LE BATTAGLIE DECISIVE DEL MONDO OCCIDENTALE VOLUME II

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TOMO II



STATO MAGGIORE DELL'ESERCITO UFFICIO STORICO

J.F.C. FULLER

Le battaglie decisive del mondo occidentale e loro influenza sulla storia Volume II Dalla sconfitta dell'Armada Spagnola alla battaglia di Waterloo (traduzione di Giuliano Ferrari)

Roma 1988


PROPRIETÀ LETTERA RI A DELLA EDIZ IONE IN LINGUA ITA LIA NA Tuili i dirilfi riservati.

Vietata la riproduzione anche parziale senza autoriuazione.

© By SME- Ufficio Storico - Roma 1988 Titolo dell'opera originale THE DECISIVE BATTLES OF THE WESTERN WORLD AND THEIR INTl-UE~CE UPON IIISTORY From 1h~ dtfea/ o'J lht Spanish Artnada lo lhP 8olllt of Wo1.rloo

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CAPITOLO I

La rivalità tra Inghilterra e Spagna

l . Quadro storico Con la scoperta del Nuovo Mondo e della rotta del Capo verso le Indie Orientali, il centro di gravità commerciale dell'Europa si spostò verso occidente. Da allora in poi , si sarebbe costantemente allontanato dai paesi Mediterranei verso quelli che costeggiavano l'Atlantico. A causa di ciò Spagna, Portogallo e Inghilterra, e più tardi le Province Unite e la Francia, dovevano diventare rivali per il commercio mondiale e per il possesso delle terre recentemente scoperte. Per l'avvenire, fino ad epoca recente, la spinta dell'imperialismo si diresse verso la coloruzzazione oltremare e gli imperi tesero sempre più ad assumere configurazione marittima. La prima fase della lotta, tra Inghilterra e Spagna, si aprì abbastanza pacificamente. Quando, il 17 novembre 1558, Elisabetta I (1558-1603) succedette alla sorellastra regina Maria, moglie di Filippo II, Inghilterra e Spagna erano alleate contro la Francia. L'anno successivo, la loro amicizia appariva così salda che, durante i negoziati che precedettero la firma del trattato di Cateau Cambresis , Filippo tentò per conto di Elisabetta di recuperare Ca.lais, che era stata sottratta a Maria dal duca di Guisa il 6 gennaio del I558. Inoltre, si offrì di sposare Elisabetta, ma fu rifiutato. La premura di Filippo nel sostenere l'Inghilterra era del tutto egoistica e la sua politica faceva perno su Maria, regina di Scozia (1542-1587) , la grande nipote di Enrico VII d'Inghilterra e figlia di Giacomo V di Scozia e di Maria di Guisa. Agli occhi dei cattolici, ella era l'erede legittima al trono inglese e il24 aprile 1558 aveva sposato Francesco II (1559-1560) di Francia. A quel tempo suo zio, il duca di Guisa , era assai potente in Francia e per mezzo di Maria mirava a riunire Francia, Inghilterra, Scozia e Irlanda in un grande impero dei Guisa. Poiché ciò sarebbe stato fatale per la Spagna , per dodici anni a partire dal 1558 Filippo tentò ad ogni costo di mantenere Elisabetta sul trono,


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quale contrappeso per Maria. Per la Spagna, avere l' Inghilterra amica era vitale poiché essa dominava il fianco delle comunicazioni marittime spagnole con i Paesi Bassi, mentre dopo la perdita di Calais il controllo delle acque domestiche da parte dell'Inghilterra era malsicuro, finché i Paesi Bassi restavano Spagnoli. Questi due problemi strategici dominarono la politica spagnola e inglese durante i regni di Filippo e di Elisabetta. Malgrado il sostegno di Filippo, la posizione di Elisabetta era precaria. Ella non desiderava una guerra esterna poiché l'Inghilterra, Elivisa tra cattolici e protestanti , era politicamente instabile. Ma l'obiettivo dei calvinisti in Inghilterra era quello di sostenere il calvinismo ovunque nel continente. Oltre a ciò, poiché l'Inghilterra era diventata una potenza navale e stava emergendo anche come potenza commerciale, il partito an ti-spagnolo inglese vide nella flotta un mezzo per sfidare il monopolio della Spagna nel Nuovo Mondo. « Militari e navigatori di tutta l'Inghilterra- scrive Camden- mordevano il freno e desideravano la guerra con la Spagna. Ma la regina non dava loro ascolto ». Tuttavia Elisabetta non era forte abbastanza per tenerli del tutto sotto controllo . Poco dopo la sua ascesa al trono avvenne un improvviso cambiamento quando , il 5 dicembre 1560, Francesco Il morì e gli succedette il fratello Carlo lX (1.560-1574) , sotto la reggenza della madre Caterina dei Med ici. Nell'agosto del 1561 Maria ritornò in Scozia e , dopo l'assassinio del suo secondo marito,lord Darnley, nel1567, fu costretta ad abdicare e, nel 1568, a rifugiarsi in Inghilterra, ove venne imprigionata da Elisabetta per il resto della sua vita. Questi avvenimenti e la crescente influenza del partito anti-spagnolo in Inghilterra causarono un cambiamento nella politica di Filippo verso Maria. Dal momento che ella non era più il diretto strumento dei Guisa, invece di proteggere Elisabetta da lei egli cominciò a usare Maria quale fulcro della cospirazione e degli intrighi contro Elisabetta. In questo, era sostenuto dal Papa Pio V che, nel 1570, scomunicò la regina inglese. Oltre a questi cambiamenti politici , una causa d'attrito economico stava rendendo nemica la Spagna: la pirateria contro il commercio degli schiavi africani, un monopolio dei Reali di Spagna, condotta da John Hawkins di Plymouth. Questa impresa illecita era così redditizia che nel 1567 la regina si mise in società con Hawkins e gli prestò una delle proprie navi, la « Jesus ». Egli vi si imbarcò a Plymouth il 2 ottobre e, accompagnato dalla « Minion » e dalla « Judith » - quest'ultima comandata da Francis Drake - puntò anzitutto sulla costa della Guinea. l vi catturò o comprò circa 500 negri e navigò verso le Indie Occidentali, ove li vendette di nascosto ai coloni spagnoli. Lungo la strada , fece sosta a San Juan de Ulva per acqua e riparo, for-


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tificò l'entrata del porto e ne vietò l'ingresso agli spagnoli. La flotta della Plata arrivò con il prossimo vicerè della Nuova Spagna, don Martin Enriques, il quale, temendo di naufragare a causa di una tempesta, venne a un compromesso con Hawkins promettendo che se fosse stato accolto nel porto non avrebbe molestato gli Inglesi in alcun modo beT)sì li avrebbe lasciati rifornire, far scorta d'acqua e ripartire. Pochi giorni più tardi Enriques improvvisamente aprì il fuoco sulle navi di Hawkins. Seguì una battaglia nella quale la « Jesus » dovette essere abbandonata, ma la « Minion »e la « Judith »si aprirono la strada e, dopo un viaggio periglioso, tornarono a Plymouth nel gennaio 1569. Mentre Hawkins era diretto in patria, capitò un altro e più serio incidente. Per anni i corsari ugonotti avevano saccheggiato le navi spagnole lungo il viaggio dalla Spagna alle Fiandre e molte di essi dipendevano dal fratello di John Hawkins, William, sindaco di Plymonth , i cui vascelli viaggiavano sotto l'insegna di Condè o di Guglielmo d'Orange, aiJo scopo di non coinvolgere la regina. Nel1568, cinquanta agivano sotto la bandiera dei Condè e si dimostrò che non meno di trenta di essi erano inglesi. In dicembre, un gruppo di questi corsari fece prigioniera una squadra navale spagnola a Fowley, Plymouth e Southampton e, quando il tesoro in lingotti che portava risultò appartenere a banchieri genovesi ed essere destinato ad Antwerp per il duca di Alva (generale di Filippo nei Paesi Bassi) , Elisabetta lo sequestrò e, con il consenso dei genovesi, lo prese in prestito per proprio uso . Per ri torsione, Al va si impadronf di navi e beni inglesi nei Paesi Bassi ed allora Elisabetta fece lo stesso con navi e beni spagnoli io Inghilterra. A tutto questo si aggiunse la notizia della perdita della « Jesus »,che attizzò il fuoco del divampante antagonismo. Così Inghilterra e Spagna si separarono. Filippo sostenne i cattolici inglesi ed Elisabetta aprì l'Inghilterra a rifugio dei ribelli protestanti olandesi. Nel frattempo Guglielmo d'Orange (1559-1584) costruì una flotta e, nel1569, diciotto delle sue navi presero il mare dando inizio a quel potere marittimo che durante i secoli seguenti avrebbe coperto gli oceani con le flotte olandesi, impiantando colonie in molti paesi. La loro influenza sulla situazione fu immediata poiché, nel 1570, i suoi marinai, noti come « gueux de mer »(pezzenti di mare), catturarono 300 vascelli ed Elisabetta, per rimediare alla loro mancanza di porti per rifugiarsi, chiuse un occhio sull'uso dei porti inglesi da parte loro, finché essi catturarono Brill di sorpresa e la trasformarono in una propria, imprendibile base. Da allora in poi, malgrado la sua intima avversione per i ribelli, Elisabetta tenne una politica sempre più diretta a mantenere viva l'insurrezione. Ciò non soltanto allo scopo di esaurire la Spagna, ma anche per impedire che gli olandesi disperati offrissero la sovranità del loro paese al re di Francia. La crisi


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divenne così acuta che, benché Alva fosse contrario ad una aperta dichiarazione di guerra, Filippo si irritò al punto di incoraggiare la cospirazione di Ridolfi nel1571, il cui scopo era di fomentare la ribellione cattolica in Inghilterra, sostenendola con 6000 uomini di Alva , di assassinare Elisabetta, di mettere Maria sul trono e di reinstaurare la fede cattolica in Inghilterra. Il complotto fu scoperto e sventato, e il solo risultato fu di accrescere l'antagonismo. Per rafforzare le sue posizioni, Elisabetta concluse nell'aprile del1572 un'alleanza difensiva con Caterina de' Medici contro la Spagna. Tuttavia mancò i propri obiettivi, poiché subito dopo gli ugonotti francesi attirarono Carlo IX dalla loro parte ed Elisabetta, che temeva che la Francia occupasse i Paesi Bassi, si rivolse alla Spagna; Caterina, paventando che gli ugonotti trascinassero la Francia in una guerra con la Spagna, il 24 agosto architettò il massacro di S. Bartolomeo. È stato valutato che in Francia siano perite 50.000 persone nel corso della strage. Poiché essa aveva riportato al potere la casa di Guisa, Elisabetta riaprì i negoziati con Filippo e le relazioni commerciali tra i due Paesi , che erano cessate nel 1568, furono ripristinate nella primavera del 1573. Un anno dopo Carlo IX morì e gli succedette il fratello Enrico III (1574-1589). Nel marzo del 1576 venne nominato Governatore dei Paesi Bassi don Giovanni d'Austria, il vincitore di Lepanto. Al suo arrivo, trovò che l'esercito spagnolo era in ammutinamento e che i suoi eccessi avevano risvegliato la rivolta. Quando apprese che Elisabetta stava finanziando i ribelli , egli incitò Filippo a invadere l'Inghilterra. Essendo però le sue fi nanze nel caos, Federico invitò invece Bernardino di Mendoza a placare Elisabetta e a riaprire l'ambasciata spagnola a Londra , che era rimasta chiusa dal 1572. Poco dopo l'arrivo di Mendoza in Inghilterra, don Giovanni morì e la repressione della rivolta nei Paesi Bassi fu affidata ad Alessandro Farnese, duca di Parma, il più abile soldato del suo tempo e veterano di Lepanto. In una serie di brillanti campagne, questi riconquistò Bruges, Ghent, Antwerp e la maggior parte dei Paesi Bassi meridionali e, con disperazione dei ribelli, offrì la sovranità del loro paese aJ fratello di Enrico III , il duca di Alençon. Benché Filippo continuasse ad evitare un 'aperta dichiarazione di guerra all'Inghilterra, il papa Gregorio XIII (1572-1585) quasi lo costrinse all'azione, preparando due spedizioni contro l' Irlanda. Una nel 1578, completamente fallita ; l'altra nel 1580, alla quale presero parte alcuni spagnoli, sbarcò in Irlanda ma i suoi componenti furono presto trucidati. Nel 1577 Drake, con cinque navi, si era avviato per quel viaggio che lo avrebbe portato a circumnavigare il mondo. Lungo la strada, fece una incursione a Valparaiso, saccheggiò Tarapaca, catturò la grande nave del tesoro « Cacafuego »ed entrò nella baia di San Francisco,


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ove prese possesso della terra in nome della regina Elisabetta e la chiamò « N uova Albione >>. Egli ritornò nel settembre del1580, con un immenso bottino, e fu nominato cavaliere da Elisabetta sul ponte di poppa della sua nave ammiraglia, la « Golden Hind >>. Mentre Drake navigava attorno al mondo, accadde un altro evento destinato ad avere una profonda influenza suUa disputa anglo-spagnola. Nel 1578, in un accesso di antiquata cavalleria, il giovane re Sebastiano del Portogallo invase il Nord Africa e, il 4 agosto ad Alcazar Kebir, il suo esercito fu distrutto e lui ucciso. Poiché non lasciava figli, gli succedette il prozio cardinale Enrico, senza figli e settantasettenne , dopo il quale veniva una moltitudine di pretendenti. Tra questi, Filippo aveva le più forti pretese legali e don Antonio, un figlio illegittimo di Luigi duca di Béja (figlio di Emanuele re del Portogallo) era il più popolare. Fu questa disputa per la successione che, nel1759, indusse Filippo ad un atteggiamento accomodante con l'Inghilterra, per poter essere libero di occupare il Portogallo alla morte di Enrico. Non ebbe da attendere a lungo. Enrico morì il 31 gennaio 1580 e subito dopo Filippo inviò il duca di Alva e un esercito in Portogallo. Don Antonio venne sconfitto ad Alcantara, il 25 agosto, indi Filippo annesse il Portogallo e l'impero portoghese. In tal modo, non solo acquistò vasti territori in cui non vi erano barriere religiose, ma altresì il naviglio e gli equipaggi di un popolo intensamente marinaro. Don Antonio fuggì in Francia dopo la difatta e più tardi cercò un rifugio in Inghilterra. Poiché si proclamava re del Portogallo, Elisabetta aveva la possibilità di riconoscerlo come tale e di consentire ai propri sudditi di agire agli ordini di lui. Questo cambiamento nell'equilibrio di potenza gettò nel panico sia Elisabetta sia Caterina de Medici , la regina madre francese. Quest'ultima allestì una flotta al comando di Filippo Strozzi e nel 1582 la mandò con don Antonio a conquistare le Azzorre, il punto focale delle comunicazioni della Spagna col Nuovo Mondo. lvi, al largo dell'isola Terceira, fu dispersa dal marchese di Santa Cruz, che aveva comandato la squadra di riserva a Lepanto. L'anno seguente l'ammiraglio francese Aymard de Chaste , accompagnato da don Antonio, fu disastrosamente sconfitto dal marchese di Santa Cruz , ancora allargo di Terceira. Gli effetti di queste due vittorie furono davvero grandi: esse confermarono l'impressione, nata a Lepanto, che la flotta spagnola fosse invincibile e assicurarono il possesso delle basi atlantiche portoghesi, che erano indispensabili a Filippo per colpire l'Inghilterra. Poco dopo la seconda di queste battaglie il marchese di Santa Cruz, mentre ancora si trovava a Terceira, scrisse a Filippo insistendo che solo


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con un'invasione dell'Inghilterra si potevano riconquistare i Paesi Bassi. L'idea non era affatto nuova, poiché nel 1569 l'aveva suggerita il duca di AJva , e dopo Lepanto don Giovanni d'Austria l'aveva ritenuto un facile compito. Filippo esitava , ma ben presto due avvenimenti lo persuasero ad accettarla. Per prima cosa nel gennaio del 1584, a causa della sua complicità nel complotto Throckmorton , Elisabetta ordinò all'ambasciatore spagnolo Bernardino di Mendoza di lasciare il paese. In risposta, Filippo dispose un embargo nei porti spagnoli per tutto il naviglio inglese, cosa che Elisabetta ricambiò con la stessa moneta, ordinando in più a Drake di devastare le Indie Occidentali. Il 14 settembre dell585 egli partì con Martin Frobisher, mise a sacco Porto da Praia nelle isole di Capo Verde, razziò San Domingo, saccheggiò Cartagena (in Colombia), minacciò l'Avana e distrusse S. Agostino in Florida. Nel frattem po il duca di Parma consolidava le sue conquiste , un compito in cui fu notevolmente agevolato dall'assassinio di Guglielmo di Orange il 10 luglio 1584. Dopo la sua morte, la situazione nei Paesi Bassi divenne così critica che Elisabetta, la quale considerava i ribelli « una moltitudine ingrata, una vera plebaglia », nell'agosto del 1585 fece a malincuore un trattato con loro e mandò il conte di Lciccster e 5.000 uomini nei Paesi Bassi per mantenere le posizioni finché il figlio di Guglielmo , Maurizio di Nassau (15841625) potesse insediarsi stabilmente. Questo fu il secondo avvenimento: finalmente , dopo 27 anni di pace, Elisabetta si imbarcava in una guerra, pur non dichiarata. · Filippo alla fine si rese conto che per ristabilire la sua autorità sui Paesi Bassi non c'era alternativa all'invasione dell' Inghilterra. Fino ad allora aveva evitato una soluzione così estrema, ma l'intervento del Leicester lo portò a riconoscere che era indispensabile . Così avvenne che il 12 marzo 1586 il Santa Cruz riproponesse il suo progetto. Ma poiché questa volta chiedeva 510 navi e 94.222 uomini e valutava il costo della spedizione ben 3.800.000 ducati( '), Filippo lo sostituì con un disegno meno ambizioso. Invece di trasportare un esercito d'invasione dal Portogallo all'Inghilterra, il compito del Santa Cruz avrebbe dovuto limitarsi all'acquisizione del dominio della Manica, dopo di ché l'esercito del duca di Parma (che si trovava nei Paesi Bassi) sarebbe stato traghettato sull'altra sponda. In quel momento , per fortuna dell' Inghilterra, Elisabetta riuscì a libe-· rare il suo regno dalla rivolta interna prima che la tempesta scoppiasse.

(') Un ducato valeva allora in moneta inglese 9 scellini e 4 •;. pennies.


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Nella primavera del 1586 i sostenitori inglesi della prigioniera Maria Stuarda, che credevano che nessuna invasione potesse aver successo finché Elisabetta viveva, ordirono una cospirazione- conosciuta come il complotto Babington- per assassinarla. Vi furono coinvolti Mendoza, allora ambasciatore alla corte di Francia, e Maria Stuarda. Il risultato fu che i principali ministri di Elisabetta (!ord Burgley, Alto Tesoriere, e sir Francis Walsingham , Segretario Principale di Stato) persuasero la regina, contro il suo desiderio, a processare Maria che, il1 febbraio 1587, fu condannata a morte e sette giorni più tardi decapitata a Fotheringay.

2. La sconfitta dell'Armada Spagnola, 1588 Prima che Calais fosse perduta nel 1558, la sicurezza dell'Inghilterra dipendeva teoricamente dalla difesa delle sue sponde ottenuta combattendo battaglie sul continente, che veniva visto come la controscarpa della difesa dell'Inghilterra. Dopo la perdita di Calais, questa concezione dovette essere sostituita da quella del dominio della Manica. Però, quando giunse la crisi del 1586, benché la regina Elisabetta possedesse una propria flotta di 34 navi da guerra - che durante i conflitti poteva essere aumentata con molte navi mercantili armate - non esisteva una marina nazionale, e le cose rimasero così fino al tempo del Commonwealth. Oltre a ciò, non esisteva un esercito permanente - la leva feudale era scomparsa da molto tempo - e malgrado i Luogotenenti di Sua Maestà fossero ancora autorizzati a far chiamate alle armi come ai tempi del fyrd Sassone, ciò che se ne otteneva era , eccetto che a Londra , poco più che un'indisciplinata massa di soldati che, comunque, sarebbe stata incapace di affrontare sul campo gli altamente organizzati soldati di Spagna. Il guaio era che, come Fortescue diceva di Elisabetta, << ella odiava l'azione lineare per la sua semplicità, odiava la convinzione per la sua certezza e, soprattutto, odiava la guerra per le sue spese »(2). Queste tre idiosincrasie, e particolarmente l'ultima, la persuasero ad affidarsi alla diplomazia e , poiché mancava della forza necessaria a renderla efficace, veniva continuamente superata in astuzia dal duca di Parma che, mentre l'Armada era in navigazione, copriva i suoi preparativi nei Paesi Bassi con continue proposte di pace, che Elisabetta prendeva ampiamente per buone. (2) << A History of the British Army » dell"on. J.W . Fortescue (1910) Vol. l , pag. !30. Quanto al le spese di guerra, il reddito annuo di Elisabetta non le consentiva il lusso di una guerra senza l'aiuto del Parlamento.


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Cìò nondimeno, con il complotto Babington divenne evidente che si era arrivati a un punto critico e iJ 25 dicembre 1586 Elisabetta fu convinta a ordinare la mobilitazione della sua flotta a Portsmouth e a tenere una squadra nella Manica durante l'inverno 1586-87 per sventare ogni possibile tentativo da parte dei Guisa di soccorre re Maria di Scozia. Nel marzo del 1587 Maria era morta e, mentre la flotta principale era mobilitata a Portsmouth, sir Francis Drake stava preparando 23 velieri « per impedire il ricongiungersi delle flotte del re di Spagna fuori dei loro vari porti, per interdirne i rifornimenti, per seguirle nel caso avanzassero verso l'Inghilterra o l'Irlanda e per eliminarne quante più poteva e impedire il loro approdo ... » (3). Come il solito, non appena furono impartiti questi ordini Elisabetta temette che essi facessero precipitare gli avvenimenti in una guerra e li modificò sostanzialmente (4) ma Drake, che se lo aspettava, si mise in mare il 2 aprile prima di poter ricevere il suo contrordine e arrivò a Cadice il 19 aprile. « Noi stemmo là - scrive- fi no al 21, quando affondammo un biscaglino di 1200 tonnellate e altre 31 navi da 1000, 800, 600 o 200 tonnellate ciascuna ; ne portammo via con noi quattro piene di provviste, e ce ne partimmo a nostro comodo ... » ( 5 ). Poi, essendo« rifo rnito delle necessarie provviste » partì per Lisbona da dove, il 27 aprile, scrive: « Non si è mai sentito di una preparazione cosl grossa (come) quella che il re di Spagna ha fatto e continua a fare per organizzare l'invasione » ( 6 ). Era a Lisbona che le navi della Armada venivano allestite e, benché il Santa Cruz vi avesse stabilito il proprio quartier generale, non aveva ancora radunato un solo uomo. Era una posizione fortemente difesa. Fuori dello sbarramento, verso nord , c'era un ancoraggio dominato dal castello di Cascais e vicino ad esso si trovava la robusta fortezza di S. Giuliano. U 10 maggio Drake calò l'ancora nella baia di Cascais. Il porto piombò nel terrore, ogni vascello tagliò i cavi e si affrettò verso il più vicino rifugio . Migliaia di tonnellate di naviglio e un'enorme quantità di merci vennero distrutte; un resoconto spagnolo fa ammontare le perdite a 24 navi, con carichi valutati a 172.000 ducati ('). Drake, che non aveva forze terrestri con sé, non poteva tenere il (') Camden Society Mise." Sir Francis Drake's Memorable Service, etc. • (1843) Vol. V, pag. 29. (') Il contrordine di Elisabetta dice • ... che è mia esplicita volontà e gradimento che voi evitiate di entrare con la forza in alcuno dei pont o rade di detto Re, o di esercitare violenza contro alcuna delle sue città o naviglio nei porti. o di fare alcun atto di ostili tà contro la terrafcnna ... ,. (• Papers Relating to lhe Navy during the Spanish War, 1585-1587 •) a cura di da Julian S. Corbett, Navy Record Soc. 1898, pag. lOl. (5) lbid., pagg. 107-108. (') lbid .. pag. Ili. (') «La Annada lnvencibile ».del capitano Cesareo Fernando Duro {1844) doc. 15 bis. Vol. l. pag. 335.


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porto; così puntò sul Capo S. Vincenzo, punto strategico tra Lisbona e il Mediterraneo. « Noi teniamo questo Capo» - scrive Thomas Fenner. il capitano dell' ammiraglia di Drake - « a nostro gran beneficio quanto a loro svantaggio , come gran benedizione (è) il restarvi. Poiché l'appuntamento è a Lisbona, dove noi abbiamo sentito dire di circa 25 navi e 7 galere. Quanto al resto , noi stiamo tra loro e casa, così il corpo è senza le membra ed essi non possono riunirsi pel fatto che sono sprovvisti di tutto (8). Vicino a S. Vincenzo venne fatto gran danno alle pescherie portoghesi Algrave e migliaia di tonnellate di cerchi e di doghe per barili furono distrutte (9 ). Se Drake avesse potuto restare lì , avrebbe potuto impedire del tutto il ricongiungimento dell'Armada, ma ciò non era possibile senza ricevere rinforzi. Il 17 maggio scrisse a sir Francis Walsingham: « Se ci fossero qui 6 o più buone navi di seconda classe di Sua Maestà, noi dovremmo essere i più adatti a impedire alle forze di ricongiungersi e forse a prendere la flotta o impedirle di andare in qualsiasi parte nel prossimo mese e anche dopo , quando sarà tempo per loro di tornare a casa. Questo, io ritengo a mio modesto parere, indurrà questa grande monarchia a più miti consigli » (10). Ma le cose non dovevano andare così, ed egli puntò sulle Azzorre. Sedici giorni dopo la partenza da S. Vincenzo, 1'8 giugno, avvistò un grosso vascello allargo di S. Michele e lo catturò il giorno dopo. Si trattava del « San Felipe », la nave per Le Indie Occidentali di proprietà del re di Spagna, con un carico valutato 114.000 sterline e dei documenti che rivelavano i segreti, da lungo tempo mantenuti , sui commerci delle Indie ( 11 ). Il 26 giugno Drake era di nuovo a Plymouth . Egli aveva mandato in fumo ogni possibilità che l' Armada navigasse, per quell'anno. E questa fu una gran fortuna per l' Inghilterra, poiché se l' Armada fosse stata in grado di prendere il mare prima della fine di settembre, com'era nelle intenzioni di Filippo, il duca di Parma avrebbe potuto attraversare la Manica. Come scrive in una lettera al re,« se il Marchese fosse venuto quando mi fu detto per la prima volta di cercarlo, lo sbarco avrebbe potuto essere effettuato senza difficoltà. Allora né gli Inglesi né gli Olandesi erano in condizioni di resistere alla vostra flotta » ( 12). Nel frattempo il Santa Cruz si affrettò , per rimediare al danno fatto

(*) « Papers Relating 10 lhe avy during tbc Spanish War. 1855·1857 "• pag. 139. (") Vds . ibid., pagg. 131 c 137. Poiché tutte le provvi\te di sale, vini e acqua dovevano essere trasportate in barili. si può facilmente comprendere l'importanza di queste perdite. { 1") lbid., pag. 133. { 11 ) Ibid .. pag. XLII. Queste carte stimolarono talmente i mercanti di Londra che più tardi formarono la Compagnia delle Indie Orientali, le fondamenta dell'Impero Britannico d'India. ( 12) Citato da " History of England from the Fall of Wolsey to the Defeat of thc Spanish Armada" di James Antony Froude (s.d.), Vol. Xli, pag. 324.

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e per essere pronto entro la fin e del febbraio 1588, ma morì improvvisamente il 30 gennaio. La spedizione fu ancora rimandata. La sua morte si dimostrò per gli Spagnoli una disgTazia grave quanto l' incursione di Drake, poiché era il più abile navigatore di Spagna. Al suo posto, Filippo nominò don Alonzo Perez de Guzman, duca di Medina Sidonia , il quale, malgrado fosse un Grande di Spagna del rango più elevato, no n aveva alcuna esperienza militare né con la flotta né con l'esercito . Egli scris e al re chiedendo di essere esentato ( 13) ma Filippo incaricò un competente uomo di mare, Diego di Valdez, di fargli da consigliere navale e nominò il duca di Parma comandate in capo dell'intera spedizione, una volta che il Medina Sidooia avesse risalito la Manica e lo avesse raggiunto. Mentre il Medina Sidonia si organizzava, i preparativi principali del duca di Parma erano: il taglio di un canale navigabile da Antwerp e Ghent a Bruges; la costruzione di 70 mezzi da sbarco sul fiume Waten, ciascuno capace di caricare 30 cavalli e munito di passerelle di imbarco e sbarco ; la costruzione di 200 barche a fondo piatto a Nieuport ; la riunione di 28 navi da guerra a Dunkerque; il reclutamento di marinai ad Amburgo, Brema, Emden e in altri porti ; la costruzio ne di 20.000 barili a Gravelines; l'allestimento di accampamenti per 20.600 fanti presso Nieuport e Dixmunde, e per 4.900 cavalieri a Courtrai e Waten (1 4 ). Le operazioni che sarebbero presto seguite si comprendono meglio esamin ando l'evoluzione navale di questo periodo (15). Il fattore che differenziava la nave da guerra del sedicesimo secolo da ciò che era stata nei ecoli precedenti era il cannone pesante. Infatti , malgrado l'armamento antiuomo abbia cominciato ad essere montato sulle navi nel quattordicesimo secolo, soltanto nel quindicesimo fu disponibile un'arma abbastanza pesante da sfasciare una nave. Quest' arma era di due tipi distinti , a retrocarica e ad avancarica. Nella sua forma originale, la prima era ciò che si dice un'« arma forgiata », cioè un pezzo costituito saldando assieme barre di ferro, come già descritto. La sua camera a polvere era separata dalla canna e, prima della scarica, vi veniva avvitata dentro mediante una filettatura continua. A questo tipo appartengono il « Dulie Griette » di Ghenl e il « Mons Meg » di Edimburgo; il secondo tipo era un pezzo fuso di metallo da campane, con camera e canna in tutt 'uno e munito di orecchioni. C'erano due tipi principali di pezzi ad avancarica- il cannone e la co(Il) Vedi Duro, Vol. l , doc. 53, pagg. 414-4 15. (") Resoconto suii'Annada di Emanucl Van Meteren • Ha k.luyt Voyages • (Every man's Library). Vol. Il . pagg. 375-376. ('') Gran parte di quanto segue è basato sull'opera del Professor Michael Lewis « Armada Guos: A Comparative Srudy of Eng.lish and Spanish Armaments • sul « The Mariner's Mirror •. volumi 28 e 29 (1942-1943) e sul suo • Thc Navy of Dritain » (1948}.


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lubrina - entrambi montati su carrelli . Il primo era un vero pezzo di grosso calibro che lanciava un pesante proiettile di ferro a media gittata; la seconda era un pezzo più lungo , che lanciava un proiettile più leggero a maggiore distanza. Le caratte ristiche dei due pezzi erano le seguenti:

Tipo

Cali bro

Peso del colpo

Lunghezza in calibri

<< tiro teso

Gittata

Canno ne

7 pollici e 1/2

50 libbre (circa)

18

340 passi

2.000 passi

Colubrina

5 pollici e 1/4

17libbre

32

400 passi

2.500 passi

,,<16l « massima ,< 16l

Oltre ad essi c'era un mezzocannone, che sparava un colpo di 32 libbre, e una mezzacolubrina da nove o dieci libbre. C'erano diversi membri più piccoli della eia se delle colubrine, i più importanti erano il « sagro » da 5 libbre, il « favorito », da 4 libbre e il « falconetto » da due e mezzo a tre libbre (1 7 ) ; ma questi pezzi erano soltanto antiuomo. Un altro pezzo, che in questo periodo stava andando in disu o, era il « Perier », un cannone a rdativamente corta gittata che lanciava una palla di pietra da 24 libbre . Fino alle soglie del sediccsimo secolo, due tipi principali di vascelli solcavano i mari , e cioè la cocca (o nave tonda) e la galea (o nave lunga). La prima era nata per caricare mercanzia, mentre la seconda era la nave da guerra per antonomasia. I viaggi oceanici e il progresso dei cannoni cominciarono però a cambiare le tecniche di costruzione delle navi. Sull'oceano le vele diventarono più importanti dei remi, e la nave a vela poteva meglio adattarsi a far fuoco dai fianchi. La prima trasformazione prese le mosse dalla introduzione dell'armamento navale leggero antiuomo , nel quindicesimo secolo. Esso veniva montato su due castelli ( 18), uno costruito sulla prua (castello anteriore) e uno sulla poppa (castello posteriore) della nave, ed i pezzi erano puntati in modo da spazzare la parte centra le della tolda, per eliminare chi tentasse l' abbordaggio. ( 16) La cosiddetta giu ata « Poin<-blank •· cioè quella alla quale il proieuo com inciava ad abbassarsi sensibilmente. La gina<a ma~sima veniva invece chiamata « casuale • (random) . ( 1'} Per quesù. e per molli altri pezzi di questo periodo . vedasi " Papers Relaùng <o <hc Navy during the Spanish War •, Appendice A. ('") Prima ven iva costruita una pialla forma per arcieri.


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LE BATTAGUE DECISIVE DEL MON"DO OCCIDENTALE

La nave ammiraglia di Enrico Vll, il « Regent », ospitava 225 di queste armi antiuomo , soprattutto pezzi girevoli. La successiva trasformazione avvenne con Enrico VIII, che adottò il cannone ad avancarica, capace di sfondare lo scafo. Poiché quest'arma era troppo pesante per essere alloggiata in castelli e non era impiegabile come arma antiarrembaggio , dovette essere montata sul ponte superiore, o meglio ancora sul ponte di coperta, con delle aperture ricavate nei fianchi della nave. La prima di queste navi con armamento pesante fu la « Mary Rose », costruita nel 1513. L'ultima trasformazione fu che, poiché per questi tipi di nave i castelli diventavano meno necessari e i mezzi per far fuoco dai fianchi esigevano più spazio sul ponte, la nave tonda si evolse in quella che sarebbe diventata la nave di linea, un vascello la cui lunghezza era di tre travi, anziché di due come quella media delle navi tonde. Nel sedicesimo secolo, la più rinomata di queste navi fu la « Revenge » di Francis Drake , una nave di progettazione esclusivamente inglese. Questo tipo di nave era « costruito per la corsa » o, come dice Manson, « a ponte rasente »in quanto, benché la poppa e la prora non fossero alla stessa altezza del centro della nave, esse erano dal 25 al 45 per cento più basse delle grandi navi e delle galeazze spagnole. Ciò faceva apparire molte delle navi da guerra inglesi più piccole di quelle spagnole, ma le più grandi navi delle due marine erano press'a poco dello stesso tonnellaggio. li galeone, che non era esclusivamente spagnolo, era « una nave a vela solitamente a 4 alberi - con l'attrezzatura comune a quel tempo, ma con lo scafo costruito in certa misura con linee di galea, più lungo che largo, piuttosto dritto e piatto , e con un rostro basso come una galea appunto, invece del castello sospeso in alto sulla prua delle altre navi (19). L'equipaggio delle navi da guerra inglesi a quel tempo era di circa due uomini per ogni tonnellata di stazza; nelle navi spagnole era di tre o più . L'influenza del cannone sulla tattica navale fu perfino più radicale che sulle costruzioni navali. Ai tempi della galea l'arma principale era il rostro -che sporgeva dalla prua - e la più importante manovra tattica era lo speronamento. Benché l'avvicinamento potesse essere fatto in colonne digalee, la formazione d'attacco era quella in linea affiancata e, come nel combattimento terrestre, la battaglia culminava con un assalto o una carica. Nella nave cannoniera , il grosso delle armi primarie - i cannoni pesanti antiscafo- non erano a prua ma lungo i fianchi. Quando la cannoniera si avvicinava al nemico, per rivolgere il fianco e poter tirare la bordata doveva virare o ruotare a tribordo o a babordo; un virtuale suicidio, per una

( 19)

126.

Tbe Sailing·Ship: Six Thousand Years of History " di Romola e R.C. Anderson (1926), pag.


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LA RlVAUTA TRA INGHILTERRA E SPAGNA

galea. Di conseguenza, con la cannoniera l'attacco doveva essere fatto ad angolo retto con la direzione di avanzata e, per effettuare questa manovra con metodo e in modo da concentrare la massima capacità di fuoco sul nemico , l'avvicinamento doveva essere fatto in linea di fronte. Questo cambiamento radicale non fu però subito riconosciuto, le flotte entrarono in azione in convogli o sciami di navi e lo scopo principale rimase quello di abbordarsi reciprocamente. Ma durante i vari scontri dell' Armada nella Manica la linea di fronte cominciò a prendere form a, e la ragione va ricercata nelle differenze tra gli armamenti delle due flotte, che il prof. Lewis indica così (20 ) : Flotta

Inglese Spagnola

N° di navi

Cannoni

Perier

Colubrine

Totale

172 124

55 163

43

1.874

1.972

326

635

1.124

Gli inglesi quindi avevano il triplo di pezzi a lunga gittata e gli spagnoli il triplo di pezzi pesanti a media gittata rispettato all'avversario. Queste differenze in gittata e in capacità di sfondamento imposero le rispettive scelte tattiche: gli inglesi tendevano al combattimento a lunga distanza, mentre gli spagno li alle azioni a media c a corta portata. Mentre lo scopo tattico degli spagnoli era di ridurre aJI' impotenza la nave nemica e poi di abbordarla , quello inglese era di affondare l'avversario o costringerlo ad arrendersi, ammainando la bandiera. Sebbene le colubrine inglesi avessero gittata maggiore, non erano potenti abbastanza per battere a lunga distanza in modo decisivo una nave. Altrettanto importante , l'imprecisione del fuoco era tale che alle lunghe gittate pochi colpi andavano a segno. L'imprecisione del tiro afflisse la guerra navale, e altrettanto quella terrestre, fino all'introduzione dei canoni ad anima rigata e dei moschetti. Teoricamente pertanto gli spagnoli , che facevano affidamento sulla capacità di sfondamento a breve gittata , erano in vantaggio, per l'aspetto artiglieresco, sui loro avversari. Filippo si rese conto chiaramente del tipo di tattica che gli inglesi avrebbero adottato e, prima che il Medin a Sidonia salpasse, gli diede questo avvertimento: « Voi dovete soprattutto badare al fatto che l'obiettivo avversario sarà di stabilire il contatto a distanza, a causa del vantaggio che essi derivano dalle loro artiglierie e dagli artifizi esplosivi offensivi di cui saranno provvisti; d'altro canto , il nostro obiettivo dovrebbe essere quelJo

(l<l) « Thc Mariner's Mirror "• Vol. 29, pag. 100. Oltre alle 1124 armi pesanti, le navi spagnole portavano 1307 pezzi antiuomo più leggeri. soprattutto sui castelli.


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LE BATTAGLiE DECISIVE DEL MONDO OCCIDENTALE

di accostarci e di lanciare i grappini e di ingaggiare il combattimento corpo a corpo ». (21) Evidentemente , non si era invece accorto che il vero vantaggio degli inglesi non era nella maggior gittata delle loro armi, bensì nella loro superiore abilità marinara e nel fatto che le loro navi erano più maneggevoli di quelle spagnole. Lo spagnolo era un navigatore da tempo buono, l'inglese no. Le navi spagnole erano viste più come fortezze che come vascelli ed e rano affollate di soldati, ma fornite di scarsi equipaggi di marinai, che erano considerati poco meglio degli schiavi delle galere. Nelle navi inglesi, gli equipaggi non solo provvedevano alla navigazione ma anche combattevano e, benché costretti al servizio, ricevevano quattro pence al giorno. La più grossa e più vantaggiosa differenza era nel fatto che gli spagnoli continuavano ad usare la tattica delle galee in gruppi affiancati in una linea, mentre Drake e Howard introdussero una rozza formazione di gruppi accodati lungo la linea di fronte, così cominciando arivoluzionare il combattimento navale. Per gli ammiragli inglesi però la più grande difficoltà, durante i mesi immediatamente precedenti la crociera dell'Armarla , era rappresentata da Elisabetta. Benché donna dalla personalità pronunciata e di grande forza di carattere, ella fu una delle più parsimoniose sovrane che si siano mai sedute sul trono d'Inghilterra. Era veramente spaventata dalla Spagna, e con ragione, poiché si trattava della più grande potenza militare e navale del mondo. Giustamente, ella desiderava la pace; ma non riusciva a capire che finché incoraggiava i corsari e sosteneva i Paesi Bassi la pace non era possibile. Durante l'autunno una piccola squadra inglese comandata da sir Henry Palmer, assieme ad una squadra olandese - in tutto circa 90 navi da guerra di piccola stazza, « adatte per navigare sui loro fiumi e in mari poco profondi » ( 22) - bloccò i porti di Fiandra ; ma fu soltanto il 27 novembre (23) che la regina convocò un consiglio di guerra per discutere problemi quali le probabili località di sbarco, l' impiego delle forze terrestri , le armi da usare e la sicurezza interna. JJ 21 dicembre nominò lord Howard di Effingham « Luogotenente Generale, Comandante in Capo e Governatore di tutta la flotta e dell'esercito in mare » ( 24). Scelse lui anziché Drake il suo ammiraglio più capace - non soltanto per aumentare il prestigio della sua flotta, ma poiché era essenziale avere in comando un uomo di

(2') Duro, Doc. 94, Vol. Il. pag. 9. (") « Voyages •. di Richard Hakluyt. Vol. Il. pag. 379.

(V) « The

aval Tracts of Sir William Monson " edito da M. Oppenheim (1902) Vol. Il , pag. 267-

286. 24 ( ) «State Papers. Relating to the Defeal ofthe Spanish Armada " ·a cura di Jolln Knox Laughton (1894), Vol. l, pag. 19. La Regina lo chiama « Cavaliere del nostro illustre Ordine della Giarrelliera.


LA RlVAUTA TRA INGHILTERRA E SPAGNA

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rango così alto da poter pretendere obbedienza da tutti. Drake fu più tardi nominato vice-ammiraglio , per rafforzare Howard sul piano tecnico. Di Howard, Thomas FulJer dice: « È vero che non era un esperto navigatore; ma era abbastanza abile per riconoscere coloro che erano più capaci di lui e per seguire i loro pareri e non avrebbe fatto il danno del servizio della Regina per dar retta alla sua caparbia volontà. Si lasciava invece guidare dagli esperti in materia navale: così la Regina aveva una Marina di quercia e un Ammiraglio di vimini ». ( 25) Fin dal suo ritorno da Cadice e Lisbona, Drake aveva insistito per una ripetizione della sua audace incursione un'attacco alla flotta spagnola nei suoi porti di partenza- e , se gli fosse stato consentito di ripeterla , molto probabilmente I'Armada non sarebbe mai salpata. Finalmente, due giorni dopo la nomina di Howard, ricevette l'incarico di puntare sulle coste spagnole con trenta navi. Ma appena conferito l'incarico la regina, temendo di rinfocolare l'antagonismo degli spagnoli , lo revocò e ordinò che gli equipaggi della flotta fossero ridotti a metà deiJa loro forza (26) . Questo tentennare provocò una dura lettera di John Hawkins a Walsingham , il 15 febbraio 1588. « Noi dobbiamo scegliere- scrisse- o una pace incerta e disonorevole oppure di portare avanti decisioni virtuose e coraggiose, per trovare una via d'uscita a questa guerra e pretendere una pace sicura ... Pertanto, secondo me, il nostro vantaggio e la nostra migliore garanzia è nel cercare la nostra pace con una guerra risoluta e determinata , che certamente sarebbe per entrambi meno pesante, e darebbe più salvaguardia e sicurezza e ci farebbe meglio distinguere gli amici dai nemici , sia all 'estero che in patria, e darebbe soddisfazione a tutto il popolo dell'intero Reame » (27). L'idea di Hawkins era , come quella di Drake, che l'attacco fosse la difesa più sicura. Poco dopo che era stata scritta la lettera , però, la regina apprese della morte del marchese di Santa Cruz. Credendo che l'Armata ora non potesse salpare, e poiché sapeva anche che il duca di Parma era in una difficile situazione, (28) cadde nella trappola che quest' ultimo le aveva teso e inviò commissari di pace nei Paesi Bassi (29). Riguardo ciò, Howard

Alto Ammiraglio d'Inghilterra. Irlanda, Galles e de i circostanti domini c isole , de lla Città di Calais e de lle marche d ella stessa, d i Norma ndia, Guascogna cd Aquita nia , e Capita no Generale dell a Marina c de i fanti di ma re de i nostri del! i Regn i di l nghilterra e Irlanda ... » (IS) Cita to in « D rake and the Tudo r Navy », di Julian S. Corbett ( 1898). Vol. Il , pag . 186. ( 26)

« State Pa pers •, Vo l. l . pag. 33.

(21) lbid. Vo l. I , p agg. 59-60. ( 18) 1120 marzo 1588 - cioè circa un mese p iù tardi - il duca di Parma informò Filippo che gli e ra· no rimasti soltanto 17.000 uo mini valodi su circa 30.000. Scrisse inoltre :« Può darsi che Dio voglia punirei per i nostri peccati con qualche grave disastro ,. (vds. l"inrroduzione d1 Oppenheim a " Monson tracts •. 1902. Vol. l. pag. 167). (:9) E ra no Henry, conte di Derby; William, lord Cobham ; sir James a Crofts; i dottori Valentine Dale e Jo hn Rogers.


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LE BAITAGLIE DECISIVE DEL MONDO OCCIDENTALE

scrisse a Walsiogham il lO marzo:« Prego Dio che Sua Maestà abbia cura di se stessa, perché questi nemici sono diventati diavoli e non importa loro di nulla pur di uccidere ... Prego Dio che Sua Maestà non abbia a pentirsi di questo debole contegno » (30). Nel frattempo , arrivavano rapporti su rapporti che riferivano che l'Armata era prossima a salpare (3 1). Se Elisabetta fosse stata meno incline alla diplomazia, si sarebbe accorta che le proposte di pace del duca di Parma erano un trucco e che la guerra era inevitabile, poiché Filippo si riteneva lo strumento dell'Onnipotente. Egli vedeva l'intera impresa come una crociata per far tornare l' Inghilterra nel grembo della Chiesa Cattolica. Giorno dopo giorno, venivano dette messe in cinquantamila chiese; le navi di Filippo portavano i nomi dei Santi e degli Apostoli; agli equipaggi era proibito bestemmiare, azzuffarsi, giocare d'azzardo o aver rapporti con donne perdute. Sopra di loro, sventolava la bandiera imperiale su cui erano ricamate le figure di Cristo e della Vergine, e il motto: « Exurge Deus et vindica causam tuam ». Filippo scrisse al Medina Sidonia: « Quando avrete ricevuto i miei ordini prenderete il mare con l'intera Armada e procederete diretti per il Canale inglese, che risalirete fino alla punta di Margate: allora vi metterete in comunicazione con il duca di Parma e gli proteggerete la traversata ». (32) Inoltre lo ammonì affinché evitaSSe la flotta inglese e disse che se Drake fosse apparso nella Manica lo si doveva ignorare eccetto che per svolgere azioni di retroguardia. Diede poi al Medina Sidonia una lettera sigillata per il duca di Parma, nella quale lo informava su cosa fare se la spedizione fosse fallita. (33) Filippo mise a disposizione del Medina Sidonia 130 navi: venti galeoni, quarantaquattro navi mercantili armate, ventitré « urcas »ossia pantani, ventidue « pataches >> ossia vascelli per trasporti celeri, tredici « zebras >> ossia scialuppe, quattro galeazze e quattro galee. ( 34) Queste navi assommavano a 57.868 tonnellate di stazza, erano armate con 2.431 cannoni, avevano equipaggi di 8.050 marinai e trasportavano 18.973 soldati. Con gli schiavi delle galere e altri , il numero totale degli uomini saliva a 30.493. (35)

(>O) « State Papers "• Vol. l, pagg. 106-107. (3 1) lbid. , Vol. l, pagg. 84, 90-92, 107, 122. (3~) Duro, Doc. 94. Vol. Il , pagg. 5·l3. ('') Duro, Doc. 96, Vol. Il , pag. 17. (·" ) Il numero reale delle navi da guerra doveva aggirarsi tra 60 e 70. ('S) Per i rifornimenti trasportati, vds. « The Royal Navy" di Wm. Laird Clowes (1897) Vol. l, pag. 560, che si rifà a Duro, Doc. 110, Vol. II, pagg. 82, 84.


LA RIVAUTÀ TRA INGHILTERRA E SPAGNA .

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L'intera flotta era divisa in dieci squadre come segue: 1) la squadra del Portogallo con a capo il Medina Sidonia, dieci galeoni e due scialuppe; 2) la squadra di Castiglia, al comando di Diego Flores de Valdez (36), dieci galeoni , quattro mercantili armati e due scialuppe; 3) La squadra di Andalusia, al comando di Pedro de Valdez, dieci mercantili armati e una scialuppa; 4) La squadra di Biscaglia, al comando di Juan Martinez de Recalade, dieci mercantili armati a quattro scialuppe; 5) La squadra di Guipuzcoa, al comando di Miguel de Oquendo, dieci mercantili armati e due scialuppe; 6) la squadra d'Italia, al comando di Martin de Bertendora, dieci mercantili armati e due scialuppe; 7) la squadra di « urcas >> al comando di Juan Gomez de Medina, ventitré navi; 8) la squadra di « pataches » al comando di Antonio Hurtado de Mendoza , ventidue navi; 9) la squadra di quattro« galeazze »al comando di Hugo de MonC}da 10) la squadra 'di quattro «galee» di Diego de Medrado. (3 7) Mentre gli spagnoli si preparavano ed Elisabetta sprecava il suo tempo con il duca di Parma, Drake mordeva il freno a Plymouth. Il 30 marzo, incapace di sopportare altri ritardi, scrisse una dura lettera al Consiglio della Regina nella quale, riferisce Corbett, enunciava le idee basilari della nuova scuola inglese, che Nelson portò poi alla perfezione: « Se sua Maestà e le Loro Signorie - scrisse - pensano che il Re di Spagna abbia in animo un'invasione dell'Inghilterra, allora certamente la sua forza è e sarà grande, in Spagna: e ivi egli svolgerà il suo lavoro preparatorio e di allestimento, laonde il Principe di Parma avrà più agevole accesso; il ché, secondo la mia opinione, deve essere temuto sopra ogni cosa. Ma se può esservi un arresto e una sosta imposta con qualche mezzo a questa flotta finché è in Spagna , perché non abbiano a venire attraverso i mari come conq uistatori - cosa che vi assicuro essi pensano di fare- alLora il Principe di Parma deve essere tenuto sotto controllo nel luogo di radunata. Miei ottimi Signori, vicini alla protezione di Dio, il vantaggio e il guadagno di tempo e di spazio verrà soltanto e soprattutto a nostro favore; per cui io devo umilmente scongiurare le Loro Signorie di perseverare in ciò che hanno intrapreso , poiché con soli cinquanta viaggi di nave noi otterremo maggiori risultati, vicino alla loro costa , di quelli che potremmo avere con molti di più vicino a casa; e prima partiremo , meglio potremo

(,.) De Valdez accompagnava il Medina Sidonia sulla sua ammiraglia, la « San Martin • (l1) Quesla squadra non prese il mare.


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LE BATTAGLIE DECISIVE DEL MONDO OCCIDENTALE

bloccarli ». ( 38) Poi , il 13 aprile, scrisse in termini simili alla regina e aggiunse: « Il vantaggio di tempo e spazio in tutte le azioni militari è metà vittorja. La loro perdita è irrecuperabile » (39). E ancora, il 28 aprile, scrisse: « Rinomatissima Principessa, io vi scongiuro di perdonare la mia audacia nello scaricare la mia coscienza oppressa dal bisogno dì manifestare a Vostra Altezza gli imminenti pericoli che, secondo la mia modesta opinione, incombono su di noi; cioè che se non sarà rapidamente conclusa una buona pace per Vostra Maestà- cosa che io desidero come chiunque - allora questi grandi preparativi degli spagnoli possono essere rapidamente ostacolati quanto piacerà a Vostra Maestà , inviando le vostre forze ad incontrarli da qualche parte allargo e più vicino alle loro coste, il ché sarà meno costoso (e più vantaggioso) per Vostra Maestà e per il popolo, e costerà molto più caro al nemico ». ( 40 ) Il risultato fu che Howard ricevette l'ordine di trasportare il grosso della sua flotta a Plymouth, dopo aver distaccato una squadra al comando di Lord Henry Seymour a controllare la Manica. (41 ) Egli salpò da The Downs (42) il 21 maggio e raggiunse Drake, suo vice ammiraglio, divenendo con ciò presidente del consiglio di guerra. (43 ) Dopo di che , Howard scrisse a Burghley: « Io intendo restare questi due giorni per approvvigionare d'acqua la nostra flotta e poi , Dio volendo, cogliere l'opportunità del primo vento utile per le coste di Spagna, con l'intenzione di andare su e giù tra l'Inghilterra e detta costa per controllare l'arrivo delle forze spagnole ... » . ( 44 ) Nel frattempo arrivavano voci e rapporti dalla Spagna e dall'alto mare. In aprile si diceva in giro che l' Armada avrebbe puntato sulla Scozia (45) e il16 maggio venne riferito che trecento vele si erano radunate a Lisbona e che « stavano molto in guardia, avendo sentito dire che Drake si stava avvicinando » . (46) Il 28 maggio fu riferito che l'Armata era pronta a salpare. (47) Howard allora prese il mare, il 30 maggio: sembrava che gli

(311) « State Papers "• Vol. l, pagg. 124 e 125. (») Ibid., Vol. l, pag. 148. (.O) lbid , Vol. l, pag. 166. (") A quel tempo Giustiniano di Nassau (figlio naturale del principe Guglielmo I) e Jan Gerbrandtzoom con due squadre olandesi stavano incrociando allargo di Dunkerque e della costa delle Province Unite. ( 42) La rada di Dea!. nel Canale della Manica (N.d.T.). (•l) Dopo Drake venivano Jord Thomas Howard, lord Sheffield, sir Roger Williams, John Hawkins, Martin Frobisher e Thomas Fenner. { 44 ) lbid , Vol. l, pag. 179. ('S) Ibid., Vol. l, pag. 170. (.,) Ibid., Vol.!, pag. 173. (") Ibid , Vol. I pag. 183.


LA RIVALITÀ TRA INGHILTERRA E SPAGNA

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audaci progetti di Drake stessero per tradursi in realtà, ma il 6 giugno la flotta fu respinta nello stretto da venti contrari. Alcuni giorni dopo arrivò un dispaccio da Walsingham che mostrava come l'indecisione avesse ancora frenato il Consiglio della Corona: Howard ricevette l'ordine di non portare la sua flotta in Spagna ma invece « di bordeggiare in una zona qualsiasi tra la costa di Spagna e questo Regno ... ». ( 48) Howard , il15 giugno , rispose: « Sir, il fatto che noi dovessimo andare verso la costa di Spagna è stato ampiamente dibattuto da coloro che io credo il mondo consideri gli uomini di maggior esperienza che questo Regno possiede. Se Sua Maestà pensa di esser capace di guadagnar tempo con il Re di Spagna si inganna assai, il che può trascinarla in grave pericolo. Ciò perché questo abusare dei trattati di pace dimostra chiaramente come il Re di Spagna voglia avere tutto pronto, come ha architettato nel suo complotto, prima di procedere alla fase esecutiva ... I mari sono grandi , ma se noi fossimo andati sulle loro coste essi non avrebbero potuto salpare !asciandoci alle loro spalle ... ». ( 49) Perfino più disastrosa di questa errata strategia di Elisabetta e del suo Consiglio fu la loro amministrazione. Ripetutamente troviamo lamentele di Howard per la mancanza di vettovaglie, una mancanza dovuta in parte ai venti contrari , in parte alla inefficienza di quei tempi, ma soprattutto alla parsimonia della regina e dei suoi consiglieri. Già il 28 maggio Howard aveva scritto a Burghley: << Mio buon Signore, qui c'è la più coraggiosa compagnia di capitani , soldati e marinai che io penso si sia mai vista in Inghilterra. Sarebbe un peccato che dovesse loro mancare la carne mentre sono così desiderosi di spendere le loro vite al servizio di Sua Maestà ». (50) Egli si appellò ancora, questa volta a Walsingham , il 15 giugno; e da allora in poi gran parte della corrispondenza di Howard e di Drake può essere intitolata in due modi: « Lasciateci attaccare » e « in nome del cielo mandateci cibo » . Così, nella lettera del 15 giugno, Howard scriveva a Walsingham: « L'opinione di sir Francis Drake, dei signori Hawkins e Frobisher e di altri uomini della più grande saggezza ed esperienza, sulla quale io stesso mi trovo d'accordo , è che il modo più sicuro per affrontare la flotta spagnola sia vicino alle loro coste e in qualunque dei loro porti, e ivi sconfiggerla ... Sir, le nostre vettovaglie non so n ancora arrivate , e se queste condizioni del tempo continuano io non so quando arriveranno ». (51)

(48) lbid., Vol. I, pag. 193. ('9) Ibid , Vol. I. pagg. 202-204. (5°) Ibid., Vol. l, pagg. 200-201. ("i Ibid.. Vol. I. pagg. 2Q0-201.


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LE BATTAGLIE DECISIVE DEL MONDO OCCIDENTALE

Alla fine, il17 giugno, il Consiglio cedette sul primo punto e autorizzò Howard a fare ciò che « ritenesse più opportuno ». ( 52) Il 23 giugno i viveri arrivarono e Howard informò la regina che stava per salpare. Egli aggiunse: « per amore di Gesù Cristo, Signora, risvegliatevi completamente e aprite gli occhi sui malvagi intrighi attorno a voi , contro Vostra Maestà e il Vostro Regno, e chiamate le vostre forze attorno a Voi, come un principe potente, per difendervi. In verità, Signora, se voi così fate non vi è nulla da temere. Se non lo farete , vi sarà pericolo ».

(53) Le navi furono subito approvvigionate - probabilmente il 24 giugno - e indi Howard, Drake e Hawkins presero il mare. Howard tenne il grosso della flotta riunito al centro della Manica mentre Drake, con una squadra di venti navi, si spinse avanti verso Ushant; Hawkins, con un pari numero di navi, puntò verso le isole Scilly. Poco dopo il vento virò a sud ovest e la flotta dovette tornare a Plymouth. Da qui, il 16 luglio, Howard informò Walsingham: «In questo momento abbiamo quattro scialuppe vicino alla costa di Spagna ma, Signore, potete vedere cosa può accadere mandandomi fuori con così scarsi viveri e che danno ne può derivare ». (54) Questo suggerisce che non fu il solo vento a costringerlo a tornare. Da ultimo , il 17 luglio , troviamo che scrive allo stesso Ministro: « lo non ho mai visto animi più nobili di quelli dei nostri uomini , ma non posso nascondere che molti di loro mi premono con richieste di denaro » . ( 55) Queste erano le condizioni della flotta inglese che avrebbe dovuto, entro quattro giorni, affrontare l' Arrnada . Essa era costituita dalla Marina Reale di trentaquattro navi, con la « The Ark Royal » (l 'ammiraglia) di 800 tonnellate; dalla squadra di Londra , di trenta navi ; dalla squadra di Drake, di trentaquattro navi ; dalla squadra di lord Thomas Howard (mercantili e guardiacoste) di trentotto navi; da quindici navi da rifornimento e ventitré volontarie, nonché dalla squadra di lord Henry Seymour - al largo dei Downs - che contava ventitré navi. (56) Il 20 maggio , mentre la flotta inglese si riuniva a Plymo uth, I'Arrnada lasciò il Tago e prese il mare (57), ma fu così squassata da una tempesta (>2) Ibid, Vol. I, pag. 2 17. ($)) Ibid, Vol. l, pag. 217. (") lbid., Vol. I. pag. 245. (Sj) lbid., Vol. I, pag. 273. (M) Vds. lbid, Vol. I, pag. 167; Vol. II , pagg. 323-331. Molte di queste navi non presero parte al combattimento. In battaglia , entrambe le parti fecero affidamento soltanto su una piccola frazione della loro forza totale: gli inglesi, sulle navi della regina e poche altre: gli spagnoli. sui loro galeoni, sui grandi mercantili armati e sulle galeazze . (S7) Duro, Doc. 115, Vol. Il. pag. 106 , e Doc. 118, Vol. II . pag. 113. Tutte le date sono secondo il calendario antico. Per quello moderno, occorre aggiu ngere dieci giorn i.


LA RIVAUTA TRA INGHILTERRA E SPAGNA

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atlantica che , il 9 giugno, il Medina Sidonia cercò rifugio a Coruna ove, con sua costernazione , scoprì che gran parte delle provviste era deteriorata e molta acqua era colata via dai barili di recente costruzione. Egli scoprì anche che parecchie navi avevano bisogno di riparazioni e molti uomini erano malati. Seguendo il parere del consiglio di guerra, spedì allora un messaggio al re, raccomandandogli un rinvio della spedizione all'anno seguente. Filippo rifiutò di prendere in considerazione una simile eventualità e così, dopo che erano stati requisiti rifornimenti freschi , l'Armada ripartì, il 12 luglio , malgrado il tempo tempestoso. Il 19 luglio il Capo Lizard era in vista e il Medina Sidonia si fermò in quel punto per alcune ore, finché tutte le sue navi lo raggiunsero. n giorno seguente navigò verso est e poco prima di mezzanotte venne a sapere, da un peschereccio inglese catturato, che l'Ammiraglio d' Inghilterra e Drake avevano presso il mare quel pomeriggio stesso. (58) Ciò non rispondeva a verità. Appena I'Armada fu in vista del Capo Lizard , il capitano T homas Fleming, che comandava uno delle quattro scialuppe che Howard aveva lasciato nel Canale, riferirì del suo avvicinarsi. La sorpresa fu totale e Howard e Drake si trovarono proprio nella posizione che essi avevano progettato per l'avversario e cioè« ad incontrare la flotta spagnola vicino alle sue coste e in qualunque dei suoi porti e colà sconfiggerla ». Ciò nondimeno quel sabato 20 luglio « Sua Signoria, accompagnato da cinquanta vele della sua flotta ... bordeggiò fuori dello Stretto e, quando era arrivato a mala pena fino a Eddystone, scoprì l'armata spagnola e quella che appariva l'intera flotta, più ad ovest verso Fowey >>. ( 59) Howard allora ammainò le vele e rimase con gli alberi nudi. Poiché non risulta che siano state emanate istruzioni per il combattimento durante il regno di Elisabetta, (60) è impossibile dire quale ordine di battaglia Howard abbia adottato. Probabilmente, non ci fu altro ordine all'infuori di « Segui il tuo capo » dal momento che, fino ad allora, la sua flotta non era nemmeno organizzata in squadre. Malgrado la formazione in cui la flotta spagnola si trovava all'incontro sia stata descritta come« semicerchio », nessun rapporto lo conferma. Tutto ciò che si sa per certo è che essa era divisa come al solito in corpo principale , avanguardia (ala destra) e retroguardia (ala sinistra). Corbett suggerisce che, per affrontare la prevista situazione strategica, questi tre gruppi di navi erano probabilmente schierati in due blocchi o flotte quasi indipendenti (61 ): il corpo principale, comandato dal Medina Sido(lll) Ibid, Vol. Il, pagg. 222. 229.

(") "State Papers (Howard's Relation of Proceedings) • Vol. l, pag. 7. (00) « fighting lnstructions 1530- 1816 •. a cura di Julian S. Corbett (1895. pag. 27. ( 61 ) « Drake and the Tudor Navy • . Vol. Il , pag. 210·219.

avy Reex>rd Soc.).


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nia, in avanti, per trattenere Howard che si supponeva fosse a Dartmouth ; l'avanguardia e la retroguardia, più indietro, per affrontare Drake che si sapeva essere a Plymouth. · Lo schema illustra la sua probabile articolazione che, vista da dietro, può effettivamente sembrare una mezzaluna. Poiché Drake non si era visto nell a Manica, il Medina Sidonia ne dedusse di averlo colto di sorpresa e che si trovasse ancora a Plyrnouth. L'occasione per distruggerlo era così evidente che don Alonzo de Leyva, Capitano Generale dell'Armarla, incitò assieme ad altri il Medina Sidonia ad attaccarlo prima che potesse uscire dallo stretto. Ciò era sensato, poiché per attuare le loro ampie manovre tattiche gli inglesi avevano bisogno di molto spazio in mare aperto e gli spagnoli, che facevano invece affidamento sull'arrembaggio, avevano bisogno di combattere in acque ristrette. Se il suggerimento del de Leyva fosse stato accolto subito, forse la flotta inglese avrebbe potuto subire una disfatta disastrosa come quella della flotta turca a Lepanto. Ma gli ordini del re lo impedivano , e il Medina Sidonia rifiutò di ascoltare il de Leyva. (62) Abbastanza stranamente, così sembrerebbe , durante l'intero 20 giugno la flotta inglese non apparve in vista degli spagnoli, e non fu che all'una del mattino seguente che essi vennero a sapere da alcuni prigionieri che sia Drake che Howard erano fuori di Plymouth . Il Medina Sidonia gettò immediatamente le ancore e ordinò ai suoi comandanti di squadra di disporsi in ordine di battaglia. Mentre così facevano , la luna sorse e rivelò la loro posizione agli inglesi. Poi , mentre l'atte nzione degli spagnoli veniva attirata da una piccola squadra di otto navi inglesi che irrompeva da Plymouth, sopravvento tra la costa e il lato di babordo dell'Armarla, e che venne scambiata erroneamente per l'avanguardia della flotta principale inglese, Howard con le sue cinquanta navi rimanenti « riguadagnò il vento sugli spagnoli, due leghe a ovest di Eddystone ... » ( 63 ) e al sorgere del giorno il Medina Sidonia rimase attonito scoprendo una grande flotta nemica, sopravvento rispetto a lui , che si preparava all'attacco. Rendendosi conto che non poteva evitare la battaglia, issò lo stendardo reale, il segnale per l'attacco generale. Gli inglesi ottennero il vantaggio di posizione (64) e si allinearono in

("') Duro, Doc. 109, Vol. l. pag. 67. ( 61) " State Papers "· Vol. l , pag. 7. (..) Il vantaggio di posizione si ha qua ndo una nave si trova sopravvento di un 'altra, il che le conferisce l'iniziativa e il vantaggio nel ma novra re . Ciò facilita ne l costringere il nemico all 'a zio ne e ne l far massa su una pane della s ua flotta. Ino ltre il fumo de i cannoni , didgcndosi sotto vento , acceca il nemico.


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una unica fila , « en ala », rome la chiamavano gli spagnoli . (65) Allora , scrive Corbett , essi superarono l' avanguardia spagnola « che formava l' ala destra e di sottovento del blocco arretrato , facendo fuoco su di essa da grande distanza mentre si avvicinavano , e piombarono sulla retroguardia, con una manovra che aveva no potuto eseguire soltanto mantenendosi in formazione serrata in linea di fronte ... L'effetto fu immediato ... un gran numero di comandanti della retroguardia cominciò ad ammucchiarsi in disastroso panico verso il blocco del Sidonia ». (66) Per controllare la massa in fuga , sopraggiunse il Recalde con la « Gran Grin » e fu subito circondato da Drake, Hawkins e Frobisher, che rivolsero contro la sua nave un fuoco mortale « come mai prima si era visto sul mare ». Poi Pedro de VaJdez con la « Nuestra Senora del Rosario » fu anch'egli coinvolto , e poco più tardi entrò in azione anche il Medina Sidonia sulla « San Martin ». Ma fu soltanto quando ormai il vascello del Recalde era completamente neutralizzato che il Medina Sidonia poté riunire abbastanza navi per alleggerire la pressione su di lui . H oward allora interruppe iJ contatto e subito dopo la « San Salvador », che portava il Tesoriere Generale dell' Armada e i suoi forzieri , esplose e si staccò in fiamme dalla flotta. Howard segnalò alle sue navi di far vela verso il relitto in fiamme ; ciò diede origine ad una nuova lotta , dopo la quale egli ordinò ancora la ritirata. Questo scontro , il primo tra le due flotte , fu di rilevante importanza morale. Esso mostrò che le navi e i cannonieri inglesi erano di molto superiori agli spagnoli. Questi u~timi erano assai depressi per non essere riusciti ad abbordare e anche per tia perdita della « San Salvador >>. Come dice il Medina Sidonia: « Le navi nemiche erano così veloci e manegevoli che non si poteva far nulla contro di loro >> . (67) Quella notte « Sua Signoria incaricò sir Francis Drake di regolare i quarti di guardia ... » (68) indi convocò un consiglio di guerra sull'« Ark Royal » , nel quale l'opinio ne generalmente sostenuta fu che gli spagnoli avrebbero puntato sull'isola di Wight - ovviamente la cosa giusta da farsi - allo scopo di stabilire una base sul suolo inglese e di procurarsi un ancoraggio per la flotta. E questa fu effettivamente la soluzione che i capitani spagnoli convinsero il Medina Sidonia ad adottare, poiché la tattica inglese aveva provocato un consumo di munizioni talmente alto che gli spagnoli considerava(6$) Duro, Vol. Il , pag. 154 e .. Drake and the Tudor Navy "· Vol. Il , pagg. 208 e 221. È impossibile da dire se questa linea sia stata assunta casualmente o volutamente. (66) lbid , Vol. Il , pag. 222 e 223 . (") Ibid, Doc. 165. Vol. U, pag. 230. (68) « State Papers "· Vol. l . pag . 8.


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no indispensabile occupare un porto o una rada suJia costa meridionale dell'Inghilterra - appunto l'isola di Wight - da cui l' Armada potesse proteggere il necessario flusso di munizioni dalla Spagna e sostare finché non si fosse concertata l'azione con il duca di Parma. (69) Per prevenire un fatto simile, il consiglio di guerra inglese decise di dare la caccia al nemico: Drake accese la grande lanterna di poppa della « Revenge » e prese il mare per guidare la flotta nella notte . Alle prime luci , la sua lanterna scomparve improvvisamente e immediatamente molte delle navi dietro di lui si raggrupparono, mentre altre continuarono nella loro rotta. n risultato fu la confusione e, quando il sole sorse sul22 luglio, la « Revenge » non era più in vista . Era accaduto che, quando aveva saputo che la nave di don Pedro de Valdez era ormai impotente e indifesa , Drake aveva spento la sua lanterna e aveva virato di bordo, perché gli era stato detto che la nave conteneva un grosso tesoro. Nel mattino la catturò (7°), la spedi a Torbay e raggiunse di nuovo il Lord Ammiraglio. Evidentemente il suo spirito corsaro aveva prevalso , il che irritò talmente Frobisher da fargli esclamare: « Lui credeva di defraudarci deiJa nostra parte di quindicimila ducati ,ma noi avremo la nostra quota o io lo sbudellerò ... >>. ( 71 ) La pausa concessa al Medina Sidonia dalla confusione nella flotta dei suoi nemici gli permise di riorganizzare il suo blocco di retroguardia . Questa volta lo pose agli ordirù di de Leyva , ma mantenne invariato il blocco di avanguardia, perché ancora non si era accorto della squadra di Seymour, e riprese a navigare. La flotta inglese non riusci a riunirsi, invece , fino alla sera del 22 luglio, quando il vento cadde ed entrambe le flotte erano abbonacciate-ciascuna a portata di cannone dell'altra-tra Portland e il Capo St. Alban . All'alba del gio rno seguente, il vento si alzò da nord est. Poiché questo dava il vantaggio di posizione agli spagnoli , il Medina Sidonia diede il segnale dell'attacco generale e il combattimento fu ripreso. Ben presto la nave di Frobisher, la « Triumph » (1100 tonneiJate, la più grande nave inglese) e altre cinque si trovarono in difficoltà e vedendo

(..) Duro, Doc., 160. Vol. Il , pag. 221. (10) Drake abbracciò don Pedro e gli riservò un trattamento assai onorevole, offrendogli da mangiare alla sua tavola e alloggiandolo nella propria cabina. ( 71 ) • State Papers •, Vol . Il , pag. 102. La spiegazione di Drake fu che • sul far dell'alba • del 22 luglio aveva visto tre o quattrO strane imbarcazioni passare furtivamente perciò aveva allora spento la sua luce e aveva virato verso di loro. Sroprendo che erano mercantili tedeschi, aveva proseguito per ri· prendere il suo posto ed era incappato nella nave di don Pedro (• Drake and tbc Tudor Navy •, Vol . li, pag. 231). Ciò non è molto convincente perché, se l'alba fosse stata ormai luminosa, avrebbe dovuto esserci meno confusione come risultato dello spegnimento della lanterna.


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ciò « ... il duca di Medina Sidonia ... venne avanti con sedici dei suoi migliori galeoni per impegnare Sua Signoria (Howard) e impedirgli di assistere la 'Triumph'. Sotto il suo assalto però, dopo asperrimo conflitto, gli spagnoli furono costretti a cedere e a raggrupparsi come pecore ». 11 racconto di Howard continua: « Questa lotta fu nobilmente continuata dal mattino fi no a sera, mentre iJ Lord Ammiraglio si trovava sempre ove più aspra era la battaglia. Si può ben dire che fino ad allora non si era mai vista una così tremenda quantità di colpi né una lotta più infuocata poiché , malgrado i moschettieri e gli archiburgieri di forcella (con sostegno e perno girevole) fossero numerosissimi , tuttavia non li si poteva vedere né udire: il cannoneggiamento delle artiglierie era così intenso che si sarebbe detto trattarsi di una violenta schermaglia di piccole armi, poiché tutta la lotta si era svolta a mezzo tiro di schioppo dal nemico ». Il giorno seguente, ci informa Howard, « accaddero poche cose »poiché erano state consumate molte munizioni; e pertanto egli inviò « parecchi brigantini e scialuppe verso la costa per rifornirsi di tali provviste >> e divise la sua flotta in quattro squadre, al comando rispettivamente di se stesso, di Drake , di Hawkins e di Frobisher. Troviamo qui per la prima volta un chiaro tentativo di mettere ordine. Finora, con la possibile eccezione del loro primo scontro col nemico , gli inglesi avevano combattuto con le loro navi in sciami, all'interno di ciascuno dei quali la nave dei loro più noti capitani aveva svolto il ruolo principale nel combattimento. Ora questi capitani dovevano mettersi alla test<} delle proprie squadre e, benché ciò non significasse espressamente che Howard e Drake avessero deciso di combattere da allora in poi in linea di fronte, il fatto che ogni squadra avesse il proprio capo costituiva inequivocabilmente un passo in quella direzione. Inoltre, per facilitare l'attacco, Howard dispose che durante la notte sei mercantili armati di ciascuna squadra mantenessero gli spagnoli costantemente in allarme. Sfortunatamente, il vento cadde e questi attacchi diversivi dovettero essere interrotti. Nel frattempo il Medina Sidonia lasciò indietro quaranta navi come retroguardia per proteggersi le spalle indi continuò per la sua strada, ma poco dopo fu colto dalla bonaccia alcu ne miglia a sud dell'isola di Wight. Il mattino seguente- giovedì 25 luglio - Howard notò che l'ammiraglia del Recalde , la « Santa Ana », non era scortata sul fia nco meridionale »e ordinò a sir John H awkins di calare alcune !ance e di attaccarla. Immediatamente tre galeazze puntarono sulle lance e furono « combattute a lungo e assai danneggiate » dal « lord Ammiraglio con la 'Ark' e da Lord Thomas Howard con la ' Golden Lion' ». Poi il vento si alzò, le


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flotte si agganciarono e per alcune ore il combattimento fu intenso. Così rileva sir George Carey, che scrive« ... con così gran dispendio di polvere e proiettili , che durante questo tempo la sparatoria continuò tanto intensa che la si sarebbe creduta una schermaglia di fucileria terrestre più che un combattimento con grandi armi sul mare. In tale scontro, sia grazie al Signore, avemmo sì e no un paio di feriti ». ( 72) Il che suona molto rassicurante per una lotta così disperata. D Medina Sidonia aveva sperato molto da questo giorno - San Domenico, suo santo patrono- ma quando vide le proprie navi di nuovo sopraffatte abbandonò ogni idea di impadronirsi dell'isola di Wigbt, mandò avanti una nave messaggera per avvertire il duca di Parma del suo arrivo e prese il largo per Calais. Allora Howard puntò verso Dover, per ricongiungersi con lord Henry Seymour e sir William Wynter. Il combattimento di questa giornata in realtà decise il destino dell' intera impresa . Gli spagnoli non erano ancora stati battuti , poiché fino ad allora le loro perdite erano insignificanti , ma la tattica inglese di rifiutare il contatto ravvicinato - cioè di essere colpiti dai cannoni pesanti spagnoli - aveva esaurito le munizioni di entrambe le parti (73) e, mentre Howard poteva rifornirsi dai propri porti della vicina costa, il Medina Sidonia non poteva farlo finché non avesse raggiunto le Fiandre. Quando venerdì 26 luglio albeggiò, « gli spagnoli fuggirono via dall'armata inglese come pecore » dice Howard, spinti non dalla paura ma dal bisogno di munizioni. Il sabato sera, quando fu vicino a Calais, il Medina Sidonia gettò l'ancora tra la città e il Capo Gris-Nez. La flotta inglese si ancorò« a tiro di colubrina dal nemico ». (14 ) Howard era stato raggiunto dalle squadre di Seymour e di Wynter e aveva in tutto sotto il suo comando 136 navi, 46 delle quali erano « navi principali », mentre quelle dell'Arma da si era n<,> ridotte a 124. La situazione tattica era cambiata completamente. Infatti Howard, che era stato in grado di rifornirsi almeno in parte di polvere e colpi mentre il Sidonia non aveva potuto farlo - poteva, volendo, portarsi a tiro delle sole armi leggere e usare le proprie colubrine come veri e propri pezzi da bombardamento delle navi. (72) Ibid , Vol. r, pag. 324. ( 73) Gli inglesi rimasero sprovvisti sia di polvere che di proiettili. gli spagnoli soltanto di proiett ili. Prima della partenza, la provvista di polvere per l'Armada. secondo Duro (Vol. Il, pag. 83) era di 517.000 libbre e secondo il Metcren (Hakluyt. Vol. Il. pag. 373) 560.000 libbre, mentre quella di proiettili era di 123.790 (Duro; Doc. IlO. Vol. Il pag. 83). Benché non esattamente note, le scorte inglesi erano molto inferiori. 11 Meteren dice di questo giorno di lotta che le due flotte erano impegnate a volte « entro 100 o UO metri l'una dall'altra • (Hakluyt. Vol. Il , pag. 387) il che suggerisce che entrambi i contendenti fossero rimasti senza colpi pesanti e, se lo si considera in relazione all'affermazione del Carey. indica l'estrema imprecisione delle armi leggere. (1') lbid., Vol. l, pag. !S. Vedi anche Duro, Doc. 165 Vol. Il , pag. 238.


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Si era arrivati al dunque: l'Armada era alle corde. Tuttavia abbordare le navi spagnole sarebbe stata chiaramente un'operazione costosa e con poche speranze, poiché i loro soldati erano addestrati e armati per affrontare questo tipo di attacco. Questa situazione era stata prevista e, alcuni giorni prima che l'Armada entrasse nella rada di Calais, Walsingham aveva inviato ordini a Dover per raccogliere qualche peschereccio , nonché pece e fascine, per ricavarne navi incendiarie. Questo suggerimento deve essere venuto da Howard e da Drake , che non potevano aver mancato di accorgersi che il loro nemico, se non poteva tenere la Manica, sarebbe stato costretto ad addentrarsi in qualche rada o porto. Nelle prime ore di sabato 28 luglio venne convocato un consiglio di guerra nella cabina principale della « Ark Royal » (15), durante il quale fu deciso che attaccare era così urgente che non vi sarebbe stato abbastanza tempo per far arrivare le navi incendiarie da Dover. Invece furono scelte otto navi da 200 tonnellate o meno, dalla flotta stessa, e furono preparate così in fretta che non ne vennero rimossi nemmeno i cannoni. Non appena ebbe raggiunto Calais, il Medina Sidonia inviò il suo segretario al duca di Parma per sollecitarlo affinché si affrettasse. Il messaggero era appena partito che ne arrivò un altro, che era stato mandato per nave qualche tempo prima, e che tornava ora a riferire: il duca di Parma era a Bruges e fino a quel momento non era stato imbarcato nemmeno un uomo. Quando il segretario tornò a sua volta, fu per dire che era impossibile per il duca imbarcare il suo esercito prima di una quindicina di giorni . In verità pare che il duca di Parma non fosse in ritardo con l'imbarco ma che, a causa della flotta olandese di Giustiniano di Nassau , non potesse uscire dal porto. Era inutile imbarcare gli uomini prima che le navi di Giustiniano fossero state allontanate. Se non fosse stato per lo sbarramento della flotta olandese, che giocò un ruolo di vitale importanza nella campagna, il duca di Parma avrebbe potuto rischiare - malgrado la presenza della squadra di lord Henry Seymour -la traversata verso Margate, mentre l' Armada era allargo dell'isola di Wight. Emanuel van Meteren è categorico riguardo all'efficacia del blocco della flotta olandese. « Le navi di Olanda e di Zelanda - dice rimasero continuamente in vista di quelle del duca di Parma , sparando e mlnacciandole: per paura di queste navi, marinai e soldati scappavano di nascosto sia di giorno che di notte, a meno che gli armati del duca non li costringessero, usando in molti casi la forza , a salire a bordo e a irrompere attraverso la flotta olandese, cosa che tutti loro consideravano impossibi-

(" ) lbid. Vol. l, pag. 15 e Vol. 11, pag. l.


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le, perché iJ porto era troppo angusto ». (76) L' Arma da era in preda allo scoramento sia perché il Governatore di Calais aveva avvertito iJ Medina Sidonia che la rada era assai pericolosa, sia a causa delle cattive notizie ricevute dal duca di Parma. « Restammo là all'ancora per tutta la notte - scrive don Luis de Miranda- con il nemico a mezza lega da noi, anch'egli ancorato, decisi ad attendere poiché non v'era nient' altro da fare e con un cattivo presentimento riguardo a quella gente diabolica e ai suoi trucchi. Così restammo, continuando a scrutare attentamente per tutta la giornata della domenica ». (n) Questo non è del tutto esatto, poiché la possibilità di un attacco con navi incendiarie era così ovvia che il Medina Sidonia aveva mandato avanti una flottiglia di !ance in pattuglia , per intercettarle se fossero state inviate. Mezzanotte giunse e passò e nelle prime ore del lunedì tutto era tranquillo, quando le sentinelle spagnole intravidero l'ombra di alcune navi avvicinarsi e esplodere in fiamme. Il ricordo degli infernali incendiari di Antwerp, che tre anni prima avevano distrutto un migliaio di uomini del duca di Parma , balenò nelle menti degli spagnoli terrorizzati. Il Medina Sidonia diede il fatale ordine di tagliare i cavi. Egli intendeva ritornare alle ancore una volta che le navi incendiarie fossero passate oltre, ma si diffuse il panico~ nella confusione molte delle sue navi cozzarono tra loro nel buio c vennero trascinate verso il mare aperto. « La fortuna favorì talmente gli inglesi- scrive un ufficiale spagnolo - che dal loro marchingegno sortì il risultato su cui contavano, poiché usando solo otto vascelli ci costrinsero ad uscire un'impresa che con 130 navi non sarebbero stati capaci di compiere , né avrebbero osato tentare >>. ('S) Non appena le navi incendiarie ebbero sgombrato il campo - esse non arrecarono alcun danno- il Medina Sidonia ordinò di segnalare alla flotta , con un colpo di cannone, di raggrupparsi. La « San Marcos » (un galeone portoghese) e una o due altre obbedirono al segnale ma la maggior parte delle navi, avendo perso le due ancore e non potendo utilizzare quelle di ricambio, andò alla deriva verso nord-est lungo la costa. Quando finalmente si rese conto che siccome il vento soffiava da sud-sud-ovest sarebbe stato impossibile per queste navi accostarsi alla « San Martin », il Medina Sidonia levò le ancore e prese il mare per seguirle. Quando venne iJ mattino, una magnifica visione riempì gli occhi degli uomini di Howard: lungo tutta la costa verso Dunkerque l'Armada galleggiava sparpagliata, senza alcuna possibiltà di riguadagnare la rada di Calais ove, arenata sulla sabbia, vicina ai cannoni della città, giaceva la ga(16) • Voyages ., Halkluyt, Vol. Il, pag. 389. (") Duro, Doc. 169, Vol. Il, pag. 269. ( 18) lbid , Doc. 171, Vol. U, pag. 283. Vedi anche la relazione di Pedro Estrade in " Monson ,. (Vol. Il , Appendice A, pag. 306) e quella di Wynter a Wansingham (• State Papers • Vol. ll, pag. 9).


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leazza « Capitana» con don Hugo de Monçada e 800 uomini a bordo. Si presentava ora ad Howard l'occasione di attaccare e sopraffare il suo avversario ed egli si accingeva ad afferrarla, quando vide la grande galeazza. Era un'esca troppo tentatrice. Invece di seguire il nemico in fuga , egli puntò infatti sulla nave incagliata e la catturò dopo un violento scontro, in cui il Monçada fu ucciso. Drake , Hawkins e Frobischer riunirono le loro navi e si avviarono dietro l'Armada. Poiché erano a corto di polvere e di proiettili , si accostarono ai loro avversari in modo che ogni colpo andasse a segno. Potevano farlo con poco rischio, poiché le munizioni dei cannoni spagnoli erano esaurite. In questo combattimento in movimento , il loro scopo era di prendere vantaggio di posizione sul grosso delle navi spagnole per poi spingere le rimanenti sotto vento, sui banchi di Zelanda. Il Meteren scrive di questa azione: « e allora le navi inglesi , usando le loro migliori caratteristiche di manovrabilità, per le quali potevano girare e virare con il vento a loro piacere, giunsero molte volte assai vicine agli spagnoli e li caricarono così accanitamente che talora arrivarono a portata di picca: e, presentando loro continuamente un fianco dopo l'altro, scaricavano tutti i loro colpi , pesanti e leggeri, su di essi ... ». (79) La battaglia fu continuata lungo la costa verso Dunkerque e circa verso le nove le due flotte erano a contatto al largo di Gravelines. Il combattimento durò fino alle sei della sera. (80) Da parte spagnola è interessante il racconto di Estrade, poiché descrive l'intensità del fuoco inglese: « così ce ne venimmo da nord e da nord-est - scrive - in gran disordine, investendoci l'un l'altro e separati, con gli inglesi sopravvento, scaricando i loro cannoni in maniera meravigliosamente precisa , e non sparavano un colpo che non fosse ben impiegato, per il fatto che noi eravamo così ammucchiati e loro a buona distanza l'uno dall'altro. La viceammiraglia 'St. Martin' veniva per prima , scaricando la sua artiglieria. Quel giorno fu ammazzato don Filippo de Cordova , con una palla che gli troncò la testa e schizzò con le sue cervella il suo più grande amico, che era lf vicino, e ventiquattro uomini che erano con noi e stavano manovrando la vela di trinchetto. Nel punto in cui eravamo io e altri quattro, arrivò una palla che strappò le scarpe a uno di noi, senza fargli altro danno ma portandogliele via di netto ». (81) Questo apprezzamento per i cannonieri inglesi è confortato dal parere di sir William Wynter che, il 1° agosto, scriveva a Walsingham: « Riferisco alla Signoria Vostra, sulla mia parola di modesto gentiluomo, che

("') HakJuyt , Vol. Il. pag. 392. (80) Resoconto di Wynter, «State Papers • Vol. U, pag. 10-11 . 81 ( ) Monson , Vol. Il, Appendice A, pag. 307-308.


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dalla mia nave furono sparati cinquecento colpi di mezzocannone, colubrina e mezza colubrina e nel momento in cui stavo sparando più da lontano i miei pezzi non ero mai fuori tiro dagli archibugi nemici, e il più delle volte addirittura a portata di voce. E certamente ogni uomo si comportò bene e , come ho detto, indubbiamente essi (gli spagnoli) hanno avuto gran numero di morti e feriti, come il tempo rivelerà; e quando ogni uomo era distrutto dalla fatica e le nostre cartucce erano finite e le munizioni esaurite - io credo tutto questo sia accaduto contemporaneamente - noi smettemmo di sparare e seguimmo il nemico che continuava a mantenere la sua rotta come ho detto prima, (cioè nord-nord-est e verso nord da est) » . (82) Man mano che il momento critico della battaglia si avvicinava - erano le sei della sera - sembrava che l' Armada fosse destinata inevitabilmente alla distruzione, quando, a sollievo dei suoi uomini dolorosamente provati, una burrasca di vento spazzò le flotte contendenti. H oward e Drake interruppero allora il combattimento (83) e la « Maria Juan »di 655 tonnellate- una delle navi del Recalde - affondò. Con la bufera la battaglia finì e , siccome il Medina Sidonia era stato respinto fuori dalla Manica e sottovento di Dunkerque, la possibilità di ricongiungersi col duca di Parma diventava sempre più remota. Al calar della notte il vento rinfrescò in una brezza e la« San Mateo », la« San Felipe » e una terza nave vennero spinte verso la costa della Zelanda. All'alba del 30 luglio il Medina Sidonia, scrutando dalla sua ammiraglia, vide 109 vele inglesi poco più di mezza lega a poppa della sua flotta dispersa. Nella sua relazione leggiamo: « Il Duca sparò due cannonate per chiamare a raccolta la sua Armada e inviò una scialuppa con un pilota per ordinare alle sue navi di mantenere un'orzata stretta, visto che si trovano molto vicini ai banchi di Zelanda. Per la stessa causa il nemico rimase a distanza, comprendendo che I'Armada era ormai perduta poiché i piloti a bordo dell'Ammiraglia, che avevano grande esperienza di quella costa , avevano detto in quello stesso momento al Duca che non sarebbe stato possibile salvare nemmeno una nave dell'Armada e che, con il vento di nord-ovest che stava spirando, tutte sarebbero state costrette ad andare verso i banchi di Zelanda e solo Dio avrebbe potuto impedirlo. Con la flotta in questo pericolo, senza alcuna via d'uscita, e in sei braccia e mezzo d'acqua (84), a Dio piacque cambiare il vento verso ovestsud-ovest e con esso la flotta virò verso nord senza danno ad alcun vascello, avendo il Duca ordinato che ciascuna nave seguisse i movimenti del-

(<~) « State Papers • Vol. Il , pag. li. (" ) Erano rimasti senza colpi e non avrebbero potuto continuarlo in ogni caso. ( 111) Un braccio~ pari a m. 1.829 di profondità (N.d.T.)


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l'Ammiraglia , péna il rischio ·tli finire contro i banchi di Zelanda ». (SS) Durante i combattimenti dell'intera settimana, e malgrado un « totale di 100.000 colpi di grosso calibro »esplosi dagli spagnoli, nessuna nave inglese fu seriamente danneggiata e soltanto un capitano e qualche decina di marinai furono uccisi . (86) Per contro, nella sola battaglia di Gravelines gli spagnoli ebbero 600 morti e 800 feriti. La sera del 29 luglio, il Medina Sidonia convocò un consiglio di guerra, che decise che se il vento fosse cambiato l'Armada avrebbe riguadagnato la Manica, malgrado il fatto che le sue navi fossero a corto di provviste e senza munizioni di grosso calibro. Ma, se non avesse potuto arrivarvi, l'unica opzione praticabile sarebbe stato il ritorno in Spagna attraverso il Mare del Nord. Poiché il vento non cambiò, venne adottata l'ultima soluzione. Era un tentativo disperato, poiché non soltanto molte delle navi non erano ormai più idonee alla navigazione, ma non erano nemmeno approvvigionate per un così lungo viaggio . Ciò nonostante, benché spinto a nord da un cattivo vento e inseguito da Drake, a cui era stato assegnato il posto d'onore nella caccia, era ancora possibile per il Medina Sidonia rimediare in parte al disastro. Avrebbe potuto riuscirei, se fosse approdato nel golfo di Forth e avesse sollevato la Scozia contro la regina. Ma il suo unico pensiero era quello di tornare in Spagna; egli navigò oltre l'imboccatura del golfo di Forth il 2 agosto e, in un' unica massa, I' Armada puntò sulle isole Orkney. Il giorno successivo Howard abbandonò la caccia e il 7 agosto le sue navi rientrarono nella rada di Dea!, ad Harwich e a Yarmouth. (87) Dalla rada di Margate scrisse a Walsingham , 1'8 agosto: « Prego Dio che noi si possa sentir parlare di provviste, perché in generale ne abbiamo un gran bisogno ». Per far la guardia contro un eventuale ritorno nemico, sollecitò Walsingham a badare alla difesa del Paese e aggiunse: « Qualcuno tiene in poco conto la forza spagnola per mare ; ma io vi garantisco che il mondo non ha mai visto una forza come la loro e alcuni spagnoli che abbiamo catturato, e che avevano partecipato alla battaglia di Lepanto , affermano che il più duro dei quattro scontri che abbiamo avuto con loro è stato molto peggio di quelli che dovettero sostenere là; ed essi dicono che in alcuni dei nostri scontri sono stati sparati venti volte tanto i colpi di grosso calibro che furono sparati colà ... Sir, vi prego di scrivere nelle vostre prossime lettere a mio fratello Stafford (ambasciatore a Parigi) di far sapere al Mendoza (Ambasciatore Spagnolo a Parigi) che le navi scassare

(Sl) Duro, Doc. I65, Vol. ll, pag. 244-246. (86) • The Navy of Britain » di Michael Lewis (1948) p~g. 443. (") " State Papers »Vol. I , pag. 18.


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di Sua Maestà osano confrontarsi con le sue migliori navi sane, e che nello scontrarsi con loro, benché il rapporto fosse di tre grandi navi a una a nostro sfavore, tuttavia gliene abbiamo eliminate 16 o 17 e tre di esse stanno ora pescando sul fondo del mare ». A questa lettera aggiunse il poscritto: « Sir, se non sentirò nulla dei mie viveri e delle mie munizioni stanotte, galopperò a Dover per vedere che cosa si può trovare là, altrimenti moriremo di fame ». (88) Il resto della storia, veramente drammatico , è presto detto: durante lo spaventoso viaggio verso casa dell' Armada , la galeazza « Girona » andò a pezzi presso Giant's Causeway e contò tra i suoi morti, oltre all'equipaggio , anche don Alonso de Leyva; « El Gran Grifon » affondò al largo dell' isola Fair; la « Rata Coronada » naufragò suJia costa di Capo Erris; la« Duquesa Santa Ana » fu perduta nella baia di Glennagiveny; e la « Nuestra Seiiora della Rosa » finì in pezzi sulle isole Blaskets. « San Marcos », « San Juan », « Triniada », « Valensera »e« Falcon Bianco Mediano »vennero perduti al largo delle coste d'Irlanda e la« San Pedro Mayor »,spinta fuori rotta del vento , naufragò nella baia di Bigbury, vicino a Plymouth . Delle 130 navi che erano salpate da Lisbona in maggio , si ritiene ne siano andate perdute 63. Due furono abbandonate al nemico , tre furono perdute allargo della costa francese e due al largo dell'Olanda ; due furono affondate presso Gravelines, 19 naufragarono al largo della Scozia e dell'Irlanda, mentre il destino di altre 35 è sconosciuto. Gli inglesi non perdettero nemmeno una nave. Perfino più orribile del destino dei naufraghi sulla costa irlandese, gran parte dei quali furono massacrati , fu quello degli equipaggi che non naufragarono con la propria nave: migliaia di uomini morirono di ferite non curate, di febbre, fame e sete (alcune navi rimasero senza acqua per quattordici giorni). Alfine, alla metà di settembre, un messaggero arrivò in gran fretta all'Escorial da Santander, con la notizia che il Medina Sidonia aveva fatto ritorno a quel porto il12 settembre. Quando il messaggero diede al re questa fatale notizia. Filippo era seduto al suo tavolo. Senza scomporsi, osservò: « Rendo grazie a Dio onnipotente, dalla cui generosa mano ricevo in dono una tale potenza da essere in grado, se volessi, di mettere in mare un'altra flotta . Né è di così grande importanza che la corrente di un fiume possa essere talora deviata, fino a quando la fonte da cui essa scaturisce rimane inesauribile )) (89). Era la volontà di Dio, e così egli accettò la sconfitta. E tuttavia era cosciente delle sofferenze degli uomini coraggiosi che avevano rischiato e (88) Ibid, Vol. D, pag. 59-61. ( 19) Citato da Motdey: • History of lhe United Netherlands • (1860) Vol. Il, pag. 535. Poco dopo la battaglia di Gravelines Filippo ricevette la notizia che l'Annada aveva trionfato; poi, che era stata sconfitta, ma era inceno fino a qual punto. Egli non ricevette la notizia completa fino al ritorno del Medina Sidonia.


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sopportato tanto in questa disastrosa crociata. Fece tutto ciò che era in suo potere per alleviare i loro mali e, invece di biasimare il Medina Sido nia, gli ordinò di ritornare a Cadice per riassumere il precedente governatorato . Molto diverso fu il comportamento della regina Elisabetta, il cui primo pensiero fu quello di tagliare le spese. Diversamente da quello di Filippo, il suo carattere non era né cavalleresco né generoso e , benché il prof. La ughton si spinga molto avanti nel giustificare la sua meschinità , ( 90) non v'è ombra di dubbio che se fosse stata una donna di cuore quanto lo era di cervello, le sarebbe stato impossibile lasciare i suoi coraggiosi uomini di mare a morire a dozzine nel bisogno e nella malattia, subito dopo che la vittoria era stata raggiunta. La relazione di H oward lo prova in modo conclusivo. II 10 agostocioè tre giorni dopo il suo rientro dall'inseguimento -egli scrisse a Burgley: « Malattia e morte cominciano a dilagare spaventosamente tra di noi; ed è una scena assai pietosa, qui a Margate, vedere come gli uomini che non hanno posto dove rifugiarsi muoiano nelle strade ». ( 91 ) Ancora , Il 2lJ agostO, gli scnveva: « Sarebbe troppo penoso se gli uomini dovessero morir di fame dopo un simile servizio ... Perciò io preferirei che dalla borsa di Sua Maestà uscisse qualcosa per recar loro sollievo piuttosto che debbano trovarsi in queste condizioni estreme , perché bisogna pensare che noi avremo ancora bisogno dei loro servizi e se gli uomini non riceveranno cure e verranno lasciati morire miseramente di fam e, faremo davvero fatica a trovaroe altri da reclutare >>. ( 92) Benché non ci se ne rendesse ben conto al momento, le influenze di questa campagna sulla strategia e sulla tattica navale furono profonde e da esse emersero gradualmente molti dei principi che avrebbero guidato la guerra sul mare fino aiJ'avvento dei vasceiJi a vapore. In primo luogo, la campagna evidenziò la vitale importanza delle basi per il dominio del mare . L'attacco di Drake a Cadice e Lisbona nel 1587 era, come concezione, un metodo più sicuro per proteggere l'Inghilterra di quello di affrontare e sconfiggere I' Armada nella Manica e , se fosse stato ripetuto nel 1588 - come facilmente si sarebbe potuto - molto probabilmente l'Armada non sarebbe mai salpata . D 'altro canto, la mancanza di basi navali spagnole vicine all'Inghilterra fu la ragione fondamentale per cui l'Armada fu incapace di assolvere il suo compito. Da allora in avanti, poiché è raramente possibile costringere

(90) Vedi« State Papers • Vol. l, XLIV, XLVI -XLIX. (9') Ibid, Vol. li, pag. 96. ("') Ibid, Vol. li, pag. 183. Il Prof. J.E . Neale scusa questa avarizia cosi: .. È triste pensare che, mentre la battaglia uccise soltanto un centinaio di uomini durante la lotta con l' Armada, le' malattie epidemiche abbiano imperversato più tardi sulla flotta uccidendone migliaia. Ma nemmeno questo era un fatto nuovo: la malattia decimò anche gli spagnoli "· (Queen Elisabeth, 1934, pag. 299).


LA RlVAUTA TRA lNGHILTERRA E SPAGNA

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un avversario ad accettar battaglia in mare, imbottigliare la sua flotta nei porti e contemporaneamente impedirgli di acquisire basi navali vicino alle proprie coste divenne il fondamento della politica navale dell'Inghilterra. In secondo luogo , la campagna aveva chiaramente dimostrato l'inaffidabilità' dei mercantili armati in battaglia. Essi quasi non avevano preso parte ai combattimenti nella Manica e il meglio che si possa dire di loro è che aggiungevano imponenza, e quindi temibilità, alle rispettive flotte. Come incursori erano abbastanza utili , ma come navi di linea si rivelavano più d' impedimento che d'aiuto. Se gli inglesi avessero fatto a meno di loro si sarebbe potuto risparmiare molto denaro senza mettere in alcun modo a repentaglio il risultato. In terzo luogo , per quanto riguarda l'artiglieria, e ntrambe le parti avevano fallito i rispettivi obiettivi. Le colubrine inglesi non erano abbastanza potenti né abbastanza precise per colpire e sfondare una nave se non a distanza ravvicinata e, benché i cannoni spagnoli potessero farlo, le loro navi non erano abbastanza agili, né i loro marinai sufficie ntemente abili, per portare il loro superiore armamento a distanza utile del nemico. Di qui la natura poco decisiva del combattimento e la tendenza del cannone a diventare sempre più l'arma principale in battaglia. Storicamente, l'importanza della sconfitta dell' Armada fu nel fatto , come dice Merrima , che essa costituì « il supremo disastro del Regno di Filippo ». ( 93 ) Ciò nonostante, la guerra si trascinò fino al 1604, per terminare in una pace per esaurimento che non fu a merito o a vantaggio delrJnghilterra, né ebbe grandi conseguenze per la Spagna. Essa non aggiunse un metro al territorio spagnolo, e non ne sottrasse alcuno a quello inglese. Non cambiò le dinastie regnanti in Inghilterra e in Spagna, né modificò le politiche delle parti contrapposte, né influenzò le rispettive religioni. In cosa consiste allora il carattere decisivo della battaglia? Rispondere che essa risparmiò l'Inghilterra daiJ'invasio ne è esatto, ma soltanto fino ad un certo punto, poiché il ruolo di Giustiniano di Nassau fu altrettanto importante per la conquista della vittoria di quello giocato da H oward e Drake. Anche se questi ultimi non avessero mai preso il mare, è improbabile che l' Armada avrebbe potuto far sloggiare i« pezzenti di mare » di Brill , perché le loro navi manovriere e a basso pescaggio potevano navigare nelle acque poco profonde delle coste di Fiandra e di Zelanda, cosa che le massicce e ingombranti navi spagnole non potevano fare. Comunque, anche lasciando da parte questa ipotesi, la sconfitta dell' Armada deve essere considerata la più decisiva battaglia combattuta dagli inglesi dopo H astings: essa salvò l'Inghilterra e ferl mortalmente il prestigio spagnolo. ('") « The Rise of the Spanish Empire" (1934) Vol. IV, pag. 552.


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Essa mostrò a tutto il mondo che il colosso aveva i piedi d'argilla, che l'edificio della potenza spagnola era costruito sulla sabbia e che la sicurezza del suo impero era in gran parte fittizia . Questa illusione si era imposta per circa un secolo alla credulità del mondo, in misura non sorretta dalla reale consistenza delle risorse, della ricchezza e della popolazione della Spagna. Fin dalla conquista di Granada nel 1492, la Spagna aveva compiuto grandi imprese. Improvvisamente i suoi figli avevano allungato le loro braccia e avevano conquistato i confini del mondo conosciuto. Si erano impadroniti del Messico e del Perù, avevano impiantato colo nie nell' America meridionale , çentrale e settentrionale, avevano varcato l' Oceano Indiano e avevano fondato il mito della loro invincibilità . Avevano compiuto queste cose meravigliose perché credevano di essere lo strumento scelto da Dio. La sconfitta della loro Armada scosse questa fede e distrusse l'illusione che rinsaldava il loro fanatism o. Trent'anni dopo la Spagna cominciò a decadere, non perché la guerra con l' Inghilterra era stata lunga ed estenuante, ma perché la perdita della fede nel suo destino era stata catastrofica. Ci fu un'altra ragione per questo collasso morale: il fatto che, prima che l' Arrnada salpasse, gli spagnoli non erano riusciti ad afferrare il vero senso del potere marittimo. Se lo avessero fatto, avrebbero cercato il dominio del mare prima di tentare di acquisire il pieno controllo delle loro terre disperse. n dominio del mare era vitale per loro, per prevenire l' interruzione dei loro commerci con il Nuovo Mondo e con le Indie, e per garantire il possesso dei Paesi Bassi. Fu la mancanza di questo dominio che permise a Hawkins, Drake e agli altri di navigare impunemente nel Mar delle Antille, di saccheggiare le navi tesoriere della Spagna , di depredarne le città coloniali e di navigare entro i porti di Cadice e di Lisbona, beffeggiando la bandiera spagnola. Fu la mancanza di dominio del mare che condusse alla perdita delle Province Unite e, direttamente, alla disfatta dell'Arrnada: poiché tale dominio non apparteneva alla Spagna , meno che mai quando I'Armada fece vela verso la Manica per conquistarla. Benché lo si veda più chiariamente oggi che nel 1588, l' Armada era condannata fin dall'inizio non soltanto perché era inferiore nella tattica e nella navigazione , ma perché i suoi comandanti avevano scarso «senso del mare ». ( 94 )

(..) Soltanto dopo il supremo disastro Filippo cominciò a costruire una marina oceanica e a stabilire un dominio spagnolo sul mare. Per garantire i tesori che ricavava dalle Indie, smise di caricarti in grandi none e li trasportò in Spagna su veloci vascelli armati da 200 tonnellate, chiamati " gallizabras •• che potevano viaggiare senza scorta . Benché non potessero aiutarlo come navi da gue rra a vincere contro l'Inghilterra, tuuavia con'il sourarre agli incursori inglesi i loro precedenti bollini essi impedirono all'lnghil· terra di vincere la guerra dei commerci, ossia la vera guerra.


LA RIVALITA TRA lNGHILTERRA E SPAGNA

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Per quanto a prima vista possa sembrare strano , gli unici due popoli che non erano soggiogati dal mito spagnolo erano quelli d'Inghilterra e d'Olanda, entrambe piccole nazioni. Ma ciò appare meno strano quando si riconosca che entrambe erano potenze marittime che potevano, sia pure a fatica, controllare le acque domestiche. Fu perché potevano fare questo che esse furono capaci di sconfiggere le flotte della Spagna e così avviarsi verso la costituzione dci loro imperi che poi , in meno di un secolo, le resero rivali. Ciò che questi due popoli impararono fu che piccole nazioni con risorse limitate e scarsa capacità demografica possono acquisire e conservare grandi possedimenti d'oltre oceano finché dominano il mare. Invece le grandi nazioni , benché possano conquistare grandi territori oltremare, non possono conservarli una volta che vengano seriamente attaccate, se non detengono la supremazia marittima. La sconfitta dell' Armada sussurrò all'orecchio dell'Inghilterra il segreto imperiale: in un'era commerciale, la conquista del mare è più redditizia della conquista della terra e - quantunque ciò po sa non essere stato chiaramente compreso nel 1588- durante i secoli seguenti il sussurro divenne sempre più forte, finché divenne la voce di ogni inglese. Nella « Epistlc Dedicatorie » aHa prima edizione dei suoi « Voyages », pubblicati nel 1589 e dedicati a sir Francis Walsi ngham , Richard Hakluyt dà voce a questo spirito imperiale nel seguente panegirico: « Così durante questo rinomato c impareggiabile governo di Sua Eccellentissima Maestà, i suoi sudditi- con la speciale assistenza c benedizione di Dioesplorando gli opposti angoli e quartieri del mondo ... hanno superato tutte le nazioni e i popoli della terra. Infatti, quale dci Re di questa nazione prima di Sua Maestà ha visto le sue bandiere nel Mar Caspio? Quale di loro ha mai trattato con l' Imperatore di Persia come sua Maestà ha fatto , ottenendo per i nostri mercanti grandi e desiderabili privilegi? Chi ha mai visto prima un reggimento di « Ligier inglesi nel portico del palazzo del Gran Signore di Costantinopoli? Chi ha mai trovato consoli e agenti inglesi a Tripoli in Siria, ad Aleppo, in Babilonia, a Balsara e, ancora più, chi ha mai sentito prima d'ora parlare di inglesi a Goa? Quale nave inglese fino ad oggi si è anche soltanto ancorata nel potente fiume della Plata? Oppure passare e ripassare lo stretto di Magellano, finora ritenuto intransitabile, incrociare lungo le coste del Cile e del Pcrù e lungo tutto il rovescio della Nova Ispania, più lontano di quanto nessun cristiano sia mai arrivato, traversare il possente respiro del Mare del Sud, approdare in Lusitania a dispetto del nemico , entrare in amicizia, alleanza e traffici con i principi delle Molucche e deLrisola di Giava , doppiare il famoso Capo di Buona Speranza, arrivare all'Isola di S. Elena e infine ritornare a casa con ricchi carichi delle merci di Cina, come i sudditi dell'attuale fiorente mo>)


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LE. BATTAGLIE DECISIVE DEL MONDO OCCIDENTALE

narchia hanno fatto? » . (95) L'importanza storica della disfatta dell'Armada è questa: essa pose la prima pietra dell' Impero Britannico , trasferendo all'Inghilterra il prestigio perduto dalla Spagna. E fu questo prestigio, questa fede nel loro destino, che sollecitò gli inglesi lungo la loro via imperiale finché la loro bandiera sventolò sul più grande impero che il mondo avesse visto fino ad allora: l'impero degli oceani e dei mari che , dalla nascita al crollo , doveva durare per oltre trecento anni.

(") Vol . l , pag. 3-4.


CAPITOLO II

Lo scisma del cristianesimo

l. Quadro storico ll passaggio dell'Europa del feudalesimo al Rinascimento, la decadenza della Scolastica e il sorgere deii'Umanesimo; l'estrema secolarizzazìone del papato e il continuo indebolimento dell'impero; Io sviluppo del razionalismo e delle monarchie assolute; l'introduzione della stampa e l'evoluzione delle armi da fuoco; la scoperta del Nuovo Mondo e della rotta per l'India; e insieme l'aumento dell'urbanesimo, del benessere, del lusso e della povertà, del commercio, del monopolio, dei traffici e dell'usura, raggiunsero il punto critico in quella che viene chiamata« la Riforma »,e che fu l'espressione religiosa del fermento generale. I due grandi detonatori furono Lutero (1483-1546) e Zwingli (1484-1531) , che sarebbero stati poi seguiti dall'ancor più grande Calvino (1509-1564). Per ripristinare la primitiva purezza della religione , quale essi la concepivano, questi uomini tornarono alla dottrina della predestinazione: l'uomo è ìrrimediabilmente malvagio e, comunque viva e qualunque cosa faccia , fin dal tempo dei tempi Dio ha destinato pochi eletti al Paradiso e la grande maggioranza all' Inferno. Questa dottrina, che spostò il centro di gravità· da Dio verso il Diavolo , e il dogma secondo cui la Bibbia doveva essere La regola per ogni dottrina e venerazione, divennero i due pilastri fondamentali del culto dei riformatori. La figura più tragica fu quella di Calvino, un fanatico organizzatore. Egli vedeva se stesso come l'oracolo di Dio , i cui ordini portavano con sé la punizione divina. Da Ginevra, dove si era stabilito e aveva instaurato il suo stato di polizia, egli si arrogò l'infallibilità che aveva negato alla Chiesa Cattolica e creò un nuovo tipo di uomo , il « puritano », e un nuovo regime che fu appropriatamente chiamato « bibbiocrazia ». « La Riforma - scrive Oswald Splengler - abolì completamente l'aspetto luminoso e consolante del mito gotico: il culto di Maria, la vene-


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razione dei santi , le reliquie , i pellegrinaggi, la Messa. Ma il mito del demonio e delle streghe rimase, perché era la causa e l'incarnazione della tortura interna, e questa tortura allora raggiunse finalmente il suo orrore supremo » . (1) La legge dell'amore fu respinta per seguire la legge dell'odio. Ben presto si sviluppò una ricca letteratura protestante sul Diavolo , che inquinò la vera religione. Oggi è difficile comprendere come un simile credo abbia offerto una qualsiasi attrazione. Tuttavia anche uomini ragionevoli vennero trascinati dalla tonante teologia di Lutero e dall.a fredda logica di Calvino. La sfida era così immensa e la propaganda così penetrante da richiamare tutti gli scontenti. Stuoli di monaci e di preti degeneri videro nel nuovo credo un'opportunità per liberarsi dagli obblighi che erano diventati molesti; i principi scoprirono in esso un mezzo per rafforzarsi contro l'impero e per ampliare i loro domini saccheggiando la Chiesa; il nascente potere finanziario vi scoprì un'autorizzazione alla pratica dell'usura c l'avallo delle nuove condizioni economiche, mentre le masse oppresse vi videro una dottrina che offriva libertà e licenza per tutti. Lo sconvolgimento che ne risultò non può essere esaminato qui , comunque il 25 settembre 1555 ad Augsburg fu raggiunto un compromesso per porvi fine, stipulato principalme nte tra Ferdinando , che rappresentava suo fratello l'imperatore Carlo V, e Augusto, Elettore luterano di Sassonia. Secondo i termini dell' accordo, tutti i principi luterani venivano esentati dalla giurisdizione episcopale e veniva loro consentito di conservare le proprietà ecclesiastiche secolarizzate prima del Trattato di Passau , nel 1552. Ogni principe laico ebbe il diritto di decidere, secondo il principio del « cuius regio eius religio », a quale religione dovesse attenersi il suo popolo; il che significava che la fede del popo lo tedesco era determinata dai principi locali anziché dalla Chiesa. E benché una clausola , nota come « riserva ecclesiastica », imponesse la confisca delle terre e dei privilegi dei vescovi cattolici che avessero abbandonato la loro fede, i luterani dichiararono che non vi si consideravano vincolati. l calvinisti non erano inclusi in questo accordo, né fu fatta alcuna concessione per la crescita della religio ne protestante, che intanto si diffondeva rapidamente nell'impero . Tutto ciò che la Pace di Augsburg o ttenne fu di stabilire una tregua , ma lasciò la Germania divisa in due fazioni onnipresenti e , come dice lord Bryce, « due sistemi che si respingevano a vicenda non potevano esistere fianco a fianco senza tentare di distruggersi l' un l' altro ». Questa distruzione fu resa inevitabile dalla crescente potenza sia del calvinismo sia della Società di Gesù, da poco costituita , il cui unico scopo era l'eliminazione del protestantesimo. L'occhio del ciclone si postò a Praga, ovc il calvinismo si era saldamente trincerato . Nel 1526 la Boemia era passata sotto

1 ( )

« The Decline of the West •, ediz. inglese ( 1928) Vol. Il . pag. 299.


LO SCISMA DEL CRISTIANESIMO

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la casa degli Asburgo e oel 1575 Rodolfo , il figlio maggiore di Massimiliano II, fu incoronato re. Egli succedette al padre quale imperatore nel 1576, fece di Praga la sua capitale imperiale e nel 1609 fu costretto dai suoi sudditi protestanti a concedere la cosiddetta « Lettera di Maestà » con cui la loro religione veniva garantita e salvaguardata da un sodalizio noto come « I Difensori ». Nel 1611 R odolfo venne deposto da suo fratello Mattia, che in maggio fu incoronato re di Boemia e un anno dopo fu eletto imperatore. Intanto , dopo il Trattato di Augsburg, due campioni si erano fatti avanti a personificare gli elementi dello scontro: Massimiliano duca di Bavaria, il Cattolico, e il principe Cristiano di Anhalt, il Calvinista. Il primo considerava il trattato come una definizione legale, alla quale occorreva riferirsi per ogni disputa; il secondo riteneva che il protestantesimo dovesse sbarazzarsi della casa d'Austria, altrimenti la casa d'Austria si sarebbe sbarazzata dal protestantesimo. Gli incidenti seguirono agli incidenti finché, nel1607, Massimiliano occupò la libera città di Donauworth. Ciò portò alla creazione dell' Unione Evangelica sotto Cristiano di Anhalt, l'anno seguente. Sfidat o da questa dimostrazione di forza, MassimiJiano formò la Santa Lega Cattolica. Un conflitto era praticamente certo, poiché Mattia era senza figli e il suo successore - sia per l'impero che per la Boemia - sarebbe probabilmente stato l'arciduca Ferdinando di Stiria, nipote di Ferdinando I e fanatico cattolico. Mattia temeva guai e rimandò la sua elezione fino all617 , quando una decisione divenne improcrastinabile. Quando la Spagn a decise di sostenere la candidatura di Ferdinando , nell'intesa che se fosse diventato imperatore avrebbe ceduto i feudi degli Asburgo in Alsazia alla corona spagnola, i Consiglieri del Re - tutti fe rventi cattolici- lo e lessero il 17 giugno erede al trono di Boemia. Subito i protestanti boemi, capeggiati dal conte Thurn , rifiutarono di riconoscere Ferdinando e in dicembre, quando l'arcivescovo di Praga ordinò - in violazione della Lettera di Maestà - la soppressione dei riti protestanti nelle chiese costruite sui suoi domini, « I Difensori » convocarono una Dieta neUa città di Praga. Essa si riunì il 21 maggio 1618 e il giorno seguente , dopo violenti alterchi , i più fidati Consiglieri del R e - Martinitz e Slawata - e il loro segretario Fabricius, vennero scaraventati da una finestra del palazzo Hradcany ; il fatto doveva diventare famoso come « la D efenestrazione di Praga ». Subito dopo , i boemi stabilirono un governo provvisorio e procedettero a raccogliere un esercito al comando del conte Thurn. Le ostilità con l'Austria si aprirono in luglio e, malgrado al momento non sembrasse, erano destinate a trasformarsi nella prima delle grandi guerre europee e a durare per trent'anni . Il 20 marzo 1619 la morte di Mattia accelerò gli eventi. Gli stati confederati di Boemia, Lusazia, Slesia e Moravia dichiararono non valida l'elezione di Ferdinando e il 26 agosto elessero loro re - col nome di Federico V


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- l'Elettore Palatino, un fervente calvinista la cui moglie Elisabetta era figlja di Giacomo I d'Inghilterra. Due giorni più tardi, il Collegio Elettorale si riunì a Francoforte per decidere chi doveva succedere a Mattia. Il Collegio era l'organo di controllo dell'impero e, senza iJ suo consenso, l' imperatore non poteva convocare una Dieta, imporre una tassa , stringere un'alleanza o dichiarare guerra. Era stato creato con la Bolla d'Oro del 1356, ed era costituito da tre principi Spirituali e quattro Temporali. I primi erano gli Elettori Cattolici di Magonza, Colonia e Treviri , mentre i secondi erano il re di Boemia , l' Elettore Palatino e I'Eietrore di Brandeburgo (entrambi calvinisti), nonché l'Elettore di Sassonia, Juterano. Pertanto , fi nché il re di Boemia era un cattolico, i principi cattolici dominavano; sarebbero però caduti in minoranza, se egli fosse stato sostituito da un non cattolico. A questo equilibrio interno del Collegio Elettorale risalivano le ragioni profonde della Guerra dei Trent'anni. A Francoforte, soltanto i tre principi Spirituali parteciparono di persona. Gli altri quattro membri del Collegio furono rappresentati da ambasciatori; tra questi, quello di Federico aveva istruzioni di votare in prima istanza per Massimiliano, duca di Baviera (cattolico), ma di aUinearsi con gli altri Elettori se avessero votato per Ferdinando. Siccome essi fece ro proprio così , Ferdinando venne eletto imperatore col titolo di Ferdinando II (1619-1637). Non appena questa decisione fu presa , arrivò la notizia che era stata deposto dal trono di Boemia. Poiché questa era una sfida, non solo a Ferdinando ma all' intero sistema imperiale , la crisi divenne improvvisamente un problema europeo. E visto che non aveva un esercito col quale scacciare Federico , Ferdinando si rivolse a Massimiliano, il solo principe in Germania che possedesse un esercito permanente. L'8 ottobre del1619 questi accettò di astenere Ferdinando , a patto che gli venisse lasciato il completo controllo delle operazioni in Boemia e che, ~ma volta sconfitto Federico, gli venissero conferiti i di lui titoli elettorali. Inoltre Ferdinando acquistò, a prezzo della Lusazia , l'appoggio di Giovanni Giorgio di Sassonia, che detestava i calvinisti. Per di più , Filippo III di Spagna (1598-1621) assicurò prontamente a Ferdinando una sovvenzione sufficiente per reclutare 10.000 armati, e gliene prestò altri 8.000 dai Paesi Bassi. Sul fronte opposto, i principi deU'Unione riconobbero Federico e altrettanto fecero le Province Unite, la Danimarca e la Svezia, mentre Bethlen Gabor, principe di Transilvania, fece alleanza coi boemi. Nel luglio del 1620 l'esercito della lega cattolica, forte di 25.000 uomini al comando di Massimiliano, del TiJiy e del Bucquoy, aura versò la frontiera austriaca; nello stesso tempo, lo Spinola e 24.000 uomini muovevano dalle Fiandre verso il Palatinato.


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L'8 novembre il primo si scontrò coi boemi di Cristiano di Anhalt e li mise in rotta alla Montagna Bianca, presso Praga ; lo Spinola intanto invase il Palatinato. Questi disastri frantumarono l'Unione Evangelica e avrebbero potuto concludere la guerra, se Ferdinando fosse stato più conciliante. Invece, era spinto dal suo principio « meglio governare un deserto che un paese pieno di eretici »,e le sue persecuzioni esasperarono i calvinisti. Il risultato fu che i brandelli dell'esercito boemo , rafforzat i da masse di disperati, accorsero attorno al generale calvinista conte Emest von Mansfeld - un abile mercenario che presto sarebbe stato conosciuto come« l'Attila della cristianità »- il quale portò la guerra nel Palatinato Superiore. Nella primavera del1622 fu raggiunto da Cristiano , duca di Brunswich, e da Giorgio Federico , margravio di Badeo Durlach. Seguì una serie di scontri, cui pose termine io giugno una decisiva sconfitta dei calvinisti a Hochst . Mansfeld e Cristiano si ritirarono allora in Alsazia e si acquartierarono nel Friesland orientale. Iilline, nell'agosto del1623, Cristiano di Brunswick fu annientato a Stadtlohon e la conquista del Palatinato fu completa. Nel gennaio 1621 Ferdinando aveva messo incostituzionalmente al bando imperiale Federico e nel gennaio del 1623, adempiendo alla sua promessa a Massimiliano, decise di trasferire a quest'ultimo la carica di Elettore che era stata di Federico. Poiché non poteva convocare d'autorità una Dieta, organizzò un convegno generale degli Elettori a Regensburg, per sancire il trasferimento. Eccetto il fratelJo di Massimiliano, Elettore di Colonia, quasi tutti i più importanti principi di Germania, oltre al re di Spagna, vi si opponevano. Ciò nonostante Federico fu deposto, il 23 febbraio , e due giorni dopo Massimiliano venne investito dei suoi titoli. Ne conseguì uno stuolo di proteste e gli Elettori di Sassonia e di Brandeburgo rifiutarono di riconoscere il loro nuovo collega. L'allarme dei principi protestanti era pienamente giustificato. Non solo l'illegittima deposizione di Federico minacciava la loro sicurezza personale ma , a causa del cambiamento nell'equilibrio di potenza creato dall'investitura di Massimiliano, essi temevano di essere privati delle proprietà ecclesiastiche che avevano acquisito fin dal 1555, e che comprendevano due arcivescovadi e 120 abazie. Per impedirlo , si rivolsero a Cristiano IV (1588-1648) di Danimarca, un principe luterano , che nel maggio 1624 si unl a loro. La guerra entrò allora nella sua seconda fase: da problema europeo divenne cioè conflitto europeo. Confrontato all'esercito danese, quello della lega cattolica era debole, e Ferdinando fu di conseguenza messo in imbarazzo: non aveva nessuna voglia di perdere altri territori per sostenere gli alleati. Inaspettatamente, la difficoltà fu superata dal conte Albrecht von Wallenstein (1583-


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1634), un avventuriero ceco assai facoltoso , che offrì di mettere insieme gratuitamente per l'imperatore un esercito di 40.000 uomini, purché la nomina degli ufficiali spettasse soltanto a lui. Ferdinando accettò subito l'offerta e conferì al Wallenstein il titolo di duca di Friedland. Così l'impero ottenne finalmente un proprio esercito , che non costava nulla e che poteva essere mantenuto indefinitamente in campo, finché fosse stato impegnato in guerra, perché la massima del Walleostein era che « la guerra deve mantenere la guerra». Mentre Ferdinando era così impegnato, Giacomo I aveva finalmente sposato la causa di suo genero ed e ra entrato in disputa con la Spagna. NeUo stesso tempo il cardinale Richelieu (1585-1642), primo Ministro di Luigi XIII di Fra ncia (1610-1643), che mirava a spezzare il cerchio con cui gli Asburgo aveva circondato la Francia fin dai giorni di Carlo V, concluse un'alleanza con l'inghilterra, le Province Unite e la Danimarca. Fu così inaugurata la politica di intervento della Francia negli affari tedeschi, politica che da allora in poi turbò sempre l'Europa centrale. Poiché Richelieu era paralizzato da una sommossa degli ugonotti e Giacomo aveva paura di convocare il Parlamento, l'intervento fu lasciato a Cristiano IV, che era ansioso di estendere la sua influenza sui porti del Mare del Nord , e che nel 1626 scese in campo. In aprile si mosse anche il WaUenstein. Egli affrontò il Mansfeld e lo sconfisse al Ponte di Dessau, poi invase il Mecklemburgo e la Pomerania, accrescendo lungo la strada il suo esercito fino a portarlo a circa 80.000 uomini. Il 27 agosto Cristiano IV fu messo in rotta dal Tilly a Lutter, presso il Barenberg, e il Brunswich fu invaso. Siccome l'occupazione del Palatinato aveva liberato il Medio Reno e pertanto lo aveva riaperto quale principale linea di comunicazione tra l'Italia e i Paesi Bassi spagnoli - il che era di vitale importanza per la Spagna - il Wallenstein si mosse per stabilire l'autorità di Ferdinando sui principati del Baltico. Inondò la penisola danese con le sue truppe e, nel marzo del 1628, ricevette in premio dall'imperatore i ducati del Mecklemburgo. Questo atto arbitrario, perfino più che non l'ascesa di Massimìliano all'Elettorato, mostrò ai principi protestanti che nessuno di loro era al sicuro e che si stava rapidamente avvicinando il momento in cui l'intera Germania sarebbe diventata una provincia austriaca. Così si accordarono per eliminare il Wallenstein: ma eiano in difficoltà a trovare il modo per tradurre in pratica un simile proposito , di fronte ai suoi 80.000 uomini. La sottomissione dei paesi baltici veniva intanto portata avanti con determinazione e, quando Amburgo e Lubecca respinsero l'offerta dì alleanza di Ferdinando , il Wallenstein si mosse per mettere in ginocchio la Lega Anseatica con un'avanzata verso Stralsund. Un esercito di 25.000 uomini al comando del suo luogotenente Arnim apparve in aprile di fronte alla città, i cui Consiglieri però non vennero col-


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ti di sorpresa. Essi si erano già messi in contatto con Cristiano IV e con Gustavo Adolfo di Svezia (1611-1632) e il reggimento di Munro, con 900 scozzesi (allora al servizio della Danimarca) , 400 danesi e 600 svedesi, era stato mandato via mare nella città. 1123 giugno fu firmata un'alleanza ventennale tra gli incaricati di Gustavo e la municipalità. Lo stesso giorno, Wallenstein assunse la direzione delle operazioni; ma dopo due vani assalti, avendo appreso che Cristiano e una forza di spedizione si trovavano allargo dell'isola di Rugen , il 24 luglio tolse l'assedio. · Cristiano sbarcò il suo esercito a sud-est di Stralsund e occupò Wolgast, quale primo passo verso l'invasione del Mecklemburgo . Là, il 12 agosto, fu intercettato dal Wallenstein e sconfitto. All'inizio del 1629 furono aperte le trattative di pace, che il 7 giugno si conclusero col trattato di Lubecca. Praticamente, quasi tutte le potenze europee vi furono coinvolte. Il Wallestein adesso aveva 125.000 uomini alle armi e dopo la disfatta di Cristiano- poiché non c'era più nessun nemico in vista- ne addebitò le spese indiscriminatarnente ad amici e nemici. Alcuni distaccamenti si erano acquartierati in Sassonia e , siccome era stato fatto senza il suo permesso, l'Elettore Giovanni Giorgio- sostenuto da Massimiliano- si appellò all'imperatore. Entrambi temevano il crescente potere del Wallenstein e altrettanto faceva Ferdinando, che stava diventando poco più del suo fantoccio. Quest'ultimo però, prima di affrontare questo spinoso problema decise, intanto che la sua potenza era al culmine , di adempiere un desiderio a lungo coltivato: la restituzione delle terre della Chiesa ingiustamente usurpate dal1555 . Poiché sapeva che nessuna Dieta l'avrebbe sancita , decise di imporla con un decreto imperiale e il 6 marzo 1629 intimò a una Germania indifesa il suo « Editto di Restituzione ». Ma il come sbarazzarsi del Wallenstein restava un problema e, malgrado Ferdinando non avesse deliberatamente agito nell' intento di risolverlo, il suo atto successivo precipitò la soluzione. Su istigazione della Spagna, egli si fece coinvolgere in una guerra contro il francese duca di Mantova, acconsentendo ad inviare truppe in Italia: una decisione che gU mise contro il papa e divise la Chiesa cattolica. Ciò sollecitò Richelieu a mediare una tregua tra Svezia e Polonia, per poter lanciare Gustavo come campione protestante contro l'impero. Poiché l'occupazione svedese di Stralsund e Pillau (2) avrebbe messo Gustavo in grado di portare la guerra in Polonia con effetti pericolosi. Sigismondo In

(l) Pillau era stata ceduta a Gustavo dall'Elettore di Brandeburgo, nel 1627.


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di Polonia concordò su una tregua di sei anni, che fu firmata ad Altmark il 26 settembre 1629. Il Wallenstein, che era violentemente contrario all'Editto di Restituzione in quanto riteneva che una Germania tranquilla fosse essenziale per poter affrontare l'atavico nemico d'Europa - i turchi - cominciò in misura perfino maggiore ad aumentare il proprio esercito, per poter affrontare Gustavo se fosse intervenuto. A causa dell'accordo tra la Spagna e Ferdinando, nel maggio del 1630 ricevette però ordine di inviare 30.000 uomini in Italia. In seguito, la Spagna pretese l'aiuto di Ferdinando per sottomettere gli olandesi e gli Elettori , guidati da Massirniliano, rifiutarono di discutere la questione finché Wallenstein rimaneva al potere; Giovanni Giorgio pretendeva inoltre l'abrogazione dell'Editto di Restituzione. Abbandonando Wallenstein, Ferdinando poteva pacificare gli Elettori cattolici e, abrogando l'Editto , poteva sottomettere la Sassonia e il Brandeburgo. Egli decise per la prima soluzione e, il17 agosto , a Regensburg, discusse con i suoi consiglieri quale fosse il modo migliore per liberarsi del suo formidabile generale . Abbastanza sorprende ntemente, quando il Wallenstein fu informato della volontà dell'imperatore non recriminò e il 24 agosto presentò le proprie dimissioni. Sbarazzatosi del Wallenstein, Ferdinando mise da parte ogni idea di revocare l'Editto di Restituzione, affidò l'esercito imperiale a Massimiliano e al Tilly e ritornò alla posizione in cui si trovava all'inizio della guerra. Proprio in quel momento Gustavo, che il6luglio aveva sbarcato il suo esercito a Peenemiiode, sull'isola di Usedom, stava consolidao~ do la sua base in Pomerania.

2. Le battaglie di Breitenfeld e Liitzen, 1631 e 1632 L'importanza militare delle due grandi battaglie combattute da Gustavo Adolfo in Germania sta nel fatto che esse derivano da un miglioramento nella tattica e nello stile di comando che avrebbe influenzato profondamente l'arte della guerra. Perciò, prima di indagare negli eventi dai quali esse scaturirono , occorre anzitutto rivedere brevemente lo sviluppo della tattica terrestre che le precedette, poi bisognerà tener conto dell'abilità militare di Gustavo e infine considerare le modifiche alla tattica che egli introdusse. Benché non vi fosse stata carenza di scoperte militari fin dall'ultima metà della Guerra dei Cent' anni (3) e uomini come Leonardo (') La seguente cronologia può fornire qualche indicazione: granate a mano, 1382; palle fumogene, 1405; miccia a tempo 1405: colpo a m itraglia , 1410; polvere da sparo precon fezionata e conservabile,


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da Vinci {1452-1519) avessero perfino fatto ipotesi su quelli che sarebbero poi divenuti i sottomarini, i carri armati e gli aereoplani, il principale problema tattico prima dell'introduzione del cannone non era tanto queJlo di come sconfiggere iJ nemico sul campo quanto quello di stanarlo daJle sue fortificazioni. Finché il castello non divenne affrontabile, durante la seconda metà del 1500, il problema di come meglio usare le armi da fuoco non si presentò sul campo di battaglia. La sua soluzione venne indicata nella sanguinosa battaglia di Ravenna, vinta da Gastone di Foix sull'esercito deJla Lega Santa nel 1512, poiché in essa l'artiglieria cominciò agiocare un ruolo decisivo. Ma non fu prima dell'introduzione dei moschetti a miccia rnigjjorati spagnoli -usati per la prima volta all'assedio di Parma nel 1521 - che i moschettieri cominciarono a dimostrare il loro valore. Questa nuova arma era lunga sei piedi , pesava 15 libbre e veniva usata su un sostegno a forcella. Il suo uso tattico venne rapidamente sviluppato dal marchese di Pescara. Nel 1522, alla battaglia di Bicocca, egjj dimostrò su larga scala l'importanza dei moschettieri che agissero indipendentemente allo scoperto e , per la prima volta, i piccheri si ridussero a loro ausiliari. L'anno seguente, a Pavia , il fuoco metodico e la manovra dei moschettieri del da Pescara vinsero per gli imperiali la più decisiva battagjja della loro generazione: una battaglia che fondò la tattica di fuoco delle moderne fanterie. Fino all' introduzione della baionetta, il moschetto e la picca rimasero le armi dominanti. In questo, erano gli spagnojj i battistrada: in gran parte perché avevano reclutato tra i veterani della conquista di Granada dei corpi di soldati professionisti, noti come << tercios ». Di solito , queste « battaglie » spagnole consistevano di due-tremila soldati appiedati (un terzo di moschettieri e due terzi di picchicri) e poiché alcuni dei tercios avevano quali colonnelli onorari dei principi della Real Casa- gli Infantes- i nuovi soldati appiedati vennero conosciuti come« infantaria », fanteria. Nel sedicesimo secolo queste << battaglie pesanti » venivano schierate in rettangoli di uomini della profondità di trenta righe, con dei quadrati di moschettieri ai loro angoli. Ma all'inizio del sedicesimo secolo, a causa dei progressi fatti nelle artiglierie, la loro profondità ven11e spesso ridotta a dieci righe. A causa del crescente ricorso ai picchieri , per proteggere i moschet. tieri , le cariche di cavalleria divennero sempre più limitate, col risultato

I429 ; palle incendiarie. 1400-1450: moscheui a miccia o archibugi , 1450: granate esplosive di bronzo; 1463; bombe esplosive , 1470; affusti a ruote per cannone , circa 1470: pistola. 1483; granate incendiarie, 1487; rigatura deUe canne. 1520; moschetti spagnoli e con batteria a ruota , I52!: bombe a mano migliorate. 1536, pistole a ruota, 1543; cartucce di carta. 1560; granata tipo shrapnel, 1573; cariche pronte. 1575; granate comuni, 1588; cartucce fisse (polvere e palla unite). 1590; p•stole rigate. cin:a 1592; spoleue a percussione , 1596.


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che i cavalieri spagnoli venivano addestrati a fidarsi di più delle pistole a ruota, recentemente introdotte, che della spada o della lancia. Essi erano pesantemente corazzati contro il fuoco dei moschetti e schierati io squadroni profondi che, riga dopo riga, marciavano sui piccbieri nemici e metodicamente facevano fuoco con le loro pistole « dans le tas )) e); ogni riga, dopo aver sparato, ruotava e trafiJava sul retro per ricaricare. Gli uomini a piedi venivano di solito ammassati al centro con l'artiglieria sul fronte, coperta da scaramucciatori, e la cavalleria ferma sul retro e sulle ali. Le battaglie venivano quasi invariabilmente combattute in ordine parallelo e veniva ricercato un terreno aperto con, se possibile, sole e vento alle spalle. L'inseguimento veniva tentato raramente e le impedimenta spagnole erano di solito imponenti , accompagnate da numerosi non combattenti e da donne. In conclusione, la tattica spagnola era lenta, metodica e ingombrante, ma quasi invincibile da parte di un nemico meno ben addestrato. A quel tempo, la gran parte degli altri eserciti si affidava ancora largamente ai mercenari. In tempo di pace i loro capi, che erano soldati di professione, mantenevano alla mano soltanto un piccolo nucleo di esperti in reclutamento e addestramento e, quando ricevevano un contratto di guerra, completavano rapidamente i loro ranghi con uomini di ogni razza e religione. La Svizzera e l'Italia settentrionale erano sempre pronte a fornirne in gran numero. Gli uomini prendevano l'impegno con i loro capi a titolo personale e, quando catturati o al termine del loro contratto, cambiavano frequentemente parte. [n inverno queste forze mercenarie di solito si sbandavano, per essere di nuovo reclutate la primavera seguente per la successiva campagna d'estate. Confrontati con i ben addestrati ed equipaggiati tercios, erano spesso poco più che plebaglia armata. Altrettanto importante fu l'influenza delle armi da fuoco sulla politica. Non solo proletarizzarono la guerra, come dice il Cervantes (15471616), consentendo «alla mano codarda del villano di togliere la vita al più coraggioso gentiluomo », ma accentrarono il potere nelle mani della monarchia. Il costo dell'artiglieria e le spese richieste per equipaggiare gran numero di arcbibugeri divennero presto troppo grandi per essere affrontati da chiunque individualmente, e di conseguenza dovettero essere affrontati dalJo stato. Inoltre, questa concentrazione di potenza in mani secolari innalzò la monarchia al di sopra della Ch iesa. La guerra divenne uno strumento politico e cessò di essere una prova morale. Il XVII secolo vide il sorgere degli eserciti permanenti, lo sviluppo di armamenti competitivi e l'introduzione dell'equilibrio di potere come politica. Il servizio militare smise di essere il privilegio di una classe e comin-

(') • Nel mucchio»: in francese nel testo (N.d.T.).


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ciò a diventare una professione nazionale. Lo sviluppo del combattimento di massa, se non degli eserciti di massa, fu una caratteristica del tempo e . si manifestò neUa Guerra dei Trent'anni. Poiché il sistema militare spagnolo veniva copiato da tutte le potenze europee, fu l'esercito di tipo spagnolo che Gustavo venne chiamato ad affrontare. Gustavo era il figlio maggiore di Carlo IX di Svezia (1604-1611) ed era nato a Stoccolma il19 dicembre 1594. Suo nonno era il grande Gustavo I che fondò la dinastia dei Vasa, uomo orientato al commercio che aveva favorito la classe media contro i nobili e aveva introdotto la religione protestante in Svezia. Gustavo Adolfo succedette al padre nell611. Quello stesso anno assaggiò per la prima volta il gusto della guerra , contro i danesi. Come Alessandro il Grande, egli intraprese la sua carriera militare da ragazzo. Sotto molti aspetti, come più di uno scrittore ha rilevato, (5) aveva una certa rassomiglianza con il grande macedone: egli diede l'impronta a un'epoca, indicando la via alla Francia come Alessandro aveva fatto per Roma, e in più gli assomigliava nel carattere. Pur riservato nelle piccole cose, egli era appassionato in quelle grandi . Abile cavalie re e atleta, possedeva una fervida immaginazione, un temperamento irrequieto e l' amore per le avventure pericolose; in battaglia, e ra sempre in prima linea. Benché irascibile, e ra tuttavia incline al perdono: « lo sopporto gli errori dei miei sudditi con pazienza- disse una volta - ma anch'essi debbono sopportare le mie frasi impulsive ». ( 6 ) Fedele agli amici , e ra generoso coi nemici: un uomo di salde convinzioni , che mai sacrificò i principi al proprio interesse. Saggio nella scelta dei subordinati , era oculato anche in quella dei suoi eroi , tra i quali il favorito era soprattutto Maurizio di Nassau. Egli studiava i suoi avversari ed era anche uno studioso di storia: i suoi libri preferiti erano il « D e Jure Belli ac Pacis »di Hugo Grotius e l'« Anabasi »di Senofonte. Negli studi e ra aiutato dalla sua notevole attitudine per le lingue poiché , oltre alla madre lingua, capiva latino, greco, tedesco, olandese, italiano, polacco e russo. In religione, era fermamente protestante e, in politica, appassionatamente svedese; mai perse di vista la sua aspirazione dominante: il « Dominium Maris Baltici )), Come generale, Gustavo è certo uno dei più grandi condottieri e Na-

(' ) Gindely (• History of thc Th.rty Years' War • 1884. Vol. Il , pag. 41) dice: « ~e noi cerchiamo un personaggio storico con cui possa essere confrontato, ne troviamo uno solo: Alessandro il Grande " e Dodge (« Gustavus Adolphus •, 1890, Vol. I. pag. 73 e 401) scrive:« Pochi giovani monarchi banno incontrato situazioni così difficili nel prendere le redini del governo. La situazione di Gustavo richiama nettamente quella di Alessandro»... • Eccetto Alessandro. nessun grande capitano mostrò il vero amore per la battaglia che bruciava nel petto di Gustavo Adolfo. e ra tale il suo disprezzo della morte che il suo esercito non poteva far altro che combattere». ( 6) Citato da « Gustavus Adolphus •, di Theodore Ayrault Dodge, Vol. l , pag. 400.


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poleone dice di lui: « Gustave-Adolphe était animé des principes d 'AIexandre, d'Annibal, de César » . (1) La sua grandezza è nella novità delle sue idee e nel coraggio con cui le applicò. Fin dall'età di diciassette anni egli ebbe costante esperienza di guerra e continuò sempre a imparare, a inventare, a migliorare e a osare. Era capace di ottenere cosi grandi risultati in guerra proprio perché la maggioranza li riteneva impossibili . Il suo principale contributo a quest'arte lo diede poiché fu il primo generale dell'evo moderno a capire che la mobilità è fondata sulla disciplina, e la disciplina sull'efficiente amministrazione e sul comando. La gran parte dei suoi ufficiali era giovane- non gli piacevano i generali di sessant'anni e oltre - e tutti venivano spinti a prendersi cura dei loro uomini. Gindely dice: « Egli provvedeva il cibo e anche il vestiario per i suoi uomini, li forniva di vestimenti imbottiti , manteneva le tende efficienti per proteggerli contro il tempo inclemente e per assicurare loro una esistenza più umana. I discorsi sconci e volgari, l'alcolismo e il gioco d'azzardo erano banditi con rigide sanzioni dalla vita del campo. Né tollerava le donne perdute: egli insisteva che le ragazze che avessero voluto seguire l'esercito dovevano essere legate in matrimonio a un soldato ». ( 8) Inoltre fu uno dei primi- dopo l'età classica - a basare la tattica sulle prestazioni delle armi invece che sulle convenzioni. Come generale , Chemnitz lo sintetizza così: « Nessuno eguagliò mai Gustavo Adolfo nel guidare il suo esercito contro il nemico, e nel condurre una ritirata in modo da evitare le perdite, né nell'accampare le sue truppe e nel rinforzare i suoi accantonamenti con lavori campali. Nessuno conosceva la fortificazi one , l'attacco e la difesa come li conosceva lui. Nessuno poteva indovinare le intenzioni del suo avversario e avvantaggiarsi delle opportunità della guerra più abilmente di lui. Egli si rendeva conto d'un sol sguardo dell'intero schieramento e disponeva il suo esercito in modo da sfruttare ·ogni opportunità. I tre punti in cui egli superava tutti gli altri erano la tattica, l'organizzazione e le armi ». (9) Un altro apprezzamento sul suo conto da parte dei contemporanei suona così: « Egli animava i suoi soldati combattendo più che esortando; né si arrogava alcun vantaggio al di sopra della massa di loro, eccetto l'onore e il comando ... .l:.gli comprese bene che fiducia e lealtà non possono essere pretese quando si imponga schiavitù e servilismo e ' perciò a volte egli sapeva essere in confidenza tanto con i soldati quanto con i comanda n-

(') " Epistolario"· Vol. XXXI. pag. 354. (8) " History of the Thirty Years' War "· Vol. Il , pag. 435. (") Citato da " A Précis of Modem Tactics " del colonnello Robert Home (1892) pag. 226.


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ti. La sua invenzione e la sua esecuzione di ogni stratagemma militare procedevano alla pari, poiché per tutte queste conquiste egli doveva tanto alla sua prontezza quanto al suo valore. Quando i suoi nemici erano nelle loro tende al sicuro e parlavano di lui come se fosse lontano, irrompeva come un lupo nelle loro favole, lasciandoli impietriti. Essi non potevano contrastare la forza della sua fama , e meno ancora quella delle sue armi. Devo aggiungere un granello, per completare la saga delle sue vittorie e per rendeme appieno il merito: non indusse mai nessuno ad una impresa a cui egli stesso non avrebbe preso parte. E insegnava tanto con i fatti quanto con le parole. Posso aggiungere che né in passato né in futuro vi fu o vi sarà un principe così capace di sopportare ogni privazione, anche di ciò che i militari desiderano di più , come la carne da mangiare e bevande e calore e sonno e così via ... e tutti questi grandi risultati erano sempre ottenuti con interiore devozione e circospezione verso l'esterno. Egli prima pregava Dio poi provvedeva agli uomini, tenendo d'occhio contemporaneamente i progetti futuri del nemico e le presenti necessità dei suoi soldati. Le più grandi delle sue glorie, conquistate a prezzo di sangue e sudore, non riuscirono mai ad alterare il controllo sulla sua mente o la misura della sua continenza. La vera grandezza del suo spirito era tale che poneva la sua coscienza sopra ogni cosa, lasciando da parte l'ostentazione, e cercava la ricompensa di una buona azione non dalla fama ma dalla buona azione in sé ... ». (1°) Benché altri lo abbiano eguagliato in abilità tattica e in acume strategico , probabilmente nessun singolo comandante - ad eccezione di Filippo il Macedone- lo superò quale organizzatore militare e le sue riforme furono così globali che egli diede origine all'era della guerra moderna. Non solo riorganizzò le specialità combattenti e coordinò le loro tattiche, ma fondò il suo intero sistema sulla economia interna e su un efficiente servizio di rifornimenti. Egli si rese conto che i metodi militari dei suoi tempi erano superati, poiché ogni esercito aveva copiato il sistema spagnolo senza·cambiamenti ed esso era diventato - al'inizio della Guerra dei Trent'anni - estremamente farraginoso. Gustavo riesaminò l'organizzazione militare di cui poteva disporre e vide chiaramente che l'arma più efficace era il moschetto. Di conseguenza diminuì il numero dei picchieri , accorciò le loro picche da 16 a 11 piedi , alleggeri la loro corazza e li affiancò ai moschettieri per formare compagnie costituite - a parte gli ufficiali - da 72 moschettieri e 54 picchieri, le quali si schieravano in linea con file dei sei uomini in profondità , con le picche al centro . Quattro compagnie formavano un

( 10) « The Grcat and Famous Baule of Lùttcn ... • tradoua da francese. stampata nel 1633 e pub· blicata in • Tbe Harleian Miseellany • ( 1809) Voi IV, pagg. 197-209.


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Fig. 3: Bauaglia di Brei tenfeld. 1631

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battaglione, otto un reggimento, e da due a quattro reggimenti costituivano una brigata. In ciascuna di queste formazioni le ali destra e sinistra erano composte di moschettieri e il centro di picchieri. Alleggerì il moschetto, per poter fare a meno delle grucce e dei sostegni. Gradualmente sostituì il meccanismo a miccia con quello a ruota, introdusse le cartucce di carta e fornì ai suoi uomini le bandoliere per portarle. Egli impiegò due tipi di cavalleria , i corazzieri e i dragoni. I primi erano parzialmente corazzati , mentre i secondi erano fanteria montata. I primi erano inquadrati in squadroni della profondità di tre righe, anziché dieci, ed erano addestrati a caricare al galoppo invece che al trotto, usando le loro pistole soltanto nella mischia. Essi cavalcavano in linee di squadrone, una dietro l'altra oppure a scacchiera; l'ultima linea costituiva la riserva. Benché Gustavo schierasse la sua cavalleria sulle ali della fanteria , che era la procedura normale, talora la dislocò anche dietro ogni linea di fanteria e spesso ad essa frammischiò squadre di moschettieri « comandati » addestrati cioè a far fuoco su comando dei loro ufficiali. Generalmente la sua cavalleria caricava sotto la copertura del fumo del bombardamento di artiglieria e, una volta che aveva cacciato indietro gli scaramucciatori nemici, si ritirava per consentire alla fanteria di avanzare. Poi , sotto la copertura di un altro bombardamento, caricava ancora, questa volta sui fianchi del nemico, per spingerli verso il centro e creare confusione, poiché il mantenimento di un fronte ordinato e ininterrotto era essenziale per il successo. Tuttavia, malgrado l'eccellenza della sua fanteria e della sua cavalleria, fu sulla potenza dell'artiglieria che si fondarono le sue battaglie. C1) Come Maometto II fu il primo grande artigliere d'assedio , Gustavo fu il primo grande artigliere campale. Per rendere mobile il cannone egli lo accorciò, ne alleggerì l'affusto e ridusse il numero dei calibri, adottando tre tipi principali: da assedio, da campagna e reggimentale. I primi due erano pezzi da 24, da 12 e da 6 libbre (1 2) ; i pezzi da assedio pesavano 60 o 30 o 15 cwt (1.3) mentre i pezzi da campagna 27 o 18 o 12 cwt. I pezzi reggimentali erano cannoni leggeri da 4 libbre; ve n'erano due per ciascun reggimento e disponevano di munizioni fisse , in casse di legno, che consentivano loro di sparare otto salve ogni sei colpi di un moschettiere. Essi sostituirono i famosi « cannoni di cuoio » che aveva usato nella

( 11 ) La cavalleria e l'artiglieria erano in grdil parte svedesi e la sua fanteria co nsisteva in un nucleo di svedesi, mentre il resto erano scozzesi, tedeschi e altri soldati di ventura. ( 12) Peso del proietto lanciato (N.d.T .). (") CWT: « Undredweight »,misura di peso pari a 50,8 kg in Gran Bretagna e 43 ,35 kg negli USA (N.d.T.).


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campagna di Polonia del 1628-1629. ( 14) I proiettili solitamente sparati erano a grappolo o a mitraglia per i cannoni da campagna e reggimentali, a palla per quelli d'assedio. Per i rifornimenti, Gustavo dipendeva da magazzini solidi e fortificati ,' cui era assegnato un regolare corpo di commissari. Ridusse poi il numero dei cariaggi delle impedimenta e ne consentì dieci a ciascun squadrone e otto a ogni compagnia. La promozione avveniva per anzianità; le punizioni erano umane e non era consentita la fustigazione. n suo capo di stato maggiore era il generale Kniphausen e il comandante dell'artiglieria era Torstensson , un soldato di spicco, che nel 1630 aveva solo trent'anni. L'avanzata del Wallenstein lungo il Baltico trascinò Gustavo Adolfo in una guerra di cui egli comprese subito chiaramente la natura , poiché press'a poco a quel tempo scrisse al suo cancelliere Axel Oxenstierna (1583-1654): « Tutte le guerre che sono in corso in Europa si sono fuse insieme e sono diventate un'unica guerra » . Quattro anni prima, nel1624, Giacomo I e Luigi XIII avevano preso contatto con lui ma, avendo trovato troppo onerose le sue condizioni (comando unificato , anticipo di pagamento per le sue truppe e occupazione di due porti , uno sul Baltico e l'altro sul Mare del Nord), i due re si erano rivolti alla Danimarca. Carlo I, che succedette al trono d'Inghilterra il 27 marzo 1625, accettò invece di sostenere la guerra, e ciò fu l'inizio della sua rovina. Quando però il Wallenstein invase Schleswig e Jutland, occupò il Mecklemburgo e prese d'assedio Stralsund , Gustavo si rese conto che la casa d'Asburgo mirava ad impadronirsi del Baltico , dell' Oresund e degli altri stretti. Perciò ad Altmark, il 26 settembre 1629, concordò una tregua di sei anni con la Polonia e scrisse Oxenstierna: « Se noi aspettiamo il nostro nemico in Svezia, tutto potrebbe essere perduto con una sola sconfitta. Con un fortunato inizio della guerra in Germania, si può guadagnare tutto. Noi dobbiamo portare la guerra all'estero. La Svezia non deve esser condannata a sopportare una bandiera nemica sul suo suolo ». (1 5) Fu per questa ragione che inviò una guarnigione svedese a Stralsund, onde assicurarsi un approdo sulla costa della Pomerania. Anche la Francia era preoccupata. Poco dopo che La Rochelle si era arresa, Richelieu inviò un ambasciatore in Svezia per ottenere l'aiuto di

(") Inventati dal colonnello Wurmbrant, consistevano in un tubo di rame legato da anelli di ferro e da funi e ricoperto di cuoio. Senza l'affusto , il cannone pesava 90 libbre (!libbra av. = 453,6 grammi). (IS) Citato da « Lives of the Warriors of the Thirty Years' War » del tenente generale on. sir Edward Cust (1865) parte l , pagg. 142-143.


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Gustavo. Il suo piano era di fare di Gustavo lo strumento dell'espansione della Francia: la guerra non doveva essere portata nell' interno della Germania, bensì doveva essere intrapresa nell'area dei possedime nti e reditari dell'imperatore, cioè risalendo I'Oder fin nella Slesia , nella Boemia, nella Moravia e nell' Austria; Gustavo sarebbe stato sovvenzionato da francesi , inglesi e olandesi. Il re svedese però non aveva alcuna intenzione dì fare da paravento alla Francia . Liberatosi del problema della guerra con la Polonia , egli capì che a causa della durezza delle sue regole il gruppo di Wallenstein stava crollando, e sapeva che l'Editto di Restituzione aveva spaventato gli Elettori protestanti. Si preparò perciò lestamente alla guerra . Accadde cosi che il 6 luglio 1630 egli sbarcasse sull' isola di Usedom alla testa di 13.000 uomini , che più tardi sarebbero divenuti 40.000. D a Usedom avanzò su Stettino e costrinse Bogislav, duca di Pomeranìa, a consegnargli la città. Dì qui si addentrò nel Meckle mburgo, ne reinsediò i duchi deposti e, all'inizio di agosto, inviò un distaccamento svedese col colonnello Falke nberg per contribuire a tenere Magdeburgo. Una volta stabilito in Pomerania, Gustavo si trovava di fronte a un compito tremendo. Le sue risorse erano insignificanti al confronto di quelle del suo nemico (1 6) e nessun potente alleato gli dava il benvenuto. Giovanni Giorgio di Sassonia se ne stava in disparte ed era sostanzialmente un suo segreto avversario, perché era per l'unione della Germania e guardava a Gustavo come a un conquistatore straniero; l'Elettore di Brandeburgo, da parte sua, non gli offrì alcun sostegno. Se Ferdinando avesse revocato l'Editto di Restituzione in quel momento, l' avrebbe avuta vinta su entrambi ed avrebbe reso impossibile il compito di Gustavo . Inoltre, la Danimarca -benché ne utrm.e - era ostile, la Francia ambigua, l'Olanda gelosa , l'Inghilte rra infida, e la Polonia« amara come il fiele ». Questa situazione deve essere tenuta presente, poiché in essa si sviluppò la strategia dei due a nni seguenti , che venne determinata da tre fattori. Anzitutto , bisogna comprendere che una delle ragioni d'origine per cui la Germania fu divisa in così numerosi piccoli principati fu la mancanza di strade romane ad est del R eno. Secondariame nte, poiché la base principale di Gustavo era in Svezia , prima di poter muovere verso l'interno era essenziale per lui guadagnare il controllo della costa baltica, per proteggere la sua base avanzata in Pomerania nonché le sue comunicazioni marittime. In terzo luogo , la parte principale delle forze cattoliche era a ovest del Reno e a sud del Danubio, cioè nei vecchi territori romani , in cui le agevoli comunicazioni mettevano in grado la Spagna e l'Austria di congiungersi sul medio corso del Re no . A controbilanciare in parte questo svantaggio, i principali tratti

( 16) Nel 1630 la popolazione di Sve:ua e Fonlandia era di circa 1.500.000. queUa dell"impero attorno ai 17.000.000.


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navigabili dei grandi fiumi (I'Oder, l'Elba e il Weser, cioè i percorsi più frequentati a quel tempo) passavano attraverso terre protestanti e conducevano a un mare che era circondato da potenze protestanti. Gustavo capiva tutto questo abbastanza chiaramente, ma per lui era impossibile muoversi verso sud finché la sua base non era garantita. Sopravvenne intanto l'i nverno e, benché gli E lettori continuassero a rimanere inflessibili , la Francia scese a più miti consigli con la Svezia e tra i due paesi venne firmato un trattato a B iirwalde, il 23 gennaio 1631, con cui Gustavo doveva fornire un esercito di 30.000 fanti e 6.000 cavalieri in cambio dj una somma globale dj 12.000 talleri e di un sussidio annuale di 400.000 talleri per i cinque anni successivi. Gustavo doveva inoltre garantire libertà di fede per i cattolici e lasciare intatte le terre di Massimiliano. La campagna di primavera del 1631 venne aperta dal Tilly, che spazzò il Nuovo Brandeburgo mentre il suo focoso luogotenente, il conte Pappenheim, assediava Magdeburgo. Per eliminare il primo, Gustavo mosse verso Francoforte sull'Oder, che occupò il 13 aprile; ma l'astuto vallone non lo seguì e marciò invece su Magdeburgo , ricongiungendosi con Pappenheim. Occupata Francoforte, il solo pensiero dj Gustavo era di soccorrere Magdeburgo ; non poteva però intraprendere una marcia non au torizzata attraverso Brandeburgo e Sassonia , per timore che uno o entrambi i loro Elettori piombassero alle sue spaJle. Dopo molte discussioni , ottenne il permesso di Giorgio Guglielmo di occupare Kiistrin e poi fu costretto a sprecare le tre settimane successive mercanteggiando , prima di ottenere il permesso di entrare a Spandau. Nel frattempo tuttavia Giovanni Giorgio di Sassonia non si lasciò convincere c, poiché comandava un esercito di 40.000 uomini, Gustavo fu costretto a lasciare Magdeburgo al suo destino. Tilly, a capo di 25.000 uomini, arrivò a Magdeburgo e assieme a Pappenheim strinse l'assedio. Il 20 maggio la città fu invasa , saccheggiata e messa a fuoco; 30.000 persone morirono nelle fiamme. (11) All'improvviso, come scrive il prof. Gardiner « una grande paura prese l'animo di ogni protestante » e Gustavo usò il terrore per controbattere il terrore. Egli marciò su Berlino e, puntandogli i suoi cannoni, obbligò Giorgio Guglielmo di Brandeburgo a rinunciare alla sua neutralità. Raggiunto da Guglielmo di Hesse-Cassel e dal principe Bernardo di Saxe-Weimar, Gustavo si trincerò a Werben e respinse un attacco del Tilly; da quel momento, inaspettatamente, la fortuna girò dalla sua parte. Tagliato fuori da tutti i lati e con un esercito affamato , il Tilly invase la Sassonia a capo di 40.000 uomini , minacciò di trattare Lipsia come aveva fatto con Magdeburgo e la costrinse ad arrendersi.

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Non fu una distruzione gratuita; il Tilly aveva disperato bisogno di rifornire le sue truppe .


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Giovanni Giorgio allora rinunciò immediatamente alla sua neutralità e strinse alleanza con Gustavo. I due alleati si incontrarono a Diiben sulla Mulde, il 15 settembre. I loro eserciti uniti assommavano a circa 47.000 uomini e il giorno seguente essi si mossero verso Lipsia per dare battaglia. Poiché D iiben era a sole 25 miglia a nord di Lipsia, per il Tilly la ritirata era impossibile e le sue truppe - ora in una terra di abbondanza dopo mesi di indigenza - non erano pronte; la miglior soluzione per lui sarebbe stata quella di rinchiudersi velocemente in Lipsia e ivi sostenere l'assedio, attendendo rinforzi. Ma Pappenheim, che lo considerava debilitato dall'età, la pensava diversamente : e il16 settembre organizzò una ricognizione durante la quale, per forzare la mano al Tilly, mandò indietro un messaggio con cui affermava di aver visto il nemico muovere verso sud da Diiben e che, poiché non era possibile per lui tornare senza grande rischio , aveva bisogno immediato di rinforzi. Così provocò la fatale battaglia di Breitenfeld. Tilly si mosse da Lipsia e prese posizione circa cinque miglia a nord su una leggera altura, con il villaggio di Breitenfeld alla sua sinistra e quello di Stenberg alla sua destra. Il campo era noto come« Acro di Dio » (18) , perché in tempi precedenti vi si erano combattute altre battaglie. Secondo una vecchia opera topo grafica, si trattava di una « gradevole e fruttifera pianura, abbondante di ogni bene neccessario e superfluo, costantemente falciata due e talora tre volte all'anno, che in più ha piacevoli boschi e molti bei frutteti con ogni sorta di frutti. (1 9 ) 11 Tilly, un vecchio generale nato nel 1559, era un soldato solido e conservatore. Citando le memorie del maresciallo di Grammont, James Grant lo descrive: « basso dli statura, era magro e terribile nell'aspetto; le sue guance erano incavate, il suo naso lungo e appuntito, i suoi occhi fieri e scuri . Quando non era inguainato neLla sua armatura dorata, egli indossava di solito un farsetto di seta verde con aperture, un cappello conico con la falda assurdamente larga, adorno di una rossa penna di struzzo; una lunga barba, un lungo pugnale e una possente Toledo ... >> ( 20) . Quale maestro delle tattiche spagnole del passato, il Tilly sistemò il suo ordine di battaglia su una o forse due linee di « tercios »: 17 grandi quadrati di fanti, da 1500 a 2000 uomini ciascuno, con massicce colonne di cavalleria alla loro destra e alla loro sinistra. Il suo esercito assommava probabilmente a 40.000 uomini, di cui un quarto era cavalleria. Egli comandava la fanteria e assegnò l'ala sinistra di cavalleria a Pappenhein e

( 18) Cimitero, camposanto. Il termine« acre »(misura di superficie pari a 40,468 are) in inglese arcaico significava genericamente campo. (N.d.T.). { 19) Citato da « Memoirs.and Adventures of Sir John Hepbum » di James Grant (1851) pag. 95. (:O) lbid. pag. 71.


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quella destra a Fiirstenberg e a Isolani. Aveva soltanto 26 cannoni. Piazzò le armi pesanti tra il suo centro e l'ala destra e quelle leggere di fronte al centro. Monro dice che egli aveva vantaggio « di terreno, vento e sole ». (21) Il 16 settembre Gustavo, alla testa del suo esercito , arrivò incontro al Tilly da nord e bivaccò a un miglio dalla posizione degli imperiali. Egli passò la notte nella sua carrozza da viaggio, discutendo l'imminente battaglia con sir John Hepburn, il feldmaresciallo Horn e il feldmaresciallo Baner e col generale Teuffel , tutti .con già indosso la cotta di maglia. TI mattino seguente « come l'allodola cominciò a cinguettare » ( 22) le trombe del bivacco svedese suonarono il montate e i tamburi diedero il passo di marcia. L' intera pianura era coperta di foschia e attraverso essa gli svedesi potevano vedere la linea di fuochi rossi che indicava le posizioni del Tilly. Vennero dette le preghiere, poi Gustavo si schierò in ordine di battaglia parallelo a quello del nemico; ma invece di usare formazioni pesanti (battaglie) articolò la sua fanteria in brigate o mezze brigate, in modo che i moschettieri erano coperti dai picchieri e potevano trafilare tra i ranghi di questi ultimi , far partire le loro salve e ritirarsi. Così, invece di un castello quadrato inamovibile, dice un vecchio scrittore, « ogni brigata era come una piccola fortezza mobile con quinte e rivellini , e ogni parte era in grado di assistere le altre ». (23) Egli dispose il suo esercito con gli svedesi al centro e a destra, e tenne i sassoni a sinistra. Della formazione dei sassoni non si sa nulla; quella svedese era cosi: al centro erano dislocate quattro brigate di fanteria in prima linea, sostenute da un reggimento di cavalleria, nonché le brigate di fanteria di Monro e Ramsay; in seconda Linea c'erano tre brigate di fanteria , che includevano gli scozzesi (24 ) di Hepburn , affiancate da un reggimento di cavalleria; il tutto sotto il comando di Teuffel e Hall. In riserva , dietro il centro, c'erano due reggimenti di cavalleria. L'ala destra al comando di Baner consisteva in sei reggimenti di cavalleria in prima linea, con gruppi di moschettieri intercalati. In rincalzo c'era un reggimento e in seconda linea altri quattro. All'ala sinistra, con Horn , erano stati assegnati tre reggimenti di cavalleria con moschettieri, in prima linea, e due reggimenti in seconda linea. Le artiglierie reggimentali erano schierate sul fronte dei reggimenti e delle brigate, mentre l'artiglieria pesante - al comando di Torstensson- era ammassata di fronte al centro. I sassoni erano alla sinistra del feldmaresciallo Horn. L'intero schieramento,

( 11)

" Monro: His Expedition, etc.,. del colonnello Robert Monro (1637) parte Il. pag. 64. lbid, parte Il , pag. 63. ( 2l) Citato da "Gustavo Adolfo " di C.R. L. Fletcher ( 1923), pag. 190. (") C'erano numerosi scozzesi nell 'esercito svedese, compreso un certo" Anthony Haig di Bemer· si de •, un giovane cavaliere focoso. ( 22)


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probabilmente 47.000 uomini, portava rami verdi sui cappelli, mentre gli imperiali indossavano bande bianche. U grido di battaglia degli svedesi era « Godt rnit uns » e quello dei loro avversari « Sancta Maria». Momo afferma che Gustavo « organizzò il suo esercito e diede istruzioni a ogni ufficiale superiore in campo sul suo particolare incarico e sulle posizioni assegnate per quel giorno: e spiegò diverse volte, finché fu a tutti loro familiare il modo in cui intendeva combattere; e istituì plotoni di moschettieri raggruppando una cinquantina di uomini, che erano comandati da un numero di ufficiali sufficiente a badare a diversi reggimenti di cavalleria, e insegnò agli ufficiali come dovevano comportarsi nell'assolvere i loro compiti in combattimento. Analogamente diede istruzioni agli ufficiali di artiglieria sul come comportarsi ... ». (25) « Col suono della tromba, il rullo dei tamburi e l'avanzata dei Colori che sventolavano » la battaglia cominciò e ben presto, come dice il Monro « ... il nemico stava tuonando in mezzo a noi, con il rumore e il rombo fischiante delle palle di cannone; come potete immaginare il danno fu grande; il suono della musica ci assordava ... poi i nostri cannoni cominciarono a rombare, grandi e piccoli, ripagando il nemico della stessa moneta; il cannoneggiare continuò a quel modo da entrambe le parti per due ore e mezzo, durante le quali le nostre battaglie di cavalleria e di fanteria rimasero ferme come una parete, mentre il cannone qua e là apriva tra noi grandi brecce che venivano diligentemente riparate ». (26) Le armi svedesi, più numerose e che per ogni colpo sparato dagli imperiali ne sparavano tre, fecero infuriare talmente il nemico che Pappenheim , comandante assai impetuoso, non sopportò il loro fuoco più a lungo e , senza attendere ordini, caricò l'ala destra svedese alla testa di 5.000 cavalieri. Fu un atto sconsiderato e il Tilly, che se ne rendeva conto, esclamò con rabbia: « Mi hanno defraudato dell'onore e della gloria ». Non solo fu un errore, ma anche un fallimento , poiché le pistole dei cavalieri non erano in grado di affrontare i moschetti dei moschettieri « comandati » (27) piazzati tra i reggimenti di cavalleria svedese; così i loro gruppi scaricarono salva su salva nei densi ranghi dei cavalieri imperiali. Sette volte P~p­ penheim caricò e ogni volta fu respinto; all'ultimo tentativo Baner lanciò la propria riserva su di lui e lo scacciò in rotta dal campo di battaglia. Fiirstenberg e Isolani, sulla destra del Tilly, evidentemente scambiarono l'avanzata del Pappenheim per il segnale dell'attacco generale e ca-

(25) « Monro, His Expedition » pane Il, pag. 64. (26) lbid., parte Il, pag. 65. (21) Bisogna ricordare che , secondo la tattica spagnola , la carica veniva effettuata al trotto e con la pistola, usando la spada soltanto dopo che i ranghi avversari erano stati scompaginati dal fuoco delle pistole. La carica svedese , al contrario era lanciata al galoppo e con la spada , impiegando la pistola per la mischia.


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ricarono i sassoni i quali, al primo urto, abbandonarono il campo. Giovanni Giorgio si affrettò a spron battuto verso Eilenburg. Non solo ciò compensò l'errata iniziativa del Pappenheim, poiché la forza totale di Gustavo era adesso ridotta di oltre un terzo, ma Tilly, che era un abile tattico, se ne avvantaggiò immediatamente. Egli si avvide che il fianco sinistro degli svedesi era ora scoperto, e che era sopravanzato dalla propria ala destra. Così ordinò un movimento obliquo a destra, che doveva essere seguito da una rotazione a sinistra, allo scopo di portarsi contro il fianco sinistro avversario. Contemporaneamente, ordinò a Fùrstenberg di attaccare gli svedesi da dietro. Probabilmente, se si fosse trovato di fronte un altro avversario anziché gli svedesi, la mossa si sarebbe dimostrata decisiva. Ma poiché gli uomini di Gustavo potevano manovrare due volte più velocemente degli imperiali, il Tilly era svantaggiato. Re Gustavo Adolfo ordinò subito a Horn di ruotare la sua ala a sinistra per affrontare il cambiamento di fronte del Tilly e simultaneamente richiamò le brigate di Vitztbum ed Hepburn dalla seconda linea del centro e rafforzò la sinistra di Horn. Gli scozzesi avanzarono in colonna compatta. Monro descrive così la loro azione: « La battaglia nemica era ferma e solida, guardandoci da breve distanza e vedendo le altre brigate e la nostra girare attorno e far fronte contro di loro: essi erano risolutamente pronti a riceverei con una salva di cannoni e moschetti; tuttavia dopo che ebbimo scaricato su di loro una salva di moschetteria, e l'ebbimo poi replicata, una nostra brigata avanzò incontenibilmente contro di loro con l'urto delle picche, disperdendo una delle loro battaglie, sicché la loro mossa faJlì ed essi furono messi in rotta. Io comandavo l'ala destra dei nostri moschettieri , a capo dei Reay e dei Lumsden; avanzammo sull'altro blocco nemico, che difendeva i loro cannoni, e li scacciammo dalle loro anni e ce ne impadronimmo e fummo di conseguenza padroni del campo; ma il fumo era grande e la polvere si sollevava, cosicché eravamo come in una nuvola scura e non vedevamo che metà delle nostre azioni e ne comprendevamo molto meno, e lo stesso era per i nostri nemici e per il resto delle nostre brigate. E allora, avendo un tamburo vicino a me, gli feci battere la marcia degli scozzesi, finch é si schiarì e noi raccogliemmo i nostri amici attorno a noi e disperdemmo i nostri nemici battuti. Così la brigata fu riunita con tutti i sopravvissuti e mancavano solo i compagni morti e feriti » . (28) Mentre si svolgeva questa azione, Gustavo colse l'opportunità per sferrare il colpo decisivo. Cavalcò sulla destra e ordinò a Baner di mandare la cavalleria del Gothland occidentale lungo la fronte degli svedesi per caricare il fianco sinistro delle battaglie del Tilly. Poi Gustavo si pose alla

(28) Ibid. parte U, pag. 66.


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testa di quattro reggimenti e risalì la ripa ove ancora si trovavano i cannoni nemici. Passò come un turbine in mezzo a loro , piombò sul fianco sinistro delle linee nemiche e batté gli imperiali coi loro stessi cannoni. Contemporaneamente Torstensson ruotò attorno all'artiglieria di riserva e riversò i suoi colpi sui compatti quadrati spagnoli. Seguì una lotta disperata, ma il cui esito poteva essere uno solo. Presto gli imperiali si sbandarono e si diedero alla fuga. Essi ebbero 7000 morti, 6000 tra feriti e prigionieri, tutta la loro artiglieria , 90 bandiere e tutti i loro convogli. Le perdite di Gustavo, comprese quelle dei sassoni , « non superarono i tremila uomini »,la maggior parte« uccisi dai cannoni nemici ». (29 ) Il grosso dell'esercito svedese allestì allora il bivacco: « I nostri falò - scrive Monro - erano fatti con i carri di munizioni nemiche mentre le picche rimasero, perché i buoni compagni volevano usarle; e per tutta quella notte i nostri bravi camerati, i sassoni , se la diedero a gambe, pensando che tutto fosse perduto e saccheggiarono i nostri carri e le nostre provviste (la colonna dei rifornimenti e delle impedimenta svedesi) una ricompensa troppo buona per i Cullien che avevano abbandonato il loro Duca ... ». Ma 1500 cavalieri svedesi non si fermarono , e Gustavo alla loro testa inseguì i fuggitivi: ne catturò tremila a Merseburg il 19 settembre e il 21 settembre, giunto ad Halle, abbandonò l'inseguimento. Così terminò la battaglia che segnò un'epoca, non soltanto perché fu il primo grande banco di prova della nuova tattica contro quella antica, e perciò la prima grande battaglia terrestre dell'evo moderno e una vittoria della mobilità e della capacità di fuoco sul numero e la capacità d'urto delle picche; ma anche perché, per il bene e per il male, scosse le rinascenti forze della Lega e decise che la Germania non sarebbe diventata una potenza cattolica sotto la Casa d'Austria. Fu , come dice il prof. Gardiner « la tomba dell'Editto di Restituzione e la Naseby (30) di Germania ». (31) E forse anche, come scrive lord Bryce , (( salvò l'Europa da un incombente regno dei Gesuiti ». (3 2) Dal17 settembre 1631 fino alla sua morte, Gustavo divenne l'eroe del mondo protestante e l'uomo della strada nel nord della Germania guardava

(Z9) lbid. parte Il , pag. 67. ("') Decisiva battaglia vinta nel 1645 da Cromwell contro la Corona, di cui si vedrà al cap. 111 (N.d.T.) . (") • The Thiny Years' War" pagg. 139-140. (ll) • The Holy Roman Empire " di James Viscount Bryce (1928) pag. 383.


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a lui come a« un redentore e come tale lo deificava ». (33) Egli diede alla guerra spirito e guida, senza i quali la causa protestante avrebbe ceduto e la storia del mondo occidentale sarebbe stata diversa. Il prof. Gardiner, con acuta penetrazione, scrive: « Quella tattica era, dopo tutto, soltanto l'espressione militare del sistema politico e religioso in difesa del quale veniva usata. Quelle solide colonne appena sconfitte erano la rappresentazione di ciò che la natura umana sarebbe diventata sotto l'organizzazione dei Gesuiti. L'individuo era inghiottito dalla massa. Come Tilly aveva schiacciato, col solo peso dei suoi veterani , degli avventurieri come Mansfeld e Cristiano di Brunswick, così la rinnovata disciplina cattolica aveva schiacciato i teologi dissidenti che avevano seguito i passi di Lutero e Melanchthon. Ma adesso era sorto un esercito che dimostrava come l'ordine e l'obbedienza fossero deboli, a meno che non fossero sostenuti dalla intelligenza individuale. li successo del principio su cui le sue operazioni eran9 basate non poteva essere confinato al solo combattimento. Si sarebbe fatto strada nella morale e nella politica, nella letteratura e nella scienza ». ( 34) Dopo che Breitenfeld era stata combattuta e vinta, è stata spesso posta la domanda: « Perché Gustavo non marciò su Vienna e non impose la sua volontà a Ferdinando? » Alcuni storici ritengono che avrebbe dovuto farlo e il Folard lo confronta con Annibale dopo Canne. Ma il paragone non è esatto perché le circostanze erano completamente diverse. Anzitutto la strada che portava a Vienna era cattiva: passava attraverso le foreste dell'Erzgebirgc e le devastate terre di Boemia, e l'inverno era vicino. In secondo luogo, Vienna non era la capitale di una nazione unita, bensì la re idenza di uno spettro di imperatore, perciò essa possedeva uo significato politico perfino inferiore a quello di Madrid durante la Guerra della Penisola (1808-1814). In terzo luogo , Gustavo non poteva, a centinaia di miglia dalla sua base, permettersi il rischio di una sommossa alle sue spalle; la lealtà degli Elettori di Brandeburgo e Sassonia era sospetta e la Baviera lo avrebbe preso sul fianco. In quarto luogo, col dirigersi verso il Reno, come infine fece, benché irritasse Richelieu portando la guerra in territori cattolici, avrebbe potuto far base nel Palatinato protestante c anche rifornire il suo esercito . « La via dci preti », come veniva chiamata , (Wi.irzburg- Fulda - Colonia - MagonzaWorms - Spires) includeva infatti i più ricchi distretti della Germania, che avevano fornito molti uomini e molto denaro agli eserciti della Lega. Per ultimo, ma non per importanza , occupando il Palatinato egli avrebbe tagliato agli spagnoli il collegamento tra i Paesi Bassi c l'Italia. Perciò de-

(~~) • The Thirty Years' War • di Anton Gindely, Vol. 11. pag. 85. ("') Ibid .. Vol. II. pag. 140.


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cise di avanzare sul Reno, mentre l'Elettore di Sassonia portava la guerra in Boemia. Gustavo occupò Wurzburg il18 ottobre, si affrettò verso Francoforte sul Meno e di lì ve rso Magonza che, dopo un assedio di due giorni , si arrese. Entro tre mesi dalla sua grande vittoria, aveva sottomesso l'intera R enania; aveva formato aJieanze e nominato governi; aveva costretto alla neutralità tutti i principi cattolici del Reno; aveva respinto le truppe spagnole nei Paesi Bassi; e si e ra saldamente stabilito su entrambe le rive del Medio Re no, in Alsazia , nel Basso Palatmato e a Colonia, con grande irritazione di Richelieu che e ra allarmato da questa conquista prodigiosamente rapida e totale. « Occorre trovare il mezzo - diceva - per tenere sotto controllo questo impetuoso visigoto, dal momento che il suo successo sarebbe fatal'e alla Francia quanto all'imperatore ». Né i suoi timori erano infondati, poiché Gustavo si orie ntò decisamente verso la formazione di un « Corpus Evangelicorum », una federazione di principi protestanti sotto la sua direzione. Ciò significava la distruzione del sistema imperiale, che il Richelieau non voleva distrutto , ma impotente. Avviato questo progetto, nella primavera del 1632 Gustavo avanzò contro Tilly, che aveva reclutato un altro esercito dopo Breitenfeld e, raggiunto dal duca di Lorena con 12.000 uomini , ne comandava adesso circa 40.000 in tutto. Gustavo attraversò il Danubio a Donauworth e incappò nel nemico sul fiume Lech. l vi, sotto la copertura di una nuvola di fumo e di un bombardamento di artiglieria, attraversò il fiume e sconfisse il Tilly il16 aprile. Tilly stesso fu gravemente ferito e morì una quindicina di giorni dopo. Sin da quando aveva licenziato il Wallenstein , Ferdinando se ne era pentito. Appena compiuto quel gesto, aveva cominciato a pensare ad un suo richiamo , malgrado temesse quest' uomo formidabile che, benché tipico del suo tempo , vedeva cosi chiaramente nel futuro. L'evidente scopo di Walienstein era di consolidare l'impero sotto un monarca « faineant », con se stesso padrone del Palazzo. Per raggiunge re questo fine, Wallenstein capì che le dispute religiose dovevano cessare , che si doveva usare tolleranza e che, per governare uno stato tollerante , il denaro era l'unico strumento capace da solo di mettere briglia e morso alla cupidigia degli uomini. Egli basava ogni cosa sul calcolo. Astrologo, uomo d'affari, completamente senza morale e mercenario, accumulò un'enorme fortuna. Silenzioso , rise rvato, misterioso, nessuno osava fa rgli domande. Era il tipico prodotto dell'era del potere che stava sorgendo e il tipo d'uomo che nei giorni a venire sarebbe stato venerato e onorato q uale capitano d'industria e magnate della finanza. (lS)

(l') Quando nel gennaio del 1622 Ferdinando Il svalutò la moneta del 75% del suo valore , Hans


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Ridotto alla disperazione, Ferdinando si rivolse ancora a lui e Wallenstein impose le condizioni più dure ( 36): assoluto e incondizionato controllo dell'esercito ; completa subordinazione dell'imperatore, che non doveva ema·nare ordini senza il suo consenso; controllo di tutti i territori confiscati; immediata revoca dell' Editto di Restituzione; probabilmente , infine, anche un posto da Elettore. Questi termini furono accettati e il ceco tornò come « Generale del Baltico e dei Mari Oceanici » per togliere Ferdinando dalle grinfie del re del Baltico e dei territori protestanti. Il primo atto di Wallenstein fu un tentativo di attirare dalla sua parte Giovanni Giorgio di Sassonia e il secondo quello di scuotere la fede di Giorgio Guglielmo di Brandeburgo nella causa svedese. Non essendovi riuscito, nell'aprile del 1632 marciò sulla Boemia, allora occupata dai sassoni. Prese Praga e costrinse i sassoni a ritirarsi e, il 27 giugno, riunì il suo esercito alle forze di Massimiliano di Baviera , raggiungendo così un totale di 60.000 uomini. Mosse su Amberg e si scontrò con un'unità svedese a Neumark; Gustavo Adolfo si ritirò allora a Norimberga. Wallenstein lo seguì, arrivò il 16 luglio a Flirth, vicinissimo a lui, e ivi si trincerò. Per settimane i due eserciti si fronteggiarono l'un l'altro, mentre « l'intera Germarli.a e l'intera Europa » come scrive Gindely « attendevano notizie con ansietà e speranza ». ( 37) I rifornimenti ormai scarseggiavano e il 4 settembre Gustavo assalì le posizioni avversarie, ma ne fu respinto e perse circa 3.000 uomini. Quattordici giorni dopo , quando le malattie avevano falciato a migliaia le sue truppe, Gustavo abbandonò l'assedio e decise di marciare verso Vienna per attirare Wallenstein lontano dalla Sassonia. Quest'ultimo però indovinò il piano dell'avversario e invece di seguirlo puntò sulla Sassonia, mentre Massimiliano si ritirava con il resto delle sue forze per difendere la Baviera. Poi , Wallenstein mandò a dire a Holk e a Pappenheim, che si trovavano sul Weser, di raggiungerlo, con l'intenzione di attuare una concentrazione generale contro la Sassonia e di mettere. fuori combattimento Giovanni Giorgio. Non appena tutto ciò divenne evidente, Giovanni Giorgio lanciò un affannoso appello a Gustavo perché venisse in suo aiuto. Il re era già in movimento e il 22 ottobre fu di ritorno a Norimberga. Il2 novembre fu raggiunto da Bernardo di Saxe-Weimar ad Arnstadt e 1'8 novembre occupò la stretta di Kosen a Naumburg, da dove sollecitò Gio-

de Witte e altri compirono una gigantesca frode riducendola di un altro tOo/o. Wallenstein ne approfittò subito. • Egli non era schizzinoso nella scelta dei mezzi. Questa volta, consistettero nel rapinare una sfortunata cugina e nell'acquistare una gran parte delle terre confiscate. cbe pagò soprattutto con moneta svalutata ~. (Vds. • The Thirty Years· War " di Gindely , Vol. l, pagg. 289-290 e 380). (") Le condizioni esatte non sono note. Vds. " The Thirty Years' War ,. C.V. Wedgwood (1938) pag. 315. (l1) « The Thirty Years' War " Vol. II, pag. 135.


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vanni Giorgio - il cui esercito era a Torgau - a raggiungerlo con tutte le forze disponibili. Nel frattempo Lipsia era stata occupata da Holk e, poiché l'inverno era alle porte, il Wallenstein , che riteneva che Gustavo avrebbe interrotto la campagna e si sarebbe chiuso nei quartieri invernali, trincerò il suo esercito attorno a Liitzen. Per evitare il sovraffollamento, inviò Pappenheim e la sua cavalleria ad occupare Halle. Benché fino ad allora la strategia difensiva del Wallenstein avesse avuto la meglio sul suo avversario , di fronte ad un generale astuto come Gustavo questa suddivisione dell'esercito era quanto meno rischiosa . Quando il 14 novembre Gustavo ne ebbe notizia, decise di costringere il nemico a battaglia malgrado la propria inferiorità numerica. All'una del mattino del 15 novembre egli si mosse verso Pegau per unirsi ai Sassoni. Là si fermò per quattro ore ma, non sentendo nulla del nemico , marciò verso Li.itzen nella speranza di sorprenderlo mentre era ancora diviso. La strada però era così brutta da infliggergli un grave ritardo. A Rippach incappò in una unità croata e la disperse dopo un aspro combattimento . Quella notte si accampò « nella pianura a circa un miglio inglese da Liitzen, dove i nemici si erano dati convegno » (38) e ivi tenne un consiglio di guerra. Benché Kniphausen fosse per la manovra e Bernardo di Saxe-Weirnar per l'attacco , Gustavo aveva già preso la sua decisione. Egli disse che« era il giorno decisivo; che non poteva tollerare di avere Wallenstein a portata di mano e di non spazzarlo via » perché, spiegò: « io voglio stanarlo e vedere come se la cava in terreno aperto ». (39) Nel campo avversario il Wallenstein , afflitto da un attacco di gotta che lo costringeva a farsi trasportare su di una portantina, « impiegò l' intera notte nell'approntamento di scavi e trincee, nello schierare il suo esercito e nell' installare l'artiglieria ... >> poiché era « infinitamente desideroso di evitare il combattimento » . (4°) Quando seppe della vicinanza di Gustavo , alle due del mattino del 16 novembre , mandò un messaggio urgente al Pappenheim. «Il nemico sta avanzando- scrisse- Signore, lasciate perdere qualsiasi altra cosa e affrettatevi a tornare da me con tutte le vostre forze e l'artiglieria. Dovete essere qui entro domattina , egli è già oltre il passo di Rippach >> . (41) La piana di Li.itzen, sulla quale i due eserciti stavano ora bivaccando, è bassa e piatta e attraverso essa, da sud ovest a nord est, corre la strada per Lipsia, costruita in rilevato sul piano di campagna e fiancheggiata su ( 38) « George Fleetwood's Letter to His Father "• The Camden Miscellany (1847) Vol. I, pag. 6. (») Citato da Cust in« Lives of the Warriors of the Thirty Years' War ,. parte I, pag. 211. ("') « The Great and Famous Battle of Liitzen ... », The Harleian Miscellany "• Vol. IV. pag. 201. ( 41) Citato da • Gustavus Adolphus "• di C. R.L. Fletcher, pag. 277. Questa lettera, intrisa del sangue del Pappenheim, è tuttora visibile a Vienna.


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ogni lato da un fosso; circa due miglia ad est di Lutzen scorre il Flossgraben, un piccolo e lento corso d'acqua, guadabile in molti punti. Wallenstein , che intendeva combattere una battaglia puramente difensiva come aveva fatto a Norimberga, dispose il suo o rdine di battaglia su una linea , un po' a nord della strada per Lipsia ; ìl suo fianco destro si appoggiava ad un leggero rialzo del terreno, immediatamente a nord di Lutzen, sul quale c'erano alcuni mulini a vento, e la sua sinistra si appoggiava al Flossgraben. I fossi lungo la strada di Lipsia vennero trasformati in trincee e vi allineò i moschettieri. La sua esatta forza non è nota, ma probabilmente era di 25.000 uomini , senza contare gli ottomiJa di Pappenheim . Egli divise il suo esercito in un centro , una destra e una sinistra: il centro consisteva in quattro grandi « tercios » di fanteria sotto il suo comando, mentre le ali erano formate della cavalleria del Colloredo e del Piccolomini. Egli tenne Lutzen, che diede alle fiamme, e mise in posizione i suoi 60 o 66 cannoni in due gruppi , uno davanti alJ'ala destra e l'altro -davanti e a destra del blocco di centro. Gustavo avanzò all'alba, circa alle otto, ma si alzò una bruma così densa che fu costretto ad arrestarsi. Egli parlò allora ai suoi uomini. (42 ) n suo obiettivo era di tagliar fuori il Wallenstein da Lipsia, non soltanto per privarlo della sua base, ma per liberare la strada a Giovanni Giorgio, che attendeva di ora in ora. Il suo esercito probabilmente contava 18.000 uomini ed egli lo schierò in due linee , come segue: quattro brigate in mezzo, al centro di ciascuna linea, al comando dei conti Brahe e Kniphausen c su ciascuno dei loro fianchi sistemò la cavalleria , come a Breitenfeld. Tenne l'ala destra al suo diretto comando e diede quella sinistra a Bemhard. Inoltre schierò una riserva di cavalleria dietro al centro, al comando del colonnello Ohm. Di fronte aJia fanteria mise in posizione una batteria di 26 cannoni pesanti, mentre i suoi 40 pezzi reggimentali stavano di fronte ai moschettieri « comandati ». Quando la bruma cominciò a dissolversi, « i cannoni tuonarono un po', ma noi eravamo al momento in vantaggio sulle loro armi. La battaglia si ingaggiò verso le 10 » scrive Flectwood, e continua: « si era fatta una bella giornata; ma propro quando si ingaggiò il combattimento scese una nebbia così fitta che non potevamo vederci l'un l'altro ... ». ( 43) Fu durante questo breve intervallo di visibilità che Gustavo guidò avanti l'ala destra della cavalleria e, secondo Fleetwood « il re, alla prima carica contro i fossi che costeggiavano la strada per Lipsia , fu colpito da un colpo che gli attraversò il braccio e il collo del cavallo » ma , rifiutando di ritirarsi , scavalcò il fossato e caricò il nemico ». (44) (42) Vedi « The Harleian Miscellany" Vol. IV, pag. 200. ('l) The Camden Miscellany, "Fleetwood's leuer "• Vol. I, pag. 7. ( .. ) lbid , pag. 7. Non c'è dubbio che ancora una volla Gustavo abbia rischiato la sua vita senza necessità; tuttavia molti capi fecero lo stesso. Vi furono frequenti scontri diretti tra comandanti in campo


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Disperse i moschettieri del Wallenstein, mise in rotta un corpo di cavalleria croata e poi caricò la cavalleria pesante del Piccolomini , ricacciandola indietro. Nel frattempo Bernhard condusse avanti l'ala sinistra respingendo la cavalleria del Colloredo, e il centro mosse avanti e catturò la batteria centrale del Wallestein , ma subito la perse. A causa della bruma, non ci sono due resoconti di questa fase deiJa battaglia che concordino. Apparentemente Gustavo, quando sentì che il proprio centro si stava ritirando, si mise alla testa di un reggimento di cavalleria e cavalcò verso esso. Separato dai suoi uomini dalla nebbia, lui e tre dei suoi compagni finirono in mezzo a una squadra di cavalleria nem1ca ed egli fu colpito alla testa e al corpo, e ucciso; anche due dei suoi compagni vennero abbattuti , ma il terzo sfuggì. La sua morte, invece di scoraggiare i suoi uomini, li riempì di furia fanatica e mentre il Saxe-Weimar, che aveva assunto il comando, li guidava avanti , arrivò sul campo Pappenheim. Questi piombò sull' ala destra degli svedesi, respingendola sulle due posizioni iniziali. A questo punto, anch'egli fu ucciso e la battaglia divenne una mischia affannosa . Il corpo del re fu ricuperato. I cannoni del Wallenstein vennero ripresi, poi perduti e catturati ancora, ma alla fine gli svedesi spinsero tutto davanti a loro e l'esercito imperiale si sbandò e si disperse , mentre la notte calava sul campo. « Così si concluse la nostra famosa battaglia - scrive Fleetwood - di molto superando quella di Lypsick (Breitenfeld) poiché, se la nostra fanteria non avesse resistito come un muro, nessuno di noi sarebbe tornato vivo, essendo loro certamente due volte il nostro numero ». ( 45) Non ci fu inseguimento, e le perdite sono incerte. Fleetwood dice che gli imperiali ebbero da tre a quattromila morti e gb svedesi circa 1500. Egli scrive anche: « Ed io confido che se fosse piaciuto a Dio che lui (Gustavo) sopravvivesse a questo giorno, egli avrebbe fatto finire tutte le guerre in Germa. ... ». (46) ma E ciò sembra plausibile poiché , come scrive Gindely: « Non è improbabile che egli avrebbe potuto attuare il suo proposito ... di fondare un dominio in Germania, accelerando così di più di 100 anni l'evoluzione politica e mercantile delle risorse del Paese ». ( 47 ) E Bryce scrive: « In quattro campagne egli distrusse gli eserciti e il prestigio dell'imperatore; devastò le sue terre, vuotò i suoi forzieri e lo lasciò alla fine così indebolito che nes-

durante questa guerra, come il duello i n battaglia tra l'arciduca Leopoldo e il Piccolomini, alla seconda battaglia di Brcitenfeld, il2 novembre 1642. Il maresciallo de Rantzau, che mori nel 1650. nel corso della sua carriera perse un occhio, una gamba , un braccio e un orecchio. ("') lbid. pag. 9. (46) lbid., pag. 9. ( 47) « History of the Thirty Years' War ,. Vol. 111 , pag. 147.


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suna successiva vittoria lo avrebbe potuto rendere ancora temibile ». ( 48) Come Alessandro, Gustavo morì prima che la sua opera fosse compiuta e, come lui, lasciò in eredità un compito troppo grande per coloro che lo seguirono. La guerra sarebbe finita, se non fosse stato per Richelieu. L'impero era in collasso; il Wallenstein , screditato, tradì e fu assassinato nel 1634. Ma poiché non era stato raggiunto il controllo da parte francese della sponda sinistra del Reno, la guerra continuò e Richelieu trattò « la vecchia terra di frontiera tedesca come se essa non avesse alcun diritto di fronte al re di Francia ». (49) « La sua volontà- scrive Stanley Leathers - attizzò le fiamme della guerra dall'Oder all'Ebro. Facendo balenare davanti ai suoi alleati delusi la prospettiva di una pace generale, in cui gli interessi di tutti avrebbero dovuto essere garantiti, inculcando senza posa a tutti gli interessati che un accordo separato non poteva essere né vantaggioso né degno di fede, egli gradualmente logorò la forza degli Asburgo e ricuperò il terreno perduto in vent'anni di irresolutezza e di impotenza ». ( 50) Nonostante ciò, Richelieu non era un abile stratega; benché fosse uomo di stato di prim'ordine , egli non comprese mai la guerra come arte. D successivo avvenimento determinante fu la battaglia di Nordlingen , il 6 settembre 1634, nella quale Bernardo di Saxe-Weimar fu battuto decisivamente dal figlio dell'imperatore (Ferdinando d'Ungheria), da Mattia de Gallas e dal cardinale Infante. Entro la primavera dell'anno seguente , l'intera Germania meridionale era nuovamente nelle mani dell'imperatore. Ne seguì il trattato di Praga (30 maggio 1635), con cui fu firmata la pace tra l'imperatore e Giovanni Giorgio di Sassonia, e la Lega fu disciolta. Siccome la Svezia, appoggiata dalla Francia, rifiutava di accettare questa pace, la guerra entrò nella sua fase finale di invasione e di conquista, in cui Francia e Svezia si schierarono contro l'Austria e la Spagna. Lo scopo della prima, come sempre , era quello di spezzare l'accerchiamento asburgico. La ferocia prese il sopravvento. Tutti gli ideali svanirono: quello di Ferdinando, quello di Gustavo e quello del Wallenstein. La guerra divenne un conflitto di Borbone contro Asburgo, un incontro di gladiatori per il potere. I contadini si ribellarono. Soltanto i soldati potevano vivere e presto orde di donne e bambini affamati, come branchi di sciacalli, seguirono gli eserciti. (51 ) Werth fece una incursione fin quasi alle porte di Parigi, gettando i suoi abitanti nel panico. Battaglie furon o vinte (46) « The Holy Roman Empire ,. pagg. 383-384. ( ") c The Thirty Years' War .. di Samuel Rawson Gardiner, pag. 167. ("') " The Cambridge Modero History" Vol. IV pag. 141. (" ) Gindely (Vol. II , pag. 334) cita il caso di un esercito di 38.000 combattenti seguito da 127.000 donne, bambini e sbandati.


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e perdute e intere regioni vennero spopolate finché , emergendo lentamente dalla sofferenza, il desiderio di pace unì protestanti e cattolici attorno all'imperatore e una parvenza di unità nazionale cominciò ad apparire . Ferdinando II morì il 15 febbraio 1637. Nelle sue ultime volontà dispose che tutti i suoi regni e principati ereditari dovessero rimanere per sempre indivisi e così fondò la monarchia austriaca. Richelieu, il creatore della monarchia francese, morì il 5 dicembre 1642. Luigi XIII mori il 4 maggio 1643, e gli successe il figlio Luigi XIV, nato nel 1638. Quattordici giorni più tardi si combatté la battaglia di Rocroi, nella quale il grande Condé mise definitivamente fine al sistema militare spagnolo. Torstensson, uno dei più notevoli tra i molti generali di rilievo di questa guerra, il 6 marzo 1645, vinse la decisiva battaglia di Jankau, che condusse alla pace tra Sassonia e Svezia. La guerra finì nell'autunno del 1648, dove era iniziata, con l'assedio svedese di Praga. Così il conflitto precipitò verso la conclusione, perché Ferdinando III (16371657) non poteva resistere più a lungo alla pressione della Francia e il suo impero, ormai ridotto a una landa selvaggia, era incapace di nutrire i suoi eserciti. La pace fu discussa a lungo e il14 ottobre 1648 fu firmata a Miinster, tra l'impero e la Francia, e a Osnabriick tra l'impero e la Svezia. Il trattato, conosciuto come la pace di Westfalia, per un secolo e mezzo rimase la norma nelle relazioni tra gEi stati della nuova Europa da esso creata e, salvo leggeri cambiamenti, rimase immutato fino al 1789. Il calvinismo venne posto dal trattato di Westfalia su un piede di parità con illuterane- . simo e il Capodanno del 1624 venne visto come la data in cui tutte le dispute religiose avevano avuto termine. Cosi si concluse un'epoca e la Riforma venne sancita dalla legge (52). La sovranità di Roma fu esautorata e lo scisma del cristianesimo fu definitivo. L'Europa occidentale dava così poco peso alle cose dello spirito da irridere Innocenza X, quando questi denunciò il trattato con la sua bolla del 26 novembre « Zelo domus Dei». La carta d'Europa fu ridisegnata in osservanza al trattato. Il Palatinato Superiore andò alla Baviera; quello Inferiore a Carlo Luigi, fratello di Federico , lo sfortunato« re d'inverno ». Il Brandeburgo ricevette i vescovadi di Halberstadt, Minden, Cammin e parte di quello di Magdeburgo, Stettino e l'isola di Riigen; la Sassonia conservò la Lusazia e parte del vescovado di Magdeburgo. La Repubblica Svizzera fu dichiarata stato sovrano, e altrettanto le

(") Ma era una riforma diversa da quella per lui Lutero e Calvino si erano battuti, poiché la pietà protestante ricevette un colpo dal quale non si riprese mai più. Cessò praticamente di essere una religione , per divenire invece un programma politico.


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Province Unite, mentre la Francia- ora la nemica della quiete d'Europa - ricevette l'Alta e la Bassa Alsazia, Metz, Toul , Verdun , Breisach e Pignerol, oltre al diritto di tenere una guarnigione a Phillippsburg. La Germania fu spezzettata in circa trecento piccoli stati indipendenti, in cui venne ripristinata la servitù della gleba, e la superstizione divenne imperante. C3) Con le scuole distrutte, vi fu una carenza di istruzione, e arte e letteratura ne soffrirono di conseguenza. Da molto prima del 1648l'intero paee era stato brutalizzato e si era imbarbarito; l'ordinata e prosperosa vita delle cittadine tedesche era scomparsa, come era scomparsa la figura della donna di casa divenuta, da quando si era ridotta a seguire gli eserciti mercenari, « metà zingara e metà prostituta ». Nel 1880 il principe Hatzfeldt, ambasciatore tede co a Londra , disse a lord Granville che « la Germania non si è ancora ripresa dagli effetti delle guerre dei Trenta e dei Sette Anni; e che la determinazione ad impedire che simili calamità si verificassero ancora dovrebbe essere la nota dominante della politica tedesca » ( 54) e non c'è da meravigliarsene. L'intero paese era stato totalmente rovinato, come mai prima nella storia, comprese le invasioni degli unni e dci mongoli. Si dice che siano morti otto milioni di persone, oltre alle 350.000 uccise in battaglia. In un distretto della Turingia, ove nel16l8 vi erano 1717 case in 19 villaggi, nel1649 ne restavano soltanto 627; e, delle 1773 famiglie che vi abitavano prima, si trovò che solo 316 erano rimaste ad occuparle. Nello stesso distretto rimasero 244 buoi su 1402, e nemmeno una delle 4616 pecore. In Boemia, si dice che soltanto 6000 dei 35000 villaggi siano sopravvissuti; la popolazione calò da circa 2.000.000 a 700.000 e nella contea di Henneburg il 75% della popolazione e 1'80% del bestiame perirono, e il 66% deUe case fu distrutto.(55) Il peggio fu che le aree più ricche furono quelle che soffrirono maggiormente. La Pace di Westfalia fu una delle più importanti pietre miliari della storia. Gli Asburgo si rivolsero ad oriente e, quando una generazione più tardi l'impero Ottomano cominciò a vacillare, cercarono sul Danubio la compensazione delle loro perdite sul Reno. La Svezia divenne, fino aUa battaglia di Poltava del1709, una grande potenza. La guida della Germania passò nelle mani degli Hohenzollern. La Francia, la cui sicurezza veniva rafforzata dalla disgregazione della Germania, continuò la sua guerra con la Spagna. Nel frattempo due nuove potenze emergevano a nord: le Province Unite, un crescente impero com(Sl) Si dice che, nel 1625 e nel 1628, il vescovo di Wùrzburg abbia bruciato 9000 persone per stre· goneria, e nel 1640-41 nel Principato di Neisse, in Slesia. ne furono bruciate 1000. ("') Citato da ~ The Cambridge Modem History "· Vol. IV, pag. VI. (S') Nessuna di queste cifre è molto attendibile. Sull'argomento, vedi« Thc Thirty Years' War »di C. V. Wedgwood , pagg. 510.516.


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merciale, e l'Inghilterra di Cromwell. Mentre il futuro « Roi Soleil » giocava ancora nella sua culla e le firme del trattato di Westfalia erano ancora umide , la testa di Carlo I d'Inghilterra rotolava nel canestro del boia a Westrninster: la sfida dell'emergente plutocrazia al diritto divino dei re.



CAPITOLO III

La lotta costituzionale in Inghilterra

l. Quadro storico Mentre la Guerra dei Trent'anni ribolliva in Boemia , una lotta parallela cominciava ad agitare l'Inghilterra, una lotta che avrebbe condotto alla disgregazione del regno e poi all'instaurazione di una monarchia costituzio nale. Le sue cause d'origine risalivano alla Guerra dei Cent'Annj , durante la quale il servizio militare per circoscrizione fu sostituito da quello a pagamento e gli eserciti mercenari presero il posto delle leve feudali. Fino ad allora la spada era stata il simbolo dell'autorità , ma da allora in poi la borsa andò sempre più sfidando la spada; e coloro che ne tenevano i cordoni non e rano i baroni feudali , bensì quelle classi ricche dei commercianti dalle quali furono in larga parte reclutati i primi Parlamenti. Con l'avvento degli eserciti permanenti nel tardo XV e ai primi del XVI secolo , ebbe luogo un altro cambiamento. Siccome nessuna nazione continentale si poteva sentire sicura senza un esercito permanente , in tutti i paesi che potevano permetterselo esso divenne uno strumento essenziale del governo del re. Inoltre, poiché ciò conferiva al re il potere di imporre la sua volontà sia in pace che in guerra , i sovrani continentali cominciarono ben presto ad esautorare i loro Parlamenti. Così in Spagna essi praticamente scomparvero e in Francia gli Stati Generali smisero di essere convocati tra il 1614 e il 1789. Fu a causa della sua posizione insulare che l'Inghilterra non venne influenzata da questo cambiamento e quando Giacomo I salì al trono , nel 1603, la sua sola frontiera terrestre scomparve e con essa svanì l'unica ragione plausibile per mantenere un esercito permanente. Fu per questo che il sistema parlamentare mise più solide radici in Inghilterra in quanto , senza un esercito, iJ re non poteva né infrangere l'opposizione popolare, né controllare il potere fin anziario. Un'altra differenza radicale fra l'Inghilterra e i paesi continentali derivò dal fatto che ,


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proprio mentre questi ultimi si andavano sbarazzando dei loro Parlamenti , l'eliminazione dei monasteri ad opera di Enrico VIII aggiungeva grande benessere a quelle classi da cui venivano reclutati tanti rappresentanti parlamentari. U risultato fu che i Lords e i borghesi(« Commons ») divennero una plutocrazia che, prima o poi , doveva necessariamente sfidare l'autorità del re in ciò che fino ad allora era stato riconosciuto come ambito esclusivo del governo. Ciò nondimeno non bisogna sottovalutare il fatto che, fino alla emanazione del Bill of Rigbts (!) nel1688, non era il Parlamento a governare, ma soltanto il re coi suoi ministri, da lui nominati . U Parlamento era poco più di uno strumento che votava per coprire le esigenze finan ziarie. Concepire un governo senza re sarebbe stato insomma come concepire la chiesa cattolica senza il papa. Inoltre , non c'era nulla nella legge o nella Costituzione che obbligasse un governo inglese a convocare il parlamento prima di averne bisogno e, per quanto riguardava il paese, quanto più il re riusciva a gestire il suo governo senza il Parlamento tanto meglio era per il contribuente. Pe rtanto , finché il re poteva governare senza Parlamento - cioè utilizzando soltanto gli introiti assegnatigli per legge- lungi dall'essere considerata tirannia, la sua direzione personale era segno di buon governo. E poiché buon governo significava che il re doveva vivere con i propri mezzi, egli veniva incoraggiato a praticare l'economia, a non mettersi contro il popolo e soprattutto a rifuggire dalle guerre all'estero. Le prime due politiche erano abbastanza difficili perché, dalla scoperta del Nuovo Mondo, l'enorme afflusso d'oro e d'argento aveva provocato una caduta del valore della moneta e ciò non solo aveva portato tensioni sociali , ma aveva diminuito la capacità d'acquisto di molte delle entrate del re, rendendogli così sempre più difficile mantenersi da solo. L'inadeguatezza delle proprie finanze fu una delle ragioni per cui Elisabetta adottò una politica che mirava allo stesso tempo a prevenire la guerra e a incoraggiare la pirateria. U primo obiettivo le con entiva di governare con le proprie entrate , e il secondo di aumentarle considerevolmente senza doverlo chiedere al Parlamento. Questa fu anche la principale ragione della pacifica politica e tera di Giacomo I il quale, dopo aver raggiunto la pace con la Spagna nel 1604, per consolidarla progettò il matrimonio di suo figlio Enrico dapprima e - alla sua morte - dell'altro figlio Carlo , con l'lnfanta · Maria , figlia di Filippo III. Nel 1618 esplose però la guerra dei Trent'anni e, per sovvenzionare sua figlia Elisabetta , moglie dell'Elettore Palatino, Giacomo convocò nel 1621 il suo terzo Parlamento , che votò - quale pegno della sua lealtà -

(') Legge dei Diritti {approvazione delle tasse. libertà di parola, esercito non permanente, ecc.) .d.T.


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l'irrisoria somma di 140.000 sterline e fu sciolto subito dopo. Successivamente, nel febbraio del1623, Carlo, accompagnato dal suo più intimo amico, Giorgio Villiers Duca di Buckingham e favorito di Giacomo, fece un viaggio a Madrid per chiedere la mano dell'Jn fanta, con la speranza che il regalo di nozze del padre di lei sarebbe stata la restituzione del Palatinato a suo cognato. Ma poiché i negoziati tiravano per le lunghe, al suo ritorno in Inghilterra Buckingham si mise a capo del movimento popolare contro la Spagna. Nel 1624 Giacomo convocò di malavoglia un altro Parlamento , che raccomandò lo scioglimento del patto di matrimonio e un tentativo di recuperare il Palatinato: due propositi incompatibili. Buckingham -l'effettivo sovrano d' Inghilterra - si decise per la guerra contro la Spagna e, avendo bisogno di un alleato, cominciò a combinare un matrimonio tra Carlo c Enrichetta Maria (1609-1666) sorella di Luigi XIII e figlia di Enrico IV. Nel medesimo tempo inviò una marmaglia di 12.000 uomini male armati, al comando di Mansfeld (che allora si trovava in Inghilterra per cercare aiuti) in Olanda ove, senza denaro né rifornimenti, perirono per la maggior parte miseramente di malattie e inedia. Questa era la situazione quando , il 27 marzo 1625, Giacomo morl. Per affrontarla con successo, sarebbe stato necessario un tipo d'uomo molto diverso da suo figlio. Carlo mancava infatti del buon senso di suo padre, era contemporaneamente influenzabile, ostinato e incapace di comprendere le ragioni altrui; ma , come suo padre, era un accanito sostenitore dei privilegi e possedeva un'idea esaltata della« maestà ». Egli rimandava le difficoltà, si gingillava con le occasioni e, benché influenzato dai suoi amici, rimaneva ostinatamente attaccato alle sue credenze favorite. Di temperamento artistico, era un uomo assai colto. Amava leggere Shakespearc (il che urtava i suoi sudditi puritani) e Rubens lo chiama « le Prince le plus amateur de la peinture qui soit au monde ». La sua vita privata era irreprensibile e secondo l'opinione del Claredon era « il più valido gentiluomo, il miglior maestro, il miglior amico, marito , padre c cristiano che abbia prodotto il tempo in cui visse>>. In un'epoca rivoluzionaria , egli era fuori posto e, anche se i tempi fossero stati normali, sarebbe stato più adatto a dar prestigio a un salotto che al trono. Per sua ancor peggior sfortuna, intraprese il suo regno sotto due perniciose influenze. Primo, il suo matrimonio con Enrichetta Maria- una cattolica- che avvenne attorno al 1° maggio c che gli mise contro il suo Parlamento puritano e i suoi udditi protestanti. Secondo, la sua sottomissione a Buckingham- un effervescente giocatore d'azzardo della politica, vanitoso , passionale, energico e temerario, un uomo che illudeva se stesso con schemi grandiosi e inattuabili crociate


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- che gli impediva di vedere come, per governare, sarebbe stato necessario seguire la saggia, pacifica politica del padre. Ma Buckingham era incline alla guerra e, siccome essa non poteva essere sostenuta senza denaro, uno dei primi atti di Carlo fu la emanazione di mandati per l'elezione di un nuovo Parlamento, che si riunì ill8 di giugno. Era costituito da protestanti intolleranti e, malgrado Carlo si fosse già assunto impegni per circa un milione di sterline, gli votò stanziamenti per non più di 140.000. Inoltre, quanto agli introiti che poteva intascare, invece di garantirgli per tutta la vita l'abituale rendita della tassa imposta su ogni barile di vino e ogni libbra di merce esportata e importata -secondo un'usanza ormai consolidata da tempo- gliela concesse soltanto per un anno. Così , dopo soli tre mesi dalla salita al trono, si giunse a un punto morto che poteva essere risolto soltanto con la capitolazione o con la spada. U 12 agosto il Parlamento fu sciolto. Buckingham arruolò a fo rza circa 8000 vagabondi e ribaldi e 1'8 ottobre - un po' secondo lo stile di Drake - li inviò a prendere Cadice. Ma la spedizione, diversamente da quella di Drake, finì in un fiasco disordinato e creò una situazione così critica che Carlo fu obbligato a convocare il suo secondo Parlamento. U 6 febbraio 1626 esso si riunì e lanciò subito un violento attacco contro Buckingham. L'8 maggio lo chiamò alla sbarra degli imputati della Camera dei Lords e Carlo, benché non avesse ancora ricevuto un penny, il 15 giugno sciolse il Parlamento per salvare il suo favorito. Ridotto in disperate ristrettezze fi nanziarie, Carlo ricorse ai prestiti obbligatori mentre Buckingham, non contento di una sola guerra, spingeva il paese in una seconda, questa volta con la Francia. Seguì una spedizione a La Rochelle, che si risolse in un fiasco perfino peggiore di quello di Cadice, e - per organizzare una seconda spedizione - egli persuase Carlo a convocare il suo terzo Parlamento. L'assemblea, che si riunì il17 marzo 1628, era violentemente ostile. Il 28 marzo essa emanò la « Petition of Right » (2) il cui paragrafo essenziale diceva che nessuno poteva essere obbligato « a cedere qualsiasi dono, prestito, beneficienza, tassa o simile onere senza il consenso di entrambe le Camere del Parlamento». Dapprima Carlo recalcitrò; ma Buckingham, ancora determinato a ottenere i suoi sussidi, lo persuase ad accettare la Petition. Vennero poi un attacco al Buckingham e una discussione sul fatto che le imposte sul vino c sulle merci (« Tonnage an d Poundage ») fossero o meno una tassa- e· non lo erano- così Carlo perse la pazienza . U 26 giugno aggiornò la riunione del Parlamento. La prima grande svolta nel suo regno giunse quando Buckingham fu assassinato (il 23 agosto) da John Fenton, mentre si trovava a Portsmouth

( 1) «

Petizione di diritto ».


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a preparare la sua spedizione. L'impresa cominciò senza di lui , e si ripeté la storia dei precedenti tentativi. Quando iJ Parlamento si riunì nuovamente, nel gennaio del 1629, gli estremisti guidati da John Pym lanciarono un furioso attacco alla Corona e un'offensiva religiosa contro la Chiesa. Questa costituiva l'ultimo caposaldo di Carlo, poiché soltanto attraverso la Chiesa egli poteva raggiungere il cuore del suo popolo. n 2 marzo il re sciolse il suo terzo Parlamento ; non perché volesse governare - nel senso in cui il governo era inteso a quei tempi - senza il Parlamento, ma perché con esso gli era impossibile farlo. Il 24 aprile fece pace con la Francia, e il 5 novembre del 1630 con la Spagna. Così , la disastrosa politica del Buckingham fu abbandonata. Benché Carlo ora fosse libero di comandare senza il Parlamento, il problema più importante restava irrisolto. Il Parlamento non voleva infrangere la costituzione - nemmeno lontanamente - ma intendeva assoggettare il re e usarlo come proprio uomo di paglia. Senza il re, non avrebbe avuto una base costituzionale che giustificasse il suo governo. Il re doveva quindi continuare a regnare, e questo era il primo punto essenziale, affinché il Parlamento potesse governare in suo nome, e questo era il secondo. Adesso che era libero da impegni con l'estero, Carlo avrebbe dovuto pertanto avere come unico scopo la cura dei problemi interni . Ma cosl non fu. I suoi due principali consiglieri erano sir Thomas Wentworth (più tardi primo conte di Stafford) e William Laud, arcivescovo di Canterbury. n primo era uno dei più abili uomini di stato del suo tempo e, aU'inizio del 1629, Carlo lo fece Preside!llte del Concilio del Nord. Come tale, egli era idealizzato daUa gente comune; portando avanti le loro lamentele, però, si era messo contro i potenti capitalisti tessili dello Yorkshire. Nel 1632 fu trasferito in Irlanda, come Lord Delegato (Deputy). Represse le speculazioni dei ricchi mercanti londinesi, creò le basi per un piccolo ed efficiente esercito pagato dal Parlamento irlandese e fondò le industrie della tela deii'Ulster. Se le circostanze gli avessero permesso di continuare la sua opera creativa non c'è dubbio che, pur continuando ad urtarsi con i plutocrati, avrebbe elevato talmente la popolarità di Carlo che, finché questi avesse fatto attenzione a non perdere il favore del popolo , non avrebbe avuto bisogno di convocare un altro Parlamento. Questo buon lavoro di Wentworth fu rovinato soprattutto per colpa di Laud, che era uno zelante riformista religioso , privo di tatto, faccendone e saccente. Era tutto dedito a rimettere ordine nella Chiesa, che certamente era infiacchita; i suoi due principali strumenti erano i tribunali della «Camera della Stella » e dell'« Alta Commissione » i quali , benché fossero stati accettati come organi della legge sotto i Tudor , adesso venivano considerati arbitrari. Contrastato da una violenta opposizione, Laud ripulì


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la Chiesa e l'Inghilterra; indi rivolse la sua attenzione alla Scozia. (3) Era un atto di suprema follia, perché gli scozzesi erano in maggioranza fanatici calvinisti e se si fossero ribellati sarebbe stato necessario per Carlo arruolare un esercito, che non avrebbe potuto pagare senza convocare il Parlamento. Imperterrito , Laud cominciò a epurare la Chiesa scozzese. I vescovadi scozzesi furono riempiti di zeloti anglicani, nuovi canoni vennero introdotti a forza nella Chiesa e fu fatto un tentativo di imporle un libro di preghiera anglicano. Il risultato fu che, quando il 23 lugHo 1637 il Decano di Edimburgo cominciò a leggere da esso nella Cattedrale di St. Giles, scoppiò un violento tumulto. Un prolisso manifesto, noto come « Covenant », venne subito pubblicato dalla Assemblea Generale della Chiesa scozzese. Era un acceso documento il cui scopo era di abbattere il dominio della Chiesa del re e di instaurare una teocrazia presbiteriana. Gli scozzesi cominciarono ad armarsi, ed altrettanto fece Carlo; essi però potevano contare su molti veterani della Guerra dei Trent'anni, sotto il comando di Alexander Leslie conte di Leven, che aveva servito con Gustavo Adolfo, mentre tutto ciò di cui il re disponeva erano le loca]j « bande addestrate », una marmaglia senza valore e male armata. Bisognava comunque trovare il denaro per pagarle e Carlo , non essendo riuscito a ottenere un prestito dalla City, fu costretto, nel giugno 1639, a negoziare una tregua con gli Scozzesi a Berwick. In settembre, convocò Wentworth a Londra; questi, che dal gennaio 1640 era diventato conte di Strafford - gli consigliò di emanare mandati per un nuovo Parlamento. Carlo così fece , poiché gli occorrevano almeno 100.000 sterline al mese per mantenere il suo esercito. TI Parlamento però, nella riunione del 13 aprile, invece di votare lo stanziamento imbastì, sotto la guida di Pym e Hampden, un losco intrigo con i commissari scozzesi in quel momento riuniti a Londra. Tre settimane più tardi fu sciolto, e divenne noto come « il Parlamento Breve ». Strafford suggerì di portare in Inghilterra l'esercito d'Irlanda ma, prima che se ne potesse fare alcunché, gli scozzesi presero l'iniziativa. Attraversato il confine, misero in rotta un reparto di soldati di Carlo a Newburn e occuparono Newcastle. Al re non era rimasto altro da fare che diramare le convocazioni per un altro Parlamento. « 11 Lungo Parlamento », come sarebbe stato chiamato in seguito, si

( ') Lo zelo di Laud ebbe una determinante influenza su ll a crescita dell'Impero britannico. Fino a quando egli non si mise all'opera. il più grave problema delle colonie americane di recente formazione era il come aumentare la propria popolazione. Le sue persecutioni ottennero questo pri ncipale risultato positivo: circa 20.000 persone- in maggioranza puritani- partirono per il Maine. il New Hampshire. il Massachussetts, etc. tra il 1628 e il 1640. Più tardi, l'intolleranza dt Cromwell ne mandò parecchie altre migliaia- principalmente realisti - nel Nuovo Mondo.


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riunì a Westminster il 3 novembre 1630. Era inequivocabilmente una assemblea rivoluzionaria. Essa accusò Laud di alto tradimento; con un'accusa inventata, portò davanti ai Lords un decreto di confisca contro Strafford e contemporaneamente introdusse ai Comuni un decreto che proibiva lo scioglimento del Parlamento senza il suo consenso. Entrambi i decreti vennero letti per la terza volta 1'8 maggio 1641 e, per far pressione su Carlo, Pym- da vero esperto in guerra psicologica- sguinzagliò a migliaia la plebaglia !ondinese contro il palazzo di Whitehall, ove risiedevano il re e la sua famiglia. Carlo aveva promesso a Strafford « sulla mia parola di re, non vi mancheranno in vita onore e fcrtuna » ma, dopo una sofferta esitazione, invece di porre il veto sulle decisioni del Parlamento - come legalmente avrebbe potuto- il lO maggio diede il suo assenso, per paura che la regina e i suoi figli fossero linciati dalla folla. Due giorni dopo, Strafford fu decapitato a Tower HiH. Così Carlo, nella suprema crisi del suo regno che avrebbe richiesto da parte sùa uno sprazzo di audacia, degradò moralmente se stesso e per debolezza mandò a morte il solo uomo del regno che avrebbe potuto tenere a bada i suoi nemici. Ironicamente, il suo « Atto di Sospensione della Costituzione » sopravvisse abbastanza per diventare lo strumento della sua morte. Seguì un gran numero di riforme: un « Atto TriennaJe », che assicurava la convocazione del Parlamento ogni tre anni, con una sessione di almeno 50 giorni, divenne legge; i giudici vennero affrancati dalla autorità del re; i tribunali dell'Alta Commissione e della Camera della Stella furono aboliti; la tassa imposta alle città di mare fu dichiarata illegale; quanto a quella sul vino e sulle merci , per il futuro sarebbe stato concesso riscuoterla solo per poche settimane alla volta. Con il re messo fuori combattimento politicamente e finarJZiariamente, Pym e i suoi seguàci lanciarono un attacco alla Chiesa. Il loro obiettivo era di escludere i vescovi dal Parlamento e di confiscare le proprietà della Chiesa, per pagare il riscatto agli scozzesi e per alleggerire l'onere sui contribuenti inglesi. Inoltre, venne stipulato un trattato con gli scozzesi dopo il quale, il 10 agosto, Carlo partì per la Scozia , evidentemente in un tentativo di ravvicinare le due metà separate del suo regno. Fu una mossa sfortunata, perché offrì a Pym l'opportunità di far balenare il fantasma di un complotto dell'esercito e quindi di agire sugli umori della popolazione. Altrettanto sfavorevole , per Carlo, fu la paura di un colpo di stato militare , uscitata nel nord daJI'esplosione della ribellione in Irlanda dove, dopo la decapitazione di Strafford, la corruzione e lo sfruttamento e rano tornati quelli di prima. Pym , determinato a portare a conclusione la crescente crisi , decise di lanciare un appello nazionale contro la Corona, sotto forma di un lungo documento conosciuto come la« Grande R imostranza » . La sua intenzione era di farlo approvare dal Parlamento prima che Carlo ritornasse dalla Scozia. In questo docu-


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mento ogni atto del regno di Carlo veniva riesaminato e l'origine di tutte le carenze lamentate veniva fatta risalire o ai papisti , o ai vescovi , oppure ai Consiglieri del re. Il documento metteva in luce anche i meriti dell'esistente Parlamento e , in conclusione, al re veniva chiesto di privare i vescovi di tutti i poteri temporali. Carlo tornò il 25 novembre e, sei giorni dopo, una delegazione guidata da Pym gli presentò la « Rimostranza ». Quando l'ebbe letta, Carlo congedò i deputati con una risposta evasiva. Allora Pym, che vedeva come ormai l'approccio !egalitario e costituzionale gli fosse precluso, decise di forzare la mano al re accusando in Parlamento la regina « di compromessi contro la pubblica libertà, e di segreta intesa con la ribellione in Irlanda »cioè , di alto tradimento. Sarebbe stato meglio se Carlo avesse ignorato la minaccia poiché, anche se fosse stata portata avanti, quasi certamente la maggioranza del paese sarebbe stata dalla parte della regina. Invece, siccome quando era in Scozia aveva ottenuto le prove dei loschi intrighi di Pym con gli Scozzesi, il3 gennaio 1642 diede istruzioni al Procuratore Generale affinché presentasse ai Lords gli articoli d'accusa per tradimento contro Pym , Hampden e altri tre dei loro membri, oltre che contro un appartenente alla Camera dei Pari. Per guadagnare tempo, i Lords nominarono un comitato per verificare il fondamento dell'accusa. Carlo non agì immediatamente e non fece arrestare i cinque nei loro letti , ma esitò e soltanto il giorno seguente (e anche allora soltanto dopo che la regina lo aveva incitato con le pungenti parole « Allez , poltron ») andò al Palazzo con circa 400 armati per compiere gli arresti. Ma Pym e i suoi colleghi, avvertiti del suo arrivo, si erano affrettati a saltare su una barca ed avevano cercato rifugio nella City. Quando entrò nella Camera dei Comuni, per citare le sue parole, Carlo trovò che « gli uccelli erano volati via ». Era un imperdonabile, colossale errore, non l'averci provato, ma l'aver fallito. Carlo non si sentì più sicuro a Londra e si trasferì con la famiglia ad Hampton Court. La regina parti da lì per Dover, portandosi i gioielli della Corona, e il23 febbraio fece la traversata per l'Olanda. Prima della sua partenza Carlo aveva concordato con lei che, siccome la popolazione a nord dell'Humber gli era in gran maggioranza fedele , egli avrebbe stabilito il suo quartier generale a York. Il19 marzo mosse verso quella città e, sempre a causa dell'esitazione, invece di prendere Hull come avrebbe potuto - ove era installato un grosso deposito di munizioni, si impadronì di Newcastle, e ne fece la sua base portuale, sicché la regina gli mandò lì la prima consegna di cannoni, moschetti, pistole e polvere. Infine, poiché i ribelli avevano mobilitato le loro forze , il22 agostoun giorno di vento e di tempesta - il re ordinò che lo stendardo reale fosse spiegato su Castle Hill , a Nottingham: un appello per il suo popolo ed una sfida al Parlamento Permanente di Pym.


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2. La battaglia di Naseby, 1645 Mentre le Guerre delle Rose furono un conflitto tra due Case Reali, la Grande Rivolta fu uno scontro tra due classi sociali, l'una che rappresentava il morente mondo feudale, l'altra l'emergente capitalismo. Nessuna delle due parti era preparata per la guerra e da ciò derivò il suo svolgimento caotico. Gli eserciti si formarono, combatterono e si dissolsero , e si può dire che ogni contea abbia avuto una propria guerra, in cui abbondarono gli assedi. Ciò fu dovuto, in non piccola parte, al pacifismo degli anni precedenti. Joshua Sprigge scrisse nel 1647: « Mercé la grande bontà e pazienza di Dio, l' Inghilterra è stata una dimora tranqu.illa in questi ottant'anni » ( 4 ) e Dalton nota: « la pace ci aveva così intontiti che non solo eravamo del tutto ignoranti , ma proprio per questo eravamo ancor più ignari di tale difetto ... ». ( 5) Come tanto spesso accade, una pace lunga e prosperosa aveva generato egoismo e irresponsabilità. Hobbes diagnostica in questo la settima , e ultima, causa della rivolta: « Infine , la gente era in generale così ignorante dei propri doveri che forse nemmeno uno su diecimila sapeva quale diritto avesse qualsiasi uomo di comandarlo, o che necessità ci fosse di un Re o di un Commonwealth, per il quale egli dovesse cedere parte del suo denaro contro la propria volontà; ma pensava di essere così padrone di qualsiasi cosa possedesse , che essa non potesse essergli tolta senza il suo consenso, per qualunque pre tesa di sicurezza comune. Pensavano che Re fosse soltanto un titolo di massimo onore: gentiluomo, cavaliere, barone, conte o duca erano considerati soltanto successivi gradini per accedervi con l'aiuto dei ricchi. No n avevano regole di giustizia, ma solo precedenti e costumi , e si pensava che i più saggi e i migliori dovessero essere scelti per un Parlamento che fosse soprattutto contrario a concedere stanziamenti o altre spese pubbliche ». ( 6) Un'altra ragione per il caos che caratterizzò la guerra fu la mancanza di un esercito permanente. Le cosiddette bande addestrate erano soltanto milizie di contea e di città, addestrate nei quartieri, e quando si dovette costituire un vero esercito - ad esempio quando Giacomo l a malincuore acconsentì ad assistere Mansfeld - esso risultò perfino peggiore delle bande addestrate. Di quello di Mansfeld, Dalton dice: « Una simile marmaglia di rozzi e poveri plebe i non si era mai vista ... Essi vanno così di malavoglia che bisogna spingerli piuttosto che guidarli » . (1) Ciò era dovuto (') • Anglia rediviva: History o r t he Army under Sir T. Fairf3JC • (1854) pag. 8. Sprigge era cappellano di FairfaJC. (l) • Lifc of Sir Edward Cecil, Viscount of Wirobledon • (cd. 1885) Vol. 11 , pag. 399. ( 6 ) " Bchcrnoth o r T he Long Parliamcnt • di Thomas Hobbcs (ed. 1889) pag. 4. (' ) • Life or Sir Edward Cecil • Vol. Il , pagg. 74. 79.


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all'arruolamento forzato. Barnaby Rich scrive nel 1587: « In Inghilterra, quando occorrevano militari, noi sgombravamo le prigioni dai ladri , ripulivamo le taverne e le birrerie dru giocatori e dai ribaldi , liberavamo città e campagna da bricconi e vagabondi ». (8) Allo scoppio della grande rivolta, il reclutamento si svolgeva ancora nello stesso modo . Quando Carlo alzò il suo stendardo a Nottingham , il nord e l'ovest dell'Inghilterra lo sostennero ampiamente; il sud e l'est erano invece in gran parte a favore del Parlamento. (9) La popolazione era divisa in tre gruppi : i sostenitori di Carlo, quelli del Parlamento e coloro che erano politicamente neutrali e volevano essere lasciati in pace. L' ultimo gruppo era molto inferiore in numero agli altri due. I centri manifatturieri , i porti di mare e le grandi città - soprattutto Londra erano in maggioranza puritani; perciò , per gli aspetti materiali e finanziari , il Parlamento era avvantaggiato in modo schiacciante. Si può dire che il denaro era il fattore decisivo nella guerra , poiché chiunque ne possedesse poteva sempre reclutare truppe tra il popolino, che avrebbero prestato servizio soltanto per la paga o per il saccheggio. Inoltre , poiché la Marina ( 10) era contraria a Carlo, il Parlamento poté acquisire il controllo delle coste e anche assicurarsi il servizio di dogana ru porti , che fruttava più di 250.000 sterline all'anno. La classe dirigente all'inizio era chiaramente dalla parte di Carlo e, benché le cifre fossero contro di lui , nei primi giorni della guerra la mancanza di uomini non ebbe gran peso poiché entrambe le parti erano ancora poco organizzate. Ma la carenza di navi e di denaro impediva a Carlo di comunicare liberamente con la Francia e l'Olanda e di acquistare rifornimenti dall'estero. In conseguenza, il potere marittimo giocò un ruolo determinante nella sua sconfitta. Nonostante ciò, durante la fase iniziale della guerra, questi vantaggi furòno in gran parte sprecati dal sistema di comando collegiale del Parlamento, che portava a dibattiti senza fine, a mezze misure e a perdita di tempo.

( 1) • A Pathway to Mthtary Practice • citato da C. H . Firth nel suo • Cromwell's Army "· ln un altro pamphlct ( « Dialogue between Mercury and an Englisb Soldier ") scritto nel 1574, Rich dice: • Quando il conoestabile locale vedeva approssimarsi la guerra, prevedendo le fatiche, gli infiniti peri· coli, i rischiosi travagli che possono capitare ai soldati, era riluttante a (ar sì che un onest'uomo dovesse per causa sua mettere a repentaglio la vita in metto a tanti pericoli; e perciò se nella sua giunsdizione accadeva vi fosse un qualunque ozioso. ubriacone o attaccabrighe, o borsaiolo. o qualcuno che avesse dimostrato qualche abilità nel rubare un 'oca, costoro sarebbero stati i primi a venire offerti al servizio del Principe "· (') La popolazione d'Inghilterra era allora prcss'a poco di 5.000.000, compresi i circa 350.000 abitanti di Londra. 10 ( ) Grazie al ricorso alla tassa sulle città di mare operato da ll o stesso Carlo . era in buone condizioni ed era co~tituita da 16 navi da guerra nella baia di Oeal e 2 in acque irlande~i.


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Mentre Carlo riuniva a Nottingharn i suoi seguaci sotto il comando del conte di Lindsey- un vecchio, stanco soldato del '69 -le forze delle Teste Tonde ( 11) si riunirono a Northampton sotto iJ Conte di Essex. Entrambe le parti erano a corto di denaro e l'irregolarità delle paghe portava all'indisciplina e a continue diserzioni. Le armi e le munizioni erano scarse e alla grande fiducia corrispondeva una sconfinata inefficienza . Anzitutto, si ricorse a sottoscrizioni per uomini e cavalli; poi vennero nominati gli ufficiali per dar vita a nuovi reggimenti, mentre quelli esistenti venivano lasciati scomparire per mancanza dì reclute; infine, venne riesumato l'arruolamento forzato e si praticarono requisaioni arbitrarie per i rifornimenti. Nessuno dei due eserciti si può dire abbia rappresentato una forza combattente organizzata e, in queste circostanze, l'arrivo dall'Olanda del principe Rupert (1619-1682) con il suo fratello più giovane Maurizio, fu per Carlo un dono mandato dal cielo. Rupert, terzo figlio dello sfortunato Elettore Palatino e perciò nipote di Carlo, benché avesse soltanto 23 anni aveva preso parte- fin da quando ne aveva quattordici alle guerre danesi e tedesche. Al suo arrivo, Carlo gli diede il comando della propria cavalleria e, saggiamente, lo rese indipendente da Lindsey. Era un uomo di coraggio indomabile, ostinato, focoso e poliedrico. ( 12) Vestito con una giacca scarlatta, riccamente ornata d'argento, e montando un nero cavaJlo berbero, cavalcava qua e là accompagnato da una scimmietta, che i libellisti puritani soprannominarono (( la piccola puttana di Babilonia », e un barboncino bianco chiamato (( Boy » a cui aveva insegnato un giochetto: (<Se qualcun si chiama Carlo corre subito da lui, ma solleva la sua gamba se qualcun lo chiama Pym » ( 13). Rupert era esattamente il tipo d'uomo che ci voleva per dare « esprit de panache »ai Realisti e, come Murat anni dopo, era un superbo condottiero di cavalleria che aveva adottato la tattica d'urto di Gustavo, della carica a fondo- al galoppo- con la spada alla mano. Benché sia stato confrontato sfavorevolmente con Cromwell, bisogna ricordare che all'inizio della Guerra Civile le circostanze erano molto diverse da come erano quando quest'ultimo si fece la sua fama. Diversamente da Cromwell, Rupert non ebbe tempo per addestrare i suoi uomini , che erano in maggioranza giovani c testardi « cavaliers ». Manovrarli era abbastanza difficile e tenerli alla mano nel galoppo quasi impossibile, come accadde molto più fardi a Waterloo. ( 11 ) • Roundheads •: i membri puritani delresercito del Parlamento erano chiamati così poiché di solito portavano i capelli coni; i Realisti (« cavaliers ") avevano invece lunghi riccioli. (") Fu uno dci primi incisori a meaatinta. e si interessava alla scienza e alle armi. Era altrenanto abile come marinaio e come 'iOidato. ( U) Citato in" Charles and Crom well ,. di Hugh Ross Williamson (1946). pag. 108.


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Perciò egli adattò la sua tattica alla loro mancanza di addestramento e alloro eccesso di entusiasmo, e Ii guidò _in travolgenti offensive contro il suo per allora malfermo nemico, guadagnando per i Realisti una tale rinomanza che il suo nome faceva altrettanta paura alle Teste Tonde quanta quello di Drake ne aveva fatta agli Spagnoli. « Egli infuse un tale spirito nell'esercito del re, che ogni uomo sembrò risoluto- dice sir Philip Warwick - ·e se fosse stato prudente quanto era irruento e istruito in tutte le branche della scienza militare, avrebbe molto probabilmente avuto un grande successo . Egli dimostrava grande ed esemplare temperanza , il ché lo rendeva atto ad affrontare le fatiche della guerra, in quanto possedeva il carattere di un vero soldato ». (1 4 ) Benché la strategia della guerra fosse complicata , gli opposti obiettivi erano semplici. Per i parlamentaristi erano anzitutto quello di tener saldamente Londra, loro base politica e amministrativa, e in secondo luogo quello di legittimare la loro ribelliOIW catturando il re, perché senza la sua autorità essi non potevano giustificare la loro causa agli occhi del popolo. Così il decreto di nomina di Essex parla di: « di soccorrere la persona di Sua Maestà e le persone del principe (di Galles) e del duca di York, strappandoli alle mani dei disperati che allora erano loro attorno ». (15) L'obiettivo dei Realisti era invece l'occupazione di Londra, il cuore e il sostegno della ribellione. Ciò non poteva essere fatto mediante un blocco, perché Carlo non aveva flotta, né poteva essere fatto con un assedio, perché Londra era ancora cintata da mura e Carlo non aveva attrezzature da assedio. La sola opzione praticabile per lui rimaneva quella di attirare le Teste Tonde lontano da Londra , scontrarsi con loro sul campo c poi, approfittando della demoralizzazione prodotta dalla sconfitta, affrettarsi a irrompere nella città prima che potesse es ere più saldamente fortificata. Attuare questa strategia richiedeva più uomini di quanti Carlo ne avesse a Nottingham , ossia 10000, a fronte dei 20000 che Essex aveva a Northampton. E gli decise perciò di dirigersi a ovest, verso Shrew bury c il confine gallese, dove la sua causa e ra vista con favore, e ivi arruolare una forza capace di affrontare quella di Essex . Poi, dopo una pausa per l'addestramento e l'organizzazione, avrebbe avanzato rapidamente su Londra, sconfitto E sex ovunque lo avesse incontrato, nella speranza che la sua sconfjtta provocasse una rivolta realista nella City mentre il suo esercito vittorioso le si avvicinava. Era un piano rischioso, ma certamente non avventato. ll13 settembre Ca rlo levò il campo da Nottingham e puntò su Shrewsbury, ave arrivò il20 settembre. Una volta là si impadronì di Chester, che

(") Citato in« The Cambridge Modern History • Vol. IV, pag. 307. (") !bid Vol. IV. pag 306.


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controllava gli accessi al Galles (il suo terreno di reclutamento più redditizio) e da cui poteva contattare l'Irlanda. Ingannato da questa mossa , Essex non fece nulla fino al19 settembre , quando marciò su Worcester allo scopo di piazzarsi tra Shrewsbury e Londra e così coprire quest'ultima. I combattimenti erano frattanto iniziati in tutto il paese , e Portsmouth era persa per il re. Carlo si mosse da Shrewsbury il 12 ottobre e si avviò sulla strada di Bridgnorth, Birmingham e Kenilworth. La sua intenzione era di aggirare il fianco di Essex e poi, arrivandogli alle spalle, di tagliarlo fuori da Londra. L'avanzata del re allarmò il Parlamento e ripetuti ordini furono inviati ad Essex per indurlo alla battaglia. Nel medesimo tempo le bande addestrate di Londra venivano schierate , al comando del conte di Warwick, per difendere la City. Essex si girò verso est e ce la mise tutta per entrare in contatto con Carlo, arrivando il 22 ottobre a Kineton. Il re era in quel momento a Edgcott , circa sette miglia più a est. Il 23 ottobre fu combattuta la battaglia di Edgehill. Lo scontro, benché furioso, non fu decisivo; ma quando Essex tornò indietro a Warwich e Coventry, il giorno seguente, Carlo non aveva più nulla tra sé e Londra. Il suo esercito però era disorganizzato , senza colpi né polvere , e gli era impossibile proseguire prima di aver stabilito una base. Perciò decise di puntare su Oxford, dove arrivò il 29 ottobre. Era incerto se ritirarsi nei quartieri invernali oppure proseguire. Alfine, sollecitato da Rupert ad adottare la seconda soluzione, si mise in movimento; ma era stato perso tanto tempo che Essex poté, per la via di St. Albans, raggiungere Londra prima di lui . Il 12 novembre Rupert scacciò gli avamposti delle Teste Tonde da Brentford e il giorno successivo incontrò l'esercito di Essex a Turnham Green. In inferorità di forze in rapporto di due a uno, lo svantaggio di Carlo era troppo grande per rischiar un attacco contro un nemico trincerato; perciò - dopo un breve bombardamento- ritornò ad Oxford , che sarebbe diventata il suo quartier generale per il resto della guerra . L'importanza di Londra era però tale che Carlo decise di fare un altro tentativo per prenderla. Il suo piano era di mettere assieme due eser.citi alleati che cooperassero con il suo di Oxford: uno al comando del conte di Newcastle, a York, e l'altro con sir Ralph Hopton , in Cornovaglia . Poi, una volta pronti tutti e tre , mentre l'esercito di Oxford avanzava su Londra lungo la vallata del Tamigi , Newcastle e Hopton dovevano muovere anch'essi verso la capitale -l'uno da nord e l'altro da sud- per congiungersi sotto la città e bloccarla, chiudendo il passaggio di tutte le navi lungo il Tamigi , intanto che l'esercito del re le avrebbe tagliato i rifornimenti da terra. Sulla carta era un progetto brillante, ma per le truppe dilettanti di cui 1 disponeva Carlo era veramente troppo elaborato. I coscritti locali non


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avevano mai amato lasciare i distretti d'origine, per paura che venissero invasi durante la loro assenza. Tra l'altro, poiché le Teste Tonde erano fortemente trincerate a Hull e Plymouth e visto che né Newcastle né Hopton avevano truppe sufficienti per trattenerli e contemporaneamente muovere su Londra, questa ipotesi poteva ben realizzarsi, a meno che quei caposaldi parlamentaristi non venissero prima catturati. La regina ritornò dall'Olanda mentre si stava discutendo questo piano. Durante la prima metà del 1643, vennero combattute azioni locali in tutto il paese e in una di queste, a Cbalgrove il 18 luglio. fu mortalmente colpito John Hampden. Il 26 giugno Rupert prese d'assalto Bristol, la seconda città del regno, e con la sua cattura le fortune di Carlo raggiunsero il loro apice. Il momento sembrava propizio per lanciare il triplice attacco su Londra. Appena esso fu avviato, però, gli uomini del conte di Newcastle rifiutarono di and.are a sud finché Hull fosse rimasto un porto parlamentarista, mentre gli uomini di Hopton insistevano a voler sottomettere Plymouth prima di marciare verso est. Da parte loro, i gallesi erano a disagio poiché Gloucester - tenuta da una guarnigione parlamentarista minacciava i leali ti del Galles meridionale e allora, dal momento che non poteva muovere su Londra finché Hull e Plymouth non fossero cadute , Carlo decise di prendere Gloucester. Il 10 agosto le pose l'assedio. Essex fu inviato in soccorso alla città; venne formato un esercito delle contee locali al comando di sir William Waller e l'Associazione Orientale ricevette l'ordine di raccogliere 10.000 fanti e di porli al comando del conte di Manchester. Il 5 settembre, poiché Essex si avvicinava a Gloucester, Carlo tolse l'assedio e prese posizione a Cotswolds da dove, sopravanzato da Essex, si ritirò poi su Newbury. Il 20 settembre venne ivi combattuta un'aspra battaglia e, se Carlo avesse spinto a fondo il giorno !.eguente, è a sai probabile che Essex sarebbe tato battuto e tagliato fuori da Londra. Invece, durante la notte Carlo si mosse verso Oxford e Londra non fu mai più minacciata. Mentre Carlo era cosi occupato, Pym prese una decisione di grande importanza. Fin dal 1640 c'era stata una tacita alleanza tra i capi dell'opposizione e gli scozzesi; ora le due Camere si misero d'accordo per riattivarla in modo concreto e in luglio decisero di inviare una delegazione. in Scozia, per chiedere aiuti militari. li 7 agosto i Commissari Parlamentari arrivarono a Leith. Quando apprese che cosa stava accadendo, James Graham, marchese di Montrose e uno dei capi realisti in Scozia, andò al campo del re di fronte a Gloucester. Egli sollecitò Carlo a !asciargli raccogliere le forze leali. in Scozia e a infliggere il primo colpo. Ma Carlo- sempre pignolo sulle sottigliezze legali - rifiutò di ascoltarlo: nemmeno per arrestare un attacco


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contro se stesso sarebbe stato d'accordo con chi voleva alzare la spada contro i suoi sudditi. Pym non aveva simili scrupoli. Quando i Commissari proposero a Leith una Lega Civile e gli Scozzesi la rifiutarono, chiedendo di sostituirla con una Convenzione religiosa, simile a quella del 1638, i Commissari accettarono. Questo significava l'abolizione dell'episcopato e la sostituzione della Chiesa di Inghilterra oon una Chiesa Presbiteriana allineata con la Chiesa di Scozia. Inoltre , significava che il cattolicesimo doveva essere estirpato dall'Irlanda. Ai primi di settembre l'accordo assunse la sua forma finale e il25 settembre fu giurato dalla Assemblea dei Divini e dalla Carnera dei Comuni. Così, in contrasto coi desideri della maggioranza del popolo d'Inghilterra e d'Irlanda , il Presbiterianesimo doveva stabilirsi uniformemente in tutti e tre i Regni e , in cambio di questo cedimento mostruoso, gli scozzesi accettavano di inviare un esercito in aiuto del Parlamento inglese, che peraltro doveva pagarne il mantenimento. Questo contratto - l'ultima opera di Pym, che morì 1'8 novembre- divenne noto come« Solemn League and Covenant » e fu un accordo fatale per due ragioni. Anzitutto, consenti al Parlamento di vincere la Prima Guerra Civile; in secondo luogo, portò alla nascita degli Indipendenti (Congregazionalisti) (1 6 ), coloro cioè che sostenevan il diritto dì ogni Congregazione di governarsi da sola. Per causa loro, come vedremo, l'accordo avrebbe successivamente condotto alla rottura tra il Parlamento e l'esercito. A sua volta , ciò portò alla Seconda Guerra Civile, all'uccisione del re e all'instaurazione del Protettorato sotto Cromwe!J. Il 19 gennaio 1644 un esercito scozzese di 18.000 fanti e 3000 cavalieri, al comando del Leven, attraversò il fiume Tweed. Per sbarrargli la strada, il conte di Newcastle si affrettò a nord e rinforzò i Realisti a Newcastle. Egli non aveva più di 5000 fanti e 3000 cavalieri a sua disposizione; così , quando 1'11 aprile lord Fairfax (che comandava le forze del Parlamento nello Yorkshire) e suo figlio sir Thomas attaccarono Selby, temendo di essere schiacciato tra loro e gli scozzesi il conte si ritirò e il 18 aprile sì rinchiuse a York. Leven gli stette alle calcagna e il 20 aprile si congiunse con i due Fairfax a Tadcaster; subito dopo iniziarono l'assedio di York. Il 2 giugno vennero raggiunti dal Manchester con le truppe dell'Associazione Orientale. Per Carlo, a Oxford, era chiaro che se York fosse caduta il nord sarebbe stato perduto e la sua causa posta a repentaglio. Perciò occorreva ( 16) Mentre l'Episcopato rappresentava il principio di u na regola religiosa in una forma istituzionale monarchica, il Presbiterianesimo sosteneva la prem inenza di un'aristocrazia ufficiale nella religione, che esercitasse un controllo collettivo; l' Ind ipendenza invece era il principio della democrazia nella religione.


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correre in aiuto della città, e si poteva farlo soltanto reclutando forze nel sud , rin forzando Rupert - che allora si trovava a Shrewsbury - e mandandolo in soccorso di York . Fare a questo modo significava però rischiare la pe rdita di Oxford , poiché Essex era ad Aylesbury e Waller a Farnham. Era giocoforza accettare questo rischio e il 16 maggio Rupert partì da Shrewsbury. Intanto il Montrose , che il 13 febbraio aveva ricevuto dal re l' incarico di luogotenente generale in Scozia, aveva guidato un piccolo esercito al di là del confine per creare una diversione. Rupert, che marciava attraverso il Lancashire e andava aumentando le sue forze lungo la strada , prima liberò Lathom House e poi , 1'11 giugno, occupò Liverpool. Da lì avanzò attraverso la stretta di Aire-Ribble nei monti Pennini , sboccò sulle Lande dello Yorkshire e raggiunse Knaresborough il 30 giugno . ll giorno appresso di buon'ora, quando apprese che le forze nemiche avevano tolto l'assedio a Yo rk e si erano accampate presso Long Marston, sbarrandogli la strada, egli volse il suo esercito vers nord, attraversò il fiume Swale a Thornton Bridge e fu raggiunto dal Newcastle. Benché quest'ultimo considerasse sconsigliabile una battaglia, Rupert era pieno di ardore . Il 2 luglio marciò su Marston Moor e schierò il suo esercito di fronte ai Parlamentaristi e agli Scozzesi, che erano in posizione tra i villaggi di Tockwith e Long Marston. Ciascuna delle due parti aveva circa 7000 cavalieri ma la fanteria realista , di 11.000 uomini, era circa la metà di quella avversaria. La battaglia cominciò alle 5 del pomeriggio c terminò con una schiacciante sconfitta dei Realisti, in gran parte a causa dell'abile azione dell'ala sinistra della cavalleria delle Teste Tonde, comandata da Cromwell. Fu la più grande battaglia della guerra , e fu pe r Carlo un disastro di prima grandezza. II Newcastle abbandonò ogni speranza e fuggì a Scarborough, e di lì sul continente, mentre Rupert rimise assieme circa 6000 cavalieri e si ritirò a Richmond , da dove prese la strada per tornare nel Lancashire. Il 16 luglio York si arrese: due giorni prima la regina si era imbarcata a Falmouth per la Francia, per non vedere mai più suo marito. I destini della guerra erano ora nelle mani del Parlamento, poiché tutto ciò che restava da fare per i due Fairfax e il Leven era di marciare verso sud per ricongiungersi con Essex e WaJier, che era stato impegnato in una campagna maldestra attorno ad Oxford, e circondare Carlo. Invece, i tre eserciti del nord si separarono: Leven se ne andò ad assediare Newcastle; Manchester ritornò a Lincolnshire ; i Fairfax si mossero per sottomettere Pontefract, Scarborough e altri capisaldi realisti nello Yorkshire. Nel sud, l'esercito del Waller , composto in gran parte di bande addestrate, cominciò a sciogliersi , mentre Essex marciava addentrandosi in Cornovaglia ove, in agosto, dovette rinchiudersi a Fowey e il 2 settembre le sue fanterie furono costrette a capitolare. Ciò nondimeno. Marston Moor


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fu per la causa parlamentarista il grande giro di boa della guerra, poiché mise in evidenza e diede credito all'uomo che più di tutti gli altri l' aveva vinta. Quest'uomo era Oliviero Cromwell. Oliviero Cromwell , gentiluomo di campagna di Huntingdon e discendente di un nipote di Thomas Cromwell, conte di Essex e ministro di Enrito VIII, era nato il 25 aprile 1599. Eletto membro del parlamento per Cambridge ill3 aprile 1640, allo scoppio della guerra venne nominato capitano del 67° squadrone di cavalleria. Dopo Marston Moor, Rupert soprannominò questa unità« Ironsides » (1 7), un nome che ben le si attagliava , ma che solo verso la fine della guerra venne attribuito in generale ai suoi squadroni . Nato e cresciuto nell 'ambiente civile, C romwcll non era in alcun modo addestrato per la guerra; malgrado ciò , possedeva quelle rare qualità di comando e di risolutezza che nessun addestramento può impartire. Per di più, all'inizio della sua carriera di soldato fu favorito dai suoi molti parenti , che cooperarono con lui e lo misero in grado di raccogliere attorno a sé un vero e proprio clan militare cromwelliano. Suo figlio Oliver era alfiere nell'8° squadrone; Henry lreton, suo futuro genero, capitano del 58°; John Hampden. suo c ugino, colonnello dei 2Q<> reggimento di fanteria: Valentine Walton. suo cognato. capitano del 73° squadrone ; Edward Whalley, suo cugino, alfiere del 6()<> squadrone; e lord Mandeville, più tardi conte di Manche ter e colonnello del100 fanteria, era suo vicino di casa. Da questo clan , per ispirazione di Cromwell , uscì l'idea delle Associazioni ed è indubbio che a causa di ciò il 22 ottobre 1642 (il giorno precedente la battaglia di Edgehill) il Parlamento approvò la formazione di unioni di difesa tra contee, tra le quali emergeva l'Associazione Olientale di Norfolk , Suffolk , Essex, H ertfordshire, Huntingdon e Lincoln , raggruppate attorno a Cambridge , il cui rappresentante in Parlamento era Cromwell. Questa Associazione divenne l'asse portante della cau a parlamentare . È incerto se il giorno succe sivo Cromwell , il promotore spirituale se non materiale dell 'Associazione , abbia preso parte alla battaglia di Edgehill; tuttavia, fu più o meno in questo momento che la memorabile conversazione tra lui e Hampden ebbe luogo, come riferì quindici anni più tardi in un discorso al suo Secondo Parlamento. Egli disse: « Alla mia prima uscita in quello scontro , vidi che i nostri uomini venivano battuti ovunque e allora dissi:- I vostri soldati sono in gran parte vecchi servi malandati, camerieri da osteria e individui di quel genere , mentre i loro cavalleggeri sono figli di gentiluomini , cad etti e persone di qualità: pensate che gli spiriti di gente di origine così bassa saranno mai capaci di affrontare gentiluomini che hanno in sé onore, coraggio, risolutezza? Dovete diventare uomi-

(" ) ln inglese arcaico: uomini coraggiosi (lett. " Fianchi di ferro •) N.d.T.


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nidi spirito (e non offendetevi di ciò che dico, so che non ve la prenderete a male), di uno spirito che possa spingersi avanti quanto quello di un gentiluomo: oppure io sono sicuro che voi sarete battuti ancora ». (18) Era questa la sua grande idea; che il comando è inutile senza seguaci disciplinati, e che la disciplina esige non soltanto che gli ufficiali e gli uomjni sappiano per che cosa stanno combattendo, ma che « amino ciò che sanno », perché senza affezione la disciplina è sterile. Egli perciò andò in cerca di uomini che avessero il timor di Dio ben presente e « una qualche coscienza di ciò che facevano ». (!9) Cromwell ritornò a Cambridge in gennaio del1643 e si mise al lavoro per infondere la propria ansia spirituale nel suo squadrone. Durante il mese di marzo lo trasformò in un reggimento di cinque squadroni , e fu promosso colonnello. Entro la fine dell'anno aggiunse altri nove squadroni, e Baxter ci informa: •• Egli ebbe una cura speciale nel reclutare uomini religiosi nel suo squadrone: questi uomini avevano maggior coscienza dei soliti soldati ... del fatto che il loro fine non era di far denaro ma di compiere ciò che essi ritenevano fosse il bene comune ... ». (2n) Ancora, nel maggio del 1643 uno scrittore di cronache afferma: « Quanto al colonnello Cromwell, egli aveva 2000 uomini coraggiosi, ben disciplinati; nessun uomo bestemmiava senza pagare i suoi dodici pence; se si ubriacava, veniva messo aj ferri o peggio; se uno chiamava un altro Testa Tonda veniva multato: in tal modo erano assai graditi in qualunque parte andassero e la gente veniva e si univa a loro. Che gioia sarebbe se tutte le unità fossero così disciplinate! ». (2 1) Nel settembre del 1643, Cromwell scrisse due importanti lettere nelle quali dà una chiara idea di ciò che aveva in mente. A sir William Springe scrisse: « Io vi prego di fare attenzione a quale capitano di cavalleria sceglierete e quali uomini con lui: pochi e onesti sono meglio di molti. Essi devono esercitarsi di tanto in tanto. Se voi sceglierete attentamente un uomo onesto quale capitano della cavalleria, gli uomini onesti lo seguiranno e faranno attenzione a come cavalcano .... Io preferirei avere un capitano con una rustica veste da contadino che sa per che cosa combatte, e ama ciò che sa, piuttosto che quello che voi chiamate un gentiluomo e non è nient"altro. lo onoro un gentiluomo quando lo è davvero ». ( 22 ) E all'amico Oliver St. John Esquire scrive , 1'11 settembre 1643: « Io ho un'amabile compagnia; se li conosceste, li rispettereste. Non sono anabattisti,

('") Disoorso Xl da « The leners and Speeches of Oliver Cromwell "di Carlyle (Ed. S. C. Lomas, 1904) Vol . m. pagg. 64-65. ('') lbid. Vol. 111, pag. 66. (lO) Citato da« Oliver Cromwell • di Frederic Harrison , (1898), pag. 61. (") lbid. pag. 62. (22) Lettera XVI da« The Letters and Speeches of Oliver Cromwell "di Carlyle, Vol. I, pag. 154.


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sono onesti , sobri cristiani: e si attendono di essere impiegati da uomini » ( 23) . In queste ultime sette parole è il segreto dell'intero sistema disciplinare di Cromwell. Dopo Marston Moor e i falliti negoziati di pace che seguirono la battaglia (24 ) (dal novembre 1644 al febbraio 1645) e che non vennero per nulla aiutati dalla esecuzione di Laud (25) il lO gennaio, Cromwell vide che soltanto con una drastica azione l'esercito poteva essere rimesso sulla retta via. Manchester, capo dei Presbiteriani, era per la pace (26); egli era del pari per la pace, ma solo attraverso la vittoria. Mentre la crisi peggiorava, istintivamente gli uomini si rivolgevano verso chi deteneva il comando: Cromwell e l'Associazione Orientale. Già sir William Waller aveva informato iJ Parlamento che un esercito di coscritti locali non avrebbe mai vinto la guerra. Cromwell decise di portare la questione del comando in Parlamento e di insistere per un repulisti di generali politici , quali il Manchester e I'Essex. Ciò prese la forma dell'« Ordine di Autoesclusione )>,secondo il quale i membri di entrambe le Camere venivano esclusi da uffici e comandi sia civili che militari. Il 19 dicembre l'Ordine fu approvato ai Comuni e venne a malincuore accolto dai Lords il 3 aprile 1645. Nel frattempo, il 23 novembre, il Comitato dei due Regni aveva ricevuto ordine dalla Camera dei Comuni di « considerare una struttura o modello per l'intera milizia ». Si raccomandava che venisse costituito un esercito di 22.000 uomini (14.400 fanti e 7.600 cavalieri e dragoni) e che esso fosse regolarmente pagato con le tasse « imposte a quelle parti del Paese che stavano soffrendo meno per la guerra ». L'll gennaio l'Ordinanza del Nuovo Modello fu votata dalla Camera dei Comuni e il15 febbraio fu accettata dai Lords. Poco dopo ciò, cominciò ad esistere un esercito nazionale , un esercito permanente e professionale che doveva essere disciplinato secondo la concezione cromwelliana. Questa idea aveva in sé più di una rivoluzione militare in quanto , come scrive Frederic Harrison: « Organizzare il Nuovo Mode!( 23)

Lettera XVII , ibid. Vol. l , pag. 156.

(") << Le concessioni che Carlo era pronto a fare adombravano la sistemazione finale a cui l'in tera

materia si saJebbe avviata a conclusione, nel 1689... Ci sono tre cose - disse ai Commissari del Parlamento - che io non spartirò; la Chiesa, la mia Corona e i miei amici ... e fu precisamente su quelle tre cose. da questo momemo alla fine della sua vita, che fu fondato ogni negozia lO ~. ( « Charles an d Cromwell »d i Ross Williamson , pag. 130). ( 25) LI suo processo fu perfino più infelice di quello di Strafford; la Camera dei Comuni si arrogò il diritto di dichiarare tradimento ogni crimine, a suo piacimento (Vedi « History of the Great Civil War »di Samuel R. Gardiner, 1899, Vol. Il , pag. 48). ('6 ) « Se noi battiamo il Re novantanove volte- dice Manchester egli è pur sempre il Re e cosi sarà la sua discendenza dopo di lui; ma se il Re batte noi , noi saremo tutti impiccati e i nostri discendenti saranno schiavi"· Maochester , almeno, vedeva dove stava andando; Cromwell invece no. Quest'ultimo non aveva piani, né obiettivi definiti , e ogni scelta cruciale del suo itinerario era risolta con la preghiera. Gardiner dice di lui: << Cromwell aveva bisogno dell'impatto dei fatti concreti per chiarirsi le idee, ma una volta che se le era chiarite vedeva le soluzioni con determinazione spietata e incrollabile ».


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lo secondo la struttura degli ' lronsides' significava mette re la spada dello Stato nelle mani della Indipendenza e delle riforme radicali », poiché il Nuovo Modello era molto più di un esercito, e ra un corpo di guerrieri della Bibbia. {{Era esso stesso un Parlamento: un Parlamento più grande, più risoluto e molto più compatto in spirito e volontà di quello che continuava a sedere ufficialmente a Westminster. Da questo momento, la forza traente della Rivoluzione passò dalla Camera dei Comuni all'esercito » ( 27 ). Dopo ave r concordato sulla mozione di Cromwe ll, il Parlamento votò che sir Thomas Fairfax - un soldato reno , superiore agli interessi settoriali, che allora aveva trentatré anni- fosse comandante supremo. Sotto di lui , col grado immediatamente inferiore , veniva un luogotenente genera le quale comandate della cavalleria, poi un sergente-ma ggior-generale quale capo di stato maggiore e generale della fante ria; infine, un luogotenente generale dell'artiglieria e un genera le comandante degli esploratori. C'erano inoltre quartiermastri e aiutanti generali, sia per la cava lleria che per la fanteria. (28) Tutti questi e gli altri ufficiali subordinati furono scelti con cura malgra do alcuni, come dice Sprigge, fossero « migliori cristia ni che soldati ». Essi potevano vivere con la lo ro paga , che era generosa. Il recluta mento della fanteria fu meno soddisfacente. Benché non fossero necessari più di 14.400 uomini , l'esercito di Waller ne poteva fo rnire soltanto 600, quello di Essex circa 3000 e que llo di Manchester 3500. Pertanto, per colmare il deficit, vennero ancora una volta messe a l lavoro le squadre di reclutatori . Malgrado ciò , nel maggio del1645 le fanterie erano ancora 3-4000 uomini al di sotto di quanto stabilito. Erano o rganizzate in dodici reggimenti, ciascuno di dieci compagnie della forza media di 120 uomini (divisi in 78 moschettieri e 42 picchieri, ordinati in file di sei uomini ciascuna). Il reclutamento per la cavalleria sembra sia sta to meno difficoltoso : erano richiesti 6600 cavalieri , oltre a 1000 dragoni. La cavalleria e ra organizzata in undici reggimenti su sei squadroni di cento uo mini ciascuno , armati con spada , due pistole , una « pento la » o e lmetto e una leggera corazza, nota come « back and breast ». (29) I dragoni erano inquadrati in un reggimento di dieci compagnie, armate di moschetto, ed erano fanteria montata. La loro normale formazione era su dieci righe e durante l' azio ne una riga forniva gli uomini per trattenere i cavalli delle altre nove . L 'artiglie ria , che per il passato era stata trascurata, fu riorganizzata. L'esercito fu fornito di un potente parco che

Oliver Cromwell ~ pag. 85, 86. Per il completo elenco degli ufficiali superiori, vds. • A History of the British Army ~ di For· tescue (1899), Vol. l , pagg. 220-222 . (19) Schiena e petto. ( 27)

( 28)


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alla fine salì a cinquanta cannoni, alcuni di sei o sette pollici di calibro , senza contare un certo nume ro di mortai lanciabombe da dodici pollici per assedio. Ogni equipaggio di cannone consisteva in tre uomini, un cannoniere e due gregari. La polvere veniva trasportata in cartucce o in barili. Vennero istituiti due reggimenti di « fucilieri » quale scorta, ma i conduttori dei traini rimasero - come per il passato- un 'eterogenea raccolta di carrettieri e vetturini . La parte logistica includeva un corpo di genieri ma , allora come adesso, il soldato inglese detestava il lavoro di vanga; quando vennero intrapresi assedi come quello del castello di Edil)1burgo nel 1650, i minatori inglesi e scozzesi furono arruolati forzatamente per i lavori. Altro fatto interessante: malgrado la giacca rossa non fosse sconosciuta come uniforme (30) e CromwelJ l'avesse già adottata per la fanteria della Associazione Orientale, fu soltanto quando venne istituito il Nuovo Modello che essa divenne di uso generale , per rimanere tale fino al 1914.(3 1) Gli uomini portavano zaini, ma non borracce , e anche teli da tenda; le loro razioni principali erano costituite da pane e formaggio. Benché non vi fossero ospedali da campo per curare i loro corpi, un Giudice Avvocato Generale e un Capo della Polizia Militare, con una piccola forza di polizia a. cavallo, prendevano cura del loro benessere morale. La fusti gazione era permessa, ma mai con più di sessanta colpi. Malgrado l'esercito contenesse una moltitudine di santi, pare tuttavia possedesse anche una fragile anima peccatrice , la cui carriera di guerriero fu interrotta, nel luglio 1655, « dalla nascita di un giovane soldato )) .(3 2) Questo straordinario esercito, destinato a sottomettere sia il re che il Parlamento, fu riunito a Royal Windsor ove, sotto il comando del sergente-maggiore-generale Skippon , si addestrò e ricevette la sua uniforme scarlatta. Mentre il Nuovo Modello(« New Nodel » (33) come lo chiamavano i realisti) prendeva forma , da Oxford Carlo guardava segretamente in due direzioni: a ovest, verso Cornovaglia, Devon, Somerset e Dorset, con l'idea di consolidarsi sulla costa e formare una Associazione Occidentale Realista, per controbilanciare l'Associazione Orientale delle Teste Tonde; a nord , verso la Scozia , ove i successi del Montrose avevano favorito la sua

("') Edward Davies in " Tbe Art of War • (1620) scrive che l'abito del soldato dovrebbe aver colore " rosso. rosso violaceo o bronzeo scarlatto, che fanno un superbo spettaoolo sul campo "· (") " Le Giubbe Rosse di Norfolk " vengono citate nel resoconto sul soccorso a Newark, nel marzo del 1644; più tardi " Giubba Rossa ,. (Read Coat) e • Soldato • vennero usati come sinonimi: vds. « The Read·Coat'sCatechism " del1659. (12) " Cromwell's Army" di Firth, pag. 301. 11 ( ) " Anglia Rediviva • di Joshua Sprigge, pag. 13. Giooo di parole che richiama il verbo " to nod •: annuire. chinare il capo, ma anche comandare con un cenno del capo e ciondolare il capo per il sonno (N.d .T.).


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causa. Allo scopo di portare a compimento il primo progetto, egli inVlO lord Goring a prendere l'assedio Taunton , dove questi arrivò l' 11 marzo 1645. Walker ci informa che il secondo piano era opera di Rupert, poiché questi desiderava « rifarsi sugli scozzesi della sconfitta che aveva subito l'anno precedente ». (34) ln preparazione per la campagna del nord , Rupert andò a Gloucester e Hereford a reclutare soldati, mentre Carlo ad Oxford si apprestava a raggiunge rio. All' improvviso però la situazione cambiò radicalmente. 1120 aprile Cromwell ricevette l'ordine di portarsi a ovest di Oxford (35) per impedire il ricongiungimento tra Carlo e Rupert. Così fece nel corso dei sette giorni successivi , impadronendosi di numerosi robusti capisaldi realisti e ripulendo la campagna di tutti i cavalli che poté trovare. Aveva appena compiuto ciò quando il Parlamento, preoccupato per la città di Taunton, ordinò a Fairfax e al suo esercito di 11.000 uomini, approntato a metà, di muoversi da Newbury per soccorrerla. Fairfax partì il 30 aprile c arrivò a Blandford il 7 maggio. Poiché la puntata di Cromwell aveva immobilizzato Carlo- cui la mancanza di cavalli da tiro impediva di muovere l'artiglieria - Rupert venne richiamato ad Oxford c, quando si vide che la sua cavalleria era insufficie nte a proteggere la marcia del re, anche Goring ricevette ordine di ritornare. Questi cedette la direzione dell'assedio di Taunton a sir Richard Grenvillc e, nel giorno in cui Fairfax partiva da Newbury, si avviò per tornare ad Oxford. Qui Carlo tenne il7 maggio un consiglio di guerra, durante il quale venne incitato a rimandare la sua marcia verso nord e a muoversi invece contro Fairfax, che adesso si trovava a Blandford. Rupcrt si oppose, apparentemente perché la sua Cavalleria del Nord comandata da sir Marmaduke Langdale desiderava tornare a casa, e perché « era geloso di avere un rivale nel comando e temeva Goring che ave. va la tempra del capo ... ». ( 36) E perciò Carlo, come sempre influenzabile,

(") « Historical Discourses upon severa! occasions relating 10 Charles l " di sir Edward Walker (edito nel 1705) pag. 125. Walker era il Segretario di Guerra del Re. Clarendon dice che, durante l'in· vemo. Rupert aveva « con' in t o il Re a marciare verso nord e a p1ombare sull"e:.ercito scozzese nello Yorkshire, prima che Fairfax riuscisse ad attuare il Nuovo Modello in misura sufficiente da mettersi in campo "· ( « The History of the Rcbcllion and Ci vii Wars in England »)del conte Edward di Clarendon (ed. 1807) Vol. Il , parte Il, libro IX . pag. 973). (-") Secondo i termini dell'Ordine di Autoeselusion.:. erano concessi 40 giorni tra la sua approva· zione e le dimissioni dall'incarico degli ufficiali che rientravano nei casi previsti. Questo periodo non era ancora trascorso. (:16) ~ Historical Discourses,. di sir Edward Walker. pag. 126. Clarendon dice: «D Principe trovò che Goring, uomo di pronto ingegno ed eccellente parlatore, aveva ogni probabilità di conseguire mag· gior credito presw il Re in ogni questione; ed era geloso del fatto che, grazie alla sua amicizia con Lord Digby, quegli avrebbe rapidamente guadagnato un tale interessamento di Sua Maestà che il proprio credito sarebbe stato in gran parte eclissato •. (« The History of the Rebellioo, etc. • Vol. Il , parte Il , libro


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decise per una mezza misura che, benché potesse piacere ad entrambe le parti, fu la causa d'origine delJa sua rovina finale. Divise il suo piccolo esercito fazioso di 11.000 uomini e consentì a Rupert di andare a nord, mentre Goring muoveva verso ovest. Questa decisione provocò un altro cambiamento poiché, appena si seppe che il re stava muovendo, Fairfax ricevette ordine di fare contromarcia e di assediare Oxford; « Ciò - dice Walker - scombinò i nostri disegni ». Clarendon sottolinea che « si sapeva che Oxford era in una così buona condizione ... che non c'era alcun timore che potesse essere presa », e che perciò nulla avrebbe potuto essere più vantaggioso per Carlo « del fatto che Fairfax fosse così solidamente ancorato di fronte ad essa ». (37) Ciò nondimeno il re e il suo Consiglio erano indecisi: resercito doveva procedere verso nord e congiungersi col Montrose , che il 9 maggio aveva conseguito una brillante vittoria ad Auldearn , oppure doveva volgersi a sud e affrontare Fair(ax? Una volta ancora ci si accordò su una mezza misura che, si pensava, avrebbe allontanato Fairfax da Oxford e contemporaneamente avrebbe evitato una marcia verso sud. Si concluse, dice Clarendon, « che il miglior modo per allontanarlo da là (Oxford) sarebbe stato piombare su qualche posizione tenuta dal Parlamento ». ( 38) La più vicina città di una certa importanza che potesse servire alJ'uopo era Leicester, allora protetta da una buona guarnigione comandata da sir Robert Pye. Fu perciò deciso di espugnarla e il 31 maggio fu attaccata e occupata a prezzo di perdite considerevoli. Alcuni giorni dopo, Carlo scrisse alla regina dicendo: « Posso affermare , senza essere troppo ottimista, che dal momento della ribellione i miei affari non avevano mai avuto così felice prospettiva ». (39) In realtà Carlo si era messo in una posizione pericolosa tra Leven al nord e Fairfax al sud e, invece di restare a Leicester e raccogliere i suoi distaccamenti, si buttò nel suo ultimo e disastroso pasticcio. Aveva già convocato Goring da ovest e Gerard, che si trovava con i suoi tremila fanti e cavalieri suiJa strada verso il GalJes meridionale, affinché si riunissero a lui . Ma diede un contrordine al movimento del primo e gli disse di occupare Newbury. D a lì avrebbe dovuto costringere Fairfax a levare l'assedio ad Oxford o, se non ci fosse riuscito, avrebbe marciato direttamente da Leicester su Oxford. Quando ebbe deciso per questo movimento , Carlo si avviò verso Daventry , ove si fermò per cinque giorni a raccogliere greggi di pecore per vettovagliare Oxford , e il 13 giugno apprese con costernazone che Fairfax aveva abbandonato l'assedio ed

LX. pag. 975). Nel 1644 Rupert aveva litigato con Digby e con i propri subordinati Goring e Wilmot. Carlo. come il solito, dava ragione a turno uo po' a tutti. (") "The History of the Rebemon. etc.,. Vol. il, parte Il. libro IX , pag. 978. ( 311) Ibid. Vol. li, parte Il, libro LX, pag. 978. f") « Anglia Rediviva,. di Joshua Sprigge, pag. 27.


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Fig. 5: La campagna di Naseby. 1645

era avanzato con un forte esercito, a sai superiore al suo, (in quasi a Northampton , quindici miglia a est della sua posizione. Era accaduto che quando il Parlamento era venuto a sapere della caduta di Leicester aveva dato istruzioni a Cromwell affinché si assicurasse il possesso dell'lsle of Ely, allo scopo di proteggre le contee orientali, mentre aveva ordinato ai Fairfax « di togliersi dal cospetto di Oxford e di marciare per difendere l'Associazione ». ( 40) Quest'ultimo eseguì e, il 5 giugno, si mosse in direzione nord-est; il 7 giugno fu raggiunto dal colonnello Vermuyden e 2500 cavalieri a Sherington. l vi si tenne un consiglio di guerra, nel quale venne richiesto al Parlamento che Cromwell assumesse la carica, tuttora vacante, di luogotenente generale e prendesse il comando della cavalleria. Il 9 giugno l'esercito invertì la marcia verso Stony

("') Ibid. pag. 30.


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Stratford e il 12 giugno arrivò a Kislingbury, sulla strada di Northampton , a circa otto miglia da Daventry. Questa avanzata colse Carlo di sorpresa. Sprigge dice: « II re era a caccia , i soldati in disordine con i loro cavalli al pascolo, e non avevano il minimo sentore del nostro arrivo ». Ma siccome la fanteria del Fairfax non era ancora giunta, « non fu ritenuto saggio tentare ulteriori azioni » . (41) Così l'esercito del F airfax si accampò e alle sei circa del mattino seguente, mentre si teneva consiglio di guerra, arrivò Cromwell con 600 cavalieri e dragoni « ricevuto con la più grande gioia dal Generale e da!J 'intero esercito )) . (42) Carlo non perse tempo ma riunì i suoi uomini dispersi e sì ritirò a H arborough (Market Harborough) intendendo tornare a Leicester e lì raccogliere le truppe da Newark , quando in serata si venne a sapere che Ireton aveva scacciato un' unità di Rupert da Naseby. Fu riunito un consiglio di guerra. che cancellò il progetto di ritirarsi a Leicester «e se ne fece uno nuovo, quello di combattere; di questo vi era sempre un'esagerata voglia, a qualsiasi distanza si trovasse l'avversario ». ( 43) Dì conseguenza , alle prime ore del 14 giugno Carlo schierò il suo esercito sul lungo e ondulato costone un miglio a sud dì Harborough. Circa sette miglia a sud dì Harborough è situato, sulla cima dì una collina , il villaggio dì Naseby. II terreno circostante era allora una brughiera, non recìntata e libera da boschi , suddivisa da larghi e smussati costoni argillosi cui si dava il nome di « colline »; e fu su una di queste , quella che si trova tra i villaggi di East Farndon e Oxenden Magna, che sir Jacob Astely- che comandava la fanteria realista- schierò i suoi uomini. Siccome le Te te Tonde non apparivano, verso le otto Rupert si spazientì e mandò avanti il comandante degli scout per scoprire dove fossero. Quando questi ritornò , senza notizie dell'esercito di Fairfax, Rupert cavalcò avanti, risalì la costa a sud del villaggio di Clipston e vide , come aveva immaginato , il suo antagonista in piena ritirata. Mandò subito indietro un ordine ad Astley, affinché venisse avanti fin o a Dust Hìll ; cosa che egli fece , abbandonando così la sua buona posizione difensiva. Benché al momento Rupert non se ne accorgesse, ecco ciò che in ef. fettì stava accadendo. Alle tre del mattino del 14 giugno, Fairfax aveva allineato le sue truppe in una posizione quattro miglia e mezzo a sud di Naseby e, nella convinzione che Carlo si sarebbe ritirato, aveva ordinato un'avanzata diretta su Harborough , per la via di Clipston. Fatto ciò, lui e i suoi generali cavalcarono avanti e presto scoprirono che, invece di rìtirarsi,ì realisti stavano avanzando verso il sud di Harborough. Mentre Faìrfax (") fbid .• pag. 34. ('l) Ibid. pag. 35. (") Clarcndon. Vol. Il. parte ll , libro IX, pag. 983. Secondo Warburton ( • Memoirs of Prince Rupert • . 1849, Vol. Ili. pag. 102) Rupert consigliò la ritirata.


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guardava il suo nemico da lontano, Cromwell gli suggerì che Miti Hill appariva una posizione più adatta di quella situata a nord-est di Naseby e direttamente a sud del costone East Farndon-Oxenden Magna. Così l'esercito fece contromarcia verso Mill Hill e Skippon, mentre stava disponendo le truppe di testa, ricevette ordine di ritirarle dal fianco settentrionale a quello meridionale della collina. Riguardo a questo movimento Sprigge dice: « Ma considerando che poteva essere a nostro vantaggio schierare le nostre forze fuori vista del nenùco ... ci ritirammo di circa 100 passi dalla cresta della collina , cosicché il nemico non potesse scorgere in quale modo erano disposte le nostre unità, né vedere in quale punto vi fosse confusione , e invece noi potessimo vedere la forma del loro chieramento ». Fu questo movimento retrogrado che convinse Rupcrt che il suo nemico era in ritirata e che lo indusse all'abbandono della buona posizione difensiva con tanta fretta che , come Sprigge ci informa, « essi alsciarono indietro molte deUe loro artiglierie >>. ( 44 ) Carlo schierò quindi il suo esercito, che contava non più di 4000 cavalieri c 3500 fanti (45), disponendolo su tre linee. Nella prima, Astley comandava la fanteria , al centro, con la cavalleria di Rupert alla sua destra e quella di Langdale alla sua sinistra , entrambe su due linee di squadroni. La seconda linea consisteva nella fanteria di Howard, con squadroni intercalati ai reggimenti, e la terza era costituita dai reggimenti di fanteria del re e di Rupert, oltre che daJla guardia a cavallo del re, di circa 500 uomini . In ordine parallelo stava l'esercito di Fairfax, con 6500 cavalieri e dragoni e 7000 fanti , su due linee. Nella prima , Skippon teneva il centro con la fanteria ed aveva un compito disperato; la cavalleria di Cromwell era alla sua destra e quella di lreton alla sua sinistra. La seconda linea era costituita da tre reggimenti di fanteria. Per proteggere il fianco sinistro del suo schieramento , il reggimento di dragotù di Okey fu disposto lungo il costone Lantford , che correva attraverso il campo di battaglia dalla sinistra del Fairfax alla destra di Carlo. La battaglia iniziò alle dieci , quando i realisti si riversarono nella brughiera di Broad Moor e cominciarono a risalire il versante opposto . Mentre così facevano, le Teste Tonde mossero in avanti fino alla cresta e, quando Io stesso Ireton venne gravemente ferito da una palla di moschetto, la sua ala si sbandò. A colpo d'occhio Rupert si rese conto di quanto stava accadendo e subito caricò a fondo, schiacciò la prima linea avversaria che aveva di fronte contro la seconda e poi le respinse entrambe, in completo disordine, fuori (") « Anglia Rediviva" pagg. 38, 39. Vds. anche gli<< Historical Discourses • di Walker, pag. 130. Carlo aveva 12 piccoli pezzi da campagna . nessuno dei quali sembra sia stato ponato sul campo. ("') La fona numerica dei due eserciti è stata esaurientemente esaminata dalten. col. W.G . Ross in • The English Historical Review • (1888) Vol. 111, pagg. 669-679.


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Fig. 6: Battaglia di Naseby , 1645

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dal campo. Come il solito non poté trattenere i suoi uomini che, galoppando a briglia sciolta , inseguirono il nemico fino a Naseby. Giuntovi , Rupert intimò la resa ai convogli logistici del Fairfax, ma fu respinto dalla loro scorta di fucilieri. Al centro, intanto, Walker ci dice: « In quel momento le nostre forze risalirono la collina e i ribelli scaricarono soltanto cinque pezzi su di loro , ma sbagliarono la mira e altrettanto fecero i loro moschettieri. l fanti di entrambe le parti si vedevano a malapena gli uni con gli altri finché furono a tiro di carabina, così fecero una sola salva; i nostri , piombando avanti con spada e baionetta del moschetto, fecero un grosso massacro, finché io vidi le loro bandiere abbassarsi e le loro fanterie in grande disordine. E se la nostra ala sinistra almeno questa volta avesse operato bene la metà di quanto fecero sia i fanti che l'ala destra, avremmo colto in pochi minuti una gloriosa vittoria » . {46) Nello scontro Skippon fu gravemente ferito, e la sua linea avanzata fu scompaginata e respinta. A ragione, il prof. Gardiner afferma: « quel comandante che fosse riuscito a portare una consistente forza di cavalleria a far massa contro la confusa mischia al centro, avrebbe avuto l'Inghilterra ai suoi piedi ».(47) Quel comandante fu Cromwell: alla testa di 3600 cavalieri discese il pendio per affrontare i reggimenti di Langdale che stavano risalendolo; giunto vicino ad essi, ordinò la carica (48 ) e tutto il fianco destro delle Teste Tonde avanzò al trotto. Le divisioni del Whalley sulla sinistra misero in rotta« due divisioni del Langdale , spingendole indietro verso il reggimento del Principe Rupert... ove in vero fuggirono in cerca di riparo e si dispersero ... Nel frattempo le altre divisioni dell'ala destra, ostacolate dalla boscaglia di ginestre spinose sulla loro destra, avanzarono con grande difficoltà , anche a causa delle asperità del terreno e della presenza di tane di conigli. Nonostante ciò ... essi arrivarono aa ingaggiare il resto dei cavalieri nemici dell'ala sinistra e li misero in rotta disordinata ». (49) Fu allora che Cromwell mostrò la sua abilità quale comandante di cavalleria . Invece di rincorrere il suo successo con un inseguimento a briglia sciolta , come aveva fatto Rupert , ordinò a tre reggimenti di continuare dietro la cavalleria nemica sconfitta e poi rivolse il resto delle sue unità a sinistra, piombando sul fianco sinistro indifeso di Astley. A questo punto,

(''") • Historical Disèourses ,. pagg. 130-131 (erroneamente numerata pag. 115). Clarendon forni· sce un resoconto press'a poco identico. ("') « History of tbc Great Civil War ,., Vol. Il , pag. 213. ( 48) I cavalieri di CromweU erano addestrati a caricare al trotto. Nel 1643 a Granlham, Cromwell disse » ... Noi sopraggiungemmo con le nostre truppe a trotto sostenuto ... e i nostri uomini li caricarono con veemenza •. (Lettera X da • The lctters and Speechcs of Oliver Cromwell • di Carlyle, Vol. I pag. 135). (<19) « Anglia Rediviva • di Joshua Sprigge, pag. 40.


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Carlo mosse avanti con la su a riserva di cavalleria, per affrontare l'urto dei tre reggimento lanciati all' inseguimento, quando accadde uno straordinario malinteso. Clarendon lo descrive come segue: « li Re ... era proprio sul punto di caricare il nemico alla testa delle sue guardie, quando il conte di Camewarth, che cavalcava vicino a lui (un uomo mm sospettato di infedeltà, ma nemmeno uno da cui il Re avrebbe accettato consiglio in un caso simile) all'improvviso mise la mano sulla briglia del cavallo del Re e profferendo a piena bocca due o tre imprecazioni scozzesi (poiché proveniva da tale nazione) disse: Volete andare subito incontro alla vostra morte?- e, prima che Sua Maestà se ne rendesse conto , gli girò il cavallo ; supito tra le truppe corse voce che si dovesse marciare verso destra , distogliendole sia dal caricare il nemico sia dall'assistere i loro compagni. Dopo di ché tutti girarono i loro cavalli e diedero di sprone, come se ciascuno dovesse cavarsela per proprio conto » . ( 50) Il centro dei realisti era rimasto isolato e, mentre Cromwelllo arrestava sul fronte e lo attaccava sul fianco, Okey avanzò dal costone lungo il quale si erano dislocati i suoi dragoni e lo attaccò alle spalle. La confusione fu completa e man mano che le Teste Tonde serravano sul nemico, un reggimento realista dopo l'altro gettava le armi . Rupert ritornò in quel momento sul campo di battaglia. Accorgendosi che un tentativo di soccorrere la fanteria sarebbe stato senza speranza, galoppò oltre i fuggitivi e raggiunse il re. I suoi cavalli erano ormai sfiancati e così, quando stava per scontrarsi con una puntata di Cromwell, i suo i uomini si rifiutarono di affrontarla, fecero dietro-front e si aJlontanarono al galoppo dal campo con le Teste Tonde alle calcagna. Il resto della cavalleria di Carlo attraversò a tutta velocità H arborough e non tirò le redini fino a quando non raggiunse Leicester. La vittoria fu completa e, come dice Clarendon « il Re e il Regno furono perduti con essa ». ( 51 ) CinquemiJa prigionieri, dodici cannon i e gli interi convogli con le impedimenta dell'esercito realista caddero nelle mani di Fairfax, assieme a ottomila dotazioni di armi, quaranta barili di polvere e centodieci stendardi. Il numero dei realisti uccisi e feriti non è esattamente noto, ma si suppone sia stato di circa 700 nella battaglia e 300 nell 'inseguimento; fra questi bisogna contare circa 100 prostitute irlandesi, che vennero brutalmente colpite all a testa, mentre i volti di quelle inglesi vennero sfregiati << per renderle odiose per sempre ». ( 52 ) La più importante perdita, per il ("') • Tbe History of Rebellion etc. • Vol. 11. pane Il. libro IX . pagg. 986-987. Walker dà una spiegazione piuuosto confusa. ma simile. (" ) Ibid. pag. 988. ( 52) Clarendon include « mogli di ufficiali di rango - (l bid. pag. 988).


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re , fu la cattura del suo scrigno personale, che conteneva soprattutto minute o copie delle sue lettere alla regina. (53 ) D a queste si scoprì che aveva cercato l'aiuto di truppe irlandesi e straniere e che aveva preso in considerazione l'abolizione delle leggi contro i cattolici inglesi. l i Parlamento stampò subito tutta quella parte della sua corrispondenza che si pensò gli avrebbe nociuto e occultò tutte quelle parti che lo avrebbero riscattato. (S4) Riguardo a questa losca benché astuta manovra, che fece infinito danno al re , e~) Warburton rileva: « Se l'oscura e astuta corrispondenza più privata di Cromwel o quella occulta e intrigante di Pym fossero state mostrate al mondo dai loro nemici , che figura avrebbero fatto al confronto? Il primo di costoro professava la legittimità del comportarsi da furfante coi furfanti, e il secondo si adeguava alla regola ». ( 56) n più importante risultato di Naseby non fu però la sconfitta di Carlo, né la sua diffamazione, bensì il fatto che la battaglia era stata vinta dall'esercito del Nuovo Modello, composto principalmente di Indipendenti. Come sottolinea Margaret James: « La scarsa vitalità del sistema presbiteriano fu ulteriormente indebolita dalla vittoria degli Indipendenti a Naseby. Secondo il dott. Shaw (57) il trionfo di questo esercito inferse un colpo mortale alla disciplina presbiteriana , facendo ritirare il braccio civile che aveva prestato forza alle sue censure ». ( 58) Era ciò che i presbiteriani temevano sopra ogni cosa , e l'immediata reazione alla vittoria fu la censura da parte del Parlamento del breve resoconto di Cromwcll sulla battaglia. Nella sera del 14 giugno, questi aveva inviato da Harborough il suo rapporto al Presidente della Camera dei Comuni. La relazione terminava con le parole: « Uomini onesti vi hanno servito fedelmente in questa azione. Sir. essi sono degni di fiducia. e io vi imploro, in nome di Dio, di non scoraggiarli. Io vorrei che questa azione inducesse alla gratitudine e all'umiltà tutti coloro che ne sono toccati. Tomi auguro che colui che rischia la vita per la libertà del suo Paese creda in

(") Vedi « H arleian Moscellany " Vol. V. pag. 514 (SO) Anche Mr. Williamson scrh e: • Qualsiasi cosa avessero pubblicato e qualsiasi cosa avessero sottaciuto, ora quanto meno conoscevano quale fos~e lo stile epi~tolare del Re. Alrinizio della guerra, essi avevano inventato a scopo di propaganda lettere che sostennero provenire da E nrichetta , dalrOian· da.e che cominciavano: Regale c illustrissomo Monarca di Gran Bretagna. mio buon e valoroso Signore, il più cegale oggetto del mio cuore innamorato. miglior affetto e più alta aspirazione. Ora scoprirono cbe le sue lettere invariabilmente cominciavano: Cuore mio caro,. (" Charles and Cromwell "• pag. 137). ( 55) Gardiner. (Vol. Il , pag. 224) di ce:« L'effetto della loro pubblicazione fu enorme"· ( 16) « Memoir~ or Prince Rupert•3• Vol. Il. pag. 112. Vedi anche« King Charles tbe Martyr. 16431649 • di Esme Wingfield- Stratford (1950) pagg. 116 · 120. (>1) « History of the Church of England during the Civil Wars. and undcr the Commonwealth • (1900) Vol. II , pag. 136. ('") " Social Problcms and Policy during tbe Puritan Revolution. 1640 - 1660 • (1930), pag. 12.


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Dio , per la libertà della sua coscienza, e creda in voi per la libertà per cui ha combattuto ». ( 59) Era una sfida diretta all'autocrazia presbiteriana, e la Camera dei Comuni la riconobbe per tale, così omise questo paragrafo quando il rapporto venne stampato e pubblicato. La battaglia di Naseby differisce da quella di Marston Moor, ché se fosse stata portata a termine con vigore avrebbe condotto al trionfo del Parlamento sul Re , in quanto portò al trionfo degli Indipendenti sul Parlamento. Essa salvò l'Inghilterra dalla paralizzante autocrazia della Chiesa ( 60) e impose al paese la stimolante autocrazia di Cromwell. Gli influssi della battaglia di Naseby sulla storia diverranno palesi durante gli anni dell'Tnterregno. La guerra si trascinò per un altro anno, con andamento sempre più sfavorevole a Carlo. finché la sua situazione divenne così disperata che, temendo qi cadere nelle mani del Parlamento , il 5 maggio 1646 si arrese agli scozzesi. Questi ultimi , per recuperare gli arretrati loro dovuti (che ammontavano a 400.000 sterline), lo cedettero al Parlamento inglese nel gennaio 1647 e lasciarono Newcastle. Così il Parlamento rientrò in possesso del re e. con lui , della fonte dì ogni autorità costituzionale. Per poter usare senza condizionamenti tale autorità , al fine di affermare il presbiterianesimo in tutta ringhilterra , nel marzo del 1647 entrambe le Camere approvarono un progetto per disciogliere l'intera fanteria dell 'esercito. Ireton e Cromwell, che sapevano essere l'esercito il solo strumento capace di trattenere lo zelo di persecur:ione dei presbiteriani, avevano in mente un piano assai diverso. Essi vedevano benissimo che , poiché il re era la fonte dì ogni autorità e l'esercito quella di ogni potere, finc hé essi fossero stati tenuti insieme la posizione degli Indipendenti sarebbe stata inattaccabile. Perciò. il 31 maggio - il giorno prima che l'esercito dovesse sciogliersi - Cromwell diede ordine all 'alfiere George Joyce dì cavalcare fino a Ho lmby, dove il re veniva tenuto prigonìero, dì impadro nirsene e di portarlo al comando dell'esercito a Newmarket. l vi Cromwell raggiunse Fairfax, il 7 giugno, per evitare di essere messo sotto processo. Il 17 luglio Ireto n, il più fanatico degli Indipendenti e dì temperamento assai più deciso di Cromwell- che riferiva continuamente i suoi problemi al Signore - delineò una politica per l'esercito chiamata « Capitoli dei Propositi >>. Secondo il documento, i vescovi dovevano essere privati della facoltà coercitiva nella loro giurisdizione; il « Covenant » doveva essere abrogato; sì doveva concedere completa libertà religiosa a tutte le sette protestanti ; il Parlamento esistente doveva

(") Lettera XXIX • The l e trers and Speecbes of Oliver Cromwell » d1 Carlyle. Vol. l . pag. 205 .

("') La Chiesa scozzese (K irk). Vedi • History of Civilisation in England • d1 Henry Thomas Buck · le (The World Classics. 1920) Vol. Il. cap. IV .


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sciogliersi; i Parlamenti in futuro dovevano essere biennali; un Consiglio di Stato, soggetto al Parlamento doveva dirigere la politica estera e comandare l'esercito e la flotta. Era una politica da uomo di stato e, dopo che fu presentata al Parlamento, all'esercito fu ordinato di marciare su Londra, ove entrò il 6 agosto. Da allora fino alla fine di ottobre, Cromwell fece tutto quanto era il suo potere per assicurare la restaurazione del re nei termini dei Capitoli dei Propositi. Ma Carlo non intendeva accettare nessuna soluzione se non quelle sulle quali avrebbe insistito se fosse stato vincitore. Invece, stipulò un patto segreto con gli scozzesi, a seguito del quale questi intrapresero la sua restaurazione sul trono, confidando nella sua promessa di consolidare il presbiterianesimo in Inghilterra per tre anru e di sopprimere le altre sette. Ciò portò allo scoppio della seconda guerra civile , che il17 agosto 1648 fu conclusa da Cromwell con la battaglia di Preston. Jreton esaurì la pazienza nei confronti di Carlo e in ottobre stilò la « Rimostranza dell' Esercito », nella quale si insisteva sulla sovranità del popolo e si pretendeva l'immediato processo al re . Il Parlamento temeva lreton più di Carlo , ma rifiutava di subire imposizioni dall'esercito. Pe rciò , per allontanare dai Comuni tutti coloro che avrebbero potuto essere in favore del re , il 6 dicembre lreton inviò alla Camera il colonnello Pride con un reggimento che arrestò quaranta membri su lla porta e ne rimandò indietro circa un centinaio. I rimanenti divennero noti come« The Rump ». Poco prima dj Natale, Carlo fu portato a Windsor , ove gli vennero fatte le ultime offerte di compromesso. Quando però si rifiutò di vedere lord Dcnbigh , il rappresentante dei Pari, i Comuni approvarono una ordinanza che nominava un tribunale per accusare il re di tradjmento. Quando i Lords- adesso meno di dodici - la respinsero, i Comuni ignorarono la loro decisione e il 6 gennaio approvarono una legge che istituiva una Corte di 135 Commissari, che non aveva in realtà alcuna autorità costituzionale e legale per processare il re. n 19 genn aio il procedimento si aprì e Carlo, a buon diritto, rifiutò di riconoscere l'autorità della Corte. La sua contestazione fu prevaricata e il 27 gennaio fu condannato ad essere decapitato. Il 30 gennaio, con dignità e calma, andò incontro alla morte davanti al suo palazzo di Whitehall , dj fronte ad una folla silenziosa e agghiacciata dall 'orrore. È impossibile capire perché Cromwell , che fino a quando Carlo rifiutò di vedere lord Denbigh aveva lottato per salvarlo, in ultimo abbia svolto il ruolo principale nel suo prÒcesso, (61 ) finché non ci si rende ben conto di che tipo d'uomo egli fosse.

01 ( ) Wingfield - Stratford suggerisce: • Era una decisione per la quale- essendo l'uomo che eraaveva certamente chiesto e ottenuto l'approvazione del Signore. Ciò lo avrebbe reso capace di su perare ogni scrupolo egli avesse altrimenti poruto sentire sotto l'aspetto morale ... non v'è dubbio che Cromwell


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Clarendon, testimone leale benché ostile, dice di lui: « Era uno di quegli uomini che il più acerrimo nemico non poteva condannare senza nel contempo apprezzarlo: perché non avrebbe potuto compiere la metà dei suoi misfatti senza possedere grandi doti di coraggio, ingegno e giudizio. Deve aver avuto una meravigliosa capacità di comprendere la natura e gli umori degli uomini e un'altrettanto grande abilità di applicare queste conoscenze. Chi, di modesti e oscuri natali (benché di buona famiglia) , senza rendite e possedimenti, alleanze o amicizie, avrebbe potuto sollevarsi a tale altezza e tenere insieme e amalgamare caratteri così opposti e contraddittori? .. . egli azzardò cose che nessun brav'uomo avrebbe osato intraprendere; e conseguì risultati che soltanto un uomo grande e valente poteva raggiungere ... ma una malvagità grande come la sua non avrebbe mai potuto aver successo, né attuare quei progetti, senza l' assistenza di un grande spirito , un'ammirevole prudenza e sagacia e una davvero magnanima risolutezza ». (62) Benché questa sembri una giusta valutazione , non mette chiaramente in luce la straordinaria complessità del carattere di Cromwell. Non c'era un unico Cromwell , cioè un individuo chiaramente delineato , da poter essere riassunto senza una profonda analisi. Invece c'era una moltitudine di Cromwell, ognuno legato all'altro dalla sua enorme vitalità, poiché ogni cosa che faceva era piena di forza . Anzitutto, c'era l' uomo umanissimo , semplice e compassionevole, romantico e sognatore . C'era poi il prepotente: violento, irascibile e rumoroso. In terzo luogo , c'era il generale risoluto, dalla volontà di ferro , i cui principi di buonsenso venivano violati raramente o mai. In quarto luogo , il politico calcolatore ,l'uomo capace di ogni espediente, senza principi da seguire. E , infine , c'era << la spada del Signore e di Gedeone » (il Cromwell subconscio) che , quale interprete della volontà di Dio , era capace di commettere qualunque atrocità. Noi sappiamo che cos'era ai propri occhi. Egli amava paragonare se stesso a un buon poliziotto dedito a mantenere la pace ne l distretto (63) e « sarebbe stato felice di vivere nella sua capanna , badando al suo gregge di pecore, piuttosto che accollarsi il governo del Paese ». ( 64) Benché non si abbia diritto di dubitare della sua sincerità , questo apprezzabile bucolico poliziotto è largamente un prodotto della sua immagi-

abbia interpretato il rifi uto del Re a trattare come una specie di presagio, un segno manifesto che il Signore aveva indurito il cuore del suo avversario e lo aveva destinato alla distruzione. Esitare più a lungo sarebbe stato peccaminoso. del peccato di Saul. La pazienza del Signore, come quell a del suo servo, era in effetti esaurita ». (" King Charles tbe Mart yr- 1643-1649 • pag. 309). ( 62) « The History of the Rebellion • Vol. III , parte II , libro XV . pagg. 983-984. (b.l) Discorso Xl da « Letters and Speeches, di Carlyle, Vol. 111. pag. 63. (..) Discorso XV Ili , lbid. Vol. Ili , pag. 188.


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nazione, poiché egli era uomo di minacce e di violenza; un uomo che, con cappello in testa e spada in mano, irruppe nella cattedrale di Ely e gridò al predicatore sul pulpito: « smettetela di dire sciocchezze, Sir, e scendete »; un uomo che Uquidò il suo fazioso Parlamento con epiteti quali « lenoni » « ubriaconi » e « corruttori »; e un uomo che , quando si trovò di fronte il reggimento ammutinato di Lilburne, all'improvviso girò il suo cavallo e, estratta la spada, caricò a briglia sciolta, in mezzo alle sue file, disperdendo gij ammutinati nel panico e costringendoli a fucilare il capo della loro rivolta. Come politico, era del tutto opportunista. Sali così in alto- come disse una volta- perché non conosceva la fine che gU si preparava. In effetti, non ebbe mai altra politica che la completa resa al Signore. Perciò affrontò ogni situazione nel modo in cui il Signore lo voleva; egli vide la necessità, ma mai la conseguenza. Predicando la tolleranza, fu intollerante; insistendo sull'aperta discussione, la soppresse e non si rese conto di quale fosse realmente il problema del re finché non si trovò al posto di Carlo. E allora, come si dispose a risolverlo? Seguendo le orme di Carlo , ma con una tirannia incomparabilmente più spietata. Quale « spada del Signore e di Gedeone » visse in un mondo di avvenimenti predestinati , dei quali la mano di Dio aveva già tracciato la cronaca. Nulla di ciò che egU poteva fare aveva valore; perciò, quando si trovava di fronte ad un problema. si disponeva a risolverlo pregando Dio per qualche prova visibile e, quando gli veniva concessa , identificava lo svolgersi degli avvenimenti con l'opera della Provvidenza. Come tutti i puritani, era ciò che si può dire un « ipocrita automatico » poiché si poteva sempre trovare nella Bibbia una giustificazione per qualsiasi azione umana , per atroce che fosse. Così, attraverso l'autoinganno , ingann ava gli altri. La sua dottrina della guida divina è delineata in una lettera che indirizzò da Waterford il 25 novembre 1649, al Presidente della Camera dei Comuni. Ecco ciò che scrisse: « Laonde, chiedendo una indicazione a Dio, essi decisero di inviare una buona parte dei cavalieri e dei dragoni al comando del colonnello Reynolds a Carrick .. . Il nemico, non poco preoccupato per questa mossa inattesa (ch'era invero la pura direttiva de l Signore) scese in gran furia verso Carrick ... Sir, che cosa si può dire di queste cose? È un braccio di carne che fece ciò? Fu la saggezza, il consiglio o la forza dell'uomo? Fu soltanto il Signore. La volontà di Dio màledicc quclruomo che osa pensare diversamente e con lui la sua casa. Sir, voi vedete che l'opera è compiuta per guida divina ».( 65 ) Questa teoria , che era l'origine della sua. forza , era anche la causa di molte sue efferatezze. Nella sua Dichiarazione « per il disinganno dei po-

( 65)

Lettera CXVI. lbid . Vol. l , pagg. 508-512


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poli delusi e sedotti )) d'Irlanda, una lunga ed esaltata epistola diramata da Youghal nel gennaio 1640, leggiamo: «Io vi darò dell'assenzio da masticare: da esso sarà evidente che Dio non è con voi; ... voi siete una parte dell'Anticristo, del cui regno la scrittura parla così esplicitamente, dicendo che deve essere abbattuto nel sangue; proprio nel sangue dei santi. Voi ne avete versato già in grande quantità e prima che passi molto tempo, voi tutti dovrete bere sangue, fino aJia feccia del calice della furia e dell'ira di Dio. che verrà versata su di voi!. .. ma quanto a quelli che nonostante tutto ciò persistano, e continuino a tenere le armi, essi devono attendersi che la Provvidenza di Dio (in ciò che falsamente è chiamato ri chio della guerra) piombi su di loro ». ( 66 ) Questa era veramente una frase di sinistro presagio, poiché quando Cromwell a sunse le funzioni di capo della Polizia e accadde che i delinquenti fossero papisti , la visione di Samuele che faceva a pezzi Agag davanti al Signore a Gilgal, invariabilmente lo possedeva. A Drogheda, a Wcxford e in altri posti le guardigioni e, sembrerebbe, anche gli abitanti civili vennero indiscriminatamente massacrati. La strage talvolta continuò per giorni. I preti catturati vivi vennero immediatamente impiccati e gli ufficiali che si arresero furono « colpiti alla testa », mentre i soldati venivano uccisi a sangue freddo oppure pediti per nave alle Barbados. Di questa barbarie. Cromwell scrisse il 17 settembre 1649 al Presidente della Camera dei Comuni: « lo sono convinto che gesto è il giusto giudizio di Dio riguardo a questi barbari indegni ... e perciò è bene che solo Dio abbia tutta la gloria ». ( 67 ) Che questi avvenimenti siano stati esagerati da una parte e minimizzati dall'altra non altera il fatto che nei dodici anni di guerra in Irlanda circa 500.000 persone furono sacrificate e la popolazione scese al di sotto del milione. (68) Durante il processo di Carlo, mentre Cromwell era costantemente in ginocchio cercandone la giustificazione. lo Spirito del Signore discese ancora una volta su di lui . Non solo egli firmò l'ordine di esecuzione prima che il verdetto fo se pronunciato ma, poiché anche dopo che era stato emesso alcuni dei giudici erano restii a firmarlo. trascinò uno di essi al tavolo, gli tenne la mano con la penna e lo costrinse a firmare col suo nome, poi strappò la penna dalle mani di un altro c, preso da frenesia, gli macchiò con essa la faccia. indi scoppiò in una risata isterica. (69) Tale fu- autoritario, violento, instabile ed ebbro di Dio -l'uomo che con l'esccuzio-

(..) lbid . Vol. LI , pagg. 5-23. ('') Lertera CV da • Letters and Speecbes "di Carlyle, Vol . l , pagg. 469-470; vedasi anche lettera CIV.

('") • History of lrcland • di Stephen Gwynn (1923) Cap. XXV-XXIX. (69) Vds. • King Charlcs the Martyr. 1643-1649,. pagg. 346-347.


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Modello e , per questo e per la sua esperienza di mare, fu scelto da Cromwell come uno dei suoi« generali del mare », ( 70) che presto sarebbero stati conosciuti come ammiragli. Clarendon dice di lui: « Fu il primo uomo che abbandonò la vecchia pista e dimostrò chiaramente che la scienza può essere raggiunta in meno tempo di quanto si immagini; e disprezzò la regola che era stata praticata da lungo tempo, quella di tenere la propria nave e i propri uomini lontani dal pericolo. Questa era stata ritenuta in tempi passati una prova di grande abilità e prudenza, poiché il principale requisito dell'arte di un capitano di nave era stato quello di garantire di tornare a casa sano e salvo. Fu il primo a portare le navi a battersi contro i castelli sulla riva, che erano sempre stati ritenuti formidabili e che egli scoprì esser capaci soltanto di far rumore e di spaventare coloro che in realtà raramente potevano essere colpiti dalle loro armi. Fu il primo a infondere una tal dose di coraggio nei marinai, facendo loro toccare con mano quali grandi cose fossero capaci di fare se erano abbastanza risoluti ; e insegnò loro a combattere col fuoco altrettanto bene che contro l'acqua e, benché poi sia stato imitato molto bene e ben seguito, fu lui il primo a dare l'esempio di quella specie di coraggio marinaro e di audaci e risolute gesta ». (1 1) Sostenuto dal crescente potere della sua flotta , Cromwell si avviòsulla falsariga del « Corpus Evangelicorum » di Gustavo Adolfo - verso la fondazione di un impero protestante in Europa, sotto la guida dell'Inghilterra. Più tardi , nel1653 , si spinse al punto di fare agli Olandesi la stupefacente proposta di spartire tra l'Inghilterra e le Province Unite il mondo abitabile al di fuori dell'Europa. Ma gli O landesi, che durante la ribellione avevano rubacchiato all'Inghilterra gran parte dei trasporti commerciali e che non erano più minacciati dalla Francia, erano restii a diventare il socio minore in un 'impresa che avrebbe inevitabilmente portato alla loro subordinazione commerciale. Quando essi rifiutarono l'offerta, Cromwell ci rimase male e il9 ottobre 1651 replicò con l' Atto di Navigazione, che proibiva l'importazione di prodotti dell'Asia , dell 'Africa e dell'America con qualsiasi naviglio che non fosse inglese o delle colonie, e quella dci beni provenienti dai Paesi Europei se non su navi inglesi o su quelle dei paesi d'origine. Poiché questo colpiva la supremazia commerciale olandese, anziché un'unione protestante il risultato~ uno scontro tra protestanti -la prima 70 ( ) Anche Popham e Dea ne erano colonnelli nclrcsercito del uovo Modello. Il primo era stato ufficiale su una nave. in gioventù, e il secondo aveva probabilmcnle avuto, come Blakc. esperienze nell a Marina Mercantile. ('1) « The History o( thc Rebellion ,. Vol . 111, parte U. libro XV. pag. 913.


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ne di Carlo prese le redini del governo ed iniziò a dirigere la Gran Bretagna per dieci anni. Se la disputa tra Carlo e il Parlamento fosse stata interamente una questione finanziaria, avrebbe potuto essere serenamente sistemata alla sua morte. Ma in fondo era una disputa religiosa e, poiché i sentimenti religiosi degli Indipendenti erano altrettanto ostili ai presbiteriani quanto lo erano all'Episcopato, il risultato dell'esecuzione del re fu di trasferire su Cromwell il ruolo che Carlo aveva avuto nella lite. Come abbia giocato la sua parte non ci riguarda adesso se non per il fatto che, allo scopo di distrarre l'attenzione popolare dal suo comportamento dispotico, egli adottò una politica estera aggressiva, la cui attuazione esigeva prima di tutto la creazione di una potente marina. Questo, e non l'eliminazione della monarchia, fu il vero e duratura risultato vantaggioso della battaglia di Naseby. Benché si possa dire con qualche ragione che la flotta di navi tesoriere costituita da Carlo, poiché eliminava la necessità di impiegare mercantili armati, abbia dato origine alla marina professionista inglese, essa era all'inizio così sperimentale che viene solitamente ammesso che tale forza abbia preso la sua forma permanente soltanto durante gli undici anni del Commonwealth, allorché non meno di 207 nuove navi vennero aggiunte alla marina reale. Nel 1638 Carlo aveva nominato un solo Lord Alto Ammiraglio al comando della sua flotta e, quando allo scoppio della ribellione la marina si pronunciò per il Parlamento, il conte Warwick ricevette l'incarico. Contemporaneamente , il Parlamento sostituì il vecchio Consiglio della Marina con un Corpo di Commissari della Marina e, nel 1649, abolì il posto di Lord Alto Ammiraglio rimpiazzandolo con un Comitato dell' Ammiragliato i cui membri, nd 1652, divennero i Commissari dell' Ammiragliato. Furono questi due enti- i Commissari della Marina e il Comitato dell'Ammiragliato - che, sotto la direzione del Consiglio di Stato , si misero al lavoro per creare il Nuovo Modello di marina . Il primo introdusse paghe generose e regolarmente corrisposte, si preoccupò del benessere dei marinai e standardizzò le razioni. Il secondo si interessò degli aspetti giuridici ed emanò la prima versione di quegli « Articoli di Guerra >> che divennero la base di ogni successiva legge e disciplina navale. Sotto il Comitato, erano stati nominati tre « generali del mare». Edward Popham, Richard Deane e Robert Blake, che erano responsabili della ripartizione e del movimento della navi. Di questi tre uomini, Blacke fu quello che ebbe la più profonda e duratura influenza sul comando e sulla tattica navale. Nel 1649 Blake aveva cinquant' anni. Era un mercante di professione che aveva una notevole conoscenza del mare e, visto che ai suoi tempi tutte le navi mercantili erano armate per combattere pirati e bucanieri, deve avere avuto qualche esperienza di combattimento in mare . Nella Prima Guerra Civile aveva comandato un reggimento nell'esercito del Nuovo


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Guerrà Olandese - che cominciò il 19 maggio 1652, (quando l'ammiraglio olandese Tromp rifiutò di assoggettarsi al diritto di perquisizione inglese) e che si chiuse il 5 aprile 1654, a vantaggio dell 'Inghilterra. Frustrato il suo tentativo di formare un impero protestante in Europa, non appena la Guerra Olandese terminò Cromwell decise di sostenere la Francia contro la Spagna, e questa volta per cercare un più realizzabile impero oltremare. Ancora una volta i suoi motivi erano misti. Da una parte, espellere gli spagnoli dalle loro colonie sarebbe stato un servizio a Dio , mentre dall'altra - secondo R. Coke- guadagnare « montagne d'oro >> sarebbe stato un servizio all'Inghilterra. (72) Quando r::1ccomandò il suo progetto di spedizione contro le Indie occidentali", Cromwell disse al suo Consiglio: « Noi prendiamo in considerazione questo tentativo poiché pensiamo che Dio non ci ha portati fin qui ove siamo ora se non per vedere quali opere noi possiamo fare nel mondo, oltre che in Patria ». (13) Siccome la Spagna era un paese cattolico, e pertanto predestinato alla dannazione, non considerava in alcun modo disonorevole un attacco di sorpresa contro di essa. Nel dicembre 1654 la spedizione si imbarcò e prese Giamaica: questo immotivato atto di brigantaggio indusse la Spagna a dichiarare guerra all'Inghilterra. Cromwell entrò allora in un'alleanza offensiva con la Francia, nell'intesa che essa, aiutata dalla flotta inglese e da 6000 soldati, avrebbe dovuto conquistare per lui le città spagnole di Dunkerque, Gravelines e Mardyke, affinché egli potesse stabilire una testa di ponte sul continente, dalla quale sostenere la causa protestante nell'Europa settentrionale. Strano a dirsi , i francesi accettarono e nel maggio 1657 il contingente inglese approdò a Boulogne. Mardyke si arrese il 25 settembre; la battaglia delle Dune fu combattuta e vinta il 14 giugno 1658, così Dunkerque si arrese e fu ceduta a Cromwell. Seguì rapidamente la conquista di Gravelines , Oudenarde , Menin e Ypres. II 3 settembre 1658 - anniversario delle battaglie di Dunbar e Worcester- Cromwell mori. La Spagna, ormai esausta, scese a patti con la Francia e l'Inghilterra e il 7 novembre 1659 fu firmata la Pace dei Pirenei. Secondo i termini del trattato, Avesnes, Roussillon, Philippville e Marienburg furono cedute alla Francia assieme all' Alzazia e alla Lorena - quest'ultima a determinate condizioni - e la Spagna acconsentì al matrimonio deii 'Jnfanta Maria Teresa, figlia di Filippo IV , con Luigi XIV con la clausola che con la riscossione della sua dote ella avrebbe rinunciato ad (n) « Social Problems and Policy during the Puritan Revolution • di Margaret James, pag. 71, che cita «A Detectioo of tbc Court and State of England (1697) •. pag. 387. ( 73) Citato da « History of the Commonwealth and Protectorate, 1649-1656 " di S. R. Gardiner {1903) Vol. rv. pag. 120.


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ogni pretesa di successione al trono di Spagna. Tuttavia , siccome la dote non venne mai pagata, più tardi Luigi ignorò questo impegno. Mentre la guerra con gli olandesi aveva prodotto qualche tornaconto economico per l'Inghilterra, quella con la Spagna fu un disastro. Essa lasciò la Francia potenza dominante sul continente; rovinò i commerci inglesi a beneficio degli olandesi; causò una profonda depressione economica in tutta l'Inghilterra e fece salire il debito pubblico a oltre due milioni e cinquecentomila sterline. (74 ) « L'instabilità politica deU'Interregno - scrive Margaret James - fu affiancata dalla sua instabilità economica e non sorprende che Londra, che era stata il pilastro portante della resistenza a Carlo I, accogliesse il suo successore a braccia aperte. ('5) Ciò nondimeno , malgrado il fallimento della sua politica estera e la sua totale incapacità di consolidare un governo parlamentare in patria, Cromwelllasciò al suo paese un 'eredità immensamente grande. Nel 1647 aveva detto: « un uomo non sale mai così alto come quando non sa dove sta andando )) e, in un'oscura maniera, aveva ragione. Nove anni più tardi disse: « Questi problemi e questi avvenimenti non erano stati previsti , ma c'era la provvidenza nelle cose ». E ancora una volta non aveva del tutto torto. Margaret James commenta così i problemi di questo periodo : « In patria, la dottrina di una fede attiva aiutò a santificare il crescente industrialismo. All'estero, essa aiutò a santificare l'incerto inizio dell ' imperialismo. Nello stesso modo in cui si riteneva che individui eletti glorificassero Dio salendo a posizioni più alte dei loro simili , si pensava che una nazione eletta lo esaltasse dominando i propri vicini . Le nazioni, disse uno scrittore, devono essere sempre pronte ad attaccare e ad acquistare nuove province quanto a difendere gli esistenti possedimenti perché , come dice il cristiano , ciò che si ha deve essere usato per il meglio. Questa ricchezza è la vostra torre ben difesa ». Così l'industrialismo e l' imperialismo emersero lentamente dalle brume religiose del puritanesimo, per diventare i pilastri della civiltà inglese. E benché non fosse la civiltà che Cromwell e i suoi generali avevano sognato , era proprio quella che era stata risvegliata e stimolata dalla loro politica di potere dopo Naseby. Le vittime sacrificali erano state immolate. gli oracoli erano propizi; si era aperta una nuova era, nella quale l'Inghilterra avrebbe presto ricoperto il ruolo dell'antica Roma e per 250 anni avrebbe lanciato la sua rete imperiale sopra i sette mari.

('•) Per questo. e molto altro, vedasi • Social Problems and Policy during the Puritan Rcvolution •

pagg. 71-77.

J

C') lbid pag. 77.



CAPITOLO IV

L'ascesa della Francia

l. Quadro storico La pace dei Pirenei , benché avesse spento le ultime scintille della Guerra dei Trent'anni , non risolse il problema che la Francia aveva cominciato ad affrontare poiché, lasciando Lille , Besançon , le Due Sicilie e il Milanese nelle mani della Spagna , in caso di necessità quest'ultima poteva ancora unirsi all'Impero e insieme potevano circondarla. La conseguenza fu che , quando Mazarino morì nel 1661 e Luigi XIV (un giovanotto di 25 anni , ansioso di emulare Carlo Magno e di rendere la Francia predominante e gloriosa) assunse i pieni poteri , il problema di come spezzare l'anello asburgico costituiva la sua eredità politica. Nel risolverlo , fu validamente assistito dai suoi due grandi ministri, Louvois e Colbert. Il primo accentrò l'amministrazione dell'esercito e, eliminando il potere dei nobili, fece prevalere l'autorità del re. Oltre a moralizzare l' intero sistema migliorò l'equipaggiamento, fece adottare la baionetta, sostituì il moschetto a miccia con il fucile a pietra focaia ( « fusil » o facile), elevò la considerazione in cui erano tenuti la fanteria e il genio e portò l' artiglieria in linea con le altre armi. Inoltre , stabilì magazzini ben organizzati e prese provvedimenti a favore dei soldati inabilitati , costruendo l'« Hotel des lnvaJides » . La sua grande influenza su Luigi era però dovuta soprattutto al fatto che gli faceva balenare davanti agli occhi , quali obiettivi per il suo regno, la guerra , la gloria e l'espansione, verso i quali per sua natura il re era già fi n troppo incline. Colbert, dal canto suo , riorganizzò la marina e la portò dalle venti navi da guerra che trovò nel 1661 a centonovantasei vascelli effettivi ncl1671 , e a duecentosettanta nel1677. Rinnovò i vecchi porti e arsenali , modemizzò Tolone , Rochefort , Brest, Le Havre e Dunkcrque (acquistata da Carlo II nel 1662) e, aiutato da Vauban , si adoperò per rendere imprendibili le fortezze di Francia.


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Luigi non ebbe da attendere molto l'occasione per iniziare la sua politica aggressiva. Il 17 settembre 1665 Filippo IV di Spagna morì e gli successe il figlio Carlo II , un bambino di quattro anni, debole di mente. Ma siccome Carlo era nato dal secondo matrimonio di Filippo e Maria Teresa era invece la sola erede sopravvissuta del primo, in forza del costume locale del Brabante e deli'Hainault, (il cosiddetto « jus devolutionis }}, secondo cui i figli di un primo matrimonio avevano la precedenza su quelli di uno successivo) Luigi avanzò pretese di retaggio - in nome della moglie - sugli interi Paesi Bassi spagnoli. L'Inghilterra era in guerra con le Province Unite (Seconda Guerra Olandese) e Luigi , poiché per trattato era impegnato ad aiutare gli olandesi, nel gennaio del 1666 dichiarò guerra all'Inghilterra. Carlo Il però, che non era in alcun modo preparato a questo aumento di avversari , nel marzo del 1667 giunse a un'intesa segreta con lui, impegnandosi a non opporsi alla sua progettata invasione dei Paesi Bassi se, a sua volta, Luigi si fosse astenuto dall'assistere in alcun modo gli olandesi. Poco dopo questo accordo , i francesi attraversarono la frontiera olandese e presero Lille. Poi , per impedire agli spagnoli che tenevano la Franche-Comté, di mandare rinforzi ai Paesi Bassi dall'Italia, il 4 febbraio 1668 Luigi invase la Francbe-Comté e la conquistò in quindici giorni. Prima di attuare questa aggressione, per garantirsi la neutralità dell'imperatore Leopoldo I, Luigi lo aveva indotto in gennaio ad accettare un trattato di spartizione dell'impero spagnolo, nel caso che Carlo II, come sembrava probabile, fosse morto senza eredi. Secondo l'accordo la Spagna, le Americhe e il Milanese sarebbero andati a Leopoldo, mentre Luigi doveva ricevere le due Sicilie, i Paesi Bassi Spagnoli, la Franche-Comté, la Navarra spagnola, le Filippine e i possessi spagnoli in Africa. I risultati immediati dell' aggressione di Luigi fu rono che il 31 luglio 1667 Carlo II si accordò con gli olandesi e accettò la Pace di Breda, mentre il 13 febbraio del 1668 la Spagna fece pace col Portogallo e riconobbe la sua indipendenza. Nel medesimo tempo - da gennaio ad aprile del 1668 -venne costituita una triplice alleanza tra l'Inghilterra, le Provincie Unite e la Svezia per resistere a Luigi; sicché questi , rendendosi conto di essersi spinto abbastanza avanti per il momento , decise per la pace che fu firmata il 2 maggio ad Aix-La-Chapelle. Secondo i termini di questa pace, egli ricevette Charleroi , Binch , Atb, Douai, Tournai , Oudenarde, Lille, Armcntières , Courtrai, Bergues e Furnes e cedette la Franche-Comté, Cambrai, St. Omer e Aire. Poteva ben permettersi queste concessioni poiché, secondo le clausole dell'accordo segreto con Leopoldo, era stato deciso che alla morte di Carlo queste località sarebbero passate alla Francia . Ancora deciso a acquisire i Paesi Bassi spagnoli, Luigi intraprese


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un'azione disgregatrice contro la Triplice Alleanza e, come primo passo, nel giugno del 1670 stipulò un accordo segreto - noto come il trattato di Dover- con Carlo d'Inghilterra, con cui quest'ultimo accettava di sostenere la Francia in una guerra contro gli olandesi. Con il suo fianco sinistro così garantito, egli cominciò a proteggere quello destro con l'occupare la Lorena e con il venire a patti con l'Elettore di Baviera, stabilendo così un'amicizia tra i due paesi che sarebbe durata fino al 1813. Infine, nell'aprile del 1672, la Triplice Alleanza si sciolse del tutto quando la Svezia fu sopraffatta, con grande dispendio di denaro. Nel frattempo , il 7 marzo, Carlo aveva dichiarato guerra agli olandesi e nel maggio Luigi ne seguì l'esempio. Dapprima l'avanzata francese, al comando del Condé e del Turenne, fu rapida; ben presto però fu frenata, quando gli olandesi tagliarono le loro dighe. Poi Guglielmo d'Orange fu proclamato governatore ( « statolder ») di Olanda e Zelanda, e, alquanto allarmati, sia l'imperatore sia Federico Guglielmo di Brandeburgo (il Grande Elettore), sia infine la Spagna, entrarono in campo contro la Francia. Per mare, in questa che nella storia inglese è conosciuta come la Terza Guerra Olandese, dc Ruyter sconfisse gli inglesi e i francesi in due battaglie, ed ebbe in pratica la meglio su di loro in altre due. Nel1674 infine, il generale timore della crescente potenza della Francia, assieme all'astio verso la marina francese- la cui sfacciata defezione durante l'azione aveva provocato la perdita delle citate battaglie- fecero sì che il Parlamento inglese costringesse Carlo a fare la pace con gli olandesi, pace che il19 febbraio fu sancita dal Trattato di Londra. Sulla terra, la guerra continuò fino al1678 , e con vantaggio della Francia , ma poi tutti i belligeranti si sfiancarono e il conflitto terminò con una serie di trattati separati noti , nel loro insieme, come la Pace di Nymegen (agosto 1678febbraio 1679). Questa pace mise la Francia in una posizione assai più solida di quella che aveva guadagnato con il Trattato di Westfalia , poiché con essa acquistò una grossa parte dei Paesi Bassi Spagnoli, l'Alsazia, la Lorena, il Friburgo, Breisach e la Franche-Comté. Nonostante ciò, l'Inghilterra fu la vera vincitrice perché durante la guerra, del tutto involontariamente, la Francia aveva in pratica sparso il proprio sangue e i propri averi come se non avesse altro scopo se non quello di far diventare l'Inghilterra la sua più formidabile rivale coloniale e marittima. Quale sua spettanza del bottino, l'Inghilterra ottenne Nuova Amsterdam (New York) (1) e il New Jersey, che le consentirono di collegare

1 ( ) Nel seuembre del 1664. il duca di York aveva oucnu to Nuova Amsterdam dagli olandesi c l'aveva ribattezzata New York. Nel 1673 gli olandesi la rioecuparono e nel 1674 essa ritornò all'Inghilterra.


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le sue colonie americane del nord e del sud ; inoltre ottenne S. Elena (2) quale base per i suoi mercantili per le Indie Occidentali. Ancora più importante però, dopo la sua pace con le Provincie Unite nel1674, fu che la continuazione della guerra indusse la massa dei commerci e dei trasporti olandesi a passare sotto bandiere inglese. Così la firma della pace di Nymegen passò all' Inghilterra il primato mondiale di potenza navale e commerciale. In quanto tale, il suo territorio nazionale era al sicuro; e , grazie a questo e al suo dominio del mare, le colonie di tutte le altre nazioni erano alla sua mercè. In queste guerre, Luigi aveva avuto non soltanto l'aiuto diretto di Carlo II ma anche quello indiretto dei turchi, che per tutto questo periodo erano impegnati nel loro scontro finale con l'impero: ciò impediva infatti all'imperatore di intervenire in forze in Occidente. Fortunatamente per l'Europa, durante la Guerra dei Trent' anni l'impero ottomano si trovava in uno dei suoi ricorrenti periodi di anarchia ma nel 1656, sotto Maometto TV (1648-1687), l'ordine fu ripristinato. Nel 1663 fu dichiarata guerra all'impero, ma il l agosto dell 'anno seguente i turchi vennero sconfitti dal Montecuccoli , generale dell'impero , alla battaglia di S. Gottardo. La mossa successiva dei turchi fu rivolta contro la Polonia dove, dopo alcune campagne, l' 11 novembre 1673 un grande esercito turco comandato da Ahmad Kiuprili fu distrutto da Giovanni Sobieski a Khoczim. Dieci anni più tardi, allo scopo di indebolire Leopoldo, Luigi persuase il Sultano a marciare ancora contro l'impero. L' idea di Luigi era che - una volta abbattuta l'Austria - la Germania sarebbe stata costretta a rivolgersi a lui quando, quale campione della Croce, avesse recuperato per la Francia la corona imperiale di Carlo Magno. Maometto si lasciò convincere da Luigi e mise insieme un esercito, che si ritiene sia arrivato a 250.000 uomini e che, al comando di Kara Mustafa, attraversò la Drava e strinse d 'assedio Vienna. Subito Sobieski (ora divenuto Giovanni II di Polonia) e Carlo di Lorena marciarono in suo soccorso alla testa di 70.000 polacchi , bavaresi, sassoni e tedeschi c il 12 settembre 1683 misero in rotta i turchi. Nonostante ciò la guerra continuò ; i turchi subirono una tremenda sconfitta a Har-Kàny, presso il campo di Mohàcs, il 12 agosto 1687, cd un' altra a Zenta sul fiume Theiss, 1'11 settembre 1697, per mano del principe Eugenio. Due anni dopo, il 26 gennaio del1699 , questa decisiva vittoria portò alla Pace di Carlowitz, con cui tutta l'Ungheria e la Transilvania venivano cedute all'Austria , mentre la Podolia e l'Ucraina af!davano alla Polonia. Così finì il pericolo turco, che

(') Occu pata dalla Compagnia Britannica delle Indie Orientali nel 1651. l'resa dagli olandesi nel 1673, fu poco dopo rioccupata dalla Compagnia.


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aveva terrorizzato l'Europa orientale fin dalla battaglia di Manziker: era l'ultima eco delle crociate. La sconfitta dei turchi di fronte a Vienna nel 1683 e l'ascesa di Giacomo II (1685-1688) al trono d'Inghilterra, il16 febbraio 1685, misero Luigi in una difficile posizione. Il primo fatto significava infatti il rafforzamento dell'Austria, mentre il secondo voleva dire che qualora Giacomo, un cattolico bigotto , non fosse stato capace di conservare il suo trono, il solo a poter prendere il suo posto sarebbe stato Guglielmo d'Orange, che aveva sposato nel 1677 Maria, figlia di Giacomo. Perciò , la politica esigeva che la posizione di Giacomo venisse consolidata; ma Luigi giocò le proprie carte così maldestramente, che accadde proprio ciò che era più ansioso di evitare. Poco dopo l'ascesa al trono di Giacomo, egli abolì ogni tolleranza per gli ugonotti francesi revocando l'editto di Nantes e, per peggiorare la situazione, Giacomo cominciò ad emularlo tentando di imporre la religione cattolica ai suoi sudditi con mezzi incostituzionali. Il risultato fu la « gloriosa Rivoluzione » del 1688, con la quale Giacomo fu costretto ad abbandonare il regno e a lasciare via libera a suo genero e a sua figlia , che divennero i governanti congiunti d'Inghilterra al suo posto. « Così in luogo del divino diritto dei re- scrisse lord Actonfu stabilito il diritto divino dei proprietari: il governo cioè di uno dei due partiti delle classi possidenti , i Whigs e i Tories; il primo rappresentava i grandi proprietari terrieri , i mercanti e i commercianti, mentre l'altro era costituito dai proprietari terrieri minori e dal clero di campagna. Il potere fu così finalmente trasferito dalla Corona al Parlamento, dando in tal modo origine ad una monarchia costituzionale; fu sancita la libertà di stampa e , nel 1694, venne fondata la Banca d'Inghilterra, istituendo così · quel sistema bancario inglese che per gli anni a venire avrebbe reso il denaro onnipotente . La rivoluzione del 1688 diede inizio allungo duello tra l'Inghilterra e la Francia per i domini coloniali, duello che sarebbe durato per oltre un secolo. Poiché a quel tempo la Francia possedeva il più potente esercito del mondo ed una marina formidabile, quando Luigi nel 1688 invase il Palatinato tutti i principi di Germania cominciarono a coalizzarsi contro di lui. Nel1689, allo scopo di rafforzare questa resistenza, Guglielmo d'Orange, ora Guglielmo III d'Inghilterra (1688-1702), formò la Grande Alleanza tra Inghilterra, Province Unite e impero. Sembrava così che la guerra contro la Francia potesse svolgersi su un livello di maggiore parità. n 30 giugno 1690, lo stesso giorno in cui Giacomo II era stato sconfitto in Irlanda alla battaglia del fiume Boyne, le flotte alleate vennero duramente battute dall'ammiraglio Tourville al largo di Capo Beachy; ma il 19-24 maggio 1692 il Tourville fu definitivamente sconfitto dalle flotte inglese e olandese comandate dall'ammiraglio Edward Russell (più tardi conte di Oxford) alla


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battaglia dì Barfleur-La Hogue. L'importanza dì questo scontro non sarà mai valutata abbastanza. In Inghilterra c'erano soltanto poche truppe e, se la battaglia fosse stata perduta, 30.000 uomini al comando del Maresciallo di Bellefoods erano pronti ad attraversare la Manica o invadere l'isola, per riportare Giacomo sul suo trono. Benché questa vittoria permettesse a Guglielmo di dedjcare tutta la sua attenzione soltanto alla guerra nei Paesi Bassi, la fortuna non gli arrise quasi mai. Nel 1692 perdette Namur e fu sconfitto a Steinkirk, e l' anno seguente fu battuto a Neerwinden. Nel1697 tuttavia, soprattutto a causa dei successi navali inglesi nel Mediterraneo, Luigi manifestò l'intenzione dj restituire tutte le conquiste compiute durante la guerra. Ciò portò, il 20 settembre, alla Pace di Ryswick, con la quale Guglielmo III veniva riconosciuto da Luigi quale re di Gran Bretagna e Irlanda e la principessa Anna - seconda figlia di Giacomo II - quale erede al suo trono. La Grande Alleanza fu allora disciolta e la Francia rimase la più forte potenza in Europa. Una delle ragioni per la Pace di Ryswick fu probabilmente il fatto che Luigi , attendendosi una precoce morte di Carlo II di Spagna, desiderava conservare la forze della Francia per poter sostenere le pretese della sua Casa al trono spagnolo quando tale evento si fosse verificato. Come dice Mignet, la successione spagnola era « il perno attorno a cui girava l'intero regno di Luigi XIV ». Sfortunatamente per l'Europa il perno era triplice, poiché alla scomparsa di Carlo II ci sarebbero stati ben tre pretendenti al suo trono. Oltre a Filippo duca dj Anjou, il nipote di Luigi XIV, c'erano infatti l'arciduca Carlo d'Austria, figlio dell'imperatore Leopoldo, nonché Giuseppe Ferdinando- il principe Elettore di Baviera- figlio dell'Elettore bavarese Massimiliano Emanuele , che aveva sposato la figlia di Leopoldo Maria Antonia. Come appare dallo schema, Luigi e Leopoldo erano entrambi nipoti di Filippo III ed entrambi avevano sposato le loro prime cugine, figlie di Filippo IV. Dal momento che Luigi non era disposto a tollerare che l'intero impero spagnolo andasse alla Casa d'Austria, e poiché Leopoldo non avrebbe mai accettato che andasse alla Francia, la sola soluzione per evitare la guerra era che Carlo II, alla sua morte, fosse sostituito da Giuseppe Ferdinando, poiché sotto di lui sarebbe rimasto indipendente sia dalla Francia che dall'Austria. Questa soluzione, come sottolinea il prof. Trevelyan, sarebbe andata benissimo per l'Inghilterra, perché - dai regni di Guglielmo e Anna a quello di Giorgio V - furono la rivalità commerciale e il mantenimento dell'equilibrio di potenza sul continente a costringere l'Inghilterra a partecipare a tutte le guerre continentali che la minacciavano in una di queste direzioni. Nel caso presente gli spagnoli, a causa della loro incapacità di gestire da soli le loro industrie e i loro commerci, avevano consentito negli ultimi anni che i mercanti inglesi ed olandesi, mascherati


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sotto nomi iberici , lo facessero per conto loro e si occupassero anche degli scambi tra la Spagna e le sue colonie. Pertanto , se l' impero spagnolo fosse andato alla Francia, non solo questi commerci assai redditizi sarebbero stati perduti , ma il Mediterraneo sarebbe stato chiuso alle loro navi e tanto l' Inghilterra che le Province Unite sarebbero state esposte alla minaccia francese nei Paesi Bassi. Né Luigi né Leopoldo avrebbero però accettato, senza una compensazione a loro favore , che Giuseppe Ferdinando succedesse a Carlo così , nell'ottobre del 1698, tra la Francia, l' Inghilterra e le Province Unite si giunse a un compromesso per superare queste difficoltà, conosciuto come il Primo Trattato di Spartizione. Secondo l'accordo, la gran parte dell'impero spagnolo avrebbe dovuto andare a Giuseppe Ferdinando , Milano sarebbe stata data all'arciduca Carlo, mentre la Francia avrebbe dovuto ricevere Napoli e la Sicilia. Benché ciò fosse vantaggioso pe r l'Austria, Leopoldo rifiutò di abbandonare l'intera eredità spagnola pe r suo figlio , e la Spagna - il che è più comprensibile - si oppose violen temente a qualunque forma di suddivisione. Le cose rimasero cosi fino al febbraio del 1699, quando l'intera situazione fu cambiata dall 'inattesa morte di Giuseppe Ferdinando. Luigi e Guglielmo delinearono allora il Secondo Trattato di Spartizione. Q uesta volta l'arciduca doveva diventare re di Spagna e delle Indie, e governatore dei Paesi Bassi; la Francia doveva ricevere Napoli e la Sicilia e il duca di Lorena doveva cedere la Lorena -già praticamente possedimento fran-

FILIPPO 111

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Filippo duca di Anjou

Giuseppe Ferdinando Principe Eleuore di Baviera

Carlo Arciduca d'Austria

Giuseppe I (cedene i suoi dirit· ti a Carlo)


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cese - alla Francia, ricevendo in compenso Milano. Con incredibile sconsideratezza, Leopoldo rifiutò ancora una volta l'accordo. Anche i mercanti inglesi si opposero con veemenza a che Napoli e la Sicilia andassero alla Francia , perché ritenevano che ciò avrebbe portato alla chiusura del Mediterraneo alle navi inglesi, mentre gli spagnoli - sempre contrari alla spartizione - decisero di offrire la corona di Spagna a Filippo piuttosto che a Carlo , perché Luigi era in posizione migliore per difendere l'impero spagnolo di quanto non lo fosse l'imperatore d'Austria. Alla fine , la crisi esplose. 111 novembre 1700, Carlo II morì e nelle sue ultime volontà lasciò il proprio impero indiviso a Filippo, ma con la condizione che, se Luigi non avesse accettato a nome suo, esso dovesse andare all 'arciduca Carlo. Dal momento che ciò significava che, se avesse rifiutato l'offerta, la Francia sarebbe stata completamente circondata quanto lo era stata ai tempi di Carlo V, Luigi , malgrado i suoi impegni secondo i! trattato, no n aveva altra scelta che accettare il testamento e inviare Filippo a Madrid. Successivamente, nel febbraio del 1701 , Luigi invase i Paesi Bassi spagnoli con il pretesto di proteggerli e occupò anche il Milanese . Poi, commise un atto che rese la guerra inevitabile : si impadronì delle fortezze della« Barriera Olandese », che erano garantite per trattato. (3) Come se ciò non fosse abbastanza grave, escluse i mercanti inglesi dai commerci con l' America, il che significava che l' Inghilterra doveva o combattere o cedere la propria prosperità commerciale alla Francia. La risposta a queste aggressioni fu la riesumazione della Grande Alleanza del 1689 e, il 7 settembre del.1701, il nuovo trattato fu firmato a L'Aia da Inghilterra, Austria e Province Unite. Nella versione originale, gli alleati accettavano il governo di Filippo sulla Spagna e le Indie , a condizione che le corone di Francia e Spagna non venissero mai unite , e si impegnavano a ottenere Milano, Napoli, la Sicilia e i Paesi Bassi per l'Austria. Inoltre , essi esigevano che i privilegi commerciali di cui avevano goduto sotto Carlo II fossero loro garantiti anche da Filippo. Vennero stipulati altri trattati con il re di Prussia, l'Eletto re di Hanover e altri principi di Germania, per raccogliere truppe a spese dell'Inghilterra e delle Province Unite. Dieci giorni dopo che la Grande A lleanza si era formata, Giacomo II morì a St. Germain -en-Laye e, a dispetto del Trattato di Ryswick, Luigi riconobbe suo figli o come Giacomo III d'Inghilterra. Come se ciò non fosse stato abbastanza per far ribollire il sangue degli inglesi, aggiunse il danno economico all'oltraggio dinastico, proibendo l' importazione di merci inglesi in Francia.

(3) Una linea di fortezze nei Paesi Bassi cbe secondo il trattato di Ryswick era presidiata da truppe olandesi.


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La ritorsione fu immediata. In ottobre la Camera dei Comuni, che due anni prima aveva sciolto gran parte dell'esercito, votò stanziamenti per arruolare 40.000 marinai inglesi e 40.000 soldati, di cui 18.000 dovevano essere inglesi e il resto stranieri pagati a spese dell'Inghilterra. Indi si pose mano ai preparativi per la guerra. Mentre erano in corso , Guglielmo III fu disarcionato dal suo cavallo e riportò ferite tali da morime, 1'8 marzo del 1702. Gli succedette sua cognata,la principessa Anna (1702-1714), figlia di Giacomo II.

2. La battaglia di Blenheim, 1704 Secondo tutte le apparenze, la morte di Guglielmo III aveva lasciato la Francia in posizione di predominio e la tanto desiderata egemonia sembrava ormai assicurata. L' Inghilterra era governata da una donna di non spiccata abilità, le Province Unite erano sprofondate nella disperazione e l'impero restava nell'usuale stato di decrepitezza. Tuttavia , ancora una volta, accadde l'inatteso: il fato fece emergere l' uomo del destino, nella persona di John Churchill, primo duca di Marlborough (1650-1722). (4) Inoltre il fato gli fornì un'abile aiutante, sua moglie, nata Sarah Jennings, che giocò , quale confidente della regina, un ruolo determinante nella direzione degli affari politici . Figlio di sir Winston Churchill, John era nato ad Ash, vicino ad Axminster, il6 giugno 1650. Tra il1667 , l' anno in cui fu destinato come alfiere al reggimento di fanteria delle Guardie del Re (ora Guardie Granatieri) e 1'8 agosto 1701, quando Guglielmo III lo nominò Ambasciatore Straordinario nelle Province Unite e Capitano Generale degli Eserciti Confederati, egli svolse un lungo servizio militare, sia per mare (5) che terra: a Tangeri nel 1668, con il duca di York e il Maresciallo di Turenne tra il 1672 e 1674, nella ribellione di Monmouth del 1685, in Irlanda nel 1690. Queste esperienze lo temprarono , portandolo a contatto diretto con la realtà della guerra, e , poiché era un uomo perspicace , lo misero in grado di capire profondamente il carattere francese e di valutare esattamente molti dei suoi futuri avversari. Destinato com'era a dimostrarsi ben presto uno dei più grandi geni militari che il suo paese avesse conosciuto, era abbastanza naturale che non godesse di buona reputazione tra gli uomini del suo tempo di levatura inferiore alla sua. Comunque era ben lontano dal possedere un carattere

(•) Nominato duca nel dicembre del 1702. (S) Alla banagl ia di Solebay, il 28 maggio 1672, nella Seconda Guerra Olandese.


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impeccabile e, se lo avesse avuto , probabilmente non sarebbe mai arrivato alla posizione che raggiunse , poiché ai suoi tempi l'intrigo era , più spesso che no, un ingrediente del successo. Pertanto, per giudicarlo come uomo, bisogna riferirsi alla media del suo tempo. Egli fu accusato di avarizia, peculato e tradimento. Ma anche se è vero che mantenne corrispondenza con i Giacobiti alla Corte di St. Germain-en-Laye , (per la qual cosa nel 1692 fu incarcerato, nella Torre di Londra) tuttavia nel1701 fu anche l'uomo che proprio la parte lesa , Guglielmo III, nominò suo successore militare . La nomina fu saggia , poiché l'incarico esigeva soprattutto tatto, cioè un miscuglio di intrigo e di diplomazia. Marlborough eccelle su tutti i suoi contemporanei. Cortese e paziente, possedette ciò che pochi uomini di genio hanno: la capacità di sopportare benevolmente gli sciocchi . Benché il suo coraggio fosse del più alto liveiJo, la sua immaginazione vivida e il suo buonsenso profondo, la sua caratteristica migliore era l'autocontrollo. Nulla gli faceva perdere l'equilibrio , fosse la stupidità dei suoi alleati, la doppiezza dei politici o l'abilità dei suoi nemici. Come generale, possedeva la rara virtù di una visione globale della guerra ed era capace di correlare la potenza navale con quella terrestre e la strategia con la politica. Nulla sfuggiva alla sua osservazione e nessun dettaglio , tattico o amministrativo , era abbastanza piccolo da essere trascurato. Maestro di stratagemmi, traeva costantemente in inganno i suoi nemici; maestro nei dettagli , mai lasciava i suoi uomini nel bisogno. Pianificava ogni campagna con immenso scrupolo e si preoccupava di tutto durante la sua esecuzione . In un epoca che riteneva la difesa la più forte forma di combattimento, egli invariabilmente tentò di indurre il nemico a battaglia e provò in modo definitivo che una vigorosa offensiva è solitamente la difesa più efficace. Un contemporaneo dice di lui: « Kirke ha il fuoco , Lanier il pensiero, Mackay l'abilità e Colcherster il coraggio , ma c'è qualcosa di inesprimibile nel conte di Marlborough. Tutte le loro virtù sembrano riunite nella sua persona. Vorrebbe dire che io ho perso la mia abituale capacità di riconoscere gli uomini, se si verificasse che un qualsiasi altro suddito di Vostra Maestà raggiungesse vette di gloria militare simili a quelle cui questa combinazione sublime di perfezioni deve necessariamente innalzare lui. (6) E il capitano Robert Parker, che prestò servizio sotto Marlborough nel 18° reggimento reale irlandese, scrive: « Quanto al duca di Marlborougb ... era riconosciuto da tutti gli uomini, perfino dagli stessi francesi , che egli fosse superiore a tutti i generali di quella nazione. Egli lo palesò di là di ogni contestazione durante tutte le dieci campagne che condusse

( 6) Il principe di Vaudemont a Guglielmo III , citato di C.T. Atkinson in « Marlborough and tbe Rise of tbe British Army » (1921) pag. 130.


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contro di loro , nel corso delle quali non si può dire che si sia fatto sfuggire una sola volta l'opportunità dii combattere, quando c'era una qualsiasi probabilità di poter giungere a contatto con l'avversario: e, in tutte le occasioni, egli organizzò le cose con tal giudizio e preveggenza che non combatté mai una battaglia senza vincerla, né assediò una città senza espugnarla ... un suo tratto peculiarmente felice erano la calma invincibile del carattere e la serenità della mente; ma aveva una sorprendente prontezza di pensiero,perfino nel tumulto della battaglia ». (7) Questo era il « Caporale John »,come i suoi uomini affettuosamente lo chiamavano; e vale la pena di notare che cento anni più tardi qualcun altro, perfino più grande di lui, sia stato chiamato dai suoi uomini« le Petit Caporal ». L 'inglese fu il precursore del grande corso, come era stato a sua volta l'erede di Gustavo Adolfo. Con l'infrangere le regole formali della guerra del tardo XVII secolo e col tornare sui passi del grande svedese, Marlborough aprì infatti la strada a Federico e a Napoleone. Per comprenderlo, è necessario valutare i cambiamenti dell'arte della guerra che si erano verificati a partire dal 1648. Durante questo periodo, le comunicazioni erano rimaste primitive; gli eserciti erano ancora di dimensioni contenute e, poiché la cavalleria restava l'arma decisiva, la strategia era in larga misura condizionata dal foraggio. Il trasporto déll'acqua e dell'erba erano essenziali come la installazione dei magazzini, il che a sua volta portava alla prevalenza della guerra d'assedio sul combattimento campale, e all'accettazione gener11le del fatto che la difesa fosse più importante dell'attacco. Ciò portò ad evitare le battaglie per mezzo di queUa che può essere chiamata la « strategia elusiva », che consisteva nel manovrare piuttosto che nel combattere. U grande Turenne (1611-1676) era un maestro del passato in simili operazioni, benché non se ne fosse mai dimostrato schiavo; (8) ma il suo più noto avversario, Montecuccoli (1609-1650), scrisse che « il segreto del successo è di avere un'unità solida, così stabile e impenetrabile che ovunque sia o vada possa arrestare il nemico come un bastione mobile , e sia capace di difendersi da sola. (9) Marlborough la fece finita con questo tipo di combattimento e ritornò alla strategia offensiva di Gustavo e alle tattiche di attacco del Condé e di Cromwell. Egli fece così perché aveva abbastanza immaginazione per veder dentro ai cambiamenti militari del suo tempo e valutarne il significato. Dal 1648, vi erano stati due cambiamenti di estrema importanza: l'univer-

(') « Mcmoirs of tbc most remarkable Military Transactions from the Years 1683 10 1718 » del ca· pitano Roben Parker {l 747) pag. 214·215. 8 ( ) Vds. « Turenne. sa vie et !es institutions militaires de son temps • (1844). pag. 449-450. di Jules Roy . { 9 ) • Mémoires , ou principes de l'art militaire »di R. di Montecuccol i (1712) pag. 223.


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sale adozione del fucile a pietra focaia e la sostituzione della picca con la baionetta. ( 10 ) A fianco dei fucilieri , nel 1667 furon introdotti i granatieri , che più tardi vennero inquadrati in compagnie, fornendone una a ciascun battaglione. Cosi, tra il 1650 e il1700 troviamo quattro tipi di fanteria picchieri , moschettieri, fucilieri e granatieri - che entro il 1703 vennero ridotti a un solo tipo principale, con il fucil e ad acciarino e la baionetta a incastro. Questa riduzione nel numero delle armi portò ad una semplificazione delle formazioni e della tattica; la linea di fuoco di quattro righe, e spesso di tre, sostituì la colonna di sei linee successive. I battaglioni , di soUto di ottocento uomini, vennero organizzati in ala destra e sinistra , ciascuna ripartita in divisioni , plotoni e sezioni; il plotone nell'esercito inglese aveva 50 uomini , mentre in quello francese ne contava 100. Il fuoco , che fino ad allora veniva effettuato per righe successive, fu in seguito sviluppato solitamente per divisioni e per plotoni a distanza ravvicinata da trenta a cinquanta passi; sotto la copertura del fuoco delle scariche, l'assalto veniva portato a termine con la baionetta. Marlborough si rese conto che questi cambiamenti favorivano l'attacco; perciò sia la sua strategia che la sua tattica furono offensive. Con prolungati attacchi di fanteria , egli costringeva l'avversario a cedere e poi lo abbatteva con l'urto della cavalleria, i cui squadro ni erano schierati in tre linee e, come quelli di Cromwell , caricavano a trotto veloce con la spada alla mano. A Blenheim , Parker ci dice che la cavalleria aveva ricevuto ordine « di avanzare adagio , fino ad arrivare ben vicino al nemico , e poi di cavalcare a trotto disteso contro di lui » . (1 1) E Kane ci informa che Marlborough « avrebbe consentito alla cavalleria soltanto tre cariche di polvere a palla per ciascun uomo per ciascuna campagna , e ciò soltanto per proteggere i loro cavalli durante il pascolo e non perché fossero usate in azione ». (1 2) Inoltre, per la fanteria ,

("') La parola " baionetta » si suppone sia derivata dalla • bayoneue .. , un cono pugnale costruito a Bayonne ve no la fine del XV secolo. La baionetta a spina. che veniva fusata dentro alla volata del moschetto e perciò impediva di sparare con esso, viene citata nel 1647, e fu impiegata dai soldati ingles• a Tangeri nel1663 . Venne distribuita ai reggimenti fucilieri francesi nel 1671 e ai fucilieri reali inglesi nel 1685. Nel 1678 venne introdotla una baionetta ad a nello che, benché non bloccasse la volata , facilmente se ne sfilava . Contemporaneamente, si ha notizia di una baionella a ma nicollo c he poteva essere fissata più solidamente. Nel 1687 Vauban propose a Louvois l' uso di quest'ultima: due anni più tardi venne adottata dall'esercito francese c, dopo il 1697, anche da quello inglese e da quello tedesco. En tro il 1703 la picca fu completamen te abbandonata dai francesi e quasi altrettanto dagli inglesi. Secondo il colonnello Home: " L'introduzione della baionetta segna la fine della guerra medioevale e l'inizio di quella moderna ... la tattica fu rivoluzionata da un coltello lungo una dozzina di pollici. ( « Stray M.ilitary Papers ,. 1897, pag. 23) . ( 11) Parker, pag. 108. ( 12) " Campaigns of King William and the Duke of Marlborough ,. del generale R . Kane (1747) pag. 110.


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veniva dato grande rilievo alle esercitazioni a fuoco e al tiro con il moschetto. Bisogna ricordare che gli eserciti che Marlborough comandò furono composti da contigenti nazionali - olandesi, tedeschi e inglesi - il che aggravò notevolmente le sue difficoltà. Quando si aprirono le ostilità il soldato inglese, diversamente dal marinaio inglese , non veniva reclutato obbligatoriamente. Ogni colonnello arruolava i propri uomini e gli veniva assegnato un fondo per pagarli e vestirli. Ciò produceva una diffusa corruzione e un arruolamento in massa di criminali nelle file dell'esercito. La disciplina era perciò assai rigida. Trevelyan cita un membro della guardia a cui nel 1712 furono comminate 12.600 frustate e che quasi morì dopo aver ricevuto le prime 1800. ( 13) Nel 1703-1704 questo sistema di arruolare truppe diede luogo a una serie di Atti di Reclutamento che entro ceni limiti rendevano legale l'arruolamento obbligatorio. Solitamento i mesi estivi venivano dedicati alle campagne e quelli invernali al reclutamento e all'insegnamento degli elaborati esercizi quotidiani. Quando il 15 maggio del 1702 venne dichiarata la guerra, la situazione che si trovava ad affrontare il Marlborough presentava le incertezze che di solito ogni generale deve fronteggiare. La Francia e la Spagna formavano un blocco unito , ma la Grande Alleanza era divisa in due gruppi , l'Inghilterra e le Province Unite da una parte e l'Austria dall' altra. A occidente dell'Austria , la Baviera era ancora neutrale - benché dubbiosa - ed era separata dalla Francia dal Baden , il cui governante (il margravio Luigi) aveva deciso di unirsi a Leopoldo. A est dell'Austria, l'Ungheria era in subuglio per le rivolte, mentre a sud c'erano gli spagnoli in Italia. Perciò l'Austria era minacciata da tre parti e poiché Vittorio Amedeo II di Savoia era alleato con la Francia, i francesi avevano già occupato con la sua connivenza l'alta valle del Po e potevano così rinforzare gli spagnoli nel milanese. Mentre la Francia poteva operare per linee interne sia contro l'Austria, sia contro le Province Unite , la Spagna poteva sostenere direttamente la Francia o condurre operazioni contro l'Austria dall'Italia. L'obiettivo strategico del Marlborough era anzitutto quello di impedire che le Province Unite fossero invase dai francesi e , in secondo luogo, quello di impedire che l' Austria fosse sopraffatta dai fra ncesi e dagli spagnoli. Il primo compito richiedeva la sconfitta della Francia nel nord , con le Province Unite quale base di operazioni, mentre il secondo esigeva la sconfitta della Spagna nel sud. A tal riguardo , la posizione della Spagna era stata assai rafforzata dall'alleanza che il Portogallo aveva stretto con essa e con la Francia nel giugno del 1711, e ciò aveva chiuso i porti portoghesi sia per gli inglesi che per gli olandesi.

(") • England under Queen Anne , Blenheim • di George Macaulay Trevelyan (1930) pag. '127 .


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Prima che un attacco potesse essere rivolto alla Spagna, sia nella penisola iberica che in Italia, e ra perciò essenziale acquisire una base navale nel Mediterraneo o vicino ad esso. Per adeguarsi alla situazione strategica, Marlborough optò per un piano a due facce . Per prima cosa , mentre Luigi di Baden bloccava i passi della Selva Nera, egli avrebbe colpito il maresciallo Boufflers che , a1la testa di 90.000 uomini, teneva tutte le fortezze sul fiume Maas eccetto Maestricht e che aveva occupato l'Elettorato di Colonia , interrompendo così le comunicazioni tra le Province Unite e l'Austria. In secondo luogo - ma contemporaneamente - la forza di spedizone anglo-olandese con l'ammiraglio Rooke avrebbe preso Cadice e vi avrebbe stabilito una base per la flotta 1 da dove avrebbe potuto salpare per acquisire il dominio del Mediterraneo , tagliare i collegamenti marittimi tra la Spagna e l'Italia e minacciare la Francia da sud. La campagna del 1702 cominciò in Italia, ove il principe Eugenio di Savoia (1663-1736), al comando delle forze imperiali, si trovò in inferiorità numerica rispetto ai francesi e agli spagnoli del Maresciallo Vendòme nei pressi di Modena e riuscì a malapena a portare a casa la pelle. Più tardi , in luglio , Marlborough si mise in campo alla testa di 40.000 uomini e , in quattro diverse occasioni , la pusitlanimità e l'ostruzionismo dei delegati olandesi aggregati al suo comando gli impedirono di mettere il nemico alle strette. Ciò nondimeno, i francesi vennero scacciati dalla valle del Maas e dal Basso Reno e la navigazione sul fiume Maas a valle di Liegi fu di nuovo possibile: senza di essa , la marcia al Danubio del1704 non avrebbe mai potuto essere tentata. Nell 'agosto , Rooke comparve di fronte a Cadice con 14.000 uomini comandati dal duca di Ormonde ma , a causa degli errori di pianificazione , della mancanza di iniziativa e del disgraziato comportamento degli uomini, il tentativo di prendere il porto terminò in un fiasco. Sulla strada del rientro, nell'ottobre , per ma scherare il fallimento fu deciso un improvvisato attacco a Vigo. Non solo fu distrutta la flotta della Plata che si trovava in porto , ma vennero anche catturate o bruciate quindici navi di linea francesi e fu raccolto un immenso bottino. Benché Vigo non venisse poi tenuta come base , questo stupefacente colpo di mano ottenne gli stessi risultati che la cattura di Cadice avrebbe forse potuto dare. Questo successo però fu più che controbilanciato da un evento che lo aveva immediatamente preceduto: in settembre, infatti, la Baviera si era unita alla Francia, nell'intesa che i territori di Massimiliano Emanuele sarebbero stati notevolmente ampliati; inoltre, una volta che l'imperatore fosse stato sconfitto, egli avrebbe dovuto succedere al trono, sicché la casa di Wittelsbach avrebbe sostituito quella di Asburgo. Questa alleanza permise a Luigi XVI di passare dalla difensiva all'offensiva, e di marciare su Vienna. Marlborough, che manteneva il controllo della valle del Maas e del Basso Reno, invase l'Ele-ttorato di Colonia nel 1703 e il18 maggio pre-


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se Bonn. Richiamato nei Paesi Bassi, il suo ben concepito progetto per l'occupazione di Antwerp fu compromesso dall'insubordinazione del generale olandese Cohorn. (1 4 ) Nel frattempo Villars, il più abile dei-Marescialli francesi (che aveva sconfitto Luigi di Baden a Friedlingen, il 14 ottobre 1702) si impadronì nella primavera del 1703 di Kehl- di fronte a Strasburgo - poi attraversò la Foresta Nera e in maggio si congiunse con l'Elettore di Baviera presso Ulm. Egli insisté subito per una marcia su Vienna ma l'Elettore rifiutò. Invece, condusse il suo esercito nel Tirolo, allo scopo di annetterlo alla Baviera, raccogliere rinforzi e stabilire un collegamento tra la Baviera e l'Italia. Intanto Villars venne lasciato a coprire questa operazione tenendo a bada Luigi , che era arrivato da Stolhofen ed era stato raggiunto dal feldmaresciallo Styrum con 19.000 austriaci. Nello stesso tempo il Vendòme , sul Po, ricevette da Luigi XIV l'ordine di ricongiungersi all'Elettore attraverso il Brennero e di « finire la guerra portandola nel cuore dell'impero». Il Yendòme perse però troppo.tempo. In agosto, le guarnigioni bavaresi che Massimiliano Emanuele aveva stabilito in Tirolo vennero spazzate via e così, avendo trovato la strada per il Brennero ormai bloccata dai montanari tirolesi , non fu più in grado di effettuare il ricongiungimento. Se Luigi di Baden e Styrum fossero rimasti assieme durante l' assenza dell'Elettore, Villars avrebbe potuto essere sopraffatto; ma, sconsideratamente, essi separarono le loro forze. Villars parò l'attacco del margravio ad Augsburg, piombò poi su Styrum e, il 20 settembre, lo sconfisse in modo decisivo a Hòchstiidt. Subito Luigi abbandonò Augsburg e si ritirò nei quartieri invernali. Benché la stagione fosse ormai molto avanzata per iniziare una campagna, Villars sollecitò ancora l'Elettore affinché tentasse una puntata su Yienna, in quel momento seriamente minacciata dagli insorti ungheresi. Ma l'Elettore rifiutò e, dopo una violenta disputa , Villars fu richiamato in Francia e sostituito dal maresciallo Marsin , un soldato assai meno abile. Nello stesso tempo, il maresciallo Tallard occupò Old Breisach e nel novembre prese Landau, migliorando in tal modo sensibilmente le comunicazioni tra la Francia e i suoi 40.000 soldati che stavano svernando in Bavaria. Entro la fine del 1703, la situazione del!' Austria era così disperata che Leopoldo richiamò Eugenio dall'Italia e gli affidò il destino dell'Impero. Questa serie di disastri fu in parte controbilanciata da due avvenimen-

(") Vedasi • The Correspondence, 1701-1711 , of John Churchill, First Duke of Marlborough and Anthonie Heinsius, Grand Pensionary of Holland » ediz. D- Van 'T Hoff (1951) n. 136, pag. 85. L'irri· tazione di Marlorough è incisivamente espressa in una lettera a Heinsius il 3 settembre. Egli scrive: << La differenza d'opinioni temo incoraggerà il nemico , poiché è quasi certo cbc egli sappia tutto ciò che ac· cade qui; così, se io dovessi ricevere milioni per far servizio un altro anno ed essere obbligato a non far nulla se non con l'unanime consenso dei Generali, ne morirei molto presto ... » (ibid. n. 142, pag. 90).


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ti vantaggiosi per le potenze alleate. Uno fu la defezione del Portogallo dall'alleanza con la Francia e l'altro l'abbandono di questa da parte della Savoia. 11 primo era in gran parte dovuto all'abile diplomazia dei Methuen (padre e figlio, in seguito inviati britannici alla Corte di Lisbona) che, in concomitanza con le notizie dell'attacco a Vigo, convinsero Pietro II di Portogallo ad allontanarsi dagli alleati, portando così in maggio alla firma del « Trattato Methuen ». Secondo i suoi termini, il Portogallo accettava stoffe inglesi in cambio del suo vino, che doveva essere importato in Inghilterra ad un prezzo di un terzo inferiore di quanto lo fosse il vino francese: così il Porto soppiantò il Chiaretto. A loro volta, gli alleati si accordarono per mandare una forza anglo-olandese a Lisbona e proclamare re di Spagna l'arciduca Carlo. Quanto alla Savoia , Vittorio Amedeo si era sempre fidato poco della sincerità della Francia e sentiva che quanto più essa si faceva forte, tanto meno sincera diventava. Quando il Vendòme pretese che gli venisse ceduta Torino, Vittorio Amedeo si volse decisamente dalla parte degli alleati e, il 25 ottobre, stipulò un trattato con l'imperatore. L'importanza della sua definizione consisteva nel fatto che, almeno per il momento, rendeva l'Austria sicura sul fianco meridionale. Tuttavia, a dispetto di questi importanti vantaggi,la situazione nell'autunno del1703 era così critica che Marlborough minacciò di abbandonare il comando se i suoi subordinati non avessero obbedito ai suoi ordini. Il 12 ottobre scrisse al sig. Guildermalsen, Delegato per la campagna d 'operazioni: « Considero mio dovere e interesse pubblico ... informarvi che io sono sempre più convinto, dalle esperienze di questa campagna e di quella precedente, che abbiamo finora ottenuto uno scarso successo a causa della carenza di displina nell'esercito; e finché non si rimedia a questo, io non vedo prospettive di miglioramento ». (1 5) Indi tornò in Inghilterra , a meditare sui piani per l'anno seguente. A questo punto era ovvio per Marlborough che, nella campagna successiva, i francesi avrebbero tentato di mettere l'imperatore fuori combattimento. Una volta eliminato lui, sarebbero stati in condizione di concentrare la maggior parte delle loro truppe nei Paesi Bassi . . Per impedirlo, Marlborough doveva concepire un piano che contemporaneamente soccorresse l'imperatore e fosse accettabile per gli olandesi, o quanto meno rimanesse loro nascosto. Le sue ultime due campagne lo avevano convinto che, a causa dei formidabili schieramenti e delle fortezze francesi, non era possibile ottenere una rapida soluzione nei Paesi

(Il) « The Letters and Oispatches of John Churchill , Fir.>t Ouke of Marlborough » (1845), Vol. I,

pag. 198.


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Bassi. Decise cosl che la sola opzione praticabile per lui era di trasferire il suo esercito nell'Alto Danubio e impedire che francesi e bavaresi si aprissero la strada verso Vienna. Egli vedeva chiaramente quale era l'area di operazioni decisiva e altrettanto chiaramente si rendeva conto che gli olandesi non sarebbero mai stati d'accordo col suo progetto di recarvisi. E anche se lo fossero stati, la manovra sarebbe stata ugualmente pericolosa. Non solo la distanza era considerevole, per poter essere percorsa rapidamente da un grosso esercito, ma la manovra implicava una marcia che avrebbe offerto il fianco scoperto al centro dello schieramento francese. La sola forza di cui Marlborough disponeva per coprirlo era il piccolo esercito di Luigi di Baden , che ora si trovava a Stolhofen e che era del tutto inadeguato per tale compito. Perciò , era essenziale che la meta definitiva della marcia rimanesse nascosta ai francesi dislocati sulla Mosella e in Alsazia, ma anche agli olandesi che, se l'avessero conosciuta, sarebbero piombati nel panico. Inoltre , in accordo col Trattato Methuen , Marlborough decise che l'ammiraglio Rooke scortasse l'arciduca Carlo e una forza di spedizione a Lisbona e, dopo averli sbarcati, proseguisse verso la Riviera. Assieme alle forze terrestri fomite dalla Savoia, e con l'aiuto dei « Camisardi » (ugonotti ribelli) delle Cevenne, avrebbe indi dovuto portare un attacco congiunto contro Tolone, per distruggervi la flotta nel porto e attirare i francesi verso sud. (16) Non si sa chi abbia suggerito per primo che il colpo principale dovesse essere diretto sul D anubio . Coxe dice che questa decisione fu raggiunta « per l'intervento del principe Eugenio » con il quale Marlborough « aveva segretamente concordato l'intero piano di operazioni ». ( 17) Ciò è improbabile, perché a quel tempo Marlborough ed Eugenio non avevano ancora fatto conoscenza, e non è nota alcuna corrispondenza che sostenga questa ipotesi. Ciò che si sa è che nell'agosto del l703 il piano dì Marlborough per l'anno seguente era di invadere la Francia attraverso la Mosella e che durante l'autunno egli ricevette numero e comunicazioni dal conte

( 16) Rooke e la forza di spediz.ione raggiunsero Lisbona verso la fine di febbraio del 1704 e, appena i soldati furono sbarcati e l'arciduca fu proclamato Carlo !Il di Spagna (il che diede inizio ad una guerra di otto anni nella penisola) Rooke diresse la flotta verso Tolone. lvi scoprì che il duca di Savoia non era in grado di destinargli truppe per l'impresa congiunta e ritornò nello Stretto, ove robusti rinforzi portarono la sua flotta a oltre cinquanta navi. Decise allora di intraprendere un'impresa che era stata presa in consideraz.ione per qualche tempo: la cattura di Gibilterra, che venne portata a termine con poche dif· ficoltà il4 agosto, poicht la Rocca era debolmente difesa e mediocremente fortificata. Tre settimane più tardi egli respinse duramente una flotta francese di soa:orso. composta da cinquanta navi al cl.lmandn dell'ammiragljo Toulouse allargo di Velez Malaga; fu una battaglia che guadagnò all'Inghilterra il con· trollo del Mediterraneo, poicht per il resto della guerra i francesi non fecero alcun serio sforzo per sfidare la sua supremazia in quelle acque. ( 11) « Memoirs of the Duke of Marlborough ,. di W.C. Coxe (1820), Vol. l , pag. 316.


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Wratislaw, l'inviato imperiale, che indicavano come Vienna, se non si correva in suo soccorso, fosse praticamente perduta . Nondimeno, sembrerebbe che fino al marzo del 1704 Marlborough sia rimasto fedele al piano della Mosella. (18) In gennaio attraversò la Manica e si recò a L'Aia, per discuterlo con il comandante supremo olandese il quale, temendo che avrebbe lasciato scoperte le Province Unite, vi si oppose fermamente. Al suo ritorno in patria, a febbraio , Marlborough ricevette ulteriori urgenti appelli da Wratislaw. Finamente, nell'aprile , questi presentò « un memoriale » alla regina Anna, nel quale le rappresentava « la straordinaria calamità, l'imminente pericolo a cui l'impero era esposto dal momento che l'Elettore di Baviera aveva ricevuto un numeroso esercito di francesi » e implorava che ella « si degnasse di o rdinare al Duca di Marlborough (suo Capitano Generale) ... di condurre parte delle truppe alle dipendenze di Sua Maestà oltre il mare , per preservare la Germania da uno sconvolgimento totale ... ». (1 9) Poco dopo questo appello, Marlborough menzionò la sua idea. Il primo maggio egli informò Godolphin, il Lord Tesoriere: « quando arriverò a Philippsburg, se i francesi non avranno aggiunto altre truppe a quelle dell'Elettore di Baviera, non dovrei aver difficoltà a marciare verso il Danubio ». ( 20) E ancora, il15 maggio, gli scriveva: « Se essi (i francesi) non ne mandano di più (di quindicimila uomini) e se non succedono disgrazie in Germania prima che io arrivi al D anubio, spero che potremo avere successo ... ». ( 21 ) Così, infine, la campagna sul Danubio prese il posto di quella sulla Mosella. Il nuovo piano prevedeva anche che Eugenio sostituisse Styrum e ricevesse o rdine dall'imperatore di scendere in campo in Germania, a fianco di Marlborough e di Luigi di Baden. Marlborough , dopo aver preso le sue decisioni su questa linea d'azione nella più grande segretezza, ritornò nelle Province Unite il 21 aprile 1704. Arrivò a Maestricht il l O maggio e vi trovò la seguente situazione: di fronte a lui c'era Villeroi , che si trovava tra le linee di Mehaigne (Antwerp-Diest-Namur), mentre il conte di Coignies guardava la Mosella con 10.000 uomini. Attorno a Vienna c'era l'esercito imperiale, di 30.000 uomini, tenuto sotto controllo dai 45.000 dell'Elettore di Baviera e del maresciallo Marsin, che si trovavano ad Ulm . In aprile, altri 10.000 avevano

( 18) Vedi « Heinsius Corrcsponden ce •, 165, pag. 101.

('•) «A Compleat History of the Late War in tbe Netherlands,. di Thomas Broderick (!713), pag. 93-94. Vedi anche « Heinsius Correspondence •, 168, pag. 103. ("') " Memoirs of the Duke of Marlborough ,. di W.C. Coxe, Vol. l, pag. 320. Scrivendo il2 maggio alla moglie, affermò: « Ma io non rimarrò a lungo in questo Paese (la regione della Mose!la) poiehé intendo andare più su e addentrarmi in Germania; cosa che sono per ora costretto a mantenere segreta. poiché temo ehe questa gente (gli olandesi) avrebbe paura a lasciar andare cosi lontano le sue truppe • . • Marlborough: bis Life and Times • di Winston S. Churchill (1934) Vol. Il , pag. 308. (") Citato da" Marlborough: his Life and Times •, vol. Il. pag. 319.


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attraversato la Foresta Nera passando per la gola di Hollcnthal e stavano per raggiungerli. Luigi di Baden, con 30.000 armati, era a Stolhofen e non fece nulla per impedire l'avanzata di questi rinforzi; Eugenio, che aveva soltanto 10.000 uomini sotto di sé, era troppo debole per impedirne l'afflusso. Allo scopo di proteggere questi rinforzi e salvaguardare le linee di comunicazione tra la Francia e la Baviera, Tallard si era infatti dislocato tra Strasburgo e Kehl, con un esercito di 30.000 soldati. Malgrado questo schieramento di forze fosse davvero formidabile, per Marlborough la principale difficoltà rimanevano gli olandesi. Pertanto, al fine di sbarazzarsi delle interferenze del loro controllo, prima di lasciare l'Inghilterra aveva concordato che tutte le truppe che ricevevano paga inglese dovessero venire sotto il suo diretto comando. Questa fu una decisione felice poiché, quando li informò che la campagna successiva si sarebbe svolta sulla Mosella, i delegati olandesi cominciarono subito a fare dell'ostruzionismo. Ciò nonostante , cedendo la difesa delle Province Unite al generale Auverquerque con 70.000 uomini , egli fissò il primo« rendez-vous >> del proprio esercito a Bedburg, venti miglia a ovest dì Colonia, per il 16 maggio. In tutto, aveva sotto il suo comando 90 squadroni dì cavalleria e 51 battaglioni di fanti dei quali 19 e 14, rispettivamente, costituivano il contingente britannico che disponeva anche di 38 cannoni. D a Bedburg , scrisse al sig. Stepney (il rappresentante inglese a Vienna) chiedendogli di informare l'imperatore della sua intenzione di marciare verso il Danubio, ma di non farlo sapere agli olandesi per nessun motivo. (22) D 18 maggio passò in rivista le sue truppe e due giorni più tardi l'esercito marciava verso il Reno. Il 23 maggio entrò a Bonn , ove venne a sapere che Yilleroy aveva attraversato la M osa e stava minacciando Huy, che Marsin aveva ricevuto rinforzi e che Auverquerque, di propria iniziativa, stava inviando rinforzi anche a lui . L'avanzata viene così descritta da Parker: (( Spesso marciammo per tre, talvolta quattro giorni consecutivi, per far poi sosta soltanto un giorno. Generalmente cominciavamo la nostra marcia verso le tre del mattino, procedevamo per circa quattro leghe o quattro leghe e mezzo al giorno e arrivavamo alla zona del nostro campo verso le nove. Mentre marciavamo attraverso i Paesi dei nostri Alleati, vennero nominati dei Commissari incaricati di fornirci in ogni man iera del necessario per gli uomini e per i cavalli; tutto veniva portato al campo prima del nostro arrivo e i soldati non avevano altro da fare che picchettare le loro tende, mettere al fuoco le loro pentole e stendersi a riposare. Certamente mai una simile marcia venne effettuata con più ordine e più regolarità, e con meno fatica, sia per gli

(22) « Marlborough Dispatches" Vol. l. pag. 258·259.


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uomini che per i cavalli ». ( 23 ) li 25 maggio Marlborough e la cavalleria raggiunsero Coblenza e, quando quattro giorni dopo la fanteria li raggiunse, invece di marciare risalendo la Mosella l'esercito attraversò due ponti di barche e puntò su Magonza. Tutti erano stupefatti, come riferisce Parker, (24 ) e non ultimi i francesi, che ora facevano congetture dubitando che il loro nemico intendesse andare verso Philippsburg, poiché là erano stati recentemente costruiti dei ponti. Il 3 giugno la cavalleria, rinforzata da vari contingenti tedeschi , attraversò il fiume Neckar a Ladenburg e il 7 giugno, invece di puntare su Philippsburg, giunto a Wiesloch l'esercito girò verso Sinzheim . Incapace di mantenere più a lungo segreta la sua mossa finale , Marlborough informò il Comando Supremo della sua vera destinazione. Tallard, che stava attendendo a Landau per affrontarlo appena avesse attraversato il Reno a Philippsburg, fu costernato per questo cambio di direzione, e lo stesso accade alla Corte , quando la notizia arrivò a Parigi. Con il suo fianco destro protetto dalla Foresta Nera, Marborough mosse in direzione di Lauffen . Il lO giugno fu raggiunta Mondelsheim, ove il principe Eugenio e Luigi di Baden si unirono all'esercito. A Gingen , in cui entrarono il 27 giugno, vennero ripartiti i compiti. Fu deciso che Luigi di Baden e Marlborough avrebbero dovuto agire congiuntamente, mentre Eugenio avrebbe dovuto controllare il Reno e impedire che Villeroi c Tallard andassero in soccorso dei bavaresi. Alla fi ne, dopo aver marciato per 250 miglia alla guida di 200 squadroni , 96 battaglioni e 48 cannoni (70.000 uomini in tutto) , Marlborough giunse a contatto con Marsin c con l'Elettore trincerati con 60.000 uomini attorno a Dillingen , 25 miglia a nord est di Ulm. Eugenio, con 30.000 uomini sulle posizioni di Stolhofen, fronteggiava Villeroi , che era a Strasburgo alla testa di 60.000 soldati. Il 30 giugno Marlborough si mosse verso Balmershofen e il l luglio raggiunse Amerdingen , che si trova circa 15 miglia a ovest dell'importante fortezza di D onauworth , un caposaldo che era essenziale occupare con il minor ritardo possibile. Una volta in sua mano , infatti , gli avrebbe consentito di prendere la strada verso Nordlingen (stabilendo così una nuova linea di comunicazione) oltre che di impadronirsi del ponte sul Danubio e aprire la strada per Augsburg c Monaco. Prendere d'assedio Donauworth era fuori questione, perché la sua conquista avrebbe richiesto diverse settimane. Inoltre, se Marlborough avesse dovuto tentarlo, non solo T allard era ben sistemato per tagliargli le comunicazioni ma, avanzando , avrebbe potuto piombare alle spalle dello

(" ) « Memoìrs of the most rcmarkable Military Transactìons from 1638-1718 etc. •, del capitano Robert Parker, pag. 94·95. (") lbid. pag. 94.


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schieramento di Marlborough me ntre Marsin e l'Elettore lo avrebbero a ttaccato di fronte. Già il 30 giugno l' Elettore aveva inviato in tutta fretta il maresciallo conte D 'Arco e 14.000 uomini a Donauworth, dove avevano subito cominciato a trincerare lo Schellenberg, un colle di forma ovale che dominava la fortezza. Poiché un assedio non poteva esser preso in considerazione, Marlborough decise per un colpo di ma no e , a dispetto delle obiezioni dei suoi generali , che sostenevano che dopo una marcia di 15 miglia le truppe sarebbero state stanche, ordinò di attaccare lo Schelle nberg il 2 luglio. Egli capiva che non soltanto era vitale non concedere a D 'Arco 24 ore di lavoro in più , ma che durante questo tempo Marsine l'Elettore avrebbero potuto rinforzare lo Schellenberg , attraversando il D a nubio a Dillingen e risalendo la sua riva settentrionale. Strategicamente, l' intero problema era imperniato sul fatto che M arlborough era 10 miglia più vicino a Donauworth di quanto non lo fossero il Marsin e l'Elettore . E fu proprio questo vantaggio di mezza giornata di marcia che gli fece decidere di non posporre l'attacco fino al 3 luglio, come suggerivano i suoi generali. Perciò, assai presto nella giornata del 2, l'avanguardia britannica uscì da Amerdingen e, « essendo la strada assai brutta, lunga e noiosa » soltanto verso mezzogiorno raggiunse il fiume Wornitz, immediatamente a ovest di Donauwo rth , (25 ) ove venne fatta una sosta di tre ore per gettare un ponte. Qui , evide nte mente al fine di trarre in inganno D 'Arco e fargli credere che nessun attacco sare bbe stato lanciato fino al 3 luglio, i furieri alleati cominciarono a picche ttare il campo. Nel frattempo, Marsin e l'Elettore muovevano in soccorso di D onauworth e D 'Arco era indaffarato a trincerarsi. Malborough aveva un piano d'attacco semplice quanto audace. Egli decise di assaltare lo Schellenberg sul suo fianco occidentale, che era il più forte; non soltanto perché era il più vicino a lui ma perché, protetto com'era da D onauworth, un attacco da quella parte sarebbe stato meno atteso. Per far ciò, costitul due colonne : la sinistra, composta sopra ttutto da fanteria inglese, doveva assaltare l'estremità nord-occiden tale delle fortificazioni e doveva conquista rle; se ciò si fosse dimostrato impossibile, doveva continuare ad attaccare con veeme nza, per attirare sul posto le riserve del D 'Arco e tenerle inchiodate, preparando cosl la strada per l'azione della colonna di destra. Quest' ultima, al comando del margravio, doveva muo-

(") « A Compendoou~ Journal of ali tbc Marches . famous Battlcs and Sieges of the Confederate Allies in the late war • do John Millner {1733), pag. 95.


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... Fig. 8: Lo Schellenberg, 1704

vere tra Donauw6rth e l'estremjtà sud occidentale dello Scbellenberg e assaltare la posizione alle spalle. Alle cinque del pomeriggio, l'artiglieria di Marlborough aprì il fuoco; ma soltanto un'ora e un qua rto più tardi il tenente generale Goor guidò avanti la colonna di sinistra di 6.000 uomini u tre linee, con otto battaglioni in supporto, otto in riserva e trentacinque quadroni di cavalleria. Ciò che seguì viene descritto da un testimone oculare: « La pendenza era co ì ripida davanti a noi che praticamente appena la colonna nemica cominciò la sua avanzata venne perduta di vista, e ritornò visibile soltanto a duecento passi dalle nostre trincee ... La rapidità dei loro movimenti e le loro alte grida erano veramente allarmanti; appena le sentii ordinai ai tamburi di battere la carica per coprirle con il rumore , altrimenti avrebbero avuto un cattivo effetto sulla nostra gente ... La fanteria inglese condusse questo attacco con la più grande intrepidezza , fin su al nostro parapetto, ma veniva affrontata con un coraggio almeno uguale al ~uo ... Sarebbe impossibile descrivere con parole abbastanza forti i dettagli della carneficina che avvenne durante questo primo at-


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tacco, che durò un'ora buona e anche più. Noi combattevamo tutti gomito a gomito, buttandoli giù man mano che si afferravano al parapetto; gli uomini venivano trucidati e straziati dalle bocche delle armi e dalle baionette che perforavano i loro visceri; schiacciando sotto i piedi i loro compagni feriti e perfino cavando gli occhi agli avversari con le unghie, quando la mischia era così serrata che nessuno dei due poteva far uso delle proprie armi. Io credo veramente che sarebbe stato assolutamente impossibile trovare una rappresentazione dell'inferno stesso più terribile di quella mostrata dalla ferocia di entrambe le parti in questa occasione » . (26) L'assalto venne respinto e gli uomini ricaddero indietro nell'avvallamento a nord del colle. Analogo destino fu riservato al secondo assalto e al terzo ; ciò nondimeno, questi attacchi ottennero - a caro prezzo- il loro obiettivo: essi fissarono le riserve di D'Arco e, di conseguenza, facilitarono l'azione della colonna di destra. Secondo quanto riferisce il de la Colonie , il comandante della città di Donauworth invece di guarnire la « via coperta >) che collegava la fortezza al Vecchio Forte- costruito da Gustavo Adolfo sul fianco sud occidentale dello Schellenberg - aveva ritirato i suoi uomini nelle opere principali. Non solo ciò facilitò l'avanzata del margravio ma, a causa della conformazione del terreno, la guarnigione dello Schellenberg non ebbe la possibilità di scorgerne il movimento. Inoltre, D'Arco era ormai convinto di ottenere la vittoria, poiché sarebbero arrivati robusti rinforzi da Augsburg prima del calar della notte. « Erano ormai quasi le s.e tte della sera >)e soltanto un reggimento , quello di Nectancourt, « era schierato su un'unica riga » lungo il versante meridionale del colle. In seguito , scrive il de la Colonie: « Essi arrivarono a tiro di fucile del nostro fianco , circa alle sette e trenta della sera, senza che noi ci rendessimo conto della possibilità di una cosa simile », quando (( notai all'improvviso uno strano movimento da parte della nostra fanteria, che si alzava e smetteva contemporaneamente di sparare. Mi guardai attorno da ogni parte, per vedere che cosa avesse causato questo comportamento, e allora mi accorsi di alcune linee di fanteria con le uniformi bianco grigiastro , sul nostro fianco sinistro. Dalla loro mancanza di movimento, dai loro abiti e dal loro comportamento, io credetti davvero che fossero arrivati i rinforzi per noi e chiunque altro avrebbe creduto lo stesso ». (27 ) A questo punto, Marlborough lanciò il suo assalto finale e , preso tra due fuochi, il nemico cedette. Subito i trentacinque squadroni vennero

(1.6) " Tbe Chronicles of an Old Campaigner >> del M. de la Colonie, 1692·1771 (1904) pagg. 183185.

(!'' ) lbid . pag. 91.


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lanciati all'inseguimento << e seguì un terribile massacro, e nessuna tregua venne concessa per lungo tempo )} . (28) Così finì questa battaglia davvero straordinariamente audace; un'operazione tremendamente rischiosa, ma una prova sicura del detto di Napoleone secondo cui in guerra « qui nerisque rien, n'attrape rien ».Era durata poco più di un'ora e mezzo e, mentre finiva, arrivarono i rinforzi dell'Elettore; ormai in tempo soltanto per assistere all'annientamento di D ' Arco, che della sua forza totale perse circa 10.000 uomini. Le perdite del Marlborougb furono pesanti: 1400 morti e 3800 feriti. I risultati della battaglia furono commisurati all'audacia della sua concezione ed esecuzione. Donauwòrth cadde e furono conquistati sia la strada per Nòrdlingen sia il ponte sul Danubio. Così , furono acquisite contemporaneamente una linea di ritirata e una di avanzata entro la Baviera. Quando sentì della disfatta, l'Elettore fece abbattere subito il ponte sul Lech e si trincerò ad Augsburg. Marsin chiese aiuto a Tallard, che ill 0 luglio aveva attraversato il Reno , e ricevette le prime notizie complete del di astro il 16 luglio, quando stava per prendere d'a sedio Villingen. Il 22 luglio, tolse l'assedio e marciò su Ulm, ove arrivò il 29. Questa mossa mise all'improvviso Eugenio in una difficile posizione poiché ovviamente ora doveva seguire Tallard, ma contemporaneamente doveva tenere sotto controllo Villeroi. Ostentatamente , marciò verso nord su Tubinga, ove arrivò il 27 luglio , e indusse così in errore Villeroi, facendogli credere che non stava seguendo Tallard. Poi svanì tra le colline di Svcvia e diresse il suo esercito verso Donauworth. Acquisito dunque quel ponte d'importanza cruciale, si aprì il secondo atto di questa stupefacente campagna. Con il Tallard in avvicinamento (le informazioni del Marlborough erano così perfette che, due giorni dopo che il francese aveva attraversato il Reno, egli aveva già ricevuto notizia della sua avanzata) era della massima importanza chiudere la partita con l'Elettore. Poiché questi rifiutava la battaglia , e poiché Marlborough non poteva rischiare un assedio finché Tallard era in campo, 1'8 luglio attraversò il Lech c cominciò a devastare la Baviera (29) mentre gli abitanti, terrorizzati, chiedevano al loro principe che li proteggesse o stipulasse la pace. TI 13 luglio , persuaso dall'Elettrice, figlia di John Sobieski, l'Elettore era sul punto di cendere a patti, quando venne a sapere che Tallard si avvicinava. Decise allora di continuare la lotta, c sconsideratamete disperse la maggior parte dell'esercito per proteg-

(l•) « Memoirs, etc. "di Robcn Parkcr. pag. 97. (lY) Mr. Churchill giustifica questo attacco contro la popolazione civile e ;crive: « Non si trattava

di m<>ensato rancore o di brutalità , ma di una misura di guerra ritenuta e~nziale per il successo e perfino per la sicurezza... la sua utohtà militare è indiscutibolc " · (« Marlborough: bis Life and Timcs " Vol. Il , pag. 409-4!0). E Marlborough fornisce le >ue ragioni per esso in una kttera a lleon;ius, datatn 31 1uglio 1704 (« Heinsi u; Correspondence "• 200. pag. 121).


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gere le sue proprietà. Ciò fu certamente un vantaggio per gli Alleati. D 'altra parte poiché Tallard si stava ormai schierando nelle vicinanze, l'autunno si approssimava e il Parlamento doveva di nuovo riunirsi in novembre, diveniva necessario ottenere presto una vittoria. Conseguirne una era poi essenziale per Marlborough, per sbarazzarsi del margravio, un uomo indeciso in cui non aveva fiducia; perciò acconsentì alla sua richiesta di prendere d'assedio Ingolstadt. Il 30 luglio scrisse a Eugenio delineando il suo piano, che era il seguente: mentre un distaccamento delle sue truppe doveva raggiungere il margravio a Ingolstadt, Eugenio con il rimanente doveva unirsi all'esercito del Marlborough , non solo per dar copertura all'assedio ma anche per costringere a battaglia le forze congiunte di Tallard, di Marsin e dell'Elettore. Sabato 20 agosto, Tallard e i suoi alleati mossero verso nord per attraversare il Danubio a DiJlingen. Il gjorno successivo, Eugenio scriveva a Marlborough dal suo campo a Miinster - due ore di marcia da Donauworth- dicendo: « Il nemico si è messo in marcia. È quasi certo che l'intero esercito sta passando il Danubio a Lauingen ... la pianura eli Dillingen è affollata di truppe .... perciò io farò marciare stanotte la fanteria e parte della cavalleria verso un luogo d'accampamento che ho notato di fronte a Donauworth. Ogni cosa, Milord, è affidata alla velocità (sollecitudine), nonché al fatto che voi vi mettiate in movimento per raggiungermi domani, altrimenti temo sarà troppo tardi ». ( 30 ) Subito Marlborough si avviò per dar man forte al collega . Nel frattempo Tallard avanzava verso Hochstadt, circa cinque miglia a valle di Dillingen lungo il Danubio, ove apprese che Marlborougb stava raggiungendo Eugenio. Presupponendo che, poiché il margravio era assente, Marlborough avrebbe ripiegato su Nordlingen, l'Elettore (nominaimente al comando) incitò a un attacco. Tallard dubitava però della saggezza di un simile provvedimento e ci si accordò allora su una mezza misura: di avanzare cioè tre miglia a valle verso una posizione un po' a ovest del villaggio di Blenheim (Blindheim); e così fecero, il 12 agosto. Là, si illudevano di avere la vittoria in pugno, immaginando che Marlborough sarebbe stato costretto a ritirarsi. Come sottolinea Taylor, erano incapaci di credere che Eugenio e Marlborough potessero disattendere le regole della guerra al punto di lanciare un attacco frontale contro una forza numericamente superiore che occupava una posizione forte. (31) « Quella notte - ci informa il conte di Mérode-Westerloo (32) - il morale era altissimo nel campo franco-bavarese, poiché

( 30)

Citato da • Marlborough: his Life and Times ,. di Winston S. Churchill. Vol. Il pag. 426-427 .

e•) « Tbe Wars of Marlborough, 1702-1709 • di Frank Taylor (1921} Vol. I, pag. 204. ( 32)

« Mémoires de Mérode- Westerloo • (1840) pag. 298.


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nessuno dubitava che Marlborough ed Eugenio sarebbero stati obbligati a ritirarsi ». Il campo franco-bavarese era disposto sul culmine di un dosso arrotondato, circa uo miglio a ovest di un ruscello paludoso e poco profondo chiamato Nebel. La sua destra si appoggiava a Blenheim , vicino al Danubio, ove T allard stabilì il suo comando. Attraverso il campo correva un altro rivo paludoso, il Maulweyer , e a circa un miglio e mezzo a monte lungo il Nebel, ulla sua riva sinistra, si trovava il villaggio di UntergJau mentre, un miglio e mezzo ancora più su, vi era Oberglau , dove Marsin sistemò il suo quartiere generale. Un miglio e mezzo a ovest di Oberglau, in terreno accidentato, si trova il villaggio di Lutzingen: qui era il quartier generale dell'Elettore. Gli accampamenti, pertanto, erano protetti da questi quattro villaggi come da bastioni e il Nebel formava un fossato davanti al primo e al terzo. Sotto l'aspetto difensivo era perciò una posizione forte, fiancheggiata sulla destra dal D anubio e sulla sinistra da boschi e colline. Al sorgere del gio rno del12 agosto, Marlborough esaminò le posizioni del suo nemico per mezzo del suo « binocolo preveggente » c, come ci informa il sergente Millner, «circa all'una nel pomeriggio vedemmo il loro Quartier Mastro Generale alzare lo stendardo di accampamento e delimitare il campo da Blenheim a Lutzing ». (33) Non si sa esattamente quale fosse la forza degli eserciti opposti; Millner (34) calcola 52.000 per gli alleati e 60.000 per i franco-bavaresi: Mr. Churchill (35) scrive che i primi costituivano 66 battaglioni, 160 squ adroni e 66 cannoni (36) con 56.000 uomini in tutto; mentre i secondi schieravano 84 battaglioni, 147 squadroni e 90 cannoni, per circa 60.000 combattenti. Mentre gli accampamenti franco-bav aresi erano avvolti nel sonno, tutti erano ben svegli in quelli di Marlborough e di Eugenio. Alle due del mattino del 13 agosto i loro eserciti congiunti , ciascuno articolato in quattro colonne e preceduto da 40 squadroni, avanzarono vcr o ovest lungo le piste già tracciate e un'ora più tardi attraversarono il torrente Kessel su ponti che erano stati preparati. Il mattino era scuro e umido; l'esercito di Eugenio marciava sulla destra, quello di Marlborough sulla sinistra , l'artiglieria e i pontoni seguivano la strada principale per Hochstadt. Sul torrente Reichen, un po' a occidente del villaggio di Tapfheim, venne fatto un alt per far rientrare gli avamposti , in tutto 20 battaglioni e 15 squadroni, ivi comprese tre brigate di fanteria inglese. Queste erano riunite in una nona colonna, che doveva marciare sul-

(B) ~ A Compcndious Joumal . e tc. " pag . IlO. (>') lbid. pagg. 124-128. (" ) • Marlborough : his life and Times • Vol. II, pag. 442. ('") le cifre che Marlborough diede a Heiosius. il 16 agosto. parlano d1 160 .quadroni e 65 banaglioru ( • Heinsius Correspondence "• 204. pag. 123).


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Fig. 9: Banaglia di Blen heim. 1704

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la sinistra, ed erano poste sotto il comando di lord Cutts, noto come« Salamandra». L'avanzata continuò poi verso Schwenningen , o ve venne fatto un altra sosta. Marlborough ed Eugenio, con i 40 squadroni di testa, galopparono avanti fino all'altura a nord di Wolpertstetten, per riconoscere le posizioni avversarie. Ormai erano le sei e, quando un'ora più tardi la foschia si alzò, il nemico si mise in allarme e fece fuoco con due cannoni. Benché la sorpresa fosse completa, perfino ora i due maresèialli francesi e l'Elettore erano ancora così fissati con l' idea che il loro nemico non poteva fare nient'altro che ritirarsi, che dapprima credettero che l'avanzata fosse un'azione di copertura, per proteggere la ritirata del grosso delle truppe. Perfino a questo punto, circa alle sette, Tallard scrisse a Luigi XIV per dargli notizia della ritirata nemica. (37) Poi , visto che le colonne continuavano ad avanzare decisamente, Tallard si rese conto all'improvviso della realtà, ordinò ai tamburi di rullare e alle trombe di suonare, e gli accampamenti franco-bavaresi piombarono nel caos. Benché non fosse presente a questa battaglia, il dc la Colonie fornisce il seguente istruttivo resoconto su tale sorpresa, tratto dalle relazioni di testimoni oculari: « le armi da segnalazione spararono per richiamare i foraggiatori e le loro scorte; l'« allarme »e 1'« adunata »vennero battuti dai tamburi in tutta fretta e, senza nemmeno tentare di smontare le tende, ogni sforzo fu dedicato a formare la unea di battaglia davanti al campo. La fretta e la precipitazione nel far ciò portarono confusione e paura nei reparti logistici, mentre le squadre di foraggiatori e le loro scorte, allarmate dai segnali inattesi , ritornavano una alla volta , in preda ai cattivi presentimenti più che animate da un qualsiasi desiderio di combattere. La difficoltà di dover pensare contemporaneamente a tante cose con il nemico così vicino fece saltare i nervi ai comandanti e , soprattutto, a quelli che avevano i loro carriaggi carichi con i valori accumulati durante il periodo di acquartieramento invernale. Un simile stato di impreparazione è un serio svantaggio nel caso di una battaglia di queste dimensioni , la cui organizzazione avrebbe dovuto essere avviata molto prima ». (38) Circa alle otto c mezza l'esercito alleato arrivò sotto il tiro dei cannoni,a cui le batterie inglesi replicarono. Nel frattempo Tallard decideva in fretta il suo piano e , siccome il tempo non era sufficiente per fare altrimenti, assunse la difensiva. Fra l 'altro, i suoi due fianchi erano ben protetti dal Danubio e dalle colline boscose, e le sue quattro miglia di fronte dal paludoso Nebel. Che i due eserciti, quello dell'Elettore e quello suo e di

(") " Campagne de monsteur le Marécbal de Tallard en Allemagne . 1704 • (1763) Vol. n, pag. 140.

(36) « Tbe Cbronicles of an Old Carnpaigner " pagg. 225·226.


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Marsin , avessero preso posizione come due forze separate anziché una unica, era una questione di abitudine; e, in ogni caso, era troppo tardi per fare alcunché di diverso. Tallard decise che, mentre lui teneva la destra dal Danubio a Oberglau, Marsin avrebbe dovuto tenere il centro e l'Elettore la sinistra. Decise anche che la sinistra e il centro prendessero posizione vicino alla riva destra del Nebel e contrastassero ogni tentativo di attraversarlo, mentre la destra doveva tenersi mille metri indietro dal rivo , in modo che l'ala sinistra nemica, una volta che lo avesse attraversato, venisse presa in mezzo tra il fuoco di Blenheim e quello di Oberglau e potesse poi essere contrattaccata sulla fronte della cavalleria francese e ricacciata indietro nella palude. Benché questo piano sia stato assai criticato, soprattutto se si tiene conto della scarsità di tempo si deve riconoscere che sarebbe andato benissimo contro un avversario qualsiasi. Secondo questo piano, Tallard distribuì così le sue forze: a Blenheim destinò una guarnigione di nove battaglioni , sette in supporto e 11 in riserva sul retro del villaggio; tra Blenheim e Oberglau schierò 44 squadroni di dragoni appiedati ; sulla loro sinistra dislocò 32 squadroni della cavalleria di Marsin , con 14 battaglioni a Oberglau ; alla sinistra di questi, 32 squadroni e 17 battaglioni , anch'essi di Marsin ; ancora alla sinistra , al comando dell'Elettore, 51 squadroni con 12 battaglioni dislocati in Lutzingen , di cui una parte dovevano essere orientati ad essere chiamati indietro. (39) Con la lo ro ricognizione, Marlborough ed Eugenio videro che la dcstra dell' avversario era più forte della sua sinistra; pertanto, riguardo allo Schellenberg, decisero che da quella direzione l'attacco sarebbe stato meno atteso e arrivarono di conseguenza a questo progetto di massima: Eugenio doveva attaccare con veemenza la sinistra avversaria , allo scopo di distrarre il comando franco-bavarese, mentre il colpo decisivo doveva essere inferto da Marlboro ugh contro la destra. Marlborough vide che lo schieramento di Tallard era molto abile , sotto l'aspetto difensivo, appoggiato com'era ai villaggi di Blenheim e Oberglau. Se le loro guarnigioni non fossero stat,e tenute sotto controllo , la sua avanzata sarebbe stata estremamente rischiosa; decise perciò di attaccare i due villaggi con tali forze che la loro fapteria sarebbe stata troppo impegnata a difendere se stessa, per contrattaccare sui fianchi la sua avanzata al centro tra i due abitati. (40) Se uno di essi fosse caduto, tanto meglio; altrimenti , in ogni caso, sarebbero stati fissati e neutralizzati. Inoltre, poiché non sapeva se gli sa rebbe stato possibile attrave rsare il Nebel indisturbato , articolò il suo ordine di battaglia in una maniera poco convenzionale. Lo

(.lO) Le cifre totali della fameria e della cavalleria sono 1mpossibll1 da accenare. poiché ogni resoconto di questa banaglia forn1sce numeri diversi. ("') Vedi • Memoirs. etc. • di Robcn Parker. pag. 104.


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strutturò su quattro linee; la prima consisteva in 17 battaglioni di fanteria, con il compito di acquisire la riva destra; la seconda e la terza, di 36 e 35 squadroni, per l'assalto principale; la quarta, di 11 battaglioni, per tenere il terreno al di là del Nebel e per coprire la ritirata della cavalleria, se l'assalto fosse fallito. Sulla sinistra di questo schieramento, dispose la colonna di Cutts; il suo compito era di assaltare Blenheim. Infine, diede disposizione ai suoi genieri perché costruissero cinque ponti attraverso il corso d'acqua e riparassero quello che era stato distrutto. Mentre le colonne del genio avanzavano faticosamente sul terreno collinoso e boscoso a ovest di Wolperstetten, Cutts scacciò i francesi dai mulini ad acqua e conquistò la riva destra del torrente. Poi, sistemò la sua colonna vicino a un'estremità del villaggio, ove per diverse ore i suoi uomini « con meravigliosa risolutezza ... sostennero il fuoco di sei pezzi d'artiglieria »installati sulla salita al di là di esso . (41) Per quattro ore continuò il duello tra le artiglierie, durante il quale , per sostenere il morale delle sue truppe, Marlborough ordinò ai cappellani di celebrare una funzione. Inoltre, in piena vista dei cannonieri francesi, egli andò su e giù a piccolo galoppo oltre la linea , per dare un esempio ai suoi uomini. Ad un certo punto, una salva colpì il terreno sotto il suo cavallo e, con orrore da parte di quelli che lo guardavano, per un attimo scomparve alla vista in una nuvola di polvere. Erano ora le 11 e, preoccupato perché non aveva sentito più nulla di Eugenio, Marlborough mandò un messo dopo l'altro sulla destra per accertarne la ragione. Più o meno a quest'ora , la situazione è vivacemente descritta da Taylor: « II sole splendeva scintillante su acri di grano giallo, sbarrato da lunghe lucenti linee scarlatte, blu e color acciaio. La musica di entrambi gli eserciti saliva e calava in peana di sfida. E continuamente il cannone rombava attraverso la corrente paludosa , uomini e cavalli venivano abbattuti, talora uno alla volta talora per intere file , mentre la triste processione dei feriti arrancava lentamente verso le retrovie. Il caldo divenne intenso, poiché ormai si stava facendo mezzogiorno. La giornata era trascorsa a metà, è già le perdite degli alleati ammontavano a duemila uomini, quando un aiutante di campo di Eugenio sopraggiunse correndo dall'estrema destra. Il momento era arrivato >> . ( 42 ) Erano ormai le dodici e mezza e Marlborough, rivolto ai suoi generali disse: «Signori , ai vostri posti ». Quindici minuti più tardi Cutts ordinò alla sua brigata britannica di testa , comandata dal generale Rowe, di assaltare Blenheim; sotto la copertura di questa azione, le truppe alla destra di quelle di Rowe dovevano muovere oltre il Nebel. Rowe ordinò che nessun uomo sparasse finché lui non avesse colpito con la sua spada i pali delle pa-

( 41 )

«A Compendious Journal , etc. >>di John Millner, pag. 115.

('2)

« The Wars of Marlborough , 1702-1709 •, Vol. I, pag. 213.


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lizzate che i francesi avevano eretto; indi avanzò fino a 30 passi di distanza dal nemico, prima che una salva micidiale falciasse lui e un terzo dei suoi uomini. La brigata continuò a premere e, nel fumo accecante, la contesa sembrava così incerta che il tenente generale marchese de Cléambault, che comandava le truppe in Blenheim, fece affluire anche i suoi sette battaglioni di rincalzo e poco dopo evidentemente perse la testa e chiamò anche gli undici battaglioni in riserva. Così, altri 12.000 uomini vennero stipati nel villaggio, molti dei quali non erano nemmeno in grado di muoversi. Parker scrive: « ... Li falciammo con i nostri plotoni ... ed era impossibile per loro accorrere verso di noi ... senza correre a infilzarsi sulle punte delle nostre baionette. Questa gran quantità di truppe pertanto non fu più di utilità alcuna per Tallard , obbligate com'erano a restare sulla difensiva in attesa ch'egli arrivasse a soccorrerle ». (43) Nonostante ciò l'assalto fallì, e ne fu scagliato un secondo, che venne a sua volta respinto . Poi la« Gendarmerie », la miglior cavalleria di Francia, si mosse avanti su entrambi i tnti di Blenheim e venne subito respinta. Sul fianco settentrionale, venne affrontata dal colonnello Palmes, che con cinque squadroni ne sgominò otto, caricandoli contemporaneamente sulla fronte e su entrambi i fianchi. Un terzo assalto si stava preparando, ma Marlborough lo annullò, avendo visto che il suo obiettivo era stato raggiunto, poiché i francesi erano inchiodati nel villaggio. Per di più , le sue fanterie avanzate erano ora oltre il Nebel e il grosso della sua cavalleria lo stava attraversando. Mentre la battaglia ruotava attorno a Blenheim , una pericolosa crisi si pronunciava a Oberglau. Dieci battaglioni al comando del principe di Holstein-Beck erano avanzati verso quel villaggio ed erano stati duramente respinti dal marchese de Blainville alla testa di nove battaglioni, che includevano anche la brigata irlandese soprannominata « Le Oche Selvagge ». Costretti questi reparti ad arretrare in disordine fino al Nobel, la parte destra dello schieramento centrale del Marlborough era rimasta esposta al contrattacco; perciò Marsin mise insieme una grossa forza di cavalleria sui rovesci di Oberg)au, preparandosi ad una carica attraverso la breccia apertasi. La situazione era estremamente critica. Marlborough se ne rese conto, galoppò sul posto e subito inviò un aiutante di campo ad Eugenio a chiedergli di distaccare la brigata di cavalleria di Fugger, ordinandole di proteggere la breccia. Benché Eugenio stesso combattendo una disperata battaglia in un terreno difficilissimo e fosse anch'egli in una posizione critica , eseguì immediatamente. Così, quando i cavalieri di Marsin caricarono giù verso il Nebel , Fugger cozzò contro il loro fianco sinistro e li respin-

' , etc. » pag. 105. (•l) « Memoirs


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se. La carica salvò Holstein-Beck, che avanzò nuovamente e questa volta ricacciò la fanteria del de Blainville entro Oberglau , ove la « mantenne sotto assedio )) affinché, come dice Campbell , gli alleati potessero ora « marciare di fronte ad esso e attaccare la cavalleria del nemico in piena libertà » . ('1") Benché Marlborough vedesse chiaramente la situazione , poiché si era reso conto che alle tre del pomeriggio i due bastioni di Blenheim e Oberglau erano stati privati della loro capacità offensiva, agli occhi dei più la vittoria stava andando ai francesi. Era giorno inoltrato; Eugenio era spasmodicamente impegnato contro l'Elettore, ma stava facendo pochi progressi e gli alleati, se non riuscivano ad avanzare, sarebbero stati costretti a ritirarsi: e ripiegare di fronte alla cavalleria francese, ancora intatta , avrebbe significato il tracollo. Ma Marlborough sapeva che la vittoria avrebbe potuto essere sua se Eugenio avesse resistito, poiché tanta parte della fanteria francese era rinchiusa nei suoi bastioni di Blenheim e Oberglau , ora ridotti in tal modo ad un ruolo puramente difensivo. La forza di Tallard era là dentro assediata, e tra le due fortezze si spalancava la china che portava alla sua disfatta. Mentre Eugenio sapeva che nessun risultato decisivo poteva essere raggiunto nel suo settore, Marlborougb si rendeva perfettamente conto che lo si sarebbe ottenuto nel proprio, purché Eugenio mantenesse un serrato contatto col suo diretto avversario. Così, la cooperazione tra i due generali era totale. Alle quattro del pomeriggio, quando l'intero centro di Marlborough ebbe attraversato le paludi , egli cambiò il suo dispositivo d'attacco e schierò la cavalleria su due linee lungo la fronte , con due linee eli fanteria dietro di essa. Ora disponeva di una schiacciante superiorità di forze nel punto decisivo poiché, contro i 50 o 60 squadroni e i 9 battaglioni di Tallard , poteva metterne in campo rispettivamente 90 e 23. Attese fino alle 16.30, quando sentì che Eugenio era in azione attorno a Lutzingen , e allora mise in moto l'intero centro dello schieramento. Soltanto a quel punto Tallard si rese conto di che cosa l'avversario avesse in mente ; mise allora in campo i suoi nove battaglioni di riserva e li schierò a sud di Oberglau, per impedire l'avanzata. Subito Marlborough gli contrappose tre battaglioni di Hannover e alcuni cannoni , ed ebbe luogo un accanito combattimento: i soldati di Hannover vennero respinti e l'intera linea di cavalleria di Marlborough rinculò. Era questa l'ultima, fugace occasione per Tallard, ma la sua cavalleria indugiò. Alle 17.30 circa, il duca di Marlborough ordinò ai suoi cannoni di spa-

(4') « T he Military History of Eugene and Marlborough »di John Campbell (1736) Vol. l, pag. 159.


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rare a mitraglia sui nove eroici battaglioni e, sotto la copertura del loro fuoco , ordinò l' avanzata generale. « Con le trombe che squillavano e i tamburi che rullavano , con gli stendardi che garrivano orgogliosi al di sopra delle piume e dell'acciaio - scrive Taylor -le due lunghe linee si misero al trotto, perfettamente a tempo da un'estremità all' altra, accelerando man mano che si awicinavano ai francesi ». ( 45) Il panico colse gran parte della cavalleria awersaria, che non aspettò di ricevere l'urto. Scaricando a casaccio le loro pistole e le loro carabine, i cavalieri francesi, compreso il famoso Maisoo du Roi , girarono i loro cavalli e si allontanarono al galoppo dal campo. Alcuni si diressero verso Hochstadt e altri verso il Danubio , ove circa trenta squadroni si lanciarono a briglia sciolta sulle sue ripide rive presso Sondenheim, fin dentro le paludi e il fiume sottostante. Nel frattempo , i nove battaglioni vennero distrutti fino all' ultimo uomo. « Io cavalcai il mattino seguente fr~ di loro - scrive Parker - che giacevano, allineati anche da morti, nei loro ranghi ».(46) Gli eserciti franco-bavaresi erano adesso separati. Invano Tallard fece appello a Marsin poiché, in quel momento , Eugenio stava attaccando da ogni Iato il villaggio di Lutzingen . Il suo appello rese solo più acuto e immanente il senso del pericolo generale, sicché Marsin e l'Elettore ordinarono una ritirata, prima che il loro fianco destro potesse essere aggirato. Erano adesso le sette della sera; il duca tirò le redini e scarabocchiò in fretta, sul rovescio del foglietto di un conto di taverna, questa nota a matita per sua moglie: « Non ho tempo di dire altro, solo di pregarti di rendere omaggio per me alla Regina e di farle sapere che il suo esercito ha avuto una gloriosa vittoria. Mons. Tallard e due altri generali sono suiJa mia carrozza e io sto inseguendo gli altri: il latore, il mio aiutante di campo col. Parke, le fornirà un resoconto di ciò che è accaduto. Lo preparerò in un giorno o due o al massimo in tre » . (47 ) Questo messaggio fu spedito a Windsor entro dieci giorni. Dopo che ebbe scarabocchiato questa nota , mentre la sua cavalleria inseguiva i francesi battuti ed Eugenio tallonava Marsine l'Elettore , Marlborough rivolse la sua attenzione a Blenheim, o ve 27 battaglioni erano tuttora bloccati da Cutts, col rinforzo di lord Orkney. Cléambault aveva galoppato fino al Danubio, si era tuffato nella corrente ed era affogato. Alle 9 i suoi uomini , rimasti senza capo, si arresero e la battaglia finì. Quale ne fu il costo? Gli alleati avevano perduto 4500 morti e 7500 feriti , compresi 2000 inglesi, cioè il 20% della loro forza iniziale. I loro ne(<S) " The Wars of Mar1borough, 1702-1709" Vol. 1, pag. 215. (..) " Memoirs. etc. "· pag. 110. (") Memoirs of the Duke of Mar1borough. William Coxe. Vol. 1 p. 413.


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miei, secondo Millner, persero 38.609 uomini tra uccisi, annegati , feriti , prigionieri e disertori. (48) Che non vi sia stato un prolungato inseguimento di Marsin e dell'Elettore non è imputabile a Marlbo rough, poiché non aveva riserve fresche a portata di mano , la notte stava arrivando ed era appesantito da 15.000 prigionieri , oltre che da un ingente bottino. (49 ) Marlborough si esaltò per la vittoria schiacciante, e ne aveva ben donde. Scrivendo alla sua « più cara anima » il 14 agosto la chiamò « la più grande vittoria che si sia mai conosciuta>> ed era così , in quanto Blenheim pose fine al grande disegno di Luigi XN. Essa decise il destino d'Europa e, come scrive Mr. Churchill , « cambiò l'asse politico del mondo ». ( 50) Se Marlborough fosse stato sconfitto, l'Elettore di Baviera avrebbe preso il posto degli Asburgo sul trono imperiale; Monaco avrebbe soppiantato Vienna e l'impero stesso sarebbe diventato un satellite de!Ja Francia. Invece, l'Elettore fu scacciato dai suoi domini, che vennero annessi all'Austria. Fatto altrettanto importante, Blenheim cancellò d'un sol colpo i progetti del casato degli Stuart perché, se la Francia avesse raggiunto l'egemonia suiJ'Europa occidentale e centrale, ci sono pochi dubbi sul fatto che l'Inghilterra - rimasta da sola- avrebbe dovuto combattere contro di essa. a causa delle rivendicazioni del Pretendente. Per l' Inghilterra, Blenhein fu la più grande battaglia vinta in terra straniera dai tempi di Agincourt. Essa infranse il prestigio degli eserciti francesi e li gettò nella disgrazia c nel ridicolo. Dal1704 in poi, Luigi XIV cercò una pace onorevole e , benché la guerra continuasse per altri otto anru - aggiungendo le vittorie di Ramilles (1706), Oudenarde (1708) e Malplaquet (1709) alla fama di Marlborough, il solo obiettivo di Luigi rimase quello di terminarla. Alfine, nel 1711, anche l' Inghllterra arrivò a desiderare ardentemente una pace nella quale ripristinare i suoi commerci . ( 51 ) Così si giunse a riaprire i negoziati, il 29 gennaio del 1712, e 1'11

( 40) Il 28 agosto Marlboro ugh infonnò Hcinsius che 11 nemico accu~ava la perdita di 40.000 uomini ( • Heinsius Correspondence " · 210. pag. 128). (<19) «Cento pezzi d'artiglieria grand1 e piccoli, 24 mortai. 129 bandiere. 171 stendardi , 17 paia di timpani , 3600 tende, 34 carrozze. 300 muli carich i, due ponti di barche, l5 pontoni, 24 • bari li » (•) e otto boni (caschi) d'argento . ( • History of the Reign of Oueen Anne digestcd imo Anna!~ • di Abel Boyer 1703- 1713. Vol. Il. pag. 87). Riguardo ai prigionieri. Marlborough scri~!.e: « oi non possiamo partire da qui finché non tro"iamo qualche soluzione per >IStemare i prig10D1eri ... poiché non abbiamo guarn igioni ove mandarli " ( • Heinsius Correspondcncc "· 206, pag. 125). (•) l barile ( • barre! »): misura di capacità pari a litri 163 ,65 (N.d.T.} . (.1<>) • Marlborough : llis Life and Times " Vol. 11. pag. 478. (51) " el 1710 il numero di vascelli salpati dai porti inglesi è valutato a 3550; nel 171 l a 3759; nel 1712 a 4267. nel 1713 a 5807: ne11714 a 6614. Il movimento navale a Londra si dice sia cresciuto in questi cinque anni da 806 a 1550 • ( "Thc Cambridge Modcrn llistory " Vol. V. pag. 439).


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LE BATIAGLIE DECISIVE DEL MONDO OCCIDENTALE

aprile 1713 venne firmata una serie di trattati di pace a Utrecht. La Francia conservò la sua testa di ponte sulla riva sinistra dell'alto Reno e, nell'intesa che le corone di Francia e Spagna non dovessero mai essere riunite, Filippo d'Angiò venne riconosciuto re di Spagna e delle Indie col nome di Filippo V. Così Luigi spezzò l'accerchiamento degli Asburgo, completando l'opera di Richelieu e Mazarino , e diede sicurezza alla Francia fino al t7cn. Inoltre, dovette però riconoscere la successione protestante in Inghilterra. All'Austria vennero dati i Paesi Bassi Spagnoli, che da allora sarebbero stati conosciuti come i Paesi Bassi Austriaci, nonché Napoli e Milano, che mantenne fino al 1866. Alle Province Unite vennero assegnate alcune fortezze a difesa del confine e la Savoia, assurta a regno , ricevette Nizza e la Sicilia; nel 1720, quest'isola venne barattata con la Sardegna. Tra tutti i cacciatori di bottino, l'Inghilterra ottenne ciò che alla resa dei conti doveva rivelarsi la parte del leone: dalla Francia ebbe l' Acadia (Nuova Scozia), Terranova e la regione attorno allo Hudson , cominciando così ad estrometterla dal Nord America; dalla. Spagna , Gibilterra e Minorca , che garantirono il suo potere navale nel Mediterraneo occidentale. Inoltre, venne firmato tra Inghilterra e Spagna un vantaggioso trattato commerciale, la cui clausola più favorevole per la prima era la garanzia del diritto esclusivo di importazione degli schiavi negri nell'America spagnola per 30 anni. (52) Con la firma del trattato di Utrecht, l'Inghilterra venne lasciata dominatrice su mare e sui mercati del mondo e, come dice l'ammiraglio Maban, « non soltanto nei fatti, ma anche nella sua coscienza » . «Questa grande ma silenziosa rivoluzione nel potere marittimo scrive il prof. Trevelyan - venne compiuta dalle vittorie delle armi e della diplomazia di Marlborough sulla terra ... Fu perché Marlborough vedeva la guerra navale come una parte integrale dell'intero sforzo alleato contro Luigi, che iJ potere marittimo inglese venne consolidato, tra il 1702 e il 1712, su una base da cui nessun avversario da allora è stato capace di sloggiarlo ». ( 53) Ma la rivoluzione divenne ancora più profonda. Infatti erano stati l'apparato della Banca d'Inghilterra e il Debito Nazionale a mettere il paese in condizioni di combattere la guerra con l'oro oltre che col ferro. La guerra di Guglielmo era durata per nove anni ed era costata più di 30 milioni di sterline, e la guerra per la successione spagnola si trascinò per 12 anni e costò 50 milioni. Solo metà di questa enorme somma di 80 milioni

(;;l) L'« Asiento », o contratto per il rifornimento dell'America Spagnola di schiavi africani , che permise ai trafficanti di schiavi di ctfettuare il contrabbando di altre merci. « Questo contratto Asiento fu una dell e cose più vantaggiose che l'loghilterra si guadagnò nella guerra e incassò con la pace di Utrecbt • (« Blenheim "di G.M. T revelyan , pag. 139). (") « Blenheim », pag. 248.


L'ASCESA DELLA FRANCIA

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di sterline fu procurata dalle tassazioni, il resto fu preso a prestito e aggiunto al Debito Nazionale. Così venne escogitato il sistema con il quale si attingeva alla prosperità del futuro per alleviare la povertà del presente, e la guerra venne pertanto fonda ta su un debito non pagato. I mercanti banchieri di Londra guadagnarono costantemente potere politico nei confronti dei proprietari terrieri e pertanto presero sempre più nelle loro mani i destini della nazione e dell'impero, le cui frontiere erano ormai diventate i mari e gli oceani.



CAPITOLO V

Il sorgere dell'impero moscovita

l. Quadro storico Due nuove potenze si affacciavano ora sulla scena della storia occidentale: la Russia e la Prussia . Come si è detto nel capitolo XII del Jo volume, la storia della Russia iniziò alla metà del X secolo con l'occupazione della regione del lago Ilmen da parte dei norvegesi e con l'insediamento a Novgorod del casato di Rjurik. Il successivo grande avvenimento seguì a breve scadenza; si trattò della conversione forzata al cristianesimo dei vareghi e dei popoli ad essi soggetti, ad opera di Vladimiro, principe di Kiev (980-1015). Sposato ad Anna, sorella dell'imperatore Basilio II, Vladimiro adottò la fede della Chiesa Ortodossa. Benché questa conversione costituisse il primo vero contatto culturale della Russia con l'occidente, la scelta della fede greca l'allontanò dall'Europa cattolica. Nel 1147 si verificò un altro avvenimento, le cui conseguenze si protrassero a lungo nel tempo e cambiarono per la Russia l'intero corso della storia: la fondazione di una colonia militare sulla Moscova da parte di Yuri D olgorukj, principe di Suzdal. Mosca , che a quel tempo non era più di un villaggio tribaJe , crebbe in potenza e divenne il centro dei Grandi Russi. Non soltanto ciò cambiò il corso della storia degli slavi orientali, separandoli dall'Europa, ma poiché strategicamente la regione di Mosca - un'isola in un mare di terra - non possiede frontiere difendibili , l'impellente necessità di garantirne la sicurezza rese necessaria l' istituzione di uno stato militare; il che, a sua volta, portò ad una espansione territoriale in tutte le direzioni. Inoltre, questo atteggiamento provocò una decisa frattura fra le tribù slave orientali e occidentali; queste ultime gravitarono su Vilna, le altre su Mosca. Nel XIII secolo, i contatti tra il mondo slavo orientale e l'Europa divennero ancor più ridotti a causa del declino dell'impero bizantino, dopo la conquista di Costantinopoli da parte dei Crociati nel 1204.


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Il grande evento successivo fu l'arrivo dei mongoli (tartari) comandati da Batu e da Obotai, figli del figlio e del fratello dì Gengìs Khan. Essi schiacciarono la cavalleria russa in tre grandi battaglie, quella di Kalka nel 1224 e quelle deii'Oka e del Sit nel1238. Eccettuata Novgorod, tra queste due date ogni città russa di qualche importanza venne saccheggiata e bruciata. Tuttavia , poco dopo, il colossale impero costruito da Gengis Khan crollò e l'Orda d'Oro di Batu si insediò saldamente nelle steppe del basso Volga; dalla sua capitale di Saray (vicino all'attuale Stalìngrado) , Batu dominò la Russia che rimase così estranea , per più di cento anni, alla civiltà occidentale. Una volta sottomessi dai tartari, i principi dì Russia divennero i loro esattori di tasse e i loro agenti di polizia , un'occupazione che si dimostrò così proficua che l van Kalìta (detto « Borsellini »)granduca di Vladimir, diventò abbastanza potente da annettere Mosca c da prevalere su tutti i suoi rivali. Il più notevole evento del suo regno fu il trasferimento della sede metropolitana da Vladìmir a Mosca , che divenne presto una capitale importante. Ciò nonostante la supremazia dei tartari, benché in declino, si mantenne fino all'arrivo di Timur, che tra ill390 e il1394 sconfisse l'Orda d'Oro e così indebolì la stretta tartara sulla Rus ìa , al punto che i granduchi dì Moscovia ristabilirono il collegamento con l'impero bizantino, che mantennero fino alla sua caduta nel1453. Benché per un secolo il contatto con l'occidente fosse stato del tutto sospeso, mediante il matrimonio, nel1472, di lvan III il Grande ( 1462-1505) granduca di Moscovia con Zoe (Sofia) Palcologus, nipote di Costantino XI ultimo degli imperatori romani d'Oriente, Mosca divenne la capitale della Chiesa Ortodossa e i suoi duchi gli eredi dei Cesari bizantini. Ivan dichiarò la sua indipendenza dal dominio tartaro e assunse il titolo di Czar (Caesar), dedicando il suo regno all'emancipazione della Russia dal giogo avvilente dei tartari e all'espansione del dominio moscovita. Egli raddoppiò le dimensioni del suo ducato e invitò italiani alla sua corte; uno di questi , Pietro Antonio Solari di Milano, costruì per lui il palazzo del Cremlino. Dopo la morte di Ivan III nel 1505, l'espansione della Moscovia venne continuata da suo figlio Vassili III (1505-1533) e poi da suo nipote lvan IV (1533-1564) soprannomìnato « il Terribile» perché i suoi vizi e le sue atrocità erano eccessivi perfino per uno Czar moscovita. Egli era un autocrate assoluto che , come Stalin 400 anni più tardi, ridusse i suoi sudditi ad un uniforme livello di abietto asservimento proletario. Combatté con il Khan di Crimea, che nel 1571 bruciò Mosca, e, per le ragioni che si vedranno - tra il 1557 e il 1560 conquistò la Lìvonia . Dopo aver stabilito la sua autorità sui cosacchi del Don , lvan fondò la Russia quale potenza asiatica, spingendo i suoi eserciti oltre gli Uralì e


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.

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portando la guerra nei territori tra i fiumi Irtysh e Ob. Aveva un'indole bestiale, ma era intelligente: fu uno dei più grandi Czar, e rimase un modello per tutti i successivi tiranni slavi. Fu durante il suo regno che, sotto ogni aspetto, la Russia fu riscoperta dall'occidente. Nel 1553, durante il regno di Edoardo VI di Inghilterra, sir Hugh Willoughby e Richard Chancellor salparono con tre navi per scoprire il passaggio a nord-est per la Cina (1) e, quando raggiunsero la costa della Lapponia, una delle tre navi - la << Edward Bonaventure >> - con Chancellor a bordo fu strascinata nel Mar Bianco. Chancellor sbarcò alla foce della Dwina e inaspettatamente scoprì di trovarsi in Moscovia. Egli fece un viaggio fino a Mosca e fu così ben ricevuto da lvan che al suo ritorno la regina Maria mandò un inviato speciale allo Czar per aprire relazioni commerciali tra i due Paesi. Poiché il Mar Bianco era bloccato dal ghiaccio per molti mesi dell'anno, nel 1557, per stabilire una rotta più agevole , l va n invase la Livonia; un'aggressione che fu seguita da una guerra di sette anni (1563-1570) con la Polonia, durante la quale gli svedesi e i danesi intervennero per proprio conto. Così il commercio portò l'occidente in Russia e la guerra portò la Russia in occidente, e l'isola mento in cui si era trovata fin dal XIII secolo fu spezzato. Gli effetti furono immediati poiché, prima che il XVI secolo avesse completato il suo giro, la vecchia paura di una invasione asiatica dell'Europa si risvegliò. La politica delle potenze marittime occidentali mirava ad aprire commerci con la Russia, ma quella delle nazioni europee oriental i tendeva a mantenerla confinata entro i suoi limiti barbarici, per impedire alle idee e ai prodotti occidentali di rafforzarla. Il re di Polonia fu così allarmato dagli accordi commerciali tra l'Inghilterra e la Russia da protestare con la regina Elisabetta, «nell'interesse della Cristianità», e perché la Russia era« il nemico di tutte le nazioni libere >>, contro la vendita di munizioni da guerra a tale paese. Nel1580 Ivan , in un accesso di fu ria incontrollabile, aveva ucciso il figlio maggiore; quando morì , nel1584, fu perciò sostituito dal suo secondogenito Teodoro. Seguirono trenta anni di anarchia. Alla morte di Teodoro, nel 1598, la casa di Rjurik si estinse e nel 1605 i polacchi occuparono Mosca. Otto anni più tardi essi vennero respinti e Michele Romanoff (1613-1645), figlio del Metropolita Filarete - collegato per matrimonio con la precedente dinastia - fu eletto Czar, dando inizio alla dinastia dei Romanoff. Essa sarebbe durata fino a quan-

(') Vedi« Voyages • di Hakluyt (Everyman's edit., 1939) Vol. I, pagg. 266-294. «Le nuove rotte e le scoperte del Regno di Moscovia, a nord-est, nell'anno 1553, intraprese dal Cavaliere Sir. Hugh Willoughbie e portate a termine da Richard Cbancelor, pilota maggiore del viaggio; scritto in latino da Clement Adams •;


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do Nicola II e la sua famiglia, in circostanze di un orrore degno di Ivan, furono assassinati a Ekaterinburg il 16 luglio 1918 dall'ebreo Yourkovsky. La guerra con la Polonia continuò durante la maggior parte del regno di Michele e durante quello del suo successore Alessio (1645-1676) e , se non fosse intervenuto Carlo X di Svezia , molto probabilmente avrebbe portato all'annessione della Russia Bianca. Questo intervento non fu dovuto in alcun modo ad esigenze di sicurezza, bensì interamente all 'ambizione militare. Carlo , nipote di Gustavo Adolfo, era succeduto al trono di Svezia nel 1654 dopo l'abdicazione di sua cugina, la regina Cristina. Il suo modo di guardare alle cose era quello di un soldato e infatti , appena diventato re, attaccò la Polonia e iniziò un conflitto che coinvolse Brandeburgo, Russia, Danimarca e Olanda, e si trasformò nella Prima Grande Guerra Nordica. Aiutato dal restìo Elettore del Brandeburgo, dopo aver sottomesso la maggior parte della Polonia Carlo si alleò con i cosacchi della Piccola Russia (Ucrania). A lessio si mise allora d' accordo con i polacchi e fece causa comune con loro contro Carlo , riuscendo a strappargli la Livonia , che era stata conquistata dagli svedesi nel1621. Infine , nel 1661 , gli svedesi e i russi giunsero ad un accordo e, con la pace di Kardis, la Livonia fu restituita alla Svezia. Poiché però i polacchi rifiutavano di attenersi al trattato, fu ripresa la guerra russo-polacca che continuò fino al 1667, quando venne conclusa dal trattato di Andrusovo che restituì Smolensk allo Czar e gli diede anche la Piccola Russia, fino al Dnieper. In tal modo venne conquistata una base di partenza verso l'occidente. La pace di Kardis aveva lasciato la Svezia padrona del Baltico, e la situazione rimase tale per tutto il regno di Carlo XI (1660-1697). Dopo una vittoriosa guerra con la Danimarca, egli si nominò sovrano assoluto di Svezia e dedicò l' ultima parte del suo regno alla pacifica ricostruzione del suo paese. Alla sua morte, nel 1697, lasciò a suo figlio Carlo XII (1697-1718) -che era allora un ragazzo di 15 anni- un'impero che comprendeva l'intera penisola scandinava (tranne la Norvegia) , la Finlandia, la Carelia, l'Ingria, l'Estonia, la Livonia, la Pomerania occidentale, Wismar, Brema e Verden, oltre alla maggior parte delle isole del Baltico. Così gli svedesi non solo controllavano il Mar Baltico ma, eccettuate quelle del Niemen e della Vistola, anche le foci di tutti i grandi fiumi che si versano in esso: Neva, Don , Oder , Elba e Weser. Benché un simile impero fosse imponente, aveva in sé le cause della sua distruzione. Infatti , a est bloccava l'espansione della Russia nel Baltico , a sud era minacciato dall'impero asburgico e dal Brandeburgo , a ovest dalla D animarca e dalla Norvegia. Nel frattempo A lessio morì, nel 1676, e gli successe il figlio Teodoro


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(1676-1682), il quale a sua volta fu sostituito nel1682 dal fratellastro Pietro (1682-1725), che sarebbe poi stato conosciuto come Pietro il Grande. Il fatto che quest'ultimo sia stato capace di rigenerare la Russia e di spingerla nell'orbita della civiltà occidentale fu dovuto in non piccola misura ai primi tre Czar Romanoff, che avevano messo a portata del paese l'accesso alle idee occidentali. Ciò nonostante, al tempo della sua salita al trono, la Russia era ancora un paese barbaro: i suoi Czar erano proprietari della terra e della gente; non vi era nessuna libertà; la giustizia veniva comprata e venduta; le tasse erano a livello di brigantaggio; la corruzione, l'ubriachezza e la violenza abbondavano; indicibili forme di vizio erano universalmente diffuse, come le più grossolane superstizioni, e l'occidente era ritenuto la terra dei dannati . Kotoshikhin , che durante il regno di Alessio cercò rifugio in Sveziia, ci informa che« i russi sono arroganti e incapaci, perché non ricevono alcuna educazione se non nell 'orgoglio, nella spudoratezza e nella menzogna. Essi non vogliono mandare i loro figli all'estero a imparare , per timore che se arrivano a conoscere il modo di vita e la religione di altri popoli e la benedizione della libertà, si possano dimenticare di tornare a casa. Fu veramente uno degli« arcana imperii »degli Czar l'ostacolare i viaggi dei loro sudditi , perché non avessero altrimenti ad assistere allo spettacolo della libertà altrove ... ». Ed è su questo tetro sfondo che le riforme che Pietro il Grande compì, ed i mezzi che impiegò per metterle in atto, devono essere giudicati. E su questo metro deve essere misurata l'importanza della sua vittoria su Carlo XII a Poltava, che lo mise in grado di attuare tutto ciò.

2. La battaglia di Poltava, 1709 « Pietro è la Russia - scrive il suo biografo Waliszewsk.i -la sua carne e il suo sangue, il suo temperamento e il suo genio, la sua virtù e i suoi vizi ... io direi che mai- aggiunge- le qualità collettive di una nazione, buone e cattive, le altezze e gli abissi della sua scala di valori morali,ogni lineamento della sua fisionomia, sono stati così globalmente riassunti in una singola personalità, destinata a rappresentame il 'tipo' storico ». (2) Nato il 30 maggio 1672, Pietro il Grande era fisicamente un uomo di imponente statura, solidamente costruito; moralmente, un miscuglio di forza e debolezza, di astuzia asiatica e di accortezza slava. Era impulsivo, grossolano e brutale e mancava di autocontrollo. Cinico e corrotto, era a

( 2) « Pietro il Grande ~ di K. Walisze~ki (1898) pagg. VI e 69.


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volte codardo e a volte coraggioso. Soggetto a improvvisi accessi di ira incontrollabile, inquieto, egli perseverò nondimeno nel suo obiettivo di trasformare il proprio paese in una potenza pseudo europea e le qualità che gli diedero la forza e l'ostinata determinazione furono la sua indifferenza alla fatica e al sentimento. Non solo indagò su ogni fenomeno che attrasse la sua attenzione, ma immediatamente si mise all'opera per padroneggi;ulo, di qualunque cosa si trattasse. Imparò ad usare la bussola del marinaio , la spada, la pialla, l'ascia e la sega e perfino le pinze da dentista, e raramente mancò di porre in immediata pratica la sua conoscenza. Costruì una fregata con le sue mani, addestrò i suoi soldati, e intanto a volte si cucinava da solo , si faceva il letto ed estraeva i denti ai suoi sudditi. Frequentava basse compagnie e raramente passava un giorno senza finire ubriaco. Nelle orge, era suo grande divertimento ubriacare le sue compagne, mentre nella camera di tortura sferzava personalmente le sue vittime con il gatto a nove code. Eppure, dopo tutto, fu il più grande degli Czar di Russia perché, attraverso la pura forza di volontà e l'intollerante brutalità, costrinse i suoi riluttanti sudditi a occidentalizzarsi. E se non fosse stato ciò che era, cioè un feroce organizzatore, avrebbe certamente fallito, visto chi erano i suoi sudditi: bruti per natura, avevano bisogno di un super bruto come capo. Pietro aveva ereditato due compiti: il primo era di rendere sicure le frontiere della Russia, particolarmente quella meridionale e quella orientale, da ogni attacco; il secondo era quello di amalgamare tra loro i popoli della Russia. Entrambi erano stati in parte intrapresi dai suoi immediati predecessori, ma fu soltanto nel1667, quando l'antagonismo con la Polonia, vecchio di secoli, fu cancellato dal trattato di Andrusovo , che divenne possibile fare di più in entrambe le direzioni . Poi, nel 1686, la tregua fu trasformata in una alleanza russo-polacca, con il trattato di Mosca, che consentì a Pietro di strappare Azof ai Turchi nel1696 . Era la prima vittoria moscovita conseguita sui Turchi ed aumentò talmente il prestigio di Pietro che egli deéise di mandare un Grande Ambasciatore alle principali potenze occidentali , per sollecitare la loro collaborazione a una crociata an ti turca. La Grande Ambasciata partì il 21 marzo 1697, e Pietro vi si aggregò come marinaio volontario, sotto il nome di Pietro Mikhailoff, in modo da poter meglio studiare le costruzioni navali e mischiarsi più liberamente con la gente comune. Il viaggio lo portò attraverso la Germania, l'Austria, la Francia, l'Olanda e l' Inghilterra, e qui egli lavorò come carpentiere navale a Deptford. Nel viaggio di ritorno, mentre era diretto a Venezia, ricevette notizia di una seria rivolta degli Strelsy (Corpo dei Moschettieri) jn patria . Cambiò subito rotta puntando a est verso Cracovia ma, saputo che la ribellione era stata sedata, si fermò a Rawa (a est di Lodz) per pas-


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sare alcuni giorni con Federico Augusto, Elettore di Sassonia, che nel 1697 era stato eletto re di Polonia. (3) Alla sua corte, entrò a far parte di una alleanza che avrebbe precipitato la seconda Grande Guerra Nordica e avrebbe reso la Russia una potenza pseudo europea. Le origi ni di questo importantissimo evento erano le seguenti. Durante il regno di Carlo Xl di Svezia , un nobile possidente di Livonia di nome Giovanni Reinhold Patkul , che era stato privato delle sue terre, entrò al servizio di Federico Augusto e, nel1698 , Io persuase a formare una coalizione con la Danimarca e la R ussia allo scopo di spartirsi l'impero svedese. Quando questo argomento fu intavolato con lui, Pietro -che vedeva nel Baltico uno sbocco più utilizzabile di quello nel Mar Nero- consentì a partecipare. Secondo il piano, mentre Federico IV di Danimarca avrebbe attirato le 'forze di Carlo XII verso le province occidentali della Svezia, i sassoni e i russi dovevano invadere contemporaneamente le sue province sul Baltico. Il mome nto sembrava propizio, perché Carlo XI era morto l'anno prima e il governo della Svezia era adesso nelle mani di un giovinetto di 17 anni. Il giro d 'Europa aveva convinto Pietro della intrinseca superiorità degli stranieri c la notte del suo ritorno a Mosca, con caratteristica impulsività , decise di inaugurare scnz'altro una nuova era di illuminismo. Cominciò dalle apparenze: il giorno seguente riunì i suoi capi boiardi attorno alla sua capanna di legno e, per dar loro l'aspetto da stranieri, con un grosso paio di forbici tagliò loro le lunghe barbe e i baffi. Poi, per insegnare agli Strelsy che la rivolta non paga, impiegò le successive sei settimane in torture ed esecuzioni , nelle quali lui e i suoi favoriti ebbero il ruolo di inquisitori e di boia. Presto seguì un'altra riforma; con un editto ( « ukase ») venne proibito di indossare costumi russi e vennero prescritti da allora in poi le giacche sassoni e ungheresi e i pantaloni francesi o tedeschi. Poco più tardi rinchiuse in un convento sua moglie, la Czarina Eudoxia, e fece suo favorito Alessandro Danilovich Men hikoff, un venditore di pasticci di carne nelle strade di Mosca. Nel frattempo, avviò a conclusione la pace con la Porta (4) e, nel luglio del 1700, fu cordata una tregua - destinata a durare 30 anni - tra la Turchia e la Russia. L'8 agosto, il giorno dopo averne ricevu to la notizia, Pietro ordinò al suo esercito di invadere la Livonia. Sfortunatamente per loro, però, Augusto e Pietro avevano mal calcolato le capacità di Carlo XII il quale , benché poco più di un ragazzo, dimostrò subito di essere uno dei più notevoli soldati della storia.

(l) Il noto maresciallo Maurizio di Sassonia era figlio naturale suo e di Aurora von Kònigsmark; la bis·bis·nipote deU"Eienore di Sassonia era George Sand. (') • La sublime Porta»: il Sultano e il Governo dell'Impero Ottomano (N.d.T.).


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Fig. 10: La Grande Guerra Nordica, 1700-1721

Nato il17 giugno 1682, Carlo era cavaliere errante e« berserker » ( 5) nello stesso tempo. Viveva per la guerra , amava le sue durezze e le sue avventure perfino più della vittoria stessa e più le probabilità erano a suo sfavore più le affrontava con entusiasmo. Sempre avvolto in un'impenetrabile riserbo, aveva una sconfinata fiducia in se stesso e la sua capacità di autoinganno era parimenti illimitata. Nulla gli sembrava al di sopra delle sue possibilità: la superiorità numerica dell'avversario, la forza delle sue posizioni, l'usura delle proprie truppe, la loro mancanza di armamento e di ri-

(S) Leggendario guerriero norvegese, che combatteva con cieca furia (N.d.T.).


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fornimenti, le strade che sprofondavano, il fango, la pioggia, il gelo, il sole rovente gli apparivano soltanto come ostacoli messi suJ suo cammino daJla Provvidenza per mettere alla prova il suo genio. Nulla lo turbava, ogni pericolo ed ogni rischio lo attiravano. Entusiasta, ma sempre prese nte a se stesso, fedele aJla sua parola e convinto della necessità della disciplina, dal momento in cui si mise in campo divenne una leggenda per i suoi uomini, << un étandard vivant » che li permeava di una fede nel suo comando che non vacillò mai. La sua incapacità di aver paura era fenomenale, la sua energia prodigiosa; e, in aggiunta a queste qualità, possedeva un intuito tattico così pronto che uno sguardo era sufficiente a rivelargli il punto più debole nella linea o nelle posizioni del suo avversario, che subito attaccava come una folgore. Questo era il re ragazzo le cui Province Baltiche il licenzioso Augusto e il rozzo Pietro avevano deciso, al di sopra delle loro tazze di vino, di arraffare e dividersi tra loro. Senza mai perdere di vista la sua idea di aprire« una finestra sull'Europa», Pietro , accompagnato da 40.000 uomini al comando del feldmaresciallo Golovin, arrivò a Narva il 4 ottobre 1700 e, appena lo raggiunse l'artiglieria d 'assedio , investì la città. Gli assedianti, si dice, marciarono attorno alla fortezza « proprio come un gatto può camminare attorno a un tegame di zuppa bollente ». ( 6) Mentre erano così occupati , all' improvviso il campo dei russi ricevette la più stupefacente delle notizie. Carlo , che si credeva essere alle prese con i Danesi, stava rapidamente avvicinandosi a Narva alla testa di un « innumerevole esercito » . All' insaputa di Pietro. in occidente gli eventi non avevano avuto il corso previsto. Federico IV, confidando nella superiorità della sua flotta per tenere lo stretto di Oresund cd impedire ogni tentativo svedese di attraversarlo, in aprile aveva invaso I'H olstcin. Ma Carlo. sotto la copertura di una amichevole dimostrazione navale angloolandese, era scivolato attraverso lo stretto canale e aveva invaso la Zelanda. Poiché questa audace mossa minacciava direttamente Copenhagcn, la guerra danese giunse al « redde rationem » e il 18 agosto venne conclusa con la pace di TraventhaL Liberatosi dei danesi , Carlo colpì subito a est. Il 6 ottobre raggiunse Pernau, in Estonia, nell'intento di portare soccorso a Riga , che era minacciata dai sassoni; ma quando sentì che Narva era assediata , puntò verso nord. Fermatosi per cinque settimane a Wernburg per riunire il suo esercito, ripartì il13 novembre e il19 raggiunse Lagena, a nove miglia da Narva. Fu soltanto allora che Pietro si accorse dell'approssimarsi del suo avversario e la sorpresa fu così improvvisa che ne fu terrorizzato. Assegnò al

6 ( )

Una storia della Russia " di V.O. Kluchevsky (1926), Vol. IV , pag. 50.


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principe di Croy il comando supremo e, con il feldmaresciallo Golovin, abbandonò il campo. Per nulla preoccupato dalla superiorità avversaria nel rapporto di 5 a l, il giorno seguente Carlo - alla testa di 8000 uomini - si mosse sotto la copertura di una tempesta di neve per attaccare il principe. « Questa è la nostra volta , con la tempesta alle nostre spalle - gridò -non vedranno mai quanto siamo pochi ». (') Mezz'ora più tardi i lavori esterni dell'assedio vennero spazzati via e l'esercito russo fu costretto a fuggire a rotta di collo. Dopo la vittoria, Carlo andò ai suoi quartieri invernali a Dorpat (Tartu); la sua intenzione era quella di attaccare Augusto dopo il disgelo primaverile. Benché sia stato severamente criticato per non aver inseguito Pietro, strategicamente aveva ragione lui, poiché avanzare verso est su Mosca con Augusto libero di agire contro le sue linee di comunicazione sarebbe stato un atto di pura follia. Carlo lasciò 1.5.000 uomini a difendere le Province Baltiche e, nel giugno del1701, iniziò la sua campagna polacca. L'8 luglio attraversò il Don , coperto da una nuvola di fumo , mise in rotta 30.000 sassoni e russi a Diinamiinde e conquistò Courland. Nel gennaio del1702 si diresse su Varsavia, che occupò il 14 maggio e ill2luglio sconfisse i sassoni e i polacchi a Klissow. Tre settimane più tardi, con soltanto un bastoncino tra le mani , affrontò Cracovia « e la catturò con un atto di audacia favolosa » . ( 8) U 21 aprile 1703 sconfisse ancora i sassoni a Pultusk e il 6 giugno annunciò la detronizzazione di Augusto , nominando al suo posto Stanislao Leszcznski , Palatino di Posen. In tutte queste battaglie, si trovò in inferiorità numerica di 2 o 3 a l. Mentre Carlo guerreggiava in Polonia, Pietro recuperò la calma e invase l'Ingria ove, il 7 gennaio 1702, sorprese una forza svedese, comandata dal generale Schlippenbach , a Errestfer, e un'altra a Hummelsdorf il18 luglio. Dopo questi successi, 1' 11 dicembre occupò la piccola città di Nòteborg e la ribattezzò Schliisselburg (città chiave). Pietro aveva in tal modo conquistato lo storico estuario della Neva, da cui nel nono secolo i Vareghi avevano proseguito a sud verso Novgorod, e il 16 maggio dell'anno seguente fondò S. Pietroburgo. Così, alla fine , riuscì ad aprire quella fine stra sull'Europa che tanto agognava. Nella primavera del 1704, dopo aver saccheggiata l'Ingria, Pietro pqse l'assedio a Dorpat e a Narva. La prima si arrese il24 luglio e un mese più tardi la secondo fu presa dal generale Ogilvie - uno scozzese che prestava servizio coi russi - e i suoi abitanti furono massacrati.

(') Citato da • Charles XII of Sweden » di Eveline Godley (1928) pag. 56. (8) • The Cambridge Modero History , Vol. V, pag. 592.


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Pietro ora avrebbe voluto fare la pace, ma poiché Carlo non avrebbe accettato la proposta, nel 1705 decise di aiutare Augusto. Tn giugno, perciò, Ogilvie si presentò di fronte a Pultusk. Il generale svedese Adam Lewenhaupt si ritirò allora su Riga e i russi, dopo aver occupato Courla, andarono nei loro quartieri invernali a Grodno. Nel gennaio del1706, Carlo comparve improvvisamente nella Polonia occidentale, ma Ogilvie- che si trovava a Grodno- rifiutò di uscire dalle sue trincee. Nel medesimo tempo Augusto avanzava da Grodno a Posen, allo scopo di attaccare un piccolo esercito svedese comandato dal generale Rchnskjòld: una mossa preliminare per piombare alle spalle di Carlo, mentre Ogilvie lo avrebbe attaccato di fronte. Il piano fallì , perché il 3 febbraio Rehnskjòld batté i sa soni a Fraustadt (a nord di Glogau) , e Pietro ordinò a Ogilvie di abbandonare la sua artiglieria pesante e le impedimenta e di ritirarsi attraverso il Niemen, che era gelato. Carlo lo inseguì fino a Pinsk indi, con grande sollievo di Pietro, si ritirò in Volinia. Accantonò colà le sue truppe e si affrettò poi verso la Sassonia, per farla finita con Augusto. L'apparizione di Carlo e del suo esercito proprio nel cuore dell'impero precipitò le corti d'Europa nella costernazione. La battaglia di Ramillies era stata recentemente vinta dall'Inghilterra e dai suoi alleati c, siccome si sospettava che Luigi X[Y si fosse messo d'accordo con gli svedesi, il duca di Marlborough venne inviato a Lipsia per abboccarsi con Carlo. Marlborough arrivò alla conclusione che Carlo non avesse intenzione di aiutare i francesi e consigliò il governo di Vicnna di temporeggiare con lui. ( 9 ) Il risultato fu che i124 settembre 1706 i ministri dell'Elettore conclusero con Carlo, a Dresda, la pace di Altranstadt , che fu ratificata da Augusto il 20 ottobre. Secondo i suoi termini, Augusto rinunciava all'alleanza con Pietro c riconosceva Stanislao quale re di Polonia. Visto che ciò lo lasciava del tutto isolato, Pietro tentò ancora di giungere a un accordo con Carlo. Infine , poiché questi si rifiutava perfino di comunicare con lui , si preparò a condurre la guerra da solo. 11 piano che decide di adottare consisteva nell'evitare battaglie campali , per attirare invece il suo avversario in una terra devastata, confidando che il « Generale inverno » avrebbe fatto il resto . « Come diceva lui stesso, lo Czar- scrisse Waliszewski- intendeva scatenare i russi contro ogni svedese; tempo, spazio, freddo e fame sarebbero stati i suoi alleati )), ( 10) Nella primavera del 1707 Pietro si mise all'opera; bande di tartari c di calmucchi vennero mandate in Polonia , verso la frontiera della Slesia. per

( 9) « Marlborough's Dispatchcs ( 1854) »Vol. III , pag. 390. (>O) « Pietro il Grande», pag. 3 16.


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razziare in lungo e in largo e molti villaggi e città, comprese Rawicz e Lissa, vennero rasi al suolo. Nel medesimo tempo, le difese di Mosca e le fortificazioni del Cremlino venivano riparate e rafforzate. Tali precauzioni terrificarono talmente i moscoviti che, secondo l'agente austriaco Pleyer, « nessuno parlava d'altro che di fuga e di morte ». ( 11) Non c'era nulla da meravigliarsi, perché il prestigio di Carlo era allora talmente alto che, con l'eccezione di pochi osservatori preveggenti, tutta l'Europa si aspettava che egli avrebbe battuto lo Czar e imposto la pace dal Cremlino. All'inizio di settembre Carlo lasciò la Slesia alla testa di 24.000 cavalieri e 20.000 fanti , l'esercito meglio equipaggiato e più potente che avesse mai comandato. Quando seppe della sua avanzata, Pietro concentrò il suo esercito principale, forte di 35.000 uomini, a Grodno, fiancheggiato dalla cavalleria a Minsk. Carlo si accampò per quattro mesi a Slupce sulla Vistola. Benché la ragione di una così lunga sosta sia sconosciuta, essa aveva probabilmente lo scopo di attendere finché il gelo invernale avesse consolidato le strade e avesse reso i fiumi attraversabili, poiché tutti i ponti erano stati abbattuti e bruciati dai russi. Carlo lasciò il generale Krassow e 8.000 uomini in Polonia, per sostenere l'instabile trono di Stanislao, e il giorno di Capodanno del 1708 attraversò la Vistola, puntando verso la Lituania. Invece di prendere l'abituale strada attraverso Pultusk , Ostrolenka e Lomza, marciò però attraverso le foreste e le paludi della Masuria, come ritiene qualcuno, semplicemente per riuscire a percorrere una strada che mai prima altro esercito aveva calcato. Pietro seppe di questa avanzata e si affrettò verso Grodno; quando ciò gli fu riferito, il 26 gennaio, Carlo cavalcò avanti alla testa di 900 cavalieri, spazzò via un reparto avanzato di 2000 cavalieri russi che sorvegliavano il ponte sul Niemen e entrò nella fortezza, solo per scoprire che due ore prima Pietro e il suo esercito l'avevano abbandonata. Da Grodno , Carlo marciò a nord-est, verso Smorgonie sul Velya, e da qui verso sud-est su Radoszkowicze, a nord di Minsk, ove accampò il suo esercito fino a giugno. Gli si presentavano ora due possibilità: soccorrere le sue province baltiche, oppure inseguire Pietro. Sfortunatamente per gli svedesi, egli scelse quest'ultima. In quel mentre Pietro, che pensava che l'altro avrebbe adottato la prima soluzione, cominciò ad eliminare gli abitanti del posto che avrebbero potuto simpatizzare con il suo avversario. A Dorpat, Pskof e in altre città, giovani , vecchi, malati e moribondi furono impacchettati nel bel mezzo dell'inverno su slitte e trasportati verso l'interno per rimpolpare le forze di lavoro dei russi.

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11

)

« Pietro il Grande • di Eugene Schuyler (1884) Vol. U , pag. 94.


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Il 17 giugno Carlo tolse il campo da Radoszkowicze e il 29 giugno forzò la Beresina a Borisov. Poi, il41uglio , si incontrò con i russi comandati da Menshikoff e Sheremétief sul fiume Wabis (Bibitch), presso Holowczyn, e li sconfisse. Tuttavia, i russi avevano combattuto riso)utamente. Essi avevano imparato molto dai tempi dell'assedio di Narva ma, per sfortuna degli svedesi , Carlo disprezzava così totalmente il suo nemico che da parte sua non aveva imparato nulla. Da Holowczyn Carlo marciò poi verso Mogilev, (sul Dnieper), che gli aprì le porte 1'8 di luglio. Mentre Carlo era a Mogilev, arrivò al suo comando un'ambasciata da parte di Ivan Stephanovich Mazeppa, (12) Atamano deli'Ucraina, con una proposta: se Carlo avesse preso I'Ucraina sotto la sua protezione, Mazeppa lo avrebbe sostenuto con una forza di 30.000 cosacchi. (' 3) Benché a quel tempo appartenesse nominalmente alla Polonia e alla Russia, l'Ucraina era indipendente a tutti gli effetti e in passato si era rivelato spesso il fattore deterrninante nelle guerre tra russi, polacchi e tartari. Mazeppa si era segnalato per servizi resi a Pietro durante la guerra turca e fin da quel tempo ne aveva ricevuto in cambio amicizia; spaventato però dalle sue riforme e temendo che esse avrebbero portato alla perdita della propria indipendenza, quando Carlo comparve sulla scena Mazeppa decise di buttarsi dalla parte degli svedesi. Carlo vide oella sua offerta una soluzione per il suo problema dei rifornimenti , perché l'Ucraina era ricca di foraggio , cereali, greggi ed armenti. Era pertanto proprio il paese di cui aveva bisogno per sostenere il suo esercito, e perciò accettò la proposta. Siccome aveva a Mogilev rifornimenti sufficienti per alimentare le sue truppe per qualche tempo, decise di attendere colà l'arrivo di Lewenhaupt da Riga con 11.000 uomini , una colonna di rifornimenti e un convoglio di artiglieria , e di attendere altresì notizie sullo scoppio dell'insurrezione in Ucraina. Ma era troppo impaziente per attendere a lungo , così il 16 agosto attraversò il Dnieper e marciò verso Tcherikov , sul fiume Sozh. Pietro e il corpo principale dell'esercito russo mossero allora da Gorki a Mstislavl. Carlo, volgendo a nord, incontrò i russi a Dobry il 9 settembre e, quando si ritirarono dopo un combattimento di due ore , li seguì fino alla frontiera russa a Tatarsk. Da qui in poi gli svedesi rimasero stupefatti vedendo stendersi dinanzi a loro null'altro che le fiamme e il fumo dei villaggi russi che bruciavano. Incerto sul da farsi per la prima volta nella sua vita, Carlo riunì un consiglio· di guerra, durante il quale il generale Rehnskjold prudentemente gli consigliò di attendere l'arrivo di Lewenhaupt, la cui colonna di rifornimenti

( 12) Figlio naturale di un nobile polacco, da giovane·quando era paggio alla corte di Giovanni Ca· simiro, re di Polonia - per aver sedotto la regina venne legato nudo su un cavallo, lasciato poi libero nelle steppe deirUcraina. Soccorso dai cosaccbi, nell687 venne eletto loro Atamano (Hetrnan'-Haupt· man ossia Capo, Capitano). ( 13) Kazak è una parola di origine tartara che significa « un libero vagabondo».


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era ora diventata indispensabile, e poi di ritirarsi in quartier invernali in Livonia. Ma Carlo rifiutò di prendere in considerazione una ritirata e, per sua somma disgrazia, mentre il consiglio era ancora riunito ricevette un urgente messaggio da Mazeppa col quale questi« lo pregava di non ritardare la sua marcia, altrimenti alcuni dei suoi colonnelli avrebbero potuto cambiare parere e far sapere tutto quello che era successo allo Czar. (1 4) Questo appello decise la questione: Carlo rinunciò ad attendere Lewenhaupt , che stava allora avvicinandosi a Shklov sul Dnieper, 60 miglia lontano ,e si diresse a sud per raggiungere Mazeppa , contando che la propria presenza potesse imp~dire le delazioni riguardo al piano. Quale fosse esattamente questo piano, non si sa; ma secondo Adlerfeld era stato concordato che, mentre gli svedesi avrebbero svernato in Severia - la regione tra i fiumi Desna e Sozh - Mazeppa avrebbe dovuto mobilitare i suoi cosacchi e far entrare nell'alleanza i cosacchi di Byelgorod e del Don , oltre ai calmucchi e, se possibile , ai tartari di Crimea. Inoltre, avrebbe dovuto raccogliere rifornimenti dalle fertili province dell'Ucraina e di Byelgorod. Queste attività, riteneva Adlerfeld, « avrebbero obbligato lo Czar a ritirarsi a nord della città di Mosca e del fiume Volga , ove il paese non è nemmeno lontanamente ricco di prodotti quanto lo è nel sud, né in alcun modo sufficiente per sostenere un esercito così grande: ciò , assieme a!Ja paura dei russi di essere obbligati a scontrarsi con noi in campo aperto, benché ci fossero tre volte superiori in numero, avrebbe messo l'esercito svedese in condizione di dettar legge ovunque , mentre lo Czar sarebbe stato inevitabilmente perduto e il suo esercito , senza rifornimenti e in gran parte in preda allo scontento, sarebbe stato obbligato secondo tutte le apparenze a sbandarsi o a sottomettersi al conquistatore ». (15) Congiuntamente a questa eccessivamente ottimistica operazione, il re Stanislao e il generale Krassow avrebbero dovuto entrare in Russia con due colonne, che dovevano marciare una su Kiev e l'altra su Smolensk, e il generale Lybeker dalla Finlandia avrebbe dovuto invadere l'Ingria alla testa di 12.000 uomini e bruciare Pietroburgo. << Tutti questi progettiscrive Adlerfeld - erano così ben concertati e così abilmente condotti che ogni uomo ragionevole che li avesse esaminati avrebbe dovuto pronosticare, umanamente parlando, un esito favorevole per gli svedesi ». (16 ) Nulla poteva essere più lontano dalla realtà. Non soltanto Carlo era un uomo impulsivo che mai elaborò piani ma, come Napoleone sottolinea, in questa campagna egli violò tutti i principi della guerra: mancò di con-

( 1' ) "The Military History of Charles Xli , IGng of Sweden »,scritto per espresso ordine di sua Maestà da M. Gustavus Adlerfeld , Ciambellano del Re (traduzione inglese dell740) Vol. Ill, pag. 207. (Il) lbid. Vol. Ill, pag. 193-194. ('•) Ibid. Vol. Ill, pag. 196.


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centrare le sue forze; abbandonò il suo iniziale piano di operazioni; si tagliò fuori dalla propria base; e fece un movimento laterale , di fronte all'esercito del nemico. (17) Al di là di una generica concezione offensiva , Carlo non aveva piani c, malgrado l'urgenza della situazione di Mazeppa , il non aver atteso Lewenhaupt era stato un atto di follia strategica. Da allora in avanti, le azioni di Carlo mostrarono in modo crescente che la fede in se stesso o il disprezzo per l'avversario, o entrambi contemporaneamente, avevano deformato la sua capacità di giudizio. Ai primi di maggio Lewenhaupt, che si trovava a Riga, aveva ricevuto ordine di preparare 11.000 uomini, un convoglio di artiglieria e munizioni, nonché una colonna di rifornimenti sufficiente a sostentare le sue forze per dodici settimane e l'intero esercito per sci. Poi , all'inizio di giugno, gli venne inviato l'ordine di marciare verso la Bcresina, ma lo ricevette così tardi che non poté partire prima di luglio e , quando lo fece , non era informato del fatto che Carlo aveva deciso di marciare a sud e raggiungere Mazeppa. (18) A Shklov, ove arrivò il 28 settembre, si avvide con costernazione che Carlo era già partito verso sud e gli ordini che ricevette furono di attraversare il Dnieper e il Dozh c di marciare verso Starodub in Ucraina. Egli sentiva che questa era la sua condanna a morte , perché la gran parte dell'esercito russo era dislocata tra questi due fiumi ; ma siccome non aveva altra alternativa che obbedire , diffuse false notizie, indi scivolò al di là del Dnieper e il 9 ottobre raggiunse Liesna , poche miglia da Propoisk sul Sojh. Qui fu attaccato e ne seguì una fiera battaglia, sotto la cui copertura il convoglio dei rifornimenti proseguì su P ropoi k. Entro il calare della notte la sua posizione era divenuta così critica che seppellì le artiglierie, bruciò i carri con le munizioni , fece montare molti dei suoi esausti uomini sui loro cavalli e si ritirò a Propoisk . Visto impossibile far attraversare il Sojh al convoglio dei rifornimenti, ordinò di bruciarlo e discese il fiume finché trovò un guado c lo attraversò. TI 24 ottobre, con 6.000 degli 11.000 uomini con cui era partito da Riga , riu cì a raggiungere Carlo e il suo esercito. Nel frattempo , nel nord, anche Lybecker era andato incontro a un disastro. Si era messo in campo in settembre ed era riuscito ad attraversare la Neva, ma quando si avvicinò a S. Pietroburgo la trovò troppo fortemente difesa per poterla attaccare e fu costretto a ritirarsi su Viborg, cosa che fece al prezzo di 3.000 uomini , 6.000 cavalli e di tutti i suoi bagagli pesanti. Così l'intero piano della campagna, descritto con tanta fiducia da Adlerfeld, era naufragato; due dei tre

1 ( 1) • Corrcspondance dc Napoléoo lcr • Vol. XXXI. pagg. 362-364. (") Adlerfeld, Vol. lll, pag. 207.


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eserciti sussidiari erano in frantumi e Carlo , con l'esercito principale, era isolato ai confini dell'Ucraina. Le speranze di Carlo poggiavano sulla capacità di Mazeppa di sollevare i cosacchi dell'Ucraina e di rifomirlo con il necessario per la guerra. Ma le notizie dei recenti disastri in cui erano incappati gli svedesi ebbero un effetto così deprimente su molti degli accoliti di Mazeppa, che il complotto fu svelato allo Czar. Il 6 novembre Carlo raggiunse la piccola città di Horki, ove convennero anche Mazeppa e 1500 cosacchi. D giorno seguente, il suo arrivo venne riferito dal colonnello Skoropadsky, comandante di Starodub, a Pietro, il quale subito ordinò a Menshikoff di occupare a tutta velocità Baturin, la capitale di Mazeppa , prima che potessero farlo gli svedesi. Questi eseguì l'ordine il 13 novembre e « questa perdita -come scrive Adlerfeld- fu di grandissimo peso, poiché vi era in quel luogo un grande magazzino di ogni sorta di munizioni , di polvere e di cannoni ,oltre che di bronzo e di ferro ; ma, soprattutto , una grande quantità di provviste » . (' 9) Cinq_ue giorni più tardi , Mazeppa venne deposto e il colonnello Skoropadsky fu nominato Atamano al suo posto. Così fallì l'insurrezione, e l'esercito svedese venne lasciato come un lago nel deserto, tagliato fuori da tutti i rivoli di alimentazione. E il peggio doveva ancora venire, poiché uno dei più duri inverni mai visti in Europa stava per avvolgere gli sfortunati svedesi. Carlo raggiunse il fiume Desna il 15 novembre, e vi trovò i russi allineati sulla riva opposta; tuttavia, per nulla intimidito, traghettò con zattere i suoi uomini attraverso il fiume e mise in fuga l'avversario . Poi avanzò fino a Romni, sul fiume Sùla, ove i suoi uomini affamati trovarono<< in abbondanza ogni sorta di provviste ... con foraggio , fieno e avena per cavalli e animali da soma ». ( 20) Nel frattempo i russi, che avevano marciato parallelamente alloro nemico , occupavano Sumie Lebedin sul fiume Psiol e venivano ogni giorno rafforzati da migliaia di cosacchi, che continuamente depredavano i foraggiatori svedesi. In dicembre , poco prima di Natale, « Il freddo divenne così rigido e implacabile -dice Adlerfeld -che a memoria d'uomo non si ricordava nulla di simile » (21) e strinse in una morsa l'intero continente europeo. Il Baltico gelò e altrettante fecero il Grande Belt e I'Oresund. In Francia , il Rodano era ghiacciato; in Italia, i canali di Venezia si coprirono di ghiaccio, e così l'estuario del Tago. Nell'Europa centrale gli alberi da frutta vennero uccisi dal gelo e nelle pianure deli'Ucraina il freddo era così intenso che gli uccelli cadevano morti mentre volavano nell'aria e i barili di

( 19) Jbid. Vol. III , pag. 213. ( 20) lbid. Vol. IJI, pag. 214. (2 1) Adlerfeld, Vol. IIJ , pagg. 214·215.


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spirito gelavano, trasformandosi in solidi blocchi di ghiaccio. Benché Carlo fosse confortevolmente sistemato a Ro m ni, la vicinanza dei russi era un insulto per la sua vanità. Pietro , che giudicava esattamente la sua indole, lo attirò in una trappola inviando la maggior parte del suo esercito verso la città di Gadiatz, allora occupata da quattro battaglio ni di svedesi, ordinando al medesimo tempo a un forte distaccamento di occupare Romni se Carlo avesse dovuto uscirne . A dispetto del freddo intenso, e contro il parere dei suoi generali, Carlo, quando sentì che Gadiatz era minacciata , immediatamente marciò in suo soccorso. Subito i russi occuparono Romni , incendiarono Gadiatz e se ne ritirarono. Quando Carlo arrivò a Gadiatz, trovò che più di un terzo delle case era stato bruciato e che non vi era rimasto riparo sufficiente per le sue truppe. Nella marcia da Romni a Gadiatz, le sofferenze sopportate dai soldati svedesi furono indescrivibili ; mal nutriti e mal vestiti , circa 3.000 morirono assiderati e molti di più vennero resi inabili per congelamento. Tuttavia Carlo no n aveva preteso dai suoi uomini nulla a cui non si fosse puntualmente sottoposto lui stesso e, per lui, questo spaventoso disastro era soltanto un altro capitolo della sua epopea. Ai primi di gennaio, per rappresaglia per la perdita di Romni , egli prese la cittadina di Veprik . Verso la fine di febbraio, con soltanto 400 uomini disperse 7.000 russi a Krosnokutsk (a ovest di Kharkov) e a Oposzanaya sconfisse 5.000 uomini con 300. Entrambi questi scontri furono vinti più con il terrore che incuteva il suo nome che con la forza delle armi. Alla fine di febbraio il freddo diminuì e il disgelo primaverile pose fine alle operazioni attive per alcuni mesi. Pietro partì per Voronezh , per ispezionare l<f sua flotta nel Mar Nero, mentre Carlo accampava il suo esercito a Rudiszcze, tra i fiumi Psiol e Vorskla. Quando Lewenhaupt lo aveva raggiunto , il suo esercito aveva contato 41.000 uo mini. Ora era sceso a 20.000, di cui circa 2000 mutilati ; la sua artiglieria si era ridotta a 34 pezzi e gran parte della polvere che restava era deteriorata . Nonostante ciò, Carlo era soddisfatto di ciò che aveva compiuto e l' 11 aprile scriveva a Stanislao: « Io e l'esercito siamo in buone condizioni ». Il conte Piper, suo Primo Ministro, aveva però una storia diversa da raccontare. Circa nello stesso periodo , in una lettera a sua moglie, diceva: « L'esercito è in condizioni indescrivibilmente pietose ». (22) E ntro la primavera del1709 la situazione era divenuta così critica che i generali svedesi sollecitarono Carlo a tornare in Polonia. Ancora recentemente aveva inviato ordini a Stanislao perché lo raggiungesse con l'esercito di Krassow attraverso la Volinia; inoltre aveva stretto un patto con i

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Citato da~ Pietro il Gra nde • di Eugcne Schuyler. Vol. Il. pag. 142.


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cosaccbj Zaporogi perché attaccassero i russi da sud, e sperava ancora di ottenere l'aiuto dei tartari. Per Carlo era sempre così: una volta che aveva deciso riguardo qualche cosa, arrivava alla conclusione che o era già fatt a o inevitabilmente lo sa rebbe stata. « Un generale- scrisse una volta Napoleone - non deve mai dipingere quadri , è la peggior cosa che possa fare » . Con ciò intendeva che deve basare i suoi calcoli sui fatti e non sulle fantasticherie. Jnvero, nessun generale cadde così faci lmente vittima delle proprie illusioni quanto accadeva a Carlo. Egli dipingeva continuame nte quadri con se stesso in primo piano: non erano nient'altro che ritratti della sua immaginazione, in cui i dettagli realistici erano o totalmente mancanti oppure di nessun interesse. Tutto ciò che cercava era una scusa per esprimere se stesso. Ciò nondimeno, a dispetto di queste fantasticherie, occorreva guadagnare tempo , perché Stanislao era 900 miglia lontano. Ancora più importante, i rifornimenti erano quasi esauriti e, per riportarli a livello e per rafforzare la sua posizione- contro il parere di tutti i suoi generali- Carlo decise di assediare Poltava , una cittadina fortificata c sede di depositi, sulla strada Kiev-Kharkov, vicino alla riva occidentale della VorskJa, che corre esattamente da nord a sud. Che la sua artiglieria fosse inadeguata e la sua polvere in gran parte avariata, che non avesse forze sufficienti per investirla da tutti i lati e che nelle vicinanze Menshikoff con 80.000 russi fosse pronto a marciare verso il suono dei suoi cannoni, tutto ciò non disturbava minimamente i suoi calcoli. Quando il 2 maggio l'assedio fu iniziato , Carlo fu stupito che la città no n avesse ceduto al primo colpo. « Come! - esclamò- Credo proprio che i russi siano pazzi e che si difenderanno in maniera regolare! » (23) Sei settimane dopo, stavano ancora difendendosi. L"assedio era appena cominciato quando Monshikoff avanzò il suo esercito fino alla riva orientale della Yorskla di fronte a Poltava e lo sistemò in trincea; una forza di copertura svedese fu schierata lungo la riva opposta. Nel frattempo, Pietro era impegnato a sedare una rivolta dei cosacchi Zaporogi, che erano stati sobillati da Mazcppa, e non fu che quando la loro grande fortezza acquatica (syech) tra le isole del Dnieper venne distrutta che fu libero di raggiungere il s.uo esercito, cosa che fece ai primi di giugno. Per prima cosa, decise dj inviare pattuglie di razziatori per ostacolare i foraggiatori avversari, poi , sotto la copertura di un simulato attraversamento della Yorskla a sud della fortezza, progettò di portare il grosso del suo esercito sulla riva orientale, a nord di Poltava. Progettò di iniziare queste operazioni il 17 giugno. Mentre l'as edio i stringeva, la posizione degli svedesi diventava

(23) Jbid. Vol. H, pag. 146.


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sempre peggiore, finché la situazione divenne critica al punto che Carlo chiese consiglio da Lewenhaupt; questi gli consigliò ancora di ritirarsi al di là del Dnieper c di riguadagnare il collegamento con la Polonia. Trascurando questo consiglio, il 17 giugno di primo mattino.- era il suo 27" compleanno - Carlo uscì a cavallo verso la Vorskla. accompagnato da Lewenhaupt, allarmato dal rumore del finto attacco di Pietro. Si avvicinarono al nemico fino a tiro di moschetto, e prima il cavallo di Lewenhaupt fu ucciso sotto di lui, poi Carlo fu colpito da una palla in un piede. Egli rifiutò di smontare, e continuò la sua ricognizione; così soltanto al suo ritomo si scoprì che la palla era penetrata per tutta la lunghezza della pianta dal tallone alle dita del piede. La ferita era così seria che mise Carlo « hors de combat » proprio nel momento in cui la sua presenza era più necessaria. Per gli svedesi, fu la disgrazia finale. Quando sentì dell'inconveniente occorso a Carlo. Pietro- che fino allora aveva per principio evitato la battaglia- decise subito di accettarla c. per attirare l'avversario in campo aperto. evacuò con la protezione della notte il campo trincerato che aveva costruito fin dal 17 giugno. a nord di Poltava, e mosse verso valle, costruendo un altro campo a due miglia dalla città. Come il primo. es o aveva la forma di un quadrilatcro circondato da trincee; il suo lato orientale appoggiava alla Vorskla e quello meridionale era coperto da un bosco solcato da burroni. Mentre Carlo giaceva prostrato. ricevette notizia da Stanislao c Krassow che essi erano così fortemente impegnati da non poter lasciare la Polonia e che il Sultano non sarebbe venuto in suo aiuto né direttamente né indirettamente attraverso i tartari. Da ciò divenne chiaro che, p oiché Carlo non era disposto a togliere l'assedio e a ritirarsi, la sola alternativa che gli restava per evitare la sconfitta per fame era quella di attaccare. U 27 giugno riunì un consiglio di guerra durante il quale, dopo aver nominato il feldmaresciallo Rehnskjold comandante al suo posto. gli ordinò di attaccare il campo russo il giorno seguente. A questo punto Lewenbaupt, per poter concentrare la massa delle truppe nell'attacco, propose di togliere per prima cosa l'assedio. Carlo però non era d'accordo; perciò 2000 uomini vennero distaccati per tenere sotto controllo la fortezza. altri 2400 per proteggere i bagagli e 1200 dovettero restare sulla riva occidentale della Vorskla onde impedire che un'unità russa, ancora ivi dislocata, potesse prendere sul fianco gli svedesi mentre attaccavano. Una volta decisa la costituzione di questi distaccamenti. a R ehnskjold erano rimasti a malapena 12.500 uomini, metà fanteria e metà cavalleria, e la prima era così a corto di polvere e di proiettili che ricevette ordine di condurre l'attacco con la baionetta. Inoltre venne deciso di lasciare indietro l'intera artiglieria, eccettuati quattro ca nnoni leggeri. Questa può sembrare una soluzione dettata dalla disperazione; ma


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non è nulla di questo genere, perché la tattica di Carlo non era basata sui numeri e sulla potenza di fuoco ma sulla velocità e sull'urto. Il suo scopo era sempre quello di infliggere all'inizio della battaglia un colpo così decisivo che l'equilibrio del suo avversario ne fosse irrimediabilmente sbilanciato. Come gli attacchi della cavalleria di Alessandro il Grande, contro truppe poco disciplinate e mediocremente comandate la tecnica d'attacco di Carlo aveva ripetutamente avuto successo. Questa volta però era destinata a fallire , non tanto per la superiorità numerica dei russi ma perché la loro disciplina e la loro leadership erano migliorate; e, soprattutto, perché - a causa della ferita di Carlo - non vi era più unità di comando nel campo svedese. Ci viene detto che Rebnskjold non aveva un piano ( 24) e questo è comprensibile, perché Carlo non aveva alcuna intenzione di cedere il comando supremo e, quando aveva nominato il feldmaresciallo al suo posto non aveva mai inteso farne nulla di più del proprio sostituto. È importante tenere presente tutto ciò, altrimenti la battaglia di Poltava diventa incomprensibile. Carlo aveva un piano beo definito o, per meglio dire, un'idea di attacco, benché non l'avesse stesa per iscritto. Prima di delinearla , però, è necessario descrivere il campo di battaglia. Come si è detto , il campo trincerato di Pietro era un vasto quadrilatero con il suo Lato orientale sulla Yorskla , perciò non poteva essere attaccato da quella parte. Il lato meridionale, a causa di un bosco solcato da burroni, era anch'esso inattaccabile, o quanto meno assai inadatto all' attacco di slancio praticato da Carlo. A ovest del lato occidentale si stendeva una vasta pianura, oltre la quale si trovava un bosco; e tra questo bosco e quello sul lato meridionale del campo c'era una striscia di terreno aperto. Per attaccare il campo dalla direzione di Poltava era necessario passare attraverso questa striscia , e Pietro aveva avuto la precauzione di sbarrarla con sei fortini. Inoltre, per ostacolare l'impiego della striscia quale ingresso, egli stava - al momento della battaglia- costruendo altri quattro fortini verso sud e ad angolo retto coi primi sei, il cui scopo tattico era di restringere l'uso della striscia, divide ndola in due canali. Per qualunque altro generale che non fosse Carlo, il forzamento della soglia avrebbe richiesto una metodica operazione in cui l'artiglieria sarebbe stata impiegata per neutralizzare i fortini e così aprire la pòrta del campo di battaglia: la pianura. Ma Carlo non avrebbe fatto niente di tutto ciò, non era un generale« bombardiere », bensì un generale assaltatore. Pertanto la sua intenzione era di superare in frett~ la soglia, senza tentare prima di neutralizzare i fortini , per poi disperdere con l'urto le truppe nemi-

(") lbid. Vo l. li, pag . 14S.

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che sui rovesci dei fortini e, infine, ruotando rapidamente il suo esercito verso destra, spingere queste truppe disperse e confuse nel campo trincerato, penetrando in esso alle loro calcagna. Se non fosse stato ferito, avrebbe potuto riuscire nell'intento poiché, come era sua abitudine, avrebbe diretto l'intero attacco galoppando da un punto all'altro man mano che la battaglia procedeva. Costretto però a entrare in campo su una lettiga a cavalli, la sua abituale attività risultava gravemente menomata. Le conseguenze furono notate da Adlerfeld, che commenta sulla battaglia: « in breve, non si vide in questo giorno quella meravigliosa attività che si manifestava nelle nostre truppe quando il Re in persona le guidava prima di essere ferito, e quando era solito volare di quartiere in quartiere per animarle. In una parola, la sua ferita fu l'origine di tutte le nostre disgrazie ... » (25) e ancora: «Tutto ciò avrebbe potuto ancora essere stato rimediato , se il Re non fosse stato ferito, ma poiché giaceva nella sua lettiga ... essendo impossibile trasportarlo abbastanza velocemente da un punto all'altro per diramare gli ordini, quel giorno nell'esercito non v'era· in realtà un vero comando e alla fine cominciò a sorgere confusione, con ciascuno che agiva secondo il suo capriccio >). (26) Ma , ci si può chiedere, non poteva il suo vice Rehnskjòld agire al posto suo? La risposta è no, perché nel tipo di guerra praticato da Carlo, che dipendeva soprattutto dalla personalità e dall' intuito tattico, Rehnskjòld non poteva sostituirlo più di quanto Parmenio avrebbe potuto rimpiazzare Alessandro. Con queste premesse in mente, la natura caotica della battaglia diventa completamente comprensibile. Dopo aver messo insieme i suoi uomini, Rehnskjòld, per poter sorprendere il suo nemico all'alba, iniziò alla mezzanotte del 27 giugno un'avanzata notturna verso le posizioni di fronte alla soglia; sfortunatamente per gJi svedesi però, malgrado si fosse presa ogni possibile precauzione per impedire che i russi si accorgessero di cosa stava accadendo, Pietro ebbe sentore del movimento e schierò una considerevole forza di cavalleria e fanti dietro ai fortini. (27) All'alba la fanteria svedese avanzò su quattro colonne, due su ciascun lato dei quattro fortini incompiuti, con la cavalleria che seguiva su sei colonne. Da ciò che accadde durante la battaglia , tuttavia sembrerebbe che l'ordine di attacco adottato fosse su una colonna centrale di fanteria al comando di Lewenhaupt, fiancheggiata da due ali , la sinistra costituita dalla divisione di fanteria del generale Axel Sparre, seguita da metà della cavai-

(2") Adlerfeld, Voi III, pag. 232. lbid., Voi III. pag. 231. (2 7) • The History of the Wars of his late Majesty Charles XII, King of Swcden »di un gentiluomo scozzese in servizio militare con gl i svedesi (compilato da Daniel Defoe, seconda edizione , 1720) pag. 6 (' )

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leria sotto il ge nerale Schlippenbach. L'ala sinistra avanzò sul lato occidentale dei quattro fortini incompiuti (28) e l'ala destra su quello orientale; la prima era accompagnata da Carlo e da Rehnskjòld. A causa dei quattro fortini, che agivano come uno spartiacquc , la battaglia si sviluppò subito in due azioni separate. Senza grosse difficoltà, l'ala sinistra spinse i russi dietro i loro fortini « che - dice Adlerfeld - superammo nel mezzo di una violenta sca rica, sia delle loro armi individuali sia dei loro ca nno ni , i quali ultimi facevano incessantemente fuoco negli spazi tra i fortini ». ( 29) Nondimeno, la fanteria dei russi fu messa in rotta e la loro cavalleria fuggì disordinatamente verso la Vorskla. In questo attacco sentiamo la presenza di Carlo, poiché gli svedesi non badarono al fuoco dei fortini e attraversarono di corsa le strettoie tra di essi con il loro slancio usuale. Ma all'ala destra le cose andarono diversamente , perché Roo tentò « di caJicarli (i fortini) spada alla mano uno dopo l'altro, invece di passare attraverso gli spazi interposti, come il re aveva fatto con la sua colonna>>. (30) n risultato fu che le perdite di Roos fu rono pesanti c, ancor peggio, che il suo comando venne eparato dal resto dell'e crcito. Pietro se ne accorse e mandò avanti 10.000 uomini al comando d el generale Rensel per tagliarlo fuori. Press'a poco nello stesso momento, il generale Schlippcnbach , che come cavaliere probabilmente capì la tattica di Carlo meglio di quanto non abbia fatto Roos, si avvide della difficile situazione di Roos e, accompagnato dal capitano Palrnfeld, galoppò avanti per cercare il re e metterlo al corrente, ma sfortunatamente si imbatté in una delle pattuglie di Rensel e fu catturato. Poco dopo, Roos vide una grossa unità avanzare verso di lui c mandò avanti il capitano Funck per scoprire di chi si trattasse. Funck, vedendo il generale Schlippenbach fra gli armati e scambiandoli quindi per svedesi cadde anch'egli nelle mani di Rcnsel. Immediatamente dopo, gli uomini di Roos fu rono circondati. Mentre accadeva q uesto disastro, l'ala sinistra svedese entrava nella pianura e veniva fatta fermare da Carlo tra « il grande trinceramento avversario e i fortini >>. Carlo vide l'unità di Renscl in ditanza, la scambiò per la divisione di Roos e mandò indietro a Mazeppa il generale Gyllenkrok perché faccs e venire avanti rartiglieJia e le truppe che aveva con lui, « per dare assistenza e sostegno ali' attacco al campo trincerato >>. Scrive Adlcrfeld infatti che « q uesta era stata la decisione del re al mattino prima che la battaglia cominciasse, perché ri teneva che se avesse sostato per far venir avanti l'artiglieria avrebbe perso troppo tempo e avrebbe ritardato l'esecuzione del suo progetto di passare in fretta attra-

("') Come abbia avanzato il centro non viene deuo , ma probabilmente sulla destra o dietro all'ala si nistra. ("") Adlerfeld, Vol. 111. pag. 227. (>O) Adlerfeld, Vol. lll. pag. 227.


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verso i fortini ». (3 1) Quando però si avvicinò all'unità di Rensel e la riconobbe per russa , Gyllenkrok ritornò in fretta dal re, che poco dopo apprese anche che Roos era stato reso prigioniero e i suoi uomini dispersi o uccisi. Sembrerebbe che il più discusso incidente dell 'intera battaglia sia accaduto subito dopo. Mentre Roos era circondato e Carlo si schierava nella pianura, Lewenhaupt con il centro irruppe attraverso la linea dei fortini , entrò nella piana e stava per avanzare contro il lato occidentale del campo trincerato di Pietro e prenderlo d'assalto, quando ricevette ordine da« un leale servitore del re » - così asserisce- di fermarsi. (32) Benché meravigliato e indignato , perché credeva di avere la vittoria a portata di mano , non aveva altra scelta che obbedire. Chi abbia mandato l'ordine, non fu mai chiarito; Rehnskjòld negò recisamente di averlo fatto, e altrettanto fece Carlo. In verità pare che durante la battaglia Carlo e Rehnskjold dessero gli ordini alternativamente e che, dopo l' iniziale successo dell'ala sinistra svedese , imperasse la più gran confusione. Così, ordini e contrordini si rincorrevano sul campo di battaglia. Una volta che Lewenhaupt si fu fermato, la fugace opportunità sfumò. Dopo il primo successo di Sparre e Creuz, Pietro era stato sul punto di fuggire ma ora, incoraggiato dalla cattura dell'unità di Roos, schierò ogni arma a disposizione per affrontare l'assalto finale degli svedesi, che Carlo visibilmente stava preparando: infatti, aveva deciso di non attendere Mazeppa e l'artiglieria ma di colpire, come credeva « mentre il ferro era caldo». Sfortunatamente per lui, il ferro era ormai freddo perché Pietro, che intanto aveva recuperato l'autocontrollo , mentre Carlo attendeva Ross aveva schierato 40.000 uomini fuori dal proprio campo trincerato, appoggiandoli con circa 100 cannoni e disponendoli in linea di battaglia. Per nulla intimorito, Carlo diede l'ordine di avanzare e 4000 fanti svedesi con la cavalleria sui loro fianchi mossero avanti « direttamente verso il nemico, caricandolo con grande furia e buon successo », così scrive l'anonimo gentiluomo scozzese della storia di Defoe. Egli aggiunge: « Ma il cannone avanzò dal campo trincerato e in vari punti si aprirono varchi tra le truppe a causa del suo tiro su di noi; per le nostre fanterie era impossibile restare in ordine, né gli uomini potevano sostenere il fuoco di settanta pezzi d'artiglieria, caricati con cartucce di piccoli proiettili ... ». (33) Sembra che metà della fanteria svedese sia stata falciata e che il rimanente sia stato in(3 1) lbid., Vol. III , pag. 229. ( 32 ) Per questo incidente, vedi « Charles XII and the Collapse ofthe Swedish Empire» di R. Nisbei Bain (1902), pagg. 186-187. ( 33) • The History of the War etc. », pag. 180.


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ghiottito dalla massa russa che gli si serrò attorno da ogni lato. La battaglia terminò circa a mezzogiorno. Pietro si comportò con notevole coraggio durante l'azione, e fu colpito da tre pallottole di moschetto: una attraverso il cappello, una nella sella e un'altra fu deviata dalla croce di metallo appesa al suo collo. Carlo, come il solito, era nel mezzo della mischia. Ventuno dei suoi ventiquattro portatori e attendenti furono uccisi e feriti e la sua lettiga fu sfasciata da una palla di cannone. Venne sollevato su un cavallo e condotto fuori dal campo, nella ritirata. Poche ore più tardi , quel che restava dell'esercito svedese si raccolse nell'accampamento che aveva lasciato il giorno precedente, e si vide che dei 12.500 che erano entrati in battaglia circa 3000 erano stati uccisi e feriti e 2800 fatti prigionieri. T ra questi ultimi c'erano il Feldmaresciallo Rebnskjold, quattro generali e cinque colonnelli. Le perdite russe furono 1300 in tutto. La gioia di Pietro era così grande che non inseguì il nemico che si ritirava ma allestì un banchetto a cui invitò i più importanti fra i suoi prigionieri e soltanto alle 17 inviò il principe Michele Galitsin a inseguire gli svedesi. Carlo intanto, radunati i suoi distaccamenti e raccolti i frammenti del suo esercito, partì discendendo la Vorskla verso il Dnieper e il 29 giugno arrivò alla cittadina di Perevolotchna, alla congiunzione dei due fiumi. lvi si trovò che tutte le barche e il materiale da ponte erano stati distrutti o asportati, ma vennero costruite abbastanza zattere per traghettare Carlo, Mazeppa e circa 1000 cavalieri al di là del Dnieper. Carlo lasciò Lewenhaupt al comando dell'esercito e con la sua scorta cavalcò velocemente quanto gli permetteva la ferita verso il fiume Bug e da lì a Bender sul Dniester, ove fu ben accolto dai turchi. Nel frattempo Lewcnhaupt tentò la traversata della Vorskla per puntare verso il Mar Nero ma, vistane l'inattuabilità, il 30 giugno si arrese con oltre 12.000 uomini , dopo essersi accordato con Mensbikoff. Quando Pietro ricevette la notizia della capitolazione, scrisse all'ammiraglio Apraksin: « Ora, con l'aiuto di Dio, è stata posata l'ultima pietra della fondazione di S. Pietroburgo » . ( 34) Inviò poi una parte del suo esercito a Riga e un'altra parte alla guerra contro Stanislao in Polonia, indi proseguì per Kiev. Qui , nella chiesa di S. Sofia , venne tenuto un olenne servizio di ringraziamento durante il quale Teofane Prokopovitch, rettore del monastero di Bratsky, in un panegirico della vittoria disse: « Quando i nostri vicini senti ranno cosa è accaduto, diranno: non è stato in un paese straniero che l'esercito svedese c la potenza svedese si sono avventurati, ma piuttosto in una sorta di possente mare! Essi vi sono caduti e sono scomparsi, proprio come il piombo è inghiottito daJI'acqua ». (3S) (3') «Pietro il G rande» di Eugenc Schuyler, Vol. Il, pag. 152. (") « Pietro il Grande " di K. Waliszewoki, pag. 326.

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Queste erano parole profetiche, come altri potenziali conquistatori della Russia avrebbero scoperto nei tempi a venire. La campagna che fece seguito a Poltava andò molto vicino a cancellare tutto ciò che Pietro aveva guadagnato. Egli non aveva imparato nulla dagli sbagli del suo grande antagonista e commise lo stesso tipo di grossolano errore che aveva condotto Carlo alla rovina: si lanciò in profondità all'interno di un paese nemico. senza curarsi delle comunicazioni e dei rifornimenti. Invece di lasciar perdere, diede disposizioni al suo ambasciatore presso la Porta perché esigesse l'estradizione di Carlo e di Mazeppa. I turchi però consideravano vantaggioso che la guerra russo-svedese si protraesse così la Porta, sollecitata da Carlo- che ora mostrava altrettanta abilità con la penna quanta ne aveva avuta conia spada- nell'ottobre del 1710 gettò in prigione l'ambasciatore russo c inviò il Gran Visir Baltaji Mehemet e 200.000 uomini alla frontiera russa. La situ azione si fece così minacciosa che nel marzo 1711 Pietro dichiarò guerra e, in giugno, il generale Sheremétief al comando del suo esercito trovò ben presto il territorio talmente devastato dai turchi che gli fu impossibile approvvigionare i suoi uomini. Poi Pietro lo raggiunse e, come Carlo, decise scon idcratamente di continuare l'avanzata. Il 16 luglio raggiunse Jassy. Là le difficoltà di rifornimento divennero insormontabili c , quando seppe che Baltaji si avvicinava, si ritirò verso il Pruth e trincerò il suo esercito, ridotto dall'inedia a 38.000 uomini. L'Il agosto il Gran Visir, alla testa di 190.000 uomini, assalì il campo russo e venne respinto. Se in quel momento lo avesse attaccato anche soltanto un'altra volta, la posizione di Pietro era così disperata che sicuramente avrebbe dovuto capitolare entro pochi giorni. La Moscovia si sarebbe allora con ogni probabilità sollevata e l'intero corso della storia sarebbe cambiato. Invece , il Gran Visir aprì un negoziato, col risultato che Pietro ebbe la possibilità di ritirare il suo esercito affamato, dietro l'impegno di cedere Azov, smantellare Taganrog e altre fortezze , smettere di interferire negli affari della Polonia c garantire il libero pas aggio di Carlo per la Svezia. Quest'ultimo, che aveva elaborato e fornito al Gran Yisir il piano della campagna, si infuriò quando seppe di queste condizioni, lo accusò di tradimento e ne provocò l'allontamento. Seguì una serie di intricate trattative e di mezze dichiarazioni di guerra da parte della Porta , che si trascinarono fino al 1713 quando il Sultano, che temeva l'irruenza dei suoi Giannizzeri, chiese a Carlo di lasciare la Turchia. Questi semplicemente si rifiutò di farlo c il 1 febbraio,mentre si trovava a Bender, venne assediato dal suo ospite. Per otto ore, con non più di 40 uomini , dife e la sua casa non fortificata contro 12.000 t urchi e 12 cannoni e soltanto dopo che 200 di loro furono uccisi- dieci caduti sotto la sua spada - venne sopraffatto e preso prigioniero. Vennero allora ripresi i negoziati con lo Czar e finalme nte, con la pace di Adrianopoli del


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16 luglio, si poterono dirimere i contrasti tra la Russia c la Porta. Infine, il 20 settembre 1714, Carlo lasciò la Turchia e cavalcò, quasi senza che nessuno si curasse di lui, attraverso l'Austria e la Germania. A novembre apparve inaspettatamente a Stralsund che, per tutto il 1715, difese con davvero ovrumano eroismo contro una coalizione di Gran Bretagna ( Hannover), Russia, Prussia, Sassonia e Danimarca. 1123 dicembre, con Stralsund ridotta a un cumulo di macerie, fuggì in Svezia, raccolse un altro esercito e il 12 dicembre 1718, mentre stava assediando la fortezza norvegese di Friedrikstcn, fu colpito a morte nelle sue trincee. Così morì il soldato certamente più straordinario della storia della guerra. La Svezia era ora quasi esaurita e nel settembre del 1719, per continuare la guerra con la Russia, scese a patti con Hannovcr, Pn1ssia e D animarca, cedendo Brema e Verdcn al primo e Stettino alla seconda. Per altri due anni re istette coraggiosamente dopo di che, o rmai materialmente incapace di continuare la lotta, aprì trattative con la Russia. Questi negoziati portarono, il 30 agosto 1721, alla fine della Seconda Grande Guerra Nordica e alla firma de lla pace di Nystcd. Secondo i termini del trattato, la Russia acquistò la Livonba, l'Estonia , l'Ingria , la Provincia Finnica di Keksholm e la fortezza di Yiborg , e la Svezia cessò così di essere una grandc potenza. La battaglia di Poltava fu di più del solito scontro tra due popoli confinanti, poiché fu una prova di forza tra due civiltà , quella dell'Europa e quella dcii" Asia . Stando così le cose, benché ci se ne rendesse poco conto sul momento , la vittoria russa sulla Vorskla era destinata ad essere uno dcgli eventi più carichi di conseguenze nella storia moderna del mondo occidentale. Strappando alla Svezia l'egemonia nel nord, mettendo termine all'indipendenza deii'Ucraina e facendo fallire la causa di Stanislao in Polonia. la Russia - potenza essenzialmente asiatica - poneva una seria ipoteca sugli accessi all'Europa o rie ntale. Ma a quel tempo l'importanza di Poltava stava più in ciò che aveva stabilito che in ciò che aveva abbattuto. Essa mostrò a Pietro che il suo primo compito avrebbe dovuto essere ora quello di creare un esercito regolare e una flotta baltica, per pote r mantenere la sua posi7ione di fronte all' E uropa. Inoltre , gli mostrò che il mantenimento di queste forze richiedeva riforme finanziarie, c che queste riforme esigevano la sostituzione de lla amministrazione di tipo orientale con una di stampo e uropeo. Come scrive Kluchevsky: << ••• I suoi principali atti legislativi appartengono esclusivamente a l periodo post-Po ltava c perciò la guerra deve essere stata il fattore che trasformò la sua legislazione, prima olo amministrativa. in una istituzionale c mutò lui stesso, in origine soltanto un costruttore di navi c un organizzatore militare, in un promotore di riforme in ogni campo ». Kluchevsky, inoltre, sottolinea che « ... dal momento che la pinta per l'atti-


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vità di Pietro era sempre la guerra, il campo d 'azione in cui si esplicò fu inizialmente la riforma militare. E poiché il suo obiettivo finale era la riorganizzazione finanziaria, Pietro cominciò la sua opera col riformare le risorse difensive dello stato e soltanto dopo aver fatto ciò si accinse a riformame il sistema interno ». (36) Pertanto, se fosse stato sconfitto a Poltava, questi possenti schemi non avrebbero mai preso forma. La cosa di più sinistro auspicio per l' Europa fu che entro la fine del suo regno egli aveva creato un esercito regolare di 210.000 uomini , rinforzati da 109.000 irregolari , e aveva costruito una flotta di 48 navi di linea e 787 tra galee e vascelli minori. Come le orde di Serse, questa sterminata schiera oscurava l'orizzonte . orientale dell'occidente , presagio minaccioso di un'altra invasione asiatica. In certo qual modo, Poltava fu una Maratona alla rovescia. Oltre a queste riforme principali , il fertile cervello di Pietro ne scodellò innumerevoli altre minori quali : la proibizione del matrimonio forzato; l'affrancamento delle donne dal « terem » (una specie di purdab); (3 7) la lastricatura di Mosca; l'istituzione di ospedali , scuole mediche e ispettori sanitari; l'introduzione di un nuovo alfabeto; l'apertura di miniere di ferro, di rame e d'argento ; la mietitura del gr ano con le falci anziché coi falcetti. Egli era per l'efficie nza occidentale, a qualunque costo. Le condizioni barbariche del suo popolo e l' inquietudine della sua volontà lo spingevano a ricorrere al terrore e alla costrizione. « La Russia di Pietro il Grande - scrive Waliszewski - è una fabbrica e un campo » poiché egli rese i suoi « russi una nazione di ufficiali , operai e soldati ». (38) Nel 1708, inviò un corpo di 40.000 uomini condannati ai lavori forzati a costruire S. Pietroburgo e, quando essi perirono nelle paludi della Neva , ne vennero arruolati altri 40.000, e poi altri ancora. Queste misure arbitrarie provocarono tanta opposizione che, nel 1713, « gli informatori vennero invitati a riferire allo Czar tutti i casi di concussione e vennero loro promessi il rango e le proprietà di coloro che avessero denunciato ». (39) Così nacquero gli antenati della « CEKA >> e della « Gepeu ». (40) Waliszewski ci informa che nel corso del regno di Pietro: « .•. . la diminuzione della popolazione fu calcolata sul 20%. Ciò senza tener conto del

(.16) "A History of Russia "• Vol. IV, pagg. 59-60. (37) Segregazione femminile in uso in India. D « terem • era in particolare applicato nei confronti ~elle donne non sposate della famiglia reale (N.d.T.). (") " Pietro il Grande •. pag. 561. (,.) "Cambridge ~odcrn History •. Vol. V, pag. 534. ("') La" Ceka • (polizia politica rivoluzionaria istituita in Russia nel 1918) venne sostituita nel febbraio 1922 dalla " Gcpeu • (GPU: " Amministrazione Politica dello Stato • ). (N.d.T.).


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terribile olocausto offe rto sull'altare della civilizzazione nelle prigioni e nelle camere di tortura di Prebrajensk6lie, suJia Piazza Rossa di Mosca e nelle celle sotterranee della fortezza dei SS . Pietro e Paolo ». (41) La brutalità del suo governo raggiunse l'apice con il processo c l'esecuzione di suo figlio, Io sfortunato principe Alessio, quando una orgia di terrore si scatenò in S. Pietroburgo. « Ci sono state tante incriminazioni in città - scrisse " La Vie .. nel gennaio del 1718- che sembra un luogo di disastro; tutti viviamo in una specie di pubblico contagio, ciascuno è o un accusatore o un accusato ». (42) La gente veniva straziata alla ruota , mutilata deiJa lingua, delle orecchie e del naso, o ustionata con sbarre di fe rro rove nte. Alessio fu messo sotto tortura , costretto a fare una falsa confessione e condannato da 127 giudici che davano voce alla volontà del loro sovrano. Pare che sia stato frust ato a morte. Pietro unì questa brutalità alla efficienza europea e dalla loro unione e merse la Russia, non solo come impero, ma anche come pote nza pseudo occidentale, la cui data di nascita ufficiale fu il 22 ottobre 1721. Quel giorno, dopo un solenne servizio di ringraziamento nella cattedrale di Troitsa a S. Pietroburgo per celebra re la Pace di Nysted, Pietro fu procalamato « Padre della Patria, Pietro il Grande c Imperatore di tutta la Russia », che a quel tempo si estendeva dal Baltico al mare di Okhotsk e dal Circolo Artico ad Astrabad sul Caspio. Questi furono i risultati che sortirono da Poltava. « Pote te credere scrisse Leibniz - quanto la rivoluzione del nord abbia stupito molta gente. È detto comune che lo Cza r sarà un form idabile pericolo per tutta l'Europa , e sarà come un turco del nord >> . (43) Era sorta una nuova minaccia per l'Eu ropa; ancora una volta l'Asia si muoveva, ma questa volta le sue orde mongoliche erano all 'interno dell'armatura dell'Occidente.

('') « Pietro il Grande "• pag. 560.

(" ) lbid., pag. 536. ("') Citato da • Pietro il Grande ,. di Eugcne Scbuyler. pag. 160. Nel 1869 l'economista francese C.T. Delamarre scrisse: • Fu tutta l'Europa ad essere sconfitta con Carlo Xli a Poltava. L'indomani di questa vittoria i moscoviti cominciarono per la prima volta a prendere piede in Europa con l'irnposses· sarsi della Piccola Russia (Ucraina orientale) " · Da« Le problème dc l' indépendancc dc I'Ukrainc et la France~ di Emanuel Evain (1931) , pagg. 80·81.



CAPITOLO VI

Origini ed espansione della Prussia

l. Quadro storico Megl io descritto come Stato Prussia no - Brandeburghese, la Prussia fu la seconda delle nuove potenze che emer e ro durante il diciassettesimo

secolo. Le sue origini tuttavia , come quelle della Russia, risalgono al decimo secolo e, ancora come per la Russia , la sua espansione fu causata dalla neces ità militare, essendo il paese senza sbocchi sul mare e circondato da potenze ostili. Nell'anno 919 (vedasi il quadro storico al capitolo 12 del Volume I) il duca sassone Enrico l'Uccellatore fondò la Marca del Brandeburgo (Brenniborg), quale baluardo contro gli slavi , e cominciò un grande movimento di colonizzazione che in tre secoli portò all'annessione alla Germania - e alla cristianità - di tutte le terre tra l'Elba c I'Oder. Nel1226 fu annessa anche la regione della Sprea e venne fondata Berlino. Nello stesso anno il duca polacco di Masonia fece appello a H ermann von Salza , Gran Maestro dell'Ordine dei Cavalieri Teutonici, per convertire i pagani prussiani, una tribù slava che abitava la regione tra la foce della Vistola e quella del Niemen. 11 riultato fu che, tra il 1231 e il 1310J fu conquistata la terra che più tardi divenne nota come Prussia Orientale , furono fondate le città di Elbing, Konigsberg e Danzica , e i prussiani vennero in gran parte sterminati e sostituiti dai coloni germani . Nel 1313, il quartier generale dell'Ordine fu stabilito in permanenza a Marienburg. Con la fine del proprio compito missionario, che coincideva con il declino della Lega Anseatica (l'unione tra gli stati scandinavi) e con l'ascesa della Polonia sotto la dinastia Jagello, l'Ordine cominciò a decadere e nel1410, sul campo di Tannenberg, i suoi cavalieri subirono per mano dei polacchi una schiacciante disfatta , da cui non si ripresero mai più. Sette anni più tardi la Marca di Brandeburgo passò a Federico Hohenzollen, burgravio di Norimberga , e nel 1466, secondo i termini della Pace Perpetua di Thom, la Prussia fu divisa in due parti. La Prussia Occidentale (ribattezzata Prussia


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Reale), che includeva Danzica , divenne parte della Polonia; la Prussia Orientale, o Ducale, fu invece restituita all'Ordine come feudo polacco. Infine nel 1618, al termine della Guerra dci Trent'anni, la Prussia Ducale fu permanentemente unita al Brandeburgo e nacque così la Prussia del diciassettesimo secolo. La Guerra dei Trent'anni fu contemporaneamente il letto di morte della civiltà medioevale tedesca e la culla della rivalità franco-germanica, che avrebbe sconvolto l'Europa per 300 anni . Quando la guerra finì- nel 1648 - la Francia era unita e potente. la Germania esausta e divisa e, benché il Brandeburgo avesse perduto quasi metà della sua popolazione e tutte le sue industrie e commerci, la Prussia era intatta. Vista l'impossibilità di espandersi a nord per la presenza della Manica e a sud per quella dei Pirenei, l'ampliamento territoriale francese si indirizzò ad est, verso la Germania , c tra la Pace di Westfalia del1648 c il1704, quando la Francia venne definitivamente battuta a Blcnheim, la Germania occidentale fu ripetutamentc invasa. « Luigi XIV - scrive il duca de Broglie (1) nel suo « Federico II e Maria Teresa » - inviò tante volte i suoi eserciti attraverso il Reno senza che ve ne fosse necessità e senza alcun pretesto, che alla fine il patriottismo fu svegliato dal suo sonno. Ci sono certi errori che la Provvidenza punisce negando ad essi il perdono. I soldati di Turenna non sapevano bene a quale inestinguibile odio da parte della Germania essi condannavano il semplice nome del loro Paese, mentre lo incidevano con lettere di sangue e di fuoco su tutte le colline del Palatinato ». Così veniva suscitato il nazionalismo germanico, come era accaduto per quello francese durante la Guerra dei Cent'anni, e nel Brandeburgo esso cominciò a prendere forma concreta quando Federico Guglielmo ne divenne margravio nel dicembre 1640. Per prima cosa egli iniziò a ricolonizzare i suoi devastati territori e, con l'offrire completa tolleranza religiosa a tutti i nuovi arrivati, ottenne che migliaia di olandesi, france i e profughi di altri popoli emigrassero nel Brandeburgo per diventare « veri prussiani » del futuro. Poi , rendendosi conto che la potenza di uno stato viene misurata dalle sue forze combattenti, migliorò il piccolo esercito permanente creato da suo padre nel1637 e lo portò a una forza di 25.000 uomini. Egli lo usò come anna sia diplomatica che strategica, impedendo che la Prussia Ducale cadesse nelle mani dei polacchi e degli svedesi. Nel 1675, batté questi ultimi a Fehrbellin , dopo di che passò alla storia come il« Grande Elettore >>. Alla sua morte - nel1688 - gli succedette il figlio Federico che, ill8 gennaio 1701 a Kònigsberg, si autoincoronò Federico I re di Prussia. Nel maggio 1702, quale

( 1) Giacomo duca de Broglie (1821-1901) era il bis mpote dell'avversario di Federico il Grande a Rossbach.


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membro della Grande Alleanza contro la Francia, Federico mise in campo 14.000 uomini, un contingente che alla fine raggiunse la consistenza di 40.000 e che giocò un ruolo importante a Blenheim, Ramillies, Oudenarde e Malplaquet. Benché la Prussia avesse guadagnato poco con la Pace di Ultrecht, la pane avuta dall'esercito di Federico nella Guerra di Successione Spagnola fu così importante che, quando essa finì nel1713 , le popolazioni del Brandeburgo- Prussia ne emersero fuse in un'unica nazione prussiana: una sfida permanente alla Francia. Federico I morì due mesi prima che la pace di Utrecht fosse firmata e gli succedesse una figura di grande imponanza storica, suo figlio Federico Guglielmo (1713-1740), che allora aveva 24 anni. Come il suo contemporaneo Pietro il Grande, era un uomo di enorme energia, violento e brutale, c aveva la maniere di un sergente in piazza d'armi. Egli introdusse rigide economie in ogni dipartimento dell'amministrazione e dello stato, rimise in ordine le finanze del suo regno e trasferì 40.000 tedeschi del sud in Prussia Orientale. La sua parsimonia, che erarimarchevole per un monarca assoluto, lo mise in condizioni di elevare la consistenza del suo esercito da 50.000 a 80.000 tra ufficiali e soldati. Questi ultimi venivano arruolati a forza e rapiti con vere cacce agli schiavi, mentre i primi venivano coscritti, poiché tutti i nobili in età militare erano obbligati a prestare servizio, dopo l'addestramento nelle « Cadettenhauser » (Scuole Militari). La forza del suo esercito non stava tanto nelle dimensioni,. quanto nella disciplina e nell'addestramento, che erano così brutali che nei reparti comandati da suo figlio il servizio in operazioni era considerato un sollievo daJia vita di caserma. Il suo unico hobby era il suo reggimento di granatieri giganti, per il quale rapiva uomini in ogni paese, compresa l'Irlanda. Nessun uomo di altezza fuori dell'ordinario era al sicuro; perfino l'abate Bastiani fu messo in un sacco e incatenato mentre stava celebrando la messa in una chiesa italiana, e ogni ragazza che avesse un 'altezza confrontabile a quella dei suoi granatieri veniva presa per accoppiarsi con loro. Era energico in ogni cosa che faceva: la sua regina gli donò 14 figli. Il quarto , nato il 24 gennaio del 1713, fu battezzato col nome di Carlo Federico ed è conosciuto nella storia come Federico II il Grande. Il comportamento di Federico Guglielmo nei confronti del figlio fu quasi abominevole quanto quello di Pietro il Grande verso Alessio. Gli sputava nel cibo per impedirgli di mangiare troppo; nel1730, tentò di strangolarlo con una corda da tenda; più tardi lo condannò a morte e, quando i suoi consiglieri rifiutarono di appoggiarlo nell'assassinio del figlio, gli uccise davanti agli occhi, sparandogli, il suo amico Katte. Quando Federico Guglielmo morì il 31 maggio 1740- mentre quelli attorno a lui cantavano l'inno« Nudo venni al mondo e nudo ne partirò » egli ebbe appena la forza sufficiente


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per mormorare: « No, non del tutto nudo; io avrò addosso la mia uniforme». Federico II si trovò cosi a capo di un efficientissimo stato, con le casse ben fornite e con l'esercito meglio addestrato d'Europa. La Prussia però era strategicamente debole, perché non aveva frontiere terrestri naturali ed era circondata da vicini aggressivi. Queste circostanze esigevano che, per rimanere forte, essa si espandesse; ma per far ciò occorreva un pretesto, quantunque inconsistente, e Federico lo trovò già pronto nella questione della successione austriaca. Quando l'imperatore Giuseppe morì senza eredi maschi, nel1711, gli successe il fratello Carlo col nome di Carlo VI. Siccome neppure questi aveva figli maschi, fu stipulato un accordo familiare, noto come la « Sanzione Pragrnatica ». Secondo esso, la figlia di Carlo, Maria Teresa, riceveva la priorità nella successione ai domini degli Asburgo rispetto alla figlia di Giuseppe, Maria Amalia, che nel1722 divenne moglie di Carlo Albe rto di Baviera. Dopo prolungate trattative, questo accordo fu riconosciuto da tutte le più importanti corti d'Europa, eccetto quella bavarese. Così stavano le cose quando, il 20 ottobre 1740, Carlo VI morì. Rendendosi conto che l'accordo era fragile e che gli stati europei erano nel disordine , e ben sapendo che l'Austria era impreparata per la guerra, Federico mobilitò il suo esercito e mandò il conte Gotter a Vienna con una lettera nella quale egli riconosceva i diritti alla successione di Maria Teresa (1740-1780) e le offriva assistenza militare in caso di bisogno. Proponeva in cambio di occupare la Slesia, per la quale era tuttora in sospeso la propria pretesa basata sulla da tempo annullata « Erbverbruderung » (spartizione fraterna dell'eredità) del1537, tra il margravio di Brandeburgo e il duca di Liegnitz. Federico ricevette un netto rifiuto alle sue richieste e il 16 dicembre ordinò al suo esercito di attraversare la frontiera della Slesia e di marciare su Breslavia. Cosi si scatenò la Guerra per la Successione Austriaca. Subito Maria Teresa si appellò ai garanti della Sanzione Pragmatica chiedendo aiuto; il loro senso dell'onore non era però più alto di quello di Federico e soltanto quando gli austriaci vennero malamente battuti dal feldmaresciallo Schwerin a Mollwitz, il10 aprile 1741, il conflitto divenne generale. Carlo Alberto di Baviera intraprese la conquista della corona imperiale con un'invasione della Boemia; i francesi , che cercavano il predominio sull'Europa, attraversarono il Reno quali alleati della Baviera; i sassoni e i savoiardi si unirono all'attacco contro Maria Teresa, mentre gli inglesi e gli olandesi si affrettarono a sostenerla indirettamente preparandosi ad attaccare la Francia. Federico sconfisse ancora gli austriaci a Chotusitz il17 maggio e aveva stretto alleanza con la Francia quando, per suggerimento dell'Inghilterra, Maria Teresa venne a patti con lui e gli cedette la Bassa Slesia , in modo


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da potersi concentrare contro i francesi e i bavaresi. Federico si ritirò allora dalla guerra e la Sassonia fece lo stesso. Liberatasi della Prussia c della Sassonia, Maria Teresa intraprese l'annessione della Baviera, in compensazione per la Slesia. In pieno inverno, scacciò da 'Praga i francesi che, per soprammercato, vennero sconfitti anche dagli inglesi sul Reno, il 27 giugno 1743, e dagli Hannover a Dettingcn. Allarmato da questi eventi, poiché si n.: ndeva conto che un trionfo dell'Austria avrebbe potuto portare alla rovina della Prus ia, nel settembre del 1744 Federico rientrò in guerra e invase rAustria , ma il mare ciallo Traun ebbe la meglio su di lui per superiorità trategica. Lentamente la fortuna girò a favore dei francesi; il maresciallo de Saxc batté gli inglesi a Fontenoy 1'11 maggio 1745 e ancora a Lauffeld il 2 luglio 1746. Nel frattempo Federico, che era stato respinto fuori dall'Austria, veniva inseguito dagli au triaci e dai sassoni che avanzarono nella Slesia ma furono sconfitti , il4 giugno del 1745, a Hohcnfriedberg. Poi, il 15 dicembre 1745. per mano di Leopoldo di Anhalt-Dessau, il veterano che aveva combattuto a Blenheim , giunse la disfatta degli austriaci e dci sassoni a Kesseldorf, che fu abbastanza decisiva da costringere Maria Teresa a venire ancora una volta a patti con la Prussia. Ciò andava benissimo per Federico, poiché - per evitare di rimanere alla completa mercè della Francia - egli non desiderava una vittoria totale sugli austriaci. La pace tra l'Austria e la Prussia fu firmata a Dresda , il giorno diNatale 1745. Secondo i termini del patto, Slesia e Glatz vennero ceduti aFederico , che in cambio avrebbe garantito la Sanzione Pragmatica. Così egli aggiunse 16.000 miglia quadrate e un milione di nuovi sudditi al suo regno c, al suo ritorno a Berlino, venne proclamato « il Grande». Benché la guerra si trascinasse per altri tre anni, Federico non vi prese più parte. Alfine tutti i belligeranti , eccetto l'Austria, erano stremati dal conflitto e una pace generale venne firmata ad Aix-la-Chapelle in ottobre-novembre 1748. Secondo l'accordo, le annessioni di Federico vennero confermate, e vennero fatti soltanto alcuni piccoli ritocchi territoriali. Per il resto, fu concordato un ritorno alla situazione prevalente prima dello scoppio della guerra. Benché Federico fosse soddisfatto dci risultati della.sua aggressione, la pace di Aix-la-ChapeUe era destinata a non essere altro che un armistizio.

2. Le battaglie di Rossbacb e Leuthen, 1757 Malgrado Carlyle lo chiami « l'ultimo dei re », Federico il Grande era un nuovo tipo di monarca , che rappresentava piuttosto il tiranno dell'età


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classica o il principe del rinascimento italiano , anziché il re assoluto in declino o quello costituzionale che stavano sorgendo nella sua epoca. Uomo di cultura oltre che soldato , mischiava la filosofia alla guerra. Egli rivela molto di se stesso nei suoi voluminosi scritti ma in modo così contraddittorio che è difficilissimo , se non impossibile, scoprire che cosa realmente fosse, non soltanto per i suoi contemporanei, ma nel suo intimo. Per esempio, pochi grandi soldati sono stati cosi cinici nel provocare guerre; tuttavia, nello stesso tempo , sembra avesse compreso la futilità dei tentativi di acquisire valori permanenti per mezzo di esse. Nelle sue « Istruzioni Militari » scrive: « Con truppe come queste (i suoi soldati) l'intero mondo potrebbe essere sottomesso, se le conquiste non fossero altrettanto fatali ai vincitori che ai vinti ». (2) Ancora , in uno dei suoi molti poemi , allude alla guerra come a « questo mostro dalla testa di bronzo, il demone della guerra assetato di sangue e di distruzione » e definisce Bellona« questa triste, selvaggia donna, amante dell'antico Chaos ». (3) Tuttavia , insiste che« noi non dobbiamo satireggiare sulla guerra , ma dobbiamo sbarazzarcene, come il dottore si sbarazza della febbre » e scrive a Voltaire, per anni suo amico:« Come può un principe, le cui truppe sono vestite di ruvidi abiti blu e i cui cappelli sono ornati con galloni bianchi, condurli alla gloria dopo averli fatti girare a destra e a sinistra, senza meritarsi l'onorevole titolo di Capo-brigante, dal momento che egli è seguito soltanto da una massa di poltroni, obbligati dalla necessità a diventare carnefici mercenari per poter poi svolgere sotto di lui l'onesta occupazione di stradino? Vi siete dimenticato che la guerra è un flagello che , mettendoli insieme, ingigantisce tutti i possibili crimini? Voi vedete che, dopo aver letto queste sagge massime, un uomo che si preoccupi anche soltanto un poco per la sua reputazione dovrebbe evitare questi epiteti , che vengono rivolti soltanto ai più vili ribaldi ». (4) A dispetto di questa viscerale condanna della guerra , il suo modo di guardare alla pace era profondamente cinico. Mentre discuteva con Voltaire il « Project de Paix Perpétuelle »dell'Abate di Saint Pierre, dichiarò: « La cosa è in gran parte attuabile, poiché per il suo successo tutto ciò che manca è il consenso dell'Europa e poche inezie simili ». ( 5) Da questi e da

(') " Military Instructions from the late King of Prussia, etc.» quinta edizione inglese ( 1818) pag. 6.

(3) « L'ode de la guerre ». (•) « Letters of Voltaire and Frederick the Great •

CXCII; 9 ottobre 1773, pag. 343. ( 5) lbid., lettera LXVI, 12 aprile 1742, pag. 161.

trad. di Richard Aldington (1927), lettera


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altri detti si sarebbe portati a concludere che la sola cosa in cui realmente credeva era il « peccato originale », come si può dedurre da una conversazione che ebbe una volta con il suo ispettore all'educazione, Sulzer. Quando quest'ultimo rilevò che nei tempi passati si riteneva che l'uomo fosse naturalmente incline al male, ma che ora si pensava che la sua inclinazione innata fosse verso il bene, la replica che ricevette da Federico fu: « Ah , mio caro Sulzer, tu non conosci questa dannata razza! » Come re, fu di mentalità aperta e liberale. Egli disse: « Io e il mio popolo siamo arrivati ad una soddisfacente intesa . Loro dicono quel che piace loro, e io faccio quel che piace a me ». Tollerava ogni setta religiosa, perché riteneva che ciascuno dovesse « raggiungere il paradiso per la propria strada ». Concesse libertà di stampa, abolì la tortura, diede impulso allo studio scientifico, alimentò gratuitamente i poveri . Aprì anche ospizi di carità per migliaia di donne anziane; però, con caratteristico senso dell'economia, le manteneva occupate col lavoro di filatura. Ciò nondimeno era capace di estreme brutalità. In un passo dei suoi scritti, spiega che un modo per acquisire informazioni è quello di prendere un uomo ricco, vestirlo poveramente e mandarlo nel paese nemico, con la minaccia che se non dovesse tornare entro un determinato tempo << le sue case saranno bruciate c sua moglie e i suoi figli tagliati a pezzi ». ( 6) E ancora: << Se siamo in un paese protestante- scrive- noi indossiamo la maschera di protettore della religione luterana e ci adoperiamo per creare dei fanatici tra le classi più basse della popolazione, la cui semplicità non li difende dai nostri artifizi. In un paese cattolico, noi predichiamo tolleranza c moderazione, costantemente ingiuriando i preti quale causa di tutta l'animosità che esiste tra le varie sette malgrado, a dispetto delle loro dispute, esse siano tutte d'accordo sui punti concreti della fede » . C) Sembra sia stato un miscuglio di Puck e Machiavelli , saldati insieme sull'incudine di Vulcano dal martello di Thor. Con l'eccezione di Alessandro il Grande e, probabilmente, di Carlo XTT , Federico fu il più orientato all'offensiva fra tutti i grandi capitani. Colin dice di lui: « Federico Il non respira altro che l'offensiva: l'offensiva sempre, in ogni situazione, nell'intero ciclo di operazioni come nel singolo campo di battaglia, perfino se si trova in presenza di un esercito superiore al suo. Egli è il dinamismo in persona ».(8) In una occasione Federico disse che avrebbe destituito qualsiasi ufficiale che avesse atteso di essere attaccato invece di attaccare: egli attaccò

(•) « Military lnstruction, etc. • pag. 61.

(') lbid., pag. 66. (8) « The Transformation of War • del comandante J. Colin (1912) pag. 195.


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sempre e quasi sempre colpì per primo. « L'intera forza delle nostre truppe è nell'attacco- diceva- e noi ci comportiamo sconsideratamente se vi rinunciamo senza una buona ragione ». (9) Non amava le guerre lunghe, non soltanto a causa del loro costo ma perché i soldati si fiaccavano nel corso di esse; bisogna ricordare che nel XVIII secolo le offensive dipendevano molto dalle esercitazioni (addestramento al movimento). Inoltre egli si rendeva conto che, poiché« le battaglie determinano il destino delle nazioni » (' 0) e poiché « il primo obiettivo nella costituzione di un esercito dovrebbe essere l'approvvigionamento per lo stomaco, essendo questa la base e il fondamento di tutte le operazioni », ( 11) più a lungo dura una guerra e più difficili diventano i rifornimenti. Ciò nondimeno, con l'attaccare sempre - come Carlo XII - egli soffrì più di una disastrosa sconfitta. È interessante la valutazione diNapoleone sul suo conto, che dice: « Era soprattutto grande nei momenti più critici , questo è il più alto apprezzamento che si può fare a suo riguardo ». (12) « Ciò che più distingue Federico non è la sua abilità nella manovra, ma la sua audacia . Abbandonò i propri piani d'operazione, e spesso si comportò come se non avesse alcuna conoscenza dell'arte della guerra ». (13) « Non è l'esercito prussiano che ha difeso per sette anni la Prussia contro le tre più potenti nazioni d'Europa, ma Federico il Grande ». (14 ) Esaminando le sue campagne , troviamo che non fu soltanto il suo spirito audace ma anche la sua abilità nell'intuire le condizioni tattiche del suo tempo e nell'imparare dai propri errori, che ne fecero un generale così grande. Egli si rese conto di quanto artificiosamente lenta e pesante fosse la tattica di allora e fi n daiJ'inizio della sua carriera decise di basare il suo modo di combattere su ciò di cui questa tattica mancava: la mobilità e la rapidità di fuoco. Egli affermò: « Un battaglione prussiano è una batteria mobile ... la rapidità nel ricaricare le armi è tale che può far fuoco tre volte di più di tutte le altre truppe. Ciò dà ai prussiani una superiorità di tre a uno ». (15) Nonostante ciò , nelle sue prime campagne si affidò più alla

( 9)

Citato da « A Review of the History of lnfantry • del colonnello E.M. Lloyd (1908) pagg. 160-

( 10)

« Military lnstruction , etc. • pag. 125.

( 11 )

lbid. pag. 7. Federico fornì mulini a mano a ciascuna compagnia (pag. Jl) .

161.

(") « Correspondance de Napoléon ler • Vol. XXXII, pag. 238. ( 13) « Sainte-Hélène, Journal inédit (1815-1 818) • del generale Gourgaud (edizione 1899) Vol. Il, pagg. 33-34. (") « RecitS de la captivité de I'Empereur Napoléon à Sainte-Hélène » del conte de Montholon (1847) Vol. Il, pag. 90. (") " Histoire de mon temps » di Federico il Grande (1879) pag. 201.


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baionetta che alle pallottole, però scoprì presto il suo errore; in effetti , nelle ultime battaglie fece del proprio meglio per sviluppare la potenza di fuoco sia dei moschettieri che dei cannoni. Era un grande artigliere e fu il creatore dela prima vera artiglieria a cavallo che sia mai stata messa in campo, un'arma a cui si pensò così poco che per trent'anni, dal 1759 in poi , quella prussiana fu la sola artiglieria a cavallo in Europa. In più, poiché gli austriaci - che di solito agivano sulla difensiva - tendevano a mantenere le loro riserve dietro i dossi occupati dalle loro linee di fuoco , fu un grande estimatore degli obici. Tuttavia , strano a dirsi, non afferrò mai completamente l'importanza di una fanteria leggera ben addestrata; e questa è la cosa più sorprendente, poiché alla battaglia di Kolin le truppe leggere austriache- croati e panduri -furono in gran parte responsabili della sua sconfitta. ('6) Dalla sua tattica minuta Federico ricavò le basi per quella maggiore, ossia per la grande tattica. Fino ad allora, l'estrema lentezza di schieramento aveva di solito portato a scontri frontali , e cioè alle battaglie testa a testa del XVII e del XVIII secolo. Federico comprese però che se la mobilità di una parte avesse superato di molto quella dell'altra sarebbe stato possibile , una volta che quella più lenta si era spiegata, marciare contro uno dei suoi fianchi , spiegarsi e attaccarla prima che potesse cambiare fronte. Questa era l'essenza della sua grande tattica. Era semplicissima ma, benché potesse essere facilmente copiata, assai difficilmente poteva avere successo senza che l'attaccante possedesse una superiore mobilità. Fu per questa ragione che Napoleone disse: « il suo ordine obliquo poteva dimostrarsi efficace soltanto contro un esercito incapace di manovrare ». (1 7) Federico così spiega questa tecnica « Ritirate truppe da un'ala che fronteggia l'avversario e rinforzate quella che deve attaccare ... Con quest'ultima fate del vostro meglio contro l' ala del nemico che voi prendete di fianco. Un esercito di 100.000 uomini preso sul fianco può essere battuto da trentamila in brevissimo tempo ... I vantaggi di questa soluzione sono l ) una piccola forza può affrontarne una molto più grande ; 2) attacca l'avversario in un punto decisivo; 3) se voi venire battuti , si tratta soltanto di una parte del vostro esercito e voi avete gli altri tre quarti che sono ancora freschi per coprirvi la ritirata ». (18) Per conseguire il massimo di mobilità e di rapidità di fuoco, Federico

(••) Per maggiori informazioni su questo argomento e sul crescente valore della fanteria leggera , vedi il mio " Britisb Light lnfanuy in tbe Eigbteeoth Ceotury (1925) pagg. 66-n; e inoltre" Military In· structioo, etc. " di Federico. pagg. 80-82. ('') Citato da« Préceptes et Jugements de Napoléoo "delten. col. Emest Picard (1913), pag. 125. (") Citato da « A Review of the Kistory of lnfantry " del col. E.M. Lloyd, pag. 162.


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faceva affidamento sull'addestramento, riguardo al quale sono state scritte molte assurdità. È vero che era severo e perfino brutale; però è senz'altro fa lso che Federico lo considerasse qualcosa di più di un mezzo per conseguire il fine. È anche vero che egli non aveva un'opinione molto alta dei soldati del suo tempo. Nella sua « Istruzione Militare » scrive: « Un esercito è composto per la maggior parte di uomini oziosi e inattivi e, a meno che il generale non tenga costantemente l'occhio su di loro ... questa macchina artificiale ... cadrà presto a pezzi , e non rimarrà altro che la vuota idea di un esercito disciplinato ». { 19) E ancora: « Se i miei soldati cominciassero a pensare, nessuno resterebbe nei ranghi ». ( 20 ) Inoltre: «Tutto ciò che si può fare con i soldati è di dar loro spirito di corpo, cioè una più alta opinione del loro reggimento che di ogni altra unità del Paese e, dal momento che gli ufficiali devono talvolta condurli nei più grandi pericoli (e poiché essi non possono essere influenzati dal senso dell 'onore) devono avere più paura dei loro ufficiali che dei pericoli a cui vengono esposti ». (2 1) Benché abbia scritto queste cose, non era assolutamente sgarbato con i suoi uomini, anzi a volte poteva essere amichevole e comprensivo. Una volta gli venne portato davanti un disertore: « Perché mi hai lasciato?gli chiese il re. - Veramente, Vostra Maestà - replicò il granatiere .. .le cose ci stanno andando malissimo. - Andiamo, soggiunse Federico - Facci combattere un'altra battaglia oggi: se sono battuto, domani diserteremo insieme-. E con queste parole lo rimandò indietro al suo reparto ». ( 22) Benché più tardi l'addestramento prussiano finisse con l'essere scambiato per arte della guerra, Federico non lo interpretò mai a quel modo. Egli « rideva sotto i baffi - dice Napoleone - alle parate di Potsdam, quando vedeva i giovani ufficiali francesi, inglesi e austriaci così infatuati della manovra in o rdine obliquo, che non serviva ad altro che a far guadagnare una reputazione a qualche aiutante maggiore >>. ( 23) La verità è che l'addestramento di Federico, se non era animato dallo spirito di Federico, era una delusione. Pochi brani tratti dalla sua « Istruzione » mostreranno che egli era ben lontano dall'essere soltanto un addestratore da piazza d'armi: « L'esercito del nemico deve essere l'oggetto principale della nostra attenzione >> (pag. 49).

( '") • Military lnstruction. etc. " pag. 5. (lC) Citalo da« la biologia della guerra" del Or. G.f . Nicolai (1919) pag. 65. (l') Citato da «A Review of the History of lnfantry • , del col. E.M. Lloyd. pag. 153. 22 ( ) • Fredenck tbe Grcat: H1s Coun and Times • edito da Thomas Campbell (1843) Vol. W. pag.

138. ( 21)

"Correspondance de Napoléon ler • Vol. XXXII, pag. 243.


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« In guerra, la pelle della volpe è a volte necessaria quanto quella del leone , poiché l'inganno può riuscire quando la forza fallisce » (pag. 52). « È un immutabile assioma della guerra garantire i propri fianchi e il tergo e cercare di aggirare quelli del vostro nemico » (p ag. 101). « L'ala vittoriosa della vostra cavalleria non deve permettere alla cavalleria avversaria di riprendersi e riordinarsi, ma deve inseguirla in buon ordine » (pag. 118). « Versare il sangue dei soldati, quando non ve ne è una buona ragione, è condurli disumanamente al massacro » (pag. 120). << Benché i nostri feriti debbano essere il primo oggetto della nostra attenzione, noi non dobbiamo dimenticare il nostro compito nei confronti del nemico » (pag. 121). « Non dovete mai credere che TUTIO è fatto fioche QUALCOSA resta da fare» (pag. 122). « Mi aspetto che i miei ufficiali ... traggano profitto dai miei errori, e possono stare sicuri che io mi applicherò con ogni diligenza a correggerli » (pag. 126). « Le migliori battaglie sono quelle in cui noi costringiamo il nemico, obbligandolo a far ciò per cui non ha alcuna inclinazione. È una massima consolidata, siccome il vostro interesse e il suo sono diametralmente opposti , non è immaginabile che entrambi stiate desiderando lo stesso evento » (pag. 126). Benché Federico desiderasse la pace e dopo il trattato di Aix-la-Chapelle avesse esclamato: « D 'ora in poi non attaccherò nemmeno un gatto se non per difendere me stesso » sembrerebbe che non si fosse reso conto delle implicazioni della sua aggressione così ben riuscita. Egu aveva riempito l'Austria di risentimento e la Francia di paura ; in effetti aveva fornito a entrambe una comune recriminazione che, se soltanto avessero voluto lasciar perdere la loro tradizionale inimicizia, avrebbe potuto trasformarsi in una causa comune. Sfortunatamente per Federico, ciò fu esattamente quello che il principe von Kaunitz, Cancelliere di Stato di Maria Teresa, capi perfettamente. Vedendo che l'aggressione di Federico aveva reso superata la tradizionale rivalità tra la Francia e l'Austria , suggerì alla regina di mettersi in contatto con la Francia allo scopo di attenerne l'aiuto per recuperare la Slesia, in cambio della quale avrebbe dovuto offrire i Paesi Bassi Austriaci. Siccome detestava Federico ed era stata ferita dalle sue beffe , Maria Teresa accolse il suggerimento e Kaunitz si mise in contatto con la corte francese. Per prima cosa, sottolineò che soltanto Federico aveva da guadagnare dal perdurare della rivalità tra Francia ed Austria: poi fece notare che la czarina Elisabetta (che Federico aveva insultata chiamandola« la strega apostolica »)sarebbe stata ansiosa di prendersi la Prussia orientale; che si sarebbe potuto ottenere l'appoggio della Sassonia offrendo in cambio il Magdeburgo, e quello della Svezia con la promessa della Pomerania. Se insomma, in cambio dei Paesi Bassi austriaci , la Francia fosse stata d'accordo a sostenere l'Austria , si sarebbe potuta formare una coalizione di 70.000.000 di persone che avrebbe cancellato la Prussia


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e i suoi quattro milioni e mezzo di abitanti dalla carta geografica. Benché questa proposta andasse contro la tradizionale politica francese, madame de Pompadour, allora detentrice del reale potere alla corte francese e che Federico aveva insultata chiamandola« M.lle Poisson »(si diceva che la madre fosse una pescivendola), diede prontamente il suo appoggio. Prima che fosse raggiunto l'accordo finale, l'Inghilterra fece una mossa che provocò una crisi. Preoccupato per la sicurezza dell'Hannover mentre era impegnato nelle sue non dichiarate guerre coloniali con la Francia, il governo inglese comprò, con un consistente finanziamento, la garanzia della czarina di proteggere l'Hannover concentrando il suo esercito alla frontiera occidentale della Russia. A Federico nacquero dei sospetti e, quando ebbe sentore dei negoziati di Kaunitz, si mise a sua volta in contatto con l'Inghilterra e offrì di garantire l'integrità dell'Hannover. La sua offerta fu accettata e l'accordo con la czarina, che non era ancora stato ratificato, venne annullato dal governo inglese. Poi, nel gennaio del 1756, secondo i termini della Convenzione di Westminster, fu stipulata tra l'Inghilterra e la Prussia un'alleanza che, essendo completamente difensiva, non violava gli impegni di Federico con la Francia. Ciò nondimeno, come Federico sapeva benissimo, l' invasione dell'Hannover sarebbe stata necessariamente parte dei piani francesi in un'eventuale guerra. Infine, nel maggio successivo, per controbilanciare questa Convenzione la Francia concluse un'alleanza difensiva con l' Austria, nota come il Trattato di Versailles. Così, entro l'estate del 1756, l'Europa fu divisa in due campi ostili: Inghilterra e Prussia da una parte e Francia ed Austria dall'altra , appoggiate dalla Russia, dalla Svezia e dalla Sassonia. Benché per l'Austria il progetto di Kaunitz fosse un trionfo, per la Francia era un disastro camuffato da successo. La guerra per la successione austriaca aveva mostrato quanto fossero vulnerabili le colonie francesi e , siccome nell' Chio e in India era già in corso una guerra coloniale non dichiarata tra la Francia e l'Inghilterra , vi erano alte probabilità che una nuova guerra in Europa, nella quale la Francia non avrebbe potuto far a meno di giocare un ruolo importante, avrebbe condotto alla scomparsa della maggior parte dell'impero francese d'oltremare. E ciò fu quanto in effetti accadde. Federico apprese dalle sue spie che la czarina stava sollecitato Maria Teresa perché affrettasse la sua preparazione militare e vide che l'attendere finché fosse stata pronta sarebbe stato fatale per la Prussia. Decise perciò di colpire per primo. « Dopo tutto- scrisse- era di scarsa importanza che i miei nemici mi chiamassero o meno aggressore, dal momento che tutta l'Europa si era già unita contro di me ». (24)

(,.) Citato da « Frederick the Great ~ di F.J .P. Veale (1935) pag. 181.


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Benché la posizione geografica della Prussia consentisse a Federico di operare per linee interne, il che in queste circostanze era un enorme vantaggio, la Prussia non aveva frontiere difendibili. In più, rispetto all'alleanza , il suo esercito era in condizioni di inferiorità in rapporto di circa tre a uno. Nel sud, quando gli austriaci si fossero uniti ai sassoni , sarebbero stati a 40 miglia da Berlino; nel nord gli svedesi, quando si fossero concentrati a Stralsund, sarebbero stati a 130 miglia ; a est, quando i russi avessero attraversato I'Oder, si sarebbero trovati a 50 miglia; e a occidente, entrando nel territorio prussiano vicino a Halle , i francesi sarebbero stati a 100 miglia da Berlino. C'era però un punto a suo favore: tutti questi eserciti si trovavano a diversi stati di preparazione. Quello austriaco non si era ancora congiunto coi sassoni , quello russo doveva ancora attraversare le lande senza strade della Polonia , gli svedesi erano al di là del Baltico e i francesi oltre il Reno. In luglio, Federico chiese assicurazione a Vienna che Le concentrazioni di truppe austriache in Boemia non fossero dirette contro la Prussia e ricevette una risposta evasiva. Allora non attese più a lungo ma distaccò 11.000 uomini per badare agli svedesi e 26.000 per controllare i russi , lasciò altri 37.000 uomini a difendere la Slesia e il 29 agosto del 1756, improssivamente e senza alcuna dichiarazione di guerra, invase con 70.000 uomini la Sassonia. IliO seil:tembre occupò Dresda , poi accerchiò Pirna e nell'ottobre si scontrò con gli austriaci a Lobositz e li sconfisse. L'invasione della Sassonia da parte di Federico fu il segnale per una violenta esplosione di indignazione morale che spinse la Dieta Imperiale, che credeva che Federico sarebbe stato sopraffatto , a metterlo al bando, un atto che equivaleva a metterlo fuori le'gge. Più concretamente, la Coalizione decise di mettere in campo 500.000 uomini per schiacciare l'aggressore. Federico attese finché i passi furono liberi dalla neve. Poi avanzò su Praga e là, giunto a contatto con gli austriaci, il6 maggio 1757li sconfisse un'altra volta. Assediò la città e avanzò verso sud e il18 giugno, a Kolin, temerariamente attaccò un esercito austriaco comandato dal maresciallo Daun, con una forza quasi doppia della sua. Ne subì una schiacciante sconfitta, nella quale perse 13.000 uomini su 33.000, e fu costretto a togliere l'assedio a Praga e a ritirarsi in Sassonia. Incoraggiati dalla vittoria di Daun , gli alleati decisero di stringere Federico in un cerchio di fuoco. Il loro piano era il seguente: il principe Giuseppe di Saxe-Hildburghausen, al comando dell'esercito imperiale forte di 33.000 uomini, doveva unirsi al maresciallo Soubise e ai suoi 30.000 per riconquistare la Sassonia; il maresciallo d'Estrées e il duca di Richelieu, con 100.000 uomini, dovevano avanzare contro il duca di Cumberland in Hannover; 17.000 russi, che avevano preso Memel, dovevano invadere la Prussia; 17.000 svedesi, sotto il comando del barone Ungern Sternberg,


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dovevano sbarcare in Pomeraoia; e 100.000 austriaci, comandanti dal principe Carlo di Lorena e dal feldmaresciallo Daun, dovevano operare contro i resti dell'esercito di Kolin di Federico. Così, quasi 390.000 uomini dovevano essere concentrati contro Federico il quale, imperterrito, recuperò 25.000 uomini tra quelli che fronteggiavano Daun e marciò per 170 miglia verso Erfurt, allora minacciata da Soubise. Il I maggio 1757, Luigi XV concluse con Maria Teresa il secondo trattato di Versailles, che legarantiva un sussidio annuo di 30 milioni di libbre in pagamento del sostegno · russo. In giugno d'Estrées cominciò a muoversi e il 26luglio sconfisse - per intervento del caso - Cumberland ad Hastenbeck, presso Hamelin. Entrambi i generali avevano ordinato la ritirata , ma l'intervento non autorizzato di un piccolo distaccamento diede la vittoria ai francesi. D'Estrées venne sostituito dal duca di Richelieu, che concluse con Cumberland l'ignominiosa Convenzione di Klosterzeven, secondo i cui termini l'esercito anglo-hannoveriano doveva fare i bagagli e tornarsene a casa. Be nché alcune settimane più tardi la convenzione venisse ripudiata sia dal governo inglese che da quello francese , Richelieu , invece di ricongiungersi con Soubise , cominciò nell'usuale maniera francese a saccheggiare il paese. Sempre continuando ad avanzare - e a razziare - Soubise intanto puntò su Magdeburgo, un importante arsenale prussiano, dopo di che inte ndeva proseguire verso Berlino. Nel frattempo i russi avanzavano all'interno della Prussia, ove perpetrarono barbarie inaudite. (25 ) Per fermarli , Federico ordinò al Feldmaresciallo Lchwaldt, con 25.000 uomini , di attaccare 80.000 di loro a Gross-Jagemdorf: cosa che fece il 30 agosto, e fu sconfitto. In tal modo la strada per Berlino era spalancata ma , com'era spesso accaduto, l'esercito russo si sbandò per carenza di rifornimenti. Ciò non di meno entro ottobre la posizione di Federico era così disperata che la guerra gli sembrò irreparabilmente perduta. . Benché si rendesse conto di quanto ridotte fossero le sue possibilità , siccome non poteva starsene fermo decise di muovere contro i francesi. Lasciò il duca di Bevern con 41.000 uomini in Lusazia, contrapposto ai 112.000 del principe Carlo di Lorena, e il 25 agosto partì per Dresda per

(l>) " Essi appesero innocenti abitanti agli alberi, squanarono i loro corpi. ne strapparono i cuori e gli intestini, tagliarono loro naso e orecchi, spezzarono le gambe; bruc1arono borghi e villaggi, formarono un cerch1o auorno alle case che bruciavano, ricacciaodo indietro tra le fiamme gli abitanti che cercavano di fuggire. La loro sfrenata brutalità si scatenava specialmente contro i nobili e i religiosi: li legavano alle code dei loro cavalli e se li trascinavano dietro , o li spogliavano nudi e li meuevano su fuochi ardenti. .. La loro insensata rivalsa veniva esercitata perfino 5ui morti; aprirono le tombe c sparpagliarono all'apeno i cadaveri mutilati». (• Frederick the Great: His Court and Times »a cura di Thomas Campbell. Vol. lll , pag. 102).


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riunire il suo esercito. Da lì marciò verso Erfurt, ove arrivò il 13 settembre; e Soubise si ritirò a Eis·enach. Federico corruppe allora Richelieu pagandogli 100.000 talleri perché rimanesse inattivo, inseguì Soubise, liberò Gotha e vi lascio il generale Seydlitz a controllarla. Il 19 settembre Soubise e Hildburghausen avanzarono su Gotha, ma incontrarono Seydlitz e si ritirarono in fretta. ( 26) Con Federico così impegnato, Bevern venne spinto indietro su Breslavia, e il conte Hadik, con 3500 austriaci, avanzò su Berlino. Il 16 ottobre Hadik entrò nella capitale prussiana e gli venne pagato un riscatto di 300.000 talleri perché se ne andasse. Quando udì del raid di Hadik, Federico lasciò 7.000 uomini al comando del maresciallo Keith a guardia del Saale e partì per salvare la sua capitale; ma il 20 ottobre apprese che era troppo tardi e decise di tornare. Durante la sua assenza Soubise, che era stato rinforzato da 15.000 uomini comandati dal maresciallo de Broglie, invase la Sassonia e il 27 ottobre raggiunse Weissenfels, da dove intimò a Keith - che era a Lipsia - la resa della città, ma gli venne opposto un deciso rifiuto. Al suo ritorno Federico raggiunse Keith , così portando il suo esercito a circa 22.000 uomini; quando lo seppe, Soubise si ritirò sul Saale. Federico lasciò Lipsia il20 ottobre, entrò a Weissenfels il giorno seguente e immediatamente attaccò gli avamposti francesi, ma trovò il ponte crollato. Anche Keith trovò i ponti distrutti a Merseburg e ad Halle. Benché la posizione di Federico ora fosse pericolosa, Soubise abbandonò insensatamente il Saale e si ritirò su Mucheln. Fece subito avanzare 1500 cavalieri al comando di Seydlitz, fece un'incursione nel campo del nemico e decise di attaccarlo in forze il giorno seguente. Ma questa incursione di sorpresa persuase Soubise a muoversi durante la notte verso una posizione più sicura e Federico, avendola trovata troppo forte per poterla attaccare, il 4 novembre trasferì il suo campo a Rossbach. La pusillanimità di Soubise aveva esasperato i suoi ufficiali, tra i quali vi era Pierre de Bourcet, che si era guadagnata una grossa fama nelle campagne del 1744-1747 sulle Alpi Cozie e Marittime. Egli si rese conto che la posizione di Federico era precaria e suggerì a Soubise di aggirarne il fianco sinistro e di tagliarli la via di ritirata. Inoltre, come sottolinea Lloyd, poi-

(2•) A quel tem po l'esercito francese era in uno stupefacente stato di indisciplina. Ciò può io parte essere dedotto dal bottino che si lasciò dietro in questa ritirata: «Pomate, profumi, ciprie e vesti da camera, parrucche da viaggio, ombrelli, pappagalli; mentre uno stuolo di piagnucolosi lacché, cuochi, barbieri, giocatori e prostitute veniva cacciato dalla città per seguire i loro viziati padroni a Eisenach ». (« Frederick the Great: His Court and Times • a cura di Thomas Campbell, Vol. Ili pag. 109. Vedi an· che<< Histoire Critique ed Militai re des Guerres de Frédéric II ,. del tenente generale Jomini ( 1818) Vol. l, pag. 198.


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ché Soubise e Hildburghausen superavano Federico in rapporto di circa due a uno (27) essi furono così trascinati dall'entusiasmo « che decisero di attaccarlo il mattino successivo, e di finire così la campagna, le cui fatiche le loro truppe non sembravano avere la capacità né l'intenzione di sopportare più a lungo ». (28) Una volta presa la decisione , non venne dato inizio ad alcun preparativo per la manovra di Bourcet fino al mattino del 5 novembre quando , mentre alcune delle truppe alleate erano fuori a procacciarsi foraggio , Soubise ricevette il seguente messaggio da Hildburghausen: « Bisogna attaccare il nemico senza perdere un momento. Dalla sua manovra di ieri è ovvio che egli non intende attaccarci ma invece è più probabile ci tagli le comunicazioni con Freiburg. Pertanto sono dell'opinione che noi dovremmo avanzare, guadagnare le alture di Schevenroda e attaccarlo da quel lato ». (29) Fino a quel momento Soubise non aveva fatto alcun preparative. n campo sul quale la battaglia stava per essere combattuta era una vasta pianura aperta, priva di alberi e di rilievi , con il villaggio di Rossbach su una bassa ondulazione, dalla quale il campo alleato poteva essere visto chiaramente. Tra Rossbach e Merseburg correva un piccolo torrente, a sud del quale dolcemente risalivano le colline Janus e Polzen, che Carlyle descrive come « ben percepibili per i cavalli da tiro che prcorrevano quelle maltracciate piste di fango sabbioso, ma poco impressionanti per il turista, che deve ammettere di aver visto raramente una collina così piatta ». ( 30) A sud della pianura scorre il Saale e la piccola città di Weissenfels si trova poche miglia distante, a sud est di Rossbach. Quando ricevette il messaggio di Hildburghausen, Soubise mandò avanti un corpo di cavalleria francese al comando del conte di St. Germain verso Grodst, tre miglia a ovest di Rossbach , per osservare il campo nemico e anche per proteggere il fianco sinistro della manovra . Soubise ordinò che il campo fosse tolto alle I I del mattino e ne uscì in tre colonne. L'avanguardia era costituita dalla cavalleria austriaca e imperiale, seguita dalla fanteria francese e da quella imperiale, con la cavalleria francese in coda. A Pettstadt l'avanguardia si fermò e fu raggiunta dalla cavalleria francese; dopo un colloquio tra i generali, l'avanzata fu ripresa e venne ef-

("') Tempelboff allribuisce a Federico una forza di 24.360 uomini: 18.800 di fanteria, 5.160 di ca· valleria e 400 d'artiglieria. ( • The History of tbe Seven Year1' War in Germany by Generals Lloyd and Tempelboff » (1783) Vol. l pag. 265). (18) « The History of the Late War in Germany etc. • del maggior generale Uoyd (1781) parte l, pag. 95. (>") Citato da" La Guerre de Sept Ans ,. di Ricbard Waddington (1899) Vol. l pag. 618. (lO) « History of Frederick Il of Prussia ,. di Thomas Carlyle (ediz. 1888) Vol . VII pag. 333.


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fettuato un mezzo giro a sinistra in direzione di Reichartswerben. La marcia era esageratamente lenta e « tout ce qu'ì/s avaient de musiciens et de trompettes faìsaient de fanfares; leurs tambours et leurs fifres faìsaient des rejouissances, comme s'ils avaient gagné une victoire ». ( 31 ) Questi vari movimenti erano controllati da vicino da Federico. Egli aveva sistemato sul tetto della H errenhaus di Rossbach un ufficiale, il capitano Gaudi , e aveva mandato fuori pattuglie, alcune delle quali penetrarono nel campo francese abbandonato e appresero dai contadini che Soubise aveva preso la strada di Weissenfels. Tuttavia egli non era certo se il suo nemico stesse puntando su Freiburg, poiché era a corto di rifornimenti, oppure su Merseburg allo scopo di tagliargli la strada per il Saale. Alle due, mentre il re stava pranzando, Gaudi piombò nella sala e riferì che il nemico aveva raggiunto PettsHidt e stava volgendosi verso la sinistra dei prussiani. Federico salì sul tetto, da dove una sola occhiata gli rivelò l'intenzione dell'avversario di attaccarlo sul fianco e sul tergo e di allontanarlo dalle sue linee di comunicazione. Alle 14,30 emanò gli ordini , che vennero eseguiti così rapidamente che un ufficiale francese dichiarò che« era come un cambiamento di scena all' Opera ».Entro le 15 il campo era tolto, le tende erano caricate e le truppe si erano radunate. Appena fatto ciò il generale Seydlitz, che allora aveva 33 anni, partì al trotto alla testa di 38 squadroni di cavalleria, risalendo il torrente Rossbach. Eccettuato che per poche vedette sul suo fianco destro , la sua avanzata era coperta alla vista. Puntò verso le colline J anus e Pòlzen e fu seguito dalla fanteria e da una batteria di 18 cannoni pesanti; Federico ordinò a quest'ultima di prendere posizione sulla collina Janus, tra la sin istra della fanteria e la destra della cavalleria di Seydlitz. Sette squadroni vennero lasciati a Rossbach , per tenere d'occhio St. Germain. La rapidità di questi movimenti, invece di aprire gli occhi di Soubise su ciò che stava accadendo, gli suggerì L'idea che i prussiani fossero in piena di ritirata. Egli ordinò pertanto alla sua avanguardia di accelerare e di andare sulla collina Janus, ma i suoi ordini erano così affrettati che non vennero emanate istruzioni su dove e quando spiegarsi, né i soldati furono alleggeriti dei loro zaini e del pentolame da campo. Così « la fanteria uscì in tre lunghe colonne in testa alle quali c'erano i reggimenti francesi di Piemonte e Mailly. Sui fianchi e sul fronte della ..:olonna di destra marciavano due reggimenti di corazzieri austriaci e la cavalleria imperiale; dieci squadroni erano in riserva e altri dodici proteggevano il fianco sinistro. Non vennero fatte ricognizioni, e non c'era

(") " Oeuvres de Frédéric le Grand • (1847) Vol. IV pag. 151. " Tutti i musi<:anti e gli ottoni che avevano facevano fanfare e i loro pifferi suonavano allegramente. come se avessero ottenuto una vittoria • (in francese nel testo).


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Fig. 12: Battaglia di Rossbach , 1757.


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avanguardia: l'esercito avanzava alla cieca ». (32) Il quadro tattico ora era cambiato: Soubise e Hildburghausen avevano pensato di rivolgere l'ordine obliquo d'attacco di Federico contro lui stesso. Il loro argomento era: poiché noi siamo numericamente superiori ed egli ha perduto l' iniziativa, tutto ciò che ci occorre è marciare attorno al suo fianco sinistro e attaccarlo, e allora la vittoria sarà nostra. Però, che cosa era realmente accaduto? Benché non se ne fossero resi conto, dalle 15.30 in poi essi stavano offrendo un fianco (la testa delle loro colonne che avanzavano) all'attacco di Federico, poiché da quell'ora egli era in posizione adatta per farlo. Per peggiorare la loro posizione, pensando che i prussiani fossero in piena ritirata, più o meno in questo momento Soubi e portò avanti la sua cavalleria di riserva , al comando di de Broglie, e in tal modo aumentò le dimensioni del bersaglio per i prussiani. Nel frattempo Seydlitz, con i suoi 4000 cavalieri ben acquattati dietro la collina Polzen, guatava la testa delle colonne alleate che lentamente si avvicinavano. Quando furono abbastanza vicine, senza attendere ordini, fece avanzare i suoi uomini al trotto. Pochi minuti più tardi fu in vista e passò al piccolo galoppo, agitando la sua pipa nell'aria come segnale per l'attacco. « Allora- dice il marchese de Castries, un ufficiale della cavalleria francese - noi c'eravamo a rnala pena schierati quando l'intera cavalleria prussiana avanzò compatta come una parete e a incredibile velocità. Con la sua destra attaccò la cavalleria austriaca, che era in colonna e non era in grado di far partecipare al combattimento più di tre o quattro squadroni; con la sua sinistra caricò noi ». (3 3) In un lampeggiare d'acciaio, i cavalieri prussiani si aprirono la strada per 4 volte attraverso la massa non spiegata, e misero in rotta il nemico verso Freiburg. Alla fine, Seydlitz fermò i suoi uomini e li riordinò nell'avvallamento di Tagewerben. Mentre si svolgeva questa azione, la batteria ulla collina Janus aprì il fuoco sulla fanteria degli alleati, ancora in colonne di marcia, e sorto la copertura del suo fuoco il principe Enrico di Prussia fece avanzare sette battaglioni (34) a passo di carica per sostenere la cavalleria con un attacco contro i reggimenti avanzati avversari. Questo attacco si dimostrò decisivo poiché, secondo le parole di un dragone del Wiirttemberg: « L'artiglieria falciò intere file; i tiri di moschetto prussiani fecero un terribile massa-

(") " La Guerre dc Scp1 Ans • di Richard Waddinglon, Vol. l pag. 622. (") Citalo da Waddtnglon. Vol. l pag. 623. ('') Ques1i furono i soh banaghoni prussiani impiegati nel corso dcll'in1era banaglia. Vedi: • Oeuvres de Frédéric le Grand • Vol. l pag. 154.


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ero ». (3S) Ricacciata in disordine contro i propri battaglioni di rincalzo, la fanteria alleata fu impossibilitata a spiegarsi ; a quel punto Seydlitz colse l'opportunità, avanzò dalla depressione di Tagewerben e colpì « terribilmente compatto e furioso » sul tergo dell'avversario e lo mise in rotta attraverso il campo. Del ruolo giocato dall'artiglieria prussiana , Decker scrive: « possiamo dire con ogni certezza che il successo della giornata fu dovuto all'artiglieria. Se, come a Kolin, fosse rimasta inattiva , la fanteria nemica avrebbe potuto schierarsi e avanzare; la sua sconfitta non sarebbe stata così completa , e il successo della cavalleria sarebbe stato meno brillante ». ( 36) Alle 4.30 del pomeriggio l' azione era conclusa. La destra di Federico si trovava allora a Lundstadt e la sua sinistra, a Reichartswerben , stava « avanzando coi cannoni in avanguardia in mezzo alla confusione in cui era stato ridotto l'esercito degli alleati ». (37) La ritirata si trasformò in rotta e« il paese, per 40 miglia attorno, scrive St. Germain - fu coperto dai nostri soldati: essi saccheggiarono, assassinaro no, violentarono donne , rapinarono e commisero ogni possibile abominio ». (38) La verità è che per tutta la campagna i francesi dimostrarono una gravissima mancanza di disciplina ; e benché non vi fose inseguimento, non soltanto perché la notte si stava avvicinando ma perché Federico doveva affrettarsi verso la Slesia, questa mancanza di disciplina sopraffece i francesi e le truppe dell'impero, riducendoli a una marmaglia in preda al panico. Le perdite prussiane furon o 165 uccisi e 376 feriti , ma quelle degli alleati furono di 3000 tra morti e feriti , 5000 prigionieri , inclusi 8 generali e 300 ufficiali , 67 cannoni, 7 paia di bandiere reggimentali , 15 stendardi e gran quantità di bagagli. Politicamente, poche battaglie portarono a maggiori conseguenze . Per ben più di cent'anni, fin da quando il cardinale Richelieu coinvolse la Francia nella Guerra dei Trent'anni, l'espansione verso est in Germania era stato l'obiettivo della Francia. Ripetutamente il Palatinato era stato invaso, razziato e bruciato e, come una fenice, dalle sue ceneri era emerso lo spirito del nazionalismo germanico, che trovò il suo punto focale nella persona di Federico sul campo di Rossbach. Benché l' Europa non potesse prevedere il futuro che Rossbach le riservava, tutte le nazioni europee furono improvvisamente indotte ad ac-

(lS) « Frederick the Great ,. del col. C.B. Brakenbury (1884) pag. 171. ("') Ibid., pag. 173, citando" Seven Vcom' War • di Decker (edizione francese, 1839) pag. 115. (l') "La Guerre de Sept Ans,. di Richard Waddington, Vol. l, pag. 626. ("') Citato da« Frederick the Great: His Court and Timcs • di Campbell, Vol. 111, pag. 122.


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corgersi che l'esercito francese era guasto fino al midollo ; che la sua invincibilità era un mito e la sua grandeur una falsa apparenza. « Nessuna battaglia, durante l'intero corso della guerra- scrive il generale Tempelhoff - provocò un'impressione così particolare come quella di Rossbacb. Amici e nemici risero dei generali degli eserciti alleati »e risero ancora più di cuore quando , poco tempo dopo la sua sconfitta, Soubise venne fatto maresciaJlo di Francia da Luigi XV. (39) Quando la notizia della vittoria di Federico fu ricevuta in Inghilterra, vennero accesi falò che illuminarono tutto il paese e il Parlamento, che nel 1757 aveva votato di malavoglia un' assegnazione a Federico di 164.000 sterline, nel 1758 gliene stanziò 1.200.000 il che, in termini monetari , era la prova di come la pensassero gli inglesi. Ciò nondimeno le immediate conseguenze della battaglia furono limitate perché , con la rotta di Soubise e Hildburghausen, il compito di Federico era soltanto compiuto a metà e la situazione in Slesia rimaneva estremamente critica. Dopo una pausa di una settimana per rimettere in sesto il suo esercito, il 13 novembre Federico si mi e in marcia da Lipsia con 13.000 uo mini e arrivò a Parchwitz , 170 miglia lontano, il 28 novembre. Nel frattempo, il 14 novembre, Schweidnitz capitolava nelle mani degli austriaci e il 22 novembre Bevern era stato sconfitto a Breslavia ed aveva abbandonato la città. A Parchwitz, Federico diede al generale Ziethen il comando dell'esercito battuto di Bevern e o rdinò che Io radunasse a Parchwitz per il 3 dicembre. Nello stesso giorno, Federico avanzò su Neumarkt e la prese con un colpo di mano della cavalleria leggera. A Neumarkt ottenne attendibili informazioni sul fatto che il principe Carlo e il maresciallo Daun avevano lasciato il loro campo a Lobe ed erano avanzati su Lissa, ove la loro destra era appoggiata al villaggio di Nippern e la loro inistra a quello di Sagschutz. La rapida avanzata di Federico li aveva sorpresi, poiché avevano previsto che dopo Rossbacln si sarebbe ritirato nei quartieri invernali. Il 4 dicembre, lasciando a Breslavia i loro cannoni pesanti, Carlo e Daun attraversarono in fretta il torrente Schweidnitz e presero posizione a occidente del corso d 'acqua. Il loro esercito consisteva in 84 battaglioni, 144 squadroni e 210 cannoni; in tutto tra i 60.000 e gli 80.000 uomini, disposti in due linee. L'ala destra, al comando di Lucchessi, era coperta dai pantani di Nippern ; il centro era a Leuthen e l'ala sinistra, al comando di Nadasti, era dietro a Sagschutz, orientata verso l'indietro e protetta da abbattute d'alberi. La cavalleria dell'ala destra era a Guckerwitz e quella della sinsitra a Leuthen. Sotto l'aspetto difensivo la posizione era forte, benché troppo estesa, poiché da fianco a fianco misurava cinque miglia e

(>') « The History of the Scvcn Years' War in Germany » dei generali Lloyd c Tempelhoff. Vol. l, pag. 271.


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mezzo. A questo formidabile schieramento , Federico poteva opporre soltanto 36.000 uomini: 24.000 fanti in 48 battaglioni e 12.000 cavalieri in 128 squadroni. Aveva con sé 167 cannoni, di cui 61 erano pesanti e 10 superpesanti. Il campo di battaglia era un terreno aperto e piano, sul quale Federico aveva fatto manovre durante il tempo di pace e che pertanto conosceva assai bene. Alle 5 del mattino del 5 dicembre l'esercito prussiano partì da Neumarkt; Federico era con l'avanguardia. A circa mezza strada per Leuthen arrestò il suo esercito, riunì i generali presso un albero di betulla ed emanò i suoi ordini: « Dovrei pensare di non aver concluso nulla- disse- se lasciassi gli austriaci in possesso della Slesia. Consentitemi di dirvi che io attaccherò, contro tutte le regole dell'arte della guerra , l'esercito del principe Carlo che è tre volte più forte del nostro, ovunque Io troverò ... io devo rischiare questo passo, altrimenti tutto è perduto; noi dobbiamo battere il nemico o morire tutti davanti alle sue batte rie. Così io penso e così farò ... Ora andate ... e ripetete ai reggimenti ciò che vi ho detto ». (40) II piano di Federico era di avanzare dritto su per la strada di Eresiavia, per fare una finta sulla destra austriaca e indi trarre vantaggio dalla eccessiva estensione della posizione avversaria, marciando lungo la sua fronte, attaccando il suo fianco sinistro, per tagliarlo fuori dalle sue comunicazioni. Secondo le sue stesse parole, egli decise « di dislocare il suo intero esercito sul fianco sinistro degli imperiali , di colpire il più duramente possibile con la propria ala destra sfuggendone la sinistra ; con tali precauzioni che non ci dovrebbe esser timore di errori come quelli commessi nella battaglia di· Praga, e che hanno causato la perdita di quella di Kolin ». (4 1) Dopo che le sue truppe si furono riposate, Federico ordinò l'avanzata, per continuare direttamente sul villaggio di Bome. L'avanguardia consisteva in dieci battaglioni e sessanta squadroni - Fedrico era con loroe il corpo principale seguiva in quattro colonne, con le bande reggimentali che suonavano. Quando gli uomini cominciarono a cantare l' inno: « Giuro di fare ciò che fare devo qual che sia stato per me il Tuo decreto e di farlo con cura e prontamente e, se lo faccio, riuscirò certamente! » . Un ufficiale chiese al re se dovesse fermali. Federico replicò: « No, assolutamente, con simili uomini Dio certamente darà a me la vittoria di

(<O) « Frederick the Grea1 : His Cour1 and Tlmes ,. a cura di Thomas Campbell. Vol. 111, pagg. 134-

136. (") « Ocuvres Posthumes de Frédéric Il " (1788) Vol. Ili . pag. 238.


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Fig. l3: Battaglia di Lcuthen, 1757.

oggi ». (42) A Bome fu stabilito il contatto con il nemico. L'alba stava sorgendo e la foschia copriva iil terreno. Attraverso di essa, si vide una lunga linea di cavalleria, schierata a sbarramento della strada alta che spariva a sinistra nella bruma. Dapprima si credette che fosse l'ala destra austriaca; però per accertarsene venne caricata sulla fro nte e sul fianco , c allora si scoprì che era il generale Nostitz con cinque reggimenti. Essi vennero rapidamente dispersi e vennero presi ottocento prigionieri (43) compreso Nostitz, che era mortalmente ferito. Successivamente, fu fatta una sosta ; poco dopo la foschia si schiarì c si vide l'intero esercito

(4:) « Frederick tbe Great: his Coun and Tuncs " ed1to da Thomas Campbell, Vol. 111, pag. 138. Vedi anche ~ History of Frederick the Grcat " di Thomns Carlyle. ('') • Oeuvres Posthumes de Frédéric Il "· vol. Ili , pagg. 235-236.


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austriaco schierato da Nippern a Sagschiitz, così distintamente « che si sarebbe potuto contare uomo per uomo ». ( 44) La perdita del villaggio di Borne fu un fattore importante per la sconfitta austriaca, non soltanto perché Federico poté da là esaminare l'intera disposizione del suo avversario , ma anche perché un rilievo del terreno nasèondeva alla vista i prussiani mentre avanzavano fino a Borne su quattro colonne. Mentre si avvicinavano, Federico mandò avanti la cavalleria della sua avanguardia all'inseguimento di Nostitz, cioè verso l'ala destra austriaca comandata dal conte Luccbessi , iJ quale, vedendola avanzare, credette di star per essere attaccato in forze e chiese aiuto con tanta urgenza che il maresciallo Daun mandò in suo soccorso la cavalleria di riserva e parte di quella dell'ala sinistra. Mentre questo accadeva, le quattro colonne prussiane si trasformarono in due e quando raggiunsero Bome vennero fatte ruotare a destra , a l coperto dell'altura, e avanzarono verso sud. Tempelhoff scrive: « Impossibile assistere ad una vista più bella; tutte le teste delle colonne erano parallele una all'altra, a distanze esatte per formare una linea, e la divisione marciava con tale precisione che sembrava partecipare ad una rivista , pronta a ruotare instantaneamente in una linea sola ». (45) L'ordine di marcia era il seguente: alla destra, avanti, Ziethen con 43 squadroni e sei battaglioni comandati dal principe Maurizio di D esau , preceduto da un' avanguardia di tre battaglioni sotto il generale Wc del. L'ala sinistra, che seguiva a l comando del generale Retzow, consisteva nel resto della fante ria , fiancheggiata da 40 squadroni al comando del generale D riesen . Ogni corpo di cavalleria era rafforzato da dieci squadroni di ussari e la retroguardia, comandata dal principe Eugenio di Wurtemberg, era costituita da 25 squadroni. Mentre l'esercito di Federico scompariva alla vista il principe Carlo e il maresciallo Daun , che e rano fermi al mulino di Frobelwitz , immaginarono che fosse in piena ritirata. « I prussiani sono fuori gioco- disse quet 'ultimo- non disturbiamoli! Poi, un po' dopo mezzogiorno, la testa delle unità prussiane fu vista avanzare tra Lobetinz e Sagschutz, da dove minacciava l'indebolita ala sinistra austriaca. Improvvisamente affrontato da una forza schiacciantemente superiore, Nadasti inviò una staffetta dopo l'altra a chiedere rinforzi a Carlo. Ma e ra troppo tardi. Circa all'una del pomeriggio Wedcl , sostenuto da una batteria di sei cannoni e seguito dal principe Maurizio, si fccè avanti e investi le difese di Sagschu tz. Allo stesso tempo, Nadasti caricò gli squadroni di testa di Ziethen e li respinse ver so sud contro i sei battaglioni di rin-

( .. ) lbid., pag. 236. ("') • The History of the Seven Years· War in Gennany " dei gcnerah lloyd e Tempelhoff, Vol. l , pag. 341.


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calzo ma , mentre col fuoco teneva indietro la cavalleria austriaca, Ziethen disimpegnò i suoi uomini dal terreno difficile, fece dietrofront, caricò a sua volta Nadasti e ricacciò lui e i suoi uomini nel bosco di Rathen . Entro l'una e trenta, l'ala di Nadasti era in rotta e l'intero campo tra Sagschiitz e Leuthen era coperto da fuggitivi inseguiti dagli ussari prussiani, dietro i quali la fanteria avanzava in doppia linea. Sulla destra vi era Wedel, al centro Maurizio e alla sinistra R etzow; il tutto sostenuto dall 'artiglieria pesante, che prendeva d'infilata gli austriaci in fuga. Mentre veniva compiuta questa avanzata Carlo, colto di sorpresa, richiamò in fretta la cavalleria che aveva dato in rinforzo a Lucchessi e, mentre ne attendeva l'arrivo , mandò avanti il grosso delle sue fanterie. Ciò nonostante Leuthen, benché fosse debolmente guarnita, impose una consistente battuta d'arresto, in parte così descritta dal principe de Ligne, allora capitano in un reggimento di fanteria austriaco: « Noi facemmo tutto quel che potevamo. II nostro tenente colonnello cadde ucciso quasi all'inizio; oltre a lui perdemmo il nostro maggiore, e in pratica tutti gli ufficiali eccetto tre ... avevamo attraversato due trincee successive, che si trovavano in un frutteto alla sinistra delle prime case di Leuthen , e stavamo cominciando a schierarci di fronte al villaggio. Ma non ci fu tempo per farlo. Oltre a un bombardamento generale di un'inten ità difficile da immaginare, ci fu una pioggia di pallottole sul battaglione del quale io, poiché non erano rimasti colonnelli, dovetti prendere il comando ... Due ufficiali dei granatieri mi portarono quanto ancora loro rimaneva delle truppe. Anche alcuni ungheresi vennero fortunosamente messi insieme. Ma alla fine , dopo che ebbi racimolato i resti del mio coraggioso battaglione , ero arrivato al massimo a 200 uomini e mi ritirai sull'altura dove si trova il mulino a vento ». (46) L'affollamento a Leuthen fu altrettanto dannoso che a Blenheim; le truppe erano così mischiate assieme che in certi posti avevano una profondità da trenta a cento righe. Nonostante ciò, come scrive Tempelhoff « ne uscì un massacrante scontro; il nemico oppose la resiste.nza della disperazione; un battaglione seguì l'altro senza successo contro di esso, finché il re fu obbligato a immettere nell'azione la sua ala sinistra che, secondo gli ordini, si era tenuta fuori tiro dai moschetti. Alla fine le guardie, guidate dal loro capitano più anziano, ora generale Mollendorf, si spinsero avanti con irresistibile valore e, dopo una resistenza di un'altra mezz'ora, costrinsero il nemico ad abbandonare la sua posizione ». (47 ) il problema era ora come sboccare fuori dal villaggio, perché gli au-

(

46 )

Citato da« Frcderick the Grcat" di Carlyle , Libro XYIIJ. capitolo X.

(") « Thc History of the Seven Years· War in Germany » dei generali Lloyd e Tempelhoff. Vol.

l . pag. 343.


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striaci avevano portato avanti una batteria sul costone a nord di esso e, protetta dal suo fuoco, la loro fanteria si era spiegata ad angoli retti rispetto al fronte iniziale. Per riuscirei, Federico ordinò al resto della sua ala sinistra di avanzare; quando però essa venne respinta dal fuoco di quelle armi , dislocò sul Butterberg una batteria - che includeva i suoi cannoni super pesanti- e spazzò via gli austriaci. Nelle sue« Memoirs » Horace St. Pau! dice che fu questa formidabile artiglieria, più che la fanteria prussiana, a vincere la battaglia. (48) Erano le quattro quando gli austriaci vennero respinti e mentre calava il crepuscolo Lucchessi, che aveva riunito l'ala destra della cavalleria austriaca a Frobelwitz, vide la fanteria di Retzow farsi avanti e le mosse incontro per caricarla sul fianco. Sfortunatamente per Lucchessi, dietro il villaggio di Radaxdorf i quaranta squadroni dì Driesen erano nascosti alla sua vista. Improvvisamente , sotto la copertura della batteria del Butterberg, essi cavalcarono all'aperto e, mentre trenta squadroni caricavano Lucchessi di fronte, i dragoni di Bayreuth lo colpivano sul fianco e gli ussari dì Putkamm Io aggiravano sul tergo. Il risultato fu decisivo , Lucchessi venne ucciso e i suoi cavalieri dispersi. Poi Driesen ruotò sulla sua destra e caricò la fanteria austriaca alle spalle, mentre Wedell'attaccava sul fianco dai pressi di Leuthen. Mentre la notte calava, gli austriaci si sbandarono e la loro ritirata rapidamente divenne un « si salvi chi può ». Federico incalzò l'esercito in rotta e si affrettò verso Lissa. Trovò la piccola città affollata di fuggitivi e quando entrò a cavallo nel cortile del castello gli vennero incontro alcuni ufficiali austriaci con candele in mano. Egli smontò e si rivolse loro dicendo: «Buonasera, signori, oserei dire che non mi aspettavate. Si può avere alloggio per una notte presso di voi? ». (49) U 6 dicembre ordinò un giorno di sosta e l'indomani avanzò su Breslavia, inviando Ziethen e metà della cavalleria, con nove battaglioni e con le truppe leggere, all'inseguimento di Carlo. · Lo inseguirono fino al 9 dicembre, catturando più di 2000 prigionieri. Breslavia si arrese il 19 dicembre, con 17.000 uomini e 81 cannoni. Come in quasi tutte le battaglie, le perdite a Leuthen vengono variamente stimate, ma probabilmente i prussiani persero 6000 uomini tra morti e feriti e gli austriaci 10.000, oltre a 21.000 prigionieri , 116 cannoni, 51 bandiere e circa 4000 carri. Secondo le« Oeuvres de Frédéric »,le perdite totali austriache durante la campagna furono di 41.442 e, secondo Tempelhoff, 56.466. In ogni caso, la perdita fu prostrante. La Prussia non sol-

( 01) «A Joumal of the First Two Campaig.ns of the Seven Years' War »di Horace St. Pau) (1914) pag. 394. ( 49) • Frederick the Great: his Cou rt and Times • a cura di Thomas Campbell, Vol. 111 , pag. 149.


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tanto guadagnò l'intera Slesia, eccetto la fortezza di Schweidnitz, ma emerse come la più formidabile potenza militare in Europa. Della battaglia, Tempelhoff scrive: « La storia antica fornisce a mala pena un solo esempio, e quella moderna nessuno , che possa essere comparato- nello svolgimento o nelle conseguenze- con la battaglia di Leuthen. Essa fa epoca nella scienza militare e mostra non soltanto la teoria, ma anche la pratica di un sistema di cui il re fu il solo inventore ». ( 50) Napoleone scrive: « La battaglia di Leuthen è un capolavoro di movimento, manovra e risoluzione. Essa è sufficiente da sola a rendere immortale Federico , e a collocarlo nel novero dei più grandi generali. Tutte le sue manovre in questa battaglia sono in conformità coi principi della guerra. Egli non fece alcun movimento in vista d_ell'avversario, poiché le sue colonne non erano visibili. Gli austriaci si aspettavano che lui, dopo il combattimento a Bome , prendesse posizione sulle alture di fronte a loro e, mentre essi così lo attendevano, egli continuò la sua marcia coperto dai rilievi del terreno e dalle nebbie e mascherato dalla sua avanguardia, e li attaccò all'estrema sinistra )}, (5 1) È interessante confrontare le due battaglie che sono state esaminate in questo capitlo, poiché rappresentano l'ordine obliquo d 'attacco nel suo aspetto migliore e in quello peggiore. A Rossbach non vi fu azione di comando: i comandanti alleati cooperanti non avevano alcun piano e, invece di tenere la linea del SaaJe e di continuare a rimanere sulla difensiva cosa che si sarebbe certamente conclusa con la rovina di Federico -essi l'abbandonarono e fecero esattamente ciò che voleva lui , offrendogli battaglia. Erano dei principianti nella manovra , e dei semplici imitatori di un sistema che non avevano capito. Avanzarono in piena vista dell'avversario, lungo il suo fianco e senza avanguardia; non vi fu cooperazione tra le tre armi (52) e St. Germain non tentò mai di scoprire che cosa stesse facendo il nemico. A Leuthen. Federico si mosse, si concentrò, sorprese e colpì. La cooperazione fu perfetta, e così furono gli schieramenti delle tre armi. Ciò nonostante, a dare la vittoria a Federico fu soprattutto il fatto che i suoi uomini avevano fiducia Ln lui come comandan te. Benché dopo questa superba vittoria la guerra sia continuata per altri cinque anni, e malgrado i disastri che Federico subì durante tale periodo. egli emerse dal settennale conflitto quale più grande generale della sua epoca, per prendere il suo posto tra i pochi grandi capitani di tutti i tempi.

("') « Thc History of the Seven Years' War in Germany • dei generali U oyd e Tempelhoff, Vol. l. pag. 3-16. ( '1) • Correspondance dc Napoléon Jer • Vol. XXXII. pag. 184. (52) C1oè tra artiglieria, cavalleria e fantena (N.d.T.).


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ll25 agosto del1758 egli vinse gli austriaci a Zorndorf ma, il14 ottobre, venne da loro sorpreso e battuto a Hochkirchen ; nonostante ciò, li scacciò dalla Sassonia e dalla Slesia. L'anno seguente, il 12 agosto, subì una schiacciante disfatta per mano dei russi a Kunersdorf e, benché Berlino venisse occupata dai Francesi riuscì a respingerli. Nel 1760, imbattibile in spirito come sempre, sconfisse gli austriaci il15 agosto a Liegnitz e , ancora, il 3 novembre a Torgau. ( 53) Nel1761la sfortuna gli si rivolse contro, e nel1762 l'Inghilterra lo abbandonò, cercando una pace separata con la Francia ; una defezione che tredici anni più tardi fece sì che l'Inghilterra non riuscisse a trovare un solo alleato in Europa, quanto le sue colonie americane si ribellarono. Questo fatto in sé, benché sia stato una delle importanti conseguenze della guerra, non può essere accreditato a Federico. Ma ciò che invece lo può essere è che non soltanto le battaglie di Rossbach e Leuthen salvaro no con ogni probabilità la Prussia della distruzione totale e della scomparsa come stato, ma probabilmente il loro ricordo ha dominato la storia tedesca e, attraverso la storia, la mentalità germanica fin dai tempi in cui furono combattute . Da esse sorse quel senso di unità nazionale e di superiorità che consentì ai popoli tedeschi di sopravvivere alle guerre napoleoniche e da cui, passo dopo passo, emerse una Germania unita che sostituì la Francia come massima potenza continentale e pose fine alla rivalità anglo-francese che durava da seicento anni , aprendo , pertanto, una nuova epoca della storia mondiale.

(" ) Nel valutare razione di comando di Federico in queste bauaglie, bisognerebbe sempre ricordare che numericamente egli era alquanto inferiore al suo avversario. A Zomdorf. 36.000 contro 52.000; a Hochkirchen 37.000 contro 90.000; a Kunersdorf26.000contro 70.000; a l iegnitz 30.000contro 90.000 e a Torgau 44.000 contro 65.000.


CAPITOLO VII

L 'espansione dell'impero britannico in India

l. Quadro storico Gli anni tra il Trattato di Westfalia dell648 e il trattato di Utrecht del 1713 rappresentarono per l'Inghilterra e per la Francia , sia in India che nel Nord America, un periodo di graduale espansione coloniale. Fino all'epoca della Restaurazione, nel 1660, le acquisizioni più importanti della Compagnia Inglese dell' India Orientale erano state l'affitto di Madras nel 1639 e la fondazione di una fabbrica a Hugli nel 1651. Ma fu soltanto dopo il 1662, quando l'insediamento portoghese di Bombay divenne parte della dote portata da Caterina di Braganza a Carlo II , che la Compagnia comincò a prosperare. Sei anru più tardi, Bombay fu trasferita alla Compagnia per un affitto di 10 sterline all'anno. Nel frattempo nel 1664, per iniziativa di Colbert, era stata fondata la Compagnia Francese delle Indie Orientali che tra il 1674 e il 1676 aveva ottenuto diritti commerciali a Pondicherry e Chandernagore. Nel1690, la Compagnia Inglese ottenne diritti simili a Calcutta (Kalikata). Durante questi anni il Gran Mogol era padrone dell' India, ed era lui l'autorità con cui le Compagnie conducevano le loro trattative. Alla morte di Aurungzeb nel1707 , l'impero mogol cominciò però rapidamente a disintegrarsi e una cerchia di principati serrundipendenti sorse attorno al suo centro in decadenza, con grande vantaggio d elle Compagnie europee che furono in grado di estendere sempre più i loro commerci contrattando separatamente con i vari signori locali. A riprova del loro crescente benessere la popolazione di Calcutta, che nel 1706 contava 10.000 persone, nel 1735 era salita a 100.000, mentre il giro d'affari commerciale della Compagnia aveva raggiunto il milione di sterline all' anno. Nel 1740, quando scoppiò la guerra per la successione austriaca, Madras e Pondicher ry erano i principali centri commerciali inglese e francese suUa costa di Coromandel ; in più, gli inglesi presidiavano


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Forte St. David , un po' a sud di Pondicherry. Ciascuno di questi posti era fortificato e, poiché erano tutti sulla costa, poteva essere rifornito e rinforzato dal mare, il che metteva inglesi e francesi in vantaggio sui signori locali, che non avevano navi da guerra. Ciò significava anche che quella delle due principali potenze commerciali - Inghilterra o Francia - che deteneva il dominio dei mari indiani poteva tagliare i viveri alla sua concorrente. Il potere navale era pertanto la chiave del problema coloniale. Quando l'Inghilterra fu coinvolta nella guerra di successione austriaca, tecnicamente le due compagnie vennero a trovarsi in stato di guerra. Siccome ai francesi questo non conveniva, nel 1742 il marchese di Dupleix , che l'anno precedente era stato nominato governatore generale dell'India Francese e che desiderava mantenere la neutralità , aprì negoziati con le autorità inglesi in India. Queste però rifiutarono di prendere in considerazione le sue proposte , poiché non avevano alcuna autorità sulla marina inglese. Il risultato fu lo scoppio della Prima Guerra Carnatica del 1744, che ebbe inizio quanto il commodoro Barnett e la sua squadra minacciarono Pondicherry. A quel tempo la Francia non aveva alcuna flotta nelle acque indiane. Dupleix temeva che Pondicherry sarebbe stata chiusa dal blocco navale e si rivolse perciò per aiuto a Anwar-ud-din, il Nababbo del Carnatico , e inviò anche un dispaccio al conte di Labourdonnais, governatore di Mauritius , perché venisse in suo soccor o. Questi acconsentì e salpò nel marzo del 1746 con una flotta di otto navi di linea, che trasportava 1200 uomini di rinforzo: con il suo arrivo, in giugno, costrinse la squadra inglese a ritirarsi a Hugli . Dopo ciò, il 2 settembre Dupleix strinse d' assedio Madras mentre Labourdonnais la bloccava dal mare. A loro volta gli inglesi si rivolsero al Nababbo del Carnatico, che ordinò a Dupleix di levare l'assedio. Poiché questi si rifiutò, il Nababbo gli inviò contro un esercito. Quando questo esercito arrivò, Madras si era già arresa il 20 settembre e quindi pose l'assedio ai francesi che si trovavano dentro la città. Per nulla intimorita , l'esigua guarnigione francese fece una sortita e disperse l'impacciata orda del Nababbo. Labourdonnais aprì allora una trattativa per ottenere dagli inglesi un riscatto di 420.000 sterline per Madras. Dupleix si oppose e vi fu una violenta disputa, durante la quale un uragano disperse la flotta di Labourdonnais e lo costrinse a ritornare a Mauritius. Dupleix ripudiò il trattato di riscatto e investì Forte St. David ma, poiché il dominio del mare era nuovamente passato al suo avversario, dopo 18 mesi fu costretto a togliere l'assedio. Nel 1747 una pote nte flotta di 13 navi di linea, al comando del contrammiraglio Boscawen , fu inviata dall'Inghilterra per vendicare la cattura di Madras. Al suo arrivo venne posto l'assedio a Pondicherry, nell'agosto del1748. In ottobre, però, l'assedio fu interrotto per l'avvicinarsi del mon-


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sone e, prima che potesse essere ripreso, il trattato di Aix-la-Chapelle aveva posto fine alla guerra. Secondo i termini dell'accordo, Madras veniva restituita all'Inghilterra in cambio di Capo Breton. Benché con la Prima Guerra Camatica non si fosse concluso nulla, si era però imparato molto e soprattutto che chiunque dominasse il mare avrebbe contemporaneamente dominato la terra. Nella lotta per la supremazia in India, siccome gli inglesi erano in posizione migliore per acquisire il controllo dei mari indiani. i francesi erano in svantaggio permanente. Incidentalmente, questo svantaggio affliggeva tutte le avventure coloniali francesi, poiché la Francia- potenza continentale- non poteva contemporaneamente essere la più potente sul teatro europeo e mantenere un grande impero coloniale in lotta con l'Inghilterra. Quest'ultima, protetta com'era dal mare, poteva intervenire in una guerra continentale e sganciarsene a volontà; ma la Francia non poteva e, qualora coinvolta, il suo sforzo principale doveva essere diretto alla vittoria poiché altrimenti avrebbe rischiato l'invasione. La sicurezza delle sue colonie veniva quindi al secondo posto . Il tentativo di diventare la massima potenza in Europa e di estendere contemporaneamente il suo potere coloniale fu uno sbaglio. Infatti questo impossibile obiettivo non solo aiutò l'Inghilterra a diventare la signora di mari , ma contribuì anche ad assicurare il predominio della Prussia in Germania. Benché Dupleix comprendesse abbastanza bene l'importanza della potenza navale, non era in alcun modo sgomentato dalla sua perdita. Era un uomo di grande intuito e la completa disfatta dell'orda di Anwar-uddin di fronte a Madras aveva acceso la sua immaginazione, poiché gli aveva rivelato che nessun esercito locale, quantunque numeroso, poteva sperare di affrontare un pungo di disciplinati soldati europei. Pertanto egli aveva nel suo piccolo esercito un'arma efficace che poteva rivelarsi decisiva in ogni disputa tra principi indiani, sicché ognun di loro sarebbe stato ansioso di offrire qualsiasi somma per il suo aiuto. Con un potente signore quale suo alleato, Dupleix sentiva che alla resa dei conti sarebbe stato più che alla pari degli inglesi sulla terraferma, anche a dispetto della loro potenza navale. Non appena ebbe deciso il suo piano, la fortuna lo mise in grado di collaudarlo. Nel1743, alla morte di Dost Ali, Nababbo del Carnatico, Nizam-ul-mulk Asaf Jah , Signore (Subabdar) del Dekkan , aveva nominato Anwar-ud-din al suo posto. In quel momento il genero di Dost Ali , Chanda Sahib , che pretendeva la successione, era prigioniero. Quando però nel 1748 fu rilasciato, egli cominciò a cospirare per appropriarsi del trono del cognato. Nello stesso anno Asaf Jah morì e gli succedette il figlio Nasir Jang, a cui si oppose però il figlio Muzaffar Jung, che avanzava pretese al


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trono in qualità di prescelto dall'imperatore mogol. Era l'occasione buona per Dupleix, ed egli la colse. Mirando ad eliminare Anwar-ud-din e Nasir Jang, Dupleix concluse un trattato segreto con entrambi i pretendenti e, il3 agosto 1749, i tre alleati sconfissero e uccisero Anwar-ud-din alla battaglia di Ambur. Chanda Sahib prese il suo posto. Questo fu l'inizio della Seconda Guerra Carnatica. Gli inglesi si resero conto del pericolo che correvano e si rivolsero a Nasir Jang perché riconquistasse il Carnatico, col risultato che - dopo qualche successo iniziale - Nasir Jang fu assassinato, nel dicembre del 1750. Dupleix proclamò allora Muzaffar Jung Subahdar del D ekkan e questi, per gratitudine, nominò Dupleix governatore di tutte le terre del mogol dal fiume Krishna al capo Comorin. In cambio , Dupleix mise a disposizione di Muzaffar Jung un piccolo esercito, al comando del marchese de Bussy. Quando gli inglesi videro che Dupleix era il vero padrone del Carnatico e che de Bussy era l'elemento più influente alla corte del nuovo Nizam, furono costretti a rendersi conto di dover affrontare una lotta per la sopravvivenza. Per loro fortuna, nel 1750 venne nominato governatore di Madras Thomas Saunders, uomo di rimarchevole energia. Egli notò che la cittadella rocciosa di Trichinopoli (tenuta da Mohammad Ali , legato negli ultimi tempi ad Anwar-ud-din) dominava la grande pianura del Carnatico e decise di farne il punto di partenza per le azioni contro i francesi. Nella primavera del1751 Dupleix inviò un esercito al comando di Jacques François Law per conquistarla. Robert Clive , che aveva da poco raggiunto l'esercito inglese a Madras, propose - su suggerimento di Mohammad Ali - una spedizione contro Arcot, quale miglior mezzo per alleviare la pressione su Trichinopoli . Saunders acconsentì. Con 200 soldati inglesi e 300 soldati indigeni (« sepoys »), Clive occupò Arcot. Subito Chanda Sahib inviò in soccorso' una forza , tratta dalle unità che assediavano Trichinopoli , per riconquistare la sua capitale. Per 53 giorni Clive resistette eroicamente finché , esausti , gli assedianti si ritirarono. L'essere riusciti a respingere l'assedio accrebbe immensamente il prestigio degli inglesi e abbassò di altrettanto quello dei francesi. Questo fatto , unito alle vittorie di Clive ad Ami e a Coveripak nell'autunno e nell'inverno, condusse rapidamente al declino della causa francese. Nel giugno del 1752, Law fu costretto ad arrendersi a Lawrence e Clive di fronte a Trichinopoli e il suo alleato, Chanda Sahib , fu messo a morte. Per due anni i combattimenti nel Dekkan continuarono ma, malgrado i brillanti successi del de Bussy in quell'area , i francesi non riuscirono ad estendere il loro controllo nei territori del Nizam a causa degli insuccessi nel Carnatico. Così, lentamente , il dominio francese vacillò, finché la corte di Francia, stanca dei fallimenti di Dupleix , decise di richiamarlo. Nell'estate del 1753 il direttore della Compagnia France e dell'India Orientale, Godeheu , fu inviato a sostituire


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Dupleix. Sbarcò in India nell'agosto del 1754 e, dopo che Dupleix ebbe fatto vela per la Francia, concluse una tregua di tre mesi. In seguito, nel gennaio 1755, fu pubblicato un trattato provvisorio, che sarebbe divenuto valido soltanto se ratificato dalle Compagnie in patria. A causa dello scoppio della Guerra dei Sette Anni , la ratifica non ebbe mai luogo.

2. La battaglia di Plassey, 1757 Mentre inglesi e francesi si contendevano la supremazia nel Carnatico, una lotta assai simile ribolliva nel Bengala che, come il D ekkan , era governata da un subahdar nominale del Gran Mogol , il Nababbo Alivardi Khan, che era succeduto al trono nel1740. Verso la fine del suo regno era sorto un attrito con gli inglesi riguardo le fortificazioni di Calcutta, che e rano state aggiunte senza il suo permesso. Le cose stavano a questo punto quando morì , il 9 aprile del1756, e gli successe il genero Siraj-ud-daulah, di circa 20 a nni , un uomo inquieto e amante del piacere che, benché possedesse vigore e abilità , mancava di decisione ed era facilmente influenzato e fuorviato dai libertini della sua corte. Durante il regno di suo suocero, Siraj -ud-daulah aveva sollevato la questione delle fortificazioni di Calcutta con W. Watts, capo della fabbrica inglese di Cassimbazar, e immediatamente dopo la successione ricevette una risposta evasiva ad una lettera che aveva indirizzato a Roger Drake, governatore di Calcutta, nella quale gli aveva ordinato di demolire le fortificazioni aggiuntive. Il nuovo Nababbo sapeva che Calcutta era presiediata da non più di 264 soldati e da 250 civili armati , di cui soltanto 174 erano europei ; così il 4 giugno partì dalla sua capitale, Murshidabad , e si impadronì di Cassimbazar. Da qui marciò su Calcutta e il16 giugno apparve di fronte alle mura Maratha , che ne proteggevano il lato verso terra. Subito la maggior parte della popolazione europea fu evacuata. Quando però alcune navi vennero incendiate , il governatore Drake perse la testa e vergognosamente abbandonò i rimanenti a terra. Costoro, scoperta la sua defezione, nominarono comandante il sig. Holwell , un membro del Consiglio. Il 20 giugno Holwell fu costretto a capitolare. Benché Siraj-ud-daulah avesse promesso di non recar molestia in alcun modo a lui e alla sua gente, sembra che durante la notte tra il 20 e il 21 giugno, all'insaputa del Nababbo e per istigazione del ricco mercante Omichand, i restanti 146 membri della guarnigione siano stati incarcerati nel « Buco Nero » di Fort William.


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Si dice che 123 di questi sfortunati siano stati soffocati e calpestati a morte. (!) Una volta che Calcutta fu sua, Siraj-ud-daulah ritornò a Murshidabad, da dove marciò contro Shaukat Jang, un pretendente al suo trono, lo sconfisse e lo uccise. Non rendendosi conto del fatto che il dominio del mare poneva gli inglesi in vantaggio, non ebbe il minimo sospetto che avrebbero tentato di riprendersi Calcutta e vi lasciò un debole presidio, al comando di Manikchand. Nel frattempo Drake e gli inglesi avevano trovato rifugio da Calcutta a Fulta da dove, per mezzo di intrighi , guadagnarono alla loro causa Manikchand, Omichand e Jagat Seth, un ricco banchiere , nonché altri importanti personaggi della corte del Nababbo. LI 15 luglio, quando la notizia dell'avanzata del Nababbo su Cassimbazar giunse per la prima volta a Madras, il maggiore Kilpatrick e 230 soldati vennero inviati a nord per rinforzare Calcutta. !15 agosto però, quando trapelò la notizia del disastro, il Consiglio di Madras piombò nella costernazione perché la guerra tra l'Inghilterra e la Francia era nell'aria e si attendeva l'arrivo di una potente flotta francese. Il Consiglio però non perse la testa. Fortunatamente erano disponibili un esercito e una marina bene equipaggiati, il primo al comando di Robert Clive e la seconda dell'ammiraglio Charles Watson, che erano stati preparati per una spedizione contro i francesi. Su suggerimento di uno dei consiglieri, lo storico Robert Orme, fu deciso di inviarli entrambi in Bengala. Tale decisione si sarebbe dimostrata una delle più importanti della storia britannica. La spedizione, che partì il 16 ottobre, era costituita da sei navi da guerra e da navi da trasporto che caricavano 900 soldati regolari e 1500 sepoys. Dopo un viaggio movimentato , durante il quale due vascelli furono trascinati fuori rottauno fino a Ceylon- il 16 novembre la spedizione si avvicinò alla foce del-

(') Il resoconto piìl completo di questo mcidente viene fornito dallo stesso J .S. Holwell nel >uo • A genuine narrative of the deplorable deaths of the English Gentlemen and others. who were suffoeated in the Black Hole in Fort William. at Calcutta. in the Kingdom of Bengal; in the night succeeding the 20th day of June, 1756 •: vedi ~ Indi a Tracts • di Holwell ( 1764) pagg. 253-276. Il Buco Nero era una cella per prigionieri,« un cubo di circa 18 piedi •, (Holwell , pag. 258) e questo tipo di celle fu chiamato così fino al 1868, quando vennero abolite. Per quanto concerne Omichand, Holwell fornisce le sue ragioni per sospeuarlo a pag. 268. Sir George Forrest nel suo " The Life of Lord Clive "{1918), Vol. l, pag. 331, addotta la stessa versione e fornisce ulteriori prove della sua esattezza. Un punto di vista da parte indiana~ dato da R.C. Majumdar, H .C. Raychandhuri e Kalikinkar Dana in « An advanced History of India • {1946) pag. 658, che suona così: " La veridicità di questo racconto è stata fondatamente messa in dubbio. Che alcuni prigionieri siano stati messi nel Buco Nero e che poehi di essi, feriti nel corso del combattimento, vi siano morti, può essere accettato come vero. Ma i tragici dettagli, descritti con riferimento a un numero esagerato di prigionieri, devono quasi certamente essere amibuiti alla fertile immaginazione di Ho1well, sulla cui attendibi lità si fonda in sostanza l'intera storia. In ogni caso. è ammesso da tutte le parti che Siraj-ud..<Jaulah non era in alcun modo responsabile per l'incidente •·


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l'HugJj , da dove Watson coraggiosamente decise di risaJjre navigando il fiume, allora quasi sconosciuto. Questo gesto, come dice Montstuart Elphinstone, fu « una delle parti più audaci dell'impresa >>. (2) La spedizione arrivò a Fulta il 15 dicembre, dopo un viaggio periglioso, vi sbarcò e si ricongiunse con la forza di Kilpatrick, ridotta dalle malattie a 120 uomini. Nel frattempo Drake a Fulta aveva ricevuto istruzioni dall' Inghilterra che incaricavano lui e tre membri del suo precedente consiglio di dirigere gli affari in Bengala. Poiché , non essendo al corrente della spedizione in corso, avevano aperto negoziati con Siraj-ud-daulah, all'arrivo di Clive e Watson Drake e i suoi coiJeghi fecero il possibile per persuaderli a desistere da operazioni militari contro i l Nababbo. Watson non badò aJie loro argomentazioni e il 17 dicembre indirizzò una lettera a Siraj-ud-daulah , nella quale pretendeva il ripristino dei vecchi diritti e delle vecchie immunità della Compagnia , oltre a un risarcimento per le perdite subite. Non si sa quale sia stata la replica del Nababbo , ma il risultato fu che il 27 dicembre la flotta risalì il fiume e, il l gennaio 1757, arrivò a Calcutta. Il giorno seguente Manikchand fuggì a Murshidabad e Clive riconquistò Calcutta senza alcun serio combattimento. La situazione che Clive si trovava ad affrontare era estremamente preoccupante. A Chandernagore, poche miglia a nord di Calcutta, c'erano 600 fra ncesi -di cui 300 erano soldati - c la più vicina delle stazioni del de Bussy era a sole 200 miglia dal Bengala. Se i francesi avessero fatto causa comune con il Nababbo, la superiorità sugli inglesi avrebbe potuto dimostrarsi schiacciante. Inoltre, se la lotta avesse dovuto protrarsi , si sarebbe potuto facilmente perdere Madras poiché il Carnatico era o ra senza dife a. n Nababbo era incerto; odiava tutti gli e uropei, e tuttavia credeva che in totale gli abitanti d'Europa non fossero più di 10.000. La grande casa di banchieri di Jagat Seth (i Rothschild del Bengala) era però in favore della pace , perché i suoi usurai desideravano ristabilire i loro commerci con Ca-lcutta; e anche Omichand era dello ste so parere. Dapprima il Nababbo si gingillò con questa idea , poi cambiò opinione e decise di avanzare ancora su Calcutta. La sto ria d'ora in poi sembra una novella delle Mille e una Notte, il cui eroe era nato il29 settembre 1725 a Market Drayton , nello Shropshire. A diciotto anni , Robert Clive e ntrò al servizio della Compagnia dell' India Orientale come copista , una professione che amava così poco che in due occasioni tentò il suicidio.

(') " Tbe Rise of Britisb Power in the East • deU'on. Mountstuart Elphinstone (1887). pag. 281.


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Poi, a 21 anni , ottenne la nomina ad alfiere nell'esercito della Compagnia e , come si è già detto, raggiunse la fama come soldato. Quando il maggiore Lawrence, un ufficiale di 28 anni più vecchio, prese il suo posto , servì lealmente sotto di lui e , al suo ritorno in Inghilterra nel1753, Clive Io teneva in così alta considerazione che rifiutò di accettare un completo di spade decorato con diamanti, regalatogli dalla Compagnia, a meno che non ne venisse concesso uno simile a Lawrence. Nel1755 ritornò in India, come tenente colonnello dell'esercito regolare. Come uomo, Clive era determinato in qualsiasi cosa intraprendesse, ma non era,.mai ostinato. Aveva sempre chiaro il proprio scopo e , quando le circostanze cambiavano, poteva rapidamente adeguare i suoi mezzi senza perderlo mai di vista. Era di temperamento riservato, audace e modesto. Benché autorevole quando irritato, non era mai impaziente quando si trovava sotto comando militare. Il maggiore Lawrence scrive di lui: « Era un uomo di risolutezza imperterrita, di grande sangue freddo e di un autocontrollo che non lo lasciò mai , neppure nel più grande dei pericoli. Era nato per essere un soldato, perché senza aver ricevuto educazione militare di alcun genere , e senza aver avuto molti contatti con alcuno del mestiere, egli guidò un esercito, col giudizio e il buonsenso, come avrebbe fatto un ufficiale esperto e un soldato coraggioso, con un'avvedutezza che certamente assicurò il successo ». (3) Resosi conto, come dice Macaulay, di avere a che fare con uomini privi di ciò che in Europa si chiama << onore » Clive fu, come uomo di stato, machiavellico. Al pari di Gloucester, avrebbe potuto dire in più di una occasione: « Posso aggiungere colori al camaleonte, cambiare forme con Proteo, per interesse , e rimandare il sanguinario Machiavelli a scuola ». (4 ) Come soldato, aveva una volontà di ferro. Nessun rovescio piegò mai la sua determinazione a conquistare, e nessuna difficoltà gli apparve insormontabile. Se commetteva un errore, il che accadeva raramente, non mancò mai di rivolgerlo a suo vantaggio con stupefacente rapidità, soprattutto perché sapeva leggere nell'anima orientale come in un libro aperto. Come dice il colonnello Malleson: « Le sue concezioni erano sempre brillanti, i suoi piani sempre magistrali, la sua esecuzione sempre efficace )). 5 ( ) Ciò nondimeno, in nessuna delle sue molte battaglie il suo coraggio si mise così brillantemente in luce come quando, nel1766, avendo abolito il sistema di paghe e indennità noto come<< double batta », si trovò a dover

(l) lbid. , pagg. 159· 16<l. 4 ( ) Shakespeare: « Re Enrico VI», pt. 3, IU, ii. (S) • Lord Clive » del colonnello C.B. Malleson (1882), pag. 479.


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affrontare un ammutinamento degli ufficiali della Compagnia, appoggiati dai civili . « In questa spavendosa situazione- scrive P.E. Robert- egli non ebbe alcuna incertezza, e la sua assoluta padronanza degli uomini non fu mai meglio dimostrata ... In p.>chi giorni, grazie alla stupefacente prontezza d'intervento e all'assoluta inflessibilità della sua volontà, indusse gli ammutinati a sottomettersi. È in una crisi di questo genere che Clive appare una figura quasi titanica. Egli oppose tutte le risorse della sua meravigliosa personalità a un Consiglio ribelle, a un esercito in aperto ammutinamento, in un luogo estraneo ed estremamente pericoloso , e guadagnò la vittoria ». ( 6) Nel gennaio dell767 avrebbe lasciato l'India per sempre. Nel 1772 sarebbe poi stato attaccato in Parlamento come un « ladro di pecore », secondo le sue parole , dalla« banda corrotta del Bengala »che lo aveva seguito in Inghilterra. Si sarebbe difeso con sdegno c coraggio di fronte alla Camera dei Comuni ma il 22 novembre del1774, provato dalla maldicenza e sofferente di insonnia, si sarebbe tolto la vita, a soli 50 anni. Mentre il Nababbo si preparava nuovamente a muovere verso sud da Murshidabad , il Comitato decise di occupare Hugli. Per mettere in atto questo proposito , il maggiore IGipatrick ven ne inviato il6 gennaio a risalire il fiume con quattro navi, che trasportavano 150 regolari e 200 sepoys. Arrivarono a Hugli il 10 gennaio e la città venne occupata con poche difficoltà da un abile ufficiale di nome Eyre Coote. (1) Fu durante questa spedizione che arrivarono notizie certe « da Aleppo, che era stata dichiarata (in agosto) la guerra tra Gran Bretagna e Francia ». (8) Nel frattempo Clive rimase a Calcutta, rafforzò le fortificazioni di Fort William e costituì un nuovo battaglione di sepoys, il primo reggimento di fanteria indigena del Bengala , noto come « Lal Paltan » o « Reggimento Rosso », che diede origine all'esercito indigeno del Bengala. (9) Poi , il 30 gennaio, l'esercito del Nababbo si avvicinò e attraversò il fiume 10 miglia a nord di Hugli. Con esso arrivò Omichand , tanto ansioso di recuperare le sue vacillanti fortune; poiché possedeva molte delle migliori case in Calcutta, « riguadagnò in fretta la sua precedente influenza tra gli inglesi, dandosi da fare per promuovere la pacificazionc » . ( 10)

( 6) « The Cambridge Modem History • . Vol. VI. pag. 565. (') Più tardi famoso come generale sir Eyre Coote (tn6-1783) vincitore a Wandiwash nell760, a Porto Novo. Pollilur e Sholingarh nel 1781. ( 8) « A History of the Mìlitary Transactions of the British Nation in lndostan from the year MDCCXLV • di Robert Orme (1778) Vol. ll, pag. 127. ( 9) « An Historical Account of the Rise and Progress of the Bengal Native Anny • del capitano Williams {1817) pagg. 4, 165·166. ('O) Robert Orme, Vol. 11, pag. 128.


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Clive , la cui posizione era precaria, era anch'egli in favore della pace c già durante l'avanzata del Nababbo aveva iniziato con lui una corrispondenza sull'argomento. Poiché però quest' ultimo continuava la sua marcia e il 3 febbraio aveva occupato il terreno lungo la trincea Maratha , Clive decise di colpire. Mise insieme una forza di 650 regolari, 800 sepoys, 600 marinai, con sei cannoni serviti da 100 cannonieri e, alle due del mattino del 7 febbraio, uscì in marcia contro 18.000 cavalieri , 12.000 fanti, 40 cannoni e 50 elefanti del suo avversario, deciso a conquistare una vittoria risolutiva. E probabilmente ci sarebbe riuscito, malgrado la sua inferiorità numerica , se non si fosse levata una foschia così densa che non si riusciva a vedere oltre i due o tre metri. Accadde aJiora un fatto davvero straordinario: le guide persero la strada. L'esercito di Cl ive vagò attraverso il centro del campo nemico, sparando a dritta e a manca nell'oscuri tà impenetrabile e alla fine , alle sette di sera, riguadagnò le proprie linee. ( 11) Le perdite da entrambi i lati furono considerevoli. 11 Nababbo ebbe 1300 tra morti e feriti e perse 500 cavalli e 4 elefanti, mentre Clive perse 57 morti c l t7 feri ti . Il peggio non erano però le perdite sofferte, ma il fatto che gli uomini di Ciive erano demoralizzati, benché ciò fosse in parte controbilanciato dal panico che aveva colto quelli del Na babbo. Infatti, secondo Orme , l' intero esercito indiano passò la notte successiva sveglio « sparando cannoni c moschetti fino a giorno, per dar coraggio a se stessi e per dissuadere gli inglesi dell'attaccarli ancora >) . (1 2)

Siraj-ud-daulah fu così paralizzato da questo attacco di sorpresa che il 9 febbraio concluse con Ctive il Trattato di Alinagar, con il quale venivano nuovamente riconosciuti i passati privilegi della Compagnia c veniva pagato un risarcimento per i danni inflitti. La ragione per cui Clive decise per la cessazione delle ostilità fu il timore che i france i potessero far causa comune con il Nababbo, il che avrebbe fatto faJJire la sua politica di mantenerli divisi in modo da aver a che fare con ciascuno di loro separatamente. Inoltre, si rendeva conto che fi nché il potere francese in Bengala non fosse stato distrutto, tornare a Madr as non sarebbe stato prudente per lui e il suo esercito. Così avvenne che, mentre le firme sul Trattato erano ancora umide, egli chiese al Nababbo il permesso di avanzare su Chandernagore. II Nababbo, pur replicando che mai avrebbe potuto consentire che una parte dei suoi sudditi venisse attaccata dall 'altra, decise di temporeg-

11 ( ) Per un resoconto completo dj questa strana battaglia vedi Orme, Vol. Il. pagg. 131-134. ('2) lbid., Vol. II, pag. 135.


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giare e, fingendo che de Bussy stesse per invadere il Bengala, chiese a Ciive divenirgli in aiuto. Inoltre chiese che il sig. Watts, che considerava un uomo moderato , fosse mandato alla sua corte come rappresentante della Compagnia. Fatto ciò, ritornò a Murshidabad. · Benché sapesse che la paura di de Bussy era un pretesto, Clive acconsentì alla nomina di Watts e mandò con lui Omichand, che aveva collaborato ai negoziati per il trattato di pace. I due quindi partirono e quando il 18 febbraio giunsero a Hugli, Omichand scoprì che il Nababbo aveva mandato 100.000 rupie al governatore di Chandernagore e che uno dei suoi agenti, l'astuto bramino bengalese Nuncomar (Nanda-Kumar), era stato inviato là di tutta fretta per aiutare i francesi in ogni maniera. Subito Omichand corruppe costui con 12.000 rupie, dopo di che lui e Watts proseguirono per la capitale . lvi giunti, scoprirono che il 22 febbraio il Nababbo aveva scritto a Clive per proibire perentoriamente l'attacco a Chandernagore affermando che, se gli inglesi avessero marciato contro la città, egli sarebbe accorso in aiuto ai francesi. In concomitanza con questo divieto, arrivò una richiesta del governatore di Chandernagore per un trattato di neutralità tra i francesi e gli inglesi in Bengala. Ciò diede luogo a un incontro delle due parti a Calcutta, il25 febbraio, ove venne stesa una bozza dei vari articoli. L'ammiraglio Watson rifiutò però di firmarla a meno che essa non venisse approvata dal Governo Supremo di Pondicherry . Siccome nello stesso giorno erano arrivati rinforzi dal mare, Clive - considerandosi ora abbastanza forte per prendere Chandernagore - licenziò i delegati francesi e decise, purché gli riuscisse di ottenere il preventivo consenso del Nababbo, di sferrare un immediato attacco. Mentre si verificavano questi avvenimenti , il Nababbo ricevette informazioni (probabilmente diffuse ad arte da Watts e da Omichand) secondo cui gli afghani, al comando del temuto Ahmad Shah Durrani , stavano marciando da Delhi per invadere il Bengala. Terrorizzato , scrisse subito a Clive implorando il suo aiuto e offrendo di pagargli 100.000 rupie al mese per assoldare le sue truppe. Clive non si fece sfuggire l'occasione e insistette ancora per avere il permesso di marciare su Chandernagore. Non ricevendo però risposta , ed essendo venuto a sapere che il Nababbo stava conducendo trattative con de Bussy, decise di avanzare. L'8 marzo tolse il campo e marciò verso nord. Poi, il13 marzo, l'ammiraglio Watson ricevette dal Nababbo una lettera che decise il fato dell)nsediamento francese. In essa si leggeva: « Se un nemico viene da voi e vi chiede mercé a cuore aperto, la sua vita dovrebbe essere risparmiata. Ma se voi non credete nella sua sincerità , comportatevi adeguatamente secondo il momento e l'occasione ». ( 13) Secondo Ives, « fu questo

( ") lbid .. Vol. II, pag. 140.


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principio che incoraggiò l'Ammiraglio e il Colon ello a proseguire il loro attacco a Cbandemagore » . (1 4 ) Immediatamente dopo che questa lettera fu ricevuta, Clive scrisse a M. Renault, governatore di Chandernagore, per chiedere la resa della colonia francese, che era protetta dal Forte d'Orleans, situato a circa trenta metri dal fiume Hugli . Rimanendo le sue ingiunzioni senza risposta, Clive decise di attaccare. Vennero installate le batterie e il 18 marzo la flotta si ancorò fuori dell'Ottagono Prussiano. Venne ancora intimata un' ingiunzione di resa, che fu respinta , e « finalmente- scrive I ves- giunse il glorioso mattino del 23 marzo e appena le navi cominciarono a ridurre la velatura, la batteria del Colonnello - che era sistemata in un angolo morto - cominciò a sparare sul bastione di sud-est. .. il fuoco divenne allora generale da entrambe le parti e venne continuato con foga straordinaria ». Tre ore più tardi, alle nove del mattino, « i parapetti dei bastioni nord e sud » erano « quasi rasi al suolo »; i francesi « esposero la bandiera bianca » ( 15) e la colonia capitolò. « L'assedio, e la difesa, di Chandernagore , scrive sir George Forrest - deriva la sua importanza dall'immenso ed esteso effetto che ebbe sull'ampliamento dei domini britannici in India. L 'avvenimento inferse un colpo che scosse la fede dei principi indigeni e dei capi dell'India occidentale nella potenza francese. La cattura del Forte d'Orleans garantì la sicurezza di Calcutta, nostra base sul mare, e ci rese padroni dell'ingresso della grande via d'acqua che conduce alle ricche province di Bengala, Behar e Orissa e da lì ancora più a nord, verso la grande pianura centrale che si estende fino ai piedi dell'Himalaya. La disfatta a Plassey fu un corollario della conquista della posizione fortificata di Chandernagore ». ( 16) Una volta che Chandernagore fu in mani britanniche, Clive decise di rimanere in Bengala, anziché ritornare a Madras secondo gli ordini ricevuti , perché diffidava profondamente dell'ambiguo Siraj-ud-dauJah. Inoltre, poiché la sua intera politica era rivolta alla totale espulsione dei francesi , essa non poteva considerarsi conclusa fintantoché de Bussy era in condizione di sostenere il Nababbo. ll29 marzo egli scrisse a Siraj-ud-daulah per insistere affinché gli consegnasse tutti gli insediamenti francesi, e in particolare quello di Cassimbazar, prossimo a Murshidabad. Il Nababbo non aveva alcuna intenzione di farlo poiché sperava che, una volta che il monsone fosse terminato, Ciive sarebbe stato costretto a tornare a Madras. Decise pertanto di ostacolarlo e di temporeggiare. Prese i francesi al suo servizio, scrisse di aver

(") « A voyave from England 10 India, elc. ,. (l m) pag. 125. ('>) lbid. , pagg. 128-130. ( 1•) « The Lite of Lord Clive" di sir George Forresl, Vol. l, pag. 394.


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loro ordinato di lasciare il suo paese e, per proteggersi contro ogni sorpresa, inviò Mir Jafar- il suo coma nda nte in capo- con 15.000 uomini a Plassey, circa 30 miglia a sud di Murshidabad. Verso l'esterno , la posizione del Nababbo era forte poiché Madras aveva bisogno di Clive e lui era troppo debole per entrare in azi one. All'interno della sua corte e del suo campo, invece, la sua brutalità, la sua slealtà e la sua avarizia avevano provocato il tradimento. (1 7) Dopo l'occupazione di Calcutta, si era inìmica to Jagat Seth perché lo aveva colpito al viso e da allora lo aveva continuamente insultato, minacciando di circonciderlo. ( 18) Per vendicarsi , Jagat Seth si mise in contatto- attraverso il suo amico e compagno di estorsioni Omichand - con uno dei generali del Nababbo e attraverso lui con Mir Jatar, che trovo ben <.hsposto a<.l atutare Lllve a soprallare Suaj-ud-daulah. Entro il 26 aprile la cospirazione aveva fatto tali progressi che Watts, che era in stretto contatto con Omichand, scrisse a Clive: « Se voi approvate questo progetto ... egli (Mir Jafar) chiede che voi gli scriviate le vostre proposte su quanto denaro e qua nta terra volete, e con quali trattati avete intenzione di impegnarvi ». (' 9) Cinque giorni più tardi Clive arrivò a Calcutta e sottopose la proposta al Comitato, che acconsentì ad aiutare Mir Jafar. Il giorno successivo poté così comunicare il suo piano d'azione a Watts. Per indurre Siraj-ud-daulah a un falso senso di sicurezza , Clive gli inviò una « lettera tranquillizzante » per informarlo che st ava muovendo le proprie truppe verso Calcutta. Pe r meglio ingannarlo, le avrebbe poi imbarcate davvero. Indi suggerì che Mir Jafar - che si trovava ancora a Plassey- si sarebbe dovuto ritirare, e infine scrisse a Watts: « Dite a Mir Jafar di non te mere nulla, che io lo raggiungerò con 5.000 uomini che non hanno mai voltato le loro schiene e che se non riesce lui a catturarlo (il N ababbo) noi saremo forti abbastanza per scacciarlo dal Paese; assicurategli che marcerò giorno e notte per a ndare in suo aiuto e che starò al suo fian co fintanto che mi resterà un uomo ... » . ( 20 ) Malgrado la lettera di Clive , Siraj-ud-daulah rimase inquieto e alquanto sospettoso; tergiversò e te nne Mi r Jafar a Plassey. Accadde allora l' inaspettato. in maniera prettam ente orientale. Watts mostrò i progetti a Omichand , che rifiutò di accondiscende rvi se non avesse ricevuto, quale sua quota del bottino, il 5% del tesoro diNa-

('') Vedi • The Seir Mutaqherin , or View of Modero Times " di Ghulam Hasain Khan (1789) Vol. l , parte Il , pag. 763. ( 18) Ibid., pag. 759. 19 { ) Citato da • The Life of Lord Clive "di sir George Forrest, Vol. I, pag. 412. ( 20) lbid., pag. 414. Per il riepilogo delle proposte, vedi pag. 415.


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babbo (che del tutto erroneamente si riteneva assommasse a 45 milioni di sterline) oltre a un quarto dci suoi gioielli. Poiché ulteriori indagini ridimensionarono tale somma a 4.500.000 di sterline, Watts inserì tra le condizioni proposte la quota di Ornichand di 300.000 sterline in tutto, c fu costretto a far ciò perché l'astuto indù all'improvviso lo inchiodò dicendo che, se non avesse ricevuto il 5%. avrebbe fatto sapere al Nababbo della cospirazione. Inoltre, come scrive sir George Forrest, « se Clive si lasciava ricattare da Omichand e accettava le sue condizioni, Seth e Mir Jafar avrebbero rifiutato- c'era ogni ragione per pensarlo, stando alla lettera di Watts- di accettare il trattato: l'impresa si sarebbe cosi conclusa con un massacro e avrebbe significato la distruzione dell'insediamento inglese nel Bengala >>. (21) Ma Clive era all'altezza del furbo bengalese ed adeguò i propri mezzi alla bisogna di affrontare le astuzie orientali. Egli aveva ricevuto la lettera di Watts riguardo Omichand il 16 maggio. II giorno seguente andò a Calcutta e decise, durante riunione del Comitato, che Omichand non avrebbe ricevuto nulla. Siccome ciò non risolveva il problema, il 18 maggio Clive sottopose al Comitato due bozze degli articoli dell'accordo, una reale e una fittizia. Nella prima , che era quella da mandare a Mir Jafar, veniva omessa ogni menzione del premio da dare a Omichand; «ma, nel Trattato fittizio che doveva essere mostrato a Omichand » doveva essere inserito «un articolo che gli destinava un'assegnazione di due milioni di rupie ». (22) Le due stesure, quella reale su carta bianca e quella fittizia su carta rossa, vrnnero accettate e firmate da tutti i membri eccettuato l'ammiraglio Watson, che rifiutò di porre la sua firma sotto la lettera ma non fece obiezioni a che il suo nome venisse contraffatto da un certo signor Lushington. Le due bozze vennero quindi inviate a Watts. Nel frattempo Omichand , per procurarsi tutto il guadagno possibile, si recò segretamente dal Nababbo e al suo ritorno riferì a Watts di averlo informato che de Bussy e Clive si erano accordati per unire le loro forze e dividere il Bengala tra la Francia e l'Inghilterra, e che con questa bugia era riuscito a estorcergli un premio di 80.000 sterline. Tuttavia, poiché il premio arrivò veramente- visto che quella notte Omichand venne trovato mentre stava contando metà della somma -

(1 1) lbid., pag. 418. ( 12) Robert Orme. Vol. II. pag. 154. « li documemo falsoficato a beneficio di Omochand è senza dubbio una macchia sulla sua (di Cii ve) figura, ma considerando le circostanze in cui si trovava e la morale del tempo in cui viveva, questo aspetto deve essere valutato nella giusta prospettiva » ( « An Advanced History of india"· pag. 665).


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Watts sospettò che, invece di mentire riguardo de Bussy, avesse raccontato al Nababbo, riguardo al complotto, tutto ciò che poteva confidargli senza mettere in pericolo la propria pelle. Che così avesse fatto è senz'altro certo poiché, il 30 maggio, il Nababbo ricevette Mir Jafar con palese sfiducia e pochi giorni dopo lo rimosse dal comando. li Comandante Supremo si ritirò scontento nella sua residenza e la fo rtificò. A questo punto i tradimenti di On'llchand erano diventati così pericolosi che era assolutamente necessario tenerlo fuori da Murshidabad e alfine Watts lo persuase a partire in lettiga per Calcutta con il signor Scrafton , un agente della Compagnia. Si avviar ono il 30 maggio, ma si attardarono a Cassimbazar ove il vecchio avaro si fermò ancora un po', per riscuotere altro denaro. A Plassy Omichand si dileguò, mentre Scrafton era addormentato, e un amico gli fece sapere «che non era stato preso nessun impegno a suo favore negli accordi con Mir Jafar )). (2 3) Omichand si affrettò verso Calcutta, ove arrivò 1'8 giugno, e venne ricevuto da Clive in maniera così amichevole da riguadagnare la sua fiducia. Ciò nondimeno egli corruppe lo scrivano persiano del Consiglio, perché lo informasse se era stato perpetrato qualche inganno. Apparentemente, però , non venne a sapere di alcunché ordito ai suoi danni. Non appena lui e Scrafton ebbero lasciato Murshidabad. Mir Jafar inviò messaggeri a Watts, ai quali q!Jesti consegnò i due trattati con un messaggio per spiegare l'inganno organizzato alle spalle di Omichand. Entrambi i documenti vennero firmati da Mir Jafar il 4 giugno. Fatto ciò, era ancora necessario che Mir Jafar prestasse giuramento di osservare ciò che aveva accettato e, poiché la sua casa era tenuta sotto stretto controllo dalle spie del Nababbo , Watts vi fu portato in una lettiga coperta« come se contenesse una donna di alto rango » e venne depositato nel serraglio . l vi Mir Jafar lo informò che Clive avrebbe dovuto scendere immediatamente in campo e che al suo avvicinarsi « egli (Mir Jafar) avrebbe regolato la sua condotta a seconda della posizione che avrebbe avuto occasione di occupare; se si fosse trovato in avanguardia, all'arrivo degli inglesi avrebbe battuto i suoi grandi tamburi , dispiegato i suoi stendardi e avrebbe marciato avanti con tutte le truppe al suo comando, raggiungendoli sulla destra. Se si fosse trovato in una qualunque delle ali o in retroguardia, avrebbe esposto la bandiera bianca e avrebbe caricato il grosso dell'esercito del Nababbo, appena gli inglesi avessero cominciato ad attaccare .. . ». (24 ) Assolto il proprio compito, Watts inviò per mezzo di Ornar Beg- un

Robert Orme, Vol. Il , pag. 159. (l') Robert Orme, Vol. Il , pagg. 160-161.

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messaggero fidato- i trattati a Calcutta, ove vennero ricevuti l'li giugno. (25) n giorno seguente, con tre inglesi , fuggi da Murshidabad e, dopo un viaggio emozionante e periglioso, il 13 giugno raggiunse il campo di Clive a Kalna, 15 miglia a nord dell'Hugli. Clive decise di colpire subito e perciò inviò a Siraj-ud-daulah una lettera che era praticamente una dichiarazione di guerra. Il Nababbo non era nell'umore giusto per ricevere una simile comunicazione, poiché la fuga di Watts lo aveva tanto stupito e spaventato che si era convinto che Mir Jafar fosse un traditore; e fu proprio mentre stava per prenderne d'assedio la residenza che gli arrivò l'ultimatum di Clive. Abbandonò allora l'impresa e decise di dividere i suoi nemici , trattando con Mir Jafar. Ne seguì una riconciliazione , che fu sigillata con mutui giuramente sul Corano. Fatto ciò, il 15 giugno inviò una fiera risposta a Clive e ordinò al proprio intero esercito di concentrarsi a Plassey. I suoi guai però non erano finiti , perché le truppe si ammutinarono, e rifiutarono di mettersi in marcia finché non fossero stati loro pagati gli arretrati . Il denaro venne distribuito , e l'esercito partì. Tl 21 giugno arrivò al villaggio di Daudpur, poche miglia a nord di Plassey. Nel frattempo, il 13 giugno, Clive aveva lasciato 100 marinai a tenere Chandernagore e aveva iniziato la sua rischiosa marcia. « Gli europei , con i pezzi da campagna, i rifornimenti e le munizioni , procedevano in 200 battelli che venivano rimorchiati controcorrente da rematori indiani », ( 26) poiché la marea non fluiva oltre I'Hugli. TI suo esercito comprendeva 613 fanti europei , (27) 48 « topasses » (28) bengalesi, 43 « topasses » di Bombay, 171 cannonieri (inclusi 7 marinai), 2100 sepoys, otto pezzi da sei libbre e due piccoli obici. In tutto, aveva approssimativamente 3000 soldati. Nel pomeriggio del 14 giugno l'esercito arrivò a Kalna e il 17 giugno a Pattlee, che si trova sulla riva occidentale del fiume Cassimbazar (Bhagirathi). Da Il il 18 giugno Clive inviò il maggiore Eyre Coote con 200 regolari e 500 sepoys a prendere la fortezza di Katwa, non soltanto perché vi era immagazzinato molto grano ma perché, se una ritirata avesse dovu-

{ 25) Sappiamo che. quando i trattati furono ricevuti, Omichand stava come al solito all'erta e fere di nuovo visita allo scrivano persiano; ma poicht quest'uomo aveva avuto a che fare soltanto con il trai· tato fittizio, Omichand fu soddisfatto e « decise di proseguire con l'esercito verso Muxadavad (Murshi· dabad) » (Orme, Vol. Il , pag. 163). (~) fbid., Vol. Il, pagg. 163-164. (l1) Costituito da un distaccamento del 39" fanteria (Reggimento Dorsetshire) e da distaccamenti dei battaglioni del Bengala, di Madras e di Bombay. ("!) Un • topass" è figlio di madre indiana e di padre europeo cristiano, di solito portoghese.


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to rendersi necessaria, essa avrebbe fornito all'esercito una forte base su cui ripiegare. Il giorno seguente l'intero esercito si riunì a Katwa ove, mentre stava montando l'accampamento, il monsone lo investì con tremenda violenza. Clive si trovava quindi ad affrontare questa situazione: il terreno sarebbe presto diventato impercorribile e un rapido fiume, che in pochi giorni sarebbe diventato inguadabile , si trovava tra lui e il suo nemico; doveva perciò attraversarlo immediatamente o mai più e una volta che lo avesse attraversato si sarebbe inevitabilmente trovato tagliato fuori dalla sua base, nel caso fosse stato costretto a ritirarsi. Inoltre , e ancora più importante, quali sarebbero state le intenzioni di Mir Jafar, che ora comandava 10000 uomini? Jl 17 giugno Clive aveva ricevuto da lui un ambiguo messaggio, al quale aveva risposto il giorno seguente: « Se io incontro l'eserc:ito del Nababbo, quale parte giocherete voi , e come devo comportarmi io? Soprattutto abbiate cura di voi in modo da non essere sopraffatto a tradimento , prima del mio arrivo ». ( 29) Il19 giugno gli scrisse ancora: « Finora durante tutta la mia marcia voi non mi avete fornito la minima informazione su quali misure sia per me necessario prendere, né so cosa stia accadendo a Muxadavad ... lo aspetterò qui finché non riceverò adeguato incoraggiamento a proseguire . Penso sia assolutamente necessario che voi raggiungiate il mio esercito il più presto possibile ... Venite da me a Plassey, o in qualsiasi altro posto giudichiate adatto ... Anche un migliaio di cavalieri sarà sufficiente ... Preferisco conquistare apertamente con la forza » . (30) Non arrivò nessuna risposta e Clive, siccome non aveva cavalleria, il 20 giugno scrisse al Rajah di Burdwan chiedendogli di inviare 200 o 300 « buoni cavalli ». Finalmente arrivarono due lettere da Mir Jafar, che accrebbero la sfiducia di Clive sul suo conto, e prima di notte un rapporto riferì «che l'intero affare era stato scoperto e che il Nababbo e Mir Jafar si erano uniti ». (31) § Questa era la situazione di Clive nella notte tra il 20 e il 21. Poiché in queste circostanze un'avanzata sarebbe stata un rischio tremendo, Clive decise di consultare i suoi ufficiali. Fu riunito un consiglio di guerra ed egli pose la seguente domanda: « Nella nostra situazione attuale, senza assistenza e con le nostre sole forze, sarebbe prudente attaccare il Nababbo, oppure dovremmo attendere di essere raggiunti da qualche rinforzo dalla madrepatria? ». (3 2)

( 29) Citato da « The Life of Lord Clive • di sir George Forrest Vol. I, pag. 441. (.lO) Ibid., pag. 441. ( 3 ') lbid., pag. 443 (vedi anche Orme, vol. II, pagg. 169-170). (D) Ibid. pag. 443.


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Clive votò per l'attesa e altrettanto fecero Kilpatrick e altri otto ufficiali, ma il maggiore Eyre Coote e sei altri votarono per l'immediato attacco. (33) L'idea di Clive non era quella di abbandonare le operazioni , ma piuttosto di rimanere a Katwa finché non fosse stato sicuro dell'aiuto di Mir Jafar. E gli vedeva il problema dal suo punto di vista politico, mentre Eyre Coote lo vedeva soltanto sotto l'aspetto militare. Egli vedeva che la sconfitta avrebbe significato la perdita del Bengala; Coote vedeva soltanto il fiume che si gonfiava. Ciò nondimeno Clive era perplesso, poiché la decisione del consiglio non aveva alleviato in alcun modo la sua ansietà e « non appena fu sciolto si ritirò da solo nel boschetto adiacente, ove rimase per quasi un'ora in profonda meditazione , che lo convi nse dell'assurdità di fermarsi al punto in cui si trovava. Agendo ora interamente per proprio conto, al suo ritorno al comando diede ordini perché l'esercito attraversasse il fiume il mattino successivo » . (34) La notte trascorse, ma non arrivò risposta da Mir Jafar fino al giorno seguente, quando questi replicò con una lettera: « L'intenzione del Nababbo è di trincerarsi a Moncurra, pertanto prima voi marcerete contro di lui e meglio sarà ... quando sarete più vicini io sarò in grado di raggiungervi ... quando mi sarò avvicinato all'esercito, vi manderò con discrezione tutte le informazioni. Fatemi avere in anticipo un preavviso su quando intendt!te combattere ». Queste erano notizie abbastanza chiare per Clive, perciò o rdinò al suo esercito di attraversare il fiu me alle cinque del pomeriggio (35) e di avanzare su Plassey ove, dopo una faticosa marcia attraverso la pioggia scrosciante, arrivò circa a mezzanotte. lvi « l'esercito immediatamente prese possesso del bosco limitrofo ove con sua grande sorpresa, il suono continuo dei tamburi , delle chiarine e di cimbali, che accompagna sempre le veglie notturne di un campo indiano, li convinse che si trovavano nel raggio di un miglio dall'esercito del Nababbo ». ( 36) Quest'ultimo consisteva in 35.000 fanti, 15.000 cavalieri , 53 cannoni (in maggioranza da 32 e da 24 libbre) e alcuni elefanti. (3 7)

( 3' ) Per tuui i particolari vcdasi sir Georgc Forrest, Vol. l. pagg. 443-444. e Orme, Vol. Il , pagg. 169-170. (l<) Orme, Vol. Il , pag. 171. (») Una parte dell'esercito potrebbe aver attraversato il fiume in anticipo. lves (pag . 150) dice: • Alle sei del mauino l'esercito auraversò il fiurl\e proseguì la marcia per circa 2 miglia ancora, fino a un vasto boscheuo (o piantagione) di manghi ove sostò fino alla sera •· Luke Scrafton (« Reflections on the Government of Lndostan •. 1763, pag. 85) dice: " il 22 di giugno il colonnello ricevette una lettera da Mir Jafar che lo indusse ad arrischiare una bauaglia e aura versò il fiume alle 5 deUa sera "· (.l6) Robert Orme, Vol. Il. pag. 172. (31) Orme (pag. 173) dice: 50.000 fanti, 18.000 cavalieri e 50 cannoni.


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All'alba del 23 giugno, Oive salì sul tetto del casino di caccia del Nababbo, sulla riva orientale del Bhagirathi,per esaminare la scena dell'imminente battaglia. Un'ampia pianura verde si stendeva ai suoi piedi. Davanti a lui , a destra, sorgeva una piantagione di mango circondata da un muro di fango e, alla sua sinistra, il fiume serpeggiava verso occidente in forma di grande S, a partire dalla cui ansa più bassa si stendeva attraverso la pianura la linea dei trinceramenti del Nababbo. La loro destra si appoggiava al fiume ed era protetta da un ridotto e da una collinetta , a sud della quale si trovavano due vasche d'acqua. Quando il sole sorse, i nemici cominciarono a uscire marciando dalle loro fortificazioni, attraverso aperture lasciate nei parapetti « e con il numero dei loro elefanti, tutti coperti di ricami e tessuti scarlatti, la loro cavalleria con le lame sguainate scintillanti al sole, i pesanti cannoni trainati da lunghe file di buoi, e i loro stendardi spiegati, facevano una magnifica e formidabile figura » . ( 38) Avanzarono in fitte colonne di cavalleria e di fanteria con i cannoni negli intervalli, ciascuno trascinato da 40 o 50 buoi bianchi « allevati nelle terre di Purnea, e dietro ogni cannone camminava un elefante, addestrato ad aiutare nei tratti difficili spingendo con la sua fronte contro la parte posteriore dell'affusto ». Sulla destra c'era Rai Durlabh , al centro Yar Lu'f Khan e sulla sinistra Mir Jafar. Il tutto avanzava in una immensa formazione a mezzaluna che si stendeva dalla collinetta sulla destra fino a mezzo miglio dalla piantagione di manghi sulla sinistra. Circa 50« vagabond » francesi , comandati dal marchese di St. Frais, avevano preso posizione con quattro cannoni presso la più meridionale delle due vasche d'acqua, a nord della piantagione di manghi, e con due cannoni pesanti sulla loro destra; a rinforzarli vi erano Mir Madan e Mohanlal, con 5000 cavalieri e 7000 fanti. Clive scrutò accuratamente l'orda « ma giudicando che, se le sue truppe fossero rimaste nella piantagione, il nemico avrebbe attribuito questa precauzione alla paura e quindi sarebbe diventato più audace, egli le schierò in linea con il casino di caccia, volgendo il fronte alla vasca più vicina » (39) che era occupata dai francesi. L'intera linea ( 40) si estendeva per circa mille yarde. « Egli ripartì gli europei in quattro divisioni che pose sotto il comando: la prima, del maggiore Kilpatrick , la seconda del maggiore Grant, la terza del maggiore Coote e la quarta del capitano Gaupp. I sepoys venne-

(38) << Reflections on the Government of Indostan • di Luke Scrafton, pag. 91 . Vedi anche Orme, Vol. Il , pag. 175. ("') Robert O rme , Vol. Il , pag. 174.. ('O) Orme (Vol. U, pag . 174) fornisce pe r Clive una forza totale di 3250 uomini di ogni grado.


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ro raggruppati alla destra e alla sinistra ». ( 41 ) Come scrive Fortescue: « La sua forza stava nel gruppo di volti bianchi aJ centro, e la forza di quel gruppo stava nella volontà di un solo uomo. Era la prima volta che le truppe inglesi affrontavano una simile disparità, ma non fu l'ultima ». (42) Sulla sinistra della propria linea Clive schierò sul davanti un piccolo gruppo di sepoys con due cannoni da sei libbre e due obici. Fatto ciò, alle sette del mattino scrisse una frettolosa nota a Mir lafar per dirgli: «Tutto ciò che poteva essere fatto da parte mia l'ho fatto , non posso fare di più. Se voi verrete a Daudipore, io marcerò da Placis per incontrarvi ma se voi non farete nemmeno questo, perdonatemi, io dovrò vedermela con il Nababbo ». (43) Alle otto venne sparata la prima salva da parte dei francesi , iJ segnale di apertura del fuoco per l'intera artiglieria del Nababbo. Benché la maggior parte dei colpi volasse alta, gli uomini cominciarono a cadere e Clive, incapace di far tacere i cannoni pesanti con i suoi da sei libbre , ordinò ai propri uomini di ritirarsi dietro la parete di fango della piantagione. Lo avevano appena fatto quando Mir Madan , il solo generale veramente leale nell'esercito del Nababbo, fu mortalmente ferito (44) e il suo posto fu preso da Mohanlal. Una volta al coperto dietro la parete, con gli otto cannoni che sparavano standone al riparo , il piccolo esercito di Clive era ben protetto e i suoi due obici mantennero i francesi sotto un fuoco sostenuto. Poi accadde un evento fortunato: a mezzogiorno, un rimbombo di tuono percorse la pianura e cadde un tremendo scroscio di pioggia , che fece azzittire i cannoni del nemico poiché, diversamente da quelli di Clive , i cannonieri indiani non avevano teloni impermeabili per mantenere asciutte le polveri . Scoraggiati da questo, gli uomini del Nababbo cominciarono a ritirarsi verso i loro trinceramenti, eccettuato un forte corpo di cavalleria sulla sinistra che fu visto muoversi in modo da far dubitare che il suo scopo fosse quello di impadronirsi del villaggio di Plassey. Verso le tre del pomeriggo Clive, inzuppato fino aUe ossa, si ritirò nel casino di caccia per cambiarsi. La sua idea era quella di restare sulla difensiva fino al calar della notte e poi attaccare protetto dall'oscurità. Prima di appartarsi, però, aveva lasciato ordine a Kilpatrick affinché lo informasse subito se il nemico avesse fatto qualche movimento verso l'avanti durante la sua assenza. Immaginarsi quindi la sua sorpresa quan-

(••) « A Voyage from England to India . etc. " di Edward l ves, pag. 151. (<l) • A History of the Britisb Army • dell"on. J.W. Fortescue. Vol. D, pag. 420. (<~) Citato da "Thc Life of Lord Cii ve " di sir George Forrest, Vol. l , pag. 453 . (..) Scrafton (pag. 93) dice: • Una grossa causa del nostro successo fu che proprio all'inizio dell'azione avemmo la buona sorte di uccidere Mir Madan, uno dei migliori e più fedeli ufficiali del Nabab-

bo ...


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do, poco più tardi, apprese che Kìlpatrick aveva mandato fuori un distaccamento con due pezzi da campagna per rinnovare l'attacco contro i francesi. Si affrettò a inseguire la piccola unità, la raggiunse mentre stava arrivando alla prima vasca e rimproverò Kilpatrick per essersi mosso senza ordini. Allora si rese conto che una seconda ritirata dì fronte agli orientali avrebbe potuto essere disastrosa, e decise di trarre vantaggio dall'errore. Inviò Kilpatrick indietro a procurarsi rinforzi e sì mise a capo del distaccamento - due compagnie e due pezzi da campagna - e costrinse St. Frais ad arretrare dalla vasca successiva al ridotto. Poi fece venire avanti Eyre Coote e la sua divisione, lasciando il maggiore Grant a tener d'occhio la cavalleria indiana che continuava a girovagare nei pressi di Plassey. Clivc fece una finta contro la sinistra di Mohanlal e riuscì ad attirarlo fuori dai suoi trinceramenti; a quel punto aprì il fuoco più intenso possibile su di lui e uccise moltissimi uomini, cavalli e buoi d'artiglieria, oltre a quattro ufficiali di alto rango, finché la confusione dilagò e gli elefanti si imbizzarrirono. Mentre questa azione era in corso, Clive notò che la cavalleria nemica sull'estrema sinistra sembrava stesse allontanandosi dal campo di battaglia, cioè dal resto dell'esercito del Nababbo. Ciò lo convinse che fosse comandata da Mìr Jafar c decise di sferrare il colpo determinante. Ordinò a E yre Coote di attaccare il monticello c distaccò un altro gruppo per prendere il ridotto, il che fu compiuto con poca o nessuna perdita, poiché i francesi avevano ricevuto ordine di ritirarsi. Così, alle cinque del pomeriggio, l'intero esercito inglese sciamò nel campo nemico, ove Clive scoprì che il Nababbo era fuggito. Perché aveva preso una così fatale decisione? La risposta è nel fatto che, quando Mir Madan fu ferito e i suoi seguaci lo trasportarono alla tenda dì Siraj-ud-daulah, la vista dell'uomo morente sconvolse talmente il Nababbo che mandò a chiamare Mìr Jafar. Questi gli sì presentò con una robusta scorta. L'incontro fu seguito da una scena abietta. Il Nababbo si tolse il turbante, lo po e ai piedi del suo generale c implorò il suo aiuto. ( 4 ~) Mir Jafar però gli rispo c con arroganza, tornò cavalcando verso le sue truppe e dì qui mandò un messaggio a Clìve che però, a causa del fuoco degli inglesi, non fu ricevuto fi nché la battaglia non fu quasi terminata. Poi Siraj-ud-daulah chiese consiglio aRai Durlabh , un altro dei ccspiratori, che gli suggerì dì ritirare il suo esercito dentro le trincee. Fu questo il ripiegamento, specialmente all'estrema destra dell'esercito, che Kilpatrick aveva cercato di seguire, il che a sua volta aveva portato prima all'ira di Clive e poi all'avanzata generale.

(") Vedi « The Mutaqherin. o r View of Modern Times • di Ghula m H u'lain Khan. Vo l. T, pagg. 767-768.


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Quando il Nababbo lo seppe, montò su un cammello da corsa e, seguito da 2000 cavalieri , puntò dritto su Murshidabad. In tal modo, come Dario, abbandonò il suo esercito. Mentre gli uomini di Clive spazzavano il campo trincerato, arrivò la nota scritta da Mir Jafar. Clive scarabocchiò una risposta , dandogli istruzioni per un incontro a Daudpore il mattino successivo, dopo di che si diresse a tutta velocità verso quel villaggio, da dove mandò avanti Eyre Coote per osservare se il nemico si riordinasse. Saggiamente, prima éhe la battaglia cominciasse , Clive aveva promesso un premio ai suoi uomini , che perciò non si erano sparpagliati per saccheggiare l'accampamento. Terminò così la battaglia dJ Plassey nella quale, secondo Clive, il suo avversario perse circa 500 tra morti e feriti. Quanto era costata a lui? Quattro europei e quattordici sepoys uccisi , nove europei e trentasei sepoys feriti e due sentinelle europee scomparse: in tutto, 65 soldati. Il mattino seguente Mir Jafar si presentò a Daudpore e fu ricevuto cordialmente da Clive, che lo salutò come Subahdar di Bengala , Behar e Orissa. Poi, ordinò una rapida marcia su Murshidabad per salvarla dal saccheggio. Quando vi arrivò, quella sera stessa, apprese che Siraj-ud-daulah aveva mandato via le sue donne, si era camuffato con un abito misero e se n'era andato di soppiatto, uscendo da una finestra alle 10 di notte, portandosi uno scrigno con i suoi gioielli più preziosi , aiutato soltanto dal suo eunuco e dalla sua concubina favorita (46). Pochi giorni più tardi, lo sfortunato Nababbo venne scoperto da un fachiro, a cui aveva fatto tagliare il naso e le orecchie. Quest'uomo lo consegnò al fratello di Mir Jafar e il 2 luglio venne messo a morte dal figl io di Mir Jafar, Miran; i suoi resti furono « esposti su un elefante per tutta la città » ( 47 ). Nel frattempo a Murshidabad si svolgeva l'atto finale del dramma della creazione dell'impe ro. Watts era in visita dai Seth quando Rai Durlabh lo informò che l'intero tesoro di Siraj-ud-daulah non arrivava ai 22 milioni di rupie « Secca » (2.750.000 sterline) ( 48) che avrebbero dovuto essere pagate secondo il trattato. Infine, dopo varie discussioni , il 6 giugno il Comitato ricevette 7.271.666 rupie in monete d' argento, che vennero impacchettate in 7000 casse, caricate su 100 battelli e inviate a Calcutta. « Mai prima di allora- scrive Orme - la nazione inglese aveva ottenuto una simile cifra in moneta contante in una volta sola, poiché essa ammontava (in totale) a 800.000 sovrane (sterline d'oro). (49) Entro il20 agosto venne pagato un totale di 10.765.737 rupie e il risultato immediato fu che« il com-

(..) Roben Orme, Vol. Il , pag. 179. ('ì « A Voyage from England to India. etc. •. di Edward lves, pag. 154. (..) Roben Orme, Vol. Il , pag. 180. (") Robert Orme, pag. 188.


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mercio riprese vita nella colonia e il benessere cominciò a diffondersi in ogni casa ». (SQ) Mentre veniva compiuta la spartizione delle spoglie Omichand, molto soddisfatto di sé, attendeva la sua ricompensa. Clive si volse verso Scrafton ed esclamò: « È tempo di disingannare Omichand - e allora Scrafton gli disse, in lingua indostana:- Omichand, la carta rossa è un trucco: voi non riceverete nulla. Queste parole lo scossero come un'esplosione, barcollò all'indietro impallidendo e sarebbe caduto a terra se uno dci suoi attendenti non lo avesse preso tra le braccia; lo caricarono sulla sua lettiga, con la quale lo trasportarono a casa , ove rimase per qualche ora in attonita tristezza e cominciò a mostrare qualche segno di follia ». (5 1) Vi sono due punti da menzionare, prima di esaminare gli influssi che ebbe questa battaglia. Il 16 agosto l'ammiraglio Watson, coraggioso compagno d'armi di Clive, morì per una « febbre maligna » - probabilmente tifoide - e Clive scelse Warren Hastings, che aveva allora 25 anni. quale nuovo agente alla corte di Mir Jafar. Che cosa si compì con questa piccola battaglia, poco più di una scaruccia? Un cambiamento nel mondo che non ha riscontro nel suo genere fin dal31 ottobre del331 a.C., quando Alessandro il Grande sconfisse Dario sul campo di Arbela. Il colonnello Malleson, un sobrio scrittore, dice: « Non ci fu mai una battaglia le cui conseguenze fossero così grandi, immediate e durature ». (52) E nel suo « Lord Clivc »scrive: « l'opera di Clivc fu, tutto sommato, grande quanto quella di Alessandro ». ( 53 ) Qusto è vero, poiché Clive si rese conto che la strada per la conquista era aperta. « Non è esagerato dire- egli scrisse- che domani l'intero Impero Moghul sarà in nostro potere ». (5-I) Tuttavia questa vittoria. sulle mobili rive del Bhagirathi, produsse cambiamenti perfino più profondi. Dall'inizio del diciottesimo secolo, il mondo occidentale era stato grande nelle idee; e, di queste, quella che avrebbe più radicalmente cambiato il mondo era stato l'uso del vapore quale fonte di potenza. Savery, Papin c Newcomen combatterono tutti con l'embrione di questo mostro, che un giorno avrebbe soffiato potenza

("') lbìd .. pag. 189. lbìd .. pag. 182. (Sl) « The Decisive Battlcs of India » (1883), pag. 68. (") lbìd. , pag. 495. (") Citato da « The Cambridge Mode rn llistory » Vol. VI. pag. 564.

{ 51 )


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sull'intero mondo. Tutto ciò che mancava era l'oro per renderlo fertile, e fu Clive a togliere le dighe al giallo fiume. « Quanto a Clìve - scrive Macaulay - non c'era limite a quello che poteva prendersi, se non la sua moderazione. Il tesoro del Bengala era ai suoi piedi. C'erano, ammucchiate secondo l'uso dei principi indiani, immense quantità dì monete, tra le quali si potevano trovare non di rado i fiorini e i bisanti con cui, prima che qualsiasi nave europea avesse doppiato il Capo dì Buona Speranza, i Veneziani acquistavano le merci e le spezie dell'Oriente. Clive camminava tra cumuli d'oro e d'argento, circondato da rubini e diamanti, e poteva servirsi liberamente ». (5 5) L'India, grande miniera e serbatoio di metalli preziosi, era così aperta. Dal 1757 in poi sì fecero in oriente enormi fortune, che sarebbero state portate in Inghilterra per finanziare la nascente era industriale, per forni rle la linfa vitale e attraverso essa creare un mondo nuovo e titanico. Come Alessandro aveva spalancato gli aurei tesori della Persia e come i proconsoli romani si erano impadroniti del bottino dì Grecia e del Ponto, e i Conq uistadores dell'argento del Perù , altrettanto ora fecero i Nababbì inglesi. i principi mercanti e avventurieri, seguaci e imitatori dei Seth e degli Omichand, che fuse ro il tesoro congelato dell'lndostan e lo versarono in Inghilterra, « Non è eccessivo dire- scrive Brooks Adams - che il destino d'Europa dipendeva dalla conquista del Bengala ». (56) L'effetto fu immediato e miracoloso. Prima del 1757 le macchine per filare il cotone (57) in Inghilte rra erano quasi altrettanto primitive quanto lo erano in India , e rindustria del ferro era in declino. Improvvisamente, tutto cambiò. Nel 1760 apparve la spola a movimento automatico; nel 1764, il filatoio rotante di H argreaves; nel 1768 l'arcolaio a motore di Cartwright. « Ma queste macchine, benché servissero come sfogo dell'accelerazione del tempo, non ne furono la causa. Le invenzioni in sé sono passive, molte delle più importanti giacquero assopite per secoli , attendendo che si accumulasse una sufficiente riserva di energia per metterle in moto. Questa riserva deve sempre assumere la forma di denaro, non tesaurizzato, ma in movimento ». ( 5S) Inoltre, dopo il 1760 «sorse un comples o sistema di credito basato sulla riserva di metallo ». ( 59) Nel 1750 Burke (60) ci informa che non c'erano neppure « dodici botteghe di banchieri » nelle province , mentre nel 1769 se ne sarebbero trovate« in quasi

( " ) « Essay on Cli'e • (ediz. 1903) pag. 53.

('•) • The Law of Covolization and Decay • di Brooks Adams (cd. 1921). pag. 305. (" ) • History of the Cotton Manufacturc • di sir Edwnrd B;oines (1835), pag. 115. ('~) « Thc Law of Civilization and Dccay • di Brooks Adams. pag. 314. ('") [bid. pag. 317. 00 ( ) « Two Leuers on the Proposals for Peacc with the Regicide Directory of France ,. di Edmund Burkc (1796) lettera l. pag. 80.


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tutte le città che avessero un mercato ». Nel 1756 il debito nazionale era di 74.575.000 sterline e nel 1815 di 861.000.000 e , mentre tra il 1710 e il 1760 vennero recintati soltanto 335.000 acri di terreno demaniale, tra il 1760 e il1843 lo furono sette milioni di acri. Così la storia prosegue, mentre il profitto si sommava al profitto. « Probabilmente fi n dall'inizio del mondo- scrive Brooks Adams - nessun investimento ha mai fruttato il guadagno ricavato dal saccheggio dell'India, poiché per quasi 50 anni la Gran Bretagna rimase senza competitori )). (61) Così accadde che dal campo di battaglia di Plassey e dai 18 morti del vincitore scaturì la potenza del XIX secolo. Mammona raggiunse cosi la supremazia, per divenire il dio indiscusso del mondo occidentale. Una volta l'uomo occidentale aveva cercato nelle terre del sol nascente il Santo Sepolcro. Quel tempo era tramontato da un pezzo ed ora in quelle regioni spiritualmente aride egli trovò la sovranità assoluta. Ciò che la Croce non era riuscita a ottenere, fu acquisito in pochi anni arrossati di sangue dalla trinità del pistone, della spada e della moneta: la sottomissione dell'est e l'as ervimento economico, per un lasso di circa 200 anni , del mondo orientale.

( .,) « The Law of Cavlliza tio n and Decay • pag. 317.


CAPITOLO VIII

La lotta tra l'Inghilterra e la Francia in Nord America

l. Quadro storico Quando i francesi instaHarono la loro prima colonia permanente in Canada nel 1608, cominciò la rivalità con gli inglesi; e benché dopo anni di incursioni di confine lo scontro dovesse essere deciso da una battaglia, in sostanza l'esito fu determinato dai diversi metodi di colonizzazione adottati dagli uni c dagli altri . Quello della Francia e ra uno sforzo in gran parte missionario , teso alla conversione e aJJa civilizzazione degli indiani rossi; quello dell'Inghilterra era un' impresa commerciale, cioè l'occupazione dei terreni di caccia degli indiani e la loro trasformazìone in redditizi insediamenti. I primi cercavano la collaborazione con gli indiani, i secondi erano in conflitto con loro. Il problema sorse dal fatto che, mentre i coloni francesi divennero commercianti c cacciatori dispersi su una vasta aerea, quelli inglesi diventarono agricoltri e cittadini, rimasero conce ntrati in gruppi in continua espansione e rapidamente superarono in numero i francesi. La crescita delle colonie inglesi fu ulteriormente accelerata a causa dell'esodo dei puritani dall 'Inghilterra all'America, che non venne controbilanciato da una pari emigrazione degli ugonotti verso le colonie francesi. Poiché era loro proibito cercare rifugio dalla persecuzione in Canada, Acadia (Nova Scotia) e Louisiana- fondata da La SaJJe nel 1682- dato che Luigi XIV non avrebbe tollerato la formazione di insediamenti di eretici francesi in America , gli ugonotti si affollarono infatti nelle Caroline. Nel 1713, quando venne firmato il Trattato di Utrecht, i canadesi non erano più di 20.000 ed erano fronteggiati da 158.000 pionieri nella Nuova Inghilterra e 218.000 nelle altre colonie inglesi d'America. Trentacinque anni più tardi, i francesi in Canadà erano in tutto 80.000 mentre gli abitanti bianchi delle colonie inglesi raggiungevano il milione. Poco dopo la firma del Trattato di Utrecbt i francesi , per far fronte


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aUa perdita dell' Acadia e di Terranova, costruirono - al costo di 30 milioni di franchi -la grande fortezza di Louisbourg, sull'isola di Capo Ereton, e da allora in poi le relazioni tra i due gruppi di coloni divennero sempre più tese. Nel 1745, la Francia e l'Inghilterra erano in guerra e i coloni della Nuova Inghilterra, diretti dal governatore del Massachusetts , William Shirley, appoggiato dall'ammiraglio Warren e da quattro navi da guerra, catturarono Louisbourg dopo un assedio di cinque settimane. Tuttavia nell748 essa venne restituita alla Francia , in ossequio ai termini del trattato di Aix-la-Chapelle. L'inchiostro con cui era stato scritto il trattato si era appena asciugato quando de la Gallisonière, governatore del Canadà, riesumò il progetto di La Salle e iniziò una politica di aggressione, inviando una spedizione all'interno della regione dell 'Ohio per avanzare pretese su di essa in nome di Luigi XV. Il suo scopo era quello di confinare i coloni inglesi nell'area tra l'Atlantico e i monti Allegani, impiantando insedi amenti francesi nella vaUe dell'Ohio e collegando il Canadà con la Louisiana mediante una catena di forti. Per frustrare questo tentativo di arginare i coloni inglesi, il governatore della Virginia Robert Dinwiddie inviò nel 1753 un giovanotto a nome George Washington (1732- 1799) con un gruppo di soldati, a costruire un forte alla confluenza dei fiumi AJlegani e Monongahela. L'anno seguente Washington fu mandato ancora oltre i confini con circa 400 tra soldati c indiani e, trovandosi in inferiorità di forze, venne costretto - dopo una serie di schermaglie - ad arrendersi ai francesi ai Great Meadows. Irritato per questi eventi, il parlamento inglese decise di reagire vigorosamente. Nella primavera del 1755, due reggimenti vennero inviati ad Alexandria, in Virginia , da dove, al comando del generale Braddock (accompagnato da Washington) dovevano avanzare su Fort Duquesne, che era stato costruito dai francesi sul posto scelto da Wa hington due anni prima. La spedizione. costituita da 1400 regolari e 600 provinciali, si mise in moto in giugno. Essa andò incontro al disastro poiché Braddock, benché fosse un valoroso soldato, cadde in una imboscata nella intricata foresta presso il Monongahela e fu messo in rotta, perdendo 863 tra morti e feriti e morendo lui stesso per i colpi ricevuti. Nel maggio del 1756 venne formalmente dichiarata la guerra tra l' Inghilterra e la Francia e il marchese di Montcalm venne inviato a Quebec per prendere il comando delle forze francesi nel Canadà, allora sotto il governatorato del marchese di Yaudreuil. Un mese prima che Montcalm salpasse, lord Loudon era stato inviato a New York quale comandante in capo, accompagnato dal generale James Abercrombie. Loudon mancava di energia e sir Horace Walpole rileva, dimostrando i anche troppo nel giusto: « Non prevedo molto di buono per l'estate


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che ci aspetta; un nostro distaccamento sta andando in America con un comandante che un bambino potrebbe metter.e nel sacco , o spaventare con una pistola giocattolo ». Egli sprecò l'estate in preparativi per prendere Ticonderoga (Carillon), dopo di che (lecise di attaccare Louisbourg. Quando però scoprì che la flotta francese era superiore a quella inglese abbandonò il progetto. Nel frattempo Montcalm aveva messo insieme 8000 fran cesi, canadesi e indiani a Ticonderoga c aveva preso d'assedio il forte William Henry (più tardi chiamato Fort George) costringendolo alla resa. L'anno eguente William P!tt, che si era unito al governo di Newcastle in giugno e ne era teoricamente il capo, vide che la disputa tra l' Inghilterra c la Francia non si sarebbe risolta in Europa e decise di spazzar via una volta per tutte i francesi dall ' America. Lasciati da parte i metodi tradizionali, scovò i migliori soldati e marinai che poté trovare, sostituì Loudon con Abercrombie e richiamò il generale Amhcrst dalla Germania per aiutarlo. Il suo piano per 1758 era di strappare alla Francia i tre perni della sua potenza: Louisbourg, Ticonderoga e Fort Duqucsne. TI primo era la porta principale del San Lorenzo . Le sue fortificazioni erano state riparate e rafforzate fin dal 1748, c la sua guarnigione assommava allora a 3.000 soldati regolari, comandati dal cavaliere de Drucour , ed era appoggiata da una flotta di 12 navi da guerra. Per catturare questo formidabile caposaldo, Pitt raccolse una flotta di 22 navi di linea , 15 fregate e 120 vascelli da trasporto , agli ordini dell'ammiraglio Boscawcn. per caricare e scortare 14 battaglioni, con artiglieria c genieri, comandati da Amherst, fino ad H alifax. Accompagnato dai generali di brigata Whitmore, Lawrence e James Wolfe, Amherst salpò da Portsmouth il 19 febbraio e arrivò ad Halifax. Avendo trovato tutto pronto, prese nuovamente il mare e il 2 giugno calò le ancore nella Gabarus Bay. Le truppe sbarcarono, nello stesso punto scelto dai coloni della Nuova l nghilterra nel 1745. 1112 giugno Drucour distrusse la Grand Battery e il giorno successivo Wolfe avanzò attorno al Porto e prese Lighthouse Point. Da allora in poi l'assedio si fece più stretto , e il 26 luglio Drucour si a rrese senza condizioni. Aperto il passaggio per il San Lorenzo , Amherst sollecitò Boscawcn a procedere verso Quebec; poiché però quest'ultimo non la considerava una impresa fattibile , il progetto venne abbandonato c poco dopo Wolfc partì per l'Inghilterra, in licenza per malattia. Per la cattura di Fort Duquesne, la porta per l'occidente, Pitt scelse il generale di brigata John Forbes e gli affidò una forza di 1500 soldati regolari - in maggioranza scozzesi delle Highlands - e 4800 provi nciali. Il


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suo immediato sottoposto era il noto colonnello Henry Bouquet, ed egli era inoltre accompagnato da Washington. Forbes si mosse ai primi dì luglio e avanzò cautamente, affidando il comando dell'avanguardia a Bouquet, perché fu così malato durante gran parte della campagna che dovette essere trasportato su una lettiga. Quando raggiunse Raystown (vicino a Bcdford) Forbes fece fermare il grosso e mandò avanti Bouquet fino oltre Loyalhannan. Da lì , Bouquet distaccò il maggiore Grant con 800 Highlandcrs per una ricognizione a Fort Duquesne. Gran t partì per effettuarla e ìl14 settembre arrivò ad una collina a circa mezzo miglio dal forte, che da allora fu chiamata Grants Hìll , ed ora è parte dì Pittsburgh. lvi, come Braddock, subì un'imboscata c perse 300 uomini. Malgrado questo rovescio Forbes si spinse avanti e, il 25 novembre, quando trovò il forte bruciato ed evacuato, lo occupò e lo ribattezzò Fort Pitt (nome che più tardi sarebbe stato cambiato in Pittsburg). Il terzo obiettivo di Pitt - Ticonderoga - era la porta laterale del San Lorenzo, attraverso la quale sperava di lanciare una spedizione contro Montrcal e Quebec. Egli affidò questa operazione a Abercrombìe ma, dubitando delle sue capacità, gli diede come vicecomandante lord Augustus Howe, un ufficiale eccezionalmente abile che era stato addestrato alle tattiche indiane dal famoso ranger americano Robert Rogers. La spedizione, la più grande fino ad allora allestita in America, era costituita da 6350 regolari e 9000 provinciali. Verso la fine di giugno Abercrombie levò il campo di Albany e marciò verso le rovine di Fort William Henry. Giuntovi il 5 luglio, imbarcò il suo esercito su 1035 barche sul lago Georgc. TI giorno seguente H owc sbarcò per fare una ricognizione e per grave sfortuna fu ucciso, perché la sua scomparsa privò la spedizione del suo vero capo e Abercombie dì quel poco dì risolutezza che aveva. L'8 luglio l'esercito, ora sulla terraferma, incappò in un formi dabile trinceramento protetto da abbattute, che era stato costruito da Montcalm quale protezione esterna di Ticonderoga. Abercrombie non attese che la sua artiglieria lo raggiungesse ma ordinò un attacco fron tale. Vennero effettuati sette assalti, nei quali caddero 2000 soldati e , quando venne suonata la ritirata, il panico fece fuggire le truppe in selvaggio disordine fino al luogo di sbarco. Il disastroso esito della campagna fu in parte mitigato da una brillante impresa portata a termine dal colonnello Bradstreet. Di propria iniziativa, egli avanzò risalendo il fiume Mohawk alla testa di 3000 uomini , raggiunse il lago Ontario, lo attraversò e diede alle fiamme Fort Frontenac (Kingston). Così finirono le tre campagne di Pitt nel 1758. Il vento era cambiato. Louisbourg e Fort Duquesne erano in mani inglesi c Frontenac era in cenere: la strada per il Canadà era stata aperta.


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2. La battaglia dei Piani di Abraham, 1759 Quando iniziò l'inverno del 1758, Pitt decise che le operazioni in Canadà per l'anno successivo dovessero essere svolte su un fronte più ampio, questa volta dalla foce del San Lorenzo al lago Erie. Ai primi di dicembre comunicò il suo piano ai governatori delle colonie settentrionali e meridionali. Esso prevedeva che, mentre Amherst doveva scacciare i francesi da Ticonderoga e muovere su Montreal attraverso il lago Champlain, Wolfe - il suo più giovane generale di brigata - dovuto prendere Quebec, appoggiato da una potente flotta. Contemporaneamente un terzo esercito , comandato dal generale Prideaux, doveva risalire il fiume Mohawk, sgombrare il lago Ontario , occupare Niagara e sbloccare cosi la rotta commerciale verso il lago Erie e le terre dell'Ovest. L'aver scelto Wolfe fu un fatto rimarchevole, perché fino ad allora egli non aveva mai retto un comando autonomo: aveva soltanto trentadue anni e la sua operazione, benché dovesse svolgersi sotto il controllo Amherst, era di gran lunga la più difficile e importante delle tre. Nato nel Kent a Westerham il 2 gennaio del 1727, James Wolfe proveniva da un ambiente militare, poiché suo padre aveva combattuto sotto Marlborough. Ottenuta la nomina ad alfiere nel1741, si era distinto nelle battaglie di Dettingen ( 1743) e di Lauffeld ( 1747) e nel '45 era stato presente a Falkirk e Cullodcn. Diversamente da tanti suoi colleghi ufficiali , che criticava aspramente, era un oldato entusiasta e assai colto e, benché possedesse uno spirito indomabile che mai si piegò di fronte al pericolo e alle avversità , era fisicamente debole e fu tormentato per tutta la vita dai reumatismi e dai calcoli. Amava gli uomini audaci, teneva in sommo disprezzo la Milizia Provinciale e considerava gli indiani pellerossa adatti soltanto ad essere sterminati. Questa fu una sfortun a, poiché queste due ultime opinioni indubbiamente fuorviarono i sui compatrioti nel1775. Gran parte del suo valore come soldato può essere dedotto dai suoi« Ordini Generali »emanati tra il 16 maggio e il 12 settembre 1759, cioè durante la spedizione nel Quebec. Da essi po siamo vedere chiaramente la cura c l'impegno che dedicò aUa formazione del suo piccolo esercito, rendendolo uno strumento di guerra perfetto quanto il tempo e le circostanze permettevano. Negli « Ordini » viene anzitutto definito l'obiettivo della campagna: è « di completare la conquista del Canadà e di concludere la guerra in America ». Per questa operazione, visto che in gran parte si sarebbe svolta in contrade fittamente boscose e infestate da indiani, ci viene detto che « cura e precauzione » hanno « valore quasi quanto la prodezza » e « le migliori qualità in un combattente o no la vigilanza e l'accortezza ». Viene prescritta con fermezza la cura delle armi, cd è assolutamente proibito il


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saccheggio: « ogni ufficiale o sottufficiale che dovesse essere sorpreso sul fatto ... non deve aspettarsi di essere perdonato ». Si insiste sulla disciplina e sul comportamento: è proibito bestemmiare; è vietato anche prendere scalpi « eccetto quando i nemici sono indiani , o canadesi vestiti come gli indiani »; i campi devono essere mantenuti puliti da « ogni rifiuto e dalla sporcizia di qualsiasi genere » che deve essere « seppellita in profondità nel terreno ». «Nessuna chiesa, casa o edificio di qualsiasi specie deve essere bruciato o distrutto senza ordine » e « i contadini che restano. ancora nelle loro abitazioni, le loro donne e bambini devono essere trattati con umanità; se viene inflitta qualsiasi violenza a una donna, il colpevole sarà punito con la morte ». ( 1) Wolfe era contrario alla fustigazione e il suo modo di mantenere la disciplina era poco ortodosso, come mostra questo episodio accaduto il 22 agosto. Due uomini , certi Darby cd E verson, che si erano spaventati durante la notte ed avevano mostrato « evidenti sintomi di paura » vennero puniti facendoli « stare un 'ora nel locale di servizio (latrina) entrambi con un cappello da donna sulla testa ... come piccola punizione per il disonore che essi avevano gettato sul corpo e sui loro fratelli soldati ». Una simile umiliazione deve essere stata molto più efficace dei soliti cinque colpi di frusta. Anche la tattica di Wolfc era non convenzionale e dimostra che egli aveva studiato il disastro capitato a Braddock e probabilmente anche il sistema del quadrato elastico escogitato da Bouquet, poiché nei suoi « Ordini Generali » leggiamo: « il Reggimento marcerà per file dalla sinistra e deve essere schierato in doppia profondità; se il fronte viene attaccato, la compagnia che si trova avanti deve imn1ediatamente disporsi sul fronte in doppia profondità e avanzare sul nemico; la seguente deve fare lo stesso, piegando verso la destra della prima, mentre quella successiva obliquerà verso sinistra, se il terreno lo consentirà , e così via alternativamente verso destra e verso sinistra finché viene costituito un ampio fronte, da cui il nemico può essere circondato. Poiché un attacco può es ere improvviso, non si può perdere tempo a inviare ordini, perciò questi movimenti devono essere fatti eseguire, in tale circostanza dai vari ufficiali , senza attendere a loro volta di riceverne alcuno . Se la colonna viene attaccata sulla sinistra, tutti devono far fronte a sinistra ed attaccare il nemico , e lo stesso vale per la destra; se alle spalle, l' unità di coda deve agire come se fosse stato ordinato il dietro-front , girandosi completamente; se attaccate sulla sinistra c sulla destra, le due file devono rivolgersi verso l'esterno; se contemporaneamente sul fronte e sul

(') "Generai Orders in Wolfc's Army during tbe Expedition up the River St. Lawrence, 1759". Hi· storica! Documents della Litcrary and Historical Society of Quebec, IV serie (1875), pagg. 14-30).


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tergo, le prime e le ultime compagnie fann o fronte alle due parti opposte » (pagg. 35-36). Una volta deciso riguardo al piano, Pitt si mise al lavoro. Il primo problema era questione di potere marittimo e non terrestre e per risolverlo - dopo essersi consultato con l' ammiraglio Anson -scelse gli ammiragli Saunders, Holmes e Durell. I primi due erano marinai eccezionalmente abili, il cui compito sarebbe stato di cooperare con l'esercito di Wolfe, mentre il terzo avrebbe dovuto muovere precedendo la spedizione e bloccare il San Lorenzo, allo scopo di impedire che rinforzi c rifornimenti francesi ~ntrassero nel Quebec. Saunders aveva accompagnato Anson nel suo viaggio attorno al mondo in compagnia di Jervis, Palliser e Cook, che avrebbero lasciato tutti la loro impronta nella storia. Di Saunders, Walpole scrive: « Quell'ammiraglio era un modello del più vigoroso coraggio unito alla più genuina modestia. Nessun uomo disse meno, e meritò di più , di lui. La semplicità dei suoi modi, la generosità ed il buon carattere davano decoro al sincero amore per il suo Paese ». (2) La flotta affidatagli consisteva in 22 navi di linea, 5 fregate, 18 corvette, molte navi da trasporto e altre imbarcazioni ; a Dure li vennero affidate otto delle navi di linea e sei fregate. L' intero complesso comprendeva 170 navi, con circa 18.000 marinai. Questa grande flotta era il vettore da cui l'esercito di Wolfe doveva essere scagliato con tro il Canadà. Quest'ultimo con isteva nelle seguenti formazioni e unità: - prima brigata: 15° reggimento di Amherst (594 uomini): 43° reggimento di Kennedy (715 u.); 58" reggimento di Anstruther (616 u.); 78° reggimento di Simon Fraser ( 1269 u.); - seconda brigata: 28° reggimento di Bragg (59 1 u.); 47° reggimento di La ceUes (679 u.); 2° battaglione del 60" reggimento (3) di Monckton (581 u.); - terza brigata: 35° reggimento di Otway (899 u.); 48° reggimento di Webb (852 u.); 3° battaglione del 600 reggimento , di Lawrence (607 u.). C'erano anche tre compagnie di granatieri di Louisbourg e le compagnie di rangers di Murray (326 uomini), Gorham (95 u.) Stark (95 u.) , Brewer (85 u.), Hazzan (89 u. ) Rogers (112 u.), oltrc..airartiglieria reale di Wilkinson (330 u.).

(l) " Memoirs of thc Reign of King George Il" di Horacc Walpole (1847) Vol. Ili pag. 231. (') Il 60" reggimento (Royal Americans) "~ra fornito di tomahawk~ » (') vedasi "Journal of thc Siege of Quebec" di Joho Montré,or, "Collections of the ew York Historical Socicty for the Year 1881", pag. 208. Montrésor ave,•:• ricevuto addestramento da geniere; quando era tenente nel 48" reg· gimento , venne ferito nella battagha de l fiume Monongahcla (la disfatta di Braddock) e prese parte all'assedio di Louisbourg.


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L'esercito assommava a un totale di 384 ufficiali , 411 sottufficiali e 7.740 uomini di truppa. (4) Per quanto concerneva i suoi immediati subordinati, Pitt diede a Wolfe carta bianca perché nominasse chiunque gli piacesse, ed egli scelse come suoi tre comandanti di brigata Monckton, Townshend e Murray. Eccettuato il secondo, tutti i suoi ufficiali superiori erano al di sotto dei trent'anni di età: come scrive Corbett , « fu una campagna di ragazzi » . ( 5) Mentre Wolfe si preparava, Montcalm , che non aveva idea di dove sarebbe stato sferrato l' urto principale, si preparava a resistere contro Amherst sulle linee del Lago Champlaill e di Fort Niagara. Il suo compito era incomparabilmente più difficile di quello del suo avversario. Non solo il Canadà era enormemente inferiore per disponibilità di forze alle colonie americane, essendo abitato da 82.000 persone mentre esse ne contavano 1.300.000, ma il Regio Governo di Versailles era affidato, per quanto concerneva gli affari coloniali, ad una burocrazia corrotta e malpagata. Per esempio , il Governatore Generale del Canada, Vaudreuil, riceveva una paga annuale di 212 sterline, l scellino e 8 pence , « con la quale doveva vestirsi, mantenersi e pagarsi una guardia personale, composta da due sergenti e 25 soldati , e fornirla del riscaldamento per l'inverno e di ogni altro genere di prima necessità » . ( 6) Questa avarizia portò ad una diffusa corruzione e al peculato, e il capo dei bricconi fu François Bigot, intendente del Canadà, che derubava il Governo , i coloni e gli indiani. Di questi furfanti Montcalm dice: « Tutti sembrano aver fretta di fare fortuna prima che la colonia venga perduta; evento che molti forse auspicavano, quale impenetrabile velo steso sopra la loro condotta » . (1) « Questa enorme disonestà- scrive Warburton- fu causa della propria punizione ; l'agricoltura e i commerci vennero paralizzati, la lealtà fu scossa, mentre la diminuzione delle risorse e lo scontento fra la gente affrettarono l'inevitabile catastrofe del trionfo britannico ». ( 8) E, per peggiorare la situazione, Montcalm non si parlava con Vaudreuil. Solo da un evento imprevedibile Montcalm si sarebbe fatto cogliere di sorpresa: ed era che Durell fallisse nella sua missione. Per timore del ghiaccio , questi non osò entrare nel S. Lorenzo e rimase attorno a Louisbourg. Di conseguenza, la flotta dell'ammiragio de Léry raggiunse Que-

(') Calcolato ~oprauuuo dalla Lista d'Imbarco fornita m "The History of Canada" di William King· sford (1888) Vol. IV, pag. 235. (') "England in the Seven Years War" di Juhan S. Corbeu (1907), Vol. L pag. 409 . ( 6 ) "Travels in Canada" di Heriot , pag. 98. (') Vedasi "Thc American Colonies in the Eighteenth Century", di Herbert L. Osgood (1904} Vol. IV , pagg. 436·441. (•) "The Conqucst of Canada" di G.D . Warburton (11\49) Vol. Il. pag. 126.


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bee con 18 navi. Su uno di questi vasceiJi , Louis Antoine de BougainviUe ( 9) portava la copia di una lettera di Amherst che era stata intercettata, e

che svelò nei dettagli il piano inglese. Quando lo seppe, Montcalm si affrettò verso Quebec e, nel troppo poco tempo che rimaneva a sua disposizione, si mise all'opera per attuare quei magistrali provvedimenti ( 10) che quasi fecero fallire l'operazione di Wolfe. Da quel momento Montcalm riunì le sue forze- cinque battaglioni regolari , la milizia ( 11 ) e mille pellerossa- a Quebec, per un totale di 1014.000 uomini armati. La città era considerata imprendibile con un assalto, poiché era dislocata su un capo roccioso tra i fiumi San Lorenzo e San Carlo, sulla riva sinistra del primo. Inoltre il suo rifornimento verso terra era sicuro, finché una flotta avversaria non fosse riuscita a passare a occidente di essa, e Montcalm non credeva che alcuna nave nemica avrebbe osato tenta rio. Optò pertanto per una tattica alla Fabio Massimo - cioè temporeggiatrice- poiché al più tardi entro ottobre le nebbie e le burrasche autunnali avrebbero costretto la flotta inglese a ritirarsi e con essa se ne sarebbe andato l'esercito invasore. Inviò perciò le proprie navi più a monte, perché fossero al sicuro da ogni attacco e decise di spingere la propria sinistra oltre la gola di Montmorenci , sette miglia sotto Quebec, e di dislocare la sua destra sul fiume San Carlo e il proprio comando a Beauport, mentre il cavaliere de R ame ay teneva Quebec con un contingente di 1000-2000 uomini. Quebec era protetta da 106 cannoni ; nel suo porto vi erano alcune cannoniere e navi incendiarie; un ponte di barche attraversava il fiume San Carlo c lungo il fronte di Beauport , fino alle cascate di Montmorenci, era stata allestita una linea di lavori in terra e di ridotti. Da ciò si vedrà come il piano di Montcalm fosse totalmente difensivo, basato sulrassunto che il suo avversario non avrebbe osato forzare il fiume immediatamente a sud di Quebec e sulla possibilità che il suo piccolo , mal organ izzato e poco disciplinato esercito riuscisse a difendere setto o otto miglia di trinceramenti. ( 12) 1114 febbraio , 70 vascelli scortati da sei navi di linea e da nove frega-

(•) 11 celebre circu mnaviga10re, nominato aiutante di campo di Montcalm nel 1756. ("') Vedi ··Joumal dc Foligné" c "Joumal de Johannes", m "The Siegc of Ouebec an d the Battle of the Plain~ of Abraham". di A Doughty (1901) Vol. IV, pagg. 164 e 220. Inoltre." La Guerre dc Scpt Ans,. di Richarcd Waddington (1899) Vol. Ili , pagg. 260 e seguenti. ( 11 ) Tutti i maschi da IO a 60 anni di età vennero arruolati nelle compagnie nella Milizia Provinciale, che era poco piil di una banda armata. (") Il cavahcr Johnstone nel suo ''A Dialoguc in Hades", a pag. 8, considera il fronte di Montcalm troppo esteso. Johnstone era un gjacobita (") scozzese che era fuggito in FranCia dopo la battaglia di Culloden. Faceva parte dello stato maggiore dt Montcalm (vedi "Ltterary and Historical Society or Oue· bee", Il serie).


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te, al comando di Holmes, si presentarono allargo di Spithead. Dietro di loro c'era Saunders, con cui si trovava anche Wolfe. Ma fu soltanto alla fine di aprile che furono avvistati Capo Breton e Durell, che vi venne trovato ancora all'ancora nei paraggi. Incapace di entrare in Louisbourg a causa del ghiaccio, la flotta puntò su Halifax da dove, il 5 maggio, Durell salpò. Come si è già riferito , fallì la sua missione e gettò le ancore allargo dell'Ile aux Coudres, il 6 giugno. Il17 maggio i trasporti sotto scorta erano arrivati a Louisbourg, ove Wolfe aveva deciso il suo piano d'attacco. Prevedeva di sbarcare a Beauport, ove nel 1690 aveva preso terra sir William Phipps, per spingersi da lì oltre il fiume San Carlo. Così sarebbe giunto alle spalle della fortezza , con la -propria destra sul fiume San Lorenzo e le comunicazioni con la flotta sarebbero state assicurate dalla linea di posti trincerati che si estendeva dalla sua sinistra, sul San Carlo, fino a Beauport. (1 3) Il 4 giugno, mentre i francesi erano febbrilmente intenti ai lavori , Wolfe prese il mare. La flotta era divisa in tre squadre- Bianca, Rossa e Blu - (' 4) ed entrò nel Golfo di San Lorenzo il 9 giugno. Era una mossa audace. Secondo Corbett, nessuna flotta da guerra aveva fino ad allora risalito il fiume , e l'impresa era considerata impossibile dai francesi. La nebbia era un pericolo concreto ; ciononostante, come scrisse un ignoto ufficiale dell'esercito di Wolfe: « quel che i francesi dicevano della navigazione sul San Lorenzo risultò essere soltanto uno spauracchio ». (1 5) Le navi bordeggiarono risalendo il fiume e il 23 giugno venne calata l'ancora « presso l'Ile aux Coudres »,non lontano dall'Isle d'Orleans. Entro il 26 giugno l'intera flotta era risalita, e il giorno seguente fu effettuato uno sbarco sull'Isle d'Orleans. Nella notte del 28 giugno i francesi lanciarono lungo la corrente alcune navi incendiarie ( 16 ) che, pur presentando un magnifico spettacolo agli invasori, non fecero loro alcun danno. Nel frattempo , Wolfe procedeva verso l'estremità occidentale dell'isola e il suo primo sguardo ai trinceramenti di Quebec e di Beauport lo convinse che il suo piano teorico non era attuabile. Saunders si era reso conto dell' importana di assicurarsi il lato meridionale delle strettoie immediata-

('l) Vedasi ··Life of Major-General J. Wolfe'' di R. Wright (1864) pag. 498. (" ) "Montrésor's Journal'' pag. 196. ('S) "Military Affairs in North America 1748-1765 " di Stanley Pargellis (1936) pag. 433. ( "') Le sette navi incendiarie usate in questo attacco vennero allestite con una spesa di un milione di franchi . In un resoconto riportato da Pargcllils (pagg. 411 -418}. datato 9luglio 1758, leggiamo: « Il barone Diesko e il suo aiutante di campo parlarono di un'invenzione, che i francesi avevano scoperto essere infallibile per distruggere le navi che risalivano il fiume; a Quebec scoprimmo che ques1a invcn· zione erano quelle che chiamano zattere di fuoco ... ».


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Fig. 15: Opera1ioni contro Quebec. 1759.


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mente a sud dì Quebec (larghe da tre quarti dì miglio a un miglio) e suggerì l'occupazione di Point Lévis. Il 30 giugno Wolfe vi inviò Monckton e la sua brigata. Essi occuparono la posizione con facilità , poiché incontrarono scarsa resistenza, (1 7 ) e gli uomini di Monckton cominciarono subito ad allestire trincee e ad installare batterie. Il 2 luglio Wolfe (18) fece visita a Monckton ed esaminò minuzìosamentc Quebec e i suoi dintorni da Point aux Pères. Questa ricognizione portò Wolfe a formulare il suo secondo piano, inteso a costringere Montcalm ad attaccarlo. Per indurlo a far ciò, decise di occupare il terreno dominante ad est delle cascate del Montmorenci, da dove avrebbe minacciato il fianco sinistro del suo avversario. Lui e Saunders scoprirono contemporaneamente che era possibile far risalire il fiume alle navi , a occidente della fortezza; ma quest'ultimo credeva che non fosse una mossa da fare finché le batterie di Monckton non fossero state pronte a far tacere il fuoco francese. Il 9 luglio Wolfe lasciò pertanto un piccolo distaccamento a proteggere la sua base suii'Isle d'Orleans e fece traghettare le brigate di Murray c di Townshend sulla sponda sinistra, ove presero posizione immediatamente a est della gola del Montmorenci. (1 9) Cominciò allora tra i due comandanti supremi una gara di intelligenza, che sarebbe durata per tre mesi. Montcalm intuì le intenzioni del suo avversario e il 12 luglio - il giorno in cui Monckton iniziò il suo bombardamento - ordinò a Dumas (che si era guadagnato una fama a Monongahela) di prendere una forza di circa 2000 tra miliziani e regolari e portarsi al di là del San Lorenzo, ben oltre la posizione di Monckton, e di lì attaccarlo sul fianco, muovendo verso est. Questa minaccia fece subito tornare Wolfe sui suoi passi, a Point Lévis. Sfortunatamente per Monckton però, quando gli uomini di Dumas si avvicinarono alle sue postazioni le sue truppe furono colte dal panico e si ritirarono così in fretta che non fu possibile alcuna azione decisiva. Wolfe ritornò subito a Montmorenci e il 14luglio, con « il Capo del dipartimento amministrazione e alloggi e un Geniere, scortati da una pattuglia di fanteria leggera comandata dal col. William Howe (che più tardi sarebbe diventato sir) »fece una ricognizione « risalendo il fiume Montmorenci al fine di trovare un passaggio, a guado o in altra maniera ». (2°) Il 16 luglio « tra le 11 e le 12, parte della città di Que-

('') Momrésor (pag. 207) dice : • Alloro sbarco gli Irregolari presero 2 scalp1 , uccisero altri 3 uo· mini e presero 3 prigionieri, che vennero portati al magg. gen. Wolfe e interrogati " · (1$) Vedasi " Malcolm Fraser's Joumal" , a pag. 4 di "Literary and Historical Society of Quebec" 2• serie. Montrésor (pag. 207) dice che Wolfe tentò di visitare Point Lévis il 30 giugno. ma dovette tornare indietro a causa del fuoco francese . (' 9) Vedasi "The Generai History of the Late War~ di John Entick (1763) Vol. IV , pag. 102. (lO) Montrésor, pag. 212.


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bee venne incendiata da una bomba delle nostre batterie di Point Pères, e continuò a bruciare fino all'una di notte ». (2 1) Successivamente, Saunders ordinò « al capitano Rous della "Sutherland" di procedere, con il primo vento favorevole e con la marea di notte , al di sopra di Quebec, e di portarsi la " Diana" e la "Squirrel", con due corvette e due "catts" (una specie di trabaccoli) armati e carichi di provviste ». ( 22 ) Rous così fece, nella notte del 18 luglio, e Wolfe accompagnò la spedizione, che ebbe il più completo successo. Non solo essa provò che le Strettoie potevano essere affrontate, ma costrinse Montcalm a mandare 600 uomini a Cape Rouge, otto miglia a monte di Quebec , in tal modo aumentando la sua già eccessiva dispersione di forze. Il giorno seguente Wolfe ripetè assieme a Holmes la sua ricognizione e, secondo Entick, (23 ) prese in considerazione uno sbarco a St. Michael , sulla riva settentrionale del fiume, circa quattro miglia a monte della città. Vennero poi inviati ordini a Townshend perché mandasse nove compagnie di granatieri c tutti i suoi obici e cannoni a Point Lévis. (24 ) Ma , quando una parte era già arrivata in posto, fu dato il contrordine all'intero movimento: probabilmente perché, ripensandoci , Wolfe si e ra reso conto che se fosse sbarcato tra la fortezza e Cape Rouge non sarebbe stato in grado di far arrivare rinforzi alla mandata iniziale di truppe prima che venisse attaccata da forze superiori. Abbandonò quindi il progetto e il 2lluglio ordinò al colonnello Carleton e a un distaccamento di prendere terra a Point aux Trembles, circa 27 miglia ad ovest di Quebec, allo scopo - come riferisce nel suo dispaccio a Pitt- « di dividere le forze nemiche , e di attrarre la loro attenzione quanto più possibile a monte del fiume». Così fu fatto: « vennero presi due scalpi, cento capi di bestiame e un prete gesuita ». (25) Wolfe, che aveva così sostituito con una finta lo sbarco vero e proprio, e in tal modo aveva fatto rivolgere l'attenzione di Moncalm verso la propria destra, ritornò al suo progetto del Montmorenci. Il 23 luglio riunì un consiglio di guerra sull 'ammiraglia di Saunders ; tuttavia, poich~ non ne è pervenuto alcun verbale, possiamo soltanto supporre che abbia riguardato l'operazione del Montmorenci. Se è cosi, mentre era in preparazione i francesi sferrarono, il 28 luglio. un secondo attacco di navi incendiarie.

( 21 )

lbid. pag. 213. (2') Dispaccio dell'ammiraglio Saunders del 5 se11embre 1759. Vedasi "The Gentleman's Magazine" (o11obre 1759) Vol. XXIX. pag. 470. (") Vol. IV, pag. 103. (l') "Townshend Papers" , Doughty Vol. V, pagg. 194, 250, 273. (2>) ''A Joumal of the Expedition up the Rivr St. Lawrenee", pag. 8 (''Uterary and Historical Society of Quebec", 4• serie) probabilmente dell'an. George Alsopp, segretario personale del generale Carleton.


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che si dimostrò altrettanto inefficace del primo. Tre giorni più tardi , venne lanciato l'attacco che divenne poi noto col nome di battaglia di Montmorenci. Fu un'azione disordinata, avviata (26) in modo troppo impulsivo, e avrebbe ben potuto terminare con un grave disastro , (27) come era capitato a Braddock quattro anni prit:na, se un diluvio di pioggia non l'avesse interrotta. Le perdite di Wolfe furono pesanti , circa 30 ufficiali e 400 uomini uccisi e feriti , molti dei quali caddero nelle mani degli indiani e furono massacrati e scotennati. I francesi furono esaltati dall'essere riusciti a respingere il nemico. « Tutti - dice il commissario Berniers- pensarono che la campagna fosse finita ~~. (28) Invece era appena cominciata. Wolfe cambiò subito tattica; malgrado il suo disprezzo per i « Provinciali », come dice il cavalier Johnstone, egli aveva scoperto che nelle operazioni in terreno boscoso « un canadese vale tre soldati disciplinati, come un soldato in terreno aperto vale tre canadesi )> . (29) Poiché la sola speranza di Wolfe era riposta nella particolare composizione dell'esercito di Montcalm, e poiché il generale si rifiutava di uscire dalle sue linee, decise di devastare il territorio (30) con il triplice scopo di costringere i francesi ad attaccarlo, di indurre la milizia a disertare per andare a proteggere le proprie case e di ridurre Quebec alla fame tagliandone i rifornimenti. In termini moderni, iniziò una campagna di << terrore » che fino a un certo punto era legittima, perché egli sapeva che il principale problema del suo nemico erano i rifornimenti. • Nel frattempo continuava il bombardamento della città, e con terribili effetti, poiché la parte bassa venne completamente distrutta e la cattedrale andò in cenere. Il 23 agosto, scrive Montrésor, «il sacerdote che comandava una pattuglia a St. Joachim e 20 dei suoi uomini venero uccisi e scotennati ». (3 1) Il 24 agosto « le nostre pattuglie continuarono a bruciare il

( 26) Vedasi "Journal of Major Moncrief", Doughty, Vol. V, pag. 42. Un anonimo partecipante scrive: « Noi eravamo tutti nelle nostre barche a fondo piatto, remando avanti e indietro in vista del nemi· co, ed esposti alle sue bombe per sei ore aspettando, io credo, che le batterie venissero azzittite (cosa che le navi non potevano fare) e che l'acqua si abbassasse abbastanza per poter attraversare le cascate ... il Generale ordinò ai Granatieri di rullare i tamburi , e ciò animò talmente i nostri uomini che non riuscimmo a trattenerli ... » (Pargellis, pag. 434). Montrésor (pag. 227) scrive: • Il nostro Comandante in Capo era assai esasperato coi suoi granatieri, dice che li può accusare di qualsiasi cosa tranne che di mancanza di spirito, visto che non hanno atteso i suoi ordini ». (2') Vedasi "Memoirs of the Quarter Mas'r Sergeant", Doughty, Vol. V, pag. 94. ('3) Citato da " Montcalm and Wolfe" di Francis Parkman {1901) Vol. Il, pag. 270. (29) "A Dialogue in Hades", pag 14. (.lO) Vedasi Doughty, Vol. II , pag. 123. ( 31) Questa atrocità fu opera del capitano Alexander Montgomery del43• fanteria; vedasi "An H istorica! Joumal of the Campaign in North America for the Years 1759-60" del capitano J. Knox del43• fanteria (1769), Vol. II, pag. 32.


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villaggio di St. Ange Gardien. « Il 25 agosto » le pattuglie sul fianco nord ricevettero ordine di bruciare e distruggere tutti gli abitati fi no ad Encampment... » e il to settembre « Ange Gardien andò in fiamme, e così tutti gli insediamenti fino a questo campo ». (32) Gli effetti di questa devastazione e del bombardamento furono tatticamente vantaggiosi: quando Quebec fu presa, vi si trovarono provviste per soli due giorni. « La ragione ne fu che il nemico non teneva mai più di quindici giornate di provviste riunite nella guarnigione , per timore che venissero bruciate ». (33) L'attacco di Wolfc al Montmorenci era appena fallito , quando un avvenimento di grande peso venne in suo aiuto: l'avanzata di Arnherst sul lago George e sul lago Champlain. Quando il 26 luglio Amherst aveva obbligato i francesi ad evacuare Ticontleroga, Montcalm era stato costretto ad inviare il cavalier de Lévis - il suo più abile ufficiale - a Montreal. Quando Wolfe lo apprese, sapendo che Montcalm aveva ritirato le navi francesi ai piedi delle Rapide Richelieu (circa sette miglia a monte di Point aux Ecureils) decise, per aprirsi le comunicazioni con Amherst , di distruggerle. A tal fine, ordinò il 5 agosto a Holmes di risalire la corrente con 20 barche a fon do piatto, mentre Murray conduceva 1200 uomini verso ovest , lungo la riva meridionale del fiume. Allarmato, Montcalm mandò Bougainville e 1500 uomini da Beauport a Ecureils. Poi , 1'8 agosto Murray fece uno sbarco- fallito- a Point aux Trembles , e otto giorni dopo apparve improvvisamente a Deschambault, ai pied~ delle Rapide Richelieu , ove incendiò diversi magazzini. Poiché questo colpo contro le navi e le linee di comunicazione dei francesi non poteva essere ignorato, Montcalm fu infine spinto all'azione. Lasciò Quebec e si affrettò a raggiungere BougainviUe , ma arrivò giusto in tempo per apprendere che Murray si era ritirato. Nel frattempo Wolfe stava elaborando un nuovo piano di attacco. (34) Benché non ne sia noto l'esatto contenuto , esso implicava il ritorno di Murray e della sua forza di incursione, che rientrarono al proprio campo a St. Antoine il 30 agosto, da dove si misero in viaggio per tornare a Point Lévis, incendiando e devastando lungo la via. Il 20 agosto, cinque giorni dopo aver parlato a Townshend del suo nuovo piano, Wolfe cadde ammalato e il piano , qualunque fosse, venne abbandonato. Per una settimana , egli giacque completamente inabilitato nella sua fattoria a Montmorenci, ma entro il 29 agosto si era ripreso abbastanza da chiedere ai suoi tre comandanti di brigata di riunirsi ed esami-

(.12) Montrésor, pag. 231. (») "Joumal or Major Moncrief'. Doughty, Vol. V , pag. 56. (-") '"Townshend's Diary" 15 agosto, D oughty, Vol. IV . pag. 258.


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nare che cosa era meglio fare . Sottopose loro tre possibili Linee di azione: l. Risalire marciando il fiume Montmorenci , attraversarlo e prendere

Beauport alle spalle; 2. Attaccare le posizioni di Montmorenci simultaneamente di fronte e da ruetro; 3. Attaccarle sul fianco e sul fronte. (35) I comandanti non accolsero questi suggerimenti, e gli sottoposero la seguente proposta:- « Noi, pertanto, siamo dell'opinione che il metodo per infliggere con maggior probabilità un colpo efficace sia quello di portare le nostre truppe sulla sponda meridionale e di dirigere le operazioni contro la città. Quando ci saremo stabiliti sulla sponda ettentrionale, del che è difficile dubitare, il marchese di Montcalm dovrà combattere alle nostre condizioni; noi saremo tra lui e i suoi rifornimenti , nonché tra lui e l'esercito francese che affronta il generale Amherst. Se ci dà battaglia e noi lo sconfiggiamo, Quebec sarà nostra e, ciò che conta di più , l'intero Canadà si dovrà sottomettere alle armi di Sua Maestà ... ; ». (36) Questo piano, che fu approvato da Saunders c da Holmes , significava la fine del sogno accarezzato da Wolfe. Tuttavia lo accettò subito perché, benché fosse audace, non era sconsiderato dal momento che conservava il controllo del fiume. Poi, anche se una volta riuscito lo sbarco si sarebbe trovato in mezzo a due eserciti nemici , aveva poco da temere- perché essi avre bbero dovuto affrontarlo in terreno aperto- grazie alla superiore disciplina dei suoi uomini. Inoltre. bisognava fare qualcosa, e presto, poiché la stagione stava avanzando e i suoi ammiragli stavano già mordendo il freno per sgombrare il San Lorenzo prima che iniziassero le tempeste autunnali. Pertanto il 31 agosto emanò ordini affinché le truppe sul Montmorcnci si ritirassero e si riunissero entro il 3 settembre a Point Lévis e ad ovest di esso. Il 2 settembre inviò il suo dispaccio finale a Pitt. (37) A causa dei ripidi dirupi che orlano la riva settentrionale del San Lorenzo a ovest di Quebec, il problema di Wolfe consisteva principalmente nel trovare il luogo per sbarcare i suoi uomini , e poco poteva fare finché non lo avesse risolto. Il 4 settembre la notizia circolava; quel giorno Knox scrive infatti sul suo« jou rnal »che « una spedizione è sul piede di partenza ... il Generale la comanderà personalmente >>. Poi il 5 settembre:« Oggi vento favorevole e tempo buono: i battelli hanno superato la città, la notte scorsa , senza farsi scoprire >>. Il 6 settembre: « La notte scorsa abbiamo avuto un temporale eccezionale; oggi tempo piovoso e vento variabile »; e infine: « Il

(

35 )

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36 )

Gli ordini di Wolfe sono riportati da Dougbty, Vol. V!, pagg. 90-91. lbid. Vol. VI. pag. 92. Per il piano dei comandanti do brigata per effeltuare il concentramento delle truppe . vedasi pag. 93. (") Riportato per esteso on '1'he Gentleman's Magazine" ottobre 1759, pagg. 466-470. Vedasi anche Knox. Vol. Il, pagg. 41-49.


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Generale ha raggiunto stanotte l'esercito e la flotta a monte ». ( 38) Si trattava della squadra dell'ammiragio Holmes; quella di Saunders rimaneva nel frattempo sotto Quebec. Il 7 settembre, 1500 uomini si imbarcarono sulle 'navi e su 30 battelli a fondo piatto e nella giornata tiepida e serena la flotta scivolò fino a Cape Rouge, dove Bougainville aveva il suo quartier generale. Nel pomeriggio fu aperto il fuoco sul campo dei francesi e, per ingannarli, gli uomini presero le barche e remarono risalendo la corrente come se cercassero un posto per sbarcare. Da allora fino al 9 settembre, Holmes utilizzò le maree e si fece trasportare su e giù lungo il fiume tra Cape Rouge e Quebec, costringendo Bougainville a seguirlo e a stremare le sue truppe, consumando i loro stivali in marce forzate. Intanto, Wolfe andò fino a Point aux Trembles e scelse un luogo un pò più a valle« per far un'incursione». (39 ) E il 9 settembre, quando i suoi comandanti di brigata erano andati a esaminarIo, egli remò verso valle e « trovò un altro posto che gli andava meglio ». ( 40) A quel punto il tempo cambiò e divenne così brutto che le truppe furono sbarcate a St. Nicholas sulla riva destra del San Lorenzo. Il 10 settembre , Moncrief ci informa che« il Generale portò l' ammiraglio Holmes e i brigadieri generali Monckton e Townshend, con qualche altro ufficiale (il colonneÌio Carleton e il capÌ!tano Del a une) per fare una ricognizione al luogo che aveva scelto ». (41) Inoltre, Knox ci dice che Wolfe chiamò una scorta di un ufficiale e 30 uomini, del 43° reggimento, e si fece portare « sei giacche da granatiere », evidentemente per camuffare se stesso e i suoi cinque ufficiali. (4 2) Moncrief continua: << il posto viene chiamato Foulon (Ansa del Foulon, ora Insenatura di Wolfe); essi lo perlustrarono da un rilievo sul lato meridionale del fiume , sotto la foce del fiume Etchemins, da cui si godeva una buona visuale non solo del luogo stesso, ma anche di un considerevole tratto di terreno tra esso e la città, che è un miglio e mezzo più sotto. Poiché la località è segnata sul piano, non richiede molte descrizioni, ma occorre osservare che l'argine che corre lungo la riva è molto ripido e boscoso ed era ritenuto impraticabile dagli stessi francesi, tanto che avevano lasciato un solo picchetto a difenderlo. Questo picchetto, che supponiamo potesse essere di un centinaio di uomini, era accampato sull'argine alla sommità di una stretta pista che vi risale dalla riva. La pista era stata interrotta dagli stessi avversari e sbarrata con un'abbattuta.

("~)

Knox , Vol. Il, pagg. 51-54. HJournal of Major Moncrier· , Doughty, Vol. V. pag. 48. ("') Ibid. Vol. V, pag. 48. (" ) lbid., Vol. V, pag. 48. 42 ( ) Knox, Vol. Il, pag. 61. L'ufficiale francese che comandava a Sillery si rese conto del trucco , perché quanto essi aprivano le loro giacché si potevano vedere i galloni e le altre pani d'oro (Doughty. Vol. IV, pag. 121). ( 39)


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ma circa 200 metri a destra (est) pareva ci fosse un pendio nell'argine che si pensò potesse servire allo scopo. Queste circostanze e la distanza dal punto da cui avrebbero dovuto partire i rinforzi sembravano promettere buone possibilità di successo ». (43 ) · La versione dell'ammiraglio Holmes è la seguente: « Questo cambiamento nel piano di operazioni .. . era stato a lui (Wolfe) proposto un mese prima, quando la prima nave superò la città ... Ora egli vi restava attaccato, mentre era assai improbabile che potesse avere successo ... L'incombenza di sbarcare le truppe e di dar loro appoggio dalle navi toccò a me ... il più azzardato e difficile compito abbia mai intrapreso, perché la distanza del punto di sbarco, l'impeto della marea, l'oscurità della notte e l'aleatorietà di riuscire a centrare esattamente proprio il punto voluto, senza farsi scoprire e senza dare l'allarme, rendevano il tutto estremamente difficoltoso ». (44) È tutto vero . Nondimeno, 1'11 settembre venne diramato ordine alle truppe di adunarsi sulla spiaggia alle cinque del mattino successivo: « L'esercito si prepari a sbarcare e ad attaccare il nemico». Le 30 barche a fondo piatto vennero così ripartite: prima flottiglia, la fanteria leggera di Howe; seconda, il 28° reggimento; terza, il 43° reggimento; quarta il 47° reggimento; quinta, il 58° reggimento; sesta, un distaccamento di Highlanders e di granatieri americani. L'imbarco doveva avvenire attorno alle nove di sera, << o quando l'alta marea sia molto prossima ». (45) Al calar della notte, tutti gli uomini non imbarcati dovevano marciare, al comando del colonnello Burton, su per la riva meridionale del fiume e attendere di essere traghettati. L'ammiraglio Saunders e la sua flotta dovevano fare una decisa finta su Beauport. li 12 settembre, allargo di Cape Rouge, Wolfe emanò i suoi ordini finali. « Un colpo vigoroso inferto in questo frangente- scrive- può determinare il destino del Canadà ... II primo reparto che prenderà terra deve marciare direttamente sul nemico , e scacciarlo da ogni più piccola posizione che occupa ... Gli ufficiali e la truppa devono ricordare che cosa

( 0 ) ''Joumal of Major Moncrier·, Vol. V, pagg. 48-49. Winsor ("Narrative and Criticai History of America" 1889, Vol. V pag. 546) dice che fu Robert Sobo (preso prigioniero dopo la caduta di Fort Ne· cessity) che indirizzò l'attenzione di Wolfe verso quest'ansa. Corbett (Vol. l, pag. 462) scrive:« Fu un colpo di genio , un esempio di coup d'oeil penetrante tanto acuto quanto il piano dei comandanti di bri· gata era ovvio " · Egli dice che come Wolfe aveva riposto la sua fede sul fianco sinistro di Montcalm, i comandanti di brigata avevano appuntato le loro speranze su quello destro . Questo è vero, ma sbaglia quando suppone che ciò significhi uno sbarco a Point aux Trembles, o a Cape Rouge , poiché nel loro rapporto non si fa menzione di nessuna località specifica. Suggerire che Wolfe non abbia seguito il loro piano non è corretto. ( 44) Doughty, Vol. IV, pag. 269. ('S) Knox, Vol. Il. pagg. 62-64.


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il Paese si aspetta da loro, e che cosa un reparto di soldati avvezzi alla guerra sappia fare contro cinque deboli bastoni , frammischiati a del disordinato contadiname. I soldati devono essere attenti ed obbedienti agli ufficiali e risoluti nell'esecuzione dei loro compiti ». ( 46) Lo stesso giorno accadde un evento fortunato: due disertori francesi vennero nel campo di Bougainville con l' informazione che Montcalm non si aspettava un attacco vicino alla città, e che un convoglio di rifornimenti avrebbe dovuto discendere il fiume quella notte, verso Quebec. (47 ) Nel frattempo, che cosa accadeva nel campo nemico? Era capitato che il 5 settembre le barche di Wolfe non avevano superato Quebec inosservate, come Knox aveva immaginato, poiché risulta che Montcalm informò BougainvilJe del movimento e lo avverti di badare alla sicurezza della sua linea di comunicazione. Inoltre, lo informò che, per aiutarlo a tal fine, avrebbe spostato il reggimento di Guienne a Sillery: cosa che però, per sua sfo rtuna, non fece mai. Quello stesso giorno anche Vaudreuil gli scrisse, per dire che la sicurezza della colonia era nelle sue mani . Allegò uno schema di distribuzione di posti , secondo cui 150 uomini dovevano essere dislocati tra Anse de Mers (vicino a Quebec) e Anse du Foulon; 30 con una batteria a Samos; 50 a St. Michael; 50 a SiJlery; 200 a Cape Rouge. Fa anche menzione di 2100 uomini da dislocare in posti ancora più a ovest, includendo il reggimento di Guienne di 500 uomini. Il 6 settembre scrisse un'altra volta per stabilire che il marchese de Vergor con 100 uomini doveva rimpiazzare il marchese St. Martin e i suoi 150, tra l'Anse de Mers e l'Anse du Foulon , e il giorno seguente Montcalm scrisse a BougainvilJe per convincerlo dell'importanza di marciare parallelamente ai battelli di Wolfe, ovunque andassero. (48) Sembrerebbe che scegliere Vergor sia stata una cattiva idea. Egli non credeva che l'Anse du Foulon fosse un possibile punto di sbarco e consentì che alcuni dei suoi uomini , probabilmente 40 in tutto , (49) andassero al villaggio di Lorette ad aiutare a fare il raccolto. Dopo aver sistemato le sentinelle, se ne andò a letto, senza il minimo presentimento di quanto il destino aveva in serbo per lui per l'indomani. Anche la storia delle barche delle provviste è interessante. Il 9 settembre Cadet , un fornitore delJ'esercito francese , scrisse a Bougainville

(") MGeneral Orders in Wolfe's Army", pagg. 53-54. (") Secondo la MHistory of tbe Late Wars in America" (In2) di Maote, pag. 262, bencb~ questi disertori informassero il capitano Smith della " Hunter" in merito al convoglio delle provviste, questi non passò mai l'informazione al comando, e quasi fece fuoco sulle barche di Wolfe quando discesero la cor· rente. ("') Vedasi "Correspondance de Bougainville", pagg. 93·109, Doughty, Vol. IV. (") Secondo il "Joumal de Foligné", in quel momento l'intera forza di Vergor era di soli 60 uomini (Dougbty, Vol. IV, pag. 203).


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che il 10 avrebbe mandato quattro calafati e Capo Rouge per calafatare le chiatte delle provviste, che avrebbero dovuto proseguire il più presto possibile per Quebec. ll 12 settembre scrisse ancora: «Vi prego di avere la bontà di far scendere a valle le barche stanotte ... perché ne ho ugente bisogno ». ( 50) Apparentemente la calafatura prese più tempo del previsto , poiché malgrado le sentinelle francesi fossero state avvertite che le chiatte avrebbero disceso il fiume quella notte, esse non lo fecero mai; tuttavia il preavviso non fu revocato, e questa fu una grossa fortuna per Wolfe. A notte fonda, l'ammiraglio Saunders uscì lentamente dal suo ancoraggio, allineò le sue navi alla riva e ordinò che le scialuppe fossero caricatè con le truppe e calate in acqua; indi fu aperto il fuoco su Beauport. Questo finto attacco ebbe pieno successo , perché Montcalm subito si concentrò per affrontarlo e, mentre così faceva , la squadra di Holmes scivolò risalendo il fiume, seguita dei battelli a fondo piatto che trasportavano l'avanguardia, dietro i quali - sulla riva sinistra- veniva Bougainville. Verso le due del mattino del 12 settembre la marea cominciava a rifluire, quando le due lanterne vennero issate sulla sartia della coffa di maestra della « Sutherland » . Era il segnale di lasciarsi andare verso valle con la corrente e Bougainville, che pensò fosse un'altra delle finte che lo avevano annoiato durante gli ultimi giorni, smise di seguire. Nel battello di testa c'era la Fanteria Leggera del colonnello Howe, le cui misere forze erano costituite da 24 uomini scelti, comandati dal capitano Delaune. Quando questo e gli altri battelli che seguivano da presso si avvicinarono all'ansa, la corrente li trasportò a riva vicino al dirupo, che si intravvedeva nell'oscurità alla loro sinistra. Improvvisamente il silenzio fu rotto da un grido di « Qui vive? », al quale il capitano Donald McDonald, (51) del reggimento di Fraser, fece eco in francese: « France! » « A quel regiment? » giunse la replica, ed egli rispose: « De la Reine », che era una delle unità di Bougainville. La sentinella fu soddisfatta, cosi le barche proseguirono e quando furono a!J'altezza delle alture di Samos si vide un uomo correre verso la riva. Si fermò e gridò: « Chi siete? » McDonald rispose: « Barche di provviste. Non fare baccano, gli inglesi ci sentiranno », (52) poiché la corvetta da guerra« Hunter » era ancorata nel fiume non lontano da lì. Anche questa volta la sentine!Ja lasciò passare le barche, e pochi minuti dopo esse doppiavano il promontorio a ovest dell' Anse du Foulon.

("') "Correspondance de Bougainville", pagg. US-116, Doughty, Vol. IV. (ll) Secondo ''The Townshend Papers" (Doughty, Vol. V pag. 214) fu il capitano Fraser che gridò " La France et vive le Roy "• al che le sentinelle francesi corsero lungo la riva nel buio gridando: Laisser les passer ils sont nos gens avec les provisions ... « Farli passare, sono i nostri con le provviste " N.d.T.). ( 52) "Montcalm and Wolfe" , di Francis Parkman (1901). Vol. Il. pag. 298.


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La corrente era adesso così forte che trascinò le barche di testa un quarto di miglio oltre il luogo scelto per lo sbarco. Fu una fortuna, poiché malgrado sul lato est il dirupo fosse più ripido, il punto in cui la Fanteria Leggera prese terra era ben lontano dalla pista barricata , presso la quale era stata installata una postazione francese. Appena la prima barca toccò riva, Wolfe « balzò fuori sulla spiaggia e, quando vide la difficoltà - o meglio l'apparente impossibilità- di risalire il ripido dirupo che incombeva sulle loro teste, esclamò: « Non penso che potremo arrivare lassù con nessun inezzo, ma comunque dobbiamo mettercela tutta! ». (53) Ciò nonostante, Delaune e i suoi 24 uomini si arrampicarono e guadagnarono la sommità. Vedendo nella luce fioca un gruppo di tende, strisciarono verso di esse e vi fecero irruzione. Vergor, strappato improvvisamente al sonno , levò le sue pistole e fece fuoco nell'oscurità. Poi risuonarono tre colpi e un urrà. Udendoli , Wolfe ordinò subito ai suoi uomini di sbarcare e di sgombrare la pista fortificata. Così venne fatto , e due pezzi di bronzo da sei libbre furono trascinati su di essa. (54) Venne subito inviato un reparto a catturare la batteria nemica a Samos. Ebbe allora luogo lo sbarco principale e le barche fecero la spola remando avanti e indietro verso le navi e verso la riva destra del San Lorenzo , per andare a prendere e traghettare i 1200 che non erano stati imbarcati. ( 55 ) Era ormai pieno giorno. Mentre il piccolo esercito di Wolfe scendeva alla deriva verso valle, Moncalm era a Beauport. A mezzanotte, venne informato che i battelli erano stati visti presso la riva e lasciò la sua casa, prendendo con sé il cavalier Johnstone. Indi Johnstone gli fa dire: « Non avendo visto arrivare un'anima dalla destra del nostro campo fin dalla mezzanotte, quando avevo inviato là Marcel (il suo aiutante di campo), mi avviai con Johnstone tra le sei e le sette del mattino. Cielo , quale fu la mia sorpresa quando , di rimpetto agli alloggiamenti del marchese de Vaudreuil, la prima notizia di ciò che era accaduto durante la notte fu la vista del nostro esercito sulle alture di Abraham ... ». (56) Fu invero una delle più complete soprese della storia, perché la finta di Saunders lo aveva totalmente ingannato. Montcalm ordinò alle truppe che erano a Beauport e ad est di esso di marciare su Quebec, ma cominciarono subito le difficoltà, perché il comando era diviso tra lui , Vaudreuil (governatore e comandante in capo) e il cavalier di Ramesay (comandante dena guarnigione di Quebec). Vaudreuil non avrebbe concesso truppe ad est di Beauport, perché continuava a ritenere

(Sl) "Memoirs of a Quarter Mas'r Sergeant", Ooughty, Vol. V, pag. 102. (SO) Pargell is , pag. 438. (SS) Vedasi "Letters of Admiral Holmes", 18 settembre 1759, Ooughty, Vol. V, pag. 297. ("') "A Dialogue in Hade s", pag. 39.


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lo sbarco all'Anse du Foulon, di cui aveva avuto notizia, una fi nta. Quan·do Montcalm chiese 25 pezzi da campagna Ramesay, a sua volta, gliene mandò soltanto tre. Gli ordini e i contrordini si incrociavano e, nella confusione che ne sortì , Montcalm convocò un consiglio di guerra. Venne avanzata una profusione di suggerimenti. Qualcuno disse che il nemico si stava trincerando , altri che si sarebbe impadronito del ponte sul fiume St. Charles e avrebbe tagliato fuori Vaudreuil da Quebec, mentre altri ancora sollecitavano perché si attaccasse immediatamente. Infine si concordò su quest'ultimo suggerimento e , benché Montcalm sia stato spesso biasimato per averlo accettato , in realtà non aveva altra scelta. Se fece uno sbagli6, fu nel non rimandare la battaglia di poche ore, per dare a Vaudreuil e a Bougainville il tempo di sopraggiungere: la notizia dello sbarco era pervenuta a quest'ultimo soltanto alle nove del mattino. Le ragioni che lo costrinsero ad assumere l'offensiva erano: che aveva solo due giornate di rifornimenti a Quebec; che ogni ora che passava rafforzava la posizione di Wolfe e che, se il suo avversario si fosse trincerato, entro il giorno successivo avrebbe potuto far entrare in azione sulle alture uno schieramento così formidabile di cannoni pesanti che in poche ore sarebbe stato capace di abbattere le malandate mura di Quebec. Montcalm doveva perciò o combattere o morire di fame e arrendersi e , da quel coraggioso soldato che era, scelse di combattere. Pertanto, venne suonata la « Générale »; forse, dopo tutto , poteva vincere una seconda Montmorenci sui Piani di Abraham. Questi piani, o alture, avevano preso il nome da Abraham Martin , un pilota francese che era stato proprietario del terreno, e consistevano in una striscia di prateria appena interrotta in qualche punto, macchiata qua e là da gruppi di cespugli, e delimitata a sud dalla strada di St. Foy, oltre la quale scorreva il fiume St. Charles. Sul pianoro , largo circa un miglio, Montcalm schierò le sue truppe in quest'ordine: sulla strada di St. Foy dispose un battaglione di milizia, di 350 uomini , e poi , in successione , il reggimento di Béam (200) e quello di La Sarre (340). Su entrambi i lati della strada per Sillery dislocò i reggimenti di Guienne (200) e Languedoc (320) e dopo di loro , a sinistra, il reggimento Roussillon (230) e un battaglione di milizia (300). Sulla fronte, tra i cespugli , mandò avanti pattuglie di miliziani e indiani, e ne mandò un consistente numero anche sulla destra del fronte. La sua forza totale era un po' al di sotto di 4000, benché qualcuno dica 5000. Secondo Knox, erano circa le sei e il tempo era piovoso, quando i francesi « fecero la loro prima apparizione sulle alture ». (S7) Subito Wolfe cominciò a schierare il suo ordine di battaglia , e formò una linea di doppia

(57) Knox. Vol. Il. pag. 69.


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profondità. (58) Sistemò la destra vicino al dirupo, e vi collocò il 35° (519 uomini) e poi , in successione alla sua sinistra, i Granatieri di Louisbourg (241), il28° (421), il43° (327), il47° (360) il 78° (662) e il58° (335). Attraverso il suo centro correva la strada di Sillery, sulla quale fece avanzare i suoi due pezzi da sei libbre. All'estrema sinistra, oltre il58°, tenne indietro il 15° fanteria (406) « en potence », cioè in primo rincalzo. In riserva tenne il2/600 (322) e il48° (683). Lasciò due compagnie del58° all'Ansa, e le collegò con la riserva a mezzo del 3/600 (540). Dispose infine la Fanteria Leggera di Howe (400) bene indietro, allo scopo di fronteggiare Bougainville, se fosse avanzato. La sua forza combattente totale, indicata da Doughty, ( 59) era di 4829 uomini, di cui 3111 furono effettivamente impegnati nella battaglia. Benché solo leggermente superiori in numero a quelli del suo avversario, gli uomini di Wolfe erano senza confronto migliori soldati. Ancor più importante, egli era coadiuvato dal probabilmente miglior gruppo di ufficiali inglesi che sia mai sceso in campo. Verso le nove la linea di battaglia di Montcalm , piazzata a circa 600 yarde dal suo nemico, cominciò ad avanzare, coperta dagli scaramucciatori. Sulla destra degli inglesi, i tiratori scelti francesi potevano fare poco effetto, ma sulla sinistca divennero così attivi che Townshend portò avanti il 2/600 sulla sinistra del 48°, oltre alla Fanteria Leggera, per sostenere il 15° fanteria. Alle dieci i francesi mossero avanti all'assalto, e la prima linea inglese si alzò in piedi. I francesi aprirono il fuoco da una distanza di 200 passi; poiché però i miJiziani canadesi si buttavano a terra per ricaricare , la loro linea divenne disordinata. Fu durante questa azione che Wolfe ricevette la prima ferita: fu colpito da una palla al polso , ma se lo avvolse col fazzoletto e non vi fece più caso. I francesi riordinarono la loro linea e mossero ancora avanti incitandosi alla voce, mentre gli inglesi li attendevano muti come una parete. Ciò era certamente dovuto al metodo di addestramento di Wolfe. Infatti , quando comandava il 200 fanteria a Canterbury, nel1755, egli aveva scritto queste istruzioni: « Il battaglione non deve salutare, o gridare, per nessuna ragione ... finché non riceve l'ordine dì caricare alla baionetta » . E, per quanto concerne il fuoco: « Non v'è necessità di sparare molto velocemente; un fuoco calmo e ben mirato, con pezzi accuratamente caricati, è molto più distruttivo e formidabile di un fuoco più veloce ma confuso ... ». ( 60)

("') "Memoi~ of the Quarter Mas'r Sergeant", Doughty, Vol. V, pag. 107. (!9) Doughty, Vol. Ili, pagg. 122·123. ("') "Journal of Major MoncrieF, Doughty, Vol. V, pag. 53.


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E anche: « Quando la colonna (del nemico) è arrivata a circa venti yarde, gH uomini devono far fuoco con buona mira». (61 ) Queste istruzioni vennero messe in pratica e ci viene detto che, prima che iniziasse la battaglia , vi fu da parte di Wolfe « espresso ordine di non fare fuoco finché essi (i francesi) non fossero arrivati a venti yarde da noi ». (62) E ancora: « Quando il Generale schierò la linea di battagjja, ordinò ai reggimenti di caricare le anni con una palla in più » . (63) · I francesi premevano « attivamente in tre colonne, con alte grida e con le anni recuperate, due delle quali sparavano obliquamente verso la sinistra del nostro esercito , e la terza verso la nostra destra, a partire dalla distanza di 130 yarde fino a quando arrivarono a quaranta; cosa che le nostre truppe sostennero intrepidamente e con la più grande fermezza , ancora trattenendosi dal far fuoco e obbedendo strettamente ai loro ufficiali ... ». ( 64) A quanto sembra, quando le due linee furono ad una distanza di 100 yarde gli uomini di Wolfe marciarono avanti e « tennero in serbo il loro fuoco finché furono a 40 yarde », ( 65) e allora risuonò una salva che ai francesi « parve un colpo di cannone » . « Con un rombo assordante - scrive Fortescue - la più perfetta salva mai sparata su un campo di battaglia esplose come da un'unica mostruosa arma, da un capo all'altro della linea inglese », (66) e una densa nuvola di fumo fluttuò sul campo. Coperti da essa, gli inglesi ricaricarono, fecero un passo avanti e fecero fuoco ancora , e continuarono a far così - come scrive Fraser- per sei o otto minuti. Poi, mentre il fumo cominciava a diradarsi sul campo « osservammo il grosso del nemico che si ritirava in grande confusione verso la città, e il resto verso il fiume St. Charles >). ( 67) La battaglia era durata « a malapena un quarto d'ora » ( 68) e subito iniziò l'inseguimento. « I granatieri di Louisbourg, Bragg e Lascelles premevano con le loro baionette; il comandante di brigata Murray, avanzando prestamente con le truppe al suo comando, completò la rotta su quel lato; e allora gli Higblaoders, sostenuti da quelli di Anstruther, diedero mano alle loro sciabole e ricacciarono il nemico parte nella città e parte nelle postazioni al ponte del fiume St. Charles ». ( 69) Entrambi i comandanti supremi furono feriti a morte; Wolfe morì ab-

(4') Eotick , Vol. IV , pagg. 92-97. (62) "The Sergeant-Major's Journal" Doughty, Vol. V, pag. IO. (63) Knox , Vol. Il, pag. 71 . (64) Tbid. Vol. II , pag. 70. ( 63) "Townshend's Joumal " Doughty, Vol. IV, pag. 269. ( 44) A History of the British Army'' di J.W. Fortescue, Vol. II , pag. 381 . (6') "Fraser's Journal'' , pag. 21. (68) "Letters of Admiral Holmes'', Doughty, Vol. IV , pag. 298. ("") ''Townshend's Journal" Doughty, Vol. IV, pag. 270.


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bastanza presto durante lo scontro , quando , mentre si trovava alla testa del28° fanteria , una pallottola lo colpì all'inguine. Vacillò per un momento , poi proseguì e fu colpito ancora, questa volta al petto ; a questo punto ansimò: « Sostenetemi, sostenetemi altrimenJi i miei coraggiosi compagni mi vedrebbero cadere ». La versione dell'evento fornita da Knox è generalmente accettata come la più veritiera. Egli scrive: « li Generale venne allora portato indietro e, essendogli stato chiesto se volesse un medico replicò che non era necessario , perché per lui era finita. Qualcuno esclamò: - Corrono , guarda come corrono!- Chi corre?- Domandò il nostro eroe con grande animazione , come una persona risvegliata dal sonno. L'Ufficiale rispose: « li nemico, Signore: perdio , cedono terreno dappertutto! - Allora il Generale soggiunse: - Uno di voi, ragazzi miei, vada dal Colonnello Burton , ditegli di far marciare il Reggimento di Webb a tutta velocità giù fino al fiume St. Charles, per tagliare la ritirata dei fuggitivi attraverso il ponte. - E così spirò ». (1°) Montcalm fu altrettanto sfortunato. Durante la rotta , mentre si avvicinava alle mura della città fu attraversto da parte a parte da un colpo . Sorretto sulla sella da due soldati, entrò attraverso Porta St. Louis, quando qualcuno tra la folla eccitata lo riconobbe ed eclamò: « O mon Dieu! Mon Dieu! Le Marquis est tué! » Al che egli replicò « Ce n'est rien, ce n'est rien; ne vous a[fligez pas pour moi , mes bonnes amies ». (11) . Egli morì quella sera stessa e alle otto del mattino seguente venne sepolto nella buca di una bomba , nel chiostro delle Orsoline. Ma cosa era accaduto al marchese de Bougainville e ai suoi 2000 uomini? Lo abbiamo lasciato , stanco fino all'esaurimento , fermo presso Cape Rouge, mentre nel primo mattino la marea cambiava e Holmes con le sue navi e le sue barche cominciava a scendere alla deriva verso valle. Alle 6,45 Vaudreuil gli aveva inviato un messaggio per avvertirlo dello sbarco. Egli lo aveva ricevuto alle 9 e si era subito messo in marcia verso est. Arrivò sulla strada di St. Foy tra mezzogiorno e l'una del pomeriggio, alle spalle della sinistra dello schieramento di Wolfe. Townshend rivolse indietro il 48° che, con l'aiuto del 3/60°, della Fanteria Leggera e di due cannoni, lo respinse. Mentre Townsbend- che era al comando, poiché Monckton (il più anziano dopo Wolfe) era stato ferito - cominciava a investire Quebec, Vaudreuil riunì un consiglio di guerra, che decise per la ritirata. Alle nove della sera i francesi si allontanarono « in fuga disordinata e scomposta » verso Jacques Cartier, trenta miglia a monte sul San Lorenzo.

(70) Knox , Vol. II , pag. 79. (1 1) In francese nel testo. « Mio Dio, il Marchese è ucciso! »"Non è niente , non è niente ; non af· fliggetevi per me, mie buone amiche,., (N .d.T .).


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Così terminò la battaglia conclusiva della lunga lotta tra l'Inghilterra e la Francia per la supremazia del Nord America. Le perdite inglesi assommarono a 10 ufficiali e 48 soldati morti , 37 ufficiali e 535 soldati feriti, per un totale di 630. Le perdite francesi non sono note. L' abbandono della città di Quebec da parte di Vaudreuil, unito alla mancanza di rifornimenti, condusse alla sua capitolazione, dichiarata da Ramesay il 17 settembre. Il giorno seguente Townshend vi entrò e subito si mise al lavoro per rafforzare le difese e ammassare i rifornimenti per l'inverno. Circa un mese più tardi l'ammiraglio Saunders e l'ammiraglio Holmes, senza la cui leale e completa cooperazione la campagna sarebbe stata impossibile , fecero vela per l' Inghilterra. 11 20 novembre l'ammiraglio sir Edward Hawke sconfisse in maniera decisiva l'ammiraglio Conflans a Quiberon Bay, distruggendo il potere navale della Francia e guadagnando all'Inghilterra il pieno dominio dell'Atlantico. Nel frattempo al comando di Quebec fu lasciato Murray, che trascorse assieme ai suoi uomi ni un terribile inverno tra le rovine; la guarnigione venne ridotta dalle malattie ad appena 3.000 uo mini. Nell'aprile del1760, avendo saputo che Lévis intendeva attaccare, Murray occupò la foce del fiu me Cape Rouge. Il 26 aprile , mentre Lévis avanzava alla testa di 9000 tra regolari e provinciali , egli si ritirò ma il 28 aprile lo attaccò a St. Foy, con 3.000 uomini e 23 tra pezzi da campagna e obici. Fu però costretto a ritirarsi, dopo aver perduto un terzo della su forza. Quebec venne allora assediata, ma il 16 maggio riapparve in suo soccorso la flotta inglese. Arrivò la primavera e Amherst, che aveva o ra il comando supremo, invase il Canadà da est , da ovest e da sud . Murray ricevette ordine di risalùe il San Lorenzo, H aviland di muovere verso nord dal lago Champlaìn, mentre Amherst stesso si inoltrava nella valle del San Lorenzo dal lago Ontario. Benché la campagna cominciasse malamente, essa terminò con successo e Montreal capitolò' 1'8 settembre. Veniva così completata, con la conquista definitiva del Canadà, l'opera di Wolfe. D i Amherst, Fortescue scrive: « Egli fu il più grande amministratore militare prodotto dall'Inghilterra dai tempi della morte di Marlborough e rimase il più grande fi no al sorgere di Wellington ». (n) Nel gennaio del 1763 John Carteret , conte di Granville e Presidente del Consiglio , ormai morente , chiese al sottosegretario Robert Wood di Jeggergli i preliminari del trattato di Parigi che aveva concluso la guerra dei Sette Anni e , quando ne ebbe udito il contenuto, mormorò : « Questa è stata la guerra più gloriosa e la pace più trionfale che l'Inghilterra abbia mai conosciuto ». Il trattato fu ratificato il 10 febbraio del 1763. La Francia cedette al-

{n) "A History of the British Army~ dell'on. J .W. Fortescue. Vol. Il. pag. 405.


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l' Inghilterra l'intero Canadà, e in India le rimasero soltanto cinque città: Mahé, Pondicherry, Chande magore , Karikal e Yanaon. Il trattato garantiva non soltanto la supremazia marittima d~ll'lnghilterra, ma anche il prestigio della Prussia. Era nato un più grande impero ed era stato fondato un più grande regno: il primo per controllare gli Oceani , il secondo per creare problemi sulla terra. La Francia non soltanto perse il suo impero co loniale e la sua marina , ma fu lasciata in quella rovina finanziaria da cui scaturì la Rivoluzione Francese. « La Francia scomparve allora dal Nord America - si rammarica Chateaubriand - come le tribù indiane con cui aveva simpatizzato ». ('3) « L' Inghilterra aveva guadagnato tutto quanto , e più di quanto, la Francia aveva perduto - scrive Parkman - ed era ora per la prima volta incontestabilmente la più grande delle potenze coloniali e marittime» . (74 ) Ciò nondimeno, il più importante risultato immediato della vittoria di Wolfe fu lo svanire della paura della Francia dalranimo degli abitanti della Nuova Inghilterra, della Virginia, della Pennsylvania e delle altre colonie. Fu un risultato di cui molti si resero conto a quel tempo, compreso il duca di Bedfo rd che, il 9 maggio 1761 così aveva scritto a Newcastle: « In verità, Signore, io mi chiedo se la vicinanza dei francesi alle nostre colonie americane non fosse la più grande garanzia della loro dipendenza dalla madre patria, che io penso sarà sentita sempre meno quando scomparirà la loro paura della Francia ». (75)

73 ( ) "Travels io America'' di Chateaubriand (1828) Vol. li, pag. 207. (") " Montcal m and Wolfe" (1884) Vol. li, pag. 426. C') Parole davvero profetiche. Citato da Corbett, Vol. II , pag. 173. Edward Channing ("History of the United States", 1920. Vol. Il , pag. 603) riferisce due notevol.i previsioni, la prima di Choiseul nel 1761 e l'altra del marchese de Vergennes agli inizi dell763.ll primo esprimeva la sua meraviglia che« il nostro grande Piu ci tenesse tanto a ottenere la cessione del canadà; per l'inferiorità della sua popolazione, osservava, non avrebbe mai potuto essere pericoloso nelle man i della Francia e, finché resterà in suo possesso ci sarà sempre utile per mantenere le nostre colonie in quella dipendenza ·che esse non mancherebbero di scrollarsi di dosso al momento in cui dovessimo conqu istare il Canadà ». Il secondo dice: « Liberate da un vici no che avevano sempre temuto, le vostre altre colon ie scopriranno presto di non avere più bisogno della vostra protezione. Voi chiederete loro di contri buire a sostenere quel carico che esse hanno aiutato a far gravare su d i voi , ma esse risponderanno scroll andosi da ogni dipendenza». Un'altra interessante predizione, molto satirica, si può trovare sul "The Gentleman's Magazine" 1759, pag. 620. Essa suona così: « Il Canadà dovrebbe essere restituito, in modo che l'Inghilterra possa avere un'altra guerra, sicché i francesi e gli indiani possano continuare a scotennare i coloni e quindi a frenare la loro crescita, altrimenti i figli diventeranno grandi come la loro madre ... ».



CAPITOLO IX

La rivolta delle colonie americane

l. Quadro storico Raddoppiando le responsabilità coloniali britanniche, l'esclusione dei francesi dal Nord America fece emergere il problema del controllo imperiale. Fino ad allora, l'impero era stato un'impresa commerciale che funzionava nell'ambito della logica mercantile, secondo la quale le colonie contribuivano al benessere della Gran Bretagna. Ma ora, all'insaputa del re e del parlamento, i vasti acquisti fatti durante la Guerra dei Sette Anni avviarono la trasformazione dell'imperialismo commerciale in quello territoriale e , mentre nella prima concezione le colonie erano state poco più che investimenti oltre mare della madrepatria , nella seconda filosofia erano delle patrie potenziali esse stesse. Il risultato fu che, mentre il re e il parlamento continuavano a pensare in termini commerciali , i coloni americani cominciavano a pensare in quelli di libertà e, mentre gli uni parlavano di doveri , gli altri parlavano di diritti. Ciò che la madrepatria voleva non era l'asservimento dei suoi figli coloni , ma la loro obbedienza; e ciò a cui i figli aspiravano non era la completa indipendenza , bensì quello che oggi viene chiamato« lo status di Dominion ». Così nel1774, quando questa nuova idea ebbe messo radici , troviamo James Wilson di Peonsylvania che afferma: « Tutti i vari membri dell'Impero Britannico sono Stati distinti , indipendenti l'uno dall'altro ma collegati sotto la stessa sovranità di diritto della stessa Corona >>. Questa nuova concezione dell' impero significava , come dice un altro scrittore, che« le colonie non potevano rimanere per sempre metà dentro e metà fuori dell'Impero, professando fedeltà mentre rifiutavano l'obbedienza » . Sfortunatamente, ciò era tanto incomprensibile per il governo in patria quanto lo era stata l'idea di un governo senza re durante i giorni della Grande Ribellione. E tuttavia ci si rendeva conto che, benché la guerra avesse liquidato la minaccia francese , quella indiana rimaneva; e che essa


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LE BATTAGLIE DECISIVE DEL MONDO OCCIDENTALE

fosse un fatto molto reale fu reso tragicamente chiaro dalla cospirazione di Pontiac, che segui immediatamente la ratifica del trattato di Parigi. Eccettuati Detroit e Pittsbourgh, tutti i forti occidentali vennero catturati dai pellerossa , centinaia di fami glie vennero brutalmente massacrate e la frontiera , dal Niagara alla Virginia, fu razziata. Ma l'aspetto più rilevante di questa sommossa è che a reprimerla furono le Giubbe Rosse britanniche e non i coloni. Questi ultimi , non possedendo un governo centrale, non erano in grado di organizzare la propria difesa; pertanto la loro protezione fu devoluta al governo britannico e le necessità di alimentazione delle truppe portarono con sé la questione delle spese da pagare per esse. Questo fu il problema che il ministero Grenville dovette affrontare, quando successe a quello di lord Bute 1'8 aprile del 1763. L'economia, dopo la lunga guerra, era un aspetto essenziale delle possibilità di rimanere al potere per qualsiasi ministero. Il debito nazionale era arrivato a 130 milioni di sterline, circa il doppio di ciò che era stato nel 1756, e i distaccamenti militari in America, che nel 1748 erano costati 70.000 sterline all'anno , ora ne costavano 350.000. Grenville ritenne perciò che aumentare gli introiti dalle colonie americane, allo scopo di pareggiare in parte i costi di mantenimento per i circa 10.000 ufficiali e soldati in Nord America, fosse giusto quanto necessario. Per ottenere ciò, decise di rendere più rigoroso il servizio di dogana e di introdurre tasse di bollo, che avrebbero reso 60.000 sterline all'anno. 11 25 marzo 1765 la « legge sul bollo e sulle entrate » ricevette l'assenso reale e fu seguita dalla « legge sull'acquartieramento », secondo la quale ai coloni veniva imposto di fornire gli accantonamenti per le truppe. Per ritorsione , i coloni formarono le « associazioni di non importazione » e rifiutarono di accettare tutte le merci « che sono o saranno d'ora in poi tassate da leggi del Parlamento allo scopo di prelevare introiti in America ». Il boicottaggio si dimostrò così efficace che il commercio con la madrepatria scese a 600.000 sterline. I mercanti di Londra ne furono colpiti così duramente che la pressione da essi esercitata sul governo ne provocò la caduta e portò all'avvento del ministero Rockingham, il quale, nel marzo del 1766, abrogò la legge sul bollo. Nello stesso tempo il Parlamento approvò un Atto Dichiaratorio, che riaffermava il potere del re e del parlamento di « fare leggi e statuti di forza e validità sufficiente a vincolare le colonie in qualsiasi circostanza ». Ma in America i coloni erano così indaffarati a celebrare l'abrogazione della legge sul bollo che questo draconiano decreto passò quasi inosservato. Nel luglio del 1766 al ministero Rockingham successe a quello del duca di Grafton, nel quale William Pitt - il vero capo del governo- detenne il Sigillo Privato e un seggio nella Camera dei Lords quale conte di Chatam. Subito dopo, egli venne però prostrato da un prolungato attacco di follia maniaco-depressiva , aggravato dalla gotta e, siccome Grafton era


LA RIVOLTA DELLE COLONIE AMERICANE

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un uomo indolente , il potere passò nelle mani di Charles Townshend, il Cancelliere dello Scacchiere. Aprendo la sua allocuzione sul bilancio per il 1767, Townshend propose di ridurre l'imposta fondiaria di pareggiare il conseguente deficitdi circa 400.000 sterline - in parte col ridurre i distaccamenti militari nelle colonie e in parte con l'aumentare le entrate ricavate dalle colonie stabilendo nuovi diritti sulle merci importate, quali la carta , il vetro e il thè, che si riteneva avrebbe potuto raggiungere la vistosa somma di 40.000 sterline all'anno. Allo scopo di incassare tali diritti , fu rafforzato il servizio di dogana e venne istituita a Boston una Direzione dei Commissari delle Dogane. Ma, cosa più importante, invece di impiegare le entrate così raccolte per sostenere le guarnigioni, Townshend propose di usarle per creare una lista civile d 'arruolamento per i coloni. Ciò significava che i governatori regi e i giudici sarebbero stati indipendenti dalle assemblee dei coloni. A Boston vi fu una così violenta opposizione a questo provedimento, che nel luglio del 1768 i Commissari delle Dogane chiesero al generale Gage di mandarvi truppe per aiutare i funzionari delle tasse a far applicare la legge. Quando egli si rifiutò di farlo, il governo in patria mandò due reggimenti , e un tentativo di fare applicare l' Atto di Acquartieramento portò ad altri disordini e a una ripresa del boicottaggio delle merci inglesi. Alfine, il 5 marzo 1770, si giunse all 'inevitabile urto: in uno scontro tra le truppe e la popolazione quattro cittadini furono uccisi e sette feriti. Questo tafferuglio venne subito battezzato « il massacro di Boston ''· Nel frattempo , in gennaio, il duca di Grafton aveva dato le dimissioni e gli era succeduto lord North (secondo conte di Guilford) che, benché non fosse molto di più di un uomo di paglia del re, iniziò saggiamente 1ma politica di conciliazione. Rimosse tutti i diritti sulle importazioni americane, eccetto queUe sul thè, che conservò quale contentino per la Compagnia delle Indie Orientali e q uale asserzione del diritto del Parlamento di tassare le colonie. A questo proposito affermò: « Revocare la tassa sul thè ci avrebbe fatto bollare come pusillanimi ». Malgrado questo alternarsi e il « massacro di Boston », la situazione rimase abbastanza tranquilla fino al1772, quando un ulteriore tentativo di fare applicare le leggi sul commercio - radice di ogni problema in America- ebbe come risultato una nuova esplosione di illegalità nel corso della quale, il 9 giugno , fu bruciata la goletta delle imposte << Gaspee "· L' incidente successivo fu più serio. 1116 dicembre 1773, una banda di uomini travestiti da indiani Mohawk abbordò alcune navi della Compagnia delle Indie Orientali e gettò i loro carichi di thè fuori bordo. L'incidente, che passò alla storia come « il tea-party di Boston », dove la sua importanza al fatto che segnò l'indirizzo dei patrioti americani verso una politica di violenza e infiammò l'opinione pubblica in Inghilterra.


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Lord North si senti provocato e il7 marzo 1774 chiese al Parlamento di fornire i mezzi per sedare i disordini e per assicurare la « dipendenza delle colonie dalla Corona e dal Parlamento di Gran Bretagna » . Una settimana più tardi fece in modo di ottenere il permesso di emanare un editto per togliere la Casa Doganale da Boston finché non fossero state pagate 15.000 sterline alla Compagnia delle Indie Orientali , pe r il thè che era stato distrutto. Questo editto, noto come l'Atto del Porto di Boston , entrò in vigore il 1° giugno e siccome significava praticamente il blocco alla città , gli abitanti di Boston si rivolsero alle altre colonie chiedendo aiuto. Contemporaneamente il generale Gage venne nominato dal re governatore del Massachusetts , malgrado Gage stesso avesse avvertito sia lui che North che la coercizione avrebbe scatenato la guerra. Non venne però ascoltato, e i cittadini di Boston rifiutarono di costruire le caserme o di fornire le provviste ai suoi uomini. Per rafforzare la sua posizione, cominciò a fortificare la stretta striscia di terra che collegava la città, qual'era allora, al retroterra. La psicosi creata da questi eventi contribuì molto a rafforzare la ribellione e portò ad un passo decisivo. Nell'autunno del 1773 , Samuel Adams lanciò una campagna in favore della creazione di una Assemblea Continentale. Il risultato fu la riunione del primo Congresso Continentale a Filadelfia, il 5 settembre 1774, durante la quale fu approvato un Accordo di Associazione. Secondo i suoi termini, le colonie si impegnavano a boicottare le merci inglesi e a interrompere i commerci con l'Inghilterra. Questo accordo avrebbe dovuto far comprendere al parlamento che la ribellione non era un fatto locale; ma lord North non se ne rese conto, c il 18 novembre disse al re che siccome« i governi della Nuova Inghilterra sono in stato di ribellione, la gue rra deve decidere se essi devono essere soggetti a questo paese oppure indipe nde nti ». Poiché l'inverno si stava avvici nando, Gage inviò agenti per scoprire dove sarebbero state a mma ate le scorte militari e il 18 aprile 1775 ordinò a un distaccamento, comandato dal colonnello Smith, di catturare e distruggere quelle che gli e ra stato riferito si trovavano a Concord. Quando arrivarono a Lexington, vi fu una schermaglia con la locale milizia nella quale vennero uccisi 18 uomini. Le truppe entrarono a Concorde distrussero le scorte, mentre l' intera popolazione pre ndeva le armi . Rinforzati da lord Percy e da 1400 uomini, gli inglesi vennero impegnati, finché raggiunsero Boston, in una lotta di movimento durante la quale venne ro uccisi o fe riti 259 uomini. Il risultato immediato di questa prima azione della Guerra d'Indipendenza Americana fu che l'intero territorio corse alle armi e a sediò Gage in Boston , mentre un'ondata di e ntusiasmo correva dalle sue fortificazioni fino a Savanna h. Il secondo Congresso Continentale, che si riunì a Filadelfia il lOmag-


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gio, era un vero corpo rivoluzionario. Esso assunse il comando dei soldati che stavano assediando Boston e li inquadrò nell'« Esercito delle Colonie Unite>>, assegnandone a Washington il comando supremo . Contemporaneamente entrò in scena un uomo straordinario, il capitano Benedict Arnold, uno dei più grandi capi di questa guerra e anche, a causa del suo tradimento finale , uno dei più disprezzati. Egli vide che le opere fortificate che si stavano costruendo attorno a Boston mancavano di cannoni e il 10 maggio, con 83 uomini, si impadronì di Ticonderoga con l'astuzia e prese 120 pezzi pesanti e leggeri. Poi occupò Crown Point, sopraffece la guarnigione di St. Jobn e avendo ivi appreso che il generale Carleton a Montreal aveva soltanto due battaglioni inglesi , decise da allora di conquistare l'intero Canadà. Mentre questa spedizione era in corso, Boston venne rinforzata e con le truppe inviate dall'Inghilterra arrivarono i generali sir William Howe, John Burgoyne c Henry Clinton . Per rafforzare le sue posizioni e il porto , Gage decise di occupare la penisola di Charlestown - immediatamente a nord di Boston - sulla quale sorgevano le due colline di Bunker e di Breed. Il 16 giugno venne però battuto sul tempo dai ribelli. Ordinò allora a Howe di attaccare le loro trincee sulla collina Bunker (in realtà quella di Breed) il giorno seguente. L'attacco fu mal concepito, benché coraggiosamente eseguito. Due assalti vennero respinti dai ribelli, ma il terzo riuscì perché essi erano rimasti senza munizioni. U costo della vittoria fu devastante, perché dei 2500 attaccanti ben 1054 vennero uccisi o feriti. Nemmeno le perdite dei difensori furono leggere: 441 tra morti, feriti e prigionieri. L'influenza di questo sanguinoso scontro fu enorme. Esso convinse i ribelli che una regolare organizzazione militare non era necessaria , aumentando così moltissimo le difficoltà di Wasbington, e il suo ricordo rimase indelebilmente impresso al generale Howe, che da allo ra in poi non riuscì a perseguire con determinazione le sue vittorie. Nel frattempo Arnold, con il pieno appoggio di Wasbington, maturava il suo audace progetto. In settembre si tuffò nelle terre selvagge del Maine con 1050 uomini , mentre Montgomcry con 1200 attraversava il lago Champlain , costrinse alla resa St. John , si spinse verso Montreal e il 12 novembre la occupò. Il generale Carleton fuggì in barca a Quebec. Anche Arnold si spinse avanti, ma per sua sfortuna una lettera che aveva mandato a mezzo di un indiano al generale Scbuyler fu portata direttamente a Carleton che, apprendendo il pericolo che minacciava Quebec, raccolse subito tutti gli armati che poteva . Amold raggiunse il San Lorenzo, lo attraversò all'Ansa di Wolfe e, quando Montgomery lo raggiunse, avanzarono insieme su Quebec in una sferzante tormenta di neve , il 21 di dice mbre. L'attacco si risolse in un completo fall imento: Montgomery fu ucciso,


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Amold fu gravemente ferito aJia gamba e furono perduti 500 uomini, di cui 426 catturati dal nemico. Così finì un'operazione che, benché avventata, avrebbe potuto ottenere il successo se non fosse stata scritta la lettera a Schuyler. « Se fosse riuscito - scrive il generale Francis Vinton Greene - avrebbe probabilmente unito il Canadà alle Tredici Colonie e avrebbe cambiato l'intero corso e il risultato della guerra ». La caduta di Ticonderoga portò alla sostituzione del generale Gage con sir William Howe e la battaglia della collina Bunker spronò il governo inglese a rastrellare mercenari in Europa. Si doveva decidere un piano di operazioni e Gage era dell 'idea che, se la linea dell' Hudson fosse stata occupata, la rivolta si sarebbe dispersa. In Inghilterra la principale autorità militare - l'Aiutante Generale Harvey - dissentiva. La sua opinione era che le operazioni terrestri sarebbero state senza effetto e che invece si doveva sottoporre a blocco navale la costa americana finché i ribelli si fossero arresi. Sfortunatamente per l'Inghilterra, in novembre era stato nominato Segretario di Stato per la guerra lord George Germaine. Egli si era disonorato alla battaglia di Minden nel 1759 ed era disprezzato dall'esercito. Ciò, assieme alla scarsa considerazione che egli aveva per i ribelli, metteva Howe in una difficile situazione, che quest'ultimo non migliorò affatto con la propria inattività . Il risultato fu che, quando il 2 marzo Wasrungton improvvisamente occupò le alture di D orchester a sud di Boston , la posizione di Howe divenne indifendibile. Costretto ad abbandonare la città, il17 marzo Howe portò il suo esercito di 9000 uomini ad Halifax , ove arrivò il 2 aprile. In maggio , il Terzo Congresso si riunì di nuovo a Filadelfia per discutere la « Dichiarazione d'Indipendenza », stesa in bozza da Thomas Jefferson. Essa venne approvata il2 luglio e proclamata due giorni più tardi. L'effetto immediato del più famoso di tutti i documenti americani fu che, poiché faceva diventare tradimento la lealtà a re Giorgio, divise i coloni in due fazioni: i patrioti , che erano decisi a risolvere il problema con la forza, e i lealisti (Torie ) che speravano di risolverlo col compromesso. Questi ultimi erano presenti in ogni colonia e, benché fossero più deboli in Virginia , nel Maryland e nel Massachusetts, probabilmente costituivano la maggioranza della popolazione negli stati di New York, del New Jersey e della Georgia ed erano fortemente rappresentati in Pennsylvania e nelle Caroline. Che abbiano rappresentato una potente opposizione alla secessione è dimostrato dal fatto che più di 70.000 di loro lasciarono le colonie durante la Rivoluzione. E si ritiene che questa cifra sia soltanto una frazione del loro numero totale. Il secondo effetto della dichiarazione, dopo la battaglia della collina Bunker e l'invasione del Canadà da parte di Arnold, fu quello di dare alla rivolta lo stato giuridico di guerra, e pertanto mise il governo della madrepatria di fronte al problema della riconquista.


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n teatro della guerra era un lungo nastro di terra che si stendeva per oltre 1200 miglia tra il San Lorenzo e la Florida, con una larghezza media di circa 150 miglia. Esso scarseggiava di strade e, essendo assai ancora poco antropizzato, era un paese strategicamente adatto alla difesa e certamente difficile da sottomettere. Per comodità, può essere ripartito in tre settori: settentrionale , centrale e meridionale. Il primo comprendeva New Hampshire, Massachussets, Rhode Island , Connecticut e New York; il secondo, New Jersey, Pennsylvania, Delaware , Maryland e Virginia ; il terzo , le due Caroline e la Georgia. Sottometterli contemporaneamente tutti e tre era di là delle possibilità della Gran Bretagna ,_pertanto la strategia esigeva che gli inglesi si concentrassero su di uno alla volta. Il settore settentrionale non soltanto era quello politicamente più importante, ma strategicamente era anche quello più faci le da invadere, poiché si poteva usare il Canadà come base per le operazioni. Se la ribellione poteva essere domata nella Nuova Inghilterra e a New York- ammesso cbe l'esercito inglese fosse potente abbastanza per a ttenerlo- era assai probabile che, anche qualora i settori centrale e meridionale fossero temporaneamente riusciti a tenere, sarebbero stati prima o poi sottomessi, un pezzo alla volta . Il settore settentrionale era pertanto ciò che Clausewitz avrebbe chiamato « il centro strategico di gravità della guerra ». Nel giugno del 1776 Howe, alla testa di 32.000 uomini, partì da Halifax per mare e il 3 luglio sbarcò il suo esercito su Staten lsland . Il 22 agosto si rimise in mare e giunse a Long Island, vi sconfisse Washington e lo costrinse a ritirarsi sull'Isola di Manhattan. Nonostante il successo , soltanto il 15 settembre fece vela verso questa ultima isola: e allora gli uomini di Washington fu rono colti dal panico e fuggirono indietro. Temporeggiatore come al solito, Howe rimase a New York , fino al12 ottobre, quando riprese l'avanzata contro Washington . Appena gli inglesi sbarcarono sulle spiagge del Jersey, questi si ritirò oltre il fiume Delaware inseguito da ford Cornwallis , che arrivò a Trenton 1'8 dicembre. Qui l'esercito britannico ricevette l'ordine di stabilire i quartieri invernali. coperti da una linea di postazioni, tra le quali Trenton- occupata dal colonnello Rall e da circa 1300 soldati di Hesse -era la più importante. La posizione di Washiogton era adesso critica , perché 5399 dei suoi 10.106 tra quadri e truppa erano ammalati . Nonostante ciò, il giorno di Natale si mise in movimento e alle prime ore del mattino successivo sorprese R all e catturò 909 dei suoi uomini. Poi il l gennaio del 1777 mosse contro Princeton, piombò sul colonnello Marwood e mi c in rotta il suo distaccamento. Queste due piccole vittorie , come per magìa, cambiarono l'intera campagna. Germaine esclamò , quando seppe della prima, « tutte


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le nostre speranze sono state spazzate via dall'infelice faccenda di Trenton ». Soprattutto, esse aumentarono immensamento il prestigio di Washington. In quattordici giorni egli aveva « strappato la vittoria dalle fauci della morte » e aveva fondato una volta per tutte, sia in America che in Europa, la sua reputazione come generale e condottiero di uomini.

2. La capitolazione di Saratoga, 1777 Mentre Howe era impegnato nelle sue campagne del New York e del New Jersey; sir Guy Carletoo -che comandava le forze inglesi in Canadà, con cui si trovava Burgoyne - partì per invadere lo stato di New York attraverso il lago Champlain. Egli si mise in movimento nell 'ottobre del 1776 ed arrivò di fronte a Ticonderoga; ritenendo però la stagione troppo avanzata, decise di riportare indietro il suo esercito in Canadà. Disapprovando aspramente questa decisione, Burgoyne s' imbarcò per l'Inghilterra in novembre, avendo ben chiaro in cuor suo il modo in cui la guerra avrebbe potuto essere conclusa rapidamente. Howe conosceva l'idea di Burgoyne e, quando il 30 novembre scrisse a Germaine per proporgli il suo piano per il1777 , esso venne accettato . In breve, si trattava di questo. L'esercito che era in Canadà doveva muovere attraverso il lago Cbamplain, dirigendo su Albany, ove doveva arrivare entro settembre. Poi« allo scopo, se possibile, di finire la guerra in un anno », Howe propose per il proprio esercito le segue nti operazioni: 1. 10.000 uomini al comando di Clinton dovevano puntare su Boston e conquistarla; 2. altri 10.000 uomini dovevano spostarsi da New York risalendo il North River (fiume Hudson) fino ad Albany: 3. << Un esercito difensivo di 8000 uomini doveva proteggere Jersey, e tenere sotto controllo l'Esercito del Sud (quello di Washington) minacciando Filadelfia che - scrisse - io proporrei di attaccare in autunno », ammesso che le altre operazioni abbiano avuto successo. Per questi movimenti, chiese un rinforzo di 15.000 uomini. (I) Il piano venne ricevuto da Germaine il 30 dicembre. Tre settimane più tardi - il 20 gennaio Howe così modificò i suoi progetti: << ••• essendo assai cambiati le opinioni e l'atteggiamento della gente in Pennsylvania, che ora in generale, grazie agli ultimi progressi dell'esercito , è disposta alla pace. Tutti verrebbero ancor più persuasi a questo sentimento se noi prendessimo possesso di Filadelfi a; per queste considerazioni sono pienamente convinto che l'esercito principale dovrebbe agire offensivamente da quella parte ... Con questo

( 1)

" The Narrative of Lieut- Generai Sir Wiltiam Howe- (1780) pagg. 9-10.


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cambiamento, il piano offensivo verso Boston deve essere rinviato a quando i rinforzi richiesti arriveranno dall'Europa, sicché si possa avere un corpo d'armata per agire difensivamente sulla parte più bassa del fiume Hudson , per coprire Jersey su quel lato oltre che per facilitare , in una certa misura, il sopraggiungere dell'esercito del Canadà. Noi non dobbiamo tentare di far giungere l'esercito (canadese) del nord ad Albany prima della metà di settembre. Naturalmente, le successive operazioni di quel corpo dipenderanno dallo tato delle cose al momento». (2) Questa lettera fu ricevuta da Germaine il 23 febbraio 1777. Nel frattempo, il 13 dicembre, Burgoyne era sbarcato in Inghilterra. Egli discusse varie volte la situazione con Germaine e con il re e il 16 febbraio sottopose loro un progetto intito-lato « Pensieri sulla condotta della guerra della parte del Canadà ». In breve, il suo disegno era il seguente: l. Riunire almeno 8000 uomini a Crown Point, assieme ad artiglieria, « un corpo di barcaioli , 2000 canadesi - tra i quali carpentieri e altri operai - e un migliaio e più di selvaggi ». Questa colonna doveva muovere su Ticonderoga. 2. Contemporaneamente, Howe doveva inviare un esercito a risalire il fiume Hudson. « Il solo obiettivo dell'esercito del Canadà »era « il congiungimento con questa forza ». E ancora, un po' più avanti« queste idee sono basate sul presupposto che il solo scopo dell'esercito del Canadà sia quello di ricongiungersi con il generale Howe oppure, dopo aver cooperato finché non si sia preso possesso dj Albany e non siano state aperte le comunicazioni per New York, quello di rimanere sul fiume Hudson e da lì consentire al generale di agire con la sua intera forza verso sud ». 3. Nello stesso tempo, una forza doveva muovere da Oswego scendendo il fiume Mohawk per ricongiungersi ad Albany con le due forze summenzionate. Se le forze disporubili fossero state considerate insufficienti « per attuare le succitate idee con buone pro pettive dj successo, rimaneva l'alternativa di imbarcare !"esercito a Quebcc, per ricongiungersi col generale Howe per via mare ». (3) Benché l'esercito canadese dovesse percorrere una djstanza di circa 200 rniglja attraverso un terreno assai difficile, il piano di Burgoyne era buono. Il suo scopo era di agire contro il cuore della ribellione, di tagliare fuori gli stati della Nuova rnghilterra occupando la linea TiconderogaHudson e tenendola mediante fortini, poi di conquistare la Nuova Inghilterra e infine, se gli stati meridionali avessero continuato a combattere, di piombare su di essi.

(') • The narrative or Lteut - Generai Sir William Howe ,. (1780) pag 12. (l) • A State or the Expedition from Canada as laid beforc the House of Commons • del tenente

generale Burgoyne (1780). Appendice. pagg. III-VII.


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Strategicamente, il piano era raccomandabile soprattutto per il fatto che, eccetto per una interruzione di una dozzina di miglia tra il lago George e I'Hudson, si potevano usare trasporti per via d'acqua per tutto il percorso , da Quebec a New York. Questo piano fu accettato sia dal re che da Germaine, che tuttavia si attenne anche al piano di Howe del 20 gennaio. U 26 marzo, Germaine scrisse a sir Guy Carleton: mentre lui (Carleton) teneva Quebec con 3770 uomini , al suo ritorno Burgoyne e 7173 uomini dovevano « procedere con ogni possibile speditezza » per raggiungere il generale Howe ad ÀJbany. Colà Burgoyne sarebbe passato alle dipendenze di Howe. Contemporaneamente il tenente colonnello St. Leger e 675 uomini dovevano « fare una diversione sul fiume Mohawk »e procedere anch'essi verso Albany. E continuava: « Io scriverò a sir William Howe da qui , con il primo corriere; ma voi dovrete comunque tentare di dargli notizia di questo provvedimento il prima possibile e anche dovrete dare ordini al tenente generale Burgoyne e al tenente colonnello St. Leger di non trascurare nessuna possibilità di fare lo stesso, perché possano ricevere direttive da sir William Howe ... essi non devono mai perdere di vista il progettato ricongiungimento con sir William Howe quale loro principale obiettivo ». (4 ) Spedito questo dispaccio, ne venne consegnata a mano una copia a Burgoyne, che pensò che tutto fosse sistemato e partì per Plymouth, per tornare in Canadà. Non era però così. Benché, come sembrerebbe, Germaine avesse dato istruzioni al suo segretario di stendere una lettera più o meno simile per sir William Howe, nella quale doveva essere dato anche a lui l'ordine chiaro di risalire il fiume Hudson, la missiva non era pronta quando si recò nel suo ufficio per firmarla. Invece di attendere finché fosse scritta, la lasciò non fiimata, così rimase nello scaffale e finì smarrita. (5) Per peggiorare le cose il 2 aprile, mentre Burgoyne era in mare, Howe cambiò ancora una volta il suo piano , perché soltanto 2900 dei 15000 rinforzi che aveva chiesto erano disponibili. Egli informò Germaine di avere abbandonato l'idea di ogni spedizione « eccetto quella verso sud , e quella di una diversione eventualmente sul fiume H udson » e che , invece di fare un movimento via terra su Filadelfia, l'esercito diretto a sud avrebbe proceduto via mare. A questa lettera Germaine rispose il 18 maggio e

(') "A State of the Expedition, etc. " appendice, pagg. vn-rx. (S) Vedasi • Life of William, Earl of Shelbume • (1876) Vol. l pag. 358 e segg. Howe scrive (Vds. il suo "Narrative •, pag. 15): "il 5 giugno ricevetti una copia della lettera del Segretario di Stato a sir Guy Carleton, datata 26 marzo 1m, nella quale gli comunica il piano della spedi:tione del orde aggiunge che avrebbe scritto a sir William Howe col primo corriere. Devo osservare che questa copia di una lettera per sir Guy Carleton , benché trasmessa a me, non era accompagnata da alcuna istruzione; e che la lettera che si intendeva essermi stata spedita con il primo corriere, e che probabilmente avrebbe dovuto contenere qualche chiarimento, non fu mai inviata • .


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si dichiarò d'accordo con la nuova proposta ma, poiché apparentemente aveva scoperto che la sua lettera non firmata non era mai stata inviata a Howe , aggiunse di aver fiducia « che qualsiasi cosa egli (sir William Howe) progettasse, sarebbe stata eseguita in tempo per cooperare con l'esercito che aveva ricevuto ordine di affluire dal Canadà ». ( 6) Si vedrà più avanti ove si trovasse Howe, quando questa lettera venne ricevuta, e che cosa stesse facendo Burgoyne. n 6 maggio Burgoyne arrivò a Quebec e immediatamente scrisse a Howe « che stando alla lettera dei miei ordini, io in realtà non ho altra scelta che quella di raggiungere Voi (Howe) né penso sarei giustificato se cedessi a qualsiasi tentazione per ritardare con qualsivoglia espediente la loro celere esecuzione ». (1) Il12 maggio egli proseguì su Montreal ove Carleton, che era stato indegnamente insultato da Germaine, gli diede il benvenuto. << Se quell'ufficiale avesse agito per conto proprio o per quello di un fratello- scrive Burgoyne - non avrebbe potuto mostrare zelo più infaticabile nel soddisfarmi e nell'affrettare il soddisfacimento delle mie richieste e dei miei desideri ». (8) Poi Burgoyne scrisse un'altra lettera a Howe, nella quale menzionava ancora il ricongiungimento d ei due eserciti ad Albany. Malgrado l'altruistica assistenza di Carleton, Burgoyne si trovò subito di fronte ad insormontabili difficoltà. Nulla poteva essere tenuto segreto. Il 19 maggio scrisse al generale Harvey a Londra: << Ho avuto la sorpresa e la mortificazione di scoprire che un giornale che circola a Montreal pubblica l'intero progetto della campagna, quasi con altrettanta precisione che se fosse stato copiato dalla lettera del Segretario di Stato » ( 9 ) ed attribuì la fuga di notizie a qualcuno in Inghilterra. Ancora peggio, i canadesi procedevano a rilento ; venne alla luce una paralizzante carenza di trasporti, e non c'erano abbastanza cavalli per trainare i cannoni. (! 0) Si dovettero fabbricare in fretta, e con legno fresco, 500 carri a due ruote.

(6) « A State of the Expedition, etc. " pag. 139. (') fbid., pag. 6. (8) Ibid. , pag. 6. Vedi anche « History of Europe "• Annua! Register. 1777. pag. VW . ( 9) Ibid. appendice, pagg. XXI -XXII. Anburey scrive da Montreal, il 20 maggio 1777: «Noi abbiamo nemici più pericolosi a casa di qual'lti ne possiamo incontrare all 'estero . perché tutte le transazioni che devono avvenire sono pubblicamente note molto prima che esse vengano trasformate in ordini ed io non ho dubbi che voi sarete molto sorpresi quanto lo fu il generale (Burgoyne) se vi dico che le intere operazioni della successiva campagna erano state discusse per diversi giorni prima che egli arrivasse ... • ( " Travels through the Interior Pans of America • del capitano Thomas Anburey, 1791, Vol. l, pag. 181). ("') Anburey (pag. 188) scrive: " Un altro grande svantaggio che ci toccò nel corso di questa guerra , e che gli americani evitarono, fu che dovevamo trasponarci tutte le provviste con noi, mentre essi avevano magazzini riempiti con grande abboodanu , ogni 30 o 40 miglia ... oltre a ciò. gli americani sono di molto superiori a noi nel combattimento nei boschi ... "·


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Così cominciò il cruciale problema di Burgoyne: quello dei rifornimenti. Bisogna infatti ricordare che gli eserciti del XliX secolo raramente vivevano di ciò che ricavavano sul posto. In ogni caso, procurarsi foraggi si darebbe dimostrato praticamente impossibile in una terra abitata in modo così rado , quale quella che si estendeva lungo il loro percorso di marcia. Sfortunatamente per lui Burgoyne, come altri ufficiali inglesi , disprezzava il proprio avversario. È vero che in tutto il paese e particolarmente negli stati della Nuova inghilterra , gli uomini in età militare erano riluttanti ad arruolarsi - eccetto che nella milizia e, a meno che un pericolo non li minacciasse direttamente, lasciavano raramente le loro località d'origine e quasi mai rimanevano per lungo tempo sotto le armi. ( 11) Ciò nonostante, essi potevano mobilitarsi rapidamente e, in un territorio accidentato come quello della Nuova Inghilterra, la protezione garantita dai boschi , dalle montagne e dai burroni compensava ampiamente le carenze della loro disciplina . Madarne de Riedesel chiama « soldati naturali » quelli della Nuova Inghilterra e lord Balcarres, che comandò la fanteria leggera di Burgoyne dice: « Essi combattevano sempre con coraggio e ostinazio ne », (1 2) il che è una cosa notevolissima, poiché erano pessimamente equipaggiati. Questo svantaggio era più che controbilanciato dal fatto che conoscevano il terreno e istintivamente adattavano la loro tattica alla natura del paese. (13) Alcuni erano imbattibili come tiratori e, quando armati di fucile , surclassavano il loro avversario ; benché tale arma fosse lenta da caricare, la sua precisione era senza confronto rispetto al moschetto a canna liscia. In una occasione il colonnello George Hanger ci informa di aver visto un fuciliere americano sparare a lui e al colonnello Tarleton , e uccidere il cavallo di un'ordinanza che stava vicino a loro: il fuciliere era almeno a 400 metri di distanza. (1 4 )

(") Il generale Schuyler scrive: « Nulla può superare l'impazienza de lle truppe della Nuova Inghilterra di raggiungere il loro focolare. Qualche giorno fa ne arrivarono 300, incapaci di fare alcun servizio ; ma appena somministrai loro quel gro nde rimedio, acquistarono immediatamente la salute e, piuttOStO che ritardare a lcuni giorni per poi attraversare il lago George. intrapresero una marcia di 200 miglia con la massima celerità"· (citato da« Thc Amcrican Revolution • di sir George Otto Trevelyan , 1907, par· te Ili , pag. 101). (") • A State of the Ex:pedition, etc. • pag. 36. (H) 11 capitano Anburey scnve: « Questa guerra è molto differente dall 'ultima in Germania; in questa l'uccisione del singolo individuo è cercata con lo stesso accanimento con cui si cerca di ottenere la 'ittoria su un esercito di migh:ua "(Vol. l. pag. 293) e • in questa azione (H ubbardtol' n) io scopersi che tutti gli esercizi da manuale sono soltanto apparenza formale "(pag . 295). ( 14 ) • The Book or the RiOe • dell'on. T.F. Freemantle (1901) pag. 30. Il moschetto a canna liscia era preciso fino a circa 50 yarde.


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Burgoyne ci dice anche: « il nemico aveva nel suo esercito un gran numero di tiratori scelti muniti di armi a canna rigata: durante gli scontri questi si aggiravano attorno ai fianchi in piccoli distaccamenti, ed erano molto esperti nel ripararsi e nel muoversi sul terreno. In questa azione (19 settembre 1777) molti si piazzarono su alti alberi, sul retro delle loro linee, e raramente si verificava un intervallo di un minuto nel fumo, in qualsiasi parte della nostra linea, senza che qualche ufficiale venisse abbattuto da un colpo singolo ». (1 5) Siccome i ribelli possedevano poca artiglieria e poiché Balcarres ci informa che essi « erano sempre infaticabili nel proteggersi con trincee, a cui generalmente aggiungevano un'abbattuta », (1 6) l'importanza del cannone da parte britannica era considerevole. La collina Bunker era stata un primo allarme, e il suo significato fu compreso appieno da Burgoync, che non tentò mai di applicare le tattiche europee al combattimento nella foresta e tra i cespugli. Ad un certo punto leggiamo: (< li Maggior Generale desidera la massima allerta e reattività in tutti i vari movimenti dell'esercito ; e, particolarmente quando si giunge su un terreno non noto e in una campagna come questa , che gli ufficiali agiscano d'iniziativa e non attendano pedissequamente prima per le informazioni, poi per nuovi ordini. .. » . ( 17) Dopo aver addestrato i suoi uomini alla tattica del buonsenso Burgoyne, che aveva allora 56 anni. cominciò ai primi di giugno a riunire il suo esercito sul fiume Richelieu, a nord del lago Champlain. Esso consisteva nei reggimenti 9", 2()<> 21°, 24°, 47°, 53° e 67° c nelle compagnie di granatieri e di fanteria leggera dei reggimenti 29°, 31 ° e 34°. tutti inglesi. che assommavano a 3724 uomini; cinque reggimenti di tedeschi (in maggior parte di Brunswick) forti di 3016 uomini; 357 cannonieri; 154 reclute; 147 canadesi ; 500 indiani. Un totale di 7899 soldati che, con gli ufficiali, saliva a circa 8200. ( 18) L'artiglieria per l'esercito era costituita da 38 pezzi da campagna , due da 24 libbre e quattro obici. ( 19)

('5) « A State of the Expedition. etc. ,. pag. 122. ( 16) lbid. pag. 30 ( ' ') « Hadden's Joumal and Ordcrly Book », di James M. Hadden (1884) pag. 308. (") Queste cifre sono estratte da ~ A State of the Expedition, etc. » di Burgoyne. Appendice, pagg. XXVII-XXVIU. datata 1• luglio. Ulteriori informazioni possono essere tratte da « Orderly Book »di Hadden. pagg. 44-46, e da • Politica] and Military Episodes » (1876) di Fonblanque. all'appendice D. Il tenente Digby nel suo" Journal,. (Ed. James Phinny Baxter. 1887) dà a pag. 201 un totale di 6904. ( 19) ~ ... li convoglio d'aniglicri e che fu mandato con questa spedizione [u forse il migliore. c probabilmente il meglio dotato quanto a ufficiali e soldati, che sia mai stato inviato a secondare le operazioni di qualsiasi esercit6,. ( « The Annual Register • 1777, pag. 143).

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È interessante notare che cosa portava con sé il soldato britannico di

quei tempi, quand'era in campagna. Anburey ci dice: « ... Uno zaino, una coperta, uno zainetto con provviste, una borraccia per l'acqua, un'accetta e una parte dei materiali della sua tenda )) il che, con « equipaggiamento, armi e 60 colpi di munizioni )) pesava circa 60 libbre. (21l) Era un carico pesante, tuttavia, se si deve credere a Stedman, i soldati inglesi erano certamente più fortunati dei loro camerati di Brunswick poiché, secondo lui ,« i loro soli cappelli e le spade pesavano davvero quasi quanto l'intero equipaggiamento di uno dei nostri soldati. li peggior reggimento inglese in servizio avrebbe facilmente percorso due miglia per ogni miglio che percorrevano loro ». (21) Gli indiani erano una continua fonte di problemi e di disturbo. Germaine aveva insistito per impiegarli , contro il parere di Carleton. (22 ) Essi erano sleali e brutali, amici e nemici venivan scotennati indiscriminatamente. Al loro arrivo Burgoyne si era dedicato a istruirli (23 ) e aveva fatto del suo meglio per moderare la loro crudeltà, ma senza grandi risultati. La sua stima della loro capacità di combattimento era che « nessuno di loro doveva essere condotto a portata del suono di una fucilata )). (24) Sotto il comando di Burgoyne furono posti i maggiori generali Phillips e Riedesel (25) e il generale di brigata Fraser, tutti abili ufficiali. Il primo era un esperto artigliere, il secondo era a capo del contingente tedesco e il terzo era al comando delle compagnie di granatieri e di fanteria leggera riunite in una brigata; i granatieri erano comandati dal maggiore Acland e la fanteria leggera da lord Balcarres. Sotto ogni punto di vista le truppe erano, a opinione di tutti , all'altezza dei loro ufficiali. Il sergente Lamb , membro della spedizione, scrive: « l soldati erano altamente disciplinati ed erano stati tenuti nei loro quartieri invernali con la massima cura, per prepararli a questa spedizione )). (26 ) Anburey scrive: « Quanto al nostro esercito, io posso solo dire che se la buona disciplina unita alla salute e all'alto morale degli uomini per il fatto di essere guidati dal generale Burgoyne, che è universalmente stimato e rispettato, possono garantire il sue-

("') Anburey, Vol. Il, pag. 335. (circa 27,2 kg) . (l') • The History of the Origin , Pro gress, and Terminatio n of the American War • di C. Stcdman (1794) Vo l. I , pag. 331. (:Il) Anbure y scrive:" ... Il nostro impiego degli india ni 10 guerra è disapprovato in Inghilterra ... " (Vol. 1. pag. 248). (2') « A State ()( Expedition , e tc. • Appcndi c~, pagg. XII-X lii . (!') lbid., pag. 122. (U) Il conte von Bcmstorff. a mbasciatore tedesco negli Stati Uniti nel l917, di~endcva da una delle sue figlie. (U) " An Originai and Authe ntic Journal of Occurrc nces during the late American War frorn its Commencement to the Year 1783 " di R . La mb ( 1809), pag. 135.


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cesso, allora possiamo aspettarcelo ». (Z1) In breve, non era un esercito ordinario, come mostreranno queste note tratte dall'« Orderly Book » di Hadden : « Gli uomini devono lavare e oliare i piedi e le scarpe e usare ogni mezzo per rinfrescarsi ed essere preparati per lunghe marce » (pag. 185). « D vestiario imperfetto dovrà essere completato o sostituito » (pag. 193). Dovendosi fare addestramento per l'artiglieria, « verrà tenuto un esame prima della campagna sui laghi, per il quale i sottotenenti dovranno prepararsi » (pagg. 219-222). « Poiché l'acqua della pioggia sulla superficie del terreno dell'accampamento è estremamente pregiudizievole alla salute degli uomini, bisogna fare degli scoli ... per realizzare questo: .. i carpentieri, etc ... devono essere impiegati per raccogliere qualunque materiale si possa stendere sul pavimento delle tende, per cercare di mantenere il terreno asciutto» (pag. 240). « Sul retro di ogni accampamento o accantonamento dovranno essere allestite ogni settimana nuove e adeguate latrine, e quelle vecchie dovranno essere riempite ; inoltre, si dovranno gettare ogni mattina nella latrine in uso almeno sei pollici di spessore di terra » (pag. 256). « Tutti gli ordini dovranno essere accuratissimamente letti agli uomini ogni giorno, e tutti i particolari dovranno essere loro spiegati da un ufficiale » (pag. 309). Da queste varie citazioni si vede come quello di Burgoyne fosse un esercito eccezionale per i suoi tempi. Il 20 giugno , dal suo campo a Bouquet Ferry, Burgoyne emanò un proclama di pedante minuzia agli abitanti civili (28) e il 30 giugno un ordine generale alle sue truppe nel quale le informava che « i servizi richiesti per questa particolare spedizione sono difficili e onerosi. Durante la nostra avanzata possono esservi occasioni nelle quali non si potrà avere riguardo per le difficoltà, la fatica o per la vita stessa. Questo esercito non si deve ritirare ». ( 29) All'alba del giorno successivo i tamburi batterono la« Generale »e la sfortunata avventura si avviò verso Ticonderoga. L'avanzata sul lago Champlain fu spettacolare quanto quella di Alessandro verso l' lodo. Per primi , sulle loro canoe, venivano gli indiani nei loro colori di guerra; poi l'avanguardia di piccole navi da guerra, seguita dalla prima e dalla seconda brigata e da quella tedesca , con dietro gli addetti al campo, i vivandieri e le donne. Dev'essere stato uno splendido spettacolo; la fanteria britannica in scarlatto, gli artiglieri e i tedeschi in blu, gli Jagers in verde, i granatieri

('') Anburey, Vol. l, pag. 18G-18l. Durante la campagna la disciplina si mantenne buona. Dal « Burgoyne's Orderty Book ,. (1860) apprendiamo che c'era qualche attrito tra i soldati inglesi e tede-

schi (pag. 45); diverse lamentele riguudavano i bagagli non autorizzati (pagg. 56, 64, 105) e in tre OC· casioni vennero distribuite 1000 frustate per punizione (pagg. 74 e 118). (2') Vedasi « Hadden's Orderly Book •, pagg. 59-62. ( 29) "Burgoyne's Orderty Book », pag. 17.


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britannici nelle loro pellicce d'orso e la fanteria leggera con piccoli berretti di cuoio nero. Ticonderoga è stata chiamata la Gibilterra d'America , ma non era niente del genere perché, malgrado le sue fortificazioni fossero abbastanza ampie da contenere 10.000 uomini , la loro collocazione non era stata scelta bene. In marzo , il Congresso aveva inviato il generale Gates a ripararle; ora erano difese dal colonnello St. Clair, che aveva sotto il suo comando 2.546 continentali e 900 della milizia. St. Clair pa sò agli ordini del maggior generale Philip Schuyler, le cui rimanenti truppe furono sparse in piccoli distaccamenti a Skenesbourough (ora Whitehall), Fort Ann, Fort Edward e ad Albany. Sfortunatamente per la causa americana, Schuyler era un gentiluomo per educazione e sentimenti , ed era di natali troppo illustri per i gusti del Congresso ( 30) e degli abitanti della Nuova Inghilterra, i cui ufficiali erano democratici in maniera peculiare. Dopo la capitolazione di Burgoyne, madame de Riedesel riferisce:« Alcuni (degli ufficiali americani) erano stati calzolai, che nelle nostre tappe facevano stivali per' i nostri ufficiali e che talvolta aggiustavano perfino le scarpe dei nostri soldati ». (3 1) Il 4 agosto di quest'anno, Schuyler scrisse a Washington: « Troppi dei nostri ufficiali sarebbero una disgrazia perfino per la più spregevole truppa che si sia mai messa insieme , e hanno un così scarso senso dell'onore che destituirli non sembra una punizione. Essi hanno assistito e consentito a che le più scandalose rapine fossero commesse contro i poveri abitanti afflitti, rovinati e fuggitivi ». (32) Simile franchezza non lo rese popolare. Quando l'esercito di Burgoyne sbarcò, circa quattro miglia a nord di Ticonderoga, St. Clair fu colto di sorpresa. Non si era aspettato una spedizione così formidabile ed era a corto di rifornimenti, pertanto non in condizioni di sostenere un assedio. D 3 luglio, il suo avversario occupò monte Hope, immediamente a nord della fortezza. La posizione tenuta da St. Clair era debole; era basata su tre località fortificate separate dall 'acqua e dominate dal monte Defiance (Sugar Hill) il quale, essendo difficile da scalare, non e ra stato munito di trincee. Burgoyne lo identificò subito quale posizione chiave, e il 4 luglio inviò il tenente Twiss a farvi una ricognizione. Poiché il rapporto dell'ufficiale fu favorevole, il generale Phillips osservò « Dove può andare una capra può

("') « Il Congresso esautorò Schuyler, insul!ò Greene e Knox, rimproverò Stark, umiliò Benedict Amold , sottopose a eone marziale Sullivan, St. Ciair, Waync e Matthews, e montò un intrigo contro lo stesso Waslùngton " ( "The First American Civil War • di Henry Belcher, 1911, Vol. Il , pag. 322). ( 3' ) " Letters and Joumals relating to the War of the American Revolution ,. della baronessa von Riedescl (1827). pag. 194. (») " Washington Leners • di Sparks (1837), pagg. 392-395.


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andare un uomo, e dove un uomo può andare, può trascinarsi un cannone ». ( 33) Al sorgere del sole del 6 luglio, la collina fu occupata e i cannoni messi in postazione su di essa. Convinto che la sua posizione fosse insostenibile, St. Clair ordinò che le sue barche e tutti i cannoni che potevano caricare retrocedessero su Skenesborough (che aveva preso il nome da Philip Skene). Contemporaneamente egli si ritirò con la guarnigione su Castleton, passando per Hubbardtown. Appena Burgoyne si accorse della ritirata di St. Clair, parti all'inseguimento. I suoi battelli scesero a forza di remi il Wood Creek, mentre Fraser e la sua brigata, seguiti da quella di Riedesel, muovevano lungo la strada di Hubbardtown. Giunsero in contatto con gli americani nel primo mattino del 7 luglio e ne risultò un fiero scontro. Fraser era grandemente inferiore in numero fin o all'arrivo di Riedesel, che fece arretrare St. Clair su Skenesborough. Colà, attaccato da Burgoyne, si ritirò su Fort A nn e ricevette l'ordine del generale Scbuyler di retrocedere su Saratoga e di evacuare Fort Edward strada facendo. Fu allora che Burgoyne commise un errore che, perfino più del misfatto di Howe, causò la rovina della sua campagna. Invece di tornare a Ticonderoga e scendere per mare attraverso il lago George fino a Fort George, da dove una strada rotabile portava a Fort Edward, decise di puntare dritto davanti a sé. « Se egli- scrive Stedman- fosse ritornato a Ticonderoga e avesse attraversato il lato St. George, avrebbe raggiunto Fort Edward almeno 10 o 12 giorni prima. Avrebbe dovuto distaccare il generale Fraser da Skenesborough a Fort George; in tal modo una quantità di provviste e scorte, destinate agli americani a Ticonderoga, sarebbero state catturate assieme a rifornimenti di carri, carrette e bovini da tiro. Questa condotta Io avrebbe messo in grado di penetrare in Albany prima che il nemico fosse abbastanza forte di opporglisi ». ( 34) Sembrerebbe che Burgoyne fosse così esaltato dal suo successo iniziale da decidere di tuffarsi in una landa selvaggia praticamente senza piste , (35) di continuare l'inseguimento, di occupare Albany senza una vera e propria battaglia e di trincerarvi il suo esercito, per attendere l'arrivo di sir

(D) Citato da: « The Tuming-Point of the Revolution • di Hoffman Nickcrson (1928). pag. 144. (") Stedman, Vol. l , pag. 354. Vedi anche « History of America • di Justin Winsor (1889) , Vol. VI. pag. 313. Digby nel suo • Joumal • (pag. 227) è della stessa opinione. (~ Vedi " The Annua! Regjster ,. l n1. pag. 152. Le difficoltà del terreno sono pienamente descritte in • The Gentleman's Magazine ,. dell'ottobre 1m, in un anicolo intitolato • Alcune delle circostanze che inevitabilmente ritardano l'avanzata dell'esercito del nord attravc~o le terre disabitate d'America».


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William Howe. (36) Questo piano fallì , perché non riusci ad occupare Fort Edward fino al 30 luglio , e durante questo tempo il suo nemico si riprese. Burgoyne venne biasimato per questa lunga sosta, non soltanto da Germaine ma dalla maggior parte degJj storici. Tuttavia , se si accetta la sua Linea di azione, un esame imparziale delle condizioni che si trovò ad affrontare convince che Fortescue ha ragione quando afferma che, avendo Burgoyne riunito il suo esercito a Skenesborough il lO luglio , l'aver raggiunto Fort Edward il 30 luglio non fu piccola impresa. (37) Quali erano queste condizioni? La risposta del sergente Lamb è: « Gli inglesi erano ora obbligati a sospendere per qualche tempo ogni operazione e ad attendere a Skenesborough l'arrivo delle provviste e delle tende. Essi però impiegarono questo intervallo per sgombare un passaggio per le truppe, per proseguire contro il nemico. Ci si dedicò a questo con incredibile sforzo. Gli americani, ora sotto la direzione del generale Schuyler, furono costantemente impegnati ad abbattare grandi alberi su entrambi i lati di ogni strada che si trovasse sulla direzione di marcia. Il terreno era talmente solcato da torrenti e paludi , che c'erano da costruire non meno di 40 ponti, uno dei quali era sopra un acquitrino di due miglia di estensione » . (38) A queste difficoltà si sommavano le carenze di Burgoyne nel campo dei trasporti . Il 10 luglio egU scrisse: « L'esercito è molto provato (gran parte di esso è rimasto senza provviste per due giorni , e quasi tutti sono senza tende e bagagli) .. » . (39) I 500 carretti canadesi pare si siano rotti rapidamente: secondo il capitano Money, quando gli venne chiesto dalla Commissione Parlamentare « quanti carretti e quante squadre di buoi potevano essere in campo ogni volta? » la sua risposta fu « Credo soltanto 180 carretti. .. in verità non ricordo esattamente il numero dei carri da buoi, ma penso fosse tra 20 e 30 ». ( 40) Benché venisse lasciata una guarnigione di 910 uomini a Ticonderoga, al fine di proteggere le linee di comunicazione, per Borgoyne era indispensabile raccogliere rifornimenti prima di tuffarsi nella foresta. Egli dice: « In primo luogo, era necessario portare avanti a Fort Edward un'ottantina o un centinaio di barche, come semplici vascelli da rifornimento per le

( 36) Quando apprese della caduta di Ticonderoga, « Washington credette che Burgoyne avrebbe proseguito più a sud fincht non avesse saputo che i tamburi di Howe avevano suonato l'avanzata lungo il fiume" ( « George Washington, A biography " di Douglas Soulhall Freeman, 1951, Vol. IV, pag.

443). 37 ( ) « A History of lhe British Army" dell 'on. J.W. Fortescue, Vol. III, pag. 226. ('*) • Lamb's Joumal • pag. 144. (:19) • A State of the Expedition, etc. • Appendice, pag. XIX. (40) lbid. pag. 41. (Money era il quartiermastro generale di Burgoyne, qui ndi responsabile del set· tore amministrazione e alloggi. N.d .T.).


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provviste; ogni barca avrebbe fatto quanto una dura giornata di lavoro di sei o più cavalli ... ; al successivo posto di caricamento ... era necessario disporre di un considerevole cambio di cavalli per trainare avanti prima di tutto una parte delle barche da rifornimento e poi le provviste ... » oltre « a gran numero di altri battelli ... per formare ponti , per trasportare bagagli e munizioni , nonché il numero di carriaggi previsti per trasportare gli stessi battelli al successivo posto di caricamento ... » (4 1) Cavalli e buoi erano introvabili nelle campagne, e pioveva incessantemente. n 24luglio, i rifornimenti erano stati raccolti e il corpo principale marciò su Fort Ann, ove si accampò. Fraser e l'avanguardia proseguirono fino a due miglia da Fort Edward. n 29luglio, l'esercito si mise nuovamente in moto e il giorno seguente arrivò all' Hudson. ll tenente W. Digby scrive:« Avanzammo ancora fino ad un terreno rialzato, circa un miglio a sud di Fort Edward, e ci accampammo in una bella posizione da dove si poteva vedere il più romantico panorama del fiume Hudson, costellato da molte piccole isole» . (42) Nel frattempo a sud delle piccole isole accadevano molte cose, che né Digby né Burgoyne potevano vedere. Quest'ultimo , tuttavia, sapeva che in eserciti costituiti principalmente di milizia un arretramento è quasi sempre amplificato in uno schiacciante disastro, e ciò era accaduto anche per la caduta di Ticonderoga. La costernazione sopraffece il Congresso e riecheggiò attraverso tutto il paese. Burgoyne non sapeva però che Washington, miglia e miglia a sud, era preoccupato non tanto delle proprie perdite quanto dei contraddittori rapporti sui movimenti di Howe. Schuyler, intanto, aveva ripiegato su Stillwater, non senza subire un altro disastro. Due dei suoi reggimenti del Massachusetts avevano disertato e, ancor peggio , John Adams lo ostacolava in ogni modo, mentre il generale Gates si dava da fare con impegno per convincere il Congresso che soltanto lui poteva portare alla vittoria le armi americane. In questa confusione di panico e di intrighi un solo uomo conservò il suo sangue freddo , e quest'uomo fu Washington il quale, ancora una volta, seppe risorgere daiJa disgrazia. Tre giorni prima che Ticonderoga cadesse, egli aveva intuito il piano inglese. Il 2 luglio, scrivendo al governatore Trumbull dell'avanzata di Bur-

(") lbid. pag. 14. Burgoyne t stato molto biasimato per aver preso con~ un eosl ingente convoglio d'artiglierie. La sua risposta fu : " lo non avrei potuto proseguire neanche per IO miglia (senza di esso). se non a grandi spese delle mie truppe. Quando si scopri che io ero fornito di questa potente arma, il nemico invariabilmente abbandonò i suoi trinceramenti ... ,. (Ibid .. pag. 96). La sua brigata col parco di artiglierie ed i rifornimenti procedette attraverso il lago Georgc. ("') " Lieutenant Digby's Journal •, pag. 2<W.


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goyne, diceva: « Se non si tratta semplicemente di una diversione, ma di un serio attacco , del quale ha tutta l'apparenza, è facilmente dimostrabile che il prossimo passo dell'esercito del generale H owe sarà verso Peekskill , e molto rapidamente, per impadronirsi se possibile dei passi sugli Highlands , prima che il nostro esercito abbia il tempo di ricongiungersi con le truppe che sono già sul posto ». (43) n 18 giugno, subito dopo aver appreso dell'evacuazione della fortezza, inviò Amold da Schuyler, raccomandandolo per il suo coraggio , e nello stesso tempo scrisse ai comandanti di brigata della milizia nella parte occidentale del Massachusetts e del Connecticut per sottolineare la pericolosità dell'eventuale ricongiungimento tra H owe e Burgoyne e per sollecitarli a venire in aiuto di Schuyler e Amold. (44) I nove decimi delle difficoltà di Washington erano costituiti dal fatto che il suo avversario deteneva il controllo del mare. Ciò può esser desunto dalla sua lettera al Congresso del 25 luglio, nelJa quale scriveva: « 11 grande vantaggio del nemico deriva dalle loro navi e dal dominio dell'acqua; ci tiene in stato di costante incertezza e ci costringe alle congetture più ansiose ... ». (45) Lo stesso giorno in cui scriveva questo, decise di andare a nord ma, quando ricevette una lettera intercettata di H owe, indirizzata a Burgoyne, che riconobbe essere una finzione, scrisse: « Io sono più che mai persuaso che Filadelfia è il luogo di destinazione » (di H owe). (46) Il 30 luglio informò il generale Gates che H owe stava probabilmente andando nel Delaware e aggiunse: « che il generaJe Howe stia in certo quaJ modo abbandonando il generale Burgoyne è un fatto così inverosimile che, benché me ne sia stata data piena assicurazione, io non riesco a far a meno di guardarmi di tanto in tanto alle spalle ». Il giorno seguente informò T rumbull che il Congresso gli aveva comunicato che « la flotta nemica, formata da 228 vasceLli , era alla baia del Delaware ieri in mattinata ». (47) Ciò nonostante rimaneva nel dubbio , tant'è che il 1° agosto scrisse al generale Putnam: « Impedire che Mr. Howe prenda possesso degli Highlanàs con un colpo di mano è di vitale importanza per l'America. La possibilità che egli vada verso est è ridottissima, e gli effetti dannosi che un simile passo sortirebbe sono irrilevanti al confronto con quelli che inevitabilmente conseguirebbe un colpo riuscito contro gli H ighlands » . Lo stesso giorno, ordinò al governatore George Clinton di « richiamare ogni uomo della mi-

( 43) « The Writings of George Washington • di Worthington Chauncey Ford (1889é93), Vol. V,

pag. 459. 44 ( ) Ibid. , Vol. V, pag. 490 e 492. U 24luglio il generale Lincoln venne anch'egli inviato verso nord (pag. 511). (<>) lbid. , Vol. V., pag. 515. (46) Ibid., Vol. V., pagg. 413-514. (") lbid .. Vol. V.. pagg. 518-521.


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lizia che potete, per rafforzare i posti sugli Highlands ». (48) Più avanti, 1'11 agosto, scrisse ancora a Putnam che la flotta di Howe era stata vista il 7 agosto »sedici leghe a sud delle penisole del Delaware », ma che il generale sir He nry Ctinton si sarebbe ora probabilmente mosso da Ne w York per andare in aiuto di Burgoyne. (49) Infine, il22 agosto, apprese che la flotta del suo nemico era entrata nella baia di Chesapeake e, il 25 agosto, che Howe aveva comincia to a sbarcare il suo esercito« sei miglia sotto H ead of Elk ». ( 50 ) Da questa corrispondenza si vedrà non soltanto quanto chiaramente Wasbington avesse intuito il piano del suo nemico, ma quanto lo considerasse pericoloso; il che suona a complimento per Burgoyne quanto a detrimento di Howe, la cui mancanza di intuizione strategica lo condusse alla rovina. Inoltre, il consiglio di W ashington a Schuyle r era assolutamente giusto. Il 22 luglio scriveva: « Dai vostri rapporti egli (Burgoyne) sembra stia seguendo la linea d' azione che più di tutte è favorevole per noi ; io intendo agire pe r distaccamenti. Questa condotta darà certamente spazio all'iniziativa da pa rte nostra ed esporrà le loro pattuglie a grosso rischio. Se noi fossimo cosi fortunati da riuscire ad isolarne una, supponendo che non superi i quattro , cinque o seicento uomini , ciò e ntusiasmerebbe la popolazione e fugherebbe molta della sua attuale ansietà. In simile eventualità ... essa correrebbe alle armi e fo rnirebbe ogni aiuto entro le sue possibilità ». ( 51 ) Ancora, due giorni più tardi: « Siccome essi non possono certo pensare di avanzare senza garantirsi le spalle lasciando guarnigioni in fortezze dietro di sé, la forza con c ui possono venire contro di voi sarà grandemente ridotta dai distaccamenti necessari a tale scopo ... ». (5 2) Ciò, come vedremo , è quanto accadde e, per favorirne l'awerarsi, il 16 agosto Washington inviò il colonnello Da niel Morgan (S3) e i suoi 500 fucilieri verso nord in aiuto di Schuyler. Intanto, che ne era di Burgoyne? La questione dei rifornimenti era diventata il suo problema dominante e, come al solito , era strettamente collegato a quello dei trasporti. Quando arrivò al fiume Hudson , decise di raccimolare tutti gli animali c he poteva, se possibile sufficienti per mettere

("") « The Writings of George Washington »d i Worthington Chauncey Ford (1889-93) , Vol. VI, pag. 2. (") Ibid ., Vol. VI. pag. 28. ("') Ibid., Vol. VI. pagg. 49, 52. (SI) fbid .• Vol. VI, pagg. 504-505 . (") l bid., Vol. VI, pag. 508. (Sl) Certamente la miglior fanteria leggera del momento . Bench~ spesso chiamati • l Virginiani di Morgan "• erano in gran parte uomini della frontiera oecidenrale dell a Pensylvania, di origine scozzese e irlandese. Si muovevano estremamente alleggerili, rifiutavano ogni rrasporro su ruote e in un'oecasio· ne coprirono 600 miglia in tre settimane . Erano annati con il fucile a pietra focai a a canna lunga.


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in sella i suoi dragoni tedeschi, oltre che per ripianare le sue perdite di cavalli da tiro. Persuaso dal maggiore Skene, un coraggioso ma poco affidabile lealista che aveva guadagnato la sua fiducia , si risolse di malavoglia a razziare il paese lungo il fium e Connecticut per procurarsi bestiame e cavalli. Assai male informato da Skene, si lasciò indurre a credere che con una piccola dimostrazione di forza i lealisti sarebbero accorsi sotto il suo stendardo. Il risultato fu che il 9 agoso Burgoyne scelse il tenente colo nnello Baum per guidare una spedizione in Connecticut, malgrado Baum sapesse parlare soltanto tedesco. Per peggiorare le cose, Burgoyne gli diede le più dettagliate istruzioni (54) e 1'11 agosto , mentre Baum partiva per Fort Miller, lo rincorse al galoppo e gli cambiò la destinazione da Manchester a Bennington perché , come gli spiegò , in quel luogo era stato costituito un grosso deposito di cavalli e bestiame. Bennington giace ai piedi delle G reen Mountains e a circa 30 miglia a sud est di Fort Edward. La forza di B aum non soltanto era troppo piccola per un'impresa così rischiosa, ma era anche internamente debole a causa della sua costituzione: era formata da 170 dragoni di Brunswick appiedati, circa 100 fanti tedeschi, un distaccamento di cannonieri con due pezzi da tre libbre e 50 tiratori scelti di Fraser: in tutto, 374 soldati regolari, accompagnati da circa 300 tra lealisti , canadesi e indiani. B aum non si rese conto che la velocità era essenziale e avanzò lentamente, tradito dall'ottimismo di Skene. In quella notte e in quella seguente , Baum « consentì alla gente di andare e venire dal suo campo , credendo prontamente alle professioni di simpatia per la causa reale e fornendo a chiunque le più complete e dettagliate informazioni sulla sua forza e sui suoi progetti ». ( 55 ) Che sia accaduto così o meno, dato che non parlava inglese, una cosa è comunque certa: i suoi indiani si comportarono nel più disgraziato dei modi. Non solo saccheggiarono tutto e tutti, ma annullarono completamente lo scopo del suo raid, massacrando mandrie di ottimo bestiame , senza riportare indietro nient'altro che i campanacci delle mucche . Lentamente l'avanzata continuò fino al 14 agosto, quando Baum venne a sapere che gli americani si trovano in forze a Bennington e mandò qualcuno indietro da Burgoyne per chiedere rinforzi. Il 15 agosto gli vennero mandati avanti il colonnello Breyman e 550 dragoni tedeschi, accompagnati da due pezzi da sei libbre. A causa della pioggia e del loro pesante equipaggiamento, però, per quel giorno non riuscirono a fare molta stra-

(") Vedi • Hadden's Orderly Book "• pagg. 111-117; e anche« Diary of the American Revolution • di Frank Moore (1860), Vol. l, pagg. 488-489, in cui questi ordini sono pesantemente criticati dal « Pennsylvania Evening Post " del 28 agosto 1777. (U) "The Centennial History of the battle of Bennington • di F.W. Cobom (1877) , pag. 88.


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da. Nel frattempo Bauman, che era avanzato fino al torrente Walloomsac, sistemò i suoi uomini in trincea sulla riva settentrionale e attese l'arrivo di Breyman. Poco prima della partenza di Baum , John Stark- uno di quei molti intrattabili americani che era capace di comandare ma che non poteva essere comandato, e che aveva combattuto contro Gage alla collina Bunker e con Rogers e Abercrombie durante la guerra dci Sette Anni - riunì gli uomini del New H ampshire. L'8 agosto egli entrò marciando in Bennington , all a testa di circa 1500 seguaci. (56 ) Lì vicino, il mattino del16 agosto, entrò in contatto con Baum, che sulle prime scambiò i suoi uomini per un reparto di lealisti che si recassero a offrire i loro servigi al re. (51) Invece di aprire il fuoco su di loro, consentì perciò che vagassero attorno aJla sua posizione. Con il suo nemico così pacificamente circondato, Stark divise gH uomini al suo comando in tre piccole colonne. Quella centrale , alle sue dirette dipendenze, e guidata con l'aiuto dei colonnelli Stickney e Hubbard, doveva muoversi discendendo il Walloomsac e lanciare un attacco frontale a Baum , mentre le altre due- quella di destra al comando del colonnello Nichols e quella di sinistra del colonnello Herrick - dovevano avanzare sui fianchi e rinchiudersi alle spalle del nemico. Il risultato di questa articolazione fu che Baum venne circondato prima che se ne accorgesse e i suoi indiani fuggirono , facendo risuonare i loro campanacci da mucche. Al grido di « Avremo la vittoria o Molly Stark sarà vedova stanotte ». ( 58) Stark diede il via all'attacco con il massimo vigore. Si era adesso tra le tre e le quattro e un testimone oculare scrive: « L'azione fu estremamente violenta per un'ora o due; i reparti sui fianchi avevano assolto il loro compito con grande facilità, quando la fronte investì i parapetti avversari con un ardore ed una determinazione al di là delle aspettative. Le fiammate dei cannoni dei reparti contrapposti si fondevano, il fuoco era così furibondo e i nostri uomini scavalcavano con tanta facilità i loro parapetti in mez.zo ai rombi di tuono e ai lampi dei loro cannoni , senza badare al boato dei loro pezzi da campagna, che il nemico abbandonò presto i suoi ripari e fuggì: e in circa cinque minuti il loro intero campo fu in gran disordine e confusione , tutti i loro battaglioni furono fatti a pezzi e fuggirono con la più grande precipitazione. A questo punto il nostro intero esercito premette con raddoppiato ardore, li inseguì per un mi-

(") Freeman ( « George Washington •. Vol. IV. pag. 461) dice 2000. (S1) Vedi « The Annual Registcr • 1m, pag. 159. (SII) « Life of Stark " di Edward Everett. pag. 86.


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glio, fece gran massacro tra loro e prese molti prigionieri ». ( 59) Se Breyman fosse stato presente, gli eventi avrebbero avuto indubbiamente un altro corso, poiché egli era un abile soldato. Ma benché si trovasse a sei miglia da Bennington nelle prime ore del 16 agosto, si avvicinò alla scena dell'azione soltanto dopo che la forza di Baum fu distrutta . Quando lo fece, trovò gli uomini di Stark che saccheggiavano il campo del loro avversario; lanciò i suoi uomini contro di loro e li spazzò via. Per somma fortuna di Stark, mentre i suoi uomini stavano ritirandosi il colonnello Seth Warner, alla testa di un battaglione di Green Mountain Boys- che erano stati strapazzati duramente a Hubbardtown - apparve improvvisamente sul campo di battaglia. Il coraggio dei milizianj di Stark resuscitò , e Breyman fu costretto a ritirarsi protetto dall'oscurità. Le perdite britanniche in questi due scontri furono estremamente pesanti: 596 uomini uccisi e dispersi e Baurn mortalmente ferito. Stark perse 30 morti e 40 feriti e per la sua coraggiosa azione gli fu donato dal Consiglio di Guerra del New Ampshire « un abito completo ... con un capo di bianchieria »! Stark meritava più di questo, poiché la sua piccola ma vistosa vittoria sui temuti tedeschi fu elettrizzante. Ogni giornale degli Stati subito lo glorificò e mise in ridicolo il suo avversario. Così per esempio il « Pennsylvania Evening Post » del 28 agosto proclamò: « Si dice che il povero Generale Burgoyne sia diventato completamente matto ». ( 60) Neppure Burgoyne si fece alcuna illusione sul significato della sconfitta di Baum. Non soltanto da essa imparò quanto potessero essere temibili gli americani, ma si rese conto che se avesse dovuto proseguire le sue comunicazioni avrebbero dovuto esser abbandonate, e che non poteva bruciare le sue barche finché non avesse accumulato almeno un mese di scorte. Con le sue scarsissime capacità di trasporto ciò avrebbe richiesto parecchio tempo e, mentre lui sarebbe stato così impegnato, il suo avversario sarebbe diventato ogni giorno numericamente e moralmente più formidabile. Il 20 agosto scrisse una lettera scoraggiata a Germaine, ove affermava di aver sentito che Howe intendeva andare in Pennsylvania. « Se io avessi autonomia nell'esecuzione degli ordini che ho ricevuto - disse penserei che il mio dovere sia di attendere su questa posizione ... io non prevedevo che sarei stato lasciato ad aprirmi la strada attraverso un simile paese e nugoli di nemici , senza nessun appoggio da New York ... ». ( 61 ) La difficoltà di questa situazione venne enormemente aggravata dalla

( '•) << Moore's Diary » pag. 480. Tratto da« The Pennsylvania Eveniog Post », 4 settembre 1777. (60) lbid., Vol. I , pag. 491. Vedi anche « The Annual Register » 1777, pag. 163. lntraducibile gioco di parole tra« Stark mad "• matto da legare , e« mauo a causa di Stark »,(N.d.T.). (6') «A State of the Expedition, etc. » Appendice, pagg. XXfV - XXVI.


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frenetica campagna di propaganda che percorse tutta l'America. Dall'inizio della guerra vi era un forte risentimento per il fatto che gli inglesi impiegavano gli indiani , malgrado gli americani facessero lo stesso. (62 ) Per grande sfortuna di Burgoyne il27 luglio una certa miss Jane Mac Crea, figlia di un sacerdote, fu brutalmente assassinata e scotennata da uno dei suoi indiani - Pantera Wyandot (63 ) -e, benché Burgoyne non fosse in alcun modo da biasimare (64 ) naturalmente si levò un urlo di indignazione generale. Il « Saunders' News Letter » del14 agosto 1777 proclamò che gli indiani di Burgoyne « unitamente alla Fanteria Leggera inglese » avevano « scotennato 700 uomini, donne e bambini » in un'area che , per inciso, contava « non più di 10 inseiliamenti umani ». ( 65) Ed ecco un esempio più poetico, firmato « John Burgoyne »: Scioglierò i cani dall 'inferno, diecimila indiani che urleranno e schiumeranno e strazieranno e ghigneranno e ruggiranno, che intrideranno i mocassini nel sangue versato: ad essi lascerò tutto lo spazio e il gioco da Ticonderoga alla Florida ... (~) Mentre questa propaganda stimolava il reclutamento, il 1° agosto il Congresso ordinò a Washington di destituire il generale Schuyler e di mettere al suo posto il generale Gates. Quest' ultimo, che Burgoyne chiama « una vecchia levatrice », arrivò a Stillwater il l 9 agosto, al momento in cui un altro rovescio stava per abbattersi sugli inglesi. Si ricorderà che la seconda parte del piano d'invasione era un'avanzata , discendendo la valle del Mohawk, e che doveva essere attuata dal colonnello St. Leger il quale, dopo aver conquistato Fort Stanwix (vicino al-

( 62) "Burgoyne's Orderly Book • pag. 123. Sotto la data del30 senembre 1777 leggiamo" che sette degli uomini che hanno disertato sono stati scotennati dagli indiani del nemico"· ('J) Per un completo resoconto di questo assassinio vedi « Thc Annua! Register • 1777, pag. 177 e il • Joumal • del tenente Digby, pagg. 235-237. ( 64) Wasbington lrving lo discolpa nella sua • Lite of George Wa~hi ngton "(1855-1859), Vol. III, pag. 191, e altrettanto fa il fratello della signorina MacCrea ( « Life and Correspondeoce of Burgoyne • di E.B. Fonblanque, 1898, pag. 259). Gli indiani erano quasi impossibili da trattenere. Il generale Heath cita il seguente episodio:« Un ufficiale inglese aveva mandato il suo domestico a una fonte per prendere un po' di acqua fresca; pochi minuti dopo arrivò un indiano con lo scalpo del cameriere ancora fumante tra le mani" (• Memoi~ of Major - Generai Heath " (1904. pag. 135). ( 65) Vedi Fonblanque. pag. 224, e il • Joumal "di Lamb, pag. 158. (66) Citato dall'introduzione del " Burgoyne's Orderly Book "· pag. XXII.


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l'attuale città di Rome), doveva avanzare fino all'Hudson e ricollegarsi con il grosso dell'esercito. Fort Stanwix, che era stato costruito sulla pista di collegamento tra il torrente Wood e il fiume Mohawk, era tenuto dal colonnello Gansevoort e dal tenente colonnello Willett, che lo avevano ribattezzato Fort Schuyler. St. Leger partì il 25 luglio da Oswego e arrivò di fronte al forte il 3 agosto. La sua forza comprendeva 850 regolari, lealisti e canadesi, accompagnati da 1000 indiani al comando di sir John Johnson- figlio del citato sir William Johnson - e del famoso capo Mohawk « Joseph Brant » (Thayendanega). (67) Intanto, il generale Herkimer chiamava a raccolta la milizia della contea di Tyron per correre al soccorso e il 6 agosto cadeva a capofitto in una imboscata tesagli da Brant a Oriskany. Qui gli americani avrebbero subito con ogni probabilità lo stesso destino dell'esercito di Braddock, se lo scontro non fosse stato improvvisamente interrotto da un diluvio di pioggia. Nel frattempo Willett partì dal forte per piombare sull'accampamento indiano, ora sguarnito di uomini. Gli indiani di iBrant sentirono i colpi di fucile alle loro spalle e abbandonarono subito il campo. Allora St. Leger circondò il forte ma , a causa della sua inadeguata artiglieria, ottenne scarso effetto. (68) Schuyler venne a sapere che Gansevoort era sotto forte pressione e inviò Benedict Arnold con 1200 uomini- in maggioranza continentali in suo soccorso. Arnold avanzò rapidamente fino a German Flats, circa quindici miglia a est di Fort Stanwix , catturò un olandese Mobawk, un semi deficiente chiamato Hon Yost, (69 ) lo condannò a morte e poi promise di graziarlo se avesse proseguito fino al campo di St. Leger e avesse informato i suoi indiani che gli americani stavano avanzando con forze enormemente superiori. Yost eseguì gli ordini ricevuti con tale efficacia che gli indiani furono presi dal panico e abbandonarono St. Leger il quale, di conseguenza, fu costretto a togliere l'assedio il 22 agosto e a ritirarsi a Oswego. Lo stesso giorno, come abbiamo visto, sir William Howe gettava le ancore nella baia di Chesapeake. Il 15 agosto, egli aveva avvertito il generale Clinton, in comando a New York, che se avesse« visto L'occasione di agire offensivamente » lo avrebbe fatto. Il 25 agosto ricevette la Lettera di Germaine del 18 maggio e scrisse ancora a Ciinton per dire: « Se potete fare qualsiasi azione diversiva a favore del generale Burgoyne, che si sta

(67) Vedi« Lifeof Joseph Brant, Thayendanega • di Willi am L. Stone (1838). E anche, dello stesso Stone, « The Expedition of Lieut. Col. Barry St. Leger • (Aibany, 1877). (68) Vedi Stedman, Vol. l , pag. 335. ( 69) Tra gli indiani i pazzi furono sempre trattati con grande rispetto.


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N

YORK

NEW HA MPSHIIU

Fig. 16: La Campagna di Saratoga. 1777

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avvicinando ad Albany, non v'è bisogno ch'io sottolinei l'utilità di simile provvedimento ». (?O) Dopo il disastro di Bennington, Burgoyne fu obbligato a rimanere accampato suli'Hudson per accumulare scorte perché vedeva che, una volta che avesse iniziato il movimento verso l'avanti, sarebbe stato costretto ad abbandonare la sua linea di comunicazione. Egli credeva ancora che Howe lo avrebbe appoggiato e, entro 1'11 settembre, aveva accumulato « cinque settimane di provviste per l'esercito »tutte « inoltrate dal Quebec per 400 miglia, per via d'acqua o di terra ». (11) lll3 settembre finalmente partì per l'ultima tappa, lasciando dietro di sé soltanto due posti, uno a Ticonderoga e l'altro sull'isola Diamond, nel lago George. Il suo esercito consisteva in 2635 inglesi tra quadri e truppa, 1711 tedeschi e 300 rinforzi, in tutto 4646 combattenti, senza contare cannonieri, tories ed indiani. (n) Attraversò il fiume Hudson con un ponte di barche, dopo di che il ponte venne smontato e le barche passarono ad aumentare i battelli per i rifornimenti e i trasporti. Nel frattempo Gates aveva ricevuto in rinforzo Arnold con 1200 uomini, oltre a Morgan coi suoi 500 fucilieri. Il 12 settembre il suo intero esercito occupò le alture Bemis a Stillwater, che Kosciusko, l'ingegnere polacco, procedette subito a fortificare. Non appena fu in posizione Gates inviò in avanscoperta James Wilkinson e alcuni esploratori, che scoprirono presto l'avvicinarsi di Burgoyne. Seguì una serie di azioni degli avamposti, risolte prevalentemente a favore degli americani. Burgoyne, che aveva ormai bruciato i suoi battelli, era rimasto senza altra alternativa che aprirsi combattendo la strada verso sud . Così avanzò lentamente, discendendo la pista che costeggiava la riva occidentale dell'Hudson , verso le posizioni avversarie a Stillwater. Ne fece una ricognizione e, quando trovò che immediatamente a ovest si trovava un'altura che le dominava e che non era stata occupata né fortificata, decise di occuparla, sotto la copertura di un'azione dimostrativa contro il centro e la destra di Gates, e di spingere il suo antagonista verso il fiume. Benché implicasse una divisione del suo piccolo esercito, il piano, pur audace, era tatticamente valido. Il piano di Gates era decisamente passivo, fondato com'era sulla concentrazione della sua intera forza (ora di circa 12.000 uomini) dietro le fortificazioni , per attendere lì l'attacco.

(IO) « The Narrative of Lieut - Generai Sir William Howe » , pag. 22. (") • Hadden's Orderly Book "• pag. 143. ( 72) • A State of the Expedition, etc. » , pag. 78. Secondo Hadden , la forza totale di Burgoyne era, comprendendo tutti, di 6000 o, contanto solo gli effettivi inclusi gli ufficiali , di« circa 5000 »(Vedi il suo « Orderly Book », pag. !53).


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Il 15 settembre Burgoyne emanò i suoi ordini e l'esercito avanzò verso Dovegat (o Dovecote) , a mezza strada tra Saratoga e Stillwater. Due giorni più tardi raggiunse Sword House, e il mattino del 19 settembre l'intera forza venne articolata in tre gruppi - un'ala destra, un centro e un'ala sinistra- al comando rispettivamente dei generali Fraser, Hamilton e Philllips, con Riedesel in supporto a quest'ultimo. (13 ) Mentre le tre colonne avanzavano , lo scintillio delle loro armi e lo scarlatto delle uniformi dovevano essere ben visibili tra gli alberi per gli esploratori americani. Tuttavia Gates stette acquattato dietro le sue trincee e, secondo Lossing « non diede ordini né emanò alcuna disposizione per combattere » . (74 ) l suoi ufficiali erano impazienti e Arnold « sollecitò , implorò e minacciò » perché gli fosse permesso di avanzare. Infine ottenne il permesso di mandare avanti i fucilieri di Morgan e la fanteria di Dearborn. Poco dopo, secondo l'Aiutante-Generale di Gates, Wilkinson, « Gates e Arnold erano insieme, di fronte al campo. Il maggiore Lewis rientrò dalla scena dell'azione e annunciò che non si stavano compiendo progressi decisivi. Arnold immediatamente esclamò: - Perdio! Metterò subito fine a tutto questo, - e , dando di sprone al suo cavallo , partì algaloppo a tutta velocità ». (15 ) Gates, costernato , gli mandò dietro Wilkinson per ordinargli di tornare. Samuel Downing, che combatté con lui alle alture Bemis, dice di Arnold: « Aveva pelle scura, capelli neri ed era di mezza altezza: non c'era nulla di superfluo in lui, era il nostro generale da combattimento, e che pellaccia era! Nulla lo intimoriva, ci si buttava a capofitto. Era il tipo 'andiamo, ragazzi', e non 'andate, ragazzi'. E visse sempre da quell' uomo coraggioso che era ». (76) Arnold raggiunse il fronte non lontano dalla fattoria Freeman , per trovare i fucilieri di Morgan sottoposti a forte pressione da parte della fanteria leggera di Fraser. Si scagliò contro Fraser e spinse indietro i suoi scaramucciatori, poi perse il controllo, lo ricuperò, rivolse i suoi uomini verso destra e si gettò sulla colonna di Hamilton. Il sergente Lamb , testimone oculare, descrive ciò che seguì: « Qui il conflitto fu spaventoso, poiché per quattro ore durò un costante lampeggiare di fuoco ... Gli uomini, e particolarmente gli ufficiali, cadevano ad ogni istante da ambo le parti. Alcuni americani si misero su alti alberi e ogni volta che riuscivano a distinguere l'uniforme di un ufficia-

(13) << Burgoyne's Orderly Book ""· pag. 114. ('') « Life of Philip Schuyler » di B.J. Lossing (1884). Vol. U, pag. 344.

(15 ) « Wi lkinson's Memoirs » , Vol. l, pag. 245, citato da J.N. Amold in « U fe of Benedict Ar· nold , (1880), pag. 173. ('6 ) Citato da « Arnold • di Arnold, pag. 29.


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le inglese lo abbattevano mirando deliberatamente a lui ... Il maggior generale Phillips, seguendo il rumore degli spari, si fece strada attraverso una difficile parte del bosco verso la scena dell'azione e portò con sé il maggiore Williams e quattro pezzi d'artiglieria; questo rinforzo animò le nostre truppe al centro, che in quel momento erano in situazione critica sotto una grande superiorità di fuoco, e il maggior generale portò verso di esse il 200 reggimento, con gran rischio personale. Il maggior generale Riedesel portò allora avanti parte dell'ala sinistra e arrivò in tempo per caricare il nemico , con ordine e coraggio ». ( 77) La vittoria era ora del generale che avesse potuto immettere le ultime riserve . Burgoyne non ne aveva alcuna, Gates disponeva di circa 9000 uomini. Della sua stupefacente riluttanza a cogliere la vittoria Fortescue scrive: « Se Gates avesse inviato ad Arnold i rinforzi che aveva chiesto, questi avrebbe certamente sfondato il centro britannico >> (13) Lossing dice: « Se egli (Arnold) fosse stato assecondato dal suo comandate, e rinvigorito dai rinforzi ... avrebbe senza dubbio conquistato una completa vittoria ». Poi aggiunge: « se non fosse per Arnold , in quel movimentato giorno , Burgoyne avrebbe senza dubbio marciato vittorioso in Albany nell'equinozio di autunno ». ( 79 ) L'oscurità pose fine aUo scontro, e« grandi branchi di lupi resero sinistra la notte con · · i loro ululati. Gli indiani vagavano in cerca di preda nella foresta circostante, scotennando i morti e i moribondi che erano caduti tra i cespugli, e vennero con difficoltà trattenuti dall'invadere lo spazio aperto, coperto dai corpi degli inglesi , o ve il bottino che essi agognavano si sarebbe trovata in maggior abbondanza » . (&:>) Tn questa ostinata e ben combattuta battaglia , nella quale le truppe inglesi furono non poco sorprese dell'audacia dei loro avve~sari, (81 ) le perdite britanniche furono pesanti: circa 600 tra morti e feriti , cioè circa il 33% dei partecipanti. Le perdite americane furono leggere: 65 morti, 218 feriti e 33 dispersi , meno del 10% del totale in campo. Malgrado queste perdite paralizzanti, la prima intenzione di Burgoyne fu di rinnovare l'attacco il 20 settembre. Rendendosi però conto che era impossibile, decise di rimandarlo al giorno seguente. Nel frattempo Gates, ora profondamente geloso di Arnold, lo destituì dal comando dopo un colloquio tempestoso. Poi, invece di attaccare il 20 settembre, come avrebbe dovuto fare , si accontentò di far fare tiri di

(") " Joumal "di Lamb. pagg. 159-160. (78) Fortescue, Vol. 111, pag. 233. ("') • Schuyler • di Lossing, Vol. Il , pag. 348. (IO) Trevelyan , parte 111 , pagg. 181-182. (3') Vedi • The Annual Rcgister "· 1777. pag. 165.


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imboscata e di spingere degli avamposti sulla riva sinistra dell'Hudson. Intanto Stark riapparve e prese Fort Edward. Il 21 settembre due fattori inattesi indussero Burgoyne a posporre nuovamente la st.a avanzata. Il primo fu una lettera del generale Clinton e il secondo la notizia che il 18 settembre il generale Lincoln aveva sorpreso e occupato la Sugar Hill a Ticonderoga e aveva catturato gran parte della flotta di rifornimento di Burgoyne sul lago Champlain. Ciò significava che le comunicazioni di Burgoyne erano definitivamente tagliate. La lettera di Clinton, datata 12 settembre, era cifrata. (82) Essa informava Burgoyne che era intenzione di Clinton attaccare Fort Montgomery (vicino a Peekskill , sulle strcttorie del basso Hudson) entro circa IO giorni. Burgoyne rispose subito, descrivendo la situazione, c chiese a Clinton di accelerare la sua avanzata. Questa risposta venne nascosta in una pallottola d'argento, ma sfortunatamente il messaggero venne catturato e ucciso . (83 ) Quando Howe salpò verso il Delaware, Clinton era troppo debole per far qualcosa contro il suo vago accenno a procedere verso nord. Le sue condizioni non migliorarono fino al 24 settembre, quando 3000 uomini arrivarono in rinforzo dall'Inghilterra e portarono la sua forza totale a circa 7000 unità. Egli partì subito con 3000 e il 5 ottobre, giunto presso Peekskill, ricevette un messaggio da Burgoyne che lo informava che le sue scorte sarebbero durate fino al 29 ottobre. « Egli chiedeva ordini di attaccare o di ritirarsi . E desiderava una risposta positiva sulla possibilità di Clinton di raggiungere Albany ... Se non avesse ricevuto risposta entro il 12 ottobre, si sarebbe ritirato ». (84) II 5 ottobre Clinton prese i forti Clinton e Montgomery, si aprl la strada attraverso le barriere di tronchi galleggianti e inviò a Burgoync il seguente messaggio: « Nous y voici, e non c'è nulla tra noi e Gates ... Vi auguro di cuore il successo ». ( 85) La sua avanzata fece decidere Burgoync ad attaccare. Il 3 ottobre le razioni erano state ridotte e, poiché il foraggio carseggiava, diventava assolutamente indi pcn abile muoversi. ln aggiunta a ciò. le azioni dei tiratori scelti e le imbo cate dei fucilieri avversari erano diventate intollerabili. Il 4 ottobre Burgoyne riunì un consiglio di guerra e il giorno seguente lo convocò ancora. Allora sia Riedesel sia Fraser proposero una ritirata

("') « A State of the Expedition • appendice. pag. XLIX. Trcvclyan (pag. 184) afferma che questa lettera suonava così: ~ Voi conoscete le mie povere condi:roni, ma se con 2000 uomini - che è tutto quanto posso distogliere da quc~ta importante posizione (New York) - io po>SO fare alcunché per facilitare le vostre operaztom. farò un attacco su fort Montgomery, se voi mi farete conoscere i vostri desideri "· ("') « Joumal • di Lamb. pag. 162. (SA) " The Turning·Point of the Revolution " di Hoffman Nickerson. pagg. 344-345. (.,) rbid .. pag. 352.


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Fig. 17: Battaglia di Benningcon, 1777

immediata, mentre Phillips si astenne dall 'esprimere il suo parere. Burgoyne insisteva per una avanzata perché, come disse, se si fosse alleggerita la pressione su Gates, questi sarebbe stato in condizione di portare 14.000 uomini in rinforzo a Washington , e ciò i sarebbe facilmente tradotto nella disfatta di Howe. Propose perciò di lasciare 800 uorruni nel campo e con altri 4000 di tentare ancora di aggirare il fianco sinistro del nerruco. Poiché i suoi ufficiali erano contrari a questo piano, Io sostituì con una ricognizione in forze con 1500 uomini, allo scopo di individuare il miglior luogo per attaccare. Se non se ne fosse trovato alcuno, si sarebbe allora attuata la ritirata , 1'1 l ottobre. Questo piano era assolutamente infelice, perché il nemico non soltanto era fortemente trincerato, ma assommava ora a quasi 20.000 uomini. Era il colpo alla cieca del giocatore d 'azzardo. Così avvenne che , tra le 10 e le 11 del mattino del 7 ottobre, Burgoyne uscisse dal suo campo trincerato accompagnato da Fraser, Pbillips, Riedesel e Balcarres con la Fanteria Leggera sulla destra, il 24° reggimento e alcuni deboli battaglioni tedeschi al centro e, sulla sinistra, i granatieri di Acland. Quando gli venne riferito che Burgoyne stava avvicinandosi, Gates ordinò a Morgan di aggirare la destra avversaria con 1500 uomini, mentre Poor con altri 1000 attaccava la sinistra e Learned, con 2000, il centro. Ebbe luogo uno scontro infuocato nel quale Morgan respinse la Fanteria Leggera britannica di Balcarres e Poor inflisse un pesante pedaggio ai Granatieri di Acland. Burgoyne ordinò allora la ritirata. Nel frattempo Arnold , ora senza incarico di comando e totalmente ignorato da Gates, si arrovellava dietro le fortificazioni sull'altura Bemis. E poiché il rombo della battaglia diventava sempre più possente, non poté


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trattenersi più a lungo. Si volse verso il suo aiutante di campo ed esclamò: « Nessuno mi terrà nella mia tenda oggi . Se non ho un comando , combat-

terò con la truppa: ma i soldati. Dio li benedica , seguiranno la mia guida . Andiamo- gridò - vittoria o morte! ». (86) Balzò in sella e galoppò verso la battaglia. Incappò nella brigata dj Learned, la fece accelerare e la guidò contro i tedeschi, che soste nnero il suo furioso attacco. Poi gal oppò sulla sinistra degli americani e guidò avanti i fucilieri di Morgan contro Balcarres i cui uomini, quando Fraser fu mortalmente ferito da un tiratore scelto, si ritirarono sulle loro fortificazioni presso la fattoria Freeman, ove Arnold tentò di attaccarli. Poi galoppò verso la destra inglese, esposto al fuoco incrociato degli eserciti contrapposti; incontrò ancora la brigata di Learned e la condusse avanti. Ricacciò indietro il centro del nemico e cavalcò direttamente verso un ridotto sulla sua destra, che era tenuto dal colonnello Breyman, lo attaccò e lo prese. Durante questa azione , il suo cavallo fu ucciso ed egli venne gravemente ferito a una gamba. Con la sua caduta e col sopraggiungere della notte , la battaglia terminò. La cosa più stupefacente è che, benché gli inglesi fossero inferiori in numero per tre a uno, la battaglia fosse durata cinque ore. Di questo, Anburey scrive « Perché possiate farvi qualche idea dell'ostinazione con cui il nemico assaltò le linee , dall' inizio ... fino a quando venne respinto, vi fu una striscia di fuoco continua lungo le linee , e in questo attacco noi fummo pienamente convinti di quale essenziale servizio svolgesse la nostra artiglieria » . ( 87 ) Furono indubbiamente i cannonieri britannici che salvarono Burgoyne dalla totale distruzione e fu indubbiamente Arnold, con la sua frenetica azione di comando, a salvare Gates nelle due battaglie della fattoria Freeman . Durante la seconda , Gates non fece niente o meglio sedette, discutendo sui meriti della rivoluzione americana con un ufficiale britannico ferito, sir Francis Clarke. « Perdendo la calma nella discussione. Gates chiamò il suo aiutante - Wilkinson - fuori dalla stanza c gli chiese:- Avete mai sentito un così impudente figlio di p ... ? - e ciò sembra sia stato tutto il contributo che il comandante supremo portò alla vittoria conclusiva di Saratoga ». ( 88) « È un fatto curioso - scrive uno storico americano - che il capo, in

("") Citato da • Amold • dt Amold. pag. 198. (''') Anburey, Vol. l , pag. 319. ("") • The Amencan Revolulton • di John Fiske (1891). Vol. l. pag. 333. Sparks scrive :« Gates non era sul campo, né lasciò il ~uo aocampamenlo durante alcuna delle due banaglie delle ahu re Bemjs,. (« Life of Arnold " · pag. 119).


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una delle più animate ed importanti battaglie della rivoluzione, fosse un ufficiale che in realtà non aveva alcun incarico di comando nell'esercito ». (89) Le perdite nella battaglia non sono esattamente note. Secondo Winsor gli americani ebbero 50 morti e 150 feriti: i britannici 176 morti, 250 feriti c 200 prigionieri. Tra i prigionieri vi fu Acland, malamente ferito, mentre fra i morti vi furono il coraggioso Fraser, che morì per le conseguenze della ferita , e il colonnello Breyman, che fu colpito a morte da una fucilata mentre difendeva il suo ridotto. Burgoyne sapeva che la partita era chiusa e che soltanto un miracolo lo avrebbe potuto salvare. Quando sorse l'alba deU'8 ottobre e si accorse che durante la notte il nemico si era trincerato sull'altura ad est deli' Hudson , non gli rimase altra possibilità se non la ritirata. Subito dopo il tramonto l'esercito sconfitto si avviò e lentamente mosse verso nord sul terreno intriso d'acqua, impedito dai suoi bagagli, snodandosi verso monte come un serpente nell'oscurità. Tuttavia. il morale degli uomini era più alto che mai. Il sergente Lamb dice: « Gli uomini erano pronti e desiderosi di affrontare ogni pericolo, essendo guidati da ufficiali che essi amavano e rispettavano e che dividevano con loro ogni fatica e disagio ». (90) Per peggiorare la situazione, pioveva a dirotto. (91 ) La ritirata divenne così estenuante che alle 5 del mattino del 9 ottobre Burgoyne ordinò un alt e fece riposare i suoi uomini per 11 ore. Ciò diede anche « tempo ai battelli carichl di provviste ... di farsi sotto ». ( 92 ) Alle 10 di sera l'esercito raggiunse la fattoria Schuyler e il mattino successivo attraversò il Fishkill. Benché Gates avesse adesso sotto il suo comando 1698 ufficiali c 18624 uomini , di cui 14914 impiegabili , (93) non tentò di inseguire e, come rileva Elijah Fisher, « diede al nemico tre giorni per andarsene per conto suo ». ( 94) Vero è che era a corto di rifornimenti, e che la vittoria di Arnold aveva disorganizzato i suoi poco disciplinati uomini. Alfine si avviò e, nel pomeriggio del 10 ottobre, incappò nella retroguardia britannica. Subito

(89) • Lifc and Trea>on of Benedict Arnold,. di Jared Sparks (1835) pag. 118. ("") « Journal »di Lamb. pag. 166. Anburey (pag. 413) appro,•a anch'egli Burgoync.

(91 ) Anburcy non concorda del tutto. Egli scrh•c: • L'mccssante pioggia durante la nostra ritirata fu una circo~tanza piuttosto favorevole po1ché. malgrado ostacolasse la marc1a dell'esercuo c ne accre'cesse le difficoltà, servì nello stesso tempo a ritardare e in grande mi~ur<t ad impedire l'inseguimento da parte del nemico ... L'intensa pioggia offriva un 'altra consolazione ... che, in caso il nemico ci anaccasse. il destino dcUa giornata si sarebbe deci~o soltanto con la baionetta " (pag. 401) . Vedi anche il • Jouroal "del tenente Digby, pag. 302. 12 (' ) "A State or the E~pedition, etc." pag. 126. ( 93) Jbid . . appendice CIV , Probabilmente sono cifre esagerate. (.. ) .. Journal" di risher. pag. 6.


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Fig. 18: Seconda Battaglia di Freemanù farm , 1777 (fattoria di Freeman)

Burgoyne si preparò ad attaccarlo e schierò i suoi uomini sul terreno in salita che sovrastava il torrente Fi hkill. Ma il 12 ottobre, trovandosi circondato da tre lati , Burgoyne convocò un consiglio di guerra che decise di abbandonare tutti i mezzi di trasporto e le armi, di caricare ogni soldato con le razioni di sei giorni e di ritirarsi quella notte stessa. Era troppo tardi. Mentre il consiglio discuteva, la trappola si chiuse c la ritirata divenne impossibile. Per decisione di un altro consiglio di guerra, il 13 ottobre venne mandata a Gates una bandiera di tregua. La ri~posta che ricevette fu:


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« Resa incondizionata ». Burgoyne respinse immediatamente l'intimazione e rispose pretendendo che le sue truppe potessero uscire dall'accampamento con l'onore delle armi (95) Gates acconsentì, probabilmente perché Clinton stava ora muovendo verso le sue spalle, ed egli voleva essere libero di affrontarlo. Inoltre, fu concordato: « Dovrà essere garantito all'esercito del tenente generale Burgoyne un passaggio libero per la Gran Bretagna, a condizione che non presti ancora servizio in Nord America durante il presente conflitto ... » . (96) Questa fu la clausola essenziale della Convenzione di Saratoga, firmata il 16 ottobre. Conclusa la trattativa, Burgoyne chiese un colloquio con Gates. Questi lo ricevette cortesemente e si comportò nel modo più cavalleresco, e altrettanto fece il generale Schuyler. (97) Con notevole delicatezza, Gates confinò le sue truppe nei loro accampamenti (98 ) quando il17 ottobre i 3500 di Burgoyne marciarono verso il punto convenuto per ammucchiare le loro armi. (99) Comunque i termini della convenzione non vennero rispettati in modo onorevole, poiché il Congresso li sconfessò. Questo gesto fu così vergognoso, che lasceremo ad uno scrittore americano il compito di commentarlo. La condotta del Congresso, scrive John Fiske , « può essere giustificata soltanto con le stesse ragioni con cui si potrebbe giustificare chi fa fuoco contro una bandiera bianca » . (100) Le truppe non vennero mai restituite alla terra natale. ( 101)

(95) Per i panicolari vedi " Burgoyne's Orderly Book'', pag. 132-151. ( 96) lbid. , pag. 145. Il punto di vista di Washington su questo argomento era che. bencbè si dovesse accettare il libero passaggio, siccome era stato scritto cbe l'esercito di Burgoyne doveva essere imbarcato a Boston, per nessuna ragione si doveva cambiare pono. Il motivo era che, poichè Boston sarebbe stata chiusa dal ghiaccio , l'imbarco sarebbe stato ritardatO fino alla seguente primavera e si sarebbe così impedito al governo inglese di sostiruire subito delle guanigioni in patria con le truppe che rientravano , per ioviarle in America ("George Wasbington" di Freeman, Vol . IV , pagg. 556-555). (9') Vedi "Life of Joseph Brant", pag, 276 e XLVIII-XLIX. Madame de Riedesel dice: « Comun· que l'accoglienza che ri.cevemmo dal generale Schuyler, sua moglie e sua figlia, non fu un'accoglienza da nemici ma da amici intimi». Vedi anche" Journal "di Digby, pagg. 242 e 321. ('") Stedman (Vol. l, pag. 352), scrive: « La condotta del generale Gates in questo malinconico even.to fu particolarmente umana e generosa. Si dice che, quando le truppe britanniche ammucchiarono le loro armi , egli non abbia permesso che i suoi uomini fossero testimoni del triste spettacolo». (09) Digby ( • Journal », pag. 317), indica il 1• ottobre come« un giorno famoso negli annali d'America " · Egli fornisce una fona di Gates, per quel giorno , di 22348 e per Burgoyne di 5581 (pagg. 354355). ( 100) « The American Revolution • di Fiske ( 1891), Vol. l , pag. 342. ( 101) Un passo interessante dice che il Congresso« ... non avrebbe ritrattato il suo ordine che tutti i lealisti volontariamente arruolati con gli inglesi, che fossero stati catturati in armi, venissero subito imprigionati e poi rimandati negli Stati, per essere puniti in accordo con la risoluzione del 30 dicembre 1777" ("George Washingtoo .. di Frecman. Vol. rv, pag. 623).


LA RIVOLTA DELLE COLONIE AMERICANE

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Quando si riesamina questa decisiva campagna, una delle più fatali della storia britannica, è evidente che, benché come generale Burgoyne non sia un nome di spicco, poche spedizioni britanniche oltremare sono state comandate da un uomo più abile di lui. Nel riepilogare la sua avventura, Fortescue dice: « Non si registra un più onorevole tentativo, compiuto da ufficiali e soldati britannici , di ottenere l'impossibile ». E « se non fosse stato per Arnold, avrebbe potuto aprirsi la strada verso AJbany » . (1 02} Durante questi travagliati mesi -da gjugno a ottobre del 1777- la lealtà di Burgoyne ai suoi uomini fu assoluta e fu pari soltanto alla loro lealtà nei suoi confronti. D opo che la convenzione era stata firmata , Lamb poteva ancora scrivere: « Egli possedeva la fiducia e l'affetto del suo esercito nella maniera più straordinaria, al punto che nessuna perdita o sfortuna poteva scuotere l'una, né alcuna difficoltà o afflizione l'altro ... Non si levò una voce, in tutto l'esercito, per rimproverare , criticare o biasimare il loro Generale ... ». (103) Assai diverso fu l'atteggiamento dei politici in Inghilterra, che lo coprirono di insulti. Germaine, che più di ogni altro era responsabile del disastro, rimase in carica. (1 04} La reputazione di Burgoyne fu a lfine riabilitata; tuttavia quando morì, il4 agosto del1792, e fu seplto nel chiostro dell'Abazia di Westminster, solo una carrozza seguì la sua salma e da allora a tutt'oggi nessuna pietra segna il punto in cui i suoi resti sono sotterrati . Dalla sua sconfitta derivarono conseguenze più importanti della sua persecuzione, poiché la resa di Saratoga fu lo sfondamento della diga. Con la perdita di Ticonderoga e delle Highlands, tutto quel che i britannici avevano ottenuto, quale risultato di un anno di strenui combattimenti, era l'occupazione di Filadelfia, una città priva di interesse militare o politico, mentre Gates era ormai libero di rinforzare Washington. Ancora più importante, la Francia venne in aiuto dell'America, e presto trascinò nella guerra la Spagna e l'Olanda. li 1° novembre, una veloce nave lasciò Boston e dopo 30 giorni calò le ancore di fronte a Nantes. Il 4 dicembre, Franklin seppe della resa di Burgoyne e il giorno seguente la notizia scosse Parigi fino alle sue fondamenta politiche. Il 6 di-

('"') Fonescue. Vol. Il . pagg. 241·242. (IOJ) "Jou rna!" di Lamb, pag. 183. ("") Walpole registra nel suo "Joumal of the Reign of Gcorge III from 1771 to 1783'' ( 1859), Vol. Il , pag. 160, che« Lord George Germainc sosteneva che il generale Howe aveva scombinato t uni suoi progetti andando nel Maryland invece di anendere per raggiungere Burgoyne »: ciò nondimeno egli fece tutto quanto era in suo potere impedidre che venisse resa giustizia a Burgoyne. (Vedi "A State of the EKpe!!ition, etc.", pagg. IJ 6-118) .


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cembre Luigi XVI approvò un'alleanza con gli Stati Uniti, ed entro il 17 dicembre era cosa risaputa che la Francia avrebbe sostenuto l'insurrezione. 116 febbraio del1778 venne firmato un trattato con gli Stati Uniti e 1'11 marzo la Gran Bretagna e la Francia erano in guerra. Così, a Saratoga, la spada di D amocle non si abbatté soltanto sulla Gran Bretagna bensì , con il divampare della Rivoluzione Americana, sulla maggiore parte del mondo occidentale.


CAPITOLO X

Il progresso della ribellione, 1778-1781

l . Quadro storico Alla fine della campagna di Howe, nel1777, Washington ritirò il suo esercito a Valley Forge , ove trascorse un terribile inverno. Là fu raggiunto dal barone von Steuben, che nella Guerra dei Sette Anni aveva prestato servizio nello stato maggiore personale di Federico il Grande. Siccome era un amministratore eccezionalmente abile, Washington lo nominò proprio ispettore generale e in tale veste egli si mise immediatamente al lavoro per organizzare, disciplinare e addestrare le varie branche dell'esercito. Nel frattempo, in Inghilterra, gli eventi si succedevano rapidamente. Anzitutto, in risposta all'alkanza franco-americana, il governo britannico offrì alle colonie ribelli tutto ciò che avevano chiesto, eccetto l'indipendenza. Poi venne inviata a Filadelfia una commissione di pace, diretta dal conte di Carlisle. Visto pe rò che non ne sortivano che ridicoli risultati, ai primi di giugno del 1778 sir William Howe venne o tituito da sir Henry CLinton. che subito evacuò Filadelfia. Immediatamente Washington levò il campo di Yalley Forge e marciò contro il uo avversario. Il 27 giugno a Monmouth Court House avvenne il contatto tra i due eserciti e il giorno seguente si combatté uno scontro non decisivo, in una calura così intensa che molti uomini morirono per insolazione. Quando l'ultimo assalto britannico fallì, Clinton si ritirò a Sandy H ook c da lì trasportò il suo esercito per mare a Ne w York. Mentre si verificavano questi avvenimenti, l'ammiraglio conte d'Estaing, con 12 navi di linea e 5 fregate che trasportavano 4000 soldati fran- . cesi , salpò a Tolone e 1'8 luglio arrivò di fronte al Delaware. Quattro giorni più tardi venne affrontato dall'ammiraglio lord Howe che, benchè la sua flotta fosse inferiore a quella del nemico, fece subito manovra per la battaglia. Una tempesta disperse però le due flotte e H owe fu costretto a ritirarsi a New York per riordinarsi, mentre d'Estaing dovette entrare a


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Newport , e vi rimase fino al4 novembre, quando salpò per la Martinica. Nel frattempo Washington accantonò il suo esercito in un semicerchio di 40 miglia di raggio attorno a New York . Ritornò in scena Germaine che, messo in condizioni di non poter agire nel nord a causa della capitolazione di Burgoyne, decise di rivolgere la sua attenzione a sud, senza abbandonare I'Hudson. Per prima cosa propose di conquistare la Florida e la Georgia, poi le Caroline e infine la Virginia, ritenendo che dopo ciò l'isolamento avrebbe portato gli stati del nord al collasso per esaurimento. Era convinto che nella Carolina del Nord molti degli abitanti sarebbero accorsi sotto la bandiera del re e che, se contemporaneamente si fosse fatta un'azione diversiva in Virgina e nel Maryland , « non sarebbe troppo ottimistico prevedere che tutta l'America a sud del Susquehanna possa ritornare all'obbedienza ». Questa proposta (che, come vedremo era destinata a portare alla più grande catastrofe della guerra) venne inviata a Clinton 1'8 marzo. Questi accolse subito l'idea di Germaine e in giugno ricevette ordine da lui di inviare 5000 uomini a St. Lucia e altri 3000 in Georgia e Aorida. U 27 novembre ne mandò a sud altri 3500, al comando del tenente colonnello Archibald Campbell, che arrivarono sani e salvi all'isola Tybee alla foce del fiume Savannah - il 23 dicembre. La nuova campagna si aprì con uno smagliante successo: Savannah venne presa il 29 dicembre e in sei settimane la conquista della Georgia fu completata . Ne l frattempo , il 19 dicembre era arrivato a Charleston il generale Lincoln . Per nulla disposto a cedere la Carolina del Sud, nel febbraio del1779 questi assunse l'offensiva, ma il 3 marzo venne sconfitto dal generale Prevost a Briar Creek. ()uesta vittoria distrusse ogni possibilità di un recupero della Georgia da parte degli americani. Prevost avanzò su Charlc ton e apparve di fronte ad essa il 5 maggio. Mentre Lincoln si apprestava a soccorrerla, l'intenso caldo interruppe le operazione fino a settembre. li 4 settembre d'Estaing ritornò dalle Indie Occidentali con 600 soldati francesi e il 13 settembre intimò la resa di Savannah. Poichè gli venne rifiutata, pose l'a sedia alla città. n 9 ottobre, un tentativo di assaltarla venne respinto con la perdita di 837 ufficiali e soldati, tra morti e feriti , il sestuplo delle perdite inglesi. Undici giorni più tardi , tolse l'assedio e salpò per la Francia. Intanto Clinton, visto impossibile indurre Wa hington allo scontro a sud delle H ighlands, e saputo del fallimento di d'Estaing, decise di lasciare il generale Knyphausen al comando di New York e di procedere verso sud , portandosi lord Cornwallis quale vice comandante. fi 26 dicembre si avviò, con 8500 uomini caricati su 90 navi da trasporto, scortato dalla flotta di cinque navi di linea e nove fregate dell'ammiraglio Arbuthnot. Incontrò un tempo così brutto che una nave , che trasportava le truppe di Hesse, venne trascinata alla deriva at-


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traverso l'Atlantico e andò ad arenarsi sulle coste della Cornovaglia. Il resto della sua flotta arrivò all'isola Tybee il 30 gennaio del 1780. Clinton sbarcò sull'isola di John circa 30 miglia a sud di Charleston 1'11 febbraio, ma non iniziò l'assedio di Charleston- allora tenuta da Lincoln- fino al 29 marzo. 111 2 maggio la città capitolò: sette ufficiali generali, 290 altri ufficiali e 5159 tra soldati e graduati dovettero arrendersi. Questo fu il più grosso disastro subìto dagli americani durante tutta la guerra. Clinton considerava la Carolina del Sud completamente conquistata e, lasciato Corowallis al comando di 8500 uomini, ritornò a New York ai primi di giugno. Contemporaneamente il Congresso, quando seppe del disastro, nominò Gates- senza consultare Washington- al comando dell'esercito del sud. Assuntolo il lS luglio, questi iniziò una marcia di 120 miglia per impadronirsi della posizione britannica di Camden , allora tenuta dal lord Rawdon, il quale chiamò subito in suo aiuto Cornwallis. Quest'ultimo si affrettò da Charleston con circa 3000 uomini , 800 dei quali vennero messi fuori combattimento dal caldo intenso, e arrivò a Camden il 13 agosto per affrontare Gates, che era a capo di circa 3000 uomini. Il 16 agosto lo attaccò veementemente e lo mise in rotta, catturando tutta la sua artiglieria, i bagagli e i rifornimenti e quasi tutti i suoi moschetti e munizioni. Due giorni dopo questa vittoria il colonoeUo Tarletoo, che comandava la Legione Britannica, sorprese Sumter nel suo campo al Fishing Creek e, a prezzo della perdita di 6 morti e 9 feriti, uccise o ferì 150 avversari , prese 300 prigionieri e disperse il resto delle forze nemiche. Malgrado questi rovesci subiti dagli americanL la marea della sconfitta stava per cambiare direzione e il suo culmine fu segnalato da due avvenimenti: l' apparire di uno dei più grandi condottieri delle« piccole guerre)), c una perfetta, piccola vittoria conquistata dagli « uomini dei boschi » degli Allegani. Per sostituire Gates al comando dell'esercito meridionale, Washington scel e Nathaniel Greene , ed il suo vice comandante fu il barone von Steuben. Greene arrivò a Charlotte (Charlottetown) il 4 dicembre, per scoprire che il suo esercito era di soli 2307 uomini , dei quali 1482 erano impiegabili e soltanto 800 abbastanza ben equipaggiati per combattere. Intanto, tra la sconfitta di Gates e la nomina di Greene, Cornwallis era partito per Charlotte e Clinton gli aveva mandato il generale Leslie con 3000 uomini al Chesapeake, perchè passassero ai suoi ordini . Il secondo evento si verificò circa 30 miglia a ovest di Charlotte. D maggiore Ferguson, un abile e coraggioso ufficiale, con 1100 uomini- in maggioranza miliziani tory - vennero circondati alla King's Mountain da una pari forza di« uomini dei boschi »e annientati. Lo stesso Ferguson fu ucciso. La notizia di questa piccola ma decisiva vittoria infiammò gli insedia-


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menti dell'interno e fece entrare in campo le milizie della Carolina del Nord e della Virginia. Corwallis, trovandosi circondato da una popolazione ostile, si ritirò a Winosborough, 90 miglia a sud di Charlotte. Poichè questo movimento retrogrado rendeva impossibile la cooperazione con Leslie, questi e i suoi uomini fecero un giro via mare per raggiungerlo. Mentre ciò accadeva, Greene passò all'offensiva ma , siccome era impensabile dare battaglia , saggiamente si limitò a combattimenti di guerriglia. Così terminò il 1780. Il nuovo anno era appena iniziato quando, per sostenere Cornwallis , Clioton mandò Benedict Arnold (che era al servizio degli inglesi, poichè il suo tradimento era avvenuto nel settembre del 1780) al Chesapeake, con 1600 uomini. In risposta, Washington mandò Lafayette con una forza di poco inferiore ad affrontarlo. Quando Greene spezzettò il suo piccolo esercito in bande di guerriglieri Corwallis, invece di concentrare le sue forze, che ora superavano in tutto gli 11000 uomini, scelse una soluzione analoga e il 2 gennaio del 1781 inviò Tarle ton e la sua legione (1100 uomini), a cacciare Morgan , che allora agiva in prossimità della King's Mountain , il teatro della sconfitta di Ferguson . Il 17 gennaio i due si incontrarono a Cowpens, ove Morgan , grazie ad un'abile schieramento tattico e a prezzo di soli 12 morti e 60 feriti, quasi annientò il nemico: Tarleton ebbe 100 morti, 229 feriti e 600 prigionieri illesi. Morgan si ritirò poi al fiume Catawaba, Corwallis lo attraversò il 1° febbraio e poi, decidendo di abbandonare la Carolina del Nord, mosse verso nord-est su Hillsborough, per fare riposare le sue esauste truppe. Intanto Greene e Steuben, che avevano messo insieme un rispettabile piccolo esercito di 4500-5500 uomini, si misero in movimento per seguire le tracce di Cowallis. Il 2 marzo i due eserciti giunsero a contatto sul fiume Ha w, dove ebbe luogo una serie di manovre che il 15 marzo portarono alla battaglia di Guildford. Benchè gli americani fossero numericamente superiori - Greene aveva 4441 uomini attivi, mentre Cornwallis poteva immetterne nell'azione soltanto poco più della. metà- subito dopo l'inizio della battaglia i miliziani di Greene furono presi dal panico e disertarono il campo. Greene si trovò allora contrapposta una forza numericamente pari, ma molto più disciplinata. Non volendo rischiare la sconfitta, si ritirò al di là del fiume Ha w. Benché Greene avesse perso questa battaglia, in realtà vinse la campagna perché le perdite di Corwallis furono così gravi che dovette decidere di lasciare l'interno e di marciare verso la costa su Wilmigton (circa 200 miglia a sud est di Guildford). Rawdon, che allora si trovava a Camden , venne lasciato a far fronte a Greene il quale, poco dopo la sua sconfitta, si diresse verso la Carolina del Sud per riconquistarla. Queste due decisioni ci portano alle soglie della campagna di Yorktown.


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2. La battaglia del Chesapeake e l'assedio di Y orktown,

1781 Una volta stretta l'alleanza francoamericana, la guerra cessò di essere un'operazione interamente terrestre e divenne in gran parte un problema di potere marittimo. Questo cambiamento fu ulteriormente accentuato quando, il 12 aprile 1779, la Spagna si alleò con la Francia e due mesi dopo dichiarò guerra all 'Inghilterra. Da allora in poi , eccetto che in Nord America, l'Inghilterra fu costretta alla difensiva e obbligata a cedere l'iniziativa alla Spagna e alla Francia alle quali, nel dicembre del 1780, si affiancò l'Olanda. (l) La ragione di questo fu che , benchè nel 1776 la flotta inglese fosse adeguata per assolvere i suoi immediati compiti di ga rantire le rotte marittime dell'Atlantico, non lo era altrettanto per affrontare altre eventualità, la più probabile delle quali era che, una volta che l'Inghilterra fosse del tutto impegnata con le sue colonie americane , la Francia avrebbe colto l'oportunità di riprendersi ciò che aveva perduto nella Guerra dei Sette Anni. Questa posizione in olita per l' Inghilterra era dovuta al deterioramento della sua flotta a partire dal1771 , sotto l'ammini trazione corrotta ed inefficiente di lord Sandwich, Primo Lord detrAmmiragliato. Nonostante che sulla carta essa fosse ancora nel 1778 più numerosa di quella francese , era quest'ultima la pii:t efficiente. Essa includeva 63 navi di linea da 64 o più cannoni , con 67.000 marinai. Il problema era pertanto che, con l'entrata in guerra della Francia, la situazione strategica dell'Inghilterra veniva completamente cambiata. Perciò il suo governo si trovò a dover affrontare non soltanto la minaccia alle linee marittime , ma anche quella dell'invasione, che divenne ancor più incombente quando alla Francia si unirono la Spagna c l'Olanda. Fu un così brutto risveglio che nel novembre del1779 iJ parlamento tanziò una somma di 21.196.000 sterline per le forze armate ed elevò a 85.000 il numero dei marinai e dei fanti di marina da arruolare. (2)

(') I pericoli che nascevano da questa alleanza ant ibritannica vennero accresciuti nel I 780, quando Caterina Il di Russia formò una lega dei regni baltici. now come« La Ncu tmlit<\ Armata ». contro la Gran Bretagna. Benché il suo ~copo fosse quello di far rispett are il diritt o delle navi di potenze neutrali di portare beni appart enenti ai 'uddit i di uno stato belligerante. il principa le pericolo per l'Inghilterra \lava nella minaccia alle ~ue scorte di materiali navali - t specialmente di albe ri- che ora non poteva più procur arsi in America. L'interruzione del rifornimento dai paesi baltici avrebbe distrutto la potenza na,ale britannica e quindi c'era cen amcme la Francia. che se ne rendeva benissimo conto . dietro la politica di Caterina. (l) "Thc British Nav> in Advcr~ity: A Study of the War of America n lndepe ndence" del contram· miraglio W.M. James (1933) pag. 187.


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Fra tutti gli uomini che seguivano questi cambiamenti, Washington fu colui che vide più chiaramente che la sua causa sarebbe stata alla lunga sconfitta, a meno che non si potesse conquistare il dominio del mare, almeno per un breve periodo. Già dal 15 luglio 1780 egli aveva mandato al conte di Rochambeau, a mezzo di Lafayette, un « memorandum per concordare un piano d'operazioni con l'esercito francese » che in una parte recita: « In qualsiasi operazione e in qualsiasi circostanza, una superiorità navale decisiva deve essere considerata un principio fondamentale e la base sulla quale ogni speranza di successo deve, alla fine, dipendere ». (3) Ancora, sei mesi più tardi, quando inviò il tenente John Laurens in Francia, indirizzò una lunga lettera a Rochambeau, nella quale delineava la situazione del momento. Egli scriveva: « L'obiettivo più interessante , oltre a un prestito di denaro, è una superiorità navale su queste coste. Ciò ridurrà subito il nemico ad una disagevole difensiva e, eliminando ogni prospettiva cti ampliare le sue conquiste, ne abolirà i motivi per continuare la guerra. In verità non è concepibile che gli 'inglesi possano alimentare una grossa forza in questo paese, se noi avessimo in dominio dei mari e potessimo interrompere il regolare invio di rifornimenti dall'Europa ... Quanto a noi, ci sembra che questo sia uno dei due punti decisivi; e ci sembra anche che sia nell' interesse dei nostri alleati , a prescindere dagli immediati benefici per il nostro paese, trasferire la guerra navale in America » . (4) Per Washington il 1781 iniziò in maniera disastrosa: prima la Linea della Pennsylvania si ammutinò; (5) poi la Linea del Jersey ne seguì l'esempio; (6) infine, dal sud, il generale Greene riferì che il suo esercito era « letteralmento nudo » . (')Nonostante ciò, c'era un aspetto positivo: il comando inglese mancava di unitarietà poichè sir Henry Clinton , malgrado fosse il comandante supremo in America , era tenuto alla briglia da Germaine , che era 3000 miglia lontano. Inoltre, a causa della distanza e del tempo che occorreva per comunicare con lord.Cornwallis nel sud, il collegamento con quest' ultimo era debole. Oltre a ciò, benchè tutto dipendesse dal potere navale, Arbuthnot , che comandava la flotta britannica in acque americane, non era ai suoi ordini nè a quelli di Germaine. I130 aprile Clioton scrisse a Germaine rammaricandosene amaramente e aggiunse: « Poichè devo render noto a Vostra Signoria che non posso riporre alcuna fiducia nel vice ammiraglio Arbuthnot, il quale per età, carattere e incoe-

(l) "The Writings of George Washington"' di Ford (1889-1893) Vol. Vlll. pag. 345. (') lbid. Vol. IX, pagg. 106-107. Per altri simili rilievi vedi le lettere a Jeffersoo , dell'8 giugno; a Rochambeau , del 13 giugno, e a Lafayette del 15 novembre, nel Vol. IX, pagg. 274. 280 , 405. ($) lbid. Vol. IX , pag. 91. (6) lbid . Vol. IX, pag. 117. (7) Ibid. Vol. IX. pag. 93.


Il PROGRESSO DELLA RIBELUONE. 1778-1781

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renza di condotta è veramente così poco affidabile ... ». (8) Intanto Germaine, che era convinto che le Caroline fossero state conquistate e che l'esercito di Greene non fosse niente più di una banda, il 7 marzo aveva scritto per dire:« Non dubito che trarrete vantaggio della sua (di Washington) debolezza e della vostra grande superiorità per inviare una consistente forza al Capo del Chcsapeake, non appena la stagione consentirà di condurre operazioni in quella zona .... » . ( 9 ) Il suo obiettivo, ora che riteneva che le Caroline fossero cadute, era quello di portare la guerra in Virginia. Questa era anche l'idea di Cornwallis, che il18 aprile aveva scritto a Germaine nello stesso tono, dicendo: « Mi prendo la libertà di farvi sapere che secondo la mia opinione un serio tentativo contro la Virginia sarebbe il miglior piano, perchè non soltanto ci si può attendere il successo da operazioni colà condotte, con importanti conseguenze locali, ma si tenderebbe a garantire la sicurezza della Carolina del Sud e, da ultimo, a sottomettere quella del Nord. ». ( 10) Clinton adottò invece un punto di vista diametralmente opposto, e il 13 aprile scrisse a Cornwallis: « Probabilmente non verrò a Chesapeake se non come visitatore, a meno che Washington non muova in quella direzione con grandi forze». (1 1) Dieci giorni dopo, scrisse a Germaine: « tuttavia a questo punto devo chiedere licenza, Milord , di osservare che non posso essere d'accordo con l'opinione espressami da lord Cornwallis nella sua ultima lettera, secondo cui il Chesapeake dovrebbe diventare zona di combattimento , perfino (se necessario) a costo di abbandonare New York ; poiché io debbo sempre attribuire a questa località la massima importanza , visto che è così necessaria per tenere il Canadà e gli indiani del nord, con i quali è così materialmente collegata». ( 12) Questa lettera si incrociò con una scrittagli da Gcrmaine il 5 maggio, nella quale questi, dopo aver citato « la grande importanza del possesso della Virginia » scriveva: « Poichè le vostre idee sull'importanza di recuperare quella provincia (la Virginia) appaiono così diverse dalle mie, ho pensato opportuno chiedere il consiglio di altri servitori di Sua Maestà su questo argomento e la loro opinione, del tutto concordante con la mia, è stata sottoposta al Re. Così ho ricevuto l'ordine da Sua Maestà di rendervi noto che il recupero delle

( 0) '·Tbe Campaign in Virginia 1781, Clinton Comwallis Controvcrsy" di Benjamin Franklin Stevem (1888) Vol. l . pag. 448. Lo stesso giorno scrisse al generale Phillips che, se la noti~ia che Ar· buthnot doveva essere richiamato si fosse rivelata falsa " io probabilmen1e mi ritirerò e lo lascerò sotto la dire~ione di Lord Cornwalli> • (Vol. l . pag. 452). ( 9) lbid .. Vol. l , pag. 334. ('") Ibid .. Vol. l , pagg. 417-418. ( 11 ) lbid ., Vol. l , pag. 406. ( 'l) 1bid .. Vol. l , pag. 459.


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Provincie meridionali e la prosecuzione della guerra, spingendo le nostre conquiste da sud verso nord, è da considerarsi il primo e principale obiettivo per l'impiego di tutte le forze sotto il vostro comando che possan essere distolte dalla difesa dei luoghi in possesso di Sua Maestà, finchè non sia compiuta ... la sottomissione delle Provincie meridionali. Bisogna infliggere il colpo mortale alla ribellione malgrado ogni assistenza i francesi siano in grado di fornirle e, al momento opportuno, ne dovrebbe seguire presto una pace generale così il nostro Paese verrebbe liberato dalla più onerosa e costosa guerra in cui sia mai stato coinvolto ». (! 3) Mentre Cornwallis marciava verso Wilmingtoo Clinton ebbe diversi colloqui con il maggior generale William Phillips, che abbiamo incontrato per la prima volta sotto il comando di Burgoyne. Tali conversazioni, che erano destinate ad avere un'importante influenza sulla campagna, si riferivano «a una stazione per la protezione delle navi del re». Clinton suggerì a Cornwallis che non c'era alcun posto« adatto quanto York Town », che egli riteneva potesse essere tenuta da« un migliaio di uomini »e menzionò anche Old Point Comfort, alla foce del fiume James. ( 14) Finalmente decise di inviare Phillips a sud per rafforzare Amold. Di conseguenza Philips e 2600 uomini partirono il 10 marzo e arrivarono sul Chesapeake 16 giorni più tardi. (1 5) Nel frattempo Washington, che fin dal6 febbraio aveva preso in considerazione l'eventualità che Clinton potesse stabilire un insediamento in Virgiania , aveva deciso di mandare Lafayette e 1200 uomini « Verso la Testa del diurne Elk »per operare contro Arnold la cui cattura, pemsava, « sarebbe un evento particolarmente gradito >> e di « immensa importanza ». (!6) Poi, avendo saputo dell'arrivo di Cornwallis a Wilmington , Clinton scrisse a Phillips il 26 aprile per sottolineare che questa mossa inattesa aveva notevolmente cambiato la situazione e che « tutte le operazioni verso nord dovranno probabilmente lasciare la precedenza » a quella di Cornwallis. Disse inoltre che, prima di aver notizia della mossa di Corwallis, egli aveva sperato « che vostra Signoria sarebbe stato in condizioni di distogliere una considerevole parte del suo esercito dalla Carolina per le operazioni a Chesapeake ». Informò anche Phillips di aver proposto di inviargli un altro distaccamento, allo scopo di rafforzarlo abbastanza perchè fosse in grado di cooperare con Comwallis in Carolina. Poi, improvvisa-

(Il) ''Tbe Campaign in Virginia 1781 , Clinton-Cornwallis Controversy" di Benjamin Franklin Stevens (1888) Vol. l , pagg. 465-469. ( ") tbid. Vol. 1, pagg. 431 -432 ('l) "The History of the origin, progrcss and Termination of the American War" di C. Stedman (1794) Vol. II , pag. 383. 16 ( ) "Ford", Vol. IX, pagg. 136. 141-143.


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mente, si dedicò a un'operazione completamente diversa« che, se condotta a termine con successo , sarebbe molto concretamente decisiva per le sue conseguenze » e che consisteva nel trasferire la guerra verso gli stati della Virginia, del Maryland e della Pensylvania, per sottometterli. Egli scrisse: « Eccetto gli abitanti della Pensylvania su entrambi i lati del Susqueannah, quelli di York, di Lancaster, di Chester e della penisola tra Chesapeake e Delaware mi sono sembrati a noi favorevoli. Io penso che questo esperimento debba essere tentato ora, in quella zona e nei dintorni »- (17) Nel frattempo Cornwallis, allora accampato presso Wilmington , inoltrò un suggerimento simile, scrivendo il 10 aprile a Clinton « Sono molto ansioso di ricevere gli ordini di Vostra Eccellenza , essendo a tutt'oggi completamente all'oscuro riguardo alle progettate operazioni estive. Non posso fare a meno di esprimere i miei voti che il Chesapeake possa divenire teatro della guerra, anche perfino (se necessario) a costo di abbandonare New York: finchè la Virginia non sarà in qualche modo sottomessa, la nostra tenuta delle Caroline resterà difficile, se non precaria ». (18) Egli comunicò questa idea il18 aprile , come abbiamo visto, a Germaine, con il quale aveva corrispondenza diretta. Poi il 23 aprile , in una lettera a Cl inton, accennò ad« un congiungimento col generale Phillips >>e il giorno seguente lo informò che intendeva raggiungerlo, inviandogli nello stesso tempo la copia di una lettera che aveva scritto a Philips nella quale diceva: « Mandatemi ogni possibile informazione, mediante il cifrario che vi allego, e fate ogni mossa sia in vostro potere per facil itare il nostro incontro, che deve avvenire da qualche parte vicino a Petersburg, in tutta sicurezza per il vostro esercito ». ( 19) Siccome sarebbero state necessarie settimane per ricevere una risposta da Clinton e siccome ormai aveva deciso, Cornwallis iniziò una marcia di 223 miglia per raggiungere Phillips e Arnold. Arrivò a Petersburg il 20 maggio, per apprendere che Phillips era morto di febbre il 13 precedente. Sempre a Petersburg, il 24 maggio ricevette una copia delle « Conversazioni » che Clinton aveva avuto con Phillips e anche la lettera a lui indirizzata il26 aprile, oltre alle istruzioni inviategli il 10 marzo , con le quali Phillips veniva incaricato di occupare York Town oppure Old Point Comfort, se fosse stato in condizioni di farlo senza rischio. (20) Nel frattempo Clioton, che non sapeva nulla della marcia di Cornwallis verso nord, aveva

('') « Clinton-Cornwallis » Vol. l , pagg. 437-439.

('8) Ibid. Vol l, pagg. 398-399. ( 19) lbid. Vol. I, pagg. 425, 426 e 429. (20) "An Answer to that Part of the Narrative of Lieutenaot-Gen.eral Sir Henry Clinton, K.B. eec." del conte Cornwallis (1783) pagg. 63 , 175, 176.


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scritto il 20 maggio a Germaine: « Ma se lord Cornwallis dovesse persistere nella sua intenzione di congiungersi col maggior generale Phillips .... io avrei qualche preoccupazione per l'intera Carolina del Sud , eccetto Charlestown, e perfino per la Georgia ... ». (2 1) Egli scrisse ancora il22 maggio, per esprimere la sua convinzione che una simile mossa si sarebbe« conclusa con le peggiori conseguenze per i nostri possedimenti meridionali , nelle loro attuali condizioni ». (22 ) Poi, quando ebbe ricevuto la lettera di Cornwallis del 24 aprile, il29 maggio Clinton replicò: « Io non posso perciò nascondere alJa Signoria Vostra i timori che provo ... che voi stiate probabilmente tentando di effettuare un ricongiungimento con il maggior generale Phillips ... Ho paura delle conseguenze che possono scaturire daiJa mossa di Vostra Signoria, a meno che non arrivino presto rinforzi nella Carolina del Sud .. . »e aggiunse« Ho richiesto nei termini più urgenti l'attenzione dell'ammiraglio (Arbuthnot) per il Chesapeake, dicendogli ripetutamente che se il nemico se ne dovesse impadronire, anche solo per 48 ore, le operazioni di Vostra Signoria in quell'area potrebbero essere esposte al più imminente pericolo ». (23) Quando si esamina questa corrispondenza occorre tenere in mente che, tra la spedizione e la ricezione, trascorrevano spesso non giorni ma settimane. Pertanto, il più delle volte, questo accavallarsi di tempi nelle lettere confuse le operazioni che si intendeva agevolare. La verità è che in questa guerra non ci fu un comandante supremo che dirigesse le operazioni.

Cornwallis era sotto ogni aspetto il comandante di se stesso, per ciò doveva decidere per proprio conto: però, come vedremo, non riuscì a comprenderlo a fondo. Entrando a Petersburg, Cornwallis si trovò a capo di 7000 uomini , con Lafayette e altri 1200 che lo tenevano d'occhio da Richmond. Quest'ultimo aveva ricevuto ordine dal generale Greene di prendere il comando di tutte le truppe in Virginia, (24) siccome però erano davvero poche, tutto quel che poteva fare - come lo stesso Lafayette dice - era « condurre schermaglie »e« non farsi coinvolgere troppo lontano ». (25) Perciò il 27 maggio evacuò Richmond e puntò su Fredericksburg, in modo da poter attirare Cornwallis verso nord e contemporaneamente aumentare la propria forza. Comwallis, che sapeva bene di non essere forte abbastanza

(") « Clinton-ComwaJJis •

Vol. l , pag. 475. (ll) Ibid . Vol. l, pag. 480. (") Ibid. Vol. I, pagg. 493, 494 e 947. (Z<) "Life of Generai Greene" di F. V. Greene (1893) Vol. III, pag. 556. 25 ( ) ··The Yorktown Campaign and tbe Surrender of Cornwallis 1781" di Henry P. Johnston (1881) pag. 37.


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da conquistare la Virginia, aveva scritto il giorno prima a Clinton per dire che, dopo aver sloggiato l'avversario e distrutto tutte le scorte nei dintorni di Richmond, intendeva muovere su Willjamsburg e, come scriveva, « tenersi svincolato da operazioni che potrebbero interferire con il vostro piano per la campagna, finchè non avrò il piacere di ricevere vostre notizie .... attualmente io tenderei ad essere favorevole a York: le obiezioni a Portsmouth sono che essa non può essere resa forte senza un esercito a difenderla, che è notevolmente tinsalubre e che non può fornire protezione a una nave di linea ». (26) Poi attraversò il fiume Jiames e si accampò presso White Oak Swamp, da dove lentamente seguì Lafayette e arrivò nelle vicinanze di Hanover Junction il l giugno. Il 4 giugno mandò le sue unità a cavallo - al comando di Sirncoe e Tarleton - a distruggere le scorte a Charlotteville, (27) ove quasi catturarono Jefferson. Un a quindicina di giorni più tardi, quando venne a sapere che Wayne e mille uomini avevano rinforzato Lafayette, sì ritirò da Elk Head - attraverso Richmond - a Williamsburg, seguito dal suo avversario, che intanto era stato rinforzato anche da Steuben. Cornwallis arrivò a Wìlliarnsburg e trovò ad attenderlo una lettera di Clinton datata 11 giugno, che lo informava che Washington stava per prendere d'assedio New York e che perciò doveva mandare subito in quella città circa 3000 uomini. (28) Poichè una così forte sottrazione lo avrebbe lasciato con forze insufficienti per tenere Yorktown e Gloucester, Corwallis decise di ritirarsi a Portsmouth , da dove avrebbe potuto agevolmente precedere verso sud. U 30 giugno informò pertanto Clinton che, siccome lord Rawdon era ammalato , egli « aveva intenzione di riparare a Charlestown ». (29) Ciò significava l'abbandono della campagna di Virginia. Cornwallis non attese la risposta di Clinton, che sarebbe arrivata dopo molti giorni, ma si avviò da Williamsburg verso Jamestown, per proseguire verso Portsmouth. Il 6 luglio Lafayette, che Io stava seguendo, venne affrontato e così duramente battuto dalla retroguardia britannica a Greensprings, che Tarleton era delJ'opinione che se Cornwallis si fosse rivolto con il suo intero esercito contro l'avversario, con ogni probabilità lo avrebbe annientato. (30) Comunque, eccetto che per un raid a lunga di-

('•) « Oioton -Comwallis "·Vol. J , pag. 488.

(Z'I) Vedi Stedman, Vol. Il , pag. 387-389. ("') • Clinton-Comwallis "· Vol. li, pagg. 20-21 (Vds. anche le lettere di Clinton datate 15 e 19 giugno, pagg. 24-25 e 26-28). (" ) lbid. Vol. II , pag. 37. (.lO) Per questa interessante azione , vedi "A History of the Campaign of 1780 and 1781 in the Southem Provinces of North America" del ten. col. Tarleton (1787) pag. 354-357. Anche: "Originai and Autbeotic Journal, etc." di R. Larob, pag. 373; Stedman, Vol. li, pag. 394 e ''Yorktown Campaign" di Johnston, pag. 61-68.


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stanza effettuato da Tarleton su Bedford, (3 1) il mese seguente non vide altro avvenimento importante che uno scambio di lettere. L'8 luglio Clinton scrisse a Cornwallis per dire che i 3000 uomini che aveva chiesto non erano più necessari e che Old Point Comfort doveva essere occupato, per garantire la strada di Harnpton. (32) Lo stesso giorno anche Cornwallis scrisse a Clinton, per suggerire l'abbandono della campagna. (3 3) Clinton gli scrisse un'altra volta l'l l luglio, sottolineando l'assoluta necessità di mantenere un attracco per le navi di linea sul Cbesapeake, terminando col dire: « Chiedo licenza di domandarvi di esaminare senza perder tempo Old Point Comfort e di fortificarlo ». (34) Il giorno dopo l'ammiraglio Graves - che aveva sostituito Arbuthnot - fece una richiesta analoga. (35) Poi , quando ricevette la lettera di Germaine del2 marzo (che gli ordinava di tenere stretta la Virginia) e quella di Cornwallis del 30 giugno, Clinton scrisse il15 luglio a quest'ultimo di essere mortificato nel sentire che egli aveva attraversato il James e si era ritirato a Portsmouth . « Al che io vorrei ancora aggiungere - scrisse - che è sempre stata e sempre sarà mia ferma e incrollabile opinione che è di primaria importanza per gli interessi di Sua Maestà in questo continente che noi prendiamo possesso del Chesapeake e che poi non lo abbandoniamo più ». (36) Nel frattempo Cornwallis inviò il tenente Sutherland, un geniere, a esaminare Old Point Comfort. Essendogli stato riferito che la località non era idonea, Cornwallis scrisse all'ammiraglio Graves: <<catturerò immediatamente le posizioni di York e Gloucester e le fortificherò » (37) e questa fu la decisione che comunicò a Clioton , il mattino successivo . ( 38) Nel 1781 Yorktown a sud e Gloucester a nord erano villaggi sulle rive del fiume, costituiti da circa 60 case il primo e da 20 il secondo. (3 9) Cornwallis cominciò a muovere nella loro direzione, pochi giorni dopo aver scritto la summenzionata lettera a Clinton. Fortescue , nella sua corrispondenza, commenta: « La verità era che Clinton, Cornwallis e Germaine erano tutti in favore di una campagna nelle colonie centrali. Clinton .... desiderava attendere l'arrivo dei rinforzi e di una flotta di copertura, garantendosi nel frattempo una base navale. Comwallis era per l'evacuazione di New York, il trasferimento della prin-

(" ) Vedi Tarleton. pagg. 358-359. (32) << Clioton-Comwallis ~ Vol. II , pagg. 51-53. (lJ) lbid. pagg. 57-58. ('') lbid. pagg. 63 , 64. (3.5) lbid . pag. 68. (36) Ibid . pagg. 74-75. (l7) lbid . pag. 100. (lll) Jbid. pag. 108. (.l9) "Joumal of the Siege of York in Virginia, by a Chaplain of the American Army" della "Collcctioo of the Massachusetts Historical Society" (1804) Vol. IX , pagg. 103-1 04.


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cipale base inglese sul Chesapeake e l'immediata apertura della campagna in quella zona. Germ ainc desiderava combinare entrambi i progetti in una propria incomprensibile maniera ... » ( 40) Il risultato fu una ripetizione del pasticcio del 1777, quando Germaine favorì d ue piani diversi e precipitò il disastro di Saratoga. · L'idea di Washington era ancora di scacciare gli inglesi da New York. Le sue forze principali erano dislocate ai White Plains ed erano so ten'u te da quattro forti reggimenti di fanteria , un battaglione d'artiglie ria e la legione del duca de Lauzun , sotto il comando del tenente generale conte de Rochambeau, che era salpato dalla Francia il 2 maggio del1780 ed aveva sbarcato il suo esercito a Newport (Rhode Island) il successivo 11 luglio. Questo rinforzo francese , benchè fosse più che benvenuto, non risolveva la principale difficoltà di Washington, quella del sostegno navale. Fu pertanto un immenso sollievo per lui quando, ai primi di maggio del 1781, l'ammiraglio conte de Barras con una piccola squadra francese entrò in Newport poichè, malgrado venisse subito colà imbottigliato , egli portava con sè il benvenuto annucio che l'ammiraglio conte de Grasse stava arrivando dalla Francia con una potente flotta. Poichè la guerra marittima venne combattuta principalmente attorno alle piccole Antille , lo scopo strategico dei francesi era più quello di privare la Gran Bretagna del suo prezioso commercio dello zucchero che quello di aiutare gli americani. Nel novembre del1779 , venne nominato al comando della stazione di Leeward Island l'ammiraglio sir George Rodney e nel gennaio del 1781, quando venne raggiunto a St. Lucia dal contrammiraglio sir Samuel Hood con otto navi di linea, la sua flotta si portò ad una consistenza totale di 21 navi. Il 3 febbraio Rodney costrinse alla resa l'isola di St. Eustatius e il 17 marzo, mentre raccoglieva l'enorme bottino colà catturato (che fu valutato tre milioni di sterline) ordinò che Hood con 17 navi bloccasse quattro navi francesi nella baita di Fort Royal, alla Martinica . Hood si trovava là quando , alle prime ore del 28 aprile, una fregata allargo del punto più meridionale dell'isola segnalò « nemico in vista ». Entro mezzogiorno fu informato che si trovava in presenza di una flotta francese di 20 navi di linea - d i cui una da 110 cannoni e tre da 80 - e di un convoglio di 150 altre navi. Si trattava di de Grasse, che era salpato da Brest il 22 marzo. Il 29 aprile iniziò un' azione a distanza tra le due flotte, mentre le quattro navi francesi scivolavano fuori dalla baia di Fort Royal e si univano a de Grasse, portando la sua superiorità a sette navi . Nonostante ciò , de Grasse non intendeva giugere ai ferri corti e il risultato fu che, il 30 aprile, Hood prese

(AO) "A History of the British Anny" dell'on. J.W. Fortescuc. Vol. III , pagg. 396-397.


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il largo verso nord e 1'11 maggio congiunse le proprie forze con quelle di Rodney tra St. Kitts e Antigua , mentre de Grasse si ancorava a Fort Royal il 6 maggio. Per Rodney e Hood questo era un deprecabile evento, causato dall'indecisione dell'Ammiragliato perchè, se Brest fosse stata efficacemente controllata, la partenza della flotta di de Grasse avrebbe potuto essere riferita , molto prima del suo arrivo, a Rodney che in tal caso avrebbe potuto collegarsi con Hood e probabilmente sconfiggere de Grasse. Il 9 maggio, de Grasse compì un attacco- fallito - a St. Lucia e il 23 maggio costrinse Tobago a capitolare. Dopo alcune manovre scoordinate, il 18 giugno rientrò a Fort Royal. Il 5 luglio , quando una fregata gli riferì che de Grasse con 27 navi eli linea e quasi 200 mercantili diretti in patria, era stato visto uscire dalla baia di Fort Royal, Rodney inviò subito una corvetta a New York e una in Giamaica per informare le autorità locali del movimento dell'ammiraglio francese. Contemporaneamente, a causa della sua cattiva salute, decise eli rientrare e mandò ordine a Hood di tenersi pronto a precedere verso New York con la maggior parte della flotta. Sembrerebbe che Rodney fosse convinto che de Grasse avrebbe scortato il traffico verso la madrepatria da Capo François a San Domingo con una forte squadra e avrebbe distaccato non più di 12 o 14 navi per le operazioni in acque nord americane. Se avesse quindi assegnato 14 delle navi di linea a Hood , una volta che questi si fosse collegato con Graves a New York, loro due assieme sarebbero stati in grado di sconfiggere de Grasse. Così fece, e il l agosto partì con il resto della flotta per scortare 150 mercantili verso l'Inghilterra. Fu la più disgraziata delle decisioni. Il 16 luglio de Grasse aveva fatto scalo a Capo François. Là ricevette da Washington e da Rochambeau l'urgente richiesta di precedere con la sua flotta verso Sandy Hook o il Chesapeake. Rimandò la partenza del convoglio e, mentre imbarcava 3000 uomini e qualche cannone, inviò la « Concorde » con le lettere per Rochambeau, Washington e de Barras, per informarli della sua intenzione di andare in loro aiuto. Dopo di ciò salpò per il nord, attraverso il Vecchio Canale delle Bahamas , una rotta poco frequentata. Il 3 agosto, mentre si trovava all'altezza di Antigua , Hood ricevette messaggi da Clinton e Graves, datati 28 giugno, che lo informavano come - da lettere intercettate- avessero appreso che de Grasse era atteso sulla costa americana « nella stagione degli uragani, se non prima, con tutte le forze marittime e terrestri che potrà mettere insieme ». ( 41 ) Essi non avevano dubbi che sarebbe stato condotto un attacco congiunto su New

(") "The British Navy in Adversity", pag. 265.


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York; sollecitavano perciò il movimento verso nord della flotta. Letto ciò, il 10 agosto Hood partì verso la costa americana. Washington , quando ricevette da de Barras la notizia che de Grasse stava arrivando dalla Francia , partì dal suo quartier generale a New Windsor (Newburg) e il22 maggio si incontrò con Rochambeau a Weathersfield , presso Hartford nel Connecticut. Assieme stilarono un dispaccio per de Grasse , che lo avrebbe trovato al suo arrivo a Cape François. In esso gli suggerivano di navigare verso Sandy Hook, aiJo scopo di fornire appoggio a un attacco su New York, oppure verso il Chesapeake. Washington era a favore della prima opzione mentre Rochambeau, un po' indeciso, era per la seconda. (42) Il giorno seguente venne inviato un dispaccio al cavalier de la Luzerne affinchè inoltrasse questa informazione a de Grasse. Ma pare ci fossero dei dubbi nell'aria poichè, il l giugno , de la Luzeme così scriveva a Rochambeau: « La situazione del marchese de Lafayette,come quella del generale , è alquanto imbarazzante, dal momento che lord Cornwallis ha raggiunto la divisione inglese del Chesapeake. Se la Virginia non viene aiutata in tempo, gli inglesi raggiungeranno l'obiettivo che si sono posti .... e avranno presto davvero conquistati gli stati meridionali » . (43) Lo stesso giorno Washington scrisse a Greene: « Ho avuto recentemente un coiJoquio con il conte de Rochambeau a Weathersfield . La nostra situazione è stata esaminata attentamente da ogni punto di vista e infine venne deciso di fare un tentativo a New York con la sua presente guarnigione, in preferenza a una operazione a sud, poichè non abbiano il netto dominio delle acque » . ( 44) Nel frattempo, il 27 maggio , Washington aveva scritto al Presidente del Congresso per informarlo della prossima operazione di New York. (45) TI messaggero venne però catturato degli inglesi. Clinton apprese « dell'impresa che si preparava .... requisì parte delle truppe al comando di lord Cornwallis in Virginia, e ordinò che venissero mandate a New York » . ( 46) Questa fu l'origine della sua lettera dell' H giugno. II 13 giugno, poi , Washington ricevette una lettera da Rochambeau datata 9 giugno , che lo in-formaya che erano state ricevute notizie di de Grasse e che lo si attendeva in aèq~e americane per metà dell'estate. Inoltre Washington apprese da Lafayette che senza alcun dubbio Cornwallis aveva abbandonato la Carolina del Nord. Questi sviluppi persuasero i comandanti alleati a riesaminare la questione sul come utilizzare al meglio la sopraggiunta flotta e le loro

(") Ford. Vol. IX, pagg. 251-254. (' ') "With America ns of Past and Present Days" di J.J . Jusserand (1916) pagg. 62-63. (") Ford, Vol. IX, pagg. 265-266. (45) fbid . Vol. IX, pagg. 259-262. ( 46) Stedman Vol. Il. pagg. 392-393.


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rispettive forze terrestri, allo scopo di portar soccorso al sud. Ricevuta la lettera di Rochambeau riguardo l' atteso arrivo di de Grasse, Washìgton rispose« Vostra Eccellenza si compiacerà di ricordare che New York venne da noi considerata l'unico obiettivo conseguibile nelle attuali circostanze: ma se noi fossimo capaci di acquisire una superiorità navale, potremmo forse trovame altri più accessibili e ugualmente consigliabili. Se la fregata non fosse partita, vorrei che voi spiegaste queste cose al conte del Grasse .... Nella lettera che fu scritta al Ministro da Weathersfield , nella quale gli veniva chiesto di sollecitare il conte a far venire qui la sua intera flotta, Sandy Hook veniva citato come il punto più desiderabile ... se la flotta britannica non fosse là, egli potrebbe seguirla fino a Chesapeake .... ''· (47) Il risultato di questa risposta, in qualche modo ambigua, fu che il 20 giugno Rochambeau chiese a Washington un « piano definitivo della campagna » (48), riguardo al quale Washington prese in considerazione tre proposte. La prima era di attaccare New York, se Clinton avesse rinforzato Cornwallis; la seconda, se Comwallìs avesse rinforzato Clinton, di attaccare la Virginia; la terza, se le condizioni fossero state favorevoli, di assediare Charlestown. Egli aderì alla prima fino allo agosto, alla qual data tutto avrebbe dovuto essere pronto per avviare un'azione contro New York. Ma gli Stati non lo appoggiarono. « .... Non più della metà degli uomini loro richiesti hanno raggiunto le armi - scrisse - e dei 6200 ... continuamente richiamati perchè entrassero nell'esercito entro il 15 del mese scorso, dal Connecticut ne sono arrivati soltanto 176 ... perciò, io rivolsi la mia attenzione più seriamente (di quanto non avessi fatto prima) a un'operazione verso sud e dì conseguenza inviai a raccogliere informazioni , per via indiretta, riguardo ai principali trasportatori mercantili verso est, su quale numero e in quale tempo potessero fornire i trasporti necessari a convogliare una forza verso sud, se si fosse trovato necessario cambiare i nostri piani >>. (49) L' ll agosto venne a sapere che Clinton era stato rinforzato da una mandata di 2880 tedeschi e tre giorni dopo ricevette un dispaccio dal conte Barras « che annunciava la partenza del conte de Grasse da Capo François con 25 o 29 navi di linea e 3200 truppe terrestri , il 3 del mese corrente, per la baia dì Chesapeake .... La situazione è ora diventata critica .... io fui obbligato ... ad abbandonare ogni idea di attaccare New York e invece a di-

('') Ford , Vol. IX , pagg. 282·284. Nelle "Memoires militaires , historiques et politiques de Rochambeau • (1809). Vol. Il, pag. 2n. Rochambeau afferma che , dopo l'incontro di Weathersfield, egli informò privatamente de Grasse • che un'azione nella baia di Chesapeake contro Lord Comwallis sa· rebbe stata la più opportuna • . (•) ~The Diaries of George Washington~ di John C. FitZpatrick ( 1925), Vol. Il , pag. 240. (49) ~The Diaries of George Washington~ , di Jobn C . Fitzpatrick (1925) pagg. 248-249 (vedi anche Ford, Vol. IX, pag. 332-333).


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stogliere da là le truppe francesi e un distaccamento dell'esercito americano a Elk Head , da trasportare in Virginia allo scopo di cooperare con la forza delle Indie occidentali .... ». ( 50) n giorno seguente scrisse a Lafayette « di impedire se possibile la ritirata di Cornwallis verso la Carolina » ( 51 ) e l'indomani apprese da lui ch e Cornwallis era sbarcato nelle città di York e Gloucester i16 agosto. ( 52 ) Il17 agosto venne inviata a de Grasse una lettera, firmata congiuntamente da Washington e Rochambeau, per fargli sapere che un esercito franco americano avrebbe marciato verso il Chesapeake e per chiedergli di far risalire il fiume Elk, al suo arrivo, a tutti i battelli da trasporto che poteva recuperare, al fine di riportare poi a valle truppe francesi e americane fino alla baia. (53) La velocità era ora della massima importanza, e vennero prese rapide misure per preparare quella che era destinata ad essere la più famosa marcia compiuta durant~ la guerra. Il generale Heath e circa 3000 uomini vennero lasciati a West Point per trattenere Clinton e i suoi 16.000 e il lunedì 20 agosto gli eserciti alleati - 2000 americani e 4000 francesi- cominciarono ad attraversare I'Hudson a King's Ferry, circa 12 miglia a sud di W est Point. (54 ) Di U l'avanzata proseguì in modo tale che Clinton fu indotto a credere che queste forze stessero dirigendosi verso Staten Island per minacciare New York da sud. ( 55 ) Il giorno seguente, Washington diramò una « lettera circolare agli Stati » per informarli del suo piano e affermò che avrebbe dato loro « la miglior opportunità di battere l'intera forza britannica al sud e di far crollare i loro tanto sbandierati progetti in quell'area ». ( 56) Indi gli alleati partirono per la loro marcia di 400 miglia; gli americani presero la strada del fiume e i francesi quella attraverso Northcastle, Pine's Bridge e Crompond. Il 29 agosto, quando gli americani bivaccarono a Brunswick e i francesi a Bullion's Tavern, non fu più possibile nascondere la loro destinazione e la marcia divenne un movimento allo scoperto. (57) Il giorno seguente, Washington e Rochambeau cavalcarono davanti ai loro uomini verso

(>O) fbid. pagg. 253-264. (S') Jbid . pag. 254 (vedi anche Ford, Vol. IX , pag. 334-336). (S2) lbid. pag. 255. (S~) Ford, Vol. IX , pagg. 336-340. (") l francesi non attraversarono tutti fino al 26 agosto. (") li tenente colonnello Jonathan Trumbull scrive nel suo diario, il 21 agosto: • .. . li nostro eser· cito non è meno completamente disorientato di quanto non lo sia l'avversario da queste manovre e dalle conseguenti marce dei repani. Forse nessun movimento fu mai eseguito con altrettante congetture, né altrettanto curiose. Alcune erano davvero abbastanza risibili ma nessuna , credo, intuì il progetto rea· le •. (~Massachusetts Historical Society Proceediogs~ Vol. XIV , pag. 332). (5<.) Ford, Vol. IX, pag. 352. ('1) Vedi Fitzpatrick, pag. 257.


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Filadelfia e vi entrarono fra l'acclamazione generale dei cittadini. Da Filadelfia, non avendo saputo più nulla riguardo a de Grasse, Washington scrisse a Lafayette il 2 settembre: « Però , mio caro Marchese, io sono indicibilmente ansioso di sapere che cosa è accaduto del conte de Grasse ed ho un gran timore che la flotta inglese, occupando il Chesapeake (verso il quale i miei ultimi rapporti dicono stesse dirigendosi) possa mandare alJ'aria tutte le nostre ottimistiche previsioni per quell'area .... Adieu, mio caro Marchese, se vi giunge qualcosa di nuovo da qualsiasi parte, vi prego di farmelo sapere il più presto possibile perchè sono in preda all'impazienza e all'ansietà ... ». ( 58) Il 5 settembre, quando ebbe fermato le sue truppe a Elk Head , Washington venne alfine a sapere dell'arrivo del conte de Grasse alla baia di Chesapeake, sano e salvo con 28 navi di linea, 4 fregate e 3000 combattenti terrestri ... ». ( 59). Le truppe lasciarono Filadelfia per Elk Head ed e ntro il 18 settembre vennero trasportate a valle del Chesapeake, agli attracchi più vicini a Williamsburg ove, il 26 settembre, erano concentrate tutte le forze di Washington, Rochambeau e Lafayette. Il 27 agosto, tre giorni prima dell'arrivo di de Grasse, l'ammiraglio Hood durante il suo movimento verso nord si addentrò nella baia di Chesapeake, ma non sentì nulla dei francesi e proseguì per New York. (60) Qui raggiunse l'ammiraglio Graves, che aveva a sua disposizione cinque navi di linea. Nemmeno questi aveva saputo nulla di de Grasse, ma informò Hood che de Barras con otto navi di linea e un convoglio di 18 vascelli da trasporto era salpato da Rhode Island il giorno precedente. Senza preoccuparsi del fatto che le comunicazioni marittime fossero minacciate da una forza superiore, il 31 settembre le due flotte presero il mare al comando di Graves - l'ammiraglio più anziano - e si diressero verso il Chesapeake per intercettare de Barras. Sfortunatamente per Graves però, de Grasse era arrivato nella baia di Chesapeake il giorno prima. De Grasse sbarcò subito i suoi tremila soldati, che erano al comando del marchese di St. Simon, e ordinò poi ai suoi vascelli da trasporto di procedere risalendo il Chesapeake fino Elk Head . Calò poi le ancore nella baia Lynnhaven , immediatamente a ovest di Capo Henry, che si trova circa dieci miglia a sud di Capo Charles ed è separato da esso da un bassofondo chiamato Middle Ground. Lì si trovava quando, alle 8 del mattino del 5 settembre, una delle sue fregate in espolorazione segnalò l'approssimarsi di una flotta. Dapprima si pensò fosse de

(l8) Ford. Vol. lX. pagg. 358-359. (~ Fitzpatnck. pag. 258. « Nessuno è più interessato di me atrarrivo del M. de Grasse in questr mari "· Vedasi anche « Memoires de Rochambeau • Vol. l, pag. 276. ("') Vedi '"Letter1ò and Papers or Charles. Lord Barham'" (1907, Navy Record Society) Vol. l, pagg.

121·124.


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2~Po.raione 0/e 16.30

Fig. 19: Battaglia del Chesapeake , 1781.

Barras, ma ben presto venne riferito che si trattava di diciannove navi di linea (61), dal che de Grasse si rese ~onto che doveva essere l'ammiraglio Gr aves. A mezzogiorno, con l'abbassarsi della marea , le navi francesi sciolsero gli ormeggi e si portarono al largo; poichè però molte dovettero bordeggiare ripetutamente per lasciare Capo Henry, la loro linea tardò a schierarsi e , come scrive Stcdman, furono costretti a « fo rmare le linea uno accanto all'altro come capitava ». ( 62) Fu allora che secondo l'ammiraglio Hood, che guidava l'avanguardia britannica, Graves avrebbe dovuto attaccare. Egli scrive: « Subito dopo essi (i francesi) corriinciarono a venire avanti in linea di battaglia , in maniera niente affatto regolare nè coordinata, e ciò offrì alla flotta britannica un eccellente spunto per effettuare un attacco ravvicinato in condizioni di manifesto vantaggio, ma l'occasione non venne colta » . ( 63) Secondo Corbett , questo è un commento giusto , dal momento che dice: « Graves invece di segnalare "caccia generale", o un'analoga forma di attacco, in modo da andare contro i francesi prima che potessero schierarsi, continuò a star fermo vicino alla costa, così da

(•') Una lista delle navi britanniche viene fornita in "The Royal Navy" d i William Laird·G iowes ( 1898· 1899) Vol. 111. pagg. 497 . (") Stedman, Vol. Il , pag. 400. Vedasi anche "Gordon's History" (1788) Vol. IV, pag. 182. ("") ~Leuers written by Sir Samuel Hood , 1781-1783" (1895, Navy Reeord Society) pag. 28. Vedasi anche "The Private Papers or John, Ea.rl or Sandwich, Inl - 1782" (!983, Navy Record Society) Vol. IV , pag. 186.


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stendere la sua linea para!Jela alla loro ». ( 64) Tuttavia, Graves stesso ci informa: « Il mio scopo era di avvicinarmi, di schierarmi parallelamente lungo tutta la loro estensione e di attaccare tutti insieme; a questo fine io attesi finchè l'avanguardia si schierò così vicina a un bassofondo chiamato Middle Ground da essere in pericolo ». ( 65) Egli segnalò allora all'intera flotta di virare contemporaneamente, così si pose circa nello stesso orientamento dell'avversario, e la divisione di Hood divenne la retroguardia. Ciò avvenne all'una del pomeriggio. Un'ora più tardi l'avanguardia francese era tre miglia a sud della « London »-la nave ammiraglia di Graves - al traverso del centro de!Jo schieramento britannico; così, allo scopo di farla affiancare dalla propria avanguardia, Graves fece alle 2,30 il segnale a!Ja propria nave di testa (la « Shrewsbury ») di dirigersi più a tribordo , verso il nemico. Quando il 2 luglio Arbuthnot partì per l'Inghilterra, Graves continuò a usarne i segnali e i comandi , aggiungendone però di propri, e sembra probabile che Hood e i suoi ufficiali non abbiano avuto tempo sufficiente per assimilarli. Ne vennero simultaneamente esposti due, precisamente « azione ravvicinata >> e « linea di fronte a mezza gomena >> con il risultato che , mentre l'avanguardia britannica si lanciava sui francesi , il centro e la retroguardia inglesi, invece di serrare sotto, seguirono avanguardia aumentando così la distanza tra loro e il centro e la retroguardia dell'avversario. Ciò avvenne alle 3 e 45 del pomeriggio, quando le due avanguardie si scontrarono tra loro , mentre il resto delle due flotte rimaneva completamente estraneo all' azione. Alle 16 e 27 venne abbassato il segnale di « linea di fronte »; non fu però però che alle 17 e 20 che Hood si diresse finalmente contro i francesi che, poggiando, evitarono il combattimento ravvicinato. Al tramonto la battaglia terminò: gli inglesi avevano perduto 90 morti e 246 feriti contro i 221 dei francesi. Quella notte Graves fece del suo meglio per mantenere l'allineamento, contando di riprendere l'azione al mattino; il 6 settembre però vi fu calma di vento tutto il giorno e il 7 e 1'8 settembre il nemico si portò sottove.nto e rifiutò lo scontro. Il 9 settembre Hood scrisse: « .. .. i francesi issavano tutte le vele, il che mi provò , al di là di ogni dubbio , che de Grasse aveva altri progetti che combattere ». ( 66 ) Il giorno seguente Graves apprese che Barras era arrivato e che la sua flotta, con otto navi di linea, portava con sè l'artiglieria da assedio e le scorte indispensabili per assediare Yorktown. Questo aumento della forza del suo avversario le persuase a convocare un consiglio di guerra, ill3 set-

( 60 ) "Signals and lstructions, 1776-1794" di Julian S. Corbett (1908, Navy Record Society) pag. 54. (6S) "The Private Papers of John , Earl of Sandwich, 1771-1782" (1938, Navy Record Society) Vol. IV , pagg. 181-182. (66) " Letters written by Sir Samuel Hood , 1781-1783" pagg. 29-30.


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tembre. Venne deciso che la flotta doveva tomaie a New York, ove arrivò il 19 settembre.

Questo scontro, in sè non risolutivo ma fatale, portò alla rovina di Cornwallis e di conseguenza deve prendere posto tra le battaglie decisive del mondo. Quale che fosse la causa del fallimento di Graves, non si può negare che l'esito dello scontro fu largamente dovuto all'errata stima iniziale di Rodney, riguardo ai probabili movimenti di de Grasse da Capo François, e alla testardaggine di Hood durante la battaglia. (67) Agli occhi di Graves , « il fallimento fu interamente dovuto al fatto che i suoi capitani, e particolarmente Hood con la sua squadra- scrive Corbett- erano troppo legati alla tradizione stereotipata delle vecchie Istruzioni per il Combattimento , per interpretare i suoi segnali il modo intelligente e per agire con ragionevole iniziativa ». Inoltre, Corbett commenta: « È difficile capire perchè Hood fra tutti non abbia mostrato più iniziativa, e abbia scelto invece di mantenere la linea come era stata formata, obliquamente al nemico. Può darsi sperasse ancora di vedere un concentramento del centro e dell'avanguardia di de Grasse, oppure che fosse così scoraggiato e irritato per l'occasione che era stata mancata da non voler far nient'altro che obbedire alla lettera all'ordine di stare in linea .. _ Se Hood avesse agito soltanto con metà dello spirito che Nelson mostrò a St. Vincent, de Grasse sarebbe stato in grado di ritornare al Chesapeake? E se non lo fosse stato, cosa sarebbe accaduto dopo? )). (68) Quattro giorni prima che l'ammiraglio Graves salpasse da Sandy Hook. Clinton scriveva a Cornwallis: « lo non posso indovin'are con certezza le reali intenzioni di Washington da questo movimento del suo esercito ». ( 69) Tre giorni più tardi scrisse ancora: « ____ A meno che il signor Washington non invii una cosiderevole parte del suo esercito verso sud, io non giudicherei necessario costituire altri distaccamenti ». (1°) Non scoprì cosa era accaduto prima del 2 settembre, quando scrisse a Cornwallis: « Secondo le informazioni che ho ricevuto oggi, sembrerebbe che il signor Washington stia muovendo un esercito verso sud , apparentemente in fretta , ed è evidente che si attende il sostegno di una considerevole forza francese. Vostra Signoria comunque può essere certa che, se ne fosse il caso, io tenterò di rinforzare l'esercito al vostro comando con ogni mezzo in mia potestà, oppure compirò ogni possibile azione diversiva in vostro favore ». C') Questo stesso

(•7) Sia Rodney che Hood avevano in antipatia Graves. (68) "Signals and lnstructions" pagg. 54-56. (69) • Clinton-Comwallis »,Vol. II , pag. 142. ("') lbid . Vol. Il , pag. 145. (" ) lbid. Vol. II . pag. 149.


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giorno anche Cornwallis scoprì in che difficile situazione si trovava, poichè inviò un messaggio cifrato a Clinton dicendo: « La flotta del conte de Grasse è tra i Capi del Chesapeake ». ( 72) Fedele alla propria parola, Clinton eseguì un'azione diversiva . Inviò Arnold a New London ove, il 6 settembre, attaccò due forti. Quel giorno Clin ton inviò un dispaccio a Cornwallis, dicendo « ... Io penso che il miglior modo per venire in vostro aiuto sia di raggiungervi appena possibile con tutte le forze che possono essere distolte da qui, cioè circa 4000 uomini. Essi sono già imbarcati e si avvieranno nell'istante in cui riceverò informazione dall'ammiraglio che possiamo avventurarci ... » . (73) Era una vana speranza, poichè la battaglia del Chesapeake aveva messo fine a questi propositi. La spedizione non salpò che sei settimane più tardi. Mentre veniva concepito questo progetto, Cornwallis si trovava a Yorktown con 7000 uomini, controllato da Lafayette con 5000. Ovviamente Cornwallis avrebbe potuto attaccarlo e con ogni probabilità avrebbe potuto batterlo prima dell'arrrivo di Washington e Rochambeau. Per non averlo fatto, è stato severamente criticato sia da Tarleton che da Stedman, e anche per non essersi ritirato nella Carolina del Nord. (74 ) Perfino il 16 e il 17 settembre, quando pensava a una ritirata e informò Clinton che la sua posizione era disperata, avrebbe potuto ancora scivolare via. (75) Perchè così non abbia fatto difficile da spiegare, dato che deve essersi reso conto della gravità della situazione navale. n 29 settembre ricevette un dispaccio· da Clinton, datato 24 settembre, che diceva come egli sperasse di partire il 5 ottobre con un flotta di 23 velieri. (16) Poi , il25 settembre, Clioton lo informò che alcune « riparazioni alla flotta » lo avrebbero trattenuto e il 30 settembre scrisse ancora che sperava di « superare ogni ostacolo entro il 12 ottobre ». ( 77) Durante questi ritardi il campo nemico ferveva di attività. Il 17 settembre Washington aveva già fatto visita a de Grasse (78) e il 25 settembre era riuscito a convincerlo a rimanere nella baia di Chesapeake, finchè Yorktown non si fosse arresa, e a non procedere verso nord come il23 settembre aveva asserito di aver intenzione di fare. (19) Il 27 settembre Washington riunì a Williamsburg il suo esercito, costituito da 16.645 uomini

('Z) Ibid . Vol. 11 , pag. 148. ( 73 ) Ibid. Vol. II pagg. 152-153. (1') Vedi Tarleton, pagg. 368-370 e Stedman, Vol. Il, pagg. 407-408. ( 7S) "Clinton-Comwallis •, Vol. 11, pagg. 157-158. (76) Ibid. Vol. II , pag. 160. ('7) Ibid . Vol. Il, pagg. 163 e 172. (") Fitzpatrick, pag. 260. (79) Ford , Vol. IX. pagg. 367-368.


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(&l) organizzati in tre divi ioni, al comando di Lincoln , Lafayette e Steuben. ll giorno seguente l'esercito avanzò fino a due miglia dal suo obiettivo e il 29 settembre, come ci informa l'anonimo cappellano, « le nostre truppe hanno dormito con le loro armi la notte scorsa e si attendevano un attacco del nemico; ma esso non ci ha disturbato ». (81 ) Così iniziò il famoso assedio. Le posizioni di Yorktown e Gloucester non erano favorevoli alla difesa, senza il controllo del mare, e non si può dubitare che Comwallis le avrebbe abbandonate e si fosse reso conto, come avrebbe dovuto, che la supremazia navale era passata ai francesi. Le loro difese, naturali e artificali, sono descritte a questo modo da Tarleton: Yorktown:« La de tra posa sulla palude che copriva l'area a destra della città. Al di là di essa venne costruito un grande ridotto, vicino alla strada proveniente da Williamsburg che costeggiava il fiume. che fu completato con una palizzata e un'abbattuta. Il "Charon", il "Guadaloupe" e altri vascelli armati vennero ormeggiati di fronte alla palude, mentre le batterie della città tenevano sotto controllo tutte le strade e gli argini percorribili che vi adducevano. Sulla destra, all'estremità dell'acquitrino, vennero installati due ridotti, uno su ciascun lato della trada per Williamsburg. Il centro era protetto da un bosco rado, i cui alberi della fascia frontale erano stati abbattuti con i rami rivolti verso l'esterno. Una fortificazione campale, sormontata da un cannone, venne eretta sulla sinistra del centro, per dominare la strada di Hampton . Un profondo burrone e un torrente, che aumentava di dimensioni man mano si avvicinava alla confluenza al fum e York , coprivano la sinistra. Vennero abbattuti alberi , inn·alzate palizzate e costruite batterie nei punti considerati più vulnerabili. La distanza, tra le estremità dell'acquitrino e il torrente che circondava i fianchi della città, non superava il mezzo miglio. Il panorama della campagna , di fronte a questa linea, era tagliato vicino al centro da una palude. Eccetto questa interruzione, il terreno era piano e aperto per circa 200 yarde ». Gloucester: « Questo villaggio è situato in una punta di terra sul lato settentrionale del fiume York e consisteva a quel tempo in una dozzina di case. Un rivo paludoso corre lungo parte del fianco destro ; il terreno è sgombro e livellato per il fronte di un miglio, poi sorge un bosco , la cui estensione è delimitata dal fiume sulla sinistra c da un torrente sulla destra. Oltre la gola, la campagna è aperta e coltivata ». ( 82 )

(80) Continentali: 5645; milizia: 3200; francesi: 7800. Una completa descrizione degli eserciti con· trapposti si può trovare in "The Yorktown Campaign~ di Johnston , pagg. 109·119. ( 8' ) "Massachusens Historical Society ... Vol. IX (prima serie). pag. 104. 112 ( ) Tarleton. pagg. 371-372 e 361·362.


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Al di là delle immediate difese di Yorktown v'era un anello esterno di trincee e postazioni che Cornwallis sconsideratamente abbandonò (83) durante la notte del29 settembre, avendo ricevuto la lettera del 24 settembre con cui Clinton gli comunicava che avrebbe fatto vela verso sud il 5 ottobre. Il giorno seguente le opere vennero occupate dal suo avversario. (84) Washington sospettò che Cornwallis stesse tentando di fuggire e sollecitò de Grasse a risalire il fiume York per impedirgli di cercar rifugio tra i fiumi Pamunky e Mattapony. (85) La richiesta non venne accolta. Per rendere più difficile una simile fuga, il duca de Lauzun e la sua legione (300 cavalieri e 300 fanti) vennero a Gloucester assieme a 700 marines, per rinforzare il marchese de Choisy ,che la stava tenendo sotto blocco. Il 3 ottobre vi avvenne un violento scontro di cavalleria tra de Lauzun e il colonnelo Tarleton, nel quale quest'ultimo venne disarcionato e quasi catturato. Dalle parti di Yorktown accadde poco fino alla notte del 6 ottobre quando, sotto la direzione del generale von Steuben, venne aperta la prima trincea, parallela- a circa 600 yarde di distanza - alla sinistra britannica. Tre giorni più tardi, quando le batterie e i ridotti furono terminati , « gli americani, sulla destra, diedero inizio a una scarica generale di pezzi da 24 e da 18libbre e di mortai da lO pollici, che continuò senza sosta per tutta la notte. Il mattino successivo i francesi aprirono le loro batterie sulla sinistra, e un tremendo rombo di cannoni e di mortai continuò per sei o otto ore senza sosta ». (86) DellO ottobre, Washington scrisse: « Il fuoco divenne allora così insopportabilmente intenso che il nemico ritirò i cannoni dalle loro feritoie, li piazzò dietro i merli (la parte del parapetto che si trova tra due feritoie) e sparò a malapena un colpo durante l'intero giorno. La sera, la fregata « Charon » da 44 cannoni venne incendiata da una palla infuocata della batteria francese sulla sinistra e interamente distrutta. Le armi e le scorte erano state portate via. Secondo il rapporto di un disertore le nostre granate, che venivano lanciate con il massimo grado di precisione, fecero molto danno nel cÒrso della giornata ». (87) La notte successiva venne aperta la seconda trincea parallela, 300 yarde più avanti della prima (era lunga 750 yarde, profonda 3 piedi e mezzo e ampia sette piedi), e 52 pezzi aprirono il fuoco. Fu in questo frangente che Cornwallis ricevette la lettera di Clinton del 25 settembre, che lo informava di aver rimandato la partenza. Venne allora suggerito a Cornwallis di trasportare la guarnigione di

(83) Vedi Tarleton , pag. 374. ("') Ford, Vol. IX , pag. 272. ("') Ibid. Vol. IX, pag. 375. (86) "The History of the Rise, Progress and Establishment of the lndipendence of the United States of America" di William Gordon (1788) Vol. IV,pag. 191. (8') « Ford ~, Vol. IX, pag. 381.


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Fig. 20: Assedio di Yorktown. 1781.


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Yorktown a Gloucester e di tentare di aprirsi la strada con una sortita, come Washington temeva. Secondo Tarleton, l'operazione era possibile: « L'esercito aveva, a parte quelli della marina, molti battelli e molte piccole imbarcazioni che, caricate a dovere, potevano trasportare in una sola mandata 1200 fanti e, con l'assistenza della marina, fino a 2000. Non vi erano quindi difficoltà che impedissero che una gran parte delle truppe si ritirasse durante la notte, si imbarcasse, attraversasse il fiume e distruggesse i battelli dopo la traversata. Gloucester non era assediata: il generale di brigata de Choisy aveva semplicemente bloccato la posizione con la legione del duca de Lauzun (350 uomini) , più 700 fanti di marina e 1200 miliziani ... ». ( 88) Era l'ultima possibilità di fuga per Comwallis c tuttavia, per qualche scono ciuta ragione, egli non la colse e lo stesso giorno (11 ottobre) scrisse a Clinton << Abbiamo perduto circa 70 uomini e molte delle nostre fortificazioni sono considerevolmente danneggiate: con simili postazioni , su un terreno svantaggioso e contro un attacco così potente, non possiamo sperare di opporre una resistenza molto lunga ». ( 89) TI 12 e il 13 ottobre il bombardamento continuò e, poiché l'approccio diretto era sbarrato dai ridotti n. 9 e n. 10- all'estrema sinistra britannica - il comando alleato decise di portare l'attacco contro di essi. L'azione venne eseguita nella notte del 14 ottobre, il n. 9 venne attaccato dai francesi e il n. 10 dagli americani. La loro perdita suggellò la rovina di Cornwallis; e però, suprema ironia, fu proprio in quel giorno che Clinton gli scrisse per suggerirgli varie possibilità d'azione c terminò dicendo: « Penso che certamente salperemo entro un giorno o due ». ( 90) Jl giorno successivo Cornwallis, che si rendeva perfettamente conto che la sua posizione era insostenibile, ma che non voleva arrendersi senza nemmeno tentare di combattere, ordinò a un distaccamento di 400 uomini di investire due batterie americane, cosa che fecero con molta audacia ma senza grande profitto. Alla fine, il16 ottobre - una settimana troppo tardi - decise di abbandonare Yorktown e di portare tutte le truppe che poteva a Gloucester. L'imbarco cominciò alle l l di sera ma , quando una parte dell'esercito era già stata caricata, un'improvvisa tempesta disperse i battelli c costrinse ad interrompere l'evacuazione. « Così- scrisse Tarleton - si spense l'ultima speranza dell'esercito britannico ». (91 ) Il 17 ottobre (l'anniversario della resa di Burgoyne a Saratoga) alle 10 del mattino, un tamburino in

("') Tarlcton pag. 380. (,.) « Ointon-Comwallis" Vol. Il, pag. 177.

("') lbid . Vol. n, pag. 186. ( 91 ) Tarleton. pag. 388.


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rosso montò sul parapetto alla sinistra delle fo rtificazioni di Yorktown e, protetto dalla bandiera bianca, rullò il segnale di « richiesta di parlamentare». Come scrive Johnston, era davvero una figura suggestiva. « Egli sembrava confessare pubblicamente la fine del dominio britannico in America e proclamare il successo della rivoluzione "ribelle" ». (92) Il cannone cessò allora di sparare e un pò più tardi venne consegnata a Washington la seguente nota di Comwallis: « Propongo che le ostilità cessino per 24 ore e che due ufficiali di ciascuna parte vengano incaricati di incontrarsi alla casa di Mr. Moore, per definire i termini della resa dei posti di York e Gloucester ». ( 93 ) Più tardi giunse una più lunga lettera per chiedere che, purché si impegnassero a non combattere ancora contro gli alleati , gli inglesi fossero fatti rientrare in Inghilterra e i tedeschi in Germania. (94) Ricordando i problemi che erano sorti dopo la capitolazione di Saratoga, Washington non accettò questa proposta e pretese che tutti gli ufficiali e i soldati si arrendessero come prigionier~ di guerra. (95) Questi termini (96 ) vennero accettati e l'anonimo cappellano scrisse nel suo diario: « Alleluia » . ( 97) Il totale di coloro che si arresero fu di 7157 soldati, 840 marinai e 80 aggregati all'accampamento: in tutto 8077. ( 98) Durante l'assedio i britannici ebbero 156 morti e 326 feriti , e gli alleati 75 morti e 199 feriti. Dal momento che due terzi di queste perdite erano francesi, per gli americani fu davvero una vittoria a basso prezzo. Quando il 19 ottobre gli uomini di Cornwallis uscirono dalle posizioni per ammucchiare le loro a rmi, lo fecero ;H canto dell'appropriato inno "The World Turned Upside Down" (Il mondo si è capovolto). Henry Lee (Light-Horse Harry), che era presente, dice della marcia: « Venne osservato il silenzio da parte di tutti, durante l'afflusso di questa grande fo lla, e nella maggior parte prevalse il rispetto e dimostrarono col contegno una profonda comprensione per le vicissitudini della vita umana, a cui si univa la commiserazione per gli infelici ». ( 99) Il 20 ottobre Comwallis mandò a Clinton il suo ultimo dispaccio (HXl)

("') ''Yorktown Campaign" di Jo hnston , pag. 152. Questo episodio è menzionato da Washington nel suo " Diary" ; vedasi Fitzpatrick, p:ag . 268. 93 ( ) • Ointo n-Comwallis " , Vol. Il . pag. 189. (~) lbid. , Vol. Il , pag. 192 . 05 ( ) lbid ., Vol. Il, pag. 193. ("') Per le condizioni di capitolarione. vedasi Vol. Il. pagg. 199-203. (97) "Massachusens Historical Socièty" Vol. lX (l'serie) pagg. 107. (98) "The Revolutionary War" di Francis Vinton Greene. pagg . 275-276. Forteseue (Vol. III , pag. 401) dice 6630, compresi 2000 malati c 2500 tedeschi; Tarle to n dice 7427. (..) " Memoi r~ of the War in thc Sou the rn Departmc nt of thc Unitcd States" di Hc nry Lce {1812) Vol . 11. pag. 343. 100 ( ) « C linton-Corwallis ... Vol. [l. pag. 205.


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e Washington chiede a de Grasse di portarsi in soccorso di Charleston. De Grasse rifiutò, perché doveva tornare nelle Indie Occidentali. ( 101 ) Quattro giorni più tardi , il colonnello Tilghman - l'aiutante di campo di Washington - galoppò a Filadelfia per annunciare la notizia della vittoria. Nel frattempo Clinton, che finalmente era salpato il 19 ottobre, arrivò al largo di Capo Charles e Capo Henry , cinque giorni troppo tardi. Non vi era più nulla che potesse fare, se non tornare a New York . Così terminò la campagna conclusiva della guerra che, dopo prolungate trattative , venne portata a compimento dal Trattato di Versailles, firmato il 3 novembre del 1783. Secondo i suoi termini , venne sancita l'indipendenza degli Stati Uniti d"America e venne assicurata aiJe tredici colonie la potestà di espandersi illimitatamente verso ovest. Una nuova nazione , potenzialmente capace di competere con tutte le nazioni d'Europa messe insieme, si aggiunse al modo occidentale e nacque un grande impero posseduto da un nuovo imperialismo, che in poco più di un secolo avrebbe preso posto tra le grandi potenze del mondo e ancora mezzo secolo dopo le avrebbe superate tutte in benessere e potenza. Cosa di più immediata importanza , la guerra d'indipendenza americana portò alla conclusione l'Età della Ri forma. Ciò che Lutero e Calvino avevano creato , e che la Guerra dei Trent'Anni e la Ribellione Puritana in Inghilterra avevano viluppato, venne portato alla sua espressione finale nella Dichiarazione di Indipendenza, stesa da Jefferson, discepolo di John Locke. In questo documento , che scosse un'intera epoca, si legge: « Noi riteniamo verità che non ha bisogno di dimostrazione il fatto che tutti gli uomini siano stati creati uguali , che abbiano ricevuto dal loro Creatore certi inalienabili diritti e che tra questi vi siano la vita, la libertà e la ricerca della felicità; che i governi vengano istituiti tra gli uomini per garantire questi diritti , derivando i loro giusti poteri dal consenso dei governati; che, ogni qualvolta qualsiasi forma di governo vada contro questi fini, sia diritto del popolo di cambiarla e di abolirla e di istituire un nuovo governo, che poggi le sue fondamenta su questi principi e che organizzi i suoi poteri in quella forma che sembri la più probabilmente idonea a conseguire la loro sicurezza e felicità ». Questa era una sfida non soltanto al governo del re d'Inghilterra, bensì all'assolutismo in tutto il mondo occidentale. Cosl il 6 dicembre avvenne che Luigi XVI, scrivendo « approvato» sulle proposte di Vergenne per una alleanza con gli americani, firmasse in realtà la propria condanna a morte; e che la Spagna, entrando in guerra , rinunciasse contemporaneamente al suo impero coloniale. Non fu in Francia. ma in America , che fu

{ 101 )

Ford, Vol. IX. pags. 389, 391.


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partorita la rivoluzione francese. Fu dall' America che i soldati francesi portarono a casa il seme deUa libertà, dell'uguaglianza e della fraternità. Riepilogando le sue impressioni sulla gue rra, il giovane Saint-Simon esclamò: « Io sentii che la rivoluzione americana segnava l'inizio di una nuova era politica; che questa rivoluzione avrebbe messo necessariamente in moto un importante progresso della civiltà universale e che avrebbe ben presto prodotto grandi cambiamenti nell'ordine sociale allora esistente in Europa » . (1 02 ) E Mathieu Dumas scriveva: « Noi ascoltammo avidamente il " Doctor Cooper" che, mentre applaudiva al nostro entusiasmo per la libertà, ci diceva: - Fate attenzione, fate attenzione, giovanotti , che il trionfo della causa in questo suolo vergine non influenzi eccessivamente le vostre speranze ; voi porterete via con voi i germi di questi generosi sentimen ti, ma se tenterete di renderli fecondi nella vostra terra natia , dopo tanti secoli di corruzione, dovrete superare mo lti più ostacoli; a noi è costato molto sangue conquistare la libertà; ma voi ne verserete torrenti , prima di poterla affermare nella vostra vecchia Europa -». (103)

('In) ~ Ocuvres de Sain!·Simon • (1865·1878), Vol. l, pag . 12. ('m) ~ Souvenirs du Lieucenani·Gtnéral Comte Malhicu Dumas • {1839) Vol. l . pal!. 101!. elle sue ~ Memoirs " il cavaliere de Pomgibaud. aiu1an1e di campo di Lafayeue, scrive: • Quando pensiamo alle false nozioni di governo e di solidarielà che quesri giovani hanno acquisito in America e propaga10 in Francia con t an lo entusiasmo e con cosl deplorevole successo- poiché ques1a mania di im ilare aiulò potenlemcmc la rivoluzione francese , benché non ne fosse la sola causa- siamo coslreui a confessare ch e sarebbe sento meglio, sia per loro che per noi, se questi giovani fi losofi dalle sca rpe col tacco rosso fossero rimasti a casa ... »(citato da T rcvclyan nel suo "Georgc thc Third a nd Charles Fox", 1912, Voi Il , pagg. 401 ·402).



CAPITOLO XI

L 'insorgere della rivoluzione francese

l. Quadro storico Benché sia stata la rivoluzione americana a mandare in risonanza quella francese, difficilmente due paesi avrebbero potuto essere più diversi di quanto lo erano gli Stati Uniti e la Francia nel1789. Il primo era una vasta, incolta terra che offriva sconfinate opportunità ad un popolo libero e dalla mentalità democratica; l'altro era un antico stato monarchico, impastoiato dalle tradizioni e dai privilegi. l o America le tasse, a seguito della ribellione del 1775, venivano decise da organi rappresentativi; in Francia venivano determinate dal re e pagate dal terzo stato, cioè da tutti tranne la nobiltà e il clero. Il malcontento causato da questa mancanza di giustizia fu attizzato , anziché essere mitigato, dalla crescente prosperità della Francia , poiché ogni aumento del benessere veniva subito assorbito dall'aumento del debito e da nuove tasse. Non il proletariato, prostrato dalla povertà, bensì le classi medie benestanti - i produttori di ricchezza- furono più duramente colpite, e fu la loro domanda di giustizia sociale e di un posto nella direzione degli affari nazionali che sfociò nella rivoluzione. Per pagare le spese del ruolo giocato,Qalla Francia nella guerra d'indipendenza americana, Luigi XVT (1774-1792) aveva assunto come consigliere il banchiere ginevrino Jacques Necker e questi, per evitare aumenti di tasse, aveva adottato l'espediente di finanziare la guerra con prestiti, finché si giunse a non poter pagare gli interessi senza aumentare le imposte. Fu il debito a far precipitare i tempi dell'aJluvione predetta dal nonno di Luigi, Luigi XV, quando si dice abbia esclamato: « Après moi le déluge ». Nel 1781 Necker venne licenziato e subito dopo sostituito da Charles Alexandre de Calonne il quale, per bloccare la crisi, persuase L uigi a convocare i« notables »(rappresentanti della nobiltà e del clero). Essi si riunirono nel 1787 ma, quando videro che le riforme finanziarie del Calonne


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intaccavano i loro privilegi, rifiutarono di sanzionarle. Poi , 1'8 agosto 1788, Luigi venne persuaso dal « Parlamento » di Parigi (1) a convocare per l'anno seguente - con molta trepidazione - gli Stati Generali, che non si erano più incontrati dal 1614. Ciò che il popolo voleva era una monarchia costituzionale, sotto la quale i suoi rappresentanti si incontrassero periodicamente e assegnassero gli stanziamenti , e fu con queste idee in mente che gli Stati Generali si riunirono a Versailles per tenere la loro prima sessione, il 5 maggio 1789. I rappresentanti del Terzo Stato rifiutarono di prendere posto come gruppo separato e invitarono i deputati della nobiltà e del clero a partecipare assieme alle deliberazioni. Poiché pochi di essi erano disposti a farlo, il 10 giugno i rappresentanti del Terzo Stato si autodichiararono « Assemblea Nazionale». Dieci giorni più tardi, nel famoso campo da tennis (pallacorda) , fecero giuramento di non sciogliersi fino a quando non avessero deciso una nuova costituzione. Per tranquillizzarli , Luigi ordinò a tutti i deputati delle categorie privilegiate di unirsi ai « Comuni >> ma contemporaneamente, per prevenire disordini, diede istruzioni al duca de Broglie di allestire un campo di truppe svizzere e tedesche a Versailles. Intanto licenziò il Necker, che avea richiamato qualche tempo prima. Questa minaccia a malapena dissimulata fece montare su tutte le furie la plebe parigina, strumento dei capitalisti , che consideravano Necker il solo uomo capace di ri olvere la situazione. Il risultato fu che, il14 luglio, la marmaglia attaccò la Bastiglia e massacrò la sua guarnigione. Quando gli fu riferita la notizia , Luigi esclamò: « Questa è una grande rivolta ». Il duca de Liancourt replicò: « No, Sire, è una grande rivoluzione ». L'effetto immediato di questa esplosione fu iJ richiamo di Necker e la formazione della guardia nazionale, sotto il comando del marchese de Lafayette. Per rassicurare il popolo , il 26 agosto l'Assemblea Nazionale emanò una dichiarazione nota come << I Diritti dell'Uomo », che rassomigliava molto alta « Dichiarazione d'Indipendenza » americana. Poiché Luigi esitava a ratificarla , il 5 ottobre Lafayette, con un distaccamento della Guardia Nazionale e seguito da una masnada urlante , portò la famiglia reale da Versailles alla capitale. Allora il fratello più giovane del re, il conte d'Artois, fuggì daJ paese con la prima ondata di émigr és, (fuoriusciti) che subito cominciarono a complottare per il soffocamento della rivoluzione. I loro intrighi con le potenze straniere furono una delle cause principali della guerra che ne sarebbe seguita.

(') l « Parlaments • (Consigli Municipali) erano stati aboliti da Luigi XV c vennero ricostituiti da Luigi XVI quando sall al trono.


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Poiché il paese era in bancarotta, dietro suggerimento del vescovo d'Autun (Talleyrand) - am ante della figlia di Necker, madame de Stael - l'Assemblea iniziò a riformare la Chiesa allo scopo di impadronirsi delle sue vaste proprietà. Essa dichiarò che i vescovi e il clero dovevano da allora in poi essere eletti dai rappresentanti del popolo. Mirabeau sollecitò affinché le terre confiscate della C hiesa venissero pagate con l'emissione di << assignats ». Ma Necker lo aggirò e ottenne grandi estensioni di proprietà ecclesiastiche come garanzia per le sue promesse di pagare in oro e argento. Però, siccome non esisteva né dell'uno né dell'altro, i suoi elenchi non vennero riconosciuti validi e ne seguì una corsa agli scambi. Necker abbandonò allora il paese e, sotto la pressione di Mirabeau, vennero effettuati i pagamenti delle terre confiscate. Questa legislazione antireligiosa ferì sul vivo Luigi. <<Avrei preferito essere re di Metz- esclamò - piuttosto che governare la Francia a queste condizioni ». Il risultato fu che, appena ebbe ripreso ic forze, cominciò a prendere in considerazione l'idea di fuggire, non verso la leale Normandia o la Bretagna , come aveva suggerito Mirabeau , ma dagli émigrés a Metz. In ciò era ardentemente appoggiato dalla regina Maria Antonietta, figlia di Maria Teresa e sorella dell'imperatore austriaco Leopoldo TT (1790-1792). Nella notte tra il20 e il21 giugno, Luigi e la sua famiglia sfuggirono ai loro guardiani e si avviarono sulla strada verso Montméd y, ma vennero riconosciuti e arrestati a Varennes e rimandati a Parigi. Quando gli giunse la notizia , Leopoldo dichiarò che l'arresto del re« comprometteva direttamente l'onore di tutti i sovrani e la sicurezza di ogni governo ». Il 27 agosto, assieme a Federico Guglielmo II di Prussia {1786-1797), emanò la « Dichiarazione di Pilnitz »,nella quale i due monarchi affermavano di essere pronti a unirsi con gli altri governanti europei che avessero deciso di sostenere Luigi. Le mire di Leopoldo erano tutt'altro che disinteressate, poiché- poco tempo prima che la dichiarazione venisse emanata - aveva concertato con Federico Guglielmo un piano di spartizione della Francia; l' Au tria avrebbe dovuto prendere l'Aiasazia e la Lorena. mentre la Prussia avrebbe avuto i ducati di Jiilich e di Berg oltre a ottenere la sua parte nella prevista spartizione della Polonia. n 14 settembre l'Assemblea Nazionale. che aveva deciso sulla nuova Costituzione, si sciolse e venne rimpiazzata dall'Assemblea Legislativa prevista appunto dalla Costituzione. La prima sessione si tenne il 1° ottobre 1791. Il controllo dell'A ssemblea passò nelle mani di un gruppo di giovani entusiasti della classe media, noti come « Girondini » perché molti di loro provenivano dall a Gironde , e che si opponevano violentemente agli émigrés, a Leopoldo c a Maria Antonietta. Offesi e preoccupati dall'accumularsi dei piccoli eserciti degli << émigré » alla frontiera orientale della Francia , intuirono anche che la guerra contro l' Austria avrebbe unito la nazione e avrebbe costretto Luigi a mostrare e su: carte.


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In dicembre questo entusiasmo per la guerra condusse allo schieramento delle truppe lungo la frontiera orientale della Francia , articolate in tre eserciti: l'Armata del Nord al comando di Rochambeau, l'Armata del Centro sotto Lafayette (entrambi avevano prestato servizio in A merica) e l'Armata del Reno alle dipendenze del Maresciallo Nicolaus Luckner, un vecchio ussaro tedesco. Queste furono le prime Armate della R ivoluzione. A Parigi, la stampa stimolava sempre più lo spirito combattivo del popolo; ai Giacobini (2) e nell'Assemblea, Brissot intanto suscitava astio contro la corte e convinzione della necessità della guerra. La guerra era necessaria non soltanto per rendere compatto il popolo e per mantenerl.o sottomesso alla volontà dell'Assemblea ma anche perché, come dice Hérault de Sechelles , « in tempo di guerra si possono prendere provvedimenti che sembrerebbero troppo severi in tempo di pace »: un presagio del sopraggiungente Terrore. Quando la Bastiglia venne assalita, in Europa nessuno ebbe l'idea di montare una crociata contro la Francia. Il problema che allora occupava l'attenzione delle corti era la Polonia, e non la Rivoluzione. Con la morte di Leopoldo, ill 0 marzo dell792, avvenne un rapido cambiamento. Infatti suo figlio Francesco li, ultimo degli imperatori del Sacro Romano Impero (1792-1835), accettò la sfida dci Girondini, ansioso di vendicare l'onore di sua zia. Nello stesso tempo, Federico Guglielmo guardava alla Francia come a una facile preda e vedeva nella Rivoluzione una scusa per estendere il suo regno, mentre Caterina II di Russia (1762-1796) cercava di coinvolgere sia Vienna che Berlino negli affari della Francia, in modo da guadagnare spazio di manovra nella Polonia, che era ormai alle soglie della sua seconda spartizione. Infine, il partito monarchico in Francia vedeva in un intervento austriaco e nella sconfitta degli eserciti di leva francesi il solo mezzo per salvare Luigi. Questa era la situazione il20 aprile del1792, quando Luigi XVI , prigioniero di un ministero girondino , propose ai suoi carcerieri una dichiarazione di guerra contro l'Austria, affinché essi potessero c ere sconfitti e lui rilasciato. La Francia era del tutto impreparata per la guerra: le sue casse erano vuote, l'esercito nel caos e il popolo isterico. L' Il luglio venne fatta una chiamata generale alle armi e venne arruolata una marmaglia di volontari. Quindici giorni più tardi , la Prussia dichiarò guerra e il duca di Brunswick, che era stato incaricato del comando dell'esercito prus iano, emanò un manifesto mal concepito, architettato dagli émigrés, che gettò Parigi nella rabbia. 11 10 agosto vennero attaccate le Tuileries e venne promulga-

(l) Quando I'A:.scmblca si spostò a Parigi, alcuni rapprescmanti del Terzo Stato affittarono una grande sala nel monastero dei Giacobini: da qui derivò il nome del più famoso gruppo rivoluzionario.


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t o un decreto che aboliva la Costituzione del 1791, privava Luigi di tutti i suoi poteri e stabiliva il suffragio universale. All'assemblea legislativa succedeva la Convenzione. Nel mezzo di questo caos il pericolo più grave veniva dall'esercito, composto da 82.000 uomini oltre alle guarnigioni di frontiera. Sulla sinistra, l' Armata del Nord, passata adesso sotto Lafayette , copriva la frontiera da Dunkerque a Malmédy ed era suddivisa in due gruppi: uno (di 24.000 uomini) accampato lungo il confine fiammingo , e l'altro (di 19.000), noto come l'Armata delle Ardenne, presso Sedan. Alla sua destra si estendeva l'Armata del Centro - chiamata anche Armata di Metz - i cui 17.000 uomini andavano da Montmédy ai Vosgi ed e rano al comando del maresciallo Luckner.- Ancora alla sua destra c'era l'Armata del Reno (22.000 uomini) , dai Vosgi a Baste, sotto il generale Biron (prima sotto il duca di Lauzun). Sul tergo, attorno a Soissons, c'era anche una masnada di volontari disorganizzati e insubordinati , conosciuta come l'Armata di Riserva. Quando 1'11 agosto Lafayette, che si trovava allora a Sedan , apprese del decreto del giorno precedente ordinò subito al generale Arthur Dillon , a Pont-sur-Sambre , e al generale Dumouriez, al campo di Maulde, di marciare su Parigi. Mentre il primo (che era realista) acconsentì il secondo, amico dei Girondini , rifiutò di farlo. L'a emblea apprese dell'ammutinamento e mandò dei commissari a Sedan, che vennero catturati da Lafayette e imprigionati. Ne vennero mandati altri, che il 18 agosto nominarono Dumouriez comanda nte dell 'Armata del Nord. Il giorno seguente, vedendo che il suo esercito aveva perso fiducia in lui , Lafayette con molti dei suoi ufficiali attraversò il confine del Lussemburgo e si arrese agli austriaci . A Metz, nello stesso mome nto, anche Luckner (amico di Lafayette) rifiutò di accettare il decreto: venne sostituito col generale François Christophe Kellermann e mandato a ChàJons , a comandare le truppe di seconda linea. Quasi tutti i principali ufficiali di Luckner vennero esautorati e, in tutta l'Armata del Re,no, soltanto Biron fra tutti i generali accettò il decreto in piena convinzione. Queste erano le condizioni dell'esercito , quando Dumouriez prese il posto di Lafayette.

2. n bombardamento di v almy' 1792 Il bombardamento di Valmy fu più di un evento militare: esso tracciò una linea netta tra la forma che la guerra aveva assunto fin dal1648 e quella che sarebbe diventata dopo il1792. Nel primo periodo, come abbiamo illustrato più indietro, la guerra era andata diventando empre più limitata, sia sotto l'aspetto politico che sotto quello militare. Con alcune note-


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voli eccezioni, le campagne furono metodiche, condotte con comodo , e caratterizzate da regole comunemente accettate. Scrivendo nel 1677, il conte di Orrery osserva che « noi facciamo la guerra più come volpi che come leoni, e si hanno venti assedi per ogni battaglia». (3) Circa vent'anni dopo troviamo che Daniel Defoe scrive: « Ora è frequente vedere eserciti di 50.000 uomini da ciascuna parte restare in attesa l'uno in vista dell'altro e trascorrere l'intera campagna a guardarsi in cagnesco o, per dirla più gentilmente , osservandosi l'un l'altro , per poi allontanarsi verso i quartieri invernali ». (4) Un centinaio d'anni dopo è qùasi la stessa cosa. 'Lazare Carnot nota che « ciò che veniva insegnato nelle scuole militari non era più l'arte di difendere le piazzeforti , ma quella di arrendersi cedendole con onore, dopo alcune formalità convenzionali >>. (5) All'assedio di Pizzighettone , nel1733, ci viene presentato un perfetto esempio di guerra idilliaca . Era stata concordata una tregua e, leggiamo: « un ponte lanciato sulla breccia consentiva un collegamento tra assedianti e assediati: vennero allestite le tavole in ciascun quartiere , e gli ufficiali si intrattennero vicendevolmente a turno: dentro e fuori, sotto tende e pergalati non v'era nient'altro che balli , trattenimenti e concerti. Tutta la gente dei dintorni conveniva sul posto a piedi , a cavallo e sui carri; arrivarono provviste da ogni parte. Apparve subito l'abbondanza e non c'era carenza di dottori da palcoscenico e di acrobati. Era un' affascinante fiera , un deLizioso rendez-vous >> . (6) Un secolo dopo le osservazioni di Carnot, e quando la nuova forma di guerra stava avvicinandosi al suo culmine , il maresciallo Foch disapprovava questi « metodi antiquati ... nei quali non v'è una decisiva soluzione , nient'altro che un fine limitato .. . >>e dichiarò il suo disprezzo per Maurizio di Sassonia (1696-1750) per aver detto: << l o non sono favorevole al dare battaglia , specialmente all'inizio della guerra. Io sono perfino convinto che uno scaltro generale può condurre guerre per tutta la sua vita senza essere costretto a farlo ». (1) Ciò nondimeno , Foch ignorava le ragioni per questi « metodi antiquati ». Esse erano non soltanto la ripugnanza per la sconfinata barbarie della Guerra dei Trent'Anni e la coscienza che le guerre tra gentiluomini sono preferibili a quelle tra cialtroni , ma anche il costo crescente di eserciti regolari e permanenti , unito

(') " A Treatise of the Art of War, etc." (1677), pag. 15. (') " An Enquiry upon Projects" in "The Earlier Life and Chief Earlier Works of Daniel Defoe" di Hcnry Morlcy (1899) pag. 135. (S) « De la defense des places fortes" (1812), pag. Xlii. ( 0) "Memoirs of Goldoni" traduzione di Joh n Black ( 1814) , Vol. l, pag. 207. ( 7) "The Principles of War" traduzione di Hilaire Belloc (1918) pagg. 27-28. Si può ben chiedere: se si deve fare la guerra, non sono prcferibili gli scopi li mitati a quelli illimitati? Il comportamento tenuto a Pizzighenone non è più saggio e più razionale di quello tenuto alla battaglia della Somme nel 1916. e nel bombardamento di Hiroshima nel 1945?


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aJJe carenze del loro servizio di vettovagliamento e aJJa lentezza dei rifornimenti ricavabili dalle requisizioni. Queste restrizioni portarono ad evitare le battaglie che, alle brevi distanze della portata dei moschetti - come venivano combattute in questo periodo - erano estremamente costose in vite, e produssero anche un'elevata frequenza degli assedi, necessari per acquisire depositi di scorte, intervallati lungo le linee di movimento. Fondamentalmente, l'elemento determinante era il costo- cioè il denaro e di ciò si rese conto Guibert fin da11770. Egli considerò che le guerre di minuziose cortesie, di manovre incruente e di rese onorevoli erano solo apparentemente a buon prezzo, poiché non conducevano a consistenti soluzioni politiche. In loro luogo, suggeriva un genere assai diverso di conflitti. « Ma supponiamo - scrive - che un popolo vigoroso sorga in Europa: un popolo di genio, di risorse e di acume politico; un popolo che unisca queste virtù genuine, c una milizia nazionale, a un organizzato piano di espansione, e non lo perda mai di vista; un popolo che sappia come fare la guerra con poca spesa e sappia alimentarsi con le proprie vittorie. Un simile popolo non sarebbe costretto a limitare le sue lotte per calcoli finanziari. Si vedrebbe questo popolo soggiogare i suoi vicini , e schiacciare le nòstre fragili istituzioni, come il vento del nord piega le deboli canne ». (8) Valmy fu l'annuncio del tipo di guerra che aveva in mente Guibert. Il 23 agosto 1793, un anno dopo che il suo bombardamento aveva echeggiato, c due anni dopo che Guibert era morto, la Convenzione Nazionale approvò una legge per assicurare « la requisizione permanente di tutti i francesi per la difesa del paese», con la quale la guerra illimitata diventava l'ordine del giorno. « Gli uomini giovani dovranno combattere - leggiamo - quelli sposati dovranno fabbricare le armi e trasportare i rifornimenti; le donne dovranno fare le tende e gli abiti, e presteranno servizio negli ospedali; i bambini arrotoleranno bende ricavate dalla biancheria logora; i vecchi verranno tra portati nella pubblica piazza e inciteranno il coraggio dei combattenti , predicando l'odio contro i re e l'unità della repubblica. Gli edifici pubblici dovral'hlO trasformarsi in caserme, le pubbliche piazze in fabbriche di munizioni ... Tutte le armi da fuoco di calibro adatto dovranno essere passate alle truppe: l'ordine pubblico dovrà essere garantito da una polizia munita di fucili da caccia e di armi bianche. Tutte le selle da cavallo dovranno essere requisite per la cavalleria; tutti i cavalli da

(8) Nel « Discoun Prélimma1re ,. del suo« Essai Général de Tactiquc • del 1770. (Vedi • Ocuvrcs Militaires de Guibert •, 1803. Vol. l. pagg. 15·16). Un punto da souolineare qui è l'introduzione del· l'idea di amoralità nella guerra ; la forLa diventa il fauore dominante .


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tiro non impiegati per la coltivazione traineranno l'artiglieria e i carriaggi dei rifornimenti ». ( 9) Questo fu il primo vagito della guerra totale. Furono queste due forme di guerra - quella limita ta e quella totale - che si affrontarono durante la Rivoluzione Francese, ed entrambe sono ben esemplificate dai condottieri dello scontro iniziale: Carlo Guglielmo Ferdinando duca di Brunswick , da una parte, e Charles François Dumouriez daJI'altra. U duca di Brunswick era nato nel1735 , e Dumouriez nell739; avevano pe rtanto più o meno la stessa età e questo costituiva l' unico loro punto in comune. Il primo era un « grand seigneur » e un nipote di Federico il Grande; l'altro un astuto avventuriero politico e militare, figlio di un commissario francese. Nel 1792, il Brunswich e ra ritenuto il più grande soldato d' Europa; Dumouriez riteneva di esserlo altrettanto. Egli aveva una sconfinata fiducia in sé stesso , vedeva nella Rivoluzione una carriera perfettamente a ttagliata al suo talento c istintivamente sentiva che, per ricavare il massimo dal suo spirito fanatico , l'audacia e ra la miglior prudenza; di principi non ne aveva alcuno, eccetto l'opportunismo. In una occasione propose un piano per salvare la monarchia. Era semplice e audace. Per sconfiggere i Giacobini, disse, tutto ciò che occorreva era di diventare uno di loro. « Pensa come loro, adotta il loro spirito e il loro linguaggio e poi rivolgiglieli contro » . (! 0) Sul campo era completamente senza paura, spazzava via le difficoltà , mostrava un infaticabile attivismo e possedeva il preziosissimo dono dell"abilità di elettrizzare i suoi uomini. Era un giocatore d'azzardo militare, brillante , di viva intelligenza , pieno di talento e d'immaginazione, lungimirante , e ottimista come Candide. B runswick era un pedante raffinato e di grande cultura, cauto, coscienzioso , e capace di esaminare ogni problema in così minuto dettaglio da perde rne di vista l'essenza. La sua reputazione era in gran parte basata sulla sua campagna in Olanda nel 1787. Essa fu così completamente incruenta che, agli occhi dei suoi contempora nei, appariva un esempio di perfezione nell'arte di comando del generale. E così era in realtà, poiché nei limiti ristretti della guerra me todica Brunswik , come un esperto giocatore di scacchi , poteva prevedere ogni mossa, fintanto che il suo avversario rispettava tutte le regole. Egl i ingrandiva invariabilmente le proprie difficoltà e raramente prendeva in considerazione quelle del suo avversario. Di solito e ra altrettanto restio ad esprimere un proprio parere quanto, sotto pressione, era cedevole alle opinioni altrui. Sfortunatamente per lui ,

( 9) ( 10)

Citato da « Mémoiressur Lazare Camot "di Lazare Hippolyte Camot (1907), Vol . l . pag. 379. • Va lmy" di Anhur Chuquet (s.d.) pag. 12.


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Federico Guglielmo- uomo impulsivo e di mentalità ristretta - tentò di giocare la parte di Federico il Grande e Brunswich, che riteneva che il primo dovere di un feldmaresciallo prussiano fosse quello di obbedire al suo principe, si piegò ai suoi desideri , malgrado andassero contro il suo giudizio. Inoltre, Brunswick detestava di cuore gli austriaci, vedeva la Francia come un sincero alleato della Prussia e aborriva gli émigrés. Era tenuto in così alta considerazione sia dai Girondini che dai Giacobini che , ai primi del 1792, il governo rivoluzionario gli offrì il comando supremo dell'esercito francese. (1 1) Cosa che, se avesse accettato, avrebbe fatto di Dumouriez il suo collaboratore anziché il suo avversario. Anche gli eserciti comandati da questi due uomini erano molto diversi. I prussiani e gli austriaci erano obbedienti strumenti dei loro rispettivi monarchi. Quella francese , benché ancora composta in gran parte di soldati del vecchio esercito reale , era invece un'armata nazionale animata da spirito patriottico. Sotto condottieri che sapessero come sfruttare il suo spirito, poteva dimostrare un meraviglioso slancio ma, sotto capi che non lo sapessero fare , era soggetta al panico e all'ammutinamento. Soprattutto, vi scarseggiavano in modo deplorevole gli ufficiali , più specialmente in fanteria e cavalleria , perché migliaia di essi erano diventati émigrés. Grazie al suo magrufico corpo di sottufficiali a lunga ferma , tuttavia, si poterono rapidamente promuovere tutti gli ufficiali necessari. Al tempo di Valmy troviamo, in posti di comando o nei ranghi , molti dei famosi nomi dell'impero quali Jourdan, Lecourbe, Oudinot , Victor, Macdonald , D avout, Gouvion-Saint Cyr, Mortier, Soult , Ledere, Lannes, Masséna , Berthier, Bessières, Suchet, Laharpe, Friant , Lefebvre e Kellerman (il più anziano). L'artiglieria francese era la migliore d'Europa perché, benché il padre dei moderni cannoni fosse un inglese, Benjamin Robins, che nei suoi « New Principles of Gunnery » (1742) aveva patrocinato il cannone a retrocarica e a canna rigata e aveva portato l'artiglieria ad un livello scientifico , il più grande progresso nell'impiego dei pezzi venne compiuto in Francia, sotto la direzione di Gribeauval. Nel1776, quando ne venne nominato Ispettore Generale, egli riorganizzò l'artiglieria francese da cima a fondo . Ridusse l'artiglieria da campagna ai soli cannoni reggime ntali da quattro libbre e quella divisionale (per la riserva) ai cannoni da 8 a 12 libbre e agli obici da 6 pollici. Per la guarnigione e le opere d'assedio , adottò i cannoni da 16 e da 12 libbre, gli obici da 8 pollici e i mortai da 10 pollici. Introdusse gli affusti ad avantreno e fece costruire i carriaggi per i cannoni

( 11 )

Ved• ~cbarles William Ferdinand. Duke of Brunsw1ck" di lord Edmond Fitzrnaurice (1901)

pagg. 45-49 .


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secondo un modello uniforme sicché le loro parti, nei limiti del possibile, erano intercambiabili. Questi miglioramenti (12 ) influenzarono l'artiglieria tanto radicalmente quanto l'introduzione della baionetta aveva influenzato la fanteria di un secolo prima e portarono al crescente predominio del cannone sul moschetto. Occorre notare due conseguenze. La prima fu che il crescente uso dell'artiglieria comportò un aumento del numero di cavalli e di carri, quindi l'allungamento delle colonne sulla linea di marcia, e pertanto la necessità di proteggerle con truppe leggere: « Chasseurs à pied »e« à cheval ». La seconda fu l'aumento dei costi degli eserciti e la sempre crescente richiesta di armi ed equipaggiamenti standardizzati rivolta all'industria. Benché nell'esercito prussiano la fanteria e la cavalleria fossero eccellenti, l'artiglieria era mediocre e il commissariato antiquato. Molti dei generali erano vecchi, e non pochi dei giovani ufficiali erano a favore della Rivoluzione. L'anello più debole era però il suo comando, perché tra Federico Guglielmo e Brunswick non c'era unità di pensiero. Quest'ultimo detestava gli émigrés; il primo era loro sottomesso. Essi esageravano i sentimenti monarchici del popolo francese c si vantavano dei loro buoni rapporti con gli ufficiali francesi. « Io- diceva Bouillè- posso garantire la cattura delle fortezze , perché ho le chiavi di ciascuna di esse nella mia tasca ». (1 3) Queste millanterie portarono Federico Guglielmo a credere che tutto quel che gli restava da fare era di marciare dritto su Parigi, per esservi ricevuto dagli applausi dei suoi leali cittadini. Brunswick non la pensava così, perché non soltanto non aveva fiducia negli émigrés, ma era contrario alla guerra. La sua idea era di limitare la prima campagna alla cattura delle fortezze di Longway, Montmédy e Sedan; poi di stabilire in esse dei depositi , bloccando qualsiasi esercito francese che accorresse in loro soccorso, e infine andare nei quartieri invernali e prepararsi per la campagna dell'anno successivo . L'idea di condurre una campagna autunnale in Francia, con delle fortezze non catturate alle proprie spalle e in un paese che avrebbe potuto dimostrarsi ostile, lo terrorizzava. Inoltre, sapeva che la sua intendenza non gli consentiva una rapida avanzata e in questo aveva ragione perché, come ebbe a dire più.. tardi Massenbach, uno degli ufficiali del suo stato maggiore: « La questione dei

( 11) Due notevoli invenzioni di questo periodo- entrambe inglesi -furono la « granata operativa "• una bomba da monaio da 5.5 pollici lanciata da un pezzo da 24 libbre, usata per la prima volta all'assedio di Gibilterra (1779-1783) e il • conten itore sferico» (d i Henry Shrapnel (granata Shrapncl) inventata nel 1784 ma adottata dall'esercito inglese soltanto ncl1803 . La prima era destinata a rendere obsoleta la nave da battaglia in legno. la seconda a rivolll1.tonare la tatt1ca anigliercsca. (") Citato da "History of the F'rench Rcvolution" di Hein rich von Sybel (1867). Vol. II , pag. 112. Il marchese dc Bouillè era il generale francese che Luigi XVI sperava di raggiungere nella sua fuga verso Varennes.


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rifornimenti gravava come un peso morto sulle nostre gambe ». (1 4 ) Il piano per il quale finalmente si decise fu quello di invadere la Lorena con tre armate: la prima, di Brunswick , con 42.000 prussiani, 5500 hessiani e 4500 émigrés, doveva muovere da Coblenza addentrandosi nella Lorena tra l'armata di Kellermann a Metz e quella di Oumouriez a Sedan; la seconda, di 15.000 austriaci al comando di Clerfayt , con base in Belgio , avrebbe dovuto avanzare verso sud sul fianco destro prussiano; la terza, di egual forza , al comando del principe Hohenlohe-Kirchberg, con base nel Palatinato , doveva muoversi sul fianco sinistro prussiano. Quando le tre armate si fossero congiunte in Lorena, avrebbero dovuto attraversare la Mosa e prendere la strada p er Parigi. Ai prussiani accorsero 20 giorni per marciare da Coblenza alla frontiera francese e soltanto il 23 agosto arrivarono di fronte alla fortezza di confine di Longwy, costringendola a capitolare dopo un breve bombardamento. Oumouriez stava intanto incitando Servan , il ministro della guerra francese, a invadere i Paesi Bassi. Secondo il suo piano, me ntre Dillon a Sedan e Kellermann a Metz tenevano indietro i prussiani, egli intendeva vedersela a Valencie nnes con gli austriaci di Clerfayt. Quella di paragonarsi ad Agatocle e a Scipione era un'idea fissa di Dumouriez: « È così, scriveva in una lettera all'Assemblea - che il popolo romano portò la guerra in Africa , quando Annibale era alle porte di Roma ». (15) Strategicamente poteva aver ragione , perché aveva misurato il valore di Brunswick molto esattame nte. Politicamente però aveva torto perché, se avesse marciato verso nord , i cittadini di Parigi avrebbero immaginato che le strade che portavano alla capitale da est non fossero presidiate, e avrebbero subito gridato al tradimento. Rendendosi be n conto di questo , il 22 agosto Servan sollecitò Dumouriez a cooperare con Kellermann, che allora si stava ritirando davanti a Hohenlohe . Qua ndo poi il 24 agosto Parigi fu gettata nella costernazione dalla notizia che Longwy era investita , ordinò a Oumouriez di procedere su Sedan . Dumouriez vi arrivò il 28 agosto per trovare , come scrive egli stesso: « Un esercito senza generali né ufficiali superiori , e diviso in due fazioni . Più di metà dei soldati rimpiangeva un capo (Lafayette) che aveva amato , e vedeva il suo successore come un nemico personale e l'autore delle sue disgrazie ». (16) Il giorno successivo, quando passò in rivista i suoi uomini, invece delle abituali acclamazioni , ricevette silenzio e sguardi torvi. Infine un granatiere gridò: « C'es ce b ... là qui a fait declarer la guerre!» « Tu credi-

(,.) Citato da FiiZmaurice nel suo kDuke of Brunswidc". pag. 67. ( 1') Citato in • Valmy •, pag. 25. ( 16) • La Vie et Jes Mt moires du Général Dumouriez • (1822), Vol. Il , pag. 385.


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replicò Dumouriez- che la bbertà possa essere conquistata senza combattere »? Quando un altro soldato urlò « A bas le général » Dumouriez estrasse la sua spada e lo sfidò a battersi; quando il colpevole batté in ritirata, Dumouriez si rese conto all'improvviso che il suo poco convenzionale comportamento aveva portato gli uomini dalla sua parte. ( 17) Poi, quando apprese che Verdun era minacciata, mandò il tenente colonnello Galbaud a rinforzarne la guarnigione con due battagboni. Essi non riuscirono però a raggiungere la fortezza e si ritirarono su St. Ménehould. Quella notte così scrisse a Servan: « L'esercito è nello stato più deplorevole. Se noi ci ritiriamo, temo che si sbanderà; e se noi avanziamo, come sembra desideri fare, saremo certamente battuti ... Non ha vestiti, né scarpe né cappelli ... e gli mancano molti moschetti ». ('8) Ancora fissato con il suo piano sui Paesi Bassi , il 30 agosto convocò un consiglio di guerra che, malgrado ciò che egli scrive nelle sue « Mémoires » ( 19) gli diede l'approvazione. Da Parigi però Servan, che pensava che Dumouriez lo avesse abbandonato, gli scrisse il l o settembre, per sollecitarlo a ritirarsi sulle Argonne, contemporaneamente informandolo che Kellerman aveva ricevuto ordine di marciare in suo aiuto. Il giorno seguente, mentre a Parigi la campana a martello sonava sui Massacri di Settembre e Danton tuonava: « il nous faut de L'audace, et encore ·de L'audace, et toujours de l'audace, et La France est sauvée » Servan scriveva ancora a Dumouriez: « Nel nome della patria ... conducete il vostro esercito tra la Mosa e la Marna. Portatevi a St. Ménehould o nelle sue vicinanze, o perfino su Chalons ... » . (2°) Nel frattempo, il31 agosto - cioè prima che entrambe queste lettere fossero state scritte- Dumouriez da Bazeilles udì colpi di arma da fuoco provenienti dalla direzione di Verdun (2 1) e nel medesimo tempo venne a sapere che Clerfayt con 15-18.000 uomini stava per attraversare la Mosa a Stenay. Finalmente capì che il suo piano di invasione era impossibile, perché il suo fianco destro era minacciato e Sedan non poteva perciò essere tenuta più a lungo. « Mai- scriveva a Servan - è stato così grande il pericolo per la Francia, in nessuna guerra ... Per evitare mali maggiori, io sarò forse costretto a lasciare Montmédy e Verdun alle loro guarnigioni, ad abbandonare l'intero corso della Mosa e a ritirarmi per la via più bre-

('') Ibid., Vol. IL pag. 383 e" Valmy •>, pagg. 36-37. ( 18) Citato da « L'Europe et la Révolution Fran~ise »di Albert Sorel (1891) Vol. Ili, pag. 29. ( 1• ) Vedi Vol. II, pagg. 387·391. ('0) Citato in « Valmy • pag. 36. ( 21 ) Scrivendo il 31 agosto, Goethe cita l'uso di razzi nel bombardamento di Verdun. Egli scrive: « Queste meteore dalla coda di fuoco, noi potemmo soltanto osservarle scivolare quasi silenziosamente attraverso l'aria e poco dopo si vide una parte della città in fiamme "("Campaigo in France in the Year 1792'' traduzione di Robert Farie, 1859, pag. 131).


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ve ... al fiume Aire, per difendere la soglia di Autry » . ( 22) Ciò significava ritirarsi verso la Foresta delle Ardenne, che costeggia la riva destra dell'alto corso dell'Aisne. Essa è costituita da basse colline, densamente boscose, solcate da torrenti e paludi. Nel1792, era un terreno in cui condurre operazioni e ra più difficile di quanto non lo sia oggi, perché le strade allora non avevano manutenzione e col tempo piovoso il morbido terreno argilloso sul quale correvano veniva rapidamente trasformato in fango. Per un esercjto seguito dai convogli d'artiglieria e di rifornimento, la foresta poteva essere attraversata soltanto servendosi di cinque strade che percorrevano i seguenti passaggi: l. Les Islettes, la strada Verdun-Ciermont-St. Ménehould-Chàlons-Parigi; 2. La Chalade, la strada Verdun-Rheims; 3. Grandpré. la strada Varennes-Vouziers; 4. Croixaux-Bois, la strada Stenay-Vouziers; 5. Chesne-Populeux, la strada Sedan-Rethel. Per Dumouriez che, a Sedan, era più lontano dai due passi principali di Grandpré e Les Islettes di quanto non lo fossero Clerfayt a Stenay e Brunswick a Verdun , era a solutamente necessario affrettarsi. Rendendosi conto di non avere truppe sufficienti per tenere tutti e cinque i passi con forze adeguate, ordinò a Duval, che si trovava con 6000 ( 23) uomini al campo di Pont-sur-Sambre, e a Beurnonville, che era a quello di Maulde con 10.000, di marciare a tutta velocità verso Rethel , in modo che l'uno vi giungesse il 7 settembre e l'altro il 13. Dumouriez lasciò Chesne-Populeux e Croix-aux-Bois temporaneamente incustodite e ill 0 settembre mandò avanti Dillon con l'avanguardia (6000 uomini) per prendere Les lslettes e la Chalade, mentre lui stesso, con il grosso, seguì la via più corta, marciando lungo tutto il fronte di Clerfayt, e arrivò a Grandpré il4 settembre. Dillon arrivò a Les Islettes il giorno successivo. Da Grandpré, il 5 settembre, Dumoriez inviò il seguente eroico dispaccio a Servan: « Verdun è presa, io attendo i prussiani. I campi di Grandpré e Les Islettes sono Termopili, ma io sarò più fortunato di Leoruda ». ( 24 )

Intanto, che ne era di Brunswick? Verdun aveva capitolato il 2 settembre ma, invece di pro eguire spingendo a fondo, egli era rimasto accampato fino all'll settembre. Vero è che il tempo era terribile, e che una

( 22) Sorel, Vol. Ili . pag. 30. Sembrerebbe chel'idea di ritirarsi sulle Argonne fosse stata suggerita per primo dal generale Money nel eons•glio di guerra del 30 agosto. Money era un militare inglese che aveva combattuto nella Guerra dei Seue Anni e che aveva prestato servizio sotto il generale Burgoyne in America. (Vedi "The History of the Campaign of 1792, etc. • di J. Money, 1794, pagg. 38-41). ~stato già menzionato a proposito della campagna di Saratoga, capitolo IX . del presente volume. (ll) « Mémoires »di Dumouricz. Vol. Il , pag. 394. Chuquet ( « Yalmy "• pag. 98) dice 3050. (lA) « Mémoircs " di Dumouriez. Vol. 111 , pag. 2.


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pesante pioggia aveva continuato a cadere da quando gli alleati avevano attraversato la frontiera. Il 28 agosto, Goethe appuntò sul suo diario «tempo spaventoso>>; il 6 settembre,« ogni cosa era affondata in una fanghiglia senza fondo », e il 12 settembre « piovve incessantemente >>. ( 25) Inoltre, nel campo prussiano centinaia di uomini stavano morendo di dissenteria. (26) Tuttavia , come Goethe sottolinea il 4 settembre,« si è spesso citato Les Islettes, l'importante passo tra Verdun e St. Ménehould. Nessuno potè capire perché non ne sia stato preso possesso, e perché non sia stato occupato prima ». (27 ) La ragione stava nel fatto che Brunswick e Federico Guglielmo non riuscivano a mettersi d'accordo sulla mossa successiva . Una volta presa Verdun , il piano di Brunswick era di occupare Sedan e di andare poi nei quartieri invernali dalle parti di Montmédy, Mézières e Givet, stabilendo una solida base per la campagna dell'anno successivo. Ma il re non ne voleva sentire parlare, ed era sostenuto non soltanto dagli émigrés, ma anche da alcuni degli ufficiali di Brunswick. Ciò che il re e i suoi sostenitori vedevano era che la guerra era sostanzialmente un fatto politico più che un'operazione strategica, e che contro di loro si trovava non un esercito regolare, ma uno rivoluzionario. Perciò l'idea di costituire dei magazzini a Verdun e a Longwy e di ritirarsi nei quartieri invernali era impraticabile. Invece, essi incitavano, quel che ci voleva era piombare sulla Champagne come un torrente e sommergere i francesi in una grande battaglia, il cui esito favorevole sarebbe stato assicurato dalla superiore disciplina dei prussiani. Soltanto così si poteva acquire una decisiva vittoria politica , in tempo per salvare Luigi XVI e Maria Antonietta. Una procedura così poco convenzionale urtava Brunswick , ma in più egli sapeva che a causa delle condizioni del suo esercito, delle strade e della sua intendenza, non si sarebbe potuto compiere una rapida avanzata. Ciò nonostante, abbandonò obbedientemente il proprio piano per quello del re. Tuttavia non ordinò un'immed iata avanzata, ma perse tempo in minuziosi preparativi. Alfine, il17 settembre, lui ed il re cavalcarono in testa verso Clermont e fecero una ricognizione aLes Islettes. Brunswick vide molte truppe avversarie nei boschi e, quando apprese dai contadini che i francesi si erano trincerati , temette che un attacco frontale si rivelasse troppo dispendioso e suggerì un movimento aggirante. Alla fine ci si accordò per forzare uno dei cinque passi, e per far ciò venne decisa la seguente articolazione: Les Islettes doveva essere impegnato dagli austriaci

(l>) ··Campaign in France" pagg. 17, 49 e 53. (l•) Un testimone oculare afferma che l'intera fronte d ell 'accampagmento era coperta di escrementi ( « Valmy •. pag. 76). ( 27) "Campaign in France•·. pag . 47.


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e dagli hessiani di Hohenlohe, mentre l'esercito prussiano avrebbe marciato su Grandprè; la cavalleria e il corpo degli ém igrés dovevano puntare su Chesne-Populeux e intanto Clerfayt, con l'aiuto di Kalkreuth, doveva impossessarsi della stretta di Croix-aux-Bois. Finalmente, il lO settembre Brunswick emanò il suo ordine d'avanzata e il mattino seguente, sotto una pioggia scrosciante, i prussiani uscirono marciando dal loro campo inzuppato e presero la strada per Melancourt. Sostarono là per la notte e il12 settembre proseguirono su Landres. Lun-


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go la strada furono turbati al vedere la campagna abbandonata, perché ciò rendeva gli approvvigionamenti ancora più difficili. Combattere l'esercito francese era una cosa, ma combatterlo in un paese abbandonato era un'altra, e ciò deprimeva gli alleati. Altrettanto fecero le indescrivibili condizioni del campo a Landres, che rimase noto come il « Drecklager » ( campo del sudiciume). Sulla sinistra, gli austriaci e gli hessiani di Hohenlobe coprivano il lato orientale di Les lslettes e sulla destra, da Stenay , l'esercito di Clerfayt faceva fronte alla stretta di Croix-aux-Bois. Croix-aux-Bois era tenuta da due battaglioni, uno squadrone e quattro cannoni, al comando del colonnello Colomb, un veterano della guerra americana. L'l l settembre egli informò Dumouriez che la propria posizione era inespugnabile e di conseguenza questi, che riteneva che lo sforzo principale avversario sarebbe stato compiuto contro Grandpré, gli ordinò di lasciare cento uomini al comando di un capitano per tenere il passo e di portare il resto a Grandpré. (28) Sfortunatamente per Dumouriez, Clerfayt venne a sapere della ritirata da un contadino e il 12 settembre inviò un distaccamento di chasseurs e di ussari che attaccarono la stretta e la presero. Poiché la sua perdita minacciava il fianco meridionale di Chesne-Populeux, il suo comandantecolonnello Dubouquet- ritirò la propria guarnigione. L'arrivo dei fuggi tivi a Grandpré , alle cinque del pomeriggio, fu la prima avvisaglia del disastro per Dumouriez che, sapendo benissimo quanto fosse grave la perdita di Croix-aux-Bois, ordinò al generale Chazot di mettersi in marcia da Grandpré lungo la via di Vouziers, con otto battaglioni , cinque squadroni e quattro cannoni, e di riprendere la stretta ill3 settembre. La strada era in condizioni così brutte che Chazot raggiunse Vouziers soltanto al calare della notte. Ripartì il mattino successivo e riconquistò il passo ma, poco dopo, ne venne scacciato da un contrattacco austriaco e ritornò a Vouziers. L'aspetto stupefacente di questa azione fu che egli non venne inseguito. Come Jomini sottolinea, ( 29) se Clerfayt si fosse spinto in profondità e se Brunswick avesse contemporaneamente attaccato Grandpré , con ogni probabilità l'esercito di Dumoriez sarebbe stato distrutto. La situazione dei francesi volgeva al peggio; Dumouriez dava il meglio di sè. Egli faceva affidamento sulla lentezza dei prussiani, nonché sul tempo inclemente che avrebbe aumentato il loro ritardo; (30) decise subito, mentre continuava a tenere Les Islettes e La Chalade, di tirarsi fuori da Grandpré, ritirarsi su

~) « Mémoires »di Dumouriez, Vol. IU,pagg. 19-20. (19) << Histoire Critique et Militaire des Guerres de la Révolution dello Jomini (1820), Vol. Il, pagg.

119·120. Vedi anche le« Mémoires »di Dumouriez, Vol. Ili, pag. 25. (lO) « Mémoires »di Dumouriez, Vol. III, pag. 27.

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St. Ménehould e di piazzare il suo esercito in una posizione affacciata alle spalle del nemico, dopo che questi fosse avanzato attraverso i passi lasciati abbandonati . Fu un colpo di genio e, per intrappolare il suo lento avversario, vennero mandati staffette e messaggeri al galoppo in tutte le direzio~ ni .. Innanzitutto venne inviato un distaccamento a fronteggiare Croix-auxBois , poi Chazot ricevette ordine di spostarsi da Vouziers a mezzanotte e di ricongiungersi con il grosso sulla piana di Montcheutin. BeurnonviJle e i suoi 10.000 uomini a Rethel ebbero ordine di andare fino a St. Ménehould, e venne mandata una staffetta a Kellermann, che allora si trovava vicino a Bar-le-Due, per affrettare la sua marcia verso nord. Furono inviate istruzioni a Dillon a Les Islettes, perché resistesse agli austriaci fino alla morte, e vennero inoltrate urgenti richieste al generale d'Harville, perché raccogliesse tutte le rimanenti truppe a Rheims, Epernay e Soissons. (31) Brunswick, stupefatto di trovare che le Argonne erano ancora presidiate, decise di avviare negoziati con Dumo riez e per far ciò inviò il colonnello Massenbach a combinare un colloquio. Dagli avamposti francesi Massenbach venne portato al posto comando del generale Duval, ma Dumouriez rifiutò di vederlo. Mentre era con Duval , Massenbacb aveva notato una grande attività nel campo e al suo ritorno informò Brunswick che, secondo lui, i francesi stavano preparandosi alla ritirata. Brunswick ne fu anche troppo contento, perché ciò significava che la sua manovra era riuscita e, secondo il suo concetto di guerra, una manovra riuscita era l'equivalente di una vittoria. Subito dopo Massenbach incontrò il re che, quando apprese che i francesi erano sul punto di ritirarsi, fu preso da una violenta rabbia. Lui voleva una vittoria e non una manovra, e galoppò via, imprecando, verso Grandpré. Massenìbach aveva ragione , Dumouriez intendeva effettivamente ritirarsi, ma non sul fiume Marna come lui riteneva , bensì su St. Ménehould, e a ciò si accinse alle tre del mattino del 15 settembre. Alle otto venne raggiunta Autry sull' Aisne, da dove il grosso dell'esercito proseguì marciando verso Dommartin-sous-H ans, sulla Bionne. Secondo le istruzioni ricevute, Chazot avrebbe dovuto partire da Vouziers a mezzanotte del 14 settembre, per raggiungere la piana di Montcheutin davanti al grosso e sotto la copertura della sua retroguardia. Ma i suoi uomini erano così esausti per le esercitazioni del mattino e del pomeriggio che non si mise in moto fino all'alba del 15 settembre. Quando, alcune ore più tardi, i suoi reparti sfociarono nella piana di Montcheutin, venne attaccato da un'unità di 1500 ussari prussiani. Benché dapprima i suoi uomini avessero il sopravvento sui loro avversari, all'improvviso alcuni di loro vennero presi dal panico e si sparsero in tutte le direzioni urlando « Sauve qui peut! Nous sommes trahis! Nous sommes coupés! » Al-

(") lbid., Vol. III, pagg. 24-25.


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tora l'intero corpo d'armata di Chazot- della forza di 10.000 uomini si sbandò e, come ci informa Dumouriez, più i 2000 di essi fuggirono fino a Rethel, Rheims, Chalons e Vitry, ove proclamarono che l'esercito era stato annientato e che Dumouriez e tutti i suoi generali erano passati al nemico. (32) Nella loro fuga a rotta di collo incontrarono i rinforzi , che risalivano da Chalons e che subito fecero dietro front, tornando a rifugiarsi nella città. Mentre si verificava questo panico , Dumouriez stava sistemando il suo accampamento a Dommartin-sous-H ans. Ancora una volta, come per la sconfitta di Croix-aux-Bois , le prime notizie del disastro gli vennero portate da dei fuggitivi che gridavano: « Tutto è perduto! L'esercito è in rotta! Il nemico è alle nostre calcagna! )). (33) Egli galoppò avanti e incontrò il generale Miranda, ( 34) che stava radunando la fanteria. Poche ore più tardi era tornato a Dommartin e, mentre stava per sedersi a tavola per la cena, inesplicabilmente il panico esplose per la seconda volta, ora proprio all'interno del suo campo, e potè essere sedato solo con un energico intervento, dopo che aveva provocato una inestricabile confusione. (35) Gran parte del giorno seguente - il 16 settembre - fu impiegata a rimettere a posto le cose. A occidente di St. Ménehould e a nord della strada di Chalons si erge un pianoro , che si estende da quest'ultimo villaggio a quello di Neuvilleau-Pont sull' Aisne . Su questo pianoro Dumouriez accampò le sue·truppe, la destra presso Maffrecourt, il centro a ovest di Chaude Fontaine, e la sinistra sulla strada di Chalons, in parte protetta da una palude chiamata l'Etang-le-Roi. A ponente dell'accampamento , a Braux-St. Cohière , dislocò un'avanguardia al comando del generale Stengel, con avamposti sul torrente Tourbe che corre parallelo a nord della Bionne. Di fronte al campo schierò le sue batterie, in modo che spazzassero il terreno basso , e lungo la riva destra deli' Aisne allineò una schiera di caposaldi, per collegare la sua destra con la sinistra di Dillon a La Chalade. Infine, scelse St. Ménehould quale suo quartier generale, poiché si trovava a metà strada tra il suo campo e quello di Dillon. (36) Riuscì a fare tutto questo grazie alla lentezza del suo nemico, perché se i prussiani avessero attaccato tra il 16 e il 18 settembre - cioè subito dopo l'esplosione di panico e prima che ricevesse i rinforzi- il suo esercito sarebbe stato quasi certamente messo in rotta. Perfino stando così le ( 12) lbid., Vol. 111, pagg. 31-32. ("') • Valmy •. pag. 139. (") Avventuriero ispano-americano al servizio dei francesi. (Vedi nola a pi~ pagina. nelle « Mé· moires • di Dumouriez, Vol. lll,pagg. I0-11). (lS) lbid., Vol. 111. pag. 30. (36) lbid., Vol. 111, pag. 35-36.


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cose, la sua situazione era critica poiché Beurnonville, che era arrivato a Rethel il 13 settembre, il 16 si avvicinò al villaggio di Auve e venne a sapere dell'esplosione di panico. Spaventato dall'idea di trovarsi in mezzo al nemico, si ritirò subito a Chalons. Qui ricevette una chiamata urgente da Dumouriez, e partì di nuovo il18 settembre per arrivare a St. Ménehould il giorno seguente. Un incidente in qualche modo simile ritardò l'arrivo di Kellermann. II 12 settembre il suo esercito aveva raggiunto Bar-le-Due, ma quando il dì seguente egli ricevette un dispaccio di Dumouriez che Io informava della perdita di Croix-aux-Bois, non volle essere coinvolto in una sconfitta e invece di affrettarsi avanti per andare in soccorso di Dumouriez, cambiò direzione e si diresse verso ovest , su Vitry-le-François. Non ne ripartì fino al15 settembre, quando ricevette ordine tassativo daJ maresciallo Luckner (37 ) di procedere a marce forzate verso St. Ménehould. 11 18 settembre raggiunse Dampierre-sur-Auve e il giorno dopo attraversò il fiume Auve e si accampò lungo la strada di Chàlons, a Dommartin-la-Pianchette. Portò con sé 17 battaglioni e 30 squadroni: in tutto, 16.000 uomini. Brunswick aveva mancato due occasioni per ditruggere il suo avversario: la prima , a Croix-aux-Bois; la seconda il15 settembre, quando mandò avanti soltanto 1500 ussari invece della sua intera avanguardia. Ora se ne lasciò sfuggire una terza poiché, benché avesse occupato Grandpré il16 settembre, invece di far avanzare il grosso, che si trovava ancora nell'accampamento di Landres, ve lo fece rimanere fino al giorno 18. n motivo di questa decisione fu che non lo poteva muovere di lì finché il suo convoglio dei rifornimenti non avesse portato il pane da Verdun. « Le poco idonee predisposizioni che erano state assunte per la sussistenza - dice Nassau-Siegen - ci obbligarono a fermarci e a perdere tempo a Grandpré come a Verdun ». (38) Alfine, il 18 settembre il pane era arrivato , e Brunswick cominciò a prendere in esame un piano d'azione. Ancora una volta, esso consisteva nel far uscire l'avversario dalle proprie posizioni mediante un aggiramento, e costringerlo alla ritirata . Verso la fine della giornata , uscì a cavallo con Massenbach, in ricognizione, dopo di che decise di far marciare i prussiani attraverso Grandpré contro il lato occidentale della posizione di La Chalade e Les lslettes, mentre gli austriaci avrebbero premuto contro il suo lato orientale. Questo , riteneva, avrebbe costretto Dumouriez ad abbandonare il suo campo. « La nostra ala sinistra- disse a Masenbach avanzerà; dobbiamo cacciare il nemico fuori dalle Argonne. Noi prenderemo Les Islettes, e senza molto spargimento di sangue. Come sapete dob-

('') Kellermann era un comandan1e autonomo , e non dipendeva da Dumouriez. (") Citato da" Valmy •. pagg. 169-170.


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biamo fare economia di uomini, poiché non siamo in vantaggio numerico » . (39) Il mattino seguente l'esercito prussiano si mosse ma a mezzogiorno , mentre il re stava per pranzare, arrivò un messaggero con la notizia che i francesi stavano evacuando St. Ménehould. Dando per certo che Dumouriez si stesse ritirando , Federico Guglielmo arrabbiatissimo si rivolse a Massenbach e, senza neppure consultare Brunswick benché fosse presente, ordinò che l'esercito si dirigesse direttamente verso la strada' di Chalons e, tagliando la via di ritirata ai francesi, costringesse il nemico alla battaglia. Benché questo mandasse completamente all'aria la grande manovra di Brunswick, egli non avanzò obiezioni. Subito dopo, fu ricevuto un altro messaggio che annullava il primo; nonostante ciò il re si attenne al suo ordine, e perciò la responsabilità del fiasco finale rimane sua. « Così -scrive Chuquet- ... i prussiani mossero dritto avanti verso i francesi a testa bassa, senza effettuare alcuna ricognizione, senza mandare avanti un solo ufficiale ad esaminare il terreno e senza un piano di battaglia ». ( 40 ) Quella notte, i prussiani bivaccarono lungo la strada che da Suippes porta a Valmy, con il loro grosso attorno a Somme-Tourbe, sulla riva dell'omonimo corso d' acqua a sud del quale corre il torrente Bionne. Il campo di battaglia di Valmy si trova a meridione del Bionne ed è costeggiato sul fianco orientale dal fiume Aisne e su quello meridionale dal fiume Auve. A nord di quest'ultimo corre la strada principale tra St. Ménehould e Chàlons, che passava attraverso il fianco sinistro di Dumouriez a L'Etang-le-Roi e anche attraverso Dommartin-la-Plancbette , ove ora era accampato Kellermaon. A circa un miglio a mezzo a ovest di Doromartin c'era la stazione di posta di Orbeval; proseguendo verso ovest, la strada risaliva fino ad una taverna detta La Lune , ove si innestava una strada secondaria proveniente da Somme-Bionne: A est della strada secondaria sorgeva un'altura, la cui parte settentrionale veniva chiamata Mont Yron (o Hyron) e quella meridionale« butte »o« tertre »(monticello o collinetta) di Valmy. Sul rialzo c'era un mulino a vento- ove ora si trova il monumento- e un po' a nord di esso era situato il villaggio di Yalmy. D a La Lune si potevano chiaramente vedere Orbeval e, in distanza verso est, le alture delle Argonne. Kellermann, appena si fu accampato a Dommartin-la-Planchette, cavalcò fino a St. Ménehould e disse a Dumouriez che considerava insicura la propria posizione perché il paludoso Auve correva immediatamente dietro di essa e che pertanto il mattino seguente intendeva riattraversare

(l?) lbid., pag. 173. Vedi anche Sybel, Vol. li, pag. 134.

(<O) « Valmy » , pag. 180.


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Fig. 22: Battaglia di Valmy. 1792.

l'Auve e occupare i villaggi di Dampièrre e Voilement. Dumooriez suggerì che sarebbe stato meglio occupare La Lune e il rialzo attorno a Valmy. Kellermann però non fu d'accordo , e si decise per lo spostamento verso l'indietro. Per dare sicurezza al suo accampamento durante la notte, Kellermann diede istruzioni alla sua avanguardia, comandata dal generale Deprez-Crassier, affinché si portasse avanti verso la Bionne e si mettesse in contatto, strada facendo , con l'avanguardia di Dumouriez comandata da Stengel, i cui avamposti si erano ritirati di fro nte alla cavalleria prussiana, dal Tourbe verso Monte Yron e Valmy. Tra le sci e le sette del mattino del 20 settembre, quando Kellermann stava per riattraversare I'Auve, l'avanguardia prussiana , guidata dal principe Hohenlohe, partì da SommeBionne per tagliare la strada di Cbalons. Cadeva una pioggerella (4 1) ghiacciata e incessante e una densa nebbia oscurava la campagna. L'avan-

(' 1)

"Campaign in France". pag. 72.


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guardia non aveva fatto molta strada quando dalla direzione di Monte Yron si udì rombare il cannone: erano le armi di Deprez-Crassier. Nessuno ci fece caso, e l'avanguardia continuò lentamente a procedere verso sud. Poi , una gragnuola di colpi cadde vicina al suo fianco sinistro. Proveniva da una batteria francese installata a La Lune, poiché alle prime ore del mattino K~llermann, per dare sostegno all'azione di Deprez-Crassier, aveva mandato avanti alla taverna il suo corpo di riserva, comandato dal generale Valence. Aveva agito così perché alle sette del mattino era giunta notizia dell'avanzata prussiana e si era reso conto di non avere tempo sufficiente per attraversare l'A uve prima che i prussiani piombassero su di !uj. Diede perciò il contrordine al movimento retrogrado e lo sostituì con l'attuazione del suggerimento che Dumouriez gli aveva dato la sera precedente. Allineò in tutta fretta i suoi uomini e , sotto la copertura della nebbia e delle artiglierie di Deprez-Crassier e di Valence, ordinò alla sua seconda linea e a 18 cannonj , diretti da Murate! , di avanzare e occupare la collina dj Valmy , rilevandone la difesa da Stengel. Poi, non riuscendo a stimare- a causa della nebbia - l'estensione dell'altura, che era piuttosto ridotta, ordinò alla prima linea, con altri 18 pezzi, di seguire la seconda; e poi, per qualche ignota ragione, invece di tenere la sua cavalleria nel basso terreno attorno a Orbeval, le ordinò di seguire la prima linea. Il risultato fu che nella nebbia la fanteria , l'artiglieria e la cavalleria si frammischiarono in una massa confusa attorno al mulino a vento . Fortunatamente per Kellermann , la foschia nascose la confusione agli occhi dei prussiani e, altrettanto fortunatamente, in quel momento i canno ni di Valence a La Lune misero in fuga tre squadroni che, cavalcando nella nebbia , erano capitati su di loro. Dopo essere stato così respinto , Hohenlohe fermò la propria avanguardia per poter portare avanti qualche batteria e poter far fuoco su La Lune, procurando così a Kellermann il tempo per riordinare il suo esercito. Quando i cannoni di Hohenlohe aprirono il fuoco, Deprez-Crassier e Valence ripiegarono su una posizione vicina a Orbeval, alto scopo di proteggere il fianco sinistro della posizione di Valmy e riempire la falla tra essa e i forti distaccamenti dislocati da Kellermann nel castello di Maupertius e nel villaggio di Gizaucourt sull'A uve. Così avvenne che la linea di battaglia francese, che si estendeva da Monte Yron a Maupertius, assumesse una f~rma sernicircolare. Sulla destra stava l'avanguardia dj Stengel, sul Monte Yron; al centro, sulla collina, la massa dell'esercito dj Kellermann ; sulla sinistra, dal mulino a vento a Orbeval, le truppe di Deprez-Crassier e di Valence con i distaccamenti di Maupertius e Gizaucourt sulla loro sinistra e a sud della strada di Chalons. Così avvenne anche che l'esercito di Kellermann , invece di prolunga-


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re la sinistra di Dumouriez e dj coprirne le comunicazioni con Vitry-leFranqis, si trovasse isolato sulla fronte, verso sinistra rispetto al centro. Questo significava che, se avesse attaccato, avrebbe ricevuto l'intero urto della reazione nemica. Per parvi almeno in parte rimedio, Dumouriez ordinò a Stengel di avanzare fino al versante ovest del Monte Yron e per sostenerlo fece seguire dietro di lui 16 battaglioni , al comando di Beurnonville. Per rafforzare la sinistra di Kellermann, mandò avanti nove battaglioni e alcuni squadroni vennero inviati in rinforzo a Yalence. Dodici battaglioni e sei squadroni furono schierati sulla strada di Chalons a est di Orbeva!, come riserva. Be nché i francesi fossero stati colti impreparati, e fossero costretti alla difensiva, Dumouriez non aveva intenzione di abbandonare del tutto l'offen iva. Egli decise di compiere due audaci manovre. Anzitutto, diede istruzioni al generale Le Vencur affinché, con 12 battaglioni e otto squadroni, attraversasse il fiume Aisne a monte di Neuvilleau-Pont, avanzasse su Berzieux e Virgioy, per cadere alle spalle dei prussia ni e degli austriaci. Tn secondo luogo, ordinò a Duval, che si trovava a Vienne-le-Chàteau, di attraversare anche lui I'Aisne e di attaccare il convoglio dei bagagli prussiano, e di schierarsi poi in cerchio difensivo coi carri (Wagenburg) a Mai on-de-Champagne. (42) Mentre Valence ripiegava e la nebbia cominciava a sollevarsi Massenbach, accompagnato dal figlio naturale di Brunswick, il conte di Forstenburg, sopravanzò cavalcando l'avanguardia e arrivò a La Lune. Ne riconobbero subito l'importanza tattica, poiché da lì la strada alta per Orbeval poteva essere battuta col fuoco del cannone e il « monticello » di Valmy veniva preso sul fianco. Tornarono al galoppo e informarono Brunswick, che mandò avanti una batteria a I.:a Lune. Circa nello stesso tempo Dumouriez, che se si era reso conto anch'egli della sua importanza, ordinò al generale Chazot di occuparla; ma quando questi si avvicinò, la trovò troppo fortemente prc idiata per attaccarla c si ritirò. Mentre La Lune veniva occupata da Hohenlohe, il grosso dei prussiani sopraggiunse su due colonne che lentamente si schierarono , facendo fronte verso monte Yron e Valmy; la loro destra poggiava su La Lune e la loro sinistra sulla Bionne. A mezzogiorno , mentre lo spiegamento veniva completato , la nebbia si diradò e con loro sorpresa Federico Guglielmo, Brunswick e Goethe da La Lune videro di fronte a sè non, come si erano aspettati , un nemico in precipitosa ritirata bensì un esercito schierato in una ordinata linea di battaglia. Né furono più incoraggiati quando Kellermann , dal mulino a vento, li vide , sollevò sulla sua spada il cappello decorato da una piuma tricolore e gridò« Vive la Nation! »al che un boa-

("') Vedi " Valmy • pag. In.


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to di « Vive la Nation! Vive la France! Vive notre Général! » percorse i ranghi francesi. (4 3) Quando accadde questo episodio, l'artiglieria prussiana - 58 pezzi comandata dal generale Tempelboff, era già stata trainata in batteria da La Lune verso nord e fronteggiava i 40 pezzi di Kellermann, diretti dal generale d'Aboville, sull'altura di Valmy. La gittata era di circa 1300 yarde. Improvvisamente cominciò a soffiare un forte vento, la nebbia si dissipò e il sole tornò a risplendere. AIJora- scrive Goethe - cominciò il bombardamento del quale i è parlato tanto , la cui violenza in quel momento è impossibile da descrivere ». ( 44) Money dice che « era il più forte che io abbia mai udito ». (45) Raggiunse il culmine all'una del pomeriggio e, secondo Goethe, l'intero campo di battaglia ne tremava. (46) Tuttavia, malgrado l' intensità del fuoco - Dumouriez dice che ognuna delle due parti consumò più di 20.000 colpi (47) -le perdite furono leggere. Non soltanto 1300 yarde erano una gittata molto lunga per un cannone di quei tempi, ma il suolo argilloso era così intriso d'acqua che la maggior parte dei colpi vi affondava invece di rimbalzare. Benché il bombardamento non avesse prodotto l'effetto che lo stato maggiore di Brunswick si attendeva, si convenne che ora restava soltanto una cosa da fare, e cioè l'assalto alla posizione di Valmy. Mentre si discuteva di questo argomento , Brunswick esaminava attentamente il suo nemico mediante un telescopio. Egli aveva marciato per circa 30 miglia per evitare di attaccare Les Islettes ed ora l'ironia degli eventi lo portava a dover affrontare un attacco su Valmy. Ciò certamente non andava d'accordo con la sua strategia; e, nondimeno, ordinò che venisse effettuato l'attacco. Subito la fanteria prussiana, sotto la copertura del fumo delle sue batterie , cominciò a schierarsi in due linee d'attacco. Ma aveva appena cominciato ad avanzare quando l'intera artiglieria di Kellermann venne rivolta contro di essa c alcuni dei battaglioni ondeggiarono e persero il loro ordine. Brunswick , che malgrado avesse ordinato l'attacco rimaneva in cuor suo contrario ad esso, ne ricavò la scusa sufficiente per fermarlo prima che avesse coperto più di 200 passi. Dumouriez raggiunse cavalcando Kellermann al mulino a vento, nel momento in cui veniva dato quest'ordine, e l'improvviso arresto del nemico gli diede la certezza che Brunswick non avrebbe tentato un assalto.

(Cl) • Valmy • pag. 207. (..) .. Campaign in France.. pagg. 72-73. (•5) ~The History of the Campaign of 1792·· pag. 88. (...) .. Campaign in france·· pag. 77. (") • Mémoires • di Dumouriez. Vol. III . pag. 44.


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Circa alle 2 del pomeriggio una granata prussiana fece saltare tre carri di munizioni dietro la linea di Kellermann e il rumore dell'esplosione risuonò su tutto il campo di battaglia. Una densa nuvola di fumo avvolse i cannonieri francesi, che smisero di sparare, e altrettanto fecero quelli prussiani, il cui obiettivo veniva nascosto. Due reggimenti france i i ritirarono, ma vennero subito riordinati da Kcllermann ; però gli addetti ai carriaggi di artiglieria, che erano civili indisciplinati, sciamarono in fuga verso l'indietro: era un momento critico. Massenbach , che allora si trovava a La Lune, vide il movimento attorno al mulino a vento , pensò che la battaglia fosse bell'e vinta e cavalcò verso il re c Brunswick per sollecitarli a rinforzare l'ala destra dell'attacco che era stato arrestato e a rivolgere la carica contro il monticello di Valmy. Aveva appena fi nito di parlare quando il bombardamento ricominciò, e si vide che i francesi avevano ripristinato i loro ranghi. Impressionato dalla fermezza delJa fanteria francese, e avvedendosi che nella pianura tra Orbeva! c I'Auve i cavalleggeri francesi stavano di fianco ai loro cavalli, Brunswick si rivolse a coloro che stavano attorno a lui e disse: « Signori, vedete da che razza di truppe siamo fronteggiati. Quei francesi stanno soltanto aspettando che noi avanziamo per montare sui loro cavalli e caricarci }>. (-18) Poi fece una pausa, come se stesse esaminando nella sua mente se riprendere l'attacco o attendere l'arrivo di Clerfayt, a cui aveva ordinato di raggiungerlo a tutta velocità. Diede un'altra occhiata ai francesi, poi convocò un consiglio di guerra, al quale presenziarono il re e alcuni ufficiali superiori . Per la prima volta nel corso tlclla campagna, egli assunse la piena autorità di comandante supremo e, mentre i cannon i tuonavano, pronunciò la sua decisione: « Hier' schlagen wir nicht » (Noi non combatteremo qui). Hohenlohe, Manstein (l'aiutante di campo del re) e il generale Grawert furono d'accordo con lui e quando Brunswick dichiarò che l'assalto sarebbe fallito c che perfino se avesse dovuto aver successo non ne sarebbe derivato alcun vantaggio, il re cedette. (49) Nel frattempo, sulla sinistra, Kalkreuth bombardava monte Yron . Come fa rilevare Chuquet, la resistenza ivi opposta da Stengel, che impedì che la destra di Kellermann potesse ruotare, fu un fattore non trascurabile del successo francese. (SO) L'assalto venne richiamato e alle 4 del pomeriggio i prussiani attraversarono la strada per tagliare fuori il loro avversario da Chiilons e Parigi.

(..) • Valmy " · pag. 215. ( 40) In ··Oumouriez and the Defcnce of England against lnvasion" (1909) pag. 129. J. Holland Rose e A.M . Broadly suggeriscono che l'incurs•one di Duval sul convoglio dei bagagli prussia n i può aver con· trib uito alla dccisione<li Bru nswick di interrompe re la battaglia. ('') • Valmy "• pag. 217.


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Il bombardamento cessò e al calar della sera uno scrosciante temporale spazzò il campo di battaglia. Poche ore più tardi Kellermann, protetto dalla notte, ritirò il suo esercito a Dampièrre e Voilement, allo scopo di proteggere la strada di Vitry-le-François. Così terminò la battaglia di Valmy nella quale 34.000 prussiani affrontarono 52.000 francesi, 36.000 dei quali vennero impegnati nel combattimento. Le perdite furono insignificanti; i francesi persero circa 300 tra ufficiali e truppa e i prussiani 184. Molti dei feriti morirono sul campo di battaglia. Ci possono essere pochi dubbi sul fatto che , benché la linea di condotta di Brunswick fosse criticabile e privata di mordente dalle interferenze di Federico Guglielmo, la sua decisione di non combattere sia stata saggia. I suoi ranghi erano decimati dalla dissenteria, l'inverno si stava avvicinando e le strade sarebbero diventate sempre peggiori. La sua linea di comunicazioni era insicura , e il suo Commissariato era così inefficiente che una rapida marcia su Parigi era impensabile. Perfino se l'avesse raggiunta, per allora il suo esercito si sarebbe talmente indebolito e logorato che avrebbe rischiato l'annientamento. L'obiettivo della campagna era diventato irraggiungibile e la campagna stessa era diventata assurda, una condizione che Brunswick aveva previsto fin dall'inizio. Ma la ragione determinante che lo indusse alla sua decisione fu l'inconfessata sensazione che, a dispetto delle loro crisi di panico e dei loro ammutinamenti, i generali francesi e i loro uomini fossero superiori a lui e alle sue truppe, lente a muoversi e incapaci di pensare. « Il nemico - scrive Lombard, segretario privato del re - aveva frustrato le nostre speranze. Dumouriez e Kellermann si erano dimostrati generali da non sottovalutare. Essi avevano scelto eccellenti posizioni: avevano ai loro ordini tutto ciò che rimaneva delle vecchie truppe di linea francesi; i volontari davano il loro contributo numerico ed erano in condizioni di fornire un reale apporto quando agivano assieme alle truppe veterane; la loro cavalleria leggera era eccellente e assai fresca. Il loro esercito non mancava di nulla e noi invece mancavamo di tutto. Essi erano ben fortificati nelle loro posizioni, sia davanti che dietro, e la loro artiglieria era almeno uguale alla nostra. Ciò è quanto impedì di lanciare un colpo decisivo ». (5 1)

Lo scrittore di questo illuminante « aperçu >> giocò un ruolo importante nel far giungere a conclusione la campagna. Il 30 settembre egli venne catturato dal generale Le Veneur nella sua audace incursione contro le

(" ) Citato da Ibid., pagg. 242-243.


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retrovie dell'esercito prussiano e, per specifica richiesta di Federico Guglielmo, Dumouriez lo rilasciò, cogliendo l'opportunità per mandare a suo mezzo un memorandum (52) al re, in cui esponeva le ragioni per le quali secondo lui la guerra avrebbe dovuto essere interrotta. Inoltre , avendo saputo che il re era senza caffè e zucchero, gliene mandò dodici libbre in regalo. (53) Brunswick accettò prontamente l'idea e fu appoggiato dal re, che aveva appena ricevuto notizie poco tranquillizzanti dalla Polonia. Seguì una settimana di negoziati e il 27 settembre Dumouriez inviò un secondo memorandum. il cui unico argomento era la separazione della Prussia dall'Austria. Il re, indignato, rifiutò di prenderlo in con iderazione e, benché ciò avesse segnato il termine della tregua, ancora il 29 settembre Dumouriez sollecitava Lebrun, ministro degli affari esteri a Parigi, a tener presente che occorreva moderazione perché, come scrisse, « una pace generale, che potessimo ottenere a condizioni onorevoli, sarebbe meglio per noi dei pericoli di una lunga guerra .. . >>. (54 ) Ma il governo rivoluzionario non gli avrebbe prestato ascolto e avrebbe dichiarato in tono di sfida che« la Repubblica non discute le condizioni finché il suo territorio non viene evacuato ». Nella notte tra il 30 settembre e ill0 ottobre, Brun wick tolse il campo da La Lune e abilmente ritirò il suo esercito sulla riva destra della Mosa. Dumouriez, che il27 settembre era stato nominato comandante supremo degli eserciti francesi, ritornò allora al proprio piano di invadere i Paesi Bassi. Assunto il comando dell'armata del Nord a Valenciennes, si inoltrò nel Belgio e il 6 novembre, con costernazione di tutta l'Europa , sconfisse Alberto, duca di Saxe-Teschen, e Clerfayt a Jemappes. Yalmy fu la Maratona delle guerre rivoluzionarie francesi e napoleoniche. Contrapposti ai più formidabili eserciti d'Europa , guidati dai più famosi generali del tempo, i francesi al comando di Dumouriez e Kellermann avevano respinto gli uni e screditati gli altri. « Dopo Valmy- scrive Chuquet - ogni france e che avesse in mano una spada o un moschetto guardava a sé stesso come al campione di una causa destinata a trionfare ». (5 5) Valmy fu il letto di morte del Vecchio Regime e la culla spirituale della Nuova Repubblica che, nei sogni di Camille Desmoulins e degli altri, doveva portare libertà , eguaglianza e fraternità nei paesi soggiogati, affinché i re potessero scomparire e il paradiso realizzarsi sulla terra.

(") Vedi « Mémoircs • d• Dumouriez. Vol. 111, appendice A . (") lbid .. Vol. IJI ,pag. 66. (") Citato da Sybel. Vol. Il. pag. 173. ('') • Valm) "· pag. 232.


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B enché questo sogno attraente dovesse ben presto lasciare il posto ad un incubo, a quel tempo alcuni ebbero la sensazione che il tuono del bombardamento annunciasse un portento. Massenbach scrisse: « Voi vedrete come questi piccoli galli si ergeranno sui loro speroni. Essi hanno superato il battesimo del fuoco ... Noi abbiamo perso più che una battaglia. 11 20 settembre ha cambiato il corso delJa storia. È il giorno più importante del secolo ». (56) E alla sera di quel giorno, quando gli scoraggiati compagni di Goethe si raccolsero attorno a lui e gli chiesero che cosa ne pensasse, egli replicò: « Da questo luogo e da questo giorno comincia una nuova era nella storia del mondo, e voi tutti potete dire che eravate presenti alla sua nascita ». ( 57)

(<ò) Citato da Sorel, Vol. III , pag. 50. (") « Campaign in France "· pag. 81.


CAPITOLO XII

La lotta marittima tra la Francia e l'Inghilterra

l. Quadro storico Dopo la battaglia di Valmy, due ideologie guidarono la politica estera della Rivoluzione: quella dei visionari e quella dei realisti. I primi avevano una visione alessandriana e offrivano al mondo un ordinamento nuovo basato sulla fratellanza fra gli uomini. I secondi erano cesariani che cercavano nella conquista delle nazioni confinanti non soltanto un mezzo per rafforzare la Francia, ma anche per migliorarne le scosse finanze. Entrambe le idee spingevano la rivoluzione verso l'esterno; la prima, per condividere con altri popoli la libertà che la Francia si era conquistata; la seconda, per saccheggiarli e imporre loro tributi. Che Dumouriez se ne rendesse conto a meno, alla base della sua idea fissa vi erano entrambi questi motivi di espansione. I Paesi Bassi austriaci erano infatti contemporaneam ente una terra ricca e un paese ansioso di scrollarsi di dosso il governo austriaco. Inoltre, se la foce deUa Schelda avesse potuto essere portata sotto controllo francese , col tempo Antwerp avrebbe potuto rivaleggiare con Londra, se non superarla, quale centro del commercio mondiale. L'ipotesi che ci si rendesse conto almeno in parte di tutto ciò è confortata dal fatto che , subito dopo la vittoria di Dumouriez a Jemappc' . la Convenzione Nazionale dichiarò che la Schelda era aperta al commercio e anche che sarebbero tati accordati aiuti militari a tutti i popoli che lottavano per la libertà. Questa minaccia ai Paesi Bas i, che aveva portato l'Inghilterra in guerra durante i cento anni precedenti, e a cui si sommava l'appena velata dichiarazione di guerra a tutte le monarchie. venne suggellata il 21 gennaio 1793 dall 'esecuzione di Luigi XVI. Essa rese inequivocabile il significato della Rivoluzione e scosse talmente il governo d"Inghilterra che due giorni più tardi il marche e de Chauvelin , l'inviato francese a Londra, ricevette l'intimazione di lasciare


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il regno entro otto giorni. Il suo perentorio allontanamento fece infuriare la Convenzione al punto che il giorno seguente la sua partenza dichiarò guerra alla Gran Bretagna e all'Olanda e , un mese più tardi, intimò un ultimatum alla Spagna. Venne così iniziata una guerra che, eccetto che per una breve pausa, doveva durare per vcntìdue anni. Benché le proporzioni di questo conflitto fosse ro vaste - prima o poi avrebbe abbracciato la maggior parte d 'Europa - il problema centrale per la Francia era come costringere l'Inghilterra a scendere a patti , direttamente, acquisendo il controllo del Canale della Manica, o - indirettamente - strangolandonc i commerci continentali e coloniali. Ma non fu che quando la Prima Coalizione contro la Francia si sciolse , nel 1795. e quando ranno seguente la Convenzione Nazionale cedette il passo al Direttorio, che gli eventi cominciarono a rivelarlo. Tcinque Direttori decisero che una continuazione della guerra avrebbe consolidato il loro potere e perciò spinsero in quella direzione. Sotto la loro guida, l'anno 1796 vide una serie di trionfi francesi che, nel1797, culminarono con la conquista dell'Italia settentrionale ad opera del Bonaparte e con l'accettazione del Trattato di Campoformio da parte dell' Austria, che cedette la Lombardia c i Paesi Bassi austriaci alla Francia. el frattempo, nel giugno del 1796, i Direttori avevano rivolto la loro attenzione ad un attacco oltremare alla Gran Bretagna e all'Irlanda. Ne risultarono una fallita invasione dì quest'ultima e, nel febbraio del 1797, il farsesco sbarco in Galles del colonnello Tate. Seguì uno dei più critici momenti della storia britannica. Il 15 aprile, la flotta della Manica sì era ammutinata a Spìthead e ìl2 maggio quella del Mare del Nord dell'ammiraglio Duncan, che si trovava nel Nore, fece lo stes o. A quel tempo la flotta olandese, sotto controllo francese, si aspettava di trovare la flotta principale inglese diretta verso l'Irlanda c si stava preparando a salpare con 42 navi da trasporto per invadere I'Tnghilterra. Duncan, che si trovava allora al largo di Yarmouth, ricevette l'ordine di porre il blocco agli olandesi o di costringerli alla battaglia. A causa dell' ammutinamento, egli fu in grado di indurre soltanto 2 delle sue navi a prendere il mare. Ciò nonostante. procedette con esse ad effettuare il blocco del Texel e le cose rimasero così fino al 21 giugno, data in cui il Direttorio sollecitò gli olandesi affinché trasportassero 20.000 uomini in Irlanda , mentre un'altra flotta ne avrebbe caricati altri 6000 da Brest. Nulla accadde fino al 9 ottobre, quando Duncan apprese che gli olandesi erano salpati con l'intenzione di sbarcare una forza nel Clyde per attirare truppe britanniche dall'Irlanda. L'Il ottobre egli riuscì a co tringere all'azione 16 navi olandesi allargo di Camperdown e ne catturò nove. lmmediatamente dopo questa sconfitta, il Direttorio nominò il generale Bonaparte al comando dell'esercito destinato ad invadere l' Inghilterra. Bonaparte raggiunse Dunkerque l'Il febbraio del 1798 e ispezionò


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subito gli stabilimenti costieri, emanò ordini per la costruzione di battelli a fo ndo piatto e, il 23 febb raio, rife riì ai Direttori: « Qualsiasi sforzo si faccia, noi non acquisiremo per molti anni la supremazia navale. Sbarcare in Inghilterra, senza essere padroni del mare, è il compito più temerario e più difficile che si pos a immaginare ». Sempre pronto con una alternativa, suggerì che, finché la preparazione navale era inadeguata, la miglior soluzione da adottare era quella di colpire i traffici orientali dell ' Inghilterra col conquistare Malta, occupare l'Egitto c invadere l'Indi a. Questa proposta venne accettata. Ispirato dalle imprese di Alessandro il Grande, Bonaparte partì il19 maggio da Tolone con 13 navi di linea, 300 da trasporto e circa 35.000 soldati e 15.000 marinai e civili. Il comando supremo navale era affidato all'ammiraglio Brueys, accompagnato dagli ammiragli Ganteaume, Villeneuve e Decrès. 1112 giugno Malta fu occupata; il 2 luglio l'esercito prese terra ad Alessandria e il 21 luglio la battaglia delle Piramidi fu vinta. Poi, mentre stava mettendo ordine nelle sue conquiste, Bonaparte apprese improvvisamente che 1'1-2 agosto Nelson gli aveva distrutto la flotta nella baia di Aboukir e aveva vinto la battaglia del Nilo. La notizia di questa decisiva vittoria pose in essere la Seconda Coalizione, un'unione tra Inghilterra, Napoli, Austria, Russia e Turchia i cui membri, mentre Bonaparte combatteva in Siria, assunsero l'offensiva. Le Repubbliche franco-italiane vennero invase da Suvarov, l'Olanda fu assalita da un esercito congiunto russo-britannico e la Svizzera venne invasa da uno russo-austriaco. La situazione della Francia si era fatta così critica che il Direttorio richiamò Bonaparte. Questi cedette il suo esercito a Kléber e nella notte tra il 22 c il 23 agosto salpò da Alessandria, eluse le navi inglesi c il 9 ottobre sbarcò in Francia a Fréju . Nel frattempo Suvarov era stato scacciato dalla Svizzera e i britannici e i russi dall'Olanda. Quando Bonaparte arrivò a Parigi, venne messo al comando della guarnigione della città. Contando sull'appoggio dell'esercito e della popolazione, attuò il colpo di stato del18 brumaio (9 novembre), con l'aiuto di suo fratello Luciano, allora presidente del Con iglio dei Cinquecento, e di uno dci Direttori, l'abate Sieyès. Il Direttorio fu abolito e fu votata una nuova Costituzione, che fece di lui il primo dei tre Consoli incaricati di governare la Francia per dicci anni. 1115 dicembre venne promulgata la nuova Costituzone, confermata poco dopo da un plebiscito di 3.011.007 di voti contro 1562. Così finiva la Rivoluzione democratica: da quel momento in poi il sergente istruttore avrebbe governato la Francia. Bonaparte si era in pratica autonominato dittatore ed ora era pronto ad affrontare le forze della Seconda Coalizione. Astutamente, per giustifica re le sue intenzioni agli occhi del popolo, si rivolse a Giorgio III e all'imperatore Francesco chiedendo si ponesse termine alla guerra. Non


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avendo ottenuto nessun risultato, il 6 maggio del 1800 lasciò Parigi diretto a Genova. Attraversò le Alpi al CJ:ran S. Bernardo e il14 giugno piombò alle spalle degli austriaci di Melas, in Piemonte, e li sconfisse a Marengo. Sconfitta ancora il 2 dicembre da Moreau a Hohenlinden, la Seconda Coalizione perse ogni capacità combattiva e gli austriaci accettarono la Pace di Lunéville, il 9 febbraio del 1801. Liberatosi dall'Austria , Bonaparte tornò subito al suo progetto di colpire l'Inghilterra. Già il 12 dicembre del 1800 egli aveva persuaso la Russia, la Prussia, la Danimarca e la Svezia a formare , secondo le stesse modalità adottate da Caterina Il nel 1870, una Lega di Neutralità Armata contro l'Inghilterra. Poco dopo però l'assassinio di Paolo I di Russia e la decisiva vittoria di Nelson sulla flotta danese, il 2 aprile 1801 a Copenhagen, provocarono lo scioglimento del patto . Fu proprio mentre questa alleanza marittima si stava formando che Bonaparte cominciò a dedicarsi con maggior accanimento al problema di sottomettere l' Inghilterra. In febbraio indirizzò una lettera a Talleyrand, nella quale delineava un vasto programma di spedizioni navali che dovevano essere intraprese dalle flotte di Francia, Spagna e Olanda, sostenute dalla Russia e dalla Danimarca. L'idea centrale era quella di attirare la flotta principale britannica in Egitto, poiché la marina francese era troppo debole per disputare all'Inghilterra la padronanza dei mari. Si ritornò pertanto all'idea di far passare di soppiatto una spedizione attraverso la Manica, una volta che la flotta inglese fosse stata attirata lontano. A questo scopo, l'ammiraglio Decrès venne nominato ministro della marina. Secondo i piani , l'esercito di invasione avrebbe dovuto assommare a 114.554 tra ufficiali e truppa, caricati in più di 2000 piccole imbarcazioni. Lo scioglimento della Neutralità Armata però, unito alla costituzione del ministero Addington in Inghilterra, portò in ottobre ai preliminari della pace, che culminarono con la firma del Trattato di Amiens il 27 marzo 1802. Venne proclamata la pace tra Francia, Spagna c Repubblica di Batavia (Olanda) da una parte e Gran Bretagna e Irlanda dall'altra. Le clausole principali erano che l'Inghilterra avrebbe conservato Ceylon e Trinidad, ma avrebbe restituito tutte le altre colonie prc e alla Francia o ai suoi alleati; gli inglesi dovevano evacuare Malta e la Francia doveva ritirare le sue truppe da Taranto c dallo Stato Pontificio. La Pace di Amiens lasciò la Francia arbitra d'Europa e la gratitudine del popolo verso Bonaparte venne dimostrata quando , il 10 maggio , il Consiglio di Stato pose alla Nazione la seguente domanda: « Napoleone Bonaparte deve essere fatto Console a vita? ». Rispose un plebiscito di 3.568.885 si contro 8.374 no, e Bonaparte divenne « Napoleone » per la Francia e per la storia. La pace non era più di una tregua, che nessuna delle due parti osservò strettamente. Sorsero ubito varie cause di attrito c le principali furono la


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politica protezionistica di Napoleone, che danneggiava i commerci inglesi, il rifiuto dell'Inghilterra di evacuare Malta e Ja riluttanza di Napoleone a ritirare la ua guarnigione dall'Olanda. Dopo un anno di aspre dispute, lord Whitworth, ambasciatore britannico a Parigi , il 2 maggio 1803 chiese il suo passaporto; il 17 maggio attraversò lo stretto di Dover e il giorno successivo l'Inghilterra dichiarò guerra alla Francia. La marina francese, che non si era mai ripresa dallo shock della Rivoluzione, consisteva allora in 23 navi di linea, 25 fregate e 107 tra corvette e altri navigli impiegabili; inoltre, rimanevano 167 piccole imbarcazioni appartenenti alla flottiglia d 'i nvasione del 1800. Erano in costruzione 45 navi di linea e, in aggiunta, la Francia poteva disporre su chiamata della flotta batava di 15 navi di linea, di cui però soltanto 5 erano prontamente impiegabili. Di fronte a queste due flotte stava quella inglese, comandata da uomini che avevano ottenuto vittorie su vittorie. Nel gennaio del1803, essa comprendeva 34 navi di linea in servizio , appoggiate da 86 tra cannoniere da 50 pezzi e fregate; dietro di essa erano in ri erva 77 navi di linea e 49 tra fregate e cannoniere da 50 pezzi. Appena dichiarata la guerra il conte St. Vincent, Primo Lord dell' Ammiragliato , ordinò subito il blocco dei principali porti navali francesi. Nelson venne scelto per il comando del Mediterraneo, lord Keith per tenere sotto controllo il Mare del Nord e lo stretto di Dover, mentre Cornwallis doveva bloccare Brest. Con una così grande disparità tra le forze navali francesi e quelle inglesi, e con la maggior parte della flotta francese imbottigliata , la sola speranza rimasta a Napoleone era il progetto della flottigl ia. Egli si rese giustamente conto cbe il centro strategico di gravità di qualsiasi guerra continentale in cui fosse coinvolta l'Inghilterra era situato nel Canale e non passò molto tempo prima clne comprendesse che una flott iglia di « prames, chaloups, et cannonières », che gli aveva già guadagnato il soprannome di « DonChisciotte della Manica », non era ufficiente da sola per affrontarlo. Che questo progetto però , come qualcuno suppone, sia stato dall'inizio alla fine soltanto un bluff per coprire la preparazione degli eserciti contro l'Austria e la Russia, non è facilmente so tenibilc.(l) Neppure il fatto che alla fine l'Armata d' Inghilterra sia stata usata contro l'Austria conforta in alcun modo la teoria dell'inganno, perché Napoleone non si dedicò mai a

( 1) Nel gennaio del 1805, secondo Miot dc Mélito ( • Memoirs • Vol . Il , pag. 244) Napoleone disse al suo Consiglio che i suoi preparaùvi per l'invasione dell' Inghilterra erano soltanto un pretesto per CQ· pnre l'assiemamcnto di un grande esercito col quale invadere l'Austria. Ciò che sembrerebbe p1ù probabile è che questa informazione sia stata enunciata in Consiglio allo scopo di trarre in inganno i suoi nemici.


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un piano fisso ma ebbe sempre pronte una o più alternative strategiche, come assi nella manica. Che la minaccia dell'invasione abbia messo in agitazione l'Inghilterra è provato dall'immenso sforzo fatto per raccogliere truppe regolari e volontarie. I dati ufficiali del 9 dicembre 1803 mostrano che per allora erano stati arruolati 463.000 uomjni e quelli del l gennaio 1805 che questo numero era stato aumentato a 590.000, uno sforzo tremendo per un paese di circa 10 milioni di abitanti. Nell'autunno del 1803, il governo russo aveva fatto degli accenni alla Gran Bretagna e all'Austria in riferimento ai progetti francesi sulla Turchia e, dopo che William Pitt fu ritornato in carica nel maggio del 1804, questa proposta fu attentamente presa in considerazione. Pitt comprese che era impossibile per la Gran Bretagna condurre da sola, con esito favo revole, un'offensiva contro Napoleone e vide nelle proposte un mezzo per stabilire un'altra coalizione contro la Francia; ma poiché la Russia voleva smembrare la Turchia europea, ann.èttersi la Moldavia e Costantinopoli e spezzettare il resto in stati separati sotto la protezione russa, e in più voleva ottenere anche Malta, il risultato fu una prolungata disputa diplomati.ca che terminò 1'11 aprile 1805 in un trattato tra la Gran Bretagna e la Russia. Secondo i suoi termini, venne convenuto di formare una Lega Europea per la restaurazione della pace e dell'equilibrio di potere. Poco prima che questo trattato venisse firmato, Pitt decise di mandare una forza al comando di sir James Traig a presidiare Malta e in tal modo mise circa 8000 veterani in condizioni di occupare la Sicilia ovc, con l'aiuto di Nelson, dovevano impedire che essa cadesse in mani francesi. Nessun combattimento avvenne nel 1803, né durante i primi mesi del 1804. L' Inghilterra e la Francia si preparavano entrambe per un duello mortale e, per aumentare il prestigio francese, esattamente un anno dopo la dichiarazione di guerra, il << Senatus Consultum » del 28 floreale dell'anno VII0 (18 maggio 1804) conferì a Napoleone il titolo di Imperatore dei Francesi. Il 2 dicembre, in Notre Dame, egli scostò garbatamente il Papa Pio VII e si incoronò con le proprie mani al canto di « Vivat in aeternum semper Augustus ».

2. La battaglia di Trafalgar, 1805 La ripresa della guerra vide l'Inghilterra nella posizione più debole in cui si fosse mai trovata dai178J in poi. Non soltanto ora doveva affrontare le flotte unite di Francia e Olanda, ma un trattato garantiva l'alleanza della Spagna con la Francia. Ciò significava che Napoleone aveva a sua disposizione tutti i porti dal Texel a Genova, per il rifugio delle navi e per i can-


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tieri. Inoltre, era chiaramente evidente che egli aveva tutte le intenzioni di invadere l'Inghilterra, poiché i porti della Francia risuonavano dei colpi dei martelli dei carpentieri navali.(2) La sua asserzione, che intendeva gradualmente creare una marina francese di 130 navi di linea, sostenuta da 60 navi spagnole, 20 olandesi e 15 genovesi , non era del tutto a vuoto. Infatti , a dispetto delle sue numerose campagne dal 1805 in poi, entro il 1815 la fl otta francese era cresciuta fino a 103 navi di linea e 55 fregate.(3) Il problema navale inglese era perciò non soltanto quello di affrontare la flotta alleata della Manica , ma anche quello di impedire che le navi alleate già esistenti, o quelle che .man mano venivano costruite, lasciassero i loro porti e prendessero il mare. Ciò significava un blocco attuato in modo che la fuga di una qualsiasi delle squadre rinchiuse non provocasse una reazione a catena, cioè la liberazione delle altre. Un problema che divenne ancor più difficile da risolvere quando, il 12 dicembre del 1804, la Spagna dichiarò guerra all'Inghilterra. Le navi di linea alleate erano allo ra distribuite a questo modo: 11 a Tolone; 5 a Cartagena ; 10 a Cadice; 9 a Ferro! ; 5 a Rochefort; 21 a Brest c 6 al Texel. I primi due porti vennero bloccati da Nelson, con 12 navi di linea; il terzo da sir John Orde , con 5; il quarto, qu in to e sesto da Comwallis e dai suoi subordinati, con 37, allargo di Ushant e nella baia di Biscaglia ; mentre il settimo da lord Keith, con 9 navi , all'uscita della Baia di Deal e nel Mare del No rd . Oltre a queste , c'erano altre 5 navi di linea in vari porti britannici e 12 nelle Indie occidentali c orientaU . In acque europee, pertanto , la superiorità numerica britannica sugli alleati era minima. A questa mancanza di forza l'Ammiragliato britannico supplì egregiamente, secondo i canoni della tradizionale politica navale dell'Inghilterra, difendendo in forze lo sbocco occidentale della Manica. Finché una potente flotta incrociava allargo di U hant , non era infatti possibile che alcuna flottigl ia, che avrebbe dovuto affrontare Keith, nella baia di Dea l, riuscisse a compiere l'invasione. Pertanto venne ribadita dall'Ammiragliato l'inflessibile regola per cui, se una squadra avversaria sottoposta a blocco fosse sfuggita e se la flotta bloccante non fosse stata in grado di costringerla alla battaglia , quest' ultima doveva subito radunarsi

(Z) Entro l'agosto del 1805 erano stati costruiti 2343 battelli da sbarco ( ~ Napoleon and the lnvasion of England • di H.F.B. Wheeler e A .M. Broadley. 1908, Vol. Il , pag. 233). {') « Mémoires pour o;ervor é l'histoire de apoléon ler ,. di Claude Françoise Méneval (1894) Vol. l. pag. 366. Entro il 1814 la marina britannica assommava a 240 navi di linea. 317 fregate e 611 imbarcazioni minori ( • The Cambridge Modern History • Vol. IX pag. 243).


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al largo di Ushant per aumentare così la forza della flotta colà stazionata. (4) Ushant, quindi, era il centro di gravità della difesa navale britannica e, di conseguenza, la flotta di Cornwallis supe rava in importanza tutte le altre. Se egli fosse stato sconfitto , Keith sarebbe rimasto scoperto, e se anche lui fosse stato battuto non ci sarebbe stato più nulla, eccetto il maltempo, che potesse impedire alla flottiglia di Boulogne di mettere in atto i suoi propositi. Napoleone capiva benissimo tutto questo e ,malgrado ne sapesse poco di tattica navale e desse poco peso a venti e maree, come strategia navale non aveva nulla da imparare, poiché i principi della strategia sono universali. Benché la campagna che culminò con la battaglia di Trafalgar derivasse dagli ordini che Napoleone aveva impartito il 2 marzo del 1805 (5) al vice-ammiraglio Ganteaume a Brest e al vice-ammiraglio Villeneuve a T oIone, per meglio chiarire gli eventi è forse altrettanto utile tornare al12 dicembre 1804, il giorno in cui la Spagna aveva dichiarato guerra all'Inghilterra. Quel giorno Napoleone ordinò a Villeneuve di andarsene da Tolone, di far vela verso le Indie Occidentali e, giunto alla Martinica, di unirsi all"ammiraglio Missiessy , che doveva lasciare Rochcfort e raggiungerlo. Poi , dopo una permanenza di 60 giorni durante la quale avrebbe dovuto arrecare ogni possibile danno ai possedimenti britannici, Villeneuve avrebbe dovuto partire per Ferrol , liberare la squadra del capitano Gourdon (o Gordon) -che era bloccato là con 5 navi di linea c 2 fregate - e proseguire poi per Rochefort.(6) L'Il gennaio Missiessy sfuggì da Rochefort , con 5 navi di linea e 4 fregate , e navigò verso la Martinica. Una settimana più tardi , mentre Nelson aveva portato la sua squadra alle isole della Maddalena , nelle Bocche di Bonifacio , Villeneuve uscì da Tolone con 11 navi di linea e 9 fregate . Quando apprese della sua fuga Nelson concluse , « contro tutte le probabilità » (1) che Villeneuve fosse diretto a Malta o in Egitto e perciò fece vela verso est, arrivando ad Alessandria il 7 febbraio. Non avendovi trovato nulla, puntò su Malta , ove apprese che Villeneuve era stato costretto a ritornare a Tolone da una tempesta. Sempre convinto che l'obiettivo di Villeneuve fosse l'Egitto, il 26 marzo Nelson ancorò la sua squadra allargo della Sardegna meridionale, allo scopo di intercettarlo la prossima voi-

(') Vedi « La Campagne Marilimede 1805. Trafalgar • di Edouard Desbnère (1907) pagg. 3 e 79. apoléon ler" N. 8379 e 838 1. Vol. X. pagg. 182. 185. ( 6) lbid .. n. 8206 e 8231, Vol. X. pagg. 63 e 78. (7~ Vedi • Nelson lhe Sailor " del capila no Russell GrenfeU ( 1949). pag. 172.

(') « Correspondance de


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ta che fosse partito. Quattro giorni più tardi ricevette la notizia che Villeneuve si era di nuovo messo in mare, poiché- all'insaputa di Nelson stava eseguendo le istruzioni di Napoleone del 2 marzo. Lo scopo di queste direttive era di riunire alla Martinica una flotta di oltre 40 navi di linea, i cui contingenti principali avrebbero dovuto essere la squadra di Ganteaume da Brest, con 21 navi di linea e 6 fregate, e quella di Villeneuve da Tolone con 11 delle prime e sei delle seconde. Lungo il viaggio d'andata, l'uno doveva liberare la squadra di Gourdon con quattro navi di linea e due fregate a Ferro!, e l'altra la squadra di Cadice, aJ comando dell'ammiraglio spagnolo Gravina, che avrebbe dovuto avere 7 navi di linea. Missiessy doveva raggiungerli alla Martinica con cinque navi di linea e quattro fregate e, una volta effettuato il ricongiungimento, Ganteaume doveva prendere il comando supremo delle flotte riunite, navigare verso Ushant, attaccare colà la flotta inglese e raggiungere poi Boulogne. Villeneuve aveva ricevuto istruzioni secondo cui, nel caso avesse raggiunto la Martinica prima di Ganteaume, doveva attenderlo per quaranta giorni e - se per allora non fosse ancora arrivato- doveva far vela verso Cadice, ove avrebbe trovato ad attenderlo ordini per lui. A questo punto conviene, prima di arrivare alla lotta che si sarebbe conclusa a Trafalgar, esaminare brevemente i caratteri dei due uomini che in essa avrebbero avuto i ruoli principali: Villeneuve e Nelson. Villeneuve, che era di cinque anni più giovane di Nelson -essendo nati l' uno nel 1763 e l'altro nel1758 - apparteneva alla noblesse francese ed era uno dei pochi ufficiali navali francesi di buona famiglia che fosse sopravvissuto aJia Rivoluzione e che ne avesse tratto rapide promozioni. Era un marinaio colto e studioso, che avrebbe potuto svolgere un ottimo lavoro all'Ammiragliato francese , ma era inadatto al comando. Benché non mancasse affatto di coraggio personale, era un disfattista per temperamento. Egli non credeva nel progetto di Napoleone per invadere l'Inghilterra; non aveva fiducia né nei suoi subordinati né negli alleati e, peggio di tutto, non ne aveva in se stesso. Alla battaglia del Nilo aveva comandato la « Guillaume Tell », una delle due navi di linea francesi che erano sfuggite, e da allora in poi il ricordo di Aboukir lo paralizzò; e fu per sempre perseguitato daJJo spettro di Nelson. Nelson era al polo opposto. Era un tattico audace e pieno di immaginazione, di vedute indipendenti, ambizioso, che ci teneva molto alla propria reputazione, a volte vanaglorioso e frequentemente violento nella sua disapprovazione. Il suo coraggio morale era straordinario , come dimostrò coi fatti quando lasciò la linea e da solo attaccò l'avanguardia spagnola alla battaglia di St. Vincent. Il capitano Grenfell dice di questo episodio che fu « un atto di iniziativa individuale ... insuperato nella storia navale ... un


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atto di supremo valore ».(8) La combattività di cui diede prova al Nilo, a Copenhagen e a Trafalgar è stata raramente eguagliata; ciò nonostante era un mediocre stratega, perché non riuscì a capire che la strategia è una scienza e, benché non sia esatta, è quanto meno basata sui fatti e non sulle intuizioni. Nel1804-1805 , il più notevole avvenimento strategico era la minaccia navale di Napoleone all'Inghilterra; tuttavia nei dispacci e nelle lettere di Nelson in questi anni la parola « invasione >> ricorre soltanto una volta, e anche aJiora incidentalmnte e dopo che Napoleone aveva abbandonato il suo progetto.(9) La ragione era che il suo sguardo era sempre fisso sul Mediterraneo e per questo Villeneuve riuscì involontariamente a trarlo in inganno. Ciò che Nelson non riuscì a cogliere fu che nel 18041805 il centro di gravità strategico era nella Manica e non al largo della Sardegna o alle foci del Nilo. E tuttavia, malgrado questo difetto, fu il più grande ammiraglio combattente che l' Inghilterra abbia mai avuto. Il 10 marzo Nelson si trovava con la sua squadra nel golfo di Palmas, all 'estremità sud occidentale della Sardegna, e quando apprese che Villeneuve stava imbarcando le sue truppe fece vela verso Tolone. Lì trovò che, secondo ogni indizio, Villeneuve stava per mettersi in mare e saltò alla conclusione che la sua più probabile destinazione fosse l'Egitto. Di conseguenza ritornò a Palmas, da dove poteva coprire Napoli e la Sicilia, bloccare le principali vie marittime per l'Egitto e trovarsi in buona posizione anche per colpire verso ovest, nel caso che l'obiettivo di Villeneuve fosse di dirigersi verso l'Atlantico. Là si trovava quando, il 30 marzo , Villeneuve uscì da To lone puntando su Cadice, in osservanza alle istruzioni ricevute da Napoleone, per prelevare la squadra di Gravina prima di far vela per le Indie Occidentali. Le prime notizie che Nelson ebbe sulla sua partenza giunsero il 4 aprile , quando apprese da una delle sue fregate che il 31 marzo la squadra di Villeneuve era stata vista a circa 60 miglia a sud, mentre la nave si trovava a ovest di Tolone, il che voleva dire circa 300 miglia a ovest di Palmas. Nelson mandò per dispaccio questa notizia all'Ammiragliato dicendo:« lo punterò sull'Egitto ».(1°) Poi, sempre con in mente !"Egitto, credendo che Villeneuve si sarebbe diretto verso l'isola di Galita - allargo di Bisertac avrebbe tentato di raggiungere Alessandria bordeggiando lungo la costa africana, prese posizione con la sua squadra tra la Sardegna e Galita. Appena l'ebbe fatto però, temendo che Villeneuve aggirasse a nord la Sardegna, cambiò posizine spostandosi verso l'isola di Ustica, 50 miglia a nord di Palermo, ove arrivò il 7 di aprile. (') Vedi « "'elson the Sailor •. pag. 66. {') " The Dispatchcs and Letters of Vice-Admiral lord Vio;count Nicholas {1856), Vol. VII, pag. 87. ( 10) lbid .. Vol. VI, pag. 397.

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Lo stesso giorno Villeneuve si trovava di fronte a Cartagena. sir John Orde, che stava bloccando Gravina a Cadice , venne awertito da sir Richard Strachan (che era stato inviato da Nelson a scortare un convoglio diretto in patria da Algecira in poi) che 1'8 aprile aveva visto Villeneuve uscire dallo stretto di Gibilterra . Siccome Orde aveva con sé soltanto quattro navi di linea, questa notizia lo mise nella più grande incertezza. Doveva restare dove si trovava e attendere Nelson , o doveva serrare su Ushant? Questo dilemma fu risolto quando Strachan lo informò che Nelson era impegnato con l'Egitto. Orde lasciò le sue fregate a mantenere il contatto con Villeneuve e, dopo aver spedito un dispaccio all'Ammiragliato, si diresse verso nord . Il suo dispaccio è illuminante, perché mostra come quest' uomo, che Nelson definì con termini durissimi (1 1), avesse le idee molto più chiare di lui sulla situazione strategica. Il messaggio suona così : « Sono persuaso che il nemico non resterà a lungo in Cadice, e penso che vi siano maggiori probabilità che la sua destinazione sia verso ovest ove, con il rapido concentramento di vari distaccamenti , Bonaparte può sperare di acquisire una temporanea superiorità nella Manica e, avvalendosi di essa, infliggere all'awersario il colpo mortale ».(1 2) Era esattamente quel che Napoleone aveva in mente e, comprendendo il piano del suo antagonista, Orde si recò a rafforzare il centro di gravità: Ushant. Il 9 aprile Villeneuve gettò l'ancora fuori Cadice e segnalò al Gravina di uscire. Ma la sua paura che Nelson fosse sulle sue tracce era così grande che all'una del pomeriggio non riuscì più ad aspettare il Gravina e levò l'ancora lasciando gli spagnoli a vagare a casaccio dietro di lui. Poco tempo dopo, poiché Villeneuve non compariva nel mar Tirreno , Nelson cambiò la sua posizione da Ustica a Toro, una piccola isola vicino al Golfo di Palmas e il 18 aprile, quando venne a sapere che la squadra di Villeneuve era stata avvistata di fronte a Gibilterra 1'8 aprile, informò l'Ammiragliato che a causa della propria « vigilanza » il nemico aveva trovato « impossibile intraprendere alcuna spedizione nel Mediterraneo » (1 3) e il giorno seguente inviò un altro dispaccio nel quale affermava che, nella convinzione che Villeneuve non fosse diretto verso le Indie Occidentali ma più probabilmente verso l'Irlanda e Brest, egli avrebbe proseguito verso le Isole Scilly (! 4 ) Benché in ritardo, questo era in stretto accordo con la direttiva dell'Ammiragliato di cui si è già detto.

( 11 ) A causa di una vecchia disputa che iniziò nel 1798 e che si in asprì quando nel 1804- Orde ricevette l'incarico di effcm•are il blocco di Cadice. un comando vantaggioso sotto l'aspetto pecuniario e che Nelson ambiva. ( 12) Citato da Corbett nel suo « Tra falgar » . pag. 64. (") "Nelson's Dispatches and Letters " Vol. VI, pag. 407. (") l bid., Vol. VI. pag. 411.


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Ritardato dal tempo sfavorevole, Nelson non raggiunse Gibilterra che il 6 maggio. Colà incappò nel contrammiraglio Donald Campbell , allora al servizio dei portoghesi, che lo informò che Villeneuve era sulla strada per le Indie Occidentali. Nelson - sempre impulsivo e combattivo - prese la sua decisione e il 19 maggio , con dieci navi di linea e tre fregate, partì per attraversare l'Atlantico. Commentando questo fatto, il capitano Russe! Grenfell rileva : « È discutibile se la decisione di Nelson di puntare sulle Indie sia stata giusta. Con !"'Armata d' Inghilterra" che faceva i suoi rumorosi preparativi a Boulogne, c'era una indiscutibile probabilità che i movimenti di Villeneuve fossero connessi con il trasporto di quell'esercito attraverso la Manica. Ovunque Ville ne uve fosse andato , aveva un mese di vantaggio su Nelson e se, come e ra ragionevole e prudente ritenere, la flotta franco -spagnola aveva attuato una finta destinata ad attirare le squadre britanniche lontano dalla Manica, si pote va ben rite nere probabile che una flotta esca - scomparsa verso ovest e verso sud tanto tempo prima - potesse ora essere sulla via de l ritorno verso la sua destinazione reale e definitiva. V 'era perciò un grosso rischio che, salpa ndo per le Indie Occidentali tanto tempo dopo che Vi!Jeneuve era sparito, Nelson stesse soltanto facendo il gioco dell'avversario. Si può quindi ragionevolmente obiettare che, in una visione più ampia dell'intero campo strategico, Nelson avrebbe dovuto virare verso Brest , pe r mantenersi dalla parte più sicura in una situazione vera me nte incerta e precaria >> .(1 5) C'era un'altra ragione, come sottolinea il capitano Grenfell, per cui Nelson avrebbe dovuto raggiunge re Cornwallis. Ed era che il suo dispaccio del 19 aprile, con cui comunicava la propria intenzione di far vela per la isole Scilly , sarebbe stato ricevuto entro il 10 maggio dall' Ammiragliato che, se avesse saputo dei reali movimenti di Villeneuve, avrebbe ben potuto prendere adeguati provvedimenti per tenerlo a bada. In queste circostanze, se Nelson fosse partito per le Indie Occidentali, vi sarebbero state due squadre invece di una all'inseguime nto. E ciò fu q uanto stava per accadere, poiché quando l'Ammiragliato apprese da Orde (i130 aprile) e da alcuni agenti che Villeneuve era diretto alle Indie Occidentali , lord Barharn- Primo Lo rd dell'Ammiragliato- ordinò che 11 navi di linea al comando del vice-ammiraglio Collingwood si recassero là e soltanto per caso (1 6), a viaggio iniziato , questi apprese che Nclson era già all'inseguimento.

e lson the Sailor », pag . 180. A Gibilterra , Nelson aveva distaccato sir Richard Bickerton s ulla« Royal Sovereign »per a iutare a proteggere il passaggio del generale Craig per Malta. Poi u n ordine dell' Ammiragliato dispose che Bickcrton rinforzasse Calder a Ferrol. li 17 maggio Bickerron fece vela verso nord e 10 giorni dopo , mentre s i avvicinava a Finisterre. incontrò Collingwood che scendeva e lo informò che Nelson con lO navi di linea era già all'inseguimento. (" ) « ( 16)


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Se questo fatto casuale non fosse avvenuto, 21 navi da battaglia sarebbero partite per la caccia ad una sola preda. Il 4 giugno, dopo un rapido viaggio , Nelson arrivò alle Barbados, ove fu raggiunto dal contramm iraglio Cochrane con due navi di linea. lvi fu erroneamente informato che la flotta francese era stata vista a sopravvento di St. Lucia, e il risultato fu che si fece sfuggire l'avversario. Villeneuve :weva raggiunto la Martinica il 14 maggio , per scoprire che Missiessy era tornato a Rochefort e che Ganteaume non era arrivato. Quest'ultimo era ancora sotto blocco a Brest e Napoleone, non tollerando ulteriori ritardi , il 29 aprile aveva mandato il contrammiraglio Magnon con due navi di linea con ordini per Villeneuve affinché restasse nelle Indie Occidentali per 35 giorni dopo la loro ricezione. Se per allora Ganteaume non lo avesse ancora raggiunto, avrebbe dovuto far vela per Ferro !, prelevare le 15 navi colà bloccate e poi liberare le 21 chiuse a Brest. Infine, « avec cette armée navale» avrebbe dovuto entrare nella Manica e mostrarsi di fronte a Boulogne.(17) Magnon arrivò il 4 giugno e il 7 arrivò la notizia che Nelson e ra nelle Indie Occidentali . Ciò innervosì talmente Villeneuve che, senza alcun riguardo per i nuovi ordini ricevuti, il IO giugno (1 8) partì in tutta fretta per l'Europa. Due giorni più tardi Nelson raggiunse Antigua e giustamente immaginò che Villeneuve stesse tornando in Europa: a Cadice o a Tolone, più probabilmente al econdo poiché, come scrisse a quel tempo, « forse essi contano di arrivare all' Egitto senza ostacoli » ( 19) e decise di tornare a Gibilterra. Prima di partire , Nelson rimandò in Inghilterra il brigantino « Curieux »,comandato dal capitano Bettesworth , per dar notizia all' Ammiragliato del suo ritorno. 11 19 giugno, durante il suo viaggio di rientro, la flotta francese venne avvistata su una rotta molto più a nord del Mediterraneo. Ciò poteva significare soltanto che Villeneuve stava dirigendosi verso il Golfo di Biscaglia e non, come Nelson aveva supposto. verso lo stretto di Gibilterra . Il 7 luglio il « Curieux » arrivò a Plymouth e il 19 luglio Nelson calò l'ancora a Gibilterra. Il 18 luglio, mentre si trovava di fronte a Capo Spartel, Nelson si era messo in comunicazione con Colli ngwood, che stava allora bloccando Cadice , e aveva ricevuto da lui una risposta che avrebbe

( 17) « Correspondance " n. 8583, Vol. X, pag. 321. ('") " The Campa.ign of Trafalgar • di Julian S. Corbett (1910) pag. 167. Oesbrière ( « Trafalgar •. pag. 42) dice l'l l giugno e il capitano Grenfell ( « ~elson the Sa ilor •. pag. 183) dice 1'8 giugno. (") « Oispatches an d Leners • Vol. VI. pag. 454. Napoleone sembra essersi reso conto deU'osses'ione di Nelson . 1120 aprile (8603) sen'c'a a Oecrès: • Nelson farà probabilmente un secondo viagg10 in Egitto ,. e ancora il 23 aprile (N 86 t 7) • Pubblicate sui giornali olandesi che una squadra francese ha sbarcato 10.000 uomini in Egitto e che l'ammiraglio francese ha abilmente manovrato per non farsi scoprire da Nelson "·


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dovuto illuminarlo sulla situazione strategica. Collingwood diceva di ritenere che l'obiettivo di Napoleone fosse l' Irlanda e che la flotta di Ville ne uve avrebbe« ora liberato la squadra di Ferro !... fatto il giro della baia e, presa la gente di R ochefort con sé, sarebbe apparsa di fronte a Ushant , con forse 34 navi, pe r essere là raggiunta da altre 20 ... Il governo francese -aggiungeva- non mira mai a cose di poco conto q uando sono in vista grandi obiettivi .. . la loro fuga verso le Indie Occide ntali aveva lo scopo di allontanare la forza navale che si è dimostrata il grande impedimento alle loro imprese . Questa estate è densa di grandi eventi ».(20) 11 20 luglio Nelson prese terra « per la prima volta da l16 giugno 1803 » (21) (a Gibilterra) e in una lettera ne lla ste a data dice a lord Barham che, a meno che fregate russe no n prendessero il posto di quelle di CoLLingwood , che ora si e rano ritirate « dalla parte superio re del Mediterraneo ... i francesi potranno, a loro piacimento , invia re un esercito in Sardegna, Sicilia, Morea o Egitto ... per il quale scopo io ho ripetutamcnte richiesto molte, molte più fregate e corvette da guerra ».(22 ) . La citazione di questi luoghi mostra che pe rfino la le tte ra chiarificatrice di Collingwood del 18 luglio non aveva cambiato le idee di Nelson. Il 3 agosto ricevette l'ordine di far vela verso Ushant e raggiungere Cornwallis.(23) Nel frattempo, e ra accaduti importa nti eventi politici che avrebbero profondamente influenzato il progetto di Na poleone. IL 12 maggio del 1804 Pitt e ra ritornato in carica e la sua idea dominante era quella di costituire un'altra coalizione. Il suo piano era in parte basato sulle « Riflessioni generali sulla difesa d'Inghilterra » di Dumouriez, del 1804.(24 ) l membri dell'alleanza avrebbero dovuto essere l'Inghilterra , la Russia, l' Austria, la Svezia c Napoli. D opo un a nno di negoziati , 1'11 aprile 1805 venne firmato un trattato tra l' Inghilterra, la Russia e l'Austria. Fu tentato un avvicinamento a nche con la Prussia, che però rifiutò di unirsi. Questi trattati fecero sì che la Russia portasse in campo 180.000 uomini, l'Austria 315.000 e la Svezia 12.000. L'Inghilterra avrebbe pagato una somma di 1.250.000 ste rline ogni 100.000 soldati - fino a un totale di 400.000 - impiegati dai uoi alleati contro la Francia e la Spagna. Quando il « Curieux » arrivò a Plymo uth , il capitano Bettesworth si

(lO) • Dispatches and Leuers • Vol. VI , pag. 472 e • Public and Private Correspondence of Vice· Admiral Lord Collingwood "di G .L. Newnham Collingwood ( 1829) pagg. 107-108. Nel primo la lettera è datata 18 luglio e nel secondo 21 luglio. Le due versioni differi~no in alcuni punti. (!') • Dispatchcs and Letters "· Vol. VI, pag. 475. (ll) lbid., Vol. VI, pag. 476. (ll) " Trafalgar • di Corbeu, pag. 230. (") Vedi« Oumouriez and lhe Dcfence of England against Napoleon » di J. Holland Rose c A .M. Broadley (1909) pagg. 240-261, e part icolarmente pagg. 260-261.


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affrettò verso Londra e il 9 luglio fece rapporto a lord Barham. Questi comprese subito l'importanza dell'informazione portatagli da Bettesworth e immediatamente inviò un messaggio a CornwaUis, dandogli direttive affinché ordinasse al contrammiraglio Stirling di togliere il blocco a Rochefort e di rafforzare sir Calder di fronte a Ferro l. Anche Cornwallis avrebbe dovuto dare ordine a Ca lder, una volta che questi avesse ricevuto i rinforzi, « di procedere senza perder tempo allargo di Capo Finisterre, da dove dovrà incrociare alla distanza di 30 o 40 leghe verso ovest, per lo spazio di sei o sette giorni, cercando il nemico .(25) Così, alla metà di luglio del 1805, l'obiettivo strategico di Napoleone era per più della metà conseguito. Eccetto Brest e Cadice, tutti i porti francesi e spagnoli erano liberi dal blocco. >)

Villeneuve aveva superato le Azzorre il 2 luglio e il 22 dello stesso mese si accostò a capo Finisterre in una densa nebbia. Se avesse continuato, avrebbe potuto navigare inosservato superando le 15 navi di Calder, e avrebbe potuto effettuare il ricongiungimento con Ganteaume a Brest. Ma a mezzogiorno la nebbia si sollevò. U na delle fregate di Calder, in avanscoperta, riferì che la flotta francese era in vista. Alle 5 del pomeriggio si combatté uno scontro non decisivo , nel quale due delle navi di Villeneuve dovettero arrendersi. Benché il 23 luglio le due flotte rimanessero in vista, non si impegnarono in combattimento e il giorno seguente, quando Calder girò verso nord per raggiungere Cornwallis, Villeneuve issò le vele e si diresse verso la baia di Vigo, ove arrivò il28luglio. Da qui navigò verso Ferro!, che raggiunse il 1° agosto. L'effetto morale di questa azione fu decisivo, perché la già scarsa fede che Villeneuve aveva nella sua flotta si ridusse a zero. Il6 agosto scrisse: «Ne lla nebbia i nostri capitani , senza esperienze di combattimento né di tattiche marinare, non trovarono idea migliore che seguire la nave che li preced eva, ed ora siamo lo zimbello d'Europa ».(26) L'azione lo paralizzava. A Ferro!, Villeneuve ricevette il dispaccio di Napoleone del 16 luglio, nel quale gli veniva ordinato di levare il blocco di Ferro! e di « manovrare in modo da renderei padroni dello Stretto di Dover, unendosi alle squadre di Rochefort e Brest, oppure a una sola delle due, e poi con la flotta così messa insieme aggirare l'Irlanda e la Scozia, allo scopo di ricongiungersi con la squadra olandese al Texel. « Inoltre, se a causa di una battaglia o per qualche altra ragione non fosse stato in grado di assolvere il suo com-

(lS) Citato da • Trafalgar • di Corben. pag. 184. 6 (' ) • Projects et tentati ves de Débarquement aux lles Britanniques "di E. Desbrière (1900·1902). Vol. V, pag. 776.


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pito, non doveva assolutamente entrare nel porto di Ferro!, bensì doveva proseguire per Cadice ». ( 27) Avendo a che fare con un carattere come quello di Villeneuve, quest'ultima disposizione fu un fatale errore da parte di Napoleone: infatti , raggiungere Cadice - il più lontano possibile da Brest- era il pensiero dominante nella mente di Villeneuve. Essendogli stato proibito di entrare a Ferro!, egli lasciò là tre navi danneggiate indi si diresse a Coru.ti.a, ove venne rafforzato da 14 navi di linea. Il17luglio, quando l' ammiraglio Stirling si ritirò da Rochefort per andare in rinforzo a Ca!der, il contrammiraglio Allemand (che aveva preso il posto di Missiessy) scivolò fuori da Rochefort con l'ordine di riunirsi con Villeneuve il13 agosto. Siccome però Decrès omise di awertire Villeneuve di questo (28) ne seguì una straordinaria serie di disawenture che culminarono in un fiasco , il 13 agosto. Quel giorno Villeneuve prese il mare e, avendo awistato alcune fregate , diede subito per certo che fossero inglesi e modificò la rotta verso sud per evitarle. Esse appartenevano invece alla squadra di Allemand, che stava cercando proprio lui. Se Villeneuve si fosse unito ad Allemand, avrebbe portato la sua flotta a 34 navi, e se avesse virato a nord invece che a sud la fortuna avrebbe potuto favorirlo , perché il 16 agosto Cornwallis aveva diviso la sua flotta di 35 navi in due parti, e ne aveva mandato una (di 18 navi) a Ferro!, al comando di Calder. Pertanto, se Villeneuve - secondo gli ordini ricevuti - avesse navigato verso nord e se fosse riuscito per buona fortuna ad eludere Calder, avrebbe forse potuto liberare Brest dal blocco. «Che occasione ha perduto Villeneuve!- scrisse Napoleone- Arrivando su Brest dall'esterno avrebbe potuto giocare ai quattro cantoni con la squadra di Caldere piombare su Cornwallis; oppure con le sue 30 navi di linea avrebbe potuto battere le 20 inglesi e ottenere così una decisiva superiorità ».(29) Benché teoricamente ciò potesse apparire esatto (30) , in realtà, all'atto pratico, la cosa è fortemente dubbia perché Comwallis aveva tenuto con sé 10 navi a tre ponti e, secondo i calcoli del tempo, una tre-ponti equivaleva in capacità combattiva a due-ponti. Villeneuve continuò verso sud; il 20 agosto entrò a Cadice , e qui fu bloccato dalle tre navi di linea di Collingwood. Il 22 agosto Collingwood

(") .. Correspondance • , n. 8985, vol. Xl , pag. 18. (28) « Projects et Tentatives »di Desbrière, Vol. V, pagg. 727-728. (2'1) « Correspondance • n. 9160, Vol. Xl, pag. 161. (.10) Mentre Mahan ( « The 1nfluence of Sea Power upon the Freoch Revolution and Empire • Vol. Il. pag. 576) lo bolla come un errore grossolano, CorbeH ( << The Carnpaign or Trafalgar » pagg. 246~54) lo c;onsidera un col po da maeSlro.


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venne rinforzato da quattro navi di linea di sir Richard Bickerton e il 30 agosto dalle 18 di Calder. Il 3 agosto Napoleone arrivò a Boulogne. Il tempo stringeva, poiché vi erano già indizi che una coalizione si stesse formando alle sue spalle: l'Austria stava ammassando truppe a Venezia e nel Tirolo e St. Cyr aveva riferito di una leva in massa della milizia napoletana. Il 13 agosto, Napoleone aveva intanto saputo dello scontro tra Calder e Villeneuve, per il quale si congratulò con lui . Gli diede poi ordine di unirsi ad Allemand , facendo piazza pulita davanti a sé, e di venire nel Canale della Manica con le navi spagnole e francesi riunite .(3 1) Scrisse anche a Decrès, lamentando la lentezza di Villeneuve (32), e il 22 agosto a Ganteaumc, per dirgli che Villeneuve stava andando a raggiungerlo e che al suo arrivo non si doveva perdere un sol giorno per mettersi in mare risalendo la Manica, affinché sei secoli di insulti da parte dell'Inghilterra potessero essere vendicati .(33) . Quello stesso giorno scrisse ancora a Villeneuve , indirizzando la sua lettera a Brest: « Io credo che ora sarete a Brest. Salpate, non perdete un momento e con le mie squadre riunite entrate nel Canale. L'Inghilterra è nostra . Noi siamo pronti e già imbarcati. Apparite qui per 48 ore e tutto sarà concluso ».(34) Il giorno successivo , ancora ignorando che Villeneuve era a Cadice, scrisse a Talleyrand: « Più rifletto sulla situazione d'Europa, più vedo quanto sia urgente compiere un passo decisivo ». Se Villeneuve con le sue 34 navi « segue le mie istruzioni , si unisce alla squadra di Brest ed entra nella Manica, c'è ancora tempo: io sono padrone d'Inghilterra. Altrimenti devo levare il campo da Boulogne e marciare su Vienna ».(35) Alfine, il 26 agosto, si decise e diede istruzioni a Berthier affinché si preparasse a muovere l'esercito da BouJogne contro l'Austria (36) e il 31 agosto scriveva a Duroc: (< L'esercito è in pieno movimento ... io sarò pronto il 27 settembre. Ho dato l' armata d' Italia a Massena. L'Austria è molto insolente, sta raddoppiando i preparativi . La mia squadra è entrata a Cadice. Tenete!o segreto. è soltanto per voi. Raccogliete tutte le carte che potete del Danubio, del Meno e della Boemia e fatemi avere il quadro di battaglia degli eserciti austriaco e russo ». (37 ) Il 2 settembre lasciò Boulogne. Così l'armata d'Inghilterra diventò la

(") « Correspondance • n. 9073, Vol. Xl , pag. 87.

('") lbid. N. 9071, Vol. Xl. pag. 85. (ll) Ibid. N. 9113 e 9114. Vol. Xl . pag. 115. ("') lbid. N. 9115 Vol. Xl . pag. 115. (35) « Correspondance ~ n . 9117, Vol. Xl. pag. 117. ( 36) lbid. N. 9137. Vol. X l, pag. 141. (31) lbid. N. 9155. Vol. Xl, pag. 157.


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Grande Armata e invece di attraversare la Manica si avviò di attraversare il Reno. Si è riferito prima che Nelson il 3 agosto stava navigando verso nord. Il 15 agosto di fronte a Ushant , dopo aver salutato la bandiera di Cornwallis, ricevette un segnale che gli diceva di procedere con la « Victory »su Portsmouth, ove calò l'ancora ill8 agosto. In Inghilterra trascorse qualche tempo tra Londra e Merton. Il 2 settembre il capitano Blackwood , della fregata « Euryalus », portò la notizia che Villeneuve era entrato a Cadice e la breve vacanza di Nelson venne troncata. Il 5 settembre mandò il suo pesante bagaglio a Portsmouth e il14 settembre vi arrivò lui stesso. Il giorno successivo la « Victory >} prese il mare, accompagnata dall'« Euryalus ». Quando raggiunse Collingwood , il 28 settembre , Nelson prese il comando della flotta. Il giorno dopo era il suo 47 compleanno e , in una lettera a un amico sconosciuto, scriveva: « L 'accoglienza che ho ricevuto al mio arrivo alla flotta mi ha procurato la più dolce sensazione della mia vita. Gli ufficiali che vennero a bordo per darmi il bentornato , nell'entusiasmo con cui mi salutarono, dimenticarono il mio rango di Comandante Supremo ».(38) Nelson riunì i suoi capitani e spiegò loro il piano di battaglia che aveva elaborato mentre era a Merton (39), contenuto in ciò che solitamente viene chiamato il suo« Memorandum Segreto ». Prima di tornare sull'argomento , è però utile dare uno sguardo ad un piano precedente - che aveva concepito durante il viaggio verso le Indie Occidentali - perché, più chiaramente dell'altro , mette in luce il fattore che , in combattimento, differenziava l'ammiraglio Nelson dagli colleghi del suo te mpo. La sostanza del suo precedente Memorandum è che in una « battaglia ravvicinata e decisiva »-che era sempre l'obiettivo di Nelson- i subordinati non devono attendere segnali, ma agire di propria iniziativa e , per abituarli a far ciò senza rischio di rendere disordinata la battaglia, devono essere a completa conoscenza della « maniera » di condurre l'attacco da parte del comandante supremo.(4°) Nelson non combatteva allo scopo di attuare un piano, pianificava invece per attuare un combattimento, e tra le due cose c'è una grossa differenza. La novità in questo Memorandum non è nelle« modalità »d'attacco, di cui solo due vengono citate, poiché esse variano necessariamente a seconda delle circostanze. L'innovazione è invece proprio nella libertà d' azione che viene delegata ai subordinati per la loro applicazione. Nelson, come subordinato, aveva mostrato la più spiccata iniziativa nella battaglia

(-18) « Dispatches and Letters "• Vol. Vll, pagg. 66-67. ("') Ibid. Vol. VII, pag. 241. (.OO) « Dispatches and Letters "• Vol. VI , pagg. 443-445.


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di St. Vincent, e si attendeva che i suoi capitani lo prendessero a modello. Diversamente da Napoleone, che raramente tollerava iniziativa da parte dei suoi marescialli, Nelson voleva semplicemente che i suoi capitani pensassero alla nelsoniana. Assieme alla sua combattività, non fu soltanto la sua iniziativa ma anche quella dei suoi subordinati - benché andasse contro la rigida disciplina navale di quei tempi - a rendere Nelson il più grande ammiraglio inglese in combattimento. Il Memorandum Segreto, preventivamente discusso con l'ammiraglio sir Richard Keats mentre Nelson era a Merton , (4 1) è basato sull 'assunto che la flotta di Nelson assommasse a 40 navi di linea e quella di Villeneuve a 46, e che fosse quasi impossibile portare 40 navi in linea di battaglia senza una grossa perdita di tempo. Pertanto , per fare più presto, la flotta avrebbe dovuto essere articolata in due linee di 16 navi ciascuna più una « squadra avanzata », o linea di riserva, di 8 navi. Ancora per risparmiare tempo , l'ordine di navigazione doveva essere uguale a quello di battaglia e, per sfruttare al meglio ogni eventualità, le due linee dovevano agire indipendentemente. Una avrebbe dovuto essere agli ordini di Nelson e l'altra a quelli di Collingwood, che avrebbe dovuto « avere il completo comando della sua linea » . La « modalità » d'attacco era la seguente; Nelson doveva assalire il centro nemico allo scopo di impedirgli di attaccare Collingwood e, nello stesso tempo, interporre le sue navi tra il centro avversario e l'avanguardia, prima che quest'ultima potesse virare ed andare in aiuto alla propria retroguardia. Nel frattempo la « squadra avanzata » doveva incunearsi , a due o tre o quattro navi avanti al centro nemico, « in modo da esser certa di arrivare alloro Comandante Supremo , che bisogna fare ogni sforzo per catturare », presumibilmente perché egli era l'organo direttivo e il centro morale della sua flotta. « Qualcosa deve essere lasciato al caso,- scrive Nelson - nulla è sicuro, in un combattimento marittimo più che in ogni altro. I colpi abbatteranno gli alberi e i pennon i alle navi amiche oltre che a quelle avversarie: ma io guardo con fiducia alla possibilità di conseguire la vittoria prima che l'avanguardia avversaria possa soccorrere la sua retroguardia, e dopo la flotta !britannica sarà in gran parte pronta a ricevere le loro venti navi di linea o ad inseguirle, se esse tentassero di andarsene ». (42) L'idea di Nelson ricorda quella di Epaminonda a Leuttra. In quella battaglia l'ala destra tebana, minacciando l'ala sinistra e il centro spartani, li inchiodò sulle loro posizioni mentre l'ala sinistra tebana distruggeva

(" ) lbid. , Vol. VII , pag. 241. ('2) Per la versione originale del Memorandu m e le successive varianti vedi « Admiralty Committee Report »(cd. 7I20 deii913) pagg. 64-65.


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Fig. 23: Banaglia di Trafalgar, 1805.

quella destra degli spartani. A Trafalgar, Nelson tenne indietro il centro e l'avanguardia della flotta franco-spagnola, non minacciando ma attaccando, mentre Collingwood distruggeva l'ala sinistra del nemico, cioè la sua retroguardia. Il fatto che questa soluzione tattica fosse in effetti antica, non toglie nulla ai meriti di Federico a Leuthen o di Nelson a Trafalgar. In guerra le idee fondamentali risorgono sempre: esse trasmigrano da generazione a generazione.


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Riguardo al colloquio che ebbe con i suoi capitani, Nelson scrisse a lady Hamilton: « ... Quando arrivai ad illustrare loro il « tocco alla Nelson »fu come uno shock elettrico. A qualcuno vennero le lacrime agli occhi, tutti approvarono: «era nuovo - era singolare- era semplice! )); e, dal grado di ammiraglio in giù, sì ripeteva: 'Deve aver successo, se appena ci lasciano arrivare fino a loro! Milord, voi siete circondato da amici a cui ispirate fiducia.' ( 43) Il 9 ottobre o il I O, il Memorandum Segreto venne diramato per iscritto. A Cadice, Villeneuve sì t rovava in condizioni peggiori che mai. La sua cassa era vuota; i materiali per la navigazione , le provviste e perfino i chiodi erano difficili da avere e, oltre ad essere di 2000 uomini al di sotto degli organici, ne aveva 1731 malati. Altrettanto dannose , vi erano continue dispute tra i francesi e gli ufficiali e i marinai spagnoli. li 2 settembre riversò le sue lamentele su Decrès. Ciò nonostante , il 24 settembre poteva riferire di aver caricato rifornimenti per sei mesi e dì essere pronto a salpare. Napoleone , abbandonata ogni idea di invadere l'Inghilterra , aveva progettato per Villeneuve- « un misérable », come lo chiamava lui (44) - un nuovo e fatale disegno. Da St. Cloud, il 14 settembre gli mandò le seguenti istruzioni: « Avendo deciso di fare una potente azione diversiva, col far dirigere nel Mediterraneo le nostre forze navali concentrate nel porto di Cadice ... voglio rendervi noto che è nostra intenzione che voi ... cogliate la prima occasione per salpare con la Flotta Combinata e proseguiate addentrandovi in tale mare. Inizialmente procederete verso Cartagena, per congiungervi con la squadra spagnola che si trova in quel porto. Continuerete per Napoli e sbarcherete su qualche punto della costa le truppe che avete a bordo, affinché raggiungano l'esercito agli ordini del generale St. Cyr ... La flotta al vostro comando rimarrà al largo delle coste napoletane per il tempo che giudicherete necessario, allo scopo dì arrecare il massimo danno al nemico e di intercettare un convoglio che intende inviare a Malta . Dopo questa spedizione, la flotta farà vela per Tolone per rifornirsi e fare le necessarie riparazioni. La nostra intenzione è che ovunque voi incontriate il nemico con forze inferiori alle vostre lo attacchiate senza esitazione e otteniate la vittoria decisiva su di esso. Non vi sfuggirà come il successo di queste operazioni dip enda essenzialmente dalla prontezza con cui lascerete Cadìce )).(45) Due giorni più tardi l'imperatore diede istruzioni a Decrès affinché

(

0

)

« Dispalches and Lellers " · Vol. Vll , pag. 60.

(") << Correspondance ,, n. 9174 , V<>l. Xl, _ pagg. 176-177.

(") • Correspondance », N. 9210 Vol. Xl, pag. 195.


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sostituisse Villeneuve con l'ammiraglio Rosily (46), ma , senza tenere in considerazione i sentimenti di Villeneuve, Decrès non gli diede notizia di questo. Rosily arrivò a Madrid il 10 ottobre. Il l ottobre Villeneuve aveva iniziato i preparativi finali , intendendo mettersi in mare il 7 ottobre, ma il vento cambiò e per dieci giorni fu costretto a rimanere nel porto. L'8 ottobre riunì un consiglio di guerra, nel quale spiegò ai suoi capitani come si proponeva di combattere la futura battaglia. Egli intendeva , disse, ripartire la sua flotta di 33 navi di linea in due divisioni; un « corps de bataille »di 21 navi , alle sue dirette dipendenze, e un « corps de reserve » di 12 navi al comando dell'ammiraglio Gravina , che sarebbe stato dislocato sopravvento al precedente. (47) Con straordinaria precisione, delineò poi la probabile tattica dell'avversario. « La flotta britannica - disse - non sarà schierata in una linea di battaglia parallela aJla Flotta Combinata ... Nelson ... cercherà di spezzare la nostra linea, di accerchiare la nostra retroguardia e di sopraffare con gruppi delle sue navi tutte le nostre che riuscirà ad isolare e a tagliar fuori ».(48) Non disse nulla sul come fosse meglio rispondere a questo attacco, evidentemente perché sapeva che i suoi capitani erano capaci soltanto di formare una linea di fronte. Tutto ciò che aggiunse fu che, se la Flotta Combinata si fosse trovata sopravvento , avrebbe dovuto discendere sull'avversario e ingaggiarlo nave contro nave ; se fosse stata sottovento , avrebbe dovuto formare una serrata linea di fronte e attendere l'attacco , e ogni capitano doveva badare a se stesso. Le navi francesi e spagnole dovevano essere frammischiate, come Napoleone gli aveva ordinato di fare. Esse includevano una quattroponti con 131 cannoni, la « Santissima Trinidad >>, la più grossa nave allora in servizio; tre tre-ponti (due da 112 cannoni e una da 100); sei navi da ottanta cannoni ; ventidue da 74, una da 64 e sette tra fregate e corvette. Diciotto delle navi di linea erano francesi e quindici spagnole. In totale, montavano 2626 cannoni da fiancata, escludendo le caronate, e trasportavano 21.580 tra ufficiali e uomini di truppa. I reggimenti imbarcati provenivano dalla guarnigione di Cadice e fra essi vi erano il<< Regimento de Africa » (ex<< Tercio de Sicilia »)e il « Re-

(..) lbid. N. 9220, Vol. XI , pag. 204. (") Il 16 onobre venne deciso l'ordine di battaglia definitivo. Il • Corps de bataille • avrebbe dovuto essere costituito da tre squadre di 7 navi ciascuno: la seconda squadra (avanguardia) al comando del vice-ammiraglio Alava , sulla nave ammiraglia" Santa Ana •; prima squadra (centro) al comando di Villeneuve, con ammiraglia la « Bucentaure •; terza squadra (retroguardia) sotto il contrammiraglio Dumanoir, con ammiraglia la « Duguay Trouin •;" Corps de reserve •. con l'ammiraglio Gravina, sulla • Principe de Asturias "· { 48) Citato da « The Enemy at Trafalgar " di Edward Fraser (1906) pag. 54.


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gimento de Soria » (ex « Tercio de Soria » ) che avevano entrambi combattuto con l'Armarla spagnola. Anche la flotta britannica avrebbe dovuto assommare a 33 navi di linea ma, poco dopo che Nelson ebbe assunto il comando , il contrammiraglio Thomas Louis e . la sua squadra di sei navi di linea aveva ricevuto ordine di allontanarsi con un convoglio diretto a Malta. Da allora Nelson rimase con 27 navi di linea. Di queste, sette erano due-ponti (una da 80 cannoni, sedici da 74 e tre da 64). Aveva inoltre quattro fregate, una goletta e un cutter. La flotta contava 16820 uomini e, oltre alle caronate, montava 2148 cannoni da fiancata . A causa dell'assenza della squadra di Louis, Nelson abbandonò la sua idea iniziale di schierare la sua flotta in tre linee e adottò invece un'articolazione su due; un'avanguardia , o colonna di sopravvento, di 12 navi di linea che comandava direttamente dalla « Victory », e una retroguardia, o colonna di sottovento, di 15, alle dipendenze di Collingwood sulla « Royal Sovereign ».Questo fu il primo scostamento dal Memorandum Segreto e, poiché ne seguirono altri che da allora hanno dato rigine a tante pedanti spiegazioni , è meglio descrivere ora che cosa crediamo Nelson avesse in mente quando Trafalgar venne combattuta. Il suo obiettivo era di acquisire una vittoria decisiva, cioè di catturare o affondare 20 navi nemiche, visto che, come disse in punto di morte: « Cercavo di prenderne venti ».( 49) Come traspare dal Memorandum Segreto, si era reso conto che i vecchi scontri delle linee di fronte in ordine paraJlelo generalmente non erano decisivi , perché erano così lenti e non consentivano di realizzare la massa contro i punti deboli dell'avversario. Li vedeva, possiamo pensare, come degli scontri tra pugili in possesso di un solo braccio mentre , quanto a lui , intendeva combattere con tutti e due. La sua flotta doveva avere un pugno destro e uno sinistro. La colonna di sopravvento doveva proteggere la destra , quella di sottovento doveva mettere fuori combattimento la retroguardia avversaria. Egli scelse la retroguardia anziché l'avanguardia perché, per soccorrerla , il nemico avrebbe dovuto fare contromarcia , il ché gli avrebbe richiesto molto tempo. Se al contrario avesse puntato suJJ'avanguardia, tutto ciò che la retroguardia avversaria doveva fare per andare in suo aiuto era di proseguire la sua rotta. Per imprimere ad entrambi i suoi« pugni >>il massimo momento, non adottò formalmente né la linea di fronte né quella di fianco. Dispose invece le navi in due raggruppamenti secondo l'ordine di navigazione, cioè costituì « stormi » e non linee. Su questo non ci possono essere dubbi poi-

(" ) • Dispatcbes and Leners •. Vol. VII. pag. 251. ("') lbid. Vol. Vll. pag. 241.


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ché, quando spiegò la sua tattica all'ammiraglio Keats a Merton, disse: « Io condurrò una battaglia a mischia , ed è quel che voglio ». A sostegno di ciò, in una lettera scritta due mesi dopo Trafalgar, Collingwood dice: « Lord Nelson decise di sostituire in ordine esatto con un impetuoso attacco in due divisioni distinte ... Esso fu eseguito bene, e riuscì mirabilmente; probabilmente la sua novità ci fu favorevole, poiché il nemico attendeva il momento in cui noi avremmo formato qualcosa simile a una linea ».(51 ) Era esattamente quanto Nelson aveva previsto, quando a Merton si era bruscamente rivolto verso Keats e aveva detto: « Ma vi dirò che cosa ne penso. Io credo che sorprenderà e confonderà iJ nemico. Non capiranno che cosa starò facendo ».(52) La sorpresa si sarebbe aggiunta alla realizzazione della massa e alla superiorià delle artiglierie. Le differenze tra il Memorandum Segreto e ciò che accadde sono quelle che spesso intercorrono tra le idee nella mente e il loro tradursi in fatti. L'obiettivo tattico rimase lo stesso, ma i mezzi per conseguirlo variarono con la situazione del momento. Cercare di spiegarlo in dettaglio sarebbe un'inutile pedanteria. Il 15 ottobre Villeneuve ricevette da Bayonne la notizia che l'ammiraglio Rosily era in movimento verso Cadice e, sapendo che questi non era stato per mare da oltre dodici anni, concluse che il viaggio fosse dovuto a ragioni amministrative. Poi, arrivò da Madrid la notizia che Rosily doveva sostituirlo e, sentendosi insultato, Villeneuve decise di andarsene da Cadice prima del suo arrivo. 1117 ottobre questa sua intenzione venne rafforzata quando apprese- con notevole ritardo - che la squadra dell'ammiraglio Louis si era separata dalla flotta di Nelson. Il vento era favorevole e , dopo un colloquio con Gravina , ordinò al capitano della sua ammiraglia di dare il segnale « prepararsi a salpare >>. Subito dopo però il vento calò e poi cadde del tutto. Il giorno seguente Nelson scriveva nel suo diario: « Tempo buono, vento da est; la flotta combinata non poteva avere tempo migliore per mettersi in mare >>.(53 ) Ciò nondimeno Villeneuve esitò, e soltanto alle sei del mattino del 19 ottobre segnalò alla sua flotta di « issare le vele e proseguire». Due ore e mezzo più tardi, mentre si trovava a una cinquantina di miglia a ovest-sud-ovest di Cadice, Nelson ricevette da una delle sue fregate sotto costa il segnale che il nemico stava uscendo dal porto. Subito

(l') lbid. Vol. VII , pag. 242. (") lbid. Vol. VII, pag. 241. Il tenente B. Clement della • Tonnant • dice: • Calammo giù senza alcun ordine, ma ogni nave aveva il suo bersaglio ». (Citato da • The Year of Trafalgar •, pag. !O l, di Newbolt) . (") « Dispatcbes and Letters •, Vol. VII, pag. 126.


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segnalò « caccia generale » (54), poiché il suo scopo restava quelJo di tagliar fuori la flotta combinata dal Mediterraneo. Venne poi il segnale « flotta nemica in mare ». La notizia non era esatta, perché il 19 ottobre soltanto la divisione dell'ammiraglio Magnon era uscita da Cadice e Villeneuve non ebbe tutta la sua flotta in movimento che a mezzogiorno del 20 ottobre. Fino all'alba del 20 ottobre, quando arrivò vicino allo stretto di Gibilterra, Nelson non aveva visto traccia del sut> avversario. Fece allora virare la sua flotta puntando verso nord-ovest. Alle sette del mattino le navi di Villeneuve furono avvistate e a mezzogiorno venne riferito che navigavano verso occidente. Un'ora più tardi la« Victory »si mise in panna e Collingwood venne a bordo a ricevere le ultime istruzioni. Più tardi, Nelson apprese che Villeneuve aveva cambiato direzione verso sud-est e prima del tramonto ordinò alle sue fregate di mantenersi in vista del nemico durante la notte .(55) . Al sorgere del giorno di lunedì 21 ottobre, mentre la flotta britannica non aveva ancora assunto alcuno schieramento o formazione definitiva, il nemico fu visto 10 o 12 miglia lontano, portarsi da sud verso est in serrata linea di battaglia. Poiché era ancora troppo buio per poter distinguere le bandiere, soltanto alle 6,10 del mattino Nelson poté fare il segnale generale« formare l'ordine di navigazione in due colonne »che portò la colonna di Collingwood a tribordo dell'avanguardia. Immediatamente dopo, venne alzato il segnale« avanzare e navigare al largo della rotta est-nordest » e alle 6,22 fece seguito il « prepararsi per la battaglia ».(56) Villeneuve era diretto verso stretto di Gibilterra e, quando si accorse che a causa della debolezza del vento non gli sarebbe stato possibile evitare la battaglia, alle 8 del mattino segnalò alla sua intera flotta di virare attorno, in modo da poter avere il porto di Cadice sottovento, quale rifugio per le navi danneggiate. Fu un disgraziato cambiamento di piano dell'ultima ora, poiché non solo sembrò una ritirata- e quindi fu demoralizzante per i suoi equipaggi- ma la manovra richiese più di due ore ed ebbe come risultato la formazione di una confusa linea di battaglia. In alcuni punti era troppo affollata, mentre in altri presentava evidenti falle; il centro andava alla deriva sottovento e l'intera linea formava una mezzaluna irregolare lunga circa tre miglia. La virata fece finire lo squadrone di Gravina indietro, invece che sopravvento rispetto alla linea, e lo squadrone di Dumanoir diventò l'avanguardia. Una volta completato il cambiamento di

("') lbid. , Vol. Vll , pag. 133. (") lbid. , Vol. VII, pag. 136. (56) Per i segnali, vedi« Admiralty Committee ~(cd . 7120) appendice V .


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direzione, la Flotta Combinata mosse lentamente avanti facendo rotta verso nord, alla velocità di un nodo e poco più. Mentre la Flotta Combinata ruotava su se stessa, i britannici, articolati in due colonne o meglio in due gruppi di navi (la linea di sopravvento al comando di Nelson e quella di sottovento di Collingwood) lentamente puntò su di essa a vele spiegate. II vento , da nord-ovest, era molto debole; c'era una forte corrente di terra in direzione ovest, e la velocità d'avanzata , dapprima stimata a tre nodi , presto discese a uno e mezzo. Poiché Nelson non ridusse la velatura, non c'era possibilità per le due colonne di formare una linea regolare. Inoltre, come due scolaretti , lui e Collingood si misero a gareggiare in velocità l' uno con l'altro: il primo si girò non verso l'avanguardia del centro nemico, come si era deciso in origine, ma verso il centro della sua avanguardia, mentre Collingwood si rivolgeva verso la parte avanzata della retroguardia. La ragione del cambiamento di direzione di Nelson sembra sia stato il fatto che, vedendo il nemico ruotare, era saltato alla conclusione che Villeneuve stesse tentando di fuggire verso Cadice. Ciò pare dimostrato poiché, poco prima delle 11 ,40 del mattino - il momento in cui il messaggio venne ricevuto - telegrafò a Collingwood: « lo intendo superare (respingere) o passare attraverso (la parte terminale della) la linea nemica per impedirle (di) entrare in Cadice ».(51) . In altre parole, per decapitarla dell'avanguardia. Successivamente, alle 11 e 48 emise il suo famoso segnale generale: « L' Inghilterra si attende che ogni uomo compia il suo dovere ».(58) · Q uando venne inviato questo segnale, Collingwood deve aver serrato sulla retroguardia nemica, poiché già alle 11 ,30 del mattino Villeneuve aveva alzato il segnale « aprire il fuoco», che sarebbe stato seguito alle 12,15 da un altro: « Toul capitaine qui n'est pas dans le feu n'est pas à son poste ».(59 ) Alle 11,45 venne sparato il primo colpo dalla « Fougueux », la prima dietro la « Santa Ana », ed era diretto alla « RoyaJ Sovereign », che si trovava allora a una distanza di poco superiore a un quarto di miglio. A quel punto le navi delle due flotte issarono all'uniscono le loro bandiere, mentre sulle navi francesi e spagnole « i tamburi e i pifferi suonavano e i soldati presentavano le armi » .(60) Iniziò allora la battaglia, che può essere suddivisa in tre azioni distin-

(57) Jbid. , Vedi c Signals ,. pag. 102. (58) c Admirahy Committee ,. (al. 7120) appendice V, pag. 102. (") • The Enemy a t Trafalgar ,. di Edward Fraser, pag. 114. (60) lbid., pag. 114. Il piano di battaglia a pag. 396 è basato su quello di Desbrière. Non ci sono due piani, contemporanei o successivi, che concordino e non pochi di essi sono frutto di fantasia .


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te: l'attacco di Collingwood, l'attacco di Nelson e il fallito contrattacco di Dumanoir. Le esamineremo in successione. Quando la « Fougueux » aprì il fuoco sulla « Royal Rovereign », la divisione di Collingwood fece vela verso babordo della linea d'orientamento (61 ) con circa due gomene (approssimativamente un quarto di miglio) di intervallo tra le navi. Era perciò in formazione, benché irregolare , di linea di fronte in diagonale e, a causa della curvatura della linea avversaria, si portò quasi parallela ad essa. Per cinque o dieci minuti dopo che la « Fougueux » aveva dato inizio alla battaglia, la « Royal Sovereign », continuò la sua rotta mentre la « Santa Ana » le scaricava contro una bordata. Essa si avvicinò e poi penetrò attraverso la linea avversaria a poppa della « Santa Ana » e a prua della « Fougueux » o, come dice Collingwood nel suo dispaccio, « attorno alla dodicesima (nave) da dietro » . ( 62) Passando sotto la poppa della « Santa Ana », la colpì con una doppia bordata , che le arrecò danni tremendi. Poi fece partire la bordata di tribordo verso la « Fougueux », indi virò attorno al quartiere di tribordo della « Santa Ana » e la impegnò con un tiro ad alzo zero. Collingwood si trovò presto circondato da navi nemiche. A 40 minuti dall'apertura del fuoco la « R oyal Sovereign » fu ridotta a uno scafo ingovernabile, e poco dopo fu presa a rimorchio dalla « Euryalus ». Alle 14,20 la « Santa Ana », ormai completamente disalberata e con 104 uomini del suo equipaggio uccisi e 236 feriti, ammainò la bandiera e il capitano Blackwood l'abbordò , riportando con sé sulla« Euryalus » l'ammiraglio de Alava, mortalmente ferito. Otto minuti dopo che la « Royal Sovereign »era stata impegnata , entrò in azione la « Belleisle », che tagliò la linea avversaria a poppa della « Fougueux ». Come la « Royal Sovereign » , venne subito attaccata da diverse navi avversarie e per un po' fu incapace di far fuoco , a causa della rottura degli alberi. Nonostante ciò mantenne issata la sua insegna, inchiodandola al moncone dell' albero di mezzana. Più tardi , venne soccorsa dalla« Polyphemus », dalla « Defian ce » e dalla « Swiftsure ». Un quarto d'ora dopo della « Belleisle » entrò in azione la « Mars »

(6') « Egli (Collingwood) trasformò la formazione della sua divisione da una irregolare linea di fronte in una irregolare linea di orientamento. Nel suo Joumal scrive: " Feci il segnale perché la Divi· sione di sottovento formasse la linea di orientamento a babordo e aumentasse la velatura " ( « Admi· ralty Committee " cd. 7120, pag. Xli). (" ) " Correspondence " di Collingwood, pag. 20. In realtà era la quindicesima. perché tre navi al· leale si trovavano sonovento della linea avversaria e non vennero viste da Collingwood, oppure vennero scambiate per fregate . ( « Admiralty Committee ,. Cd. 7120, pag. Xlii ).


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e dopo di essa, in rapida successione, la« Tonnant », la« Bellerophon », la« Colossus »e la« Achille ». Vennero avanti una dopo l'altra e,mentre irrompevano attraverso la linea avversaria da ogni parte, ciascuna accostava la prima nave avversaria che incontrava e la impegnava in combattimento ravvicinato con tutte le armi di bordo. Poi ciascuna nave proseguiva avanti, per lasciare il nemico in consegna a quella che la seguiva. 11 risultato era una continua concentrazione del fuoco sulle navi avversarie. Delle navi della retroguardia di Collingwood, la « Dreadnought » non ingaggiò combattimento che un'ora dopo la« Royal Sovereign »e fu seguita dopo un altro quarto d'ora dalla« Defiance ».La« Defeoce »non si fece avanti che ancora un'ora dopo e l'ultima nave della divisione di Colli ngwood ad entrare in battaglia fu la« Prince ))'che non stabilì il contatto che alle tre del pomeriggio. Quando terminò l'azione della colonna dì sottovento, la vittoria di Collingwood era completa. Delle 15 navi francesi e spagnole contro cui aveva combattuto, dieci furono catturate, una - la « Achille » -esplose e soltanto la « Principe de Asturias », che portava l'ammiraglio Gravina mortalmente ferito, la « Algésìras », la « Montafiés » e l'« Aigle » sfuggirono. Venticinque minuti dopo che la divisione di Collìngwood aveva iniziato il combattimento, entrò in azione Nelson. Diversamente dal collega, egli conservò la sua irregolare formazione in linea di fronte e secondo il libro dì bordo di Thomas Atkìnson, capitano della« Victory »,egli « mirava ancora all'avanguardia del nemico » .(63) Sempre secondo Atkinson «alle 11.50 (in realtà alle 12.10) il nemico cominciò a far fuoco su di noi e quattro minuti dopo le 12 (12.24) aprimmo il fuoco con i nostri cannoni di babordo contro l'avanguardia nemica ».(64 ) Da nord a sud, le cinque navi di testa dell'avanguardia di Dumanoir erano probabilmente la « Neptuno », la « Scipion », la « lntrépide », la « Formidable » e la « Duguay-Trouin ». Secondo Dumanoir, le tre treponti avanzate di Nelson mossero verso il centro della sua avanguardia. Alle 12.15 iniziarono lo scontro e, dopo un cannoneggiamento di 40 minuti, virarono a tribordo.(65) Quanto alle tre navi avanzate di Nelson , il cannoneggiamento fu molto più breve di quanto affermi Dumanoir, perché subito dopo che la « Formidable » ebbe aperto il fuoco la « Victory » e la « Téméraire » virarono

(6l) Benché non venga fornito l'orario di questo ingresso nel combattimento, secondo l'« Admiralty Committee" Cd. 7120, pagg. XIII e 63, esso va riferito al periodo immedia_tamente pre,cedente l'attacco di Collingwood. ("') Ibid., pag. 63. ( 6S) « Trafalgar » di Desbrière, pag. 150. 11 capitano Berrenger della « Scipion » nel suo " Journal • afferma che la« Formidable » aprl il fuoco alle 12.35; accenna anche che la testa della colonna di Nelson si diresse verso il centro dell'avanguardia (Ibid., pagg. 155-156).


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a tribordo. Il fatto è citato dal tenente Conor della « Héros », che aggiunge: « nel mentre, le altre navi della stessa colonna si tenevano dalla parte del porto, minacciando la nostra avanguardia ».(66) Nelson andò in cerca dell'ammiraglia di Villeneuve, perché era sua ferma intenzione affiancarle la propria nave e affrontarla. «Benché- dice James - ogni binocolo a bordo della « Victory >> fosse puntato col solo scopo di scoprire la bandiera del COIJ).andante supremo francese, tutte le risposte alle ripetute domande di Nelson a questo riguardo si concludevano nel disappunto ».(67) . La « Victory » si diresse pertanto verso la « Santissima Trinadad >> per cercare Villeneuve,._(68) nella più grande nave della flotta avversaria. Secondo il capitano della « Spartiate » alle 12.57, mentre la « Victory » piombava su di essa, fu vista la bandiera dell'ammiraglio francese sull'albero di trinchetto di una dueponti francese (la « Bucentaure ») che seguiva alla sua poppa .(69) Battuta d'infilata dei cannoni avversari, la « Victory »passò poco sotto la poppa della « Bucentaure » e fece fuoco con la sua caronata del castello di prua (da 681ibbre, caricata con una palla e un barilotto di 500 palle da moschetto) oltre che con una doppia bordata contro le finestre delle cabine, arrecando ingenti danni. Poi, mentre la « Neptune » (Br.) e la << Conqueror »si accostavano alla« Bucentaure »,la« Victory »volse decisamente la barra a tribordo e sfilò a fianco della « Redoubtable », comandata dal capitano Lucas. Subito il loro sartiame si aggrovigliò e le due navi furono agganciate l'una all'altra. Entrambi gli equipaggi si prepararono allora all'arrembaggio, ma i francesi ne furono impediti dalla carenata di tribordo della << Victory » e da una bordata della « Téméraire »,che li ridusse a brandelli. Circa un'ora pi~ tardi, le due navi erano ancora saldamente unite, quando Nelson venne raggiunto da un colpo di moschetto indirizzatogli dalla tolda di mezzana della « Redoubtable » mentre stava camminando assieme al capitano Hardy, sul cassero di poppa. La palla colpì la sua spallina sinistra , gli penetrò nel petto e si fermò contro la spina dorsale. Cadde in avanti e quando fu sollevato ansimò: « Mi hanno preso alfine, Hardy ... Mi hanno trapassato la spina dorsale ».(7°) Venne trasportato giù nell'infermeria di bordo della sua nave e alle 16.30, cosciente che la battaglia era stata vinta, morl. Quando la « Victory >> affrontò la « Redoubtable »,la« Téméraire »aggirò allargo della prima e aprì il fuoco sulla « Santissima Trinadad » e poi sulla « Nept uno » (Fr.) e la « Re-

(06) Ibid .. pag. 168. ( 67) « Naval History of Great Britain, 1793-1820 » (1886) , Vol. IJT, pag. 32. (68) In realtà, Nelson credeva che al comando vi fosse Decrès. ( 69) « Admiralty Committee • (Cd. 7120), • Log of Spartiate », pag. 53. ('O) « Dispatches and Letters » , Vol. VII, pag. 244.


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doubtable ». Poco dopo la « Fougueux », che dopo aver impegnato la aveva attraversato lo spazio tra la retroguardia alleata e il centro, si portò avanti per aiutare la « Redoubtable » e fu uncinata dalla « Téméraire ». Questa le riversò contro un'intera bordata ad alzo zero e subito prese le sue attrezzature anteriori e le legò con la propria ancora di riserva. Appena le due navi furono agganciate, il « pennone principale della « Redoubtable » e tutti i rottami caddero sulla poppa della « Téméraire », ostruendo completamente la parte posteriore della nave ». Poi , << con una preda legata su ciascun lato e con la gran parte delle sue batterie fuori uso » la << Téméraire » inviò per mezz'ora sulla « Santissima Trinidad >>, i colpi dei suoi cannoni anteriori .(1 1) Dieci minuti dopo che la << Victory » aveva infranto la linea nemica , la << Neptune »(Br.) sparò la sua prima bordata contro la<< Bucentaure » e proseguì verso la << Santissima Trinadad ». Un'ora e mezzo dopo, con 254 dei suoi uomini di equipaggio uccisi e 173 feriti , la grande quattroponti ammainò la bandiera. Lo spettacolo che offriva , come viene descritto dal guardiamarina Badcock della << Neptune » (Br.), dà qualche idea di che cosa fosse una battaglia navale dei primi del XIX secolo. << Io ero a bordo della nostra preda , la Trinidada , e stavo portando fuori i prigionieri. C'erano stati tre o quattrocento tra morti e feriti , i fianchi della nave erano coperti di sangue , cervella e pezzi di carne, e la parte posteriore della tolda era piena di feriti , alcuni senza gambe e altri senza un braccio ».(n) « Belleisle »

Venne poi avanti la « Britannia »seguita dalla « Leviathan » e dalla « Conqueror ». Queste ultime due si affiancarono alla « Bucentaure » e alle 14.05 Villeneuve ammainò la sua bandiera. La scena a bordo è descritta dal capitano Atcherley, dei fanti di marina della « Conqueror »: « I morti , buttati indietro man mano che cadevano , giacevano a mucchi, nella parte centrale dei ponti , e i colpi, attraversandoli , avevano spaventosamente straziato i corpi ... Più di 400 erano stati uccisi o feriti, e una parte straordinariamente grande di essi aveva perduto la testa ».(73) La « Ajax >> entrò in azione 40 minuti dopo la « Victory »,e la « Agamennon »ancora più tardi. L'« Africa >>, da 64 cannoni , che era la più piccola delle navi da battaglia di entrambe le parti , ebbe un'insolita avventura. Durante la notte tra il 20 e il 21 ottobre perse di vista la flotta e allevarsi del giorno si trovò diverse miglia a nord di essa. Non appena scoprì la propria posizione, puntò verso la « Victory » e pochi minuti dopo che la « Royal Sovereign » aveva aperto la battaglia arrivò a tiro dell'avan-

71 ( ) Citato da Newbolt in • The Year of Trafaigar "• pag. 140. ('2) Citato da Fraser in • The Enemy at Trafalgar •. pag. 272.

(") lbid., pag. 142.


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guardia nemica. Secondo il suo giornale di bordo (14 ) , alle 11.40 si scontrò con la nave di testa e poi sfilò lungo tutta l'avanguardia e fece fuoco contro ogni nave che superò, dopo di che virò per assistere la « Neptune »(Br.), ingaggiò uno scontro con la « Santissima Trinadad » e poi si batté contro l'« lntrépide ». Anche la « Orion » giocò un ruolo singolare poiché il suo capitano, Codrington, quando vide che le navi della divisione centrale nemica erano in grande inferiorità numerica rispetto a quelle di Nelson , fece vela verso sud per dare man forte alla « Royal Sovereign ». Poi superò la « Mars », la « Colossus » e la « To nnant » e indi si volse a nord verso la « Victory ». Quando Villeneuve si arrese le ultime due navi della divisione di Nelson , la « Minotaur » e la « Spartiate », non erano ancora state impegnate. Passiamo ora al contrattacco di Dumanoir, se così si può chiamarlo. Alle 12.30, mentre Nelson piombava sul centro avversario , Villeneuve fece un segnale generale perché tutte le navi fino ad allora non impegnate entrassero nel combattimento. Dumanoir non rispose al segnale, ma Villeneuve non se ne accorse . Mezz'ora più tardi , Dumanoir stava continuando a dirigersi verso nord e, di conseguenza , aprì una falla tra l'avanguardia e il centro. Invece di agire d 'iniziativa, chiese ordini . Nonostante ciò, Villeneuve non gli mandò risposta fino alle 13.50 quando gli ordinò di venire in aiuto del centro, che si tr ovava sotto forte pressione. Il vento era molto debole e Dumaooir incontrò molta difficoltà nel virare e , invece di mantenere compatta la sua squadra, in modo da colpire con tutte le sue forze, la divise in due.(15) La sua manovra fu così lenta che soltanto tra le 15.15 e le 15.30 il capitano Hardy sulla « Victory >>si avvide che le prime cinque delle dieci navi di Dumanoir stavano avvicinandosi verso sud. Immediatamente, segnalò alla divisione di Ne lson di prepararsi a riceverle. Le cinque navi che Hardy aveva visto erano la « Héros », la « Intrépide », « San Augustin », la« San Francisco de Asi »e la« Rayo » . Poco dopo che le ebbe segnalate, esse si portarono contro la « Conqueror >>, la « A jax >>, l'« Agamemnon ,, e la « Leviathan ». Poco più tardi la « San Augustin >> si arrese; la « H éros >> ruppe il contatto e puntò su Cadice, mentre la « San Francisco de Asis >> e la « Rayo » fu ggirono, l'una per andare a naufragare e l'altra p er arrendersi poi alla « Leviathan >> , il 23 ottobre. La « Intrépidc », coma ndata dal capitano Infernet, venne audacemente attaccata dall'« Africa »e venne poi impegnata dalla« Ajax », dal-

(") « Admirahy Comminee • (Cd. 7120). pag. 6.

('') Oppure. più probabilmente, le prime cinque navi che giunsero in zona navigavano più avanti delle altre cinque; altrimenti, metà delle navi disobbedirono agli ordini.


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l'« Agamemnon »e dall'« Orion »;dopo una tremenda lotta, si arrese al capitano Codrington. Nel frattempo le restanti cinque navi di Dumanoir girarono su se stesse: la « Formidable » e altre due dovettero essere ruotate a rimorchio da battelli. Strinsero il vento e vennero avanti, la « Formidable »in testa, seguita dalla « Scipion », dalla « Mont Blanc », dalla« Duguay-Trouin »e dalla « Neptuno ». Aprirono il fuoco sulla« Conqueror »,poi proseguirono e scaricarono le loro bordate contro la« Victory »,la « Téméraire » e la « RoyaJ Sovereign ». La « Minotaur » e la «Spartiate »-finora non impegnate- serrarono subito su di loro e tagliarono fuori la« Neptuno », che più tardi ammainò la bandiera e si anese. Nel frattempo le altre quattro navi di Dumanoir scomparivano verso sud. Il 4 novembre vennero circondate e catturate dalla squadra di sir Richard Strachan. Alle 4.30 del pomeriggio, mentre la battaglia si avvicinava alla conclusione, delle 33 navi di Villeneuve 9 stavano andando verso Cadice e 4 stavano fuggendo verso lo Stretto. Delle restanti 20, 17 erano totalmente fuori combattimento: 13 di esse erano nelle mani degli equipaggi avversari e una era in fiamme. Quando caJò la notte, scoppiò la tempesta che aveva min~cciato di esplodere fin dal mattino, e che continuò a imperversare per quattro giorni. Molte delle navi danneggiate affondarono, comprese tutte le prede catturate dagli inglesi eccetto quattro. Tuttavia, non una sola nave britannica andò perduta, né durante la battaglia né nel corso della tempesta. Le perdite in morti e feriti vengono fomite con cifre diverse. Secondo la « London Gazette » del 27 novembre e del 3 dicembre del 1805, i britannici ebbero 449 morti e 1214 feriti. Le perdite francesi e spagnole, date da Fraser (16) sono le seguenti: francesi , 3373 uccisi e annegati e 1155 feriti; spagnoli, 1022 morti , 1383 feriti e 3-4000 prigionieri . Poiché le perdite francesi in prigionieri devono essere state almeno pari a quelle spagnole, le perdite totali degli alleati probabilmente ammontarono a circa 14.000 tra ufficiali e truppa. Benché sia una cifra alta, era comunque piccola se la si confronta con quella delle perdite subìte alla battaglia di Lepanto. Da entrambe le parti la battaglia fu combattuta con notevole coraggio. I francesi e gli spagnoli, pur con pesanti perdite fin dall'inizio, si batterono a.ltrettanto tenacemente dei britannici. Inoltre, se confrontata con le battaglie dei tempi attuali e con quelle che la seguirono, questa fu rimarchevole per la cavalleria dimostrata nel suo corso e per la generosità che le fece seguito. Per esempio, mentre era prigioniero di guerra , il capitano Lucas della « Redoubtable » veniva tenuto in grande considerazione dalla

(16) « Tbe Enemy at Trafalgar », pag. 374.


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società londinese; il capitano Jnfernet della « Intrépide » rese i suoi omaggi alla signora Codrington, moglie di colui che lo aveva catturato; all'ammiraglio Villeneuve e al capitano Magendie, infine, fu dato il permesso di partecipare ai funerali di Nelson. A dispetto della Rivoluzione, la guerra era ancora un mestiere da gentiluomini , come dimostra il seguente episodio. Dopo la battaglia , il capitano Codrington della << Orion >> , in una lettera indirizzata alla famigli a, fornisce la seguente descrizione della vita a Gibilterra: « Mentre il Governatore di Algeziras (la vecchia Gibilterra), sta cenando con il Governatore delJa Rocca (la nuova Gibilterra) , o mentre il Governatore della Rocca con metà dei suoi ufficiali e molti dei soldati di truppa è a una corsa di cavalli in Spagna , le cannoniere di Algeziras fanno un attacco a un convoglio che arriva con i rifornimenti per la guarnigione. L'ultima volta che ero là, mi trovavo proprio con uno degli aiutanti di campo del generale Fox sulle linee spagnole, osservando il fuoco di queste ultime contro la nostra corvetta da guerra <~ Beagle »,capitata a tiro delle loro armi , con la stessa apparente indifferenza che ci si sarebbe aspettata da me nel vederli attaccare una nazione ostile all'Inghilterra ».

(n) II dispaccio di Collingwood sull'esito della battaglia fu inviato in patria il27 ottobre con la goletta« Pickle », comandata dal tenente Lapenotière . Il 4 novembre questi giunse a Falmouth , da dove ripartì entro mezz'ora per Londra . Cambiò cavalli 19 volte lungo la strada e salì all'ingresso dell'Ammiragliato all' 1 del mattino del 6 novembre. ('8) Pochi minuti dopo venne ricevuto dal Primo Segretario e le prime paroie che gli disse furono: « Sir, abbiamo conquistato una grande vittoria , ma abbiamo perduto lord Nelson ! » La superiorità di Nelson come ammiraglio è fondata in gran parte sull'abbandono della teori a dell'ordine di battaglia parallelo. Benché non fosse affatto il primo a farlo, più chiaramente dci suoi predecessori vide che era uno schema basato su una concezione puramente difensiva. Attuandolo, una linea di navi di battaglia poteva produrre una così grande superiorità di fuoco rispetto ad un nemico che si avvicinasse in formazione di linea di fronte , che sarebbe stato per lui un suicidio tentarlo. Ma Nelson vide il punto debole in questa teoria, vide che a causa della ridotta gittata e della imprecisione dei cannoni del suo tempo , il pericolo di essere messi

(n) Citato da Fraser in • The Enemy at Trafalgar • . pagg. 381-382. C') Napoleone ricevene la notizia della disfalla di Villeneuve men tre si trovava a Znaym durante la ~ua marcia su Austerliz ( • Correspondance • n. 9507. Vol. Xl . pag. 424). Pochi mesi più tardi tributò un notevole omaggio a Nelson dando disposizione affinché « La France compie que chacun fera son de· voir " · fosse dipinto in modo visibile sul bordo di ogni nave da guerra .


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fuori combattimento da una parete di fuoco convergente era limitato alle ultime poche centinaia di metri dall'avvicinamento. Inoltre, capì che una volta che si era arrivati a contatto il fattore decisivo, molto più che la superiorità numerica e la formazione lineare, era la superiorità delle artiglierie. Ed era sotto questo aspetto che gli equipaggi britannici surclassavano del tutto i loro antagonisti, perché non soltanto il loro fuoco era più preciso, ma era due volte più rapido e pertanto più di due volte distruttivo , come dimostra il confronto tra le perdite. In parte, almeno, ciò accadeva perché i francesi e gli spagnoli non avevano potuto fare esercitazioni durante il blocco, mentre gli inglesi erano stati in grado di farlo. Quando Collingwood comandava la << Dreadnought », leggiamo che i marinai veniva così costantemente esercitati « nella pratica con i grandi cannoni ... che pochi reparti navali potevano eguagliarli in precisione e rapidità di fuoco ». Collingwood era abituato a dire loro che « se riuscivano a sparare tre bordate ben dirette in cinque minuti , nessun vascello avrebbe potuto resistere loro; e, col costante addestramento, essi venivano messi in grado di farlo in tre minuti e mezzo ».(79) Ciò signi ficava che, qualora impegnata da vicino , una nave che potesse sparare con rapidità doppia di quella avversaria equivaleva, in capacità di fuoco , a due navi. Pertanto il problema tattico, come Nelson lo vedeva, era quelJo di giungere vicini al nemico « caute qu'il caute ». Era ciò che oggi , in linguaggio giornalistico, verrebbe descritto come « blitzkrieg in mare ». Sotto ogni aspetto, Trafalgar fu una battaglia memorabile e la sua influenza sulla storia fu profonda. Fece crollare per sempre il sogno di Napoleone di invadere l' Inghilterra e concluse la centennale lotta tra la Francia e l'Inghilterra per il predominio nei mari , dando a quest'ultima l'Impero degli Oceani , destinato a durare per oltre un secolo e a rendere possibile la Pax Britannica. Come importante effetto più immediato, essa mostrò al mondo del 1805 che Napoleone non era invincibile e Io costrinse a ripiegare sul suo Sistema Continentale, per cercare di fondare un impero mondiale che avrebbe dovuto strangolare economicamente l'Inghilterra e che invece finì con il proprio strangolamento politico. Senza Trafalgar non ci sarebbe stata nessuna Guerra della Penisola e, senza questa, è difficile credere che ci sarebbe mai stata una Waterloo. Pertanto H . W. Wilson non esagera l'importanza di questa grandissima tra le vittorie navali quando scrive: « Trafalgar fu la battaglia realmente decisiva della guerra napoleonica » .( 80)

( '") « Correspondencc ,. di Collingwood. pagg. 124-125.

(SO) • Cambridge Modem History "• Vol. IX. pag. 243.


CA PIT O LO X III

La lotta tra Francia e Inghilterra nel continente (Ja fase)

l . Quadro storico

Benchè l'attacco diretto di Napoleone ali'Inghiletraa avesse dovuto essere abbandonato, l'approccio indiretto rimaneva aperto. Mentre la soluzione del primo dipendeva dal dominio della Manica, quella del secondo presupponeva il controllo dei porti delle coste d'Europa. Se Napoleone fosse riuscito a impadronirsene, i traffici dell 'Inghilterra con l'estero, sorgente del suo potere finanziario, sarebbero stati strangolati . Senza casse ben fornite, sarebbe stato allora impossibile per il governo inglese finanziare i suoi alleati continentali , i quali a lo ro volta non potevano sperare di sconfiggere la Francia senza il suo aiuto. Perciò, come afferma Paul H. Emden nel suo « Money-Power of Europe in the Nineteenth and Twentieth Centuries »: << la più forte di tutte le potenze alleate contro Napoleone era quella della finanza britannica« . Ciò era evidente anche per Char les James Fox e per il conte Andréossy, ambasciatore francese a Londra. Il primo, nel sollecitare l'evacuazione di Malta, aveva detto: « Allora noi dobbiamo versare torrenti di sangue inglese per favorire l'ambizione dei nostri mercanti ... lo preferirei che il sangue scorresse per spedizioni romantiche come quella di Alessandro, piuttosto che per la grossolana cupidigia di qualche mercante d'oro ». E il secondo, alcune settimane prima dell'inizio alla guerra del 1803, aveva scritto al Primo Console per dire: « In un Paese in cui il principale interesse sono gli affari, e nel quale la classe dei mercanti è così prospera , il Governo deve rivolgersi a questi per stanziamenti straordinari ed essi hanno perciò il diritto di insistere affinchè si tenga conto dei loro interessi neJJa politica che viene adottata ». L'embargo francese sulle merci inglesi era


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causa di una crescente depressione del commercio in Inghilterra: ciò che i mercanti e i banchieri volevano era quindi una maggiore libertà per i loro traffici. Napoleone però non voleva consentirlo , convinto com'era che un commercio libero avrebbe reso la Francia debitrice dell'Inghilterra. Le sue idee economiche erano quelle di Rousseau, secondo cui « il perfetto stato era quello che soddisfaceva tutti i suoi bisogni e poteva fare a meno di scambi con l'estero ». Fu per perseguire questa concezione autarchica che, nell' autunno del1793 , la Convenzione aveva bandito tutte le merci inglesi che non fossero trasportate su mezzi francesi e, tre anni più tardi , aveva proibito- per stimolare l'industria francese- l' importazione di tutti i prodotti manifatturati del nemico. Non solo Napoleone rifiutò di modificare questa politica, ma cominciò ad integrarla nel suo Sistema Continentale : la guerra commerciale contro l'Inghilterra. Due mesi prima della rottura della pace di Amiens, in una conversazione con lord Whitworth, aveva detto: « Voi credete che io voglia rischiare il mio potere e ricominciare una lotta disperata? Se entrassi in guerra con l'Austria, mi aprirei la strada fino a Vi enna. Se fossi in guerra con voi , vi porterei via ogni alleato nel continente; vi taglierei fuori da ogni accesso ad esso, dal Baltico al golfo di Taranto. Voi ci infliggereste un blocco , ma io ve lo imporrei a mia volta ». Questa non era vuota vanteria poichè, quando in maggio la guerra riprese, uno dei primi atti di Napoleone fu l'assedio di Hannover per controllare la foce dell'Elba; inviò poi St.Cyr con un reparto ad occupare Taranto e altri porti nel regno di Napoli, per acquisire una base d'appoggio nel Mediterraneo centrale. Ciò nondimeno, come abbiamo già visto, fu soltanto nell'agosto del1805, quando maturò la minaccia della Terza Coalizione, che fu costretto ad abbandonare il tentativo di invadere l'Inghilterra. Le forze che allora si erano riunite contro di lui , benchè immense, erano disperse: 84.000 uomini in Italia, con l'arciduca Carlo; 44.000 in Tirolo; 58.000 sul Danubio, al comando dell'arciduca Ferdinando e del generale Mack; si attendeva inoltre che 55.000 russi sotto Kutusov arrivassero suli 'Inn, entro la metà d'ottobre, tre settimane prima di quando si riteneva che Napoleone potesse arrivare al Danubio. Kutusov avrebbe dovuto essere seguito da due armate, una al comando di Benningsen e l'altra di Buxhowden. In aggiunta, 50.000 tra russi, svedesi, danesi, hannoveriani e inglesi avrebbero dovuto soccorrere Hannover e invadere l' Olanda, mentre altri 50.000 russi, inglesi e napoletani avrebbero dovuto scacciare i francesi dall 'Italia meridionale. Benchè gli alleati avessero mantenuto la massima segretezza, Napo-


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leone era ben conscio delle loro intenzioni e, allo scopo di impedire che la Prussia si unisse alla Coalizione, offrì H annover a Federico Guglielmo e il 24 agosto inviò il generale Duroc a Berlino, con l'autorità per firmare un trattato. Nello stesso tempo, informò Federico Guglielmo di aver avvertito l'Austria che se le sue truppe non fossero tate ritirate nei loro accantonamenti del tempo di pace, sarebbe entrato in Baviera aJia testa di oltre 10.000 uomini . Il 3 settembre questo ultimatum venne respinto c, quando 1'8 settembre le truppe austriache attraversarono l'lnn , l'Elettore di Baviera ritirò il suo esercito a Wi.irzburg e Bamberg per attendere i francesi. Il 26 settembre la Grande Armata cominciò ad attraversare il Reno, da dove si mosse a tutta velocità per piombare sugli austriaci, comandati da Ferdinando e da Mack, prima che Kutusov potesse andare in loro aiuto. Il 6 ottobre Napoleone raggiunse il Danubio e il 17 ripetè la manovra di Marengo, costringendo alla resa Mack e 15.000 uomini a Ulma, mentre nello stesso tempo ne circondava altri 13.000 al comando del generale Werneck. Mentre Federico Guglielmo rifletteva se accettare o no l'offerta dell'Hannover, il corpo d'armata di Bernadette violava la neutralità prussiana passando attraverso Ansbach. Lo Czar stava allora facendo pressione sul re perchè si unisse alla coalizione. L'affronto di Bernadette urtò talmente quest'ultimo che il 3 novembre ricevette Alessandro a Potsdam e, in cambio del supporto russo, si impegnò a dichiarare guerra alla Francia se Napoleone non si fosse ritirato dal territorio austriaco entro quattro settimane dall'arrivo del suo inviato , conte Haugwitz. Il conte però- che era contrario all'entrata in guerra della Prussia - ritardò la sua partenza fino al 14 novembre. Il giorno prima Napoleone era entrato in Vienna da dove , poichè Francesco rifiutava !"offerta di pace, decise di proseguire . Il 19 novembre Kutusov e Buxhòwden unirono i loro eserciti a Olmi.itz e il giorno seguente, alla testa di 40.000 uomini - rapidamente portati a 65.000 - Napoleone e ntrò in Brunn . A quel punto la sua posizione era critica poichè non soltanto il grosso del suo esercito era ancora disperso , ma ad Olmi.itz - 40 miglia più a nord-est- si trovava di fronte 82.500 russi e austriaci, con Alessandro e Francesco, le cui forze sarebbero state raddoppiate entro la metà di dicembre, con l'arrivo degli eserciti di Benningsen e dell'arciduca Carlo. Inoltre, per allora, avrebbero potuto entrare in campo anche 180.000 prussiani. Fortunatamente per Napoleone, a Olmi.iz vi era scarsità di provviste e, a dispetto delle proteste di Kutusov , Alessandro decise di non attendere Benningsen ma di attaccare i francesi prima che potessero riunirsi al resto


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del loro esercito. Il risultato fu la battaglia di Austerliz, combattuta il 2 dicembre. Attirato da Napoleone in una falsa posizione, l'esercito alleato venne tagliato in due e la sua ala sinistra fu annientata. Gli alleati persero 12.000 tra morti e feriti, e 15.000 uomini e 180 cannoni furono catturati. Le perdite francesi furono 6.800. Austerliz fu il capolavoro di Napoleone e, di tutte le sue battaglie, quella di cui era più orgoglioso. Dai tempi di Federico, non si era più visto nulla di comparabile. Moralmente, la disfatta degli alleati fu così schiacciante che Francesco chiese immediatamente un armistizio, che fu accettato a condizione che i russi si ritirassero dall'Austria e che ai prussiani venisse proibito di entrarvi. Sulle prime, Napoleone voleva lasciare l'Austria intatta, se la Russia fosse stata d'accordo a escludere le merci britanniche dal continente. Poichè però Alessandro non voleva accettare questa condizione, vennero aperti dei negoziati e il 26 dicembre, a Pressburg, venne firmato un trattato di pace. Per l'Austria, i termini erano rovinosi: Venezia, I'Istria e la Dalmazia venivano ceduti a Napoleone in quanto re d'Italia; l'imperatore rinunciava ai suoi diritti feudali sulla Baviera, il Wiirtemberg e Baden; la Baviera e il Wi.irtemberg divennero regni; Augsburg, Norimberga, Bressanone, Trento, il Tirolo e il Vorarlberg vennero ceduti alla Baviera; l'Austria non ricevette nulla, eccetto Salzburg e Berchtesgaden , e dovette pagare un indennità di 40 milioni di franchi. Fin dal principio, Tallyerand era contrario a queste severe misure, poichè riteneva che l'Austria dovesse essere mantenuta quale grande potenza, poichè costituiva« un necessario baluardo contro i barbari, cioè i russi ». Ma Napoleone non voleva saperne perchè, essendo una nazione praticamente priva di accesso ai mari, essa aveva poca importanza nel suo Sistema Continentale. Siccome il suo obiettivo era di escludere la navigazione britannica dal Baltico, i suoi occhi erano fissi sulla Prussia e sulla Russia. Il suo problema divenne quindi come separare la Prussia dalla Russia e come isolare l'Inghilterra. Benchè non avesse precise notizie sul patto di Potsdam, i suoi sospetti erano stati risvegliati. All'arrivo di Haugwitz, per guadagnare tempo , lo aveva fatto rimanere in attesa fino a che la battaglia di Austerliz era stata combattuta. Il 15 dicembre a Vienna , poi, invece di poter presentare l'ultimatum di Federico Guglielmo, Haugwitz venne obbligato ad accettare un trattato col quale Francia e Prussia avrebbero costituito un'alleanza offensiva e difensiva e la Prussia avrebbe dovuto cedere Cleves, Neuchiì.tel e Ansbach in cambio di Hannover. Due mesi dopo, questo trattato venne superato da quello di Parigi, secondo il quale l'alleanza doveva essere esclusivamente difensiva. La Prussia doveva pertanto annettere Hannover e chiudere all'Inghilterra le foci dell'Eros, del Weser e dell'Elba.


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Questo trattato venne ratificato il 24 febbraio 1806 a Berlino e subito dopo l'Inghilterra catturò 300 navi prussiane e mise il blocco ai porti della Prussia sul Mare del Nord. Napoleone, considerandosi soddisfatto di questo accordo con la Prussia, cominciò allora a fondare la sua dinastia e a consolidare le sue conquiste. In marzo, nominò il fratello Giuseppe re delle Due Sicilie e il fratello Luigi re d'Olanda. Inoltre, creò una nuova aristocrazia: Berthier, Talleyrand e Bernadotte divennero principi di Neuchatel, Benevento e Ponte Corvo, e altri onori furono riversati sui suoi principali generali. Nello stesso tempo dichiarò disciolto l'impero e fondò una lega di stati, che sarebbe stata nota come la Confederazione del Reno . I suoi membri più importanti erano Baviera, Wiirtemberg, Baden, Berg e Nassau. Più tardi la lega venne ampliata per includere tutti i territori a ovest dell'Elba e la Boemia (tranne Baireuth e Hannover) , oltre al Mecklemburgo a est deiJ 'Elba. Il trattato che costituiva questa confederazione venne ratificato a Saint Cloud il 19 luglio e Napoleone ne venne dichiarato Protettore. Il 1° agosto, l'imperatore Francesco II assolse tutti gli elettori e i principi dall'obbligo di fedeltà e si autodichiarò Francesco, imperatore d'Austria. Così finiva, dopo un millennio , il Sacro Romano Impero. Mentre andava formando questa confederazione, Napoleone tesseva contemporaneamente intrighi con la Russia e l'Inghilterra. Dalla prima voleva il riconoscimento di Alessandro per Giuseppe, quale re delle Due Sicilie, per rafforzare la sua posizione nel Mediterraneio e ottenere la Sicilia, che allora era in mani inglesi. All'altra offriva di restituire Hannover, purchè la Prussia ne avesse ricevuto una compensazione. Le notizie di queste proposte trapelarono e il 9 agosto Federico Guglielmo, sotto la pressione del partito prussiano favorevole alla guerraalla testa del quale erano la regina Luisa e il principe Luigi Ferdinando ordinò una mobilitazione dell'esercito. Poi, accadde un incidente che fece precipitare la guerra. In luglio a Norimberga un libraio di nome Palm aveva messo in circolazione un pamphlet anonimo intitolato « La Germania nella sua profonda umiliazione » . Napoleone se ne offese e ordinò il suo arresto. II 25 agosto Palm venne processato, condannato e fucilato. Questo atto tirannico colpì così profondamente la Prussia che il 6 settembre il re riaprì i porti del Mare del Nord alle navi britanniche. Il 21 settembre il re lasciò Berlino per il quartier generale dell'esercito a Naumbrug e cinque giorni più tardi inviò un ultimatum a Parigi pretendendo, entro 1'8 ottobre, la ritirata delle armate francesi ancora accantonate oltre il Reno , nella Germania del Nord.


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2. Le battaglie di Jena e Auerstadt, 1806. Tra i grandi autocrati e conquistatori del mondo, Napoleone ha soltanto due pari: Alessandro il Grande e Augusto. Possedeva pienamente lo spirito guerrie ro dell' uno e le abilità amministrative dell'altro e, benchè abbia fallito nel tentativo di fondare un impero mondia le, sradicò così completamente le ultime vestigia della concezione medioevale di un mondo comune che da aJiora in poi le nazioni hanno inseguito il suo sogno di unificazione. Egli nacque al momento giusto (l), perchè nel 1769 mille anni di civilizzazione europea stavano per dissolversi. La rivoluzione industriale muoveva i suoi primi passi: quell'anno J ames Watt brevettò in Inghilterra il suo motore a vapore e in Fra ncia Cugnot guidò il suo primo carro con propulsione a vapore. Intanto la R ivoluzione Americana era io ebollizione e da essa sarebbe scaturita una ancor più grande rivoluzione in Francia. Una nuova era incombeva e attendeva un uomo di genio che l'afferrasse e la piegasse alla sua volontà. Probabilmente Guibert sentiva tutto ciò, quando nel 1779 seri e: « Sorgerà un uomo, forse fino ad allora perduto nell'oscurità della folla, un uomo che non si è fatto la fama con scritti e discorsi. Un uomo che ha meditato in silenzio; un uomo che forse ha in effetti ignorato il proprio talento ed è stato cosciente del suo potere soltanto mentre realmente lo esercitava; uno che ha studiato pochissimo. Quest'uomo i impadronirà delle opinioni, delle circostanze, delle probabilità e risponderà al grande teorico ciò che l'artefice pratico risponde all'oratore: tutto ciò che il mio rivale vi dice, io lo farò » ( 2) Napoleone e ra un tale uomo, il supre mo egoista e artefice, l'uomo completamente isolato ed egocentrico che faceva affidamento solo se stesso e che accentrava ogni cosa. Ménaval dice di lui: « Egli prendeva l'iniziativa non oltanto nel pensiero, ma si dedicava personalmente ai dettagli di ogni aspetto degli affari ... il suo genio, sovrumano nella sua a lacrità, lo portava lontano: sentiva di possedere i mezzi e il tempo per tenere sotto controllo ogni cosa ... in realtà fu lui a fare tutto ».

(3) Caulaincourt, il più illuminante dei suoi memoria! ti , dice praticamente lo stesso, ma in modo perfino più acuto: « Non si risparmiò pene , cure e preoccupazioni per arrivare al suo scopo- scrive - e ciò è vero tanto per le piccole cose quanto per le grandi. Egli fu, si potrebbe dire, totalmente dedito al suo obiettivo. Profondeva sempre tutti i suoi mezzi , le sue facoltà, la sua attenzione nell'azione c nella discussione del momento.

( 1)

ad Ajaccio. il 15 agosto 1769. (') "Oeuvres de Guiben "{1803), Vol. IV. pag. 74. (') " Mémoires pour servirà l'histoire de apoleon ler • (1894) Vol. m, pag. SO.


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Metteva passione in ogni cosa. Di qui l'enorme vantaggio che aveva sui suoi avversari, perchè pochi sono interamente assorbiti in un dato momento da un unico pensiero o da una sola azione». (4 ) Questo era il suo segreto, sia come uomo di stato che come generale. Ora, per apprezzare l'importanza della campagna che culminò nella doppia battaglia di Jena-Auerstadt (la prima di una serie che doveva finire con Waterloo) è necessario accertare quali fossero i suoi obiettivi politici. Il primo era quello di rendere la Francia ordinata, prospera e soprattutto gloriosa, mentre il secondo (che ne derivava, a causa dell'opposizione dell'Inghilterra) era quello di stabilire un impero mondiale, formato da una lega di regni sotto l'egida della Francia. Le basi per conseguire il primo vennero gettate quando divènne Primo Console e durante la Pace di Amiens quando, per consolidare le sue conquiste, intraprese grandi opere pubbliche, avviò importanti riforme legali e sociali e stimolò la scienza, l'arte e l'industria: in breve, chiuse l'abisso creato dalla Rivoluzione. Desiderava ardentemente la pace; e tuttavia, come abbiamo visto, lo scontro tra la sua politica protezionista e l'esigenza dell'Inghilterra di fruire di liberi commerci, rendeva la pace impossibile. La lotta che allora cominciò non era tra la giustizia da una parte e l'errore dall'altra, ma tra due valori di sopravvivenza che erano sorti con l'inizio della rivoluzione industriale. Per rimanere prospera e potente, l'Inghilterra doveva esportare le sue merci manifatturate; mentre la Francia, per diventare a sua volta prospera e potente, doveva proteggere la sue nascenti industrie. Come dice Metternich: « Ognuno sapeva che l'Inghilterra non poteva arrendersi su questo punto (il problema marittimo) che per essa era questione di vita o di morte )}.(5) E fu proprio perchè se ne rendeva conto, che Napoleone fece affidamento sul suo Sistema Continentale per strangolare i commerci dell'Inghilterra e così minarne il credito, senza il quale essa non poteva continuare a sollevare nemici contro di lui. (6) « La potenza degli inglesi - disse- ... poggia soltanto sul monopolio che esercitano sulle altre nazioni e può essere mantenuta soltanto da esso. Perchè devono accaparrarsi loro soltanto i benefici che milioni di altri potrebbero anch'essi procurarsi? » (7) E ancora: « Il bene d'Europa, che sembra ammantarla di buona volontà, non conta niente per i mercanti di Londra. Essi sacrificherebbero ogni stato in Europa, perfino il mondo in-

(') • Mcmoirs of Generai de Caulaincou t Dukc of Vicenza » trad. Hamish Miles (1935), Vol. 1. pag. 93. (') Ibid., Vol. Il , pag. IO. ( 6) Ibid .. Vol. l, pag. 521. (') « Memoirs of Generai de Caula incourt, Duke of Vicenza ,, trad. Hamish Miles (1935) Vol. 1, pag. 438.


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tero , pur di mandare a buon fine una delle loro speculazioni. Se il loro debito non fosse così grande, potrebbero essere più ragionevoli. È la necessità di pagarlo, di mantenere il loro credito , che li spinge a continuare .. . » . (8) Nella sua lotta con l'Inghilterra egli vedeva » la soluzione di base per tutte le questioni » che stavano « agitando il mondo e perfino i singoli individui ». ( 9) Pertanto , come disse a Caulaincourt, l'Inghilterra era il suo nemico:« Egli lavorava contro gli inglesi soltanto » e « poichè i loro commerci avevano ramificazioni ovunque, egli doveva dar loro la caccia ovunque » . (1°) Fu da questo inseguimento che nacque l'idea di un impero universale. Da arma per distruggere l'Inghilterra, il Sistema Continentale divenne lo strumento con cui realizzare una nuova concezione del mondo, una visione davvero alessandrina: l'Europa unita nella concordia. I suoi grandi obiettivi , posta la Francia quale centro motore del suo Sistema Imperiale Continentale, erano ristabilire il regno di Polonia quale barriera contro « i barbari del nord »; liberare la Spagna dalla superstizione e darle una costituzione; formare repubbliche indipendenti in Inghilterra e Irlanda; dichiarare indipendente l'Ungheria e liberare la Grecia ; suddividere l'Austria, frantumare la Prussia, acquisire il controllo dell'Egitto, tagliare un canale attraverso l'istmo di Suez, suddividere la Turchia, scacciare i Turchi daJI' Europa e imbrigliare i « barbari moscoviti >> , la sola grande minaccia all'Europa. (1 1) In breve, e come dice il prof. Fisher: « Realizzare un mondo analogo a quello di Leone I e di Carlo Martello, di Carlo Magno e di Ottone 1°, che salvarono il tessuto della civiltà greca e latina daJla distruzione per mano dei barbari ».(1 2) Quand'era a S. Elena , informò il mondo - attraverso Las Casasche il suo scopo era stato quello di unire le grandi nazioni europee , fino ad allora « divise e frazionate da rivoluzione e politica », in una grande confederazione tenuta insieme da « unità di codici,di principi , di opinione , di sentimenti e di interessi ». A capo di essa, sotto l'egida del suo impero, aveva sognato di installare un'assemblea centrale, modellata sull'esempio « del Congresso Americano e delle Anfizionie di Grecia » , per prendersi cura del bene comune della « grande famiglia europea ». Benchè questo sogno fosse stato infranto daJla sua caduta, « prima o poi - egli disse -

(•) Ibid., Vol . I, pag. 424. 9 ( ) lbid., Vol. I, pag. 529. 10 ( ) Ibid .. Vol. I.. pag. 429. (") • Io ritenevo - di<Se apoleone - che i barbari del nord fossero già troppo forti e probabil· mente con l'andar del tempo avrebbero sopraffatto tutta l'Europa , come ora penso faranno " · (Citato in« The Cambrige Modem History "• Vol. IX, pag. 765). (Il) Ibid., Vol. IX , pag.765.


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sarebbe stato realizzato « dalla pura forza degli eventi. La spinta è stata impressa e io non penso che dopo la mia caduta e la distruzione del mio Sistema possa essere stabilito alcun grande equilibrio in Europa, eccetto che con la concentrazione e la confederazione delle principali nazioni. Il sovrano che, nel primo prossimo grande conflitto, abbraccerà sinceramente la causa del popolo, si troverà a capo dell'intera Europa e potrà tentare qualsiasi cosa gli piacerà » . (13) Checchè noi si possa pensare di questo schema grandioso, esso suonava anatema per l'Inghilterra, che non poteva sperare di sopravvivere come potenza marittima dominante se l'Europa si fosse confederata. Pertanto, lo scontro tra essa e la Francia era all'ultimo sangue: una lotta in cui una coalizione dopo l'altra vennero contrapposte all'azione di condottiero di Napoleone. Nel confronto, il primo e più grande vantaggio di Bonaparte stava nell'unità di comando, che gli veniva garantita dal fatto di essere nello stesso tempo autocrate e comandante militare supremo della Francia. Il secondo era nel suo puntare sulla gloria, e non sul terrore, quale forza trascinate della guerra; ciò ben si adattava allo spirito della rivoluzione e dotava il nascente nazionalismo francese di un'eroica fede nel suo destino. Il terzo vantaggio era nel suo genio, e di lui come generale ci è stato lasciato uno dei più bei ritratti, ad opera del generale Fox. « Con le sue passioni, e a dispetto dei suoi errori - scrive- Napoleone è ... il più grande guerriero dei tempi moderni. Egli portò in battagUa un coraggio stoico , una tenacia profondamente calcolata, una mente fertile di improvvise ispirazioni, che con insperate risorse sconcertava i piani del nemico .. .. Napoleone possedeva in altissimo grado le doti richieste dallaprofessione delle armi; sobrio e robusto , capace di vegliare e dormire quando voleva, di apparire inatteso nei punti più insospettati, egli non trascurava i dettagli da cui i risultati importanti talora dipendono ... in battaglia dimostrava un coraggio freddo e impassibile; mai una mente fu così profondamente riflessiva, nè più fertile di folgorazioni rapide e improvvise ».(1 4) Come generale sul campo di battaglia era straordinariamente attivo. Durante l'avanzata, rimaneva solitamente nelle retrovie, ma quando ci si avvicina al nemico si portava avanti. Vedeva ogni cosa di persona perchè, come diceva: « Un generale che deve vedere le cose attraverso gli occhi altrui non sarà mai capace di comandare un esercito come si deve ».(15) Utilizzava tutto il tempo, il giorno per vedere e la notte per lavorare. « L'Im-

(13) « Joumal of the Private Life and Conversations of the Emperor Napoleon a t Saint H elena »del con te de Las Casas (1824) Vol. IV, pt. VI! , pag. 134-139. (") « History of tbe War in the Peninsula u'!der Napoleon » (1827) Vol. l, pag. 110.112. (") << Napoleon in Exile » di B. E. O . Me~ra (1 822) Vol. Il , pag.337.


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peratore - scrive Caulaincourt - si alzava sempre alle 11 di sera e al più tardi a mezzanotte, quando erano disponibili i primi dispaccj dei corpi d'armata » e, dopo aver lavorato su di essi per due o tre ore, emanava gli ordini per il giorno dopo.(16) Adottava questo metodo in modo che i reparti potessero ricevere prima della sveglia gli ordini basati sulle più recenti informazioni. « La perdita di tempo- disse una volta - in guerra è stata sempre irreparabile ; le ragioni addotte per giustificarla erano sempre errate, perchè le operazioni falliscono soltanto a causa dei ritardi ».(1 7 ) Come soldato, Napoleone fu doppiamente fortunato quanto a data di nascita perchè, tra la fine della Guerra dei Sette Anni e la fine del secolo, l'organizzazione militare francese, e di conseguenza la tattica, vennero profondamente modificate. Benchè il fucile ad acciarino fosse migliorato di poco (18) , come si è visto l'artiglieria aveva fatto notevoli progressi ad opera di Gribeauval, e Napoleone era preminentemente un artigliere, che da giovane aveva studiato i « Nuovi principi d'artiglieria » di Benjamin Robins .(1 9) Nelle battaglie di questo periodo, a causa del breve raggio d'efficacia del moschetto , l'artiglieria campale poteva galoppare fino a 350 yarde dal nemico a fare tranquillamente a pezzi i suoi battaglioni. Tuttavia , strano a dirsi, il pieno significato di questo fatto non venne completamente afferrato che verso la fine delle guerre napoleoniche. Ne11759, grazie agli esperimenti di Maurizio di Sassona , il maresciallo da Broglie aveva introdotto il sistema divisionale che. nel 1804. venne preso a base per i corpi d 'armata di Napoleone , per farne delle unità completamente autonome. La più grande innovazione però fu l'introduzione della coscrizione, che venne definitivamente istituita del generale Jourdan e dal Consiglio dei Cinquecento, nel 1798. Non c'era nulla di nuovo nell'idea di un arruolamento obbligatorio; sotto il Direttorio però venne adottato su scala nazionale: ogni cittadino dai 20 ai 25 anni , fisicamente idoneo , era obbligato per legge a prestare servizio militare nel suo paese. Non soltanto la coscrizione rese possibile la politica di conquista di Napoleone, ma cambiò radicalmente la tattica della fanteria , aumentando il livello intellettuale medio della truppa. Benchè l'addestramento dei coscritti francesi fosse trascurato , la loro

( 16)

« Memoirs » di Caulaincourt , Vol. l, pag. 559.

( 17)

« Correspondance,. N•. 9997, Vol. XII , pag. 203.

( " ) « Con il moschetto francese a pietra focaia ci si poteva attendere una cilecca ogni nove colpi e

una accensione ritarda ta ogni 18. La pietra doveva essere cambiata ogni trenta co lpi ». ( « Mcmoire sur le fusil de guerre» dalle Oeuvres du Marquis de Chambray. 1840, Vol. V. pag. 292) . ('~) Vedi« The Growth of Napolcon »di Norwood Young (1910) pag. 166.


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tattica era individualistica ed elastica, basata sull'uomo e sul moschetto più che sul meccanico tiro di salve. Gli scaramucciatori erano, dice sir Robert Wilson, « di vista acuta come furetti e agili come scoiattoli ».(2°) E l'aiutante di campo del duca di York scriveva: « Nessuna volpe inseguita ebbe tanta difficoltà a trovare una via di fuga quanta ne avemmo noi , essendo a volte quasi circondati » .(21) Dei coscritti, un ufficiale prussiano dice: << Nei boschi, quando i soldati rompono le righe e non possono eseguire i movimenti da piazza d'armi, ma soltanto far fuoco sotto la copertura degli alberi, essi non sono soltanto uguali ma superiori a noi. I nostri uomini , usi a cambattere spalla a spalla in campo aperto, trovavano difficile adottare quell'apparente disordine che era tuttavia necessario per non offrirsi come bersaglio al nemico » .(22) Altrettanto importante , il soldato francese ricavava di che vivere dal paese nemico, pertanto i convogli francesi avevano bisogno soltanto di una frazione dei numerosissimi animali che si potevano trovare invece nelle colonne di rifornimento prussiane; ciò aumentava enormemente la mobilità francese. Questo era l'esercito che Napoleone ereditò: attivo, mobile, intelligente e fanatico, ma debole quanto a disciplina. << Egli era disposto a riconoscere - dice Caulaincourt dell'imperatore- che il suo sistema di combattimento non era compatibile con una severa disciplina, poichè le truppe erano costrette a sostentarsi senza una vera e propria distribuzione di razioni ». Nonostante ciò, era un principio pericoloso da gestire; dopo Eylau, ci furono 60.000 sbandati (23 ) e di fronte a Wagram migliaia di uomini erano ubriachi.(24 ) Quanto a forza morale, però, lo spirito dell'esercito restava solido. Era una compagine ispirata, più che addestrata, e del tutto diversa dagli eserciti austriaco, prussiano, russo o britannico. Di quest'ultimo, Gourgaud ci informa che:<< Sua Maestà trova la disciplina inglese un po' troppo rigida; non lascia spazio sufficiente all'onore individuale ».(25 ) Come stratega, Napoleone è insuperato , e anche in ciò l' epoca in cui visse lo favorì, perchè le strade stavano migliorando per merito di uomini come Thésaguet in Francia e McAdam in Inghilterra. La prosperità crescente esigeva strade migliori, che una volta costruite rendevano più pro-

( 20) « Life of Sir Robert Wilson »di H. Randolph {1862) Vol. l, pag. 86. (Z') « Journals and Correspondencc of Sir Henry Calvert » (1853), pag. 220. (2') Citato da « Les Guerres de la Revolution "di A. Chuquet, Vol. U, pag 96. (2l) << Memoirs •. Vol. l, pag. 592-593. ("') « Souvenirs Militaires d<: 1804 à 1814 » del duca de Fézensac {1863), pag. 163. ( " ) << Étude sur l'armèe révolution.aire » di Pierre Cantai. pag. 118.


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sperre le ragioni che attraversavano. Di conseguenza, mettevano gli eserciti in grado di vivere più facilmente con quanto ricavavano dalle !erre che attraversavano; li affrancavano così dal vecchio sistema di magazzini e depositi che risaliva ai giorni di Marlborough e Turenne. Napoleone, maestro egli stesso nella costruzione di strade, apprezzò pienamente questo cambiamento e su di esso fondò largamente la sua strategia. Nella campagna di Ulma suoi uomini dicevano « L'imperatore ha scoperto un nuovo modo di condurre la guerra, usa le nostre gambe invece delle nostre baionette ».(27) Ovvero, come egli stesso si espresse: « Nell'arte della guerra, come in meccanica, il tempo è l'elemento importante tra il peso e la forza ».(28) Se la rapidità può essere vista come l'anima della strategia, la pianificazione può essere assimilata al suo corpo. Napoleone aveva sempre un piano strategico - ma non necessariamente uno tattico - elaborato in base a ciò che intendeva fare e che conteneva pochi o punti riferimenti alle probabili intenzioni dell'avversario. Nel 1807 disse a Sault: « Non si deve mai tentare di indovinare che cosa il nemico può fare. La mia intenzione è sempre la stessa ».(29) Il che significava che intendeva lasciare campo libero alla propria iniziativa. Il suo piano era invariabilmente offensivo. « È un assioma in strategia- scriveva già nel 1793 in "Le Souper de Beaucaire" - che colui che resta dietro le sue trincee è battuto ; esperienza e teoria su questo punto coincidono ». Anche a Sant'Elena disse: « In breve, io la penso come Federico , si deve sempre essere i primi ad attaccare )) . (30) La sua tattica era altrettanto offensiva della strategia. Tra tutte le sue principali campagne c'è un solo esempio di battaglia completamente difensiva, quella di Lipsia il 18 ottobre del 1813. Una ragione per questo era il suo temperamento aggressivo, l'altra , come diceva , il fatto che il cambiamento da un atteggiamento difensivo ad uno offensivo è una delle operazioni più delicate ». Come tattico, possedeva un colpo d'occhio eccezionale. « L'esito di una battaglia- diceva - è questione di un solo momento,

(26) « The St. Helena Journal of Generai Baron Gourgaud »a cura di Norman Edwa rds (1932) pag. 51. ( 27) « Correspondance >> N•. 9392, Vol. Xl, pag. 336. Nella campagna di Jena una giornata di mar· eia per l'esercito prussiano rarameme superava le 12,5- 15 migl ia. In quello francese, alcune furono impressionanti. In una occasione il corpo di Lannes coprì 65 miglia in 50 ore, e in un'altra quello di Bernadotte marciò per 75 miglia in 69 ore. Gran pa.rte del successo di Napoleone fu dovuto alla rapidità di spostamento. (28) lbid. N•. 14707, Vol. X VIli, pag.218. ( 29) lbid. N• 11939, Vol. XIV , pag. 380. ( 30) « Journal de Sainte Hélène »del generale G. Gourga ud (1899), Vol. Il , pag.336.


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di un solo pensiero ... l'attimo decisivo arriva, la scintilla morale è accesa e la più piccola riserva di forze risolve il problema ».(3 1) E ancora: « C'è un momento negli scontri in cui la più piccola manovra è decisiva e dà la vittoria; è la goccia che fa traboccare il vaso » .(32) Di lui come tattico, Caulaincourt scive: « Perfino durante l'inseguimento del nemico in fuga disordinata, oppure nell'ardore di una delle sue più grandi vittorie, l'Imperatore, per stanco che fosse , aveva sempre un occhio alla ricerca di un tereno adatto a difendersi, nel caso la situazione si rovesciasse. Riguardo a ciò, aveva una stupefacente memoria per i luoghi. Sembrava che la topografia del paese fosse stampata in rilievo nella sua mente. Mai un uomo combinò assieme simile memoria con un genio più creativo. Sembrava che estraesse uomini cavalli e cannoni dalle viscere della terra ». (3 3) Man mano le campagne si diradarono, la sua fanteria peggiorò. Benchè dicesse che « non è sufficiente che il soldato spari, deve sparare bene ( 34 ), non era molto interessato alla fucileria. Per esempio nel1800, il giorno prima dello scavalcamento del San Bernardo, troviamo Berthier ordinare che tutti i coscritti sparino qualche colpo affinchè possano sapere con quale occhio mirare e come caricare i loro moschetti ».(35) Non sentiamo parlare di un'approvazione di Napoleone per esercitazioni di tiro al bersaglio per le reclute prima del 1811 e, anche allora, soltanto purchè venissero sparate cariche ridotte.(36) Il vero è che dal principio alla fine fece più affidamento sul cannone che sul moschetto. « Nella guerra d'assedio, come in quella in campo aperto - disse - è il cannone che recita il ruolo principale; esso ha effettuato una completa rivoluzione ... è con l'artiglieria che si fa la guerra » .(37) Le seguenti cifre comprovano questa affermazione: alla battaglia di Malplaquet, i francesi sparano 11.000 colpi di cannone; a Wagram, 71.000; a Lipsia 175.000. E mentre sotto Enrico IV i cannoni francesi erano 400; sotto Luigi XIV, 7192; sotto Luigi XV, 8683; sotto Luigi XVI, 10.007; sotto Napoleone, nel 1815, assommavano a 27.976.(38) Per strano che possa sembrare però, malgrado avesse avuto una formazione da artigliere, Napoleone perfezionò lentamente la sua tattica ar-

(3') « Journal ,. di Las Casas, Vol. I, parte 11, pag. 6. ( 12) « Correspondance: précis des guerres de J . Cesar "• Vol. XXXII, pag. 104.

e

3) « Memoirs "• Vol. I, pag. 600.

e•) « Correspondance" N° 182190, Vol. XIV, pag. 35. (l$) « Le Maréchal Berthier • di V .B. Derrécagaix (I904) Vol. l , pag. 339. (36) « Correspondance • N° 182I9, Voi XXII, pag. 540. ( 37)

Ibid., « Diplomatie-Guerrc • Vol. XXX , pag. 447.

("") « Des Changements survenus dans l'an de la guerre 17Q0-1815 »del marchese de Chambray

( 1830), pag. 23.


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LE BATIAGLIE DECISIVE DEL MONDO OCCIDENTALE

tiglieresca. Ancora nelle battaglie di Eylau (1807) , Friedland (1807) e Aspern (1809) , la sua fanteria si faceva fare a pezzi contro i cannoni nemici. Dopo Aspern , cominciò a far massa con le sue artiglierie contro il punto su cui dirigere l'attacco e a Wagram (1809) e a Borodino (1812) aprì grandi vuoti nelle linee e nelle colonne dell'avversario. « In ogni caso in cui i servizi dell'artiglieria, a causa della carenza di quest'arma, vennero a mancare, Napoleone fu obbligato a ricorrere a una serie di sforzi successivi che gli costarono moltissimo in forze e tempo ».(39 ) A Waterloo la carenza di obici , e il loro errato impiego, ebbero come risultato la sua incapacità a far sloggiare Wellington dalla propria posizione protetta e finirono col fargli perdere la battaglia. Al suo posto, Federico avrebbe probabilmente messo in rotta Wellington in un paio d'ore.(40) Ciononostante, Napoleone fu un grandissimo artigliere. Se Federico Guglielmo si fosse unito alla Coalizione del 1805 contro la Francia,sarebbe stato in buona posizione per sfidare questo temibile soldato. Farlo nel1806 era però il massimo della follia , perchè allora l'Austria era stata schiacciata; la Russia si era ritirata oltre la Vistola; l'Inghilterra, esasperata dall'occupazione di Hannover da parte della Prussia, le aveva dichiarato guerra, assieme alla Svezia; e Napoli , come potenza, non esiseva più. Inoltre, mentre nel1805 Napoleone aveva dovuto marciare da Boulogne fino al Danubio, ora il suo esercito vittorioso era accantonato tra Francoforte e l'Inn, a 15 giorni di marcia dalla frontiera prussiana. In queste circostanze, sfidare Napoleone era un suicidio. Perchè allora Federico Guglielmo lo fece? Perchè tutto in Prussia guardava indietro agli epici tempi di Federico. Nutrendosi dei vanti della tradizione federiciana e inibiti dal ricordo di Rossbach, lui, i suoi generali e il suo popolo non riuscivamo a vedere che, dal 1792, il carattere della guerra era cambiato. Non era più un duello d'onore tra re ambiziosi, bensì lo scontro tra nazioni mosse dalla passione, in cui fanatismo, iniziativa individuale e mobilità avrebbero contato più della cieca obbedienza, dell'azione collettiva e delle manovre meticolose. Tatticamente , l'esercito prussiano era un esemplare da museo, organizzato e ordinato per combattere battaglie predisposte su terreno piano - falange contro falange - nelle quali il fattore decisivo era una salva sparata da una linea di uomini accuratamente schierati a 40 o 50 passi dal

(:W) « The lnfluence of Firearms upon Tactics » di Anonimo (edizione inglese 1876) pag. 83. ("') Riguardo l"uso degli obici, è interessante notare che il lO agosto del 1813 Federico Guglielmo III aveva emanato le seguenti istruzioni: « Se il nemico fosse sul rovescio di alture o protetto in altro modo, sarà vantaggioso riunire gli obici, poicbè un gran numero di granate scagliate su un punto pro· duce un effetto spaventoso, quasi sempre impossibile da sopportare » . (Jbid ., pag. 83).


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nemico. Questo combattimento a distanza ravvicinata poteva essere terribilmente distruttivo. Si dice che a Crefeld, nel1758, la prima salva prussiana abbia abbattuto il 75% degli avversari, e che la prima salva delle Guardie britanniche a Fontenoy (1745) abbia atterrato 690 francesi. Benchè in questo tipo dì combattimento i francesi, che non aveva l'addestramento dei prussiani, fossero loro inferiori, come « tirailleurs » erano assai superiori e, sotto la copertura di stuoli di scaramucciatori, le loro mobili colonne di battaglioni erano più che all'altezza della linea prussiana. Oltre a ciò, i prussiani ayevano approntato la loro fanteria leggera soltanto all'inizio della guerra; era perciò indisciplinata e in genere valeva poco. Per di più, fin dai tempi di Federico, il suo magnifico corpo di cavalleria era stato smembrato, come gran parte della sua artiglieria di riserva. Era rimasto però il sistema di vettovagliamento per magazzini, e con esso i giganteschi convogli di rifornimento che impedivano rapidi movimenti. Come non bastassero questi difetti, l'alto comando prussiano era un'idra dalle molte teste. Era infatti diviso tra il duca di Brunswick, settantunenne, il principe Hohenlohe e il generale von Ruchel, con il generale von Schamhorst principale ufficiale di stato maggiore per il primo e il colonnello Massenbach per il secondo. Per smorzare gli attriti fra questi cinque, Federico Guglielmo assunse nominalmente il comando. Poichè però non sapeva nulla di guerra, scelse il feldmaresciallo Von Mollendorf, ottantadueone, quale suo consigliere personale e portò con sé sul campo l'Ober Kriegs Collegiuro, o Gabinetto Militare , che comprendeva gli ispettori generali e i capi dei dipartimenti. Siccome ciascun comandante e consigliere poteva proporre al re un proprio piano, ne risultava una perpetua Babele. Secondo un rapporto riservato ricevuto da Napoleone il28 settembre, Brunswick, che temeva di compromettere la propria reputazione, era contrario alla guerra ed era timido·, lento e irresoluto. Anche Mollendorf aveva paura di rischiare il suo buon nome; Hohenlohe e Ruchel erano ansiosi di entrare in guerra; Kalkreuth era malato e incapace; e il principe Luigi Ferdinando - « l'Alcibiade prussiano »-nipote di Federico il Grande, benchè uomo di spirito, era un debosciato che ogni notte veniva portato a letto ubriaco. (41 ) n solo generale degno di nota, non menzionato in questo rapporto, era Bliicher, dell'età di 64 anni, uomo di grande energia e risolutezza e audace comandante di cavalleria. Il 9 agosto, quando venne ordinata la mobilitazione, l'esercito ()russiano assommava a un po' più di 200.000 uorni-

(<') "La Manoeuvre d'Jéna • del generale H. Bona! (1904) , pag. 127.


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ni. A parte le riserve e i presidi delle guarnigioni , il resto era diviso in tre armate di campagna: la prima al comando di Brunswick (70.000 uomini), la seconda sotto Hohenlohe (50.000} e la terza alle dipendenze di Riichel e Bliicher (30.000). Allo scopo di aumentare queste forze, furono presi contatti con la Sassonia e l'Hesse-Cassel in vista di un'alleanza; la prima accettò con riluttanza di sostenere la Prussia. n 13 settembre Hohenlohe avanzò verso Dresda e incluse nella sua armata due divisioni della Sassonia, forti ciascuna di 10.000 uomini. Così la sua armata divenne numericamente altrettanto importante di quella di Brunswick, e la sua iattanza si fece ancor più truculenta. Soltanto il 25 settembre, quando l'armata di Brunswick si trovava tra Lipsia e Naumburg, quella di Hohenlohe a Dresda, quella di Riichel a Miihlhausen con Bliicher a Gottingen, venne convocato il primo dei numerosi consigli di guerra per esaminare il piano d'operazioni. Brunswick presupponeva che Napoleone sarebbe rimasto sulla difensiva e proponeva di muovere per Erfurt su Wiirzburg, allo scopo di impadronirsi delle vie di comunicazione dell'esercito francese e prenderne di sorpresa gli accantonamenti, che riteneva si trovassero tra Wiirzburg e Amberg. Hohenlohe vi si oppose decisamente e propose invece un movimento attraverso la Selva di Franconia su Bamberg. In preparazione di questo , egli aveva già spinto la divisione sassone di Tauenzien verso Hof, quale avanguardia. Ne seguirono prolungate discussioni. Ogni consiglio di guerra ne provocò un'altro finchè alla fine Federico Guglielmo intervenne e decise di adottare entrambi i piani. Poichè questa soluzione non accontentava nessuno, venne suggerito un altro piano e ilS ottobre, quando anch'esso subì la sorte degli altri due, ci si accordò per inviare il capitano Miiffling a scoprire ove fossero ubicate le comunicazioni dei francesi. Quando questi tornò a riferire che non erano protette, Bruswick ordinò una ricognizione di cavalleria su Hildburghausen e Neustadt, sostenuta dalla divisione del duca di Weimar, che doveva occupare Meiningen. Nello stesso tempo , richiamò Ri.ichel e decise di stazionare sulle pendici settentrionali della Selva di Turingia con la propria armata attorno a Erfurt quella di Riichel a Eisenach, e quella di Hohenlohe a Blankenhain. Siccome ciò segnava l'abbandono dell'idea di un'offensiva verso Wiirzburg, Hohenlohe fu colto dell'euforia e ordinò subito alle sue due divisioni di Sassonia di andare a Mittel-Pollnitz (presso Auma) e al principe Luigi Ferdinando di spostarsi da Jena a Saalfeld, per coprire un movimento generale verso la Saale che - incidentalmente nessuno aveva deciso. È difficile indovinare il senso di tutto ciò e noi possiamo soltanto essere d'accordo con Scharnhorst che, il7 ottobre- cioè il giorno prima che scadesse l'ultimatum di Federico Guglielmo del 26 settembre- scrisse disperato: « Io so bene che cosa dovremmo fare, ma solo gli dei sanno che


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cosa faremo ».(42) Quel che Federico ~vrebbe dovuto fare, era di ritirarsi dietro l'Elba- il Reno della Prussia- e difenderne i passaggi finchè non fosse stato raggiunto dai russi. Era ciò che Dumouriez (ora esule in Inghilterra) aveva ripetutamente sollecitato. EgJi sottolineava che il modo più sicuro per combattere Napoleone era di opporgli distanza, clima e difficoltà di rifornimento. È questo era ciò che anche Napoleone si attendeva, fu perciò molto sorpreso apprendendo che i prussiani si stavano concentrando ad ovest dell'Eiba.(43) Benchè il loro movimento in avanti li mettesse nelle sue mani, egli si preparò comunque per una lunga campagna, perchè sospettava si sarebbe formata un'altra coalizione ostile, alla quale l' Austria avrebbe potuto associarsi , ritornando in campo , mentre l'Inghilterra lo avrebbe potuto colpire alle spalle. Il suo primo problema era pertanto di garantire la propria base ~la Francia - e il secondo era di sconfiggee i prussiani prima che i russi potessero accorrere in loro aiuto. Quando in agosto Federico Guglielmo iniziò la mobilitazione, la Grande Armata (al comando di Berthier , che si trovava a Monaco) era così distribuita: il I corpo d'armata (20.000 uomini agli ordini di Bernadotte) ad Ansbach e Norimberga, il III (27.000 uomini sotto Davout) presso Nordlingen; il IV (32.000 uomini sotto Soult) suii'Inn; il V (22.000 uomini al comando di Lefebvre prima e poi di Lannes) sul basso Meno; il VI corpo (20.000 uomini con Ney) sull'Iller e sull'alto Danubio; il VII (17.000 uomini sotto Augereau) attorno a Francoforte. La Guardia Imperiale e il « Corps d'Elite )) (16.400 uomini, inizialmente alle dipendenze di Oudinot e poi a quelle di Lefebvre) erano a Parigi e il Corpo di Cavalleria (28.000 uomini) era comandato da Murat. Napoleone non emanò i suoi primi ordini che il 5 settembre. Quel giorno scrisse a Berthier e gli ordinò di far fare una ricognizione di tutte le s.trade che da Bamberg portavano verso Berlino e di prepararsi a riunire il IV, VI e VII corpo d'armata a Bamberg entro otto gioni dalla ricezione dell'ordine di marci.a. (44 ) Quattro giorni dopo gli scrisse ancora per informarlo che, in caso di guerra, la sua direttrice operativa sarebbe stata Strasburgo - Mannheim - Magonza - Wiirzburg (45) e, il giorno successivo, che il « movimento dei prussiani continua ad essere davvero strano. Vogliono ricevere una lezione. La mia cavalleria partirà domani e la Guardia tra pochi giorni ... se le notizie continuano ad indicare che i prussiani hanno perso la testa, io andrò dritto su Wiirzburg o su Bam-

(•>) • Der Krieg von 1806-1807 • di Lettow-Vorbeck (1892) , pag. 163. (<l) • Correspondance • N. 10881, Vol. Xlll , pag. 263. ( ..) "Correspondance »N. 10744, Vol. Xli , pag. 150. (•S) Jbid . N., 10756 . Vol. XIII. patg. 160.


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berg ».(46) Ciò dimostra , come rileva il generale Bona! (47 ), che Napoleone non aveva ancora deciso la sua direzione definitiva. Se i prussiani si fossero addentrati nella vaJJe del Basso Meno , egli avrebbe fatto di Wi.irzburg il suo centro di riunione. Se invece avessero continuato ad esitare, il luogo del convegno sarebbe stato a Bamberg da dove, attraverso Dresda o Lipsia, avrebbe potuto marciare su Berlino, costringendo il suo avversario a retrocedere e ad accettare battaglia. Il 13 settembre scrisse ancora a Berthier per dire che, se i prussiani fossero entrati in Sassonia, Wi.irzburg sarebbe stato il centro di ammassamento.(48) Cambiò opinione il 15 settembre, e in definitiva decise che avrebbe dovuto essere Bamberg.(49) Il 18 settembre apprese che i prussiani e rano entrati in Sassonia già ill3, accolse questo fatto come una dichiarazione di guerra e, alle 11 di quella stessa notte eman ò gli ordini per la Guardia Imperiale affinchè si trasferisse- su carrozze postali- da Parigi a Magonza . ( 50) Scrisse anche una lunga lettera al suo fi gliastro, il principe Eugenio, che comandava l'armata d' Italia, per ammonirlo a guardarsi dall'Austria .

(51) Napoleone apparentemente aveva ricevuto notizie rassicuranti riguardo l'Austria e tra il 18 e il19 settembre dettò 102 tra lettere, dispacci e ordini , al suo ministro della guerra, il generale Clarke. Le più importanti erano« le disposizioni generali per l'ammassamento della Grande Armata », il documento di base della campagna di Jena. Secondo esse, la Grande Armata doveva occupare le seguenti posizioni: ili corpo d'armata (Davout) a Bamberg il 3 ottobre; Vll corpo d'armata (Augereau) a Francoforte il 2 ottobre; V corpo d'armata (Lefebvre) a Kònigshofen il 3 ottobre; IV corpo d'armata (Soult) ad Amberg il 4 ottobre; I corpo d'armata (Bcrnadotte) a Norimberga il 2 ottobre; VI corpo d'armata (Ney) ad Ansbach il 2 ottobre; parco e colonna dei bagagli a Wi.irzburg il 3 ottobre; guartier generale di campagna a Bamberg il 3 ottobre. Quest'ordine era assai esteso e dettagliato; (52) venne spedito il20 settembre e fu ricevuto a Monaco il 24 dello stesso mese.

( 01)

« Correspondance "·N. 10757, Vol. XIII , pag. 162. «La Manoeuvre d' ltna • , pag. 41. (<t!) Correspondance ,. N. 10773. Vol. XIII, pag. 177. (") lbid. N. 10801, Vol. Xlll , pag. 188. (lO) lbid. , N. 10801. Vol. Xl! l, pag. 210. Per dettagli su questo notevole movimento, vedi Bona!. pag. 20. (! 1) lbid., N. 10809, Vol. Xlll. pag. 204. Era costituita dal Corpo di Masséna nell'Italia del nord (70.000 uomini) e da queUo di Marrnont in Dalmazia ( 12.000). ( 52) Vedi Bona!, cap. V, e« Correspondance " N. 108 18, Vol. Xlii, pag. 217. La sua dettatura richiese uno sfono che ha del prodigioso. ('1)


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Il 19 settembre Napoleone dettò anche una lettera a suo fratello Luigi , re d'Olanda, nella quale diceva: « Poichè non ho intenzione che tu attacchi, voglio che tu inizi le operazioni minacciando il nemico ».(53) allo scopo di attirarlo verso nord. li giorno dopo gli scrisse ancora, consigliandolo di esagerare sulla sua gazzetta il numero delle sue truppe a Wesel. « Voglio che queste truppe- scriveva - siano per strada all' inizio di ottobre, perchè la tua operazione è una finta per attirare l'attenzione del nemico mentre io manovro per aggirarlo ».(54) Lo stesso giorno costituì un nuovo corpo d'armata, a Francoforte, 1'VIII al comando di Mortier , perchè cooperasse con Luigi nel tenere il Reno. Con la sua base resa ora del tutto sicura , la notte tra il 24 e il 25 settembre Napoleone , accompagnato dall'imperatrice e da Talleyrand, partì da Parigi per Magonza. Il 28 vi arrivò. n giorno seguente venne a sapere da Berthier che il 27 settembre i prussiani erano ancora nella zona di Eisenach , Meiningen e Hildburghausen e che, pertanto, c'era tutto il tempo per l'esercito per addentrarsi in Sassonia senza serie interferenze. Era esattamente ciò che voleva sapere e, il 29 settembre, diede istruzioni a Berthier perchè ordinasse a Bernadette di occupare i passi della Sassonia e a Lefebvre di controllare la strada di Fulda. Infatti se il nemico avesse voluto tentare tagliargli le comunicazioni, lo avrebbe fatto attraverso Fulda punhndo su Wiirzburg o Magonza. Poi , inviò un lungo dispaccio al re d'Olanda, nel quale gli rivelava i piani della campagna. Era diviso in quattro « note » e nella prima si leggeva: « Intendo concentrare tutte le mie forze sull' estrema destra, lasciando l'area tra il Reno e Bamberg interamente sguarnita, in modo da poter mettere insieme circa 200.000 uomini sullo stesso campo di battaglia. Se il nemico spingesse le proprie forze tra Magonza e Bamberg la cosa non mi preoccuperebbe, perchè la mia linea di comunicazioni è basata su Forcheim, una piccola fortezza, e da lì su Wiirzburg. Lo sviluppo degli eventi che possono accadere non è calcolabile, perchè il nemico - che ritiene che la mia sinistra sia sul Reno e la mia destra in Boemia, e crede che la mia linea di operazioni sia parallela al mio fronte di battaglia , può vedere vantaggioso un aggiramento della mia sinistra e, in tal caso, io posso schiacciarlo contro il Reno ... Entro il10 o il 12 ottobre, il VII corpo d'armata arriverà a Magonza, con una forza di 18-20.000 uomini. Avrà ordine di non farsi tagliar fuori dal Reno ; di fare incursioni fino

(B) « Correspondancc , N. 10815, Vol. Xlll , pag. 21 3.

("') lbid. , N. 10845. Vol. Xlii , pag. 239.


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a Francoforte e, in caso di necessità, di ritirarsi dietro il Reno e portarsi a contatto con la destra delle nostre truppe ». La seconda « nota » comincia: « Le osservazioni contenute nella mia prima nota sono tutte a carattere precauzionale. Le mie prime marce minacciano il cuore della monarchia prussiana e lo spiegamento delle mie forze sarà così imponente e rapido che probabilmente l'intero esercito di Westfalia si ritirerà a Magdeburgo e andrà ad unirsi a marce forzate alla difesa della capitale (Berlino). Allora, ma soltanto allora, sarà necessario che voi lanciate avanti un'avanguardia e prendiate possesso della Marca , di Miister, di Osnabriick e della Frisia orientale ... per la prima parte della guerra voi siete soltanto un corpo d'osservazione , ciò a dire finchè il nemico non sia stato cacciato nell'Elba. lo conto sul vostro Corpo soltanto quale mezzo di diversione per tenere impegnato il nemico fino al 12 ottobre, che è la data in cui i miei piani saranno svelati .... Finalmente, in caso di gravi avvenimenti, quali la perdita di una grossa battaglia, mentre io miritirerei verso il Danubio, voi potrete difendere Wesel e Magonza con il vostro esercito e con l'VIII corpo d'armata. Quest' ultimo non deve ritirarsi da Magonza per nessuna ragione, e nello stesso tempo dovrà ostacolare l'attraversamento del Reno da parte del nemico e il saccheggio dei miei possedimenti ». La terza e la quarta delle« note » sviluppano le due precedenti , e la quarta in particolare contiene questo notevole brano: « Il più piccolo scacco inflitto a voi mi getterà nell'ambascia ; le mie predisposizioni verrebbero scombinate , e un simile evento potrebbe lasciare l'intera parte settentrionale del mio impero senza un capo. D'altra parte, qualsiasi cosa mi accada, finchè so che voi siete dietro il Reno io posso agire nella più grande libertà; perfino se mi capitasse qualche grande disgrazia, io batterò i miei nemici, mi fossero rimasti anche soltanto 50.000 uomini. Infatti finchè avrò libertà di manovra, non sarò molto vincolato ad alcuna linea di operazioni e sarò tranquillo sulla sorte dei più importanti punti del mio impero, le risorse e i mezzi mi basteranno sempre ».(55) Tutta questa lunga lettera era basata su una delle più importanti massime di Napoleone: « L'intera arte della guerra consiste in una difesa ben ragionata ed estremamente circospetta, seguita da un attacco rapido ed audace »(56). Il l ottobre Napoleone lasciò Magonza e sul tardi del giorno dopo arrivò a Wiirzburg. lvi assunse effettivamente il comando , rilevando Berthier, e il3 ottobre emanò gli ordini affinchè il I e il III corpo d'armata avanzassero su Kronach; il IV e il VI su Forcheim; il VII su Wiirzburg e il V su Schweinfurt. Il 5 ottobre il maresciallo Lannes assunse il comando

(55) • Correspondance • N. 10920, Vol. Xlii, pag. 292-296. (~) lbid. , N. 10558, Vol. Xlii , pag. IO.


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del V corpo d'armata- succedendo a Lefebvre - e lo stesso giorno l'imperatore inviò a Soult la seguente lettera, una delle più istruttive dell'intera campagna, poichè in essa delinea la sua grande tattica: « Ho fatto in modo che Wurzburg, Forcheim e Kronach siano armate e approvvigionate e mi propongo di sboccare in Sassonia con il mio intero esercito su tre colonne. Voi siete a capo della colonna di destra, con il corpo d'armata del maresciallo Ney a mezza giornata di marcia dietro di voi e con 10.000 bavaresi a un altro giorno di marcia dietro lui, il che porta il totale a oltre 50.000 uomini. Il maresciallo Bernadette guida la colonna centrale, dietro di lui segue il corpo d'armata di Davout e la maggior parte della Cavalleria di Riserva, il che fa circa 70.000 uomini. Egli marcia attraverso Kronach, Lobensteìn e Schleiz. Il V corpo d'armata è in testa alla colonna di sinistra, seguito dal VII, ed essi marceranno attraverso Coburg, Grafenthal e Saalfeld. E fanno altri 40.000 uomini. Il giorno in cui voi arriverete ad Hof, tutto lo schieramento avrà raggiunto delle posizioni poste sullo stesso allineamento. Io muoverò al centro. Con questa immensa superiorità dì forze riunite in uno spazio così ristretto , voi avrete le sensazioni di come io sia determinato a non lasciare nulla al caso e di come io possa attaccare il nemico ovunque lui scelga di affrontare una forza quasi doppia della sua ... Se il nemico vi oppone forze non superiori a 30.000 uomini voi dovreste mettervi d'accordo con il maresciallo Ney e attaccarlo ... Nel raggiungere Hof, per prima cosa dovrete preoccuparvi di stabilire i collegamenti tra Lobenstein, Ebersdof e Schleiz; quel giorno (10 ottobre) io sarò a Ebersdorf.... Dalle notizie che abbiamo ricevuto fino ad oggi appare che se il nemico dovesse fare qualsiasi movimento, sarebbe contro la mia sinistra, poichè il grosso delle sue forze sembra sia attorno a Erfurt. Non potrò mai raccomandarvi abbastanza di mantenervi in frequente comunicazioni con me e di tenerrni pienamente informato di tutto ciò che venite a sapere dalla direzione di Dresda. Voi potete immaginare che sarà opportuno muovere attorno a questa località (Dresda) in quadrato di battaglione di 200.000 uomini. E comunque, tutto ciò che richiede un po' d'arte e che si verifichino certi avvenimenti » .(57) Che cosa intendeva esattamente Napoleone con « Battaillon carrè »? Una distribuzione difensiva nel tempo e nello spazio che, indipendentemente dalla posizione del nemico o dalla sua direzione di provenienza, avrebbe permesso a Napoleone di fissarlo offensìvamente con una parte

(S7) « Correspondance * N. 10941, Vol. XIII , pag. 309-310.


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del proprio esercito, mentre un'altra parte sarebbe stata libera di manovrare contro uno dei fianchi o alle spalle e una terza parte avrebbe potuto rimanere in riserva. Così, nel caso attuale, se i prussiani si fossero diretti contro la sinistra francese o contro le linee di comunicazione, allora il V corpo d'armataappoggiato dal VII - avrebbe agito come un 'avanguardia generale e avrebbe fissato e trattenuto il nemico finchè il I e il III corpo, agendo come« masse de manoeuvre », lo avrebbero colpito sul fianco , mentre il IV e il VI corpo d'armata rimanevano in riserva. Se, al co,ntrario, i prussiani avessero dovuto dirigersi contro il fronte francese, allora il I corpo d'armata, sostenuta dal III, sarebbe diventato l'avanguardia generale e il V e il VII- oppure il IV e il VI - la « masse de manoeuvre ». Nella sera del 7 ottobre, la Grande Armata era così disposta: sulla destra, a Baireuth, il IV corpo d'armata di Soult, con il VI corpo di Ney dietro di lui , a una tappa di marcia; al centro, il I corpo d'armata di Bernadotte e il grosso della Cavalleria di Riserva al comando di Murat si trovano attorno a Kronach, con il III corpo d'armata di Davout e la Guardia che li seguivano: sulla sinistra infine, il V corpo d'armata di Augereau. L'8 ottobre la fontiera sassone venne attraversata e la Cavalleria Leggera di Murat puntò su Lobenstein e Soalburg, respingendo davanti a sè le vedette prussiane. Il giorno successivo le truppe di testa di Bernadotte giunsero a contatto con la divisione sassone di Tauenzien , dapprima H ohenlohe ordinò un'avanzata generale al dì là della Saale; poi abrogò l'ordine, ma troppo tardi per consentire al principe Luigi Ferdinando di ritirarsi da Saafeld ove il lO ottobre si incontrò con la testa del corpo d'armata di Lannes e venne sconfitto e ucciso. Quando la notizia della sua disfatta e della sua morte fu ricevuta a Jena, tra le truppe ivi dislocate si sparse il panico e la costernazione si diffuse fino a Weimar. Quella sera, mentre si trovavano a Schleiz, Napoleone ricevette notizia da Soult che la sera precedente il nemico aveva evacuato Plauen e stava retrocedendo su Gera. Subito aggiunse come poscritto a una lettera che aveva appena dettato per lui: « L'informazione che mi avete forni to ... non lascia adito a ulteriori dubbi sul fatto che Gera sia il punto di riunione dell'esercito nemico. Io dubito, comunque, che possa riunirsi prima di me "· (58) Questo poscritto fu seguito da una seconda lettera a Soult che diceva: « A Gera le cose si chiariranno. Io credo di essere ancora in grado di arrivare a Dresda prima di loro (i prussiani) ; ma appena mi sentirò sicuro della mia sinistra , tutto cambierà rapidamente ».(59)

(") • Correspondance • N. 10977, Vol. Xlll, pag. 334. (59) lbid .. N. 10980. Vol. XIII . pag.335.


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Fig. 24: La Camp;lgna di Jena, 18!l6.

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Nel frattempo, in vista dell'avanzata del suo avversario, Hohenlohe aveva ripiegato su Kahla; Federico Guglielmo e Brunswick, preoccupati per le loro comunicazioni con l'Elba, quando ricevettero la notizia di Saalfeld decisero di raccogliere l'intero esercito a Weimar. Vediamo così come, benchè Napoleone non avesse una dettagliata conoscenza delle posizioni del suo avversario, la sua visione generale della situazione fosse esatta: in particolare, nel fatto che la sua manovra avrebbe obbligato l'esercito prussiano a retrocedere sulle proprie linee di comunicazione. Perciò, un' avanzata su Gera era nella giusta direzione. Da Kahla Hohenlohe proseguì verso Jena e il12 ottobre, mentre siritirava da quest'ultima località, il suo esercito venne preso un'altra volta dal panico. La causa fu l' avvicinarsi dell'avanguardia di Lannes da sud. Nel frattempo , correvano voci insistenti a Erfurt che i francesi avessero occupato Naumburg e , quando alle 11 del mattino queste dicerie vennero confermate, il re convocò un consiglio di guerra. La riunione si svolse nelle prime ore del 13 ottobre e si decise per una ritirata sull'Elba attraverso Auerstiidt, Freiburg e Merseburg, recuperando lungo la strada le riserve del duca di Wi.irtemberg (15.000 uomini) ad Halle . Per proteggere la ritirata, Hohenlohe ricevette ordine di procedere verso Capellendorf, un villaggio a metà strada tra Weimar e Jena, e qui- con l'appoggio di Ruchel che aveva ricevuto istruzioni di portarsi a Weimar- doveva agire a protezione del fianco del grosso dell'esercito, finchè questo non avesse lasciato Auerstiidt. Una volta giunto a Capellendorf, Hohenlohe dispose le sue truppe avanzate come segue: la divisione di Tauenzien (8.000 uomini), con tre battaglioni dietro Closewitz, Lutzeroda e nel Bosco di Isserstedt; nove battaglioni dietro Closewitz, sul Dornberg e nei boschi delle sue pendici occidentali; dieci squadroni dietro a questi ultimi , e due batterie in Lutzeroda. Il distaccamento di Holzendorf, di 5.000 uomini, era nei villaggi a nord-est di Closewitz e vi erano avamposti, al comando di Senft, fino a Dornburg e Camburg. Circa alle 10, quando attraverso la nebbia sentì sparare a sud , Hohenlohe richiamò la sua fanteria di riserva perchè serrasse sul nemico. Mentre quest'ordine veniva eseguito, giunse al galoppo Massenbach con direttive del re affinchè non avesse luogo alcun serio coinvolgimento con i francesi e Hohenlohe assolvesse un compito puramente difensivo. Questa fu la maggior fortuna di Napoleone, perchè se Hohenlohe fosse avanzato e avesse occupato in forze il Landgradfenberg, l'alto pianoro che sovrasta Jena, la battaglia del 4 ottobre avrebbe avuto uno svolgimento molto diverso. Nel frattempo, tra l'una e le due del pomeriggio del 12 ottobre , Napoleone seppe da Murat che i prussiani non si stavano concentrando a Gera e che si era appreso da dei prigionieri che il re si trovava ancora a Erfurt con 200.000 uomini. Napoleone ne trasse due conclusioni: la prima,


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che i prussiani intendevano accettare battaglia nelle vicinanze di Erfurt; e la seconda , che essi si stavano colà concentrando prima di ritirarsi su Haile, ove sapeva essere le loro riserve, e da qui su Magdeburg. Per rispondere a questi due movimenti ipotizzati, decise di distaccare il I e il III corpo d'armata e la maggior parte della cavalleria, perchè effettuassero un movimento aggirante attraverso la riva destra della Saale, e di attraversare il fiume tra Kahla e Jena con il resto del suo esercito, avanzando poi su Weimar-Erfurt. Indi, se i prussiani avessero deciso di resistere, il grosso avrebbe dovuto fissarli e i due corpi d'armata distaccati avrebbero dovuto incidere sul loro fianco sinistro. Se invece si fossero ritirati, il grosso li avrebbe inseguiti e i corpi distaccati avrebbero dovuto mantenerli lontani dall'Elba finchè fossero costretti ad accettare battaglia. Ne risultò una sequenza di ordini, che portarono ai seguenti movimenti: Murat da Naumburg in esplorazione verso Lipsia; il I corpo d'armata da Gera a Zeitz; il III corpo d'armata da Mittel-Pòllnitz a Naumburg; il IV corpo d'armata da Weyda ( a sud di Gera) a Gera; il VI corpo d'armata da Schleiz a MittelPòllnitz; il V corpo d' armata da NeusHidt a Jena; il VII corpo d'armata, infi ne. da Saalfeld a Kahla . Tutte queste località vennero raggiunte il12 ottobre. Lannes scacciò un reparto nemico da Jena e l'avanguardia di Davont entrò io Naumburg. Napoleone arrivò a Gera il 12 ottobre. Alle 8 di sera si mise a letto per un riposo di poche ore , per alzarsi di nuovo a mezzanotte. Di conseguenza; non vennero ricevuti rapporti fino a quando , tra le sette e le nove del mattino , ne arrivarono tre in rapida successione. U primo era di Augereau, da Kahla, e riferiva che il nemico aveva lasciato Jena per Erfurt, ove si trovavano il re e il grosso dell'esercito. U secondo proveniva da Davout, che era a Naumburg, e riferiva che si era appreso da disertori e prigionieri che l'esercito principale prussiano era a Erfurt e che il re era a Weimar. U terzo , di Murata Zeitz, inoltrava il rapporto di un agente, che riferiva di aver visto truppe lungo tutta la strada da Fulda a Weimar e che il re e la regina erano a Erfurt.(60) Presurnibilmente, poichè non poteva arrivare a credere che i prussiani avrebbero commessa una così grande follia come quella di accettare battaglia a Erfurt- cioè rivolti verso Berlino e dando le spalle alla Selva di Turingia - decise che l' ipotesi più probabile era che essi stessero per attuare il secondo dei due movimenti possibili, di cui si è detto più sopra. Ciò nondimeno nella sua risposta a Murat, a dispetto della apertura in tono deciso, egli mostra ancora dei dubbi. « Al fine il velo è sollevato - disse - il nemico comincia la sua ritirata su Magdeburg. Muovete più velocemente possibile con il corpo d'ar-

(60) Bona!, pag. 412·413


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mata di Bemadotte su Dornburg » e poi « io credo che il nemico tenterà di attaccare il MarescialJo Lannes a Jena oppure si ritirerà. Se attacca il Maresciallo Lannes, il trovarvi a Dornburg vi permetterà di dargli soccorso » .(61) Immediatamente dopo aver dettato questo dispaccio, Napoleone partì per Jena e alle tre del pomeriggio, quando ormai era vicino alla meta , ricevette un messaggio da Lannes che riferiva che da 12.000 a 15.000 nemici si trovano sul pianoro sopra la città. Subito mandò ordini a Lefebvre di far marciare la Guardia verso Jena, a Soult e a Ney di affrettarsi verso Jena il più rapidamente possibile e a D avout di manovrare contro il fianco sinistro avversario da Naumburg. Continuò poi il suo viaggio verso Jena e poco dopo le quattro del pomeriggio incontrò Lannes sul Landgrafenberg, da allora ribattezzato Napoleonsberg (Monte di Napoleone) . Una volta arrivato lì , giudicando da ciò che poteva vedere, giunse all'erronea conclusione che i prussiani intendessero accettare battaglia sul pianoro. Decise pertanto di portate l'intero corpo d'armata di Lannes e la Guardia sul Landgrafenbcrg, allo scopo di fissare l'avversario, e di spiegare poi due corpi d'armata contro i suoi fianchi , mentre le unità di Davout e Bernadotte gli sarebbero piombate alle spalle. Benchè il Langrafenberg potesse essere aggirato-attraverso la Miihlthal , la valle lungo la quale correva la strada Jena-Weimar, esso poteva essere affrontato direttamente soltanto per una pista che correva all'esterno di Jena e che , benchè praticabile per le fanterie , era troppo stretta per permettere il passaggio dell'artiglieria e dei carri. r genieri vennero subito messi al lavoro per allargare i tratti più stretti , compito al quale Napoleone sovraintese di persona , lanterna alla mano. Quando ebbe visto i primi cannoni passare, ritornò al Landgrafenberg e ordinò che venisse eretta la sua tenda al centro di un quadrato formato dalla sua Guardia, in un punto da allora segnato dalla« Pietra di Napoleone ». Da là poteva vedere i fuochi di bivacco di Hohenlohe scintillare sulla maggior parte del pianoro , mentre i bagliori di queiJj di Brunswick si intravedevano in distanza, dominati dal vecchio castello di Eckartsberg. Ciò lo rese doppiamente certo che, lungi dal ritirarsi , l'intero esercito prussiano intendeva offrire battaglia. Alla luce di un fuoco di bivacco, dettò allora i suoi ordini per il mattino seguente; il loro scopo era quello di guadagnare spazio sufficiente sul pianoro per spiegarsi e di non combattere un battaglia campale prima del 15 ottobre. Augereau ricevette istruzioni per avanzare da Kahla ed aggirare il fianco destro di Tauenzien attraverso la Miihlthal; Soult doveva in~ vece avanzare da Gera a Lobstedt e, sboccando su Oosewitz, cadere sul

(6') « Correspondance • , N. 11 .000, Vol. XIII, pag. 348.


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fianco sinistro di Tauenzien; Ney e Murat ricevettero intanto ordine di affrettarsi verso l'avanti e sostenere Lannes.(62) Convinto che l'intero esercito prussiano marciasse contro di lui, alle 10 della sera Napoleone impartì direttive a Berthier perchè ordinasse a Davout, che era a Naumberg, di spingersi avanti verso Apolda nelle prime ore del14 ottobre e di prendere il nemico sul fianco o alle spalle. Quest'ordine includeva il seguente paragrafo: « Se il Duca di Pontecorvo (Bemadotte) è con voi, potete marciare insieme. L'Imperatore spera, comunque, che egli sarà nella posizione che gli ha assegnato, a Dornburg ». Davont ricevette quest'ordine alle tre del mattino.( 63) Hohenlohe era anch'egli vittima di un'impressione sbagliata. Non sospettando di aver di fronte il grosso dell'armata francese, credeva che, sotto la copertura di un distaccamento fiancheggiante sul Landgrafenberg e a Naumberg, il grosso del nemico stesse affrettandosi verso Lipsia e Dresda. Pensava pertanto di non essere in immediato pericolo. TI mattino del 14 ottobre era freddo e, prima del sorgere del giorno, Napoleone partì per visitare il corpo d'armata di Lannes. Una densa nebbia copriva il pianoro. Scortato da portatori di torce, l'imperatore cavalcò da un' unità all'altra parlando agli ufficiali e ai soldati, che incoraggiò dicendo loro che i prussiani erano nella stessa brutta situazione in cui si erano trovati gli austriaci a Ulma, proprio un anno prima. Ovunque le sue parole suscitavano grida di« vive I' Empereur! »e, benchè la nebbia fosse fitta, gli avamposti nemici erano così vicini che potevano vedere lo scintillio delle torce; così , quando udirono le acclamazioni , i sassoni si misero in allarme. Alle sei venne dato l'ordine di attacco. Sotto la copertura della nebbia, sulla destra la divisione di Suchet avanzò verso Closewitz e sulla sinistra quella di Gazan verso Cospeda. Entro le 8 .30 entrambi i villaggi, oltre a quello di Li.itzeroda, erano nelle loro mani. Mezz'ora dopo la divisione di testa di Soult, che costituiva la destra di Suchet, sboccò da Lobstedt e si spinse avanti fino al bosco Zwatener , ove si trovò di fronte ad Holzendorf. Nello stesso tempo, la divisione di testa di Augereau avanzava attraverso la Mi.ihlthal verso il Hohberg, lungo il fianco della divisione di Gazan, per andare a spiegarsi sulla sua sinistra. Così alle 9 circa, quando la nebbia cominciò a diradarsi , Napoleone aveva realizzato la prima parte del suo piano: aveva cioè guadagnato spazio sufficiente per spiegare il suo esercito. Decise perciò di fermare l'attacco, per dare alle sue truppe il tempo di raggiungere le loro posizioni e di allinearsi. Il VI corpo d'armata

(6l) Ibid. N. 11004, Vol. XIII , pag. 350. In quest'ordine non viene citato alcun nome di villaggio, probabilmente poicbè la luce del fuoco di bivaoco era insufficiente per leggerlo sulla mappa. (M) Bonal, pag. 421.


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aveva raggiunto Jena ma, impaziente di partecipare alla battaglia, Ney non attese ordini e con circa 3000 truppe scelte si tuffò nel combattimento. Incontrando i fuggitivi della divisione di Tauenzien, Hohenlohe si rese alfine conto di trovarsi di fronte a qualcosa di più che l'azione di un distaccamento fiancheggiante. Lasciò tre brigate sassoni sulla vitale strada di Weimar, perchè la tenessero ad ogni costo, e spostò avanti la maggior parte delle fanterie prussiane al comando del generale Grawert, per riprendere le posizioni perdute da Tauenzien. Per dare loro appoggio, portò avanti alle loro spalle la brigata sassone del generale Dyherr. Ordinò alla dispersa divisione di Tauenzien di riunirsi sul retro del campo di battaglia e ne ripristinò le dotazioni di munizioni . Dopo aver inviato a Ruchel un urgente appello perchè avanzasse in suo aiuto, galoppò avanti con la sua cavalleria e con l'artiglieria a cavallo, per proteggere lo spiegamento di Grawert. Alle 10, quando la nebbia si dileguò, la cavalleria di Hohenlohe-45 squadroni in tutto -si avvicinò al villaggio di Vierzehnheiligen divisa in due ali e, mentre si preparava a caricare lo sciame di scaramucciatori che Suchet e Gazan avevano proiettato sul davanti, venne improvvisamente arrestata da un violento attacco. L'azione non proveniva da alcuno dei due comandanti di divisione francesi, bensì da Ney che, protetto dalla nebbia e all'insaputa di Napoleone come abbiamo visto, aveva portato avanti i suoi 3000 uomini tra la sinistra di Lannes e la destra di Augereau. Presto fu così duramente impegnato nello scontro con la cavalleria prussiana da essere completamente tagliato fuori e da esere costretto a schierare in quadrati la sua fanteria per evitare che venisse spazzata via dall'altura. Napoleone, che si trovava in quel momento sul Landgrafenberg, fu stupefatto nel sentire così intenso fuoco dalle parti di Vierzehnheiligen e fu ancor più stupito quando apprese che la battaglia era stata riaccesa da Ney , che egli riteneva essere nelle retrovie. Subito mandò avanti Bertrand con due reggimenti di cavalleria (tutto quel che aveva a portato di mano, perchè Murat non era ancora sopraggiunto) e nello stesso tempo trasmise a Lannes ordine di avanzare. Lannes eseguì, caricò Vierzehnheiligen e giunse faccia a faccia con la linea di Grawert , che allora era schierata sul lato nord del villaggio. Affrontato da salve devastanti, Lannes fece retrocedere i suoi uomini e ripiegò sulle case e sugli orti del villaggio , da sotto la cui protezione aprì un fuoco micidiale sui prussiani. Benchè il suo stato maggiore lo sollecitasse a ordinare a Grawert di prendere d'assalto il villaggio, Hohenlohe si rifiutò di farlo e decise invece di attendere l' arrivo di Ruchel, al quale mandò il colonnello Massenbach affinchè accelerasse la sua avanzata. « Seguì allora uno dei più straordinari e disgraziati incidenti della storia militare. -scrive il colonnello Maude - Questa linea di magnifica "fanteria, forte di circa 20.000 uomini , stette immobile all'aperto per due intere ore, rimanendo esposta allo spietato


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fuoco dell'artiglieria e degli scaramucciatori francesi i quali, dietro i muri degli orti, non offrivano bersaglio alcuno alloro fuoco di risposta. In vari tratti dell'intero fronte delle compagnie si vedevano soltanto singole file che continuavano a caricare e a far fuoco, mentre i loro camerati giacevano morti o morenti attorno a loro ».(64) Mentre gli uomini di Grawert venivano inutilmente sacrificati, la fanteria di Lannes e di Ney penetrava nel bosco Isserstedter e tagliava fuori dal centro prussiano le brigate sassoni dislocate sulla strada di Weimar. Per chiudere questa falla, Hohenlohe mandò avanti la brigata di Dyherr, oltre ad alcune riserve sassoni di cui ancora disponeva, ed entro l'una (eccettuata la sconquassata divisione di Tauenzien) tutti i soldati che aveva, in attesa dell'arrivo di Riichel, erano il linea. La sinistra di Augereau era impegnata con i sassoni sulla strada di Weimar, in una località chiamata Schnecke (chiocciola), una serie di curve a tornante. Lontano sulla destra, la divisione di testa di Soult, comandata da St. Hilaire, dopo aver distaccato un po' di truppe per tenere sotto controllo Holzendorf, ruotò verso l'interno contro l'estrema sinistra prussiana, mentre la cavalleria di Murat cominciava a sopraggiungere alle spalle della Guardia e il grosso dei corpi d'armata di Ney e di Soult si ammassava ai loro fianchi. Così, press'a poco alle 12,30, Napoleone aveva circa 42.000 uomini ancora alla mano quale riserva generale, oltre ai 54.000 già impegnati. L'imperatore osservava il progresso delle sue ali e, quando giudicò che fosse giunto il momento critico della battaglia, ordinò un 'avanzata generale. Le sue truppe, che sentivano che la vittoria era nelle loro mani, si misero rapidamente in avanti e spinsero il nemico giù per il terreno scosceso fin nella valle del Sulbach. Alla fine Hohenlohe si arrese all'inevitabile e ordinò una ritirata su Gross e Klein Romstedt. A quel punto però i suoi uomini erano così esausti e disorganizzati che, con l'eccezione di un quadrato di battaglione sassone in cui lo stesso Hohenlohe cercò rifugio, tutte le altre unità si ritirarono in disordine. Ad ogni passo i francesi facevano dei prigionieri e intere batterie vennero catturate. A quel punto, solo una cosa avrebbe potuto impedire la completa distruzione dell'esercito di Hohenlohe , e sarebbe stata l'iniziativa di Riichel di occupare una posizione difensiva sul Sulzbach, tra Capellendorf e Hammerstedt, dietro la quale i resti dell'esercito in fuga potessero ritirarsi e riordinarsi finchè arrivasse la notte e si potesse attuare una ritirata . Ma ciò non sarebbe accaduto; Massenbach, quando incontrò Riichel nelle vicinanze di Frankendorf, gli comunicò la direttiva di marciare in tutta fretta su Capellendorf e di attacca-

( 61)

« The Jena Campaign 1806 • del colonnello F.N. Maude (1909) pag. 156.


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Fig. 25: Il campo di battaglia di Jena, 1806.

re il nemico sulla destra di Hohenlohe. Ricevendo la richiesta d'aiuto di Hohenlohe, Ruchel era uscito da Weimar e, sebbene non fosse a più di sei miglia da Capellendorf quando incontrò Massenbach, la sua avanzata fu così lenta che le sue truppe di testa non raggiunsero quel viUaggio che quasi alle due del pomeriggio. Lo attraversò e spiegò il gro o dei suoi uomini tra Gross Romstedt e Kotschau , ai piedi dello Sperlingsberg, un rilievo a poco più di un miglio a nord ovest di lsserstedt. Aveva appena terminato di schierarsi ed aveva iniziato ad avanzare quando alcune batterie leggere francesi apparvero sullo Sperlingberg e aprirono il fuoco a n:iitraglia sui suoi uomini . Nonostante ciò questi continuavano a muovere avanti quando improvvisamente nugoli di fanteria, appoggiati da batterie di cannoni, inondarono il terreno ondulato ed aprirono un fuoco micidiale. Entro 15 minuti molti dei battaglioni di Ruchel erano ridotti a metà della loro forza e un quarto d'ora dopo, attaccata dalla cavalleria francese, l'intera massa cedette e si disperse in rotta verso Weimar. In questo scontro lo stesso Ruchel fu mortalmente ferito . La ritirata di Ruchcl era stata così rapida che il tentativo di Hohenlohe di riunire le sue truppe in rotta e di condurle in suo soccorso si sarebbe fatalmente rivelato infruttuoso. Allora questi ripiegò invece oltre il fiume IIm , a Sachenhausen e Liebstad. Nel frattempo i sassoni sulla strada di Weimar


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combattevano una lotta coraggiosissima, rifiutando di abbandonare la posizione loro affidata, e venivano abbattuti o catturati. Per le quattro del pomeriggio la battaglia era finita e iniziava l'inseguimento francese. La cavalleria di Murat fu subito spinta avanti su Weimar, ove i prussiani in rotta vennero catturati a migliaia. Quella notte Lannes avanzò fino a Umpferstedt, Augereau e Ney fino a Weimar, e Soult arrivò a Schwabsdorf. L'imperatore e la Guardia partirono per tornare a Jena, nella piena convinzione di aver battuto il grosso dell'esercito prussiano . Sulla via del ritorno , Napoleone si occupò per prima cosa del recupero dei feriti e quando , dopo il calar della notte, raggiunse il suo quartier generale, trovò il capitano T!CObriant, un ufficiale dello stato maggiore del maresciallo Davout, che lo atttendeva. Da lui apprese che il III corpo d'armata da solo aveva sconfitto 70.000 prussiani , al comando del re e del duca di Brunswick, nei pressi di Auerstiidt. Egli fu così stupito da questa notizia che, rivolto a Trobriant, disse: « n vostro maresciallo deve vedere doppio ». Presto però si convinse che era la verità e il suo apprezzamento per Davout e il corpo d'armata fu sconfinato. Ecco che cosa era accaduto. Mentre Napoleone combatteva a Jena una battaglia che, a causa della sua superiorità numerica , non poteva perdere (65), nelle vicinanze di AuersUidt (13 miglia a nord) Davo ut era stato impegnato in un'altra che, secondo tutte le regole della guerra, non poteva vincere. Il 13 ottobre, come si è riferito innanzi , l'esercito reale si era avviato sulla strada Weimar-Naumburg. Consisteva in cinque divisioni e comprendeva 52 battaglioni, 80 squadroni e 16 batterie, con 40.000 fanti , 10.000 cavalieri e 230 pezzi , inclusi quelli reggimentali. La divisione di testa era comandata dal generale Schmettau il quale, quando arrivò ad Apolda , sentendo tuonare il cannone verso sud, ordinò una sosta. La cosa non venne però considerata importante e gli fu ordinato di proseguire. Que!Ja notte l'esercito bivaccò ad Auerstiidt, otto o nove miglia di strada ad ovest del ponte di Kosen. Per il 14 ottobre, gli ordini erano che una divisione, preceduta da uno squadrone di cavalleria, avanzasse su Kosen e proteggesse il passaggio obbligato sul fiume, mentre il resto dell'esercito, raggiunto Hassenhausen , doveva deviare verso nord per la strada di Freiberg, attraversare il fium e

( 61) Anche se l'esercito del re avesse marciato da Apolda a Jena , sebbene in tal modo la lotta di fronte a Vierzehnheiligen potesse essere stabilizzata per il primo pomeriggio del 14 ottobre, entro le 16 Napoleone avrebbe messo in campo non soltan to 96.000 uomini ma anche, come sottolinea Foucart. il l e il Ili corpo d'armata (46.000 uomini) che avrebbero raggiunto i pressi di Apolda e sarebbero piombati sul fianco sinist ro dei prussiani. ( " Campaign de Prusse, 1806 » di P. Foucart, 1890, Vol. I, pag. 671).


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Fig. 26: O campo di battaglia di Auerstiidt, 1806.

Unstrut e accamparsi per la notte a Freiberg e Laucha. Visto che sapeva che i francesi erano a Naumburg, non si riesce a comprendere percbè, alle prime ore del13 ottobre, Brunswick non abbia spinto avanti una forte unità di cavalleria, appoggiata da una divisione di fanteria, per acquisire e tenere il passaggio di Kosen finchè la retroguardia non avesse superato Hassenhausen. Al contrario, fece la cosa peggiore. La sera del13 ottobre mise in allarme il suo avversario mandando avanti alcune pattuglie di cavalleria che, dopo aver scambiato colpi di pistola con gli avamposti di Davout presso Taugwitz, si ritirarono e riferirono che il passaggio era tenuto dal nemico. Mentre aveva luogo questa schermaglia, Davout era a Naumburg. Quando ne ebbe notizia, cavalcò subito avanti e apprese da prigionieri che il corpo principale dell'esercito prussiano , comandato dal re, si stava avvicinando. Immediatamente mandò avanti un battaglione a rinforzare il presidio del ponte di Kosen . A Naumburg, Davout aveva 24.500 fanti, 1500 cavalieri e 44 cannoni e i suoi o rdini erano di marciare verso A poi da per la via più breve, che era quella attraverso Kosen. Da là, la strada zigzagava risalendo la riva sinistra della Saale fino a un pianoro , al centro del quale si trovava il popoloso villaggio di Hassenhausen, a circa 5 miglia da Auersttidt. Bernadotte aveva il suo quartier generale a Naumburg, mentre il suo


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corpo d'armata bivaccava lungo la strada Naumburg-Dornburg. Anch'egli aveva ricevuto ordine di marciare su Apolda , ma lungo la via di D ornburg poichè, nel momento in cui gli aveva scritto, Napoleone aveva l'impressione di avere di fronte a sè l'intero esercito prussiano. Le notizie che Davout aveva raccolto e che ora davano metà dell'esercito nemico ad Auerstadt, ovviamente richiedevano una modifica dell'ordine. Così, quando alle tre del mattino del 14 ottobre ricevette le disposizioni di Berthler delle 10 di sera del giorno precedente, D avout sollecitò ripetutamente Bernadette a marciare con lui per la via di Kosen. Probabilmente per gelosia, quest'ultimo rifiutò ed insistette per eseguire alla lettera il primo dei due ordini. Partì quindi per Dornburg e vi arrivò alle 11 del mattino. Benchè Apolda fosse però a sole 8 o 9 miglia di strada da Dornburg, non vi giunse che alle 4 del pomeriggio , quando la battaglia di Jena era finita.( 66) A dispetto del rifiuto dj Bernadette di cooperare, Davout- probabilmente il più abile dei generali di Napoleone - non esitò a marciare contro i prussiani , benchè stimasse fossero 70.000. Alle sci del mattino si avviò con le sue tre divisioni, comandate dai generali Gudin, Friant e Morand, verso Kosen . Alle otto circa sfociò sulla piana che circonda Hassenhausen. Là, in una densa nebbia, Blucher alla testa di 600 cavalieri si imbattè in lui e dietro Bliicher veniva la divisione di Schmettau accompagnata dal re, dal duca di Brunswick e dal feldmarescallo Mollendorf. Grazie alla nebbia, D avout ebbe il tempo per spiegare la divi ione di Gudin , che era in testa, costituita dall2°, dal21° e il 25° reggimento, con 1'85° di Hassenhansen. Gudin schierò il 21o e il 25° in linea sulla destra (a nord) del villaggio e tenne il 12° alle loro spalle, in riserva. Mentre Gudin si spiegava , il re, Brunswick c Mollendorf decidevano sul da farsi. Brunswick , sempre cauto, era per una sosta finchè la divisione di Wartensleben- che veniva dietro quella di Schmettau- sopraggiungesse. Mollendorf invece pensava si dovesse fare un attacco immediato; il re concordò con lui e Schmettau spiegò la sua divisione. Mentre così faceva, la nebbia si alzò e si scoprl la divisione di Gudin. Fu allora deciso di lanciare 2500 cavalieri, al comando di Bliicher, contro il fianco destro di Gudin. Ques'ultimo però indovi nò l'intenzione e schierò subito i battaglioni laterali del21° e del25° in quadrati , con ill2° alle loro spa lle, in un unico quadrato reggimentale. Bli.icher caricò quattro volte, c ogni volta venne re-

("') In « Correspondance • N. 11060. datala 23 ottobre (Voi.XII I. pag. 393), 'apoleone non ci lascia alcun dubbio su ciò che pcn,ava della decisione di Bemadotte e, quando era a Sant'Elena. affermò di aver firmato un ordine di processare Bemadotte. ma di averlo poi ritirato per ragioni personali; probabilmente, per riguardo a sua moglie. ( • Mémoires pour servir a l'histoire dc France sous Kapoléon , cct.,. 1823, Vol. Vlll. pag. 215).


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spinto. Alle 9 del mattino, mentre sopraggiungeva la divisione di Friant, Davout si rese conto che gli sforzi avversari erano diretti contro il suo fianco destro -allo scopo di mantenere aperta la strada di Freiberg- e schierò la divisione di Gudin attorno a Hassenhausen, portando avanti Friant sulla destra, tra Hassenhausen e Spielberg. Entrò allora in campo la divisione di Wartensleben, seguita da quella del principe d'Orange: entrambe erano state ritardate dai carriaggi delle impedimenta che ostruivano la strada. La prima si diresse verso il lato sud di Hassenhausen, che Schmettau stava attaccando. Poichè Morand non era ancora arrivato, Gudin portò avanti il 12° reggimento - la sua riserva - per rinforzare il vilJaggio. Schmettau fu mortalemente ferito durante l'attacco e il duca di Brunswick, vedendo quanto strenua fosse la resistenza francese , portò avanti un reggimento di granatieri per attaccare l'abitato; ma mentre così faceva un colpo gli attraversò entrambi gli occhi. Venne portato fuori dal campo e morì a Ottensen, presso Amburgo, il lO novembre. I prussiani erano rimasti praticamente senza comandante , poichè il re non nominò un successore di Brunswick nè prese personalemte la guida . Subito dopo entrarono in campo le due brigate della divisione di Orange. Quella al comando di Li.itzow venne inviata a rinforzare la sinistra di Wartensleben mentre l'altra, al comando del principe Enrico, fu mandato in soccorso della sinistra di Schmettau, ove Friant guadagnava terreno verso Zeckwar. La divisione di Morand arrivò e si spiegò sulla sinistra (a sud) di H assenhausen e , malgrado il pesante fuoco di artiglieria cui fu sottoposta , gradualmente respinse Wartensleben a Li.itzow. Poichè la loro ritirata scopriva il fianco destro della divisione di Schmettau, fu ordinato anche a quest' ultima di ritirarsi per evitare di essere aggirata. Per fermare Morand, il re riunì tutta la sua cavalleria al comando del principe Guglielmo, alle spalle di Wartensleben. Morand schierò allora i suoi battaglioni in quadrati ; egli entrò in uno e Davout in un altro. Quando giunse, la prima carica venne respinta come tutte le cariche contro la fanteria in quadrato e altrettanto accadde a tutte le successive finchè esausti, disorganizzati e scoraggiati , i cavalieri prussiani si ritirarono a Sulza e Auerstadt. Morand avanzò allora su Rehausen. Mentre Morand era impegnato sulla sinistra di Davout, Friant sulla destra conquistava Spielberg; prese Poppe!; lo perse e lo riprese e poi avanzò su Lisdorf. Così entro mezzogiorno , mentre Gudin teneva ancora Hassenhausen, Morand a sud e Friant a nord stavano prendendo d' infilata con le loro artiglie rie, minacciando di tagliarne la ritirata, le divisioni di Schmettau, Orange e Wartensleben. Appena queste divisioni ripiegarono, Gudin avanzò e attaccò Taugwitz e poi si spinse avanti verso Gernstadt, dove Kalkreuth aveva riunito il grosso delle sue divisioni di riserva. Bli.icher e Kalkreuth sollecitarono ora il re a lanciare nella battaglia queste


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due divisioni assieme all'intera cavalleria, ma Federico Guglielmo, che credeva che gli eserciti di H ohenlohe e di Ruchel fossero ancora intatti , decise di retrocedere verso di essi e di ricominciare la battaglia il giorno seguente, dopo essersi ricongiunto con loro. La ritirata cominciò alle 12.30 e i francesi inseguirono dappresso non oltre E ckartsberg, perchè le truppe di D avout erano esauste e la sua cavalleria insufficiente per spazzare via i prussiani . Il movimento venne effettuato, in modo abbastanza o rdinato, sotto la protezione delle divisioni di Kalkreuth, fi nchè venne raggiunta Mattstedt, da dove si potevano vedere dei fuochi di accampamento attorno ad Apolda . Si credette che fossero quelli di Hohenlohe, ma poco dopo si apprese che l'esercito di Hohenlohe era stato sconfitto e che i fuochi di accampamento erano quelli dei francesi. Poichè ciò significava che la strada di Weimar era bloccata, il re ordinò al suo esercito di deviare verso nord sulla strada di Sòmmerda . A Buttelstedt gli uomini ora demoralizzati incontrarono torrenti di fuggiaschi che si ritiravano da Jena e la loro confusione peggiorò. Convinte che i francesi fossero alle loro calcagna, le unità si disgregarono una dopo l'altra e si dispersero nella campagna. Così, in un solo giorno, furono sbaragliati i tre eserciti che la Prussia aveva messo in campo; i francesi catturaro no 25.000 prigionieri , 200 cannoni e 60 bandiere. Eccetto che per il III corpo d'armata, non sono note le perdite in morti e feriti nelle due battaglie . Il III corpo perse 258 ufficiali e 6794 soldati, ossia approssimativamente un quarto della sua forza , il che dimostra quanto aspra fosse stata la lotta. La sola divisione di Gudin perse il 41%, una delle perdite più pesanti mai registrate da truppe vittoriose in battaglia. Il 12 ottobre , nel suo quinto bollettino, Napoleone disse; « La battaglia di Jena ha cancellato l'affronto di Rossbach ... Sulla nostra destra i1 corpo d'armata del marescia llo Davout ha compiuto prodigi. Non soltanto ha fermato, ma ha respinto per più di tre leghe, battendolo, il grosso delle truppe nemiche che stava per sfociare attraverso Kòsen. Questo maresciallo ha dimostrato distinto coraggio e fermezza di caratttere, le prime qualità del guerriero » .(67) 11 mattino del 15 ottobre cominciò uno dei più famosi inseguimenti della storia: Murat , Soult, Ney e Bernadette partirono per inseguire i frammenti delle armate battute e per annientarne la resistenza, mentre Napoleone con Davout , Augereau, Lannes e la Guardia prendevan o la strada per Berlino. Inoltre , Lo uis e Mortier ricevettero ordine di avanzare nell'R esse. Il 27 ottobre Napoleone entrò a Berlino in trionfo. Intanto benchè le condizioni di pace fossero già state discusse e decise, il re aveva

( 67)

Correspoodance • N. 11009, Vol. X Ili , pag.357 . Vedi anche N. l 1007 e 11014.


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ricevuto un dispaccio da Pietroburgo che lo informava che, se avesse mantenuto la sua alleanza con la Russia, lo Czar sarebbe venuto in suo aiuto con 120.000 uomini , e cosi rifiutò di ratificarle. Nel frattempo , fortezza dopo fortezza, si arrendevano Erfurt, Prenzlau , Spandau , Stettino, Kiistrin , Magdeburg e Hameln. Il 7 novembre Bliicher capitolava a Lubecca. Così, in 24 giorni, l'intera potenza militare della Prussia e della Sassonia fu distrutta: 25.000 uomini erano stati uccisi o feriti, 100.000 erano stati fatti prigionieri, e il resto si era sbandato e disperso. L'immenso bottino includeva 4000 cannoni, 20.000 cavalli e 100.000 moschetti presi nella sola Berlino. Strategicamente e tatticamente, poche vittorie sono state così decisive quanto quelle di Jena e Auerstiidt; ciò nondimeno, sotto l'aspetto politico, Napoleone mancò di conseguire il suo obiettivo. La sconfitta della Prussia non portò con sè il ritiro dell'Inghilterra da11a guerra e fu a causa di ciò che l'influenza di queste due battaglie nella storia doveva essere così profonda. Esse non portarono la pace e negli anni di guerra che le seguirono l'Europa si esaurì talmente che, quando finalmente Napoleone venne sopraffatto, l'Inghilterra ebbe campo libero per diventare l'officina e il banchiere del mondo: esattamente ciò che Napoleone aveva cercato di impedire. A confronto di questo, lo spodestamento di una monarchia assoluta, l'imposizione di un tributo di guerra di 160.000 milioni di franchi (68) e l'affiliazione forzata de11a Sassonia e di Weimar alla Confederazione del Reno, furono eventi secondari. È abbastanza chiaro che Napoleone lo capì , perchè immediatamente dopo questa vittoria egli tornò al suo problema , tuttora irrisolto, di come spogliare le scorte di cassa di Londra, in modo da poter minare e finalmente distruggere il credito britannico. Per prima cosa si impadronì di tutte le merci britanniche che trovò in Prussia e in Sassonia (69); ordinò poi a Mortier di prendere possesso di Amburgo e delle altre città anseatiche; infine, il 21 novembre, emanò il suo decreto di Berlino (1°), il grande strumento con cui intendeva distruggere il commercio britannico. Esso comprendeva 11 articoli, i primi otto - e i più importanti - dei quali dicevano: « Art. l: È dichiarato lo stato di blocco alle Isole Britanniche. Art. 2: Tutti i viaggi e la corrispondenza con le Isole Britanniche sono proibiti ... Art. 3: Ogni suddito d'Inghilterra .. .... che venga trovato n'ei paesi oc-

('") • Correspondance ,. N. 11010. Vol. XIO, pag. 359. (..) A Lipsia, venne presa una cosi grande quantità di tessuti inglesi che «l'Imperatore fece dono di una nuova uniforme completa a ciascun ufficiale francese c di un mantello e di una giacca ad ogni sol· dato"· ( « Grcat Captains: Napolcon • di Thcodore Ayrault Dodge, 1904, Vol. Il , png. 814. ("') Per il Decreto, vedi « Correspondance" N. 11283, Vol. XITI, pag. 555·557.


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cupati dalle nostre truppe o in quelli dei nostri alleati, sarà fatto prigioniero di guerra. Art. 4: Ogni magazzino, ogni merce, ogni proprietà di qualsiasi natura, appartenenti a un suddito inglese, saranno dichiarati soggetti a confisca. Art. 5: Il commercio di mercanzie inglesi è vietato e tutte le merci appartenenti all'Inghilterra, o provenienti dalle sue fabbriche e dalle sue colonie, sono dichiarate soggette a confisca. Art. 6: Metà del prodotto dei sequestri delle merci e delle proprietà dichiarate soggette a confisca dagli articoli precedenti, sarà impiegato per indennizzare i commercianti delle perdite subìte con la cattura di vascellj mercantili presi da incrociatori inglesi. Art. 7: Nessun vascello che provenga direttamente dall'Inghilterra o dalle colonie inglesi, o che vi sia stato dopo la pubblicazione del presente Decreto, sarà ricevuto in alcun porto. Art. 8: Ogni vascello che mediante una falsa dichiarazione infrangerà le precedenti disposizioni sarà catturato e l'imbarcazione e il carico saranno confiscati come se fossero di proprietà inglese ». Questo decreto divenne la base della politica napoleonica. Qualsiasi nazione l'accettasse era amica della Francia, chiunque lo rifiutasse era suo nemico. Il contrattacco dell'Inghilterra fu immediato. Il 7 gennaio del 1807 venne promulgato un « Ordine in Consiglio » che proibiva ai neutrali di commerciare tra porti in possesso della Francia o dei suoi alleati, sotto pena di confisca della nave e del carico. In risposta, il 27 gennaio Napoleone decretò la cattura dei beni e dei prodotti coloniali inglesi nelle città anseatiche. Aveva così inizio la vera battaglia. La Russia però era ancora in campo e poichè Alessandro, il campione continentale del sistema di credito britannico, rifiutava di scendere a trattative, Napoleone decise di schiacciarlo.

t

Benningsen si trovava a Yarsavia con 60.000 russi, e Buxhowden con altri 40.000 sarebbe stato pronto in un mese. Il 25 novembre Napoleone aveva lasciato Berlino per Posen; Murat entrò in Yarsavia il28 novembre, seguito dall'imperatore il18 dicembre. Per allora , le due arrnate russe erano state riunite sotto il comando di Kamenskoi e 1'8 febbraio del 1807, in un'accecante tempesta di neve, Napoleone lo attaccò a Pri.issisch-Eylau. Ne risultò una sanguinosa battaglia, ma senza definitiva vittoria francese, perchè i russi si ritirarono in buon ordine. Era la prima volta che Napoleone aveva fallito in un battaglia campale. Il 26 aprile , Russia e Prussia firmarono la Convenzione di Bartenstein, con la quale lo Czar e Federico Guglielmo si impegnavano a scacciare i francesi dalla Germania. In ciò erano sostenuti dalla Gran Bretagna, che iniziò a pagare alla Russia un


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sussidio di un milione di sterline e ad inviare 20.000 uomini a St~alsund , per rinforzare i 16.000 svedesi al comando di Gustavo IV. Poi Napoleone pose l'assedio a Danzica e, immediatamente dopo la sua capitolazione, Bennigsen sconsideratamente assunse l'offensiva. Il 14 giugno venne messo in rotta dai francesi alla battaglia di Friedland. Fu una vittoria decisiva e lo Czar non soltanto chiese la pace, ma propose un'alleanza con il suo vincitore. D 25 giugno i due imperatori si incontrarono su una zattera ancorata nel mezzo del fiume Niemen e per tre ore discussero i termini della pace mentre, sulla riva del fiume , Federico Guglielmo attendeva sotto la pioggia le loro decisioni. Ciò che Napoleone desiderava soprattutto era un ritorno alla Lega di Neutralità Armata di Paolo I , che avrebbe significato la chiusura del Baltico alle navi inglesi. Ci si accordò su questo e il 7 luglio la pace tra la Francia e la Russia fu firmata. Due giorni più tardi, venne siglata a Tilsit quella tra la Franéia e la Prussia, secondo i cui termini quest'ultima veniva privata dei territori ad ovest dell'Elba, delle provincie polacche annesse nel 1793 e della parte meridionale della Prussia occidentale , acquisita nel 1772; Kottbus, inoltre, veniva assegnata alla Sassonia e Danzica era resa città libera. La Prussia, ridotta a metà delle sue precedenti dimensioni , cominciò a intraprendere azioni comuni con la Francia e la Russia contro l'Inghilterra. Il trionfo di Napoleone sembrava completo.


CAPITOLO XIV

La lotta tra Francia e Inghilterra nel continente (2° fase)

l. Quadro storico

Benchè Napoleone avesse raggiunto l'apice della sua potenza, il suo obiettivo era tutt'altro che raggiunto, perchè l'Inghilterra continuava arifiutare l'armistizio e, fintantochè avesse persistito in questo atteggiamento, non poteva esservi pace per l'Europa. Perciò, appena tornato a Parigi , estese la portata del suo Sistema Continentale. TI 19 luglio del1807 avverti il Portogallo che sarebbe stato meglio se avesse chiuso i suoi porti al naviglio britannico entro il l o settembre; il 31 luglio fece arrivare un avvertimento più o meno simile alla Danimarca , seguito il 16 agosto dalla pretesa che la flotta danese cooperasse con quella francese. Ma l'Inghilterra aveva messo gli occhi u questa flotta e già il 26 luglio il suo ammiraglio Gambier e una potente forza di spedizione erano stati inviati nel Sound per pretendere la resa. Poichè i danesi rifiutarono di cedere, il2 settembre -senza alcuna dichiarazione di guerra- Copenhagen venne bombardata e quando capitolò, il 7 settembre, vennero catturate 18 navi di linea e altri 52 vascelli da guerra. Dopo questo atto arbitrario, la Danimarca si unì alla Francia e dichiarò guerra all'Inghilterra. Visto quel che era successo a Copenhagen i portoghesi rifiutarono di chiudere i loro porti e , per costringerli a farlo , Napoleone stipulò un accordo CQn la Spagna per un'invasione congiunta del Portogallo. A tal fine inviò il generale Junot con 28.000 uomini attraverso la Spagna percbè marciasse su Lisbona. Ebbe così origine la Guerra della Penisola Iberica i cui effetti, accumulandosi, si sarebbero dimostrati un fattore altrettanto dcci-


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sivo, nelJa sconfitta finale di Napoleone, quanto la disastrosa campagna di Russia. La flotta portoghese gli sfuggì perchè il reggente, persuaso dagli inglesi, cercò, a malincuore, rifugio sulla nave ammiraglia della squadra di sir Sidney Smith nel Tago e assieme alla propria la flotta fece vela per il Brasile. Irritato da questo smacco, Napoleone decise di impadronirsi dei porti spagnoli e di Cadice in particolare. Nel marzo del 1808 Carlo IV di Spagna abdicò in favore di suo figli o Ferdinando VII {1808-1833). Napoleone si rifiutò di riconoscerlo, lo costrinse ad abdicare e mise al suo posto, sul trono di Spagna , Giuseppe Bonaparte, allora re di Napoli. La nomina non fu nè saggia né fortunata, perchè la Spagna era già in preda alJ'insurrezione e Giuseppe non era l'uomo adatto a domare una rivolta benchè, oltre all'Esercito di Junot in Portogallo, avesse in Spagna circa 90.000 truppe francesi. Napoleone credeva che l'insurrezione non fosse altro che una questione di banditismo e diede istruzioni al fratello affinchè inviasse colonne volanti per disperderlo. Giuseppe così fece e inviò la più consistente, forte di 20.000 uomini al comando del generale Dupo nt, a sedare la rivolta a Siviglia e a Cadice. A Bailen il 19 giugno 1808, Dupont incappò in grosse d ifficoltà e quattro giorni dopo disgraziatamente si arrese al generale Castafios. Bailen fu il più grande disastro che le armi francesi avessero subito da quando , nel 1801, Belliard e Menoi avevano capitolato in Egitto e al confronto fu ancora più gravido di conseguenze, perchè diede inizio a una rivolta non dei re, bensì del popolo comune contro il despotismo di Napoleone; e senza il suporto popolare, qualunque altra cosa potesse accadere, la sua causa era condannata. II risultato immediato di Bailen fu l'evacuazione di Madrid il 1° agosto, che sarebbe stata seguita due giorni dopo dallo sbarco di una forza di spedizione britannica al comando di sir Arthur Wellesley e dalla sconfitta di Junot e Vimiero il 21 agosto. Nel frattempo Napoleone aveva ordinato a tre corpi d'armata di veterani - al comando di Vietar, Mortier e Ney - di marciare sulla Spagna. Una lettera firm ata congiuntamente da lui e dallo Czar e indirizzata a Giorgio III, che pregava di prendere in cosidcrazione una pace generale, non ottenne risultati. 11 30 ottobre l'imperatore lasciò Parigi, si mise alla testa di 200.000 uomini e invase la Spagna. Arrivò davanti a Madrid il 2 dicembre: l'anniversario di A usterlitz. Intanto , il 6 ottobre, il comando delle forze britanniche in Portogallo era stato devoluto a sir John Moore e questi , per attirare Napoleone lontano dai porti della Spagna meridionale, si mosse per tagliare le comunicazioni francesi a Bruge . Quando il 23 dicembre raggiunse Sahagun e apprese che Napoleone era partito verso Vigo e Coruna. L'imperatore lo inseguì fino ad Astorga e lì cedette l'esercito a Soult e si affrettò a tornare a Parigi. La ragione di questa improvvisa partenza e ra nel fatto che aveva


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saputo che Talleyrand , Fouché e Murat stavano tessendo intrighi con il conte di Metternich, ambasciatore austrico a Parigi, incoraggiando segretamente l'Austria ad opporglisi, e che Giuseppina vi era implicata. Dietro tutto ciò egli vedeva quella che chiamava la « mano invisibile »: i suoi implacabili nemici, i banchieri e i mercanti di Londra e di Amsterdam. Sicuro che si stesse preparando un altro grande scontro, cominciò a mettere insieme 800.000 uomini e in marzo, quando l'Austria dichiarò guerra, ne aveva disponibili 300.000 in Spagna, 100.000 in Francia, 200.000 arruolati dai territori del Reno e 60.000 in Italia. L'esercito campale austriaco assommava a 265.000 uomini. Il 10 aprile del1809 gli austriaci, con l'arciduca Carlo, attraversarono la frontiera bavarese e il 22 aprile furono battuti ad Eckmiihl , perdendo circa 40.000 uomini. Il 13 maggio Napoleone entrò in Vienna e nove giorni dopo venne combattuta la sanguinosa battaglia di Aspern-Essling, nella quale fu ucciso il maresciallo Lannes. Per Napoleone fu quasi una sconfitta , che fece percorrere tutta l'Europa da un fremito di speranza. Il 5-6 luglio avvenne la battaglia di Wagram , tenacemente combattuta, nella quale Carlo fu sconfitto. Essa portò il 15 ottobre alla firma del trattato di pace di Schonbrunn , secondo i cui termini l'Austria cedeva ampi distretti alla Baviera , alla Francia, alla Russia e alla Sassonia; le venne imposto il limite di un esercito di 150.000 uomini e fu costretta a pagare un indennizzo di 75 milioni di franchi. Nel gennaio del 1810 venne firmato un trattato tra le Francia e la Svezia e, nello stesso mese , Napoleone divorziò da Giuseppina. L' ll marzo sposò Maria Luigia, figlia di Francesco Il, allo scopo di ottenere un erede oltre che di rafforzare la sua posizione di fronte alla Russia. Per serrare il blocco, il 9 luglio l'Olanda venne annessa alla Francia con un editto imperiale e un mese più tardi la Dieta svedese riconobbe Bernadotte, principe di Ponte Corvo, quale erede al trono di Svezia; in ottobre , la Svezia dichiarò guerra all'Inghilterra. Fino a quel punto la guerra tra i « Sistemi » francese ed inglese era andata bene per Napoleone, particolarmente per l'annessione dell'Olanda , che aveva portato a un gro so calo dei commerci britannici ed a una crisi finanziaria, aggravata dal fallimento dei raccolti inglesi nel 1809 e 181 O. Per consentire l'importanzione di grano in Inghilterra, soggetta apesanti imposte, e per coprire i costi per il mantenimento dell'esercito di Wellington in Spagna, le scorte auree a Londra vennero rapidamente depauperate e il drenaggio fu così accentuato che soltanto la Francia mantenne scorte di metalli preziosi in banca. Bisognava fare qualcosa per allentare la morsa di Napoleone sulla City di Londra. Sir Francis Baring. considerato il primo mercante d'Europa, c i suoi amici compresero che, a meno che Alessandro non potesse essere persuaso a staccarsi dal Sistema


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Continentale, l' Inghilterra sarebbe stata costretta a sottomettersi per bancarotta. Napoleone non voleva la guerra e desiderava la pace; ma la pace alle proprie condizioni, che significavano la distruzione del Sistema Inglese. Soprattutto, non voleva la guerra con la Russia perchè lo Czar era non soltanto suo alleato ma anche il perno principale del suo Sistema Continentale. Nel 1810 Alessandro aveva cominciato a cedere e ad accettare le merci inglesi. Poi consentì che 600 navi mercantili inglesi, che erano state scacciate dai porti del Baltico , sbarcassero i loro carichi in Russia. Per ritorsione e per serrare maggiormente il blocco , Napoleone si annesse il ducato di Holdenburg, un atto che offese profondamente lo Czar, perchè il granduca era suo fratellastro. La situazione poi si deteriorò così rapidamente che Napoleone osservò: «La guerra accadrà a dispetto di me, a dispetto dell'Imperatore Alessandro , a dispetto degli interessi della Francia e di quelli della Russia. Io ho visto accadere ciò così spesso che è la mia esperienza del passato che mi svela il futuro ... È tutta una scena dell'opera, di cui gli inglesi controllano i macchinari ». Quando era a Sant' Elena, disse a Las Casas: « La Russia era l'ultima risorsa dell'Inghilterra. La pace del mondo intero era affidata alla Russia. Ahimè! L'oro inglese si dimostrò più potente dei miei piani ». Alfine, arrivò La crisi. Il 21 gennaio 1812, in segreto accordo con l'Inghilterra, Alessandro inviò a Napoleone un ultimatum esigendo che tutte le truppe francesi venissero ritirate a ovest dell' Oder. Era una pretesa che Napoleone non poteva accettare. Napoleone era ben preparato ad affrontare la sfida, perchè aveva approntato un immenso esercito di 680.000 uomini, approssimativamente 500.000 fanti, 100.000 cavalieri e quasi 1400 pezzi campali e da assedio. Ai primi di maggjo riunì 450.000 uomini sulla Vistola. Di fronte a lui c'erano due eserciti russi , uno al comando di Barclay de Tolly e l'altro comandato da Bagration. Il primo contava 127.000 uomini ed era esteso su un immenso fronte , da Schavli a Vilna e a Prushany. Il secondo, completamente separato dall'altro, era a Lutzk, a sud dell'alto Pripet, e contava 60.000 uomini. L'idea, più che il piano , di Napoleone era di avanzare su Vilna e di passare attraverso l'ala destra dell'esercito di Barclay; poi, piombare sulle comunicazioni del suo centro c dell'ala destra, e infine tagliarlo fuori da Bagration. Alle ore piccole del 24 giugno del 1812, la Grande Armata cominciò ad attraversare il Niemen a Kovno, Pilona e Grodno, e Barclay retrocedette. Il 28 giugno i francesi entrarono in Vilna e vi rimasero fino al16luglio. Questo ritardo , causato dal cedimento delle colonne dci rifornimenti , fu fatale, perchè consentì ai due eserciti russi di riunirsi a Smolensk il1° agosto. Ancora, a Vitcbsk, Napoleone decise di fermarsi per una quindicina di giorni, questa volta per riunire gli sbandati


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e installare magazzini. Poi, il 16, 17 e 18 agosto attaccò gli avversari ma, non essendo riuscito a tagliar loro la stada per Mosca, consentì ai russi di ritirarsi ancora. Generalmente si ritiene che a Smolensk Napoleone avrebbe dovuto ritirarsi nei quarieri invernali , per riaprire la campagna nella primavera seguente. Ma la cosa non era fattibile, perchè là non poteva rifornire il suo esercito e anche perchè Bern adotte si era alleato alla Russia ed era in buona posizione - con l'assistenza inglese - per piombare alle sue spalle. Solo due possibilità gli si aprivano: abbandonare la campagna o continuarla. La prima soluzione rappresentava vittoria per l' Inghilterra; la seconda significava puntare sull'ipotesi che l'occupazione di Mosca avrebbe costretto lo Czar a trattare. Qui per la prima volta Napoleone consentì alla politica di intromettersi nella strategia: l'occupazione di un punto geografico , invece che la distruzione dell'esercito dell'avversario, divenne il suo obbiettivo. Napoleone sapeva che il suo nemico era demoralizzato, a causa del continuo ritirarsi, e che il focoso Kutusov aveva sostituito Barclay, il che significava che ci sarebbe stata lotta; così , accettò di tentare la fortuna. Il 7 settembre combattè la sanguinosa - ma non decisiva- battaglia di Borodino (Moskova) nella quale egli perse 28.000 uomni , tra morti e feriti , e i russi 45.000. Kutusov si ritirò attraverso Mosca abbandonando la città, nella quale Napoleone entrò , occupandola il 14 settembre. Il resto della storia può essere scritto con una sola parola: disastro. Tra il 15 e il 19 settembre tre quarti di Mosca bruciarono, probabilmente per cause accidentali. Una formidabile guerriglia era già stata attivata contro le comunicazioni francesi e, siccome le Czar non sarebbe sceso a trattative, rimanere a Mosca era impossibile. n 19 ottobre la città fu abbandonata e Napoleone , a capo di 108.000 uomini e 569 cannoni , cominciò il suo ritorno a Smolcnsk. n giorno successivo arrivò il primo gelo e il 4 novembre cominciò a nevicare. Il 28 e il 29 novembre venne combattuta la battaglia della Beresina, nella quale 25 .000 francesi vennero feriti o uccisi. « Là , - scrive il marchese d e Chambray nella sua "Histoire de l'expédition de Russie" - finì la carriera della Grande Arm at~ che aveva fatto tremare l'Europa; essa cessò di esistere sul piano militare, la sua salvezza stava ora soltanto in una fuga precipitosa » . Il 5 dicembre, a Smorgoni , Napoleone cedette il comando supremo a Murate, accompagnato da Caulaincourt e da pochi altri , partì per Parigi. Lungo la strada, inguaribile ottimista, disse a Caulaincourt: « Tutti dovrebbero considerare i russi come un flagello. La guerra contro la Russia è una guerra nel pieno interessese questo interesse viene giudicato correttamente - della vecchia Euro pa e della civiltà ... I rovesci che la Francia ha appena subìto porranno fine a tutte le gelosie e calmeranno tutte le ansietà che possono esere sorte dalla


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sua potenza e influenza. L'Europa deve pensare a un solo nemico. E quel nemico è il colosso russo ». Nella notte del18 dicembre, la carrozza lo portò a gran galoppo attraverso l'Arco di Trionfo e, mentre l'orologio batteva l'ultimo quarto prima di mezzanotte, l'imperatore smontava sano e salvo all'ingresso principale delle Tuileries.

2. La battaglia di Lipsia, 1813 Con la ritirata di Napoleone da Mosca tutto il carattere della guerra cambiò. Eccetto che in Spagna, fino ad ora gli si erano opposte delle monarchie; d 'ora in poi si sarebbe trovato di fronte gente posseduta da quello spirito di fiducia in se stessa che d~rante la sua gioventù la Rivoluzione Francese aveva risvegliato in Francia, e che nel 1792 aveva fatto cacciare il duca di Brunswick dalla Champagne. Ora, nell813 , questo spirito stava per rimbalzare contro l'uomo che, sollevando la Francia ad una posizione altrettanto privilegiata tra le nazioni quanto quella che l'Ancien Régime aveva mantenuto di fronte al popolo francese , aveva sparso i semi della rivolta attraver o le terre da lui conquistate . Le fiamme di Mosca spiritualmente incendiarono l' intero continente e perciò la lotta sulle pianure di Lipsia è stata giustamente chiamata « La Battaglia delle Nazioni »: una battaglia da cui sarebbe emersa una nuova Europa. Questo profondo cambiamento fu poco compreso da Napoleone e, di conseguenza, la situazione che lo attendeva al suo ritorno a Parigi , pur complessa, non gli appariva affatto disperata. Benchè il suo prestigio avesse sofferto , la sua potenza militare era menomata soltanto temporaneamente. Dietro di lui stava la Francia, consunta dalla guerra ma ancora fedele. L'Italia, l'Illiria, i Paesi Bassi e tutta la Germania - eccettuata la Pru sia - erano ancora sue e sia la Prussia che l'Austria erano sue alleate. Soltanto l'Inghilterra e la Russia erano sue nemiche; la prima manteneva le sue forze in Spagna , la seconda era in bancarotta , e divisa tra il partito della pace di Kutusov, che premeva affinchè la guerra te rminasse alla frontiera prussiana , e il partito dello Czar, il cui obiettivo era l'annientamento di Napoleone. Tuttavia, Alessandro sapeva che da solo non poteva far i seguire dall'intera Russia. Pe r Napoleone, le due incognite erano la Pru sia e l'Austria. Ma l' una era così debole militarmente che se anche lo avesse abbandonato - ipotesi che appariva probabile - era sicuro che avrebbe potuto battere le sue forze e quelle della Russia messe insieme. L'altra costituiva un più serio problema , perchè se l'Austria si fosse unita alla Russia e alla Prussia si sarebbe trovato a dover affrontare o una guerra su due fronti , oppure una massa riunita capace di sopraffarlo su un fronte


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solo. Perciò, appena tornato a Parigi , apri subito trattative con il suocero, allo scopo di assicurarsi la neutralità austriaca. Anche l'Inghilterra stava allora conducendo trattative con l'Austria, e Napoleone lo apprese attraverso il conte Otto, suo ministro a Vienna.(l) L'Austria però faceva un doppio gioco: essa non voleva che le barbare orde russe entrassero e saccheggiassero i suoi territori , ma nello stesso tempo voleva affrancarsi dalla tutela francese. Poichè per il momento non era pronta per la guerra, la sua politica mirava a guadagnare tempo. Intanto, sul Niemen , accadde un evento che si dimostrò decisivo. 1130 dicembre il generale Yorck von Wartenberg, al comando di 30.000 prussiani - che costituivano la metà della retroguardia del maresciallo Mc Donai d - concluse coi russi l'accordo di Tauroggen , secondo i cui termini il suo corpo d'armata veniva dichiarato neutrale. I risultati di questa inattesa diserzione fu rono duplici. Per prima cosa Murat , che era ancora al comando dei resti della Grande Armata , fu costretto a ritirarsi e il 16 gennaio, tre giorni dopo che l'esercito principale russo aveva attraversato il Niemen , cedette il comando delle unità (2) al principe Eugenio, vicerè d 'Italia e incapace generale da palazzo. Io secondo luogo, la defezione di Yorck fu il segnale per un grande sollevamento popolare in Prussia che, il 26 febbraio, indusse Federico Guglielmo e concludere a Kalisch un 'alleanza offensiva e difensiva con la Russia. Secondo l'accordo, la Russia si impegnava a provvedere 150.000 uomini e la Prussia a contribuire con 80.000. II 13 marzo il trattato venne reso pubblico e la Prussia dichiarò guerra alla Francia. Così il partito della guerra russo poteva dire di aver raggiunto il suo obiettivo. In Prussia, la dkhiarazione di guerra fu seguita da un'ondata di entusiasmo. Fu proclamata una « levée en masse ». Ogni uomo che non appartenesse all'esercito regolare , o« Landwehr »,doveva sostenere l'esercito agendo contro le comunicazioni e le retrovie dell'avversario. La gente doveva combattere fino all' ultimo sangue e con ogni mezzo a disposizione. Il nemico doveva essere bersagliato con continui attacchi , gli si dovevano tagliare i rifornimenti e gli sbandati dovevano essere massacrati. Non bisognava indossare l'uniforme e, all' avvicinarsi del nemico , dopo aver distrutto ogni scorta di cibo e dopo aver bruciato i mulini , i ponti e le barche, i viUaggi dovevano esscrrc abbandonati e si doveva cercare rifugio nei boschi e sulle colline. « Tali sono- scrive Fai n- i nuovi mezzi che i ... ne-

( 1) "Manuscrit de Mi l Huit Cent Treize" del barone Fain (1824) Vol . l . pag. 39. Fain era Segretario di Gabinetto di Napoleone. ( 2) Circa 100.000 uomini. Dei 600.000 che erano entrati in Russia. circa 200.000 erano francesi, quindi la perdita per la Francia non fu grande come spesso si pensa.


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miei di Napoleone si propongono di impiegare contro di lui ».(3) Sarebbe stata una ripetizione del 1792. Nel frattempo , il 18 gennaio, i russi attraversarono la Vistola e il 7 febbraio entrarono a Varsavia. Eugenio lasciò guarnigioni a Danzica , Graudenz, Thom, Modlin e in altre fortezze (54.000 uomini in tutto, di cui 33.000 francesi) e ai primi di marzo , intimorito dai sollevamenti popolari e dall'avvicinarsi dei russi, abbandonò la linea dell'Oder e si ritirò sull'Elba. lvi ricevette l'ordine da Napoleone di evacuare Dresda e di concentrare le sue forze a Magdeburg. Il 12 marzo la distanza obbligò Eugenio ad abbandonare Amburgo , in cui entrarono Tettenborn e i suoi cosacchi , tra le manifestazioni di gioia dei cittadini. Napoleone era intanto intensamente impegnato in una delle sue imprese più notevoli, la creazione di un nuovo esercito in quattro mesi. « La Francia era una immensa officina- scrive Caulaincourt - ... l'intera nazione francese dimenticò la sconfitta e gli uomini fecero a gara l'un l'altro a mostrare il loro zelo e la loro devozione. Fu un esempio glorioso del carattere francese, così come fu un trionfo personale per l'Imperatore, che profuse con stupefacente energia tutte le risorse di cui era capace il suo genio nell'organizzazione e nella guida di questa grande impresa nazionale. Le cose sembravano sorgere come per incanto »,.(4 ) L'obiettivo di Napoleone era di arruolare 656.000 uomini. Nel novembre precedente aveva ordinato una nuova coscrizione per il 1813, che si riteneva avrebbe fornito 137.000 reclute. Ancora prima, quando si trovava sulla strada per Mosca, allo scopo di aumentare la sicurezza in patria , aveva ordinato di arruolare << coorti » della Guardia Nazionale, per 80.000 uomini; egli predispose ora queste forze perchè potessero operare all'estero. Inoltre , richiamò l'intero contingente del 1814 (200.000), assieme ai coscritti del 1808, 1809 e 1810, che erano sfuggiti alle precedenti chiamate (100.000); incorporò anche molti veterani e quattro reggimenti della Guardia, dai 270.000 uomini che aveva avuto in Spagna (5); recuperò 40.000 cannonieri veterani dalla marina ( 6) , più 3.000 ufficiali e sottufficiali di cavalleria dalla Gendarmeria; ordinò infine all'Italia di forn ire un corpo d'armata di 30.000 uomini, al comando del generale Bertrand. In gran parte a causa delle diserzioni, queste cifre però non furono mai pienamente raggiunte.

(J) Fain, Vol. l , pag. 108. (') "Memoirs of Général Caulaincoun " (198), Vol. U, pagg. 611-612. Vedi anche " Relation Circonstaciée de la Campagne de 1813 en Saxe" del barone D'Odeleben (Edizione francese, 1817), Vol. l , pag. 62. (' ) Fain, Vol. l, pag. 33. ( 6) lbid., Vol. l, pag. 35.


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Globalmente, la nuova fanteria sembrerebbe sia stata buona , benchè Caulaìncourt dica che era « soltanto una marmaglia organizzata ».(') Ma con tutto il rispetto per Caulincoirt, non si può che essere d'accordo con d'Odelben sul fatto che, quando essa giunse al combattimento « sarebbe quasi impossibile trovare altrove soldati che abbiano affrontato la morte con così intrepido coraggio e che, in mezzo a tutte le difficoltà e aì pericoli, si siano dimostra6 più devoti alloro capo e alloro dovere ».(8) Come per il passato, l'artiglieria era eccellente; la cavalleria era però insufficiente e inefficiente, e ad aprile era arrivata a non più di 15.000 uomini, di cui solo la metà era opera6va. La ragione era che praticamente tutta la vecchia cavalleria era perita in Russia; in Francia non si riusciva più a trovare abbastanza cavalieri capaci di condurre una carica, i più giovani ufficiali di cavalJeria mancavano di addestramento e le selle nuove e i finimenti nuovi; assieme alla scarsa abilità dei cavalieri, misero fuori servizio parecchi cavalli. La mancanza di un'efficiente cavalleria vincolò Napoleone per tutta la durata della campagna. Con decreto emanato dal Trianon il12 marzo (9) , l' articolazione provvisoria dell'esercito venne così stabilita: I corpo d'armata, maresciallo Davout (principe di Eckmul). II corpo d 'armata , maresci : Jo Vietar (duca di Belluno); III corpo d 'armata, maresciallo Ney (principe di Moskova); IV corpo d'armata, generale Bertrand; V corpo d'armata, generale Lauriston ; VI corpo d'armata maresciallo Marmont (duca di Ragusa); VII corpo d'armata, generale Reynier; VIII corpo d'armata, principe Poniatowski; IX corpo d'armata, maresciallo Augereau (duca di Castiglione); X corpo d'armata, generale Rapp (a Danzica); XI corpo d 'armata, maresciallo Mac donald (duca di Taranto); XII corpo d'armata, maresciallo Oudinot (duca di Reggio) . Oltre a questi , vi erano vari contingenti tedeschi. Entro la metà di aprile , quando fu pronto a entrare in campo , aveva a sua disposizione 226.000 tra ufficiali e soldati e 457 cannoni, organizzati in due armate: l' Armata del Meno, alle sue dirette dipendenze , costituita dal III, IV, VI e XII corpo d' armata, più la Guardia e la cavalleria della Guardia; l' Armata dell'Elba, al comando di Eugenio, che comprendeva il V e l'XI corpo d'armata , parte del I , il II, il VII e il I corpo di cavalleria. (IO) Per arruolare ed equipaggiare in così breve tempo quasi un quarto di

( 7) " Memoirs", Vol. Il, pag. 620. (8) Vol., pag. 210.211. n barone d' Odeleben era un ufficiale sassone aggregato al quartier generale di Napoleone quale interprete . È un testimone oculare assolutamente imparziale. ( 9) "Correspondance" N. 19698, Vo. XXV, pag. 63, con leggere modifiche. ( 10} Vedi "La Manoeuvre de Liitzen" di Lanrezac, pag. 116. La forza totale secondo Lanrezac è di 202.000.


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milione eli uomini e metterne insieme un numero equivalente in riserva dietro di loro fu uno sforzo davvero unico e, se il suo futuro fosse dipeso soltanto dalla forza materiale, è molto probabile che entro i successivi quattro mesi Napoleone avrebbe più che saldato il conto che aveva aperto in Russia. Il perchè non ci sia riuscito deve essere attribuito non a mancanza di mezzi materiali ma al sistema di comando: lo stesso che fino a quel momento lo aveva portato di vittoria in vittoria. Dopo Wagram, le condizioni erano andate cambiando. Gli eserciti avevano aumentato le loro dimensioni e i teatrid'operazioni erano diventati così estesi che non era più possibile, per un solo comandante, dirigere tutti i movimenti delle truppe, neppure quando operava per linee interne. Ciò era vero non solo per la strategia, ma anche sul piano tattico. In effetti , alla battaglia di Lipsia il numero dei combattenti era troppo grande e la situazione troppo complessa per il sistema di comando personale di Napoleone. Cosa altrettanto importante, fino ad allora egli aveva sempre agito in offensiva e aveva usato il proprio esercito come una folgore. Ma nel 1813 egli fu costretto ad agire sulla difensiva e , si noti, in un teatro d'operazioni i cui abitanti erano violentemente ostili. La loro inimicizia non solo lo costrinse ad impiegare più truppe sulle proprie linee di comunicazione, sui depositi trincerati e sulle teste eli ponte, ma rese più difficile la raccolta delle informazioni, una difficoltà ulteriormente aggravata dalla sua carenza di cavalleria leggera. Su questo argomento , D'Oldeleben dice che« ... tutti gli sforzi dei generali di Napoleone furono inutili, sia a causa dell'ostilità degli abitanti .. . , che erano stati maltrattati (dai francesi), sia a causa delle incursioni dei cosacchi, che erano dappertutto. Il poco che si riuscì a sapere era basato quasi esclusivamente sui rapporti dei prigionieri, che erano scarsi e poco dettagliati. In breve , noi sapevamo soltanto che cosa stava accadendo nei distretti da cui il nemico si era ritirato. Bencbè nella guerra offensiva una simile informazione possa bastare, è senza valore quando si tratti di un guerra difensiva » .(1 1) Un altro importante fattore fu che i suoi successi precedenti lo avevano reso sempre più autoritario. Si considerava invincibile e si riteneva il solo generale al mondo capace di comandare un grande esercito. Ciò lo indusse a disprezzare il suo avversario e, come Carlo Xli , a credere che nessun ostacolo fosse insormontabile. Ci dice Fézensac: « I suoi ordini dovevano essere eseguiti con qualsiasi mezzo a disposizione. Questa abitudine di affrontare qualsiasi cosa con mezzi insufficienti , questa determinazione a non riconoscere alcuna impossibilità, questa sconfinata sicurezza di riu-

( 11 )

D'Odeleben, Vol. I, pag. 167.


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scire, che aJI'inizio furono le cause dei nostri trionfi , alla fine ci divennero fatali » .(12) Alcuni storici, esaminando gli ultimi anni dell'attività di condottiero di Napoleone, sono giunti alla conclusione che la sua mancanza di successo deve essere spiegata dalla cattiva salute o dalla degenerazione fisica causata dagli eccessi e dall'aumento di peso. Vi sono pochi elementi per sostenere questa tesi , e molti per confutarla.( 13) Durante la sua campagna del 1812 in Russia, molti esempi della sua incessante attività vennero annotati da Caulaincourt , quali: « L' Imperatore mostrò incredibile attività durante la sua permanenza a Vilna. Ventiquattro ore al giorno non gli bastavano ... » « Egli trascorse la giornata in sella, fece ricognizione del terreno in ogni direzione, anche a distanza considerevole e ritornò alla sua tenda molto tardi , dopo aver praticamente visto e controllato ogni cosa di persona ... >>. « Egli lavorò tutto il giorno e parte della notte. La Francia venne amministrata, la Germania e la Polonia sentirono l'impulso della sua mente: proprio come se fosse stato alle Tuileries ».(14 ) Nel 1813, la stessa attività viene rilevata da D 'Odeleben.(15) . Il vero è che fu questa attività e non la sua letargia, la causa sia della sua ascesa che della sua caduta , poichè lo indusse a credere di poter assommare in sè i compiti di comandante supremo e di capo di stato maggiore; il risultato fu che, quando l'esercito fu cresciuto al punto da rendere necessari abili ufficiali di stato maggiore, non ve n'erano di disponibili. Ancora, sentiamo cosa dice Caulaincourt: nel 1812, ci informa che « lo Stato Maggiore non prevedeva nulla, ma d'altra parte,poichè l'Imperatore voleva fare ogni cosa personalmente , e impartire ogni ordine, nessuno, neppure lo Stato Maggiore Generale, osava assumersi la responsabilità di dare il più irrilevante degli ordini ».(16) Benchè nell812 Napoleone avesse scritto a Berthier: « Lo Stato Maggiore Generale è organizzato in modo tale che non si può fare affidamento su di esso per alcunchè >> (1 7), nell813 troviamo che D'Odelben scrive: « Sembra che in questa campagna gli ufficiaJj della Stato Maggiore di Berthier non fossero abili o esperti come quelli che in passato lo avevano circondato ... Globalmente, l'esercito in questa campagna era una macchina troppo complicata e troppo imperfetta

(12) "Souvenirs Militaires de 1804 à 1814'' (1863}, pagg. 188·119. (") Prima di iniziare la campagna di Lipsia, come viene riferito da D'Odeleben, Napoleone disse: «Condurrò questa campagna da Generale Buona parte e non da Imperatore »e fu quel che in gran parte fece. (") " Memoirs", Vol. l. pag. 255. Nel 1809, benché fosse un mediocre cavaliere, Napoleone cavalcò da Valladolid a Burgos, per una distanza di 77 miglia, in cinque ore. (") Vedi, in particolare , Vol. l, pag. 224. (16) " Memoirs", Vol. !, pag. 255. (") "Correspondaoce", n. 18884, Vol. XXIV, pag. 7.


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per consentire il coordinamento. Promozioni, riforme, ripianamento delle scorte, in una parola tutta la molteplicità di movimenti che ebbero luogo in seguito, diedero origine a difficoltà che neppure tutta l'autorità di Napoleone riusciva sempre a superare » .(18) I marescialli di Napoleone non erano stati elevati alloro grado per comandare ma soltanto per obbedire; erano dei seguaci e non dei condottieri, principi vassalli molti dei quali erano stati promossi ad alti gradi per ragioni dinastiche, politiche e personali. Molti erano di umili origini. Cosi, Massena era figlio di un locandiere, come Murat; Ney di un bottaio, Lefebvre di un mugnaio, Lannes di un palafreniere, Augereau di un muratore, e la « follie de grandeur » diede loro alla testa. L'imperatore diede benessere e rango a questi uomini , garantì loro entrate fino a un milione di franchi e li fece principi e duchi. Dopo la sua caduta, e subito prima di lasciare la Francia per l'Elba, egli disse a Caulaincourt che « si sentiva colpevole per aver fatto ricorso troppo frequentemente a marescialli, negli ultimi tempi, dal momento che essi erano diventati troppo ricchi, troppo "grands seigneurs" e mal sopportavano la guerra. Secondo lui , le cose sarebbero andate molto meglio se avesse messo al comando dei buoni generali di divisione che ancora dovevano guadagnarsi il bastone da maresciallo ».(19) Al nuovo esercito francese si opponevano quelli di Russia e Prussia. Il primo assommava a circa 110.000 uomini, di cui 30.000 erano cavalieri e cosacchi. Questi ultimi erano cavallerizzi indisciplinati, il terrore non soltanto delle retrovie francesi ma anche dei contadini tedeschi; fra loro c'erano molti baskiri e tartari, ancora armati con arco e frecce.(20) L'esercito pru_ssiano era il prodotto della decadenza che aveva seguito la battaglia di Jena, che trasformò la Prussia da uno stato feudale in uno semi-liberale. Il 9 ottobre del 1807, con l'Editto di Emancipazione, la schiavitù fu abolita; l'organizzazione semifeudale dell'esercito venne cancellata e si iniziò ad inculcare il patriottismo come base morale del servizio militare. Benché - con la Convenzione di Parigi dell'8 settembre 1808 Napoleone avesse limitato la forza dell'esercito prussiano a 42.000 tra ufficiali e truppa, per gli arruolamenti di un decennio, mediante il « Kriimpersystem » , introdotto da Scharnhorst , le reclute venivano rapidamente e segretamente fatte passare nei ranghi delle unità in vita e di lì nella riserva. Fin dall'inizio, l'obiettivo di Scharnorst era la creazione di un vero esercito nazionale, ma la sua realizzazione non si concretò fino al 1814. Al tempo della defezione di Yorck, non erano rimasti in Prussia più

('8) D'Odeleben, Vol. II , pagg. 363-364. ('9) "Memoirs", Vol. II , pagg. 363-364. (2") Faio, Vol. II, pag. 361.


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di 38.000 soldati; ma prima di ciò, allo scopo di rimediare alle distruzioni avvenute in Russia , Napoleone aveva dato ordine a Federico Guglielmo di arruolarne altri 30.000. Successivamente con un decreto emanato il 9 febbraio 1813, venne creata la« Landwehr » -una milizia di coscrizioneoltre a unità volontarie di « Jager » e a un certo numero di « compagnie libere », in gran parte reclutate fra gli stranieri. Entro la metà d'aprile, quando Napoleone fu pronto ad entrare in campo, l'esercito prussiano assommava a 80.000 uomini. L'Il marzo, l'imperatore illustrò ad Eugenio il suo primo piano di operazioni (21) che, benché non sia mai stato messo in atto, è di considerevole interesse perché durante l'intero corso della campagna non fu mai completamente dimenticato. Esso prevedeva di attraversare l'Elba a Havelberg, portare 30.000 uomini a Stettino, e poi andare in soccorso di D anzica. Ciò avrebbe fatto guadagnare altri 30.000 uomini. v'era molto di più in questo piano, poiché una campagna nel nordo avrebbe portato la guerra nel cuore della Prussia, avrebbe posto Berlino alla mercé di Napoleone e avrebbe completamente mandato all'aria il reclutamento prussiano. Inoltre, minacciando da settentrione le comunicazioni russe attraverso la Polonia, avrebbe attirato sia l'esercito prussiano che quello russo verso nord, cioè lontano dall'Austria, che quindi sarebbe stata isolata. Ancor più, se avesse superato in velocità gli avversari, il che era probabile, calando alle loro spalle Napoleone avrebbe potuto creare l'occasione per combattere un'altra Jena, questa volta facendo fronte verso la Francia. Come dice il conte Yorck von Wartenberg, era un piano che« non temeva confronti con i suoi migliori, sia in fatto di audacia che di vivacità d'ingegno ».(22) Però non venne mai attuato, perchè per maggio , quando il movimento era previsto, Napoleone riuscì ad avere a malapena i due terzi dei 300.000 uomini necessari e non disponeva quindi di forze per fissare l'avversario nell'area di Dresda mentre egli si sarebbe mosso su Havelberg e Stettino. Per allora era diventato evidente anche per lui che la crescente inquietudine degli stati della Confederazione Renana impediva una mossa così lontana da essi. Il nascente spirito di nazionalismo che attraversava tutta la Germanie cominciava già a vincolare la sua strategia. Il secondo piano di Napoleone fu di avanzare direttamente su Lipsia e di lì su Dresda , costringendo così i suoi avversari ad accettare battaglia o a ritirarsi al di là dell'Eiba.(23) A causa della sua carenza di cavalleria, che gli impediva di coprire i propri movimenti e di proteggere adeguata-

Ma

(") "'Correspondance.. n. 19697, Vol. XXV , pagg. 61·63. ( 22) "Napoleon as a Generai~ (!902) , Vol. Il, pag. 242. 23 ( ) Vedi "'Correspondance» n. 19902, Vol. XXV , pagg. 225-226.


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mente la propria base e le linee di comunicazioni, fu costretto in alternativa ad affidarsi a linee difese lungo i fiumi. Se gli alleati, della cui dislocazione non era certo, avessero deciso di avanzare contro di lui, Eugenio doveva colpire il loro fianco destro; ma se essi fossero avanzati verso Eugenio, egli stesso sarebbe piombato sulla loro sinistra. Come vedremo, il piano numero due non era tanto un'alternativa quanto un passo preliminare verso l'esecuzione del piano numero uno; la necessità di impadronirsi di Berlino e di condurre le operazioni nel nord rimaneva l'idea dominante di Napoleone. Il realizzarla però esigeva anzitutto una vittoria decisiva nel sud che ristabilisse il suo prestigio in tutta la Germania. Il 15 aprile Napoleone lasciò St. Cloud per Magonza , ove arrivò in due giorni. Il 25 aprile si spinse verso Erfurt, il punto di riunione per tutti eccetto che per il corpo d' armata di Bertrand e, secondo D'Odeleben, « sembrava molto a disagio » ( 24) , apparentemente perchè la sua carenza di cavalleria gli impediva di scoprire che cosa il nemico stesse facendo .( 25) Egli proseguì verso Eckartsberg e il 28 aprile leggiamo che gli staffieri, con i cavalli che conducevano, vennero a lungo ritardati da« sciami di cavalleria leggera nemica che infestavano la strada » (26): un'apertura di sinistro presagio per la campagna. Nella sera del 30 aprile l'armata dell'Elba (62.000 uornin) era in posizione attorno a Merseburg e il grosso dell'armata del Meno era nelle vicinanze di Naumburg e ad ovest di essa. Nel frattempo le forze alleate64.000 fanti, 24.000 cavalieri e 552 cannoni - al comando del feldmaresciallo russo principe Wittgenstein (Kutusov era morto il 28 aprile) erano riunite nell'area Zwenkau-Altenburg, a sud della strada Naumburg-Lipsia. Napoleone poteva contrapporre loro immediatamente 145.000 uomini e 372 cannoni, di cui però soltanto 7500 erano di cavalleria. Egli aveva assoluto bisogno di una rapida e decisiva vittoria, non soltanto per rincuorare le sue giovani truppe, ma ristabilire il suo prestigio. 11 1° maggio, l'armata dell'Elba ricevette l'ordine di avanzare da Merseburg a Schladebach, mentre l'armata del Meno doveva così muoversi: il III corpo (Ney) con la cavalleria della Guardia, da Weissenfels verso Lutzen , con il VI •(Marmont) in supporto; la Guardia doveva portarsi a Weissenfels; il IV corpo d'armata (Bertrand) assieme al XII di Oudinot, doveva marciare su Naumburg. In questo giorno il maresciallo Bessières venne ucciso da un colpo di cannone, e alla sera Napoleone entrò a Lutzen. Il 2 maggio fu ordinato a Ney di tenere saldamete Lutzen e di presidiare in forze i villaggi di Klein e Gross Gorschen, Rahna e Kaja, a sud di

(" ) D'Odelebcn, Vol . I , pag. 34 ( 2S) Vedi "Correspondance» n. !9873, Vol. XXV , pagg. 204-205. ( 26) D'Odelebcn, Vol. l, pag. 35


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Fig. 27: La Campagna di Lipsia, 1813.


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Liitzen, allo scopo di dar protezione all'avanzata dell'armata dell'Elba su Lipsia e agli elementi arretrata dell'annata del Meno mentre serravano su Liitzen. Nel caso di un attacco dalla direzione eli Zwenkau, il distaccamento fiancheggiante di Ney avrebbe dovuto diventare un'avanguardia che , svolgendo un'azione di fissaggio del nemico, avrebbe dovuto guadagnare tempo in modo che il resto dell'esercito potesse manovrare attorno ad essa. Nel frattempo , la cavalleria russa aveva riferito al comando alleato che i francesi erano sparsi su una colonna di marcia che andava da Weissenfels a Lipsia , con un debole distaccamento fiancheggiante a Kaja. La notizia era esatta, perchè Ney aveva trascurato di fare le ricognizioni in direzione di Peggau e Zwenkau che alle 4 del mattino aveva ricevuto l'ordine di eseguire (27) e , invece di concentrare il grosso del suo corpo d 'armata nell'area di Kaja, aveva lasciato tre delle sue cinque divisioni a Liitzen. Inoltre, i suoi avamposti furono così inerti che non riuscirono a scoprire il nemico che era soltanto a due miglia di distanza da loro. Quando ricevette il rapporto della cavalleria, Wittgenstein decise di distruggere il distaccamento fiancheggiante fr~ncese, di tagliare l'avversario a metà e di cacciarlo tutto a est di Liitzen , nelle paludi dell 'Elster. Napoleone però non attese di essere attaccato (18) e circa alle nove del mattino del2 maggio lasciò Liitzen e cavalcò avanti per raggiungere Lauriston, che aveva ricevuto ordine di scacciare Kleist da Lindenau e occupare Lipsia. Alle 11, mentre accompagnato da Eugenio e da Ney si stava avvicinando a Lipsia,improvvisamente si udì un violento bombardamento nella direzione di Kaja.(29) Subito Ney tornò al galoppo al suo corpo d'armata e l'imperatore, dopo aver ordinato a tutte le truppe che si trovavano sulla strada di Lipsia di far retromarcia e puntare su Kaj a e dopo aver disposto che Marmont e Bertrand, che si trovavano ancora a ovest di Liitzen, facessero lo stesso, ritornò a Liitzen. Nel frattempo ebbe luogo un clisperato combattimento a Rahna e a Grosse Klein Gorschen e, quando alle 14.30 Napoleone arrivò galoppando, trovò il III corpo d'armata in una situazione critica. Come sempre, tuttavia, la sua presenza ebbe un magico effetto sugli uomini. Da ogni parte risuonò il grido« Vive l'Empereur! » « Praticamente neppure i feriti passarono davanti a Bonaparte - scrive D'Odeleben - senza salutarlo con l'usuale « Vivat ». Perfino coloro che avevano perso un arto, e che entro poche ore sarebbero stati preda della morte, gli resero questo omaggio »

(") "Correspoodance" n. 19942, Vol . XXV , pag. 254. (21) D 'Odelebeo, Vol. l , pag. 49 e " Mémoires du Maréchal Marmonl Due de Raguse • (1865). Vol. V, pag. 15. (2!1) Fain, Vol. l, pag. 348.


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( 30 ).

L'imperatore incoraggiò gli uomini di Ney e li condusse avanti )). In tutta la mia carriera, questo è probabilmente il giorno in cui- scrive Marmont- Napoleone corse il più grave pericolo personale sul campo di battaglia ... Egli si espose continuamente, riportando alla carica le sconfitte truppe del III corpo d'armata ))_ (3 1) . Nella lotta disperata che seguì il generale Schamhorst fu mortalmente ferito . AIJe 17.30 circa, mentre Macdonald si era avvicinato sulla destra dell'armata alleata e Bertrand ·(32) e Marmontt sulla sua sinistra, Napoleone ordinò a Drouot di schierare una batteria di 80 cannoni un po' a sud ovest di Kaja.(33) Poi suddivise la Giovane Guardia in quattro colonne, sostenute dalla Vecchia Guardia e dalla cavalleria della Guardia, e alle 18.30 risuonò l'ordine «La garde au feu »! Allora Rahna, Gross e Klein Gòrschen vennero prese d'assalto e col cadere della notte la battaglia terminò. Gli alleati appresero che Kleist era stato scacciato da Lipsia e, temendo che la loro via di ritirata venisse tagliata, decisero di riepiegare; cosa che fecero in perfetto ordine, sotto la copertura della cavalleria, e portando via i loro feriti. La vittoria guadagnata dai francesi non fu in alcun modo decisiva. Con altre due ore di luce, lo sarebbe stata certamente poichè nient'altro se non un miracolo avrebbe potuto impedire che gli alleati venissero scaraventati neiJ'Elster e annientati. E non ci fu inseguimento, perchè la cavalleria francese non era in grado di affrontare i russi. Fu però una vittoria a caro prezzo: i francesi ebbero 18.000 tra morti, feriti e prigionieri, di cui 12.000 vanno attribuiti al solo corpo di Ney, mentre gli alleati ne persero 11.500. Alle tre del mattino del 3 maggio Napoleone ordinò a Ney di far riposare il suo corpo d'armata a Li.itzen per 24 ore e poi di marciare attraverso Wittenberg su Berlino, mentre l'armata dell'Elba inseguiva gli alleati, che ora erano io piena ritirata verso Dresda. Bi.ilov venne lasciato a proteggere Berlino con circa 30.000 prussiani e, dopo molto dispute e discussioni, i russi e i prussiani si ritirarono attraverso Dresda su Bautzen, ove vennero rinforzati da 13.000 russi al comando di Barclay. L'8 maggio Napoleone entrò a Dresda, ove decise di stabilire il suo deposito avanzato principale. La sua linea di comunicazioni correva da Magonza a Weimar e di qui si biforcava attraverso Jena e Altenburg per Dresda

(30) Vol. l, pag. 51. (") "Mémoires", Vol. V, pag. 26. (l2) All'una del pomeriggio la divisione di testa di Bertrand era a meno di quattro miglia da Kaja , ma invece di marciare verso il suono del cannone si fermò fino alle tre per attendere ordini. Questo è tipico della mancanza di iniziativa da parte dei generali di Napoleone . (») A Liitzen i francesi spararono 39.000 colpi di cannone (Fain, Vol. I, pag. 367).


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e, attraverso Naumburg, per Lipsia. Poi, dato che i rinforzi arrivarono regolarmente, cominciò a riorganizzare il suo esercito in modo da poter simultaneamente agire contro Berlino e contrò Bautzen. Mandò l'incapace Eugenio in Italia , poi rimise insieme le armate dell'Elba e del Meno e infine divise nuovamente il totale in due eserciti separati, uno al comando di Ney e l'altro alle sue dirette dipendenze. Il primo includeva i corpi d'armata III (Ney), V (Lauriston), VII (Reynier) e II (Vietar), una divisione di cavalleria leggera e il II corpo di cavalleria (79.500 fanti e 4.800 cavalieri); il secondo era invece costituito dal IV (Bertrand), VI (Marmont), XI (Macdonald) e dal XII corpo d'armata di Oudinot, oltre che dalla Guardia, dalla cavalleria della Guardia e dal I corpo di cavalleria (107 .000 fanti e 12.000 cavalieri). Mentre era così occupato , venne a sapere che gli austriaci avevano stipìulato un patto con i russi e i prussiani ma, a causa della sconfitta di Liitzen, ora segnavano il passo.(34) Egli vide in questo uno spiraglio verso il suo obiettivo principale , l'instaurazione di una pace generale, e il 17 maggio diede istruzioni a Caulaincourt affinchè proseguisse verso gli avamposti nemici e chiedesse di essere presentato allo Czar, a cui doveva proporre un armistizio a premessa della convocazione di una conferenza di pace a Praga. (35) Contemporaneamente, e allo scopo di accelerare la pace, convinto che gli alleati avrebbero accettato battaglia a Bautzen, ordinò all'XI, al VI e al IV corpo d'armata , sostenuti dal XII, di avanzare verso quella città. Nello stesso tempo inviò direttive a Ney perchè muovesse il VII e il III corpo d'armata su Berlino, mentre faceva avanzare il II e il V su Bautzen per la via di Hoyerswerd. Poco dopo revocò l'ordine di quest'ultimo movimento e diede istruzioni a Ney affinchè facesse marciare il suo intero esercito su Bautzen. Sfortunatamente, Ney aveva già fermato Reynier e aveva già fatto partire Vietar; ciò, a dispetto del contrordine, significava che il II corpo d'armata, e probabilmente anche il VII, sarebbero rimasti esclusi dalla incipiente battaglia. Berlino, tutt'al più, era soltanto un obiettivo secondario, perchè se gli alleati fossero stati battuti in modo decisivo a Bautzen, la caduta di Berlino ne sarebbe inevitabilmente seguita. È strano che Napoleone non sia riusciuto a vederlo, quando inviò il suo primo ordine a Ney. Se lo avesse fatto la battaglia di Bautzen , invece di essere una seconda Liitzen , avrebbe potuto fargli conquistare la pace che così ardentemente desiderava. Il 19 maggio, dopo aver fatto una ricognizione delle posizioni alleate

("') Fain, Vol. I, pagg. 388-390. (3S) Vedi "Correspondance" n. 20017 e 20031 , Vol. XXV, pagg. 299 e 390.


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a Bautzen, che si trova sulla riva orientale della Sprea e che era tenuta da 64.000 russi e 32.000 prussiani sotto il comando nominale di Wittgenstein , Napoleone decise di fissare l'avversario con un attacco frontale il 20 maggio e di portare avanti l'armata di Ney il giorno seguente, facendola discendere dal nord per cadere alle spalle del nemico, tagliargli le comunicazioni e schiacciarlo contro le montagne boeme. Se ci fosse riuscì to, l' Austria - che ancora non era pronta - non avrebbe osato muoversi e, senza l'assistenza austriaca, i russi e i prussiani indeboliti e scossi sarebbero stati costretti ad accettare una pace alle condizioni che avrebbe loro imposto. Il 20 maggio la battaglia ebbe un andamento interamente favorevole a Napoleone poichè lo Czar, che invariabilmente ignorava i suoi generali comandanti, credeva che l'intenzione del suo avversario fosse quella di aggirare la sinistra alleata e di spingerla verso nord allontanandola dall'Austria; fece perciò proprio il gioco di Napoleone , insistendo a rinforzare la sinistra a detrimento del centro e della destra. Nel frattempo l'armata di Ney avanzava a marce forzate e, nella sera del 20 maggio, raggiunse le seguenti località: il III corpo d'armata, Sdier; il V , Siirchen; il VII, Hoyerswerd; iJ 11, Senftenberg. Le prime due erano vicine alla Sprea, la terza era a 35 miglia distante da essa e l'ultima a più di 50. Alle 4 del mattino del 21 maggio Ney ricevette ordine di marciare su Weissenberg e si fermò a Preititz alle 11 del mattino , ove doveva prepararsi per piombare alle spalle degli alleati mentre , alla stessa ora, Napoleone lanciava il suo assalto finale e generale. Il III e il V corpo d'armata lasciarono i loro bivacchi tra le 4 e le 5 del mattino , attraversarono la Sprea a Klix e raggiunsero Prcititz alle 10. Colà Ney li fece ferma re e attese l'assalto generale. Esso però non ebbe luogo fi no alle tre del pomeriggio e, quando avvenne, invece di puntare verso Weissenberg Ney entrò in contatto con l'ala destra nemica. Se Ney avesse avuto tutta la sua armata avanti, ciò non avrebbe avuto importanza, poichè in tal caso avrebbe potuto dirigere su Weissenberg il II e il VII corpo d'armata. Gli alleati si resero conto del pericolo che stavano correndo: alle 4 del pomeriggio interruppero la battaglia e, sotto la copertura della loro potente cavalleria, si ritirarono in buon ordine su Gorlitz. Nonostante ciò la loro situazione era critica , perchè avevano perso fiducia l' uno nell'altro ed erano scoppiati violenti dissensi tra loro; se Napoleone fosse stato in condizione di effettuare un sostenuto inseguimento di cavalleria, sembra quasi certo che sarebbero stati rapidamente disintegrati. Il fallimento dei francesi nell'acquisire una vittoria decisiva va imputato in parte a Napoleone e in parte a Ney. Il fatale ordine iniziale dell'uno privò l'altro del corpo d'armata di Vietar e fece sì che Reynier arrivasse soltanto mentre la battaglia finiva. L'ottusità di Ney, che mai in tutta la sua carriera afferrò il significato della strategia di Napoleone, condusse d'altro canto alla confusione di Preititz. Si potrebbe ben chiedere, visto


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che era Ney a dover vibrare il colpo decisivo , se Napoleone non avrebbe dovuto cavalcare a Klix nel mattino del 21 maggio - erano otto o nove miglia da Bautzen - e sovrintendere personalmente al suo attacco. Le perdite francesi e alleate vengono fornite con valori diversi , ma probabilmente ammontarono a circa 20.000 per ciascuna parte. A tal prezzo, i francesi fecero un ben magro guadagno. Come Liitzen , Bautzen fu un'altra vittoria di Pirro e Napoleone la riconobbe tale perchè mentre guardava i nemici che si ritiravano rilevò: « Commenti Après une te/le boucherie aucun resultant! Point de prisonniers! Ces gens-là ne me laisseront pas un clou! ».(36) Pochi minuti dopo, il maresciallo D uroc, che era stato con lui mentre borbottava queste parole, fu mortalmente ferito da una palla di cannone. La sua morte colpì profondamente l'imperatore, che ordinò di suonare il cessate il fuoco. 1122 maggio , mentre si intraprendeva l'inseguimento, Oudinot venne lasciato indietro per raccogliere il suo corpo d'armata e marciare poi su Berlino. TI 27 maggio raggiunse Hoyerswerd e nello stesso giorno l'esercito principale attraversò il Katzbach . Gli alleati si ritirarono allora in Slesia, allo scopo di rimanere in contatto con l'Austria . Due giorni più tardi Davout e Vandamme rioccuparono Amburgo e ill 0 giugno, mentre gli alleati si erano ritirati a Schweidnitz, Napoleone entrò a Breslavia. Benché il19 maggio lo Ciar avesse rifiutato di concedere un colloquio a Caulaincourt.(37) il 1° giugno venne concordato tra i tre belligeranti un armistizio che il6 giugno, a Pliiswitz, venne prorogato al20 luglio. Più tardi fu esteso ancora fino al 16 agosto, allo scopo di consentire la discussione dei termini della pace a Praga. Benché lord Burghesh, che era il rappresentante britannico acreditato presso il comando alleato, ritenesse che l'armistizio andasse molto a favore di Napoleone.( 38) Jomini (39) era convinto che fosse l'errore più grossolano nella carriera all' imperatore e, da allora, - quasi tutti gli storici della campagna hanno pensato la stessa cosa. Se si dovesse considerare soltanto la situazione strategica, indubbiamente essi avrebbero ragione perché, se gli alleati avessero accettato battaglia a Schweidnitz, cosa che avevano deciso di fare all'insaputa di Napoleone, tutto quel che questi avrebbe avuto bisogno di fare era di trattenerli

(-") Fain, Vol. l; pagg. 421 -422. • Come! Dopo un tal macello, nessun risultato? nemmeno un pri· gi<>niero! Quella gente non mi lascerà neanche un chiodo! • . (11) Ibid. Vol. l, pag. 402. (") « Memoir of the Operations of the Allied Annies, 1813-1814 ,. (1822), pag. 2. (") Jomini era stato capo di stato maggiore di Ney a Lutzen , ma poco dopo aveva disertato ed era passato agli alleati .


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sul fronte , aggirare il loro fianco destro e spingerli in confusione nel Riesen Gebirge. Quali furono allora le ragioni di Napoleone per questa stupefacente cessazione delle ostilità? Esse vengono fornite in una lettera, datata 2 giugno e indirizzata al generale Clarke a Parigi. « Mi sono deciso per l'armistizio - scrive Bonaparte - per due ragioni. La prima, a causa della mia carenza di cavalleria , che mi impediva di sferrare grossi colpi; la seconda, nell'ipotesi di un atteggiamento ostile da parte dell'Austria ».(40) Citando questo passo , Yorck von Wartenberg aggiunge: « Non siamo certi che queste due ragioni spieghino completamente questo gesto sorprendente».(4 1) Esse non lo spiegano affatto e, tra i tanti studiosi di questa campagna, il colonnello Maude è uno dei pochissimi che si è preso la briga di esaminarle. Ecco quanto rileva: poiché in quel momento 90.000 degli uomini di Napoleone erano nella lista degli ammalati.(42) e poiché le sue perdite fino ad allora avevano superato quelle dei suoi antagonisti di 25.000 uomini, non gli erano rimaste forze sufficienti per combattere un'altra battaglia e una sconfitta avrebbe subito indotto l'Austria ad entrare in guerra. Inoltre, è ben vero che una potente ed efficiente forza di cavalleria era indispensabile per il metodo di Napoleone di condurre la guerra. « La sua artiglieria- scrive Maude - poteva aprire vuoti nella linea nemica con il tiro a mitraglia ma di fronte alla superiore cavalleria avversaria la sua fanteria poteva soltanto ripararsi dietro le strisce di morti che così si formavano, marciando in colonne compatte, pronta a formare quadrati col minimo preavviso. Ciò, egli lo sapeva, produceva ripetuti ritardi che il nemico utilizzava per frammentare il combattimento ». Senza cavalleria, non poteva esserci azione decisiva. Cosa altrettanto importante, « ... egli aveva lasciato Dresda con le sole munizioni sufficienti per "un jour de bataille" e la sua marcia era stata cosi rapida che i suoi convogli non riuscivano a raggiungere le truppe ».(43) . E , per soprammercato , le sue linee di comunicazione erano insidiate da cosacchi e partigiani. Il 25 maggio era stata compiuta un'incursione ad Halle e, benché il l o giugno Napoleone ancora noo lo sapesse, il 30 maggio un convoglio d'artiglieria, scortato da 1.600 armati, era stato intercettato e catturato presso Halberstadt. Perciò la verità sembrerebbe che, malgrado la deplorevole posizione strategica degli alleati, lo slancio di Napoleone fosse esaurito e quindi , come Pirro, abbia dovuto abbandonare la campagna.

( 40)

"Correspoodance" n. 20070, Vol. I, pag. 346.

(") « Napoleoo ad a Generai • Vol. Il, pag. 268.

(") "The Cambridge Modem Histcory" Vol. rx, pag. 52I , dice 30.000. ( ' 3} « Thc Leipzig Campaigo 1813 » del colonnello F.N. Maude (1908) pagg. 142-143.


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Il 10 giugno Napoleone tornò a Dresda e, poichè teneva i passaggi sull'Elba tra Amburgo e Dresda, decise di fare di quel fiume la sua base di rifornimento.( 44 ) « Ciò che è importante- scrisse più tardi a St.Cyrè non essere tagliati fuori da Dresda e dall'Elba. Mi importa poco se sono tagliato fuori dalla Francia » .(45) Nel frattempo , i suoi nemici non rimanevano inattivi. Il 15 giugno, l'Inghilterra garantì con un trattato alla Russia e alla Prussia un sussidio di due milioni di sterline e ne offrì 500.000 all'Austria se si fosse unita a loro . Il 7 luglio Bernadotte, principe della corona di Svezia, venne convertito alla causa alleata e il 19 luglio , a Reichenbach, anche l'Austria decise di unirsi. Con tale trattato, venne concordato che per nessuna ragione alcuna delle potenze alleate doveva correre il rischio di scontrarsi da sola in battaglia contro Napoleone in persona. Qualsiasi esercito Io avesse incontrato doveva subito ritirarsi fino a quando tutte le forze in campo potessero essere riunite contro di lui. Poco dopo , l'Austria offrì alla Francia la pace a questi termini: il Granducato di Varsavia e la Confederazione del Reno dovevano essere aboliti; le Provincie Illiriche dovevano essere restituite all'Austria e la Prussia doveva riguadagnare le posizioni che teneva nel 1805. Poichè queste condizioni erano inaccettabili per Napoleone, il 10 agosto l'armistizio fu denunciato dalla Russia e dalla Prussia e due giorni dopo l'Austria dichiarò guerra alla Francia.(46) Il 15 agosto - ultimo giorno di armistizio - D ' Odelben ci informa che Napoleone era « estremamente serio e pensieroso ». (47) Aveva certamente tutte le ragioni per esserlo, poichè le forze che si stavano riunendo erano enormi. Fino ad allora egli aveva messo assieme 442.000 uomini , 40.000 dei quali di cavalleria. Erano inquadrati in 559 battaglioni e 395 squadroni, ed erano appoggiati da 1284 cannoni. In aggiunta, Napoleone aveva 26.000 uomini che presidiavano le fortezze dell'Elba, 55.000 che tenevano quelle in Polonia e in Prussia, e 43.000 uomini in seconda linea. -Contro di lui c'erano le forze campali della Russia (184.000), della Prussia (162.000), dell'Austria (127.000), della Svezia (39.000); inoltre, un contingente anglotedesco forte di 9.000 uomini, che comprendeva una batteria britannica di razzi, comandata dal capitano Bogue. Le quattro forze campali costituivano 566 battaglioni, 572 squadroni, 68 reggimenti di cosacchi e 1380 cannoni. Dietro di loro erano disponibili riserve e forze d'assedio che assommavano a 143.000 uomini, e altri 112.000 presidiavano le fortezze in Prussia e in Boemia. Le forze campali alleate era-

('") Vedi "Correspoodance" n. 20142, Vol. XXV, pagg. 393·397. Ibid., n. 20398, Vol. XXVI, pag. 78. ( 46) Vedi "Correspondance" n. 20300, Vol. XXVI , pag. 34. ('') Vol. l, pag. 231.

('5)


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no divise in tre eserciti: l'armata di Boemia al comando del principe Schwarzenberg; l'armata di Slesia, comandata dal principe Bliicher , e l'armata del Nord guidata da Bernadotte. Questi dati non erano noti a Napoleone il quale, il 12 agosto a Dresda, credeva che il principale esercito nemico, forte di 200.000 uomini al comando dello Czar e del re di Prussia, fosse in Slesia e che , poichè l'Austria avrebbe dovuto guardarsi dalle forze francesi suii'Inn e sull' lsonzo, molto probabilmente non avrebbe potuto ammassare più di 100.000 uomini in Boemia. Allo scopo di affrontare questa problematica distribuzione, egli decise per due operazioni: una difensiva nel sud, basata su Dresda, e una offensiva nel nord, basata su Amburgo. La prima avrebbe dovuto prevedere l'arrivo del I corpo d 'armata (Vandamme) a Dresda il17 agosto; del II (Victor) a Rothenburg; delll1 (Ney) a Liegnitz; del V (Lauriston) a Goldberg; del VI (Marmont) a Bunzlau; dell'XI (Mac donald) a Lòwenberg; del XIV (Gouvion-St. Cyr) a Pirna; della Guardia a Dresda, assieme al l, Il , IV e V corpo di cavalleria. Il primo compito di questa forza era di fiancheggiare le linee di marcia dell' armata di Slesia, che portavano a nord verso Berlino e a sud verso la Boemia. L'operazione offensiva, al comando di Oudinot, doveva essere diretta contro Berlino e sarebbe stata appoggiata da Davout, che operava da Amburgo. A Oudinot vennero dati il IV corpo d'armata (Bertrand) che si trovava a Peitz; il VII (Reynier) a Kalau ; il XJI·(Oudjnot) a Baruth, e il III corpo di cavalleria; a Davout rimaneva affidato il suo XIII corpo d'armata che era presso Amburgo , con in più la divisione di Girard.( 48). Il maresciallo St. Cyr era contrario ad una offensiva su Berlino , e altrettanto il maresciallo Mannont. Il primo fece rilevare a Napoleone che aveva alquanto sottovalutato la forza e la capacità di combattimento dell'esercito di Bernadotte (49) e il secondo, profeticamente, gli disse: « Io temo assai che il giorno in cui Vostra Maestà ha guadagnato una vittoria e crede di aver vinto una battaglia decisiva, possa scoprire di averne perse due », (50) Nelle sue « Memorie » ( 51 ) Marmont ci dice che fu l'emotività che spinse Napolene ad agire rapidamente contro la Prussia; tuttavia sembrerebbe una miglior ragione il fatto che, come nel suo progetto dell 'li marzo, una mossa su Berlino poteva attirare i prussiani e i russi verso nord , e perciò lontano dall' Austria. Il 15 agosto, fu ricevuta notizia che una considerevole forza russa era stata distaccata dall'esercito di Bliicher ed era sulla strada della Boemia.

(<3) Vedi "Correspondance•· n. 20357, 20360 e 20365, Vol. XXVI , pagg. 32, 34 e 37. (•~) « Mémoires pour servirà I'Histoire , etc. » (1831) Vol. TV, pag. 59. (SO) « Mémoires du Maréchal Marmont • (1851) , Vol. V, pagg. 140, 207. (" ) Tbid., Vol. V, pag. 139.


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Allora Napoleone decise di muovere contro Blucher e, una volta che lo avesse battuto , di rivolgersi contro le armate della Boemia e del Nord e di distruggerle completamente.(52) Ordinò a Vandamme di venire a Bautzen per dare maniorte in queste operazioni, con l'intenzione di spostarlo poi a Zittau oppure, se il nemico avesse nel frattempo minacciato Dresda, inviarlo in aiuto di St. Cyr. A quest'ultimo assegnò il seguente compito: « guadagnare tempo, svolgere azione di frenaggio e tenere Dresda, mantenendo comunicazioni sicure e attive con Vandamme e con il Comando Generale ».(53) Il18 agosto a Gorlitz, quando ricevette conferma che 40.000 russi stavano procedendo dalla Slesia verso la Boemia, Napoleone decise di andare a Zittau e di attaccarli sul fianco mentre erano in formazione di marcia. Il 20 agosto tuttavia apprese che Blucher stava avanzando verso il III, V e VI corpo d'armata e rinunciò a questo progetto. Si rivolse contro di lui e attraversò il Bober il 21 agosto. Immediatamente però Bliicher venne a sapere della sua presenza e, in accordo col piano di Reichenbach , si ritirò subito. Apparentemente, Napolene non si avvide che si trattava di una manovra strategica preordinata. Il 22 agosto si trovava a Lowenberg e di là inviò una lettera per Maret a Parigi, nella quale troviamo queste parole illuminanti: « Parlando in generale , l'aspetto peggiore della nostra situazione è la scarsa fiducia che i miei generali ripongono in se stessi. Ogni volta che io non sono presente ingrandiscono la forza dell'avversario ».(54) Probabilmente si riferiva a un messaggio che aveva ricevuto da Dresda, nel quale St. Cyr lo informava che l'armata di Boemia si stava avvicinando e che la città era in pericolo . Siccome ciò poteva essere vero, Napoleone passò subito il comando supremo delle truppe in Slesia a Macdonald e gli ordinò di respingere Bli.icher a Jauer e di occupare poi una posizione difensiva sul Bober, allo scopo di prendere sul fianco l'avversario nel caso tentasse di marciare su Berlino o su Dresda. Poi commise un errore che gli sarebbe costato la campagna. Intravvide improvvisamente , come in una visione, la possibilità di una straordinaria manovra e, trascurando la precaria posizione di St. Cyr, invece di mandarlo in suo aiuto ordinò a Yandamme di portare il proprio corpo d'armata a Stolpen.(55 ) Che cos'era questa grande manovra? Consisteva nel concentrare la Guardia , il I corpo di cavalleria nonchè il I, II e VI corpo d'ar-

("') ''Correspondance", n. 20398, Vol. XXVI , pagg. n-78. (S') "Correspondance", o. 20398, Vol. XXVI, pagg. 77-78. (") Ibid., n. 20437, Vol. XXVI, pagg. 112-113. (SS) fbid. n. 20446, Vol. XXVI, pag. 119. Vedi anche Fain, Vol. Il , pag. 234.


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mata a Stolpen il25 agosto e nella notte seguente far avanzare 100.000 uomini oltre a l'Elba a Konigstein, occupare Pirna, cadere alle spalle dell'armata di Boemia, annientarla e indi marciare su Praga, costringendo l'Austria a uscire dalla guerra.(56) All 'una di notte del 25 agosto Napoleone partì per Stolpen, da dove inviò il generale Gourgaud a Dresda per verificare la situazione di St. Cyr. Nel pomeriggio gli giunse una voce secondo cui il 23 agostro Oudinot era stato sconfitto da Bernadotte e da Biilow a Gross Beeren , poche miglia a sud di Berlino, e si stava ritirando su Wittenberg. Alle 11 della sera Gourgaud tornò e riferì che la situazione a Dresda era critica. Non osando rischiare la perdita di Dresda ( 57) - il suo principale deposito di ri fo rnimenti - decise perciò di marciare direttamente sulla capitale sassone e , all'una del mattino del 26 agosto, emanò gli ordini a tal fine: la Guardia e iii corpo di cavalleria dovevano partire alle 4 del mattino , mentre Vandamme continuava nella direzione di Pima (58 ) e, alloro arrivo a Stolpen, Marmont e Victor dovevano seguire immediatamente la Guardia. Poi , come scrive D 'Odeleben, « L'esercito avanzò come un torrente ».(59) Alle 9 del mattino Napoleone entrò a cavallo in D resda, tra grida entusiaste di « Vi ve l'Empereur! >> . Alle 10 la Guardia cominciò ad arrivare - avevano marciato per 120 miglia negli ultimi quattro giorni - e durante le notte giunsero anche Victor e Marmont. Riesaminando questi rapidi cambiamenti, vi sono pochi dubbi che se Napoleone avesse rinforzato St . Cyr con il corpo d'armata di Vandamme, come era nelle sue originali intenzioni , con molta probabilità le due unità insieme avrebbero potuto tenere Dresda fino al28 agosto. Di conseguenza non ci sarebbe stata necessità di mutilare la manovra di Pima che, sotto la personale direzione di Napoleone, avrebbe dovuto portare alla distruzione dell 'armata di Boemia. Invece, come vedremo, benchè marciando in direzione di Dresda si fosse assicurata la salvezza del suo deposito principale , inviando a Pima il solo Vandamme perse l'intera campagna. Se soltanto lo avesse rinforzato con il corpo d' armata di Victor o con q uello di Marmont, avrebbe potuto anche ottenere una seconda Jena e sarebbe stato ancora padrone d' Europa. Questa possibilità dimostra come l'armistizio non fosse poi quel grossolano errore da parte sua che tanti sto rici credono. Quando Napoleone si rivolse contro Bliicher, Schwarzenberg si mosse per colpire Lipsia, nell'intento di tagliare le comunicazioni francesi , che erroneamente credeva vitali per Napoleone. Tuttavia quando, il 20 agosto,

(56) Tbid. , n. 20499, Vol. XXVI , pagg. 121 -122. ('') Vedi Fain. Vol. LI, pagg. 258·259. (58) "Correspondance" n. 20472. Vol. XXVI, pag. 139 c Fain, Vol. Il , pag. 258. (59) Vol. l. pag. 250.


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·.

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seppe che l'imperatore era a Zittau, temendo che stesse per marciare su Praga, egli rivolse il suo esercito verso Dresda e arrivò di fonte alla città il 25 agosto. TI giorno successivo decise di attaccarla alle 4 del pomeriggio: il segnale dovevano essere tre colpi di cannone. Il mattino del 26 agosto i tre monarchi (Francesco, Federico Guglielmo e Alessandro) cavalcarono avanti per osservare i suoi preparativi e alle 9 arrivò attraverso la nebbia, con loro costernazione, una grande ovazione di « Vive l'Empereur! »: Napoleone era arrivato! Venne subito riunito un consiglio di guerra che, dopo lunga discussione, decise per la ritirata, proprio mentre qualcuno sparava i colpi di segnale e, senza altri ordini , l'attacco si scatenò. Benchè Napoleone disponesse di soli 70.000 uomini per affrontare i 150.000 del suo avversario, li respinse facilmente (60) e solo poco dopo che il combattimento era fi nito, alle 9 di sera, Marmont e Victor cominciarono ad arrivare. Nel frattempo Vandamme aveva traversato l'Elba a Koningstein e aveva ricacciato un distaccamento alleato, comandato dal principe Eugenio di Wurtemberg, a Peterswalde. Per il 27 agosto il piano di Napoleone era di trattenere il centro avversario, attaccare entrambe le sue ali e di spingere poi il nemico contro le montagne, mentre Vandamme marciava su Teplitz e gli tagliava la ritirata. Alle 6 del mattino la battaglia riprese , sotto una pioggia torrenziale .(61 ) L'ala sinistra alleata venne praticamente annientata, catturando più di 13.000 prigionieri , e alle 4 del pomeriggio gli alleati cominciarono a ritirarsi. Bagnato fino alle ossa (62 ) Napoleone tornò a Dresda, nella convinzione che la battaglia avrebbe proseguito il giorno dopo.(63 ) Quella notte scrisse queste tre righe per Cambacérès a Parigi: « Sono cosi stanco e impegnato che non posso scriverti a lungo. Il Duca di Bassano (Maret) lo farà. Qui le cose stanno andando molto b9ne ».(64) Ciò spiega chiaramente ciò che gli storici hanno chiamato « la sua letargia ». Alle prime ore del 28 agosto i francesi intrapresero l'inseguimento e Napoleone cavalcò avanti. Armi abbandonate e altri segni di una precipitosa ritirata lo convinsero che il nemico era duramente battuto e, poichè non si sentiva bene, salì sulla sua carrozza e tornò a Dresda. L'insegui-

(60) Commentando questa azione. Yorck von Wanenberg scrive: " Non conosco alcun esempio in guerra che fornisca una prova più evidente di come il numero e •l morale delle truppe . per quanto siano fauori imponantissimi, possano c~;er più che controbilanciati da lla prc<>cnta di un genio"· ( " Napoleon as a Generai " · Vol. II.pag. 246). ( 61 ) Fain. Vol. U. pag. 2n. ("') D'Odeleben. Vol. l. pag. 261. ( 63) .. Corre;pondance'", n. 20480, Vol. XXVI. pag. 144. ("') lbid. n. 20482, Vol. XXVI , pag. 147.


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mento venne lasciato nelle mani dei suoi comandanti di corpo d'armata.

(65) Ciò spiega anche la sua inattività del28 agosto , che è stata così severamente criticata. Alle 4 del po meriggio ordinò a Yandamme, allora a HeUendorf, di spingersi avanti verso Tetschen , Aus ig e Teplitz e di colpire il nemico alle spalle. Alle 8.30 della sera ricevette la notizia che Macdonald era stato messo in rotta da Bli.icher sul Katzbach e aveva perduto 15.000 uomini , fatti prigionieri, e oltre 100 cannoni. In aggiunta, la voce sulla disfatta di Oudinot venne confermata: aveva perduto 3000 uomini . Il 29 agosto, mentre N apoleone era ancora a Dresda , Yandamme avanzò fino a Kulm e lì, alle 8 del mattino del 30 agosto , mentre tentava di respingere un corpo d'armata russo , a causa di un fortuito accidente venne attaccato alle spalle e il suo corpo d'armata si disperse con la perdita di ci rca 13.000 prigionieri , compreso lo stesso Yandamme. La notizia di questa sconfitta fu ricevuta da Napoleone alle 2 del mattino del 3 1 agosto. « Pensierosamente- scrive Fai n - diede ancora uno sguardo alla mappa e, maneggiando oziosamente un compasso, ripetè udibilmente questi versi che gli tornavano alla me nte: J'ai servi , commandè, vaincu quarante années; Du monde entre mes mains j'ai vu les destinées ; Et j'ai toujours connu qu'en chaque événement Le destin des états dépendent d' un moment » ( 66 ) « La battaglia di Kulm -scrisse il colo nnello Butturlin , l'aiutante di campo dello Czar - trasformò in un grido di gioia la disperazione che si stava diffondendo nelle valli di Boemia >> . ( 67) Fu davvero così, poichè questa battaglia - seguendo dappresso quelle di Gross Beeren e Katzbach -non soltanto elettrizzò l'intera Germania, ma in più rafforzò la fedeltà dcii ' Austria alla Triplice Alleanza. Per strano che possa se mbrare, questa successione di sconfitte non indusse Napoleone ad abbandonare il suo progetto di occupare Berlino, che aveva giocato una parte così importante nel distrarre la sua strategia. Ansioso di fermare l'armata del Nord impedendole di arrivare sull'Elba, sostituì Oudinot con Ney e il 2 settembre o rdinò a quest'ultimo di andare a Baruth entro il 6 settembre, giorno in cui egli si sarebbe trovato a Luckau

(•') Faon. Vol. Il , pag. 297. (.. ) Fain. Vol. Il, pag. 320. « Ho servito. comandato. vinto per 40 anni: ho visto i destini del mondo tra le mie mani; e ho sempre saputo che in ogni avvenimento il destino degli stati dipende da un momcn· to ». 07 ( } 1bid ., Vol. Il , pag. 321.


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per spalleggiarlo. Successivamente, da Baruth doveva avanzare su Berlino e ,occuparla il 9 o il lO settembre .(68) Il giorno seguente però Napoleone fu costretto ad abbandonare la sua parte del progetto congiunto, perchè ricevette un appello urgente da Macdonald, che era sotto forte pressione sul Bo ber. n 3 settembre partì da Dresda per Bautzen, e si mise alla testa del malridotto esercito di Macdonald in una avanzata verso Hochkirch. Dall'impeto dell'attacco francese Bliicher giudicò che Napoleone fosse di nuovo al comando e si ritirò subito. Ciò, scrive d 'Odeleben, mise l'imperatorre di pessimo umore .(69) n 6 settembre un allarmistico rapporto da St. Cyr lo portò di nuovo a Dresda, ave 1'8 settembre apprese che due giorni prima Ney era andato incontro ad una catastrofica disfatta a Dennewitz e aveva perduto 22.000 uomini, di cui 13.000 erano stati catturati. Nonostante ciò, dice St. Cyr, egli valutò l'avvenimento « con tutta la freddezza che avrebbe potuto dimostrare nell'esame di eventi accaduti in Cina ... » . (7°) Dennewitz, aggiungendosi alle altre vittorie alleate, indusse il Tirolo a dichiararsi per l'annessione all'Austria, e la Baviera a disertare. Nel frattempo i cosacchi erano in azione in Hannover, Hartz e Westfalia; Tettenbom prese Brema; Dornburg sorprese una divisione francese presso Amburgo e Czernichev entrò in Brunswick. Ovunque arrivavano i cosacchi nascevano insurrezioni.(71 ) L 'intera Germania si stava sollevando contro Napoleone. Entro il 5 settembre , quando Napoleone fece retrocedere Blucher, l'armata di Boemia si era sufficientemente ripresa perchè Schwarzenberg avanzasse ancora su Dresda. Ma era appena partito quando venne a sapere che l'imperatore era tornato, perciò ripiegò ancora su Teplitz. 1110 settembre Napoleone avanzò contro di lui ma trovò la sua posizione troppo forte per attaccarla, così lasciò St. Cyr a fronteggiarla e ritornò a Dresda. Quattro giorni più tardi Schwarzenberg avanzò ancora, al che Napoleone andò a P ima e il 17 e il 18 settembre fece una ricognizione delle posizioni alleate. Mentre era così occupato, ricevette da Ney un rapporto che prematuramente riferiva che Bernadotte aveva attraversato l'Elba a Rosslau con 80.000 uomini. Ritornò a Dresda il 21 settembre . Il giorno seguente raggiunse Macdonald assieme alla Guardia e respinse Bli.icher su una posizione forte che questi si era organizzata nei pressi di Bautzen. Poi , mentre lo stava colà fronteggiando, ricevette da Ney un secondo rapporto -

( 68) "Correspondance", n. 20502, Vol. XXVI , pag. 162. (69) D 'Odeleben, Vol. I, pag. 270. ( ' ") « Mémoires • , Vol. IV, pag. 148. { ' 1) Fain, Vol. II , pagg. 353-356.

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anch'esso prematuro - secondo cui Bernadotte aveva oltrepassato l'Elba a Wanenberg. Decise allora di abbandonare tutti ì territori ad est dell'Elba, eccettuate le teste di ponte, e ordinò a Macdonald di ritirarsi sulla riva sinistra. Era costretto a questo passo dalle condizioni del suo esercito. A partire da116 agosto aveva perduto 150.000 uomini e 300 cannoni; 50.000 erano ammalati e molti dei rimanenti quasi morti di fame. Il 23 settembre scrisse una lunga, dettagliata lettera sulla questione dei rifornimenti al conte D aru, Direttore di Amministrazione, dicendo: « L'esercito non ha da mangiare. Vedere le cose in altro modo sarebbe una illusione ».(n ) Nonostante ciò, entro la fi ne dì settembre era ancora capace di mettere in campo 256.000 uomini e 784 cannoni; ma molti dei suoi soldati erano reclute non addestrate. Bernadotte, che intanto aveva davvero raggiunto l'Elba, l'attraversò a Rosslau e a valle di Wittenberg, e il 24 settembre apparve con tutte le sue fo rze di fronte a Wartenberg. Bliicher decise allora un'importante mossa: di marciare verso nord e di congiungersi a lui. Nello stes o tempo Schwarzenberg si decise a interropere le operazioni contro Dresda e ad avanzare su Lipsia. Il 3 ottobre Bliicher, alla testa di circa 60.000 uomini , battè i 15.000 di Bertrand a Wartenberg e il giorno seguente attraversò l'Elba. Bernadotte con altri 76.000 l'attraversò nello stesso giorno a Rosslau e Berby e marciò risalendo la Mulde. Ciò costrinse Ney a retrocedere u Delitzsch. Napoleone poteva fa r massa coi suoi 250.000 uomini sia contro i 140.000 di Bliicher e Bernadotte a nord, sia contro i 180.000 di Schwarzenberg a sud e, sistemato com'era su linee interne, aveva molte peranze di distruggerli uno alla volta. Non era assolutamente l'animale braccato che è stato descritto: strategicamente, era ancora padrone della situazione. Il 2 ottobre cedette a Murat il II corpo d' armata (Victo r, 16.000 uomini), il V (Lauriston, 14.000) e l'VIII (Poniatowski, 7000) oltre al V corpo di cavaUeria, e gli diede istruzioni affinchè contrastasse l' avanzata dell 'armata di Boemia su Lipsia, mentre St. Cyr (XIV corpo d'armata, con 28.000 uomini) e Lobau (I corpo d'armata, 12.500 uomini) tenevano Dresda. Nel frattempo egli avrebbe marciato con il grosso dell 'esercito contro Bliicher c Bernadotte e li avrebbe annientati prima che Schwarzenberg potesse raggiungere Lipsia . Arriviamo ora al più strano incidente dell'intera campagna. Nel pomeriggio del 6 o ttobre, in un lungo colloquio con St. Cyr, Napoleone gli sottolineò l' importanza di difendere Dresda. Poi, a mezzanotte, lo mandò a chiamare e gli disse che aveva deciso di abbandonare la città e di portare lui e Lobau a nord. St. Cyr sostiene che egli abbia detto: « Sto certamente per avere battaglia; se la vinco, rimpiangerò di non avere tutte le mie trup-

(12) "Correspondance .. n. 26619. Vol. XXVI. pagg. 236-238.


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pe a portata di mano; se, al contrario, subisco un rovescio, !asciandovi qui voi non mi sareste di alcuna utilità in battaglia e sareste irrimediabilmente perduti. Inoltre, che valore ha oggi Dresda? ».('3) Di conseguenza all'una del mattino del 7 ottobre venne mandato ordine a St. Cyr di ritirarsi da Dresda 1'8 e il 9 seguentL('4 ) Tuttavia, dodici ore più tardi Napoleone cambiò ancora idea e, contravvenendo al principio napoleonico deUa concentrazione , o rdinò a St. Cyr di rimanerere a Dresda.(75 ) Perchè? Osiamo suggerire che possa aver temuto che, se Dresda veniva abbandonata, la Sassonia avrebbe fatto fronte comune con gli alleati. L '8 ottobre Napoleone concentrò 150.000 uomini a Wurzen, a est di Lipsia. Bertand a Schildau costituiva la sua ala destra e Marmont, con Latour-Maubourg, a Taucha , la sua sinistra. A ragione. egli riteneva che Bliicher fosse a Dii ben e Bernadotte a Dessau, benchè ne sottovalutasse le forze, e il 9 ottobre si mosse per attaccare il primo. Quando però le sue truppe di testa entrarono in Diiben , trovarono che Bli.icher ancora una volta era scivolato via. In realtà , il 10 ottobre, all'insaputa di Napoleone , Bli.icher si congiunse con Bernadotte presso Halle. Furioso al veder ripetere il vecchio stratagemma contro di lui , che cosa poteva fare? Non poteva continuare indefinitamente a marciare verso nord , percbè sapeva che Schwarzenberg si stava avvicinando a Lipsia e che Murat non poteva sbarrargli la strada a lungo. Se anche si fosse mosso rapidamente contro Schwarzenberg, questi si sarebbe quasi certamente ritirato. Ovviamente la cosa giusta da farsi era !asciarlo ava nzare e, una volta che fosse impegnato con Murat, piombare su di lui come un fulmine. Secondo l'opinione di chi scrive, la letargia attribuita a Napoleone a Di.iben è stata completamente fraintesa da tutti gli storici. Napoleone installò il suo quartier generaJe a Eilenburg, un po' a sud di Di.iben, e vi rimase fino al 14 ottobre. D'Odeleben dice di aver visto l' imperatore nella sua stanza seduto oziosamente su un sofà, coprire un foglio di carta con larghe lettere ( 76) e Fain dice che egli rimase quasi continuamente rinchiuso nella sua stanza a consultare i suoi generali .(77) . Queste cose possono essere vere, ma resta il fatto che tra il IO e il 1.,3 ottobre dettò 62 lettere, che riempiono 42 pagine della "Correspo ndance", e nel frattempo venne a sapere che la Baviera era passata al nemico. II 12 ottobre abbandonò l'idea di inseguire Bllicher e Bernadotte e informò Marmont di aver deciso di marciare su

(") " Mémoires •· Vol. IV. pag. 185.

r•) ''CorrcspoDdance··. D 20711. Vol. XXVI , pagg. 299·300. ('S) lbid ., D. 20719, Vol. XXVI , pag. 304. ( 76) Vol. Il . pag. 9. (") Vol. Il . pagg. 272-273.


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Lipsia e di concentrarvi 200.000 uomini per il 14 ottobre (78); scrisse anche a Mare t nello stesso senso .('9) Alle 3 del mattino del 14 ottobre vennero ctiramati gli ordini per il movimento (80) e alle 7 della sera Napoleone scrisse a Macdonald: « Non ci sono dubbi che domani 15 saremo attaccati dall' Armata di Boemia e da quella cti Slesia » .(8 1) A mezzogiorno del14 ottobre Napoleone arrivò a Lipsia, da dove udì il rombo dei cannoni di Murat da sud. Quel giorno venne combattuta la più grande battaglia di cavalleria di tutta la campagna, a Liebertwolkitz, ma senza risultati decisivi. Al mattino del 15 ottobre, accompagnato da Murat, l'imperatore fece una ricognizione dell'intero campo di battaglia ed entro il calar della notte i francesi furono schierati nel seguente modo: IV corpo d'armata (Belftrand) a Eutritzsch; VI (Marmont) a Lindenthal; VIII (Poniatowski) a Markkleeberg e Dosen ; II (Victor) a Wachau ; V (Lauriston) a Liebertwolkwitz; IX (Augereau) a Zuckel-hausen; III (Souham) a Mokau e Duben; Xl (Macdonald) a Taucha; VII (Relynier) a Diiben. Le Guardie erano in riserva generale a Reudnitz e a Crottendorf; il V corpo di cavalleria (L'Héritier) sulla destra del fronte meridionale, il I e il IV (Latour-Mauborg e Kellermann) dietro il suo centro e il II (Sebastiani) sulla sua sinistra. Strane cose accaddero in campo alleato. Blticher era ad Halle e Bernadette a circa 15 miglia più a nord. Il primo voleva avvicinarsi a Napoleone da nord non appena l'armata di Boemia avesse cominciato a far altrettanto da sud. Il secondo, che temeva Napoleone, avrebbe voluto evitarlo e propose invece di proteggere le sue linee di comunicazione con Berlino. Il risultato fu che Blticher avanzò da solo e Bemadotte seguì a malincuore più tardi , finendo col non giungere in tempo per la vitale battaglia del 16 ottobre. Schwarzenberg era partito il 26 settembre con 160.000 uomini , ma si mosse così lentamente che non raggiunse Altenburg fino al 14 ottobre: diciassette giorni per coprire 70 miglia. Anche lui desiderava evitare l'urto diretto con Napoleone, preferendo la manovra alla battaglia. Quando però il 13 ottobre ricevette il seguente messaggio da Blticher: « Le tre armate sono ora così vicine che può essere intrapreso un attacco simultaneo sul punto in cui il nemico ha concentrato le sue forze», lo Czar intervenne e Wittgenstein venne inviato avanti con una consistente forza di cavalleria a compiere una ricognizione in forze. Ciò portò alla grande battaglia di cavalleria con Mura t. Gli alleati dedicarono la giornata del 15 ottobre ai preparativi per la

(''"} "Còrrespondan~e" n. 20755, Vol. XXVI , pag. 339. ("} lt>id., n. 20776. Vedi anche 2(}71 1 e 20772, Vol. XXVI, pagg. 336-338. (SO) ··Correspondance", n. 20799, Vol. XXVI. pagg. 356-357. (8') Ibid. n. 20801 , Vol. XXVI, pag. 358.


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battaglia del dì seguente e Bliicher ricevette ordine di affrettare la sua marcia e di effettuare il ricongiungimento con l'armata di Boemia a MarkransHidt, nove miglia a sud ovest di Lipsia. Nel1813 Lipsia, allora una città di circa 30.000 abitanti , era circondata da fo rtificazioni antiquate , oltre le quali si trovavano vari sobborghi. Sul suo lato occidentale era costeggiata dai fiumi Pleisse ed Elster, che correvano attraverso una rete di canali attraversati da ponti; il principale era quello di Lindenau, da dove partivano le strade per Mersburg e Weissenfels. Sul suo lato settentrionale scorreva il Partha, che confluiva nel Pleisse al villaggio di Paffendorf. A sud si trovava una successione di basse ondulazioni , la più elevata delle quali era il Galgenberg, un po' a ovest di Liebertwolkwitz. II piano d'attacco degli alleati, come era stato concepito da Schwarzenberg e poi riveduto dallo Czar, prevedeva che mentre Bliicher avanzava contro il lato nord occidentale di Lipsia con 54.000 uomini, tre forze distinte avrebbero dovuto avanzare sulla città da ovest e da sud. Gyulai con 19.000 uomini doveva attaccare Lindenau e tagliare la comunicazioni francesi; Meerveldt con 28.000 avrebbe dovuto avanzare da Zwenkau verso nord , tra il Pleisse e l' Ester, mentre Wittgen tein con 96.000 uomini, appoggiando la propria sinistra al Pleisse, avrebbe dovuto attaccare la posizione che Murat aveva conquistato il14 ottobre, il cui centro si trovava a Wachau. Questo ampio schieramento portò a quattro scontri separati, quelli di Mockern e Lindenan a nord di Dolitz e Wacbau a sud. Quanto al primo , a dispetto del suo messaggio a Macdonald , Napoleone non credeva che BIUcher avrebbe impegnato battaglia il 16 ottobre. Per tutta la campagna non gli aveva fatto credito dell'energia e della combattività che in effetti possedeva , e ciò accadde ancora nell815. Alle 10 di sera del l5 ottobre egli scrisse a Marmont , allora a Lindenthal, che secondo i rapporti Bernadotte risultava a Mersburg e che erano stati visti molti fuochi di bivacco a MarckransUind, « n che mi fa credere - aggiungeva che il nemico non avanzerà per la via di Halle ma per quella di Weissenfels , allo scopo di riunirsi con l' Armata di Boemia a Zwenkau o Peggu »· (82) Partendo dal presupposto che così fosse, alle 7 del mattino del 16 diede istruzioni a Marmont affinchè muovesse il suo corpo d'armata verso una posizione a metà strada tra Lipsia e Liebertwo lkwitz , da dove potesse dirigersi sia su Lindenau , se essa fosse stata attaccata - « li che mi sembrà assurdo » - oppure spostarsi verso sud su richiesta.( 83) La ragione per la seconda mossa era che Napoleone aveva deciso di aggirare il fianco destro

( 32)

''Correspondance'', n. 20812. Vol. XXVI. pag. 362.

(83) lbid .. n. 20814, Vol. XXVI , pagg . 364-365.


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degli alleati sul fronte di Wachau con il corpo d'armata di Macdonald; pertanto, per essere sicuro di riuscire a realizzare questo attacco sul fianco , voleva che Marmont rinforzasse Macdonald. Sfortunatamente per Napoleone, la sua ipotesi era errata e Marmont , benchè nella notte tra il 15 e il 16 ottobre dalla torre della chiesa di Lindenthal avesse chiaramente visto il luccicare dei fuochi del campo di Bliicber in lontananza, ricevendo il succitato ordine si accinse con riluttanza ad eseguirlo. Aveva appena iniziato il movimento quando l'avanguardia di Bliicher scacciò gli avamposti francesi da Radefeld, Stahmeln e Wahren. Marmont, rendendosi conto che ora era impossibile eseguire l'ordine, fece dietrofront e assunse una posizione difensiva tra Mockerm e I'Eister. Fece poi appello a Ney, che era comandante supremo del fronte settentrionale. Più tardi, circa alle 10 del mattino, Ney inviò Bertrand con il IV corpo d'armata a prendere il posto di Marmont e ad effettuare il rendez-vous a mezza strada. Bertrand partì per eseguire ma, mentre era per strada, ricevette un'urgente richiesta d'aiuto da Arrighi a Lindenau, che era violentemente attaccato da forze superiori al comando dì Gyulai. Bertrand sapeva quanto il ponte di Lindenau fosse vitale per l'intero esercito ed immediatamente accorse, affrontò Gyulaì e lo respinse. Più tardi, quando il III corpo d'armata sopraggiunse da Diiben, Ney inviò una delle sue divisioni a rinforzare Marmont e le altre due ad eseguire il primitivo compito di Bertrand. Esse partirono , ma quando furono vicino a Mcdonald, la situazione di Marmont divenne così critica che fu inviata una staffetta dopo l'altra, al galoppo, per richiamarle indietro. Come dice Fain, il risultato fu che durante l'intera giornata queste divisioni andarono su e giù tra i due campi di battaglia senza sparare un colpo nè sull'uno nè sull'altro. « Agli occhi dell'Imperatore- aggiunse- questa fu la calamità del giorno ».(84) A Mochern, Marmont fu violentemente attaccato dal corpo d'armata di Yorck. n villaggio cambiò ripetutamente di mano , ma alla fine alle 5 del pomeriggio, dopo aver perso un terzo degli uomini, Yorck vi si istallò e Marmont si ritirò su Gohlis ed Eutritzsch. Qualche tempo dopo l'alba, Napoleone e Murat cavalcarono ancora fino al Galgenberg. II mattino era freddo e piovoso e una densa bruma copriva il terreno. Alle 9, mentre cominciava a schiarire, « tre colpi di cannone sparati ad intervalli regolari annunciarono l'inizio dell'attacco alleato ... poi, seguì un terrificante bombardamento da entrambi i lati , che continuò senza interruzione per cinque ore ».(85) Sotto la protezione dei loro cannoni, gli alleati avanzarono su quattro colonne su un ampio fronte. Era una distribuzione errata, perchè non po-

("') Fain, Vol. II, pag. 404. (8l) D'Odeleben, Vol. Il, pagg. 19-20.


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tevano vedersi l'un l'altro e, pertanto , non potevano coordinare i loro attacchi . Eugenio di Wurte mbe rg avanzò su Wachau , ove si svolse un furioso combattimento corpo a corpo fino alle 11 del mattino. Da ultimo i suoi uomini vennero respinti fuori dal villaggio. Sulla sinistra di Eugenio, Kleist attaccò Markkleeberg, ma fu inchiodato dall'artiglieria francese; sulla destra di Eugenio, Gortchakov avanzò su Licbertwolkwitz, per essere respinto a colpi di cannone. Retrocedendo, aprì una falla tra sè e le colonne di Klenau , che alle 10 del mattino avevano cominciato ad avanzare su Gross Possna. Infine, tra il Pleisse e I'Eister, Mcerveldt fu respinto e costretto alla difensiva. Alle 11 del mattino la posizione dei francesi e ra la seguente: Poniatowski teneva Markkleeberg, Connewitz e Dolitz, c Augcreau lo sosteneva da Dosen. Victo r te ne va Wachau e Lauriston Liebert-wolkwitz, con Mortier e Oudinot, ognuno dei quali comandava due divisioni della Giovane Guardia, in riserva. La Vecchia Guardia era sui rovesci del Galgenberg e Mac donald , che si trovava a Holzhausen , attendeva l'arrivo di Marmont. Drouot , nel frattempo, aveva ricevuto ordine di ammassare una grossa batteria di 150 cannoni tra Wachau e Liebertwolkitz in preparazione per l'attacco decisivo. L' intenzione di Napoleone era di irrompere attraverso il centro nemico nella regione di Gutdengossa con tutta la sua cavalleria, tranne il corpo di Sebastiani, e approfittare della confusione con un attacco di fanteri a in colonne mentre Macdonald , non appena fosse sopraggiunto Souham , avrebbe colpito il fianco destro degli alleati e lo avrebbero spinto contro il centro in frantumi. Un po' prima delle due del pomeriggio , Napoleone non poté più attende re Souham e ordinò l'ava nzata . Allora , coperti dalla batteria di Drouot, dieci o dodicimila cavalieri guidati da Murat cavalcarono avanti, mentre la fanteria si ammassava alle loro spalle e Macdonald avanzava su Seiffertshayn. Inizialmente Mura t spazzò ogni cosa davanti a sè sfondò le posizioni di due battaglioni di fanteria, catturando 26 cannoni. Se la fanteria avesse seguito immediatamente alle calcagna del suo cavallo, probabilmente la battaglia sarebbe stata vinta. Nel momento critico, però , si sentì un rombo provenire da nord. Berthier pe nsò fosse un temporale lontano , ma Napoleone riconobbe subito il rombo del cannone. Girò il suo cavallo e cavalcò verso Mockern; da qui la sua assenza , nel momento in cui c'era più bisogno di lui a Wachau. Mentre Murat era penetrato ben a sud di Guldegossa, Victor aveva investito e conquista to l'ovile di Auenhayn , Oudinot stava avanzando verso Crobern, Mortie r verso il bosco dell'Università, Lauriston verso Giilde ngossa e Macdonald su Seiffertshayn. Ma nel frattempo gli alleati avevano fatto venire avanti le loro riserve e Murat, i cui cavalli e rano ormai sfiancati , fu viole nte me nte attaccato sul fianco da 13 squadroni di corazzieri russi e venne spinto indietro in confusione assieme al corpo di


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Lauriston, fino alla batteria di Drouot. In campo francese la confusione divenne generale: Victor fu costretto ad abbandonare l'ovile e Oudinot fu scacciato da Seiffertshayn, mentre sulla destra francese Meerveldt, che aveva attraversato il Pleisse ed era intrato in Dolitz, fu respinto e lui stesso catturato. Quando il combattimento finì, Napoleone ordinò che le tende del suo quartier generale fossero installate in uno stagno prosciugato a Stotteritz (86), ove venne circondato come il solito dalla Vecchia Guardia. Mandò allora a chiamare il generale Meerveldt, che conosceva personalmente, e apprese da lui che il generale bavarese Wrede si era unito agli austriaci suiI'Inn e intendeva marciare contro le linee di comunicazioni francesi a Magonza e Francoforte. Ciò lo convinse che la ritirata era inevitabile e, per g4adagnare tempo , decise di rimandare Meerveldt al Quartier Generale alleato con la proposta di aprire negoziati .(87) Naturalmente non ottenne alcun risultato. Che Napoleone avesse deciso di ritirarsi ci sembra indubitabile, poichè alle 7 della sera ordinò a Bertrand di prepararsi a partire con il IV corpo d'armata e a proteggere i passaggi sui fiumi Saale e Unstrut a Merseburg, Freiberg, Weissenfels e Kosen; Mortier doveva prendere il suo posto a Lindenau , con due divisioni della Giovane Guardia. Ma, sembrerebbe per ripicca personale, non intendeva farlo prima del18 ottobre. Questo fu un fatale errore, perché disponeva ancora di 160.000 uomini e, se si fosse avviato verso il Reno il17 ottobre, bencbè questo comportasse l'abbandono della Germania , è difficile dubitare che non sarebbe stato in grado di proteggere la frontiera orientale della Francia e che si sarebbe trovato in una situazione incomparabilmente migliore di quella in etti alla fine si trovò, nel1814. 1117 ottobre avvennero pochissimi combattimenti, entrambe le parti trascorsero il giorno preparandosi per l'indomani. Alle 2 del mattino del 18 ottobre la pioggia continuava a cadere. I francesi uscirono dai loro bivacchi e si ritirarono sulla linea Connewitz- Dolitz- Probstheida - Zuckelhausen - Holzhausen - Zweinaundorf - Paunsdorf - Schonefeld e da lì lungo il Partha, fino a Paffendorf e Gohlis. II corpo d'armata di Reynier arrivò durante il giorno. Come i francesi, gli alleati rimasero dov'erano il 17 ottobre, attendendo l'arrivo di Colloredo, Bernadette e Bennigsen, che ne portarono la forza totale a 295.000 uomini e 1466 cannoni. Il piano di Schwarzenberg per il 18 ottobre era di attaccare in sei colonne: il principe di Hessen-Homburg su Losnig; Barclay su Probstheida; Benningsen su Zuckelhausen-Holzhausen ; Bliicher a nord est di Lipsia;

( 86) D'Odeleben, Vol. Il, pag. 23. ("') Vedasi Fain, Vol. l!, pagg. 409-411 e, per il rapporto di Meerveldt, Burghcrsh, appendice Jil pagg. 349·353.


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Gyulai su Lindenau e Bernadette tra lui e Bliicher. Alle 11 di sera del 17 ottobre Napoleone ordinò che il quartier generale fosse spostato alla manifattura di tabacco di Stòtteritz. Tre ore più tardi andò a Probstheida e da lì a Reudnitz, per vedere il maresciallo Ney. Rimase a Reudnitz fino alle 5 del mattino, poi proseguì verso Lindenau ove, secondo il barone Fain , diede ordine di costruire altri ponti.(88) Alle 8 del mattino si trovava a Stòtteritz e, mentre faceva colazione , i cannoni nemici cominciarono a sparare. Subito mandò gli ultimi ordini a Bertrand , perchè partisse verso il Saale. Fino alle 2 del pomeriggio gli avamposti francesi vennero lentamente ricacciati indietro. Le forze alleate avanzavano cautamente. Soltanto la colonna alleata di sinistra, al comando di Hessen-Homburg, affrontò aspri combattimenti a Dolitz e Dosen, che vennero prese: poi avanzò su Connewitz, ma venne respinta dai polacchi di Poniatowski. Barclay, sulla destra di Hessen-Homburg, avanzò su Probstheida , ma subì pesanti perdite ad opera delle batterie francesi e si fermò per attendere Bennigsen il quale, ancora molto indietro , si faceva lentamente strada verso Zweinaundorf. Non vi era però ancora alcun segno dell'approssimarsi di Bernadette. Nel frattempo a Lindenau Bertrand sconfisse completamente Gyulai, indi si spinse verso Weissenfels. Alle 2 del pomeriggio violenti combattimenti esplosero attorno a L6snig, ma Augereau e Poniatowski mantennero saldamente Connewitz, mentre a Probstheida il corpo d'armata di Victor, appoggiato da quello di Lauriston , ripetutamente respingeva le colonne di Barclay. Venne lanciato un assalto dopo l'altro , finchè Schwarzenberg ordinò a Barclay di passare in difensiva. Intanto Bennigsen, che era molto superiore in forze a Macdonald , occupò dopo disperato combattimento Holzhausen e Zuckelhausen; continuando a premere, conquistò Zweinaundorf, ma a Stòtteritz venne respinto. Bernadette finalmente era arrivato sulla sua destra e insieme, alle 3 del pomeriggio , attaccarono Molkau. Poi, sostenuti da un tremendo fuoco d'artiglieria e dalla batteria di razzi del capitano Bogue, avanzarono su Paunsdorf, attaccando anch'es a. Poco dopo Napoleone la riconquistò con la Giovane e la Vecchia Guardia , ma vide che non era possibile tenerla, e Ney ritirò la sua ala destra su Schonefeld, Sellerhausen e Stiintz. Mentre questo ripiegamento era in corso, due delle brigate sassoni di Reynier e una batteria campale sassone, che erano state dislocate di fronte a Sellerhausen , passa rono al nemico (89 ) e la cavalleria francese , credendo che stessero avanzando per attaccare, applaudì mentre le passavano vicino.

( 83)

( 89)

Fain, Vol. U, pagg. 415 e 440. Vedasi anche D 'Od~leben, Vol. Il , pag. 40. Vedasi ..Correspondance.. n. 20830, Vol. XXVI , pagg. 274-279.


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Benchè Connewitz, Probstheida e Stotteritz tenessero saldamente , mentre scendeva la sera i francesi venivano costretti in altri punti a indietreggiare fino alla periferia di Lipsia. Marmont era stato cacciato fuori da Schonefeld e si era ritirato su Reudnitz, mentre alle 4 del pomeriggio Ney e Souham erano stati feriti. Napoleone riconobbe allora che la sua posizione non era ulteriormente sostenibile e, mentre calava la notte, dettò presso un fuoco di campo i suoi ordini per la ritirata « con la sua solita precisione ».(90) Questi ordini sono andati perduti , ma la successione di marcia indicata in essi prevedeva la Vecchia Guardia , eguita dalle due divisioni della Giovane Guardia di Oudinot, dal IV corpo di cavaJleria, dal IX e dal II corpo d'armata, e infine dal II corpo di cavalleria. Queste unità dovevano iniziare subito a ritirarsi da Lindenau, sotto la copertura del resto dell'esercito. Napoleone rimase al suo bivacco fino alle 8 di sera, indi si portò alla Rossplatz a Lipsia c alloggiò all'Hotel de Prusse, ove lavorò con il duca di Bassano (Maret) fino a notte inoltrata .(91) Bliicher quella sera apprese che Bertrand stava facendosi strada verso il fiume Saale e ordinò subito a Yorck di partire con il suo corpo d'armata per occupare Merseburg e Halle. Quando i combattimenti del 18 ottobre terminarono , non era stato raggiunto alcun risultato deci ivo. La linea francese teneva solidamente da Connewitz a Probstheida, Stotteritz, Crottendoft , Reudnitz fino a nord di Lipsia, e verso ovest la via di ritirata per Napoleone era ancora aperta. La scena di quella notte viene pittorescamentc descritta da Danilewski: « Cadde la notte; il cielo era ilJuminato da rossi bagliori , Stotteritz, SchOnefeld, D olitz c uno dei sobborghi di Lipsia erano in fiam me. Mentre noi tutti (gli alleati) eravamo ebbri di gioia e messaggeri di vittoria correvano in ogni direzione, nell'esercito nemico regnava un'indescrivibile confusione. T loro bagagli , la loro artiglieria , i loro reggimenti semi distrutti , i soldati che erano rimasti senza cibo per giorni , tutti erano fenni per mancanza di ponti sui corsi d'acqua attorno a Lìpsia . Nelle strette strade risuonavano le grida di innumerevoli feriti , mentre i nostri spari e le nostre bombe cadevano su di loro. Sul campo di battaglia, così poco tempo fa riempito dal tuono di 2000 cannoni, regnava una quiete funerea. Il silenzio che segue una battaglia ha qualcosa di terribile, che ispira all'anima una sensazione indicibile )) . (92) La sera del 18 ottobre Schwarzenberg emanò gli ordini per il giorno seguente. Come al solito, avrebbe dovuto esserci un attacco in linea di

1

("') O"Odeleben, Vol. Il , pag. 34. (91) lbid., Vol. Il , pag. 37. {"') CitatO da Petre in - Napoleon ·s Las! Campaign in Germany 1813 "(1912) pag. 369, da " Denk· wurdigkeiten aus dem Kricgc 1813 " di Oanilewski (1837) pagg. 259·260.


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F1g. 28: Il campo di Banaglia d1 Lipsia, 1813.

fronte; infatti, come in tutti i suoi precedenti ordini di attacco, non fu fatto alcun tentativo di concentrare lo sforzo contro un punto solo. Inoltre, eccetto che per il passo che Bliicher aveva già compiuto, non venne fatto nulla per tagliare la linea di ritirata francese o per prepararsi all 'i nseguimento. Alle 2 del mattino del 19 ottobre i francesi lasciarono gli avamposti e i fuochi di campo accesi a Connewitz, Probstheida e Stotteritz, e si ritirarono da quei villaggi; Macdonald con il VII, l'VIII e l'XI corpo d'armata


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- 30.000 uomini in tutto- ricevette ordine di coprire la ritirata tenendo Lipsia. Venne inoltre inviato ordine a St. Cyr di ritirarsi, se ne era in grado. Alle 7 del mattino del19 ottobre gli alleati ripresero l'avanzata e poco dopo si ebbe una pausa per negoziare la resa della cìttà, perchè lo Czar desiderava risparmiarle il bombardamento e l'attacco. Alla stessa ora Napoleone venne a sapere che Bertrand era riuscito a instaJJarsi a Weisseofels . Alle 9 augurò buon viaggio al suo alleato re di Sassonia, indi cavalcò verso il ponte di Lindenau, in uno spettacolo di disordine così descritto da 0 '0deleben: « Carri di munizioni, vivandieri, gendarmi , cannoni, mucche e pecore, donne, granatieri, carrozze della posta , soldati- sani, feriti e moribondi - si aggrovigliavano lottando, in così grande coof4sione che era praticamente impossibile continuare la marcia e ancor meno difendersi ». (93) In questo caos il generale Chiiteau incontrò, non lontano dal ponte, « un uomo vestito in modo singolare e con solo una piccola scorta; stava fischiando l'aria di " Malbrook s'en va-t-en guerre", benchè fosse profondamente assorto nei suoi pensieri. Chateau pensò che fosse un borghese ed era sul punto di avvicinarglisi per fargli una domanda ... era l'Imperatore che, con la sua solita flemma, sembrava essere perfettamente refrattario alla scena di distruzione che lo circondava ». ( 94) Napoleone attraversò il ponte alle 11 del mattino , scese al mulino di Lindenau e, dopo aver dettato degli ordini, si addormentò. Nel frattempo i negoziati dello Czar non avevano concluso nulla e il combattimento riesplose a Lipsia, ove francesi e polacchi si batterono con accanimento e disperazione. Un po' prima dell'una, mentre Napoleone dormiva- per nulla disturbato dal rombo del cannone - venne improvvisamente svegliato da una terrificante esplosione. Era il prematuro brillamento del ponte di Lindenau, fatto saltare da un caporale degli zappatori il cui colonnello era andato avanti per accertarsi di quale sarebbe stata l'ultima unità ad attraversare. Per ciò che restava della retroguardia francese era un brutto colpo, poichè l'unico altro ponte che era stato costruito era già crollato. Macdonald, Poniatowski e altri ufficiali, assieme a molti soldati, si gettarono nel fiume. Macdonald riuscì a raggiungerne la riva occidentale ma Poniatowski, che il giorno precedente era stato promosso maresciallo di Francia sul campo dell'onore, annegò. Subito dopo , sul lato orientale deli'Elster, il combattimento terminò con una resa generale.

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( 93)

Vol. Il, pag. 39.

( 94 )

« Précis politique et militai re des campagnes de 1812 à 1814 »dello Jomini (1886), Vol. Il , pag.


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1120 ottobre il grosso dell'esercito sconfitto attraversò il Saale a Weissenfels. Il 23 ottobre entrò a Erfurt, e vi rimase fino al 26 per rifornirsi. Mentre si trovava là, Napoleone scoprì che la sua linea di ritirata era sbarrata ad Hanau dal principe von Wrede con 40.000 bavaresi. Avanzò contro di lui e tra il 28 e il 31 ottobre lo sconfisse duramente, con la perdita di oltre 9.000 uomini. L'imperatore proseguì attraverso Francoforte e raggiunse Magonza il 2 novembre. Vi si fermò fino al 7 novembre, quando partì per Parigi e arrivò a St. Cloud il 9 novembre. Due giorni più tardi, St. Cyr capitolò a Dresda. Così finiva la campagna. Le perdite subite il 18 ottobre non sono esattamente conosciute ; probabilmente ammontano a circa 25.000 uomini per ciascuna parte. Si è stimato che tra il16 e il 19 ottobre gli alleati persero 54.000 uomini tra morti e feriti e i francesi 38.000 oppure, contando prigionieri, ammalati in ospedale e disertori, circa il doppio di questa cifra. Le spoglie catturate dagli alleati furono immense e includevano 28 bandiere e insegne, 325 cannoni, 900 carri di munizioni e 40.000 moschetti. Dei generali comandanti francesi, 6 furono uccisi in battaglia e 12 feriti; altri 36 generali furono catturati, tra cui Lauriston e Reynier. Inoltre , Fain ci informa che il 18 ottobre i francesi spararono 95.000 colpi di cannone e , tra il 16 e il19 ottobre, più di 200.000. Il19 ottobre rimanevano soltanto 16.000 colpi nella riserva d' artiglieria.(95 ) « Per la prima volta in vita sua- come scrive D'Obeleben- il capo dei francesi era stato battuto sotto gli occhi e al centro dell'Europa civilizzata ... In una parola, aveva perso una battaglia decisiva ».(96) . Questa volta non potevano esserci scuse, nè il fango polacco nè l'inverno russo. Aveva perduto una seconda Trafalgar, questa volta sulla terra: e, con essa, aveva perduto l'iniziativa.

Benchè sopportasse eroicamente il colpo, era una botta mortale da cui non avrebbe mai potuto riprendersi. La vittoria delle potenze alleate accese infatti una nuova luce sulla storia europea. Nulla sarebbe più stato esattamente come prima. La gioia che percorse il continente fu entusiastica quanto quella dopo Lepanto. Le cateratte dell' inventiva furono aperte e, come un acido corrosivo, un diluvio di propaganda penetrante spazzò le nazioni , presagio della degradazione delle guerre a venire. « Londra fu illuminata e ogni cittadina e villaggio accese fuochi d'artificio e bruciò Napoleone in effige come Guy Fawkes (97), mentre la stampa vomitava una cacofonia mai udi-

(95) Vol. Il , pagg. 428-429. ("') Vol. U, pagg. 36-37. ( 91) Fanloccio che in Inghillerra si usa bruciare la noue del 5 novembre (N.d .T.).


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ta finora ... "Il Primo e l'Ultimo , per la Collera del Cielo, Imperatore dei Giacobini, Protettore della Confederazione dei Furfanti, Mediatore della Lega Infernale, Gran Croce della Legion d'Orrore, etc." ».Stando alle affermazioni del generale Dupont, « egli (Napoleone) cominciò la sua carriera di assassino all'età di 16 anni avvelenando una ragazza, a Brienne , che aspettava un figlio dal lui , etc. ».(98) Tuttavia l'influenza della Battaglia delle Nazioni - oggi commemorata da un colossale e barbarico monumento - fu più degna di nota di questo delirio: essa significò la vittoria del Sistema Inglese, l'ascesa della moderna Prussia e la decadenza della Francia. Inoltre, preannunciava che le lotte tra singole potenze sarebbero diventate sempre più cose del passato e che si stava avvicinando il tempo in cui questi conflitti politicamente primitivi avrebbero ceduto il passo a guerre di dimensioni mondiali. La strategia di Napoleone fallì , non soltanto perchè i suoi mezzi erano inadeguati o perchè la sua presunzione era eccessiva, ma perchè la sua politica non era in sintonia con lo spirito dei suoi tempi. Egli aveva mirato a stabilire un impero universale e aveva seguito le orme dei grandi conquistatori del passato. Ma i tempi erano cambiàti. L'Europa non era più un agglomerato di tribù e popoli , ma invece una massa di nazioni che stavano cristallizzandosi, ciascuna cercando un separato itinerario verso l'illusorio vertice di una nuova presunzione: la propria deificazione. A Jena, Napoleone distrusse non solo un esercito feudale , ma anche le ultime vestigia dell'idea stessa di feudalesimo; e dalle ceneri sorse un esercito nazionale, che a Lipsia distrusse lui. Sui campi coperti di cadaveri presso l'Elster, I'Emopa di oggi si divincolò, uscendo dal suo guscio medioevale.

(''') « Napoleon in Caricature 1795·1821 »di A.M. Broadley (1909) , Vol. Il, pagg. 246-248.



CAPITOLO XV

La campagna del1814

l. Quadro storico Benché l'Inghilterra avesse giocato un ruolo insignificante nella campagna del 1813, se non fosse stato per la sua guerra in Spagna, che aveva posto fin dal1808 Napoleone fra due fronti ostili , la battaglia conclusiva di Lipsia non sarebbe mai stata vinta, né lo sarebbe stata senza l' aiuto dei suoi finanziamenti. Torreggiando sui suoi alleati, l'Inghilterra era il fattore permanente e dominante della sconfitta di Napoleone, e lo era sempre stata fin da Trafalgar. Per tutto quel tempo il suo scopo era stato tanto commerciale quanto politico e, perseguendo la pace, i suoi uomini di stato che mai dimenticarono che per l'Inghilterra tutte le più grandi potenze continentali sono potenziali avversari - si accinsero a conquistare tale obiettivo col ristabilire l'equilibrio di potenza: non erano perciò necessari né la suddivisione né il collasso della Francia, ma piuttosto un ritorno alle sue frontiere geografiche del Reno, delle Alpi e dei Pirenei. Questa politica venne favorita dall'Austria , che temeva la crescente potenza della Russia e della Prussia. 11 16 novembre del1813 , benché fosse ostacolata dallo Czar- che era ansioso di lavare l'onta di Napoleone a Mosca imponendo la pace da Parigi - questa politica dell'Inghilterra venne provvisoriamente acce ttata e i suoi termini vennero comunicati a Napoleone. Poiché però la sua risposta fu evasiva, la proposta venne subito ritirata e sostituita con una dichiarazione che le potenze alleate avrebbero invaso la Francia e scacciato Napoleone, ma che esse speravano« di trovare la pace prima di toccarne il suolo ». Questo proclama non convinse il popolo francese, pur provato dalla guerra; il suo solo effetto fu invece di risvegliare lo spirito del 1792. Il sacro suolo era in pericolo, e il paese corse alle armi. La posizione della Francia era disperata, perché sotto il comando di Macdonald al nord e di Marmont al sud c'erano soltanto 53.000 soldati di-


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sponibili per tenere le 300 miglia del R eno. Cinque eserciti affrontavano la Francia: al nord quelli di Bernadotte e di Bliicher, rispettivamente di 102.000 e 82.000 uomini; al centro Schwarzenberg, con 200.000 uomini, mentre Wellington era in Guascogna con altri 80.000. Napoleone aveva previsto che i suoi nemici non si sarebbero mossi fino alla primavera del 1814. In ciò era in errore, e non appena iniziò il nuovo anno i disastri si susseguirono uno dopo l'altro. L' Il gennaio Murat, re di Napoli, passò dalla parte degli alleati e tre giorni dopo Federico VI di Danimarca ne seguì l'esempio. Ancor peggio, a nord e ad est gli alleati cominciarono ad avanzare con inaspettata velocità: Biilow e Graham (lord Lynedoch) invasero l'O landa; Schwarzenberg, con l'esercito principale alleato, avanzò attraverso Baste e B elfort su Langres, mentre Bliicher con l'armata di Slesia si addentrava nella Lorena e scacciava Victor da Nancy . Il 25 gennaio Schwarzenberg si trovava con 150.000 uomini tra Langres e Bar-sur-Aube, mentre Bliicher, che aveva attraversato la Marna a St. D izier e ra vicino a Brienne, allora tenuta da Victo r e Mcdonald. Nello stesso giorno l'imperatore lasciò Parigi per Chàlons-sur-Marne , per iniziare una campagna che, per genialità, avrebbe eguagliato quelle che aveva combattuto fino ad allora. Egli aveva 42.000 uomini presso St. Dizier, Macdonald stava avvicinandosi con 10.000 e Mortier si trovava a Troyes con 20.000. Subito disperse una divisione nemica presso St. Dizier e poi, il 29 gennaio, piombò su Bliicher nella speranza di impedirgli di collegarsi con Schwarzenberg. Il tentativo fallì : Bliicher si ritirò su Bar-sur-Aube e il 1° febbraio lo respinse duramente a La R othière, inducendolo a ritirarsi su Troyes. G li alleati credevano che la potenza di Napoleone o ra fosse frantumata e consideravano la guerra già vinta. Benché però si invitassero a cena l'un l'altro al Palais Royal entro una settimana, il loro traballante consorzio e ra al punto di rottura. Mentre Napoleone ripiegava su Troyes, gli alleati tennero un consiglio di guerra nel quale decisero che , mentre Bliicher con 50.000 uo mini sarebbe avanzato su Parigi da nord-ovest, Schwarzenberg con 150.000 si sarebbe diretto verso la capitale da sud-ovest, per la via di Sens. La ragione per questa poco strategica divisione di forze era politica. L' Austria era gravemente allarmata dalle ambizioni della R ussia e, come l'Inghilterra, non voleva una Francia impotente . Lo Czar però desiderava una Francia debole allo scopo di inclinare la bilancia del potere a suo favore , perché il suo obiettivo erano la conquista dell'intera Polonia e l' indennizzo alla Prussia , per la perdita dei suoi territori polacchi , con l'assegnazione della Sassonia. Lord Castlereagh , il ministro degli esteri britannico che si trovava allora al comando alleato , si oppose vigorosamente aJla politica russa , perché riteneva che l'unica garanzia sicura per una pace duratura fosse la co-


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stituzione di una Francia moderatamente forte , preferibilmente sotto la guida della sua vecchia dinastia. Mettemich appoggiava Castlereagh, ma lo Czar, che non si fidava di Mettemicb, decise di proseguire su Parigi , pur concordando sull'opportunità di lasciare ai francesi la libertà di scegliere il loro futuro governante. Niente avrebbe potuto essere meglio per Napoleone perché, siccome egli operava per linee interne, questa divisione di forze metteva in condizione il suo piccolo esercito di affrontare separatamente i suoi nemici; un'operazione resa ancor più invitante dal fatto che Bliicher, le cui forze erano ora soprattutto russe, stava avanzando su tre colonne separate. Per sconfiggerle, il 7 febbraio l'imperatore ordinò a Marmont di occupare Sézanne e il 9 seguente partì per dargli man forte. II giorno successivo Marmont e Ney piombarono sul corpo d'armàta di Alsusiev a Champaubert e praticamente Io annientarono. fl giorno dopo Napoleone con 20.000 uomini si scontrò col corpo d'armata di Sacken a Montmirail , lo sconfisse e lo respinse verso nord oltre la Marna, a Chàteau-Thierry. Mortier venne lasciato ad inseguire Sacken e nella notte del 13 febbraio Napoleone partì per andare a Vauchamps a rinforzare Marmont, allora duramente impegnato dalla terza colonna di Bliicher. Piombò su di essa e dopo un tenace combattimento la respinse su Bergères. Così , in quattro giorni e con meno di 30.000 uomini, aveva disperso i 50.000 di Bliicher e gli aveva inflitto 15.000 perdite. L'effetto di queste vittorie fu elettrizzante: Parigi ritrovò la calma e i contadini insorsero contro gli invasori, tagliando fuori i loro foraggiatori e facendo imboscate alle loro pattuglie. Appena sistemato Bliicher, Napoleone apprese che Schwarzenberg stava avanzando su due colonne, una attraverso Bray-sur-Seine e l'altra su Fontainebleau. Irritato perché doveva abbandonare l'inseguimento di BIUcher, si rivolse verso sud e il18 febbraio piombò su Eugenio di Wiirtemberg a Montereau, lo respinse e riprese il vitale ponte sulla Senna. L'orgoglio guastò la splendida strategia. Conscio che le sue ambizioni da Alessandro destavano allarme, cercò di far uscire l'Austria dalla Coalizione. Siccome però rifiutava di cedere il Belgio e la frontiera del Reno, i negoziati fallirono e il lo marzo, a Chaumont, gli alleati si impegnarono a non trattare separatamente con lui e a continuare la guerra finché la Francia non avesse accettato di rientrare nelle sue vecchie frontiere. In questi negoziati , il contributo principale dell'Inghilterra fu quello di assicurare ai suoi alleati un ulteriore sussidio di 5 milioni di sterline. Nel frattempo Bliicher riprese l'avanzata e Napoleone, quando il 25 febbraio lo venne a sapere, mentre si trovava a Troyes, si mosse contro di lui. Al suo avvicinarsi l'altro però si ritirò abilmente verso nord e Napoleone, ritardato per 36 ore a La Ferté-sous-Jouarre da un ponte crollato, non fu capace di raggiungerlo fino al 7 marzo , quando lo attaccò a Craonne e


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lo ricacciò indietro a Laon . Colà, nella notte fra il 9 e il 10 marzo, BIUcher sorprese Marmont e lo mise in fuga. Napoleone ripiegò allora su Soissons e il 17 marzo venne a sapere che, più a sud, Scbwarzenberg stava di nuovo avanzando su Parigi. Marciò contro di lui e il20 marzo fu combattuta la disperata e sanguinosa battaglia di Arcis-sur-Aube , tra 23.000 francesi e 60.000 austriaci. Lo scontro terminò quando l'imperatore dovette ritirarsi a Sézanne. Napoleone non aveva abbastanza forze per allontanare Schwarzenberg da Parigi e allora decise di spostarsi nella Lorena, riunire le guarnigioni delle sue fortezze indi , piombando sul tergo e sulle vie di comunicazione di Schwarzenberg, costringerlo a ritornare sui suoi passi. Era un azzardo disperato. A St. Dizier proclamò una « levée en masse » e ordinò alle guarnigioni della Lorena di raggiungerlo, aprendosi la strada fino a lui.

Il 23 marzo però uno dei suoi corrieri, che portava a Parigi una lettera per l'imperatrice, fu catturato da una pattuglia di cosacchi e , quando lo Czar apprese da essa ciò che Napoleone aveva in mente, persuase Schwarzenberg- che già stava ritirandosi- a fare contromarcia , abbandonando per il momento le sue comunicazioni, e a congiungersi con Bliicher, avanzando con lui su Parigi. Così, invece di costringere gli austriaci a ripiegare, tutto quel che la manovra di Napoleone ottenne fu di spalancare la strada per Parigi. Il 25 marzo Schwarzenberg si mise in movimento, mentre Bliicher marciava parallelamente a lui a Chalons. In quel giorno i corpi d'armata di Marmont e Mortier furono messi in rotta a La Fère-Champenoise e, lì vicino, la divisione della Guardia Nazionale del generale Pacthod, forte di 4500 uomini, fu completamente distrutta dopo un'epica lotta, la più eroica di questa notevole campagna. Non rimanevano oramai che i brandelli dei corpi d'armata di Marmont e Mortier a difendere Parigi che, sotto la debole guida del fratello dell 'imperatore, Giuseppe, era in preda al panico. I due marescialli schierarono le loro forze ai piedi di Montmatre e il 30 marzo là si combatté l'ultima battaglia della campagna. Quando Giuseppe e suo fratello Girolamo dalle alture soprastanti videro che era perduta, diedero direttive a Marmont e a Mortier perché trattassero con il nemico. Fu concordato un armistizio e a Parigi vennero garantite onorevoli condizioni di resa. Napoleone era a Vitry e, quando aveva sentito che Parigi era in pericolo, si era affrettato con le sue truppe verso Footainebleau. Là venne a sapere che Marmoot si era consegnato al nemico e, vedendo che i suoi marescialJi rifiutavano di seguirlo, 1'11 aprile abdicò. IJ20 aprile diede l'addio alla sua Guardia e nella notte del 28 aprile, accompagnato da Bertrand e Drouot, si imbarcò a Frejus sulla fregata britannica "Uodauted" che lo portò all'Elba .


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Il 30 maggio venne firm ata una serie di Ùattati, collettivamente conosciuti come il Primo Trattato di Parigi , che fissavano le frontiere della Francia quali erano il 1° novembre del 1792. Secondo una delle clausole , si sarebbe dovuto tenere a Vienna un congresso di tutti i belligeranti , per determinare le condizioni per la pace generale. In settembre il Congresso si riunì e presto portò gli alleati alle soglie della guerra. Lo Czar pretendeva l'intera Polonia. Castlereagh , appoggiato da Metternich e da Talleyrand , guidava l'opposizione. L 'Inghilterra, l'Austria e la Francia diffidavano della crescente forza della Russia e ritenevano che, se i suoi confini si fosse ro spinti verso occidente all'interno della Germania, l'equilibrio di potenza sarebbe stato completamente stravolto. n 3 gennaio del 1815 si accordarono segretamente per mettere in campo 450.000 uomini per far guerra alla Russia. 114 marzo, mentre la seduta del Congresso era ancora in corso, gi unse la notizia che Napoleone era fuggito dall'Elba. Durante le riunioni del Congresso Napoleone era stato tenuto ben informato sulle sue dispute e, quando ill3 febbraio venne a sapere che Fouchè stava complottando per rovesciare Luigi XVIII , decise di tentare la fortuna tornando in Francia. Nella notte di domenica 26 febbraio si imbarcò a Portofe rraio, con 1050 ufficiali e soldati della sua guardia del corpo, sul brigantino "L'Inconstant" e su sei piccoli battelli , eluse la guardia costiera francese e sbarcò nella baia di St. Juan il 1° marzo. Il 7 marzo , presso Grcnoble, trovò il passo di Laffrey difeso dal V reggimento e mentre si avvicinava un ufficiale realista gridò: « Eccolo: sparate su di lui! » Napoleone si rivolse al colonnello Mallet, comandante della sua guardia del corpo, e disse: « Ordini ai soldati di mettere i loro moschetti sotto il braccio sinistro, con la canna puntata verso il basso ». Poi si fece. avanti e disse: « Soldati del V, mi riconoscete? Ecco il vostro imperatore. Chi sarà a sparare? »Un grido di« Vive l'Empereur! )) esplose. Il primo atto della campagna di Waterloo era vinto e il 20 marzo egli era di nuovo a Parigi: era il compleanno di suo figlio.

2. La battaglia di Waterloo, 1815 La campagna di Waterloo è stata studiata e criticata così a fondo che gli errori in essa commessi possono apparire insoliti e madornali. Così non furono , bensì furono gli stessi che si possono trovare nella maggior parte delle campagne. Ciò che fu però eccezionale è che i due più rinomati condottieri del loro tempo si scontrarono per la prima volta in 22 anni di guerra , e che entrambi erano eccellenti generali. Fino ad allora , se si eccettua l'arciduca Carlo, Napoleone aveva af-


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frontato e combattuto condottieri di modesta abilità come, a sua volta, era toccato a Wellington. Ora i due grandi protagonisti dovevano trovarsi faccia a faccia e di conseguenza gli errori che loro e i loro subordinati commisero sono stati messi in risalto dalla loro personale rinomanza e straordinaria abilità. Il fatto che il più grande dei due sia crollato prima dell'altro ha dato origine al mito che il gemo di Napoleone fosse in declino e che egli fosse malato o intontito. Le prove che sono state addotte a supporto di queste opinioni sono forzate quanto distorte. In effetti, non era migliore né peggiore di quanto fosse stato a Marengo, Austerlitz, Jena e Lipsia: un uomo così dominato dal suo gemo, che a volte viveva in un mondo di illusioni. (1) Egli era talmente convinto dei suoi poteri e della sua fortuna che, come disse una volta Caulaincourt: « Aveva un'immensa antipatia per qualsiasi idea e pensiero su ciò che non gli piaceva ».(2) Quando il 21 giugno, dopo la sua sconfitta a Waterloo, smontò dalla carrozza all'Eliseo, disse a Caulaincourt: « Bene, Caulaincourt, ecco un bell' affare! Una battaglia persa! Come sopporterà il Paese questa sconfitta? Tutto il materiale è perduto. È un disastro spaventoso. La battaglia era vinta. L'esercito aveva fatto miracoli; il nemico era battuto in ogni punto; soltanto il centro inglese teneva ancora. E proprio quando tutto era finito, l'esercito è stato preso dal panico. È inspiegabile ... >>.(3) Non era vero niente di tutto ciò; era stata invece la logica fine della sua illusione di poter controllare e fare tutto personalmente e della sua convinzione che un piano perfetto, anche se non teneva conto dei mezzi a disposizione, non poteva mancare di condurre alla perfetta soluzione. In Wellington egli si trovò ad affrontare un soldato molto diverso da lui e un generale i cui eserciti erano stati piccoli e compatti, e nei quali quindi il comando poteva essere accentrato , richiedendo ai subordinati l'obbedienza e non l'iniziativa. Benché altrettanto autoritario e dittatoriale di Napoleone, Wellington possedeva la capacità di combinare l'intuizione con il buonsenso. Raramente perciò la sua immaginazione diventava irragionevole. I suoi eserciti erano di solito numericamente inferiori a quelli dell'avversario, quindi era costretto ad essere prudente. È tuttavia un grave errore credere, come hanno fatto molti, compreso lo stesso Napoleone, che non fosse altro che un cauto generale. Benché maestro nel combattimento difensivo, egli poteva, quando le condizioni erano favorevoli, esse-

(') • Una volta che un 'idea aveva messo radici nel suo cervello, l'Imperatore veniva trasportato dalla sua illusione. Egli la nutriva, l'accarezzava, ne diveniva ossessionato ... >> ("Tbe Memoirs of Caulaincourt", 1935, Vol. l. pag. 93). (2) Ibid., Vol. ! , pag. 602. (') Ibid., Vol. II, pag. 423.


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re audace all'estremo, come lo fu ad Assaye e ad Argaum nel 1803, nelle campagne di Vimiero e Talavera, o nell'attacco a Ciudad Rodrigo e a Badajoz. La sua tattica da Fabio era fatta di buon senso: quando le condizioni esigevano prudenza era prudente ma , quando non era necessaria, era capace di colpire come un fulmine. Pochi generali del suo tempo compresero altrettanto a fondo gli elementi fondamentali della tattica. Egli si rese conto dei limiti del moschetto dei suoi tempi, che era un'arma mortale nel tiro ravvicinato, ma che era praticamente inutilizzabile a distanza. Capì che le caratteristiche dominanti del soldato inglese erano la tenacia e la solidità , e che quello francese non le possedeva. Perciò preferì affrontare le colonne con una linea in doppia profondità, che significava poter moltiplicare almeno per quattro la propria capacità di fuoco. Pe r proteggere i suoi uomini, oltre che per ingannare il nemico, raramente non ometteva di ricorrere al più ampio impiego della copertura, sfruttando il terre no. A causa di ciò, a Vimiero , Junot fu completamente tratto in inganno e a Busaco Masséna scambiò il centro britannico con l'ala destra. A Salamanca accadde lo stesso, e altrettanto a Waterloo. Sostanzialmente a sua grande tattica era di tipo difensivo-offensivo; vale a dire che incoraggiava il nemico ad attaccare e, quando lo vedeva in confusione, lo attaccava a sua volta, coperto dal fumo dei suoi moschetti. Raramente faceva massa con i propri cannoni, non soltanto perché quasi mai ne aveva a sufficienza, ma perché la sua tattica in linea richiedeva la dispersione dell'artiglieria e non la sua concentrazione. Inoltre, raramente inseguiva il nemico battuto, perché generalmente la sua cavalleria era debole e mediocre. Un altro fatto merita menzione perché, unito alla sua abilità nello sfruttamento del terreno, lo innalzò al rango di supremo artista della tattica. Si tratta della sua capacità di vedere ogni cosa personalmente ; soltanto quando era davvero impossibilitato a farlo , si affidava ad informazioni di seconda mano. Una volta disse: « La vera ragione del mio successo ... fu che io ero sempre sul posto: vedevo tutto e facevo tutto da solo». Come Napoleone, egli assommava in sé le mansioni di capo di stato maggiore a quelle di comandante supremo e in questo, in effetti, il suo stile di comando era napoleonico. Se però fosse stato chiamato a comandare un grande esercito, articolato in vari corpi indipendenti o semi indipendenti, non è necessario sottolineare che il suo sistema accentratore si sarebbe dimostrato inefficace quando progressivamente si rivelò quello di Napoleone , da Austerlitz in poi. Appena tornato a Parigi . Napoleone si mise al lavoro per affrontare il titanico compito di mettere i nsieme il suo ultimo grande esercito. Gli uomini erano abbondanti, perché la Francia pullulava di veterani sbandati e di prigionieri di guerra rientrati ; però i moschetti, l'equipaggiamento, le munizioni erano deplorevolmente scarsi e l' Armata Reale, forte di circa


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100.000 uomini, era logora. ll suo problema più grave era però la scelta dei principali ufficiali in quanto molti dei suoi marescialli e generali, compresi Soult, Berthier, Macdonald, St. Cyr, Suchet, Augereau e Ney, avevano giurato fedeltà a Luigi XVIII e non pochi di coloro che si erano uniti a lui avevano scarsa fiducia nel trionfo della sua causa. Altrettanto dannoso era il reciproco sospetto tra coloro che avevano prestato servizio per Luigi e coloro che non l'avevano fatto .(4) Per poter attuare con efficacia la sua grande tattica, Napoleone aveva bisogno almeno di quattro uomini che comprendessero appieno il suo sistema del « bataillon carré»: un capo di stato maggiore che sapesse esprimere chiaramente le sue idee in ordini scritti; un generale di cavalleria che sapesse maneggiare masse di cavalieri ; infine , due comandanti d'ala che sapessero perseguire il suo obiettivo quando egli non fosse presente. Fino ad allora si e ra affidato a Berthier, come capo di stato maggiore; quell'abile capo burocrate, però, malgrado avesse intenzione d.i tornare con lui , ill0 giugno fu vittima di un fatale accidente. Al suo posto, Napoleone nominò Soult. Fu assolutamente una cattiva scelta perché, benché fosse un abile comandante , Soult non aveva mai svolto l'incarico di capo di stato maggiore in nessuna armata e nemmeno in un corpo d'armata, e la campagna venne perduta in gran parte a causa del cattivo funzionamento dello stato maggiore. Napoleone rifiutò di riprendere Murat come comandante della cavalleria, e scelse Grouchy. A campagna appena iniziata però, nominò quest'ultimo comandante dell'ala destra. Questa fu un'altra cattiva scelta, perché Grouchy era un abile generale di cavalleria che però non aveva mai comandato un corpo d'armata d'ala, né tanto meno un'armata. Altrettanto erroneamente, assegnò il comando dell'ala sinistra a Ney, di cui nel 1808 aveva detto che dei suoi piani capiva « quanto l'ultimo arrivato dei tamburini ».(5 ) Queste quattro nomine furono gli errori più fatali tra tutti quelli che Napoleone commise durante i Cento Giorni e non è esagerato dire che esse furono la causa principale della sua disfatta. A Sant'Elena se ne rese conto, poiché disse a Las Casas che se avesse avuto Murat con sé avrebbe ottenuto la vittoria (6) e confidò a Gourgaud che Soult non lo aveva servito bene ('), che « era stato un grande errore

(') Vedasi il rapporto del cavaliere d' Artez del6 maggio 1815. sulle condizioni della Francia ("Su p· plemeotary Oespatches" di Wellington, 1863, Vol. X, pagg. 247·256). Esso è comunque talmente esagerato che, invece di aiutare Wellington , probabilmente lo trasse in inganno. (') "Lenres lnédites de Napoléon ler " di Léon Lecestre {1897) Vol. l, n. 217, pag. 142. (') « Mémorial de Sainte Hélène • (1923) Vol. 11, pag. 276. (') " Sainte-Hélène. Jou mal inédit • (1899) Vol. l. pag. 505.


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impiegare Ney » ( 8) e che avrebbe dovuto dare il comando dell'ala destra a Suchet anziché a Grouchy .(9 ) Di un solo uomo non fece menzione, e si trattava di Davout , probabilmente il più abile ufficiale che avesse mai avuto. Lo aveva lasciato a Parigi come Governatore perché, come gli disse , non poteva affidare la capitale a nessun altro. Tuttavia Davout aveva sicuramente ragione quando gli rispose: « Ma Sire, se voi sarete vincitore, Parigi sarà vostra; e se sarete battuto, né io né nessun altro potrà fare qualcosa per voi » .( 10) Alla mancanza di ardore dei maresciaUi francesi non poneva certamente rimedio il selvaggio entusiasmo dei soldati e degli ufficiali dei reggimenti. Una spia, scrivendo a Wellington, li paragonò a quelli del1792, e Houssaye, sunteggiando la situazione dell'armata del 1815, scrive che era « impressionabile , critica, senza disciplina e senza fiducia nei suoi capi, ossessionata dal timore del tradimento e, forse per questo , vulnerabile a improvvise esplosioni di panico ... era capace di sforzi eroici e di impulsi furiosi ... Napoleone non aveva mai avuto tra le mani prima di allora uno strumento di guerra allo stesso tempo così formidabile e così fragile ».

(1 •) A dispetto di tutte le difficoltà, per la fine di maggio Napoleone aveva portato la forza dell'esercito operativo a 284.000 uomini, sostenuti da un esercito ausiliario di 222.000.( 12) In entrambi , però, molti uomini erano soltanto cifre scritte sui registri. Nell'esercito operativo, 124.500 erano inquadrati nell'armata del Nord , alle sue dirette dipendenze: il rimanente era ripartito tra le armate del Reno, della Loira , delle Alpi e dei Pirenei , oltre che in altre formazioni, depositi e fortezze. L'armata del Nord era articolata in cinque corpi d'armata di fanteria, Guardia Imperiale e cavalleria di riserva. Tra i primi erano compresi il I corpo (d'Erlon) di 19.939 uomini; il II (Reille) di 24.361; il lll (Vandamme) di 19.160; il IV (Gérard) di 19.995; il VI (Lobau) di 10.465. La Guardia era costituita da: la Vecchia Guardia (grenadiers) al comando di Friant; la Media Guardia (chasseurs) sotto Morand, e la Giovane Guardia (voltigeurs) sotto Duhesme . Assieme aUe divisioni della cavalleria della Guardia di Guyot e di Lefebvre - Desnouettes , assommava in tutto a 20.884 tra ufficiali e militari di truppa. La cavalleria della riserva, coman-

(") lbid. , Vol. Il, pag. 276. ( 9) rbid .. Vol. l. pag. 502 e Vol. Il , pag. 424. ('O) " H istoire de la Vie Militaire , etc .. du Maréchal Davout •. di L. J. Gabriel de Chenier {1866}, pag. 540. ( " ) " 1815 Waterloo "di Hcnry Houssaye (edizione inglese 1900), pag. 48. (Vedasi anche '·Supple· mentary Oespatches'" di Wellington , Vol. X. pagg. 364·366). ( 12) Vedasi • 1815 Waterloo " di Houssaye, pagg. 21 e 310.311.


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Fig. 29: Il concentramento di Napoleone , 15· 19 giugno 1815.

data da Grouchy, era composta da quattro divisioni: la l" (Pajol) di 3046 uomini; la IJ• (Exelmans) di 3515; la III" (Kellermann) di 3679; la IV• (Milhaud) di 3544. In totale, l'armata era costituita da 89.415 fanti, 23.595 cavalieri e 11.578 artiglieri con 344 pezzi .( 13) A Vienna, gli alleati, che avevano formato la Settima Coalizione, erano impegnati ad allestire cinque armate: una anglo-olandese di 93.000 uomjni al comando di Wellington e una prussiana di 117.000 sotto Bliicher,

(Il) Queste cifre sono prese da « Histoire de la Campagne de 1815 " del ten. col. Charras (VEdi· zione), Vol. l , pagg. 65-68.


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nel Belgio; un'armata russa di 150.000 uomini sotto Barclay de Tolly, nel Medio Reno e un'armata austro-italiana di 75.000, al comando di Frimont, nell'Italia settentrionale. In breve il loro piano, come era stato concepito da Gneisenau, era quello di schiacciare Napoleone con la forza del numero. Wellington , Bliicher e Schwarzenberg dovevano marciare direttamente su Parigi e, se uno di essi fosse stato battuto o costretto a ritirarsi, Barclay avrebbe dovuto andare in suo aiuto, mentre gli altri due continuavano la loro avanzata.(' 4 ) L'armata di Frimont doveva puntare su Lione e non su Parigi; Wellington avrebbe dovuto avere il comando di tutte le forze in Belgio e la frontiera francese doveva essere attaversata contemporaneamente da tutte le armate, tra il 27 giugno e il l o luglio. Ai primi di aprile, Wellington partì da Vienna per Bruxelles e il 3 maggio incontrò Bliicher a Tirlemont. Benché nessuno dei due ritenesse che Napoleone avrebbe assunto l'iniziativa, sembrerebbe che si fossero messi d'accordo per concentrare, in tal caso , i loro eserciti sulla linea Quatre-Bras- Sombreffe. Fosse o meno così, il giorno seguente Bliicher spostò il suo quartier generale da Liegi a Namur e ordinò ai suoi quattro corpi d'armata di avanzare: il I (32.692 uomini sotto Zietben) su Fleurus; il II (32704 , sotto Pirch) su Namur; il III (24.456, sotto Thielemann) su Huy; il IV infine (31.102 uomini al comando di Biilow) verso Liegi. L'armata di Bliicher comprendeva 99.715 fanti , 11.879 cavalieri e 9360 artiglieri con 312 pezzi.(' 5) L'annata di Wellington era un eterogeneo raggruppamento di truppe costituito da 31.253 inglesi , 6.387 membri della Legione Tedesca del re, 15.935 soldati di Hannover, 29.214 belgi e olandesi, 6.808 di Brunswick e 2.880 di Nassau, 1.240 genieri, etc. In tutto aveva 69.829 fanti, 14.482 cavalieri, 8.166 artiglieri con 196 pezzi, 1.240 genieri, etc. Nominalmente, la sua fanteria era articolata in due corpi d' armata e una riserva: il I corpo (25.233 uomini) al comando del principe d'Orange, il Il (24.033 uomini) sotto Iord Hill; la riserva (20.563) era alle dirette dipendenze di Wellington.(l6) Entro la fine di maggio il I corpo occupò Mons, Roeulx , Frasnes, Seneffe, Nivelles, Gemappe, Soignies, Enghien e Braine-Le-Comte, mentre il II corpo occupò Leuze , Ath, Grammont, Ghent , Alost e Oudenarde. La cavalleria, al comando di lord Uxbridge, era accampata lungo il Dender, la riserva era invece in accantonamenti attorno a Bruxelles, ove Wellington aveva stabilito il proprio quartier generale.

(") Vedasi "Supplementary Oespatches" di Wellington, Vol. X, pagg. 196-197. ("') Per di dati di forza , vedasi Charras, Vol. l, pagg. 81-82. ( 16) Per di dati di forza, vedasi "History of tbe War in Fra.nce and Belgium in 1815" (1844) di Sibome, Vol. l, pagg. 28-29.


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Resosi perfettamente conto che gli alleati in Belgio erano eccessivamente diradati , e giustamente valutando che non sarebbero stati pronti ad avanzare prima dell 0 luglio, Napoleone decise di prendere l'iniziativa, di entrare in Belgio e di battere separatamente gli inglesi e i prussiani prima che potessero unire le loro forze. Dopo di ciò, contava che i belgi- intimamente filo francesi -si sarebbero sollevati a suo favore e che il governo inglese sarebbe caduto, per essere sostituito da uno meglio disposto verso la Francia. Se la distruzione delle armate anglo-prussiane non avesse posto termine alla guerra, egli si sarebbe poi unito all'armata del Reno (23.000 uomini al comando di Rapp) in Alsazia, per piombare su russi e austriaci. 17 ( ) Come nel 1814, contava di trarre il massimo vantaggio dalla sua posizione centrale, e ciò che desiderava sopra ogni cosa era una vittoria sensazionale e gloriosa proprio all'inizio della guerra, per rendere più compatta la Francia e demoralizzare i suoi nemici. Ai primi di giugno , l'armata del Nord ricevette l'ordine di concentrarsi nell'area Maubeuge-Avesnes- Rocroi-Chimay e il 12 giugno, alle o re 3.30 del mattino, mentre i suoi corpi d'armata si avvicinavano alle loro destinazioni , Napoleone partì verso Avesnes. Colà venne raggiunto dal maresciallo Ney, che tre mesi prima si era vantato che avrebbe spedito l'imperatore a Luigi in una gabbia di ferro . Da Avesnes, Napoleone emanò un entusiasmante Ordine del Giorno che così iniziava: « È arrivato il momento di vincere o morire! ». (18) Il 14 giugno spostò il suo quartier generale a Beaumont e prima del calar della notte il concentramento era praticamente completato, eccetto che per il TV corpo d'armata. Mentre i francesi si ammassavano, gli inglesi e i prussiani stavano sparsi nei loro accantonamenti, ignari di quanto si stava preparando. Fu soltanto nella notte tra il 13 e il 14 giugno, quando gli avamposti sul Sambre gli riferirono che si potevano vedere molti fuochi di bivacco attorno a Beaumont, che Ziethcn sospettò che cosa stava accadendo.(l9) Inoltrò la notizia a Bliicher il quale, la sera dell4 giugno - probabilmente facendo affidamento sull'accordo di Tirlemont , per cui Wellington avrebbe dovuto venire in suo soccorso- ordinò alll, al IIl e al IV corpo d'armata di concentrarsi a Sombreffe. Diede anche istruzioni a Ziethen affinché assicurasse la copertura delle loro operazioni di ammassamenti con una solida resistenza e, in caso fosse stato respinto, si ritirasse su Fleurus. Dal punto di vista strategico, questa concentrazione avanzata, entro il rag-

('') • Commentaires de Napoléon ler • (1867) Vol. V, pagg. 11~117. ( 18) "Correspondance de Napoléon ler" n. 22052, Vol. XXVII. pag. 281. ( 19) Certe voci erano già arrivate prima, vedasi "Supplementary Despatches" Vol. X, pagg. 470471.


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gio d'azione del nemico, era un'impresa sconsideratamente temeraria, poiché offriva a Napoleone una grossa opportunità di concludere vittoriosamente la campagna entro solo 48 ore dal suo inizio. Bliicher si muoveva alla cieca finché, alle prime ore del giorno, gli vennero aperti gli occhi: il generale Bourmont, che comandava la divisione di testa del corpo d'armata di Gérard , disertò consegnandosi a Ziethen e gli rivelò gli ordini impartiti da Napoleone e le sue forze. Bliicher però, che si riteneva invincibile, rimase cieco all'evidenza dei fatti e si affrettò da Namur verso Sombreffe, ove arrivò alle 4 del pomeriggio, ben deciso ad accettare battaglia. Alle 3 del mattino (2°) del 15 giugno Napoleone montò a cavallo e a mezzogiorno entrò a Charleroi fra scene di frenetica esultanza. Là venne raggiunto poco dopo le 3 del pomeriggio da Ney che era stato ritardato, a causa della mancanza di cavalli , ad Avesnes. L 'imperatore lo salutò in modo amichevole e gli assegnò da quel momento il comando del I e del II corpo d'armata, oltre che della divisione di cavalleria di Lefebvre-Desnouettes, e gli ordinò di « andare a incalzare il nemico ».(2 1) Non vi possono essere molti dubbi sul fatto che gli deve aver detto qualcosa di più. In effetti, secondo Gourgaud, gli diede anche istruzioni affinché sgombrasse dal nemico la strada Charleroi-Bruxelles e occupasse Quatre-Bras . (22) La verosimiglianza di quest'ultima direttiva è supportata dall'affermazione contenuta nel bollettino del 15 giugno , secondo cui « L 'Imperatore ha dato il comando dell'ala sinistra al Principe della Moskova, che stasera ha stabilito il suo quartier generale a Quatre-Chemins sulla strada di Bruxelles >> .(23) Ney però non ottemperò . Questa frase dimostra comunque quali fossero le intenzioni di Napoleone. Appena Ney si allontanò per assumere il suo comando, Grouchy apparve sulla scena e poco dopo ricevette il comando del III e del IV corpo d'armata, nonché delle divisioni di Pajòl e di Exelmans. Napoleone gli ordinò di respingere i prussiani verso Sombreffe, ma Grouchy si dilungò al punto che alle 17.30 l'imperatore si seccò e cavalcò avanti per sollecitarlo. Seguì un vigoroso attacco e il corpo d'armata di Ziethen venne costretto a retrocedere su Fleurus. Nel frattempo Ney scacciò un distaccamento prussiano da Gosselies, ma a quel punto smise di essere il Ney di Jena e si attenne alla prudenza, trattenendo il corpo d'armata di Reille e mandando avanti Lefebvre-Desnouettes senza appoggio. Alle 6.30 del pomeriggio, questi capitò sotto il fuoco di un distaccamento di be lgi e olandesi

( 20) ··eorrespondance" n. 22055, Vol. XXVIII , pag. 286. (21) << Relazione • del colonnello Hcymès da « Documents lnédits sur la Campagne de 1815 »del duca d'Eichingen (1840) pag. 4. Heymès fu primo aiutante di campo di Ney. (22) <<Campagne de Dix·Huit Ccnt Quinze • (1818) pagg. 46-47. ( 23) ''Commentaires" Vol. V, pag. 136.


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Fig. 30: Area delle operazioni. 15· 19 giugno 1815.

della brigata Na au del principe Bernardo di Saxe-Wcimar, che però siritirò subito a Quatre-Bras. Lefebvre lo insegul ma lo trovò troppo fortemente organizzato a difesa per poterlo attaccare con la sola cavalleria, così ripiegò su Frasnes. Quella notte, divisa in tre colonne, l'armata francese bivaccò su un quadrato di IO miglia per 10 e, dice Napoleone,« era disposta in modo da poter manovrare con uguale facilità contro l'Armata prussiana e contro quella anglo-olandese, perché era già piazzata tra di esse ».(24 ) Nel qua-

(2') lbid .. Vol. V. pag. 136.


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drato, le tre colonne e rano così dislocate: quella di Ney, con la divisione di cavalleria di Lefbvre-Desoouettes; a Frasnes; il li corpo d'armata di Reille tra Grosselies e Frasnes, con la divisione di Gerard spinta in fuori sulla strada di Fleurus , e il l corpo di d'Erlon tra Marchienne e Gosselies la colonna di Grouchy con le divisioni di cavalleria di Pajol e Exelmans attorno a Lambusart (a sud di Fleurus), il III corpo d'armata di Vandamme e la cavalleria della riserva tra Charleroi e Fleurus , il IV corpo d'armata di Gérard a cavalilere del Sambre a Chàtelet; la colonna delle riserve, con le Guardie tra Charleroi e Gilly e il VI corpo d'armata di Lobau a sud di Charleroi. Alle 9 di sera Napoleone ritornò esausto al suo quartier generale a Charleroi - era stato in sella dalle 3 del mattino - e si stese subito a riposare. (25) A mezzanotte venne svegliato dall'arrivo di Ney, che stette con lui fino alle 2 del mattino del 16 giugno. Di questo colloquio, il colonnello Heymès scrive: « L'Imperatore Io fece rimanere per la cena, gli comunicò i suoi ordini » e « gli svelò i suoi progetti e le sue speranze per il giorno 16 ... ».(26) Pe rciò sembra ovvio che Ney abbia detto all'imperatore perché non aveva occupato Quatre-Bras e che questi gli abbia dato istruzioni affinché se ne impadronisse alle prime ore del 16 giugno. Questo è semplice buonsenso, poiché se Wellington fosse sopraggiunto a dare ma n forte a Bliicher, era essenziale (per il progetto di Napoleone di affrontare un avversario per volta) che la strada Nivelles-Namur fosse bloccata. Fare ipotesi diverse significherebbe bollare Napoleone di incompetenza strategica. Nel frattempo, che cosa stava facendo Wellington? Benché le sue azioni siano state minutamente analizzate da tutti gli esperti storici di questa campagna, l'unico fatto sicuro emerso è che era totalmente impreparato ad affrontare la situazione. Egli non credeva che Napoleone avrebbe attaccato (27) e, sembrerebbe, e ra talmente preso dalla bella vita di Bruxelles che una voce che dava Napoleone a Maubeuge , il 13 giugno, lo disturbò così poco che « portò lady Jane Lennox a Enghien per una partita di cricket e la ricondusse indietro a notte, senza aver avuto altro palese impegno se non quello di divertirla ».( 28) Benché il 14 giugno gli giungessero altre voci, soltanto alle 3 del pomeriggio del giorno seguente fu ricevuto

('S) "Correspondance" n. 2205. Vol. XXVIII , pag. 286. ("') " Relation" di Heymès. pag. 6. (>") Si veda la sua tenera a lord Lynedocb il 13 giugno ("The Dispatches of the Duke of Welling· ton" di Gurwood. 1838. Vol. Xli . pag. 462). ( ZS) Citato da una lettera scritta a Bruxelles il 13 giugno dal Rev. Spcncer Madan. tutore dei giovani Lennox. ("The Life of Wellington" di sir Herben Maxwell. 1900. Vol. Il . pag. IO) .


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uo rapporto che annunciava che gli avamposti prussiani presso Thuin erano stati attaccati. Sempre fissato nell'idea che l'intento di Napoleone fosse di avanzare attraverso Moos e piombare sulle comunicazioni anglo-olandesi, (29) tra le 5 e le 7 del pomeriggio (30) Wellington ordinò alle sue divisioni di concentrarsi nei punti predesignati e di tenersi pronte a marciar col minimo preavviso .(3 1) Secondo quest'ordine, il principe d'Orange doveva raccogliere le sue 2• e 3• divisione (comandate da Perponcher e Chassé) a Nivelles. Successivamente, in serata, arrivò un dispaccio da Bli.icher , che annunciava di aver concentrato il suo esercito a Sombreffe.(32) Alle IO di sera il duca emanò allora una seconda serie d 'ordini , in base ai quali la 3• divisione· (Aiten) doveva spostarsi da Braine-le-Comte a Nivelles; la I• (Cooke) da Enghien a Braine-le-Comte; la 2• (Ciinton) e la 4• (Colville) da Ath e Oudenarde ad Enghien; la cavalleria, in fine, al comando di lord Uxbridge, da Ninhove a E nghien.(3 3) Ciò significava concentrarsi allontanandosi da Bli.icher e mirava chiaramente a coprire le strade che da Moos e Ath portavano a Bruxelles e non a cooperare con l'alleato. Subito dopo che q uesti o rdini erano stati inviati, il duca andò al ballo della duchessa di Richmond e vi rimase fino alle due del mattino. Verso mezzanotte ricevette un rapporto del generale Dornberg da Moos, che lo informò che Napoleone si era spostato a Charleroi con tutte le sue fone e che non era rimasto nessuno di fronte a Mons. Finalmente Wellington mise da parte i timori per il fianco destro e nel suo rapporto ufficiale ci informa di aver allora o rdinato « che l'intero esercito marciasse verso Lcs Qua tre Bras » .(34) Questa decisione viene confermata dal capitano , (poi generale e sir) Gcorge Bowles. Egli dice che all'ora di cena Wellington e il duca di Richmond lasciarono il tavolo e andarono nello studio a esaminare una mappa. Chiudendo la porta, Wellington disse: « Napoleone mi ha imbrogliato , perdio! Ha guadagnato 24 ore di marcia su di me » . Quando Richmond gli chiese che cosa intendesse fa re, replicò: « Ho ordinato (ordinerò?) all'Armata di concentrarsi a Quatrc-Bras; ma noi non lo fermeremo in quel punto c, se lo faremo, io devo combatterlo qui (e intanto

(29) Un notevole travisamente della strategia napoleonica perché una simile mossa. anziché separare Wellington c Bliichcr. li avrebbe fatti riunire. ("') "Supplementary Dispatches" Vol. X, pag. 509. ('1) "Oispatches". Vol. Xli, pagg. 472-473. (") Vedasi "Passages from my Life, etc:· del barone von Mufning (1853), pag. 229. Muffling era l'ufficiale di collegamento di Blucber presso il quanier generale d• Wellington. (D) "Dispatches" Vol. Xli. pag. 474. ("') "Dispatches" Vol. X Il . pag. 479. Vedasi anche " Passages" di Muffiing. pag. 230 e "Supplemcntary Despatches·· Vol. X, pag. 510. Qualche tempo dopo le due del mattino del 16 giugno.


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passava l'unghia del suo pollice sulla posizione di Waterloo) ».(35) Subito dopo Wellington se ne andò e alle 7.30 del mattino partì per Quatre-Bras. Se dobbiamo considerare tipica l'esperienza del capitano Merceir, il concentramento in avanti della armata anglo-olandese, frastornata da ordini e contrordini , fu attuato nella più grande confusione. Quache unità non ricevette alcun ordine, altre ne ebbero di incompleti; alcuni ufficiali erano ancora in uniforme di gala e molti non avevano la più pallida idea di che cosa stesse accadendo. A Nivelles, scrive Merceir, « la strada era coperta di soldati , molti erano feriti, ma anche molti apparentemente illesi. Il numero di coloro che lasciavano il campo a quel modo appariva straordinario. Molti dei feriti avevano 6, 8, 10 e anche più assistenti. Quando gli si chiedeva della battaglia e perché se ne fossero allontanati , la risposta era invariabilmente: «Signore , tutto è perduto! Gli inglesi sono distrutti, in rotta , disfatti, tutti , tutti , tutti! ».(36) La battaglia di Quatre-Bras era cominciata. Mentre Wellington era sulla strada verso Quatre-Bras , 25 miglia a sud di Bruxelles, il corpo d' armata di Ziethen occupò un saliente lungo il rio Ligny, con la destra a Wagnelée, il centro a St. Amand e la sinistra a Ligny. Là rimase enza aiuto fino a mezzogiorno , quando cominciarono ad arrivare il II corpo d'armata , al comando di Pirch, e il III con Thielemann. II primo venne immediatamente di locato alle spalle del corpo d'armata di Zicthen e il secondo venne spiegato sulla sua sinistra, tra Sombreffe e Mazy, con una robusta forza di copertura lungo il rio Ligny. li IV corpo d' armata di Bi.ilow era molto indietro, perciò Bli.icher poté ammassare sul campo di Ligny soltanto 84.000 uomini. Nel frattempo , ipotìzzando che gli alleati si arebbero attenuti alle regole della guerra - cioè, che si sarebbero ritirati allo scopo di proteggere il proprio concentramento - Napoleone altò alJa conclusione che Wellington si sarebbe ritirato su Bruxelles. Decise pertanto di avanzare verso la città e di affrontare Wellington se avesse resistito, o di re pingerlo verso Antwerp , cioè lontano da Blticher, che aveva la sua base a Liegi. Prima

(" ) Vedasi "Le ners of the FirsrEarl of Malmesbury" (1870) Vol. 11 . pag. 445 . Bowles dice che al duca di Richmond gli riferì quc~ta conversazione due minuti dopo che era avvenuta. A questo riguardo, e sommandolo alla inclinazione di Wellington per la vita di società. è illum inante leggere che alle 3 del mattino del 18 giugno - poche ore prima che iniziasse la banaglia di Waterloo - il duca scnsse a lady Frances Webster ( « Una donna molto graziosa • ) che si sarebbe dovuta preparare « a traslocare da Bruxelles ad Antwerp. nel caso un simile provvedimento si rendesse necessario • ("Supplementary Dc· spatches" , Vol. X, pag. 501). Inol tre il 19 giugno alle 8.30 le scrisse ancora che poteva ~ rimanere a Bru· xellcs in perfetta sicure7.za •. (lbid .. Vol. X. pag. 531) È il caso di chiedersi: era stato proprio Napolco· ne ad ingannarlo? ('") "Jo urnal of thc Watcrloo Campaign '' del generale Cavalic Merccr (1870) Vol. I. capitolo Xl , e pag. 250.


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che ciò potesse esser compiuto , era però necessario fa re arretrare Ziethen oltre Gembloux, per interdire a Bliicher l' uso della rotabile Namur-Wavre-Bruxelles. A tal fine, alle 6 del mattino circa Napoleone dettò due lettere, una per Ney e l'altra per Grouchy, per spiegare le sue intenzioni.(37) Nella lettera a Grouchy scrisse che, se i prussiani fossero stati a Sombreffe o a Gembloux, li avrebbe attaccati e, una volta occupata Gembloux, avrebbe poi convogbato le sue riserve verso Ney e avrebbe agito contro Wellington. Riscrisse le stesse cose nella lettera a Ney e gli ordinò di essere pronto a marciare su Bruxelles non appena le riserve lo avessero raggiunto ; nel fratte mpo, avrebbe dovuto spingere una divisione 5 miglia a nord di Quatre-Bras, tenerne sei in quest'ultima località e mandarne una a Marbais per stabilire il collegamento con la sinistra di Grouchy. Gli disse anche che la divisione di Kellermann avrebbe sostituito quella di Lefebvre-Desnouettes. Poi, così parrebbe , si ricordò che Ney era duro di comprendonio e gli ìllustrò le modabtà della sua manovra. « Per questa campagna- scrisse- ho adottato i seguenti principi generali: dividerò il mio esercito in due ali e una riserva ... La Guardia costituirà la riserva ed io la immetterò nell'azione su una qualsiasi delle ali, come le circostanze richiederanno ... Inoltre, a seconda degli eventi , io potrò trarre truppe da una delle ali per rafforzare la mia riserva ». Poco dopo che queste lettere erano state spedite (circa alle 8 del mattino) Napoleone ricevette un messaggio da Grouchy che lo informava che erano state viste consistenti colonne avvicinarsi a Sombreffe dalla direzione di Namur. Questo indicava la probabilità che la massa o la maggior parte dell'armata prussiana si stesse per riunire a Sombreffe e pertanto l'ulteriore possibilità che l'armata anglo-olandese sopraggiungesse in sostegno di Bliicher. Siccome questo mandava all'aria il piano di Napoleone, egli si rifiutò di credervi e no n modificò nulla . Partì da Charleroi e arrivò a Fleurus poco prima delle 11 del mattino , ove trovò il corpo d'armata di Vandamme schierato in linea di fro nte a St. Amand, il lato occidentale del saliente di Ziethen. Il corpo d' armata di Gérard, come apprese, era ancora lontano alle loro spalle a causa, apparentemente, dell'inefficienza dello stato maggiore. Subito Napoleone fece una ricognizione della posizione avversaria e, benché potesse vedere soltanto il corpo d'armata di Ziethen, la sua disposizione lo convinse che non si trattava di una retroguardia bensì di una forza posta a copertura di un 'avanzata generale, oltte che a garanzia della sicurezza della strada Sombreffe-Quatre-Bras, cioè della sola strada principale per la quale Wellingto n potesse avvicinarsi .( 38) In un at-

(17) Vedasi ~correspondance·· n. 22058 e 22059, Vol. XXVIII, pagg. 289-292. ("') «Campagne de 1815 " di Gourgaud, pagg. 55-56.


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timo tutto fu chiaro. A dispetto della sua idea fissa e delle regole della guerra, era evidente che gli alleati si stavano concentrando verso l'avanti e, pertanto, che intendevano riunirsi. Finché però il corpo d'armata di Gérard non avesse serrato sotto, cosa che cominciò a fare all' una del pomeriggio , Napoleone non si sentiva abbastanza forte per attaccare . Intan to Pirch e T hielemann si spiegarono e, allora, esultante al vedere di fronte a sé più di un solo corpo d'armata, decise di fare i conti con Bliicher quello stesso pomeriggio.

n suo piano - davvero brillante - era di contene re inizialmente la sinistra di Bliicher (il corpo d' armata di Thielemann) con la cavalleria di Pajol ed Exelmans, per poi annie ntare la sua destra e il centro (Zietheo e Pirch). I ntendeva attuare quest'ultima operazione impegnando fro ntalmente il centro e la destra prussiani, in modo da costringere Blueher a esaurire le sue ri erve , richiamando nel fra ttempo Ney da Quatre-Bras, perché piombasse a!Je spalle dell' ala destra di BIUcher, mentre la Guardia avrebbe sfondato il suo centro. A questo modo, si aspettava di distruggere due terzi dell' armata di Bliicher e di costringere il rimanente a ritirarsi su Liegi. cioè lontano da Wellington. Alle 2 del pomeriggio ordinò a Soult di informare Ney che Grouchy avrebbe attaccato il nemico tra Sombreffe e Brye alle 14 ,30. Poi leggiamo: « È intenzione di Sua Maestà che anche voi attacchiate qualsiasi forza sia di fro nte a voi e , dopo averla vigorosamente respinta , vi rivolgiate nella nostra direzione , in modo da effettuare l'aggiramento di quel corpo di truppe nemiche che vi ho appena menzionato. Se quest' ultimo verrà sopraffatto per primo, allora Sua Maestà manovrerà nella vostra direzione. in modo da portare assistenza alla vostra operazione in maniera analoga ». (39) Si rivolse indi a Gérard, iLcui corpo d'armata si stava spiegando contro Ligny - il lato me ridionale del aliente di Ziethen - e disse: « t possibile che entro tre ore venga d eciso il destino della guerra . Se Ney esegÙe gli ordini fino in fondo , non sfuggirà nemmeno un cannone dell'Armata prussian a: l'abbiamo colta sul fatto (prise en flagranl délit) ».(40) A lle 14.30, mentre la cavalleria di Grouchy tratteneva Thiele mann. Vandamme e Gérard (41 ) attaccarono vigorosamente St . Amand, intanto che Gérard assaltava Ligny. La resistenza prussiana fu però così tenace

(l9 ) « Documents lnédits » del duca d 'Eichingen , n. Xlii . pag. 40. ("') ..Commentaires" Vol. V. pagg. 140-1 41. ("} Nella notte tra il 15 e il 16 giugno. la divisione di G .rard - del corpo d'armata di Reille - bi· vaccò , come abbiamo visto. sulla strada per Fleurus. 11 16 giugno venne aggregata al corpo d'armata di Vandamme.


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che alle 15.15 Napoleone diede istruzioni a Soult affinché inviasse a Ney il seguente messaggio: « Sua Maestà desidera ch' io vi dica che voi dovete manovrare immediatamente in modo da avvolgere ('ala destra del nemico e cadere alle sue spalle; l'Armata di fronte a voi è battuta se voi agite con energia. Il destino della Francia è nelle vostre mani . Non esitate perciò neppure un momento ad eseguire la manovra .. . e dirigete la vostra avanzata verso le alture di Brye e St. Amand, in modo da cooperare ad una vittoria che può davvero rivelarsi decisiva ... ».(42) Immediatamente dopo aver spedito il dispaccio , Napoleone seppe da Lobau , che si trovava a Charleroi, che Ney aveva di fronte una forza di 20.000 uomini. Te me ndo che il suo o rdine delle 15.15 non fosse sufficientemente esplicito, e ritenendo che Ney fosse in grado di tenere indietro l'avversario con il solo corpo d'armata di Reille, Napoleone gli mandò a mezzo del conte de la Bédoyère la sua celebre « nota a matita », (43) Poiché le circostanze impedivano che Ney avanzasse con una sua intera armata su Brye, gli diede istruzioni affinché ordinasse al corpo d'armata di d'Erlon di marciare da solo contro il tergo prussìano. Nello stesso tempo mandò ordine a Lobau di avanzare il suo corpo d'armata su Fleurus. Quest'ultimo ordine preannuncia il cruciale e rrore di Napoleone del 16 giugno. Quando, circa alle 10 del mattino , partì da Fleurus per Charleroi, avrebbe dovuto - nello stesso tempo, ordinare a Lobau di avanzare. Se lo avesse fatto c se Lobau si fosse avviato diciamo , a mezzogiorno, la testa del suo corpo d'armat a sarebbe arrivata entro le 3.30 del pome riggio a Fleurus, che dista 8 miglia da Charleroi. In tal caso non ci sarebbe stato bisogno di mandare la « nota a matita » a Ney. Si dovrebbe soggiungere che , alle 10 del mattino, Napoleone non poteva dire se avrebbe avuto bisogno di impiegare Lobau ; e allora avrebbe dovuto ordinargli di portarsi a Mellet, presso l'incrocio della strada romana con quella di CharleroiBruxelles, da dove sarebbe stato in condizioni migliori che a Charleroi per assistere sia Ney che lui ste so. In realtà , Lobau raggiunse Fleurus alle 19.30 c, siccome ma ncavano ancora più di 4 miglia a Wagnelée, e ra ormai troppo tardi pe r lui per muovere contro il te rgo detrala destra di Bliicher. I1 girovagare a ca o del corpo d·armata di d' Erlon fu un incidente serio ma non insolito, in certo qual modo anche a Jena e a Lipsia erano accaduti simili inconvenienti. Lasciare Lobau a Charle roi il mattino del16 giugno però fu un grave , imperdonabile e rrore.

(") • Documcnts lnéditS • del duca d.Eichingen. n. XfV, pag. 42. (") Da allora questa nota è andata perduta.


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Nel frattempo, la battaglia continuava ad infuriare; Gerard venne ucciso nell'assalto a St. Amand, mentre Gérard irrompeva in Ligny. La destra prussiana era incalzata così duramente che Blucher fu costretto ripetutamente a far intervenire le sue riserve finché, alle 5 del pomeriggio , esse furono quasi esaurite. Per allora, Napoleone non aveva usato più di 58.000 dei 68.000 uomini che aveva portato sul campo, e con essi aveva fissato gli 84.000 di Bliicher. Era perciò giunto il momento di infliggere il colpo decisivo e, calcolando che alle 18 avrebbe udito il rombo dei cannoni di d'Erlon alle spalle dell'ala destra prussiana, si preparò a lanciare la Guardia contro il centro nemico a Ligny , per sfondarlo, tagliar fuori la destra di B!Ucher da Sombreffe e annientare Ziethen e Pirch. Mentre le Guardie si preparavano per il loro grande assalto, improvvisamente Vandamme raggiunse l'imperatore con notizie allarmanti. Due miglia e mezzo più indietro, disse, una colonna nemica di 20 o 30.000 uomini era stata vista dirigersi verso Fleurus. Era Ney? Era d'Erlon? Vandamme dava per sicuro che fosse nemica .(44 ) Napoleone era perplesso, perché si aspettava che d'Erlon si dirigesse verso Brye- seguendo la strada romana - e non su Fleurus , che si trova a sud del centro prussiano. Sospese subito il movimento della Guardia, diede disposizioni per affrontare la colonna che avanzava e inviò la divisione di Duhesme (della Giovane Guardia) a rinforzare Vandamme, i cui uomini erano sull'orlo del panico. Nello stesso tempo inviò un aiutante di campo per accertare a chi appartenesse la colonna. Alle 6.30 del pomeriggio l'aiutante di campo ritornò (45) e riferì che si trattava di d'Erlon. A quel punto pare che sia stato inviato al galoppo un altro aiutante di campo da d'Erlon con l'ordine di affrettarsi verso Wagnelée. Quando però questi arrivò trovò che - eccettuata la divisione di testa di Durutte - il resto del corpo d'armata era in piena retromarcia, secondo gli ordini inviati da Ney. Mandare un altro aiutante di campo per ordinare a d'Erlon di fare un'altra contromarcia sarebbe stato inutile , perché sarebbero state necessarie quasi tre ore per portarlo a Wagnelée, e per allora sarebbe stato buio. Troppo frequentemente non si è riconosciuto che l'atteso arrivo di d'Erlon dalla meno attesa delle direzioni quasi costò a Napoleone la battaglia. Esso abbatté talmente il morale del corpo d'armata di Vandamme che il generale Lefol, uno dei suoi comandanti di divisione, per arrestare la fuga dei suoi uomini rivolse i propri cannoni contro i fuggitivi .(46) I

(..) Vandamme aveva inviato un ufficiale a riconoscere la colonna. ma questi si avvicinò soltanto un po', poi galoppò indietro esclamando: «Sono nemici • . È strano che d'Erlon non abbia inviato ava n· ti una staffetta annunciando il proprio arrivo . ('') " Campagne de 1815 • di Gourgaud. pag. 59. (,.) Vedasi " 1815 Waterloo •> d i Houssaye, pagg. 99- 100. che cita i << Souvenirs » di Lefol.


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prussiani approfittarono del disordine in campo francese e assaltarono vigorosamente St. Amand e, se non fosse stato per l'arrivo della Giovane Guardia- che contrattaccò con slancio superbo- è probabile che l'intero corpo d'armata di Vandamme si sarebbe dato alla fuga. Il risultato finale dello sbaglio di d'Erlon fu che, una volta ripristinato l'ordine, Napoleone era rimasto con così poco tempo a disposizione (47 ) che anche se l'assalto finale della Guardia su Ligny avesse avuto esito positivo, era improbabile che potesse dimostrarsi decisivo. Ciò fu quanto accadde, perché soltanto alle 7.30 della sera Napoleone fu pronto a lasciare il suo assalto finale. Benché il sole fosse ancora alto sull'orizzonte , grandi nuvole dj tempesta si addensavano oscurando il campo di battaglia. Indi , mentre scoppiava il temporale e il tuono soffocava il rombo dei bombardamenti, tra rivoli di pioggia e grida di « vive l'Emperereur! » la Guardia avanzò alla carica, perché il diluvio rendeva impossibile far fuoco. Come una valanga d'acciaio, spazzò i prussiani da Ligny. Quando la pioggia cessò e gli ultimi raggi del sole declinante scintillarono tra le nubi che si diradavano, Bli.icher arrivò a pieno galoppo sul campo. Egli contava sulla cavalleria di Roder - 32 squadroni in tutto- per ricacciare i francesi. Si pose alla loro testa e ordinò la carica contro i quadrati della Guardja, che allora stava lentamente avanzando verso il mulino di Bussy, a sud dj Brye. Nella mischia risultante il cavallo di Bli.icher venne colpito da una pallottola c rotolò sul suo cavaliere. L'aiutante di campo, Nostiz, saltò da cavallo e andò in aiuto di Bliicher. Benché circondato dal 9° reggimento dei « cuirassicrs », fu protetto dalla penombra crescente e dalla confusione di innumerevoli fuggiaschi e trascinò in salvo il settantatreenne feldmaresciallo, contuso e semincosciente. Se non ci fosse riuscito , Waterloo non sarebbe mai stata combattuta. Benché il centro di Bliichcr fosse completamente disgregato e la sua ala destra separata dalla sinistra, il I e il Il corpo d'armata, battuti e scoraggiati , riuscirono a ripiegare in disordine sotto la protezione della notte verso l'area tra Sombreffe c la strada romana. Se d'Erlon si fosse trovato alle loro spalle, sarebbero stati distrutti. È però altrettanto probabile che, con altre due ore di luce, la Guardja avrebbe potuto farlo da sola. Il capitano Becke non esagera assolutamente le possibili conseguenze quando scrive: « La notizia di una simile vittoria ... avrebbero scosso l' Europa dalle fondamenta, c nello stesso tempo avrebbero destato in Francia un'ondata di entusiasmo che avrebbe trasportato Napoleone fino alla vittoria definitiva » .( 4~) Ciò nondjmeno,

(") Il sole uamontò alle 20,30 e la battaglia terminò. nel buio, alle 21.30. (..) " Napoleon at Watcrloo ~ (1914) Vol. l , pag. 270.


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Ligny fu una grande vittoria ed offrì a Napoleone l'opportunità di attaccare Wellington iJ giorno successivo senza timore di interferenze prussiane. Verso le 11 della sera l'imperatore tornò a Fleurus e , dietro la protezione dei suoi avamposti, a'intero esercito francese bivaccò sulla riva sinistra del rio Ligny. Come il solito , le perdite vengono fornite in maniera diversa , ma sembra che quelle dei prussiani ammontassero , tra morti , feriti e prigionieri, a circa 16.000 uomini e quelle dei francesi fossero tra gli 11 e i 12.000 uomini . Alle perdite prussiane occorre aggiungere 8-10.000 uomini, che durante la notte abbandonarono le loro bandiere e fuggirono verso Liegi .(49) Questa fuga ebbe una enorme ripercussione il 17 giugno e costò a Bliicher l'equivalente di un altro corpo d' armata. Che cosa era avvenuto nel frattempo a Quatre-Bras? Alle 10 del mattino, quando Wellington vi arrivò, trovò le brigate di Saxe-Weimar e Bylandt che tenevano il crocevia e il villaggio. Benché questa concentrazione della divisione di Perponcher contravvenisse all'ordine di Wellington delle 5 del pomeriggio del 15 giugno , fu un colpo fortunato per il duca perché , se il suo ordine fosse stato obbedito, è molto improbabile che l'unità sarebbe mai arrivata a Quatre-Bras. Ecco che cosa era accaduto: quando il principe d' Orange lasciò Nivelles per partecipare al ballo della duchessa di Richmond , il generale Rebecque, suo capo di stato maggiore, venne a sapere che la brigata di Saxe-Weimar era stata attaccata e si era ritirata a Quatre-Bras; così, aveva ordinato a Perponcher di andare in suo soccorso con la restante brigata, quella di Bylandt. Successivamente, alle 11 di sera, quando ricevette l'ordine di Wellington spedito alle 5 del pomeriggio, Rebecque lo passò a Perponcher senza commenti. Questi di propria iniziativa non ne tenne conto e, invece che a Nivelles, concentrò la sua divisione a Quatre-Bras. Benché sul momento non se ne rendesse conto, questo atto di intelligente disobbedienza salvò Bhicher perché, se l'ordine fosse stato eseguito, Ney avrebbe trovato Quatre-Bras sguarnita e pertanto sarebbe stato in grado di ottemperare alla lettera agli ordini dell'imperatore delle 6 del mattino e, più tardi , a quelli contenuti nel dispaccio di Soult delle 2 del pomeriggio. Wellington trovò pochi ostacoli di fronte a sé e alle 10.30 del mattino scrisse a Bliicher (5°) per informarlo dei movimenti delle proprie truppe. Questi appaiono basati su un memorandum (51) che gli era stato fornito dal colonnello De Lancey, suo capo di stato maggiore , prima della partenza da Bruxelles. Era un documento assolutamente non attendibile, perché al-

49 ( ) Secondo Ropes ("The Campa ign of Waterloo" , 1910, pag . !59), che cita G neisenau, «questi uomini appartenevano a province che in passato avevano fatto parte dell'l mpero Francese, e le loro simpatie andavano a Napoleone » . ("') Vedasi "The Campaign of Waterloo'' , di Ropes, pag. 106. (l') "Supplcmentary Dcspatches" , Vol. X. pag. 496.


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cune delle unità in esso citate non erano affatto nei pressi delle posizioni loro assegnate, per cui il momento del loro arrivo a Genappe e a QuatreBras non poteva essere correttamente stimato. Qualche tempo dopo che questa lettera era stata spedita, mentre tutto restava tranquillo, Wellington si recò a cavallo a Brye e all'una del pomeriggio incontrò Bliicher al mulino a vento di Bussy. Cosa accadde durante il colloquio non è certo, ma secondo Miiffling (52) WeUìngton accettò di andare in soccorso a Bliicher, purché egli stesso non fosse stato attaccato. Ciò che pensava dello schieramento di Bliicher è reso palese dalla replica ad una domanda postagli da sir Henry Hardinge, suo Addetto Militare presso il comando di Bliicher. Quando questi gli chiese cosa pensasse de!Jo spiegamento dei prussiani , il duca rispose: « Se combatteranno qui verranno dannatamente battuti ».(53) Qualche tempo dopo le 2 del pomeriggio Wellington si avviò per tornare e , quando alle 3 fu di nuovo a Quatre-Bras trovò, a causa del memorandum di De Lancey, che il suo schieramento era ancor più deprecabile di quello di Bliicher. In realtà fu una fortuna perfino il fatto di essere tornato sul posto, cosa che quasi certamente non avrebbe fatto se Ney fosse stato all'altezza della sua reputazione. Tornando a Gosselies dopo il suo colloquio di mezzanotte con l'imperatore, Ney, invece di ordinare subito a Reille (che pure effettivamente incontrò) di concentrare appena possibile dopo l'alba il suo corpo d'armata a Frasnes- in quel momento tenuta dalla divisione di Bache lu e dalla cavalleria di Piré- e di inviare nello stesso tempo ordini a d'Erlon affinché serrasse su Gosselies, attese fino alle 11 del mattino prima di farlo. Questo ritardo di cinque o sei ore, assolutamente non necessario , fu la causa d'origine di tutti i suoi successivi guai e contrasta nettamente con l'audace iniziativa di Perponcher. Alle 11.45 Reille partì e alle 14 ricevette da Ney l'ordine di sgombrare dal nemico i boschi a sud di Quatre-Bras. Reille temeva di andare incontro a quella che chiamava una « battaglia spagnola » - cioè, che gli inglesi fossero nascosti lontano e che apparissero soltanto al momento criticoperciò avanzò con estrema cautela. Aveva in tutto 19.000 uomini, appoggiati da 3.000 cavalieri pronti a intervenire, e 60 cannoni; dietro di lui si stava avvicinando, benché fosse ancora distante , d'Erlon con altri 20.000 uomini. In realtà, benché Reille non lo sapesse, il principe d'Orange aveva allora soltanto 7.800 fanti, supporta ti da 50 cavalieri e 14 cannoni. Pertanto , se Reille e Ney avessero dimostrato soltanto l' usuale audacia, nulla

(" ) " Passages" pag. 237. (S3) "Notes of Conversations with the Duke of Wellington, 1831'1851 " di Philip Henry , S• contc di Stanhopc (1886) , pag. 109.


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avrebbe potuto salvare Quatre-Bras. Tornandovi alle 3 del pomeriggio, Wellington si rese conto di quanto la situazione fosse critica. Il villaggio di Quatre-Bras era quasi perduto e sarebbe caduto se non fossero sopraggiunte la divisione di Picton dalla strada di Bruxelles e la brigata di cavalleria di von Merlen da Nivelles. Immediatamente dopo, arrivò il corpo d' armata del duca di Brunswick e Reille si trovò in leggera inferiorità di numero. Poco dopo le 4 del pomeriggio, Ney ricevette la lettera che Soult gli aveva mandato alle 2, ordinandogli di respingere indietro il suo avversario e di muovere poi contro le spalle dell'ala destra di Bliicher. Ney si rese conto finalmente dell'importanza di conquistare Quatre-Bras e ordinò un'avanzata generale,_durante la quale il duca di Brunswick fu mortalmente ferito , come lo era stato suo padre ad Auerstadt. Ney, contando che d'Erlon desse manforte a Reille, attendeva impazientemente il suo arrivo, ed effettivamente avrebbe potuto essere a tiro molto prima di questo momento, se fosse partito con anticipo. In realtà, la testa della colonna di d'Erlon non era lontana, poiché tra le 4 e le 4.15 metà del suo corpo d'armata era già a nord della strada romana ed egli aveva cavalcato avanti per fare personalmente una ricognizione di QuatreBras. Fu durante la sua assenza che il generale de la Bédoyère giunse al galoppo con la « nota a matita >> per Ney e, invece di avvertire il comandante dell'avanguardia del suo contenuto, per poi portarla a Ney, di propria iniziativa « ordinò alla colonna di muovere in direzione di Ligny ». ( 54) Sembra che la « nota a matita » fosse uno scarabocchio davvero illegibile, cosi de la Bédoyère si sbagliò nelleggerla e, invece di dirigere la colonna su Wagnelée, le ordinò di marciare verso St. Amand . Al suo ritorno, d 'Erlon apprese di questo cambiamento di direzione e mandò subito il suo capo di stato maggiore, il generale Delacombre, a informare Ney di quanto era accaduto. Quest'ultimo, sempre più sopraffatto dal numero degli avversari , faceva affidamento su d'Erlon per vincere la battaglia e quando venne a conoscenza dell'accaduto fu colto da un'ira violenta, che salì a livelli ancora più alti quando, pochi minuti dopo, arrivò l'ufficiale che portava il dispaccio delle 15.15 di Soult: « Il destino di Francia è nelle vostre mani ». Per peggiorare le cose, l'avanguardia della divisione di Alten sboccò in quel momento da Quatre-Bras. Irritato al vederla e ormai accecato dalla rabbia, Ney ignorò gli ordini dell'imperatore. Non si fermò a riflettere sul fatto che tatticamente il corpo d'armata di d 'Erlon era ora troppo lontano per poter essere utilmente richiamato, e

(") «Le Maréchal Drouet, Comte d'Erlon • (1844), pagg. 95-96. Vedasi anche« Documents lnédits • del duca d'Elchingen. pagg. 95-96.


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mandò indietro Delacombre con l'ordine tassativo di far fare contromarcia all'intera unità. D'Erlon eseguì, e raggiunse di nuovo Ney dopo il calar della notte. Per Ney l'ironia di questo fallimento consisteva nel fatto che, se il corpo d'armata di d'Erlon non fosse stato deviato, con ogni probabilità Wellington avrebbe subìto una severa disfatta. Per Napoleone, la beffa stava nel fatto che se la « nota matita » fosse stata leggibile non ci sarebbe stato allarme e Bli.icher non avrebbe guadagnato una pausa di respiro durante la quale prepararsi ad affrontare l'assalto finale di Napoleone, che sarebbe stato lanciato due ore prima e avrebbe pertanto consentito di procedere all'inseguimento. Entrambe queste occasioni perdute furono dovute alla mancata tempestività del concentramento: il IV corpo d'armata di Gérard arrivò con almeno tre ore di ritardo a Fleurus e il II corpo d'armata di ReilJe si concentrò a Frasnes oltre cinque ore troppo tardi. Fra tutti i comandanti di corpo d'armata impegnati nelle due battaglie, d'Erlon era l'ultimo da biasimare per l'accaduto, anche se quando Delacombre incappò in lui presso Villers Perwin , egli avrebbe dovuto disobbedire al frenetico ordine di Ney, visto che la mancanza di tempo non consentiva di eseguirlo proficuamente. Privato di d'Erlon, Ney perse non solo la calma ma anche il giudizio. Richiamò Kellermann e gli ordinò di caricare con una sola brigata di corazzieri i quadrati di fanteria di Wellington e di schiacciarli sotto i piedi dei cavalli. Kellermann si accinse molto coraggiosamente a farlo e dopo aver disperso il 69° reggimento di Halkett e averne ricacciato il 33° nei boschi, benché respinto dal 30° e al 73° (55) riuscì comunque a penetrare fino al crocevia .(56) Mentre questa eroica (57) quanto infruttuosa carica era in corso, arrivò il maggiore Badus, che era stato inviato dall'imperatore con un messaggio verbale per Ney . Il messaggio diceva che in qualunque situazione si trovasse Ney, l'ordine per d'Erlon doveva essere assolutamente eseguito. (58) Impazzito dalla rabbia Ney si allontanò bruscamente da lui, si slanciò in mezzo alla sua fanteria in rotta e riuscì a riordinarla. Alle 9 la battaglia terminò in parità, entrambi gli eserciti rioccuparono le posizioni che avevano tenuto al mattino. Perfino alla chiusura di que-

a

( 55)

Vedasi '·Waterloo Leners" del maggior generale H . T. Siborne (1891) , pagg. 318-337. ("') Mercer ("Journal of the Waterloo Campaign '' , Vol. l, pag. 263) scrive:" Proprio di fronte alla fattoria di Quatre-Bras c'era un a spaventosa scena di massacro: Highlanders e corazzieri sparsi a mucchi attorno ... » . ( 51) In "Letters of Co lone! Sir Augustus Sirnon Frazer, K.C. B." (1859), pag. 540. Frazcr scrive: « I corazzieri e i lancieri del nemico sono i migliori uomini ch 'io abbia mai visw: essi fecero svariate cariche audaci e ripetutamente avanzarono proprio nelle fauci della nostra fanteria ». (SS) Vedasi « 1815 Waterloo »di H oussaye , pag. 122.


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sta giornata, grazie ai suoi ritardi del 15 giugno e al memorandum di De Lancey, Wellington era riuscito Jl. concentrare soltanto meno di metà della sua fanteria, un terzo dell'artiglieria e appena un settimo della sua cavalleria, cioè 31.000 uomini in tutto. Ney comunque non aveva fatto di meglio, perché dei 43.000 uomini affidatigli ne aveva messo insieme soltanto 22.000. Le perdite furono circa uguali, tra i 4.000 e i 5.000 da ciascuna parte. Fino ad allora, il piano di Napoleone aveva funzionato abbastanza bene. Aveva abbattuto Bliicher, perciò non restava che abbattere Wellington: sconfiggere la sua armata diventava ora il problema principale. Di conseguenza , poiché non aveva ricevuto notizie da Ney durante tutto il giorno , tornando a Fleurus alle 11 di sera ( 59 ) avrebbe dovuto inviare un ufficiale a Frasnes, per farsi dare un rapporto sulla sua situazione, e avrebbe dovuto anche ordinare a Ney di tenerlo informato ogni ora sui movimenti di Wellington. Può darsi che non l'abbia fatto perché era completamente esausto (60), nel qual caso Soult lo avrebbe dovuto fare al suo posto, di propria iniziativa. Poteva però anche darsi che credesse che Bliicher si sarebbe ritirato nella sua base di Liegi e che Wellington avrebbe ripiegato da Quatre-B'ras durante la notte (come avrebbe dovuto fare, ma apparentemente rimandò perché aveva così poca cavalleria e artiglieria disponibili per coprire la ritirata). La prima di queste illusioni venne rafforzata quando, alle 7 del mattino del17 giugno, Napoleone venne a sapere che alle 2.30 di notte Grouchy aveva mandato fuori la cavalleria di Pajol che, alle 4, aveva riferito che il nemico era in piena ritirata verso Liegi. In effetti gli squadroni di Pajol erano incappati nelle migliaia di disertori in fuga dal campo di Ligny. Questa notizia venne ricevuta mentre l'imperatore stava facendo la prima colazione e contemporaneamente il generale Flahaut, un aiutante di campo che aveva portato un dispaccio a Ney il giorno precedente, tornò da Frasnes con notizie della battaglia di Quatre-Bras, riferendo che Wellington era ancora su quella posizione. Subito Soult scrisse a Ney per in-

(59) Nella lettera di Soult delle 2 del pomeriggio , veniva ordinato a Ney di informare l'imperatore del suo schiera mento e di che cosa accadeva sul suo fronte. Egli non lo fece fino alle IO di sera , quando inviò un rapporto su Quatre- Bras così scarno da essere privo d'ogni utilità. (Vedasi "Napoleon and Waterloo" del capitano A.F. Becke, Vol. II , apd. II , pag. 287). (60) Il l 5 giugno Napoleone si alzò alle 3 del mattino, riposò a Charleroi tra le 9 di sera e mezzanotte , stette a colloquio con Ney da mezzanotte alle 2 del mattino del 16 e presumibilmente riposò ancora tra le 2 e le 4. (Houssaye, pag. 346, nota 7). Alle IO del mattino lasciò Charleroi per Fleurus, vi tornò alle Il di sera e riposò fino a circa le 6.30 del mattioo del 17 giugno. Perciò , tra le 3 del mani no del 15 giugno e le 6.30 del 17, su un totale di 51 ore e mezza riposò per 12 ore e mezza . Non era.troppo per un uomo che. come dice Caulaincourt , «aveva bisogno di molto sonno» ("Memoirs" Vol. l , pag. 599). Fai n ( « Mémoires" 1908, pag. 290) dice: «aveva l'abitudine di dorm ire circa 7 ore su 24 , ma sempre suddivise in svariati sonnellini »,


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formarlo della sconfitta di Blucher e della sua ritirata. Poi scrisse: « L'Imperatore sta andando al Mulino di Brye, ave passa la strada principale che da Namur porta a Quatre-Bras. Ciò rende impossibile un'azione dell'Armata Inglese sul vostro fronte . In caso si verificasse , l'Imperatore marcerebbe direttamente su di essa per la rotabile di Quatre-Bras, mentre voi l'attacchereste di fronte, e questa Armata sarebbe distrutta in un istante ... È desiderio di Sua Maestà che voi conquistiate la posizione di QuatreBras; ma se ciò è impossibile ... mandate immediatamente informazioni con ogni dettaglio e l'Imperatore agirà in quel luogo come vi ho detto. Se al contrario là c'è soltanto una retroguardia, attaccatela e impadronitevi della posizione. È necessario completare l'operazione oggi, ultimare i depositi di rifornimenti militari, radunare i soldati dispersi e richiamare tutti i distaccamenti ».(61) • Questo è un documento straordinario perché mostra come Napoleone, benché fosse incerto sul fatto che l'intera armata di Wellington fosse ancora a Quatre-Bras, non era nemmeno sicuro che non ci fosse. Pertanto, sapendo che B!Ucher si stava ritirando , sia che l'armata di Wellington stesse ripiegando o meno, a quel punto avrebbe comunque dovuto ordinare a Ney di attaccare chiunque si trovasse di fronte a lui e contemporaneamente avrebbe dovuto portare il VI corpo d'armata e la Guardia in suo aiuto. Invece, ordinò a Lobau di soccorrere Pajol sulla strada di Namur e inviò una ricognizione di cavalleria a Quatre-Bras, per accertare se gli inglesi si trovassero ancora là. Mentre era così impegnato, tra le 10 e le 11 del mattino, l'ufficiale che comandava la ricognizione tornò e riferì che gli inglesi erano ancora a Quatre-Bras, (62) e allo stesso tempo Pajol diede notizia che i prussiani si stavano concentrando a Gembloux. Alfine Napoleone si svegliò dal suo torpore, prese le sue decisioni e mandò ordini a Lobau a Drouot di far marciare il VI corpo d'armata e la Guardia su Marbais, allo scopo di appoggiare l'attacco di Ney a Quatre-Bras. Poi dettò due lettere, una per Grouchy, a cui aveva già dato ordini verbali, e l' altra per Ney. Nella prima leggiamo: « Procedete verso Gembloux con la cavalleria .. . nonché con il III e il IV corpo di fanteria ... voi esplorerete nella direzione di Namur e Maestricht (cioè a sud-est e a nord-est di Sombreffe) e inseguirete il nemico. Esplorate i suoi movimenti e datemi informazioni riguardo le sue manovre, in modo ch'io possa capire che cosa intende fare ... È importante comprendere le intenzioni dei nemici, sapere se si stanno separando dagli inglesi o se intendono ancora riunirsi, per coprire Bruxelles e Liegi , tentando la sorte di un'altra battaglia .... (63 )

( 61 )

Documents lnédits • del duca d'Eichingen, n. XVII pag. 45 -47.

(62) • Campagne de 1815 • di Gourgaud , pag. 74. (63) Vedasi "The Campaign of Waterloo • di Ropes, pagg. 209-210 e 358.


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La lettera a Ney, datata a mezzogiorno, suona così: « L'Imperatore ha appena dato o rdine a un corpo di fanteria e alla Guardia Imperiale di recarsi a Marbais. Sua Maestà mi ha incaricato di informarvi che è sua intenzione che voi attacchiate il nemico a Quatre-Bras, e lo scacciate dalle sue posizioni, e che la forza che si trova a Marbais assecondi le vostre operazioni.

Sua Maestà sta per procedere verso Marbais, e attende con impazienza il vostro rapporto ».(64) Mentre Bliicher era fuori combattimento, Gneisenau aveva ordinato all'armata prussiana di ritirarsi su Tilly e Wavre , non allo scopo di mantenere il contatto con Wcllington ma perché la maggioranza dell'armata era stata respinta a nord della strada NiveUes-Namur c pertanto era più sicuro ripiegare su Louvain, e di là riaprire le comunicazioni con Liegi, che tentare una ritirata diretta su questa città. Più tardi Blucher, che intanto era stato trasportato a Mellery - un miglio o due a nord di Tilly - e si era sufficientemente ripreso, discusse la mossa successiva con Gneisenau, suo capo di stato maggiore , e con Grolmann , suo quartiermastro generale (cioè capo del dipartimento amministrazione e alloggi). Gneisenau , che non aveva fiducia in Wellington e lo considerava un poco di buono , incitava a far retrocedere l'e ercito su Liegi, ma Bliichcr, ancora pieno di ardore e spalleggiato da Grolmann, non era d 'accordo, così fu deciso di mantenere il contatto con gli inglesi.(65) Mentre avveniva questa decisiva discussione , Wcllington si trovava a Genappe e, non avendo avuto notizie di Bliicher fin dalle 2 del pomeriggio precedente, alle 2 del mattino del 17 giugno mandò il colonnello Gordon con uno squadrone di cavalleria a scoprire cosa fosse accaduto. Gordon tornò alle 7.30 e riferì di aver contattato ;ziethen e di aver appreso che i prussiani erano stati battuti e si stavano ritirando su Wavre. Wellington decise allora che anch'egli si doveva ritirare. Successivamente, alle 9 del mattino, quando la sua armata era pronta a muoversi, arrivò un ufficiale mandato da Bliicher a confermare quanto Gordon aveva detto. Inoltre, informò Wellington che il feldmaresciallo era ansioso di conoscere le sue intenzioni. II duca replicò che stava ripiegando su Mont St. Jean e che là avrebbe dato battaglia a Napoleone, se Blucher lo avesse rinforzato con un corpo d'armata .(66) Alle lO del mattino , protetta dalla cavalleria di lord Uxbridge, la ritirata su Mont St. Jean cominciò.

( 64)

« Documents lnédits • del duca d 'Eichingen, n. XVI , pagg. 44-45 .

Vedasi ··eonversations" di Stanhope, pagg. 108·ll0. (66) " r .1 <o;ages • di Mfiffiing, pag. 241. ( 65)


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Il fatto che Wellington riuscisse a ritirarsi indisturbato fu dovuto interamente all'inerzia di Ney. Benché avesse ricevuto ordine di attaccare, infatti, questi non fece nulla e a mezzogiorno , mentre il suo nemico era in piena ritirata , i suoi uomini sedevano qua e là preparandosi la seconda colazione.(67) Mentre erano così pacificamente occupati, l'imperatore partì da Brye e raggiunse Marbais circa all'una. Non udendo il cannone sparare a Quatre-Bras fu molto preoccupato e, quando si affrettò con la sua cavalleria e sboccò sulla strada per Bruxelles, rimase stupefatto nel trovare l'armata di Ney che stava ancora bivaccando.(6S) Ordinò subito a tutte le truppe di ricostituire i ranghi, ma non fu che alle 2 del pomeriggio che la testa del corpo d'armata di d'Erlon sopraggiunse. Napoleone si rese conto dell'immensa importanza dell'occasione perduta e disse a d'Erlon: « La Francia è stata rovinata; vada, mio caro Generale, sì ponga alla testa della cavalleria e incalzi vigorosamente la retroguardia inglese ».(69) Poi, quando vide ì cavalieri di Milhaud schierati lungo la strada, l'imperatore li guidò avanti a rotta di collo verso Genappe. Mentre cominciava l'inseguimento francese, « il cielo - scrive Mercer - si era coperto fin dal mattino e in quel momento ... grandi masse isolate di nubi di tempesta, cupe come inchiostro ... incombevano su di noi, avvolgendo la nostra posizione e ogni cosa attorno in una profonda e lugubre oscurità; invece la collina più lontana, recentemente occupata dall'armata francese , era ancora bagnata da un sole smagliante ». Più avanti , riferisce: « Lord Uxbridge stava ancora parlando quando un cavaliere isolato (Napoleone) seguito immediatamente da alcuni altri risalì sul pianoro che avevo lasciato al galoppo: le loro scure figure si stagliavano nettamente sullo sfondo illuminato, che le faceva apparire molto più vicine a noi di quanto realmente fossero. Per un istante rallentarono e cj guardarono, quando lord Uxbridge, vedendo alcuni squadroni risalire rapidamente il pianoro , gridò "fuoco! fuoco! " ... Il primo cannone che sparò sembrò far esplodere le nubi sul nostro capo, poiché il suo scoppio fu istantaneamente seguito da una spaventosa esplosione di tÙoni e di lampi che quasi ci accecarono , mentre la pioggia venne giù come se una cateratta si fosse aperta su di noi ».('0) lo parte almeno,questa terrificante tempesta di pioggia salvò Wellington, poiché intrise talmente il suolo che i francesi non poterono avanzare fuori strada e furono di conseguenza le-

(6') ··waterloo Letters" n. 75 , pag. 166. ( 68) «Campagne de 1815 • di Gourgaud, pag. 77. (69) « Le Maréchal Drouet , Comte d'Erlon • pag. 96. ("') ''Journal" di Mercer, Vol. l , pagg. 268-270. La pioggia spense immediatamente ogni miccia nella brigata.


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gati alla rotabile di Bruxelles.(1 1) Se fossero stati in grado, come Napoleone voleva, di avanzare in ordine sparso, è probabile che , a dispetto della partenza ritardata, l'imperatore avrebbe agganciato l'avversario entro le 17 o le 18 ..$e ci fosse riuscito, e se avesse attaccato Wellington , inchiodandolo sulle sue posizioni mentre non si era ancora del tutto spiegato, è anche possibile che avrebbe potuto batterlo durante la successiva mattinata o, cosa ancor più probabile, lo avrebbe costretto a ritirarsi durante la notte. Da Quatre-Bras, l'inseguimento e la ritirata sembravano una caccia alla volpe. « Lord Uxbridge ci sollecitava -scrive Mercer - e gridava "fate in fretta! fate in fretta! In nome di Dio, galoppate o sarete presi ... " venimmo via , i cannoni alla rinfusa, i distaccamenti d'artiglieria e gli ussari mischiati a casaccio, correndo come pazzi » .(72) Venne raggiunta Genappe, con il suo unico , stretto ponte . La pioggia cessò e verso le 6.30 del pomeriggio Napoleone cavalcò con l'avanguardia della sua cavalleria sulle alture di La Belle Alliance, (73) che una valle poco profonda separava da una parallela catena di alture dietro le quali, non visibile per Napoleone, si trovava l'esercito di Wellington. Subito l'imperatore fece venire avanti quattro batterie a cavallo e, sotto la copertura del loro fuoco, i corazzieri di Milhaud caricarono risalendo il pendio , per scoprire che l'intera armata anglo-olandese era in posizione . Napoleone si rivolse verso il sole ed esclamò: « Che cosa non darei oggi per aver il potere di Giosuè, e aver ritardato la marcia del nemico di due ore! .(74 ) Lui stesso non era certo esente da biasimo , però se Ney avesse attaccato l'avversario al mattino quelle due ore di anticipo , e forse qualcuna in più , sarebbero state guadagnate . Napoleone tornò indietro e cavalcò verso Ìl suo quartier generale, che era stato stabilito nella fattoria di Le Caillou, un miglio e mezzo a sud di La Belle Alliance. Circa alle 9 di sera ricevette un rapporto da Milhaud , secondo cui una delle sue pattuglie aveva avvistato una colonna prussiana che si ritirava da Géry verso Wavre. Questo non lo preoccupò perché non riusciva a credere che, davanti ai 33.000 uomini di Grouchy, Bliicher avrebbe osato tentare un movimento di fianco lungo tutta la sua fronte per raggiungere Wellington.

(" ) 11 capitano W.B . Ingliby R. H. A. scrive:« La strada e il terreno vennero alluvionati cosl rapidamente dell'abbo ndante pioggia ... che divenne impossibile per la cavalleria francese incalzare le nostre colonne con unità di qualsiasi dimensione. In effetti fuori della strada , sulle tracce della nostra cavalleria, il terreno era imbevuto trasfo rmandosi in un pantano». (" Waterloo Letters", n. 81, pag. 196). (12) « Journal di Mercer », Vol. l , pagg. 170-274. ( 73) « Campagne de 1815 » di Gourgaud, pag. 79. Le prime fanterie francesi erano ancora diverse miglia indietro. ('') "Commentaires" , Vol. V, pag. 200.


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Dopo aver riposato per un'ora o due, all'l del mattino del 18 giugno Napoleone partì sotto una pioggia torrenziale per fare il giro dei suoi avamposti. Ritornò al suo quartier generale all'alba, per trovare che alle 2 del mattino era arrivato un dispaccio di Grouchy, datato alle lO di sera del 17 giugno. Esso Io informava che i prussiani apparentemente si stavano ritirando in due colonne, una su Wavre e l'altra su Perwez e aggiungeva: «Si può forse dedurre che una parte stia per andare a raggiungere Wellington , mentre il centro, al comando di Bli.icher, si ritira su Liegi; un'altra colonna, accompagnata da cannoni, si è già ritirata a Namur. Stassera il generale Exelmans sta spingendo sei squadroni di cavalleria verso Sart-à-Walhain, e tre verso Perwez. Quando saranno disponibili i loro rapporti, se vedrò che la massa dei prussiani si sta ritirando su Wavre io la seguirò, in modo da impedire che raggiunga Bruxelles e da separar!a da Wellington » . (75) Tenuto conto del rapporto di Milhaud, questo dispaccio avrebbe dovuto ricevere subito risposta.C6) Non fu invece prima delle lO del mattino che ne venne dato riscontro a Grouchy, per informar!o « che in questo momento Sua Maestà sta per attaccare l'Armata Inglese, che ha preso posizione a Waterloo. Sua Maestà desidera che voi puntiate su Wavre allo scopo di schierarvi vicino a noi, mettervi in contatto con le nostre operazioni, e mantenervi in comunicazione con noi, respingendo davanti a voi quelle parti dell'Armata Prussiana che hanno preso questa direzione e che si sono fermate a Wavre; voi dovreste raggiungere questa posizione il più presto possibile» .

(n) Per un uomo di limitata intelligenza come Grouchy, era un messaggio mal concepito. Tutto ciò che sarebbe stato necessario scrivervi era: « schieratevi vicino a noi e impedite che i prussiani marcino in soccorso di Wellington »; e se Soult si fosse assunto la responsabilità di inviarlo alle 3 del mattino, avrebbe raggiunto Grouchy a Gembloux, prima delle 8 al più tardi. Perfino se Napoleone avesse spedito il messaggio tra le 4 e le 5 del mattino , Grouchy lo avrebbe ricevuto mentre, come si vedrà, si trovava a Walhain.

('$) Vedasi "Napoleon and Waterloo" di Becke, Vol. li. appendice li. n. 28, pag. 292.

(7•) Gourgaud dice che alle lO di sera venne mandato un ufficiale a informare Grouchy che il giorno seguente si sarebbe combattuta una grande battaglia , a sud della Foresta di Soignes, e che, se i prussiani fossero rimasti a Wavrc , Grouchy doveva muovere su St. Lambert e raggiungere la destra dell'armata francese. Inoltre. afferma che quando il dispaccio di Groucby venne ricevuto - alle 2 del mattino - gli ven ne risposto alle 3. inviandogli copna del dispaccio delle 22. ( « Campagne dc 1815 " • pagg. 82·83). Nessuno di questi messaggi risulta rin1racciabile. (7') Vedasi "Napoleon and Waterloo" di Becke, Vol. li, appendice Il , n. 29, pag. 293.


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Nel qual caso, al massimo un solo corpo d'armata prussiano avrebbe potuto arrivare in soccorso di Wellington. Nel medesimo momento in cui il messaggio di Grouchy veniva spedito al quartier generale imperiale, Wellington riceveva una risposta al suo messaggio delle 10 del mattino a Bliicher. Essa lo informava che all'alba del18 giugno il corpo d'armata di BU!ow si sarebbe mosso in suo aiuto, seguito immediatamente da quello di Pirch, e che il I e il III corpo d'armata si sarebbero tenuti pronti ad accodarsi. Era davvero più di quanto Wellington si aspettasse, ed egli decise subito di accettare battaglia, attendendo l'arrivo di Biilow. È ora tempo di tornare a Grouchy che, alle 13, aveva ricevuto il suo ordine di inseguire Bliicher. Un'ora più tardi partì, ma avanzò con così incredibile lentezza da raggiungere Gembloux soltanto al calar della notte. Là raccolse le informazioni che diede all'imperatore col suo dispaccio delle 22 e, un'ora più tardi -avendo appreso dalla sua cavalleria che i prussiani stavano marciando su Wavre (18)- saltò alla conclusione che intendessero soltanto riunirvisi per poi proseguire verso Bruxelles. Indi, invece di decidere di inseguirli prendendoli sul fianco , attraverso Géry e Moustier, su Wavre, risolse di tallonare la loro retroguardia avanzando verso Sart-à-Wal hai n .(79) Ancor peggio, invece di muoversi all'alba del 18 giugno ordinò a Vandamme di mettersi in marcia alle 6 del mattino e aGerard alle 8. In realtà, essi si mossero rispettivamente alle 8 e alle 9. Grouchy lasciò Gembloux tra le 8 e le 9 del mattino e alle 10 incappò nella testa del III corpo d'armata a Walhain. Là entrò nella casa del notaio del posto, un certo M. Hollert, per scrivere una nota all 'imperatore ed informa rlo che sembrava che i prussiani intendessero concentrarsi a Chyse, 10 miglia a sud di Louvain , « per dare battaglia ai loro inseguitori, o per ricongiungersi finalmente con Wellington », e pertanto che egli avrebbe ammassato le proprie truppe a Wavre allo scopo di frapporle « tra l'armata prussiana e Wellington ».(80) Fatto partire il messaggio , si sedette a colazione e alle 11.30 del mattino, mentre stava facendo quattro passi con Gérard nel giardino, si udì il rombo del cannone in direzione di Mont St. Jean. Subito Gérard esclamò: « Io penso che dovremmo marciare verso il cannone )), Grouchy rifiutò di prendere in considerazione la proposta, poiché credeva si trattasse semplicemente di scaramucce di retroguardia. Ne seguì un violento alterco, durante il quale Gérard arrivò a sollecitare affinché lo lasciasse partire col suo solo corpo d'armata.

(") Vedasi • 1815 Warer1oo" di Houssaye, pag. 164. (") ~ dibauuro se fosse Sart·à-Walhain oppure Walhain. (Vedasi • 1815 Warerloo ,. di Houssaye, pagg. 396-398). (80) Vedasi ''Napoleon and Warerloo- di Beclce, Vol. Il , appendice Il , n. 32, pag. 295.


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Grouchy non ne volle sape re , sostenendo invece di dover obbedire agli ordini dell'imperato re, o rdini che - dal principio alla fine - aveva completamente frainteso.(81) Qual'era intanto la posizione dei prussiani? L'avanguardia di Biilow aveva raggiunto Chapelle-St. Lambert, ma la retroguardia del suo corpo d'armata era talmente indie tro che non serrò sotto fino alle 3 del pomeriggio. Pirch sarebbe pa rtito entro mezz'ora e a ltrettanto Ziethen, che doveva avanzare su Ohain , e il corpo d'armata di Thielemann e ra in posizione a Wavre. Pertanto, a lle 11.30 del mattino, i tre quarti dell'armata prussiana e rano ancora a Wavre o nei dintorni . Di conseguenza, se Gro uchy avesse agito come suggeriva Gérard e fosse partito a mezzogiorno per Moustie r e Ottignie ul Dyle (entrambi distanti o tto miglia) malgrado le cattive condizioni delle strade le avrebbe raggiunte tra le 4 e le 5 del pomeriggio e si sarebbe piazzato sul fianco sinistro e alle spalle di Bliicher. Invece, continuò la sua marcia in un 'unica colonna attraverso Corbaix verso W are e alle 14 r aggiunse La Baraque- tre miglia e mezzo a est di Moustier e Ottignies - dove i po nti e rano a ncora in piedi e incustoditi . Da La Baraque , o dai suoi pressi , si vedevano i prussiani marciare verso il campo di Waterloo e , come rileva R opes, se Grouchy a lmeno allo ra avesse fi ssato Thielemann a Wavre con la sua cavalle ria , avrebbe potuto spostare i suoi d ue corpi d' armata sui po nti del D yle e , se l' avesse fatto ,« avre bbe certamente arrestato la marcia di Biilow e Pirch » , seppurc non quella di Ziethen.(82) Con dei subordinati come Grouchy e Ney, anche Miche le con tutti i suoi angeli avrebbe perso la campagna. T ra le 4 e le 5 del ma ttino Soult diramò l'ordine che tutte le truppe si trovassero in posizio ne di attacco per le 9 precise, (8.1) ma i preparativi vennero talmente ritardati dalla pioggia che fu impossibile ottenerlo. Tra le sette e le otto la pioggia cessò e, quando l'imperatore si sedette a colazione, Soult - che fin dalla sera prima e ra aJJarmato riguardo Grouchysuggerì a Napoleone di rilevarlo almeno da una parte delle sue responsabilità di comando. Il consiglio fu bruscamente scartato. Anzi, quando Jér6me fece notare che durante la cena della sera precedente il cameriere che lo aveva servito , e che era lo stesso che al mattino aveva servito Wellington , lo aveva informato che uno degli aiutanti di campo del duca aveva parlato di un congiungimento tra inglesi e prussiani , la sola risposta di cui Napoleone lo degnò fu« stupidaggini »!.(84) Nulla lo avrebbe distolto dal-

(") Per questa conversazione, vedasi " 1815 Water1oo " di Houssaye , pagg. 167-170. (12) "The Campaign of Water1oo", pag. 261. (lll) Vedasi "Napoleon and Waterloo~ di Becke, Vol. Il , appendice Il , n. 33, pagg. 196-297. (*") " 1815 Waterloo " di Houssa ye, pag. 180.


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l'idea fissa che lo possedeva, e cioè che dopo Ligny i prussiani non erano più in grado di intervenire e che l'eterogeneo esercito di WeUington poteva essere schiacciato con un solo colpo. Terminata la colazione, l'imperatore fece chiamare i suoi cavalli e partì con Drouot per esaminare il terreno e il nemico. Mentre erano così impegnati , Drouot, esperto ufficiale di artig.lieria, lo consigliò di rimandare l'attacco di due o tre ore perché, sosteneva, il terreno era ancora troppo bagnato per consentire rapidi movimenti di artiglieria. (85 ) Napoleone, esperto artigliere anche lui , fu d'accordo e propose l'attacco all'una del pomeriggio. Ciò, secondo quanto afferma H oussaye, fu il suo più fatale errore di tutta la campagna perché, se non avesse accondisceso,« l'armata inglese sarebbe stata sconfitta prima dell'arrivo dei prussiani » . ( 86) Alle 10 del mattino, mentre era alla fattoria Rossomme, Napoleone si ricordò improvvisamente di Grouchy e diede istruzioni a Soult affinché rispondesse al suo ultimo dispaccio . Pochi minuti dopo , come se presentisse il pericolo da est, ordinò al colonnello Marbot di prendere posizione con il 7° ussari a Fricberrnont e mandò pattuglie ai ponti di Moustier e Ottignies, (87) evidentemente per mettersi in contatto con Grouchy e riportare immediatamente indietro notizie sul suo avvicinamento. D opo di ciò, mentre le truppe erano in posizione di battaglia, Napoleone passò in rivista il suo esercito tra frenetiche grida di « Vive I'Empereur! ». Alle 11 del mattino dettò il suo brevissimo ordine d'attacco (88) e, poiché il suo obiettivo era lo stesso di Ligny- sfondare il centro nemico e sfruttare la penetrazione- diede istruzioni a Ney affinché alle 13 o poco dopo , a seguito di un'intensa preparazione d'artiglieria, mandasse avanti il corpo d'armata di d'Erlon verso il villaggio di Mont St. Jean, con quello di Reille affiancato sulla sinistra. Pochi minuti dopo , per distrarre Wellington e fargli indebolire il centro rinforzando la destra, ordinò a Reille di mandare immediatamente una divisione contro Hougoumont per eseguire una massiccia azione dimostrativa. Nel frattempo, una grande batteria di 80 cannoni veniva portata in posizione di fronte e sulla destra di La Belle Alliance, con l'ordine di aprire il fuoco a mezzogiorno.(89) Perfino per le battaglie di questo periodo, il campo di Waterloo era angusto perché la sua profondità da Mont St. Jean a Rossomme non era

(") Inoltre, bisognerebbe ricordare che le paUe di cannone affondavano nel terreno soffice. invece di rimbalzare. (Vedasi "The Diary ofa Cavalry Officer" del ten . col. Tomkinson, (1895) pagg. 297·298). (86) " 1815 Waterloo •, pag. 288. ( 87) « Mémoircs (1799-1854) "del generale barone de Marbot (1891) Vol. 111. pag. 403. (148) "Correspondance", n. 22060, Vol. XXVIII, pag. 392. ( 89) «Campagne de 1815 "di Gourgaud, pag. 92. Kennedy (pag. 107) dice 74 cannoni a circa • 600 yarde dalla posizione anglo-alleata " ·


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più di due miglia e un quarto mentre la sua ampiezza massima, da Braine l' Alleud al Bosco di Parigi , er a di quattro miglia. Era tagliato grosso modo a metà dalla strada Charleroi-Bruxelles ed era fiancheggiato a sud da un basso costone irregolare, su e ntrambi i lati di La Belle Alliance, e a nord da un altro basso crinale, lungo il quale correva la strada Braine I'AileudWavre. I due rilievi erano separati da una valle poco profonda, circa 15 metri più bassa. La linea principale di Wellington correva lungo il secondo di questi costoni, tre quarti di miglio a sud del villaggio di Mont St. Jean , e si estendeva per circa un miglio e un quarto a est della strada di Bruxelles e per quasi un terzo di miglio a ovest della stessa. Sulla parte sinistra del fronte , da 400 a 800 yarde davanti ad esso, si trovano gli abitati di Smohain, La Haye e Papelotte. Immediatamente a sud del centro stava la fattoria di La Haye Sainte , vicino a un'estesa cava di sabbia, e davanti al suo fianco destro sorgeva il castello di Hougoumont, circondato da orti e giardini. Di fronte a Wellington, la linea di Napoleone correva da un punto a un miglio e tre quarti a sud di Mont St. Jean (suiJa strada Mont St. Jean-Nivelles) lungo il lato meridionale di Ho ugoumont, fino al castello di Frichermont, che era di rimpetto a Papelotte, La Haye e Smohain. La dislocazione generale dei due eserciti all'una del pomeriggio è mostrata nella figura. Secondo Siborne (90), l'armata di Wellington assommava a 49.608 fanti , 12.408 cavalieri e 5.645 artiglieri con 156 cannoni, cioè 67.661 uomini in tutto. Quella di Napoleone 48.950 fanti, 15.765 cavalieri e 7.232 artiglieri con 246 cannoni: in totale 71.947 uomini. Quasi a compensare in parte l'assenza di Groucby, Wellington, che temeva ancora di essere aggirato lungo la strada Mons-Bruxelles, lasciò ad Hai e a Tubize 17.000 uomini e 30 cannoni al comando del principe Federico dei Paesi Bassi. Considerando che il mattino precedente il duca aveva chiesto l'aiuto di un solo corpo d'armata prussiano , lasciare questo forte distaccamento lontano otto o nove miglia durante l'intera giornata del18 giugno fu uno sbaglio di prima grandezza. Senza il rinforzo di Bliicher , esso avrebbe potuto salvare l'armata anglo-olandese manovrando contro il fianco sinistro di Napoleone e, anche se non avesse piovuto a catinelle, Wellington sarebbe certamente stato abbastanza forte, disponendone, per resistere fino aiJ'arrivo di Bliicher. Stando così le cose , questi 17.000 uomini - un quinto della sua intera forza - furono completamente sprecati e, come sottolinea Kennedy , sarebbe « difficile capire come qualsiasi unità francese avrebbe potuto arrivare a Tubize e ad H ai senza che la sua avanzata venisse notata con anticipo ». {91 )

( 90)

'"H istory of the War in France and Belgium in 1815"' Vol. t . pagg. 460-461. Notes on the Battle of Watcr loo "· pag. 69.

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Alle 11.30 le batterie francesi aprirono il fuoco e la divisione di Jéròme , del corpo d'armata di Reille , avanzò contro Hougoumont. Invece di limitare il suo attacco ad una azione dimostrativa , però, Jéròme venne subito coinvolto in un tentativo di occupare ad ogni costo il castello. Questo fu il primo degli svariati errori tattici commessi dai francesi , che portò al risultato esattamente opposto a quello che intendeva Napoleone. Invece di attirare gli inglesi sul posto , infatti, vi attirò i francesi. Ben presto una brigata della divisione di Foy venne mandata- avanti per sostenere Jéròme il quale, invece di distruggere i solidi edifici con il fuoco degli obici, ordinò un attacco dopo l'altro finché« gli alberi di fronte al castello furono tagliati a pezzi dai colpi di moschetto ».(92) Mentre questa errata operazione era in pieno svolgimento , l'imperatore era indaffarato a preparare l'assalto di d'Erlon al centro di WeiJington. Quasi all'una del pomeriggio, quando tutto fu pronto, egli diede un'occhiata attorno sul cam[PO e notò in distanza, quattro o cinque miglia a nord-est, ciò che sembrava una « nuvola scura >> levarsi dai boschi di ChapeJie-St. Lambert. Subito tutti i binocoli furono puntati su di essa. Soult disse che poteva chiaramente vedere dei soldati, e dapprima si pensò dovessero essere quelli di Grouchy. Un momento dopo il mistero fu risolto, alcuni ussari di Marbot apparvero con un me saggero prussiano catturato e, dal dispaccio che portava, si apprese che la« nuvola scura >>era l'avanguardia di Biilow.(93) Benché questo fosse un bel colpo per l'idea fissa dell'imperatore , egli non ne fu affatto turbato: per lui era solo una complicazione~ nient'altro. Non dubitò neppure per un istante di poter distruggere Wellington molto prima dell'arrivo di Bi.ilow. Comunque, il nuovo pericolo doveva essere affrontato. Così pregò Soult di aggiungere il seguente poscritto ad una missiva , che aveva appena finito di dettare in risposta ad una di Grouchy: « Una lettera che abbiamo intercettato or ora ci dice che il generale Bi.ilow ci attaccherà sul fianco destro. Pensiamo di aver individuato questo corpo d'armata sulle alture di Chapeiie-Saint Lambe rt. Pertanto non perdete un istante a schierarvi più vicino a noi, per congiungervi alle nostre forze e schiacciare Biilow, che coglierete sul fatto » . (94) Secondo Gourgaud, l'ufficiale mandato con questa lettera avrebbe potuto recapitarla in meno di due ore. Ciò era del tutto impossibile , e la

(.,) « The Diary o( a Cavalry Officer in the Peninsular and Waterloo campaigns • delten. col. W. Tomkinson (1895) pag. 318. (92) « Campagne de 1815" di Gourgaud. pag. 89. (94) Vedasi « 1815 Waterloo " di Houssaye , pag. 192.


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LE BATTAGLIE DECISIVE DEL MONDO OCCIDENTALE

lettera raggiunse Grouchy soltanto alle 17 circa, quando era ormai del tutto impegnato con Thielemann a Wavre. Se le convocazioni fossero state mandate più presto quel mattino, allora l'atteggiamento di sufficienza di Napoleone sarebbe stato pienamente giustificato. Successivamente l'imperatore ordinò alle divisioni di cavalleria leggera di Domont e Subervie di muovere verso Chapelle-St. Lambert e diede istruzioni a Lobau di seguirli, tenendo il suo corpo d'armata sotto la loro copertura, e di mantenere sotto controllo Bi.ilow.(95 ) Assunte queste misure per dare sicurezza al suo fianco destro, ordinò a Ney di attaccare. Erano ormai le 13.30. Fin dal 1792 nell'esercito francese, allo scopo di percorrere il terreno senza fare confusione, la fase di avvicinamento per l'attacco veniva solitamente eseguita con formazione in colonna. Poi , quando ci si approssimava al nemico, le colonne si spiegavano in linea, in modo da poter sviluppare la massima potenza di fuoco. Per facilitare lo spiegamento, le colonne erano abitualmente della forza di un battaglione e muovevano ad intervalli di una o di mezza distanza dispiegamento: in tal modo erano maneggevoli , potevano aprirsi velocemente e, in caso di scontro con la cavalleria, potevano altrettanto rapidamente formare i quadrati. L'attacco si svolgeva secondo le seguenti modalità di base: l) mentre le colonne avanzavano, l'artiglieria costringeva il nemico a rimanere in linea, cioè nella formazione meno vulnerabile al fuoco a palla e a mitraglia; 2) appena prima dello sj:>iegamento, la cavalleria, minacciando il nemico, lo costringeva a cambiare schieramento passando dalle linee ai quadrati, cioè alle formazioni indubbiamente più sicure per affrontare la cavailèria, ma che erano nel contempo le più vulnerabili per affrontare la fanteria e il fuoco di artiglieria; 3) successivamente, sotto la copertura della cavalleria, le colonne si spiegavano allo scopo di portare sui quadrati avversar~ una massa di fuoco maggiore di quella che i quadrati stessi potessero esprimere, e che veniva aumentata dal fuoco a mitraglia dei cannoni reggimentali; 4) infine , una volta che i quadrati nemici erano scompaginati, veniva portato l'assalto alla baionetta e la cavalleria dava il colpo di grazia all'avversario annientando i fuggitivi. In questo caso , per qualche ragione che non è mai stata spiegata, tre delle quattro divisioni attaccanti di d'Erlon- invece di schierarsi in colonne di battaglione- avanzarono in colonne divisionali su un fronte di ba t-

( 9 ')

« Campagne de 1815 » di Gourgaud. pag. 90.


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taglione, cioè ogni battaglione si allargò su tre righe (96), una dietro l'altra . Poiché ciascuna delle tre divisioni che adottarono questa goffa formazione era costituita da otto o nove battaglioni, ogni colonna aveva un fronte di circa 200 uomini ed era profonda da 24 a 27 righe. Non solo queste pesanti colonne rendevano impossibile un rapido spiegamento , ma le loro dimensioni le facevano particolarmente vulnerabili al fuoco a palla e a mitraglia avversario. Per sfortuna di Ney e di d'Erlon, essi si trovavano di fronte un generale che comprendeva la tattica francese e che, almeno in parte , sapeva· come neutralizzarla. Invece di allinearsi lungo il costone sul quale correva la strada Braine l' Alleud-Wavre, Wellington schierò il grosso delle sue forze sui rovesci, ove erano riparate dai colpi e dalle granate della grossa batteria nemica che, essendo composta di cannoni e non di obici, non poteva raggiungere le zone in contropendenza. Il risultato fu che i suoi uomini ebbero poco a soffrire del bombardamento di preparazione. Tutto ciò che dovevano fare era di giacere a terra in righe, dietro il crinale e, quando le colonne nemiche si avvicinavano alla sommità, alzarsi, avanzare pochi passi e far partire una tremenda salva sulle loro teste, prima che potessero spiegarsi. Questa tattica comunque non modificava il problema di come affrontare la cavalleria , la cui soluzione rimaneva nella formazione dei quadrati. Nel corso della battaglia, come vedremo , ci fu una scarsa cooperazione tra la cavalleria e la fanteria francesi e questo, ancor più della errata formazione delle colonne , ne fece naufragare gli assalti. Questi brevi note sulla tattica dovrebbero chiarire perché sia fallito l'attacco di d'Erlon. Esso venne eseguito su quattro colonne in scaglioni , con la divisione di sinistra (Donzelot) puntata su La Haye Sainte, tenendo la brigata di corazzieri di Traver alla sua sinistra, mentre la colonna di destra (Durutte) avanzava su Papelotte e quelle di Allix e Marcognet stavano nel mezzo.( 97) Papelotte venne attaccata senza grandi difficoltà, ma Donzelot non riuscì a prendere La Haye Sainte, che era tenuta con grande coraggio da un battaglione della Legione Germanica del Re, comandato dal maggiore Baring. Nel frattempo , al centro, le divisioni di A llix e di Marcognet erano soggette a un intenso fuoco , mentr.e risalivano il pendio. Esse capitarono contro la brigata belga-olandese di Bylandt, la sola unità che Wellington

(%) l francesi conservarono il vecchio sistema a tre righe, mentre sotto Wellington gl i inglesi si spie· garono sempre su due righe, aumentando in tal modo di un terzo la loro capacità di fuoco. (97) Alcuni resoconti collocano Allix suUa sinistra e Donzelot dopo di lui . (Vedasi Houssaye, pagg. 194- 195).


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avesse spiegato sul pendio anteriore del crinale e che, di conseguenza , aveva già duramente patito per il fuoco d'artiglieria francese. La respinsero in rotta e circa nello stesso momento le tre compagnie del 95° fucilieri , che tenevano la cava di sabbia, trovarono insostenibile la loro posizione e ripiegarono. Lo scontro divenne generale. Intanto Wellington osservava l'attacco dallà posizione che si era scelto, ai piedi di un vecchio olmo che sorgeva al'incrocio fra le strade Braine l' Alleud-Wavre e Charleroi-Bruxelles, mentre Napoleone era intento alla stessa occupazione a Rossomme: all'imperatore e al suo stato maggiore il successo di d'Erlon sembrava certo. Raramente miraggio si mostrò più ingannatore, perché la sbagliata sistemazione delle colonne di d'Erlon, che già aveva rallentato l'avvicinamento, ora portò al disastro. Esse erano diventate delle vere e proprie masse di uomini che, quando si approssimavano alla vetta del crinale, erano incapaci di spiegarsi con la minima parvenza di ordine e, mentre tentavano di farlo, Picton portò avanti la sua divisione di 4.000 uomini. Proprio mentre essa raggiungeva il culmine, la brigata di Kent riversò da 40 passi di distanza una devastante salva contro i francesi che avanzavano , intanto che quella di Pack balzava da dietro il crinale che fiancheggiava la strada di Wavre e, con le baionette innestate, caricava le masse in subbuglio. Un istante dopo, Picton venne colpito a morte. Era giunto il momento critico e Uxbridge lo colse, lanciando nella battaglia le brigate di cavalleria di Somerset e Ponsonby .(98) Esse dispersero anzitutto la brigata di corazzieri di Traver, che aveva accompagnato d'Erlon, poi caricarono la disordinata fanteria di quest' ultimo e la ricacciarono in confusione giù per il declivio, catturando 3.000 prigionieri e due insegne. Trascinata dai propri cavalli, la cavalleria inglese attraversò la valle a tutta velocità, penetrò tra gli avamposti francesi e risalì il pendio opposto. Invano Uxbridge suonò la ritirata , niente poteva fermarla . Continuò ad andare avanti e giunse presso la grande batteria, quando venne caricata sul fianco dai lancieri di Martigue e Ponsonby fu ucciso. Venne poi immessa la brigata di corazzieri di Farine e, dopo aver lasciato metà della propria forza sul campo, le brigate di Somerset e di Ponsonby vennero respinte in completo disordine. Nel frattempo l'attacco ad Hougoumont continuava, fino al completo esaurimento di Reille. Alle 15 la battaglia si smorzò e, benché l'attacco di d'Erlon fosse fallito, la posizione di Wellington si stava facendo critica: la brigata di By-

(98) Veda si "Notes o n the Baule of Waterloo" di Kennedy, pagg. 110-111.


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landt (di circa 4.000 uomini) era fuori combattimento e, a causa della sconsiderata carica di Somerset e Ponsonby, 2.500 dei suoi migliori cavalieri erano andati perduti. Tutto dipendeva dall'arrivo di Bliicher, la cui avanzata era penosamente lenta. La situazione di Napoleone non destava minori ansietà, poiché egli aveva appena ricevuto un dispaccio di Grouchy , spedito alle 11.30 da Walhaìn, che.avrebbe dovuto rendergli chiaro che non poteva aspettarsi alcun aiuto da quella parte. Sebbene potesse salvare il suo esercito ritirandosi, (99) ciò avrebbe significato non soltanto la perdita della campagna ma anche una sconfitta politica e un possibile sollevamento contro di lui. Approfittando quindi della lentezza di Biilow, decise di schiacciare Wellington prima che i prussiani potessero entrare in linea. Alle 15.30, quando d'Erlon ebbe riadunato alcuni dei suoi battaglioni , ordinò a Ney di occupare La Haye Sainte , poiché prevedeva di usarla come base da cui lanciare un grande assalto con i corpi d' armata di d'Erlon e Reille, seguiti dal grosso della cavalleria e della fanteria della Guardia. Il cannoneggiamento venne intensificato ma , a causa della disorganizzazione del corpo d'armata di d'Erlon e delle difficoltà che Reille aveva incontrato nello sganciare le sue truppe da H ougoumont, Ney fu ìn grado di attaccare soltanto con due brigate. Benché venissero respinte, egli vide tra le vaganti nubi di fumo un gran numero di carri da munizioni avversari che si muovevano verso le retrovie- in effetti erano impegnati nel trasportare indietro i feriti- e saltò alla conclusione che il nemico fosse in ritirata. Senza attendere l'autorizzazione deiJ'imperatore a lanciare la cavalleria, ordinò a Milhaud e alle sue due divisioni di avanzare. Mentre esse uscivano, Lefebvre- Desnouettes, la cui divisione era dietro a quella diMilhaud, si accodò d'iniziativa al movimento. Così circa 5.000 cavaberi vennero gettati nella mischia prima che la Haye Sainte fosse stata presa, e la ragione per cui Napoleone non fermò questo insano movimento fu perché la sua attenzione era ìn quel momento inchiodata al suo fianco destro. Che vi stava accadendo? Sebbene Biilow avesse raggiunto Chapelle-St. Lambert alle 13, le unità di testa delle sue colonne sbucarono dal Bosco di Parigi soltanto alle 16. Il loro movimento era contrastato dagli squadroni di Domons che a quel punto ripiegarono, lasciando scoperta la fanteria di Lobau. Malgrado fosse inferiore in numero per tre a uno, Lobau attaccò immediatamente la testa delle due divisioni avanzate di Biilow , poi ripiegò su Plancenoit. Attac-

('9) t probabile che il morale del suo esercito non consentisse di portare a termine con suocesso una ritirata. lnoltre , le ritirate non erano il forte di Napoleone. (Vedasi " Memoirs" di Caulaincourt, Vol. l , pag. 601).


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cato da tre parti, venne poi cacciato dal villaggio, da dove le batterie prussiaoe cominciarono a far fuoco sulla strada di Bruxelles. Siccome la perdita di Plancenoit minacciava la via di ritirata francese, Napoleone ordinò a Duhesme di riprenderlo con la Giovane Guardia. Questi eseguì e Lobau con il VI corpo d'armata si spinse alla loro sinistra, per collegarsi con la destra del I corpo d'armata . Fu mentre l'imperatore e ra così occupato che Ney, « trascinato da un eccesso di ardore » .( HJO) tra le 16 e le 16.15 si era messo alla testa dei corazzieri di Milhaud e li aveva guidati avanti contro Wellington, che non aveva nessuna intenzione di ritirarsi perché il suo solo obiettivo era di mantenere la posizione fin o all'arrivo dei prussiani . Benché gli alleati si aspettassero che in qualche momento della giornata sarebbe stato lanciato contro di loro un grande attacco di cavalleria , il fatto che fosse scagliato contro delle fanterie ancora intatte e inquadrate li colse di sorpresa.(I01) Subito le fanterie alleate formarono i quadrati e i cannonieri ricevettero l'ordine di rimanere sul fronte con i loro pezzi fino all'ultimo momento , per poi cercare rifugio con i loro cavalli all'interno dei quadrati. L a cavalleria francese avanzò , dice Kennedy << in linee di colonne » e riempì quasi completamente lo spazio tra La Haye Sai n te e Hougoumont .(102) Raggiunse lentamente, a piccolo galoppo, il culmine del pendio e, appena le batterie francesi di supporto interruppero il fuoco , quelle alleate cominciarono a sparare . con i pezzi a carica doppia.(1°') Venne allora suonata la « carica >> e con grida di « Vive I'Empere ur » i 5.000 cavalieri investirono e sommersero le batterie alleate. Benché tutti i pezzi fossero catturati , non venne preso alcun provvedimento per renderli inefficaci. Non c'erano cavalli a portata di mano per trainare via i cannoni , né chiodi per renderli inutilizzabili. Non venne fatto nuiJa e nemmeno un ufficiale pensò a rompere gli scovoli. Se i cannoni fossero stati inchiodati , il che avrebbe potuto esser fatto con chiodi senza testa e martelli , il successivo grande assalto di cavalleria avrebbe con ogni probabilità avuto successo, poiché nell'attacco la cavalleria soffrì perdite maggiori ad opera dei colpi a palla e a mitraglia che della moschetteria. Corazzieri, chasseurs e lancieri caricarono i quadrati e si infransero ad ondate attorno ad essi, finché l'intero pianoro fu invaso da cavalieri. Di questa azione, Frazer scrive: << • •• La cavalleria francese fece una delle più audaci cariche che io a bbia mai visto: saturò l'intera estensione della no-

(

100 )

( ' 01 )

« Campagne dc 1815 • di Gourgaud, pagg. 96-97.

Vedasi "Notes on the Baule of Waterloo~ di Kennedy. pag. 114.

('O!) lbid .. pag. 116. ( 103)

Un colpo a palla con sopra un contenitore a mitraglia.


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stra linea ... mai cavalleria si è comportata così nobilmente, né venne accolta dalla fanteria con tanta fermezza ». (1 04 ) Uxbridge, che osservava la mischia e aveva ancora alla mano i due terzi della sua cavalleria intatti, improvvisamente scagliò contro i francesi le brigate dì Dornberg, Arenschild, Brunswick, van Merlen e Ghigny, in tutto circa 5.000 cavalieri. Mentre essi spazzavano indietro i francesi, i cannonieri alleati si affrettarono ad uscire dai quadrati, rimisero in funzione i loro pezzi e riversarono palle e mitraglia sul nemico che si ritirava. Per nulla intimoriti, sul fondo della discesa Milhaud e Lefebvre-Desnouettes riordinarono i loro squadroni e ritornarono al galoppo su per il pendio , ma soltanto per ricevere la scarica delle batterie alleate ed essere nuovamente ricacciati. A Rossomme intanto, benché quelli che erano con lui fossero entusiasti di quanto vedevano , Napoleone era ben lontano dall'esserlo. Impazientemente si rivolse a Soult, esdamando: « Questo è una mossa prematura, che può ben portare a fatali risultati ». Soult replicò: « Lui (Ney) ci sta compromettendo, come fece a Jena ».( 105) Ciò nonostante Napoleone, pur convinto fosse un'azione fuori tempo, temendo che la ritirata della cavalleria potesse demoralizzare l'esercito e indurlo al panico, mandò il generale Flahaut a Kellermann per ordinargli di sostenere N ey. Kellermann, che riteneva anch'egli prematura l'azione, avanzò delle obiezioni, ma mentre così faceva, il generale l'H eritier, che comandava la sua l" divisione, senza attendere ordini partì al trotto: al che Kellermann seguì con la 2 3 divisione di Roussel. Poi Guyot, senza ordini oppure per un ordine errato, si accodò (come aveva fatto Lefebvre-Desnouettes) seguendo Kellerman con la sua divisione di cavalleria della Guardia. Questa fu una mossa fatale perché non soltanto privò l'imperatore della sua ultima riserva di cavalleria , ma perché affollò così eccessivamente il campo di cavalieri che divenne impossibile manovrare. Non c'è da meravigliarsi, come nota Kennedy, che gli alleati fossero stupefatti al vedere circa 12.000 cavalieri (1 06) ammassarsi per un attacco sulle 1000 yarde di fronte tra Hougoumont e La Haye Sai n te, ove « questi cavalieri potevano avanzare su un fronte di sole 500 yarde , poiché erano obbligati a tenersi a qualche distanza dalle cinte di protezione sia di Hougoumont che di La Haye Sainte >). (107) L'avanzata di Kellerman e Guyot, seguiti dagli ormai esausti cavalieri di Milhaud, avvenne alle 17: non fu sostenuta dalla fanteria e venne ma-

('"') "Letters" di Frazer, pag. 547. ('"') «Campagne de 1815 » di Gourgaud , pag. 97. ('06) In realtà da 9.000 a 10.000. 107 ( ) "Notes o n the Battlc of Waterloo·· di Kennedy. pag. !18.


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lamente appoggiata dall'artiglieria, perché soltanto una batteria venne portata avanti al seguito dei cavalieri, per rompere i quadrati alleati. Indubbiamente, il terreno pesante e smosso rendeva difficoltoso il movimento dell'artiglieria, tuttavia se anche soltanto due o tre batterie a cavallo fossero state fatte avanzare fino a portata di tiro a mitraglia nulla avrebbe potuto salvare l'armata di Wellington. Benché il secondo grande assalto incontrasse Io stesso destino del primo, lo sforzo e il logoramento che inflisse alle ljnee alleate furono severi e a quel punto Wellington aveva speso la maggior parte della sua cavalleria c delle sue riserve di fanteria. Cosa avrebbe dato ora per avere alla mano i 17.000 uomini che aveva lasciato ad Hal e a Tubize? Ney però non poteva trarre partito della critica situazione dell' avversario perché tutta la sua tattica era sbagliata: invece di far cooperare le sue armi, le usava separatamente. Se, come gli era stato ordinato, avesse prima occupato La Haye Sainte e poi avesse dislocato con anticipo le sue batterie sul davanti, avrebbe potuto crivellare i quadrati nemici . Se inoltre avesse sostenuto la cavalleria con la fanteria , il suo uccesso sarebbe stato assicurato. Stando così le cose, una batteria francese, scrive Mercer, « si stabili su un poggio leggermente più alto del terreno su cui ci trovavamo noi e soltanto 400 o 500 yarde più avanti del nostro fianco sinistro. La rapidità e la precisione di questo fuoco era davvero stupefacente. Ogni colpo andava a segno ed io mi aspettavo che certamente saremmo stati annientati ... l'intero corso della giornata non ci era costato mente di simile » . (1 08) Ney si era dimenticato non soltanto del suo obiettivo - La Haye Sainte - ma anche della ua fanteria e soltanto dopo la quarta carica di Kellermann pensò di usare le sue 6.000 baionette. Alle 6 del pomeriggio fece avanzare le divisioni di Foy e di Bachelu, del corpo d'armata di Reille -ma senza supportarlc con la cavalleria. Esse vennero ricevute, come ci descrive Foy, da una tale « grandine mortale >>che in pochi minuti persero circa 1500 uomini e vennero respinte. Mentre questo attacco aveva luogo, Napoleone cavalcava lungo !"intero fronte della battaglia per rincuorare i suoi uomini e nel medesimo tempo mandava ordine a Ney di prendere La Haye Sainte a qualunque costo. Ney eseguì , con parte della divisione di Donzelot, e vi riuscì facilmente perché il distaccamento di Baring rimase a corto di munizioni. Anche la cava di sabbia venne perduta dagli alleati. Que ta volta Ney sfruttò immediatamente il successo: mise in azione una batteria presso La H aye Sainte. a circa 300 yarde dalla posizione alleata, e spinse avanti i resti delle divisioni di Allix , Donzelot e Marcognet,

('"') "Journal" di Mercer, Vol. l , pagg. 325-326.


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conquistando una testa di ponte sulla strada di Wavre. Ma a quel punto le truppe e rano troppo esauste per avanzare ancora e, per dar loro sostegno, mandò il colonnello Heymes dall'imperatore per chiedere rinforzi. « Truppe!? - urlò Napolene- e dove vi aspettate che le trovi? Pensate che io le faccia? » (1 09 ) Ma Ney aveva ragione, il momento decisivo che le tattiche sbagliate avevano così a lungo rimandato - era stato raggiunto. Napoleone, benché duramente provato, non era rimasto del tutto senza riserve; ma evidentemente non si" rese conto di quanto la situazione di Wellington a quel punto fosse disperatamente critica. A questo riguardo, Kennedy scrive: « La Haye Sai n te era nelle mani del nemico ... la brigata di Ompteda era quasi annientata e quella di Kielmansegge così assottigliata che le due unità non potevano tenere le loro posizioni. Quella parte del campo di battaglia che si trovava tra la sinistra di Halkett e la destra di Kempt era pertanto sguarnita; essendo quello proprio il centro della linea di battaglia del duca , era di conseguenza il punto, sopra ogni altro, che il nemico voleva conquistare. Il pericolo era imminente e in nessun'altra fase dell'azione il risultato fu incerto come in quel momento. Per nostra grande fortuna Napoleone non rafforzò il vantaggio cbe le sue truppe avevano acquisito su quel punto, portando avanti la sua riserva ... WeUington considerò di tale gravità questo grande varco proprio nel centro della sua linea di battaglia cbe non solo ordinò alle truppe di Brunswich di recarvisi, ma si mise egli stesso alla loro testa, e anche allora fu con grande difficoltà che il terreno poté essere tenuto ... In nessun'altra parte dell'azione il duca di Wellington fu esposto a così grande rischio personale come in questa ... in nessun altro momento del giorno le sue grandi qualità di comandante furono così fortemente messe in evidenza, perché era il momento di più grande rischio per il risultato dell'azione ... ».(1 10) Napoleone aveva ancora disponibili otto battaglioni della Vecchia Guardia e sei della Media e, se avesse mandato a Ney anche soltanto metà della sua forza , il centro di Wellington sarebbe stato inevitabilmente sopraffatto. Sarebbe bastata soltanto la comparsa di una forza relativamente piccola di truppe fresche per gettare gli.alleati nel panico. La situazione di Napoleone, però, era allora altrettanto critica di quella di Wellington. La Giovane Guardia era stata espulsa da Plancenoit e , in condizioni di inferiorità sul suo fianco destro, l' imperatore era ora minacciato dal sorgere di una nuova emergenza alle sue spalle. Invece di rinforzare Ney, schierò undici battaglioni della Guardia in altrettanti quadrati e li dislocò di fronte a Plancenoit, da La Belle Alli~nce a Rossomme. Tenne un battaglione a Le

('"') « Documents lntdits • del duca d'Eichingen. pag. 18.

("O) " Notes o n the Ba ule of Wa~erloo • pagg. 127·129.


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Caillou e ne mandò due al comando di Morand e Pelet a riprendere Plancenoit. Al rullo dei tamburi, il 1° battaglione del 2° « grenadiers »e il 1° del 2° « chasseurs » avanzarono sul villaggio e , senza degnarsi di sparare un colpo, con le baionette innestate, in venti minuti ne spazzarono via i prussiani; dopo di ciò, la Giovane Guardia rioccupò Plancenoit. Erano ora le 19 passate e, con Plancenoit di nuovo in mani francesi, Napoleone decise di sostenere Ney e di sferrare il suo colpo finale prima del tramonto. Ordinò a Drouot di far avanzare otto battaglioni ( 111) della Guardia al comando di Friant e alloro arrivo si pose alla loro testa, lì portò avanti oltre La Belle AJJjance e li cedette al maresciallo Ney. Nello stesso tempo ordinò alle batterie di intensificare il loro fuoco ,mandò istruzioni a Reille e a d'Erlon , oltre che alla cavalleria, affinché sostenessero l'assalto di Ney e, allo scopo di risollevare il morale delle sue truppe, mandò il generale de la Bédoyère lungo il fronte ad annunciare l' arrivo di Grouchy, i cui cannoni potevano essere uditi tuonare in lontananza. Mentre la Guardia si schierava, sotto la copertura dì dense nuvole di fumo, un ufficiale di cavalleria disertò e attraverso lui Wellington apprese che cosa stava accadendo. (1 12) In effetti, il momento decisivo era passato perché , da quando H eymès aveva implorato i rinforzi dell'imperatore, gli uomini di Donzelot , Allix e Marcognet erano stati respinti fuori dal pianoro. Inoltre Wellington , che aveva rinconquistato la sua primitiva posizione e che sapeva che l'avanguardia di Ziethen aveva raggiunto Ohaìn alle 18, spostò le brigate di cavalleria di Vandeleur e Vivian dalla sua sinistra al centro. Portò poi avanti la 3• divisione belga-olandese (di Chassé) da Braine l'Alleud alle spalle della brigata delle Guardie di Maitland , e la brigata leggera di Adam che si riparò, sulla destra del centro di Wellington, di,e tro le banchine della strada di Wavre, a ovest della cava di sabbia. Benché i resoconti differiscano tra loro , sembrerebbe che la Guardia fosse articolata in una colonna con i suoi battaglioni schierati in colonne serrate di « grandi divisioni », cioè, su un fronte di due compagnie , ciascuna sulle usuali tre righe . Poiché ogni battaglione contava circa 500 uomini e aveva quattro compagnie , il fronte della colonna era dai 75 agli 80 uomini; i battaglioni erano accompagnati da due batterie di artiglieria a cavallo, su sei pezzi ciascuna, che sparavano mentre la fanteria avanzava.

( 11 1) Vi sono state molte controversie sul numero dei battaglioni impiegati . Ropes (pagg. 316·317) sostiene otto o sei e Houssaye (pagg. 223 e 428) cinque. Napoleone (..Correspondance", Vol. XXXI, pag. 198) dice cbe Friant aveva quattro battaglioni , mentre Gourgaud (pagg. 101·102) dice quattro bat· taglioni della Media Guardia. ey, che non è probabile abbia esagerato il numero, nella sua lettera del 26 giugno al duca di Otranto (Fouchè) dice • quattro reggimenti della Media Guardia »cioè ono bai· taglioni. (Vedasi Becke, Vol. Il. pagg. 301·306). (111) "Letters- di Frazcr. pag. 552.


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Invece di marciare su per la strada di Bruxelles, i cui terrapieni avrebbero in qualche misura protetto i suoi uomini dal fuoco, Ney si mosse diagonalmente sul pendio tra Hougoumont e La Haye Sainte verso la destra del centro avversario. L'attacco, comunque, non fu effettuato su una colonna ma su due ( 113) e, benché il motivo sia oscuro , sembrerebbe che, per la partenza affrettata ( 114) i quattro battaglioni di testa (granatieri della Vecchia Guardia) siano avanzati con anticipo rispetto ai quattro di coda (chasseurs della Media Guardia) oppure che - come freq uentemente accade - la testa delle colonne si sia mossa più rapidamente della coda e abbia guadagnato spazio su di essa, col risultato che ogni colonna si spezzò in due e la metà arretrata deviò verso sinistra alle spalle di quella avanzata. ('' 5) È quanto sostiene il generale Maitland , che dice: «Mentre la forza di attacco muoveva avanti si separò, e gli chasseurs deviarono verso sinistra. I granatieri risalirono il pendio verso la nostra posizione , per un itinerario più diretto, lasciando La Haye Sainte alla loro destra e muovendo verso la parte del rilievo occupata dalla l a brigata delle Guardie » . ( 116) Come accade comunemente, quasi tutte le descrizioni dei testimoni oculari variano a seconda della posizione dell'osservatore e, quando vengono messe assieme, come Houssaye ha fatto , il dettaglio può nascondere imomenti decisivi. Ve ne furono due: la distruzione della colonna di testa, ad opera delle Guardie di Maitland , e quella della colonna di coda da parte della brigata leggera di Adam. Riguardo al primo, il capitano Powell del 1° delle Guardie di fanteria dice che prima dell'assalto le Guardie inglesi si ripararono per la durata del bombardamento nella cunetta e dietro la banchina lungo la strada di Wavre e « senza la protezione di questo terrapieno ogni essere vivente sarebbe perito ».( 117) Poi continua:« ... All'improvviso il fuoco cessò e quando il fumo si allontanò una superba vista si aprì ai nostri occhi. Una colonna serrata di granatieri (circa 70 sulla fronte) ... fu vista risalire la china a passo di carica gridando ' Vive l'Empereur' . Continuarono ad avanzare fino a 50 o 60 passi dalla nostra fronte , quando alla Brigata venne ordinato di alzarsi. Che sia stato per l'improvvisa e inattesa apparizione di un'unità così vicino a loro, che deve essere sembrata sorgere dal terreno , oppure per il tremendo, inteso fuoco che proiettam-

("') Probabilmente tre ; vedasi "Waterloo Letters'', n. 128. pag. 302. ( 114) li sole stava scomparendo. ('") Bisogna ricordare che. ai tempi della polvere nera, spesso il fumo e ra cosl denso che i soldati non potevano vedere chiaramente per più di qualche metro . In queste circostanze poteva essere facile per la metà arretrata allontanarsi da quella avanzata. ( 116) "Waterloo Letters". n. 105. pag. 244. ('") Benché l'assalto fosse effettuato con otto battaglioni della Guardia invece dei normali 24, la situazione di Wellington era comunque critica. Frazer dice: «quest'ultimo scontro ci fu quasi fatale» . ("Letters'', pag. 552).


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mo su di loro, La Garde che fino ad allora non aveva mai fallito un attacco istantaneamente si fermò » .(118) Il resoconto di Maitland suona così: « La brigata soffrì per l'artiglieria nemica, ma trattenne il suo fuoco per il più prossimo avvicinarsi della colonna. Quest'ultima, dopo essere avanzata fermamente risalendo il pendio, si fermò a circa 20 passi dalla riga frontale della brigata. La diminuita distanza di fuoco dell'artiglieria nemica incideva adesso più duramente sui nostri ranghi; gli uomini cadevano in gran numero di fronte alle scariche a mitraglia e al fuoco della moschetteria distribuita tra i cannoni. Il fumo dell'artiglieria fortunatamente non avvolse la colonna avversaria , né servì a nasconderla alla nostra mira. Qualunque fosse l'intento per cui il nemico si era fermato in una situazione così pericolosa e in una posizione così relativamente indifesa , non ebbe tempo di dimostrarlo. Il fuoco della brigata iniziò, con effetti terribili. La colonna nemica, mutilata e in disordine, si ritirò con la massima rapidità, lasciando soltanto un mucchio di morti e di moribondi a segnare il terreno che aveva occupato » .(1 19) Se i granatieri della Guardia fossero stati appoggiati dalla cavalleria, è molto probabile che Maitland sarebbe stato sopraffatto, perché in tal caso avrebbe dovuto fo~mare quadrati e la sua brigata sarebbe stata duramente battuta dall'artiglieria a cavallo e dalla moschetteria dei francesi. Intanto , sul retro- e probabilmente coperti dal fumo - gli chasseurs della Media Guardia avanzavano ed arrivavano contro la destra della brigata di Maitland , circa 10 o 15 minuti dopo che i granatieri erano stati respinti, trovando però la brigata leggera di Adam schierata alla loro sinistra. Mentre essi si avvicinavano alla vetta del crinale, il colonnello sir John Colbome (più tardi lord Seaton) ordinò al suo reggimento (il 52°, rinforzato dal 95°) di ruotare verso sinistra. Questo cambiamento di fronte lo pose <( quasi parallelo alla colonna delle Guardie Imperiali Francesi che si stava muovendo ». Poi ordinò ad una compagnia di avanzare e spiegarsi per far fuoco contro la colonna. A quel punto la colonna si fermò,« formò una linea fronteggiando il 52° » , aprì il fuoco e provocò gravi perdite alla compagnia schierata. In questo momento sopraggiunse a cavallo il duca e ordinò a Colborne di spingersi avanti fino ad un leggero rialzo, verso gli chasseurs. « Allora, - scrive Colborne - il 71° si schierò sul nostro fianco destro. Io ordinai alle trombe di suonare l'avanzata e l' intera linea caricò , risalendo la collina. Quando arrivammo sull'orlo della strada incassata, di cui le Guar-

( 11 8) ( ' 19)

" Waterloo l..etters", n. 109, pagg. 254-255. "Waterloo l..etters" . o. 105. pagg. 244-245.


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die avevano occupato il lato opposto, il 52° aprì il fuoco , almeno gran par~e delle sue compagnie ... ».(l w) Successivamente, secondo il resoconto fornito dal tenente Gawler del 52°: « 11 nemico incalzava, con grida che si alzavano aJ di sopra del rumore degli spari, e il suo fuoco era così intenso che, benché fossimo schierati soltanto su metà dell'abituale lunghezza di fronte ... quando il 52° fu quasi parallelo al fianco nemico, sir. J. Colborne diede l'ordine 'carica, carica'. Il reggimento rispose con un' alta, prolungata ovazione e un irruento balzo in avanti. Nei successivi dieci secondi la Guardia Imperiale, gettata nella più selvaggia confusione e sparando a malapena qualche colpo per coprire la propria ritirata , si affrettò verso la strada incassata sui rovesci di La Haye Sainte, presso la quale, stando a quanto dice La Coste , si trovava lo stesso Napoleone ».(1 21 ) Ancora una volta , come per i granatieri, se gli chasseurs fossero stati sostenuti dalla cavalleria, Adam avrebbe dovuto schierare la sua brigata in quadrati e di conseguenza questo famoso contrattacco non avrebbe mai avuto luogo . Fu la mancanza di cavalleria, e più particolarmente della cavalleria pesante della Guardia di Guyot, che privò Napoleone di questa ultima possibilità di vittoria. Mentre l'attacco finale francese era in corso, Ziethen era finalmente arrivato sul fianco sinistro di Wellington per collegarlo al corpo d'armata di Biilow, che si trovava pre so Frichermont; quando le due colonne della Guardia vennero respinte, le sue truppe scacciarono le divisioni di Durutte e di Marcognet fuori da La Haye e Papelotte. Lobau ripiegò allora verso Plancenoit e Wellington , osservando la rapidamente crescente confusione dell'avversario , decise di concludere la giornata. Spronò il suo cavallo, portandosi sull'orlo del pianoro, si tolse il cappello e lo fece ondeggiare nell'aria. Questo segnale venne subito compreso cd iniziò un'avanzata generale dalla sinistra alla destra; 40.000 uomini si riversarono gradualmente già per il pendio, con gli ussari di Vivian e i dragoni di Vandeleur in avanguardia. « Non ho visto nulla come quel momento - scrive Frazer - il cielo letteralmente oscurato di fumo ; il sole, che da alcune ore non era riuscito a penetrare la tetra cappa di nubi, stava giusto tramontando; le indescrivibili grida di migliaia di soldati, tra cui era impossibile distinguere gli amici dai nemici. Improvvisamente, dopo che la massa confusa ebbe ondeggiato e rifluito, il nemico cominciò a cedere e le ovazioni e gli hurrà inglesi annunciarono che la giornata doveva essere nostra ». (1 22 ) Nel frattempo Napoleone , nei pressi di La Haye Sainte stava schie-

('"') lbid .. o. 123. pagg. 284·286. 111 ( ) " Watcrloo Lcners··. n. 124, pag. 293 (122) " Lellers "· pag. 553.


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rando tutte le truppe che poteva per sostenere la Guardia, quando improvvisamente vide l'intero fronte francese cedere. Subito schierò la colonna della Vecchia Guardia, che si stava ritirando battuta, in tre quadrati con la destra sulla strada di Bruxelles, da dove ripiegò prima dell'avanzata della brigata leggera di Adam. Quando sopraggiunsero Colborne e il 52°, « il duca di Wellington cavalcò avanti- scrive Kennedy- e ordinò a Colborne di attaccarli (i quadrati) affermando che non avrebbero resistito. Col bome allora avanzò ... li mise in rotta e li disperse »,(123 ) I sopravvissuti si unirono ai fuggitivi che si riversavano sulla strada di Charleroi. A sud, presso la Casa Coster , i due battaglioni dell 0 reggimento granatieri della Guardia (élite dell'élite, al comando del generale Petit) aveva costituito i quadrati e l'imperatore si rifugiò in quello del 1° battaglione. Lentamente i quadrati si ritirarono , uno su ciascun lato della strada , e di tanto in tanto si fermavano per imporre una battuta di arresto ai loro inseguitori. Durante una di queste fermate, l'imperatore si spinse a Le Caillou e di l ì - con il 1° battaglione dell 0 reggimento di chasseurs - prese la strada per Charleroi. Poco dopo le 9, mentre il1° granatieri era ancora vicino alla Casa Coster, Bliicher incontrò Wellington a La Belle Alliance o lì vicino, e dopo gli scambievoli saluti - venne deciso che i prussiani avrebbero dovuto incaricarsi dell'inseguimento. Malgrado l'oscurità della notte, l'inseguimento venne spinto col massimo vigore e a Genappe (come a Lindenau nel 1813) la ritirata francese , convogliata verso la strozzatura dell'unico, angusto ponte sul Dyle, si ammucchiò in una convulsa mischia di uomini , cavalli, cannoni e veicoli. Da Genappe, assieme a Soult, Drouot e Bertrand , Napoleone si spinse verso Quatre-Bras, che raggiunse circa all'una del mattino del 19 giugno. Si fermò per una breve sosta e diede istruzioni a Soult affinché mandasse un messaggio a Grouchy, dicendogli di ripiegare sul Sambre. Quest' ultimo eseguì con molta abilità e portò la sua a.rmata a Givet. Se durante la sua avanzata avesse dimostrato solo una piccola frazione della risolutezza che mise in luce nella ritirata, il risultato della campagna sarebbe stato molto diverso. Da Quatre-Bras l'imperatore proseguì rapidamente, raggiungendo Charleroi alle 5 e Philippeville alle 9. Di là scrisse il suo ultimo bollettino (1 24) un documento assai rivelatore che descrive gli avvenimenti del 16,17 e 18 giugno, indi continuò a cavallo verso Laon, ove trascorse la notte. U 20 giugno lasciò Lao n e il giorno seguente era a Parigi. Sollecitato dal fratello Luciano a raccogliere le poche truppe che rimane-

('~) " Notes··, pag. 145. ('"') "Corresponda nce·· n. 22061, Vol. XXV1ll, pagg. 293·299.


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vano nella capitale e a disperdere la Camera, rifiutò di farlo. Sapeva che la sua stella era tramontata e l'idea di provocare una guerra civile gli era odiosa: non era mai stato un agitatore di folle. Il giorno seguente abdicò in favore di suo figl io, il re di Roma, e il25 giugno si ritirò a Malmaison. Nel frattempo l'esercito di Bliicher incalzava e razziava le terre che attraversava. Il 3 luglio entrò a Versailles. Wellington intanto seguiva con più calma, ma il 7 luglio i due eserciti alleati entravano assieme trionfalmente a Parigi. Luigi XVIII li seguì 1'8 luglio, con i loro convogli dei bagagli. Le perdite di questa memorabile battaglia furono pesanti.« La superficie della collina presso La Haye Sainte, e da lì fino a Ho ugoumont, scrive Tomkinson il mattino del 19 giugno - ha più l' apparenza di una breccia investita dall'assalto che di un esteso campo di battaglia » (125) e Kincaid dice che « il 27° reggimento (Inniskillings) giaceva letteralmente morto in quadrato ».(1 26 ) Le perdite totali in morti e feriti, per quanto si può stimare, dato che quelle dei francesi sono note soltanto approssimativamente, furono: per l' armata di Wellington , 15.100; per quella di Bliicher 7.000 e per Napoleone 25.000, a cui bisogna aggiungere circa 8.000 prigionieri e 220 cannoni .(12?) Queste cifre parlano da sole e Wellington non si fece mai illusioni su quanto vicino alla sconfitta fosse giunto, malgrado l' inetta tattica di Ney. Nella notte della battaglia, disse a lord Fitzroy : « Non ho mai combattuto una battaglia simile e io credo che non ne combatterò mai un'altra » (1 28) e a suo fratello scrisse: « Tn tutta la mia vita non ho mai provato tanta ansia, perché devo confessare di non essere mai stato prima così vicino alla sconfitta >> _(1 29) Se Napoleone avesse vinto, è quasi certo che la Settima Coalizione sarebbe stata abbattuta. Ed è stupefacente quanto iro nico pensare che, al di là dei suoi errori c di quelli dei suoi marescialli, poche libbre di chiodi e due dozzine di martelli avrebbero potuto rimediare a tutto. È tuttavia altrettanto probabile che alla Settima sarebbe seguita un'Ottava coalizione, e fors'anche una Nona, ma che alla fine la Francia sarebbe stata sopraffatta. Benché il trionfo alleato a Lipsia fosse il culmine strategico della lunga guerra, perché lasciò la Francia troppo esaurita per conquistare la vittoria finale , Waterloo - il suo epilogo - fu una battagli a di profondo significato economico e politico . Mentre la prima portò al trionfo del nazionali-

(''-') .. The Diary of a Cavalry OUiccr... pag. 317. ('l<') ··Advenrures m the Riflc Brigade.. (ediz. 1909). pag. 170. (Il') .. Napoleon and Waterloo .. di Becke, Vol. Il . pagg. 134- 135. ( 12&) ''Letters" di Frazer. pag. 560. ( '"') Citato da Becke. Vol. Il . pag. 136.


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smo europeo sul militarismo e l'egemonismo francesi, la seconda ebbe come risultato il trionfo del Sistema Inglese - come Napoleone lo chiamava - non soltanto sulla Francia, ma sull 'Europa e sulla gran parte del mondo. Per l'Inghilterra, Waterloo fu il coronamento di Trafalgar: come quest'ultima le aveva assicurato il dominio del mare, Waterloo le aprl i mercati del mondo. Per due e più generazioni , sarebbe stata l'officina e il banchiere del mondo. 11 Secondo Trattato di Parigi, firmato il 20 novembre 1815, ridisegnò la carta deiJ'Europa. Lascìò la Francia praticamente come era stata nel 1792, e abbastanza forte per giocare un ruolo nel mantenimento dell'equilibrio di potere in Europa, e questo era essenziale per la sicurezza inglese. Spinse la Prussia verso ovest, come contrappeso alla Francia; però, assegnando la Finlandia e, soprattutto, la maggior parte della Polonia alla Russia , inserì la potenza moscovita come un cuneo tra la Prussia e l' Austria, i bastioni orientali europei che fronteggiavano « i barbari del nord ». Inoltre, per riempire il vuoto lasciato dallo scioglimento del Sacro Romano Impero, istituì una confederazione germanica di 38 stati sovrani e, cosl facendo , preparò il futuro per Sadowa e Sedan. Quale sua quota del bottino, l'Inghilterra acquistò Malta, il Capo di Buona Speranza, Mauritius e Ceylon. Ma , cosa ancora più importante, la guerra la lasciò padrona assoluta dei mari e degli oceani. L'espansione dell'Inghilterra oltremare fu così impressionante- crive il prof. H .A. L Fisher - che alcuni scrittori hanno considerato l'ampliamento dell'Impero Britannico il più importante risultato della carriera di Napoleone ». (1 30) Dalla potenza marittima, dall'energia del vapore, dal potere del denaro e dal prestigio con cui Waterloo aveva incoronato l'Inghilterra, emerse la << Pax Britannica », destinata a sopravvivere finché la potenza marittima britannica e il credito inglese conservarono il loro dominio. In realtà lo mantennero per un centinaio d'anni , controllando gli eventi extra europei e limitando le guerre europee. Durante questo secolo, benché le rivoluzioni fossero frequenti e talora violente, l'Europa godette la più stabile e prospera pace che avesse mai conosciuto dai tempi degli Antonini. È stato citato nel I Volume, nel quadro storico dell'VIII capitolo, il panegirico che il sofista greco Aelius Aristidcs indirizzò alrimperatore Marco Aurelio, e nel quale cantò i pregi della« Pax Romana». Quarantacinque anni dopo Watcrloo, quando la « Pax Britannica » aveva raggiunto il suo zenit, mr . Ho rsman (rappresentante di Stroud nella Camera dei Comuni) le diede voce con le seguenti parole: « Sembra che ci dimentichiamo che ci sono grandi considerazioni morali , oltre che materiali , legate alla nostra sicurezza ... La salvezza d'Inghilterra , nella mente di. ogni persona riflessiva in Europa , significa la conservazione di tutto ciò che è

( 1!0)

''The Cambridge Modem Hislory" Vol. IX. pag.

no.


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valido per la pace e il progr·esso dell'umanità ... la sicurezza d'Inghilterra significa la sicurezza dell'unica potenza moderatrice e tranquillizzante che esista in Europa. Essi (gli stranieri) sanno che se l'Inghilterra cessasse di esistere, l'intero continente europeo cadrebbe probabilmente sotto il dominio del despotismo. Se l'Inghilterra cade, quanto durerebbe la nazionahtà del Belgio? Per quanto tempo la Germania resterebbe indipendente? Quanto a lungo l'unità d' Italia rimarrebbe soltanto un sogno? No: l'influenza morale dell'Inghilterra all'estero è irresistibile in esatta proporzione all'inespugnabilità del patrio territorio. La nostra grandezza non consiste puramente nel nostro benessere, nel commercio , nelle istituzioni o nella nostra fama militare, ma in quegli elementi accessori che costituiscono una gigantesca forza morale , di cui la libertà è il principio animatore e la pace è il sacro scopo . Non v'è un fautore della libertà di pensiero che non si rivolga all'Inghilterra come a un suo alleato ... Ogni uomo che ami i suoi simili vede nell'Inghilterra la grande depositaria della verità politica, e guarda con orgoglio alla sua sicurezza e con disperazione al suo pericolo, come fossero propri. Per queste considerazioni , mentre io valuto la salvezza d'Inghilterra per quanto riguarda la sicurezza delle nostre coste, la valuto anche per le responsabilità e doveri impostici dai nostri rapporti con l' umanità in genere » . ( 13 1) . Tuttavia, mentre queste memorabili parole venivano pronunciate , in Europa, in Nord America e in Asia si potevano udire rumori di cambiamenti in arrivo che, in poco più di mezzo secolo , avrebbero posto fine alla « Pax Britannica » e avrebbero fatto divampare la guerra sul mondo intero.

('J') " Parlamentary Debats (Hansard)", Vol. 160, lll serie, col. 566, del 2 agosto 1860.



INDICI



INDIC I

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INDICE DEI NOMI DI PERSONA

A Abercrombie lames (generale) , 240, 241.242. 289 Aboville (generale-comandante d eU'artiglieria francese e Valmy), 358 Adand (maggiore comandante deUa compagnia Granatieri di Burgoyne. alle dipendenze del generale di Brigata Frase r), 280, 298, 300 Acton, 121 Adam Brooks, 237, 238 Adam Clement, 157 Adler Feld , 168, 169, 170, 176, 177 Agag, 111 Agatocle, 345 Ahmad Sbab Dorrani, 120, 123 Ainardi (ammiraglio de Choste), 7 Alava (vice ammiraglio), 384, 389 Alberto (duca di Saxe-Teschen), 361 Albrecbt von Wallenstein (conte di), 46 Aldington Ricbard, 190 Aleçon (duca d i, fra tello di Enrico III), 6 Alessandro (Czar di Russia), 399, 400, 401, 437, 438, 440, 460 Alessandro il Grande, 52, 53. 72, 173, 176, 191. 236,237, 281. 365. 397. 412. 433. 479 Alessio di Russia (figlio di Pietro il Grande), 183, 187

Alessio (re d i Polonia), 158, 159 Alivardi Khan Nawab (governatore del Bengala), 217 Allemand (vice ammiraglio), 378, 379 Allix, 517, 522 Aloozo P erez di Guzman (duca di Medina), 12, 15, 18, 19, 22, 24, 25, 26, 27, 28, 29, 30, 32, 33, 35, 36 Alsopp G eorge, 251 Alsosiev, 479 Alten, 492, 502 Amberst (generale Joffrey), 241, 245, 246,247, 253, 254, 264 Anburey Thomas, 277, 278 nt., 280, 281 nt., 299, 300 Anderson R.C., 14 nt. Andréassy (conte-ambasciatore francese a Londra) , 397 Angiò Filippo (d uca-nipote di Luigi XIV). 123, 124 Anna (regi na di Inghilterra), 122, 125. 130 nt., 135 Anna (sorella di Basilio 11 di Russia), 155 Annibale, 53, 66, 345 Anson (ammiraglio Giorgio}, 145, 245 Anstrotber, 245 Antonio Don (figlio illegittimo di Luigi duca di Beja), 7 Anwar-ud-din ( awab del Cem atico), 214. 215. 216


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Arbuthnot, 310, 311, 314, 316, 324 Arcbot, 216 Arenschild, 521 Aristides Aelius, 530 Arnold (capitano Benedict), 271, 272, 2~.~6,2n2~,2~ . ~6.~8,2w.

300, 303, 308, 312, 313, 326 Arrighi, 467 Astley sir Jacob (comandante della fanteria realista a Naseby), 104, 111 , 112 Atcberley (capitano), 392 Atkinson Thomas, 390 Augereau Pierre Francois Charles (maresciallo di Francia), 413,414,416,421, 422, 423, 424,425,427,43 1,443,446, 465, 468, 470, 484 Augusto (Elettore di Sassonia) , 42, 163 Augusto (Imperatore romano) , 163, 164, 165, 402 Augustus (Lord), 242

B Babington A., 9, lO Bachelu, 500, 522 Backingham (vds. Villìers Giorgio duca di) Badeock (guardiamarina), 392 Badus (maggiore), 502 Bain R. Nasbet , 178 n t. Baines Edward , 237 nt. Balcarres Lord (comandante della fanteria leggera alle dipendenze del generale di Brigata Fraser), 278, 279. 280, 298,299, 347 , 348, 349, 350, 351, 353 , 354, 357, 358, 359, 360, 361. 427, 428, 429,430.440,521,523 Baltaji Mehemet Gran Yisìr di Turchia), 180 Banner (feldmaresciallo), 62, 63, 64 BarcJay de ToUy, 439, 451, 469, 470. 487

Barham Cbarles (primo barone, primo lord dell'Ammiragliato), 322, 374, 376, 377

Baring Francis (maggiore nella legione del re tedesco a Waterloo), 437, 517, 522 Bamet (commodoro), 214 Barras conte di (comandante della squadra navale francese) , 317, 318, 319, 320, 322, 323, 324 Bartolomeo San, 6 Batu , 156 Baum (tenente colonnello, capo della spedizione nel Connecticut al seguito di Burgoine), 288, 289, 290 Bauman, 289 Bayon.ne, 386 Baxter James, 94, 279 nt. BazeiUes, 346 Béarn, 260 Becke A.F. , 498, 504, 509, 510, 511, 524, 529 Bedford (duca di) , 265, 316 Bédoyère (conte de la), 496, 511 , 524 Becren Gross, 459 Belcber Henry, 281 Belloe Hilaire, 340 Belliard, 436 Benningsen , 398, 399, 433 , 434, 469 , 470 Berby, 463 Bemadotte Charles (maresciallo di Francia, più tardi re di Svezia), 3W, 401, 408,413,414,415, 417, 418, 422, 423. 428, 429, 431' 437. 439. 456. 457, 459, 462,463,465,466,469, 470,478 Bernardino di Mendora, 6, 8 Bernardo di Saxe-Weimar, 59, 68, 69, 70. 71' 72, 490 Berniers (commissario), 252 Bem storfT (conte), 280 nt. Berrenger (capitano), 390 nt. Berthier Luigi Alessandro (principe di Wagram, principe di euchatel, maresciallo di Francia), 343,379,401,409, 413, 414, 415. 416. 423, 429, 445, 468, 484

Bertrand (generale comandante del IV Corpo d'Armata di Napoleone), 442,


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l DICI

443, 448, 450, 451, 452 , 457, 463, 464, 465,467,469,470,471,473, 480, 528 Bessieres Jean Baptiste (duca dell'lstria maresciallo di Francia), 343, 448 Betlen Gabor (principe di Transilvania), 45 Betteswortb (capitano), 375, 376, 377 BeumonviUe (comandante sotto Domouriez), 347, 351 , 353, 357 Bevem duca di (comandante sotto Federico il Grande), 198, 205 Bickerton Richard, 374 n t., 379 Bigot Francois (intendente del Canada) , 246 Biron generale (formalmente Lauzun duca di), 339 Black Jobn, 340 nt. Blake Robert , 112 Bliicher principe di (maresciallo prussiano), 411,412, 429, 457 , 458, 459, 461 , 462, 463, 465 , 466, 467 , 469, 470, 471, 472. 478, 479, 480, 486, 487, 488, 489, 491 , 492, 493, 494. 495 , 496, 497 , 498, 499, 500,502,504, 505 , 506, 508, 509, 510, 511 , 512, 513, 519, 528, 529 Bogislov (duca di Pomerania) , 58 Bogue capitano (comandante dell'a rtiglieria inglese del contingente anglogermanico), 456. 470 Bonald H. (generale), 411 nt. , 414, 423 Bonaparte (vds Napoleone) Bonille, 344 Bouloj!ne. 371. 374 Boonganville, 253, 254, 257, 258, 260, 261, 263 Bouquet, 242, 244 Bourmont generale di (disertore francese prima della battaglia di Watcrloo), 489 Bowls capitano (più tardi generale Giorgio), 492, 493 nt. Boyer Abel, 151 Braddock generale Edoardo, 240, 242, 244, 292 Bragation, 438 Bragg, 245

Brahe, 70 Brant Josepb, 292, 302 nt. Breslavia, 454 Brewer, 245 Breyman, 288, 289, 290, 299, 300 Bridgnorth, 89 Brissot, 338 Broadly A.M. , 359, 369, 376 nt. Broderick Thomas, 135 Broglie Giacomo, 186, 336 Brueys (ammiraglio), 365 Brunswick duca di (ucciso a Waterloo suo padre Carlo William Ferdinando duca di , fu ucciso ad Auerstadt), 279, 280, 321, 338, 342, 343, 344, 345, 347, 348, 349, 350, 351 ' 353, 354, 357' 358, 359, 360, 36 1, 427, 428, 429,430, 440, 521, 523 Brutsky, 338 Bryce James, 42, 65, 71 Buckle Henry Thomas, 107 Biilov, 451 , 459. 478. 487, 493, 510, 511 , 512. 515 , 516, 519, 527 Burgley, 9, 20, 21, 30 Bourgoyne John , 271, 274, 275 , 276, 277, 278, 279, 280, 281, 282, 283, 285, 286 , 287 ' 288, 290, 291' 292, 294, 295, 296, 297, 298,299, 300,301 , 302,303 , 306, 312, 330, 347 nt. Borke, 237 Borton (colo nnello), 256, 263 Bute, lord, 268 Butturlin, 461 Boxhowden, 398, 399, 433 Bylandt, 499, 517, 518

c Cadet, 257 Calder sir Robert, 374 n t. , 377, 378, 379 Calvert Henry, 407 nt. Calvino, 41 , 42, 73 Camden, 4, 308


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LE BATTAGLIE DECISIVE DEL MONDO OCCIDENTALE

CampbeU Archibald (tenente colonnello inviato a Savannah), 306, 374 CampbeU Jobn, 149, 194 nt. Candide, 342 Cantai Pierre, 407 nt. Carey sir George, 28 Carleton Guy (colonnello con Wolfe a Zuebec, più tardi comandante dell'Esercito del Canada), 251 , 255, 271 , 274, 276, 277' 280 Carlisle, 305 Carlo lX (di Svezia), 4, 6, 52 Carlo l (d' Inghilterra), 57, 75, 119 Carlo V (di Spagna), 42, 47, 124 Carlo Luigi (fratello di Fede rico), 73 Carlo (figlio di Giacomo I), 78, 79, 80, 81, 82,83,84,85,87,88,89,90,91,95, 97, 98, 99, 101 , 102, 105,106, 108,110 Carlo Magno, 111 , 113, 115, 117, 120, 404 Carlo Il (di Spagna), 117, 118, 120,122, 123, 124, 213 Carlo (di Lorena), 120 Carlo (arciduca d'Austria terzo figlio di Leopoldo II), 122, 123 , 133, 134 , 398, 399, 437, 481 Carlo m (di Spagna), 134 Carlo X (di Svezia), 158 Carlo Xl {di Svezia), 158, 161 Carlo XII (di Svezia), 158, 159, 161, 162, 163, 164, 165, 166, 167, 168, 169, 170, 171 , 172, 173, 174, 176, 177, 178, 179, 180, 181 , 183, 191, 192,444 Carlo VI, 188 Carlo IV (di Spagna), 436 Carlo Alberto di Baviera (marito di Maria Amalia , figlia dell'Imperatore Giuseppe), 188 Carlo Federico (vds Federico II di Prussia detto il Grande) Carlo Martello, 404 Carlyle, 94, 104, 107, 109, 111, 189 Cameworth (conte di), 105 Camot Lazzare ffippolyte , 342 nt. Carteret Jobn , 264 Cartier J acques, 263

Cartwrigbt, 237 Castaiias (generale spagnolo, vincitore a Baylen), 436 Casdereagb, 481 Caterina dei Medici, 4, 6, 7 Caterina di Braganza, 213 Caterina Eudoxia , 161 Caterina D di Russia, 309 nt. 338, 366 Cauhincourt, 402, 403 n t. , 404, 406, 407, 409, 439, 442, 443, 445, 446. 452, 454, 482, 504 CeciJ Edward (visconte di Wimbledon) , 85 nt. Cervantes, 51 Cesare Giulio, 53, 409 nt. Cesareo Fernando Duro , 10 nt. Cbambray (marchese di) , 406 nt., 413 nt. , 443 Chanda Saib (Nawab del Cernatico), 215, 216 CbanceUor Richard, 157 Cbanning Edward, 265 Charras (tenente colonnello), 486 nt. Chateau (generale). 413 Cbateaubriand. 265 Chauvelin (marchese di, inviato speciale a Londra nel 1793). 363. 367 Cbazot (generale con Dumouriez a Va1my) 350. 351. 352. 357 Cbemnitz (generale) , 53 Choiseul. 265 Cboisy (marchese di). 329. 330 Churchill John {1° marchese di Marlboroug), 125, 128, 129, 130, 131, 133, 134, 135, l36, 137, 138, 140, 141, 142, 143, 145, 146, 147, 148, 149, 151, 152, 165, 264, 408 Cburcb.ill Winston , 125, 135, 141 , 143, 151 Chuquet Arthur, 342 nt., 354,359,361, 407 nt. Oarendon E. , 79, 98 n t. , 99, 101 n t. , 105, 109. 113 Oarke Henri-Jacques GuiUaume (maresciallo di Francia duca di Feltre Mini-


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INDICI

stro della Guerra sotto Napoleone), 414, 455 Oarke Francis, 299 Oausewitz , 273 Oéambault, 150 Oement B. (tenente), 386 nt. Oerfayt, 345, 346, 347, 349, 350, 359, 361 Ointon George , 286, 297, 302, 306, 308,319,328,330,332,492 Ointon Henry (generale), 271, 274, 287, 292, 305,310, 311,3 12, 313, 314, 315, 316, 318, 320,321 ,325, 326,328, 331 Clive Robert, 216, 218, 219, 221, 222, 223, 224, 226, 227, 228, 229, 230, 231, 232, 236 Cobern F.W., 288 nt. Cochrane, sir AJexande.r (contrammira· glio), 375 Codrington (capitano comandante del· I' Orion a Trafalgar), 393, 394, 395 Coborn (generale), 132 Coignies (conte), 135 Colbert Jean-Baptiste (Ministro di Luigi XIV), 117, 213 Coke, 114 Colborne, J., 526, 527, 528 Colin, J ., 191 nt. CoUaredo, 70, 71, 469 CoUingwood (ammiraglio), 374, 375, 376, 378, 380, 381, 382, 385, 386,387, 388 Colomb (colonnello, veterano francese nella guerra americana), 350 Colville, 492 Condè, principe di (poi Luigi Il) , 5, 73, 119, 127 ConOans (ammiraglio, mori nella baia di Ouiberon ), 264 Conor {tenente). 391 Coote Eyre, 221, 228, 230. 235 Coote (maggiore), 231 Corbett Julian S., 17 nt. , 19, 23 , 25, 323, 324,373 nt. , 375 nt., 376 nt. , 377 nt. , 378 nt.

Cornawallis (lord), 273, 310, 311, 312, 313, 314, 315, 316, 319, 320, 321, 325 , 326, 327, 328, 330, 367, 370, 374, 376, 377. 378' 380 Cornawallis sir WiUiam, 370, 372, 379, 380, 381 Coxe W.C., 134, 135 nt. Craig (generale), 374 nt. Croy (principe di, comandante russo fuggì presso Carlo XJI di Svezia), 164 Cristiano (duca di Brunswich), 46, 66 Cristiano di AnhaJt, 43, 46 Cristiano IV di Danimarca, 46, 47, 48 Cristina di Svezia, 158 Cro mweU Oliviero, 65, 75, 82, 86 nt., 87, 91 , 93, 94, 95, 96, 97, 98,100,101 , 102, 104, 105, 106, 107, 108, 109, 111 , 112, 113, 114, 115, 127, 128 CromweU Thomas, 93 Cruez (generale, comandante della cavalleria svedese a Paltova), 177, 178 Cugnat, 402 Cust Edward, 57, 69 Cutts (lord), 145 , 147, 150 Cumberland (duca di), 198

D D' AboviUe (generale) , 358 Da Broghe (maresciallo). 406 D' Adeleben (baro ne), 442, 443, 444, 445, 446, 448, 450, 456, 459, 460 nt., 462, 467, 470, 471, 473, 474 DaJton, 85 Oanilewski, 471 Danton Georges J acques, 346 Darby, 244 D' Arco maresciallo Count, 138, 140, 141 Dario, 235, 236 Damley (lord), 4 Darn (conte), 463 Daun (feldmaresciallo austriaco vincitore


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LE BA TIAGLIE DECISIVE DEL MONDO OCCIDENTALE

della battaglia di Kolin), 19!.!, 205, 208 Davis Edward, 97 nt. Davoot Louis-Nicolas (duca di Auerstiidt, principe di Eckmahl, maresciallo di Francia), 343. 413, 414, 417, 418. 421 , 422, 423, 427, 429, 430.431,443, 454, 457' 483 Deane Rk hard , 119 De Aq uendo Miguel. 19 De Bertendora Martin , 19 De BlainviJie (marchese), 148, 149 De Bougainville Louis Antoine, 247 De Bussy (marchese di) 216, 219 , 223, 224, 226, 227 De Chenier L.J . Gabriel, 485 nt. De Cléambault (marchese), 148 De Colonne Charles Alexand.r e, 335 De Cordova Filippo, 31 Decrès (ammiraglio , ministro della marina francese), 365, 366, 375, 378 D' Erlon Bronet, 485, 491 , 496, 497, 498, 500, 502, 515, 516, 518, 519, 528 Defoe Daniel, 116 nt. , 178, 340 De Gallas Mattia , 72 De la Colonie, 140, 145 Delacombre, 502 De la Gallisoniére, 240 Delamare C.T. , 183 De Lancey, 499, 500, 504 Delaume (capitano- vds anche Howe col. William comandante di una compagnia di arditi all'ansa di Foulon) 255, 258 De Léry (ammiraglio) , 246 De Levis, 253 De Leyva Alonzo, 24, 26, 35 De Medina Juan Gomez, 19 De Melito Miol, 367 nt. De Mendoza Antonio Hurtado, 24 De Miranda Luis, 30 De Monada Hugo, ' 19 De Moncada Hugo, 31 De Mondrado Diego, 19 Denbigh, 108 Deprez Crassier (generale comandante

della guardia avanzata di Kellermann a Valmy), 355, 356 De Ramesay, 247 De Recalade Juan Martinez, 19 De Riedesel (madamc), 278, 282 Dei'Técagaix, 253 De Ruyter, 119 De Saxe (maresciallo), 189 Desbriere Edward, 375 , 377 , 378 n t., 388 nt., 390 nt. De SecbeUes Héraolt , 338 Desmoulins CamiUe, 361 De ToiJy Barclay, 432 De Valdez Diego Flores , 19 De Valdez Pedro, 19, 25, 26 De Witte Hans, 67 D'Harville (generale), 351 Di BeUefonds (maresciallo), 122 Diego Di Valdez, 12 Diesko (barone), 248 Digby (lord) , 98 n t. , 99 n t. Digby (tenente) , 279 nt. , 283, 285 ,291 , 300, 302 DiDon Arthur (generale, ufficiale della rivoluzione francese), 339, 347 , 351 , 352 Di Nassau Giustiniano. 20, 29, 37 Dodge Tbeodore Ayrault, 52 Do mous, 519 Domoot, 516 Do n Giovanni d'Austria, 6 Donzelot, 5 17 Domberg, 492, 521 Dost Alì, 215 Doughty A ., 247 nt., 25 1 nt. , 252 nt. , 254 nt ., 255 nt. , 256 nt. , 257 nt., 258 n t. , 259 n t. , 261, 262 Downiog Samuel, 295 Drake Roger, 217, 218, 219 Drake sir Francis, 6, 7, 8, IO, 11 , 12, 14, 16, 17, 18,20,21,22,23,24,25,26,27, 29, 31 , 32, 33, 36, 37, 38, 80, 88 Driesen (generale comandante prussiano a Leutben}, 208, 210 Drouet (vds D'Erlon)


INDIC I

Drouot generale Antoine, 451, 468, 469, 480, 505 , 512, 524, 528 Drucour cavaliere di (difensore a Louisburg 1758) , 241 Dubouquet (colonnello con Dumouriez a Valmy), 350 Duhesme generale Filippo Guillaume, 485,497, 520 Dumas Mathieu (comandante dell'attacco sul fianco di Mackton a Quebec) , 250, 333 Dumanoir (vice ammiraglio a Trafalgar), 384, 387, 389, 390, 393 Dumouricz Chartcs François, 339, 342, 345, 346, 347, 350, 35 1, 352, 353, 354, 355,356,357,358,360,361, 363,376, 413 Duncan ammiraglio Adam , 364 Dupleix (marchese di, governatore dell'India francese) , 214, 215, 216, 217 Dupont (generale: capitolazione di Baylen), 475 DUJ·eU ammiraglio (ordinò il blocco del San Lorenzo durante la campagna di Quebec) , 244, 245, 246, 248 Duro, 28 Duroc generale Geraud Christophe Michel (Gran maresciallo di palazzo di Napoleone e duca del Friuli), 379, 399, 454 Durutte, 497, 517, 527 Duval generale (alle dipendenze di Dumouricr) , 347, 351, 357, 359 Dyherr generale (comandante della Brigata sassone a Jcna), 424, 425

E Earl William , 276 Edoardo VI (d'Inghilterra), 157 Edwards Norman, 138 nt. Eleonora di Neuburg, 123 Elisabetta l (d'Inghilterra), 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9, 10, 16, 18, 19, 23, 36, 78 Elisabetta (moglie di Federico V), 43, 157

541 Elisabetta (Czarina), 185 Elphlnstone Montstuart, 219 Elkingen duca di, 495 n t., 496 n t., 502 n t., 505, 506 nt. , 523 n t. Emanuel von Meteren, 12 nt. Emanuele re del Portogallo, 7 Emden PauJ, 397 Enrichetta Maria (sorella di Luigi Xlll), 79 Enrico m, 6 Enrico IV, 79, 409 Enrico VI , 220 Enrico VII, 3, 14 Enrico VIII, 14, 78, 93 Enrico (cardinale), 7 Enrico (figlio di Giacomo I), 78 Enrico I'UcceUatore , 185 Enrico (principe), 430 Entick Jobn, 250 nt. , 251, 262 Epaminonda, 381 Emest von Mansfeld , 46 Essex conte di (capo delle forze puritane), 87, 88 , 89,90 Estaiog conte di (ammiraglio), 305 Estrade, 31 Estrées maresciallo di (comandante francese nella guerra dei sette anni), 197 Eugenio (il principe), 120, 131 , 132, 134, 136, 137, 141 , 142, 143, 145 , 146, 147, 148, 149, ISO Eugenio (principe, figlio di Napoleone),_ 414, 441, 442, 443, 447, 448,450 Eugenio (principe del Wurtembcrg), 460, 468, 479 Evai.n Emanuel, 183 Everette Edward, 289 Everson, 244 Exelmas Remi-Joseph lsidoro (maresciallo di Francia) , 486, 489,491, 495, 509 Eyre Coote (ufficiale von Clive, poi generale) , 221, 228, 230, 235


542

LE BATTAGLIE DECISIVE DEL MONDO OCCIDENTALE

F Fabio Massimo, 247, 483 Fabricius (segretario dei consiglieri di Ferdinando di Stiria), 43 Fain barone, 441 , 442 nt. , 446 nt., 450, 452 nt., 458 nt. , 459 nt., 460 nt. , 461, 462 n t. , 467, 470, 474, 504 Fairfax Tbomas (figlio di lord Fairfax comandante del nuovo esercito), 85 nt. , 91, 96, 98, 99, 100, 101, 102, 104, J05, 107 Falkenberg (colonnello), 58 Farie Robert , 346 nt. Farine, 518 Farnese Alessandro {duca di Parma), 6 Federico, 6, 45 Federico V , 43, 46, 127 Federico Guglielmo di Brandeburgo, 119, 186, 187 Federico Augusto (elettore di Sassonia), 161 Federico IV di Danimarca , 161, 163 Federico di Hohenzollem , 185 Federico ll il Grande, 186, 187, 188, 191 , 192, 193 , 194, 195, 212,305, 337, 343, 382, 400, 411 Federico l re di Prussia, 186, 187, 188 Federico Guglielmo, 338,348,354,357, 360,361, 399, 400, 401,408, 410,411, 412, 413, 420,431, 433, 434 , 441 , 443, 444, 447, 460 Federico V1 di Danimarca , 478 Federico (principe dei Paesi Bassi), 513 Fenner Tbomas (capitano con Drake), 11,20 Fenton John (assassino del duca di Backingan), 80 Ferdinando U , 42, 66, 67, 68, 72, 73 Ferdinando di Stirià (nipote di Ferdinando I), 43, 45, 46, 47, 48, 49, 58 Ferdinando d' Ungheria, 72 Ferdinando m , 73, 123 Ferdinando Arciduca (vds anche generale Mack), 399 Ferdinando VII di Spagna, 436

Ferguson (maggiore), 308 Fézensac (duca di), 407, 444 Filarete (metropolita), 157 Filippo Il, 3, 4 , 5, 6, 7, 8 . 11, 12, 15 , 17 , 18, 35, 36, 37, 38 Filippo III di Spagna, 45, - :3, 122, 123 Filippo IV di Spagna, 118, .22, 123, 124 Filippo V di Spagna, 152 Filippo il Macedone, 54 Filippo duca di An giò (nipote di Lui{ XlV). 1?2, 123, 152 F\rtt C.H., 8"i n t., 91 Fisher Elijah, 300, 404 Fisher H.A.L. , 530 Fiske John, 299 nt ., 302 Fitzmaurice Edmond, 343, 345 Fitzpatrick John C., 320, 321 , 322, 326 n t ., 331 Fitzroy, 529 Flahaut (generale), 504. 521 Fleetwood George. 69, 70, 71 Fleming Thomas (capita'lo), 23, 70, 71 Foch (maresciallo), 34U Folard, 66 F1onblanque, 279, 291 nt. Forbes Jobn (generale conquistatore a Fort Dusques ne poi a Fort Pitt e infine a Pittsburg), 241, 242 Ford Worthington Chancey, 286, 287, 310 nt., 312 nt., 320, 321, 322 nt. , 326 nt., 328 Forrest George , 218, 224, 225 nt., 226, 229,230 Forstenburg (conte di, figlio naturale di Brunswick), 357 Fortescue J.W. , 9, 96, 232, 262, 264, 284 Foocart, 427 nt. Fouche Joseph (duca di Otranto, ministro della polizia di Napoleone), 437, 481 , 524 nt. Fowey, 23 Fox (generale) , 395 Fox Cbarles James, 397 Foy, 405, 515, 522


INDICI

Francesco l d'Austria, 437 Francesco n, 4 Frankilling, 303 Franklin Benjamin, 311 nt. , 312 nt. Frazer Augustus Simon , 502, 520, 521 nt., 524 nt., 525 nt. , 527, 529 Fraser (generale con Bugoyne), 243, 258, 262, 280, 283, 285, 288, 295, 297, 298, 299, 300, 384 nt. , 388, 394, 395 . Freeman Douglas HoutbaU, 284, 289 nt. , 295, 302 nt. Freemantle, 278 nt. Friant generale (comandante di Divisione con Devout a Auerstadt), 343, 429, 430, 485, 524 Frobisber Martin, 8, 20, 21 , 25, 26, 27, 31 Fugger, 148 FuJier Tbomas, 11, 20 Funk (capitano), 177 Fiirstenberg, 62, 63, 64

G Gabor Betblem (principe di Transilvania) , 45 Gage generale Tbomas (governatore del Massachusetts) , 269 , 270, 271 , 272, 289 GaJbaud (tenente colonnello con Dumouriez), 346 Galitsin Michele (principe russo), 179 Gallisonierf de l.a (governatore del Canada) , 240 Gambier (ammiraglio), 435 Gansevoort (colonnello veterano di Forte Stanwix oggi Forte Schuyler), 292, 308 Ganteaume (ammiraglio francese), 365, 371 , 375, 377, 379 Gardiner Rawson, 59, 65, 66, 72 nt. , 95 nt. , 104, 106, 114 Gastone di Foi.x, 50 Gates generale Horatio, 282, 285, 286,

543 291,294, 295,296, 297, 298, 299, 300, 301, 302, 303 Gatter (conte) , 188 Gaudy capitano (ufficiale osservatore di Federico il Grande a Rossebach) , 201 Gaupp (maggiore a Plassey), 231 Gawler, 526 Gazan, 423, 424 Gengis Kan, 156 Gerard conte Etienne Maurice (maresciallo di Francia) , 101 , 457 , 485, 489, 491 , 494, 495,497, 501,510, 511 Gerbrandtzoom Jean, 20 Gennaine Giorgio (segretario di Stato per la guerra), 272, 273, 274, 275, 276, 280, 284, 290, 292, 303, 306, 310, 311, 313 Gbigny, 521 Gbulam Hassan Kan, 225 , 233 Giacomo I d'Inghilterra, 45 , 47, 57, 77, 78, 79, 85 Giacomo Il d'Inghilterra, 121, 122, 124, 125 , 148 Giacomo III d'Inghilterra, 124, 272 GilgaJ, 11 Giorgio Guglielmo, 59, 68 Giorgio V d'Inghilterra, 122 Giorgio III d'Inghilterra, 365, 436 Giorgio Federico (margravio di Baden D urlach), 46 Giosué, 508 Giovanni d'Austria (Don) , 8 Giovanni II di Polonia, 120 Giovanni Giorgio di Sassonia, 45 , 48, 49. 57. 59. 63. 68. 70,72 Giovanni Casimiro, 167 nt. Giuseppe l d' Austria, 188 Giuseppe Ferdinando (figlio dell'Elettore di Baviera), 122, 123 Giuseppe Buonaparte (fratello di Napoleone l), 401. 436 Giuseppina, 437 Gloucester, 220, 321 Gneisenau (Feldmaresciallo conte di Neid Hardt), 487, 499, 506


544

LE BAnAG LIE DECISIVE DEL MONDO OCCIDENTALE

Godolphin {lord tesoriere), 135 Godeben (governatore generale dell'India francese), 196 Goebte, 346 n t., 348, 357 , 358, 361 Goldoni, 340 nt. Goor (tenente generale), 139 Golovin (maresciallo sotto Pietro il Grande), 163, 164 Gordoo William (capitano nella flotta francese), 1% Gordoo (colonnello), 506 Gorbam, 245 Goring (lord, comandante militare sotto Carlo), 98, 99 Gortcbakov, 468 Gourdon (capitano), 370 Gourgaud, 192, 407, 408 nt. , 459, 484, 489, 494 nt. , 497 nt., 505 nt. , 507 nt., 508 nt., 509 nt. , 512 nt. , 515, 516 nt., 520 nt. , 521 n t. .Graftoo (duca di), 268, 269 Grabam James, 90, 478 Grammont (maresciallo di), 61 Grant James (ufficiale sotto Forbes) , 61 , 231, 242 Granville (lord Richard comandante sotto Carlo I), 74, 264, 268 Grasse (conte di), 317, 318 , 319, 320, 321, 322, 323, 324, 325 , 326, 328, 332 Graves ammiraglio Tbomas (sostituì l'ammiraglio Arbuthnot) , 317, 318, 322, 323, 324, 325 Gravina (ammiraglio comandante della riserva spagnola a Trafalgar), 310, 372, 373, 384, 386, 387, 390 Grawert (generale prussiano a J ena), 364, 424, 425 Greeoe Francis Vinton , 272, 282 nt., 310, 311, 314, 331 Gregorio Xlll (papa), 6 Grenfeld Russel, 370, 374, 375 Gribeauval (ispettore generale della artiglieria francese), 343, 406

Grolmaoo , 506 Grotius Hugo, 52 Groucby Emanuele (maresciallo di Fran-

eia), 484, 486, 489, 491, 494, 495, 504,505, 508, 509, 510, 511 , 512, 513, 515, 516, 519, 524, 528 Gudin (generale comandante di Divisione con Davout ad Auerstadt) , 429, 430, 431 Guglielmo d' Orangc, 5, 8, 119, 121 Guglielmo d.i Hesse Kassel, 59 Guglielmo m d' Inghilterra, 121, 122. 125, 126, 152 Gugl.i elmo (principe), 430 Guibert, 341 , 402 Guienne , . 257, 260 Guildermalscn, 133 Guildford (1• comandante di, vds anche North), 269, 308 Guindely Anton, 53 , 66, 68 , 71, 72 nt. Guisa (duca di), 3, 6, 10 Gurdan , 355 Gurwood, 491 Gustavo Adolfo di Svezia, 48, 50, 52, 53, 56,57, 58, 59,62, 63 , 64, 65, 66, 67, 68, 69, 72, 82, 87, 11 3, 127, 140, 158 Gustavo rv 434 Guyot (comandante della Divisione francese guardie a cavallo), 48~. 521,527 Guynn, l, 12 GyUenkrok (generale), 177, 178 Gyulai (generale austriaco con le forze alleate) , 466, 467, 470

H Hadden James M. , 279 n t., 281,294 nt Hadik (conte, comandante della spedizione a Berlino contro F ede rico il Grande), 199 Haig Anthony, 62 Hakluyt Ricbard, 16 nt. , 39, 157 nt. Halkett, 502, 523 HaU, 62 Hamilton (generale) , 295 Hamilton (lady), 383


545

INDICI

Hampeden Jobn (leader parlamentare

durante la guerra civile), 82, 84, 90, 93 Hanger George (colonnello), 378 Hardinge Henry, 500 Hardy Thomas (capitano sulla Victory a

Trafalgar), 391, 393 Hargreaves, 237 Harris Nicbolas, 372 Harrison Frederic, 94, 95 Harvey (generale aiutante), 272 Harville generale de (con Dumowriez a

Valmy), 351 Hastings Warren, 236 Hatzfeldt (principe di), 74 Haugwitz (conte di, inviato di Federico William lli di Prussia), 399, 400 Havelberg, 447 Haviland, 264 Hawke ammiraglio Edward, 264 Hawkins Jobn , 4, 5, 17, 20, 21, 25, 27,

31, 38 Hawkins William (maggiore a Plymouth fratello di John Hawkins), 5 Hazzan, 245 Heinsius Anthoine, 132, 141 , 143, 151 Henry (conte di Derby), 17 nt. Hepbum Jobn , 61, 62, 64 Herriot, 246 nt. Herkimer (generale), 292 Herman von Salza, 185 Herrick (colonriello), 289 Herritier, 521 Hesse, 273 Hessen Homburg (principe di, nell'eser-

cito alleato del 1813), 469, 470 489 nt. , 491,522, 453

355, 356, 357, 359, 411 , 412, 418,419, 422,423,424, 425, 426,431 Holbert M., 510 Holdenburg, 437 Holk, 68 Holland Rose J., 359 n t., 376 n t. Holmes (ammiraglio, cooperò con l'eser-

cito di Wolfe), 240, 248, 251 , 253, 254, 255, 256, 258, 259 nt., 263, 264 Holstein Beck (principe di), 148, 149 Holwell J.S. (membro del consiglio del Governatore di Calcutta), 217, 218 Home (colonnello), 128 nt. Home Robert , 53 nt. Hood sir Samuel (contrammiraglio), 317, 318, 319, 322, 323, 324, 325 Hopton sir Ralpb (leader miUtare sotto Carlo I), 89, 90 Horn (feldmaresciallo), 62, 64 Horsman, 530 Hougoumont, 512 Houssaye Henry, 485, 497, 502, 504, 510, 511, 512, 515, 517 nt. , 524, 525 Howard (di Effingham), 16, 17, 20, 21, 22,23, 24,25,26, 28,29,30, 31, 32, 33, 36, 37, 102 Howard lord Tbomas (comandante navale su la Golden Lion durante le battaglie contro I'Armada), 27 Howe Richard (lord ammiraglio), 305 Howe William, 242, 250, 256, 258, 261 , 271, 272, 273 , 274, 275, 276, 277, 283, 284,285,286,287,290, 292,294,297, 298, 305 Howe lord Augusto (vice comandante del generale Abercrombie), 242 Hubbard (colonnello) , 289

Heymes (colonnello),

HiU (lord comandante del 2° Corpo di Wellington), 487 Hobbes Thomas,

85 nt.

Hoft D . von T.. 132 Hohenlohe Kirchberg (principe, generale

con il duca di Brunswick), 349, 350,

l Infante (cardinale), 72 Infemet (capitano sull'Intrepido a Trafal-

gar), 393, 395 lngbby W.B., 508 nt.


546

LE BATIAO UE DECISIVE DEL MONDO OCCIDENTA LE

lnnocelUO X (papa), 73 lreton Henry (fratellastro di Cromwell), 93, 101, 102, 107, 108 lrnng Washington, 291 lsolllDi, 62, 63 lvan m iJ Grande, 156 lvan IV iJ Terribile, 156, 157, 158 Ives, 223, 224, 230, 235

J Jagat Seth (banchiere alla corte di Siraj ud Danlah) , 218, 219, 225 James Margaret, 106, 114, 115 James W.M., 309 nt., 391 Jefrerson Thomas, 272, 332, 310, 315 Jennings Sarah, 272 Jérome, 511 , 515 John Adams, 285 Johnson Jolln (figlio di sir William Johnson) , 292 Johnson William, 292 Johnstone Henry, 247 nt., 252, 314 nt. Johnstone (cavaliere giacolita scozzese nello staff di Montcalm), 259, 327, 331 Joice George (mandato da Cromwell a Holmby per accompagnare Carlo I a Newmarket) , 107 Jomini, 350, 454, 473 nt. Jumot (generale, duca di Abnantès), 435, 436, 483 Jourdan Jean Baptiste (maresciallo di Francia) , 343, 406 Jusserand J .J ., 319 Ju.1es Roi, 129

K Kalan, 457 Kalita lvan (duca di Vadimir), Kaliknikar Datta, 218

156

Kalkerentb (con Clerfayt a Valmy), 359, 41 t, 430, 431 Kaliseb, 461 Kamenskoi (comandante russo), 433 Kane, 128 Kara Mustafi, 120 Katte (amico di Carlo Federico), 187 Kaunitz von Priore (cancelliere di Maria Teresa) . 195 Keats sir Rkbard (ammiraglio), 381, 386 Keitb (ammiraglio, lord) , 367, 372 KeUermann (il vecchio; François Christophe duca di Valmy; maresciallo di Francia), 339, 343, 344, 346, 351, 353, 354, 355 , 356, 357 , 358, 359, 360, 361,465,492,494,502, 521 , 522 Ke.mpt, 523 Kennedy, 245, 512 nt. , 513, 518, 520, 521 ' 523, 528 Kent, 518 Kielmansegge, 523 KiJpatrick (maggiore nella compagnia delle Indie), 218, 219, 221 , 230, 231, 233 Kincaid, 529 Kings Feny, 321 Ki.ngsford WiDiam, 246 nt. Kirke, 126 Kleinst , 450, 451, 468 KJenan , 468 Kosciusko (ingegnere dj polizia), 294 Kotosblkbin , 159 Kntssow generale (capo di polizia sotto Carlo XII di Svezia), 166, 173 Kutuzov (feldmaresciallo russo), 398, 399, 439, 440, 448 Knipbausen generale (capo di Stato Maggiore di Gustavo Adolfo) , 57, 69, 70 Knox (capitano) , 252 nt., 254, 255 , 256 nt. , 257, 260, 262, 263, 282 Klucbevsky V .O ., 163 n t. , 181 Kléber generale Gian Battista, 365


547

IND ICI

L

Laubourdonnais (conte di), 214 La Cost e , 527 La fayette Marie-Joseph (marchese di), 308, 310, 312, 314, 315, 319, 321 , 322, 326, 327, 333, 338, 339, 345 Laharpe , 343 Laird Gloves William, 322 La Marcel, 259 Lamb R. (sergente sotto il generale Burgoyne), 280, 284, 295, 296, 297 nt. , 300, 303 Languedoc, 260 Lanier, 126 Lannes Jean (duca di Montebello; maresciallo di Francia), 343,408, 413,416, 418, 420, 421 , 422, 423, 424, 425, 427, 431, 437, 446 Lapeootiére (luogotenente che portò notizie di Trafalgar a Falmouth con la goletta Pickle), 395 La sane, 239, 240 Las Casas, 404, 405 nt., 409,437, 484 LasceUes, 244 La Serre, 260 Latour Mauborg Marie-Victor-N icolas de Fay (marchese di), 464, 465 Laud William (arcivescovo di Canterbury), 81, 82, 83, 95 Lau.g dale Marmaduke (comandante della cavalleria del nord del principe Rupert), 98, 102, 104 Lauffeld, 243 Laugbton Jobo Knox , 16 nt., 36 Lau.r ence, 216, 219, 241, 245 Laurens Jobn (tenente), 310 Laurenzac, 443 Lauriston (generale comandante del V Corpo di Napoleone) , 443, 450,452, 457,465,468,469, 470, 474 Lauzun duca di (comandante della legione francese di Yorktown a Glaucester), 317, 318, 330 Law Jacques Fraaçois (capo deUa spedì-

zione francese contro Trichinopoli), 216 Leamed (comandante di brigata americano nella seconda battaglia di Freeman's Farm), 298, 299 Leatbers Staoley, 72 Lebrun (ministro francese degli esteri), 361 Leceswe Leon, 484 nt. Ledere Charles Victor E manuel (generale francese sotto Napoleone), 343 Lecourbe Claude Jacques (generale francese), 343 Lee H eory (Light H orse Harry) , 331 Lefebvre François Josepb (duca di Danzica marescial lo di Francia) , 343, 413, 414, 415, 416, 422, 446, 483, 485, 490, 491, 494, 519, 521 Lefol (generale), 497 Leibniz, 183 Leicester conte di, 8 Lennox Jane, 491 Leonardo da Vind, 49 Leone l , 404 Leonida, 347 Leopoklo (arciduca), 71 nt. Leopoklo l (imperatore d' Austria), 118, 123, 124, 124, 130, 132 Leopoldo di AnhaJt D essau, 189 Leopoklo D , 337, 338 Leslie Alessandro (generale sotto Clioton) , 82, 308 Leszemisld Stanislaus (vds Stanislao re di Polonia) , 164 Lettow Vorbeck, 413 Leven conte di (Aiexander Leslie, capo dei consiglieri di Gustavo Adolfo), 91 Lewenhaupt generale Adam (nell'esercito di Ca rlo XII di Svezia), 165 , 167, 169, 171. 173. 176, 178 , 179 Le Veneur (generale), Levis Michael,

357,360

12, 15 , 33 nt.

Lewis, 264 L'Heritier. 465 Liancourt (duca di), 336


548

LE BATTAGLIE DECISIVE DEL MONDO OCCIDENTALE

Liebertwolkitz, 465 Uegaitz {duca), 188 Ugne principe di (capitano di reggimento austriaco a Leuthen), 209 Undsey conte di (generale di Carlo I), 87 Lobau Georges Mounton conte di (poi maresciallo di Francia) , 463, 485, 491 , 496, 498, 516, 519,520, 527 Locke Jobn, 332 Lombard (segretario privato di Frederick William Il), 360 Lorrain e (principe Carlo di Lossing), 198, 205, 208, 210, 295, 296 Loudon lord (comandante in capo in Nord America) , 240, 241 Louvois , 117, 128 n t. Lucas (capitano sulla Redoubtable a Trafalgar), 391, 394 Lucdlesi conte (comandante austriaco a Leuthen), 205, 208, 209, 210 Luciano (fratello di Napoleone), 365, 528 Luckner Nicolaus (comandante tedesco dell'Armata del Reno), 338, 339, 353 Luigi duca di Beja (figlio di re Emanuele del Portogallo) , 7 Luigi XJII , 47, 57, 72, 79, 123 Luigi XJV, 72 Luigi XV, 240, 335, 336, 409 Luigi XVI, 131, 304, 332, 333 , 336, 337, 338, 344 n t. , 348, 363, 409 Luigi xvm, 481 , 488, 529 Luigi gran delfino. 123 Luigi duca di Borgogna. Luigi di Baden, 137

123

131, 132, 134, 135, 136,

Luigi Ferdinando (principe il prussiano Alcibiade). 401. 411 , 412, 418 Luigi (fratello di Napoleone), 401,415, 431 Luisa d ' Austria. 401 Lusb.ington , 226 Lutero, 41 , 42, 66, 73 Luzeme cavaliere de la (ufficiale francese

nella guerra d 'indipendenza americana), 319

M Macaulay, 220, 237 Macbiavelli, 191 , 220 Mac Crea Miss Jane , 291 Mac Donald (maresciallo prussiano) , 441 Mac Donald Alessandro {duca di T aranto, maresciallo di Francia), 258, 343 Mack (generale austriaco), 398, 399 Macldey, 126 MageUano, 38 Magendie (capitano), 395 Magnon (vice ammiragl io a Trafalgar) , 375, 387 Maban (ammiraglio), 152 Mabon, 378 nt. Maiteland, 524, 525, 526 Maldey, 126 MaDeson C.B. , 220, 236 MaDet (colonnello), 481 Mandeville lord (poi duca di Manchester) , 93 Manikcband (cortigiano di Siraj-ud-dualah) , 218, 219 Mante, 257 nt., 261 nt. Manson William, 14, 16 Mansfeld conte Ernesto (l'attila di Christendom), 46, 47, 66, 79, 85 Maometto IV (dell'impero ottomano) , 120 Marbot ba rone di (colonnello), 512, 513 Marco Aurelio, 530 Marcognet, 517, 522, 524, 527 Maret, 458, 460, 465, 471 Margherita Teresa, 123 Maria lnfanta (figlia di Filippo Il) , 3 , 4, 6 Maria Stuarda, 9, IO


INDICI

Maria Antonia (figlia di Leopoldo), 122, 123, 337' 348 Maria d'Austria, 123 Maria Teresa d'Austria, 123, 186, 188, 189, 195 , 337 Maria Amalia, 188 Maria Antonietta (regina di Francia), 337, 348 Maria Luigia (figlia di Francesco JI seconda moglie di Napoleone), 437 Marlborougb Jobn Churchill (primo duca di) vds Churchill Marmont (maresciallo di Francia duca di Ragusa), 414 nt., 443 , 450, 451 , 452, 457, 459, 460, 464, 465,466, 467 , 468, 471, 477, 479, 480 Marsin (maresciallo), 132, 135, 136, 137. 138, 142, 143, 146, 148, 150, 151 Martigne, 518 Martin Abrabam, 260 Martin Enriquez, 5 Martinitz (consigliere di Ferdinando di Stiria), 43 Marwood (colonnello), 273 Massenbacb (colonnello con Brunswich a Yalmy), 344,351,353,354,357,359, 361, 411, 420, 424, 425, 426 Massena André (duca di Rivoli, principe di Essling maresciallo di Francia), 343, 379, 414 nt. , 446, 483 Massimiliano U, 43 Massimiliano (d uca di Bavaria fondatore deiJa Lega Santa) , 43, 45, 46, 47, 48, 49, 59, 68 Massimiliano Emanuele (elettore di Baviera), 122, 123, 131, 132 Mastain, 359 Mattia (re di Boemia e Imperatore), 43 , 45 Mattbews, 282 nt. Maude F.N. (colonnello), 424, 425 nt., 455 Maurizio (fratello più giovane del principe Rupert), 87 Maurizio di Nassau (figlio e successore di William d'Orange), 8, 52 Maurizio di Sassonia, 161, 340, 406

549

MaxweD Herbert , 491 Mazzarino, 117 , 152 Mazze ppa lvan Stepbanoviteb (Hetman di Ucraina), 167, 168, 169, 170, 177, 178, 179, 180 Meara, 405 Mec Adam, 407 Medina Sidonia {duca di vds, Alonzo Perez de Guzman) Meerveldt (generale nell'Esercito alleato), 466, 468, 469 Mebaigne, 135 Melancbthon, 66 Melas, 366 Mendoza Bernardino de (inviato spagnolo presso la regina Elisabetta), 9, 33 Ménaval Claude Francoyse, 372, 402 Menin , 114 Menoi, 436 Menshikoff Alessandro Danilovicb (comandante russo), 161, 167, 170, 179 Mercer (capitano), 493, 502, 507, 508, 521,522 Merlen , 502. 521 Merode Westerloo (conte di), 142 Merrima, 37 Messiessy, 370 Meteren Emanuel, 28 n t. , 31 Mettemich (conte), 403, 437, 479, 481 Michele (re di Polonia), 158 Mignet, 122 Mikbailoff Pietro, 160 Miles B.E.O., 405 Milhaud (comandante della Divisione riserva di cavalleria dell'Esercito francese del nord), 487, 507, 508, 509, 519, 521 Millner John, 138 n t. , 143, 147, 151 Mirabeau André B.L. de R., 337 Miran, 235 Miranda (avventuriero spagnolo-americano generale con Dumouriez a Valmy) , 352 Mir Jafar (comandante in capo di Sirajud-dualah), 225. 226. 227, 228, 229,


550

LE BA1TAGLIE DECISIVE DEL MONDO OCCIDENTALE

230, 231 , 232, 233, 235 , 236 Mir Madan (ufficiale di Siraj-ud-dualah), 231 , 233

Mogol (Gran), 213 Mobamed Ali (difensore di Trichinopoli 1751), 216 MoUendorf(fedelmaresciallo), 411, 429 Monckton (comandante di Brigata sotto Wolfe durante la Campagna di Quebec), 250, 255 , 263 Moncrief, 226, 255 Money (capitano) , 284, 338 Monbaulal, 231, 233 Monmoutb, l 25 Montcalm (marchese), 240, 241, 242, 250, 251, 252,253, 254,257, 258,259, 261' 262, 263, 265 Montecucc:oli (generale imperiale), 120, 127 Montgomery Alexander, 252 nt., 271 Montrésor, 250 nt., 251 , 252 Montrose James Gnabam (marchese di, comandante scozzese dei realisti), 97,

99 Moore Frank, 288, 290, 331 Moor Moriston , 107 Moore si.r Jobn , 436 Monand (generale di divisione comandan te con Davout e Auerstadt) , 429, 430, 485, 524 Moreau , 366 Morgan Daniel (colonnello, guidò 500 fucilieri in aiuto di Schuyler, fu sconfitto a Tarleton), 287. 294, 295, 298, 299, 308 Morley Henry, 340 nt. Mortier (duca di Treviso maresciallo di Francia), 343, 415, 431, 436, 468, 469, 478, 479, 480 Mottley, 35 nt. Moutbolon (conte di), 192 nt. Mujundar R.C., 218 Muftling (capitano), 412, 492 nt. , 500, 506 Munster, 73 MIIDZO (comandante scozzese al servizio

di Cristiano IV), 4H, 62, 63, 64, 65 Murat Gioac:dllno (maresciallo di Francia re di Napoli), 87, 413, 418, 420. 421, 423, 424, 425, 427' 431' 433, 437. 439, 441 , 446, 463, 465 , 466, 467, 468. 478, 484 Murate!, 356 MUIT1ly (comandante di Brigata sotto Wolfe nella campagna di Quebec) , 245,246,250,253, 262,264 Muzzaffar Jung (Subahadar del Deccan), 215 , 216

N Nadasti (comandante dell'Esercito centrale austriaco a Leuthen), 205, 208 Napoleone l Bonaparte, 52, 127, 141, 168, 172, 192, 193, 194, 364, 365, 366, 368, 371 , 372, 373, 375, 376, 377, 378, 379, 381' 383, 384, 395, 396, 397. 398, 399,400, 401,402, 403 , 404, 406, 407, 408, 409, 410, 411 ' 412, 413, 414, 415, 417, 418, 420, 421 , 422, 423, 424, 425, 427, 429, 431 , 433, 434, 435,436, 437, 438, 439, 440, 441 ' 442, 443, 444 , 445, 446, 447, 448, 450, 451 , 452, 453, 454, 455 , 456,457, 458, 459,460, 461 , 462, 463, 464.465 , 466, 467,468, 469, 470, 471' 473, 474, 475, 477' 478, 480, 481 ' 482, 483, 484, 485, 487, 488, 489, 490, 491 , 492, 493, 530 Nasi.r Jang, 215, 216 Nassau Siegen, 353 Necker Jacques (banchiere consigliere finanziario di Luigi XVI), 335, 336, 337 Nelson, 19, 325, 365 , 366, 367, 368, 369, 370, 371, 372, 373, 374, 375, 376, 380, 381, 382 Newcastle (conte di, condottiero militare sotto Carlo 1), 89, 90, 91 , 107, 265 Ney Micbel (maresciallo di Francia principe di Moscova), 41 3, 414, 417, 418, 422, 423, 424, 425 , 427, 431, 436, 443, 446, 448, 450, 451 , 452, 453, 454, 457, 461,462, 463, 466, 470, 471, 479, 484,


551

INDICI

488, 489, 491 , 494, 495,496, 497,499, 500, 502, 504, 505 , 506, 507, 508, 511 , 512, 516, 517, 519, 520, 521 , 522, 523, 524, 525 Nickols (colonnello, vds anche Stark John), 289 Nieckerson Hof[man, 283, 297 nt. Nicola U , · 158, 168 Nirolai G.F., 194 nt. North (Lord, secondo conte di Grafton), 269, 270 Nostitz (generale austriaco ucciso a Leuthen), 207 Nostiz Blucber's A.D.C. , 498 Nunromar, 223

o Obotai (condottiero mongolo) , 156 Olgjvie, generale Scot (al servizio di Pietro il Grande) , 162, 165 Obm (colonnello), 70 Okey , 102, 105 Omar Beg (ambasciatore indiano), 227 Omicband (mercante, intrigante alla corte di Siraj-ud-dualah), 217, 218, 219 ; 221, 223, 225, 226, 227, 228, 236, 237 Ompteda, 523 Oppenbeim M (editore), 16 Orange (principe di , comandante di Divisione con i Prussiani ad Auerstadt e a Waterloo), 430, 487, 492, 499, 500 Orde sir John R .N., 369, 373 , 374 Orkney (Lord) , 150 Orme Robert, 218, 221 , 222, 226, 227, 228 nt. , 229,230 nt., 231 nt., 233 Orrery (conte di), 340 Osgood Herbert L. , 146 nt. Osnabruc.k , 73 Ottone I , 404 Otto (conte, ministro di Napoleone a Vienna) , 441 Otway , 245 Oudinot NicoiiS Cbartes (maresciallo di

Francia duca di Reggio) , 343 , 413. 443, 448, 452, 454, 457, 461 , 468, 469. 471 Oxenstiema Oxel, 57

p Pack, 518 Pactbod (generale), 480 Pajol generale Claude, 486, 489, 491, 495, 504, 505 Palmer Henry, 16 Palm (libraio), 401 Palmes (colonnello) , l 48 Palmfeld , 177 Pantera Wyandt (capo indiano), 291 Paolo l (di Russia), 366, 434 Papin, 236 Pappenbeim (conte, tenente a Tilly), 59, 61 , 63, 68, 69 Pargellis Stanley, 248, 252 Parke (colonnello), 150 Parker Robert, 126, 127, 128, 136, 137, 146, 148, 150 Parkman Francis, 252 n t. , 258, 265 Panna (duca di, vds anche Farnese Alessandro), 8, 9 , 11 , 12, 17, 18, 19, 26, 28, 29, 30, 32 Pannenio, 176 Patkul Giovanni Reinbold, 161 Paunsdorf, 470 Pelet, 524 Perey (lord), 270 Perponcber (comandan te di divisione sotto il principe d'Orange), 492, 499, 500 Pescara (marchese), SO Petit (generale del 1° g.r anatieri della guardia a Waterloo), 528 Petre , 471 ot. Pbillp Henry, 500 Pbilipps WiDiam (maggior generale sotto Burgoyne), 248, 280, 295, 296, 298, 311 , 313, 314


552

LE BATTAGLIE DECISIVE DEL MONDO OCCIDENTALE

Picard Emest, 193 nt. Piccolomini , 70, 71 Picton, 502, 518 Pietro Il, 133

159, 160, 161, 163, 164, 165, 166, 167, 170, 173, 174, 178, 179, 180, 181' 182, 183, 187 Pio V (papa) , 8 Pio vn (papa), 368 Piper (conte), 171 Pircb (comandante di corpo sotto Blucher), 487, 493, 495 , 497, 510, 511, 512 Piré, 500 Pirro, 455 Pleyer, 166 Pomatowski (principe, comandante del Vll corpo d'Armata di Napoleone), 473 Ponsonby, 518, 519 Poor (comandante americano nella 2• battaglia di Freeman Farm), 298 Popham Edward (generale aUa marina del nuovo modello di marina) 112 113 nt. ' ' PoweU, 525 Pitt William (il giovane), 241, 242, 245, 246, 251, 254, 265, 268, 368, 374 Prevost (generale, vincitore a Briar Creek), 306 Pride (colonnello ufficiale sotto Henry Freton), 108 Prokapovitch, 179 Pudt, 191 Pye Robert (capo della commissione parlamentare a Leicester) , 99 Pyn John (capo parlamentare avverso a Carlo I), 81 , 82, 83, 84, 90, 91, 106 Putnam (generale), 286, 287 Pietro il Grande,

guarnigione di Quebec), 62,259, 260, 264 Randolph , 407 Rapp (generale del X Corpo d'Armata di

Napoleone),

inglese a Camden), 308, 315 218 Ray Durlath (ufficiale di Siraj-ud-daulah), 231, 233, 235 Rebecque (generale, capo di stato maggiore del duca d'Orange), 499 Reoùde, 25,27, 32 Rehnskjold (generale poi feldmaresciallo di Carlo XII di Svezia), 165, 167, 173, 174, 176, 177, 178, 179 Reichenbach, 458 Reille conte Honoré Cbarles (maresciallo di Francia), 485, 489, 491 , 495 nt. , 496, 500, 502, 512, 513, 518, 519, 522, 524 Reinier, 443, 474 Relynier, 469, 470 Renault (governatore di Chandernagore), 224 Rensel (generale di Pietro il Grande a Poltova), 177, 178 Rethel, 347 Rettow (generale, comandante prussiano a Leuthen), 208, 209 Reynier (generale, comandante del VII Corpo d'Armata di Napoleone), 452, 453, 457 Reynolds (colonnello), 110 Rich Bamaby, 86 Reichelieu Annand (duca di), 198, 199, Raychandhuri H.C.,

204 Richelieu (cardinale),

47, 48, 57, 66, 67, 72, 73, 152 Ricbmond (duca di) , 492, 493 Richmond (duchessa di), 492, 499 Ridol.fi,

R RaU (colonnello), 273 Ramesay (cavaliere di , comandante della

443, 488

Rawden (Lord , capo ufficio della posta

6

Riedesel (maggiore generale con Burgoy-

ne), 280, 282 nt. , 283, 285, 296, 297, 298, 302 Robert P. E. , 221


553

INDIC I

Robins Benjamin (padre della moderna artiglieria) , 343, 406 Rodlambeau J.B. Donatien (conte di, luogotenente generale, poi maresciaJ· lo), 310,317,318,319, 320,321,322, 326, 338 Rocldngha.m, 268 Rodney ammiraglio sir George , 317, 318, 325 Roder , 498 Rodolfo (figlio di Massi miliano U), 43 Roger Willia.ms, 20 Rogers John, 17 nt. Rogers Robert, 242, 245, 289 Romanofl" Michele , 157 Romolo, 14 nt. Rooke (amm iraglio) , 131, 134 Roos (generale), 177, 178 Ropes, 499 nt. , 505 nt. , 511, 524 Rosily (ammiraglio mandato a rimpiazzare Villeneuve), 384, 386 Ross (generale, comandante della fanteria svedese a Poltava), 177, 178 Ross W.G ., 102 nt. Rous (capitano, comandante della spedizione di Wolfe cont ro Quebec), 251 Roussea u, 398 Roussel , 521 Roussillon, 260 Rowe (generale), 147 Robe ns , 79 Riichel (generale addetto all'Alto Co mando di Frederick William III ), 411 , 412, 420, 424, 425 , 426,431 Rupert (principe, terzo figlio dell'Elettore de l Palatinato c nipote di Carlo I, comandante della cavalleria durante la guerra civile), 87, 89, 90, 93 , 98, 99, 101 ' 102, 104, 105 Russe! Edward (poi conte di Ox:ford) , 121 Ruyt cr M.ichcl (ammiraglio), 119

s Sacken, 479 Saint-Pierre (abate di), 190 Saint Simon (marchese di , comandante delle truppe sbarcate nella baia di Cbeasepeake), 333 Samuele , 111 Sand George, 161 Sandwich John (lord , primo lord dell'ammiragliato), 309, 323 Santa Cruz (marchese di , comandante della marina spagnola), 7 , 8, 10, 11 , 47 Sarchen, 453 Saunders Thomas (governatore di Madras), 216, 245, 248, 250, 251, 254, 256, 258, 259' 264 Savery, 236 Saxe Hildburghausen Joseph (principe) , 197 Saxe Weimar (maresciallo di), 499 Saxe Teschen Albert (duca di), 361 Schamhorst (generale), 4 11 , 412, 446, 451 Schlippenbach (generale dell'esercito svedese sotto Carlo XII) , 164, 177 Schmettau (generale a Auerstadt}, 427, 429, 430 Scbuyler Eugene , 167, 171, 179 n t., 183 Schuyter (maggior generale) , 271 , 278, 282,283,284,285,286,287,29 1,295, 296, 302 Schwarznberg (principe, comanda nte deii'Esercità di Boemia), 457, 459, 462 , 463, 465, 466, 469, 470, 471, 478, 479, 480 Sch.i verin (feldmaresciallo), 188 Scipione , 345 S. Corbet Julian, lO n t. , 248, 246, 265 Scrafton Luke (age nte della compagnia delle Indie orientali), 227, 230 nt. , 231 , 236 Sebastiani, 465 , 468 Sebastiano (re del Portogallo), 7 Seifl"ertshayn , 468


554

LE BATIAGLIE DECISIVE DEL MONDO OCCIDENTALE

Senft, 420 Senofonte, 52 Serse, 182 Serl'an Joseph (generale, ministro francese della guerra), 345, 346 Seth (vds anche Jagat Seth), 237 Seydlitz (generale sotto Federico il Grande) , 199 Seymour lord Henry {comandante della marina sotto Howard), 20, 22, 26, 28, 29 Shakespeare, 79, 220 Shaukat Jang (pretendente al trono di Siraj-ud-daulah), 218 Shaw, 106 Sheffield (lord), 20 Sheremetief (comandante russo) , 107, 180 Sharepnel Henry, 344 n t. Sibome H.T., 487 nt. , 501, 513 Sidney Smith , 436 Sieyés, 365 Sigismondo m (re di Polonia) , 48 Simese, 315 Siraj -ud-daulah (reggente del Bengala dopo Nawab Alivardi Kan) , 217,218, 219, 222, 224, 225, 228, 233, 235 Skene Philip (maggiore realista nella guerra d'indipendenza), 283, 288 Skippon, 97, 102, 104 Slawata (consigliere di Ferdinando diStiria), 43 Smith (capitano), 257 nt., 270 Sobieski Giol'anni (poi Giovanni lll di Polonia), 120 Sobo Robert, 256 nt. Solari Pietro Antonio, 156 Soubise Carlo principe di Rohan , 197 Sorel Albert , 346 nt. , 347 nt., 362 nt. Souhan (comandante del HI Corpo d' Armata di Napoleone), 465, 468, 471 Soulf Nicola (maresciallo 'di Francia), 343, 408, 414, 416, 418, 422, 423 , 425, 427, 431,436, 484,493, 496, 499, 502, 504, 509, 511, 512, 513, 521' 528

Sparks Jared , 282 nt. , 299 nt., 300 nt. Sparre Axel, 176, 177 Spencer (madame), 491 nt. Spinola, 45, 46 Splender Oswald, 41 Sprigge Joshua, 85, 96, 97 n t., 99 nt., 101, 102, 104 nt. Springe William, 94 Stiiel (madame de), 337 Stafford (fratello di Howard), 33 Stalin, 156 Stanhope, 506 Stanislao (re di Polonia), 165, 166, 168, 171 , 172, 173, 179, 181 Stark John (comandante delle forze americane a Bennington), 245, 282, 289, 290, 297 Starodub, 170 St. Clair {colonneiJo dell'esercito continentale), 282, 283 St. Cyr, 379, 383, 398, 456, 458, 459, 462, 463, 464, 473, 474, 484 Stedman , 280, 283, 292, 302 n t . , 312 nt., 315 nt. , 319, 322, 323 nt., 326 Stengel (generale con Dumouriez a Valmy), 352 nt. , 355, 356,357, 359 Stepney, 136 Steuben (barone ispettore generale sotto Washington), 305,308,315,327,328 St. Frais M (comandante dei SO francesi a Plassey) , 231 St. Germain (conte di, ufficiale di cavalleria a Rossbach), 321 St. Hilaire, 425 Stickney (colonnello), 289 Stirling (contrammiraglio) , 328, 378 St. Léger Barry (tenente colonnello), 276, 291, 292 St. Martin (marchese), 257 Stone William L., 292 nt. Stòtteritz, 469, 470, 472 Strachan Richard, 373, 394 Strafford (vds Wentworth Thomas) Strozzi Filippo, 7 St. Simon (marchese di, comandante del-


555

INDICI

le truppe sbarcate a Chesapeake), 333 St. Vincent (duca, pri mo lord dell'ammiragliato), 367 Styrum (maresciallo), 132, 135 Subervie, 516 Sucbet Luigi Gabriele (d uca di Albufera), 343, 423, 424, 484, 485 Sullivan, 282 Sulzer (ispenore all'educazione di Federico II), 191 Sutberland (tenente), 316 Suvarov (generale), 365 Sybel Heinricb, 344, 354, 361

T Tallard (maresciallo), 132, 136, 137, 141, 142, 143, 145, 146, 148, 149, 150 Talleyrand (principe di Beneve nto), 337,366,379,400,401,437, 481 Tarleton (colonnello, comandante della legione bri tannica), 278, 308, 315, 316, 326, 327, 328, 330, 331 nt. Tale (colonnello), 364 Taueozien (comandante di divisione nell'Esercito di Federico Guglielmo Ili), 412, 418, 420, 422, 423, 424, 425 Taugwitz, 428, 430 Taylor Frank, 142, 147, 150 Teberikov, 167 Tempelboff (generale prussiano, comandante dell'artiglieria a Valmy), 358 Teodoro (secondogenito di lvan IV), 157 Teodoro (figlio e successore di Alessio), 158 Tettenbom, 442, 462 Te uffel (generale), 62 Tbésaguet, 407 Tbielemann (comandante di Corpo d'Armata sono Bliicher), 487, 493, 495, 516 Tbronckmorton , 8

Thurn (conte, condottiero dell'esercito protestante della Boemia), 43 Tilgbaman, 332 nuy (generale della lega can olica), 45, 49,59, 61, 62, 63, 64, 66,67 Tunur (condottiero tartaro), 156 Tomldnson W (colonnello), 512, 515, 529 ToUy Barday di (comandante dell'Esercito russo) Torstensson (generale di artiglieria di Gustavo Adolfo) , 57, 62, 65, 73 Toulouse (ammiraglio}, 134 Townsbend Cbarles (comandante di Brigata sotto Wolfe nella campagna di Quebec), 246, 250, 251 , 253, 255, 256, 261 , 262, 263, 264, 269 Traig James, 368 Traun (maresciallo), 189 Traver, 517, 518 Trevelyan George, 130, 152, 378 nt. , 296, 297 n t., 333 n t. Treviland, 122 Trianon, 443 Trobirant (capitano), 427 Tromp (ammiraglio), 114 Trumbull J onatban, 285, 286, 321 nt. Turenne (visconte di, Henri de la Tour d'Auvergne), 119, 125, 127, 186,408 Twiss (tenente), 282

u Uxbridge (lord, comandante della cavalleria di Wellington a Waterloo), 487, 492, 506, 507, 508, 518, 521

v Valdez Don Diego de, 12, 25, 26 Valence (generale, comandante della riserva di Kellermann a Valmy), 356, 357


Valenciennes, 361 Valentine Dale, 17 nt. Vandamem Domi.n ique Réne (generale), 454, 457, 458, 459, 460, 461, 485, 491, 494, 495, 497, 498, 510 Vassilli III, 156 Vauban, 117, 128 nt. Vaudreuil (marchese di, governatore e comandante in capo del Canada), 240, 246, 259 Vendime (maresciallo), 131, 132, 133 Verennes, 344 nt. Vergennes (marchese di), 265 Vergor (marchese di, ufficiale sorpreso nell'ansa di Foulon), 257, 259 Vennuyden (colonn ello), 100 Victor (duca di Belluno, maresciallo di Francia), 343, 436, 452, 453, 457, 459,460,463,465,468,469,470,478 Villars (maresciallo), 132 Villeneuve (ammiraglio Pierre di), 365. 371, 372, 373, 374, 375, 376, 3n, 378, TI9,~0.~,3~,3~,3~,3~.3~,

391,392,393,394,395 Villeroi (maresciallo), 135 , 136, 137, 141 . Villiers Giorgio {duca di Buckingham), 79, 80, 81 Vittorio Amedeo II di Savoia, 130, 133 Vitzthum , 64 Vladimiro (principe di Kiev) , 155 Voltaire, 190

w Waddington Richard, 247 nt. Waliszewski K. , 122, 159 , 165, 166 Walker E. , 98, 99, 104, 105 Wallenstein conte AJbrecht (poi duca del Friedland), 47, 48, 49, 57, 58, 67. 68, 69, 70, 71,72 Waller William , 90, 95, 96, 112 Walpole H orace , 240

556

Walsighan sir Francis (primo segretario diStato) , 9, Il , 18,22, 29,31,33,39 Walton Valentine (fratellastro di Cromwell), 93 Warburton, 101 nt., 106, 246 nt. Wamer Seth (colonnello), 290 Warren (ammiraglio), 240 Wartensleben (comandante di divisione prussiano a Auerstadt), 429, 430 Warwich Philip , ~ Warwicb (conte di, presidente del Parlamento durante la guerra civiJe), 89 Wasbington G eorge, 240, 242, 271, V2,2TI,2~.282,2M,285,286,287,

290, 29 1, 298, 302 n t., 305, 306, 308, 310,311,312,315,317,318,319,320, 321,322,323,325,326,328,330,331 Watson Cbarles , 218,219, 223,226,236 Watt James, 402 Watts W., 217,223,225,226,227,228,

235 Wayne, 282, 315 Webb, 245, 263 Wedgwood C.V. , 68 nt., 74 nt. WeUesley Arthur (vds anche Wellington duca di), 436 Wellington, 264, 410, 437, 378, 482, 4~. 485, 486, 487, 488, 491, 492, 493, 494, 495, 499, 500, 502, 504, 505, 506, 507, 508, 509, 510, 511, 512, 513, 515, 516 nt., 517, 518, 519. 520, 521 , 522, 523, 524, 525 nt.. 527, 528, 529 Welster Francis , 493 Wentworth Thomas (vds anche Strattford conte di), 81, 82, 83,95 Wertb, 72 Wballey Edward (cugino di Cromwell), 93, 104 Wheeler H .F.B. , 369 nt. Whitmore (generale di Brigata con Amhrest), 241 Whitworth (lord), 398 Wilkinson James (aiutante di campo di Gates), 245, 294, 295. 299 WiUet (colonnello), 292 William (sindaco di Plimouth), 5


William Sbirley, 240 William Henry, 241 Williams (capitano), 221, 296 Williamson Hugb , 87 nt. , 106 nt. WiUiamson Ross, 95 Willoughlre Hugh , 157 nt. Wilmont, 99 Wilson James, 267 Wilson H.W. , 396 Wilson Robert, 407 Winsor Justin, 283, 300 Winter William, 28, 3 1 Witt.genstein (principe russo), 448, 450, 453, 465, 466 Wolfe, 241, 245, 246,247 Wolfe James, 143 , 248, 250, 251, 252, 253, 254, 255 , 256, 257' 258, 259, 260, 261, 262 Wood Robert, 264 Wratislaw, 135 Wrede (principe), 469, 474 Wrigbt R., 248 nt.

y Yar Luf Kan (ufficiale di Siraj-ud-dualah), 231 York von Wartenberg, 441, 446, 447, 455, 460 nt., 467, 471 York (duca di), 119, 125, 407 Yost Hon, 292 Yougal, 111 Young Norwood, 406 n t. Yuri Dolgoruki (principe di Suzdal), 155

z Ziethen (comandante di Corpo d'A rmata sotto Bliichc r), 487, 488, 489, 493, 494, 495, 497 , 506, 511,524, 527 Zoe Paleologus ( nipote di Costantino XI), 156 ZwingJi, 41

557


558

LE BA TIAGLIE DECISIVE DEL MONDO OCCIDENTALE

INDICE DEI NOMI DI LOCALITÀ

A Aboukir, 365, 371 Abraham, 25 L Adrianopoli , 180 Agincourt, 151 Aia, 135 Aiaccio, 402 Aire, 118 Aix·La CbapeUe, 118, 189, 195, 215, 240 AJbany, 242, 274, 275, 276, 277 , 282, 283, 292, 294, 296, 297, 303 Alcantara, 7 Alcazar Kebir, 7 AJeppo, 39, 281 Alessandria, 365, 372 Alexandria, 240, 370 AJgecira, 373 AJgeziras, 395 Alinagar, 222 Alost, 487 Altenburg, 448, 451 , 465 Altmark, 57 AJtranstadt, 165 Amberg, 68, 412, 414 Arnbur, 216 Amburgo, 12, 47, 430, 442, 454, 456, 457, 462

Amerdingen, 137, 138 Amberst, 243 Amiens, 366, 398, 403 Amsterdam , 437 Andrusovo, 158, 160 Ansbacb, 399,400,413, 4 14 Antigua, 318, 375 Antwerp, 5, 6, 11, 30. 132, 135, 363, 493 Apolda, 423, 427, 428, 431 Aproksin, 179 Arbela , 236 Argaum, 483 Arcis-sur Aube, 480 Arni, 216 Amim, 47 Amstadt, 68 Ash , 125 Aspern, 410, 437 Assaye, 483 Astorga, 436 Ath, 118, 487, 492 Auerstiidt, 402, 403,420, 427, 428, 429, 430, 502 Augsburg, 42, 43, 132, 137, 140, 141, 400 Auldeam, 199 Auma, 412 Aussig, 461


INDIC I

Austerliz, 395 nt., 400, 436, 482, 483 Autry, 351 Auve, 353, 359 Avana, 8 Avesnes, 114, 488, 489 Axminster, 125 Azzorre, 7, 11

B Babilonia, 39 Badioz, 483 Baileo, 436 Baireutb, 418 Balmersbofen, 137 Balsara, 39 Bamberg, 399, 412, 413, 414, 415 Barfleur-La Hogue, 122 Bar-Le-Due, 351, 353 Bar-sur-Aube, 478 Bartenstein, 433 Barutb , 457 , 461 , 462 Barwalde, 59 Basie, 339, 478 Bassano, 460, 471 Baturin, 170 Bautzen, 451 , 452. 453, 454, 458, 462 Bayonoe, 128 nt. Beaumont, 488 Beauport, 247, 248, 253, 254, 256, 259 Bedburg, 136 Bedford, 242 Belfort, 478 Belluno, 443 Bender, 179, 180 Benevento, 401 Benoington, 288, 294 Bercbtesgaden, 400 Bergeres, 479 Bergues, 118 Berlino, 185, 189, 212, 338, 399, 401 , 413, 414, 416, 421 , 431, 433, 447, 448, 451 , 452, 454,457, 458, 459, 461,462

559

Berwick, 82 Berzieux, 357 Besançon, 117 Bicocca, 50 Bigbury (baia di), 35 Bincb, 118 Birmingbam, 89 Biserta, 372 Blandford, 98 Blankenbain , 412 Blaskets (isole), 35 Blenhein, 125, 128, 130 nt., 142, 143, 147, 148, 149, 150, 151 , 152 nt. , 186, 187, 189 Bombay, 213, 228 Bono, 132, 156 Borisov, 167 Borodino, 410, 439 Boston, 269, 270, 271 , 272, 274, 275, 302 nt. , 303 BoulogJte, 371, 375, 379, 410 Bouquet Ferry, 281 Boyne, 121 Bragg, 262 Bradd.ock, 252 Braine I'AUeud, 513, 517, 518, 524 Braine-Le-Comte , 487, 492 Brandstreet, 242 Br.atsky, 179 Braux-St. Cohière, 352 Bray-sur-Seinoe, 479 Breda, 118 Breintenfeld, 49, 61, 66, 67 , 70, 71 Breisacb, 74 Brema, 12, 158, 181, 462 Brentford, 89 Breslavia , 188 Bressanone, 400 Brest, 117 , 317, 318, 364, 367, 371 , 373, 374, 375, 377' 378, 379 Brienne, 475, 478 5, 57 Bristol, 90

BriU,


560

LE BATIAGLIE DEC ISIVE DEL MONDO OCCIDENTALE

Hruges, 6, 12, 29, 436 Brunn, 399 Brunswick, 462 Bruxelles, 487, 489, 491,492, 493, 494, 496, 499, 502, 505 , 507, 508, 509, 510, 513, 518, 520, 525 , 528 Brye, 495 , 496, 497, 498, 507 BuUion's Tavem, 32 1 Bunzlan, 457 Buona Speranza, 39 Burdwan, 229 Burgbesh , 454 Burgos , 445 nt. Busaco, 483 Bussy, 498, 500 Buttelstedt, 431

c Cadice, IO, 17, 36, 38, 80, 131 , 366, 371. 372, 373, 375, 377' 378, 379, 380, 383. 384, 386, 387, 388, 393, 436 Calais , 3. 4, 9, 17. 28, 29, 30 Calcutta, 213, 217, 218, 219, 221, 223, 224, 225 , 226, 227. 228. 235 Cambacérès, 433 Cambrai, 118 Cambridge, 93, 94 , 164, 236 Camburg , 420 Cammin, 73 Camperdown, 364 Cann e , 66 Canterbury, 261 Capelendorf, 420. 425 , 426 Cape Rouge , 257, 263 Capo St. Vincenzo, Il Capo Verde, 8 Carlowitz, 120 Carrick, 110 Cartagena, 369, 373, 383 Cascais, IO Cassimbazar, 217, 218, 224, 227 Castiglione, 443

Castle Hill 84 Castleton, 283 Castlereagh , 478, 479 Cateau Cambresis, 3 Cawpens, 308 Chalgrave, 90 Chi lons, 339, 346, 347, 352, 353, 354, 355, 356, 357, 359, 478, 480 Champaubert, 479 C harleroi , 11 8, 489,491 , 492, 494, 496, 504, 513, 518, 528 Cba.r leston , 306, 332 Cbarlestown, 314, 315, 320 Charlotte, 308 Cba.rlotteviUe , 315 Cbiteau-Tbierry, 479 Cbitelet, 491 Cbaude Fontaine , 352 Cbaudermagore , 213, 219, 221, 223, 224, 228, 265 Cbaumont, 479 Cbesapeake, 292, 308, 311 , 312, 316, 317, 318, 320, 325 Chesn e , 347, 349, 350 Chester, 88, 313 Chimay, 488 Chotusitz, 188 Chyse, 510 Cindad, 483 Clermont, 347, 348 Cleves, 400 Clipston, 101 Closewitz, 420, 422, 423 Coblenza, 137, 345 Cobory, 417 Colonia,

45, 66, 131, 136

Concord , 270 Connewitz, 468. 469, 470, 471, 472 Copenhagen,

163, 366, 372, 435

Corbaix, 511 Coruila ,

22, 378, 436

Cospeda, 423 (;ostantinopoli, 33, 155


561

IND ICI

Costwolds, \X> Countrai, 12, 118 Courland, 164 Coventry, 89 Coveripak, 216 Cracovia, 160, 164 Craonne, 479 Crefeld , 411 Crobem , 468 Croix-aux-Bois, 347, 350, 351 , 352, 353 Crompond , 321 Crottendorf, 465, 471 Crown Point, 271, 275 Culloden, 243, 247 nt. Czernichey, 462

Oorchester, 272 Dorpart, 164, 166 Domburg, 420, 422, 423, 429, 462 Dosen, 465, 468, 470 Dovegat , 295 Dover, 28, 29, 35, 84, 119, 367, 377 Downs, 20, 22 Dresda, 165, 412, 414, 417, 418, 423. 442, 447, 451, 456, 457, 458, 459, 460. 461 , 462, 463, 464, 474 Drogheda, 111 Diiben, 61, 465 , 467 Diinamunde, 164 Dunbar, 114 Dun.kerque, 12, 20, 30,31, 32, 114, 117, 339, 364 Duquesne , 241 Dust Hill, 101

D Oalitzch, 463 Dampierre-sur-Auve , 353, 355, 360 Danzica, 185, 186. 434, 442 Daudpore, 235 Daudpur, 228 Daventry, 99. 100 Deal (rada di), 20, 33 Dedroit, 268 De Drucour, 241 Delbj , 223 Dennewitz. 462 Dertmouth, 24 Deschambault, 253 Dessau, 47 Dettringen, 243 Diest, 135 DiUingen, 137, 138. 142 Dixmundc, 12 Dolitz, 466, 468, 469, 470, 471 Dommartin-la-Pianchctte, 353, 354 Dommal'fin-Sous-Hans, 351, 352 Donai, 118 Donanworth. 43, 67, 137, 138. 139.140, 141 . 142

E East Farndon, 101, 102 Ebersdof, 417 Eckartsberg, 422, 431 , 448 Eckmiihl, 416 Ecureils, 253 Eddystone, 23, 24 Edgecott, 89 Edgehill, 89, 93 Edimburgo, 12, 82, 97 Eilenburg, 64 Einghlen, 487, 491, 492 Eisenach , 412, 415 Ekaterinburg, 158 Elbing, 185 Elk Head, 315, 321, 322 Elster, 467 Ely, 110 Embden, 12 Encampment , 253 Eparmay, 351 Erfurt , 412, 417, 420, 421 , 448, 474 Errestfer, 164


562

LE BA1TAGLIE DECISIVE DEL MONDO OCCIDENTALE

Erris, 35 Essex, 93, 95 Essling, 437 Eutritzscb, 465, 467 Eylan, 407, 410, 433

F Falda, 415, 421 Falmouth, 395 FehrbeUin, 186 Ferrol, 371 ,374,375 ,376,377, 378 Filadelfia, 270, 272, 274, 276, 286, 303, 305, 322, 332 Fleurus, 448, 489, 491 , 494, 495 nt., 496, 497, 499, 502,504 Flowley, 5 Folkirk, 243 Fontainebleau, 479, 480 Fontenoy, 189, 410 Forcbeim, 415 , 416, 417 Fort Ano, 282, 283, 285 Fort Edward, 282, 283, 284, 285, 288, 297 Fort George, 283 Forth , 33 Fort Montgomery, 297 Fort Schuyler, 292 Fort Stanwix, 291 , 292 Fort Royal, 317, 318 Fotheringay , 415 , 416, 417 Francoforte, 45, 59, 67, 410, 413, 414, 415 , 416, 469, 474 Frankeodorf, 425 Frasnes, 487 , 490, 491, 500, 502, 504 Fraustadt, 165 Fredericksburg, 314 Freiburg, 427, 428, 430, 469 Fricbermont, 512, 513, 527 Friedland, 410, 434 Friedlingen, 132 Frimont, 487 Frontnac, 189

Fulda, 66 FuJta, 218, 219 Fumes, 118 Fiirtb, 74

G Gadiatz, 171 Gembloux, 494, 505, 509, 510 Genappe, 487 , 500, 506,567,508,528 Genova, 366, 368 Gera, 418, 420, 421 , 422 German Flats, 292 Gernstadt, 430 Géry, 508, 510 Gbeot, 6, 12, 487 Giant's Cooseway, 35 Gibilterra, 282, 344, 373, 374 GiJJy, 491 Ginevra, 41 Gindely, 52 Gingen, 137 Givet, 348, 528 Gizaocourt, 356 Gleunagiveny, 35 Glogan, 165 Gloucester, 90, 98, 315, 316, 327, 328, 330, 331 Goa, 38 Goblis, 467, 469 Goldberg, 457 Gorlitz, 453, 458 Gorki, 167 Gosselies, 489, 491 , 500 Gottingen , 412 Granada, 38, 50 Grammont, 487 Grandpré, 347, 349, 350, 351,352 Grandenz, 442 Gra.fentbal , 417 Graotham , 104 Gravelines, 12, 31, 33, 35, 114


563

INDICI

Greensprings, 315 Grenable, 481 Grenville, 98 Gris-Nez, 28 Grodno, 166, 438 Gross, 425, 426, 450 Gross Beeren, 461 Gross Gorscben, 448, 451 Gross P0ssna, 468 Guldegossa, 468

Holniby, 107 Holowezyo, 167 Holzbauseo, 468, 470 Hougoumont, 513, 515 , 518, 519, 520, 521

Horki, 170 Hoyerswerd, 452, 453, 454 Hubbardtowo, 283, 290 Hudsoo, 275 Rugli, 213, 214, 221, 223 HuU,

H Hai, 513, 522 Halberstadt, 73, 455 Halifax, 241, 248, 272,273 RaDe, 65, 69, 421, 455, 465, 466, 471 Hammerstadt, 425 Hampton Coort, 84, 316, 327 Hannover, 149, 315, 398, 399 Hanau, 474 Harwicb, 33 Harborougb, 101, 105. 106 Har-Kany, 120 Hartford, 319 Hassenbausen, 427, 428, 429, 430 Hastings, 37 HeUendorf, 461 Hereford, 98 Hertfordsbire, 93 Hildburgbausen, 412, 415 Hillsborough, 308 Hjroshima, · 340 nt. Hochkircb, 462 Hochkirchen, 212 Hocbst, 46 Hocbl>1adt, 132, 142, 143, ISO HoC, 412, 417 Hobenfriedberg, 189 Hohe.nlindeo, 366 Hobenlobe, 345 Holk, 69

84, 90

Rummelsdorf, 164 Huntingdoo, 93 Huy, 136, 474

I lnglolstadt, 142 lsserstedt , 420, 426

J Jamestown , 315 Jankan, 73 Jassy, 180 Jemappes, 361, 363 Jeoa, 402, 403, 408, 412, 418, 420, 421 , 422, 424,427, 429, 431, 446, 447,451 , 475, 482, 489, 497, 521 Jersey, 274, 275 Juaer, 458

K Kahla, 420, 421, 422 Kaja, 448, 451, 452 nt. Kalka,

156

Ka.lkrenth, 349 Kalua, 228 Kardis , 158 Karikal , 265 Katwa, 229, 230


564

LE BA TIAGLIE DECISIVE DEL MONDO OCCIDENTALE

IUtzbach , 461 Kell, 132, 136 Kasseldorf, 189 Kenilworth, 89 Kbarkov, 171 , 172 Khoezim, 120 Kiev, 172, 179 Kineton, 89 Kislingbury, 100 Klein (Gorschen), 425, 448, 450, 451 Klissow, 164 Klix, 453, 454 Konigstein , 459, 460 Konigsberg, 185, 186 Konigshofen, 414 Kosen , 427, 428 , 429, 469 Kotscbau, 426 Kottbus, 434 Kovno, 438 Kronach, 416,417, 418 Krosnofutsk, 171 Kulm , 461 Kunersdorf, 212

La Rothier, 478 LasceUes, 262 Laucba, 428 Lauingen, 142 Lauffen, 137 Lauffeld, 189 Le Caillon, 524, 528 Leeward lsland, 317 Le Havre, 117 Leicester, 99, 100, 101, 105 Leith , 90, 91 Lepanto, 6, 7, 8, 33, 394, 474 L'Etang-le-Roi, 354 Les lslettes, 341, 348, 350, 351, 353, 358 Leuthen, 189, 212, 382 Leutra, 38 1 Leuza, 487 Leven, 91 , 99 Lexington, 270 Licona, 169 Liebertwolkwitz, 465 , 466. 468 Liebstadt, 426 Liegi, 487, 493,495,499,504,505,506,

509

L La Baragne , 511 La BeUe Alliance, 523, 524, 528 La Chelade, 347, 350, 352, 353 Ladenburg, 137 La Fére-Champe noise , 480 La Férté-Sous-Jouarre, 479 Lagena. 163 La Haye, 513, 517, 519, 520, 521, 522, 523, 525, 526, 529 La Lune , 355 Lambusart, 49 1 Lancastcr, 313 Landau, 132. 137 Landres, 349, 350, 353 Langrcs , 478 Laon , 480, 528 La RocheUe , 57, 80

Liegnitz, 212, 457 Lighthouse Point, 241 Ligny, 493, 496, 498, 499, 502, 504 LiJbume, 110 Lille, 117, 118 Lincoln, 93 Lindenau, 450, 466, 467 Lindenthal, 465, 466, 467 Lione, 487 Lipsia, 59, 61 , 69, 70, 165, 408, 409, 412, 414, 421 , 423, 440, 444, 445 nt. , 447, 448, 450, 451' 463 , 464, 465, 467 , 469,471,473, 475 , 477.482, 496,529 Lisbona , 10, 11 , 17 , 20, 35, 36, 38, 133, 134, 435 Lisdorf, 430 Lissa, 166 Lizard (capo), 22 Lobenstein . 417.418 LObstedt, 422


INDICI

Lodz, 160 Lomza, 166 Longway, 344, 345, 348 Lorette, 257 Losnig, 469, 470 Louisbourg, 240, 241, 245, 248, 261, 262 Louvain, 506, 510 Lòwenberg, 457, 458 Loyalhannan, 242 Lubecca, 47, 48 Luckan, 461 Luneville, 366 Lusazia, 73 Lutter, 47 Lutzk, 438 Liitzen , 49, 69, 70, 443 nt. , 448, 450, 451, 452, 454 Liitzeroda, 420, 423 Lutzingen, 143, 146, 149, 150 Liitzow, 429, 430 Lypsick , 71

M Ml)dras, 213, 214, 215 , 216, 218, 219, 222, 224, 225, 228 Madrid, 66, 79, 384, 386, 436 Maestricht, 135, 505 Maffrecourt, 352 Magdebnrgo, 58, 59, 416, 421, 442 Magonza, 45,66, 67, 137, 413,414,415, 416,448,451,469, 474 Mabé, 265 Maison-de-cbampagne, 357 Malmaison, 509 Malmédy, 339 Malpaquet , 151 , 187, 409 Manchester, 90, 91 , 93, 95,288 Mannbein. 413 Manziker, 121 Marbais, 494, 505, 506, 507 Marchienne, 492

565

Mardyke , 114, 185 Marengo, 366, 399, 482 Margate (punta di), 18, 29, 33, 36 Marienburg, 114 Market Drayton, 2 19 Markkleeberg, 465 , 468 Markranstadt. 466 Marlborougb, 21 Markranstadt, 466 Marston Moor, 93, 95 Mattstedt, 431 Maupertius (castello di), 356 Maubeuge, 488, 491 Maulde, 339 Mazy , 493 Meiningen, 4 12, 415 Mellery, 506 Mellet, 496 Menlancourt. 349 Merseburg, 65, 420, 448, 466, 469, 471 Merton, 380, 386 Metz, 74, 339, 345 Mézières , 348 Midden, 272 Milano, 152 Mill Hill, l 02 Minden , 73 Minsk, 166 Missiessy, 370, 371, 375 Mittei-Pollnitz, 412, 421 Mockem. 466, 467, 468 Modena, 131 Mogilev , 167 Mohacs, 120 Mokan, 465 Molkau, 470 Mollwitz, 188 Monaco, 137 , 151,413 Monckton , 245 Mondelsbeim, 137 Monmouth Court House, 298 Monogahela , 250 Moos, 477. 492, 513


566

LE BATTAGLIE DECISIVE DEL MONDO OCCIDENTALE

Montereau, 479 Montcbeutin, 351 Montmédy, 339, 344, 346, 348 Montmorenci, 250, 252 Montreal , 242, 243, 253, 264, 271, 277 Morcurra, 230 Mosca, 155, 156, 160, 161, 164, 166, 168, 183, 438, 440, 442, 477 Moskova, 443 Moustier, 510, 511 Mstislavl, 167 Mudle, 61 Mublbausen, 412 Munster, 142 Murshidabad, 217, 218, 219, 221, 223, 224, 225, 227, 228, 235 Muxadavad, 228 n t. , 230

N Namur, 122, 135, 487, 489, 491, 494, 505 , 506, 509 Nancy, 478 Nantes, 121, 303 Napoli , 124, 152, 372, 383, 398, 436, 478 Nana, 163, 164 Naseby, 65, 85, 101 , 102, 104, 106, 107, 112, 115 Nasir, 215 , 216 Naumburg, 68, 401, 412, 420, 421 , 422, 423, 427, 428, 429, 448, 451 Neetancourt, 140 Neerwioden, 122 Neisse (principato di), 74 nt. Neuchàtel, 400, 401 Neumark, 68 Neustadt, 412, 421 Neuville-an-Pont. 352, 357 Newark, 101 Newbury, 90, 98, 99 Newburn, 82 Newcastle, 82, 84, 241

New London , 326 Newmarket, 107 Newport, 306, 317 New York, 119, 140,274,276,287,290, 292,297,298,306,311,313,315,316, 317, 318, 319,320, 325, 332 Nieuport, 12 Ninhove, 492 NiveUes, 487, 491 , 492, 493, 499, 502, 506 Nizza,

152 Nordlingen, 72, 137, 141, 142, 413 Norfolk, 93 Norimberga, 68, 70, 185,400, 401, 413, 414 Nor~ampton , 87, 88, 100, 101 Notbcastle, 321 Noteborg, 164 Nottingham, 84, 85 , 87, 98 Novgorod , 155, 156, 164 Nuova Amsterdam, 119 Nymegen, 119, 120 Nysted , 181 , 183

o Oberglau, 143, 146, 148, 149 Obain , 511, 524 Oka, 156 Old Breisacb , 132 Old Point Confort, 312, 313 , 316 Olmutz, 399 Oposzanaya, 171 Orbeval, 354, 356, 357 , 359 Orkney, 33 Oswego, 275, 292 Ottensen, 430 Ottiguies, 511 Oudenard, 114.118, 151 , 187,487,492 Oxenden Magna, 101, 102 Oxenstierna, 57 Oxford , 89, 90, 91, 97, 98, 99, 100


567

INDI CI

p Paffendorf, 466, 469 Palermo, 373 Parigi, 72, 264, 268, 303, 336, 337, 338, 339, 343, 346, 347, 359, 360, 365, 366, 367. 400, 401 Panna, 50 Passau, 42 Pattlee , 228 Paunsdorf, 469 Pavia, 50 Peekskill, 286, 297 Pegan, 69 Peggau, 450 Peggu, 466 Peitz, 457 Pe revolotchna, 179 Pernau, 163 Petersburg, 313, 314 PeterswaJde, 460 Perwez, 509 Philippsburg, 74, 135 , 137 PhilippviUe, 114, 528 Pietroburgo, 164, 169 Pignerol, 74 Pilnitz, 357 Pilona, 438 Pine's Bridge, 321 Pinsk, 165 Pima, 457, 459, 462 Pittsburg, 242, 268 Pizzighettone, 340 Plancenoit, 519, 520, 523, 524, 527 Planen, 418 Pla'iSey, 217, 224, 225, 227, 228, 229, 230, 235, 238 Plaswitz, 454 Plata, 38 Plymouth, 5, Il, 19, 20, 22, 24, 35, 90, 276, 375, 376 Point Le vis, 250, 251, 254 Point aux Trembles, 251, 253 , 255

Pollilur, 221 Pondicberry, 213, 214, 223, 265 Pontecorvo, 347, 349, 350, 401 , 423 Pontiac, 268 Pont-sur-Lambre, 339, 347 Popnleox, 347, 349, 350 Popelotte, 513, 517, 527 Poppel, 430 Portland, 26 Porto Ferraio, 481 Porto da Praia, 8 Porto Nuovo, 221 nt . Porstmouth, 10, 80, 89, 241, 315, 316, 380 Posen, 164, 433 Potsdam, 194, 399, 400 Praga, 42, 43, 46, 73, 189, 452, 454, 459, 460 Prebrajenskolie, 183 Preititz, 453 Pressburg, 400 Preston, 108 Princenton, 273 Probstheida, 469, 470, 471 , 472 Prokopovitch, 179 Propoisk, 169 P russiscb , 438 Prussbany, 438 Pskof, 166 Pnltusk, 164, 165, 166

Q Quattre-Bras, 487, 489, 490, 491 , 492, 4~ , 4~ , 4~,4~ . soo,sm,s~.~s .

506, 507' 508, 528 Quattre-Cbenùns, 489 Quebec, 23, 240, 241 , 242, 246, 247, 248,250, 251,252. 253,254,255, 257, 258, 259 Quibero n Bay, 264


568

LE BATTAGLIE DECISIVE DEL MONDO OCCIDENTALE

R Radefeld, 467 Radoszkowieze , 166, 167 · Ragusa, 443 Rahua, 448, 450, 451 Ramillies, 151, 165, 187 Rawa, 160 Rawiez, 166 Ravenna, 50 Raystown, 241 Regensbnrg, 46, 49 Reggio, 443 Rehausen, 430 Reichenbach , 456 Rethel, 347, 351, 352, 353 R eudnitz, 465, 470, 471 Rheims, 347, 351, 352 Richmond, 314, 315 Riga, 165, 167, 169, 179 Rippach, 63 Rochefort, 117,369.370, 375,376,377, 378 Rocroi, 73, 488 Roelux , 487 Roma, 52, 73,115,292,345 Romni, 170, 171 Romstedt, 425, 426 Rossbach, 186, 189, 212, 410, 431 Rosslau, 462, 463 Rossomme , 512, 518, 521, 523 Ronssillon, 114 Rothenburg, 457 RoyaJ Windsor, 97 Rudisz.e ze, 171 Rugen, 48, 73 Ryswick, 122, 124

s Saalfeld, 412 , 417. 418,420, 421 Sacbenhausen, 426

Sadowa, 530 S. Agostino (Florida), 8 Sahagun, 436 Saint Cloud, 401 Saint Ménehould, 346, 347, 348, 351 , 352, 353, 354 Salamanca, 483 Samos, 257, 258, 265 San Domingo, 8 Sandy Hook , 305, 318, 319, 320, 325 San Francisco (baia di), 6 San Juan de Ulva, 4 Saratoga, 274, 283, 295, 299, 302, 303, 317' 330, 331' 347 Saray, 156 Sart·à-Walhain, 509, 510 Savannah , 270, 306 Schavli, 438 Schladebach, 448 Schleiz, 417, 418 Schlnsselburg, 164 Schneeke, 425 Schoobrunn , 437 Schonefeld , 469, 470, 471 Schwabsdorf, 427 Schweidnitz, 454 Schweinfurt, 416 Schwenningen, 145 SciUy, 22 Sdier, 453 Sedan, 339.344,345,346,347,348,530 Seiffertsbayn, 468. 469 Selby. 91 SeUerhausen, 470 S. Elena (isola di), 39 Seneffe. 487 Senftenberg, 453 Sens , 478 Sézanne, 479, 480 S. Giuliano (fortezza di) , IO S. Gottardo, 120 Sheringt on, Shklow,

IUO

168. 169


569

INDICI

Sbotingadl, 221 Sbrewsburg, 88, 89 Sillery, . 255 nt., 257, 260, 261 Sinzbein, 137 Sit, 156 Si~glia , 436 Skenesbourough, 282, 283, 281 Skippon, 102 Slupc:e, 166 S. Michele, 11 Smobaìn; 513 Smolensk, 158 , 438 , 439 Smorgonie, 166, 439 Soalburg, 418 Soignies, 487 Soissons, 351, 480 Solebay, 125 Sombretre, 488, 489,492, 494, 495,497, 498, 505 Somm~Bionne , 354 Somm~Tourbe , 354 Soutbampton, 5 Spandan, 59 Spielberg, 430 S. Pietroborgo, 164, 179, 182, 183 Spires, 66 Spitbead, 248, 364 Stadtlohon, 46 Stahmeln, 467 St. Alban (capo), 26, 89 Stalingrado, l 56 St. Amaud, 493, 494, 495, 496, 497, 498, 502 St. Ange Gardien, 253 St. Antoine, 253 Starodub, 169 St. Clood, 383, 448, 474 St. Da~d (forte), 214 St. Dizier, 478, 480 Steinkink, 122 Stemberg, 61 Stenay, 346, 347, 350 Stettino, 58, 73, 121, 447

St. Foi, 260, 263, 264 Stillwater, 285, 291 , 294, 295 St. Gennaio en Laye, 124 St. Giles, 82 St. Joac:hin, 252 St. John, 271 St. Joan, 481 St. Kitts, 318 St. Larnbert, 509 St. Lucia, 306, 317, 318, 375 St. Michael , 251, 257 St. Nic:bolas, 255 Stoccolma, 52 Stolbofen, 132, 134, 136, 137 Stolpen, 458 St. Omer, 118 Stony, 100 Stotteritz, 470, 471 Stralsund, 48 Stratford, 101 Strasburgo, 132, 413 St. Simon, 322 St. Vmc:ent, 325,367,371, 381 St. Vincenzo (vds capo di) Stuntz, 470 Sullolk, 93 Sulza, 430 Sumie Lebedin, 170 Suippes, 354 Sword House, 295

T Tago, 22 Talavera, 483 Tangeri , 125, 128 nt. Tannenberg, 185 Tapfbeim, 143 Taranto, 366, 398, 443 Tarapac:a, 6 Tatsc:ben, 461 Taoc:ba, 465


570

LE SAlTAGLIE DECI SIVE DEL MONDO OCcrDENTA LE

Tauroggen, 441 Tauton, 98 TepUtz, 460, 461 , 462 Terceira, 7 Texel, 368, 369 Thielemann , 511 l'horn , 185, 442 Thuin, 492 nconderoga, 241 ' 242, 243, 253, 271,

Unterglau, 143 Usedom , 49, 58 Ushant, 22,369,370,371,373,376,380 Utrecht, 152, 187, 213, 239

V2 ,V4 ,VS,~ .~2,2~ ,2M, 2~.

VaJiadoUd, 445 nt. VaUey-Forge, 305 Valparaiso , 6 Valmy, 339, 341 , 343, 345, 346, 347,

291, 294, 297, 303 Tilly, 47, 506 Ttlsit, 434 Tuiemont, 487, 488 Tobago, 318 Tolone, 117, 134, 383, 305, 365, 369, 371, 372, 375 Torbay, 26 Torgau , 69, 212 Torino, 133 TouJ, 74 Toumai, 118 TourviUe, 121 TrafaJgar, 33, 368, 371 , 382, 385 , 386, 390 nt., 395 nt., 396,474,477, 530 Tralsund 47, 48, 57, 181, 434 Trasburgo, 136 TraventhaJ, 163 Trento, 400 Trenton , 273, 274 Treviri, 45 Trichinopoli, 216 Tripoli (Siria), 39 Troyes, 478, 479 Tubi.nga, 141 Tubize, 513, 521 Turnham Green, 89

u Ulm, 132, 135, 137, 141 Ulma, 399, 408, 423 Umpferstedt, 427

v

~2.~3.3~.~5.~6.~7.~8.~9.

360, 361, 363 Vandeleur, 524, 527 Varennes, 337, 347 Varsavia, 164, 433, 442, 456 Vaucbamps, 479 VaudreuU, 257, 260, 263, 264 VeJez Malaga, 134 Verden , 158, 181 Verdum, 74, 346, 347, 348, 353 VersaiUes, 246, 336, 529 Viborg, 169 Vicenza, 403 nt. Vienna, 66, 120, 121, 131, 132, 134, 135, 136, 151, 165, 188, 338, 379, 398, 399, 400, 437, 441 , 481 , 487 Vienne-le-Chiteau , 357 Vienehneiligen, 424 Vigo , 131, 133, 436 Villers Perwin, 502 Villingen, 141 VUna, 155, 444, 445 Vimiero, 436, 483 Virgjny, 357 Vitebsk , 438 Vitry-le-Francois, 352, 353, 357, 360 Vitry, 480 Vivian, 524, 527 VoUement, 355, 360 Voronezh, 171 Vouziers, 347, 350, 351


571

INDICI

w Wachau, 465, 466, 467, 468 Wagram, 407, 409, 410, 437, 444 Wagnelée, 493, 496, 497, 502 Wahren, 467 Walhain, 509, 510, 519 Walsingham, 17, 21 Wandiwash , 221 nt. Ware, 511 Warwkh, 89 Wartenberg, 463 Waten, 12 Waterloo, 87, 396, 403, 410, 481, 482, ~3.~5, 4~,4~,5m.~8,509,~~

511 , 512, 513, 515, 520, 525 n t., 526 nt. , 527 nt., 529, 530 Waterford, 110 Wavre, 494, 506, 508, 509, 510, 511, 513, 516, 517, 518, 523, 524, 525 Weathersfield, 320 Weimar, 412, 418, 420, 421, 422, 424, 425, 426, 427' 431' 451 Weissenfels, 448, 450, 466, 469, 470, 473, 474 Weissenberg, 453 Werben, 59 Wernburg, 163 Wemeck, 399 Wesel, 415, 416 Westminster, 96 Westerham, 243 Westfalia, 73, 74, 75, 119, 186, 207,416 West-Point, 321 Wexford, 11 l Weyda, 421 Wbiteball, 108, 282 White Oak Swamp, 315 Wbite Plains, 317

Whitworth, 367 Wiesloch, 137 Wight (isola), 25, 26, 27, 28, 29 Williamsburg, 315, 322, 326, 327 Wilmigton, 308, 312, 313 Windsor, 108, 150 Winnsborough, 308 Wismar, 158 Wìttenberg, 451 , 459, 463 Wolgast, 48 Wolperstotten, 145, 147 Worchester, 89, 114 Worms, 66 Wurmbrant, 57 nt. Wiinburg, 66, 67,74 nt., 399,412,413, 414, 415, 416, 417 Wunen , 464

y Yanaon, 265 Yarmouth, 33, 364 1rork, 84,89, 91,313,315,316, 321 , 331 Yorktown, 308, 309, 312, 314 nt. , 315 , 324, 326, 327, 328, 330, 331 Ypres, 114 Yourkovsky, 158

z Zeckwar, 430 Zeitz, 421 Zenta, 120 Zittau, 458, 460 Znayn, 395 nt. Zomdorf, 206 Zuckel-bausen, 465 Zweinaundorf, 469, 470


572

LE BA TIAGLIE DECISIVE DEL MONDO OCCIDENTALE

INDICE DELLE CARTE 1: La campagna dell'Armada, 1588 2: La guerra dei Trent'anni, 1619 3: La Battaglia di Breitenfeld , 1631 4: Battaglia di Liitzen, 1632 5: La Campagna di Naseby, 1645 6: Battaglia di Naseby , 1645 7: La Marica al Danubio di Malborough, 1704 8: Lo Schellenberg, 1704 9: Battaglia di Blenheim, 1704 10: La Grande Guerra Nordica, 1700-1721 11: Battaglia di Poltava, 1709 12: Battaglia di Rossbach , 1757 13: Battaglia di Leuthen , 1757 14: Battaglia di Plassey, 1759 15: Operazioni contro Quebec, 1759 16: La Campagna di Saratoga, 1777 17: Battaglia di Bennington , 1777 18: Seconda Battaglia di Freemans's Farro, 1777 19: Battaglia del Chesapeake, 1781 20: Assedio di Yorktown , 1781 21: Le Argonne, 1792 22: Battaglia di Valmy, 1792 23: Battaglia di Trafalgar, 1805 24: La Campagna di Jena, 1806 25 : Il campo di Battaglia di Jena, 1806 26: Il campo di Battaglia di Averstadt, 1806 27: La Campagna di Lipsia, 1813 28: Il campo di Battaglia di Lipsia , 1813 29: Il concentramento di Napoleone , 15-19 giugno 1815 30: Area delle operazioni 15-19 giugno 1815 31: Battaglia di Quatre-Bras e Ligny, 16 giugno 1815 32: Battagli a di Waterloo, 1815

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INDICI

INDICE GENERALE

CAPITOLO I: La rivalità tra Inghilterra e Spagna Quadro storico . · La sconfitta dell'Armata Spagnola, 1588

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CAPITOLO Il: Lo scisma del Cristianesimo Quadro storico. · Le battaglie di Breitenfeld e Liitzen, 1631 e 1632

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CAPITOLO VI: Origini ed espansione della prussia Quadro storico. · Le battaglie di Rossbach e Leuthen, 1757

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CAPITOLO VII: L'espansione dell'Impero Britannico in India Quadro storico. · La battaglia di Plassey, 1757

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CAPITOLO III: La lotta costituzionale in Inghilterra Quadro storico. · La battaglia di Naseby, 1645 CAPITOLO IV: L'ascesa della Francia Quadro storico. · La battaglia di Blenheim, 1704 CAPITOLO V: Il sorgere dell'Impero Moscovita Quadro storico. · La battaglia di Poltava, 1709


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LE BATTAGLIE DECISIVE DEL MONDO OCCIDENTALE

CAPITOLO VIII: La lotta tra Inghilterra e Francia in Nord America Quadro storico . · La battaglia dei Piani di Abraham, 1759 CAPITOLO IX: La rivolta delle colonie Americane Quadro storico. · La capitolazione di Saratoga, 1777 CAPITOLO X: Il progresso della ribellione, 1778-1781 Quadro storico . · La battaglia di Chesapeake e l'assedio di Yortown , 1781 CAPITOLO XI: L'insorgere della Rivoluzione Francese Quadro storico. · Il bombardamento di Valmy, 1792 CAPITOLO XII: La lotta marittima tra Francia e Inghilterra Quadro storico. · La battaglia di Trafalgar, 1805 CAPITOLO XIII: La lotta continentale tra Francia e Inghilterra - 1• fase Quadro storico. · Le battaglie di Jena e Aurstadt, 1806 CAPITOLO XIV: La lotta continentale tra Francia e Inghilterra - 2• fase Quadro storico . · La battaglia di Lipsia , 1813 CAPITOLO XV: La campagna del1814 · Quadro storico. · La battaglia di Waterloo, 1815 Indice dei nomi di persona Indice dei nomi delle località Indice delle carte Indice generale

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