerare se non sarebbe opportuno, e conforme al carattere attuale dell'azione dei governi, che tutte, o almeno il maggior numero delle grandi potenze, fossero rappresentate da un contingente proprio, senza pregiudizio dei contingenti maggiori delle potenze più interessate e vicine, per proteggere le loro legazioni e mantenere il carattere europeo alla presenza temporanea delle truppe internazionali ( .. .)". Telegramma del ministro Yisconti-Venosta al regio ambasciatore a Berlino, Lanza. AP, CD. Avvenimenti di Cina ... cit., Documento n. 58, pp. 23-24. '~ Tommaso Salsa (Treviso I 857-1913). Arruolatosi volontario nell'esercito in giovanissima età, percorse tutti i gradi della carriera da soldato a tenente generale . Sottotenente nel 1880, da capitano passò nel corpo cli Stato Maggiore. Aci Agordat in Eritrea guadagnò la croce di cav. dell'O.M.S. e la promozione a maggiore per merito cli guerra; a Coatit la medaglia d'argento al V.M. Dopo Adua fu incaricato cli negoziare una tregua e il rilascio dei prigionieri. Ritornato in Italia e promosso tenente colonnello fu chiamato a far parte, nel I 900, del corpo di spedizione in Cina come comandante ciel battaglione cli fanteria. Rimpatriato nel J 902 e promosso colonnello, comand6 il 67° reggimento fanteria e, successivamente, il 6° alpini. Promosso maggior generale, ebhe il comando della Brigata "Roma" e poi quello della 3" Brigata alpina. Partito per la Libia, riuscì vittorioso in numerosi combattimenti così eia meritare la promozione a tenente generale per merito di guerra e la medagli a d'oro al Y.M.. Dopo la guerra libica comandò la Divisione "Napoli" e fu nominato ispettore delle truppe alpine. Morì due mesi dopo aver assunto questa carica.
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G. SARGERI, LA SPEDIZIONE INTERNAZIONALE
gno 49 • Il dibattito alla Camera dei deputati sulla evenienza di ampliare la consistenza del contingente, trovò la Destra e la Sinistra completamente allineate nel raccomandare un atteggiamento prudente e nel controllare che il governo, preso dall'entusiasmo e disattendendo gli accordi, non eccedesse nei preparativi. Una tra le voci contrarie, peraltro subito sdegnosamente messa a tacere anche tramite la stampa, fu quella dell'onorevole Napoleone Colajanni, deputato della Sinistra, il quale si poneva e pose all'attenzione ciel Parlamento molti dubbi sulla legittimità dell'intervento militare in Estremo Oriente, denunciando l'eccessiva pressione esercitata sulla Cina delle nazioni imperialiste sia sul piano economico che su quello religioso. Per quanto è rilevabile dagli articoli dei giornali dell'epoca, le contrastanti posizioni esistenti sia nell'opinione pubblica che tra i militari riguardo alla spedizione, fin irono per essere dominate da questo interrogativo: "Si tratta di sapere se l'intervento dell'Italia debba ridursi nelle più miserevoli proporzioni alle quali lo vorrebbero ridotto coloro che allo Stato Italiano vogliono finir cli togliere ogni prestigio o se si debba invece cooperare al civile scopo, in modo proporzionato alle nostre forze, ma degno!" 50 • A questo riguardo, il Ministero della Guerra predispose, con la circolare riservatissima n. 4240 del 5 luglio I 900, le norme che i Comandanti dei Corpi cl' Armata e le altre autorità interessate avrebbero dovuto seguire per la formazione del contingente. La consistenza del corpo di spedizione fu stabilita in: • un comando, costituito da 4 ufficiali e 15 uomini di truppa, comprese relative salmerie; • un drappello di carabinieri reali 51 addetti al comando, costituito da 8 uomini di truppa; ' 9 "La nostra squadra in Cina sarà, tra breve, composta cli sei navi, con equipaggio rinforzato per poter sbarcare 500 marinai. Abbiamo inoltre risoluto di far partire 2000 uomini di truppe di terra che, con quei 500 marinai, rappresenteranno la partecipazione dell'Italia all'azione delle potenze in Cina." Telegramma del ministro Yisconti-Venosta ai regi rappresentanti a Berlino, Londra, Parigi, Pietroburgo, Tokio, Vienna e Washington - Roma 8 luglio 1900. AP, CD, Avvenimenti di Cina .. . cit., Documento n. 89, p. 40. 50 Prima pagina del "Corriere della Sera" ciel 6-7 luglio 1900. 5' Nelle Regie Armate sabaude il Corpo dei Reali Carabinieri fu istituito nel 1814 e regolamentato, nel 1822, come corpo cli polizia militare, sull'esempio
LE REGIE TRUPPE IN ESTREMO ORIENTE ( 1900-1 901)
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• un battaglione di fanteria, costituito da uno stato maggiore e quattro compagnie con relative salmerie, per un totale di 28 ufficiali e 812 uomini di truppa; • un battaglione di bersagl ieri, costituito da uno stato maggiore e quattro compagnie con relative salmerie, per un totale di 28 ufficiali e 812 uomini di truppa; • una batteria mitragliatrici mod.86 e una colonna di munizioni, costituita da 4 ufficiali e da l 14 uomini di truppa; • un distaccamento misto del genio (zappatori, telegrafisti e pontieri), costituito da un ufficiale e 50 uomini di trnppa; • un ospedale da campo, con una forza di 4 ufficiali e 32 uomini di truppa; • un drappello di sussistenza, costituito da 2 ufficiali e 40 uomini di truppa, con due coppie di fornì someggiati mod.1897. In totale 73 ufficiali, 1.882 tra sottufficiali, caporali e truppa e 178 quadrupedi. Al contingente fu assegnato anche un civile, in qualità di interprete, nella persona di Giovanni Vigna dal Ferro, il quale costituì una delle tante note dolenti di questa spedizione, tanto che il comandante delle truppe italiane in Estremo Oriente riportò, nella compilazione del diario storico-militare, impressioni di ben poca stima professionale nei suoi riguardi 52• Pur volendo considerare a difesa dell'iodella gendarmeria francese e borbonica, dei "provost marshals" inglesi, ecc .. Nel regolamento si legge: "I carabinieri reali chiamati in tempo cli guerra presso le armate possono essere destinati al servizio di polizia militare, come quello puramente di linea." I carabinie,i inviati in Cina marciarono, quindi, su Pechino al pari delle altre truppe, e rimasero poi a Tientsin, a protezione della concessione italiana istituita nel 1902, attivando, con le varie polizie militari presenti in EstJemo Oriente, que)la che fu l'antesignana della "polizia militare internazionale", oggi comunemente costituita in occasione delle molteplici coalizioni milita1i. Cfr. G. F iERRARl, La polizia miliwre. Pn~fili storici, giuridici e d'impiego, Roma 1993. 5~ "( ••• ) Tutto il distaccamento muove di là alle 5.15, e per errore dell'interprete (clott. Vigna dal Ferro), il quale fraintende, come spesso gli accade, le parole dei paesani, si avvia per la sponda sin istra del fiume; in conseguenza cli ciò, poco dopo le otto, risultando fuori dubbio che la città è sulla destra del fiume e che non vi sono ponti, il distaccamento è costretto di improvvisarne uno mediante giunche requisite( ... ) Causa la insufficienza del Dott. Vigna dal Ferro nel fare eia interprete, non si è potuto raccogliere nessuna notizia né a riguardo del drappello italiano di cui si va in cerca, né del nemico( ... )". Diario storico - militare del colonnello Garioni, 18 ottobre I 900, p. 93 e 25 ottobre I 900, p. 104. AUSSME, E-3, b.4, fosc.4.
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terprete la molteplicità dei dialetti cinesi e la quasi impossibilità, per quei tempi, di trovare persone che conoscessero qualcosa della lingua e delle usanze orientali, uno degli errori fondamentali commessi nella programmazione della spedizione fu proprio il sottovalutare l'importanza di poter comunicare, sia con le popolazioni autoctone che con le rappresentanze degli altri contingenti53• Con le nostre truppe il Ministero della Guerra autorizzò anche la partenza di due francescani dell' ordine dei minori conventuali, il cappellano militare padre Giovacchino Geroni e padre Agostù10 da Vignale, entrambi toscani. Nella stessa circolare erano annessi vari specchi riepilogativi, tra i quali il n. 7, indicante le unità incaricate di fornire il personale ai reparti ed ai servizi destinati all'Estremo Oriente 54 . Il Ministero si riservava di designare tutti gli ufficiali che dovevano far parte del corpo di spedizione, la composizione del drappello di carabinieri nonché i nominativi della truppa addetta al comando del contingente. Il criterio generale con cui le varie autorità avrebbero dovuto scegliere il personale delle unità da assegnare alla spedizione era il sorteggio, sia tra i militari di truppa con ferma permanente che tra i soldati di leva55 delle classi 1878 e I 879, questi ultimi nella misura massima di un quarto della forza di ciascuna unità in partenza. Tuttavia, il criterio usato per la formazione del contingente si rivelò inadeguato già durante il periodo di navigazione verso la Cina. Infatti, venne a mancare quell'affiatamento iniziale degli uomini delle varie unità che avrebbe dovuto
Non si trattò cli una pecca soltanto italiana, giacché lo stesso problema si verificò in molte delle riunioni internazionali, tra le quali quella della Commissione militare a Pechino, il 28 e 29 gennaio 1901, che doveva approntare il sistema difensivo del quartiere delle Legazioni. Il presidente, generale britannico St.one, era accompagnato da un interprete francese, il rappresentante russo disponeva di un interprete tedesco, il rappresentante tedesco di un interprete francese, mentre il rappresentante americano non ne aveva alcuno. Ovviamente ciascun rappresentante ebbe bisogno cli una doppia traduzione, con un meccanismo cli rotazione eia rompicapo, che risultò piullosto farraginoso ma, infine, pur allungando i tempi di discussione, consentì l'intesa. Vedasi relazione quindicinale del colonnello de Saint Eustache. AUSSME, E-3, b.5, fasc.15. 54 Cfr. Documenti, Parte II, n. 18. 55 Si rammenta che il servizio cli leva aveva, all'epoca, una durata triennale. 51
LE REGIE TRUPPE lN ESTREMO ORIENTE ( 1900-1 \)() 1)
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fac ilitare la loro formazione e il loro addestramento, poiché, a causa del sorteggio, intere compagnie furono costituite in maniera promiscua, con elementi e comandanti tratti da reggimenti diversi. Per le truppe di terra, non abituate a coabitare a strettissimo contatto nell'esiguo spazio a disposizione in un'unità navale, era notevolmente complicato mantenere, durante la navi gazione, la necessaria disciplina e buoni rapporti di convivenza; e ciò a maggior ragione in un viaggio così lungo, intrapreso per la prima volta dai soldati italiani senza che vi fosse stata una preventiva conoscenza tra gli uomini. Non solo, ma una volta pervenuti al comandante della spedizione i fogl i matricolari e caratteristici dei militari di truppa, il 28 giugno 190 l, si scoprì che più di duecento di loro avevano subìto condanne per furto o per lesioni personali, che qualcuno aveva un curriculum giudiziario decisamente pesante ed altri erano soggetti a sorveglianza speciale. Anche la composizione del contingente, nonostante il perfezionamento apportato dalle autorità interpellate prima della partenza fu, una volta sul campo, oggetto di ri lievi da parte del comandante della spedizione. Non fu previsto, ad esempio, nell'ordinamento delle truppe in partenza, l'inserimento di un'unità di cavalleria preposta all'esplorazione, in modo da non dipendere esclusivamente, così come accadde, dai servizi dei contingenti delle altre potenze. Tale presenza, anche minima, avrebbe permesso cli avviare autonomamente tutte le attività ricognitive, dalla ricerca per l'acquisiz ione delle informazioni, ai rilevamenti topografici, ecc., sia per l' immediata utilizzazione, sia per la conoscenza più approfondita possibile del territorio del Chili, dopo essere state coordinate e successivamente inviate in patria. I vari nuclei di personale, quadruped i e materiale, una volta costituiti e radunati nei singoli centri prestabiliti dalla circolare, si sarebbero dovuti concentrare a Napoli , dove avrebbero assunto la formazione organica prevista per il contingente e avrebbero iniziato le operazioni di imbarco. L'ord ine di procedere alla costituzione delle unità che avrebbero preso parte alla missione divenne effettivo con l'emanazione della ci rcolare n. 4280 del 6 luglio, nella quale fu disposto affinché l'organico e l' equipaggiamento della spedìzione fossero completati, in linea di massima, per il 14 e il 15 di luglio.
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11 Ministero deJla guerra aveva intanto designato quale comandante della spedizione un colonnello, Vincenzo Garioni56 , in virtù dell'entità delle forze utilizzate; facendo però presumibilmente eccessivo affidamento sulla futura collaborazione tra le potenze nella gestione comune dei servizi, ovvero sottovalutando il peso della funzione politica di cui i militari sarebbero stati investiti durante la missione, si limitò alla nomina di un numero strettamente necessario cli ufficiali nell'ambito del comando. Conseguentemente, il comando italiano risultò scarsamente rappresentativo nei confronti di quelli degli altri contingentÌ 57 , non disponendo dì ufficiali superiori da designare come membri dei governi militari formatisi durante l'occupazione multinazionale. Ne è un esempio la difficoltà incontrata dal colonnello Garioni nel far partecipare il rappresentante italiano al governo provvisorio di Tientsin, che, lo ricordiamo, era costituito da un ufficiale britannico, uno russo e uno giapponese, di grado pari o superiore a maggiore, cui seguirono i membri francese e americano. Vincenzo Garioni (Biadene 1856 - Venezia 1929). Sottotenente dei bersaglieri nel 1875, frequentò la scuola di guerra; già comandante del 24° rgt. fanteria, gli fu assegnato il comando ciel com.ingente italiano in Cina, ottenendo la nomina a cavaliere clell'O.M.S. Divenne, dopo la missione in Estremo Oriente, Capo Ufficio Informazioni ciel Corpo cli Stato Maggiore. Maggior generale nel 1905, comandò le Brigate "Casale" e "Roma", e la Scuola d'applicazione della fanteria. Tenente generale nel 19 1I, comandò la Divisione cli Padova e poi la 5" Divisione speciale in Libia, guadagnando in va1ie operazioni la nomina a commendatore dell'O.M.S. Nel 19 I 3 ottenne la nomina cli Governatore della Tripolitania. Nel 1915 partecipi) alla Grande Guerra al comando successivo del VIT, VI e TI Corpo d' Annata, meritando una medaglia d'argento al passaggio dell' Isonzo. Nel 1917 passi) a comandare il Corpo d'Armata di Genova e nell'anno successivo fu nuovamente governatore della Tripolitania e reggente della Cirenaica. Nel 1925 fu collocato in aspettativa per riduzione quadri e nel 1928 a riposo. 51 " ••..• valga l'esempio della costituzione del comando del corpo di spedizione britannico. Questo si compone sostanziahnente di 4 brigate di fanteria (di quattro battaglioni l'una) e di una brigata di cavalleria; ebbene, oltre che ogni comando cli brigata cli fanteria conta 7 ufficiali, e quello delle brigate di cavalleria 9 ufficiali, che il comando delle linee cli comunicazione conta 21 ufficiali, che vi sono 27 ufficiali indipendenti dai reparti e disponibili per i servizi speciali che eventualmente si rivelassero necessari , sono assegnati al comando di spedizione ben 38 ufficiali ....". Diario storico-militare del colonnello Garioni, 6 aprile 1900, p. 209. AUSSME, E-3, b.4, fasc.4. 56
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L a richiesta italiana f u dapprima ignorata e in seg ui t o, dietro l e insiste11Ze de l colonnell o Garioni presso il feldmaresc iallo Waldersee, si seppe che sia l'Alto Comando che il governo provvisorio di T ientsin e rano co nco rdi nell 'i mp e dire che la carica fos se ricoperta dal tenente di vasc e ll o Mario Valli, al l' uopo designato d al com a nd ante della Fo rz a Navale Oceanica, I' am miraglio Camillo Candiani d' Oli vola, per via del grado d i ufficiale inferioIl colonnello Vincenzo Corioni, comandante re. Dopo ripetute proteste delle Regie Truppe nell'Es1renw Orienle da parte del comandante de l contingente, ven ne sostituito giocoforza dal capitano di corvetta Mario Casanuova .I e rserinch. Contemporaneamente ali' aumento della forza assegnata al corpo di spedizione, venne stabilito, mancando il tempo di provvedere altrime nti , che Ja batteria m itrag liatrici dovesse essere trasformata in batteri a da montagna dopo lo sbarco in Cina, utilizzando i materiali provenienti dalle regie navi presenti nel golfo del Petchi li e quelli preparati allo scopo nei porti di Napoli e Messina. L' intero corpo di spedizione fu dotato di viveri per c irca due mesi , uno di viveri ordinari e l'altro di viveri a secco, che, pur essendo teoricamente sufficienti, non furono opportunamente imballati per sopportare l'umiditĂ del c lima che avrebbero incontrato lungo la traversata, nĂŠ furono stivati nel mi gliore dei modi a causa, come vedremo, dell 'eccessiva fretta di anticipare la parte nza.
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Vennero noleggiati tre piroscafi dalla Società di Navigazione Generale Italiana58 : il Singapore, di 3.685 tonnellate, il Giava, di 2.735 tonnellate e il Min.ghetti, di 2.5 I 9 tonnellate. Il Ministero della Marina fece imbarcare su ogni piroscafo un tenente di vascello in qualità di comandante militare e un drappello di timonieri per il servizio di segnalazione. La commissione che aveva accertata l'idoneità dei piroscafi per il trasporto delle truppe in Cina, costituita da un delegato del Ministero della GueITa, un delegato della Marina militare e un ufficiale della Capitaneria di porto di Genova, si era riservata 500 tonnellate su ognuno di essi per lo stivaggio dei materiali commestibili e per gli equipaggiamenti. Fu una stima per difetto giacché, pur avendo avuto a disposizione dalla Società noleggiatrice più spazio di quanto concordato, ne sarebbe occorso, in definitiva, circa il doppio e non poterono essere caricati a bordo 36 muli delle salmerie, 30 quintali di formaggio, un centinaio di quintali di fieno e altri materiali. Lo stivaggio dei viveri fu compiuto frettolosamente e senza metodo; infatti, mentre dapprincipio l' inizio delle operazioni d'imbarco era previsto dopo l'arrivo di tutto il personale e degli equipaggiamenti, l'anticipo della partenza significò caricare armamenti , viveri e vestiario casualmente, non appena fossero stati disponibili sulle banchine del molo, man mano che giungevano le unità del contingente al porto di Napoli. Il risultato fu che la farina, imballata in sacchi e stivata sul fondo dei piroscafi, subì., dopo neanche un mese di navigazione, un processo di fermentazione naturale dovuto al caldo toITido, ali' eccessiva umidità e alla pressione esercitata dalla catasta dei sacchi su quelli situati più in basso. Non sola-
58 La Società armatoriale era sorta dalla fusione, nel 1881, della "I. e V. Florio" di Palermo e della "R. Rubattino" di Genova. Il nome dei Florio, dopo la decadenza della famiglia, è ancora oggi rinomato per la produzione di un vino marsala, molto apprezzato anche allora. Di quel vino furono ampiamente omaggiate le Regie Truppe al momento dell'imbarco, come non mancò di far notare, in sede parlamentare, il ministro della guerra, in risposla alle interrogazioni sulla dotazione di viveri della spedizione. Le argomentazioni del Ministero della Guerra, sottoposto già all'epoca a notevoli critiche per l'organizzazione approssimativa della spedizione, sono riportate in sintesi su "L'Esercito Italiano", n. 37 del 27 marzo 1901.
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me nte le derrate alimentari , il fieno e l'avena, ebbero a soffrire del clima, anche le arm i si ossidarono, mentre i commi e il vestiario ammuffirono nelle casse cli legno. I tabacchi, nonostante fossero di qualità migliore di quelli esteri, si deteriorarono tanto, a causa dell'imballaggio, da non poter essere mini mamente utilizzabili. Altri materiali, come le piastrelle ed il cemento Portland, necessari alla costruzione delle infrastrutture minime per il ricovero dei nostri soldati presso la Legazione di Pechino, inviati l'anno successivo, arrivarono a destinazione come inutile zavorra da scaricare, poiché gran parte delle prime si frantumarono, mentre il cemento fece presa nei barili in cui era contenuto. Gli an imali a bordo ebbero fortuna ancora più avversa. I piroscafi non erano attrezzati per il trasporto, le necessità igieniche e di movimento dei muli e dei cavalli, tra i quali scoppiò inevitabilmente un 'epidemia di tifo 59 che si trasmise in breve tempo agli uomini della truppa. Viene spontaneo pensare al pesantissimo disagio che, in circa un mese e mezzo di navigazione, possono aver sopportato uomini e animali in tali condizioni di scarsa vivibilità, ove la mancanza di strutture organizzate aveva ridotto ai minimi termini qualsiasi possibilità di profilassi igienica. Il colonnello Garioni annoterà spesso nel suo diario come l'organizzazione del trasporto dei materiali delle nazioni alleate fosse migliore di quella italiana: Un apposito paragrafo della istruzione riservata per la formaz ione ciel corpo di spedizione Germanico prescrive che qualsiasi invio dalla Germania in Cina debba fa rs i rinchiudendo la mercanzia dentro una cassa d i latta da chiudersi con saldature e che po i il lutto sia riposto in una cassa di legno resisten te e chiusa con viti. Ciò c he si spende per tali imballaggi si risparmia mediante la buona conservazione della mercanzia60.
La questione del pessimo accantonamento dei viveri, dell 'equipaggiamento individuale e dei mezzi di trasporto in dotazione, provocò proteste e interrogazioni parlamentari già nel medesimo L'epidemia scoppiò sul Giava, che aveva imbarcato la maggior parte dei quadrupedi ; la nave fu sottoposta a disinfezione nel porto cli S ingapore. 60 Diario storico-militare del colonnello Garioni, p. 163. AUSSME, E-3, b.4, fasc.4 . 59
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anno della spedizione, a causa delle corrispondenze di guerra pubblicate sul "Messaggero" di Roma e sul "Corriere della Sera" di Milano. Il -i O luglio 1900 partì per la Cina Luigi Barzini, come corrispondente speciale del "Corriere della Sera". Il giornalista nei suoi articoli mise fortemente in risalto la "povertà" di mezzi e di risorse del contingen te i taliano nei confronti degli altri corpi cli spedizione6 1, e suscitò negative impressioni in patria pubblicando una serie di affermazioni, quali: ( ... ) spendendo molto, relativamente a quanto l'Italia può spendere, non abbiamo un esercito apparecchiato alla guerra( .. .);
e ancora: Dietro ogni soldato puro e semplice vi è un numero enorme di cose necessarie. Questo soldato deve avere una mobilità, che non è data dalle sole sue gambe, deve essere non solo fornito del necessario, ma anche rifornito; non parlo del supe1t1uo. Questo soldato deve essere curato, deve essere preservato, rivestito, difeso dalla rigidità del clima come dai calori torridi. Esso deve avere la coscienza di sentirsi sicuro di sé, senza altre preoccupazioni che que lla del combattimento; deve essere tranquillo che se una febbre o una palla nemica lo cogliesse, avrebbe tutte le cure possibili e non verrebbe fatto morire come un cane( ... ) Degli eroi che avessero freddo o fame forse ce le prenderebbero anche dai cinesi. Sono questi servizi che a noi fanno difetto. Noi non abbiamo imparato nulla dalle dolorose esperienze del passato62.
Il passato recentissimo al quale il Barzini si riferiva era il disgraziatissimo risultato dell' impresa coloniale in Africa, terminata
" ( ••• ) le cos iddette operazioni militari hanno un grande, inestimabile pregio: quello di formare la pietra di paragone fra i diversi eserciti delle nazioni ( ... )". Pechino 2 l dicembre 1900. Articolo pubblicato sul "Corriere del la Sera" de l 7-8 marzo 1901. L' intero articolo è riportato nei Documenti, Parte rr, n. 26. 62 Analoghi articoli furono pubbl icati anche sul "Messaggero" di Roma . Il ministro della guerra, generale Coriolano Ponza di San Martino, rispose al Parlamento in relazione alle interrogazioni causate dall'uscita di questi articol i. Le argomentazioni cli risposta, definite successivamente dalla stampa "superficiali", sono consultabili su " L'Esercito Italiano", n. 37 del 27 marzo 190 1. 61
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con la sconfitta di Adua, l'influenza deleteria della quale incideva ancora profondamente nella politica e sul morale della nazione italiana. La sera del 19 luglio 1900, e non il 21 come era stato inizialmente previsto, le truppe italiane salparono dal porto di Napoli, salutate dal re Umberto I, il quale dieci giorni dopo a Monza morirà assassinato dall'anarchico Gaetano Bresci, e da una folla festante63 • Sul Singapore erano imbarcati 38 ufficiali, 962 u-a sottufficiali, caporali e soldati e 9 quadrupedi; su] Minghetti 26 ufficiali, 738 tra sottufficiali, caporali e soldati e 6 quadrupedi; sul Giava l O ufficiali, 183 tra sottufficiali64, caporali e soldati e 163 quadrupedi. La rotta dei tre piroscafi, nell'ordine Sin[?apore, Minghetti e Giava, è riportata nella tavola n. 9. Già al momento della partenza era previsto che il Giava, una volta sbarcati gli uomini e il carico, tornasse nel porto di Shanghai per provvedere ai lifornimenti mancanti, consistenti soprattutto in carne fresca. Da Singapore fino a Che-foo, il comando e la scorta del convoglio furono assunti dalla regia nave Stromboli. Le temperature estive aJla partenza, tipicamente mediterranee, divennero torride nel Mar Rosso e monsoniche nel golfo di Aden. I piroscafi non avevano un valido sistema di aerazione e i pochi ventilatori elettrici disponibili nelle cabine dei militari si ruppero quasi subito. Immediatamente dopo lo sbarco gli uomini si trovarono nel bel mezzo della stagione delle piogge, che nel Chili avevano carattere alluvionale; il mare, nel golfo omonimo, era grosso, le strade erano impraticabili e le vaste zone paludose, oltre ad impedire i movimenti dei contingenti, erano insalubri a causa delle infezioni malariche. L'escursione termica, principalmente a causa dei monsoni, variava, nella zona di Pechino, dai +38°C in estate fino ai - l 7°C in inverno. Ma le difficoltà maggiori per le ope-
6} I bagni di folla entusiasta per i militari in partenza erano la prassi normale dei tempi . Anche gli studenti del circolo monarchico universitario di Roma diedero il loro appoggio idealistico alla missione spedendo un messaggio al Presidente del Consiglio arlinché il governo mantenesse alto l'onore del nome italiano in occasione cieli ' intervento delle nostre truppe in Cina. r,, Tra questi un clandestino, il sergente Virginio Chieri del 9° rgt. bersaglieri, ansioso di far comunque parte della spedizione.
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[7 Tavola 9 - Rotta dei piroscafi verso la Cina
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razioni militari furono causate dal vento, che spirava fortissimo per giorni e giorni in tutte le stagioni, sollevando una grande quantità di polvere che impediva le comunicazioni fototelegrafiche. La violenza e la frequenza del Kua~fun.g (turbini di polvere) arrivavano a compromettere persino i raccolti. Nella citata circolare n. 4240 che organizzava il contingente, si legge: Di tutti i mili tari (ufficiali e truppa) dovrà essere constatata, mediante visita medica, l'attitudine a prestar servizio nei climi tropicali, colle norme stesse che sono stabilite per il reclutamento delle regie truppe cl' Africa.
Sulla base di tale direttiva il vestiario assegnato alle truppe dal Ministero della Guerra fu, quindi, quello normalmente in uso per le campagne cl' Africa. In pratica esso consisteva in un'uniforme estiva di tela, giubba e pantaloni, con el metto come copricapo ed un'altra invernale di panno, composta da giubba, pantaloni e mantellina, con berretto tipo fez. Anche la dotazione di vestiario fu argomento di discussione all'epoca dei fatti, ed è utile soffermarcisi considerando due aspetti: il primo relativo alla effettiva praticità delle uniformi in uso, ed il secondo all'immagine che l' esercito era chiamato a proporre in ambito internazionale, come raccomandava il colonnello Garioni: Provvedere le truppe in generale dei materiali migliori e, con dovizia, cli tutto ciò che può loro abbisognare, affinché non solo non sfigurino nel confron to con le altre, ma anzi rivelino tutta la potenza dell 'esercito cui appartengono65.
Riguardo alla prima di queste considerazioni fu verificato che l'elmetto tipo Africa non era adatto alla campagna di Cina, perché la forma particolare non resisteva alle piogge torrenziali ed era facil mente deformabile, mentre la tela dell'uniforme estiva era di qualità pessima e di relativa durata. I colori, variabili 65
Diario storico-militare del colonnello Garioni, p. 99, AUSSME, E-3,
b.4, fasc.4.
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Ordine del giorno di ·S. M:'il R_e . al Cb7(} af ~;c,fz1tJ/l/J ;&/J/'i Cnt1
Ordine del giorno di S.M. il re Umberto I al Cot]JO di spedizione per la Cina
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dallo spinato al bronzo, rendevano visibilissimo lo sporco; le misure erano in gran parte sbagliate. L'effetto complessivo d ' insieme era di truppe policrome, vestite poveramente e stazzonate. Unica eccezione le calzature, non le uose, ma gli stivaletti alpini, di cui furono dotati anche i marinai, che servirono egregiamente nelle lunghe marce forzate cui furono sottoposti gli uomini. Relativamente al la seconda considerazione, l'immagine di fronte agli altri contingenti, l'uniforme estiva non era decorosa e gli elmetti sfiguravano paragonati a queJli inglesi. Il Ministero della Guerra si dimostrò, però, sensibile alle richieste del colonnello Garioni di uniformare almeno il colore del vestiario e autori zzò l'approvvigionamento s ia d' elmetti inglesi sia di tessuto kaki, ottenuti in India tramite le autorità militari britanniche. Gli elmetti furo no molto apprezzati dal nostro contingente e altrettanto il loro imballaggio, segnalato nel diario ad ennesima dimostrazione di quanto fossero migliori le sped izioni di material e degli alleati66. L'uniforme di panno invernale, invece, sodd isfaceva, con alcune modifiche, sia i criteri di utilità che quelli di rappresentanza, anche se non risultava certo adatta per le parate e i servizi d'onore. Consisteva in giubba, pantaloni, cappotto con bavero di pelliccia, sotto il quale veniva indossata una pelliccia, mantellina e fez, rinforzato con una striscia di pelliccia da calare sulle orecchie. L'unico suggerimento che giunse dalla Cina fu la modifica da apportare all 'abbottonatura dell'uniforme in pan no, consistente in bottoni scoperti e cli metallo luce nte, diffici lmente reperibili sul luogo, che sarebbe stato meglio mascherare con un lembo sovrapposto della giubba, come quell a in dotazione alle truppe germaniche. Le pellicce furono in parte requisi te a Pao-
"Per avere norma e riguardo, si consideri come sono imballati, ad esempio, g li elmelli che il corpo di spedizione ha acquistato in lndia. Vi è una prima fasciatura falla con solide corde poi un involucro di tela da imballo: quindi una cassa di tavole di legno, dello spessore di I cm. circa e infine una cassa di zinco chiusa con saldatura. Dentro la cassa di zinco, poi, un'apposita gabbia di legno mantiene ciascun e lmetto (in numero di 20 per ogni cassa) immobile in un proprio scompartirnento !". lbid., p. 276 AUSSME, E-3, b.4, fasc.4. 66
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ting-fu ed in p arte acqui state a Shanghai dall 'amminis trazione militare67 • n 29 agosto 1900 il Singapore, il Minghetti e il Giava approdarono nella rada di Taku, nei pressi delle navi della Regia Marina italiana Fieramosca, Elba, Vettor Pisani e Calabria. Lo sbarco degli uomini e dei materi ali presentò notevole difficolt à, nonostante le lance a vapore forni te dalla M arina; quello dei quadrupedi fu anche pe1icoloso e lichiese notevole ingegno e fo rza di braccia, per mancanza di gru. In questa fase si registrò un altro notevole eITore organizzativo, po iché sia i piroscafi p,utiti da Napoli sia le unità cli Marina presenti in Cina non disponevano di vapori di piccolo tonnellaggio né di pontoni e di rimorchiatori, i sol i mezzi adatti allo sbarco a causa del fondale basso dell a costa e del mare agi tato. Per queste attività e per tutte le altre che implicarono trasporti fl u viali lungo il Pei-ho, le truppe italiane dovettero dipendere dai tedeschi, dagli inglesi e dai russ i, per cui non fu possibile terminare tali operazioni prima della fin e di settembre, quando venne da ultimo portato a terra l'ospedale da campo e compiuto lo scarico di tutti e tre i piroscafi. Gli al tri contingenti non solo avevano mezzi adatti allo sbarco, avendoli portati al seguito nella spedizione o affittati tramite contratto da compagnie sul posto, ma avevano, altresì, req uisito tutte le gi unche necessarie ad assicurare i rifornimenti via ac qua tra Taku e Tients in ed occupato tutte le banch ine, i ricoveri e le aree disponibili presso Tong-ku , locali tà da cui partiva il collegamento fenoviario verso Pechino. L' Italia s i era lanciata dunque in questa spedizione senza assic urarsi preve ntivame nte gli approdi e i sistemi adatti a]lo sbarco e alla navigazione fluviale. Il solo rimorchiatore fin almente in vendita, il Nhansu, fu offerto al colo nnello Ga,io ni da un imprend itore ame1i cano e acquistato da Candiani, il 19 settembre 1900, a cento-
6 • Le pellicce di Paoling-fu furono tratte da due depositi che si trovavano ne l quartiere italiano della città, dai quali il comundante delle truppe le aveva pre levate alla fine dì ottobre 1900, analogamente a quanto avevano fatto gli altri contingenti nei rispettivi quartieri. Quelle acquistate dall'Amministrazione, a 4 dollari e mezzo l' una, consistevano in pelli di capra non foderate cucite assieme, con un foro centrale per la tesla .
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mila lire. Una volta a terra, non essendo stati occupati in precedenza luoghi di ricovero adatti, i militari non ebbero un posto dove sostare, né poterono accampare all'aperto, a causa del terreno acquitrinoso e fangoso. Mancarono persino i distillatori per l'acqua potabile, e si fu costretti a ricorrere al servizio russo. Le truppe non abbondavano neanche nella disponibilità dei mezzi di trasporto terrestre: i cavalli, introvabili, scadenti e a prezzi esageratamente alti, furono sostituiti con cammelli 68 e con muli; alla mancanza di carri si ovviò con la requisizione di tipiche carrette cinesi, quando ne capitò ]'occasione. Il comandante del contingente italiano aveva preparato un ordine del giorno<,9 in cui aveva dettagliatamente progettato lo sbarco ma, per le difficoltà sopraccennate, non fu possibile attenervisi, e, contando sulla dispon ibilità degli inglesi, poi dei russi e dei tedeschi, compatibilmente con le necessità operative dei loro contingenti, fu deciso di sbarcare il personale e i viveri a piccoli scaglioni intervallati, da inviare, nel minor tempo possibile, a Tientsin tramite ferrovia. La dipendenza totale del contingente italiano dai mezzi alleati per giungere a terra, provocò anche il primo malinteso tra l'ammiraglio Candiani e il colonnello Garioni. Il comandante della Forza Navale Oceanica, durante il viaggio del comandante del contingente verso Tientsin, a sua insaputa, approfittando di un'improvvisa ed irripetibile offerta tedesca, provvide in tutta fretta allo sbarco di due interi battaglioni a Tong-ku. Questi ultimi , dopo aver pernottato a bordo dei rimorchiatori , furono trasferiti a Tientsin privi dei viveri di sostentamento, poiché le derrate alimentari vennero scaricate in seguito ed in maniera tumultuosa, per la premura delle altre potenze di riavere a propria disposizione i mezzi generosamente offerti agli italiani in difficoltà. Questa altalena decisionale, in cui spèsso le necessità operative del comandante di Marina ostacolarono in qualche modo le direttive del comandante il contingente terrestre, furono causa di ulteriori disguidi e ritardi , che caratterizzarono solamente
68 C irca 80 esemplari, requisitj a Paoting-fu durante la marcia del contingente verso Pechino. <,9 Vedansi Documenti, Parte 11, n. I 9.
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la missione italiana, come il colonnello Garioni rese noto spesso al Ministero della Guerra70 • Il giorno prima della partenza da Napoli, infatti, gli furono consegnate dal Ministero della Guerra le istruzioni specifiche in base alle quali venivano detern1inate le relazioni del comandante del contingente con le superiori autorità di terra e di mare. In esse era stabilito che il comandante della spedizione italiana dipendesse rispettivamente: dal comandante della Forza Navale Oceanica, ammiraglio Candiani, per quel che riguardava l'impiego delle truppe e le relazioni con i comandanti dei contingenti degli altri Stati; dal comandante clell' Armata internazionale, feldmaresciallo Waldersee, per ciò che riguardava l'esecuzione delle operazioni militari e, infine, direttamente dal Ministero della Guerra, per quanto concerneva l'amministrazione e la disciplina delle truppe. Questa particolare condizione si innestò, come vedremo, su una struttura di comando della spedizione internazionale altrettanto caotica, che causò attriti tra gli ufficiali cli tutti i contingenti. Per quanto riguarda specificamente l'Italia, va notato che l'ammiraglio Camillo Candiani, come ufficiale più anziano, svolgeva mansioni di coordinamento dei comandanti alleati della flotta internazionale, ed era il superiore diretto del comandante della spedizione italiana, ma non aveva rapporti di dipendenza né poteva vagliare come superiore quanto decideva il comandante dell'Armata internazionale. I comandanti di marina delle altre potenze non avevano gli stessi poteri sui comandanti del contingente della propria nazione71 • Non slupisce quindi come potesse accadere che la proposta, discussa e approvata da Waldersee
;o "Ma un altro fallo ha concorso a rendere lunga e difficile la questione del governo provvisionale, cioè il modo con il quale sono stabilite le relazioni di dipendenza del corpo cli spedizione. E' stabilito direttamente o indirettamente, dalle istruzioni Ministeriali che il Comandante delle Regie truppe dipenda ad un tempo dal Comandante della Forza Navale Oceanica e da quello cieli' Armata Internazionale, mentre il primo è del tutto indipendente dal secondo" Diario storico-militare del colonnello Ca rioni, 6 Aprile I901, p. 210, AUSSME, E-3, b.4, fasc.4. 1 1 Dopo la partenza del feldmaresciallo Waldersce a fine operazioni, il 3 giugno l 901 , l'unico comandante di truppe terrestri costretto a consultare il comandante di marina per ottenere il consenso a firmare i verbali cli riunioni internazionali, fu quello italiano.
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e Garioni , di sostituire le due compagnie di bersaglieri, decentrate a Shan-hai-kwan e ritenute più utili nell'operazione di Paoting-fu, con due compagnie cli marinai del battaglione presente a Pechino, destasse Ja disapprovazione, manifestata in forma epistolare privata, di Candiani. Nonostante il colonnello Garioni si fosse assicurato cli conservare a Pechino almeno il comando del battaglione marinai, per dare apparenza di maggior forza al contingente ita]iano in Chili, ]'ammiraglio biasimava il confino dei suoi marinai in località nelle quali risultava meno probabile il loro concorso alle operazioni. In un altro caso, fu Candiani ad intralciare Garioni, il quale, avendo bisogno urgente di talune derrate, si vide respingere la proposta cli accelerare l'operazione ricorrendo ai normali mezzi commerciali esistenti tra Shanghai e Tong-ku, poiché l'ammiraglio dispose di continuare gli approvvigionamenti per mezzo delle regie navi. I rifornimenti impiegarono un solo mese per raggiungere Shanghai dall' Italia, ma bisognò aspettarne altri tre perché la merce potesse giungere a destinazione nel breve tratto da Shanghai a Tong-ku. Anche senza arrivare a tali casi limite, il solo fatto che, dal 6 dicembre e per tutta la stagione fredda, la flotta italiana fu obbligata a svernare nella baia cli Nimrod, nel Ce-kiang, o in Giappone, a causa dell' impraticabilità della rada di Taku e l'impossibilità di navigare sul Pei-ho gelato, rese indistintamente tutte le decisioni, di qualsiasi genere fossero, estremamente lunghe e difficili a causa del tempo necessario per consultare l'ammiraglio Candiani ed attenderne le direttive72• Ma torniamo al contingente italiano che, seppure in maniera improvvisata e disorganizzata, era riuscito a toccare terra senza troppi danni e a raggiungere il quartiere generale di Tientsin. Qui si ripresentò la stessa situazione di Tong-ku, giacché l' Italia non possedeva concessioni, né un presidio militare nella città e non aveva, quindi, provveduto a requisire una struttura adatta al ricovero dei soldati. Giunto nella città il 3 settembre, il primo scaglione del contingente, al comando del tenente colonnello Salsa, occupò dapprima
Il 28 maggio 1901 il colonnello Garioni, non sapendo che l'anmùraglio fosse temponineamente a Nagasaki , fu obbligato ad inoltrare le istruzioni per mezzo ciel console a Shanghai . 72
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una parte di un lanificio in disuso nella concessione britannica, poi una caserma delle truppe regolari cinesi, in seguito affittò dei locali nella concessione francese, in rue Dillon, rimasti come deposito vestiario, ed infi ne, ormai completato il trasferimento di tutte le truppe, si stabilì definitivamente nell'antico ospizio de lle vedove bisognose. I rifornimenti furono assicurati dalle regie navi, il fi eno per le bestie venne acquistato vicino Tientsin, mentre la legna per la panificazione e la cottura del rancio venne recuperata, fino ad esaurimento, dalle rovine degli edifici distrutti nei dintorni della ci ttà, e, dal gennaio 1901, acquistata ad Hong-kong e Shanghai . Per il carbone, invece, fu stipulato un contratto vantaggioso con un cammelliere di Pechi no, il quale, dietro protezione per le sue carovane, lo procurò agli italiani a prezzi convenienti. Quali erano .in Estremo Oriente, dai primi di settembre, la situazione militare e l'umore della popolazione cinese nei ten-itori occupati dagli eserciti occidentali? A Ticntsin si era insediato un governo militare provvisorio e la città fun geva da base per l'accantonamento di tutte le truppe occidentali in an-ivo. A Pechino, invece, dopo la fuga de ll a corte imperiale, non esisteva un 'autorità con poteri generali di governo e gli alleati si limitarono a svolgere un servizio di controllo di tipo più poliziesco che mi litare, stabilendo de lle norme gene1iche riguardo alla s icurezza e l' ordine pubblico73 • I comandanti dei contingenti compilarono degli ordini di comportamento in lingua cinese, sotto forma di editti affissi sui muri della città, di cui il seguente è un esempio74, con lo scopo di impedire la fuga verso le campagne e ripristin are condizioni di vita normali nel pit1 breve tempo possibile: Noi, i Generali delle varie Potenze pubblichiamo questo Ordine: Essendoché sui mercati scarseggiano le granaglie, il carbone e la legna d 'ardere, la carne di porco e cli castrato, il pollame, i legumi , la frutta,
Nei documenti de lla Parte Seconda, al n. 20, è riportata la traduzione di uno dei verbali inerenti questo argo mento, stilato dalla Commissione internazionale incaricata dal Comando Generale a Pechino. AUSSME, E3, b.9, fasc.30. ,, AUSSME, E-3, b.9, fasc.29 . 7~
262
G. SARGERI. Li\ SPEDIZIONE INTERNAZIONALE
ecc.ecc.ecc. e che dal contado si desidera portare tali provviste in città, conviene stabilire un Regolamento affinché tali provviste possano transitare senza impedimenti ed essere smerciati liberamente. Ci siamo perciò consultati e messi d'accordo nello stabilire queste Regole: I. Ognuno è libero di portare in città provviste di viveri ed altri generi d' uso. 2. I carri e gli animali e gli uomini che dalla campagna trasportano provvigioni in cillà non potranno essere requisir.i. 3. Non è permesso trasportar munizioni eia guerra nella città né fuor di essa. 4 . E' permessa l'entrata in città delle varie provviste come pure dei mobili, ecc. ma ne è proibita l' uscita. 5. Chiunque nel trasportar provviste in città vien molestato, ocl ha qualche reclamo eia fare, deve dirigersi al posto militare più vicino nella sezione della città interessata nel caso. 6. Oltre a pubblicare questo Regolamento, per portarlo a conoscenza della popolazione indigena, ordini sono dati anche alle truppe sotto il nostro comando perché lo seguano e lo facciano osservare onde proteggere i mercati e gli alimenti del popolo. D'ora innanzi, dacché si è dato questo Ordine, dovete tutti accudire pacificamente ai vostri affari ccl osservare questo Regolamento. Pechino, 9 ottobre 1900.
Gli alleati assunsero anche altri compiti, non molto dissimili dagli incarichi propri delle odierne forze a composizione multinazionale. Assicurarono un presidio medico internazionale, pronto ad attivarsi tempestivamente in caso di epidemie; organizzarono lo smaltimento dei rifiuti urbani; a11estirono le cucine per garantire la distribuzione giornaliera di riso ai poveri; predisposero le ghiacciaie per la conservazione dei cibi; disposero la distribuzione di indumenti e la realizzazione di posti letto per i senza tetto. Tutta la città era stata concordemente divisa in quartieri, in' ciascuno dei quali risiedeva ed aveva giurisdizione indipendente il contingente di una sola nazione. La presenza italiana consisteva in un battaglione di marinai, agli ordini del capitano cli corvetta Emilio Manusardi, costituito da due compagnie del Fieramosca, comandate dal tenente di vasce11o di Sambuy e dal sottotenenete cli vascello Biancheri, da due compagnie del Vettor Pisani, comandate dai tenenti cli vascello Colli e Calvino e da una compagnia della Calabria, comandata dal tenente di vascello Sirianni. Al battaglio-
LE REGIE TRUPPE IN ESTREMO ORI ENTE ( 1900- 1901 )
Gruppo di sQ/dati delle truppe i111emazio11ali a 1ìe111sin
263
264
G . .SARGERI, LA SPED1Zf0NE INTERNAZIONALE
ne era stato ordinato di mettersi sotto il comando del generale britannico Gaselee. Nella capitale si trovava anche quella piccola unità di marinai dell'Elba che era rimasta intrappolata nella missione del Peit'ang e che contribuì alla difesa de11e Legazioni, al comando del tenente di vascello Paolini e del sottotenente di vascello Olivieri. Il battaglione dei marinai aveva in comune con i giapponesi, oltre alla custodia della porta nord, ad ovest della città tartara, molti posti di guardia dislocati lungo il perimetro de] quartiere italiano. Doveva, inoltre, presidiare alcuni distaccamenti a11' interno della città imperiale, come le pagode e le serre, e la rappresentanza italiana nel quartiere delle Legazioni, a sud-ovest della città imperiale. li 3 dicembre 1900, il feldmaresciallo Waldersee comunicò a tutti i comandanti dei contingenti l'intenzione di costituire un "Comitato internazionale" per il governo della città di Pechino, sotto la presidenza del generale tedesco von Gayl, nel quale era previsto un ufficiale per ogni nazione presente in Cina. Per ]'Italia fu designato il capitano Ferigo, uno degli ufficiali dello Stato Maggiore del feldmaresciallo. I francesi, coerenti alla scelta di non assoggettarsi al comando unico e di mantenere, quindi, la propria autonomia decisionale sulle questioni militari in Estremo Oriente, non nominarono il proprio rappresentante. Le altre truppe della Regia Marina italiana, sbarcate a terra ai primi di settembre, furono nel frattempo così dislocate: • un distaccamento di dieci uomini, al comando del guardiamarina Eugenio Minisini, a Taku; • un distaccamento di venti uomini, al comando del sottotenente di vascello Camillo Premoli, a Tientsin; ' • un distaccamento di dieci uomini, al comando del sottotenente di vascello Marcello Arlotta, a Yang-tsun; • un distaccamento di trenta uomini, al comando del tenente di vascello Pietro Civalleri, a Tung-chao. Per quanto riguarda il problema dei rapporti con la popolazione cinese, la gran massa della gente comune e dei contadini, provata dalle scorrerie dei boxers, adottò nei confronti degli occidentali un atteggiamento totalmente remissivo. In molti casi cercò di blandire i vincitori, usando, qualora non vennero imposte dagli
LE REGIE TRUPPE IN ESTREMO OR l l::NTE (1900- 1901)
265
!l Cornando del battaglione "Fieramosca" in partenza per Tientsin .
s tessi co ntingenti confische o contribuzion i di guerra, l'offerta spontanea di den aro o prodotti della tena e animali, pur di non subire ritorsioni. Tali offerte erano spesso accompagnate da "petizioni" indirizzate ai co mandanti dei contingenti. Valgano, come esempio, le due lettere75 inviate al colonnello Gari oni dagl i abitanti del quartiere cli Paoting-fu assegnato alle truppe italiane: Paoring-fu. Tutti i cittadini hanno da fare la seguente petizione: Caro Signore, nell'occasio ne del vostro arrivo tutti i cittadini e i commercianti che abitano nel vostro quartiere banno potuto rimanere molto tranq uilli e contenti per ìl favo re e la gentilezza vostra. Noi, non potendo in nessun modo contraccambiarvi, abbiamo di tullo cuore raccolti I0.000 t.ae ls quale piccolo presente, in segno del vostro amore e della vostra pietà verso dì no i. Se ciò fosse favorevolmente accolto noi ci ing inocchieremo cli-
s Entrambe le lettere sono tratte eia A . T OSTI , la spedizione italiana in Ci-
1
na ... cit. , pp.75-76.
G. SARGERI, LA SPEDIZIONE INTERNAZIONALE
266
nanzi al nostro benefattore. Noi siamo, o Signore, i vostri più obbedienti e fedeli figli. Paoting-fu. Tutti i cittadini e i commercianti fanno la seguente petizione: Caro Signore, per il fatto che i vostri obbedienti soldati sono molto cortesi ed amorevoli con noi, tutti i cittadini e i commercianti non hanno più nessun timore, neanche i p iù giovani cli essi, e ciò costitu isce una condizione di cose più favorevole che in qualunque altra parte della città. Ora noi s iamo molto mortificati perché voi ci colmate con le vostre genti lezze, e perciò vi presentiamo degli stendardi ed un baldacchino come augurio di lunga vi ta e grande fama. Noi siamo, o Signore, i vostri piì:1 amorevoli e fedeli cittadini e commercianti tutti del vostro quartiere.
Tanta umiltà di toni era in gran parte dovuta alla paura deJle punizioni, ma il fiorito linguaggio, ossequioso e sottomesso, era comunque in linea con le regole di antica cortesia normalmente in uso in Oriente tra il popolo e il suo signore. Dopo la firma del protocollo di pace tra la Cina e le potenze occidentali, nel settembre 1901, i contingenti si limiteranno quasi esclusivamente ad azioni di vigilanza contro i banditi e i malfattori. Non furono rari i casi in cui vennero interpellati, direttamente o tramite i missionari, da interi villaggi che richiedevano di porsi sotto la loro protezione. Boxers e truppe sbandate dell'esercito regolare cinese erano infatti sparsi per tutta la regione del Chili. Il numero approssimativo delle truppe internazionali sbarcate a Taku entro il 25 agosto 1900, escluso quindi il contingente italiano e i rinforzi alleati giunti a settembre, era di 1.572 ufficiali, 52.341 uomini e 1.156 coolies, cioè cinesi al servizio degli occidentali come portatori, suddivisi tra le varie nazioni come riportato nella tabella76 in fig. 3. Una tabelJa più esaustiva è riportata nelJa fig. 4 con le 'notizie in possesso del Corpo di Stato Maggiore, Reparto Operazioni - Ufficio Scacchiere Orientale, sulle truppe in movimento alla data del 21 luglio 1900. Le ulteriori tabelle, riportate nelle figg. 5, 6 e 7, indicano l'entità delle forze, in ordine temporale, e permettono
I dati òportati sono stati tratti dalla tabella allegata, col n.7, al Diario storico-militare del colonnello Garion.i, AUSSME, E-3, b.4, fasc.4. 7~
267
LE RF.(iIETRUPPE IN ESTREMO ORIENTE ( 1900- 190 1)
anche il confronto tra i rapporti ufficiali e le informazioni ricavate dall a s tampa dell'epoca. Fig. 3
Nazioni
Ufficiali Truppa Coolies Cannoni Mitragliatrici Cavalli/Muli
Germania
91
3.150
223
6
o
344
Inghilterra
218
6.746
o
25
IO
1.897
Austria-Ungh.
16
272
30
2
I
80
Stati Uniti
18 1
5.427
o
Il
10
1.239
Francia
192
5.186
403
37
o
570
Italia
26
552
o
I
2
IO
Giappone
573
19.508
500
54
o
4.549
Russia
275
11.500
o
24
14
1.500
Per il 7 settem bre l'am miragl io Candiani telegrafò al ministro Visconti-Venosta la seguente situazione : Le nostre truppe a Tientsin proseguono oggi per Pechino, ove giungeranno i I IO. Il numero approssimativo delle truppe sbarcate è il seguente: Giappone 22.000, Russia 18.000. Inghilterra 6.964 , Stati Uniti 5.608, Franc ia 5.368, Germania 3.250, Italia 2.500, Austria Unghc1ia 288 77 •
La parte del telegramma riferita alla parten:t,a delle nostre truppe verso Pechino era poco p rec isa; volutamente l'ammiraglio non fece cenno al fatto che il grosso ciel con tingente, per le note difficoltà, ancora non era in grado di iniziare la marcia verso la capitale. Secondo le direttive impartite dal min istro degli Este1i all'ammiraglio Candiant \ il contingente italiano sbarcato in Cin a fu inizialmente scaglionato per raggiungere Yang-tsun da Tients in, a mezw ferrovia, accompagnato dalle g iunche co n i viveri, e di lì fu fatto muovere, in varie tappe, e per via ordinaria, fino a Pechino. La I0
AP, CD, Avvenime111i di Cina .. . cit., Documento n.2 15, p. 108. " /bici. Documento n. 168, p. 8 1.
11 •
Fig. 4
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Annesso :1tr Elenco n.67 t!d 21 Lugli<.1 1900 - AUSSME. f.3. b.3 fuse 3.
Truppe internazionali già sba rcate o destinate ad operare in China Forza già sbarcata Potenze
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Corpi di spedizione in viaggio pe-..zi
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Truppe in via di mobilitazione o mobilitate ma non partite o non ancora entrate in azione
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G. SARGERI, LA SPEDIZIONE INTERNAZlONf\LE
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16
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271
LE REGIE TRUPPE IN ESTREMO ORI ENTE ( 1900-1 901)
Fig.7 An nesso a ll ' Elenco n. I 73 dcll' l I nove mbre 1900 - AUSSM E. E-3, h.J fase. 3
Forze militari navali nelle acque della China Secondo notizie dai giornali la lista delle f orze navali internazionctli attualmente nel! 'Estremo Oriente è la segue111e:
..
t " ~ -~
Potenze
e: :
Tot:ilc
e
GERMANIA
4
6
INUI I ILTERR1\
10
FRANCIA
9
KLSSIA
5
12
26
13 27
ITALI.'\ AUSTRIA OL>\NU. .
17
9
PORTOGALLO
12
UIAl'PONE
75
<,
STATI UNITI
19
SIAM AUSTRALIA
4
6
Cl'IA TOTALI
21
2K
60
24
22 10
25
J9
8
30
39
284
co mpagnia di fanteri a vi fu subito indirizzata, mentre tutto il battag lione, che avrebbe dovuto partecipare alle operazioni contro i boxers nei d intorni di Pechino, fu approntato, per ordine dell 'ammiraglio Candiani, il 23 settembre. I nostri soldati raggiunsero Yang-ts un il 27 settembre, Nan-tsai -tsun e .H o-shi-wo il 29 settembre, Matou il
G. SARGERI, LA SPEDIZIONE INTERNAZIONALE
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30 settembre, Tung-ciao il 1° ottobre, Pa-li-ciao il 3 ottobre e Pechino il 4 ottobre. La fanteria italiana fu preceduta dal comandante, colonnello Garioni, che a1Tivò nella capitale il 3 di ottobre e ne ripa,tì il 5 per organizzare una spedizione a Paoting-fu, terminata la quale si sarebbe dovuto radunare tutto il contingente a Pechino, per l'inverno. Il battaglione di fanteria, al comando del tenente colonnello Salsa, arrivato nella capitale il 4 di ottobre, prese alloggio nell'insieme di pagode, poi denominate caserma "Umberto I", occupate per le regie truppe dal battaglione dei marinai. Nel frattempo, il 27 settembre, era arrivato a Tientsin il feldmaresciallo Waldersee79, il quale assunse il comando delle truppe di tutte le potenze presenti nel Chili, ad eccezione di quelle francesi e di quelle americane, le quali esclusero la propria sottomissione ad un Comando unico. Il feldmaresciallo Waldersee non fu autorizzato a negoziare direttamente a nome delle potenze, per cui rifiutò di incontrarsi con il plenipotenziario cinese Li-hung-chang, e, in veste di comandante supremo, pensò esclusivamente ad esercitare una forte pressione militare, a carattere dissuasivo, per spingere la Cina a chiedere la pace. Il contingente italiano fu impiegato in diverse operazioni, alcune poco più che scaramucce, come quella del 27 e 28 ottobre 1900 nei pressi di Yang-tsun80, e altre più impegnative, per il dispiegamento di uomini e mezzi. Tuttavia, in entrambi i casi, non si trattò di operazioni importanti dal punto di vista tattico, né ci furono grandi battaglie, poiché i cinesi erano specialisti neJle ritirate di logoramento e le truppe regolari dell 'esercito orientale non avevano reali intenzioni di confrontarsi con gli eserciti occidentali. Il contingente italiano lavorò, nella quasi totalità delle operazioni, in strettissima collaborazione con i repa1ti tedeschi e, prevalentemente, con le forze inglesi e austro - ungariche. Mentre era ancora in viaggio verso
Alfred von Waldersee (1832-1904) era un veterano della gue rra franco-prussiana. Aveva sostituito nel 1888, von Moltke come Capo di Stato Maggiore dell'esercito tedesco ed era stato uno dei più tenaci avversari politici di Bismarck. $O Gli abitanti di alcuni villaggi presero a fucilate i militari cli un presidio italiano ad un deposito di legna. I villaggi furono rasi al suolo, come tutti quelli in odore di hoxers. 79
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LE REGJETRUPPE IN ESTREMO ORIENTE (1900- 1901)
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Taku, il generale Waldersee spedì da Hong-kong al generale Gross von Schwarzhoff il seguente telegramma: Nel prossimo concentramento le truppe italiane siano dislocate insieme al le tedesche e, nell'eventualit~l di agire, esse possibilmente si trovino insieme alle tedesche.
confermando poi tali intenzioni allo stesso tenente colonnello de Chaurand de Saint EustacheN1• Le motivazioni di tale affiancamento operativo furono senz'altro dettate dall'orientamento politico dei governanti italiani e dai loro ripetuti inviti ad allinearsi alle decisioni diplomatiche di Germania ed Inghilterra, ma non impedirono, come vedremo, l'i nsorgere di disaccordi tra i comandanti dei contingenti tedesco ed italiano. Dopo la liberazione di Tientsi n e di Pechino, l'Armata internazionale perse completamente il contatto sia con le truppe regolari cinesi, che andavano arretrando dinanzi ad essa, sia con i boxers, nemico ancor più evanescente trattandosi di contadini che tornavano a fare i contadini, mimetizzandosi perfettamente con il resto della popolazione. Ai primi di settembre del 1900 le truppe inviate in Cina avevano notizie ed informazioni molto vaghe ed imprecise sulla dislocazione dei reparti cinesi e su episodi di brigantaggio compiuti nelle campagne e lungo il percorso flu viale del Pei-ho da frange estreme di hoxers non ancora disperse. li Comando dell'Armata, con ordine del giorno dell' l 1 dicembre 1900, assegnò a ciascun contingente82 una parte del territorio compreso nelle tre maggiori guarnigioni di Pech ino, Tientsin e Paoting-fu. Alle truppe italiane venne assegnato, per la guarnigione di Pechino, il settore est della città, delimitato a nord dalla strada Pechino - Tungpa e a sud dalla strada Pechino - Shan-hai-kwan, e confinante a nord con il settore vigilato dai giapponesi e a sud con quello vigilato dagli americani. A Tientsin ebbero assegnato il settore di nordovest. Per la guarnigione di Paoting-fu l'Italia ebbe parte del quar-
s, Terza relazione del tenente colonnello Enrico de Chaurand de Saint Eustache, 17 settembre 1900, AUSSME, E-3, b.5, fase. I4. s2 Ad eccezione de ll ' austriaco, poiché il contingente era troppo esiguo, e del russo, che aveva già smobilitato.
LE REGIE TRUPPE lN ESTREMO ORIE'.\'TE ( 1900- 190 1)
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tiere a sud-ovest della città e il settore nord- est del territorio. In base a quest'ordine il colonnello Garioni, il 27 gennaio 1901, fu impossibilitato ad accordare la p rotezione che gli abitanti di Iang-fang e dei villaggi limitrofi richiesero, per tramite della Legazione, alle truppe italiane, essendo la città e i paesi in questione nel settore vigilato dalle truppe tedesche. Tali assegnazioni non escludevano, però, che venissero creati o mantenuti, da un qualsiasi contingente, dei comandi di tappa nel settore di un altro contingente, né che le truppe di uno percorressero, per scopi militari, il settore dì a]tri. Il l 8 gennaio 190 1 il Comando del!' Armata definì anche i limiti del territorio di occupazione delle truppe internazionali, significando che le operazioni nùlìtari non si sarebbero dovute spingere al di fuori ditale area. Tali limiti partivano da Cia-tao, passavano per le tombe dei Ming a nord di Cing-ping-pingen, le tombe di Tung-liu, Tun-hua, Cien-ciang-jing e la muraglia cinese fino a Shan-hai-kwan. A partire dal 1901, le varie spedizioni a partecipazione italiana furo no organizzate direttamente dal Comando delle Regie Truppe, in quanto la suddivisione della regione di operazione, in aree controllate da ciascuna potenza, pennise la vigilanza autonoma di ciascun contingente nel proprio settore. La situazione militare alla fine dell'anno 1900 è visualizzata nella tavola n. 1O.
Truppe inlernazionali in Cina
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Ia spedizione: da Tie ntsin a Tu-liu (8-13 settembre 1900) La spedizione venne organizzata dal generale Dorward, comandante delle forze britanniche a Tientsin, il quale chiese la partecipazione dei soldati italiani in una operazione contro i bo xers a Hing-hai-tsien, assieme alle forze americane e giapponesi. Gli italiani misero a disposizione 3 compagnie di fanteria, 4 compagnie di bersaglieri e un distaccamento di marinai, quest'ultimo da impiegare come scorta alle giunche, caricate con i viveri e le munizioni e l'avena per gli animali. Le truppe alleate, al comando del generale Dorward , avrebbero dovuto marciare, per circa 22 miglia a sud- ovest, suddivisi in tre colonne, in direzione della città di Tu-liu, conosciuta come quartiere generale dei boxers. La colonna di s.i nistra, guidata dal generale britannico Richardson, era costituita da: • due reggimenti di cavalleria; tre distaccamenti tratti dai reggimenti Wei-hai-wei, 1° Sikhs e 7° Rajputs; una batteria di artiglieria a cavallo e un distaccamento di minatori e zappatori; tutti provenienti dall 'esercito britannico; • 350 bersaglieri italiani; • 200 uomini di fanteria russa; • 350 uomini di fanteria giapponese. La colonna centrale, al comando del colonnello italiano Vincenzo Garioni, era costituita da: • 600 uomini di fanteria e una sezione del genio italiana; • distaccamenti di cavalleria, pionieri e minatori inglesi; • due pezzi di artiglieria d'assedio giapponese. La colonna di destra, guidata dal generale Dorward, era costituita da: • distaccamenti di Lancieri del Bengala, 24° Fanteria Punjab, 26° Fanteria del Baluchistan e del 1° Pionieri di Madras, tutti provenienti dall' esercito britannico; • 200 uomini di fanteria statunitensi; • 150 bersaglieri italiani. Il percorso delle colonne in marcia è riportato nella tavola n. 11.
LE REGIE TRUPPE IN ESTREMO ORIENTE ( 1900- 190 1)
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Tavola 11 - Spedizione da Tientsin a Tu-liu (8-13 selle mb re 1900)
G. SARGERL LA SPEDIZIONE INTER.J'l.AZIONALE
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La colonna di sinistra partì il pomeriggio de11'8 settembre, le altre la mattina del giorno dopo. Lo schieramento e la partenza furono studiati in maniera tale che la colonna di sinistra, passando il Gran Canale, bloccasse 1'eventuale ritirata dei boxers ad ovest e a sud, la colonna centrale verso est e quella di destra completasse l'accerchiamento impedendo loro la fuga verso nord. La marcia delle truppe, specialmente quelJe della colonna di sinistra, fu notevolmente rallentata ed impedita dalla pioggia torrenziale e dalle strade impraticabili. Il IO settembre, le truppe che entrarono a Tu-liu erano già a conoscenza che non avrebbero trovato i ribelli, poiché erano fuggiti ad ovest da alcuni giorni. Il generale Dorward, dopo aver imposto alla popolazione di evacuare la città, fece alloggiare le truppe assegnando un quartiere ad ogni nazione, permettendo il saccheggio prima di radere al suolo la città. Scrisse poi al colonnello Garioni: Signore, es primole l'alta mia soddisfazione per l'onore di aver avuto ai miei ordini il bel reparto delle truppe italiane che partecipò alla recente spedizione contro le forze Boxers a Tuliù. Sfortunatamente non fuvvi alcun combattimento. Si dovettero però sopportare forti disagi per la inclemenza del tempo. Ammirai la tempra e la spiccata attitudine delle vostre truppe nelle marcie e il lieto animo conservato nei disagi. li loro contegno fu sempre marziale e disciplinato. Non ostante molti incentivi e tentazioni al disordine, durante l'occupazione di Tuliù, furono oggetto i soldati italiani di ammirazione tanto dell'intero corp o cli spedizione costituito cli truppe delle cinque naz ioni, quanto per modo particolare eia parte del vostro servo83 •
Sulla via del ritorno i marinai di scorta alle giunche , riuscirono ad arrestare due boxers, ma questi ultimi fuggiro no prima di arrivare a Tientsin, il 13 settembre.
li passo è in Il Battaglione Bersaglieri nell'Estremo Oriente. Campagna del 1900-01. Diario del tenente nel 9° Bersaglieri Enrico Tonolo, Palermo 1905, 83
p.181.
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2a spedizione: da Tientsin a Pei-tang (19 -21 settembre 1900)
Il generale russo von Hakelberg, impegnato in un' operazione presso i forti del Pei-tang, invitò le truppe italiane a prendervi parte. Gli italiani ne diedero a loro volta comunicazione al generale Campbell del comando britannico. Le truppe avrebbero dovuto muoversi in treno, ma non essendo possibile per i russi approntarlo in così breve tempo, si decise cli procedere fino a Ceuliu-ceng con le giunche e poi marciare fino a Pei-tang. AJla spedizione parteciparono il battaglione cli fanteria e quello dei bersaglieri e un distaccamento del genio, per un totale cli 27 ufficiali, 840 uomini e 40 quadrupedi. Gli inglesi parteciparono con 400 uomini della marina australiana e 500 uomini dei pionieri di Madras. Il 20 settembre il comando venne assunto dal generale Campbell, il quale radunò tutte le forze e si diresse sui forti. Giunto a circa 12 chilometri da essi, una pattuglia mandata in ricognizione riferì che i forti erano già stati conquistati da russi, tedeschi e austriaci. Non ci fu battaglia con i cinesi, i quali, come al solito, fuggirono senza opporre resistenza; le perdite umane, un ufficiale ed un numero imprecisato di marinai austriaci, furono causate dal1o scoppio accidentale cli mine, delle quali i cinesi fecero grande uso, disponendole ogni 8-10 metri, in una fila doppia parallela all'asse stradale. La spedizione fece ritorno a Tientsin il 21 settembre. La tavola n. 12 mostra il percorso della spedizione.
3a spedizione: da Tientsin a Shan-hai-kwan (28 settembre-9 ottobre 1900) La flotta internazionale mirava ad assicurarsi il possesso di una base cli operazione e di ancoraggio più idonea di Taku in previsione del gelo invernale, che avrebbe b]occato completamente le comunicazioni marittime e fluviali, e del bisogno di viveri, non razziabili sul posto in quanto le te1Te erano già state saccheggiate dai boxers. Parte dei contingenti terrestri furono allora impiegati dai comandanti cli marina per espugnare i forti di Shan-hai-kwan,
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Pei-ta-ho e Shin-kwan-tao84 • L'ordine di operazione delle truppe dell'ammiraglio Candiani arrivò il 28 settembre, ma il colonnello Garioni dovette attendere il nulla osta del feldmaresciallo Waldersee per inviare due compagnie di bersaglieri con lo stato maggiore, in totale 14 ufficiali e 312 uornini, eia Tientsin a Tong-ku. Da qui gli uomini vennero imbarcati sul Nhansu e trasferiti, una volta a Taku, sul Giava. Il l O ottobre sia il Giava che il Vettor Pisani salparono verso i forti di Shan-hai-kwan. La città fortificata era in una posizione importantissima e, come dice il nome stesso in lingua cinese, sj trovava tra la costa e i monti. Sorgeva al confine tra il Petchili e la Manciuria, era difesa dal primo tratto della Grande Muraglia ed era un nodo ferroviario strategico, essendo posta in quel tratto di ferrovia che, da Pechino, si raccordava alla Transiberiana. I forti erano sette, i primi tre dislocati lungo la costa per contrastare eventualj attacchi dal mare, e gli altri quattro a difesa del confine con la Manciuria. Tutti erano ben armati ad eccezione del n. 7, il quale probabilmente era usato come ricovero per le truppe. Il più grande era quello a picco sul mare, contrassegnato col n. l. L'unico tratto di pianura esistente tra i monti e il mare era difeso da un campo trincerato. La tavola n. 13 mostra sia l'ubicazione dei forti che la loro successiva occupazione eia parte delle truppe alleate. Non si trovarono truppe cinesi con cui combattere; i forti, infatti, erano già stati evacuati. I bersaglieri ricevettero dall'ammiraglio Candiani l'ordine cli procedere comunque, il più rapidamente possibile, all'occupazione del maggior numero di forti prima che ciò avvenisse da parte cl i truppe di altra nazionalità, soprattutto quelle russe e quelle inglesi, avvantaggiate dalla proprietà delle s,, li 29 settembre 1900 ci si accordò sulla formazione di due forze navali di intervento, ciascuna con navi cli tulle e sette le nazioni presenti nelle acque nel Mar della Cina. Le due flotte consistevano in 13 navi da guerra e incrociatori armar.i, l 6 incrociatori e 5 cannoniere, in grado di sbarcare circa 7.400 uomini, tra soldati e marinai. Le navi dirette a Shin-kwan-tao erano comandate dall' ammiraglio tedesco Bendemann e le truppe di terra dal comandante statunitense Reicl, mentre quelle dirette a Shan-hai -kwan erano comandate dall'ammiraglio britannico Scymour e le truppe di terra dal generale russo Yoyack.
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Bersaglieri all'assalto (disegno cli A. Beltrame)
tratte di ferrovia esistenti in prossimità della città. In obbedienza a tale ordine, il 2 di ottobre, vennero presidiati tre forti sulla spiaggia. Una piccola unità, al comando del tenente Gillio, si era però spinta a circa tre chilometri dalla costa e, avvistato un reparto di fanteria nemica, stimato di due o trecento uomini , con alcuni pezzi di artiglieria, ne diede comunicazione ad un altro drappello,
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L E REGIE TRUPPE IN EST REM O ORJ ENTE ( 1900-1901 )
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G. SARGERI. LA SPE DlZlONE .JNTERNAZ!ONA!.f'
guidato dal tenente Orso. Iniziò lo scontro, ma, considerata la disparità delle forze in campo, per evitare l'accerchiamento, gli italiani si asserragliarono in uno dei forti, subito raggiunti da un terzo drappello di bersaglieri, al comando del tenente Tonolo, accorso in rinforzo. Inspiegabilmente i cinesi si ritirarono, lasciando un gran numero di morti e feriti. Sarà poi il comandante dell'Armata internazionale a regolare l'occupazione delJa città e dei dintorni, nonché la ripartizione dei forti tra i vari contingenti che presero parte all' operazione. Alle truppe italiane, associate a quelle tedesche e austriache, venne assegnato il forte n. 2 e, in collaborazione con le truppe di tutti i contingenti, la custodia del n. l. Successivamente i bersaglieri lasciati a presidio furono, a metà novembre, sostituiti da una compagnia di marinai. Il forte n. 3 fu assegnato ai francesi, il n. 4 agli inglesi, il n. 5 e il n. 7 ai russi e il n. 6 ai giapponesi.
4a spedizione: da Tientsin a Pao-ciao-jing (7-9 ottobre 1900) Il 2 di ottobre vennero uccisi ad opera dei boxers alcuni cristiani a Pao-ciao Jing, un paese che il Comando d ' Armata aveva stimato a circa 16 chilometri a nord - ovest di Yang-tsun, ma che, in realtà, durante la marcia, si rivelò molto più lontano del previsto (fig. 8). Fu deciso dì far partire una spedizione punitiva, costituita da una compagnia di bersaglieri e un distaccamento del genio, che arrivò sulla piazza il 7 ottobre. l soldati italiani riusciranno ad arrestare e a fucilare uno dei responsabili degli eccidi e torneranno a Tientsin il 9 ottobre, dopo aver incendiato il villaggio.
5" spedizione: da Pechino e da Tientsin a Paoting-fu (12-20 ottobre 1900)
Si trattò della missione più imponente organizzata dalle forze alleate, con l'intento di arrivare nella parte più interna del Chili, a sud ovest di Pechino, dove si presumeva fossero accentrate sia le truppe regolari cinesi che i boxers. Il colonnello Garioni ne ebbe comunicazione
LE REGIE TRUPPE IN ESTREMO ORIENTE ( 1900- 190 1)
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Fig. 8
dal generale Campbell il 5 ottobre, mentre si trovava a Pechino, e immediata fu la sua decisione di rientrare a Tientsin per organizzare il contingente rimastovi. Il comando dell'Armata internazionale, in accordo con il comandante del contingente francese, generale Voyron, decise di formare due colonne, della forza complessiva di circa 20 mila uomini e 30 pezzi di artiglieria campale, le quali sarebbero dovute partire il 12 ottobre, una da Pechino e l'altra da Tientsin, per convergere su Paoting-fu, dove sarebbero dovute arrivare, congiuntamente, per il 19 ottobre. La colonna partita da Tientsin era al comando del generale francese Bailloud ed era composta da truppe francesi, inglesi, italiane e tedesche. La colonna partita da Pechino era al comando del generale britannico Gaselee ed era costituita da uomini delle stesse nazionalitĂ della precedente. Sia nella colonna di Tientsin sia in quella di Pechino, il contingente italiano fu aggregato a quello tedesco, la prima al comando del generale von Kettler e la seconda del colonnello Normann. Da Tientsin partirono, per le forze italiane, due compagnie cli bersaglieri , 6 pezzi cli una batte-
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ria da montagna e un distaccamento del genio, per un totale di 14 ufficiali, 371 uomini e 11 1 quadrupedi, guidati dal maggiore Luigi Agliardi, assieme ad un convoglio di 16 giunche inglesi, con i rifornimenti e le munizioni , scortato da marinai italiani, al comando del capitano Servici, e, per le forze tedesche, due battaglioni di fanteria, un plotone di cavalleria e quattro cannoni. Da Pechino, per le forze italiane, si mosse, ovviamente, il battaglione di fanteria del presidio, costituito da l 3 ufficiali e 276 uomini oltre a 10 ufficiali e 217 uomini di marina e un totale di 86 quadrupedi, guidate dal tenente colonnello Salsa, e due battaglioni di fanteria, un drappello di cavalleria, due cannoni da montagna e quattro da sbarco per le forze tedesche. Entrambe le colonne avrebbero dovuto fermarsi a circa 20 chilometri da Paoting-fu, a Nau-su-tien quella proveniente da Pechino e ad Au-per l'altra, per poi procedere assieme. La colonna Bailloud aveva il seguente ordine di marcia: le truppe italiane in avanguardia, le truppe francesi a destra della colonna italo-tedesca e le truppe inglesi a destra della linea fluviale. La regione tra Tientsin e Paoting-fu percorsa dalla colonna Bailloud era più agevole cli quella attraversata dalla colonna Gaselee, poiché pianeggiante, in gran parte coltivata, con un gran numero di villaggi e acqua potabile in abbondanza. In definitiva quasi priva di ostacoli se si esclude l'attraversamento del fiume Pai-co-ho. La regione che da Pechino portava a Paoting-fu, invece, era più pericolosa per gli uomini e per i carri, a causa del fango e del limo presente in ampi tratti degli argini dei fiumi , sui quali non era possibile gettare ponti a causa della larghezza dei letti, in qualche caso ampi circa due chilometri. I villaggi erano rari e poveri, la campagna era quasi incolta a causa della scarsa fertilità del suolo dovuta alla presenza cli sabbie e stagni. Giunti nei pressi di Pa-tou gli italiani della colonna Bailloucl si accorsero della presenza in città di circa 1O mila uomini del1' esercito regolare cinese, risultati essere poi truppe del generale Fau. Si disposero al combattimento, ma il generale von Kettler preferì non impegnare la colonna e concedere all'esercito cinese di ritirarsi, purché in giornata riuscisse ad allontanarsi di almeno 25 chilometri in direzione di Paoting-fu. Tale decisione appare verosinùlmente motivata dall'esigenza di prendere tempo, sia per avvicinarsi quanto più possibile a Paotingfu senza dover sostenere alcuno scontro con il nemico che inevitabilmente avrebbe procurato perdite di soldati, sia dal poter creare, avvicinandosi al luogo di ricongiungimento con l'altra colonna, condizioni
LE REGI E TRUPPE IN ESTREMO ORIENTE ( 1900- 1901)
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più favorevoli sul terreno per dare, ali' occorrenza, battaglia. Il 17 ottobre, nei pressi di Pai-co-tien, il generale Bailloud avvisò tutti i comandanti della propria colonna che i francesi, senza colpo ferire, avevano già occupato Paoting-fu due giorni prima. Il 18 di ottobre una frazione della colonna italo-tedesca85 venne dirottata verso Hsiu-schon-sien, poiché parte delle truppe del generale Fau, contravvenendo ai patti di capitolazione di Pa-tou, aveva occupato la città. Purtroppo, a causa delle difficoltà incontrate dall'interprete italiano nel capire le indicazioni degli abitanti dei villaggi limitrofi, si perse tempo nell'orientarsi e nel trovare la città, dando modo al grosso delle truppe cinesi di battere rapidamente in ritirata. I soldati alleati furono impegnati solamente in una scaramuccia con i pochi cavalieri della retroguardia e si impadronirono, nella marcia di ritorno alla propria colonna, di un convoglio carico di argento del valore approssimativo di 25 mila taels, circa 950 mila lire. Congiuntesi le due colonne in prossimità di Paoting-fu, esplose in maniera vivace il disappunto dei comandanti degli altri contingenti per il colpo di mano operato dai francesi, aJl' insaputa di tutti. Il generale Bailloud tentò anche di impedire l'accesso alla città alle truppe multinazionali, sostenendo il diritto della Francia ad occuparla da sola, ma, nonostante le proteste, fu messo in minoranza e fu decisa la spartizione di Paoting-fu tra tutti i contingenti che avevano preso parte all'operazione. Forti di questa decisione e rifacendosi all'ordine cli costituzione della colonna italo-tedesca, ambedue i comandanti germanici cercarono cli eliminare l'Italia dalla spartizione, asserendo che il contingente italiano era solamente una frazione del loro. L'immediato intervento del colonnello Garioni impedì tale manovra. Era inverno, a Paoting-fu pioveva a dirotto e il 20 ottobre, giorno dell'entrata86 solenne dei contingenti in città, iniziò a nevicare. In un'apposita riunione, terminata il 2 1 ottobre, venne stabilita sia la suddivisione della città, sia la ripartizione del territorio circo-
ss Una sezione di artiglieria italiana, guidata dal tenente Ferrero e due compagnie cli fa nteria tedesca, comandate dal maggiore Miilmann. 86 Il 20 ottobre fu organizzato, per la circostanza, uno sfilamento in parata piuttosto singolare; infatti i comandanti dei vari contingenti, con i loro stati maggiori, entrarono ne lla città attraverso la porla nord ed uscirono per la porta sud; successivamente rientrarono attraverso la porla ovest e riuscirono per la porta est, attestandosi poi per la riunione in un edificio nei pressi .
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stante Paoting-fu, per la "vigilanza e lo sfruttamento delle risorse locali". All'ltalia venne assegnata una parte del quartiere sud - ovest, il resto del quale fu consegnato ai tedeschi, ed il settore nord - est del territorio. Fu in seguito a questa spedizione che le autorità cinesi lamentarono, presso i delegati diplomatici a Pechino, violenze e saccheggi subiti dalla popolazione inerme, proteste riportate nel carteggio diplomatico: li viceré del Pecili diresse a parecchi rappresentanti esteri una nota, lagnandosi perché le truppe andate a Pao-tin-fu, benché ricevessero dono di viveri, hanno saccheggiato bestiame e vive1i. Li accusava di aver oltraggiato le donne. Il ministro cli Germania, il ministro cli Inghilterra, il ministro cli Francia ed io fummo concordi a respingere la nota, giacché non era ammissibile di entrare in discussione con la Cina sul contegno delle nostre truppe; né si poteva restare senza rispondere giacché sarebbe sembrato di ammettere il fondamento delle accuse. Il ministro degli Stati Uniti e il ministro cl' Austria-Ungheria preferirono tenere la nota senza rispondere 87 .
La tavola n. 14 mostra il percorso delle due colonne in marcia verso Paoting-fu e la tavola n. 15 il percorso di ritorno.
6a spedizione: da Paoting-fu a Ji-ciao (22-30 ottobre l 900) Il clima di tensione e cli sospetto suscitato dai francesi nella missione precedente non doveva essersi del tutto placato se il generale Gaselee, accortosi che parte delle truppe francesi erano partite verso le Tombe Imperiali, decise di organizzare una missione in direzione cli Ji-ciao, composta da uomini di tutti i contingenti presenti, escluso appunto quello francese. La colonna, al comando del colonnello Normano, era così costituita: • un distaccamento cli lancieri e di zappatori inglesi; • un battaglione di fanteria e una batteria di artiglieria tedeschi; • un battaglione di fanteria italiana, al comando del tenente colonnello Salsa.
s, Telegramma di Sai vago Raggi a Visconti-Venosta, Pechino 6 novembre 1900. AP, CD, Avvenimenti di Cina ... cit., Documento n. 349, p. 177.
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Arrivata a Ji-ciao il 24 ottobre, e non trovando traccia dei francesi, la missione ripartì, il 28 ottobre, in direzione ovest, verso la muraglia cinese, avendo avuto notizia che vi erano accampate numerose forze nemiche. Giunti a Lung-cua-tien, il comandante della colonna inviò in avanguardia una compagnia del baltaglione tedesco, la quale entrò in contatto con le truppe cinesi, mentre il resto della colonna proseguiva, ignaro del combattimento, per Sciang-schon. Fu la prima volta che, dopo la presa di Pechino, i militari occidentali ingaggiarono una battaglia con i soldati cinesi. Li misero in fuga e si riunirono alla colonna, rientrando a Ji-ciao il 30 otlobre. Anche in questa occasione il comandante itali.ano protestò vivacemente per il comportamento dei tedeschi sul campo, i quali avevano evitato di informare gli altri contingenti della presenza nemica non consentendo loro di partecipare allo scontro. Nel frattempo, il 29 ottobre, tutle le truppe rimaste a Paotingfu, al comando del colonnello Garioni, si erano rimesse in marcia per tornare a Pechino seguendo la linea Jung-schon-sien, Hsinschon-sien, Cu-nan-sien e Nang-tsun.
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7a spedizione: da Hsi-schou-sien a Cu-nan-sien (2-4 novembre 1900) Jl 2 novembre, durante la marcia verso Pechino, giunse notizia che nella città. di Cu-nan-sien, si trovava un presid io di circa 300 cinesi. Presi accordi con il feldmaresciallo Waldersee, il colonnello Garioni decise di accerchiare la città nel minor tempo possibile, cercando di sorprendere finalmente i cinesi utilizzando poche truppe veloci. La spedizione era costituita da 330 uomini, per metà bersaglieri, genieri e marinai italiani, destinati ad occupare la porta settentrionale della città, e per il rimanente fanti tedeschi, inviati alle al tre tre porte. Nonostante l'attacco fosse portato durante la notte, i soldati cinesi si accorsero dell'avanzamento degli occidentali e tentarono di fermarli con un nutrito fuoco di fucileria, ma non riuscirono ad impedire ai bersaglieri di impadronirsi della porta e di entrare in città. Attestate a]l'interno, secondo un copione già ampiamente sperimentato, le truppe orientali non accennarono ad opporre la minima resistenza e il mandarino di Cu-nan-sien si presentò al comandante italiano chiedendo protezione. Garioni intimò la resa dei tre capi militari presenti sul posto, ciascuno al comando di una forza tra i 400 e i 500 uomini, e la consegna delle armi, pena il bombardamento della città e l'assalto alle caserme. Uno degli ufficiali cinesi, tale Non-pei-jun88 , con la scusa di dover trattare personalmente la resa dei suoi uomini, riuscì a sfuggire agli italiani che lo scortavano e, alla testa dei suoi armati, ad aprire il fuoco contro di essi. ln questa operazione le truppe cinesi dimostrarono un insolito spirito di resistenza, che fece temere una riorganizzazione inaspettata che i soldati occidentali non avrebbe potuto contenere, essendo notevolmente inferiori come numero e non avendo alcuna cògnizione della topografia della città. In definitiva, fu un'altra occasione persa dall ' esercito cinese che, in un combattimento notturno in un luogo
88 Le truppe cinesi attestate a Cu-nan-sien erano così articolate: - 550 uomini, al comando di Li-ci-ren, erano le truppe della città; - 420 uomini, al comando di Non-pei-jun, provenienti dallo Shansi; - 480 uomini, al comando di Tau-tsci-scian, anche questi provenienti dallo Shansi. AUSSME, E-3 , b.4, fasc.4, Diario storico militare.
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perfettamente conosciuto, avrebbe potuto rinchiudere entro le mura coloro che avevano tentato di accerchiarlo e sconfiggerli facilmente. Così non fu, fortunatamente, e dagli scontri i cinesi si ritirarono sbandandosi, lasciando molti feriti sul campo e perdendo una cinquantina di uomini, tra cui il loro capo, fatto che contribuì in maniern determiminte alla loro fuga precipitosa, come era d'uso negli eserciti orientali. Tra gli italiani, i quali non si spinsero nell'abitato, ma si attestarono sulle posizioni già conquistate lungo le mura, risultò gravemente ferito il 2° capo cannoniere Filippo Sammartino e leggermente l'interprete. All'alba, le truppe cinesi iniziarono a consegnare le annis9 e parte dei soldati, non avendo altra alternativa, passarono al servizio degli occidentali come coolies. Alla città fu imposto il pagamento di 6 mila taels e la consegna di carri, quadrupedi e derrate. Il 4 novembre la spedizione riprese la marcia verso Pechino, ricongiungendosi al resto del contingente. Le tavole n. 16 e n. 17 mostrano rispettivamente il percorso della spedizione italiana e la disposizione dei reparti durante la presa della città di Cunan-sien. Per il 5 novembre il grosso del contingente internazionale e il Comando dell'Armata si trovavano alloggiati a Pechino, ad eccezione delle truppe russe che, lo ricordiamo, si erano invece concentrate in Manciuria. Tutte le spedizioni, da questo momento in poi, verranno dirette da Pechino.
ga spedizione: da Pechino a Calgan ( 12 novembre - 4 dicembre 1900) li feldmaresciallo Waldersee decise di inviare una missione nella regione della Mongolia, fino alla città di Calgan, dove si diceva fossero masse di regolari cinesi. La colonna era costituita da: • un battaglione di fanteria, uno squadrone di cavalleria e una sezione di artiglieria da montagna delle truppe germaniche<>0 ;
89 Le armi furono distrutte per l'impossibilità di trasportarle e consistevano in 1.200 fucili dei modelli Mauser e l'vHinnlicher, casse di munizioni, 8 cannoni e moltissime armi bianche. 00 In totale 4 ufficiali, 520 uomini di truppa, 84 cavalieri e 200 cammelli.
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Lo Stato Maggiore dell'Armata internazionale in Cina
• una compagnia di marinai delle truppe austro-ungariche91; • due compagnie di fanteria, una di bersaglieri, una di marinai e una batteria di artiglieria da montagna delle truppe italiane92• Al comando della colonna venne posto il colonnello Yorck von Wartenburg, mentre il distaccamento italiano era guidato dal tenente colonnello Tommaso Salsa. La colonna partì da Pechino il 12 novembre, dirigendosi verso nord, all'inseguimento delle truppe cinesi in ritirata, con le quali non riuscì mai ad entrare in contatto, tranne che nei dintorni di Suen-hua-fu, quando la cavalleria tedesca riuscì a raggiungere la coda di una colonna carreggio e a predare qualche carro. Fino a Calgan, dove la colonna arrivò il 19 novembre, non trovarono più nemici e si limitarono a chiedere contribuzioni alla città. Lungo il percorso, visualizzato in andata sulla tavola n. 18 ed in ritorno sulla n. 19, vennero istituiti dei comandi di tappa internazionali: a Uan-can, il 13 novembre, gli italiani lasciarono un
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In totale 4 ufficiali e 120 marinai. In totale 24 ufficiali, 575 uomini di truppa, 180 quadrupedi e 48 carrette.
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guardiamarina e 25 tra soldati e marinai; a Ciao-tao, il 14 novembre, un guardiamarina e 34 tra soldati e marinai e a Huai-lai, il 15 novembre, 42 tra soldati e marinai con il guardiamarina Bichi, che risultò l'unico ferito in uno scontro con una quarantina di hoxer,s· avvenuto in seguito, il 19 novembre. I ribelli erano armati solo con armi bianche; ne furono uccisi 15, presi prigionieri 3 e gli altri messi in fuga. 11 23 novembre la colonna iniziò la marcia di ritorno a Pechino, nel corso della quale, il 27 novembre, il colonnello Yorck morì per asfissia nel sonno nei suoi alloggiamenti a Huai-lai, a causa delle esalazioni di un braciere. Giunta a Nau-can il 30 novembre, la colonna fu posta agli ordini del generale von Gayl e rientrò a Pechino il 4 dicembre. Durante la marcia il tenente colonnello Salsa portò a compimento due spedizioni, ordinate da Yorck e da von Gay 1: la prima a Jung-mig-schong, località in cui erano stati massacrati dai boxers circa 200 cinesi cristiani nel precedente mese di giugno; la seconda a Jang-fang, località a circa 30 chilometri da Pechino, allo scopo di sorprendere alcune unità delle truppe regolari cinesi. Entrambe le spedizioni fini rono con un nulla di fatto: tre individui di Jung-migschong, compromessi con le uccisioni , furono giustiziati e alla città fu imposta una multa di 5.000 taels; a Jang-fang i soldati cinesi erano effettivamente passati, ma otto giorni prima. Un distaccamento di marinai italiani e austriaci venne, invece, spedito poco ad ovest di Nau-can per punire ed incendiare due villaggi colpevoli di aver compiuto massacri di cristiani indigeni.
9a spedizione: da Pechino a Ma-fang-cinan (2 - 5 gennaio 190 1) 11 comando delle Regie Truppe organizzò la spedizione in seguito a notizie, giunte dal Comando britannico e da missionari amerìcani, circa un gran numero di o.;ristiani massacrati a Ma-fang-cinan, città a circa 60 chilometri da Pechino, compresa nel settore di vigilanza italiano. La colonna, al comando del maggiore Agliardi, era costituita da due compagnie di bersaglieri, una compagnia di marinai, una sezione di artiglieria e un plotone esploratori, in totale 17 ufficiali, 408 uomini e 73 quadrupedi. La marcia fu compiuta
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sotto la neve, con temperature freddissime e la difficoltà di attraversare fiumi gelati o, ancor peggio, parzialmente in disgelo. I soldati, che arrivarono nella città il 4 gennaio trovandola tranqui]Ja, appresero che gli eccidi erano stati commessi circa un mese prima da truppe imperiali sbandate, poi fuggite a nord, sulle montagne, con i loro complici. Non restò che rientrare a Pechino.
10a spedizione: da Pechino a Piu-cu-sien (18-24 gennaio 1901) A seguito cli notizie fornite da missionari americani ed italiani, incaricati dai comandanti dei vari contingenti di relazionare su quanto riuscivano a sapere su spostamenti di armati, focolai di ribelli ed altre notizie utili alla campagna di guerra, il colonnello Garioni organizzò una missione a Piu-cu-sien. La missione, comandata dal capitano di corvetta Emilio Manusardi, era composta da 180 marinai, 130 uomini di fanteria e una sezione di artiglieria. Da questa missione si staccò un'unità in direzione di Lu-tzecinan, dove vennero arrestati alcuni individui sospetti. Arrivati a destinazione, non furono trovati ribelli e non rimase che tornare a Pechino, dopo aver confiscato una quindicina di fucili MH.nnlicher. Dal mese di gennaio 1901, tutte le operazioni militari subirono un generale rallentamento; gli italiani, nonostante si mantenessero sempre pronti a partire, non furono più chiamati a contribuire ad altre spedizioni, cosa di cui il colonnello Garioni si lamentò, con tale insistenza, da essere bruscamente richiamato da Waldersee a non assumere atteggiamenti troppo "dispiaciuti" per la mancata paitecipazione alle operazioni. Alla fine di maggio si esaurirono, quas i del tutto, pure le spedizioni degli altri contingenti, anche grazie alla costante azione diplomatica del plenipotenziario Li-hung-chang, il quale si stava adoperando affinché fossero le truppe regolari dell'esercito cinese a spegnere i focolai dei boxers rimasti attivi e non fossero più inviate truppe occidentali oltre Cia-tao, verso la Mongolia. Il comandante dell'Armata internazionale concesse all'esercito cinese di schierarsi a nord del territorio occupato dagli alleati, lungo la linea Cia-tao, Huai-in, Piu-cu, San-ho e Pau-ti, e a sud lungo il
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corso del fiume Munchu-ho, la costa e ìl Canale Imperiale e ad ovest dj quest'ultimo fino alla lìnea Ho-chien e Siu-lè. Le truppe imperiali vennero autorizzate, poi, man mano che gl i alleati sgomberavano i territori occupati, ad attestarsi sempre più a sud. Nel febbraìo 1902 le forze cinesi rientrate a Pechino consistevano in circa 20.000 uomini ed erano così distribuite93: • corpo del viceré Yuan-shi-kai, costituito da 8.000 fan ti , 400 cavalieri e 1 batteria, dislocati tra Pechino e Paoting-fu; • corpo del generale Lu, costituito da 4.800 uomini , sparsi a sudovest di Shan-hai-kwan; • corpo del generale Ma-hu-kan, fratell o del viceré Yuan-shi-kai, costituito da circa 4.000 uomini dislocati tra Tho-tchen e la zona meridionale di Paoting-fu; • corpo di presidio della regione a sud-ovest di Paoting-fu, costituito da circa 4.000 uomini; • corpo del generale Mei, costituito da circa 4.000 uomi ni, dislocato a nord-ovest di Pechino, presso Tsan-chen. In definitiva, l'esame delle spedizioni italiane mostra chiaramente come non ci furono occasioni di trarre gloria ed onori sul campo di battaglia; in compenso, fortu natamente, la campagna di guerra si concluse senza perdite eccessive o feriti gravi9 4; il maggior numero cli morti e di fer iti si ebbe tra i difensori delle Legazioni e del Pei-t' ang, in attesa dei rinforzi alleati, e fra i componenti della colonna dj Seymour.
,,:, Relazione quindicinale del tenente colonnello Salsa. AUSSME, E-3, b.3, fasc.2. ')' Anche la situazione sanitaria si mantenne sempre nella nonna, con punte massime di ammalati, ricoverati complessivamente negl i ospedali a Pechino e a Tientsin, pari a 73 uomini. colpiti da episodi infettivi tipici delle circostanze e del luogo: forme febbrili, dissenteria, itterizia, tifo, malattie veneree, broncopolmonite, meningite e malaria. Morirono, in totale, d iciassette soldati, in seguito a complicazioni cliniche; tutti gli italiani deceduti, in battaglia o per malattia, ebbero sepoltura nei cimiteri cli Pechino e di Tientsin . Sicuramente si tentò cli rendere gli ospedal i da campo e le attrezzature al seguito del contingente sufficienti ed adeguati alle emergenze verificatesi, nonostante un altro degli argomenti cli discussione, nelle interrogazioni parlamentari cui abbiamo già fatto cenno precedentemente, fosse proprio la carenza dei mezzi cli soccorso.
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Batteria da montagna italiana pronta ad entrare in azione.
Dopo l'arrivo de] contingente, solamente un soldato, il fante Antonio Ruggieri, fu assassinato dai cinesi: scomparve il 29 novembre e fu trovato cadavere il 18 dicembre a Er-lan-cinan dai giapponesi, che arrestarono uno dei colpevoli, tale Yun, avvertendo il comando italiano. Il cinese venne decapitato il 21 dicembre. Degli altri due soldati deceduti, non a causa di complicazioni sanitarie, un artigliere, Battista Busso, annegò cadendo accidentalmente nel Wang-ho, e un marinaio, Antonio Agnesi, avvicinatosi troppo alle botti di vino cui una sentinella francese ubriaca faceva la guardia, fu da quest'ultima preso a fucilate. Per la cronaca, vi fu anche un dise1tore, il soldato Domenico Lombardi, scomparso il 1O luglio 1901 e mai più ripreso. Come riferisce Garioni nel Diario storico, un promemoria ministeriale non firmato, del 9 luglio I 900, considerava le truppe inviate in Cina sul piede di guerra, ma la dichiarazione ufficiale fu emessa solo il 29 novembre, permettendo finalmente al colonnello, di costituire, 1'8 dicembre 1900, un tribunale di guerra. Il ritardo impedì, fi no ad allora, d i applicare, per i militari del corpo di spedizione, le leggi penali del tempo di guerra, né fu possibile costi-
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tuire un tribunale ordinario, che applicasse le leggi del tempo dj pace, per mancanza di personale specifico95 • Durante le spedizioni e le marce dei militari, i cinesi resisi colpevoli di delitti contro gli occidentali e i cristiani indigeni furono giustiziati senza processo, i villaggi che avevano favorito o erano stati rifugio dei boxers vennero distrutti e incendiati, dopo essere stati sottoposti a confische e requisizioni. Già durante l'occupazione di Paoting-fu, il generale Gaselee aveva nominato una Commissione d'inchiesta, presidente il generale Bailloud, nella quale erano rappresentati tutti i contingenti, il cui compito era quello di individuare e punire i colpevoli dei massacri e i loro promotoi-i96• Per l'Italia fu nominato il tenente colonnello Salsa, avv icendato successivamente dal maggiore Agliardi e dal sottotenente di vascello cli Sambuy. Dall'8 aprile 1901 anche il colonnello Garioni costituì un tribunale speciale "permanente", per giudicare gli indigeni soggetti alla propria giurisdizione e controllo, nei settori di occupazione assegnati agli itali ani. Tale tribunale era formato da tre ufficiali e da alcuni notabili c inesi in veste di consulenti per le leggi imperiali, ed applicava le leggi penali locali per i reati comuni, mentre per i reati che avevano relazione con le vicende politiche e mi litari in atto ven nero adottate le leggi penali mil itari italiane. La giustizia fu così amministrata in conformità a una doppia legislazione, nonostante le diplomazie non avessero ancora, come abbiamo descritto precedentemente, raggiunto un accordo soddisfacente su "chi" e "come" punire i colpevoli dei massacri dei cristiani e dei lo95 Il 12 giugno 1901 Garioni riporta i risult ati dell'attività del Tribunale. Ottanta militari, tra i quali otto marinai, furono accusati di reati di furto, truffa, appropriazione indebita, mancata consegna cli oggetti rinvenuti, reati di servizio, alienazione di effetti di proprietà dello Stato, insubordinazione o ammutinamento, omicidio, calunnia, violenza carnale e tentato stupro. Solo 40 casi vennero istruiti, con 30 assoluzioni per inesistenza cli reato, 3 per insufficienza cli prove e 2 per non luogo a procedere (AUSSME, E-3, b.4, fasc.4) . 96 I verbali delle sedute del la Commissione d'inchiesta sono consultabili in AUSSME, E-3, b.9, fasc.40. La Commissione d'inchiesta impose alla città il pagamento di I 00 mila taels e l'abballi mento di una parte delle mura cli cinta. Tre persone: un vecchio generale tartaro dell'esercito mancese, un colonnello cli cavalleria e il ricevitore delle gabel le (Fen-tai), identificate come principali responsabili dei massacri dei cristiani , furono giustiziate mediante decapitazio-
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ro fiancheggiatori. Dal 24 dicembre 1900, la diplomazia aveva ricominciato a lavorare in stretta connessione con i militari , indirizzando al governo imperiale, tramite le proprie Legazioni, una nota collettiva con il primo abbozzo dei dodici articoli che le potenze alleate sottoponevano ai plenipotenziari cinesi come premessa essenziale per lo sgombero delle truppe occidentali dal paese. Si giunse dunque ad un armistizio con i plenipotenziari cinesi il 17 gennaio 1901, ma, ciò nonostante, a febbraio circolò voce tra i militari che le operazioni sarebbero state riprese. La pochissima riservatezza con la quale vennero divulgate le notizie riguardanti l'entità e la composizione dei reparti messi in allerta, lascia presupporre che in realtà fossero voci ad uso e consumo dei soli cinesi, allo scopo di intimorirli. Il 6 aprile il feldmaresciallo Waldersee, su invito del corpo diplomatico di Pechino, riunì i comandanti dei vari contingenti terrestri per discutere quegli articoli del trattato di pace, i numeri otto e nove, per i quali era essenziale il parere militare97 • In particolare la conferenza internazionale dei vertici militari doveva esprimersi sulle modalità di esecuzione dello smantellamento dei forti di Taku, sull'istituzione di una guardia internazionale per la sicurezza delle Legazioni ed in merito alla costituzione di un presidio militare lungo il tratto della ferrovia Pechino - Tientsin, resa di nuovo agibile dalle truppe russe, giapponesi, britanniche, francesi e tedesche98 . Dalla riunione emerse la necessità di distruggere nume-
I risultati della riunione sono verbalizzati in una lellera del feldmaresciallo Walclersee al Decano ciel Corpo cliplornatico. Estratti da Affari della Cina. Negoziati di Pechino 1900-902, 11. 101, parte TI, p. 104 . AUSSME, E-3, b.7, fasc.25. •,, Il fel dmaresciallo Walclersee considerò un requisito primario per l' attuazione delle operazioni m ilitari il ripristino dell'ossatura logis tica costituita dalla linea l"e rrata. Impiegò, così, le truppe russe nella riparazione de l tratto tra T ients in e Tong-ku e da Shan-hai-kwan a Kiao-chow. Le truppe tedesche e quelle giapponesi furono impiegate nella ricostruzione ciel tratto da Tientsin a Fang-tai, le truppe britanniche per la linea interna nella città cli Pec hino, mentre le truppe francesi riattivarono la linea verso Paoting-fu. Per il 18 dicembre 1900 il traffico ferroviario fu riportato interame nte alla normalità. A titolo cli curiosità, il viaggio in treno da Pechino a Paoting-fu necessitava di circa 11 ore, quello da Pechino a Tientsin di circa 8 ore. 97
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rose fortificazioni oltre Taku, ed in particolare: • il campo militare nei pressi di Yang-tsun; • il magazzino militare, il forte giallo, il forte nero e l 'arsenale dell'est a Tientsin; • i due campi militari di Cen-liang-ceng; • i quattro campi militari di Hsin-huo; • tutti i forti di Pei-tang; • i campi militari di Lutai, di Tang-ho e di Shan-hai-kwan99 , situati nel raggio di due chilometri dalla ferrovia. I campi ed i forti di Shan-hai-kwan sarebbero stati smantel lati per ultimi , essendo la località ancora necessaria come base operativa (in realtà i forti italiano, giapponese, francese e inglese continuarono ad essere presidiati fino al 1943). La guardia internazionale stabile avrebbe dovuto avere la consistenza di circa duemila uomini sia a Tientsin sia a Pechino e di circa millecinquecento uomini tra Shanhai-kwan e Sching-uan-tao. Il comando dei duemila uomini per la guardia delle Legazioni sarebbe stato tenuto da un ufficiale, di grado almeno pari a tenente colonnello, per un periodo da uno a tre anni , a rotazione tra le potenze 100 • La difesa del quartiere delle Legazioni 10 1 sarebbe stata attuata isolandolo dal resto della città tartara mediante la costruzione di un reticolato e di un fossato a ridosso di una zona di rispetto di circa 100-200 metri. La nuova Legazione italiana, in attuazione di questo piano, fu fatta arretrare di circa 60 metri, avendo il fronte settentrionale compreso tra le Legazioni britannica ad ovest ed austriaca ad est, e la sua costrnzione terminò il 20 ottobre 1901. Nelle tavole n. 20, n. 21 e n. 22 sono visualizzati rispettivamente il nuovo assetto dei fabb ricati a Pechino, il nuovo quartiere delle Legazioni ed i fabbricati ricostruiti nella nuova Legazione italiana. Il presidio della ferrov ia sarebbe stato attuato a tapp~ regolari
99 Per il materiale rinvenuto nei forti cli Shan-hai-kwan, cfr. Documenti, Parte JJ, n. 2 J. ,cx> La Russia non accettò tale proposta, rivenclicanclo l'esclusivo comando del proprio contingente, anche per ciò che riguardava il servizio cli guardia alla propria Legazione. 10 1 li piano di difesa è riportato nei Documenti, Parte II, n. 22.
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lungo la linea ferrata, mediante l'impiego di trecento uomini, di cui cinquanta a cavalJo, per ciascuna stazione. L'impegno del contingente .italiano era previsto in circa duecento uomini a Pechino, in circa quattrocento fanti a Tientsin e in una compagnia di marinai a Shan-hai-kwan, mentre il tratto della ferrovia assegnato fu la linea Pechino - Au-ting, il cui presidio era stabilito a Hwang-tsun. Altre località presidiate furono: Lanfong e Iangtsun affidate alla Germania, Chienlieng e Tonghu assegnate alla Francia, Lutai e Tongsan all'Inghilterra ed, infine, Lancho e Tchanli al Giappone. Fu stabilito che tutte le forze occidentali lasciate a guardia delle città e delle legazioni, o di presidio alla linea ferroviar ia, non avessero un comandante in capo con giurisdizione su tutti i contingenti, ma che fosse un consiglio di comandanti, sotto la presidenza del più anziano, arisolvere di volta in volta gli avvenimenti. Durante la 1iunione fu, altresì , deciso che il graduale passaggio dalla forza di occupazione esistente a quella definitiva di guarnigione, dovesse compiersi in tre fasi, la prima delle quali precedente alla stagione delle piogge, per ovvi motivi logistici.
I rapporti con gli altri contingenti I rapporti tra i contingenti multinazionali furono inizialmente improntati alla diffidenza, specialmente durante le riunioni per gli interventi più urgenti che, in qualche modo, li obbligarono ad affrontare le difficoltà logistiche e ad agire congiuntamente sostenendosi vicendevolmente. Rientrate le situazioni di emergenza, divennero man mano sempre più distaccati. Infatti, una volta portata a termine l'operazione di salvataggio delle Legazioni a Pechino, il valore delle truppe di ciascun contingente fu misurato in base all'indipendenza dimostrata rispetto agli altri e alla capacità di soddisfare i propri bisogni autonomamente, sia quelli di ordine militare che quelli di ordine politico. L'Armata internazionale non pred ispose alcun servizio in comune, bensì fece lavorare in concomitanza nuclei di diversa nazionalità organizzati in proprio, in ragione sia delle difficoltà che sarebbero sorte nel far funzionare in sincronia servizi molto diversi tra
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Tavola 20 - Pechino dopo i disordini dei boxers
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Ufficiali italiani e francesi
loro, come quelli degli eserciti europei rispetto quello giapponese, sia delle inevitabili complicazioni amministrative e contabili. Nei combattimenti attorno a Tientsin e durante l'attacco di Pechino emersero molti problemi tra i comandanti delle truppe di terra, a differenza di quanto avvenne tra i comandanti di marina, la cui coordinazione fu più rapida e strettamente conforme alla gerarchia. Sicuramente tutto ciò fu dovuto, in gran parte, all'inesperienza dei vertici militari nella conduzione di operazioni congiunte con eserciti di altri paesi e con la Marina, essendo abituati e preparati nella direzione di operazioni in ambiente terrestre ed in campagne coloniali con truppe nazionali. Talvolta, per ovvi motivi, gli ufficiali dell'esercito erano estremamente riluttanti ad essere subordinati, durante le campagne terrestri, agli ufficiali di marina più anziani, specialmente quando i loro contingenti erano numericamente maggiori. Grossi problemi sorsero anche tra tutti i contingenti, una volta raggiunta e liberata Pechino, a causa del grado inferiore dei giovani ufficiali comandanti nei confronti dell'anzianità dei diplomatici presenti. Il più esperto tra gli ufficiali degli eserciti accorsi era il colonnello giapponese Shiba, ma i diplomatici europei non vollero riconoscerlo come comandante poiché era asiatico. Anche la nomina del
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G. SARGERI, LA SPED1Zf0NE INTERNAZIONALE
feldmaresciallo Waldersee non risolse appieno tutte le questioni, giacché il mancato riconoscimento della carica da parte dei francesi e degli americani, vanificò il suo lavoro di unificazione del sistema di comando. L'unicità del comando era premessa indispensabile alla buona riuscita delle spedizioni congiunte; riconoscere questa necessità durante lo svolgimento delle operazioni non avrebbe, tuttavia, risolto le problematiche che inevitabilmente sarebbero sorte. Lo stesso Waldersee espose tali concetti al diplomatico tedesco a Pechino, dopo l'armisti zio con i cinesi e ai primi accenni dell'intenzione di ridurre le forze militari presenti in Cina. Allo scoppio dei disordini (e unicamente per questo caso viene creata tutta l'organizzazione) soltanto un unico comando superiore offre garanzie che dappertutto vengano prese disposizioni opportune che effettivamente si completino e si compenetrino, dalle quali dipenda la sicurezza e la vita degli stranieri a Pechino. Non si può e non si deve concedere ad ogni singola parte di un così complicato meccanismo cli regolare a suo talento la propria attività; soltanto la mano esperta di un macchinista è in grado di provvedere al giusto andamento ciel marchingegno stesso. Nel momento del pericolo sarebbe troppo tardi creare un comune comando. Il comandante deve già esistere in tempo di pace e prepararsi al suo mandato con la conoscenza delle condizioni locali e lo studio delle opportune disposizioni. Le difficoltà che probabilmente si avranno nella scelta della potenza che dovrebbe dare il Comandante, potrebbero forse essere superate, stabilendo che il comando supremo sia cambiato secondo un determinato turno, forse di anno in anno, fra tutte le nazioni che lasceranno delle truppe 102.
Non fu solo il feldmaresciallo Waldersee ad esprimere chiaramente il suo parere sulla questione dell'unità di comando; 1'8 settembre I 900 j] generale Yamaguchi scriveva al suo capo dell' esercito, generale Iwao Oyama: It was nccessary to bave a unifiecl commancl when the Allied forces undertook to liberate the besieged Peking. However, now that they have accom-
Lettera di Wa!dersee a S.E. imperiale l'inviato tedesco Alfons Mumm von Schwarzenstein, Pechino, 22 gennaio 1901. Allegato al rapporto quindicinale del 1° febbraio 1901 del tenente colonnello de Chaurand. AUSSME, E-3, b.5, fasc.15. 102
LE REGIE TRUPPE IN ESTREMO ORIENTE (1900-1901)
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plished the common obiective ami give that each Allied nation has its own aims, we should not piace our forces under another Power's command 103.
Il governo giapponese, di rimando, diede le seguenti istruzioni: You shall keep the orders given at the time when you left for China and piace yourself under Marsbal Waldersee's command. When his orclers are thought to be beyond your duties, report them back to the Anny Generai Staff and ask for instructions. Other private mallers of our own, such as supplies and ration, are nothing to do with his competencyw4 •
Dopo la liberazione di Pechino, la mancata partecipazione alle operazioni di guerra aveva dunque spostato il confronto tra i contingenti dal piano prettamente operativo a quello qualitativo delle truppe e dell'equipaggiamento, come, ad esempio, la funzionalità delle unifom1i, la precisione del tiro durante le esercitazioni e così via. Si ironizzava sulle qualità e sulla preparazione militare delle truppe anglo-indiane, sullo stato di perenne ubriachezza dei soldati e degli ufficiali russi e francesi, sulla voracità alimentare dei tedeschi. Alcuni elementi del contingente italiano, peraltro inappuntabile nella disciplina e nella correttezza sia con la popolazione indigena che con i militari delle altre nazionalità, vennero a contesa con soldati francesi e con i russi in due irrilevanti spiacevoli incidenti. 11 primo accadde l' 8 dicembre 1900 in una "casa da the" riservata alla truppa francese, per caso "visitata" da due ufficiali italiani, i tenenti Piovano e Di Miceli. L'alterco sorto tra loro ed un soldato francese altic-
103 "Era necessario avere un unico comando quando gli eserciti alleati intrapresero la liberazione della Pechino assediata. Comunque, ora che hanno raggiunto l'obiettivo comune e dato che ciascuna nazione alleata ha scopi suoi propri, non metteremo le nostre forze al comando cli un'altra potenza". li passo è riportato in T. KAWANO, Allied Military Cooperation in the Boxer rebellion ... citalo. 1()1 "Mantenete gli ordini dati al momento della partenza per la Cina e ponetevi sotto il comando del feldmaresciallo Waldersee. Qualora pensiate che i suoi ordini siano al cli là dei vost,i normali doveri, rapportate li al Generale Comandante dell'esercito e chiedete istruzioni. Alt1i nostri affari privati, come i rifornimenti e gli equipaggiamenti, non hanno nulla a che fare con le competenze cli Waldersce." Ibidem.
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G. SARGl::t{I, LA SPEDIZIONE INTERNAZIONALE
cio finì col ferimento del tenente Piovano. La vicenda, discussa dal Consiglio di gue1Ta a Tientsin, mandò assolto l'accusato, tale Andreignette, lasciando l'amaro in bocca agli italiani e la sensazione che lo "sciovinismo" fosse, per l'esercito francese, una forza ben più salda ed efficace della disciplina. I francesi erano spesso ubriachi e la disciplina delle truppe lasciava a desiderare, come testimonia il tenente colonnello Enrico de Chaurand, dello stato maggiore di Waldersee: li Corpo francese, nonostante viva decisamente a sé, pure non riesce a celare la rilassatezza di condotta dei suoi soldati, molti dei quali, e specie per taluni corpi, sono elementi volontari di arruolamento 105 . A me è occorso di vedere, mentre transitavo per la grande arteria di Pechino, che attraversa il rione francese, un soldato francese, solo, ubriaco, fare a pezzi col calcio ciel fucile, tullo quanto poteva degli oggetti esposti a mercato dai cinesi. Non essendovi sul luogo nessun militare francese, ho io cercato di tranquillarlo coadiuvato eia due marinai italiani; sono andato ad avvertire, in senso amichevole e riservato, il posto di polizia francese, e poi il Comando della polizia francese (anche per la ragione che due militari italiani avessero trattenuto, pur con tutti i riguardi il soldato francese); ho ricevuto ringraziamenti al Comando della polizia: - ritornando infine per lo stesso stradone, ecco non più il primo soldato, solo, a rompere come prima, ma eccone due, quegli ancora, e un altro, più ubriaco di lui, soldato che era stato mandato dal posto di polizia per tradurlo al Comando di polizia! .. 106.
L'altro incidente fu causato da un soldato russo, apparentemente intenzionato a rubare nei magazzini italiani prossimi alla stazione di Tientsin, il quale fu troppo precipitosamente preso a fucilate dal soldato Salvatore Ilarclo, che per questo ricevette 15 giorni di cella di rigore. In entrambi i casi non ci furono ripercussioni nei rapporti giornalieri con i contingenti. I rapporti con i tedeschi , salvo le occasioni in cui considerarono gli alleati una loro append ice nel cui settore di vigilanza si poteva sconfinare, furono generalmente ,o; Sia l'esercito francese che quello britannico prevedevano l'arruolamento dei soldati semplici su base volontaria, come scelta alternativa in caso di conti in sospeso con la giustizia e con la garanzia che il loro debito sarebbe stato così cancellato. 106 Tratto dalla 9" relazione ciel Quartier Generale d ' Armata nell'Asia Orientale, Pechino, 13 febbraio 1901. AUSSME, E-3, b.5, fasc.15.
LE REGIE TRUPPE IN ESTREMO ORIENTE (1900- 1901)
Gruppo di 1(/Jìciali delle Truppe internazionali a Pechino
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324
G. SARGERL LA SPEDIZIONE lNTERNAZ IO NALE
ottimi e non mancarono mai sincere dimostrazioni di stima rivolte al contingente italiano e ai marinai austriaci. La composizione del contingente multinazionale dislocato nella provincia del Chili nel 1901, nella sua totalità, è indicato nella tabella in fig. 10.
Contingente austriaco L'Austria - Ungheria fu l'unica potenza a non inviare truppe di terra in Cina, poiché l'avveduta politica interna del paese era tesa a non creare ulteriori motivi di attrito tra le due etnie, germanica e slava, su eventuali distribuzioni territoriali e facilitazioni commerciali in caso di vittoria. Le navi da guerra austro - ungariche, presenti nel golfo del Petchili, furono quattro: la Kaiserin und Konigin Maria Theresi.a, la Kaiserin Elisabeth, la Zenta e la Aspern. Soffrirono forte disagio nelle acque orientali, a causa dell'equipaggio ridotto in seguito allo sbarco dei marinai partecipanti alle operazioni a terra. L'intero contingente, tra sbarcati ed equipaggi sulle navi non superò le 400 unità.
Contingente francese Il contingente francese sbarcato in Cina a metà settembre 1900 consisteva in circa 5.200 uomini, suddivisi in 7 battaglioni e 5 batterie di artiglieria con 36 pezzi, ai quali si sarebbero in seguito aggiunte circa altre 11.500 unitàio 7• Il capo della spedizione francese fu il generale di divisione Voyron, di 61 anni , che aveva anche l'incarico dì ispettore aggiunto di fanteria di marina. Suoi vice furono il generale di fanteria marina Frey, già presente in Cocincina, e il generale Bailloud, cap() della Casa militare del presidente della Repubblica. Il comandante delle forze navali fu il vice ammiraglio Pottier. La Francia inviò in Cina in totale
,o, Vale a dire altri 10 battaglioni di fanteria, 2 squadroni cli cavalleria, 5 batterie da campo, 4 compagnie del genio oltre ad un battaglione stanziato a Shanghai. Notizie tratte dalla 4" Relazione del 24 scucmbre 1900 e dalla 7" Relazione del 24 novembre 1900 del tenente colonnello dc Chaurand. AUSSME, E-3, b.5, fase.. I4.
LE REGIE TRUPPI::: IN ESTREMO ORIENTE ( 1900-190 1)
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Fig. 10 mmo da AUSSMI;. r,.J, h.3 f:is,;,:\,
Specchio delle forze che le varie potenze hanno nella provincia del Ci-lì e loro dislocazione Potenze e forza approssimata dei contingenti
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G. SARGERI. LA SPEDIZIONE INTERNAZIONALE
circa 15.000 uomini. Oltre alle azioni congiunte, già descritte precedentemente, in concomitanza con le truppe italiane, il contingente francese partecipò, in proprio o con altre nazioni a successive operazioni, una delle quali, il 23 aprile 1901, ad ovest di Centing-fu. L'azione militare franco-tedesca fu una delle più importanti della campagna orientale e costituì una delle rare occasioni in cui le truppe multinazionali si confrontarono apertamente con le truppe regolari dell'esercito cinese, che ne uscirono battute e con ingenti perdite. Tra i tedeschi perirono un ufficiale e tre soldati. Durante l'inseguimento in direzione sud, il battaglione al comando del maggiore von MUlmann urtò il fianco sinistro del grosso delle truppe del generale Lu, composto da circa 7-8.000 uomini, su]Ja strada che portava a Tsing-hug. Nei pressi di Paoting-fu 1.500 uomini del generale Bailloud si scontrarono con le truppe del generale Fang. Le truppe francesi non accettarono di sottomettersi agli ordini del generale Waldersee, contribuendo a rendere estremamente confusa l'azione di comando dell'intera campagna di guerra; assieme ai russi furono molte volte protagonisti di comportamenti arbitrari, iniziando o terminando autonomamente azioni di guerra o occupazioni di città o, persino, contravvenendo agli accordi presi precedentemente con il rimanente delle forze alleate. Tra i nuovi armamenti che alcune nazioni sperimentarono in Estremo Oriente, vi fu l'utilizzo dei primi palloni aerostatici: la Francia ne impiegò tre, l'Inghilterra due.
Contingenle giapponese Il contingente del Giappone fu uno dei più numerosi present.i in Cina. Favorito dalla vicinanza delle proprie coste a quelle' cinesi, vi aveva inviato, senza difficoltà, circa 14 mila uomini della 5" divisione, oltre ai 600 uomini già stanziati a Shanghai. In totale sbarcarono circa 22 mila uomini , anche se le cifre rimasero sempre incerte 108• Gli ,os Nelle relazioni ricordate alla precedente nota risultano in campo 13 battaglioni fanteria, 3 squadroni di cavalleria, 9 batterie con 54 pezzi, 1 batteria d'assedio con 4 pezzi, 3 compagnie del genio, I compagnia di telegrafisti e 1/2 battaglione di ferrnvieri.
LE REGIE TRUPPE IN ESTREMO ORIENTE (1 900- 1901)
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unici dati circa le forze giapponesi destinate ad operare in Cina vennero riportati da un periodico russo 109 e riguardarono la formazione di guerra di una divisione. Essa risultava costituita da: • 2 brigate di fanteria, ciascuna su due reggimenti (12 battaglioni), per un totale di 7.800 uomini; • 1 reggimento di cavalleria su cinque squadroni, per un totale di 752 uomini; • I reggimento di artiglieria da campagna, su sei batterie da campagna e tre da montagna, per un totale di I .144 uomini e 54 pezzi; • 1 battaglione pionieri; • 1 battaglione ferrovieri. Complessivamente 10.995 uomini, 1.541 cavalli e 54 pezzi di artiglieri a. Per ogni divisione mobilitata venivano, altresì assegnati: • 1 parco da ponte per 144 metri; • I sezione telegrafonica da campo; • I sezione sanità; • 6 ospedali da campo; • 4 colonne di munizioni per fanteria; • 3 colonne di munizioni per artiglieria; • 4 colonne d'intendenza; • 1 deposito cavalli. n contingente giapponese fu l'unico partecipante alla spedizione che si mosse solo dopo aver avuto istruzioni precise dal proprio primo ministro; il risultato fu che l'esercito nipponico, uniformandosi totalmente alle direttive del proprio governo, fu quello che dimostrò più forza di coesione nei reparti, più incisività nelle azioni e una rigida disciplina in tutte le situazioni, qualità che gli fecero meritare l'ammirazione incondizionata dei contingenti di tutte le altre nazioni. Anche il comando della spedizione giapponese lavorò in perfetta sincronia con la diplomazia del proprio paese, mantenendo sempre con essa un rapido collegamento informativo. Nei ri-
109 La traduzione dell'articolo apparso su "L' invalide russe" è annessa all'elenco 65 del 19 luglio 1900. AUSSME, E-3, b.5, fasc.5 .
328
O SARG ER l. LA SPEDIZIONE INTERNAZIONALE
guardi dell'azione congiunta alleata, i vertici militari nipponici assunsero un atteggiamento politico di sostegno, attenendosi a due principi basilari: • esigere sempre una rappresentanza nelle azioni congiunte, per mantenere una posizione egualitaria nelle trattative diplomatiche; • non intraprendere azioni indipendenti, evitando in tal modo di suscitare sospetti negli occidentali. Contemporaneamente agirono militarmente, in maniera circospetta, con i seguenti obiettivi: • non attuare azioni offensive, pur avendo in campo le forze numericamente maggiori, per non suscitare sospetti negli alleati; • assicurarsi un compenso confacente al dispiegamento delle truppe; • ridisegnare l'immagine del Giappone nei confronti degli alleati. Tutto ciò spiega l'apparente malleabilità e l'eccessiva modestia dei vertici militari giapponesi rispetto ai comandanti occidentali e la loro imperturbabile ritrosia a partecipare alle tante questioni sorte tra gli europei per motivi di "prestigio" personale e nazionale. Infatti, pur essendo spesso gli ufficiali più idonei a prendere il comando delle operazioni, per grado, per anzianità, per esperienza, per conoscenza dei luoghi e delle usanze del popolo cinese, non cercarono mai di discutere o di imporre i loro titoli e svolsero i compiti loro assegnati nel più ampio spirito di collaborazione. In altre parole, la stretta connessione e il dialogo costante tra le autorità politiche rimaste in Giappone ed i vertici militari del contingente nipponico, resero possibile una manovra che la potenza orientale accarezzava da tempo e che la spedizione internazionale in Cina tramutò in realtà: quella cli accostarsi al rango delle potenze occidentali. L'unico neo rilevato circa le truppe giapponesi, riportato nel "Times" dal corrispondente di gueITa M01Tison, fu il colore delle uniformi, di un candido bianco, visibilissimo anche a grandi distanze, che, nelle circostanze particolari di questa guerra, in cui l'esercito cinese preferiva ritirarsi, piuttosto che combattere, costituiva un handicap non previsto. Si trattò, in verità, di un peccato veniale, poiché, all'epoca, gli eserciti erano costituiti da enormi reparti di fanteria, la cui potenza e il timore che dovevano incutere al nemico erano misurati an-
LE REGIE TRUPPE lN ESTREMO ORIENTE ( 1900- 190 1)
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che dalla loro visibilità in campo e quindi dall'uso dì uniformi partìcolarmente decorative e dì copricapi imponentì; la mimetizzazione degli indumenti fu una necessità successiva. Interessanti, comunque, rimangono le osservazioni del Morrison, le prime a tal proposito: Paragonando le unifonni indossate dai vari contingenti la gran superiorità di quella portata dagli inglesi appare evidentissima. Il giapponese bianco; tutte le loro truppe in bianco erano visibili, molto visibili, a più miglia di distanza, mentre il kak.i a stento può vedersi. Questo è l'unico errore che salta agli occhi nella loro organizzazione ed essi dovrebbero affrettarsi a porvi riparo. I russi vestono di bianco, ma le loro uniformi non sono così pulite come quelle dei giapponesi, anzi essendo sen1pre molto sporche lo svantaggio non era così appariscente. Gli americani hanno adottato il kaki, ma essi raramente indossavano la giubba. Senza di essa restavano con la camicia bleu e i pantaloni kaki, cii) faceva un bel vedere, un vantaggioso abbigliamento, ma non così poco visibile come se fossero stati interamente vestiti in kak i. T francesi vestivano di bleu, ma di una tinta non bella e senza valore alcuno per questo paese. In questo paese ed, io credo, in altri ancora, il kaki è il miglior colore per l'uniforme dei soldati, come può aver dimostrato a qualunque osservatore la poca visibilità delle truppe inglesi a distanza' 10 •
Contingente britannico L'Inghilterra disponeva di circa 3.000 uomini di stanza nel Wei-hai-wei, circa 2.500 a Shanghai e circa 2.000 stanzìati ad Hong-kong. Durante il conflitto se ne aggìunsero altri 13.000, tra truppe provenienti dalle colonie indiane e dalla stessa Inghilterra' 11 , che senza il consenso dei consoli locali, fece sbarcare le proprie truppe a Shanghai il 18 agosto. Il contingente britannico si trovò, in misura maggiore degli al-
Tratto dalla traduzione di un articolo del corrispondente del quotidiano b ritannico "Tirnes", Morrison, datato I 6 agosto I 900. AUSSME, E-3, b.7, fasc .3. 1 11 La disponibilità totale, al novembre 1900, secondo la 7' Relazione del tenente colonnello de Chaurand, era di 30 ballaglioni cli fanteria, 17 squadroni di cavalleria, 13 batterie di artiglieria e 4 compagnie cli zappatori. AUSSME, E-3, b.5, fase. I4. 110
330
G. SARGERI. LA SPED.I ZIONE INT ERNAZIONALE
tri, a doversi scontrare con bande di hoxers: il 26 di aprile 1901, ad ovest di Shan-hai-kwan e a nord di In-ning, dove morì un maggiore. In seguito un distaccamento di inglesi, francesi e giapponesi disperse le bande infliggendo loro gravi perdite.
Contingente russo All' inizio del conflìtto la Russia chiese alla Turchia il permesso di far transitare per il Bosforo la propria flotta stanziata nel Mar Nero, ricevendone un netto rifiuto. Le truppe inviate nella Cina appartenevano al 1° Corpo d' armata siberiana, ma presso Port Arthur era stanziata anche una buona aliquota del 3° Corpo d'Armata. Non si hanno cifre precise sull'entità delle forze russe schierate; sicuramente furono ingenti. Gran parte della spedizione internazionale a Pechino e a Tientsin, era costituita da soldati russi. Subito dopo la presa d i Pechino, l'imponente esercito russo, forte di circa 220 mila uomini , fu ritirato in Manciuria, nei pressi de] fiume Amur, in difesa delle linee fe1rnte in costruzione tra Tsitsi-kai e Vladivostock e da Harbin a Port Arthur; circa diecimila uomini vennero poi spostati di nuovo nel Chili, per partecipare alle operazioni congiunte. In concomitanza con l'arrivo del feldmaresciallo Waldersee nella capitale, nell'ottobre 1900, anche il comandante russo, generale Linevich, lasciò il Palazzo dell'Imperatrice e il corpo diplomatico si trasferì a Tientsin, al cui governo i russi tentarono di dare un carattere extra-militare urtando, in tal modo, i tedeschi. Il colonnello Garioni si recò in Manciuria il 6 maggio 1901, ricevendo grandi accoglienze, ma non fu mai lasciato solo, verosimilmente per impedirgli cli ricavare dalla visi ta quàJsiasi informazione di tipo logistico e miJitare. Le azioni politiche compiute dai russi furono improntate a mantenere accordi segreti e autonomi con la Cina; quando furono presenti alle riunioni dei capi militari non seguirono quasi mai le decisioni prese in comune con gli altri contingenti; il loro comportamento mili tare fu altrettanto autonomo e ambiguo di quello diplomatico. Ciò nonostante i russi ebbero un loro rappresentante nello stato maggiore di Waldersee, nella persona del principe russo Engalitschew, il quale, per espleta-
I.E RtGIE TRUPPE IN ESTREMO ORIENTE 0900- 19<>1 )
331
re tale incarico, venne promosso direttamente, nel 1898, dal grado d i capitano a quello di colonnello. Il suo governo gli aveva, altresì, affidato l' incarico di ministro plenipotenziario per le operazi oni militari in Asia ori entale, con l'ordine di conferire direttamente ed esclusivamente con il feldmaresciallo Waldersee. Un' altra importante differenza con il comandante militare itali ano, il quale non aveva tal i poteri . Le truppe russe stanziate a nord-est del Chili, analogamente a quelle francesi, non si sottomisero al comando del fel dmaresc iallo ed era il colonnello Engal itschew che, all a bisog na, aveva l'autorità a fare da intermediario per l'eventuale loro impiego in azioni collettive, "salvo ad esse, di fare a modo proprio"112. Dopo l'accordo di pace i russi ostacolarono sempre l' apertura di nuovi porti al commercio internazionale, ferm amente voluta dalle altre potenze ed in modo particolare dal Giappone, finché, nel 1903 si arrivò ad una forte tensione a causa della Manciuria e della Corea, ambitissime dai nipponici come basi per l'espansione economic a e militare. Il resto è storia: le tensioni sfociarono nel conflitto russo-giapponese del 1905.
Contingente statunitense Le truppe ame1icane, inizialmente circa 5.500 uomini , avevano sgomberato tra le prime dopo la presa di Pechino, analogamente a quelle russe, perché furono inviate a sedare una ribell ione nel frattempo scoppiata nelle Filippine. Alle operazioni congiunte nel Chili parteciparono circa 1.700 uominiiu, a Pechino iimase solamente la guardia alla Legazione deg li Stati Uniti.
Contingente tedesco Nella preparazione della spedizione in Cina la Germania rivelò Te r7.a relaz ione del colon ne llo de Chaurand del 17 sellembre 1900. AUSSME, E-3, h.5, fasc.14. " ' Circa mille uomini erano paititi da San Francisco sul piroscafo Meade. il 2 agosto 1900. AUSSME, E-3. b.3, fasc .20. 11 1
332
G. SARGERI , LA SPEDIZ[OKE INTERN/\ZIONALE
al mondo quale fosse la grande disponibilità dei mezzi della propria marina mercantile, mediante la quale fu possibile ai tedeschi cli iniziare l'impresa appena dopo nove giorni dalla decisione di impiegare truppe di terra in Estremo Oriente. Nel corso di una quindicina di giorni vi furono inviati circa 13.500 uomini, imbarcati su dieci piroscafi. La Germania, nel 1898, era la seconda potenza navale ciel mondo; seconda solo all'Inghilterra, alla quale cercava di strappare quel primato sui mari che ne fece, nel corso dei secoli, la nazione egemone nella rete commerciale di tutto il globo, dal Canada, ali' Australia, dall'Africa all 'Asia. Il corpo di spedizione tedesco 11 4 era così costituito: • Comando del corpo di spedizione (tenente generale von Lesse!); • la brigata di fanteria, su 2 reggimenti (maggior generale von Grè.)ss); • 2a brigata d i fanteria, su 2 reggimenti (maggior generale von Kettler); • 1 reggimento artiglieria da campagna su 2 brigate e 4 batterie; • 1 reggimento di cavalleria su 3 squadroni; • 1 batteria pionieri su 2 compagnie; • 1 batteria obici da campagna pesanti; • 1 compagnia di sanità; • 1 sezione telegrafica di corpo d'armata; • 'I colonna leggera di munizioni di artiglieria da campagna; • I colonna di munizioni per obici leggeri; • 1 parco munizioni per fanteria, cannoni e obici; • 2 colonne treno per viveri; • 1 colonna forni da campo; • 4 ospedali da campo e 1 di bordo; • 1 comando di tappa. Tutti i militari furono equipaggiati col nuovo fuci le mod.'98 . Il contingente tedesco fu preceduto in Cina da un drappello di 20 ufficiali e circa 200 uomini, incaricato di preparare i mezzi di sbarco per le truppe e predisporre i luoghi più opportuni per gli accampamenti. L'importanza di tale precauzione organizzativa fu constatata Così èomc risulla eia una lettera clell'aclcletto militare a Berlino datata 12 luglio 1900. AUSSME, E-3, b.5, fasc.22 . 11 1
LE REGJE TRUPPE IN ESTREMO ORIENTE ( 1900- 190 l)
333
dal contingente italiano in difficoltà logistiche durante il proprio sbarco. I militari germanici si attennero alla lettera a quanto dichiarato dal Kaiser Guglielmo II: l'attuale guerra è una specie cli esposizione militare, nella quale si vedrà in quale grado ciascuno degli eserciti che vi prendono parte è forte, istruito e disciplinato' 15 .
Lo staff militare di vertice germanico si impegnò al massimo anche diplomaticamente e fu molto abile nel trattare con le autorità imperiali cinesi rimaste a Pechino. Le operazioni di guerra, escluse le più importanti e quelle già trattate in precedenza, si svolsero da Paoting-fu verso ovest il 19 marzo J90 l, ove vi fu uno scontro con armati cinesi nella valle del Cau-ho; il 24 marzo e il 18 aprile verso Calgan, ove si riteneva fossero in avvicinamento dallo Shansi circa 20.000 uomini del generale Tong-fu-hsiang. Vi furono anche due spedizioni congiunte ai francesi verso Tsing-hug e Cu-cuan , senza combattimenti. Il 9 maggio la cavalleria tedesca fece una sortita da Ciao-tao a Calgan, in Mongolia, mentre scontri con le bande dei boxers si ebbero a Paoting-fu.
La pace Tra la firma dell'armistizio e il trattato di pace vero e proprio trascorsero lunghi mesi, durante i quali la coordinazione diplomatica tra gli europei divenne quasi inesistente e gli interessi delle varie potenze risultarono completamente divergenti; tali realtà furo no recepite molto rapidamente anche dal plenipotenziario Li-hung-chang ed utilizzate vantaggiosamente dai cinesi. In modo del tutto indipendente dalle alt.re diplomazie, i russi mantennero nn collegamento continuo con il Celeste Impero mediante il rappresentante della Legazione, ministro De Giers. li diplomatico si adoperò a collaborare
Da una !et.tera del! 'addetto militare a Berlino datata I O agosto I 900. AUSSME, E-3, b.5, fasc.22. 115
334
G. SARGERI, LA SPEDIZIONE INTERNAZIONALE
in stretta misura con il plenipotenziario cinese, aJlo scopo di assicurare al suo paese le conquiste militari ottenute in Manciuria durante le settimane che seguirono la presa di Pechino, cercando di ottenere la stipula di un apposito trattato. Fu senz'altro questo uno dei principali motivi, oltre a quelli ufficialmente dichiarati 116 , che spinsero la Russia a rimuovere velocemente le proprie truppe dal Chili ed a mantenersi estremamente conciliante durante i negoziati. L'Inghilterra e il Giappone, invece, furono le potenze maggiormente interessate a bloccare l'avanzata dei russi verso nord e, in tal senso, il Giappone tentò in ogni modo, da allora in poi, di ancorare ]a Cina agli interessi asiatici, spronandola, in nome della sua sovranità nazionale, a contrastare le mire espansionistiche russe. La Germania era principalmente interessata a riscattare il proprio onore e a rafforzare il proprio prestigio militare: le sue scelte di politica estera furono in gran parte supportate dagli: italiani e dagli austriaci. La Francia si preoccupò di mantenere quegli equilibri già consolidati dalle potenze prima della guerra con i boxers, mentre gli Stati Uniti continuarono ad insistere con la politica della "open door". Il trattato di pace, firmato il 7 settembre I 901, ammorbidì le pretese alleate in Cina, e le condizioni di resa imposte finirono per essere più ragionevoli rispetto alle richieste iniziali. Dal punto di vista cinese il danno che ne derivò fu pesante, sia economicamente, per le indennità da pagare, sia politicamente, poiché confermò il diritto delle potenze occidentali di poter stanziare le proprie truppe nel paese ancora per lungo tempo. Vediamo quali furono, in sintesi, i principali punti dell'accordo, rimandando, per il testo integrale, ai Documenti della Parte Seconda, n. 27: distruzione delle fortificazioni, modifica dei trattati e degli accordi con le potenze per facilitare gli scambi commerciali, interdizione dagli esami di Stato pèr le aree implicate nell'insurrezione, pagamento delle indennità di guerra. Il pagamento delle indennità di risarcimento, pari a 450 milioni di taels, sarebbe stato garantito dagli introiti delle dogane cinesi, sottoposte a direzione e a controllo straniero. Tutti i proventi delle dogane dovevano essere depositati presso banche straniere designate da
"" Cfr. i Document.i, Parte II, n. 24 e n. 25.
LE REGIE TRUPPE IN ESTREMO ORIENTE ( 1900-1 90 I)
335
una commissione di banchieri, la quale aveva l'incarico di ripartire i depositi secondo vari scopi, cioè: pagamento dei prestiti stran ieri, pagamento delle inden nità dovute per i moti dei boxers, prelevamento per il fondo cli riserva_ Questo fu il cosiddetto debito estero garantito che, nel 1922, aveva raggiunto l'astronomica cifra di un miliardo e 29 milioni di dollari, il che, sommato al tecnologicamente arretrato e scarso sfruttamento delle importanti risorse naturali, alla povertà della popolazione, al sistema finanzia rio datato, alle spese militari, al decentramento delle finanze e del potere, al sistema, imposto dagli stran ieri, di tassi doganali irrisori, che impedirono di applicare tariffe superiori al 5 per cento, significò per la Cina i1 blocco totale dello sviluppo economico del paese. Il governo ita1iano, dopo la firma del protocollo d'intesa, non dimostrò eccessivo interesse all' argomento, e lasciò le trattative inerenti il documento finale di pace al ministro Salvago Raggi. Che cosa si aspettava l'Italia dalla spedizione, a parte il riconoscimento internazionale come potenza e il riscatto dell'immagine negativa data nei fatti di Sanmun? Anche il ministro Salvago Raggi, nella corrispondenza con i] ministro Visconti-Venosta, si domandava la stessa cosa: Ma al semplice rimborso delle spese fatte deve limitarsi l'utile che il nostro paese trarrà eia quesLo stato di cose? lo spero di no, perché parrni che una occasione migliore della presente, per assicurarci qui una posizione che garantisca l'avvenire nostro in Cina, e procuri ai regi sudditi il modo cli crearsi qui degli interessi, non si presenterà più per lungo tempo almeno 117 •
L'indennità di risarcimento dei danni di guerra spettante all'Italia, in base al trattato di pace, consisteva in 77 milioni di lire, su un totale di I miliardo e 680 milioni. Ma non fu solo questo l'utile che la nostra nazione si promise di ricavare, inizialmente, dalla spedizione. Tra Taku e Pei-tang esistevano delle salìne, in stato di abbandono. Analogamente agli altri contingenti l'Italia ne occupò una pa,te, entrando subito in contrasto con i russi e gli inglesi. La vendi-
m Da una lettera ciel ministro Salvago Raggi al ministro Viscont:i-Venosta, Pechino, 18 ottobre 1900, in / documenti diplomatici italiani, III Serie: I 8961907, voi. IV (26 luglio I 900- I 5 febbraio 190 I), doc.n.368, p. 226.
G. SARGERI, LA SPEDIZIONE TNTERNAZI.ONALE
336
ta del sale avrebbe potuto fornire quei capitali, non altrimenti ottenibili, necessari a prolungare la ferrovia da Tong-ku alla banchina di Taku, per dru·e finalmente uno sbocco commerciale importante anche all' I:talia. Le contese, sorte con russi e inglesi per lo sfruttamento delle saline, si risolsero con la cessione di alcuni dei mucchi di sale più vicini alla stazione ferroviaria, cosicché agli italiani ne rimasero circa settanta, del volume medio di circa 300 metri cubi ciascuno. Il tentativo di sfruttare tali risorse terminò il 21 maggio 1901, quando l'ammiraglio Candiani ordinò di consegnare le saline occupate al governo provvisionale cli Tientsin. Alle Regie Truppe venne anche demandata dal Ministero della guerra l'incombenza di appoggiare una società mineraria italiana con sede a Shanghai, affinché potesse sfruttare le miniere di carbone presso San-cia-tien, sulla sinistra del fiume Hun-ho, ad ovest di Pechino. Si trattava cli un giacimento cli carbon fossile, esistente tra gli strati calcarei della vallata del fiume, ritenuto estremamente ricco ed importante, la cui estensione fu stimata in circa 30 chilometri. Anche questa ghiotta opportunità finì in nulla di fatto poiché il territorio era nel settore vigilato dalle truppe tedesche e qualsiasi tentativo di appropriazione sarebbe stato bloccato dalla Germania, in base agli accordi internazionali. Ma quanto costò all'amministrazione italiana la spedizione in Cina? Secondo i dati riportati sulla stampa italiana118, alla Tesoreria provinciale cli Napoli risultavano rimessi 37 milioni e mezzo di lire, come fondo per la spedizione del Regio Esercito in Oriente. La cifra fu notevolmente gonfiata dai giornalisti, sia perché non emerge dalla consultazione dei rendiconti amministrativi agli atti, sia perché una somma del genere, in un contesto di drastici tagli alle spese mi' litari, non risulta assolutamente attendibile 119 •
Notizia riportata sul "Corriere della Sera" del 15 luglio 1900. Sulla base delle cifre riportate dalla stampa francese e tedesca riguardo al budget militare medio, assegnato in ragione degli effettivi in anni delle diverse nazioni europee, l'Italia, pur avendo un esercito numericamente di poco inferiore a guello britannico, disponeva di una quantità di fondi minore della metà di quelli stanziati dalla Gran Bretagna per le proprie spese mili tari. Notizie di dettaglio sono 1iportate su "Le Spectateur Militaire", 3c Série-1874, pp. 164-165. 11
s
119
337
LE REGIE TRUPPE IN ESTREMO ORI ENTE ( 1900- I 90 I)
Fig. 11 TITOLI DELLE
SPESE a.
c.
<.
i.
apr./gi u.
Jugl.fscl.t-
oll./nov.
272.000
211.700
244.700
73.300
108.700
1.068.800
S.000
41.400
259.300
907.100
8.000
27 .200
1.248.000
2.400
56.800
41.500
2.000
1.400
104.100
12.600
1.900
1.800
300
1.400
cdtl ~cnio
300
2200
I82.700
18.600
9.400
Tr;1.~p. frrr.
10.000
7.1 00
7.'100
2400
26.900
313900
518.400
2.294. 100
S11s:.:istcnLI.!
Vestiario 00 ~r.,~1:i di
Scr•i:uo:,:;11\.ll:·11i<>
18.000
~lii1cri;1.k di ;1.rtit lio;,i:i
m.u.
g.
Qo:11:rupcdi
h.
Spc,e s.pc,:i:1Jil
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TOTALI
gcn./ma r.
ISS.400
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d.
ott./dic.
;\~ l'~lll
(ordinan ~ ~~1a,.11~1i11:1t i)
b.
PERIODO lugl./sell.
3.0(M)
216.200
301.800
289.900
8.200
J07.2(M)
47.500
89.600
50.100
8S.600
90.300
211.200
11.200
8.400
456.800
13.200
14.500
20.500
20.400
5.1 00
11.100
8<1.800
1.111.500
829.000
1.160.500
1.548.700
4:1 1.700
680.600
5.762.000
S61.900
244.300
S1>c~v.;rk
:·, c,,,i.:<Hkl!:-nus.,;l.':
Totali
' /\r1k1>lu 20~ ddl,~ iqruik:li :m:miohtr.Jtivt ~li;I 20 l):1cbn: 190:>. ! Compresi ~li s1iir.1tdl: pi1i';11_, ~i <:iflesi m:mom.1ori èdk ~i11:u;h:;, .(:li ;·1ùi11i <: k pitioni.
Nelle valutazioni riportate di seguito prenderemo in considerazione il solo contingente terrestre e non conteggeremo, quindi , le spese sostenute dalla Regia Marina per il proprio personale, per l'eq uipaggiamento e la manutenzione delle navi, ma unicamente quelle riportate nei rendiconti della contabilità predisposta dal Distretto militare di Napoli, il quale era preposto ad amministrare le truppe inviate in Estremo Oriente, come prescritto dalla circolare n. 4240 del 5 luglio 1900. Nella tabella in fig. 11 è riportato il prospetto delle spese dal luglio 1900 al novembre 1901 120 •
120 J dati utilizzati sono stati ricavati dalla consultazione dell' intera documentazione AUSSME, E-3, b.5 , fasc.24.
G. St\RGERI, L/\ SPEDIZIONE JNTERNAZIONAI .E
338
La circolare diede anche le disposizioni preliminari concernenti le indennità di equipaggiamento, il soprassoldo di servizio 121, le indennità di carica e le razioni viveri da saldare in contanti: Lo stipendio dovuto dal giorno dell'imbarco in poi, e così pure il soprassoldo di servizio, l'indennità di carica e le razioni viveri che siano dovute in contanti, saranno pagate in moneta metallica, cioè in oro fin dove è possibile, in argento le frazion i non pagabi li in oro e in rame le frazion i non pagabili in argento. Nello stesso modo saranno pagati gli assegni dov uti agli uomini di truppa dal giorno dell'i mbarco in poi 122 .
Vediamo, nel pa1ticolare, quali fossero queste indennità in lire nella tabella di fig. 12. Fig. 12
Grado
Indennità di equipaggiamento1
Soprassoldo giornaliero2
1.500
20
Tenente Colonnello e Maggiore
900
15
Capitano
600
10
Tenente e Sottotenente
400
8
Colonnello
Sottufficiale
2
Maresciallo, Brigadiere, V.Brigadiere
2
Appuntato e Carabiniere Caporale e Soldato 1
2
= 0.40
Era acquisita all'atto della parte nza e spettava per un terzo in caso di contrordine. Era acquisito all'atto delJo sbarco nel po110 di destinazione e non era conìsposto per .le giornate di bordo.
Il soprassoldo fu accordato al cappellano militare ma non all' interprete civile, nonostante anche quest' ultimo ne avesse fatta specifica rich iesta al Ministero deUa guerra. AUSSME, E -3, b.5, fasc.24. 111 Paragrafo 24 della circolare n. 4240. Le indennità erano tutte soggette a tassazione sulla ricchezza mobile. 12 1
LE REGIE TRUPPE IN ESTREMO ORIENTE ( 1900- 1901)
339
Al comandante delle truppe e ai comandanti di battaglione fu inoltre assegnata un'indennit~1 di carica annuale, rispettivamente di lire 2.000 e di lire 600. Il Ministero della guerra, con dispaccio n. 8641 del!' 8 ottobre 1901 emanato dalla Direzione Generale dei Servizi Amministrativi - Divisione Assegni , chiese inoltre al Distretto di voler "per intanto indicare in qual modo sono stati conteggiati i proventi delle prede belliche, delle contribuzioni di guerra e degli altri consimili proventi ...." . Il Distretto di Napoli propose di eseguire la liquidazione delle suddette entrate non appena fosse conclusa la contabilità 1900-1901 , non essendo stati fatti, fi no ad allora, i conteggi relativi. Le indicazioni sui proventi di guerra relativi a confische e requisizioni, sono contenute nel diario storico mili tare del colonnello Garioni. Durante le operazioni di guerra, molti villaggi offrirono "spontaneamente" del denaro ai comandi delle truppe, per non subire l'occupazione degli eserciti ; così, durante la marcia su Paoting-fu, la cittadina di Hsi-nan pagò 5 mila taels, dei quali 950 furono assegnati agli italiani; il governatore Iun-ning offrì 5 mila taels e la stessa città di Paoting-fu consegnò al comando delle Regie Truppe l O mila once in argento. Altro denaro fu invece confiscato: 18.800 taels, facenti parte del tesoro cli Paoting-fu; 2.175 taels in argento , razziati al nemico presso Nansu-tien e 15.420 taels, come quota spettan te all ' Italia sulle contribuzioni richieste durante l'operazione di Calgan. Le somme vennero ritirate, convertite in dollari e versate nelle casse o sul conto corrente italiano presso la Hong-kong and Shanghai Bank. Le prede belliche erano soggette alle disposizioni contemplate nel XV libro del Regolamento sul servizio territoriale, datato 26 novembre 1882. In base a tali disposizioni, sulla somma di l 8.800 taels confiscata durante l' occupazione cli Paoting-fu, nessun compenso spettò alle nostre truppe, mentre i regolamenti amministrativi cui erano assoggettati i militari delle altre nazionalità prevedevano in ogni caso la spartizione del bottino cli guerra tra tutti i partecipanti. Detta spartizione, secondo la norma n.1227 del regolamento italìano , era lecita solamente sui proventi di azioni di guerra e così la metà dei 4.277 ,80 taels (5.854, 75 dollari), spetta-
340
G. SARGERL LA SPEDIZIONE INTERNAZION,\ LE
ti all'Italia nella divisione dei 26.000 taels sequestrati ad una col01ma cinese nel combattimento del 18 ottobre I 900, fu equamente ripartita tra i militari che parteciparono all'impresa, compreso l'interprete, Giovanni Vigna dal Ferro. Le truppe trassero di che vivere anche dalle confische di animali e materiale vario, come bestiame, cammelli, muli e ponies, che assicurarono carne fresca e mezzi di traspo.rto 123 , e poi grano, cotone, stuoie, giunche, carrette, pellicce. Tutto questo non gravò sul bilancio delle spese per la spedizione, sui relativi titoli in uscita, ma fu gestito direttamente sul posto dagli ufficiali commissari. Il 18 aprile i] colonnello Garioni annotò sul diario un rendiconto delle somme ricavate, fino ad allora, dalla vendita del materiale in eccedenza sui bisogni del contingente: Vendita equini.................................... Vendita cammelli............................... Vendita materiali e derrate varie ..... .. Conversione in moneta di argento, taels ed altri valori ............. ............. . TOTALE
Lit. 9.402,75 Lit. 5.460,00 Lit. 14.542,20 Lit. 207.080,00 Lit. 236.484,95
Questa somma, tolte le spese del supplemento mensa per gli ufficiali e indennizzi cli varia natura, si ridusse a Lit. 203.043,62 che vennero regolarmente versate alla Tesoreria dello Stato. I rendiconti delle spese fatte dalle Regie Truppe in Cina negli esercizi finanziari 1900-90 I e 1901-902 sono rilevabili dalle due tabelle124 in figg. 13 e 14.
Tutto il bestiame, consistente in circa 200 bovini , 950 ovini, 100 cammelli e 50 tra muli e ponies, fu inviato alla postazione di Swen-ciao, appositamente istituita ed attrezzata dalla spedizione italiana, a metà strada tra Pechino e Tung-ciao. 12• Tabelle tratte da AUSSME, E-3, b.5 fasc .25. 12 3
34 1
LE REGI E TRUPPE IN ESTREMO OR IEKTE ( 1900- 1901 )
Fig. 13 - Esercizio finanziario 1900-901 Prospetto delle spese fatte per le Regie Truppe in Cina AMMONTARE
TITOLI DELLE SPESE
622.4 10
a. Assegni straordinari (al lordo)
1. 121 .020
b. Sussistenze c. Materiali di corredo e di servizio generale e cucina
56.150
d. Materiale sanitario
12.690 8.700
e. Materiale di casermaggio
12.640
f. Materiali di artiglieria e genio
g. Trasporti
per ferrovia per mare
39.500 1.469.430
h. Quadrupedi
174.160
i. Spese speciali
387 .480
I. Spese varie a carico delle masse
122.810
TOTALE
4.026.950
Le sonune preventivate ed approvate dal Parlamento per la spedizione in Cina 125 furono di Lit. 6.300.000 per l'esercizio fi nanziario 1900-901 e di Lit. 3.350.000 per quello del 1901 -902; in totale la disponibilità fi nanziaria, per i tre anni in questione, fu pari a Lit. 9 .650.000. Le somme effettivamente spese o accertate e in attesa di liquidazione furono di Lit. 4.486.000 per il 1900-901 e cli Lit. 3.931.800 per l'anno successivo, per un totale di Lit. 8.417.800. L'avanzo di Lit. I .232.200, in attivo rispetto ai fondi preventivati, fu destinato ad integrare la cifra proposta alla Camera dei deputati per il 1902-903, che ammontava a sole Lit. 1.300.000 e che, già alla fi ne del 1902, si sospettava non sarebbe stata suffic iente a coprire gli imprevisti: ad esempio le maggiori spese causate dal colera diffusosi sul Montenegro 126 e quelle necessarie alla costruzione del presidio di Hwang-tsun 127 • Gli oneri per
Vedansi AUSSME, E-3, b. l O fasc.22 e b.5 fasc .27. Circa Lit.160.000. AUSSME, E-3, b.5 fasc .25. 121 Circa Lit.350.000. AUSSME, E-3, b.7 fasc.26. 12,
126
342
G. SARGERI. LA SPE)))ZIONE INTERNAZIONALE
Fig. 14 - Esercizio finanziario 1901-902 Prospetto delle spese.fatte per le Regie Truppe in Cina TITOLI DELLE SPESE
AMMONTARE
a. Assegni straordinari (al lordo)
622.4 1O
b. Sussistenze
1.1 21 .020
c. Materiali di corredo e di servizio generale e cucina
56.1 50
d. Materiale sanitario
12.690
e. Materiale cli casermaggio
8.700
f. Materiali cli artiglieria e genio g. Trasporti
12.640 per ferrovia per mare
39.500
l .469.430
h. Quadrupedi
174.160
i. Spese speciali
387.480
l. Spese varie a carico delle masse
122.810
TOTALE
4.026.950
Annotazioni: Nelle spese speciali è compresa la somma di Lit. 91 .777,44 quale ammontare dei lavori eseguiti ne l mese di marzo, aprile, maggio e giugno 190 I alla Legazione d' Ilal.ia a Pechino ed i cui titoli vennero rassegnati al Ministero della guerra in seguito all'ordine ricevuto col dispaccio del 20 luglio 1903, n. 7275.
le costruzioni in Cina furono imputati totalmente su questi fondi. A Pechino vennero edificate caserme, fortificazioni e la nuova Legazione per un importo di Lit. 1.031.100; a Tientsin le costruzioni militari richiesero Lit. 145.750.
La concessione di Tientsin Il 19 novembre 1900, il ministro Salvago Raggi informò il ministro degli esteri che i russi e i belgi avevano occupato, nei pressi d i Tientsin, un'area di circa un paio di chilometri e che gli austro ungarici si predisponevano a fare altrettanto. La località che la Cina si vide costretta ad assegnare alle potenze era compresa tra la linea ferrov iaria che collegava Tientsìn a Taku e la sponda sinistra del
I.E REGIE TRUPPE IN ESTREMO ORIENTE ( 1900- 1901)
343
Pei-ho. La risposta del nostro governo fu : In relazione alle occupazioni dei russi e dei belgi accennate nel suo telegramma ciel 20, La autorizzo a fare, nell' interesse dei citLaclini italiani , quelle riserve che Le parranno più opportune 128 •
Fu praticamente l'atto di nascita della concessione italiana di Tientsin, che venne ceduta alla fine della seconda guerra mondiale, dopo che le truppe giapponesi , 1'8 settembre 1943, internarono l'intera guarnigione italiana in campo di concentramento. L'occupazione dei terreni fu autorizzata il 21 gennaio 1901 dal ministro Yisconti-Venosta. L'area attribuita agli italiani era una vasta zona interamente paludosa , ma in buona posizione rispetto al la ferrovia, inizialmente occupata dalle stesse truppe facenti parte del contingente, come stabi lito dall ' accordo defi nitivo siglato dal conte Giovanni Gallina, nel frattempo subentrato a Salvago Raggi . Secondo tale accordo, la concessione doveva essere perpetua ed era gravata da un affitto simbolico cli un tael per ogni rnou 119 di terreno. In totale un chilometro di lunghezza per mezzo di larghezza, corrispondenti a circa 120 acri130 di terreno, pari a 809 mou, per complessive 3.035 lire italiane l'anno cli affitto. La concessione era confinante ad ovest con quella russa, ed era governata da ufficiali di marina, che ne intrapresero i lavori di prosciugamento e cli costruzione delle prime infrastrutture, con gli scarsissimi fond i arrivati dall'Italia131• La tavola n. 23 evidenzia l'ubicazione delle nuove concessioni. Alla fine della prima guerra mondiale millecinquecento militari, tra trentini e triestini, provenienti dai campi di prigionia della Siberia, riuscirono a salvarsi raggiungendo proprio Tientsin; nella concessione italiana furono curati e rifocillati per poi essere incorporati nei battaglioni che, nel 1918, entrarono a far parte
AP, CD, Avvenimenti di Cina . .. cit. , Documento n. 336, p. 186. Il mou era una misura cinese equivalente a circa 0,06 ettari. 130 L'acro è una misura anglosassone di superficie che equivale a 4.046,87 mq. ovvero 0,404687 ettari. 1•11 Si è già accennato al pochissimo interesse ed agli altrettanto scarsi mezzi che il governo italiano intese inviare in C ina. Per la costruzione cli un ponte di ferro sul Pei-ho, la cui spesa venne ripartita tra più nazioni, il contributo arrivato dall'Italia fu di Lit. 60.000. 12s 129
344
G. SARGERI, LA SPEDIZIONE JNTERNAZIONALE
dell'esercito italiano col nome di "Regio Corpo di Spedizione in Estremo Oriente". Nel periodo di maggior sviluppo la concessione italiana ospitava circa trecento italiani, oltre la guarnigione del reggimento "San Marco" e circa 6-7 mila cinesi delle classi agiate. Il terreno fu completamente bonificato, furono costruiti viali ampi ed alberati, una banchina sul fiume, due caserme, il municipio, il consolato, la chiesa cattolica, il campo sportivo, l'ospedale, il mercato coperto e moltissimi altri edifici ed abitazioni eleganti. L'amministrazione, rispetto quella dei settlements ottocenteschi, era molto cambiata, poiché non era diretta esclusivamente a privilegio degli stranieri, ma era ben integrata con le leggi locali ed in parte affidata agli impiegati indigeni. Gli italiani lasciarono l'area in perfetta efficienza, sia sotto il punto di vista amministrativo sia dell'ordine pubblico 132• Nel 1925 vi abitavano 60 italiani, 413 europei e 4.675 cinesi. L'amministrazione era affidata ad un consiglio municipale presieduto dal regio console, sotto il controllo del ministro a Pechino. Esisteva un corpo di polizia costituito da pochi carabinieri e circa 60 indigeni. Gli italiani residenti in Cina, negli anni Venti, erano complessivamente 783. Dopo la grande guerra '15-' 18 terminata con la disfatta di Germania ed Austria sui fronti occidentali, la Cina si riprese le concessioni assegnate a tali paesi e tentò ripetutamente in più occasioni, con le rimanente nazioni occupanti, di ribadire l'esclusivo diritto di sovranità nazionale sul proprio territorio. Il Belgio restituì la concessione a Tientsin il 31 ottobre 1929, mentre le altre sostituirono gradualmente nelle loro amministrazioni il proprio personale con quello indigeno. La Russia, dopo la rivoluzione bolscevica del 1917, rinnegò tutta la politica zarista in Estremo Oriente e si assunse il compito di unica protettrice del popolo cinese, con lo scopo di costituire in Cina un potente baluardo da contrapporre all'espansione capitalista'occidentale. In tale ottica, riannodò le relazioni con la Repubblica cinese 133 , mediante un apposito accordo del 31 marzo 1924, che sanzionò, tra l'al-
m La propaganda del periodo fascista definì la concessione "una sentinella avanzatissima della civiltà italiana". La concessione italiana di Tientsin, Roma, Istituto Coloniale Fascista, 1937. m Nel 1912 un forte partito rivoluzionario, sotto la guida di Sun Yat sen, rovesciò la dinastia manciù e instaurò la repubblica.
LE REGIE TRL.:PPE IN ESTREMO ORI E "TE ( 1900-190 1)
345
tro, la rinuncia alle indennità dovute dalla Cina in seguito alla rivolta dei boxers; ai diritti di extraterritorialità; ad ogni possedimento territoriale ed a tutte le concessioni. Abilmente la Russia non mise neanche in discussione la possibilità dj rinunciare alla proprietà delle ferrovie, costruite con capitali russi, e delle concessioni minerarie. Tutte le altre potenze si accordarono per un' atten uazione della pressione straniera nel paese ad iniziare dalla Conferenza di Washingto n nel 1921. Gli S tati Uniti, che non avevano concession i a Tientsin, decisero di devolvere i proventi delle indennità ancora dovute per la rivolta dei boxers a favore degli studenti cinesi allievi deg li istituti un iversitari americani , celando, così, sotto le spoglie del loro atto umanitario, una propaganda politico-culturale in contrapposizione a quella attuata dalla Russia.
Il disimpegno del con.tingente italiano Fu il corpo diplomatico a Pechino a considerare ormai giunto il momen to di dare inizio allo sgombero delle truppe dal Chili. Il d isimpegno dei contingenti non fu solamente di natura militare, bisognò con siderare il progressivo riassetto amministrativo dei territori in concessione o sottoposti a governi provvision ali , come Pechino e Tientsin. L' 11 giugno 190 1, per accordi diretti tra il ministro Salvago Raggi, il colonnello Garioni e il principe Cing, iniziò la cessione graduale dell 'amministrazione dei due quartieri italiani di Pechino alle autorità ci nesi . Nell a conferenza del 19 ottobre 190 1 si discusse e c i si acco rdò sulla continuazione del servizio di vigilanza occidentale lungo la linea ferroviaria da Pechino al mare. Il tratto presso Pechino rimase sotto il controllo italiano, il tratto a monte di Tientsin ai frances i, quel.lo a valle ai tedeschi e il tratto ad ovest di Shan-hai-kwan ai giapponesi 11~. Quando si concluse anche lo sgombero dei quartieri assegnati alle altre nazioni, la corte cinese rientrò nell a capitale, nel gennaio 1902. Diverso fu il parere del comando
1.11
Vedasi AUSSME. E-3, b.3, fasc . l .
346
G. Si\RGERI. LA SPEDIZIONE INTERNAZIONALE
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G. SARGERf, LA SPEDIZIONE INTERNAZIONALE
dell'Armata internazionale sull'immediato futuro del governo provvisionale di Tientsin. Alla fine del 1901 le diversità di vedute tra j militari e i diplomatici circa le occupazioni territoriali e il presidio annato della Cina divennero più evidenti, giudicando i primi che i politici fossero troppo condiscendenti nei confronti delle autorità cinesi. Il governo provvisionale di Tientsin ostacolò tutti i tentativi posti in atto dai cinesi per riappropriarsi del loro territorio e non cedette neanche alle manovre di Robert Hart, capo dell'Amministrazione delle dogane, il quale, con la richiesta di riprendere il controllo delle riscossioni doganali dopo la firma del protocollo di pace, di fatto minava l'esistenza stessa del governo provvisionale. Ciò nonostante, con il trascorrere del tempo, la pressione militare dovette forzatamente alleggerirsi. Ad iniziare dal dicembre 1901 le riunioni periodiche dei rappresentanti del governo provvisionale, sotto la presidenza del capo di stato maggiore delle forze inglesi colonnello Sullivan, indette per studiare il progetto di difesa di Tientsin in caso di allarme, divennero quasi esclusivamente esercitazioni accademiche sulla preparazione e l'impiego delle forze alleate in caso di guerra nel Petchili. Concretamente vennero conseguiti due fondamentali obiettivi: l'istituzione di un servizio di informazioni e dicomunicazioni internazionale 135 e di un servizio cartografico per i rilievi topografici e la stesura di carte particolareggiate della Cina. Nel ,,., Fu in seguito a queste riunioni che si fece strada l'idea di richiedere ufficialmente informazioni ai missionari: "Volendo in qualche modo contribuire all'intento comune e non potendo detenninare una zona nella quale la quantità e la specie della nostra emigrazione potesse conferire alle informazioni raccolte in essa da questo Comando maggiore attendibilità che a quelle raccolte da altri, ho cercato di stringere, sia per via dirett.a, sia indirettamente, relazioni con alcuni dei nostri connazionali e specie con i missionari italiani sparsi nello Shansi, nello Shensi, ne ll'Hupè, nell'Honan, nello Shantung e nel Pecili stesso. Se, come è lecito sperare, molti corrisponderanno al mio invito e, prescindendo da ogni preoccupazione politica, riconosceranno il vantaggio che ad essi, e in genere a tutti gli europei, può derivare dal fatto di essere l'Autorità militare a giorno delle reali condizioni del paese, nutro fiducia che il nostro contributo al servizio internazionale di informazioni potrà essere di vero giovamento alla causa comune. Mi riservo, mensilmente, di stralciare dai bollettini, le notizie di maggior rilievo e cli comunicarle all ' E.V.". Stralcio de lla relazione quindicinale del tenente colonnello Salsa, dicembre I90 I. AUSSME, E-3, b.3, fase. I.
LE REGIE TRUPPE IN ESTREMO ORIENT E ( 1900-190 1)
349
maggio 1902 i militari erano sempre contrari alla cessione del governo provvisorio di Tientsin e il viceré Yuan-shi-k'ai, succeduto nel frattempo al deceduto Li-hung-chang, si riappropriò della città solamente il 16 agosto 1902, impegnandosi, però, a non accantonare truppe in un raggio di 10 chilometri dalla città e dalle concessioni, ad eccezione delle normali forze di polizia. Nella città rimase, comunque, una guardia internazionale nel quartiere cinese ed una commissione accreditata per la vigilanza sull'osservazione dei patti. Gli occidentali mantennero il diritto di continuare ad occupare i locali tenuti fino ad allora dalle truppe e, soprattutto, il pieno riconoscimento giuridico, da parte del governo cinese, di tutti gli atti definiti o concordati, ma non ancora ultimati, dal governo provvisionale di Tientsin. Per quanto riguarda il totale disimpegno militare in Cina, il coJonnello Garioni suggerì di rimpatriare meno uomini, riducendo il corpo di spedizione italiano in proporzione minore degli altri contingenti, per conservare un nucleo ben rappresentativo sul posto, riequilibrando così le nostre forze con quelle internazionali che sarebbero rimaste. f1 suggerimento di lasciare un intero battaglione oltre la guardia aJle Legazioni, non trovò l'approvazione del ministro Salvago Raggi, il quale propose al Ministero della guerra, nel mese di maggio I 901, di far rimpatriare tutti i militari della classe di leva 1878, circa 1-200 uomini, e di trattenere ancora quelli della classe di leva 1879, circa 500 uomini. Il contingente sarebbe stato ridotto così a due compagnie di fanteria e due di bersaglieri, da impiegare nei presidi di Tientsin e Hwang-tsun , un plotone di esploratori e una sezione di artigheria. La forza mancante, secondo gli accordi internazionali, sarebbe stata tratta dal battaglione marinai, i quali tramite due compagnie e la sezione di artiglieria da sbarco avrebbero presidiato la Legazione e con un'altra compagnia il tratto tra Shan-hai-kwan e Taku. Il governo italiano approvò il piano di riduzione del corpo di spedizione e ordinò di avviarlo in concerto con il ministro a Pechino. Il 20 giugno partirono da Napol i i piroscafi noleggiati per il ritorno delle truppe in Italia, il Singapore e il Washington , con cui furono inviate le a[tre forze richieste dal comandante del contingente, e cioè: un drappello di 1O carabinieri per la scorta del ministro, 19 artiglieri da montagna e 21 cavalleggeri del nucleo del plotone esploratori, al comando del te-
G . SARGERI. LA SPEDIZ IONE INTERNAZIONALE
350
nente Enrico Barberis. Tutti i contingenti vennero ridotti mantenendo l'ordine di rimpatrio stabilito dagli accordi del 29 ap1ile1.,6, tranne quello russo. Il comandante le truppe in Chili, generale Voyack, mantenne a Shan-hai-kwan una guarnigione più numerosa del previsto, motivandola con la necessità difensiva della ferrovia in Manciuria. Alla fine del maggio 1901, quando era quasi concluso lo smantellamento dei forti di Shan-hai-kwan, vi fu un tentativo, messo in atto dai contingenti cli tutte le potenze, di occupare permanentemente tratti di territorio lungo la costa, delimitandoli mediante le bandiere della propria nazione 137 • Le ragioni erano ovvie: la costa costituiva un ambito approdo sul Mar della Cina per tutti i contendenti, e il feldmaresciallo Waldersee fu costretto a promuovere una conferenza tra tutti i rappresentanti dei contingenti per tentare di regolare con un accorcio le questi.oni sorte soprattutto in seguito ai dissensi tra russi e inglesi. Le istruzioni politiche del delegato ital iano, il comandante del presidio di Shan-hai-kwan, capitano di vascello Alfredo Dentice, erano di appoggiare le decisioni anglo-tedesche, oppure, qualora intervenissero confl ittualità anche tra questi ultimi, prendere tempo e contattare immediatamente il comandante delle Regie Truppe per ulteriori direttive. L'assemblea, in prima convocazione, non ebbe luogo per l'assenza dei rappresentanti francese, britannico e russo. Il 3 di giugno, sotto la presidenza del comandante statunitense Reid, si tenne l'annunciata conferenza internazionale. Come previsto, i russi ed i francesi non concordarono con quasi nulla di quanto proposto da inglesi e tedeschi , mentre si tentò subito cli eliminare gli italiani dalla contesa, inserendo nella nota preliminare alla conferenza che l'Italia avrebbe mantenuto a Shan-hai-kwan solamente un posto di tappa. Il delegato italiano aveva, invece, ordine di indicare le pretese italiane nel mantenere una guarnigione presso la località àlmeno fino alla distruzione dei forti. La Germania dichiarò di voler conser-
4.500 uomini delle truppe germaniche, 2.000 uomini delle truppe angloindiane, un battaglione di fanteria e una batteria di artiglieria francese, tutto il contingente giapponese, che venne rimpiazzato con quattro battaglioni di artiglieria campale, uno squadrone di cavalleria e una compagnia del genio, tutti al comando del generale Yamanè. ' ·1' Per le zone occupate tra Taku e Tong-ku si veda la tavola 11. 24. ' )6
LE REG IE TR\J PPI:: JN ESTREMO ORIENTE ( 1900-1 90 1)
351
Cannoni abbandonati suite mura di Pechino
vare i territori già occupati; 1' lnghi lterra cercò di appropriarsi del forte n. 1, il più importante; i giapponesi dei fotti n. 4 e 5, lasciando agli italiani e agli austriaci il forte n. 2, ma con l'opzione della Germania, che pretendeva la possibilità di piantarvi anche la propria bandiera. I risultati della conferenza furono tutt' altro che concordi, e non tutti li accettarono. Il 3 di giugno, considerata ormai conclusa la propria missione, il feldmaresciallo Waldersee lasciò la Cina. Il colonnello Garioni, dopo aver preso commiato dalle truppe il 31 luglio e avvicendato nel comando dal tenente colonnello Salsa, lasciò Pechino il 1° agosto 190 l, salutato alla stazione con gli onori resigli da uno squadrone di lancieri britannici. Assieme a lui torna.remo in Italia 38 ufficiali e l.183 uomini di truppa. Rimasero in Cina 35 ufficiali, 2 civili e 612 uomini con 187 quadrupedi, 2 cannoni, 25 carrette tipo Africa, 7 carrette varie e 8 carrette di requisizione 138 , oltre alle già citate compagnie di mariRelazione quindicinale del tenente colon nel lo Salsa, I O settembre 190 I. AUSSME, E-3, b.3, fase. I. 138
352
G. SAROERI, LA SPEDIZIONE JNTERNAZIONALE
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Tavola 24 - Zone di occupazione tra 1è1ku e Tong -ku
LE REGIE TRUPPE IN ESTREMO ORll::NTE ( 1900-1901 )
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G. SARGERI, LA SPEDIZIONE INTERNAZIONALE
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nai, così dislocati: • presidio di Hwang-tsun (guardia alla ferrovia); circa 300 uomini al comando del maggiore Agliardi così suddivisi: comando del battaglione misto; due compagnie del battaglione misto; un p]otone esploratori, una sezione di artiglieria da montagna e l' infermena; • presidio di Tientsin; circa 400 uomini al comando del capitano Servici, così suddivisi: comando delle Regie truppe; due compagnie del battaglione misto; servizi vari e una compagnia di marinai in servizio sul fiume; • presidio di Pechino, guardia alla Legazione; circa 290 uomini al comando del tenente colonnello Salsa, così suddivisi: comando del presidio; due compagnie di marinai; una sezione di a1tiglieria da sbarco e un drappello di Carabinieri Reali. Le truppe rimpatrianti sarebbero dovute partire tra il 29 e il 30 luglio, ma la partenza subì dei ritardi per le stesse difficoltà incontrate l'anno precedente in occasione dello sbarco. Tutti i contingenti stavano affittando i "lighters" necessari al trasporto delle proprie truppe nella rada di Taku per il successivo imbarco sulle rispettive navi. Non avendo ricoveri a Taku , la partenza del contingente sarebbe dovuta coincidere con la disponibilità delle lance per il trasbordo sul Washington e il Singapore. Risolto questo contrattempo, la traversata di ritorno fu tranquilla e priva di eventi di rilievo; le due navi attraccarono al porto di Napoli il 12 settembre 1901. Successivamente rimpatriò un secondo scaglione al comando del maggiore Luigi Agliardi sui piroscafi Mon.teneg,v e Vincenzo Florio. Le vicissitudini di questo rientro furono notevolmente complicate a causa di un'epidemia di tifo e di colera contratta' dall'equipaggio negli scali di Shanghai e Singapore ed il resoconto della sfo1tunata traversata fu riportato sul diario di bordo del comandante del Montenegro, il sottotenente di vascello Pietro Loclolo 139 • Il Montenegro lasciò la rada di Taku l' 11 maggio 1902, con a bordo 17 ufRelazione del lenente di vascello Pietro Lodolo, comandante delle truppe a bordo del piroscafo Montenegro, circa il viaggio di ritorno in Italia. AUSSME, E-3, b.7, fasc.32. 139
LE REGIE TRUPPE IN ESTREMO OR !ENTE ( 1900- I 90 I)
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Commemorazione dei caduti da parte del colonnello Garioni a Pechino
ficiali e 439 uomini di truppa dell ' esercito, 5 sottufficiali e 41 marinai, oltre al missionario italiano padre Costanzo Albasini. Fu evitato Lo scalo ad Hong-kong, ove si erano diffuse voci sulla presenza di casi di peste e di colera, ma la successiva sosta a Shanghai, per i necessari rifornimenti, si rivelò fatale agli italiani. Già il 18 maggio i buoi si ammalarono di carbonchio ed il tifo, diffuso eia galline e cavalli, fece una prima vittima nel sottocapo di marina Gaeta. Il 23 maggio il Montenegro sostò a Singapore, le cui autorità non comunicarono alla nave la presenza nel porto del colera. Da allora iniziò, purtroppo, il triste calvario dei nostri uomini alla ricerca di un approdo dove curare i malati e disinfettare la nave. 11 caldo torrido e l'umidità fecero da corollario alla già grave situazione e, al numero dei morti, si aggiunsero i problemi dì rifornimento di cibo ed acqua per quelli non ancora contagiati dalla malattia, il cui impegno umano nel soccorso, nell'assistenza dei commilitoni e nella profilassi igienica della nave, fu sempre eccezionale. Finalmente fu concesso il permesso cli sbarcare i malati e il resto della truppa in fndia, nel lazzaretto di Puroyerale, dove, il 6 di giugno, terminarono le operazioni di disinfezione del Montenegro. L'8 giugno il governatore di
G. SARGERI. LA SPEDIZIONE JNTERN;\ZIONAI .F
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Penang ordinò perentoriamente alle truppe italiane di sgomberare il lazzaretto e il Ministero della guerra italiano, avvertito telegraficamente, dispose la partenza del Montenegro con le truppe immuni dal contagio e lo stazionamento delle altre in attesa dell ' arrivo dall'Italia del piroscafo Vincenzo Florio , salpato da Genova il 6 giugno 1901. Ripartito il 9 gjugno, il Montenegro sembrò essere perseguitato dalla mala sorte; si verificarono, infatti, moltissimi casi di dissenteria e di malaria, che causerà altri due morti 140, il fante Nicola Lo Monaco e il marinaio Giovanni Pagan, obbligando ad una nuova disinfezione del piroscafo, il 2 luglio, presso Suez, le cui autorità, altrimenti, non avrebbero concesso il permesso di transito. Il 9 lu glio il piroscafo riuscirà a raggiungere il porto di Napoli, preceduto e seguito dalla campagna avvelenata della stampa 14 1• Gli ammalati rimasti in attesa in India, si recarono presso la missione italiana di stanza a Tayong-toho; con loro rimase il comandante, maggiore Agliardi e tutti ripartirono sul Vincenza Florio il 2 agosto. Nel maggio 1902 le truppe rimaste in Cina avevano la consistenza di 32 ufficiali e 440 uomini , al comando del colonnello Giovanni Ameglio, succeduto al tenente colonnello Salsa. Vi rimasero fino al 1905. V
Considerazioni finali "Questa della Cina non è stata e non è una guerra seria" scriveva Luigi Barzini sul "Corriere della Sera" nel 1901; la campagna di Cina altro non è che "una maratona in mezzo ai campi", glì faceva eco !'britannico Peter Fleming sul "Times". La spedizione internazionale in Estremo Oriente rientra in quel tipo di eventi che, dal punto di vista strettamente militare, potrebb~ro essere classificati in modo esauriente ed archivjati definitivamente con le due considerazioni giornalistiche succitate, specialmente ricorOltre ai casi già citati, morirono alti tre bersaglieri di colera, uno cli sifilide cerebrale e due di tifo. " 1 Articoli apparsi sul periodico napoletano "Don Marzio" del 14- 15 giugno I90 I e sulla "Gazzetta cli Venezia" ciel 2 luglio I90 I. AUSSME, E-3, b.7, fasc .30. " 0
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G. SARGER!, LA SPrn lZlONE INTERNAZ!ONA!.E
dando che, ai primi del Novecento, gli atti tattici in battaglia erano ancora quelli napoleonici e deternùnanti per le sorti degli scontri erano i grandi urti tra le fanterie con vi olenti corpo a corpo portati alla baionetta. Non essendoci stato alcun epico combattimento tra l'i mponente ma sfuggente esercito cinese e l'eterogenea "Armata internazionale", è automatico trarre la conclusione più ovv ia: non è stata una guerra seria. Ma ci sono mai state nella storia guerre poco serie? Proprio la storia insegna che, in certe situazioni, uscire fuori dalle strategie tradizionali può significare conseguire la vittoria nonostante le probabilità di successo siano ridotte al minimo o addirittura nulle. Diciamo che la campagna cinese fu una guerra anomala, cioè fuori dagli schemi abituali e caratterizzata dalla concomitanza parallela e non coincidente delle azioni politico-diplomatiche con quelle militari. Tutte le azioni di guerra del contingente multinazionale ebbero queste premesse. Nell'armata internazionale erano schierati eserciti di grande prestigio e di secolare tradizione mili tare, come il francese, il britannico e il tedesco; l'esercito italiano, invece, era di recente costituzione ed aveva appena superato le maggiori e più urgenti necessità di unificazione dei vari eserciti preunitari. A queste difficoltà organizzative iniziali vanno sommati il massiccio impegno militare nelle operazioni di polizia interna al paese, per stroncare il brigantaggio, e la scarsa disponibilità di equipaggiamenti adeguati, dovuti ai notevoli tagli di bilancio subiti dall 'esercito, a causa delle prime crisi economiche che il recentissimo Stato italiano dovette affrontare. Ad eccezione delle annate tedesche e britanniche, che iniziavano a privi legiare sempre più l'artiglieria e il genio, in tutte le altre dominava incontrastata la fanteria ed erano ancora ignorati, o non attuati gli enormi sviluppi elaborati dalla teoria militare, dopo il 1870, a livello di preparazione tattica e tecnologica. L'addestramento militare consisteva maggiormente negli insegnamenti ispirati dalle guerre franco-prussiane, i quali ponevano l'accento sulla ferrea disciplina e su lle virtù morali, quali il coraggio di fronte al nemico, la cieca fiducia nei regolamenti militari, l'obbedienza e la fedeltà assoluta ai superiori, e sulla tradizione militare e la storia proprie della nazione. Nell a campagna del 1900 in Estremo Oriente, l'esercito cinese e quello giapponese rappresentarono gli
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antipodi del le nto passaggio di tutti gli eserciti dalla conduzione della guerra in linea con la tradizione napoleonica a quelJa intesa in senso moderno. I militari cinesi avevano perduto tutte le virtù morali sopraccennate, non ave ndo, in contropartita, assimi lato nessuna delle innovazioni tattico-strategiche in evoluzione, limitandosi all ' acquisizione di tecnologie avanzate, rimaste poi inutilizzate o rivelates i addirittura controproducenti. La classe militare giapponese, invece, mantenendo intatti disciplina e regolamento, assorbì come una spugna tutte le novità occidentali e riuscì ad utilizzarle al meglio in questa guerra e in que lle successive, come queJla del 1905, dove sconfisse a sorpresa la grande Russia. D'altronde, il contatto tra armate con organizzazione, preparazione ed equipaggiamenti così differenti tra loro, fu un utilissimo "stage" formativo per i vertici mililari italiani. Il colonnello Garioni inviò sollecitamente le sue osservazioni al Ministero della guerra, con i suggerimenti e le critiche rilevabili dalla lettura del suo diario: addestrare le truppe di terra alle operazioni di sbarco, ad esempio, e dotarle dei necessari mezzi, nonché evitare di mandarle allo sbaraglio in terre sconosciute, preparando in precedenza gli approdi e gli eventuali ricoveri . Normali considerazioni per la dottrina militare odierna e persino per l' uomo comune contemporaneo, ma evidentemente allora non così ovvie. Dotare i) contingente, come avevano già iniziato a fare le altre potenze nelle imprese coloniali, di armi più recenti o cli nuova concezione, per sperimentare e collaudare nuovi mezzi e materiali difensivi ed offensivi. Prevedere nel]'organico del contingente in missione un numero maggiore di ufficiali di grado elevato, affinché nello svolgimento delle operazioni congiunte avessero maggiore peso militare ed una autonomia decisionale almeno pari ai contingenti delle altre potenze 142 • La lista di errori e di deficienze legati aJl' organizzazione della spedizione italiana è notevolmente lunga; alcuni tra questi causarono l'immobi lità del contingente a livello tattico e strategico: per
inglesi e americani, durante le guerre cui partecipavano, ricevevano una nomina provvisoria, co1Tispondente all'incarico, indipendentemente dal grado effettivo che ricoprivano nel servizio permanente. 1·•2
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esempio, la scarsissima conoscenza del territorio e la totale mancanza di carte topografiche dei luoghi interessati alla campagna militare. La mancanza di interpreti e di un'unità esplorante di cavaJleria per organizzare un autonomo servizio informativo in più cli un'occasione intralciò j movimenti delle truppe e determinò la dipendenza degli italiani dalle notizie riportate dai servizi degli altri contingenti. Queste ultime furono quasi sempre lacunose e tardive, in modo tale da rendere intempestive le azioni di sorpresa nei confronti dell 'esercito cinese. Si ebbe, inoltre, la prova concreta di quanto fosse da evitare per il futuro una doppia dipendenza gerarchica del capo della spedizione italiana. Tale disposizione creò notevoli inconvenienti, come nella circostanza in cui l'ammiraglio Candiani sostituì iJ comandante delle giunche di rifornimento sul Pei-ho ne] corso di una spedizione, non informandone il colonnello Garioni. Le disposizioni impartite da quest'ultimo non furono trasmesse, per vari motivi, al nuovo comandante del trasporto fluviale, cosicché i soldati non trovarono i viveri nel punto prestabilito e dovettero ripartire alla ricerca del convoglio. A Livello internazionale la doppia dipendenza gerarchica raJlentò notevolmente la coordinazione tra i vertici militari italiani e quelli delle altre nazioni, in un contesto di comando altrettanto caotico e confusionario. Siamo ancora lontani dall'organizzazione odierna delle missioni congiunte: infatti si verificarono allora molti episodi singolari di contrasto funzionale e di attrito gerarchico rispetto alla leale collaborazione, opportunamente regolamentata a livello "joint", espressa nei tempi moderni dalle forze armate dei diversi paesi alleati o amici. La situazione non fu gestita dai vertici diplomatici, ma fu completamente in mano ai militari, che valutarono ' modi, tempi e risultati degli interventi da effettuare in base alla consistenza delle proprie forze combattenti, eludendo del tutto o in parte non solo la necessità cli un unico comando ma anche la subordinazione agli ordini cli ufficiali di grado più elevato ma con disponibilità di minori forze sul campo. Altre manchevolezze del contingente italiano furono cli tipo squisitamente organizzativo e non facili tarono il viaggio e la permanenza in te1Te straniere: il già ricordato errore nella costituzione del contingente, che non favorì l'affiatamento iniziale delle truppe; lo stivaggio improprio e fret-
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toloso di viveri ed equipaggiamenti, di cui si è ampiamente accennato precedentemente (sul "Temps", i francesi criticarono molto anche la scarsa maneggevolezza delle botti italiane, della capacità di 6 ettolitri, troppo grandi per essere continuamente sottoposte ad operazioni di carico e scarico sui fiumi). L'imballaggio usato dall'Italia era quello di cui ci si serviva per trasferire i materiali da un distaccamento all'altro entro brevi distanze, ed era stato utilizzato, senza particolari inconvenienti anche nella sfortunata spedizione coloniale in Africa: era costituito dall ' assemblaggio di pezzi di altre casse; il tutto, però, risultò estremamente precario per un viaggio di 20 mila chilometri, con ripetute operazioni di carico e scarico intermedie, e notevolmente indecoroso a]la vista per l' aspetto fatiscente assunto da casse e colli dopo aver subito inevitabili infiltrazioni di acqua. Nonostante tutte queste difficoltà, gli obiettivi politici e militari richiesti dal Governo italiano al contingente furemo pienamente conseguiti: la presenza italiana fu garantita ed anche il riconoscimento come potenza in campo internazionale, non certo al livello di Francia, Inghilterra, Germania e Russia, fu comunque ottenuto. Il comportamento della truppa fu encomiabile: non si registrarono azioni devianti dai codici disciplinare e penale, quali saccheggi indiscriminati o crimini legati a stati di ubriachezza molesta, come era accaduto a militari di altri eserciti. Ma l'intervento militare multinazionale in Cina aveva un fondamento legale? L' attacco ai forti di Taku avvenne, in definitiva, senza che vi fosse stata una preventiva dichiarazione di guerra. E' , però, pur vero che una non realizzata conquista dei forti avrebbe permesso ai cinesi di bloccare le navi occidentali nella rada, impedendo contemporaneamente i rifornimenti verso Pechino e gli aiuti di uomini in armi, impossibilitati sia a sbarcare sulle coste che a risalire il fiu me, completamente gelato nella stagione invernale. Resta il fatto che si trattò di una decisione puramente militare, tesa a salvaguardare e proteggere la vita dei prigionieri occidentali a Pechino, non promossa dalle autorità diplomatiche né sostenuta dai governi europei, se non a posteriori. La "legge internazionale" imponeva agli occidentali di proteggere i connazionali e di punire i ribelli; nessuna considerazione fu fatta, sia in ambiente diplomatico che in quello militare, sulla "violazione" dei diritti e delle
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leggi dì una nazione sovrana, nata da una concezione di "Stato" completamente differente da quella europea. In questa campagna il confine tra aggressione militare e missione di salvataggio di connazionali è estremamente labile, e, dal punto di vista strategico, si trattò più di un ' importante occasione persa dai cinesi piuttosto che un' esaltante vittoria conseguita dal1' Armata internazionale. Cosa sarebbe successo se, invece di comportarsi come in seguito fece, l'esercito ciaese fosse stato più convinto ad attaccare e le sue truppe avessero marciato subito, compatte, sulle Legazioni e le concessioni straniere, seguendo un piano d ' attacco prestabilito e coerente? Probabilmente non si sarebbe salvato nessuno degli ostaggi ed anche il contingente alleato avrebbe avuto un duro compito a contrastare un esercito "nazionale", con una forza almeno dieci volte su perì ore, dispiegato in un ' area di fortificaz ioni ben congegnate strategicamente sugli approdi principali e lungo le vie di accesso alla capitale, ed egregiamente armato con materiali nuovi e di moderna tecnologia. Se ci fosse stato il tanto agognato scontro tra le fanterie, gli equipaggiamenti e i mezzi di soccorso non sarebbero stati presumibilmente sufficienti a salvare la quasi totalità dei contingenti, compreso quello italiano, e la missione del Regio Esercito non sarebbe stata annoverata tra quelle che, a posteriori, rievocano una nostalgica ammirazione per le imprese ardite.
DOCUMENTI
PARTE
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Documento n. I
Rapporto ciel R. Incaricato d'affari a Pechino, Giuseppe Salvago Raggi, al ministro degli affari esteri, Canevaro sulla situazione in Cina nel 1898
(ASDMAE, Serie politica P Cina,b. 405, fase. "Cina. Rapporti politici 1898")
L EGAZIONE DI
S.M. IL RE
D' ITALIA
Pechino 29 ottobre 1898 N. 298 Situazione in Cina
Signor Ministro, Dacché l'Imperatrice, riprendendo all'improvviso il potere, che da due anni andava gradatamente sfuggendole di mano e che l'iniziativa delle riforme cominciate dall'Imperatore era per toglierle interamente, si trova alla direzione dello Stato, è cominciato in Cina un periodo cli reazione anlieuropea. Per avere un largo partilo fra i principi e per vestire con un manto qualunque l'opera sua, l'Imperatrice ha dimostrato di voler restaurare il potere della razza mancese nell'Impero e di ritornare alle sane tradizioni messe in pe ricolo dalle riforme che l'Imperatore aveva ideato. Un simile programma doveva necessariamente svegliare in Cina l'odio dell'europeo, odio che esiste sempre nell'animo d'ogni ci nese e che era tenuto nascosto dalla paura o dall ' avidità dei guadagni, dei quali erano fonte per molti funzionari gli affari, le imprese indw;triali cd il commercio patronato dagli europei. · Infanj J' lmperatrice aveva appena ripreso le reclini dello Stato e subito la voce si diffuse nella plebe che era desiderio suo di dare la caccia allo straniero. Avvennero allora i primi disordini di cui ebbi l'onore cli riferire al l' Eccellenza Vostra coi miei telegrammi ciel 17 e 26 corr.te e coi miei rapporti del 18. D'allora in poi la si tuazione andò sempre peggiorando ed ora essa è giunta ad un punto assai cliffici le. L'Imperatrice madre, per avere una forza armata da opporre ad ogni possibile pericolo interno e ad ogni eventuale intervento estero in favore dell'Imperatore, chiamò a Pechino le truppe del generale Tung-fu-hsiang reduci dalle villorie riportate due anni or sono contro i ribelli del Kan-su, e composte eia elementi turcomanni, quindi più bellicosi di quanto non siano le sedicenti soldatesche cinesi. Questi soldati indisciplinati ccl il cui numero ascende a 12 e forse a 15 mila, costituiscono delle bande, quasi indipendenti dal Governo imperiale, che han-
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DOCUMENTI - PARTE I
no più rassomiglianza alle compagnie di lanzichenecchi de] XVI e del XVII secolo che non agli eserciti moderni . Appena simili truppe giunsero alle porte di Pechino, cioè oltre quindici giorni or sono, la consueta apatia di questa popolazione venne scossa. La loro presenza portò una certa agitazione per il timore dei saccheggi che accompagnano la presenza di simili soldati, ma contemporaneamente si risvegliava l'ingenito rancore contro "i diavoli d ' occidente" ; e quest'ultimo sentimento si va sempre più sviluppando nella popolazione, tanto che vecchi missionari i quali vivono in Cina da anni; impiegati della dogana; interpreti, i quali abitano Pechino da lungo tempo, affermano non aver mai notato nella popolazione umori tanto ostili all'europeo. L'arrivo dei vari distaccamenti nelle Legazioni cli Russia, d'Inghilterra, Germania, Italia, Giappone e Francia aveva ridonato una calma apparente in città, ma nei dintorni i soldati di Tung-fu-hsiang non ne ebbero alcun timore, sapendo essi perfettamente che le truppe europee erano in numero troppo esiguo per creare ad essi un pericolo. li giorno 20 corrente infatti i soldati del Kan-su, dopo aver rotto la linea ferroviaria fra Pechino e Pao-ting-fu, terrorizzavano quella conu-ada, percuotevano impiegati della ferrovia. Due ingegneri europei (un inglese ed uno svedese) essendosi recati il 23 ottobre sul posto per far riattare un piccolo ponte in legno, vennero attaccati da circa cinquanta soldati. Per caso trovavansi colà due inglesi, cli cui uno interprete alla Legazione britan nica, e anche essi dovettero, benché disarmati, lottare per raggiungere la stazione. Quivi arrivati, uno degli ingegneri riuscì ad avere una rivoltella e, feriti due soldati, li indusse tutti alla fuga. Quest'incidente era la conferma delle voci allarmanti che eia molti giorni circolavano in città e può giustificare il timore che sia seguito eia altri fatti più gravi. Si è per questo che, indipendentemente dai reclami che la Legazione britannica ha già avanzato, il decano del corpo diplomatico, riuniti i rappresentanti esteri, diresse a nome loro allo Tsungli Yamen la nota della quale accludo copia. E' opinione di tutti i vari rappresentanti esteri che la situazione attuale sia tull'altro che rassicurante giacché un esercito indisciplinato, non pagato, ed uso ad ogni eccesso, il quale staziona alle porte della città, può giungere a,creare disordini gravi e ad esercitare un'influenza delle più perniciose sulla popolazione e sui soldati di Pechino. TI Governo si mostra indeciso e, anche qualora lo volesse, non saprebbe a qual mezzo ricorrere per frenare tal gente che con tanta imprudenza ha chiamato qui. Per una di quelle inconseguenze comuni ai cinesi, i ministri dello Yamen invece di confessare l'imbarazzo in cui si trovano e dimostrare almeno buona volontà di far cessare simile stato cli cose, affettano una specie di noncuranza ed il principale cli essi, Jung-lu. accentua la propria soddisfazione per aver sotto la mano "dei valorosi soldati che incutono timore agli europei". Simili discorsi ch'egli
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non osa tenere con i rappresentanti esteri, ma che fa continuamente con i propri colleghi , darebbero poca speranza che il Governo cerch i e trovi realmente modo di allontanare le truppe del Kan-su e ristabilisca la calma. Ciò è tanto piL1 grave perché la navigazione si chiuderà fra un mese e nelle popolazione cinese circola la voce che quando si avrà la certezza che altri marinai europei non potranno sbarcare allora si penserà a "sbarazzarsi degli europei". To non credo ad un pericolo inm1inente per queste rappresentanze estere; che anzi sono convinto della poca probabilità, per parecchio tempo almeno, di qualche minaccia alle Legazioni, la cui sicurezza credo sia per ora garantita dai distaccamenti che vi si trovano, ma ho creduto dover spiegare all'Eccellenza Vos tra la causa delle preoccupazioni cli questi rapp resentanti esteri, delle quali giungerà forse notizia in Europa. Si comincia a parlare della possibilità che divenga necessario l'occupare m ilitarmente la linea ferroviaria o almeno qualche porta di Pechino onde assicurare le comun icazioni con Tientsin e la tranquillità della popolazione. Simili progetti i rappresentanti esteri sono restii a sottomettere ai loro Governi giacché probabilmente non torneranno graditi ad alcuno: non alla Russia, la quale, ottenuto quanto desiderava, esita a mettersi in nuovi imbarazzi; non alla Germania, che nulla vuol far in Cina, ove già si è assicurata un porto ed un grande campo alla propria espansione; tanto meno poi all'lngh il tem1 le cui cure assidue sono intese a puntellare questo crollante Impero. Simili decision i non sembrano per ora indispensabili e forse la loro opportunità pui) svanire fra breve, ma non è peri) da escludersi in modo assoluto che siano da un momento all'altro imposte dall'aggravarsi della situazione ed io ho creduto doverne riferire fin d'ora all'Eccellenza Vostra perché sim ili pericoli, siano pur passeggeri, danno un'idea delle condizioni deplorevoli cli questo Impero e perché se a risoluzioni simili una o più potenze giungessero, le conseguenze che ne verrebbero per l'avvenire del.la Cina sarebbero assai probabilmente della maggiore gravità. Gradisca Signor Ministro i sensi della mia più alta considerazione. li R 0 Incaricato d'affari Salvago Raggi
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DOCUMENTI - PARTE I
Documento n. 2
Rapporto del ministro d'Italia a Pechino, Giuseppe Salvago Raggi, al ministro degli affari esteri, Visconti-Venosta circa le richieste commerciali rivolte al governo cinese nel 1899 (ASDMAE, Serie politica P, Cina, b. 406, fase. "Ottobre, novembre, dicembre 1899") N. 132/43 Pechino 6 sett.embre 1899 Oggetto: Domande commerciali Dagli ultimi telegrammi ch'ebbi l'onore di cli,igere all'Eccellenza Vostra appare come le nostre domande, che quindici giorni orsono potevano sembrare aver qualche probabilità di essere accolte, abbiano invece incontrato ora viva opposizione. Secondo informazioni confidenziali che ho da fonte attenclibil issima risulta i pareri dello Tsungli-Yamen essere divisi. Il Principe Cing con parecchi ministri sarebbero di avviso di accogliere le nostre domande, per evitare in tal modo alla Cina umiliazion i e sacrifici maggiori. In tal senso venne presentato da essi un rapporto all 'Tmperatore o, per meglio dire, al l'Imperatrice; giacché il Sovrano è sempre più sorvegliato e sempre p iù padrona è l' antica Reggente. Questo primo rapporto non avendo ottenuto alcuna ris posta, il Principe Cing voleva dirigerne un altro più insistente ma la opposizione di una minoranza fra i ministri dello Yamen e quella più potente di lung-lo e cli Kang-hi, i due consiglieri più ascoltati dall'Imperatrice, lo indussero a desistere dal suo progetto. lung-lo e Kang-hi potrebbe dirsi rappresentino il partito reazionario cinese e divennero potenti dal giorno in cui la ex Reggente riaffe1Tò il potere. Nella scorsa p,imavera essi ,iuscirono a persuadere la loro sovrana che conveniva resistere alle pretese italiane, giacché l'Italia non avrebbe mai osato far nulla contro la Cina. Gli avvenimenti dettero fi nora ragione a quei consiglieri cd il loro credito aumentò. Mi risulta che nel lo scorso marzo l'Imperatrice, in un momento di esitazione, chiamò Li-hung-chang per sentire il suo parere. Questi , meno ignorante degli altri uomini di Stato ci nesi, si era fatto tradurre da un annuario inglese la lista delle nostre navi eia gue rra e la comunicò alla sua sovrana, come prova che bisognava prendere in considerazione le forze dell'Italia. Pare che allora il partito della resistenza minacciasse, ma le notizie dei discorsi fatti a lla Camera e dell'abbandono da parte nostra dei primitivi progetti, dimostrò all'Imperatxice che i primi consigli avuti erano giusti e non v'era eia temere l'Italia .
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Oramai di ciò è convinta tutta la corte e Li-hung -chang stesso pochi giorni orsono mi diceva "State s icuro che per ora le vostre domande non saranno accolte: finora la vostra pressione non è abbastanza forte per ottenere qualcosa". 11 P rincipe Cing e i ministri dello Yamen che .lo seguono restano da ciò sempre più esautorati, per cui vi è da dubitare che possano ottenere pe1tìno quello che, fra i cinesi, clicevasì ormai già accorciato: cioè la miniera nel Quang-s i, una nel Ce-Kiang, senza ferrovia, e le miniere, senza ferrov ia, presso Pekino. La voce di queste concessioni erasi sparsa fra i cinesi e se non poteva dirsi che le risposte datemi a voce fossero tali da confermare pienamente tale voce, credo però che i ministri cinesi volessero mercanteggiare per giungere poi a quella conclusione; conclusione incompleta e che equivaleva a un rifiuto quasi generale, giacché le min iere presso Pechino, senza i mezzi cli trasportare il carbone, non hanno alcun valore; e la sola miniera del Ce-Kiang, senza ferrov ia, non potrebbe essere sfruttata. Ma la lunganirn ità nostra, la discussione delle nostre domande, il modo con cui vennero fatte, le dichiarazioni cli alcuni dei nostri giornali, telegrafate qui da un servizio speciale che la Agenzia Reuter fa allo Tsung-li-yamen, hanno convinto la corte della inutilità di quelle concessioni. Accl udo un brano d i g iornale inglese di Shanghai (giornale che non ci fu mai ostile e che non ha alcuna ragione cli esserlo, giacché è assolutamente indipendente dal Governo cinese) dal quale l'Eccellenza Vostra vedrà come il concetto che il Governo cinese ha di noi sia trapelato anche fra le colonie europee 1• lo sono dolentissimo di vedere così realizzarsi le poco liete previsioni che era mio dovere riferi re all'Eccellenza Vostra col mio telegranuna e col mio rappotto da Shanghai ciel 26 maggio u.s. circa al pessimo effetto che avrebbe fatto sul governo cinese un atteggiamento tale eia confermare ai suoi occhi le voci della nostra debolezza. Aggiungevo pure allora che il ritardo rendeva piè1gravi le nostre difficoltà. La Cina infatti è più convinta che mai della nostra incapacità e per modificare questo suo convincimento non basterebbe più oggi ciò che sarebbe stato sufficiente allora. Ora la C ina ha ricevuto dall' Ingh ilterra due magnifici incrociatori uno dei quali il Governo italiano voleva comprare. Convengo anch'io che in mano ai cinesi quelle due navi non sono molto t.erribili e che ogni resistenza loro sarebbe vana, ma il loro orgoglio è aumentato ormai, non soltanto dalla idea della nostra incapacità, ma anche da quella - sbagliata fin che si vuole - della loro forza . L'Eccellenza Vostra mi ha lungamente esposto le ragioni che consigliavano al Governo la linea cli condotta seguita, non è quindi per discuterla che io mi son permesso cli espoJTe quanto precede, ma perché credo mio dovere riferire la situazione quale è veramente, anche se questa realtà è per noi dolorosa a constar.arsi. Voglia gradire Sig. Ministro i sensi della mia più alta considerazione. Salvago Raggi 1 Il brano, che qui non si riporta. era tratto dal "North China Daily News'' dell ' agosto 1899.
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DOCUMENTI - PARTE I
Documento n. 3
Rapporto del contrammiraglio Francesco Grenet al ministro della marina, Giovanni Bettòlo, sulla situazione in Cina nel 1899 (ASDMAE, Serie politica P, Cina, b. 406, fase. "Ottobre, novembre, dicembre 1899") Chefoo, 26 ottobre 1899 Copia riservata DIVISIONE NAVALE DELL'ESTREMO ORIENTE
n. 82 R.
Oggetto: Rapporto politico sull'attuale situazione in China Poco tempo dopo il mio arrivo in China, ricevetti dall'E.V. il seguente telegramma in data 29 maggio: "Governo rinnova precise istruzioni Ministro residente italiano circa ulteriori pratiche con governo China. Converrà che Vossignoria cooperi perché si abbia risultato conforme tali istruzioni che rispondono volontà paese desiderio Governo. Bettòlo". Dopo questo telegramma non ebbi più alcun'altra istruzione o comunicazione cli indole politica, e quindi il concetto direllivo della mia azione in China fu sempre informato al telegramma de] 29 maggio e alle comunicazioni del marchese Salvago Raggi. Finché il nostro Ministro residente rimase a Shanghai potei avere da lui con prontezza comunicazioni di telegrammi che si scambiavano fra lui ed il Ministero degli affari esteri, e potei quindi penetrare nel concetto ciel R. Governo, che risultava dalle istruzioni e dai telegrammi del Ministero degli affari esteri: "Evitare a qualunque costo complicazioni con la China, non volute dal paese; cercare una soluzione pacifica della quistione chinese, che se anche non soddisfacesse completamente ai nostri interessi, salvaguardasse almeno il nostro decoro. Per uniformarmi a questo concetto, per non ostacolare, anzi per cooperare all'azione diplomatica del Ministro residente, credetti opportuno di non riunire tutta la Divisione a Woosung, oltreché per ragioni cli spazio, per non fare una dimostrazione navale non voluta dal R. Governo e che avrebbe potuto togliere valore a quella che in seguito si sarebbe potuto fare. Fermai quindi l' "Etna" ad Hong-Kong, il " Piemonte" a Nagasaki, mandai lo "Stromboli" e poi l"'Elba" a Chefoo. Quando il marchese Salvago Raggi ebbe ordine di recarsi a Pechino, non
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essendo più necessaria la mia presenza a Woosung, compiuto i I trasbordo sull'"Etna", decisi di allontanarmi per breve tempo dalla China e di compiere un giro in Giappone per diversi scopi: l. Togliere mon1entaneamente qualunque preoccupazione di indole militare alle trattative diplomatiche che si svolgevano a Pechino, pronto a ritornare in brevissimo tempo in China nel caso che il Ministro residente me ne avesse accennata l'opportunità. 2. Far cessare le infinite dicerie e chiacchiere dei giornali e degli europei di Shanghai sulla nostra inazione ed immobilità. 3. Cercare di assicurarmi nel giro in Giappone, ne lle visite ufficiali alla capitale, nel colloquio col nostro Ministro plenipotenziario a Tokio, della verità sulle voci di alleanza fra China e Giappone. 4. Trovarmi cogli Ammiragli ing lese, tedesco e russo, non ancora visti prima di allora, e cercare cli avere nelle visite e nei colloqui che avrei scambiati qualche indizio ciel loro pensiero e di quello dei loro Governi sulla nostra azione in China. 5. Per ragioni igieniche che esigevano assolutamente che le navi si muovessero e si togliessero dal clima non buono di Woosung nel colmo dell'estate. In un mio precedente rapporto sul Giappone ebbi già modo di far noto all'E.V. che l' alleanza con la China è per ora sfumata, e che quindi nell'eventualità di complicazioni non abbiamo per ora null a da temere da parte del Giappone. Non escludo però che aspettando ancora, l'idea de ll'alleanza in quistione venga ripresa e condotta a termine. In quanto agli Ammiragli esteri, ho calcolato il mio itinerario in modo da ritrovarmi con la squadra russa a Wlaclivostok, con quella tedesca ad Hakodate, e con que lla inglese a Yokohama. Nelle visite scambiate con g li Ammiragli esteri non sono naturalmente entrato mai nell'argomento della nostra azione in China; ma ho avuto l'impressione che g li ing lesi ed i tedeschi sono in u na benevola aspettativa d i quello che faremo noi, nella sola speranza che non abbasseremo i l prestigio europeo rispetto ai chinesi. In quanto ai russi il Comandante in capo della squadra era partito due giorni prima del mio arrivo per Port Arthur col "Rurik". Quantunque accolto con ecceziona le cordialità dal Comandante sott' ordini della squadra russa, non sono riuscito ad avere alcuna impressione circa i sentimenti russi al riguardo della nostra azione in China. Durante il mio viaggio in Giappone sono sempre stato tenuto al corrente clell'anclamento de lle trattative diplomatiche a Pechino, sia per mezzo di lettere ciel Ministro residente, sia per mezzo di dettagliati sunti dei telegrammi che egli scambiava col Ministero degli affari esteri; sunti falli dal tenente cli vascello Pfister. Seguii con vero dolore l'andamento delle trattative, e vidi come la nostra politica remissiva, lungi dall 'ottenere il risultato che se ne sperava (cioè di condu rre ad una soluzione pacifica soddisfacente) imbaldanziva sempre più i chinesi, i quali non contenti dell'aver noi desistito clall'iclea di avere un porto, non ci hanno fatto alcuna delle concessioni commerciali richieste.
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Non si può certo calcolare come concessione quella della miniera di Niughè (Camera) senza l'autorizzazione di costruire la necessaria ferrovia. L' insolenza dei chinesi è giunta al punto da esigere la rinuncia formale a tutte le nostre domande precedenti, come condizione per scendere a discutere dei dett.agli circa le miniere Camera e Nervegna. Ove mai il R. Governo addivenisse a questa formale rinuncia, molto probabilmente, quasi certamente, la loro baldanza ed insolenza non avrebbe più limite ed essi farebbero tali difficoltà, troverebbero tali pretesti nei dettagli delle concessioni di dette miniere (Camera e Nervegna) che saremmo costretti a rinunciare anche a queste due irrisorie concessioni . Questa soluzione della quistione chinese, se si può chiamare una soluzione, oltreché rovinosa per i nostri nascenti interessi commerciali ed industriali in China, oltreché precluderci per sempre l' avvenire nell'Estremo Oriente per il fatto del la formale rinuncia a tutte le nostre pretese, menomerebbe grandemente il prestigio e il nome italiano e porterebbe altresì influenza nociva all'autorevolezza degli europei in Estremo Oriente. Queste furono le considerazioni che mi hanno indotto a recarmi a Taku per conferire col nostro Ministro residente su lla situazione. Ho trovato il marchese Salvago Raggi pienamente concorde colle mie idee: "Essere oramai certo un rifiuto assoluto di tutte le nostre domande; irrisorie le concessioni Camera e Nervegna; non esserv i altro modo per uscire che spiegare un'azione energica". Tulle le considerazioni precedenti e quel la che fra poco tempo avrò sotto i miei ordini sei navi tra cui il "Carlo Alberto" mi hanno indotto ad inviare all'E.V. l'odierno telegramma, che qui riproduco: "Marina - Roma. Conferito col Ministro residente siamo convinti Italia trovasi nella alternativa subire rifiuto o contentarsi cli effimere concessioni , in ogni caso suo prestigio anche verso europei rimarrebbe scosso, e compromessi nascenti interessi commerciali. Prossima riunione sci navi sotto miei ordini suggeriscemi poter imporre China quanto R. Governo chiede, giacché con tale forza potrei nell'eventualità mettere in esecuzione minaccia con risultato tale da indurre China cedere, o eia costituire di per sé una azione risolutiva soddisfacente. Grenet". Il telegramma che dev'essere arrivato contemporaneamente al Ministero degli affari esteri, del Ministro residente, suona così: " Esteri - Roma. Per il caso decisione R. Governo evitare assolutamente complicazioni dipende dalle considerazioni di natura militare telegrafatemi ultimamente informo V.E. che conferito con Ammiraglio mi convinco prossima riunione sci navi metterebbe questa forza navale in condizione da poter eventualmente eseguire azione
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coercitiva. Credo perciò mio dovere prima <li ridurci a subire umiliante rifiuto o accettare derisorie concessioni rovinose per nostro avvenire commerciale e costituenti rovina nostro prestigio in Estremo Oriente solloporre E.V. ancora una volta proposta minacciare Governo chinese che Italia è decisa venire ad atti coercitivi eia costringere China a cedere, o a costituire di per sé una soluzione soddisfacente alla sua dignità, tale da conferirci prestigio ed autorità per appoggiare efficacemente industriali commercianti nazionali. Obiettivo militare immediato potrebbe essere cattura o distruzione nuovi incrociatori chinesi. Salvago". Questi telegrammi spiegano il concetto assolutamente concorde del Ministro e mio. Posso assicurare l' E. V. che la decisione da me presa è stata ben ponderata in tutte le sue evenlllalità prima di sottoporla all'E.Y. M' incombe l'obbligo di spiegare a V.E. più dettagliatamente di quello che non abbia fatto nel telegramma il concetto informatore ciel medesimo. Non mi fo certo illusione di poter con le navi messe sotto i miei ordini fa re una guerra efficace alla China; non avendo a mia disposizione una base cli operazione, non avendo naviglio torpediniero, e soprattutto essendo nelle intenzioni del R. Governo di non addivenire ad occupazione militare alcuna, il quale ultimo fatto toglierebbe alla nostra azione guerresca un obiettivo cli finalità esauriente. Ma il concetto mio pienamente condiviso dal Ministro residente sarebbe quello di sorp rendere i cinque o parte dei nuovi incrociatori chinesi attualmente nel Petchi-li, catturarli o distruggerli secondo i casi; e poi andare ad attendere il risultato delle trattative diplomatiche ulteriori a Nimrod sound, portandovi naturalmente le navi catturate. Prima di compiere quest'azione che dovrebbe essere rapida, rulminea, noleggerei uno o due piroscafi carichi cli carbone e di viveri, che mi accompagnerebbero a Nimrod, dove potrei attendere anche lungamente lo svolgersi delle trattative d iplomatiche, le quali son sicuro non andrebbero molto in lungo. Il caso più probabi le è che dopo quest'azione la China ceda su tulla la linea, ma anche nel caso si intestasse a non cedere, panni che l'ltalia si potrebbe ritirare sicura cli aver salvaguardata la sua dignità. Attualmente i cinque nuovi incrociatori chinesi sono nel Pet-chi-li, parte a Chefoo, e parte ali ' isola Miau-tau, che sarebbe la località più opportuna per sorprenderli. Presentemente in allesa delle decisioni <lei R. Governo io riunirò tutta la Dìvisionc a Chefoo, come ho già scritto in un mio precedente rapporto, pronto a scioglierla facendo rimpatriare !'"Etna" ed il "Piemonte" all 'arrivo del "Carlo Alberto" e dislocando in seguito le rimanenti navi per lo sverno. Il Contrammiraglio Comandante in capo F. Grenet
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Documento n.4
Lettera del contrammiraglio Candiani a Cesare Nerazzini alla vigilia della partenza per la Cina della Forza navale oceanica
( ARCHIVIO Dl STATO DI SIENA,
Carte Cesare Nerazzini, b.8, fase. 4) 24/2/1 900
Caro Nerazzini, ho ricevuto a suo tempo i due opuscoli e ti ringrazio. Ora avrei cli bisogno che ti mettessi d'accorcio con Dal Verme per fare una manovra. Mi vogliono dare per nave ammiraglia il Fieramosca nave vecchia inetta a lunghe traversate incomoclissima e che rappresenta male la nostra marina. Il ministro nostro mi rispose: l'orizzonte politico è buio e siccome abbiamo poche corazzate pronte così non possono darmi né la Vettor Pisani e neppure il lvfarco Polo . L'unico che potrebbe far sentire la necessità per chi comanderà la squadra all'estero di avere una nave di qualche im portanza è il Ministro Esteri. E' possibile a ltresì che succeda qualcosa in China e allora sarebbe anche dignitoso per il nostro paese che si avesse laggiù una nave che conti. Se succedesse una guerra generale chi vincerà in mare è certo l'Inghilterra e allora nave più nave meno noi conteremo sempre pressoché zero. Non so chi sia segr. generale agli Esteri - ma Dal Verme e te dovreste fare l'insinuazione - bene inteso io non devo essere nominato. Vedete che vi è massima urgenza - se sorte la destinazione al foglio d'ordine tutto è finito, addio remo in mano e voga Candiani
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Documento n. 5
Nota riservatissima del ministro della guerra, Luigi Pelloux, al ministro degli affari esteri, Visconti-Venosta, riguardo la vendita alla Cina di armi di vecchio modello (ASDMAE, Serie politica P, Cina, b. 422, fase. 86/3 " Vendita di anni in Cina")
lL MINISTRO DELLA GUERRA
Roma, 24 febbraio 1900 Riservatissima Caro marchese, dal momento che Ella non trova difficoltà, dal punto di vista politico, alla progettata vendita di armi vecchio modello a ri petizione della quale è oggetto il telegramma ciel R° Console a Shanghai , ritengo che si possano avviare le trattative in proposito. Occorrerà ben chi arire se si tratta - come dice il telegramma - di autorizzare le fabbriche d ' anni a trattare per il prezzo (cièi che farebbe credere ad una richiesta di armi nuove, benché di vecchio modello, da allestirsi dalle fabbriche), ovvero se la proposta riflette l'acquisto dei fucili Wetterly mocl. 70-87 che erano fino agli ultimi tempi in distribuzione nell' esercito, e furono sostituiti col fuci le modello 189 1. Credo inline opportuno avvertire, per ciò che riguarda la segretezza della cosa, che la vendita dovrebbe, )2Qi, ad ogni modo, essere autorizzata mediante legge - o meglio in applicazione della legge che è già innanzi alla Camera per spese rnilitari straordinarie. Le contraccambio i miei nùgl iori saluti
Aff. Pelloux
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DOCUMENTI · PARTE l
Documento n.6
Rapporto del ministro d'Italia a Pechino, Salvago Raggi al ministro degli affari esteri, Visconti-Vcnosta, riguardo la rivolta xenofoba in Cina
(ASDMAE, Serie politica P Cina, b. 409, fase. "China. Mese di ottobre 1900") Pechino, 12 giugno 1900 R. LEGAZIONE D'l'C•\LIA IN
CINA
n. 230/79 Oggetto: Agitazione contro gli stranieri in Cina Signor ministro, col mio rapporto del 7 corrente ho avuto l'onore di riferire all'Eccellenza Vostra i vari incidenti che determinarono i Rappresentanti esteri a chiedere l'invio di nuovi distaccamenti. Continuo oggi ad esporre in ordine cronologico quanto sta accadendo, benché il presente rapporto non possa partire per ora, parendomi questo sistema preferibile a quello di farne oggetto di un solo rapporto redatto quando l'attuale crisi sarà finita. In questo modo, oltre al vantaggio della rapidità, vi sarà quello cli dare un'impressione esalta cli quanto accade, giacché i fatti vengono esposti di mano in mano che si producono e gli apprezzamenti, anche se possono riuscir poi smentiti eia avvenimenti successivi, saranno più atti a dare un'idea chiara della situazione e delle opinioni mie e degli altri che qui si trovano. Se io reputo opportuno di riferi re minutamente questo grave incidente, che non credo abbia precedenti nella storia, si è perché tutti i miei colleghi pensano bisognerà, per lo meno, concertarsi per ottenere garanzie onde non si rinnovino accidenti simili, i quali sono incompatibili con la dignità dei Governi che tengono qui le loro Rappresentanze diplomatiche. Sarà quindi utile, per le istruzioni che il R. Governo dovrà allora darmi, di avere un concetto esatto di quanto sta accadendo ora. JI giorno 8 corrente i distaccamenti non poterono partire da Tientsin perché la ferrovia, contrnriament.e alle promesse dello Yamen non era ristabilita: rna del resto il Governatore generale cli Tientsin af'l'ennò non avere autorizzazione di lasciarli passare. Lo Yamen, interrogalo eia alcuni Ministri, rispose che non sapeva quando la ferrovia sarebbe riattivala: non volle nemmeno promettere di farvi lavorare ecl aggiunse che regnando la massima calma ovunque, non vedeva la necessità cieli' aumento cli vari distaccamenti. Intanto una grande missione americana presso Tung ciao (a poche miglia eia Pechino) era incendiata dai Boxeurs, senza che i soldati si opponessero, e giunge-
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va da Tientsin la notizia che le truppe del generale Niè (quelle il cui invio mi era stato promesso per mantenere libere le comunicazioni fra Tientsin, Pechino e Paotingfu) avevano avuto uno scontro con i Boxeurs, ne avevano uccisi quattrocento e subito dopo avevano avuto dal Palazzo l'ordini di ritornare indietro. Si fu allora che il Ministro d'Inghilterra ci propose d i chiedere ai rispettivi Governi l'autorizzazione di esigere un'udienza imperiale e di parlare chiaramente, avvertendo che l'esistenza stessa cieli' impero era minacciata se il Governo continuava nella via adottata. Nel giorno successivo però una maggiore agitazione si manifestò in alcuni quartieri della cittù e sir Robert Hart avendo chiesto allo Yamen se coITevano pericolo le famiglie degli impiegati europei della Dogana, ne ebbe per risposta che nulla potevasi garantire, giacché l'Imperatrice aveva lasciati liberi, cli fare ciò che volevano, i soldati cli Tong-fu-hsiang. Questi soldati, noti per i loro sentimenti anti-stranieri, sono gli stessi che causarono la venuta dei distaccamenti due anni orsono. Vi fu allora un'adunanza del Corpo diplomatico nella quale il Ministro d' Inghilterra comunicò gravi notizie pervenutegli e concluse annunciando di aver telegrafato all'ammiraglio Seyrnour "ven ite subito, se no arriverete trnppo tardi". Ognuno conveniva che cii) era conforme alle istruzioni dei rispettivi Governi, che ormai la dignità delle Legazioni esigeva queste tentassero di togliersi da una specie di blocco, nel quale mai si sono trovate undici Rappresentanze estere, e da uno stato cli minacce e cli pericoli continui: ma purtroppo preoccupazioni d'indole personale consigliavano ad alcuni altri mezzi, come la fuga a Tientsin (progetto assurdo se non fosse stato contrario ad ogni dignità) o, peggio ancora, di abbandonare le Legaz ioni ed i distaccamenti a lla loro sorte rifugiandosi presso l'Imperatrice. Fortunatamente il reciso rifiuto di alcuni fra noi, cli seguire gli altri, fece abbandonare quei disegni dettati soltanto dal timore che la notizia della vemnta di truppe europee da Tientsin decidesse il massacro dei residenti in Pechino, e si lascii) che il telegramma ciel Ministro inglese producesse i suoi effetti, senza però osar di dare uguali istruzioni ai rispellivi ammiragli. Il fatto che io dispongo soltanto di due piccole navi, le quali mi possono fornireun contingent.e di soli ottanta o cenlo uomini al più, pochi assai in confronto dei sei o settecento che sbarcava ognuna fra le squadre inglesi, tedesca, francese, russa e giapponese, che trovansi a Taku, e la considerazione che quanti uomini le navi potevano sbarcare già erano a Pechino o in via di venirvi, mi impedì di inviare subito un telegramma identico a quello del M inistro inglese. Alclomattina sappiamo che l' ammiraglio Seymour ed i consoli eransi recati dal vice-re di Tientsin e con le minacce avevano ottenuto un treno per mandare a Pechino 400 uomini (fra cui i quaranta uomini della Calabria) i quali avrebbero accompagnato un certo numero d i operai per riattare la ferrovia. Poco dopo si ebbe ancora un telegramma che annunciava la partenza di un secondo treno con altri seicento uomini e subito dopo il telegrafo venne interrotto. Nella sera si sparse la voce che le truppe erano giunte alla stazione presso Pechino ed al mattino, appena aperte le porte della città, mi recai alla stazione credendo d i trovarvele. Vi erano venuti pure i segretari della Legazione d' lnghil-
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terra, d ' America, del Giappone e cl' Austria, ma non era gi unto nessuno, né si aveva alcuna notizia, il che non ci doveva meravigliare ogni comunicazione telegrafica essendo interrotta. Cercai se fosse possibile organizzare un treno per andare incontro al le truppe ma non si riuscì, giacché tutte le locomotive, che s i trovano a Pechino, sono state più o meno rovinate. La stazione era abbandonata dagli impiegati cd occupata dalle truppe del generale Tong-fu-hsiang, le quali serbarono con noi un contegno amichevole. Parrjti gli inglesi, gli austriaci e gli americani, noi restammo fino al mezzogiorno, lasciando un uomo a cavallo che dovesse venirci ad avvertire se giungeva qualche notizia. Alle quattro il cancelliere della Legazione giapponese, volendo anch'egli tornare in città, venne attaccato dai soldati del generale Tong-fu-hsiang ed ucciso. Giungeva intanto la notizia che era stata bruciata la residenza estiva della Legazione inglese, eia appena un anno costruita sulle colline a due ore dalla città. E notevole il fatto che, pochi giorni or sono, vi si trovava la famiglia di sir Claucle MacDonalcl ed il principe Ching2 aveva assunto la responsabilità di farvela rimanere promettendo che nessun pericolo la minacciava c che l'avrebbe fatta guardare dai suoi soldati. Più grave e più significativa è la nomina ciel principe Tuan allo Tsung-liyamen. Questo principe, padre ciel nuovo erede al trono, è considerato eia tulli come il capo o almeno il principale protettore dei Boxeurs e, pochi giorni or sono, il Ministro d'Inghilterra ci disse averlo denunciato come tale allo Tsung-li-yamen. La sua nomina, avvenuta in questo momento, ci parve a tutti una specie di provocazione, che ci ha recato meraviglia perché mai, per il passato, il Governo cinese ebbe tanto ardire. Si fu in questa occasione che dovetti subire <la alcuni miei colleghi allusioni che, per quanto velate, non erano meno spiacevoli per me. Tali allusioni si riferivano alle cause di questo novissimo orgoglio cinese: ed anzi l'altra sera, quando una certa agitazione dominava alcuni fra noi, un ministro estero ebbe a dirmi "peu t-etre quelques récents succès diplomatiques du Gouverncment chinois nous coGteront la vie". Ieri alcuni ministri dello Yamen si recarono in tutte le Legaz.ioni, le quali già hanno distaccamenti e ancora ne fanno venire, chiedendo gli scopi che i loro Governi si prefiggevano e per essere rassicurati contro il pericolo di progetti contro la costituzione dell'Impero. Alla Legazione d 'Italia però non ve1ù1ero, sia per dimenticanza, sia che non temano eia parte nostra alcun pericolo. L'assoluta mancanza di notizie delle truppe, che da ormai due giorni e mezzo sono in viaggio, non lascia di impressionarmi. Prego l'Eccellenza Vostra di voler gradire i sensi della mia più alta considerazione. Sai vago Raggi
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Capo dello Tsung-li-yamen.
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Documento n. 7
Lettera del comandante militare del piroscafo "Giava", Ernesto Sicardi, al comandante in capo della Forza navale oceanica
(USMM, b.1 72, fase. "Relazioni di viaggio di comandanti milituri di piroscafi noleggiati", 1900) Taku, 5 settembre 1900 In seguito ad ordini ricevuti dulia S.V. riferisco quanto ebbi da osservare sui vari servizi durante la traversata testé eseguita, e sin da ora posso dire, tolta la disgrazia del la morte di due soldati dei sette sbarcati a Singapore, che i risultati ottenuti siano soddisfacenti, data la meschina mortal ità ciel I - 2% avvenuta nei quadrupedi. Ciò è dovuto in gran parte al lo zelo dimostrato sia dal personale rnjlitare, sia da quello borghese, ed in verità tutti misero il loro massimo interesse pel'ché la missione si compisse nel miglior modo possibile. L'opera intelligente del capitano d ' artig lieria con la valida cooperazione ciel comandante del piroscafo permise di far eseguire alla truppa imbarcata alcune pratiche in uso sulle navi da guerra, e sempre per loro merito, regnando la massima armonia fra tulli, non si ehbero a lamentare mancanze disc iplinari di una certa gravità. I loculi destinati ai soldati erano re lativamente ampi e suffici entemente arieggiati mercé il servizio d i due estrauori, però quesli servirono allo scopo perché si ebbe la forruna d 'aver quasi sempre buon tem po, ma se invece, a causa di mar grosso, si doveva chiudere il boccaporto non potendo in tal modo ottenere una buona circolazione d'aria, sarebbe stato impossi bile di far vivere tanta gente in un simile amhiente. A mio parere, le stive che devono servire a dormitorio, dove, per la manca nza di ombrinali\ si rende dirlìcile ottenere una pe1fet.ta pulizia, è indispensabile che siano ben ventilati, anche nelle peggiori condizioni, e quindi occorrono numerosi ventilatori. Con ciò, la Navigazione Generale soddisfece alle condizioni imposte dal contratto, come risulta dal verhale rilasciato dalla Commissione che passò la sua ispezione a Napol i prima che si effettuasse l' imbarco delle truppe. Gli ufficiali, per il loro limitato numero, ebbero il privilegio di aver ognuno una cabina, e per l'esuberanza di queste si trovò anche posto per i sottufficiali, quando furono obbligati a sloggiare dalla 2" classe per adibirla intieramentc ad ospedale.
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rori lii scarico nc llt! murate della nave.
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I quadrupedi vennero distribuiti sui pomi cli batteria e di corridoio, il primo con ombrinali che danno fuori bordo, il secondo in legno, costruito in epoca molto remota, la cui acqua scende in sentina mediante tubolature di piombo insufficienti allo scopo e spesso otturate per il loro piccolo diametro, sebbene fornite cli griglie. Era quindi difficile l'espellere eia questo ponte l'acqua e te materie fecali, e sin dal principio si adoperò il sistema di toglierla mediante mastelli che venivano alzali in coperta e vuotati fuori di bordo. Fu impossibile eseguire la pulizia alle sentine4 perché erano inaccessibili trovandosi al disotto delle stive ingombre di materiali e non rimase quindi a far altro che a pompar l'acqua, la quale in alcuni punti 11011 era aspirata per ostruzione de lle saracinesche, e veniva invece assorbita dalla merce che trovavasi sotto il pagliuolo 5 . La ventilazione fu assolutamente insufficiente e ritengo non pratico ideare delle scuderie atte ciascuna a contenere numerosi quadrnpecli, prive di ventilatori elettrici specialmente nel piano di corridoio e propriamente in quei siti reconditi ove è più difficile la c ircolazione d'aria. E' vero che vi sono ampi boccaporti, ma questi recano il loro benefico effetto a quei quadrupedi che si trovano sotto cli essi. Difatti con lutte le trombe a vento ecl altri sistemi improvvisati dal Comandante del piroscafo, nelle giornate cli eccessivo caldo e durante la permanenza nei porti, si ebbero casi di leggera asfissia, dei quali uno segu.ito da morte, oltre ad altre malattie di febbri biliose. TI tenente veterinario, giustamente impensierito di questo, propose d i far sbarcare a Singapore per tre o quattro giorni tutti i quadrupedi per rinvigorire le loro forze, proposta che fu respinta stante l'urgenza della partenza da quel porto. Consigliò pure di acquistare del legname per costruire in coperta delle stalle provvisorie, allo scopo di diminuire il numero nella stiva cli poppa, la qual cosa portò un miglioramento nei quadrupedi. Da quanto sopra ho detto ritengo che il numero relativamente grande di ammalati avuto durante la traversata, malgrado la scrupolosa osservanza delle regole igieniche e malgrado le ripetute lavande e disinfezioni delle scuderie, sia dovuto alla 11011 buona condizione del ponte cli corridoio, per le sue qualità assorbenti, alla difficoltà di pulire le sentine e dal trovarsi sullo stesso piroscafo uomini e quadrupedi. Infatti la comparsa cli febbri infettive nei primi, seguì di poco alcuni casi di febbri biliose verilicatisi nei secondi e mentre queste si 'manifestarono in diversi muli che si trovavano nel corridoio inferiore di poppa, quel le colpir<))lO i militari addetti a tale scuderia. Le stalle costruite e messe a posto dal Genio militare cli Napoli erano deboli a resistere alla pressione dei quadrupedi nelle rollate della nave e perciò a Singapore si comperò ciel legnarne per rinforzare l'intero sistema, cioè si consolidò l'operazione che si fece con i scarsi mezzi di bordo nella precedente navigazione.
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Parte inferiore dello scafo che raccoglie le acque di scolo.
5 Camera delle stiva in cui si conservano le derrate.
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Attual mente si trovano in uno stato alquanto deplorabil e e se si dovessero trasportare altri quadrupedi per un lungo viaggio occorrerebbe una importante ri para zione. Come ho già detto, a causa delle di fficolLà di estrarre l ' acqua in alcune sentine ed anche per liltrazione dal ponte di corridoio, all'atto dello sbarco si rin vennero delle merci avariare: difatti, nella stiva n.2. per effetto di acqua stagnante marcì completamente uno strato di lieno e si dovettero quindi gettare in mare circa 34 balle che erano in avanzato staio di fermentazione, con pericol o d' incendio. Nelle altre stive si trovarono dei sacchi di cru sca ed orzo muffiti per effelto dell'umidità, ma i n piccola quantità. La navigazione fu condotta dal comandante del piroscafo con esatto crite rio marinaresco, e fece del suo meglio per giungere a Singapore nel minimo tempo possibi le. La velocità media ottenuta fu di miglia 11.5, cioè superiore a quel la stabi lita. L e condizioni i mposte dal contratto furono tutte ri spettate: Questo però non stabilisce quale specie di carbone debba consumarsi ma dato il prcao di 75 l i re la tonnellata per qualsiasi viaggio, dopo l'arrivo a Taku riLengo che la qualità deve essere sempre la stessa, cioè carbone Cardiff come si aveva alla partenza da Napoli. Ora a Singapore e a Hong-Kong si è i mbarcato del carbone di prezzo molto inferiore al Cardiff ed essendo pure di quali Là scadente è causa di maggior consun10 dando minor velocità. Ci<) è un danno per l 'ente noleggiatore, perché oltre a pagarne una maggior quantità dovrà corrispondere sempre lo stesso prez7.0 di 75 lire la tonnellata. E' mio convi ncimento che dovendosi tra sportare cavalli e muli per una lunga traversata sarebbe opportuno imbarcare soltanto quel numero cli uomini strettamente necessario per il loro servi1.io. I noltre i quadrupedi dovrebbero stare in coperta o i n corri doi muniti cli aperture laterali per facil i tare le lavande e per i l pronto allontanamento ciel materi ale escrementiz.io. Dati i servizi resi dal comandante e dagli ufficiali di bordo sento intine il dovere di proporre alla S.Y. il primo per una onorificenza cavalleresca e di dare agl i al tri una pistola M auser in segno di benemerenza e come ricordo di aver preso parte ad una spedi zione che onora l' Italia. li Lenente di vascello Comandante mi litare f. E. Sicardi
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DOCUMENTI - PARTI:: l
Documento n.8
Lettera del comandante militare del piroscafo "M. Minghetti", Adolfo Cacace, al comandante in capo della Forza navale oceanica
(USMJv[, b.172, fase. "Relazioni di viaggio di comandanti mi I itari di piroscafi noleggiati", 1900) Taku, 6 settembre 1900 ln adempimento degli ordini di Y.S. riferisco quanto segue: dall'esame dei diversi articoli ciel contratto stipulato tra il Ministero della guerra e la Società generale di N. 1. (copia ciel quale fu rimessa a Y.S. dal comandante militare del "Singapore") mi consta che lullo fu esattameme mantenuto ad eccezione clell'art.8. In quest'articolo è detto che la Società è obbligata ad avere a bordo un apparecchio distillatore cd una macchina per fare il ghiaccio. li distillatore esiste di fatto ma è insufficiente non potendo fare che 2000 litri cli acqua assolutamente imbevibile. La macchina da ghiaccio non è stata capace dopo 8 ore cli moto che a rinfrescare IO bottiglie d' acqua. Il servizio dei viveri ad onta delle difficolfa di spazio e di malattie temporanee dei cuochi fu inappuntabile, i cibi essendo abbondantissimi e curati. Circa l'adattamento del piroscafo a trasporto di truppe - sebbene la Conunissione delegata dal Ministero della gue,rn l' abbia creduto atto a tale servizio, mi permetto cli essere per gli inconvenienti che esporrò in gran pane di opinione contraria. li personale cli passaggio era composto di I maggiore, 4 capitani, 18 tenenti, I contabile, 2 medici , 30 sollurlìciali e 627 bersaglieri. La truppa era tanto agglomerata eia impedire il passaggio da poppa a prora. A causa dei numerosi boccaporti, osteriggi, grue scale, verricelli, imbarcazioni , box per cavalli, stalle per buoi, calderina ecc.ecc., lo spazio in coperta era limitatissimo e non fu mai possibile tenere in pulizia i ponti. Per il continuo mare grosso i soldati erano quasi sempre da basso e le disinfezioni furono sempre fatte superficialmente. L'ospedale situato accanto alla macchina è poco aereggiato - senza latJina senza bagno. Li alloggi degli ufficiali sono angusti ed in numero esiguo: 6 cabine cli I" classe e 6 di 2". I dormitori cli 3" classe specialmente gli inferiori sono bassissimi e non hanno doppia uscita in modo che a causa del mare sono interrotte le comunicazioni coll'esterno. 1 sottufficiali dovettero adattarsi alla meglio in tutti i canti possibili tra le cucine, nei passaggi per fare i loro pasti e si dovette farli mangiare metà per volta. 1solclat.i poi dovettero mangiare in piedi, sulle scale, sugli osteriggi 6, non
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Lucernari aperti su l ponte per dare aria ai locali sottostanti.
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essendovi posto per nessuno. A causa della quantità limitatissima d'acqua, 100 101111., e della insufficienza ciel di.stillatore, si dovette lesinare sulle distribuzioni giornaliere. La truppa non potette lavarsi che con acqua salsa e .solo una piccola parte potette lavare biancheria. Da quanto ho esposto risulta chiaro che il "Mingheui" non era adallo per trasportare, e per un viaggio sì lungo e in latitudini tropicali, un sì grande reparto di truppe. Solo al caso deve ascriversi se non si ebbero delle disgrazie a bordo. li personale ciel piroscafo fu superiore ad ogni elogio, e molti, molti inconvenienti si evitarono per lo zelo indefesso, intelligenza, la previggenza ciel comandante e degli ufficiali cli bordo. Durante il viaggio, specialmente alla fine, si ebbero a notare diversi inconvenienti dovuti unicamente al personale militare. Voglio ascrivere alle sofferenze continue pel mare, e all'agglomerazione eccessiva della truppa, se mancò quella sorveglianza necessaria. I soldati poletlero inosservati schiodare i coperchi di due stive e appropriarsi di circa 50 bottiglie cli champagne, bolliglie di cognac, scatole di carne, burro, gran parte dei viveri di riserva degli ufficiali dei bersaglieri ccc ecc. Al momento dello sbarco, certamente per irrif1essivo entusiasmo i soldati gettarono in mare un grandissimo numero di piatti di rancio. li tenente cli vascello Comandante militare f. Adolfo Cacace
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DOCUMENTI - PARTE I
Documento n.9
Rapporto del ministro d'Italia a Pechino, Salvago Raggi, al ministro degli esteri, Visconti-Venosta, sul comportamento delle truppe internazionali a Pechino
(ASDMAE, Serie politica P, Cina, b. 409, fase . "China. Mese di novembre 1900") Pechino 22 settembre 1900
43/8 Oggetto: Contegno delle truppe straniere in Pechino Signor Ministro, da quanto qui avviene, credo probabile che si parlerà molto in Europa degli eccessi ai quali si abbandonarono le truppe straniere in Pechino. Parmi perciò non inutile riferire all' Eccellenza Vostra quanto vi ha in ciò di vero. Come ho accennato nel mio rapporto n.8/1 del I 6 agosto u.s. la occupazione cieli' intera città non avvenne senza qualche resistenza. Con questa frase io non vorrei si credesse che i cinesi siano stati capaci di contrastare seriamente l'avanzarsi delle truppe straniere eia un quartiere della città all'altro; essi si limitarono a tirare qualche colpo cli fucile dalle case che poi abbandonavano. Questa sembianza di resistenza se fece pochissimo danno agli invasori, bastò però per eccitare i soldati e realmente in quei due primi giorni furono uccisi molti cinesi per le vie, e diffic ile assai sarebbe il d ire se tulli fossero o no dei combattenti. Appena occupata la città i giapponesi cominciarono a svaligiare i ministeri, la zecca e le case dei ricchi funzionari. Se essi furono i primi, corne affermasi generalmente, l'esempio loro fu per6 immediatamente imitato da tutti gli altri, ma è notevole la diversità dei sistemi seguiti dalle differenti truppe. Gli indiani e gli inglesi, sapendo che gli oggetti portati al loro accampamento sarebbero regolarmente catalogati, venduti all'asta ed il prodotto diviso fra i soldati, procedettero con ordine, ebbero cura di non rompere nulla e l'aspetto che presentavano i quartieri da essi occupati non aveva anche da quei primi giorni nul la che fare con quello delle vie ove operavano le altre truppe. Pericolosissimo era in quei momenti l' avventurarsi nella parte della citt;.1 dove trovavansi i giapponesi, giacché quei soldati, che, primi al fuoco, durante tulla la campagna cd anche nella occupazione della città, avevano avuto più perdite degli altri , punivano con severità quasi feroce gli abitanti. Le palle di fucile fisch iavano nelle vie ed io che in que i pri mi giorni dovevo percorrere la città per trovarm i un tetl:o ove riparare me ed i pochi marinai superstiti, dovetti spesso ar-
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restarmi, cambiar strada, per non subire la sorte dei non pochi indigeni che giacevano per la via. Ma in due giorni la condotta dei soldati giapponesi cambiò totalmente; i popolani, i mercanti e le botteghe vennero rispettate, mentre le case dei ricchi mandarini venivano tranquillamente svaligiate e tesori in verghe d'argento e d'oro, pel]icce, sete, bronzi elc. si accumulavano nella Legazione giapponese e nei differenti quartieri generali. Oramai il quartiere assegnato ai giapponesi va riprendendo il suo aspetto normale, le botteghe sono riaperte, gli art.igiani lavorano e la popolazione è felice dei nuovi padroni, né sembra ricordarsi dei primi due giorni cli terrore. Lo stesso non può certamente dirsi dei soldati russi. Ogni eccesso di cui sia capace una soldatesca barbara essi commisero e ancora in questi giorni sentesi parlare cli ragazze violate e poi uccise e cli bambini stritolati contro i muri. La regione assegnata alle truppe russe per esercitarvi la polizia è ancora deserta, né sembra sia per popolarsi. Forse più umani, ma non meno avidi di bottino si mostrarono i generali, gli ufficiali e perfino i membri della Legazione. Ognuno cli essi ha accumular.o collezioni che avrebbero un valore favoloso ai prezzi che pagavamo quegli oggetti prima di questi avvenimenti. Con un mondo di pretesti e di piccoli sotterfugi riuscirono ad installarsi soli nel Palazzo d'estate e nella residenza privata dell'Imperatrice presso il Palazzo imperiale. Come scusa per escludere gli altri, addussero che avevamo deciso di rispettare gli appartamenti imperiali, per cui solo pochi soldati potevano alloggiare nelle dipendenze. In realtà quegli appartamenti vennero rispettati ... asportando quanto v'era di prezioso. Non minore cupidigia dimostrarono i francesi che nel saccheggiare incendiarono e distrussero molte case e che certo non furono troppo scrupolosi nell' uccidere chi era, cd anche chi non era boxer. Per essi pure deve addursi la scusa che l'esempio veniva dall'alto, giacché bastava anelare a visitare il Gen.le Frey pe r vedere i mucchi d'argento in verghe, vere montagne di zibelline ed altre preziose pellicce ammassate nel suo alloggio. T soldati sono ancora tanto occupati a saccheggiare che nulla fu tentato finora per ristabilire la tranquillità e l'ordine nel quartiere francese, il quale presenta ancora adesso un aspetto desolante, rovine ovunque, case abbandonate, le strade deserte e solo qualche raro passante, quasi sempre cristiano, che sta rubacchiando fra le rovine e guida i soldati a saccheggiare una casa ancora ignorata. li quartiere ove notasi un vero miglioramento per l'arrivo degli europei è l'inglese. In poco più d' un mese quella parte della città è diventata pulita come non fu mai, l'immondizia secolare venne asportata e piccoli lumi posti da ogni proprietario dinanzi alle porte di casa illuminavano alla notte la strada. Tutto cit> venne im posto ai cinesi che eseguiscono puntualmente le prescrizioni cli polizia, sapendo che chi non lo facesse vedrebbe la sua casa confiscata, metodicamente svaligiata ed i mobili venduti all'incanto. Un'attenta polizia è esercitata, e tutti i giorni vengono fucilati degli antichi boxers, ma tutto ci<'> avviene regolarmente in seguito ad un giudizio emanato eia un
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tribunale militare. I cinesi pacifici riprendono confidenza ed il commercio ricomincia, il che è impo11antissimo per facilitare i rifornimenti di viveri alle truppe. Le truppe tedesche arrivate dopo alcuni giorni della liberazione di Pechino non ebbero nenuneno occasione di partecipare al saccheggio; del resto esse vennero subito occupate alla polizia del loro quartiere e ad escursioni per scacciare dai dintorni i boxers che ancora vi si trovano. Quanto ai pochissimi marinai italiani che rimanevano dopo l'assedio e ai pochi giunti col tenente di vascello Sirianni al seguito delle truppe che vennero a liberarci, essi tennero buonissima condotta . Bisogna riconoscere che lo scarso numero rendeva fac ile la sorveglianza dagli ufficiali, ma ciò non toglie loro il merito cli non aver mai dato luogo a lagnanze cli sorta. I quattrocento marinai comandar.i dal cap.no di corvetta Manusardi giunsero fra il 27 ed il 31 agosto per cui non ebbero il triste esempio di quei primi giorni di disordine. Ora essi sono occupatissimi nella polizia ciel quartiere, lavoro non indifferente per pochi uomini . Io ho creduto non inutile riferire a Vostra Eccellenza quanto precede perché sarà forse bene che si sappia la verità sulla condotta delle varie truppe straniere dopo la presa di Pechino, soggetto del quale probabilmente si occuperà con esagerazioni o con inesattezze d'ogni sorta la stampa europea, e perché da quanto precede può apparire la opportunità (nel caso di imprese analoghe) di dare ordini ai comandanti delle nostre truppe sul contegno da tenere a questo riguardo. A mio avviso non è praticamente possibile di impedire ai soldati il saccheggio se essi sono misti con truppe straniere alle quali è permesso; mi sembra sia quindi il caso di pensare se non convenga più autorizzare una confisca regolare degli oggetti di valore il cui prezzo, ricavato dalla vendita all'asta pubblica, venga equamente spartilo fra tutte le truppe, anziché sopportare il saccheggio individuale e disordinato del quale sono necessaria conseguenza le risse e le mancanze contro la disciplina. Voglia gradire Signor Ministro gli atti della mia più alta considerazione Salvago Raggi
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Documento n.10
Osservazioni del contrammiraglio Candiani sulla situazione politica e commerciale della Cina nel 1900
(ASDMAE, Serie politica P, Cina, b. 409, fase. "China. Mese di ottobre 1900") Roma, addì l 9 ottobre 1900 Riservata Ministero della Marina - Direzione generale del Personale e Servizio militare Divisione ufficiali - Sezione 2" Prot. Spec. 179 Oggetto: Osservazioni del contrammiraglio Candiani sull' attuale situazione politica e commerciale della China Per opportuna notizia di V.E. mi pregio qui unita comunicarle copia di un esposto, nel quale il Contrammiraglio Candiani, sotto forma di osservazioni, riassume il concetto che si è potuto fo1mare sull 'attuale situazione politica e commerciale della China rispetto agli interessi delle nazioni che maggionnente possono influire sullo svolgersi degli eventi. Il Ministro
OSSERVAZIONI SULL'ATTUALE SITUAZIONE POLITICA E COMMERCIALE DELLA CHINA Mai come al presente la politica coloniale inglese dell'Estremo Oriente, appoggiata dalla stampa e dai cet.i commerciali si manifestò più decisa a sostenere l'integrità della C hina. Contribuì anche a ciò la relazione cli Lord C . Beresforc1 7 , nello scorso anno pubblicata, che incaricato dalle Camere cli commercio inglesi, visitò minutamente questi paesi e nelle sue numerose conferenze con tutte le camere di commercio locali potè riassumere ed esprimere quale fos sero le loro aspirazioni ed i loro interessi, a colorire i quali esse fanno professio-
7 Charles William Bcresford de la Poer ( I 846- I 9 I 9), anunirnglio e membro del Parlamento inglese, fautore dell"'open door" in accordo con gli Stati Unili, pubblicò nel 1899 The Break-up ,f China.
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DOCUMENTI - PARTE 1
ne di adoperarsi per introdurre la c iviltà in China, mentre nel vero senso della parola poco o nulla fanno in proposito. Si desidera la China completamente aperta al commercio europeo, la soppressione cli una quantùà cli dogane interne in buona parte arbitrarie che ostacolano l'invio delle mercanzie importate dai porli aperti nell'interno dell' Impero, ora in gran parte fatto sotto bandiera chinese. In tal modo, clicesi, tutte le nazioni potrebbero egualmente profiuare, sia dei vantaggi commerciali, sia degli immensi benefici che promettono le grandi linee ferroviarie progettate od iniziate, sia infine dello sfruttamento delle infinite miniere cli carbone che esistono per ogni dove. Questo principio che a primo aspetto sembra il più liberale e il più atto a favorire gli interessi europei non è però di fatto quello che maggiormente convenga a tutte le nazioni; alla sola Inghilterra be nsì conviene proclamarlo. Essa dispone di capitali immensi e più ancora di un così g rande numero cli abili commercianti , di case colossali con diramazioni ovunque, che avvenendo l'apertura completa della China essa si assorbirebbe la quasi totalità del beneficio. La Francia ed il Belgio dispongono bensì cli grandi capitali, ma non hanno, o quasi, personale commerciante; perciò devono limitare le loro aspirazioni a concessioni ferroviarie o cli miniere. Il Giappone col suo maravig lioso risveglio industriale e commerciale ha assoluto bisogno cli trovar uno sbocco alle sue grandi produzioni e spera sempre che l'Europa, che gli impedì di raccogliere i fru lli dell' ultima guerra colla China, non vorrà ora lasciarlo senza un giusto compenso. La Germania progredisce ogni giorno piL1 specialmente pel crescente numero dei suoi commercianti, e per le loro qualità di oculatezza, cli ordine e di parsimonia che loro permettono cli arrotondare in breve i piccoli capitali creandone dei grandi ; ma è ancora a gran distanza claU'Jnghilterra. Nelle sfere commerciali si opina che essa, se pure non vorrà occupare tullo il Shan-tung, cosa che costerebbe qualche fatica e potrebbe crearle qualche difficoltà colle altre potenze, occuperà poi cli fatto i pri ncipali punti della costa dai quali potrà sv.iluppare il suo commercio e le sue industrie. La Russia infine che non dispone né cli capitali né di personale commerciante preferisce avanzarsi, occupando provincie che col tempo potrà sfrutta re nel modo che le parrà più conveniente. Ormai la Manciuria può 'considerarsi russa . Vi sono guarnigioni in tutte le principali città e sarebbe strano davvero che dopo l'immane spesa della T ransiberiana ne volesse lasciar l'ultimo tratto in mano altrui. Port Arthur continua ad ingrandirsi e ad aumentar le sue fortifi cazioni - può già dirsi la prima piazzaforte della costa asiatica. Non per questo sarà trascurata Yladivostok. Circa sessanta milioni cli franchi furono spesi ultimamente per aumentarne le fortificazioni, poiché la sua posizione topografica non era delle p iù felici. Ma il grande vantaggio che i russi se ne ripromettono è quello commerciale, quando la Siberia orientale avrà raggiu nto quel grado di sviluppo c he non dovrebbe tarda re ad avere. Né l'essere quel porto gelato per quattro mesi dell'anno sarà in avvenire un serio ostacolo, perché si sta già co-
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st.ruendo un rompighiaccio. L' inconveniente finirà quindi per divenire un vantaggio, perché per quei 4 mesi vi sarà sicurezza completa dal mare anche in caso cli guerra. Attualmente al Sud la Russia ha già occupato New-cbuang che fuor dì dubbio è il miglior sbocco della Manciuria, e certamente non lo abbandonerà più. Nel Chjlì fu essa che intraprese con un corpo di oltre mille uomini ciel genio militare e con materiale nuovo venuto da Port Arthur la costruzione della linea verso Pekino che sarà ultimata in ottobre. Essa attualmente la esercita a beneficio cli tutte le forze alleate. Non ha potuto ancora occuparsi della strada Tong-ku - Shan-hai-kuan che tutti ignorano in che stato trovasi. Eppure tra due mesi dovrebbe essere questa la base d'operazione delle forze sbarcate, pel conge lamento del Pei-ho. Già fin d 'ora le navi ancorate a 8-1 O miglia dalla barra sovente non possono comunicare colla terra e nemmeno si può passare la barra più di una volta al giorno. Per la nostra Squadra poi che non dispone né di torpediniere, né di 1imorchiatori e neppure di barche di 10-13 m., ma solo di piccole lance a vapore di 9,15 assai poco marine, le comunicazioni saranno ben sovente interrotte. Le maggiori potenze trovansi quindi in grande conflillo d'int.eressi ed un accordo generale e sincero sarà assai difficile. Da molli anni gli inglesi, in omaggio al loro principio di assoluta libertà commerciale, muovono le più severe accuse alle colonie francesi della Cocincina- Annam- Tonchino che costarono molto sangue e danaro e sono tuttora improduttive a causa dei criteri protettiv.i e soverchiamente militari che vi predominano. Così per alcuni generi le tariffe doganali sono eccessive e quasi proibitive, regolamenti ingiustificabili intralciano ogni affare e infine disposizioni locali escludono i forestie1i dagli impieghi nelle ferrovie e dalle concessioni di miniere. l\1folti di questi errori sono causati dall'insufficienza cli cognizioni nei consigli direttivi e nella madre patria, e non ultimo inconveniente è il cambiamento contin uo dei governatori generali che sovente restano al potere appena pochi mesi. Ad ogni modo tutto ciò può modificarsi col tempo ed è assai probabile che la Francia continui ad estendere la sua influenza sul Yannam fYunnan]se pure in una eventuale divisione della China non pretenderà d ' occuparlo. Già fin d'ora è in serio urto coll'Inghilterra nello Kuang-si, dove tende ad acquistar influenza specialmente per la costruzione della ferrovia diretta al Nord. Nelle attuali condizioni politiche l' Inghilterra non è in misura di lottare con la Russia nell' Estremo Oriente. Ad essa conviene abbandonare tutto il Petchili come sfera d'influenza e di ritirarsi nella vallata dello Yang-tse-kiang, dove in vero sono i suoi maggiori interessi . Un eventuale trasporto della capitale a Nanking sarebbe a completo vantaggio dell'Inghilterra. Se queste provincie del Nord, in mano cli chiunque vadano a cadere, saranno in avvenire aperte al commercio, l'Inghilterra sarà la prima a profittarne; ma anche che ciò non si verificasse non ne deriverebbe per essa un grave danno. Infatti il commercio inglese in China sale ora appena al 3% del commercio totale dell'Inghilterra e quello delle provincie del Nord della China ascende solo a 1/1 O
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di questa percentuale. Non rappresenterebbe perciò che una minima perdita anche se venisse a mancare completamente. Durante la guerra ci no-giapponese l'Inghilterra ha occupato in fretta Whei hai-Whei per controbi lanciare l'occupazione di Port Arthur, ma questo fu a mio avviso un errore politico. Port Arthur si basa sopra una inunensa possessione russa ed ha il vantaggio di una ferrovia (probabile apertura 1902). Invece Whei-hai Whei trovasi isolato in un paese di amicizia incerta, non collegato ad altra possessione da strade o ferrovie, con limitatissimo territorio in giro, soggetto ad un possibile bombardamento da ogn i parte, a sole sessanta miglia da Port Arthur che è già una piazza forte di primo ordine. Non può esserle di alcuna utilità, anzi è un punto cli debolezza. lo era convinto di questo già eia parecchi anni ed ora nel corso della campagna scandagliando quale fosse l'opinione delle principali autorità inglesi, le ho sempre trovate ciel mio avviso. A me pare infine che non potendo l'Inghi lterra, occupata eia troppe parti, far testa alla progressiva invasione russa avrebbe ogni interesse non solo a consegnare alla Germania Whei-hai-Whei, ma a favorirle o l'occupazione o almeno la sfera d'influenza dello Shan-tung opponendo così un ostacolo scrio alla suddetta invasione russa. Presentemente pare che la Germania non voglia lasciare alla sola Inghi lterra l'infl uenza sulla vallata dell'Yang-tse. I consoli delle altre nazioni e specialmente il francese crearono ogni sorta cli difficoltà al progettato sbarco di truppe inglesi a Shang-hai che voleva fare il vice ammiraglio Seymour ed il vice ammiraglio Bendeman (tedesco) lasciò eia parecchio tempo il Nord per lo Yang-tse. Sarebbe quindi assai fac ile una intesa fra queste due nazioni nel senso sopraindicato. Oltre ad Hong-Kong, divenuto ora il terzo porto ciel mondo per movimento cli navi e che militarmente dovrebbe anche essere rafforzato un poco più, l'Inghilterra non credo che abbia ciel tutto perduto di vista le isole Chusan 8 che potrebbero formare in non molto tempo un secondo centro di grandissima importanza politica-commerciale. Taku, lì 3 agosto 1900
11Cont'ranuniragl io Comandante la Forza Navale Oceanica f. C. Candiani
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Arcipelago situato sulle coste del Ce-kiang, all'entrata della baia cli Hangchow.
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Documento n. l l
Rapporto del ministro d'Italia a Pechino, Giuseppe Salvago Raggi, al ministro degli affari esteri, Visconti-Venosta, circa l'occupazione di terreni a Tientsin
(ASDMAE, Serie politica P, Cina, b.426, fasc.86/37 : "Settlemenl italiano a Tientsin e Hankow, anno 190 I") Peckino, 22 dicembre 1900
N. 170/36 Occupazione di terreni presso Tientsin Signor Ministro, in conformità alle istruzioni impartitemi dall'Eccellenza Vostra col suo telegramma del 22 novembre n° 14 ho rimesso al decano del Corpo Diplomatico una dichiarazione scritta contenente le riserve che il R. Governo intendeva fare per garantire eventuali diritti sui terreni occupati in Tientsin da altre Potenze. Come l'Eccellenza Vostra vedrà ho cercato di attenermi più che mi era possibile alla redazione de lla nota allo stesso oggetto rimessa dal Ministro d' Austria. Ho creduto dover agire così anche in seguito al telegramma dell'Eccellenza Vostra n° 17 del 27 novembre. Portai a quella nota soltanto alcune modificazioni per non affermare recisamente che il R. Governo intendeva stabilire un Consolato e ottenere un "settlernent" in T ientsin, giacché ignoro se tali siano le sue intenzioni. Voglia gradire, Sig. Ministro, gli atti della mia più alta considerazione. Il R. Ministro Salvago Raggi
Copia Pékin, le I Décembre 1900 Ayant été informé que plusieurs Puissances ont occupé récemment à Tient.sin des terrains pour y établir des settlernent.s, ou agrandir Ics settlements qu'elles y possèdent déjà, et en conformité aux ordres du Ministère Royal des Affaires étrangères, je dois faire aux Représentants cles Puissances étrangères à Pèkin la cléclaration suivanle:
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Afin de pouvoir protéger efficacement nos intérèts dc commerce et de navigation, le Gouvernement Royal pourrait juger nécessaire d' établir un Consulat à Tientsin et il lui faudrait un settlement, comme d'autres Puissances en possèdent déjà. A cet effet le Gouvernement Royal pourrait juger nécessaire d'exiger du Gouvernement chinois, au cours des prochaines négociations, un terrain convenable. A propos cles récentes occupations à Tientsin je crois mon devoir d'informer !es Représentants cles Puissances étrangères de cette éventualité afin de réserver au Gouvernement Royal l'égalité des droits avec !es autres Puissances et le garantir contre tout préjudice clans la guestion des settlements ou concessions (F.to) Salvago
LE REGIE TRUPPE IN ESTREMO ORIENTE (1900-1901)
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Documento n. 12
Telegramma di Stéphen Picbon, ministro di Francia a Pechino, al ministro degli affari esteri francese, Tbéophile Delcassé, circa la protezione accordata dall'Italia ai missionari
(Documenti diplomatici.francesi, 1871-1914, II serie, 1901-191 / , t.I, 2 gennaio31 dicembre 1901, Parigi 1930, pp.62-63, traduzione) T. n.20
Pechino, via Shanghai, 27 gennaio I901 (ricevuto 29 gennaio) Salvago Raggi ha scritto ad un missionario italiano del Ho-nan, che era venuto a richiedere il mio appoggio per dei reclami della sua missione, una lettera che ha autorizzato a comunicarmi e che si riassume così: "Esiste tra l' Italia e la Cina un accorcio secondo il quale quest'ultima non accoglierà i reclami delle missioni italiane che tramite la Legazione d'Italia. Il Ministro d'Italia a Pechino ha per istruzioni di cogliere tutte le occasioni di affermare nei confronti del Governo cinese e di tutti gli altri i dirilli derivanti da tale accordo. Spetta alle missioni italiane giudicare se è ammissibile che la Cina tenti oggi dì sollrarsi alle sue responsabilitì1 verso una potenza che ha le sue truppe a Pechino". Il marchese Salvago Raggi ha inoltre dichiarato verbalmente a questo missionario che egli agirà presso il Governo cinese per impedirgli di dare seguito ai reclami che saranno presentati dal Ministro di Francia in nome delle missioni italiane. li missionario mi ha chiesto se avrei continuato in questa situazione a farmi carico del suo reclamo e se potevo garantirne il successo. Ho risposto che me ne. sarei incaricato, se lo chiedeva, e che mi sarei sforzato in ogni modo perché andasse a buon fine come al solito; ma che su questo ultimo punto non potevo dire niente di più. Il tentativo del Ministro d'Italia mirerebbe dunque a distogliere i missionari italiani dal rivolgersi a noi dicendo loro che ostacolerà la nostra azione presso il Governo cinese pretendendo l'applicazione dell' accorcio ciel L888. I missionari saranno molto impressionati eia questa tattica, e noi saremo in difficoltà per garantir loro, a rischio di un contrasto che si prolila, la totale efficacia del nostro appoggio.
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DOCUMENTI - PARTE I
Documento n. 13
Rapporto del ministro d'Italia a Pechino, Giuseppe Salvago Raggi, al ministro degli affari esteri, Prinetti, sui preliminari delle trattative di pace con la Cina
(ASDMAE, Serie politica P, Cina , b. 410, fase. "China . Rapporti politici. Mese di aprile 1901") N.79/12 Xl Pechino, 20 febbraio 190 I Signor Ministro, facendo seguito al mio rapporto n.20/4 del I7 gennaio ho l'onore di inviare all ' Eccellenza Vostra le qui accluse copie dei processi verbali delle sedute tenute dai plenipotenziari esteri ne i giorni 2,3,22,24,31 gennaio, 5 e 6 febbraio, nonché il protocollo n.2 riferentesi alla seduta che ebbe luogo il 5 febbraio corr. 9 presenti anche i plenipotenziari cinesi. Gli scarsi mezzi di cui si può disporre qui, causano dei forti ritardi nella stampa di questi processi verbali che non hanno potuto essermi rimessi prima d'ora. Come ho avuto l'onore di accennare nel mio precedente rapporto erasi tentato da alcuni rappresentanti esteri di togliere la presidenza delle nostre sedute al ministro di Spagna. Ma questi, che pareva dovesse partire da un momento a l'altro e che anzi ci diceva egli stesso aver avuto avviso che la sua legazione era soppressa dal 1° gennaio, continua a rimanere. Da qualcuno dei miei colleghi mi si assicurò che la Regina reggente disse aver voluto ritardare la partenza ciel rappresentante spagnuolo per lasciargli presiedere tutte le conferenze durante le trattative col governo cinese, "visto che il Corpo diplomatico è unanime nel considerare il signor Cologan come la persona più adatta a tale ufficio e la cui partenza potrebbe riuscire dannosa ai negoziati". Questa spiegazione meravigliò tutti noi, ma si crede generalmente che il n:ùn.i.stro di Russia abbia fatto pratiche indirette per ottenere sia prolungato il soggiorno in Pechino di un decano che per la sua arrendevolezza gli riusciva di qualche utilità. Realmente la posizione del signor De Giers era delle più difficili verso il principio dell'inverno, quando il rappresentante degli Stati Uniti non aveva ancor assunto un'attitudine così spiccatamente favorevole ai cinesi ed il Giappone era rappresentato dal barone Nissi, uomo di una influenza assolutamente nulla presso i suoi colleghi. Il signor De Giers, oltre alle difficoltà dipendenti dal fallo di trovarsi da solo a sostenere una politica alla quale non si associava nemmeno il suo collega
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I verbali delle sedute e il protocollo non vengono qui riportati.
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francese, doveva superare quelle creategli dalle pochissime simpatie personali cbe la condotta da lui tenuta negli ultimi avvenimenti, prima dell'assedio e durante l'assedio stesso, gli avevano procacciato. Comunque sia, la questione della presidenza non venne piL1 sollevata e, come l'Eccellenza Vostra vedrà, il Corpo diplomatico durante le sedute fra il 2 genrn1io ed il 6 febbraio ha discusso quasi esclusivamente la questione delle punizioni da darsi ai principali colpevoli. Ognuno di coloro che ha seguito da vicino i recenti fatti sa che il principale colpevole è l'lmperatrice e ognuno è convinto che quanto accadde nella scorsa estate è la conseguenza logica ciel colpo di stato avvenuto nel I 898, quando l'lmperatrice, per riprendere il potere sul giovane Imperatore che s'era avviato a riforme, forse troppo affrettate, aveva dovuto appoggiarsi sui personaggi della Corte che rappresentavano quello che vi era cli più fe rocemente ed ignorantemente avverso agli stranie,i. Ma ognuno di noi capì fin dai primi giorni dopo la liberazione, che le potenze intervenute in Cina volevano evitare complicazioni per cui non bisognava toccare alla dinastia che, per essere straniera, non ha solide basi e poteva facil mente crollare trascinando seco l'unità dell'Impero e lasciando una triste eredità di discordie fra i govern i stranieri. Un accenno alle responsabili tà della Corte venne introdotto nel § 2 del preambolo della nota da rimettere ai plenipotenziari cinesi, e compilata quando l'Europa era ancora sotto l'impressione degli incredibili avvenimenti svoltisi e ognuno cli noi serbava un vivo ricordo dei due n1esi di quasi continuo combattimento e delle privazioni sofferte. Ma nell'enumerare i colpevoli cominciammo già a limitarci ai nomi di coloro che per i consigli dati e per la parte presa nei massacri avvenuti o negli attacchi alle Legazioni, non potevano passarsi sotto silenzio. Le esitazioni mostrate dal ministro d i Russia, fin da quando discutevasi la nota, a proposito ciel principe Tuan e del duca Lan, dovevano accentuarsi, ed essere ora appoggiate dal ministro degli Stati Uniti e da quello del Giappone. Si è per questo che Tuan (l'anima del complotto per massacrare tutti i rappresentanti esteri e gli stranieri in Pechino, fra cui trecento donne e bambini) e Lan (l'autore di un proclama, che ancora a met.à agosto abbiamo trovato affisso ai muri della città, in cui prometteva quaranta taels per ogni donna e trenta per ogni bambino stranieri che fossero presi) non verranno giustiziati. Non mi fermo a parlare dettagliatamente degli a ltri colpevoli per cui è stata chiesta la pena capitale: un princ ipe (non della rarniglìa imperiale) due ministri e due piccoli mandarini. Le conseguenze cli sinùle indulgenza, tanto più notevole in un paese dove i più grandi funz ionari sono decapitati con tale facilità, possono esser gravi. Basti notare il fallo che negli ultimi giorni clell'asseclio, cinque fra i principali ministri vennero giustiziati per aver presentato al trono memorie in cui tentavano dimostrare l'errore di attaccare le Legazioni e cercavano di indurre la corte a proteggerci, nel suo stesso interesse. li pubblico cinese non mancherà di notare che mentre cinque ministri vennero decapitati perché meno avversi agli stranieri, tre soli mandarini saranno decapitali e tre condannati al suicidio (pena molto più lieve) per avere fatto assassi1,are un ministro, assediato durante tre mesi tutte le legazioni e massacrato e tor-
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turato vecchi, donne e bambini nelle provincie. Il prestigio dei rappresentanti esteri non ne sarà certamente aumentato ed è da augurarsi che un più o meno prossimo rinnovarsi di avvenimenti consimili a quelli che hanno funestato la Cina pochi mesi orsono non dimostri quanto sarebbe stato più saggio l'esigere un esempio severo che risparmiasse per l'avvenire un inuti le spargimento di sangue, nuove spese e nuove complicazioni. Esigenze d' ordine generale ecl il rapido svolgersi degli avvenimenti che tolgono interesse e attualità a quanto accadde pochi mesi addietro, e finalmente il bisogno di por termine più sollecitamente che sarà possibile ad uno stato di cose pericoloso, devono aver indotto i vari governi esteri ad accontentarsi cli poco. L'attitudine della Russia è coerente alla linea di condotta che si è tracciata: quella cli atteggiarsi sempre a proteUrice della Cina quando altri la minaccia, salvo a trarre un più o meno immediato vantaggio dai servizi realmente resi o che ha lasciato credere aver resi . La tentata convenzione cli Port Arthur per la cessione della Manciuria, convenzione che affermasi si stia negoziando ora in Pietroburgo, ne sarebbe un esempio. Gli Stati Uniti sembra siano soltanto animati dal desiderio cli mantenere la Cina quale è per farne un campo sempre più vasto per i loro commercianti e per i loro industriali . L'attitudine del Giappone può forse meritare più attenzione d'ogni altra perché il giovane e ormai forte popolo dcli' estremo oriente accenna sempre più a riconoscere la stretta parentela che lo lega a questo vecchio lmpero, e certo sarebbe un grave pericolo se riuscisse a convincere quest'ultimo, in un avvenire più o meno lontano, che esiste fra essi una comunanza di interessi. La questione d ' Estremo Oriente che, come avevo l'onore di riferire in miei rapporti cli tre anni or sono, si preparava fin d'allora ad attirare l'attenzione ciel mondo, si è ora bruscamente affacciata. Essa potrà esser provvisoriamente acquietata ma non è coi mezzi ora adoperati che verr1l regolata in modo stabile; essa seguiterà ad occupare e a preoccupare tutte le nazioni che vi hanno maggiori o minori interessi. Si è perciò che, sempre più si impone la necessità di studiare cosa e quanto conviene fare in questo paese, onde avere un programma ben definito e tracciarsi una linea cli condotta da seguire costantemente. La più grave delle questioni che debbono in un modo più o meno definitivo esser ora regolate comincia appena adesso ad esser discussa dai plenipotenziari esteri . Intendo parlare della questione delle indennità. Gli avveniìnenti della scorsa estate hanno causato ingenti spese ai vari governi ed hanno recato gravi pregiudizi ad interessi privati. E' non solo giusto che la Cina risarcisca questi danni ma è anche importante, perché sarebbe dannoso se questo paese non si convincesse che deve subire le conseguenze delle proprie rollic criminose. La questione che si affaccia non consiste soltanto nello stabilire la cifra cli queste indennità, ma nello stabilire il modo con cui la Cina potrà procurarsi i mezzi per pagare. Nessun aiuto in questo secondo lavoro possiamo attenderci eia questo governo, giacché il vecchio Li-hung-chang, l'astuto cinese, che qualcuno volle credere un grande uomo cli Stato, ha già chiaramente indicato fin dallo scorso agosto, quando era a Shanghai, il sistema al quale vuole appigliarsi per diminuire la cifra
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da pagare: quello di dire che la Cina è povera e non ha credito. Se nella sostanza lale affermazione è insussistente, <l' altra patte non bisogna disconoscere però che vi sono apparenze in favore suo e che non poche dif ficoltà si incontreranno. Si potrebbe dire che la Ci na è i l paese i l quale possiede le più floride fi nanze. Infatti essa coi suoi quattrocento e più mi lioni di abi tanti, con l ' immensa sua estem; ione, coltivata in grandissi ma parte, con le ricche miniere, con la sua abbondante e svari ata produzione non ha che circa un miliardo e quattrocento milioni di debito pubblico che gli porta una spesa annua i nferiore ai cento mi lioni di franchi. M a d' altra parte se ne togl ie il reddito delle dogane i mperiali marittime, circa novanta milioni di rranchi oro, nessuna esazione di imposte è affi data ad una ammi nistrazione regolare che presenti alcuna garanzia. per cui la Ci na di flicilmente potrebbe fare una nuova emissione ora che il reddi to delle dogane mari tti me è impegnato per garantire i debi ti antichi; ed ha quindi l'apparenza cli dire cosa vera Lihung-chang quando affer ma che la Cina non ha credito e non può trovar denaro. Un me:t:20 per rimediare a questo stato di cose sarebbe a mfo avviso la creazione di una Cassa del debito pubblico, ad imitazione di quel le che fun zionano i n Turchia cd i n Egi tto, la quale controllando una parte dei reciditi della Ci na e la loro destinazione al pagamento degli i nteressi, garantisse i capitalisti, desse così ad essi sicurezza di esser soddisfarti ed i mpedisse a questo governo di disperdere quelle somme in armamenti inuti li e pericolosi o in mangeri e colossali. Su questa mia opi nione, alla quale accennavo fin o da tre anni or sono, all 'epoca dell'ul timo prestito contratto dal la Ci na, sono ritornato prima ancora che finisse l ' assedio e ne ho parl ato a lungo con si r Claude MacD onald che poi la inserì nelle pri me indicazioni da lui fornite al suo governo. e ciò feci , come ebbi l'onore di ri ferire col mio rapporto n. 180/39 del 26 dicembre 1900, perché credo che, oltre ad essere la pi i:1 consigl iabile e comple ta soluzione della difficoltà finanzi aria attuale, ri sul terebbe vantaggiosa a noi. Per quanto attenuato, ne restò un accenno vago nella nota presentata ai cinesi (art.YI-lett.G). lo ignoro se tale progello solleverà molta opposizione e se sar à possibi le farl o r iuscire, almeno i n parte. N o to però che mentre al principio i miei colleghi di Germania e di Inghilterra l 'avevano accolto tan to favorevolmente che avevano chi esto ed ollenuta l'autorizzazione cli sostenerlo tenacemente, essi ora evitano di accennarvi. Unica ragione per cui potrebbe esser abbandonato un tal progeuo sar ebbe a mio avviso il desicleri o cli evitare l'opposizione clella Russia, opposizione che verrebbe fattn per la stessa causa che dovrebbe indurre le al tre potenze a sostenerlo. quella cioè che una simile istituzione sarebbe la migl ior garanzia di integrità per la Ci na, giacché tutte le potenze rappresentate nella Cassa del debito pubbl ico sarebbero interessale a mantener intatto l 'Tmpero. Un'altra questione è pure ora in discussione: quella del quartiere delle Legazioni posto in stato di difesa. cond izione che figura fra quelle imposte alla Cina e da questa acceuate (art.VII) . Quest' idea messa innanzi da sir Claude M acD onald nell'ottobre e che ho creduto dover richiamare alla memoria dei plenipotenziari esteri nel novembre dopo la partenza di quel rappresentante inglese, venne allora accolta senza diflicoltà ma comincia ora ad i ncontrarn e, non solo dal rappresentanLe russo ma dallo
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stesso ministro d'Inghilterra, il quale però non fa una opposizione aperta ma ten· ta farla fallire sollevando dubbi e ostacoli. li che indurrebbe ad attribuire tale sua attitudine ad un'opinione personale e forse alla tendenza assai naturale ed umana di fare il contrario cli quanto pensava il suo predecessore, piuttosto che ad istruzioni del suo governo. Sono invece favorevolissimi a quel progetto i ministri di Germania, Austria, Belgio, Olanda e Spagna. Non v'ha dubbio che a prima vista sembra un assurdo il fatto cli undici legazioni che rimangono nella capitale in un quartiere a parte, in istato di difesa e con una guardia permanente. Ma che cosa non è assurdo qui? E' forse ammissibile in principio il fatto di mantenere relazioni diplomatiche con un governo capace di lanciare senza provocazione alcuna i suoi soldati contro tutte le Legazioni estere e tentare di massacrare tulli i ministri stranieri senza distinzione? Data la necessità in cui trovansi i vari governi cli mantenere in Cina e precisamente a Pechino i propri rappresentanti e data la nessuna fiducia che merita il governo cinese ne consegue la necessità di garantire la loro sicurezza, sia per dovere di umanità, sia per evitare a se stessi spese e pericoli di nuovi interventi armati. Ora è prevedibile che se probabilmente nessun pericolo co1Teranno le Le· gazioni finché il governo cinese le saprà difese e annate, per contro potrà rinnovarsi, e con miglior successo, il tentativo della scorsa estate appena questo governo le veda in sua balìa. Siccome questa circostanza non potrà in ogni modo verificarsi se non che fra qualche anno quando io non sarò più in Pechino queste mie previsioni non sono ispirate ad alcuna preoccupazione personale. Sono poi d'avviso che sia consigliabile di eseguire interamente anche questa condizione indicata nella nota, non solo per le considerazioni che precedono ma anche perché essa costit11irà una specie di punizione per il governo cinese ed una affermazione palese dei patti imposti alla Cina. U popolo vedrà "i diavoli d'occidente" in condizioni migliori cli prima ed i mandarini stessi si convinceranno ogni giorno più che acl ogni attentato contrn gli europei questi si impongono maggionnente. Non bisogna dimenticare che ancor oggi la maggior parte dei grandi funzionari è convinta che se riuscivano a prendere le Legazioni e a sbarazzarsi dei ministri esteri le cose sarebbero andate assai meglio per la Cina (mio rapporto n.180/39 del 26 dicembre 1900). Rimarranno in fine a regolare parecchi alL1i punti della nota, alcuni fra essi importantissimi come quello relativo alla revisione dei trattati cli commercio. La loro discussione non potrà però aver luogo tanto presto giacché dalla lentezza con cui hanno proceduto le cose finora è eia attendersi che le questioni alle quali ho avuto l'onore cli accennare occuperanno i plenipotenziari fino al p1incipio della primavera. Non mancherò cli riferire anche su quei punti in un mio prossimo rapporto, appena avrò potuto avere qualche indicazione sulle opinioni dei mie i colleghi a loro riguardo. Voglia gradire sig. :Ministro gli atti della mia più alta considerazione. Salvago Raggi
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Documento n. 14
Nota riservata del ministro degli affari esteri, Giulio Prinetti, al ministro della marina, Morin, riguardo al rispetto dell'accordo anglo-germanico del 16 ottobre 1900
(US MM, b. l72, fase. "Concessioni di miniere alla Società coloniale. Baia di Ni1mod, Marzo J90 I ") R. Ministero degl i affari esteri Roma, addì 2 marzo 190 I Div. I Sez. I - n. 8906/158 Riservato P.86 Oggetto: Baia di Nimrod La lunga permanenza della squadra italiana dell'Estremo Oriente nella baja di Nimrod, ha dato motivo, in questi giorni, alla stampa periodica di pubblicare notizie e commenti i quali potrebbero far credere avere il R0 Governo l' intenzione di procedere colà ad occupazioni territorial i. ln presenza di tali voci, e pur avendo sott'occhio il telegramma che fu da Vostra Eccel lenza indirizzato ali ' Ammiraglio Candiani il 2 dello scorso mese di gennajo. ritenei opportuno che l'eccellenza Vostra richiamasse nuovamente l' attenzione del Comandante la nostra squadra dell' Estremo Oriente sugli impegni fo rmalmente presi dal R0 Governo coll'adesione da esso prestata all 'accordo anglo-germanico del 16 ouobre 1900. I Governi di l nghilte1Ta e di Germania si obbligarono, in quel l'accordo, a non profittare dei torbidi attuali per ottenere vantaggi territo1iali, di qualsiasi natura, in Cina, cd a mantenere strettamente l'integrità territoriale dell 'Impero cinese, quale era il giorno della stipulazione dell 'accordo. E dalla stretta osservanza di questi obblighi non potrenuno esimerci noi che li abbiamo accettati incondizionatamente, allorché demmo all 'accordo di cui si tratta la nostra adesione, dichiarando essere il medesimo ispiralo agli stessi p1ineipi che guidano la politica dell'Italia nell'Impero celeste. A questi principi , dovendo necessariamente essere informata l'azione del regio Governo, converrà che anche le istruzioni alle autori tà dipendenti, siano, in modo esplicito e categorico, confermate. nel senso del telegramma di Vostra Eccellenza che ho sopra ricordato. Prego, pertanto, l'Eccellenza Vostra cli voler, colla abituale sua cortesia, provvedere, per parte sua, perché sia ratta giungere, il più presto possibile, al]' Ammiraglio Candiani la conferma di cui si tratta; e Le sarò gratissimo se si compiacerà di favorirmi un cenno di assicurazione che il conte Candiani ha preso buona nota della l'attagli comunicazione Pri netti
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DOCUMENTI -
PARTE I
Documento n.15
Rapporto del colonnello Garioni al ministro della guerra relativo ai proventi
bellici
(AUSSME, E-3, b.5 (ex 50), fasc.27 "Prede belliche anno 1902", s.fasc. l) Pechino, li 30 maggio 1901 R EGIE T RUPPE ITALIANE
NELL'ESTREMO ORIENTE COMANDO n.475 di prot. riservato Oggetto: Proventi cli guerra vari A S. E. il Ministro della guerra (Segretariato generale) Roma Colla vendita recentemente effetluata dei canunelli 10, vendita di proposito ritardata per ritrarne maggior prezzo, posso precisare all'E.V. l'entrata delle tolte e prese cli guerra effettuate dalle truppe ai miei ordini. Premeno, e ciò ho già avuto occasione di far conoscere a cotesto ministero, che le tolte e prese non furono arbitrarie, ma sempre autorizzate dai comandanti superiori delle colonne d'operazione. Le operazioni nelle quali tali prese vennero effettuate sono le seguenti: OPERAZIONE DI Tuuù - Tolte autorizzate dal Comandante superiore generale inglese Dorward il quale, nel prevenire i singoli comandan ti delle colonne internazionali che l' indomani la città ormai disabitata sarebbe stata distrutta (ciò che infatti venne effettuato sistematicame nte dai pionieri indiani) auto rizzava a prelevarne dal rispettivo settore di occupazione quanto potesse divenire utile. Furono così presi pochi buoi e pochi ponies, una (>inquantina di asini, qualche carro, poche granaglie, del tabacco, del cotone, de lle pelli e , naturalmente, parecchi animali di penna, rinvenuti nelle case occupate, vennero consumati. Il comando delle truppe internazionali, che aveva fatto occupare un g rosso magazzino cli deposito della città, inviò inoltre ad ogni comando una ce rta quantità cli oggetti minuti d 'ornamento in argento e delle pellicce da d istri buirsi ad ufficiali e soldati ecl a me personalmente una cassa cli pellicce e di vesti cinesi che io feci distribuire agli ufficiali. Tutti i generi
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Gli animali erano stati requisiti per far fronte alla scarsi tà di quadrupedi.
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sopradetti, all'infuori degli ultimi accennati, vennero versati in magazzino ed alle salmerie. In cassa vennero introitate I ire 1852,20, ricavato cli pelli, e I ire 1350 quale indennizzo di trasporto e custodia avuto da un negoziante giapponese al quale venne consegnato del cotone di sua proprietà salvato clall' incendio della città. In questa operazione cli Tuliù vi furono delle truppe alleate che si abbandonarono ad atti di saccheggio vero e proprio, ma non le nostre, per le quali, anzi, affinché il cauivo esempio degli altri non esercitasse pericolosa suggestione, vietai l'uscita dagli accantonamenti. OPERAZIONE DI SHAN IIAI KUAN - Eseguita agli ordini direlli ciel signor c. ammiraglio comandante della Forza navale oceanica. Vennero presi molti buoi, consumati in parte dalle truppe di terra e cli mare sbarcate ed in parte inviati a bordo, nonché taluni materiali di artiglieria. Ignoro il valore complessivo di tali tolte. OPERAZIONE DI PAOTING-FU- Le truppe italiane, com'è noto, vi concorsero con due colonne partite l'una da Tientsin (capitano Servici dapprima e quindi maggiore Agliardi) sotto gli ordini superiori del generale tedesco von Kettler, l'altra da Pechino (tenente colonnello Salsa) sotto gli ordini superiori del colonnello tedesco von Normann. Le truppe, salvo i primi giorni cli marcia, si provvidero cli carne nei paesi allraversati col mezzo di tolte regolari. Esse si provvidero a ltresì largamente di mezzi cli trasporto. ll generale v. Kettler, egli pure del mio avviso cli doversi assolutamente proscrivere la tolta individuale, fomite di disordini e cli indisciplina, autorizzò le colonne di prelevare dai paesi quanto potesse t0rnare utile alle truppe, comprese le pellicce, ma prescrisse che le requisizioni dovessero sempre essere fatte regolarmente con l'intervento cli ufficiali. La colonna Agliardi, che io raggiunsi in marcia e che accompagnai a Paoting-fu , si è sempre conformata a tali prescrizioni, regolando le proprie requisizioni su quelle delle truppe tedesche. A Patahou il generale predetto assegn<'> alla colonna italiana, allora comandata ancora dal capitano Servici, la somma di 950 taels q uale quota spellante nella contribuzione imposta al paese cli Hsiu-Au e da distribuirsi alle truppe. Il capitano Servici la fece distribuire (toccarono poche lire ad ogni militare). Durante l' operazione che, per ordine del generale v. Kettler, un distaccamento italo-tedesco, comandato dal maggiore von Schulmann, fece nei giorni 18 a 20 di ottobre, allo scopo di sloggiare truppe cinesi eia Hsiu-schou-hsien, venne preso un convoglio nemico carico cli argento. Alla parte italiana fu assegnata, come quota cli tale preda, la somma cli 4277 ,8 taels pari a 5860 dollari, che vennero versati nella cassa del corpo di spedizione. La colonna Salsa movente da Pechino si regolò nello stesso modo, provvedendosi pane delle derrate occorrenti col mezzo di tolte regolari e rifornendosi cli mezzi di trasporto. Giunti a Paoting-fu le truppe italiane delle due colonne furono riunite ai miei ordini, esse occuparono il sellore S.E. della città. Diedi ordini severissimi
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DOCUMEKTl - PARTE I
perché la proprietà privata venisse rispettata, e, per togliere ogni tentazione, tenni le truppe permanentemente consegnate. Nel settore si trovavano due magazzini di depositi (magazzini tenuti dalle autorità cittadine) in parte già manomessi dagli stessi abitanti, che io feci tosto guardare. Saputo poi che dai magazzini esistenti nei settori occupati dalle altre truppe internazionali i rispettivi comandanti vi facevano levare quanto potevano trovare utile alle truppe stesse, ordinai io pure la tolta regolare, fatta da ufficiali, di pellicce e cli coperte e di una certa guantità di oggetti d ' argento per farne clono (cli questi ultimi) ai nostri soldati pel Natale, come seppi facevano i tedeschi. In seguito invece, informato che degli oggetti avuti in clono dagli inglesi nell'operazione di Tuliù i nostri facevano commercio, feci esitare l'argento a beneficio dell'erario versandone l'importo in cassa. Su richiesta della missione americana che aveva sofferto assai durante i precedenti torbidi, autorizzai il prelevamento eia detti magazzini di parecchie centinaia di capi di vestiario, da distribuirsi ai cristiani indigeni rimasti privi di tutto. La missione venne a ringraziarmi per tale atto di carità. Prima di partire da Paoting-fu consegnai i magazzini all'autorità militare tedesca, la quale, come mi riferì il lenente cli vascello di Sambuy lasciato a Paoting quale membro della commissione cli inchiesta per appurare i responsabili dei passati torbidi, continuò a cavarne centinaia e centinaia di pellicce ed altri oggetti. Alla stessa autorità militare consegnai i depositi del sale, dove si trovavano parecchie migliaia di tonnellate di lale genere rappresentanti un ingente capitale. Quando si seppe che le nostre truppe dovevano lasciare Paoting, venne eia mc una commissione di notabili implorando di conservare il settore sollo la nostra protezione che, pare, si era mostrata assai più .valida di quel la concessa da altre truppe in alt1i sellori ( ... ). Gli stessi notabili 1ni fecero omaggio di !Omila once di argento (dollari I 1,852,6 1) e dei soliti ombrelli ed insegne( ... ). TI danaro venne versato in cassa. li locale della banca di Paoting era stato occupato dalle truppe inglesi, tedesche e francesi. Fatta la verifica delle somme trovatevi, venne informato il maresciallo il quale ne fece il riparto in proporzione della quantità di truppe intervenute a Paoting. A noi toccarono 18.800 taels (dollari 25,990,05) che furono versati in cassa. Nella marcia cli ritorno a Pechino le truppe italiane vennero ripartite in due nuclei, uno col tenente colonnello Salsa fece parte della colonna anglo-tedesca agli ordini del colonnello Normann, l'altro agl i ordini ciel maggiore Agliarcli, unitamente ad un battaglione tedesco venne posto ai miei ordini. Entrambe le colonne continuarono a prelevare la carne occorrente dal paese allraversato, rifornendosi allresì di carri, cavalli e cammelli. Nell'operazione di Cunansien, eseguita ai miei ordini, oltre a demHe ed altri generi e materiali imposti quale contribuzione alla cillà e divisi in parli eguali coi tedeschi, toccarono alle nostre truppe 3100 taels (riconosciuti poi 3602, 23 all'atto del cambio-dollari 6146,04) che furono versati in cassa.
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La contJibuzione alla città venne da me imposta, sia perché alcuni abitanti della città vennero sorpresi con anni, sia perché tenni il mandarino capo della città responsabile cli aver mancato ai patti convenuti di recldizione della guarnigione. OPERAZIONE 01 CALGAN- In questa operazione le truppe italiane (agli ordin i diretli ciel tenente colonnello Salsa) agirono sotto il comando superiore del compianto colonnello York von Wartenburg da prima, poi dallo stesso colonnello Salsa ed in fine dal maggior generale Gayl. Le truppe nostre erano provviste (secondo le disposizioni date dal colonnello York) di viveri per 12 giorni (esclusa la dotazione di viveri cli riserva) e traendo come quelle gennaniche e austriache il rimanente dal paese, poterono vettovagliarsi per tutta la durata dell'operazione (25 giorni) non solo senza bisogno di rifornimenti ma ri portando a Pechino parte clit quelli trasportati alla partenza. Inoltre, come frutto de lle contribuzioni (imposte principalmente alle cittf1 di Suen-hua-fu, Calgan e Inning) e delle requisizioni toccarono ad operazione compiuta alla parte italiana quale sua quota regolare una ottantina di buoi, più di 900 pecore, 20 cammelli, una cinquantina fra muletti e ponies un migliaio fra pelli e pell icce di pecora e 15420 taels d'argento (dollari 20 ,4 12 ,26). Con i capi cli bestiame (data al battaglione marinai una parte adeguata rispetto alla forza che aveva concorso all'impresa) si ingrossò il parco buoi già costituito a Swan-chao; e si provvide ai bisogni delle salmerie e del plotone esploratori; le pelli e le pellicce vennero distribuite alla truppa aftì nché tenessero posto dei materassi; il denaro è stato tutto versato nel la cassa ciel corpo di spedizione. VINO C INESE DI TUNG-CHAO- A suo tempo (relazione del 2 gennaio n.104 b is) ho informato il M inistero che in taluni locali abbandonati d i Tungchao occupati nel settembre dal le nostre truppe venne rinvenuta una quantità rilevante di vino cinese (bevanda alcoolica ottenuta dalla fermentazione del miglio). D'ordine del signor ammiraglio, una parte d i essa venne inviata a bordo del le R. Navi ed una parte al battaglione marinai di Pechino. Una parte venne venduta dal comandante di tappa della R. Marina per sopperire ad alcune spese ciel comando della tappa stessa. L'analisi fatta di tale liquore presso il nostro ospedaletto dimostrò che si trattava di bevanda nociva alla salute e perc iò dapprima impedii col mezzo di apposita guard ia che i nostri soldati ne bevessero e quando durante l'inverno una parte della popolazione indigena rientrò in Tung-chao la rcci vendere. 11 ricavo totale fu cli 3350 dollari, che vennero destinati interamente a compensare l' amministrazione militare della maggior parte della spesa occorsa per il noleggio dei carri impiegati in aggiunta a q uelli elci corpo cli spedizione pel trasporto delle derrate e materiali accumulati nei magazzini della tappa. Ultimati i trasporti da Tung-chao, la parte esuberante dei q uadrupedi ed i cammelli vennero venduti ed il ricavato versato in cassa . Riassumendo, gli introiti effettuati dalla cassa del corpo cli spedizione furono i seguenti :
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l. Operazione di Tuliù .... ........... 2. Id. varie di Paoti ng-fu ..... 3. Id. di Calgan .. ... ... .... . . .. 4. Ricavato da vendite a Pechino (quadrupedi, legnami ecc.) ....... .. 5 . Vendita di vino cinese .... .......... Totale lire
lire lire lire
3,202,20 147,808,90 55,1. 13, lO
lire lire
21,315,755 9,045,00 236,484.95
Tra gli introiti non figurano le carrette indigene e i quadrupedi di requisizione usati e consumati e tuttora in parte presso i reparti (i quadrupedi sostituirono quelli trasportati dall ' Italia e acquistati a Shanghai e Cefù e sin qui perduti e venduti) e le vettovaglie (specie buoi e pecore) state consumate dal corpo di spedizione, né le pellicce e coperte provenienti dalle varie operazioni e distribuite a tutti i militari di terra e cli mare (una per militare di truppa e due per ufficiale) come pure non è compresa la legna eia ardere e il foraggio in gran parte provveduti sul s ito, né i materiali da costruzione raccolti dal genio per i lavori alla legazione. Tutti questi proventi rappresentano una somma rispettabile, ma che non è possibile di valutare (in via approssimativa ed inferiore al vero io l'avrei calcolata a circa 200,000 lire); aggiungo da ultimo che il comando delle truppe venne alloggiato in Pechino in una casa di un ex capo boxers stato fucilato in settembre dal battaglione marinai. La casa era in origine larghissimamente provvista di ogni sorta di suppellettili. Parte cli queste, d'ordine e coli' autorizzazione ciel signor ammiraglio venne posta ali' asta dal battaglione marinai prima del mio arrivo a Pechino, parecchie centinaia cli casse vennero inviate a bordo, vennero fornite le mense di t.erraglie, e l'ospedaletto, i comandi e parecchi ufficiali cli mobili.Deui mobili alla partenza de lle truppe, giusta accordi col nostro Ministro, saranno inviati alla legazione per arredare la legazione stessa e la palazzina degli ufficiali. Da un ripostiglio nella mia stanza da letto vennero l'altro ieri scoperti altri mobili cli poco conto, ma tra essi una cassetta conteneva 4 orologi d'oro e un monile d'oro i quali vennero depositati in cassa. Soggiungo ancora che al Palazzo d'estate Lrovansi sotto custodia un certo numero di casse contenenti bronzi e terraglie. Tali oggetti vennero inc,:assati dalla compagnia marinai che occupò prima il Palazzo d'estate alla fine di settembre, nel quale periodo anche gli inglesi che occuparono insieme alle nostre truppe il ... <1zzo imperiale misero eia parte gli oggetti della porzione eia loro occupata. Tali oggetti sono tenuti a disposizione cli S.E. il nostro Ministro al quale prima cli lasciare la China chiederò istruzioni. A proposito delle accennate tolte, mi risulta che presso altre truppe ne venne fatt.a distribuzione totale o parziale alle truppe stesse. lo non ho creduto cli farlo sia perché. come ho già fatto conoscere, non credo che la nostra legislazione ammetta la compartecipazione delle truppe nelle contribuzioni e prese di guerra, sia perché il trattamento fatto al nostro soldato, tanto durante le operazioni, quan-
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to in Pechino, è così buono ed abbondante che non vedrei ragione di detrarre a suo beneficio altre somme. Unica riserva potrebbe forse farsi per la somma di 4277,80 taels assegnati quale quota cli quelli tolti al convoglio cinese nell'operazione cli Hsing-schonhsien ma, qualora cotesto Ministero creda di accogliere tale riserva, la determinazione da me presa di versare tullo in cassa non si oppone a lla sua presa in considerazione. Un'ultima considerazione debbo sottoporre all' E.V. a proposito della diversità di trattamento che ne viene tra le truppe dell'esercito e della marina a proposito delle contribuzioni in generi. Di queste alla marina venne assegnata sempre la sua quota parte in proporzione della forza intervenuta a lle singole operazioni . Senonché, siccome il marinaio percepisce a terra l' indennità cli missione dal la quale gli vien ritenuto l' importo delle ricevute somministrazioni nel mese, ne viene che i generi provenienti dalle tolte vengono a diminuire la spesa complessiva ciel mese a tu tto suo beneficio e senza nessun beneficio da parte dell' erario, mentre per contro i militari dell' esercito nessun beneficio personale dalle tolte stesse ricavano essendo mantenuti a carico dello stato e quindi esclusivamente a beneficio cli questo va l'ammontare delle tolte.
Il Comandante delle R. Truppe italiane nell' E .O. Colonnello Garioni
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Documento n. I 6
Rapporto di Cesare Nerazzini, console generale d'Italia a Shanghai, al ministro degli affari esteri, Prinetti, sulle opportunità economiche in Cina
(ASDMAE, Serie politica P, Cina, b. 41 I, fase. "China. Rapporti politici. Mese di giugno 1901 ") 23 giugno 1901
lL R°
CONSOLE GENERALE D'ITALIA A SHANGHAI
RISERVATA
N.208 Oggetto: Condizioni generali cli Shanghai Eccellenza, la sera ciel 14 giugno sono arrivato, dopo 30 giorni di navigazione, nella rada del Wusung, dove ab biamo subìto una severa visita sanitaria per aver preso pratica in Hong-kong nel qual porto infierisce la pesle bubbonica. Al mio giungere ne lla rada, benché a notte avanzata, venne sotto il bordo il Comandante la R" Nave italiana "Fieramosca", che per ordine del Sig.r Anuniraglio Comandante la nos tra Squadra Oceanica, si pose gentilmente a mia disposizione, insieme al Com .r Ghisi 11 reggente il Consolato; ma fino alla mattina seguente non potei comunicare con quei signori. La mattina del 15 giugno, accompagnato dal Com.r Ghisi, trasbordai dal "Kiohscbou" sul piroscafo "Brema" della Società Germanica, e giunsi a Shanghai, dove molto rispettosamente fui ricevuto dalla numerosa colonia italiana, condotto dal Sig.r Dott.r Guglielmo Errera, Delegato Commerciale presso la Legazione nostra a Pekino. Durante tutto il viaggio mi ha sorpreso il numero rilevante dei piroscafi germanici incontrati, chiaro esponente dello sviluppo preso dalla marina commerciale tedesca, e conseguentemente dei grandi interessi coloniali che quella nazione ha stabiliti in Estremo Oriente. Per quanto avessi calcolato di trovare un notevole incremento nella città di S hanghai, a paragone di quella che era quando la visitai negli anni 188 1-82 sotto g li ordini di S .A.R. il Duca di Genova, debbo confessare che il mio calcolo è rimasto ben lungi dal vero. Shanghai è uno dei mercati più importanti del mondo commerc iale : la popolazione europea si è
11 Allude al contrammiraglio Camillo Candiani d'Olivola e ad Ernesto Ghisi, tecnico sericolo, poi figura di spicco nel mondo economico e ba ncario di Shanghai, che dal 1889 all'arri vo <l i Nerazzini svolse la funzione d i console onora rio.
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moltiplicata, la citlà, coi suoi splenclicli edifizi, strade, negozi, monumenti ecc., rivaleggia con le grandi città d'Europa, e, come in quelle, la vi ta vi è condoua con le più ricercate raffinatezze dell 'agiatezza e del lusso. Le potenze che sono qui maggiormente affermate per interessi commerciali e per influenza politica, sono la Francia, l'Inghilterra, la Germania e l'America ciel Nord. 11 clero cattolico esercita la sua azione esclusivamente a benefizio della Francia, e con zelo inopportuno osteggia le altre nazionalità specialmente l'italiana. Così esso non si allontana dal vecchio indirizzo ormai sistematico, cli cui abbi amo prova negli scali d'Oriente. La Germania guadagna ogni giorno terreno, con spirito invadente sia dal punto di vista commerciale quanto politico; e ciò a detrimento dell'influenza inglese, che risente abbastanza gli effetti d i una politica più debole, in confronto di quello che era prima in Estremo Oriente, quando vi aveva il carattere cli assoluta preponderanza. L'azione russa si svolge seriamente, con incrollabile continuità nelle regioni più a Nord, ecl ha una sufficiente base cli operazione anche in Shanghai. Le relazioni commerciali col i' America del Nord, così validamente agevolate dalle regolari e veloci linee d i navigazione diretta, conservano sempre un altissimo esponente nel movimento ciel tral'fico. Dal punto di vista italiano, debbo subito e con vivo compiacimento far noto a V.E. che la colonia italiana è numerosa, rispeuabile, ris pettata e quasi libera per ora da quegli elementi turbolenti ed oziosi, scarsi cli mezzi di sussistenza e che, fatalmente per noi trascinano all'estero una bandiera che non è e non deve essere quel la della civiltà italiana. Di propria iniziativa, senza aiuto cli governo, senza concorso cli capitale italiano, si è portata qui una numerosa colonia d'industriali, per la massima parte cieli' Italia settentrionale, i quali sono alla direzione tecnica di grandi stabili menti ecl hanno una posizione personale sol ida e t1oridissima. Però tulta questa potenzialità di ottimi elementi industriali lavora a benefizio cli case estere e l'Italia industriale non ne ritrae alcun vantaggio. Due o tre case italiane lavorano oggi per proprio conto in generi alimenta.i e cli rifornimento per navi, e lavorano con sufficiente guadagno. Segnalo a V.E. I' "ltalian Colonia! Trading Company'' che da pochi mesi ha posto la sua sede principale in Shanghai, con depositi succursali in alcuni paesi del Cekiang, società che va prendendo in questa piazza notevole incremento. Sono note a V.E. le intenzioni della Coloniale Italiana formatasi di recente in Italia, come pure V.E. conosce per i rapporti cieli' Ammiragl io Comandante la nostra Squadra Oceanica gli studi che per conto di questa società si sono .iniziati nella provincia del Cekiang 12 . La tesi che io mi propongo di solloporre allo studio ciel Governo, è questa: formazione di una grande casa commerciale italiana (sia questa appartenente alla "Coloniale" o a qualsiasi altra società purché finanziariamente solida e
12 Al riguardo si veda Storia delle cwnpa.gne oceaniche della R. Marina, III, Roma, Ministe ro della marina, 1940, pp. 45-47; 52 e seguenti.
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sicura), con capitali italiani, con personale dirigente italiano, con proposito di far tesoro degli elementi locali italiani, i quali, se hanno la fiducia di case estere, debbono con maggior ragione avere la nostra. La casa conunerciale potrebbe riassumere in sé diversi rami di azione, sia di natura commerciale propriamente eletta, sia cli natura industriale e bancaria: così verrebbe posta la base cli un edifizio coloniale da progredire con calma, con solidità, con fermezza, verso il quale il nostro governo volgerebbe il pensiero, l'aiuto, il consiglio e la protezione. Questo per parte dell'iniziativa privata; il governo per conto suo dovrebbe trovare il mezzo per favorire gli scambi commerciali fra l'Italia e l'Estremo Oriente, e questo mezzo, come giustamente ha compreso S.E. il Ministrn delle Poste e Telegrafi, consiste in una linea di navigazione diretta fra l' Italia e la Cina. L'affermazione politica ne viene di conseguenza: come è avvenuto per la Germania, dopo 20 anni cli lavoro serio, continuo, progressivo, condotto dall'industria e dall'iniziativa privata. Quello a cui bisogna mirare, dopo la dura esperienza fatta nella politica coloniale affricana (alla quale, Eccellenza, posso ben alludere con tutta franchezza, sapendo cli dire il vero) è di avere conoscenza esatta dei luoghi, informazioni veritiere sulle condizioni politico-economiche del paese; e così sviluppare un programma preciso, con azione continua e non a sbalzi o contraddilloria, con azione lenta ma sicura, e soprattutto proporzionata alle condizioni economichefinanziarie dell'Italia, e politicamente armonica coll'azione delle altre potenze. L' Estremo Oriente è largamente aperto all ' f.ttività europea: spero che l'at tività italiana ben condotta e seriamente indirizzata possa trovare campo utile e largamente proficuo. Accolga, Eccellenza, gli atti della i .1ia particolare devozione e osservanza Cesare Nerazzini
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Documento 11.17
Rapporto ciel ministro d'Italia a Pechino, Giuseppe Salvago Raggi, al ministro degli affari esteri, Prinetti, circa la protezione dei missionari italiani
(ASDMAE, Serie politica P, Cina, b. 411, fase . "Chiesa a Pechino") N.581/96 V. Pechino, settembre 1901 Oggetto: Missionari. Creazione cli una chiesa nella Legazione d' Italia in Pechino Signor Ministro, sono lieto che il dispaccio ministeriale n.33764/80 mi fornisca occasione di esprimere all'Eccellenza Vostra le mie idee su quanto si potrebbe fare ancora per condurre a termine l'opera iniziala quest'anno di riunire sotto la protezione nostra le Missioni italiane. Non mi fermo a dimostrare quanta importanza questo risultato abbia per I' int1uenza nostra in questo paese. Chiunque voglia considerarlo indipendentemente dalla simpatia o antipatia o indifferenza che possa avere per l'istituzione dei missionari, capisce che essi sono un mezzo efficacissimo di influenza morale e materiale: Dacché mi trovo in Cina ne sono convinto ecl è perciò che a rischio dì divenire molesto attirai spesso in passato l'attenzione ciel R. Ministero su questo punto. Dal 1888, data dell'accordo con la Cina circa i missionari, la nostra protezione non fu nemmeno nominale per varie circostanze che ora è inutile ricordare. Quest'anno si è ottenuto un grande risultato incaricandoci della indennità per le missioni italiane dello Shansi: Questo ris ultalo lo si deve a parecchie cause: la prima è il fatto d ' aver avuto qui dei cappellani militari. A questo proposito debbo segnalare all'Eccellenza Vostra il vivo sentimento di patriottismo che ho notato nei tre frati che qui vennero con le truppe nostre - sentimento che ha resistito alle piccole, ma certo urtanti , difficoltà che furono loro create da tutti i lati. Fra questi tre frati il padre Albasini ha più degli altri lavorato nel nostro senso e per questo non mi meraviglierei se avesse delle noie dalle autorità ecclesiastiche che sarebbe desiderabile potergli evitare perché, vedendo sostenuto il più intraprendente dei nostri cappellani militari, glia altri sarebbero spinti ad imitarlo. La seconda circostanza alla quale si deve quanto abbiamo ottenuto è l'esistenza della Associazione per soccorrere i nostri missionari. Questo ist.ituto ha re-
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so possibile cli eludere la proibizione fatta dalle autorità ecclesiastiche ai missionari di rivolgersi al Governo ital iano. Nella lettera della quale l'Eccellenza Vostra mi invia copia è attribuilo al R. Governo ed a me il merito principale del successo ora ottenuto. Siccome credo utile che l'Eccellenza Vostra conosca esattam.ente la verità perché essa può servire di norma per l'avvenire, è mio dovere di assicurarLe che anche col vivo desiderio del Ministero e con tutta la cura che io potessi mettere nell'adempire al mio dovere, non si sarebbe riusciti a nulla senza la presenza dei cappellani militari che trattarono coi missionari persuadendoli di rivolgersi alla R. Legazione, e senza l'Associazione di Firenze. Come ebbi già l'onore di scrivere al R. Ministero il risultato ottenuto non è definitivo, ma deve essere considerato come un buon avviamento ad una favorevole soluzione. Per raggiungere questo io credo sarebbe opportuno di tenere sempre a Pechino un cappellano militare per il servizio della scorta della R. Legazione ed in questi limiti si potrebbe prendere in considerazione la proposta del!' Associazione nazionale. Consiglierei cioè di costruire in una parte del terreno della Legazione una chiesetta con un alloggio per il cappellano militare e nulla più. Lo spazio libero è troppo ristretto per permettere la costruzione di un ospizio, che del resto riuscirebbe assai molesto per la legazione, mentre una cappella e un alloggio sufficiente per il cappellano, che potrebbe anche ospitare i missionari i quali eventualmente giungessero a Pechino, non disturberebbe e servirebbe a mantenere legami continui colle missioni senza che il R. Rappresentante abbia il peso di lunghe e moleste conversazioni con questi missionari che sono per lo più apprensivi, esitanti e insistenti oltre ogni dire. Anche con l'intermediario del cappellano militare sarà necessario che il Ministro qui sia pronto ad avere molta ma molta pazienza, e che pensi essere possibile attirare i missionari solo dimostrando loro che sono meglio accolti da noi cli quello che lo sono alla Legazione di Francia. Ma ora un altro mezzo di persuasione noi abbiamo ed è la indennità. I missionari grazie a noi hanno già avuto circa 150.000 taels dal Governo cinese e alcune migliaia dalla R. Legazione. Probabilmente avranno ancora la promessa di altre somme in contanti più la indennità che dovrebbe equamente essere rimessa loro detrattone quanto venne anticipato o quanto sarà pagato in contanti. Se eia! canto suo il Governo italiano non credesse diminuire la' somma dimandata per la missione dello Shansi (4.600.000 taels) avrà un avanzo di almeno 150.000 taels che potrebbe divenire un fondo per soccorrere i missionari ed io credo che le autorità ecclesiastiche non saranno indifferenti al pensiero che quei missionari i quali si rivolgono all'Associazione nazionale possono partecipare ai soccorsi che per mezzo dell'Associazione stessa il R. Governo potrebbe dare. Le scuole e l'ospizio potrebbero sorgere non nella Legazione ma in un terreno dato gratuitamente o a pagamento dal Governo cinese a poca distanza dal quartiere diplomatico o anche nel settlement italiano cli Tientsin. Se il Governo comprerà un'area in Pechino da concedere in affitto come una del suo settlement in Tientsin, avrà sempre in sua balia i missionari, e le au-
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tori là ecclesiastiche non sapranno come fare a sottrarli dalla protezione italiana. A questo scopo ho sempre dichiarato alle autorità cinesi che qualunque somma vogliono pagare ai missionari sarà riconosciuta solo se la ricevuta sarà vidimata dalla R. Legazione. Le autorità cinesi acccnarono con piacere questa clausola e così credo che difficilmente la Congregazione cli propaganda oserà impedire ai missionari cli rivolgersi al R. Governo il quale disporrà in ogni modo delle somme versate dal Governo cinese. Fra i cappellani militari quello che ha più di tutti lavorato è certamente il padre Albasini, ma se mi è lecito esprimere una opinione, non converrebbe destinarlo ora qui perché, sia per l'azione spiegata, sia perché di carattere impetuoso, si è attirato le ire di Mgr. Favier il quale, maestro di intrighi, non mancherebbe di lavorare per creargli imbarazzi e difficoltà. Se la sola missione dello Shansi si è data finora a noi credo che, qualora riescano le pratiche che l'Associazione scrive di stare facendo, non tarderanno ad imitarne l'esempio quelle dell 'Honan i cui vescovi, Mgr. Scarella e Mgr. Volonleri, sono animati dal più vivo desiderio di togliersi dalla protezione francese per chiedere quella della Legazione d'Italia. Voglia gradire, Signor Ministro, gli atti della mia più alta considerazione Salvago Raggi
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DOCUMENTI - PARTE l
Documento n.18
Rapporto dell'incaricato d'affari a Pechino, Camillo Romano Avezzana, al ministro degli affari esteri, Prinetti, riguardo l'indennità ai missionari italiani dello Shansi
(ASDMAE, Serie politica P, Cina, b. 433, fase. 86/41 "Indennità ai missionari. Missionari danneggiati, 1901-1906") Pechino 29 ottobre 190 I N.664/lI6 Indennità missionari italiani dello Shansi Signor Ministro, ho l'onore di rimettere a Vostra Eccellenza copia di un contratto da me sottoscritto il 21 corrente in questa R. Legazione con Cheng, delegato del Governatore dello Shansi, in seguito al quale questi si obbliga a pagare direttamente alle Missioni di quella provincia, passate sotto la protezione italiana, una indennità cli un milione di taels in quattro annualità. Una indisposizione ciel barone Vitale mi ha costretto a servirmi ciel signor Krebs, interprete della Legazione di Germania, ed alla sua scarsa conoscenza dell'italiano voglia Vostra Eccellenza attribuire la dicitura poco chiara, in alcuni punti, della traduzione. Le trnttative per questo contratto sono state incominciate dal Marchese Sai vago, sicché io non ho fallo che condurle a termine. Aveva il Ministro insistito anche per ottenere la cessione di terreni e di pagode reclamate dai missionari, ma in seguito a discorsi avuti coi missionari stessi dai quali mi è risultato che in verità essi potevano facilmente farne a meno, poiché mercé i fondi somministrati possono facilmente acquistare terreni che nello Shansi costano poco, non ho creduto di farne oggeuo di speciale insistenza. Così anche relativamente alla somma ho cercato più che altro di ottenere il pronto versamento di una forte rata per sopperire agli immediati bisogni della Missione in quest'anno e vi sono riuscito stabilendo che entro due mesi dal contratto siano pagati 300.000 taels, cioè a di re oltre un milione di franchi. Infatti, essendo già stata stabili ta nelle indennità private eia pagarsi dalla Cina la somma totale richiesta dai missionari e dovendosi eia quella dedurre questo parziale versamento del Governatore dello Shansi, l'indennità fissata con lui aveva più che altro scopo di soddisfazione data alle missioni dalle autorità locali per i danni e le violenze subite. Ho avuto pure cura cli stipulare che il pagamento delle susseguenti rate nei tre anni successivi venga ugualmente fatto per mezzo della R. Legazione affinché
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qualunque sia il cambiamento di personale che avvenga nella Missione questa resti effettivamente sottomessa alla nostrn protezione. L'insieme dell ' atto infine stabilisce ancora una volta nei rapporti coll'autorità chinese il nostro diritto a proteggere i cattolici italiani nell'Estremo Oriente. In conseguenza cli questo contratto io detrarrò dalla somma tot.aie della nostra indennità taels 900.000 essendo stato versato, sul milione che il Governatore dello Shansi ha assunto cli pagare, I 00.000 taels al Convento delle Suore francescane, Missionarie di Maria, di Ta yuen fu. Gradisca, Signor Ministro, gli atti della mia più alta considerazione.
li R. Incaricato d'affari Romano Avezzana
Contratto conchiuso comunemente clall ' Incaricato d'affari d'Italia, barone Rùmano, e da Cheng, col carattere di prefetto, incaricato di aggiustare i casi connessi colle missioni nella provincia di Shansi
Nell'anno 26mo ciel regno cli Kuang hsu i "boxers" avendo eccitalo turbolenze, le chiese cattoliche italiane, le case di cristiani e le proprietà delle società in T'ai yuan fu e nelle prefetture, sottoprefetture e distretti al nord della capitale della provincia di Shansi sono state bruciate e distrutte. Ora l'articolo sesto delle condizioni cli pace dice che la Cina s'impegna d'indennizzare giustamente tutti i danni pubblici e privati sofferti personalmente o nei loro beni dalle società e dalle persone private di ogni nazione. Adesso io sono stato mandato dal Governatore di Shansi a Pechino per trattare col Ministro della Legazione d'Italia sui danni pubblici e privati sofferti dalle congregazioni cattoliche ed i loro membri, ed anche sulle indennità delle chiese e dei cristiani. Nel seguente sarà spiegata la somma ciel.le indennità e la procedura di esecuzione.
I. Tutti i distretti dipendenti dalle prefetture e dalle sottoprefetture cli T'ai yuan fu: Fen chou fu, Ta tung fu, Ning wu fu , So ping fu, Hsin chou, Tai chou, Tao te chou, Ping ting chou nella provincia di Shansi appartengono alla decisione d'Italia (toccante i casi di missionari). In quanto alle case e proprietà delle chiese ed alle case e proprietà dei cristjani si è stabilito per mezzo di negoziati comuni in Pechino una indennità totale di un milione di taels peso di Pechino (ching ping), e con questo tutto l'affare sarà chiuso definitivamente, senza che niente resti eia aggiustarsi. II. E' espressamente stipulato che i danari e grani dati prima di questo tempo ad imprestito ai missionari nella provincia di Shansi sa-
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DOCUMENTI - PARTE I
ranno completamente dedotti dalla indennità. Le particolarità di queste somme (prestate) adesso non essendo ancora verificate, si stima che insieme all'incirca tre o qualtrocentomila taels sono stati prestati. Si stabilisce oggi che primieramente centomila siano dedotti da quel milione di taels di indennità. La somma che resta poi ancora, sarà dedotta a termini. III. Dopo che centomila taels per i danari e grani prestati prima in Shansi ed alt1i centomila taels d'indennità per le suore di carità francesi sono dedotti da un milione di taels di indennità, il resto di ottocentomila taels sarà pagato in Pechino con pagamenti annuali nel corso di quattro anni: interesse non sarà pagato. In questo anno si pagheranno trecentomila taels: dal giorno al quale questo contratto è stabilito, nel corso di due mesi, si pagheranno prima duecentocinquantamila taels, poi dopo due mesi sino al fine dell'anno si pagheranno di nuovo cinquantamila taels. Di questa maniera il pagamento della prima rata (quota) sarà stato effelluato. Nell'anno 281110 (cioè 1902) duecentomila taels saranno pagati, defalcata la somma prestata di centomila taels, il resto di centomila taels sarà pagato in due rate: ogni rata sarà di cinquantamila taels, il termine per il primo semestre sarà il sesto mese, quello per il secondo semestre sarà il dodicesimo mese. Nell'anno 29mo (cioè 1903) si pagheranno centocinquantamila taels: dopo defalcata la somma prestata di cinquantamila taels, il resto di centomila taels sarà anch'esso pagato in due rate della stessa maniera che nell' anno precedente. Nell'anno 30mo ( cioè 1904) si pagheranno centocinquantamila taels. Dopo essersi verificata la esatta somma stata prestata, la si cledtmà completamente, ed il resto che ne risulterà sarà anch'esso pagato in due rate come prima. Di questo modo la somma totale cli un milione di taels sarà completamente pagata. Ogni pagamento sarà eseguito in Pechino col mezzo di argento peso di Pechino (ching ping) e messo nelle mani del Ministro della Legazione d ' Italia, il quale è pregato di dare una quietanza scritta delle somme 1icevute. IV. Si è già fatto un rapporto al Trono toccante l'innalzamento di monumenti e cli archi di onore per i missionari ammazzati in Shansi. La forma cli questi monumenti ed archi sarà la stessa come quella di quei che sono erelli adesso per i missionari protestanti. V. La proprietà delle società di missione e dei cristiani è già stata restituita completamente ai proprietari originali: Se dei documenti di proprietà appartenenti a cristiani fossero stati bruciati , distrutti o perduti per cagione delle turbolenze passate, le autorità daranno nuovi documenti suggellati. Cristiani che avessero occupato delle
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case appartenenti ai pagani e le abitassero, devono restituirle dentro di un mese. Se dei pagani avessero occupato delle case appartenenti a cristiani o le abitassero, anch 'essi devono restituirle dentro di un mese. Nessuno deve indugiare sotto qualsiasi pretesto. VI. Dacché questo contratto è conchiuso in Pechino, i vescovi e gli altri (missionari) in Shansi non devono più profferire delle opinioni diverse (da questo contratto). I pagani ed i cristian i devono smettere i loro rancori di tempi passati e non devono più accusare gli uni gli altri per ragioni di uccisioni, di proprietà, cli usurpazioni o cli baruffe anteriori e così cagionare nuovi imbrogli. In caso che qualcheduno trasgrecliente questa proibizione intentasse una lite, la sua lagnanza non sarà accettata. D ' or innanzi cristiani e pagani devono tutti osservare le leggi e vivere in sempiterna pace. VII. Il numero dei boxers della provincia di Shansi che sono stati arrestati e poi giustiziati (decapitati) non è piccolo E' ben naturale che
dal giorno della conclusione di questo contralto in poi investigazioni dì questo genere cessino, per evitare delle uccisioni alla rinfusa e per facilitare ai pagani ed ai cristiani cli vivere d' or innanzi in pace. VIII. Dacché adesso tutti i casi connessi colle missioni di Shansi sono stati aggiustati da Pechino, tullì i regolamenti sui guaii i missionari in Shansi si trovano in negoziazioni (colle autorità locali) diventano naturalmente caduchi dopoché il presente contratto sarà stato firmato. Gli articoli precedenti sono stati conchiusi oggi da me coll'incaricato d' affari barone Romano della Legazione cl' Italia dopo negoziati comuni. Questo contralto è stato scritto in due esemplari che sono stati scambiati per servire di prova. Calendario europeo 2 1 ottobre 1901 Kuang hsu anno 271110 9° mese 10° giorno Il delegato di Sua Eccellenza Il Governatore dello Shansi firmato Cheng
Il R. Incaricato d'affari
firmato C. Romano
Traduzione conforme all' originale fatta attesa l'indisposizione del barone Vitale, segretario interprete della Legazione d'Italia, Pechino, 21 ottobre 1901. li segretario interprete della Legazione cli Germania firmato E. Krebs.
DOCUMENTI · PARTE I
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Documento n.19
Rapporto del console a Ticntsin, Cesare Poma, all'incaricato d'affari a Pechino, Camillo Romano Avczzana, sul scttlcment italiano di Tientsin
(ASDMAE, Serie politica P, Cina, b.426, fasc.86/37: "Settlement italiano a Tientsin e Hankow, anno 1902") Tientsin 19 XI 190 I
128 Proposto "settlement" italiano Signor Incaricato d'affari, 1. Non desiderando essere richiamato, tanto meno esserlo per un fatto così grave quale sarebbe una qualsiasi "azione" contraria anche solo alle vedute della autorità superiore (come ho pensato dovesse interpretarsi l'ultimo dispaccio della S.V. Ili.ma) mi sono permesso oggi di manclarLe il telegramma col quale ho osservato d'essermi sempre limitato al campo tecnico degli apprezzamenti che mi suggerisce la ormai completa conoscenza ciel proposto "settlement" . 2. Quando, dalla pianta ormai finita, io veggo che il "selllement" è in sostanza un villaggio cinese, con una banchina a cui per dare un valore bisogna distrnggere quello che già ha per un determinato proposito, con un cimitero e con un grande stagno- praetereaque nihil- quando, dal censimento, veggo che il villaggio cinese si compone di 900 case, e cento case in media di 250 famiglie, e ogni famiglia in media cli 6 persone- quando sul cimitero veggo 91 1 I bare e mi si assicura che vi son dissono parecchi strati cli bare, e che, con 14 casi di peste a Newchang la settimana passata, e 2 a Shanhaikwan, e domani forse a Tiemsin, non è nemmeno più il caso di pensare a rimuovere que ll a poltiglia caclaverosa che sta dissotto alle bare della superficie. Quando penso a quello che costerà- se pure all'atto pratico sarà possibile- lo espropriare 900 case, e lo sfrattare 2250 famiglie, o tenendole, il provvederle di un'amministrazione civile, cli giustizia in materia penale, di tutti i congegni burocratici per la registrazione della proprietà e suoi trasferimenti, l'anagrafe e stato civile etc. Quando penso che neanche il supremo nostro criterio, cli tassare a oltranza, è proficuamente applicabile a una popolazione così povera- la mia opinione è irrevocabilmente fatta che abbiamo fatto un infelice acquisto. 3. Non siffatto genere cli "settlement!' si è certo creduto, nella fretta dell'occupazione, di prendere, ma qualcosa che solleticherebbe una mezza dozzina di compagnie a farsi avanti, e a gareggiare in proposito, favorevol i al Governo
LE REGJETRUPPE TN ESTREMO ORIENTE ( 1900- 1901)
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per ottener la concessione di sviluppare il "settlement" eia esso occupato. Ora la S.V lii.ma sa meglio di me se ci sia al momento attuale una sola proposta concreta per assumere questo "settlemenl" . 4. Ora si sono squagliate le proposte a parole, dei giorni in cui si credeva sfrattare a ufo i cinesi, magari obbligarli a demolire le loro case, a fare le nostre strade, a trasportare al trove i loro lari e penati, colla grazia della vita - e i grandi progetti di nuovi quartieri, cli grandi "docks" sulle banch ine ciel sale, di fabbriche eia sorgere, e di rapide fortune eia fare si dileguano di fronte al dover pagare la banchina, dover pagare lo sfrat.to, e dopo pagato tutto questo avere qualche centinaio di "rnows" 13 il cui valore avvenire è molto problematico. 5. Ma non perciò, io oserei oltrepassare il campo di impressioni e d i opinioni che non posso a meno cli avere e credo mio dovere d i riferire, e trasgredire la lettera (o anche solo contravvenire allo spiri to) cli istruzioni superiori, il giorno da me anelato in cui ne sia munito. 6. Sarei grato alla S.V. Ill.rna se il presente rapporto si compiacesse inoltrare al Superiore Ministero, a cui dopo queJlo del 22 ott. n° 95/30, non scrissi altro in attesa delle promessemi istruzioni. Gradisca Signor Incaricato d'affari ecc. Il Console (f.o) Porna
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Misura cinese corrispondente a 600 mq
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DOCUMENTI - PARTE I
Documento n.20
Lettera circolare del padre Geroni, cappellano delle truppe italiane in Cina ai missionari dei vicariati italiani
(USSME, E-3, b. 5, ex 50, fase. 17) Tientsin dicembre 1901 Il R. Padre Gioacchino Geroni O.F.M. Cappellano delle R.e Truppe italiane in Cina Eccellenza: i Comandanti in capo le Truppe internazionali del Corpo di occupazione nell ' Estremo Oriente, residenti qui in Tien-tsin essendo venuti nella determinazione, per meglio garantire la sicurezza degli Europei in Cina, di assumere informazioni esatte e sicure hanno deciso ad unanimità cli rivolgere, ciascuno ai propri connazionali, ed in modo speciale ai Missionari, un invito ed una preghiera di volerli tenere informatj con una certa assiduità, cli quanto cli più interessante avviene nella regione in cui si trovano, e luoghi limitrofi. La cosa non è niente affatto di carattere politico, e lascia completamente impregiudicata la quistione della protezione dei Missionari: essa è esclusivamente d'ordine militare, e mira unicament.e a mantenere le truppe costantemente in grado, con la esatta conoscenza delle condizioni locali, di adempiere nel miglior modo e nella più larga misura possibile al compito loro, che è quello di proteggere tutti gli Europei residenti nella Cina e assicurarne la tranquillità e la sicurezza. Tale essendo il solo e vero carattere della cosa, il Comandante de lle truppe italiane, con piena fiducia si rivolge per mezzo n,jo all'E.V. pregandola a volere avere la bontà di incaricare qualcuno dei suoi Missionari, che giudicherà più al caso, di mandarci di tanto in tanto qualche breve notizia che possa illuminare intorno alle condi zioni politiche e militari della regione e luoghi prossimi. Saranno molto utili e gradite notizie biografiche intorno ai capi politici e militari ed ai personaggi più influenti, e speciahnente informazioni intorno alla costituzione, composizione, dislocazione e movimenti cli reparti cli truppe regolari e di bande di irregolari; alla formazione e agli atti di società sovversive o nemiche dell'elemento straniero, all'attitudine delle Autorità, ecc. ecc. Se per raccogliere e trasmettere queste informazioni l'E.V. dovesse incontrare qualche spesa La prego di darne tosto avviso e sarà cura ciel Comando cli rimborsarLa subito. Nessuna persona all'infuori del Comando italiano conoscerà il nome e la fonte delle informazioni ed in tal modo saranno evitate le indiscrezioni di ogni specie, sia presso le Autorità cine~i, sia presso chiunque altro. E perché nel Governo cinese non possa nascere nessun sospello sul contenuto delle
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lettere, il Comandante mi prega di dirLe che dette informazioni !'E.V. potrà farle dirigere direttamente a me, che, in qualità di Cappellano militare, mi trovo appunto in continuo rapporto col nostro Comando. Come vede l'E.Y., l'istituzione di questo servizio di informazioni altro non è se non una misura di precauzione che si prende ad esclusivo vantaggio di quanti sono forestieri domiciliati in Cina, e specialmente Missionari: ed escludendo nel modo più esplicito ed assoluto ogni carattere politico, o di protezione ecc. io spero che V.E. non mancherà di corrispondere alla preghiera del mio Comandante che è insieme quella di lutti gli altri Comandanti in genere. Ad ogni modo per nostra norma, La prego di farm i avere una sua risposta in cui mi elica apertamente se, e ogni quanto tempo noi potremo avere dalla persona da lei designata, le notizie di cui sopra. L'indirizzo potrebbe essere o= Al Comando le Truppe italiane Tientsin = o forse anche meglio al - P. Giovacchino Geroni O.F.M. Cappellano militare delle Tnippe italiane Tientsin Aggradisca gli ossequi del suo U.mo e devo.mo comp. e servo O.F.M. e capp. Mii.
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DOCUMENTI - PARTE I
Documento n.21
Lettera del missionario Daniele Lorenzini O.RM. in risposta alla "circolare" di padre Geroni
(USSME, E-3, b. 5, ex 50, fase. 17) l.M .I.F [Tesus Maria Ioseph Franciscus] Molto Reverendo Padre, per assecondare i suoi desideri, le riferisco brevemente quel poco che io so riguardo a questa provincia dello Sciantong. Le condizioni politiche sono le medesime di prima, fanno le finte di cambiar sistema, ma in fondo concludono nulla . La Milizia si va rinforzando ogni giorno cli più. Qui a Tsinanfu, di reclute, ve ne sono circa 20.000, che si esercitano all'europea; difetta per<'> di capi abili. Sono divise in tre riparti: fanteria, cavalleria e artiglieria. Di anni se ne fabbricano giornalmente, poiché hanno un arsenale. Le società sovversive esistono tali e quali che per il passato e benché più o meno secrete, son sempre potenti e all'occasione pericolose. Movimenti di bande d i irregolari, presentemente non ve ne sono. Non vi sono al tre notizie degne cli nota, solamente le fo osservare che queste mie notizie sono anche sui giornali; ma lo dico a Lei in confidenza, né i Ministri, né i Comandanti di truppe faranno gran che per la sicurezza degli E uropei su ll'interno, non parlo dei porti beninteso. Otterranno decreti favorevoli dall'Imperatore, ma bisognerebbe vivere ne ll'interno per constatare se vengono osservati. Questa è la storia di quarant'anni. Quel che i Ministri chiedono oggi a favore degli Europei, l'hanno ottenuto e riottenuto diverse volte. Libertà cli viaggiare nell' interno, protezione, concessione di miniere, libertà di religione etc, etc; tutto c'è; la questione consiste nel poter rivendicare questi diritti ad ogni cinque chilometri di strada e in ogni città e villaggio dell'impero. Se i missionari non si aiutassero da sé con un po' di prudenza e di fermezza, a quest'ora nell'interno della Cina non vi sarebbe più traccia dei decreti emanati a favore degli Europei . Perdoni la brevitlt essendo io occupatissimo e il soggetto un po' delicato per la mia condizione. Intanto salutandola di cuore mi creda sempre suo aff.mo confratello in Cristo F. Daniele Lorenzini O.F.M. Tsinanfu, 13 febbraio 1902
LE REGIE TRUPPE IN ESTREMO ORIENTE ( 1900-190 I)
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Documento n.22
Rapporto del ministro d'Italia a Pechino, Giovanni Gallina, al ministro degli affari esteri, Prinetti, riguardo l'indennità ai missionari italiani
(ASDMAE, Serie politica P, Cina, b. 433, fase. 86/41 "indennità ai missionari. Missionari danneggiati, 1901- 1906") Pechino, 12 maggio 1902 Legazione di S.M. il Re d' Italia in Cina
N . 361/72 Indennità ai missionari Signor ministJO, ho avuto l'onore cli telegrafare a Vostra Eccellenza, i I 4 corrente, che si era manifestato molto malumore fra i missionari dello Shansi in seguito all'avere essi saputo che le indennità reclamate in loro favore alla Cina dal R 0 Governo sarebbero state amministrate dalla Associazione Nazionale di Firenze. Di siffatta decisione quei sacerdoti avevano avuto sentore già da parecchio tempo e la loro corrispondenza colla Legazione lasciava intravvedere quanto ne fossero irritati. Accludo copia di due lettere le quali faranno conoscere a Vostra Eccellenza il loro attuale stato d'animo. Se nella maggior parte di essi è sempre vivo il sentimento della propria nazionalità, sono però tuttora tanti gli ostacoli che loro impediscono di manifestarlo liberamente, eia potersi ritenere per certo che l'avvenuto riavvicinamento al patrio governo non si sarebbe verificato se non ve li avesse indotti la speranza delle considerevoli somme loro assicurate col regolamento delle indennità in questione. Ciò, del resto, non per cupidigia o per fini personali, ma per un interesse più alto, quello degli ideali della loro missione religiosa. La cifra delle indennità liquidate ai missionari dello Shansi è senza dubbio assai ingente e superiore forse ai loro reali bisogni; ma è d'altra parte abbastanza naturale che dopo aver creduto finora di riceverla integralmente, essi abbiano avuto una grave disillusione sapendo di non poterne più aspettare che una parte assai minore. E ssendomi noti gli intendimenti cieli' Associazione ed i metodi da essa seguiti in diversi altri paesi e riconoscendo quindi l'utilità che essa abbia mezzi per progredire nella sua opera, vedrei con piacere rimanere in sua mano l'amministrazione di una parte anche considerevole delle somme in questione. E' necessario però considerare il pericolo che il presente malumore, ciel
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quale i missionari non fanno mistero con alcuno e tanto meno coi confratelli, ci faccia perdere iI terreno guadagnato circa la protezione delle M issioni italiane. Non so fino a qual punto gli accordi intervenuti colla Francia la legherebbero verso di noi qualora ad essa si rivolgessero nuovamente i missionari . Ma, ad ogni modo, un simile screzio è da evitarsi ad ogni costo. Neppure mi saprei pronunciare sul valore della minaccia contenuta in una delle unite lettere, di un ricorso alle vie giudiziarie contro l'operato dell'Associazione. Non credo, del resto, che i missionari la porrebbero in atto. Piullosto, bisogna ricordare che la Legazione trattò codesta questione coi missionari. Quando l'Associazione venne in campo, fu semplicemente quale tram ile che avrebbe permesso ai missionari di regolare le proprie indennità per mezzo del governo italiano, al quale era loro difficile cli ricorrere direttamente; e ciò coll'assenso del governo stesso. Esiste quindi per questo un certo impegno circa l'impiego di quel denaro. Aci evitare spiacevoli e pericolose controversie è quindi necessario che l'Associazione riesca acl ottenere la adesione dei missionari ai suoi progetti, per quella via che le parrà migliore, largheggiando intanto verso di essi, appena ne avrà i mezzi, il più che le sarà possibile. Ho scritto a quei sacerdoti esortandoli ad aver fiducia nelle disposizioni cieli ' Associazione, ma occorre che una voce più autorevole per loro della mia venga a tranquillarli. Gradisca, Signor Ministro, gli att.i del mio profondo ossequio G. Gallina Al.LEGATI
Eccellenza Illustrissima, riceviamo nella preg.ma dell'E.V. acclusa una lettera da Torino, addì 3 febbraio 1902, n. di protocollo 2739 intestata in istampa "Associazione nazionale per soccorrere i missionari cattolici italiani - il Presidente" e firmala per incarico del presidente: E. Schiaparelli Reg. Scn. Per riguardo alla lettera cieli' E. V.I. mentre ringraziamo cli averci partecipato ufficialmente il bene di averLo a Ministro in Cina per cui dato ci è sperare era cli lieto avvenire, soggiungiamo che ci sarebbe graditissima una visita' dell' E.V.I. anche perché così si farebbe conscio di nost,i reali bisogni e le autorità avrebbero in seguilo per noi maggior riguardo e fede. Se alla lettera cieli' Associazione vogliamo ,iguardare è avantutto necessario ne sia nolo il contenuto. Dico aclunque: ci fu fissata in blocco I' indenn.ità di 1.200.000 (un milione e duecento mila) di taels; di questi già conosconsi anticipati alla Missione 300.000 taels, poi altri 300.000 taels prima del 31 dicembre decorso anno, altri 300.000 secondo contratto sul posto fauo col Vicerè (dicesi) devono essere pagati in 6 rate trimestrali nel triennio 1902-1904; per questj ultimi vuolesi il versamento sia fatto ali' Associazione e non alla Missione, L'Associazione si dichiara perciò debitrice di 300.000 che riceverebbe per noi dal Governatore di que-
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sta provincia sia di altri 300.000 che l'Associazione ci elargirebbe sull' indennità per le Missioni italiane in genere. Tutto il contenuto di tale lettera basa sul falso. I. Dice cli avere di concerto coi rappresentanti di cotesta (sic) Missione assegnata l'indennità cli taels l.200.000. Ora noi che ne siamo debolmente i rappresentanti non sappiamo nulla di ciò, bensì da lettera del M.R.P. Barnaba, allora R.mo rappresentante della Missione abbiamo che a Pechino da 6 ministri fucci accreditata l' indennità generale sul fondo cli guerra e ad anticiparsi dalla Asi:iOCiazione 3.500.000 taels oltre l'indennità particolare a pagarsi dal Governatore di questa provincia. Lettere del P. Ottone da noi ultimamente ad istanza del barone Romano inviato a Pechino, riferiscono la stessa cosa, ed aggiungono che il R. Ministero italo in Cina faceva di tutto per dare alla Missione 1.820.000 taels sui 3 .500.000 pattuiti prima o meglio col ritorno cli eletto padre eia Pechino, e poiché noi per le instanti necessità del Vicariato credemmo richiamare eletto padre in provincia, così il barone Romano li l Ofebbraio 1902 eia Pechino scriveva: "Sono corse durante la permanenza del P. Ottone qui delle pratiche molto attive fra la R. Legazione, il Governo e la Associazione di Firenze per ottenere che in questo mese fosse anticipata alla Missione la somma di un milione e mezzo cli taels da servire per la costruzione delle chiese tutte del vicariato e pegli altri suoi bisogni. Nella speranza perciò che il P. Ottone potesse ritornare costì coi fondi ottenuti io ho creduto di trattenerlo malgrado che Ella ne avesse così urgente bisogno". Se dunque per trattative del Governo doveva l' Associazione anticiparci oltre l'avuto dal Viceré l.500.000 taels, come mai ora scrive che con quello dal Viceré versato deve in blocco darci 1.200.000 (aels? E' evidente il cambiamento di cifra e che voglionsi togliere alla Missione (se si computa i cento wang che doveva dare il Viceré) 3.300.000 taels. E' cosa che supera ogni supposizione o noi non ne capiamo nulla. 2. E' falso che siavi contratto da Pechino col Viceré essendo il contratto anelato rotto per intercessione del barone Romano. Vi è bensì stipulazione privata fra noi e Viceré in un accettiamo qui (come ne avemmo telegramma dalla Legazione che ci autorizzava) lo sborso ciel rimanente dell'indennità particolare con la riduzione di 70.000 taels per l'interesse che il Viceré deve sborsare per l'imprestito della somma. Ottenemmo dunque fra accetto ed eccipiendo (ora ricevutO) 830.000 taels cui se si aggiunge i 70.000 di riduzione si ha 900.000 ed i 100.000 delle Suore francescane e che non ancora vedemmo, perché ritenuto dalla Legazione francese, si ha l .000.000 peso però cli Pechino che diminuisce la sommaricevuta ciel 6<.ì{J. Il tutto fu distribuito in proporzione ai cristiani ma è lungi dal bastare onde sollecitiamo per essi e per noi rimasti al verde 1.500.000 taels come si era promesso al R.P. Ottone dal Ministero e che sarebbe meno della metà dell'argento pattuito eia!!' Associazione. La lettera dello Schiaparelli adunque è per darci mano a chiudere la bocca ai cristiani cui non si darebbe a conoscere che il versamento dei 1.200.000 taels o è captoria, tendente su basi e dati e appoggi falsi a defraudare la Missione che le si confidò. Per tale ricorso ali' Associazione il Ministro Hl.mo saprà che male interpretato avemmo mille guai guaii il richiamo del R.P. Barnaba in Europa, il ritardo dell'elezione del nuovo Vescovo, il sospetto di Roma, lettere severissime dell'Ordine, offese dai Mandarini, accuse dalla Fran-
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eia, avversione dei Vescovi circonvicini e via via. Ora godiamo ancora, pare, la sofist.icazione ciel!' Associazione. Però speriamo che il Ministro tutto conoscendo farà valere le nostre ragioni. Siamo poi anche noi pronti a farle valere in modo che garberà poco al!' Associazione e ad altri ove non ci fosse altro mezzo. Si potrà al caso interessarcene con altre vie giudiziarie. Interesseremo se sarà d ' uopo la Francia come ne fummo invitati dal Visitatore Mons. Hoffrnann . Abbiamo in Lei Ministro Eccell.mo valido appoggio ed in Europa pure superiori che ci fan eia padre, né terniamo le nostre parole ci vengano ritorte contro. Siamo dunque dolentissimi cli tale lettera che è foriera di uno spogliamento generale della Missione più forte e più ingiusto cli quello patito dai Boxers perché da amici ci viene. Felicit.iamo la di lei venuta e speriamo totalmente nell'appoggio dell'E.V.I. per vincere le difficoltà del momento. Sentimmo nella sua lettera l'aura paterna che la inspira, ci confidammo e ne speriamo risultato. Ringraziandola perciò anticipatamente in una coi miei missionari, ossequiandola colgo l'occasione per dichiararmi Tong-eul-K' eou, 19 aprile 1902 Dell'E.V. Ili.ma Dev.rno servo Saccani Maria Francesco A mm.e Ap. Interinale (Copia) Tong-eul-K'eou, 29 marzo 1902. Ricorremmo già sono molti mesi al!' Associazione di Firenze per ottenere l'indennità dovuta a questa Missione e quando ne aspettavamo fiduciosi lo sborso promesso, ecco che nulla si riceve. Il R. Padre Costanzo disse avere dal Senatore Lampert.ico ricevuto telegramma di darci tale indennità a poco a poco: ma ciò per ora non è attuabile bisognandoci I milione mezzo cli taels per soddisfare i cristiani e fabbricare (o meglio cominciare a ricostrui re) chiese e scuole distrutte e senza le quali la Missione non può adempiere il proprio ufficio; dopo aver ricevuto tale somma si potrà al caso annuire per lo sborso a rate semestrali od annuali, se così ci consiglierà l'E.V. o parrà convenevole. Noi altri finora 'su ciò non avemmo alcuna notizia d'Europa. Ancor notiamo che finché non avremo istruzioni speciali d'Europa (che però non vediamo prudente provocare) ossia dalla S. Sede non ci è permesso di ricorrere apertamente alla propria nazione come nazione protellrice cli noi "come missionari" perciò, sebbene sappiamo che a Roma c'è una corrente in favore, rimaniamo nello "statu quo" e non parleremo che di indennità per evitare malintesi. I danni furono revisati all'ingrosso dal P. Albasini e l' E.V. riceverà lettera come ricorso ali' Associazione ed altrimenti però nel senso solo di ottenere lo sborso delle indennità: cii) diciamo per evitare possibili equivoci f.o F rancesco M. Saccani
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Documento n.23
Lettera di Simeone Volonteri, vicario dell'Honan meridionale, in risposta alla "circolare" di padre Gcroni
(USSME, E-3, b. 5, ex 50, fase . 17) LM.I. [lesus Maria Ioseph] K.K.K [Ki n-Kià-Kan] l giugno 1902 Amatissimo e Molto Reverendo P. Geroni perdoni il ritardo a rispondere alle on.e di Lei del 23-3-02, e l'ultima, della quale presi nota, prima di mandarla al P. B ricco, unita all'altra, ma che ora non riesco a trovar nota, perché col tavolo sempre coperto ogni giorno di nuove carte europee e cinesi, no n riesco a ricordarla. Dopo gli affari di Pe-jang-hien, il lavoro, già oltre le mie forze, si venne moltiplicando, cosicché è assolutamente impossibile ch' io riesca a tutto in tempo. La corrispondenza europea e cinese è incessante, e sempre interrotta da altri affari, e da visite di grandi e piccoli Manda,..ini, che volendo seguire g li usi cinesi, fanno perdere molto tempo. TI mio stomaco poi curioso, ed in rovina, non mi lascia leggere e scrivere ad ogni tempo. Ecco i principali motivi del mio ritardo. I missionarii poi sono insufficienti, e dispersi a grande distanza, sull'immenso Vicariato, dove le communicazioni sono difficili e lente. com' erano I O secoli or sono. La prego quindi far le mie scuse presso il Sig. Tenente Colonello, al quale pure, se oggi non giunge il cursore d' Han-Kao, che talora tarda da 15 a 18 g.ni, cercherò cli rispondere, avendo avuto la bontà di scrivermi lui pure. Ormai la pace fu ristabilita fra noi, però i rei non furono presi, ma dispersi rra i monti. TI popolo sembra si sia staccato eia loro. Avrebbero potuto facilmen te prendere i capi, quando erano tutti riuniti e fort.ificati nel villaggio murato di Yang-chuan-chae. Ma il capo militare (sebbene Tao -tae) venuto dalla capitale stette ozioso coi suoi soldati nella città, per circa due mesi, e quando tutti gli altri Mandarini civili e militari lo spingevano a circondare tal villaggio e prender così tulli i colpevoli, lui ripetutamente rifiu tò di muoversi . Allora i nostri pochi soldati del luogo vi anelarono a ballere almeno qualche villaggio vicino, dove trovarono la pri ma resiste nza, ed incendiate le case, uccisi alcuni dei ribelli (o piuttosto ajutanti dei ribelli) e fattone altri prigionieri, g li altri vicini atterriti si salvarono ai monti, ed il popolo si disperse, ed ora ritornò una certa tranqui llità, impegnandosi i Mandarini ciel luogo a provvedere per la nostra sicurezza. In questO frattempo si scrissero gli art. di pace, che se vi sarà tempo, cerc herò inchiude rne copia. L'indennità cli questi nuovi danni venne ridotta a 26/m. taels, che sarebbe l' infima c ifra, se si pensa al massacro di 16 X-ni [cristiani] , all'incendio e distruzione di 3 villaggi X-ni [cristiani], oltre al resto delle 130 famigl ie disperse, e messe sul lastrico; ed a tre chiese e residenze (appena riedi-
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DOCUM ENTI - PARTE I
ficate) di nuovo distrutte. Questa somma verrà sborsata dal Governatore stesso dentro due mesi, e non già raccolta sul luogo, per non dar occasione ai nuovi disordini. Giunge ora il postino d'Han-kuo, quindi non c'è più tempo di scrivere al Sig. Tenente Col.; faccia Lei per ora le mie parti. Per le 30 copie della mappa più tardi. Pei fucili finora nessuna notizia; scrissi al Sig. Console Nerazzin i, ma nel Consolato sanno ancor nulla. Il Console partì per l'Europa, Mando la copia degli articoli di pace, l'ultimo che resta ed il primo che fu corretto, ed anzi vi aggiungerò altri due articoli, che ora è impossibile aver tempo d i farne aggiunta. Sono cose però d'importanza solo sul luogo. Qui c'è il principale. Aggiungo pure le regole in uso nell'Ho-nan da 32 anni dal mio arrivo, per impedire ogni dissenzione grave fra pagani e cristiani. Intanto mi riverisca il Sig. Colonello, a cui più tardi scriverò, e mi abbia di Lei sempre Aff.mo t S . Volonteri
Credo sarebbe il caso di pregare il S ig. M inis tro, ora che scende a Shanghai, a volersi occupare dei fucili promessi da molti mesi dal barone Romano, il quale aveva incaricato Nerazzini di spedirli per Hankow a Mons. Volonteri
P. G. Geroni
LE REGIE TR UPPE IN ESTREMO OR IENTE ( 1900-190 1)
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Documento n.24
Tre lettere alla moglie del capitano Oreste De Gaspari della l" Compagnia bersaglieri impegnata in Estremo Oriente
(MUSEO STORICO OEI BERSAGLIERI, Renna, cart. 40 "Campagna di Cina 1900", fase. l) Ta-Ku, 29 agosto 900 (da bordo al Marco Minghelli) Clelia mia, s iamo arrivati starnane a Ta-Ku verso le dieci , e ci troviamo oramai in mezzo alle flotte internazionali, le cui navi si stendono nella rada a perdita d'occhio. Terra non ne vediamo perché la rada è costituita da un basso fondo nel quale le navi non potrebbero avventurarsi senza correre rischio di incagliare. Non sappiamo ancora certamente quando sbarcheremo, forse domani, forse posdomani, lo sbarco avrà luogo per mezzo di barcacce che possono contenere cinquecento uomini, che verranno rimorchiate a terra da lance a vapore; la traversata di qui a terra durerà un' ora e mezza. Nemmeno sappi amo quando ci metteremo in marcia, perché lo sbarco richiederà ciel tempo, dovendosi , oltre le truppe, portare a terra tutto il materiale, il bagaglio ccl i quadrupedi. Ciò che si sa di certo è che dei centosessanta chi lometri che separano Ta-Ku da Pechino ne faremo oltre un centinaio in ferrovia, e cioè fin dove la rcrrovia non è stata distrutta; il rimanente lo faremo a piedi. Le notizie che abbiamo trovate sono su per giù quelle g ià dateti e che avrai anche viste dai giornali: Pechino occupala dalle trup pe internazionali , gli ambasciatori tutti salvi, meno il prussiano, le loro famiglie tutte in salvo a Tien-tsin. li governo cinese decaduto; la città governala militarmente dai capi internazionali che tendono a pacificarla liberandola dai Boxers e dalla rivoluzione. Quindi stato d'assedio e schioppettate giornalmente come all'epoca dei falli di maggio a Milano. Faremo conto di rivivere quelle malaugurate giornate. L'altro giorno (non ricordo la data esatta) i nostri marinai hanno combattuto anch' essi; morirono 12, e venne ferito un sottotenente cli vascello. Ti do q ueste notizie, perché tanlo quando le riceverai eia me, le avrai già lette da un mese e mezzo sui giornali che ve le danno telegraficamente. I marinai morti appartengono al battaglione di marina che deve unirsi ai nostri due sotto gli ordini elci colonnello Garioni. Qui cessa tutta la mia scienza ed altre nuove non posso darti. Di una cosa ti prego; fatti animo e non volgere mai la tua mente a tristi pensieri; qualunque cosa accada sarà Tclclio che avrà segnato nel nostro destino che dovesse accadere. Non cercai di venir qui, come non cercherei mai in nessuna circostanza cli espormi ad imprese alle q uali non fossi chiamato dal mio dovere cli soldato, perché
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DOCUMENTI • PARTE I
non sono solo al mondo ed ho oltre questo anche i doveri verso la mia famiglia; ho seguito e seguirò sempre la mia sorte, e spero in tal modo fare ovunque e sempre sino all' ultimo il mio dovere, tranquillo sul desti no che mi verrà riserbato, senza rimorsi ove disgrazia mi dovesse incogliere. Ti sia poi sempre di incitamento alla rassegnazione il pensiero che altre 2000 famiglie con te trepidano e tremano pei loro cari, e che fra questi, specialmente nei soldati, molti ve ne sono che rappresentano l'unico appoggio di famiglie, per cui la loro scomparsa rappresenterebbe la miseria. Speravo che qualche tua lettera mi raggiungesse lungo il viaggio ma fu vana speranza; del resto la maggior parte cli noi si trovano nelle mie condizioni. Speriamo che ora si inizi un regolare arrivo cli corrispondenza 14 che non abbia piL1 a cessare; io li scriverò sempre, più di frequente che mi sia possibile, in modo che tu possa, per quanto ad un mese e mezzo di distanza, avere sempre mie notizie. Non ricordo più le parole che ti dissi avrei telegrafate in caso avessi preso parte ad un combattimento; sen1pre la mia memoria sol ita! Stabilisco ora queste e non le dimenticherò più: "Bacioti" se incolume dopo un combattimento. "Abbracciot.i" se ferito. Pensa11Ù sempre e ricordami sempre al nostro Ni no. Salutanli i parenti tutti, un abbraccio alla mamma, all'Emilio, a Filippo, saluti a Rosetta, a te ed a Nino mio mille baci ecl un abbraccio stretto dal vostro aff.mo Oreste
Ta-Ku eia bordo alla V.Pisani IO ottobre 900 Clelia mia, finalmente, dopo un non troppo breve periodo di silenzio, ri prendo la penna per scriverti. Siamo a bordo della Pisani di ritorno dalla spedizione della presa dei forti di Shan-hai-Kwan dopo un 'assenza di 12 giorni da Ticn-tsin. Oggi si dovrebbe sbarcare, ma il mare agitato non ce lo pennette. Finalmente abbiamo fatto le fucilate: ne era tempo! E' questa la terza spedizione che facciamo dal l O settembre giorno del nostro arrivo, e ti assicuro che eravamo già seccati cli muoverci per fare solamente delle marce. Si deve ad una pura combinazione se abbiamo incontrato il nem ico, perché esso aveva già abbandonato tutti i forti e non si aspettava che nello sbarco ci avanzassimo tanto dentro terra eia sorprenderne la retroguardia in ritirata. Del resto eccoti come anelarono le cose. Due giorni prima dello sbarco venne mandato un ultimatum che
11 ' Circa la scarsa efficienza del recapito della posta ai militari italiani in Cina, cfr. l'interrogazione rivolta al ministro delle poste e telegrafi in AP, CD, legis{(lfurn XXI, I ses· sio11e, Discussioni, Il tornata del 27 giugno 190/, pp.5947-5948.
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ingiungeva ai cinesi d i abbandonare il campo trincerato di Shan-hai-Kwan, non obbedendo a l quale le navi avrebbero bombardato i forti e la città, e quindi le truppe sarebbero sbarcate. I cinesi risposero che avrebbero abbandonato i forti ed infatti quando giungemmo il giorno due essi erano completamente abbandonati. 11 punto d ' app rodo era molto esteso ( IO km. ci rca) avendovi preso parte tutte le truppe internazionali meno gli americani, rutte le truppe delle altre nazioni s barcarono ad ovest della grande murag lia, che viene a fi nire al mare, e noi italiani invece sbarcammo ad est di essa, in Manciuria, rimanendo così separati dalla città e dalle altre truppe sbarcate. Gli o rdini ciel nostro ammirag lio erano cli piantare bandiera italiana sul maggior numero d i forti che fosse possibile occupare, e non essendo venute qui che due sole compagnie bersaglieri, la I" e la 2°, fu necessario d ividerci per procedere il più celermente a questa occupazione; per ciò, mano a mano che i plotoni sbarcavano dalle lance, venivano avviati acl una data zona loro assegnata. occupavano un forte con 4 o 5 uomini. vi piantavano la nostra bandiera e procedevano oltre . Trattandosi cli un campo trincerato i forti non erano pochi e sparsi su una zona abbastanza vasta, che si stendeva a 5 o 6 chilometri nell'interno lungo la grande muraglia . Tre plotoni della mia compagnia, comandati uno da Orso ed altri due da ufficiali d i altra compagnia, perché ho Reali e Poncin i 15 comandati fuori, si spinsero sino al cli l~t della ferrovi a, che passa attraverso il campo trincerato, perché da uno dei forti p recedenti avevo visto de lle tettoie lungo la ferrovia, c he da lontano parevano dovessero essere la stazione e le sue dipendenze; e siccome avrei desiderato impossessarmi della stazione prima che vi arrivassero i russi ocl altre truppe, incaricai Orso di recarvis i celerme nte : Intanto io rimasi a disporre il servizio in altri due fo rti da noi occupati. Nel mentre mi accingevo a raggiungere il ploto ne di Orso che poteva trovarsi a circa due chilometri da me, mi gi unsero all'orecchio le prime fuc ilate: ero solo completamente; per fortuna avevo a portata cli voce i sei bersaglieri che avevo lasciato in un forte; li c hiamai , ccl alla corsa c i avviammo verso il punto ove si combatteva. Purtroppo però non vi giunsi che a combattimento finito. quando le truppe imperiali stavano ritirandosi. Lì seppi che il plotone Orso si era trovato con quello del tenente LAlcssanclro] Gillio a sorpre ndere la re troguardia nemica (forte cli 150 uomini circa) la quale , rit.irandosi dalla città, si avviava verso i monti dell 'interno della Manciuria, e che ricevuto col fu oco. aveva anch'egli risposto col fu oco. I nostri non ebbero alcuna perdita, nemmeno un ferito, i cinesi invece lasciarono su I campo 8 o I O morti constatati da noi persona I mente e molti feriti che portaro no con sé. Un altro p lotone che accorreva a l luogo de l combattimento. trovò anch'esso i nemici in ritirata ed in lontananza poté vedere che erano aumentati essendone usciti altri con 8 cannoni da montagna da un altro fo rte; sparò anch'egli ma non li inseguì non avendo con sé che una ventina
15 Si 1raua dei tenenti felice Or~o. Gaetano Reali e Provino Poneini della 1• Com-
pagnia bersaglieri .
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d'uomini nel mentre il nemico era forte di circa 300 uomini ed 8 pezzi. Quando riuscii a raggranellare tutti coloro che si trovavano nella zona ove si era comballuto, mi trovai ad avere una cinquantina d ' uomini in tutto con quattro ufficiali, e stimai inutile e pericoloso procedere all ' inseguimento dei fuggiaschi. Decisi pertanto di entrare nel forte abbandonato per ultimo dai cinesi e far riposare i miei uomini che dalle 6 alle I 2 non erano ristati un momento dal marciare. Se avessi potuto avere con me tutta la compagnia riunita avrei proseguito l'inseguimento e son sicuro che i miei I 50 avrebbero avuto ragione dei 300 cinesi e che gli 8 pezz.i sarebbero caduti in nostra mano; ma eravamo troppo pochi, non sapevamo se rinforz i avrebbero potuto giungerci, e la truppa aveva bisogno di riposare e mangiare, e perciò mi fermai, per quanto ciò potesse essermi di dispiacere, perché mai più in tutta la campagna mi si presenterà l' occasione di distinguermi solo colla mia compagnia e senza troppo rischio per le nostre pellacce . Causa del combattimento come ti ho detto fu la convinzione da parte dei cinesi che le nostre truppe non si internassero sino a quel punto, e che rimanesse quindi a loro il tempo di ritirarsi non molestati, mentre noi ci fermavamo ad occupare i forti a mare. Causa poi della dispersione e divisione delle nostre forze, e quindi del mancato inseguimento per esserci trovati troppo sproporzionatamente inferiori, fu invece la convinzione da parte nostra di trovare tutto, completamente tulio, sgombro e quindi di poter tranquillamente marciare senza alcuna preoccupazione anche verso l' interno. Fu questo un errore da parte del nostro maggiore, che poteva avere serie conseguenze, e che ci servirà di norma per l'avvenire. Mai come in questa circostanza si dimostrò necessario l'assioma ciel grande Napoleone: Dividersi per vivere, unirsi per combattere. Dopo aver fallo riposare i miei bersaglieri ed aver fallo con essi una lauta e succulenta colazione (mezza scatoletta di carne ed un po' cli galletta innaffiate da una otlima acqua fresca) fui raggiunto dal maggiore il quale decise di ritirarci da quel forte e di riunire le due compagnie in un altro forte più vicino al mare, già destinato dal consiglio degli ammiragli ad essere occupato dalle truppe della triplice; così alle 5 di sera potei dire cli aver fatto la mia giornata. In questo forte che è il n.2 lungo la gran muraglia, siamo stati sette giorni, cioè sino ad ieri giorno in cui ci siamo imbarcati per ritornare a Tien-tsin. Tanto gli ufficiali che la truppa abbiamo dormito per tutto questo temp0 per terra, avvoltolati in una coperta cli lana e nella mantellina. Siccome poi la grande intelligenza del nostro colonnello si è esplicata col farci partire come se avessimo dovuto fare una passeggiata di tre o quattro ore, e cioè senza farci portar altro che la roba che avevamo indosso, alla delizia ciel dormire per terra si è aggiunta anche quella cli dovere ogni due giorni stare una giornata intera senza camicia e senza calze per dar tempo al l'attendente cli lavare ed asciugare quella che ci levavamo sporca. Questa vita è durata 12 giorni e finirà per durarne almeno 14 perché sino a domani è ormai accertato che non potremo sbarcare, e quasi certamente sino a posdomani non potremo ripartire in treno per Tientsin.
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Le nostre peregrinazioni non sono però ancora rinite, poiché l'idea dello svernamento a Tien-tsin è svanita. li battaglione fanteria è già a Pechino, e noi ci fermeremo a Tien-tsin lo stretto necessario per ri metterci in ordine, e quindi anche noi proseguiremo per la capitale. ove il nostro ambasciatore c i vuole tutti riuniti. Se non ci sbrighiamo però non saranno certamente rose quelle che ci as pettano, poiché il clima comincia ad essere già rigido; abbiamo delle splendide giornate autunnali, ma molto più fredde che in Italia per la tramontana secca che c i v iene dalla Siberia orientale. Ora siamo al IO del mese: prima del I 2 non saremo a Tien-tsin, prima del 15 non ne ripartiremo, e siccome ci vogliono 5 giorni, tra fen-ovia e strada ordinaria, per arrivare a Pechino, a farla colla massima celerità potremo esservi pe r il 20, e sappiamo già che pel 1° novembre. g iorno più giorno meno, il termometro qui sarà sceso a 0°. Come vedi il freddo c' incalza, e probabilmente quando saremo a Pechino tanto per la truppa che per noi avranno pensato a prepararci un alloggiamento qualsiasi. ma molto probabil mente anzi certamente non avranno avuto il tempo cli pc n/iare ai men.i cli risca ldamento. e ci toccherà soffrire il freddo. Non credere che esageri in ciò perché, quantunque a Pechino sia tornata la calma e la tra nquillità, s inora la popolazione non vi è ancora ritornata alle sue occ upazioni abitual i, e i lavori di riattamento delle case etc. debbo no anelare molto a rilento. Dio ci mandi un inverno buono e speriamo che nel periodo del freddo ci lascino in pace colle loro spedizioni , perché col termometro a 10° o I 5° sotto zero non deve certamenle essere piacevole il dormire sotto la tenda, o, quand'anche ::.e ne trovassero, in capanne c inesi mal riparate dalle intemperie. Sinora queste spedizioni si potevano J'are ed era necessario il farle perché in Italia non si dicesse che eravamo venuti qui a far nulla; più che necessario era quistionc d'opportunità il farle. Ne abbiamo fatte tre in meno d ' un mese; la prima a Tu-liù e non fu c he una marcia militare durata sei giorni col re lati vo incendio della c ittà, perché g ià covo dei Boxers, che speravamo trovare, ma che invece, bene informati sulle nostre mosse, se ne erano g ià squagliati; la seconda ai forti di Pei-tang si ridusse acl una marcia fa1icosa e disagiosissima durata quattro giorni senz.a alcun costrntto, perché arrivammo a 9 chilometri dai forti quando questi erano già stali presi dai russi; la terza final mente è que ll a che ha dato un risultato che spero soddisfacente per l'opinione pubblica italiana, cd è per c iò che tutti ci auguriamo che ci Lascino tranquilli per tutto l'inverno. Ti assicuro che ce n'è proprio bisogno perché tanto noi che la tru ppa /iiamo annoiati di queste continue marce e contromarce, che non servono che a logorare le fo rze del soldato e quel poco corredo che il governo g li ha dato. Ti rammenti che bella compagnia era la mia prima d i parti re da Milano? 175 bersaglieri uno più bello dell'altro, tutti vestiti di nuovo; tu li vedessi adesso come son ridotti dopo appena tre mesi da allora; il corredo mezzo rovinato da questa vita diso rdinata, le g iubbe sozze, gl i e lmetti ridotti che fanno pietà; unica cosa che si conservi inalterato in questi g iovani il buon umore, il buon volere. la resistenza alle fatiche. e si capisce. son g iovani, sono forti e baldi, scelti tra g li scelti, e quindi fiduciosi in sé stessi e nel loro valore.
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Ed ora passiamo alla tua lettera ciel 14 agosto da Busalla 16, e che ricevei il 28 sellembre pochi minut.i prima della partenza per questa spedizione. Nulla posso dirti circa il mio rimpatrio, perché l'avvenire è nelle mani cli Dio e chi sa quando le cose potranno mettersi in calma definitiva. Per l'Africa e per Candia che tu mi citi è facile al governo il cambiare gli ufficiali perché in quei sili i viaggi costano poco, ma qui è un al tro paio di maniche poiché il viaggio costa 1700 lire e quindi per il cambio cli un solo ufficiale dovrebbe spendere 3400 li re equesto non lo fa . Unica speranza quella che per l'anno venturo tutto sia accomodato, o per lo meno che, essendovi i marinai ed i nostri soldati da congedare faccia rimpatriare una nave da guerra. Ad ogni modo non temere; ho fatto il mio dovere venendo qui, ma trascorso l'anno alla prima occasione che si presenti di poter rimpatriare, userò tutti i mezzi per farlo, perché tanto vado persuadendomi che almeno qui dove siamo per ora c'è poco eia fare, ed allora guarnigione per guarnigione preferisco l'Italia alla Cina. Mi domandi come riceverò la notizia della Lua gravidanza; come vuoi che la riceva? Con piacere perché era ternpo che dessimo un compagno o una compagna (il che sarebbe meglio) al nostro Nino; con dispiacere perché penso che non potrò trova rmi presso cli te al momento dello sgravo. Speriamo però che lutto vada bene e che al mio ritorno in Italia possa abbracciare una bella piccina. Ti ringrazio dei giornali che mi hai mandato e ti prego cli mandarmel i sempre settimanalmente, e cioè impostarli tutte le domeniche unendovi quelli illustrati. Nei pacchi che ho ricevuto mi è parso riscontrare che siano stati tolti dei giornali illustrati; per evitare ciò, perché in questi estremi paesi i giornali, s pecie se illustrati fanno molta gola, questi ponili dentrn a quelli quotidiani in modo che non si vedano, e poi mettici la fascia in croce pel lungo e pel largo. Resta inteso che i giornali che m i devi mandare sono solo il Corriere della Sera, il Secolo XIX, e di quelli illustrati la Domenica del Corriere, la Tribuna illustrata ed il Secolo illustrato; se o ltre questi ne avrai altri extra non mi farai mai dispiacere a mandarmeli. Resta anche inteso che li conserverai tutta la set.tjmana e la domenica sola, unendovi quelli illustrati, ne farai un bel pacco col solito indirizzo al Ministero della Marina. Le quattro copie di fotografie che hai ricevute sono una per b mamma, una per tuo fratello Filippo, una per la Gemma ed una per mio fratello Pinuccio, quella per noi l'ho qua io, ché mi venne mandata come campione da reggimento. T i prego di far parte cli questa mia lettera alla Gemma, a cui è parecchio tempo che non scrivo, e non so se potrò scriverle tanto presto, dato questo muoverci continuo che ci tiene occupati non poco anche quando stiamo fermi per riordinare la nostra truppa. Dille che appena potrò scriverò a lungo anche a lei, e che intanto si abbia un affettuosissimo abbraccio.
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Comune in provincia di Genova.
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Ti raccomando caldissin1ament.e il nostro Nino; bada che studii e si faccia onore a scuola, digli che deve farsi uomo e pensare che un giorno dovrà sapersi guadagnare di che vivere, e che perciò deve studiare di buon amore. In tutte le lettere che tu mi scriverai desidero che anch'egli scri va due righe per sincerarmi dei progressi che fa. Un abbraccio a Filippo, all'Emilio ed alla mamma, saluti cordiali alla Rosetta, zio Pippo e tutti gli altri parenti ed amici, a te ed a Nino nostro un abbraccio stretto e mille baci dal vostro sempre Oreste
Tientsin 24 aprile I 901
Clelia m.ia, finalmente posso mandarti il denaro economizzato durante la mia permanenza in Cina. Solo oggi mi è dato il poterlo fare, perché in tutto J' inverno non c'era alcun mezzo di poterlo spedire con una certa probabilità che arrivasse a destinazione. Dal giorno che ti ho te legrafato ad oggi ho poi dov uto penare un be l po' per poter cambiare l'oro; la posta tedesca fa dei vaglia, ma non accetta oro inglese o francese che con perdita; la banca cinese non accetta che dollari e per fare uno chèque avrei dovuto perdere molto per il cambio dell'oro in dollari, quantunque questi ultimi siano disprezzati; sicché ho dovuto darmi d'attorno parecchio prima di poter convertire 1000 lire d' oro in biglietti francesi, che equivalgono all'oro. Non ho dovuto pagar niente per il cambio, perché l'operazione mi è stata fatta da un ufficiale francese, che gentilmente ha cambiato il mio oro nelle casse della loro amministrazione alla pari. Tu quando riceverai questa somma potrai darla a tuo fratello Filippo per il cambio in modo da non perdere niente nell'aggio che ti potrà dare sempre all ' incirca una sessantina di lire in più delle 1000. Ti avrei mandato qualche cosa di più perché avevo in serbo un I 500 lire c irca, pure e semplici economie del mio stipendio, e non frutto di razzie, ma ho dovutii limitarmi alla somma che ti mando, tenendomi 500 lire, perché tulli g li ufficiali del corpo di spedizione dobbiamo ancora pagare tutù i generi che abbiamo acquistato, oltre la razione ordinaria di viveri dovutaci, dalle nostre sussistenze dal mese di settembre a tutt'oggi, e ci<'> perché gli ufficiali delle sussistenze non si erano mai decisi a stabilire i prezzi delle varie derrate. Cosicché ora ci troviamo con questi conti in arretrato da pagare che per i cinque ufficiali della nostra compagnia ammontano a 1500 lire per il solo periodo dacché siamo soli a Tientsin senza tener conto del periodo di settembre e parLe di ottobre che fummo col Battaglione, al quale dovremo concorrere con altra quota. Non ho potuto poi economizzare di più, e molto probabilmente ben poco potrò economizzare per l'avvenire, perché in questo periodo di tempo mi sono tolto completamente il debito con l'Unione militare, e perché quantunque qui io abbia uno stipendio che si aggira intorno alle 520 lire mensili, le spese sono forti,
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essendo qui l' unità di misura monetaria costituita dal dollaro messicano, che ha un valore fluttuante tra le nostre lire 2.40 e 2.60, cosicché un oggetto che in Italia costa una lira, qui costa un dollaro; ad esempio ieri mi sono comprato un paio di scarpe che in Italia avrei pagato 12 o 13 lire, qui le ho pagate 12 dollari e cioè in moneta italiana lire trentuno e centesimi venti , ed uno spazzolino da unghie che avrei pagato una lira e cinquanta al più l'ho dovuto pagare due dollari cioè lire cinque e centesimi venti , poiché abbiamo anche la fortuna che dal nostrn governo il dollaro ci viene ora calcolato a f 2.60, mentre è molto più basso, e cioè a f 2.40 o 2.45, sulla piazza, e bisogna notare che questo vantaggio ce lo ha dato dal I O d'aprile, perché sino a quella data c i veniva calcolato a f 2.70, mentre sulla piazza non era mai arrivato a tale saggio se si eccettua il periodo clell'asseclio, in cui aveva o ltrepassato le 2.80. Quindi, siccome la moneta che ha il corso corrente qui è il dollaro, quantunque lo stipendio ci venga pagato in oro, dobbiamo finire per cambiarlo in dollari, il che vuol dire che sino a l I O aprile il mio stipendio era rap presentato da dollari I 92.60 mensili, ed ora invece da 200, il che significa, ragguagliando commercialmente il dollaro qui alla lira in Italia, meno di quello che piglio in Italia. Ho fotto un po' di confronto cogli stipendi degli ufficiali degli altri stati, cd ho avuto la consolazione!! di riscontrare che dopo i giapponesi siamo i peggio pagati; è vero che i giapponesi vivono con poco riso come i cinesi, e quindi forse il ministero avrà pensato che se campano essi potremo campare noi allo stesso modo. Da noi ai francesi che credo siano quelli che ci precedono in ordine di stipendio, c'è già una notevole differenza; il loro capitano prende all'incirca 150 lire più di mc, poiché qui in Cina ha quasi 700 lire al mese; non ti parlo dei tedeschi e degl i inglesi i quali hanno degli stipendi addirittura favolosi . Il sottotenente tedesco ha 25 marchi e cioè f 31.25 al giorno, che fanno lire 937.50 al mese; non so cosa abbiano g li inglesi ma certamente molto di più dei tedeschi . Noi veniamo prima dei giapponesi ed è anche questa una consolazione di non essere proprio gli ultimi. Naturalmente per il decoro della divisa e per mantenere alto quello dell 'esercito e della nazione a cui apparteniamo, dobbiamo mantenerci al livello degli ufficiali delle altre nazioni e fortunatamente ci riusciamo con miracoli cli buona amministrazione, ma pu1troppo economie se ne possono far pochine. Siccome siamo in buona relazione con tutti, abbiamo molto spesso degli invitati esteri alla nostra mensa come noi lo siamo spesso a quelle degli altri, e qui gli inviti non possono mantenen;i in limiti modesti, perché, come presso gli altri, anche eia noi sono sempre tutti a base di champagne, di cui qui si fa una vera profusione, tanto che m'è venuto a sazietà, e, quantunq ue noi ci atteniamo sempre al nostro Carpené Malvolti, che in Italia costa f 3.50 alla bottiglia, e qui dollari 4 pari a f I0.40, pure alla fine del mese ci troviamo con dei contj che fanno venir la pelle cl ' oca. Mi dirai che si potrebbe fare a meno di fare tant.i inviti, ma ciò è assolutamente impossibile date le circostanze speciali di contatto in cui ci troviamo con tutti gli ufficiali esteri e la si mpatia che tutti dimostrano verso cli noi italiani; non si può certamente corrispondere con sgarberie a tutte le gentilezze di cui siamo falli oggetto, e quindi, per quanto modestamente, dobbiamo resti-
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tuirle e sempre. Sento del resto che anche a Pechino sia al mio battaglione che a quello di fanteria succede lo stesso, anzi peggio perché spendono molto di più di quello che non spendiamo noi. Ti basti che le tre compagnie del mio battaglione hanno ricevuto il loro conto dalle sussistenze in f 7.000 il che viene a fare circa 2350 lire per compagnia, ed al battaglione fanteria è stato presentato un conto di 12000 lire, e cioè 3000 lire per compagnia. Come vedi se Messenia piange Sparta non ride, e non ci vuole che la nostra buona volontà e docilità per mantenerci all'altezza degli altri eserciti coi mezzi limitati che il governo ci dà. Ritornando dunque a bomba, le l 0000 lire che ti mando sono in massima parte rappresentate dallo stipendio avuto durante la traversala che certamente non potevo spendere, dalle 600 lire che il governo ci ha dato in più cli quelle avute in Italia come indennità di vestizione e eia pochissime economie falle sugli stipendi ricevuti dacché sono a Tientsin, poiché ho dovuto anche munirmi di un po' cli mobilio, farmi un materasso cli lana ed uno di crine vegetale (il letto l'ho fatto con due cavalletti e tre assicelle) comprarmi delle lenzuola, insomma impiantarmi un po' cli casa alla bell'e meglio come abbiamo fatto tutti qui a Tientsin sapendo cli dovervi rimanere tutto l'inverno. Ti ripeto quindi non sperare molto sulle mie economie avvenire perché ben poche mi sarà dato farne; ad ogni modo non temere che rutto quanto potò mettere eia parte sarà per te e per i nostri piccini. Ed ora faccio punto su ciò che riflette gli interessi, perché panni di averne parlato abbastanza per illuminarli bene al riguardo. Non ritorno più sui lamenti che ricevo nelle tue lettere circa il mio prolungato silenzio, ti ripeto per un'ultima volta, ti ho sempre scritto e non è mai passato più di quindici giorni tra lettera e lettera, senza tener conto cli cartoline illustrate che ho mandato si può dire settimanalmente a tutti voialtri ecl a reggimento. Ho adoperalo tutte le poste, la nostrn per mezzo delle R.e Navi, la t.eclesca, la cinese, la giapponese, la russa, l'inglese e la francese. Non è mia colpa se le mie lettere non giunsero, come non fu tua colpa se il fascio di letlere tue che ricevetti si fecero attendere oltre tre mesi e mezzo dopo aver girovagato chi sa dove. lo sono stato più fortunato cli te, perché quantunque una buona parte dei giornali e delle tue lellere sia andata perduta, il blocco principale l'ho ricevuto. Non puoi però immaginare il dolore che mi hanno arrecato le tue lettere, in cui mi accusi di dimenticare la famiglia; non sono certo queste le circostanze in cui si possa cadere in simile fallo. Ma ti scuso poveretta perché dal mio dispiacere pel tuo prolungato silenzio, comprendo quello che tu stessa debba aver provato. A me riusciva più facile il rendermi ragione dei prolungati ritardi, sia per l'assenza delle nostre navi che erano andate a migliori climi, sia per il gelo che per lre mesi ha interrotto le comunicazioni. Tu queste cose non sapevi e non immaginavi. Spero però, spero sempre che qualcheduna delle mie lettere ti sia giunta in questo frattempo , ma purtroppo le tue lettere mi apportano continui disinganni al riguardo. Ma lasciamo questi tristi argomenti che a null'altro servono se non a inacerbire l'animo col pensiero dei brulli momenti trascorsi, e parliamo invece del nostro caro Carluccio. Ci s iamo fortunatamente incontrali nell 'idea ciel padrino e della madrina colla scelta di Carlo e Gemma, ccl era quindi naturale che il
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piccino portasse il nome del padrino. Spero che oltre al telegramma in cui ti ho indicato il nome da imporgli avrai forse a quest'ora ricevuto anche la lettera in cui ti parlavo a lungo di queste cose, tra cui non ul tima la faccenda della balia. Povero il nostrn piccino! Mi addolora il pensiero di saperlo in mani mercenarie, esposto a tutti i rischi a cui sono esposti i bambini non allevati in casa propria. Comprendo e mi rendo ragione della necessità di far così, sia per la tua salute che per la mancanza cli spazio in casa di tua mamma; è anche questa una delle gioie procurateci dalla Cina, perché se fo.ssi stato in Italia si sarebbe presa una balia in casa nostra. Mi sembra che sia un tono che facciamo a questa povera creaturina, mentre il nostro Nino ha avuto tutte le carezze e tutte le cure nostre. Lo compenseremo però, poverino, con altrettante carezze quando sarà con noi. Non lo trascurare, te lo raccomando caldissimamente, non ti stancare mai di andarlo a vedere, vacci piuttosto tutti i giorni che trascurarlo un momento solo; sorveglialo, sorveglialo, sorveglialo, continuamente e sorveglia attentamente la balia, bada che vivendo col maiito non abbia a rimanere incinta, ed appena sia possibile senza pregiudizio per la sua salute ritiratelo in casa. Ti darà ciel lavoro, ti darà della fatica, ma per lo meno sarai tranquilla, ed io con te, sul suo stato e cli salute e di cure che non potrà mai avere in mani estranee come nelle tue. Mandami sue notizie, dimmi com'è e appena possibi le mandami la sua fotografia; come mi struggo di vederlo, e chissà purtroppo quando potrò vederlo cli persona. Qui al solito si naviga in continue incertezze, siamo già preparati a passare tutta l'estate qui, ed io alla fine del mese andrò colla mia compagn ia a Pechino, e forse al palazzo d'estate. S i. dice, ma sono sempre dei si dice che in giugno sia possibile che una parte delle truppe rimpatrii; rimarrebbe qui un solo battaglione, ma sta a vedere quale, se il nostro o quello cli fanteria, oppure si dice anche che possa rimanere un battaglione misto. Tn quest'ultimo caso si dovrebbe procedere all'estrazione a sorte degli ufficiali che dovrebbero rimanere perché non c'è nessuno che rimanga volontariamente. Tutti sono stufi cli far della guarnigione in Cina con tulle le noie della guarnigione e della guerra e senza i vantaggi né dell'una, né dell'altra. Que llo che è sicuro sinora si è che la famosa pace progredisce colla speditezza(!!') c inese, che l' imperatore non parla di venire a Pechino, perché .... sta bene dove si trova, e che le truppe rimarranno sino a che non sia stato accettato l'obbligo della indennità alle varie nazioni. Intanto si continua a far le schioppettate, e non coi boxers, ma colle tru ppe ~olari, e l'altro giorno un corpo misto cli frances i e tedesch i (ol tre 5000 uomini) ebbero uno scontJo abbastanza scrio presso Pao-tin-fu , contro I 0000 regolari cinesi. I tedeschi ebbero un ufficiale morto, q uattro feriti, c inque soldati morti , ccl una cinquantina cli feriti, i frances i una quarantina d i fer iti. Così pure presso Shan-hai-kuan, un maggiore inglese con una ventina d i indian i è stato inv iato ad ingrassare i campi, e poi si parla d i pace e cli rimpatrio. Pio desiderio che rirnarrl1 tale sino a quando'? 1 cinesi sono troppo inte lligenti per non comprendere che a lungo anelare le nazioni alleate si stancheranno cli sottostare alle spese enormi che
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debbono sopportare e che la inazione forzata finirà per spingerle ad accapigliarsi tra di loro. Parecchi incidenti sintomatici già accaduti e dei quali avrete visto notizie sui giornali, non sono sfuggiti ai furbi codinati, e ciò fa troppo bene il loro g iuocn, perché non abbiano a profittarne, tergiversando; in ciò hanno tutto a guadagnare. Insomma l'avvenire è nelle mani di Dio, e siamo oggi allo stesso punto del giorno in cu.i siamo sbarcati. Speriamo; questa è l'unica parola che possa dirsi ed è l'unico sentimento in cui possiamo lusingarci e cullarci, la sola speranza! Ti lascio ora mia Clelia, continuerò come sempre a scriverli, adotterò però ora il sistema delle raccomandate, ché quelle spero non andranno perdute. Abbracciami tutti strettamente, ed assicurali tutti che li bo sempre nel cuore, alla mia buona Gemma un abbraccio strettissimo colla promessa cli mandarle mie notizie al più presto. A te, a Nino, a Carluccio un milione di baci nel mentre vi unisco in una sola stretta affettuosissima. Alla mamma a h lippo, Rosetta, Emilio, zio Pippo, la Gilda, zia Emilia, Ines, Arturo, Ugo etc. etc. saluti affettuosi e cordiali . Pensami sempre e pensa sempre che ti ho sempre nel cuore il tuo per la vita Oreste
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Documento n.25
L'assedio delle Legazioni nel racconto di Luigi de Luca, funzionario delle Dogane imperiali
(da "TI Marco Polo. Rassegna italiana per l'EstTemo 01iente", Il, 1940, 4, pp.57-69) L'ASSEDIO DT PECHINO (20 giugno- l. 4 agosto 1900) Tra le carte di mia madre ho trovato le lettere che le scrissi nel settembre 1900 da Shanghai ove ero andato a riposarmi dopo la liberazione di Pechino ad opera delle truppe alleate. Essa le aveva raccolte per S.M. la regina Margherita che, pur nella immensa sciagura che l'aveva colpita con la morte del suo augusto consorte, non aveva dimenticato le ansie e le pene degli altri e sapendomi a Pechino, aveva fatto scrivere a mia madre per incuorarla e pregarla cli farle avere mie nuove non appena ne avesse ricevute. Pensando che anche a distanza cli q uarant'anni dei ricordi personali sulla rivolta dei Boxers e su lla tragica situazione degli stranieri a Pechino nell'estate ciel 1900 possano riuscire interessanti, oso ora pubblicare questo documento. Allo stesso tempo debbo chiedere venie al lcllorc se quanto dirò sembrerà troppo personale; ma non ho voluto alterare minimamente cièi che scrissi allora, per conservarne la freschezza d' impressione.
*** Non pretendo di dare qui un resoconto completo dell'assedio, né una st.oria della rivolta dei Boxers, né esaminare a fondo la parte avuta in tali avvenimenti dalla camarilla imperiale o dal corpo diplomatico: intendo solo raccontare brevemente le esperienze vissute eia me e eia altri in quel drammatico periodo. Evitando quindi ogni digressione circa l'origine dei Boxers e la gelosia cli certe potenze-che ritardò rin troppo l'arri vo dei rinforzi alle varie guardie delle Legazioni benché già dalla metà cli maggio tutti fossimo convinti dell'urgenza ciel loro invio- comincierò dalla Ìlne di maggio e precisamente dal 28 cli quel mese, quando cioè giunse a Pechino la notizia dell'avvicinarsi elci Boxcrs in gran nurnero e si seppe dei massacri da loro commessi a Paotingfu e, più vicino ancora, a Fengtai. L' Ispettorato l ì era ben fornito di carabine Winchester e di munizioni e
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L'Ispetto rato Gc ncnil.c delle Dogane C inesi, ùove l'autore ha percorso gran parte del.la sua carriera.
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queste furono distribuite al personale. Andavamo a lelto col fucile carico e con una ben fornita cartuccera aspettandoci cli dover balzare in piedi eia un momento all ' altro per di fen dere la nostra vita. A mio avviso, quel primo periodo fu il peggiore perché ci trovavamo d i fron te ad un pericolo ignoto ed inaspettato e non sapevamo che cosa fare. Finalmente i ministri delle varie potenze si convinsero della necessi tà cli chiamare dei rinforzi, e tre giorn i dopo questi arrivarono con gran soll ievo di tutti . Per alcuni g iorni godemmo d i una relativa tranquill ità. Si sentivano ogni sorta di voci e cli notizie; alcuni di noi si la.sciavano prendere dall'angoscia e perdevano la loro serenità, ma la tendenza generale era verso l'ottimismo poiché non si ri usciva a credere che la Corte imperiale ccl il Governo avrebbero permesso - per non dire aiut.ato - ai Boxers di entrare nella città 18 per massacrarci. li 4 giugno, perè), avemmo la notizia che il servizio ferroviario fra Tientsin e Pechino era stato sospeso, e dal 6 le comunicazioni con Tientsin divennero ancora più difficili perché la linea era stata distrutta in vari i punti. Fortunatamente il telegrafo fun zionava ancora. Perdipiù, il 6 giugno il sig. Tweed (della Hongkong and Slumghai Bank) raccontò al Club che aveva avuto da fonti sicure cinesi notizie molto allarmanti e che era necessario prendere delle serie misure di precauzione. li fatto che egli era un uomo calmo e posato, incapace di esagerazioni , d iede maggior peso alle sue parole. L'ispettore generale, sir Roben I-Iart, immediatamente ordinò a tutti gli impiegati residenti alla periferia di venire a rifugiarsi entro il recinto dell'Ispettorato stesso e quella sera organizzammo noi stessi un turno di guardia intorno all'lspettorato ove riposavano le donne e i bambini. I ministJi telegrafarono per chiedere nuovi rinforzi, ma questi come si sa da quanto accadde alla famosa colonna Seymour, non arrivarono mai. Giorno per giorno si aspettava con ansia l'arrivo dell'ammiraglio Seymour, con la sua colonna mista, o del generale V<.igack, coi suoi cosacchi, ma invano. Finimmo col battezzarli l'ammiraglio Seeno-more 19 ecl il generale Go-back 20. Dal 6 al 13 giugno passammo giornate di ansia estenuante. Le notizie si facevano vieppiù a llarmanti ed alcuni d i noi avevano g i/1 rinuncia.to ad ogni speranza di salvezza. L' incertezza, l' ignoranza di quanto real mente stava succedendo erano talmente snervanti che avremmo quasi preferito la morte immediata ad una ulteriore attesa. La situazione poi si aggravò maggiormente col brutale assassinio avvenuto il giorni I I , ciel consigliere della Legazione giapponese, ucciso mentre usciva dalla c ittà per anelare incontro ai famosi rinforzi che, secondo una falsa notizia, erano su l punto di arrivare. Tntanlo la linea ferroviaria era stata interamente distnitta, i fili telegrafici tagliati, e ci trovavamo completamente isolar.i dal resto del mondo.
18 Si inte nde qui la Ciu~1 tartara, ove risiedevano g li stran ieri. circondata da alte mura e distinta dalla Città cinese che le era addossata al sud. 19 Non lo si vede più. 20 Va indietro.
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Il 13 giugno alle 6 ciel pomeriggio avemmo di colpo la notizia dell'entrata nella Città tartara cli 600 Boxers. Questi infatti erano entrati dalla Ha-ta-men 2 1 ed avevano dato fuoco alla missione protestante inglese situata sulla via dello stesso nome . Fu un fuggi fuggi generale per ricoverarsi entrn o presso le varie Legazioni. Le signore ed i bambini dei funzionari delle Dogane andavano a rifugiarsi nelle Legazioni cli Francia e d'Inghilterra. Noi uomini rimanemmo attorno a sir Robert Hart, per cli fendere, per quanto fosse possibile, l'Ispettorato. Per fortuna il direttore deJJ ' HòteJ de Pékin, sig. Chamot, ebbe la presenza di spirito ed il coraggio di andare con un pugno di volontari alla Ha-t.a-men e mettervi i chiavistelli e le sbarre. Riuscì così a chiudere fuori varie migliaia di Boxers che dovevano entrare sul tardi e che nella loro rabbia impotente commisero atti di barbarie indescrivibili sulla misera popolazione della Città cinese fuori le mura. Durante tutta la notte il cielo fu rosso dalle fiamme che s'innalzavano dalle case incendiate e risuonò di urla di rabbia e di strazio. Solo Dante potrebbe descriverlo. l 600 Boxers che erano penetrati nella Città tartara avevano risali to la via della Ha-ta-men e verso le nove di sera erano ridiscesi per la via parallela che prolungandosi passava fra il recinto dell' Ispettorato e la Legazione d'Austria, avevano incendiato la Chiesa cattolica del Tung-tang (Cattedrale dell'est) uccidendo il padre gesuita francese che vi si trovava e ben 300 cinesi cristiani. Venivano sempre più avvicinandosi a noi, armati di lancie, di spiedi e di torcie. Bastarono alcune raffiche della mitragliatrice austriaca per disperderli, ed il resto dell, notte fu relativamente tranquillo. I soldati francesi e giapponesi, le cui Legazioni per la loro posizione centrale, erano automatic2rnente difese dagli avamposti (Ispettorato e Legazione d'Austria), fecero servizi) cli ronda, perlustrando i punti più importanti, e noi delle Dogane rimar emmo eh guardia sul muro di cinta dell'Ispettorato. Così passammo il periodo .:<ti 13 al 19 giugno. Ogni notte i Boxers commettevano nuove stragi ed il cielo .;;i arrossava delle fiamme degli incendi e l'aria risonava di grida. Durante quel periodo i Boxers distrussero il Nan-yuan cd altre case appartenenti alle Dogane, situate fuori cieli' area che presidiavamo, incendiarono i I Nan-tang (Cattedrale ciel sud) lo Sci-tang (Cattedrale dell ' ovest) e varie missioni inglesi ad americane. Un paio cli volte tentaro1w di assalirci, ma ba:.tarono pochi colpi cli mitragliatrice per scoraggiarli. Intanto avevamo eretto barrica~e a tutti gli sbocchi ciel quartiere delle Legazioni, e si viveva in continua ed ansiosa aspettativa dell'arrivo della colonna Seymour. Noi subalterni della Dogana, 16 in tutto, ci organizzammo definitivamente in un piccolo animoso corpo cli volontari sotto il comando ciel nostro collega von Strauch, che era stato ufficiale dell 'esercito tedesco. Nella via delle Legazioni, fra la Legazione d'Italia e quella cli Francia, ma dal lato opposto, vi era la residenza di un mandarino ben conosciuto come protettore dei Boxers ed accanito xenofobo. Egli, come lulli i cinesi, non poteva circolare e tanto meno passare le
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Porta a sud-est della città.
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barricate senza un lascia-passare. Ne chiese uno al ministro d'Italia, il marchese Salvago Raggi, che glielo rifiutè) con la scusa che era molto più prudente per lui di starsene trnnquillamente a casa sua. Allora si rivolse al sig. Pichon, ministro di F rancia, che glielo rilasciò subito. TI bravo mandarino si affrettò ad uscire dal Quartiere e non si fece più vedere. E così perdemmo l' occasione di poter tenere come prezioso ostaggio uno dei capi de l movimento xenofobo. Il 19 giugno, vero fulmine a ciel sereno: vari ministri riceveLtero un dispaccio, e sir Robert Harl una lettera, dallo Tsung-li-yamen (Ministro degli esteri) in cui si notificava che avendo gli ammiragli comandanti la varie flotte chiesto la resa dei forti cli Taku, il Governo cinese considerava tale intimazione come un atto di guena che poneva fine ad ogni rapporto amichevole. Esso pertanto restituiva i passaporti ai rappresentanti delle varie potenze e dava loro 24 ore di tempo per lasciare Pechino con tulti gli stranieri e i corpi di guardia. E' facile immaginarsi la costernazione ed il panico cli tutti. Sapevamo bene che lasciare le nostre barricate ed uscire fuori dalla cillà sarebbe stato la morte sicura. Ciò avrebbe offerto una magnifica occasione allo Yarnen di mandare un forte contingente di truppe, circondarci ed attaccarci nell'aperta campagna, massacrarci e poi dire al mondo intero che avevano mandato soldati per proteggerci ma che la ribellione era stata più forte cli loro. Eppure il corpo diplomatico, eccettuato il ministro di Germania, barone Kelller [Ketteler], aveva sulle prime deciso d i partire. Faceva pena contemplare i volti terrorizzati delle donne ed anche di molti uomini. Il barone Kelller [Ketteler], propose di anelare in persona al Yamen per protestare ed ottenere migliori condizioni. Alle 10 antimeridiane ciel 20 giugno, avendo ufficialmente annunziata la sua visita al Governo cinese, si mise nella sua portantina e si avvii) verso lo Tsung-li-yamen. Ero cli guardia al cancello dell'Ispettorato e lo vidi passare. Mi fece un amichevole saluto con la mano. E rano con lui solamente il suo primo segretario interprete, Cordes, in una seconda portantina, ed un battistrada cinese a cavallo. Per un eccesso cli riguardo verso il Governo cinese non aveva preso una scorta di soldati della sua guardia. Non era passato un quarto d'ora che vidi ritornare al galoppo il battistrada, che ci urlò che il suo padrone era stato ammazzato! Pare che ad un certo punto della via della Hata-men fosse stata appostata una compagnia di soldati cinesi, delle truppe imperi ali, come per fare scorta al ministro cli Germania. Due cli essi uscirono dai ranghi e si misero a camminare a fianco delle due sedie, puntando i loro fucili contro Kettler [Ketteler] , e contro Corcles. I portatori lasciarono cadere le sedie e presero la fuga. I soldati spararono. Kettler [Ketteler], colpito alla testa, morì sul colpo. Cordes, colpito ali' inguine poté poi trascinarsi fuori della sedia fino ad un vkoletto laterale, ove fu poi raccolto eia alcuni cinesi cristiani e trasportalo nella sua Legazione. Questo atroce delitto valse ad aprire gli occhi al corpo diplomatico e fu deciso di concentrare lutte le donne ed i bambini nella Legazione inglese e di rimanere trincerati dietro le nostre barricate difendendoci come meglio avremmo potuto.
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La nostra prima cura fu di raccogliere tutti i viveri possibili e di depositare tutte le provviste nella Legazione inglese. Per fortuna trovammo, vicino ali' Ispettorato, in un negozio cinese, un considerevole deposito di farina e di riso. Un altro fo scoperto di rimpetto alla Legazione cli Spagna ed un terzo vicino a quella cli Russia e così potemmo campare durante tutto l'assedio. Noi della Dogana avevamo deciso di rimanere al nostro posto fino a tanto che fosse possibile. Ma ecco che il comandante della guardia austriaca ci mancia a dire che teme un fo rte attacco contro le sue posizioni, che queste sono troppo esposte e difficili a difendere per cui ha deciso cli abbandonare la Legazione d' Austria, che, parallela all'Ispettorato, formava il blocco cli difesa dell 'angolo nord-est, e di ripiegarsi sulla Legazione cli Francia. Ciò rendeva impossibile il nostro piano. Da soli non avremmo potuto reggere. Ci affreltammo quindi ad ultimare il trasporto dei sacchi di farina e di riso; chi ebbe tempo buttò qualche oggetto di prima necessità in una valigia, e finalmente, in buon ordine, con sir Robert Hart. alla testa, ci ritirammo nella Legazione inglese che per circa due mesi doveva essere il nostro asilo. Alle 4 del pomeriggio essendo spirato il termine di 24 ore del! ' ultimatum, i cinesi aprirono il fuoco su cli noi. L' assedio cli Pechino era cominciato.
*** La rapidità con cui i cinesi iniziarono i loro attacchi cli moschetteria non ci lasciò tempo per riflessioni o rimpianti. Era necessario agire per rafforzare i mezzi di difesa, lavorando con tutta la nostra energia. Eravamo appena entrali nel la Legazione inglese che fummo tutti comandati a vari servizi: scavare trincee, erigere barricate, fare la guardia, andare in perlustrazione, e così via dicendo. Alle signore fu lasciata la cura di sistemare alla meglio il nostro alloggio, preparare i nostri pasti, cucire sacchi per le barricate, fare il bucato, e varie altre incombenze. E qui mi si lasci dire che durante tutto l' assedio la condotta delle signore, di qualsiasi rango e nazionalità, fu ammirevole. Sempre serene in apparenza, sapevano nascondere il timore e l'ansia che certamente dovevano sentire, e lavoravano con infaticabile energia. Avevamo con noi un certo numero di domestici cinesi, rimastici fedeli , e circa 2000 cinesi cristiani, ma tutti questi indigeni erano adibiti ai lavori di trincea e cli barricata ed ai servizi più grossolani. Oltre alla gran quantità di farina e di riso che eravamo riusciti a radunare, avevamo una certa riserva cli provviste in scatole e un certo numero di cavalli e di muli, cosicché riso, pane e carne di cavallo rappresentarono per due mesi il nostro pasto abituale, con qualche fetta cli carne cli mulo e, alla domenica, un'esigua porzione di cibi in scatola. Sulle prime i cinesi tentarono col fuoco cli costringerci ad uscire all ' aperto, e per i primi 3 o 4 giorni la nostra lotta più accanita fu contro gli incendi. I mezzi per estinguerli erano pochi ed inadeguati e solo il coraggio e l'energia dei nostri difensori ci salvarono da tale pericolo. Per fortuna i cinesi non osarono mai di av-
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vicinarsi abbastanza per incendiare i fabbricati stessi che occupavamo, ma si contentarono di mettere il fuoco alle casupole piè, lontane sperando che col venlo esso si estendesse ai nostri alloggi. li nostro compito p1incipale quindi fu cli isolare gli incendi ab battendo e distruggendo i fabbricati intermedi. Compilo non facile, col nemico sempre pronto a sparare, ma vi riuscimmo, cosicché alla fine i cinesi ci resero un vero servizio liberando e scoprendo una grande area tulio intorno a noi. Noi stessi li aiutammo mettendo il fuoco alle casupole troppo vicine sempre che il vento ci fosse favorevole. Nel secondo giorno dell'assedio avemmo una brutta sorpresa. 1 francesi e g li austriaci erano fortemente attaccati nella Legazione di Francia, i marinai itaforn i avevano contrattaccato alla baionetta, nella vicina Legazione cl' Italia, i Boxers che vi erano entrati cli sorpresa e tentavano di incendiare la casa del min istro, quando il comandante austriaco che comandava anche tutto il corpo di d ifesa per anzianità d i grado, decise di ritirarsi anche dalla Legazione di Francia (come aveva fatto da quella d ' Austria) e di ripiegare sulla Legazione d'Inghilterra. Diede ordine al comandante italiano, il tenente di vascello Paolini, d i abbandonare la Legazione d'Italia e di seguirlo coi suoi uomini. Paolini resisté sulle prime, ma quando vide i francesi e gli austriaci ritirarsi dovette rassegnarsi e seguirli per non rimanere tagliato fuori coi suoi marinai , che da soli non avrebbero potuto resistere ad un nemico così numericamente superiore. Lascio immaginare la nostra costernazione quando ce li vedemmo arrivare tutti nella Legazione inglese! I ministri si riunirono d'urgenza, affidarono il comando superiore al decano de l corpo diplomatico, il ministro d' lnghilrerra, ed ordinarono alle stesse truppe di riprendere le loro posizioni nelle Legazioni che avevano abbandonato. 1 francesi e gli austriaci potettero riprendere una parte solo dell'area della Legazione di Francia, ma gli italiani trovarono tutti i fabbricati del la Legazione d'Italia in preda alle fiamme e dovettero rinunciare all' impresa. Furono allora mandali a rinforzare i giapponesi nel Su-Wang-fu (Palazzo ciel principe Su) ove rimasero fino alla fine dell'assedio. L'area eia loro occupata è quella ove oggi sorgono la palazzi na e le caserme dei marinai della guardia della nostra ambasciata. A onor ciel vero bisogna ricordare che il comandante austriaco morì poi eia eroe nel la difesa di una barricata. Nel frattempo, i Boxers, nella speranza di comunicare il fuoco alla Legazione d'Inghilterra, avevano incendiato il Han-lin-Yuen situato a nord della Legazione stessa con cui aveva in comune un muro di cinta. Il Han-lin-Yuen, o Accademia di Cina, conteneva tesori inauditi di letteratura cinese ed il suo incendio significava la distruzione cli gran parte dei documenti della storia letteraria cinese del passato. Fra i tanti preziosi volumi furono distrutti gli originali della famosa enciclopedia di Yung Lu, ventimila volumi tutti scritti a mano. Lo stesso giorno furono incendiale e distrutte le Legazioni del Belgio e dei Paesi Bassi, che erano state abbandonate perché fuori dall 'area da noi difesa. I l 23 giugno vennero ugualmente distrutte la Legazione d'Austria e l'Ispett.orato de lle Dogane. Ne vedemmo le fiamme dai nostri posti di guardia.
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Tutto è scomparso. I nostri oggetti personali, gli archivi, tutto ! Per fortuna gli archivi si potranno ricostruire in base ai duplicati esistenti nei vari porti della Cina. Il 23 giugno il nemico cominciò il bombardamento con l'artiglieria eia campagna. I primi colpi furono sparati dalla muraglia al sud delle Legazioni contro la barricata che gli americani avevano eretta fra la loro Legazione e quella cli Germania. Ma la mira dei cinesi era troppo alta ed i loro proiettili, passando sopra gli americani, andavano a colpire le truppe cinesi schierate al lato opposto. Ciò fu una costante sorgente di guai per loro e di divertimento per noi. Sia coi fucili che con i cannoni miravano spesso troppo in alto e fin ivano coll'uccidersi e ferirsi a vicenda, mentre i proiettili passavano sopra le nostre teste. Il maggior numero di feriti e di morti fra i nostri fu dovuto a "pallottole sperdu te" o a "ricochets" anzi che a tiri ben diretti. Dal 23 giugno al 10 luglio il fuoco dei cinesi si andò intensificando con un crescendo rapidissimo, causando gravi danni a molti fabbricati. Il nemico aveva seguito il nostro esempio ed aveva eretto delle barricate tutto intorno a noi. In certi punti a soli 5 metri cli distanza. ln generale a non più di due o trecento metri. Da queste teneva contro cli noi notte e giorno un fuoco nutrito alternando ai colpi cli fuci le e cli cannone, spari di mortaretti e fuochi d ' artifizio, tanto per fare più rumore. Per fortuna, della loro artiglieria si servivano pochissimo. Venimmo poi a sapere che dati i disastrosi risultati avuti, l'imperatrice aveva proibito l'uso dei cannoni. Le barricate le avevano erette di notte protetti dal continuo fuoco della loro fanteria, proprio sotto il nostro naso, senza che potessimo impedirlo. A parte tre o quattro mitragliatrici ed i fucili, mancavamo di armi adeguate e le munizioni non erano così abbondanti da permetterci di sparare all'impazzata. Non avevamo cannoni ma solo un piccolo pezzo da sbarco che i marinai italiani si erano portati appresso. Quelli delle altre guardie erano rimasti per istrada ed erano ancora a Tientsin. Durante questo periodo facemmo varie sortite nella speranza di riuscire a impadronirci di qualche cannone. Ma senza alcun successo. Ebbi occasione di prendere parte ad una cli queste spedizioni, comandata da un ufficiale dei "marines" inglesi, il capitano Wray, che per rinforzo aveva ottenuto un certo numero cli marinai italiani . Erano giunti quasi alla meta, attraverso varie casupole e co1tiletti, quando il capitano Wray diede ordine cli mettere fuoco a certe casette per cercare cli allontanare il nemico. Disgraziatamente si sbagliò di direzione e fece incendiare proprio quelle per le quali dovevamo passare per rientrnre nella Legazione inglese. Per non essere presi in trappola dovemmo rinunciare all' impresa e, a traverso le fiamme ed il fumo, rientrare di corsa nella Legazione ... con la coda fra le gambe. Non voglio ripetere i moccoli che accesero i nostri marinai ... li I O luglio fu il peggiore giorno di tutto il periodo dell'assedio. Avevano ripreso a bombardarci e quel giorno avemmo il maggior numero di morti e di feriti. Il tenente di vascello Paolini fu ferito ad una spalla, in un tentativo cli cooperazione coi giàpponesi, di catturare un cannone: non vi riuscirono e due dei nostri marinai v.i lasciarono la vita. In quel giorno stesso un nostro collega e mio caris-
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simo amico, Edward Wanger, ebbe il cranio spaccato e mezzo portato via da uno scoppio di shrapnel, cd uno studente interprete inglese, Townsend, fu gravemente ferito ad una gamba. Per conto mio ebbi una leggera feri ta al braccio destro (un "ricochet" che mi aveva prodotto una forte contusione): non potendo più maneggiare il fucile fin ta nto che avevo il braccio immobilizzato mi occupavo del servizio cantina e del rifornimento. Sono stato fortunato perché durante quei due mesi d'assedio hen tre individui sono caduti morti a fianco a me. Un soldato inglese col quale stavo chiacchierando, un facchino cinese che mi stava aiutando a so llevare una cassetta di provvigioni, ed un altro ci nese che era seduto a l rnio fianco in una trincea. I primi due con una palla al cuore il terzo con una palla in testa.
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Ri prendo la narrazione dalla triste data del JO luglio. Da quel giorno fino al 16 fu più o meno sempre la stessa storia. I Boxers, o meglio le ttuppc imperiali c inesi, ci bombardavano d i giorno con la loro artiglieria e di notte non ci davano requie con le loro continue salve cli moscheucria. Tentavano ogni via per giungere a distruggerci, eccetto quella più logica e pratica di un assalto in massa contro le nostre barricate . Sono persuaso che essi abhiano supposto che fossimo molto più numerosi e meglio armati di quanto non fossimo in rea ltà. Giudicandoci alla loro stregua non potevano concepire che un migliaio di persone, cli cui solo 450 ernno combattenti, pmcssero tenere testa per tanto tempo ad una forza armala numericamente così superiore. Sparavano contro di noi migliaia cli colpi al giorno eppure eravamo sem pre lì ! Non si rendevano conto che data l' esiguità dell ' area in cui eravamo e la calliva mira dei loro soldati si stavano ammazzando a vicenda. Un altro faltore a nosu·o favore poi era l'incertezza, l'indecisione dell 'i mperatrice Tsu-Sci che premuta da una parte e dall'altra, dal partito estremista e da quello moderato , clava ordini e contrordi ni e non sapeva prendere una decisione dclinitiva. Durame tale periodo ( 10- 16 lugl io) la Legazione cli Francia venne quasi completamente distrutta. Un cannone Krnpp puntato contro la casa del ministro la smantellò fi no a terra. Le mine, ne llo scavo delle quali i c inesi sono abilissi mi, fecero il resto e fecero saltare in aria pure il vicino Hote l de Pékin. Sicché i francesi dovettero abbandonare circa due terzi del loro terreno e trincerarsi nell'estremo angolo sud-est. Un nostro collega, Picarcl-Destelan 22, ebbe un 'cmozionante avventura. Sotterrato fi no alla testa dallo scoppio di una mi na fu sbalzato per ar.ia dallo scoppio d i una seconda mina e ne uscì assolutamente incolume! Ciò ci diede mollo eia pensare e cominciammo subito un lavoro improbo e faticoso: lo scavo cli contro-mine. E così, fra il lavoro e il combauimento, i giorni passavano. Alcuni di noi cominciavano ad essere profondamente scoraggiali, ma per fort una la maggioranza continuava a sperare. Di gio rno in giorno si aspettava l'arrivo d i
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Henry Picard-Destelun che fu poi direttore generale de lle Poste cinesi.
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DOCUMENTI - PARTE I
soccorsi, la liberazione. Frequenti erano i falsi allarmi. Qualcuno aveva visto delle luci di riflettori (erano invece fiamme dei forni per la cottura dei mattoni sparsi per la campagna), altri avevano inteso delle cannonate lontane. Tutto questo serviva a mantenere viva la speranza ed alto il morale. Cercammo ripetutamente cli inviare dei messi a Tientsin. Alcuni ritornarono quasi subito dichiarando che non potevano uscire dalla città, altri sparirono. Fu in quei giorni che si costruì il famoso cannone internazionale. I russi avevano portato delle munizioni eia Tientsin, ma avevano lasciato indietro il cannone! Vicino alla Legazione cl' America vi era un negozio cli ferraglie e la sorte volle che un cannoniere americano, un certo Mitchell, vi scoprisse un vecchio cannone cli bronzo del 1860. Se lo portò via in trionfo. Era vecchio ed arrugginito, ma ciel calibro dei proieltili russi, e quindi utilizzabile. Ma occorreva trovarg li un affusto. Gli italiani avevano una carriola eia munizioni che avevano portato assieme al loro pezzo eia sbarco. Dietro mia richiesta, il marchese Salvago Raggi ne consentì l' impiego e vi montammo sopra il vecchio cannone inglese. TI problema era se il cannone e la carriola avrebbero resistito alla scossa dell'esplosione. Facemmo un tentativo con una mezza carica di polvere e servendoci di una lunghissima mjccia, non appena accesa la quale scappammo a rispettosa distanza! Il colpo partl, il pezzo non scoppiò. 11 cannone era inglese, montato su cli una carriola italiana, sparava proiettili russi ed era manovrato da un americano: lo batt.ezzanuno il cannone internazionale. E così passarono i giorni fino al I 6 luglio. La città cli Tientsin si era arresa agli Alleati il 14 luglio. La notizia pervenne al Governo cinese il 16 e quel giorno sotto la scorta di una bandiera bianca giunse un primo messaggio per il corpo diplomatico assieme ad una lettera ciel console belga cli Tientsin in cui era descritta la presa cli quella città. Era la prima notizia ciel mondo esteriore che avevamo dal 13 giugno. La lettera delle autorità cinesi era molto significativa. Deplorava il malinteso che aveva provocato un conflitto fra le truppe europee e la popolazione, irritata dal fatto che i nostri soldati avevano sparato contro di essa. Erano lieti di sapere che i ministri godevano di buona salute e facevano del loro meglio per proteggerli. Ciò però era impossibile fino a tanto che i ministri fossero rimasti nelle loro Legazioni; quindi, dopo matura considerazione, proponevano il seguente piano, atto a meglio salvaguardarli: ogni ministro col proprio personale doveva recarsi, sotto la scorta di ufficiali cinesi di fiducia, al Tsung-li-yamen, dove era stato preparato alloggio per tutti. A nessun costo essi dovevano essere accompagnati dai loro corpi di guard ia, perché ciò avrebbe suscitato nuove pericolose reazioni da parte della popolazione già oltremodo irritata. li dispaccio concludeva: "Se per domani a mezzogiorno non abbiamo una risposta a questa nostra proposta, nemmeno la nostra affezione vi potrà salvare. (firmato) Principe Ching ed altri". Il corpo diplomatico rispose facendo osservare prima di tutto che i nostri soldati avevano tirato sui cinesi solo quando i soldati cinesi avevano aperto il fuoco contro di noi; che si trovavano benissimo nelle loro Legazioni e che dopo la triste esperienza ciel ministro cli Germania non avevano abbastanza fiducia nella protezione delle truppe cinesi.
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Seguì una tregua che durò fino ai primi di agosto. Durante questo periodo non fummo mai attaccati dai cinesi ed in certi momenti avemmo con loro anche dei rapporti cordiali. Tuttavia essi avevano dei tiratori appiattati in vari punti strategici e guai a che si esponeva o melleva la testa fuori di una barricata! L' Imperatrice e lo Tsung-li-yamen ci mandarono a due riprese carretti carichi di meloni e circa l 00 libbre di farina che nessuno osò toccare per tema che fossero avvelenati. Mandarono anche ri petuti messaggi implorando che si abbandonassero le Legazioni , ma nessuno vi diede retta. Finalmente alcuni messi spediti a Tientsin (dai cinesi cristiani) fecero ritorno portando delle risposte alle lettere che avevamo inviato. Risposte che erano qciasi più esasperanti del silenzio che le aveva precedute. Eccone una: il console generale inglese di Tientsin scriveva a sir Claucle MacDonald, ministro d'Inghilterra: "La vostra ciel 24 luglio-24.000 truppe sbarcare. Ve ne sono 9000 in Tientsin che è occupata militarmente. La potenza dei Boxers è svanita. Forti contingenti cli u-u ppa sono in marcia per Pechino; spero abbiate viveri sufficienti. Le donne hanno evacuato da T ientsin". Cosa importava a noi di sapere che le donne avevano evacuato da Tientsin? Quello che ci premeva cli sapere era quando saremmo stati liberati . "Spero abbiate viveri sufficienti". Sì, ma per quanto tempo? TI messaggio del console americano era ancora più initante. Si li mitava a dire che pregavano per la nostra salvezza e che speravano di arrivare in tempo . .. Finalmente un altro messo ritornò con due lettere. Una del generale inglese e l'altra del generale giapponese, con la data del 1° agosto e spedita eia un punto a metà strada fra Tientsin e Pechino. La lettera del generale inglese diceva: "11 nemico fugge al nostro apparire. Un forte contingente di alleati è in marcia. Fatevi coraggio: sarete presto liberati" . Que lla ciel generale giapponese era più lunga e dettagliata e finiva col dire che verso il 13 o 14 agosto egli sarebbe giunto a Pechino. E' faci le immaginare la nostra gioia ed il nostro sollievo! Non c i aspettavamo veramente che i soccorsi arrivassero il 14, ma lo speravamo per il 20. Avevamo viveri e munizioni per resistere al massimo fino al 20. i cinesi ripresero le ostilità, e le due notti eia! 12 al J 3 e dal 13 al l 4 agosto furono veramente infernali. Specialmente la seconda. La passai nel mercato mongolo che avevamo occupato qualche settimana prima e la cui difesa era stata affidata ai volontari della Dogana. Avevamo il cannoncino italiano montato sopra una piattaforma e passai l' intera nottata a fianco del cannoniere, le munizioni erano esaurite da un pezzo, ma il bravo cannon iere era riuscito a fabbricarne con ciel piombo fuso. I proiettili erano privi di forza cli penetrazione e quando colpivano ne l segno si schiacciavano, ma l'effetto morale era ottimo, ed i cinesi non sembravano gradi rli. Ma ritorniamo al nostro racconto. li cannoniere ed io passammo la notte su quella piattaforma, e non era affatto piacevole. La barricata era bassa e bisognava starsene accovacciati per non ricevere una palla in fronte. 1 cinesi sparavano con furia ecl era una vera grandine di pallottole. Di tanto in tanto il cannoniere sparava un colpo, ma senza buon esito. E ra buio pesto e non si po-
DOCUMENTI - PARTE I
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teva prendere una mira giusta. Aci un tratto il mio vicino mi disse "Ora ci sono 1" . Contemporaneamente da sotto la piattaforma mi giungeva il comando (in inglese) di cessare il fuoco; divenni momentaneamente sordo e dissi al cannoniere: "Spara". Mi obbedì e, in un crollo formidabile e varie urla, sentimmo sfasciarsi una barricata cinese. Poi silenzio completo, e in quel silenzio sentimmo in lontananza, verso il sud, il rombo di cannoni e un crepitio cli mitragliatrici. Capimmo che stavamo per essere liberati e lanciammo un urlo cli gioia! Ciò bastò per ridestare il furore dei cinesi e per un certo tempo fu un vero inferno. Poi cli nuovo calma, e cli nuovo in lontananza, ma ad occidente, rombo cli cannoni e crepitio cli mitragliatrici. Dalla mia piattaforma potei sentire i cinesi discutere la situazione. Evidentemente uno dei loro ufficiali cercava di indurli ad un assalto in massa contro le nostre barricate. Una voce lamentosa gli rispose "Pu scing" (Non si può) .. . e non si mossero. Erano le 3 del mattino ciel 14 agosto. Tutti avevamo il viso trasfigurato, tutto era dimenticato, l'ansia, le privazioni, i patimenti, le fatiche ... tutto! Ce ne stavamo quatti quatti dietro le nostre barricate ad ascoltare il rombo dei cannoni che andava sempre più avvicinandosi. Alle 2 ciel pomeriggio il generale Gazelee [Gaselee] con le sue truppe indiane entrava nella Legazione d'Inghilterra; per far più presto era passato per il "Water Gate" 23 che i cinesi non avevano pensato a difendere. Gli americani, che lo avevano seguito, giungevano poco dopo. Tutta la resistenza cinese sembrava concentrata contro i giapponesi ed i russi che attaccavano dal lato occidentale. Ma durò poco ed i giapponesi ed i russi entrarono in citt.à la sera stessa. L' assedio di Pech ino era finito! L UIGI DE L UCA
23 Tunnel per i.I quale il Canale di Giada passando sotto la muraglia sbocca nella
C ittà cinese.
DOCUMENTI
PARTE
II
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LE REGIF. TRUPPE IN ESTREMO ORIENTE (1900-1901)
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Documento n. I
Editto del Governo cinese dichiarante la guerra alle Potenze straniere tratto da A. TOSTI, La spedizione italiana in Cina (1900-1901) p. 107
Decreto imperiale del 25° giorno della V luna (21 giugno). La nostra Dinastia, fin da quando salì al trono, ha sparso su tutti innumerevoli benefici. I nostri Antenati hanno sempre esercitato verso gli stranieri una generosa ospitalità. Ai tempi di Tao-kuang e di Hien-fung, essi chiesero di commerciare con noi e furono autorizzati; ci chiesero anche di propagare la loro religione, e gl i Imperato1i accondiscesero alla domanda, perché la Religione esorta gli uomini al bene (secondo altra versione: gli Imperato1i accondiscesero alla domanda, benché di mala voglia). Nei primi tempi, gli stranic1i si sottoponevano alla nostra autorità, ma, da trent'anni a questa parte, confidando nella nostra inesauribile bontà, hanno cominciato a mostrarsi esigenti, impadronendosi del nostro territorio, opprimendo il popolo, appropriandosi delle nostre ricchezze. Hanno insultato gli Dei e le Persone Sante, suscitando la più viva indignazione nel popolo. Ed il popolo, che noi amiamo, come un padre ama i suoi figli, pieno di collera, vorrebbe impadronirsi degli stranieri, uno dopo l'altro, e divorarli vivi. Questo odio ha provocato libere riunioni di Boxers, e hanno incendiato le Chiese e massacrato ì Cristiani. Malgrado ciò, noi non volevamo dichiarare la guerra, ed abbiamo pubblicato editti che dicevano: i Cristiani ed i Boxers sono ugualmente cari all'Imperatore, e ciò nella speranza di sopire i vecchi rancori. Noi abbiamo fatto quanto potevamo, e la nostra benevolenza è stata estrema verso gli stranieri. Ma essi non dimostrano alcuna gratitudine, ed accampano sempre maggiori pretese. Abbiamo recentemente ricevuta una nota dell'europeo Du Chaylard, che ci intimava di consegnare i Forti di Taku, minacciando dì far uso della forza, se ciò fosse stato negato. Il loro scopo è di dar libero corso a istinti rivoluzionari, e portare il disordine fin nei Palazz.i Imperiali. Esaminando le relazioni, che abbiamo avuto con gli stranieri, noi riconosciamo di aver sempre mantenuto la massima cortesia; ed essi, mentre pretendono di appartenere a Nazioni civili, fanno assegnamento sulla loro potenza militare e si conducono villanamente, non rispettando i nostri diritti. Che civiltà è dunque la loro? Noi governiamo da quasi trent'anni, considerando i nostri sudditi come figli carissimi; ed i sudditi, in cambio, vedono in Noi il saggio Imperatore del Cielo. Inoltre, la clemente e saggia Imperatrice, verso la metà ciel nostro Regno, ha voluto prestarci il suo prezioso aiuto, ed ha sostenuto l'Impero in momenti critici. I suoi favori sono come la pioggia e la rugiada: sviluppano e fecondano la felicità ciel popolo. I nostri Antenati sono venuti in nostro soccorso, le Divinità ciel
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DOCUMENTI - PARTE II
Cielo e della Terra hanno inspirato, in tutto il popolo, una collera degna della sua fedeltà, come mai s'era visto nei tempi passati. Ora, prosternati in lacrime, nel tempio degli Dei, proclamiamo la guerra, e li supplichiamo di combattere a fianco delle nostre truppe e degli ausiliari (i Boxers ) . E' meglio lanciarsi senza indugio ad una lotta sterminatrice, che vivere senza dignità e scrivere nella storia pagine disonorevoli. Abbiamo consultato i nostri ministri; tutti i funzionari, alti e bassi, sono d'accordo. Accampati nei dintorni della città, parecchie centinaia di migliaia di volontari (Boxers) si sono riuniti nello spazio di un giorno; anche i fanciulli cli 13 anni si sono armati, per di fendere le Divinità tutelari dell'Impero. Che gli Europei si affidino all'astuzia ed alla forza brutale! Noi siamo protetti dalla vera ragione, dall'umanità e dalla giustizia. Oltre ad avere queste virtù, che sono le nostre vere armi, sappia ognuno dare la vita, per la giusta causa. Le nostre province sono pii:1 di 20, i nostri sudditi più cli 400.000.000, ci sarà facile disperdere questi sediziosi, e far rifulgere la gloria maestosa dell' Impero. Chiunque, infiammato clall' ira della vendetta, saprà opporsi ai nemici e rompere le loro file, o contribuire generosamente al soldo ed al sostentamento delle truppe, può contare sulla nostra benevolenza. Puniremo con la morte chi si separerà da noi, i paurosi, i vili, i traditori. Voi dunque, Ministri; voi, popolo, siate fedeli, animatevi di giustizia e di generosità. Potrete così disperdere la collera degli Dei e degli uomini. lo pongo in voi tutta la mia fiducia. Che questo editto sia rispettato!. ..
LI:: REGIE TRUPPE IN ESTREMO ORIENTE ( I900- I90 I)
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Documento n. 2
Memoriale all'Imperatore. Un censore
a cura di F.
tratto da Cina 1remila anni, e O. SCHELL, p. 140
SCHURMANN
I barbari inglesi sono una razza insignilìcante e detestabile, che fa completo assegnamento sulle sue solide navi e sui suoi grossi cannoni; ma l' immensa distanza che hanno attraversato renderà impossibile l' invio di viveri, e i loro soldati, dopo una sola sconfitta, privi di rifornimenti, si scoraggeranno e perderanno. Pur essendo verissimo che i loro cannoni sono rovinosi, tuttavia nell'attacco contro i nostri porti saranno troppo in alto e la mira sarà inoltre resa instabile dalle onde; mentre noi, nei nostri fortini, con pezzi più grossi, potremo rispondere a l fuoco con più precisione. Nonostante la ricchezza del loro governo, il popolo è povero, e non è in grado di contribuire alle spese cli un esercito ad una distanza simile. Ammesso che le navi siano per loro come le loro case, e che in esse sfidino il vento e le intemperie, hanno tullavia bisogno cli un gran pescaggio; e, dato che le nostre coste sono contornate da banchi di sabbia, certamente, senza l'aiuto di piloti del posto, si areneranno senza accostarsi molto. Pur essendo a prova cli acqua, le loro navi non sono a prova cli fuoco e le potremo incendiare fac ilmente . Gli equi paggi non saranno in grado cli soppo1tare i disagi ciel clima, e certamente, poco a poco deperiranno; e per combattere a terra i loro soldati non hanno sufficiente libertà di movimenti 1• Senza, perciò, d isprezzare il nemico, non a bbiamo motivo d i temerlo. Mentre sorvegliamo le vie d i accesso all'interno, e spostiamo verso la costa i cannoni più grossi, per dare loro una tremenda accoglienza, dobbiamo, al tempo stesso, tenere le navi piene di fascine, petrolio, nitrato d i potassio e zolfo, pronti ad essere spinti, sotto la guida della nostra marina, coll ' aiuto de l vento e della marea, contro le loro forze navali. Una volta appiccato il fuoco, possiamo iniziare l'assalto contro di loro, spargere il terrore celeste, e sterminarli senza perdere una sola vita umana.
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All'Imperatore venne dato per certo che i soldati inglesi erano abbottonati così stretti che, se cadevano, non si potevano assolutamente più rialzare.
DOCUMENTI - PARTE II
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Documento n. 3
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Decreto imperiale pubblicato a Pechino il 21 ° giorno della 6 luna, o 17 di luglio, ricevuto a Londra il 21 luglio 1900.
Annesso alla lettera del Regio Ambasciatore in Londra De Renzis al Ministro degli Affari Esteri Visconti-Venosta, 25 Luglio 1900. Da Atti Parlamentari Legislatura XXI - sessione 1900-90/. Documento 11°121, p. 55 (Traduzione)
L'attuale turbamento nelle Nostre relazioni con gli stranie,i deve essere rintracciata nelle antipatie che sono esistite da lungo tempo per i Cristiani e i loro seguaci convertiti e dall'in-itazione causata dalle Potenze in regime di trattato nell'attacco e nell'occupazione dei forti di Taku. La corte di Pechino attribuisce molta importanza al mantenimento di relazioni amichevoli con le Potenze, e vedrebbe con sincero rammarico ogni loro interruzione; ed è per questa ragione che, nonostante le ostilità di Taku, Noi abbiamo ripetutamente pubblicato Decreti I111pe1iali invitando le Autorità metropolitane e provinciali ad accordare la piena protezione alle Legazioni straniere a Pechino e agli stranieri residenti in altre parti dell'Impero. Ma poiché le sommosse che determinarono questi Decreti continuano violente come prima e un gran numero di stranieri risiede in diverse parti della Cina, Noi ora ordiniamo ai Generali Tartari, ai Viceré e ai Governatori delle Province di informarli nei loro vari luoghi di residenza, sia nei porti soggetti a trattato che nell'interno del Foos e del Hsien, che deve essere concessa loro un'adeguata protezione, onde evitare che accadano ulteriori spiacevoli incidenti. Noi siamo sbalorditi nell'essere informati che lo scorso mese Mr. Sugiyama, Cancelliere de lla Legazione Giapponese, è stato ucciso e che, poco dopo, il Barone Von Ketteler, Ministro di Sua Maestà l'Imperatore di Germania, è stato assassinato nella sua postazione a Pechino. Noi ora ordiniamo che i plotoni colpevoli di questi oltraggi siano individuati e arrestati senza indugio, perché siano puniti in base alla legge. Dall'esplosione delle ostilità a Tientsin ci sono stati, senza dubbio, molti missionari pacifici e altrettanti stranieri, non implicati nei disordini, che, in mano ai rivoltosi, hanno sofferto nella persona e nella proprietà. Lasciate che siano il Governatore di Pechino e il Viceré del Chili ad indurre i loro casi ad essere indagati singolannente ed a Noi rapportati per Nostra informazione. Recentemente, in altre parti dell'Impero, banditi e briganti hanno commesso molti atti di repressione, incendi, rapine ed uccisioni. Ai Viceré e ai Governatori delle Provincie e alle Alte Autorità militari ter-
LE REGIE TRUPPE IN ESTREMO ORIENTE ( 1900-1901)
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ritoriali è ordinato di prendere rigorose misure per ristabilire l'ordine e la tranquillità nei rispettivi governi, e lo sterminio delle fazioni dalle quali questi oltraggi sono commessi. Che il Nostro Decreto Imperiale sia promulgato in ogni parte dell'Impero. Che sia rispettato.
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DOCUMENTI - PARTE II
Documento n. 4
Vlncaricato d'Affari degli Stati Uniti a Roma al Ministro degli Affari Esteri tratto da Atti Parlamentari, Legislatura XXI - sessione I Y00-901 Documento n.112, p. 52 (Traduzione)
Roma, 22 luglio 1900 Ho l'onore di informare Vs. Eccellenza che il Presidente ha ricevuto dall'Imperatore Kuang-Hsu un telegramma, datato 9 luglio, sui seguenti fatti: "La Cina ha a lungo mantenuto relazioni amichevoli con gli Stati Uniti; ( ... ) Noi indirizziamo questo messaggio a Vs. Eccellenza in tutta sincerità e trasparenza, con la speranza che Vs. Eccellenza apporterà le misure e prenderà l' iniziativa di recare ordine e pace in concerto con le Potenze. Il favore di una amichevole e sollecita risposta è atteso con la più grande ansietà. Questo messaggio è spedilo dal Governo a Washington come prova che l'Tmperatore Kuang-Hsu è vivo, nell'esercizio delle sue f'unzioni imperiali e desideroso di un accordo amichevole con le Potenze". Voglia accogliere i sensi di ....... LEWIS MORRIS IDDINGS
LE REGIE TRUPPE IN ESTREMO ORIENTE (1900- 1901)
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Documento n. 5
Il Ministro cli Cina in Londra al Ministro degli Affari Esteri tratto da Atti Parlamentari Legislalura XXI - sessione 1900-90 1 Documento n.122, p. 57 (Traduzione)
Londra, 28 luglio I 900 Ho l'onore di informare Vs Eccel lenza di aver ricevuto un telegramma dal Viceré delle province del Liang Hoo che mi annuncia le precauzioni che, in vista delle dimostrazioni anticristiane che spesso in passato si sono succedute nel Nord della Cina, Sua Eccellenza ha adottato con lo scopo di prevenirne l'espansione nelle province sotto la sua giurisdizione. Nel telegramma il Viceré mi informa che, sullo scoppio dei disordini che hanno avuto sfortunatamente luogo nel Chili e nello Shantung, egli ha immediatamente pubblicato ingiunzioni alle autorità provinciali sottoposte di essere vigili, in special modo nell'osservare qualsiasi segnale di sentimento antistraniero manifestantesi nei rispettivi confini dipartimentali. Fu anche ordinato alle Autorità cli essere tempestive nel concedere efficace protezione ad ogni missionario straniero o a quei convertiti che sembrasse avessero bisogno di assistenza; con il fine cli meglio assicurare l'integrità dei missionari e dei loro possedimenti, il viceré autorizzò l'impiego di ulteriori forze di polizia; e, in caso di bisogno, l'esercito del distretto avrebbe dovuto contribuire alla soppressione di qualsiasi movimento anticristiano. Il Viceré credette che queste misure avrebbero avuto completo successo nel raggiungere il risultato desiderato, fin o al tempo di telegrafarle, quando seppe c he, due settimane prima, una Chiesa era stata distrutta a Heng-chow, una lontana prefettura nella provincia dello Hunan. Conformemente al dispaccio che il Viceré ricevette dal console francese ad Han-kow, sembrerebbe che siano stati uccisi due missionari italiani; ma nel ra pporto ricevuto dall'Intendente, dal Prefetto e dal Magistrato Distrettuale di Hankow, non è stata falla alcuna menzione di perdite umane. Le autorit~l locali hanno ricevuto istrnzioni di arrestare i partiti che si suppone abbiano avuto parte nel commettere l'oltraggio, e un alto ufficiale ha avuto l' incarico di recarsi sul posto al fine cli assicurarsi che i criminali fossero trascinati di fronte alla g iustizia e puniti in maniera esemplare. In conclusione, mi pregio di comunicarvi che ho ricevuto istruzioni dal Viceré di presentare a Vs Eccellenza l'espressione ciel suo profondo cordoglio e cli assicurarLe che non risparmierà alcuno sforzo per infliggere ai colpevoli un'esemplare punizione, non escludendo quegli ufficiali che siano stati sorpresi ad incoraggiare i rivoltosi, o abbiano dimostrato una colpevole negligenza nell'accor-
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DOCUMENTI - PARTE II
dare protezione ai missionari. Informo anche Vs Eccellenza che saranno fatte grandi riparazioni per ogni vita perduta o distruzione di prop1ietĂ che le indagini trovassero accadute. LOFENGLUH
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Documento n. 6
Il Ministro degli Affari Esteri al Regio Ambasciatore in Berlino tratto da Atti Parlamentari Legislatura XXI - sessione 1900-901 Documento n. 58, pp 23-24
Roma, 25 giugno 1900 Il solo obiettivo che il regio governo si propone, negli avvenimenti di Cina, è che l'Italia abbia la sua parte nell'azione solidale che le potenze potranno esercitare anche in avvenire, e vi mantenga il suo posto di grande potenza, procedendo, innanzi tutto, cli accordo con la Germania. Noi faremo partire prontamente tre o quattro navi, con equipaggi rinforzati. Mi domando se alla nostra cooperazione navale giovi aggiungere anche un limitato contingente di truppe cli terra. Questo contingente, anche partendo in brevissimo termine, non arriverebbe probabilmente in tempo per l'azione ora impegnata, a cui partecipano frattanto le navi che abbiamo colà; ma è supponibile che, una volta ristabilito l'ordine a Pechino, le potenze debbano lasciarvi, almeno per qualche tempo, delle truppe a tutela dell'ordine, e per sostegno e controllo dello stesso governo cinese, che, dovrebbe, però, dare le necessarie guarentigie. In questo caso, si può considerare se non sarebbe opportuno, e conforme al carattere attuale dell'azione dei governi, che tulle, o almeno il maggior numero delle grandi potenze, fossero rappresentate da un contingente proprio, senza pregiudizio dei contingenti maggiori delle potenze più interessate e vicine, per proteggere le loro legazioni e mantenere il carattere europeo alla presenza temporanea delle truppe internazionali. Vorrei che questi concetti Vostra Eccellenza parlasse uffic.iosamente, col conte Btilow, desiderando io procedere cli accordo con il gabinetto di Berlino.
DOCUMENTI - PARTE li
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Documento n. 7
Tabella indicante la costituzione del Coma ndo Supremo delle truppe internazionali in Cina (nume rica) tratto eia AUSSME, E-3, h. 3, fase. 2
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LE REGIE TRUPPE IN ESTREMO ORIENTE (I 900- 190 I)
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DOCUMENTf - PARTE II
Documento n. 8 tratto da AUSSME E-3, b. 3, fase. 2
Tabella indicante la costituzione del Comando Supremo delle truppe internazionali in Cina1 (nominativa)
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LE REGIE TRUPPE IN ESTREMO ORIENTE (1900-1901)
Documento n. 9
Il Regio Ambasciatore in Londra al Ministro degli Affari Esteri tratto da Atti Parlamentari, Legislatura XXI - sessione 1900-901, Documento n. 149, pag. 74
Londra, 14 agosto 1900 Questo ministro di Cina mi comunica il seguente telegramma del Regio ministro a Pechino: "9 agosto. - Il Tsun-li-Yarnen mi riferisce la nomina di Lihun-ciang a plenipotenziario per regolare la situazione con le potenze. Siamo tutti concordi per chiedere ai rispettivi governi di non ri tardare in alcun modo la marcia delle truppe. La dignitĂ delle potenze esige la loro venuta a Pechino. Anche la salvezza del personale delle legazioni e degli altri stranieri dipende dall'arrivo delle truppe, giacchĂŠ le truppe cinesi continuamente ci attaccano, ed i viveri d iminuiscono rapidamente; benchĂŠ siamo ridotti a mezza razione, basteranno per circa due settimane. Salvago". DE R ENZIS
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464 Documento n. IO
Il Regio Incaricato d' Affari in Londra al Ministro degli Affari Esteri tratto eia Atli Parlamentari, Legislatura XXI - sessione 1900-901, Documento n. 282, pp.142-143
Londra, .l .l ottobre .l 900 Signor ministro, Il ministro di Cina, sir Ch. Lo-feng-lu, per mezzo di uno dei suoi segretari, mi ha comunicato ieri un breve pro-memoria, di cui ho trasmesso un sunto, ieri stesso, per telegrafo. Trasmetto oggi, qui unito, a Vostra Eccellenza il testo tradotto. COSTA
Telegramma delle LL.EE: Lin-kwung-Yi e Ciang -Ci-Tung, Viceré di Liang-kiang e di Lian.g-hu, in data del 4 corrente, ricevuto in Londra da sir Ch. Lo-Feng-lu il 7 corrente
La Corte imperiale ha lasciato Tai-yuen per Hsi-Ngan . Le ragioni sono: l . che la siccità e la carestia nella provincia di Slum-si hanno prodotto grande povertà in Tai-yuen; 2. che i IJoxer.1·, chiamati da Pu-hien, governatore dello Shan-si, in questa provincia, hanno cagionato una devastazione grande e generale. Gli abitanti notevoli ed i negozianti hanno lutti abbandonato guei luoghi. In questo stato di cose la Corte ha deciso di fare di Hsi-Ngan la sua residenza provvisoria, ed il Governo potrà controllare i negoziati per la pace da HsiNgan meglio che da Tai-yuen, poiché 1-lsi-Ngan è riunito col sistema generale telegrafico dell'impero, mentre Tai-yuen ha le comunicazioni interrotte. Le ragioni per le quali si pospose il ritorno della Corte imperiale a Pechino sono: l. che la capitale trovasi occupata dalle forze straniere; 2. che pensiamo che una città, dopo le operazioni militari, vada soggella ad una pestilenza, in una forma o nel!' altra. Queste sono le vere ragioni che speriamo i governi stranieri vorranno comprendere, evitandosi per tal modo la probabile erronea interpretazione del motivo del trasferimento della Corte imperiale eia Tai-yuen a Hsi-Ngan, come sfavorevole alla pace. Voglia compiacersi cli comunicare quanto precede al ministero degli affari esteri. LrN- KWUNG - Yr - CIANG - Cr - TUNG
I.E REGlcTRUPPE IN ESTREMO ORIF.NTE ( 1900- 1901}
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Documento n. l l
Il Ministro degli Affari Esteri di Russia all'Incaricato d 'Affari di Russia in Roma (Nota consegnata dall'Incaricato d' Affari di Russia in Roma il 27 Agosto 1900) tratto da Atti Parlamentari, Legislatura XX! - sessione 1900-901, Documento n. l 79, pp. 86-87 (Traduzione) Dall'inizio dei disordini in Cina, il governo imperiale (russo), come ha d'altronde affermato in pi ù occasioni, aveva in vista in primo luogo di garantire la sicurezza dei rappresentanti e delle cause russe a Pechino ed in secondo luogo d.i venire in aiuto al governo cinese nella lotta contro la sonm1ossa per il ripristino della sicurezza e dell'ordine nell'impero. Successivamente, quando tutte le potenze interessate avevano deciso di inviare truppe in Cina con il medesimo fine, il governo russo ha proposto cli definire, alla luce degl i eventi in Cina, i seguenti principi: l. Mantenimento dell'accorcio tra le potenze. 2. Mantenimento del vecchio regime in Cina. 3,. Esclusione di ogni misura che possa portare alla spartizione dell'Impero Celeste. 4. Reinsediamento, tramite lo sforzo concorde delle potenze intervenute, di un governo legittimo a Pechino, capace cl.i garantire l' ordine e la tranquillità. Pressoché tutte le potenze hanno aderito a questi principi. Da parte sua, non perseguendo alcun altro fine, il governo imperiale vi è rimasto, e vi rimarrà in futuro, strellamente fedele. Se, nonostante ciò, il corso degli avvenimenti , come l'aggressione delle nostre truppe a Niuchwang da parte dei ribelli, così come una serie cli azioni ostili dei cinesi alle nostre fro ntiere, come per esempio il bombardamento di Blagowestchensk, che non aveva provocato danni, hanno forzato la Russia ad occupare Niuchwang e a far entrare le proprie truppe in Manciuria, tali misure sono provvisorie e dirette esclusivamente alla necessità di difendersi e non testimoniano assolutamente intenzioni ed interessi estranei alla poli tica del governo imperiale. Nel momento in cui sarà ristabilito l' ordine in Manciuria e verranno prese le misure necessarie alla sicurezza della strada fenala, la cui costruzione è garantita da una convenzione firmata con la Cina, la Russia non tarderà a richiamare le proprie truppe, sal vo che l' aueggiarnento delle altre potenze non vi frapponesse ostacolo. E' evidente che gli interessi di potenze e cli società straniere, sia nel porto aperto occupato dalla Russia, nel Chwang, che sulle linee ferroviarie ripristinate dall'esercito russo, restano intatti e assicurati. L'occupazione di Pechino eia pa1te delle forze alleate, più rapida cli quanto si sia potuto sperare, ci ha permesso cli realizzare il primo punto del nostro programma e cli liberare i rappresentanti delle potenze e tutti gli stranieri assediati a Pechino.
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Quanto al secondo punto, vale a dire la collaborazione da fornire al governo centrale cinese per ristabilire l'ordine e riallacciare relazioni regolari con le potenze, sembra, per il momento, difficile da conseguire, a causa della partenza dell'imperatore, dell'Imperatrice Reggente e dello Tsung-li-yamen dalla capitale. In queste condizioni il governo imperiale, non trovando motivi sufficienti per prolungare il soggiorno a Pechino delle Legazioni accreditale, in assenza di un governo (regolare), ha intenzione di richiamare a Tientsin il proprio Ministro con tutto il personale della legazione. M. de Giers vi sarà scortato dalle truppe russe la cui presenza a Pechino, nelle attuali circostanze, è priva di ragione, avendo la Russia più volte affennato la propria risoluzione a non oltrepassare i limiti del compito che si era imposta. Ma nel momento in cui sarà ristabilito un governo legittimo e saranno delegati dei rappresentanti regolarmente muniti di poteri per trattare, la Russia, in accordo con tutte le potenze, non mancherà di nonùnare, per parte sua, dei plenipotenziari forniti di indicazioni per i negoziati. Noi speriamo che il governo successivo a quello cui siamo stati accreditati voglia ben condividere il nostro punto di vista.
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Nota verbale dell'Incaricato d' Affari degli Stati Uniti a Roma al ·Ministro degli Affari Esteri tratto da Atti Parlamentari, Legislatura XXI - sessione 1900-901 Documento n.192, pp. 94-96 (Traduzione)
Roma, 30 Agosto 1900 L'Incaricato d' Affari degli Stati Uniti ringrazia Sua Eccellenza il Ministro degli Affari Esteri e ha l'onore cli comunicare, dietro istruzioni ciel proprio governo, il seguente telegramma, che è stato ricevuto oggi da Washington: "29 Agosto 1900. L' Incaricato d' Affari russo mi inviò una nota verbale sugli intendimenti della Russia in Cina con i seguenti effetti: • come già ripetutamente dichiarato la Russia non ha disegni d' acquisizioni terri toriali in Cina; • analogamente alle altre potenze che operano al momento sul posto, la Russia ha av uto come obiettivo la salvezza della propria Legazione a Pechino e aiutare il governo cinese a reprimere la ribellione; • in concomitanza con misure difensive necessarie sui confini russi, la Russia ha occupato la regione del Newchwang per scopi militari, ma, non appena l'ordine sarà ristabilito ritirerà le proprie truppe, se l'azione delle altre potenze non vi porrà ostacolo; • l'obiettivo per il quale i vari governi hanno cooperato, cioè la liberazione delle Legazioni a Pechino, è stato raggiunto; • riguardo al proposito che, avendo il governo cinese la.sciato Pechino, non è necessario che i propri rappresentanti rimangano, la Russia ha dato direttive al ministro russo per ritirarsi dalla Cina con il proprio personale; • le truppe russe saranno patimenti ritirate e, quando il governo cinese riprenderà le redini del potere, si darà un'autorità con la quale le altre potenze possano trattare, ed esprimerà l' intenzione di entrare in negoziati, anche il governo russo nominerà i propri rappresentanti. Tenuto conto di queste vedute e cli questi scopi, la Russia esprime la speranza che gli Stati Uniti siano della medesima opinione." A questa dichiarazione la nostra risposta fu ufficializzata con il seguente memorandum: "li governo degli Stati Uniti riceve con molta soddisfazione la reiterata affermazione che la Russia non ha mire espansionistiche territoriali in Cina e che, analogamente alle altre potenze presenti in Cina, ha mirato alla salvezza della propria Legazione a Pechino e ad aiutare il governo cinese a reprimere laribellione esistente. I medesimi propositi hanno mosso e cont.inueranno a regolare il governo degli Stati Uniti e le franche dichiarazioni della Russia a questo riguardo si accorciano con quelle espresse dagli Stati Uniti alle altre potenze.
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In ogni modo, tutte le potenze hanno negato di avere intenzione di annettersi parti della Cina e ora che l'aderenza a ciò è stata rinnovata sin da quando i liberatori hanno raggiunto Pechino, non dovrebbe essere difficile, con un'azione concomitante e tramite negoziazioni, raggiungere un accordo amichevole con la Cina, per il quale i diritti di tutte le potenze nei trattati siano assicurati nel futuro, la "open door" assicurata, gli interessi e le proprietà dei cittadini stranieri conservar.i, ed accordato loro un totale risarcimento per i danni e per le violenze sofferti. Per quanto ci è noto, la maggior parte della Cina è in pace e desidera il più presto possibile proteggere la vita e le proprietà di tutti gli stranieri. ln molte province attivi e vittoriosi sforzi di sopprimere i Boxers sono stati fotti dai viceré, ai quali abbiamo esteso il nostro incoraggiamento attraverso i nostri consoli e ufficiali di marina. Questa buona relazione attuale dovrebbe essere promossa per la pace in Cina. Mentre concordiamo che l'obiettivo immediato per il quale le forze militari delle potenze hanno cooperato, la liberazione dei ministri a Pechino, è stato raggiunto, ancora rimangono altri propositi comuni a tutte le potenze, che sono riportati nella comunicazione dell'incaricato d'affari russo e che furono enumerati in modo particolare nella nostra nota alle potenze del 3 luglio. Questi sono: • tutta la protezione possibile per la vita e le proprietà straniere, ovunque in Cina; • avere riguardo e proteggere tutti gli interessi legittimi stranieri; • aiutare a prevenire il diffondersi di disordini alle altre provincie dell' lmpero e la recrudescenza di tali disordini; • cercare una soluzione che porti alla pace e alla sicurezza permanente in Cina, preservi l'entità territoriale e amministrativa della Cina, protegga tutti i diritti garantiti dai trattati e dalla legge internazionale alle potenze amiche e la tutela mondiale del principio di commercio uguale ed imparziale con tutte le parti dell'Impero cinese. Nella nostra opinione questi propositi potrebbero essere meglio conseguiti con l'occupazione congiunta di Pechino mediante un'intesa definita tra le potenze, fino a che non si sarà ristabilito il governo cinese e si troverà in posizione tale da entrare in nuove trattative con adeguale previsioni cli riparazione e con garanz ie di protezione futura. Con il ristabilimento ed il riconoscimento di tale autorità, gli Stati Uniti desidererebbero ritirare le proprie forze militari da Pechino e rimettere le sue giu;te pretese al processo di negoziazione di pace. Noi consideriamo, tuttavia, che un' occupazione prolungata di Pechino sia inefficace a produrre il risultato desiderato, salvo che tutte le potenze si accordino a questo riguardo con totale annoni a di propositi. Quelle potenze che determinano di ritirare le proprie truppe da Pechino dovranno in seguito procedere necessariamente a proteggere i propri interessi in Cina con mezzi propri e noi pensiamo che questo potrebbe divenire un espediente per la ritirata generale. Come tempi e modi di ritirata noi pensiamo che, poiché la situazione mili-
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tare è conosciuta in modo imperfetto a causa dell'intemizione delle comunicazioni telegrafiche, i molti comandanti militari a Pechino dovrebbero essere autorizzati a conferire e ad accordarsi tra loro sul movimento di ritirata concertata, così come ad accordarsi su un' avanzata. li ris ultato cli queste considerazioni è che, a meno che ci sia una tale espressione generale tra le potenze a favore di un'occupazione prolungata, tale da modificare gli intendimenti espressi dal governo russo portando ad un accordo generale per continuare l'occupazione, noi daremo istruzioni al comandante delle forze americane in Cina cli ritirare le truppe da Pechino, dopo un' apposita conferenza con gli altri comandanti sui tempi e sui modi della ritirala. Il governo degli Stati Uniti è molto contento delle assicurazioni date dalla Russia che l'occupazione del Newchwang è per scopi militari dovuti alla sicurezza delle provincie di confine russo, minacciale dai cinesi, e, non appena l'ordine sarà ristabilito, la Russia ritirerà le proprie truppe da quei luoghi, se l'azione delle altre potenze non vi costituirà ostacolo. Nessun impedimento a questo riguardo può scaturire dalle azioni degli Stati Uniti la cui politica è stabile, chiara ed è stata ripetutamente proclamata. Firmato e datato 29 agosto." Il signor Iddings mi prega di aggiungere che è stato ulteriormente autorizzato a dire che un'urgente considerazione ed una risposta al memorandum sarebbe molto apprezzata dal governo a Washington.
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DOCUMENTI - PARTE U
Documento n. 13 L'Incaricato d' Affari degli Stati Uniti a Roma al Ministro degli Affari Esteri tratto da Atti Parlamentari, Legislatura XXI - sessione 1900-901, Documento n. 248, pp. 124-126 (Traduzione)
Roma, 22 settembre 1900 Vs . Eccellenza, ho l'onore di comunicarLe il seguente telegramma che ho ricevuto oggi dal governo di Washington. Parte p1ima: Il 17 settembre il ministro cinese presentò la copia di un telegramma circolare del principe Cing, che annunciava la propria nomina a plenipotenziario, assieme a Li-hung-ciang, per la negoziazione della pace e con la richiesta che il ministro statunitense a Pechino fosse autorizzato ad aprire i negoziati. Oggi è stata inviata al ministro cinese la seguente risposta: "TI governo stamnitense corn;idera l' autorità di Li-hung-ciang come plenipotenziario sufficiente, in prima istanza, per i negoziati preliminari, in vista del ritorno del governo imperiale cinese e del ristabilimento della sua autorità a Pechino; e, circa la negoziazione di un accordo definitivo, ai plenipotenziari delle Potenze e della Cina debitamente nominati". A questi fini il ministro statunitense a Pechino sarà autorizzato a prendere contatto con Li-hung-ciang e con il principe Cing, quali rappresentanti iniziali dell'impero cinese. Parte seconda: TI 17 settembre l' incaricato d ' affari russo spedì un memorandum che chiedeva innanzi tutto se gli Stati Uniti intendessero trasferire la propria Legazione da Pechino a Tientsin; secondariamente se i poteri cli Li-hungciang e del principe Cing fossero ritenut.i sufficienti e, terzo, se gli Stat.i Uniti fossero pronti ad incaricare i propri rappresentanti ad iniziare i negoziati preliminari con i plenipotenziari dell'Imperatore cinese. Il seguente telegramma cli risposta è stato inviato oggi all'incaricato russo: "Primo, il governo statunitense non ha momentaneamente intenzione di ritirare la propria Legazione da Pechino; secondo, il governo statunitense considera i poteri dei plen ipotenziari Li-hung-ciang e del principe Cing sufficienti , al momento, per le negoziazioni preliminari, in previsione del ritorno del Governo imperiale cinese e del ristabilimento della sua autorità a Pechino; circa il negoziato definitivo dà pieni poteri ai plenipotenziari; e terzo, a questo scopo, il ministro statunitense a Pechino verrà autorizzato a prendere contatti con Li e il principe Cing, in qualità di rappresentanti attuali dell'impero cinese. Parte terza: Il 18 settembre l'incaricato tedesco comunicò, con una nota, la circolare dell'impero gennanico, la proposta di richiedere come precedente requisito a qualsiasi negoziazione che il governo cinese tragga in arresto gli effettivi autori dei crimini contro la legge internazionale perpetrati recentemente in Cina.
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La nota seguente è stata consegnata oggi all'incaricato tedesco: " In risposta alla richiesta del J8 co1Tente sulla posizione del governo statunitense riguardo alla punizione esemplare dei capi eminenti dei crimini commessi a Pechino contro la legge internazionale, ho l'onore di farLe la seguente proposta: " Il governo statunitense ha dal principio proclamato il prop1ìo proposito di considerare in estremo grado la responsabilità degli autori di tulli gli abusi fatti in Cina ai cittadini statunitensi ed ai loro affari, come deciso nella comunicazione circolare del governo alle potenze del 3 luglio scorso. Questi abusi sono stati commessi non solo a Pechino, ma in molte altre parti dell'Impero; e si crede che la loro punizione sia un elemento essenziale per qualsiasi accordo efficace che prevenga il ripetersi di tali oltraggi e dia sicurezza pennanente e pace in Cina. Si pensa, comunque, che nessuna misura punitiva possa essere così efficace, per la riparazione dei danni subiti e come esempio deterrente per il futuro, della degradazione e della punizione dei responsabili eia parte della stessa autorità suprema imperiale, ritenendo che soltanto alla Cina dovrebbe essere conferita, in prima istanza, l'opportunità di far ciò e riabilitarsi così innanzi al resto del mondo. Così credendo, e senza eliminare, in ogni modo, il deliberato proposito di esigere come condizione preliminare l' individuazione di tutte le responsabilità dei colpevoli dei danni che abbiamo sofferto in Cina, il governo statunitense è disposto ad entrare in negoziazioni diplomatiche con il governo cinese, concordando nel domandare al Governo la consegna alle Potenze di tali soggetti, come pure, in linea con le determinazioni delle Potenze stesse, dovrebbero essere consegnati i principali e reali sostenito1ì dei delitti D'altro canto questo governo è disponibile che la punizione dei principali colpevoli, non solo a Pechino ma in tutta la Cina, sia condizione essenziale da soddisfare e da fornire nei negoziali per arrivare ad un accordo finale. E' intento di q uesto governo nominare al più presto il proprio plenipotenziario per negoziare un accordo con la Cina, e, nel frattempo, autorizzare il proprio ministro a Pechino ad entrare in contatto con i rappresentanti del governo cinese, sempreché sia assicurato il completo esercizio del potere imperiale per preservare l'ordine e proteggere la vita degli stranieri e le loro proprietà in Cina." Sono anche onorato cli comunicare a Vs. Eccellenza che le risposte del governo italiano, ai tre argomenti menzionati nel succitato telegramma, sarebbe molto apprezzato dal mio governo a Washington. L EWIS MORR1S lnDINGS
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DOCUMENTI - PARTE Il
Documento n. 14
Il Regio Ministro a Pechino al Ministro degli Affari Esteri tratto eia Atli Parlamentari, Legislatura XXI - sessione 1900-901, Documento n.329, pp. 166-167
Pechino, 21 ottobre 1900
Il principe Cinge Li-hung-ciang mi hanno scritto che l'Imperatore ha dato istruzione al ministro di Cina a Londra di rimettere a S.M. il Re il seguente telegramma: "S.M. l' Imperatore di Cina domanda notizie della salute cli S.M. il Re d'Italia. Questa volta la Cina, per un inconsulto movimento, si è resa colpevole verso le potenze amiche, ma .io ho fiducia che Vostra Maestà voglia prendere in considerazione che, eia qualche tempo, il commercio era sempre più florido e le relazioni sempre più cordiali, e che non eccederà nel castigo. La nostra gratitudine e la nostra stima non avranno limi te. Deleghiamo il ministro di Cina, Lofenglu, a presentare alla Maestà Vostra questo telegramma cl: Stato, e offrire anticipati sentimenti della nostra profonda gratitudine. Prego pure Vostra Maestà cli volere salvaguardare i grandi interessi e, nella costante cura delle buone relazioni , voglia concertarsi colle altre potenze per eliminare le difficoltà e concludere presto il trallato di pace. La mia riconoscenza sarà illimitat, ed i vantaggi incalcolabili. Non posso nutrire maggiore speranza, né presentar,~ 1 ,iù fervida preghiera." SALVAGO
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LE REGIE TRUPPE IN ESTREMO ORIENTE ( 1900- 190 I)
Documento n. 15
Il Ambasciatore di Germania in Roma al Ministro degli Affari Esteri tratto da Atti Parlamenlari, Legislatura XXI - sessione 1900-90.1, Documento n. 321, pp. 161-162 (Traduzione)
Roma, 21 ottobre 1900 Signor marchese, sono stato incaricato ed ho l' onore di informare Vostra Eccellenza del seguente accordo fatto tra il conte di Hatzfelclt, ambasciatore di Germania a Londra, e lord Salisbury, il 16 di questo mese, tramite uno scambio di note: "li governo imperiale germanico e il governo reale britannico, guidali dal desiderio di mantenere i loro interessi in Cina ed i diritti derivanti dalle convenzioni in vigore, concordano di osservare i seguenti principi, per ciò che concerne la propria reciproca politica in Cina: I O Risponde ad interesse internazionale comune e duraturo che i porti situati sui fiumi e sulla costa della Cina restino liberi e aperti al commercio e a tutte le altre attività legittime <li ordine economico per le nazionali di tutti i paesi senza distinzione. E ntrambi i governi concordano di voler seguire tale p1incipfo per fotti i territori cinesi ove possono esercitare la propria influenza. 2° Il governo imperiale germanico e il governo reale britannico, eia parte loro, non approfitteranno degli attuali disagi per ottenere qualsiasi vantaggio 'terri toriale in Cina. La loro politica sarà tesa a mantenere la completa integ1ità territoriale attuale dell' impero cinese. 3° Nel caso in cui un'altra potenza ap profitti delle complicazioni cinesi per ottenere, sotto qualunque aspetto, tali vantaggi ten·itoriali, entrambe le parli contraenti si riservano di consultarsi preventivamente sugli eventuali passi da fare per garantire i loro propri interessi in Cina. 4° Entrambi i governi comunicheranno tale accordo alle altre potenze interessate, in particolare alla Francia, all'Italia, al Giappone, all' Austria-Ungheria, alla Russia e agli Stati Uniti d'America, invitando tutti ad accedere ai principi su cui è basato l'accorcio anglo-tedesco." Pregando Vostra Eccellenza di volermi informare al più presto possibile dell' accoglimento che questo invito riceverà presso il gabinetto di Roma, etc. etc.. D E WEDEL
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DOCUMENTI - PARTE lJ
Documento n. 16
L'Ambasciatore di S.M. Britannica in Roma al Ministro degli Affari Esteri
tratto da Atti Parlamentari, Legislatura XXI - sessione 1900-901, Documento n.322, pp. 162-163 (Traduzione)
Roma, 21 ottobre 1900 Signor Ministro, ln aderenza alle istruzioni che ho ricevuto dal mio governo, ho l'onore di informare Vostra Eccellenza che fu siglato il seguente accordo il 16 con-ente mese da Lord Salisbury e dal Conte Hatzfeldt. "II governo imperiale germanico e il governo di Sua MaestĂ britannica desiderando mantenere i loro int.eressi in Cina ed i loro diritti nei trattati esistenti, concordano nel!' osservare i seguenti principi in relazione alla loro reciproca politica in Cina. "I. E' un punto d'accordo e di interesse permanente internazionale che i porti sui fiumi e sul litorale della Cina debbano rimanere liberi e apeiti al commercio e ad ogni altra forma legittima di attivitĂ economica per le compagnie nazionali di tutti i paesi senza distinzioni, e i due governi concordano, ciascuno per la propria parte, di sostenere la stessa cosa per tutti i terrilo1i cinesi sui quali abbiano influenza." "II. Il governo imperiale germanico e il governo di Sua MaestĂ britannica non useranno, da parte loro, l' attuale complicazione per ottenere alcun vantaggio le1Titoriale nei domini cinesi per se stessi, e dirigeranno la loro politica verso il mantenimento delle condizioni di integritĂ territoriale dell'impero cinese." "HL Nel caso che un'altra potenza usasse le complicazioni in Cina allo scopo di ottenere, sotto qualsiasi forma, dei vantaggi territoriali, le due parti contraenti addiverranno ad una conferenza preliminare su eventuali passi da intraprendere per la salvaguardia dei propri interessi in Cina." "IV. I due governi comunicheranno questo accordo alle altre potenze interessate, in particolare ad Austria Ungheria, alla Francia, all'Italia, al Giappone, alla Russia e agli Stati Uniti d'America e li inviteranno ad accettare i principi in esso contenuti." Nel comunicare questa informazione a Vostra Eccellenza ho contemporaneamente l'onore di chiedere se il Governo italiano accetta i principi riportati nell'accordo succitato ed esp1imo etc. etc. CURRIE
LE REGIE TRUPPE IN ESTREMO ORIENTE (1900-1901)
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Documento n. 17
Nota del Corpo diplomatico al Governo cinese (1900) trano da A.
T OSTI,
La spedizione italiana in Cina ( /900-1901 ), pp. 131-133
Durante i mesi di maggio, giugno, luglio e agosto del corrente anno, disordini gravi sono scoppiati nelle Provincie settentrionali della Cina, e delitti , senza precedenti nella storia, delitti contro il diritto de lle genti, contro le leggi dell' umanità e contro la c iviltà sono stati commessi in circostanze partico larmente odiose. I principali sono i seguenti: IO Il 20 giugno S. E. il Barone von Ketteler, Ministro di Germania, recandosi allo Tsung-li-yamcn, veniva assassinato, ne ll 'esercizio delle sue funzioni, da soldati dell'Annata regolare, in seguito ad ordini dei loro Capi ; 2° Nello stesso giorno, le Legazioni estere erano attaccate ed assediate. Questi attacchi continuarono senza interruzione fi no al 14 agosto, nel qual giorno cessarono, per l'arrivo delle truppe straniere. Essi furono eseguiti da soldati regolari, che si unirono ai Boxers, obbedendo ad ordini della Corte. emanati dal Palazzo Imperiale. Nello stesso tempo, il Governo cinese faceva dichiarare ufficialmente, per mezzo dei suoi Rappresentanti, presso le varie Nazioni, che si rendeva garante della sicurezza delle Legazioni . 3° L' I I giugno, il Signor Sougiyama, Cancelliere della Legazione del Giappone, mentre eseguiva una missione ufficiale, fu ucciso da alcuni regolari, alle porte della città. A Pekino ed in varie Provincie, gli stranieri sono stati uccisi, torturati, o attaccati dai Boxers e dalle truppe regolari; molti devono la loro salvezza soltanto alla disperata resistenza opposta. I loro stabilimenti sono stati incendiati e distrutti ; 4° I cimiteri stranieri, specialmente a Pekino, sono stati violati, le tombe aperte, gli avanzi dispersi. Questi avvenimenti han no indotto le Potenze ad inviare le loro truppe in Cina, a fine di proteggere l'esistenza dei loro rappresentanti e dei loro sudditi, e ristabilire l'ordine. Nella loro marc ia su Pekino, le truppe alleate hanno incontrato la resistenza di quelle cinesi, ed hanno dovuto superarla con la forza delle armi . Avendo la Cina riconosciuto la sua responsabilità, testimoniato il suo rammarico, e manifestato il desiderio di veder cessare la situazione prodotta dai diso rdini menzionati, le Potenze hanno risoluto di accondiscendere alla sua domanda, alle condizioni irrevocabili, qui appresso enumerate, che esse giudicano indispensabili a ri parare i delitti commessi, e prevenire che si rinnovino:
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L
DOCUMENTI -PARTE Il
a. Invio a Berlino di una Missione straordinaria, condotta da un Principe Imperiale, per esprimere il rammarico di S. M. l'Imperatore della Cina e del Governo cinese, per l'assassinio cli S. E. il Barone von Ketteler, Ministro di Germania; b. Erezione su l luogo del delitto di un monumento commemorativo, degno del grado ciel defunto, portante un'iscrizione in lingua latina, tedesca e cinese, che esprimerà il rammarico dell'Imperatore cli Cina, per l'assassinio commesso. Il. a. La pena più severa, adeguata ai loro delitti, per le persone designale nel decreto ciel 25 settembre 1900, e per quelle che i rappresentant.i delle Potenze designeranno in seguito; b. Sospensione di tutti gli esami ufficiali, per lo spazio di cinque anni, in tutte le cillà dove stranieri sono stati massacrati, o hanno subìto trattamenti crudeli. IIT. li Governo Cinese accorderà al Governo Giapponese una onorevole riparazione, per l'assassinio del Signor Sougiyama, Cancelliere della Delegazione del Giappone. TV. Un monumento espiatorio sarà eretto dal Governo cinese in ciascuno dei cimiteri stranieri o internazionali, che sono stati profanati, e nei quali le tombe sono state distrutte. V. Sarà mantenuta, secondo condizioni da rego.lare fra le Potenze, l'interdizione dell'importazione delle anni, come del materiale destinato esclusivamente alla loro fabbricazione, ed a quella delle munizioni. VI. a. Adeguate indennità per gli Stati, le Società, i particolari, come per i Cinesi, che hanno sofferto nel corso degli ultimi avvenimenti nelle loro persone o nei loro beni, per il fatto che erano al servizio degli stranieri. b. La Cina prenderà quei provvedimenti finanziari, accettabili dalle Potenze, necessari a garantire il pagamento cli elette indennità, ed il servizio dei prestiti. VIT. Diritto per ciascuna Potenza di stabilire una guardia permanente nella sua Delegazione, e cli mettere in stato cli difesa il quartiere diplomatico. I Cinesi non avranno diritto cli risiedere in questo quartiere. Vlll. I forti di Taku, e quelli che potrebbero impedire le libere comunicazioni fra Pekino e il mare, saranno rasi al suolo. IX. Diritto di occupare militarmente alcuni punti da determinarsi, con accordo fra le Potenze, allo scopo di mantenere libere le comunicazioni fra Pekino ed il mare. X. a. TI Governo cinese farà affiggere, durante due anni, in tutte le Sottoprefetture, un decreto imperiale, col quale sarà proibito in perpetuo, sotto pena di morte, di far parte di una Società antistrnniera, enumererà le pene che saranno state inflitte ai colpevoli, ed ordinerà la sospensione degli esami, in tutte le città nelle quali stranieri sono stati massacrati o hanno subìto trattamenti crudeli . b. Un editto imperiale sarà emanato e pubblicato in tutto l'Impero, dichia-
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rante che tutti i Governatori generali, Governatori e funzionari provinciali e locali, saranno responsabili dell'ordine. nel tenitorio di loro giurisdizione, e che, in caso di nuove agitazioni contro g li stranieri, o d ' infrazioni ai trattati , non immediatamente represse, questi funzionari saranno subito revocali , senza poter mai piĂš essere chiamati a nuove funzioni, nĂŠ ricevere nuovi onori. Xl. Il Governo Cinese si obbliga a negoziare le modificazioni, riconosciute utili dai Governi stranieri, ai trattati di commercio e di navigazione, o alle altre disposizioni riferentisi ai rapporti commerciali, nel senso di facilitarli. XJ I. Il Governo cinese si obbliga a riformare il Ministero degli affari esteri (T sung-li -yamen), ed a modificare il cerimoniale di Corte relativo alle udienze accordate ai rappresentanti esteri , nel senso che le Potenze indicheranno. Fino a c he il governo cinese non si sarĂ conformato, con soddisfazione delle Potenze, alle condi7.ioni summenzionate, i sottoscritti non saranno in grado di discutere la fi ne dell 'occupazione di Pekino e ciel Ci-li , ora mantenuta dalle truppe internazionali. ( Firme di tu/li i Minislri componenti il Corpo diplomatico di Pekino)
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DOCUMENTI - PARTE Il
Documento n. 18
tratto da A. TOSTI, La spedizione italiana in Cina (1900-1901 ), pp. I I 1-127
MINISTERO DELLA GUERRA Segretariato Generale DIVISIONE S1:A:l'O MAGGIORE
Sezione 2a
Riservatissima Roma, addì 5 luglio 1900
Circolare N. 4240 - Predisposizioni per l'eventuale invio di truppe nell'Estremo 01ìente.
Ai signori Comandanti di corpo d 'armata; Al signor Comandante del deposito della Colonia Eritrea; e per comunicazione: Al signor Capo di stato maggiore dell'esercito; al signor Comandante generale dell'arm.a dei carabinieri reali; ai signori Ispettori generali d'artiglieria e genio; al signor Ispettore Capo di sanità 1nilitare. I. Per l'eventualità di dovere inviare truppe nell'Estremo Oriente, questo Ministero determina che sia predisposta la costituzione di un corpo di spedizione, composto di: - un comando (v. specchio n. l); - un battaglione cli fanteria, con salmeria (v. specchio n. 2); - un battaglione di bersaglieri, con salmeria (v. specchio n. 2); - una batteria di mitragliatrici, con colonna munizioni (vedi spec~hio n. 3); - un distaccamento misto del genio (v. specchio n. 4); - un ospedaletto da campo da 50 letti, senza mezzi di traino né di someggio (v. specchio n. 5); - un drappello sussistenze con due coppie di forni someggiati modello 1897, senza mezzi di someggio (v. specchio n. 6). I signori Comandanti di Corpo d'annata interessati dovranno, al ricevere della presente, concretare tutte le disposizioni esecutive per la parte che riguarda i corpi dipendenti, affinché le disposizioni stesse possano essere attuate colla maggior sollecitudine possibile, ad un cenno telegrafico del Ministero; avvertendo che i vari nuclei di personale, di quadrupedi e di materiali dovranno partire
LE REGI E TRUPPE IN ESTREMO ORIENTE ( 1900-1901)
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dai singoli centri, dove si costituiscono, per Napoli, dove le unità del corpo di spedizione assumeranno la loro formazione organica, e dove avrà luogo l'imbarco. In Napoli lutti gli elementi dovranno far capo al comando del corpo cli spedizione, che costituirà il proprio ufficio presso il deposito della Colonia Eritrea.
Personale 2. li Minislero si riserva di designare lutti gli uffic ial i che dovranno far parte del comando del corpo di spedizione e degli stati maggiori dei battaglioni, nonché gli altri ufficiali medici, contabili e veterinari, il farmacista e l'ecclesiastico del! ' ospedaletto. JI M inistero provvederà pure pel personale di truppa del comando del corpo di spedizione, nonché per il d rappello di carabinieri reali addetto al comando stesso. 11 rimanente personale dei ri parli e serviz i sopra indicati dovrà essere fornito dagli enti e nella misura indicata neJJo specchio n. 7, e colle seguenti nonne: a) per la formazione del battaglione di fanteria verrà designata, mediante sorleggio, eseguito dai comandi di corpo d'armata inleressati, per ognuna delle brigate di fanteria Cuneo, Modena, Forlì ed Ancona, una compagnia organica, tra quelle alla sede in Cuneo, Torino, Genova e Vercelli; b) per la formazione del battaglione bersaglieri verrà designata, pure mediante sorteggio, eseguito dai comandi di corpo d'armata interessati, per ognuno dei reggimenti bersaglìer.i di Napoli, Roma, Bologna e Ancona, una compagnia organica, tra quel le alla sede dei rispettivi comandi di reggimento; c) ogni compagnia, diminuita di tutto il personale non idoneo (v. successivo n. 3), dovrà. essere completata fino all'organico prescritto dallo specchio n. 2 con personale tratto dal complesso della corrispondente brigata di fanteri a o coppia di reggimenti bersaglieri. Per il completarnenlo deJJe compagnie bersaglieri, i comandanti dei corpi di armata X, IX, VI e III prenderanno i voluti concerti cogli altri comandanti di corpo d'armata interessati; d) il personale di lruppa di sanità per l'ospedaletto da campo sarà fornito dalle compagnie di sanità 9·1, 10a e 11 3 : il comando del X corpo d'armata prenderà al riguardo i voluti accordi cogli altri due comandi di corpo d 'annata interessati. 3. Dei riparti o servizi destinati a partire dovranno far parte: a) militari cli truppa con ferm a permanente; b) militari di leva della classe 1878 con ferma di tre anni; c) militari di leva della classe 1879, esclusi que lli designati per la ferma di un anno siccome rivedibil i di due leve, e nella misura di 1/4 al massimo della forza di ciascun riparto partente . Nella designazione dei militari (ufficiali e truppa) da assegnarsi in rinforzo alle compagnie organiche, o a costituire gli altri riparti o servizi, si darà la preferenza ai volontari; gli altri dovranno essere designati per sorteggio sul totale della forza delle unità che debbono fornire il personale.
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DOCUMENTI - PARTE II
In ogni compagnia e batteria vi dovrà essere almeno un soldato calzolaio ed un soldato sarto. Di tutti i militari (ufficiali e trnppa) dovrà essere constatata, mediante visita medica, l'attitudine a prestar servizio nei climi tropicali. colle nonne stesse che sono stabilite pel reclutamentu delle regie truppe d'A.fi"ica.
Equipaggiamento individuale. 4. Gli ufficiali dovranno essere provvisti: a) dell'intero equipaggiamento di marcia, nel quale al chepì o cappello sarà sostituito l'elmetlo; b) cli una tenuta di tela o di flanella tipo-Africa; c) cli una coperta di lana; cl) cli una seconda cassetta per bagaglio, regolamentare, la quale potrà essere sostituita da una valigia. Gli ufficiali provvisti di cavallo di loro proprietà potranno anche avere un sacco da scuderia. E' inoltre concesso ad ogni ufficiale cli imbarcare una cassa o valigia di bagagli, di peso non superiore a kg. 50. 5. Gli uomini cli truppa dovranno essere provvisti degli oggetti di corredo risultanti dallo specchio n. 8 allegato alla presente, nonché cieli' armamento prescritto dal quaderno VII del tomo II di mobilitazione, colle seguenti differenze ed avvertenze: a) I reggimenti di fanteria, bersaglieri e del genio, e le loro compagnie 1a e 4a di sussistenza si asterranno dal distribuire le pistole indicate per la serie 28'1, 36a, 82a, 83'\ 96a e 98a. b) Gli uomini d ' artiglieria da fortezza che dovrebbero essere armati di fucile, dovranno invece essere armati di moschetto mod. 91 per truppe speciali, che la 3a brigata da fortezza preleverà dal 4° reggimento genio. c) Gli appuntati e soldati del treno d'artiglieria dovranno essere tulli armati cli moschetto (serie 62") per cura dei reggimenti che li forniscono. d) Gli uomini di truppa del distaccamento misto del genio, esclusi i telegrafisti, avranno l'attrezzamento portatile da zappatori, fornito dal 1° reggimento genio. e) Tutti in.distintamen/.e gli individui cli truppa delle varie armi e servizi, che non fossero già armati di fuc ile o moschetto o pistola, riceveranno in Napoli, per cura del deposito della Colonia Eritrea, l'armamento di pistola. f) Tutti i riparti partenti muoveranno alla volla di Napoli sprovvisti di cartucce per armi mocl. 91 e di cartucce per pistola (ufficiali e truppa). Tali munizioni saranno fornite in Napoli per cura del deposito della Colonia Eritrea. g) Il deposito della Colonia Eritrea, per la provvista delle pistole e delle munizioni cli cui sopra è cenno, si rivolgerà alla direzione d' artiglieria di Napoli.
LE REGIE TRUPPE IN ESTREMO ORIENTE ( 1900-1901)
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Equipaggiamento generale. 6. Comando delle truppe.- Il reggimento fanteria Torino P. fornirà per il comando del corpo di spedizione le dotazioni di materiali di servizio generale, cucina, ecc., e di cancelleria stabilite dal tomo II cli mobilitazione (specchio n. 6 del II quaderno, e specchi n. I 3, 14 e I 5 del III quaderno) per il comando di brigata di fanteria dotato di salmeria, coll'aggiunta di una terza tenda someggiabile da i!fficiali, colla sostituzione di una cucina da 6 completa da ujJìciati alla cucina da tre, e con una riserva di stampati e oggetti di cancelleria per i bisogni di circa 6 mesi. Detti materiali saranno presi in consegna a Torino dall'ufficiale designato dal reggimento bersaglieri di Torino per il comando della salmeria ciel battaglione bersaglieri partente. Il deposito della Colonia Eritrea fornirà la carretta tipo Af1ica. Il 12° reggimento artiglieria provvederà i finimenti per la carretta (con i relativi accessori): i finimenti di rinforzo dovranno avere speciali tirelle per l'attacco alle carrette tipo Africa, e il reggimento le richiederà alla direzione d'artiglieria di Napoli, che le ha disponibili. 7. Battaglioni di fanteria e bersaglieri con salmeria. - Gli stati maggiori dei battaglioni ed ogni compagnia verranno forniti, per cura dei singoli reggimenti presso i quali si costituiscono, cli tutto il materiale di equipaggiamento generale ( servizio generale, cucina, ecc. - cancelleria - strumenti ed utensili da zappatore - ma1eriale sanitario) prescritto dal tomo II di mobilitazione per lo stato maggiore di battaglione autonomo e per la compagnia (specchio n. 8 del II q uaderno; specchio n. 2 del TV quaderno e specchio n. 3 ciel V quaderno) . Gli zaini da cartucce saranno trasportali a Napoli vuoti (1). Non saranno traspottate a Napoli le casse da imballo per cartucce di cui al sopracitato specchio n. 8 del II quaderno (2). Ogni stato maggiore di battaglione ed ogni compagnia verranno pure forniti, per cura degli stessi reggimenti sopra indicati, di una riserva di stampati e di oggetti di cancelleria per i bisogni di sei mesi. 8. li reggimento cli fanteria Genova M. ed il reggimento bersaglieri cli Torino forniranno inoltre ciascuno rispettivamente al battaglione di fanteria e al battaglione bersaglieri i seguenti materiali complementari: - Bardature a salma complete (a basto o a bardella) munite del carico comune descritto nella Istruzione sulle salmerie pei corpi e riparti destinati ad operare N.(3) 61; in montagna » 2· - Cavezze da scuderia con catena ' » 8·, - Funicelle per attaccare cavalli 1·, » - Cassetta per denaro » 2·, - Cofani per attrezzi cli macellazione e distribuzione viveri
482
DOCUM ENTI - PARTE li
- Cucina per tre, eia ufficiali - Reti per carne - Sacchi contenenti ciascuno I6 paia cli stivaletti da alpini, delle misure meglio adatte, da prelevarsi dal più vicino magazzino di arredamento di alpini - Tende con armatura e sacco-custodia da comandante di corpo - Tende someggiabili per ufficiali - Biciclette - Borse da maniscalco con strumenti - Cofanetti da ca.,t ucce (vuoti)(l) - Cofani da annaiuolo - Cofani da montagna per attrezzi da fuc.ina - Fucina da montagna - Banderuola di neutralità di cotone con asta articolata - Banderuola nazionale di cotone con asta articolata - Barelle mocl. 1897 - Cofani di sanità (coppia) - Coperte di lana o di bavella per infermi - Lanterna con croce rossa di neutralità, con astuccio
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1.
(1) Tan to gli zaini da cartucce quanto i cofanetti saranno provvisti del caricamento di cartucce in Napoli per cura del deposito della Colonia Eritrea, il yuale all'uopo si rivolgerà alla direzione d'artiglieria in detta città. (2) Le casse da imballo con le relative cartucce saranno forni te dal deposito della Colonia, come alla precedente nota (l). (3) Comprese 12 cli riserva, da servire eventualmente pei muli delle carrette.
A tali materiali il reggimento bersaglieri di Torino aggiungerà altre 5 bardature a salma complete, munite del carico comune, per i quadrupedi della salmeria ciel comando del le truppe. 9. Le dotazioni di materiali per gli stati maggiori dei battaglioni e per le salmerie del comando delle truppe e dei battaglioni saranno subito prese in consegna in Genova ed in Torino dagli ufficiali designati per il comando delle salmerie. Il deposito della Colonia Eritrea fornirà 6 carrette tipo Africa occorrenti ad ogni battaglione. Il 12° reggimento artiglieria provvederà i finimenti per le 12 carrette (con relativi accessori), nonché un fin imento da stanghe e uno di rinforzo di riserva per ogni battaglione. I finimenti di ,inforzo dovranno avere speciali tirelle per l'attacco alle carrette tipo Africa, e iI reggimento le richiederà alla direzione d' artiglieria di Napoli, che le ha disponibi li.
LE REGIE TRUPPE IN ESTREMO ORIENTE (1900-1901)
483
I O. Per il personale di ogni salmeria non verranno costi tui te apposite dotazioni di materiale di servizio generale e di cucina, né di cancelleria. Detto personale, ripartito in 4 squadre corrispondenti ciascuna ad una compagnia, verrà considerato come aggregalo alle compagnie. Qualora una salmeria dovesse operare separata dal battaglione, potrà prelevare l'occorrente materiale dalle compagnie che ne hanno ad esuberanza. 11. Il caricamento delle casse vestiario e dei colli per riparazioni da sarto dovrà essere conforme, a quello risultante dagli specchi n. 9 e 1O. I colli per riparazioni da calzolaio saranno distribuiti in Napoli a cura del deposito della Colonia Eritrea.
12. Batteria di mitragliatrici, con colonne munizioni. a) Il deposito della Colonia Eritrea fornirà le 8 carrette tipo Africa; b) Il 12° reggimento artiglieria provvederà alla batteria due ferriere da maniscalco complete, due borse da sellaio complete, ed i materiali di servizio generale e cucina e cli cancelleria prescritti dallo specchio n. 12 (col. 3) del II quaderno e dagli specchi n. 22, 23 e 24 del III quaderno del tomo II per una .batteria da 7 da cwnpagna, più una cassetta per denaro; con una riserva di stampati ed oggetti di cancelleria per i bisogni di 6 mesi. Provvederà inoltre alle tre bardature a sella complete (con accessori) occorrenti pei tre cavalli da sel la, e i finimenti per le 8 carrette tipo Africa e quelli di riserva (pure con accessori). T finimenti di rinforzo dovranno avere speciali tirelle per l'attacco alle carrette tipo Africa, e il reggimento le richiederà alla direzione d'artiglieria di Napoli, che le ha disponibili; c) La direzione d'artiglieria di Piacenza provvederà tutto il rimanente materiale descritto nello specchio n. 3. 13. Dis,accamento misio del genio. - Il 1° reggimento genio (zappatori) fornirà al distaccamento misto ciel genio: a) Una equa quantità cli materiali di servizio generale, cucina, ecc., compresa una cassetta per denaro, per i bisogni di tutto il distaccamento; nonché una dotazione di cancelleria pari a quella stabilita per la compagnia zappatori dagli specchi n. 28, 29 e 30, ciel II quaderno, del tomo II di mobilitazione, con una riserva di stampati e cli oggetti di cancelleria per i bisogni di 6 mesi; b) TI materiale costituente il caricamento di un cano leggero per zappatori, collocando il materiale minuto in apposite casse; e:) T finimenti da stanghe e di 1inforzo per una carretta da battaglione, avvertendo che il finimento cli rinforzo deve essere provvisto di speciali tirelle per l'attacco aIJe carrette tipo Africa, le quali saranno richieste alla direzione di artiglieria di Napoli, che le ha disponibili. ll 3° reggimento genio fornirà al drappello telegrafisti del predetto distaccamento n. 2 s1azioni ottiche da campo complete senza biroccini. Il deposito della Colonia Eritrea provvederà una carretta tipo Africa.
484
DOCUMENTI · PARTE Il
14. Ospedaletto da campo da 50 letti: a) L'ospedale militare p1incipale di Milano fornirà un ospedaletto mod. 1897 completo; b) L'ospedale militare principale di Napoli fornirà al personale di sanità addetto al servizio dell'ospedaletto le dotazioni di materiali di servizio generale, cucina, ecc., e di cancelleria stabilite dal titolo II (specchio n. 19, col. 6 ciel 11 quaderno), con una riserva di stampati e di oggetti di cancelleria per i bisogni cli 6 mesi. 15. Drappello sussistenze con due coppie di forni someggiati modello
1897: a) La 108 compagnia cli sussistenza fornìrit al drappello una equa quantità di materiali cli servizio generale, cucina, ecc., compresa una cassetta per denaro, e la dotazione cli cancelleria prescritta dagli specchi n. 37, 38 e 39 del III quaderno dello stesso tomo II per la sezione panettieri ridotta; con una riserva di stampati e oggetti di cancelleria per i bisogni di 6 mesi; b) TI panificio militare di Napoli fornirà i quattro forni someggiati mod. 1897, con relative tende, e con gli attrezzi per il loro funzionamento; c) Il panificio predetto fornirà pure i materiali di ,iserva ciel servizio dei viveri indicati in calce allo specchio n. 6, i quali saranno acquistati dal commercio per cura della Direzione di commissariato di Napoli. Quadrupedi.
16. Gli ufficiali provvisti di cavalli porteranno seco i cavalli di loro proprietà entro i limiti stabiliti dagli annessi specchi organici. I quadrupedi da sella di truppa per gli ufficiali del comando delle truppe, dei ballaglioni e del distaccamento genio (v. specchi n. 1, n. 2 e n. 4) saranno provvisti dal reggimento cavalleggeri di Lucca (1.6°), muniti delle relative bardature per ufficiali e degli accessori per governo quadrupedi. Per la salmeria del comando delle truppe e del battaglione bersaglieri i quadrupedi saranno fomiti dai reggimenti di fanteria e bersaglieri del I e II corpo d'armata, in ragione di 34 per ciascun corpo d'annata; e per la salmeria del battaglione di fanteria i quadrupedi saranno forniti dai reggimenti cli fanteria del Ili e IV corpo d'annata, in ragione cli 30 per il III corpo d'annata e di 33 J;er il IV. Per la batteria di nùtragliatrici il reggimento d'artiglieria da montagna fornirà n. 18 muli, dei quali almeno 4 porta-affusti e 4 porta-cannoni. Gli altri quadrupedi saranno dati dal 12° reggimento artiglieria. Per il distaccamento del genio i 2 quadrupedi da tiro saranno provveduti dal 1° reggimento genio. Norme amministrative. 17. li Comando delle ttuppe verrà considerato amministrativamente come facente parte del ballaglione bersaglieri.
LE REGIE TRUPPE IN ESTREMO ORIENTE (1900-1901)
485
Il battaglione di fanteria sarà considerato come un distaccamento del 5° reggimento bersaglieri ; la batteria di mitragliatrici sarà considerata come un distaccamento d'artiglieria da fortezza; il distaccamento del genio come un distaccamento del I O reggimento genio; l'ospedaletto da campo come un distaccamento dell'ospedale rn.ilitare principale di Napoli; il drappello sussistenze come un distaccamento delle sussistenze. Le compagnie d'altri reggimenti destinate a far parte dei battaglioni faranno amministrativamente passaggio al 44° fanteria o al 5° bersaglieri dal g iorno della partenza della rispettiva sede: epperò dal giorno stesso sino a che, giunte a Napoli, passino alla dipendenza dei comandanti dei battaglioni funzioneranno come altJettanti distaccamenti dei reggimenti sopra indicati. T militari del 3° e 4° reggimento genio saranno passati effettivi al I O reggimento genio.
18. Al personale partente saranno dovuti i maggiori assegni indicati in appresso. I 9. I maggiori assegni dovuti agli ufficiali sono: a) Indennità di equipaggiamento: lire 1500 pei colonnelli; 900 pei tenenti colonnelli e maggiori; 600 pei capitani; 400 pei tenenti e sottotenenti; b) soprassoldo giornaliero di servizio: lire 20 pei colonnelli; " I 5 pei tenenti colonnelli e maggiori; " 1O pei capitani; 8 pei tenenti e sottotenenti ; c) una giornaliera razione viveri da conteggiarsi in ragione di lire 1. Il soprassoldo giornaliero di servizio e la razione viveri sono dovuti dal giorno dello sbarco al porto di destinazione: non sono pertanto corrisposti per le giornate di bordo. Al comandante le truppe è inoltre assegnata una indennità di carica di lire 2000 all'anno, e ai comandanti di battaglione una indennità di carica di lire 600, pure annue.
20. Agli uomini di truppa è dovuto un soprassoldo giornaliero di servizio di: lire 2 pci sottufficiali; 0,40 pei caporali e soldati; 2 pei marescialli, brigadieri e vice brigadieri; 1 per gli appuntati e carabinie1i. Il soprassoldo è dovuto dal giorno dello sbarco al posto di destinazione: non spetta quindi durante le giornate di bordo.
486
DOCUMENTI - PARTE Il
Per gli uomini di truppa partenza sarà inoltre dovuto ai corpi da cui i distaccamenti dipendono una speciale indennità pel maggior consumo del vestiario, secondo verrà stabilito nelle ulteriori istruzioni che emanerà il Ministero. 21. La razione viveri sarà costituita come segue: pane gr. 750; carne fresca gr. 375; riso (legumi o pasta) gr. 125; caffè gr. I S; zucchero gr. 20; sale gr. 20; pepe gr. 0,5; lardo gr. 15. Vi potranno essere introdotte quelle varianti che le risorse locali e le condizioni climatiche saranno per consigliare. 22. Ai quadrupedi, sia di ufficiali che di truppa, spetta: a) durante la traversata: una razione composta di kg. 4 di fieno, kg. 3 di avena e kg. 1,500 di crusca; b) in tutte le altre circostanze: la razione di marcia per via ordinaria di 1° grado (kg. 5 di fieno e kg. 5 di avena). A dette razioni potranno essere apportate quelle varianti che le risorse locali e le condizioni climatiche saranno per consigliare. 23. Il diritto, all'indennità di equipaggiamento si intende acquisito all'atto della paitenza dal luogo dell'imbarco. Spetta perè> il terzo dell'indennità, nel caso che la partenza non avvenisse in seguito a contrordine. L'indennità di equipaggiamento potrà essere pagata agli ufficiali in tutto od in parte, anche solo dopo pervenuto l'ordine della partenza pel luogo d' imbarco. Laddove poi, per una circostanza o per l'altra, gli ufficiali non dovessero più partire per l'Oriente, restituiranno la somma percepita o, nel caso cli ricevuto contrordine, la parte di essa che non sia loro dovuta. 24. L'indennità di equipaggiamento è pagata in moneta ordinaria secondo le norme stabilite pei pagamenti nel Regno. Lo stipendio dovuto dal giorno dell'imbarco in poi e così pure il soprassoldo di servizio, l'indennità dì carica e le razioni viveri che siano dovute in contanti, saranno pagati in moneta metallica, cioè in oro fin dove è poss.ibile, i~1 argento le frazioni non pagabili in oro, e in rame le frazioni non pagabili in argento. Nello stesso modo saranno pagati gli assegni dovuti agli uomini di truppa dal giorno dell'imbarco in poi. 25. - Le indennità cli equipaggiamento, il soprassoldo di servizio, le indennità cli carica e le razioni viveri in contanti sono soggette alla tassa di ricchezza mobile. 26. Le premesse disposizioni servono solo come preliminare informazione. Il Ministero si riserva di promuovere e dare in seguito regolari istruzioni amministrative sia pei distaccamenti, sia per i corpi dai quali amministrativamente essi dipendono.
487
LÉ REGIE TR UPPE IN ESTREMO ORIENTE (1900- 1901)
Riserva di materiali e di munizioni. 27. Insieme alla truppa sarà imbarcata una conveniente riserva di materiali d'artiglieria e munizioni, costituita come in appresso: I 0 ) I 44 fucili mod. 91 con relative sciabole, in 6 casse da imballo; 2°) 32 moschetti mod. 9 I da truppe speciali, in una cassa da imballo; 3°) 90 pistole a rotazione mod. 89 da truppa, in due casse da imballo; 4°) 400 casse da imballo per cartucce a pallottola per armi mocl. 1891 col completo caricamento, in complesso 648.000 cartucce; 5") 6 casse da imballo per cartucce a pallottola mod. 1890-99 per pistola a rotazione, in complesso 23.040 cartucce. I fucili mod. 91, le pistole mod. 89 e le casse di cartucce a pallottola per armi mod. 91 e per pistola saranno provvedute dalla direzione cli artiglie,ìa di Napoli. 28. Oltre ai materiali sopra indicati, verrà imbarcata a Napoli, a disposizione delle truppe partenti, una conveniente quantità di materiali di riserva (viveri di riserva, vestiario, strumenti eia zappatore, materiale sanitario, veterinario, ciclistico, tabacchi, candele, sapone, ccc.). li Ministero (direzioni generali interessate) darà direttamente le disposizioni per il concentramento cli tali materiali presso le direzioni dei vari servizi in Napoli, a disposizione del deposito della Colonia EritJea.
Il Ministro C. di S. MARTINO
DOCUMENTI - PARTE Il
488
SPECCHIO
N. 1
COMANDO DELLE TRUPPE <t)
QUADRUPEJ.ll
UOMINI
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DI TRUPPA
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4
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DRAPPELLO CARAlUNJF:RT REALI A PIBl>l Maresciallo Vice brigadiere (,
Carabinieri
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T,,ra/e del dmppello cora/)inieri 1eali
SALMERIA 5
Soldati conducenti Muli da salma: porta equipaggiamento e c,mccl Ieri a
I
porta cassette per ufficiali
2 2
Carrette tipo Africa
5
'fotale della salmaia
'lòla le del comando delle lru1•1>e
4
23
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2
2
3
2
3
Al Comando della spedizione venne assegnato anche un interprete (Prof. G. Vigna dal Ferro).
489
LE REGIE TRUPPE IN ESTREMO ORIENTE (1900- 1901)
SPECCHIO N.
BATTAGLIONE DI .FANTERIA E BATTAGLIONE BERSAGLIERI CON SALMERIA
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Aiuwntc maggiore in 2a (ulnci,ile suba lc.no) Urlìcialc subal terno a disposi'..ionc 2
2
Medici (ufficiali subaltern i) Contabile (ufficiale subal terno) Veterinario (ufl1ciale subalterno)
Furiere maggiore
I
Sottufficiali a disposizione
2
Sottufficiale ,..appatore
Caporale maggiore di maggioritft
Caporali maggiori o caporali aiuui di ~anità
2
C.,porale trombettiere Caporale maggiore o caporale 1.appamre C iclisti
2
Attendenti
7 f()w/i dello staro nwggion! di bt1t1agJimw
7
/8
COMPAGNfA Comandante (capitano)
4
U fficiali subalterni
..-urierc
Serge.mi Capor-a)i maggiori
5
Caporale maggiore o caporale di contabilitft T rombettieri
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5
Caporali Zappatori
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Porwlè ri1i
2
Aucn<lènli
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Soldati
Totali dcllu com1,ai:nia
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STATO MAGGIORE DI BATTAGLIONE Comandanti:: (ufficiale. superiore)
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TROPPA
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QUADRUPEDI
UOMINI
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490
DOCUMENTI - PARTE Il
S EGUE SPECCHIO
N. 2
BATTAGLIONE DI .FANTERIA E BATTAGLIONE BERSAGLIERI CON SALMERIA 8 o
QUADRUPEDI
UOMINI
2
DI TRUPPA
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SALMERIA DI BATlì\GLIONE Comandante (ufficiale subalterno) Sottufficiale Capornli maggiori
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Allievo maniscalco
Allievo sellaio Allievi armaiuoli Soldati conducenti Soldati in accompagmunenco Attendente
2
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cornpagnic
4
accessori pel servir.io viveri. compagnie
»
cofani da macellazione e distribuz.ne viveri casseua da denaro zaini cofani di sanitì1
I
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cartucce
8
»
cofani da annaiuolo
•>
coll i da riparazioni;
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fudna 4
,narmiue. compagnie
stivaleui » cassetce per ufficiali » cassetce cancelleria di compagnia di riserva con bardatura di riserva sguerniti Quadrupedi da sella di riserv., Cn.rTcllc tipo Africa
2
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14 I
4 2 2
12
94
To,a/e della salmeria
3
12
51
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Totale del l!lg. dì fa 111. di 4 cp. colla saimaio Totale del btg. ber.r. di 4 cp. colla salmeria
28 28
3 3
Il
12
51
f/12
Il
12
51
6 6
Totale dei due battaglioni
56
1624
6
22
24
102
12
/!/2
491
LE REGIE TRUPPE JN ESTREMO ORIENTE (1900-1901)
SPECCHIO
N. 3
BATTERIA MITRAGLIATRICI MOD. 86 (due sezioni ed una colonna munizioni)
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DRAPPELLO PELSERVJZlO (PERSONALE D' AKfJGLlF.RIA DA FORTEZZA) C omandante (capi tano)
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O ffici ali subalterni (c;ipi sezione)
2
2
fioriere Sergenti
2
Caporn1i maggiori CaporaJe maggiore o capornle dj contahilitfl
3
TrombcuierL'
I
A llc ndcnLi
3 2
Soldati operai
30
Sol dati
DRAPPELLO TRENO Ufficiale subalterno (e.te co lonna munizioni) Sergenti o c11porali maggiori
(I J :,
Caporali
( 11 3
2
2 2
Caporale 1naniscalco e allievo maniscalco <1• Allievi sellai'·'' T rornbccciere
Aucndeme So ldati con lucenti (del crcno)
33
Soldaco conducenti (d"arciglie.ria da rnon.)
26 16
tvluli po 11;1 inilr.ci , so~tgni e cofani muni~.
2
M uli di ri ser va (con basco} C.LJTette per munizioni (tipo Africa)
14
7
C an ettc pL'r servizi generali (tipo Afr ica)
2
I
C avalli di riserva
4 Totali
4
114
4
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Dm b(ff,W
da st1/la io <.w up l<>ia
Formazione in materiale (Omissis)
3
20
18
8
DOCUMENTI - PARTE II
492
SPECCHIO
N. 4
DISTACCAMENTO MISTO DEL GENIO
UOMINI
QUADRUPEDI
DI TRUPPA
DRAPPELLO ZAPPATORI Ufficiale subalterno Furiere Sergente
Caporali m,1ggiori 2
Caporali Trombccci~rc
Accendente 24
Soldati Conducente
I
Towli del drappello wppatori
32
DRAl'l'ELLO TELEGRAFISTI 2
Sergenti Caporali
2
Soldati
4
Totali del dmppello telegrc(fisti
8
DRAPPELLO PONTIERI Sergente Caporale maggiore
I
Caporale Soldati Jòtali del drapflello pontieri
I 7 IO
Totali complessh·i
so
2
Carrcccc tipo Af11ca
Materiali (Omissis)
2
~
o
2
493
LE REGIE TRUPPE IN ESTREMO ORIENTE ( 1900-190 l)
SPECCHIO
N. 5
OSPEDALETTO DA CAMPO (da 50 LETTI)
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2
Comahile (uftici,,le suhalcerno)
Farmacista
1·
Ecclesiastico
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I
Aiutaoci di sanità (di cui
3
I
farmacista}
Caporale infermiere
Caporale portaferiti Soldaci infermieri
6
Soldati po11aferiti
12 6
A ccendenti
Totali del personale di sanità
4+2
o
.,2
DI TRUPPA
I
Direuorc (capitano medico Medici (ufficiali suba lcani)
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QtJADRUPEDI
UOMINI
31
• l'v(m militari.
All'ospeclaletto da campo venne aggiunto anche un farmacista di 3a classe.
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494
DOCUMENTI · PARTE Il
SPECCHIO
N. 6
DRAPPELLO DI SUSSISTENZE CON DUE COPPIE DI FORNI SOMEGGIATI MOD. 1897
UOMINI
Q UAllllUPEl>I Ili TRlll'PA
PERSONA LE Ol SUSSISTENZA Contabili (ufficitlli subalterni)
2
Sergenti o caporali maggiori
2
Caporali panattieri Soldati panattieri
6 24
Soldati macellai
4
Sold,11i meccanici
4
Attendenti
2 1òtali del personale di sussistenza
2
Materiali (Omissis)
40
B o
2
495
LE REGIE T RUPPE IN ESTREMO ORIENTE ( 1900-1901)
SPECCHIO
N. 7
SPECCHIO INDICANTE LE UNITÀ INCARICATE DI FORNIRE IL PERSONALE AI REPARTI E SERVIZI DESTINATI ALL'ESTREMO ORIENTE Rlf',\ RTO
PERSONALE DA fORNJRE
o di Sf:.l<\'1210 1(lrmazione pd qu:tlé dti deve vari nuclei ser-'iire il person:tlc CEi~Tltl
ll NrJ'À
TRl:l'l'A
che deYè fOrf1irc
il pt~rsonale
13. L
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Gcnova M
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C 11l'l:~11C
R ì.
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496
DOCUMENTI · PARTE Il
SEGUE SPECCHIO N. 7
SPECCHIO INDICANTE LE UNITÀ INCARICATE DI FORNIRE IL PERSONALE AI REPARTI E SERVIZI DESTINATI ALL'ESTREMO ORIENTE PERSONALE DA FORNIRE UNITÀ
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su;..'si.~1c:mc((ic11\r,a)
Gli Specchi N. 8, N. 9 e N. IO sono omessi.
Torino
Vr:ippdlo ~11s~is1cnu: l'Ol)dllC c,,,,pic di fo,ni som~~gimi.
LE REGIE TRUPPE IN ESTREMO ORIENTE ( l 900-190 l)
497
Documento n.19
Ordine del giorno 28 agosto 1900 del Comando delle R. Truppe in Estremo Oriente
tratto da AUSSME, E-3, b. l O, fasc.30 (allegato alla relazione datata 12.08. 1900) 1. Da domani a tutte le truppe dipendenti da questo comando sono dovuti i maggiori assegni stabiliti dalla circolare Ministeriale 5 luglio n° 4240, con le modalità indicate nella successiva circolare 14 luglio n° 5750. 2. Per le operazioni cli sbarco presc,ivo la seguente successione di scaglioni: a) Primo scaglione Comando Truppe, comandi di battaglione e della batteria, Distaccamento misto ciel genio, Zappatori dei 2 battaglioni, Drappelli dei va1i servizi. Questo scaglione è incaricato delle necessa,ie predisposizioni a terra. b) Secondo scaglione Personale, quadrupedi e materiali che si trovano a bordo del piroscafo "Giava" (salve le eccezioni di cui più innanzi), personale de lle salmerie e quadrupedi (con bardatura e sacchi scuderia per chi ne è fornito) che sono sul "Singapore" e sul "Minghetti". c) Terzo scaglione
Truppe dei piroscafi Singapore e Minghetti con i materiali che saranno indicati piì:r innanzi. d) Quarto scaglione Ospedaletto da campo. Materiali vari. Per lo sbarco di questo scaglione saranno dati a tempo opportuno speciali ordini.
3. li piroscafo Giava, appena eseguito lo scarico, ripartirà per Shanghai allo scopo di caricare i quadrupedi e i materiali ivi provveduti. Sul detto piroscafo prenderanno imbarco: (Tenente Sig. Vigo) l Ufficiale veterinario cl' artiglieri a ( ) 1 l d'amministrazione ( )
498
DOCUMENT I - PARTE Il
Gli anzidetti Ufficiali 1ìceveranno a bordo ciel Giava le istruzioni verbali e scritte necessarie al disimpegno della loro missione. Sul Giava 1ìmarranno imbarcati per lo scarico dei materiali e per il viaggio a Shanghai I graduato e 14 soldati di ognuna delle salmerie di battaglione e l graduato e 9 soldati della batteria (tra questi ultimi saranno compresi un allievo maniscalco e I allievo sellaio) e per il servizio sanita1ìo I caporale portaferiti e 1 soldato aiutante <li sanità che verranno designati dal d irettore del servizio di sanità. Durante il viaggio da 1àku a Shanghai l' ufficiale veterinario farà eseguire un'accurata dis infezione del piroscafo e per ciò conservare a bordo il materiale necessario. 4. Lo specchio seguente da la composizione dettagliata dei vari scaglioni; questi potrnnno però essere scissi in più gruppi a seconda delle condizioni e dei mezzi di sbarco i quali ad ogni modo saranno sempre ripart.it.i per cura cli questo comando.
l° Scaglione T RUPPR
UfflCIAU Comando eruppe
6
u;. drappello t:ar:ìbinieri e un sottuffi ciale.
Comandi di hauaglionc e della haucria Zappatori dei due hauaglioni
78
Distaccamento misto del genio
49
2 l'a11cndcn1c del C.1c il di~1uc.l0 sbar-
chcrà cogli allri anc.ndc.nti di uffk iali rnom::11 i (2-0 scaglione). ,::> din;uorc dèl servizio di sani là -
Drappello sanità
tenente me.dico sig. I.:-1m.:a - due
farmacisti. Drappello sussistenze
30
tenc.ntc sig. CcrnJLi , 1.5 uomini di truppa dal Singapore e 15 uomi ni di truppa dal .\ fo1ghc11i.
2"Scaglione UFFICIALI
Batteria mi1raglia1rici
2
TRUPPE QUADRUPEDI
98
I ufficiale, I graduato. 9 soldati della batteria rimangono a bordo per loscarico dei maleriaJi e per il viaggio a Shanghai. ll rimanente personale effcuua lo sbarco con i quadrupedi e materiali della balleria.
LE REGI E TRUPPE IN ESTREMO ORIENTE (1900- 1901)
seg IH! 2° sC11glimw
499
Ulf.HClALl TRUPPE QUADRUPEDI
Saimeriè del Comando truppe. del bauaglionc f'anteria e dèl bauaglione llersaglieri
Il personale delle salmerie che si tro-
162
va sul Singapore si reca sul (riava, ne ritira i quadrupedi e rnmcriali del ri-
spettivo reparLO nonché n• buoi, poi compie lo sbarco. Del personale di salmeria imbarcato sul Giava, JS uomini Ira cui un graduato e allrettanti
del b~1uag. bersaglieri rimangono su
quel piroscafo per lo scarico dei rnaleri::ili \'ari e per il \•iaggio a Shanghai; gli al1ri sbarcano insieme con il
personale delle salmerie proveniente dal Singapore. Attendenti degli uflkiali ,nomati
43
Sbarcano in accompagnamento dei ri-
Spèttivi quadrupedi e materiali. Drappello Sussisteni a
Sbarcano dal Giava compiuto losca-
IO
rico dei materiali e in accompagna-
mènto del medesimo. Cavalli
64
Muli
112
9 dal Singapore. 6 dal Minghetti. 49 dal Giava. dal Giava. dal Gi,wa pe.r cura del person;ilc delle
Buoi
salmerie.
Materiali d'artiglieria e delle salmerie Materiali del magazzino sussistenze che si trovano sul Singapore (forni, strumenti di macellazione, ecc.) Vettovaglie trasportate dal Giava Legna da ardere trasportata dal Giava Materiale veterinario trasportato dal Giava (nel la misura che verrà indicata dal Ten. sig. Vigo).
3° Scaglione Battaglione Fanteria
Lo sbarco verrà iniziato contemporaneamente dai 2 piroscafi Singapore e Minghetti
Battaglione Bersaglieri
Sui galleggianti stessi nei quali prendono posto le truppe si caricheranno l'equipaggiamento individuale degli uomini ivi imbarcati e i materiali che i repaiti debbono traspo1t are per mezzo della ,ispettiva salmeria.
DOCUMENTI • PARTE Il
500
4 ° Scaglione Ospedaletto da campo Materiali vari
N.B. Per cura di questo comando sarà indicata la capacità in uomini, quadrupedi e materiali di ogni galleggiante destinato alle operazioni di sbarco e volta per volta il reparto o frazione di reparto cui ogni galleggiante de ve servire. 5. Gli ufficiali sbarcheranno in tenuta di seta o di flanella tipo Af,ica e avranno nel piccolo bagaglio l'uniforme di panno. La truppa sarà equipaggiata nel seguente modo: degli oggetti indicati nella circolare Ministeriale 5 luglio n° 4240, 1 camicia, il farsetto a maglia, 1 p. mutande, i pantaloni di panno, e 1 paio di scarpe avranno rinchiusi nel sacco vestiario; nello stesso sacco vestiario saranno riposti l'uniforme di tela usata, il cappuccio, i gambali, le calze e i guanti. Inoltre sarà portata una sola borsa di pulizia e 2 spazzole da abiti per ogni squadra, conservando le altre pure nei sacchi vestiario. Delle coperte da campo si faranno rotoli da ognuno. I sacchi vestiario e le coperte verranno lasciati a bordo in consegna all'ufficiale contabile di cui al seguente n° 6. I sacchi e le coperte del personale che sbarcherà dal Giava verranno trasbordati sul Singapore. Gli ufficiali porteranno con loro 2 cassette d'ordinanza o valigie, sopra una delle quali potrà essere legata la coperta. Nel preparare tal parte del loro bagaglio gli ufficiali dovranno tener presente che una delle due cassette potrà eventualmente rimanere a distanza dalle truppe. Per il rimanente ciel bagaglio (con indicazioni ben chiare a riguardo ciel proprietario) i sigg.ri ufficiali si regoleranno analogamente a ciò che è prescritto per i sacchi vestiario della truppa. I Battaglioni e i minori reparti autonomi presenteranno all'ufficiale contabile cli cui al numero seguente un elenco in duplice copia degli oggetti di loro proprietà, sacchi vestiario e bagaglio di ufficiali che rimarranno a bordo, ritirando finnato per ricevuta uno degli e lenchi suddetti. Sugli elenchi stessi dovranno essere indicati i contrasegni special i dei colli. 6. Per le operazioni di sbarco dei materiali non in consegna ai reparti ven-
gcmo incaricati sui vari piroscafi i seguenti ufficiali: "Singapore" Tenente contabile Manni "Minghetti" Giovannone "Giava" Finocchi Detti ufficiali diventano consegnatari cli tutti i materiali che rimarranno caricati sui rispettivi piroscafi. In ciascuno dei piroscafi Minghetti e Singapore i rispettivi comandanti cli battaglione lascieranno a disposizione degli anzidetti ufficiali contabili n° 20 uomini (tra cui due graduati).
LE REGIE TRUPPE IN ESTREMO ORIENTE (I 900-190 1)
501
Per attendere alle operazioni di sbarco saranno posti a disposizione di questo comando i tenenti: de l 1° battaglione bersaglieri signor Reali del IO battaglione fanteria. Vasario e
Funzionamento dei Servizi durante le operazioni di sbarco Servizio Sanità a) a terra - Verrà da prima disimpegnato dal tenente sig. Lanza dell'ospedaletto da campo e sarà ripreso dagli ufficiali medici dei battaglioni dopo sbarcati questi reparti. Da tale momento gli ufficiali medici ciel battaglione bersaglieri provvederanno anche al servizio sanitario della batteria e quelli del battaglione di fante,ia provvederanno analogamente per gli altri mino,i reparti. Appena possibile verrà costituita un'infermeria provvisoria con personale dell'ospedaletto eia campo. b) a bordo - Gli ammalati dei vari piroscafi all'atto dello sbarco della truppa verranno ricoverali sul Singapore, dove il direttore del servizio di sanità provvederà alla cura con personale e mezzi clell'ospedaletto da campo.
T battaglioni e i minori reparti autonomi pure all'atto dello sbarco passeranno aggregati all'ospedaletto da campo gli uomini che non siano momentaneamente in grado cli sopportare le fatiche delle marcìe. Il tenente medico signor Messerotti dal Giava trasborderà sul Singapore. Servizio di Vellovagliarnento a) Tutti gli uomini drappelli e reparti che scenderanno a terra per il giorno di sbarco dovranno essere soddisfatti di viveri dall'amministrazione di bordo del ri spettivo piroscafo, e per ciò i comandanti delle truppe a bordo prenderanno i necessari accordi con i comandanti dei piroscafi. II personale del I O Scaglione dovrà inoltre pre levare dall'amministrazione di bordo e portar seco una razione di 300 gr. dì carne in conserva e 500 cli gallette e 2 razioni di vino. Detta provvista verrà consumata il giorno successivo allo sbarco. b) Le truppe del I O Scaglione da qualunque piroscafo provengano a cominciare dal 2° giorno dopo lo sbarco e il personale del 2° Scaglione, a cominciare dal giorno successivo a que llo di sbarco, saranno vettovagliati per cura dell ' amministrazione cli bordo del Singapore secondo disposi zioni già date da questo comando e continueranno ad essere vettovagliate in tal guisa
502
DOCUMENTI - PARTE Il
fi no a ll'inizio del servizio sussistenza, il che verrà annunciato con apposito ordine . I comandi di battaglione e dei minori reparti autonomi faranno conoscere ognisera al Comando del Corpo di Spedizione, il numero dei loro dipendenti effettivamente sbarcati nella giornata. c) Le truppe ciel 3° Scaglione anche a terra continueranno a ricevere il vitto dai piroscafi Singapore e Ming hetti secondo le disposizioni date da questo comando e fino al termine di tempo indicato per il 1° e 2° Scaglione. d) La razione viveri che in applicazione del § 4 lett. C. della circolare Ministeriale 14 luglio n° 5750 spetta ai sigg. ufficiali, sarà loro somministrata nel modo stesso sopra stabilito per la truppa. e) I sott'ufficiali a cominciare eia domani riceveranno il vitto che viene fo rnito al rimanente della u·uppa. Servizio Veterinario a terra Sarà disimpegnato dal Tenente sig. Di Miceli. Servizio di Artiglieria Per la distribuzione delle anni di cui è parola nel! ' ordine del giorno 23 corr. verranno date disposiz ioni . Prevengo che la dotazione di munizioni sarà cli 72 cartucce per ognuno dei militari indicati nel!' ordine anzidetto. Acqua Potabile a) Uomini - Per cura dell' ospeclaletto eia campo (il quale vi adibisce il farmacista sig. Muzzioli, l sergente e 6 soldati del drappello sanità) a terra verranno collocati n° filtri con cui saranno rifornite d'acqua potabile apposite bolli . Sul posto saranno date norme per regolare la distribuzione dell' acqua. b) Quadrupedi - A tempo opportuno sarà indicato il luogo clell'~bheverata.
LE REGIE TRUPPE IN ESTREMO ORIENTE ( 1900-1901)
503
DocumentO n. 20
Verbale della Commissione Internazionale incaricata, dal Comando Generale a Pechino, di valutare in quale modo le disposizioni di polizia in Pechino possano essere semplificate ed unificate tratto da AUSSME, E-3, b.9, fasc.30 (Traduzione)
Presenti -
Maggior Generale Tenente Colonnello Comandante Capitano Capitano Capitano Primo Tenente Tenente di Vascello - Comandante
BARROW SH!l3A
F AMIN SICRE
T !LLSON BARROW
ROBERT CALVINO P ULCI/\NI VON GLLJCKSBERG
(lnghille1i-a); (Giappone); (Francia); (Francia) ; (Stati Uniti); (Inghilterra); (Germania); (Italia); (Austria).
La conu11issione ha discusso in primo luogo la fattibilità cli designare un unico Capo di Polizia per l'intera città, ma c'è stata opinione unanime che, considerando i diversi linguaggi, le grandi distanze e la difficoltà di ripartizione, questa idea, ritenuta eccellente inizialmente, non sia attuabile con le condizioni esistenti. Deciso questo punto, la commissione ha proceduto a discutere l'estensione di procedure uniformi che potrebbero essere adottate dall'attuale sistema, per il quale ciascuna nazione presidia il proprio quartiere. E' stato concordato di attuare i seguenti criteri generali: Se un qualsiasi straniero, soldato o civile, tiene catliva condotta in un quarI. tiere della città, deve essere arrestato e tradotto al più vicino posto di polizia del quartiere per la custodia. Verrà poi inviata una lettera al Capo della Polizia nazionale del prigioniero, il quale invierà una scorta per esso. Il prigioniero sarà poi consegnatO con una lettera di accusa scritta e con i nomi dei testimoni al fatto. IL In ciascun posto centrale di polizia verrà tenuto un registro sul quale saranno riportate tutte le accuse cli reato contro stranieri con i nomi dei testimoni allo scopo di facilitare ulteriori rapporti. Ili. I soldati e le persone al seguito di truppe non potranno lasciare i propri quartieri della città senza un passaporto, ad eccezione del camminare lungo le mura della città o allraversare una delle principali vie sotto elencate, considerate strade internazionali:
504
DOCUMENTI • PARTE Il
CITIA TARTARA I.
2. 3. 4. 5. 6. 7. 8. 9.
I O. 11.
Da To-shing-men (porta 43) a Coal Hill attraverso Drum Tower, (42) e How-men. Da An-ting-men (44) a Legation Street. Da Hate-men (47) a Llama Tempie (10). Da Shun-chih-men (49) a North Wall. Da Sicheh-men (51) alla strada Shun-chih-men o strada 11° 4. Da Ping-lzu-men (50) o Porta Ovest a Coal Hill tramite il Marble Bridge. Da Tung-chih-men (45) a Drum Tower (42). Da Chiho-men (46) o Porta Est alla strada n° 2. Incrocio o strada E-W che corre a nord delle Legazioni, dalla strada Hatèmen, o strada n° 3, attraverso i cancelli Imperiali alla strada Shun-chihmen, o strada n° 4. Via della Legazione. Strada da Coal Hill alla Porta Est della Città Imperiale. CllTÀ CINESE
12. 13. 14. 15. 16. 17. 18. 19.
IV.
V.
Strada dalla Porta Est (58) alla Porta Ovest (62). Strada da Chien-men (48) a Yung-te-men (60) o Porta Sud. Strada da Shun-chih-men (49) alla strada n° 12. Strada da Hate-men (4 7) alla n° 12. Strada che corre sotto le mura Tartare e tra ~ssc e la Città Cinese da Tungpien-men (57) a Si-pien-men (56). La strada che gira intorno alle mt.l ' 'l della città lrnperiale. La strada che sul ponte di man·11r, procede verso est fino all'uscita dalla città Imperiale. La strada che dal Quartier Generale ....... .. (palazzo ..... ) conduce alla porta Sud della città proibita (Quartier Generale degli Americani). Nota: - 1 nume,i tra parentesi ne] test.o sono quelli impiegati nelle mappe inglesi e americane di Pechino, ad esempi<> Chien-men (48). - I punti 17, 18 e 19, scritti in corsivo sono stati aggi unti a penna sulla stampa ciel testo originale del documento. ' ln riferimento al passaporto richiesto al precedente punto lll, un modello internazionale verrà preparato e distribuito. Il Colonnello Shiba ed il Capitano Barrow hanno gentilmente promesso di occuparsi di ciò, se possibile. I Cinesi sono autorizzati a passare liberamente in ogni direzione e non sono limitati alle .strade principali sopra menzionate, anche dalle truppe di quei quartie,i attraverso cui passano le strade. Per esempio, né Americani né Inglesi né Francesi né Italiani né Giapponesi impressioneranno in alcuna circostanza uomini cinesi che camminano .sulla strada n° 4. I Cinesi non
LE REGIE TRUPPE IN ESTREMO OR IENTE (l900· 11J0 l J
505
dovranno neanche essere perquisiti alle porte tra le città Cinese e Tartara. Ci sarà li bero commercio per lutte le nazionalità nei mercati dislocati sulle principali strade internazionali sopra indicate (vedi TU.). VII. C iascuna nazione è autorizzala ad applicare le proprie sanzioni punitive nei riguardi dei Cinesi all' interno del proprio quartiere. VIII. Ogni poliziotto, sia soldato o della popola:lione locale, dovrà indossare sul braccio sinistro un bracciale bianco con scritto sopra "polizia" in caratteri cinesi. IX. C iascun posto di polizia dovrà avere una grande lampada c inese rossa e bianca con scritta a caratteri cinesi che sarà appesa in posizione preminente. X. Una mappa generale che mostra le strade descritte al III. e tutti i posti di polizia dovrà essere preparata e distribuita dalla Sezione topografica dei Genieri Inglesi. Ciascuna nazione invierà, per tale scopo, una mappa che evidenzi la posiz.ione del proprio posto do polizia al Capo di Stato Maggiore Britannico. VI.
E. G. B ARROW MAGG IOR G ENERALE
506
DOCUM.ENTI • PARTE Il
Documento n. 21
tratto da AUSSME, E-3, b.5, fasc .15. Allegato n. 5 al rapporto quindici nale in data O1..02.190 I
Comando Supremo delle Truppe dell'Asia Orientale
Quartier Generale di Pechino - Palazzo d ' inverno 24 gennaio 190 I
Ordine cl' Armata Su invito dell'ufficiale più anziano della spedizione di Shan-hai-kwan, una Commissione composta dei rappresentanti di tutti i contingenti, che vi parteciparom), ha proposto concordemente una ripartizione dei materiali eia guerra presi nei forti ivi esistenti . In seguito ad accordi intervenuti col Comandante del Corpo di spedizione francese, S.E. il generale di divisione Voyron, viene stabilito quanto segue: l.
STATI Germania [nghiltcrra Austria/ Ungheria Francia Giappone
Itali11
Russia
OR.lGINE
CALIBRO
No
MATRICOLA
FORTE
Krupp Krupp
12 cm. lungo 21 cm. lungo
2 3
164-165 58-57- 19
j
Krupp Arrnstrong
8 cm. lungo
5 I
63-70-72-78-80 12245
[V
15 cm. lungo
Krupp Krupp Krupp
8 cm. lungo 12 cm. lungo 21 cm. lungo
4
63-68-71-83 169 18
IV eV
Krupp Armstrong
15 cm. corto 15 cm. lungo
4
104-!07 209
Ile Hl
I
Krupp Krupp
1.5 cm. corto 21 cm. corto
4 I
875-424-859-66 173
l e IV IV
5
Kn1pp Kn1pp Armstrong
8 cm. corto
2
65-72
9 cm. COTIO I5 cm. lungo
4
??
7
I
236
I III I
Krupp Krupp
12 cm. corLO 2 I cm. corto
2
60-61 [74-175-176
IV I, lI e IV
5
I I
3
N° TOTALE
j
5 6
II Il[
I Ili
6
' 5
LE REGIE TRU PPE IN ESTREMO ORIENTE (1900-1901)
2.
3.
4. 5. 6.
507
Le muni zioni appartenenti a queste bocche da fuoco sono ripartite fra i contingenti in egual proporzione dei pezzi stessi. Le munizioni occorrentj pei bisogni locali, per es. pel segnale di Mezzodì e per le sal ve di saluto. rimangono a disposizione. La precedente ripartizione non dà alcun titolo all'immediata presa di possesso; i singoli contingenti sono invece invitati a lasciare sul posto le bocche da fuoco e le munizioni loro spettanti. finché sia assicurato il ritorno delle truppe e la pace definitiva. Circa il desiderio dei vari contingenti cli prendersi alcun i dei 20 cannoni e 4 mortai di vecchio modello disponibili , si verrà ad un accordo sul posto. Quanto rimane in anni e munizioni è da distruggere. L' ufficiale più elevato in grado in Shan-hai-kwan, attualmente maggior generale Rcid, è pregato di prendere le ulteriori necessarie disposizioni.
f.to
WALDERSl:E
Feldmaresciallo
508
DOCUMENTI · PARTE Il
Documento n. 22
Verbale della Commissione militare incaricata di studiare il progetto di difesa del Quartiere delle Legazioni a Pechino tratto da AUSSME, E-3, b.5, fasc.15 (annesso alla 9a relazione generale del ten.col. de Chaurand del 13.02. 1901) (Traduzione)
1.
Il piano annesso indica la superficie ciel terreno che i Ministri delle Potenze rappresentate a Pechino hanno intenzione di occupare per le loro rispettive Legazioni ; la linea generale di difesa che circonda questa superficie è evidenziata dalle lettere A.D.I-1.K.A .. II terreno indicato w.x.y.z. è richiesto dalla Francia e dal Giappone; i limiti precisi cli questo terreno non possono essere fissati che tramite un accordo dei Ministri interessati.
2.
Il limite Sud è formato dal muro della città tartara, la cui occupazione è considerata essenziale, qualunque sia il piano di difesa della commissione militare, in più la parte del muro verso 0 (?) e S deve passare le linee dei fron ti Est e Ovest in modo da ottenere dei fuochi fiancheggiati(?). I sal ienti della linea Sud di difesa sono indicati sulla pianta ove si dovrà stabilire le postazioni dei cannoni, al fine cli assicurare la difesa dei fianchi (?) e di bilanciare con il fuoco l'altezza delle mura della porzione occupata.
3.
Si è proposta la linea NO come limite degli Inglesi a Ovest e SN per quello degli Stati Uniti, ma il Ministro di Russia non accetta il ritiro della sua linea fino a MN: in conseguenza bisognerà riportare tutto il fronte ovest fino alla linea AD e si otterrà lo spazio libero necessario per la difesa operando delle demolizioni a ovest di "Gaselee Road".
4.
li fron te orientale della linea di difesa tedesca I.K. è ora occupata da un distaccamento russo, ma la commissione è stata unanimemente delÌ' avviso che dal punto di vista della difesa è necessario assicurare libere comunicazioni fino alla linea del fuoco, e, in seguito, questa prop1ietà dovrà essere acq uisita per i Tedeschi sia per mezzo di una vendita sia tramite uno scambio.
5.
Non si può aspettare di vedere il governo cinese acconsentire a ll'occupazione da parte delle truppe alleate cli C hun-men che costituisce la porta centrale che conduce al Palazzo Imperiale, ma se la porta non viene occupata, le considerazioni nùlitari esigono che le sovrastrutture in rovina che sormontano le due porte e controllano completamente la muraglia, vengano abbattute, e altre costruzioni nuove non vengano edificate. Gli edifici
LE REGIE TRUPPE IN ESTREMO ORIENTE ( 1900- 1901)
509
sono attualmente distrutti, le rampe che danno accesso alla piattafom,a, vicino alle entrate, debbono essere ::;oppresse. 6.
Sarebbe quantomai auspicabi le che Ha-Ta-Men fosse compresa nella difesa, ma l' uffic iale russo pensa che ciò non sia necessario. Se la porta non è compresa nella difesa le sue sovrastrullure dovranno essere abbattute e si dovrà aprire una nuova porta nel muro della città ta11ara verso il centro, dal lato sud del perimetro del quartiere delle Legazioni. Ci sarebbe vantaggio a scegliere per questa apertura la porta del canale situato nel quartiere tedesco. L'altezza dcli' apertura dovrebbe essere elevata in modo da consentire un passaggio al di sopra del canale senza causare il def1usso delle acque. La porta dovrà avere la forma a volta in modo da non consentire la circolazione sulla ci ma della muraglia. La rampa orientale che conduce alla piattaforma della porta Ha Ta Men clovrà essere distrutta e se la porta non sarà occupata bisognerà ugualmente far sparire l' altra rampa.
7.
Ci sarebbe luogo di praticare nel muro della città tartara da ogni lato e in quello della zona occupata una frattura larga da 5 a 7 metJi e profonda 3 metri. La direzione delle facce e l'inclinazione del fondo del fossato dovranno essere stabi lite affinché siano attraversate da alcuni punti della linea P.Q.R.S.
8.
E' essenziale avere uno spazio libero sul pendio al di là delle linee di difesa a ovest, a nord e ad est. La commissione ritiene che la larghezza minima di tale spazio deve essere di 150 yards (circa 140 metri) ma quando ciò sarà possibile si dovrà cercare di aumentare questa larghezza. Il colonnello iusso fa osservare che, sul lato ovest, la migl iore soluzione sarebbe di spingere il pendio fino alle mura della Città Imperiale; questa opinione è stata approvata all'unanimità. E' stato inteso, inoltre, che la "Ketteler Strasse" costituirà il limite orientale dello spalto clell'e::;t. Non dovrà essere permesso elevare alcuna barriera contro la porta esterna del muro meridionale della Città Tartara né nello spazio libero situato a sud di questo muro. Le costruzioni cinesi, a sud del muro meridionale e presso la Ha-Ta-Men debbono essere demolite per avere uno spazio cli I 00 metri senza alcuna costmzione a ovest dell'estremità orientale della parte del muro occupalo per la difesa. Sarà ben stabilito che tulle le costruzioni elevate su questo pendio dovranno scomparire e che, senza alcun pretesto, non sarà pennesso di costruirci altre infrastiutture; non sarà più permesso, ad eccezione di uno scopo militare, di dislocarvi materiali da costruzione. La superficie totale che sarebbe necessario, in seguito alla commissione, dover reclamare al governo cinese, è indicata sulla ca11a dalle lettere a., b.,
9.
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DOCUMENTI • PARTE II
c., d., e., f., g., h. ed i limiti di tale zona dovranno essere evidenziati sul terreno mediante picchetti. Si è sollevata la domanda dell'interdizione ai cines.i del pendio della zona cli difesa; la maggioranza della commissione ha ammesso che la costruzione cli una barriera di ferro sarebbe troppo costosa e non eia raccomandare mentre la cosa migliore che converrebbe fare sarebbe una barriera di rocce artificiali (in ferro) che ciascuna Legazione potrebbe piazzare allo scopo che giudicherebbe conveniente in seguito ad accordi con le Legaziotù vicine. 10.
La commissione ritiene che il muro sud del Palazzo Imperiale, che sì trova immediatamente a nord di "Stewarl Road" deve essere demolito in modo da lasciare un campo dì tiro suftìciente all'angolo nord-ovest della linea di difesa. Il colonnello Shiba è de ll'opinione che essendo ìl muro della Città Imperiale servito durante l'assedio come postazione per l'artiglieria, si potrebbe esigere, come punizione, la riduzione della metà dell'altezza attuale. Questa soluzione offiirebbe un grande vantaggio dal punto di vista mil itare permettendo di ridurre la altezza del muro di difesa della Legazione che si affaccia a questo muro del Palazzo.
11.
Si intende che le difese non dovranno assumere la forma di una moderna fortezza e consisteranno in muretti difensivi, protetti o rinforzati da riporti di terra, che conducono alle piazzole per le postazioni dell'artiglieria. Oltre al fianco ciel muro meridionale della Città Tartara ogni Legazione dovrà organizzare il fiancheggiamento della linea cli difesa del perimetro che le è affidato, in accordo con le Legazioni vicine; la protezione dei fianchi sarà assicurata da mitragliatrici o da cannoni a tiro rapido.
12.
L'altezza minima del muro che forma la linea di difesa dovrà essere di circa 2,5 metri; la commissione raccomanda l'organizzazione di uno scavo in terra avanti al muro a ridosso di esso. Si desidera che il fossato abbia una larghezza minima di 5 metri e una profondità di almeno 2, a condizione che tale profondità consenta lo scolo delle acque e non cì sia ristagno di acqua. Nel caso in cui detta 'condizione non consenta lo scavo fino ai 2 metri, si potrà aumentare l'altezza del muro con la sopraelevazione della base al fine di ottenere artificialmente la profondità voluta. Sarebbe vantaggioso piazzare delle difese accessorie in fondo al fossato. La sopraelevazione del terreno al cli fuori della linea cli difesa dovrà essere livellata o ben organizzata a forma di terrapieno.
13.
Dovrà essere costruito un camnùnamento coperto, protetto eia un parapetto in terra, che transiterà su un ponte per l'attraversamento del canale presso T. in modo dì collegare tra loro le Legazioni di Inghilterra e Giappone. I paesi interessati dovranno regolare i eiettagli cli tale organizzazione.
LE REGTETRUPPE IN ESTREMO OR IENTE (1900-1901 )
5 11
14.
Si propone di incaricare, per la costruzione e la d ifesa delle fo rtificazio ni tra F. e il canale, i Giapponesi, i quali hanno giocato un ruolo importante durante l'i,ttacco contro le Lega7.ioni e che si troverebbero altri.menti a non avere alcuna linea esterna da difendere. Questo ponte costituisce il limite nord del giardino pubblico internazionale in progetto e si propone ugualmente che il Giappone sia incaricalo della cosu-t1zione e della difesa della linea del giardino che si affaccia al canale. Al fine di facil itare il compilo affidato ai giapponesi si dov rà loro assicurare libere comunicazioni dopo l'arretramento delle diverse parti del loro fronte di di fesa.
15.
Le truppe g iapponesi formeranno, fi no a che sarà possibile. la riserva generale del quartiere est delle Legazion i. Tn caso di necessità, la Russia, se sarà possibi le, coopererà alla difesa generale del settore ovest. Gli effettivi a guard ia delle Legazioni, proposti senza riserva, dai membri della commissione mil itare sono i seguenti: EFFETTIVI
CANNONI
OBICI
MITRAGLIATRICI
Germania
300
3-4(a)
2
6
NAZIONE
J\usiri11
250
2-4 (b)
Stati Uniti
100
2 (e)
o o
2-3 (I)
Francia
250
2 (tl)
o
2
foghillCITa (•J
200-250
4 (e}
2 (f)
4-6
l(alia
100-200
2 (g}
()
2
Giappone
350-400
4 (h)
o o
4
Russia
350
2 G)
6
'/
(*) Questo numero potrebbe essere aumentato; l' aumento è dipendente dagli effettivi delle altre Potenze; (a) cannoni a tiro rapido; (b) pezzi da campagna; (e) non ancora deciso; (d) 2 pezzi medi da assedio; (e) 2 pezzi da 12 Ii bbre a tiro rapido, 2 bombarde; (f) obici da 6 pounces?; (g) pezzi da campagna; (h) cannoni a tiro rapido; (j) non ancora deciso; (1) o pezzi da campagna. 17.
La commissione considera che sarebbe giusto, sotto l'aspetto mil itare, che le Legazioni dì Spagna, del Belgio e dell' Olanda, che a l momento non
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DOCUMENTI - PARTE II
hanno forze militari a Pechino, abbiano una guardia con un conveniente numero di effettivi. Per ciò che concerne l'Olanda, la commissione è dell'idea che, a meno che questo Paese non fornisca una guardia da convenire, la linea di difesa del fronte ovest sia affidata agli Stati Uniti e, in tal caso, appare desiderabile che la si dislochi nella Legazione di Olanda. 18.
La stazione terminale della ferrovia di Paoting-Fou deve essere installata lungo il muro della Città Tartara, a ovest di Chien-Men e ci sarà luogo di riservare spazio libero, che si trova lungo il muro, tra Chien-Men e Ha Ta Men, per il terminal della linea Pechino-Tientsin, le comunicazioni della costa con Pechino dipendono da questa ferrovia. Questa disposizione avrà come effetto di destinare il terreno per la stazione nella zona immediata alla difesa del quartiere delle Legazioni e permettere, con l'ausilio di un piccolo tronco di binario, di trasportare in questa stazione lutto il materiale rotabile della ferrovia del sud, per porla sotto la protezione delle mura della Città Tartara. Come le conmnicazioni per ferrovia hanno una grande importanza militare, sembra necessario stipulare con il Governo cinese che i punti terminali ferroviari dovranno sempre essere ali' interno della città cinese.
19.
Delle comunicazioni telefoniche aeree dovranno essere realizzate tra le diverse Legazioni ma sarebbe egualmente auspicabile che si costruiscano linee telefoniche sotterranee.
20.
La guardia delle Legazioni dovrà avere sempre almeno tre mesi di vettovagliamento in viveri e munizioni.
21.
Si è proposto che tutte le misure di dettaglio per la disposizione delle truppe in vista della difesa del quaitiere delle Legazioni siano approntate da una commissione composta da Ufficiali della guardia, sotto la presidenza dell'Ufficiale più elevato in grado o più anziano in grado. In caso di attacco, il comando dell'insieme delle forze sarà attribuito all'Ufficiale più elevato in grado o al più anziano a parità di gr~do in servizio ufficiale a Pechino. Tuttavia, il rappresentante militare della Russia dichiara che prenderà lui stesso le disposizioni per la difesa della propria Legazione tutto ciò in armonia con gli altri Ufficiali, ma non potrà accettare ordini da un Ufficiale (il più anziano) cli un'altra nazione e che l' Ufficiale russo che si trovasse ad essere il più anziano non accetterebbe il comando dell'insieme delle forze. Il rappresentante degli Stati Uniti è del parere che questa questione debba essere esaminata più tardi. L'Ufficiale russo considera necessario stabilire un consiglio di guerra composto dagli Ufficiali più anziani facenti parte delle otto Legazioni che for-
LE REGI E TRUPPE IN ESTREMO ORIENTE ( 1900-1 001)
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niscono la guardia. Q uesta opinione non è stata appoggiata dalla maggioranza della commissione. L'Ufficiale francese stima che ci sarebbe da stabilire bene che la decisione relativa alla gestione della difesa generale venisse interamente lasciata al Presidente che dovrà assumere il comando in capo in tempo di guerra. Si è espressa l'opinione che ogni nazione dovrà nominare a turno, per un certo periodo l'Ufficiale più anziano (che no n dovrà avere grado inferiore a tenente colonnello) per ass umere il comando generale in tempo di guerra; questo periodo potrebbe variare eia l a 3 anni e tale suggerimento è sottoposto ai ministri. 22.
E' necessario iniziare i lavori di difesa il più presto possibile affinché questi siano abbastanza avanzati prima del ritorno del governo cinese e terminati prima dell'arrivo della stagione delle piogge.
F irmato a Pechino il 9 febbraio 1901.
DOCUMENTI - PARTE Il
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Documento 11. 23
tratto da AUSSME, E-3, b.5 , fasc.15 (Traduzione)
Ordine del giorno 13 agosto* I.
Questa sera, 13 agosto, una colonna composta da soldati tedeschi, austriaci e italiani, agli ordini di un capitano di vascello tedesco, deve accantonarsi tra le truppe francesi a Tong-cheau. Mostrerete, tramite la buona accoglienza che sarà fatta a tutti, che noi teniamo ben alto il sentimento di fratellanza militare che deve animare tutti coloro che combattono, fianco a fianco, per la medesima causa. Questa colonna marcerà e bivaccherà con le truppe francesi. TI bivacco dovrà essere preparato dalla organizzazione francese alle spalle di quello delle nostre colonne.
Il.
Al bivacco di domani, 14 agosto, sotto le mura di Pechino, nel momento in cui gli inni nazionali delle nazioni straniere saranno intonati, si farà silenzio assoluto, ciascun inno sarà ascoltato con raccoglimento. Quando sarà suonato l'inno nazionale francese, esso sarà cantato a pieni polmoni e a cadenza da tutti i corpi di spedizione francesi. In quel momento saranno sparati alcuni colpi da segnalazione. TI silenzio più assoluto dovrà regnare nel campo francese fino all'ultima battuta del nostro inno. T nostri compatrioti e le persone delle legazioni straniere, tenuti prigionieri dall'altra parte delle mura della capitale cinese, ascoltando il nostro bel Canto di Guerra, sapranno che l'ora della liberazione è giunta. Firmato: G. FREY
'' Il 13 agosto I 900, allorché la colonna delle truppe alleate dovette stazionare a lòng-cheau, situata a circa 15 chilometri dalle prime mura di Pechino, il generale Frey indirizzò alle sue truppe l' ordine ciel giorno. Pubblicato da l"'Echo de la Chine", giornale considerato non sospetto cli eccessiva propaganda francese.
LE REGIE TRUPPE IN ESTREMO ORIENTI:: ( 1900- 1901)
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Documento n. 24
Nota verbale dell'Incaricato d'Affari di Germania in Roma al Ministro degli Affari Esteri tratto da Atti Parlamentari, Legislatura XXI - sessione 1900-901, Documento n. 183, p.89 (Traduzione)
Il 28 cli questo mese, una circolare russa è stata diramata al dipartimento imperiale degli affari esteri, circolare che, al fine di agevolare il ristabilimento dell'ordine in Cina, propone di allontanare a breve le Legazioni eia Pechino, così come tutti gli altri stranieri, e di trasferirle a Tientsin sotto scorta militare. Dal punto di vista russo, il soggiorno ulteriore di truppe straniere a Pechino diverrebbe di conseguenza inutile, considerato che non vi rimarrebbe più alcuno bisognoso di protezione e di soccorso. In tal modo Pechino sarebbe, seguendo la proposta russa, resa al governo cinese che, come auspica il governo russo, vi potrà organizzare, più efticacementc che dal di fuori, un governo stabile. Il governo imperiale ritiene che una rapida evacuazione della capitale cinese potrebbe essere erratamente interpretata dai cinesi; invece di facilitare la fine delle ostilità, essa potrebbe piuttosto esaltare il coraggio della parte ost.ile agli stranieri e condurre a nuovi massacri e alla propagazione dello stato di anarchia. Il governo imperiale desidera, tuttavia, definire una risposta alla circolare russa, finché possibile in maniera che sia evitato il disaccordo tra le potenze interessate, considerando che l'accordo cli tutti i gabinetti interessati è la migliore garanzia per impedire che si producano gravi complicazioni. Ad avviso del governo imperiale, non sarebbe ammissibile il ritiro delle truppe da Pechino se no n nel caso che una simile misura non fosse decisa e giustificata da ragioni cli necessità militare. 11 governo imperiale avrebbe interesse ad essere informato, il più presto possibile, sulla maniera in cui il regio governo ravvisa la proposta del Gabinetto russo riguardante la pronta evacuazione cli Pechino.
Roma, 29 agosto 1900.
DOCUMENTI - PARTE li
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Documento n. 25
L'ammiraglio Candiani al ministro degli Affari Esteri tratto eia Atti Parlamentari, Legislatura XXI - sessione 1900-901, Documento n. 234, p.1 17
Taku 17 settembre 1900 Trasmetto a Vostra Eccellenza il seguente telegramma del marchese Salvago Raggi: "11 ministro d'Tnghilte1rn ripete essere impossibile il ritiro delle truppe, per ragioni di umanitĂ e di prestigio; disapprova il ritiro delle legazioni. Il ministro di Francia ignora le intenzioni de l governo francese, ma egli combatterebbe il progetto cli ritiro delle truppe, equivalente al massacro cli migliaia d ' indigeni e alla rinunzia al tentativo di salvare gli europei ancora in pericolo, fra gli altri parecchi italiani. Parmi dannoso il ritiro delle legazioni; unico vantaggio sarebbe la comoditĂ dei ministri esteri. Il ministro di. Russia ha ricevuto l'istruzione di rimanere per ora; dichiara rest.erebbero, ad ogni modo, 4.000 soldati . Tutti gli alt,i ministri esteri sono concordi. Prego Vostra Eccellenza di dare ordine alle truppe di venire ad ogni modo a Pechino. - Salvago". Dividendo l'opinione ciel marchese Salvago Raggi. ho dato le opportune disposizioni per l'invio a Pechino di uno dei battaglioni tornati dalla spedizione sul canale imperiale. CAN DIAN (
LE REGIE TRUPPE IN ESTREMO ORIENTE ( 1900-190 I)
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Documento n. 26
articolo di Luigi Barzini pubblicato sul "Corriere della Sera" n.65 ciel 7-8 marzo 1901
Sulla pietra di paragone Quello che abbiamo e quello che ci manca Se questa guerra fosse guerra!. . . - Un rimorchiatore che arriva un 1>0' tardi - La questione dei trasporti - Ualbero del bene e del male - La questione delle ambulanze - La cosa più umiliante - La previdenza non costa nulla! La seguente nostra corrispondenza da Pechino, merita, fra quante ne abbiamo pubblicate, e furono tutte giudicate interessantissime, una particolare attenzione. Vi si parla della nostra spedizione militare in Cina, e la bontà ed il valore de' nostri soldati e marinai sono messi in contrasto con le deficienze, le impreviclenze, le miserie anche, di tutto l'apparecchio, il corredo, il rifornimento, i mezzi logistici, ecc. E il contrasto è reso anche più affligente dal confronto con g li altri corpi di spedizione. Or il caso speciale si riannoda a gravissime questioni di ordine generale, e a queste ci richiama. Per fo1tuna, dice il nostro corrispondente, questa della Cina non è stata e non è una guerra seria. E se fosse stata così, come si doveva presumere? Il nostro piccolo corpo di spedizione si sarebbe trovalo, su per giù, ne lle condizioni, dalle quali derivarono i d isgraziatissimi risult.ati delle imprese d ' Africa, che hanno avuta ed avranno ancora influenza deleteria sul morale del popolo italiano, su tutt a la nostra vita politica. La serietà del nostro corrispondente, lo scrupolo suo nell'accertamento dei fatti, non possono lasciar dubbio sull'esattezza di quanto egli narra e descrive. Ne risultano responsabilità gravi, le quali poi vanno tutte ad impigliarsi nella nostra questione militare, agitata sempre, sempre insoluta, nella perenne sproporzione trn i fini, nei quali ci ostiniamo, e i mezzi che non abbiamo; tra gli ordinamenti e la spesa. Dai· radicali possiamo e dobbiamo dissentire sul modo di considerare questa questione e di risolverla. Ma dissentiamo forse anche più da coloro, che pretendono di negarla o di averla già risoluta; mentre essa, nell'indicata e innegabile spropor7.ionc, si riproduce ed inacerbisce continuamente, ed è uno dei tarli più roditori dello Stato italiano. li dovere è dunque di riconoscerlo, di affermarlo; condizione indispensabile a poterla risolvere nel modo meglio rispondente agl' interessi della difesa, in armonia con le forze finan7.iarie ed economiche della nazione. Lo stalu quo è il peggiore, il più pericoloso; perché spendendo molto, relativamente a quanto l'Italia può spendere, non abbiamo un esercito apparecchiato alla gue1n; non l' abbia-
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DOCUMENTI · P.'-\RTE Il
mo idoneo agli eventuali bisogni interni; non siamo nemmeno in grado di condu rre convenientemente una piccola spedizione come quella per la Cina. Ed è poi naturale, che i partiti estremi facciano di questa questione quasi la piattaforma delle loro agitazioni, il punto essenziale del loro programma. La mancanza protratta di una soluzione buona, che assetti contemporaneamente l'esercito e la fi nanza, provoca a sol uzioni irragionevoli. Per oggi, detto ciò, che è in coerenza di quanto abbiamo sempre detto da molti anni, pubblichiamo la corrispondenza da Pechino, lasciando al lettore ogni altro speciale commento. Ma la tesi riprenderemo subito ne ll'ampiezza sua, contro i radicali per un verso; ma più fortemente ancora contro quei conservatori ciechi e quei falsi amici del l'esercito, che lo s1a1u quo mantengono e vogliono intangibile. ( Dal nos1ro inviato speciale)
Pechino, 21 dicembre (I. b.) Queste manovre campali delle truppe europee sul sacro suolo dell'Impero Celeste - non si possono chiamare altrimenti le così elette operazioni militari - hanno un grande inestimabile pregio; quello di formare la p ietra cli paragone fra i diversi eserciti delle nazioni. Credo che i nostri ufficiali, che sono studiosi ed osservatori, sapranno trarre tutti i vantaggi possibili dalla vicinanza di tanti loro colleghi di tulli i colori e di tutte le unifonni, e sapranno 1ilevare, olu-e alle nostre indiscutibili qualità supe1"iori, alle nostre virtù milita1i, le non meno discutibili deficienze. Sarebbe veramente un errore imperdonabile il non approfittare di questa grande lezione che, a spese della Cina, i soldati di tullo il mondo si stanno impartendo. Le preoccupazioni per un nemico, che non esiste più, non debbono farci dimenticare di dare un'occhiata agli amici cbe marciano al nostro fianco . I nomi soldati sono ammirabili; il loro valore è stato provato. La colonna Seymour ha dovuto la sua salvezza all'eroismo dei nostri marinai. I marinai italiani sono stati tra i primi a saltare sugli spalli del forte nord interno cli Taku - il primo a cadere nelle mani degli alleati - essi hanno combattuto a Tientsin, a Siku, a Pei-tsang, al Pei-tang, per non parlare della leggendaria difesà delle Legazioni, nella quale il presidio italiano occupò e difese la posizione più importante e piL1 pericolosa, proteggendo la Legazione britannica, per tutto lasciando una percentuale di vittime sei volte superiore a quella di tutti g li altri, dimostrazione eloquente ciel suo valore. I nostri bersaglieri si sono provati a Cu-nan-sien, dove, attaccati da un nemico tre volte superiore, nel cuore della notte, in una città sconosciuta, hanno mostrato una freddezza, una disciplina e un coraggio unici. La resistenza dei nostri soldati alla marcia stupisce gli stessi tedeschi. In tutte le nostre spedizioni nessun soldato è stato rimandato indietro, mentre gli altri semjnavano la strada di uomini sfinir.i; e i nostri, che sono i meno numerosi, non hanno avuto mai riposo; non potevano darsi il cambio; quelli che sono andati.
LE REGI E TRUPPE IN ESTREMO ORIENTE ( 1900-1 901 )
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a prendere la consegna dei forti di Shan-hai-kuan erano gli stessi che avevano marciato su Tu-liù e sui forti di Pei-tang - troppo tardi per trovarvi i cinesi fuggiti molto prima dell'attacco - erano gli stessi che sono anelati poi a Paoting-fu, e poi a Kalgan. T nostri sempre quelli, erano da per lutto, e saranno, occorrendo, da per tutto. .;..:. *
E il carattere, il temperamento del nostro soldato è eccellente. Un giorno, tornando eia un' inutile spedizione contro i Boxers fra i monti ad ovest di Paotingfu, dopo che i bersaglieri insieme ai marinai avevano marciato per una notte e per un giorno cli seguito senza lagnarsi, allegramente animali dalla speranza di battersi, il colonnello Garioni mi diceva: "/ nos1ri soldati non hanno la gaiezza dei francesi, la rigidità dei tedeschi, l'educazione degli americani e degli inglesi, ma io non baratterei i miei soldati co11 nessuno di loro." II colonnello aveva ragione. I nostri soldati sono bonari, adattabili , gioviali, disciplinati; il loro cm,fortable è ridotto ai minimi termini, ed essi non se ne curano. li britannico senza la tenda e la consueta razione di carne è avvililo come il francese senza il vino e il caftè. I nostri dormono dove si trovano, costruiscono capanne cli pagl ia, di sterpi, mangiano come possono, sempre freschi e sempre volenterosi. Ma basta il buon soldato a fare il buon esercir.o? Dietro al soldato puro e semplice, vi è un numero enorme d i cose necessarie. Questo soldato deve avere una mobilità che non è data dalle sole sue gambe, deve essere non solo fornito ciel necessario, ma anche rifornito; non parlo del supert1uo. Questo soldato deve essere curato, deve essere preservato, rivestito, dif'cso dalle rigidità del clima come dai calori torridi. Esso deve avere la coscienza di sentirsi sicuro di sé, senza a ltre preoccupazioni che quella del combattimentO; deve essere tranquillo che se una febbre, o una palla nemica lo cogliesse avrebbe tulle le cure possibili e non verrebbe fatto morire come un cane. Tutte queste cose sono coefficienti non disprezzabi li ciel successo sul. campo di battaglia. Degli eroi che avessero freddo o avessero fame forse ce le prenderebbero anche dai cinesi. Sono questi servizi che a noi fanno difetto. Noi non abbiamo imparato nulla dalle dolorose esperienze de l passato. Spedivamo delle truppe sui campi di battaglia dell'Abissinia quasi come se si fosse trattato di un cambio di guarnigione. Abbiamo mandato dei soldati in Cina come a delle grandi manovre in un punto qualsiasi del Regno, dove tutti i Sindaci sono preavvisati da un telegrammino che dice: "Preparate tanto grano, tanti buoi, tanto foraggio e tanti alloggi, ecc.". Abbiamo mostrato una mancanza di organizzazione unica.
E' certo che se i cinesi, i quali non combattono che sui telegrammi, fossero un popolo diverso, se questa guerra fosse guerra, se la popolazione fosse ostile e
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se i Boxers avessero del coraggio, o i nostri soldati sarebbero dovuti restare inattivi a Tientsin - se non a Taku - oppure noi avremmo dovuto contare sopra a dei miracoli per scongiurare nuove sciagure militari. La nostra mancanza di previsione cominciò a mostrarsi allo sbarco stesso delle truppe. Non si era pensato che non si approda a Taku, che sono necessari dei vaporetti o dei rimorchiatori per portare gli uomini e il materiale fino all' imboccatura del Pei-ho. Tutti ne avevano; vaporetti con le bandiere giapponesi, inglesi, tedesche, francesi, facevano un andirivieni tra le squadre e gli embankments cli Tong-ku. Noi dovemmo servirci di quelle pittoresche, ma sfasciate carcasse che sono le giunche, col risultato che diverse imbarcazioni cariche di roba sono colale a fondo per il mare agitato. Abbiamo così perduto gran parte del materiale medico e non so quanta altra roba, per sopra a trecentomila lire. Altre giunche sono affondate poi nel Pei-ho per, mi dicono, errori di manovra, e il danno avuto supera di parecchio il valore cli non uno, ma di quattro ottimi rimorchiatori. Dopo di ciò, a sbarco finito ..... male, abbiamo - indovinate! - abbiamo comperato il rimorchiatore che ci voleva! Poi, per prendere parte con gli altri a delle operazioni militari, abbiamo dovuto sempre domandare il soccorso degli altri per i trasporti. Senza gl'inglesi che ci dettero le giunche loro per scendere il Pei-ho, non avremmo potuto muoverci da Tientsin per andare a quelle cacce di Boxers, nelle quali mancò soltanto la ....... cacciagione. E senza le giunche inglesi non saremmo neppure arrivati a Tientsin. I trasporti per terra li abbiamo racimolati prendendo ai cinesi muli, cavalli, asini e carri. Un convoglio italiano, composto di quei caratteristici carri pechinesi che voi certamente conoscerete, sembrerebbe un convoglio nemico se il nemico avesse dei convogli. I nostri carriaggi e i nostri muli, buonissimi tanto gli uni come gli altri, sono così insufficienti ai bisogni, che un ottimo ufficiale, sulla via di Paoting-fu, mi diceva: "Senza le risorse in.esauribili del paese, noi saremmo condannati all 'i11uno/Jilità assoluta!''.
*** E' una regola di buona guem1 il calcolare sulle risorse ciel paese nemico, ma noi non possiamo vantare il merito di averle prevedute queste risorse, perché quando la nostra spedizione lasciò l'Italia era nella convinzione di tutti che questa guerra sarebbe stata senza quartiere, e che i cinesi avrebbero lasciato il deserto dietro di loro. Una seconda campagna di Russia. Oggi le vittorie sì ottengono più con i servizi logistici che con le battaglie. L'Inghilterra ha veduto la vittoria arridere alle sue truppe nel Transvaal soltanto il giorno in cui lord Kìtchener, rinunziando ad ogni gloria di comando, prese la direzione dei servizi logistici, rendendo possibili le rapide mosse di lord Roberts. I servizi logistici per la nostra spedizione non ci sarebbero costati troppo. Abbiamo speso dodici milioni, potevamo ben spenderne tredici . Abbiamo mandato duemila uomini soltanto potevamo mandarli almeno equipaggiati e
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forniti ciel necessario. Il più umile indiano della cavalleria britannico ha più comodità cli uno dei nostri ufficiali; cominciando dalle uniformi, palezots, pcllkcie. Per ogni soldato britannico c' è un mulo da soma carico; per ogni cinque indiani vi è un cooly portatore o mulattiere. I giapponesi hanno un esercito di settemila coolies, ossia un facchino ogni quattro soldati , senza contare il numero enorme di quei loro piccoli e pratici carri da trasporto, dei quali un giorno ne vidi un convoglio cli novecento nella sola Tung-tciao. Il male è che con tutti i mezzi cli trasporto racimolati noi oggi, non abbiamo modo di portare qui a Pechino tante e tante cose urgentemente reclamate per la truppa, che sono accumulate a Tientsin e a Tung-tciao. E quest'u ltimo non è che a venti chilometri da qui . Per fortuna questo è un paese che né la guerra né la rivoluzione bastano ad impoverire. T bersaglieri nella loro marcia eia Tientsin a Pao-tin-fu hanno avuto due polli per uno al giorno. Se i soldati francesi hanno goduto altrettanto l'anima di Enrico lV avrà giubilato dall'alto dei cieli, lui che si contentava cli desiderare un solo pollo alla festa per i suoi sudditi ! E insieme ai polli si sono trovati buoi, foraggi, farina, tutto insomma. La colonna Garioni, partita da Pao-ting con ventinove buoi è arrivata a Pechino con cinquanta buoi, pur avendone macellati due al giorno per dicci giorni di marcia. Il miracolo dei pesci e dei pani ba trovato il suo record! Ma il bisogno di ricorrere alla roba degli abitanti, porta alla necessaria conseguenza di mettere il soldato in continua tentazione. Il soldato è soldato, esso è buono e ingenuo come un bambino quando è tenuto sotto controllo, ma diviene una bestia scatenata quando i freni della disciplina debbono allentarsi. Permettete ad un soldato cli prendere i polli cli un contadino, e i maiali, e i cava li i; se lo lasciate fare gli prenderà anche ..... la moglie. Egli è logico; non sottilizza; questo sì e questo no; perché? - domanda a se stesso - se si tratta cli nemici prendiamo tutto se si tratta cli amici non tocchiamo loro né polli né buoi. Se i nostri soldati si sono portati bene in queste condizioni, significa proprio che sono perle cli ragazzi. Ma certo è che la necessità di servirsi acl ogni costo cli alcuni beni degli altri non può che portare un certo squilibrio a quella savia percezione del tuo e ciel mio che ci viene, come si dice, dalla mangiata cli frutti colti ali' "albero del bene e ciel male", fatta dal nostro padre Adamo in quel Paradiso terrestre che alcuni vogliono fosse situato proprio in questi paraggi. Disgraziatamente non c'è più l'albero per rinnovare l'esperimento!
* * ,;, La parte più dolorosa cli questa mancanza cli trasporti si riferisce alle ambulanze. Non so se noi abbiamo call'i d'ambulanza qui; certo è che ho spesso occasione di incontrare i comodi e bellissimi carri dell'ambulanza americana, quelli non meno comodi dell'ambulanza britannico e i carri degli ospedali da campo tedeschi e francesi, le originali vetture per feriti giapponesi, ma non ho mai veduto un carro di ambulanza italiana.
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DOCUMENTI - PARTE TI
Ricordo che andando a Paoting-fu fui colpito dallo spettacolo pietoso di un povero caporale di fanteria, gravemente malato di tifo trasportato sopra ad un carro cinese, senza molle come tutti i carri cinesi, rimbalzante e tentennante tutto fra le asperità di una strada impossibile. TI carro era carico a metà e il malato riposava malamente sui sacchi, tutto coperto di polvere e di mosche. Si lamentava; io gli chiesi come si sentisse. "Tanto, tanto male!" mi rispose. Mi allontanai commosso. A Paoting-fu il povero giovane è morto, poche ore dopo la fine cli quel Calvario. Senza essere medico capisco che quell'infelice, trasportato in un letto barella britannico o in un carro eia feriti si sarebbe salvato, o almeno non avrebbe offerto ai soldati il demoralizzante spettacolo di una così angosciosa agonia. Cito un altro caso. La sera che i nostri soldati rientrarono in Pechino dopo il combattimento cli Cu-nan-sien, sul ponte cli marmo della Città Interdetta, incontrai alcuni marinai che circondavano un carro, naturalmente cinese, sul quale era disteso il cannoniere ferito in quel fatto d'anni - per fortuna l' unico ferito di tutta la campagna. Essi avevano perduto la strada; non sapevano più dove fosse l' ospedale della marina. Io li condussi, cercando lungo la via di avere dal ferito nuovi particolari sullo scontro del quale egli era stato l'eroe e la vittima. .D poveretto poteva appena parlare; ad ogni scossa del carro mandava un gemito pietoso e domandava affannosamente: "Quanto è lontano, Dio rnio! ". Una palla cli Mauser gli aveva traversato il petto. Quel trasporto era una vera barbarie. Ma perché - domandai non lo portate con un carro d'ambulanza? Non ce ne abbiamo - mi ti.1 risposto. E in quel modo aveva percorso sessanta chilometri! Ora, clomanclo se invece cli un fuoco in aria i Cinesi avessero creduto opportuno cli fare un fuoco ben diretto, se invece cli un ferito ne avessimo avuti venti, quanti di essi sarebbero sopravvissuti acl una tortura come quella di un lungo trasporto sopra carri cinesi, che formano già uno strumento di tortura per chi gode un'ottima salute? Insomma, in una vera guerra, con meno polli e piLt battaglie, quante vite avremmo sprecato, e in quali condizioni morali e fisiche avremmo portato i nostri .soldati al fuoco, per la nostra insipienza o la nostra passione per mal calcolate economie? E, soprattutto, quale figura avremmo fatto d i fronte agli altri tutti, che sono ben altrimenti equ.ipaggiat.i e organizzati? .j. .;. ;;.
Ma la nostJa deficienza si rivela anche più profondamente. L' inverno nel Ci-li è glaciale. La baia cli Taku gela, i venti siberiani soffiano sopra Pechino per quattro mesi all'anno, il termometro scende a venti, a venticinque, talvolta a trenta gradi sotto zero. Tutte le truppe inr.ernazionali erano state fornite cli indumenti adatti a sopportare il clima. I Giapponesi avevano dei magnifici pastranoni di lana grigia dal bavero di pelo, sopra i quali mettono delle ampie pellicce di capra. T Tedeschi li avevano imitati mettendo sui loro cappottoni cenere delle grandi pel-
LE REGIE TRUPPE I. 1 ESTREMO ORIENTE (1900- 1901)
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licce dal lungo pelo. I Russi si erano ricoverati in quei loro pesantissimi palamidoni color tabacco che, con il grande berretto di astrakan, formano una caratteristica ciel cosacco. I Francesi sfoggiavano mantelloni, cappotti, casacche, cappucci dalle forme più originali. Gli Inglesi non hanno rinunziato al loro patriollico khaki, ma si riparano sotto a delle montagne di pastrani khaki, di pellicce khaki, "khaki for ever". Non parlo degli Americani i cui indumenti sono dei capolavori di "comfort". I nostri soldati hanno tenuto fino a ieri la ....... mantellina da bersagl iere. Facevano pietà. A Shang-hai si acquistarono delle piccole pellicce per foderare i loro c appotti, ma fino ad ieri, ripeto, i soldati, sempre forse per la mancanza di trasporti, non hanno avuto né le une, né gli altri, e batterono i denti. Giorni sono, sotto una tramontana indemoniata che aveva fatto scendere il termometro a ventun grado sotto zero, ho veduto le sentinelle italiane nel quartiere est di Pechino in uno stato pietoso; con le mani nelle tasche dei calzoni, il fucile stretto sotto l'ascella, stavano lì tutte intirizzite, mezzo raggomitolate, offrendo ai C inesi stessi, che passavano tutti coperti di abiti imbottiti e cli pellicce, uno spettacolo non degno. Si era trovato il rimedio di ritirare le sentinelle da quasi tutti i punti dei nostri quartieri, abbandonando così quella sorveglianza che è nostro diritto e nostro dovere di esercitare, e abdicando in certo qual modo, agli occhi c inesi, alla sovranità della nostra occupazione. 1 soldati nostri hanno equipagg iamento ridicolo. Basti dire che gli ufficiali non avevano altri copricapi che l'elmetto cli sughero e il berretto bianco, il "berretto coloniale!". Gli ufficiali sono stati, è vero, preavvisati dell'utilità di portare tutto un grande corredo di roba invernale, ma tutta quanta, estiva e invernale, doveva concentrarsi in due cassettine e in un baule di cinquanta chilogrammi Nella spedizione su Kalgan senza una larga distribuzione di pellicce "cinesi" di varie foggie e di non meno vari colori, tutte cli seta e in parte ricamate, che d avano a chi le portava l'aspetto di tante dame in "sortie de bai", le nostre truppe non avrebbero certamente sopportato i freddi delle montagne. S'immagini quanto quella strana uniforme, o meglio inuniforme, avrà giovato alla nostra dignità di fronte ai Tedeschi. Siamo male equipaggiati, ma almeno quello che abbiamo fosse ricambiabile( .. . ). Tientsin è in capo al mondo finché non sarà riattivala questa benedetta ferrovia. Questa è la cosa più umiliante per noi, perché è la più visibile; è su questa che si basano i paragoni. Non dimentichiamo che qui non siamo soli, né in casa ·nostra. A casa è permesso pure cli starsene in maniche di camicia, se così piace, ma sulla strada la cosa non sarebbe più decentemente possibile! li soldato bello e il soldato brutto sono spesso giudicali dall' uniforme. Si esamina il vestito prima di ogni cosa. Un soldato sporco e stracciato è sempre un soldato brutto, a meno che non porti i suoi stracci sul campo di battaglia, e anche qui a condizione cli essere villorioso - chi è coperto di gloria è il più ben coperto
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DOCUMENTI - PARTE Il
di tutti quanti! Ma a Pechino, dove tu!li hanno depositi e magazzini, noi facciamo una figura meschinissima, e non si sa proprio il perché. So che qualche cosa l'abbiamo domandata agli altri, anche agli Americani, che ne hanno a bizzeffe. Ma sono domande che feriscono la dignità di chi le fa. Noi ci siamo mostrati in questa piccola impresa di Cina come dei bambini incapaci a camminare eia soli. Abbiamo domandato sempre la mano cli qualcuno. I più bersagliati dalle nostre richieste sono stati gli Inglesi, perché si sono sempre mostrati i più sinceri amici. Ma la loro è quell'amicizia piena cli troppe premure, che si ha verso qualcuno più debole e incapace; non l'amicizia da pa1ì a pari, ma una specie di tutela disinteressata. E noi non possiamo offendercene, perché essi hanno ragione. Ma un po' di previdenza, e la previdenza non costa nulla, ci avrebbe salvato eia meschine figure.
Giorni sono, in un servizio funebre alla memoria di quel povero colonnello Yorck che è morto asfissiato da una stufa cinese a Huai-liai, vi erano dei distaccamenti di truppe internazionali; Tedeschi dal l'elmo lucido e il cappotto immacolato, Giapponesi puliti come signorine, Francesi usciti dalla spazzola, Americani inappuntabili, Inglesi sempre veri "gentlemen in khaki" . Vi erano pure dei bersaglieri, forse scelti uno per uno. Con un freddo de l diavolo essi erano in bella vita e, poveretti, quando non stavano sull'attenti, dovevano battere i piedi e stropicciarsi le mani per non gelare. I loro berre!li presentavano, per il lungo uso, tutte le gradazioni dal cremisi al nero; le unifonni cosparse di macchie avevano dei numerosi e malcelati rammendi eseguiti .. ...manu militari; le giberne, i cinturini logori, cadenti, erano tenuti con sapienti legature di spaghi tinti in nero .. . Vi g iuro che quando vedevo qualche ufficiale straniero o qualche membro delle Legazioni volgersi ad esaminarli io mi sentivo divenir rosso, come se la colpa di que lla "mise" deplorevole fosse stata .... mia. Era una vergogna' Non sembravano più, parola d'onore, quei bersaglieri baldi ed eleganti che entusiasmano regolarmente il buon pubblico delle riviste. Vogliamo proprio che il nostro esercito non serva ad altro che a sfilare in parata il giorno deHo Statuto? Ma non impareremo mai e poi mai a fare almeno una cosa completa e bene che Dio ci benedica?
LE REGIE TRUPPE 1:-.I ESTRE110 ORIENTE (1900-190 1)
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Documento n. 27
Protocollo finale di pace con la Cina (7 settembre 190 I)
lratto da A. TOSTI. La spedizione italiana in Cina (1900-/901), Allegalo n. 7, pp. 135- 141 (Traduzione)
I Plenipolcnziari: di Germania:
S.E. M.A. MuMM VoN Sc11wARZENST1;1K; di Austria-Ungheria: S.E. il Barone M. CZIKAN:-. VoN WAHI.BORN; di Belgio: S.E. M. JOOSTENS; di Spagna: S.E. M.B.J . DE COLOGAN; d i Slati Unili d'America: S.E. M.W.W. ROCKHILL; di Francia: S.E. M. PAUt BEAU; di Gran Bretagna: S.E. Sir ERt\EST SATOW; d i Italia: S.E. il Marchese SALVAGO RAGGI; di Giappone: S.E. M. JUTARO KOMURA; di Paesi Bassi: S.E. M.F.M. !<.NOBEL; cli Russia: S.E. M.M. DE GIERS; e di Cina: S.A. Y1-K' OUANG, Principe di Primo Rango K' TNG, Presidente del Ministero degli Affari Eslcri, e S.E. L1 Ho:-.a-TcHAN<ì. Conte di Primo Rango Sou-Y1. Tutore dcli' Erede Prcdesignato, Gran Segretario del Wen-Houa-Tien, Min islro ciel Commercio, Sovrintendente dei porli ciel Nord, Governatore Generale del Chili;
si sono riuniti per constatare che la Cina si è conformata, a soddisfacimento delle Potenze, alle condizioni elencale nella Nola del 22 dicembre 1900 e che sono state acccuate, nella loro intierezza, da Sua Maestà l' Imperatore della Cina, t ramite un decreto in data 27 dicembre I 900. Art. I a. Con un Editto Imperiale ciel 9 giugno u.s., Tsai-Feng, Principe di Primo Rango Tch'Oun. è stato nominato Ambasciatore di Sua Maestà l'lrnperatorc della Cina ed è stato incaricato, in tale veste di presentare a Sua Maestà l'Imperatore cli Germania l'espress ione di profondo rammarico di Sua Maestà 1' Imperatore del la Cina e del Governo Cinese riguardo ali ' uccisione di S.E. il Barone Von Ketteler, Ministro di German ia. TI Principe Tch'Oun ha lasciato Pechino il 12 luglio per eseguire gli ordini ricevuti.
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DOCUMENTI - PARTE II
Art. I b. Il Governo Cinese ha dichiarato che nel luogo dell'uccisione di S.E. il Barone Von Ketteler verrà eretto un monumento commemorativo, conforme al rango del defunto, riportante una iscrizione in lingua latina, tedesca e cinese che esprimerà il cordoglio di Sua Maestà l'Imperatore della Cina in merito all'assassinio compiuto. Le L.E. i Plenipotenziari Cinesi hanno fatto sapere a S.E. il Plenipotenziario di Germania, con una lettera datata 22 luglio, che verrà edificato sul luogo un portico della larghezza di tutta la strada i cui lavori sono iniziati il 25 giugno. Art. II a. Gli editti imperiali in data 13 e 2 1 febbraio 1901 hanno sancito le pene seguenti ai principali autori degli attentati e dei crimini commessi contro i Governi stranieri e i loro cittadini: Tsai-Yi, Principe Touan e Tsai-Lan, Duca Fou-Kouo, sono stati tradotti per essere giustiziati innanzi alla Corte d'assise d'Autunno ed è stato stabilito che se l'Imperatore intenderà far loro grazia della vita, essi saranno esiliati in Turkestan e vi saranno imprigionati in perpetuo senza che questa pena non possa mai essere commutata. • Tsai-Yun, Principe Tchouang, Ying-Nien, Presidente della Corte dei Censori e Telmo Chou-Kiao, Presidente del Ministero della Giustizia, sono stati condannati a togliersi la vita. • Yu-Hien, governatore del Chan-Si, Ki-Sieou, Presidente del Ministero dei Riti, e Siu-Tch'Eng-Yu, precedentemente Vice Direttore al Ministero della Giustizia, sono stati condannali alla pena di morte. • La degradazione postuma è stata pronunciata contro Kang- Yi, Gran Sottosegretario cli Stato, Presidente del Ministero degli Interni, SiuTong, Gran Segretario di Stato e Li Ping-Heng, anziano Governatore Generale ciel Sze-Tch 'Ouarn. • Un Eclillo Imperiale del 13 febbraio 1901 ha riabilitato la memoria di Siu Yong-Yi, Presidente del Ministero della Guerra, Li-Chan, Presidente del Ministero delle Fi nanze, Hiu-King-Tch'Eng, Vice Direttore al Ministero de ll' Interno, Lien-Yuan, Vice Cancelliere al Gran Segretariato, e Yuan-Tch' Ang, Direttore della Corte dei Sacrifici, che erano stati condannati a morte per aver protestato contro le abominevoli violazioni del diritto internazionale commesse nel corso ,del l'ultimo anno. • ll P ri ncipe Tchouang si è tolto la vita il 21 febbraio I 901, Ying-Nien e Tchao Chou-Kiao il 24; Yu-Hien è stato giustiziato il 22 febbraio I 901 e infine Ki-Sieou e Siu-Tch'Eng-Yu il 26. • Tong-Fou-Siang, Generale ciel Kan-Sou, è stato privato delle sue funzioni da un Editto Imperiale del 13 febbraio, nella attesa che venga stabilita la pena definitiva da infliggergli. • Gli Editti Imperiali del 29 apri le e del I9 agosto I 90 l hanno sancito pene variabili ai funzionari delle province riconosciute colpevoli dei crimini e degli attentali commessi ne l corso dell'estate trascorsa.
LE REGI E TRUPPE IN F.STREMO OR IENTE ( 1900- 1901)
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Art. Il h. Un Ediuo Imperiale, promulgato il 19 agosto 190 I, ha disposto la sospensione di esami di stato per cinque anni consecutivi in nme le ciuà ove cittadini stranieri sono stati massacrati o hanno subilo trattamenti crudeli.
Art. Hl. Al fine di fornire onorevole riparazione per l'assassinio di M. Sougiyama, Cancelliere della Legazione del Giappone, Sua Maestà l' Imperatore della Cina ha, con un Editto Imperiale del 18 giugno 1901 , designato il Vice Presidente del Ministero delle Finanze, Na-T'Ong, quale Inviato Straordinario incaricato di presentare a Sua Maestà l'Imperatore del Giappone l'cspressionc cli profondo rammarico di Sua Maestà l'Jmperatore della Cina e del suo Governo per l'assassinio di M . Sougiyama. Art. IV. li Governo Cinese si è impegnato ad erigere un monumento espiatorio in ciascun cimitero, straniero o internazionale, che è stato profanato e le cui tombe sono state distrutte. In accordo con i Rappresentanti delle Potenze è stato convenuto che le Legazioni interessate forni ranno le indicazioni per la costruzione di questi monumenti , con tutte le spese a carico della Cina, valutate in duemila taels per i cimiteri di Pechino e dintorni e cinquemila tacls per quelli delle province. Queste somme sono state versate e l'elenco dei cimiteri è accluso in allegato. Art. V. La Cina ha accettato di proibire sul suo territorio l' importazione di armi e di munizioni, come anche di materiale destinato esclusivamente alla fabbricazione di armi e di munizioni. Un Editto Imperiale è stato promulgato il 25 agosto 1901 per vietare questa importazione per una durata di due anni . Nuovi Editti potranno essere promulgati in seguito per prorogare tale termine di due anni in due anni, in caso di necessità riconosciuta dalle Potenze. Ari. VI. Con un Editto Imperiale in data 22 maggio 190 I. Sua Maestà l'Imperatore della Cina si è impegnato a pagare alle Potenze una indennità di quattrocentocinquanta milioni di Hai Kouan taels. Tale som ma rappresenta il totale delle indennità per gli Stati, le Società, i privati e i Cinesi indicati all 'articolo VI della Nota del 22 dicembre l 90 I. a. Questi quattrocentocinquanta milioni costituiscono un debito in oro, calcolato in Hai Kouan taels in rapporto al valore della moneta d'oro cli ciascun paese. così come indicato di seguito: Un Hai Kouan taci equivale a: Mard1i 3,055 Corone austro-ungheresi 3,595 Dollaro oro 0,742 Franchi 3,750 Lira sterlina 0 ,30 Yen 1,407 Fiorino olandese 1,796 Rublo oro 1,4 12 al titolo di dollari 17,424.
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DOCUMENTI - PARTE 11
Questa somma produnà interessi pari al quattro per cento l'anno ed il capitale verrà rimborsato dalla Cina in trentanove anni, alle condizioni indicate dal piano di ammortamento allegato. li capitale e gli interessi saranno pagabili in oro o al tasso di cambio corrispondente alle date dei diversi pagamenti. L'avviamento dell'ammortamento inizierà il primo gennaio 1902 per finire al termine dell'anno 1940. Gli ammortamenti saranno pagati annualmente, essendo fissata la prima rata per il primo gennaio 1903. Gli interessi saranno computati a partire eia! primo luglio 1901, ma il Governo Cinese avrà la facoltà di liberarsi, con un ritardo di tre anni, a cominciare dal primo gennaio 1902, degli arretrati del primo semestre scadenti il 31 dicembre 190 I, a condizione, tuttavia, di pagare interessi composti al quattro per cento l'anno sulle somme il cui pagamento sarà stato così differito. Gli interessi saranno pagabili semestralmeme, essendo stata fissata la prima rata per il primo luglio 1902. b. Il pagamento del debito sarà effettuato a Shanghai nella maniera seguente: Ciascuna Potenza sarà rappresentata da un delegato nell'ambito di una Commissione di banchieri che sarà incaricata di incassare il montante degli interessi e degli ammortamenti che le saranno versati dalle autorità cinesi designate a tal compito, di ripartirli tra gli interessati e rilasciarne quietanza. c. li Governo Cinese invierà al Decano ciel Corpo diplomatico a Pechino un buono complessivo che sarà ul terionnente trasformato in un taglio completo della firma dei delegati del Governo Cinese designati a tale scopo. Questa operazione e tutte quelle relative alla definizione dei titoli saranno effettuate dalla citata Commissione in conformità alle istruzioni che le Potenze impartiranno ai propri delegati. d. Il prodotto delle risorse destinate al pagamento dei buoni sarà versato mensilmente nelle mani della Commissione. e. Le risorse destinate alla garanzia dei buoni sono, di seguito, e lencate: I O La rimanenza dei redditi della Dogana marittima Imperiale dopo il pagamento dell'interesse e dell'ammortamento dei prestiti precedenti a garanzia di tali redditi, aumentati del prodotto dell'incremento del cinque per cento effettivo della tariffa attuale sulle importazioni marittime, compresi gli articoli che fino ad oggi entrano in franchigia, ad eccezione del riso, dei cereali e della farina di provenienza straniera, così come di oro e argento, sia in moneta sia non. , 2° .C redditi delle Dogane locali amministrate, nei porti apert.i, dalla Dogana marittima Imperiale. 3° L' insieme dei redditi della gabella, con riserva per la parte precedentemente destinata ad altri prestiti stranieri. L'aumento ciel cinque per cento della tariffa auuale sulle importazioni è consentita alle seguenti condizioni . L'entrata in vigore di tale aumento inizier~t due mesi dopo la firma del presente protocollo e non sarà fatta eccezione se non per quelle merci già per via, al più tardi dieci giorni dopo quella data:
LE REG113 TR UPPE I'.'/ ESTRE:V10 ORIENTE (1900-1 901 J
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I O Tutti i diritti percepiti ad valorem sulle importazioni saranno convertiti in di ritti specifici, fino a c he sarà possibi le farlo, e nel più breve tempo. Tale conversione sar~t stabilita come segue: si prenderà come base di valuLazione il valore med io del le merci al momento del loro sbarco, nel corso dei tre anni 1897, 1898 e I 899, vale a dire il valore cli mercalo cleclotto del montanLe dei diritti d' ingresso e delle spese accessorie. In attesa del risultato d i tale conversione, i diritti saranno percepiti ad valorem. 2° TI corso del Pei-ho e quello del W hangpou saranno m igliorati con la partecipazione finanziaria della Cina. An. VII. li Governo Cinese ha accettato che il quartiere occupato dalle Legazioni s ia considerato come luogo loro riservato, posto sotto il loro esclusivo controllo di polizia, ove i Cinesi non av rebbero di1itto di residenza e che potrebbe essere posto in stato di difesa. I limiti del quartiere sono stati deliniti sulla pi anta allegata: a ove/:it, clall'all incamento I, 2, 3, 4, 5; a nord, dall'all ineamento 5, 6, 7, 8, 9, 10 ; a est. dalla via Kcucler I O, I I, 12; a sud, dall"allineamcnto 12, I, tracciata lungo la base esterna della muraglia tartara, seguendone i bastioni. Tramite il protocollo annesso alla lettera del 16 gennaio 190 1, l::i C ina ha riconosciuto a ciascuna Potenza il diritto di mantenere un servizio di guardia perm anente alrinterno del quartiere per la difesa della propria Legazione. Art. Vlll. li Governo C inese ha acconsentito a far abbatl:erc i forti d i Taku e ciò che potrebbe impedire le libere comunicazioni tra Pechino e il mare. Sono sLate date disposizioni a tale scopo. Art. TX. li Governo Cinese ha riconosciuto alle Po tenze, con il protocollo annesso alla lettera del 16 gennaio 1901, il dirilto di occupare alcuni punti, eia definire tramite un accordo tra di loro, per mantenere le comunicazioni libere tra la capitale e il mare. I punti occupati dalle Potenze sono: Houang-ts'Oun, Lang-fang, Yangts'Oun, Tient.sin, Kiun-Léang-tchang, T' Ang-kou, Lou-tai, T' Ang-chan. Louantchéou. Tchang-li. T s' ln-wang-tao, Chanbai, Kouan. Art. X. 11 Governo C inese si è impegnato ad affiggere e pubblicare per due an ni in tulle le c ittà del d istretto i seguenti Editti Imperiali: a. Editto del 1° febbraio 1901 riportante il divieto perpetuo, sotto pena di morte, di far parte cli società anti-stranicre; b. Editti del 13 e del 2 1 febbrai(>, del 29 aprile e del 19 agosto 190 I, contenenti l'elenco delle pene inflitte ai colpevoli; c. Editto del I 9 agosto I 90 I che vieta gli esami in tutte le città ove sono stati massacrati stranieri o hanno subito trattamenti crudeli;
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DOCUMENTI · PARTE U
d. Editto del I O febbraio I 901 che dichiara che i Governatori generali, i Governatori e i funzionari provinciali o locali sono responsabili dell'ordine nell'ambito delle proprie circoscrizioni e, in caso d i nuovi disordini o cli altre infrazioni ai tratlati che non saranno state immediatamente represse e i cui colpevoli non puniti, questi fun zionari saranno immediatamente destitui ti senza poter essere destinati a nuove funzioni né ricevere nuovi onori. L'affissione di questi Edilli cont.inuerà progressivamente in tulio l'Impero. Art. Xl. li Governo Cinese si è impegnato a negoziare gli emendamenti giudicati utili, dai Governi stranie ri, ai trattati cli commercio e di navigazione, e gli altri soggetti riguardanti le relazioni commerciali con lo scopo di migliorarle. Da ora e in seguito alle stipule riportate all'art.icolo VI, riguardante l'indennità, il Governo Cinese si impegna a concorrere al miglioramento ciel corso del le sponde del Pei-ho e ciel Whangpou come di seguito descritto: a. I lavori cli miglioramento della navigabilità ciel Pei-ho, iniziati nel 1898 con la cooperazione del Governo Cinese, sono ripresi sollo la direzione cli una Commissione internazionale. Subito dopo che l'amministrazione di Tientsin sarà stata affidata al Governo Cinese, questo potrà farsi rappresentare in questa Comm issione e verserà ogni anno la somma di sessantamila Hai Kouan taels per il mantenimento dei lavori. b. Viene costituito un Consiglio fluviale incaricato della direzione e del controllo dei lavori d i rettifica del Whangpou e il miglioramento del corso di questo fiume. Il Consiglio è composto da membri rappresentanti gli interessi del Governo Cinese e quelli degli stranieri per il comrnercio marittimo cli Shanghai. Le spese necessarie per i lavori e l'amministrazione generale dell'impresa sono stimate pari alla somma cli quattrocentosessantamila Hai Kouan taels all'anno nel corso dei primi venti anni. Questa somma verrà pagata per metà dal Governo Cinese e dagli interessati stranieri. Il dettaglio degli accordi che riguardano la composizione, le attribuzioni e gl i emolumenti ciel Consiglio fluviale è oggetto d i annesso a parte. Infine, si intende espressamente che per le dichiarazioni sopra enunciate e i documenti annessi concordati dai Plenipotenziari stranieri fa fede il,solo lesto in lingua francese. 11 Governo Cinese essendosi così conformato, in aderenza alla volontà delle Potenze, alle condizioni elencate nella precitata Nota del 22 dicembre 1900, rende concreto alle Potenze il proprio desiderio di vedere terminata la situazione generata dai disordini dell'estate 1900. In conseguenza di cic), i Plenipotenziari stranieri sono invitati a dichiarare a nome dei propri Govern i che, ad eccezione della guardia alle Legazioni menzionata all'articolo VII, le truppe internazionali evacueranno completamente la città di Pechino il 17 settembre 1901 e, ad eccezione dei luoghi indicati ali' articolo IX, si ritireranno dalla provincia del Chi li il 22 settembre 1901.
LE REGIE T RUPPE TN ESTREMO ORIENTE (1900-1901 )
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li presente Protocollo finale è stato compilato in dodici esemplari identici firmati da lutti i Plenipotenziari dei Paesi contraenti. Un esemplare sarà consegnato ai Plenipotenziari Cinesi. Pechino, 7 settembre 190 l. Firmato:
A.
M. W.W.
VON MUMM -
DE COLOGAN -
C ZJKANN - JOOSTENS -
B.J.
ROCKHILL- BEAU - ERNEST
S ATOW - SALVAGO RAGGI - JUTARO KOMIJRA -
F.M. KNOfl EL - M. DE GIERS. Y 1-K'OUANG - L 1-HONG-TCHANG.
'
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LE REGIETRUPPE IN ESTREMO ORIENTI" ( 1900-1 90 I)
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Cina 1900" ARc111v10 SONNI1'0,
Montespertoli (FT)
I NDICI
'
INDICE DEI NOMI, DEI LUOGHI E DELLE COSE NOTEVOLI*
Albrecht, maggiore tedesco, 462 Abissinia, 519 Alga Marina, v. Chiminelli Eugenio Accordi e trattati: Allicr Raoul, 65 e n., 66 e n., 68 11., 70 n. - anglo-giapponese ( I902), 101 Alt R., v. De Albertis Riccardo - anglo-tedesco dello Yang-tze Alto,; 145 n. (1900), l 01, 399 Ameglio Giovanni, colonnello, 77, 356 - Berlino ( 1878), 58 Amoy, 9 1 - Hong-kong (1843), 61 Am-ping, l 86 - Nanchino (l 842), 14, 17, 61 Amur, fiume, 330 - Pechino ( I 860), 56, 57, 60 "Ancona", brigata di fanteria, 479 - Shimonoseki (1895), 17, 20 Andreignettc, soldato francese, 322 - Tientsin ( I 858), 60, 61 Annam, 61 , 389 - Whampoa ( I 844), 60, 61 Anzer Jobann Baptist, vicario apostoliAden, 251 co tedesco dello Shantung, 62, 64, Adua,5,6, 11, 29, 137,142,251 65, 66,68, 70 Africa, 12, 137, 138, 142,168,250, 254, 332, 351, 361, 432, 480, 48 l, Aquarone Alberto, 15 n., 40 n., 47 n., 69 n., 99 n., 110 n. 482, 483 Arendt Hannab, I l 6 n. Agliardi Antonio, cardinale, 63 Agliardi Luigi, maggiore dei bersaglie- Arlotta Marcello, sottotenente di vascello, 264 ri, 76, 137,139, 288,301,309,354, Arminjon Vittorio, capitano di fregata, 356, 401,402 85 Agnesa Giacomo, capo dell'Ufficio Asia, 11, 12, 15, 60, 84, 98, 108, 109, coloniale, 72 332 Agnesi Antonio, marinaio, 308 Asinari cli San Marzano Alessandro, Agorclat, 241 n. generale, 14 l Agostino da Vignale, missionario, 244 Associazione nazionale per soccorrere Aja,L',114 i missionari cattolici ita liani (ANAlbasini Costanzo, cappellano milita.Ml), firenze,71, 72, 74, 77, 80, 81 , re, 13 1, 355,409,411 , 424 82 e n., 409,410,411,421,422, Albertini Luigi, direttore del "Corriere 423,424 della sera", I 19 n., 169, 170 n.
â&#x20AC;˘ Gli pseudonimi sono riportati in corsivo. S(mO state omesse le voci Cina e Pechino.
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INDICI DEJ NOMI. DEI LUOGHI E DELLE COSE NOTEVOLI
Au-per, 288 Australia, 332 Austria-Ungheria, 6, 14, 90, 95, 104, 152, I 79, J 90, J 97, 235 e n., 237, 267, 324, 344, 378, 391, 398, 440, 442,443, 473,474 Au-ling, 313 Bai Iloud Mauri ce, generale francese, 287,288,289,309,324,326 Balcani, 5 Balconi Lorenzo M., missionario, 55, 56 11. Baldissera Antonio, generale, 168 Baluchistan, Fanteria del, unità britannica, 278 Banca russo-cinese, 98, 99, I 00 Barberis Enrico, tenente di cavalleria, 350 Bardi Alessandro, ministro d'Italia a Pechino, 18, 19, 86 Barnaba, missionario, 423 Barrère Camille, ambasciatore francese a Roma, 83 Barrow, capitano britannico, 503, 504 Barrow E.G., maggior generale britannico, 503, 505 Bartolini Ottone, missionario, 80, 81 n. Barzini Luigi jr, corrispondente del "Corriere della sera", 13 1 n., 144 n. Barzini Luigi sr, corrispondente de l "Corriere della sera", 53 e n., 78 e n., 85 e n., 117 e n., 118, 119, 120 n., 131 e n., 132, 135, 136, 137 n., 143, 144 e n., 146, 148, 150 n., 158 e n., 161, 162, 169,170,250,356,517 Basticl Marianne, 58 n. Bauer, maggiore tedesco, 462 Bayle Charles-Jessé, contrammiraglio francese, 73 Beau Paul , plenipotenziario francese, 525,531 Belgio, 63, 86, 95, 179, 197, 344, 388, 398,443,511
Bendemann Emi! Felix, vice ammiraglio tedesco, 187,282 n., 390 Bengala, Lancieri ciel, reggimento britannico, 225 n., 229, 278 Beresford de la Poer Charles William, ammiraglio britannico, 387 Bergère Marie-Claire, 58 n. Berlino, 5, 237 n., 242 n., 459, 476 Bertolini Alessandro, capitano di fregata, 16, 18, 19en.,23 Bettòlo Giovanni, ministro della marina, 37 n., 370 Biancheri Guido, sottotenente di vascello, 262 Bichi-Ruspoli Alessandro, guardiamarina, 129, 301 Bismarck Otto von, statista tedesco, 27211. Bissolati Leonida, deputato, 59, 17 1 Blagowestchensk, 465 Blanc Alberto, ministro degli affari esteri, 15 n., 16en., 18, 19 Bohn von, tenente colonnello tedesco, 462 Bongiovanni Luigi, capitano, I 55 e n., 221 n. Borghese Livio, incaricato d'affari presso la Legazione d'Italia a Pechino, 132 Borghese Rodolfo, sottotenente di vascello, I29 n., 132 e n., 134, I 62 e n., 163en. Borghese Scipione, deputato e viaggiatore, 132 Borghetti Giuseppe, 84 n. Bonne von der, ufficiale subalterno tedesco, 462 Borsa Giorgio, 17 n., 32 n. Bosforo, 330 Bossi Luigi, deputato, 17 1 n. Bottaro-Costa Francesco, incaricato d'affari a Londra, 108 e n., 464 Bovio Giovanni, deputato, 165 Boxers (l-ho-t'uan), 6, 11 , 22, 24 e n.,
LE REGIE TRUPPE IN !:STREMO ORIENTE (1900-1901)
39, 41, 42, 44, 47, 53 , 56, 59, 64, 68, 69, 78 , 80, 1 13, 114, 116 n., 118, 123, 126, 128, 129, 133, 134, 137, 161, 178, 180, 183, 184, 185, 186, 190, 194, 197, 200, 206, 207, 208, 215, 222, 238 IL , 240, 264, 266, 271, 272 n. , 274, 278 , 280, 281,286,301,306,309, 329,333, 334,335,345,376,377,378,385, 386, 404, 413, 4 I 5, 424, 427, 43 I, 438, 439,440,443, 445 ,447, 451, 452, 464,468,475, 519,520 Brandt Max von, ministro di Germania a Pechino, 62 Bresci Gaetano, anarchico, 251 Bricco Giovanni, missionario, 77, 78, 79,425 Bryan William Jennings, deputato democratico statunitense, I J I BUlow Bernhard Heinrich Karl von, segretario di Stato per g li affari esteri di Germania, 65 , 107,459 Bus::;o Battista, soldato di artiglieria, 308 Cacace Adolfo, tenente cli vascello, 382,383 Caetani Livio, dei duchi di Sermoneta, addetto alla Legazione cl' Italia a Pechino, J24, 211 Cairo, 11, 7 1 Callaini Piero, 93 n. Calvi cli Bergolo Giorgio, incaricato cl' affari a Pietroburgo, I08 e n., 109, 110 n. Calvino Giuseppe, tenente di vascello, 262,503 Camera, concessionario di miniera in Cina, 372 Campbcll Lorne, generale britannico, 281,287 Camporeale Paolo di, senatore, 40 Canada,332 Candiani cl'Olivola Carnillo, contram-
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miraglio, 31 e n., 45, 72, 73 e n., 120, 121 11., 136, 145, 162 e n., 238 n., 247, 257 , 258 , 259, 260, 267, 271, 282, 336, 360, 374, 387, 390, 399, 406 11., 516 Canevari Emilio, 76 n., 101 n., 104 n., 114n., 118 n., 119 n., 122 n., 136 n., I 39 n., 162 n., 167 n. Canevaro Felice Napoleone, ammiraglio, ministro degli affari esteri, 32, 37, 38, 40, 44 11., 365 Canton, 21, 22, 85, 238 n. Carlotto Ermanno, sottotenente cli vascello, 42, 128, 204 Casanuova Jerserinch Mario, capitano di corvetta, 247 Casella Giuseppe, capitano di vascello, 190 Cassala, 49 Cataluccio Francesco, 35 n. Catellani Enrico, 18 n., 64 n., 90 n., 92 n., 93 n., 100 n. Cau-ho, valle del, 333 Cavour Camillo Benso di, presidente ciel consiglio del Regno cli Sardegna, 84 Ceccherelli Sebastiano, 58 n. Cekiang, 28, 29, 31, 38, 73, 105, 260, 369, 390,407 Cen-Iiang-ceng, 3 12 Centing-fu, 326 Cerone Francesco, 59 n., 60, 64 n. Ccrruti Alberto, tenente colonnello, 6 Cemiti Ernesto, tenente contabile, 498 Ceu-liu-ceng, 281 Chaffee Aclna, tenente generale statunitense, 68, 225 Chamot Auguste, di rettore clell'Héìtel de Pékin, 440 Chaurancl de Saint Eustache Enrico dc, colonnello, 116, 236, 244 n., 274 e n., 320 n., 322, 324 n., 329 11., 331 Il., 508 Chefoo, 85, 91,251,370,373,404
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INDICI DEI NOMI, DEI LUOGHI E DELLE COSE NOTEVOLI
Cheng, delegato del governatore dello Shansi, 412,413,415 Chenting-fu , 180 Che-siù (Che-swo), ministro della corte imperiale, 234 Chesneaux Jean, 58 11. Chienlieng, 3 13 Chieri Virginio, sergente dei bersaglieri, 251 n. Chiesi Gustavo, deputato, 137 n., 141 , 146, 165 Chi li (Ci -li), 190, 195, 203 n., 2 16, 224, 245, 25 I , 260, 266, 272, 286, 324, 330, 33 1, 334, 345, 350, 389, 454,457,477,522,530 Chimine lli Eugen io (Alga marina), 130 e n., 13 1, 132 e n., 133 n. Chinese Eastern Railway Company, 99 Ch'ing, dinastia cinese, 177, 217 Ch'i-shan, viceré del Chili, 218 Chusan, isole, 390 Chwang, 465 Ciang-Ci-Tung, viceré cinese, 464 Ciano Galeazzo, ministro degli affari esteri, 156 Cia-tao (Ciao-tao), 275,301,306,333 Cicchitti Arnaldo, 93 n. Ciccotti Ettore, deputato, 155 Cien-ciang-jing, 275 C ing (Ching), principe c inese, 234, 239 e n., 240, 345, 368, 369, 378, 446,470,472 Cing-ping-pingen, 275 Civalleri Pietro, tenente d i vascello, 264 Coatit, 241 n. Cocchia Enrico, 147 n. Cocincina, 159, 324, 389 Coen Gustavo, 21 n. Cohen Paul A., 24 11. Colajanni Napoleone, deputato, 242 Colli cli Felizzano Annibale, tenente cli vascello, 262 Collotti Pischel Enrica, 23 n.
Cologan Bernardo Jacinto de, ministro di Spagna a Pechino, 95 11., 183, 23 1, 394, 525, 53 1 Comisso Giovanni, 76 n., 101 11., 104 n., 114 n. , 118 n., 119 n., 122 n. , 136 n., 139 n., 162 n., 167 n. Conclit Smith Polly, ospite del primo segretario della Legazione americana, 231 Conferenza de L' Aja (1899), 100 Conger Eclwin, ministro statunitense a Pechino, 183 Congregazione de Propaganda Fide, 63,83,411 Cora Guido, 29 n. Corcles Heinrich, segretario interprete della Legazione di Germania, 44 l Corea, 15, 17, 18,98, 101 , 102, 331 Courréjol les Charles-Lou is-Théobald, contrammiraglio francese, 187 Craddock Christopher, capitano di fregata britannico, 195 Craig Albert M ., 23 n., 58 n., 102 n. Creta, isola di, 6, 128, 432 Crimea, 50 Crispi Francesco, presidente del consiglio dei ministri, I I , 63, 143 Cuba, 68 Cucchi Giuseppe, 224 n. Cu-cuan, 333 Cu-nan-sien, 169, 291, 296 e n., 297, 402,5 18,522 "Cuneo", brigata di fanteria, 479 Currie P hilip, ambasciatore- bri tannico a Roma, 474 Czikann von Wahlborn Moritz, barone, ministro austriaco a Pechino, 525, 531 d 'Addosio Pasquale, missionario, 123 d'Albàro Paolo, v. Nocentini Lodovico Da-lieng-ho, canale, 230 dal Verme Luchino, deputato, 156, 171,374
LE REGIE TRUPPE IN ESTREMO ORIENTE ( l 900· 190 I)
Dandolo Ignazio, 141 n. da Passano Manfredo, direttore dc "La Rassegna nazionale", 58, 71 Davis Fei-ling, 41 n., 58 n. De Albertis Riccardo (R. Alt), I24 n. De Andreis Luigi, deputato, 1.57 dc Courten Ludovica, 14 11., 15 n. Dc Gaspari Oreste, capitano dei bersag1ieri, 427 Dc Giovanni Maurizio, fiduciario del1' ANMI, 82 n. Delcassé Théophile, ministro degli affari esteri francese, I 06, l 07, 112,
393 de Luca Carlo, capitano cli corvet.ta,
123 de Luca Ferdinando, ministro d'Italia a Pechino, 63, 85, 86, 123 de Luca Luigi, funzionario delle Dogane imperiali marittime, 123, 124 n.,
126, 128 Il., 438, 448 de Luca Raffaele, funzionario delle Dogane impc1iali marittime, 123 de Martino Renato, ministro d'Italia a Pechino, 28 n., 32, 36, 37, 86 Dent John, console onorario del Regno di Sardegna a Hong-kong, 84 Dentice Alfredo, capitano cli vascello,
350 De Renzis cli Montanaro Francesco, regio ambasciatore a Londra, 238 n.,
454,463 Di Maria Eugenio, capitano dei bersaglieri, 234 Di Mice li Attilio, tenente veterinario,
321,502 Divisione navale dell'Estremo Oriente,
35,36,45, 120 Dogane imperiali marittime, Ispettorato delle (Imperia ] Maritirne Cu stoms), 21, 42, 62, 63, 87, 88, 89,
90, 120, 123, 126, 205, 377, 438, 439,440,441, 442,443, 528 Donato Maria Clara, 126 n.
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Doria Pamphili Alfonso, presidente della Societ~t italiana per il commercio con le colonie, 31 Dorward A.R.F, maggior generale britannico, 165, 200, 203, 278, 280,
400 Du Chaylard Georges, console generale cli Francia a Tientsin, 451 Dunn George, funzionario delle Dogane imperiali marittime, 62 Egillo, 397 Engalitschew, colonnello russo, 330,
331 Epstein Israel, 23 11. Eritrea, 28 n., 141 , 241 11., 479, 480, 48 I, 482, 483 Er-lan-cinan, 308 Errera Guglielmo, delegato commerciale italiano in Cina, 94 n., 406 Etzel, capitano tedesco, 462 E ulenburg zu, sollotenente tedesco,
462 Fairbank John Kjng, 23 n., 58 n., 102 n. Famin, comandante francese, 503 Fang, generale cinese, 326 Fang-tai, 310 n. Fau, generale cinese, 288, 289 Fava Francesco Saverio, ambasciatore italiano a Washington, 111 e n. Favier Alphonse, vescovo cattolico francese cli Pechino, 66, 68, 69, 70, 81,
180,206,207, 411 Fei-tang, 183 Fen-chou-fu, 413 Fengtai, 438 Ferigo Antonio, capitano, 116, 236, 264 Ferrari Giuliano, 243 11. Ferraris Maggiorino (Victor) , direttore della ''Nuova Antologia", 46 e n. Ferrero Carlo, tenente cli artiglieria, 289 Il.
Fileti Vincenzo, amministratore della
546
INDICI DEI NOMI. DEI LUOGHI E DELLE COSE NOTEVOLI
concessione di Tientsin, 98 Filippine, isole, 111,225,331 Finocchi Ruggero, tenente contabile, 500 Finzi Vito, console d ' Italia a Shanghai, 86 Fiorentini Agapito, vicario apostolico dello Shansi settentrionale, 80 Firenze, 71 Fleming Peter, 74 n., 356 Flora Federico, l 13 n. Florio, armatori, 248 n. Foochow, 91 "Forlì", brigata di fanteria, 479 Formosa, 17 Fortis Alessandro, deputato, 50 Forza navale oceanica, 45, 50, 72, 247, 258, 259 e n., 374, 379,401 , 406,407 Fracassi Domenico, deputato, 40 Francia, 5, 6, 15, 16, 17, 19, 21, 35, 56, 60, 61 , 62, 64 e n., 68, 70, 72, 73, 81 , 82, 83, 86, 100, 101, 102, 104, 107, 112 , 132, 142, 152, 153, 179, 180, 183, 187, 195 Il., 197, 267,289,313, 324, 326,334, 361,366, 388,389, 393, 407, 410, 422, 423, 424, 440, 442,443,445, 473,474, 508,516 Francioni Andrea, 29 n. Frankenberg von Proschlitz, tenente tedesco, 462 Frey Henri Nicolas, generale fran cese, 47,120,324,385,514 Freyer, maggiore tedesco, 462 F riozzi di Cariati Lorenzo, reggente la Legazione di Pechino, 86 Fukushima, generale giapponese, 200, 229 Gaeta, sottocapo di marina, 355 Galles, Fucilieri del, reggimento britannico, 20 l n., 225 n. Gallina Giovanni, ministro d ' Italia a Pechino, 80, 81, 82 e n., 90, 343, 421,422 Garioni Vincenzo, colonnello, coman-
dante le regie truppe in E.O., 130, 136, 139, 141 e n., 144, 145 e n., 162, 167 e n., 169, 173, 174, 246 e n. , 247 , 249, 254, 257, 258, 259, 260 e n., 265, 272, 275, 278, 280, 282, 286, 289, 290, 29 1, 296, 306, 308, 309 e n., 330, 339, 340, 345, 349, 351,359,360, 400, 405,427, 519, 521 Gaselee Alfrecl, generale britannico, 52, 120,225, 230 n., 264, 287, 288, 309,448 Gavotti F rancesco, capitano di fregata, 19, 20 e n. Gay! Egon von, maggior generale sottocapo di stato maggiore del Comando Supremo delle truppe internazionali in Cina, 264, 30 1, 403, 462 Gebsat von, maggiore tedesco, 462 Gcmmingen-Guttemberg, capitano tedesco, 462 Gènet, tenente colonnello tedesco, 462 Genova, 116, 248 e n. , 356, 482 Germania, 6, 14, 15, 16, 17, 19, 21, 34, 35, 47, 62, 63, 64 e n., 65, 70, 86, 100, 101, 104, 107, 108, 109, 116, 138, 142, 152, 153, 171 n., 179 , 183, 195 n., 197, 220 n., 236, 249, 274, 313, 330, 332, 334, 336, 344, 351, 361, 366, 367, 388, 390, 397, 398,399, 407,408,444,446,459, 473 Geroni Giovacchino, cappèllano militare, 74 e n., 76 e n., 77, 170, 244, 418,419,420, 425,426 Ghisi Ernesto, console onorario italiano a Shanghai, 86, 94 n., 123 e n., 239,406 e n. Giappone, 14, 15, 16, 17, 18, 22, 29, 34 e n., 35, 45, 63, 84, 85, 86, 98, IO! , 102, 105, 108, 112, 152, 153, 156, 179, 187, 197, 218, 224, 237 , 260, 267, 313, 326, 328, 332, 334,
LE REGIE TRUPPE IN ESTREMO ORIENTE ( 1900-1901)
366,371,378,388, 394, 396, 473, 474, 508,510,511 Giers Mikhail de, ministro di Russia a Pechino, 183, 333, 394, 466, 525 , 531 Gillio Alessandro, tenente dei bersaglieri, 284,429 Giolitti Giovanni, presidente del consiglio dei ministri, 41 e n. Giordano Francesco Umberto, tenente di fan teria, I 56 n. Giovagnoli Agostino, 65 n. Giovannone Angelo, tenente contabile, 500 Gobbi-Belcredi Giacomo, direttore de "L'Italia coloniale", 53 e n. Goglia Luigi, 28 n. G.R., v. Roncagli Giovanni Gran Bretagna (Inghilterra), 6, 11, 12, 13, 14, 15, 16, 17, 21, 24, 29, 32, 34, 35, 56, 62, 84, 10 1, l02, 105, 108, 138, 152, 153, 179, 183, 187, 195 n. , 197 , 237, 267 , 274, 313, 326, 329, 331, 334, 336 Il. , 351, 361,366,367,369, 374,377,378, 388, 389, 390, 397, 398, 399, 407, 440,443,510,516,520 Grange Daniel J., 71 n. Grass Glinter, 114 n. Grasselli Ettore, 48, 52 n., 143 n. Grassi Fabio, 28 n. Gravina di Ramacca Manfredi, sottotenente di vascello e vice console d'Italia a Shanghai, 59 e n., I 34, I48, 150 e n. Grenet Francesco, contrammiraglio, 35, 36, 37 n., 38, 45, 120, 370, 372, 373 Groessen van der, capitano tedesco, 462 Grèiss von Schwarzhoff Julius von, maggior generale capo di stato maggiore del Comando Supremo delle truppe internazionali in Cina, 274,
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332, 462 Gri.inder Horst, 64 n. Guglielmo Il, imperatore di Germania, 64, 65, 107, 114, 116 11., 119,210, 211, 333 Guicciardini Francesco, 157 Hakelberg von, generale russo, 281 Hakoclate, 371 Hanchung, 55 Hangchow (Heng-chow), 31, 91, 390, 457 Hankow, 20, 63, 80, 85, 90, 91 , 183, 425,426,457 Han-lin-Yuen (Accademia cli Cina), 126,443 Hanyang, arsenale di, 132, I 33 n. Harbin, 99, 330 Hart Robert, ispettore gene rale delle Dogane imperiali marittime, 21 , 42, 54 e n., 88, 89, 348, 377, 439, 440, 44] Hatzfeldt-Wildenburg Paul von, ambasciatore di Germania a Londra, 473, 474 Hay John, segretario di Stato statunitense, 12, 15, 35, 99,110 Heyking Edmuncl von , ministro di Germania a Pechino, 32, 116 Heyking Elisabeth von, moglie di Eclmund von Heyking, 116, I 17 n. Hien-fung, imperatore cinese, 45 I Hildebranclt, capitano medico tedesco, 462 Hiltebranclt, ammiraglio russo, 187, 191,194,200 Hing-hai-tsien, 278 Hiu-King-Tch ' E ng, vice direttore al ministero dell'Interno, 526 Hobson John Atkinson, 12 e n., 52 e n., 54 e n., 102 e n. Ho-chien, 307 Hoffmann, visitatore apostolico, 424 Hogg J ames, console onorario del Re-
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INDICI DEJ NOMI. DEI LUOGHI E DELLE COSE NOTEVOLI
gno di Sardegna a Shanghai, 84, 85 Ho-hsi-wu (Ho-shi-wo), 229, 271 Honan, 55, 63, 77, 85, 203 11., 348 n. , 393, 411,425, 426,457 Hong-kong, 17, 21, 84, 85, 92 11., 135, 261, 274, 329, 355, 370, 381 , 390, 406 Hong-kong & Shanghai Banking Corporation, 339, 439 1-Iopeh (I-lupeh), 63, 90, 348 n. 1-Isien-feng, imperatore cinese, 34 Hsi-kuo (Hsin-huo), 226,312 Hsi-11an, 339 Hsi11-chou, 4 13 Hsi-ngan, 464 Hsiu-au, 401 Hsiu-schou-hsien (Hsing-schon-hsien), 289,291 , 296,401,405 Huai-in, 306 Huai-lai (Huai-liai), 129, 30 I, 524 Hughes Ernest Ricbard, 57 n., 58 n. Hun-ho, fiume, 336 Hum Michael H., 69 n. Hwang-tsun, 313, 341, 349, 354 Iacona Erminio, 29 11. Ia11nettone Giovanni, 84 n. Jddings Lewis Mo1Tis, incaricato d'affari degli Stati Uniti a Roma, 456, 469,471 llardo Salvatore, soldato di fanteria, 322 Ili, 98 Incoronato Edoardo, capitano di vascello, comandante del Marco Polo, 31 e n. India, 14, 224, 256 e n., 355, 356 Indocina, 100, 224 Inning (In-ning), 330, 403 Istituto coloniale italiano, 13, 26 Italia, 5, 6, Il , 12, 113, 14, 15, 16, 17, 18, 20, 21, 22, 29, 31, 32, 34, 35, 36, 38, 42, 46, 49, 62, 63, 64 Il., 7 1, 72, 73, 81 , 83, 86, 89, 90, 91, 101,
104, 105, 108, 120, 121 e n., 152, 153 , 157, 167 , 168, 171 11. , 179 , 180, 190, 197, 214, 2 19, 237, 238 11., 241 n., 242 e n., 259, 260, 267, 274, 289, 290, 335, 336 e n., 339, 343 e n., 349, 350, 35 I , 354 n., 36 I, 366, 368, 373, 378, 393, 399, 404, 407, 408, 411, 413,431, 434, 440, 443,459,473,474, 5 17,520 Italian Colonial Trading Cornpany (Shanghai), 407 Jun-ning, governatore cinese, 339 Jang-fang, 275, 301 Jarlin, vescovo cattolico francese, 207 Ji-ciao, 290, 291 Joostens Maurice, p lenipotenziario belga, 183, 525,531 Jung-rnig-schong, 30 I Jung-schon-sien, 291 Kai-ping, 221 Kalgan (Calgan), 129, 146, 297, 300, 333, 339,403, 404,5 19,523 Kang-hi (Kang-yi), presidente del ministero degli Interni e consigliere dell'imperatrice Tsu-hsi, 240, 368, 526 Kansu (Kuan-su o Kan-Sou), 44, 85, 206,221,365,366,367,526 Kang-You-wei, studioso e riformista cinese, 22 Kawano Tcruaki, 224 n., 32111. Keges, tenente britannico, 230 n. Kempff Louis, ammiraglio statunitense, 46, 190 Kennedy Sofia, moglie cli Ferdinando de Luca, ministro d'Italia a Pechino, 123 Ketteler Klemens August von, ministro cli Germania a Pechino, 47, 101 , I 17, 183, 208, 44 1, 454, 475, 476, 525,526 Kettler von, maggior generale tedesco,
LE REGIE TRUPPE lN ESTRE.MO ORIENTE ( 1900- 190 1}
287, 288,332,401 Kiao-chow, 17, 64, 65, 66, 100, 117, 310 n. Kirnberley John Woclehouse, ministro degli esteri britannico, 15 Kin-Kià-Kan, 425 Ki-Sieou, presidente del ministero dei Riti, 526 Kitchener Horatio Herbert, lord, generale britannico, 520 Knobel F.M., ministro olandese a Pechino, 183, 525, 531 Komura Jutaro, plenipotenziario giapponese, 525, 53 1 Konigsmarck, tenente tedesco, 462 Kottowitz von Kortschak Guido, comandante di marina austriaco, 190 Kowloon, 92 n. Krchs E., interprete della Legazione di Germania, 412,4 15 Kuang-hsu , imperatore cinese, 34, 41, 178,179,196, 215,413, 415,456 Kuang-si, 369, 389 Kublai Khan, 204 Kuigge, capitano tedesco, 462 Kwangyi, generali ssimo dei bo.xe rs, 207 n. Labanca Nicola, 134 n. Lagrené Théodose de, ambasciatore francese in Cina, 61 Lampertico Fedele, senatore, presidente dell'ANMl, 80, 8 1 n., 424 Lamsclorff Yladimir Nikolaievic, ministro egli esteri russo, 109 Lancho,313 Lang-feng (Lanfong), 185, 3 13, 529 Lanza Carlo, ambasciatore italiano a Berlino, 109 e n., 174, 24 l n. Lanza Tommaso, tenente medico, 498, 501 Lao-fa, 185 Lega navale italiana, 26 Leone XIII, papa, 62
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Lesse! Emil von, tenente generale tedesco, 332 Levi Primo (XXX), 13 e n., 108 e 11., 17411. Liang-hu, 457, 464 Liang-kiang, 464 Liaotung, penisola di, 17, 99, 220 n. Libia, 134 n ., 241 n., 246 n. Licata Glauco, 28 n., 37 n., 41 n., 45 n., 69 n., 72 n., 86 n., 91 n., 120 n., 124 Il., 136 Il . Li-Chan, presidente del ministero delle Finanze, 526 Li-ci-ren, comandante cinese, 296 n. Lien-Yuan, vice cancellie re al Gran Segretariato, 526 Li-hung-chang (Li Hong-Tchang), segretario cli Stato cinese, 22, 23, 62, 66 , 104, 149, 218, 222, 238 e n., 239, 240, 272, 306, 333, 349, 368, 369, 396, 397, 463, 470, 472, 525, 531 Linevich, generale russo, 224, 330 Lin-kwung-Yi, viceré cinese, 464 Li Ping-Heng, governatore generale del Sze-Tch'Ouam, 526 Litzmann Grete, 117 n. Lodalo Pietro, sottotenente di vascello, 354 e n. Lofeng Luh (Long-fèng-lu), ministro di Cina a Londra, 239 n., 458, 464, 472 Lort1er, capitano tedesco, 462 Lombardi Domenico, soldato, 308 Lombardia, 84 Lo Monaco Nicola, soldato di fanteria, 356 Londra, 12, 15, 84, 108, 161, 237 n., 242 n. Lorenzini Daniele, missionario, 420 Loti Pierre, v.Viaucl Julien L u, generale cinese, 307, 326 L uca Augusto, 77 n., 128 n. Lung-cua-tien, 291
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INDICI DEI NOMI. DEI LUOGHI E DELLE COSE NOTEVOLI
Lutai (Lu-tai), 197, 202,221, 312, 3 I3, 529 Lu-tze-cinan, 306 Luzzaui Angelo, rappresentante del Peking Syndicate, 27, 28, 39 Luzzatti Luigi, deputato e ministro del tesoro, 27, 165 MacDonald Claude, ministrn d'Inghilterra a Pechino, 32, 38, 112, 183, 206,210,378,397,447 Madras, pionieri di, unitĂ britannica, 278, 281 Ma-fang-cinan, 301 Mah (Ma-hu-kan) , generale cinese, 200,226,307 Malvano Giacomo, segretario generale del Ministero degli affari esteri, 72 Mancini Claudio Maria, 28 n. , 85 n. Mancini Ernesto, giornalista de "L'Illustrazione italiana", 124, 126 n. Mancini Pasquale Stan islao, ministro degli affari esteri, 63 Manciuria, 17, 99, 100, 102, I 10, 111 , 2 16, 282, 297, 330, 331, 334, 350, 388,389, 396,429, 465 Manni Viuo,io, tenente contabile, 500 Manusardi Emilio, capitano di corvetta, 122, 262, 306, 386 Manzari Giuliano, 47 n. March, commerciante tedesco agente consolare del! 'Italia a Tientsin, 85 Mar del Giappone, 99 Mar della Cina, 282 n. Margherita di Savoia, regina d'Italia, 438 Mar Giallo, 99 Mar Nero, 330 Mar Rosso, 251 Marschall, maggiore tedesco, 462 Massaua, 141 Matou, 229, 271 Mayor des Planches Edmondo, ambasciatore italiano a Washington, 1I O,
114 e 11. Mazzolani D.A., 80 n. McKinley W illi am, presidente degli Stati U1Ăšti d'America, 12, 68, I 11 Mei, generale cinese, 307 Meldolesi Luca, 12 n. Messerotti Benvenuti Giuseppe, tenente medico, 133, 134 e n., 135, 136 e n., 137 n., 138 e n., 141 n., 146 e n., 162, 163 e n., 166 e n., 501 Messerotti Benvenuti Prin10, concessionario di miniera in Cina, 124 Messico, I 16 Messina, 247 Miau-tau, isola, 373 M ilano, 134r1.,427,484 M ing, dinastia cinese, 177, 217, 275 Minisini Eugenio, guardiamarina, 264 Mirabelli Roberto, deputato, 72 n. Mitchell, cannoniere ame,icano, 446 "Modena", brigata di fanteria, 479 Modugno Vito, tenente del genio, 158, 168, 169,170, 171 e n., 172, 174 Moltke Karl von, generale tedesco, 27211. Mondaini Gennaro, 93 n. Mongolia, 100, 102, 216, 297, 306, 333 Monza, 251 Motin Enrico Costantino, ministrn deg li affari esteri, 28, 110, 399 Morra di Lavriano Roberto, ambasciatore a Pietroburgo, 237 n. Morrison Gcorge Ernest, corrispondente del Times, 226 n., 328, 329 e 11.
Mud-Wall, .1 97, 20 1, 203 Miiller, maggiore medico tedesco, 462 Miilmann, maggiore tedesco, 289 n., 326 Mumm von Schwarzenstei n Alfons, ministro plenipotenziario tedesco a Pechino, 320 n., 525, 531 Munchu-ho, 307
LE REGIE TRUPPE IN ESTREMO ORIENTE ( 1900-1901 )
Munoz Vidal Agustfn, 55 n. ĂŹVluzzioli Antonio, farmacista cli 3" classe, 502 Naga1nine M., ammiraglio giapponese,
187 Nagasaki, 23, 260 n., 370 Nanchino (Nanking), 91, 389 Nang-tsun, 291 Nan-su-tien, 339 Nan-t.'ang, cattedrale cattolica della zona sud cli Pechino, 205, 440 Nan-tsai-tsun, 271 Nan-yang, squadra navale del sud, 191 n. Napoli, 74, 116, 141,245,247, 248,
251, 257, 259, 336, 337, 339, 349, 356, 379, 380, 381, 479, 480, 481, 482,483,484, 485,487 Nasi Nunzio, deputato, 50 Na-T'Ong, vice presidente del ministero delle F inanze, 527 Nau-can, 30 I Nau-su-tien, 288 Nau-tsai-tsun, 229 Navi: - Algerine, cannoniera francese , 191, 195 - Aspern , incrociatore austriaco,
324 - Atago, cannoniera nipponica, 190,
191 - Bob,; cannoniera russa, 191, 194 - Brema, piroscafo tedesco, 406 - Calabria, incrociatore italiano, 42,
45,190,257,262,377 - Carlo Alberto, incrociatore it.aliano, 36,372,373 - Centurion, corazzata britannica,
551
264,370 - Etna, incrociatore italiano, 36 , 370, 37 l, 373 - Fame, cacciatorpediniere britannico, 191, 195 - Fierarnosca, incrociatore italiano, 45, 50, 121 n., 122,132,257,262, 374,406 - Giava, piroscafo italiano, 45, l 35, 248, 249 n., 251, 257, 282, 379, 497,498, 499,500,501 - Giljak, cannoniera russa, 191, 195 - Hena, incrociatore tedesco, 187 - lltis, cannoniera tedesca, 190, I 91, 195 - Kaiserin Elisabeth, incrociatore austriaco, 324 - Kaiserin une/ Konigin Maria Theresia, incrociatore austriaco, 324 - Kasagi, incrociatore nipponico, 187 - Koreetz, cannoniera russa, 19 l, 195 - Liguria, incrociatore italiano, 36 - Lion, cannoniera francese, 190, 191, 195 - Magenta, pirocorvetta italiana, 85 - Marco Minghetti, piroscafo italiano, 45 , 74, 248, 251, 257, 382, 383,427,497, 498,499,500,502 - Marco Polo, incrociatore italiano, 31,36,374 - Meade, piroscafo statunitense, 33111. - Mon.ocacy, cannoniera statunitense, 190, 191 - Montenegro, piroscafo italiano,
341, 354 e n., 355, 356
187 - Cristiforo Colmnho, 63
- Newark, incrociatore statunitense,
- D'Entrecasteaux, incrociatore francese, I 87 - Elba, incroc iatore italiano, 36, 45, 124, 128, 132 n., 190,257,
- Nhansu, rimorchiatore nipponico,
190 257,282 - Pienwnte,incrociatore italiano, 36,
370,373
552
INDICJ DEI NOMI, DEI LUOGH I E DELLE COSE NOTEVOLI
- Redoutable, corazzata francese, 66 Il., 117 - Rossija, incrociatore russo, 187, 191 - Rurik, incrociatore russo, 37 1 - Sachsen, piroscafo tedesco, l I 6 -· San Gottardo, piroscafo italiano, 46 n. - Singapore, piroscafo italiano, 45, 74, 147, 248, 251, 257, 349, 354, 382,497,499,500,501,502 - Strombo li, incrociatore i Lai i ano, 36,45, 130,162, 251,370 - Umbria ,ariete torpediniere italiano, 16, 18, 19, 23 - Vesuvio, incrociatore italiano, 45 - Vettor Pisani, incrociatore ital iano, 45, 122, 135, 143, 156, 257, 262, 282,374,428 - Vincenzo Florio, piroscafo italiano, 354,356 - Washington, piroscafo italiano, 349,354 - Wilting, cacciatorpediniere britannico, 191 , 195 - Zenta, incrociatore austriaco, 190, 210,324 Navigazione generale italiana, 45, 74, 135,248,379,382 Nedden, interprete tedesco, 235 Nerazzini Cesare, console generale d'Tlalia a Shanghai, 26 e n., 28, 29 e n., 31 n., 59, 73 e n., 77, 86, 162 e n., 374, 406, 408, 426 Nervegna Ugo, concessionario di minient in Cina, 372 Nicola II, zar di Russia, I00 Nieh Shih-ch'eng (Niè), generale cinese, 149, 186, 187,200,221,377 Nimrod, baia di, 31, 73, 260, 373, 399 Ningpo, 31, 73 Ning-wu-fu, 413 Nissi (Nishi) , barone, ministro del Giappone a Pechino, 183, 394
Niuchwang (Newchw ang o New chang), 389,465,467,469 Niu-ghè, 372 Nobili-Vitelleschi Francesco, senatore, 36 11., 50 Nocentini Lodovico (Paolo d'Albàro), interprete, reggente il consolato di Shanghai, 14 n., 20 e n., 21 e n., 38, 64 n., 70 n., 86 e n. Non-pei-jun, comandante cinese, 296 e n. Norman Harry, missionario britannico, 184 Normann von, colonnello tedesco, 287, 290,401 , 402 Olanda,86, 179,398,443,511,512 Olivieri Angelo, sottotenente di vascello, 69, 128 e n., 206,207,264 Orlando, cantiere (Livorno), 16 Orso Felice, tenente dei bersaglieri, 286,429 Osterhammel Ji.irgen, 18 n., 23 n., 55 n., 89 n. Ottone, missionario, 423 Oyarna Iwao, generale giapponese, 320 Pacifico, oceano, 180, 186 Pagan Giovanni, marinaio, 356 Pagano Gian Paolo, 47 11. Pai-co-ho, 288 Pai-co-tien, 289 Pa-li-ciao, 272 Pallavicino Camilla, moglie èlel ministro d'Italia a Pechino, Giuseppe Salvago Raggi, 124 Pallavicino Giacomo, cugino di Camilla Pallavicino, rappresent_ante del Sindacato italo-belga, 124 Pansa Alberto, ministro cl' Italia a Pechino, 86 Pao-ciao-jing, 286 Paoletti Ciro, 42 11., 47 n. Paolini Federico, tenente cli vascello,
LE REGIE TRUPPE IN ESTREMO ORIENTE ( 1900-1 90 1)
120, 123, 124, 126, 128 n. , 145 , 167,206,211 ,264,443,444 Paoting-fu (Pao -ting-fu), 119, 14 6 , 165, 169, 180, 256, 257 11., 258 n., 260, 265, 266, 272, 274, 286, 287, 288, 289, 290, 291, 307, 309, 310 n., 326, 333, 339, 3 66, 377, 40 1, 402, 404, 436, 438, 512, 5 19, 520, 521,522 Parigi, 63, 65 n., I 00, 106, 237 n., 242 n. Patahou (Pa-tou), 288, 289, 401 Pau-ti, 306 Pechili (Petchili), 19 n., 85, 117, 13 1, 187, 190, 247, 282, 290, 324, 348 e n., 373,389 Pechinese, v. Vitale di Pontagio Guido Amedeo Pedotti Ettore, ministro della guerra, 172 Pei-ho (Fiume Bianco), 19 n., 46, 90, 94, 163, 180, 184, 186, 187, 190, 191, 194, 195 , 197,202, 226, 257, 260, 274, 343 e n., 360, 389, 520, 529,530 Pei-ta-ho, 282 Pei-t'ang (Pe-tang), cattedrale cattolica della zona nord di Pechino, 62, 68, 69, 123, 128 e n., 130, 138, 152, 205, 207,231 , 264,307,518 Pei-tang (Pei-tsang), forti di, 226, 227, 281,312,335, 431,5 18,519 Pei-yang, squadra navale del nord, 191 n. Pe-jang-hien, 425 Pc-kang, 134 Peki ng Synclicate, 27 PĂŠlacot Charles-Baltazar de, colonnello francese, 47 e 11., 148, 150, 152 e Il.
Peli, capitano britannico, 230 n. Pelloux Luigi Girolamo, presiden te del consiglio dei ministri, 38, 50, 375 Penang, 356 Perlo Giacomo, 148 n. , 150 n.
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Pescaclores, isole, 17 Pfister, tenente di vascello, 371 P icard-Deste la n 1-Ienry, funz ionario de lle Dogane imperiali marittime, poi direttore generale delle Poste cinesi, 445 Pichon StĂŠphen, ministro di Francia a Pechino, 69, 107, 183, 206, 23 1, 393, 441 Piemonte, 84 Pietroburgo, 108, 109, 110, 237 n., 242 11., 396 Ping-ting-chou, 4 13 Piovano Luigi Paolo, tenente d i artiglieria, 321, 322 Pisani Dossi Alberto, capo di gabinetto del ministro degli affari esteri Crispi, 1611., 18n. Piu-cu-sien, 306 Pogge, ufficiale subalterno tedesco, 462 Pohl, capitano tedesco, 195 Polo Marco, 197, 204 Poma Cesare, console italiano a Tientsin, 89, 9 1, 93, 94 n., 95 e n., 416, 417 Poncini Provino, tenente dei bersaglieri, 429 Ponza di San Martino Coriolano, ministro della guerra, I 37 n., 146, 165, 250 n. , 487 Po rt Anhur, 17, 99, 224, 330, 371, 388, 389, 390,396 Po ttier Edoardo, vice ammiraglio francese, 324 Pottinger I-lenry, plenipotenziario britannico, 61 Premoli Camillo, sottotenente di vascello, 264 Prinetti G iulio, ministro degli affari esteri, 40, 73 e n., 80 n. , 82 e n., 87, 88 n., 90 e n., 91 e n., 95 n., 114 n., J 53, 1.55, 394, 399, 406, 409, 4 I 2, 421
INDICI DEI NOMI. DEI I .UOGl·II t DELLE COSE NOTEVOLI
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P'u-chun, figlio del principe Tuan cd erede al trono imperiale, 42 Pu-hien, governatore de ll o S han-si, 464 Pulciani von Gliiksberg Cajetan , comandante austriaco, 503 Punjab, Reggimento ciel, unità britannica, 225 n., 278 Puree;!! Victor, 41 n. Puroyerale, 355 Quartararo Rosaria, 29 n. Quotidiani e periodici: - "Bollettino del Ministero degli affari esteri", 89 - "Corriere della sera" (Milano), 53, 108, 11 8,136,142, 144, 145 , 158,250,356 - "Daily Mail" (Londra), 196 n. - "Don Marzio" (Napoli), 356 n. - "Le Figaro" (Parigi), 66 - " Gazzetta cli Venezia", 130 n., 356
n. - " L'Illustrazione it.aliana" (Milano), I 16, 122, 124 - "L'Italia coloniale" (Roma), 53 - "L' Italia militare e marina. Giornale quotidiano delle armi di terra e di mare" (Roma), 41, 48 , 145,147 - "Journal de Paris", 207 n. - "li Messaggero" (Roma), 66, 135, 142, 145, 158, 16 I, 170, 250 e n. - "Missions catholiques", 69 - "Miinchener Neueste Nachrichten", 147 - "North American Review", J 43 - "Nuova Antologia" (Roma), 46, 174 - "La Rassegna" (Roma), 38, 86 - " La Rassegna nazionale" (Firenze), 58, 60, 7 1, 149 - "Rivista geografica italiana" (Roma), 2 1
- " Rivista marittima" (Roma), 26 - " Rivista militare italiana" (Roma), 122, 148, 150 - "Rivista politica e letteraria" (Roma), 108 - " Il Secolo" (Milano), 137, 142, 170 - "TI Tempo. Giornale della democrazia italiana" (Milano), 161 - "Le Temps" (Parigi), 361 - "Times" (Londra), 226 n. , 329, 356 - "La Tribuna" (Roma), 53, 66, 132 n., 142, 143, 158, 159, 165 Ragsdale James W., console statunitense a Tientsin, 132 Rajputs, Reggimento, unità britannica, 225 n., 278 Rampolla del Tindaro Mariano, cardinale segretario di Stato, 63 Raueh von, addetto stampa tedesco, 235 Reali Gaetano, tenente dei bersaglieri, 429,501 Regie Truppe italiane nell'Estremo Oriente, 4, 77, 136, 139,234, 336 Regio Corpo di spedizione in E.O., 344 Reid George Croghan, comandante st.atunitese, 282 n., 350, 507 Reischauer Edwin O ., 23 11., 58 n., 102
n. Remey George Collier, vicè ammiraglio statunitense, 111 Reuter, agenzia giornalistica, 369 Reynaud Paul-Marie, vescovo francese di Ningpo, 73 Ricchieri Giuseppe, 29 n. Richardson, generale britannico, 278 Richter, colonnello tedesco, 462 Riemann, intendente militare tedesco, 462 Rizzardi Giuseppe, ingegnere, 124
LE REGIE TRUPPE IN !:STREMO ORIENTE (1900- 1901)
Robert, primo tenente tedesco, 503 Roberts Frederick Sleigh, comandante britannico, 520 Robinson Charles, missionario britannico, 184 Ruckhill William Woodwille, plenipotenziario statunitense, 525, 531 Rugister, capitano tedesco, 462 Rohwer Ji.irgen, 226 n. Roma, 35, 37, 62, 63, 117, 12 I n., 251 Il., 424 Romano Avezzana Camillo Furio, incaricato d'affari a Pechino, 23, 72, 80 e n., 94 e n., 155,412,413,415, 416,423,426 Roncagli Giovanni (G.R.), 99 11. Roosevelt Theodore, presidente degli Stati Uniti d' America, 12 Rossi Enrico, banchiere, 94 n. Rosthorn Arthur von, ministro austriaco a Pechino, 183 Rudinì Carlo Starrabba di, deputato, rappresentante del Peking Syndicate, 27, 36 Ruggieri Antonio, soldato di fanteria, 308 Russia, 6, I 5, 17, 19, 21, 32, 34 e n., 35 , 86, 90, 95, 98, 99, 100, 101, 102, 105, 108, 109, 110, 132, 152, 153, 179, 183, 187, !95n., 197,235 n., 237, 267, 312 11., 330, 334, 344, 345 ,359, 361,366,367,388,389, 394, 395, 396, 397, 442, 465, 466, 467, 469, 473, 474, 508, 511 , 512, 516, 520 Sabbione Eugenio, imprenditore, 124 Saccani Francesco Maria, missionario, 424 Sahati, 141 Salisbury Robert, primo ministro britannico, 224, 473, 474 Salsa Tommaso, tenente colonnello di fanteria, 74, 76 e n., 101. 102, 114,
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118, I 19, 121, 134, 136, 137, 139, 155, 162, 166, 241 e n., 260, 272, 288, 290, 300, 301, 307 Il., 309, 348 n., 351 e n., 354, 356, 401, 402,403 Salvago Raggi Giuseppe, ministro d'Italia a Pechino, 28 e n., 32, 34 e 11., 35, 36, 37, 38 e n., 39, 41, 42, 44 e n., 45, 48, 69, 70, 71 e n., 72 e n., 73, 80, 81, 82 e n., 86, 87, 88 e n., 90 e n., 91 , 94 e n., 95 n., 96 n., 104 e n., 105 e n., 112 e n., 120, 121, 122 e n., 123, 124, 132 e n., 136, 138, 167, 168 n., 172, 174 n., 183, 206, 208 n., 215, 231, 237 n., 238 n., 290 n., 335 e n., 342, 343, 345, 349,365,368,370,372,373, 376, 378, 384, 386, 391, 392, 393, 394, 398, 409, 41 I, 412, 441 , 446,463, 472, 516,525,531 Salvago Raggi Paris, figlio cli Giuseppe, 124 Salvago Raggi Paris Maria, padre di Giuseppe, 71 Sambuy Luigi Balbo Bertene cli, tenente di vascello, 262, 309, 402 Sammartino Filippo, 2° capo cannoniere, 297 San-cia-tien, 336 San Francisco, 331 11. San-ho, 306 "San Marco", reggimento della Regia Marina, 344 San Mun, baia dì, li , 12, 26, 28 e n., 29, 31 e n., 34, 36, 38 e n., 41, 44, 49, 50, 96, 105,147,237 11., 335 Santa Sede, 61, 62, 63, 64, 83, 424 Santini Felice, deputato, 72 11. Saracco Giuseppe, presidente del consiglio dei ministri, 45 Sardegna, Regno di, 84 Satow Ernest, ministro britannico a Pechino, 525, 53 I Savoia-Genova Tommaso, duca di,
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INDICI DEI NOMI. DEI LUOGHI E DELLE COSE NOTEVOLI
156, 406 Scarella Stefano, vicario dcli' 1-Ionan settentrionale, 77 e n., 4 11 Schell Orville, 54 n., 2 .18 n., 453 Schiaparelli Ernesto, egittologo, segretario dell' ANMI, 7 l, 81 , 82 n., 422, 423 Schulmann von, maggiore tedesco, 401 Schu1mann Franz, 54 n., 218 n., 453 Sciang-schon, 291 Scott, maggiore britannico, 230 11. Seminario lombardo poi Pontificio Istituto delle missioni estere (Milano), 55, 77, 79 Senzapaura G., 99 n., 149 n. Servici Giovanni Battista, capitano dei bersaglieri, 288, 354, 40 I Seymour Edward, contrammiraglio britannico, 42, 128, 184, 186, 187, 190, 191, 194, 196,197,200,204, 206, 208, 282 11., 307, 377, 390, 439,440,518 Shanghai (Shang-hai), 18, 19 e n., 20 e n. , 21, 22, 26 e 11., 28, 31, 38, 59, 63, 81, 84, 85, 86, 90, 91, 120, 123, 124 n., 162, 207 n., 238, 251, 257, 260 e n., 261, 324 11., 326, 330, 336, 355,369,370,375,390,393,396, 404, 406, 407, 426, 438, 498, 499, 523, 528,530 Shan-hai-kwan, 146, 153, 217, 2 18 n., 221 , 260, 274, 275, 281, 282 e Il., 307,310 n., 312 e n., 313,329,345, 349, 350, 389, 40 I, 416, 428, 429, 436,506, 507,519 Shansi (Shan-si o Chan-si), 27, 77, 80, 81, 83, 85, 231, 296 Il., 333, 348 11., 409, 410, 411, 412, 413, 414, 4 15 , 421, 464, 526 Shantung, 18, 62, 64, 66, 85, 178, 203 n., 210, 2 16, 221, 348 n., 388, 390, 420,457 Shcnsi, 85, 348 n.
Shiba, tenente colonnello giapponese, 319,503, 504,510 Shi-kou (Si-ku), arsenale di, 187,518 Shingking, 85 Shin-kwan-tao (Sching-uan-tao), 282 e n., 312,529 Sian-fu (Xian), 231 Siberia, 159, 343, 388, 431 Sicarcli Ernesto, tenente di vascello, 379,381 Sicre, capitano francese, 503 Sikhs, Reggimento, unità britannica, 52, 225 n., 230 n., 278 Si-ku, arsenale cli, 218 Sindacato italo-belga, 124 Singapore, 121 n., 249 n., 251, 354, 355, 379,380,381 Sin-kiang, 98, 216 Sirianni Giuseppe, tenente di vascello, 120, 128, 129, J 84, 222, 226, 262, 386 Si-t'ang, cattedrale cattolica della zona ovest di Pechino, 205, 440 Siu-lè, 307 Siu-Tch'Eng-Yu, vice direttore al ministero della Giustizia, 526 Siu-Tong, segretario di Stato, 526 Siu Yong-Yi, presidente del ministero della Guena, 526 Società coloniale italiana di esportazione (Milano), 31,407 Società di navigazione «I. e V. Florio» (Palermo), 248 n. Società di navigaz ione «R. R'ubattino» (Genova), 248 n. Società geografica italiana (Roma), 50, 156 Società italiana per il commercio con le colonie (Milano), 3 1 Sonnino Sidney, deputato, 38, 86 e n. Soochow, 91 So-ping-fu, 413 Soujiyama (Sugiyama) Akira, cancelliere giapponese, 44, 206, 454, 475,
LE REGIE TRUPPE IN ESTREMO ORIENTE ( 1900-190 I)
557
delle Dogane marittime cli Tientsin, 476, 527 90 Spagna, 55, 86, 111 , 179, 394, 398, Tao-kuang, imperatore cinese, 451 442,511 Tao-te-chou, 413 Spence Jonathan D., 24 n. Stati Uniti, 12, 14, 15, 16, 21 , 22, 46, Ta-tung-fu, 4 13 52, 86, 98, 110, 111, 114, 152, 179, Tau-tsci-scian, comandante cinese, 296 n. 180, 190, 267, 331, 334, 345, 378, Taylor Alan .fohn Percivale, I 02 n. 387 n., 394, 396, 407 , 456, 467, Tayong-toho, 356 Tayiienfu, 80 468,469, 470,473,474,508,512 Tchanli, 313,529 Stettino, 191 n. Tchao Chou-Kiao (Tciao-Ciukiao), Steyl, 64 presidente del ministero della GiuSthamer, tenente di vascello tedesco, stizia, 240, 526 462 Stoessel Anatole Mikailovitch, genera- Tchouang, dinastia cinese, 526 Tch'Oun, dinastia cinese, 525 le russo, 196, 200 Tcinang, principe cinese, 240 Stone, generale britannico, 244 n. Strauch von, funzionario dell ' Ispetto- Tescari Antonio, console italiano a Shanghai, 86 rato del le dogane, 440 Tesi Luca, 24 n. Suen-hua-fu, 300, 403 Teso Antonio, 14 n., 21 n., 26, 27 e n. Suez, 356 Tessaglia, 6 S ullivan, colonnello britannico, 348 S ung, generale cinese, 220 n., 22 1, 226 Tbeo<loli Maria, moglie di Raffaele de Luca, funzionario delle Dogane imSun Yat sen, uomo politico cinese, 344 n. periali ma,ittime, 123 Surclich Francesco, 21 n. Su-Uang-Fu (palazzo ciel principe Su), Theodoli Ugo, funzionario delle Dogane imperiali marittime, I23 124, 126, 443 Thomann von Montalrnar Eduard, caSwan-chao (Swen-ciao), 340 n., 403 pitano di fregata austriaco, 210 Szechuan, 19,526 Tho-tchen, 307 Tibet, 216 Tai-chou, 413 Tientsin, 18, I 9 n., 42, 44, 46, 47, 56, 76 Tai-ping, rivolta dei, 24 e n., 56, 57 e n., 81, 85, 89, 90, 91, 92, 93, 95, 96 Tai-yuen-fu, 413, 464 en., 114, 116,118,119, 128,131, Taku, 18, I9 n., 20, 3 1, 42, 46, 47, 50, 132, 133, 137, 143, 149, 152, 158, 52, 74, 76 n., 90, I I 3, 117, 120, 159, 161, 168, 184, 186, 187, 190, 130, 135, 136, 143, 158, 166, 186, 196, 197, 200, 202, 203 e n., 204, 190, 191 , 194, 196, 207, 208, 214, 207, 2 15 , 218, 224, 225, 226, 237, 215, 2 I 8, 238 e n., 257, 260, 264, 243 n., 246, 247, '257, 258, 260, 26 I , 266, 274, 281, 282, 31 o, 335, 336, 264, 267, 272, 274, 278, 280, 281 , 342, 349, 350 11., 354, 36 l , 372, 282, 286, 287, 288, 307 n., 310 e n., 377,38 1, 427,428,44 1, 451,454, 31 2, 313, 319, 322, :no, 336, 342, 476,498, 518,520,522,529 343, 345, 348, 349, 354, 367, 376, Ta lienwan (Daircn o Dalny), 17, 99 377, 391,392,401,410,416, 418, 'lĂ ng-ho, 312 4 I9, 427, 428 , 430, 431, 433, 435, Tang-shao-i, Taotai (sopri ntenclente)
558
INDICI DEI NOMI, DEI LUOGHI E DELLE COSE NOTEVOLI
439, 444, 446, 447, 454, 466, 470, 512, 515, 518, 520, 521, 523, 529, 530 Tillson, capitano statunitense, 503 Tittoni Tommaso, ministro degli affari esteri, 72 e n. Tokio, 18, 37,224,242 n., 37 1 Tonchino, 61, 63, 104,224 n., 227, 389 Tong-eul-K'eou, 424 Tong-fu-hsiang (Tong-Fou-Siang), generale cinese capo delle truppe musulmane, 42, 44, 206, 207, 221 , 333, 365,366,377,378, 526 Tonghu,3 13 Tong-ku, 130, 190, 194, 195, 257, 258, 260, 282, 3 JO Il., 336, 350 Il., 389, 520, 529 Tongsa11, 3 l3 Tonolo Emico, tenente dei bersaglieri, 144 e n., 168 n., 280 n., 286 Torino, 48 1,482 Tornielli Giuseppe, ambasciatore italiano a Londra e Parigi, 15 e n., 16 e n., 106 e n., 107, ll2 Tosti Amedeo, 3, 226, 234 e n., 239 n., 265 n., 45 I, 475,478, 525 Touan, dinastia cinese, 526 Toung-l'ang, cattedrale cattol ica della zona est cli Pechino, 205, 440 Town.send, studente interprete britannico, 445 Transiberiana, ferrovia, 98, 99, 282, 388 Transvaal, l 02, 520 Tribunale di guerra in Pechino, 168, 309 11. Trinchese Stefano, 66 n., 74 n. Trincia Luciano, 65 n., 71 n. Triplice Alleanza, 6 Tsai-Feng, principe, ambasciatore cinese, 525 Tsai-jng (Tsai-Yi), principe cinese, 240, 395, 526 Tsai Lan, capo boxer, 240, 526 Tsai-Yun, p1incipe cinese, 526 Tsan-chen, 307
Tschuang-kia-wan, 229 Tsiang Ting-fu, 218 n. Tsinanfu, 420 Tsing-hug, 326, 333 Tsi-tsi-kai, 330 Tsu-hsi, imperatrice vedova, 22, 34, 41, 47, 178, 179, 180, 183, 203 Il., 205, 215,445 Tsung-chou, 227, 229, 230 Tuan, principe, capo boxer, 42, 44, 207 n., 240, 378, 395 Tu-liu (Tung-liu), 118, 134, 137, 146, I 6 I , 166, 275, 278, 280, 400, 40 l, 402,404, 43 1,519,521 Tung-cbao (Tung-ciao o Tung-tciao), 42, 264, 272,340 n., 376,403,514 e n. Tung-pa, 274 Tun-hua, 275 Turchia, 6, 98, 330, 397 Turkest.an, 526 Tweed, funzionario della Hongkong and ShanghaiBank,439 Uan-can, 300 Umberto I di Savoia, re d'Italia, 141, 251 Valli Mario, tenente di vascello, 29 n., 46 11., 96 e 11., 121 n., 136 n., 196, 247 Va1111utelli Lamberto, 29 n. Varè Daniele, 88 n. Vasario Giacomo, tenente di fanteria , 501 Vaselli Saverio, corrispondell'te de " Il Messaggero", 78 e n., 135 e n., 137 c n., 161 e n., 167 e n. Veneto, 84 Viaud Julien (Pierre Loti), 66 e n., I 17, ll8en., 143 Victor, v. Ferraris Maggio1i110 Vienna, 235 n., 237 n., 242 n. Vigna dal Ferro Giovanni, delegato commerciale italiano in Cina, interprete del corpo di spedizione, 26 e 11., l 18 e
LI: REGIE TRUPPElN ESTREMO ORTENTE (1900-1901)
n., 146, 147 e n., 148, 149 n., 167, 168 11., 243 e n., 340,488 e n. Vignale Lorenzo, console italiano a Shanghai, 85 Vigo Giuseppe, tenente veterinario, 497, 499 Vince André, 11 n. Visconti-Venosta E milio, minist.ro degli affari esteri, 5, 26, 28, 31, 32, 34 e n., 35, 36 e 11., 37, 39 n., 42, 44, 45, 49, 50, 70, 71 n., 83, 90 e n., 94 n., 95 n., 96 n., 104, 105 e n., 106 n. , 108 n., 110 n., 111 n., 112 n., 120, 122 11., 123 e n., 157, 183, 208 n., 237 n., 238 n., 241 n., 242 n., 267, 290 n., 335 e Il., 343, 368, 375, 376, 384, 391, 412, 454 Vitale di Pontagio Guido Amedeo (Pe chinese), interprete presso la Legazione d'Italia a Pechino, 72, 104 n., 159, 166, 415 Vladivostock, 99, 224, 330, 37 I, 388 Vogack (Yoyack), generale cosacco, 282 n., 350, 439 Volo,6 Volonteri Simeone, vicario cieli' Honan meridionale, 77 e n., 78, 411, 425 , 426 Voyron Emile-Jean-F rançois-Régis, generale francese, 287,324,506 Wachs, tenente tedesco, 462 Waldersee Alfred von, feldmaresciallo tedesco, 101 , 108, 116, 117, I 18, 119, 234, 235, 247, 259 e n., 264, 272 e n., 274, 282, 296, 297, 306, 3 IOe n., 320 e n., 321 e n., 322, 326, 330,331 , 350,351 , 462,507 Wallmaun, ufficiale subalterno tedesco, 462 Wanger Edward, funzionario delle Dogane imperiali marittime, 445 Wang-ho, fiume, 308 Washington, 110, 111, 114, 237 n., 242
559
n., 345,456, 467,469,470, 471 Wassiliewsky, comandante ciel contingente russo, 230 Weclel Karl von, ambasciatore di Germania a Roma, 473 Wei-hai-wei, 18, 32, 329, 390 Wei-hai-wei Regiment, reggimento britannico, 203 e n., 278 Whangpou, fiume, 529, 530 Whiteheacl James Beethom, ministro britannico a Tokio, 224 Wilberg, capitano tedesco, 462 Wintzingerocle von, ufficiale subalterno tedesco, 462 Witte Serghjei Iulevic, mi nistro delle finanze russo, 98 Woosung, 370, 371 , 406 Wray, ufficiale cli marina britannico, 444
Wu -ue-jo-chung, reggimento cinese, 218 XXX. v. Levi Primo
Yamaguchi, generale giapponese, 224, 320 Yamanè, generale giapponese, 350 n. Yang-chuan-chae, 425 Yang-tsun (langtsun), 186, 227, 229, 264,267,271 , 272,286,3 12,313, 529 Yang-tze-kiang (Fiume Azzurro), 17 , 19,389, 390 Yih, principe cinese, 240 Yi-K'Ouang, principe, plenipotenziario cinese, 525, 531 Ying-Nien, presidente della Corte dei Censori, 526 Yokohama, 42, 371 Yorck von Wa1tenburg Maximilian, colonnello tedesco, 119, 300, 301, 403, 462,524 Yuan-shi-kai, generale cinese, 203 n., 210,221,222,239 n., 307,349
560
INDICI DEI NOMI, DEI LUOGHI E DELLE COSE NOTEVOLI
Yuan-Tch' Ang, direttore della Corte dei Sacrifici, 526 Yu-Hien, governatore del Chan-si, 526 Yun, boxer, 308 Yung-lu (Jung-lu), generale cinese, consigliere dell'imperattice, 126, 203 n., 208,221,222,366,368 Yung Lu, imperatore Ming, 443
Yunnan,389 Zanardelli Giuseppe, presidente del consiglio dei ministri, 50 Zanoni Yolpicelli Eugenio, console generale italiano a Canton, 21, 22, 24 Zitzenvitz von, maggiore tedesco, 462 Zuanelli Luigi, 14 n.
INDICE DELLE ILLUSTRAZIONI L
La questione italo-cinese di San Mun (vignetta)
13
2. Li-hung-chang, segretario di Stato cinese
25
3. Emilio Yisconti-Vcnosta, ministro degli affari estc1ĂŹ
27
4.
Cesare Nerazzini davanti al Consolato d'Italia a Shanghai
30
5.
Il contrammiraglio Candiani e il colonnello Chang-yung
30
6. Cinesi a bordo del Marco Polo
33
7. li marchese Giuseppe Sai vago Raggi
37
8 . li contrammiraglio sir Edward Seymour
43
9.
48
Ministri plenipotenziari europei a Pechino
1O. Proclama affisso a Pechino che incita al massacro degli europei
51
11. Gli ufficiali del Fieramosca con un missionario
60
12. Alphonse Favier, vescovo cattolico di Pechino
67
13. Padre Giovacchino Gcroni, cappellano militare in Cina, a bordo del Singapore
75
14. Padre Giovanni Bricco e due alunni delle missioni
79
15. Il quartiere delle Legazioni a Pechino e il Canale di Giada
87
16. Militari addetti al servizio di telegrafia ottica insieme ad un coolie
95
17. Pianta della concessione italiana cli Tientsin
97
18. Gruppo di diplomatici a Pechino
103
562
INDICE DELLE ILLUSTRAZIONI
19. La situazione a Pechino (vignetta)
106
20. Il maresciallo Waldersee con la moglie in partenza per l'Italia
115
21. Le Legazione d' Italia a Pechino
125
22. Livio Caetani cli Sermoneta, addetto alla Legazione d'Italia a Pechino
125
23. Il tenente cli vascello Federico Paolini
125
24. Marinai italiani che presero parte alla difesa di Tientsin
127
25 . Il guardiamarina Alessandro Bichi-Ruspoli
130
26. Il sottotenente di vascello Rodolfo Borghese con allri uniciali di marina sul trono imperiale
133
27. Jl tenente colonnello Salsa in attesa del re prima del la partenza per la Cina
140
28. Ufficiali dei bersaglieri in parr.enza per la Cina
140
29. Umberto I passa in rivista il battaglione dei bersaglieri
140
30. Sbaragliato lo stendardo nero! (vignetta)
151
31. Artiglieria cinese
153
32. Il distaccamento di marinai davanti alla Legazione d'Italia a Pechino
154
33. Truppe internazionali a Tientsin: un soldato americano di colore e un poliziotto cinese
154
34. Soldati delle truppe internazionali
160
35. Gruppo cli ufficiali del contingente internazionale
160
36. La carica dei cosacchi (disegno cli A. Beltrame)
164
37. Capi boxers fatti prigionieri dai russi (vignetta)
164
38. Decapitazione di un boxer (disegno cli A. Belt.rame)
164
39. Saccheggi a Pechino (disegno di A. Beltrarne)
164
LE REGIE TRUPPE IN ESTREMO ORIENTE (1900-1901)
563
40. TI quartiere delle Legazioni dopo l'assedio
173
41. Cortile nel Palazzo imperiale di Pechino
179
42. La rivolta dei boxer (disegno cli A. Beltrame)
185
43. Scorcio del fiume Pei-ho
194
44. Fanteria cinese
200
45. Caccia agli sciacalli (disegno di A. Belu¡ame)
201
46. Accampamento cinese
202
47. Ingresso alla Legazione d'Italia a Pechino, ricostruita dopo l'incendio
209
48-49. Esemplari di armi da punta e da taglio dei boxers
214
50-5 J. Esemplari di arm.ĂŹ da fuoco catlurate ai cinesi
219
52-53-54. Armi e materiali di equipaggiamento dell'esercito cinese
223
55-56. Armi da taglio dei boxers
225
57. JI Palazzo d'estate a Pechino
236
58. Il fe ldmaresciallo Alfred vcm Walclersee, comandante delle forze internazionali in Cina
238
59. Il colonnello Vincenzo Garioni, comandante delle Regie Truppe ne ll'Estremo Oriente
247
60. Ordine ciel giorno di S.M. il re Umberto I al Corpo di spedizione per la Cina
255
61. Gruppo di soldati delle truppe internazionali a Tientsin
263
62. Il Comando del battaglione "F ieramosca" in partenza per Tientsin
265
63. II colonne llo Garioni e il maggiore Agliardi a Pechino
273
64. II tenente colonnello Salsa ed i suoi ufficiali a Pechino
273
65. Truppe internazionali in Cina
275
564
INDICE DELLE ILLUSTRAZIONI
66. Bersaglieri all'assalto (disegno di A. Beltrame)
284
67. Lo Stato Maggiore dell'Armata internazionale in Cina
300
68. Batteria da montagna italiana pronta ad entrare in azione
308
69- 70. Esecuzioni di condannati boxers
311
71. Ufficiali italiani e francesi
319
72. Gruppo di ufficiali delle Truppe internazionali a Pechino
323
73. Cannoni abbandonati sulle mura di Pechino
351
74. Commemorazione dei caduti da parte del colonnello Garioni a Pechino 355 75. Ingresso del forte italiano di Shan-hai-kwan
357
Le illustrazioni sono tratte da Fondo fotografico dell'Ufficio storico dello Stato maggiore dell'esercito Archivio ciel Museo storico dei bersaglieri (Roma) Museo centrale del Risorgimento (Roma): Album fotografico della Cina di Manfi"edi Gravina di Ramacca Collezione privata Niccolò De Luigi: foto scattate dal comandante della R. Nave Calabria Roberto Giorgi cle Pons "Almanacco italiano" (Firenze) "La Domenica del corriere" (Milano) " L' illustrazione italiana" (Milano) "La Rana" (Bologna) "li Tempo. Giornale della democrazia italiana'' (Milano)
R. Borghese, In Cin a coniro i hoxers. Rorna, Ardita, I 936
INDICE DELLE TAVOLE Tavola n. l
Pechino nel 1900
181
Tavola n. 2
Pechino e area delle operazioni
182
Tavola n. 3
Situazione militare al giugno 1900
188-189
Tavola n. 4
Presa dei forti di Taku
192-1 93
Tavola n. 5
L'assedio cli Tientsi n
J98-199
Tavola n. 6
Piano di difesa delle Legazioni
212-213
Tavola n. 7
Marcia delle truppe alleate verso Pechino
Tavola n. 8
Pechino. Ordine di entrata delle tru ppe alleate
232-233
Tavola n. 9
Rotta dei piroscafi Giava, Minghetti e Singapore
252-253
Tavola n. 10
Situazione militare alla fine dell'anno 1900
276-277
Tavola n. 11
Spedizione da Tientsi n a Tu-liu (8-13 settembre I900)
279
Tavola n. 12
Spedizione da Tientsin a Pei-tang (19-21 settembre 1900)
283
Tavola n. 13
Occupazione dei forli di Shan-hai-kwan (28 settembre-9 ottobre 1900)
285
228
Tavola n. 14
Spedizione da Tientsin e Pechino a Paoting-fu (andata) 292-293
Tavola n. 15
Spedizione eia Tientsin e Pechino a Paoting-fu (ritorno) 294-295
Tavola n. 16
Spedizione da Hsi-schou-sien a Cu-nan-sien
298
Tavola n. 17
Assedio di Cu-nan-sien
299
566
INDlCl DEI.I.E TAVO LE
Tavola n. 18
Spedizione da Pechino a Kalgan (andata)
302-303
Tavola n. 19
Spedizione da Pechino a Kalgan (ritorno)
304-305
Tavola n. 20
Pechino dopo i disordini dei boxers
314-315
Tavola n. 21
Nuovo quartiere delle Legazioni
316-317
Tavola n. 22
Fabbricati costruiti nella nuova Legazione italiana
Tavola n. 23
Tientsin: ubicazione delle nuove concessioni
346-347
Tavola n. 24
Zone di occupazione tra Taku e Tong-ku
352-353
318
INDICE GENERALE
PRESENTAZIONE
3
P REMESSA
5
PARTE
J
L'intervenlO italiano in Cina. Politica ed opinione pubblica
L UDOV ICA DE COURTEN,
Le premesse politiche, diplomatiche ed economiche L'()pera delle missioni Le rappresentanze italiane in Cina e la natura giuridica delle concessioni L' aueggiamento degli alleati I testimoni dell'assedio e i protagonisti della spedizione Eserciti a confronto Il comportamento delle truppe internazionali. l militari italiani. Il caso de l tenente Modugno
P.A.RTE
11 54 83 98 114 141 158
Il
G IOVANNI SARGERl ,
La spedizione internazionale
Gli avvenimenti del 1900 La spedizione di Seymour La flotta multinazionale La liberazione delle concessioni di Tientsin Le Legazioni a Pechino L'intervento ciel contingente multinazionale La presa di Pechino La formazione, la partenza, il viaggio e l' intervento del contingente italiano I rapportj con gli altJi contingenti La pace La concessione di TienLsin I l disimpegno del contingente italiano Considerazioni finali
177 186 187 197 204 211 224 240 313 333 342 345 356
INDICE GENERALE
568
DOCUMENTI PARTE 1:
1.
Rapporto del R. Incaricato d'affari a Pechino, Giuseppe Salvago Raggi, al ministro degli affari este1i, Canevaro sulla situazione in Cina nel I 898
365
Rapporto del ministro d' Italia a Pechino, Giuseppe Salvago Raggi, al ministro degli affari esteri, Yisconti-Venosta circa le richieste commerciali rivolte al governo cinese nel 1899
368
Rapporto del contrnmmiraglio Francesco Grenet al ministro della mari na, Giovanni Bettòlo, sulla situazione in Cina nel 1899
370
4. Lettera del contrammiraglio Candiani a Cesare Nerazzini a lla vigilia della partenza per la Cina della Forza navale oceanica ( 1900)
374
2.
3.
5.
Nota riservatissima del ministro della guerra, Luigi Pelloux, al ministro degli affari esteri, Yisconti-Yenosta, riguardo la vendita alla Cina di armi di vecchio modello ( 1900)
375
Rapporto del ministro d'lt.alia a Pechino, Sai vago Raggi al ministro degli affari esteri, Visconti-Vem'sta, riguardo la rivolta xenofoba in Cina (1900)
376
Lettera del comandante militare <id piroscafo "Giava", Ernesto Sicardi, al comandante in capo della Forza navale oceanica ( I900)
379
Lettera del comandante mi litare del piroscafo "M. Minghetti", Adolfo Cacace, al comandante in capo del la Forza navale oceanica ( I900)
382
9 . Rapporto del ministro d ' Italia a Pechino, Salvago Raggi al ministro degli esteri, Visconti-Yenost.a, sul comportamento delle truppe internazionali a Pechino ( I900)
384
IO. Osservazioni del contrammiraglio Candiani sulla situazione politica e commerciale della Cina nel 1900
387
I I . Rapporto del ministro d'Italia a Pechino, Giuseppe Sai vago Raggi, al ministro degl i affari esteri, Yisconti-Yenosta, circa l'occupazione di terreni a Tientsin ( 1900)
39 I
6.
7.
8.
LE REGIE TRUPPE IN ESTREMO ORIENTE (1900-1 901)
569
12. Telegramma di Stéphen Pichon, ministro cli Francia a Pechino, al ministro degli affari esteri francese, Théophi le Delcassé, circa la protezione accordata dall'Italia ai missionari (1901)
393
13. Rapporto del ministro cl' ltalia a Pechino, Giuseppe Salvago Raggi, al ministro degli affari esteri, Prinetti, sui preliminari delle trattative di pace con la Cina (190 l)
394
14. Nota riservata ciel ministro degli affari esteri, Giulio Prinetti, al ministro della marina, Morin, riguardo al rispetto dell'accordo anglo-germanico del 16 ott.obre 1900 (l 90 I)
399
15. Rapporto del colonnello Garioni a l ministro della guerra relativo ai proventi bellici (1901)
400
16. Rapporto di Cesare Nerazzini, corn;ole generale d'Italia a Shanghai, al ministro degli affari esteri, Prinetti, sul le opportunità economiche in Cina (1901)
406
17 .. Rapporto ciel ministro d'Italia a Pechino, Giuseppe Salvago Raggi, al ministro degli affari esteri, Prinetti, circa la protezione dei missionari italiani ( 1901)
409
18. Rapporto cieli ' incaricato d'affari a Pechino, Camillo Romano Avezzana, al ministro degli affari esteri, Prinetti, riguardo l'indennità ai missionari italiani dello Shansi ( 190 I)
412
19. Rapporto del console a Tientsin, Cesare Poma, all'incaricato d'affari a Pechino, Camillo Romano Avezzana, sul settlement italiano di T ientsin (1901)
416
20 . Lettera circolare del padre Geroni, cappellano delle truppe italiane in C ina ai missionari dei vicariati italiani (190 1)
418
21. Lettera del missionario Daniele Lorenzini O.F.M. in risposta alla "circolare" di padre Geroni (1902)
420
22. Rapporto del ministro d'Italia a Pechino, Giovanni Gallina, al ministro degli affari esteri, P rinelti, riguardo l'indennità ai missionari italiani (1902)
421
23. Lettera cli Simeone Yolonteri, vicario de ll'Honan meridionale, in risposta alla "circolare" di padre Geroni ( 1902)
425
INDICE GENERAL E
570
24. Tre lettere alla moglie del capitano Oreste De Gas pari della Iâ&#x20AC;˘ Compagnia bersaglieri impegnata in Estremo Oriente (1900-1901)
427
25. L'assedio delle Legazioni nel racconto di Luigi cle Luca, funzionario delle Dogane imperiali
438
PARTE
II:
l.
Editto ciel governo cinese dichiarante la guerra alle potenze straniere
45 l
2.
Memoriale all ' Imperatore. Un censore
453
3.
Decreto imperiale ciel 17 luglio 1900
454
4.
L'Incaricato di affari degli Stati Uniti a Roma al ministro degli affari esteri, 22 luglio I 900
456
5.
Il ministro cli Cina in Londra al ministro degli affari esteri, 28 luglio 1900
6.
Il ministro degli affari esteri al Regio ambasciatore in Berlino, 25 giugno 1900
7.
Tabella indicante la costituzione ciel Comando supremo delle truppe internazionali in Cina (numerica)
457
459
460 8. Tabella indicante la costituzione del Comando supremo delle truppe internazionali in Cina (nominativa) 462 9.
Il Regio ambasciatore in Londra al ministro degli affari esteri, 14 agosto 1900 463
10. Il Regio incaricato d'affari in Londra al ministro degli Affari este- , ri, 11 ottobre 1900 464 l l. 11 ministro degli affari esteri di Russia all'incaricato cl' affari di Russia in Roma, 27 agosto 1900 465 12. Nota verbale dell'incaricato d'affari degli Stati Uniti a Roma al ministro degli affari esteri, 30 agosto I 900 467 13. L' incaricato d'affari degli Stati Uniti a Roma al ministro degli affari esteri, 22 settembre l 900
470
LE RECl l:: TRUPPE IN ESTREMO ORIENTE (1900-1901)
571
14. Il Regio ministro a Pechino al ministro degli affari esteri, 2 1 ottobre 1900
472
15. L'ambasciatore di Germania in Roma al ministro degli ;iffari esteri, 21 ottobre 1900
473
16. L'ambasciatore di S.M. britannica in Roma al ministro degli affari esteri, 2 1 ottobre 1900
474
17. Nota del corpo diplomatico al governo c inese (1 900)
475
18. Circolare n. 4240 de l Ministero della Guerra, 5 luglio 1900
478
19. Ordine del giorno del 28 agosto 1900 del Comando R. Truppe in Estremo Oriente
497
20. Verbale della Commissione internazionale circa le misure di polizia a Pechino, s .d.
503
2 1. Ordine d'armala del 24 gennaio 190 I
506
22. Verbale della Commissione militare, 9 febbraio 1901
508
23. Ordine ciel giorno del generale Frey del 13 agosto 1900
514
24. Nota verbale del l' incaricato d'affari di Germania in Roma al ministro deglĂŹ affaii esteri , 29 agosto 1900
5 I5
25. L'ammiraglio Candiani al ministro degli affari esteri , 17 settembre 1900
516
26. Articolo cli Luigi Barzini Sulla pietra di paragone, dicembre 1900
517
27. Protocollo finale di pace con la Cina. 7 settembre 1901
525
BmuOGR,\FIA. FONTI A STAMPA,
Fo. TI ARCHIVISTICHE
533
IN DICE DEI NOMI, DEI LUOG I Il E DELLE COS E NOTEVOLI
541
I NDICE DF.LLI:: ILLUSTRAZIONI
56 1
.IN DICE DELI.F. TAVOLE
565