LE UNIFORMI METROPOLITANE DEL REGIO ESERCITO DALLA RIFORMA BAISTROCCHI ALL'INIZIO DELLA II G.M.- par

Page 1

- PARTE I



STATO MAGGIORE DELL'ESERCITO UFFICIO STORICO

Sergio COCCIA Introduzione di

Nicola Pignato

LE UNIFORMI METROPOLITANE DEL REGIO ESERCITO DALLA RIFORMA BAISTROCCHI ALL'INIZIO DELLA SECONDA GUERRA MONDIALE 1933· 1940

Roma 2005


PROPRIETÀ LETTERARIA © 2005 - STATO MAGGIORE DELL'ESERCITO - UFFICIO STORICO

Tutti i diritti sono riservati a norma di legge e a nonna delle convenzioni internazionali. È illegale e vietata la riproduzione, la rnemorizzazione, la traduzione, la trasmissione, nonché l'adattamento totale o parziale, di qualsiasi parte (testi, immagini o altri allegati) cli quest'opera, in qualsiasi forma o trarnite qualsiasi mezzo (fotomeccanico, elettronico o altro), o su supporto informatico, per qualunque scopo e senza l'apposito permesso scritto da parte dello Stato Maggiore Esercito - Ufficio Storico. N. cat. 6678 ISBN 88-87940-54-1


Presentazione

Le pubblicazioni di carattere un{formologico edite dall'Ufficio Storico sono basate principalmente sulle norme contenute nel "Giornale lvfilitare" e su altre disposizioni ufficiali emanate dal Ministero della Guerra. Il presente studio ha un'impostazione di tipo diverso. Esso ù1fatti si.fonda essenzialmente su documenti fotografici che illustrano nei minimi particolari gli oggetti di vestiario ed equipaggiamento del periodo inaugurato dalle radicali innovazioni apportate alle uniformi dal Generale di Corpo d'Armata Federico Baistrocchi, allorché ji,1 norninato Sottosegretario di Stato alla Guerra e Capo di Stato Maggiore dell'Esercito. L'autore inquadra il materiale da lui raccolto in base alle disposizioni susseguitesi nella seconda metà degli anni '30, mettendo in evidenza sia le uniformi e gli equipaggiamenti regolamentari che si attenevano scrupolosamente alle prescrizioni, sia le "divise ji,wri ordinanza ", quelle cioè che per iniziative dei singoli militari o per i motivi contingenti più disparati venivano alterale e si discostavano da quanto indicato dai regolamenti. Questo lavoro esamina le uniformi delle truppe metropolitane escludendo quelle coloniali e ciò sebbene tra il 1935 ed il 1939 le Forze Annate italiane si fossero trovate ad ajji-vntare, oltre alla quasi incruenta occupazione dell 'Albania, due vittoriose ed irnpegnative Campagne d'oltreniare: le operazioni per la conquista de/l'Etiopia ed il controverso intervento nella Guerra di Spagna, sulle quali l'Ufficio Storico ha recentemente p ubblicato il volume "Le uniformi e i distintivi del Corpo Truppe Volontarie italiane in Spagna 1936-1939" ed ha in corso di preparazione l'opera "Un{forrni e distintivi della guerra di Etiopia 1935-1936 ". È sembrato opportuno.far precedere l 'esame delle nuove un{formi adottate in quegli anni da alcune note sull'organizzazione n1ilitare dell'epoca e sulle motivazioni che indussero i responsabili del tempo - nel quadro di un cornplessivo progetto di modernizzazione del!' Esercito - tanto a mutare radicalmente la foggia della tradizionale un~fonne grigio-verde, quanto ad adottarne di nuove (come le tenute estive) o ripristinare quelle da cerinwnia già in uso in periodi precedenti, aggiornandone nel contempo fregi, distinlivi e quant'altro ad esse auinemi. Sicuramente il volume soddi~ferà le aspettative di tutti coloro che sono interessati all 'evoluzione delle uniformi militari italiane, siano essi studiosi di storia militare, semplici appassionati o collezionisti. All'autore ed a Nicola Pignato, che ne ha curato la parte in1roduttiva, va il ringraziamento dell' U/jicio Storico per la preziosa collaborazione offerta e la paziente ed innovativa ricerca.

il Capo dell'Ufficio Storico Col.f (alp .) s.SM Massimo MULTAR!

3



Abbreviazioni

C. d'A.

Corpo d'Armata.

cl.a.

D ivis ione alpi na.

cl .e.

Divis ione celere.

cl .f.

Divisione fanteria.

g.v.

Grigio-verde

F.d' O.

Foglio d'Ordine, la prima cifra è il numero della disposizione, la seconda indica l'anno.

G.a.F.

Guardia alla Frontiera.

G.M.

Gue1Ta Mondiale.

G.M.U.

G iornale Militare Ufficiale, la prima cifra è il numero della disposizione, la seconda indica l'anno.

R.E.I.

Regio Esercito Italiano.

CC.RR.

Carabinieri Reali.

5



Premessa

Non vi è dubbio che tra le innovazioni stud iate ed apportate dal Generale Federico Baistrocch i sin dall'inizio della attività di Sottosegretario, una di quelle che ebbe maggior impatto fu il tinnovamento delle uniformi. Fu infatti alla fine ciel 1933 che il i 1inistero della Guerra iniziò ad apportare, con cinque successive "aggiunte e varianti", notevoli aggiornamenti al Regolamento sull'Uniforme diramato nel 1931 per tutte le armi e servizi (ivi compresi i CC.RR., i quali peraltro, e fino al 2001, sono stati la prima Arma dell'Esercito). Tali disposizioni bastarono a rid isegnare completamente quell' uniforme grigio-verde, che, adottata alla fine del 1908 dopo le proposte di Achille Brioschi nel 1905 e le esperienze del 1907 con il "plotone" grigio del battaglione alpino Morbegno, avrebbe caratterizzato il soldato italiano per i quaranta anni successivi. Essa - nonostante period ici aggiornamenti - si era mantenuta pressoché invariata nelle linee generali fino a che non s i approvò la cosiddetta "riforma Baistrocchi" . Ma, come sempre avviene, e come del resto si era verificato anche nel 1909, vi fu un periodo in cui vecchio e nuovo continuarono a coesistere. Certamente le prime modifiche ad essa relative cominciarono a vedersi dai primi del 1934, tuttavia la nuova uniforme sarà a regime soltanto nel 1935, pur se fino al 1939 s i succedettero continui aggiustamenti. Invero, se con le Aggiunte e varianti N. 2, al capo 111, s i stabil iva l'immediata entrata in vigore delle innovazioni, si disponevano anche ,llcunc norme transitorie. La giubba in uso, ad esempio, poteva essere utilizzata facoltativamente fino al _, 1.12.1934, restando obbligatoria fin quando la truppa avesse continuato ad indossarla. Ovviameme, la stessa poteva essere adattata con alcuni interventi sartoriali , modificandone cioè colletto, controspalline, paramani e bottoni. Ugualmente era possibile fme per i cappotti. Vi furono però delle deroghe: anzitutto, ai Marescialli d ' Italia ed ai Generali cl' Armata fu consentito di portare a vita la vecchia uniforme, e altrettanto avvenne per gli ufficiali mutilati e invalidi di guerra. Una norma 1 lo prevedeva, prendendo inoltre in esame q uanto riguardava gli ufficiali di complemento, quelli in posizione ausiliaria e quelli in congedo provvisorio. Naturalmente gli ufficiali cli complemento richiamati per le esercitazioni estive ciel l 934 dovevano vesti re la nuova uniforme per conformarsi a quella della truppa. Si prescriveva infine che, siccome per gl i ufficiali in congedo non era obbligatoria la grande uniforme, costoro, qualora indossassero la nuova giubba nelle occasioni in cui era prescritta la grande uniforme, avrebbero dovuto aggiungere a quella ordinaria unicamente la sciarpa azzurra e le decorazioni metalliche. Senza dubbio le deroghe previste per q ueste ultime categorie erano state dettate eia motivi cli carattere economico : per gli alti g radi , invece, s i era forse tenuto conto ciel!' attaccamento da alcun i di essi manifestato per quell'uniforme che li aveva accompagnati nella loro lunga carriera. Sta di fatto, però, che quasi tutti, e in pochi mesi, si adeguarono senza problemi alla nuova normativa. 1

1

G.M. U. N. 704/33

7



Introduzione Storica

Il periodo che va dal 1934 al 1939 e che corrisponde all' impegno militare, dapprima nella campagna d 'Etiopia e su bito dopo con la pa1iecipazione alla g uerra di Spagna, è anche quello in cui si potè dare iniz io a l programma di adeguamento dell'Esercito di cui erano state gettate le basi ne l 1928. Tale program ma, c he prevedeva l'aumento da 2 1 a 60 delle divisioni mobilitabili, il completamento delle dotazioni e la modernizzazione delle armi e de i mezzi, comportava una spesa ingente, calcolata all'epoca in uno stanziamento straordinario di 8 mil iardi di lire, di cui solo una piccola parte ( 1,6 lVlld) e ra stata concessa fino al 1933. Dal punto di vista politico, nonostante le preocc upazioni per certi atteggiamenti dei nostri vicini - segnatamente Francia cd Jugoslavia, i due paes i confinanti che avevano intensificato nel 1929 i loro apprestamenti militari alle nostre frontiere - s i era ancora in una fase di relativa tranq uillità. Il gene rale Gàzzera, dal 1928 Sottosegretario di Stato e poi, dal 1929 al 1933 Min istro del la Guerra, aveva rappresentato sin dall ' inizio le gravi carenze della Forza Armata e la mancata attuazione del l' ordinamento 1926 2 . L e carenze riguardavano in particolare la mancanza cli quadrupedi per le salm e rie, arti glie ri e mode rne, carri armati e mezzi del genio. G li stanziame nti promess i andava no però di luiti in dieci anni e non consentivano un au mento della forza bilanciata (220.000 uomini). Parte de i fondi erano destinati a lavori difensivi a ll e frontiere. Vi era anche da considerare che la modesta durata de lla ferma, che eia 18 mesi teorici scendeva in pratica fino a 9-6 mesi, con 8 mesi all' anno di forza minima, incideva sull 'adclestrame nto.3 L'efficienza dell'esercito restava comunque estremamente bassa: si riuscì peraltro, nel 193 1, a costituire due divisioni celeri, a migliorare parte de lle armi della fanteria (fucili mitragliatori , bombe a m a no ecc.) e de ll 'artiglieria (traino meccanico e allungamento delle gittate). Si favorì un modesto Livello d i motorizzazione e si passò una ordinazione di 240 carri veloci .4 Non fu trascurato un altro aspetto, formale e sostanzia le ad un tempo: dar luogo ai primi esperì me nti per ammodernare - a venti anni dall'adozione - l'uniforme grigio-ve rde . Intanto, e in attesa c he questo programma lentamente si reali zzasse, la situ azione politica e uropea s i andava dete riorando proprio a nostro danno: nel mentre cercavamo d i instaurare relazioni cli amicizia con Austria e d U ng he ria e si faceva cli tutto per trova re un accordo

2 30 brigate cli fa nteria, su 3 reggimenti, 30 reggimenti di artiglieria eia campagna,

11 pesante campale, 5 pesante e 53 eia costa, trasformazione dei 12 reggimenti bersaglieri in ciclisti, 3 comandi di brigata alpina, 12 1-eggimenti cli cavalleria, I gruppo (poi reggime nto) carri armati ecc. 3 Va comunque osservato che non basta la lunghezza della ferma a valutarne l'efficacia, bensì quanto duran te detto periodo si apprende. 4 Pelagalli. Sergio. Il generale Pietro Gàzzera al ministero della guerrn (1928-1 933), in "Storia contemporanea" 6/ 1989, pag. Hl29 e passim.

9


con gli albanesi, sempre più ambig ui, dovevamo constatare ne i nostri confronti una notevole ostilità da parte etiopica, mentre Francia e Germania apparivano sempre più minacciose nei nostri riguardi. L' instabili tà politica della Spagna, per di più , non faceva presagire nulla di buono. Il fallimento della conferenza per il disarmo, la vicenda della Saar, l'ascesa al potere di Hitler vennero a completare un quadro di per sé assai fosco. Nondimeno, quando Gàzzera lascerà la guida del Ministero, il traguardo delle 40 divisioni ternarie sarà stato raggiunto e si potrà affrontare con s uccesso la prima crisi internazionale. Fu allora che entrò in scena il generale Federico Baistrocchi.

10


Il generale Baistrocchi e la modernizzazione dell'Esercito Mussolini assunse direttamente, dal 1933 al 1939, i dicasteri delle tre forze armate, attribuendosi quindi ogni responsabilità per la loro organizzaz ione, preparazione ed impiego, in relazione alla politica estera che il suo Governo perseguiva. I suoi collaboratori militari erano il Capo di S .M. Generale (Pietro Badoglio), i Sottosegretari di Stato - con alle dipendenze i Capi di S.M. della singola forza armata - e i membri della Commissione Suprema cli Difesa. Naturalmente, come del resto avviene ancor oggi, la nomina dei Capi di S .M. era avocata a l Governo e quindi la scelta cadeva su persone che, per la loro esperienza in guerra e per la loro professionalità, erano "tecnici" degni della massima fiducia. Non vi è dubbio che tutti costoro riferissero al Capo del Governo sulla sit"uazione militare con-ente (cioè su quello che c'era, su quello che mancava rispetto al progranm1a stabilito, sui fondi e sulle mate1ie prime disponibili e quindi sul tempo necessario a supplirvi)5, ma quest' ultimo purtroppo - e malgrado le sue doti indiscusse e una sufficiente conoscenza dei problemi - non sempre coglieva I' importanza di determinate questioni. Riteneva ad esempio che quanto si faceva all'estero in campo militare fosse gonfiato ad arte per motivi propagandistici . Di tale sottovalutazione, specie nel settore delle artiglierie e dei mezzi corazzati, egli si rese conto troppo tardi, e cioè quando non si era più in tempo per 1irnediarvi. Certamente vi furono coloro che, per compiacere ce1ti atteggiamenti ottimistici traendone vantaggi personali (primo fra tutti il capo di S.M. Generale Badoglio), nulla fecero per ovviarvi. TI tutto si aggravò quando, grazie al successo conseguito in Etiopia, si volle conferire a Mussolini, con il grado cli Maresciallo clell'Impero, anche il Comando Supremo delle Forze Armate. Ma torniamo al 1933, e precisamente a] 22 luglio cli quell'anno, quando nel quadro cli una nuova corsa agli armamenti da parte delle grandi potenze e con l'intento di svolgere una nuova politica militare, Mussolini assunse personalmente la guida del Ministero della Guerra, chiamando a suo sottosegretario il generale di Corpo cl' Armata Federico Baistrocchi. Nato a Napoli il 9 giugno 1871 da Achille ed Elvira Santamari a, all ' epoca cui facciamo riferimento non era quel che si dice giovanissimo, ma aveva maturato una grande esperienza militare in pace e in guerra. Infatti , dopo aver frequentato l'allora Collegio Militare "Nunziatella" e quindi l'Accademia di Torino, era stato nominato sottotenente di artiglieria nel 1889 ed aveva partecipato nel 1896 alle operazioni militari in Eritrea. Prese poi parte alla guerra italo-turca nel 191112 guadagnandosi la croce clell'O.M.S. e la promozione a maggiore per merito cli guerra. All 'inizio della Grande Guerra si trovò in Albania, al comando di un raggruppamento cli artiglieria fino al 1916, per poi essere trasferito sul fronte italo-austriaco comandando con successo l'artiglieria del Il Corpo, ciel gruppo corpi d'armata della 2a Armata ed infine della 3'1 Armata. Nei momenti critici della ritirata sul Piave, egli riuscì a portare indietro fino al Tagliamento le sue 40 batterie medie e pesanti, poi perdute a causa dell' anticipato brillamento del ponte di Pinzano. Passò quindi a comandare quelle della 7a e della sa Armata. Meritò altre ricompense: promozione a Colonnello per rnerìti eccezionali e due medaglie d ' argento al V.M. Terminata la guerra, gli fu affidato i I comando cieli' Artiglieria del Corpo cl' annata di Napoli. Eletto deputato per tre legislature, fu promosso nel 1926 gene rale di divisione, sempre a Napoli. Generale di Corpo cl' Armata nel I 931, comandò poi il Corpo d ' Armata di Ve rona. Nominato Sottosegretario nel 1933, a partire dall'ottobre 1934 fu anche Capo di S.M. dell'Esercito; fu infi-

5

Roatta, Mario, Otto Milioni di Baionette, tvfondadori, Verona, 1946, p. 23.

11


ne promosso Generale d'Armata il I 5 aprile 1936, "per l'opera di preparazione e mobilitazione delle forze armate terrestri operanti in Africa O rientale". Indipendentemente da queste eccezionali qualità militari, la sua nomina ebbe notevole valenza politica. Cesare Mansueti, 6 nel 1938, e cioè quando Federico Baistrocch i ormai aveva lasciato eia tempo il suo incarico, in un excursus sui Capi di Stato Maggiore dell'Esercito, così ne scriverà, dopo brevi cenni sui s uoi predecessori (Diaz, Di Giorgio, Cavallero e Gàzzera): " ... Gàzzera non ebbe a risolvere gravi né intricati problemi; non affrontò il problerna, che pur s'imponeva dal 1922, della legge di avanzamento onde sanare i necessari guai importati dal periodo bellico con le volute "invenature" - chiamiamole così - di ufficiali non professionisti (e quindi di ingO/'go nei quadri, saturazione nei gradi inferiori ecr:.); e nemmeno ujji-ontà il pmhlema che poi si delineava di una sollecita motorizzazione e meccanizzazione. 7 Mà il Gàzzera amministrò bene. Rigidamente. Si disse che molte volte scontentava. Ma quando mai colui che ha il senso di responsabilità può accontentare tutti? L'individuo è un piccolo mondo con le sue infinite varietà di tendenze, di ambizioni, di desideri che cozzano con gli altri. La necessaria distribuzione va, perforza ineluttabile, a detrimento dell'ideale di rendere tuttifelìci... Lo stesso Cavallero8, nel cui magnifico 1emperamen10 militare vi è un po' dell'uomo politico, un po ' del.filo.wfo e che raccolse vastissirni consensi, può dire di non avere avuto i suoi critici? Chi fa, falla ... Con Mussolini va come Sottosegretario cli Stato il generale di corpo d'annata Federico Baistrocchi. Esce dalla guerra combattuta sul ccunpo di battaglia, senza essersi nemmeno affacciato ad alcun comando delle retrovie [ allusione, neanche molto sottile, a molti altri generali}; esce dalla rivoluzione fascis1a per la quale egli lottò nel Mezzogiorno d'Jtalia 9 [ ... } Temperamento unico per il suo ormai famoso dinamisrno ... sceglie a suo immediato collabor-atore un Fante, più volte ferito in guerra: il Soddu. E tale scelta ha unanimi consensi. Se ne fanno i più lieti auspici. Suo compito principale: portare la rivoluzione nell'Esercito. Anche nella divisa, anche nel "tipo" del soldato. In venta - dirà con una tipicafi-ase il generale Visconti-Prasca - l 'estate. Cioè toglie agli ufficiali il cilicio della pesante assisa di panno 10 nei mesi dei 36°... all'ombra. E.fi,t un coro di giubilo e benedizioni. Affronta subito il problerna dell'avanzamento. Chiama a sé Ufficiali di Stato Maggiore Generale e di Stato Maggiore. Dà le sue direttive. Queste sono ben .fàcili e chiare. Occorre selezionare, occorre svecchiare. Bisogna provvedere per quei tenenti e capitani che dopo averfatto la guerra non avevano alcuna possibilità di avvenire innanzi a loro: occorre pensare agli l(fficiali che usciti dalle scuole militari guardavano con terrore quella folla che stava loro innanzi per soffocarli e non pennetter-e alcuna passi6

L 'Esercito del tempo nuovo, in Gazzetta cli Parma, 12 lug lio 1938. In al tra parte ciel suo scrillo, Mansurali ammette "I problemi della motorizzazione furono affrontati un po' tardi, eia noi. È proprio dello spirito latino di giungere sempre a tempo. Non solo, ma di sopravanzare sempre gli altri.'' Il giornalista però non ricorda che per l' esigenza A .O . dovemmo ricorrere a migliaia di autocarri e a centinaia cli caterpillar americani. E rn soprattutto questione di capacità industriali. 8 CavaiIero dott. Ugo, I\faresciallo d' Italia (Casale Monferrato 1880 - Frascati 1943). Nell'aprile 1926 fu nom inato Sottosel'etario alla Guerrn. E ntrato in rotta di collisione con J.:laclog!to, venne sostituito nel novembre 1928. Capo d i S.M.. Generale dal I 940 al gen na io l 943, dopo il 25 luglio fu fatto arrestare eia Badoglio e liberato dai tedeschi, il 14 settembre 1943 morì in circostanze misteriose. 9 Secondo il Diario di Italo Balbo, avrebbe approfittato della sua carica (Comandante dcli' Artig lieria ciel C. D ' A. Di Napoli) per facilitare la grande ad unata fascista cli Napoli del 24 ottobre 1922, p rendendo contatti con i Quaclrumviri per assicurarli "che i reparti dell'Esercito dislocati nel Meaogiorno, seguono con g rnnde simpatia al movimento fasc ista" . 10 Non era panno, ma " diagonale"; il panno era per la truppa. Entrambi potevano essere piuttosto caldi nella bella stagione. 7

12


bilità di carriera. Ma nel medesimo tempo bisognava tener conto del passato eroico anche degli ufficiali che se pur non polevano essere idonei a diventore capi, ... dovevano avere un trottamento idoneo oi meriti di combattenti. Criticare èfcicile. È l'azione che è difficile. Comunque la legge che va sotto il nome di legge Baistrocchi fu passata al setaccio di altissimi pareri; .fit analizwta e studiata dalla Commissione Suprerna dell'Esercito della quale faceva parte il generale Alberto Pariani, e lo stesso Pariani divenne poscia l'imrnediato collaboratore del presentatore di detta legge. Baistrocchi lo tolse dal cornando della Divisione militare di Bolzano e ne fece il Sottocapo di Stato Maggiore dell'Esercito". 11 A pocbi. mesi dall 'assunzione dell a carica, in un discorso alla Camera di cui si diede notizia nel N. 801 del giornale "Le Forze Armate" (6 gennaio 1934), così il Generale riassunse i principali punti del suo programma: "Provvedimenti intesi: - ad indirizzare la men1alità dei capi verso concezioni prettamente operative e non sempre scolastiche: difatti, tutta la nostra regolamentazione è oggi in elaborazione; - ad elevare sempre più il prestigio dell'alta gerarchia, richiedendo ad essa una assai maggiore collaborazione di pensiero e di azione; ecco perché il Consiglio dell'Esercito ha ripreso dopo otto anni di sosta le sue alte.funzioni; - ad elevare le funzioni del comando e del servizio presso le /ruppe, con lutte le connesse soddisfazioni e 1nponsabilitù: nessuno più ascenderà ai gradi elevati della gerarchia senza un minimo di servizio alle trupp e; - ad assimilare sempre 1neglio l'Esercito di Vitrorio Veneto con la Milizia delle Camicie Nere, restauratrice dello spirito nazionale e perciò delle.fortune della Parria; - a richiedere agli ufficiali quel contributo di pensiero che eleva la coltura e lo spirito di iniziativa affinando l 'intelletto ed il senso della propria personalità e conseguente responsabilità; - ad avvicinare l'Esercito a tutte le attività costruttive del Paese per trarne tutti i possibili vantaggi aifi.ni della difesa e per concorrere con esso a sollevare l'econmnia nazionale e nel tempo stesso indirizzarla a quelle che sono le nostre esigenze di mobilitazione". "Per l'Esercito" - egli sottolineava - "quasi nulla si acquista all'estero ed è da sperare che presto non si acquisti più nulla". Dopo aver accennato alla proposta nuova legge sul l' avanzamento, legge che dopo essere sottoposta al vaglio del Consiglio, passerà il 23-25 nrnggio 1934 alla Camera e il 30 successivo al Senato, non mancò infine un breve riferimento, con queste parole, ai suoi interventi sull ' uniforme: "Accogliendo il deside rio della massa degli i~fficiali (unaniniità nei giovani) si è provveduto ad una riforma radicale delle divise rendendole, a seconda delle esigenze, più coniode e più pratiche o estetiche". Fede1ico Baistrocchi aveva suddiviso il suo progetto di modernizzazione cieli ' Esercito in due fasi: 1934-36 e 1937-39. Uno dei nostri più eminenti c1itici militmi degli anni Trenta, E milio Canevari12 scriverà che il difetto dell 'Ordinamento del 1926 e delle grandi unità elementmi ivi contemplate: "consis1eva nell'aver concepito queste divisioni con un armamento e una mobilità che sarebbero state sufficienti nel 1914, ma che apparivano assai arretrate venti anni dopo. li Generale Baistmcchi 11

G li inte rventi sul l' avanzamento degli ufficiali di Gùncra, B011Lani, Baistrocchi, e Pariani, nonostante le divisioni in ruolo Comando, Ruo lo Mobilitazione, "consegnat.a1·i" e '"vacanze obbligatorie" no n soclclisfercero parte deg li interessati. 12 Canevari. Emilio, La Guerra Italiana. Retroscena della disfatta, Rosi, Roma 1952, pag. 387/I volume.

13


era pienamente cosciente cli questa nostra situazione di inferiorità ed appena assunto il ministero comprese la necessità cli rinnovare l'armamento e la struttura delle grandi unità rendendole più mobili e più potenti, e a tal fine si propose di lavorare in due trienni finanziari: 33-36 e 36-39".

Riuscì - purtroppo, diremo col senno del poi - soltanto nella prima delle due fasi, che nondimeno bastarono ad imprimere un primo "salutare scossone" - come dirà il Bovio - alla sua Forza Armata. Troppo sicuro di sé, quando intravide il pericolo di compromettere quanto aveva realizzato, e cioè ]a conquista dell' Etiopia, 13 ebbe l'ardire cli mettere in guardia il Capo del Governo su certe sue iniziative. Fatale fu la sua lettera del 18 settembre l 936: "Duce, Ho prr~fondamente riflettuto sul Vostro ordine di recuperare quanto di supe1:fluo è in Etiopia d'anni e materiali vari. E con la mia abituale franchezza, pur sapendo di non farvi cosa gradita, vi dirò che sarebbe esiziale tale ritorno in patria di quanto rappresenta, oggi più di ieri, una necessità per la esistenza di quell'irnpero che avete voluto e.fondato. I burocrati della Finanza (vedi min. Revel e ragioniere capo dello stato Carnpi) ritengono così di risolvere un grave problema di preparazione bellica spogliando l'Impero di quanto non potrà più essergli dato, specie in vista di quella conflagrazione mondiale che voi prevedete e di cui più volte mi avete.fatto cenno. lo, invece, considero che l'Inghilterra, ·Francia ed anche l'America (perché ritengo che anche l'America sarà contro di noi) vorranno farci scontare il nostro grande successo in Africa, considerato che/' Impero, in caso di conflagrazione generale, rappresenta per noi non una forza ma un grave pericolo, soprattutto per la dijJ-icoltcì., anzi, l'impossibilità, di rifornirlo attraverso il mare e l'aria, vi ripeto quanto ebbi a proporvi nello scorso luglio sulla necessità di completare nel più breve tempo possibile (e rni fo garante di .farlo tra la primavera e l'estate prossima) le dotazioni per 78 mesi, onde.far.fronte alle esigenze belliche e all'alimen1azione dei civili. Nel contempo occorre provvedere alla creazione in Colonia di stabilimenti per disimpegnare l'Impero dalla Madrepatria. Nella circostanza, Duce, occorre tener presente: l) che la guerra che prevedete sarà lunia - quella "lampo " di cuifanno cenno gli strateghi da strapazzo, gli utopisti, è una gradita aspirazione di tutti, realizzabile sol quando tra i belligeranti vi è enorme discrepanza di forze - vedi Italia con oltre 400.000 armati con 1200 cannoni, 600 aeroplani contro Abissinia senza cannoni e aerei. Ma nella guerra rnondiale, che troverà l'universo in due carnpi opposti per una lotta senza quartiere e perciò lunghissima, a ultùno sangue, trionferà chi ha saputo e soprattutto potuto meglio prepararsi, resistere, alimentarsi. 2) che il Mediterraneo non è nostro: l'lnghilterra lo domina e perciò in considerazione di quella politica di grande potenza che voi avete deciso debba seguire l'Italia, occorre p repararsi a tutti gli eventi perché oggi siamo impreparati, ed una preparazione che qfjidi richiede tempo, danaro, mate•rie prime, consapevolezza della necessità della guerra. Caso contrario, Duce, l'Impero che avete creato lo perderete". 14 Il dittatore, ormai accecato dal consenso e pressato dai problemi interni che incombevano, non tenne alcun conto delle oneste e lungimiranti parole del suo ministro. Con un atto cli vera in13 Malgrado il fatto che inizialmente, egli rosse contra1io, come del 14

14

Tamaro, Attilio, 20 anni di storia. p. 234.

resto anche Pa1iani, a muover g ue1rn all'Etiopia.


gratitudine, il 7 ottobre 1936 esonerò il Baistrocchi (anche perché questi si era dichiarato contrario all'intervento nella guena c ivile spagnola), per nominare in sua vece proprio colui che ne era stato il più stretto collaboratore. Ma il generale Pariani, per motivi che qui sarebbe troppo lungo esaminare, non s i dimostrerà in grado di proseguire con la stessa energia l'opera cli rinnovamento clell 'Esercito iniziata dal suo predecessore. Per cli più, il nuovo Sollosegretario s i renderà conto troppo tardi della tempesta che sta per abbattersi sull 'Europa. A Baistrocchi, per quanto aveva dimostrato di saper fare, un 'altra possibilità poteva esser data. Egli si era candidato infatti - nel gennaio del 1938 - alla direzione cli quel Commissariato per le fabbricazioni di g uerra che era stato creato il 23 ottobre 1935. Tuttavia - a quanto si legge nel Diario cli Ciano - sia per opposizione ciel Maresciallo Balbo (che sosteneva la candidatura del gene rale Gàzzera), sia per l'opposizione di Mussolini (il quale considerava Baistrocchi uomo attivo ma confusionario) non riuscì nell'intento, rimanendone piuttosto amareggiato. Alla fine, dopo essere stato nominato Senatore del Regno nel 1939, fu praticamente emarginato. Per tutta la Seconda Guerra Mondiale nessuno vol le approfittare della sua esperienza e delle capacità da lui dimostrate in uno dei pe1iodi più delicati della sto1ia nazionale. Ci si ricordò di lui dopo la ritirata dei tedeschi dalla Capitale, soltanto per collocarlo nella riserva, il 18 ottobre I 944, per raggiunti ]imiti di età. Eppure i suoi dispiaceri non erano finiti . Il capitolo più doloroso per il generale, ormai settantaquattrenne, si aprì quando nel 1945 fu incriminato dall'Alta Corte per le Sanzioni contro il Fascismo (e successivamente arrestato il 18 ap1ile di quell'mmo) a séguito delle accuse contenute in un libello scritto dal generale Armellini, in cui si mescolavano verità e calunnie riassunte in sostanza in una sola: "responsabile della fascistizzazione dell'Esercito". Quasi che la stragrande maggioranza degli italiani, per convinzione o per oppo1tunismo e in tutti i campi, non si fosse adeguata alle circostanze, e in quel periodo non avesse sostenuto, spesso ac1i.ticamente, le decisioni cli quello che la stessa Chiesa aveva indicato come "l'Uomo della Provvidenza". Suscitò indignazione riconoscere, tra quelli che accusavano il loro anziano superiore, alcuni generali su cui pendevano gravi responsabilità nell ' impreparazione dell'esercito. Alle imputazioni pol itiche si aggiunse perfino quella di "dinamismo" e cli aver temizzato la guerra cli rapido corso. Il livore di questi individui era tale che, tra le assurdità contestategli, avevano addirittura confuso la dott1ina cli Pm·iani con quella di Baistrocchi, probabilmente per aver egli affermato in un suo discorso al Senato che una guerra lampo era no n soltanto possibile, ma ce1ta e facile. 15 Naturalmente, una volta che ]a Corte si dichiarò incompetente e dopo che gli atti furono trasmessi al Tribunale Militare, Baistrocchi il 21 settembre 1946 fu assolto "perché il fatto non costituiva reato" . Il giudizio più lusinghiero sulla sua opera fu paradossalmente p roprio quello che si legge nella conclusione di quella sentenza e che qui ci sembra opportuno riportare:

"Si può anzi affermare, ciò desumendo dalle risultanze processuali vagliate nel loro complesso logico, che la sua adesione al fascismo e la permanenza nel partito furono principalmente dovute ad esasperato wnor di patria e che tutta la m.ultiforme attività da lui svolta .fu diretta all'unico e lodevole scopo di potenziare sempre più l'Esercito, cui dedicò con passione tutto il suo ingegno e la sua compelenza tecnica." Questo non gli fu cli molta consolazione, se concluse la sua vita te1rnna a Roma, il l O g iugno 1947. Potremmo concludere le nostre considerazioni circa la meritoria opera cli Baistrocchi con le parole cli un illustre storico militare dei nostri tempi, il generale Oreste Bovio, 16 quando ricorda

15

Dcnnis Mack Smith, Le guerre del Duce, Laterza, Bari, 1976, p. 239. Oreste. S1oria de/l 'Esercito !Jaliano 1861 -1 990, S .M .E.U.S .. Roma 1996.

16 Bovio,

15


come "in questi ultimi anni, ad opera di alcuni studiosi non colpili dal virus ideologico, (... ) la gestione "baistmcchiana" dell'Esercito è stata rivisilata con una valutazione più attenta e positiva che ci trova pienarn.ente concordi", oppure, con ciò che Mensurati scrisse a proposito delle misure da lui prese nei sette mesi della campagna d'Etiopia: "Badoglio sa bene che quando chiedeva al Ministero della Guerra un reggimento, glie ne venivano rn.andati due. Le relazioni tra il grande condottiero del Sabotino e di Addis Abeba e il Sottosegretario di Stato alla Guerraji1.rono sempre cordialissime durante le azioni in Africa (nostra sottolineatura). Baistrocch.i scriveva a Lui con cuore appassionato e pieno di armnirazione per le vittorie. Gli inviti ad accelerare le operazioni - se ve ne .furono - erano soltanto in rapporto alla situazione internazionale. Ma la sola ipotesi di questa era stata molto preventivamente considerata. Ogni uomo che si prelevava dal reggimento veniva sostituilo, così come veniva sostituita ogni d;tazione di 111.agazzino". 17 Grazie a questa preveggenza, così "nessuna sorpresa l'Italia rnetropolitana avrebbe potuto avere[. .. } Ma intanto - e ben tre consecutive grandi manovre nell'Alto Adige, in Irpinia e in Piemonte lo provarono - l'Esercito aveva fatto rimarchevoli passi nell'aspetto delle sue formazioni e delle sue nuove anni. E furono dagli stranieri ~pecialm.ente amrnimte le divisioni celeri e quelle motorizzate". Non dimentichiamo infatti che importanti riconoscimenti al Souosegretario vennero anche dall'estero. Ad esempio, il periodico americano "Army Ordnance" 18, proprio mentre la campagna in A.O. era ancora in corso e quindi prima che questa si concludesse vittoriosamente, riportava un articolo di P. Gentizon 19 dove, mentre si magnificava l'Esercito italiano, specificatamente si esaltava l'operato cli Baistrocchi e la politica di rivalutazione ciel settore militare da parte di Mussolini, sottolineando che questi ''.[rom the very jirst days <4 the Fascist revolution defended the honor; dignity and prestige of the military profession " . C'era certo del!' esagerazione, in quanto purtroppo si trattava di un rispetto più apparente che realc20. Tuttavia 1'articolista dimostrava una approfondita conoscenza dei progressi che si andavano registrando nell'Esercito, mettendo in ri lievo l'introduzione della Cultura Militare nelle scuole ad opera del generale Grazioli, i vantaggi del sistema di reclutamento allora in vigore, grazie alla chiamata quadrimestrale, che riuniva il contingente di leva 1914 in quattro divisioni mobili consentendo cli tenere gli effettivi al completo per tutto l'anno (tre quarti di uomini addestrati contro 17

Alcuni dubitano che ciò sia avvenuto realmente, o addì t·ittura lo negano. E' un fatto , però, che per ogni divisione inviala oltremare, e per tutta la durata della sua permanenza in Africa, una ne veniva costi tuita in Patria (cfr. L'Esercito e i Suoi Corpi. val.Ili. S.M.E .U .S., 1979, passin·1), con lo stesso nominati vo seguito da TI.a Resta il fatto che le spese furono ingentissime (cfr. Smith, che in Le guerre del Duce, Laterza Bari 1976, scrive di "40 miliardi di lire dell'epoca - il doppio delle entrate annual i dello Stato") tanto che Baistrocchi dovette impegnarsi nell'agosto 1936 a non chiedere asseg nazioni strnordinai·ie di fondi prima ciel 30 giugno 1938. 18 Voi. XVI. No. 95, p. March - Aprii 1936 (traduzione dell'originale pubblicato su Le Temps di Parigi). l'J Paul David Genùzon ( J 885- 1955), giornaLista svizzero nato a Losanna, fu corrisponde nte da Roma dal I 928 al 1940 . Scrisse, tra l' altro, Difesa dell'Italia (Cappelli, 1949). 20 Quando saranno preparati i piani per r Esposizione del 1942 a Roma, i 11 un primo tempo (novembre 1937) fu deciso cli destinare il complesso monumentale (Architett.i De Renzi e Pollini) che oggi ospita l'Archivio Centrale dello Stato a tvlostra delle FF.AA. L'edificio più importante. quello centrale, era stato retoricamente indicato come il "Tempio solenne delle glorie guerriere italiane". Terminata l'E 42, il complesso avrebbe ospitato i M usei militari delle tre armi. Anco r prima che gli edifici venissero completati (30 settembre 1939), il regime fascista manifestò la s ua gratitudine al le FF.AA. - che nel frattempo avevano contribuito al favorevole esito della Guerra di Spagna - destinando tali cdif"ici alla ... Mostra clell' Autarchia.

16


soltanto un quarto di reclute), l'aumento del numero dei g raduati e sergenti (da 17.000 a 23.000), la riforma del!' avanzamento degli ufficiali con il ringiovanimento dei quadri ed una rigorosa selezione, l'aumento del loro prestigio g razi e anche a ll 'istituzione di un Circolo Ufficiali delle Forze Armare nel cuore della Capitale, a Pa]azzo Barberini. E ancora: la riforma dello Stato Maggiore, secondo la quale ogni ufficiale che avesse superato i corsi della Scuola di guerra, trascorso il suo pe1iodo di comando al reggime nto veniva accettato nel servizio: i tenenti colonnelli e colonnelli idonei passavano senz'altro a far parte ciel Corpo. Qualche breve cenno riguardava anche la dottrina. Si citava il libro cli Visconti-Prasca (La guerra decisiva) , sponsorizzato dal Capo del Governo e raccomandato dallo stesso Baistrocchi come lettura a tutti ,gli ufficiali. È implic ito che Gentizon non poteva accennare alle normative da poco redatte, ancora non divulgate al mome nto della stesura cieli' articolo, e cioè alle Diretlive per l'Impiego delle GG. UU. (1935) ed a lle Norme per il Combal!imento della Divisione appena diramate (febbraio 1936), nelle quali l' unico punto debole - a giudizio dei p iù - si riscontrava nella eccessiva enfasi sull 'importanza dei valori morali e dell'azione della fanteria, ancorché essa fosse attenuata dalla basi lare constatazione che "senza fuoco non si avanza" . Scriveva Gentizon a questo iiguardo: "L'attuale Sottosegrelario di Stato alla Guerra, il generale Baistrocchi, ha pubblicato un memorandum ufficiale in cui q[!èrma che l'opinione corrente tra governi e stati rnaggiori è in direzione di una guerra di movimento, e quindi verso la creazione di unità ad hoc, ma si ,nette anche in evidenza che tali orientanienti, sebbene in. reazione logica alla "guerra di posizione", possono essere pericolosi in quanto portano all'opzione di teorie che possono non essere realizzabili o totalmente .fraintese. Qui si riferisce a coloro, come van Seekt, che vedono la sola guerra di ,novimento, e spingono verso la creazione di piccoli eserciti meccanizzati, in grado di compiere subitanee e rapide incursioni all'interno del territorio nemico ed ottenere risultati decisivi prima che l 'avversario possa rruwvere. Ma quando il generale von Seekt si esprimeva in tal senso, la Gerrnania era legata alle restrizioni impostale dai vincitori; oggi, che essa ha sostituito il piccolo esercito professionale con quello di coscritti, egli ne è forse soddisfat to e non propone o difende più la sua idea della superiorità di un 'annata ridolfo. In. conclusione, il generale Baistrocchi si .spinge al massimo su questo problema e si rifiuta di escludere la possibilità di una guerra cli posizione, che in circostanze fuori del controllo dell'Italia potrebbero risultare inevitabili. E' chiaro, secondo lui, che l 'Italia dovrebbe possedere un.a.forza armata capace di prendere l'offensiva in tutti e due i casi; non nasconde la sua preferenza per quei "grossi battaglioni" alla fine ( secondo Napoleone) sempre vittoriosi - e cioè in un esercito con grandi risorse e che faccia uso della m.aggioreforza militare dell'Italia: il numero ". Gentizon metteva inoltre in rilievo l' incremento nella potenza cli fuoco della fanteria italiana portata - ne l reggimento - ad 81 fuci li mitragliatori, 36 m itragliatrici cal. 8, (dotate anche cli munizionamento perforante), 4 pezzi da 65/ 17 e 27 mortai. Si comprendeva - paradossalmente - nelle innovazioni il riarmo del cano da 3 t con un abbinamento ca!. 8 rispetto al precedente 6,5 tipo aviazione, il che - purtroppo, aggiungiamo noi - non metteva il nostro carro in grado di svolgere quei compiti che all'estero (ed anche dalla regolamentazione Baistrocchi - Nonne per il Combattimento della Divisione) erano assegnati alla nuova arma corazzata. Fu infatti uno dei suoi pochi errori l'aver giudicato suffic iente il cano leggero (ancorché ne avesse adottato uno armato di cannone eia 37

2 1 Effettivamenlc,

Baistrocchi si riprometteva di motorizzare, per il 1937, quindici divisioni. (Cfr. Dc Felice, Renzo, Mussolini l 'Alleato, Einaudi, 1990, p. 60 e citato Promemoria per il Duce del 15 settembre 1936).

17


corlo. poi non riprodotto), perché era chiaro che la guerTa non si poteva combattere soltanto sui nostri terreni. E anche su quelli, si vedranno operare, soltanto sette anni più tardi, i "Tigre" da 54 tonnellate con cannone da 88. Si citavano le teorie correnti (the nature of the termin upon the which (.,In Italian war must necessarily he fought e.xiudes the possibility of complete 1nechanization of lhe army), ma si accennava ad ogni modo ad una "war of movemenl" e si scriveva addirittura - il che era abbastanza lontano dalla realtà e mero frutto di abile propaganda - che le divisioni mobili si stavano rapidamente motorizzando21 e che detta motoriz7,azione era considerata allo stesso modo che nell'Esercito francese, "on much lhe same lines as thai of the French army". E si specificava: "Anche l'un!forme sta cambiando, in conformità di quesla metamo1josi deil' Esercito. li nuovo modello, adottato l'anno scorso, consiste in una giubba a colletto aperto indossata su una camicia grigio-verde con cravalla nera, e questo pratico vestiario è ,noito simile a quello della Milizio, diminuendo le differenze tra il soldato ed il milite volontario. È un altro esempio de/l'intenzione apertamente manifestata di creare un avvicinamento tra le due forze armate".22 L'artico Iista concludeva iI suo esame del rinnovamento del nostro Esercito accennando alle recenti realizzazioni in campo aniglieristico: il 75/18, e il 75/46 contraerei, materiali entrambi adottati proprio nel 1934, ancorché in verità fossero stati studiati qualche anno prima. E, aggiungeremmo noi, le nuove artiglierie d'annata (cannone da 149/40 e obice da 2 10/22), e tra le armi della fanteria la mitragliera da 20, il mortaio da 81 e il pezzo d'accompagnamento e con trocarri da 47/32, llltli mod. 35, nonché tre tipi di bombe a mano offensive: Breda, O.T.O ed S.R.C.M., sempre mod. 35 e tutte arm i di cui probabilmente il g iornalista non aveva ancora avuto notizia. Ricordiamo, in proposito, come la S.R.C.M. riman-à in dotazione per mezzo secolo. Possiamo affermare, in conclusione, c he la modernizzazione impressa da Federico Baistrocchi al nostro strumento militare (peraltro riassunta in una polemica e lunga lettera da lui indirizzata a Soddu il 27 dicembre 1939, 23 quando purtroppo le sue pessimistiche p revisioni si erano in buona parle o rmai avverate) andava nella giusta direzione. Qualcuno gli addossò la responsabilità delle "tre b1igate meccanizzate di rottura" prograrnmate il 15 settembre 1936 - seppure, in base alle di sponibilità fi nanziarie 24 - ancora armate con carri leggeri mod. 35 e con i vecchi Fiat 3000. Ma - a nostro modesto parere - se gli fossero s tati concessi i fondi per acquistare dall'estero carri armati di modello adeguato per equipaggiarle, non dubitiamo che l'avrebbe fatto. Così come - da buon artigliere - per sostituire ne i reggimenti d' annata i vecchi materiali (alcuni ultrasessantenni), aveva commissionato al la O.T.O. moderni complessi pesanti, del costo d i circa un milione a pezzo, la cui ordinazione fu successivamente sospesa, privandoci, nel 1939, di quel "centinaio di batterie potenti e le più moderne" di cui lamentava l' assenza nella c itata lettera ciel 1939. Del ritardo nell 'allestimento dei carri, non volle dire. For. e per non addossare, da gentiluomo napoletano qual era, le responsabilità ai suoi ex collaboratori tecnici, fra i quali il Pugnani (uno di coloro che deporranno contro di lui in istruttoria per poi innestare una ancor più penosa "retromarcia"), feroce avversario del.la meccan.i zzazione. D 'altronrle risulta che, sebbene nel 1925 fosse stato propo. to dai tecnici del Centro Formazione Cani Armati un Tipo 2 d i concezio22

L'articolista ovviamente ignorava che la giubba a rnl lo aperto era stata già, nelle fasi fina li della Grande Guerra. adottata per la sua praticità dalle truppe d'assalto e che. in sostanza, derivava eia quella dei bersaglieri ciclisti con il colletto aperto. 13 Riportata integralrnentc in Canevari. La guerra italiana. opera citata. 24 A.U.S.S.M.E., Ministero della Guerra - Gabinetto, Pru111emoria per il Duce, all 'oggetto: Proµet10 mowriz:a:.ione. a firma 13aistrocchi. in data 15 settembre 1936-XV.

18


ne, per i tempi, abbastanza avanzata e dall'industria, nel 1929, un carro di rottura con cannone da 65 mm in casamatta nulla si fece e solo durante la gestione Baistrocchi fu avviata la costruzione dell'8 T (M 11 ). La realizzazione però andò molto a rilento e quando il carro entrò in servizio ( 1939-40), esso era purtroppo già superato.25

L'evoluzione delle uniformi. Esperienze e risultati Quando si scrive dell'unifo1me, non si puèi - come scrisse Peter P. Bòhm26 nella seconda metà del secolo scorso - non ricordare come questa , per q11anto atriene alla presente trattazione, sia uno dei principali attributi caratteristici di una forza armata, connessa ai compiti ad essa affidati, alle particolari situazioni ed alle necessità organizzative, disciplinari e/o di mentalità che ne derivano. L' uniforme, inoltre, si inserisce tra gli aspetti costumistìci della nostra civiltà e della sua evoluzione stor.ica, con un'ampia teoria di s ignificati, che ad una osservazione superficiale non possono essere sempre percepiti. Nel suo aspetto generale comunque essa risponde al concetto di un abito statuale, di foggia preordinata ed unitaria, facile a riconoscersi. Essa è indossata in servizio e fuori servizio (anche se oggi un po' meno per vari rnotivi27 ) da coloro che svolgono determinate funzioni in condizioni di particolari fom1alità, derivanti, ad esempio, dal po1tare un 'arma, dal rappresentare i pubblici poteri, o anche semplicemente dall'assolvere un servizio di pubblica utilità (basti pensare ai Vigili del F uoco). Ai primi del secolo scorso, infatti, era normale l'uso di uniformi, e questo ancor oggi rimane per certe funzioni civili dalle più modeste - g li uscieri - alle più prestigiose - i magistrati e i membri delle accademie, destinate ad esaltare l'autorità impersonata. Tra queste ricordiamo anche quelle degli ecclesiastici e degli ordini cavallereschi che conservano delle caratteristiche militaresche. Non va trascurato inoltre l'aspetto estetico dell'uniformità, come negli abiti da cerimonia, qual i soprattutto lo smoking, cui oggigiorno si avvicinano, e parecchio, le uniformi cli rappresentanza del nostro Esercito. Ma soprattutto, nell'abbigliamento dei militari, è facile rilevare lo spiLito di corpo, più accentuato in detem1inate amù e specialità, che ha portato, come nei Carabinieri, alla conservazione, con poche modifiche, di unifomù ottocentesche. È stato considerato, sebbene non sempre 1iscontrabile, un rappo1to tra l'uniforme e il vestiario eia lavoro, da vedersi sotto il profilo esclusivamente utilitario. Che vi sia una simbiosi tra i due concetti è ipotizzabile, ancorché in tutti gli eserciti esista una differenziazione tra quanto si indossa fuori dalla caserma e durante il servizio interno, in questo caso dettata soprattutto da praticità e eia considerazioni cli carattere più prettamente militare, come l'attuale "mimetica". Va sottolineato come ai nostri giorni il colore dell'uniforme cli un qualsiasi Esercito non ha più nulla a che vedere - se non dal punto di vista storico - proprio con la funzione mimetica attribuita alla stessa verso la fine del XIX Secolo ed all'inizio ciel XX. Non si va p iù in guerra con quanto si indossa ordinariamente e le uniche differenze oggi esistenti fra le combinazioni dei vari eserciti restano limitate, in genere, alle tonalità dei colori ed alla forma Llelle varie chiazzature. In tal modo, nelle varie epoche storiche si è passati lentamente ma gradualmente, dall ' abbigl iamento guerriero all'abito statuale per giungere all'uniforme d'ordinanza, ma sempre sotto 25

Per maggio ri particolari s i rinvia a l'ig nato N . c Cappellano F., Veicoli da Comha11imen10 de LI' Esercito Italiano, S.M.E.U.S. 2002, passim.. 26 In un breve sagg io pubblicato, nella sua prima parte, in The E111husiasr. RETF, Milano,1974 2 ì Nella vita mode rna, i regolamenti consento no un minor uso dell' uniforme.

19


l'influenza dei costumi e delle tradizioni nazionali, specie con la nascita degli eserciti na7.ionali. Naturalmente, l'uniforme è stata via via influenzata sia dal chrna, che ha portato all'adozione di tenute estive ed invernali, per ambienti artici e per zone tropicali sia dall'evoluzione degli armamenti, che ha comportato modifiche e adattamenti che sono sotto g li occhi di tutti . Ma sempre, in tema di abbigliamento mil itare, è stato ed è presente, sin dalla formaz ione dei primi eserciti permanenti 28 , un aspetto della massima importanza: quello della razionalità e ciel compromesso tra comodità - tra l'altro, gli anni Trenta sono ancora iI tempo delle Iunghe marce (non escluse neppure oggi) che richiedono indumenti essenzialmente pratici - e tradizione. Così, pur se è anelata sparendo col passar degli anni la propensione alla ricercatezza ed al lusso nell'abbigliamento militare, restava, dopo l' appiattimento dovuto alla Grande Guerra nella quale dal Re all' ultima recluta tutti portavano lo stesso berretto, la stessa giubba, gli stessi pantaloni e le stesse fasce gambiere (era sparito sul campo cli battaglia perfino quel simbolo, la sciarpa azzurra che derivava dalla consuetudine cli portare in battaglia i colori ciel proprio signore29) , nei militari il desiderio che almeno nelle occasioni particolari - feste, riviste, cerimonie e quant'altro - si indossasse qualcosa a memoria dei fasti del passato. Ricordiamo poi che la nostra storia, ben prima dell'unificazione, è stata strettamente collegata, negli ultimi secoli, con quella degli altri grandi stati europei, e che alcune delle tradizion i sono comuni. A ll'inizio del Novecento, l'uniforme dell'Esercito (o, meglio, la divisa, giacché in certi casi è di due colori) conserva ancora, per quanto concerne le fondamentali componenti cromatiche, quelle del 187 1. Artiglieria, genio e bersagl ieri indossano una severa uniforme turchino scuro, mentre fanteria e cavalleria si distinguono per i loro pantaloni grigio-azzurri, fortemente contrastanti con la giubba scura turchina, dello stesso colore delle armi e specialità dianzi citate. A parte i copricapi tradizional i, è in uso u n ben-etto ispirato al képi e che doveva rimanere, piL1 o meno variato nella fogg ia, fino alla riforma del I933. Nel 1909 veJTà finalmente p rescelta per la nuova "uniforme di marcia e di campagna del R. Esercito" e dopo un ciclo di esperienze durato due anni, 30 una tinta mimetica: il glorioso "grig io-vercle".31 Tutto questo da noi avviene un anno prima dell'adozione eia parte tedesca del feldgrau, ma certo in ritardo rispetto sia alla scelta dei russi sùbito dopo la campagna combattuta contro i giapponesi, sia alla introduzione da parte inglese del colore kaki (1905). Siamo però in contemporanea con la decisione, da parte dell ' Impero austro-u ngarico, in favore di un grigio azzurro (hechtgrau), presto sostituito con ilfeldgrau. Ben ultimo, dopo undici anni di esperimenti, verrà l'Esercito francese : soltanto il 25 novembre 1914 deciderà per quello ufficialmente denominato "drap hleu clair", e popolarmente conosciuto da allora come "bleu horizon". 28

S i fa risali re alla Francia cli Luigi XJV l'introduzione delle prime uniform i mj]itari vere e proprie. Ciò che era inizialmente, come ricorda il Bohrn, "un omaggio feudale, divenne nel XVI secolo un segno di riconoscimento in battagl ia e rimase un distintivo riservato ai sol i ufficiali, portato in permanenza e non soltanto sul campo" . JO In proposito Vio tti, And rea, L'Unifo rme g rif! ioverde (1909 1918 ), S.M.E .U.S., Roma, 1984, pp. 9-1 1, e Parducci , Alberto, // plo1one grig io. in Diana Anni, Fi renze, settembre 1988, p.p. 98-10] . 31 li grig io- verde non scomparve con la sconfiua ciel 1943. A parte il fatto che esso ri.mase ufficialmente il colore dell ' Uniform e del R. Esercito fi no a quando, con Circo lare Prot. N . 1019001.2 ciel 6 febbraio 1948 ( M.D.E. U fficio del Seg retario Generale, all ' OGGETTO: uniforme degli ufficiali e 1mU'esciall i, le uniformi g .v. (N. 3) furono so lta nto "ammesse a consumazione", purché non nei servizi con la truppa e e nei servizi di caserma, ma con cinturone senza fond ina e pis tola e con dis tintivi di grado sulle contros palline, esso fu conservato dal Corpo delle Guardie cl.i P.S. fino al 1956 e dalla Guardia di Finanza, che - ancor oggi - si caratt.erizza, nelle s ue uniformi, per un colore vicino a quello che era il grig io-verde della divisa degli uft'iciali degli anni Trenta. 29

20


Il Re d'ltlllia, llppena solito al trono, con il suo Stato Maggiore, in occasione di una delle Grandi Mano vre di inizio secolo.

Un cap itano d'artiglieria in unifonne nera, sempre ai primi del

"':.~- ¡.

1900.

21


Ufficiali di cavalleria (Cavalleggeri di Lucca) dura111e una esercitazione. Indossano la c.d. "g iubba da campagna" dei colori lradizionali (turchino scuro) con pantaloni grigio-a zzurri.

l'un(fòrme g rigio- verde della fa nteria di linea. È la mod. 1909, con collo drit10, bo /toni era coperta, spallini ( o controspalline) f issi e spacchi laterali. Per la truppa, il pan/alone è ù1filaro negli stivaletti. L'ùnrnagine è del 1915. Asinistra: un Ufficiale.

22


U.lficiale di un ballag!ione d'assa/10 (è il Maggiore, poi Maresciallo d 'Italia, Giovan11i Messe) nel 1918. Indossa la giubba per bersaglieri ciclisti con bavero rovesciato, spal/i11e semifisse, tasche superiori a tag lio orizzonta/e con patte sagomale, lasche inferiori con palte poste trasversalmente, pantalone corto. Le fasce gambiere (adottare nel 1916 con le calz.a!ure mod. 12 per truppe da monlagna) sono spesso usate anche dagli ufficiali.


l/fficiali della Scuola di Applicazione di A rtig lieria e Genio nel 1930. Si noti l'altezza del berreflo e la giubha p iuttosto atti/Lata.

Artiglieri.

24


Ufficiali del genio in umforme invernale (Turino, J 7.febbraio 1931 ).

Granatieri ne//'un(fiHme sperimen1aie con l 'elmetto 111.od 31 ( Rivisia in occasione della Festa dello S1a1uto 1934).

25


La nuova tenuta di campagna dell'Esercito italiano sarà distribuita gradualmente ed avrà il battesimo del fuoco nel 1911, quando, co1Tedata da un "elmetto coloniale" ne saranno dotate tutte le truppe inviate in Libia. Per g li ufficiali , essa è costituita da un berretto in panno con visiera e soggolo di c uoio g.v. , da una gi ubba ad un petto con bottoniera centrale coperta e boltonci ni in metallo ossidato, q uattro tasche (due superiori applicate e due infe rio1i praticate nel panno, con apertura obliqua). L e ma niche sono provviste di manopola a ri svolto e di spacco posteriore; il bavero è dritto, con le due punte leggermente a rrotondate. I pantalon i, corti alla cavallerizza, indossati con stivali o gambali anneriti, recano una stretta fil ettatura grigio-verde in luogo delle bande e apposite pezze di rinforzo. Distintivi e fregi (in a rgento per fant e ria e cavalleria) rimangono que lli già in uso. li cappotto è obbligatorio per le armi a cavallo. Facoltativa, fuori servizio, la ma ntellina azzurra. Anche per la truppa la giubba è ad un pe tto con bottoniera interna, con controspalline cucite e spallini per le armi a piedi, e controspalline semifisse per le arm i a cavall o. Non vi sono tasche esterne. Le manopole appaiono a punta, i pantaloni, senza filettature o bande, sono infilati negli stivaletti (natu ralmente per le armi a piedi , giacché quelle a cavallo portano i gambali) . Solo in segui to si adottano, sul l'esempio straniero, le fasce mollettiere. Per tutti , tranne c he per i copricapi tradizionali, ovviamente ricoperti d i fodera grigio-verde, è adottato un berretto con fregio ricamato in nero, poi semplificato durante gli anni di gue1i-a. Pe r l'inverno, cappotto o mantell ina pe r sottuffi ciali e truppa (per gli uffic ial i dei bersagli eri , cli prescrizio ne la ma ntell a). U na novità è rappresentata dal fa tto che, ne lle esercitazioni e nei servizi esterni, g li ufficiali , eccettuati quelli di cavalle ri a, debbano portare la pistola e non la sciabola. Nel 191 6, un anno dopo l' entrata in gue rra clell ' lt.alia, l' uniforme vie ne compl etata dall 'elme tto metal lico, poi impropri amente denominato modello 15 per la somiglianza a quello francese e in genere d i colore grigio-verde scuro, rivestito l'anno successivo da una foclerina in tela antiriflesso. Giberne, cinturini, bandoliera ecc. saranno t inti in grigio-verde; rimase la bonaccia in legno mod. 1907 mentre tascapane e zaini vengono anc h'ess i adeguati al nuovo colore. Durante la guerra. dopo un breve periodo in cui gli ufficiali conservano la sciabola per quanto brunita ed adottano un particolare tipo di cinturone g.v. con fibbia metallica e fondina per pistola automatica con caricatore cli rise rva, si decide d i armarli tutti di moschetto (con due giberne al cinturino, o bandoliera) sino al grado di maggiore. Per il berre tto, i gradi sono in lana grigio-verde e le stelle tte indicanti i gradi stessi su lle spall ine vengono nel 1915 spostati sul le manopole. Un ica concessione alla modernità sarà (ma verso la fine del la guerra), l'autori zzazione ad indossare in certi casi, e a somigli a nza degli ufficiali alleati, un cinturone d i cuoio ma rrone all'inglese, poi rimasto in uso fino al 1948 C'). L' uniforme indossata durante la guerra vittoriosa resta, negli a nni successivi, pressoché invariata. Ri a pp;.iiono però nel 1923 i baveri colorati e le filettature; ai pantaloni comparvero le doppie bande ne re con al centro la fi lettatura nei colori caratteri tici; per la grande uniforme vengono adottate speciali controspalline, dapprima grigio-verdi con nodi di Savoia intrecciati in oro e in argento; per la giubba di tutti , quattro tasche orizzontali applicate esternamente, con doppi a

(*) Oggi è di prescrizione unicamente per gli uffici ali cli caval leria 4uanclo montano a caval lo e calzano gli stivali con speroni.

26


p iega centrale e lembo di chiusura non sagomato. Gli ufficiali delle armi montate possono indossare d'inverno un elegante pastrano azzurro. Va aggiunto che dal 1924 ai marescialli è concessa l'uniforme in panno diagonale. Per i colonnelli, si ripristina il pennacchio bianco di airone, presente anche sull'elmetto con la grande uniforme. I fregi metallici - in oro o in argento - vengono applicati all'elmetto. Nel 1926 i gradi ritornano sulle controspalline; per la grande uniforme, viene prescritta la bandoliera in oro con ornamenti in argento e giberna nera, che si porta da sinistra a destra, sopra la spallina e si incrocia con la sc iarpa azzurra portata da destra a sinistra ma sotto la spallina. Nello stesso anno viene alla luce anche il regolamento per i Carabinieri Reali; le spalline per la grande uniforme sono sostituite dal tipo ottocentesco in oro o in argento con fra ngia; per la truppa, nella stessa occasione, è p rev isto un ornamento metallico su lle spalline. Compaiono per la prima volta le bande nere ai pantalon i grigio-verdi. Più tardi sarà la volta delle giubbe con bottoniera esterna (cinque botton i grandi fron tali grandi e sei piccoli per spalline e tasche, tutti metallici dorati o argentati a seconda dei casi). È però ali' inizio degli anni Trenta, proprio mentre si d irama (luglio 1931) un Regolamento organico sull'uniforme degli ufficiali fra i piì:1 esaurienti mai pubblicati, che viene presa fina lmente in esame dai vertici militari l'opportun ità di un rimodernamento - secondo concezioni più attuali - della tenuta grigio-verde, a séguito anche all'adozione sperimentale (193 1) di un nuovo elmetto. Tuttavia, pur se è stata sperimentata (ed esibita in occasione della rivista per la Festa dello Statuto, la prima domenica di giugno del 1933) una nuova uniforme pi ù marziale e tradizionale (sempre con bottoniera esterna), si preferisce e si adotta nel 1933-34, con cinque successive varianti al Regolamento di cui sopra, un modello che per certi aspetti richiama, per il colletto aperto e la camicia con cravatta, la giubba indossata dai reparti d'assalto nella Grande Guerra, peraltro piu ttosto simile a quella in uso presso la M.ilizia Volontaria Sicurezza Nazionale, ed a questa, per i p iù, chiaramente ispirata. 11 cambiamento riguarda, in un p rimo tempo, solo gli ufficiali. A partire dal 20 marzo 1934 sarà estesa al resto del personale militare. Un editoriale - non fin:nato - pubblicato sul numero 819 (13 marzo 1934) di "Le Forze Armate" e dal titolo "La nuova divisa per la truppa" ne ill ustra le caratteri stiche. Ne ripo11iamo i passi salienti: "La differenza principale, stata .finora notata per gli i~fficiali in ciò che la giubba di nuovo ,nodello sempre di panno grigio-verde, sarà aperta al collo e si potrà d 'ordinario abbottonarla e con lo sparato aperlO, sia nella grande uni,forme sia nell'un,{forme ordinaria e di rnarcia. Perciò, ed ecco un notevole progresso rispetto al passato, per Le caratteristiche di elasticità ragionevole - che si è sostituita da recente al criterio della "rigidilà permanente" - la giubba si presta a tener conto delle condizioni atmosferiche. Cosicché, quando si effettuano marce ed esercitazioni con temperature molto elevate, il comandante del reparto potrà far sbottonare il bottone superiore della giubba; invece, quando il tempo è cattivo e fa molto Ji-eddo, darà disposizioni opposte e f arà indossare La giubba a collo chiuso. Con la giubba di panno aperta si indossa la camicia di flanella grigia con la "chiusura lampo" e con colletto staccabile; nelle istruzioni od esercitazioni svolte con temperature rnolto elevate il comandante di co;po o reparto potrà far togliere la giubba di panno e la truppa rimarrà con la semplice caniicia di.flanella, come pure in tali casi e nelle marce potrà aprire la "chiusura lampo " indicando il grado approssimativo di apertura stabilito.

27


Quando occorrerà che la camicia di flanella abbia le maniche rimboccate (addestra111e1110 sportivo, nei campi, lavori di fatica ecc.) se ne assicurano i polsi sui bottoni applicati alla parte superiore della rnanica. Nella grande uniforme, e in quella ordinaria, ii com,andante di corpo o distaccamento potrà fare indossare La camicia hianca, pettorina grigio-verde e colletto s1accabile. Questa potrà essere anche indossata con la giubba di 1ela, 1nai nella tenuta di ma rcia, né ai puà indossare senza giubba. Nella tenuta di parata e Ilei/a tenula ordinaria si porla il colle/lo ,vvesciato e la cravatta a ,naglia di lc111a nera". O quell a dei colori tradizionali di alcuni reggimenti. "Nella tenuta di farica si po rta esclusivamente la cravatta di tela hianca ''. Quale copricapo - a parte i copricapi speciali in uso - e l'elmetto sotto le armi "le truppe sostituiranno il berretto rigido con il berrei/o rigido mod. 33, cioè 11ellafor111a uguale a quella degli ufficiali c:on la nuova uniforme". S i riconosce, co n le dovute precisazioni, che "Questa nuova divisa evidentemente richia111a quefia delle Cam.icie Nere, la quale a sua volta viene dalla foggia di vestire dei gloriosi ba/taglioni d'assalto. Non è privo di significato questo accu111unarsi dei due elemellti, Esercito e Milizia, anche nel vestiario··. L'articolo conti nua prevedendo qualche critica: "Qualcuno sarà tentato di dire che questa divisa è sì, più elegante e decorosa, ma in compenso è meno semplice e più difficilmenre può essere ben tenuta" e termina mettendo in rilievo la maggiore scio ltezza che essa offre e la pi ù accentuata modern ità del la foggia. In rea ltà, se ci è concessa una osservazione, questo poteva essere valido per il servizio e fuori servizio. Con la grande uniforme, in parata, sarebbe certo stata più adatta quella sperimentata ne l 1933, e c ioè con il colletto chiuso, salvo aprirlo all'occorrenza, come avveniva nell'Esercito germanico, quando, in marcia, il co lletto della g iubba veniva sbottonato.32 È da notare infatt i che, se l'Ilal ia è fra le prime nazioni ad orientarsi verso una uniforme con camic ia e cravatta, la sce lta non è inden ne di critiche. S i osser va soprattutto che essa mal s i adatta - per il taglio piuttosto " borg hese" e a d ifferenza cli q ue lla sperimentale g ià c itata - a quei copricapi trad izionali (cappello alpino, da bersagliere, cimo di cavalleria, co lbacco e képi ), che non si vogliono g iustamente abbandonare ma che certo secondo noi stona no con essa. La riforma viene attuata attraverso una serie di circolari, con alcune delle quali s i correggono le disposizioni a mano a mano che l'esperienza suggerisce nuove modifiche. Ci sembra opportuno citare come, dopo q uella concernente il "berretto da campo" (uniforme di marcia) e re lative norme cl'uso33, ne venga diramata un'altra (F. cli O., Di sp.7/ 1934) che ne estende l' uso ad altre circostanze, come manovre coi quadri, escursioni ecc. Ed infine, a d istanza cli circa un anno, ancora un 'altra che regolamenta l'adozione del nuovo ·'berretto a busta mod. 35" e con diversi d istintivi di grado per gli ufficiali34 . 32 La tendenza ad adeguare all"abito civile (quello, ovviamente, con camicia e cravaHa) le uniformi mil itari è

di ffici l mente contrastabile. Ricordiamo che, CJL1am.lo nel secondo dopoguerra la Germ ania Ori entale ri costituì un suo esercito. essa adottò una uniforme sostanzial mente identica a quella della Wehrmacht. Tu11avi a, dopo alcuni anni. e ben prima dello scioglimento della Vofksarmee e del uo inglobamento nella B1111des11·ehr. anche ques1·uniforme fu trasformata con il colletto aperto. 33 370 G.M, 1934. 34 Circolare 275 G,M .. Disp. 20 ciel 18 aprile 1935.

28


Va inoltre sottolineato che, nel mentre si riesumano, come nel caso della feluca per gli ufficiali generali, elementi ottocenteschi, nel 1936 si sostitui scono le uniformi tradizionali dei Collegi M il itari (ribattezzati da allora Scuole Militari) con la tenuta grigio-verde, mantenendo di questa unicamente il képi. Altri particolari vengono definiti a mano a mano che se ne presenta l'esigenza - sempre in base a quanto verificato con l'uso; ad esempio, per l' "Elmetto metallico nuovo tipo - (Direzione generale d'artiglieria) allo scopo di non menomare con.fori e saldature l 'effìcacia protettiva dell'elmetto, il Ministero ha adotta/O un nuovo tipo c!ijì-egio a vernice da dipingersi mediante apposite niaschere. Per le stesse ragioni è fatto divieto di applicare sugli elnietti stessi mediante perforazione o saldatura distintivi di qualsiasi specie. Per i generali ed i colonnelli, per i quali è previsto l'uso del pennacchio bianco d'airone, verrà disposto l'apprestaniento di un certo quantitativo cli elm.etti da parata" 35 . La "riforma", come g ià accennato, si caratterizza inoltre per la creazione dell'uniforme estiva. Questa (a parte la serie bianca per uffic ial i e marescialli, e l'eleganza della giubba e berretto bianchi e pantalo ni grigio-verdi per i concorsi ippici estivi adottata nel 1937) autorizza, per l' uniforme di marcia degli ufficiali (indossata senza giubba ma con camicia dove si applìcavano i distintivi di grado sul taschino), l' uso di una c intura, o fascia di stoffa grigio-verde, sotto il cinturone.36 Con la stessa circolare si regola l'uso delle cordell ine con la grande uniforme, e così via. Nulla è lasciato al caso, e qualora una disposizione non si dimostri, all' atto, utile o conveniente, non si esita ad abrogarla. Senza dubbio, nella riforma voluta dal generale Baistrocchi e completata con ulteriori "aggiustamenti" dal suo successore Pariani , gli aspetti positivi prevalgono. P ri mo fra tutti, la sostituzione del vecchio berretto che, come ri leva il Gibellini37 è giunto ormai, specie per gli ufficiali, a fogge sproporzionate e inaccettabili ed il successivo spostamento dei galloni dei graduati e sottufficiali, ridotti nelle dimensioni e portati dalle manopole al braccio. Inoltre, ]'unificazione del colore dei metalli contribuisce ad eli minare, esteriormente, la sottile differenza tra armi dotte e no. Universale approvazione ottiene la serie nera, veramente elegante, mentre qualche perplessità è suscitata da quella bianca, cli discussa praticità. Quel che invece lascia insoddisfatti è il non aver provveduto in qualche modo per la truppa, che resta - per la "li bera uscita" con l'uniforme di panno anche d ' estate, a meno che non usi quella in tela bigia da fatica. Com ' è noto, solo nell'estate 1943 - e grazie alla disponibilità delle serie colon iali divenute per il momento ormai inutil i - furono distribuite tenute in tela kaki.

35 F. cli O . Disp. 7, 11 giug no 1934 - Anno

Xll, N . 111. F.cli O. D isp. 9 25 g iug no 1934 - Anno XII, N. 138/II. 37 Gibcllini, Valer·io, Regio Eserciw l!alianu, 1934-1939 in "Rivista M i litare", Novembre-Dicembre 1985, pp. 137-144. 36

29


Ufficiali d'artiglieria nella nuova grande uniforme, ma ancora con. l 'elmetto rnod. I 9 I 6 ( Palermo, Festa dello Stat1t10 1934).

!/ com.andante del 22° Reggimento artiglieria Vespri l'll novembre 1935 (genelliaco d i S.M. il Re), con 1.111 suo rnpitano, entrambi in uniforme di m.arcia. Il 1ene111e cli arnministrazione che si vede a destra, è in grande uniforme ordinaria.

30


Lo stesso colonnello comandante (si noti il robbio ai disti11tivi di grado sulle mw10pole) con un generale di brigata in feluca e cordelline, nella szessa occasione.

Un tenenie del ge11io in alza uniforme e mantella con gli iscrilli di un 'associazione d 'arma alla Caserma "Pio Spaccamela " del/' I / 0 Reggim.ento genio di Udine. Siamo sernpre nel 1935.

31


Ufficiali generali assiswno ad una m.anovra a ji.wco, in uniforme estiva e con berretto a busta. (Sicilia, Con vento San Guxlie/1110, 2 agosto 1936).

Allievo lif.ficiale di co111plemmto in uniforme di marcia estiva (pantaloni di tela bigi(/, camicia aperta, bustina e fasce di panno). Ăˆ il pittore Salvatore Fiume, in una istantanea nel 1937, dinanzi ai suoi comrnililoni.

32


Figurini di Alessandro Degai: ufficiali di Jà nteria in grande unifòrme, uniforme ordinaria e un/forme di marcia.

Uniformi dei sranmieri nel I 937.

33


A11com di Degai: t([fĂŹciale dei bersaglieri ed

uj]ĂŹcia le degli a/pi11i in uniforme ordinaria invernale.

ELL 'ANNo 1937.. Le w11fonni dei g ranatieri a/l 'epoca del Sollosegretario Pariani in una cartolina del 1937.

34


L A MOD A

M ASCHILE

Due tavole com/Jarative dei nuovi modelli delle uniformi secondo le disposizioni del 1936 da stwnpe dell'epoca. La p rima 1nos1ra la differe11za tra la grande uniforme da sera della Milizia (collo aperlo) e quella de/l'Esercito. L'uniforme ordinaria della M ilizia si dis1ingue da quella dell'Esercilo solo per i distimivi di grado, il cinturi110 (con pugnale) e la camicia nera. L'uniforme del carabi11iere l i piedi si d(fferenzia per i gmdi sulle 1naniche e per l'arrnamemo. Nell'altra, si evidenzia come il taglio del/'umforme per la R. Aeronau1ica sia com/Jletamente diverso da quella de/l 'Esercito, anche per quanto concerne la divisla di gala. Al centm, l'umfòrme estiva per t({ficiali cle/l'Esercilo introdotta da Baistrocchi. A destra, le unifimni coloniali dei/'eserci10 - ordinaria e di marcia (sahariana). Quest'11ltima, nel 1943, sostituirà / 'abrogata uniforme estiva in Palria.

35


EOIL:IONI MARCA STELLA

ESERCITO ITALIANO

UFFICIALI

N. I

Le grondi uniformi della r(forma Baistrocchi per ufficiali co11 copricapo speciale, a paragone con quella della R. /\eronautira, in 11na s1a111pa popolare. Si noti il di verso modo di porla re la bandoliera.

36


La nuova organizzazione dell'Esercito alla vigilia della Seconda Guerra Mondiale Alberto Pariani, già primo collaboratore ciel Sottosegretario Baistrocchi, fu chiamato a completarne l'opera. "Dalla fine del 1936 al luglio del 1938 - scrisse ancora il Mansueti - abbiamo avuto un periodo di raccoglimento da una parte e di studi inerenti ai nuovi problemi che si sono ciffacciati nella prassi di guerra, dall'altra. Raccoglimento che erafatale dovesse ovvenire dopo uno .~forzo gigantesco per.finire una delle guerre coloniali più complesse e più dijjici/i in pochi mesi, e dopo una vera e propria rivoluzione di stile e di metodi nell'esercito che solo il ternpo potrà valutare: studi nuovi in quanto molte esperienze si sono.fatte nelle applicazioni motoristiche e rneccanizzate e nei nuovi principi di tattica. Noi stessi abbiamo dovu10 provore dalla guerra di Spagna cose che ci hanno dato modo di rendere sempre più pe,jetto il nostro addestramento. Alla motorizzazione è stato dato il necessario sviluppo: fi,1, il pensiero fisso di Baistrocchi; egli ne aveva sempre previsto l'impostazione in senso generale; e ?ariani ha conferm.ato [. .. ] che è "l'espressione logica del moderno apprestamento bellico". Una delle caratteristiche necessarie per quelle guerre decisive di avvenire per cui l'urto sarà rapido e prestamente risolutivo. ... Quindi, il lavoro è continuato sempre, e sempre continuerà. Avremo occasione [. .. ] di vedere tra poche settimane l'impostazione data alle nuove divisioni dopo gli studi scaturiti dalle grandi manovre in Sicilia". La divis ione cui si accenna è la tanto bistrattata " binaria", oggetto di critiche non sempre giustificate. Anch'essa "più leggera e più completa" - secondo Mansueti - fu posta allo studio ai tempi di Baistrocchi, ancorché s i sia scritto che il progetto era stato avviato nel luglio 1937 sulla base di una proposta dello Stato Maggiore. Non si spi.egherebbe però, in questo caso, l'opposizione cli Baistrocchi.38 Del resto, le "divisioni leggere" furono sperimentate dapprima in Sardegna e poi - operativamente - per la prima volta in A.O. e su questo non vi sono dubbi .39 Ampia è la letteratura al riguardo : com'è noto, la " binaria", eia molti militari contestata a posteriori, fu approvata dalla stragrande maggioranza dei 65 generali comandanti di GG.UU. convocati eia Pariani, sia pure a titolo consultivo, il 22 novembre ciel 1938 per decidere sulle "riforme organiche dopo l'introduzione della divisione binaria''. In epoca relativamente recente (Studi Storico Militari 1982) fu pubblicato dall'Ufficio Storico un esauriente saggio40 dove però sono messe in risalto soprattutto le critiche cli cui la trasformazione fu oggetto. Ve rissimo - diciamo noi - c he tale riord ino (tra l'altro intempestivo data la situazione internazionale) scompaginò tutte le grandi unità elementari e che più conveniente sarebbe stato costituirne cli nuove lasciando coesistere binarie e ternarie. Vi e ra poi il problema delle cosiddette GG.UU. speciali (eia montagna, motorizzate, autotrasportabili, aviotrasportabili), alcune delle quali - come le motorizzate - e rano gi à nate binarie. I risultati furono infine nega tivi in quanto i programmi cli riarmo non solo partirono in ritardo ma divennero sempre più ridotti per i più svariati motivi. L'anticipata entrata in guerra fece il resto. 38 Botti-llari, Il pensiero mi/ilare ilaliano dal prirno al secondo dopoguerra, U.S.S.M.E ., Roma.

1985 p. 223. 3'! Un interessante saggio in proposito (L'influenza della g uerra e1iopica sull'Hserci10 Italiano ) è contenuto nel fascico lo 21 di Al\. Vv. "Soldati e Battaglie della Seconda Guerra Mondiale" , Hobby and Work, Bresso (MT) 1999. 4 Ferrari. Dorello, Dallo Divisione Ternaria alla Binaria: una pagi11a di storia del/' F,sercito flaliano. in Mcmo1ie Storiche Militari, S.M.E. U.S.

°

37


L'idea poteva essere valida, qualora la normativa e l'addestramento fossero state convenientemente adeguate, come sostenne chi scrive in un articolo pubblicato su "Storia Militare" N. 48 (settembre 1997, p . 28) . Sullo s tesso argomento seguirono, sempre su "Storia Militare", N. 56 alcune precisazioni in senso assolutamente negativo del generale Montanari, il quale però osservava - e giustamente - come all'adozione del la binaria non avesse corrisposto, per gli eventuali "scavalcamenti" (ossia la sostituzione di una divisione " provata" con altra "fresca"), un aumento del numero di divisioni inquadrate nei corpi d'armata. Né vale osservare, vorremmo puntualizzare, che fino al 1945 gli anglo-american i avevano conservato di visioni "pesanti", dal momento che ess i hanno vinto la guerra con la massa e non con la manovra. Per quanto riguarda i tedeschi , ci basti ricord are che un solo nostro reggimento di fanteria di 3982 uomini della binaria 1943 valeva due reggimenti tedesch i (ciascuno di 1854) della ternaria Volksgrena -

dier 1945. Un dattiloscritto purtroppo senza data e intestazione - tranne una s igla, pa (Pariani?) - eia noi rintracciato in una cartella dell'U.S. riferita al periodo in questione, documento che sembra a tutt'oggi rimasto inedito, fissava la composizione ciel corpo d'armata in 3 divisioni binarie, invece cli una forza variabile tra 4 e 2 prevista dalle "Norme per l'Impiego delle GG. UU." ciel 1935. Circa le capacità di penetrazione della divisione alleggerita, riducendo la fronte cli attacco a poco più cli un chilometro e scaglionando in profondità la fanteria, appoggiata eia tutto il reggimento di artiglieria, essa sarebbe stata sufficiente, se non maggiore c he nella ternaria. Il peso logistico nella battaglia sarebbe stato ridotto (facilitandone l'autotrasporto) e complessi vamente non avrebbe superato quello precedente. Si sarebbe anzi accresciuto per quanto rig uardava le arti glierie. Tutto questo a parte il fatto che tale divisione restava più maneggevole e di impiego tattico piì:1 agevole. Nel campo cieli' uni forme, non molti furono gli interventi durante il periodo Pariani. Vi fu rono piccole messe a punto, specie per le unità meccanizzate appena costituite; maggiore attenzione venne invece riservata all'istruzione formale, individuale e di reparto. Fra le più importanti , particolare me nzione me rita l'istituzione (8 ap rile 1938) di un massimo rango m ilitare: il grado cli Primo Maresciallo dell'Impero, cli cui venivano insigniti il R e e Imperatore e il Capo del Governo, costituito da una doppia greca per il berretto rigido, un ' aquila imperiale in oro sottopannata cli rosso su fondo argento per la bustina e la doppia greca con aquila su fondo rosso alle manopole.41 Inoltre, come s i è accennato, maggiore attenzione venne in quel periodo riservata - data la frequenza delle cerimonie militari - all'istruzione forma le 42 . A questo r iguardo, s i decise di adottare anche per le Forze Armate italiane un passo di parata. Che tale iniziativa sia stata influenzata dalle visite in Germania del Capo del Governo e dalle rassegne cui ha assistito è fuor cli dubbio, ma perfino fra i critici dell'iniziativa vi è qualcuno convinto "che un passo cli parata, diverso eia quello cli marcia, fosse opportuno" 43 anche per il nostro Esercito.

41

La circostal17a, suscitò qualche polemica giacc hé a s uo tempo il Presidente del Consiglio Salandra aveva negato nel I 9 16 al sergente Mussolini - per i suoi trascorsi antimilitaristi e nonostante la promozione a caporale per merito u i guerra - la nomina ad ufficiale dell'Esercito. 42 Ministero della Guerra, Addes11w11emo della Fanteria, Volume 1 - Istruzione forma le (individ uale e di reparto). I.P.S. - Libreria, Roma 1939 Anno XVll. 43 Tamaro, Attilio, Venti anni d i Storia, 1922-1 943. Ti ber, Roma 1952 pag. 293.

38


In realtà, come oggi non si esita a ricordare44 , esso era stato ideato da Eugenio di Savoia oltre due secoli fa per ritmare il passo delle sue invincibili truppe e non è certo, come i più ignoranti credono o temono, eredità di più recenti regimi autoritari. Come è noto, è tuttora in auge negli eserciti dell 'Europa centro-orientale e spesso proprio gli stessi che oggi ne rievocano con sarcasmo l'esecuzione (durata del resto soli cinque anni) da parte di certe formazioni dell' Esercito italiano45, ne ammirano incondizionatamente la marzialità quando assistono alle parate sulla Piazza Rossa. Denominato nel 1938 "passo romano" secondo la retorica dell'epoca, esso appare ancor oggi più solenne, ancorché più pesante e faticoso (100 passi al minuto, scanditi dai tamburi mentre risuonano le noLe - ovviameme - della Marcia del Principe Eugenio) di quamo non lo fosse il "passo dell'oca" prussiano. E questo nonostante il comando venisse dato solo poco prima d i passare davanti al rassegnatore e in breve tempo si riprendesse l'andatura orci inari a. I più colti ne giustificavano all'epoca l'inedita denominazione rifacendosi al militm·is gradus (doppio del passus e con cadenza cli 120 passi al minuto) citato nel IV secolo da Vegezio ed al pleuns gradus, cioè l'andatura più fiera che le legioni usavano assumere negl i sfilamenti cui assisteva l'Imperatore, tendendo i muscoli del.le gambe e facendo battere poderosamente sul terreno i talloni elci calzari. Poche furono le adozioni in fatto di mezzi bellici veri e propri in questi tre ann i. La scelta d i una nuova arma individuale (fucile corto con baionetta-pugnale ripiegabile) e la modifica del mi tragliatore Breda in calibro 7 ,35, con l'intento cli migliorarne le prestazioni balistiche46 (gli studi di questa cartuccia risalgano però al giugno 1936, quindi alla gestione Baistrocchi) non si dimostrarono iniziative valide e convenienti per le difficoltà di ricostituire le scorte cl i munizionamento. Pertanto vi si rinunciò dopo qualche anno, convertendo il fucile mod. 38 al vecchio cal. 6,5 e ritornando per allri motivi alla lama fissa per la sua baionetta-pugnale. Vi furono incertezze sull'adozione di un'arma automatica lunga individuale (dapprima fucile automatico, poi moschettomitragliatore Beretta rnod. 38-A). Eppure quest'ultima arma era già in produzione per la Polizia. Com'è noto, solo dopo l'entrata in guerra diverrà regolamentare e sarà dato in distribuzione selettivamente e con notevole ritardo. L'unica arrna della fanteria veramente nuova ad essere immessa in serv izio prima della guerra fu l 'ottima mitragliatrice Breda 37 cal. 8. Ma va ricordato che anch' essa era già stata realizzata ai tempi di Baistrocchi. Delle artiglierie di corpo cl' armata, il cui rinnovamento - dopo che in quel periodo s i e ra provveduto perfezionandole nella potenza del colpo e nel la g ittata (obice da 149/13 e cannone da 105/28) - era riconosciuto ormai indilazionabile, si allestivano il nuovo obi ce da 149/ 19 (già in corso cli definizione nel 193647 ma prodotto in serie nei modd. 3 7 e 41 dopo l'entrata in guerra) e il 105/40, rimasto prototipo. Il maggior merito di Pariani resta comunque l'impostazione - seppure tardiva - clell 'ambizfoso programma di riarmo ciel 1938, elaborato trop-

44

Ri visla Tvlilitare, N. 2/2002, p. I 03. Il "passo romano'' era riservato agli islituli mil itari, ai carabinieri reali cd alla ìanteria (esclusi alpini. bersaglieri, guard ie alla frontiera), nonché alle formaz ioni della i'v1ili1.ia. 46 Per maggiori particolari , si rimanda a !/fucile corto calibro 7,35, in Rassegna di cultura militare - Rivista cli fanteria, N. 3/ 1938, pp I J 5- 122. 47 M arras, Luigi Efisio, Ar1iglieria Anno XIV Rivista d i Artig lieria e Genio, settembre 1936, p. 1002. 45

39


po tardi per rimediare alle deficienze della Forza Armata e purtroppo modificato e /o ridotto ben cinque volte per i motivi più diversi . Inoltre, e soprattutto, d i lui si ricorda la Circolare 9000, "La dottrina tattica dell'Anno XVI" (28 ottobre 1938), la quale, come han no scritto ill ustri studios i48 rende ufficiale per l' Esercito i tal iano la scelta della meccanizzazione nel quadro della guerra di rapido corso. Ne scaturiva a breve termine la trasformazione delle brigate corazzate in divisioni, pur se l'unico carro medio, adottato nello stesso 1938 e in quel momento già superato, potrà essere loro consegnato soltanto nel 1939-40 e in quantitativi insuffici enti per equipaggiarle. Sarà probabilmente la constatazione della sproporzione tra una dottrina e gli scarsi mezzi disponibili, oltre a minori problemi d i varia natura49 che indurrà Mussolini a sostituirlo con Graziani, purtroppo ben più sprovved uto di lui. L' ordinamento che prenderà il nome di Pariani, comunque viene varato nel 1938, con una forza bilanciata di 300.000 uomini. Esso prevede, come Comandante supremo di tutte le FF.AA. dello Stato il Re e Imperatore. In tempo cli pace, egli delega i suoi poteri ai tre Ministri ; il Capo del Governo può esercitare tali poteri per delega. In tale qualità e in quella di capo dei dicasteri militari, determina la scelta del Capo cli S.M. Generale ed esercita un controllo diretto sulle FF. AA . In più, come già accennato, è il Presidente della Commissione Suprema di D ifesa, un organo interministeriale e delle FF.AA., responsabile per il coord inamento di tutti gli indirizzi ed eventual mente, della condotta della guerra. Il Capo di S.lVL dell'Esercito - quando la sua persona non coi ncide con quella ciel Sottosegretario, come avviene nel periodo in esame - è nominato con decreto reale su proposta del Consiglio dei Ministri. Sottoposto al Capo di S.M. Generale (sempre un generale dell'Esercito), funge da consulente tecnico per il Ministro della Guerra - o per il sottosegretario - in tempo di pace. Assistito da un Sottocapo cli S.M., egli comunica direttamente con i comandanti d'annata, cl i corpo d'armata e con gli ispettori delle varie armi e servi z.i . Gli ispettorati sono organi di consultazione per il Sottosegretario alla guerra e per il Capo d i S.M. dell'Esercito . Allo scopo di facilitare la mobilitazione, preparare la nazione per la guerra totale e soprattutto per liberare i comandi delle unità di campagna da responsabili tà amministrative, l'Esercito è diviso in unità di campagna ed enti territoriali . L' esercito di campagna è posto agli ordini di Capo di S.M. del l'Esercito e del suo Quartier Generale, che si occupa principalmente delle operazioni militari. Tutte le altre materie restano cli competenza del Sottosegretario all a guerra, un generale cli grado elevato e del suo sottocapo di S.M. In tempo di pace esi ste un ordinamento territoriale le cu i funzioni sarebbero state snellite ed estese in tempo di guerra. I comandi di armata, sempre in tempo cli pace, sono rappresentati dai generali designati d'armata, destinati cioè a comandare un ' armata in tempo d i guerra. Essi sono responsabi li nei confronti del Mi11ist·ern p~r tutta l' organizzazione e i preparativi bellici nelle zone di loro competenza. I comandi e i corpi d'armata territoriali sono responsabili in pace per tutte le truppe, comandi , stabilimenti militari che si trovino nelle zone di loro competenza. Il comando di corpo d' armata, in determinate zone, è anche desig nato comando cli difesa territoriale.

48 49

40

Sweet T., Jron. /\rm, p- e Botti -Ilari, Il pensiero rnilitare ecc. p. 204 . De Felice R., op. c it. Pag. 73.


Ne esistono 16 nella Penisola (I a Torino, II ad Alessandria, III a Milano, IV a Bolzano, V a Trieste, VI a Bologna, VII a F irenze, VIII a Roma, IX a Bari, X a Napoli, Xl a Ud ine, XII a Palermo, XIII a Cagliari, XIV a T reviso, XV a Genova e XVI a Messi na). Vi sono poi i Comandi d'mrnata autonomi (Corazzato a Mantova, A lpino a Trento, Celere a Padova ed Autotrasportabile a Cremona). Questi sono, in effetti, comandi costituiti per seguire l'organ izzazione e l'addestramento di dette Grandi Unità speciali, ed ovviamente non hanno un corrispondente comando per la difesa territoriale. I comandi cli corpo d'armata della metropoli sono divisi in zone militari, corrispondenti alle divisioni mobilitabili. A loro volta, nelle zone si trovano ripartiti i 106 Distretti militari, più 1 a Rodi, 4 in Libia, 6 in A.O.I e le sezioni staccate cli Livorno, Zara e Tolmezzo. Secondo le fonti più accreditate, alla vigilia della 2a Guerra Mondiale, la forza dell'Esercito, che con i richiami è giunto a circa un milione di uomini, comprende 22 divisioni complete (9 cli fanteria, il resto speciali), 30 efficienti (3 corazzate, due delle quali con soli carri leggeri, 4 autotrasportabili, il resto di fanteria) e 19 incomplete, e cioè di efficienza ridotta. Ma le carenze nei materiali e nell'istruzione non saranno mai colmate.

41


Una compa~nia di gmnatieri re11de ~li onori al Principe Ereditario, 11el I 9JY. Pe,jetto ese111pio di addestra111en10 e di cura del/'1111ifor111e.

Ba... ionet ... La 1 U11 fa111e con I '1111ifor111e intmdoiw da Federico Baistrocdri (bn-;.-;.e110 di N. Pigna/O).

42

1


Co/011ne/lo in g r ande unijiJnne, con berre i/o.

Un cm11.andante di reggilnento re11.de onore ai Caduti, in grande unijorrne con elemeUo. lo schieramen/0 è impeccabile.

43


Federico Baistrocchi in u11fforme di marc ia e be rreuo da campag1w, nel J935. Si 1w ri110 i dis1intivi di g rado prima 11w-

11iera.

Un generale di divisione in uniforme di marcia. I disti/I/ivi di ~rado con berretro a busw son.o que fli definiJivi.

44


Il Re e imperatore, in uniform.e di Primo J\1are sciallo del 'impero, rnemre si reca ad una cerimonia militare nel 1939.

Viflorio Emanuele Ili, Re d'/1alia e di Albania e Imperatore d'Etiopia, in unif'orm.e di Primo lvlaresciallo dell'Impero (Ritrnlto del Maestro L. Aversa no, dipinto nel /93 9 ed oggi al Circolo delle Forze Armate d 'Italia a Palazzo Barherini in Ronw).

45


Documenti allegati all'introduzione Nel corso della nostra ricerca nel fondo L 13/69 dell 'Archivio dell'Ufficio Storico, ci siamo imbattuti in numerosi documenti concernenti il periodo in esame ed in particolare l' opera del Sottosegretario Baistrocch i. Alcuni di essi - per la loro relativa brevità e chiarezza - vengono qui di seguito riportati integralmente: Documento N. l - Esercitazioni con i Quadri per Grandi Unità (E.Q.G.U.); Documento N. 2 - Circolare diramata ai Comandanti delle Divisioni mobilitate per l'Esigenza A .O . (6 luglio 1935); Documento N. 3 - Promemoria per il Capo ciel Governo s ulla condotta delle Operazioni in A.o. 50 (28 gennaio 1936); Documento N . 4 - Idem sulla costituzione cli un battaglione paracadutisti ( l O maggio 1936); Documento N . 5 - Idem sul Progetto motorizzazione; Documento N. 6 - Lettera al Generale Ubaldo Soclclu 51 del 27 dicembre 1939, a suo stesso dire il proprio "testamento militare". Ma forse quello che rivela cli più il suo pensiero, specie quando illu stra la svolta da lui impressa all'Esercito e motiva il perché di talune sue scelte, è il discorso da lui tenuto ai suoi generali alla conclusione d i una Esercitazione con i quadri cli Grandi Unità svoltasi nella primavera 1935 (E. Q. G. U. -Dichiarazioni riassuntive e conclusive di S.E. Baistrocchi, 30 aprile 1936-XIV). Per queste ragioni e nonostante la lunghezza (17 cartelle dattiloscritte) di questo documento - finora rimasto inedito - ci è parso opportuno proporlo in questa sede nel la sua quasi totale interezza.

50

li Generale Baistrocchi non aveva stima né di Dc Bono, inizialmente Comandante superi(ll'e in A.O., né cli Badoglio. S i dice avrebbe preferito Pirzio Biroli. Da vecchio artigliere, già ancor prima di raggi ungere fisicamente Acligrat, dove aveva sede il Comando, aveva ordinato il 18 novembre eia Roma cli riunire " il massimo cli batte rie eia 105 eia I 00 da 77 e costituire con esse Macallé raggruppame nto Manovra" . 51 Già Capo d i Gabinetto del Ministero della Gue rra nel 1934-36, Soddu era stato nominato il 31 ottobre 1939 Sottosegre tario al la Guerra.

46


DOCUMENTO

E.Q.G.U.

1

30.3.1936-XIV

DICHIARAZIONI AGGIUNTIVE E CONCLUSIVE S.E. BAISTROCCHI

Baist rocchi così esordisce: Altezza Reale, Sigg. Generali, la riunione odierna è la conclusione d i questo periodo cli esercitazioni, cbe definirò cli alti studi militari, data l'importanza eccezionale delle questioni tratte in merito ai problemi più vitali della nostra preparazione militare. Questo è il secondo corso di alti studi. L'an no scorso prendemmo in esame il caso d i guerra fronte N.-N.E ., quest'anno fronti E. e W. S.E. Pariani, ieri, con sintesi rapida, vi ha accennato a tutto il lavoro svolto. Io, non ripeterò quanto egli ha eletto, ma sullo sfondo cli queste grandi esercitazioni "ipotesi cli guerra dichiarata contro Francia e Jugoslavia - Concetto operativo: difensiva attiva a occidente, offensiva a oriente" trarrò materia per le mie osservazioni e conclusioni. IL PROBLEMA MILITARE (OPERATIVO E corvrPLESSO) S.E. Parian i - nella sua specifica funzione di Sottocapo di S.M. dell'Eserci to ha trattato - come egli stesso vi ha detto - il problema nel puro campo delle operazioni allargando però lo sguardo agli eventuali avversari (organizzazione, armamento, mobil itazione, copertura, adunala, problemi stradal i e ferroviario) in guisa da offri re a voi un' idea chiara e precisa della nostra situazione mil itare rispetto a quella dei bell igeranti. lo, nella mia veste di Sottosegretario alla Guerra, agli ordini del Duce, allargherò ancora più lo sguardo, ill ustrando impostazione e risultati d i queste esercitazioni nel quadro politico militare dell'Esercito dell 'anno X I V. Non posso nè devo dimenticare che ho la fortuna di rivolgere la parola a comandanti di armata, corpo d'armata, divisione; agli esponenti più significativi dello S.M. dell'Esercito cioè a quanti costituiscono il cervello pensante e soprattutto operante dell ' Esercito Italiano. Ritengo quind i necessario di richiamare alla vostra mente - in stri ngata sintesi - i capisald i dell'organizzazio ne militare per quanto influi scono nelle operazioni; anzi alcuni hanno g ià avuto il collaudo nella guerra in corso nell'Africa Orientale. Non dirò nulla di nuovo; la sintesi non porta novità. ma chiarificazioni e insegnamenti. L'EVOL UZIONE RI VOL UZIONARIA DELL'ESERCITO

L' Esercito, come la Marina, come l ' Aviazione, come tutte le forze militari dello Stato, ha in questi ultimi tempi, attuato delle trasformazio ni rad icali. Alcune di esse, riferite al passato,

47


hanno caratteristiche rivoluzionarie, specialmente in quello che è l'indirizzo del pensiero e dell'azio ne. Ciò è avvenuto per un complesso di circostanze all'infuori degli uomini che oggi reggono i dicasteri militari agli ordini del Capo e Ministro delle Forze Armate. Sono gli eventi che ci hanno portato alla situazione attuale. Accenna poi all'opera di ricostruzione delle FF.AA., dalla situazione di abbandono in cui si trovavano nel 1922 ai risultati conseguiti con l' Ordinamento 1926, "che ha gettato la base dell'attuale". "E se voi seguite lo sviluppo dell'Esercito," continua "dapprima nel periodo 1926-1933 e che noi definiremo cli sistemazione e poi infine in quest'ultimo trìennio movimentato e rivoluzionario, dovete convenire" che l ...J "l ' economia nostra 1·... ] dev'essere dominata dalla premessa ~ "- Di qui la necessità cli un esercito pulsante formidabile, che compreso delle esigenze del nuovo clima - sappia marciare all'avanguardia di questo movimento rivoluzionario i cui effetti Voi constatale giorno per giorno. SOTTOSEGRETARIO DI STATO E CAPO DI S.M. DELL'ESERCITO Signori generali, una delle questioni che in un primo tempo ha potuto impressionare i passatisti - quelli che aspirano al ritorno ai tempi che furono (parecchi fino all'anno scorso, non so se ancora ne esistono) - è stata una riforma che attuata dapprima nell'ambito cieli ' Aviazione, poi della Marina lo è stata per ultimo nell'Esercito nella situazione contingente in cui ci siamo trovati : quella della fusione delle funzioni "di Sottosegretario di Stato e cli Capo di S.M . dell 'Esercito". Chi è impregnato cli rigiclismo ha rilevato la impossibilità delle due cariche nella stessa persona che non avrebbe potuto essere a un tempo amministratore, operatore e comandante: ed è logico che così pensino le mentalità attaccate a principi astratti, incapaci di sceverare di ogni principio quello che è teorico eia ciò che, nel caso contingente, è una necessità incontestabile. Ministro e Capo di S .M . sono andati sempre d'accordo, dicono i passatisti pronti ad affermare la perfez ione del!' accordo proprio quando il dissidio era evidente e pernicioso. Non vi è tra Voi chi non veda come in certi momenti - quando si devono risolvere problem i complessi e importantissimi richiedenti soluzioni immediate nel campo tecnico, sp irituale, finanziario - sì sente il bisogno cli una sola persona la quale operi con concezione unitaria e s ia pronto ad assumere tutte le responsabilità. Quest'accentramento ammi nistrativo tecnico operativo si è appunto dimostrato una necessità all'atto in cui lo sviluppo militare della Nazione richiedeva realizzazioni immediate e perciò identità cli vedute tra Ministero e Stato Maggiore. S ' imponeva la scelta cli un Sottocapo cl i S .M . di piena fiducia e della stessa mentali tà ciel Sottosegretario di Stato; ed è que llo che a bbiamo fatto. Quando io proposi a S .E . il Ministro delle Forze Armate il generale Pariani, avevo, già attraverso un lungo ed esauriente colloquio in merito ai capisaldi del nostro .lavoro, maturato la convinzione cli trovare nel Pariani l' uomo adatto alla situazione. E mi compiaccio con me stesso per la scelta in quantochè marciamo in p ieno accorcio sulla stessa strada senza la pii:, piccola discrepanza. In pieno accordo sulle direttive che il Duce non omette mai cli darmi e in base all e quali noi lavoriamo con grande passione e con quella competenza che deriva dall'esperienza della vita operativa sempre da me vissuta in mezzo ai soldati .

48


Ed è così che siamo enlrati nel campo delle riforme, di cui vi ho fatto cenno con rapida si ntesi, sia nel discorso alla Camera dei Deputati sia in quello al Senato. A Voi oggi incon1be l' obbligo di interpretare lo spirito di queste rifo rme per trarne il massimo rendimento e con esso un po ' di tregua e di assestamento in questo nostro lavoro entusiastico e realistico. I CAPISALDI DEL LAVORO Per trarre dalla manovra che Voi avete svolto il maggior rendimento occorre inserirla nel quadro di tutto il movimento rivoluzionario avvenuto nel!' Esercito in questi ultimi tre anni nella sua struttura spirituale, organica e mentale. L'Esercito del l'anno XIV è degno dell 'ora storica che attraversiamo. LA REGOLAMENTAZIONE NUOVA E IL NUOVO INDTRIZZO DISCIPLINARE Dottrina, tattica no rme intese a regolare la vita dell'Esercito, sono tutte di recentissima pubblicazione. Il nuovo regolamento sulle note caratteristiche non ha nulla a che vedere con il passato; esso trova il s uo fondamento sul senso dell a lealtà (vedi sintesi delle note di cui deve prendere visione l'ufficiale giudicato) . Così il nuovo sistema p unitivo, a sfondo più umano e più aderente alle nuove forze spirituali; così le norme per la vita di caserma; così la circolare sulla cultura e il carattere. Tutto è mutato, l' uniforme compresa la quale fino a ieri, trincerandosi sopra un malinteso spirito tradizionalistico, vincolava l'ufficiale e il soldato impacciandoli, irritandoli, invitandoli a non osservarla. Il servizio alle truppe elevato all'importanza che sapete, ha fatto sì che oggi tutti ambiscono al comando dei reparti, mentre prima - specie nello Stato Maggiore - si attendeva con preoccupazione l'ora per subìre l'onere delle truppe e con liberazione lo scoccare di quella che liberava dal comando con tutte l e ~ relative. Un ufficiale quì presente (non lo nomino - non lo mortifico) così scriveva a un suo camerata "finalmente domani finisco il servizio alle truppe; 2:rane non ne avrò più" questa era mentalità agosto 193 J - oggi questo bravo generale non si sarebbe espresso così. Una volta si riteneva elogio ambito per l' ufficiale quello cli "carattere arrendevole", ciò oggi costituisce offesa; perché carattere arrendevole - ne l passato si qualificava chi faceva rinunzia della sua persona] ità cli comandante. Altro è d isciplina, altro arrendevolezza. Tutti apprezzano il soldato disciplinato, tutti devono oggi disprezzare il soldato senza carattere. Il carattere non ha bisogno cli aggettivi qualificativ i. Per lo più arrendevole è colui che in guerra si arrende facilmente anche al nemico. LA REGOLAMENTAZIONE TATTICA Ormai è il pane quotidiano vostro. La regolamentazione lattica da chi è stata fatta? Dallo S.M. o dal Gabinetto? Risponderò: dall'uno e dall'altro, eia Voi, da tutti. Essa è emanazione spontanea appassionata del t-.1Iinistero Mussolini, è la sintesi del pensiero che indirizza tutti voialtri nella vostra azione di comandanti compresi del vostro spirito d 'iniziativa, avidi di responsabiliù. Lo stile della regolamentazione è il nuovo, è il m io sti le che ormai conoscete e che risponde a quello voluto dal Capo: forma incisiva, sintetica che afferma dei principì incrollabili, lasciandone l'applicazione a quelli che sanno comandare.

49


II ricettario preesistente si basava sopra un'altra concezione, la stessa dell'arrendevolezza precisa a tutte le infinite teoriche possibilità che si sarebbero presentate in pace e in guerra. Buon condottiero era colui che impregnato del regolamento, appena s i presentava il caso X previsto dal regolamento nel paragrafo Y, s ubito lo applicava. E questo condottiero carico del suo bagaglio mnemonico era molto considerato e compatito quando - ciò che spesso accadeva - si presentava un caso non contemplato dal regolamento. Ho voluto fermarmi su questo argomento perché lo considero uno dei capisaldi dell'indirizzo che oggi dovete seguire Voi comandanti nella formazione del carattere e della cultura dei vostri ufficiali. Signori generali cli divisione, siete Voi che dovete formare i colonnelli. 11 colonnello è colonna basilare della potenza bellica e unitaria dell'Esercito. Chi non ha la capacità di comandare il reggimento non deve seguitare a far esperimenti pregiudizievol i per la vita del reggimento; né occorrono per un comandante cli divisione che conosce il cuore umano e ha pratica del servizio alle truppe - mesi e mesi, e qualche volta un anno intero, per decidere se il colonnello è o pur no all'altezza dei tempi. Questa difficoltà nel giudicare si manifesta solo là dove il comandante di divisione non vive con passione la vita dei suoi reggimenti. Presto arriveranno le reclute e il reggimento fra giorni acquisterà quella vitalità, quella vivacità che nell'esercito dell'anno XIV deve essere caratteristica fin dai primi giorni in cui questa giovinezza magnifica entra nelle caserme. In questo periodo dell'addestramento reclute si svolgono anche esercitazioni coi quadri le qualì sono cli un interesse e cli una importanza eccezionale. Gli ignoranti, cioè quelli che non approfondiscono le questioni, animati soltanto dal desiderio della critica malevola, affermano che le esercitazioni coi quadri sono cli risultato nullo. Comandanti e Stati Maggiori che invece conoscono il mestiere, che hanno afferrato lo spirito delle nuove esigenze, che sanno rappresentare l'imprevisto della guerra, che sanno impostare le esercitazioni su dati positivi, concreti, realistici, sanno perfettamente quanta importanza le manovre coi quadri abbiano. Essi - durante il corso delle esercitazioni - imparano a distinguere il dottrinario parolaio che ostenta cultura tattica e capacità tattica, eia chi parla poco ma ha idee chiare e operative nella mente. To che sono un vecchio soldato, che ho lavorato per oltre 40 ann i in mezzo alle truppe, non solo sono un entusiasta delle manovre coi quadri, ma vi affermo con quella sicurezza che promana da un'appassionata esperienza, che durante le esercitazioni con i quadri ho imparato ad apprezzare superiori, camerati e inferiori. Dal modo come si espone, si opera, si risolvono i problemi i più complessi, emergono le doti del comandante. II generale Pollio, comandante della Divisione di Sardegna, poi capo di S .M. dell 'Esercito e maestro di tutti, è stato il più fiero assertore della necessità della manovra coi quadri. S .E. il Maresciallo Badoglio con le più grandi esercitazioni in Alto Adige, del 1926 - alle quali partecipò anche il vecchio I\ilaresciallo Caclorna - confermò la necessità ciel sistema in alto e in basso. L'INDIRIZZO ADDESTRATIVO E LA MENTALITÀ UNITARIA Sancita così la necessità del sistema: - ogni anno i comandanti di G.U. e Stati Maggiori, qui convengono e prendono il verbo; compete allo S .M. di rendere queste riunioni pratiche, interessanti e redditizie al massimo; - successivamente, appena la stagione lo consente, sulla base delle direttive sopra cennate, comandanti cli G.U. sul terreno svolgono esercitazioni con i quadri che nell' ambito del comando d ' ar-

so


mata si limitano ai soli comandanti di G .U., di artiglieria e genio e capi servizio; nell'ambito dei comand i di C. cl' A. si limitano ai comandanti di reggimento e capi servizio, agli ufficial i superiori. E così in questo periodo, mentre si svolgono le istruzioni cl i recluta, gli ufficiali generali e superiori completano il loro addestramento orientandosi per la formazione cli quella mentalità uni tmia operativa sulla quale io seguito a insistere con profonda tenace convinzione. I mesi di lugl io e agosto sono interamente dedicati alla vira in campo aperto. Tutti alle esercitazioni estive; il maggior numero cli Capi e Stati Maggiori alle grandi esercitazion i con le truppe. In tale guisa noi provvediamo alla forn1azione organica, concreta, metodica, di capi e di reparti. Non basta conoscere la regolamentazione ma occorre applicarla, attraverso un lavoro pratico che c i avvicini alla guerra vera con tutte le sue difficoltà, con tutti i suoi impr~vi sti. L' ORDINAMENTO Il Duce - che non è animato da spirito imitativo e tanto meno mimetico - realizza invece quello che risponde alle esigenze e al tei:npcramento del nostro popolo e alle necessità ciel nostro Esercito. E perciò, quando nella sua illimitata chiaroveggenza Egli intravide e decise la guerra di Abissinia (in quel momento ritengo che ciel suo parere era, forse Lui solo) così operò perché sapeva di poter contare sulla fiducia del Re e ciel suo popolo e soprattutto su un Esercito forte . Era l'esercito dell'anno XIII che - dopo circa 1Oann i - su lle solide basi del l'ordinamento 1926, si era riordinato e perfezionato nello spirilo fascista e nella tecnica. RECLUTAMENTO Con la legge sulla pre post militare, le funzioni del cittadino e del soldato sono una identità; tu tti soldati, nessuna esclusione; ne scaturiva logicamente la legge sul reclutamento che abbiamo testé app rovata in Parlamento. È la legge che il Ministro Di G iorgio presentò nel '25 e cadde con essa, perchè no n matura per quei tempi. Ricordo di averglielo deno quando mi invitò a fare da relatore al suo progello cli legge; mi rifiutai e gli dissi: sono con te nel principio che sostieni ma non è il momento di presentare al Senato una legge così rivoluzionaria. Il bravo e valoroso camerata non volle ascoltarmi e fu travolto. B isogna pensare che eravamo al maggio 1925, cioè due anni e mezzo dopo l'avvenlo del Fascismo. Sono passati uncl.ici anni: siamo nel XIV dell'Era fascista. Legge profondamente sentita, tutti oggi aspirano a essere solclali e quelli che hanno requisiti di cultura a essere ufficiali. Certo che no n avrei mai supposto cli essere p roprio io l 'esecutore cl i questa legge, eia Di Giorgio pensata ma purtroppo immaturamente presentata. I tempi sono mutati; oggi tutti soldati, Voi lo sapete bene; le classi ' 11 - ' 12 - ' 13 - '14 tutte istruite: un mil io ne di uomini. Arriva adesso la classe del · 15; in g iugno : un mili.une e 250 mila uomini; non sono parole ma fatti; 40.000 ufficial i di complemento in congedo chiamati e addestrati ; così nell'anno scorso 30.000 sottufficiali; ne ch iameremo un buon nu mero anche quest'anno. MOBILITAZIONE E RADUNATA MobiJitazione e radu nata - occorre accelerarle quanto possibile e impossibile. Come ho eletto al Senato : "chi tardi arriva male alloggia" in materia operativa.

SI


S.E. Pariani vi ha ieri assicurato che mobilitazione e adunata sulle quali si basa tutto il prosieguo delle operazioni di g uerra sono oggetto dello studio appassionato del nostro S.M .. Lavoro pienamente aderente al clima del Regime e all'indirizzo conseguente della guerra che vogliamo. 11 bravo generale Bancale, qui presente, Capo reparto del comando del Corpo d i S.M. lavora per migliorare sempre più la situazione. S.E. Pariani vi ha detto c he è preferibile guadagnare anche qualche ora e arrivare in posto col le unità non perfettamente pronte; meglio un reggimento non completo al Brennero al mattino del giorno X, che provvedere al completamento del personale e delle dotazioni per non anivare il giorno X+ 1, ave ndoci prevenuti l'avversario. È lutto un indirizzo operativo nuovo, basato su dati e fatti concreti. S.E. Tua, qui presente, ri corda che nel lug lio 1934, quando - Bonzani Capo di S .M. ed Egli Sottocapo - venne l'ordine di. portare subito a lla frontie ra 4 divisioni , non mi preoccupai se le 4 divisioni fossero sul piede di guerra, e nemmeno sul p iede di mezza pace; ci preoccupammo che quei nuclei arrivassero immediatamente al Resia, a l Brennero, a Dobbiaco, a Tarvisio; gli a ltri elementi seguirono su bito dopo. Il ri sultato raggiunto nel campo politico e militare fu quello previsto e voluto dal Duce. La guerra in A.O., quella che combattiamo con tanto successo e ammirazione del mondo, è anch'essa la dimostrazione incontestabi le che occorre fare presto, mai lasciarsi prevenire dall'avversano. MOTORIZZAZIONE

Ha soggiunto, o pportuname nte il S. Capo di S.M. "contribuisce a lla rapida mobi litazione e radunata, il grande impulso dato alla motorizzazione". ln questa materia abbiamo - come ho eletto al Senato - antic ipato ogni previ s ione. Pensate c he cosa si è motorizzato in q uest' ultimo anno nonostante l' Africa alla quale abbiamo inviato l 3.500 automezzi e nel solo mese cli febbraio 2400 in Somalia. La guerra in A.O. segna il trionfo della motorizzazione. Così nel Giuba (Somalia), così dal Tacazzè verso Gondar (Eritrea), così in Cirenaica dove è pronta a ogni evento la divisione motorizzata "Tre nto" . La motorizzazione - specie per noi italiani in cui predomina lo spirito dinamico - è una necessità . F ino a oggi abbiamo creato tre divisioni realmente celeti, mentre prima ne esistevano due, c he e rano celeri d i nome ma nell' imposs ibilità di operare celermente all'atto del la mobilitazione. La celerità non è conseguenza solo della rapidità di mov imento dei reggimenti che la costi tui scono in tempo cli pace, ma di una organizzazione complessa che le consente di corre re compatta, s icura, decisa e pronta alla battaglia. P uò dirsi celere que lla divisione a lla quale mancano l'artiglieria, il genio, i servizi? È celere quell a divisi0ne che all'atto della mobi litazione, deve organizzarsi di sana p ia nta rinunzia ndo cusì a ogni possibilità di prevenire l'avversario? U nità motorizzate in atto operano in Africa e sono in distribuzione in Patria. La divisione Po sta motorizzanclosi; ne motorizzeremo delle altre; seguirà presto la Fossalta (Bologna). A nche i be rsaglie ri si preparano a trasformarsi motorizzanclosi: il 2° reggimento cli Roma ha già ricevuto ordini in merito. Seguiranno il 5° (Siena) e il 9° (Tarvisio) . Raccomando però cli non confondere l'unità motori zzata la quale dispone di mezzi organici meccani zzati per il combattimento, con l' unità autotrasportata che si vale de ll 'automezzo come

52


un semplice mezzo rapido di trasporto alla stessa guisa della ferrovia. E perciò, arrivata a destinazione, l'unità riprende la sua caratteristica prima. Nei riguardi del problema che avete preso in esame - guerra ai due fronti ovest ed est - è opportuno che io vi ripeta che le nostre unità motorizzate non furono impiegate immediatamente con precedenza sulle altre, ma quali unirà di riserva a disposizione del comando supremo. Ciò allo scopo di studiare nelle condizioni meno favorevoli determinate questioni interessanti la nostra copertura. L' IMPOSTAZIONE POLITICA DEL PROBLEMA MILITAR E Sempre per essere aderenti al concetto che organizzazione militare e la politica devono marciare di conserva, dobbiamo considerare le situazioni che si presentano rispetto agli eventuali nostri nemici . Situazioni le più impreviste. Basta pensare al 1914: eravamo alleati degli imperi centrali e gli avvenimenti ci trascinarono a marciare contro di essi . Nel 1933, quando fui chiamato dalla fiducia del Duce al posto cl i suo diretto collaboratore negli affari della guerra Egli m i disse: " prepariamoci ad W"; e fu intensificata la preparazione nei riguardi della front iera occidentale; dopo alcuni mesi, mi disse: "guardiamoci ad est" ed abbiamo in un per iodo di tempo assai breve compiuto un lavoro ingentiss imo. La nessuna efficienza della frontiera settentrionale presidiata dalla divisione di Bolzano e dalla smunta divis ione di Verona, con i suoi reggimenti d i soli 500 uomini - ha subìto un' immediata trasformazione. Oggi quella frontiera è salda per opere e perché forte mente presidiata. Non si è solamente portato il comando di corpo d ' armata da Verona a Bolzano, ma si è costituito su quella front iera un corpo cl' armata formidabile ; le valli Isarco ed Adige rigurgitano di armi e di armati; anche la divisione di Brescia, restituita al corpo d'armata di Milano, è oggi orientata verso la testata di Val Yenosta col suo 50° fanteria. Mentre ci rafforzavamo anche su questa - già indifesa front iera - siamo passati in p iena preparazio ne e guena in Africa. È qui un nuovo orientamento verso un eventuale nemico mai considerato: l'Inghilterra, il cui fronte terrestre è in Africa. Ho voluto prospettarvi - in via del tutto riservata - questa varietà cli situazioni e soluzioni perché Vi convinciate che l'Esercito dell'Italia fascista deve essere in grado di operare in qualsiasi settore pronto a scattare là dove il Duce ordinerà. Se voi domandate a me, dove e contro chi marceremo in un futuro pii'1 o meno prossimo, vi rispondo: "non lo so, nè so chi possa saperlo", ma è questa indeterminatezza che deve imporci il dovere di dare all'Esercito un' organizzazione elastica, che ci consenta l'immedia to impiego delle nostre forze ispirato al criterio dell'offesa. "Chi offe nde si difende: c hi para muore" . Di qui la necessità di disporre sin dal tempo di pace di un nucleo di unità di primo impiego, su lle quali io richiamo la vostra attenzione. I comandanti di corpo d' armata di fron tie ra, che dispongono di tali unità (alpine, celeri, motorizzate, autotrasportate) non devono rassegnarsi a vederle sminuite di efficie nza. In questa materia io sono di una intrans igenza inesorabile e ogni quindici giorni mi assicuro personalmente della loro efficienza; ed è così che ho constatato della inefficienza di alcuni elementi delle tre divisioni celeri. La dislocazione di tali unità è assai opportu na; al centro quelle motorizzate, sul meridiano Trento Piacenza Bologna, per consenti re ad esse sia l' afflusso verso la frontiera Nord, sia lo spo-

53


stamento verso Est o verso Ovest. Le grandi unità celeri: (a Verona, Bologna, Udine) sono dislocate verso le frontiere di più facile impiego. Per le grandi unità autotrasportate stavamo approntando lutti i mezzi ; l' Africa ne ha ingoi ati a m igli aia, ma noi nel tempo stesso, reintegriamo . IL PROBLEMA STRADALE Del problema stradale ha fatto cenno Pariani; io aggiungo che le strade sono le migliori opere di difesa in quantoché consentono l'afflusso e la rapida manovra dei mezzi. Ne siamo talmente convinti che s in dallo scorso anno abbiamo provveduto con gli stessi bauaglioni (alpin i e fant i) rigurgitanti di forza a co truire strade alpine. Sopra un preventivo d i 1450 km. ne abbiamo fatto 1200; appena la stagione lo consentirà riprendere mo per completare il nostro lavoro. Nei rig uardi delle comunicazioni rotabil i e fenov iarie, siamo in perfetta intesa col Ministero dei LL.PP. e con quello delle Comunicazioni. In passato se il Ministro o il Capo di S.M. avesse richiesto un lavoro stradale a garantire la difesa dello Stato, il Ministero interessato avrebbe risposto " non m i riguarda - fatelo voi"; oggi non è così. Già Pariani vi ha detto che alcune strade richieste, sono una realtà altre sono in corso; ma soprattutto quello che ci allieta, è l' affermazione del Duce, in sede di Co mmissione S uprema di Difesa: "Tutto deve essere orientato verso il fenomeno guerra'' e questo, come ho già detto, egli ha confermato al Consiglio Nazionale delle Corporazioni. Quindi, deve rie mpire di gioia, l'animo vostro di comandanti alle fro ntiere, il pensiero che, per ordini del Capo, le nostre poss ibilità economiche e finanz iari e, in materia di strade e di costruzioni, saranno 01ientatc verso quelle che sono le no tre esigenze militari. E fra queste occorre mettere in primo piano anche il problema delle autostrade il quale non esclude quello ferrov iario, ma lo completa, lo integra, lo agevola. C iò che in materia stradale è necessario lo rilevi a Vo i che s iete i comandanti delle grandi unità di guen a, è la diversa capacità logistica della nostra rete nelle due zone la più vicina alla frontiera e quella più arretrata; questa assai più scarsa di quella - ossia alle spalle della zona di schieramento vi è come una stretta che ci vieta di sfruttare tul!a la capacità antistante : urge prov vedere. E, difatti, in ottemperanza alle direttive del Duce, provvedo per superare le principali difficollà inerenti a quesl' importante problema. E, nel contempo, posso assicurarvi che il Ministero de i LL.PP. ebbe giorni fa un ' intesa con lo S .M. per risolvere questioni inerenti all a fronti e ra No rd e, specialmente, a q ue lla orientale. LE FRONT IERE E L A COPERTURA Altro problema su cui richiamo la vostra attenzione è quello della copertura delle frontiere. Vi è stato già fatto rilevare quali differenze con-ono fra la copertura francese e la nostra; quali sono i criteri che guidano l' una e l'altra organizzazio ne. La Franc~a è preoccupala specialmente di costrnire una fasc ia insormontabile di opere d ife nsive, per impedire che il nemico entri in casa propria, ossia il concetto difens ivo è predominante. Per questa sua concezione d ifensiva, essa che ha già speso oltre 4 miliardi d i franchi, s i dispone senza esitazione a spenderne altri sci. Noi siamo agli antipodi di questa concezione. La copertura nostra, senza che io vi ripeta quello che Vi ho scritto e detto tante volte, non deve assorbire troppe ri erve finanziarie e bell iche a danno di ciò che è armamento, m unizionamento, ordinamento, motori zzazio ne, rete stradale. Noi dobbiamo fare assegnamento più sulle forze spiritual i e sulla nostra educazione guerriera dinamica che su lle opere di calcestruzzo.

54


A questo proposito mi p iace leggere ciè> che il Sottocapo di S.M. - in ottemperanza alle mie direttive - precise e inderogabili - ha scritto al comandante d'armata orientale parlando dell'organizzazione difensiva della destra Idria : "concordo d i massima con le proposte di codesto comando; raccomando però di sostituire, sempre che poss ibile, sistemazioni d ifensive in calcestruzzo con altre in caverna o con postazioni semipermanenti; limitare centri di fuoco permanenti a quelli strettamente indis pensabili per il possesso di posizioni importanti e sbarramento delle vie di accesso. Basare la organizzazione su capisaldi ad ampio raggio d'azione, integrati da nuclei mobili efficacemente appoggiati da ben studiato schieramento d 'artiglieri a; tendere il meno possibile a fortificazioni permanenti". Come osservate, signori generali, lo Stato Maggiore marcia sulla traccia delle direttive eia me segnate le qual i sono assai p iù aderenti alla nostra psiche, alla nostra economia, alla nostra dottrina dinamica. L a nuova organizzazione delle fro ntiere in settori agli ordini di ufficiali generali o colonnelli idonei all'importante incarico va man mano perfezionandosi. A essi compete la conoscenza perfetta del ten-eno e la sistemazione d i tutti quei particolari che assicurano l'efficienza difensiva del settore di cui conserveranno il comando in caso di guerra. Vigile, continua dev'essere l'azione dei comandanti cli corpo d'armata cli frontiera verso i comandanti cl i settore dipendenti . Signori generali, all'ordine del giorno dell'esercito dell ' anno XIV è scritto "offendere, aggredire"; - Quando si è costretti a difendersi, la difesa deve fare assegnamento non sulla protezione della propria incolumità, ma sull'imp iego più efficiente possibile delle armi destinate alle di fese di determinate zone e punti vitali. Qualcuno - a natura statica - può osservare che per offendere con le armi, occorre garantire chi deve impiegarle; anche questo è logico, ma la protezione non deve predominare sulla volontà di offendere. Occorre percièl 01ientare capi e gregari verso la necessità di sbarrare le porte di casa con mezzi e sistemi consoni al concetto che si difende meglio chi ha l'anima inoffensiva, chi si organizza per fare al nemico il maggior dan no possibile. - Per difendersi: offendere - Guerra d'arresto La guerra di movimento richiede azione a massa dove si vuole sfondare e disponibilità cli forze per sfruttare il successo. D i qu i la necessità di non avere la p retesa cli offendere ovunque per non di luire le forze ed essere nella impossibilità di fare massa. 11 comandante abi le e geniale: - inganna il nemico con attacchi concomitanti ; - rinunzia a parare ovunque per non essere debole ovunque; - assicura il possesso di quelle posizioni che urge tenere a qualsiasi costo; - risparmia forza quanta più possibile a vantaggio della massa cli sfondamento ricorre ndo ai mezzi cli arresto. Sulla guerra di arresto vi ha parlato S.E. Giuliano prima e S.E. Pari ani poi. Su d i essa io richiamo la Vostra attenzione e intendo che un orientamento chiaro e preciso della sua portata Vi convinca quanto essa agevoli la guerra cli movimento. I mezzi d 'impiego e i criteri adottati devono ormai essere noti a tutti i comandanti che - se ne avranno compreso scopo e compiti - riescieranno a sfruttarli assicurando il possesso d ' importanti posizion i con forze minime: ciò che si traduce in disponibilità cli mezzi e di forze per la manovra.

55


IL NUOVO STATO MAGGIORE

Finisco ri tornando sull'argomento dello Stato Maggiore, su cui Vi ho intrattenuto diverse volte, e sul quale ho parl ato alla Camera e al Senato. 11 nostro S.M. indubbiamente costituito da ufficiali d'i ndiscu so valore intellettuale, sempre animato da un alto senso del dovere, si è messo con ent usiasmo nel la nuova rotta tracciatagli per renderlo sempre più degno dall'alto suo compilo. Al generale Vercellino, comandante l'istituto superiore di guerra - e qui presente - tributo un elogio per lo spirito di comprensione e la passione con cui assolve il suo alto incarico sollo la guida del Sollocapo cl i S.M. dell'Esercito. Già si rivelano i buoni risultati ciel nuovo indirizzo operativo. In materia militare, più si fa e più bisogna pe1fez ionare; enori inconvenienti ne accadono e se ne riscontrano continuamente; occorre procedere avanti senza titubanza e con . icurezza di 1iuscita. Che cosa sia lo S.M. e cosa da esso si voglia, appare dal discorso da mc pronu nciato al la Camera e che - interprete ciel pensiero e della volontà ciel Duce - rappresenta un programma e un alto cli fede verso lo S.M. Desi dero rileggere a voi in questo ambiente raccolto ed elevato ciò che io dissi nel Parlamento: "La riform a dello S.M., oggetto cli viva discussione nei due ram i del Parlamento, è oggi nella fase applicativa. Accolta con ras egnazionc nostalgica da qualche sorpassato, con entusiasmo dai giovani ufficiali, consenti rà al corpo, che dell'Esercito è non solo il cervello pensante ma operante, di essere all'avanguardia dell ' indi rizzo rivoluzionario impresso dal Fascismo a tutti gli organi propulsori della vita nazionale. Nulla di più gradito per lo S.M. dell ' Esercito; es. ere considerato come organo propulsore dell a vi ta nazionale. COOPERAZIONE TRA LE FORZE ARMATE

In queste esercitazion i siamo stati affi ancati da ufficia li di grado elevato delle altre forze armate. i quali hanno contribu ito al risultato favorevole dei nostri lavori . Al mio camerata Cavagnari e al S. Capo di S.M. dcll' Aeronautica che sono intervenuti a questa riunione conclusiva rendo grazie a nome mio e di tutto l'Esercito qui rappresentato dai suoi alti gerarchi. Avviandos i al termine del suo discorso, Baistrocchi, consapevole del le rivalità che ancora si riscontrano nelle Forze Armate, auspicando che "preconcetti e interessi particolari di armi e di persone scompaiano di ftvnte a quello che è il supremo interesse della Patria " vuole inviare un saluto affettuoso e benaugurante a tune le altre Forze Armate e t1ibutare un elogio al Sottocapo di S.M. dell'Esercito, ai comandanti di armata e cl i corpi d' armala che considera suoi coll aboratori più vir.ini e pitt appressati, per poi <.:oncludere <.:on "Un nostro pensiero di riconoscenza e orgoglio vada ai combattenti in A.O. e ai Loro condouieri Badoglio e Graziani". Tutto il discorso, comunque, è pervaso da l difficile momento storico che il Paese sta attraversando: pur se si profi la un esilo positivo della campagna (proprio in quelle ore è in corso la battaglia decisiva di Mai Ceu), ci si preoccupa delle ripercussioni che la conquista del l' Etiopia potrà avere sull 'ormai instabile equilibrio europeo. Baistrocchi già sa, come scriverà a Mussolini cinque mesi più tardi, che "ce la fara nno pagare."

56


DOCUMENTO 2

Allegato n. 51 Roma, 6 1uglio l 935-Xlll 0 N. 3270 dì Protocollo

Ai Comandanti delle divisioni dell 'Esercito mobi litale; Ai Comandanti delle divisioni Camicie Nere mobilitate

Oggetto: Preparazione bell ica La preparazione delle vostre divisioni dev'essere orientata esclusivamente alle esigenze bell iche; tutto ciò che la ostacola, o ritarda, o la fa deviare dal le supreme necessità dell a guerra è grave colpa. Per facilitare il compito dei Capi e Stati Maggiori , in questa fervida preparazione che io dirigo e controllerò personalmente, ritengo opportuno richiamare la vostra attenzione sui criteri qui appresso indicati: 1° - Disciplina ferrea che non transige, ma che trova la sua forza nell'esempio de i capi, nell'amministrazione della giustizia, in quel senso di ben compresa umanità che è caratteristica del nostro Esercito. 2° - Inesorabi le repressione di quals ias i atto che - a ttraverso la delazione, il rancore personale, il pettegolezzo p uò, in qualsiasi modo, turbare quel senso di cameratismo guerriero, c he deve caratterizzare la divisione, il reggimento, la legione e tutte le unità minori. 3° - Cura del benessere individuale, attrave rso l'osservanza scrupolosa quelle disposizioni che assicurano la pulizia della persona, la perfetta tenuta dell'uniforme e del l' equipaggiamento, la prestanza militare. 4° - Passione per le proprie arm i; conservando in perfetto stato, sempre linde e lucide, curate nei minimi particolari. Il fuciliere, il mitragliere, il cannoniere, che - a esercitazione finita - rientrando al campo, non rivede la propria arma per pulirla e non s i assicura della sua efficienza, non la sistema opportunamente per garantirla da ogni imprevisto, non è un guerriero; è un militare spregevole. Non è dcsmo di comandare chi non sa istillare nei suoi dipendenti la passione per le anni. 5° - Caratteristica di. ogni unità guerriera è il movimento, perciò tutto quanto vincola al teITeno appesantisce reparto ed individuo, pregiudica la mobilità e perciò l' efficienza bellica dell ' unità. Proibisco, in modo categorico, che gli accampamenti si trasformino in eleganti villaggi che esuberanti di conforto e di svaghi - sono la negazione del campo guerriero, le cu i caratteristiche devono essere: - semplicità, leggerezza, nettezza, cura scrupolosa dell'igiene (cucine e latrine); ombra e acqua abbondante quanto p iù è possibile; - organizzazione e sistemazione in guisa da sottrarsi ali' osservazione aerea; nel campo dove esiste solo l' indispensabile.

57


Campo mobile; unico mezzo per prepararsi a superare le difficoltà di una guena, aspra e movimentata. Le divisioni Camicie Nere devono prontamente organizzarsi nel primo campo (trenta o quaranta g iorni al massimo); poi iniziare - come le altre divisioni dell'Esercito - campi mobili. Preparare un programma logico, elastico. Sarà mia cura di spostare improvvisamente, con preavviso cli un giorno, il campo divisionale. 6° - Marciare, combattere, sempre perfettamente inquadrati in testa, in coda (specialmente) sui fianchi. Sono i quadri consapevoli e volitivi che trascinano e clànno vita, anima, forza di resistenza alla massa cli gregari. 7° - Disciplina in marcia inesorabile. Strade sgombre; fi le sui lembi della via; evitare agli allungamenti che sono sempre perniciosi; e perciò chi marcia in testa, regoli la cadenza con passo lento; chi va piano va sano e lontano. 8° - L'uomo isolato su l campo di battaglia, rende poco; è indeciso e preoccupato, perciò porta-ordini, sentinelle, esploratori, pattugliatori, sempre accoppiati; mai come di fronte al nemico si sente il bisogno del camerata vicino: due uomini a contatto di gomito si sentono più ard iti e, per giunta, si controllano l'un l'altro. 9° - Addestramento: a) frequenti allarmi , ben fissate le località d'adunata, prontezza ed esattezza nell' effettuarla; b) addestramento tattico ufficiali e sottufficiali, impartito a parte da ufficiali generai i e superiori, tenendo presente che il superiore ignorante, specie nel campo tattico, perde ogni prestigio, è deleterio; c) mai rarefare le piccole unità, non formazioni a larghi intervalli gruppo nella squadra sempre tutto riunito; le squadre piuttosto ravvicinate; cl) curare al massimo la postazione delle armi e il rifornimento munizioni; e) base dell'addestramento: il plotone; come marcia, avanza e sosta; insistere sull'azione ciel rincalzo, che non si proietta automaticamente sui reparti avanzati, ma manovra; f) battaglione e batteria d'accompagnamento - nel reggimento e nella legione - devono costituire un tutto solido, formidabile, dove fuoco e movimento si fondono, non s'intralciano. Quando esigenze del terreno o necessità di operare rapidamente, impongono soluzioni manovrate e immediate, non si deve esitare a ridurre tutto ciò che, ritardando il movimento, frusta la sorpresa: sorprendere il nemico è sempre primo fattore di ogni successo; g) educare l'individuo e il reparto a non sprecare il fuoco. Errore gravissimo è 1' aprirlo a grandi distanze, quando non rende, con poco giudizio d i chi lo lancia e viva soddisfazione cli chi lo riceve. Non fare il giuoco del nemico che ci trascina a sperperare il fuoco alle maggiori distanze per sfruttare alle brevi la scarsezza delle munizioni (vedi Adua). Le armi automatiche divorano munizio ni , guai a non resistere all a tendenza caratteristica del combattente troppo preoccupato cieli' efficienza dell'avversario. È comandante inetto, timido, colui che non impone la sua volontà, che non sa regolare e amministrare il fuoco dei suoi reparti; h) potenza cli fuoco e mobilità sono i due elementi caratteri stici ciel combattimento. Nella guerra che combatteremo - la quale ha punti di contatto con quella dei settori alpini; rotti anfrattuosi - occorre spesso sacrificare il fattore potenza a quello mobilità; i) caposaldo addestrativo "sorprendere, non fars i sorprendere". Avanti sostare con elementi arretrati e dislocati ali ' infuori per garantire i fianchi che il nemico, per istinto, tenta di aggirare per sorprendere; 1) l'educazione all' imprevisto dev'essere all'ordine del giorno in guerra.

58


10° - Modalità addestrati ve: a) al lontanarsi dai campi: a fine eserci tazioni raggiungere le zone adatte per consumare il ranc10; b) nessuna rigidezza nel programma di lavoro: sfruttare le ore meno calde (dalle 3 alle 8, dalle 17 alle 21 ); rendere l'istruzione interessante, allettevole; e) lo spirito aggressivo s ia sollecitato insegnando che l'audacia non è incosc ienza. Il0 - L'addestramento ai campi deve concludersi con un breve periodo continuativo d i eserc itazioni di divis ione, intesa a dare a tutti gli uffici - dal comandante la divisione all'ultima capo plotone - la giusta sensazione di che cosa è una divisione in anni , pronta a lanciarsi contro il nemico; quali le sue possibilità. La nostra divisione - come l'abbiamo organ izzato per I' A.O. - è il mezzo più idoneo e sicuro per marciare, vivere, sfondare, raggiungere qualsiasi obiettivo. Occorrono però in chi la comanda: genialità, elasticità, nell'impiego de i suoi mezzi cli fuoco e di movimento; preparazione logistica perfetta; audacia meditata; fede. Il Sottosegretario cli Stato: Baistrocchi

59


DOCUMENTO

3

Roma, lì 28 Gennaio l 936-XIV0 PROMEMORIA PER S.E. IL CAPO DEL GOVERNO

È doveroso riconoscere che il piano operativo della guerra italo-etiopica non è stato studiato a fondo nelle sue possibilità. L'andamento delle operazioni in A.O. lo conferma. Pur tuttavia, se si vuole prima della stagione delle piogge, arrivare ad una sol uzione che non faccia solo assegnamento sulla disgregazione cieli' impero etiopico, ma anche sul Lrionfo delle nostre armi , occorre: - concretare un piano mil itare risolutivo; - dedicare a esso ogni sforzo. Ciò premesso: Tre sono le basi utili per l'azione (vedi schizzo 1) 1° - Il TTGRAI : p unto d ' arrivo: Dessié. 2° - La SOMALIA: che offre due obiettivi: l'Harrar per l'Ogaden - o il Mingiar per il Giuba o l'Uebi Scebeli. 3 ° - L' AUSSA: posizione strategica centrale, per agi re sia verso l 'Harar s ia verso l'altopiano (Dessié) sia infine verso il Ming iar risale ndo l'Ouasch. Occorre concomitanza cli sforzi in modo che il nemico, premuto contemporaneame nte eia varie d irettrici, sia costretto ovunque a difendersi. MODALITÀ TATTICHE Come agire sulle varie direttTici? a) - la natura del terre no, specie sull'altopiano, è montana: perciò è manovra cbe decide; manovra spinta a fondo, non ridotta a semplice azione dive rs iva di minaccia; b) - l'estrem a mobilità del nemico, elemento indubbio cli superiorità su di noi, ha però una debolezza: la scar sità dei rifornimenti che, cli poca influenza per i bisogni del la vita (viveri, acqua, ecc .), è pregiudizievole al massimo per guanto si riferisce alle munizioni. E cioè: il ne mico ha fac ilità di movime nto ma impossibilità di soste nere lunghi combattimenti e azioni belliche di lunga durata. e) - la scaniità cli mezzi log istici , l' inferiorità del l'armamento e la c:onseguente convenienza di evitare battaglie decisive, consigliano al nemico la guerriglia in grande stile; cl) - tipo di lotta contro un simile nemico è un impegno frontale largo. ben protetto alle ali , e rapida manovra al tere:o. Occorre ricordare che l'abissino ha atavica tendenza ad agire per la sua sinistra: il comandante cli quest'ala è sempre elemento scelto (e più elevato in grado) . Stroncato l' attacco nemico, passare all'inseguimento perché il nemico che ripiega dopo aver loltato è esaurito;

60


e) - ritoccare le nostre formazion i per renderle più leggere; soprattutto per quanto riguarda l'artiglieria, dato che il nemico non ne possiede. Meno sforzo logistico dohbiamo sostenere e p iù potremo tatticamente ottenere. (96 pezzi di med io cali bro a Macallè!). MODALITÀ LOGISTIC HE La cattiva organizzazione stradale, le distanze, le p iogge, e la fac ilità del le imboscate su lunghe retrovie, impongono una speciale organizzazione dei servizi. In Eritrea: data la massa delle truppe è necessario: a) - il concentramento (eventualmente aumento) dei lavorawri , µer la rapida sistemaLione stradale a tergo, e di arroccamento; b) - il presidio ne i nodi più importanti e di determinati passi su.I fianco destro; e) - .l'alleggerimento delle masse di manovra (specie per quanto riguarda le artiglierie) 111 modo eia ridmre il peso dei rifornimenti ; d) - la manovra dei mezzi d i trasporto, per adattarl i a lle situa1.ioni e alle azioni (ch i sta fermo è inutile che abbia molti mezzi di trasporto leggeri). In Somalia: molti mezzi motori zzati, sia per l'azione s ia per i servizi. Pei distaccamenti lontani (ad es. Negbell i) usare rifornimenti a mezzo di aerei ( I); Nel!' Aussa: pochi i mezzi motorizzati, ed avere riforn imenti a mezzo aerei (1).

I CA PI Qualunque concezione non può avere adeguato sv iluppo se coloro che la debbono attuare non ne sono intimamente convinti. O ra, mentre sembra che in Somalia tutto sia a posto sotto il punto di vista dei Capi, altrettanto non si può dire per l'Eritrea. Si ha l' impressione che, su questo fronte, si sia ormai radicata una mentalità statica per la quale la soluzione ciel problema è basato p iù sul tempo che su ll 'azione. Le difficoltà del terreno, la mobile aggressività del nemico, hanno fatto perdere l' iniziativa delle operazioni che bisogna invece riprendere ad ogni costo. Tutti i capi clehbono avere intima me nte la convinzione che ad essi è affidata la soluzione ciel proble ma esclusivamente basata sulla necessità cli battere il nemico . Unico desiderio per tutti: la ricerca della balla2:lia intesa come azione aguressiva perseguita a fondo - senza treuua - con la visione netta che solo così si potrà debellare questo nemico che è valoroso ma non potente, che ha ardimento ma non tenacia di propositi, pronto all 'entusiasmo ma anche alla demoralizzazione, è forte sul fron te eritreo, dove può osare più che sul fronte somalo. Ad ogni modo poi: decidere presto perché non c ' è tempo da perdere. F.to BAIST ROCCHI

(I) Per questi mezzi aere i si potrebbe ricorrere immediatamente ad utilizzazione di qualche S.81 oppure di qualche apparecchio cli grande tu rismo. Dato che un uomo richiede, per viveri e munizioni (esclusa cioè acqua, legna, utensili, etc.) un fabbisogno giornaliero medi.o di kg . 2,500, ammesso un carico utile per apparecchio di 2000 kg; con 2 aerei per ogni 1000 uomini si assicurere bbe non solo il rifornimento giornaliero, ma la costituzione di opporn111e scorte pei periodi di volo vietato. Qualora si dovessero rifornire con aereo anche cli carburanti i carri veloci, occorre tener presente che per ogni squad rone occorre re bbe un rifornimento giornaliero medio di c irca 200 kg.

61


DOCUMEJ\TO 4

Roma, 1° Maggio 1936-XIV PRO-MEMOR IA PER S.E. IL CAPO DEL GOVERNO OGGETTO: COSTITUZIONE D'UN BATTAGLIONE PARACADUTISTI Necessità di accrescere sempre più le possibilità dell'Esercito, cli utilizzare appieno il concorso cieli' aviazione, di potenziare al massimo le meravigliose doti di audacia di capi e gregari consigliano la costituzione d'un battaglione paracadutisti: battaglione eia lanciare a buon momento in località opportunamente scelte ciel territorio nemico per compiervi distruzioni di particolare importanza, atti cli sorpresa vari. Gli studi relativi a costituzione, organico, armamento equipaggiamento ed addestramento sono compiuti. Il battaglione sarà costituito senza chiedere, per ora, aumento cl'organici. Sarebbe però opportuna l' istituzione cl' una speciale " indennità paracadutisti" al personale, soggetto ad un ' attività acldestrativa particolarmente faticosa e pericolosa. Tale indennità potrebbe aggirarsi sulle 900 f. mensili per gl i ufficial i, sulle 600 f . per i sottufficial i, sulle 300 f. per la truppa. One re totale ann uo: circa f. 1.500.000. Per l'approvazione di V.E. F.to BA ISTROCCHI

62


DOCUMENTO

5

Roma, lì I 5 Settembre l 936-XIV 0 PROMEMORIA PER IL DUCE OGGETTO: Progetto moLorizzazione In relazione agli ordini di V.E. in merito allo sviluppo della motorizzazione, alle disponibilità fi nanziarie, il programma in atto porta all'apprestamento di : - 3 d ivisioni celeri (già in piena efficienza); - 3 division i d i f. motorizzate leggere (2 esislono - "Trento" e "Po" - una "Fossalta" sarà costituita in primavera prossima); - 3 brigate motomeccanizzate di rottura (una esiste a "S iena", una in corso di costituzione a Treviso - Tolmezzo, una da crearsi in primavera Sondrio-Milano); - 3 div isioni autotrasportabili (con mezzi di requisizione) "Monfe1nto" - "Pasubio" e " Piave" (entro mese gi ugno p.); - 3 divisioni motorizzate di formaz ione (entro 1937) costitu ite ciascuna dal connubio di 2 reggimenti bersaglieri motorizzati rinforzati da un gruppo art. motorizzata e una cornp. gen io mista motorizzata. Totale: entro il 1937 l' esercito disporrà di 15 unità motorizzate da scattare all 'atto della mobilitazione. Unità caratterizzate da maoovrabil ità, rapidità e, soprattutto, leggerezza. Meglio arrivare oggi con efficienza x che domani con efficienza 2x.

63


DocurvIENTO 6 Roma, 27 Dicembre 1939-XVll l Caro Soddu, Questa mia - meditata precisa, assai voluminosa, non inopportuna nell' ora che volge - è provocata da alcune dichiarazioni che - giorni fa - un alto e noto personaggio ebbe a farmi in merito; - all' odierna situazione dell'esercito in confronto a quella da me lasciata tre anni or sono; - alla tua nomina a S . Segretarìo per la Guerra. Q uest'alta personalità, mentre si esprimeva nella forn1a p i i:1 lusinghiera a mio riguardo e si dimostrava assai soddisfatto della tua ascesa al potere, non esitava a giudicarmi colpevole di non avere - io, grande artigliere - provveduto a fornire l'esercito di quelle potenti artiglierie che oggi costituiscono la spina dorsale dei grandi eserciti. Al camerata (che tu conosci) ho risposto come potevo e con la d iscrezione che dovevo. Ciò però non esclude che affermazioni così recise, esatte in merito alla consistenza delle nostre artigli erie pesanti, ma infondate nei riguardi della mia responsabilità, si prestano ai pi ù grossolani equivoci ch'è mio di ritto chiarire. Nell 'ora grave che viviamo ognuno deve assumere le proprie responsabilità di fronte al Paese e alla Storia. Non compete a me di gi udicare quale sia stata pili o meno redditizia se l'opera svoltasi nel triennio 1933 -1 936 o quella del triennio 1936- 1939. Sta però il fatto che nel secondo triennio s i è - non so perché - quasi distrutto quanto sì era costruito nel p rimo. Nei riguard i dei mezzi bellici, la guerra d'Africa (1935- 1936) - come affermò il Duce nel suo discorso di Avellino - rafforzò l'esercito in Patria; la guerra di Spagna (1937-1938) lo dissanguò. E nessu no p iù e meglio d i te, Soddu, avendo vissuto al M inistero della Guerra, con appassionata collaborazione la mia odissea e con obbediente rassegnazione quella del mio successore, è in grado di separare nettamente l'opera e le responsabilità dell' uno e dell'altro. M i rife risco all a tua lettera del settembre 1935, a me indirizzata e dove giudicavi la mia fat ica "organica, sicura, coraggiosa, frutto di esperienza, competenza, fede fascista". Vorrai perciò consentirm i - trascorsi tre anni di mio dolorante isolamento - ch'io rievochi quest'opera, rammentandoti che: l) dapprima - in obbedienza agli ord in i del Duce - ho dato all'Esercito uno spirito dinam ico e guerriero. Ne fanno fede i risultati raggiunti dopo pochi mesi cli mio comando - com'ebbe a 1iconoscere il Duce in una sua lettera a me di elogio - risultati ch'ebbero tangibile sanzione alle grandi manovre delle Langhe e della Futa e - soprattutto - nella fulnùnea azione delle g. unità che, nell'estate 1934 anno XII E.F. guernirono - d'ordine del Duce - i passi del Resia, del Brennero, di Dobbiaco, di Tarvisio; 2) quando il Duce volle la guerra d ' Africa, provvidi - contemporaneamente - con quella rapidità e precisione che ispirava fiducia in tutti - a mobilitare ed inviare in colonia un esercito d i oltre 400 mila uomin i in piena efficienza, contribuendo così, anche io - alla conquista dell ' Impero, a ricostituire non solo, ma a rafforzare l'esercito in Patria, ad allestire le frontiere, con criteri pratici e moderni, fornendo le - soprattutto - di strade, armi, magazzini pieni; 3) nell'ottobre 1936 ho lasciato al mio successore un esercito ben inquadrato, armato, disciplinato, assai bene addestrato, agguerrito. Basti riferirs i: a) nell'estate 1935 (ante operazioni in Afr ica) - 16 divisioni organ iche mobi litate addestrate in corso d i mobilitazione e di acldestrnmento: parte già in colonia, alcune in viaggio, altre pronte a partire;

64


- circa 800 mila uomini sotto le armi: tutti equipaggiati armati e con lo spirito altissimo. Ufficiali e militari di truppe richiamati alle armi rappresentarono il benefico saldo collegamento tra l'esercito preparato agli eventi e il popolo fiero di servire la Patria in ascesa, - 4 armate contemporaneamente alle grandi manovre; 90 mila uomini in Alto Adige - grande rivista di Bonzonc - 42 mila nel Friu li , 40 mila in Lombardia, 38 mila in Abruzzi Capitanata. Manovre effettuate con larga dovizia di mezzi e improntate ai nuovi criteri, allora sanciti, della guerra cli movimento. b) all'estate 1936 (a Impero conquistato e proclamato) : - circa 400 mila uomini ancora in Africa; - altri 480 mi la in Patria alle esercitazioni estive, di cui circa 70 mila alle grandi esercitazioni Irpi ne, svoltesi con mezzi ingenti e più modern i. Vi parteciparono una divisione celere, superba di arnù e di spirito, la prima brigata corazzata cli recente mia creazione (poi, sebbene sminuita cli mezzi, chiamata divisione) nonché le prime batterie eia 75/18, le anticarro, antiaeree, i mortai eia 81. La vittoria aveva già collaudato il frutto cli una preparazione organ ica spirituale e tecnica per cui il nostro esercito in Patria - dopo una guerra a 4000 e 8000 Km . dalla Madrepatria - era più forte cli prima e circondato in Patria e all 'estero ciel più grande prestigio . Le missioni straniere (circa un centinaio di ufficiali) partecipanti alle esercitazioni anno XV, esaltarono nelle loro relazioni ai rispettivi capi di S.M., queste manovre per l'alto spirito cli disciplina, per la tenuta ed equipaggiamento delle truppe, per l'abil ità manovriera dei piccoli e alti quadri mettendo - quella tedesca - in 1ilievo il sensibile costante progresso del nostro esercito dal 1933 al 1936. 4) L'armamento dell 'esercito con relativo munizionamento (basti ricordare un solo dato: 1 miliardo di cartucce di fucileria di fro nte a 430 rnilioni esistenti p rima della guerra cl' Africa dove ne inviammo 836 milioni) in continuo rapido sviluppo; tutti gli stabilimenti lavoravano in p ieno e con di rettive mie prec ise ispirale a un p iano organico e volitivo. a) la fanteria - alla fine - ebbe il suo adeguato indispensabile armamento. Fermo rest,mdo il vecchio ma sempre ottimo fuc ile 6,5 migliorato nelle qualità bal istiche ciel proietto, furono distribuiti i nuovi mortai cli fanteria (di mia creazione) che - superate le vuote opposizioni dei sostenitori del tiro teso a oltranza - hanno poi riscosso (guerra d'Africa e Spagna) unanime incontrastato successo in Patria, all 'Estero e soprattutto tra i Fanti entusiasti della loro eflicacia mobilità e facil ità d ' impiego. Con la batteria someggiata reggimentale migliorata nel le sue formazioni, con i nuovi mortai da 81 (di cui si era iniziata la distribuzione), con l'i ncremento delle mitragliatlici (trasformate o rinnovate), con i nuovi cannoni anticarro e antiaerei, la nostra fanteria - cli cui indi rizzai e curai personalmente l'addestramento - raggiunse il più alto grado di efficienza. Tu - Soddu - ne sai qualcosa. b) la cavalleria - da me coraggiosamente ridotta nel numero dei suo i cavalli (perciò selezionati) fu rafforzata nei suoi mezzi di fuoco con l' aggiunla dello squadrone reggimentale cli carri veloci, mezzo entusiasticamente accolto e compreso dai giovani non inquinati eia preconcetti; mezzo indispensabile per operare nell'esplorazione e ne l combattimento (squadro ne poi inconsciamente [sic ma incoscientemente] soppresso) - Colonnelli comandanti d i reggimento di prim'ordine. È indubbio che - a settembre 1936 - avevamo una cavalleria mudernissi ma di piccola mole, ma audace e superba. Cavalleria che, con fede e bravura, era addestrata ad adoperare le sue armi : i I cavallo, il carro veloce. c) l'artigl ieria leggera e pesante - orientata al movimento attraverso quel tipo di addestramento tecnico e dinamico che si concludeva sempre in mezzo ai fanti e col concorso dell'aereo per l'osservazione ciel tiro - aveva raggiunto un alto grado di p reparazione e sicurezza nell'impiego del fuoco in cooperazione con le altre armi.

65


L'Ispettorato d'arma (dal mio successore sminuito nelle sue attribuzioni) ne vigilava l'indirizzo tecnico agli ordini e in stretto contatto col comando ciel corpo di S .M. Col successivo indirizzo statico, la nostra artiglieria, purtroppo, è anelata man mano anchilosandosi nel ritmo e nel movimento. È, oggi, compito del nuovo Sottosegretario cli restituirle capacità tecnica ed elasticità perdute. Nei riguardi del!' armamento, studi esperienza scelta e distribuzione dei materiali, furono orientati al criterio: "chi s i difende ha bisogno - soprattutto - di molte mitragliatrici e molte arti glierie leggere e rapidissime; chi attacca di molte e potenti artiglierie". E perciò, nella necessità di prepararci alla guerra di oggi più che a quel la di domani: - per l'artiglieria divisionale - già abbastanza efficiente e sufficiente - si provvide a perfezionarla e incrementarla (per le nuove divisioni) col magnifico nostro 75/18 someggiabile, ippo-autotrainabi le. Le prime batterie apparvero - come si è detto - alle grandi manovre dell'Irpinia. Nel settembre 1936 (un mese prima ciel mio allontanamento dal M inistero) si erano iniziate larghe commesse di questo nuovo materiale - nonostante la persistente opposizione dei dirigenti della Finanza (i cannoni costano molto) . - per l'artiglieria cli corpo d'armata e di armata (specie quest'ultima provvista tutta di vecchi materiali, alcuni ultrasessantenni) - se ne iniziò la trasformazione compatibilmente con la disponibilità delle materie prime, della finanza e dell'attrezzatura dei nostri stabilimenti; - per le arti glierie di corpo d'armata si provvide perfezionandole nella potenza del colpo e nel la gittata (obice da 149; cannone da 105). Per quella d'armata occorreva rifarla di sana pianta sostituendola in gran parte con i potenti nuovi materiali Odero eia 152 e 2 IO (ogni pezzo costa circa un milione) già da me ordina6 sperimentati accettati e commessi ad Arturo Ciano per gli anni 1937-'38-'39. E cioè (ecco la ri sposta all'alto personaggio di cui il movente di questa mia) nel corso cli questi tre anni - col ritmo che io avevo impresso ali' Amministrazione della Guerra, specie nei riguardi delle ordinazioni lavorazioni costruzioni (a contatto continuo con le ditte che stimolavo e controllavo) - avremmo oggi qualche centinaio di batterie potenti le più moderne. Cosa si è fatto invece? Le ordinazioni vennero sospese: sembra che il mio successore abbia ritenuto opportuno cedere il passo alle costruzioni delle grandi artiglierie del la R. Marina. cl) il genio da me potenziato e agevolato nelle sue multiformi attività, operava sotto la guida sapiente dei suoi tecnici più elevati (Ispettore e Direttore Generale) con risultati superiori a ogni previsione; e) grandi unità celeri, motorizzate, autotrasportate, alcune già efficienti, altre da formare subito (ritmo Baistrocchi) avrebbero nel complesso (entro autunno 1937) costituito quell'aliquota (poi chiamata armata del Po) d'immediato impiego dell'esercito, pronta a scattare con i fatti non con le parole e denominazioni altisonanti . Mai e poi mai io ho creato unità senza prima provvederle di quadri, armi e dotazioni indi spensabili - caso contrario avrei ingannato il mio Paese, il mio Duce. 5) Inquadramento dell' esercito - nell'ottobre 1936 - buono e in progressivo rapido sicuro perfezionamento, frutto di una legge d'avanzamento (1934) dura, ma organica, logica, indispensabile a stroncare quella situazione provocata dalla guerra e dall'immediato dopoguerra per le tumultuarie immissioni; situazione caotica, stagnante, preoccupante dei quadri in quel difficile momento. Legge meditata e collaudata - attraverso lunghe e minute discussioni - dal Consiglio dell'Esercito e dalle Commi ssioni della Camera e del Senato. Lo scossone conseguente inevitabile sarebbe andato man mano attenuandosi per scomparire nel 1940 quando la legge avesse assolto il s uo compito "sfollare, ringiovanire, valorizzare l'alta gerarchia". Il grado cli generale, privilegio

66


dei bravi; quello di comandante del Corpo di Armata riservato agli elettissimi selezionati - attraverso le vacanze obbligatorie - anno per anno anche se tutti ottimi. Ricorderai, che la Commissione Centrale d'avanzamento - ai miei tempi - ha del iberato all'infuori di ogni ingerenza del Sottosegretario alla guerra e cli qualsiasi autorità politica. Sono intervenuto solo quando mancava il coraggio, nonostante la legge, cli selezionare; intervento per questioni cli principio mai per proteggere o colpire nessuno. Basta riferirsi al promemoria Gàzzera, da te compilato, dove - per effettuare le prescritte vacanze obbligatorie - si prospettò al Duce la situazione nei confronti della legge (periodo cli permanenza alle truppe) e le diverse soluzioni, perch'Egli - con la sua alta autorità - decidesse. 6) Mobilitazione agevolata per l'immediata a7.ione attraverso i nuovi istituti eia me creati e altamente elogiati dal Re, dal Duce: Comandi territoriali (di zona e difesa) e Corpo di frontiera; si provvide anche ad accelerare e semplificare le operazioni di mobilitazione contenendole però nell'ambito delle possibilità per evitare - in materia tanto delicata - quegli sconvolgimenti che in questi ultimi tempi sono stati tanto esiziali alla compagine dell'esercito. 7) Dotazioni e rifornimenti fino all'ottobre 1936 in continuo aumento con ritmo accelerar.o, nonostante la guerra cl' Africa e le s ue enormi esigenze. I risultati raggiu nti furono la naturale conseguenza dell'organico svolgersi di un programma pratico real istico, attuato con fermezza rapidità decisione. Conservazione e sistemazione dei materiali - condizione indispensabile per una rapida e si cura mobilitazione - pe1fetta, perché curata nei minimi particolari, inesorabihnente e continuamente oggetto di controlli improvvisi. 8) Regolamentazione, aggiornata (scritta - tu lo sai - quasi tutta cli mio pugno: era il mio lavoro notturno) tutta ispirata a criteri moderni umani e, soprattuuo, alla nuova capacità spirituale. Dottrina (anch'essa scritta di mio pugno) per la guerra di movimento (D.I.G.U. e N.C.D .) non di rapido corso - questa non è una dottrina, ma una aspirazione: a realizzarla occorre fare i conti anche con l'avversario e con le esigenze politiche. Rapida è la guerra quando sensibile è lo squilibrio fra le opposte forze; perciò rapide sono state le recenti guerre etiopica e polacca. Non così quella in corso della Germania contro Inghilte1Ta e Francia. II Duce e il Maresciallo Badoglio con lettere molto lusingh iere hanno esaltata quest'opera mia, cli cui sono fiero e che rappresenta ancora un reliquato cli tutta la mia immane fatica. Dottrina che capi e gregari stavano assimilando attraverso quell'indirizzo acldestrativo intenso e dinamico che si effettuava - di sovente in cooperazione con l'aviazione e l'esercito. - nella vita, anch'essa manovrata, di guarnigione; - nei campi d i manovra estivi e invernal i di lunga durata e a grande raggio; - nelle grandi esercitazioni (con i quadri e con le truppe) nelle quali predomina l' imprevisto, non l'artificio teatrale, bluff; - nelle scuole, specie nell'Istituto superiore di guerra, tutte orientate ai criteri pratici della guerra vera. Controlli miei personali continui mi assicuravano della comprensione ed esecuzione dei miei ordini in questa delicata materia. E perciò assai gradito mi giunse il telegramma ciel Gen. Gambara comandante dei legionari di Spagna il quale entrando in Barcellona volle rievocare l'opera mia di "organizzatore, maestro, suscitatore di energie" . 9) La preparazione alla guerra nel campo operativo - compito caratteristico dello S.M. dell'Esercito - ispi rata a concezioni realistiche (non a ubbie) in relazione alle nostre necessità epossibilità di obbedienza alle direttive che - presi ordini dal Duce - emanavano dal S. Segretario - capo di S.M. dell'Esercito. li continuo succedersi di situazioni politiche diverse per cui non si pro-

67


filava un nemico sicuro, ci consigl iava a non preparare in precedenza numerosi piani di guerra inutili (anzi esiziali se minuti) ma ad orientarci verso le poss ibilità impreviste contingenti. A noi occorreva soprattutto preparazione di mezzi e cli spirito. Caposaldo di questa preparazione: mettersi in grado - alla stregua delle disponibilità - di fronteggiare prima la guerra cl' oggi poi quella di domani . Tu, caro Soddu, sai con quanta convinzione - presi ordini dal Duce - ho proceduto nelle linee maestre del mio programma suffragato dai fatti. In Africa, vittoria; in Patria un Esercito capace, in ogni momento, di fronteggiare qualsiasi eventualità e in continuo rapido sviluppo. Devi anche convenire che nel difficile momento che abbiamo attraversato, la mia esperienza tecnica (oltre 40 anni vissuti alle truppe) e anu11inistrativa, (per dieci anni sono stato relatore di leggi e bilanci) il mio entusiasmo, la mia fede, il mio fisico eccezionale (che mi consentiva di essere ovunque, controllando lutto e tutti) furono elementi che efficacemente occorsero ai risultati raggiunti. Così s intetizzata l'appassionata opera mia mi domando: Che cosa si è fatto nel triennio 1936-1939') Si è sconvolto dalle fondamenta, si è demolito con ritmo accelerato tutta la mia fatica, quasi che l'esercito uscisse da una sconfitta. E tutte le più impensate trasformazioni furono effettuate da Chi - appena salito al potere - affermava ovunque eh' egli avrebbe aggiornato e perfezionato quanto esisteva specie in considerazione della sua precedente carica di S . Capo di S .M. e collaboratore del predecessore! Basta riferirsi: I) alle varianti alla legge d'avanzamento, intese ad attenuarne l' asprezza: varianti che - invece - ne scalzarono i canoni fondamentali, favorendo salvataggi, promozioni a scelta, la più facile ascesa alla suprema gerarchia. Tutti generali e, quasi tutti per anzianità - sieno - pure f. quadropromossi comandanti di corpo d'armala e, anche, elevati al rango cli designati d 'armata con indiscutibile pregiudizio per l'altiss imo grado. E, in stridente contrasto con lo spirito della legge, i più alti comandi attivi si sono assegnati anche a generali f. quadro per età, nell'atto stesso in cu i si preparava altra legge d'avanzamento intesa a diminuire i limiti d'età. Quanta incongruenza e instabilirà cli criteri in materia così delicata; indubbiamente - in questi ultimi tempi - un senso di popolarità ba aleggiato a Via 20 Settembre, in pieno contrasto con l'indirizzo seguito in precedenza al M inistero del la Gue1Ta e sempre osservato a quello della Marina - Io allo scopo di assicurare l'inquadramento cieli' Esercito, di cui godevo incontrastato favore - non esitai - con la mia legge d'avanzamento - affrontare l'impopolarità. 11 S. Segretario della Marina che - com'è noto - aveva adottato i principi fondamentali della mia legge, ha dato esempio ammirevole di fermezza e comprensione, rifuggendo eia ogni forma di generosa, colpevole elargizione degli alti gradi; Il) alla rarefazione dei piccoli quadri effettivi (subalterni, souufficiali, spec iali zzati) nerbo indispensabile degli eserciti a coscrizione obbligatoria. Molto opportuni perciò i recenti provvedimenti per l'aumento dei subalterni effettivi, dei sottufficiali e specializzati; provvedimenti che, imposti dalle malefatte precedenti, vanno però complicati cum grano salis, onde ev itare il ripetersi delle tumultuarie, improvvise immissioni. 111) Alla sostituzione del vecchio ottimo fuci le 6,5 (ben munizionato) col così detto fucile corto (eia munizionare) di deficienti qualità balistiche. Per fortuna anche questa anomalia gravosa per l' erario ed esiziale sembra tramontata; IV) alla sospesa costruzione delle grosse artigl ierie, di cui già si è fatto cen no (ritengo che i soli due miei gruppi siano oggi in distribuzione); V) alla soppressione incosciente dei criteri contenuti nelle assai pensate mie circolari per l'impiego dei celeri (cavalleria anno Xlll, bersaglieri anno XIV) e conseguenti incertezze e resipiscenze

68


per contentare i partig iani dell ' impiego alla Mural. e per parare all'assoluta deficienza di carri veloci. Urge - appena possibile - restituire lo squadrone carri veloci a tutti i reggimenti cli cavalleria; VI) al ritorno all' antico, cioè al quieto vivere in merito all'addestramento e alla vita di guarnigione e dei campi di manovra. La irreprensibilità della forma - ch 'è invece sostanza - dall 'abito al portamento m ilitare, al modo di rendere il saluto (anche questo mutato) tutto sminuito di tonalità, con pregiudizio - data la psiche del nostro soldato - dello spirito di disciplina e del prestigio della truppa ; il dinamismo di recente creazione, tramontato ovunque. Sono sicuro, caro Soddu, che, per opera tua, in questa materia tutto ritornerà come io lasciai; già se ne vedono segni tangibili. VII) Alla formaz ione di un esercito pletorico di armate, corpi d'annata, divis ioni prive di mezzi i più indispensabili per l' azione . S i sono create così numerose nuove g. unità sulla carta; VIII) alla divisione binaria, banalità eia tutti deprecata, la quale altro no n è che l'antica brigata rinforzata da alcuni gruppi cl' artiglieria di scarsa preparazione e incompleti nei quadri e nei materiali. Si sono così sfasciate belle e solide divisioni ternari per accrescere, con d isposizioni onerose per la Finanza, tumultuarie e perciò disordinate, il numero delle grandi unità e conseguente pernicioso incremento di alti gerarchi e relativi Stati Maggiori. A suffragare la nuova formazione si è lanciato - sui periodici m ilitari e politici - il canard che ai nostri successi in Spagna aveva soprattutto contri bui lo la binaria! Binari sono anche molti corpi d'armata, binarie alcune armate come quella Cirenaica cli 2 corpi d'armata cli 2 divisioni cli 2 reggimenti di fan teria: in complesso un'armata di 8 reggimenti, cioè meno della metà di quel Il corpo d'armata di cui nella grande guerra fui il comandante d 'artiglieria agli ord ini cli Badoglio; corpo d ' armata so.Lido che sul Vodice - lVI. Santo (Maggio-giugno 1917) scrisse pagine di sangue e di g loria. IX) Alla creazione del corpo d'armata corazzato e cli quello celere: concezioni illogiche idonee per la teatralità non per la guerra - specie ne i nostri terreni; e mentre si alleggeriva la g . unità di fanteria fino all'inverosim ile si appesantiva quella che - destinata all'azione rapida - richiede formazion i elastiche, leggere idonee alla manovra e capaci di compensare gli inconvenienti provocati dall'agglomeramento di mezzi motorizzati. Assai grave è poi il fatto che trasformazioni radicali all'ordinamento e armamento esistente si sono effettuate - gettando l'esercito in crisi - alla vigilia di quello che potrebbe - anzi avrebbe già potuto - essere l'intervento armato del nostro Paese nel più grande conflitto che la storia al mondo ricord i. Guerra totale . Premesso che la guerra totale - per ch i sa comprenderne il significato - è subordinata alla politica, e perciò si prepara e conduce all' infuori cli form ule e ri cette (come la recente ricetta del "rapido corso") - quasi sempre smentite dai fatti, concludo questa mia con un argomento di carattere politico strategico. In questo periodo di intensa p re parazione, a bbiamo oggi - se non erro - questo schieramento stralegico in attesa: - due eserciti alla frontiera: uno a ovest, l'altro a est; - un esercito in A.O.; uno in Libia su due fronti; uno in Albani a; - uno, cli assai modeste proporzioni, in Egeo. E c ioè - nella presente complessa situazione - a bbiamo mezzi bellici scarsi e non facilmente e rapidamente incrementabili; mezzi sparsi per far fronte a situazioni impreviste e complesse, a grand i distanze fra loro e la .!Vladrepatria. A questo sparpagliamento di forze bisogna aggiungere le enormi esigenze delle truppe oltremare per le quali occorrono rifornimenti quasi tre volte cli

69


quelli delle truppe in continente (vedi mia elazione ott. 1936 - sull'attività del Ministero della Guerra per le esigenze A.O.). Rifornimenti da effettuarsi prima dell' inizio dell e ostilità. In questa situazione è indispensabi le tener presente che: la guerra che noi potremmo combattere con le armi (astraggo in parte da quella economica su cui l' Inghilterra fonda il suo successo) si deciderà come in quella del 1914-' 18 - sul Continente Europeo. È qui che il vinci tore imporrà le sue condizioni al vinto: è qui che si risolveranno tutti i problemi compresi quelli di carattere economico e coloniale. Per vincere in Europa occorre non sparpagliare le forze creando troppe unità strategiche e tattiche, ma - dopo un accurato esame della situazione politico-militare e - soprattutto - dei mezzi disponibili - raccogliersi per fare massa là dove è necessario. Si richiedono perciò condottieri positivi di larga mente, di provata esperienza, ostinata volontà. A noi non mancano, specie se - conoscendoli - si astrae da preconcetti nella scelta. La guerra g ià in atto - quella a cui potremmo essere trascinati si vince solquanclo si è realmente preparali con lo spirito e con le armi: il bluff - se ben fatto - può ritardare, anche stornare la guerra, non vincerla. È perciò grave colpa da parte di Chi ha il dovere di prepararla - prospettare ai supremi poteri, consistenze belliche non esistenti. Io al mio Duce: ho sempre riferito la verità, mai alterato cli una sola unità cli guerra, di una sola arma, di un solo capo di corredo, la reale consistenza del nostro Esercito. Tutti i miei impegni ho assol to - e con larghezza - in materia di preparazione. Quando si affermava l'impossibilità di mobili tare e trasportare in Africa più di sei divisioni per il 1935 -, io assicurai al Duce che avrei provveduto per il doppio senza pregiudizio per l'efficienza dell' esercito in Patria. E superai gli affidamenti dati. L'invio fulmineo delle truppe in Libia e dei mezzi - poi - per realizzare la marcia su Harar segnano in materia d i organizzazione e preparazione militare - tale uno sforzo che è titolo <.i' onore per l'Amministrazione della guena. I-1.o finito, caro Soddu, - Sei troppo intelligente e umano per non comprendere ch'è mio diritto il rievocare - col più diretto e devoto collaboratore - la mia grande fatica separandola nettamente da quella del mio successore. Nell'anno del congedo (7 ottobre XIV) il Duce mi scriveva testualmente: "La vostra attività al Ministero di Vi a XX Settembre rimanà nella storia dell' esercito italiano per le leggi innovatrici e sagge ad un tempo che han no perfezionato i nostri quadri, per 1' apprestamen to delle armi e dei materiali e soprattutto per lo spirito che vibra in tutti i ranghi e del quale fanno testimonianza le superbe vittorie cl' Africa ...". Parole lapidarie che mi riempiono l'anima cli giusto orgoglio. Seguì, dopo 24 ore, la mia nomina a conte. Soddu, la tua fatica è indubbiamente quasi più ardua della mia, perché io ho lavorato su basi g ià robuste, tu, invece, sulle rovine di quel solido edificio, al quale dedicai anima cervello fede esperienza e cli cui, anche tu, fosti con me l'artefice. Penso perciò che - ne lla tua opera intensa e rapida di ricostruzione - alle fondamenta e al le parti già vitali di esse tu vorrai riallacciarti ev itando nuovi sconvolgimenti - specie organici - ma non esiterai a gettare a mare quanto è irreale esiziale non emendabile. Penso che Tu conoscendo di me cuore intelletto carattere esperienza - vorrai leggere attentamente questo scritto, che è il mio testamento mili tare per tenerne il conto ch' esso merita. Con fede, F.to Baistrocchi

70


DOCUMENTO

7

GENERALE D'ARMATA FEDERICO BAISTROCCHI Nato a Napoli il 9 giugno 187 1 - deceduto a Roma il 31 maggio 1947. Sottotenente nello Stato Maggiore di Artiglieria con anzianità JO maggio I 889. Capitano per promozione a scelta il 2 giugno 1902. Maggiore per merito di guerra (Libia 1911-1912). Colonnello per meriti eccezionali (fronte italo-austriaco 3 agosto 1915). Colonnello brigadiere per merito di guerra (fronte italo-austriaco 30 maggio 1917). Cavaliere dell'Ordine Militare di Savoia: "Nel periodo preparatorio all' avanzata su Misurata, con la sua feconda operosità portò al maggior grado di efficienza le opere di difesa della base e tutti g li elementi mobi li cl i artiglieria destinati a prendere parte a tale avanzata. Nei combattimenti di Misurata (8 luglio 1912) e del Gheran (20 luglio 1912) diresse l'impiego di tali elementi con eccezionale abilità, dando prova ammirabile di calma, sangue fred do e ardimento". Medaglia d 'argento al V.M.: "Sprezzante del pericolo si portava presso un pezzo che aveva avuto tutti i serventi fuori combattimento e assicurava il proseguimento del tiro. Atterrato dal vicino scoppio cli una granata nemica di medio calibro e colpito al capo da un sasso, nonostante lo stordimento ritornava subito al suo posto di combattimento conservando la direzione del tiro. Val Popena Bassa 12 settembre 1915" . Medaglia d 'argento al Y.M.: "In varie contingenze di guerr::: p1cparava e dirigeva con grande abilità e perìzia l'azione dell'artiglieria da lui dipendente e clava co1,.·nue e mirabili prove di slancio e di coraggio personale. Vallarsa, Pasubio, Lora, Alpe di Cosmag11on giugno-settembreottobre 1916" . Medaglia d ' argento al V.M. : "In numerosi aspri combattimenti fu sempre ammi revole per sereno coraggio e alto valore. Altip iano cli Bainsizza agosto-settembre 1917". Cavaliere Ufficiale dell'Ord ine Militare di Savoia: " Quale comandante di artig lieria cli un 'annata dimostrava elettissime qualità militari, vasta e profonda competenza tecnica, preziosissime doti di organizzatore nella preparazione dell'arma e del suo impiego. Sprezzante sempre del fuoco nemico nella sua inesauribile attività che lo ha fatto accorrere ovunque la situazione era più difficile e il pericolo più intenso. Efficacissimo coadiutore del comando nel dar vita al p iù stretto accordo fra i comandanti delle grandi Unirà e gli organi da lui dipendenti e nell ' assicurare il più intimo collegamento fra fanteria e artiglieria nel combattimento. Valtellina, Valcamonica e Val Giudicarie marzo-novembre 1918" . Croce di guerra al Y.M.: "Sotto il fuoco nemico dava prova di grande serenità di spirito e cli coraggio, esplicando azione direttiva efficacissima pel coordinamento del le operazioni della fan teria all'attacco di un forte . Son Pauses 13, 14 e 15 giugno 1915". Comandante della Divisione militare di Napo li 22/5/1926 - 27/8/ 1931. Encomiato solennemente dal Mini s tero Guerra con ordine del giorno dal!' Esercito del 28/8/1930: " Comandante interinale del Corpo ci' Armata d i Napo li , in occasio ne del terremoto de l Vulture, dava prova di calma, di fermezza e d i e nerg ia. Recatosi immediatamente sui luoghi , con provvida ini ziativa impiegava truppe e mezzi adeguati all' urgenza dei primi soccorsi" .

71


Comandante del Corpo d' Armala di Verona 27/8/193 1 - 22/7/1933. Soltosegretario d i Stato alla Guerra (Ministro Mussolini) dal 22/7/1933. Assume anche la carica di Capo di S .M. dell'Esercito dal l /10/1934. Promosso al grado di Generale d'Armata (R.D. 23 maggio 1936) "per l'opera di preparazione e mobilitazione delle forze armate terrestri operanti in A.O.". Cessa dalle cariche di Sottosegretario di Stato alla Guerra, e cli Capo d i S.M. dell'Esercito il 7 ottobre 1936. Deputato al Parlamento per 3 Legislature, poi Senatore ciel Regno dal 1939. Nominato (conte con titolo trasmissihile) di motu proprio sovrano con R.D. 7 ottobre 1937. Grand'Ufficiale della Legion d'onore francese. Croce Distingu.ished Servic:e inglese, varie onorificenze straniere.

72


STRUTTURA ALTO COMANDO DELL'ESERCITO NEL 1935

I

Capo del Governo (Musso I in i)

I

I

I

Ministro della Guerra (IVlussolini)

Capo di S.M. Generale (mar. Badoglio)

I

~

Sottosegretario pe r la G uerra Capo di S.M. Esercito (gen. 13aistrocchi)

I Gabinett.o del M inistro (gen. Soddu)

I

I

Sottocapo di S.M. de ll 'Esercito (gen. Pariani) I I

I I

Comando ciel Corpo S.M.

I

I

Sottocapo cli S .!vt. difesa territ. (gen. Bergia)

Ispettori a rmi e servizi

I

I

l'vlinistero della Guerra

I

STRUTTURA DEL COMANDO DEL CORPO DI S.M. NEL 1937

I

Capo di S.M. del l'Esercito

I

I

I ufficio segreteria

Sottocapo di S.M. per le opernzio ni

I

I I Sottocapo cli S.1VT. I mtenclente

I per Sottocapo d i S.M . I la difesa territ.

I

I

I I

n

I Capo I reparto

Capo reparto

1

ufficio addestramento

I

ufficio orclinarn. mobil.

ufficio operazio ni I

ufficio amministrativo

ufficio storico

ufficio operazioni II

ufficio servizi ufficio trasporli

73


/---

--

"

/

t

-¡i ,. . t

Il vecchio ed il nuovo a cm1fronto. li generale !Jaistrocchi con il nuovo berrei/o, anche se la giubba è quella esli vu di transizione, e il Generale De Bono, con. berrei/o a lubo e giubba chiusa.

74


Gruppo di ufficiali dei bersaglieri 11e! rnaggio 1934. Al centro, l'11ffĂŹciale porta ancora la vecchia divisa. Un altro inclossa i pantaloni lunghi.

Inizio del 1934. li soldato in.dossa l'uniform.e di nuovo modello rna l'elmel/o è ancora il mod. 16.

75


Vista posteriore d i una giubba da uJJĂŹciale del Servizio Sanitario (m.edico) mod.34 mod(ficata. Si tral/a della giacca del modello precedente alfa quale sono state apportate solo le modifiche 11e!la pa rie un teriure ed alle cowmspalline.

76


Parte Prima LE UNIFORMI DELLE ARMI, DEI CORPI E DEI SERVIZI



Capitolo I

LE UNIFORMI DEGLI UFFICIALI

G li ufficiali avevano in dotazione: • l ' uniforme grigio-verde, che prevedeva la grande uniforme, l' unifo rme o rdinari a e l'uniforme di marcia; • l'uniforme estiva, che prevedeva la grande uniforme, l'uniforme ordinaria e l' uniforme da visita; • l'uniforme nera, che prevedeva la grande uniforme, l' uniforme da visita, l'uniforme da sera con decorazioni e l'uniforme da sera senza decorazioni. La composizione di queste uniformi era la seguente:

Uniforme grigio-verde Grande uniforme : • berretto rigido, copricapo speciale e, per gli ufficiali generali , fino ali 'aprile del 1937, la feluca; • giubba con controspall ine metall iche e decorazioni; • camici a bianca con colletto rivoltato ed inamidato; • cravatta nera opaca o di colore; • pantaloni corti con banda nera e filetto centrale del colore d istintivo; • stivali , gambali e speron i quando p revi sti ; • cordelline e trecciole per gli aventi diritto; • guanti in pelle scamosciata o liscia bianca, nera per gli ufficiali dei bersaglieri; • sciarpa azzurra indossata a tracolla, dalla spal la destra al fianco sinistro, ad esclusione degli ufficiali d i stato maggiore, degli ufficiali d'ordinanza e degli ufficiali a disposizione dei generai i, i quali la portavano sempre a tracolla ma dalla spalla sinistra al fianco destro; • bandoliera, ad eccezione degli utlìciali generali e cli stato maggiore, per i quali non era prevista; • sciabola con gli attributi per la grande uniforme. U niforme ordinaria: • • • • •

berretto rigido; giubba con le controspalline di panno grigio verde ed i nastrini delle decorazioni; , camicia bianca con colletto rivoltato, flosc io o inamidato ; cravatta nera opaca o d i colore; pantaloni corti: fuori servizio potevano essere indossati i pantaloni lunghi con calze e scarpe nere basse senza speroni; • stivali , gambali e speroni quando previsti;

79


• sciabola con la dragona ed i pendagli in cuoio nero; 52 • guanti in pelle scamosc iata o liscia marrone: fuori servizio potevano usati facoltativamente quelli bianchi, neri per i bersaglieri, portati anche in mano.53 Uniforme di marcia Era simile a quella ordinaria con le seguenti differenze: • il cinturone con pistola in sostituzione della sciabola, eccezion fatta per gli ufficiali di cavalleria, di artiglieria a cavallo e da campagna, i quali, nei servizi a cavallo, portavano sia il cinturone che la sciabola; • oltre al berretto rigido, potevano essere portati, a seconda delle circostanze, l'elmetto, il copricapo speciale e la bustina; • camicia e cravatta grigio-verde. Oltre a questi tre tipi cli uniforme, gli ufficiali potevano anche indossare, seppure con molte limitazioni, l'uniforme senza giubba, sostituita dalla carni.eia grigio-verde con le controspalline dello stesso tessuto, dotata di due tasche al petto e priva cli stellette al bavero. I distintivi cli grado erano simili a quelli portati sul berretto eia campo ma venivano applicati sopra la tasca sinistra mediante bottoni automatici. 54 Gli aspiranti portavano una sola la stelletta su panno nero.55 Intorno alla vita veniva cinta, sotto il cinturone, una fascia di stoffa, spesso elastica, di colore grigio-vercle. 56 Durante le manifestazioni ippiche, inoltre, erano prescritte le seguenti combinazioni: • per i concorsi ippici: l'uniforme o rd inaria con la cam icia grigio-verde ed il berretto da campo, sostituito in seguito dal berretto rigiclo. 57 • per le corse in p ista o attraverso la campagna, per le cacce a cavallo ed il percorso attraverso la campagna: l'uniforme ordinaria con la camicia grigio-verde ed il berretto a busta; In tutte le occasioni erano obbligatori i guanti di colore marrone.

Uniforme estiva Come abbiamo avuto modo di sottoli neare, questa uniforme fu adottata per gl i ufficiali dopo che era già in uso per i marescialli; la sua giubba era completamente differente da quella g rigioverde, come si vedrà in dettaglio quando se ne descriveranno i modelli. L'uniforme estiva, che prevedeva la grande uniforme, l'uniforme ordinaria e l'uniforme da visita, era di uso facoltativo e poteva essere indossata solo in guarnig ione, nel periodo stabilito dai vari comandi di presidio. 52 Se si indossavano i pantaloni lung hi la sciabola non era prevista; gli ufficiali degli alpini, dell ' artiglieria alpina e dei carristi indossavano il cinturone con il pantalone corto. (F.d'O. 113/39) 53 In servizio i guanti andavano sempre calzati. 54 F.cl'0.54/34 per gli ufficiali inferiori, superiori ed i marescialli. 55 F.cl' 0.241/34 per gli ufficiali generali . 56 F.cl"O. 138/34 57 F.cl'O. 346/37

80


Grande uniforme: • berretto rigido bianco con visiera e soggolo in cuoio nero; • giubba di tela bianca priva cli mostrine od alamari al bavero, sostituiti dalle semplici stellette metalliche, con le controspalline in panno giigio-vercle foderate di bianco e le decorazioni; • la camicia bianca con colletto e polsini inamidati; • cravatta di seta nera opaca;58 • pantaloni lunghi di tela bianca con risvolto; • scarpe basse e calze bianche; • guanti bianchi; • sciabola con gli attributi della grande uniforme; • cordell ine e trecciole per gli aventi diritto; • sciarpa azzurra. Con una lettera ciel 18 giugno 1937 (Ministero della Guerra - Gabinetto) venne p recisato che le cordelline dovevano essere portate esclusivamente dagli ufficiali per i quali costituivano il distintivo di una carica o quello cli speciali funzioni., come l'accompagnamento di autorità superiori. Uniforme ordinaria Era simile alla grande uniforme ma aveva solamente i nastrini del le decorazioni, i polsini ed il colletto della camicia flosc i o inamidati; con questa uniforme non veniva portata la sciabola e solo in alcuni casi era ammesso l'uso delle cordelline, delle trecciole e della sciarpa. Uniforme da visita Veniva indossata in sostituzione dell ' un iforme nera da v isita ed era simile alla grande uniforme estiva, ma con i soli nastrini delle decorazioni ed i pantaloni neri lunghi senza risvolto ; come calzatura era previsto lo stivalino nero lucido, con fascia metallica di sperone per gl i aventi diritto. Non si portava la sciabola. Per l'uniforme da equitazione,59 che poteva essere indossata esclusivamente fuori servizio, durante i servizi isolati di guarnigione ed i campi e manovre ma non durante le esercitazion i, era previsto l'uso della giubba, del berretto e dei guanti bianchi mentre la camicia, la cravatta ed i pantaloni corti erano tutti grigio-verdi; stivali o gambali con speroni.

Uniforme nera Questo tipo di uniforme, non ammessa per g li aspiranti, poteva essere indossata solo quando per i civili era d'obbligo l'abito da visita, il tight, oppure quello da società, il frack. Essa si componeva di: • berretto nero, ad eccezione di alcune categorie di ufficiali generali;

58 Con

questa uniforme non era permesso l' uso delle cravatte di colore tradizionale.

59 F.cl' O. 167/39

81


• g iubba a due petti; • colletto della camicia bianco inamidato o rigido che sporgeva per quattro mill imetti; per coloro i quali appartenevano a reparti per i quali era p rescritta la cravatta colorata, il colletto era dello stesso colore caratteristico; • pantaloni lunghi neri senza risvol to ; • stivalini neri lucidi con fascia metallica di sperone per gli aventi diritto; • sciabola; • guanti bianchi, neri per i soli bersaglieri; Questo tipo d i uniforme prevedeva quattro combinazioni diverse tra loro, ossia: - l'uniforme da visita: prevedeva le controspalline cli panno nero con distintivi di grado ed il freg io ciel i' arma cli appartenenza, oppure quelle in tessuto d'argento per gli ufficial i generali ed i pendagli e la dragona per la sciabola, in cuoio; - l' unifo rme eia sera con decorazioni: prevedeva le spalline metalliche a frangia, gli attributi della sciabola da grande uniforme, le cordelline e le trecci ole per gli aventi diritto, la sciarpa, e la feluca per gli ufficiali generali; l'uniforme eia sera senza decorazioni: prevedeva le spalline metalliche a frang ia, gl i attributi della sciabola da grande un iforme e le cordelline e le trecciole per gl i aventi diritto; - la grande uniforme, indossata esclusivamente se alla cerimonia intervenivano componenti della Famiglia Reale ed il Duce: con questa uniforme, simile a quella da sera con decorazioni, era prevista anche la bandoliera, ad eccezione degli ufficiali generali e degli ufficiali di Stato Maggiore. Passiamo ora ad esaminare in dettaglio i vari oggetti che componevano le uniformi fi n qui descritte.

I copricapi Il berretto rigido Il berretto degli ufficiali, identico a quello dei marescialli , era cli colore grigio-verde con tutti i tipi cli uniforme ad eccezione di quella eia sera, con la quale, e nei casi previsti dal regolamento, si portava il berretto nero; con l'uniforme estiva, compresa quella eia sera, il berretto era di colore bianco. Per tutti gli ufficiali i fregi erano ricamati in canuttiglia dorata su panno grigio-verde per i berretti dell ' uniforme invernale ed estiva e su panno nero per quelli dell ' uniforme eia sera. Gli ufficiali general i avevano, su tutti i tipi di be1Tetto, il fregio ricamato in:

• oro su panno rosso per i Prim i Marescialli dell 'Impero, per i Marescialli d'Italia, per i Generali d'Armata, per i Generali designati cl ' A rmata e per i Generali di Corpo d ' Armata; • argento su panno rosso per i Generali cl i Divisione ed i Generali di Brigata; • argento su panno amaranto per il Tenente Generale del Corpo Sanitario; • argento su panno viola per il Tenente Generale ciel Commi ssariato; • oro su panno grigio-verde per il Tenente Generale della Giustizia Militare.

82


I comandanti cli corpo o servizio, sia colonnelli che tenenti colonnelli, avevano il fregio del reparto cli appartenenza ricamato in oro su panno robbia; per quanto riguardava i colonnelli ed i tenenti colonnelli incaricati del grado superiore (i.g.s.), i primi si disti nguevano per avere il fregio da generale ricamato in argento su pan no robbia, mentre i secondi avevano il fregio del loro reparto ricamato in oro s u robbia. Gli allievi ufficiali, infine, avevano lo stesso fregio degli ufficiali ma in licamo d'oro semplice. Tutti i fregi avevano il tondino in panno o in velluto, il cui colore variava secondo il corpo o il servizio d 'appartenenza e sul quale appariva un numero, una croce o un simbolo, ossia: • il numero arabo del reparto in oro per gli ufficiali appartenenti ad un reggimento; • la croce in oro per gli ufficiali appartenenti ad una scuola oppure comandat i p resso un ufficio, ecc; • il numero romano del settore in oro per gli ufficiali appartenenti alla Guardia alla Frontiera (G.a.F.); • una corona reale d'argento per gli ufficiali comandati presso un istituto militare di pena; • un drago fiammeggiante in oro per gli ufficiali appartenenti al servizio chimjco; • una croce rossa in campo bianco per g li ufficiali medici, per gli ufficiali farmacisti e per gli ufficiali appartenenti alla Croce Rossa (C.R.I.); • una croce azzurra in campo bianco per gli uffic ial i veterinari; • una croce d'oro in campo nero per gli ufficiali d'amministrazione; • una croce d'oro in campo azzurro per gli ufficiali della sussistenza; • una croce d'oro in campo viola per gl i ufficiali di commissariato; • la sagoma di un 'automobile per gli ufficiali del servizio automobilistico;60 • un piccolo carro armato in oro per gli ufficiali delle unità di carri d'assalto di Corpo cl ' Annata; • la croce di M alta bianca per gli ufficiali appartenenti al Sovrano Militare Ordine di Malta (S.M.0.M.); • un ' ancora di metallo g iallo per gli ufficiali dell'esercito in servizio presso reparti o servizi della Regia Marina. 61 Gli ufficiali provenienti dall'arma di artiglieria e che appartenevano ora ad un centro di rifornimento quadrupedi oppure ad un deposito di cavalli stalloni, portavano il fregio ciel reparto di provenienza con il tondi no di colore arancione fregi ato dalla croce in oro.62 I comandanti effettivi cli reparto da reggimento in su, ufficiali generali o superiori che fossero, apponevano al berretto rigido, nei casi previsti dal regolamento, il pennacchio bianco in piume d'airone, distintivo che verrà poi abolito il 30 aprile 1937, inserito nell'apposita taschetta in cuoio aperta nella parte supe1iore del berretto, dietro al fregio. Nello stesso modo gli allievi delle accademie militari portavano un corto pennacchietto cli crini nero. I d istintivi di grado per gli uffici ali superiori ed inferiori erano costituiti da galloni e da galloncini tessuti in filo metallico clorato, applicati intorno alla fascia ciel berretto ed intramezzati da

60

Questa fregio rima~e tuttavi a in uso solo per un breve peri odo cli tempo.

61

G. M.U. 721/33 F.d'O. 41/35

62

83


fi lettature cli seta grigio-verde per i berretti invernali ed estivi, nera per quell i da sera; per gli ufficiali dei servizi le filettature erano del colore distintivo ossia: • amaranto per gli ufficiali medici, per gli ufficiali farmacis ti e per gli ufficiali appartenenti alla Croce Rossa (C.R. I.); • azzurro chiaro per gli ufficial i veterinari ; • viola per gli ufficiali di commissariato; • azzurro scuro per gli ufficiali d 'amministrazione; • azzurro per gli ufficiali della sussistenza. Gli allievi ufficial i non portavano alcun di stintivo di grado al berretto. Le combinazioni di gallone in funzione del grado furono le seguenti: • aspirante ufficiale cli complemento: un galloncino nero bordato in oro; • sottotenenti : un galloncino; • Lenente: due gal lonci ni; • capitano : tre galloncini; • maggiore: un gallone con sopra un galloncino; • tenente colonnello: u n gallone con sopra due galloncini; • colonnello: un gallone con sopra tre gallo ncini. I colonnelli comandanti non avevano alcuna filettatura robbio tra i galloni, come invece era cli prescrizione per i gradi applicali alle manopole della giubba . Gli ufficiali general i sostituivano ai galloni suddetti una "r;reca" ricamata in filo d'argento, alla quale venivano sovrapposti dei galloncini pure d 'argento, in numero di uno per i generali di brigata, cli due per i Generali d i Div isione, d i Corpo d 'Armata e designati d 'Armata, di tre per i Generali d 'Arm ata e cli quattro per i Marescial li d'Italia; i due "Prinii Marescialli dell'Impero", S .M. il Re e :tvlussolini, si distinguevano per avere una doppia greca senza galloncini. 63 Il berretto da campo Come abbiamo avuto modo di vedere, fino al maggio del 1934 g li uffic iali, al contrario della truppa che aveva in dotazione la cosiclcletLa "bustina", non ebbero in dotazione alcun copricapo d i questo tipo. In quella data fu loro concesso in uso lo stesso berretto da campo dei maresciall i confezionato in panno cordcll ino grigio-verde, sul cui lato sinistro venivano cuciti i distintivi cli grado che, in un primo tempo, furono g li stessi prescritti per i paraman i della g iubba, privi tuttavia ciel caratteristico giro cli bitta. Il 18 aprile 1935 questo primo modello subì de lle modifiche che riguardarono la visiera mobile, che invece cli essere intera come prima fu ora d ivisa in due parti, ed i distintivi cli grado che furono così d iversificati: • per g li ufficiali inferiori: una, due o tre stellette a cinque punte ricamate in oro su panno grigio-verde rispettivamente per i sottotenenti , per i tenenti e per i capitan i; gli aspiranti ufficiali cli complemento ebbero lo stesso disti ntivo dei sottotenenti ricamato però su panno nero. I primi tenenti ed i primi capitani si disti nguevano per una barretta di gallone dorato posta sotto le stellette; 63

84

G .lVl U. 240/38


• per gl i ufficiali superiori : una, d ue o tre stellette a cinque punte r.icamate in oro e poste ali' interno cli un rettangolo cli panno g rigio-verde, bordato eia un galloncino dorato largo 5 millimetri, rispeuivamente per i maggiori, per i tenenti colonnelli e per i colonnelli; per i colonnelli comandanti il rettangolo era in panno robbio; • per gli ufficiai i generai i: rettangolo cli gallone tessuto in argento su panno robbio, largo 6 centimetri ed alto 2,2 centimetri , su l q uale e rano applicate una, due, tre o quattro stellette a cinque p unte ricamate in oro ri spettivamente per i Generali cli Brigata, per i Generali d i Divisione, per i Generai i cl' Armata e per i Marescialli d' !tal ia. I Generali designati d'Arm ata avevano invece due stellette intervallate da una corona con scettro, mentre i Generali di Corpo cl' A rmata avevano lo stesso distintivo ma con la sola corona; scettro e corone erano ricamati in oro su panno rosso. I Primi Marescialli dell'Impero avevano sul rettangolo un'aquila d 'oro ad ali chiuse, che stringeva tra gl i artigli un fascio littorio con la lama d'argento.

Le uniformi L'uniforme grigio-verde Come abbiamo visto, una delle novità maggiori fu senz'altro l'adozione cli una giubba con il bavero aperto e rovesciato, tipologia questa già in uso per la milizi a, per l'aeronautica e per la marina;64 nell'esercito, una giubba d i questa modello era stata adottata già nel 1917 per i reparti d 'assalto. Doveva essere confezionata con il cordellino g ri gio-verde, ma in realtà si trovano uniformi allestite con stoffe diverse, le cui sfumature cli colore variano addi rittura fino a giungere al grigio-perla. Aveva quindi il collo aperto e la botto niera scoperta dotata di quattro bottoni in metallo clorato, a rgentato per gl i ufficiali generali ed i Reali Carabinieri, sferici, leggermente bombati , con orlo i.n rilievo e fregio dell'arma, corpo o servizio al centro, su fondo rigato. Con una lettera datata 2 giug no 1936 (Ministero della Guerra - Gabinetto - prot. 4 1110) fu prescritto l'uso di due tipi cli bottoni, identici nel disegno, uno normale destinato alla g rande uniforme e a ll ' unifo rme ord inaria e l'altro "abbrunito" e destinato a ll' uni forme di marcia; il bottone in questione venne abolito con una successiva disposizione ciel 24 novembre, che divenne esecutiva a partire dal l O cli gennaio 1937 ed in base alla quale questi sarebbero stati ripristina ti solo in caso cli mobilitazione. La g iubba, la c ui parte posteriore era completamente diversa rispetto a l modello precedentemente in uso, essendo dotata di una sola cucitura centrale e di "spacco", prevedeva ino ltre quattro tasche a toppa, due al petto e due ai fianchi, con canne llo centrale e aletta orizzontale, chiuse da un bottone di misura p iù p iccola rispetto agli altri,65 il bavero in velluto o panno, guarnito da una sola filettatura di colore o anche da una mostrina, da u n a lamaro o eia una fiamma e le manopole fi lettate del colore distintivo, ad esclusione cl i quelle degli ufficiali de i servizi .

64

Per la Marina la giubba era tagliata a doppio petto.

65 Si trovano molti esemplari di giubbe del modello precedente <;adeguate" a quello nuovo solo nella parte anLe-

riore - collo aperto, bottoniera scoperta e lasche modificate - e lasciate invece così come erano nella parte posteriore.

85


Uniforme da sera del reggimen.to Cavalleggeri di Sa/uzzo. Questa uniforme fii una delle novitĂ della riforma; estremamente elegante, ricordava la vecchia giubba mod. 1903. Su questa 1m/fonne potevano essere portare sia le controspalline in panno nero, da visita, che le spalline ajiw1gia.

86


Spalline per uniforme nera per cavalleria, della spec:iali!Ă dragoni. Sullo scudo, ol1re al fregio da dragon.e, si evidenziano le tre righe ad angoli tipiche del grndo di colonnello.

87


Tenente cli aniglieria d 'armala in unifo rme di marcia grigio-verde

88

co11

berreuo rigido.


ln questa foto I 'ujjicia/e di fanteria al centro indossa l'uniforme di marcia con berretto rigido, quello a sinistra l' unif'orrne ordinaria, probabilmente con pantaloni lunghi vista l'assenza della sciabola.

Questi tre ufficiali dei bersaglieri sono i11. grande un/forme con copricapo speciale. Da notare i guanti neri tipici dei bersaglieri.

89


,f

Questo gruppo di icfficiali indossa la grande uniforme grigio verde. Si notano le controspalline metalliche, il colbacco con penna e le bandoliere. Il colonnello che li sta passando in rivista porta il pennacchio, lipico dei cornandanti effeuivi di reparto.

Generale d'Armata in un(forme ordinaria estiva.

90


Gruppo di ufficiali che indossano diversi tipi di uniform.i. Il Generale cli C.d'A. indossa l 'un(fòrme di marcia con berrei/o da campo, l'ufjÏciale di fanteria con gli occhiali scuri, i11dossa invece l'uniforme ordinaria con pantalone lungo.

Il Principe ereditario in grande uniform.e grigio-verde con feluca e piccolo pennacchio. Il pennaccchio veniva portato solo da chi era comandante effettivo di reparto. Su questa uni/orme la feluca fu portatafi110 al 1937. Anche il colonnello comandmi.te di fanteria porta sul berretto il caratlerisrico pennacchio bianco formato da penne d'airone. Il principe ereditario (Fd'O. 201/38) poteva porture il grande pennacchio, piĂš allo di .IO centimentri.

91


Colonnello di artiglieria in uniforme e.1¡1iva ordinaria. Al pel/o le caratteristiche tasche con passamaneria romboidale.

92


Soldato del 1° Reggimento difanteria ''Re" con la crava11a rossa. Lafotogrc.{fia, effettuata in studio, è poco a/fendibile per altri particolari quali i pantaloni, esngemtamente larghi, la camicia bianca, non consentita per la truppa e per 1.1 najile1tatura alle co111rospalline 1roppo sottile.

93


Gruppo di ufficiali e di soldati. Si notino gli ufficiali generali con uniforme di nwrcia con berretto e cappotto; gli altri 1,(/jicia/i e la truppa indossano l'uniforme di marcia con elmetto mod. 33.

94


h

< e

Capitano di fanteria in grande uniforme grigio-verde. Si noti l'assenza degli speroni, che erano prerogativa delle anni a cavallo e degli ufficiali superiori di quelle a piedi. Solo Ilei 1937 il loro uso fu es1eso anche ai capitani e primi capitani delle armi a piedi.

95


Generale di Co1po d 'Armata in grande uniforme g rig io-verde anteriore al 1937.

96


Tenente del 74° reggimenlo di fante ria "Lornhardia" la cui un(forme è caratlerizzata dalle mostreggiature bianche con riga centrale azzurra e dalla crava/ta, anch'essa di colore azzurro. Ques/a cravatta, indossala anche dal 73° reggimento di fanteria, era stata concessa ai reparti nel 1920; nel d icernbre del 1939 la ehheru lulli i reparti inquadrati nella divisione "Lombardia" , tra i quali vi era il 57° reggimen/o di artiglieria. Anche il generale comandante fa division e aveva la crava11a azzurra.

97


Tre ufjìciali genemli in uniforrne ordinaria. Con il pantalone cor/o veniva portata sernpre la sciabola con pendagli in cuoio nero e mera/li bianchi.

Nella pagina accanto: Sergente maggiore di artiglieria in un/forme ordinaria da libera uscira. Da alcuni particolari si può stabilire il periodo in cui è statu sca1tata la foto. La giubba è la mod. 37 con il vecchio sistema di gradi, che cambierà in quel 'anno: olrre alla camicia bianca, consentila i11 libera uscita, calza gli stivali il cui uso.fu concesso proprio nel 1937.

98


99


Particolare della g reca ricamata per il berrello degli 14/iciali generali.

Botto11.i da ufficiali con fondo zigrinato e da trupp a co11 f ondo li.1cù1 _fino u / grado di rna resciallo compreso . I/

bottone da ujficiale è del lÌ/HJ brunito, così come prescriveva la leuera del Ministero della Guerra in data 2 giugno 1936, per le un/formi di marcia. Della p rescrizione fu abrogala con disposiz ione del 24 11.ovembre 1936, in vigore dal I gennaio 1937.

100


Maresciallo di fant eria. Si noti il particolare dis1 i,aivo di grado comune a tutti i ,narescĂŹalli: quelli dei servizi e gli aiutanli di ba11aglia portavano in grado JĂŹle //afo nel colore clistimivo .

..

Aspirante 14JĂŹciale di .fimteria in uniforlile di marcia con il berretto rig ido grigio-verde.

101


!Jerreuo per L'uniforme g rigio-verde da maggiore del 5 ° reggimento Lancieri di ,Vovaru.

Fregio in lamierino d'oflone per berrei/o rig ido da soldato di fanteria della Guardia alla jϡonliera (G.u.f ); il num.ero in c(fre romane indica il settore di copertura di To /mi,w.

102


Cli allievi ufficiali, ill questo caso del corso Accademio di Fanteria, por/avano il herre//o rigido senza dis1intivi cli grado ed il f regio do uffĂŹciali con la croce nel tondiIlo.

103


TABELLA n. l

COLORE DELLE CRAVATTE REPARTO

Colore

Istituzione

Rosso

-

1° REGGIMENTO FANTERIA "RE"

Rosso

Gennaio 19 19

2° REGGIMENTO FANTERIA "RE"

Rosso

Gennaio l 91 9

23° REGGIMENTO ART. D.F. "TIMAVO"(2l

Rosso

1) Giuano 1939< e . .

3° REGGIMENTO SAVOIA CAVALLERIA

DIVISIONE "RE"

DIVISIONE "CACCIATORI DELLE ALPI" 51 ° REGGIMENTO FA NTERIA "ALPI"

Rosso

Gennaio 1919

52° REGGIMENTO FANTERIA "ALPI"

Rosso

Gennaio 1919

I O REGGIMENTO ART. D.F. "CACCIATORI DELLE ALPI"

Rosso

Dicembre 1938(1)

23° REGGIMENTO FANTERIA "COMO"

Azzurro

Agosto 1938

24° REGGIMENTO FANTERIA "COMO "

Azzurro

Agosto 1938

6° REGGIMENTO ART. D.F. "DELL'ISONZO"

AzzmTo

Giugno 1939(l)

DIVISIONE "ISONZO"

DIVISIONE "LOMBARDIA" 73° REGGIMENTO FANTER IA "LOMBARDIA"

Azzurro

Febbraio 1920

74° REGGIMENTO FANTERI A "LOMBARDIA"

Azzurro

Febbraio 1920

57° REGGIMENTO ART. D. F.

AZZlllTO

Dicembre 1939< 1)

NOTA (l) L'uso de lla cr~vatta in colore fu esteso a tutti i re parti minori e agli ufficiali inquadrati nella D ivis ione, compreso il Generale Conurndante. (2) Secondo la c ircolare n. 444 ciel G.M. 1939 e rn il 34° reggime nto artig lie ria pe r d .f. ma, in realtà, era il 23° reggimento.

104


I distintivi di grado si presentavano sotto forma cli galloni in filato metallico dorato per gli ufficiali inferiori e superiori e cli greca ricamata con galloni per gli ufficiali generali, tutti su fondo grigio-verde. I gallon i e le greche erano applicati al di sopra delle manopole della giubba, su l lato esterno ed in modo tale da toccarne l' orlo superiore ed erano costituiti da combinazioni di galloni, alti 2 centi metri e lunghi 8 centimetri e di galloncini della stessa lunghezza ma alti solo un centimetro; il galloncino superiore o unico, era applicato in modo da formare un occhiello, o "giro di bitta". 1 distintivi di grado erano così diversificati: • aspiranti ufficiali cli complemento: un galloncino in seta nera bordato in oro; • sottotenente: un galloncino; • tenente: due galloncini; • primo tenente: due galloncini posti al cli sopra cli una stelletta a cinque punte ricamata in oro su panno grigio-verde; • capitano: tre galloncini; • primo capitano: tre galloncini posti al cli sopra di una stelletta a cinq ue punte ricamala in oro su panno grigio-verde; • maggiore: un gallone sormontato da un galloncino; • tenente colonnello: un gallone sormontato da due galloncin i; • colonnello: un gallone sormontato eia tre galloncini. Gli ufficiali appartenenti ai servizi avevano i distintivi di grado su panno del colore distintivo ad esclusione del!' occhiello che rimaneva sempre su fondo grigio-verde, mentre i comandanti di reggimento cli fanteria, di cavalleria, cli artiglieria, del genio e delle scuole li ebbero invece interamente sottopannati di robbio, 66 occhiello compreso; i capitani incaricati ciel comando di battaglione o di gruppo, i tenenti incaricati del comando di compagnia, dì squadrone o di batteria delle quattro armi e quelli che avevano il comando di un centro automobilistico, portavano il solo occhiello sottopannato in robbia. I distintivi di grado per gli ufficiai i generali erano costituiti eia una greca ricamata in filato e canotti glia alta 4 centimetri e sormontata eia una serie dì galloncini anch' ess i ricamati in filo d'argento, alti ciascuno 6 millimetri, l'ultimo dei quali formava u n occhiello; i gradi erano così diversificati: • Generali di Brigata: greca ed un galloncino; • Generali cli Divisione: greca e due gallonc ini; • Generali di Corpo d 'Armata: greca e due galloncini; la greca sormontava una coronaricamata in oro su panno rosso; • Generali designati d'Armata: greca e due galloncini; la greca sormontava una corona ed uno scettro ricamati in oro su panno rosso; 67 • Generali d ' Armata: greca e tre galloncini; • Marescialli d'Italia: greca e quattro galloncini;

• Primi Marescialli dell'Impero: doppia greca alta 6 centimetri, caricata al centro di un 'aquila al volo abbassato, posta su cli un fascio littorio e ricamata in oro su panno rosso; uno

66 Con i F.d ' O . 1/34 e 108/14 la sottopannatura robbio fu concessa anche ai comandanti degli autocentri de l servizio della motorizzazione Gì G .M .U. 899/35

105


Giubba grigio-verde 1110d. 34 da ufficiale. Le controspalline reca vano il fregio della speciaLilĂ , menEre i dislintivi di grado, di forma simile a quelli della Regia Marina, venivano applicati alle manopole. Con questo tipo di giubba poteva essere indossata sia la carnicia grigio-verde che quella bianca, entrmrrlJe con il colletto floscio o rigido. Irt uni/orme ordinaria, con la camicia bianca, non veniva indossato il cinturone in cuoio; se l'ufficiale indossava i pcmtaloni corti da cavallo doveva portare La sciabola. Gli ufficiali degli alpi11i, dell'artiglieria alpina e dei carristi, al con1rario a partire dal 1939, portavano il cinturone con pis/0/a anche in unifonne ordinaria con camicia bianca e panEa/011i corti.

Distintivi di grado da primo capilano. Il primo capitano ed il primo tenente portavww una s1ella solfo il distintivo di grado alle rnanopole, mentre sulle controspalline per l'uniforme da sera e per quella estivo, aggiungevano w1 ga /1011.cino dorC/lo. I capitani incaricati del coniando di battaglione o gruppo, i tenenti inca ricati del cornando di compagnia, squadrone o balleria delle quattro armi e dei centri automobilisEici, portavano il solo tondino del g rado sottopannato in rohbio.

106


Controspallina per la g rande un/(orm.e grigio-verde da irfficia/e inferiore del reggimento Sal'oia Cavalleria. li monogramma Reale indica che l 'id.ficiale era un aiutan1e di carnpo o 1111 ufliciale d'o rdinanza dellu Casa Reale.

Controspallina melallica per g ran.de unifòrme g rigio-vere/e. Sis1enw difis.rnggio del s01topanno.

107


Particolare di una giuhba grigio -verde mod. 34. Il bordino dorato indica che si Lra/la di un ufficiale superiore; il dis1intivo grado era app/icoto esclusivarnente sulle manopole.

Controspallina per uniforme da sera. Su questa w1.(fonne il distintivo grado veniva porla/o sulle conirospalline o sulle spalline a f rangia.

108


Spallina da tenenle colonnello del genio. Questo tipo di spallina veniva por/Clta, olire che dul genio, dall 'aniglieria, dalla cavalleria, dal corpo di sanità e da quello veterinario. Il genio, per 1radizione, portava la corona anche se, spesso venivano usati anche i .fi·eii delle sue specialità. Il gambo di queste spalline era fonnatu du l 1 .squame a !re festoni. Il dis1intivi di grado per gli ufficiali superiori, posii sullo scudo, erano uno, d11e o tre righe ad angoli. Le frange erano di grovigliola lucida ed uniw. Le spalline a _f,-angia erano portate esclusiva,nen1e sull'uniforme da sera.

Spalline da sottotenente del genio. Sim.ili a quelle da ufficiale superiore, si differenziavano per la .fiwigia, in tortiglio lucido non unito e per il sis1 ern.a dei gradi sullo scudo costit11ito da righe lisce. Il f)rirno tenente aveva due righe circolari oltre ad una più piccola. li primo capitano a veva lo scudo come il capitano ma con le .fi·ange da 1~ffìciale superiore.

109


~·~. --~~~

~ - r.7

,•.w •

Un/fònne da .rerc1. Sil'nile nel taglio a quella adottata nel 1903, aveva lé controspalline in stoffa con il fregio dell'arma e le metallerie domte. Le spalline divennero dorate per tutte le armi, ad esclusione degli ufficiali generali per i quali erano argentate, ed ebbero ii jì·egio c/'arma o di specialùà sul piallo. Le falde posteriori erano guarnite da quattro bo/Ioni per tulti, ad eccez,ìone degli ujjìciali del Corpo di Simo k!oggiore, che ne avevano sei.

U.ff"iciale dei cavalleggeri in un(forme da sera da visita caratterizzma dalle controspalline in panno.

110


Spallina per unifonnc nera da ufjìciaLe di fanteria ( souo1enen1e). Ques10 1ipo veniva 111i/izza10 da/La fan/e ria e sue specialità e dai servizi, esclusi i rnedici, i farmacisti e i ve1erinari. Il gambo era formato da nove squame a curva unita mentre le frange erano carne per queLle de/le altre anni, con l'unica eccezione dei bersaglieri che aFevww la groviglio/a o il /Orliglio briLlanle anziché lucido.

Uniforn1c csli vu. Questa fu una delle inno vazioni più imporlanti della riforma: mai. p rima di allora, era esis1ita, per il territorio metropolitano, /'uniforme es1iva. Particolare dei pantaloni con risvo /10. Su questa uniforme venivano utiliz.zate scwpe e calzini bianchi.

111


dei nastri della parte superiore fuoriusc iva dalla greca formando un occhiello identico a quelli degli altri generali. Con la g ià c itata circolare del 2 giugno 1936 venne stabilito che i distintivi di grado eia applicare sulla giubba dell ' uniforme di marcia potevano essere tessuti in seta gialla, bianca per gli ufficiali generali e per gli ufficiali dei carabinieri. Su lla giubba erano previsti due diversi tipi di controspalline, uno in stoffa grig io-verde e l'altro in metallo, entrambi mobili. Le controspalline di stoffa erano foderate e filettate del colore distintivo dell'arma o servizio ed erano ornate dallo stesso fregio del berretto in ricamo d'oro, con la sola esclusione dei cappellani militari che avevano un fregio diverso; se i fregi da ben-etto avevano la fiamma sfu ggente, ed era il caso del genio e dell'artiglieria, questi venivano applicati sulle controspalline con la fiamma rivolta rispettivamente verso destra e verso sinistra. I fregi da controspallina erano ricamati su fondo grigio-verde per tutte le armi e su robbio per i colonnelli comandanti di reparto o servizio e per i tenenti colonnelli comandanti o i.g.s.; i colonnelli i.g.s. avevano come fregio l'aquila d 'argento su panno robbio; le controspalli ne degl i ufficiali superiori erano inoltre interamente bordate da un ricamo o da un galloncino, entrambi clorati. G li uffic iali generali avevano le controspalline di gallone d'argento filettate di rosso e fregiate dall'aquila ad ali aperte, ricamata in argento per i Generali di Brigata e di Divisione e in oro per tutti gli altri, ma sempre su panno rosso; i generali dei servizi avevano le stesse controspalline però con la filettatura del colore distintivo68 e con il freg io ricamato in argento, sempre su panno del colore del servizio. Le controspalline metalliche, utilizzate solo per la grande uniforme grigio-verde, erano in lamierino d'ottone dorato o argentato per gl i uffic iali generali, il cui fondo era trattato in modo da simulare il tessuto di gallone, guarnite da un bordo in rilievo lavorato in modo da simulare un cordone, stretto per gli ufficiali inferiori e largo per gli ufficiali superiori ed i generali, e sottopannate del colore distintivo; al centro delle controspalline era applicato il fregio dell'arma, corpo o servi.zio in metallo dorato. I Generali di Brigata e di Divisione portavano sulle controspalline metalliche l' aquila in argento, tutti gli altri l'aquila d' oro. G li aiutanti di campo e g li ufficiali d 'ord inanza di S.M. il Re e dei R eali Principi portavano su queste tipo di controspalline le cifre e la corona della rispettiva casa; anche coloro che avevano appartenuto alle case militari, conservano l' uso delle cifre e del la corona per tutta la durata della loro permanenza alle case militari onorarie. 69 I colonnelli i.g.s. continuavano a portare sulle controspalline il fregio dell'arma di appartenenza anzichÊ quello da generale .70 I pantaloni erano dello stesso modello in uso con le uniformi di vecchio modello , corti, del tipo da cavallo,, gua rniti da una banda di colore nero recante al ce ntro una filettatura di colore distintivo, oppure lunghi con risvolto e senza alcuna banda laterale.

68

Il tenente generale della G iustizia Militare aveva le controspalline filettate cli panno grigio-verde ed il fregio ricamato in oro su fondo dello stesso colore. <,9 F.d'O.305/34 70 F.d' O. 377/35

112


Per quanto riguarda le metallerie dell 'uniforme, bottoni compresi, queste erano ora uniformemente dorate per tutte le armi, con la sola eccezione degli ufficiali ufficiali e dei Reali Carabinieri. L'uniforme estiva Questo tipo di uniforme, che era di uso facoltaLivo, prevedeva una giubba aperta cli cotone, di lino o di seta71 con abbottonatura scoperta costituita da quattro bottoni, identici per forma, colore ed ornamenti a quelli della giubba grigio-verde. La giubba estiva aveva anch ' essa quattro tasche a taglio, due al petto, di solito finte, e due ai fianchi, bordate eia un nastro di cotone rasato le cui estremità erano a forma di rombo; il bavero era privo cl i mostrine, di alamari o di fiamme e recava solo le stellette d 'oro o d'argento. Le controspalline mobili erano, come sulla giubba invernale, in cordellino grigio-verde - nero per i carabinieri e in gallone d'argento per gli ufficiali generali - con filettatura e fregio dell'arma, corpo o servizio; inoltre, contrariamente a quelle dell'uniforme grigio-verde, su questo tipo di controspalline erano applicat i i distintivi di grado sollo forma di stellette ricamate in oro, poste al disotto ciel fregio. I gradi erano così diversificati: - ufficial i inferiori: • aspirante ufficiale di complemento: una stelletta in seta nera sottopannata d'oro; • sottotenente; una stelletta in posizione centrale; • tenente: due stellette poste in linea parallela al bordo inferiore della controspallina; • primo tenente; due stellette poste in linea parallela al bordo inferiore della controspallina e sottolineate da un galloncino in oro; • capitano: tre stellette poste a Lriangolo; • primo capitano: tre stellette poste a triangolo e sottolineate da un galloncino in oro; - ufficiali superiori: • maggiore: bordo di gallone dorato alle controspalline ed una stelletta in posizione centrale; • tenente colonnello: bordo di gallone dorato alle controspalline e due stellette poste in linea parallela al bordo inferiore; • colonnello: bordo di gallone dorato alle controspa1line e tre stellette poste a triangolo. I capitani e tenenti incaricati di comando superiore portavano le sole stellette bordate in robbio72 mentre per colonnelli ed i tenenti colonnelli comandanti ed incaricati ciel grado superiore avevano il fregio e le stellette ricamate su panno robbio; i colonnelli incaricati del g rado superiore avevano le stesse controspalline dei colonnelli titolari ma al posto del fregio dell'arma, corpo o servizio porlavano l'aquila da generale ricamata in argento su panno robbio. Gli ufficiali general i avevano anche loro le stesse controspalline dell'uniforme grigio-verde, sulle quali portavano l'aqui la da generale ricamata in argenlo fino al grado di Generale cli Divisione e in oro per tutti gli altri gradi, al disotto della quale erano ricamate in oro su panno rosso

7 1 F.cl' O.35/34

72

F.cl ' O.208/35

113


Da questa jè;to appare chiaramente la confusione con cui vennero recepite le norme riguardanti i soprabiti per 1(/jiciale. Alcuni, come l'uffìciale dei iranatieri a sinistra, indossano il vecchio rnppotlo modificato solo nei gradi; al centro 1'1(/jic:iale di fan leria con berret10 da campo, porla il rego/{lre cappo110 nwd. 34 meni re i due tifjìciali che ha ai jìanchi portano il vecchio cappou o senza alcuna nwdifica. Dietro si scorge 1.111 ufficiale con il berrei/o da cmnpo che indossa il vecchio cappotto opportunamente modificato con l 'a/Jertura del bavero. Per ultimo 1,111 it_/Jìciole di.fanteria che indossa la mantel/{l griiio-verde.

Cappotto mod. 34. Doppia fila scoperta di tre bottoni ognuna.

114

Cappollo mod. 34. Particolare della tn{lr/i11fiC1la.


Cappotto mod. 34. Particolare dello spacco per il passaggio dei pendag li della sciabola.

Particolare del piegone f ermaw dai bo11011cini.

115


I

•

l~fjĂŹcia!i dei gra,uuieri con gli alanwri previsti per il cappo110.

Capira110 del corpo sanitario i11 unifonne ordinaria col/ cappollo 1110d. 34 e pantalone f1111go. Con il pantalone

fun~o. 111iliz,z,abile fuori servizio, 11011 si por/ava la sciabola. Come calzr11um erano previste semplici scarpe basse.

116


Ufficiale di artiglieria con impermeabile. Oltre alle s1elle11e al bavero non ve11.iva portato alcun distintivo, nemmeno di grado.

117


Cappotto per l 'uniforme di marcia. Ques10 1ipo di ca1JJ)Ofto è leggerm.en/e diverso da quello regolamentare. Difa11i ha le tasche verticali al petto come il vecchio modello.

SJ)encer do ufficiale gene mie. Su questo SOJ)rabilo, scur.rnrnen.te utilizza/O nel JJeriodo da noi trattato, non venivo110 J)OSti i distintivi di grado. Varie disJJosizioni ne limitarono l'uso alle sole uniforllli da sera e ciò.fino ull'aprile del 1938 quw ulofu defi.nilivamente ahrogato.

118


Ufficiale di artiglieria con mc111te/la azzurra in uni(orrne ordinaria grigio-verde fuo ri servizio. Dopo il J 938 le mantelle furono permesse con le sole wzif'ormi nere.

11;/arescia/lo capo di fanteria in unifimne di marcia con berretlo e cappotto. Fino al /934 i marescialli delle armi a piedi indossavano la mwuella.

I 19


delle stellette, una per i Generali di Brigata, due per i Generali di Divisione, tre per i Generali d'Annata e quattro per i Marescialli cl'Italia;73 i generali d i Corpo cl' Armata ed i General i designati cl' Armata aggiungevano alle due stellette rispettivamente una corona ed una coro na con scettro, il tutto ricamato in oro su panno rosso. I Primi Marescialli dell 'Impero portavano sulle controspall ine l' abituale aquil a d'oro ad ali chiuse con il fasc io tra g li artigli. I pantaloni erano della stessa stoffa della giubba e sempre lunghi con risvolto. L'uniforme nera L'uniforme nera venne introdotta nel 1933 (Aggiunte e varianti n.2 del 14 novembre 1933) per i soli uffici al i per rispondere " ..... ad esigenze cli adattamento alle consuetudini di società ". La g iubba, tagliata nel panno castorino nero, era a doppio petto con due file divergenti verso l'alto e provviste cli sette bottoni di metallo dorato ciascuna, argentati per gli ufficiali generali e per i carabinieri; il colletto era chiuso e rovesciato, cli vell uto nero o d i panno ciel colore distintivo del reggimento o dell'arma, sul quale venivano applicati g li alamari e le fiamme, ma mai le mostrine divisionali. Il colletto dei general i era in velluto nero con filettatura scarlatta, ornato dalla greca ricamata in argento. Le manopole erano tagliate a punta, in velluto o in panno secondo l'arma, il corpo o il servizio e, per gli ufficiali dei granatieri, erano ornate dal caratteristico alamaro cl' argento. Le falde posteriori della giubba, tagliate a quartini, erano guarnite da due finte tasche appl icate dalla taglia in g iÚ, su ognuna delle quali erano cuciti due bottoni, eccettuate le g iubbe degli uffÏciali generali e degli utlicial i d i Stato Maggiore, le cui tasche erano guarnite da tre bottoni ognuna. Le controspalline mobili erano in panno nero, foderate e filettate del colore distintivo, mentre quelle degli ufficiali generali erano in gallone d'argento foderate e fi lettate di rosso; su cli esse venivano posti gli stessi fregi e gl i stessi distintivi di grado prescritti per le controspalline grigioverdi dell'uniforme estiva. Con le uniformi da sera con e senza decorazioni e con la grande uniforme da sera, le controspalline erano sostituite dalle spall ine in metallo a frangia, diverse secondo l' arma o servizio ma sempre in metallo dorato - argentato per gli uffic iali generali - composto da un gambo, di diverso disegno a seconda l'arma e di uno scudo comune a tutti; su quest'ultimo erano evidenziati i gradi. Anche le frange erano di tipo d iverso, a seconda che fossero per gli ufficiali superiori o per gli ufficiali inferiori. Il gambo delle spall ine era fatto a squame d i di segno diverso secondo l'arma di appartenenza, leggermente convesse verso lo scudo; erano nove in tutto per gli ufficiali di Stato ¡M aggiore, della fanteria, dei granatieri, degli alpini , dei bersaglieri, dei carristi, ciel corpo cli commissariato, del corpo d i amministrazione, della sussistenza, dei maestri di scherma, ciel corpo automobilisti co e del corpo della giustizia militare.

73

Delle quattro stellette tre poste in linea parallela al bordo infe1¡iore e la quarta era posta al disopra di queste, .i n posizione centrale.

120


Per gli ufficiali di cavalleria, di artiglieria, del genio, del corpo sanitario, e del corpo veterinario le squame erano undici in tutto e foggiate a tre festoni. Per gli ufficiali generali infine, le squame erano solo otto e foggiare a quattro festoni . Sullo scudo, che era identico per tutti i tipi di spalline e aveva forma ovale e superficie convessa, era riportato il distintivo di grado, rappresentato da bordature concentriche circolari e lisce per gli ufficiali inferiori e ad angoli per gli ufficiali superiori, in numero di uno, due o tre r ispettivamente per i sottotenenti ed i maggiori, per i tenenti ed i tenenti colonnelli e per i capitani ed i colonnelli; i colonnelli con incarico del grado superiore portavano le semplici spalline da colonnel1o.74 Gli ufficiali generali avevano invece il bordo dello scudo guarnito da una greca in rilievo e da un tortiglione esterno ed i distintivi cli grado, identici a quelli delle controspalline, posti sul gambo delle spall ine.

I Primi Marescialli dell'Impero ed i Marescialli d'Italia, al contrario, avevano il proprio distint ivo di grado - l'aquila imperiale d'oro coronata e la corona reale d'oro su smalto rosso rispettivamente - applicato al centro dello scudo. Sempre al centro dello scudo trovavano posto il freg io dell ' arma, corpo o servizio in metallo argentato e le cifre e la corona della rispettiva casa per gli aiutanti di campo e gli ufficial i d ' ordinanza di S .M. il Re e dei Reali Principi; anche coloro che avevano appartenuto al le case mil itari effettive, conservano l'uso delle cifre e della corona per tutta la durata della loro permanenza alle case militari onorarie.75 La frangia delle spalline era di grovigliola d'argento unita al fondo per gli ufficiali generali, di grovigliola d'oro, sempre unita in fondo, per gli ufficiali superiori ed i prim i capitani e in tortiglione d' oro sciolto per gl i ufficia] i inferiori; gli ufficiali inferiori dei bersaglieri avevano, per tradizione, lo stesso tipo di grovigliola degl i ufficiali superiori,

I pantaloni erano confezionati in cordell ino nero ed erano ornati da bande semplici, larghe 4 centimetri, o doppie, larghe ognuna 2 centimetri e mezzo e separate da uno spazio di 5 millimetri , il cui colore variava a secondo dell ' arma o corpo.

I soprabiti Le aggiunte e varianti al regolamento del 1931 no n avevano introdotto dei nuovi modelli di soprabito ma disponevano delle rnodifiche solo ai cappotti ed agli impermeabili , in modo da renderli adatti al nuovo modello di giubba; le mantelle e gli "spencer" rimasero inalterati. Lo spencer Classico capo di concezione ottocentesca, l'uso dello spencer venne autorizzato solo con particolari uniformi e solo fino al 30 aprile 1938; ne era infatti vietato l'uso con i pantaloni lunghi, con la grande uniforme grigio-verde e con tutte le uniformi da sera nere.

74 ĂŹS

F.d'O.377/35 F.d' O.305/34

121


Era di panno nero, di taglio ampio e lungo tanto da superare di 3 centi metri l'orlo de ll a g iubba, c hiuso sul davanti grazie ad una doppia fi la cli cinque alamari costituiti da un doppio cordone di seta nera a sezione quadrata, con intreccio e bottone dello stesso materiale; quelli di sinis tra termi navano con un ' oliva, quelli di destra con un occhiello. L'apertura a nteriore ed il bordo inferiore dello spenccr erano bordati cli pelliccia nera di astrakan. Il bavero era rovesciato, r icoperto anch'esso di pelliccia e guarnito dalle stellette; le maniche terminavano con delle manopole di pelliccia, alte circa 15 centimetri . Lo spencer aveva due tasche laterali a tag lio , orizzontai i o leggerme nte oblique, anch' esse orlate di pelliccia. Le c uciture del dorso erano coperte da due sLri sce di pellicc ia che giungevano fino all'altezza della taglia, dove term inavano con un intreccio di cordone e con un botto ne nero s imile a quello degli alamari. Tutti i bordi cli pelliccia e rano alti ci rea 5 cent imetri: a questo riguardo occorre sollo I i neare che, dato il costo notevole del la pelliccia di astrakan, molti ufficiali ricorrevano a dei sutrngati meno pregiati ma piĂš economici . 11 cappotto di vecchio modello Per non gravare di s pese eccessive gli ufficiali cd i marescialli, le autoritĂ I i autorizzarono ad usare i cappotti di vecchio modello, purc hĂŠ veni ssero modific ati aprendo e rovesciandone il bavero. Il cappotto in questione era confezionato con il panno castorino grigio-verde anche se talvolta, e solo con l' uniforme di marcia, era consentito l'uso del panno eia truppa e della fodera d i stoffa grigia. Tagliato ad un petto, veniva chiuso grazie a cinq ue bolloni simili a quelli della giubba ed aveva il bavero rivoltato, guarnito dalle sole stellette e dagli a lamari per i granatieri, e le maniche rivoltate in modo da formare una manopola alta circa 15 centimetri. Sul d ietro, all ' altezza dell a vita, il cappotto era provvisto cli una ma rti ngala in due pezzi con due boltoni ed asole relative, mentre dalla vita in giĂš partiva una grossa piega che na condeva uno sparato, lungo i due quinti dell'intero cappotto e chiuso da cinque bottoncini metallici. L e tasche e rano qua ttro in tutto, due a taglio verticale aperte su l peuo e due a taglio orizzontale con alette ape,te sui fianchi; su l fianco sinistro inoltre, e ad una giusta altezza, era praticata un ' apertura verticale a ttraverso la quale passavano i pendag li della sciabola. A questo punto s i ritiene interessante seguire le varie disposizioni che ne regolarono l'utilizzo prima della sua definitiva sostituzione con il modello adottato ne l 1934. L a prima cli queste disposizioni , datata 25 gennaio 1936 (Gabine!!o, prot. n.6350), ne vietava l'uso mentre la seconda, dopo tre mesi, (Gabinetto, prot. n. 27000 del 14 aprile 1936) rito rnava s ul l'argome nto to llerando lo f ino al I O ottobre di quell' anno, s ia in servizio che fuori , ma solo in occasione di campi d'addestramento o di manovre ed in presenza di c lima particolarmente ri gido. Lo stesso documento, inoltre auto rizzava gli ufficiali ad indossare cappotti di questo modello confezionati con panno da truppa ma solo con l' uniforme cli marcia. Altre due ci rcolari (Gabinetto, prot. n. 76960 e prot. n. 82150 del 12 nove mbre 1936) ne prorogarono l'uso, sempre esclusivamente legato alle sole istruzioni ed esercitazioni, fino al 3 1 marzo dell'anno successivo.

122


11 cappotto mod. 1931 venne finalmente e definitivamente abolito, almeno nelle intenzioni del Ministero, con il foglio d'ordini 378/37 ciel 27 dicembre 1937; almeno nelle intenzioni abbiamo detto perché, stando alle numerose fotografie contemporanee, questo capo di vestiario fu largamente usato anche durante la seconda guerra mondiale. Il cappotto mod. 3476

Il cappotto rnod.34, tagliato nel panno castori no grigio-verde, era piuttosto lungo, a doppio petto, chiuso eia due file di tre bottoni ciascuna di metallo clorato, argentato per gli ufficiali generali , ed era provvisto di due tasche a taglio s ui fianchi, chiuse da alette orizzontali; quella di s in istra era dotata cli un'apertura orizzontale posta sotto l' aletta, necessaria per il passaggio dei pendagli della sciabola. li bavero del cappotto, aperto e rovesciato, era provvisto di un'asola aperta sul risvolto sinistro, così eia poter essere chiuso all'occorrenza grazie ad un bottone corrispondente cucito sotto il bavero destro; sul bavero si portavano solo le stellette e gli alamari dei granatieri. Le maniche e la parte posteriore del cappotto erano del tutto s im ili a q uelle descritte per il cappotto di vecchio modello. L'impermeabile

Era di gabardina color grigio-verde o kaki, ad un solo petto con botton iera coperta, con il bavero tagliato a punte dritte ornato dalle sole stellette e le maniche che terrn i navano o con delle manopole rivoltate, oppure cucite e munite di ling uetta regolabile, con asola e doppio bottone corrispondente. Era privo cli martingala posteriore, sostituita eia un cintura in vita de lla stessa stoffa, a lta c irca 5 centimetri e dotata cli fibbia metallica a scorrimento, sostenuta da passanti. Le tasche erano verticali a Laglio. L'impermeabile poteva avere in dotazione anche un cappuccio della stessa stoffa. Le mantelle Gli ufficiali del Regio Esercito utilizzarono vari modelli cli mantella, tutti più o meno simili nel taglio ma diversi per il colore e per le condizioni d'impiego. Erano cli panno castorino, lunghe tanto da arrivare alla metà del polpaccio e tagliate a ruota intera, provviste di collo montante e rovesciato guarnito dalle sole stellette, che veniva allacciato internamente grazie ad uno o a due gancetti metallici; esternamente la mantellina era dotata di un fermaglio in metallo dorato, argentato per g li ufficiali generali, costitu ito da una catenella posta sul lato sin istro a lla quale corrispondeva, sul lato destro, un gancio, en trambi saldati a due piccole borchie c ircolari del diametro cli 3 centirnf'.tri, shal/.ate a muso d i leone. Le mante lle erano dei seguenti colori: • g rigio-verde, per gli alpini ; • azzurro chiaro per la cavalleria, per il genio, per l'artiglieria e per i veterinari;

76

Adottato la ci rcolare 693 ciel G .JVl. U. 1934

123


DISTINTIVI DI GRADO PER GRADUATI E SOTTUFFICIALI DA APPORSI SUL LATO SINISTRO DEL BERRETTO DA CAMPO MOD.34

CAPORALE

CAPORALMAGGIORE

* ** * ** SERGENTE

SERGENTE MAGGIORE

MARESCIALLO

124


• turchino con bavero di vell uto nero per gli ufficiali generali, per gli ufficiali di Stato Maggiore, per quelli di fanteria e per quelli cli amministrnzione; • nero con bavero di velluto dello stesso colore per gli ufficiali dei bersaglieri, per gli ufficiali medici e per gli ufficiali di commissariato. Gli ufficiali dei bersaglie1i avevano in dotazione una mantella di colore nero piĂš corta rispetto a quella degli altri ufficiali. L' uso delle mantella venne consentito solamente fuori servizio, fino al 1938; in seguito, ne fu ammesso l'uso solo con le uniformi nere. La rziacca a vento 77 Nel l 934 fu adottata una giacca a vento per ufliciali che facevano uso di motocicletta, da indossare però solamente con le uniformi ordinaria e cli marcia. Era confezionata con cordellina grigio-verde impermeabilizzato, aveva un taglio molto amp io a due petti di otto bouoni cl ' osso ciascuna ed era provvista di cintura con fibbia metallica a scorrimento. Le maniche avevano un polsino interno dotato di elastico, che garantiva la protezione dal freddo, mentre q uello esterno era dotato di linguetta con asola e doppio bottone corri spondente.

77

G.M.U. 868/34

125


TABELLA n. 2

I GRADI DEL REGIO ESERCITO ITALIANO SOLDATO (fante, artigliere, geniere, dragone, ecc.)

Truppa

SOLDATO SCELTO (armi a piedi) APPUNTATO (armi a cavallo)

Truppa

CAPORALE

Truppa

CAPORALMAGGIORE

Truppa

SERGENTE

Sottufficiali

SERGENTE MAGGIORE

Sottufficiali

MARESCIALLO ORDINARIO

Sottufficiali

MARESCIALLO CAPO

Sottufficiali

MARESCIALLO MAGGIORE

Sottufficiali

AIUTANTE DI BATTAGLIA

Sottufficiali

ASPIRANTE UFFICIALE

Subalterno

Uff. Inferiore

SOTTOTENENT E

Subalterno

Uff. Inferiore

TENENTE

Subalterno

Uff. Inferiore

PRIMO TENENTE

S ubalterno

Uff. Inferiore

CAPITANO

Uff. Inferiore

PRIMO CAPITANO

Uff. Inferiore

MAGGIORE

Uff. Superi ore

TENENTE COLONNELLO

Uff. Superiore

COLONNELLO

Uff. Superiore

GENERALE DI BR IGATA, MAGGIOR GENERALE

Uff. Generale

GENERALE-DI DIVISIONE, TENENTE GENERALE

Uff. Generale

GENERALE DI CORPO D'ARMATA

Uff. Generale

GENERALE DI CORPO D'ARMATA DESIGNATO D'ARMATA

Uff. Generale

GENERALE D ' ARMATA

Uff. Generale

MARESCIALLO D' ITALIA

Uff. Generale

126


Capitolo II LE UNIFORlVII DEI MARESCIALLI

I marescialli avevano in dotazione: • l'uniforme grigio-verde, che comprendeva, come per gli ufficiali , la g ra nde uniforme, l'uniforme ordinaria e l' uniforme di marcia; • l'unifo rme estiva, che fu concessa prima agli aiutanti di battaglia ed ai marescialli78 e poi agli ufficiali79 e che prevedeva solo la g ra nde un ifo rme e l'uniforme ordinaria. 80 La composizione di q ueste uniformi e ra la seg uente:

Uniforme grigio-verde G rande uniforme: • be rretto rig ido , copricapo speciale o elmelto per i serviz i armati, • giubba con le controspalline eia grande uniforme ; con q uesta uniforme fu consentito l' uso8 1 di specia li cordel le, così definite dalle disposizioni anche se si trattava in effetti di trecciole (vedi parte I, cap. 4 °, § 5°) ; • camici a bi anca con colletto rivoltato ed inamidato ; • cravatta nera opaca o di colore; • pantaloni corti con fi lettatura del colo re di sti ntivo; • gamba li con stivaletti, stivali per le armi a cavallo, speroni ove previsti; l' uso degl i stivali fu success ivame nte consenti to ai marescialli di tutte le armi, corp i e serviz i;82 • g uanti in pelle scamosciata o liscia bianchi, ne ri per i bersagl ieri; • sciabola con gli attributi per la grande uniforme. U niforme o rdinaria: • • • •

berretto rigido; giubba con le controspalline di panno g rigio-verde ed i nastrini delle decorazioni; camic ia bianca con colletto rivoltato, flo scio o inamidato; crava tta nera opaca o di colore;

ì 8 Aggiunte 79 Aggiunte

e varianti "al regolamento sull'uni fo rme" ed izio ne del J 93 l , n. 3 n. 2695 ciel 1933 e varianti "al rego lamento sull ' unifonne" ed izio ne del 1931 , n. 4 n. 27 17/34 80 Tn realt.à già era stata istituita l' uni fo rme bianca con il berretto cli vecchia foggia (G.M.U . 390/33); la nuova disposizione contenuta nelle aggiunte e varianti n. 4, prevedeva la possibilità cli utilizzare, fi no a consumazione, tale berretto. Dalle numerose foto d'epoca esaminate wtr.avia l' uniforme con questo tipo cli berretto fu scarsamente utilizzata. 81 G.M.U. 273/38 82 F.cl' O. 273/37

127


• pantaloni corti con filettatura; fuori servizio, pantaloni lunghi senza risvolto e senza filettatura; • gambali con stivaletti, stivali per le armi a cavallo, speron i ove previsti; con i pantaloni lunghi erano obbligatorie le calze e le scaqJe basse nere; • sciabola con dragona e pendagli in cuoio nero; i marescialli dei reparti alp ini , di artiglieria alpina e di carristi indossavano il cinturone con il pantalone corto ;83 • guanLi in pelle scamosciata o liscia marron i; facoltativamente fu ori servizio si calzavano guanti bianchi, neri per i bersaglieri. F uori servizio i guanti potevano essere portati in mano. Un iforme di marcia: • • • • • • • •

berretto a busta; giubba con i nastrini delle decorazioni ; camicia grigio verde con il colletto flo scio; cravatta grigio-verde; pantaloni corti; gambali, stivali o calzature eia marcia e speroni; cinturone con p istola; guanti di pelle marrone.

Anche ai marescialli era consentito l'uso dell' uniforme grigio-verde senza giubba, che era del tutto simile a quella degli ufficiali ad eccezione dei distintivi di grado, costituiti dagli stessi galloncini portati sulle controspall ine che, in questo caso, erano montati su panno grigio-verde e applicati medi ante degli automatici sulla manica destra, trasversalmente, a circa 15 centimetri di distanza dalla spalla; i marescialli ordinari ne avevano uno, i marescialli capi ne avevano due ed i marescialli maggiori ne avevano tre, mentre gli aiutanti cli battaglia avevano tre galloncini dei quali quello superiore formava un occhiello centrale.84 Anche in q uesto caso veniva indossata stretta in vita, sotto il cinturone, una fascia di stoffa grig io-verde, spesso elastica. 85 I soli marescialli delle armi a cavallo avevano in dotazione la bandoliera in cuoio e la sciabola e, successivamente, il cinturone. 86

Uniforme estiva Grande Uniforme: • berretto rigido bianco con visiera e soggolo in cuoio nero; • g iubba "d i tela b ianca priva cli mostrine od alamari al bavero, sostituiti dalle semplici stellette metalliche, con le controspalline in panno grigio-verde e le decorazioni;

83

F.d'O. 113/39 F.d' O. 54/34 85 F.d'O. 138/34 86 F.cl'O. 273/37 84

128


• • • • •

camicia bianca con colletto inamidato o floscio; cravatta nera; pantalone lungo bianco senza risvolto; guanti, calze e scarpe bianche; sciabola con gli attributi per la grande uniforme.

Uniforme ordinaria: • berretto rigido bianco con visiera e soggolo in cuoio nero; • giubba di tela bianca priva cli mostrine od alamari al bavero, sostituit.i dalle sempli ci stellette metalliche, con le controspalline in panno grigio-verde e nastrini delle decorazioni; • camicia bianca con col letto inamidato o floscio; • cravatta nera; • pantalone lungo bianco senza risvolto; • guanti, calze e scarpe bianche; Con questo tipo di uniforme non veniva portata la sciabola.

I copricapi Il berretto rigido Il berretto rigido era costituito da un tond ino, il cui diametro eccedeva mediamente cli 8,5 centimetri quello inferiore, da una centina divisa in quattro quartieri, eia una fasc ia circolare alta in media 5,5 centimetri, da una visiera semicircolare in cartone pressato verniciato di nero lucido o in cuoio nero, leggermente inclinata e sporgente dalla fascia per circa 4,5 centimetri al centro e da un soggolo dello stesso materiale e colore della visiera, che veniva fissato al fusto del berretto tramite due bottoncini. Il berretto veniva confezionato con il panno cordellino grigio-verde oppure con la tela cordonata bianca, nella versione estiva; la fascia era foderata con la stessa stoffa del berretto, con la sola eccezione del tipo estivo che era foderato di grigio-verde; la parte della fascia a contatto con la testa era rivestita di cuoio o di pelle sottile cli vari colori - bianco, marrone o nero - mentre la fodera interna del berretto era in seta o altro materiale similare, anch'essa variamente colorata a seconda del fabbricante, che recava impresso, per gli esemplari acquistati privatamente, il logo del berrettificio. La forma del berretto veniva garantita abitualmente da un' anima di metallo applicata intorno al tondino superiore, rinforzo che, nel berretto estivo, occorreva togliere per sfilare la copertura. Sulla parte anteriore del berretto era cucito lo stesso fregio previsto per gli ufficiali , ricamato in canutiglia dorata. I distintivi di grado, comuni a rune e tre le classi del grado di rnare::;ciallo, erano rappresentati da un gallone dorato screziato nero che, per tutti gli aiutante di battaglia e per i marescialli dei servizi , era fi lettato del colore distintivo. Il berretto da campo Come accaduto agli ufficiali, anche i marescialli non ebbero, almeno ufficialmente e fino al 1934, il berretto da campo riservato alla truppa, con la sola esclusione degli alpini, che avevano il

129


Se,gente del co1po automobilistico in umforme ordinaria da libera uscita. La giubba è la mod. 39 senza ma1wpole a rmnia della mod. 37, con le alette delle tasche rettangolari, le comrospalline mobili ed il cinturino di panno sÚnile a quello della giubba della Regia Aeronautica, non visibile nello j(JlogrqfÏa. La sciabola ha i pendagli in cuoio.

Caporale degli alpini in UJl(forme ordinaria da libera uscita. Al braccio il distintivo di tiratore scelto.

130


Se1gen1e di fanteria non assegnato ad un reggirnemo. 1:u11iforme è la mod. 37 con il nuovo sistema dei distinlivi di grado. Al bavero porta ancora la vecchia mostrina ad una pun/a rossa, anzichÊ quella nerajileua1a di rosso.

I

J

Periodo di piena transizione. Accanto alla camicia nwd. 35 si vedono ancora le uniformi dafl1tica a collo chiuso e il berretto da campo mod. Xl.

131


Particolare di una giubba da sergente mod. 34 confezionata su misuro. Porta i distintivi di grado previsti a par/ire dal 1937.

132


]oro tradizionale cappello e dei bersaglieri, che usavano l'altrettanto tradizionale fez d i colore rosso granato. La bustina era anch ' essa in cordellino grigio-verde foderato in seta o in satin cli vari colori ed aveva, al pari del berretto ri gido, una fasc ia protettiva di pelle sottile applicata all' interno. I distintivi cli grado, applicati su l lato sinistro ciel berretto erano costituiti per tutti, aiutanti di battaglia compresi, da tre stellette ricamate in cotone giallo e disposte a triangolo. L'anno successivo87 la bustina subì le stesse modifi che strutturali stabilite per la versione da ufficiale; le stellette vennero soppresse e sostituite da un solo galloncino si mile a quello da berretto rigido, lungo 6 centimetri. T,e due parti in cui era ora divisa la visiera ven ivano fissate tra loro mediante degli automati ci; per quanto riguarda il fregio, la sua parte superiore veniva cucita su quella anteriore della cupola, mentre quella parte inferiore veniva applicata con automatici alla visiera. In questo modo, abbassando la visiera, il fregio poteva essere di nuovo fissato alla cupol a senza pregiudicarne la visibilità. C'è comunque eia notare come si trovino esemplari cli bustine molto diversi dal modello ufficialmente adottato, generalmente real izzate o modificate su iniziativa personale. TI berretto eia campo ven ne poi dotato cli una copertina cli stoffa bianca da applicare quale distintivo nelle esercitazioni a partiti contrapposti. 88

Le uniformi L'uniforme grigio-verde La giubba dei maresc ialli era identica a quella degli ufficiali salvo che per i bottoni, il cui fondo era liscio, per la forma delle manopole, che erano a punta e prive di fi lettatura e per le controspalline, sulle quali erano applicati i distintivi di grado, costituiti da combinazioni cli galloncini tessuti in oro e screziati di nero, ossia: • un galloncino per il maresciallo ordinario; • due gallo ncini per il maresciallo capo; • tre galloncini per il maresciallo maggiore; • tre galloncini, dei quali i due esterni giravano intorno al bottone della controspallina, per l'aiutante di battagl ia. Con la grande uniforme veniva usalo, come del resto accadeva per gli ufficiali, un model lo di controspalline del tutto diverso, di panno nero, filettate ciel colore caratteristico, recanti al centro i fregi d'arma o specialità ricamati in oro e guarnite tutto intorno da un cordone che formava tre nodi di Savoia; il cordone era di colore diverso a secondo del grado, ossia: • azzurro ri gato in oro per il ma resciallo ordinario; • clorato e screzi ato d i azzurro per il maresciallo capo; • completamente dorato per il maresciallo maggiore.

87 88

G.l'vf.U. 275/35, F.d' O. l 11/35 F.d' O. 165/34

133


I pantaloni corti erano della stessa stoffa della giubba, con i gambali filettati del colore distintivo mentre quelli lunghi erano privi d i fi lettatura e di risvolto. L'uniforme estiva Anche la giubba dell'uniforme estiva era uguale a quel la degli ufficiali ma era priva delle tasche al petto, mentre quelle dei fianchi , pure a taglio, erano prive del gallone di cotone rasato. Le controspalline erano le stesse previste per l' uniforme grigio-verde mentre i pantaloni, dello stesso tessuto e colore della giubba, erano privi di risvolto.

I soprabiti Il cappotto dei marescialli era uguale a quello degli ufficiali; l' unica differenza era costituita dai distintivi cli grado che erano gli stessi posti su lla giubba e che erano applicati sulle controspalline mobili fermate con bottone a vite. Prima dell'adozione del cappotto mod. 1934, i marescialli delle arm i a piedi indossavano la mantellina di panno grigio-verde dotata di un particolare sistema cli distintivi di grado, applicati ad angolo lungo l'orlo anteriore ed inferiore ciel bavero e costituiti da combinazioni di uno, cli due o di tre galloncini tessuti in filo dorato screziato nero. I marescialli delle armi a cavallo portavano i.l pastrano con i gradi applicati sulle controspalline che, in questo caso, erano del tipo sernifisso; fuori servizio costoro potevano usare la mantellina grigio-verde. L'impermeabile dei marescialli era identico a quello degli ufficiali.

134


Capitolo III LE UNIFORMI DEI SOTTUFFICIALI E DELLA TRUPPA

Le uniformi in dotazione ai sottufficiali ed alla truppa erano due, ossia: • l'uniforme grigio-verde, che wrnprendeva la grande uniforme, l'un iforme ord inaria e l'uniforme di marcia; • l' uniforme di fatica in tela. La composizione cli queste uniformi era la seguente:

Uniforme grigio-verde Grande Uniforme: • elmetto o copricapo speciale con attributi da grande uniforme; • giubba di panno con il fregio mer.allico dell'arma, corpo o servizio applicato al le controspalline mobili; i sergenti maggi01i portavano delle speciali trecciole (vedi parte I, cap. 4° 5°)89 mentre i bersaglieri portavano i caratteristici cordoni verdi; • pantaloni corri dello stesso panno senza filettatura; • camicia di cotone o flanella grigio- verde; i sergenti ed i sergenti n,:•~giori potevano indossare con questa un iforme la camicia bianca con colletto rigido o floscio; • cravatta in maglia cli lana nera o di colore; i sergenti ed i sergenti maggiori con la camicia bianca portavano la cravatta nera di lana; • guanti in filo bianco, nero per i bersaglieri.

*

Uniforme ordinaria: • berretto rigido o copricapo speciale; • giubba cli pan no con nastrini delle decorazioni; • camicia di cotone grigio-verde; • cravatta in lana nera o cli colore; • pantaloni corti dello stesso panno senza fileltatura; • sciabola per gli aventi diritto. • guanti cli pelle o filo marrone, facoltativi fuori servizio. 1 soli sergenti maggiori, fuori serv izio ma senza copricapo speciale, potevano portare i pantaloni lungh i senza risvolti oppure i pantaloni corti con gli stivali90 ; i sottufficiali degli alpini, 91 dell'artigl ieria alpina e dei caITisti, con il pantalone corto portavano il cinturone . 89

G.tvl.U. 273/38 273/37 9 1 F.cl' O. 113/39

90 F.cl'O.

135


Uniforme cli marcia: • berretto eia campo, copricapo speciale o elmetto; • giubba di panno con nastrini delle decorazioni; • pantaloni corti dello stesso panno senza filettatura; • camicia cli flan ella grigio-verde; • cravatta cli magli a di lana grigio-verde o di colore; Con questa uniforme era consentito l' uso dei guanti cli lana grigia. Uniforme di fatica: • • • •

berretto da campo; giubba di tela bigia, senza nastrini del le decorazioni ; pantalon i corti cli tela bigia. camicia di flanella grigio-verde.

L'armamento Armamento sotto le armi: • durante le riviste, le parate e le esercitazioni era prev isto l'armamento di guerra; i capi pezzo dell'artiglieria delle divisio ni cli fanteria, ad esclusione dei gruppi someggiati e carrellati , vi aggiungevano la sciabola, ma solo durante il servizio a cavallo. • Durante i servizi cli guardia: fucile con baionetta e cinturino con giberne oppure bandoliera per gli aventi diritto. A rmamento non sotto le armi: • con l' uniforme di marcia: il cinturino con giberne e la baionetta; la cavalleria e l'artiglieria a cavallo portavano invece la bandoliera e la sciabola, mentre l'artiglieria delle divis ioni cl i fanteria e il servizio automobilistico portavano la bandol iera e la baionetta. • con tutte le altri uniformi: il cinturino con la baionetta; la cavalleria, l'artiglieria a cavallo ed i caporal maggiori dell ' artiglieria delle divisioni cli fanteria portavano la sciabola.

I copricapi II berretto rigido Il berretto rigido dei sergenti maggiori e dei sergenti era lo stesso in dotazione ai marescialli ma senza di stintivi cli grado sulla fascia. I graduati e la truppa ebbero in dotazione il berretto rigido, definito "modello 1935" solo a partire dal 23 ottobre cli quell'anno 92 e da indossare solo in libera uscita con l' eccezione costituì-

92

136

G.M.U. 819/35


ta dai bersaglieri, dalle truppe da montagna, dalla G .a.F. e dalla cavalleria che, in analoga c ircostanza, indossavano i rispettivi copricapi speciali. Questo modello di berretto era simile a quello dei sergenti ma era confezionato in panno da truppa ed era provvisto cli due fori cl' aerazione per lato, dotati cli occhielli metallici ve rniciati di nero; era foderato internamente con tela cli cotone tinta in grigio ed era guarnito da un'alluda di sottile pelle annerita. I particolari costruttivi di questo copricapo comprendevano inoltre una striscia di tela gommata, inserita tra la fodera e il tondino, un pezzo di fibra vulcanizzata utilizzato per irrigidire il centine, una striscia della stessa fibra che svolgeva la stessa funzione riguardo alla fascia ed infine un filo d i ferro stagnato applicato internamente lungo la cucitura di unione del tond ino con il centine, pe r tenere ben disteso il primo. La visiera era di cuoio verniciato in nero con bordatura esterna mentre il soggolo, dello stesso cuoio e largo 2 centimetri, veniva fi ssato al berretto mediante due piccoli bottoni in o ttone. Il fregio del l'arma, corpo o servizio , fissato anteriormente g raz ie a de lle alette metalliche infilate negli appositi fori anteriori praticati sul berretto, erano in metallo dorato. Il berretto eia campo Nel 1934, a ll 'atto dell 'entrata in vigore de lla riforma Baistrocchi, la truppa aveva già in dotazione il be rretto da campo mod.1926 derivato da quello della R egia Aeronautica, che fu tuttavia usato per un breviss imo periodo di te mpo e che d ivenne poi, nella ve rsione cli tela kaki, la bustina coloniale ed in quella di panno g rigio-ve rde, la bustina utilizzata dalle associazioni d'arma. A questo modello ne seguì un altro, che ebbe anch'esso vita breve e che era ornato da filettature del colore distintivo d'arma, corpo e servizio. Fu solo nel 1927 che venne finalmente adottato un nuovo berretto cli panno g rigio-verde 93 , il c ui uso fu ini z ialmente limitalo ai militari cli truppa e c he fu riservato a ll' uniforme eia fatica; anche se l'argomento di questa opera verte sulla riforma ciel 1933, converrà descriverlo in dettag lio poiché esso fu utilizzalo in realtà fi no alla fine degli anni 30. Confeziona to a ppunto con panno g rigio-verde, era costituito da una parte superiore in due pezzi cuciti fra loro, eia una fascia e da una sopraffascia anch 'esse in due pezzi, quest'ultima [issata alla prima da apposite cuciture che non permettevano di rovesciarle entrambe; la fodera interna e ra di tela grigia ed era provvista cli alluda. Il berretto rnod. 1927 venne dato in dotazione a tutti i militari cli truppa ad esclusione dei bersaglieri , c he continuarono ad utilizzare il loro caratteristico fez. Una serie di modifiche vennero introdotte da lla circolare n. 4 del 193 1; la prima cli tal i modifiche consistette nell'aggiungere alle due sopraffasce quattro bottoni a pressione di colore grigio-verde, in modo da utilizzarle come vis iera e coprinuca, mentre la seconda riguardò I' aggiunta, per il berretto delle sole armi a cavallo, di un soggolo di nastro di " bave/la " 94 grigio-verde, largo c irca due centimetri. Questo soggolo e ra composto cli due parti, la p rima, lunga circa 50 centimetri, che terminava a punta ed era cucita per c irca l centimetro e l'altra, lunga circa 12 centime tri , anch' essa applica-

93

G.M.U. 806/27

94 La bavel la e ra un tessuto o ttenuto dalla lavorazio ne dei cascami cli seta.

137


ta al berretto mediante cucitura della stessa lunghezza, mun ita di fibbia in metallo nichelato ad ardiglione mobile. All'interno del berretto delle anni a cavallo era applicato un passante di cordoncino di cotone grigio-verde, che serviva a fissare il soggolo quando non era usato. Nel 1932 la precedente circolare fu abrogata95 ed il berretto assunse la nuova denominazione di "berretto dafatica mod. anno XI", risultando ora confezionato con due tipi diversi di tessuto, il "panno impermeabilizzato grigio-verde da truppa alto 130 centim.etri" ed il "panno imper-

meabilizzato g. v. da sottufficiale alto I 60 centimetri". L' a ltra novità fu costituita eia quella che la circolare definiva "soprqffascia bordale", ovvero il rinforzo alto tre centimetri applicato ora intorno al la base del berretto e che rimaneva in pratica coperto quando la visiera ed il coprinuca erano alzati. Con un'altra successiva disposizione,96 l'uso del berretto da fatica per armi a cavallo venne esteso anche ai reparti del genio pontieri. In tutte le circolari istitutive ed in tutte le successive varianti 11011 s i faceva mai menzione dei freg i che dovevano essere applicati ai berretti di fatica descritti, ed è quindi solo grazie all'esame di una serie di esemplari che si evince come la truppa vi portasse il tipico fregio cli forma pentagonale utilizzato anche sugli elmetti, così come furono talvolta utilizzati anche i fregi per elmetto del tipo adottato con la circolare 456 del 1925, che erano poi quelli utilizzati anche su i berretti rigidi da truppa mod.1935 . Nel 1934 venne finalmente adottato un nuovo e definitivo modello di bustina97 che, con lievi modifiche, verrà utilizzata fino alla fine della seconda guerra mondiale. Il berre tto da campo mod. 1934 era essenzialmente costituito da tre parti, la cupola, la visiera ed il paraorecchie. La cupola era formata da cinque pezzi cuciti insieme, due dei quali a forma di losanga, che costituivano la parte superiore, due che formavano la parte laterale ed una striscia cucita sul davanti come rinforzo. La visiera era a sua volta composta di due parti d i stoffa cuci te insieme, che poteva essere portata indifferentemente alzata o abbassata. Il copriorecchie poteva essere alzato e fi ssato sulla c upola grazie a due bottoni automatici, oppure abbassato in modo da proteggere la nuca, le orecchie e la bocca, anche se non era facile vedere ne lle fotografie , per lo meno fino allo scoppio della gue1Ta, degli ufficiali o dei soldati che indossassero la bustina con il copriorecchie abbassato. Allestita con panno impermeabilizzato da truppa, la bustina era fodera ta in cotone grigio ed era guarnita da un'alluda in pelle conciata con all ume cli rocca. Una novità fu costituita dai distintivi cli grado applicati sulla parte sinistra del berretto e così diversificati : • caporale: una stelletta a cinque punte in rayon tinta cli rosso; • caporal maggiore: due stellette in rayon tinte di rosso; • sergente: una stelletta in rayon tinta d i g iallo; • sergente maggiore: due stellette in rayon tinte d i giallo.

95 G.M.U. 596/32 96 Circolare del 18 settembre 1933 , n. 513 97

138

G .M.U. 370/34


Per quanto riguarda i fregi, i sergenti ed i sergenti maggiori avevano lo stesso fregio del berre tto rigido, ma di dimension i r idotte e ricamato in filo cli raion giallo, mentre la truppa portava il fregio simile a quello da berretto rigido, ricamato però in filo di raion nero con il numero, la croce o gli altri attributi in metallo giallo. Nel 193598 vennero soppresse le stellette distintive del grado e venne introdotta la visiera divisa in due pezzi.

L'uniforme La g:iubba Fino al 1939 i sottufficiali e la truppa ebbero lo stesso modello cli giubba, anche se quella dei sergenti era di panno grigio-verde da sottufficiali, e fu solo a partire da quell 'anno che venne adottato un tipo di giubba specifico per i sergenti e per i sergenti maggiori. Nelle aggiunte e varianti de l 1933 al regolamento sull'uniforme del 1931, che mod ificarono completamente l'uniforme del Regio Esercito, non si fa alcun cenno all'uniforme della truppa, dei sergenti e de i sergenti maggiori mentre viene descritta in dettaglio quella dei marescialli; qualche accenno si trova solamente nel Giornale M ilitare99 ma comunque limitato a i conti dicostruzione delle nuove uniformi. Nel periodo trattato quindi i model li cli gi ubba grigio-verde in dotazione furono due, il modello 1933, riportato nella citata circolare del G iorna le Mi litare e la sua evoluzione, costituita dalla g iubba modello 1937 _too U na novità assoluta per il nostro esercito fu inoltre l'adozione della giubba di tipo unico per le armi a pie di e a cavallo, anche se, per la verità, già nel 1932 era stato fatto un tentativo in proposito101 che però non aveva avuto alcun seguito. La giubba modello 1933 derivava direttamente dalla modello 1931, modificato nel 1932; aveva il bave ro aperto e rovesciato, nero o colorato secondo l'arma, il corpo o il servizio e la bottoniera scoperta costituita da tre bottoni di metallo giallo, identici a quelli da ufficiale ma a fondo liscio. Era inoltre dotata cli quattro tasche esterne a toppa, due al petto e due, più grandi, ai fianchi, con canne llo centrale ed a le tta rettangolare con asola e corrisponde nte bottone cli frutto; le maniche avevano le m anopole tagliate a punta, sulle quali si adattavano gli eventuali distintivi cli grado a "V" rovesciata, mentre le spall ine e rano semifisse e guarnite dal fregio metallico delle varie specialità. La parte posteriore della giubba era in un solo pezzo, con un grosso piegone che si aptiva al disotto del bavero e g iungeva a lla taglia, dove era applicata una martingala in due pezzi con due asole e relativi bottoni; lungo le cuciture dei fianchi erano inoltre ricavate due tasche verticali, dette "alla cacciatora", lunghe circa 25 centimetri ognuna e dotate di patta ad aletta, con asola e bottone corrispondente.

98

G.M.U. 275/35. F.d' O. 11 J/35 G.M.U. 489/34 ioo G.M.U. 900/37 101 G.M.U. 386/32

99

139


La fodera della gi ubba era in tela cli cotone tinta in grigio-verde, nella quale erano ricavate due tasche, una posta all ' altezza del petto e l'altra nella falda, destinata a contenere il pacchetto d i medicazione. Per le uniformi ordinaria e di marcia era previsto l'uso di una gi ubba identica a quelJa appena descritta, ma dotata di semplici bottoni d i frutto in sostituzione di quelJi metallici. Nel 1937 questa giubba subì delle modifiche, 102 tra le quali l'introduzione ciel cinturino della stessa stoffa, 103 dotato cli fibbia metallica in due parti che si agganciavano fra loro, verniciata cli grigio-verde, che sostituì la martingala; per sorreggerla fu rono aggiunti quattro passanti in stoffa, due dei quali cuc it i all'altezza del cannello delle tasche inferiori e due sui fianch i, appena sopra le aperture delle tasche "alla cacciatora". Queste ultime subirono del le modifiche; divennero più piccole, vi furono soppresse le patte ed il bottone di frutto venne sostituito da un automatico. Venne inoltre ridotta la lunghezza ciel p iegone posteriore e modificate le alette delle tasche esterne, che non furono più tagliate dritte bensì a " zampa d'oca". Come abbiamo avuto modo di notare, con la grande uniforme le controspalline venivano guarnite da distintivi in lamierino d'ottone d i forma pentagonale, simili ai fregi dei copricapi, dai quali differivano per la consistenza ciel metallo e per il sistema di fissaggio; infatti, mentre i primi erano a doppia lamina, i 'fregi per controspalline rnod.33" erano dotati d i tre occhiel li , uno in alto e due in basso, e cli una molletta a forma cli "V" ai quali corrispondevano, sulle controspalline, i tre fori necessari per il loro fissaggio. I sergenti ed i sergenti maggiori ebbero in dotazione la giubba modello '37 da truppa, ma tagliata su misura nel panno grigio-verde per vestiario da sottufficiali. Nel dicembre del 1939 (G.M .U., Circ. n. 934) anche i sottufficiali ebbero una g iubba diversa da quella utilizzata fino ad allora, simile a quell a dei marescialli, con le alette delle tasche rettangolari, le manopole dritte ed il cinturino s imile a quello della gi ubba della Regia Aeronautica; le controspalline erano mobili, identiche a quelle dei marescialli e degli uffic iali. I vari gradi furono inizialmente distinti grazie a delle combinazioni cli galloni e cli galloncini a "V" rovesciata, applicati lungo il bordo esterno delle manopole, ossia: • soldato scelto o appuntato per armi a caval lo : un galloncino cli colore nero; • caporale: un gallone ed un galloncino entrambi cli colore nero; • caporal maggiore : un gallone e due galloncini entrambi cli colore nero; • sergenti: un gallo ne ed un galloncino entrambi di filo metallico clorato; • sergenti maggiori: un gallone e due galloncini entrambi di filo metallico clorato. Nel l 937 questi galloni , i nvariati nel colore ma ridotti ne lle dimens ioni, vennero tolti dalle manopole e applicati sulle maniche della giubba in modo tale che il vertice cle ll 'angolo fosse posto ad un terzo circa della lunghezza della manica, partendo dalla spal la; nel 1939,

102 103

140

G.M.U. 900/37 G.M.U. 286/38


infine, 104 i galloni d i colore nero dei soldati scelti, degl i appuntati, dei caporal i e dei caporal maggiori vennero sostitu iti da altri di colore rosso. La camicia Le camicie utilizzate dalla truppa nel periodo 1934-40 furono di due modelli diversi, il modello ' 35 ed il modello '39, e ntrambi dotati di sparato anteriore lungo solo fino allo sto maco, prerogativa questa delle camicie da truppa italiane che verrà conservata fino al termine della gue rra. La camicia modello '35 , confezionata in pesante flanella grig io-verde, e ra dotata di colletto floscio, rovesciato e stacca bi le e ven iva chiusa grazie ad una chiusura lampo metallica: aveva due tasche al petto con cannello ed alette sagomate a "zampa d'oca " e le maniche terminanti con un polsino dotato di un bottone e di due asole. Le maniche, dopo essere state rimboccate, potevano essere fissate all'apposito bottoncino c ucito poco sotto la spalla. Nel 1939, forse a causa ciel costo delle chiusure lampo metalliche, queste vennero abolite e sostituite da un' asola con bottone corrispondente, posti al centro dello sparato della camicia. I pantaloni I pantalon i in dotazione ai reparti del Regio Esercito fu rono di tre tipi dive rsi, per armi a piedi, per bersaglieri ciclisti e per armi a cavallo, tutti comunque confezionati con panno grigio-verde e tutti priv i cli qualsiasi ba nda o fileLtatura. I pantaloni per armi a piedi e rano dotati di sparato, costituito da due riporti di panno ed e rano composti da due gam bali di taglio ampio che giungevano fin sotto il gi nocchio, e eia due gambaletti che servivano a stringere il pantalone al polpaccio mediante due fettucce di nastro cli cotone di color grigio verde; e rano provvisti di quattro tasche interne, delle quali due ai fianchi lungo la cucitura e due posteriori. I pantaloni erano inoltre dotati d i due profonde pieghe praticate sulla parte anteriore dei gambali , in corrisponde nza della cintura, di quattro passanti applicati all'altezza della vita e di due linguette di panno con fi bbia applicate sulla parte posteriore, necessarie per stringere o allargare il pantalone. I pantaloni per i bersaglieri ciclisti e rano identici ma avevano in piÚ un rinforzo dello stesso panno applicato al cavallo . I pantaloni per armi a cavallo, anch'essi simili a quelli delle anni a piedi, avevano però i gambal i molto piÚ ampi, rinforzati internamente da toppe dello stesso panno con cuciture ad angolo. L'uniforme da fatica All' entrala in vigore della riforma Baistrnccbi, l'un iforme da fatica di tela grig ia era ancora que lla cli vecchio modello con il coll etto chiuso; solo nel 1935, 105 in fatti fu introdotta la nuova gi ubba prodotta in due diversi tipi, uno per le a rmi a piedi e a cavallo e l'altro per i bersaglieri ciclisti.

104

105

GJvl. U.749/39 GJvl.U. 838/35

14 1


La giubba, tagliata a sacco e dotata cli collo aperto e rovesciato, era ad un solo petto di tre bottoni di frutto grigio-verdi , bombati e lisci ed era dotata manopole a punta e cli due sole tasche a toppa con aletta, applicate sui fianchi. Il modello in dotazione ai bersaglieri ciclisti si differenziava per avere le stesse tasche posteriori della giubba di panno e due passanti anteriori muniti cli bottoncini per il cinturino; su questo tipo cli giubba non venivano portate né mostrine né altri d istintivi, con l'eccezione dei bersaglieri i quali, ma solo fino al 1935, vi cucirono le loro fiamme cremisi. 1 pantaloni seguivano la stessa tipo logia stabilita per quelli di panno, erano cioè per armi a piedi, per bersaglieri ciclisti e per armi a cavallo, tutti confezionati con la stessa tela della giubba e tutti s imi li nel taglio al corrispondente tipo cli panno grigio-verde; le uniche differenze erano costituite dalle due strisce triangolari cli tela poste come rialzo tra la cintura ed i gambali, dalle due linguette cli te la con fibbia cli metallo verniciata nera applicate posteriormente sotto la cintura, e dai tre passanti di tela applicati sul la cintura. I pantaloni erano provvisti di tre tasche, due laterali aperte lungo la cucitura ed una posteriore a toppa, con asola ed un bottone piccolo. I pantaloni per bersaglieri ciclisti avevano il rinforzo di tela al cavallo, mentre nei pantaloni per armi a cavallo la parte posteriore dei gambali era in due pezzi, uniti fra cli loro in corrispondenza della piegatura del ginocchio, e le due tasche anteriori erano a taglio obliquo.

I soprabiti Tutte le componenti ciel Regio Esercito ebbero in dotazione il cappotto, ad eccezione dei bersaglieri e dei reparti alpini che avevano la mantella; i cappotti in uso erano di tre tipi, il cappotto per armi a piedi, il pastrano per armi a cavallo ed il cappotto per motociclisti. I modelli di cappotto succedutisi nel tempo per le anni a piedi furono addirittura tre, il mocl.34, il modello 36 ed il mocl .37. Il cappotto mod .34, 106 confezionato con panno grigio-verde impermeabilizzato alto I metro e 30 centimetri, era ad un solo petto, a bottoniera coperta; sullo sparato sini.stro erano praticate cinque asole, delle quali la quinta posta a due centimetri di distanza dal bavero, alle quali corrispondevano cinque bottoni di fru tto, quattro grandi ed uno piccolo usato per chiudere il bavero. Il bavero era aperto e rovesciato e guarnito dalle so.le stellette metalliche oppure dagli alamari per i granatieri, mentre la parte posteriore era tagliata a sacco, in un unico pezzo; le maniche erano fornite cli manopola a punta rovesciabile, che veniva fissata alla man ica mediante un bottone piccolo cli frutto grigio ed un bottone a pressione cucito in corrispondenza della punta. Il cappotto era dotato di quattro tasche a taglio, delle quali due verticali al petto, chiuse ognuna grazie ad un bottone e guarnite da rinforzi in pelle triangolari cuciti alle due estremità, e due orizzontali ai fianchi con aletta e con gl i stessi rinforzi in pelle; per il passaggio del cinturino vi erano inoltre due aperture laterali, lunghe 6 centimetri. Su ciascuna spalla, all'attaccatura della manica, era applicata una controspallina sernifissa. Il cappotto mocl.36 107 era simile ali' altro, dal quale differiva per i seguenti particolari: • la parte posteriore era in due pezzi e recava al fondo un 'apertura lunga da 24 a 30 centimetri secondo della tagl ia;

106 107

142

G.M.U. 904/35 G.M.U. 7 19/36


• le maniche erano prive di manopole ed erano semplicemente ripiegate internamente per circa tre centimetri; • era munito di due tasconi posteriori a taglio, aperti lungo le cuciture dei fianchi, entrambi dotati di bottone a pressione. li cappotto per i sottufficiali era identico a questo ma era confezionato con panno impermeabilizzato a lto 1 metro e 60 centimetri ed aveva un taglio sulla parte anteriore sinistra, per il passaggio della sciabola. Il cappotto mod .37, 108 che accompagnò il soldato italiano durante tutta la guerra, presentava le seguenti differenze rispetto al modello 35: • la parte posteriore era di nuovo a taglio dritto, in un solo pezzo; • le manopole e le tasche erano di nuovo quelle del mod.34. Su tutti e tre i tipi di cappotto descritti venivano portati i distinfrvi di grado sulle maniche . Il pastrano per armi a cavallo mod.34 era identico al cappotto per armi a piedi, dal quale differiva solo per alcuni particolari, ossia: • il bavero, chiuso e rovesciato, era molto p iù grande; • il piegone del dorso, forn ito cli sparato aperto dalla taglia verso il fondo, che poteva essere chiuso grazie a due bottoncini; • la martingala in vita, tagliata in due pezzi e munita di asole e di bottoni; • la ricchezza di stoffa sui fianchi. Il cappotto mod. 37 per motociclisti, sempre di panno grigio-verde, era tagliato molto ampio ed era ad un solo petto con bottoniera coperta di cinque bottoni grandi di frutto grigio verde; la parte posteriore era a taglio dritto, in un sol pezzo, mentre il bavero rovesciato era leggermente a punta e si chiudeva grazie ad un gancetto di ferro verniciato di nero con rispettiva maglietta. L e maniche erano ripiegate internamente ed erano munite di una linguetta con un 'asola e due bottoncini posti a 12 centimetri di distanza l'uno dall'altro, in modo tale da poter stringere la manica al polso. Le controspalline e le tasche erano simi li a quelle degli altri cappotti e pastran i; ne l 1939 109 venne adottata una fodera di peli iccia cli agnello composta da una parte posteriore e due parti anteriori , applicabile internamente grazie ad una serie di bottoncini. La mante ll ina, che anche le armi a piedi avevano avuta in dotazione fi no all'avvento del cappotto mod.1934, era ora riservata ai soli reparti alpini ed ai bersaglie ri, anch'essa di panno grigio-verde, molto ampia e lunga tanto da coprire le mani, con il bavero rovesciato guarnito cli stellette. Prima del 1934, sul bavero della venivano applicati i distintivi cli grado così diversificati: • caporali: un filetto nero; • caporal maggiori : due filetti neri;

108 109

G.M.U. 654/37 G.M.U. 643/39

143


• sergenti: due filetti, uno dorato ed uno nero; • sergenti maggiori: tre filetti, due dorati ed uno nero. Nel 1939lJO quesLi distintivi vennero sostituiti da altri: i caporali ed i sergenti ebbero unnastro di gallone mentre i caporal maggiori ed i sergenti maggiori ne ebbero due, rispettivamente in raion rosso o giallo . Il giubbone, confezionato con pelle di montone nera opaca conciala a l cromo, di circa l millimetro di spessore, già previsto dal regolamento del 1931 per i soli ufficiai i dei repm"Li automobilisti, subì successivamente delle modifiche tra le guaii l' aggiunta di una fodera interna di pelliccia per il giubbone dei carabinieri rnotociclisli, 11 1 che in segu ito 11 2 fu estesa a l personale dei carri armati e dei carri veloci; i militari della compagnia pompieri del genio ebbero sempre il giubbone ma senza fodera di pelliccia. Il giubbone era ampio, tagliato a doppio petto, con due file di quattro bottoni grand i d i legno vern iciati nero ognuna; s ul davanti vi erano due tasche a taglio verticale, mentre sotto le ascelle erano applicati tre for i di aerazione con occhielli metallici vern ic iati di nero. Il giubbone era provvisto cli una cinta in cuoio con fibbia rettangolare doppia di metallo ossidato; il bavero veniva chiuso grazie ad una martingala della stessa pelle e le maniche, tagliate a raglan, e rano in tre pezzi uniti tra loro mediante due cuciture, con una linguetta all'estrem ità infe riore. Internamente le maniche erano provviste d i un polsino elastico, mentre il busto era foderato cli flanel la color marrone. La com binazione di tela rasata bleu ardesia, nelle due versioni senza rinforzi, in dotazione agli operai, ai conducenti cli automezzi ed ai meccanici e con rinforzi, in dotazione agli equipaggi dei caITi armati, 113 era in pratica una tuta monopezzo composta da un colletto, dai gambali , dalle maniche e dal .cinturino. Aperta anteriormente fi no al cavallo, la combinazione era dotata cli bottoniera coperta con 9 bottoni d'osso annerito; le tasche erano quattro, due al petto, a toppa, chiuse da un'aletta che aveva a l centro un'asola in conisponclenza del bottone e due aperte lungo la cucitura dei fianch i, lunghe 17 centimetri. I gambali avevano all ' estremità inferiore una piccola martingala lunga circa 22 centimetri e larga 3, con asola e bottone in osso annerito, usata per stringe rli. Anche le maniche, che erano prive di manopole, avevano un orlatura larga 3 centimetri ed una martingala lunga 15 centimetri e la rga 3, con il solito bottone in osso annerito. La combinazione era provvista di cinturino della stessa tela, lungo eia un m etro a un metro e 15 centimetri, con due asole ad una delle due estremità e due bottoncini all'altra, cucito sulla parte posteriore e sosten uto da due passanti. Per i soli r quipaggi dei carri, la combinazione di tela e ra munita di rinforzi a tre strati dell a stessa stoffa, trapuntati e cuciti a macchina all'altezza dei gomiti e delle ginocchia.

110

G.rvr.u.81 1/39 G.1\1.U. 82 1/35 11 2 G.M.U. 84/36 11 3 G.M.U. 58/26

111

144


Altri oggetti di corredo Ogni soldato aveva in dotazione, o ltre ai capi di corredo descritti, tutta una serie di oggetti anch'essi necessari alla vita quotidiana, ossia: • la correggia per pantaloni in cuoio conciato al tannino di colore naturale, lunga da 1 metro e 4 centimetri ad 1 metro e 10 centimetri e larga 2,5 centimetri, dotata cli passante fisso e cli fibb ia in ferro stagnato con tubicino girevole; • l'asciugatoio; • la borsa completa per la pulizia; • il farsetto a maglia 114 di fi lato ritorto di colore grigio, con il corpo aperto anterionrientc per circa 17 018 centimetri, con due bottoni grigi; • i guanti di filo bianco o nero per bersaglieri , usati per la grande uniforme, e in lana per la stagione rigida; fuori servizio il soldato poteva indossare dei guanti di pelle o cl i fi lo marrone, acquistati a proprie spese; • la cravatta di lana; • il fazzoletto; • le mutande; • il sacchetto per gli arnesi fuori uso; • la fascia ventriera cli flanella.

114

G.M.U. 325/32

145



Capitolo IV

GLI ELMETTI ED I COPRICAPI SPECIALI

L'elmetto Con lo scoppio della prima guerra mondiale, l'el mello metallico trovò una collocazione stabile nel corredo del soldato; già nel primo anno di guerra, quando il nostro paese era ancora neutrale, specifici studi avevano appurato infatti che la maggior parte delle ferite subite dai soldati, e soprattutto quelle mortali, era causate eia colpi alla testa. Ad eccezione dei primi quattro reggimenti di cavalleria e dello squadrone de i Carabinieri Guardie cli S .M. il Re, non vi era alcun reparto nel Regio Esercito dotato di copricapi che garantissero una anche parziale protezione per la testa; oltre tutto gl i el mi di cavalleria e quello dei corazzieri, nati per difendere il capo dai fendenti di sciabole, non solo non erano in grado di fornire alcuna protezione dalle schegge di granata o degli shrapnel e dai proiettili di fucile e d i mitragliattice, ma servivano ormai solo per l 'estetica. Quando l 'Italia entrò in guerra quindi, il nostro esercito non disponeva ancora di un proprio modello dì elmetto metallico, anche se numerosi erano stati g li studi e le proposte da parte dell'industria plivata, tanto che alla fine fummo costretti ad acquistare dalla F rancia il famoso elmetto metallico "Adrian" dotato di visiera, di paranuca e cli crestina con fori per l'aerazione della calotta. I primi elmetti entrati in linea avevano ancora la verniciatura originale "bleu horiz.on" e portavano sul davanti la granata esplodente con la sigla R.F. - Répuhlique Française - nel tondino, eliminata poi dopo qualche tempo. Fu solo a partire dal 1916 che in Italia si cominciò a produrre su licenza questo tipo cli elmetto, denominato ufficialmente "elmetto vecchio modello" oppure "elmetto mod. 1916" che fu dipinto di grigio-verde e fu spesso personalizzato da fregi e da distintivi cli grado di vario tipo. Questa premessa si è resa necessaria poiché, nel periodo trattato, questo tipo di elmetto ri mase in uso fino dell'adozione degl i altri modelli e anche oltre, utilizzato da tutta una serie dì unità minori. I modelli ufficiali cli elmeuo usati nel peliodo 1933-40 furono tre, il tipo 1916 115, il modello 1931 ed il modello 1933. 11 6

L'elmetto mod. 16 Gli elmetti provenienti dalla Francia erano costituiti da quattro pezzi, la calotta, la visiera, il paranuca e la crestina, quest' ultima fi ssata alla calotta con dei rivetti a testa bombata. L' interno degli elmetti costruiti su licenza in Italia era dotato di una cuffia in tela cerata o in cuoio cucita su un ' imbottitura di feltro o di panno, fissata mediante quattt·o linguette; tra il metal-

11 5 11 6

Circolare n. 4542 del Comando S upremo, del 24 aprile I 9 I 6. Dc nomi nato inizialmente "Elmetto di nuovo tipo"

147


lo e l'imbottitura e rano saldati q ua ttro pezzi di lam ierino ondulato che separavano la testa dal metallo e, insieme all'imbottitura, servivano per ammortizzare i colpi ricevuti. L'elmetto era dotato di soggolo di tipo francese, in cuoio dipinto di grigio-verde con fibbia scorrevole. Anche se il metallo utilizzato per la fabbricazione dell'elmetto fosse stato di ottima qualità, c a questo riguardo nutriamo dei dubbi, il nostro povero soldato s i sarebbe comunque venuto a trovare con la somm ità dell a testa a diretto contatto con il metallo della calotta, protetto solamente dal sottile strato cli tela cerata o di cuoio; nonostante quindi l'ind ubbia protezione fornita ora dall 'elmetto, una scheggia o addirittura una pietra lanciata dall'esplosione di un proietto d'artiglieria, potevano ancora provocare dei danni abbastanza gravi. Questo elmetto venne usato dal Regio Esercito per tutta la durata della guerra, per tutti gli anni '20 e per i primi anni '30 anche se, a partire clal 193 1 e poi ne] 1933, il modello in dotazione e ra ormai completamente diverso, tant'è che non sono rare le fotografie di ufficiali che indossano la giubba aperta con l'elmetto modello 1916. In questo periodo l'elmetto subì varie modifiche, tra le quali quella che rig uardò la tecnica costruttiva adottata durante la guerra ed in base a lla quale, pur mantenendo inalterata la forma, l' elmetto venne ora costruito in due pezzi, la calotta con visiera ed il coprinuca, con la crestina non più imbullonata ma saldata. L'imbottitura interna era mista, realizzata con pelle di montone naturale e con il panno grigio-verde per fasce mollettiere ed era costituita da una striscia di pell e tagliata ad arco di cerchio, alla cui estrem ità superiore erano appli cati 6 o 7 segmenti della stessa pelle, di forma quasi tronco conica ed arrotondati al vertice, posti ad una distanza di 15 o 20 mill imetri l'uno dall'altro; questi segmenti e rano alti ognuno circa 80 m illimetri ed avevano una base di 70 m illi metri di larghezza. A poca distanza dal vertice superiore erano applicati degli occhielli in ottone di 4 millimetri di luce attraverso i quali passava un nastro di tessuto g rigio-verde alto 16 millimetri e lungo 40 centimctr.i . Un'altra importante novità fu l'adozione dei fregi metallici , che andarono a sostituire quelli verniciati a mascherina; i nuovi freg i fu ro no di due tipi diversi, quell i a piastra pentagonale utilizzati anche su berretti da fatica o campo e quelli pubblicati sul Giornale Mili tare nel 1925. Grazie a quanto appare ne lle numerose fotografie coeve esaminate, s i può dedurre che la truppa portava sull 'elmetto il fregio di tipo pentagonale mentre g li uffic ial i vi applicavano quelli mod.1925; la circolare n. 678 ciel dicembre 1933 ribacli va la d ifferenza esistente tra l'elmetto di vecchio modello e quello nuovo, stabi le ndo che i sottufficiali e la truppa portassero i fregi stampati mod. 1925 in metallo dorato sull 'elmetto di vecchio modello, provvisto cl i for i. Gli ufficial i generali spesso fissavano all'elmetto l'aq uila in metallo argentato o clorato a seconda del graçlo rispettivo, s imile nel disegno a q uella posta sull a giberna da ufficiale. L'elmetto dei bersaglieri avrebbe dovuto essere dotato cli una speciale taschetta in cuoio 11 7 ma questa, pur citata in varie pubblicazioni specialistiche, probabilmente non fu mai distribuita; non risulta inoltre che questo tipo di elmetto fosse stato dotato di un supporto atto a sorreggere la nappina e la penna per i reparti alpini.

I lì

148

GJvl.U. 650/27


L'elmetto mod. 31 Nel 1931 nacque il primo m odello di elmetto "italiano", di concezione innovativa ri spetto a quelli delle altre nazioni, di acciaio al nichel di notevole robustezza. La calotta era di forma completamente diversa rispetto a quella dell'elmetto mod.1916, sem isferica, con un foro per l'aerazione nella parte superiore, dissimulato sotto una p iccola cresta fissata mediante due linguette e terminante a punta anteriormente e leggermente spiovente sui lati. L'imbottitura, s imile a quella dell'elmetto utilizzato dai tedeschi durante la guerra 1914-18, era costituita da tre cuscinetti di pelle appl icati su di un cerchione in alluminio, a sua volta fissato alla calotta tramite quattro rivetti. uno anteriore, due laterali ed uno posteriore. li sottogola, al contrario, era di nuova concezione, costituito da due segmenti in vacchetta grigio-verde dei quali quello di sin istra aveva una fibbia e due passanti e quello cli destra i relativo fori; veniva infi lato negl i appositi anelli reggi-soggolo fissati all ' interno della calotta, grazie a due borchiette di alluminio per parte. Su questo tipo di elmetto i fregi dei corpi, armi o servizi venivano d ipinti a mascherina con vernice nera. L'elmetto mod . 1931 non ebbe però grande fortuna ma una vita brevissima; fu infatti distribuito, a titolo sperimentale, solo ad alcuni reparti ciel Regio Esercito tra i quali i reggimenti "Granatieri di Sardegna" , i pontieri del genio ed il Corpo Militare della Croce Rossa Italiana

(C.R.I.). Maggior fortuna ebbe l' elmetto mocl .1 931 alleggerito che, come vedremo nel paragrafo successivo, venne utilizzato spesso dagli ufficiali generali. L'elmetto mocl. 33 L'elmetto mod. I 933 1 l 8 , che venne usato dai reparti dell'esercito per oltre sessant'anni, aveva una strnttura simi le a quella ciel mod. 31 , dal quale differ.iva per la mancanza della cresta e del foro cli aerazione, sostituito eia tre coppiglie forate poste sulla parte mediana della calotta, due laterali ed una posteriore e per la cuffia interna di concezione completamente diversa. Questa e ra costitu ita eia uno scheletro composto eia un cerchio in lami na d ' acciaio fless ibile quasi completo, fissato ali ' interno della calotta grazie alle coppiglie di aerazione e al quale era agganciato, tramite cinque staffe metalliche, un secondo cerch io dello stesso materiale, stavolta completo; ai due lati di quest'ultimo venivano fissati, grazie a due li nguette d'alluminio, gli anelli reggi-soggolo. Allo scheletro veniva agganciata l' imbott itura costituita da una fascia in pelle cli capra cli colore naturale, tagliata in modo da formare otto linguette a punta arrotondata dotate cli alcuni for i, nei quali passava un lacciuolo in cuoio grazie al quale si regolava l'altezza dell' imbottitura. L' elmetto mocl.1933, verniciato abitualmente cl i grigio-verde ch iaro, era dotato di sottogola simile a quello del mod . 3 1 e di u n apposito dispositivo che pe rmetteva il fi ssaggio del piurnetto eia bersagliere. Ve rso la fine degli anni '30, per espresso volere di Mussolini , proseguirono gli esperimenti relativi a nuovi modelli cli elmetto, il p iĂš riuscito dei guaii fu quello che comunemente chiamato

11 8

G .M .U. 9 15/34

149


"modello greco", così definito perché ne fu venduta una grande q uantità all'esercito ellenico; in Italia la sua distribuzione fu limitata a qualche reparto della G .a.F. ed alla V Legio ne "Gojj-i'edo Mameli" della M.V.S .N. Simile all'elmetto mod. 33, dal quale derivava, aveva la calotta più spiovente verso il basso, un diverso sistema di intelaiatura deH'imbottitura ed era pr ivo di fori d'aerazione. Il cuoio dell'imbottitura era pressoché identico al modello precedente. G li elmetti da parata Di q uesto tipo cli elmetto vennero prodotti a nche numerosi esemplari detti ''elrnetti da parata", che, pur idenLic i all'originale, erano però allestiti con materiali più leggeri q uali l'allum inio, il c uoio, il cartone p ressato; questo tipo d i elmetto venne usato soprattutto dagli ufficial i di grado elevato in occasione di parate, di cerimonie e cli servizi d'onore. È comunque interessante notare come mol ti ufficial i, che avevano acquistalo l'elmetto mocl. 31 nonostante ciò non fosse regolamentare quando questo fu sostituito dal mod . 33, per non affrontare un'altra spesa, lo modificarono togliendogli il crestino ed otturando con stucco o materiale s imile il foro superiore d'aerazione. Per gli ufficiali generali e per gli ufficiali superiori comandanti di reggimento o servizio, l'elmetto e ra guarnito da un particolare model lo di napp ina argentata con tulipa, nella quale s i infilava il pennacchio bianco distintivo della carica. Il sistema di aggancio di q ueste nappine variava a seconda del materiale con c ui e ra stato fabbricato l'elmetto; su quell i di cuoio, cli cartone pressato e simili, si usavano due viti mentre su q uelli in all uminio, la nappina era dotata di aggancio a "baionetta".

I copricapi speciali L'elmo d i cavalleria L'elmo d i cavalleria in dotazione alla truppa ed ai sottufficiali dei primi quattro reggimenti Nizza, P iemonte Reale, Savoia e Genova - e ra composto da una coppa cli ferro battuto sormontata eia c im iero in lam ie rino d'ottone stampato, uniti mediante delle viti e delle strisce cli latta saldate fra loro. Nella parte della coppa sormontata dal ci miero erano aperte 5 feritoie, mentre sotto la punta ciel cimiero si aprivano 20 piccoli for i, tutti necessari per l'aerazione del l'elmo; la cresta del cimiero era decorata da fogl ie e eia una una testa di leone in ri lievo, mentre la parte term inale anterio re recava un ovale con bordo in rilievo, al centro cie l quale vi e ra il monog ram ma reale . All'i ntern.o della coppa, ad una striscia d i latta saldata al s uo bordo inferiore, veniva fissata, mediante punti cli filo di fe rro, una fasc ia d i tela metallica alla q uale venivano attaccate la visiera e la gronda o coprinuca, anch' essi di latta; entrambe foderati cli pelle cli montone a nnerita, erano rivestite esternamente con pelle di foca tinta in nero e bordate di lam ierino d ' ottone. Fra la fascia cli tela metall ica e la pelle d i foca veniva applicata una seconda fascia, stavolta cli tela nera verniciata. L'elmo recava s ul davanti la c lassica croce cli Savoia in lamiera di ferro, fissata nell ' interno med iante due chiod.i ed un contrafforte cli latta.

150


Il soggolo era diviso in due ed era di pelle cli montone annerita ricoperto di lamiera di ottone stampata e foggiato a scagl ia; si assicurava a due nottolini d i ferro fissati, uno per parte, ai fian chi dell'elmo ed era munito di una linguetta di cuoio nero e di fibb ie di ferro verniciate in nero. Al di sotto del rosone sinistro ciel soggolo, l'elmo era munito d i una coccarda tricolore di cuoio verniciata, del diametro d i circa 60 mm. L' interno della coppa era rivestito da una alluda in pelle di montone annerita, ritagliata a punte triangolari forate e riunite da un cordoncino nero di cotone; al cli sotto dell'alluda, in corrispondenza ciel contrafforte cli latta, era cucito un cuscinetto di tela imbottito cli crine. L'elmo degli ufficiali, cli forma identica a quello della truppa, ne differiva per il materiale cli migliore qualitĂ impiegato nella sua costruzione; cosĂŹ la coccarda era in seta e spesso il bianco vi veniva sostituito dall ' argento, special mente ne i modelli p iĂš vecchi, la coppa era in metallo argentato mentre il cimiero era in metallo dorato ed aveva la testa di leone in rilievo . La croce applicata sulla parte anteriore era bombata, mentre l'interno della coppa era guarnito cli alluda in pelle s imile a quella dei berretti ed era foderato in seta di colore e fatt ura d iverse a seconda ciel fabbricante. I comandanti di reggimento avevano una particolare tulipa in metallo clorato applicata al rosone sinistro, a forma cl i granata esplodente con fiamma dritta, la cui bomba era decorata con una croce in metall o argentato. Il colbacco

Il colbacco era in dotazione ai reggimenti cli, lancieri, di cavalleggeri ed alle scuole cli cavalleria. Costituito da un fusto tubolare in fe ltro di lana, indurito con una soluzione di acquaragia di pino e gomma lacca in alcool e rivestito con pelle nera di foca spessa almeno 12 millimetri, era dotato d i un imperiale in tela verniciala nera cli forma elissoidale, col diametro maggiore che variava da 180 a 160 millimetri e quello minore da 12S a 14S millimetri; la v isiera ccl il coprinuca erano cli cuoio verniciato da ambo le parti , spessi da 3 a 4 millimetri, anch'essi ricoperti con la stessa pel le d i foca del fusto. Il colbacco era munito di un trapezio in pelle cli vitello nel quale veniva l'introdotta la nappina, mentre nella parte interna a contatto con la testa, veniva applicata una fascia cli alluda in pelle di montone marocchinata di colore nero. Sul davanti era posto il fregio della specialitĂ in ottone con il numero del reggimento o la croce stampati in nero; i reggimenti di lancieri avevano due lance incrociate con un elisco al centro, il tutto sorn1ontato dall a corona reale mentre i cavalleggeri avevano una cornetta coronata con elisco al centro. I palafrenieri, le scuole ed i depositi, avevano un fregio composto dalla cornetta dei cavalleggeri sovrapposta alle due lance e sormontata dalla fiamma dritta. Al disotto del fregio veniva posta la coccarda di nastro tricolore, il cui o rdi to era di lana per il verde e per il rosso e di filo di lino per il bianco e su l cu i rovescio era incollata una striscia di carta che, convenientemente arricciata e piegata, era cuc ita in modo da ottenere la forma circolare, il cui diametro variava dai 50 ai 55 millimetri. 11 9

119

l colori della coccarda avevano le seguenti dimensioni: eia 6 a 7 millimetri per il rosso, eia 4 a 6 millimetri per il bianco e da 14 al6 millimetri per il verde.

15 I


All'interno ciel fusto, ass icurato a due passanti in filo d'ottone, veniva posto il sottogola cli pelle mentre, esternamente, sul lato in basso a sinistra ed in alto posteriormente, venivano fissati due "scudelli", così venivano definiti dal commissariato, in metallo clorato stampato, di forma ellissoidale e leggermente convessi, recanti un uncino dello stesso colore al centro, grazie ai quali veniva fissata la treccia; ciascuno cli essi mi surava dai 30 ai 33 millimetri di altezza e dai 23 ai 24 millimetri di larghezza. La treccia era composta da un cordoncino del diametro di circa 3 millimetri con un'anima costituita da un fascio cli fili di ottone, rivestito da un intreccio di filato di lana ritorto a due capi, di cotone per le trecce di colore bianco; larga da 18 a 21 millimetri, la treccia era lunga in tutto, ad esclusione del la ghianda, non meno di 550 mil limetri Ad una delle due estremità, grazie ad un occhiello, veniva fissata la ghianda di legno rivestita di lana o di cotone, se di colore bianco, mentre ad ognuna delle estremità c'era un asola con la quale la treccia veniva assicurata ai ganci degli scudetti. La treccia dei sottufficiali doveva essere identica a quella della truppa, ma in realtà era consentito l'uso di un tipo in seta. Il colore delle trecce variava a secondo del reggimento, ossia: • bianco: reggimenti Lancieri cli Novara e Cavalleggeri Guide; • scarl atto: reggimenti Lancieri cli Aosta, Cavalleggeri cli Lodi e squadroni Cavalleggeri di Sardegna; • arancione: reggimenti Lancieri di Firenze, Cavalleggeri di A lessandria e le scuole; • gia llo: reggimenti Lancieri di Vittorio Emanuele Il, Cavalleggeri di Saluzzo e gruppo squadron i Cavalleggeri di Palermo; • cremisi: reggimenti Cavalleggeri di Monferrato e gruppo squadroni Lancieri cli Milano. La nappina della truppa e dei sottuffic iali, marescialli esclusi, era di lana rossa alta da 57 a 63 mill imetri e larga eia 40 a 45 millimetri, cucita s u di un 'anima d i legno cl i forma ovale colorata con anilina della stessa tonalità della lana; sul retro vi era un risalto, all'origine ciel quale veniva infisso il gambo cli fi lo di ottone che andava poi infilato nel trapezio anteriore ciel colbacco. Anteriormente, al centro della nappina, era riportata una lettera od un numero in lana, tessuti s u fondo nero. L' anima della nappina era perforata superiormente nel senso del suo asse maggiore in modo da far passare il gambo della penna cli coda di tacchino, di colore nero e lunga da 225 a 270 millimetri, la cui estremità non doveva essere smussata. Ar1che in questo caso il colbacco degli ufficiali e de i marescial li differiva da quello della truppa per i materiali usati e soprattutto per il tipo di pelliccia, che poteva essere anche di animale pregiato come evidenziato eia alcuni cataloghi dell'Unione Militare coevi, nei quali si trovano colbacchi in lapin , in orsetto e in foca; questi ultimi costavano ben tre volte in più cli quello in lapin) Altra differenza s ign ificativa era costituita dalla nappina cli forma ellissoidale, con l 'asse maggiore misurante 50 millimetri e quello minore 36 millimetri e recante al centro la croce Savoia; era di metallo dorato e costituiva distintivo di grado, ossia: • per i marescialli aveva il fondo liscio ed bordo liscio in rilievo; • per l'aspirante allievo ufficiali e per il sottotenente aveva il fondo rigato ed un bordo liscio in rilievo; • per il tenente aveva il fondo rigato e due bordi li sci in rilievo e concentrici;

152


TABELLA n. 6

COLOREDELLETRECCEDEICOLBACCHI REPARTO LANCIERI DI NOVARA

COLORE BIANCO

LANCIER I DI AOSTA

SCARL ATTO

LANCIER I DI FIRENZE

ARANCIONE

LANCIER I DI VITTORIO EMANUELE Il

GIALLO

CAVALLEGGERIDISALUZZO

GIALLO

CAVALLEGGERI DI MONFERRATO

C REMI SI

CAVALLEGGERI DI ALESSANDRIA

ARANCIONE

CAVALLEGGERI GUIDE SQUADRONE CAVALLEGGERI DI SARDEGNA

BIANCO SCA RLATTO

G RUPPO LANCIERI DI MILANO

C REMISI

G RUPPO CAVALLEGGERI Dl PALERMO

G IALLO

CAVALLEGGERI DI LODI

SCARLATTO

SCUOLE, DEPOSITI, PALAFRENIERI CI)

ARANCIONE

(l) Compre~i quelli del reparto servizi della scuola centrale truppe celeri (Fcl'O. 154/34).

• per il capitano aveva il fondo rigato e tre bordi lisci in rilievo e concentric i; • per il maggiore aveva il fondo rigato ed bordo dentellato in rilievo; • per i1 tenente colonnello aveva il fondo rigato e due bordi dentellati in rilievo e concentrici; • per il colonnello aveva il fondo rigato e tre bordi dentellati in rilievo e concentrici. l colonnelli comandanti avevano la nappina forni ta di tulipa per il pennacchietto d ' airone bianco. La treccia era dorata e screziata di azzurro per i marescialli e dorata per gl i ufficiali, mentre la coccarda era in seta, ciel tipo utilizzato sull'elmo cli cavalleria ed i freg i erano simili a quelli da truppa, ma con il numero o la croce intagl iati anziché stampati. Talvolta, sia le nappine che gli scudeui per la treccia, erano in argento dorato; la penna, larga al l' incirca 40 millimetri era nera, d ' ala di aquila e sporgeva per circa 250 millimetri al disopra della nappina.

153


Le batterie a cavallo, le "Voloire ", furono gli unici reparti, oltre alle scuole, a conservare il chepì di origine umbertina. Il chepì era costituito da un fusto tubolare in feltro d i lana merinos misto a pelo cli con.iglio, indurito con una soluzione di gomma lacca e acqua ragia di p ino disciolta in alcool e ricoperto da una fascia di panno grigio-verde da vestiario; il fusto era alto anteriormente I00 millimetri mentre la parte superiore, il tondino, sporgeva di 10 millimetri rispetto a quella inferiore. Posteriormente era alto 127 millimetri e sporgeva di 19 millimetri rispetto alla parte anteriore; la fascia aveva un'altezza fissa al centro di 115 millimetri e d i 95 mill imelri ;1lle estremità; sulla parte infe riore della fascia era applicata una sopraffascia di pelle di montone verniciata cli nero, alta da 27 a 30 mi.llimetri. La parte superiore del chepì era costitu ita da un tond ino di tela verniciata di nero, di forma ellissoidale, il cui giro superiore era irrigidito da un giunco spaccato per metà. All' interno del fusto, la parte a contatto con la testa era protetta eia una fascia cli alluda in pelle cli mo ntone marocchinata nera. Lungo la sommità del fusto era applicato un cordoncino cli di lana gialla, sotto al quale trovavano posto i d istintivi di grado, un galloncino in raion rosso per i caporali ed i caporal maggiori oppure in raion giallo per i sergenti ed i sergenti maggiori, uniformemente alto 20 millimetri; tre cordoncini cli lana g ialla erano inoltre applicati verticalmente sul fusto del chepì, due laterali ed uno posteriore. La visiera, semicircolare e leggermente cupa, era real izzata in cuoio verniciato nero luc ido. Su l davanti del chepì era fissato il fregio cl i lamiera cl' ottone stampata, raffigurante due cannon i e d ue sciabole incroc iate sormontati eia una granata con fiamma sfuggente, ali ' interno della quale inizialmente non era apposto alcun numero; s uccessivamente, in seguito alla costituzione d i altri due reggimenti dell a specialità, vi furono apposti i numeri d'ordine 1, 2 o 3. Al disotto del fregio sì poneva la coccarda di nastro tricolore simile per fa ttura, materiale e d imensioni a quell a del colbacco di cavalleria. 11 chepì era inoltre dotato di: • due occhielli laterali per l'aerazione, in ottone verniciati in nero; • due segmenti trapezoidali di cuoio, cuciti entrambi in alto, uno sulla parte frontale per il gambo della nappina e l'altro posteriore, per il gancio dell a treccia ; • due passanti interni in ottone verniciato di nero, per il sottogola ìn cuoio; • due bottoncini di misura maggiore rispetto a q uelli usali per i berretti r igidi , posti all'altezza delle tempie; a quello cli s inistra veniva agganciata la treccia. • treccia cli colore giallo, identica a quella del colbacco di cavalleria ma dotata d i un gangherello_in ferro lungo da 20 a 30 mil limetri, fissato ad un' estremità e che veni va inserito nel trapezio posto nell a parte posteriore alta del chepì; • nappina di lana rossa, con elisco nero e numero della batteria oppure le lettere iniziali indi canti il reparto e cioè - CR: Comando Reggimento; - CG: Comando di Gruppo; - RMV: Reparto Munizioni e Viveri; - D : Deposito.

154


Nelle occasioni previste dal regolamento, i soli reparti ippotrainati mettevano sul chepì il lungo pennacchio di crine nero, avvolto saldamente attorno ad un gambo di filo di ottone o di ferro doppio del diametro di 2 millimetri e lungo da 125 a 135 millimetri, rivestito interamente di stoppa, sai vo per i 60-70 millimetri della parte che ven iva inserila nella nappina. L' intero pennacchio, esclusa la parte scoperta, era lungo da 720 a 750 millimetri ed era fissato alla nappina tram ite il gambo suddetto; a metà lunghezza circa, veniva legato e fissato alla parte destra ciel chepì, grazie un passante elastico . Il pennacchio dei trombettieri e dei componenti delle la fanfare reggi mentali era di colore bianco. I reparti motorizzati portavano, in sosti tuzione ciel lungo pennacchio, un pennacchi etto alto circa 140 millimetri, sempre di colore nero e sempre cli crine, che per i trombettieri e la fanfara era cli colore bianco. I sottufficial i avevano la treccia allestita in parte con il cordoncino della truppa ed in parte con uno rivestito da un intreccio di fi lato di cotone ricoperto di fi lo di metallo bianco dorato; oltre al gancetto, c'era in piì:1 un occhiello di cordoncino in metallo bianco dorato. Il chepì in dotazione alle Scuole, pur identico a quello appena descritto, si diversificava per avere la treccia, i cordoncini e il bordo superiore ciel fusto di colore cremisi ed il freg io front:ale costituito da una grande stella a cinque punte recante al centro un to ndino a fondo rigato, fregiato dalla croce in rilievo; la nappina in lana cremisi aveva il tondino centrale nero, sul quale spiccava il numero romano indicativo: l per la Scuola Militare di Napoli, II per quella di Roma e III per quella di Milano. Il cbepì degl i ufficiali e dei maresc iall i differiva eia quello della truppa per i seguenti particolari : • i distintivi cli grado, identici a quelli riportati sui berretti rigidi, erano posti lungo l'orlo superiore e, per i soli ufficiali superiori, al contrario, ovvero con i galloni in alto ed i galloncini in basso; • i corcloncini montanti applicati sul fusto erano dorati, del diametro di 2,5 millimetri ognu no mentre per gli aiutanti di battaglia erano dorati e screziati cli nero e per i marescialli cli lana gialla come quelli della truppa; per gli utliciali superiori i cordoncini erano due, posti a 2,5 millimetri di distanza l'uno dal l'altro; • la treccia era in cordone d i fi lo di metallo bianco clorato, largo 20 millimetri, per tutti gli ufficiali e i marescialli, per i quali era tuttavia screziata in nero; la ghianda lunga 30 millimetri era ricoperta cli tessuto dorato; 120 • la nappina era in metallo dorato ed identica per tutti i grad i, a fondo rigato freg iato dalla croce cli Savoia liscia circondata da quattro fi letti concentrici fatti a cordoncino; per i marescialli era identica, ma con l'ovale liscio circondato solo eia un bordo liscio in rilievo; • gli ufficiali dei re parti motorizzati portavano al cbepì un pennacchietto di p iume di struzzo nere, sempre con la na ppina e la tulipa, alto circa 140 mill imetri , tulipa esclusa, esimile a quello già usato sui vecchi chepì degli ufficiali dell 'artiglieria e genio; • i comandanti cli reparto aggiungevano al proprio pennacchio, e nelle occasioni previste dal regolamento, quello bianco di airone.

120

Questo era il tipico e~empio cli treccia piatta utilizzata da sempre sui chepì, anche se spesso gli ufficiali, trasgredendo al regolamento, util izzavano la treccia del tipo monta to sui colbacchi di cavalle ria.

155


A nche gli ufficiali medici, i veterinari e gli ufficiali di amministrazione in servizio presso i reparti di artiglieria ippotrainata, motorizzata e presso le scuole indossavano il ehepì, ma vi mettevano il fregio proprio del scrvizio 12 1 cui appartenevano. Il cappello _per truppe alpine Di feltro grigio-verde, era composto da una calotta ovale munita lateralmente di due fori per parte, con occhiello metall ico per l'aerazione e da una tesa rialzata posteriormente e spiovente anteriormente, con il bordo ripiegato su se stesso mediante una doppia cucitura. Il cappello era dotato di sopraffascia, di taschetta porta-nappina in cuoio al cromo grigioverde e di sottogola in nastro cli bavella grigio-verde, con fibbia metallica. L'interno della calotta era foderata di cotone rasato nero ed era provvisto di alluda di pelle nera alta 45 millimetri , cucita in basso all'orlo della calotta ed in alto alla fodera. La nappina di lana, cucita sulla solita anima di legno cl i forma ovale, colorata al!' anilina con la stessa tonalità della lana, era dotata cli gambo in ottone doppio per poterla inserire nella taschetta corrispondente e di u n foro per l'inserimento dell a penna cli tacchino o di corvo. I fregi applicati alla parte anteriore del cappello, e che saranno trattati nel capitolo riservato ai singoli reparti, erano ricamati in lana nera su panno grigio-verde. I sottufficiali ed i graduati di truppa non portavano alcun distintivo di grado al cappello alpino; i sergenti maggiori utilizzarono successivamente 122 un cappello simile a quello dei marescialli e degli ufficiali, caratterizzato dalla sopraffascia, dalla trecciola e dal bordo della tesa in seta. Il cappello degli ufficiali e dei marescialli era identico a quello da truppa anche se, naturalmente, cli migliore qualità; le differenze sostanz iali rispetto quello eia truppa erano le seguenti. • la sopraffascia era in seta, alta circa 50 mm.; • la base anteriore della calotta era guarnita eia una trecciola in seta grigio-verde; • la tesa era bordata con nastro cli seta o cotone grigio-verde. Il fregio per gli ufficiali era ricamato in filo cli metallo bianco dorato su panno grigio-verde, così come eforato era anche quello per gli ufficìali general i dal grado d i corpo d'armata in su; per i generali cli brigata e cli divisione il fregio era in ricamo d'argento. La nappina degl i ufficiali era di metallo clorato, mgentata per gli ufficiali generali, aveva la croce di Savoia liscia su fondo rigato ed era bordata eia tre cordoncini concentrici in rilievo, i quali potevano essere a volte lisci oppure cordonati; al disopra della nappina era saldata una corta tulipa per l'inserimento della penna, mentre sulla sua parte posteriore era fissato un gambo di ottone doppio, grazie al quale la nappina si inseriva nel!' apposita taschetta coperta dalla sopraffascia in seta. I marescialli portavano la stessa nappina prescritta per la truppa. La pen na dei marescialli e degli ufficiali inferiori erano di colore nero, bianche per i soli uffic iali superiori.ed i general i, tratta dall'ala destra di un 'aquila, le cui dimensioni vari avano notevolmente; mediamente una penna era lunga dai 25 ai 30 centimetri. Sul cappello andavano applicati gli stessi distintivi cli grado usati sul berretto rigido, posti ad angolo sul lato sinistro della calotta, con la sola esclusione dei generali i quali portavano g li stes-

156

12 1

Fd'O. dispensa n.22 ciel 1° giugno 1936

122

G.M.U. 848/38


si distintivi di grado previsti per il berretto eia campo; prima della riforma Baistrocchi la filettatura che separava i galloni dei distintivi di grado era azzurra, come quella dei chepì di vecchio modello, ma divenne in seguito grigio-verde oppure del colore distintivo per i servizi. Gli ufficiali comandanti di reggimento avevano le filettature tra i galloni di grado di colore robbia, contrariamente a quanto prescritto per il berretto rig ido. Gli ufficiali medici , i cappellani militari, i veterinari e gli ufficiali cli amministrazione in servizio presso i reparti alpini o cli artiglieria alpina, portavano il cappello con il fregio del proprio servizio 123.

Il cappello da bersagliere 11 cappello da bersagl iere era realizzato con feltro d i pelo di cammello indurito con gomma lacca e verniciato nero, la cui tesa, larga circa 70 miJlimetri sia sul davanti che sul retro, e 60 millimetri sui lati, era ricoperta di tela verniciala nera e perfettamente incollata al feltro, ed era orlata con una striscia di pelle al cromo larga circa 20 millimetri. Tutl'intorno al cappello veniva applicata una sopraffascia alta circa 45 millimetri, sul cui lato destro era saldamente fissato un trapezio porta pennacchio. All'interno della calotta era appl icata un'alluda di marocchino nero alta circa 65 millimetri, e, in alto, due passanti metallici per il soggolo in cuoio. Sul davanti del cappello veniva fissata la coccarda tricolore simile a quella ciel colbacco cli cavalleria ma più grande, con un diametro cli 80-90 millimetri, i cui settori colorati avevano le seguenti dimensioni : da 9 alO milli metri per il rosso, eia 5 a 6 mil limetri per il bianco e eia 26 a 28 millimetri per il verde. Al di sopra della coccarda era fissato il caratteristico fregio metallico, consistente nella cornetta con granata a fiamma sfuggente verso sinistra sovrapposta a due moschetti incrociati; al centro della granata vi era il disco mobile con il numero del reggimento impresso e verniciato di nero. Le dimensioni di massima ciel fregio erano i seguenti: • altezza: dai 67 ai 69 mill imetri; • larghezza: dai 61 ai 63 millimetri; • diametro del disco: dai 25 ai 27 m ill imetri; • altezza della fiamma: dai 21 ai 23 mi11imetri; • larghezza della fiamma: dai 38 ai 40 millimetri. Il caratteristico pennacchio doveva essere composto da almeno 125 pen ne d i cappone, di colore naturale tendente al verde scuro e di varie lunghezze anche se, naturalmente, molti bersaglieri acquistavano p iumetti fuori ordinanza, costituiti da una maggior quantità e lunghezza delle penne. Il piurnetto era dotato di un bottone ricoperto di tela nera e cli un gambo di filo cli ferro, del d iametro di 2 mill imetri e lungo circa 100 m illimetri, fasciato con carta nera, tenuta a luogo mediante applicazione di gomma lacca; al gambo del pennacchi.etto veniva fissata infine, mediante cucitura, una linguetta in pelle di montone nera, forata all'estremità. Gli ufficiali avevano un cappello identico ma sempre cli qualità migliore, guarnito da piumetti spesso di ricchezza e cli lunghezza eccessive; la coccarda era in seta corne quella da colbac-

123 F.cl' O.

disposizione n. 22 ciel 1° giugno 1936

157


co o da elmo di cavalleria, ma di dimensioni maggiori mentre il freg io metallico era di foggia piĂš elaborata e con il calcio dei fuc ili diverso; gli ufficiali medici, i veterinari e gli ufficiali di amministrazione in servizio presso i reparti bersaglieri, parlavano al cappello il fregio ciel proprio servizio. 124 Il berretto a fez

In dotazione ai bersaglieri, il berretto a fez era composto da una calotta in fel tro a maglia cli lana cardata tinta in rosso cupo, nel cui centro veniva applicato un cordoncino della stessa qualità cli lana, ripiegato in due, ritorto e lungo 5 centimetri; il cordoncino in q11cstione veniva fissato ali' in terno della calotta mediante alcun i pu nti di seta rossa. Al gambo era attaccato , mediante nodo scorsoio, un fiocco di lana pettinata, ti nta in azzurro solido. Il casco in cuoio Previsto originariamente per i sol i carristi, il casco cuoio mod.1932 venne poi in effetti largamente utilizzato anche dai motociclisti. 125 Prodotto in otto taglie, il casco si componeva di una coppa con fascia circolare in fibra vulcanizzata e di una fascia paraurti in feltro, entrambe rivestite in pelle di montone nera; internamente era munilo cli una doppia cuffia in feltro e pelle cli montone. Gli accessori comprendevano il coprinuca e due copri-orecchie, dei quali quello a sinistra aveva un passante ed una inchiappatura con fi bbia metallica e quello a destra cinque fori . Il casco da incendio In cuoio nero lucido, aveva la visiera ed il coprinuca nello stesso materiale bordati in ottone e la coppa sormontata da una cresta in lamierino d'ottone ed ornata anteriormente dallo stesso fregio del genio, due asce incrociate con granata a fiamma sfuggente; il sottogola era in cuoio nero. Gli ufficiali portavano i disti ntivi di grado, sotto forma di stellette metalliche, sul lato della coppa. Gli attributi per i copricapo Gli attributi per i copricapo erano i seguenti: • il pennacch io bianco per gli ufficiali generali ed i colonnell i: costituito da penne cli airone o "aigrette " lunghe circa 30 centimetri e guarnito da un gambo metallico ali ' estremità ; esisteva un secondo tipo cli pennacchio simile a questo, ma alto 40 centimetri e definito "grande-pennacchio" . Il pennacchio veniva applicato su tutti i tipi cli copricapo, ad eccezione del berretto da campo, con la grande uniforme grigio-verde e con l'u niforme nera dai comandanti effettivi cl i d ivisione, cli brigata, di reggimento e cli scuola o accademia e dai comandanti non effettivi che, in occa-

124 F.d'O. disposizione n. 22 del I O giugno 1936 125 G.M.U. 23 1/32

158


sioni di parate o riviste, avessero assunto il comando in quell'occasione o avessero passato in rassegna le truppe. Il "grande pennacchio" era prerogativa del Ministro della Guerra e del Sottosegretario alla Guerra, del Capo di S.M. Generale, dei Marescialli d'Italia, dei comandati d'armata e designati d 'armata, dei comandanti di Corpo cl' Armata, del Primo Aiutante di Campo Generale di S.M. il Re e del Primo Aiutante di Campo Generale cli S.A.R. il Principe Ereditario. 126 Successivamente, a partire dal 30 aprile del 1937, (Ministero della Guerra - Gabinetto - Prot. n° 27950) l'uso d i entrambi i tipi di pennacchio sul berretto rigido venne soppresso.

I telini

12 7

Il cappello da bersaglieri, l'elmo ed il colbacco da cavalleria ed il chepì dell'artiglieria, in Len uta di marcia, venivano protetti grazie ad un copertura in tela impermeabile di colore grigio, detta "te lino", così diversificata: • per il cappello da bersagl ieri: si componeva di un tondino ovale e di due fasce, una delle quali circolare ed in un sol pezzo, per la tesa; il tondino e le due fasce erano unite tra loro con una doppia cucitura a macchina mentre un cordoncino cli cotone grigio scorreva nella guaina formata med iante la ripiegatura dell'estremità della fasc ia stessa, e serviva per assicurare la copertura al cappello . ln alto, sul fianco destro, era presente un occhiello orlato che serviva a far passare il gambo del pennacchietto. • Per l'elmo di cavalleria: era composto da due parti, destra e sinistra, con la croce in panno nero applicata sul davanti; su ciascun fianco, e verso l'estremità inferiore, a circa 30 millimetri dal fondo, si apriva un occhiello usato per il passaggio del gancio ciel soggolo. L'orlo inferiore era rinforzato con un nastro cli cotone gtigio, alto da 10 a 15 millimetri, sul quale erano applicati cinque gancetti usati per fissare la copertura ai bordi dell ' elmo. • Per il chepì: era composto cli un tondino uguale e da una fascia, uniti tra loro con una doppia cucitura a macchina; nella parte anteriore, in alto, aperto nella cucitura che univa il tondino alla fascia, vi era un occhiello orizzontale, che permetteva il passaggio del gambo della napp ina. La fascia si componeva cli due parti, posteriore ed anteriore, quest' ultima più lunga sul davanti, in modo da coprire la visiera del chepì. All' interno della guaina, formata mediante ripiegatura dell'orlo inferiore della fascia anteriore stessa, scorreva il cordoncino di cotone grigio, per fissare la copertura ciel chepì attorno alla visiera. • Per il colbacco: sì componeva di un tondino ovale e di una fascia uniti fra loro mediante una doppia cucitura a macchina; nella guaina, formata med iante ripiegatura della fascia stessa, scorreva il solito cordoncino uti lizzato per fissare la copertura al colbacco. In corrispondenza degl i scudetti e della nappina erano praticati degli occhie lli, c he ne permettevano l'uscita.

izc, Fd'O. 20 1/38 127

G.tvIU. 512/29

159


Foto di gruppo di 1111 reggÚnemo del genio. Cli 14J-Ïciali indossano l'uniforme ordinaria, men/re la 1ruppa porta ancora /'elrnetto 1nod. l6 con i/Ji¡egio previsto dalla circolare del 1925. Spesso su questo tipo di elrne/10 veniva usato i/fregio pen1agonale.

Ufficiale generale con elmel/u mod. 31 e pennacchio.

160


Geniere con la giubba mod. 34 ed elmetto mod. 16, cori il freg io del tipo porla/o anche sul /;erretto rigido.

Ufficiale dei bersag lieri in uniforme di m.arcia con elmetto rnod. /6 confi¡egio me1allico.

161


Artif;liere con la giubba nwd. 34 ed elmello rnod. I 6 con il fregio d'arliglieriu di C.d'A., dello stesso 1ipo di quello por/a/O sul berretto rigido.

Elrnello mod. 33 del 77° reggirnenro di .fà nteriu ''Toscana".

162


Elmelto mod. 33 in metallo leggem da 11ffic:iale generale, con il g rado di genem/t:' di Corpo d 'Armata o superiore.

Elme1to mod 33 in metallo legge,o da ufficiale genemle. Porlicolure della nappina e del sistemo di oggancio a baionelta.

163


Elmetto mod. 33 del 2° reggÚnento bersaglieri.

Elmetto mod. 33 leggero in cuoio da coinandarue ( carrisw ).

164


Sole/aro con la 11uova camicia mod.39. Anche se siamo alla fine degli anni '30, il soldato indossa ancora la busrina mod. Xl.

Soldato di fa11teria co11 fa IJUstina ,nod. Xl. li fi'egio, di ri1>0 pe11tagonale. è parz ia!menre nascosto dalla falda an1eriore.

165


Buslina mod. XI del ragg rupparnen10 1rasporti. Stranarnente porta il .fregio sullo parte posteriore. Altra panicolarità è che al trofeo sono s1a1i pra1ica1i quallro piccoli fori per la cucitura. Normo/mente aveva d11e linguette doppie.

Bustina m.od.Xl, vista laterale.

166


Bustina mocl.XI. Vi.1 w onteriore che, nel modello presentato, è di venula la parie posreriore.

Maresciallo del 9° reggimen/0 genio, c:011 le tre stelle in cotone giallo messe a tria11golo sul berrelfo da campo.

167


U./licìale superiore difanteria con il berrei/o da campo.

Sottotenente di fanteria cmi /Jerrello da campo mod. 35 e distintivo di grado di vecchio 1ipo. Dijà11i su questa buslina anda va messa una stella ricamata in cam111iglio dorata su panno grigio- verde. Anche il 1rofeo non è quello di pertinenza, rna è quello che w1da va ,nesso sul berre110 rigido.

168


Berreuo da campo mod. 35 da cupitww del corpo sanirario.

Berretto da campo da autiere, in panno grigio- verde.

169


Berretto da campo con la visiera abbassata.

Particolare del bottone del copriorecchie. Al posto di quesro bottone si possono 1rovare dei bottoncini automatici metallici.

170


Elmo di ca valleria da 1.(/jiciale.

Elmo d i cavalleria da ufficiale. Particolare dell 'ovale con il monograrnnw reale.

17 1


Elnw di cavalleria da ufficia/e. Particolare del soltogola, del rosone e della coccarda.

E/1110 di cavalleria da 1ruppa. Particolare della 1esta di leone piatta.

172


Elmo di cavalleriu du ufficiale. Particolare della tesa di leone in rilievo

173


Colonnello com.andante 1i1o!are di un reggirnen10 dra goni, in grande un(/orme grigio-verde. Il pennacchio bianco è i11seri10 in una particolare nappina a forma di granala esplodente in me/allo giallo, con a l cenlro la croce in mew!lo bianco.

Dragone con e /m.o.

174


Elmo di cavalleria da truppa. Particolare della cmce metallo piafla.

Elm.o di cavalleria da ufficiale. Pcmicolare della croce bombala in m.etallo arge111a10.

175


So1101enente della scuola d i cavalleria, in grande unif onne grigio-verde.

Colbacco da sottotenente delle scuole militari.

176


Colbacco da ufficiale. Particolare degli scudetti e dell 'mtacco della trecciu.

Colbacco da i{fficiale. Particolare dell'in1erno con il logo del costruflore; si notino i due pas.rnnti per il passaggio del sottogola in cuoio.

177


Capitano d'artiglieria per Divisione Celere con il caral/eri,,tico chepĂŹ. La criniera indica che si 1raila di un reparto ippo!rainato, altrime1lfi avrebbe avulo il pennacch.ietto di piume di struzzo. Altri par1icolari interessanti: le speciali s1elle1te con corona, le lrecciole completamente dorate senza screziature, la fascia azzurra por/afa dalla spalla sinistra a/fianco destro e la presenza del Principe Eredi!ario, fanno capire che si /ra fia di un suo uf.ticiale d'ordinanza.

ChepĂŹ da ufficiale dell'cmiglieria per Divisione Celere con felino.

178


Artigliere a Cl1 val/o d e l dep osito . Il chepÏ è i11 panno g rig io -verde c on .file /la Iure. file/li e trecc ia gioi/i. Nappina m s sa co11 disco ne ro e lettera D (d eposito) g ia lla.

179


Sot101enente degli alpini in grande uniforme g rigio -verde, con cappello alpino.

I 80


Cappello da qfficict!e dei bersaglieri con telino e lrofeo anteriore in ricamo nero.

Cappello da ufjĂŹciale dei bersagliere.

181


Felucu da generale di divisione. La greca era presente anche sull'altro lato. Nelle occasioni previste dal regolamento veniva apposto il penllacchio o il grande pennacchio, per gli aventi dirillo in effettivo conu11u/o di unitĂ .

Generale di brigata i11 grande unĂŹjimne grigio-verde con.feluca e pennacchio.

182


Casco da incendio p er i genieri comandati al corso di addestra1nen10 pompieristico. Il casco era quello urilizzato anche da i civici pompieri. Tn~feo anteriore del genio.

Interno del casco da incendio.

183


1\lfarescial/0 capo di faille ria in uniforme di marcia con herrel/o rigido. Non essendo in forza ad alcun reggimento, porta le speciali nwstrine nere .fi/etlate di rosso e la croce nel IOndino de/fi¡egio.

Maresciallo maggiore del 29° reggimento fanteria "Pisa", in uniforme di marcia con berre//o rigido: le rnostrine sono nere con filetti verdi.

184


Un if'o rme estiva da maresciallo del genio. Le controspalline em11.o le stesse del/'1.1nif'on11e g rigio-verde.

Giubba estiva da maresciallo. Le tasche solo ai fianchi e senza bordatura.

Pantalone per l 'uniforme estiva senza risvo/10. Ca lzini e calzature basse di colore hia11co.

185



Capitolo V I DISTINTIVI E GLI ATTRIBUTI DELLE UNIFORMI

I distintivi da braccio I distintivi da braccio utilizzati alla vigilia della riforma Baistrocchi rimasero ovviamente in uso, aggiungendosi ad altri adottati in seguito. Venivano cuciti abitualmente sulla manica sinistra, ad eccezione dei distintivi indicanti una ferita e del distintivo di addetto alla manovra dei teli cli segnalazione, 128 che invece venivano cuciti su quella destra. I distintivi indicanti una ferita erano cuciti in d iagonale e ricamali in oro, quelli per una ferita cli guerra, 129 in argento quelli per una ferita in servizio, 130 ed in rosso quelli per una ferita per causa nazionale. 13 1 Il distintivo di addetto alla manovra dei tel i cli segnalazione era costituito da un rombo cli panno azzurro, con due ali ricamate in raion g iallo per la truppa e in filo di metallo bianco eforato per i sottufficiali. Nell' "aggiunta e variante" n. 2 al regolamento sull'uniforme del 1931 era stata prevista l'adozione di un distintivo divisionale, il cui modello non era stato ancora definito , da applicare esclusivamente sulla giacca grigio-verde, al disopra della tasca superiore destra; in realtà però questo tipo cli distintivo non fu mai approntato e, al suo posto, vennero istituiti gli scudetti divis ionali da cucire sul la manica sinistra. 132 Si trattava di uno scudetto in metallo giallo, verniciato per la truppa e smaltato per marescialli133 e gli ufficiali, entrambi in azzurro, la cu i parte superiore era ornata da foglie di quercia e da un gladio romano, mentre quella inferiore recava il numero arabo della divi sione racchiuso tra due stellette a cinque punte; l'interno dello scudetto recava, a sinistra, la dicitura "DIVISIONE" e a destra il nome della stessa; le divisioni alpine avevano il fondo di colore verde. Nel 1935 134 un emblema identico, ma a fondo di colore rosso, fu adottato anche per le divisioni motorizzate. Nel 1938 vennero introdotti gli scudetti in stoffa, tessuti per la truppa e ricamati per ufficiali e rnaresciall i e furono altresì istituiti 135 gli scudetti per la G uardia alla Frontiera, in stoffa verde, tessuti in giallo o ricamati in oro, privi però del numero arabo e del nome della divisione e recanti il numero romano indicante il settore posto in posizione centrale, al disopra del gladio. 128

C .M.U. 415/36

129 F.d' O. 452/34 13o C .l'vl. U. 912/34 131

G.l'vf.U. 688/33 G.ìvf.U.727/34 133 F.d' O. 456/34 134 Fd' .O. 266/35 135 G.M.U. 48/37

132

187


Sono stati tuttavia ritrovati alcuni esemplari di scudeni della G .a.F. metallici; non è stato possibile sapere se ciò fosse dovuto ad iniziative personali oppure a disposizioni regolamentari. Scudetti simili a quelle delle divisioni furono poi approvati per le truppe di stanza a Zara (G.IVLU . 329/38), sui quali appariva l'iscrizione "TRUPPE DI ZARA" e per quelle di stanza all'isola d'Elba, (Fd'O.293/38) di colore celeste, ricamati in bianco e recanti l'iscrizione "TRUPPE DELUELBA". I distintivi di carica venivano cuciti sulla manica sinistra oppure, in alcuni casi, su entrambe le maniche, ricamati in filo di raion nero per la truppa ed in filo di metallo bianco dorato per gli ufficiali ed i marescialli. Tra il 1930 ed il l 931 , furono regolamentati dei distintivi di carica metallici, l36 quas i tutti a forma d i scudetto, che furono poi success ivamente abol.iti dalla circolare che nel 1932 istituì i nuovi distinti vi di carica; in realtà è possibile trovare delle fotografie scattate nel periodo compreso tra il 1934 ed il 1940, in cu i sono ritratti dei so ldati che portano questo tipo di distintivo metallico, anche perché la circolare abrogativa ne consentiva l'uso fino a consumaZIOne.

Il regolamento sull'uniforme del 1931, !'"aggiunta e variante" n. I a eletto regolamento e la circolare del 1932, stabilivano in dettaglio quali dovessero essere i d istintivi di carica che, pur con qualche modifica ed aggiunta successive, furono usati per tutto il periodo da noi esaminato. Essi furono i seguenti : • Volontario: 137 un nodo Savoia rosso applicato sulle manopole della giubba; • Militari istruttori dei cani da guerra: 138 costituito da una testa di cane in metallo ossidato, cucito direttamente sulla manica e, successivamente, su panno scarlatto; • Ardito: istitu ito durante la prima guerra mondiale per gli ufficiali, per i sottufficiali e per la truppa dei reparti d'assalto, detti appunto "arditi", era ricamato in filo di metall o bianco dorato per tutti ed era composto da un g ladio con l'iscrizione F.E.R.T. sulla guardia, racchiuso tra un ramo d'alloro ed uno d i quercia legati da un nodo Savoia. Il distintivo in questione fu inizialmente vietato e quindi ne fu riservato 139 successivamente l'uso a chi avesse effettivamente fatto parte dei reparti d'assalto, durante il primo confl itto mondiale; 140 • Orfano di guerra: una stella racchiusa tra due rami di alloro intrecciati alla base, il tutto in ricamo dorato su panno nero; 141 • Cavaliere scelto : una testa di cavallo racchiusa tra due serti di foglie ; per la truppa era ricamato in filo bianco; • Tiratore scelto: la sagoma di fucile; • Tiratore confermato: come quello da tiratore scelto, ma con sotto una stell a; • Puntatore scelto: la sagoma di un cannone; • Mitragliere scelto: la sagoma di mitragliatrice sormontata da una stell a a cinque punte;

136 137

G.M.U. 393/30 e 47/3 1 G.M.U. 159/32 18 3 G ..tvl.U. 653/34 e 629/36 139 F.d'O. 276/35 140 F.cl'0.346/35 41 1 G.M.U. 298/36 e 448/36

188


• Bombardiere: grn 111 uso durante la Prima Guerra :rviondiale, fu ripristinato I 42 nel 1936. Era costituito da una bocca da fuoco posta su di un cavalletto per bombarda, sprigionante una fiamma a cinque lingue di colore rosso per tutti, ricamato in oro per gli ufficiali, in raion giallo per i sottufficiali ed in raion nero per la truppa; • Artificiere: una granata esplodente con fiamma sfuggente verso sinistra; • Artificiere scelto: come il precedente, con sotto una stella; • Artificiere capo: come il precedente, con sotto due stelle; • Barcaiolo scelto: un ' ancora; • Conduttore capo: una ruota alata con due piccozzin i incrociati ; • C apo stazione e Soltocapo movimento, solo per sottufficiali: secondo una circolare I43 era costituito da una ruota alata con due piccozzin i incrociati, ma, alla fine della dispensa n. 54 pubblicata nello stesso anno, un' errata corrige disponeva che il fregio fosse composto di una ruota alata con saette e con due piccozzini incrociati; • Capo carro: un volante sormontato da una bomba con fiamma piegata a sinistra, con una sbarra al disotto; • Capo meccanico: le lettere "CJV("; • Capo sq uadra fotoelettricista: la sagoma d i un proiettore poggiato su treppiede, con sei frecce; • Capo operaio e capo officina: le lettere "CO"; • F uochista ciel genio ferrovieri: una locomotiva; • Guida alpina: una piccozza con fune da valanga annodata; • Macchinista: una locomotiva con stelle ai lati; • Meccanico: la lettera "IVI"; • Operaio: la lettera "O"; • Pilota: un volante sormontato da una bomba con fiamma rivolta a si ni stra; • Radioelettricista montatore : un volante con sette frecce incrociate; • Tamburino: un tamburo; • Zappatore: attrezzi eia zappatore incrociati; • Al lievo della scuola magistrale di scherma: una sciabola incrociata ad un fioretto; • Sottotenente Maestro di scherma: una sc iabola incrociar.a ad un fioretto, racch iusi tra due rami cli quercia; • Militare del Genio comandato presso i civici Pompieri: 144 due scuri incrociate e sormontate da una fiamma; era ricamato in filo di metallo bianco dorato su panno turchino per gli ufficiali ed i sottufficiali e in filo rosso per i caporali ed i soldati; • Radiotelegrafista: 145 uno spinterometro ed un'antenna, dai quali partivano sei strali; • Elettricista trasmettitore: sei saette incrociate ; • Telegrafista effettivo: sei saette incrociate e sormontate da un bastone; • Trombettiere: la sagoma cli una tromba; • Sciatore scelto: due sci incrociati;

142

G .M.U. 3 10/36 G .M.U. 509/32 144 G.M U. I92/34 145 G.M.U. 4 15/36 143

189


Te!lente del 2° reggimento granatieri con lo scude!lo divisionale della 21 ° Divisione "Granatieri di Sardegna" in smalto blu.

190


Soldato di fanteria con la giubba mod. 34. Sul braccio spicca lo scudetto della 2° Divisione ed il distintivo da allievo m.usicante. li musicante effettivo aveva la cetra tra due.fronde.

Ques/o soldato del 54° regg imento di fanteria HUrnhria ", mostrine verdi con riga hianca al centro, porta giustamente lo scudetto divisimwle, il .fi"egio in ricarrw nero da tiratore scelto ed un .fi¡egio di carica a for111a di scudetto. De Ili fregi di carica isiituiti nel 1930-31.fi,irono aboliti nel 1932, in seguito all'adozione cli quelli in ricamo. Naturalmente il vecchio tipo fu utilizzato a consumazione.

l 91


Scudetto divisionale da uj] iciale, ricamato. li tipo in ricamofi1 utilizzaro a parlire dal J 938.

Scude110 divisionale del tipo in smalto. da uj]icia!e.

192


Parte posteriore dello scudetro in sm.alto da ufficiale. Si possono no/are i tre fori per la cucitura e, in alto, un piccolo passante.

Scudetto metallico da zruppa della / 0 Divisione ''Superga ".

193


Pa rie posteriore dello scudelto da truppa.

Scudelto da truppa per le divisioni alpine.

194


Scudetto ricamato /J er gli ufficiali delle divisioni alpine, usala dopo il 1938.

Scude110 da lruppa per le divisioni al/Jine.

195


,)JWCiu!e scude110 da truppa per le truppe di sta11za a Zaru. Queste truppe vestivano f'u11ifòrm.e della

C.a.F.

Srncletto per la truppa delle di visione motorizzata, caratterizzato da l colore msso.

196


Scudetlo per ufficiali appartenenti ai setrori G.a.F . Furono sempre i11 ricamo, anche se si co11osco11.o alcuni esemplari in me1allo.

Geniere in uniforme mod. 37 con distinlil'O da telegrqfisw.

197


Distintivo da volontario. l::ra in ricamo msso e ve11iva ponato su entrambe le manopole.

Distintivo da rnusicante effettivo.

198

DistinliFo da ;mn1a1ore scelto.


Alpino con lu giacca mod. 34, co11 al braccio il distintivo da tiratore conjĂŠrmoto.

199


• Ufiiciali istruttori scelti di sci: 146 portato solo sulla giacca a vento durante le esercitazion i, era costituito da un rettangolo di panno verde sul quale erano ricamati un paio di sci, lo stemma reale fra due fasci e l' iscrizione "ISTRUTTORE", • Ufficiali istruttori scelti di alta montagna: 147 portato solo su lla giacca a vento durante le esercitazioni, era costituito da un rettangolo in panno verde sul quale era ricamata una piccozza con corda, lo stemma reale fra due fasci e la scritta "ISTRUTTORE"; • A llievo musicante : una cetra; • Musicante effettivo: una cetra racchiusa tra due rami; • Conduttore automobilista: la sagoma di un'autovettura; • Conduttore automobilista scelto: la sagoma cli un ' autovettura sormontata da u na stella; • Maniscalco: un ferro di cavallo; • Esploratore, usato solo dagli appartenenti a reparti di fanteria e cavalleria: una stella a cinque punte; • Goniometrista: una stella a sei punte; • Telemetrista: una stella a otto punte; • Sellaio: la lettera "S"; • Cic lista: la sagoma di una bicicletta; • Motociclista: la sagoma di una motocicletta; • Compagnie motociclisti delle divisioni celeri e della divisione motorizzata, 148 esteso poi ai mi litari motociclisti del 5° reggimento bersaglieri: 149 la sagoma di una motocicletta con mitragliatrice; • Staffetta: la lettera "S" racchiusa tra due nodi Savoia; • Militari dei reparti carri veloci, dei reggimenti bersaglieri non indivisionati e dei reggimenti dragoni : 150 profilo di un carro veloce, con torretta e cingolo in evidenza; era ricamato in filo di metallo bianco dorato per i sottufficiali ed in raion nero per la truppa, con guarnizioni grigio-verdi sulle ruote e sul cingolo.

I distintivi al bavero Il principale distintivo appli cato al bavero delle uniformi era costituito dalle stellette, che potevano essere in metallo bianco lisce per i militari di truppa ed i sottufficiali, in metallo b.i anco zigrinate o ricamate dello stesso colore, per gli ufficiali superiori ed inferiori ed infine in metallo giallo zigrinato o ricamate dello stesso colore, per gli ufficiali generali. Oltre ai tipi suddetti ne esistevano altri che indicavano una carica particolare, come quelle degli uffic iali aiutanti di campo e degli ufficiali d'ordinanza del Re e dei Reali Principi, entrambe sormontate dalla corona reale, in metallo giallo per gli effettivi ed in metallo bianco per gli onorari; così gli uffic ial i generali avevano la stelletta in oro con cifra in argento, mentre tutti gli altri ufficiali avevano la cifra in oro posta su di una stelletta in argento. Gli ufficiali aiutanti maggiori in l3 o in 2a avevano il profilo esterno del bavero bordato da un galloncino p iatto dorato, che giungeva ali' altezza della controspallina.

146

GJVI.U. 220/38 G.M.U. 171/39 148 G.M.U. 882/35 e 909/36 149 G.M.U.537/37 150 G.rvr.u. 576/37 147

200


I distintivi al petto Oltre alle decorazioni nazionali, su l petto trovavano posto anche quelle estere, ma solo in occasione di cerimonie e cli occasioni mondane svolte in onore di personal ità cli una data nazione e nelle seguenti circostanze: • con le grandi un iformi e con quella da cerimonia: si portavano insieme a quelle italiane; • con tutte le altre uniformi, quando si portavano solo i nastrini delle decoraiioni nazionali: non si portavano le fasce. Gli altri tipi di fregi portati sul petto erano i seguenti : • Ufficiali addetti al servizio tecnico armi e munizioni: una testa di medusa in metallo dorato;l51 • Ufficiali ciel servizio studi ed esperienze ciel genio: 152 scudo metallico a fondo cremisi all'interno del quale vi erano un'elmo, la freccia ed il mantello; • Ufficiali del servizio tecnico automobi listico: 153 un rombo azwrro con i lati costituiti da quattro nodi Savoia, con la corona Reale all'apice e la sagoma di un'automobile al centro; • Brevetto eia pilota d'aereo militare: ne esistevano due modelli, entrambi in metallo clorato; il più vecchio aveva l ' aquila priva del fascio e spesso la corona reale staccata e l'altro, approvato nel 1935, un'aquila stilizzata con il fascio tra gli artigli. Il distintivo di pilota civile era privo di corona. • Brevetto per gli ufficiali osservatori d'aeroplano: di questo distintivo esistevano tre diversi modell i, tutti in metallo dorato. Il primo era costituito dalla lettera "O" alla quale erano sovrapposte due ali spiegate ed un ' elica verticale, sormontata dalla corona reale; nel secondo la lettera "O" era stata sostituita eia uno scettro, 154 mentre il terzo modello era identico, ma aveva le ali più stili zzate. 155 • Brevetto d'onore per gli ufficiali osservatori cl' aeroplano: concesso annualmente agi i uffi ciali osservatori del R.E. appartenenti ai reparti vincitori delle gare di specialità cieli' Aviazione, era costituito da un fascio littorio dorato, alto 2 centimetTi, da portare al disopra del brevetto da osservatore; 156 • Brevetto da Pilota e/o Osservatore d'aerostato: un'ancora sormontata dalla corona reale e sovrapposta a due ali spiegate, in metallo giallo per i piloti ed in metal lo bianco per gli osservatori. Successivamente il disegno delle ali divenne più stilizzato. 157 • Pilota della prima guerra mondiale : due ali con al centro una daga in posizione verticale, sormontata da corona reale, il tutto in metallo bianco; 158

15 1 G.M.U.

476/30 G..M.U. 575/36 153 G.M.U. 330/37 154 G.M.U.653/33 155 G.tvl.U.710/37 156 G.M.U. 654/33 157 Esistono delle varianti a questo ultimo modello, uti li uaL c certamente dagli osservatori e prodotte dall' indusu-ia privata, nelle quali appariva un fascio sovrapposto alJ'ancora. Questo brevetto era inoltre molto simile a que llo utilizzalo nello stesso periodo nella Regia !\farina, con l'un ica differenza costituita dal fascio clorato e che veniva concesso ai piloti d'aereo che avevano partecipato alla prima guerra mondiale. 158 G.\\!1.U. 521/38 152

20 1


Ufficiale i11fe riore del Sa voia Cova/feria, con la tradizionale cravatta rossa. Al bavero le speciali s1el/et1e da Aiwante di Campo.

202


• Mutilato di guerra: scudo in metallo bianco con una stella all'apice e lo scudo Savoia coronato in basso e l'iscrizione in rilievo "MUTILATO IN GUERRA 1915-18" al centro; • Mutilato per causa di serv izio: 159 scudetto in metallo bianco, misurante 15 millimetri per 19, con lo scucio Savoia coronato e l' iscrizione "MUTILATO IN SERVIZIO" posta tra due fasci littori; • Distintivo d'onore alla memoria (G.M.U. 912/34): identico al precedente, ma con l'iscrizione "ALLA MEMORIA";160 • Ufficiali che avevano frequentato, con esito favorevole, la scuola di guerra: ne esistevano due modelli; il primo 16 1 consisteva in una placchetta cli forma ellittica, circondata da un doppio cordone clorato e recante al centro l'aquila cli stato maggiore con due fasci littori ai lati dello scudo, il tutto su fondo cli smalto azzurro. Il secondo mocleilo era costituito dalla sola aquila clorata coronata ad ali aperte, 162 ma senza il fondo di smalto azzurro. • Ufficiali che avevano frequentato in guerra i corsi pratici sul servizio cli stato maggiore: anche di questo clistinLivo esistevano due version i. Il primo 163 era simile al precedente in smalto azzurro, ma tra gli artigli dell'aquila era posta la data "1915-1918", menlre il secondo (G.M.U. 96/35), pur simile, non aveva il fondo cli smalto azwrro; • Ufficiali delle categorie in congedo che avevano compiuto i corsi per l'impiego in servizio presso i comandi cli Grandi Unità: un'aquila ad ali spiegate coronala ed inserita in un cerchio, in metallo dorato; 164 • Promozione per merito di guerra: due daghe incrociate e coronate; questo distintivo cambiava secondo il grado della promozione ed era: - in ricamo o in metallo d'argento su panno grigio-verde, per il grado di ufficìale i nfcriore o cli maresciallo; - in ricamo o metallo dorati su panno grigio-verde, per il grado cli ufficiale superiore; - in ricamo o in metallo clorati su panno robbio, per il grado da ufficiale generale. Nel 1940 l 65 se ne estese l'uso ai sottufficial i ed alla truppa, in argento su panno grigioverde, nonché alle promozioni ad ufficiale ottenute dai sottufficiali e dai militari di truppa. • Avanzamento per merito di servizio: una corona reale con una daga in posizione orizzontale al disotto; questo distintivo seguiva le stesse regole stabilite per quello cli promozione per merito cli guerra; • Distintivo concesso agl i appartenenti ad alcune divisioni , ossia: - Divisione "Sabauda": 166 nodo Savoia in metallo bianco contornato d' azzurro; - Divisione "Lupi di Toscana": 167 spilla ovale in metallo bianco o argento, raffigurante due teste cli lupo;

159

G .M .U . 9 12/J4

160

Questo distintivo veniva naturalmente portato da un parente del caduto. 161 G.M.U. 560/33 162 G.J\.1.U. 96/35 163 G.tvl.U. 561/33 164 G.M.U. 77/39 165 F.d' 0.35/40 166 G.M.U. 3 14/40 167 G.M.U. 542/33 e 314/40

203


- Divisione "Torino": spilla ovale in metallo dorato con bordo cordonata, recante il toro rampante al centro; - Divisione " Venezia": il profilo cli San Marco con il libro aperto, in metallo dorato su fondo rosso. Le piastrine cli riconoscimento Un altro oggetto che il militare avrebbe dovuto portare sempre con sé era il meclaglioncino o piastrina cli riconoscimento, necessaria per l' identificazione dei caduti; ma proprio a causa di questa funzione, la superstizione spingeva il soldato ital i ano ad evitare di indossarla, determinando così un alto numero di caduti ignoti. Nel periodo eia noi trattato il tipi di piastrine utilizzate furono tre. Il pili vecchio era un oggetto ben poco funzionale, costituito da una placchetta di zinco rettangolare, misurante in media 53 millimetri per 36, con gli angoli leggermente arrotondati ed i vertici forati; su lla piastrina veniva scritto a mano, con inchiostro indelebile, il nome e le generalità del militare, dopodiché questa veniva cucita ali ' interno del lato sinistro della g iubba, tra la prima e la seconda asola. La scarsa praticità del l'oggetto derivava dal fatto che l' inchiostro, per guanto fosse resistente e di ottima qualità, con il tempo tendeva fatalmente a scolorire, rendendolo illeggibile. Questo modello cli piastrina tuttavia risultò scarsamente utilizzata nel periodo 1933-40, anche se nel 1938 se ne trovava ancora traccia nelle disposizioni ufficiali, 168 in cui si affermava che, a partire da quel momento, la p iastrina doveva essere cucita all' interno del lato destro della giubba. II secondo tipo di piastrina fu il cosiddetto "medaglioncino di riconoscirnento" largamente utilizzato nel periodo trattato e che era composto da tre parti distinte, il meclaglioncino vero e proprio, il cordoncino e la tessera. Il medagl ioncino era composto da due segmenti rettangolari di lastra cli. ferro nichelata, con gli orli leggetmcnte incurvati e gli angoli arrotondati, misuranti in media 40 millimetri per 33; su uno dei lati più corti, la lastra metallica era tagliata in modo da formare un anello. I due segmenti erano unili fra loro per il lato corto tramite due linguette, le quali, ripiegate su d i un filo cli ferro nichelato, formavano una cerniera e, girandogli intorno, si sovrapponevano in modo tale che lo spessore ciel meclaglioncino chiuso era di circa 4 millimetri. II cordoncino era di cotone bianco, mentre la tessera, inserita ali' interno ciel meclaglioncino, risultavéi costituita da una striscia cli carta delle dimens ioni cli 210 millimetri per 30, che veniva ripiegata tre volte su se stessa. Il terzo tipo venne istitu ito nel 1932 169 con la denominazione di "Ivledaglioncino di riconoscimento, mod. 32, con catenina" ; questo modello accompagnò i nostri soldati durante il secondo conflitto mondi~lle. utilizzata eia tutti, militari di truppa, sort:ufficiali ed uffic iali , anche se la circolare istitutiva ne limitava l'uso ai soli mi litari cli truppa. Anche questo tipo cli medaglioncino era costituito da tre parti separate tra loro, una doppia piastrina, un anellino ed una catenina.

168 169

204

F.d' O. 277/38 G.rvr.u . 476/32


Distintivo in smallo per g li ufficiale del servizio studi ed esperienze del genio.

Distillfivo per gli ufficiali delle categorie in congedo che avevano compiuto i corsi per l 'irnpiego in servizio presso i comandi di Grandi UllitĂ .

205


Distintivo per gli 11ffĂŹci(lfi che avevano frequenlato in guerra i corsi pratici sul servizio di stato m(lggiore.

Distintivo per gli i(fj iciali che a veFmW ji-equentato con successo i corsi della Scuola di g uerra. Cli uj.fĂŹciali di Stato lv!aggiore, indossando la giubba con gli speciali alw,wri, non portavano i fregi della Srnola di guerra.

206


{!ffĂŹciole dei bersaglieri con il distilltivo do mutilalo di guerra. Verso la spalla sinistra s 'intravede il disti111i1:o di avanzamento per meriro di guerra.

Distintivo da pilo/a di aeroswto. Gli osservatori di aerostato lo portavano in metallo bianco. Quello raffigurato Ji.r utilizzato nei primi mmi '30; successivamente il disegno calllbiò. ma solo nello stile. Le ali erano pirÏ stilizzate e la corona era attaccata ul,li-egio.

207


Dall'alto in basso: • dis1in1ivo da osservatore di aerostato f uori ordinanza, come testimonia la presenza del f ascio; • d is1in1ivo da pilota militare di aereo, usalo fino al 1935; • dislinli FO da pilma con brevetlo civile, 11saw.fino al 1935. • dislinti vo da pilo/Cl con breve/lo civile, usa/O a par/ire dal 1935.

208


Maggiore del Savoia Cavalleria in uniforme ordinaria. Sul pelta si vede il dis1in1ivo di promozione per merito di guerra. Per le promozioni ad ujjĂŹcia le inferiore era argento su g rigio-verde, oro su grigio-verde per quelle ad u.fficiule superiore, oro su rosso per quelle ad ufficiale generale. Di questi distintivi esisleva anche la versione metallica et spilla.

l.ĂŹfficiale di fa meria in unifrmne ordinaria grigio-verde, con disti11ti vo da osservatore.

209


La doppia piastrina, una principale ed una secondaria, sulle quali erano punzonati a macchina i dati matricolari del soldato, era ricavata da un 'unica lastra di metallo ripiegata su se stessa, in modo da formare un unico rettangolo ad angoli arrotondati, delle dimensioni di 35 millimetri per 40; quella secondaria poteva essere asportata grazie ad una fi tta serie di fo rellini praticati lungo la g iuntura con la piastrina principale. Attraverso l'anellino saldato alla piastrina passava la catenina, che era a maglia saldata ed era mrnĂšta di una "susta di chiusura" che rendeva impossibile lo sgancio se non dopo una forte trazione. Le cordell ine e le trecciole Le cordelline erano prerogativa degli ufficiali generali , degl i ufficiali di stato maggiore e degli ufficiali aiu tanti di campo effettivi di S.M. il Re. Per i p rimi erano argentate con puntali dorati , mentre per le altre due categorie erano completamente dorate; con l'uniforme da sera venivano fissate alla spalla destra ed agganciate al secondo ed al terzo bottone di sinistra, mentre su tutte le altre uniformi venivano agganciate all'apposito bottoncino c ucito sotto il bavero della giubba, sempre a sinistra. Le trecciole erano di due tipi, quelle per gli ufficiali aiutanti di campo e per gli ufficiali d'ordinanza dei Reali Pri ncipi, entrambe dorate, mentre quelle degli ufficial i a disposizione dei generali e degli aiutanti cli campo cli brigala erano dorate ma screziate di azzurro. Sulla giubba nera le trecciole venivano fi ssate alla spalla destra ed agganciate al terzo bottone di destra, mentre su tutte le altre uniformi venivano agganciate al primo bottone partendo dall'alto. S ia le cordelline che le trecciole venivano sempre portate al disopra della sciarpa azzurra. I marescialli 170 portavano, solo con la grande uniforme, delle cordelline di tipo particolare costituite da due cordoni, da due trecce e da due puntali ; i cordoni erano in filaro di raion tinto cl' azzuno mentre le trecce erano in raion dorato vergate da tre righe longitudinal i azzurre; di hmghezza d iversa - rispettivamente 700 e 450 millimetri - erano intrecciate tre volte. I puntali, che guarnivano l' estremitĂ delle trecce, erano in metallo dorato, lisci e sormontati da una corona reale in miniatura. La stessa disposizione del 20 aprile 1938 dispose l'adozione di trecciole anche per i sergenti maggiori, da indossare sempre e solo con la grande uniforme; queste, simil i a quelle dei marescialli ma screziate di azztmo, erano prive dei cordoni. La sciarpa azzurra Simbolo dell'ufficiale italiano, la sciarpa era costituita eia una fascia di tessuto cli seta azzu rra larga circa 70 millimetri, terminante con due fiocchi dello stesso colore, il cui aspetto poteva variare notevolmente, sia per la fattura che per la gradazione di colore, che andava dall'azzurro Savoia fi no all'azzurro scuro. La sciarpa veniva indossata a tracolla, nelle occasioni previste dal regolamento o da d isposizion i particolari, dalla spall a destra al fi anco s inistro, ad eccezione degli ufficia li di Stato Magg iore, degli ufficiali d'ordinanza e d i quelli a disposizione degli ufficiali generali, i quali la indossavano invece a tracolla dalla spalla sinistra al fianco destro; gli ufficiali dello squadrone Carabinieri Guardie di S.M. il Re, fatto unico per l'esercito, la indossavano avvo lta intorno alla vita.

170

210

G.M.U. 273/38


Questa placchetta è stata il p rimo tipo di p iastrino di riconoscimento. Adotrato con disposizione 11. 207 del C.fvl. U. 1892, fii. utilizzato allche dura/li e la seconda guerra mondiale. Fino al I 938 ve11iva cucito Ilei ris vol/0 sinistro della giubba e successivwnente al risvolto destro.

,.

OJ MATRICOLA

Medaglioncino di riconoscimen/o na10 durame la prima guerra m.ondiale, sul quale venivano rcgis1ra1e diverse notizie, anche di cwwlere sanila rio.

211


Il medaglioncino chiuso con il suo cordoncino.

Il tipico piastrino di riconoscimen/o u1iliz.za10 durante fa seconda guerra mondiale. Denomina/o "medaglioncino di rico11oscim.en10. rnod. 32, con ca1enina ", contenevu di1,ersi dati. La "susta di chiusura " per111.ettevu la j è1cile chiusura e rendeva impossibile la riapenuru se non sottoponendola ad una forre trazione.

212

La pa rie pos1eriore del pias1rino in cui si vede la seconda lasrrn, cmi gli stessi da1i e la serie di forellini, sulla destra, per perrnellere I'asporwzione della lastrina, lasciando al collo del soldato la parte anteriore.


TABELLA n. 3

ORDINE DEI NASTRINI FINO AL 1936 Ordine Supremo della SS. Annunziata Ordine SS. Maurizio e Lazzaro Ordine Militare di Savoia Medaglia d'Oro e argento al Valore Mi litare Medaglia d'Oro e argento al Valore di Marina Medaglia d'Oro e argento al Valore Aeronautico Medaglia d'Oro e argento al Valore Civile Medaglia Commemorativa Indipendenza e UnitĂ d'Italia Ordine della Corona d ' Italia Medaglia di Bronzo al Valore Militare Medaglia di Bronzo al Valore cli Marina Medaglia di Bronzo al Valore Aeronautico Medaglia cli Bronzo al Valore C ivi le Medaglia a Ricordo Campagne d 'Africa Croce per anzianitĂ di servizio Ordine al merito del lavoro Medaglia Commemorativa campagna estremo Oriente Medaglia Commemorativa guerra Italo - Turca e Libia Ordine coloniale della Stella d'Italia Croce al merito d i guerra Medaglia Commemorativa nazionale guerra 1915 - 18 Croce di guerra al Valore Militare Medaglia Ricordo UnitĂ d ' Italia Medaglia Benemerenza volontari guerra I 915-1 8 Medaglia Marcia su Roma

2 13


TABELLA n. 4

FINO AL 1938 (R.D.1851 DEL 1936) Ordine Supremo della SS. Annunziata Ordi ne Militare di Savoia Medaglia d'Oro al Valore Militare, Marina e Aeronautico l'vfedagli a d'Argento al Valore Militare, Marina e Aeronautico Medaglia di Bronzo al Valore Militare, Marina e Aeronautico Croce di guerra al Valore M il itare O rd ine SS. Maurizio e Lazzaro O rd ine Civile di Savoia Medaglia cl ' oro, argento e bronzo al Valore Civile Medaglia Commemorativa Indipendenza e U nità d'Italia Ordine della Corona d ' Italia Medaglia Benemeriti salute pubblica Medaglia Ricordo Campagne d'Africa Croce per anzianità cli servizio Ordine al merito del lavoro Medag lia Commemorativa campagna estremo Oriente l'vledagl ia militare al merito di lungo comando Medagl ia Commemorativa guerra Italo-Turca e Libia O rdine coloniale della Stella d ' Italia Medaglia al Merito della sanità pubblica Croce al merito di guerra Medaglia Commemorativa nazionale guerra 1915-18 Medaglia a Ricordo U nità d'Italia Medaglia Commemorativa operazioni militari in A.O. lVledagli a Benemerenza volontari g uerra 1915-1 8 Medaglia a ricordo della Marcia su Roma

2 14


TABELLA n. 5

DOPO IL 1938 (CIRC. G.M. N.580) Ordine Supremo della SS. Annunziata Ordine Militare di Savoia Medaglia d'Oro al Valore Militare, Marina e AeronauLico Medaglia d'Argento al Valore Militare, Marina e Aeronautico Medaglia di Bronzo al Valore Militare, Marina e Aeronautico Croce di r,11err;:i al Valore Militare Ordine SS. Maurizio e Lazzaro Ordine Civile di Savoia Medaglia Mauriziana per merito militare dei 1O lustri. Medaglia d'oro, argento e bronzo al Valore Civile Medaglia Commemorativa Indipendenza e Unità d ' Italia Ordine della Corona d 'Italia Medaglia Benemeriti salute pubblica Ivleda~lia Ricordo Campagne d'Africa Croce per anzianità di servizio Ordine al merito del lavoro Medagl ia Commemorativa campagna estremo Oriente Medaglia militare al merito di lungo comando ìvledaglia Commemorativa guerra Italo-Turca e Li bia Ordine coloniale della Stella d ' Italia Medaglia al l'Vlerito della sanità pubblica Croce al merito di guerra Medaglia Commemorativa nazionale guerra l 9 l 5- 18 Medaglia a Ricordo Unità d ' Italia Medaglia Commemorativa spedizione d i F iume(*) Medagl ia Commemorativa operazioni militari in A.O. Medaglia commemorativa della campagna di Spagna(*** *) Medaglia Commemorativa della spedizione in Albania(***) l'Vledaglia Benemerenza volontari guerra 1915-18 Medaglia a ricordo della Marcia su Roma Commemorativa Crociera Aerea del Decennale Stella al merito rurale C'*) Valore Atletico e Merito Sportivo

(* ) per i mi litari del Regio Eserciw dal luglio 1938 ('*) dal maggio 1939

(***) dal marzo 1940

(***") dal giugno 1940

21 5



Capitolo VI

LE BUFFETTERIE ED I LORO ACCESSORI

Le bandoliere _per la grande uniforme Tutti gli ufficiali clell' esercito, ad esclusione degli uffici al i generali, degli utliciali di Stato Maggiore e degli aspiranti allievi ufficiali, portavano, ma solo nelle circostanze previste dal regolamento, la bandoliera con giberna. Fabbricate in serie, le bandoliere erano allestite con materiali di poco pregio anche se, more solito, esistevano in commercio esemplari le cui guarnizioni metalliche erano in argento stampato o addirittura massiccio. La bandol iera, identica per tut:te le armi e corpi ad eccezione del!' arma di artiglieria, era divisa in due parti di lunghezza diversa che si sovrapponevano sul retro, ed era in gallone d 'oro largo 60 millimetri, con l'anima di cartone ri gido e la fodera di velluto nero che sporgeva all'esterno per circa 5 millimetri, in modo eia formare due sottili bordi cli quel colore. La parte anteriore era guarnita eia un'aquila d 'argento coronata al volo alzato, caricata in petto di uno scudo con la croce di Savoia, al disotto della quale, a circa 13 centimetri di distanza, era applicato un piccolo scudo dello stesso metallo con le cifre del Re in metallo eforato. Dagli artigl i dell 'aquila partivano due catenelle, costituite da anell i lisci o a tortiglione, che si agganc iavano all ' estremità cli due frecce conficcate nella parte superiore dello scudo. Sul retro della bandoliera, dove le due parti si sovrapponevano, era collocata una falsa fibb ia a scorrimento costituita da due semielli ssi, utilizzata per regolare la lunghezza, ed un passante; l'estremità della parte più lunga, che fuoriusciva eia questa fibbia, era guarnita da un puntale anch'esso di forma semiellittica; la falsa fibbia, il passante ed il puntale erano tutti di metallo argentato, decorati da motivi floreali in rilievo. Alle due estremità della bandoliera montata erano fissate due staffe con moschettone in metallo dorato, utiIizzate per 1' aggancio ciel cofanetto della giberna La giberna era costituita dal cofanetto in lastra metallica, foderato di velluto nero ad eccezione delle due facce laterali, alle quali erano saldati i due anelli per l'aggancio alla bandoliera, e dal coperchio ricoperto in pelle di vitello nero lucido con un bordo metallico in rilievo, guarn ito dall ' aquila ad ali spiegate, coronata e poggiante su di uno scettro, entrambi in metallo argentato. I sottotenenti maestri di scherma, gli ufficial i del genio, dei bersaglieri e del commissariato avevano il bordo del coperchi o della g iberna e l'aquila in metallo dorato. La bandoliera e la giberna per gli ufficiali d 'artiglieria erano simili a quell i prescritti per gli altri ufficiali ma con ornamenti completamente diversi, ossia: • l'aquila era sostituita dalla testa di Medusa, alla quale erano attaccate due catenelle a magl ia doppia, entrambe in metallo argentato; • lo scudo in metallo argentato, posto a 19 centimetri di distanza dalla Medusa, era p rivo d i bordo ed era ornato da un'aquila coronata ad ali spiegate in metallo dorato, caricata in petto dello scudo di Savoia, che teneva un fascio littorio tra gli artigli;

217


• la falsa fibb ia, il passante ed il puntale erano in metallo dorato e presentavano una guarn izione di disegno diverso; • le due staffe poste a lle estremità de lla bandoliera montata non erano guarnite dal moschettone, ma da due anelli; • il cofanetto della giberna era in lastra di metallo dorato, anch'esso foderato in velluto nero ad eccezione delle facce laterali sulle quali, invece dei due anel li , erano saldati due moschettoni; • il coperchio della giberna era in lastra di metallo dorato, con orlo esterno in ril ievo lavorato a cordonetto, ed era fregiato da due cannoni incrociati, sormontati dalla granata caricata della croce di Savoia con la fiamma sfuggente verso destra, il tutto in metallo argentato. Le bandolie re in cuoio Le bandoliere in cuoio erano di due tipi diversi, il modello 1874/89 a tre tasche per i pacchetti di cartucce per p istola ed il modello 1897 a due tasche, capace cli quattro caricatori per fu cili mod. 91. Entrambi i modelli erano in cuoio dipinto c on vernice grigio-verde ed erano dotati di una linguetta per l'aggancio ad un bottone della giubba; le taschette venivano ch iuse tramite delle linguette forate che si agganciavano ad un perno metallico avvitato sul fondo . Q uesto tipo cli giberna poteva essere regolato in lunghezza mediante asole e perni metallic i mobil.i e poteva essere completato aggiungendovi una campanella pentagonale metallica, alla quale si agganciavano i vari tipi di fond ina. Questo tipo di bandoliere erano in dotazione ai sottufficiali ed alla truppa cli cavall eria, di artiglieria a cavallo, dell'artig lie ria per divisioni di fanteria, ad esclusione dei gruppi someggiati e carrellati, ciel servizio a utomobilistico e, sebbene non prescritte dai regolamenti , anche ai carristi . Le fond ine Le fondine in dotazione venivano distinte in fondine per ufficiali e m arescialli e fond ine per sottufficiali e truppa con correggiolo . I sottufficiali e la truppa avevano in dotazione, come arma cl' ordinanza, la p istola Beretta 17 1 mod. 34 , la cui fondina era in cuoio grigio-verde con tasca per il caricatore e poteva essere agganciata sia al c inturo ne che alla bandoliera; al suo inte rno era sempre impresso il march io dell'arsenale, un rettangolo con corona ed iniz iali. In numerose foto appaiono tuttavia dei sottufficiali e dei soldati armati cli vecchie pistole a rotazione con le relative fo ndine, e ciò dato che il regolamento del 193 I prevedeva ancora le pistole mod. 89 oppure pistole cli altro tipo, tutte corredate dalla relativa fo ndina. Per gli ufficiali ed i marescialli il discorso era completamente diverso, legato com 'era al gusto personale; costQro infatti acquistavano spesso tipi divers i di fond ina rivolgendosi al mercato privato, così come si fornivano di p iccole armi automatiche calibro 6,35; in ogni caso le loro fondine erano semp re in cuoio marrone e spesso venivano agganciate alla parte posteriore del cinturone.

17 1

La Beretta mocl. 34 veniva acquistata completa cli fondina della quale esistevano vari modell i, da ufiì ciali e eia carabinieri, entrambi in cuoio marrone, e da truppa in cuoio grigio-verde, tutti eia agganciare al ci 11turone o alla bandoliera per cartucce cli pistola mod.34.

2 18


Bandoliera per uj/iciali di artiglieria. Particolare della 1es1a di Medusa, dello scudetw e della giberna.

Bandoliera da ufficiali per la grande uruforme. L'aquila era comune a /111/e le bandoliere da ufficiale, esclusa quella per artiglieria, che aveva la testa di Medusa. Anche lo scudo era diverso, invece dell'aquila aveva il munograrnrna reale.

219


Parie posteriore della bandoliera di grande un/forme per ufficiali di cavalleria e fan1eria, esclusi i bersaglieri e i servizi. Con la riforma era di venula simile a quella del f?enio in 1essu(o dorato. Unica dijJerenza era nella gibern.a, che rna nten eva i metalli bian chi. Genio, commissarialo, bersaglieri e sotfolenenti maestri di scherma avevano i metalli gialli.

Bandoliera in cuoir~ da sotf1,!fficicili e truppa; particolare

del sistema per regolarne la !un.ghezza. La handoliera era portata dai sottufficiali e dalla truppa di cavalleria, di artiglieria a cavallo e da quella p er d.f. esclusi i gruppi someggiati e carrellati, dal servizio automobilistico e, anche se non stabilito dai regolamenti, dai carrisli. I marescialli delle ann i a cavallo, portavano dal 1937 il cintumne. IC::s is1evano due tipi di bandoliera, quella a due tasche perfucile e quella a Ire 1asclie per la pis10la.

220


Bandoliera per la grande uniforme: particolare dellafĂŹbbia e del passante. Di queste bandoliere esistevano numerosi esemplari di fat/ura diversa che variavano enorrnem ente nel prezzo. Alcuni tipi avevano le parti metalliche in lamina d'argento.

Particolare di una delle tre 1asche11e della bandoliera in cuoio grigio-venie, che po1eva contenere un caricatore per pisrolo.

22 1


l due se,genti ritratti nellafotogrcifĂŹa, probabilmenle Allievi Ufficiali, indossano la bandoliera a due tasche, d 'ordinanza per quello in piedi a sinistra, che appartiene ad un reggirnen/o d'artiglieria per divisione di fante ria, .fiwri ordinanza per quello seduto, che appartiene aad un irup/!O sorneggiato dello stesso reggimento, come testim.oniato dal cappello al/JĂŒIW e dalle fasce 11101/e!tiere.

222


Fondina regolarnentare da sottufficiali e truppa per la Beretta mod. 34. Em in cuoio grigio-verde e poteva essere parlata sia con il cinturino che con la bandoliera in cuoio.

Fondina da Lifficiale per un 'arma ji1ori d 'orcli11anza in calibro 6.35. Era abbastanza di moda, per g li i(fficiali, porrare pistole di p iccolo calibro co11le fo 11dine piĂš strane.

223


Bersagliere con le par1icolari giberne portate u coppia.

Giberne mod.1907 con la panico/are cinghia. in un solo pezzo, che vi si agganciava.

224


Le giberne in cuoio Erano cl i due lipi, entrambi in cuoio grigio-verde, uno simile a quello utilizzato durante la Prima Guerra Mondiale e l' altro eia bersagliere ciclista. Il primo tipo, definito mod . 1907, era costituito da due corpi separali e formati da altrettante tasche, anche se di norma se ne portava una sola, il cu i coperchio, ottenuto dal prol ungamento della parte poster iore, veniva chiuso mediante una c inghietta ad esso cucita e che, grazie ad una asola, si andava ad agganciare al perno meta li ico fissato al disotto. Sul retro della giberna venivano cuciti due passanti in cuoio e due borchiette, ai quali si agg iungeva, in alto, un terzo passante sempre in cuoio, corredato da un anello quadro al quale si fissavano i ganci della cinghia reggi-giberna. Questo modello subì una modifica nel 1936 172 divenendo di un sol pezzo. Il tipo da bersagliere ciclista173 era una variante delle giberne mod.1907, singole anziché doppie, leggermente p iù basse e più larghe e dotate dello stesso sistema di chiusu ra, ma prive degli spallacci. Le borracce Nel periodo da noi trattato, le borracce in dotazione erano essenzialmente di tre tipi. Il primo tipo, adottato nel 1930, 174 di forma ovale schiacciata, era allestito in un unico pezzo di lastra di alluminio dello spessore di "I ,5 millimetri, privo di saldature, ed aveva la capacità di un litro ; alta circa 200 millimetd , aveva un diamelro massimo d i 140 millimetri ed era foderata con feltro grigio-verde. Il tappo, anch'esso di alluminio, era a vite e veniva assicurato al corpo della borraccia tramite una catenella; sopra di esso vi era un beccuccio, fo rnito anch'esso di un p iccolo tappo a vite, utilizzato per bere senza dover aprire il tappo più grande. Sul dorso della borraccia era saldato un passante melallico nel quale veniva inserita una cinghietta di canapa, utilizzala per agganciare la borraccia al cinturino, che terminava a punta forata e che, dopo essere passata sotto la borraccia stessa, si agganciava ad un perno in alluminio saldato s ulla sua parte anteriore. Gli ufficiali avevano in dotazione una borraccia si mile a questa, anche se cl.i fo rma rettangolare e piatta. Il modello più usato d urante questo periodo risale però al 1933, 175 q uando venne adottata una borraccia la cui parte anteriore, convessa, aveva quattro nervature per renderla più res istente ed il cu i spessore anelava dai 0 ,9 ai 3,5 millimetri; il tappo rimase quello del modello precedente ma scomparve la cinghietta di canapa che venne sosti tuita d a una tracolla, sempre m canapa . Di questo modello di borracc ia venne prodotto anche un altro tipo , 18 c11 i c;ipacit-1'1 era di 2 litri.

172

G .M.U. 431/36 G.M.U. 46/34 174 G .M.U. 379/30 175 G.Tvl.U 250/33

173

225


Le gavette e la tazza Le gavette in dotazione erano di due tipi, la grande e la piccola, entrambe di forma semicircolare e dotate cli coperchio, allestite in lamiera di ferro stag nata e fissale sulla fascia esterna della borsa a zaino. Il tipo più grande misurava 138 millimetri di altezza ed aveva l ' apertura, che m isurava 195 millimetri di lunghezza e 125 di larghezza, dotata cli un bordo in rilievo, formato dal ripiegame nto este rno della lamiera sopra ad un filo di ferro d i circa tre millimetri d i diametro. Su ciascun fianco della gavetta, a circa 35 m ill imetri di distanza dall'orlo superiore, era saldata una piastrelle di lamiera dotata di occhiello del diametro 3,5 millimetri. La gavetta in questione pesava 650 grammi ed era corredata dalla fodera e dalle posate. Il tipo più piccolo e ra più basso dell'al tro di 28 m illimetri e aveva l' apertura lunga lunga 160 millimetri e larga 100; il suo peso oscillava tra i 430 ed i 450 grammi. A partire dall'estate ciel 1930 entrambi i ti pi cli gave tta vennero allestit i in lastra d ' alluminio. 176 La tazza, anch'essa cli lamiera stagnata, era composta eia un corpo, da un fondo e da un anello ed aveva la forma di un tronco di cono con base ellittica. Gli zaini G li zain i utili zzati clall'esercito in questo periodo e rano di vari tipi, dei quali descriveremo di seguito le principali caratteristiche:

Zaino di tela impenneabile color grigio per truppe alpine Costituito da un involucro, eia due sportelli , da una placca con armatura e bretelle, da sette placchette con cinghie e contrafforti e dalle parti accessorie, questo tipo di zaino era confezionato con tela impermeabi le di colore grigio, mentre le p lacchette erano in cuoio dello stesso colore. L'involuc ro e ra costituito da un corpo principale e eia due fiancate, g li sportell i da un rettangolo cli tela cucito alle fiancate ; la placca con armatura e bretelle era cli forma rettangolare ed era costituita da un triplice strato di tela, me ntre l'armatura, fissata allo schienale mediante cuciture a spago.fatte a mano, era formata da du e regoletti di acciaio. Il peso dello zaino non doveva superare i 1.800 grammi . Il sacco alpino. 177

Confeziònato in parte con la tela o lona di canapa impe rmeabile tinta in grig io-verde ed in parte con tela canapina sempre grigio-verde, risultava costituito da un corpo, da un cappuccio di chiusura, da una tramezza, da due tasche inte rne, dagli spallacc i e dagli accessori.

176

19-06-30 393/39

l7ì G./Vl. U.

226


La borraccia mud.1933 era in ol!uminio, fodera ra in f elrro grigio-verde. li tappo era a vite, assicurato al co1po tramĂše una carene/la, sopra al quale c'era un beccuccio con un piccolo lappo, che serviva per sorseggiare, senz.a aprire quello principale. La cupacirĂ della borraccia fotografata era di un litro. Esis1eva anche fu versione da due litri.

227


La borsa tattica per sacco alpino Confezionata anch'essa con la tela olona di canapa impermeabile tinta in grigio-verde, era costituita da un corpo, da un coperchio, da due tramezze, dalla placca degli spallacci , dagli spallacci e dagli accessori; le due tramezze erano poste una nel senso della larghezza e l'altra perpendicolare alla linea mediana della borsa, in modo ta.le da ottenere tre scompartimenti, uno posteriore e due anteriori.

Il sacchetto degli arnesifiwri uso per sacco alpino. Confezionato con tela canapina grigio-verde, si componeva di un corpo e delle parti complementari.

Zaino di tela impermeabile color grigio per i militari del R. E. (mod. 1907) Costituito da un involucro, da una tasca esterna, da una mantellina, da due taschette laterali, eia una placca con armatura e bretelle, da tre placchette con cinghie lunghe e bretelle e da due placchette con cinghie e contrafforti per gli strumenti leggeri da zappatore, lo zaino era confezionato con tela impermeabile grigia, mentre le placchette erano in cuoio dello stesso colore.

Sacco per armi a piedi. 178 Confezionato con la tela di canapa impern1eabile color grigio-verde, era costituito da un corpo, da un cappuccio cli chiusura, dagli spallacci e dagli accessori.

La horsa tallica per sacco per armi a piedi. Confezionata con la tela cli canapa impermeabile color grigio-verde, era costituita dal corpo, dal coperchio, eia due tramezze interne e dagli accessori e recava sulla mantellina di chiusura della tasca mediana, un r iscontro di cuoio grigio-verde al cromo con asola. Era inoltre munita di tracolla, composta eia due pezzi di nastro cli canapa tubolare grigioverde alto 35 millimetri, completi cli moschettoni girevoli di ferro verniciato a fuoco di grigioverde. Il cinturino Confezionato in cuoio morbido tinto in grigio-verde dello spessore cli circa di 3 millimetri, era largo 34 millimetri, lungo c irca 1 metro e 10 centimetri, dotato di fori utilizzali per regolarne la lunghezza e di fibbia con doppio artiglione me tallico. Nel 1937 venne stabilito che 179 il cinturino venisse indossato facendolo passare dentro il tascone alla cacciatora della giubba cli panno.

178 179

228

G.M.U. 642/39 F.d' O. 22/37


r

A ~il' I

!

La borsa fallica per sacco delle a rmi a piedi. Si no1ano i Ire botloni a 1es1a sferica per la chiusura della borsa e della man1e/lina dello scompar/0 ce111rale. Sul.fondo le due cinghie di nastro, che servivano per portare il 1elo tenda.

Particolare della rnw11ellina di chiusura dello scornparto centrale.

229


Sacco per armi a p iedi, vis1a anteriore.

Sacco per armi a piedi, vis!Cl posteriore e spalfacci.

230


Cinturino per la 1r11ppa con la particolarefi/J/JĂŹa a doppio ardiglione.

La maschera italiana rnod.33. Il .filtro rinwne vu inserito nell 'apposi/o conleni1ore in 1ela.

23 1


,,,... ~

C!)'l

f., .~

I

./cJ,,

lo zainetto-custodia della maschera mod.33.

Parte posteriore dello zain.elto-custodia della mascher({ mod.33, con i11 evicle11za i passanti in cuoio al cromo grigioverdi per il JĂŹssaggio al cinturino.

232


Le wschelle an1eriori dello zai11etto per maschera mod. 33, con gli accessori: lenti, mwffe11e per tenere le lenti e crema antiappannan1e.

Maschera an1igas modello T 35. Fu senz 'altro fa maschera anrigas pilĂŒ diffusa nel R(!;gio Eserciro.

233


Gli speroni Gli speroni, in dotazione al personale delle armi a cavallo, a tutti gl i ufficial i superiori ed agli ufficiali inferiori d i artiglieria, del genio e di Stato Maggiore, ai medici , ai veterinari ed agli ufficiali cie l Sovrano M ilitare O rd ine d i Malta (S.M.O.M.) erano d i modelli diversi ma sempre in ferro fuc inato e nichelato, e venivano portati con tutte le uniformi eccettuate quelle eia sera; i sol i ad averli in metallo giallo erano gli ufficiali direttori dello S . M.O .M. A partire dal 1937, l' uso degli speroni 180 fu esteso anche ai primi capitani ed ai capitani di tutte le armi, corpi e servizi. Sugli stivali ni calzati con 1'uniforme da sera gli speroni venivano sostituiti dalla cosiddetta ''fascia rnelalLica di sperone", una sorta di sperone in m iniatura, fissato al tacco con due chiod ini . La maschera antigas Le maschere in dotazio ne al Regio Esercito nel periodo in esame furono inizialmente quelle del modello 1933, sosti.tuite poi dal m odello 1935, che fu prodotto in milioni cl i ese mplari e in quattro taglie e che costituĂŹ il principale mezzo cli difesa dagli agenti ch imici per il soldato italiano fino alla fine degli anni ' 50. La maschera mod.33 era composta da un facciale in gomma morbida di colore marrone chiaro, mun ito di due oculari ai quali era possibile applicare, con delle mollette metalliche, i filtri antiappannanti; all'altezza del naso era posizionata una valvola circolare dotata d i forellini, dalla quale partiva un tubo corrugalo cli gomma che s i inse riva in un fi ltro ch imico metallico cilindrico, di colore marrone scuro. La borsa porta maschera, di forma rettangolare e confezionata con la stessa tela degl i zaini, era divisa in due scomparti principali, uno per il facc iale e l'altro per il filtro cilindrico; durante l' uso il filtro rimaneva all'interno della borsa. Oltre ai suddetti scomparti c'erano anche due taschette-contenitore per i filtri e per le relati ve m ollette e la crema antiappannante . L a borsa, che veniva portata a tracolla grazie a delle cinghie in Lela, s i ch iudeva tramite due linguette in pelle con asola, che si agganciava no ad un perno metallico fissato al contenitore Nella parte posteriore del contenitore e rano cuciti due passanti in cuoio grigio-verde, che servivano per assicurare la maschera al cinturino . La maschera mod. T35 era anch'essa costituita dal facciale di gomma morbida, dai due oculari con filtri antiappannanti, dalla valvola nasale e dal filtro che s i avvitava alla mascher a. La maschera, che veniva assicurata alla testa mediante delle cinghie in tela regolabili, e ra dotata di contenitore in tela di forma cilindrica, che si chiudeva grazie alla solita lingue tta in pel le aggancia ta al pe rno metallico e veniva portata a tracolla con la solita cinghia di canapa.

Il telo tenda

Il telo tenda mod.29, mimetico ed impermeabile, poteva essere utilizzato anche come mantelli na o come sacco da addiaccio.

°F cl'O. 296/37

18

234


Di forma quadrata, misurava I metro ed 85 centimetri per lato ed era provvisto di una apertura centrale sagomata che permetteva il passaggio del capo e che, una volta chiusa, in teoria non avrebbe dovuto far passare l'acqua. La mimetizzazione esterna era a tre colori, verde chiaro, verde scuro e marrone scuro, mentre l'interno era uniformemente di color terra d'ombra schiarita. Il telo consentiva l'allestimento cli tende di forma e capacità diversa; a questo scopo ogni soldato aveva in dotazione due segmenti di bastoni d'acciaio e due paletti da tenda. Le dotazioni speciali per truppe alpine e sciatori 181 Le dotazioni speciali per truppe alpine e sciatori comprendevano il cappuccio a maglia di lana di colore grigio ed i guanti di lana dello stesso colore per truppe da montagna, il camiciotto bianco impermeabile, i soprapantaloni di tela gommata, il cappuccio a maglia di lana di colore bianco ed i guanti di lana per sciatori; 182 le caratteristiche di questi capi erano le seguenti: • cappuccio a maglia di lana color grigio: a doppia costa nella testa e nel tratto inferiore e a costa semplice nel collo e nel bordo cli apertura facciale; • guanti di lana grigia per truppe da montagna: a cinque dita, erano confezionati con lana mista, per il 50% bianca e per il rimanente 50% tinta in nero solido; • camiciotto bianco impermeabile per sciatori : confezionato con tessuto gom mato cli colore bianco, era costituito da un corpo, da un colletto e da due maniche; il corpo, molto ampio, aveva un'orlatura inferiore alta 1O millimetr.i, mentre il colletto rovesciato era mun ito cli gancetto e di magl ietta, entrambi in ottone. Le maniche, tagliate in un sol pezzo, terminavano con un polsino esterno provv isto cli due bottoni d 'osso e di un occhiello e con uno interno con elastico. • soprapantaloni cli tela gommata per sciatori: anch' essi confezionati con lo stesso tessulo ciel camiciotto, erano composti da due gambali e da quattro cinghie; • capp uccio a magl ia cli lana color bianco per sciatori: s imi le a quello descritto in precedenza, variava solo ne] colore; • guanti di lana per sciatori: a tre dita, confezionati in lana pettinata grigia.

18 1G.M.U. 182

398/29 G.M.U. 475/32; questo tipo cli guanti era in dotazione anche ai hcrsaglieri cicl isti ed agli automobilisti .

235



Capitolo VII LE CALZATURE

Gli stivali Gli stivali , indossati dagli ufficiali, dai marescialli e dai sergenti maggiori e confezionati con pelle nera, erano di vario modello, con il gambale rigido oppure floscio, oppure dotato di cinturino che si allacciava sotto il ginocchio; venivano anche utilizzati spesso quelli in cloLazione agli ufficiali dell 'Aeronautica, dotati di stringhe all'altezza della caviglia, oppure il tipo interamente allacciato, in gran voga durante la guerra in Africa Orientale.

I gambali G li ufficiali ed i marescialli, in sostituzione degli stival i, potevano calzare g li stivaletti ed i gambali a stecca in cuoio nero opportunamente sagomati , cosÏ eletti appunto per la stecca di metallo flessibile posta al loro interno, grazie alla quale venivano chiusi. I sottufficiali e la truppa avevano in dotazione due tipi di gambali, per bersaglieri ciclisti e per armi a cavallo. Il primo tipo, sempre di cuoio nero e sagomato in modo eia adattarsi al polpaccio, era aperto lateralmente e veniva chiuso mediante quattro fibbie di metallo verniciato nero; quelli per armi a cavallo, pur simili, erano però dotati di un complesso sistema di chiusura costituito da una cinghia che partiva dall'estremità inferiore, g irava due volte intorno al gambale, al quale veniva assicurata da tre passanti, ed andava ad allacciarsi ad una fibb ia cucita in al to, su lla parte esterna. Questo tipo cli gambali era in dotazione, oltre che alla cavalleria, anche all'artiglieria a cavallo - esclusa quella per divisione alpina, quella someggiala e carrellata - ai carristi ed ai militari dei centri auto mobilistici. Altri tipi di calzatura per ufficiali e marescialli Sia gli ufficiali che i marescialli calzavano sull ' uniforme estiva un comune paio cli scarpe basse, di colore bianco, mentre quando indossavano l'unifo rme grigio-verde con il pantalone lungo, le scarpe dovevano essere sempre basse, ma nere; altri due modelli cli calzatura erano lo stivaletto nero, abbinato, come abbiamo visto, ai gambali e lo scarpone con i calzettoni in lana, usato durame le marce, soprattutto in presenza cli terreni accidentati. Con l'uniforme da sera ven ivano calzati g li stivalini 183 d i pelle nera lucida con inserti laterali di elastico, guarniti dalle "fascette ,netalliche di sperone", delle quali abbiamo diffusamente trattato nel paragrafo riservato agli speroni.

183

Regolamento sull'Uniforme ed. 193 1

237


Stivale da ufjìciale in cuoio nero. Ne esistevano varie versioni, tra le quali, quella fotografa/a è fa più comune. La 111w1canza di speroni e la .filettatum al pantalone con o indicono che si /ratta di un ufficiale infe riore dei bersaglieri.

Uniforme da sera. Il tipico stivalino da ufj-ìciale portato con la ''.fa scia di sperone ", con1e veniva de.finito in alcune pubblicozioni militari; dijàlli su questa uniforme era tassativamen.te viela fo l 'uso dei veri e propri speroni.

238


Questo soldato cli cavalleria indossa il ti;>ico garnbale per le truppe a cavallo. Il sisterna di jĂŹssaggio era realiz.z.ato mediante 1mu c:inihia che, partendo da/l'es1rernitĂ i11fe riore, girava, 1ra/lenu/a da tre passanlini, due FOiie intorno al garnbale e si une/ava ad allacciare ad una fibbia cucita in alto. sulla pane es1ema. Ques/'ultimi erano portali, oltre che dalla cavalleria. da/l'artiglieria, esclusa quella per d.a .. quella someggio/a e carrellata, da i carristi e dai mi/ilari dei centri autornobilis1ici.

239


La tipica calzatura del soldato italiano, lo stivaletto a gambaletto. Oltre che dai s011uj]ĂŹciale e d{ll/a truppa, era portato dagli ufficiali nel/{I tenuta di marcia con calzeu oni.

Particolare della chiodatura per lo sti vale/IO. Durante la libera uscila erano tollerati stivaletti simili nella .fiJmw, ma senza chiodatura.

240


Le calzature per i sottufficiali e la truppa Tra i sottufficiali, i soli sergenti maggiori potevano calzare gli stivali 184 mentre i sergenti, i graduati ed i militari di truppa avevano in dotazione i seguenti tipi di calzatura: • stivaletto a gambaletto con tomaia di vitello ne a fiore esterno con tacco rinforzato, per armi a piedi: 185 sostituiva il mod. '24 in dotazione alle armi a piedi, esclusi i bersaglieri ciclisti; • stivaletto a gambaletto con tomaia di vitellone a fiore esterno con tacco rinforzato, per armi a cavallo: 186 molto simile al precedente, sostituiva il mod. '25 per arm i a cavallo e bersaglieri ciclisti; • scarpe da sciatore : 187 costituite dalla tomaia, dal gambaletto in due pezzi, dal soffietto e dal listino posteriore, che serviva eia tirante, e dalle fodere interne; la tomaia era completata da un riporto d i stoffa grigio-verde cucito lungo il bordo superiore ciel gambaletto, che giungeva quasi fino agli occhielli; • scarponi per truppe eia montagna: composti dalla tomaia, dal guardolo, dal fondo e dagli accessori; • calzari con pelo interno: composti dal fondo di legno, dal gambale di tela cl i canapa foderata all'interno con pelle cli montone d i colore bianco e dal tomaio; • stivaletto al cromo per sergenti maggiori e sergenti raffermati: 188 costituiti dalla tomaia, dal fondo, dal guardalo e dagl i accessori; • calzature leggere per truppe alpine 189 e militari dei reparti genio pontieri e ferrovieri: 190 composte dalla tomaia, dal fondo a cinque strati di panno per vestiario, dal sottopiede e dal guardolo in cuoio ; • scai1Jette da g innastica mod . 32:19 1 composte dalla tomaia in pelle di vitello o vitellone, dal fondo con sottopiede, suola, ripieno e con il guardolo tutto intorno, il tutto in cuoio per suole; • zoccoli speciali a gambaletto: 192 utilizzati solo dai palafrenieri della Scuola di Cavalleria di Pinerolo, durante il servizio al galoppatoio della Baudesca; • scarpette con suola cli corda: 193 utilizzate per le esercitazione dei pontieri e lagunari ciel 1° e 2 ° reggimento pontieri, erano formate dalla tomaia e dal fondo, quest' ultimo costi tuito eia una treccia cli juta.

184

F.d'O. 273/37 G.M.U. 486/32; la circolare in questione escludeva i bersaglieri c ic listi, una errata corrige successiva modiricava la circolare includendoli. 186 G.M.U. 486/32 la circolare includeva i bersaglieri ciclisti. una errata corrige successiva modificava la Gi rculare escludendoli. 187 G.M.U. 398/29 188 G.M.U. 11 2/35 189 G.M.U. 316/33 190 G.M.U. 889/35 19 1 G.M.U. 524/32 192 G.M.U . 227/30 193 G.M.U . 260/30 185

241


Le fasce mollettiere ed i calzetton i Gli ufficiali e marescialli indossavano con l'uniforme di marcia, al posto degli stivali o dei gambali, gli stivaletti abbinati ai calzettoni di lana; per le armi a pied i erano previste le fasce mollettiere mod. 29, lunghe 2 metri e 50 centimetri, che venivano avvolte intorno al polpaccio ed allacci ate. La truppa non usava i calzini o i calzettoni ma le scomode "pezze da piedi" , con cui si fasciavano i medesimi prima di calzare gli scarponi; solo ai conducenti delle arm i a piedi, dell' artiglieria someggiata, della sanitĂ e della su ss istenza furono distribuiti, a partire dal 1935, dei calzini di cotone. 194 Le truppe da montagna avevano in dotazione delle uose 195 speciali di panno grigio scuro, foderate con tela da tasche dello stesso colore.

194

195

242

F cl' O. 17/35 G.M.U. 398/29


Capitolo VIII LE ARMI BIANCHE

Le sciabole per gli ufficiali ed i relativi attTibuti Nelle occasioni previste dal regolamento gli ufficiali, i sottufficiali e la truppa delle armi a cavallo erano armati di sciabola che, persa ormai quasi del tutto la funzione offensiva, era divenuta un complemento dell'uniforme. Le sciabole in dotazione agli ufficiali ciel Regio Esercito costituiscono un argomento piuttosto complesso: se infatti i modell i d'ordinanza erano solo tre e per di più identici a quelli in uso cinquant'anni prima, ne esistevano numerose varianti poiché, soprattutto in cavalleiia, venivano riutilizzate sciabole o lame appartenute a membri della propria famiglia. Le sciabole in dotazione erano dunque le seguenti: • sciabola per ufficiali di cavalleria, artiglieria celere e per veterinari : derivata dal modello 1873, era totalmente nichelata ed era dotata di lama dritta cesellata con figure riferite alla Dinastia ed allo Stato; la guardia era a quattro e lse, con la conchiglia per il pollice e cappetta lunga con bottone a mezza oliva. L'impugnatura era a becco, in ebano o legno simile, completamente liscia. Il fodero era guarnito da due fascette con le rispettive campanelle per i pendagli e dal la cresta per protezione della punta. G li ufficiali di artiglieria a cavallo, rispettando un'antica tradizione, usavano questo modello di sciabola anziché quella prescritta per l'arma cli appartenenza; un'altra deroga, prevista però dai regolamenti, era quella che consentiva agli ufficiali di cavalleria in servizio permanente effettivo che avevano prestato servizio nello squadrone Carabinieri Guardie del Re cli continuare ad usare la sciabola di quel reparto, che era simile a quella di cavalleria ma aveva una guardia finemente cesellata, sulla quale spiccava il monogramma reale. • sciabola per ufficiali generali e per ufficiali di fan teria, di artiglieria, di Stato Maggiore, del genio e dei servizi: derivata dalla modello 1888, anch'essa totalmente nichelata, aveva la lama leggermente ricurva, sempre cesellata con varie allegorie quali il simbolo dello Stato, l'aquila Sabauda od altro. La guardia e ra a tre e lse, con la cappetta lunga e con bottone p iatto ovale, l'asola per il passaggio della dragona e la conchiglia per il pollice; l' impugnatura e ra in ebano o legno s imile, sagomata con quattro scanalature per le dita, mentre per gli ufficiali generali era di avorio oppure di materiale simile, come l'avoriolina. Il fodero era dotato di doppia fascetta con campanella e di c resta protettiva. • sciabola per ufficiale de i bersaglieri: derivata dal modello adottato ne l 1850 e successivamente confermato nel 1863, aveva la lama curva ed il fornimento in ottone oppure, ma molto raramente, in bronzo e la guardia a tre else, che terminavano con un riccio alle estremità. L'elsa era priva di conchiglia per il poll ice, mentre la cappetta era lunga e d era sbalzata a testa cli leone ed il bottone era tondo e piatto; l'impugnatura era in ebano o legno similare, a cinque o sei settori zigrinati.

243


Gli ufficiali dei reparti bersaglieri ciclisti avevano la lama dritta, dato che la sciabola doveva essere agganciata al manubrio ed al mozzo della ruota anteriore della bicicletta. Anche il fodero cli questo modello era nichelato e guarnito da due fascette con campanelle e dalla cresta. G li attributi delle sciabole da ufficiali erano essenzialmente due, la dragona ed i pendagli, per la grande uniforme e per tulle le altre. La dragona di grande uniforme per gli uffic iali generali, per gl i ufficiali superiori e per i primi capitani era costitu ita da un cordone doppio in tessuto dorato, provvisto cli un nodo posto circa alla metà della lunghezza e di un nappo dello stesso materiale; gli ufficiali inferiori avevano lo stesso tipo di dragona, ma con il cordone in tessuto dorato screziato cli seta azzurra. Con tutte le altre uniformi, la dragona era comune a tutti gli ufficiali indistintamente, ciel tutto simile all' altra, ma in cuoio nero lucido. Il modo di annodare la dragona alla sciabola variava a seconda dell' arma di appartenenza; gli ufficiali dei bersaglieri, ad esempio, per tradizione non la portavano mentre quelli delle armi a cavallo la portavano avvolta con un nodo scorsoio all' impugnatura del la sciabola. Gli altri ufficiali la facevano passare attraverso l'apposita asola posta in alto sul!' elsa, fermandola con un nodo scorsoio. I pendagli della sciabola, che venivano agganciati mediante il moschettone alle campanelle del fodero della sciabola e quindi al cinturone, oppure al cinturino indossato al disotto della giubba nera, erano anch'essi di due tipi, per la grande e per tutte le altre uniformi, comuni a tutti gli ufficiali, generali compresi. Il primo tipo era composto dagli elementi seguenti: • due pendagli di cuoio rivestiti di gallone e rifiniti a punta alle estrem ità; • un passante sco1Tevole, ottenuto con lo stesso nastro; • due doppie fibbie, ognuna delle quali era composta da due ovali saldati tra loro in contrapposizione, mediante due segmenti metallici uniti centralmente da un perno, che serviva a sosti nere la punta libera degli ardiglioni e del nastro; i due ovali erano muniti di ardiglione; • due moschettoni girevoli, montati su di una maglia rettangolare in cui passava il nastro; • una catenella con gancio e moschettone formata da cinque maglie trapezoidali in tondino, unite tra loro grazie a delle giunture a tubo, cli misura decrescente; alla prima era fissato, tramite lo stesso tipo di giuntura, un moschettone a maglia fissa mentre all'ultima maglia era unito il gancio piatto. Il nastro, in tessuto argentato per gli ufficiali generali e dorato per tutti gli al tri, era vergato in tutti i casi eia una filettatura centrale di colore azzurro; le doppie fibbie, i moschettoni e la catenella erano in metallo argentato per i generali ed in metallo dorato per gli altri. Con tutte le altre uniformi, i pendagli erano per tutti in cuoio nero, con gli accessori in metallo bianco nichelato. Le sciabole per i sottufficiali e la truppa Le sciabole in dotazione ai sottufficial i ed alla truppa erano dei modelli seguenti: • sciabola per marescialli delie armi a cavallo mod.71/29: derivata dal modello 1871 e poi modificata nel 1929, aveva il fornimento in acciaio a due else con ampio spacco, la nicchia per il pollice, la cappetta lunga e dritta con bordo rilevato ed il bottone a vite a mezza

244


• •

o liva; l'impugnatura era in ebanite, a becco, mentre la lama, leggermente curva, era a filo ed a p unta piatta, con dorso e bacchetta. Il fodero era in acciaio, dotato di bocchetta imbutiforme e cli due fascette con campanelle. Sciabola per marescialli truppe a piedi mocl. 29: adottata nel 1929, aveva il fornimento completamente nichelato, la guardia a due branche pressoché uguali, d ivise eia un ampio intaglio e l' impugnatura in legno naturale; la cappetta era corta, con la superficie superiore liscia mentre la lama era ad un filo, con punta e controfilo. Il fodero era in lamiera nichelata con due fascette e due campanelle; i marescia lli dei bersaglieri avevano in dotazione la stessa sciabola, ma con l'elsa in metallo dorato. Sciabola per sergenti e sergenti maggiori delle armi a piedi rnod. 29: 196 prodotta in realtà solo dopo il 1932, aveva ìl fornimento nichelato, l'elsa a due branche asimmetriche e cli diversa grandezza e la cappetta corta e liscia, simile a quella della sciabola mod . 29 per i marescia lli delle armi a piedi . L' impugnatura era liscia, in legno naturale, che tuttavia, a partire dal 1932, divenne di ebanite zigrinata per distinguerla da quella dei marescialli; il fodero era dotato di fascette e di campanelle. I sergenti maggiori ed i serge nti dei bersaglieri usavano la stessa sc iabola ma con l' elsa in metallo eforato. Sciabola per sottufficiali delle armi a cavallo: praticamente identica alla sciabola da marescialli delle armi a cavallo mod. 71-29, aveva però l'impugnatura in legno cli sorbo. Sciabola per la truppa delle a rm i a cavallo mod, .1 871/29: del tutto simile alla sciabola dello stesso modello in dotazione ai marescialli delle armi a cavallo, se ne distingueva per l'impugnatura in legno di sorbo e per il fodero , guarnito da una sola fascetta e campanella. Questa fu la sciabola in dotazione a tutti i reggimenti di caval leria ed a i gradu ati capi pezzo dei reparti di artiglieria per divisione di fan teria, esclusi quelli de i gruppi someggiati e ca1Tellati, che la usavano per i servizi montati. Sciabola per la truppa delle armi a cavallo, mod. 1900: adottata nel 1902 e modificata nel 1909, aveva il forn imento in lamiera d i acciaio, con spacco a goccia privo di conchiglia per il pollice, l'impugnatura anatomica in legno di melo interamente zigrinata, la cappetta lunga che ne seguiva il contorno, anch'essa interamente zig1inata, ed il bottone a mezza oliva. Il fodero era dotato cli bocchetta imbutiforme e cli una sola fascetta con campanella, me ntre la lama, lu nga, dritta e p iatta, era dotata di filo e di punta ed aveva il dorso tondo scanalato al centro. Secondo quanto affermato eia alcuni autori, questo modello era in dotazione solamente alla truppa dei prim i quattro reggimenti di cavalleria. Sciabola per la truppa d'artigl ieria a cavallo mod. 1888: dotata di fornimento in lam iera d'acciaio a due else, con cappetta allungata alla sommità e bottone a mezza oliva; l' impugnatura era in legno di pero mentre la lama era leggermente curva, con filo e punta. Il fodero era in acc iaio con una sola fascetta e campanella.

Gli accessori per le sciabole dei marescialli, dei sottufficiali e della truppa erano ovviamente p iù semplici rispetto a quelli degli ufficia li; i pe ndagl i cli grande uniforme dei marescialli erano

196

G.M.U. 549/29

245


Ge11emle in grande uniforme grigio-verde. La sciabola non è la modello 88 con irnpugnatura in avorio o avoriolina regolarnen1are, ma la nwd . 73 con manico in avorio o simile. Probabil111e111e pmve11.i11a dalla cavalleria e, invece di usare quella regolamentare, moc!Uicò quella che già possedeva.

S ciabo la du bersagliere, derivata dalla 1110d. 1863. Ufficiali e nwrescialli dei /Jersag lieri. per tradizio11e. non portuvww dragona.

246


Serge1t1e di jèmterill in un(forme ordinaria da libera uscita, con la g iubba 111.od. 34. i f.!radi al parwnww e la sciabola per sottujficillli armi a piedi moc/. 29, con a11ribu1i in cuoio. La sciabola, prodotta dal /932, aveva inizialme!lle l'impugnotura in legno naturale liscio e, successivamente, quella in legno nero zigrinato.

247


Sciabola per cavalleria, ve1erinari e, anche se non previslo dai rew;lwnenti, per ar1iglieria a cavallo (per divisione celere), derivava dalla mod. 73. Caralteristico il modo di annodare la dragona.

Sciabola rnod. 88 per tulle le (dire armi, compresi gli uj}iciali generali. La dragona era annodala nell'apposita asola.

248


Sciabola per gli u.f]ĂŹcia/e che avevano prestato servizio nello Squadrone Carabinieri Guardie del Re. U1ilizzata dagli ufficiali del prestigioso reparto, il suo 11.wfu esteso, con Foglio d'Ordine 11.. 123 del 1935, anche o chi lasciava il reparto per altra deslinazione.

Dragona in cuoio cornune a lutti gli ufficiali ed ai marescialli.

249


Pendauli in cuoio conwni a lulli gli 1.(/ficiali e sott14fĂŹciali. Ne esistevano di varie fallure ; questi hanno la catenella costiruiia da una serie di nodi Savoia. La 11wncw1za dei ganci per appenderli alle campanelle fa CCl!)ire che erano per la cavalleria.

Dragone per la grande uniforme. In alro, COlllpletarne,ue dorata quella per uj]iciali superiori, in basso per quelli 111/eriori.

250


Sistema di aggancio dei pendagli, ad esclusione della cavalleria.

Sistema di agganciare dei pendagli alle campanelle, tipico della cavalleria.

251


Soldato della Scuola di Cavalleria. Cam.icia bianca e gambali a stecca non regolame111ari; la sciabola è la 1nod. 71 tipica della iruppa di cavalleria.

Particolare di un pendaglio personalizzmo, appartenuto ad un ufficiale del genio.

252


ugual i a quelli degli ufficiali, con l'unica differenza c he il cuoio su cui era montato il gallone era di colore nero opaco anziché lucido. Anche con tutte le altre uniformi, i pendagli da sciabola dei marescialli e rano identici a quelli da ufficiale. Per i sergenti maggiori ed i sergenti delle armi a piedi e a cavallo, i pendagli, simili nella foggia a quelli degli ufficial i e dei marescialli, e rano però in pelle cli montone cli colore grigio 197 ed erano muniti di passante che andava inserito nella cintura dei pantaloni. La truppa ed i graduati, infine, usavano una semplice cinghia in cuoio grigio-ve rde con gancio. Per quanto riguardava le dragone, quella cli grande uniforme per i marescialli era composta eia un nastro clorato screziato azzurro e eia una nappa con la frangia sciolta, sempre clorata e sempre screziata azzmTo, mentre con tutte le altre uniformi essi usavano la stessa dragona degli uffi ciali. I sottufficiali e la truppa, con qualsiasi uniforme, usavano la stessa dragona in cuoio degli ufficiali e dei maresciall i, ma cli colore grigio-verde. Le armi bianche corte La baionetta, considerata un complemento dell' uniforme, era portata dai militari di truppa anche durante la libera uscita; i tipi cli baionetta in uso, a parte quella ripiegabile del m oschetto di cavalleria, erano due, quello per il fuc ile mod.91 e quelle per truppe speciali (T.S.) • Baionetta per il fuci le mod. 91. La baionetta per il fu cile mod.9 1 fu senz'altro l'arma bianca più usata dall 'Esercito, che accompag nò i nostri soldati durante tutta la Prima Guerra Mondiale e per gli anni success1v1.

Dotata di impugnatura in ferro a becco, aveva le guancette in legno, tenute a luogo da due rivetti in ferro me ntre lateralmente, sul cappuccio, era saldato il piolo che ne consentiva l'innesto sul fucil e. La lama era dritta, con filo e punta, sgusciata su i lati e brunita, mentre la crociera presentava da una parte l'anello per a canna del fucile e dall'altra terminava con una sferetta. Per questo tipo di baionetta erano previsti due tipi di foderi, uno in cuoio con cappa e puntale in ottone verniciato o metallo brunito, e l'altro in metallo brunito, liscio o con nervature. La tasca porta baionetta e ra dotata di tasche tta in cuoio, con asola in cui veniva inserito il nottolino saldato al fodero, della quale esistevano due versioni, la p iù comune che consentiva cli portare il solo fodero della baionetta e l'altra che permetteva di portare, oltre alla baionetta, anche un attrezzo come la vanghetta o il piccozzino. • Baionetta per truppe speciali (T.S.). L'unica differenza tra questo tipo d i baionetta e l'altro era costitu ita dal piolo d'innesto al fucile, che era posizionato dietro al cappuccio anziché lateralmente. • Baionetta - p ugnale mod.91/38. Progettata per essere usata anche com e pugnale, questo tipo di baionetta ebbe il fodero dotato di passante, che permetteva di portarlo alla cintura senza bisogno di taschetta in cuo10;

197

GJvl.U . 433/30


/Jaionetta per i/fucile '91, senza dubbio la piĂš usala; po1eva avere sia i/fodero metallico che quello in cuoio.

8aionetta per il Ji1ci/e '91. Parlico/are del bo11011cino di innesto, dello spacco e del nottolino /Jer inserirla nella tasca in cuoio.

254


Baionetta per ilfi-lC:ile ¡9 I con la tasca grigio-verde.

Baionel!a tipo TS. (Truppe Speciali) con il fodero in cuoio.

255


Baionetta 1ipo T S. Pcmicolare dello spacco e bo11oncino.

Baionetta tipo TS. Vista laterale dello spacco e del bottoncino.

256


Baionetta-pugnale 91/38, secondo rnodello. Era staia concepita per essere usutu anche come pug11.ale: agendo sul bottoncino posto sul lato sinis1ro della crociera si portava avan1i la lama, che poleva essere ripiegata ed inserita ne/l'apposito .vpucco. Il primo rnodello era sitnile ma. al posto del piolino per l 'innesto al jĂŹ.1cile, c'era un pulsan/e a leva con dente di ritegno.

Baionetta-pugnale 91/38, secondo modello.

257


8aionella-pugnale 91/38, secondo modello.

!Jaionetta-pugnale 91/38, secondo 111odello. Particolare del passante sul fodero per l 'aggancio direlto sul cinturino.

258


Baionella-pugnale 91/38, quarto modello. La baionetta 11m1 può essere chiusa; una prim.a m.odifica effeuuata sul terzo modello, aboliva il bottoncino sulla crocieru lasciane/o lo spacco sull'impugnatura, mentre il quarto modello nasceva senza spacco e bottoncino.

Baionetta-pugnale 91138, quarto modello. Da questa f oto appare evidente la mancanzo dello spacco in rni venivo alloggiata la lama cd il nottolino per la tasca in cuoio. Di questa baioneffll esisteva lu versione JJer il M.A.B., sÚnile nella forma, ma priva dell'anello nella crociera e nella lunghezza della lama. li Regio Esercito non usò il M.A.B. fino al 1940.

259


Baio/letto e vanga nell'apposito tasca in cuoio grigio-verde.

Pugnale d'assaltatore.

260


Pugnale d'assaltatore. Particolare del passante per i11serirlo 11.el cinturin.o.

261


Le prime versioni di questa arma permettevano di ripiegarne la lama all' interno del mani co. L' esperienza del passato evidenziò l'inutilità di un arma lunga, per cui la lama fu accorciata, risultando ora lunga solo 177 millimetri, mentre l'intera baionetta misurava 215 millimetri, con una lama larga 13,3 millimetri al tallone. La prima versione aveva, come abbiamo detto, la lama ripiegabile che veniva bloccata in una delle due posizioni agendo sul bottone posto sul lato sinistro della crociera e le guancette in legno, fissate con due viti brunite; l'innesto al fucile avveniva grazie ad un pulsante a leva, munito cli dente di ritegno. La seconda versione, pur simile alla prima, ne differiva per il sistema di innesto al fucile, che prevedeva ora un bottoncino a piolo al posto della leva con dente di ritegno. Una terza versione, considerata cli transizione, ebbe la lama fissa e ciò per ragioni economiche; fu quindi modificata la crociera, fu bloccata la lama e venne modificato il sistema di aggancio del fodero, dotato ora di un bottoncino a gancio che si inseriva nella tasca porta-baionetta. La quarta versione cli quest'arma nacque già con la lama fissa, per cui l' impugnatura non ebbe piì:1 lo spacco per la lama, mentre la crociera ed il fodero rimasero invariati; venne modificato in compenso il sistema di fissaggio delle guancette, in cui le viti furono sostituite con spinotti ribattuti . Fu durante la Prima Guerra Mondiale che si affermò, tra i componenti dei reparti d ' assalto, l'uso ciel pugnale, del quale furono impiegati vari tipi; verso il 1938 entrò in produzione un pugnale speciale per gli assaltatori, che fu in seguito adottato anche dai paracadutisti e dai guastatori. Quest'arma aveva l' impugnatura, le cui guancette erano fissate con tre ribattini , in legno dol.ce, la guardia a sezione ovale in acciaio e la lama a punta ad un solo filo e con un breve controfilo; il fodero era in metallo verniciato di nero, munito d i uno speciale passante metallico con apertura a compasso, che ne fac ilitava l'aggancio al cinturone, in modo tale che non era più necessario sfilarlo per inserire il fodero; il passante, leggermente obliquo, era più o meno grande, a seconda che fosse in dotazione agli ufficiali ed ai marescialli, oppu re alla truppa (cinturino).

262




Bibliografia

• • • • • • • • • • • •

• • •

Belogi, Ruggero, Regio Esercito Italiano, Uniform.i 1919-1933, Civitanova Marche, MC 1989 Belogi, Ruggero, Regio Esercito Italiano, Uniformi 1933-1940, C ivitanova Marche, MC 1978 Bossi- Nogueira, L'elmetto italiano 1915-1971, JNTERGEST, !Vlilano 1975 Bovio, Oreste, Storia dell'Eserciro iraliano, S.M.E.U.S., Roma 1996 Calamanclrei, Carlo, Anni bianche militari italiane, Olimpia, Firenze, 1987 Canevari, Emilio, La Guerra ltaliuana. Retroscena della difatta, Tosi, Roma 1952 Coccia, Sergio, articoli in "Uniformi ed Armi" nei NN. 7 1, 76, 85, 89, 94, 99, 106, 116, 126. Albertelli, Parma 1977-2001 Del Giudice, El io e Vittorino, Atlame delle Uniformi italiane dal 1934 ad oigi, Albertelli, Parma, 1984 Marzetti, Paolo, Un(formi e distintivi dell'Esercito italiano, Alberteli i, Panna 1981 Scarpa C., Sezanne, P., Le decorazioni al valore dei Regni di Sardegna e d'Italia ( 1973-1946) UU.SS. dell'Esercito, della Marina e dell'Aeronautica, Roma 1976 Scarpa C. , Sezanne P., Le decorazioni del Regno cli Sardegna e del Regno cl' !1alia.. Decorazioni al rnerito, UU.SS. dell'Esercito, della !\farina e dell'Aeronautica, Roma 1987 e 1992 Scarpa, C., Sezanne, P., Le decorazioni del Regno di Sardegna e del Regno d'Italia .. Decorazioni commemorative. UU.SS . dell'Eserc it o, della Marina e dell'Aeronautica, Roma 1982 e 1985 Viotti, Andrea, Un(formi e distintivi dell'Esercito !tediano nella Seconda Guerra Mondiale, U.S.S.M.E., Roma, 1988 Rivista M il itare, Roma, Annate varie Unione Nazionale Collezion isti d'Italia, La voce del collezionista, Annate varie

527



Ringraziamenti

Maggiore Giovanni BALBONE

Colonnello Ruggero BELOGI

• •

Giorgio CANTRLLT

Dott. .Maurizio LUCARELLI

.

Franco MESTUR INI

Dott. Domenico ROMANO'

Marco TORELLI

Conte Ernesto G. VITETTI

DotL Marco CARNEVALE

Dott. Marco PITTALUGA

per le fotografie eseguite presso il conte E .G. Vitelli s i ringrazia il sig. Alberto Gori .

529



Indice

PRESENTAZI ONE ........ .. ............................................................................... .. ........ .....................

3

ARRRRVTAZTONT.

5

PREJVIESSA .............................................................. .... ... .... .... ........... .... ........ ................................

7

I NTRODUZIONE STORICA ... .................... ....................... .. ........... .......................... ....... ...........

9

Il generale Baistrucchi e la modernizzazione def/ 'Esercito ....... ........... ....... ..... .......... .... .......

11

L ·evoluzione delle un!fòrmi. Esperienz.e e risultali. ...............................................................

19

La nuova o,gan.iz.z.az.ion.e de!l't'sercito alta vigilia della Seconda Guerra Mondiale ...........

37

Docwnenti allegati all'imroduzione .......................................................................................

46

PARTE PRll\tlA - Le uniformi delle armi, dei corpi e dei servizi CAPITOLO I LE UNIFORMI DEGLI UFFICIALI ..........................................................................................

79

CAPITOLO II LE UNU'ORMI DEI MARESCIALLI ......................... .......................... ........................ .. ............

127

CAPITOLO III LE UNIFORMI DEI SOTTlJFFICIALI E DELLA TRUPPA..................................... .. ............

135

CAPITOLO IV GLI ELMETTI ED I COPRICAPI SPECIALI .........................................................................

147

CAPITOLO V I DISTINTIVI E GLI ATTRIBUTTI DELLE UNIFORMI ............................. ... ..... ..................

187

CAPITOLO VI LE BUFFETTERIE ED I LORO ACCESSORI. ... .............. .. ............... ......... .. ......... .. ................

2 17

531


CAPITOLO VII LE CALZATURE ............................ . .......................................................................................... ...

23 7

CAPITOLO VIII LE ARMI BIANCHE.....................................................................................................................

243


lm.wg.'n;Jzionc • Swmpa

@eo, 00159 Rorna • Vin I. Pettfnc,1g;r1, 31/33 • Tcl. Oo.13588200 • Fn:,: 06~385693 1r1fo'.iFStilgraf1ca.co01 • www.stilgrafica.com Fimlo di stampare nel mese di Ottobre 2005



Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.