MINISTERO DELLA DifESA STATO MAGGIORE DELL'ESERCITO • UFFICIO STORICO
LE OPERAZIONI DELLE UNITA' ITALIANE NEL SETTEMBRE-OTTOBRE 1943
ROMA 1975
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presente monografia -
nel quadro delle attività dell'Ufficio
Storico dello Stato Maggiore dell'Esercito -
è stata compilata
dal Generale di Corpo d' Armata (c.a.) Mario Torsiello. Hanno collaborato, per l'attività di ricerca e di realizzazione, il Tenente Colonnello f. spe Camillo Brialdi, il Sergente f. in ferma
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vol. Mauro De Seriis, la Coad. Maria Mazzonì.
I. settembre 1943 il Popolo italiano e le Forze Armate furono coinvolti in un dramma in cui la Nazione pose a repentaglio la sua stessa esistenza. Il tumulto delle passioni che seguì a tali vicende diede gradualmente origine al fiorire di una copiosa bibliografia non sempre obiettiva per vari motivi, non ultimo quello della mancanza di fonti ufficiali atte a far conoscere la verità anche se amara, col risultato (vero errore storico) di indurre gli italiani, e specialmente le giovani generazioni, a valutare superficialmente le cause di così dolorosi avvenimenti. E' invece caratteristica dei popoli forti la ricerca della verità sui fatti storici che li interessano, per ammettere i propri errori, per indagarne le cause, per trarne am maestramenti. Ignorare un qualsiasi periodo della storia nazionale equivale, infatti, a non voler ammettere che essa formi inequivocabilmente un tutto unico nei suoi molteplici aspetti ed avvenimenti; mentre proprio da una accurata analisi delle fasi più salienti, pur se più problematiche, deve scaturire la volontà di evitare che possano ancora verificarsi errori, correggendo qualsiasi deviazione e temprando i caratteri per il futuro. A oltre trent'anni dagli avvenimenti, anche se la documentazione è ancora carente, si possono almeno tracciare le linee generali delle origini e degli sviluppi di quel periodo tristissimo che segul a tre anni di guerra combattuta dall'Esercito italiano, quasi esclusivamente fuori del territorio nazionale, e che avevano logorato l'Italia, già posta sin dali 'inizio nella materiale impossibilità di battersi su più fronti. L'analisi storica esige tempo, laboriose indagini, pazienti accertamenti, serenità e obiettività di giudizi. Si può anche affermare che ancor oggi difettino molte informazioni fondamentali sugli avvenimenti relativi alle immediate conseguenze del 25 luglio 1943 e sulle vicende armistiziali. Solo scavando con umiltà e pazienza, coordinando ogni possibile documentazione, vagliandone i contrasti
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URANTE i tragici eventi del
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L~ op~azioni dd/~ unità
italiane nel setumbre- ottobr~ 1943
e le affermazioni, potremo un giorno conoscerne a fondo una parte, poiché numerosi interrogativi permangono c si riflettono su tanti episodi, per molti dei quali non vi è neppure il sostegno della documentazione di tanti comandanti, valorosamente caduti alla testa delle loro truppe. Né tutte le testimonianze, sovente raccolte a molta distanza di tempo dagli avvenimenti, possono costituire documenti probatori per chi si accinga ad una esposizione documentata e soprattutto sicura nelle sue valutazioni e nei giudizi che ne scaturiscono.
II. Una serie di fattori contingenti e di errori concorse al determinarsi di una situazione foriera di gravi conseguenze quando già l'Esercito aveva riportato sensibili perdite in uomini, armi, mezzi e materiali. Occorre oggi serenamente ricordare che vi influirono decisamente l'incertezza della politica governativa; il precipitato annuncio dell'armistizio (rispetto alle date precisate o ritenute tali nel corso dei rapporti con gli Anglo- Americani), sottoscritto sei giorni prima; la non chiara o quanto meno dubbia interpretazione degli ordini emanati (peraltro non scevri da lacune), scritti o verbali, nei quali però non venne fatto alcun cenno alla probabilità di un imminente armistizio, per una eccessiva e talora ossessiva volontà di mantenere il segreto, preferendosi fare riferimento soltanto alla eventualità di « improvvisi atti di aggressione » da parte delle forze germaniche, lasciando ad esse ogni iniziativa. Ed ancora: il ritardo col quale tali ordini e direttive furono impartiti, dovuto in parte alle notizie non sempre precise e tempestive pervenute in merito alle trattative per l'armistizio; l'orientamento governativo di non ordinare aJle forze italiane, ovunque dislocate, di attaccare per prime quelle germaniche già divenute di fatto nemiche fin dal 26 luglio per effetto di un contegno che non poteva lasciar dubbi sulle loro manifeste od occulte intenzioni; il sensibile ritardo nell'affluenza in Patria, per le necessità di una efficace e prevedibile resistenza, di Grandi Unità dislocate fuori del territorio nazionale, dovuto alla ferma opposizione delle autorità politiche e militari germaniche, alla lentezza dei trasporti ferroviari in conseguenza dei continui bombardamenti aerei degli alleati, ed anche alla burocratica applicazione, in così gravi frangenti, di procedure valide solo per il tempo di pace, come la imposizione di periodi
Presentazione
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di sosta contumaciale ai confini per le truppe provenienti dalla Jugoslavia; l'incertezza di alcuni comandanti periferici; il mancato tempestivo coordinamento generale del disegno concernente le azioni di resistenza e le relative misure preventive. Complicarono la situazione, inoltre, gli equivoci sorti in merito al presumibile sbarco su più punti ·del litorale tirrenico di notevoli contingenti anglo- americani per agganciare ovunque le forze corazzate tedesche, e al previsto concorso di una divisione aviotrasportata americana alla difesa di Roma, che sarebbe dovuta sbarcare entro tre o quattro notti consecutive, su aeroporti dislocati in una zona esterna rispetto a quella di schieramento avanzato delle nostre truppe. Si commise l'errore di non far cadere la scelta sugli aeroporti interni della Capitale, né si valutò la necessità di consentire l'integrale arrivo delle Grandi Unità di rinforzo provenienti dalla Francia e dalla Jugoslavia, in trasferimento da vari giorni, una delle quali destinata proprio al presidio e alla sicurezza degli aeroporti esterni. Contribuirono all'aggravarsi della situazione, già tanto delicata, la omessa immediata emanazione, all'atto dell'annuncio dell'armistizio, degli ordini a tutte le unità, dentro e fuori del territorio nazionale, per la tempestiva attuazione coordinata delle direttive già impartite, e l'improvvisa decisione di far partire da Roma, il mattino del 9 settembre, con le più alte autorità dello Stato, i capi militari; quelli delle forze terrestri commisero l'errore di non lasciare in posto uno Stato Maggiore efficiente, con almeno un responsabile delle decisioru del momento. Ne conseguì che l'Esercito fu lasciato in balìa di discutibili e gravi iniziative, neutralizzando in gran parte tutte le predisposizioni previste. Valsero infine a ridurre le possibilità di resistenza, la sensibile disparità di armamento fra le opposte forze e la pressoché totale assenza del sostegno dell'Aeronautica a favore delle truppe italiane, disseminate lungo vastissime fascie costiere, o frazionate in numerosissimi distaccamenti nei territori occupati. Per contro, le forze tedesche, prevalentemente blindo - corazzate e sostenute da adeguate formazioni aeree, furono sempre concentrate in grossi blocchi, a ridosso degli schieramenti italiani. Al quadro degli c.:rrori, delle deficienze, delle incertezze e degli equivoci, occorre anche aggiungere la sfiducia degli Anglo- Americani che non tennero alcun conto della reale situazione italiana e quindi della necessità di fronteggiare con forze terrestri, navali ed aeree adeguate, in tutti gli scacchieri nei quali le nostre forze erano dislocate, la prevedibile e rabbiosa aggressione tedesca. Né essi seppero e
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L~ op~razioni d~/1~ unità italian~ nel utt~mbr~ - ottobr~ 1943
vollero valutare il fattivo contributo che avremmo voluto e potuto offrire per l'ulteriore proseguimento della lotta. A complicare gli eventi, si aggiunse anche la influenza del potere politico, che impose punti di vista non facilmente conciliabili con le preminenti esigenze di ordine militare. Questi, in rapida sintesi, i fattori che pesarono decisamente sulla già tragica situazione italiana, dopo tanti anni di guerra.
III. Fu scritto da una elevata autorità militare (1) che « si trascurò l'anima dell'Esercito », senza prepararlo spiritualmente alla lotta contro il nuovo nemico, tale in potenza da quarantacinque giorni, e non si può non condividere oggi così dolorosa constatazione. Ne conseguì che « alcuni Comandi di Grandi Unità furono posti improvvisamente, con la forza o con l'inganno, nella impossibilità di esercitare la loro azione; vari reparti vennero disciolti dagli stessi Comandanti per salvare gli uomini dalla cattura; altre unità circondate di sorpresa furono costrette ad arrendersi per risparmiare alle popolazioni le minacciate rappresaglie, preferendo la prigionia alle offerte di collaborazione; altre si sbandarono in un momento di rilassamento morale e di smarrimento dei sentimenti migliori » (2). Per contro il nerbo delle forze navali e aeree italiane efficienti poté lasciare la penisola sotto la protezione delle forze terrestri. Tuttavia, in un momento di così tragico smarrimento, una buona parte delle unità dell'Esercito oppose reazioni spesso valide alla violenza - pur contro un nemico largamente dotato di mezzi corazzati e autoblindati, sostenuto dal poderoso concorso di unità aeree - cedendo poi solo per mancanza di rinforzi, di rifornimenti, o per l'ignobile ricatto di vendette e devastazioni. Numerosi furono, perciò, in Italia e fuori, gli episodi individuali e collettivi di reazione all'aggressione: in vari casi si conclusero in veri e propri massacri compiuti
(I) Cfr.: MARIO CARACCIOLO DI FEROLETO (Generale, Comandante la 5a Armata): << E Poi? La tragedia dell'Esercito Italiano ». Editrice Corso, Roma, I946. Pag. 175. (2) Cfr.: UFFICIO STORICO DELLO STATO MACCIORE EsERCITO: << L'Esercito Italiano dal 1" Tricolore al r• Centenario>>. Tip. Regionale, Roma, 19()t. Pagine 165- 166. IBIDEM: <<L'Esercito e i suoi Corpi >>. Sintesi storica. Volume 1°. Tip. Regionale, Roma, 1971. Pagg. 252- 253.
Presentazione
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dalle forze germaniche prive di qualsiasi tendenza ad atteggiamenti umanitari. Insieme ai loro soldati, furono trucidati anche capi elevati. Questi episodi vanno ricordati. Anche perché è da considerare che « fu proprio l'Esercito, rimasto immobilizzato nei suoi compiti protettivi, a dover sopportare il maggior peso della violenza tedesca c a dover sottoporsi ai maggiori sacrifici » (3).
IV. Al di là delle passioni e delle polemiche, la presente monografia - preludio alla Relazione Ufficiale e, si spera, base su cui ricostruire la completa verità storica di tutti quegli eventi - desidera porre in rilievo gli avvenimenti dell'epoca, senza alcun timore di dover obliare gli errori commessi e le incertezze che ne derivarono, in una fedele ricostruzione delle reazioni delle unità dell'Esercito alle improvvise azioni ostili delle forze germaniche. La trattazione vuoi porre in risalto il tributo di sangue offerto alla Patria in quelle tragiche giornate, l'esempio di capi di ogni grado e la generosa obbedienza dei gregari venuti a trovarsi in situazioni impreviste e improvvise, comunque disperate. Vi furono infatti unità che opposero resistenza al nemico fino al limite umano delle loro possibilità, talora fino al supremo sacrificio, altre che dopo aver combattuto da sole non esitarono a fondersi con le formazioni partigiane già esistenti in Jugoslavia, nella Ralcania, in Egeo, o in corso di iniziale costituzione sul territorio italiano; non mancarono, in Patria e fuori, singoli episodi di valore che si conclusero col sacrificio di tanti. Per lo sviluppo della materia, la monografia narra anzitutto gli avvenimenti antecedenti all'annuncio dell'armistizio, a partire dal 2) luglio 1943, per una più esauriente visione e comprensione di quelli successivi. Esamina quindi le vicende svoltesi nel periodo compreso fra 1'8 settembre, data di annuncio dell'armistizio, e il 13 ottobre 1943, giorno della dichiarazione di guerra alla Germania (4), articolandosi in due distinte parti, relative rispettivamente alle reazioni sul territorio nazionale e fuori di esso, seguendo il criterio per Armate o per Comandi Forze Armate autonomi, a cominciare dalle forze impiegate nella difesa di Roma. Segue una parte finale riguardante
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(3) Cfr.: E~HLIO F ALOE LLA: cc L'Italia nella seconda guerra mondiale. Revisione di giudizi ». Cappelli editore, Rocca S. Casciano, 1959. Pag. 672. (4) E anche oltre per le unità dislocate in Egeo.
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u opn-azioni delle unità italiane nd utUmbre ·ottobre 1943
le perdite, le ricompense, i prigionieri internati, e il primo contributo dell'Esercito al sorgere del Movimento clandestino di resistenza. Termina con brevi considerazioni e conclusioni. In sintesi la monografia, nel riconoscere errori e manchevolezze, vuole esaltare tutti coloro che vollero e seppero battersi, compresi quelli che, per non deviare dalle loro coscienze, preferirono seguire la tragica via della prigionia, offrendo alla Patria, con la loro obbedienza, sofferenze inaudite. Tutto ciò è patrimonio dell'Esercito, e come tale deve essere valutato e ricordato per tramandarlo alle future generazioni. Roma, 1975.
ANTECEDENTI
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oN è agevole stabilire limiti precisi nella individuazione degli antecedenti alle vicende che si verificarono 1'8 settembre 1943 all'annuncio dell'armistizio e a quelle svoltesi nei g10rm successtvl. Va infatti considerato che una serie di fattori aveva decisamente influito nel determinare una situazione di fatto molto difficile e densa di preoccupazioni. E' sufficiente ricordare che l'Esercito italiano si era battuto per tre anni in Africa, sul territorio jugoslavo e in Balcania, subendo perdite gravissime, e attraverso alterne vicende era stato costretto a subìre l'efficacia del poderoso potenziale bellico anglo- americano, m entre nei territori occupati aveva dovuto affrontare lo stillicidio di una serie di atti di guerriglia per fronteggiare eventi locali quanto mai delicati, logorandosi oltre ogni limite. A ciò aggiungasi anche la circostanza dell'inizio dell'invasione del territorio nazionale da parte delle forze alleate sbarcate in Africa e che avrebbe condotto alla perdita della Sicilia, isola cara a tutti gli italiani. L'avvenimento aveva sensibilm ente contribuito al determinarsi di una non trascurabile depressione morale, che non poteva non ripercuotersi sulla popolazione e sui componenti le Forze Armate e in particolare sull'Esercito. Appare perciò necessario limitare e restringere l'indagine degli antecedenti ad un'epoca più vicina alla data del1'8 settembre 1943; la qual cosa induce a prendere in esame soltanto le vicende comprese tra il 25 luglio e la data di annuncio del concluso armistizio, al fine di porre sostanzialmente in risalto gli atteggiamenti assunti dalla Germania nei confronti dell'Italia e le contromisure da questa adottate in quel periodo, comprendente un arco di soli quaranta. . . cmque g10rm.
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Le opemzioni delle unità italiane nel settemb1·e - ottobre 1943
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Si esaminano in conseguenza : -
la situazione generale alla data del 25 luglio;
-
la situazione delle forze italiane e tedesche alla stessa data;
-
l'aggressione germanica all'Italia nella sua fase preliminare;
-
le contromisure italiane;
-
la conclusione e l'annuncio dell'armistizio;
- la situazione delle opposte forze italiane e tedesche alle ore 20 dell'8 settembre 1943·
I. ~ LA SITUAZIONE GENERALE ALLA DATA DEL 25 LUGLIO
Perduta definitivamente l'Africa Orientale, con la caduta dì Gondar, il 27 novembre 1941; costretta l'Ba Armata a ripiegare in Russia, dalle posizioni del Don, il 17 gennaio 1943; perduta la Libia, con lo sgombero di Tripoli, avvenuto il 23 gennaio 1943; perduta la Tunisia, il 13 maggio 1943, ·dopo un estremo quanto inutile tenta~ tivo di rimanere in Africa Settentrionale, la guerra dilagò presto sul territorio italiano, con l'occupazione delle isole di Pantelleria (n giugno 1943) e Lampedusa (12 giugno 1943) e con l'invasione della Sicilia, iniziatasi la notte sul ro luglio 1943, mentre proseguiva l'in~ cessante martellamento dei massicci bombardamenti aerei su tutte le città italiane, praticamente ridotte ad un cumulo di rovine. La situazione generale dell'Italia era ormai divenuta gravissima. In tali frangenti il Capo del Governo italiano (convinto dal Capo di Stato Maggiore Generale, Vittorio Ambrosio, della impossibilità di continuare la lotta) aveva promesso di parlare chiaro nel corso dell'imminente convegno ·di Socchieva presso Feltre (19 luglio) per prospettare al Fuhrer l'inderogabile necessità per l'Italia dì ritirarsi dalla lotta. Non aveva poi tenuto fede alla promessa, non avendone avuto il coraggio. Così il destino l'aveva travolto (25 luglio) e con lui scompariva il regime inizìatosi tanti anni prima e che praticamente aveva ridotto l'Italia, con la firma del Patto di acciaio e con la partecipazione alla guerra, in condizioni disperate e ormai insosteni bili.
Antecedenti
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II.- LA SITUAZIONE DELLE FORZE TERRESTRI ITALIANE E GERMANICHE ALLA DATA DEL 25 LUGLIO 1943
FORZE !TAL!ANE
Erano suddivise in due grossi blocchi rispettivamente dipendenti dal Comando Supremo (quelle dislocate in Albania, Erzegovina, Montenegro, Grecia ed Egeo) e dallo Stato Maggiore dell'Esercito (quelle dislocate sulla penisola, in Sardegna, in Corsica, in Provenza, in Croazia e nella Slovenia).
FORZE DIRETTAMENTE DIPENDENTI DAL COMANDO SUPREMO
E' da premettere che esse erano stanziate nei territori occupati col compito della difesa costiera e della lotta alle formazioni locali nbelli: ne conseguivano un eccessivo frazionamento sulle coste e il disseminamento delle unità in numerosissimi distaccamenti, suggeriti dal criterio di controllare la maggior parte di quelle vastissime regioni. Nelle isole dell'Egeo, invece, la suddivisione eccessiva era stata imposta anche da esigenze di prestigio per assicurare il presidio di tutte le isole dell'arcipelago, pur se limitato a unità di modestissima consistenza. Ripartizione delle forze: Comando Gruppo Armate Est: Generale Ezio Rosi.
Albania. - 9.. Armata (Generale Lorenzo Dalmazzo): disponeva dei Corpi d'Armata IV, con le Divisioni di fanteria « Brennero», « Parma » e << Perugia»; XXV, con le Divisioni di fanteria « Arezzo» e « Firenze ». In riserva: Divisione di fanteria « Puglie ». Erzegovina. - VI Corpo d'Armata, con le Divisioni di fanteria « Marche » e « Messina >> e la XXVIII Brigata costiera. Montenegro.- XIV Corpo d'Armata, con le Divisioni di fanteria « Emilia >>, « Ferrara >> e « Venezia >> e la Divisione alpina « Taurinense >> . 2.-
u.s.
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Le operazioni delle unità italiane nel settembre- ottobre 1943
Grecia. - Comando u • Armata (Generale Carlo Vecchiarelli): disponeva dei Corpi d'Armata III. con le Divisioni di fanteria « Forlì >> e « Pinerolo >l ; VIII, con le Divisioni di fanteria « Cagliari >l e << Piemonte »; XXVI, con le Divisioni di fanteria « Modena», << Casale » e << Acqui ». A Creta erano dislocate Ja Divisione di fanteria « Siena» e la LI Brigata speciale. Egeo. - Comando Superiore Forze Armate Egeo (Ammiraglio Inigo Campioni): Divisioni di fanteria « Cuneo » e « Regina ». Riepilogo: Divisioni Fanteria Alpine
Brigate Costiere Speciali
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Albania . Erzegovina . Montenegro Grecia Egeo.
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I I I
2
Totale
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FORZE DIRETTAMENTE DIPENDENTI DALLO STATO MAGGIORE DELL'ESERCITO CoNSIDERAZIONI PRELIMINARI.
Vi erano in Italia 9 divisioni reduci dalla Russia, in corso di ricostituzione (contrassegnate con « r »), 1 divisione corazzata in corso di completamento (contrassegnata con << c ») e numerose divisioni e brigate costiere. Le divisioni in ricostituzione erano ad effettivi ridotti: scarsi i contingenti di personale assegnati dopo il loro rimpatrio. Prive di armamento pesante e di artiglierie, costituivano complessi di limitata con sistenza e di scarsa capacità operativa. Le divisioni e le brigate costiere, costituite da personale anziano reclutato nelle medesime regioni dì dislocazione, erano disseminate su lunghi tratti di costa e ancorate al terreno per l'assolvimento dei loro compiti di difesa fissa. Prive dì adeguati mezzi dì trasporto e con poche artiglierie, non potevano considerarsi idonee alla manovra e comunque al combattimento contro forze mobili.
Antecedenti
Le divisioni aventi consistenza operativa e considerate mobili erano dislocate teoricamente in corrispondenza delle posizioni di arresto dei più importanti settori, con compiti difensivi e di controffensiva locale, ma praticamente ubicate presso i centri abitati. La Divisione di «occupazione » << Piceno>> era caratterizzata da organici ridotti e da scarsa mobilità dovuta alla ridottissima disponibilità di mezzi di trasporto. La situazione politica determinatasi in Italia assorbiva, per l'ordine pubblico, nelle grandi città, undici divisioni (« Alpi Graie», « Ariete », « Cosseria », « Cuneense », « Granatieri », << Piacenza », « Piave», « Rovigo », << Sassari », « Tridentina >> e 3• celere) e contro i movimenti armati sviluppatisi nella Venezia Giulia due divisioni (« Sforzesca >> e « Torino »).
RIPARTIZIONE DELLE FORZE.
In Italia: Comando Gruppo Armate Sud: Pt<incipe Umberto ·di Savoia. Aveva alle dipendenze: in Italia, le Armate s", 6\ 7" e il Comando Forze Armate Sardegna; in Corsica, il Comando Forze Armate Corsica :
s"' Armata (Generale Mario Caracciolo di Feroleto): ---= in Piemonte e Liguria: XVI Corpo, con la Divisione di fanteria « Rovigo » e la Divisione alpina « Alpi Graie »; - in Toscana: II Corpo, con le Divisioni di fanteria « Cosseria » ( « r ») e « Ravenna » (« r ») e le Divisioni costiere 215a e 216" ; - nel Lazio: XVII Corpo, con la Divisione di fanteria « Piacenza», le Divisioni costiere 220" e 221" e la XXXIV Brigata costiera; il Corpo d'Annata motocorazzato, con la Divisione di fanteria « Granatieri di Sardegna », la Divisione motorizzata « Piave» e la Divisione corazzata « Littorio » («c»), poi « Centauro » ; il Corpo d'Arm ata di Roma, con la Divisione di fanteria « Sassari ».
7" Armata (Generale Mario Arisio): - in Puglia: il IX Corpo, con la Divisione « Piceno », le Divisioni costiere 209"' e 210" e la XXXI Brigata costiera; - in Calabria : il XXXI Corpo, con la Divisione di fanteria << Mantova >> e le Divisioni costiere 2II", 212", 214• e 227";
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L e oper·azioni delle unità italiane nel settembre - ottobre 1943
- in Campania: il XIX Corpo, con la Divisione di fanteria « Pasubio>> (« r >>), la 222a Divisione costiera e la XXXII Brigata costiera.
6a Armata (già Comando Forze Armate della Sicilia) (Generale Alfredo Guzzoni): - in ripiegamento dalla Sicilia i resti ·delle unità mobili (Divisioni di fanteria « Aosta », « Assietta », << Livorno>> e « Napoli >>). Le preesistenti unità costiere, dopo varie resistenze, erano state travolte; - Comando Forze Armate Sardegna (Generale Antonio Basso): XIII Corpo, con la Divisione di fanteria << Sabauda >> e le Divisioni costiere 203.. e 205" ; XXX Corpo, con la Divisione di fanteria « Calabria », la 204" Divisione costiera e la IV Brigata costiera. In riserva: Divisione di fanteria << Bari», Divisione paracadutisti « Nembo », XXX Brigata costiera e un raggruppamento corazzato. Comando Difesa Territoriale di Milano, con la Divisione corazzata « Ariete >> . Comando Difesa Territoriale di Bologna, con la 3" Divisione celere ( « r >>).
ga Armata (Generale Italo Gariboldi): - dislocata nel Veneto e nella Venezia Giulia, disponeva dei Corpi XXIII con la Divisione di fanteria << Sforzesca >> (« r >>), XXIV con la Divisione di fanteria « Torino >> (« r ») e la Divisione alpina « Julia >>(<< r »),e XXXV con la Divisione alpina « Triden.tina >>(<< r »).
Nei territori occupati: 4" Armata (Generale Mario Vercellino) : dislocata in Provenza. Il suo territorio di giurisdizione comprendeva anche quasi tutta la Liguria e una parte del Piemonte. Disponeva delle seguenti forze : I Corpo, con la Divisione di fanteria « Legnano >> (in corso di trasferimento a Bologna) e le Divisioni costiere 223" e 224a; XV Corpo, con la Divisione costiera 201a e unità minori; XXII Corpo, con le Divisioni di fanteria << Lupi di Toscana >> e « Taro >> e là Divisione alpina << Pusteria ». In riserva: la 2 .. Divisione celere. In Piemonte: la Divisione alpina << Cuneense >> (<< r >>). Comando Forze Armate Corsica (VII Corpo) (Generale Giovanni Magli): comprendeva le Divisioni di fanteria <<Cremona» e << Friuli>> e le Divisioni costiere 225a e 226...
Antecedenti
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2"' Armata (Generale Mario Robotti): dislocata in Croazia e in Slovenia disponeva delle seguenti forze: V Corpo, con le Divisioni di fanteria« Macerata », « Murge» e « Re» e la XIV Brigata costiera; XI Corpo, con le Divisioni di fanteria « Cacciatori delle Alpi», << Isonzo » e « Lombardia »; XVIII Corpo, con le Divisioni di fanteria << Bergamo » e « Zara >> e la XVII Brigata costiera. In riserva: I ~ Divisione celere.
Riepilogo. Erano pertanto dislocate m Italia, F rancia, Croazia e Slovenia le seguenti unità: Divisioni di fanteria
26 di cui 5 in ricostituzione
..
5 di cui 3 in ricostituzione
))
alpine
))
paracadutisti
I
))
corazzate ..
2
))
motorizzate
I
))
di occupaz. .
I
))
celeri ..
3 di cui I in ricostituzione
))
costiere .
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Brigate costiere . .
7
Raggrupp. corazzato .
I
di cui I in completamento
Nella sola Italia (esclusa la Sardegna): Divisioni di fanteria
IO di cui 5 in ricostituzione
))
alpine ..
4 di cui 3 in ricostituzione
))
corazzate.
2
))
motorizzate
I
))
di occupaz ..
I
))
celeri ..
I
))
costiere .
II
Brigate costiere . .
3
di cui I in completamento
in ricostituzione
forze mobili
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Le operazioni delle unità italiane nel settembl'e- ottobl'e 1943
FORZE GERMANICHE (1) IN ITALIA (Schizzo n.
r).
Le forze tedesche erano agli ordini del Feldmaresciallo Albert Kesselring e costituivano - ad eccezione di quelle dislocate in Sardegna - la roa Armata (Oberbefehlshaber Si.id) quali masse mobili di manovra a sostegno della copertura costiera, limitatamente al settore centro- meridionale della Penisola e della Sardegna. Tale compito era stato ad esse devoluto su richiesta ·dello Stato Maggiore dell'Esercito, tenuto conto che non poteva essere affidato a Grandi Unità italiane non essendovene disponibili. Un accrescimento di tali forze in vista di possibili sbarchi angloamericani era stato richiesto il 19 luglio 1943 durante il convegno detto di Feltre (svoltosi nella villa di Socchieva, in frazione San Fermo, nel comune di Belluno, a 25 km da Feltre), ma i rappresentanti tedeschi avevano .dichiarato di non aderire per assoluta indisponibilità. Le forze dislocate in Sicilia avevano subìto sensibili perdite nel corso delle operazioni compiute dopo lo sbarco anglo- americano, iniziatosi il ro luglio, ed erano in corso recuperi di personale e materiale per traghettarli, compatibilmente con le necessità difensive, attraverso lo stretto di Messina, e avviarli in Calabria. Complementi in uomini, armi e mezzi erano parzialmente già in affluenza in Italia per tali divisioni: numerosi i carri armati e i mezzi blindati. Articolazione delle forze : ___,. in Sicilia, ma in corso di trasferimento sul continente, le Divisioni 15a e 29"' panzergrenadiere, la Divisione corazzata « Goering » e aliquote della r" Divisione paracadutisti; - in Sardegna : la 90"' Divi·sione panzergrenadiere; - in Toscana : la 3" Divisione panzergrenadiere; - in Campania e Puglia: le Divisioni corazzate r6" e 26" e aliquote della ra Divisione paracadutisti. Tali forze, escluse quelle dislocate in Sardegna e in Toscana, erano inglobate nei seguenti Corpi d'Armata:
(1) Cfr.: BuRKHART MiiLLER- HILLEBRANU: (< Das Heer 1933- 1945 )). Volume III, editori E.S. Mitùer & Sohn, Frankfurt am Main, 19(59. Pag. 117.
Antecedenti
- nel XIV: Divisioni rs•, I6", 1° paracadutisti e (( Goering )); - nel LXXVI: Divisioni 26' e 29"'. Erano inoltre dislocati in Italia raggruppamenti di forze non indivisionate, aventi svariati compiti territoriali (servizi di tappa, funzionamento e presidio aeroporti e basi marittime, centri di collegamento, ecc.). Si trattava dei cosiddetti elementi « sfusi » (2) dislocati nelle regioni italiane, Sicilia compresa, e presso i centri abitati più importanti (Venezia, Trieste, Milano, Verona, Bolzano, Torino, Genova, La Spezia, Livorno, Firenze, Bologna, Grosseto, Roma, Napoli, Benevento, Foggia, Taranto e località della penisola sorrentina). FUORI DEL TERRITORIO ITALIANO (3):
- in Corsica: Brigata corazzata SS. « Reichsfiihrer », in corso di completamento con elementi tratti dalla r6" SS. panzergrenadiere; - in Provenza: Divisioni di fanteria territoriale 343" e 346"; Divisioni di fanteria e 356", tutte della I9" Armata (Corpi LXIV e LXXXIII);
rst
-
in Croazia, Erzegovina, Montenegro , Serbia, Grecia, Cre-
ta ed Egeo, dipendenti dall'O.B. Siidost :
Croazia: Divisioni cacciatori 100", u4" e n8•, Divisione cacciatori di riserva r8J"', Divisioni di fanteria croata 369" e 373.. ; Erzegovina e Montenegro: 7' Divisione da montagna motocorazzata SS. « Prinz Eugen » e aliquote della 297"' Divisione di fanteria; Serbia: 297"' Divisione di fanteria, I .. Divisione da montagna, Divisioni di fanteria bulgara ]"', 9" e 29";
(z) Secondo i dati raccolti dai vari organi informativi e dai Comandi italiani, all'inizio dell'estate 1943 gli elementi sfusi esistenti in Italia ascendevano a 101.154 uomini (compresi 2.88r civili), così suddivisi: Esercito 24.88o, Marina 6.41 1, Aeronautica 69.863. Tali dati vennero in possesso dei tedeschi dopo 1'8 settembre (cfr. : Amt Auslandf Abwehr Ag Ausland n. 00034/ 44 Ausl., l D 4 del 18 gennaio 1944). (3) Cfr.: << Kriegstagebuch cles O.K.W . ». 3° volume, editori Bernard & Graefe, Frankfurt am Main, I~3 · Pag. 735·
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Grecia: u • Divisione di fanteria, ro4" e nJ"' Divisione cacciatori, r"' Divisione corazzata; Creta: Brigata di occupazione « Creta» e 22.. Divisione di fanteria; Egeo: Brigata motocorazzata SS. « Rhodos }> ; - in riordinamento su tutto il territorio dell'O.B. Siidost: 2 divisioni di fanteria e r divisione cacciatori.
III.- L'AGGRESSIONE GERMANICA ALL'ITALIA NELLA SUA FASE PRELIMINARE
La notte sul 26 luglio 1943 le forze tedesche dislocate in Germania rinforzarono sensibilmente i loro posti fissi di frontiera in corrispondenza dei valichi che immettono in Italia e forti ammassamenti di truppe vennero segnalati a ridosso del confine: all'alba elementi della 44" Divisione di fanteria tedesca e della 136.. Brigata da montagna << Doehla », poi rinforzati da carri armati, forzato il Brennero in formazione di combattimento, entrarono in Italia e nei giorni seguenti occuparono l'Alto Adige, imposero il proseguimento dei loro trasporti ferroviari e motorizzati verso sud, stabilirono distaccamenti sulle linee di comunicazione e presso gli impianti industriali, emisero una moneta di occupazione, e palesemente dimostrarono di volersi comportare come vere e proprie forze di occupazione, con numerosi atti di violenza individuali e collettivi. Ne diede conferma lo stesso Maresciallo Albert Kesselring : « ... non si poterono evitare akuni episodi incresciosi che mi lasciarono una penosa impressione, nella mia qualità di rappresentante della Germania oltre le Alpi » (4). Alle immediate proteste delle autorità militari italiane (5), il Comando Supremo tedesco avvertì che si era iniziata l'affluenza dei rinforzi in Italia, essendosi determinata la minaccia di sbarchi anglo(4) Cfr.: ALBERT KESSELRING: « Memorie di guerra ». Garzanti editore, Milano, 1954· Pagg. 183- 184. (5) A cui segu~ l'energica lettera n. 4512 in data 4 agosto del Generale Ambrosio al Generale Enno von Rintelen, di collegamento fra i due Comandi Supremi.
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americani sul litorale della penisola, e chiese inoltre il libero transito dai passi del Brennero, d~ Resia c di Dobbiaco. Il Genc.ral~ V alentin F euerstein, comandante 1l LI Corpo da montagna, nch1ese anche la consegna delle chiavi delle opere fortificate di confine e lo scarico delle camere da mina esistenti sulle nostre opere ferroviarie e rotabili, ma tali pretese furono decisamente respinte (6). Lo stesso Comando Supremo tedesco preavvisò che altre forze dislocate in Francia avevano ricevuto ordine di trasferirsi in Italia, ciò che avvenne rapidamente per ferrovia e per via ordinaria (7). Penetrarono così in Italia, sino al 17 agosto 1943, le seguenti forze germaniche: - dalla Francia: Divisioni di fanteria 76\ 94" e 305" destinate in Liguria, e 2• Divisione paracadutisti destinata nel Lazio, che in parte fu aviolanciata, come si vedrà, nella zona del litorale di Roma, con un preavviso di poche ore; - dalla Germania: 44a Divisione di fanteria e 136" Brigata da montagna, destinate in Alto Adige, 65a Divisione di fanteria e D ivisioni corazzate 24" ed SS. « Hitler », destinate sull'Appennino emiliano (v. Schizzo n. 2). Nel contempo le forze già dislocate in Sicilia affluirono verso la Calabria, quelle dislocate in Campania si irradiarono ed estesero la occupazione a più vasti territori, quelle della Sardegna e della Corsica, concentrate, chiesero di poter concorrere in comune alla copertura costiera su tutta la fascia già presidiata soltanto dalle truppe italiane. Era in corso una violenta lotta in Sicilia; la minaccia incombeva sulle altre isole e sull'Italia meridionale; pochi giorni prima il Comando Supremo tedesco aveva dichiarato di non poter disporre delle forze necessarie ad alimentare la lotta in Italia: non può perciò esservi dubbio che si trattava di occupare il nostro Paese e in parti-
(6) Vedansi allegati n. 1 e n. 2. (7) La notte sul 26 luglio era giunto al Generale von Rintelen, Addetto militare germanico a Roma e ufficiale di collegamento col Comando Supremo, l'ordine telegrafico deii'O.K.W. di sospendere i movimenti di truppe tedesche verso il sud e di porre tutti i reparti in stato d 'allarme. Successivamente il Comando della 4" Armata italiana in Provenza aveva informato il Comando Supremo che truppe germaniche dell'O.B.W. (Comando Superiore Ovest) gli avevano notificato di doversi trasferire d'urgenza dalla Francia in Italia usufruendo delle ferrovie e delle rotabili delle Alpi occidentali, e di dover lasciare presidii ai colli di confine.
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colare l'Italia settentrionale sino alla fronte Liguria- Rimini, operazione che non poteva considerarsi improvvisata, ma concepita e organizzata in precedenza. Dopo la conclusione della guerra, si apprese infatti che durante una conferenza tenuta il 27 luglio 1943 presso il Comando Supremo tedesco, e presieduta dal Generale Alfred Jodl, erano state prese le misure e le predisposizioni per l'operazione Alarico, suddivisa in quattro fasi : - Eiche, per la liberazione di Mussolini; - Student, per l'occupazione di Roma e la restaurazione del Governo fascista; - Achse, per impadronirsi della flotta in caso di armistizio separato; ---:- Schwarz, per eliminare l'Esercito italiano e porre sotto controllo le posizioni chiave dell'Italia. Segnale convenuto per l'attuazione contemporanea di tutte le fasi dell'Alarico: la parola Achse (8). Sulla pretesa tedesca di dominare l'Italia è poi da ricordare che poiché erano da attendersi avvenimenti di carattere politico, non era opportuno, a giudizio del Generale Jodl, assumersi la responsabilità di impiegare unità t~desche a sud dell'Appennino, quantunque lo richiedessero motivi di carattere militare. Occorreva cioè promuovere la costituzione di un comando unificato delle forze itala - tedesche in Italia, inserendo inoltre comandanti germanici nelle località o regioni di particolare interesse (9) (ro). Fin dal 17 luglio 1943 Hitler, nei colloqui con i capi militari, con l'Ambasciatore von Mackensen e con il Principe Filippo d'Assia, aveva discusso la possibilità di collocare uomini forti e fidati negli incarichi di comando italiani, per quanto egli fosse convinto che non si potesse difendere la Penisola senza le Forze Armate italiane, fermo però il principio che sarebbe occorso un più massiccio impiego di truppe tedesche nell'Italia meridionale e centrale. In quest'area si sarebbe perciò dovuto costituire un comando tedesco avente alle dipendenze le armate italiane (ro). (8) Cfr.: ALBERT KEsSELRtNG: «Memorie di guerra». Garzanti, Milano, 1954· Pag. 188. (9) Cfr.: ALBERT KEssELRING: op. cit., pagg. 184 e r85. (10) Cfr.: JosEF ScHRODER: « Italiens Kriegsaustritt 1943 » (Uscita dalla guerra dell'Italia 1943). Musterschmidt- Verlag, Gottingen- Ziirich- Frankfurt,
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Prima .dell'attuazione del piano Alarico, il gruppo Armate B, agli ordini del Feldmaresciallo Erwin Johannes Rommel, doveva essere pronto a penetrare in Italia (u). La fase preliminare dell'aggressione germanica si riferiva pre~ valentemente alle forze terrestri, ma non è da escludere che, in pa~ rallelo, la Germania abbia rafforzato le sue forze navali nel Medi~ terraneo. Analoga considerazione va fatta per le forze aeree: dal 26 al 31 luglio circa duemila paracadutisti furono aviosbarcati sull'aero~ porto di Viterbo; dal 28 luglio in poi il movimento di aerei tedeschi sull'aeroporto di Pratica di Mare (foci del Tevere) fu intensissimo, proseguì fino al 3 agosto e quindi si ridusse nei giorni successivi. Furono sbarcati migliaia di uomini (oltre 4.ooo) con armi, m uni~ zioni, automezzi cingolati e blindati, artiglierie leggere controcarri. Anche sugli aeroporti i tedeschi assunsero atteggiamento da occu~ patori, con violenze e minacce, provocando le legittime reazioni italiane (12). Vien fatto di chiedersi se l'Italia avrebbe potuto opporsi subito con la forza alla invasione. A parte la considerazione che il Coman~ do Supremo italiano non era a conoscenza di piani per l'occupazione dell'Italia (ciò che non avrebbe giustificato predisposizioni militari per una eventuale opposizione), è da tener presente che fino al 25 luglio Mussolini era rimasto al potere e fino a quel giorno nessuna misura preventiva di reazione avrebbe potuto sfuggirgli. A quella data l'Italia era ancora impegnata in Sicilia; le truppe costiere erano disseminate lungo le coste; la maggior parte delle divisioni reduci dalla Russia e in corso di ricostituzione era impegnata nella Venezia Giulia contro le formazioni partigiane jugoslave; la pianura padana e la regione alpina erano pressoché sguarnite di truppe efficienti. Analoghe considerazioni possono farsi per le rimanenti forze disio~ cate in Toscana e nell'Italia meridionale, prive di efficienza opera~ tiva. Faceva eccezione solo il Lazio dove contingenti di forze erano 19(\9. Pag. 98 e seg.: IBmE~t: (( Kriegstagebuch cles Oberkommandos der Wehr~ macht >> (Diario di guerra del Comando Supremo delle Forze Armate germaniche). Bernard e Graefe Verlag, Frankfurt am Main, r91J3, volume IIIf2, 1943. Pag. 798. (u) Si costituì dopo il convegno di Casalecchio sul Reno, ma rimase su 3 corpi d 'armata e r divisione dislocati nell'Italia settentrionale. Altri 2 corpi erano in Germania e Austria e non furono incorporati in comandi di armata. (r2) Cfr.: ANG.ELO LoDI: « L'Aeronautica italiana nella guerra di liberazione 1943 / 45 >> . Ufficio Storico dell'Aeronautica Militare, Roma, 2 .. ediz., rg6r. Pagg. r8 e 19.
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stati concentrati in previsione del colpo di Stato. All'atto del cambiamento di governo, inoltre, si era reso necessario distogliere dai loro compiti normali numerose truppe mobili per il mantenimento dell'ordine pubblico. Infine, tutte le nostre forze erano disseminate nelle caserme, in numerose località, mentre quelle tedesche erano concentrate e pronte ad operare. E' certo che se una opposizione di forza avesse avuto un adeguato periodo di preparazione sarebbe stato possibile condurla con risultati efficaci.
*** Come si è visto non erano mancate immediate e reiterate proteste da parte italiana all'inizio della invasione e anche in segmto, naturalmente nei limiti delle possibilità e nei confronti delle varie autorità germaniche. Le giustificazioni addotte da parte tedesca furono tutte sullo stesso tono: si avevano notizie sicure su una imminente invasione della penisola ed era perciò necessario intervenire per opporvisi; di qui la necessità di concentrare in Italia le forze necessarie allo scopo. In un secondo tempo da varie fonti si è anche mosso l'appunto alle autorità governative e militari italiane di non aver deciso l'immediato sganciamento dalla Germania fin dal 25 luglio o addirittura di non averle intimato la guerra quella stessa notte, e si è anche sostenuta la tesi che il momento ritenuto più opportuno per chiedere l'armistizio agli alleati sarebbe stato proprio il 25 luglio. E' stata anche prospettata da varie fonti la possibilità di reazioni delle nostre truppe nei Balcani, contemporanee alla caduta di Mussolini. Tutti problemi di ordine politico sui quali non era certamente possibile una iniziativa o una interferenza da parte delle autorità militari italiane. Considerate le forze disponibili in quel momento e data la nuova situazione intervenuta, il Generale Vittorio Ambrosia aveva rappresentato al Capo del Governo l'assoluta impossibilità di qualsiasi atto di forza non essendo praticamente attuabile anzitutto un rapido e adeguato concentramento di truppe italiane nei punti voluti (specialmente Alto Adige e Pianura padana). Ciò a parte la circostanza che, nello stesso periodo, la lotta continuava in Sicilia, cioè in territorio italiano, condotta in comune dalle forze italo- tedesche. Infine è da notare che un armistizio non si sarebbe potuto chiedere il 25 luglio, dichiarando nel contempo guerra alla Germania. L'Italia si sarebbe
LI CORPO CORPO CORAZZATO ELEMENTI SFUSI
N. XIV CORPO e LXXVI CORPO
L'AGGRESSIONE GERMANICA: FASE PRELIMINARE LE LINEE FONDAMENTALI
DESUNTO DALLA 2"" APPENDICE DELL' ENCICLOPEDIA ITALIANA,
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1938/1948,EDITA DALL'ISTITUTO DELL'ENCICLOPEDIA ITALIANA FONDATA DA GIOVANNI TRECCANI - VOL 1I • PAG. 108
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trovata esposta subito ad una lotta contro l'antica alleata e ne avrebbe subìto le conseguenze. Quale sarebbe stato, infatti, l'atteggiamento degli alleati? Quale quello del Governo tedesco? Quali le reazioni? Sono interrogativi che vanno posti, ricordando che in seguito, anche là dove le forze italiane reagirono con vigore, la loro resistenza non fu alimentata dagli alleati. In quanto ai Balcani, le nostre forze erano disseminate su vastissimi territori, ancorate a tante servitù, senza alcun coefficiente di mobilità, e si sarebbero dovute opporre alle forze tedesche motorizzate c in gran parte corazzate, che avrebbero avuto ragione di qualsiasi resistenza. Un improvviso rovesciamento della fronte alla data del 25 luglio appare perciò anche oggi aleatorio, a meno che fin da quel momento non si fosse fatto ricorso alla utilizzazione di unità popolari per imprimere subito alla lotta un carattere di liberazione, avvalendosi, a sostegno dell'Esercito, di masse organizzate. Ben diversa potrebbe configurarsi una valutazione odierna se i tedeschi avessero senz'altro attaccato l'Italia il 26 luglio con una aggressione effettiva e non potenziale, quale in effetti fu. Nei giorni successivi il Comando Supremo tedesco adottò un complesso di misure che, nello spazio di tre settimane, condussero al concentramento su territorio italiano di ingenti forze dislocate in zone coincidenti con quelle su cui erano stanziate le forze italiane, per incapsularle e paralizzarne o comunque controllarne ogni azione. Tale atteggiamento fu larvatamente mascherato dall'intendimento di difendere in comune il suolo italiano, e per questa difesa si concentrarono ben 17 divisioni, 2 brigate e moltissimi elementi non indivisionati, e furono altresì preannunciare in arrivo altre 4 divisioni: due dalla regione di lnnsbruck e 2 da quella di Klagenfurt. Tale concetto i tedeschi confermarono, anche in seguito, per giustificare il loro operato, soggiungendo che intendevano costituire due masse di riserva, rispettivamente sull'Appennino e in Liguria e che, se del caso, avrebbero inviato altre forze. Chiesero intanto di poter attuare in comune la protezione delle comunicazioni e degli impianti nell'Italia settentrionale, ciò che venne concesso. Verso il IO agosto la 2 3 Divisione paracadutisti (Gen. Bernard Hermann Ramcke) dalla Francia si era trasferita nei pressi di Roma (Nettunia- Fiumicino) e la 3a Divisione motocorazzata dalla zona di Orvieto le aveva inviato in rinforzo un gruppo di combattimento che
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si era ·dislocato a Frascati. Si erano così formate due masse mobili blindo - corazzate a portata tattica di Roma (13). Come se ciò non bastasse, nel convegno di Casalecchio presso Bologna ( 15 agosto) i rappresentanti germanici avevano avvertito che il Feldmaresciallo Erwin Johannes Rommel era stato nominato Comandante delle forze dell'Italia settentrionale (Gruppo Armate B) e chiesto invano che fossero poste alle sue dipendenze le Armate italiane: 4" (Generale Vercellino), in corso di rimpatrio dalla Provenza; e 8"' (Generale Garibaldi), rimpatriata dalla Russia (14). In effetti, subito dopo il convegno di Casalecchio, il Feldmaresciallo Rommel col suo Comando Gruppo Armate B si insediò nella zona di Desenzano sul Garda; la 71" Divisione di fanteria tedesca, avanguardia del XVI Corpo, proveniente da Klagenfurt, per i valichi di Tarvisio, Piedicolle e Postumia, entrò in Italia e si dislocò fra Trieste, Gorizia e Udine; altre truppe raggiunsero la Slovenia; il LI Corpo, su due divisioni, affluì nella zona di Innsbruck; le Divisioni ']6\ 94"' e 305.. affluirono in Liguria per raggiungere la piazza marittima di La Spezia, che serrarono molto da presso (15); le Divisioni 24", 65"' e SS. « Hitler » dall'Appennino emiliano spinsero forti avanguardie fin verso le conche di Pistoia e Firenze, e una aliquota della SS. « Hitler >> si diresse verso il Piemonte. Altre forze germaniche estesero l'occupazione a tutti i valichi di confine, ai ponti e viadotti delle vie di comunicazione, agli impianti ed agli stabilimenti, mentre elementi vari raggiunsero molte località quali avanguardie logistiche di nuove truppe in arrivo. A questa massa considerevole di forze, integre nella loro costituzione organica, addestrate, poderosamente armate, bene articolate, concentrate, perfettamente orientate sui compiti rispettivi, si aggiunse una seconda massa in continuo incremento e solo apparentemente eterogenea; suddivisa in funzione delle attribuzioni per essa previste: fu la massa dei cosiddetti elementi « sfusi ». Comprendeva per( 13) Cfr.: E. voN RINTELEN: u Mussolini l'alleato >>. Editrice Corso, Roma, Pag. 215. (14) Il Comando Supremo con foglio n. 15976/ 0p. del 17 agosto inviò al Ministro degli Esteri una protesta contro la nomina del Maresciallo Rommel. (15) L'intendimento di Rommel di occupare la Piazza (che era la base della flotta da battaglia, ivi stazionante con la maggior parte delle sue forze) con due divisioni poi divenute tre, fu annunciato dallo stesso Rommel al Comando Supremo italiano alcuni giorni dopo il convegno di Casalecchio presso Bologna. Cfr.: MARio RoATTA: << Otto milioni di baionette)). Mondadori editore, Milano, 1946. Pag. 28r. 1952.
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sonale dell 'esercito, dell'aviazione e della marina per la difesa controaerea, per i comandi di presidio e di tappa, per i servizi logistici, amministrativi e tecnici, corpplementi, centri di addestramento, basi, depositi, magazzini, comandi, centrali di collegamento, ferrovieri, personale dei servizi postali e stradali, organi di polizia militare e del servizio informazioni, del partito nazista, della Gestapò, ecc. Bene armata, formò un complesso tcmibile avente anche una particolare coesione morale insita nelle caratteristiche generali proprie nell'impiego dell'Esercito tedesco, e cioè che al momento opportuno ogni soldato è soprattutto un combattente. Massa che, come si vedrà, l '8 settembre entrò immediatamente in funzione con energia, ovunque, per facilitare il compito delle Grandi Unità. Lo poté sostanzialmente perché, con una serie di spostamenti, era stata capillarmente immessa e frammischiata ai reparti italiani, specialmente fra i costieri, e svolse attività informativa considerevole. Di tale massa si era da tempo preoccupato lo Stato Maggiore italiano per accertarne consistenza, dislocazione, armamento e compiti. Si trattava un complesso di notevole entità, dotato di grande mobilità, gravitante con i blocchi principali nelle grandi città e nei centri vitali italiani. Ciò ebbe conferma in seguito, poiché, a cominciare dal tardo pomeriggio dell'8 settembre, vennero contemporaneamente occupate località dove mai prima di allora erano stati segnalati reparti germanici in sosta o in transito; carri armati mai prima di allora rivelatisi, fecero la loro comparsa irradiandosi ovunque. E' certo che questa massa fu razionalmente impiegata e consentì la piena disponibilità delle Grandi Unità destinate alla manovra (r6). Alla data del 18 agosto 1943 le forze germaniche dislocate in Italia e in Corsica ascendevano perciò a 17 divisioni, 2 brigate e circa 150.ooo uomini non indivisionati, oltre a 4 divisioni segnalate in arrivo alla frontiera orientale e settentrionale. Con il loro schieramento apparve, nella sua preoccupante ed effettiva realtà, un primo scopo pienamente raggiunto e un intendimento posto in atto: l'incapsulamento
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(16) Sulla importanza di tale massa e del suo occultamento da parte tedesca è valido un esempio per tutti. Dal Comando di tappa tedesco di Livorno era stata denunciata ai Comandi italiani la forza dei dipendenti nella misura di 6oo uomini. La cifra non convinse il Comandante della 5& Armata italiana che pretese un accurato controllo dal quale risultò che il personale della base ascendeva a 3.900 uomini, tutti installati nella fascia di copertura costiera. Cfr.: MARIO CARACC!OLO DJ FEROLETo: «E poi? La tragedia dell'Esercito Italiano >>. Editrice Corso, Roma, 1946. Pag. 128.
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della maggior parte delle forze italiane per vincolarle e controllarne ogni atto (v. Schizzo n.3). Ne risultarono le seguenti masse itala- tedesche, talora addirittura frammischiate: - alla frontiera orientale (Venezia Giulia- Veneto); - in Alto Adige; - alla frontiera francese; - · attorno alla piazza marittima di La Spezia; - in Emilia e Toscana; - nella regione laziale; - in Campania e Calabria; - in Sardegna; - in Corsica. L'incapsulamento fu generalmente accompagnato dalla prevalenza numerica delle forze tedesche. Ma vi fu di fatto una superiorità potenziale a vantaggio dei tedeschi dotati ·di carri armati, semoventi, mezzi blindo- corazzati, armi automatiche, controcarri e artiglierie moderne e di un parco automobilistico di prim'ordine che consentiva ai reparti una grande mobilità. Ne conseguì anche, sotto certi aspetti, una superiorità morale per le ripercussioni inevitabili sullo spirito delle truppe italiane, che ebbe decisiva influenza sugli avvenimenti, quando il soldato tedesco dovette improvvisamente essere visto non più come alleato, ma come avversario.
CoNSIDERAZIONI.
Le linee fondamentali dell'aggressione germanica appaiono di una semplicità non dissociata da evidenza di intendimenti. Con l'affluenza di varie Grandi Unità fu conseguito lo scopo di assicurare il possesso di tutta l'Italia settentrionale (a nord dell'allineamento La Spezia- Rimini) e con l'opportuno spostamento delle forze già dislocate in Italia fu possibile assicurare alla Germania anche il possesso e il controllo delle regioni centro -meridionali, fino al conseguimento della virtuale occupazione della penisola. L'azione germanica va considerata per tempi: con l'opportuna dislocazione delle forze, assumere il controllo del territorio italiano per seguire la situazione e intervenire al momento opportuno; col subordinare tale dislocazione a quella delle forze italiane, impedire
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ad esse qualsiasi reazione; con la conseguente iniziativa delle operazioni, parare ogni minaccia di sbarco anglo- americano ai fini della difesa della Germania e intervenire contro eventuali centri di resistenza organizzata, trasformando il controllo del territorio italiano in una vera e propria occupazione militare. Sulla certezza della volontà di tale linea di condotta non possono sorgere dubbi. Nel convegno nella villa di Socchieva presso Fel tre (19 luglio) era stato negato ogni concorso di forze per la difesa dell'Italia, ma i primi atti di forza risalgono all'alba del 26 luglio. Se ne deduce che da tempo direttive esplicite dovevano essere state diramate per un deciso orientamento contro l'Italia. H a certamente dominato su tutto il convincimento di un probabile distacco dell'Italia dalla Germania, ciò che aveva indotto questa ad accentrare nelle sue mani - per la sua difesa - direzione, condotta e controllo delle operazioni nella Penisola, indipendentemente da voci premature o sintomi di una richiesta di armistizio da parte italiana. L'intendimento di reagire è certamente sorto anteriormente al 25 luglio e ne è prova la circostanza che virtualmente, al 17 agosto, e cioè prima dell'incontro del delegato italiano con i rappresentanti anglo - americani a Lisbona, l'incapsulamento delle forze italiane era già un fatto compiuto e l'intero dispositivo tedesco era ormai pronto ad entrare nella seconda fase dell'aggressione, quella esecutiva. Né sembra possa affermarsi che tale decisione fosse davvero conseguenza del maturarsi ,della situazione strategica in Italia e dei pericoli insiti in una nuova imminente operazione di sbarco degli alleati: in tal caso sarebbe stato logico aderire senza riserve alle richieste italiane di nuove forze per alimentare la resistenza. Per contro il Comando Supremo tedesco non volle mai ascoltare suggerimenti e richieste da parte italiana per l'invio di nuove forze e la loro dislocazione nella regione meridionale della penisola; si mantenne sempre fermo sui suoi intendimenti, invadendo improvvisamente l'Italia e dislocando le forze con un concetto così palesemente diverso da quello imposto dalla effettiva situazione militare. L'aggressione all'Ithlia ebbe perciò tutti i caratteri della premeditazione: frutto di determinazioni anteriori al colpo di stato in Italia, venne realizzata nella sua fase preliminare dal 26 luglio al 17 agosto; subì scrupolosi perfezionamenti e adattamenti fino al 7 settembre, venne rapidamente attuata a partire dal tardo pomeriggio dell'8 settembre. 3·- u.s.
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IV. - LE CO?\TROMISURE ITALIANE Compresero, in parallelo con l'avvio delle trattative di armistizio con gli Anglo- Americani e con alcune prese di posizione contro le forze tedesche che avevano invaso l'Italia: - prime disposizioni verbali (30 luglio) dello Stato Maggiore dell'Esercito; - il convegno di Tarvisio del 6 agosto; - l'ordine III C.T. del IO agosto dello Stato Maggiore dell'Esercito; - gli ordini dell'II agosto dello Stato Maggiore dell'Esercito per il controllo delle forze tedesche affluenti in Italia; - il convegno di Casalecchio (Bologna) del 15 agosto; ~ movimenti di truppe italiane per adeguarne lo schieramento alla nuova situazione; - la Memori a 44 Op., del 2 settembre, dello Stato Maggiore deli'Esercì to; - i Promemoria n. I e n. 2 del Comando Supremo e la Memoria 45 Op. dello Stato Maggiore dell'Esercito, in data 6 settembre; - gli ordini per la difesa di Roma, impartiti dallo Stato Maggiore dell'Esercì to; ___, gli ordini per la costituzione di un raggruppamento di forze alla frontiera orientale.
Lo Stato Maggiore italiano non rimase inerte dinanzi all' atteggiamento della Germania. Poté commettere errori nella sua reazione, poté sbagliare nella determinazione dei sistemi più efficaci (anche per la ovvia subordinazione di ogni sua azione agli intendimenti del Governo e del Comando Supremo) ma reagì immediatamente, nei limiti delle sue possibilità. Errori, deficienze, incertezze, non possono cancellare questa realtà, e nel valutarli a distanza di tempo occorre non perdere di vista la situazione psicologica del momento. Il 30 luglio, per ordine del Capo di Stato Maggiore, ufficiali superiori raggiunsero i Comandi del Gruppo Armate Sud, delle Armate 2a, 4\ 5\ 1, Sa, della Sardegna e Corsica e delle Difese ter-
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ritoriali autonome di Milano e Bologna per far pervenire ai rispettivi comandanti le prime istruzioni verbali intese a fronteggiare la situazione. In sintesi: reagire e opporsi con la forza ad ogni tentativo dei tedeschi di impossessarsi dei punti vitali, garantire il totale controllo di essi con forze italiane, intensificare la vigilanza degli obiettivi più importanti, destinandovi reparti comandati da ufficiali superiori energici c orientati. Lo Stato Maggiore, nell'intento di troncare sul nascere qualsiasi tentativo, autorizzava anche l'impiego delle forze adibite alla difesa costiera: qual siasi altro compito operativo doveva essere subordinato alla assoluta necessità di opporsi ad ogni atto di aggressione. Ordinava inoltre di disporre l'immediato presidio di tutte le opere fortificate e di non prendere iniziative armate se non dopo avere avuto la certezza delle intenzioni ostili da parte germanica. Parrebbe facile obiettare che l'attesa di una iniziativa armata tedesca, prima di reagire con le armi, pregiudicasse la decisione e l'energia insite negli ordini impartiti, ma occorre considerare che l'atteggiamento italiano si basava sempre sul preciso intendimento politico che non fosse l'Italia a determinare l'inizio delle ostilità contro la Germania. Nessuna obiezione venne frapposta dai singoli comandanti, salvo qualche preoccupazione sulla disponibilità di forze adeguate per presidiare tutti i punti sensibili (alla quale si sarebbe sopperito con opportuni spostamenti) e qualche riserva sulla disponibilità di « molti» ufficiali superiori «energici». E' evidente come, in quel momento, qualsiasi organismo doveva agire avvalendosi di quanto era rimasto dopo tre anni di strenua e logorante lotta combattuta peraltro solo da una parte delle forze italiane e fuori d'Italia. Comunque, eventuali difficoltà contingenti non potevano minare .il principio base dell'ordine: reagire all'impiego della forza da parte germanica, con azioni di forza. Continuando in misura crescente il dilagamento delle forze tedesche, venne effettuato un primo tentativo per chiarire le reciproche posizioni, ed ebbe perciò luogo il convegno di Tarvisio (6 agosto) con la partecipazione, per l'Italia, del Ministro degli Esteri e del Capo di Stato Maggiore Generale, e per la Germania, del Ministro ·degli Esteri e del Capo di Stato Maggiore dell'Esercito. Sintesi del convegno: l'invio delle truppe tedesche era stato disposto « per la comune difesa d'Italia » e i posti di frontiera italiani ne erano stati informati all'atto del passaggio. Esse si sarebbero fermate nel nord, anche se si conveniva sulla constatazione che la situazione più delicata era nel sud. Fu trattato della protezione in comune delle vie di
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comunicazione: i tedeschi avvertirono che si sarebbero costituite due riserve delle loro truppe sull'Appennino settentrionale e in Liguria, mentre una divisione paracadutisti sarebbe stata inviata a Roma per far fronte alle minaccie provenienti dalla Sardegna. I delegati italiani avvertirono della decisione presa di far rientrare dalla Francia la 4" Armata c dai Balcani tre divisioni (17). Praticamente il convegno terminò con un nulla di fatto c l'affluenza delle forze tedesche si accentuò nei giorni successivi. Il ro agosto lo Stato Maggiore dell'Esercito, riscontrando nel contegno tedesco una gravità sempre maggiore, diramò l'ordine 111 C.T. confermando e ampliando le direttive verbali impartite il 30 luglio ai Comandanti delle Armate 2a, 4", 5"', t, 8a, della Sardegna e Corsica e delle Difese territoriali autonome di Milano e Bologna. Contenuto dell'ordine: salvaguardarsi dalle sorprese, prevedere e disporre l'eventuale spostamento dei Comandi in località più idonee alla loro difesa; rinforzare la protezione degli impianti più importanti; controllare i movimenti delle truppe tedesche (r8) e l'eventuale loro fiancheggiamento ad opera di elementi o simpatizzanti del caduto regime; predisporre colpi di mano, preparando poche imprese accurate e con reparti di forza adeguata; raccogliere le truppe non aventi altro impiego, per tencrle alla mano in località importanti; porre le artiglierie nelle condizioni della massima mobilità. L'attuazione delle azioni di forza doveva compiersi o su ordine <liretto del Centro o, in difetto di collegamenti, di iniziativa, qualora gli atti ostili fossero stati di natura collettiva e da non confondersi con gli ordinari casi, ormai abituali, di violenza individuale. Il giorno successivo, 11 agosto, lo Stato Maggiore dell'Esercito emanò ordini scritti a tutti i Comandi per la segnalazione delle forze tedesche in affluenza nei territori di rispettiva giurisdizione o comunque in transito. Le segnalazioni giunsero regolarmente e con(17) Secondo EuGENIO DoLLM.AKK («Roma nazista ». Longanesi & C. editori, Milano, 1949· Pag. 207), con l'atteggiamento tenuto a Tarvisio dai rappresentanti italiani, l'Italia << era riuscita a guadagnare per la missione Castellano -(incaricato di prendere contatti con gli alleati)- settimane preziose». Implicitamente ammette che guelle settimane non vi sarebbero state senza il fermo atteggiamento italiano a Tarvisio e che i tedeschi, ove avessero avuto una più efficiente rete informativa, sarebbero venuti a conoscenza della missione medesima, impedendone con le loro forze la conclusione. (x8) Testualmente le definiva << truppe non nazionali », ciò che fece sorgere dubbi nei destinatari: meglio sarebbe stato precisare doversi trattare di truppe germaniche.
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sentirono sempre di avere un quadro esatto della situazione e delle relative varianti. Alla ricerca delle notizie furono interessati comandi, truppe, servizi, organi delle informazioni (centrali e periferici) e di vigilanza ai confini, comandi militari di stazione, comandi territoriali d~ li' Arma dei carabinieri, capi centri difensivi del controspionaggio, ecc. Data la situazione, che costringeva a dover fronteggiare adeguatamente gli alleati, perché i tedeschi rifiutavano di spostare al sud le loro truppe (19), e perdurando il concetto politico di continuare a tener fede all'alleanza con la Germania, nell'intento di addivenire alla definizione di uno schieramento atto a parare gli sbarchi con le forze italo- tedesche, ebbe luogo un altro convegno a Casalecchio, nei pressi di Bologna, il 15 agosto. L'Italia vi fu rappresentata dal Capo di Stato Maggiore dell'Esercito e dal Sottocapo di S.M. del Comando Supremo; la Germania dal Comandante il Gruppo Armate B e dal Generale Alfred Jodl. Dopo il fallimento dei convegni di Socchieva (Feltre) e di Tarvisio un nuovo convegno potrebbe oggi apparire anacronistico, ma il pericolo degli sbarchi ebbe il sopravvento: era necessario definire le questioni attinenti alla difesa della penisola, per il proseguimento della guerra che non poteva considerarsi, in quel momento, come mezzo per prendere tempo e mascherare la volontà di avvicinarsi agli Anglo- Americani. I delegati italiani riaffermarono la necessità di ritirare dalla Francia la 4~ Armata e dalla Balcania alcune divisioni, di spostare nell'Italia meridionale le divisioni tedesche stanziate nel Nord, stabilendone anche la dipendenza; di devolvere alle truppe italiane la protezione delle comunicazioni e degli impianti, fatta solo eccezione per la ferrovia del Brennero, da vigilarsi in comune. I delegati tedeschi autorizzarono il ritiro delle truppe dalla Francia e di alcune divisioni dalla Balcani a. Avvertirono però che le loro truppe dell'Italia settentrionale vi sarebbero rimaste, spostandone al massimo alcuni elementi fino all'Arno e a Rimini; alcune divisioni avrebbero occupato la piazza marittima di La Spezia; il Feldmaresciallo Rom(r9) Complicata dalla necessità di mantenere l'ordine pubblico, di respingere le azioni dei guerriglieri nella Venezia Giulia e di intensificare la ricostituzione delle unità reduci dalla Russia e non impiegabili per tempo indeterminato, dalle difficoltà del traffico ferroviario scardinato dai bombardamenti aerei, reso ancor più aleatorio dalle sopraffazioni dei tedeschi, insediatisi nei più importanti centri ferroviari, occupando e controllando posti di blocco, cabine di smistamento. semafori, stazioni, depositi di locomotive e locomotori e vagoni.
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mel avrebbe assunto il comando delle forze del nord d'Italia avendo alle sue dipendenze le Armate italiane 4" ed 8.. ; la protezione delle comunicazioni e degli impianti ·doveva farsi in comune, poiché, essendovi stata una vera e propria rivoluzione in Italia, dovevano salvaguardarsi da qualsiasi sorpresa. La tracotanza tedesca non ebbe limiti. A Casalecchio - ove ve ne fosse stato ancora bisogno - ogni illusione cadde. Non si trattava più di difendere in comune la penisola: i tedeschi intendevano assumere il controllo dell'Italia e predisporne l'occupazione (2o) (21). Ebbero corso, nel frattempo, i provvedimenti e i movimenti che lo Stato Maggiore dell'Esercito aveva disposto per parare la minaccia dell'aggressione germanica e che ebbero la precedenza anche sulla esigenza di rinforzare la copertura costiera per fronteggiare eventuali sbarchi. Fu perciò attuato lo spostamento di numerose unità (v. Schizzo n. 4) col criterio di salvaguardare almeno i punti più sensibili e più minacciati d'Italia in quel momento: l'Alto Adige, la piazza di La Spezia e la Capitale. Il XXXV Corpo fu rinforzato in Alto Adige con le Divisioni alpine « Cuneense» (proveniente dal Piemonte) e « Tridentina » (proveniente dal Veneto) - entrambe in ricostituzione - per poter presidiare, sia pure in comune con i tedeschi, le località e i gangli più importanti. Il XVI Corpo, con le Divisioni << Rovigo» e « Alpi Graje », quest'ultima inizialmen te destinata in Sicilia, provenienti dal Piemonte e dalla Liguria, fu destinato a presidiare la piazza marittima di La Spezia. Questo provvedimento impedì ai tedeschi di occupare la base navale e permise alla nostra Squadra da battaglia di lasciare i suoi ancoraggi la notte sul 9 settembre per trasferirsi a Malta, sottraendosi ad un colpo di mano. In base ad un primo accordo col (20) Il Maresciallo Kesselring, a tal riguardo, riferendosi all'avvenuto lancio della 2 " Divisione paracadutisti nei pressi di Roma, affermò che l'improvvisa comparsa di quelle truppe, benché alquanto incresciosa per gli italiani, fu di grande utilità ai tedeschi, perché il Governo italiano dovette comprendere che le sue mosse venivano sorvegliate da vicino. Cfr.: ALBERT KESSELRING: <<Memorie di guerra )). Garzanti editore, Milano, 1954· Pag. 183. (21) In tale situazione, forse, sarebbe stato opportuno assumere un atteggiamento più deciso. Ma occorre ricordare che soprattutto nell'Italia settentrionale gravitava una massa consistente di forze corazzate germaniche ben concentrate, mentre quelle italiane - a parte la loro scarsa efficienza operativa - risultavano disperse e nella materiale impossibilità di riunirsi per una eventuale azione nella valle del Po. Fu certamente anche questa considerazione a suggerire una diversa linea di condotta.
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Comando germanico, le forze tedesche sarebbero dovute rimanere al di fuori della Piazza, limitata da un triangolo i cui vertici erano il Passo del Bracco, quello della Cisa e la città di Viareggio. Ma le forze tedesche cominciarono a serrare a ridosso della Piazza, con ovvie intenzioni; intervennero energicamente il Comandante della 5a Armata e lo Stato Maggiore dell'Esercito, si stabilirono limiti più ridotti da riservare alle nostre truppe, ma anche essi furono violati da forze tedesche in transito: il Comando Supremo diede ordine di non opporvisi per non dare origine a conflitti di forza. Tuttavia la Piazza rimase in saldo possesso ·del XVI Corpo. Erano state nel frattempo impartite disposizioni al Comando della 2 "" Armata, intese a revisionarne lo schieramento avvicinandolo alla frontiera, nell 'intento di recuperare almeno tre divisioni da trasferire nella penisola, e al Comando della 8"" Armata era stato ordinato (28 luglio) di approntare le sue migliori divisioni per fronteggiare l'aggressione tedesca. Furono adottati provvedimenti per la difesa della Capitale, ad integrazione di quelli presi in precedenza e in corso (v. capitolo I) avviando a Roma la Divisione corazzata « Ariete», proveniente dalla Lombardia, e disponendo (3 settembre) l'affluenza delle Divisioni « Re» (dalla Croazia) e « Lupi di Toscana » (dalla Francia) - già destinate nella penisola salentina ~ e del 18° reggimento bersaglieri esplorante corazzato, che aveva già raggiunto Torino dalla Francia, perché inizialmente destinato in Sardegna. Fu sospeso il movimento della Divisione alpina « Pusteria », della 4a Armata, già destinata in Calabria, dirottandola al confine italofrancese (Alpi Cozie). Fu disposto (26 luglio) l'avviamento in Puglia della Divisione « Legnano», già dislocata in Francia e giunta in quei giorni nella zona di Bologna, per far fronte alle minaccie di una occupazione tedesca della base navale di Taranto. Non fu semplice né agevole effettuare tempestivamente tutti i trasporti predisposti: i movimenti ferroviari furono lentissimi, pesantemente ostacolati dalle numerose interruzioni provocate dai bombardamenti aerei; in parallelo si dovettero organizzare ingenti trasporti di munizioni, carburanti, viveri e materiali vari. Fu costituita (sera del 17 agosto), presso lo Stato Maggiore dell'Esercito, alle dirette dipendenze del Capo Reparto Operazioni, una apposita « Sezione speciale», per seguire attentamente l'evolversi della situazione delle forze tedesche, con particolare riguardo all'accertamento di quelle dislocate attorno a Roma, redigere gli ordini
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concernenti le reazioni da parte delle forze italiane e studiare. in parallelo, eventuali operazioni offensive da svolgersi in secondo tempo. La redazione degli ordini venne effettuata in un momento psicologicamente difficile, influenzato dalla grave situazione politicomilitare dell'Italia, dalla violenta offensiva aerea anglo- americana, dall'atteggiamento delle autorità politiche e militari germaniche c, infine, a decorrere dal 19 agosto 1943, dall'inizio dei rapporti con i rappresentanti militari alleati (22). I compiti devoluti alle Grandi Unità italiane dipendenti dallo Stato Maggiore Esercito formarono oggetto di distinte direttive con(22) Tra la fine del 1942 e il principio del 1943 vi erano stati sondaggi effettuati dal Duca Ajmone d'Aosta e dai Marescialli Caviglia e Badoglio per perorare l'uscita dell'Italia dal conflitto, che avevano consentito di conoscere nelle grandi linee i punti di vista degli Stati Uniti e della Gran Bretagna nei confronti dell'Italia. (Cfr.: ETTORE Museo: « La verità sull'S settembre>>. Garzanti editore, Milano, 19(55. Pag. 15 e << Foreign relations of the United States: Diplomar papers 1943 II, Europe ». U.S. Government Printing). Numerosi, successivamente, i tentativi effettuati per prendere contatti con gli Anglo- Americani, non ai fini della conclusione di un armistizio, ma per renderli edotti della situazione italiana e impedire che l'Italia fosse sopraffatta. La conclusione di un armistizio avrebbe dovuto seguire e non precedere eventuali accordi: non è difficile riscontrare in questo atteggiamento italiano, dopo più di tre anni di lotta, tanta ingenuità. In ordine cronologico ecco i vari tentativi e le decisioni assunte dal Governo italiano: - 30 luglio. Il Ministro degli esteri Raffaele Guariglia prese contatti col Ministro britannico presso la Santa Sede, Francis Osborne d'Arcy, ma dovette rinunciare a tale via poiché sia lo Osborne che il rappresentante degli Stati Uniti non disponevano di un cifrario sicuro; - 31 luglio. Al Quirinale: riunione presieduta dal Re, con la partecipazione del Maresciallo Badoglio, del Ministro Guariglia, del Generale Vittorio Ambrosio e del Duca Pietro Acquarone (Ministro della Real Casa): si decise di ricercare contatti con gli anglo- americani attraverso le rappresentanze diplomatiche, per rendere note le effettive intenzioni dell'Italia; 2 agosto. Partì per Lisbona il Consigliere d'Ambasciata Marchese Blasco Lanza d'Ayeta, per prendere contatti con l'Ambasciatore britannico in Portogallo, Sir Ronald Campbell. Gli venne risposto che sarebbe convenuto trattare la questione sul piano militare, tenuto conto che gli alleati forse avrebbero negoziato sulla base della resa incondizionata con un inviato del Comando Supremo; - 3 agosto. Partl per Tangeri il Consigliere d'Ambasciata Alberto Berio per prendere contatti col Console britannico a Tangeri. Iniziò i colloqui il 5 agosto col sostituto del Ministro britannico Gascoigne, assente, e li proseguì dal giorno 7 col titolare: il 13, per suo tramite, gli alleati fecero conoscere che esigevano la capitolazione senza condizioni. Si inserì anche una specie di invito britannico a trattare: gli inglesi, che avevano catturato a Nalut, in Tripolitania, un agente italiano munito di radio lasciato nel Nord -Africa, il 3 agosto
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- - -- - - - - - - - - - - - - - - -- - - - - - - - tenute nelle Memorie 44 Op. e 45 Op.; a sua volta il Comando Supremo impartì quelle di sua competenza con i Promemoria n. I e n. 2. La Memoria 44 Op. del 2 settembre 1943 ebbe una genesi particolare. Fu cioè preceduta, nel periodo compreso fra il r8 e il 21 agosto, dalla redazione di uno studio che avrebbe dovuto rispondere a vari intendimenti: creare, in previsione di specifici eventi sul territorio nazionale, una specie di grossa testa di ponte (atta a garantire la funzionalità del Governo italiano) che alle ali si sarebbe dovuta appoggiare alle basi navali di La Spezia e Gaeta e che, nel suo sviluppo, avrebbe dovuto comprendere il crinale dell'Appennino centrale. L'idea di concentrare le forze più efficienti in tale spazio vitale, avrebbe realizzato una delle soluzioni ritenute, in quel momento, più idonee per offrire anche una base allo sbarco delle forze anglo- americane, e l'intento di dissipare le diffidenze sulla serietà delle intenzioni italiane. Il 22 agosto si rinunciò a tale idea: probabilmente avrà influito sulla rinuncia l'evolversi della situazione, causato dal perfezionarsi del dispositivo tedesco contro l'Italia e, in particolare dalla presenza di Grandi Unità germaniche sull'Appennino tosco- emiliano e nelle zone di Viterbo- Montefiascone- Orvieto, di La Spezia, dei Colli Albani e di Gaeta. Vi interferirono sicuramente le difficoltà di poter concentrare in quello spazio forze adeguate per imbastire una difesa idonea a sbarrare le vie di accesso alla Capitale e alle citate basi navali, la valutazione del tempo occorrente, il susseguirsi, con erene diedero notizia al Servizio informazioni in Roma a mezzo di radio cifrato, offrendo la possibilità di entrare in trattative avvalendosi di tale mezzo. Ma il collegamento non fu potuto mantenere per ragioni di segretezza; - 10 agosto: il Re decise di prendere contatti con gli Anglo- Americani a mezzo di militari. Il Generale Giuseppe Castellano, del Comando Supremo, il r2 ricevette l'incarico di recarsi a Lisbona, non per chiedere l'armistizio, ma per esporre agli ufficiali alleati la situazione italiana e prospettare ad essi che l'Italia non avrebbe potuto sganciarsi dai tedeschi senza il loro aiuto; - 19 agosto. A Lisbona, il Generale Castellano prese contatti con il Generale americano Bedell Smith, Capo di S.M. del Generale Dwight Eisenhower e col Generale britannico K.X.D. Strong, capo del Servizio informazioni del Comando del Generale Eisenhower. Essi gli consegnarono il testo del corto armistizio; - 3 settembre ore 17,30: a Cassibile (Sicilia): firma dell'armistizio corto. Fu annunciato 1'8 settembre. (Cfr.: EMILIO FALDELLA: «L'Italia nella seconda guerra mondiale. Revisione di giudizi )). Cappelli editore, Rocca San Casciano, I959· Pagg. da 642 a 646).
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scente violenza, dei bombardamenti aerei e, non ultima, la materiale impossibilità di sottrarsi all'attività degli organi informativi tedeschi in Italia. Mutato l'indirizzo, il 22 agosto, verso sera, fu dato ordine di predisporre altro studio per le direttive da inviare ai Comandi delle unità stanziate nel territorio nazionale, in Francia, in Slovenia, Croazia e Dalmazia, direttamente dipendenti dallo Stato Maggiore, per fronteggiare la gravità della situazione, nel caso che la minaccia tedesca si fosse mutata in atti di guerra, con orientamenti di carattere generico e specifico per ciascun Comando. Ebbe così origine la prima stesura della Memoria 44, che subì successivi aggiornamenti dovuti al continuo evolversi della situazione militare e alle notizie che pervenivano dal Generale Castellano, che si occupava delle trattative con gli alleati. E' lecito pensare che la Memoria si sarebbe potuta diramare molti giorni prima, ma occorre tener conto che la situazione delle opposte forze in Italia mutava di ora in ora e che notizie di una certa importanza, alle quali occorreva adeguarsi, pervenivano sui probabili intendimenti degli alleati. Fu perciò necessario compiere un adeguato lavoro di modifica e di perfezionamento, che giunse ad una conclusione meno aleatoria verso la fine del mese di agosto, quando la bozza prese consistenza definitiva e fu sottoposta alla preventiva approvazione del Comando Supremo, che ne autorizzò la diramazione la notte sul 2 settembre. E' bene precisare che la Memoria non accennava alla probabile conclusione dell'armistizio, ma si riferiva soltanto alle reazioni contro aggressioni da parte delle forze tedesche. Munita di intestazione e di bollo di ufficio, venne diramata a mano a conferma e integrazione dell'ordine III C.T. del IO agosto. Ufficiali superiori di S.M., con mezzi aerei, raggiunsero i Comandi del Gruppo Armate Sud, delle Armate 2a, 4\ 7"', 8a, della Sardegna, della Corsica e delle Difese territoriali di Milano e Bologna. Il comandante della 5a Armata, che si trovava a La Spezia, ne prese visione il 5 settembre alle 9,30 a Monterotondo, sede operativa dello Stato Maggiore. Gli ufficiali latori rientrarono allo Stato Maggiore fra il 3 e il 5 settembre. I comandanti destinatari restituirono l'ultima pagina firmata per ricevuta, e dopo aver preso nota degli ordini a ciascuno relativi, dovettero bruciare la Memoria, così come era stato prescritto. Nessuna riserva venne prospettata dai comandanti, salvo quello della 4a Armata, il cui Comando era integrato da dementi tedeschi e alle cui dipendenze erano alcune unità della Milizia. La questione sollevata diede
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luogo ad un chiarimento avvenuto per telefonia segreta fra il Capo di S.M. dell'Esercito e il Generale Vercellino. Molte le critiche su questo documento, soprattutto sul sistema seguito per la diramazione. In teoria sarebbe stato preferibile convocare i comandanti presso lo Stato Maggiore, circostanza che però non sarebbe sfuggita ai tedeschi. Contenuto della Memoria: la premessa di una probabile e prossima aggressione germanica in forze e direttive sul contegno da tenere, riferendosi alla situazione delle forze germaniche in Italia quale risultava alle ore o del 2 settembre. Seguivano i compiti generici e i compiti specifici. Compiti generici, a conferma dei precedenti ordini : evitare sorprese, vigilare, rinforzare la protezione dei comandi, delle vie di comunicazione, degli impianti, sorvegliare i movimenti delle forze tedesche, predisporre colpi di mano su loro depositi, basi e magazzini, presidiare i punti militarmente più importanti. « Compiti specifici: 2"' Armata: far fuori la 71" Divisione tedesca e interrompere le comunicazioni ai tedeschi da T arvisio al mare; - 4" Armata: raccogliere le forze residue nelle Valli Roia e Vermenagna e agendo sui fianchi delle unità tedesche, interrompere le comunicazioni con la Cornice (Liguria); col XX Raggruppamento sciatori sbarrare i passi de] Moncenisio e del Monginevro, e interrompere la ferrovia ,del Fréjus; ----, 5"' Armata: tenere saldamente La Spezia e puntare su forze e mezzi tedeschi dislocati fra il Lago di Bolsena e il Senese; Armata: tenere saldamente Taranto e possibilmente anche Brindisi; --.., 8" Armata: tagliare le comunicazioni fra la Germania e l'Alto Adige, agire contro forze germaniche in movimento o in sosta nel Trentino e in Alto Adige, interrompere, in sostegno alla 2 .. Armata, le comunicazioni da Tarvisio al mare; - Forze Armate Sardegna: far fuori la 90.. Divisione tedesca; - Forze Armate Corsica: far fuori la Brigata corazzata SS. tedesca >> ( 23).
- t
(23) Cfr.: Generale GIACOMO ZANussr: «Guerra e catastrofe d'Italia, giugno 1943- maggio 1945 ». Editrice Corso, Roma, 1948. Pagg. da 139 a 141; Generale ANTONIO BAsso: « L'armistizio del settembre 1943 in Sardegna ll. Rispoli editore in Napoli, r 947. Pagg. 34 e 36; Colonnello MARio ToRSIELLO:
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Seguivano le prescrizioni varie: l'applicazione della Memoria avrebbe dovuto effettuarsi o in seguito ad ordine dello Stato Maggiore dell'Esercito con fonogramma convenzionale («Attuare misure ordine pubblico Memoria 44 Superesercito ») o di iniziativa dei comandanti in posto, in relazione alla situazione contingente. Va precisato che la Memoria non comprendeva le disposizioni per la difesa di Roma, né per la costituzione di un raggruppamento di forze alla frontiera orientale, che formarono oggetto di ordini a parte. Rispondessero o meno, le direttive della Memoria, alla situazione contingente molto delicata, è questione che va esaminata con la dovuta sensibilità e con molta ponderazione. E' certo che mancava nella premessa, come si è visto, un dato di fatto sostanziale: la indicazione del probabile annuncio dell'armistizio. Fu senza dubbio l'ossessione del mantenimento del segreto su tale vicenda - in armonia con le direttive del Governo e del Comando Supremo che indusse a tale voluta omissione e occorre, a trent'anni di distanza, convenire che ciò costituì uno degli elementi determinanti della dolorosa situazione nella quale praticamente l'Esercito finì con l'essere sorpreso dagli eventi. Ad integrazione degli ordini contenuti nella Memoria, altri ordini verbali furono impartiti dal Capo di Stato Maggiore dell'Esercito e, in particolare, istruzioni ai Comandanti delle Armate 4a e Sa per l'impiego della Divisione alpina « Pusteria ». In relazione al contenuto della Memoria e alle notizie derivanti dall'avvenuta firma dell'armistizio (3 settembre) il Comando Supremo emanò, il 6 settembre, il Promemoria n. I (allegato n. 3) diretto ai Capi di Stato Maggiore delle Forze Armate, riguardante le forze poste alle loro dirette dipendenze e dislocate in Italia, Francia e Croazia: vero e proprio complemento della Memoria 44· Ordinava: la organizzazione dei rifornimenti; la interruzione delle comunicazioni telegrafiche tedesche ricavate sulla rete nazionale; la difesa delle stazioni ampl ificatrici, delle centrali e delle stazioni radio nazionali; la eliminazione delle batterie contraeree tedesche o ·del personale tedesco delle batterie inquadrate dalle forze delle due nazioni; di far fuoco contro gli aerei tedeschi; di impedire che i prigionieri « Documenti sull'8 settembre 1943: la Memoria 44 Op. - la Memoria 45 Op.''· In Rivista Militare, fascicolo n. 3, marzo 1952, e Stato Maggiore R. Esercito, ordine n. 5- V dell'n settembre 1943 diretto ai Comandi Forze Armate Sardegna e Corsica (allegato n. 3 al capitolo VI).
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anglo- americani (24) cadessero in mano dei tedeschi; di riunire i reparti italiani in Alto Adige per fronteggiare anche le ostilità di quelle popolazioni allogene; di impedire la .distruzione dei bacini idroelettrici; di concorrere alla difesa delle basi marittime e di impadronirsi, infine, in concorso con l'Aeronautica, degli aeroporti tedeschi e misti, con precedenza per quelli della Capitale, mantenendo il possesso degli aeroporti presidiati da italiani. In conseguenza di tali prescrizioni, lo Stato Maggiore dell'Esercito diramò lo stesso giorno la Memoria 4 5 Op. (allegato n. 4), diretta ai medesimi comandi ai quali era stata inviata la Memoria 44, e con le medesime modalità, per immediati contatti con i Comandanti in posto della Marina e dell'Aeronautica ai fini del concorso dell'Esercito alle azioni ad esse affidate. La Memoria giunse a destinazione, agli enti più lontani, la sera del 7 settembre. Infine, sempre il 6 settembre, il Comando Supremo diramò col Promemoria n. 2 (allegato n. 5), le direttive ai comandi delle forze da lui direttamente dipendenti; tale ultimo documento subì contrattempi nella diramazione; praticamente non pervenne al Comando Gruppo Armate Est (Tirana), né al Comando Forze Armate Egeo. Probabilmente non si fece ricorso all'impiego della radio e dei cifrari, ritenendo vi fosse ancora qualche giorno a disposizione per l'annuncio dell'armistizio. A parte ogni altra considerazione, non si pensò che le nostre forze si sarebbero venute a trovare in una situazione giuridica molto delicata di fronte a quelle tedesche: sarebbe occorso dichiarare nel contempo la guerra alla Germania.
*** E' certo che la mancata indicazione, in tutti gli ordini impartiti, di un qualsiasi cenno sulla imminenza dell'annuncio dell'armistizio, sulla necessità di assumere un atteggiamento deciso nei confronti dei tedeschi e soprattutto sulla opportunità di concentrare le forze, ebbe sensibili ripercussioni sul determinarsi degli avvenimenti. Inoltre la reazione ·delle nostre forze avrebbe dovuto in ogni caso essere subordinata soltanto agli atti ostili del nemico : come sarebbe stato possibile reagire alle previste aggressioni quando i tedeschi, come avvenne, avrebbero fatto ricorso a movimenti, a con(24) Erano circa 54.000 compreso un migliaio di internati slavi.
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centramenti, a nuove dislocazioni, senza compiere atti di violenza? E come poteva essere stabilito il limite fra la violenza vera e propria e tanti altri atti che venivano compiuti per l'attuazione di un intendimento ormai chiaro fìn dal 25 luglio? Poteva, infine, un determinato atto aggressivo locale giustificare « la reazione o meglio l'azione in una intiera zona come misura preventiva di un'aggressione più vasta? » (25). Sono interrogativi legittimi che portarono a non intuire la necessità di una reazione immediata ovunque, e a qualsiasi livello, senza attendere alctm atto di aggressione specifico. Mancarono probabilmente le iniziative, così come forse mancò anche la volontà per considerazioni che non formano oggetto della trattazione e del resto in parte intuibili.
*** Nel frattempo, all'inizio del settembre, la 71 .. Divisione germanica (XVI Corpo), proveniente dai valichi di Piedicolle e Postumi a, era entrata nel goriziano e vi si era inse<liata avviando anche distaccamenti verso le più importanti opere d'arte rotabili e ferroviarie nel] 'intento - secondo le giustificazioni addotte da quel Comandante - di cooperare con gli italiani nel presidio delle vie di comunicazione. L'atteggiamento energico ordinato dallo Stato Maggiore impedì a quelle truppe di occupare Trieste, Udine e Gorizia. A sua volta, dopo alcune ore, giunse notizia che il XVI Corpo tedesco (del quale la 71 .. Divisione faceva parte) era in corso di affluenza nella conca di Klagenfurt con tre divisioni. Tale situazione indusse lo Stato Maggiore dell'Esercito a predisporre una reazione recuperando nel contempo le maggiori forze possibili dalla Slovenia per avvicinarle alla frontiera, costituendo una massa di forze tratte dalle migliori divisioni dislocate in Jugoslavia. Si sarebbero dovute concentrare le divisioni appartenenti alle Armate 2 "' e 8.. : « Torino », « Sforzesca », « Cacciatori delle Alpi », « Isonzo », « Murge », « Macerata», « Lombardia», « Julia », « Messina » e Ia. celere. Il 4 settembre venne dato ordine al Comando della 2 a Armata di disimpegnare subito la Divisione « Isonzo » dislocata in Slovenia per avvicinarla alla zona di probabile impiego.
(25) Cfr.: Generale FRANCEsco Rossi: «Come arrivammo all'armistizio ». Garzanti editore, Cernusco sul Naviglio, 1946. Pagg. 268 e 269.
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Al comando di tale massa di manovra venne destinato il Generale Gambara, Comandante dell'XI Corpo. Entro il giorno I I tutte le misure si sarebbero dovute completare, cioè nei termini di tempo noti, relativi alla data di probabile annuncio dell'armistizio (12 settembre). Il Generale Gambara giunse a Roma il mattino del 5 settembre. Avuti i necessari orientamenti, chiese alcune assegnazioni di mezzi e personale ed ebbe anche la direttiva di prendere contatti con i partigiani sloveni per una azione in comune, e il preavviso che, in un secondo tempo, si sarebbe passati ad una azione organizzata su vasta scala. Si trattenne a Roma, per organizzare il suo comando, riunire i mezzi e attendere le disposizioni definitive, scritte, che gli furono consegnate soltanto il pomeriggio dell '8 (ordine n. 36415, allegato n. 6) dopo l'approvazione da parte del Generale Ambrosia, rientrato il mattino. Lasciò la Capitale in auto poco prima dell'annuncio dell'armistizio, tentando con ogni mezzo di raggiungere Lubiana, ma . ' non v1. nusct. La missione Gambara era pertanto già fallita in partenza. A ciò contribuirono in modo determinante, non soltanto il ritardo nell'emanazione scritta dell'ordine, ma anche l'omessa informazione - almeno verbale - al Generale Gambara circa l'avvenuta conclusione dell'armistizio e il suo probabile imminente annuncio, nonché il mancato ricorso a preavvisi telefonici o radio alle Grandi Unità interessate a cosi notevoli cambiamenti. Erano stati inoltre impartiti in precedenza gli ordini per la difesa di Roma. La materia è trattata nel capitolo I (parte prima).
Nel complesso quadro delle contromisure italiane vanno anche ricordati alcuni episodi, energiche prese di posizione contro la tracotanza delle forze germaniche. Nella Venezia Giulia, come si è visto, quando la 71a Divisione tedesca penetrò nel territorio italiano, le truppe ivi stanziate assunsero un dispositivo di sicurezza e di difesa dinanzi ad Udine, Gorizia e Trieste per impedirvi l'accesso ai tedeschi. Questi, pur dilagando in vari punti, specie in corrispondenza delle opere stradali e ferroviarie, giunti a contatto col nostro schieramento avanzato, si arrestarono e non fecero ricorso alla forza. In Alto Adige l'invio delle Divisioni « Cuneense » e « Tridentina » costitW freno alla invadenza dei tedeschi. Le opere sulle vie
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di comunicazione del Brennero e della val Pusteria e gli impianti industriali furono vigilati in comune, né i tedeschi agirono con la forza per eliminare il concorso italiano: accettarono il fatto compiuto. A metà agosto le forze tedesche occuparono la linea ferroviaria Parma- Piacenza e la stazione ferroviaria di Reggio Emilia. Il Gene~ rale Ambrosio, venutone a conoscenza, ordinò al Comando della Difesa territoriale di Bologna di scacciarle con la forza, ciò che pro~ vocò l'immediato ritiro dei tedeschi. Chiara, dunque, la constatazione che le forze germaniche si arrestarono sempre dinanzi al fermo contegno dei reparti italiani evitando di assumere l'iniziativa delle ostilità, ma anche e soprat~ tutto evidente la dimostrazione della solidità delle truppe italiane in quelle situazioni.
V.~ LA CONCLUSIONE E
L'ANNUNCIO
DELL'ARMISTIZIO
E' nota la vicenda degli intendimenti operativi degli Anglo~ Americani, comunicati al Generale Castellano: avrebbero compiuto prima uno sbarco secondario in Calabria, e successivamente uno sbarco principale lungo la costa tirrenica, teoricamente a portata di Roma, ma in effetti a sud di Salerno, coincidente con la data di an~ nuncio dell'armistizio, data sulla quale vi furono varie supposizioni fino a far ritenere al Comando Supremo che avrebbe coinciso con il 12 settembre. In effetti gli Anglo- Americani non vollero mai indicare le località, le forze, c le date degli sbarchi, alimentando così supposizioni, illusioni ed equivoci. L'armistizio venne annunciato per radio dal Generale Eise~ nhower verso le ore 18 delJ'8 settembre. Seguì un Consiglio della Corona al Quirinale per decidere in merito all'accettazione o meno dell'armistizio e dopo varie discussioni fu decisa l'accettazione. Alle 19,45 il Maresciallo Badoglio an~ nunciò via radio ali 'Italia l'avvenuta conclusione (26). (26) Testo dell'annuncio: « Il Governo italiano, riconosciuta l'impossibilità di continuare l'impari lotta contro la soverchiante potenza avversaria, ndl'intento di risparmiare ulteriori e più gravi sciagure alla Nazione, ha chiesto un armistizio al Generale Eisenhower, Comandante in capo le forze alleate anglo -
Schiu.:o n. 4
BLOCCO DI 8 - 10 DIVISIONI DELLA : SLOVENIA E A lTA :CROAZIA COMPRESE 2- 3 DELLA VENEZIA GIULIA.
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MOVIMENTI ESEGUITI
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Antecedenti
49
Il ra<iiomessaggio fu ripetuto più volte: non fu sentita in quel momento la necessità di incitare il popolo italiano alla resistenza ai tedeschi, galvanizzando gli animi. L'atteggiamento delle forze tedesche all'annuncio fu inizialmente guardingo e di attesa ma non subì tentennamenti. Poco dopo il Comando Supremo germanico diramò la parola convenzionale « Achse » e da quel momento tutti i comandanti tedeschi iniziarono l'esecuzione delle previste misure (27). Diedero inizio al disarmo di varie unità italiane (specialmente di quelle costiere) e alle 20,30 con un colpo di mano si impadronirono dei depositi di carburanti di Mezzocammino e Valleranello, presso la via Ostiense, dotati di ingenti quantitativi di benzina e gasolio costituenti anche dotazione del Corpo d'Armata motocorazzato posto a difesa della Capitale; occuparono la centrale idroelettrica di Mignano presso Napoli (poi rioccupata per ordine dello Stato Maggiore) e ingiunsero a tante unità intimazioni di resa o di disarmo. Nuclei isolati delle unità costiere furono sopraffatti dopo qualche resistenza; atti di ostilità organizzata in tutta l'Italia si verificarono ovunque, con una prontezza che non avrebbe dovuto sorprendere. La stessa sera, a partire dalle ore 20, ufficiali tedeschi si presentarono in tutta l'Italia ai Comandi di presidio (esclusa Roma) richiedendo la collaborazione o il disarmo delle truppe, intimando una risposta entro poche ore. Contemporaneamente forze tedesche occuparono molti punti vitali e tentarono di impossessarsi delle sedi di alcuni comandi periferici, tagliarono i collegamenti a filo , isolarono i comandi dalle truppe, travolgendo le prime resistenze incontrate, ricorrendo anche a stratagemmi, inganni e raggiri e agendo con la forza della propaganda e del convincimento, specialmente ove le loro forze erano frammischiate a quelle italiane. Resistenze isolate, atti di eroismo individuali e collettivi si verificarono subito, denotando una certa coesione in molti reparti ben comandati e saldi, e costituirono prova concreta della volontà di battersi ai diretti ordini dei propri superiori, offrendo possibilità che, per una serie di eventi concorrenti, furono senza dubbio sottovalutate. Intimazioni tedesche ai comandi, azioni di forza e propaganda furono compiute simultaneamente, con rapidità ed energia, ovunamericane. La richiesta è stata accolta. Conseguentemente ogni atto di ostilità contro le forze anglo- americane deve cessare da parte delle forze italiane in ogni luogo. Esse però reagiranno ad eventuali attacchi da qualsiasi altra provenienza ». (27) Cfr.: KEssELRJKG: op. cit., pagg. 200 e 202 . 4·- u.s.
50
Le operazioni delle unità italiane nel settembre- ottobre 1943
que. Qualche incertezza, e una certa sorpresa, dominarono molti nostri comandi e reparti, privi di direttive e di ordini e virtualmente incapsulati da tempo; la situazione fu aggravata anche dalla netta preponderanza numerica o potenziale delle forze tedesche; ne derivarono improvvisi cedimenti e sbandamenti, non certo giustificabili, ma spiegabili con l'iniziale disorientamento e col logorìo di una guerra combattuta in condizioni di inferiorità. Alle 21>40 dell'8 il Comando Supremo inviò ai tre Stati Maggiori due distinti messaggi telefonici: il primo (n. 16724) per comunicare l'avvenuta conclusione dell'armistizio e l'ordine di cessare le ostilità contro le forze anglo- americane, con l'avvertenza che le Forze Armate italiane dovevano reagire con la massima decisione a offese provenienti da qualsiasi altra parte, il secondo poco dopo (n. 16725) contenente le condizioni di armistizio per la integrale esecuzione a seguito dei Promemoria n. I e n. 2. Alle ore 0,20 del 9 settembre il Comando Supremo, avendo constatato che il suo Promemoria n. 2 non era pervenuto a tutti gli enti interessati, diresse per radio ai tre Stati Maggiori e al Comando Superiore Egeo, un dispaccio telegrafico (n. 24202) __,. allegato n. 7 nel quale, dopo aver ripetuto gli ordini dello stesso Promemoria, confermava anche quello di « non prendere l'iniziativa di atti ostili contro i tedeschi ». Circa tre ore dopo l'annuncio dell'armistizio il Capo di Stato Maggiore dell'Esercito, i Sottocapi, il Capo Reparto Operazioni e i componenti la Sezione speciale si trasferirono da Monterotondo (28) a Roma; nel contempo venne dato ordine a tutti gli uffici dislocati in varie località del Lazio di ritornare a Roma nella notte. Tutto ciò può far ritenere che vi fosse, almeno neHe intenzioni, la decisione di condurre la resistenza con una visione unitaria. Cominciarono a pervenire subito numerosissime richieste telefoniche da parte di molti comandi ed enti periferici, taluni non direttamente dipendenti dallo Stato Maggiore ma dal Comando Su(28) Il Capo di Stato Maggiore dell'Esercito, i Sottocapi di S.M., il Reparto Operazioni e l'Ufficio Segreteria si erano trasferiti da qualche tempo a Monterotondo, mentre i rimanenti uffici « s'erano sparsi a blocchi di reparto in due o tre località dei dintorni - (Tivoli, Palombara Sabina, Orvieto, ecc.) - allo scopo di evitare bombardamenti aerei a Roma e ai superiori comandi militari; così non v'era più ragione, in conformità alla proposta avanzata dal Pontefice, di far oggetto la Capitale di offesa aerea ... ». Cfr.: Generale GIACOMO ZANUSSI: <<Guerra e catastrofe d'Italia >>. 2° volume (giugno 1943- maggio 1945), Editrice Corso, Roma, 1948. Pagg. 7 e 8.
Antecedenti
51
premo, per ricevere ordini e precisazioni su incidenti in corso con i tedeschi: fu subito evidente la conferma che non tutti i Comandi avevano ricevuto notizia degli ordini e degli orientamenti diramati in precedenza. Da parte di vari ufficiali preposti allo Stato Maggiore vi furono immediate pressioni per ottenere l'autorizzazione a diramare l'ordine di applicazione della Memoria 44· Verso le 23 il Capo di Stato Maggiore inviò il proprio Capo Reparto Operazioni dal Generale Ambrosia per il rilascio di tale autorizzazione, ma ne ottenne un netto rifiuto, sempre in relazione all'intendimento del Governo di non dover essere gli italiani i primi a prendere le armi contro i tedeschi. Non potendosi impartire l'ordine di applicazione della Memoria 44, il Generale Roatta, alle ore 0.30 del 9, diramò a tutti i Comandi direttamente dipendenti l'ordine (via radio e telefono) n. 1056 j Op. 99 T j F (allegato n. 8) per la raccolta dei reparti « almeno per battaglioni » e per la repressione di eventuali tentativi di sedizione, e alle ore 0.45 del 9 decise di trasmettere a tutti i Comandi che avevano ricevuto la Memoria un ordine telefonico così concepito: « Ad atti di forza reagire con atti di forza », che fu inoltrato fra le 0,50 e le 1,35 del 9 settembre, personalmente ai Comandanti o ai loro Capi di S.M. Tale comunicazione diede però la sensazione che qualche comando non fosse sufficientemente orientato o fosse psicologicamente abbattuto, tuttavia focolai di resistenza sorsero presto ovunque (29). Alle 6,30 del 9 settembre il Comando Supremo diramò ai tre Stati Maggiori il fonogramma n. r6733 col quale avvertì che il Governo e il Comando Supremo avrebbero lasciato Roma dirigendosi a Pescara, aggiungendo che i Capi di S.M. avrebbero dovuto seguire, lasciando sul posto loro rappresentanti. In effetti lo Stato Maggiore dell'Esercito non lasciò nessun proprio rappresentante con funzioni specifiche: il comando di tutte le truppe poste a difesa di Roma venne affidato al Generale Carboni, con l'ordine di trasferire il Corpo (29) << Soltanto la mattina dell' n settembre da Brindisi, quando ormai il piano di aggressione germanico aveva realizzato il suo programma sulla più parte degli scacchieri, veniva diramato l'ordine di "considerare i tedeschi come nemici". Tale ordine, trasmesso per radio e per aereo a mezzo di volantini, in chiaro, era, sostanzialmente, equivalente, per gli effetti, ad una dichiarazione di guerra. Tale non era, tuttavia, dal punto di vista formale e in considerazione dell'organo che emanava l'ordine, che era lo Stato Maggiore dell'Esercito». Cfr.: L'armistizio e la difesa di Roma nella sentenza del Tribunale Militare di Roma, del 19 febbraio 1949, pag. 4<>7·
52
Le operazioni delle unità italiane nel settembre- ottobre 1943
d'Armata motocorazzato nella regione cli Tivoli essendo stato deciso dal Maresciallo Badoglio e dal Capo di Stato Maggiore Generale di non più difendere Roma, data la situazione che si era determinata nella notte (v. capitolo I: La difesa di Roma). Col Capo di S.M. , i Sottocapi e il Capo Reparto Operazioni partirono pochi ufficiali : il Generale addetto al Capo di S.M. con un Tenente Colonnello di S.M. e gli ufficiali d'orclinanza dei generali. Partirono anche i tre ufficiali componenti la Sezione speciale, ma giunti ad Ortona a Mare non furono imbarcati e fecero ritorno a Roma.
VI. - SITUAZIONE DELLE OPPOSTE FORZE ITALIA NE E GERMANICHE ALLE ORE 20 DELL'8 SETTEMBRE 1943 (Schizzo n. 5)
FORZE ITALIANE
DIRETTAMENTE DIPENDENTI DAL COMANDO SUPREMO
Comando Gruppo Armate Est: Generale Ezio Rosi. In Albania: 9a Armata: Generale Lorenzo Dalmazzo: XXV Corpo: Divisioni di fanteria « Arezzo » e cc Firenze»; IV Corpo: Divisioni di fanteria « Brennero », « Parma >> e cc Perugia>>; In riserva: Divisione di fanteria cc Puglie >>. In Erzegovina: VI Corpo: Divisioni di fanteria « Marche >> e « Messina >>, e XXVII Brigata costiera. In Montene gro : XIV Corpo: Divisioni di fanteria « Emilia », « Ferrara » e cc Venezia >>, Divisione alpina «Taurinense ».
A ntecedenti
53
In Grecia:
n • Armata: Generale Carlo Vecchiardli. In seguito ad accordi intercorsi prima del 25 luglio fra il Comando Supremo italiano e l'Alto Comando tedesco, l'u• Armata si sarebbe trasformata, ai fini di una maggiore unità operativa, in Armata mista itala- tedesca, cessando dalla dipendenza dal Comando Gruppo Armate Est italiano per passare alla dipendenza del Comando Gruppo Armate Sud-Est tedesco, avente sede a Salonicco. Con ordine del 26 luglio quest'ultimo aveva disposto che si desse corso alla trasformazione con decorrenza dal 27 luglio: pertanto veniva costituito presso il Comando della u• Armata uno Stato Maggiore operativo tedesco affiancato a quello italiano. L'u" Armata sarebbe rimasta alle dipendenze del Comando Supremo italiano solo disciplinarmente (3o). Comprendeva le seguenti forze: Nel continente greco e isole ioniche: III Corpo: Divisioni fanteria « Forlì » e « Pinerolo»; VIII Corpo: Divisioni fanteria « Acqui » e « Casale »; XXVI Corpo: Divisioni di fanteria « Modena » e unità tedesche; LVIII Corpo tedesco: Divisioni di fanteria << Cagliari » e « Piemonte » e unità tedesche. Dipendeva anche dal Comando tedesco del Sud -Est. A Creta:
Divisione di fanteria « Siena >> e LI Brigata speciale. Dipendeva operativamente dal Comando tedesco della fortezza di Creta (31 ). In Egeo: Comando Superiore Forze Armate Egeo, Ammiraglio Inigo Campioni: Divisioni di fanteria « Cuneo >> e « Regina >>.
(3o) Cfr.: H ELMUT HEIBER: « Hitlers Lagebesprechungen ». Stoccarda, 19(52, pag. 356, n. I e « Hubatsch (Hitlers Weisungen fur die Kriegsfi.ihrung 19391945) ». Ed. Bernard & Graefe Verlag fi.ir Wehrwesen, Frankfurt am Main, 19(52. Pag. 218 e segg. e Generale FRANCEsco RoSSI: « Come arrivammo all'armistizio ». Garzanti editore, Milano, 1946. Pag. 176. (31) Cfr.: RoSSI: op. ci t., pag . 176.
Le operazioni delle unità italiane nel settembre- ottobre !943
54
DIRETTAMENTE DIPENDENTI DALLO STATO MAGGIORE DELL'ESERCITO (3z) SuL TERRITORIO NAZIONALE:
-nel Veneto, Venezie Giulia e Tridentina (33): 8.. Armata: Generale Italo Gariboldi: XXIII Corpo (Venezia Giulia): Divisione di fanteria « Sforzesca » ( « r »)- ( « op ») ; XXIV Corpo (Veneto) : Di visione di fanteria « Torino » (« r ») e Divisione alpina « Julia » (« r »); XXXV Corpo (in Alto Adige): Divisioni alpine « Cuneense>> (« r »)e « Tridentina » (« r »)e(« op »); -
in Lombardia: Divisione di fanteria « Cosseria » e 3o bersaglieri (« r ») (« op»);
-
in Emilia e Romagna : Divisione 3• celere, meno 3° bersaglieri ( << r ») - ( « o p »);
-
in Liguria e Toscana: Sa Armata: Generale Mario Caracciolo: XVI Corpo (La Spezia): Divisione di fanteria « Rovigo» e Divisione alpina << Alpi Graie » ( << pf ») ; II Corpo (Toscana): Divisione di fanteria « Ravenna » (« r ») e Divisioni costiere 215• e 216";
-
nell'Italia meridionale: 7" Armata: Generale Mario Arisio : XIX Corpo (in Campania): Divisione di fanteria « Pasubio » ( << r »); 222• Divisione costiera; XXXII Brigata costiera;
(32) In ricostituzione, perché reduci dalla Russia, quelle contrassegnate con (« r »); in servizio di ordine pubblico, quelle contrassegnate con (« op ») e per la protezione della squadra da battaglia, quelle contrassegnate con (« pf »). (33) A Gambettara (Vicenza) era dislocato e in corso di riordinamento il Comando della 6a Armata, proveniente dalla Sicilia, privo di truppe.
Antecedenti
55
IX
Corpo (in Puglia) : Divisione di « occupaziOne >> « Piceno »; Divisioni costiere 209"' e 2ro"' ; XXXI Brigata costiera; XXXI Corpo (in Calabria): Divisione di fanteria « Mantova »; Divisioni costiere 2II\ 212•, 214" e 227"';
-
in Sardegna: Comando Superiore Forze Armate Sardegna, Gen. Antonio Basso: XIII Corpo: Divisione di fanteria « Sabauda » ; Divisioni costiere 203"' e 205a; XXXIII Brigata costiera; XXX Corpo: Divisione di fanteria « Calabria »; Divisione costiera 204• ; IV Brigata costiera; Divisione .di fanteria « Bari », Divisione paRiserva: racadutisti << Nembo» e r Raggruppamento corazzato;
-
difesa della Capitale, alle dirette dipendenze dello Stato Maggiore dell'Esercito: Corpo d'Armata motocorazzato: Divisione ·di fanteria << Granatieri di Sardegna»; Divisione motorizzata « Piave » ; Divisioni corazzate « Ariete » e « Centauro »; XVII Corpo: Divisione di fanteria « Piacenza» ; Divisioni costiere 220• e 221"'; XXXIV Brigata costiera; Corpo d'Armata di Roma: Divisione ·di fanteria « Sassari » ; truppe in addestramento ai depositi; forze di polizia.
NEI TERRITORI OCCUPATI:
-
in Provenza :
4" Armata (34), Generale Mario Vercellino : (34) Il comando disponeva di uno Stato Maggiore combinato italo - tedesco.
56
Le operazioni delle unità italiane nel settembre- ottobre 1943
XII Corpo (in corso di rimpatrio): Divisione di fanteria « Taro >> ; Divisione alpina « Pusteria », 2"' Divisione celere; I Corpo: Divisioni costiere 223a e 224"'; XV Corpo: 20Ia Divisione costiera elementi vari; -
in Corsica: VII Corpo d'Armata, Generale Giovanni Magli: Divisioni di fanteria « Friuli» e « Cremona »; Divisioni costiere 225"' e 226"'; I Raggruppamento granatieri; I Raggruppamento alpino; I Raggruppamento motocorazzato;
-
in Slovenia, Croazia e Dalmazia : 2 .. Armata, Generale Mario Robotti: XI Corpo: Divisioni di fanteria « Cacciatori delle Alpi», << Isonzo », « Lombardia » e un Raggruppamento milizia; V Corpo: Divisioni di fanteria « Macerata » e « Murge», 5o Raggruppamento guardia alla frontiera, XIV Brigata costiera; XVIII Corpo: Divisioni di fanteria « Bergamo » e « Zara », XVI Brigata costiera; 4" reggimento bersaglieri; In nserva: I a Divisione celere.
UNITÀ IN MOVIMENTO:
- dalla Francia, verso Roma: Divisione di fanteria << Lupi di Toscana » ; ----, dalla Croazia, verso Roma: Divisione di fanteria « Re», in parte in attesa di terminare il periodo contumaciale nei campi di frontiera; - da Torino, verso Roma: il I8° reggimento bersaglieri motocorazzato (RECO); - da Bologna, verso la Puglia: Divisione di fanteria « Legnano».
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SITUAZIONE DELLE FORZE . ITALIANE E GERMAN ALLE ORE 20 DELL'8 SETfEI ESCLUSE LE UNITA' CO
Schizzo n. 5 GERMANIA
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Antecedenti
57
FORZE GERlv/AN!CHE
SU L TERRITORIO I TALIANO
(35).
(Schizzo n. 6). Gruppo Armate B, Feldmaresciallo Erwin Rommel:
-
in Alto Adige : LI Corpo da montagna: 44.. Divisione di fanteria; 136" Brigata da montagna. In affluenza un'altra divisione;
-
in Liguria : LXXXVII Corpo: Divisioni di fanteria 76.., 94"' e 305a;
-
nella zona Piacenza- Parma, con punte verso Pistoia ed elementi verso Torino e Milano: LXXVI Corpo corazzato: Divisioni corazzate 24"' e SS. « A. H itler»; 65"' Divisione dì fanteria;
-
nella Venezia Giulia : JI Divisione di fanteria del XVI Corpo. 3
O.B.S., Feldmaresciallo Albert Kesselring:
-
nel Lazio: XI Corpo: 2 .. Di visione paracadutisti; 3" Divisione panzergrenadiere;
-
nell'Italia meridionale: I0 Armata: Generale von Vietinghoff Scheel Heinrich. XIV Corpo: rs"' Divisione panzergrenadiere, r6.. Divisione corazzata, Divisione corazzata SS. « Goering » . 3
(35) Cfr.: « Das Heer 1933- 1945 >> di B uRKHART MiiLLER- HILLEBRANP. Editore E.S. Mittler & Sohn, Frankfurt am Main, 191}9. Pag. II7.
;8
Le operazioni delle unittÌ italiane nel settembre- ottobre 1943
LXXVI Corpo: 26.. Divisione corazzata, 29a Divisione panzergrenadiere, I .. Divisione paracadutisti; -
in Sarde g11a :
90.. Divisione panzergrenadiere. Inoltre: gli elementi sfusi di cui è cenno nella situazione al 25 luglio. NEI TERRITORI o ccUPATI E IN EGEo:
-
in Provenza: Forze appartenenti alla 19• Armata (Feldmaresciallo von Rundstedt Gerd): 157" Divisione di fanteria (LXIV Corpo); 356" Divisione di fanteria (LXXXIII Corpo); 343.. Divisione di fanteria territoriale (XXV Corpo); 346.. Divisione di fanteria territoriale (LXXIV Corpo) (36). Dette forze erano in movimento per sostituire le unità della 4"' Armata italiana in corso di rimpatrio; -
tn
Corsica: Brigata corazzata SS. « Reichsfii.hrer » .
Nei Balcani, in Egeo e a Creta, dipendenti dal Comando tedesco del Sud- Est: Generale LOhr Alexander (37): -
in Slovenia, Croazia e Dalmazia: Forze dipendenti del Comando della 2 "' Armata corazzata (Gen. Lothar Rendulic) con il XV Corpo da montagna, il XXI Corpo da montagna e il LXIX Corpo di riserva: Divisioni di fanteria II4", 173"", 187"' e II8.. da montagna, Divisioni croate 36sla e 373"; -
in Erzegovina e Montenegro: 7" Divisione da montagna corazzata SS. « Prinz Eugen >>, 279" Divisione di fanteria;
(36) Cfr.: « Kriegstagebuch 1940/ 1945 >> . Ed. Bernard & Graefe Verlag fur \Vehrwesen, Frankfurt am Main, 3° volume. Pag. II59· (37) Cfr.: << Das Heer 1933- 1945 » di BURKHART M uuu - HtLLEBRA.'<D. Editore E .S. Mitcler & Sohn, Frankfurt am Main, r91>9. Pag. 119.
Antecedenti
-
in Albania: IOo• e 114• D ivisioni di fanteria;
-
in Grecia: LXVIII Corpo con le Divisioni: 104" e n t cacciatori; 1' da montagna; n" di fanteria; r ' corazzata;
59
- a Creta: Comando fortezza Creta; Brigata da fortezza Creta; 22' Divisione di fanteria rinforzata; -
nelle isole dell'Egeo: Brigata motocorazzata << Rhodos ».
Erano inoltre di prevista affluenza in Italia: - dal Brennero: un altro Corpo d'Armata su due divisioni, dislocato nella regione di Innsbruk, del quale vari elementi avevano già oltrepassato il confine; - dalla conca di Klagenfurt, con asse di movimento LubianaPostumia: il XVI Corpo su tre divisioni, fra le quali la Jia, già penetrata in Italia.
RAFFRONTO FRA LE OPPOSTE FORZE
Il raffronto numerico fra le opposte forze porta a queste conclusioni: - presenti in Italia, compresa la Sardegna, oltre le unità costiere, 24 divisioni italiane (delle quali 9 in ricostituzione) cosl suddivise: 14 di fanteria, 4 alpine, I paracadutisti, I celere, I di occupazione, I motorizzata e 2 corazzate (inclusa la « Centkro >> di limitata consistenza organica), oltre a due di fanteria in corso di rimpatrio dalla Francia e dalla Jugoslavia, ed elementi vari, contro 17 divisioni tedesche (5 di fanteria, 5 corazzate, 2 paracadutisti, 5 motocorazzate), I brigata da montagna ed elementi vari; - presenti nei territori occupati e in Egeo 35 divisioni italiane (31 di fanteria, 2 alpine e 2 celeri), disseminate su vasti territori, contro
6o
Le operazioni delle unità italiane nel st ~tembre- ottobre 1943
20 divisioni (14 di fanteria, comprese 2 croate, 2 cacciatori, 2 da montagna, I da montagna corazzata, I corazzata), 2 brigate corazzate e I brigata da fortezza tedesche, oltre ad elementi vari. Il raffronto numerico ha però un valore relativo, così come lo ha il numero degli uomini. E' perciò opportuno raffrontare i coefficienti di potenza delle divisioni di fanteria italiane e germaniche. Div. italiana
Armi automatiche Fucili controcarri Mortai leggeri . Mortai pesanti . Pezzi controcarri . Cannoni per fanteria Autoblindo . Artiglierie da campagna Artiglierie contraeree . Automezzi per l'autotrasporto
342
o
126 48 24
o o 36 8
o
Div. tedesca
958 8r 84 54 75 24 6 48 (38) r6 2/ 3 della forza (39)
Scarsissimo il munizionamento controcarri delle divisioni italiane. La situazione si era aggravata quando, per effetto dei bombardamenti aerei, era saltato in aria lo stabilimento caricamento proiettili di Piacenza. Da quel momento era stato necessario ricorrere alla utilizzazione dei pochi recuperi esistenti presso i magazzini territoriali.
(38) Calibri: italiani, da 75 e roo mm; tedeschi, da 105 e 149 mm. (39) Cfr.: F. Rossr: op. cit., pag. 178.
DISLOCAZIONE DELLE FORZE GERMANICHE IN ITALIA ALLE ORE 20 DELL' 8 SETfEMBRE 1943
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PRINCIPALI GRUPPI 0 1 ELEMENTI "SFUSI".
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VOCE ITAltAN.A
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A ntec~d~nti
61 Allegato n. 1 .
COMANDO XXXV CORPO D'ARMATA (C.S.I.R.) UFFICIO OPERAZIONI
P.M. 222, lì 9 agosto 1943 Oggetto: Passaggio truppe tedesche.
A tutti i Pr~sidii ùglz sbarram~nti dif~nsivi d~ll'Alta Val/~ V~nosta ~ Vali~ Pusteria Ai posti di confin~ d~i valichi di
Loro Sede Resia e S. Candido
A mezzo dd Ten. Col. Lippolis Francesco di questo Comando latore della presente, ordino :
1) E' autorizzato il transito di truppe tedesche attraverso il Passo di Resia e di S. Candido. 2) Non è autorizzata alcuna occupazione di opere difensive da parte delle truppe tedesche né tanto meno è consentito consegnare ad esse chiavi o documenti di qualsiasi genere delle opere stesse. Opporsi in tal unso con la forza a qualsiasi tentativo di occupazion~ o di estorsion~.
3) Tutti ordine.
Comandi interessati firmeranno per presa vtswne il presente
Il G~n~ra/~ di Corpo d'Armata Comandant~ ALESSANDRO GLORIA
02
Le oprra:::.ioni d~ll~ unittÌ italiaM nel s~tlt'mbre- ottobre 1943
Allegato n. 2. COMANDO XXXV CORPO D'ARMATA (C.S.I.R.) UFFICIO OPERAZIONI
N. 1394/ 0p. di prot.
P.M. 222, lì 13 agosto 1943
Oggetto: Comunicazione. A S.E. il Generale Feuerstein tramite il Generale Bajer S.E. il Capo di Stato Maggiore dell'Esercito ha fatto pervenire la seguente comunicazione: « Non è consentita alcuna occupazione di tratti di territorio di confine da parte di truppe germaniche. « E' ammessa soltanto l'entrata e la defluenza di truppe germaniche attraverso il Colle di Resia, la soglia di Dobbiaco oltreché per il Passo del Brennero. « Misure di protezione contro paracadutisti da parte germanica sono ammesse solo nei dintorni della ferrovia del Brennero, mentre a dette misure come del resto a protezione della stessa ferrovia e nelle sue immediate adiacenze provvedono soltanto truppe italiane ». In relazione a quanto precede prego V.E. di voler dare tutte le disposizioni del caso intese: - a far sgomberare immediatamente tutti i tratti di territorio di confine già occupati o in corso di occupazione da parte di r~parti dipendenti, comprese anche le casermette per cui avevo data provvisoria autorizzazione di ricovero ad elementi tedeschi; - a raccogliere i vari distaccamenti posti nella immediata prossimità e a difesa diretta di impianti vari ferroviari e stradali in unità da dislocare nei dintorni della ferrovia del Brennero; - a limitare le misure di protezione controaerea alle soglie dei passi sopra menzionati e lungo la ferrovia; - a mettere a mia disposizione tre ufficiali superiori, di cui: . uno per la zona del Resia; . uno per la zona del Brennero; . uno per la zona di S. Candido, col compito di provvedere, d'intesa col mio Comando, a fare rispettare le disposizioni sopra indicate; - a mettere, infine, un'altro ufficiale superiore a mia disposizione col compito di provvedere, d'intesa col mio Comando, ad assicurare l'esecuzione dello sgombero da parte delle unità che presidiano attualmente impianti vari lungo la ferrovia e la rotabile del Brennero. Resto in attesa di un cenno di assicurazione in proposito da parte di V.E. li Generale di Corpo d'Armata Comandante ALESSANDRO GLOiliA
Antecedenti Allegato n. 3· COMANDO SUPREMO P.M. 21, lì 6 settembre 1943
Segreto PROMEMORIA N . I l. - PREMESSA.
La presente Memoria riguarda il caso che forze germaniche intraprendano di iniziativa atti di ostilità armata contro gli organi di Governo e le Forze Armate italiane, in misura e con modalità tali da rendere manifesto che non si tratti di episodi locali, dovuti aJI'azione di qualche irresponsabile, bensì di azione collettiva ordinata. Tali atti possono consistere in occupazione di comandi, centrali di collegamento, stazioni ferroviarie, porti, aeroporti, ecc., interruzione delle trasmissioni, disarmo di guardie, accerchiamento di reparti ed intimazioni di resa, azioni belliche vere e proprie, ecc. 2. - SITUAZIONE DEL 1 ° SETTE~IBRE
DELLE
FORZE TERRESTRI
GE1L\iA~ICHE Il' ITALIA ALLA DATA
1943:
-
44.. Divisione e Brigata << Doelha >> : Alto Adige - Trentino; sulle ferrovie di Tarvisio, di Piedicolle e di Postumia; - Blocco nord: Divisioni 76a, 94", 65", 305•: fra Savona e Lucca e relativi retroterra. Divisioni « Hitler >> e 24.. : fra Parma e Bologna; - Blocco centrale: Divisioni 3" motocorazzata (zona del Lago di Bolsena) e 2• paracadutisti (zona di Lido di Roma- Nettunia); -Blocco campano: Divisioni rsa. I6\ (( Gocring »: tra Gaeta ed Eboli; - Blocco calabro: Divisioni 26• e 29•; l a Divisione paracadutisti: in movimento verso la zona di Matera. Vi sono inoltre: - i reparti della difesa c.a. e della rete di avvistamento; - un distaccamento al Moncenisio; - Comando Garda (Gruppo Armate B); - Comando Castelli Romani (O.B.S.); - basi della Pianura Padana; - altre basi varie; - aeroporti tedeschi e misti; - elementi in Roma (per lo più in civile); - in Corsica: Brigata « Reichsfi.ihrer » ed altri elementi minori; - in Sardegna: 90• Divisione ed altri elementi minori. -
71a Divisione:
3· • AZIONI DEI :REPARTI DELL'ESERCITO. A completamento delle norme generali già diramate da Superesercito (Memoria 44) circa l'impiego delle G.U. si aggiunge quanto segue:
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Le oper·azioni delle unità italiane nel settembre- ottobre 1943
a) Difesa della Capitale. Oltre alle disposizioni già adottate, dovrà in particolare essere assicurato che tutte le strade adducenti a Roma siano bloccate sino dall'inizio dell'emergenza.
b) Rifornimenti. Dovranno essere prese adeguate predisposizioni per assicurare alle truppe i rifornimenti, specie di carburante, per il quale si attraversa una crisi gravissima, poiché evidentemente i depositi non sono costituiti in vista della ipotesi considerata e il servizio ferroviario sarà molto irregolare. Sarà probabilmente necessario attuare subito i possibili spostamenti di carburanti dall'Italia settentrionale all'Italia centrale.
c) Collegamenti: - interrompere tutte le comunicazioni telegrafoniche tedesche ricavate sulla rete nazionale (spegnimento degli amplificatori, manovra interruttori, isolamento permutatori); - difendere ad oltranza le stazioni amplificatrici delle reti nazionali (sociali comprese) e le centrali telegrafoniche urbane ed interurbane, le stazioni R.T. militari e civili; nel caso la difesa venga sopraffatta dovranno essere resi inutilizzabili gli impianti. Occorrendo, rinforzare oculatamente fino da ora il presidio dei vari organi predetti.
d) Batterie controaeree e rete di avvistamento. I germanici hanno ovunque numerose batterie controaeree, che impiegherebbero efficacemente contro di noi, ed una estesa rete di avvistamento. Compito dei reparti di qualsiasi Forza Armata dovrà essere quello di far fuori al più presto e dove possibile tali batterie: predisporre tutto minutamente. Inoltre bisognerà ordinare alle nostre batterie contraeree di aprire il fuoco contro aerei tedeschi, e invece non sparare contro gli aerei anglo- americani.
e) Prigionieri britannici. Impedire che cadano in mano tedesca. Poiché non è possibile difendere efficacemente tuttt 1 campi, si potranno anche lasciare in libertà i prigionieri bianchi, trattenendo in ogni modo quelli di colore. Potrà anche essere facilitato l'esodo in Svizzera, o verso l'Italia meridionale, per la costiera adriatica. I prigionieri addetti a lavori potranno anche essere trattenuti, con abito borghese, purché fuori della linea di ritirata dei tedeschi. Ai prigionieri liberati dovranno, a momento opportuno, essere distribuiti viveri di riserva e date indicazioni sulla direzione da prendere.
f) Popolazione Alto Adige. Farà causa comune con i tedeschi e cercherà di sopraffare i reparu Italiani. Questi dovranno il più possibile essere raggruppati ed opporsi a civili e militari, ma la loro azione sarà fortemente contrastata; in caso di necessità ripiegheranno a sud, sulla zona di Trento.
Antecedenti
g) Distruzioni tedesche. I tedeschi, lungo la loro linea di nurata (presumìbìlmente Napoli- RomaFirenze- Bologna- Brennero) distruggeranno completamente c letteralmente tutto. Questo bisogna tenerlo presente per togliere possibilmente i depositi più importanti dal loro cammino e cercare di impedire energicamente codeste distruzioni. Particolarmente attenzione sia posta ai bacini idroelettrici, che saranno certamente oggetto di particolare distruzione. 4· - AZIONE .[)ELLA MARINA:
a) unità navali da guerra e mercantili germaniche: debbono essere catturate, o, nella impossibilità, affondate o quanto meno inutilizzate, in qualsiasi porto esse si trovino, da comandi c personale della R. Marina col concorso, ove necessario, dì reparti dell'Esercito; b) deve essere assolutamente impedito con qualsiasi mezzo che navi italiane da guerra o mercantili cadano in mano tedesca. Non potendo evitare quanto sopra, le navi dovranno autoaffondarsi; coc) reparti della Marina germanica dislocati presso le varie basi: mandi di Marina, in accordo con quelli dell'Esercito, li cattureranno o comunque li metteranno in condizioni di non nuocere; d) unità da guerra italiane: debbono uscire al più presto in mare tutte quelle comunque in condizioni di navigare, per raggiungere i porti della Sardegna, della Corsica, dell'Elba, oppure di Sebenico e Cattaro; tutte le unità non in condizioni di muovere, oppure che in uno dei porti di rifugio dì cui sopra verranno a trovarsi in condizione di cadere in mano germanica, dovranno essere autoaffondate; e) naviglio mercantile italiano: armato ed in condizioni di muovere dovrà aJ più presto partire per raggiungere porti italiani, dalmati od albanesi a sud del parallelo di Ancona, in Tirreno, a sud di Livorno. Le navi non armate o non in condizioni di muovere dovranno, mediante sabotaggio, essere inutilizzate per lungo tempo; f) impianti logistici, arsenali, bacini di carenaggio, ecc., delle basi navali: debbono essere razionalmente in utilizzati mediante asportazioni che ne impediscano la rapida rimessa in efficienza; g) basi marittime: dovranno essere poste in istato di difesa onde consentire l'esecuzione dei provvedimenti di cui ai paragrafi precedenti; accordi con i Comandi di G.U. responsabili della difesa delle basi; h) reparti vari della R. Marina: ove non impegnati nella esecuzione dei compiti di cui sopra dovranno concorrere ai compiti dei reparti dell'Esercito, previ precisi accordi fra i Comandi interessati delle due Forze Armate. 5· - AERO:-IAUTICA: a) aeroporti totalmente germamc1: debbono essere occupati catturando il personale, distruggendo il materiale di volo nonché i depositi di carburante e munizioni. Qualora non fosse il caso di mantenerne l'occupazione, detti aero-
5·- u.s.
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Le operazioni delle unità italiane nel settembre- ottobre 1943
porti dovranno essere inutilizzati. Per far questo occorrono forze, quindi non sarà ovunque possibile di ottemperare all'ordine. Dovrà in ogni modo: - essere data la precedenza agli aeroporti vicini a Roma; - tendere alla completa attuazione dell'ordine di inutilizzazione; b) aeroporti misti: debbono essere occupati catturando il personale e distruggendo il materiale di volo, salvando quando possibile i nostri depositi di carburante. Anche in questo caso gli aeroporti che non si ritiene di dovere impiegare saranno inutilizzati. A tal fine, e caso per caso, in relazione alle caratteristiche di ogni aeroporto, dovrà essere fin da ora gradatamente ed oculatamente disposto il rinforzo del personale aeronautico italiano. Previ accordi con l'Esercito dovrà essere pure rinforzata la difesa vicina, allo scopo di avere maggiore forza per l'azione di che trattasi, che dovrà essere studiata e predisposta in ogni particolare; c) aeroporti totalmente italiani: dovrà essere stabilito il numero di aeroporti necessari, con una certa larghezza per le necessità delle forze aeree italiane (tenendo presente che dovranno affluirvi tutte le forze aeree efficienti attualmente dislocate oltre mare): per queste basi si dovrà provvedere alla difesa ad oltranza; i rimanenti aeroporti dovranno essere inutilizzati. Dovrà essere mantenuto il saldo possesso, a qualunque costo, degli aeroporti di Cerveteri, Furbara, Centocelle, Guidonia, Urbe; accordi con l'Esercito; d) forze aeree: - caccia: tutti gli apparecchi efficienti dovranno affluire agli aeroporti della Capitale; - bombardamento, ricognizione ed assalto: tutti gli apparecchi efficienti dovranno affluire agli aeroporti della Sardegna; e) reparti contro aerei serviti dalla Aeronautica (vedi precedente numero 3 lettera c); f) nessun apparecchio italiano deve cadere in mano tedesca; in caso di impossibilità si provveda alla distruzione; g) siano raccolti fin da ora tutti gli elementi relativi alle opere di difesa terrestre predisposte dai germanici nei loro aeroporti. Inoltre dovrà essere tenuto costantemente aggiornato l'elenco degli aerei tedeschi nei vari aeroporti; h) l'attuazione dei predetti ordini richiede immediati e completi accordi con l'Esercito.
6. - IMPIEGO GAS OA PARTE GERMANICA. Bisogna prevederlo, quindi mettere tn efficienza tutti di difesa individuale e collettiva.
mezz1 disponibili
7· - Le direttive di cui al presente Promemoria verranno attuate in seguito a diramazione del seguente dispaccio in chiaro diretto ai tre Capi di Stato Maggiore, oppure di iniziativa, qualora i collegamenti siano interrotti e si verifichino le circostanze di cui al numero uno. <<Attuate misure di ordine pubblico Promemoria n. I - Comando Supremo>>. Della presente Memoria, che deve essere restituita al latore, ogni Capo di Stato Maggiore delle FF.AA. può prendere gli appunti ritenuti indispensabili, che terrà gelosamente custoditi sulla propria persona o in cassaforte.
Antecedenti
Gli ordini relativi alla presente Memoria debbono essere impartiti solo verbalmente, norma che vale per tutti i Comandi in sottordine. Le predisposizioni che, per necessità di cose, dovranno prendere gli enti esecutivi devono essere motivate come preparativi per il caso di attacco anglo -americano. Le predisposizioni da prendere sono di assoluta urgenza. Si tenga ben presente che azioni slegate e sporadiche sono di nessun rendimento, ma che occorre invece coordinamento e preparazione minuta. 8. - Riserva di ordini per il Comando Gruppo Armate Est, Egeo compreso.
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Le operazioni delle unità italiane nel settembre- ottobre 1943 Allegato n. 4·
MEMORIA N. 45 6 settembre 1943 ... indirizzi omessi ... PREMESSA.
La presente Memoria contiene alcune norme complementari e chiarificatrici di quelle generali già diramate nella Memoria 44, sempre per il caso che le Forze Armate germaniche intraprendano di iniziativa atti di ostilità contro il Governo e le Forze Armate italiane. A. - COLLEGAMENTI : - interrompere tutte le comunicazioni telegrafiche tedesche ricavate sulla rete nazionale (spegnimento degli amplificatori, manovra interruttori, isolamento permutatori). (E' stato incaricato il Generale Nulli, comandante superiore delle telecomunicazioni, di dare istruzioni per la parte tecnica agli enti tecnici direttamente interessati); - difendere ad oltranza le stazioni amplificatrici delle reti nazionali (sociali comprese) e le centrali telefoniche urbane ed interurbane; le stazioni radiotelegrafiche militari e civili; nel caso la difesa venga sopraffatta dovranno essere resi inutilizzabili gli impianti. Occorrendo, rinforzare oculatamente fin da ora il presidio dei vari organi predetti. B. - BATTERIE CONTRAEREE E RETI 01 AVVISTAMENTO.
I germanici hanno dovunque numerose batterie contraeree, che impiegheranno efficacemente contro di noi, ed una estesa rete di avvistamento. Compito dei reparti di qualsiasi Forza Armata dovrà essere quello di fare fuori al più presto, e dove è possibile, tali batterie: predisporre tutto minutamente. C. - PR!GIO:-IIERI BRITAl\"NlCI.
Impedire che cadano in mano tedesca. Poiché non è possibile difendere efficacemente tutti i campi, nel caso di immediato pericolo che essi ricadano in mano tedesca, si potranno anche lasciare in libertà i prigionieri bianchi agevolandoli con fornitura di viveri di riserva ed indicazioni di itinerari favorevoli per sfuggire alle truppe germaniche.
D. - PoroLAZtON.E ALTO AotGE. Farà causa comune con i tedeschi e cercherà di sopraffare i reparti italiani. Pertanto questi nell'assolvimento dei compiti per essi fissati dalla Me-
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moria 44 terranno presente anche la necessità di difendersi dalle offese dirette e subdole che verranno tentate contro di loro dalla predetta popolazione. E. - DISTRUZIONI TEDESCHE.
I tedeschi tenderanno probabilmente anche ad effettuare distruzioni specie a cavallo degli itinerari da loro seguiti. Cercare di opporvisi.
F. - Co::-~coRso ALLE AZIONI DELLA MARINA E DEt.t'AERONAUTICA. Si dovrà aderire, nella massima misura possibile, a richieste di concorso della Regia Marina per sue azioni dirette a: I catturare, affondare, od inutilizzare unità navali da guerra e mercantili germanici; 2° - catturare o metter comunque in condizioni di non nuocere reparti della Marina germanica; 3" - porre in istato di difesa le basi marittime. Reciprocamente ai vari reparti della R. Marina non impegnati nella esecuzione dei compiti di loro spettanza, potrà essere richiesto tutto il concorso possibile ai compiti dei reparti del R. Esercito. 0
-
Analogamente si dovrà aderire, nella massima misura possibile, alle richieste di concorso della R. Aeronautica: 0 I - per le sue azioni dirette a catturare personale e distruggere materiale di volo e depositi di carburanti e munizioni germanici, su aeroporti totalmente germanici o misti, rinforzando fin d'ora la difesa vicina di questi ultimi allo scopo di aver maggiori forze per le azioni di cui trattasi; 2 ° - per assicurare il saldo possesso degli aeroporti totalmente italiani.
G. - IMPIEGO GAS DA PARTE GERMANICA. Bisogna prevederlo, quindi mettere in efficienza tutti i mezzi disponibili di difesa individuale e collettiva. Le predisposizioni da prendere sono di assoluta urgenza e specie in quanto concernono le azioni di concorso della R. Marina e la R. Aeronautica richiedono coordinamento e preparazione minuta.
Dalla presente Memoria, che deve essere restituita al latore, ognuno dei comandanti in indirizzo può prendere gli appunti ritenuti indispensabili, che terrà gelosamente custoditi sulla propria persona o in cassaforte. La medesima norma vale per i comandanti in sottordine.
Nota. - La formula di cui al comma C del paragrafo 1° della Memoria n. 44 (<e Attuare misure ordine pubblico .'vfemoria quarantaquattro Superesercito >>), è da considerarsi comprensiva anche per l'applicazione della presente Memoria 45·
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L~ operazioni delle unità italiane nel settembre- ottobre
r943 Allegato n. 5·
COMANDO SUPREMO P.M. 21, 6 settembre 1943 Segreto - Riservato personale PROMEMORI:\ N. 2
I. - PREMESSA. Particolari condizioni di ordine generale possono imporre di deporre le armi indipendentemente dai tedeschi. L'esperienza recente insegna che questi reagiranno violentemente. Non è neppure escluso che possano commettere atti di violenza, indipendentemente dalla dichiarazione di armistizio, per rovesciare il Governo o altro. Con il presente Promemoria si danno le norme generali da seguirsi dagli scacchieri operativi nella eventualità di cui sopra (armistizio italiano). fJ. - SITUAZIO:-:E DELLE FORZE GEIUIAXICHE NEGLI SCACCHlEAI CHE lt-IERESSA.'{0 ALLA DATA DEL 1° SE'ITE~IBRE:
Erzegovina Monunegro Albania . Grecia Creta Rodi .
1 divisione (più 1 divisione croata); r divisione; 3 divisioni (a portata dello scacchiere); 7 divisioni (di cui r corazzata); 1 divisione c due brigate; t divisione.
III. - Co~!PITI PARTICOLARI.
Gruppo Armate Est (VI C.A., XIV C.A., 9"' Armata). Concentrare le forze, riducendo gradatamente la occupazione come ritenuto possibile e conveniente, in modo però da garantire, nella situazione peggiore, il possesso dei porti principali e specialmente Cattaro e Durazzo. Egeo. Il Comandante Superiore è libero di assumere verso i germanici l'atteggiamento che riterrà più conforme alla situazione. Ove però fossero prevedibili atti di forza da parte germanica, procedere al disarmo immediato delle unità tedesche nell'Arcipelago. Nel momento in cui verrà ordinata la attuazione della presente emergenza, Superegco cesserà di dipendere dal Comando Gruppo Armate Est e dipenderà direttamente dal Comando Supremo. Grecia e Creta. E' lasciata libertà al Comando di Armata e delle truppe di Creta di assumere l'atteggiamento generale in confronto dci germanici che sarà ritenuto più
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opportuno, tenendo presente quanto detto in via di massima nei paragrafi seguenti. Dire francamente ai tedeschi che se non faranno atti di violenza armata le truppe italiane non prenderanno le armi contro di loro, non faranno causa comune né coi ribelli né colle truppe anglo- americane, che eventualmente sbarcassero. Le posizioni di difesa costiera in consegna alle truppe italiane saranno mantenute e difese per un breve periodo di tempo (da fissarsi dai Comandanti) fino alla sostituzione con truppe germaniche, e questo eventualmente anche in deroga agli ordini del Governo centrale, sempre quando, naturalmente, da parte tedesca, non vi siano atti di forza. Riunire al più presto le forze preferibilmente sulle coste in prossimità dei porti. Aviazione. Le nostre forze aeree dovranno immediatamente raggiungere, a seconda della dislocazione, i campi della Madre Patria, oppure quelli dell'Egeo. Il materiale e gli impianti a terra dovranno essere distrutti: il personale seguirà la sorte di quello dell'Esercito. Marina. I mezzi della Marina da guerra ed i piroscafi dislocati nei vari porti della Grecia e di Creta dovranno rientrare senz'altro in Patria. Unità che fossero in procinto di cadere in mano germanica dovranno autoaffondarsi. Il naviglio dislocato nei porti dell'Egeo, rimarrà in posto. Il naviglio in navigazione dirigerà su porti italiani, o dell'Egeo. Il personale seguirà la sorte di quello dell'Eserciw.
IV. - Indipendentemente da dichiarazione di armistizio o meno, ed in qualsiasi momento tutte le truppe di qualsiasi Forza Armata dovranno reagire immediatamente ed energicamente e senza speciale ordine ad ogni violenza armata germanica e delle popolazioni in modo da evitare di essere disarmati o sopraffatti. V. - Occorre provvedere a rimpatriare (sotto forma di invio in licenza od avvicendamento) la maggior quantità possibile di personale non avente compiti strettamente operativi. Inoltre in relazione alla prevedibile attuazione di quanto detto precedentemente, occorre ritoccare l'organizzazione logistica per renderla aderente alla nuova possibile emergenza. VI. - Le direttive di cui al presente Promemoria verranno attuate in seguito a diramazione in chiaro del seguente dispaccio diretto al Comando Gruppo Armate Est, al Comando u "' Armata, a Superegeo, oppure di iniziativa qualora i collegamenti siano interrotti e si verifichino le circostanze di cui al n. 1. « Accusate ricevuta del Promemoria n. 2 - Comando Supremo ».
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L~ operazioni d~/!~ unità italiani' nd utt~mbr~- ottobr~
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- --
I Comandi predetti risponderanno telegraficamente: « Ricevuto Promemoria n. 2 - . . . . . . . . . . . • . . . . ». L'ordine di attuazione a Creta sarà dato dal Comando n" Armata. La direttiva generale di cui al n. IV, ha sempre vigore, indipendentemente da qualsiasi ordine. VII. - Il presente Promemoria viene inviato al Comando Gruppo Armate Est, al Comando Ila Armata, al Comando FF.AA. Egeo, i quali sono pregati di prendere gli appunti ritenuti indispensabili, che verranno gelosamente custoditi. Il Comando n• Armata invierà il Promemoria in visione al Comando Truppe Creta, che lo restituirà al predetto Comando di Armata a mezzo dell'Ufficiale latore. Non appena presi gli appunti di cui sopra, il Promemoria dovrà essere distrutto col fuoco. Gli ordini relativi al presente Promemoria dovranno essere impartiti solo verbalmente, norma che vale per tutti i comandi in sottordine. Le predisposizioni che per necessità di cose dovranno prendere gli enti esecutivi dovranno essere motivate come preparativi per il caso di attacco angloamericano. Le predisposizioni da prendere sono di assoluta urgenza. Si tenga ben presente che azioni slegate e sporadiche sono di nessun rendimento, ma che occorre invece coordinamento e preparazione minuta.
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73 Allegato n. 6.
S..M.R.E.
A mezzo ufficiale P.M. 9, lì 8 settembre 1943 Segrero - Fono a mano. Eccellenza Gariboldi Comandanu 1'8'- Armata Eccellenza Robotti Comandante 2 " Armata Eccellenza Gambara Comandante Xl C. d'A.
e, per conoscenza : Comando Supremo Ministero Guerra
l. - Il Comando Supremo allo scopo di creare un organismo a sé stante, Clpace - in determinate circostanze - di assolvere speciali compiti operativi, habet determinato che, al verificarsi di quanto previsto dalla Memoria 44, del 2 settembre, passino at ordini Eccellenza Gambara: - G.U. mobili (Comandi di C.A., Divisioni, reparti di rinforzo) delle Armate in indirizzo, ad esclusione dei C.A. XVIII e XXXV; - tutti i rim~tnenti reparti e comandi dislocati nel territorio ad Est della congiungente Tagliamento- But (con le eccezioni di cui al capo Il), nonché il territorio stesso. Le G.U. in questione si concentreranno tra Isonzo et Meridiano Lubiana, sfruttando fin che possibile la ferrovia (et, se conveniente, la via mare), secondo accordi da prendersi tra 2 • Armata ed 8• Armata et Ecc. Gambara. II. - Restano devolute ai comandi delle Armate 2 ' e 8• (nel territorio non di pertinenza dell"Ecc. Gambara): - difesa delle coste et isole antistanti; in particolare, per ga. Armata: Coste et isole a Sud Tagliamento; per 2 a Armata, coste at sud Buccari et isole at sud Veglia, restando Cherso et Lussino sotto giurisdizione Ecc. Gambara; - protezione impianti c comunicazioni, mantenimento o.p. et giurisdizione territoriale in genere. III. - Movimenti delle G.U. di cui al capo I verranno iniziati, come da tele 11 / 35708 del 5 corrente. Ecc. Gambara habet facoltà di variarli fin da ora in vista dell'esigenza in questione, et di indicare at Armata 2 • et 8• quegli altri spostamcnti c raggrup-
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Le op~azioni d~lle unità italiane nel settembre- ottobre 1943
pamenti di forza che si rendessero necessari, sempre in vista esigenza sopra detta. Naturalmente ogni predisposizione dovrà essere presa affinché movimenti non destino allarmi: il che impone di !imitarli at indispensabile et di trovare anche per questi adeguati motivi giustificativi. IV. - Accordi tra comandi in indirizzo nel caso in cui si rendesse opportuno, per esigenze locali, lasciare inizialmente qualche reparto mobile at 2" e 8" Armata, tanto più che concentramento tra Isonzo e Meridiano Lubiana richiederà un certo tempo. V. - T compiti affidati at G.U. dipendenti da Ecc. Gambara, restano inizialmente cosi stabiliti: eliminare le forze ostili in sito e impedirne l'afflusso di nuove; - garantire possesso Lubiana- Gorizia -Udine et, in particolare dei porti di Fiume e Trieste. Con le forze at loro disposizione et nei limiti possibili, i comandi Armate 2 .. e 8• concorreranno, previa intesa, at assolvimento compiti sopra enunciati. VI. - In relazione tali compiti, predisporsi at valorizzare at massimo concorso forze locali di tutte le tinte. Provvedere nei limiti possibili at inquadramento, armamento, ecc., attingendo at elementi e mezzi disponibili delle Armate 2• et 8". VJI. - Predisporre analogamente, at favore G.U. dipendenti da Ecc. Gambara, maggiore possibile concorso aereo delle forze esistenti in zona, provvedendo, se del caso, at trasferimenti di forze da altri settori. VIII. - Intendenza 2• Armata si terrà at disposizione Ecc. Gambara per quanto habet tratto at esigenze operative G.U. da lui dipendenti. IX. - 11 Comando dell'Ecc. Gambara (che assumerà la designazione <<Comando Gambara » e che dipenderà direttamente da questo S.M.) si costituisce senz'alrro, secondo ordini dati a parte dell'Ecc. stessa. I Comandi delle Armate 2 a et 8a sono pregati venire incontro ai bisogni di personale, materiali d'ufficio, materiali di collegamento, ecc., del nuovo Comando. Per gli ufficiali disposizioni a parte.
X. - Assicurare. RoArrA
p. c. c. l/ Gen~ale Addetto GIACOMO ZAl'WSSl
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75 Allegato n. 7·
COMANDO SUPREMO REPARTO I - UFFICIO 0PERAZIOKI EsERCITO SCACCHIERE ORIENTALE
8 settembre 1943 Supereset·cito - Supermarina - Superaereo
telescrivente
Comando Gruppo Armate Est - Comando I, ._ Armata Comando Superiore FF.AA. Egeo
radio
Est diretto at Superesercito - Supermarina - Superaereo - Comando Gruppo Armate Est- Comando u• Armata- Comando Superiore FF.AA. Egeo 1·1 A seguito proclama Capo del Governo relativo cessazione ostilità preciso f : f 0 I ) Comando Gruppo Armate Est concentri le forze riducendo gradatamente occupazione come ritenuto possibile et conveniente in modo però da garantire comunque possesso porti principali et specialmente Cattaro et Durazzo l .f Dare preavviso dei movimenti ai Comandi germanici l .l 2°) Comando Superiore FF.AA. Egeo est libero assumere verso germanici atteggiamento che riterrà più conforme at situazione l .f Qualora però fossero prevedibili atti di forza da parte germanica procederà at disarmo immediato delle unità tedesche dell'arcipelago l .l Dalla ricezione del presente dispaccio Egeomil cesserà di dipendere da Comando Gruppo Armate Est et dipenderà direttamente da Comando Supremo 1-/ 3°) Per la Grecia et Creta già emanati ordini diretti l .f 4°) Forze aeree dovranno raggiungere immediatamente i campi della Madre- Patria oppure quelli dell'Egeo l .1 Materiale et impianti a terra delle zone di occupazione dovranno essere distrutti f .l Personale seguirà sorte di quello Esercito f./ 5°) Mezzi della Marina da guerra et piroscafi dislocati nei vari porti Grecia et Creta dovranno rientrare subito in Patria 1.f Unità che stessero per cadere in mano germanica dovranno autoaffondarsi f.l Naviglio dislocato in porti Egeo rimarrà in posto l ·l Naviglio in navigazione dirigerà su porti italiani o dell'Egeo l ·f Personale seguirà sorte di quello Esercito f·l 6°) Tutte le truppe di qualsiasi arma dovranno reagire immediatamente et energicamente et senza speciale ordine at ogni violenza armata germanica et della popolazione in modo da evitare di essere disarmati e sopraffatti l .f Non deve però essere presa iniziativa di atti ostili contro germanici. Generale AMBROSIO f .f. 002008
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u operazionz dd/e umtà italiane nel settembre- ottobre 1943 Allegato n. 8.
S.M.R.E.
N. 1056/0p. 99 T fF 9 settembre 1943 ore 00.30 alt - Tutti i reparti tranne quelli in movimento che abbiano compiti di difesa protezione impianti guardia et simili si debbono raccogliere per rimanere alla mano pronti e vigilanti alt Anche i reparti coslieri si debbono raccogliere con le armi almeno per battaglioni alt Il momento specialmente delicato vuole la più completa disciplina alt Tutti si stringano fiduciosi attorno loro capi et attendano et eseguano fiduciosamente ordini che sono intesi al bene del Paese alt Eventuali tentativi sedizione disordine et indisciplina siano immediatamente et radicalmente repressi alt Generale RoATTA Destinatari: Comandi delle Armate ::z", 4", s•, 7•, 8", Forze Armate Sardegna e Corsica, Difese territoriali di Bologna e Milano.
PARTE PRIMA
LE REAZIONI IN TERRITORIO NAZIONALE
CAPITOLO l
LA DIFESA DI ROMA
I. - PRECEDENTI Il problema della difesa di Roma trasse origine dalla situazione che si era determinata in vista del colpo di stato del 25 luglio. In previsione di tale circostanza, lo Stato Maggiore, opportunamente orientato, fece affluire a Roma la Divisione motorizzata « Piave » (Gen. Tabellini) che occupava un settore delle posizioni di arresto del Lazio per la difesa della penisola da sbarchi alleati. La divisione entrò in Roma la stessa sera del 25 luglio per prevenire eventuali disordini. Verificatosi il primo atto dell'aggressione germanica (26 luglio), il problema della sicurezza e della difesa della Capitale dovette essere impostato in altro modo, per far fronte a tre ben distinte e contemporanee esigenze: il mantenimento dell'ordine interno, la difesa contro aviosbarchi alleati, la difesa contro un colpo di stato dei tedeschi. Tre funzioni, ciascuna avente fisionomia diversa, per cui si dovettero conciliare varie soluzioni, ciò che portò inizialmente a qualche inconveniente che ebbe ripercussioni anche in seguito. Accentuandosi la minaccia sulla Capitale da parte dei tedeschi, furono adottati provvedimenti per impostare l'ossatura della difesa, costituendo (1) il Comando del Corpo d'Armata motocorazzato e ponendo alle sue dirette dipendenze le Divisioni corazzate « Ariete » (proveniente dalla Lombardia) e « Centauro» (in corso di completamento nel Lazio), la Divisione motorizzata « Piave» e la Divisione
(r) Ordine n. 2r j22484o/3 del 12 agosto 1943, allegato n. r. La costituzione e mobilitazione delle unità era stata precedentemente completata con successivi ordini dello Stato Maggiore dell'Esercito (Ufficio Ordinamento), come segue: 27 luglio: n. 0079790/ 2, 1° agosto: n. 2oj 8o6)oj 2, 2 agosto: n. 2o j 8o810 j 2, 3 agosto: n. 2o j 8o920/ 3·
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L~ op~razioni del/~ unità italiane Ilei scttembr~- ottobre 1943 ....;....;.;;;__
di fanteria << Granatieri di Sardegna » già schierata, quale massa di manovra ( unitamente alle Divisioni « Sassari >> e « Piacenza »), a sostegno della copertura costiera nel settore compreso fra Tarquinia e Itri e avvicinata, con la maggior parte delle sue forze, alla Capitale. Le forze germaniche non rimasero inoperose in quel periodo, e gradualmente attuarono a loro volta, per avvicinarsi a più stretto contatto della Capitale, tutta una serie di spostamenti dei quali si farà cenno. La difesa di Roma cominciò quindi ad assum ere una certa consistenza, articolata in una « difesa interna », dipendente dal Corpo d'Armata di Roma - avente alle dipendenze la Divisione « Sassari >> rinforzata da un gruppo tattico (un battaglione e un gruppo di artiglieria) della « Granatieri>>, personale delle Scuole, dei depositi e della Polizia Africa Italiana - e una «difesa esterna>> dipendente dal Corpo d'Armata motocorazzato e in parte dal XVII Corpo. In particolare: Corpo ·d 'Armata motocorazzato con le D ivisioni « Granatieri >> (meno un gruppo tattico), « Ariete », « Centauro >> e « Piave >> ; XVII Corpo (da cui di pendeva anche la difesa costiera) con la Divisione « Piacenza>> avente un gruppo tattico a sud di Roma e il grosso delle forze tra Albano Lazia! e e Vclletri. Un caposaldo in corso di avanzata realizzazione a Monterotondo, sede operativa dello Stato Maggiore (« Centro Marte >>), presidiato da un battaglione motorizzato di italiani originari della Tunisia, da 4 batterie contraeree e da qualche pezzo controcarri, integrò la difesa esterna a nord, sbarrando praticamente l'accesso alla via Salaria. L'analisi di tale schieramento induce a qualche considerazione per porne in risalto i punti deboli: la difesa non aveva a sua disposizione una riserva mobile, essendo tutte le forze utilizzate in compiti statici; i lavori di fortificazione avevano carattere campale non essendovi la possibilità di fare ricorso ad opere permanenti in cemento o calcestruzzo, non solo per mancanza di tempo e di materiali idonei, ma anche per non allarmare eccessivamente i tedeschi e, infine, per non ostacolare il traffico civile sulle strade, chiaro indizio, questo, di una mentalità non certo orientata, in quel momento, a dare assoluta precedenza, come il grave caso richiedeva, alle esigenze di ordine militare. Accentuandosi ulteriormente la minaccia, la difesa della Capitale venne perfezionata soltanto nel compito di fronteggiare un atto
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di forza germanico, tutelando nel contempo l'ordine interno e facendo astrazione da misure per opporsi ad uno sbarco degli alleati: l'armistizio era già stato concluso e furono impartite disposizioni per il completamento degli schieramenti con criteri più razionali e più aderenti al potenziale delle presumibili opposte forze. Perciò le Divisioni « Granatieri », « Piacenza» e « Sassari » furono completamente disimpegnate dalla difesa costiera e poste, nella loro integrità, le prime due al presidio della difesa esterna e la « Sassari » a presidio della difesa interna. Alla data del 3 settembre, la difesa di Roma risultò così articolata: a Roma città (e nella cinta di sicurezza perimetrale, a ridosso di essa) le forze del Corpo d 'Armata di Roma (Divisione « Sassari », elementi delle Scuole, truppe ai depositi e Polizia Africa Italiana); intorno alla città il Corpo d'Armata motocorazzato con: - le Divisioni « Piave » e « Granatieri >> in posizione idonea per lo sbarramento delle comunicazioni adducenti a Roma da nord, da sud e da occidente; - la Divisione « Ariete » schierata più avanti, unitamente ad elementi della « Piave ))' in previsione di atti di forza di colonne motocorazzate germaniche della 3• Divisione panzergrenadiere, dislocata fra Orvieto e Montefiascone; -
la Divisione « Centauro >> in riserva nella zona di Tivoli.
Nessun concorso avrebbero potuto dare alla difesa della Capitale e dei suoi immediati dintorni le forze costiere dislocate sul litorale tirrenico direttamente interessato (Divisioni 220• e 221"), ancorate com 'erano alle loro posizioni e lontane dalla prevedibile zona in cui si sarebbe verificato l'urto, frazionate in circa centocinquanta posti di osservazione costiera e in una serie di posti di blocco e caposaldi anche interni. Presso il litorale di Roma, inoltre, vi era pressoché totale frammischiamento dei reparti costieri con le forze tedesche della 2" Divisione paracadutisti. Per tali ragioni la Divisione « Piacenza » (nominalmente autotrasportabile ma priva di mezzi di trasporto) fu dislocata in posizione di arresto a sud del Tevere fra Genzano e Velletri, con un gruppo tattico a Osteria Malafede, avanzata, rispetto allo schieramento della « Granatieri », per parare le minaccie provenienti da un raggruppamento corazzato tedesco dislocato a Frascati. Era molto sentita la necessità di irrobustire la difesa di Roma e di creare una massa mobile di manovra: la risoluzione del problema fu avviata a partire dal 15 agosto, dopo la conclusione del 6.- U.S.
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convegno di Casalecchio (Bologna), disponendo che le Divisioni << Re», proveniente dalla Croazia e « Lupi di Toscana », proveniente dalla Francia, iniziassero i movimenti per concentrarsi a Roma, anziché dirigersi verso l'Itali a meridionale (come era stato inizialmente previsto) e nel contempo fu disposto che il 18° reggimento bersaglieri (RECO: reggimento esplorante corazzato), proveniente dalla Francia e giunto a Torino, fosse dirottato dalla sua destinazione iniziale (Sardegna) e avviato a Roma. I movimenti ferroviari furono iniziati più tardi e seriamente ostacolati, e soltanto pochi elementi delle divisioni riuscirono a raggiungere Roma per 1'8 settembre. Con l'apporto di tali forze, avente lo scopo di svincolare la massa motocorazzata per costituire una riserva mobile e di rendere più robusta la cinta difensiva destinando alla difesa dell'intero fronte settentrionale le Divisioni « Lupi » e « Re >>, si sarebbe ottenuta, entro la data di prevedibile annuncio dell'armistizio, e cioè entro le ore 12 del 12 settembre - indicata dal Comando Supremo - una sistemazione più rispondente, col seguente schieramento definitivo: - difesa ùzterna (Divisione « Sassari», Scuole, truppe ai depositi, carabinieri e Polizia Africa Italiana, il tutto inglobato nel Corpo d'Armata di Roma agli ordini del Generale Barbieri); - difesa esterna fissa, a giro d'orizzonte, lontana dalla città da dieci a venti chilometri (Divisioni «Granatieri >>, « Piacenza >>, « Lupi >> e « Re », agli ordini del Comandante il XVII Corpo d'Armata, Generale Zanghieri); ~ difesa est~rna mobil~ o massa di manovra (Divisioni « Ariete», « Piave», « Centauro » e 18° reggimento bersaglieri, agli ordini del Generale Carboni, Comandante il Corpo d'Armata motocorazzato). Sull'assolvimento dei compiti della difesa interna, avrebbe interferito anche il Servizio informazioni, retto dal Generale Carboni, ciò che avrebbe richiesto tra questi, contemporaneamente Comandante del Corpo d'Armata motocorazzato e Capo del SIM, e il Comandante del Corpo d'Armata di Roma (Generale Barbieri), tempestivi accordi, impossibili a realizzarsi anche materialmente: considerata tale necessità, sarebbe occorso lo sganciamento del Generale Carboni dal secondo dei due incarichi. Il comando di tutte le forze a presidio della Capitale, già devoluto al Comandante la 5"' Armata, venne assunto direttamente dallo Stato Maggiore deli 'Esercito (ordine n. I I f 35775 del 5 settembre, allegato n. 2).
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II. - IL CONCORSO DELLE FORZE ALLEATE Si inserì, nel frattempo, il problema del concorso delle forze alleate (v. Schizzo A) alla difesa della Capitale. Era stato concretato, subito dopo l'avvenuta firma dell'armistizio, in una divisione aviotrasportata americana, la 82" « Airborne » (Gen. Ridgway), rinforzata da 100 cannoni controcarro (2). L'operazione venne denominata « Giant 2 ». L'ordine di operazione, pervenuto al Comando Supremo la sera del 5 settembre, fu diramato ai tre Stati Maggiori l'indomani nel pomeriggio. Minuziosissimo, era firmato dal Vice comandante della divisione, Generale Maxwell Davenport Taylor. Modalità esecutive: la divisione, a partire dal giorno in cui sarebbe stato annunciato l'armistizio, avrebbe preso terra con aviolanci e apparecchi da trasporto scortati da caccia in tre o quattro notti consecutive sugli aeroporti del Littorio, di Centocelle, di Guidonia, di Furbara e Cerveteri (3). Questi ultimi tre erano fuori di Roma, gli ultimi due lontani circa 40 km e non inclusi nella difesa esterna fissa della Capitale che, per poterli includere, avrebbe dovuto essere più avanzata e avrebbe richiesto, in conseguenza, maggiori forze che, fino a quel momento, non erano disponibili. La divisione sarebbe stata rinforzata da una aliquota di artiglierie leggere controcarri, che sarebbe giunta a Roma risalendo il corso del Tevere da Ostia- Fiumicino a bordo di mezzi da sbarco (4), ciò che avrebbe richiesto, come risultava dall'ordine di operazione, la preventiva neutralizzazione di una fascia larga 20 miglia (oltre 32 km) a cavallo del Tevere per eliminarvi le forze germaniche ivi esistenti. Occorreva, infine, dare integrale protezione a tutti i predetti campi di aviazione per i tre o quattro giorni richiesti, predisporre 400 autocarri per il trasporto delle truppe negli accantonamenti in Roma, auto(z) Cfr.: GIUSEPPE CASTELLANO: « La guerra continua ». Rizzoli Editore, Milano, 1963. Pag. 83; Lurcr MARCHESI: (( Come siamo arrivati a Brindisi''· Valentino Bompiani, Milano, 19<)9. Pag. 76. (3) In particolare, la notte sul 9 sarebbero giunti 135 aerei (di cui 90 per il lancio dei paracadutisti) per il trasporto di due battaglioni e di una parte del 504° reggimento paracadutisti, r batteria di artiglieria controcarri e truppe di appoggio. Cfr.: CASTELLANO: op. ci t., pagg. 115 e 116. (4) Alcuni elementi della 8z• Divisione imbarcati su tre mezzi da sbarco per fanteria e r carro armato anfibio si sarebbero diretti la stessa notte sul 9 verso il Tevere. Cfr.: CASTELLANO: op. ci t., pag. u6.
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botti, rifornimenti di viveri, ecc. La divisione sarebbe stata impiegata soltanto ad operazioni di sbarco ultimate e dopo adeguato riordinamento, nella sua totale integrità. Quest'ordine di operazione trovò lo Stato Maggiore dell'Esercito animato dalla volontà della massima collaborazione per la riuscita di così importante atto, di enorme e indubbia importanza materiale e morale per la difesa di Roma, per l'Italia, per le truppe, per le popolazioni, per il Governo (anche per le ripercussioni che un intervento alleato avrebbe avuto sotto tutti gli aspetti). Ma esso, cosl com'era stato impostato, esigeva << prima » dell'annuncio dell'armistizio (e, comunque, « prima >> dello sbarco della divisione e dell'inizio della navigazione sul T evere dei mezzi da sbarco con le artiglierie controcarri) lo spostamento delle truppe della difesa esterna fissa di Roma verso nord e verso est, per porle in grado di presidiare gli aeroporti esterni, con una con seguente diluizione delle già scarse forze disponibili, e inoltre il preventivo rastrellam ento di un'ampia fascia ai lati del Tevere, ciò che avrebbe richiesto la elim inazione della 2 • Divisione paracadutisti tedesca che vi si trovava dislocata. In ultima analisi: le forze italiane avrebbero dovuto prendere l'iniziativa delle operazioni offensive contro i tedeschi, esattamente il contrario di quanto il Governo italiano si era prefisso fino a quel momento. Apparve perciò spontaneo l'interrogativo sulle prevedibili reazioni delle forze tedesche. Tre quindi i punti che formarono oggetto della massima attenzione: la scelta degli aeroporti (e la loro utilizzazione), le modifiche da apportare allo schieramento delle forze preposte alla difesa della Capitale, e la sicura navigabilità del Tevere fino a Roma, dopo avere eliminato, ove ciò fosse stato possibile, la 2 .. Divisione paracadutisti. E ciò indipendentemente da tanti altri problemi, non meno gravi. Sorprese soprattutto la scelta degli aeroporti, poiché vi sarebbe stata a Roma la possibilità di utilizzare quelli interni alla cinta difensiva, cioè del Littorio, di Centocelle nord e sud, di Ciampino, ed eventualmente, a breve distanza dalla città, anche di Guidonia. Per conto proprio gli alleati designavano aeroporti senza dubbio più vasti m a più lontani, cioè Cerveteri e F urbara, e ciò contrariamente alle proposte che lo Stato Maggiore dell'Esercito aveva precedentemente fatto (5). (s) Lo Stato Maggiore dell'Esercito aveva suggerito di effettuare lo scarico sugli aeroporti di Centocclle, Littorio e Guidonia. Cfr.: « L'armistizio e la difesa di Roma>>, nella sentenza del Tribunale Militare di Roma del 19 febbraio 1949, pag. 38;.
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Comunque, in seguito alle ricognizioni effettuate prima e subito dopo l'arrivo dell'ordine di operazione, si era potuto accertare che tutti gli aeroporti erano controllati da modesti presidi fissi dell' Aeronautica italiana e non vi erano comunque, su di essi, elementi tedeschi. Il pericolo vero era insito unicamente nella minacciosa presenza, entro un raggio massimo di circa 8o km, dei raggruppamenti corazzati della 3" Divisione panzergrenadiere, dislocata fra Orvieto, Montefiascone c Viterbo, con punte avanzate in tutte le direzioni e con un forte gruppo tattico sulla direttrice Vetralla- TarquiniaCivitavecchia, e quindi a breve distanza dai due aeroporti, ubicati in una zona neutra, compresa fra la difesa esterna settentrionale italiana e le forze germaniche a cui si è accennato. Rimaneva inoltre l'interrogativo dovuto al fatto che l'operazione di sbarco si sarebbe protratta per tre o quattro notti consecutive. Anche ammesso il coefficiente della sorpresa nel corso della prima notte, così non sarebbe avvenuto nelle notti successive, anche per la presenza dei dispositivi luminosi di orientamento e di delimitazione dei campi previsti dall'ordine di operazione, che non sarebbero certo sfuggiti alla osservazione delle forze tedesche. Lo Stato Maggiore, tuttavia, in base alle direttive del Comando Supremo, non appena ricevuto l'ordine di operazione, decideva il 6 e il 7 settembre le modifiche allo schieramento precedentemente previsto. In sintesi : la Divisione « Lupi di Toscana», in corso di arrivo, pur restando alle dipendenze del XVII Corpo, veniva disimpegnata dal compito della difesa fissa c riceveva invece quello di assicurare la protezione degli aeroporti di Cerveteri e Furbara. Furono variate le stazioni di scarico spostandole in varie località a nord di Roma: Palo, Ladispoli e Tarquinia. La Divisione « Centauro », pur restando alle dipendenze del Corpo d'Armata motocorazzato, doveva assumere la protezione dell'aeroporto di Guidonia, effettuando perciò solo minimi spostamenti. Altre truppe (carabinieri e truppe ai depositi) dovevano d'urgenza sostituire l'aliquota della « Granatieri» (I battaglione e I gruppo) già a disposizione della << Sassari» --, che doveva perciò rientrare alla sua divisione --, e un gruppo tattico della « Sassari » (I reggimento di fanteria e I gruppo) veniva posto alle dipendenze del XVII Corpo, perché destinato a raggiungere Civitavecchia onde assicurare il possesso di quel porto contro le provenienze dall'interno. Il Comando del Corpo d'Armata motocorazzato avrebbe dovuto riconoscere una zona di alloggiamenti ad est di Roma per concentrarvi la divisione aviotrasportata americana e consentirle il riordinamento
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prima dell'impiego. Infine, per meglio assicurare l'azione di comando dello Stato Maggiore, veniva ordinato alla sezione speciale operazioni di tenersi pronta ad un improvviso trasferimento da Monterotondo a Roma. La stessa sera del 6 veniva data notizia al Comando Supremo delle decisioni assunte e poiché era anche giunta notizia di concentramenti di mezzi navali e di movimenti delle forze alleate fra la Sicilia e il Golfo di Salerno, lo Stato Maggiore esprimeva anche il dubbio di un anticipo dello sbarco principale previsto sul litorale e quindi dell'annuncio dell'armistizio, nonché il timore che lo sbarco sarebbe avvenuto non cc a portata di Roma », ma a notevole distanza dalla città. Inoltre, la notte sul 7 il Capo di S.M. dell'Esercito compilava un promemoria per il Comando Supremo, nel quale avvertiva che sarebbe stato interesse comune che l'annuncio dell'armistizio avvenisse quando il primo sbarco fosse già in atto, che l'iniziativa delle ostilità fosse presa dalle forze germaniche e che il primo previsto sbarco navale avvenisse a portata di Roma (richiesta, quest'ultima, non certo conciliabile con le esigenze di una grande operazione di sbarco che esige, nella scelta della zona idonea, accurati e preventivi studi), per impegnare le forze germaniche destinate ad agire contro la Capitale. Tuttavia venivano presi tempestivi accordi con lo Stato Maggiore dell'Aeronautica per le predisposizioni di sua competenza, che avrebbero richiesto inizialmente almeno sette giorni, poi contratti a due. Questo il complesso dei problemi più salienti ai quali se n e aggiunsero altri per la indicazione della rotta alle formazioni aeree alleate e per le reazioni al probabile intervento delle artiglierie contraeree campali delle forze tedesche, dislocate nella campagna adia· cente a Roma. Ma il più preoccupante interrogativo rimaneva quello del comportamento della 3" Divisione panzergrenadiere, non appena fosse iniziato il lancio dei paracadutisti e soprattutto nelle notti successive alla prima. Basta infatti considerare i dati di distanza riferiti a Montefiascone (centro più lontano della zona di dislocazione delle sue forze), che erano i seguenti: da Montefiascone a Civitavecchia (via Vetralla- Tarquinia) 75 km, a Furbara (via Vetralla- Manziana) 89 km e a Cerveteri 97 km. In tali condizioni, la 3a panzergrenadiere avrebbe potuto interporsi tra gli aeroporti e le posizioni più avanzate della difesa fissa esterna della Capitale, presidiate da forze mobili - le Divisioni << Ariete » e « Piave >> - ma purtroppo ancorate al terreno, per non creare varchi ancor più pericolosi. Calcolando
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una velocità prudenziale media dei mezzi corazzati tedeschi in IO km orari, che sarebbe stata certamente maggiore data l'urgenza dell'intervento, le colonne motocorazzate tedesche avrebbero potuto far sentire il peso della loro potenza in poche ore a Furbara e Cerveteri. E in effetti, come si vedrà, la colonna di estrema destra, partita verso la mezzanotte dell'8, raggiunse e occupò Civitavecchia nelle prime ore del mattino del 9· Era perciò indispensabile poter disporre, per la prima sera dei lanci, della massa mobile di manovra (Corpo d'Armata motocorazzato), previo sganciamento dalla difesa fissa esterna settentrionale alla quale era stata destinata, ma sarebbe occorso il completamento integrale dell'arrivo delle Divisioni « Re » e « Lupi di Toscana», previsto per il giorno 12. Analogamente, aliquote di tale massa mobile di manovra avrebbero potuto essere impiegate contro la 2" Divisione paracadutisti a sostegno delle forze della difesa fissa meridionale, per consentire lo sgombero della fascia a cavallo del Tevere richiesto per il movimento dei mezzi da sbarco con le artiglierie controcarri. Tale dunque l'aspetto del problema militare, che lo Stato Maggiore dell'Esercito prospettò subito al Comando Supremo, preoccupato di un probabile anticipo della data prevedibile dello sbarco (e quindi dell'annuncio dell'armistizio) allo scopo di consentire l'arrivo delle due divisioni in viaggio e assicurare la dovuta protezione al lancio della 82" « Airborne >> . Lo Stato Maggiore non rinunciò pertanto a cos~ prezioso concorso di forze alleate ma avvercl e rappresentò l'esigenza di poter disporre del tempo occorrente a porre in atto le misure di protezione necessarie, tenuto anche conto che un eventuale anticipo nell'annuncio dell'armistizio avrebbe provocato, come in effetti avvenne, il blocco di tutti i convogli ferroviari provenienti da nord e relativi alle due divisioni in viaggio. Si potrebbe obiettare che sarebbe stato sufficiente anticiparne l'arrivo in tempo utile, ma sono noti gli elementi che influirono sulla vicenda e non va dimenticato, fra l'altro, che gli scaglioni della Divisione « Re » provenienti dalla Croazia furono costretti a perdere giorni preziosi per le soste dovute al periodo di contumacia alla frontiera. Va infine considerato che il preventivato concorso della 82" « Airborne >> non era stato concepito come il classico aviolancio per la conquista degli aeroporti seguita dalle operazioni successive, ma come una semplice operazione di scarico in una zona sicura, presidiata da forze comunque in grado di opporsi a qualsiasi tentativo
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avversario per tre o quattro notti consecutive: l'operazione era stata infatti concepita come un semplice movimento logistico sotto la protezione e l'assistenza delle forze italiane e con la esplicita riserva di impiegare operarivamente la divisione sbarcata soltanto quando fossero state ultimate tutte le operazioni di scarico e completato il riordinamento dei reparti. La missione del Generale Maxwell Davenport Taylor - Vice comandante àella divisione, giunto a Roma alle 22 del 7, accompagnato dal Colonnello di aeronautica William Tudor Gardiner non valse a dissipare i dubbi e i timori. Fra l'altro il Taylor non poté conferire con nessuno degli esponenti più elevati dello Stato Maggiore dell'Esercito - presenti a Monterotondo e neppure informati di tale evento - e i suoi colloqui si svolsero col Comandante del Corpo d'Armata motocorazzato che espose le medesime considerazioni fatte in precedenza dallo Stato Maggiore dopo aver appreso che sia l'inizio dello sbarco della Divisione « Airborne » che la data di annuncio dell'armistizio - stabilita per il giorno 8 avrebbero coinciso. Fu cosi che ebbe luogo nella notte fra il 7 e 1'8 un colloquio a tre fra Taylor, Carboni e il Maresciallo Badoglio, che si concluse con la decisione di inviare un telegramma al Comando Supremo interalleato per chiedere un ritardo nell'annuncio dell'armistizio onde rendere possibile l'aviosbarco in condizioni di sicurezza. La richiesta, seguita dal preavviso dell'invio del Sottocapo di S.M. generale (Gen. Francesco Rossi) con una comunicazione di grande importanza, non venne accolta: forse non era stata redatta in termini chiari, ma è certo che si determinò nel campo alleato una ben diversa interpretazione, e così l'operazione fu sospesa, mentre il primo scaglione della 82• « Airborne » era pronto alla partenza e la formazione navale con i mezzi da sbarco contenenti una aliquota delle artiglierie controcarri (agli ordini del Colonnello Bertsch) era partita da Biserta il mattino dello stesso giorno (6). A seguito della decisione alleata di sospendere l'operazione, la 82" « Airborne » poté quindi essere impiegata a Salerno a sostegno delle forze già sbarcate come era stato inizialmente previsto. Questa constatazione deve far meditare su alcune affermazioni fatte in merito alle conseguenze del mancato lancio della 82" « Airborne >> nella regione di Roma. Fu infatti affermato, e da varie fonti, che in caso
(6) Cfr.: GIUSEPPE CASTELLANO: (( Roma kaputt ». Gherardo Casini editore, Roma, r5J67. Pag. ro6.
ASPETTI DEL PROBLEMA MILITARE RELATIVO AL CONCORSO DELLE FORZE ALLEATE PER LA DIFESA DI ROMA VORZE A DISPOSIZIONE : • 82'01VISIONE AVIOTRASPORTATA : • c.,tco tn 3•4 nottt c onse<:uhve negli aeroporti uterni . • ARTIGLIERIE CONTROCARRI: d1ll1 foc e dtl Te .... re a Roml lungo il c o tJo dtl f iume.
FORZE GERMANICHE -
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di difficoltà gli alleati non avrebbero lasciato sola la loro divisione ma l'avrebbero subito sorretta: alla stregua di tante circostanze che si verificarono anche in seguito è da dubitarne, ove si pensi che a Salerno mancarono persino le forze indispensabili per fronteggiare la difesa accanita dei tedeschi. Il mantenimento della testa di sbarco dopo sanguinos::t lotta fu assicurato in prevalenza dal tiro delle artiglierie navali di grosso calibro. E non va infine dimenticato che tanti reparti italiani furono lasciati soli e senza aiuto alleato mentre resistevano all'aggressione tedesca dopo 1'8 settembre. Tutto questo, a parte le digressioni di ordine politico, nel caso che la 824 avesse subìto un rovescio su territorio italiano. Ovvie, per contro, le considerazioni che si potrebbero fare nel caso che fosse stato concesso all'Italia quel minimo di tempo indispensabile (quattro giorni) per completare sotto tutti gli aspetti l'organizzazione della difesa di Roma, ivi compreso anche il presidio in forze degli aeroporti esterni. Nessun dubbio sulla validità dell'apporto sostanziale, materiale e morale, dell'aiuto alleato alle forze italiane in quel momento: una diversa visione politica da parte degli alleati avrebbe dovuto concludersi con l'accettazione delle proposte italiane che non intendevano comunque rinunciare a tale valido contributo.
III. - LE FORZE CONTRAPPOSTE
Le versioni sulle forze contrapposte schierate nella regione di Roma sono numerose. Basate sovente su raffronti generici senza una approfondita valutazione dei fattori di efficienza delle unità (ad esempio, scarso rilievo è stato dato ad un elemento della massima importanza, purtroppo negativo in comune per tutte le unità italiane: la grave deficienza di munizionamento controcarro; oppure è stato dato peso rilevante alla disponibilità di migliaia di uomini di stanza nella città, senza tener conto che erano per lo più scritturali, attendenti, o addetti a servizi vari ed appartenenti agli enti più disparati), esse hanno portato a trarre conclusioni anche molto lontane dalla realtà. N ella presente trattazione, ai fini di un equo giudizio, sono riportati, per quanto è possibile, i dati forniti dagli stessi Comandanti o, in ~~canza di questi, le citazioni più autorevoli, anche in contrappostzwne.
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Le operazioni delle unitù italiane nel settembre- ottobre 1943 LE FORZE TERRESTRI ITALIANE
Le Grandi Unità aventi il nominativo di divisione, effettivam ente presenti al completo alla difesa di Roma, furono sei e cioè, le Divisioni «Granatieri », « Piacenza », « Sassari », «Ariete », « Piave » e « Centauro». Vi erano inoltre aliquote delle Divisioni « Re» e « Lupi di Toscana >> giunte il mattino dell'8 provenienti dai territori occupati. Si trattava di unità per la maggior parte fra le più solide e antiche dell'Esercito, molte delle quali onuste di tradizioni di gloria, ma non potevano essere considerate sullo stesso piano per un complesso di fattori di carattere soprattutto organico e, per la « Centauro » e le truppe ai depositi, anche morale.
CORPO D'ARMAT A MOTOCORAZZA TO (7)
La Divisione di fanteria « Granatieri di Sardegna >> (8), erede di ultra secolari tradizioni di gloria, aveva spirito elevato e ottimo grado di addestramento. Disponeva di 12.000 uomini, 48 pezzi di artiglieria divisionale, 40 pezzi di artiglieria di accompagnamento, controcarro e contraerea, 24 mitragliere da 20 contraeree, 2.320 quadrupedi, 500 automezzi e Bo motomezzi. Era priva di mezzi corazzati.
(7) Comandante il Generale Giacomo Carboni, Capo di S.M. il Colonnello Giorgio Salvi. Sede del Comando: Roma. Oltre gli elementi del Comando e la 148• sezione carabinieri, inquadrava le Divisioni « Granatieri », " Ariete», cc Piave», «Centauro», il 1° reggimento artiglieria celere «Eugenio di Savoia » in trasferimento da Vicenza, 1 raggruppamento artiglieria c.a., I compagnia semoventi, la 4" sezione topografi per artiglieria, l'XI raggruppamento genio, la 135' compagnia artieri, la 83" compagnia marconisti e le unità dei servizi. La notte sul 9 fu rinforzato con il 18° reggimento bersaglieri motocorazzato. Cfr.: Relazioni del Generale Giacomo Carboni e del Colonnello Giorgio Salvi. (8) Comandante il Generale Gioacchino Solinas, Capo di S.M. il Ten.Col. Vivaldo Viappiani. Oltre gli elementi del Comando e le sezioni carabinieri 6r• e 6z•, inquadrava i reggimenti 1° e 2 ° granatieri, 13° artiglieria da campagna, XXI battaglione mortai da 8r, la 221 a compagnia cannoni c.c., il XXI battaglione genio (54• compagnia artieri, 21• compagnia trasmettitori e 26• sezione fotoelettricisti) e le unità dei servizi.
lA difesa dì Roma
La Divisione di cavalleria corazzata << Ariete » (9) costituita da reggimenti di antiche tradizioni, essendo in crisi di preparazione non aveva ancora raggiunto il livello organico previsto (difettava anche di truppa autoportata) né aveva potuto completare, per un complesso di fattori, il suo addestramento. Avrebbe dovuto disporre di 9.500 uomini, 50 autoblindo, 40 carri e 157 semoventi, ma comprendeva in quel momento 7.500 uomini e 1]6 mezzi blindocorazzati (compresi 40 carri e semoventi e 50 autoblindo) con un totale di 92 mitragliere contraeree da 20 e 84 pezzi di artiglieria. Autonomia di carburante per soli circa 200 km.
La Divisione motorizzata « Piave >> (10) crede delle tradizioni della Brigata « Abruzzi », non aveva mai partecipato ad operazioni di guerra nel secondo conflitto mondiale, nel corso del quale aveva assolto compiti dì riserva mobile costiera prima nella Francia meridionale e successivamente nel Lazio. Unica divisione motorizzata dell'Esercito, disponibile per la difesa del territorio e modernamente attrezzata, aveva potuto mantenere integre le sue dotazioni organiche; strumento ben preparato, addestrato e qualitativamente idoneo, era dotata di grande mobilità. Comprendeva 6.ooo uomini, 48 mitragliere da 20 contraeree, 88 pezzi di artiglieria controcarri e contraerei, circa 2.000 automezzi e 400 motomezzi.
(9) Comandante il Generale Raffaele Cadorna, Capo di S.M. il Ten.Col. Salvatore Salinari. Oltre gli elementi del Comando e la 169• sezione carabinieri, inquadrava il Comando V Brigata corazzata con i reggimenti « Lancieri di Montebello >> (RECO), corazzato << Vittorio Emanuele II », motorizzato << Cavalleggeri di Lucca>>, il CXXXV battaglione semoventi c.c., il 135° corazzato e il 235° c.c. reggimenti artiglieria, il CXXXIV battaglione misto genio e le unità dei servizi. Fu rinforzata col I 0 reggimento artiglieria celere che però cominciò ad affluire soltanto a partire dal giorno 9 e si dislocò in zona Bufalotta e col Comando e il I gruppo a Fara Sabina. Il II gruppo giunse il mattino del IO c si dislocò a Fara Sabina. Passò alle dipendenze dell'« Ariete >> il mattino del 10. (10) Comandante il Generale Ugo Tabellini, Capo di S.M. il Ten.Col. Luigi Savini. Oltre gli elementi del Comando e la 31• sezione carabinieri, inquadrava il X battaglione esplorante corazzato, la r8o• compagnia bersaglieri motociclisti, i reggimenti di fanteria motorizzata 5'f e 58°, il X battaglione armi c.c. e di accompagnamento, il 20° reggimento artiglieria, il ex battaglione misto genio, il DLX gruppo semoventi, il I0° reparto complementi e le unità dei servizi.
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ù operazioni delle unità italiane nel settembre- ottobre 1943
La Divisione corazzata « Centauro >> ( 1 1) era stata costituita nel maggio I943 con la denominazione di Divisione « M>> su proposta di Himmler a Mussolini (accordi di Salzburg- Klessheim del 7 l IO aprile 1943), per dotare l'Esercito di una unità di « fedelissimi>>. Aveva incorporato inizialmente 40 ufficiali tedeschi delle SS. quali istruttori ed era stata posta agli ordini del Console generale Lusana (12). La Germania aveva ceduto per il suo armamento 24 carri armati, I2 semoventi, 24 pezzi antiaerei, 6o mitragliatrici e 30 lanciafiamme giunti nel maggio. Dopo il 25 luglio aveva subìto una lenta trasformazione e aveva ricevuto un nuovo Comandante e il Vice comandante; 33 ufficiali e 6oo soldati dell'Esercito avevano sostituito circa 50 ufficiali e 700 camicie nere. Non dava affidamento di sicuro impiego contro i tedeschi; il personale era inoltre impreparato e non addestrato. In complesso disponeva di 5.500 uomini, 36 carri e semoventi, 8 mitragliere da 20 e 20 pezzi controcarri; in totale 44 pezzi di artiglieria. Alla data dell'8 settembre non aveva completato la sua trasformazione e in effetti non partecipò a nessun combattimento, mantenendosi anzi ostile alle altre unità. Scarsa la disciplina e nessuna capacità operativa. Lo stesso Comandante, il 2 settembre, aveva prospettato decisamente al Comandante del Corpo d'Armata che la sua divisione non offriva nessuna garanzia di battersi contro i tedeschi. In sintesi era in condizioni di assai dubbia impiegabilità (I3). Il I8° reggimento bersaglieri corazzato, in corso di affluenza dal Piemonte, aveva morale elevato e disponeva di I compagnia autoblindo, 2 compagnie carri L, I compagnia motociclisti, r compagnia semoventi da 47 l 32 e I compagnia mitraglieri c.a. da 20. La maggior parte giunse il mattino del 9 (r4).
(u) Comandante il Generale Carlo Calvi di Bergolo, Capo di S.M. il Ten. Col. Leandro Giaccone. Oltre gli elementi del Comando e la 228• sezione carabinieri, inquadrava la brigata corazzata col 1° gruppo battaglioni « Tagliamento >>, il 2° gruppo battaglioni << Montebello >>, il gruppo carri << Leonessa >>, il raggruppamento artiglieria « Valle Scrivia>>, il CCV battaglione guastatori genio ed elementi dei servizi. Il giorno 9 fu rinforzata col r8° reggimento bersaglieri (RECO). (12) Cfr.: EuGENIO DoLLMA!C <<Roma nazista ». Longanesi & C. editori, Milano, J949· Pagg. r63 e r67. (13) Cfr.: Relazione del Generale Comandante, Carlo Calvi di Bergolo. (14) Alcuni elementi in sosta a Firenze furono impiegati la sera del 9 settembre contro i tedeschi ai passi della Futa e del Giogo.
lA difesa di Roma
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XVII CORPO D"ARMATA (15)
La Divisione di fanteria autotrasportabile « Piacenza » (r6) aveva ereditato le tradizioni della omonima brigata disciolta al termine della prima guerra mondiale. Praticamente era ad organici ridotti, autotrasportabile solo nominalmente, salvo che per le artiglierie. Disponeva di 8.500 uomini, 8 mitragliere da 20 contraeree, 36 pezzi di artiglieria divisionale, 26 pezzi di rinforzo, 32 pezzi di accompagnamento, controcarri e contraerei. Costituita il rs marzo 1942, non era mai stata impiegata e aveva raggiunto un buon grado di addestramento. Il morale non era molto elevato per cause di carattere (15) Il Comando del XVII Corpo era stato costituito con ordine n. oo7786o j 2 dell'n luglio dello Stato Maggiore Esercito. Comandante il Generale Giovanni Zanghieri, Capo di S.M. il Colonnello Ezio de Michelis. Sede del Comando: Velletri. Oltre gli elementi del Comando e la 176& sezione carabinieri, inqua· drava la Divisione di fanteria « Piacenza >>, le Divisioni costiere 220" e 221a, il LI battaglione misto collegamenti, la Difesa porto di Civitavecchia (inglobata nel settore della 220.. Divisione), le Scuole di artiglieria di Nettunia e Sabaudia, il 23° raggruppamento artiglieria, il 10° raggruppamento genio, vari nuclei antiparacadutisti, elementi minori e unità dei servizi. Avrebbe dovuto ricevere alle sue dipendenze anche la XXXIV Brigata costiera (Generale Pasquale Ventrone), costituita con ordine n. 2328o del 23 luglio I943 dello Stato Maggiore Esercito per il presidio dei caposaldi arretrati di foce Tevere: la stessa sera dell'8 ebbe ordine di passare alle dipendenze della 220• Divisione costiera, ma a quella data il Comando era ancora in corso di costituzione presso il deposito 1° reggimento granatieri e le truppe (4 battaglioni, reparti vari e artiglierie da posizione, ed elementi del 10° reggimento arditi) non erano state ancora assegnate. Cfr.: Relazioni dei Generali Giovanni Zanghieri e Pasquale Ventrone. (r6) Comandante il Generale Carlo Rossi, Capo di S.M. il Ten. Col. Carlo Cinti. Era denominata autotrasportabile ma non disponeva degli automezzi all'uopo occorrenti. Oltre gli elementi del Comando e le sezioni miste carabinieri ga e 149", inquadrava il Comando fanteria divisionale, i reggimenti di fanteria 1 JI 0 e 112°, il CIII battaglione mortai, la 303• compagnia cannoni c.c., il 37" reggimento artiglieria da campagna (rinforzato dal IV gruppo del 1° reggimento << Cacciatori delle Alpi >> della Scuola allievi ufficiali di Nettuno e da 1 sezione artiglieria c.a. della Scuola di Sabaudia), elementi minori e unità dei servizi. Il III f n2°, due plotoni controcarri del I 12° fanteria e la 3a batteria del 1/37°, il giorno 3 settembre erano stati distaccati ad Anagni per la prote· zione della sede del Comando Gruppo Armate Sud. Era schierata su di una fronte di 39 km e articolata in tre raggruppamenti rispettivamente agli ordini del Generale Edoardo Mazzotti Lechler, Comandante la fanteria divisionale e dei Colonnelli Giorgio Tundo e Angelo Bovi, rispettivamente comandanti il I1I 0 e il I 12° reggimenti fanteria. Cfr.: Relazioni dei Generali Carlo Rossi ed Edoardo Mazzotti Lechler, dei Colonnelli Giorgio Tundo, Angelo Bovi e Felice Formato, quest'ultimo del Comando XVII Corpo.
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Le operazioni delle unità itaLiane nel settembre- ottobre 1943
generale, per il grande frazionamento dei reparti e per i frequenti contatti con la popolazione, il cui basso livello morale esercitava azione deprimente sulle truppe. La Divisione di fanteria « Re >> (17) inquadrava i più antichi reggimenti di fanteria d'Italia. Di morale elevato, si era logorata in Croazia in circa tre anni, durante i quali aveva confermato le sue solidissime tradizioni. La forza presente al mattino del 9 settembre comprendeva 2-500 uomini e 13 pezzi. Aveva iniziato il trasferimento il 6 settembre, e i primi reparti affluiti si sarebbero ancora una volta affermati per morale e valore. La Divisione di fanteria (( Lupi di Toscana» (r8) inquadrava i reggimenti eredi delle tradizioni della prima guerra mondiale. Pro(17) Comandante il Generale Ottaviano Traniello, Capo di S.M. Ten.Col. Ettore Museo. Oltre al Comando e al Quartiere generale inquadrava le sezioni carabinieri 34• e 35• (in viaggio a Firenze), il Comando fanteria divisionale (rimasto a Postumia), i reggimenti di fanteria << Re» 1° e 2 ° (il II f 1° era ancora a Postumia, ilii/ 2° era in viaggio), il XIII battaglione mortai da 8r (in viaggio da Padova a Bologna), del quale giunse solo un plotone, il 23° reggimento artiglieria da campagna (Comando a Postumia, IT gruppo in viaggio a Ferrara, Ili gruppo presso Postumia insieme alla batteria c.a. da 20), XIII battaglione guerriglieri, la 13" compagnia cannoni c.c. (in viaggio a Firenze), la 75a legione milizia (in viaggio da Padova a Bologna), la 13• compagnia genio pionieri (in viaggio), la r3a compagnia genio rt., la 28.. sezione fotoelettricisti (in viaggio), unità dei servizi. Fu rinforzata, a partire dal 9 settembre, dal II gruppo 34° artiglieria e dal XII battaglione semoventi della Divisione « Sassari » (meno una compagnia passata alle dipendenze della Divisione << G ranatieri»). Cfr.: Relazioni del Generale Ottaviano Traniello e del Ten.Col. Ettore Museo. (r8) Comandante il Generale Ernesto Cappa, Capo di S.M. il Ten.Col. Emiliano Scotti. Oltre al Comando e al Quartiere generale inquadrava le sezioni carabinieri 20• e 21&, il Comando fanteria divisionale, i reggimenti di fanteria, 7r e 78°, il VII battaglione mortai da 8r, la 7" compagnia cannoni c.c., il 30° reggimento artiglieria da campagna e una batteria da 20 c.a., la 26& compagnia genio artieri, la J'" compagnia mista genio trt., la J2a sezione fotoelettricisti , e le unità dei servizi. Il mattino del 9 vennero assunte alle sue dipendenze, per iniziativa del Generale Cappa, le seguenti unità dislocate a sud di Civitavecchia tra S. MarinelJa, Cerveteri, Palo, Furbara, Monte Cucco, Cà di Statua: 10° reggimento arditi, Comando e II gruppo battaglioni d'istruzione e III battaglione allievi capi -squadra, 1 reparto del reggimento << San Marco », il Comando del IV gruppo appiedato << Genova cavalleria », 1 battaglione della 73.. legione milizia, la 2' compagnia del CCCCXXXXV battaglione costiero. Il 9 settembre le vennero assegnate due batterie da 88 per la difesa degli aeroporti di Cerveteri e Furbara. I rimanenti elementi della divisione erano rimasti in Francia o in viaggio. Cfr.: Relazione del Generale Ernesto Cappa.
La difesa di Roma
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veniente dalla Francia, aveva iniziato il trasferimento m Patria il 4 settembre. I primi elementi (1.400 uomini) erano giunti 1'8 settembre nella zona di Ladispoli. Divisione solida, aveva spirito elevato e truppe bene inquadrate e disciplinate. Le Divisioni costiere 220" (19) e 221" (20), come si è visto, non avrebbero potuto recare alcun concorso alla difesa di Roma. La prima era schierata sulla costa da Civitavecchia ad Anzio, la seconda da Anzio (escluso) alle foci del Garigliano.
(19) Comandante il Generale Oreste Sant'Andrea, Capo di S.M. il Colonnello Giuseppe Zibana. Era schierata, su di una fronte di 180 km, dal fiume Tastura escluso al torrente Chiarore, a sud di Orbetello c includeva nella sua giurisdizione il Centro esperienze Artiglieria di Nettuno. Oltre gli elementi del comando inquadrava i reggimenti costieri 111 ° e 152° comprendenti in wtale due battaglioni, due gruppi appiedati del << Genova cavalleria », e un reggimento milizia. Aveva alle sue dipendenze il Comando difesa porto di Civitavecchia (oltre ai due gruppi appiedati di formazione del «Genova cavalleria », comprendeva il CCCXXV battaglione costiero, il CVIII gruppo artiglieria da posizione costiera, il deposito Scuola guastatori del genio con due battaglioni, e il Comando DICAT). Forza totale: 4.000 uomini. La maggior parte delle forze della divisione gravitavano nel settore Anzio- Nettuno e in corrispondenza della foce del Tevere. Il Presidio di Nettuno includeva elementi della Divisione «Sassari» (genio e milizia), del 10° reggimento arditi, 1 battaglione << San Marco », r gruppo paracadutisti, il II gruppo battaglioni di istruzione, 1 battaglione istruzione alpini, la Scuola milizia contraerea di Anzio, il Centro addestramento personale delle telecomunicazioni dell'Aeronautica. Ad Anzio era anche il 3° centro esperienze fanteria. Aveva infine alle sue dipendenze la Scuola allievi sottufficiali di Finanza di Ostia Lido, I battaglione allievi ufficiali di artiglieria di Cerveteri, 1 centro assistenza personale aeronautico (Idroscalo di Ostia Lido), la Scuola allievi graduati costieri (Civitavecchia), e il Centro istruttori premilitari Cii di Civitavecchia. Cfr.: Relazione del Generale Giovanni Zanghieri. (2o) Comandante il Generale Edoardo Minaja, Capo di S.M. il Maggiore Giuseppe Amato. Era schierata, su di una fronte di IIO km, dal Garigliano all'Astura, a sud di Nettuno. Oltre gli elementi del Comando, inquadrava i reggimenti costieri 4° e 8• con un totale di 3 battaglioni, 1 gruppo appiedato del << Savoia cavalleria », la Scuola di artiglieria c.a. di Sabaudia, la Scuola artiglieria costiera di Torre Olivola (Terracina) e la batteria della Scuola costiera della Milizia a Gaeta. Forza totale: 3.200 uomini. Cfr.: Relazione del Generale Edoardo Minaja.
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L~ op~razioni delle unità italiane nel settembre- ottobre
1943
CORPO D'ARMATA DI ROMA (21)
La Divisione di fanteria « Sassari » (22) aveva ereditato le tradizioni dell'omonima brigata affermatasi valorosamente durante la prima guerra mondiale. Si era anch'essa logorata nel territorio jugoslavo durante 2 anni di guerriglia, e aveva raggiunto la Capitale il 29 luglio. Disponeva di 12.000 uomini, 24 mitragliere da 20 contraeree, 48 pezzi di artiglieria divisionale, 32 pezzi di accompagnamento, contraerei e controcarri, e di 24 semoventi. La sua efficienza complessiva era alquanto ridotta, ma il livello addestrativo era buono. La truppa era stanca per il servizio logorante, specialmente notturno, svolto nella Capitale, che si prolungava da oltre un mese senza interruzioni. Era stata rinforzata con complementi tratti da cariche speciali che da oltre due anni permanevano nei depositi di Roma e tale immissione si era rivelata deleteria per la coesione dei reparti. Sempre alle dipendenze del C.A. di Roma vi erano vari elementi: - 4° reggimento fanteria carrista (impiegabili 1.500 uomini, II mitragliere da 20, 18 camionette d'assalto, 31 carri e 11 semoventi) non in buone condizioni di efficienza; (21) Il Comando era stato costituito dallo Stato Maggiore dell'Esercito con suo ordine n. 007786o{2 dell'u luglio I943· Comandante il Generale Alberto Barbieri, Capo di S.M. il ColonneUo Mario Capitani. Oltre agli elementi del Comando, inquadrava la Divisione di fanteria « Sassari », il Comando artiglieria (avente alle dipendenze 42 batterie di vario calibro), r battaglione lanciafiamme (500 uomini), il Comando genio (con una compagnia mista), 10 nuclei antiparacadutisti, le direzioni dei servizi territoriali, e le forze di polizia. Un battaglione carri del 4" carristi, I compagnia bersaglieri ciclisti del deposito 2 ° reggimento e la compagnia mista genio costituivano riserva mobile. Dipendevano inoltre, per l'impiego, dal C.A. di Roma, altri elementi normalmente inclusi nella giurisdizione del Comando Difesa Territoriale di Roma (II battaglione chimico, 1 battaglione nebbiogeni distaccato a Colleferro e il reparto autonomo Giacomo Medici, composto di militari per servizi vari). Cfr.: Relazioni del Generale Alberto Barbieri, dei Tenenti Colonnelli Crispino Mendoza e Ascenzo Maggi, del Capitano Vincenzo Santoro e del Sottotenente Ciro Nappi. (22) Comandante il Generale Francesco Zani, Capo di S.M. il Ten.Col. Antonio Alfaro Degan. Oltre gli elementi del Comando inquadrava la 41• e 42a sezioni miste carabinieri, il Comando fanteria divisionale, i reggimenti di fanteria rsr• e 152•, il XII battaglione mortai, il XII battaglione semoventi, la 12• compagnia cannoni c.c., la 73• legione milizia, il 34° reggimento artiglieria da campagna, il V battaglione guastatori, il CXII battaglione misto genio, la 34" compagnia mista trt., la 27• sezione fotoelettricisti e le unità dei servizi.
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La difesa dr Roma
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- truppe ai depositi (23): numerose, di classi anziane, male armate e scarsamente addestrate, in prevalenza attendenti, ordinanze di ufficio, scritturali, piantoni anche disarmati. Forza impiegabile, circa 2.000 uomini più 3.000 dei battaglioni addestramento capi squadra; - Carabinieri Reali: la Divisione « Podgora » comprendeva la Legione territoriale di Roma, quella del Lazio e la Legione allievi; unità amministrativa territoriale, poteva utilizzare per limitati impieghi operativi solo la legione allievi e qualche reparto mobilitato: circa 4.000 uomini su 9.000 effettivi; - il battaglione d'assalto motorizzato « A » (italiani all'estero), impiegato per la difesa delle sedi dei Comandi militari; una aliquota era distaccata a Monterotondo presso la sede operativa dello Stato Maggiore Esercito; - Guardia di Finanza: comprendeva la Legione territoriale di Roma, la Legione allievi, l'Accademia e la Scuola sottufficiali, in totale 2.6oo uomini, di cui utilizzabili per limitato impiego operativo solo I.4oo, compresi 300 che erano permanentemente impiegati nei servizi di guardia per la protezione di impianti e comunicazioni; - Polizia Africa Italiana: la colonna « Cheren », su 3 battaglioni e I compagnia carri L e lanciafiamme dotata anche di x6 autoblindo, rientrata il 25 luglio dalle sedi di addestramento, era stata posta alle dipendenze del Corpo d'Armata per i servizi di ordine pubblico. Forza: circa 1.300 uomini bene armati ed equipaggiati, tutti auto portati; - Metropolitani: disponibile un battaglione speciale di polizia rientrato dalla Croazia, armato di fucili e scarso munizionamento. Morale poco saldo. Circa 520 uomini. A distanza di oltre 100 km dalla Capitale, vi era il XVIII battaglione paracadutisti (400 uomini) in addestramento a Tarquinia, con funzioni di riserva di copertura costiera; a Viterbo erano le truppe ai depositi del 3" granatieri e dei paracadutisti. Infine la difesa avrebbe potuto contare sulle modeste aliquote dell'aviazione ausiliaria dell'Esercito e sulla III Squadra aerea com(23) In particolare, con la indicazione, per ciascuno, del numero degli uomini: 1° granatieri (joo), 2 ° granatieri (3oo), 8t 0 fanteria (7oo), 2 ° bersaglieri (4oo, compresa una compagnia ciclisti), « Genova cavalleria » (450), 13" artiglieria (450), 8° artiglieria p.c. (4oo), s• autieri (t.ooo), compagnia distrettuale Roma (4oo). 7·- u.s.
RIEPILOGO Pezzi (contraerei, controcarUn i tà
Mez?i blindo - corazzati
Uomini
- Div. ftr. <<Granatieri >> Div. cor. << Ariete >> . Div. mot. << Piave >> . Div. cor. u Centauro>> 18° regg. bers. mc. (aliquote) Div. ftr. «Piacenza>> . Div. ftr. <<Re>> (aliquote) Div. ftr. « Lupi >> (aliquote) Div. ftr. << Sassari >> . 4° regg. ftr. carrista Carabinieri . Truppe ai depositi . II battaglione chimico Finanza . P.A.T .. Metropolitani Totali
12.000 7·500 6.000 5·500 8oo 8.500 2.500 1.400 12.000 1.500 4·000 5-000 1.100 1.100 '·300 500 70-700 (*')
MitrJglierc c.a. da 20
ri , c di accompagnamento; arm.1ment1 dei carri e dci .~<·moventi)
- --24
88
•76
92
36 24
48 8 8 8
84 88 44
24 6o
94 •3
24
lf2
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Il
28 348 (**')
223
534 ('-*'*')
(") Non comprese le diYi~ioni costiere, il battaglione paracadutiHi in adde,tramcnto a Tarquinia c le truppe ai depo,iti di Viterbo, impossibilitati a fornire un immediato e diretto concorso. Dal totale degli uomini è da dedurre un coefficiente del 10"1.. costituito da clementi non direttamente impiegabili in combattimento. TOT ALE FORZA EFFETTIVA.\IE:-.JTE IMPIEGABlLE 63.000 tJOM I:--:1. (..) Dci quali 168 carri c semovcnti, 66 autoblindo c 114 mezzi blindati vari. (•••) Divisionale, di accompagnamento, contraerea c controcarri.
La difesa di Roma
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prendente 64 apparecchi da caccia e 57 da bombardamento efficienti, dislocati sui campi di Castiglione del Lago, Cerveteri, Capodichino, Foligno, Metato, Perugia c Viterbo (24). Lo spirito delle truppe delle divisioni - eccettuata la « Centauro >> - come si è detto, era generalmente elevato, derivante dalle tradizioni, dalla guerra onorevolmente combattuta, dalla consapevolezza della loro coesione, dall'inquadramento; al disopra di fattori negativi non ad esse imputabili, si sarebbero battute bene, e lo dimostrarono. Deleteria fu, per contro, come si vedrà, la utilizzazione delle truppe ai depositi.
LE FORZE TERRESTRI GERMANICHE
Inquadrate nell'XI Corpo paracadutisti (Generale Kurt Student) comprendevano: - la 3a Divisione di fanteria corazzata (panzergrenadiere) rinforzata (Gen. Fritz Hubert Graeser); -
la 2 " Divisione paracadutisti, rinforzata (Gen. Barcnthin);
-
elementi sfusi non indivisionati.
Potevano ricevere il concorso della 2 " Flotta aerea, che aveva una disponibilità di 142 apparecchi da bombardamento e di aliquote da caccia. La 3" Divisione di fanteria corazzata (panzergrenadiere) era giunta in Italia nel maggio 1943 con una denominazione ed una configurazione organica diverse: aveva il nominativo di 3" D ivisione di fanteria motorizzata; a partire dal 23 giugno 1943 assunse la nuova fisionomia e ricevette armi, materiali e mezzi ad essa corrispondenti. Combatté in Italia fino al luglio 1944 quando fu trasferita in Francia (25). D'intesa con lo Stato Maggiore dell'Esercito, la divisione si dislocò nella zona dell'Amiata, da San Quirico d'Orcia, Abbadia San
(24) Cfr. : Lom A:-~cELO: « L 'Aeronautica italiana nella guerra di liberazione >> . Ufficio Storico dell'Aeronautica Militare, Roma, 19l)1. Pagg. 347-348. (25) Cfr.: GEoRc TESSI N: « Verbande und Truppen der Deutschen Wehrmacht und Waffen SS in Zweiten Weltkrieg 1939- 1945 ». 2 ° volume. Editori Verlag E. S. Mittler & Sohn GMBH, Frankfurt am Main, r9l)5. Pagg. 166 e 167.
1 oo
Le opaazioni d~lle unità italiane nel sertembr~ - ottobre 1943
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Salvatore, Radicofani, fino al lago di Bolsena. Successivamente la sua zona di dislocazione fu estesa a Chiusi e - senza alcuna autorizzazione - la divisione si spostò poi lentamente verso sud in direzione di Roma, finché uno dei suoi raggruppamenti si insediò intorno a Montefiascone (26). Circa la consistenza e l'efficienza di tale divisione, le valutazioni non sono concordi: in pratica è stata prospettata l'eventualità che lo Stato Maggiore abbia attribuito alla 3.. panzergrenadiere un indice di potenza superiore a quello reale. La divisione era stata posta sotto incessante controllo da parte degli organi di informazione italiani (Carabinieri, Servizio informazioni militari, Comando della 5a Armata, personale di controllo stradale, ecc.). Specialmente tra il 20 agosto e il 7 settembre accuratissime ricognizioni erano state effettuate anche da elementi dello Stato Maggiore dell'Esercito, durante più giorni e sull'intera zona di dislocazione della Grande Unità, con particolare attenzione agli aspetti del problema organico, della consistenza del personale, dei mezzi di combattimento e di quelli di trasporto. Ne era risultato il quadro di una divisione efficiente e ben più forte del normale, con una forza superiore ai 20.000 uomini e con una dotazione di mezzi blindo- corazzati sulle 500 unità. Tale aJ>prezzamento era stato formulato, anche se in termini generici, dal Generale Mario Caracciolo di Feroleto, Comandante della 5& Armata italiana che, avendo la 3.. panzergrenadiere nel territorio della propria giurisdizione, così si espresse al riguardo: « Comincio ad aver sospetto di questo scivolamento verso sud, verso Roma, tanto più che vedo giungere continui rinforzi alla divisione che è già più forte di un nostro Corpo d'Armata ... » (27). Con cifre ancora superiori a quelle citate, fu valutata la consistenza della 3.. panzergrenadiere dal Tribunale Militare di Roma, che, nel quadro del processo << Roatta- Carboni », sentì e raccolse le relazioni dei protagonisti dell'armistizio e della difesa di Roma (28). E' peraltro da ricordare che nel corso di una intervista concessa (26) Cfr.: MARIO CARACCIOLO or FEROLETO: <<E poi? La tragedia dell'Esercito italiano ». Casa editrice Corso, Roma, 1946. Pagg. 131/ I33· (27) Cfr.: MARio C ARACCIOLO m FEROLETO: « Tradimento italiano o tedesco? Verità e menzogne sull'S settembre». Arti Grafiche Santa Barbara di Ugo Pinnarò, Roma, 1950. Pag. 12. (28) Cfr.: << L 'armistizio e la difesa di Roma nella sentenza del Tribunale Militare di Roma. Appendice al processo Roatta- Carboni». Sentenza del 19 febbraio 1949> pagg. 410, 411 e 4'4·
La difesa di Roma
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al Generale Castel) ano, il Generale Siegfried W estphal (Capo di S.M. del Maresciallo Kesselring) affermò che mtorno a Roma vi erano soltanto 3o.ooo tedeschi: le due divisioni - 3.. panzergrenadiere e 2.. paracadutisti - non avevano carri, ma cannoni semoventi; alla 3a Divisione era stato però assegnato il gruppo « Biising >>, con una sessantina di carri, proveniente dalla 26"' Divisione corazzata dislocata a Salerno (29). Da un « rapporto situazione>> del I 0 settembre I943 (3o), risulta inoltre che la divisione non disponeva di unità carri, aveva deficienza di veicoli da combattimento e alcune batterie non erano prontamente impiegabili. Infine aveva limitate possibilità di movimento date le forti deficienze di automezzi. Dallo stesso rapporto si rileva che la forza della divisione ammontava a 407 ufficiali e I4.448 sottufficiali e truppa, grosso modo corrispondente a quella di una divisione di fanteria italiana. Esiste quindi un notevole divario tra la valutazione dello Stato Maggiore dell'Esercito e quella rilevabile dalle autorevoli citazioni sopra riportate. E' tuttavia innegabile che nello stesso « rapporto situazione >> del I 0 settembre sia attribuita alla 3"' panzergrenadiere una dotazione di 42 semoventi d'assalto Mark IV da I8 tonnellate, I96 veicoli blindo- corazzati, I8 semoventi su scafo di carri classe II e altri 3 carri armati classe III. In totale 259 mezzi blindo- corazzati, ai quali sono da aggiungere i 6o carri armati citati dal Westphal e accertati daJlo Stato Maggiore dell'Esercito che ne aveva seguito il trasferimento a Frascati, assegnati alla 2.. paracadutisti. Debbono parimenti essere tenute in considerazione le citazioni del Comandante d ell'« Ariete » che, nel corso dei combattimenti del 9 settembre, ha contrastato il passo a colonne blindo- corazzate provenienti da nord nelle quali i carri armati erano largamente presenti (3I). (29) Cfr.: L'Europeo : «II gigante incatenato>>, 7 febbraio 19(}5. (3o) Cfr.: «Storia della seconda guerra mondiale», n. 54, Rizzoli- Purnell editori, Milano. Volume 4° : Generale ETTORE Museo: « Gli aspetti militari dell'8 settembre)), pagg.Ig5 e segg. Cfr.: GIUSEPPE CASTELLANO: cc Roma kaputt ». Gherardo Casini editore, Roma, 1967· Allegato 7· (31) Cfr.: RAFFAELE CADORNA: «La riscossa>>. Rizzoli editore, Milano, 1• edizione, dicembre 1948. A pag. 37, infatti, avverte che alle ore 2,30 si era presentata al caposaldo di Monterosi una pattuglia motociclisti germanica che chiedeva il passaggio per un reggimento corazzato in movimento; a pag. 38: che nello stesso settore
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Le operazioni delle unità italiane nel settembre - ottobre 1943
Si può pertanto ritenere che la 3"' Divisione avesse incorporato, sia pure temporaneamente, molti complementi destinati alle divisioni dell'Italia meridionale, trattenendo anche unità di carri ad esse destinate. La panzergrenadiere aveva poi ceduto un raggruppamento corazzato alla 2 .. Divisione paracadutisti, dislocatosi come si è detto a Frascati, per una migliore articolazione delle forze a nord e a sud di Roma. E' dunque verosimile che anche il livello di efficienza della divisione abbia potuto essere notevolmente migliorato rispetto a quanto è scritto nel « rapporto situazione» del I 0 settembre, se si tien conto che la divisione stessa, mentre erano ancora in corso le trattative per la resa di Roma, iniziò il trasferimento verso sud per concorrere alla difesa contro le forze alleate sbarcate a Salerno, ad una distanza di ben 400 km. Il suo primo reparto infatti giunse il 12 settembre e partecipò subito ai combattimenti in corso; il grosso della divisione, malgrado le perdite subite ad opera dell' « Ariete », si impegnò in combattimento nei giorni successivi e contrastò vigorosamente l'avanzata degli alleati. Non sembra quindi fuori luogo conferire attendibilità - seppure con i margini di approssimazione dovuti agli inevitabili errori di stima per la tecnica dell'inganno largamente adottata dai tedeschi e per la umana tensione dei combattenti - alla valutazione dello Stato Maggiore dell'Esercito e attribuire perciò alla 3• Divisione una forza complessiva di:
di Monterosi, poco dopo l'alba, una colonna tedesca mista di autocarri, camionette e carri armati da 25 tonnellate, si era presentata; a pag. 39: che i tedeschi, riavutisi dalla sorpresa, avevano ripreso !"azione metodicamente spingendo innanzi la fanteria appoggiata dal fuoco di artiglieria e dei carri; a pag. 42: che nel settore di Manziana, alle ore 7,20 lo sbarramento era stato attaccato da forze germaniche appartenenti ad una colonna corazzata ... ; a pag. 43: che i carri tedeschi avevano tentato varie volte di sboccare dalla foresta della Solfatara ... ; alle pagg. 48 f 49: che nel settore di Monterosi le forze nemiche d'attacco segnalate in transito fino alle ore 10,30 ammontavano a 2 9 carri armati ... T tedeschi avevano a loro disposizione numerosissime forze corazzate: mentre si combatteva a Monterosi, la colonna dei carri armati era ferma fino a Ronciglione (da considerare che da Monterosi a Ronciglione corrono 15 km: agevole il dedurne quanti carri armati vi fossero su quella rotabile pur tenendo conto delle distanze tra carro e carro); a pag. 49: a Bracciano l'intera colonna corazzata germanica si componeva di circa 40 carri armati T f 4 e semoventi da 88 ... una trentina di carri armati sarebbe stata distrutta o danneggiata; a pag. 54: carri armati nemici provenienti da Palestrina e da Mandela puntavano su Tivoli.
lA difesa di Roma
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circa 22.000 uomini, 259 mezzi blindo- corazzati compresi 1 semoventi, 150 carri armati dei vari tipi. A sua volta la 2• Divisione paracadutisti (2" Fallschirm- Jager Division), costituita nel febbraio 1943 in Francia, inizialmente affluita con oltre 4.000 uomini dal 28 luglio al 1° agosto su 295 aerei da trasporto e 6 alianti, con motociclette cingolate di nuovo modello e una batteria anticarro, era stata ulteriormente rinforzata con nuove truppe affluite il 2 e 3 agosto su 172 aerei da trasporto, IO esamotori, 3 alianti e una ventina di He. III: è da presumere che il traffico aereo continuasse nei giorni successivi (32). Incorporò due battaglioni da fortezza già a Pratica di Mare e numerosi elementi autonomi, ricevette dalla 3a Divisione un gruppo corazzato ed ebbe in seguito altri elementi. Raggiunse una consistenza di: c1rca I2.ooo uonum, 6o carri armati, vari veicoli cingolati, e si dislocò nella zona: Fiumicino- Pratica di Mare- Ardea- Albano Laziale- Frascati. A fine agosto ebbe ordine di distaccare in Puglia, presso la I .. Divisione paracadutisti, il II battaglione del 6° reggimento, agli ordini del Maggiore Walter Gericke (33). Sono infine da considerare gli elementi non indivisionati, i cosiddetti elementi « sfusi ». Il comando germanico aveva reso noto una situazione della forza presente nella zona di Roma alla data del I3 agosto 1943, comprendente:
Forze dell'Esercito . Forze della Marina Forze deli' Aviazione In totale
Ufficiali
Sottuff. e truppa
6 136 8o6
250 !.039 1!.436
948
12.725
(32) Cfr.: ANGELO Lo01: « L'Aeronautica italiana nella guerra di liberazione 1943/ 1945 ». Ufficio Storico dell'Aeronautica Militare, Roma, 2 • edizione, I~r. Pagg. 18 e 19. (33) Cfr.: )OSEF ScuRODER : « Iraliens Kriegsaustritt 1943 » . Editore MusterSchmidt, Gothingen, r~9· Pagg. 272. 288 e 289.
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!.e operazioni delle unità italiane nel settembre- ottobre 1943
Si tratta di una segnalazione riferita al 13 agosto: è da ritenere che le cifre siano state ovviamente indicate alquanto al di sotto della realtà. Non è dato peraltro conoscere l'esatta situazione al\'8 settembre. Sarebbero anche da aggiungere, infine, altri elementi sfusi: appartenenti ai servizi investigativi, alla Gestapo e a vari organismi, dislocati nella Capitale, per i quali qualche accertamento era stato effettuato dalla Polizia italiana e dal Servizio informazioni militari: si sarebbe trattato di circa 6.ooo persone. Infine, come si vedrà, nelle prime ore del 9 settembre giunse su Monterotondo il gruppo di combattimento della 2• Divisione paracadutisti, costituito dal Ilf6o reggimento paracadutisti. RIEPILOGO
Unità
3& Divisione panzergrenadiere . 2• Divisione paracadutisti
Uomini
Mezzi blindo - corazzati
ctrca
22.000
409
6o
))
12.000
Elementi sfusi . . . .
))
13.000
In totale
))
47·000
469
IV. - L'IMPOSTAZIONE DELLA DIFESA
Venuti a mancare, con l 'improvviso annuncio dell'armistizio, i due concorsi più efficaci per una razionale impostazione della dife sa, e cioè l'integrale affluenza delle Divisioni di fanteria « Re» e « Lupi di Toscana » e del 18° reggimento bersaglieri, purtroppo per la maggior parte in viaggio, e l'apporto delle forze anglo- americane, tutte le ipotesi e gli orientamenti dello Stato Maggiore dell'Esercito non ebbero pratica applicazione, essendone conseguita la impossibilità di costituire una efficiente massa di manovra, sganciando dai compiti di difesa fissa il Corpo d'Armata motocorazzato. L'impostazione della difesa rimase quindi nelle stesse condizioni di quindici giorni prima, basata cioè (vedasi pag. 8o) su di una difesa
La difesa di Roma
ros
esterna fissa e una difesa interna della città, a sua volta sussidiata da una difesa interna ravvicinata, successivamente (allegato n. 3 in data 8 settembre) denominata cintura di sicurezza. Il compito delle azioni manovrate mobili venne affidato, e solo in minima parte, alle riserve divisionali dell'« Ariete» e della «Piave »: reggimento di cavalleria motocorazzato « Lancieri Vittorio Emanuele II » e aliquote del 58° reggimento fanteria motorizzato « Abruzzi ». Perciò difesa statica, dovuta alla necessità di impedire dall'esterno un colpo di mano dei tedeschi, col gravissimo inconveniente di risultare diluita, data l'ampiezza dei settori difensivi e priva di possibilità manovriere. Con le forze a disposizione occorse, per tale ragione, coprire integralmente la Capitale, sbarrandone tutte le vie di accesso: Aurelia, Cassia, Flaminia, Salaria, Tiburtina, Casilina, Tuscolana, Anagnina, Appia, Tricoria, Ostiense e Portuense. E' da aggiungere che il terreno interposto fra dette vie è pianeggiante e come tale favorevole agli avvolgimenti ad ampio e breve raggio. La impostazione della difesa venne anche influenzata in modo decisivo dalla posizione geografica della città di Roma, dai numerosi agglomerati urbani che la circondano in tutte le direzioni e dalla vicinanza della costa tirrenica, che pose le peggiori condizioni per una azione manovrata, anche a raggio limitato. Si consideri infatti che da Roma centro (piazza Venezia) a Fiumicino corrono, in linea d'aria, 25 km, al lido di Ostia 25, a Tor Vajanica 28, a Pomezia 24, a Frascati 18. In sostanza, assenza di profondità nel settore meridionale, indispensabile invece per una difesa prolungata decisa, fissa e mobile. Ne conseguirono una concezione e una impostazione « obbligate » per la mancanza di spazio e una difesa che non poteva fare ricorso alla manovra, a combattimenti ritardatori o temporeggianti, costretta a rimanere ancorata al terreno e pressata da un avversario che era in grado di controllare anche l'origine delle principali comunicazioni verso la Capitale. Per contro non fece difetto lo spazio nel settore settentrionale, ma con l'aggravante che la linea di costa va gradualmente allontanandosi da F iumicino verso nord- ovest, rendendo sempre più ampio lo spazio da controllare e da difendere: anche limitandosi all'allineamento Civitavecchia- Moricone (r8 km a nord di Tivoli) si sarebbe avuta una ampiezza frontale di ben 8o km per poter coprire tutto e sbarrare le vie di comunicazione adducenti a Roma da nord, ciò che avrebbe richiesto l'impiego di ingenti forze fisse e mobili. Anche qui la impostazione della difesa dovette effettuarsi col con-
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Le operazioni delle unità italiane nel settembre- ottobre 1943
cetto di dare ad essa una certa profondità mediante blocchi successivi e adiacenti di forze, largamente intervallati. Il terreno dettò una legge ferrea di ordine inverso rispetto alle situazioni normali, subordinata esclusivamente alla disponibilità delle forze. Ne conseguì una soluzione rabberciata, senza adeguate avanstrutture di esplorazione e sicurezza anche per non disperdere eccessivamente le forze onde tenerle alla mano per il pronto intervento in tutte le direzioni. Le particolari condizioni non favorevoli offerte dal terreno alla difesa non sfuggirono certo ai tedeschi che poterono attuare il concetto di agire frontalmente e con avvolgimenti laterali da sud, favorendo le infiltrazioni e le penetrazioni verso Roma, riservandosi più ampia libertà di manovra a nord, in qualsiasi direzione. Ne derivarono due inconvenienti: nel settore nord sarebbe stato sufficiente al nemico rompere o impegnare la difesa in un punto per dilagare contemporaneamente fra i caposaldi, in profondità, ricorrendo all'aggiramento ad ampio raggio; nel settore meridionale un qualsiasi, anche locale, cedimento delle forze in difesa fissa, avrebbe spostato la lotta nella più vicina periferia di Roma, a stretto contatto con la città, in condizioni aleatorie. Il problema venne inoltre influenzato dalla deficienza di munizioni, carburanti, automezzi e materiali vari, a causa delle condizioni in cui si erano ridotti i trasporti, dei continui bombardamenti aerei e delle distruzioni operate negli stabilimenti di produzione o nei magazzini, dello scardinamento della rete ferroviaria, della distruzione di tanti ponti rotabili. E' anche da aggiungere la delicatissima situazione ambientale posta di fatto sotto il costante controllo delle forze tedesche. TI Feldmaresciallo Kesselring chiese più volte conto dei lavori di rafforzamento, degli sbarramenti stradali e di tutte le attività svolte per predisporre una difesa idonea: gli fu risposto che si doveva parare una minaccia di forze paracadutiste anglo- americane su Roma. Probabilmente una concezione difensiva diversa e cioè della difesa indiretta della Capitale, essenzialmente manovrata, a distanza e fuori della città, per colpire le forze tedesche in movimento con azioni sui fianchi, sarebbe stata più redditizia e di maggiore efficacia e durata, ma sarebbero occorse forze mobili adeguate. L'impostazione dovette perciò subire le contrastanti vicende e le variabilissime situazioni di quei giorni: occorre riconoscerlo serenamente.
lA difesa di Roma
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V.- LO SCHIERAMENTO DELLE TRUPPE (Schizzo n. 1) Alla difesa esterna della Capitale furono preposti (fino alle ore 12 del 9 settembre) :
-
il Corpo d'Armata motocorazzato (Divisioni (( Granatieri»,
« Ariete », « Centauro », (( Piave ») a cui si aggiunsero anche le ali-
quote già affluite delle Divisioni « Re >> e « Lupi di Toscana>> e del r8o reggimento bersaglieri, nei settori settentrionale e meridionale; - il XVII Corpo d'Armata (Divisioni « Piacenza>> e 220a costiera). Alla difesa i11terna fu preposto il Corpo d'Armata di Roma, con la Divisione « Sassari >> , le truppe ai depositi, le forze di polizia ed elementi vari. Alla cintura di sicurezza della Capitale furono preposti reparti della Divisione « Sassari >> ed elementi vari. Quelli della (( Sassari » sarebbero poi stati sostituiti con altri di polizia, con le sole funzioni di posti di blocco. Con ordine n. n / 36301 dell'8 settembre (allegato n. 3) lo Stato Maggiore dell'Esercito dispose che, a partire dalle ore 12 del 9 settembre: - la Divisione (< Granatieri >> passasse alle dipendenze del Comando XVII Corpo che avrebbe assunto contemporaneamente la responsabilità del settore corrispondente; - la difesa esterna della Capitale fosse devoluta al XVII Corpo con le Divisioni « Granatieri », << Piacenza », << Re » (che avrebbe sostituito, sulle posizioni, la Divisione <<Piave))), << Lupi di Toscana)) e col gruppo tattico (( Sassari >> (1° reggimento fanteria e 1° gruppo artiglieria); - ad avvenuto svincolo della Divisione « Piave », il Corpo motocorazzato avrebbe ricevuto direttive per l'assolvimento del suo compito essenzialmente controffensivo. CORPO D 'ARMA T A MOTOCORAZZATO
Aveva la sede del comando a Roma. La Divisione « Granatieri » (Schizzo n. 2) fu schierata fra l' Aurelia e la Casilina comprese, su di una fronte di oltre 30 km, a sbar-
to8
Le opt:razioni dd/~ unità italian~ n~/ utt~mbr~- ottobr~ 1943
ramento del fascio rotabile adducente a Roma. Distanza massima dei suoi elementi più avanzati da Roma (piazza Venezia): da 9 a I I km, distanza dagli elementi più avanzati tedeschi: 8 km in media. Costituì caposaldi a Casalotti, Maglianella di Sotto (Aurelia), Casale Pisano, Magliana Vecchia (Portuense), Ponte della Magliana (Ostiense), Cascina di Acquacetosa (Tricoria), Magri, Cascinale San Cesareo, stazione Capannelle (Appia), Osteria Torre di Mezzavia Frascati (Tuscolana e Anagnina), due Torri (Casilina), Tor Sapienza, Torre di tre Teste. Istituì undici posti di blocco all'ingresso della città, a sbarramento delle vie di accesso. La Divisione corazzata « Ariete » (Schizzo n. 3) fu schierata fra Manziana, sulla via Claudia, e Monterosi, sulla via Cassia, con la riserva nella zona della stazione di Anguillara- Olgiata, presso La Storta (bivio Cassia- Claudia), avente una sua limitata aliquota ad Isola Farnese. Distanza dei suoi elementi più avanzati dalla Capitale (piazza Venezia) 40 km; dagli elementi più avanzati germanici 38 km. Costituì i caposaldi di Manziana e Bracciano, sulla Claudia, e di Monterosi sulla Cassia. La Divisione motorizzata << Piave » (Schizzo n. 4) fu schierata a semicerchio fra le vie Flaminia, Salaria, Tiburtina e la città di Roma (pressi di Monte Sacro) inglobando anche la via Cassia da La Storta a Roma. Distanza dei suoi elementi più avanzati da Roma (piazza Venezia): da 25 a 30 km; dagli elementi più avanzati germanici : da 28 a 30 km. Inglobò nel suo settore lo sbarramento autonomo di Centro Marte (Monterotondo) sede operativa dello Stato Maggiore, vigilato da apposite forze. Costituì caposaldi a Morlupo, sulla Flaminia; a Casa Girardi; a Ponte del Grillo (sul Tevere, lungo la Salaria), a monte di La Storta e a La Giustiniana (sulla Cassia); a Prima Porta, sulla Flaminia; a Castel Giubileo sulla Salaria, a C. Coazzo, ad oriente della Salaria, a Casal dei Pazzi e al quartiere Monte Sacro, in Roma. Istituì cinque posti di blocco all'ingresso della città, a diretto sbarramento delle principali vie di accesso. La Divisione corazzata « Centauro» (Schizzo n. 5) con elementi del r8" bersaglieri fu dislocata presso Tivoli a sud di Guidonia- Montecelio (Acque Albule, Ponte Lucano, Villa Adriana, Corolle, San Vittorino e Passerano), e istituì posti di blocco a sbarramento della via Tiburtina. Distanza dei suoi elementi più avanzati da Roma (piazza Venezia): 23 km ; dagli elementi più avanzati avversari: 45 km.
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Schizzo n. l
DIFESA DI ROMA: FORZE TERRESTRI CONTRAPPOSTE ALLE ORE 18 DELL'8 SETTEMBRE 1943
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La difesa di Roma
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XVII CORPO D 'ARMATA
Aveva la sede del comando a Velletri. La Divisione « Piacenza » (Schizzo n. 2) fu schierata dalla regione a sud della Magliana fino a Velletri, su vastissima fronte, col grave inconveniente di avere le proprie forze quasi integralmente frammischiate con quelle della 2 • Divisione paracadutisti tedesca, ed assunse tale schieramento, sopravanzato in gran parte rispetto a quello della « Granatieri », per parare la minaccia del complesso corazzato tedesco di Frascati. Distanza dei suoi elementi più avanzati dalla Città (piazza Venezia): variabile da 17 a 33 km; distanza dagli elementi avanzati avversari: praticamente nulla, essendo con essi a contatto per frammischiamento. Costituì i caposaldi di Risaro (via Ostiense), Casale Malpasso, Castel di Decima, Torre della Mandriola, M. Migliore (sulla Tricoria), Pavona, stazione di Cecchina, fornace Rossi (sulla via Appia), Lanuvio e Velletri. I reparti affluiti della Divisione « Re» furono dislocati: Comando divisione nella zona di C. Ottavia, e dalle 5,30 del 9 alla Farnesina; il battaglione a Monterotondo a protezione della zona adiacente allo scalo ferroviario e ·del Centro Marte. Alle ore 20 del 9, in seguito all' arri vo di altre unità, la divisione assunse la dislocazione indicata nello Schizzo n. 6. Quelli della Divisione « Lupi di Toscana» (Schizzo n. 7), furono dislocati a sud di Ladispoli, dove erano stati scaricati dai treni in previsione della occupazione degli aeroporti di Cerveteri e Furbara, fra gli schieramenti della « Granatieri» e dell' « Ariete ». La 220a Divisione costiera, disseminata, come si è visto, in copertura sul litoral e da oltre Civitavecchia ad Anzio, per uno sviluppo di 75 km, non fu direttamente interessata alla difesa. Aveva costituito i caposaldi di Fiumicino e Porta S. Lucia, sulla Portuense, alle foci del Tevere, ad Ostia Lido, sull'Ostiense, e presso Torre Piastra, 5 km ad oriente di Ostia Lido, tutti frammischiati con gli alloggiamenti della 2 .. Divisione paracadutisti tedesca. Avevano però solo funzioni antisbarco. CORPO D'ARMATA DI ROMA
La Divisione « Sassari » fu dislocata in città per la difesa interna, rinforzata da elementi della « Granatieri », e avrebbe dovuto avvalersi anche del concorso di truppe di varia provenienza, raccogliticce, e delle forze di polizia.
I Io
U: opaazioni dcii~ unità italian~ n~l s~ttembre- ottobre 1943
*** Le truppe dislocate nei caposaldi furono protette esclusivamente da lavori difensivi in terra, di carattere campale, completati da migliaia di mine. Difficoltosi i collegamenti perché le radio di dotazione non erano sufficienti, così come limitata fu la di sponibilità di mezzi a filo. La maggior parte delle comunicazioni dovette appoggiarsi alla rete telefonica urbana e non fu neppure concesso di impedire le comunicazioni dei civili (34). Scarso il munizionamento (specialmente controcarri) perché inviate a Frosinone le scorte, per sottrarle ai bombardamenti aerei: all'annuncio dell'armistizio le unità si trovarono in crisi, per mancanza di tempo e indisponibilità di automezzi per i prelevamenti. Treni di munizioni in viaggio da molti giorni, di previsto arrivo a Roma per il 10 settembre, non giunsero mai perché bloccati dai tedeschi. Pur essendovi buona disponibilità di carburanti (depositi di Mezzocammino e V alleranello) per una percorrenza media di 3 00 km soltanto la Divisione << Piave» prelevò in tempo, il giorno 7, i carburanti per l'autonomia di 300 km; gli altri reparti rimasero generalmente con una autonomia di meno di 100 km, irrisoria. E fu questo uno dei più grandi interrogativi : causato da deficienze non ammissibili, da pastoie burocratiche e forse da altre cause.
*** Le truppe germaniche si trovarono contemporaneamente orientate a sorvegliare e poi risolvere la situazione a Roma e pronte ad intervenire contro gli sbarchi degli Anglo- Americani, avendo da tempo preso le opportune disposizioni e con i loro raggruppamenti già praticamente incanalati lungo le più redditizie direttrici di movimento. La 3• Divisione panzergrenadiere, a nord, poté così trovarsi coi suoi gruppi e raggruppamenti motocorazzati presso Tarquinia, con obiettivo iniziale Civitavecchia, presso Vetralla e Viterbo, lungo la Cassia e la Claudia, con obiettivo Roma, e dalla zona di Bolsena, deviando, per raggiungere la Flaminia, e mediante largo aggiramento tendente anche alla Salaria e quindi alla Tiburtina con obiettivo Roma. (34) Cfr.: ETTORE Museo: « La verità sull'8 settembre ». Garzanti editore, Milano, I965· Pag. 75·
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La difesa di Roma
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La 2 " Divisione paracadutisti venne a trovarsi in condizioni più favorevoli per un immediato intervento nel settore meridionale : ad oriente, con le sue forze corazzate, orientata prevalentemente verso l'Appia e la Casilina, con minaccia di aggiramento della Capitale da est (Tiburtina); ad occidente, con i suoi reparti paracadutisti, frammischiati alla 220" Divisione costiera e alla Divisione « Piacenza», in grado di muovere tempestivamente su Roma lungo le comunicazioni poste a cavaliere del T evere e con una minaccia in potenza di aggiramento della Capitale da occidente (via Aurelia).
VI. - GLI AVVENIMENTI
All'annuncio dell'armistizio fu dato l'allarme alle truppe, per una misura prudenziale e nell'intento di osservare l'atteggiamento delle forze germaniche onde adeguarvisi; a seguito di specifica direttiva del Governo nessuna iniziativa fu assunta dalle nostre forze, che rimasero in vigilante attesa, pronte a reagire ad azioni aggressive. Fu poi inizialmente consentito, a richiesta, l'esodo dagli abitati dei tedeschi isolati e non venne impartito alcun ordine per il brillamento delle predisposte interruzioni stradali e ferroviarie, ordine che fu invece diramato più tardi, nella notte e solo per alcuni punti, quando si palesarono chiaramente le intenzioni dei tedeschi. Tale linea di condotta, probabilmente consigliata dall'ingenuo convincimento che le truppe germaniche avrebbero ricevuto l'ordine di ritirarsi dall'Italia, rinunciando ad opporsi agli sbarchi e forse anche dalla direttiva di non impegnarsi per primi contro di esse, diede origine a disorientamenti in un momento nel quale sarebbe stata necessaria una linea di condotta chiara e decisamente aggressiva. Vi erano anche stati vari sintomi che avrebbero dovuto imporre una ben diversa valutazione della situazione; infatti, indipendentemente dal contegno ostile di alcune unità tedesche, il mattino del 7 settembre il Comandante della 5~ Armata, Generale Caracciolo di Feroleto, aveva reso noto al Generale Roatta che il suo ufficiale di collegamento col Comando della 3.. Divisione panzergrenadiere gli aveva riferito che era giunto alla divisione l'ordine di tenersi pronta a muovere verso su<i, il che costituiva aperta manifestazione di chiari atteggiamenti, a meno che il predisposto movimento non fosse connesso soltanto con le notizie di uno sbarco alleato sulle coste del
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Lazio o della Campania. E' certo che l 'ordine pervenne alla divisione dal Comando Supremo tedesco il 7 e che soltanto il mattino dell'8 il Maresciallo Kesselring chiese al Generale Roatta di poter muovere la di visione verso sud per far fronte al temuto sbarco; nel timore che la richiesta nascondesse l 'intendimento di avvicinare le forze tedesche alla Capitale, il Gcn. Roatta rispose proponendo che il movimento fosse rinviato all'alba del 9 e che in ogni caso le avanguardie non oltrepassassero prima dell'alba l'allineamento Nepi- Tarquinia, per evitare incidenti notturni con le forze italiane dislocate attorno a Roma (35). Di tale sintomo non fu tenuto alcun conto e la direttiva per le truppe poste a difesa di Roma rimase quella di non essere le prime a prendere iniziative ostili, ma di regolarsi in base al contegno che avrebbero tenuto le forze tedesche, contegno che si rivelò subito offensivo su tutta la fronte, sin dalle prime ore della sera dell'8 settembre. Alle ore 20do, infatti, forze della 2a Divisione paracadutisti si presentarono su autocarri ai depositi carburanti di Mezzocammino e V aHeranello, sulla via Ostiense e con la scusa di doversi rifornire, irruppero nell'interno riuscendo a sopraffare la modesta guardia ivi esistente, impadronendosi dei depositi contenenti alcune centinaia di tonnellate di carburante. I caposaldi della cintura di difesa esterna, distanti circa un chilometro, avuto sentore che qualcosa di grave potesse essere accaduto, intervennero col fuoco, subito impegnati da truppe tedesche. Era già buio e la cattiva visibilità impedì, a quanto sembra, di condurre una azione decisa e di rendersi conto dell'accaduto. La responsabilità di quel settore rientrava nella competenza del comando del XVII Corpo - rimasto inesplicabilmente nella sua sede di Velletri fino al mattino del 9 anziché spostarsi subito a Roma come era stato previsto - ma il deposito non era stato incluso nella cinta difensiva. Tale deplorevole negligenza si aggiunse al mancato preventivo rifornimento da parte delle unità interessate, dovuto anche a formalismi burocratici ad opera di uffici che non avevano intuito la delicatezza della situazione. Ciò, oltre a concedere ad esse la voluta autonomia per il movimento, avrebbe consentito di vuotare il deposito o di ridurne la consistenza. All'imbrunire dell'8 settembre elementi autonomi tedeschi della zona di Pratica di Mare e Fregene- Maccarese, rinforzati da aliquote (35) Cfr.: Gen. GIACOMO ZANUSSI: ((Guerra e catastrofe d'Italia». Vol. Il, Casa ed. Corso, Roma, 1948. Pag. 181.
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della 2" Divisione paracadutisti, irruppero di sorpresa negli accampamenti delle truppe costiere della 220~ Divisione a Nettunia, Castel Fusano, Ostia, Fiumicino e Fregenc e dopo avere stroncato tentativi di resistenza compiuti dalle vedette, le disarmarono senza subire perdite. La divisione era interessata alla resistenza nel settore meridionale di Roma, soltanto nei caposaldi di Fiumicino, Porta Santa Lucia (sulla Portuense), alle foci del Tevere, a Torre Piastra, ad oriente di Ostia Lido, frammischiati , come si è già visto, a reparti della 2 " Divisione tedesca. . Il cedimento dei costieri può apparire inesplicabile a chi non abbia la esatta idea delle loro particolari condizioni e dell'ambiente di vita e di attesa in cui erano stati posti. Queste truppe erano rimaste nei rispettivi alloggiamenti, salvo quelle incaricate dei normali servizi di vigilanza che effettuavano da oltre un anno. Scesa la notte, non fu dato ad esse nessun allarme, gli ufficiali si recarono alle mense, la truppa si ritirò per riposare, le vedette continuarono a scrutare il mare. Della necessità di guardarsi dai tedeschi e del fatto nuovo, l'armistizio, nessuno si preoccupò, forse in attesa di uno specifico ordine superiore, mentalità sorta purtroppo da qualche tempo fra unità che mai avevano avuto la possibilità di venire a contatto con un nemico, del quale avevano soltanto sentito parlare, e che troncò ogni spirito di iniziativa e di audacia. Non fu perciò impresa difficile per i tedeschi, con Je loro truppe frammiste a quelle italiane sul litorale, sorprendere le vedette, bloccare gli accessi agli alloggiamenti e alle mense, e disarmare tutti (36). Poté anche sorprendere l'inconsueto atteggiamento assunto dagli ex alleati. (36) Kon mancarono episodi di resistenza da parte delle Divisioni costiere e 221", quest'ultima schierata più a sud, fino al fiume Garigliano. In particolare: MI settore della 220• Divisione, qudlo di Cà di Statua (via Aurelia). Forze tedesche in transito da Tarquinia e dirette a Roma indussero a far brillare i ponti sul fiume Marta e sul fosso Marangone. Ma alle ore 7 del 9 occuparono Civitavecchia, catturando il Comandante e il Comando della difesa porto. Alle ore 12 il settore divisionale era ormai quasi tutto controllato dal nemico, ma il Presidio di Ncttunia, comandato dal Generale Guido De Cornè, direttore del 1° cemro esperienze aniglieria, coadiuvato da reparti della 220• Divisione agli ordini del Colonnello Bruno Toscano e da patrioti, si difese fino al giorno 10 dopo che i tedeschi avevano effettuato uno sbarco a Porto Nettunia. Cfr.: Relazione del Generale Oreste Sant'Andrea, Comandante la divisione; - nel settore della 221" Divisione si ebbero subito azioni isolate di elementi tedeschi per il disarmo dei reparti. La notte sul 9 venne telefonicamente 220•
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Quasi alla medesima ora (le 21), la 2a Divisione paracadutisti mosse da Ostia- Fiumicino verso nord su due colonne, lungo le direttrici delle vie Portuense e Ostiense, gravitando in corrispondenza del ponte della Magliana ove giunse all'una del 9· Nel corso della sera, ricorrendo all'inganno, alla sorpresa, e profittando del buio e dopo aver catturato i minori comandi in posto, fu agevole ai tedeschi cominciare a disarmare una gran parte delle forze della Divisione <c Piacenza » ad essi frammischiate, e materialmente impossibilitate a sviluppare reazioni di contrattacco o di contrassalto, compromettendo seriamente la situazione in quel settore. Nel contempo, verso le 20,30 la 3a Divisione panzergrenadiere mosse dalla zona di dislocazione articolata su due colonne gravitanti rispettivamente su Narni (da Orvieto), per la Flaminia, sulle vie Cassia e Claudia (via Viterbo- Vetralla) con preponderanza sulla Cassia. Una unità speciale (gruppo esplorante corazzato rinforzato da 2 compagnie del I/29°) a sua volta mosse su Civitavecchia (via Tuscania- Tarquinia) per parare un temuto sbarco alleato, e concorrere all'azione generale (37). Nessun dubbio poteva ormai più sussistere sull 'atteggiamento delle forze tedesche in conseguenza dell'armistizio e chiari gli intendimenti del Feldmaresciallo Kesselring al riguardo: c< chiarire ordinato dal Comando XVII Corpo di far brillare le interruzioni di Terracina, ma non esplosero. Fu assalito il Comando del 4° reggimento costiero e ferito gravemente il Comandante, Colonnello Francesco Musei, che aveva respinto le intimazioni di resa. Intervennero anche forze motocorazzate de!Ja 15• Divisione tedesca provenienti da Fondi. A difesa del caposaldo di Terracina vi fu qualche intervento di artiglieria, ma venne occupato verso le ore 13. L'8° reggimento costiero si difese a Itri, a Porto Badia, a!Ja foce del Sisto, a S. Felice Circeo, Torre Paola e Littoria. Le forze tedesche dilagarono ovunque, occupando il 9 Fondi, Formia e Gaeta. La resistenza in quest'ultima località (il cui presidio, comandato dal Colonnello Nicolò Rattazzi, comprendeva il gruppo costiero appiedato del (( Savoia cavalleria », il CCCVL battaglione costiero, 1 compagnia presidiaria, elementi della Marina e della Milizia), contro forze tedesche sbarcate nella notte, fu aggravata dalla necessità di fronteggiare la minaccia dei detenuti degli stabilimenti militari di pena e si protrasse fin verso le ore 12 del 9• quando Formia era caduta, svanendo ogni speranza di poter ricevere rinforzi (cfr.: Relazione del Colonnello Nicolò Rattazzi). Proseguendo nella loro azione le forze tedesche occuparono Torre Olevola e Pontinia dopo la vivace reazione del 4° reggimento costiero. Il presidio della Scuola di artiglieria c.a. di Sabaudia respinse le intimazioni di resa e si difese fino al giorno 10. Cfr.: Relazioni del Generale Edoardo Minaja, comandante la divisione, e del Colonnello Nicolò Rattazzi, Comandante il presidio di Gaeta. (37) Cfr.: Relazione del Gen. Graeser Comandante la 3• Divisione panzergrenadiere in data 21 ottobre I943·
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rapidamente la situazione a Roma, inviando le forze diventate così libere a sostegno della 10~ Armata nell'Italia meridionale» (38).
Fu particolarmente contro gli sbarramenti della Divisione « Piacenza », posti sulle vie Portuense e Ostiense, che andò ad urtare l'attacco della 2 ' Divisione paracadutisti, iniziatosi verso le 22, mentre a tergo dello schieramento proseguiva inesorabilmente l'azione di disarmo delle piccole unità isolate e delle batterie, facilitata anche dall'atteggiamento di alcuni elementi della legione cc.nn. che si astennero dal reagire. La divisione venne così a trovarsi in condizioni difficili ; i tedeschi adottarono la tattica di avvicinarsi alle linee infiltrandosi senza aprire il fuoco, penetrando fra le difese, esortando i soldati ad abbandonare le armi. Una di queste infiltrazioni in forze si ebbe verso le 23 in corrispondenza del caposaldo « Capa » (posto presso il 20° km delle rotabili : Albano - stazione di S. Palomba e Castel di Leva- S. Palomba) e fu vigorosamente contenuta all'inizio, ma i tedeschi ebbero presto il sopravvento e riuscirono ad avere gradualmente ragione della maggior parte delle difese: la efficienza del settore difensivo della « Piacenza » fu così irrimediabilmente compromessa, e la stessa coesione delle unità, in quei frangenti, subì un tracollo. Tuttavia la maggior parte dei caposaldi circondanti resistette vigorosamente nella notte e alcuni fino al pomeriggio del 9: sono da ricordare le resistenze opposte ad Albano (Villa Doria, III 0 fanteria), ad Ariccia (3t artiglieria), a Genzano (Comando divisione) e Velletri e dei caposaldi di Monte dell'Aro e della stazione di Cecchina (III fanteria). Quest'ultimo caposaldo, attaccato il mattino del 9 verso le 6, resistette vigorosamente condotto dal comandante, Tenente di complemento Gino Marconi, fin verso le II>30, e sospese la resistenza solo in seguito ad ordine, riportando 4 morti e circa 30 feriti e infliggendo al nemico gravi perdite (39). Occorre aggiungere che la divisione era molto dispersa e il frammischiamento con i tedeschi condusse rapidamente al disfacimento organico di varie unità. Nel complesso caddero 42 fra ufficiali, sottufficiali e soldati, e ne rimasero feriti 44, dei quali 7 ufficiali. Sorpresa e impreparazione morale della divisione all'improvviso 0
(38) Cfr. : AtBERT KEssEtRINC: << Memorie di guerra ». Aldo Garzanti editore, Milano, 1954. Pag. 202. (39) Per il suo comportamento in quel combattimento il Tenente Gino Marconi fu poi trasferito in servizio permanente per merito di guerra.
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rovesciamento della fronte contribuirono sensibi lmente a determinare una situazione insostenibile; vi influì anche il disorientamento, dovuto al fatto che alcuni caposaldi furono attaccati prima ancora che i loro difensori fossero venuti a conoscenza dell'avvenuto armistizio. I fattori psicologici, dunque, ebbero il sopravvento e tra di essi la constatazione di una aggressione improvvisa subìta da forze che sino a qualche istante prima erano state considerate alleate. L 'urto della 2 a Divisione paracadutisti, proseguendo, andò ad infrangersi contro le difese tenute dalla Divisione « Granatieri di Sardegna », fortunatamente schierata in migliori condizioni, gravitando in corrispondenza del ponte della Magliana, verso le ore I del 9· I reparti reagirono vigorosamente, arrestando l'attacco; i tedeschi cercarono di aggirare l'ostacolo verso nord investendo anche un caposaldo della Cecchignola e lentamente l'azione proseguì ma con intensità crescente, per cui si delineò una seria m inaccia anche nei pressi della stazione radio di Roma San Paolo. T ale situazione indusse lo Stato Maggiore dell'Esercito a rinforzare nella notte lo schieramento di quel settore con altre forze: vi furono avviati il reggimento corazzato cc Lancieri di Montebello » della Divisione c< Ariete », già in riserva a La Storta, e successivamente un battaglione del 151° fanteria « Sassari », un battaglione di carabinieri, un battaglione bersagl ieri, un battaglione guastatori del genio, clementi della Polizia Africa Italiana, spostando anche aliquote di artiglieria del!'« Ariete » per sbarrare quella direttrice di attacco. Reparti tedeschi occuparono inoltre di sorpresa il caposaldo delle alture dell'EUR (Chiesa e Palazzo Universale) che però venne rioccupato il mattino del 9 dal battaglione carabinieri sostenuto da elementi del reggimento « Montebello>> (4o). Questa la situazione nel settore meridionale, verso le 4,15 del 9 settembre, quando fu reso noto che gli Anglo- Americani avevano effettuato lo sbarco a Salerno, a ben 270 km dalla Capi tale, e cioè senza alcuna possibilità di un diretto, immediato ed efficace concorso alla resistenza a Roma, sbarco progettato dagli alleati ancor prima del 25 luglio.
*** Nel settore settentrionale le posizioni tenute dalle Divisioni costituirono nella notte obiettivo di forze co-
« Ariete » e « Piave >>
(4o) Cfr.: ErroRE Museo : c< La verità sull'8 settembre>>. Garzanti editore, Milano, x5J6;. Pag. 104, nota 12.
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razzate germaniche (41 ) tendenti a Roma. La Divisione « Ariete » aveva costituito, come si è visto, tre grossi caposaldi a Manziana, Bracciano e Monterosi; la Divisione << Piave » ne aveva costituiti vari a Morlupo (sulla Flaminia), a Casa Girardi, a Ponte del Grillo (sul Tevere), a M. della Storta e a La Giustiniana (sulla Cassia), a Prima Porta (sulla Flaminia), a Castel Giubileo (sulla Salaria), a C. Coazzo, a Casal dei Pazzi e presso Monte Sacro, e perciò a semicerchio fra le vie Flaminia, Salaria, Tiburtina c la città di Roma, inglobando anche la via Cassia da La Storta a Roma. Lo schieramento era integrato da reparti della Divisione (( Re » (42) per la maggior parte nella zona di Monterotondo, mentre quelli della Divisione « Lupi di Toscana>> (43) erano stati dislocati a sud di Ladispoli a protezione degli aeroporti di Cerveteri e Furbara. Alle 20,30 dell'8 la 3 '" Divisione panzergrenadiere tedesca mosse, come si è visto, su due colonne, e poco prima delle ore 4 del 9 una di esse, procedendo lungo la Cassia, si scontrò con i reparti della Divisione « Ariete >> a Monterosi. Il combattimento fu aspro e le forze tedesche, arrestate, vennero ricacciare da elementi dei « Cavalleggeri di Lucca >> e dell'artiglieria divisionale: caddero 20 soldati e si ebbero so feriti e 4 carri distrutti. Le forze tedesche (circa so carri, due battaglioni su Ss autocarri e so motomezzi) subirono gravi perdite. A proposito di tale combattimento si è appreso che l'ufficiale tedesco comandante la colonna aveva chiesto il libero passaggio e, ricevuto un netto rifiuto, aveva concesso venti minuti di tempo per riflettere al comandante del posto di blocco (Tenente Corvino). Allo (41) All'altezza di Nepi una colonna motocora7.7.ata venne arrestata sulla via Cassia, sul ponte denominato di Pertichinanti dalla esplosione di una mina che provocò ai tedeschi 15 morti; nel corso di altro scontro nelle adiacenze l'u Ariete » riportò 7 carristi morti e 1 ferito; i tedeschi ebbero circa 40 morti. (42) La Divisione << Re » era affluita con i seguenti elementi : - sera del 7 : aliquota Comando divisione: - giorno 8: tutto il Comando divisione, un battaglione di fanteria, una batteria di accompagnamento, sezione sanità e sezione sussistenza; - giorno 9 (nella notte): due battaglioni di fanteria e un gruppo di artiglieria. (43) Della Divisione u Lupi di Toscana » erano affluiti: - il giorno 8: il Comando divisione e varie aliquote di truppa; - il giorno 9: due battaglioni di fanteria, una batteria di accompagnamento, cinque batterie di artiglieria, la compagnia cannoni controcarri divisionale. Altre unità erano in sosta fra Tarquinia e Montalto di Castro. Ad arrivo ultimato avrebbe dovuto schierarsi, fronte a nord, a occidente del lago di Bracciano, sulla sinistra della Divisione u Ariete >>.
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scadere del tempo, ricevuto un nuovo rifiuto, il comandante tedesco diede ordine di proseguire con la forza e i pochi elementi del posto di blocco ripiegarono in direzione del caposaldo di Monterosi, ai margini del quale si trovava il Sottotenente del genio Ettore Rosso, intento con alcuni genieri, a predisporre uno sbarramento minato. V edendo sopraggiungere la colonna tedesca, il Rosso di spose i suoi autocarri carichi di esplosivo di traverso sulla strada per bloccare il transito, e dopo avere respinto una intimazione, fatti allontanare i suoi uomini (ad eccezione di quattro volontari), senza esitare diede fuoco alle micce: il brillamento che ne seguì, coinvolse nell'esplosione il giovane ufficiale, i suoi quattro genieri e la testa della colonna tedesca (44). Per una analoga azione Pietro Micca è passato alla storia e ha infiammato i cuori di almeno sei generazioni: è perciò doveroso ricordare il sacrificio di quei valorosi a testimonianza degli episodi più salienti che caratterizzarono la resistenza a Roma, e indicarne anche i nomi: si trattava dei quattro genieri scelti Pietro Colombo, Gino Obici, Gelitulo Trombini, Augusto Zaccanti, caduti insieme al loro Ufficiale nell'adempimento di un sacro dovere, e poi decorati al valore << alla memoria». Poco dopo l'alba una colonna tedesca gravitante sulla via Claudia andò ad urtare contro i caposaldi dell'« Ariete» fra Manziana e Bracciano. I tedeschi attaccarono con circa 30 carri e due battaglioni auto portati: l'« Ariete » reagì vigorosamente, perdette ro carri armati, ebbe 15 morti e 6o feriti; gravi le perdite dei tedeschi: 20 carri armati, molti automezzi, un centinaio di soldati fuori combattimento. Nel frattem po, durante la notte, il Generale Utili (Capo Reparto Operazioni dello S.M.) aveva diramato due distinti or·dini telefonici (45): - alle ore 01>48, ai Comandi del Corpo d'Armata motocorazzato e del XVII Corpo: « Data sin1azionc et fatto che Comando XVII Corpo Armata est tuttora fuori perimetro difesa, resta inteso, fino ad ordine in contrario, che tutte le truppe della difesa esterna di Roma rimangono alle dipendenze del Corpo d'Armata motocorazzato >>; (44) Cfr.: IsPETTORATO DELL'ARMA DEL GENIO: « Il sottotenente Ettore Rosso ed i suoi quattro genieri». Istituto Storico di cultura dell'Arma del Genio, Roma, 1958. (45) Cfr.: testimonianza del Ten.Col. di S.M. Mario Torsiello, del Reparto Operazioni.
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- alle ore 05,37 al Capo di S.M. del Comando XVII Corpo (Col. Ezio de Michelis): « Spostare il grosso della "Piacenza" verso nord per riunirsi coi "Granatieri" in qualsiasi punto». Tale ordine venne ritrasmcsso dal de Michelis al Comandante la Divisione « Piacenza », prospettandogli anche la eventualità di un ripiegamento su Velletri anziché a nord, se il Generale Rossi lo avesse ritenuto più opportuno.
... * * Alla stessa ora la situazione generale era la seguente : occupata dai tedeschi Civitavecchia, eliminati dalla lotta la Divi sione « Piacenza» e gli elementi della 220• Divisione costiera, mentre permaneva la impossibilità di poter fare affidamento sulla Divisione « Centauro ». Giungeva inoltre notizia telefonica dal comando del XVII Corpo che una colonna della 15a Divisione tedesca, proveniente da Itri, si era posta in moto lungo la via Appia e aveva raggiunto con la testa la località di Fondi (46), per cui veniva disposto il brillamento delle interruzioni in corrispondenza di Terracina. Tali avvenimenti dettero al Comando Supremo l'impressione del delinearsi di una minaccia potenziale tendente all'avvolgimento della Capitale (v. Schizzo n. 8), a più stretto raggio nel settore meridionale (a ridosso delle forze italiane ormai schierate nei pressi della periferia della città) ed a raggio più ampio nel settore settentrionale. In tali condizioni fu presa all'alba dal Capo del Governo la decisione di rinunciare alla difesa della Capitale e di spostare fuori di essa nella regione di Tivoli (ordine delle ore os,rs), il Corpo d' Armata motocorazzato, ponendo tutte le forze preposte alla difesa di Roma alle dirette dipendenze di quel Comandante (47). (46) Successivamente aveva occupato Pomezia e alcuni suoi elementi erano in procinto di occupare le stazioni di Monte S. Biagio c Fossanova. (47) Il Generale Roatta aveva compilato a matita e consegnato al Generale Carboni un ordine non firmato, privo di numero e con la sola data (allegato n. 4, desunto dalla relazione del Ten.Col. di S.M. Ettore Museo, Capo di S.M. del Comando Divisione « Re», che affermò di averlo ricevuto dal proprio Comandante). Non è dato di poter stabilire se esso fosse o meno la fedele riproduzione di quello iniziale, che a sua volta fu rielaborato e fatto trascrivere a macchina dal Capo di S.M. del Comando Corpo d 'Armata motocorazzato e da questi sottoposto alla firma del Generale de Stefanis, Sottocapo di S.M. per le operazioni (allegato n. 5). Al Generale Carboni la trascrizione apparve diversa dall'ordine da lui ricevuto, giacché conteneva anche la prescrizione di far ripiegare su Tivoli e regione adiacente tutte le truppe comunque
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Senza entrare nel merito di tutti gli elementi che concorsero a far prendere così grave decisione e delle modalità stabilite, interessa porre in evidenza la situazione di squilibrio psicologico e materiale che ne derivò e l'ulteriore resistenza condotta, a Roma e fuori di Roma, dalle truppe in una situazione divenuta gradualmente caotica e senza un effettivo coordinamento, per la improvvisa avvenuta partenza del Capo dello Stato, del Capo del Governo, dei Capi di Stato Maggiore delle tre forze, dei due Sottocapi di Stato Maggiore dell"Esercito e del Capo Reparto Operazioni (Generale Utili), che alle ore 6,30 del mattino dichiarò temporaneamente sciolto lo Stato Maggiore medesimo (48). Furono impartiti ordini (allegato n. 6) per il graduale sganciamento delle Divisioni « Piave » c « Ariete » e per il loro avviamento nella zona di Tivoli. Ma la pressione tedesca si era intanto accentuata su alcuni punti; gli attacchi furono proseguiti nei due settori meridionale e settentrionale: in quest'ultimo, specialmente in corrispondenza di Manziana e di Bracciano, ove si protrassero fino alle
impiegate nella difesa di Roma (interna ed esterna), mentre il primo si riferiva soltanto alle forze del suo Corpo d'Armata. Fu perciò indotto ad affermare che l'ordine consegnatogli personalmente dal Generale Roatta non prevedesse il passaggio alle sue dipendenze delle forze preposte alla difesa interna, incluse nell'ordine de Stefanis. In realtà, i due testi erano diretti, per competenza, al solo Comando del Corpo d'Armata motocorazzato. Il Tribunale Militare di Roma ritenne « inattendibile » l'assunto del Carboni, « principalmente per l'esistenza dell'ordine del passaggio di tutte le forze dislocate in Roma>> ai suoi ordini (cfr.: «L'armistizio e la difesa di Roma nella sentenza del Tribunale Militare di Roma. Appendice al processo Roatta - Carboni »). Sentenza del 19 febbraio 1949, pagg. da 419 a 423, 471 e 472. Estratto dalla Rivista Penale, maggio- giugno 1949, Soc. Ed. Temi. E ' da aggiungere che il Generale Roatta scrisse che « avendo il Governo disposto che il Comando Supremo e gli Stati Maggiori delle Forze Armate lasciassero anch'essi la Capitale, il comando delle truppe della difesa venne affidato al Comandante del Corpo d'Armata motocorazzato, con l'ordine di raccoglierle nella zona di Tivoli » (cfr.: M.u10 ROATTA: « Otto milioni di baionette. L'Esercito italiano in guerra dal 1940 al 1944 ». Arnoldo Mondadori editore, Milano, 1946, pag. 323). (48) Tuttavia alle ore 7,33, il Generale Utili trasmise al Comando XVII Corpo e per conoscenza a quello del Corpo motocorazzato, il seguente ordine: « 55oJSSjOp. alt. Dopo aver realizzato congiungimento grosso Piacenza con Granatieri come da ordini verbali delle ore 5>37, mettete tutte le vostre truppe agli ordini del Corpo d'Armata motocorazzato che assume comando di tutte le truppe intorno a Roma e che ha già avuto designato il compito da assolvere alt. Firmato Roana ».
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ore 18 del 9; i tedeschi furono respinti e le forze dell'« Ariete » poterono sganciarsi a sera per iniziare il movimento su Tivoli. Intanto, verso le ore 7,50, oltre cinquanta aerei tedeschi a bassissima quota avevano mitragliato Monterotondo e lanciato il 2 ° battaglione (Maggiore Gericke) forte di circa 6oo paracadutisti della 2" Di visione, partito alle ore 6 da Foggia, con l'intento di catturare lo Stato Maggiore operativo(« Centro Marte ») ivi dislocato, ma che nella notte si era trasferito a Roma (49). Il presidio (Col. Giuseppe Angelini) composto di 1.730 uomini (so), dopo la prima iniziale sorpresa, aveva reagito col massimo vigore pur essendo composto di elementi eterogenei. Un'altra aliquota (100 paracadutisti) lanciatasi sullo scalo ferroviario di Monterotondo, era stata contrastata e contrattaccata da reparti del 2 ° reggimento fanteria << Re » (Col. De Renzi), che la respinsero e che si congiunsero poi alle forze della difesa, reagendo con esse. Soltanto a sera i tedeschi riuscirono a impadronirsi del Castello di Monterotondo, ma con forti perdite: circa 300 uomini fuori combattimento e 3 aerei abbattuti. La difesa riportò 125 morti, fra cui 1 ufficiale, e 42 feriti di cui 5 ufficiali. Concorsero all'azione, verso sera, al bivio di San Luigi, elementi della Divisione « Piave » e della Polizia Africa Italiana; alle 21 fu stipulato un accordo per lo scambio dei prigionieri. Un altro nucleo di circa 200 paracadutisti si era lanciato, contemporaneamente, ad Osteria del Grillo, nei pressi del ponte sul Tevere, presidiato dalla Divisione « Piave >> : il caposaldo, circondato, oppose vigorosa resistenza (51) e a sera i paracadutisti furono ricacciati. Eccettuate tali azioni, il settore settentrionale rimase pressoché inattivo per il rimanente della giornata, sempre con le opposte forze a stretto contatto. Nel settore meridionale si svolsero invece combattimenti sulla Casilina, sulla Prenestina e sull'Ardeatina, specie in corrispondenza dei caposaldi della Cecchignola. La lotta divenne accanita presso le (49) L'azione era stata accuratamente e segretamente preparata da settimane, dal Maggiore Gericke. Cfr.: }OSEF SCHRODER: op. ci t., pag. 288. (5o) Comprendeva i seguenti reparti: r sezione carabinieri, 9" compagnia mista granatieri, 2• compagnia del battaglione motorizzato tunisino «A », r compagnia di formazione del Quartiere generale dello Stato Maggiore, DIII gruppo misto artiglieria c.a., 481• batteria controcarri, XXXI battaglione genio artieri. (51) Si distinse per ardimento il fante del 5"1 reggimento Vittorio Premoli, che rimase gravemente ferito. Gli venne concessa la Medaglia d'Oro al Valor Militare.
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difese della Magliana; i Granatieri dovettero poi ripiegare su ordine, e a sera giunsero nei pressi delle Tre Fontane, della Basilica dì San Paolo e della Garbatella. Lo stretto contatto col nemico fu sempre mantenuto (pur attraverso ordini e contrordini che accrebbero il disorientamento) e i tedeschi proseguirono le loro azioni sulle vie Ardeatina, Appia Nuova c Appia Antica. Mentre i combattimenti erano in corso e le nostre truppe li sostenevano valorosamente, la sera del 9 le Divisioni « Ariete» (52) e « Piave » si portavano a Tivoli : i loro Comandanti non intendevano infatti abbandonare le posizioni e cedettero all'ordine soltanto nel pomeriggio, quando ne conobbero le ragioni. Furono parzialmente sostituite in linea con nuove forze affluite, della Divisione cc Re » (v. nota 42 pag. u7) e con aliquote della Divisione c< Sassari»; sempre a sera sì divulgò la notizia dell'avvenuta partenza per il sud dei Capi militari delle Forze Armate al seguito del Capo dello Stato e del Capo del Governo e della concomitante iniziativa di una tregua d'armi con i tedeschi, assunta inizialmente da questi (53) e poi proseguita da esponenti delle due parti. Tali notizie si diffusero fra le truppe c provocarono serie ripercussioni sulla loro coesione e sul loro spirito combattivo (54); esse tuttavia continuarono a compiere (52) Che aveva con sé anche 200 tedeschi catturati durante i combattimenti. (53) Verso le 17,30 del 9 il Generale Calvi di Bergolo venne informato che un ufficiale tedesco (Capitano Schacht), latore di un messaggio verbale del Comando tedesco del Sud, desiderava parlargli. Lo fece ricevere dal suo Capo di S.M., Ten.Col. Leandro Giaccone, il quale gli riferì << che l'ufficiale, inviato dal Generale Student, comandante l'XI Corpo paracadutisti, aveva avuto ordine di chiedere, in nome del Maresciallo Kesselring, che le truppe tedesche potessero defluire da Roma verso Nord, prospettandogli in pari tempo la reciproca convenienza di continuare ad evitare ogni spargimento di sangue >>. Il Generale Calvi si recò dal Generale Carboni affinché vagliasse la proposta, assumendo la piena responsabilità di qualsiasi decisione. Il Generale Carboni, << dopo essersi consultato con vari ufficiali, convenne che la proposta era accettabile, purché fosse estesa a tutte le truppe del Corpo d'Armata indistintamente». Cfr.: Relazioni del Generale Giorgio Carlo Calvi di Bergolo, Comandante Ia Divisione << Centauro», e del Ten.Col. Leandro Giaccone, Capo di S.M. del Comando. (54) La mancanza di un comando organizzato nella città di Roma e di un normale funzionamento delle pur numerose forze di polizia fece sì che, già durante il giorno 9, molti soldati delle truppe ai depositi abbandonassero le caserme, dando subito l'impressione di una rotta. Sicché le già esitanti autorità presenti in Roma trovarono ancora un nuovo incentivo per trattare la resa (cfr.: la relazione del Generale Raffaele Cadorna allo Stato Maggiore dell'Esercito, in data 17 luglio 1944).
La difesa di Roma
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il loro dovere pur in tanta incertezza e in tanta depressione morale, aggravate dal disorientamento dovuto alla mancanza di un coordinamento della resistenza. Le forze tedesche, a loro volta, miravano a risolvere la questione di Roma per procedere celermente verso Salerno onde concorrere a contrastare l'avvenuto sbarco degli alleati. Per poter condurre a termine tale intendimento il più celermente possibile, il Feldmaresciallo Kesselring fissò un ultimatum per l'accettazione di un armistizio entro le ore 16 del IO settembre. Così trascorsero la sera del 9 e la notte sul IO, con le opposte forze a contatto, in una situazione confusa, cui si aggiunsero seri sintomi di disgregazione del fronte interno. Alcuni coraggiosi cittadini si erano frattanto affiancati ai soldati, nella lotta ravvicinata, nel settore meridionale. I combattimenti proseguirono il IO settembre (55) mentre si discuteva a Frascati, sede del Comando tedesco, sullo spirito e la portata degli accordi per porre fine alla lotta, attraverso trattative quanto mai ardue e drammatiche. Nel frattempo i combattimenti si riaccesero a Porta San Paolo e alla Piramide di Caio Cestio, dove il reggimento « Lancieri di Montebello » si difese bene nonostante le perdite (56). A nord la 3• Divisione panzergrenadiere rimase ferma sulle sue posizioni; tentativi per chiedere il passaggio delle sue forze verso il sud attraverso il centro abitato furono sempre decisamente (55) Nel corso della none reparti reclute del battaglione « Nembo », paracadutisti, dislocati a Santa Severa, avevano reagito alle forze tedesche. (56) Lo schieramento della Divisione « Granatieri di Sardegna >> era stato successivamente rinforzato da numerosi reparti organici o di formazione come segue : - della Divisione << Sassari » : l e II battaglione del 151° fanteria, III battaglione del 152° fanteria, due compagnie del XII battaglione semoventi, una compagnia del XII battaglione mortai. I gruppo del 34° artiglieria, V battaglione guastatori: - della Divisione « Ariete » : raggruppamento corazzato « Lancieri di Montebello» e una batteria da 105 / 25; - XV battaglione addestramento allievi ufficiali di complemento; - un battaglione della Polizia Africa Italiana; - dei Carabinieri: battaglione allievi; uno squadrone appiedato « Pastrengo» ; - una compagnia paracadutisti; - un gruppo appiedato delle truppe al deposito del <<Genova Cavalleria » ; - un battaglione di formazione del deposito 4° reggimento carristi~ - la terza compagnia camionette del battaglione tunisino d'assalto; - una compagnia di formazione del deposito 2° bersaglieri.
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Le operaziom ddle unità italiane nel settembre - ottobre 1943
respinti dal Comando della Divisione « Re >> - i cui reparti (57) presidiavano il vasto settore compreso fra le vie Salaria e Cassia in sostituzione della Divisione « Piave >> trasferitasi a Tivoli - essendosi intravisto nella richiesta l'intendimento di puntare su Roma e di occuparla. A questa si tuazione fece anche riscontro l'illusione di un probabile e tempestivo concorso delle forze alleate che erano invece ben lontane. Attività febbrili di varie personalità, che esulano dagli scopi della presente trattazione, portarono alla accettazione dell'accordo di tregua sottoscritto il ro settembre alle ore r6. L'accordo pose teoricamente fine alla lotta organizzata, mentre era ancora in corso una azione controffensiva delle forze del Corpo d'Armata motocorazzato per puntare sul fianco e sul tergo della 2 " Divisione paracadutisti, al di fuori della città, tentativo iniziatosi verso le 15 e che il conseguito accordo arrestò forse nella sua fase decisiva verso le ore 19,30 (mossero dalla zona di Settecamini- Lunghezza, due colonne della Divisione « Ariete », rinforzate dal 18° reggimento bersaglieri motocorazzato : colonna di destra, agli ordini del Gen. Fenulli, che giunse fino all'altezza delle Capannelle, dopo aver superato varie resistenze; colonna di sinistra, agli ordini del Colonnello Alessi, che raggiunse la via Appia). A quella stessa ora molte nostre unità continuavano a resistere altrove. Così ebbe termine la difesa di Roma (58).
*** Per effetto dell'accordo le truppe italiane dovevano deporre le armi, consegnandole ai tedeschi : ufficiali e soldati dovevano essere lasciati in libertà. Consegna degli automezzi e di tutti i materiali; nomina di un comandante italiano della piazza di Roma (città aperta) - affiancato da un comandante tedesco - che doveva essere posto alle dipendenze del Comandante superiore del sud. Occupazione da (57) Erano stati rinforzati dai seguenti elementi della Divisione « Sassari » : - II gruppo del 34° artiglieria, - Comando e due compagnie del Xli gruppo semoventi. (58) Il giorno successivo paracadutisti tedeschi attaccarono di sorpresa il Comando della Divisione « Lupi di Toscana » a Palo, per imporre la resa. Il Comandante della divisione con vari ufficiali reagì con le armi costringendo i paracadutisti a ritirarsi. Poco dopo una batteria del 30° reggimento artiglieria della divisione, per ordine del Generale Cappa, aprì il fuoco contro una colonna della 3a Divisione panzergrenadiere che si era presentata al caposaldo di Cà di Statua per imporre la consegna delle armi, disperdendola.
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parte dei tedeschi della centrale telefonica, della centrale radio e dell'ambasciata germanica. Per il mantenimento dell'ordine pubblico dovevano essere poste a disposizione del comandante la piazza di Roma tre battaglioni italiani senza armi pesanti, con alcune autobi i ndo (Divisione « Piave » ). Analoghe disposizioni per l'Aeronautica: consegna delle batterie e dei materiali contraerei intatti e con munizioni, di tutti gli aerei e del materiale di aviazione dei campi intorno a Roma; immediato divieto di decollo per tutti gli aerei italiani e consegna del campo d'aviazione di Guidonia. Per conservare l'onore delle armi italiane, agli ufficiali sarebbe stata lasciata l'arma individuale. Il congedamento delle truppe si sarebbe potuto effettuare con bandiere spiegate e con le bande reggimentali (59). E' da soggiungere che l'accordo fu presto violato dai tedeschi. Essi occuparono nei quindici giorni successivi la Capitale, disarmarono tutte le truppe, compresa la Divisione « Piave>> - rimasta con poche forze senza artiglierie per il mantenimento dell'ordine pubblico - arrestarono il Generale Calvi di Bergolo, già comandante della Divisione cc Centauro >> - che aveva assunto l'n il comando della Città aperta- deportandolo in Germania, sciolsero il comando della Città aperta e stabilirono a Roma un comando tedesco (Gen. von Stahel). Da città libera, da città aperta, la Capitale divenne città di retrovie, con l'aggravante delle persecuzioni e delle vendette a cui fu soggetta ad opera dei tedeschi e degli esponenti della nuova Repubblica sociale, e ciò fino alla sua liberazione, avvenuta soltanto il 4 giugno 1944 (6o). J
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VII. - PERDITE E RICOMPENSE AL V ALO RE LE PERDITE.
Globalmente si ebbero le seguenti perdite (6r) fra i vari reparti dell'Esercito, della Marina, dell'Aeronautica, della Milizia, delle Forze di Polizia e dei Vigili del fuoco: (59) Cfr.: ETTORE Museo: cc La verità sull'8 settembre ». Garzanti editore, Milano, 196). Allegato 19, pagg. 228 e 229. (6o) Cfr.: MARIO T oRSIELLO: « Settembre 1943 >> . Istituto Editoriale Cisalpino, Milano e Varese, 1973. Pagg. 197 e 198. (6•) Cfr. : cc Albo d'Oro dei Caduti nella Difesa di Roma del settembre 1943 >> a cura dell'Associazione fra i Romani, Tipografia cc Il Messaggero », Roma, 1968; e Relazioni e Diari storici dei Comandi delle Grandi Unità.
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Morti: 4I4 di cui 28 ufficiali, 22 sottufficiali, 35 graduati e 329 militari di truppa, compresi i I25 (fra cui 1 ufficiale) caduti nella difesa di Monterotondo; 24 erano deceduti in seguito a ferite riportate in combattimento. Caddero inoltre I56 civili. In particolare, per le Forze Armate: Carabinieri Granatieri . Fanteria di linea .
Bersaglieri Carristi . Cavalleria Artiglieria Genio . . Paracadutisti e arditi Servizio sanitario . Servizio di commissariato Servizio automobilistico Marina militare . . Aeronautica militare Forze di polizia . Milizia . . . . Vigili del fuoco . Militari dei quali non è stato possibile accertare il Corpo di provenienza
33 (di cui I ufficiale); 65 (di cui 4 ufficiali); 65 (di cui 2 ufficiali e 40 sottufficiali e fanti della « Piacenza »); 4 (di cui r ufficiale); 39 (di cui 5 ufficiali); 23 (di cui 5 ufficiali); 40 (di cui 3 ufficiali); 27 (di cui 2 ufficiali); 2 (di cui I ufficiale); 2 2
6 3
6 (di cui r ufficiale); 8 (di cui 2 ufficiali); 2 I
86 (di cui 3 ufficiali).
Feriti : oltre 700 (non compresi i 42, inclusi 5 ufficiali, fenella difesa di Monterotondo), dei quali 46 della Divisione « Piacenza », 83 del reggimento « Lancieri di Montebello>>, 42 dei reparti che presero parte alla difesa di Monterotondo e 27 civili.
ntl
LE RICOMPENSE AL VALORE. La Bandiera del I 0 reggimento « Granatieri di Sardegna » e lo Stendardo dei « Lancieri di Montebello » furono decorati di Medaglia d'Argento al Valor militare. La Bandiera del 2° reggimento « Granatieri di Sardegna » fu decorata di Medaglia di Bronzo.
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Furono concesse le seguenti ncompense individuali al Valor militare: Medaglie d'Oro
Medaglie d'Argento Medaglie di Bronzo Croci di guerra . .
12 (delle quali II
alla memoria ed 1 a vivente, fante Vittorio Premoli, v. nota n. SI a pag. 121); 28 (delle quali r a civile, tutte alla memoria); 2I (tutte alla memoria); 6 (tutte alla memoria).
Alla memoria dei sottonotati ufficiali e sottufficiali caduti in combattimento per la difesa di Roma venne concessa la Medaglia d 'Oro al V al or Militare, con la motivazione per ciascuno indicata: Bombieri U dino, sergente maggiore del IO~ reggimento « Lancieri Vittorio Emanuele II » : « Capocarro e vice comandante di plotone, ricevuto l'ordine di abbandonare il proprio semovente ormai inutilizzato da una perforante germanica, già ferito, ordinava al marconista e al pilota di lasciare il semovente e rimaneva sotto le raffiche nemiche per inutilizzarlo completamente. Colpito nuovamente da schegge di granata non abbandonava il carro fino a che non era sicuro di !asciarlo completamente fuori uso nelle mani del nemico. Caduto ferito mortalmente faceva cenno al proprio comandante di plotone che cercava di avvicinarglisi e di portargli soccorso di non curarsi di lui, di non esporsi, di tornare al suo plotone in combattimento. Continuava il fuoco con la mitra, accasciato poco lontano dal proprio carro in fiamme, fino a che non veniva colto alle spalle e ucciso a revolverate da granatieri germanici» . Bracciano, 9 settembre I943·
Rosso Ettore, Sottotenente di complemento del CXXXIV battaglione misto genio della Divisione corazzata « Ariete »:
« Volontario di guerra, 1'8 settembre 1943 ricevuto gli ordini di massima conseguenti alla nuova situazione, senza sbandamenti morali o crisi di coscienza, sapeva distinguere immediatamente quale fosse il suo dovere. Incaricato di disporre uno sbarramento di mine
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ai margini di un caposaldo della Difesa ?\'ord di Roma, si portava sul posto cd iniziava il lavoro. Avuto notizia che si avvicinava una colonna tedesca, disponeva i suoi autocarri carichi di mine traverso alla strada per ostruire il transito. Al comandante della colonna nemica sopraggiunta, che gli intimava di liberare la strada, rispondeva d'iniziativa con un netto rifiuto. Ricevuto un ultimatum di quindici minuti ne approfittava per completare lo sbarramento e far ripiegare i suoi uomini, ad eccezione di quattro volontari, su posizione più arretrata. Scaduto il termine concessogli e iniziando la colonna ad avanzare, apriva il fuoco su di essa. Constatata l'impossibilità di arrestarla col fuoco delle armi, con sublime eroismo provocava lo scoppio del carico di mine, immolando la sua giovane esistenza e distruggendo la testa della colonna nemica che, perduto il comandante, era costretta a ripiegare » . Monterosi, 9 settembre 1943·
De Tommaso Orlando, Capitano m serviZIO permanente della Legione Allievi Carabinieri: « Comandante di compagnia allievi carabinieri impegnata per la difesa della Capitale, nella riconquista di importante caposaldo che truppe tedesche avevano strappato dopo san guinosa lotta a reparto di altra arma, mosse all'attacco con slancio superbo, trasfondendo nei suoi giovanissimi gregari grande entusiasmo ed alto spirito com battivo. Dopo tre ore di aspra ed alterna lotta, in un momento decisivo delle sorti del combattimento, per trascinare il suo reparto inchiodato dal fuoco nemico a poche centinaia di metri dall'obiettivo e lanciarlo contro l'ultimo ostacolo, non esitava a balzare in piedi allo scoperto, sulla strada furiosamente battuta, affrontando coscientemente il supremo sacrificio. Colpito a morte da una raffica di arma automatica, cadeva gridando ai suoi carabinieri : "Avanti! Viva l'Italia". Il suo grido e il suo olocausto, galvanizzando il reparto, lo portarono d'impeto, in una nobile gara di eroismi, alla riconquista dell'obiettivo ». Magliana di Roma, 9 settembre I943·
Pandolfo Vincenzo, Capitano di complemento del « Granatieri di Sardegna » :
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reggimento
« Comandante di com pagnia organizzata in caposaldo, posta a sbarramento di importante arteria di accesso alla Capitale, avuto sentore che preponderanti forze tedesche si stavano schierando per
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aggredire di sorpresa, accorreva sul reparto più avanzato noncurante dell'enorme inferiorità numerica e di mezzi, con deciso slancio attaccava coraggiosamente stroncando, dopo furiosa lotta all'arma bianca, ogni tentativo di occupazione del caposaldo stesso. In due giorni di cruenti continui combattimenti, si imponeva per perizia e sprezzo ·della vita. Durante una grave minaccia alla sinistra dello schieramento, mentre in piedi nella mischia incitava i suoi uomini a non cedere un palmo di terreno, cadeva mortalmente colpito al petto da una raffica di fucile mitragliatore sparatagli da pochi metri di distanza. Conscio della fine imminente, rifiutava ogni soccorso e incitava i suoi granatieri a continuare la lotta gridando loro: " Decima, avanti!". Già distintosi per valore e capacità in precedenti azioni su altri fronti ». Roma, Acquacetosa- San Paolo, 8- 9 settembre 1943· Perna Luigi, Sottotenente di complemento del r• reggimento « Granatieri di Sardegna » :
«Ufficiale di elette virtù militari chiese più volte di essere impiegato in combattimento. Ottenuto il comando di un plotone esploratori ed inviato in ricognizione di posizioni tedesche, veniva catturato. Con fredda audacia e pericolo gravissimo, riacquistava la libertà fornendo al comando notizie preziose per la pronta reazione della difesa. Saputo il suo battaglione già impegnato nella notte in aspri combattimenti, lo raggiungeva e, assunto il comando di un plotone, dava nuove audaci prove di coraggio. Rimasto isolato col suo reparto di retroguardia, nel tentativo di ristabilire un indispensabile collegamento, percorreva con cosciente sprezzo della vita un tratto di terreno scoperto e battuto a brevissima distanza dal nemico avanzante. Ripetutamente colpito cadeva invocando nella sua ultima parola la Patria adorata». Ponte della Magliana - Esposizione Universale - La Montagnola, 8- IO settembre 1943· Persichetti Raffaele, Tenente di complemento del « Granatieri di Sardegna » :
1•
reggimento
«Ufficiale dei granatieri invalido di guerra all'atto dell'armistizio con gli alleati si schierò generosamente e volontariamente contro l'oppressore tedesco, favorendo ed organizzando la partecipazione di suoi amici e della popolazione alla lotta armata della Capitale. In abito civile e sommariamente armato accorse poi sulla 9·- u.s.
linea di fuoco dei suoi granatieri schierati in battaglia contro superiori forze tedesche. Prode fra i prodi incitò con la parola e con l'esempio i commilitoni all'estrema resistenza fino a che colpito a morte immolava la sua giovane vita nella visione della Patria rinata alla libertà >> . Roma, Porta San Paolo, 8- 10 settembre 1943·
lncannamorte Nunzio, Capitano in servizio permanente del 235° reggimento artiglieria c.c., DC gruppo semoventi da 105/ 25: cc Ufficiale di elette virtù militari, ardente di patriottismo, si era già distinto per eccezionale valore e per spiccata capacità durante lunghi e rischiosi cicli operativi in altri scacchieri. Comandante di una batteria semovente da 105/ 25, con audaci azioni di manovra e di fuoco, concorreva a respingere, per una intera giornata, reiterati attacchi in forza di paracadutisti tedeschi, che inutilmente si accanivano contro la posizione da lui saldamente tenuta. Circondato e investito da un intenso fuoco di artiglieria e di mortai, non desisteva dalla lotta. L'indomani, nell'inderogabile necessità di rompere l'accerchiamento, si riservava l'arduo compito di eliminare un pezzo anticarro che sbarrava la strada : tutto il busto fuori dal carro e la pistola in pugno, si avventava contro l'insidia nemica frantumandola in quel suo slancio travolgente. E mentre il successo coronava la sua audacia, una raffica di mitragliatrice lo colpiva in fronte. Prima di esalare l'ultimo respiro, trovava ancora la forza di incitare i suoi artiglieri a continuare la disperata lotta. Consapevolmente, incontrava morte gloriosa in un atto di suprema dedizione alla Patria >> . Stazione Radio Prato Smeraldo, 9- IO settembre 1943·
Sabatini Camillo, Capitano in servizio permanente del reggimento cc Lancieri di Montebello » : cc Comandante di squadrone semoventi da 47/32, superando ostacoli di terreno fortemente battuto da mortai avversari, concorreva all'azione che portò alla conquista di un caposaldo essenziale contro paracadutisti germanici superiori per numero e per armi. Espugnato il caposaldo lo mantenne e lo presidiò nonostante la insufficienza dei mezzi di fuoco a disposizione, rimanendovi aggrappato per una intera giornata, con la consapevolezza di contribuire così ad una più strenua resistenza delle truppe operanti nel settore. Conscio fin da principio della ineluttabilità del sacrificio, ripiegava contendendo il terreno palmo a palmo sino a che, giunto all'ultima
La difesa di Roma
linea stabilita per la difesa di Roma, guidava in disperato attacco i suoi semoventi contro soverchiante nemico, rinnovando in una carica suprema i fasti della antica cavalleria. Ferito, rimaneva al suo posto incuorando i suoi lancieri, quindi stoicamente spirava con la fierezza del dovere compiuto offrendo la vita in olocausto alla Patria. Fulgido esempio di eroismo e di altissime virtù militari ». Roma, via Ostiense - Porta San Paolo, 9- IO settembre 1943.
Fioritto Vincenzo, Sottotenente in servizio permanente del 4• reggimento carrista : << Comandante di
plotone carri M., ricevuto ordine di attaccare una forte colonna tedesca, appoggiata da carri e potenti artiglierie, pur essendo certo che l'ardua impresa avrebbe comportato la distruzione dei suoi modesti mezzi, l'affrontava con stoica fermezza, riuscendo in un primo tempo, operando con estrema audacia, ad arrestare l'irruzione del nemico cui distruggeva alcuni pezzi anticarro. Riaccesasi aspra la lotta che gli inutilizzava la quasi totalità del personale e dei m ezzi, col suo carro più volte colpito, azionato ormai da lui e dal solo pilota, raccoglieva i pochi carri superstiti e alla testa di essi si lanciava nuovamente sull'avversario nel disperato tentativo di interdirgli la via alla Città Eterna. Colpito da una granata che gli asportava il braccio sinistro trovava ancora la forza, prima di esalare l'ultimo respiro, di incitare il suo pugno di eroi a proseguire la lotta. Giovanissimo ufficiale, in un breve periodo di generale smarrimento additava ai più, con l 'estremo sacrificio, la via del dovere e dell'onore». Roma, viale Ardeatino, IO settembre I943·
Fugazza Romolo, Capitano in servizio permanente del reggimento « Lancieri di Montebello » : « Comandante di squadrone semoventi da 75/ 18 in molteplici rischiosi combattimenti contro forze preponderanti per numero ed armamento si esponeva dove maggiore era il pericolo per animare, incoraggiare e dirigere con oculata previdenza c con comprovata competenza tecnica i suoi lancieri nelle manovre di attacco rese più ardite dall'impervio e difficile terreno. Incaricato di proteggere con il suo squadrone il ripiegamento di altri reparti contrastava al nemico il terreno palmo a palmo arginandone l'irruenza e fiaccandone la baldanza. Rivelatosi ormai insufficiente ogni tentativo di arrestare l'avanzata nemica e di salvare la città di Roma dalla conquista,
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Le operazioni delle unità italiane nel settembre- ottobre 1943
giunto nei pressi di Porta San Paolo, ultimo baluardo per la difesa della Capitale, in un impeto di rabbia e di ribellione al fatale epilogo .dell'impari lotta, quasi a sfidare ancora il nemico dal quale non si sentiva vinto, si lanciava col suo carro ed alla testa del suo squadrone contro le formazioni avversarie incalzanti, rinnovan-do in un'epica carica le gloriose tradizioni della cavalleria italiana. Squarciato il suo carro da granata avversaria ed egli stesso ferito a morte ricusava ogni aiuto offertogli dai suoi lanci eri accorsi, esclaman-do : "Non mi toccate, !asciatemi qui al mio posto d'onore". Tempra energica e tenace di cavaliere e di comandante, esempio di altissimo valore militare». Roma, Porta San Paolo, ro settembre 1943·
Vennetti Donnini Franco, Capitano in servizio permanente del reggimento «Genova Cavalleria » : « Ufficiale di indomito ardimento, combattente di Francia, Croazia e di Russia, dove già fu l'eroe di epici episodi. Fremente per le delineatesi sventure d'Italia, accoglieva con gioia il più volte sollecitato ordine .di condurre i suoi dragoni di « Genova >> al battesimo del fuoco in difesa della Capitale d'Italia. Instancabile, si portava sempre nella parte più delicata e più esposta .del suo schieramento, tra i suoi plotoni appiedati, sanguinanti per le continue perdite, animando e attaccando decisamente e personalmente il nemico con bombe e mitraglia ovunque si avvicinasse. Incurante di sé e premuroso dei suoi, non esitava a sostituirsi ad un suo subalterno ferito nel momento e nel punto in cui più forte e decisivo era il fuoco avversario. Ferito gravemente da granata, disimpegnava imperiosamente quelli che erano accorsi a sorreggerlo per inviarli a prendere munizioni, e si trascinava ad un mitra per spararvi l'ultima cartuccia. Quindi, si ergeva in piedi con la pistola in pugno per affrontare il nemico che avanzava veloce. Colpito da una scarica sparatagli a bruciapelo al petto, si abbatteva al suolo, immolando nobilmente la vita». Roma, Porta San Paolo, ro settembre I943·
*** A Roma l'Esercito si era battuto coraggiosamente e aveva compiuto fino in fondo il proprio .dovere, nei limiti delle possibilità e dei tragici eventi che si erano verificati in quei giorni, anche per colpa dei ben evidenziati errori commessi.
La difesa di Roma
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La resistenza di quei due giorni non fu inutile, e valse a tenere agganciate a Roma due divisioni tedesche particolarmente agguerrite, impedendo ad esse di accorrere tempestivamente a Salerno per opporsi allo sbarco anglo- americano. Soltanto il giorno IO aliquote delle loro forze poterono infatti iniziare i movimenti verso il sud, indubbiamente tardivi. Fu, questo, un contributo di valore e di sangue che ebbe le sue ripercussioni indirette, e che non può non essere riconosciuto.
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Allegato n. 1 .
STATO MAGGIORE REGIO ESERCITO UFFICIO MoBILITAZIONE -
Segreto
3a SEZIONE P.M. 9, lì 12 agosto 1943
Oggetto: Costituzione e mobilitazione del Cdo. del Corpo d'Armata Motocorazzato. Al Comando del Corpo d'Armata
Roma
e, per notizia: Al Minist~o della Guerra: Gabinetto Direz. Gener., Ispettorati ed Enti Autonomi All'lspettorato Truppe Motorizzate e Corazzate Al Comando del Corpo d'Armata Motocorazzato Agli Uffici dello Stato Maggiore
Roma Roma Roma P.M. 129 P.M. 9
Riferimento eire. di questo S.M. - Uff. Ordinamento - n. 007W90/ 2 del 27 luglio 1943 -
La data di costituzione e mobilitazione degli clementi costituenti il Cdo. del Corpo d'Armata Motocorazzato, specificati nell'allegato 1 della circolare in riferimento, è stabilita al 25 luglio 1943. d'ordine Il Generale Capo del ll Reparto G. BATT\GL!Nl
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Allegato n. 2. STATO MAGGIORE REGIO ESERCITO uFFICIO OPERAZIONI -
3. SEZIONE
Segretissimo N. II / 35775 di Prot. Segreto
P.M. 9, lì 5 settembre 1943
Oggetto: Difesa della Capitale. Commissario Straordinario S.l.M. Comandante Corpo d'Armata di Roma Comandante XVII Corpo d'A1·mata Comandante Corpo d'Armata Motocorazzato
e, per conoscenza: Comando Supremo Ministero Guerra - Gabinetto Comando Gruppo Armate Sud Comando 5"' Armata Per ordine del Comando Supremo resta stabilito quanto segue: r. - La difesa interna ed esterna della Capitale nella nota eventualità di attacco di unità paracadutiste e simili è di pertinenza di questo S.M.. 2. - I comandi di C.A. in indirizzo dipendono perciò direttamente da questo S.M. per tutto quanto si riferisce alla preparazione a tale difesa, ed alla sua attuazione.
3· - Dato che il Commissario straordinario al S.l.M. è incaricato dal Comando Supremo, nella eventualità considerata di una serie di importanti provvedimenti nell'interno della Capitale, e che la loro attuazione è condizionata da determinati altri provvedimenti di pertinenza del C.A. di Roma, detto Commissario straordinario è autorizzato a dare istruzioni dirette, d'ordine di questo S.M. al Comando di C.A. in parola, tanto nel campo preparatorio che in quello esecutivo. Il medesimo Commissario straordinario deve essere tenuto sempre esattamente al corrente delle misure militari vere e proprie o di o.p. prese dal comando del C.A. di Roma, affinché egli possa efficacemente et opportunamente inquadrare la preparazione e l'esecuzione dei provvedimenti speciali anzi indicati. 4· - Non appena una nuova divisione di fanteria, ora in fase di trasporto, avrà sostituito la Divisione «Piave>> (disposizioni contingenti a parte), la difesa perimetrale esterna della Capitale sarà assunta dal Comando XVTI C.A.
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il quale avrà alle sue dipendenze per lo speciale scopo - le Divisioni << Granatieri », cc Piacenza >> e quella nuova. Compiti di detta difesa e della Divisione " Piacenza >>: inalterati sino a nuova disposizione. Il comando tattico del XVII C.A. deve portarsi, al momento della suddetta assunzione di comando, all'interno della difesa in parola, mantenendosi in grado di dirigere anche la difesa lontana nel tratto di sua pertinenza. 5· - Una volta disimpegnata, come sopradetto, la Divisione << Piave >>, il C.A. Motocorazzato si ridurrà alla sua formazione organica: << Piave >> - « Ariete >> - « Centauro >>, e prenderà la dislocazione più appropriata ai noti scopi. Il C.A. verrà rinforzato quanto prima dal 18° Rgt. bersaglieri Reco il quale passa a far parte della Divisione « Centauro >>. 6. - E' previsto l'afflusso in zona di una seconda nuova divisione di fanteria, per il cui impiego saranno dati ulteriori ordini.
Ricevuta a mezzo latore. Il Capo di Stato Maggiore ROATIA
p. c. c. Il Generale Capo del l Reparto
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Allegato n. 3· STATO MAGGIORE REGIO ESERCITO UFFICIO OPERAZIONI - 3" SEZIONE
Segreto
P.M. 9, lì 8 settembre 1943
N. u /36301 di Prot. Segreto Oggetto: Difesa della Capitale. Commissario Straordinario S.l.M. Comandante Corpo d'Armata di Roma Comandante XV!l Corpo d'Armata Comandante Corpo d'Armata Motocorazzato e, per conoscenza: Comando Supremo Ministero Guerra - Gabinetto Comando 5a Armata Seguito et accertamento mio II /35775 del 5 corrente.
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r. - Divisione « Granatieri » passa alle ore 12 del 9 settembre at dipendenza Comando XVII C.A. che assume contemporaneamente responsabilità del settore corrispondente. C.A. Roma restituisce at Divisione « Granatieri» reparti della stessa attualmente impegnati << Cintura di sicurezza» Roma (vedi in seguito). 2. - Difesa esterna Capitale, affidata at XVII C.A. comprenderà: - Divisione << Granatieri », - Divisione «Piacenza » (al completo), - Divisione « Re » che sostituisce grosso modo « Piave ))' - Gruppo tattico <<Sassari» (1° Rgt. - I Gruppo). Divisione « Piacenza » lascia perciò posizioni et compiti attuali. 3· - Comando XVII C.A. ripartisca unità suddetta in tre - quattro settori, tenendo presente: - gravitazione forze essenzialmente a cavallo delle vie Consolari: . dalla via Flaminia a quella Boccea - compreso - a nord; . dalla via Ostiense alla Casilina - compreso - a sud; - schieramento blocchi, ben raccolti, di battaglioni- gruppi (o batterie) a cavallo della strada; - artiglierie tutte schierate con funzione essenzialmente controcarro (fare concorrere - ovunque possibile - le batterie della difesa c.a. di Roma); - fanterie appoggiate - quando conveniente - nei lavori sinora costruiti, oppure asserragliate materialmente all'interno di gruppi di edifici o di edifici isolati, costituiti a caposaldo (pericolo maggiore: i carri).
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Le operazioni dellt' unità italiane nel settembre- ottobre 1943
4· - Finché la Divisione «Piave» non sia completamente sostituita dena divisione, truppe inseritesi parzialmente at sua costituzione, rimangono dipendenza comando C.A. motocorazzato, cui compete responsabilità difesa. 5· - C.A. Roma sostituisca con altri reparti, preferibilmente di CC.RR. muniti di armi automatiche, i reparti di fanteria della « Cintura di sicurezza » della Capitale, affidando loro le sole funzioni di posti di blocco. Lasci però i pezzi in funzione c.c. che vi sono attualmente (anche se appartenenti alla << Gmnatieri » e non sostituibili altrimenti). Sostituisca con altri reparti quelli del <<Gruppo tattico ''Sassari" » di cui sopra, e - se necessario - abolisca alcuni servizi di reparti di tale <<Gruppo >> ora affidati all'interno della Capitale. 6. - Riserva direttive per la dislocazione finale del C.A. motocorazzato che avrà essenzialmente compito controffensivo. 7· - La Divisione << Lupi >> che passa alla dipendenza del XVII C.A. si disloca nella zona << Furbara - Cerveteri», orientandosi alla difesa di quei campi di aviazione. Riserva di ordini complementari. 8. - Compiti particolari : - XVII C.A. assicurare a qualunque costo il possesso degli aeroporti dell'Urbe (già Littorio), Centocelle nord, Centocelle sud, e della stazione radio EIAR di Prato Smeraldo; - C.A. Motocorazzato: assicurare a qualunque costo il possesso dell'aeroporto di Guidonia. 9· - Tutti i provvedimenti di cui sopra sono da attuare con urgenza. Tranne quelli materialmente connessi coll'arrivo degli ultimi reparti della Divisione << Re >> e << Lupi 11 debbono essere compiuti per le ore 24 del giorno 10. Tutto (posti di comando, collegamenti, reparti, armi, munizioni, ecc.) deve essere sistemato e tenuto a posto come se si dovesse entrare in azione da un momento all'altro. Riserva di ordini per il momento della chiusura completa delle strade, in corrispondenza della difesa perimetrale e della « Cintura di sicurezza >> e per inibizione della circolazione. 10. - Saranno dati ordini a
parte per i servizi.
Il Capo di Stato Maggiore ROATTA
p. c. c. Il Generale Capo del l Reparto u~sERTo UTru
La difesa di Roma
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Allegato n. 4·
STATO MAGGIORE REGIO ESERCITO
Ore 5,15 - 9 settembre 1943
AL Comando .del Corpo d' Armata Motocorazzato
D 'ordine del Comando Supremo: Situazione est tale da escludere difesa della Capitale. Conseguentemente in Roma dovranno rimanere solo le forze di polizia per il mantenimento dell'ordine. Il Corpo d'Armata motocorazzato deve immediatamente ripiegare su Tivoli, fronte ad est, e più oltre. Ripiegamento a scaglioni, in ordine. Tutte le truppe attualmente dislocate a Roma passano agli ordini del Ge· nerale Carboni. Il Capo di Stato Maggiore deLL'Esercito
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u op~razioni d~ll~ unità italian~ nd utumbr~- ottobr~ 1943 Allegato n. 5·
STATO MAGGIORE REGIO ESERCITO Ore 5,15 - 9 settembre 1943
Al Comando C.A. Motocorazzato e, per conoscenza:
Al Comando C.A. di Roma Presi gli ordini dal Comando Supremo comunico: I. - Situazione est tale da escludere una lunga resistenza delle truppe dislocate attorno alla Capitale, contro truppe germaniche che marciano su di essa. D'altra parte una prolungata resistenza esporrebbe città e cittadinanza a gravi e sterili perdite. ll. - In conseguenza le truppe attualmente impegnate nella difesa di Roma (interna ed esterna) che prendete tutte ai vostri ordini ripiegano su Tivoli e sulla regione adiacente. III. - Ripiegate a scaglioni, in ordine, facendo precedere l'insieme da unità che assumano posizioni a est, a cavallo di Tivoli. IV. - Orientatevi a proseguire quindi eventualmente verso est. V. - Nella città di Roma devono rimanere i reparti CC.RR. e di polizia, per il mantenimento dell'ordine. VI. - Portate il vostro Comando in primo tempo a Tivoli dove prenderemo contatti con voi.
p. 11 Capo di Stato Maggior~ Generale DE STEFANIS
Nota. • Non esist~ in atti l'originale dell'ordine, ma solo la copia. Peraltro, il Tribuna l~ Militare di Roma, nel procedimento sull'Armistizio e la Difesa di Roma (estratto dalla Rivista Penale, maggio- giugno 1949, fascicoli 5 e 6, Società Editrice Temi), a pag. 422 riporta l'ordine di cui sopra, ma con alcune modificazioni relative ai capoversi IJI, V ~ VI, come s~gue: • l1l • Ripiegate a scaglioni, in ordin~, iacendo precedere l'insieme da unità che assumano posiz1one fronte ad est, a cavallo di Tivoli. cc V • Nella città di Roma debbono rimanere i reparti dci CC.RR. e di Polizia, per il mantenimento dell'ordine. « VI • Portate il Vostro comando in pieno tempo a Tivoli, dove prenderete contatto con noi • · Sul testo così modificato, a giudi2io del Tribunale, non vi è dubbio alcuno.
La difesa di Roma Allegato n. 6.
FONOGRAMMA
P.M. 129, lì 9 settembre 1943 (circa ore r3)
(A seguito preavviso telefonico delle ore 5>30).
A) Gruppo tattico agli ordini del comandante del « Vittorio Emanuele » si schieri tra Monte Sterparo e Colle Ripoli a difesa di Tivoli.
B) Gruppo tattico « Centauro » rimane in zona Lunghezza a sbarramento degli itinerari adducenti a Tivoli. A ripiegamento della << Piave >> effettuato ripiegherà a sua volta in direzione Bagni Albule Tivoli per portarsi nella zona di Castel Madama. C) Divisione << Piave » ripiega in zona Colle Cigliano- Marcellina Caprareccia.
D) Divisione <<Ariete» ripiega a sua volta per portarsi a difesa di Tivoli e delle alture a sud di Tivoli. Al suo giungere il gruppo tattico passerà ai suoi ordini. E) Divisione << Granatieri » rimane a difesa della Capitale per proteggere
il ripiegamento. Passano ai suoi ordini gli elementi della « Piacenza » e gli elementi a piedi della << Re ».
F) La Divisione « Sassari » passa alle dipendenze della Divisione « Granatieri ». d'ordine CASTAMAGGIORE SALvi
Nota. - Copia di tale ordine viene consegnata verso le ore 9,30 dal Geo. Solinas, Comandante della Divisione « Granatieri >> (in funzione di Comandante delle forze rimaste a Roma, dopo la partenza del C.A.M. per Tivoli), al Gcn. Tranicllo, Comandante della «Re», a palazzo Caprara.
CAPITOLO II
GLI AVVENIMENTI NELL'AMBITO DELLA 4" ARMATA IN PROVENZA, IN PIEMONTE E IN LIGURIA DA CAPO MORTOLA A PUNTA DEL MESCO (Schizzo n. I)
Avvertenza. - La narrazione degli avvenimenti svoltisi presso la 4a Armata viene inserita fra quelli delle Grandi Unità dislocate sul territorio nazionale perché subito dopo l'annuncio dell 'armistizio l'Armata venne a trovarsi con la maggior parte delle sue forze in Liguria, in Piemonte e verso il confine italo- francese avendo ricevuto ordine di accelerare i movimenti di rimpatrio.
La 4.. Armata, agli ordini del Generale Mario Vercellino (Capo di S.M. il Generale Alessandro Trabucchi), con sede del Comando a S. Jean (Sospello) si era trasferita in Francia subito dopo lo sbarco delle forze anglo- americane nel Marocco e in Algeria (8 novembre 1942), dislocandosi a cavaliere della frontiera italo- francese per la difesa costiera da Tolone a Punta del Mesco (La Spezia) e l'occupazione e difesa in Francia della regione posta ad oriente del Rodano, dalla frontiera svizzera al mare, comprendente la Provenza, il Delfinato e la Savoia. Per la difesa delle coste francesi dipendeva operativamente dal Comando Superiore tedesco in Francia, retto dal Maresciallo Gerd von Rundstedt: una missione di collegamento del Comando della 19.. Armata (Generale Georg von Sodenstern, di sede ad Avignone) si era insediata a Mentone. L'Armata comprendeva i Corpi d'Armata I (I), XV (2) e XXII (3), la Divisione alpina « Pusteria» rinforzata, l'Intendenza, le truppe (r) Inquadrava le Divisioni « Legnano)), 2• celere, le costiere 223• e 224", il I Raggruppamento Guardia alla frontiera, il XX Raggruppamento sciatori, e le truppe e servizi di Corpo d'Armata. (2) Inquadrava le Divisioni « Rovigo )) e alpina << Alpi Graie ll, la 201a costiera, elementi della Guardia alla frontiera, truppe e servizi di Corpo d'Armata. (3) Inquadrava le Divisioni << Lupi di Toscana ll e << Taro ll , il r8° reggimento bersaglieri motocorazzato, truppe e servizi di Corpo d'Armata.
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Le operazioni del!t: unitcì italiane nel uttembre- ottobre 1943
e i servizi di Armata, unità varie non indivisionate, elementi della Guardia alla frontiera, il presidio della Piazzaforte di Tolone e quello del Comando difesa porto di Genova, ed elementi di Aeronautica (Aviazione ausiliaria). Sotto l'aspetto della efficienza, le Grandi Unità nel loro insieme si presentavano abbastanza bene. Ottima sotto tutti i riguardi la Divisione alpina « Pusteria » ; non ancora ultimata la integrale costituzione delle divisioni costiere, prive di mezzi di trasporto e di artiglierie mobili, ancorate su estesi tratti di costa. « La debolezza intrinseca dell'Armata era data dalla mancanza della difesa contraerei. Pochissime le artiglierie c.a. e nulla l'aviazione di combattimento » (4). Morale e grado di addestramento delle unità erano in complesso buoni. In seguito al colpo di Stato del 25 luglio, interpretato dalla truppa come preludio alla fine della guerra, era sorta una sensazione di disagio nelle relazioni con le forze tedesche, per quanto mantenute reciprocamente su di un piano di correttezza. I rapporti con la popolazione francese, inizialmente riservati e indifferenti né esenti da manifestazioni di antipatia e di sorda ostilità, si erano sensibilmente modificati con l'affermazione di sentimenti di stima, per il comportamento delle nostre Autorità militari e delle truppe. Quando il Comandante dell'Armata venne a conoscenza che il Comando tedesco intendeva concentrare nella penisola italiana nuove forze con la causale del concorso alla difesa dell'Italia, prese i necessari provvedimenti e avvertì il Comandante tedesco del Gruppo di Armate, Generale Hans Felber, che avrebbe rifiutato il permesso al transito e che il rifiuto sarebbe stato fatto rispettare anche con le armi e il 2 agosto ordinò che fossero impediti i movimenti delle forze tedesche in via di raccolta nei pressi di T olone e che fosse effettuato il caricamento di tutte le interruzioni ai valichi rotabili della fascia alpina. L'intervento di disposizioni superiori, conseguenti ad accordi fra i due Comandi Supremi, rese nulle così lodevoli intenzioni, anche perché venne deciso in seguito il trasferimento in Piemonte delle forze dell'Armata, ad eccezione di due divisioni costiere (5). (4) Cfr.: Relazione del Generale Alessandro Trabucchi, Capo di S.M. del Comando di Armata. (5) Cfr.: Relazioni dei Generali Mario Vercellino c Alessandro Trabucchi.
Gli avvenimenti nell'ambito della 4" Armata
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In seguito alla improvvisa irruzione di nuove forze germaniche in Italia, all'indomani del 26 luglio e nei giorni successivi, furono sottratte alla 4' Armata varie Grandi Unità in relazione alle contromisure adottate dal Comando Supremo italiano: nella prima quindicina di agosto lasciarono l'Armata le Divisioni « Alpi Graie» e « Rovigo », destinate alla difesa della Piazza Marittima di La Spezia e la Divisione « Legnano », destinata a Bologna e successivamente in Puglia. Accentuandosi la necessità di chiarire i reciproci rapporti fra i Comandi Supremi italiano e tedesco e di poter disporre in Italia di maggiori forze, durante il convegno di Casalecchio (Bologna) del 15 agosto 1943, venne raggiunto l'accordo per il ritiro della 4" Armata dalla Francia. L'ordine relativo pervenne all'Armata dal Comando Supremo nella seconda decade del mese di agosto e prevedeva l'abbandono del settore francese, escluso il Nizzardo, dove sarebbe dovuto rimanere in posto il Comando del I Corpo d'Armata con le DivisiOni costiere 223" e 224•. « Le forze italiane dovevano venire sostituite da unità tedesche cui si dovevano cedere ordinatamente i bunkers, le artiglierie e le armi automatiche di preda bellica francese con le relative munizioni, le reti di collegamento e di avvistamento aereo>> (6). I movimenti di rimpatrio si iniziarono il 25 agosto; i reparti tedeschi si inserirono gradualmente, da quel giorno, nella fascia di copertura costiera. La sostituzione avrebbe dovuto ultimarsi entro il 9 settembre, data sotto la quale la difesa del settore francese, già tenuto dalla 4' Armata, sarebbe stata assunta dal Comando della 19" Armata germamca. A partire dal 16 agosto 1943 la consistenza dell'Armata in Francia andò riducendosi sensibilmente (7).
(6) Cfr.: Relazione del Generale Alessandro Trabucchi. (7) La Divisione «Lupi di Toscana » iniziò il trasferimento nel Lazio, la 2a Divisione celere si trasferì in Piemonte, la Divisione alpina «Alpi Graie>> raggiunse La Spezia, la Divisione << Rovigo », avviata a Torino per esigenze di ordine pubblico, fu dirottata a La Spezia entrando a far parte del XVI Corpo, la Divisione << Legnano », che si era trasferita a Bologna, avrebbe proseguito verso le Puglie. IO. - U.S.
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Le operazioni delle unità italiane 11el settembre - ottobre 1943
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Prima dell'inizio della sostituzione delle truppe italiane nella difesa costiera, le truppe germaniche dislocate in Provenza erano rappresentate dalla 343• Divisione di fanteria territoriale del XXV Corpo d'Armata e dalla 346~ Divisione di fanteria territoriale del LXXIV Corpo. In seguito, per effetto del nuovo schieramento sulla costa, affluirono altre divisioni tutte dipendenti dal Comando della 19" Armata tedesca. Il Comando della 4"' Armata aveva regolarmente ricevuto, a conferma delle direttive verbali del 30 luglio, le prime istruzioni sull'atteggiamento da tenere nei confronti dei tedeschi, contenute nell'ordine n. ur CT. del ro agosto (8). La sera del 3 settembre pervenne al Comando di Armata la « Memoria 44 » dello Stato Maggiore dell'Esercito, contenente le direttive per il caso di una probabile aggressione tedesca. Il Generale Vercellino prospettò all'ufficiale latore alcune riserve, data la particolare situazione in cui era venuto a trovarsi col Comando di Armata « combinato», cioè composto di elementi italiani e tedeschi, e per la presenza di varie unità della Milizia. L'ufficiale latore (Ten. Col. Giovanni Biffoli) riferì la circostanza al suo ritorno (9) al Generale Roatta e la questione fu poi chiarita dall'intervento di quest'ultimo in una conversazione avuta col Generale Vercellino in telefonia segreta il 5 settembre successivo. La << Memoria 44 >>, oltre la premessa e i compiti generici stabiliti per tutti i Comandi in previsione di una aggressione germ anica, prescriveva per la 4"' Armata quanto segue: - raccogliere la Divisione « Pusteria » e successivamente la Divisione « Taro » nelle valli Roja e Vermenagna, fronte ad ovest, per interrompere le vie di comunicazione della Cornice; - agire, specie sui fianchi, contro truppe germaniche in movimento od in sosta in quelle zone; - impiegare il 20" raggruppamento sciatori ai colli del Moncenisio e del Monginevro ed a Bardonecchia, per sbarrare i valichi e per interrompere la ferrovia del Fréjus. (8) Cfr.: Relazioni dei Generali Mario Vercellino e Alessandro Trabucchi. (9) A richiesta dello Stato Maggiore dell'Esercito, il Comando della 4.. Armata aveva inviato un'autovettura all'aeroporto di Albenga che vi era giunta alle ore 12 del 3: poco dopo giungeva in aereo proveniente da Bologna l'ufficiale latore che proseguì subito per Sospello. Ripartì per Albenga l'indomani e fece ritorno a Roma la sera del 4·
Gli avvenimetzti nell'ambito della 4" Armata
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Il Generale Vercellino convocò subito al suo Comando i Comandanti dei Corpi d'Armata dislocati in Francia e il Comandante Militare Marittimo della piazza di Tolone : li orientò sul contenuto della Memoria e successivamente impartì i necessari orientamenti anche ai Comandanti le Grandi Unità stanziate in Liguria. In sostanza il Comandante di Armata ribadì a tutti la necessità di sorvegliare costantemente i tedeschi per non essere sorpresi dall'eventuale loro insidia. Considerata la scarsa disponibilità di mezzi m eccanici di trasporto, nell'intento di accelerare gli sgomberi, venne disposto che per il trasferimento in Italia detti mezzi fossero posti a disposizione dei magazzini di Armata, che le unità di fanteria muovessero a piedi e quell e di artiglieria con i quadrupedi e i trattori. Ne derivò la « rottura del nesso divisionale per effettuare la lunga marcia n elle migliori condizioni logistiche » ( 10) . Dovevano nel contempo essere accelerati i movimenti delle unità destinate a rimpatriare m ano a mano che fossero sostituite da quelle germaniche. Per effetto degli ordini impartiti, sarebbe rimasto in Francia, come si è visto, soltanto il Comando del I Corpo, con le Divisioni costiere 223• e 224• e il 1° raggruppamento Guardia alla frontiera, per la occupazione di N izza, ad oriente del V aro. A movimento ultimato, l'Armata avrebbe dovuto dislocarsi in Italia come segue : - Comando di Arm ata e un battaglione del 7" reggimento alpini (Divisione <<Pusteria ») ad Asti; - Comando XXII Corpo d'Armata e Divisione « T aro » nella zona di Alessandria; - XV Corpo d'Armata con la 201·' Divisione costiera lungo il litorale ligure; - D ivisione alpina « Pusteria » (meno 1 battaglione del t reggimento alpini) nella zona di Torino e successivamente in quella di Cuneo; -
2 • Divisione celere nella zona di Torino;
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magazzini di intendenza nella zona Cuneo- Mondovì.
(10) Cfr.: Relazione del Generale Alessandro Trabucchi, pag. 7·
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Le operaz ioni delle unità italiane nel settembre - ottobre 1943
L- LA SITUAZIOKE DELLE OPPOSTE FORZE ALLE ORE 20 DELL'8 SETTEMBRE 1943 FORZE !TAL!ANE
I Corpo d'Armata (Generale Federico Romero, Capo di S.M. il Colonnello Giovanni Marioni). Sede del Comando: Grasse. Era dislocato nella Francia meridionale. Comprendeva le seguenti unità: - 223.. Divisione costiera (Generale Amedeo de Cia, Capo di S.M. Ten. Col. Igino Gravina). Sede del Comando: La Colle (u). In trasferimento verso il V aro; - 224.. Divisione costiera (Generale Mario Badino Rossi, Capo di S.M. Ten. Col. Domenico Montanari). Sede del Comando: Nizza (12). Presidiava la piazza di Nizza; - I raggruppamento Guardia alla frontiera (Generale Alfredo Salvadori). Presidiava la linea Cima Monaco - Monte Afel- Aution, a protezione della frontiera i talo- francese; - truppe e servizi di Corpo d'Armata. XXII Corpo d'Armata (Generale Alfonso Ollearo, Capo di S.M. il Colonnello Mario Mantelli). Sede del Comando: Hyères. Era dislocato nella Francia meridionale. Comprendeva le seguenti unità: - Divisione di fanteria «Taro» (Generale Gino Pedrazzoli, Capo di S.M. Ten. Col. Elio Orioli). Sede del Comando: Bormes. Era in marcia di trasferimento verso il confine italiano (13); - elementi della Divisione di fanteria « Lupi dì Toscana », in attesa di imbarco ferroviario per raggiungere il Lazio (14); (u) Inquadrava i reggimenti alpini costieri I66° e r6'f', 7 gruppi di artiglieria da posizione costiera ed elementi vari (Cfr.: Relazione del Colonnello Giovanni Marioni). (r2) Inquadrava soltanto r battaglione alpino costiero, la 104• compagnia bersaglieri motociclisti del r• reggimento, il X battaglione carabinieri di Armata e I plotone autoblindo. (13) Inquadrava i reggimenti di fanteria 207° e 208•, il 48• reggimento artiglieria da campagna, il XL VIII battaglione mortai, il XLVIII battaglione genio, elementi minori c unità dei servizi. Era rinforzata dal r68• reggimento costiero. (14) Comprendevano il Comando fanteria divisionale ed elementi dei servizi. (Cfr.: Relazione del Generale Claudio Gregori, Comandante la fanteria divisionale).
Glz avv~nimenti n~ll'ambito d~lla 4"' At'mata
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truppe e servizi di Corpo d'Armata. Nella sua giurisdizione erano incluse le forze della Piazza di Tolone, agli ordini del Generale Amilcare Farina, comprendenti clementi alpini, del reggimento << San Marco >> e della Milizia. XV Corpo d'Armata (Generale Emilio Bancale, Capo di S.M. il Colonnello Felice Lerda). Era dislocato in Liguria. Sede del Comando: Genova (15). Comprendeva le seguenti unità: 201a Divisione costiera (Generale Enrico Gazzale, Capo di S.M. T en. Col. Giuseppe Napoletano). Era schierata &a Mentone e Punta del Mesco (La Spezia), su circa 300 km di fronte. Sede del Comando: Lavagnola (x6); - elementi della Guardia alla frontiera; - truppe e servizi di Corpo d'Armata. Divisione alpina «Pusteria>> (Generale Maurizio Lazzaro de Castigliani, momentaneamente a Roma, Comandante interinale Generale Emilio Magliano, Capo di S.M. Ten. Col. Fortunio Palmas). Sede del Comando: Grenoble (17). Già dislocata fra le Alpi e il Rodano, nel settore compreso fra il lago di Ginevra e la linea Durance - Verdon, era in trasferimento dalla Savoia verso il Piemonte. 2a Divisione celere
« Emanuele Filiberto Testa di Ferro >> (Generale Giuseppe Andreoli, Capo di S.M. Ten. Col. Carlo Vallese), in corso di avanzato trasferimento in Piemonte, da Cuneo verso Torino (r8). Sede del Comando: Venaria Reale. (15) Il Comando si trasferì la stessa sera del1'8 settembre a Loano e successivamente a Diano Marina, Imperia e Ormea. (16) Inquadrava i reggimenti costieri 5° e 131°, il 2° reggimento artiglieria da posizione costiera ed elementi vari. )Jella sua giurisdizione era compreso il Comando Difesa del porto di Genova, che comprendeva il I02° reggimento costiero, elementi della Guardia alla frontiera, artiglierie e unità minori (in totale circa 15.000 uomini e 100 pezzi da posizione costiera). Comandante superiore del porto era l'Ammiraglio di Divisione Carlo Pinna, che reggeva anche il Comando Marina di Genova. (17) Inquadrava i reggimenti alpini r e uo, il 5o reggimento artiglieria alpina, il V battaglione genio, elementi minori e unità dei servizi, che erano suddivise in quattro centri logistici. Era rinforzata da numerosi reparti: 20° Raggruppamento alpini sciatori, 3 battaglioni Guardia alla frontiera, 2 battaglioni alpini presidiari, 4 battaglioni territoriali, I compagnia carabinieri e 1 battaglione guardia di finanza. (18) Inquadrava il I 0 reggimento bersaglieri rinforzato da I compagnia motociclisti, i reggimenti di cavalleria I 0 Nizza, 2° Piemonte Reale e 4° Genova,
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Le operazioni delle unità italiane nel St:llembre - ottobre 1943
Truppe di Armata: XX Raggruppamento sciatori, artiglierie, unità del genio. Intendenza di Armata (Generale Raffaele Operti). Sede a Beaulieau (Nizza). Dipendeva inoltre dal Comando di Armata (soltanto per quanto si riferiva alla difesa territoriale) l'Ammiraglio di Divisione Pellegrino Matteucci, Comandante Militare Marittimo di Tolone (Mariprovenza), il cui Comando armava e presidiava la piazzaforte di Tolone. Un presidio tedesco eserciva l'arsenale. L'Ammiraglio Matteucci aveva alle proprie dirette dipendenze i Comandi Marina di Nizza, Cannes e Mentone e il Comandante del presidio della Piazza, Generale Amilcare Farina (r9). II personale militare della Piazza comprendeva alla data dell'8 settembre 10.436 uomini dei quali la metà costituenti il presidio. Alla fonda erano due Mas (2o). Infine, era alle dipendenze del Comando di Armata il Comando Aeronautica della Francia (Aviazione ausiliaria per l'Esercito) con sede a Cannes, che disponeva di due gruppi di aerei da ricognizione e della I]I a squadriglia idrovolanti (2r). Alla data dell'8 settembre la consistenza della 4" Armata si era perciò sensibilmente ridotta; numerose unità erano rimaste tuttavia alle dipendenze del suo Comando, altre erano ormai state trasferite per compiti diversi, nella giurisdizione di diversi Comandi. Forza residua complessiva: poco più di roo.ooo uomini, dei quali circa 6o.ooo combattenti, tra F rancia e Liguria (22). il 134" reggimento artiglieria motorizzato, il XXXV battaglione genio, elementi minori e unità dei servizi. Era rinforzata dal 18u reggimento bersaglieri motocorazzato (RECO), ma solo nominalmente, perché l'ultimo suo scaglione era partito per Roma proprio il giorno 8. Aveva pressoché ultimato, a marce forzate, il trasferimento dalla Francia, iniziato il 30 agosto. Era stata temporaneamente messa a disposizione del Comando Difesa territoriale di Torino per esigenze di ordine pubblico. La situazione fisica e morale del personale era molto buona. ( r9) Comprendeva, come si è visto, elementi alpini costieri, della Milizia e del reggimento San Marco (circa metà della forza dislocata a Tolone). (2o) Cfr. : UFFICIO STORICO DELLA M ARI NA MILITARE: <<La Marina dall '8 settembre 1943 alla fine del C<~ttflitto l> . Volume XV. Compilatore Ammiraglio di Squadra Giuseppe Fioravanzo, Roma, 19(52. Pagg. da 102 a 104. (21) Cfr.: AKGELO LoDI: << L'Aeronautica italiana ne!Ja guerra di liberazione 1943- 1945 » . Ufficio Storico dell'Aeronautica Militare, Roma, 19(51. Pagg. 31 e 66. (22) Cfr.: Relazione del Generale Mario Vercellino.
Gli avvenimenti nell'ambito della 4a Armata FORZE GERMANICHE
Di pendevano dal Comando della 19' Armata. Fi~o al r5 agosto erano dislocate in Provenza le Divisioni di fanteria territoriale 343• del XXV Corpo e 346" del LXXIV Corpo. In seguito alla decisione di ritirare dalla Francia la 4a Armata affluirono nuove unità per sostituire nella difesa costiera le forze italiane e precisamente: - la 356"' Divisione di fanteria dell'LXXXIII Corpo nella zona Tolone- Hyères- Bormes nel settore già occupato dal XXII Corpo italiano (D ivisione « Taro»); - la r57" Divisione di fanteria dell'LXIV Corpo a Grenoble, mentre si era già dislocata sulla destra del Varo la 305.. D ivisione da montagna già del LI Corpo e successivamente passata alle dipendenze dell'LXXXVII, affluito in Italia dalla Cornice dopo il 25 luglio, insieme alle Divisioni 76"' e 94". N umerosi, inoltre, gli elementi sfusi e adeguato il sostegno delle forze aeree: uno stormo da bombar.damento in picchiata era dislocato a St. Raphael (23). Con sistenti, infine, i contingenti della Marina germanica «verso Tolone », valutati a circa rr.ooo uomini bene armati e circa 8.ooo marinai dislocati nelle isole H yères (24). E' da porre in evidenza la sensibile disparità di armamento esistente tra le forze italiane e quelle germaniche, prevalentemente motorizzate e dotate anche di unità corazzate, articolate in distaccamenti mobili comprendenti carri armati, autoblindo e semoventi.
IL - GLI AVVENIMENTI La sera dell'8 settembre i tedeschi avevano già sostituito « quasi completamente nella difesa delle coste ed organizzazioni rctrostanti le truppe dei Corpi d'Armata I e XXII, i reparti di marina della (23) Secondo le valutazioni del Generale Alessandro Trabucchi, Capo di S.M. del Comando 4.. Armata, risultavano le seguenti forze: ad Avignone il Comando della 19a Armata, nella zona di Tolone una divisione rinforzata, oltre a circa Io.ooo uomini della Marina tedesca; a cavallo del basso Varo un gruppo motocorazzato; un Comando di Corpo d'Armata ad Acqui, 1 divisione alpina a Savona, 2 divisioni di fanteria tra Savona e Genova. (24) Cfr.: UFFICIO STORICO DELLA MARINA MrLil'ARE: volume XV, cit., pagg. da 102 a ro4.
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piazza di Tolone ed altri porti minori, nonché le truppe di occupazione del Delfinato, Savoia e frontiera svizzera ». quando giunse improvvisa, « senza alcun preavviso », la notizia dell'armistizio (25). Poco dopo le ore 20, il Generale Trabucchi conferì per telefono col Generale Umberto Utili, Capo Reparto Operazioni dello Stato Maggiore Esercito, gli espresse le rimostranze del Comandante dell'Armata per non aver ricevuto alcun preavviso de!l'armistizio e chiese ordini in merito. Il Generale Utili, dopo avere affermato che anche il Generale Mario Roatta - Capo di S.M. dell'Esercito - ne era venuto a conoscenza a mezzo del comunicato radio (proclama Badoglio), gli rispose che questi lasciava al Generale Vercellino la facoltà di regolarsi come meglio avesse ritenuto (26). La 4.. Armata fu perciò colta dall'annuncio dell'armistizio mentre si trovava in pie n a crisi di trasferimento; le forze rimaste in Provenza, in attesa dei mezzi di trasporto, sostavano nelle wne di Sisterére, Grenoble, La Mure d'Isère e Gap. Unica ad essersi trasferita pressoché interamente era la 2• Divisione celere, raccolta nella zona di Torino. Le forze dell'Armata fra Tolone e La Spezia erano disseminate lungo centinaia di chilometri, mentre quelle tedesche costituivano solidi blocchi attorno ai centri di controllo degli assi stradali. In sostanza la sera dell'8 settembre l'Armata venne a trovarsi: - col Comando ancora a Sospello, con una frazione del quartiere generale ad Asti ; - I Corpo: col Comando a Grasse, la 223' Divisione costiera in trasferimento verso il Varo, la 224a Divisione costiera nella zona di Nizza; - XXII Corpo col Comando a H yères, la Divisione « Taro» in marcia verso il confine, minori reparti della Divisione « Lupi di Toscana» in attesa di essere trasportati per ferrovia nel Lazio; - XV Corpo col Comando a Genova e la 201" Divisione costiera tra Punta del M esco e Mento ne; - Divisione alpina « Pusteria >> - disimpegnata dalla 15t Divisione tedesca --. in movimento dalla Savoia verso il Piemonte, col alpini a Ventimiglia;
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(25) Cfr.: Relazione del Generale Mario Vercellino. (26) Cfr.: Relazioni del Generale Mario V ercellino, pag. I e del Generale Alessandro Trabucchi, pag. 9·
Gli auu~mm~nti n~ll'ambito d~lla 4a Armata - - - --
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2a Divisione celere nella zona di Torino;
- circa 4.000 uomini della Marina nella piazza di Tolone. La stessa sera del1'8 settembre forze tedesche bloccarono il porto di Tolone dando subito inizio alla occupazione della piazza (27). Immediati furono gli ordini impartiti a tutti i Comandi dipendenti dal Generale Vercellino per disimpegnare i reparti e iniziarne il rapido trasferimento in Piemonte (28). In effetti alle ore 22 vennero diramati gli ordini per sollecitare il concentramento delle forze nella zona Cuneo- Mondovì - Asti secondo il piano che era già stato predisposto all'atto del ricevimento della «Memoria 44 ». L'ordine per le truppe del settore francese terminava con la frase: « Ove il movimento verso il Varo incontrasse opposizione da parte germanica, tenete presente che avete la superiorità numerica» (29). Venne anche disposta l'attivazione delle interruzioni stradali lungo la linea di confine non appena i reparti fossero penetrati nel territorio italiano, di far brillare la galleria del Fréjus e di concentrare le forze giungenti in Liguria in masse più consistenti.
Subito dopo l'annuncio dell'armistizio, ovunque ufficiali tedeschi si presentarono, scortati da forze motocorazzate, ai Comandi italiani, chiedendo la cessione delle armi o il fermo dei reparti negli alloggiamenti, proponendo come alternativa il proseguimento della lotta al fianco della Germania. Tutti rifiutarono più volte le intimazioni : l'ordine dell'Armata per i reparti rimasti sulla costa era di reagire se attaccati e di accelerare i movimenti verso il Varo con le unità riunite in grossi nuclei per meglio resistere (30). I tedeschi occuparono subito i ponti sulla rotabile costiera, effettuarono colpi di mano sui posti di blocco e con varie unità bloccarono lo sbocco delle valli nell'intento di aggirare le forze in ripiegamento, frazionate e sempre controllate (31). Il Comando di Armata
(27) Cfr.: UFFICIO STORICO DELLA MARINA MILITARE: volume XV, cit.,
pagg. 103 e 104. (28) Cfr.: Relazione del Generale Mario Vercellino. (29) Cfr.: Relazione del Generale Alessandro Trabucchi. (3o) Cfr.: Relazione del Generale Federico Romero, Comandante il I Corpo. (31) Cfr.: Relazione del Colonnello Mario Mantelli, Capo di S.M. del Comando XXII Corpo.
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a sua volta ordinò di creare isole di resistenza (ma le forze tedesche le bloccarono riuscendo a paralizzare comandi e reparti), di non consegnare le armi e di aprirsi la strada. Tuttavia l'ordine di non attaccare se non attaccati determinò presto una situazione insostenibile presso la maggior parte delle unità, resa possibile dalla incertezza, dal blocco delle centrali telefoniche c telegrafiche e dall'immediato intervento ovunque delle forze tedesche che realizzarono in ogni presidio una schiacciante superiorità, se non numerica, in mezzi bi indo- corazzati, circondando comandi e reparti, per cui le decisioni anche più gravi furono lasciate alla iniziativa e al sentimento del dovere dei Comandanti minori. Ne conseguì, nel corso della notte sul 9, che tante unità in trasferimento furono sopraffatte mentre altre dislocate in Liguria vennero disgregate (32). Particolarmente drammatica la situazione del XV Corpo, letteralmente incapsulato dalle forze germaniche.
La notte sul 9 i collegamenti divennero difficili e precari e non tardarono neppure a giungere le notizie di aggressioni tedesche. Il Comando del I Corpo, dislocato a Grasse, informò di essere circondato e obbligato, con gran parte dei comandi e delle truppe dipendenti, al disarmo (33). Egualmente gravi le notizie che giungevano dalla Liguria. <c A partire dalle 23 dell'8 settembre pervennero dai comandi in Francia c da quelli in Liguria segnalazioni che reparti (32) cc Pur ammettendo che da parte di qualche unità si sarebbe potuta forse opporre una temporanea e limitata resistenza isolata in loco, era da escludere la possibilid di poter forzare con successo il cerchio avversario» (cfr.: Relazione del Maggiore Enzo Terni del Comando XXII Corpo). cc La Divisione "Taro" si trovava dislocata in attesa di partire per l'Italia, su ampia zona, con i battaglioni e i gruppi a notevole distanza gli uni dagli altri; inoltre essendo stata la linea telefonica e i posti di blocco già ceduti in precedenza ai tedeschi, mancava la possibilità di collegamento tra me e i reparti e fra questi tra loro. In simili condizioni era impossibile riunire le truppe per una resistenza ». (Cfr.: Relazione del Generale Gino Pedrazzoli, Comandante la Divisione di fanteria << Taro »). E ancora: << Esaminammo la situazione. Ben presto ci accorgemmo che al punto in cui le cose erano giunte più nulla potevamo fare ». (Cfr.: Relazione del Tenente Colonnello Elio Orioli, Capo di S.M. del Comando Divisione « Taro »). (33) Cfr.: Relazione del Maggiore Ereberto Morozzo della Rocca, in servizio presso il Comando di Armata.
Gli avv~nim~nti nell'ambito d~lla 4• Armata - - - - - - --
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motorizzati tedeschi, sostenuti da semoventi, si erano presentati ai comandi, ai parcheggi, alle centrali, imponendo la consegna delle armi e dei collegamenti >> (34)Dopo le 24 dell'8 vennero a mancare tutti i collegamenti, prima col settore francese e poi col Comando del XV Corpo d'Armata. Al mattino del 9 la situazione era la seguente: «le truppe italiane, nel settore oltre Varo erano state sopraffatte; quelle del settore ligure ___,. da La Spezia a Savona - erano in disgregazione. Il blocco tedesco di Genova- Savona (da oriente) e quello di Tolone- Cannes (da occidente) erano in movimento lungo il litorale per congiungersi nella zona centrale di Mentone- Sospello, dove si trovava il Comando di Armata » (35). Il Gen. Vercellino impartì perciò i seguenti ordini: - al Comandante la 224a Divisione costiera e della piazza di Nizza, di assumere il comando della linea M. Aution- Testa del Cane, fronte alle colonne tedesche provenienti da Cannes; alle sue dipendenze vennero poste anche le truppe della Guardia alla frontiera per il presidio delle posizioni di Castillon tra Mentone e Sospello; - al t alpini, di sbarrare la bassa val Roja e di costituire un raddoppio difensivo, fronte ad ovest, al colle di Braus, tra Sospello e Breglia; - al Comandante la 201a Divisione costiera, di guarnire i contrafforti tra Imperia e San Remo, fronte alle colonne germaniche provenienti da est; - al Comando di Armata di lasciare Sospello e di trasferirsi in giornata a Caraglio, presso Cuneo, dove si era trasferita l'Intendenza. Questo movimento si effettuò con sufficiente regolarità. Continuando a pervenire notizie più gravi (con l'aggiunta che forze motorizzate germaniche erano segnalate in movimento da Acqui su Alessandria e verso Alba- Bra), il Comando di Armata prese in esame due soluzioni: Ia - costituzione di un ridotto difensivo nella zona ·di Cuneo appoggiandosi alle valli chiuse della Varaita e della Maira, riportando dalla zona di Torino, più a sud, la 2 .. Divisione celere, per interdire ai tedeschi gli accessi alla pianura di Cuneo; (34) Cfr.: Relazione del Generale Alessandro Trabucchi e Relazione del Colonnello Mario Mantelli Capo di S.M. del Comando XXII Corpo. (35) Cfr.: Relazione del Generale Alessandro Trabucchi.
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2 a - costituzione di un ridotto difensivo nella valle della Dora Riparia: implicava l'afflusso dell'no reggimento alpini nella valle e la difesa dei colli del Moncenisio e del Monginevro da parte della Guardia alla frontiera. Fu preferita la seconda soluzione (36) perché si pensò che i tedeschi, nella previsione di sbarchi alleati sul litorale ligure, si sarebbero preoccupati più del retroterra immediato che delle zone interne. Fu dato subito ordine di accertare la situazione e di prendere contatti col Comando Difesa territoriale di Torino e col Comando della 2~ Divisione celere. Lo stesso mattino del 9 forze tedesche occuparono gli aeroporti ove erano dislocati gli aerei d eli' A vi azione ausiliaria d eli 'Esercito, disarmandone il personale. La 171• squadriglia idrovolanti di Tolone rimase immobilizzata (37). Ma dalle notizie assunte il giorno 10 presso il Comando della 2a Divisione celere risultò « che la difesa dell'interno della val Dora non era possibile poiché l'II 0 reggimento alpini era stato sopraffatto» e numerosi passi montani erano già in possesso di truppe germaniche e che « inoltre colonne motorizzate tedesche erano segnalate nei pressi di Chivasso e Asti in marcia su Torino » (38). Cadeva in tal modo la possibilità di attuare la seconda soluzione e poiché la 2a Divisione celere non poteva più essere utilmente impiegata nel senso desiderato, venne disposto che essa si trasferisse dalla zona di Torino (dove avrebbe lasciato il reggimento « Nizza cavalleria » a disposizione di quel Comando Difesa) a quella di Cuneo per essere impiegata sulla base della prima soluzione e cioè nel ridotto difensivo del Cuneense. La situazione però si aggravava sempre di più di momento in momento. Infatti, nel pomeriggio del ro, verso le ore 16, forze motorizzate germaniche - che erano in marcia ovunque - entravano, incontrastate, nei sobborghi di Torino. Ogni tentativo di resistenza organizzata divenne perciò sterile.
*** Il Comando della Difesa Territoriale di Torino, retto dal Generale Enrico Adami Rossi, aveva giurisdizione su rutto il Piemonte e (36) Cfr.: Relazione del Generale Alessandro Trabucchi. (37) Cfr.: LoDI: op. cit., pagg. 46 e 66. (38) Cfr.: Relazione del Generale Alessandro Trabucchi.
Gli avvenimenti nell'ambito della 4'" Armata
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su una parte della Liguria. Avrebbe dovuto avere a disposizione la peraltro, salvo un reggimento lasciato nella città per servizio di ordine pubblico, dovette effettuare numerosi spostamenti in seguito ad ordine del Comando 4" Armata. In tutto il territorio erano alle sue dirette dipendenze le forze del I, VIII e IX settore Guardia alla frontiera, poste a presidio delle opere sul confine con la Francia, e facenti parte del I° Comando Guardia alla frontiera, dislocato nella zona di Cuneo. A Torino era stato inviato il 228° reggimento fanteria « Rovigo '' con un gruppo di artiglieria (III / I I t). Nelle varie località del Piemonte disponeva di vari contingenti di «truppe ai depositi,,, dotate del solo armamento individuale e formate da elementi pressoché privi di addestramento e di coesione. Si trattava dei depositi dei reggimenti di fanteria 29° (Casale e Asti), 34o (Fossano), (Alessandria), 4I0 (Imperia), 43° (Alba), 53o (Biella), 54o (Novara), 63o (Vercelli), 89° (Ventimiglia), 90° (San Remo), del 4o reggimento bersaglieri (Torino), dei reggimenti al pini I 0 (Mondovì), 3° (Pinerolo), 4° (Aosta); del I 0 reggimento carristi (Vercelli), dei reggimenti di artiglieria I 0 (Vercelli), I 0 artiglieria alpina (Aosta), ISo (Genova); del I 0 e 2 ° reggimento genio (Moncalieri) ed altri. Aveva anche alle dipendenze pochi elementi della Scuola di applicazione di cavalleria (Pinerolo) e il III gruppo autoblindo «San Giorgio'' a Vigone (Torino). Il mattino del 9 il Comando Difesa ordinò a quello della 2 .. Divisione celere, di assumere con i propri reparti (salvo quelli da impiegare in servizio di ordine pubblico a Torino) uno schieramento a stretto raggio della città (a sud- sudovest) per opporsi ai movimenti delle forze tedesche su di essa diretti, schieramento che venne attuato in serata con l'ordine di opporsi ai tedeschi in movimento verso Torino. All'alba del IO elementi motorizzati tedeschi giunsero a Casale e proseguirono in direzione di Vercelli. Ma nel contempo la 2" celere ebbe l'ordine dal Comando di Armata di trasferirsi nella zona di Dronero- Caraglio. Sulla base delle istruzioni ricevute di evitare qualsiasi conflitto con i tedeschi e preoccupato per il mantenimento dell'ordine pubblico specialmente a Torino, il Comandante della Difesa Territoriale ritenne di non dover aderire alla richiesta di una Commissione di operai per la cessione di armi alla popolazione nell'intento di concorrere alla resistenza contro i tedeschi. Il mattino dell'u apprese che nuove forze tedesche su due colonne, una sull'autostrada e l'altra sulla provinciale provenienti da Milano, marciavano su To2" Divisione celere che
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nno. Si trattava di distaccamenti di una divisione motocorazzata
(( ss )),
Ritenendo una follia opporsi alla occupazione della città, considerata la minaccia di un bombardamento aereo massiccio e ritenuta vana la resistenza per la impossibilità di ricevere aiuti, prese contatti con il comandante di quelle forze che promise di ritardare la occupazione fino al giorno II; praticamente non fece alcun tentativo di opposizione armata, disponendo, a richiesta dei tedeschi, che le armi fossero deposte in alcuni magazzini prima del loro arrivo. Le sole forze di polizia continuarono nel loro servizio (39).
*** L'n settembre, nella mattinata, il Gen. Bancale (Comandante del XV Corpo) raggiunse a Cuneo il Gen. Vercellino che lo mise al corrente della situazione in cui l'Armata era venuta a trovarsi per il disarmo delle truppe dei due Corpi dislocati in Francia e della scarsissima disponibilità di forze ancora impiegabili in un momento così grave e delicato. Nel corso del colloquio il Vercellino accennò al Bancale l'intendimento di affidargli il comando della zona di Tenda- Vermenagna- Cuneo, tenendo alle proprie dipendenze la 2 • Divisione celere. Ma gli avvenimenti incalzavano: nel tardo pomeriggio l'Armata poteva complessivamente disporre (4o) soltanto del proprio quartiere generale, di poche unità del Comando XV Corpo, delle divisioni costiere, dell'artiglieria e del genio di armata, di alcuni reparti territoriali dell'intendenza, di un reggimento alpino della « Pusteria » dislocato nella zona del Colle di Tenda, di reparti della Guardia alla frontiera alle testate delle varie valli della provincia di Cuneo, oltre che <iella 2a Divisione celere (meno I reggimento). A sera dell'II la situazione era ormai gravissima: Alessandria, Asti, Alba, Bra, Torino e Vercelli erano state occupate senza quasi alcuna resistenza, da distaccamenti corazzati tedeschi sostenuti dall'aviazione; la 2 a Divisione celere (il cui reggimento «Nizza » lasciato a Torino era stato disarmato e catturato) si era alquanto disarticolata: vaste defezioni si erano verificate presso varie unità, le trup(39) Cfr.: Relazione del Gen. Adami Rossi e Gen. ALESSANDRO TR.o\BUCCHI: 11 I
vinti hanno sempre torto». Editore Francesco De Silva, Torino, 1947. Pag. 18. (4o) Cfr. Relazione del Generale Mario Vercdlino.
Gli avvenimenti nell'ambito della 4., Annata
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pe ai depositi della zona di Cuneo non erano in grado di opporsi alle forze tedesche a causa del! 'inquadramento insufficiente e dello scarso armamento. « Unica unità di sicuro affidamento era il 7" reggimento alpini schierato nella zona di T enda » (41). In tale situazione restavano solo due possibilità: - « portare il Comando dell'Armata nella zona di Tenda e combattere fino all'estremo con il 7" alpini» e con gli altri reparti ancora efficienti, (( ripetendo alle altre truppe un generico invito alla resistenza » ; - << ordinare lo scioglimento dell'Armata per porre i tedeschi dinanzi a qualcosa di impalpabile, di inafferrabile » ed evitare la cattura o la distruzione delle truppe superstiti. << Nella situazione in atto la prima soluzione rispondeva all'animo generoso del soldato, la seconda alla mente fredda del Comandante. Ii Generale Vercellino ordinò lo scioglimento deIl'Armata. L'ordine relativo (n. 2o.ooo Op.) venne diramato nella notte sul giorno 12 >> (42), insieme ad un proclama alle truppe dipendenti (allegato n. 1). Il Comandante dell'Armata si diede quindi alla macchia. Il dramma vissuto dalle unità dell'Armata si concluse con la cattura e l'internamento in Germania della maggior parte delle sue forze. Tuttavia molti reparti ed elementi isolati riuscirono a darsi alla montagna e ad organizzare vari nuclei per la resistenza partigiana.
*** In una situazione così drammatica non mancarono episodi isolati di alto valore militare e tentativi di resistenza organizzata per opporsi al dilagare delle forze germaniche e alle intimazioni di disarmo e di resa. Fra i più salienti sono da ricordare i seguenti: - il comportamento delle unità dell'Ilo reggimento alpini della Divisione « Pusteria »; (41) Cfr.: Relazione del Generale Alessandro Trabucchi. Risultò che alcuni elementi che avevano disertato lo avevano fatto per il terrore folle di essere giustiziati quali traditori. Cfr.: dello stesso Generale: « I vinti hanno sempre torto ». Francesco De Silva ed., Torino, 1947. Pag. 34· (42) Cfr.: Relazione dei Generali Maurizio Lazzaro de Castiglion i e Alessandro Trabucchi. L'ordine n. 2o.ooo Op. non esiste in atti, per quante ricerche siano state effettuate.
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- la resistenza a Grenoble, a Chambery e al Moncenisio; - la strenua difesa della stazione ferroviaria di Nizza; - la difesa del caposaldo del Fréjus; - lo scontro di Ormea; ......,. l'organizzazione a difesa della zona del colle di Tenda; - l'attività svolta dalla 2"' Divisione celere; oltre ad episodi minori. CoMPORTAMENTO DELL'Ilo REGGIMENTO ALPINI.
L'uo alpini (43) della Divisione « Pusteria » (44), agli ordini del Colonnello Domingo Fornara, era parte in marcia di concentramento e parte dislocato a Grenoble e a Gap, già presidiate da truppe tedesche (45) affluite il 1° e il 2 settembre poiché destinate a sostituire i reparti italiani rimpatriati o in corso di rimpatrio. Ali' annuncio dell'armistizio furono subito intensificate le misure di vigilanza, ma la notte sul 9, a Grenoble, il Comandante interinale della divisione (46), Generale Emilio Magliano, convocato presso il Comando tedesco per comunicazioni, vi venne trattenuto prigioniero, mentre reparti germanici, circondato il Comando della divisione, verso le 24, lo attaccavano e ne occupavano la sede. Poco prima il Capo di Stato Maggiore, T enente Colonnello Fortunio Palmas (47), aveva telefonato al Colonnello Fornara per comunicar(43) li reggimento aveva giurisdizione su tutto il Dipartimento delle Alte Alpi e su parte di quelli delle Basse Alpi e dell'Isère. Le truppe erano frazionate in ben 14 presidi, molto lontani fra di loro, con carattere di occupazione per il mantenimento dell'ordine c della sicurezza. Il giorno 7 era partito in perfetto ordine il primo scaglione (battaglione «Trento»); i rimanenti erano dislocati a Gap, Charrand, Tallard, Sisteron, Embrun, Aspres sur Buech, La Mure, St. Maurice, Monestier e Grenoble. (Cfr.: Relazione del Generale Emilio Magliano, Comandante interinale della divisione). (44) La divisione aveva iniziato il giorno 6 il movimento per trasferirsi in Italia per ferrovia, nella zona Cuneo- Tenda. I movimenti avrebbero dovuto ultimarsi entro il giorno 16, compresi gli elementi di rinforzo. (45) Era giunta nel territorio una divisione di fanteria rinforzata da un reggimento alpino. Di tali forze, un battaglione alpino rinforzato (circa 2.500 uomini) si era sistemato a Gap. (Cfr.: Relazione del Generale Emilio Magliano). (46) li Comandante titolare, Generale Maurizio Lazzaro de Castiglioni, convocato nei giorni precedenti a Roma per istruzioni dovendo la divisione essere impiegata in Calabria o a Roma, ne ripartì il giorno 8. Dato il precipitare degli avvenimenti, non poté raggiungere la sua sede di comando a Grenoble, e dovette fermarsi a Tenda, ove giunse la sera del 9· (47) Cfr.: Relazione del Tenente Colonnello Fortunio Palmas.
Gli avv~nim~nti n~ll'ambito della 4.. Armata
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gli l'inizio di tale attacco, aggiungendo che occorreva orientarsi a raggiungere la frontiera. Valutata rapidamente la gravità del momento e la precarietà della situazione, il Colonnello Fornara impartì immediati ordini per il concentramento a Gap delle sue truppe nell 'intento di trasferirsi successivamente in Italia, attraverso il colle de li' Argentera, con le forze residue. « Scartò la soluzione di ordinare ai singoli reparti di raggiungere per proprio conto la frontiera, per non trasferire sui suoi dipendenti un problema quanto mai incerto e difficile» (48). Tale iniziativa si dimostrò subito di impossibile attuazione poiché il Comando tedesco di Gap, in seguito agli ordini ricevuti, aveva già provveduto a fare accerchiare gli abitati e le caserme in cui erano accantonate le truppe dislocate nella città: vennero infatti circondati gli accantonamenti del battaglione « Bolzano » (3 compagnie cd elementi dei servizi) e il Comando di reggimento. Le ostilità ebbero perciò immediatamente inizio: le nostre truppe resistettero ai tentativi di irruzione dei tedeschi e poco dopo il Comandante germanico informò il Colonnello Fornara che a Grenoble era in corso ]a consegna delle armi, che tutti i reparti dislocati a Gap erano ormai circondati e che ogni resistenza sarebbe stata vana. Ma il Colonnello Fornara rifiutò decisamente la resa e la cessione delle armi aggiungendo che la sua risposta sarebbe stata una sola: al fuoco avrebbe risposto col fuoco (49). Le ostilità ripresero; nel tentativo di battere gli attaccanti e organizzare lo sbloccamento del suo Comando, premessa indispensabile al capovolgimento delle sorti e al progettato movimento verso la frontiera, il Colonnello Fornara riusd a prendere contatto con i comandanti delle truppe nelle caserme e impartì gli ordini relativi, ma venne informato che nessun intervento sarebbe stato possibile giacché esse stesse erano state attaccate e bloccate da prevalenti forze tedesche. Tentò anche, ma inutilmente, di prendere contatto con i reparti in marcia di concentramento su Gap per orientarli sugli avvenimenti e chiederne il concorso. Nel frattempo, ogni sforzo di penetrazione delle truppe tedesche nel Comando veniva stroncato. Verso le ore 3 del 9 il comandante germanico informò ancora il Colonnello Fornara che ogni resistenza sarebbe stata certamente infranta e che ogni ulteriore spargimento di sangue sarebbe ricaduto su di lui. 11 Colonnello Fornara rinnovò ancora il suo rifiuto e le (48) Cfr.: Relazione del Generale Emilio Magliano. (49) Cfr.: Relazione del Generale Emilio Magliano. n. - U.S.
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azioni di fuoco ripresero inframmezzate da tentativi di irruzione nel fabbricato (albergo Lombard). Persistendo nel concetto di sbloccare la situazione, valendosi dei collegamenti telefonici ancora funzionanti, riuscì ad organizzare un contrattacco dali' esterno verso l'interno, da effettuarsi verso le ore 6,30, impiegando le truppe dislocate nel convento del Sacro Cuore, contro le quali i tedeschi non avevano ancora agito (50). Alle ore 6 del 9 il comandante tedesco si presentò per la terza volta a chiedere la cessazione della resistenza, avvertendo che erano in corso « le misure repressive tedesche sotto forma di carri armati, d'impiego di Stukas, di brillamento di una mina predisposta nell'autorimessa» del Comando, aggiungendo: « la vostra situazione è senza uscita». Ma il Colonnello Fornara rispose che «la soluzione per un soldato c'è sempre; il combattimento continua» (5r). In un primo tempo (ore 7) l'azione di sbloccamento dall'esterno ebbe esito favorevole e i tedeschi riportarono perdite, ma la loro reazione divenne successivamente violenta: tuttavia fu possibile a vari alpini congiungersi col personale del Comando senza peraltro riuscire a sbloccarlo, mentre aumentava la pressione delle forze tedesche: soltanto una ventina di alpini, valorosamente condotti, riuscirono a superare il cerchio di fuoco, ma il dispositivo tedesco attorno all'edificio permaneva integro, mentre non vi era più alcuna possibilità di intervento di altre truppe del presidio. La resistenza si protrasse fin verso le ore 9: in tali condizioni il Colonnello Fornara giudicò inutile una ulteriore resistenza e dopo avere distrutto carteggi, cifrari e la Bandiera (di cui trattenne e distribuì alcuni lembi, la freccia e le decorazioni), decise di arrendersi, subordinando però la cessazione della lotta a varie condizioni : onore delle armi agli ufficiali, consegna delle armi della truppa ai propri ufficiali e in appositi locali, facoltà di parlare ai propri uomini senza controlli, sepoltura dei caduti con gli onori militari, e visita ai feriti. Tali condizioni furono integralmente accolte e così le ostilità ebbero termine. Dopo qualche giorno il Colonnello Fornara e il suo reggimento vennero deportati in Germania e rinchiusi in campi di concentramento. Nel combattimento « si ebbero da parte italiana 7 alpini morti e 40 feriti, e da parte tedesca r8 morti e un'ottantina di feriti » (52). (so) Cfr.: Relazione del Generale Emilio Magliano. (51) Cfr.: Relazione del Generale Emilio Magliano. {52) Cfr.: Relazioni dei Generali Maurizio Lazzaro de Castigliani ed Emilio Magliano.
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Caddero fra gli altri il maresciallo Rossi, i sergenti magg10n Elio del Moro e Narciso Brigade; fu gravemente ferito il sergente maggiore Camillo Luciani. « Una resistenza vittoriosa - nella situazione in cui sì trovavano i presidì della Divisione, dislocata in base a criteri territoriali c non operativi, in crisi di trasferimento e senza possibilità di ricevere rinforzi - era impossibile. Ad ognuno dei nostri presidì erano infatti agganciate almeno altrettante forze tedesche le quali godevano di piena libertà d'azione. A queste forze sono da aggiungere quelle corazzate accorrenti che, lo stesso giorno 9, raggiunsero e dispersero quelle poche nostre che erano riuscite a mettersi in movimento per raggiungere la frontiera » (53). LA RESISTENZA A GRENOBLE, A CHAMBERY E AL MONCENISIO.
In queste località si distinsero particolarmente le forze della Divisione alpina « Pusteria ». La sera dell'8 settembre a Grenoble una compagnia del battaglione alpino « Bassano » attaccò forze tedesche in transito, infliggendo ad esse perdite, e con azione decisa rioccupò la sede del Comando Divisione che era stata poco prima perduta. Successivamente ebbe ordine di abbandonare la città e di muovere verso l'Italia. Verso le due di notte del 9, a Chambery, truppe del 20° Raggruppamento alpini sciatori forzarono un posto di blocco tedesco con un atto di forza, dopo vivace scambio di fuoco. La notte sul 10 settembre forze tedesche attaccarono le posizioni del Colle del Moncenisio , difese dal battaglione sciatori « Moncenisio» (Tenente Colonnello Giovanni Gramaglia) del 20° Raggruppamento e dalle batterie della Guardia alla frontiera. Dopo due ore di combattimento i tedeschi furono respinti con perdite (72 morti e feriti, cattùra di un'autoblindo, di munizioni e di materiale vario). Perdite italiane: 5 alpini feriti. Ricevuto il giorno 11 l'ordine di ripiegare, il battaglione raggiunse San Didero in val Susa. Per effetto dci successivi avvenimenti una parte del raggruppamento riuscì a rifugiarsi in Svizzera per sottrarsi alla cattura, men-
(53) Cfr.: Relazione del Generale Emilio Magliano.
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tre numerosi elementi proseguirono la lotta nelle alte valli piemontesi e costituirono i primi nuclei delle bande partigiane della regrone (54). LA STRENUA DIFESA DELLA STAZIONE FERROVIARIA DI NIZZA.
In quei giorni si svolgeva nella stazione un intenso traffico per le operazioni di rimpatrio <ielle forze italiane. Verso le ore 23 del1'8 settembre circa 70 militari tedeschi, al comando di ufficiali, vi irruppero e chiesero al comandante militare <ii essa, Capitano Carlo Breviglieri, la consegna delle · armi del personale da lui .dipendente. Col rifiuto netto, di fronte alle successive minaccie, pur rendendosi conto della ·disparità delle forze, il Breviglieri diede ordine di resistere; nello scontro che ne seguì venne ucciso. La resistenza continuò da parte dei pochi uomini agli ordini del Sottotenente di complemento di fanteria Salvatore Bono, e si protrasse per diverse ore, con perdite da entrambe le parti. Lo stesso Sottotenente Bono venne gravemente ferito e solo al termine della lotta, ricoverato in un ospedale francese, poté sottoporsi all'amputazione di un braccio, alla enucleazione dell'occhio sinistro e ad altri dolorosissimi atti operatori. Per il suo comportamento gli venne concessa la Medaglia d'Oro al V al or Militare (55).
(54) Cfr.: Relazioni del Generale Maurizio Lazzaro de Castiglioni, Comandante la Divisione « Pusteria >>, del Colonnello Angelo Corrado, Comandante il 20° Raggruppamento sciatori e del Tenente Colonnello Giovanni Gramaglia, Comandante il battaglione sciatori « Moncenisio >>. (55) Motivazione: « Nella difesa del più importante centro logistico di un'armata, morto il suo capitano, assumeva il comando dei pochi superstiti. Aggredito da soverchianti forze nemiche in un ufficio del comando, freddava con colpi di pistola un ufficiale tedesco ed alcuni soldati, ponendo in fuga i rimanenti. In una successiva aggressione, trovatosi con la pistola scarica, impegnava una lotta selvaggia con pugni e morsi. Aiutato da un suo sottufficiale, immobilizzava un secondo ufficiale nemico che decedeva poco dopo. Mentre tentava di colpire con bombe a mano altri militari sopraggiunti veniva investito in pieno da scheggie di bombe lanciate dal nemico che provocavano lo scoppio della bomba che teneva nella mano destra, già a sicurezza sfilata e pronta per il lancio. Crivellato dalle scheggie, cieco, privo della mano destra, veniva ricoverato in ospedale ove con stoicismo, che solo i prodi e gli audaci possiedono, senza un lamento sopportava l'amputazione dell'avambraccio destro, l'enucleazione dell'occhio sinistro ed altri dolorosissimi atti operatori. Magnifico esempio di alte virtù militari e di suprema dedizione alla Patria ». Nizza (Francia), 8 settembre I943·
Gli avvenimenti 11ell'ambito della 4" Armata
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Nel combattimento cadde anche il soldato Mario Ribotti e furono gravemente feriti I sottufficiale e 3 soldati italiani. Perdite tedesche: 3 morti (di cui 2 ufficiali) e 5 soldati feriti (56). DIFESA DEL CAPOSALDO DEL FRÉJUS.
Il pomeriggio del 9 settembre forze tedesche (circa due compagnie) che risalivano il versante francese del colle del Fréjus per forzarlo, attaccarono il caposaldo omonimo posto a sbarramento della valle, presidiato da elementi dell'VIII settore Guardia alla frontiera e comandato dal Sottotenente Giovanni Caradonna. Il caposaldo si difese accanitamente e in serata arrestò le forze tedesche che il mattino successivo respinse sulle posizioni di partenza e costrinse poi a ripiegare definitivamente. Perdite italiane: tre feriti (57). Lo sooNTRO m ORMEA. Il pomeriggio del IO settembre forze tedesche che risalivano la val Tanaro per tendere ad Imperia, attaccarono lo sbarramento di Ormea, appena organizzato, presidiato da varie forze italiane: due compagnie di formazione (I7o uomini) delle truppe al deposito del 90° reggimento fanteria, reparti della Milizia contraerea, del reggimento « Cavalleggeri Guide » appiedato (della 201a Divisione costiera), nuclei di Carabinieri, elementi del Comando XV Corpo d'Armata, del 13I" reggimento costiero e del I 0 reggimento artiglieria contraerei. Il combattimento che ne seguì, violento, si protrasse dalle 18 alle 22>30: le truppe tedesche subirono un arresto (perdendo circa I50 uomini tra morti e feriti); dopo lo scontro le nostre forze ruppero il contatto. Perdite italiane: 2 morti e 3 feriti (58).
(56) Cfr.: Relazione (Memoria) del Sottotenente di complemento Salvatore Bono. (57) Cfr.: Relazione del Colonnello Francesco Paolo Quaranta, Comandante l'VIII settore Guardia alla frontiera. (58) Cfr.: Relazioni dei Generali Emilio Bancale, Comandante del XV Corpo ed Enrico Gazzale, Comandante la 201 • Divisione costiera, e del Ten. Col. Francesco Bollani, Comandante le truppe al deposito del 90° fanteria, che diresse la resistenza. Gli elementi della 201 " Divisione costiera poterono intervenire perché essa era dislocata tra Ponte San Luigi e Cogoleto.
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Le operazioni delle unità italiane nel settembre- ottobre r943
L'oRGANrZZAZIONE A DIFESA DELLA zoNA DEL CoLLE DI TENDA.
Come si è visto, il Generale Maurizio Lazzaro de Castiglioni, Comandante la Divisione alpina « Pusteria)), aveva ricevuto il 6 settembre l'ordine di recarsi subito a Roma per conferire con il Capo di S.M. dell'Esercito. Nel corso del viaggio poté constatare che al passo del Moncenisio si era dislocato un reparto di fanteria dell'aviazione tedesca (batterie e compagnie mitraglieri) in posizione idonea a sbarrare la rotabile; altro distaccamento tedesco si era insediato a Modane. Giunse a Roma il 7 e fu orientato anche sull'intendimento di addivenire ad un armistizio con gli Anglo- Americani e sul probabile impiego della divisione in Calabria e successivamente a Roma o a Tenda. In quest'ultima ipotesi il Generale de Castigliani avrebbe dovuto assumere il comando della zona del valico e delle truppe esistenti per porsi in grado di resistere il più a lungo possibile ai tedeschi - in attesa di un eventuale sbarco alleato in Liguria - e sistemarsi a difesa su tutte le fronti procedendo alla organizzazione logistica della zona e orientandosi infine ad agire, per quanto possibile, sulle linee di comunicazione dirette dalla Francia in Liguria e in Piemonte. Il Generale de Castiglioni ripartì da Roma la sera dell'8 per Genova, dopo aver telefonicamente preso contatto col Capo di S.M. dell'Armata perché avvertisse il Capo di S.M. della « Pusteria )) di raggiungerlo l'indomani a Tenda e di avviare il reggimento alpini (Colonnello Giuseppe Lorenzotti) nella zona di Breglio, accelerando inoltre in tutti i modi il trasferimento in Italia della Divisione. Poté raggiungere Ventimiglia soltanto il 9 e, preso contatto col Colonnello Lorenzotti, fu messo al corrente della situazione generale e della dislocazione del reggimento. Decise di assumere subito il comando e lo stesso pomeriggio del 9 giunse a Tenda, ove trovò il Comandante la 224a Divisione costiera (Generale Mario Badino Rossi) col suo comando ma senza reparti, e un tenente colonnello comandante del sottosettore Guardia alla frontiera, a cui diede le prime istruzioni. Poté anche conferire col Capo di S.M. del Comando di Armata a Caraglio, dal quale ebbe nuovi ragguagli sulla situazione. Tornato a Tenda in serata diede le prime disposizioni per il mantenimento dell'ordine e il riordinamento dei reparti e servizi in corso di affluenza e per assicurare la difesa dei fronti occidentale e meridionale. L'indomani IO visitò vari reparti in transito e nel
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Gli avv~nim~nti nell'ambito d~lla 4'' Armata
frattempo poté avere nuove notizie sulla gravità della situazione e impartire direttive per l'organizzazione logistica e l'affluenza di munizioni dalla piana di Cuneo. Nella stessa giornata giunse nella zona di San Dalmazzo di Tenda il 7" reggimento alpini, ad eccezione di un battaglione. Poté raccogliere, infine, varie forze (59) che si erano ritirate dalla Francia e predispose la difesa della zona di T enda articolandola in quattro settori e una riserva: per la maggior parte, salvo che per il 1 alpini, si trattava però di unità in riordinamento. Diede altresì ordine, il mattino dell'n, al Comandante la 20Ia Divisione costiera (Gen. Enrico Gazzale) del XV Corpo, giunto a Tenda, di presidiare con le residue sue forze il colle Tanarello. Alle ore 2 del 12 settembre, quando l'organizzazione difensiva era a buon punto e i reparti erano stati orientati per la resistenza ad oltranza, gli pervenne dal Comando di Armata l'ordine scritto n. 20.000 Op. datato dal giorno II, relativo allo scioglimento della Grande Unità (6o). Non gli rimase che impartire alle ore 4 del 12 le relative disposizioni (allegato n. 2). Qualche resistenza nella zona era però stata effettuata (61). ArnviTÀ svoLTA DALLA 2 .. DIVISIONE CELERE. La divisione (Generale Giuseppe Andreoli) aveva ricevuto, il mattino del 9, l'ordine di impiegare alcuni reparti in servizio di ordine pubblico a Torino e di assumere uno schieramento a stretto raggio della città (a sud- sudovest) per opporsi ai movimenti tedeschi diretti verso di essa. La stessa sera del 9 si era perciò dislocata a Poirino, Carignano- Orbassano e Moncalieri, con pattuglie verso (59) Più precisamente: 1' reggimento alpini meno un battaglione, Comando della 224• Divisione costiera ed elementi di essa gradualmente affluiti, forze del sottosettore Guardia alla frontiera, Comando della 201• Divisione costiera e forze da essa dipendenti, reparti della 2• Divisione celere affluiti dalla piana di Cuneo. Infine, altre unità imprecisate, ma abbisognevoli di riordinamento. (6o) Cfr.: Relazione del Generale Maurizio Lazzaro de Castigliani. (61) Il Tenente Colonnello Domenico Montanari, Capo di S.M. del Comando 224• Divisione costiera (XV Corpo), nella sua Relazione afferma che nei giorni 10 e II forze italiane del settore di Tenda si opposero alle forze tedesche provenienti dalla zona di Nizza, impedirono il loro accesso alle valli adducenti a Cuneo. effettuarono distruzioni e interruzioni per ritardarne i movimenti, quando la notte sul 12 giunse l'ordine di smobilitare le forze e porle in libertà.
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Le operazioni delle unitù italiane nel settembre- ottob1·e 1943
Asti, Alba, Bra, Savigliano e Saluzzo. Ordine impartito ai reparti: «opporsi con le armi a qualunque movimento tedesco verso Torino» (62). All'alba del IO elementi motorizzati tedeschi giunsero a Casale e iniziarono il movimento verso Vercelli. Pervenne nel contempo un preavviso per l'impiego della Divisione in zona diversa, a nord di Torino, ma nuove disposizioni intervennero subito dopo a modificarne la sostanza. Infatti, a causa dell'improvviso evolversi degli avvenimenti e delle vicende che li accompagnarono, la divisione ebbe ordine dal Comando di Armata di assicurare, col 7" reggimento al pini, lo sbocco della valle Roja finché non fossero transitati tutti i reparti provenienti dalla Cornice, il cui movimento << andava assumendo le caratteristiche di disor-dinata fiumana» (63). Si è già visto che il mattino del IO il comando della zona di Tenda era stato assunto dal Generale Maurizio Lazzaro de Castiglioni, Comandante la Divisione alpina << Pusteria». I suoi ordini erano conseguenti alla direttiva impartita dal Comando di Armata a quello del XV Corpo di sbarrare gli accessi a Cuneo con le residue forze e col concorso delle truppe del presidio di Cuneo e della 2• Divisione celere. Questa ebbe, verso le I2 del IO l'ordine di passare ai diretti ordini della 4a Armata (eccettuato il reggimento «Nizza» lasciato a Torino per l'ordine pubblico) e di trasferirsi immediatamente nella zona Dronero- Caraglio per inserirsi nello schieramento delle Divisioni « Pusteria >> e 224" costiera. La stessa sera del IO, dopo aver sostenuto nel pomeriggio scontri contro i tedeschi presso Saluzzo e Savigliano, si raccolse nella zona Dronero- Caraglio (64) sulla quale si schierò per sbarrare le valli Maira e V araita e il suo comandante, avuta notizia delle probabili intenzioni delle forze germaniche giunte a Torino, decise la resistenza prolungata, che non poté materialmente effettuarsi a causa dell'intervenuto ordine di scioglimento della divisione, pervenuto il giorno r2. (62) Cfr.: Relazione dd Ten. CoL Carlo Vallese, Capo di S.M. del Comando 2"' Divisione celere. (63) Cfr.: Relazioni del Generale Maurizio Lazzaro de Castigliani e del Tenente Colonnello Fortunio Palmas, Capo di S.M. del Comando Divisione « Pusteria >>. (64) Cfr.: Relazioni del Tenente Colonnello Carlo Vallese, Capo di S.M. del Comando 2• Divisione celere e del Maggiore Romolo Guercio, addetto allo stesso Comando.
Gli avvenimenti nell'ambito della 43 Armata EPISODI MINORI.
Fra i numerosi atti di resistenza e scontri a fuoco contro le forze tedesche sono da ricordare: la intimazione energica fatta ad alcune motozattere tedesche che tentavano di approdare nel porto di Imperia il mattino del 9 e che furono costrette ad allontanarsi; le interruzioni operate da vari reparti e particolarmente a Ventimiglia da unità del t reggimento alpini (Colonnello Giuseppe Lorenzotti) il giorno 9, che consentirono di bloccare temporaneamente le forze nemiche lanciate all'inseguimento lungo la rotabile della Cornice, e gli scontri a fuoco fra le truppe della difesa di Genova (9 settembre). Anche ad Alessandria quel presidio tentò di resistere, ma la città subì un bombardamento massiccio (65). Vivace la resistenza sul ponte del Po a Valenza fra i reparti del 2 ° reggimento artiglieria, rinforzati da un nucleo controcarri, ed unità tedesche che tentavano di attraversare il fiume: ebbe successo e furono catturati 30 prigiOruen.
Altri scontri furono quelli verificatisi: nella zona di Albenga il giorno 10; quelli sostenuti dai reparti della 2a Divisione celere in movimento verso la pianura di Cuneo, il giorno ro, presso Saluzzo e Savigliano, dove il I gruppo del reggimento <<Piemonte Reale » si lanciò alla carica contro un reparto tedesco travolgendolo; lo scontro presso il Ponte di Nava (ro settembre), la cui difesa era affidata ad elementi della Guardia alla frontiera e del XV Corpo (201 .. Divisione) e che ebbe luogo fra le r8 e le r8,3o con vari feriti da ambo le parti. Infine: un breve quanto vano tentativo di difesa della galleria rotabile del Colle di Tenda, effettuato l'n settembre da reparti della 201 .. Divisione costiera (66); i combattimenti di Annecy, in Savoia, verificatisi per iniziativa di reparti della Divisione « Pusteria » il giorno 9; gli episodi relativi alla difesa esterna di Cuneo e alle adiacenze di Boves; uno scontro a fuoco a Tortona ad opera di forze del I Corpo.
(65) Cfr. : Gen. Au;SSAì"DRO TRABUCCHI: « I vinti hanno sempre torto>>. Editore Francesco De Silva, Torino, 1947· Pag. 30. (66) Cfr.: Relazione del Tenente Colonnello Giuseppe Napoletano, Capo di S.M. del Comando 201a Divisione costiera.
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Le operazioni delle unità italiane nel settembre· ottobre 1943
Allegato n. r.
COMANDO 4a ARMA T A Cuneo, 12 settembre 1943
PROCLAMA DEL Co~iANDANTE DELLA 4"' ARMATA
Ai miei soldati, La 4a Armata ha sempre adempito al suo dovere. Ricevuto nelle più tragiche condizioni di un Esercito, dopo la stipulazione dell'armistizio, l'ordine di opporsi ad azioni di aggressione, ha obbedito pur senza alcuna speranza con alto senso della dignità militare. Oggi con l'occupazione dell'Italia settentrionale e senza che sia da attendersi concorso da alcuno, la continuazione della lotta significherebbe inutile strage, che si estenderebbe alla popolazione civile. Con la coscienza di avere fatto quanto possibile, libero ciascuno dall'attuale serVIZIO.
Il Generale Comandanu MARIO VERCELLTNO
Gli avv~nim~nti nell'ambito della .;a Armata
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Allegato n. 2.
COMANDO TRCPPE DIFESA DI TENDA Tenda, 12 settembre 1943 Oggetto: $mobilitazione. A tutti i reparti dipendenti della zona Il Comando della 4a Armata ordina che siano liberati dal serVIZIO tutti militari dipendenti in data odierna. La smobilitazione deve avvenire colle seguenti modalità: - deposizione delle armi individuali e collettive presso le caserme e ricoveri militari o stazioni CC.RR.; - le artiglierie e le munizioni devono esser lasciate in posto; - i materiali e le dotazioni dì reparto analogamente; - i quadrupedi siano avviati in piano, zona di Borgo S. Dalmazzo, Cuneo, ove dovranno esser lasciati nelle varie caserme e consegnati alle autorità civili. Per agevolare il ritorno dei dipendenti alle loro famiglie sieno distribuiti viveri di riserva attingendo alle dotazioni dei reparti ed ai magazzini presidiari, denaro e vestiario nella misura possibile. Tutti i reparti debbono essere avviati al Comando dei propri ufficiali in zona Borgo S. Dalmazzo, Cuneo. Per piccoli elementi nei limiti del possibile potrà esser utilizzata la ferrovia; quadrupedi e carreggi cd automezzi possono essere utilizzati dai reparti per raggiungere il piano. Raccomandare a tutti gli ufficiali di tenere i reparti aJJa mano per evitare un indecoroso sbandamento e nell'interesse di tutti, tenendo presente che nella zona di Cuneo saranno apprestati treni per gli smobilitati. Siano lette ai reparti in armi queste mie parole: « E" doloroso deporre le armi che la Patria ci aveva affidate per la Sua difesa, ma bisogna obbedire come sempre. Prima di scioglierei salutiamo le nostre gloriose Bandiere, i nostri valorosi Caduti, torniamo a casa addolorati per il tragico momento della Patria, ma però sempre per dovere compiuto. E torniamo col fervido proponimento di riprendere il lavoro nella disciplina e nella concordia per restaurare le fortune della famiglia e della Patria. L'Italia è immortale, con l'aiuto di Dio e con l'opera del suo popolo certamente ritornerà forte e felice, come dopo un grande temporale ritorna sempre il sole ed il sereno. «A tutti il mio saluto, il mio augurio ed il mio ringraziamento. Viva l'Esercito - Viva l'Italia • Viva il Re ». Il Gen~rale di Divisione Com.te
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CAPITOLO lJI
GLI AVVENIMENTI NELL'AMBITO DELLA 5" ARMATA (Schizzo n. 1)
La 5" Armata era agli ordini del Generale Mario Caracciolo di Feroleto, Capo di Stato Maggiore il Generale Alessandro Santi. Sede del Comando: Viterbo; sede del Comando operativo : Orte. Era alle dipendenze del Comando Gruppo Armate Sud. Prima dell'annuncio dell'armistizio aveva subìto numerose e successive trasformazioni che ne avevano gradualmente ridotto la consistenza - inizialmente rappresentata da circa 30 divisioni o unità similari - e il territorio di giurisdizione (comprendente quasi tutta l'Italia centrale, incluso il Lazio e le isole di Sardegna e Corsica) poi limitato alla Toscana, alla Piazza Militare Marittima di La Spezia e alla Zona militare di Pescara. In effetti le isole di Sardegna e Corsica erano passate alle dirette dipendenze dello Stato Maggiore dell'Esercito, il 16 luglio 1943; la difesa del fronte a terra della Piazza Militare Marittima di La Spezia le era stata assegnata a partire dal 26 agosto e il Lazio, infine, le era stato sottratto nel corso delle predisposizioni per la difesa di Roma, il 5 settembre successivo. Compiti devoluti all'Armata: - difesa della Piazza Militare Marittima di La Spezia, con particolare riguardo alla n ecessità di dare sicurezza oltre che alla base, anche e soprattutto alla Squadra da battaglia, ivi ancorata; - difesa della fascia costiera tirrenica e adriatica (comprese le isole), contro eventuali sbarchi alleati. Inadeguate a tali com p iti le forze residue dell'Armata, limitate, come si vedrà, a sole cinque divisioni delle quali due costiere, in molto modeste condizioni di efficienza operativa; alcune incomplete e ad organici ridotti, con scarso inquadramento, con notevoli deficienze nel campo dell'armamento e dei mezzi e non adeguatamente addestrate.
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Le operaziont delle unità italiane nel settembre- ottobre 1943
*** La Piazza Militare Marittima di La Spezia (x), oltre ad una fronte a mare molto solida, disponeva di una fronte a terra, costituita da opere permanenti sussidiate da lavori campali sulle colline che circondano la Città, dal letto del fiume Magra alle pendici nordoccidentali. Il modesto presidio locale (2) occupava tali posizioni, mentre il XVI Corpo, in affluenza a partire dal 27 agosto, era destinato alla difesa esterna, esistente solo in embrione, per sbarrare le quattro principali vie di accesso alla Base. Dato il contemporaneo afflusso in zona di numerose forze tedesche, si imponeva la necessità di un coordinamento da parte dei due Comandi Supremi e perciò erano stati conclusi alcuni accordi, i quali stabilivano che le truppe tedesche si sarebbero dislocate al di fuori di un triangolo limitato dai passi del Bracco e della Cisa e dalla città di Viareggio; all'interno si sarebbero dislocate le due divisioni italiane del XVI Corpo. Il 20 agosto il Comandante dell'Armata aveva avuto un colloquio col Comandante l'LXXXVII Corpo tedesco, per comunicargli l'esito degli accordi intercorsi fra i due Comandi Supremi, accordi dei quali il primo affermò di non avere notizia; successivamente il Generale Caracciolo venne informato che forze tedesche avevano raggiunto Sarzana e che altri reparti provenienti da nord si erano spinti a sud del Passo della Cisa nell'alta Valle Magra, penetrando nell'area riservata alle forze italiane. Prospettata la questione allo Stato Maggiore dell'Esercito questi, pur affermando che i limiti stabiliti dovevano essere rispettati, confermò la necessità di non fare ricorso alla forza e di non originare incidenti. Nuove trattative si susseguirono ma a nulla approdarono, mentre altre forze germaniche si insediavano a sud del Passo del Bracco: (1) Comandante in Capo del Dipartimento Militare Marittimo e della Piazza Marittima era l'Ammiraglio di Squadra Giotto Maraghini. Una nuova organizzazione era stata intanto prevista per le basi navali: << i comandi territoriali della Marina per l'impiego operativo dei mezzi fissi e mobili » sarebbero passati alle dipendenze dell'Esercito a partire dalle ore o del IO settembre I943· Cfr.: UFFICIO STORICO DELLA MARI:-<A MIUTARE: cc La Marina italiana nella seconda guerra mondiale >>. Volume XV: << La Marina dall'8 settembre 1943 alla fine del conflitto ». Compilatore: Ammiraglio di Squadra Giuseppe Fioravanzo, Roma, 19(}2. Pagg. 91, 92 e 107. (2) Comprendeva elementi dei carabinieri, reparti costieri della marina, della guardia di finanza, contingenti di truppe ai depositi e varie batterie.
Gli avv~mmenti n~l/'ambito d~lla 5.. Armata
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si trattava di una attività prevista nel quadro dell'operazione cc Alarico », iniziatasi a partire dal 26 luglio. A sua volta, lo Stato Maggiore dell'Esercito, nell'informare il Generale Caracciolo che nuovi accordi erano in corso per una diversa delimitazione delle zone di occupazione restringendo l'area riservata alle forze italiane, aggiungeva che non bisognava opporsi al transito delle forze tedesche e che non si dovevano compiere atti di forza se non per rispondere ad azioni di violenza, limitandosi soltanto ad energiche proteste. Ma il Comandante della s" Armata ritenne di dover aggiungere prescrizioni particolari agli ordini ricevuti, nel comunicarli al Comandante del XVI Corpo. Dispose infatti quanto segue: cc la linea delle opere della Piazzaforte "deve" essere considerata come intangibile; nessuno deve valicarla, amico o nemico. Raccogliervi il massimo di nostre forze e respingere con la forza ogni tentativo di passaggio » (3). Nel frattempo anche i nuovi limiti stabiliti, prima di essere ancora ufficialmente resi noti, erano stati violati : ovunque le nostre unità venivano affiancate da consistenti gruppi tattici tedeschi dotati di carri armati e artiglierie. Si trattava purtroppo di una più aggressiva applicazione del principio, già affermatosi in tutti gli scacchieri, dell'incapsulamento delle forze italiane ad opera di quelle tedesche e che tanta parte ebbe nel determinarsi degli eventi successivi. E' anche da considerare che nella città di La Spezia si era intanto insediato un comando tedesco qualificatosi come Comando di tappa, denunciante una forza presente di 6oo uomini (4). Nel frattempo in varie città della Toscana e presso i relativi aeroporti e le stazioni ferroviarie, si erano insediati presidi tedeschi: a Sarzana, Viareggio, Livorno, Grosseto, Piombino e Orbetello.
(3) Egli si insospettì e comprese che le forze tedesche si sarebbero interposte con robusti complessi anche corazzati fra i reparti delle due divisioni del XVI Corpo. E tale ordine confermò per iscritto il giorno 2 settembre: « resistere anche con la forza ad ogni tentativo tedesco di violare la linea dd triangolo ». Cfr.: MARIO CARAcCIOLO m FEROLETO: cc E poi? La tragedia dell'Esercito italiano». Casa Editrice Libraria Corso, Roma, 1946. Pag. 150. (4) Cifra da ritenersi poco veritiera. E' infatti da ricordare che in quel periodo, dal Comando di tappa tedesco di Livorno, era stata denunciata ai nostri Comandi la forza dei dipendenti nella misura di 6oo uomini. La cifra non convinse il Generale Caracciolo che intervenne e pretese un accurato controllo che fu effettuato anche con la partecipazione di un ufficiale tedesco. La forza di quel Comando fu accertata in ben 3·900 uomini, tutti installati nella fascia di copertura costiera. Cfr.: CARACCIOLO: op. cit., pag. 128.
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Le operazioni delle unità italiane nel settembre- ottobt·e I943
*** Alla fine di agosto il Generale Caracciolo diramò direttive ai Comandanti le Grandi Unità del XVI Corpo ai quali prospettò la necessità di costituire sbarramenti stradali a Terrarossa e Soliera per poter successivamente alleggerire l'occupazione ai passi della Cisa e del Cerreto, c ordinò lo studio di uno sbarramento della via Aurelia con funzione di fianco difensivo contro eventuali sbarchi di forze anglo - americane, da Carrara e Marina di Carrara. Effettuò inoltre nei giorni seguenti varie ricognizioni con i comandanti interessati nell'intento di contenere l'ulteriore arretramento su Villafranca e Soliera delle nostre forze dislocate a difesa di La Spezia, e decise di comprendere entro i limiti della difesa anche le località di Pontremoli e Fivizzano. Il successivo 3 settembre impartì al Comandante il XVI Corpo i seguenti ordini: - organizzare e difendere un fronte a terra ravvicinato alla Piazza Marittima; - mantenere, in attesa di ordini, il possesso dei passi della Cisa e del Cerreto con forze gradatamente ridotte; ___,. costituire sbarramenti stradali; - predisporre un .fianco difensivo a cavaliere della via Aurelia, al quale vennero destinati il battaglione alpini « V al Fassa », il gruppo artiglieria « Val Chisone » della Divisione « Alpi Graie» e il II gruppo da 75/ 27 della Divisione « Rovigo )).
*** Lo Stato Maggiore dell'Esercito, che in precedenza aveva approvato gli ordini impartiti daJ Generale Caracciolo per respingere con la forza ogni tentativo di passaggio per la Piazza da parte delle forze tedesche, il 4 settembre inviò alla 5"' Armata un contrordine: <<non opporsi al passaggio dei tedeschi, ma solo far notare, al caso», che esso era << in contrasto con gli accordi stabiliti », dandone di volta in volta notizia allo Stato Maggiore me·desimo (5). Il 5 settembre alle ore 9,30 il Generale Caracciolo, convocato telefonicamente a Monterotondo ----, sede di campagna dello Stato Maggiore dell'Esercito - prese visione del contenuto della « Memo(5) Cfr.: M ARIO CARAcCIOLO m FEROLETO: op. cit., pag. r5r.
Gli avv~nim~nti nell'ambito della 5& Armata
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ria 44 » che prescriveva alla 5.. Armata di tenere saldamente La Spe~ zia e puntare su forze e mezzi tedeschi dislocati fra il lago di Bol~ sena e il Senese. Conferì quindi co] Generale Roatta al quale espose la gravità della situazione determinatasi nel suo territorio e che poteva sintetizzarsi nella constatazione che tre divisioni tedesche rinserravano La Spezia, altre forze erano preannunciare verso Pi~ stoia e Prato, e che le occupazioni si erano estese ai punti più impor~ tanti del litorale toscano oltre che agli aeroporti e alle stazioni fer~ roviarie. Il Generale Roatta convenne in un primo momento su tale gravità e sull'ordine impartito dal Caracciolo di opporsi al passaggio delle forze tedesche dalla Piazza di La Spezia, ma si riservò di fargli conoscere il pensiero del Comando Supremo, già interpellato (6). Per quanto si riferiva al Lazio, il Generale Roatta aggiunse che, data la situazione contingente, la sua difesa sarebbe stata assunta di~ rettamente dallo Stato Maggiore, salvo a riattribuirla alla 5.. Arma~ ta, a situazione chiarita. Infine, per la Piazza di La Spezia, le dcci~ sioni del Comando Supremo, apprese nella stessa mattinata, non apportarono nuovi elementi: occorreva lasciar transitare le forze germaniche all'interno della cinta difensiva, poiché il loro comandante aveva dato la parola d'onore che Je truppe non si sarebbero fermate nella città; analoga autorizzazione venne estesa ai contingenti della x• Divisione paracadutisti provenienti da Sestri Levante al seguito della 305• Divisione di fanteria. Fu così possibile alle forze germaniche interporsi fra le unità del XVI Corpo, compromettendo ogni possibilità di una difesa coordinata. Il 7 settembre il Generale Caracciolo consegnò al Capo di S.M. del Comando XVI Corpo, da lui convocato, l'ordine scritto di arre~ trare al più presto le truppe come era stato concordato, e di impedire il transito « di altre» forze tedesche dalla Piazza, agendo con le armi e con energia, nella eventualità che esse volessero ancora spostarsi più avanti e fermarsi nella città; perciò l'ordine non si rife~ riva al transito della 305" Divisione e degli altri elementi che la seguivano, già autorizzato dal Comando Supremo. Per l'applicazione delle misure previste dalla « Memoria 44 » circa le azioni di disturbo da effettuare sulle retrovie della 3"' Divisione panzergrenadiere dislocata nella Toscana meridionale, il Gene(6) Cfr.: MAluo CnRAccroLo DI FEROLETO: op. cit., pag. I 53· Da notare che l'ordine del Generale Caracciolo di opporsi al passaggio dei tedeschi attraverso La Spezia continuava nel frattempo a rimanere in vigore. 12.-
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Le operazioni delle unità italiane nel settembre-ottobre 1943
rale Caracciolo impartì direttive al Comandante la Divisione « Ravenna » del II Corpo che presidiava la Toscana. Non essendovi adeguata disponibilità di forze, questi ebbe l'ordine di organizzare alcuni reparti di « arditi » motorizzati composti di elementi scelti, col compito di attaccare gli accampamenti della divisione tedesca qualora essa muovesse su Roma, distruggendo automezzi, depositi di carburanti, ecc. Occorre aggiungere fin d'ora che le previste azioni non ebbero alcun risultato poiché, il giorno 8, i reparti di « arditi >> che avevano raggiunto gli accampamenti della 3" panzergrenadiere li trovarono vuoti: la divisione si era già mossa verso Roma. A partire dalle ore o dell'8 settembre la 5~ Armata passò alle dirette dipendenze dello Stato Maggiore dell'Esercito (7). Nel tardo pomeriggio il Generale Caracciolo ebbe notizia dal suo capo reparto informazioni dell'avvenuta conclusione dell'armistizio, che lo lasciò molto perplesso poiché nessun preavviso aveva ricevuto in merito dal Capo di S.M. dell'Esercito col quale aveva in precedenza conferito. Ma ogni dubbio scomparve poco dopo con la ricezione via radio del proclama Badoglio.
L • LA SITUAZIONE DELLE OPPOSTE FORZE ALLE ORE 20 DELL'8 SETTEMBRE 1943
FORZE !TAL!ANE
La 5.. Armata comprendeva le seguenti forze: XVI Corpo d'Armata (Comandante, Generale Carlo Rossi; Capo di S.M. Tenente Colonnello Giovanni Guida). Sede del Comando: La Foce, presso La Spezia (8). Era responsabile della difesa del fronte a terra della Piazza Militare Marittima di La Spezia per dare sicurezza al grosso della Squadra da battaglia, contro una probabile aggressione da parte delle forze tedesche che vi si andavano concen(7) Tutte le forze dipendenti dal Comando Gruppo Armate Sud furono poste alle dipendenze dello Stato Maggiore dalle ore o dell'8 settembre. (8) Il Comando, reduce dalla Sicilia, era stato inizialmente dislocato in Calabria, ove all'atto della partenza per La Spezia cedette al XXXI Corpo le sue divisioni, i reparti costieri, i comandi e reparti di artiglieria, del genio e i servizi. Cfr.: Relazione del Generale Carlo Rossi.
Gli avvenimenti nell'ambito della ) Armata
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trando, serrando da presso la Piazza medesima. Disponeva delle seguenti forze: - Divisione di fanteria << Rovigo » (Comandante, Generale Erminio Rovida; Capo di S.M. Ten. Col. Riccardo Esclapon). Sede del Comando: Castiglione Chiavarese (9). Era dislocata nella zona di Riccò del Golfo, a sbarramento del Passo del Bracco e delle rotabili di S. Pietro di V aro e Castiglione Chiavarese; -- Divisione alpina « Alpi Graie>> (Comandante, Generale Mario Gorlier; Capo di S.M. Ten. Col. Giacomo Fatuzzo). Sede del Comando: Vezzano Ligure (ro). Le era affidata la difesa delle direttrici: Passo della Cisa - Ponte di Ceparana- Bottagna- Migliarina- La Spezia, e Passo del Cerreto- Fivizzano- Foce del Cuccù- SarzanaPonte del Romito - La Spezia; (9) Proveniente dalla 4" Armata, e già dislocata in Piemonte, inquadrava i reggimenti di fanteria 227° e 228", il CCV battaglione mortai da 81, la 305" compagnia cannoni c.c., il ur reggimento artiglieria da campagna, le sezioni carabinieri 152• e 153•, la So• compagnia artieri, la 150.. compagnia trasmissioni, la 405• sezione fotoelettricisti e le unità dei servizi. Alla data del 30 giugno 1943 aveva una forza presente di 366 ufficiali, 441 sottufficiali e 6.394 uomini di truppa, che non aveva subìto sostanziali incrementi fino all'8 settembre. Era stata posta alle dipendenze del XVI Corpo il 26 agosto. Il 228" fanteria e il III gruppo di artiglieria erano stati inviati a Torino in servizio di ordine pubblico. Ricevuto 1'8 settembre l'ordine di ricongiungersi alla divisione, non fecero in tempo a raggiungerla. Il II gruppo del rrr artiglieria era passato alle dipendenze della Divisione «Alpi Graie » nella zona di Sarzana. Cfr.: Relazioni del Generale Erminio Rovida, del Colonnello Amedeo Mustilli, comandante il r 17" reggimento artiglieria e del Ten. Col. Riccardo Esclapon, Capo di S.M. del Comando Divisione. (10) Inquadrava i gruppi alpini valle: 3° (battaglioni «Val Pellice», «Val Dora» e «Val Fassa») e 4° (battaglioni «Susa», «Val Chisone» e « Val d'Orco»), il 6° reggimento artiglieria alpina (gruppi «Val d'Adige» e << Val Chisone »), l'XI battaglione misto genio, la ror• compagnia artieri e unità dei servizi. Rientrata nel 1942 dal Montenegro dopo un lungo periodo di attività operativa, nel corso del quale aveva subìto sensibili perdite, era stata concentrata nel Piemonte per essere riordinata, completata e trasformata; aveva ceduto una parte delle sue forze alla Divisione << Julia » in partenza per la Russia, ricevendone in cambio unità di nuova costituzione. Tali profonde modifiche nella struttura organica ne avevano ridotto la capacità operativa che avrebbe richiesto un riassetto totale, appena iniziatosi e poi reso di impossibile attuazione a causa delle successive vicende e dell'incalzare degli avvenimenti.
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Le operazioni dd/e unità italiane nel settembre- ottobre 1943
- Presidio Militare di La Spezia comprendente le truppe ai depositi del 21° fanteria e di un reggimento artiglieria da costa e reparti della Marina e della Milizia. II Corpo d'Armata (Comandante, Generale Gervasio Bitossi, Capo di S.M. Colonnello Carlo Piccinini). Sede del Comando: Firenze; comando tattico a Siena (u). Aveva giurisdizione sulla Toscana. Disponeva delle seguenti forze: - Divisione di fanteria « Ravenna » (Comandante, Generale Francesco Dupont, Capo di S.M. Tenente Colonnello Paolo Ducros). Sede del Comando: Asciano (12). Era dislocata fra Asciano, Montefollonica, San Regolo, Pienza, Montepulciano, Torrenieri, S. Quirico d'Orcia, Montalcino, S. Giovanni d'Asso e Buonconvento; Nel mese di agosto era in corso di trasferimento in Calabria quando ebbe ordine di portarsi a La Spezia, ove i suoi ultimi reparti giunsero il giorno z6. Già alle dipendenze del II Corpo d'Armata, aveva dovuto inviare a Carrara il battaglione << Val Fassa >> e due batterie del gruppo « Val Chisone » per opporsi ad eventualì ani di forza dei tedeschi. Lo stesso giorno era passata alle dipendenze dd XVI Corpo. Cfr.: Relazione del Generale Mario Gorlier. (u) D Comando era rientrato dalla Russia dopo la battaglia del Don, iniziando i movimenti a partire dal 26 aprile 1943 ed era stato dislocato in Piemonte, da cui si era trasferito in Toscana dal 28 giugno. Dal 26 agosto gli venne attribuita la giurisdizione sulla Toscana, sottraendogli la Divisione di fanteria « Cosseria >>, inviata a Milano per servizio di ordine pubblico. Il suo comandante ne aveva assunto il comando soltanto il 7 settembre 1943· (12) La Divisione di fanteria <<Ravenna>> era rientrata in maggio dalla Russia dopo avere subìto gravi perdite. La sua efficienza era molto ridotta e tale rimase, quasi invariata, fino all'armistizio. Gravi le deficienze nell'armamento (specialmente nelle artiglierie) e nei mezzi. La forza delle unità di fanteria era ridotta al 6o/ 70 per cento. Era stata trasferita in Toscana nel giugno 1943 per costituire uno sbarramento arretrato a tergo della difesa costiera. Cfr.: Relazione del Generale Francesco Dupont. Inquadrava i reggimenti di fanteria 37° e 38°, 1 battaglione mortai da 81, varie unità di artiglieria (1 gruppo someggiato, 1 gruppo ippotrainato e pezzi sfusi di rinforzo) della Scuola allievi ufficiali di complemento di Siena, poste alle dipendenze del 37" fanteria, il CIII battaglione misto genio e il XV battaglione artieri, 1 compagnia telegrafi.sti e unità dei servizi. Il 131° reggimento artiglieria divisionale era in riordinamento e non disponeva di munizioni. Per il più razionale impiego dei reparti, formò 6 centurie di arditi per ogni reggimento di fanteria (due per battaglione): la costituzione fu ultimata 1'8 settembre. Cfr.: Relazioni del Generale Francesco Dupont, Comandante la divisione, del Generale Manlio Capizzi, Comandante la fanteria divisionale, del Colonnello Mario Griccioli, Comandante la Scuola allievi ufficiali di Siena.
Gli avvenimenti nell'ambito della 5& Armata
215• Divisione costiera (Comandante, Generale Cesare Maria de Vecchi di Val Cismon, Capo di S.M. Ten. Col. Torquato Pancrazi). Sede del Comando: Massa Marittima (r3). Presidiava la fascia di copertura costiera da Capo San Vincenzo, presso Cecina, alla stazione di Albinia (a sud- est di Orbetello), l'isola d'Elba e le isole minori dell'arcipelago; - 2r6• Divisione costiera (Comandante, Generale Carlo Ceriana Mayneri, Capo di S.M. Ten. Col. Nicola Carboni). Sede del Comando: Pisa (r4). Presidiava la fascia di copertura costiera dal Torrente Parmignola, a valle di Apuania, a Campiglia marittima; - Difesa di Firenze ( 15); - Difesa di Pistoia ( r6); - Difesa di Pisa (r7); - Difesa di Livorno (r8); Difesa di Siena (19); unità minori; unità dei servizi. (13) Era stata costituita sotto la data del I 0 agosto 1943 (foglio n. 0078750/ 2 dello Stato Maggiore dell'Esercito, del r8 luglio). Inquadrava i reggimenti costieri 6°, 14° e ro8°, un battaglione reclute del deposito 84° fanteria, un battaglione mitraglieri, il XIX battaglione carri « M », il 27° raggruppamento artiglieria, la sr8• batteria da posizione costiera, la 13008 batteria da 88 c.a., i nuclei antiparacadutisti 3° e 207° ed elementi vari. (r4) Era stata costituita sotto la data del ro agosto 1943 (foglio n. oo8o28o j 2 dello Stato Maggiore dell'Esercito, del 30 luglio I943)· Inquadrava i reggimenti costieri I2° e I3°, ciascuno su due battaglioni, i gruppi da posizione costiera VII, VIII e XV con un totale di r6 batterie, le compagnie mitraglieri da posizione 522', 523.. e 6o2a, i nuclei antiparacadutisti I98°, 202° e 204° e il 3° plotone distruttori del genio della 45• compagnia speciale. (rs) Comprendeva il battaglione «Nembo» del deposito paracadutisti, I compagnia bersaglieri motociclisti del r8o reggimento, I compagnia semoventi, I compagnia cannoni da 47, 2 sezioni carabinieri e altre truppe ai depositi fra le guaii un battaglione di bersaglieri. (r6) Comprendeva le truppe ai depositi dell'83° e del 12]" fanteria. (I7) Comprendeva i battaglioni istruzione V e VI, I battaglione reclute del deposito 22° fanteria, il n gruppo su 5 batterie del deposito reggimento artiglieria, il IV gruppo del 5° reggimento artiglieria « Superga '' • dipendente solo per l'impiego. (r8) Comprendeva le truppe ai depositi di fanteria e la 1369• batteria contraerea. (19) Comprendeva oltre agli elementi del Comando II Corpo, le truppe ai depositi del 31° e 131° carristi e del 5° bersaglieri, elementi della Scuola allievi ufficiali di complemento, del distretto. e 2 ospedali territoriali.
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I~ operazioni delle unità
italiaM nel settembre-ottobre I943
Zona Militare di Pescara (20).
2° Raggruppamento artiglieria di Armata (2r). Genio di Armata. Intendenza di Armata. Per le sole esigenze di ordine operativo: il Comando Difesa territoriale di Firenze. L'Armata non poteva contare su alcun sostegno di forze aeree (22).
FORZE GERMANICHE
In affluenza dalla Cornice la 305" Divisione da montagna dell'LXXXVII Corpo, comprendente anche reparti di paracadutisti della r• Divisione che avrebbero dovuto raggiungere l'Italia meridionale, seguita dalle Divisioni dello stesso Corpo 76• e 94~ già entrate in Italia nell'agosto, provenienti dalla Francia.
(2o) Era stata costituita dal Ministero della Guerra (ordine n. 146850 del 27 luglio 1943) mediante assorbimento dei mezzi dipendenti dall'omonimo Comando, cessando di dipendere dal Comando IX Corpo della 7a Armata. Disponeva di unità addette alle difese contraerea e costiera (2° reggimento), alla protezione delle comunicazioni e impianti, aUa difesa anti - paracadutisti e di truppe ai depositi. Il territorio di giurisdizione comprendeva una parte degli Abruzzi, delle Marche e del Molise. (21) Disponeva soltanto di due gruppi di piccolo calibro, peraltro decentrati ad unità dell'Armata. (22) All'inizio del mese di settembre erano dislocati nel territorio dell'Armata 1'8° gruppo CT su tre squadriglie (I squadra aerea) sull'aeroporto di Sarzana, il B 0 gruppo autonomo CT su due squadriglie e il 24° gruppo autonomo CT su tre squadriglie (III squadra aerea) entrambi sull'aeroporto di Metato (Lucca), il 161° gruppo autonomo CT su tre squadriglie (III squadra aerea) sull'aeroporto di Castiglione del Lago, e sugli aeroporti di Siena e Pisa il 41", il ro8• e il 131° gruppo autonomo aerosiluranti (III squadra aerea). Infine, sull'aeroporto di Firenze era dislocato il 15° Stormo d'assalto su quattro squadriglie, e su quello di Lucca vi era la 36• squadriglia aviazione ausiliaria per l'Esercito (meno una sezione) del 20° Stormo O.A. Tutte queste unità aeree la stessa sera dell'S settembre ebbero ordine di trasferirsi al Sud. Cfr.: ANGELO LoDI: «L'Aeronautica italiana nella guerra di liberazione 1943- 1945 >>. Ufficio Storico dell'Aeronautica Militare, Roma, I~r. Pagg. 55, 346 c segg. fino alla 350.
Gli avvenimenti nell'ambito della 5" Armata
Già dislocate sull'Appennino, in Lombardia, Emilia e particolarmente in Toscana (zone di Reggio Emilia, Bologna e Firenze) le Divisioni del Corpo corazzato 24', 65a c « SS. A. Hitler», gravitanti con elementi avanzati verso i valichi che immettono a La Spezia (23). Nella zona Montefiascone- Viterbo: la 3" Divisione panzergrenadiere che la stessa sera iniziò il movimento verso Roma. In affluenza verso le isole dell'arcipelago toscano aliquote delle truppe in corso di evacuazione dalla Sardegna (goa Divisione panzergrenadiere). Nei più importanti presidi della Liguria e della Toscana, già insediati numerosi elementi sfusi inquadrati da ipotetici Comandi di tappa. Tutte le forze indicate, eccettuata la 3" Divisione panzergrenadiere (24), dipendevano dal Comando Gruppo Armate « B », retto dal Feldmaresciallo Erwin Rommel. Avrebbero ricevuto il poderoso concorso di adeguate forze aeree.
II. - GLI AVVENIMENTI
Il Comando di Armata, subito dopo l'annuncio dell'armistizio, diede ordine alle unità dipendenti di rafforzare le misure di sicurezza e di tenersi pronte a fronteggiare ogni evenienza, evitando comunque incidenti. Confermò inoltre al Comando del XVI Corpo l'ordine di consentire il passaggio per La Spezia alle unità tedesche già autorizzate al transito. Durante la notte (fra le ore o,so e le r ,35 del 9) pervenne al Comando il noto ordine telefonico dello Stato Maggiore Esercito: « ad atti di forza reagire con atti di forza ». Il mattino del 9 il Comando di Armata ordinò di raccogliere per battaglioni i reparti costieri, di non compiere atti ostili contro le forze tedesche e di non ostacolare eventuali sbarchi di forze alleate. Alle ore 8 il Generale Caracciolo ebbe notizia dal Comando XVI Corpo del transito « pacifico » della 305.. Divisione tedesca, dell'avve-
(23) Una divisione del Corpo corazzato, meno un terzo, gravitava nella Lombardia e verso il Piemonte. (24) Dipendeva clall'O.B.S., retto dal Feldmaresciallo Albert Kesselring.
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Le opet·azioni delle unità italiane nel settembre- ottobre 1943
nuta indisturbata partenza della Squadra da battaglia, della inutilizzazione dei natanti inefficienti, del disarmo di alcuni militari isolati effettuato dai tedeschi dopo l'alba, della marcia verso La Spezia della 65a Divisione del Corpo corazzato proveniente dal Passo della Cisa e della Divisione « SS. Hitler», dello stesso Corpo, proveniente dal Passo del Cerreto, e trasmise l'ordine al Comando della Divisione « Alpi Graie » di fermare con le armi il movimento delle due diVlSlOni.
Qualche tempo dopo, il collegamento telefonico tra l'Armata e il XVI Corpo venne definitivamente interrotto, mentre fu annunciato che la 3• Divisione panzergrenadiere aveva attraversato pacificamente la città di Viterbo; la richiesta & occupare la centrale telefonica del luogo era stata respinta, consentendo solo l'inserimento in essa di alcuni soldati specializzati. Giunse intanto notizia dal II Corpo che a Piombino e a Livorno erano in corso scontri con le forze tedesche e, poiché a Livorno era stato organizzato un fronte a terra, il Generale Caracciolo ne ordinò l'occupazione e la difesa. Nel frattempo forze tedesche avevano occupato la stazione di Chiusi, ed elementi della « Ravenna>> l'avevano momentaneamente rioccup~ta in seguito a nuovo ordine. A sua volta, da Orvieto, il Generale Francesco Biondi Morra (25) - non dipendente dal Comando di Armata - aveva chiesto istruzioni: gli venne ordinato di resistere, ma i tedeschi riuscirono ad occupare la città. Infine, da Firenze, il Generale Armellini Chiappi, Comandante la difesa territoriale, annunciò che forze tedesche avevano occupato alcune località presidiate da aliquote delle sue forze e chiese rinforzi per difendere il Passo della Futa: gli venne ordinato di tenerlo ad ogni costo con le sole forze disponibili ivi dislocate. Nel pomeriggio del 9 la situazione si aggravò. A Viterbo i tedeschi, tornati in forze, imposero il disarmo della guarnigione e occuparono la centrale telefonica. Il Comando di Armata, tagliato fuori da ogni collegamento, decise di trasferirsi a Firenze; mentre si preparava a partire i tedeschi si avvicinarono con inganno ad una compagnia posta a difesa del ponte sul T evere e la disarmarono; altro reparto, giunto ai piedi della cittadina di Orte, disarmò gli autisti in
(25) Capo Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell'Esercito, dislocato in tale località quale sede di campagna.
Gli avvenimenti nell'ambito della 5"' Armata
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procinto di partire e si impossessò di alcuni automezzi. Il Generale Caracciolo dette ordini per la difesa e avendo scorto alcuni soldati, comandati da un ufficiale, che tentavano di catturare gli automezzi fece fuoco contro di essi che risposero: intervennero gruppi di carabinieri e soldati e i tedeschi, dopo aver subìto perdite, si ritirarono. Il Comando di Armata giunse a Firenze nella mattinata del IO: chiese telefonicamente notizie allo Stato Maggiore dell'Esercito e al Comando del Corpo d'Armata di Roma, ma non ne ottenne per l'avvenuta partenza dei Capi militari; dal Comando II Corpo venne informato che la stazione di Chiusi era stata rioccupata dai tedeschi e diede ordine di riconquistarla con le forze disponibili. Nelle prime ore del pomeriggio venne informato che forze tedesche puntavano su Firenze da due direzioni: una colonna motorizzata lungo l'autostrada di Lucca, un'altra corazzata dalla Futa. Il Generale Caracciolo ordinò di difendere la città con le truppe ai depositi e di fronteggiare la colonna della Futa con le poche forze mobili. Infine dispose che il Comando II Corpo avviasse a Firenze tutte le truppe disponibili. Ma ogni tentativo di arrestare le forze tedesche costituiva solo un atto di buona volontà e di fede, senza speranza di successo. Nella zona della Futa i tedeschi fin dal mattino del 9 avevano attaccato e catturato una batteria. La notte sul IO attaccarono le forze a difesa del passo. Ripresero l'attacco, la notte sull'II, con intervento di mezzi corazzati, travolsero e respinsero, disperdendoli, i difensori. Firenze fu occupata il mattino dell'II; forze tedesche giunsero al Comando difesa e alcuni ufficiali, dopo trattative, riuscirono ad ottenere la resa del presidio le cui caserme erano state bloccate da carri armati. Della Sa Armata restavano solo poche unità isolate in corso di dissoluzione. Rimasto solo col personale del Comando tattico in una città occupata dai tedeschi che ignoravano la sua presenza, il Generale Caracciolo, per evitarne la cattura, sciolse il Comando di Armata e ordinò che gli ufficiali si rendessero reperibili per un eventuale impiego. Si recò quindi a Roma per orientarsi sulla situazione generale, ma quando vi giunse la città era già stata occupata (26). (26) Datosi successivamente ad attività clandestina fu arrestato e processato da un Tribunale della Repubblica sociale che lo condannò a morte, pena che fu tramutata in 15 anni di reclusione in base all'art. 26 del Codice penale di guerra, essendo egli mutilato e superdecorato. Venne liberato dai partigiani di Brescia nell'aprile I945·
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Le opt:razioni delle unittÌ italiane nel settembre- ottobre 194~
SETTORE DEL XVI CORPO D'ARMATA
L'organizzazione del fronte a terra della Piazza di La Spezia aveva scarsa efficienza; poche le opere ultimate, altre in costruzione, molte allo stato di progetto; assenza totale di difese passive, di ostacoli anticarro e di interruzioni predisposte. Si è già visto come gradualmente, nonostante le proteste delle autorità italiane, prima dell'armistizio le forze tedesche rinserrassero sem pre più da vicino la Piazza, motivando la loro presenza con la necessità di sostenere la difesa costiera nella eventualità di uno sbarco anglo- americano. Tale difficile situazione si accentuò negli ultimi giorni senza possibilità di soluzione. All'annuncio dell'armistizio le forze del Corpo d'Armata erano virtualmente circondate da colonne tedesche (3 divisioni) dotate di carri armati, convergenti su La Spezia, mentre era in corso l'occupazione delle nuove posizioni arretrate non sistemate a difesa, e con collegamenti aleatori (27). L'ordine del Comando d'Armata, delle ore 23 dell'8 settembre, di consentire il passaggio per La Spezia alle unità tedesche («il cui transito era già stato autorizzato ») com plicò la situazione, mentre un ufficiale tedesco si presentò al Comando, latore di una lettera per il Generale Rossi, con la quale il suo Comandante prospettava la necessità che le sue forze accorressero sulla costa, perché uno sbarco alleato era ritenuto imminente, avverten do che erano già in movimento, oltre la 305" Divisione, le forze del Corpo corazzato, gravitanti sui Passi della Cisa e del Cerreto; ne conseguiva, a suo avviso, la n ecessità di non impedire il transito delle forze tedesche attraverso la Piazza. 11 Generale Rossi rispose che, in base agli ordini ricevuti, avrebbe consentito il solo transito della 305• Divisione, era perciò necessario sospendere il movimento delle altre forze. Nel frattempo aveva ordinato alle sue divisioni di accelerare i movimenti di ripiegamento dai Passi della Cisa e del Cerreto (28).
(27) Le divisioni disponevano di scarsi mezzi di collegamento a filo e non potevano fare assegnamento su quelli radio per mancanza di pile. (28) Prima dell·armistizio, il Comando del XVI Corpo aveva prescritto che il movimento delle truppe dell'« Alpi Graie» si effettuasse su mulattiere e sentieri, per mascherare il ripiegamento sulle posi:t:ioni arretrate. Ne derivò che reparti alpini, discesi dai monti, il mattino del 9, comparvero improvvisamente alle spalle dei tedeschi, ciò che provocò disorientamenti, allarmi e perdite di tempo.
Gli avv~nimenti nell'ambito dd/a 5a Armata
Nel corso della notte, partita la Squadra da battaglia, i tedeschi interruppero le comunicazioni telefoniche, disarmarono militari isolati, e sparsero la voce che in seguito all'armistizio i soldati italiani venivano inviati in congedo essendo finita la guerra, invitandoli a raggiungere le loro case. Nel frattempo forze tedesche motocorazzate attraversarono i passi della Cisa e del Cerreto procedendo in direzione sud. Il mattino del 9 due battaglioni tedeschi si schierarono nella zona di « La Foce » ; poco dopo le 9 un reparto guidato personalmente da un generale irruppe nella sede del Comando XVI Corpo e catturò il Generale Rossi e tutto il personale; poco dopo forze provenienti da La Foce penetrarono in città, occuparono l'arsenale, il porto, gli edifici pubblici e le caserme, disarmando i reparti del presidio. Evidentemente i tedeschi erano rimasti sorpresi per l'avvenuta partenza della Squadra da battaglia. Con l'occupazione della città le poche truppe schierate sul fronte a terra risultarono completamente accerchiate. Purtroppo la capacità di reazione delle forze del XVI Corpo, sempre costrette a destreggiarsi in un ristretto ambiente topogra.fìco a causa dei successivi accordi fra i due Comandi Supremi, era stata dunque seriamente compromessa fin dall'inizio e ulteriormente aggravata per aver dovuto subire l'ininterrotto transito delle truppe tedesche dirette anche in Toscana. LA Drvisiom m FANTERIA « RoviGO ».
Nel corso degli avvenimenti che precedettero l'annuncio dell'armistizio la divisione aveva dovuto adottare, in seguito ad ordine, tre successivi schieramenti. Inizialmente insediata tra Chiavari, Borgonovo, V arese Ligure, Passo di Cento Croci e Riccò del Golfo, assunse il I 0 settembre una nuova dislocazione fra Riccò del Golfo, Carrodano, Borghetto, Osteria della Baracca (a sbarramento del Passo del Bracco), Levanto, Mattarana, Sesta Godano (a sbarramento della rotabile di San Pietro di Vara) e Carro (a sbarramento rotabile di Castiglione Chiavarese), trasferendo a Sarzana, come si è visto, a disposizione della Divisione « Alpi Graie », il II gruppo del ut artiglieria. Per effetto dei successivi arretramenti, dovuti alla ulteriore riduzione dello schieramento delle forze del XVI Corpo a difesa della Piazza di La Spezia, il pomeriggio del 7 settembre la divisione ebbe
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ordine verbale di apportare nuove modificazioni allo schieramento come segue: - Comando Divisione, Comando artiglieria divisionale, Il 22t, reparti e servizi divisionali a Riccò del Golfo e adiacenze; --:- III l 22t fanteria a Osteria della Baracca con distaccamenti al Passo del Bracco, a nord di Carro e a nord di Sesta Godano; - Ill 22t a Padivarma- Beverino; - I gruppo del n t a Carenzano; - IV gruppo del I I nella zona di Beverino. Il movimento del lll l 22t avvenne nella giornata dell'8 settembre; gli altri si sarebbero dovuti ultimare nella giornata del 9· Ma la sera dell'8 giunse l'ordine di non ostacolare i movimenti della 305"' Divisione e di non provocare incidenti, reagendo con atti di forza ad azioni similari. Nel corso della notte sul 9 continuò il transito da Riccò dei reparti tedeschi (29). Ne consegui che la divisione venne a trovarsi in corso di spostamento in una situazione quanto mai difficile e precaria. Lo stesso giorno 8 i reparti che avevano iniziato il movimento (Ill227", I e IV lnt), furono intercettati da forze tedesche che si frapposero in particolare fra i pezzi e il reparto munizioni del I l n t e che bloccarono il transito sul ponte di Santa Margherita. Il Generale Rovida dette ordine di resistere, ma un reparto tedesco nella mattinata del 9 circondò il Comando Divisione e ne catturò il Comandante insieme a tutto il personale, per non aver voluto aderire all'invito di collaborare (3o). Tutti i reparti subirono successivamente la medesima sorte essendosi venuti a trovare incapsulati o frammischiati alle unità tedesche e nonostante vari episodi di resistenza.
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LA DIVISIONE ALPINA (( ALPI GRAIE )) .
Fino all'8 settembre le sue forze furono frazionate per l'occupazione della linea di demarcazione con le forze tedesche, mai rispettata da queste. I continui spostamenti, fino a tale periodo, impedirono qualsiasi attività addestrativa e le proposte del suo Comandante, intese a raccogliere le forze sul fronte a terra della Piazza (29) Cfr.: Relazione del Generale Erminio Rovida. (3o) Cfr.: Relazione del Generale Erminio Rovida.
Gli avvenimenti nell'ambito della 5.. Armata
Marittima, non avevano avuto possibilità di totale accoglimento. La sera dell'8 settembre aveva raggiunto la seguente dislocazione: - Comando Divisione a Vezzano Ligure; - 3o gruppo alpini Valle suddiviso fra il Passo del Cerreto, il fronte a terra della Piazza e la zona di Carrara; - 4° gruppo alpini Valle ripartito fra il Passo della Cisa, Pontremoli e il fronte a terra di La Spezia; ---,. artiglieria suddivisa fra i battaglioni; e cioè in una zona avente una ampiezza di 30 km e una profondità di 40, di fronte a preponderanti forze tedesche. La proposta di far rientrare nella Piazza le truppe dislocate nella zona di Carrara, tenuto conto che era caduta la necessità di costituire un fianco difensivo a cavaliere della via Aurelia, non venne accolta. A partire dal mattino del 9 i reparti si trovarono isolati e accerchiati, privi di collegamento e in crisi di movimento. Fu perciò possibile svolgere soltanto un insieme di resistenze frammentarie, locali e non a carattere unitario, destinate ad essere travolte in breve tempo. Furono dati ordini per impedire ogni ulteriore progresso delle forze tedesche gravitanti verso il ponte di Ceparana, prendendo anche contatto col loro comandante, avvertendolo che ad atti di forza si sarebbe reagito con atti di forza, ma ciò non valse ad arrestarne il movimento. Mentre la situazione precipitava, numerosi sbandati provenienti dalla Piazza diffondevano notizie allarmanti che vennero purtroppo confermate (3r). In tale situazione i reparti schierati sul fronte a terra e lo stesso Comando Divisione erano ormai minacciati da tergo: venne dato ordine dal Generale Gorlier al 4o gruppo alpini V alle di difendere il ponte di Ceparana e al suo Capo di S.M. di prendere collegamento con i vari comandi per definire un quadro completo della situazione. Mentre il Gen. Gorlier si accingeva verso le I I a rientrare a Vezzano, sede del suo Comando, venne informato che truppe corazzate tedesche (32) presentatesi al ponte di Romito, sul Magra, avevano chiesto il disarmo delle truppe i vi poste a difesa : gli alpini avevano reagito col fuoco ed era in corso la reazione nemica. Ma (31) Occupazione della Piazza da parte dei tedeschi e cattura del Comando XVI Corpo. (32) Appartenevano alla 305._ Divisione di fanteria (576° reggimento rinforzato da carri armati).
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con l'azione di tale colonna veniva aperta al nemico un'altra via verso La Spezia, oltre quella di Riccò del Golfo e di La Foce; praticamente le forze del 4" gruppo alpini Valle venivano ad essere isolate da quelle del 3" gruppo. Verso mezzogiorno i tedeschi erano in possesso della rotabile di riva destra del Magra e il Generale Gorlier si indusse a ordinare la riunione di tutte le forze disponibili sulle colline interposte fra il Magra e il mare, per resistervi ad oltranza. Cessò, nel contempo, qualsiasi collegamento fra il Comando Divisione e quello del 3° gruppo alpini Valle. Gli elementi dislocati oltre i limiti della Piazza (tre battaglioni e sette batterie) vennero subito isolati; il comando del 6" reggimento artiglieria fu catturato a S. Stefano di Magra, mentre le forze tedesche avevano ripreso il movimento; fu disposto un ulteriore arretramento dei due battaglioni del 4" gruppo Valle sulle colline retrostanti per organizzarsi a caposaldi, ma all'imbrunire il Colonnello tedesco Strahammer si presentò al posto di sbarramento a nord di Vezzano, alla testa di una colonna corazzata, e chiese di conferire col Generale Gorlier avvertendolo che aveva ricevuto ordine di occupare la località e che preferiva ottemperarvi ·senza ricorrere ad atti di forza. Nel corso del colloquio il Generale Gorlier lo informò che non avrebbe consentito l'occupazione della località, invitandolo a riferire tale decisione al suo superiore diretto, arretrando nel frattempo il suo distaccamento per evitare possibili reazioni. La sera del 9 la situazione della divisione era la seguente: - Comando Divisione e due battaglioni del 4" gruppo: praticamente accerchiati; - battaglione « Val Dora >> del 3" gruppo, scosso dall'attacco subìto, era isolato nella zona a sud della rotabile Ponte del RomitoLa Spezia e aveva ricevuto ordine di resistere ad oltranza nella zona collinosa posta fra il corso del Magra e il mare; - gli elementi dislocati oltre il limite della Piazza frazionati e isolati su vasta zona privi di collegamento col Comando Divisione; - il battaglione << V al Fassa >> si batteva valorosamente a Carrara (33); - nessun collegamento con i Comandi superiori. (33) Il battaglione era agli ordini del Maggiore Amedeo Cordero di Montezemolo e faceva parte del 3" gruppo alpini Valle (Colonnello Remigio Vigliero). Si era dislocato nella zona a sbarramento di alcune strade e a difesa delle provenienze da est. Interrotte dai tedeschi le comunicazioni telefoniche,
Gli avvenimenti nell'ambito della 5• Armata
La notte sul IO gli scontri si intensificarono. Alle prime luci dell'alba i re~ti del 4o gruppo Valle vennero in gran parte catturati, altri subirono una crisi di dissoluzione ; il Comando Divisione era ormai ridotto ai soli ufficiali, mentre le forze tedesche provenienti da Romito e La Spezia serravano sempre più da vicino Vezzano. Nel pomeriggio si presentò nuovamente al Comando Divisione il Colonnello tedesco Strahammcr per conferire col Generale Gorlier: espostagli la situazione gravissima poiché le sue residue forze erano circondate, gli comunicò che il Comandante la 305• Divisione lo lasciava libero di recarsi dove riteneva più opportuno e gli offrì apposito lasciapassare. Il Generale Gorlier accettò alla condizione di avere con sé i propri ufficiali, ciò che gli fu consentito. Li pose in libertà e dopo un vano tentativo di collegarsi con altri comandi italiani, si sottrasse il Comandante fu coslreno ad agire di iniziativa, in base alle direttive ricevute alle quali si attenne, opponendo valida resistenza ai mezzi corazzati tedeschi, nonostante la loro grande superiorità numerica. Seguitò a combattere anche frazionato, attaccando gruppi nemici in transito sulla via Aurelia riuscendo ad impedire per vari giorni che essi raggiungessero la montagna sovrastante rabitato di Carrara. La resistenza si protrasse fino al 14 settembre, e il nemico riportò le seguenti perdite: distrutti 2 carri armati Tigre e 1 danneggiato, distrutti o gravemente danneggiati 12 autocarri, accertati 19 tedeschi uccisi tra cui diversi ufficiali, e 30 feriti . Si distinse nell'azione il Tenente Adolfo Serafino, successivamente ucciso in combattimento nel novembre 1944, alla testa di formazioni partigiane. Animatore della resistenza il bravo comandante di battaglione. Cfr.: Relazione del Maggiore Amedeo Cordero di Montezemolo, comandante del battaglione. Alla memoria del Tenente Adolfo Serafino fu poi concessa la Medaglia d'Oro al valor militare con la seguente motivazione: « Ufficiale degli alpini, dopo l'armistizio, impegnava nella zona di Massa Carrara combattimento contro forze tedesche assumendo di iniziaùva anche il comando di una batteria. Ritornato in Piemonte organizzava le prime formazioni parùgiane delle valli pinerolesi divenendo poi Capo di Stato Maggiore della Divisione alpina autonoma "Val Chisone" e partecipando a varie azioni di sabotaggio. Nel novembre 1944, circondato da forze soverchianù, con una banda di patrioti si poneva alla testa di alcuni ufficiali, decisi, pur essendo consci del sicuro sacrificio, a resistere fino all'estremo per ritardare l'avanzata del nemico e consentire di mettere in salvo uomini ed armi. Impegnato il combattimento, dopo varie ore di lotta, esaurite le munizioni, nell'estremo tentativo di aprirsi un varco con le bombe a mano, veniva falciato dal fuoco nemico, unitamente agli altri ufficiali, attirati dal suo sublime esempio di eroismo. Il suo nome è divenuto leggendario in tutta la Val Chisone ed alla sua memoria fu intitolata la Divisione partigiana "Serafino" che combatté nella stessa valle, valorosamente, il tedesco fino alla liberazione >>. Italia occupata, settembre 1943- novembre 1944.
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alla cattura dirigendosi nel Piemonte ove poi si dedicò ad attività clandestine. Occupata Vezzano si ebbero ancora sporadiche resistenze da parte delle unità circondate, che alla fine vennero disarmate o riuscirono a sottrarsi alla cattura (34).
SETTORE DEL II CORPO D'ARMATA
All'annuncio dell'armistizio il Generale Bi tossi diede ordine alle divisioni di raccogliere le forze per porsi in grado di reagire. In particolare, alla 215a Divisione costiera prescrisse di spostarsi fra Massa Marittima e Piombino. Il mattino del 9 pervennero le prime notizie sulla situazione: Bologna occupata, combattimenti in corso a Piombino e Livorno, scontri in altre località. Da Firenze il Generale Armellini Chiappi, comandante la Difesa territoriale, informò di aver disposto l'occupazione dei passi dell'Appennino con le poche forze disponibili. Da Pisa il Generale Ceriana (216a Divisione) comunicò che la città era stata occupata e che i tedeschi avevano incitato i soldati ad abbandonare le caserme. Interrotti i collegamenti telefonici, avevano occupato la sede del Comando Divisione. Altre notizie pervennero sui combattimenti in corso a Livorno (35). Ma il 12 settembre forze tedesche provenienti dal mare e da terra avevano rinnovato l'attacco a Piombino e il presidio italiano era stato sopraffatto. Nel settore di Firenze era stata disposta l'occupazione, con scarsissime forze, di otto passi dell'Appennino, per impedire l'accesso in Toscana alle truppe tedesche del Corpo corazzato provenienti da nord. Un reparto inviato il mattino del 9 ad occupare il Passo della Futa, giunto nei pressi di S. Piero a Sieve, si era imbattuto in pochi elementi motorizzati tedeschi che, senza compiere atti ostili, avevano seguito i nostri reparti. Il Generale Chiappi diede ordine al Colonnello Giorgio Morigi, comandante il deposito paracadutisti, di chiarire la situazione e di occupare il passo, sistemandolo a difesa (34) Cfr.: Relazione del Generale Mario Gorlier. (35) Il presidio comprendeva dementi dei carabinieri e della marina, le truppe al deposito del 35° artiglieria, reparti costieri, alcune batterie e unità minori. Venne rinforzato da due compagnie del VI battaglione d'istruzione e dal IV gruppo da J00 / 17 del 5° reggimento artiglieria « Superga ».
Gli avvenimenti nell'ambito della 5"' Annata I 93 ---------------------------~~
fronte a nord, ponendo a sua disposizione una compagnia motociclisti del 18~ bersaglieri e il battaglione « Nembo » del deposito predetto, quale riserva mobile da impiegare a sostegno della difesa dei Passi della Futa, del Giogo e di Marradi. Ma a sera transitò per Firenze un'autocolonna tedesca che sfilò indisturbata non avendo compiuto atti di ostilità c che proseguì verso il Passo della Futa: i difensori, vedendo sopraggiungere a tergo tali nuove forze, ripiegarono su S. Piero a Sieve (36). In tutti i settori del Corpo d'Armata la situazione precipitava; le forze tedesche come altrove bloccavano i comandi, tagliavano i collegamenti a filo, paralizzavano ogni tentativo di reazione. Occuparono Firenze il mattino dell'II, giorno in cui si sciolse il Comando della s• Armata. La sera dell'II il Generale Bitossi ebbe un colloquio col Comandante di una divisione tedesca nei pressi di Siena: apparve chiara la impossibilità di opporsi alla sua azione travolgente con i pochi reparti ancora disponibili (37). Il colloquio riprese il mattino del 12, ma praticamente il Comando del Corpo d'Armata era ormai sotto controllo tedesco. Il Generale Bitossi restò al suo posto, indisturbato, fino al 19 settembre, giorno in cui venne catturato per essere successivamente internato in Germania. Nonostante la tragica situazione in cui era venuto a trovarsi il settore del II Corpo, le sue forze praticamente incapsulate dai tedeschi si erano battute a Pisa, Migliarino, Livorno, Pontedera, Orbetello, Piombino, Grosseto, Arezzo, Chiusi, ai passi dell'Appennino c particolarmente all'Abetone (dove la resistenza era stata effettuata il giorno 10 da elementi del presidio di Pistoia) e a Pracchia (38).
LA D IVISIONE DI FANTERIA (( RAVENNA )) , Aveva il compito di intercettare le rotabili che dalla valle dell'Orcia risalgono verso Siena (39). (36) Cfr.: Relazione del Colonnello Carlo Piccinini, Capo di S.M. del Comando II Corpo e del Maggiore Giovanni Taffiorelli, Comandante la difesa del passo. (37) Comandava il presidio di Siena il Generale Domenico Angelica. Cfr.: la Relazione del Colonnello Mario Griccioli, Comandante la Scuola allievi uffi. ciali di complemento di Siena. (38) Cfr.: Relazioni dei Generali Giuseppe Volpi, Comandante il Presidio militare di Pistoia, Italo Giglio, Comandante l'artiglieria di Corpo d'Armata, e del Colonnello Carlo Piccinini. (39) Cfr.: Relazione del Generale Francesco Dupont.
13. - U.S.
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Il mattino del 9 ebbe ordine di occupare la stazione di Chiusi cercando di parlamentare - giustificando l'occupazione come rispondente ad esigenze di ordine pubblico - senza fare ricorso all'uso delle armi, con gli elementi tedeschi che risultavano dislocati nella zona. Furono impiegate a tale scopo quattro centurie di « arditi >> del 37" fanteria (due del I e due del III battaglione). Venne subito occupata una parte dei fabbricati e fu possibile ottenere lo sgombero dei rimanenti ove i tedeschi si erano insediati. Ma le forze nemiche rimasero nella città e sulle alture circostanti e sbarrarono le vie di accesso allo scalo. Due delle centurie ebbero ordine di raggiungere Firenze a sostegno di quel presidio. Il pomeriggio del 10 forze del 38o fanteria occuparono Radic<r fani, Abbadia San Salvatore e Pian Castagnaio, eliminando le resistenze incontrate. Ma verso sera giunsero nella zona del torrente Paglia altri reparti tedeschi rinforzati da carri e artiglierie: ne seguì un combattimento al termine del quale i tedeschi rioccuparono Abbadia San Salvatore e la stazione di amplificazione telefonica. Una successiva operazione venne compiuta l'n per sbloccare l'accesso alla stazione di Chiusi da Montepulciano, utilizzando altri reparti del 37" fanteria rinforzati da un gruppo di artiglieria: ne derivarono scontri a fuoco che non ebbero esito favorevole (40). Le due centurie dirette a Firenze dovettero sostare a Poggibonsi perché il nemico aveva già occupato la città. Sbandati di varie pr<r venienze indussero il Generale Dupont a proporre al Comando di Corpo d'Armata la raccolta delle sue forze nella zona BuonconventoAsciano- T averne di Arbia, per fronteggiare una prevedibile azione su Siena. La proposta venne accolta il giorno II, e i movimenti si sarebbero dovuti ultimare entro il giorno successivo. Ma frattanto la situazione peggiorava; nel pomeriggio del 12 l'artiglieria della Scuola allievi ufficiali di complemento di Siena, che in precedenza era stata messa a disposizione per concorrere ad una azione su Chiusi, venne bloccata da forze nemiche mentre era in movimento (41). Il mattino del 13 il Generale Dupont fu convocato a Siena dal Generale Bitossi, la cui sede di comando era già stata occupata. In presenza di un generale tedesco ordinò di cedere le armi, aggiun(40) Il gruppo di artiglieria era privo di munizioni spolettate e di chiavi di spolettamento: fu possibile rimediare con mezzi di fortuna la notte sull' II. (41) Scontri si erano verificati a Montepulciano (IV battaglione reclute 31° carristi) e ad Albinia (LXXX battaglione d'istruzione).
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Gli avv~nim~ntr nell'ambito d~lla 5"' A1-mata
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gendo che un eventuale rifiuto avrebbe provocato gravi rappresaglie. Ma la « Ravenna », già frazionata e impegnata in vari scontri locali, si era praticamente dissolta. Tornato in sede il Generale Dupont confermò gli ordini di occultamento in precedenza impartiti e subito dopo anche la sede del suo Comando venne occupata. Con una parte dei superstiti della d1visione si sottrasse alla cattura per darsi, in seguito, all'attività clandestina. SETIORE DELLA 215. DIVISIONE COSTIERA.
Anche in questo settore si verificò la medesima situazione che si era determinata presso tutte le unità del II Corpo. Per effetto dell'eccessivo frazionamento (42) delle truppe sulla fascia di copertura costiera (circa r6o km) fu agevole alle forze tedesche raggiungerne le località principali e occuparle non senza resistenza, dilagando ovunque, riuscendo ad isolare completamente la Grande Unità, che pur aveva tentato di raccogliere le proprie forze disperse in gruppi più o meno omogenei. Deciso dal Comando II Corpo lo scioglimento dei reparti per evitarne la cattura, il giorno J 1 settembre i tedeschi occuparono la sede del Comando, a Massa Marittima. L'ordine di scioglimento non venne trasmesso al presidio dell'isola d'Elba data la sua particolare posizione e la consistenza difensiva idonea ad una resistenza in forze. Fu perciò lasciata a quel Comando piena autonomia. Il Comando della 215" Divisione fu catturato il mattino del 13. Fra i più salienti episodi di resistenza relativi al territorio di giurisdizione sono da ricordare quelli di Piombino e dell'Isola d'Elba.
lA resistenza a Piombino. Comandava il settore costiero e il presidio di Piombino (43) i] Generale Fortunato Perni, Vice comandante della divisione. (42) Aveva praticamente portato al disseminamento delle forze. In particolare: a Orbetello era dislocato il XCIV gruppo artiglieria da posizione costiera con 7 batterie di vario calibro e a Follonica il l gruppo artiglieria da posizione costiera su 4 batterie e il 207° nucleo antiparacadutisti. (43) Comprendeva I compagnia del CCCXXXIV battaglione costiero, I compagnia presidiaria, 1 battaglione reclute del deposito 84° fanteria, il LVI battaglione costiero (del 14° reggimento) e 5 batterie della Marina. Aveva giurisdizione sulla località anche il Comando Marina Elba -Piombino. Le
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La notte sul IO settembre due torpediniere tedesche entrarono nel porto per rifornirsi di acqua e carbone. Ottenutane l'autorizzazione, sbarcarono alcuni elementi che occuparono di sorpresa una postazione della Marina c il personale del semaforo, poi rilasciati in seguito ad accordo intervenuto col com ando del presidio. La stessa sera i tedeschi bombardarono la città ed ebbe inizio un combattimento, che si protrasse per alcune ore, contro forze sbarcate da un piroscafo armato, due corvette e dodici motozattere che attaccarono la località e le sue difese. Intervenne nella lotta il XIX battaglione carri « M » (44) proveniente da Terranuova. Pattuglie tedesche dislocate alla ferriera risalirono la strada fino alla Tolla Bassa e attaccarono i carri che aprirono subito il fuoco per interdire una eventuale infiltrazione nella zona della darsena Ilva. Tutte le batterie della Marina a loro volta concorsero efficacemente, incendiando una grossa nave carica di armi e munizioni, che esplose. Alle tre del mattino dell'II i tedeschi cessarono il fuoco: un cacciatorpediniere prese il largo con incendio a bordo, un altro caccia, due piroscafi e sette motozattere erano state affondate. Gravi le perdite di vite umane: circa 120 morti a terra e 300 prigionieri, alla cui cattura contribuirono efficacemente tutti i reparti. Nessuna perdita da parte italiana. Purtroppo intervenne subito dopo l'ordine di cessazione della resistenza, i tedeschi sbarcarono nuovamente a Piombino mentre altri reparti vi giunsero dalla terraferma, e i prigionieri dovettero essere liberati : il XIX battaglione carri armati si ritirò oltre Venturina (45).
La resistenza nell'Isola d'Elba. Comandante le forze dell'Isola e quelle dislocate nelle isole minori era il Generale Achille Gilardi (46). forze terrestri furono rinforzate, il giorno dell'attacco, dal XIX battaglione carri « M j 42 >> dislocato nella pineta di Terranuova (Venturina). (44) Disponeva di 20 carri e r8 semoventi. · (45) Cfr.: Relazioni del Generale Fortunato Perni, Comandante del settore costiero e del presidio di Piombino, e del Tenente Colonnello Angelo Falconi, Comandante il XIX battaglione carri. (46) li Presidio dell'Isola d'Elba era costituito dal 108° reggimento costiero rinforzato dal CCXlV battaglione, dai battaglioni mitraglieri CCCXXXXIII e DXX, dal 3° nucleo antiparacadutisti, dal 21' raggruppamento artiglieria da posizione costiera (gruppi XXIII, XXIV, XXV, XXVI) con 12 batterie oltre una batteria da 20 c.a. (in totale 6o pezzi), da 9 batterie da posizione della Marina con 36 pezzi, da un plotone chimico, dalla rosa compagnia mista
Gli avvenimenti nell'ambito della 5a Armata
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Nell'isola era dislocato un modesto presidio germanico, composto di 8o uomini che furono catturati nelle prime ore .del 9 settembre. Il mattino del IO quattro motozattere tedesche cariche <ii truppe si presentarono dinanzi al porto di Pracchio, ma furono costrette ad invertire la rotta dal fuoco delle batterie: due motozattere furono distrutte. Il giorno 13, mentre erano in corso trattative con alcuni inviati tedeschi, altre forze tentarono di impadronirsi dell'isola con colpi di mano, ma provocarono la immediata reazione della difesa. Piccole unità navali si presentarono dinanzi a Portolongone e Punta Calamata, ma vennero respinte .dall'intervento <ielle batterie. Analogo tentativo venne frustrato il giorno 14. Il 15 settembre parlamentari tedeschi intimarono la resa che fu respinta, così come furono respinti altri tentativi di sbarco. Il giorno 16 i tedeschi effettuarono una incursione aerea indiscriminata che arrecò danni e perdite. Un ultimo perentorio avviso di resa venne diramato a mezzo di volantini, minacciando gravissime rappresaglie, ciò che indusse il Generale Gilardi a cedere. I tedeschi iniziarono le operazioni di sbarco il 17 mattina e un battaglione di paracadutisti occupò l'isola (47). 3
SETTORE DELLA 216 DIVISIONE COSTIERA.
Le forze della divisione erano schierate sul litorale rirrenico sulla fascia di copertura costiera avente uno sviluppo complessivo di circa 8o km. La notte sul 9 settembre forze tedesche occuparono le opere genio e da unità dei servizi. Distaccamenti di plotone costiero erano dislocati nelle isole di Capraia e Pianosa; una squadra fucilieri a Montecristo. A Portoferraio era dislocato un Comando Marina, dipendente per l'impiego dal Comando truppe Elba. Forza totale nell'isola all'8 settembre: 6.273 uomini. Cfr.: Relazione del Generale Achille Gilardi. (47) Per tutti gli avvenimenti relativi alla 215"' Divisione costiera e in particolare per quelli svoltisi nell'isola d'Elba, cfr.: Relazioni dei Generali Cesare Maria de Vecchi di Val Cismon, Comandante la divisione, Fortunato Perni, Vice comandante, Achille Gilardi, Comandante le truppe dell'Elba, del Tenente Colonnello Torquato Pancrazi, Capo di S.M. del Comando Divisione e dei Colonnelli Rodolfo Nucci e Ugo Calvi, rispettivamente comandanti del 6° e del 14° reggimento costiero.
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L~ opa-azioni d~ll~ umtà italzan~ nd s~tl~mbrc- ottobre
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portuali di Livorno (48); seguirono scontri nell'interno della città, presso i caposaldi di Calambrone, Marina di Pisa, Viareggio e nelle adiacenze di Apuania. Venne dato ordine di resistere e di rioccupare le posizioni perdute a Livorno; a tal fine quel presidio venne ade!lllatamente rinforzato. ~ Fra le unità avviate a sostegno vi fu il IV gruppo da 100 f 17 del 5o reggimento artiglieria « Superga >>,comandato dal Maggiore Giampaolo Gamerra. A veva ricevuto ordine di spostarsi nella zona a nord est di Stagno a disposizione del Comando difesa porto di Livorno. Verso le 13,40 il gruppo, mentre giungeva in form azione di marcia in prossimità delle posizioni da occupare, venne fermato da forze tc·desche annidate nella pineta, che intimarono la consegna delle armi. Il Maggiore Gamerra oppose un reciso rifiuto e i tedeschi aprirono il fuoco a distanza ravvicinata. Il Gamerra animò subito con l'esempio i suoi artiglieri incitandoli a resistere; sostituito un mitragliere caduto accanto a lui, venne colpito e ucciso da una raffica; caddero con lui il Sottotenente Cappelli e I I artiglieri, mentre tentavano di mettere un pezzo in posizione. Altri 40 furono i feriti, fra i quali il Capitano Alfieri Roussel. La lotta si protrasse fino a quando una parte dei componenti il gruppo poté ripiegare in ordine, non inseguita. Alla memoria del valoroso Maggiore Gamerra venne conferita la Medaglia d'Oro al valor militare (49). Durante la giornata del IO la pressione tedesca si intensificò ovunque; accorse da Castiglioncello verso l'Ardenza il VI battaglione d'istruzione di Torre del Lago, che raggiunse la stazione di (48) A Livorno era dislocato un Comando Marina agli ordini del Contrammiraglio Romolo Polacchini. ll Comando della difesa porto era devoluto all'Esercito, ed era retto dal Colonnello Paolo Brogi. (49) Motivazione: « Mentre accorreva con il suo gruppo, privo di scorta, a sostenere reparti duramente impegnati coi tedeschi, scontratosi con soverchianti forze corazzate germaniche e ricevuta intimazione dal comandante di queste di consegnare le armi e gli automezzi, opponeva un fiero e deciso rifiuto. Attaccato d'improvviso con mitragliatrici e cannoni, accettava l'impari lotta ed opponeva con ogni mezzo accanita resistenza, guidando i suoi artiglieri con la voce e con l'esempio in una lotta disperata. Cadeva colpito a morte col nome d'Italia sulle labbra, fedele al suo giuramento di soldato, abbracciato alla mitragliatrice che egli stesso faceva funzionare, avendo sostituito il mitragliere mortogli accanto, Pura affermazione, nel tragico momento che la Patria attraversava, del sentimento del dovere dell'Ufficiale italiano al servizio di un ideale e promessa luminosa per l'avvenire d'Italia ''· Stagno (Livorno), 9 settembre I943·
Gli avvenimenti nell'ambito della 5.. Armata
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Livorno battendosi fino al tardo pomeriggio; un altro battaglione dislocato a Rifratta si schierò a sud -ovest di Pisa, combattendo tutta la notte sull'n. A loro volta le forze che presidiavano i caposaldi del fronte a terra di Livorno si riunirono e riuscirono a penetrare nell'abitato. Tuttavia verso le ore I8 (del IO) forze blindate tedesche occuparono la città. A nord le unità del 12• reggimento costiero fronteggiarono le forze nemiche, mentre a sud reparti del I3° reggimento ostacolarono la penetrazione nemica. L'ordine impartito la sera del ro dal Comandante la divisione di resistere ovunque fino all'estremo, fu superato dall'intervento del Comandante il II Corpo che il mattino dell'I I ordinò di trattare con i tedeschi. La sede del Comando divisione fu subito dopo circondata e nel pomeriggio il Comandante e il personale del Comando furono catturati (so).
SETTORE DELLA ZONA MILITARE DI PESCARA
Comandante, Generale Ettore Belgrano; Capo di Stato MaggiOre, T en. Col. Vincenzo Insinna. Sede del Comando: Pescara. Il mattino del 9 settembre giunsero alla stazione ferroviaria di Chieti, in transito, provenienti da Bologna, gli ultimi scaglioni della Divisione di fanteria « Legnano » (Generale Roberto Olmi), destinata in Puglia, comprendenti una frazione del Comando Divisione, il LXVIII battaglione mortai da 8r, la 12" batteria someggiata del IV gruppo del 58o reggimento artiglieria ed elementi dei servizi. Alle ore 12 dello stesso giorno il Generale Olmi ebbe ordine dal Generale Vittorio Ambrosia di assumere il comando e la difesa della città di Chieti, col compito di sbarrare - con dette forze e con quelle del Presidio di Chieti (Generale Tommaso Di Martino) comprendenti truppe ai depositi del 14• fanteria e 53° artiglieria - gli accessi alla località e quelli adducenti alla zona costiera fra Pescara e Or(so) Per gli avvenimenti relativi alla 2r6" Divisione costiera, cfr.: le Relazioni del Generale Carlo Ceriana Mayneri, Comandante, dei Colonnelli Giacomo Manfredi, Comandante l'artiglieria divisionale, Amilcare Lazzini e Alberto Volpini (rispettivamente Comandanti il 12° e 13° reggimento costiero), Paolo Brogi, Comandante la Difesa Porto di Livorno e Francesco Da Massa, Comandante la difesa di Pisa.
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tona (5 I). Non vi furono quel giorno scontri non essendovi forze germaniche in transito. Il giorno 12 giunsero a Pescara avanguardie di forze germaniche provenienti dalla rotabile costiera Adriatica e vi fu uno scontro a fuoco con i reparti del CCCLII battaglione costiero. Il giorno successivo il Generale Olmi venne catturato insieme ad altri ufficiali. Nel territorio di giurisdizione del Comando di Settore vi furono azioni isolate in varie località. A Lanciano si verificarono atti di resistenza di cui furono protagonisti militari e civili, contro forze tedesche in transito. Ad Ascoli Piceno, il 12 settembre le forze del presidio (Colonnello Emidio Santanché comandante le truppe al deposito del 49" fanteria) reagirono con vigore all'attacco di una colonna motorizzata tedesca diretto particolarmente contro le caserme e la stazione; vi presero parte anche elementi di unità costiere. Il Colonnello Santanché venne ferito, il suo Aiutante maggiore Tenente Luciano Albanese cadde ucciso. I tedeschi furono costretti a ritirarsi dopo aver subìto perdite: 18 uccisi e I8 feriti, e la cattura di alcuni prigionieri. Qualche tempo dopo, il 2 ottobre, le forze tedesche tornarono ad Ascoli Piceno ove si svolsero combattimenti accaniti specialmente presso il Colle di San Marco, con la partecipazione di civili, e la lotta si protrasse fino al 4 ottobre, con gravi perdite. Caddero uccisi due giovani partigiani, Cellini Serafino (già aviere scelto motorista) e Alessandro Panichi, entrambi poi decorati di Medaglia d'Oro al valor militare alla m emoria (52). Anche a Teramo, infine, il 12 settembre, una colonna tedesca in transito venne attaccata da militari e civili (53). Per la difesa dell'abitato militari di ogni grado sbandati appartenenti a varie unità, elem enti delle truppe al deposito del 49o artiglieria, numerosi civili ed ex prigionieri di guerra di diverse nazionalità, costituenti nel complesso una banda di circa 300 uomini, attaccarono il 25 settembre forze tedesche che riportarono gravi perdite. Ma il giorno successivo, ricevuti rinforzi, esse ripresero l'attacco cd ebbero il sopravvento. Per rappresaglia fucilarono sul posto I brigadiere dei carabinieri, I sottufficiale degli alpini e 2 carabinieri. (51) Cfr.: Relazioni dci Generali Roberto Olmi e Tommaso Di Martino e del Tenente Colonnello Vincenzo Insinna. (52) Cfr.: Relazione del Colonnello Emidio Santanché. (53) Cfr.: Relazione del Comando Centro riorganizzazionc Militari numero 3778 f r del 26 ottobre 1944.
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Schizzo n. l
GLI AVVENIMENTI NELL'AMBITO DELLA 5" ARMATA Forze ltohane ()
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CAPITOLO IV
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La Armata (r) era comandata dal Generale Mario Arisio. Carx> di Stato Maggiore il Generale Salvatore Pelligra. Sede del Comando: Potenza. Estendeva la sua giurisdizione su tutta la regione meridionale a sud della congiungente: foce del Garigliano- stazione di Campomarino (presso Termoli) esclusa. Il suo territorio comprendeva la Campania, la Lucania, la Puglia e la Calabria, per una estensione di circa 6o.ooo kmq e cioè in un ambiente geogranco molto vario, bagnato dai mari Tirreno, Jonio e Adriatico, con uno sviluppo costiero di oltre 2.000 km e di facile accesso, dotato di numerosi e importanti porti tra i quali Napoli, Taranto, Bari e Brindisi. Compito dell'Armata: la difesa contro eventuali sbarchi angloamencam. Il Comando e quelli dei dipendenti Corpi, costituivano organismi pesanti, a carattere statico, aspetto questo che si era andato accentuando a causa della ormai lunga permanenza in un settore non coinvolto nelle operazioni militari. Sul funzionamento dei comandi influiva anche la povertà dei mezzi tecnici e la penuria dei trasporti che aggravavano il fenomeno dell'isolamento, mentre la dencienza di materiali per l'attendamento e di mezzi di collegamento ne vincolava la sistemazione negli abitati, con conseguente immobilizzazione. La scelta della sede del Comando era stata influenzata dalle fX>Ssibilità di una buona sistemazione logistica e dalla circostanza che il cavo della rete n azionale, dal quale Potenza era servita, rendeva possibile il collegamento telefonico con la Capitale e con le sedi dei Comandi di Corpo d'Armata dipendenti, senza l'impiego dei materiali (t) Già dipendente dal Comando Gruppo Armate Sud, passò alle dirette dipendenze dello Stato Maggiore dell'Esercito a partire dalle ore o dell'S settembre.
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L~ op~razioni delle unità italian~
nd settembr~- ottobr~ 1943
di dotazione. Era però stato previsto lo spostamento del Comando nella valle del Volturno, con una sistemazione di fortuna. La rete dei collegamenti a filo era integrata da quella radio c dall'impiego di colombi viaggiatori. Frequenti le interruzioni telefoniche a causa dei bombardamenti aerei.
*** Il Comando ricevette regolarmente l'Ordine III CT dello Stato Maggiore Esercito, in data ro agosto, che diede origine a disposizioni per la raccolta delle forze sganciandole, per la maggior parte, dal presidio delle posizioni di arresto, per costituire con esse una massa di manovra. Con la circostanza, il Generale Arisio chiese l'ulteriore assegnazione di sette divisioni di fanteria per far fronte ai suoi compiti, ciò che avrebbe costituito un elemento di grande valore morale per l'esaltazione dello spirito combattivo delle truppe, tenuto conto del logorìo subìto durante tre anni di servizio in zone per lo più malariche e della naturale depressione morale cagionata dallo sviluppo degli avvenimenti svoltisi in precedenza in Sicilia. Fu promessa l'assegnazione di altre cinque divisioni, ma in effetti ne fu realmente avviata una sola - la Divisione « Legnano » - che giunse incompleta nella imminenza dell'armistizio. Infine, il 3 settembre, pervenne al Comandante dell'Armata la « Memoria 44 » (2) dello Stato Maggiore dell'Esercito, che stabiliva compiti particolari nel caso di aggressione tedesca: «tenere saldamente Taranto e possibilmente anche Brindisi » (3). Furono in conseguenza diramate disposizioni ai comandanti interessati (4). (2) Latore il Tenente Colonnello di S.M. Ugo Bizzarri.
(3) Quest'ultimo compito era subordinato all'arrivo in Puglia della Divisione «Legnano l>, in affluenza da Bologna. (4) A partire dalle ore 3,30 del 3 senembre il settore: della Calabria era stato impegnato dalle forze anglo- americane che, sostenute: da violenti bombardamenti aeronavali, avevano preso terra nella zona di Reggio Calabria Villa San Giovanni (operazione « Baytown »). La trattazione non entra nel merito di tali operazioni nelle quali venne seriamente coinvolto il XXXI Corpo iLaliano, con il concorso di truppe germaniche dislocate nella regione. La sera del 7 il grosso delle forze alleate aveva raggiunto la linea Nicotera- Taurianova- Siderno Marina; l'avanzata era stata ripresa la notte sull'8, avvicinandosi con le avanguardie di tre divisioni alla linea Vibo Valentia - Serra S. Bruno- Badolato e con lo sbarco di contingenti a Pizzo Calabro e Bagnara Calabra. Alle ore ro dell'S settembre il Comando della 7" Armata aveva impartito l'ordine di ripiegamento sulla linea NicastroCatanzaro e successivamente sul gruppo montano del Pollino.
Gli avvenimenti nell'ambito della 7• Armata
Alle 19,30 d eli '8 settembre il Comando di Armata intercettò dalla radio la notizia del concluso armistizio, poco dopo confermata dalla diramazione del proclama Badoglio. Si impose subito la necessità di spostare la sede del Comando per evitare che fosse risultato isolato e lontano dalle truppe, per le difficoltà dei collegamenti e per l'assenza di forze a immediata portata, tenuto anche conto che la città di Potenza sarebbe venuta a trovarsi sulla direzione di ritirata delle forze germaniche in ripiegamento dalla Calabria. Venne presa in conseguenza la decisione di trasferire subito il Comando tattico in Puglia ove era riunita la maggior parte delle forze mobili dell'Armata ed erano ·dislocati il Comando della 4" Squadra aerea e numerose unità navali, trasferimento che avrebbe consentito di a~solvere nelle migliori condizioni i compiti prescritti dalla Memona 44· Il Comando tattico venne perciò spostato a Francavilla Fontana (5), ove iniziò il funzionamento alle ore 7,30 del 9 (6). Nel frattempo il territorio di giurisdizione aveva subìto violenti bombardamenti aerei anglo- americani.
I. - LA SITUAZIONE DELLE OPPOSTE FORZE ALLE ORE 20 DELL'8 SETTEMBRE 1943
FORZE ITALIANE
Comando della t Armata. Aveva alle dirette dipendenze le seguenti unità: XIX Corpo d'Armata. Comandante, il Generale Riccardo Pentimalli; Capo di S.M., il Colonnello Ugo Almici.
(5) Cfr. : Relazioni dei Generali Mario Arisio e Raffaele Pelligra e del Colonnello Francesco Lella, Capo ufficio operazioni dell'Armata. (6) A Potenza rimasero tutti i rimanenti organi del Comando, alle dipendenze del Sottocapo di S.M., Colonnello Giovanni Faccin. A causa dei bombardamenti aerei degli alleati - particolarmente violento quello del 9 set-
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Le operazioni delle unità italiane nel settembre· ottobre 1943
Sede del Comando: Curti (Santa Maria Capua Vetere); sede del Comando tattico: Casamarciano (Nola), a partire dall'8 settembre. Compito: difesa costiera dalle foci del Garigliano alle foci della Fiumara di Castrocucco (6 km a sud di Maratea, al confine calabro); circa 500 km di coste, isole comprese (7). Comprendeva le seguenti unità: - XXXII Brigata costiera (Comandante, Generale Carlo Fantoni), in corso di costituzione. Sede del Comando : pressi di Villa Literno (8). Presidiava il settore costiero compreso fra il Garigliano e la foce di Licola; 222• Divisione costiera (Comandante, Generale Ferrante Gonzaga, Capo di S.M. Maggiore Luigi Pinna). Sede del Comando: Buccoli, presso Eboli (9). Presidiava il settore costiero compreso tra Capo d'Orso e la Fiumara di Castrocucco;
- Difesa del porto di Napoli (Comandante, Generale Ettore Marino). Sede del Comando: Castel S. Elmo (Napoli).
tembre che distrusse edifici e locali, nel corso del quale rimasero uccisi 46 mi· litari e 404 civili e feriti 41 militari e 350 civili - e dell'atteggiamento ostile delle forze tedesche in transito, l'aliquota del Comando di Armata venne a trovarsi in gravi difficoltà di funzionamento. Nei giorni successivi ebbe a subire più volte l'imposizione di arrendersi, ma ogni volta venne risposto con un netto rifiuto. Il 13 settembre, di fronte a soverchianti forze tedesche, il Colonnello Faccio, colto da una crisi di sconforto, piuttosto che arrendersi, preferì suicidarsi. Il personale cercò di raggiungere, a piccoli gruppi, attraverso le linee tedesche, il Comando tattico a Francavilla Fontana. Cfr.: Relazione del Colonnello Clemente Bianchi, Capo ufficio ordinamento del Comando di A rmata. (7) Cfr. : Relazioni del Generale Riccardo Pentirnalli, del Colonnello Ugo Almici, Capo di S.M. del Comando XIX Corpo, del Maggiore Luigi Pinna, Capo di S.M. del Comando 222a Divisione costiera. (8) Inquadrava il 16° reggimento costiero (su due battaglioni) e il 187° reggimento costiero (su tre battaglioni) e un raggruppamento di formazione di artiglierie da posizione costiera, di recente costituzione (una decina di batterie). (9) Inquadrava i reggimenti costieri 17° e 18", ciascuno su tre batcaglioni, 2 compagnie mitraglieri da posizione e gruppi da posizione costiera (una decina di batterie) e alcuni pezzi sfusi.
Gli avv~nimmti nell'ambito d~lla 7a Armata
Presidiava il settore compreso tra Foce Licola e Capo d'Orso, e le isole di Ischia, Procida e Capri (w); - Divisione di fanteria « Pasubio '' (Comandante, Generale Carlo Biglino, Capo di S.M. Ten. Col. Alfonso Checchia). Sede del Comando: Grazzanise (u). Era dislocata a tergo della XXXII Brigata costiera e in particolare sulla piana del Volturno, schierata su vari caposaldi (settore di Villa Literno); - C Brigata di marcia; - artiglieria di Corpo d'Armata (12); - CXXX reggimento genio di marcia; - enti e servizi territoriali dipendenti dal Comando del Corpo d'Armata territoriale di Napoli (Generale Ettore Deltetto). Sede del Comando: Napoli (13). Napoli era sede del Comando in Capo del Dipartimento Marittimo, retto dall'Ammiraglio di Squadra Ferdinando Casardi. La difesa della piazza era devoluta all'Esercito. La Marina armava con proprio personale le batterie della difesa contraerea, le sistemazioni per l'annebbiamento del porto e gli impianti e servizi comunque attinenti al funzionamento del porto e all'esercizio del traffico marittimo (14). XXXI Corpo d'Armata (Comandante, Generale Camillo Mercalli; Capo di S.M., Colonnello Rinaldo Fiore Vernazza). Sede del Comando: Soveria Mannelli. (ro) Inquadrava il 117° reggimento costiero, su tre battaglioni, e il 151° reggimento costiero, su due battaglioni; una compagnia mitraglieri da posizione; le forze a presidio delle isole di Capri e Ischia e il 14° raggruppamento artiglieria Gaf comprendente 17 batterie e alcuni pezzi sfusi. (11) Reduce dalla Russia e pressoché distrutta, era in fase di ricostituzione. Inquadrava i reggimenti di fanteria 79° e 8o0 , 1'8° reggimento artiglieria da campagna ed elementi minori. (12) Agli ordini del Generale Attilio Tomaselli. Non disponeva in proprio di artiglierie. Aveva alle dipendenze le truppe ai depositi di artiglieria comprendenti anche reparti di reclute e relativi armi e mezzi. ( 13) Disponeva delle truppe ai depositi (per la maggior parte reclute), di unità dei servizi territoriali e di elementi minori. (r4) Cfr.: UFFICIO STORICO DELLA MAA1:-.:A MiLITAU:: cc La Marina italiana nella seconda guerra mondiale >>. Volume XV: cc La Marina dall'8 settembre 1943 alla fine del conflitto ». Compilatore Ammiraglio di Squadra GmsEPPE FIORAVANzo, Roma, r9()2. Pagg. II9 e 120.
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Le opera::::ioni delle unità italiane nel Jettembre- ottobre 1943 _..:...:.
Era dislocato in Calabria (escluso il settore della Piazza Militare Marittima di Reggio Calabria). Limite settentrionale del territorio di giurisdizione: la congiungente Praia a Mare- M. Serramale- gruppo montano del Pollino- M. Rotondella- stazione di Nova Siri- Rotondella (esclusa), coincidente col confine settentrionale della Calabria. Difendeva inizialmente la fascia di copertura costiera per uno sviluppo complessivo di 6so km (km 242 sul versante tirrenico e 408 sul versante jonico). Al Comandante del Corpo d'Armata erano stati devoluti anche i poteri civili ( rs). Comprendeva le seguenti forze: - Divisione di fanteria « Mantova » (Comandante, Generale Guido Bologna; Capo di S.M. Tenente Colonnello Amerigo Chiariotti). Sede del Comando: T iriolo (16). Costituiva massa di manovra ed era schierata sui due archi difenstvl arretrati e organizzati di Squillace e Sant'Eufemia, a potenziamento della difesa costiera; -
2II .. Divisione costiera (Comandante, Generale Felice Gon-
nella; Capo di S.M. il Tenente Colonnello Giuseppe Mastrobuono). Sede del Comando: Cittanova (17). Era dislocata nel settore jonico su 131 km di costa, fra il Capo dell'Armi e nord Marina di Badolato; nel settore tirrenico su 49 km di costa fra Capo Vaticano e Scilla, esclusi; 212a Divisione costiera (Comandante, Generale Ugo Medori, Capo di S.M., Tenente Colonnello Fazio Di Nasari).
(r5) Cfr.: Relazione del Generale Camillo Mercalli. (x6) Inquadrava due sezioni carabinieri, i reggimenti di fanteria II3° e II4°, il CIV battaglione mortai da 8r, l'n• reggimento artiglieria da campagna, la 79• compagnia artieri, la 107a compagnia mista trasmissioni, la 404a sezione fotoelettricisti ed clementi dei servizi. Era stata rinforzata, per l'impiego, dalle truppe costiere del settore jonico già alle dipendenze della 2r:za Divisione: 144° reggimento costiero, CVIII battaglione mitraglieri, 108a compagnia mortai da 8r, XI gruppo di artiglieria e 445• nucleo antiparacadutisti. La divisione aveva il nominativo di « autotrasportabile ». (17) Inquadrava i reggimenti costieri 53•, u8° e 143•, il 49° raggruppamento artiglieria su due gruppi (LVIII e LXXXIX), il treno armato r20 / 4of S, la 21 1• compagnia mista genio; i nuclei antiparacadutisti 327•, 448° ed elementi minori. Le erano stati assegnati di rinforzo i battaglioni di fanteria tipo « A.S. » DCCCXV, DCCCXVI e DCCCXL e il reggimento paracadutisti cc Nembo » proveniente dalla Sicilia.
Gli avv~nim~ntz n~/l'ambito d~lla 7" Armata
207
Sede del Comando: Catanzaro (r8). Era dislocata nel settore jonico del golfo di Squillace su 54 km di costa fra nord Marina di Badolato e stazione di Cropani, e nel settore tirrenico su 83 km di costa fra Capo Vaticano compreso e stazione Serra d'Aiello esclusa;
- 214• Divisione costiera (Comandante, Generale Carlo Lama; Capo di S.M., Tenente Colonnello Francesco Dibitonto). Sede del Comando: Santa Severina (r9). Era dislocata sul litorale jonico da est di Sant'Angelo a stazione Bottricello, su 152 km di costa, nel settore di Crotone; 22t Divisione costiera (Comandante, Generale Luigi Chatrian; Capo di S.M., Tenente Colonnello Sergio Palombarini). Sede del Comando: Castrovillari (20). Era dislocata nel settore jonico su 71 km di costa fra est Sant'Angelo e sud stazione Nova Siri e nel settore tirrenico su IIO km di costa fra il limite settentrionale del territorio di giurisdizione del Corpo d'Armata e la stazione di Serra d'Aiello;
truppe e servizi di Corpo d'Armata: 3• compagnia chimica; . ro8• compagnia motociclisti; (x8) Inquadrava inizialmente i reggimenti costieri 103°, u5° e 144°, il DIVC battaglione costiero, il CVIII battaglione mitraglieri, la 414• compagnia mortai da 81, il 45° raggruppamento artiglieria (gruppi IX, Xl, LXXXI), il gruppo divisionale ccvn, il treno armato I52/ 4o fiii T, la 2J2a compagnia mista genio, i nuclei antiparacadutisti xSg•, 320", 321°, 324°, 443•, 444°, 445° e 446°. Successivamente aveva ceduto alla Divisione << Mantova », in rinforzo, le truppe del settore costiero jonico (144° reggimento costiero, x compagnia del CVIII battaglione mitraglieri, la 108• compagnia mortai da 81, l'Xl gruppo artiglieria, il 445° nucleo antiparacadutisti). In secondo tempo aveva ceduto alla 214• Divisione costiera il 103° reggimento costiero, la 414a compagnia mortai da 81, 2 compagnie mitraglieri del CVIII battaglione mitraglieri, 3 gruppi di artiglieria, la compagnia mista genio ed elementi dei servizi. (19) Inquadrava i reggimenti costieri 103° e 148°, il CCCIVC battaglione costiero, i gruppi di artiglieria LV, LXXXI, CXL e XXVII, 4 stazioni fotoelettriche, il treno armato 1)2/ IIIJT, la 403• compagnia mortai da 8r, la 702• compagnia mista genio, i nuclei antiparacadutisti 178°, 312°, 443°, 444° e 451° e disponeva anche di alcuni pezzi sfusi di artiglieria. (20) Inquadrava i reggimenti costieri 141° (su 4 battaglioni) e 145° (su tre battaglioni), 2 batterie e alcuni pezzi sfusi, la compagnia genio artieri, e il nucleo antiparacadutisti 450°. Aveva ceduto alla 214" Divisione il 148° reggimento costiero, un plotone genio ed elementi minori.
208
f.-c
operazioni delle umtà italiane nel settembre· ottobre 1943 21a legione M. A. C.A.; XXIII battaglione artieri; unità dei servizi.
Forza presente del XXXI Corpo alla data del 1° settembre 1943: circa 48.ooo uomini (21). IX Corpo d'Armata (Comandante, Generale Roberto Lerici; Capo di S.M., Colonnello Gazzino Gazzini). Sede del Comando: Putignano. Presidiava il settore della Puglia e della Lucania jonica: dalla stazione di Campomarino (Adriatico) alla stazione di Nova Siri (Jonio) per un complesso di 8oo km di costa suddivisi in tre settori di divisione e due piazze marittime. Comprendeva le seguenti forze: - XXXI Brigata costiera. Comandante, Generale Mario Carasi. Sede del Comando: Massafra (22). Presidiava il Metapontino, dalla stazione di Nova Siri alla Piazza Militare Marittima di Taranto; - Piazza Militare Marittima di Taranto (Comandante, Ammiraglio Guido Calleri di Sala). Sede del Comando: Taranto (23). Dipendeva dai Comandi dell'Esercito soltanto per la difesa del territorio e per l'ordine pubblico; - Piazza Militare Marittima di Brindisi (Comandante, Ammiraglio Luigi Rubartelli). (21) Cfr.: Relazione n. 01 / 11~8, in data I 0 settembre 1943, del Comando del Corpo d'Armata al Comando 7" Armata. (22) Inquadrava i reggimenti costieri rsoo e 1~0 e un Comando artiglieria comprendente i gruppi CLXXXV e CCXIV, ed elementi minori. (23) Esclusa la difesa navale, disponeva di 138 pezzi (39 batterie) e 290 mitragliere contraeree della Marina. Il fronte a terra (circa 70 km) era presidiato da 7 battaglioni c 5 batterie costiere, 12 nuclei antiparacadutisti, 3 plotoni mitraglieri mobili, 1 compagnia mortai, t compagnia carri lanciafiamme, 12 obici da 149, 1 compagnia cannoni c.c., 2 compagnie fuciloni S. da 20, e 7 compagnie lavoratori, con un totale pari a circa 12.000 uomini. Cfr.: Diario storico della 210• Divisione e UFFICIO STORICO DELLA MARINA MILITARE: <<La Marina italiana nella seconda guerra mondiale ll . Volume XV: <<La Marina dall'8 settembre 1943 alla fine del conflitto ll . Compilatore: Ammiraglio di Squadra GmsEPPE FIORAVANZO, Roma, 1~2. Pag. 208.
Gli avvenimenti nell'ambito della 7"' Armata
Sede del Comando: Brindisi (24). Dipendeva dai Comandi dell'Esercito soltanto per la difesa del territorio e per l'ordine pubblico; 210.. Divisione costiera (Comandante, Generale Prospero Colonna; Capo di Stato Maggiore: Maggiore Biagio Nini). Sede del Comando: Montironi (25). Era schierata sulla penisola salentina da Taranto compresa a Brindisi esclusa (26); 209.. Divisione costiera (Comandante, Generale Luigi Amato; Capo ·di S.M., Maggiore Enzo Vescovini). Sede del Comando: Noicattaro (27).
(24) Perimetro circa 35 km. Era presidiata da un reggimento costiero (3 battaglioni) con artiglierie, agli ordini del Generale Renato Comanducci, e da 14 batterie della Marina con 28 pezzi navali, 48 contraerei e 92 mitragliere c.a. Aveva alle sue dipendenze il Comando Marina di Bari (Contrammiraglio Tomaso Panunzio). Cfr.: UFFICIO STORICO DELLA MAJU NA MILITARE: volume XV, cit., pagg. 2II e 212. (25) Inquadrava le seguenti unità: II3", 114" e 164" reggimenti costieri, XIV gruppo cavalleggeri appiedato « Guide >> rinforzato, 3.. compagnia del CLII battaglione mitraglieri, 4a compagnia mitraglieri, 405a compagnia mortai da 81, 18" compagnia cannoni c.c., il Comando artiglieria con i gruppi LIV e CCLVI, la 2a batteria del CCCXIV gruppo e il VII battaglione artiglieria da istruzione senza pezzi, 2ro• compagnia artieri, 210& compagnia mista collegamenti, 34• compagnia trt., 241° e 243" nuclei antiparacadutisti ed elementi dei servizi, e il x6" raggruppamento artiglieria Gaf. Quale massa mobile di manovra a tergo dello schieramento le venne messo a disposizione il 235" reggimento fanteria « Piceno >>. Cfr. : Diario storico della 210a Divisione, settembreottobre 1943· (26) Il 13 settembre assunse la difesa della bretella Taranto- Grottaglie Francavilla Fontana -Latiano- Brindisi. (27) Inquadrava i seguenti elementi: 15" e II2° reggimenti costieri, XLI battaglione bersaglieri, IX battaglione mitraglieri, CCLIII legione milizia, nuclei antiparacadutisti 264", 432" e 434", 41" reggimento artiglieria (r3 batterie) rinforzato dal CIIIC gruppo, 209"' compagnia mista genio ed elementi dei servizi. Aveva alle sue dipendenze la Difesa porto di Bari (Colonnello Francesco Vitucci) comprendente i seguenti elementi: Comando II2° reggimento costiero col CCCVIII battaglione, IX battaglione mitraglieri, 692• compagnia mitraglieri autonoma, 15" compagnia autonoma c.c., XIX battaglione presidiario, IX compagnia chimica, gruppi di artiglieria CXCVI, CXCVII e LXXXIX, il XLI battaglione istruzione bersaglieri, il CXXXV battaglione costiero proveniente dalla Sicilia e il IV gruppo difesa aeroporti comprendente l'XI battaglione avieri, la 8" compagnia avieri c.a. e 3 batterie autonome. Cfr.: Relazione del Generale Amato Luigi.
14. - u.s.
21 o
Le operazioni delle unità italiane nel settembre - ottobre 1943
Era schierata in difesa costiera su 330 km di fronte da Torre Testa (Brindisi) al torrente Saccionc (28); - Divisione di fanteria « Piceno >J (Comandante, Generale Emilio Coronati; Capo di S.M. Tenente Colonnello Salvatore Inghilleri). Sede del Comando: Francavilla Fontana (29). Era dislocata a presidio della posizione d'arresto Taranto- Brindisi e nella zona Otranto- Gallipoli. Aveva alle sue dipendenze il settore della 210• Divisione costiera fra la piazza di Taranto e Torre S. Isidoro. Il 9 settembre ebbe ordine di concentrarsi nella zona Montemesola- Grottaglie- Villa Castelli, fronte a nord; - Divisione di fanteria « Legnano >> (Comandante interinale, Generale Vincenzo Dapino, Comandante la fanteria divisionale; Capo di S.M., Tenente Colonnello Arnaldo Tuzi). Sede del Comando: Brindisi (30). (28) La sera dell'8 settembre si costituì subito una riserva con elementi di fanteria e la 234• batteria da p.c. Sotto la data del 15 settembre entrò a far parte del U Corpo. (29) Inquadrava le seguenti unità: 235° e 336° reggimenti fanteria, CUI battaglione mitraglieri someggiato, 152° reggimento artiglieria da campagna su 4 gruppi, CLII battaglione misto genio, ed elementi dei servizi. Era stata rinforzata dai seguenti elementi: CCIX battaglione mitraglieri di Corpo d'Armata autocarrato, 2 autosezioni pesanti, IX battaglione d'istruzione, 8u.. batteria da 75/13 autoportata, reparti adibiti alla difesa fissa degli aeroporti: 464°, 466° e 454°, rispettivamente dislocati a Grottaglie, Manduria e S. Vito dei Normanni. Cfr.: Diario storico settembre- ottobre 1943 del Comando Divisione «Piceno». (3o) Già dislocata in Francia (I Corpo della 4• Armata) si trasferì nella zona di Bologna a partire dal 29 luglio I943· I movimenti vennero ultimati il 12 agosto. Ebbe successivamente ordine di trasferirsi in Puglia e i primi trasporti si iniziarono il 29 agosto; si sarebbero dovuti ultimare entro il 9 settembre. Inquadrava i reggimenti di fanteria 6r e 68°, il 58° reggimento artiglieria da campagna, il LVIII battaglione mortai, la 25• compagnia artieri, la 6"r sezione fotoelettricisti, e 1 plotone trasmettitori, unità minori ed elementi dei servizi. Non fecero in tempo a raggiungere la Puglia i seguenti elementi: L VIII battaglione mortai, la s8a compagnia mitraglieri, la batteria accompagnamento del 68° fanteria, il III gruppo, la 12a batteria del IV gruppo, e la 358• batteria da 20, la 38• compagnia trt. meno un plotone e alcune unità dei servizi. Il Comandante di Divisione, Generale Roberto Olmi, fu catturato dai tedeschi a Pescara il 12 settembre. In Puglia venne rinforzata dal 162° reggimento e dal CCCL battaglione costiero, dai nuclei antiparacadutisti 323° e 407", dal 4° raggruppamento artiglieria e dal XCIX raggruppamento Guardia alla frontiera. Cfr.: Diario storico- militare agosto- settembre 1943 del Comando Divisione.
Gli avvenimenti nell'ambito della 7.. Armata
2II
In affluenza da Bologna, fu schierata a difesa della Piazza di Brindisi nei settori occidentale e meridionale (31). -
Comando artiglieria di Corpo d'Armata: 5o reggimento artiglieria, . 9o reggimento artiglieria, . 41° raggruppamento artiglieria; - Comando Genio di Corpo d'Armata; - Comando Carabinieri di Corpo d'Armata; - Direzioni dei Servizi; -----, unità varie. Era inoltre alle di pendenze del Comando IX Corpo il Comando Territoriale dello stesso (Generale Giovanni Caruso) che disponeva dei propri Comandi di Arma e delle Direzioni dei servizi e di altri elementi : - truppe ai depositi; - 3a compagnia distrettuale; - 9.. compagnia sussistenza; - ospedale militare principale; - compagnia mista Comando Base n. 8; - 1° raggruppamento ferrovieri mobilitato (32). Presso l'Aeroporto di Bari era dislocata la 103' squadriglia aviazione ausiliaria dell'Esercito (33). Truppe e servizi di Armata: - Comando Artiglieria (Generale Giovanni Battista Guccione); - Comando Genio (Generale Oreste Crivaro); - Intendenza di Armata (Generale Moricca); - 14° raggruppamento artiglieria motorizzato su 3 grupp1; - 49o raggruppamento artiglieria costiera; - VI e CCIV gruppi da 149/35; 29a batteria contraerea da 20; - 3 sezioni Carabinieri; (3r) Diede in seguito valido contributo alla costituzione del 1° Raggruppamento motorizzato per la partecipazione alla guerra di L iberazione (foglio numero 76r j Ord. del 26 settembre 1943 del Comando LI Corpo d'Armata). (32) Cfr.: Relazione del Comandante, Colonnello Francesco Catucci. Il raggruppamento era dislocato nel territorio pugliese per lavori di riattamento e dipendeva direttamente dallo Stato Maggiore dell'Esercito. (33) Cfr.: Relazione del Sottotenente osservatore Italo Azzolini.
2 r2
Le operazioni d~lle unità italiane nel settembre- ottobr~ 1943
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XXIII raggruppamento genio; CIII battaglione minatori; 95a legione milizia; Dìrezioni dei Servizi e magazzini; 40a squadriglia di osservazione aerea (aviazione ausiliaria).
Le forze aeree dislocate nel territorio dell'Armata erano le seguenti: IV Squadra aerea, comprendente 7 squadriglie da caccia, I da bombardamento e 2 tuffatori. Alle ore 20 del 7 settembre disponeva di 43 aerei efficienti da caccia e IO efficienti da bombardamento. Sull'aeroporto di Bari era dislocato il 6<)0 Gruppo aviazione ausiliaria per l'Esercito, con la 103~ squadriglia. Sull'aeroporto di Pontecagnano (Salerno) era dislocata la n8• squadriglia dello stesso gruppo, con una sezione a Capua (34). Complessivamente l'Armata disponeva di 130.000 uomini, 3.025 mitragliatrici, 2.4?(5 fucili mitragliatori, 144 mortai, 99 armi controcarri,·12 carri lanciafiamme, 900 pezzi di artiglieria di vario calibro e 36 mitragliere da 20 con un complesso di 25 battaglioni di fanteria, 74 battaglioni costieri, 21 battaglioni territoriali, di avieri e d'istruzione, 24 gruppi di artiglierie mobili e II5 batterie costiere, esclusa la Divisione di fanteria « Legnano » (35). Le truppe ai depositi dipendevano per l'impiego dai Comandi di Corpo d'Armata, la difesa contraerea della M.A.C.A. (Milizia artiglieria c.a.) faceva capo ai Comandi territoriali degli stessi Corpi d' Armata, in corso di costituzione. Ma l'Armata risultava << disseminata ed immobilizzata sui 2.ooo chilometri di spiaggia con le maggiori forze e con le restanti su tre posizioni più o meno estese ed arretrate». Fino a quel momento le due divisioni germaniche inserite nello schieramento dell'Armata, « a parte il dubbio sulla loro obbedienza, erano correttivo impari al bisogno ed alla estensione del territorio » (36).
*** Qualche considerazione sulla efficienza delle forze italiane. Le unità costiere erano disseminate in copertura lungo 2.ooo km di costa. Dotate di armamento alquanto antiquato, prive di mezzi di (34) Cfr.: ANCELO Lonr: « L'Aeronautica italiana nella guerra di liberazione 1943- 1945 ». Ufficio Storico dell'Aeronautica Militare, Roma, 19{>x. Pagine 30, 350 (allegato 3) e 355 (allegato 5)· (35) Cfr.: Relazione del Generale Mario Arisio, Comandante dell'Armata. (36) Cfr.: Relazione del Generale Mario Arisio, Comandante dell'Armata.
Gli avvenim enti nell'ambito della 7.. Armata
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trasporto, sistemate in apprestamenti difensivi inadeguati, erano suddivise in IO settori costieri articolati a loro volta in 62 settori di battaglione. Le Divisioni di fanteria « Pasubio », << Mantova>> e « Piceno» presidiavano altrettante posizioni di arresto nell'entroterra, frazionate e immobilizzate nella occupazione di tratti difensivi. Unità antiquate, sprovviste di carri armati e di mezzi controcarri e contraerei, avevano scarsa mobilità e perciò impiegabili in caso di urgenza solo in un raggio ristretto non avendo il Comando di Armata la possibilità di assicurarne l'autotrasporto. La Divisione <<Mantova >> era solo nominalmente << autotrasportabile >>; la Divisione « Pasubio >> era anche priva di quadrupedi. Ne conseguiva che l'Armata era costretta ad una difesa statica, aggravata dal frazionamento delle forze, che riduceva le capacità di reazione. Fino all'8 settembre, per le azioni manovrate, si poteva contare solo sulle forze germaniche. A partire da quel giorno la mancanza di uno schieramento in profondità, di riserve mobili e di mezzi corazzati e controcarri, costituirono elementi negativi per far fronte col dovuto vigore e con tempestività agli atti di aggressione germanici. Questa la situazione mentre l'Armata veniva a trovarsi nella condizione di dover fronteggiare, fin dalla sera dell'8 settembre, non uno, ma due ben distinti avversari (37).
FORZE GERMANICHE
Nel territorio di giurisdizione della 7" Armata era dislocata la IOa Armata germanica (Generale Heinrich Scheel von Vietinghoff), il cui comando aveva sede a Polla dove era stato distaccato un ufficiale di collegamento della 7" Armata; altro ufficiale era stato inviato presso il Comando del II Corpo aereo tedesco a Sala Consilina (38). Alla data dell'8 settembre la 10" Armata era suddivisa in tre blocchi (39): - in Campania: il XIV Corpo, con la 15a Divisione panzergrenadiere tra Gaeta e il Volturno, la Divisione corazzata « Goering » (37) Cfr.: Relazioni dei Generali Mario Arisio, Camillo Mercalli e Guido Bologna. (38) Cfr.: Relazioni del Generale Mario Arisio e del Maggiore Silvio Simeoni del Comando 7" Armata. (39) Cfr.: Relazioni del Generale Mario Arisio e del Tenente Colonnello Paolo Cuzzi del Comando di Armata.
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a nord- est di Napoli e la 16" Divisione corazzata nella zona di Salerno; __,. in Calabria: il LXXVI Corpo con la 29"' Divisione panzergrenadiere nella regione meridionale e la 26• Divisione corazzata nella zona di Catanzaro; - in Puglia: la x• Divisione paracadutisti del LXXIV Corpo rinforzata, tra Gioia del Colle e Altamura, con un reggimento presso Taranto (zona Mottola- Castellaneta); - in affluenza dal Lazio, dalla sera del 9, la 3• Divisione panzergrenadiere. Numerosi elementi sfusi, con funzioni territoriali e varie, erano dislocati nelle più importanti località. In conseguenza degli sbarchi delle forze anglo - americane, il Generale Vietinghoff intendeva sgomberare la penisola calabra e chiuderne lo sbocco al rilievo montuoso del Pollino, impedire sbarchi nel golfo di Taranto, rinforzare la Puglia, resistere in Campania.
IL - GLI AVVENIMENTI Subito dopo l'annuncio dell'armistizio il Comandante dell' Armata, che si era già orientato a riunire le forze delle Divisioni « Piceno » (in Puglia) e « Mantova » (in Calabria) per costituirsi una massa di manovra, impartì le disposizioni per l'applicazione di iniziativa della « Memoria 44 » e ordinò la riunione per battaglione di tutti i reparti non aventi compiti specifici. In data 12 settembre, con foglio n. 16 j I, lo Stato Maggiore dell'Esercito inviò al Comando di Armata le direttive per le operazioni in Puglia (allegato n. 1) e successivamente, il giorno 13, con foglio n. 27 JV, ordinò di iniziare la cooperazione con le forze alleate sbarcate a Taranto e di dirigere verso quella base la Divisione « Mantova » proveniente dalla Calabria, disponendo altresì che forze autocarrate agissero sul tergo degli elementi tedeschi dislocati nella zona di Scanzano- Metaponto, nell'intento di rendere libere la rotabile e la linea ferroviaria litoranee. Lo stesso giorno lo Stato Maggiore ordinò direttamente al Comando del IX Corpo di eseguire azioni offensive contro i tedeschi, con tre colonne autocarrate di un battaglione ciascuno, avvertendolo
Gli avvenimenti nell'ambito della 7a Armata
che avrebbe potuto disporre del comando e di un battaglione del 6]" reggimento fanteria «Legnano» (4o). Seguì il 14 settembre altro ordine dello Stato Maggiore dell'Esercito al Comando del LI Corpo (41) - nel frattempo costituitosi prescrivente che alle truppe della 2ro"' Divisione costiera e delle piazze marittime di Taranto e Brindisi fosse devoluto il compito della difesa ad oltranza delle posizioni ad esse assegnate, sistemandosi a difesa e distaccando nuclei di osservazione in avanti. Tale ordine fu confermato al LI Corpo dal Comando di Armata (42). Il medesimo giorno il Comandante dell'Armata (43) ordinò al Comandante il LI Corpo che la Divisione «Piceno», eventualmente rinforzata, si ponesse in condizione di operare in concomitanza con le truppe britanniche di Taranto contro le forze germaniche dislocate in Puglia. In conseguenza il Comando della Divisione « Piceno » ebbe ordine, dal Comando LI Corpo (44), di raggiungere in primo tempo l'allineamento: Martina Franca- Locorotondo- Selva di Fasano. Infine, il 17 settembre, il Comando di Armata ordinò (45) a quello del LI Corpo, di attaccare le forze tedesche nella zona di Altamura- Gravina; venne perciò disposto che la Divisione « Piceno» (46) si opponesse a puntate delle forze tedesche che dalla zona di Bari- Casamassima- Gioia del Colle tendessero a quella di Brindisi- Francavilla Fontana- Grottaglie, rinforzandola eventualmente con elementi tratti dalla Divisione di fanteria « Legnano ». Con questa serie di provvedimenti, concernenti l'impiego delle sole forze in quel periodo disponibili, fu possibile iniziare una stretta cooperazione con le truppe alleate sbarcate, mediante una serie di (4o) Di tali disposizioni il Comando IX Corpo diede notizia a quello di Armata con radio n. 9546 del 13 settembre, chiedendo anche autorizzazione, che venne concessa, di poter impiegare altri due battaglioni a sostegno. (41) Inquadrava le Divisioni «Piceno», «Legnano», 209"' e 210"' costiere, la XXXI Brigata costiera e le piazze di Taranto e Brindisi. Alle sue dipendenze dovevano passare anche le truppe affluenti dalla Calabria. Compito del Corpo d 'Armata: agire in piena coordinazione di sforzi col V Corpo britannico, in corso di sbarco nelle Puglie. Cfr.: Ministero della Difesa, Stato Maggiore dell'Esercito, UFFICIO STORico: «Il I Raggruppamento motorizzato italiano (19431944) ». Tipografia Regionale, Roma, 1949· Pag. 10. (42) Foglio n. 2/ 8532 del 4 settembre. (43) Foglio n. 2/ 8533 del 14 settembre. (44) Foglio n. 34/ 0p. del 17 settembre. (45) Foglio n. 2/ 8602 del 17 settembre. (46) Foglio n. 88/0p., del 19 settembre, del Comando LI Corpo.
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Le operazioni delle unità italiane nel settembre- ottobre 1943
azioni dirette a respingere sempre più verso nord le residue forze germaniche ancora dislocate in Basilicata e in Puglia. Né mancò, nel contempo, il contributo delle unità ausiliarie italiane sulle prime linee e sulle retrovie.
SETTORE DEL XIX CORPO D'ARMATA
Lo schieramento era in sostanza costituito da un semplice cordone difensivo ]ungo le coste, articolato in numerosi elementi presidiati da piccole unità. Solo in corrispondenza del settore di Villa Literno, ritenuto il più pericoloso, lo schieramento aveva una maggiore profondità per la presenza della Divisione « Pasubio», anch'essa diluita su di una fronte di oltre 50 km, dallo sbocco in piano del Garigliano a Foce Licola. La costruzione dei caposaldi era stata appena iniziata. Difettando uno schieramento in profondità e le riserve mobili e non disponendosi di mezzi corazzati e anticarro, il Corpo d'Armata non era in grado di opporsi ad un eventuale attacco tedesco : nel suo territorio si era infatti dislocato il XIV Corpo corazzato i cui elementi si erano inseriti nella organizzazione difensiva costiera, affiancandosi ai reparti italiani nella guardia delle interruzioni, schierando le artiglierie nei caposaldi della difesa da essi presidiati e inserendosi nella relativa rete dei collegamenti. Ne sarebbero perciò derivate solo azioni isolate a carattere episodico, modesti colpi di mano e azioni di sabotaggio. Aleatoria, infine, la riunione delle forze, per ragioni di distanza e per la mancanza quasi assoluta di mezzi di trasporto. Nel tardo pomeriggio dell'8 settembre si interruppero i collegamenti a filo col Comando di Armata e fu possibile ripristinare soltanto la rete radio, per alcune ore, dopo due giorni. I primi atti di ostilità per iniziativa delle forze tedesche ebbero inizio la stessa sera dell'8: poco dopo le 20,30 un reparto occupò la centrale elettrica di Mignano e una compagnia rinforzata, inviata nelle prime ore del 9 per ristabilire la situazione, venne sopraffatta. La notte sul 9, mentre nella piana di Battipaglia avveniva lo sbarco delle forze anglo- americane, i tedeschi occupavano il porto di Salerno contrastati dalle forze della 222a Divisione costiera (47), (47) Il Comando della difesa di Salerno era retto dal Colonnello Bonito Oliva, che aveva alle sue dipendenze il CCXXXIX banaglione costiero e altre
Gli avvenimenti nell'ambito della 7" Armata
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disarmavano la 3" batteria da posizione a Vietri sul Mare e uccidevano il Generale don Ferrante Gonzaga del Vodice (48), Comandante della divisione, che aveva reagito alla intimazione di disarmare le proprie unità. I reparti da lui dipendenti, pur essendo venuti a conoscenza della sua uccisione, continuarono a resistere ovunque fino all'alba e, in qualche caso, anche nei giorni seguenti. Successivamente forze tedesche occuparono con unità motocorazzate, i punti principali della regione e i dintorni di Napoli, assicurandosi in soli tre giorni, come si vedrà, il possesso della Campania. Nel corso di queste azioni, svolte con estrema decisione, le forze tedesche furono contrastate da unità costiere, da reparti della Divisione « Pasubio>> e del presidio di Napoli. Ma si trattò di resistenze sporadiche, rese più aleatorie dalla sorpresa abilmente sfruttata dal nemico. L'inutilizzazione di tutti i collegamenti, la sopraffazione dei comandi e la mancanza di riserve mobili e bene armate resero impossibile l'azione di comando e paralizzarono fin dall'inizio ogni attività. Altre unità tedesche disarmarono elementi isolati, presidiarono nodi stradali e centrali elettriche, interruppero i collegamenti. Nella zona di Napoli, la notte sul 9 e nelle prime ore del mattino (49), i tedeschi occuparono il posto di avvistamento dei Carnaiunità, e che diede ordine di attaccare le forze tedesche. Combattimenti si svolsero, la notte sul 9, sulla collina di Madonna dei Monti che rimase in mano italiana. Perdite tedesche: 2 morti e vari feriti; italiane: 1 soldato morto, r ufficiale e I graduato feriti. Cfr. : Relazione del Sottotenente Aldo Manzi, del CCXXXIX battaglione costiero. (48) Alla sua memoria venne conferita la Medaglia d'Oro al valor militare, con la seguente motivazione: «Generale comandante di una divisione costiera, avuta notizia della fuma dell'armistizio tra l'Italia e le Nazioni Unite, impartiva immediatamente gli ordini del caso per opporsi ad atti ostili da parte delle truppe germaniche, pronto :1 tutto osare per mantenere fede alla consegna ricevuta dal Governo di S.M. il Re. Mentre si trovava con pochi militari ad un osservatorio, invitato da un ufficiale superiore germanico - scortato da truppa armata - ad ordinare la consegna delle armi dei reparti della divisione, opponeva un reciso rifiuto. Minacciato a mano armata dall'ufficiale germanico, insisteva nel suo fermo atteggiamento e portando a sua volta la mano alla pistola, ordinava ai propri dipendenti di resistere con le armi alle intimazioni ricevute, quando una scarica di moschetto automatico nemico l'uccideva all'istante. Chiudeva cosi la sua bella esistenza di soldato, dando mirabile esempio di elevate virtù militari, cosciente sprezzo del pericolo, altissimo senso del dovere >>. Buccoli di Conforti (Salerno), 8 settembre T943· (49) In via Foria, militari e civili attaccarono e catturarono alcuni ufficiali e 15 soldati tedeschi e si impossessarono di 4 autocarri, 2 autovetture e 2 moto-
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doli, la batteria di Arco Felice, il posto di blocco ferroviario di Portici e il Centro raccolta di Sessa Aurunca. Il Comando della Difesa territoriale dispose la rioccupazione di tali località che venne coronata da successo, ad eccezione di Sessa Aurunca, dove una compagnia bersaglieri avviata da Napoli constatò che era stata occupata e che il nemico vi aveva disarmato il presidio. Nel contempo truppe tedesche occuparono l'aeroporto di Montecorvino Rovella e intensificarono ovunque il disarmo di elementi isolati e il sequestro di automezzi (so). Il Comandante del XIX Corpo ordinò ai Comandi costieri di riunire le forze in blocchi di adeguata consistenza e alla Divisione « Pasubio » di concentrarsi nella zona di Sessa Aurunca a sbarramento della via Appia e di occupare i ponti di Capua e Cancello Arnone per intercettare i movimenti delle forze tedesche. Ma gli ordini non poterono avere attuazione per il precipitare degli avvenimenti: nel settore della divisione, infatti, ufficiali tedeschi si presentarono a vari comandanti di reparto dell'So• fanteria invitandoli a fare causa comune, affermando che il Governo Badoglio era stato sostituito da altro filo- germanico; avutone un rifiuto circondarono e catturarono i reparti (51). Diversi caposaldi della XXXII Brigata costiera nel settore di Villa Literno, circondati da preponderanti forze tedesche sostenute da mezzi corazzati, furono costretti alla resa. Il caposaldo di Mondragone oppose viva resistenza ma fu sopraffatto: cadde in combattimento il Comandante del 16" reggimento costiero, Colonnello di fanteria Michele Ferraiolo (52). carrozzette. Alle porte della ciltà, verso Pomigliano d'Arco, 2 ufficiali e 7 soldati italiani furono passati per le armi. (;o) L'u settembre, nella zona di Agropoli, vi fu uno scontro fra elementi ddlo Squadrone rimonta quadrupedi di Persano (Cap. Ghezzi) e i tedeschi, nel corso del quale si ebbero 4 o 5 morti. Cfr.: Relazione del Ten. Col. Vincenzo Barbieri, direttore interinale del Centro rifornimento quadrupedi di Persano. (sr) Profondo effetto disgregatore sulla compagine dei reparti produsse ovunque la propaganda rivolta ai soldati italiani invitandoli a ritornare alle proprie case perché la guerra era finita. Coloro che non opposero resistenza vennero disarmati e lasciati in libertà. (52) Alla sua memoria venne conferita la Medaglia d'Oro al valor militare con la seguente motivazione: << Comandante di un reggimento costiero, proclamato l'armistizio sceglieva senza indugio la via dell'onore e pur essendo in critica situazione di mezzi e forze e senza possibilità di opporre valida difesa, stretto ai propri uomini si opponeva con singolare valore all'aggressione tedesca. Nel regime di terrore
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Nello stesso giorno 9, in tutta la Campania, nuclei di forze tedesche si impossessarono con violenza di automezzi militari, occuparono posti di blocco, disarmarono e catturarono militari isolati, occuparono di viva forza la centrale amplifi.catrice di Atessa e circondarono l'autoparco d'Intendenza.
*** Preoccupato per l'aggravarsi della situazione, il Generale Pentimalli alle ore 13 del 9, a mezzo radio, la prospettò allo Stato Maggiore dell'Esercito e al Comando dell'Armata e propose il concentramento delle forze ancora disponibili attorno a N apoli e la presa di contatto con le forze navali alleate. Ma non gli pervenne risposta (53). Non disponendo di alcuna riserva mobile non poté che ribadire ai Comandi dipendenti l'ordine di resistere ad oltranza sul posto. Verso le 17, con una piccola aliquota di personale, si trasferì da Curti a Napoli, unica località ove fosse ancora possibile svolgere un'azione di comando. Nel pomeriggio del 9 la situazione si presentava in termini gravissimi : eliminata la 222a Divisione costiera, a causa del bombardamento aeronavale che aveva preceduto e accompagnato lo sbarco delle forze alleate, e della violenta azione tedesca di sopraffazione nonostante le vivaci reazioni; superata la resistenza di gran parte della XXXII Brigata costiera nel cui settore le forze tedesche erano frammischiate ai suoi reparti e avevano catturato i presidi dei caposaldi ad eccezione di quello di Mondragone; in dissoluzione il nt reggimento costiero della difesa del porto di Napoli, schierato sul litorale a nor·d della città; in avanzato corso di eliminazione la Divi-
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iniziato dalla rappresaglia nemica con un delittuoso bombardamento aereo a bassa quota sulla popolazione inerme della zona da lui presidiata, di fronte alla schiacciante superiorità avversaria si rifiutava con eroico contegno di accettare qualsiasi contatto o compromesso e, guidando un pugno di valorosi, con rapida audace azione riusciva a rioccupare la sede del suo comando invasa dai tedeschi. Attaccato da ingenti forze, all'ingiunzione di cedere le armi ed arrendersi rispondeva con violenta reazione. Circondato, pressato da vicino, opponeva epica resistenza e in strenua lotta corpo a corpo sostenuta con indomito valore con un soldato tedesco, cadeva colpito a morte da una raffica di arma automatica. Sublime esempio di preclari virtù militari » . Mondragone, 9 settembre I943· (53) Né poteva pervenirgli. Infatti i Capi militari avevano lasciato la Capitale e il Comando tattico dell'Armata si era a sua volta spostato, come si è visto, da Potenza a Francavilla Fontana.
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sione cc Pasubio» la cui sede del Comando (a Grazzanise) era ormai minacciata da consistenti unità corazzate; colpita la zona di Capua da violento bombardamento aereo che arrecò gravi perdite e danni mentre le unità della « Pasubio » tentavano di radunarsi; occupati a Napoli i posti di blocco con azioni di sorpresa e di forza e compiuti numerosi episodi di violenza nella città, ai quali elementi del presidio avevano reagito anche energicamente; interrotti tutti i collegamenti; nessun intervento e nessuna manifestazione di attività da parte dei Comandi superiori. Nel corso della giornata del 9 numerosi furono i combattimenti, particolarmente presso il caposaldo di Villa Literno, ad Aversa e Avellino, ove si distinsero reparti del 151° reggimento costiero. Cruenta, a Castellammare di Stabia, la lotta che ebbe inizio il mattino del 9 e si protrasse fino al giorno 1 I e accomunò soldati e marinai, insieme fusi in un solo intento. Quando i tedeschi riuscirono ad occuparne il porto e l'abitato, deportarono e fucilarono a Napoli gli animatori della resistenza: il Colonnello Giuseppe Olivieri, Comandante del Presidio e il suo aiutante maggiore, Capitano Mario Ripamonti e due ufficiali di Marina: il Capitano di Corvetta Domenico Baffigo e il Tenente del genio navale Ugo Molino della Corderia. All'alba del ro il Generale Pentimalli convocò i Generali Marino e Deltetto e conferì col Comandante del Dipartimento Marittimo e col Questore; alla preoccupazione per la situazione operativa si aggiunse quella determinata dalla grave situazione alimentare della città. Tentò inoltre di prendere contatto con gli alleati, riuscendo a far esporre da un ufficiale della difesa c.a. di Salerno la gravità della situazione e la necessità di un pronto intervento di forze anglo- americane a Napoli per evitare altri danni alla città e violenze alla popolazione (54), ma il tentativo non ebbe alcun risultato. Frattanto reparti tedeschi con artiglierie e carri circondarono le caserme del presidio di Caserta e i reparti delle truppe ai depositi che vi erano insediare: I0° artiglieria da campagna e 130° genio. Altre unità occuparono presso Napoli la polveriera di Piano di Quarto, i cantieri metallurgici, i principali stabilimenti e l'aeroporto di Capodichino e disarmarono una batteria c.a. nelle adiacenze di Lucrino. Fallirono invece le azioni dirette contro la batteria c.a. dei (54) Nella mattinata, in Corso Garibaldi, i tedeschi uccisero un sottufficiale e due soldati; tentarono anche di auaccare Castel deli'Ovo, ma furono respinti dalla reazione del presidio, riportando la perdita di 1 ufficiale e 3 soldati.
Gli avvenimenti nell'ambito della 7'• Armata
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Camaldoli (Napoli) e i caposaldi di M. Cuma, Masseria Ferrara e Sella di Baia. Nuovi scontri si verificarono in località periferiche. In più punti i tedeschi furono respinti con perdite lasciando anche un centinaio di prigionieri ed automezzi. Unità tedesche imposero il disarmo ai reparti del presidio di Nola: al rifiuto opposto dal Comandante aprirono il fuoco, ma vennero respinti con perdite. Altre unità autoblindate tedesche irruppero a Casamarciano e bloccarono una parte del Comando XIX Corpo. La stessa mattina del ro il Comandante la Divisione corazzata tedesca « Goering » da Maddaloni chiese al Generale Pentimalli di inviargli un proprio rappresentante, al quale espose le sue richieste. Sostanzialmente: facilitare da parte italiana la effettuazione dei trasporti ferroviari della sua divisione verso il nord, nel qual caso avrebbe consentito a utilizzare i convogli di ritorno per l'approvvigionamento della città e ottenere il disarmo delle forze italiane per evitare atti di ostilità contro le sue truppe. Il Generale Pentimalli consentì alla prima richiesta del Comandante tedesco, ma rifiutò di ordinare il disarmo delle truppe, assicurando però che le avrebbe trattenute nelle caserme a condizione che le forze tedesche si fossero impegnate a non commettere soprusi e violenze. Il progressivo accentuarsi dell'afflusso di nuove forze germaniche aggravò ulteriormente la situazione di Napoli nella giornata del ro, provocando anche la resa dei reparti esterni e un progressivo sbandamento presso altri, mentre tutti i posti di blocco attorno alla città erano già stati occupati. Erano stati prontamente sventati nel frattempo vari tentativi di occupazione delle caserme, per il contegno energico delle truppe, ma non si poterono evitare le deprimenti conseguenze di una situazione giunta ad un limite che non avrebbe consentito soluzioni onorevoli e decisive. Le forze del XIX Corpo si erano ormai ridotte alle sole truppe del presidio di Napoli (55) ed a qualche reparto costiero, e non in condizioni di armamento e inquadramento idonee ad effettuare vigorose reazioni d'insieme, ma solo resistenze locali passive e brevi, data anche la penuria di munizioni. (55) Comprendeva le truppe ai depositi del 31° e 40° fanteria, del I 0 reggimento bersaglieri (Colonnello Lucio Soli), del 10° reggimento artiglieria pesante campale (Colonnello Papa) ed elementi del distretto (Colonnello Dante Bedoni) limitati alla sola compagnia distrettuale. Si trattava di circa 3.000 uomini, in buona parte reclute, dotati di solo armamento individuale, normalmente impiegati in servizi presidiari e di ordine pubblico.
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Numerosi gli altri episodi di resistenza verificatisi a Napoli nella giornata del 10, fra cui quelli condotti dai carabinieri a Poggioreale e San Potito e dai militari di guardia alla centrale telefonica di Via Capodisola, all'autoparco militare della Vicaria e a Capodimonte (56).
*** Il mattino dell'II settembre forze tedesche blindo- corazzate si presentarono ai varchi del porto di Napoli chiedendo di ritirare i propri materiali e di non essere ostacolate nel corso di tale operazione. Senonché, eseguito il ritiro, disarmarono i posti di guardia e occuparono il porto. A Nola reparti corazzati irruppero nelle caserme che avevano tentato di occupare il giorno precedente, disarmarono i reparti e fucilarono sul posto, in presenza della truppa, dieci ufficiali: il Colonnello di fanteria Amedeo Ruberto, Comandante del Presidio, il Colonnello Michele De Pasqua, Comandante il deposito del 48o reggimento artiglieria, e i seguenti, tutti di artiglieria: Capitani Mario De Manuele, Roberto Berninzone, Luigi Sidoli; Tenenti Benedetto Consolato, Enrico Forzati, Piero Nizzi, Alberto Pesce e Sottotenente Gino Iacovone (57). Nel ritirarsi deportarono altri 40 ufficiali. (56) Vi furono anche vari episodi relativi al contegno di componenti dell'Esercito non appartenenti alle unità dell'Armata che seppero reagire, anche se isolati, alle imposizioni tedesche. Tra questi il Maggiore di artiglieria in servizio attivo Pasquale Capone, che si trovava in licenza nella sua abitazione a Cava dei Tirreni, e che venne fucilato. Alla sua memoria fu concessa la Medaglia d'Oro al valor militare con la seguente motivazione: « Travolto dagli eventi che seguirono lo sbarco alleato in Italia, per tener fede al giuramento, si sottraeva alle imposizioni tedesche. Visto giungere nei pressi della casa di campagna che lo ospitava un forte drappello nemico che si apprestava a fucilare alcuni civili già catturati, col solo aiuto del vecchio padre, con anni proprie, apriva decisamente il fuoco contro il drappello stesso impedendo cosl la immanente tragica esecuzione. Visto cadere al suo fianco il genitore, noncurante del rischio cui esponeva se stesso e il proprio figlioletto decenne, ultimate le munizioni, offriva ancora al drappello tedesco, che era riuscito a penetrare nella casa, la più strenua difesa finché veniva sopraffatto, strappato al figlio e, solidamente avvinto, trascinato in un bosco vicino ove affrontava fieramente il supremo sacrificio>>. Castagneto di Cava dei Tirreni, 16 settembre I943· (57) Cfr.: PIETRO M..NZI : « L'eccidio di Nola (n settembre 1943) ». Soc. Tipografica Istituto Anselmi, Marigliano (Napoli), 1956. Alla memoria del Tenente di complemento Enrico Forzati venne concessa la Medaglia d'Oro al valor militare, con la seguente motivazione:
Gli avv~nim~nti nell'ambito della 7• Armata
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Numerosi atti di rappresaglia vennero compiuti in varie località e molti civili vennero presi in ostaggio. Tutto il settore del I)I 0 reggimento costiero (da Portici a Capo d'Orso) della Difesa porto di Napoli, era sotto controllo tedesco mentre il settore costiero a nord della città era ormai stato saldamente occupato. Verso le ore IO il Comando alleato di Salerno rispose alle richieste fattegli pervenire il giorno precedente comunicando che non era alieno dall'aderirvi benché ciò non rientrasse nei propri piani, e chiedendo informazioni sulle forze tedesche e il loro schieramento. Ma ogni possibilità di aiuti sarebbe stata comunque tardiva. Alle ore I I venne intercettato via radio l'ordine s/V dello Stato Maggiore Esercito da Brindisi di considerare le truppe tedesche come nemiche e di applicare la « Memoria 44 », ormai superato dagli avvenimenti. Poco dopo le ore 12 il Comandante della Divisione « Goering » informò che aveva ricevuto l'ordine di occupare la città e chiese che non fosse opposta resistenza. T enuto conto che era assurdo pensare di potersi opporre con la forza a tale Grande Unità corazzata e che non sarebbe stato opportuno coinvolgere in una lotta nelle vie della città la popolazione, ciò che avrebbe provocato gravi rappresaglie, il Generale Pentimalli ordinò che le truppe rimanessero nelle rispettive caserme, pronte a reagire immediatamente se attaccate. Nel frattempo forze tedesche avevano attaccato le caserme di Castel S. Elmo, Castel dell'Ovo (ove caddero I sottufficiale e 2 legionari della Dicat), di Pizzofalcone (del deposito 1 ° bersaglieri) e Garibaldi (sede del Distretto), ma erano state respinte. Alla caserma Pastrengo dei carabinieri la difesa (ro settembre) fu vigorosa, condotta da 51 sottufficiali e carabinieri, fra i quali si distinse l'appuntato Francesco Carone (58). Comunque le forze tedesche, profittando della loro superiorità, continuarono nelle azioni di sopraffazione delle truppe del Presidio e di terrorismo della popolazione, con minacce di rappresaglie e di << Per rappresaglia alla reazione opposta dai militari del reparto cui apparteneva, affiancati da elementi civili, contro la proditoria aggressione di truppe tedesche alla caserma, veniva messo in riga con tutti gli altri ufficiali per una spietata decimazione. Visto un collega al suo fianco che si avviava al sacrificio, mosso da impulso di sublime generosità, si faceva prontamente avanti dicendo ad alta voce: « Sono stato chiamato io ». Cadeva così fieramente sotto il fuoco del plotone di esecuzione dando luminoso esempio di stoica abnegazione, di fulgido cameratismo e di eccelso amore di Patria >>. Nola, 11 settembre I943· (58) Cfr. foglio n. 263/ 13- 4• del 27 aprile 1973, del Comando Legione Carabinieri di Bari.
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L~ op~razioni d~ll~ umtcì rtalian~ MI s~lt~mbr~- ottobr~
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bombardamento della città e alle 16,30 occuparono la sede del Comando territoriale, mentre i pochi reparti rimasti efficienti si sbandarono allontanandosi dalle caserme, favoriti dalla popolazione. Nel tardo pomeriggio, fra le 16 e le 17, non rimaneva più alcun reparto di qualche consistenza ed efficienza. La sera dell'II settembre ogni resistenza in Napoli era cessata: il Comandante del Corpo d'Armata e le principali autorità militari si sottrassero alla cattura. Le truppe tedesche procedettero alla integrale occupazione dell'abitato; il comando venne assunto dal Colonnello Scholl, con pieni poteri. Nel periodo compreso fra la sera dell'8 e l'II settembre nel solo presidio di Napoli le forze dell'Esercito ebbero circa 75 morti e 6o feriti. I tedeschi riportarono una settantina di morti e circa 200 feriti, perdendo anche 6o prigionieri (59).
*** La città di Napoli seppe reagire contro i tedeschi della Divisione « Goering » in ritirata nei giorni 28, 29, 30 settembre e I 0 ottobre (passate alla storia come le quattro giornate di Napoli) attaccando tenacemente le retroguardie nemiche. Alla rivolta prese parte volontariamente la popolazione civile e parteciparono anche alcuni militari già sbandati, fra i quali vari ufficiali, che non esitarono a porsi alla testa di squadre di azione (6o). Il 1° ottobre giunse l'avanguardia della 5"' Armata americana e a partire dalle ore 12 dello stesso giorno tutti i punti strategici della città furono controllati da forze corazzate degli Stati Uniti.
SETTORE DEL XXXI CORPO D'ARMATA
La notte sul 5, in seguito all'avanzata delle forze britanniche, aveva arretrato la sua ala destra sulla linea Nicotera- Laureana di Borello. Le rimanenti forze erano in ripiegamento verso il solco di Marcellinara. (s9) Cfr.: Relazioni dei Generali Riccardo Pentimalli, Comandante il XIX Corpo e Attilio Tomaselli, Comandante l'artiglieria di Corpo d'Armata, del Colonnello Ugo Almici, Capo di S.M. del Comando d'Armata, e del Maggiore Sergio Longo. (6o) Cfr.: Relazioni del Tenente Colonnello Ermete Bonomi, gi~ del Comando III Zona militare di Napoli, e del Sottotenente Edoardo Lafragola.
Gli avvenimenti nell'ambito della 7"' A1·mata
Il giorno 7 un violento bombardamento aereo si era abbattuto su Crotone. Il transito attraverso il territorio di giurisdizione delle unità e degli sbandati ripieganti dalla Sicilia aveva avuto effetti deleteri sul morale delle truppe. Pur tuttavia, anche in tali condizioni, i reparti si erano difesi strenuamente contro le forze britanniche sbarcate in Calabria ed avevano ripiegato ordinatamente. All'annuncio dell'armistizio si propagò fra le truppe un senso di smarrimento morale originato soprattutto dalla incertezza della situazione, contro la quale qualsiasi reazione dei Comandanti - rimasti isolati a causa della interruzione dei collegamenti con i Comandi superiori e nell'interno della stessa Grande Unità e delle principali comunicazioni stradali - non poté dare, in primo momento, che scarsi risultati. Ufficiali dei comandi, staffette e corrieri inviati ripetutamente in diverse direzioni o non poterono proseguire o vennero catturati da reparti tedeschi e britannici. In sostanza per qualche tempo il Corpo d'Armata dovette difendersi contro due nemici. Ciò nonostante il Comando cercò di fronteggiare la situazione reagendo immediatamente e con energia ad ogni ostilità da parte tedesca e assumendo un contegno dignitoso e forte, ma ispirato anche ad aperta collaborazione, con le forze britanniche. Il ripiegamento dei tedeschi in Calabria, iniziato la notte sul1'8 settembre, proseguì con tutta celerità nella giornata successiva, allo scopo di frapporre il massimo spazio fra essi e le forze britanniche avanzanti, che però non riuscirono a prendere contatto. Le forze germaniche in Calabria compirono contro civili e militari italiani atti di violenza a carattere sporadico e di limitata entità, non confrontabili con quanto era avvenuto altrove. Lungo il tronco stradale Catanzaro- Spezzano Albanese requisirono con estrema durezza numerosi automezzi militari italiani: il personale che si oppose venne mitragliato. Nel complesso i danni sofferti dalle truppe furono minimi; gravi invece quelli che i tedeschi apportarono alle vie di comunicazione, creando numerose interruzioni che valsero, in effetti, a ritardare l'avanzata delle forze britanniche. Maggiori inconvenienti soffersero invece, inizialmente, le truppe del Corpo d'Armata, nei riguardi di quelle inglesi che, venute a contatto con i nostri reparti, procedettero arbitrariamente al loro disarmo e alla relativa smobili15- - u.s.
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Le op~razioni d~ll~ unità italiane nel settembre- ottobr~ 1943
tazione, invitandoli a tornare alle proprie case, non risparmiando ad essi umiliazioni e soprusi. Un energico intervento del Comandante la Divisione « Mantova » pose fine a tale situazione, quando però già si erano prodotti i primi effetti deleteri : i soldati italiani bistrattati e malmenati da ogni parte, ritenendosi ormai liberi da ogni obbligo di servizio, per imposizione degli stessi alleati, abbandonarono ove più ove meno, arbitrariamente, i propri reparti, pervasi da un senso di smarrimento e di disgusto e persuasi che effettivamente l'Esercito fosse sciolto e la guerra, per quanto potesse riguardarli, fosse finita. Questo fenomeno, che in qualche caso assunse proporzioni rilevanti, specialmente presso le sparse e inconsistenti divisioni costiere, trovò quindi piena spiegazione. Ma la maggior parte degli sbandati, superato il primo periodo di crisi, ebbe una notevole resipiscenza e rientrò successivamente ai propri reparti di origine. Il Comando del Corpo d'Armata, a sua volta, mentre avvenivano scontri di lieve entità con le retroguardie tedesche, sia per evitare distruzioni che per recuperare materiali caduti in loro mano, cercò per quanto possibile di riprendere alla mano le unità, riunendo le forze residue nelle località di dislocazione, assicurando il possesso di tutti i magazzini e i depositi viveri per garantire il vettovagliamento della truppa e della popolazione civile nelle zone più abbandonate e provate e provvedendo per l'immediato inizio di lavori e l'organizzazione dei trasporti. Nel complesso il XXXI Corpo impedì ai tedeschi la cattura di uomini e mezzi, salvò materiali e viveri, mantenne l'ordine e assicurò la vita della popolazione; fornì inoltre valido contributo agli alleati proteggendo strade e ponti, opponendosi anche con la forza al brillamento di numerose mine, facilitando in tal modo l'avanzata delle loro truppe. Soldati del CXLIV battaglione costiero impedirono, combattendo, ai tedeschi, di interrompere la rotabile Cropani- Sersale; quelli del CCCXLVII salvarono dal brillamento delle mine il ponte fra Sersale e Cerva sul torrente Cròcchio. Il ro settembre la reazione di unità italiane volse in fuga un reparto tedesco che tentava di ostruire la rotabile silana, presso Torre del Ponte. La 227' Divisione costiera respinse le intimazioni tedesche di resa e si affiancò agli alleati. La Divisione « Mantova» reagì a tentativi di prepotenza e ad abusi e impedì, assieme alle unità del 144° reggimento costiero, il brillamento di interruzioni, specialmente in corrispondenza dei ponti sui fiumi Alli e Cròcchio. Unità del II4° reggimento fanteria « Man-
Gli avv~nim~nti nell'ambito della 7& Armata
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tova » disinnescarono mine poste sul ponte verso Borgia (fra S. Floro e Girifalco), altre unità posero in fuga elementi tedeschi presso il lago Ampollina, nella Sila. Nei combattimenti <ii quei giorni la « Mantova » perse 78 automezzi (61). La stessa Commissione militare britannica di controllo per la Calabria, <ii fronte alla fattiva e leale condotta delle truppe del XXXI Corpo nella difficile situazione in cui era venuto a trovarsi, ristabilì il Comando nel pieno possesso di tutte le sue attribuzioni e con la totale disponibilità dei propri mezzi e, il 22 settembre, invitò il Ge~ nerale Mercalli a rientrare nella propria normale sede di comando, a Catanzaro.
SETTORE DEL IX CORPO D'ARMAT A
Nei primi giorni di settembre erano avvenute le seguenti modi~ fiche alla dislocazione: la D ivisione di fanteria « Piceno » era stata concentrata a nord ·della bretella difensiva Taranto~ Brindisi; era giunto in Puglia il grosso della Divisione di fanteria « Legnano » (62). Momentanea la sensazione di smarrimento che si determinò nelle truppe per effetto dell'annuncio dell'armistizio, anche per l'in~ certezza sul prevedibile atteggiamento dei tedeschi dislocati nella regione. La reazione a tale stato d'animo fu pronta e decisa, in rela~ zione alla nuova situazione e vi concorse anche la notizia dell'arrivo nella zona di Brindisi delle più alte autorità militari. Sotto l'incalzare degli avvenimenti e di fronte all'atteggiamento assunto dalle forze tedesche - caratterizzato da una serie di atti di violenza più che altro limitati, ma seguiti da una vasta e preordinata azione offensiva ~ non fu difficile mantenere le truppe italiane alla mano dei loro comandanti e fare ad esse comprendere la necessità di reagire contro il nuovo nemico. In combattimenti episodici le reazioni si affermarono ovunque. I primi atti di ostilità si verificarono la notte sul 9, salvo che nella penisola salentina, sgomberata celermente dalle forze tedesche nel corso della giornata. Il Comando di Armata dispose che la Divi~ (6r) Cfr.: Relazione del Generale Guido Bologna, e Rivista Militare: « Il contributo delle Forze Armate al movimento di Resistenza e alla Guerra di liberazione». Autori vari. Pubblicazione fuori commercio. Roma, 1964, Cap. r•, pag. 7· (62) Vedasi nota (3o) a pag. 210.
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Le operazioni delle unità italiane nel settembre- ottobre 1943
s10ne « Piceno » sì schierasse sulla bretella Taranto- Brindisi fronte a nord e che la D ivisione << Legnano » rinforzasse la Piazza di Brindisi ove il giorno JO giunsero le più alte autorità dello Stato. Lo stesso giorno 9 un reparto tedesco penetrò nel porto di Bari, vi affondò alcuni piroscafi. c si asserragliò negli edifici adiacenti, rispondendo col fuoco alle intimazioni di resa. Il Generale Nicola Bellomo (63), postosi alla testa di un nucleo di truppe raccolte nella città, organizzò e diresse personalmente la riconquista del porto, conducendole all'assalto per due volte consecutive con lodevole spirito di iniziativa, rimanendo ferito. Dopo un aspro combattimento i tedeschi furono costretti ad arrendersi: avevano riportato 7 morti e 45 feriti. Nostre perdite: I ufficiale e 1 legionario morti, vari feriti . Mentre tale combattimento era in corso, clementi motorizzati tedeschi si inoltravano nelle vie principali della città, tentando di impossessarsi delle caserme e dei posti di comando, ma la immediata reazione dei reparti respinse ogni tentativo. Nel pomeriggio dello stesso giorno la situazione in Bari venne ristabilita. Altri scontri si ebbero a Bari e dintorni anche nei giorni successivi. Nel corso di essi, a partire dal giorno 9, le forze dipendenti dal Comando territoriale del IX Corpo - escluse quelle che avevano partecipato all'azione diretta dal Generale Bellomo - riportarono I ufficiale e 23 sottufficiali e truppa morti, 9 ufficiali e 56 sottufficiali e truppa feriti. Il nemico riportò 24 morti e feriti, la perdita di molte armi e dì 33 automezzi (64). (63) Il Generale di Divisione Nicola Bellomo, già coordinatore degli affari civili del IX Corpo, aveva assunto il 26 agosto il comando della XII zona della milizia e non aveva ingerenza alcuna nelle operazioni. Verso le ore I3,15, resosi conto che i tedeschi avevano attaccato il porto e soverchiato nostri reparti e cittadini della zona, compiendo indisturbati molte distruzioni, decise di intervenire. Condusse al porto i non molti disponibili e assaltò durante due successivi attacchi (il primo fra le 13,45 e le 14,15, e il secondo fra le 15 e le r6,r5) le forze tedesche, interrompendo la distruzione del porto: i tedeschi si asserragliarono negli edifici adiacenti. Parteciparono al primo attacco circa 2 ufficiali e 40 legionari, r5 guardie di finanza, 4 o 5 marinai e un piccolo distaccamento del 9° reggimento genio condotto dal Sottoteneote Michele Chicchi che cadde gloriosamente. Al secondo attacco si unirono 48 legionari, circa 10J12 genieri, fanti, metropolitani e un civile portuale. Verso le 17,30 i tedeschi chiesero di parlamentare, ma nel frattempo molti di essi si erano dispersi, gli altri furono catturati. Cfr.: Relazione n. 14/ Ris.Pers. in data 15 gennaio 1944 del Generale Bellomo, diretta al Ministero della guerra. (64) Cfr.: Relazione del Generale Giovanni Caruso. Durante tali azioni e quelle svolte fino al 13 ottobre 1943, i reparti delle truppe al deposito del 14° reggimento artiglieria da campagna riportarono 9 uccisi.
Gli avvmimenti nell'ambito della 7a A1·mata
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Lo stesso giorno g, in seguito a notizie relative ad atti terroristici compiuti da contingenti tedeschi sulle rotabili adducenti a Bari, il Comando del IX Corpo inviò sulla Bari- Bitetto un reparto delle truppe al deposito del 48" fanteria (Capitano Riccardo D'Ettore) che affrontò le forze nemiche con decisione, ma fu costretto a sospendere l'azione per esaurimento delle munizioni, dopo aver riportato r8 morti, tra cui il Sottotenente Franco De Liguori; le truppe tedesche furono indotte a ripiegare. Altro scontro si ebbe il giorno 9 a Ceglie Messapico: il Colonnello Gazzino Gazzini (Capo di S.M. del Comando IX Corpo) si recava da Polignano a Francavilla Fontana con una scorta armata e si scontrò con elementi tedeschi che requisivano automezzi e terrorizzavano la popolazione. Li attaccò (con soli 12 uomini) e li pose in fuga (65). Analoga azione ebbe luogo a Putignano, sede del Comando IX Corpo, fra elementi del CCIX battaglione mitraglieri e forze tedesche provenienti da Noci. Le truppe italiane riportarono 8 morti e 7 feriti (66). La sera del 9 e la notte sul ro settembre ebbe inizio a Taranto lo sbarco della 1" Divisione (Airborne) aviotrasportabile britannica e del Comandante l'8a Armata (Generale Bernard Montgomery); durante la giornata formazioni aeree germaniche mitragliarono e spezzonarono la zona portuale di Manfredonia, che occuparono nel pomeriggio con reparti motocorazzati. Altri elementi tedeschi compirono atti di prepotenza a Rodi Garganico, Foggia, Lucera, Cerignola e Apricena, ai quali reagirono reparti italiani in posto (67). Al mattino dell'n la situazione era la seguente: - forze britanniche in corso di sbarco a T aranto, mentre avanguardie leggere erano in movimento (68) per prendere contatto con le retroguardie tedesche; - le forze germaniche erano schierate a nord e nord- ovest dell'allineamento: Bisceglie- Casamassima- S. Michele di Bari- Gioia del Colle- Castellaneta- Ginosa- Scanzano, con punte distaccate ad oriente della città di Gioia del Colle. Cfr.: Relazioni del Comando 541° reggimento artiglieria, allegato 2, e del Generale Francesco Sabini, Comandante l'artiglieria territoriale di Bari. (65) Cfr.: Relazione del Generale Roberto Lerici, allegato A. (66) Cfr.: Relazione del Generale Roberto Lerici. (67) Cfr.: Relazione del Tenente Colonnello Federico Castelli, comandante le truppe al deposito di Rodi Garganico. (68) Coadiuvate da forze italiane.
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Le operazioni delle unitù italiane nel settembre- ottobre 1943
Durante la giornata nuclei tedeschi occuparono e devastarono il Comando presidio e la stazione carabinieri di Altamura; altre colonne motocorazzate provenienti da Andria e Corato tentarono di penetrare nella città di Barletta : reparti del 522° reggimento fanteria, del IX battaglione mitraglieri, del XL VI battaglione costiero, della 132a batteria del CIL gruppo da posizione costiera del 41° raggruppamento artiglieria di Corpo d'Armata (69) e del Deposito misto Egeo, reagirono vigorosamente, distruggendo quattro autoblindo e costringendo il nemico a ritirarsi. Perdite tedesche: 30 morti, 31 fertti e 30 prigionieri. L'indomani 12 ritentarono l'azione con nuove forze appoggiate da aerei e riuscirono ad occupare la città, dove fucilarono per rappresaglia 12 guardie municipali e 2 civili. La lotta nell'abitato si protrasse fino al giorno successivo; sulla via di Canosa cadde un fante italiano (70). Lo stesso giorno 12 una compagnia del DXLI battaglione costiero contrattaccò forze tedesche a Canosa di Puglia, catturando 50 prigionieri (71 ). Scontri isolati si ebbero anche a Matera, Potenza e Monopoli. Il nemico inoltre devastò l'aeroporto di Gioia del Colle distruggendo gli aerei che vi erano dislocati e una compagnia del DXXXVII battaglione costiero contrattaccò forze tedesche nella regione, catturando una cinquantina di prigionieri. Nel pomeriggio del 12 le forze britanniche occuparono la città di Bari. Il mattino del 14 settembre un reparto corazzato tedesco, dopo avere invano intimato la resa al presidio di Trani, iniziò l'attacco, sostenuto da forze aeree. I reparti del CCIX battaglione mitraglieri, del deposito 207" fanteria e delle truppe al deposito del 9o reggimento genio, schierati nei caposaldi sulle rotabili per Barletta, Andria e Bari resistettero vigorosamente ma dovettero soccombere: nella lotta caddero il Tenente Attilio Morigine del CCIX battaglione mitraglieri e il Sottotenente Filippo Carretto del 9° genio che aveva sostituito un mitragliere ferito; a sua volta il sergente Tullio Fasano, visto cadere il proprio ufficiale, lo sostituì all'arma; ferito a morte rifiutò ogni soccorso facendo cenno al proprio comandante di compagnia di proseguire la lotta. Caddero in totale 2 ufficiali, 1 sottuf(69) Che riportò 4 morti e qualche ferito. Cfr.: Relazione del Capitano Vincenzo Rana, comandante la batteria. (7o) Cfr.: Relazione del Generale Roberto Lerici. (71) Nel corso delle azioni in Puglia nei giorni 1 x e 12 settembre, i reparti della 209~ Divisione costiera riportarono 15 morti c 55 feriti. Cfr.: Diario storico del Comando Divisione.
Gli avv~nimenti n~ll'ambito della 7• Armata 231 ------------------------~---------------
fìciale, 3 fanti c 7 genieri; 12 furono feriti. La città fu occupata dai tedeschi che distrussero caserme ed impianti telegrafici e telefonici. Altro scontro a Trani ebbe luogo la sera del r6 da parte di forze italo- britanniche contro quelle germaniche. Il r8 i tedeschi, che si erano allontanati, ritornarono in città prelevando dalle abitazioni 50 cittadini allo scopo di fucilarli : l'intervento deciso e generoso dell'Arcivescovo e del Sindaco vaise ad impedire tale atrocità. La situazione venne ristabilita per l'intervento del 235° reggimento fanteria « Piceno » (72).
In seguito ad ordine dello Stato Maggiore dell'Esercito, in data 14 settembre si costituì in Bari, come si è visto, il Comando del LI Corpo d'Armata, che fu posto agli ordini del Generale Giuseppe Dc Stefanis (73), e assorbì le truppe del IX Corpo ad eccezione della 2(X/ Divisione costiera. Alla nuova Grande Unità vennero affidati compiti eminentemente operativi; al Comando del IX Corpo furono devoluti quelli di carattere territoriale. Ilr7 settembre truppe britanniche del V Corpo occuparono Gioia del Colle; fra il 17 e il 23 i tedeschi vennero respinti a nord dell'allineamento Corato- Potenza. A tali operazioni, nei giorni r8, 19 e 20 partecipò anche la Divisione « Piceno » del LI Corpo, rinforzata da due battaglioni della Divisione « Legnano » e dal LI battaglione d'istruzione. Le forze italiane a loro volta raggiunsero, il 19, l'allineamento Martina Franca- Fasano, ma il proseguimento delle operazioni fu sospeso per ordine delle Autorità militari britanniche. Lo stesso giorno i tedeschi attaccarono un grande deposito di munizioni dislocato fra Andria e Corato, ma vennero ricacciati da reparti del 336° reggimento fanteria « Piceno», lasciando sul terreno 45 morti e 40 feriti. Caddero durante l'azione il Sottotenente Vasco Michelotti e un fante, rimasero feriti cinque fanti. Il 28 settembre le forze britanniche occuparono Foggia.
(72) Cfr.: Relazione suppletiva del Generale Roberto Lerici (trasmessa dal Comando IX Corpo al Ministero della Guerra con foglio n. s6o1 j Op. del 1" luglio 1944) e Relazione del Tenente di amministrazione Antonacci Tommaso, del 9' genio. (73) Tale costituzione fu motivata dalla necessità di far fronte alla nuova situazione determinatasi e ai nuovi compiti devoluti alla 7'' Armata.
Le operazioni delle unità italiane nel uttembre - ottobre 194 3
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Allegato n. 1.
STATO MAGGIORE REGIO ESERCITO REPARTO 0PERAZIO:-;I
N. 16/ r
12 settembre
1943
Oggetto: Direltive per le operazioni m Puglia.
Al Comando 7' Armata E' indispensabile procedere al più presto a chiarire la situazione in Puglia, ed a ricacciare verso nord gli elementi germanici (che non debbono razionalmente essere molti) che tutt'ora vi esistono. A parte la convenienza materiale di tali operazioni, vi è quella morale di fronte agli anglo- americani, e di fronte alle nostre truppe. Non è infatti tollerabile che poche forze germaniche scorazzino le Puglie, e vi si comportino da padrone. A tal fine dispongo: r". - Occorre anzitutto determinare la situazione delle truppe germaniche. Questo non deve essere difficile, per poco che i Presidi e le stazioni CC.RR., diano man mano le notizie in loro possesso e si adoperino energicamente per procurarsele. Con questo sistema si deve potere per lo meno stabilire il margine della zona libera. 2° . - Si
proceda poi con urgenza at organizzare colonne celeri: - motociclisti, - truppa autoportata, - artiglieria a T.M. o caricata su autocarri. Rivedendo l'impiego dei molti che se ne vedono in giro, non dev'essere difficile radunare una quantità sufficiente di automezzi (r).
3"· - Con tali colonne e nel più breve termine di tempo, si dovrà iniziare una serie di puntate in avanti partendo da Brindisi, da Taramo, o da località intermedie della nota bretella: - colonne possibilmente convergenti, - concorso dell'aviazione, - concorso eventuale della Marina (tiro da mare - sbarco a tergo trasporto). 4"· - Le colonne mantengano il possesso dei punti terminali raggiunti (località importanti - nodi stradali). Vi si asseraglino - prendano aJJa mano
( 1) Questo si riferisce agli automezzi della base, uomini, ecc. Sono già stati dati ordini dal Comando Supremo per un concorso di tali mezzi (se ne occupa il Gen. Mariotti).
Gli avv~nim~nti n~ll'ambito d~lla 7A Armata tutte le forze locali o sparse nei dintorni. Le riorganizzino per la difesa locale.
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dando loro ordini
5°. - Poi si continui in avanti, formando fronti virtuali successivi. Il primo ed i successivi possono essere anche lontani, a seconda della presen7.a e resistenza, o meno, delle forze germaniche. E' probabile che con tale sistema sJ possa spazzare molto più territorio di quanto si creda. 6". - Occorrerà intanto assicurare la difesa delle due piazze ed interposta bretella, con forze naturalmente minori del complesso di quelle ora in sito o previste (le puntate in avanti corroborano del resto la difesa in posto). Ma occorrerà anche tener conto che la presenza in Puglia della prima Divisione paracadutisti tedesca, padrona di alcuni campi di aviazione non esclude che suoi reparti possano essere impiegati secondo i metodi propri della specialità sul rovescio della nota bretella e anche nell'interno del perimetro di difesa delle due piazze.
'f. - E' necessario prendere alla mano, con tutti gli accorgimenti possibili, i reparti sparsi. Dare loro istruzioni semplici, attuabili, utili al complesso. Non dare loro il senso che sono abbandonati e che non funziona più nulla. 8°. - Bisogna annervare gli uom101, spiegare loro l'attuale situazione, svegliare negli spiriti uno stato d'animo ostile contro gli antichi alleati che dopo essere trascorsi contro di noi ad intollerabili soprusi e violenze, già mentre combattevamo al loro fianco, hanno, dopo l'armistizio, presa l'iniziativa di aperti atti di guerra. Soprattutto intendo che si dissipi al più presto e nel modo più pronto, più energico e più radicale una atmosfera del tempo di pace che ho dovuto constatare in un grosso presidio e che probabilmente si estende anche a molti altri. A guadagno di tempo, ho direttamente e verbalmente impartite le suddette disposizioni all'Eccellenza il Comandante del IX C. di Armata. Il Capo di Stato Maggior~ RoATTA
GLI AVVENIMENTI NELL'AMBITO DELLA 7a ARMATA
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CAPITOLO V
GLI AVVENIMENTI ~TELL'AMBITO DELLA 8& ARMATA (Schizzo n. I)
L'8a Armata era comandata dal Generale Italo Gariboldi; Capo dì Stato Maggiore, il Generale Lorenzo Richieri. Sede del Comando : Padova. Comprendeva i Corpi d'Armata XXXV, XXIV e XXIII, le truppe e l'Intendenza di Armata. Estendeva la sua giurisdizione operativa ai confini con la Germania e la Jugoslavia, dallo Stelvio (incluso) a Fiume (esclusa). Il limite meridionale giungeva sino al corso del Po, quello occidentale al territorio di competenza del Comando Difesa territoriale di Milano. Non era compresa la Piazza Militare Marittima di Venezia (I) per la qual e era stato previsto il passaggio alle dipendenze dell'Armata entro il mese di settembre. All'Armata erano stati devoluti i seguenti compiti : - ricostituzione delle Grandi Unità reduci dalla Russia; - ripristino e messa in efficienza delle sistemazioni difensive lungo il confine orientale; - lotta contro i partigiani sloveni; - sicurezza delle comunicazioni e degli impianti; - difesa del territorio. In sostanza l'Armata aveva più carattere e attribuzioni di un grosso Comando territoriale che non quello di Grande Unità operativa. (1) Venezia era sede del Comando in Capo delfAlto Adriatico, retto di fatto dall'Ammiraglio di Divisione Emilio Brenta, giunto il 6 settembre per assumere il Comando Militare Marittimo di nuova istituzione, essendo il titolare, l'Ammiraglio Ferdinando di Savoia- Genova, partito per il Sud in seguito ad ordine del Sovrano. Per il Comando della Piazza era coadiuvato dal Contrammiraglio Franco Zannoni. Cfr.: UFFICIO STORICO DELLA MARI NA MILITARE: « La Marina italiana nella seconda guerra mondiale>>. Volume XV: « La Marina dall'8 settembre 1943 alla fine del conflitto ». Compilatore: Ammiraglio di Squadra GrusEPPE FtoRAVANZO, Roma, 1~2. Pag. 144.
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u operazioni delle unità italiane 1tel settembre- ottobre 1943
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In seguito al colpo di Stato del 25 luglio e all'improvviso atteggiamento aggressivo assunto dal Comando Supremo germanico, furono impartiti al Comando di Armata i primi orientamenti sul contegno da tenere e sulle predisposizioni da attuare. Il mattino del 30 luglio il Generale Garibaldi ebbe verbalmente, nella sua sede di Padova, alcune istruzioni orientative recategli da un ufficiale dello Stato Maggiore dell'Esercito (2), Tenente Colonnello di S.M. Mario Torsiello. In sintesi: reagire e opporsi con la forza ad ogni tentativo dei tedeschi di impossessarsi dei punti vitali, garantire il totale controllo di essi con forze italiane, intensificare la vigilanza sugli obiettivi più importanti destinandovi reparti comandati da ufficiali superiori energici e orientati. Lo Stato Maggiore autorizzava a tal fine anche l'impiego d elle forze adibite alla difesa costiera, qualsiasi altro compito operativo dovendo essere subordinato alla assoluta necessità di opporsi ad ogni aggressione. Le istruzioni terminavano con l'ordine di disporre l'immediato presidio di tutte le opere e di non assumere iniziative armate se non dopo avere avuto la certezza delle intenzioni ostili della parte germanica, lasciando al Comandante dell'Armata la valutazione e la decisione in ogni caso. Il Generale Garibaldi si rese conto della importanza di tali comunicazioni : si dimostrò solo preoccupato sulla possibilità di destinare forze adeguate al presidio di « tutti >> i punti sensibili; vi avrebbe sopperito con opportuni spostamenti e avanzò qualche riserva, e a ragione, sulla disponibilità di « molti » ufficiali superiori energici, in quel momento. Certo era necessario considerare che tre anni di guerra logorante combattuta fuori d'Italia e su tutte le fronti, esclusivamente da una parte delle forze italiane, avevano sensibilmente ridotto la disponibilità di elementi particolarmente idonei al comando di unità per compiti così delicati, tenuto anche conto che le truppe dell'Armata erano costituite da unità prevalentemente reduci dalla campagna di Russia. Tuttavia egli orientò subito tutti i comandanti dipendenti più elevati. Frattanto, nel mese di agosto, in seguito ad accordi intervenuti fra i Comandi Supremi italiano e tedesco, ingenti forze germaniche penetrate in Italia si erano gradualmente affiancate a quelle italiane nel compito della protezione delle linee di comunicazione in Alto (2) C(r.: Relazione aggiuntiva del Generale Lorenzo Richieri, Capo di S.M. del Comando di Armata.
Gli avvenimenti nell'ambito della 8"' Armata
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Adige e nel Trentina. Traendo occasione da un presunto attacco ad un treno nella zona di Lubiana ad opera di partigiani sloveni, i tedeschi ottennero di affiancare anche nella Venezia Giulia i loro reparti a quelli italiani per la protezione delle comunicazioni, riuscendo così a controllare le linee ferroviarie Tarvisio- Pontebba, Piedicolle - Tolmino- S. Lucia e Postumia- Divaccia. Tale affiancamento rese critica la situazione dell'Armata nel corso degli avvenimenti che si verificarono a partire dall'8 settembre. Successivamente al Comando della ga Armata pervenne l'Ordine III C.T. in data IO agosto (3) dello Stato Maggiore dell'Esercito, che confermava e ampliava le direttive verbali impartite il 30 luglio e in seguito giunsero anche gli ordini dell'II agosto per la segnalazione delle forze germaniche in arrivo. Su tale specifica richiesta occorre affermare che il Comando di Armata seguì attentamente l'affluenza di ogni nuova unità tedesca e trasmise tempestivamente allo Stato Maggiore segnalazioni sicure e perciò più che attendibili, pressoché giornalmente. Per effetto delle direttive ricevute, il Generale Garibaldi effettuò tempestivamente alcuni spostamenti nella dislocazione delle proprie truppe ritenuti necessari in base alla situazione che si andava aggravando di giorno in giorno. Nel frattempo l'efficienza dell'Armata poté essere alquanto incrementata con l'invio di nuove forze in Alto Adige, nel settore del XXXV Corpo. Infine, nel pomeriggio del 2 settembre, pervenne al Generale Garibaldi la « Memoria 44 » (4) dello Stato Maggiore dell'Esercito, di pari data. Dopo la premessa e l'indicazione dei compiti generici comuni a tutti i comandi, prescriveva al Comando della 8" Armata di << tagliare le comunicazioni fra la Germania e l'Alto Adige, agire contro forze germaniche in movimento o in sosta nel Trentina e in Alto Adige, interrompere - in sostegno alla 2 .. Armata- le comunicazioni da Tarvisio al mare >> . Si trattava di direttive che non facevano alcun cenno alle trattative in corso per la conclusione di un armistizio con gli Anglo- Americani e che si sarebbero dovute applicare in caso di aggressione da parte delle forze germaniche. L'applicazione sarebbe stata disposta o su ordine dello Stato Maggiore, con fonogramma convenzionale, o di iniziativa del Comandante in relazione alla situazione contingente. (3) Cfr.: Relazione del Generale ltalo Gariboldi. (4) Latore il Tenente Colonnello di S.M. Giovanni Biffoli, partito in aereo da Centocelle verso le 14 del 2 settembre, diretto a Padova.
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u opaa::.ionr dd/~ unità itahan~ n~/ utt~mbr~ • ottobr~ 1943
In relazione a tali orientamenti, il Comando di Armata predispose e ordinò ai comandi dipendenti di redigere un piano « K » da applicarsi su ordine. Ma già nell'agosto 1943 alcune unità dell'8~ Armata dislocate alla frontiera orientale avevano manifestato la loro ostilità all'invasore sulla base degli ordini ricevuti, frenandone e poi arrestandone la marcia subito dopo che esso aveva oltrepassato i nostri confini. Da ricordare l'atteggiamento decisamente aggressivo tenuto dai nostri reparti di fanteria, alpini, guardia alla frontiera, artiglieria alpina, dislocati al confine giulio, dalla metà di agosto in poi, contro le forze della 71a Divisione germanica per contenerne la penetrazione in Italia, a Tarvisio, Tolmino, Caporctto e Gorizia, atteggiamento che ha fatto di quei valorosi gli ignorati precursori della Resistenza. E' da aggiungere che l'Armata non disponeva di riserva operativa e che tutte le sue forze erano disseminate in numerosi distaccamenti per la protezione delle comunicazioni e degli impianti, per la lotta antipartigiana al confine orientale e per i servizi presidiari. Le Grandi Unità dipendenti avrebbero avuto bisogno di essere disimpegnate da ogni altra attività per dedicarsi escl usivamente al riordinamento, al completamento e all'addestramento dei reparti, ciò che era praticamente impossibile realizzare data la situazione creatasi nel territorio a partire dal 25 luglio. La notizia del concluso armistizio, pervenuta nel tardo pomeriggio dell'8 settembre, sorprese 1'8"' Armata in piena crisi e nelle peggiori condizioni per sostenere una aggressione tedesca. In tale situazione, infatti, la difesa appariva più che aleatoria e la reazione molto difficile, forse impossibile ovunque.
I. - LA SITUAZIONE DELLE OPPOSTE FORZE
ALLE ORE 20 DELL'8 SETTEMBRE 1943 FORZE ITALIA NE
Comando della 8" Armata, dal quale dipendevano le seguenti unità: XXXV Corpo d'Armata (Comandante, Generale Alessandro Gloria; Capo di S.M., Colonnello Roberto Nasi). Sede del Coman-
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Gli avv~nimenti nell'ambito della 8• Armata
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do: Bolzano. Aveva giurisdizione dal confine alpino (dal Colle di Resia a Dobbiaco) al Po, comprendente le provincie di Bolzano, Trento, Verona e Mantova, nelle quali erano insediati i corrispondenti Comandi di Zona Militare. Disponeva delle seguenti forze: - Divisione alpina «Cuneense» (S) (Comandante, Generale Carlo Passi; Capo di S.M. Tenente Colonnello Vittorio Cuneo). Sede del Comando: Appiano. Era dislocata fra Ora- Caldaro - Passo della Mendola- Passo delle Palade; - Divisione alpina << Tridentina » (6). Comandante, Generale Luigi Reverberi; Capo di S.M. Tenente Colonnello Alessandro Ambrosiani. Sede del Comando: Bressanone. Era dislocata tra Bressanone, Vipiteno e Brunico; - 8o reggimento bersaglieri ciclisti, in corso di completamento a Verona e località adiacenti; - 4o reggimento artiglieria di Corpo d'Armata; ____, 6° reggimento artiglieria Guardia aJla frontiera; ____, reparti vari in ricostituzione; - reparti vari di istruzione per i contingenti reclute, appartenenti alla classe 1924 ; (5) Reduce dalla Russia, inquadrava i reggimenti alpini 1° (battaglioni «Ceva», <<Mondovì >> e << Pieve di Teco»), 2° (battaglioni <<Borgo San Dalmazzo,, « Dronero» e «Saluzzo »), il 4° reggimento :trtiglieria alpina (gruppi « Mondovì », «Pinerolo>>, <<Val Po »), unità minori ed elementi dei servizi. Aveva forza ridotta e numerose deficienze: mancavano i mezzi di collegamento organici ed era priva del battaglione genio; disponeva di pochissimi automezzi e di incomplete dotazioni di materiali. Le maggiori forze (4 battaglioni e 5 batterie) erano destinate alla protezione delle comunicazioni e impianti lungo la linea Isarco- Adige (estensione 55 km) e le rimanenti forze al Passo della Mendola e al Passo delle Palade con funzioni di riserva e a sbarramento delle provenienze da Bolzano e Merano verso la conca di Fondo. Cfr.: Relazioni del Generale Comandante, Carlo Passi c del Generale Arnaldo Pavan, Comandante la fanteria divisionale. (6) Reduce dalla Russia, inquadrava i reggimenti alpini 5° (battaglioni << Edolo », « Morbegno>>, Tirano » e uno di complementi, reclute), 6° (battaglioni <<Val Chiese», «Verona» e « Vestone »), il 2° reggimento artiglieria alpina (gruppi « Bergamo », «Vicenza», « Valcamonica ») e il II battaglione misto genio. Aveva le forze ridotte, non disponeva di mezzi tecnici, né di automezzi e aveva in proprio soltanto il 16 per cento degli organici di quadrupedi. Modestissimo il munizionamento: solo 6 caricatori per ciascun moschetto. Cfr.: Relazioni del Generale Luigi Reverberi, del Ten. Col. Adolfo Rivoir, comandante del 5° alpini e del Maggiore Alberto Cassoli.
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Le opemzioni delle unità italiane nd settembre- ottobre 1943
-
Servizi di Corpo d'Armata; truppe ai depositi. A Bolzano avevano sede il Comando della Legione territoriale Carabinieri e quello della Guardia di Finanza. XXIV Corpo d'Armata (Comandante, Generale Licurgo Zannini; Capo di S.M., Colonnello Giovanni Corniani). Sede del Comando: Udine. Aveva giurisdizione sulla zona di confine fra i valichi di Tarvisio, Piedicolle e Caccia (Postumia). Disponeva delle seguenti forze: - Divisione di fanteria « Torino » (7). Comandante, Generale Bruno Malaguti; Capo di S.M., Tenente Colonnello Giuseppe Spoliti. Sede del Comando: Gorizia. Era dislocata nel goriziano; - Divisione alpina « Julia » (8). Comandante, Generale Franco Testi; Capo di S.M., Tenente Colonnello Luigi Zenga. Sede del Comando: Gorizia. Aveva giurisdizione sulle Valli Isonzo, Baccia, Vippacco e Piave; - Comando Guardia alla frontiera (Generale Carlo Danioni), comprendente i settori XXI, XXII e XXIII; - 14° Comando Guardia alla frontiera della Difesa territoriale di Treviso (Generale Lodovico Castellani) comprendente i settori XVI e XVII; (7) Reduce dalla Russia aveva incorporato per la sua ricostituzione la Divisione di occupazione «Veneto», tipo 1941. Inquadrava i reggimenti di fanteria 81° e 82°, il 52° reggimento artiglieria da campagna, il CLIX battaglione mitraglieri, il CLIX battaglione genio (comprendente una sola compagnia) e unità minori. Era tutta impiegata, insieme ad altre forze, nella lotta contro i ribelli sloveni. In via di lento riordinamento, priva di armamento pesante per fanteria e di artiglieria e dotata di poche munizioni. Forti le deficienze organiche dei reggimenti di fanteria, ognuno dei quali per completarsi avrebbe dovuto ricevere ancora 1.200 uomini. Cfr.: Diario storico- militare 1 943· (8) Reduce dalla Russia era in corso di riordinamento e presentava sensibili deficienze in ogni campo. Inquadrava i reggimenti alpini go (battaglioni «Cividale», «Gemona» e cc Tolmezzo »), 9° (battaglioni <<L'Aquila», cc Val Cismon>> e « Vicenza »), il 3° reggimento artiglieria alpina (gruppi cc Conegliano», «Udine>> e cc Val Piave») e il III battaglione misto genio. Per la necessità di opporsi ai movimenti delle forze tedesche erano stati costituiti con unità dei reggimenti i gruppi tattici cc Bazzali >> e cc Magnano >>. La divisione non poteva considerarsi efficiente. Cfr.: Relazioni dei Generali Licurgo Zannini, Comandante il Corpo d'Armata e Franco Testi, Comandante la Divisione e del Colonnello Giovanni Corniani, Capo di S.M. del Comando di Corpo d'Armata.
Gli avvenimenti nell'ambito della
pianti;
sa Armata
artiglieria di Corpo d'Armata; battaglioni di milizia territoriale per la protezione
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battaglioni reclute; - nuclei antiparacadutisti; - 3a Brigata alpina di marcia su tre reggimenti. Venne disciolta all'atto dell'annuncio dell'armistizio; - truppe ai depositi; - Comando della zona di Gorizia (Generale Lucio Giorgetti) eh~ disponeva di elementi territoriali. Il Corpo d'Armata non era dotato di unità dei servizi. Per le proprie necessità si avvaleva di quelli territoriali (9). XXIII Corpo d'Armata (Comandante, Generale Alberto Ferrera; Capo di S.M., Colonnello Dino di Ianni). Sede del Comando:
Trieste. Giurisdizione: frontiera orientale da Monte Nevoso a Fiume (esclusa). Disponeva delle seguenti forze: - Divisione di fanteria « Sforzesca » (IO). Comandante, Generale Michele Vaccaro; Capo di S.M., Ten. Col. Alberto Righetti. Sede del Comando: Divaccia San Canziano. Era dislocata sulla frontiera in copertura da Monte Pomario a F iume esclusa; - Comando Guardia alla frontiera, comprendente i settori XXV e XXVI (n); - 3 reggimenti costieri (totale 5 battaglioni) di forza ridottissima; . . . - unità varie per la protezione delle comun1cazwm e 1mpianti (circa 9.ooo uomini frazionati in molti distaccamenti); (9) Cfr.: Relazioni del Generale Licurgo Zannini e del Colonnello Giovanni Corniani. (ro) Reduce dalla Russia con scarsissimi contingenti era in corso di ricostituzione dopo avere assorbito le forze della preesistente Divisione di occupazione « Novara '' tipo 1941. Inquadrava i reggimenti di fanteria 53° e 54°, il J7° reggimento artiglieria da campagna, il· CLVII battaglione mitraglieri, il CLVII battaglione misto genio e unità dei servizi. Era frazionata in 47 distaccamenti. Cfr.: Relazione del Tenente Colonnello Alberto Righetti, Capo di S.M. del Comando Divisione. Forza totale 5.000 uomini. (u) Aveva in totale 6.400 uomini, ripartiti in 70 distaccamenti presso le opere, per difendere circa 6o km di frontiera. Cfr.: Relazione del Colonnello Renato Paolucci de Calboli, Comandante del XXVI settore Gaf, che andava da Monte Nevoso a Borgo Marina (Fiume). 16.- U.S.
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Le op~azioni d~ll~ unitcì italiane nel .<~ttembre- ottobr~ 1943
- reparti reclute per servizi di ordine pubblico (circa 3- 4.000 uomini); - artiglieria di Corpo d'Armata; - Difesa Porto di Trieste (12); - Difesa di Monfalcone ( 1 3); - forze territoriali dei presidi di Trieste e Pola; - Centro addestramento carristi a Pordenone; - truppe ai depositi. Non disponeva in proprio di unità dei servizi: si avvaleva dei servizi territoriali. In totale circa 3o.ooo uomini frazionati in un centinaio di distaccamenti. Mezzi meccanizzati a disposizione del Corpo d'Armata: 4 autoblindo e due carri leggeri (14). Truppe di Armata: - 5° reggimento artiglieria di Armata; - 3o raggruppamento genio; 1° reggimento pontieri; - unità varie. Intendenza di Armata. Erano inclusi nel territorio dell'Armata i Comandi Difesa Territoriale di Treviso e Trieste, con funzioni territoriali. Infine, nel territorio de li' Armata, a Montebello Vicentino, erano dislocati elementi del Comando 6a Armata reduci dalla Sicilia (15). Mancava all'Armata il concorso delle forze aeree. Poco efficiente, in complesso, la situazione dell'Armata, con le Grandi Unità reduci dalla Russia e in lento riordinamento, prive di armamento pesante, con poche munizioni, organici ridotti, disseminate in un territorio vastissimo; i reparti della Guardia alla frontiera (12) 8 batterie costiere, 1 compagnia mitraglieri e 2 compagnie territoriali. (13) Due compagnie a organici ridotti e una batteria da 47· (r4) Cfr.: Relazione del Generale Carlo Perrero. (15) Si trattava di circa 25 ufficiali e 8o- 90 sottufficiali e truppa che all'annuncio dell'armistizio ebbero ordine di assumere, col concorso di nuclei di carabinieri, la difesa del luogo e di costituire posti di blocco sulle vie di accesso alla località. Cfr.: Relazione del Colonnello di S.M. Gallia no Scarpa, Sottocapo di S.M. del Comando 6' Armata.
Gli avv~nimenti nell'ambito della 8• Al'mata
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erano stati depauperati degli elementi migliori trasferiti alle analoghe unità della 2 .. Armata. Sul morale delle unità, salvo per quelle alpi ne, è da ricordare la crisi subentrata negli elementi di origine siciliana in seguito alla perdita della loro terra. Situazione organica precaria; nonostante la pressoché totale indisponibilità di mezzi di trasporto le divisioni di fanteria in ricostituzione venivano definite « truppe mobili » (16).
FORZE GERMANICHE
Erano poste alle dipendenze del Comando Gruppo Armate B (Feldmaresciallo Erwin Rommel). Comprendevano: -
nel settore del XXXV Corpo itaJiano: . la 44" Divisione di fanteria; . la 1 36" Brigata da montagna Doehla; entrambe rinforzate da unità corazzate; . una terza divisione al confine con la Germania mendionale; tutte incorporate nel LI Corpo; -
nel settore dei Corpi italiani XXIV e XXIII: la 71 .. Divisione ·di fanteria rinforzata da mezzi corazzati, avanguardia del XVI Corpo (comprendente 3 divisioni) proveniente dalla conca di Klagenfurt e penetrata in Italia per i valichi di Tarvisio, Piedicolle e Postumia (17);
-
nei settori interessanti le retrovie dell'S" Armata: Corpo corazzato, dislocato in Emilia, comprendente le Divisioni 24\ 6s• e « SS. Hitler » ;
- numerosi nuclei di elementi sfusi nelle più importanti località anche costiere. (r6) Cfr.: Relazione del Generale ltalo Gariboldi. (17) A Trieste era dislocato un presidio tedesco, con una base aerea e una base marittima. Altre basi e minori comandi erano a Pola e Portorose. Molti elementi della marina mercantile, difficilmente controllabili, erano dislocati in varie località dell'Istria. Transitavano da Trieste anche forze tedesche destinate ai Balcani. Vi era inoltre la tendenza a creare nuovi Comandi mascherandone la costituzione.
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u operazioni del/c- unittÌ italiane nel setlembre- ottobre 1943
La sera dell'8 settembre ebbe inizio dal Brennero l'afflusso di nuove forze corazzate che, la notte sul 9, raggiunsero le zone di Bressanone e di Bolzano- Caldaro. In particolare a Bolzano città affluirono 30 mezzi corazzati e blindati (r8).
II. - GLI AVVENIMENTI N ella serata dell'8 il Generale Garibaldi ebbe subito notizia dei primi incidenti e scontri con le forze germaniche. Nel corso della notte diede ordine per la costituzione di sbarramenti in profondità sulle direttrici di Tarvisio, Piedicolle e Postumia, sulle quali erano in movimento colonne tedesche e alle ore 7 del 9 ebbe dallo Stato Maggiore la conferma di impedire l'ingresso dei tedeschi nella Venezia Giulia. Frattanto le forze tedesche, in base ad un piano accuratamente predisposto e attuato con prontezza e decisione, subito dopo l'annuncio dell'armistizio erano intervenute paralizzando i Comandi, interrompendo i collegamenti, procedendo al disarmo di unità e distaccamenti isolati, agendo in forza e risolutamente con superiorità di mezzi dove incontravano resistenze o ricorrendo ad inganni per ottenere il disarmo delle truppe italiane. L'azione fu contemporanea da nord, da est e da ovest, con l'intervento delle forze del Corpo corazzato provenienti dall'Emilia (19). Verso le ore 7 del 9 settembre giunse a Padova il Generale Gastone Gambara, già Comandante l'XI Corpo in Slovenia, latore del noto ordine per la costituzione del raggruppamento di forze alla frontiera orientale (vedasi: capitolo VIII, Gli avvenimenti nell'ambito della 2 a Armata), per effetto del quale l'8a Armata avrebbe do(18) Nel settore del XXXV Corpo, nella zona a nord di Salorno, sino a Terlano e a Chiusa d 'Isarco, erano ripartite in vari blocchi: a Chiusa d'TsarcoBolzano, nella zona di Appiano, nella zona Caldaro- Egna, in guella di Bressanone, a Fortezza, Novacella c Sciaves, a Mules, nella conca di Vipiteno e nella zona di Colle Isarco. In ogni piccolo abitatO era un reparto tedesco. (Cfr.: Relazione del Generale Alessandro Gloria). Nelle grandi lince i blocchi di forze tedesche gravitavano in Val d'Adige, nelle zone di Tarvisio, Piedicolle e Postumia e nella regione orientale dell'Emilia. Altre forze erano segnalate ad Innsbruck, Villach, nei pressi di Lubiana e nell'alta Val Sava. (19) Come si vedrà, una colonna corazzata proveniente da Bologna occupò Padova il 10 e successivamente Treviso e Udine.
Gli avvenimenti nell'ambito della 8"' Armata
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vuto cedere le Divisioni « Julia », « Torino » e « Sforzesca » nonché elementi della Guardia di frontiera della Venezia Giulia. Il Generale Gariboldi diramò subito ordini ai Comandi dei Corpi XXIV e XXIII, dopo di che il Gambara ripartì in aereo diretto a Fiume. Pur giungendogli notizie sui combattimenti in corso e sull'affluenza nel suo territorio di sbandati provenienti dalla regione di Lubiana (2o) e sulla cattura di varie unità delle sue forze, il Generale Gariboldi rimase al suo posto, nella sua sede di Comando, per non abbandonare l'Armata. Avuta notizia degli avvenimenti che si andavano verificando e che interessavano particolarmente il XXIV Corpo, prospettò a quel Comando la opportunità di guadagnare tempo con le trattative in corso con i comandanti tedeschi, ma di pretendere in ogni caso condizioni onorevoli per consentire l' avanzata delle forze nemiche. In brevissimo tempo 1'8" Armata - come si vedrà - quale complesso operativo, venne sopraffatta nonostante molteplici, accanite e sanguinose resistenze nei vari presidi. Il mattino del 9 le forze germaniche occuparono Trieste e Bolzano, dopo avere vinto la resistenza degli elementi in posto. Le occupazioni si susseguirono il IO : Verona, Padova, Treviso e centri vicini, l'II un'altra colonna giunse a Mestre. Udine venne occupata il 12. Impossibile qualsiasi azione coordinata e di insieme da parte delle fo rze italiane frantumate in tanti distaccamenti e prive di mobilità e di armamento adeguato. La resistenza contro gli aggressori si realizzò in una numerosa serie di episodi frammentari, se pur eroici, caratterizzati dalla difesa di singoli presidi, di caserme, d i valichi o di reparti isolati e perciò limitata nel tempo e senza esito favorevole, ma che tuttavia pose in risalto la tenace volontà di reagire. Tanti i focolai di resistenza che si accesero in tutto il territorio dell'Armata. La sproporzione delle forze, soprattutto qualitativa, il disseminamento e il deficiente armamento delle unità italiane - che non disponevano di forze corazzate ----, tutte in corso di riordinamento o di costituzione, accentuati dalla sorpresa per l'annunciato armistizio del quale non si era avuto nessun preavviso, ebbero riflessi negativi sul morale dei reparti. Il contagio degli sbandati provenienti da zone di confine e dalla Slovenia, la cattura dei Comandi (20) L'avvenuta cattura del comando dell'XI e del V Corpo in Slovenia e le conseguenze che ne derivarono, non furono estranee al determinarsi di una situazione di grave disagio fra le unità della 8• Armata dislocate al confine giulio.
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Le operaz iont dd/~ unità itahan~ n~l settembr~ - ottobr~ 1943
c l'azione decisa delle truppe tedesche furono le principali cause che determinarono il crollo dell'Armata, alla quale tuttavia non mancò la dimostrazione di un elevato spirito combattivo e di un profondo sentimento del dovere da parte di tutte le sue unità, costrette a subire una improvvisa aggressione in forze, e che seppero e vollero in tanti casi agire di iniziativa in una situazione ormai disperata.
*** Il giorno 10 alle ore 18 una colonna corazzata tedesca entrò in Padova, dove non esistevano forze per opporre resistenza. Il Generale Gariboldi incaricò il suo Capo di Stato Maggiore di assistere alle trattative col comandante tedesco, dispose la distruzione di tutti i documenti e carteggi e lasciò libera la maggior parte degli ufficiali del Comando. L'accordo con i tedeschi prescriveva la consegna delle truppe delle caserme, l'ordine pubblico affidato ai carabinieri, gli ufficiali chiusi nei rispettivi alloggi. Anche il Generale Gariboldi ne seguì le sorti : rimase nel suo alloggio con la facoltà di uscirne ma piantonato. Interpellato, il giorno 15, in merito alla cooperazione con i tedeschi rispose con un netto e dignitoso rifiuto, in conseguenza del quale venne internato a Castelfranco Veneto e successivamente in Germania (21). Egli nella sua Relazione (22) volle chiarire i punti salienti del dramma che aveva investito l'Armata. « In merito agli sbandati non si deve generalizzare: si trattava di reclute ai depositi, alcune ancora disarmate o in abito civile: preferirono sbandarsi davanti alla minaccia di essere catturati e internati. Altri appartenevano ad unità che le vicende avevano portato a dover cedere a forze superiori e che preferirono sottrarsi alla cattura . . . La maggior parte delle unità organiche dopo la resistenza furono catturate in blocco e internate. Per esse non si trattò di dissoluzione ma di cattura, di immobilizzazione: il fenomeno merita un diverso giudizio ed apprezzamento, riflettendo sulle condizioni in cui vennero a trovarsi, quali i mezzi di cui disponevano, quali gli elementi costitutivi sotto ogni aspetto, quali le si tu azioni ». L'esame degli avvenimenti verificatisi presso le Grandi Unità dell'Armata varrà a porre in risalto i più salienti episodi di resistenza.
(21) Cfr.: Relazione del Maggiore Ciro Gaeta, del Comando di Armata. (22) Cfr.: Relazione del Generale Italo Gariboldi.
Gli avvenimenti nell'ambito della 8.. A1·mata
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SETTORE DEL XXXV CORPO D 'ARMATA
Il piano « K » predisposto dal Comando di Armata prevedeva: - per la Divisione « Cuneense », lo svincolo della maggior parte delle sue forze dai vari compiti ____, eccettuato il presidio del fondo Val d'Adige - per raccoglierle nella zona Mendola- Passo delle Palade, posizioni esterne della zona di occupazione germanica. In base a tali ordini si erano già riuniti alla Mendola i battaglioni « Mondovì » e « Borgo San Dalmazzo>> (meno una compagnia) e una batteria da 75 / 13; - per la Divisione « Tridentina », la occupazione della zona collinosa di Novacella o almeno il blocco delle forze tedesche ivi dislocate, mediante un'azione partente <la Bressanone e Fortezza. La sera dell'8 settembre il Comandante del XXXV Corpo ordinò al Comando della « Cuneense n di portarsi a Mendola e di tenersi pronto ad operare contro il fondo valle e su Bolzano. Chiese disposizioni al Comando di Armata in merito all'applicazione del piano « K », ma gli fu risposto di attendere. Dette infine notifica al Comando tedesco di Bolzano dell'avvenuto armistizio e dell'ordine impartito alle proprie forze di evitare atti ostili ma di reagire se attaccate. A partire dalle ore 20 la rete radio cominciò ad essere disturbata e nelle prime ore della notte sul 9 ebbero inizio le aggressioni delle forze tedesche che diedero luogo a reazioni interessanti la Piazza di Bolzano, i reparti del XIII settore Guardia alla frontiera, delle Divisioni « Cuneense » e « Tridentina >> e dei presidi di Trento, Rovereto, Verona e Mantova. A Bolzano (23), la sede del Comando XXXV Corpo, presidiata da un nucleo di carabinieri rinforzato venne attaccata nel corso della notte. La reazione fu immediata e tenace, ma la superiorità delle forze nemiche ebbe il sopravvento (24). Ne seguì la cattura del Comandante il Corpo d'Armata e dell'intero Comando (25). (23) Presidiata da elementi del 6° reggimento artiglieria Guardia alla frontiera, del u2° reggimento artiglieria e di unità minori. Complessivamente poco più di 3.ooo uomini. (24) Nostre perdite: 6 carabinieri morti e I I feriti. Cfr.: Relazione del Maggiore Luciano. (25) Poco prima della cattura il Generale Gloria aveva trasmesso telefonicamente al Comandante la Divisione « Cuneense» l'ordine di iniziare l'azione su Bolzano. Cfr.: Relazioni dei Generali Alessandro Gloria e Carlo Fassi.
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operaziom dale unità ttolione nel settembre - ottobre 1943
Nel contempo altre unità tedesche, sostenute da carri armati, attaccarono la c~serma dell'artiglieria abbattendone il portone e irrompendo nell'interno. I difensori che dovettero subire anche le ostilità delle milizie tirolesi resistettero fino ai limiti del possibile. Verso le ore 4 il Comando tedesco inviò un ufficiale dal Generale Gloria con la richiesta di far cessare l'azione in corso della Divisione « Cuneense)) : tenuto conto che essa non poteva ormai più conseguire alcun risultato, il Comandante del C.A. aderì alla richiesta con la speranza che la divisione sarebbe riuscita a sottrarsi all'aggressione proseguendo per il Passo del T onale in Valtellina, ove avrebbe potuto collegarsi con i Comandi italiani della Lombardia, che riteneva ancora efficienti. Il XIII Settore Guardia alla frontiera (Colonnello Giovanni Battista Cucci), sede del Comando a Merano, sbarrava la Val Venosta (26). V ari scontri ebbero luogo la notte sul 9: le forze tedesche entrarono in Merano e ne circondarono la caserma rendendo impossibile ogni resistenza. I vari distaccamenti del Settore, tutti isolati, si difesero a lungo, alcuni accanitamente, come a Prati di Gufra, Resia e Pian dei Morti (27). La Diuisione alpi11a « Tridentina )) (28) aveva le proprie forze dislocate dal Brennero alla conca di Vipiteno, a Fortezza e Rio di Pusteria, con elementi tra Fortezza e Bressanone, cioè in una zona nella quale si era da tempo insediata la maggior parte della 44" Divisione di fanteria tedesca rinforzata da mezzi corazzati, con concentramenti particolarmente robusti nelle conche di Bressanone e Vipiteno. Alle ore 22 dell'8 settembre il comandante del 6o alpini, da Vipiteno, informò che i tedeschi avevano attaccato la caserma di Colle Isarco e che erano in corso trattative per la cessazione del fuoco. (26) Forza 42 ufficiali, 920 sottufficiali e truppa di cui oltre 100 invalidi. Era suddiviso nei sottosettori « Passiria » e « Resia ». Forza effettivamente impiegata nella resistenza: 29 ufficiali e 780 sottufficiali c truppa. Cfr.: Relazione del Colonnello Giovanni Battista Cucci. (27) Cfr.: Relazione del Colonnello Giovanni Battista Cucci. (28) Fra il 29 luglio e il 10 agosto era stata dirottata dalla zona di Merano a quella di Gorizia e quindi era ritornata in Alto Adige fra il Brennero e Bressanone, nelle valli della Rienza e dell'Isarco. Tali movimenti ne avevano compromesso il processo di riordinamento e !"impiego a protezione delle linee di comunicazione non aveva consemito un proficuo addestramento.
Gli avvenimenti nell'ambito della 8"' Armata
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Più tardi il comando del reggimento venne accerchiato e contemporaneamente venne attaccata anche la sede di comando del 5o alpini a Fortezza che venne a trovarsi in situazione drammatica. Scontri vivaci ebbero luogo a Bressanone, ove il Comando della divisione venne catturato; tuttavia elementi del quartiere generale e del II battaglione misto genio (29), benché armati di solo moschetto, resistettero nella caserma per tutta la notte. Notevole inoltre la resistenza delle compagnie 44.. e 45a del battaglione « Morbegno >> a Monte Elmo: la 44"' compagnia, peraltro, riuscì a raggiungere Longarone costituendo i primi nuclei partigiani del Cadore. Sono da ricordare anche i tentativi effettuati da altri reparti della divisione per raggiungere il Sarentino, pur braccati dalla popolazione allogena, e quelli compiuti dal battaglione « Edolo " e dal gruppo « Bergamo>> per raggiungere la Val di Non. La D ivisione alpina « Cuneense >> la notte sul 9 ebbe ordine telefonico di marciare di urgenza con tutte le sue forze su Bolzano. Il Generale Fassi ordinò la riunione dei reparti dei due reggimenti alpini per puntare su Bolzano e ai battaglioni distaccati alla Mendola ( « Borgo San Dalmazzo >> e « Mondovì >>) di concorrere ali' azione seguendo itinerari diversi. Verso le 7,30 del 9 giunse a Bressanone il T enente Colonnello Francesco Lippolis del Comando di Corpo d' Armata accompagnato da un ufficiale tedesco, con l'ordine di cessazione delle ostilità e di raccogliere la divisione alla Mendola; lo stesso Lippolis aveva perciò fermato il movimento del battaglione « Borgo San Dalmazzo"· In risposta, il Generale Fassi chiese di ottenere dal Comando tedesco il libero passaggio per tutte le sue unità. Verso le ore 10 fece ritorno alla Mendola il battaglione « Borgo San Dalmazw " e nessuna notizia si ebbe del battaglione « Mondovì » e di altri reparti. Nel contempo le forze tedesche si concentrarono presso il bivio di Appiano- Caldaro per agire sulla Mendola anche con artiglierie. Alla Mendola il Comando Divisione fu isolato e bloccato e tutti gli accessi al passo furono occupati dal nemico. Unica via di scampo (3o) quella dei boschi sovra la conca di Fondo, per tentare di raggiungere la V al di Sole e il Passo del Tonale. (29) Il II battaglione misto genio riportò 2 militari morti e 18 feriti. Cfr.: Relazione del Tenente Elio Bencini. (3o) Cfr.: Relazione del Generale Carlo Fassi.
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Le op~ra:::ioni delle unità rtaliane 71~1 settembre- ottobre 1943
Poco dopo le I I fece ritorno il Ten. Col. Lippolis con l'ufficiale tedesco con la risposta scritta del Generale Gloria: « non sono più in condizioni di dare ordini, si regoli in base alla situazione locale». L'ufficiale tedesco invitò il Generale Passi a capitolare dandogli tempo fino alle 13 e avvertendolo che in caso contrario avrebbero avuto inizio i bombardamenti aerei c delle artiglierie su Mendola. Il Generale F assi tergiversò nella speranza del ritorno del battaglione « Mondovì » del quale non aveva più notizie e nel pomeriggio si recò ad Appiano per conferire col comandante il 131° reggimento corazzato tedesco (Colonnello Kinzelbach) il quale gli prospettò l'alternativa ormai nota: combattere con i tedeschi o capitolazione, seguita dal disarmo salvo che per gli ufficiali. Dinanzi a tale richiesta il Generale Passi oppose un rifiuto e ottenne che le forze tedesche rimanessero suJle posizioni in cui si trovavano, assicurando che i reparti della sua divisione sarebbero rimasti ali a Mendola; gli fu anche concesso di recarsi a Bolzano per conferire col Generale Gloria. Nel partire diede il « tacito consenso )) per l'allontanamento dal passo di tutti coloro che si fossero sentiti 1n grado di farlo (31). Giunto a Bolzano non vi trovò il Generale Gloria e perciò riprese la via del ritorno per raggiungere le proprie truppe, ma la strada era intasata dalle forze nemiche e poté arrivare solo ad Appiano dove elevò protesta al Comandante tedesco chiedendo la sospensione dei movimenti delle forze germaniche. lvi apprese che il battaglione « Mondovì » aveva sostenuto uno scontro, ma in seguito all'ordine di cessazione delle ostilità era rientrato la notte sul 9 alla Mendola. Molti componenti il Comando di Divisione, di due battaglioni e di una batteria si erano allontanati dirigendosi verso la Lombardia (32). Il Generale Passi venne catturato. Nel frattempo l'aliquota maggiore della divisione era stata travolta senza potere svolgere un'azione unitaria. Le frazioni, attaccate la notte sul 9, opposero tenace resistenza; analogamente si comportarono gli elementi del Comando rimasti ad Appiano che reagirono vigorosamente. Si difesero anche il comando del I 0 alpini e il battaglione « Pieve di Teco » nella valle Isarco e il battaglione « Ceva » a Cardano; il comando del 2• reggimento al pini, asserragliato ad (31) Cfr.: Relazione del Generale Carlo Fassi. (32) Raggiunsero il Passo del Tonale dal quale molti si diressero in Piemonte e altri in Valtellina, ove costituirono nuclei di resistenza e si unirono ai p:~rtigiani locali combattendo con essi la lotta di liberazione.
Gli avv~nim~nti n~ll'ambito della 8'- Armata
Egna, respinse le intimazioni di resa e resistette tutta la notte. Ad Ora, energica fu la reazione del battaglione « Saluzzo » nel tentativo di aprirsi il passo verso la Val Fassa. Anche il nucleo sussistenza reggimentale, nella stessa località, si difese strenuamente creando ostacoli persino con le balle di paglia; si arrese solo dopo avere esaurito le munizioni. LA RESISTENZA A TRENTO.
Comandante del presidio (33) il Generale Andrea della Croce. L'attacco tedesco, favorito dalla sorpresa, ebbe inizio la notte sul 9 da parte di un reggimento corazzato dislocato a Lavis. Il comando del presidio e tutte le caserme vennero circondati e attaccati; dopo un'azione preliminare i carri irruppero contro gli ingressi seguiti da elementi di fanteria che penetrarono nell'interno. Le truppe si batterono con accanimento e la resistenza cessò soltanto quando divenne impossibile. Perdite italiane: 2 ufficiali e 2 carabinieri e 39 sottuffìciali e truppa morti, 2 ufficiali e circa 250 sottufficiali e truppa feriti, dei quali 132 vennero ricoverati in ospedale: sette di essi decedettero durante il ricovero (34). Cadde in combattimento, da valoroso, il Maggiore Alboino De Iuliis (35), del 62" fanteria. (33) Comprendeva i battaglioni reclute del 61° e 62° reggimenti fanteria e dell'no reggimento alpini, nuclei di carabinieri e il 50° autoraggruppamento speciale. Forza totale: circa 2.6oo uomini, dislocati anche in località adiacenti. Cfr.: Relazione del Generale Andrea della Croce. (34) Cfr.: Relazione del Generale Andrea della Croce. (35) Alla Memoria dell'Ufficiale venne concessa la Medaglia d'Oro al valor militare con la seguente motivazione: « Alla notizia dell'armistizio dell'8 settembre 1943 accorreva prontamente alla caserma del deposito. Ricevuti gli ordini organizzava prontamente a difesa, con pochi uomini e con le poche armi e munizioni, un lato della stessa caserma contro probabili azioni dei tedeschi. Attaccato da forze ed armi superiori, rincuorava i propri dipendenti alla resistenza. Pur conscio della propria inferiorità rispondeva col fuoco fino all'esaurimento delle munizioni. All'intimazione di resa scaricava i colpi della sua pistola contro il nemico, finché cadeva colpito mortalmente e sul suo corpo già esamine si sfogava l'ira dell'avversario con nuove scariche di mitragliatore. Puro esempio di alte doti militari e sentimento del dovere. Fedele al giuramento immolava la sua vita alla Patria ». Trento, Caserma « Cesare Battisti », del 62° fanteria, 9 settembre 1943.
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Lt" operazioni delle unità italiane nel settembre -ottobre 1943
LA RESISTENZA A RovERETo. Comandava il presidio (36) il Colonnello Umberto Bordoni, Comandante 1'8" reggimento bersaglieri, dislocato fra Rovereto, Verona e Castiglione delle Stiviere. La notte sul 9 settembre la città fu raggiunta da forze corazzate tedesche provenienti da Trento e da pattuglie di fanteria dislocate nei dintorni e in Val Lagarina. L'attacco fu simultaneo contro tutte le caserme. Il primo, diretto a quelle di Sant'Ilario e Maffei e alla sede di comando dc!l'8o bersaglieri venne sanguinosamente respinto. In~ tervenuti i carri armati le azioni ripresero dopo varie intimazioni di resa sempre respinte; vennero impiegate dai tedeschi anche unità lanciafiamme. Un nuovo attacco falll ancora; alcune caserme vennero occupate solo dopo tenace resistenza, una venne data alle fiamme. Nel corso di un violento terzo attacco i tedeschi riuscirono a penetrare nell'atrio del Comando di reggimento, ove si svolse una lotta accanita che si spostò di piano in piano e nel cortile adiacente. Esaurite le munizioni il presidio dovette arrendersi, mentre la lotta proseguì accanita nelle caserme Maffei e Sant'Ilario; ebbe termine solo il mattino del 10 alle 7,30 dopo una serie di incendi provocati dall'in~ tervento dei lanciafiamme. Perdite italiane: I ufficiale e 7 sottufficiali e truppa morti, 15 uomini di truppa feriti. I tedeschi riportarono 2 ufficiali e 43 sottufficiali e soldati morti e 32 feriti (37). LA RESISTENZA A VERONA. Il Presidio (38) era comandato dal Generale Guglielmo Orengo, comandante interinale della zona militare. Alle ore 24 dcll'8 un ufficiale tedesco intimò la resa che venne respinta. Le ostilità si ini~ ziarono la notte sul 9 con l'attacco al ponte di Parona, alla chiusa di (36) Comprendeva 1'8° reggimento bersaglieri ciclisti in corso di completamento (68 ufficiali e 2.140 sottufficiali e bersaglieri), le truppe al deposito 132'' reggimento artiglieria corazzato (in prevalenza reclute, molte delle quali disarmate), il 178• gruppo autieri e il centro di mobilitazione del gruppo << Vicenza » del 2° reggimento artiglieria alpina. Cfr.: Relazione del Colonnello Umberto Bordoni. (37) Cfr.: Relazione del Colonnello Umberto Bordoni. (38) Comprendeva le truppe al deposito del 5° reggimento cavalleria, elementi dell'So reggimento bersaglieri, le truppe ai depositi dell'So reggimento artiglieria e del t" reggimento pontieri ed clementi minori.
Gli avvcnimcnti nell'ambito della 84 Armata
Ceraino e all'aeroporto di Boscomantico, dove la situazione venne ristabilita per la resistenza degli avieri e di rinforzi accorsi. Le truppe avevano nel frattempo ricevuto ordine di asserragliarsi nelle caserme per reagire a qualsiasi violenza. Ad un nuovo invito alla consegna ·delle armi (ore 6 del mattino) fu opposto un rifiuto. L'attacco deciso, con fanterie sostenute da carri e artiglierie, ebbe inizio alle 7,30 del 9 e la reazione fu immediata, più o meno violenta a seconda delle possibilità. Resistettero in particolare i cavalleggeri del 5' reggimento e la guarnigione della caserma deli •go reggimento artiglieria, che fu l'ultima a cedere e solo dopo l'intervento di carri armati per l'attacco finale. Il Colonnello Comandante ebbe l'onore delle armi, le truppe furono lasciate libere nelle caserme. Il Comandante di zona era stato nel frattempo catturato (39). Perdite italiane: ro morti e 23 feriti. Perdite tedesche: 12 morti e 7 feriti (4o).
LA RESISTE::-rZA A MA:-ITOVA. Il presidio (41) era agli ordini del Generale Cesare Bartolotta. Il mattino del 9 settembre motociclisti tedeschi seguiti da carri armati circondarono la stazione ferroviaria e chiesero il disarmo delle truppe ivi in servizio di ordine pubblico, ma ne ebbero un rifiuto. Aperto il fuoco i tedeschi uccisero il comandante del reparto italiano, ferirono 5 soldati e disarmarono dopo breve resistenza la truppa. Altri reparti, sostenuti da carri e autoblindo, disarmarono i posti di blocco sulle rotabili e occuparono gli impianti telefonici e telegrafici. Seguì l'attacco alle caserme, le cui porte vennero abbattute da colpi di artiglieria, e la lotta divampò ovunque per la resistenza dei reparti. Una nuova intimazione di disarmo venne effettuata alle 10,30 quando il Generale Bartolotta, considerata la materiale impossibilità (39) Cfr.: Relazioni del Generale Guglielmo Orengo e del Colonnello Donato Papa, quest'ultimo comandante il 1° reggimento pontieri. (40) Cfr.: Relazione del Generale Guglielmo Orengo. (41) Comprendeva circa 400 ufficiali e 5.000 sottufficiali e truppa (di cui 4.000 reclute non ancora istruite e molte disarmate) dei reparti ai depositi del1'8oo reggimento fanteria, dei reggimenti 4° artiglieria c.a. e Il3° artiglieria corazzato, del 4° artiglieria di Corpo d'Armata, il Comando del I22° reggimento artiglieria di marcia, unità minori e il distretto militare.
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di proseguire la resistenza, tentò invano di prendere contatti col Comando <lei XXXV Corpo, ma riuscì poi a conferire telefonicamente con il Capo di S.M. del Comando di Armata, che gli rispose di regolarsi secondo le circostanze. Nel tardo pomeriggio fu concluso con i tedeschi un accordo: ritiro delle armi tranne che agli ufficiali, riunione delle truppe in una caserma sotto sorveglianza italiana e ripristino del servizio di ordine pubblico con personale ridotto. Ma i tedeschi non si attennero ai patti e il mattino del 10, ad operazioni di versamento delle armi ultimate, catturarono il comandante e tutti gli ufficiali del presidio (42).
SETTORE DEL XXIV CORPO D'ARMA T A
Nel periodo antecedente all'armistizio il XXIV Corpo aveva svolto intensa attività operativa contro i partigiani slavi e verso la fine del mese di agosto dovette fronteggiare l'afflusso delle forze tedesche in corrispondenza dei valichi di Tarvisio, Piedicolle e Caccia (Postumia): si trattava <ielle unità della 71" Divisione (Generale Wilhelm Raapke) provenienti dalla Val di Sava. Furono fermate ai valichi e i comandanti le colonne avvertirono che avrebbero dovuto concorrere alla protezione delle linee ferroviarie nei tratti GemonaS. Lucia di Tolmino- Postumia e che avrebbero fatto ricorso alla forza se non fosse stato revocato il divieto di transito. Nell'attesa di ordini dal Comando di Armata, un treno segnalato quale trasporto di carbone ma carico di truppe e ferrovieri entrò nella stazione di Piedicolle Bassa e le truppe occuparono di sorpresa la caserma della Guardia alla frontiera e disarmarono il personale. La situazione fu ristabilita dall'intervento del battaglione « Vicenza » della « Julia » dopo breve scontro che costrinse le forze tedesche a ritirarsi sulle colline adiacenti. Giunto l'ordine di lasciar transitare liberamente le colonne tedesche (che però non avrebbero dovuto oltrepassare i valichi di Tarvisio e Cracova in Val Baccia) e di non ricorrere alla forza, esse proseguirono, ma il Comando di Armata intimò di sbarrarne il passo a Camporosso, al Predì!, in Val Baccia e a Postumia, ciò che indusse ad effettuare spostamenti <ii forze. Il 28 agosto peraltro l'ordine fu revocato, stabilendosi che le forze tedesche non avrebbero (42) Cfr.: Relazione del Generale Cesare Bartolotta.
Gli avvenimenti nell'ambito della 8" Armata
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dovuto superare S. Lucia di Tolmino e Gemona. Furono perciò costituiti sbarramenti sulle colline di Magnano e Postumia e a S. Lucia. La notte sul 9 settembre, con azione improvvisa, le forze tedesche catturarono il presidio di S. Lucia di Tolmino e tutti i piccoli posti esistenti lungo la Val Baccia e la Val Fella. Una colonna riprese la marcia lungo l'Isonzo ma venne arrestata allo sbarramento di Salcano dalla reazione dei reparti della Divisione «Torino» . Nel frattempo il Comando di Armata, informato, diede ordine di impedire ad ogni costo l'ingresso delle forze nemiche a Gorizia e Udine. Alle 5,20 del 9 le forze tedesche attaccarono di sorpresa il presidio di Tarvisio che oppose eroica resistenza durante quattro ore. Vista poi la impossibilità di puntare su Gorizia attraverso lo sbarramento di Salcano, una colonna tedesca tentò di aggirarlo procedendo su Gorizia da Postumia: anche qui la minaccia fu sventata dalle unità della Divisione « Torino >> che attaccarono i tedeschi alla Sella di Prevalle, costringendoli a ripiegare verso est (43). Nel corso del combattimento fu ferito gravemente il Tenente dell'Bio reggimento fanteria Giuseppe Rimbotti (44). Seriamente preoccupato per la situazione, il Generale Zannini chiese istruzioni al Comando di Armata dal quale apprese la gravità degli eventi ma non ebbe nuovi ordini, per cui si attenne alla direttiva precedentemente ricevuta di precludere ai tedeschi l'ingresso in Udine e Gorizia. Gli sbarramenti delle Divisioni « Julia >> e « Torino >> ressero saldamente nei giorni IO e n; più grave si manifestò la situazione nel settore di Gorizia per l'attività dei partigiani slavi che si asten(43) Nonostante l'azione demoralizzante esercitata dall'afflusso di sbandati provenienti dalla Slovenia: l'ordine fra questi ultimi fu ristabilito dal Generale Giulio Perugi, Comandante la difesa di Udine. (44) Fu poi decorato di Medaglia d'Oro al valer militare con la seguente motivazione: << Improvvisamente affrontato, mentre isolato cercava di raggiungere il proprio reparto impegnato in combattimento, da numerosi tedeschi che intendevano disarmarlo, ne abbatteva due a colpi di pistola. Ferito, non desisteva dal suo atteggiamento e ne abbatteva un altro. Disarmato da un colpo di fucile che gli strappava l'arma di mano, veniva catturato, ferito in più parti del corpo. Condannato a morte con giudizio sommario, all'offerta dell'avversario di aver salva la vita a condizione che si recasse dal proprio comandante di battaglione a consigliargli la resa, fermamente rifiutava, pur sapendo di mettere in tal modo a repentaglio la propria esistenza. Liberato in seguito alla resa delle truppe tedesche, partecipava con valore alla guerra di liberazione. Bell'esempio di fermezza, di sprezzo della vita e di onor militare>>. Passo del Prevalle (Trieste), 9 settembre 1943·
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L~ op~ra zioni delle unitù italiane nel utUmbr~- ottobre 1943
nero dal compiere atti ostili contro i tedeschi ma occuparono magazzini e depositi munizioni italiani impossessandosi delle armi degli sbandati e occupando infine la stazione ferroviaria di Gorizia. Tale stato di cose fu aggravato dal continuo esodo degli sbandati c dai disordini da essi provocati. Il mattino dell'II il Generale Zannini concluse un accordo col comandante le forze tedesche (Col. Franke): le truppe italiane avrebbero continuato a proteggere gli impianti c a mantenere l'ordine pubblico nelle provincie di Udine e Gorizia; quelle tedesche non avrebbero compiuto atti ostili né superato la zona degli sbarramenti. Il pomeriggio dello stesso giorno il Generale Zanninì, recatosi a Gorizia, fu reso edotto della realtà della situazione e ordinò al Generale Malaguti, comandante la Divisione « Torino », di mantenere a qualunque costo il possesso della città e anche lo sbarramento del ponte suli'Isonzo. Affidò al Colonnello Giovanni Gatta, comandante 1'82° fanteria, il Comando della Piazza, con l'ordine di svolgere il mattino del 12 un'azione intesa a ristabilire la situazione col sostegno delle artiglierie disponibili (45) e gli assegnò un battaglione dì formazione del deposito go alpini e uno squadrone carri L. Verso sera del 12 la situazione a Gorizia venne così normalizzata. Ma nel frattempo un ufficiale tedesco sì presentò alla sede del Comando dì Corpo d'Armata per informare che una divisione corazzata tedesca proveniente da sud era in marcia su Udine. Mentre il Comando medesimo sì apprestava ad impartire disposizioni per fronteggiare nei limiti del possibile la nuova minaccia, la sede del Comando venne circondata da carri : forze tedesche penetrarono nei locali, occuparono la cabina telefonica e catturarono il Generale Zannini (46).
*** Tra gli episodi di resistenza verifìcatisi nel settore del XXIV Corpo meritano particolare menzione quelli svoltisi nell'ambito: - del J4° Comando Guardia alla frontiera, territorialmente dipendente dal Comando Difesa territoriale di Treviso, ma tatticamente dal Comando del Corpo d'Armata;
(45) Cfr.: Relazione del Generale Arturo Pascale, Comandante l'artiglieria del XXIV Corpo. (46) Relazione del Generale Licurgo Zannini, Comandante del XXIV Corpo.
Gli avvenimenti nell'ambito della 8' Armata
dei Settori Guardia alla frontiera, direttamente dipendenti dal Comando ,del XXIV Corpo; - della Divisione alpina « Julia »; - della Divisione di fanteria « Torino ».
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11 14° Comando della Guardia alla frontiera era retto dal Generale Lodovico Castellani (47), con sede in Treviso. Aveva ricevuto, il mattino dell'8, l'ordine di predisporre e far caricare alcune interruzioni stradali e ferroviarie e di mantenere la occupazione dei più importanti passi di frontiera. Non concesse a Tarvisio, la sera dell'8, il transito dei convogli ferroviari tedeschi diretti in Italia. Ma la notte sul 9 la stazione venne occupata dopo accanita resistenza dai tedeschi che nel frattempo si erano impossessati del Deposito settoriale di Moggio Udinese e della caserma di Pontebba, minacciando Ugovizza. L'attacco alla sede del comando XVII settore a Tarvisio (caserma Italia) fu iniziato alle 5,20 : i difensori si batterono con estrema decisione; alle 9,40 il tetto della caserma era in fiamme, tagliate le condutture dell'acqua e della energia elettrica, le munizioni esaurite. Impossibile ogni ulteriore tentativo di resistenza, il Generale Castellani fu costretto a trattare la resa. Per l'eroico comportamento del presidio fu concesso agli ufficiali l'onore delle armi. Altra resistenza accanita fu nel con tempo effettuata dal caposaldo di Porticina (Capitano Canova) che alle ore 14 ebbe ordine di cessare il fuoco per evitare un ulteriore inutile spargimento di sangue. Nel con tempo un distaccamen to dislocato a Monte Goriane attaccò con successo le batterie contraeree tedesche della stazione di Tarvisio, ma venne successivamente respinto da un contrattacco tedesco. Perdite riportate e inflitte nel corso delle azioni: - italiane : r ufficiale e 25 sottufficiali e truppa morti, 4 ufficiali e 43 sottufficiali e truppa feriti; - tedesche: I ufficiale e 49 sottufficiali e truppa morti; 70 sottufficiali e truppa feriti (48). (47) Forza circa s.ooo uomini. Comprendeva i settori XVI (sede Tolmezzo) e XVII (sede Tarvisio) e un battaglione complementi del 7" reggimento alpini in Val Resia. Cfr.: Relazione del Generale Lodovico Castellani. (48) Cfr.: Relazione del Generale Lodovico Castellani, Comandante il r4" Comando Gaf. 17.- U.S.
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Ll' operazioni delle unità italiane nel .rettembre- ottobre 1943
Il Comando Guardia alla frontiera direttamente dipendente dal Comando del XXIV Corpo era agli ordini del Generale Carlo Danioni (49). Respinte tutte le intimazioni di resa, i vari settori mantennero fin dal primo momento atteggiamento decisamente aggressivo. Combattimenti accaniti si svolsero nella zona di Postumia, presidiata dal XXIII settore di copertura (Col. De Albertis Carlo), dopo il rifiuto di aderire alla richiesta di consegna delle armi. Ricevuto l'ordine dal Comandante la Gaf del XXIV Corpo di opporsi con la forza ad ogni tentativo di disarmo, molti posti reagirono all'attacco (ore 22,30 dell'B) lungo la linea ferroviaria Casino di Caccia- Prestane, altri vennero sopraffatti e disarmati. Giunsero in rinforzo due compagnie di carabinieri, ma nel frattempo altra colonna tedesca attaccava il caposaldo « Generale Papa », 4 km a nord- est di Postumia, il cui presidio reagiva. Frattanto il reparto dislocato alla stazione di Postumia impegnava combattimento catturando quasi una intera compagnia tedesca; ma presto intervenne una forte colonna corazzata che attaccò i caposaldi per aprirsi la via sull'abitato. La reazione non poté essere molto efficace per la presenza dei carri armati, ma solo alle 6 i tedeschi riuscirono a superare il valico. Seguì altro combattimento fin verso le 9>45 del 9, quando la situazione divenne insostenibile e occorse entrare in trattative con i tedeschi. Molti ufficiali e soldati riuscirono ad evadere dalle caserme e a raggiungere il Deposito settoriale di Vipacco. Ancor più grave si presentò la situazione in Val Baccia presidiata dal XXI settore, ove alle 23 dell'8 settembre una forte colonna motocorazzata proveniente dalla Slovenia chiese via libera al Passo di Piedicolle. Al rifiuto opposto, ebbe inizio il fuoco di artiglieria controbattuto dalla nostra reazione. Il combattimento durò a lungo e alla fine i mezzi corazzati riuscirono a forzare lo sbarramento e a raggiungere Piedicolle ove attaccarono quel presidio. Fu opposta nella caserma vivace resistenza protrattasi per alcune ore, ma privi di artiglieria i difensori furono costretti a desistere. Nella mattinata del 9 altra colonna motocorazzata tedesca tentò di forzare lo sbarramento di Cum di Lubino (rotabile alta Piedimelze- Tolmino) : controbattuta dové momentaneamente desistere; l'attacco fu rinnovato con maggior violenza dopo un'ora, parallelamente all'intervento di (49) Comprendeva i settori XXI, XXII e XXIII che presidiavano gli sbarramenti di Godovici, Poslumia e Val Baccia. Cfr.: Relazione del Generale Carlo Danioni.
Gli avvenimenti nell'ambito della 8.. Armata
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altra colonna diretta su Tolmino da S. Lucia e suoerò la resistenza della difesa. Il Presidio di Tolmino (circa 200 uom~i) riuscì ad arrestare i tedeschi fino alle 15,30; quindi, minacciato da una terza colonna proveniente da Volzana, ripiegò su Cividale. Perdite riportate nelle zone di Postumi a e in Val Baccia: - italiani: 19 morti e 61 feriti; - tedeschi: 30 morti e 102 feriti (5o). I reparti già provati ripiegarono successivamente su Cividale (XXI settore) e su Gradisca (XXII e XXXII settore), con l'intendimento di costituire uno sbarramento appoggiato all'Isonzo in corrispondenza dei ponti di Gradisca e Sagrado, che non venne attuato in seguito all'accordo stipulato dal Comando di Corpo d'Armata e alla occupazione tedesca di Gorizia e di Udine. Il fermo atteggiamento della Divisione alpina « Julia » aveva costretto, come si è visto, le forze tedesche penetrate in Italia ad arrestarsi nelle zone di Camporosso, Bagni di Lusnizza, Amaro e Gemona (51). Modifiche allo schieramento della Divisione e costituzione di nuovi sbarramenti (Santa Lucia di Tolmino, Valle Uccea e Robis) vennero attuati per l'applicazione della « Memoria 44 ». La divisione era stata bene orientata spiritualmente dal suo comandante per opporsi ad ogni aggressione, pur non avendone i mezzi adeguati. I primi atti ostili dei tedeschi si verificarono la sera dell'8 e la notte sul 9, accompagnati dalla richiesta di affiancarsi ad essi, che fu respinta. Vari presidt furono disarmati la notte sul 9 (Resiutta e Moggio) e interrotte le comunicazioni telefoniche. Verso le 4 i tedeschi bloccarono la sede del Comando del 9o reggimento a S. Lucia .di Tolmino e ne disarmarono il personale; vennero anche bloccati i reparti posti allo sbarramento di Ronzina Auzza. Il battaglione « Vicenza» in Val Baccia, fra Piedicolle e Tolmino, attaccato, resistette sebbene isolato; a loro volta la 83"' cp. cannoni e la r8"' batteria del gruppo « Udine », isolate, ripiegarono. Nella notte forze tedesche occupa-
(5o) Cfr.: Relazione del Generale Carlo Danioni, da cui dipendevano i settori Guardia alla frontiera XXI, XXII e XXIII. (sr) Ad Amaro intervenne il fuoco delle mitragliatrici della difesa contro forze tedesche che tentavano di scendere da Moggio in Val Tagliamento e che furono costrette a ritirarsi.
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Le opera:::ioni delle unità italiane nel settembre· ottobre 1943
rono il deposito munizioni di Casarsa in S. Lucia d'Isonzo e disarmarono alcuni elementi dislocati al ponte di Stazione per la Carnia. Data la situazione, alle ore 8,15 del 9 il Generale Testi, Comandante la divisione, propose a quello del XXIV Corpo di agire offensivamente, con i battaglioni « Cividale>> c « Val Cismon )), per la V al Resia e dal Passo del Predì!, su Moggio e Tarvisio. La proposta fu accolta, ma con riserva di impartire a momento opportuno l'ordine esecutivo (52). Tuttavia, in base a disposizione pervenuta dallo Stato Maggiore dell'Esercito, ad evitare inutile spargimento di sangue, fu concesso il libero transito alle truppe tedesche alla condizione che non avessero compiuto atti ostili e che non imponessero condizioni. Furono perciò effettuati altri spostamenti, n eli 'intento di riunire il grosso della divisione attorno ad Udine, in condizioni di pronto impiego; successivamente il Comando del Corpo d'Armata dispose che 1'8• reggimento alpini fosse raccolto nella zona di Tarcento- Cividale e il 9o in quella di Gorizia, ciò che richiese nuovi movimenti. Nel frattempo, il mattino del ro, giungeva dal 9• alpini notizia che il battaglione « L'Aquila », sorpreso dall'armistizio a Circhina e minacciato dai tedeschi e da partigiani slavi, aveva rotto il contatto raggiungendo Idria di Sotto, da dove avrebbe proseguito per Gorizia; che il battaglione «Val Cismon>> era riuscito a rompere il contatto a Voschia proseguendo verso Aidussina; che il IX battaglione complementi, era stato in parte catturato a Santa Lucia d'Isonzo ma alcune unità erano riuscite a raggiungere Gorizia; il comando e la compagnia cannoni del 9• e tutti i pezzi del gruppo «Udine >> avevano subìto la stessa sorte. A sua volta il battaglione « Vicenza» si era disimpegnato in Val Baccia e con una logorante marcia attraverso monti e boschi aveva raggiunto Cividale al completo, congiungendosi ad altri elementi della divisione; a Tolmezzo il battaglione reclute dell'8• reggimento aveva ricevuto ordine di arrendersi da quel Comando di presidio, ma anziché obbedire aveva eluso la vigilanza nemica e attraverso le prealpi carniche aveva raggiunto San Daniele del Friuli, (52) Cfr.: Relazione del Generale Franco Testi, Comandante la divisione. Secondo quanto è affermato nell'opera « Storia delle truppe alpine 1872- IfJ12 » curata da E~uuo FALDELLA, volume III, pag. 1729, edita sotto gli auspici della Associazione Nazionale Alpini, Cavalloni Editori, Edizioni Landoni, Milano, IfJ12, « la proposta non fu accolta ». In effetti alle ore 10 pervenne dal Comando di Corpo d'Armata l'ordine di consegnare le truppe in caserma.
Gli avvenimenti nell'ambito della 8.. Ar·mata
mentre a Stregna, infine, un plotone di alpini era stato attaccato e disarmato da partigiani slavi. La situazione si aggravò il giorno I r. In seguito ad accordi intercorsi fra il Comando del XXIV Corpo e quello tedesco, le truppe furono ritirate dagli sbarramenti e trasferite in località idonee. A sera risultavano in piena efficienza i battaglioni dell'Bo « Tolmezzo », « Cividale >> e « Gemona », quelli del 9o « Val Cismon» e « L'Aquila », i gruppi di artiglieria « Conegliano » e « Val Piave» e il battaglione reclute del deposito go alpini; delle altre unità una parte si era sbandata ed altre erano in corso di riordinamento. In base agli accordi stipulati, la <C Julia » avrebbe dovuto presidiare la regione di Udine in una zona libera, ma i tedeschi non li mantennero. Alle 18,30 del 12 giunse ad Udine una colonna motocorazzata proveniente da Treviso; il Comando Divisione e tutte le altre caserme furono bloccate, il Generale Testi e il suo Comando catturati. Alla stessa ora la medesima sorte subì il Comando del XXIV Corpo, con tutto il presidio (53). Nel Settore della Divisione dì fanteria <c Torino », il III battaglione dell'8ro reggimento all'atto dell'armistizio era in corso di trasferimento nella zona di Prevalle per lo sbarramento di quel nodo stradale. Accelerò il movimento dei reparti distaccati ma non poté impedire che la notte sul 9 fossero attaccati e ·disarmati da forze tedesche con azioni di sorpresa. Il mattino del 9 un ufficiale tedesco intimò al comandante del battaglione (Maggiore Lorenzo Barili) la consegna delle armi e dei materiali, ma egli rifiutò di arrendersi e di iniziativa attaccò le forze nemiche costringendole a rilasciare i prigionieri già catturati e a restituire le armi. Un nuovo attacco sostenuto da artiglieria fallì per l'accanita resistenza dei fanti e il nemico dovette ripiegare verso oriente. Nel corso del combattimento il Maggiore Barili rimase gravemente ferito; venne inoltre ferito, fra i tanti, e catturato, il Tenente di complemento Giuseppe Rimbotti poi decorato di Medaglia d'Oro al valor militare (54). (s3) Cfr.: Relazioni dei Generali Licurgo Zannini, Comandante il XXIV Corpo e Franco Testi, Comandante la « Julia » e del Colonnello Giovanni Corniani, Capo di S.M. del Comando XXIV Corpo. (54) Per la motivazione cfr. nota (44) a pag. 255·
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Le operazioni delle unìtù italiane nel settembre- ottobre 1943
Mentre la lotta era in atto in quel settore, forze tedesche impegnarono il I battaglione delr82o fanteria, comandato dal Maggiore Egidio de Bonis (55), schierato fra Monte Sabotino e Monte Santo a sbarramento delle provenienze da Salcano, sostenuto da un gruppo di artiglieria dislocato sulle pendici occidentali del Monte San Gabriele. Contro il battaglione agì la colonna motocorazzata tedesca del Colonnello Sharembcrg, che muoveva lungo l'Isonzo. Giunta a contatto dei posti di sbarramento chiese il passaggio ma ne ottenne un rifiuto; una nuova richiesta fu respinta dal Colonnello Giovanni Gatta, comandante del reggimento. Il mattino del IO mentre i tedeschi riprendevano il movimento, l'artiglieria divisionale aprì il fuoco arrestandoli e costringendoli a ripiegare sulle posizioni di partenza (56). Il Comando di Armata, venuto a conoscenza dell'azione, ordinò di impedire ad ogni costo l'avanzata delle colonne nemiche dirette su Gorizia c Udine. Nonostante l'aggravarsi della situazione, le truppe della « Torino » mantennero saldo il possesso degli sbarramenti (57) ma non potevano fronteggiare contemporaneamente tale minaccia e quella dei partigiani slavi, non disposti a dare il loro concorso ad un'azione contro le forze tedesche (58). Grave intanto la situazione nella città di Gorizia, minacciata da bande slave e vane le richieste di rinforzi che non era possibile inviare da parte del Comando di Corpo d'Armata; vano anche un tentativo di trattative con i partigiani, mentre la popolazione era ansiosa. Il morale dei reparti dovette subire anche le conseguenze della visione di colonne di sbandati e fuggiaschi, in un ambiente nel quale ormai la resistenza diveniva insostenibile. Il pomeriggio dell'n, come si è visto, il Generale Zannini si recò a Gorizia per rendersi personalmente conto della situazione. Il Generale Malaguti gli propose, con esito negativo, di portare le sue truppe sulla destra dell'Isonzo per sottrarle ad azioni di forza o di sorpresa. Venne dato l'ordine di mantenere il possesso di Gorizia ad ogni costo, impegno che il Generale Malaguti mantenne restando (55) Cfr.: Relazione del Maggiore Egidio de Bonis.
(s6) Cfr.: Relazione del Colonnello Giovanni Gatta. (57) Cadde in combattimento il Capitano Enzo Feliciani, comandante di una compagnia. (58) I partigiani perseguivano mire esclusivamente antitaliane e traevano profitto dalla critica situazione per catturare armi ed effettuare conquiste territoriali a scopo politico, astenendosi, almeno per il momento, dal compiere atti ostili contro i tedeschi.
Gli avvenim enti nell'ambito della fJ& Armata
con le poche truppe disponibili (poste agli ordini del Colonnello Gatta) a difesa della città, fino al momento della sua cattura (59). Lo stesso giorno il Generale Zannini aderì alla richiesta di un colloquio fattagli da due ufficiali tedeschi. Interpellati il Comandante la divisione e quelli dei reggimenti sulla possibilità di proseguire la lotta, il solo Comandante 1'82° assicurò che le sue unità erano ancora efficienti. Gli venne perciò affidato il comando della Piazza di Gorizia, insieme al compito di svolgere la progettata azione contro i partigiani per stabilire la situazione. L'azione venne intrapresa il mattino del 12 e si risolse in un successo: la situazione in città si normalizzò ma gli avvenimenti precipitavano secondo un ormai logico sviluppo. Invano il Colonnello Gatta tentò di organizzare la difesa della città con i reparti ancora disponibili: ogni resistenza era divenuta impossibile. Durante la notte, purtroppo, anche i reparti dell'82o si erano sciolti; i loro elementi « sfiduciati per il dissolvimento generale e per Ja cattiva piega degli avvenimenti» (6o) si portarono sulla riva destra dell'Isonzo per proseguire verso l'interno. Vana fu l'opera del Colonnello Gatta, data l'oscurità e l'occupazione estesa e frazionata delle residue sue truppe (61). Le truppe tedesche il mattino del 13 occuparono Gorizia e catturarono il Colonnello Gatta e l'intero Comando della Divisione.
SETTORE DEL XXIII CORPO D 'ARMATA
Verso la fine di agosto pervenne dal Comando di Armata l'ordine di fare affluire al valico di Postumia, in rinforzo ad unità del XXIV Corpo, un reggimento e un gruppo della « Sforzesca » per opporsi al passaggio di truppe tedesche oltre il vecchio confine. Ma una volta giunto in posto, l'ordine fu revocato. (59) Lodevole, fra gli altri, il comportamento del Generale Bruno Malaguti, Comandante della divisione, poi deceduto in un campo di prigionia. Il Generale Zannini così si espresse nei suoi confronti: << ••• Seppe rimanere fermo colla quasi totalità delle sue truppe in una situazione realmente tragica sulle posizioni di Gorizia sino al giorno della sua cattura. TI giudizio dei tedeschi torna a suo onore >> . Cfr.: Relazione del Generale Licurgo Zannini. (6o) Cfr.: Relazione del Colonnello Giovanni Gatta. (61) Cfr.: Relazioni del Generale Licurgo Zannini, del Generale Arnaldo Pavan, Comandante la fanteria della <<Torino >>, del Colonnello Giovanni Corniani, Capo di S.M. del Comando XXIV Corpo e del Colonnello Giovanni Gatta, Comandante 1'82° fanteria, la cui Bandiera fu, per suo ordine, smon-
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L~ operazioni d~ll~
unità italiane n~/ settt'mbre- ottobre 1943
Anche nel settore del XXIII Corpo, in base agli accordi conclusi fra i due Comandi Supremi, le truppe tedesche si erano affiancate a quelle italiane a protezione della linea ferroviaria Villa SlavinaVilla Opicina. In seguito all'ordine dello Stato Maggiore dell'Esercito di impedire il transito di unità tedesche dall'orlo dell'altopiano carsico per dirigersi su Trieste, furono costituiti sbarramenti a Poggioreàle, Banne- M. Spaccato e Basovizza. Per l'applicazione della Memoria 44, erano previste modeste azioni col carattere di colpi di mano e l'interruzione delle comunicazioni. Fu necessario perciò rimaneggiare lo schieramento della « Sforzcsca » con inizio dei movimenti a partire dall'8 settembre. All'annuncio dell'armistizio la situazione del Corpo d'Armata apparve subito nella sua gravità; tuttavia venne ordinato di intensificare la vigilanza e le misure di sicurezza. La stessa sera dell'8 qualche distaccamento sul Carso venne disarmato dai tedeschi e alle 22 le forze tedesche dislocate nella zona di Opcina- Banne iniziarono il movimento su Trieste. Nelle prime ore del mattino del 9 il Comando della « Sforzesca » e i reparti dislocati a Banne, Poggioreàle, Divaccia, Sesana e valle del Timavo vennero circondati e costretti alla resa; le truppe furono disarmate e in qualche località fatte prigioniere, in altre poste in libertà. Le principali comunicazioni vennero interrotte; solo a S. Paolo del Carso avvenne uno scontro fra tedeschi ed elementi del XXV settore Guardia aJla frontiera. Lo stesso mattino del 9 elementi tedeschi di stanza a Trieste si impadronirono di una batteria della Milizia schierata sul molo e catturarono i piroscafi nel porto, aprendo il fuoco sulla corvetta « Berenice » della Marina che tentava di prendere il largo, affondandola (62). Nel frattempo il Generale Gambara aveva telefonato al Comando da Fiume chiedendo quali unità potevano essere poste a sua disposizione (v. capitolo VIII, Gli avvenimenti nell'ambito della 2a Armata). Furono passate alle sue dipendenze le unità della Guardia alla frontiera, quelle della « Sforzesca » schierate in loro supporto tata e consegnata al Tenente Colonnello degli alpini in congedo Ubaldo Ingravalle, dimorante in Gorizia, che promise di custodirla gelosamente presso la sua famiglia. (62) Cfr.: UFFICIO STORICO DELLA MARINA MILITARE: volume XV, ci t., pag. 155·
Gli avvenimenti nell'ambito della 8" Armata
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e quelle dipendenti dal Comando Zona militare di Abbazia, sulle quali il Comando del Corpo d'Armata non era in grado di esercitare alcuna effettiva azione di comando. La situazione andò presto precipitando (63) per l'interruzione di tutte le comunicazioni, per l'avvenuto disarmo di alcuni reparti costieri dislocati in Istria e per il cedimento delle forze poste a difesa degli sbarramenti di Poggioreàle e di Banne- Monte Spaccato. Rimaneva in posto ed efficiente ma isolato un battaglione di formazione che con una batteria difendeva lo sbarramento di Basovizza. Tenuto conto che gli altri sbarramenti con cui faceva sistema erano caduti, il Generale Ferrero dispose lo spostamento di quelle unità alle porte di Trieste per sbarrare le provenienze dall'altopiano carsico. Ma rimasero scoperte altre vie di accesso e le posizioni su cui lo sbarramento accennato poteva appoggiarsi erano aggirabili da ogni parte. Divenuta impossibile la difesa della città non restava altra soluzione che entrare in trattative col Comandante tedesco che aveva già espresso il desiderio di conferire col Generale Ferrero. Venne così concluso nel pomeriggio un accordo che prevedeva la cessazione delle ostilità, l'occupazione dei due porti (Trieste e Monfalcone), l'impiego delle truppe italiane di Trieste per il mantenimento dell'ordine pubblico __, che però furono disarmate nella stessa giornata ___, l'entrata delle truppe tedesche in Trieste per le ore 18 evitando di attraversare il centro della città e infine il concentramento delle unità costiere della difesa del porto a Muggia e Miramare. Dell'accordo venne informato il Comando dell'Armata. Nel frattempo si andava intensificando lo sbandamento dei reparti e l'attività delle bande partigiane. Il 10 settembre il Comando del XXIII Corpo si spostò successivamente a Cervignano e a San Donà di Piave tentando di organizzare uno sbarramento sull'Isonzo e di fermare e riordinare gli sbandati. Ma la stessa sera, mentre il Generale Ferrero tentava di raggiungere Padova per conoscere l'esito degli accordi in corso fra il Comando di Armata e i tedeschi, fu bloccato a Venezia e le forze nemiche occuparono S. Donà di Piave: tuttavia una parte del per(63) Alle ore JO i rappresentanti cittadini di tutti i partiti si recarono dal Generale Perrero per chiedergli di armare i volontari. Egli, tenuto conto delle armi disponibili, delle rappresaglie a cui la città poteva essere esposta e del limitato concorso che i reparti di volontari avrebbero potuto dare alla sua di· fesa, riuscì a convincerli sulla convenienza di rinunziare a tale proposito. Ne informò anche il Prefetto che fu del medesimo parere. ,l
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Le operazioni d~llt: unità italiane nel uttembre - ottobre 1943
sonale del Comando di Corpo d'Armata riuscì a sottrarsi alla cattura (64). Difficile anche la situazione in cui venne a trovarsi la Divisione di fanteria « Sforzesca ». L'8 settembre iniziò i movimenti per assumere il nuovo schieramento, in una zona nella quale erano presenti forti contingenti tedeschi; dopo l'annuncio dell'armistizio fu rinforzato lo sbarramento di Corgnale per bloccare la via di Trieste. Ma la stessa sera forze tedesche dislocate a Divaccia attaccarono il Comando Divisione: dopo accanita resistenza durata fino al mattino del 9 la difesa dovette cedere; eguale sorte toccò alle altre unità della divisione. Nell'alto Timavo, a Cave Auremiane, il Maggiore Giudici, comandante il I battaglione del 53• fanteria, ordinò ai suoi sette distaccamenti di resistere ad oltranza dandone esempio con la difesa del comando di battaglione, che sostenne vigorosamente l'attacco di un reparto tedesco rinforzato da artiglieria. Catturato e invitato ad ordinare la resa dei distaccamenti dipendenti oppose un energico rifiuto. Gli stessi distaccamenti, attaccati, si arresero soltanto quando ogni resistenza era ormai divenuta impossibile.
(64) Cfr.: Relazione del Generale Alberto Ferrero.
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CAPITOLO VI
GLI AVVENIMENTI IN SARDEGNA (Schizzo n. I)
Il valore strategico dell'isola, conferitole dalla sua posizione geografica e dalla sua configurazione topografica nell'insieme delle operazioni interessanti lo scacchiere del Mediterraneo centrale durante il secondo conflitto mondiale, aveva richiamato l'attenzione del Comando Supremo e dello Stato Maggiore dell'Esercito fin dall'inizio. « Valore spiccatamente offensivo derivante dalla vasta disponibilità di basi navali e aeree il cui possesso permetteva di esercitare ininterrotto controllo e continui interventi intercettivi sulle vie di comunicazioni marittime nella delicata zona di passaggio dal bacino del Mediterraneo occidentale a quello centrale)) (r). L'isola assumeva inoltre altre funzioni di notevole importanza: concorso, in sistema con le basi della Sicilia, nel chiudere l'ingresso meridionale del Mar Tirreno; base meridionale di appoggio di uno sbarramento delle Bocche di Bonifacio unitamente alla Corsica; posizione idonea a favorire la preparazione delle forze destinate a sbarchi tanto in Corsica quanto in Tunisia (2). Ne conseguirono provvedimenti di notevole rilievo per creare le condizioni idonee all'assolvimento dei compiti difensivi, indispensabili per garantire il possesso dell'isola contro i prevedibili tentativi di un avversario in potenza, dotato in larga misura di mezzi terrestri, aerei e navali, per il quale la Sardegna costituiva obiettivo di grande importanza. Se tale compito specifico richiedeva adeguata disponibilità di forze, non poteva esservi dubbio che in particolare risalto doveva essere posto il contributo essenziale delle forze terrestri, considerata soprattutto la notevole estensione delle coste (circa 1.500 km) e la superficie del territorio (24.090 kmq). (x) Cfr.: Generale di C.A. FERDINANDO or LAuRo : «Sardegna, settembre 1943 ». Roma, 1973. Pag. 2. (z) Ibidem.
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r.~ opera·:;ioni d~lle unità
italiane nel se/Umbre- ottobre 1943
Fin dal novembre 1940 era stato preposto al comando delle forze terrestri dell'isola il Generale di Corpo d'Armata Antonio Basso al quale erano state concesse, con una lenta gradualità, le forze ritenute necessarie, successivamente accresciute per adeguarle alle esigenze difensive, che si erano imposte soprattutto in seguito all'avvenuto sbarco sulle coste dell'Algeria (8 novembre 1942) di truppe americane e britanniche sostenute dal poderoso concorso di forze acro- navali, ciò che lasciava intuire le probabilità di una invasione della Sardegna. Tali probabilità si erano presto manifestate con frequenti lanci o sbarchi di '' commandos >> nemici e con l'intensificarsi di violente incursioni aeree per paralizzare ogni obiettivo militare e sconvolgere la organizzazione civile, con il chiaro intendimento di fiaccare col tempo la capacità di resistenza delle popolazioni (3). Ne derivarono per la vita delle forze militari, difficoltà sempre crescenti che furono fronteggiate elevando lo spirito dei reparti con assidua azione morale e dando massimo impulso all'addestramento, mentre proseguiva, lento ma incessante, l'incremento potenziale e numerico delle unità con particolare riguardo alle organizzazioni logistiche. Fra i provvedimenti considerati della massima importanza fu l'arrivo nell'isola di forze tedesche ulteriormente accresciutesi, dotate di armamento moderno, che avrebbero potuto costituire un efficiente e sicuro mezzo di manovra, e che si dimostrarono animate da spiccata volontà di collaborazione. Ma non si trattava solo di tener conto delle esigenze di ordine militare: vi era anche il problema delle popolazioni, sconvolte dai bombardamenti aerei che provocavano ingenti danni agli impianti ferroviari e portuali e che imponevano la soluzione di problemi molto importanti, specie nel settore alimentare. Tutti i rifornimenti, infatti, giungevano dalla penisola con trasporti marittimi che potevano far capo, per ragioni di sicurezza, soltanto ai modesti e rari approdi sulle coste orientali e settentrionali, mentre era problematico poter fare assegnamento sugli autotrasporti civili anche se integrati dall'intervento, sempre concesso, di autocolonne militari. Allo scopo di coordinare anche queste necessità, ai primi del 1943 venne istituito il Commissariato Civile della Sardegna, posto (3) 'el corso dei violenti bombardamenti aerei compiuti dagli alleati furono variamente danneggiati 25 comuni su 277. Gravissimo il bombardamento del 13 maggio 1943 su Cagliari. Cfr.: «Enciclopedia Italiana 1938{t948 ». Seconda appendice. 2° volume, pag. 787 Istituto della Enciclopedia italiana fondata da Giovanni Treccani, Roma, 1949.
Gli avvenimenti in Sm·degna
alle dipendenze del Comando militare dell'isola nel frattempo trasforma tosi in Comando Forze Armate, che fu così posto nella situazione di dover fronteggiare due distinte responsabilità, militari e ci vili. In parallelo la difesa dell'isola era stata apprestata con lo schieramento di unità costiere e di limitate riserve mobili e con la esecuzione di consistenti lavori di fortificazione, non disgiunti dal miglioramento della rete stradale e dal potenziamento della difesa contraerea, alla quale si aggiunse anche il compito di intervenire contro prevedibili aviosbarchi. In un ambiente così denso di problemi e di difficoltà di ogni specie, fu possibile conseguire la costante evoluzione della organizzazione difensiva mercé l'abnegazione di tutti: militari e civili. I fattori determinanti delle situazioni conseguenti al colpo di Stato del 25 luglio condussero al rovesciamento pressoché totale dei compiti devoluti alle Forze Armate che, da un atteggiamento strettamente difensivo e che aveva prodotto un non lieve logoramento in tutte le unità, dovette trasformarsi, come si vedrà, in altro, decisamente offensivo, per il mutare degli eventi e delle situazioni politiche generali concernenti l'Italia, il suo antico alleato e coloro che sarebbero poi divenuti, non più nemici, ma cobelligeranti. Occorre aggiungere che le conseguenze del colpo di Stato del 25 luglio non ebbero sfavorevoli ripercussioni nell'ambiente generale dell'isola. Il morale dei militari e dei civili si mantenne in complesso buono, pur attraverso tanti interrogativi, e le truppe rimasero saldamente alla mano dei loro Comandanti, pronte come sempre a offrire il generoso contributo di cosciente obbedienza.
*** Il 3 settembre il Comandante le Forze Armate della Sardegna prese visione della « Memoria 44 >> (datata 2 settembre) pervenutagli dallo Stato Maggiore dell'Esercito a mezzo ufficiale (Ten. Col. Donato Eberlin) e che prevedeva, nel caso di una aggressione tedesca, il compito di « far fuori la 90a Divisione >> . Sulla base di tali direttive, e tenuto anche conto delle prevedibili probabilità di un successivo altro impiego delle sue forze, il Generale Basso, pur non avendo ricevuto nessuna notizia sulla probabile conclusione di un armistizio, predispose il << Piano di Emergenza T >> (allegato n. 1), che si riferiva a due distinte ipotesi : offensiva, per il caso di azioni contro i tedeschi di iniziativa
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italiane nel gfUmbr~- ottobre 1943
delle forze italiane; difensiva ove la iniziativa fosse partita dalle forze tedesche dislocate in Sardegna. Il contenuto della « Memoria 44 » c del « Piano di Emergenza T >> fu comunicato il mattino del 6 settembre a tutti i comandanti dipendenti, ciò che provocò sorpresa e discussioni perché, nessun orientamento preventivo essendo pervenuto, si sarebbe trattato di un capovolgimento completo della situazione. Tuttavia il Generale Basso si riservò di ordinare la esecuzione dei provvedimenti previsti, in caso di necessità. La sera dello stesso giorno giunse ordine dallo Stato Maggiore, su conforme richiesta del Comando Supremo, di rinforzare, entro la settimana in corso, il presidio di La Maddalena (2 battaglioni della IV Brigata costiera) con un cc ottimo» raggruppamento tattico su tre battaglioni e un gruppo, possibilmente costituito da elementi sardi (4). Il Gen. Basso vi destinò il Comando e un battaglione del '59° fanteria c< Calabria», un battaglione della Divisione « Bari >>, il XXI battaglione volontari sardi e un gruppo da 75/27 T.M. del raggruppamento motocorazzato. I movimenti si sarebbero dovuti ultimare entro l'n settembre. Il giorno 7 furono iniziati gli spostamenti previsti dal << Piano di Emergenza T », col trasferimento di un battaglione della Divisione « Nembo » da Fertilia a Stazione Tirso, per una eventuale azione contro gli aeroporti della zona di Ottana. Altri movimenti avrebbero avuto luogo nei giorni successivi. La sera del 7 il Comando ebbe notizia della partenza di grossi convogli anglo- americani dalla Sicilia e dall'Africa settentrionale e lo Stato Maggiore dell'Esercito, nel confermarla (ciò che faceva prevedere una invasione dell'isola) dava ordine di opporsi, col concorso delle truppe tedesche, a qualsiasi tentativo di sbarco (5). Nel contempo il Comandante Militare Marittimo e quello dell'Aeronautica venivano convocati a Roma dai rispettivi Capi di S.M.; il primo rientrò la sera dell'8, il secondo non fece in tempo a ritornare nella sua sede di Cagliari. La notizia del concluso armistizio con le direttive sull'atteggiamento da assumere (proclama Badoglio), giunse inattesa la sera del(4) Evidentemente il Comando Supremo si prefiggeva lo scopo di dare protezione alla base in previsione dell'arrivo della Squadra da battaglia che sarebbe partita da La Spezia e Genova in epoca successiva (in effetti partì la notte sul 9 settembre). (5) Cfr.: Gen. ANTONIO BAsso : « L'armistizio del settembre 1943 in Sardegna >>. Rispoli editore, Napoli, 1947. Pagg. 37 e 38.
Gli avvenimenti in Sat·degna
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1'8 (6). La sorpresa del Comando della Sardegna fu completa, ove si consideri che nessun orientamento in merito era pervenuto e che solo 24 ore prima lo Stato Maggiore dell'Esercito aveva ordinato di opporsi a qualsiasi tentativo delle forze alleate.
I. -LA SITUAZIONE DELLE OPPOSTE FORZE ALLE ORE 20 DELL'8 SETTEMBRE 1943 FORZE !TAL/ANE
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Il Comando Forze Armate Sardegna era retto dal Generale di Corpo d'Armata Antonio Basso (Capo di S.M. il Colonnello Attilio Bruno), con sede a Bortigali, che - come si è visto - aveva raggiunto l'isola nel novembre 1940. Da quel periodo aveva assolto volenterosamente il compito di presiedere alla preparazione difensiva ·della Sardegna pur con gli scarsi mezzi a disposizione, ed era venuto a trovarsi nelle migliori condizioni per valutarne ogni esigenza e attuare tutti i provvedimenti necessari, in ogni campo. Aveva alle sue dipendenze le seguenti forze:
Esercito e Milizia. XIII Corpo d'Armata (Generale Gustavo Reisoli- Matthieu, Capo ·di S.M. Maggiore Teodoro Anela) con sede del Comando a Nuranimis, che inquadrava: - la Divisione di fanteria « Sabauda » (7) agli ordini del Generale Giovan Battista Zenati (Capo di S.M. Ten. Col. Ciro Loy), con sede del Comando a Iglesias; 2 03.. Divisione costiera (Generale Adolfo Sardi); 205• Divisione costiera (Generale Giovanni Manildo); - la XXXIII Brigata costiera; - truppe e servizi di Corpo d'Armata. Era dislocato a sud dell'allineamento Bosa- Macomer- Nuoro. (6) Fu confermata dallo Stato Maggiore dell'Esercito, alle 23,45, con l'ordine di non opporre resistenza a eventuali sbarchi anglo- americani. (7) Inquadrava due sezioni miste carabinieri, i reggimenti di fanteria 45" e 46", il x6• reggimento arLiglieria da campagna, il XXX banaglione mortai, la 303 e la 130a compagnie cannoni c.c., la 303 compagnia mista trasmissioni, la xo• compagnia artieri, la 176• legione milizia, unità minori ed elementi dei servizi.
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Le operazioni delle umtà italiane licf settembre - ottobre 19-13
XXX Corpo d'Armata (Generale Giangiacomo Castagna, Capo di S.M. Gavino Ledda) con sede del Comando a Sassari, che inquadrava: - la Divisione di fanteria « Calabria>> (8) agli ordini del Generale Giovanni Casula (Capo di S.M. Ten. Col. Pietro Carlini), con sede del Comando a Sassari; un raggruppamento motocorazzato; la 204• Divisione costiera (Generale Manlio Mora); la IV Brigata costiera; il I9° reggimento costiero; truppe e servizi di Corpo d'Armata. Era dislocato a nord dell'allineamento Bosa- Macomer- Nuoro. Massa di riserva mobile (9) : Divisione di fanteria «Bari» (Io)- unica divisione dotata di artiglierie e servizi motorizzati - agli ordini del Generale Ismaele Di Nisio (Capo di S.M. Ten. Col. S.M. Aldo Canale), con sede del Comando a Macomer; Divisione paracadutisti « Nembo » (u) agli ordini del Generale Ercole Ronco (Capo di S.M. Ten. Col. Giovanni Alberto Bechi Luserna), con sede del Comando a Sisini, unica grande unità motorizzata. (8) Inquadrava due sezioni miste carabinieri, i reggimenti di fameria 59° e 6o0 , il 40° reggimento artiglieria da campagna, il XXXI battaglione mortai, il XVIII battaglione carri M, la 55• e la 195• compagnie mortai da 8r, la 3r• e la 195• compagnie cannoni c.c., il VII battaglione mitraglieri, la 31• compagnia mista trasmissioni, la rra compagnia artieri, la 177• legione milizia, unità minori ed elementi dei servizi. (9) Fino alla sera del1'8 settembre ne faceva parte anche la 90• Panzergrenadierdivision tedesca della quale viene effettuata trattazione a parte. (ro) Inquadrava due sezioni miste carabinieri, i reggimenti di fanteria 139° e 140°, il 4r reggimento artiglieria da campagna, il XLVH battaglione mortai, la 41 compagnia cannoni c.c., la 47" compagnia trasmissioni, la ss· compagnia artieri, la 47• sezione fotoelettricisti, la 152• legione milizia, elementi minori e unità dei servizi. (n) Inquadrava i reggimenti di fanteria r83° e r84°, il 184° reggimento artiglieria da campagna, il CLXXXIV battaglione mortai, la 184• compagnia mortai, la r84• compagnia motociclisti, la 284• compagnia ciclisti, il 184° reparto carristi, la 184• compagnia trasmissioni, la 186• compagnia mista genio, la 184• compagnia minatori artieri, una legione milizia, unità minori ed elementi dei servizi. A ve va a sua disposizione, per l'impiego, particolarmente per le operazioni contro aviosbarchi, il Gruppo squadroni « Cavalleggeri di Sardegna>>.
Gli avvenimenti in Sardegna
Truppe di Armata: - 3 battaglioni territoriali per la protezione impianti; - 3 raggruppamenti di artiglieria pesante campale; XXI battaglione volontari sardi; I compagnia chimica; - r legione milizia artiglieria contraerea (DICAT). Intendenza di Armata: Da essa dipendevano le unità dei servizi, i reparti automobilistici (7 autosezioni), gli stabilimenti, magazzini vari e ·depositi che gravitavano nella regione nord- orientale dell'isola (a sud della linea Tempio- Terranova), ed un reparto speciale autonomo lavoratori (8.ooo uomini). Comando Difesa Territoriale (Geo. Carlo Petra), a Cagliari. Marina Militare (r2).
Comando Militare Marittimo della Sardegna, con sede a La Maddalena, retto dall'Ammiraglio di Divisione Bruno Brivonesi. Aveva alle dirette dipendenze: - due battaglioni costieri della IV Brigata; 2 legioni milizia artiglieria marittima (MILMART); - il Comando F AM; - il Comando della base navale di La Maddalena; - il Comando Marina di Cagliari; - elementi dell'aviazione ausiliaria della Marina; -.,. varie unità navali presenti agli ancoraggi (due corvette, un sommergibile, una nave appoggio, una nave ospedale, sei motozattere, navi sussidiarie; - varie batterie della Marina. Aeronautica Militare.
Comando Aeronautica della Sardegna, con sede a Cagliari, retto dal Generale di Divisione aerea Umberto Cappa (13). Disponeva delle seguenti forze: (12) Cfr.: UFFICIO STORICO DELLA MARINA MILITARE: « La Marina italiana nella seconda guerra mondiale». Volume XV: «La Marina dall'8 settembre 1943 alla fine del conflitto». Compilatore Ammir. di Squadra GIUSEPPE FroRAVANZO, Roma, 19(52. Pagg. da 126 a 129. (13) In effetti il Gen. Cappa partì il 7 per Roma, convocato dal Capo di S.M. dell'Aeronautica e non fece in tempo a rientrare in Sardegna. Lo sostituì nell'incarico il Comandante in 2&, Generale di Brigata aerea Giovanni Coppi. r8. - U.S.
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Le operaziom delle unità italiane nel setumbre - ottobre 1943
I comando caccia comprendente uno stormo con 7 squadriglie; I comando bombardamento, con I squadriglia da bombardamento c 2 squadriglie tuffatori; utilizzava gli aeroporti di Milis, Alghero, Casa Zeppera, Decimomannu, Elmas, Venafiorita e altri minori. In totale 87 aerei, dei quali 43 efficienti (q). In data 12 settembre ebbe ordine di trasferire al più presto nelle basi anglo- americane della Sicilia e della Tunisia tutti i velivoli efficienti (I s), ma una parte di essi rimasero in Sardegna fino al termine delle operazioni. Dipendeva infine dal Comando Truppe Sardegna il Commissariato Civile della Sardeg11a, istituito nell'intento di coordinare le esigenze della popolazione. -
FORZE GERMANICHE
Era posta alle dirette dipendenze d'impiego del Comando Truppe Sardegna la 90" Panzergrenadierdivision (Generale Cari- Hans Lungerhausen), costituita in Sardegna - su tre reggimenti granatieri, artiglierie ed elementi vari - nel maggio 1943 con i resti della 90a Divisione di fanteria motorizzata provenienti dall'Africa ( 16). Era rinforzata da una brigata da fortezza comprendente: - il 925" reggimento autonomo su tre battaglioni, aliquote di artiglieria e reparti pionieri, incorporato nel settore della XXXIII Brigata costiera italiana (zona di Oristano); - un altro reggimento autonomo rinforzato, su due battaglioni, incorporato nella 203* Divisione costiera italiana (zona di Cagliari). Facevano inoltre parte della divisione un reparto speciale guastatori - sabotatori e unità varie (batterie in difesa degli aeroporti, centri logistici, ecc.). Il grosso della divisione era dislocato nella zona di SatdaraSanluri, con un reggimento rinforzato presso Tempio e un batta(14) Cfr.: ANGELO Lo o t: « L'Aeronautica italiana nella guerra di liberazione 1943- 1945 ». Ufficio Storico dell'Aeronautica Militare, Roma, 19<}1. Pagg. 30 e 33· (15) Cfr.: latoEM, pag. 50. (16) Cfr.: '' Das Heer 1933- 1945 » di B u RXHART MiiLLEll- HrLLEBRAr--n. Volume Ill, pag. 309. Editori E.S. Mittler e Figlio, Francoforte sul Meno,
t9<)9.
Gli avvenimenti in Sarùgna
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glione rinforzato incorporato nella difesa del porto di Olbia. Il reparto guastatori- sabotatori era a Buddusò, i centri logistici erano dislocati nelle zone di Monti, Ottana e Mandes. Le sue basi, infine, erano installate ad Olbia, Palau, Santa T eresa di Gallura e Porto Torres. La divisione disponeva in proprio di un comando aviazione con tre aeroporti armati e protetti da reparti di avieri e batterie c.a. nella zona di Ottana. Forza complessiva: circa 25.000 uomini (r7). Fino all'8 settembre aveva rappresentato per il Comando Forze Armate Sardegna l'unica, vera e propria grande unità di manovra. I rapporti fra il Comando della 90• Divisione e il Comando Forze Armate Sardegna erano sempre stati improntati alla massima collaborazione. Ottime anche le relazioni con la popolazione civile, verso la quale i tedeschi si erano dimostrati prodighi di ogni forma di assistenza e di soccorso, compreso quello della utilizzazione di numerosi automezzi per attenuare la grave crisi dei trasporti.
Il. - GLI AVVENIMENTI Sul grado di efficienza delle forze terrestri italiane è da considerare anzitutto che esse ascendevano a s-198 ufficiali e 126.946 sottuffìciali e truppa, compresi i servizi e altri elementi pur numerosi non combattenti (18). Sulle condizioni sanitarie va rilevato che la (17) Sulla forza della divisione vi sono cifre discordanti. Secondo il Generale Antonio Basso («L'armistizio del settembre 1943 in Sardegna », Editore Rispoli, ~apoli, 1947. Pag. 39), raggiungeva i 30.000 uomini e secondo la relazione del Colonnello Attilio Bruno (Capo di S.M. del Comando Forze Armate Sardegna) poteva valutarsi in 25.000-30.000 uomini. La cifra di 30.000 uomini è confermata anche dalla pubblicazione dello Stato Maggiore dell'Esercito, Ispettorato dell'Arma di Fanteria, Generale EDOARDO ScALA : « Storia delle fanterie italiane », Volume X: « Le fanterie nella seconda guerra mondiale », Roma, 1956, Tipografia Regionale. Pag. 626. A sua volta il Generale Von Senger precisa che complessivamente in Sardegna e in Corsica vi erano 30.000 uomini. Cfr.: FRioo VON SENC.ER UNO ErrERLIN: « Krieg in Europa », Kiepenheuer & Witsck, Koln- Berlin, 19()o. Pag. 204. (r8) Dati desunti dai buoni di prelevamento del pane per la giornata del1'8 settembre I943· Cfr.: Gen. FERDI~Al'."DO m LAuRo: « Sardegna, settembre 1943 », Roma, I973· Pag. 30.
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malaria incrudeliva, con una forte percentuale media giornaliera di ammalati sulla forza presente. In merito alle effettive possibilità di rapido impiego delle forze, dipendenti da tanti fattori, primo fra tutti quello della mobilità, erano da escludere per un pronto intervento i seguenti complessi: - la Divisione di fanteria « Nembo » (10.000 uomini) che, a partire dal giorno 9, come si vedrà, si rivelò nel complesso non idonea ad alcuna operazione contro i tedeschi; - le truppe costiere (56.ooo uomini), disseminate lungo 1.500 km di coste; - le legioni cc.nn. divisionali (circa 9.000 uomini), non ispiranti fiducia; pur non avendo dato luogo a manifestazioni di indisciplina, avevano subìto gli eventi successivi al 25 luglio, risentendone un affievolimento dello spirito combattivo, ed erano quindi da sorvegliare; - le truppe addette ai servizi, magazzini, enti vari non combattenti (circa 12.000 uomini); - la Divisione di fanteria « Sabauda », dislocata nella regione meridionale, troppo lontana rispetto alle prevedibili zone d'impiego. In totale si avevano perciò circa 95.000 uomini non prontamente utilizzabili, e solo 32.000 dislocati a nord della trasversale MacomerNuoro (19). Le truppe costiere, oltre ad essere schierate lungo la costa, erano prive di mobilità per mancanza di mezzi di trasporto. Le due divisioni mobili assegnate ai Corpi d'Armata ( « Sabauda » e « Calabria ») ---., prive di mezzi celeri - erano ripartite in gruppi tattici dislocati in prossimità delle zone di più probabile sbarco (Cagliaritano, Sulcis, Nurra, Anglona) e con una parte delle forze schierate in corrispondenza delle principali vie di penetrazione nell'interno dell'isola. Era poi previsto l'intervento a favore di uno dei due Corpi d'Armata
(19) In definitiva, prontamente impiegabili solo 25.000 uomini dei quali 5.000 del raggruppamento motocorazzato presso Monti, la Divisione « Bari » (circa 10 .000 uomini) che si sarebbe spostata da Paulilatino a Macomer, proseguendo verso Ozieri in attesa degli autocarri per raggiungere la nuova dislocazione ordinatale e, infine, la Divisione << Calabria » (circa u.ooo uomini), in marcia da Sassari verso oriente a partire dal g iorno 12. Cfr.: Generale A!\TONIO BAsso: « L'armistizio del settembre 1943 in Sardegna ». Rispoli, editore in Napoli, 1947. Pagg. 6o c 61.
Glì avvenimenti in Sardegna
con la massa di manovra a diretta disposizione del Comando Forze Armate. Per le operazioni contro i tedeschi, a parte la diversità di armamento, le forze disponibili erano perciò di esigua consistenza. Esisteva poi l'aggravante che, in seguito ad ordine dello Stato Maggiore dell 'Esercito, si era dovuta accogliere la proposta del Comandante la 90"' Divisione germanica di destinare un reggimento corazzato rinforzato nel ridotto logistico dell'isola, precedentemente costituito nella zona immediatamente a sud della linea Tempio- T erranova, dove era stato dislocato il raggruppamento motocorazzato italiano; provvedimento questo che non era stato bene accetto, ed a ragione, dal Generale Basso. A tale situazione si era aggiunto anche l'inconveniente che numerose aliquote della 90a Divisione si erano stabilite a La Maddalena e in numerose località dell'arcipelago e della costa prospiciente. Merita un cenno il morale delle truppe, in prevalenza costituite da elementi sardi, forti, generosi, obbedienti, m a che per circa tre anni avevano effettuato un logorante servizio in condizioni difficili, sovente a contatto con « commandos » alleati riusciti a sbarcare sia pure in nuclei di modesta consistenza e soggette frequentemente a violenti bombardamenti aerei anglo- americani. Lasciava alquanto a desiderare il vestiario; scarsi i rifornimenti alimentari, soggetti a limitazioni perché effettuati senza regolarità con trasporti via mare dal continente. Tuttavia il morale poteva considerarsi buono, anche se l'annuncio dell'armistizio indusse la massa a ritenere molto vicina la fine del conflitto.
Alle ore 2I,JO dello stesso giorno 8 settembre il Comandante la Generale Lungerhausen , comunicò al Generale Basso e agli altri comandanti italiani un messaggio del Maresciallo Kesselring nel quale quest'ultimo definiva l'armistizio come un tradimento e li invitava a non rispettarlo e ad unirsi ai tedeschi per proseguire la lotta in comune (2o). La proposta fu immediata-
90a Divisione tedesca,
(2o) L'invito era così concepito: 11 Faccio appello all'onore suo e delle sue truppe chiedendo di continuare la lotta per l'Europa e per l'Italia in modo onesto e da soldato ... Attendo, perciò, che lei e le sue truppe prendano parte attivamente alla continuazione della lotta comune, che ci aiuti e che continui
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Le operazioni delle unità italiane nel utumbrc- ottobre 1943
mente respinta e il Gen. Basso comunicò al Lungcrhausen, con tutta lealtà, che aveva l'ordine di farlo fuori al più presto dall'isola e con qualsiasi mezzo. 11 comandante tedesco si scusò dichiarandosi convinto a priori della risposta negativa, ma di aver dovuto egualmente trasmettere la proposta per eseguire uno specifico ordine ricevuto dal proprio comandante in capo. Espresse inoltre la sua intenzione di sgomberare la Sardegna c di passare con le proprie truppe in Cor~ sica allo scopo di proseguire in seguito verso il Nord. Il Generale Basso, tenuto conto che tale richiesta non contra~ stava in alcun modo - a suo giudizio - con le direttive della « Me~ moria 44 », dichiarò di non opporsi allo sgombero, mettendo a di~ sposizione della 90• Divisione l'itinerario: Oristano~ Macomer~ Ozieri- Tempio, invitando nel contempo quel comandante ad evitare in qualsiasi modo incidenti con le truppe e le popolazioni e di non provocare danni a manufatti, opere d'arte, ecc., poiché in tal caso le truppe italiane avrebbero immediatamente reagito. La decisione fu da lui comunicata allo Stato Maggiore dell'Esercito chiedendone il benestare, ma non ne ebbe risposta né alcuna notizia gli giunse fino alla sera del 12 settembre (21). 11 divisato transito dei tedeschi nella vicina Corsica venne subito segnalato al Comando del VII Corpo d'Armata ivi dislocato. Intanto, fino alla sera dell'S settembre, non era stato ancora possibile attuare il preordinato invio a La Maddalena del noto rag~ gruppamento tattico: era in corso il solo trasferimento nella zona di Tempio di un battaglione del 59° fanteria «Calabria ». Quello della « Bari » non si era ancora mosso dalla zona di Paulilatino, il gruppo da 75/27 e il XXI battaglione volontari sardi erano ancora nella zona di Monti.
a lottare con noi. Nel caso che lei non potesse obbedire a questo dovere di soldato mi rincresce di essere costretto ad agire indipendentemente per l'adempimento del mio compito». Cfr.: Generale ANTONIO BAsso: « L'armistizio del settembre 1943 in Sardegna ». Rispoli, editore in Napoli, 1947. Pag. 42. Gen. FERDINANDO DI LAURO: ((Sardegna, settembre '943 », Roma, I973· Pag. 15, nota (1). (21) Cfr.: BAsso: op. ci t., pag. 43· In effetti, sia il Generale Ambrosio che il Generale Roatta, avevano approvato la decisione del Generale Basso. Infatti nel novembre 1944 venne tr~ vat~, nella cassaforte del Ministero, un appunto che confermava tale appr~ vaz10ne. Cfr.: Sentenza dd Tribunale militare territoriale di Roma (processo n. 7305) in data 28 giugno 1946 (Volume I, foglio 13).
Gli avvenimenti in Sardegna
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La notte sul 9 le forze tedesche iniziarono i movimenti per concentrarsi al nord dell'isola.
*** Verso le ore 6 pervenne dallo Stato Maggiore dell'Esercito l'Ordine n. 1056 Op. 99 T.F. (allegato n. 2) - trasmesso alle ore 02,25 ----, di raccogliere e tenere « i reparti alla mano, pronti e vigilanti per reagire ad atti di ostilità compiuti di iniziativa da parte germanica». In conseguenza il Comando Forze Armate diede gli ordini conseguenti: mantenere l'ordine pubblico e tenere i reparti alla mano; impedire distruzioni di impianti e comunicazioni rafforzandone la protezione ove necessario; non opporsi al movimento delle forze tedesche, salvo il caso di atti ostili; sospendere i lavori difensivi e lasciare in linea sulle coste per il servizio di osservazione una compagnia per ogni battaglione costiero mentre ciascuno, raccolto, sarebbe rimasto nella propria zona di impiego. Furono altresì impartiti ordini al Comando del XXX Corpo e al Comando Marina di predisporre l'intervento delle unità dipendenti per impedire il passaggio della 90" Divisione in Corsica nel caso venisse successivamente ordinato. Nell'intento inoltre di costituire nella regione nord- orientale una massa di forze sufficienti a fronteggiare le truppe tedesche che vi si andavano concentrando, fu ordinato alla Divisione « Nembo » di raccogliere i suoi battaglioni (ad eccezione di quello dislocato ad Ottana) e di trasferirsi al più presto nella zona di Tempio passando a disposizione del Comando XXX Corpo (22). (22) Si inserì, nel frattempo, una grave crisi disciplinare nell'ambito della « Nembo », originata da elementi tedeschi sobillatori che avevano tentato di
indurre alcuni reparti dislocati nelle loro adiacenze a seguirli in Corsica. La notizia dell'armistizio aveva avuto profonde ripercussioni, dando luogo a qualche sbandamento ideologico. Defezionarono i seguenti reparti, incolonnandosi con la 90"' Divisione tedesca: Xfl battaglione del r84° reggimento meno la 35a compagnia; I plotone mortai da 81 e 1 batteria del 184" artiglieria. Il Comandante la Divisione, Generale Ronco, parlò col Generale Lungerhausen per indurlo a far rientrare i paracadutisti, ma ne ebbe un rifiuto. (Cfr.: << Diario storico- militare settembre 1943 della Divisione "Nembo">>). Molti superarono la crisi, altri desiderosi di lasciare l'isola diedero luogo ad atti di ribellione e palesi manifestazioni di indisciplina. La crisi culminò con il temporaneo sequestro del Comandante e con l'uccisione del suo Capo di S.M., Ten. Col. Giovanni Alberto Bechi Luserna (poi decorato di Medaglia d'Oro al V.M.), che si era recato fra i dissidenti nel generoso proposito di richiamarli all'obbe-
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Le op~razioni d~lle unità italiane MI sefl~mbre- ottobr~ 1943
Lo stesso giorno 9 settembre i tedeschi occuparono di sorpresa il Comando della Piazza Marittima di La Maddalena con un colpo di mano, per garantirsi il passaggio in Corsica, probabilmente perché venuti a conoscenza dell'ordine del Comando Forze Armate di un probabile intervento diretto ad impedirne l'imbarco. Numerose aliquote della 90" Divisione erano dislocate nelle adiacenze di La Maddalena e nelle località dell'arcipelago ad essa prospicienti; le forze italiane comprendevano soltanto due battaglioni della IV Brigata costiera e un terw era atteso per il giorno 9· Verso le ore 12,25 l'edificio del Comando militare marittimo fu circondato e occupato da forze tedesche, mentre altre occupavano la sede protetta del Comando, la stazione radiotelegrafica dell'isola di Chiesa, il semaforo di Guardia Vecchia, i comandi DICAT e FAM, il commissariato e il circolo, giustificando l'occupazione con la necessità di gara n ti re l'esodo della divisione. La reazione delle forze in posto fu immediata e nel corso di essa vi furono perdite (23): 2 morti e 9 feriti italiani, 4 morti e vari feriti tedeschi. Furono impartiti ordini di far cessare il fuoco, e poiché si era in attesa dell'arrivo della Squadra da battaglia partita la notte sul 9 da La Spezia e Genova, venne notificato a quel Comando l'accaduto: la Squadra, che aveva subìto un grave attacco aereo, fu costretta a dirottare. Si addivenne ad un accordo fra l'Ammiraglio Brivonesi e i rappresentanti tedeschi: le forze italiane non avrebbero attaccato né compiuto atti ostili contro di essi se fossero rimaste invariate le occupazioni fino a quel momento effettuate. Tuttavia si verificarono altri incidenti non soltanto in quella zona, ma anche altrove (24). In sedienza. Fu necessario sospendere il movimento della divisione, che non dava più affidamento per la lotta contro i tedeschi, ponendo il Comando dell'isola nella condizione di dover rinunciare all'unica Grande Unità motorizzata; il suo compito venne affidato alla Divisione « Bari ». Poiché la crisi della << Nembo » minacciava di estendersi, fu disposto che venissero sorvegliate ed escluse da impiego operativo anche le legioni della milizia. Energico l'intervento del Generale Basso nei confronti della « Nembo », con l'ordinare il completamento del sistema dei posti di blocco sulla trasversale Bosa - Nuoro e l'adozione di severe misure a carico dei responsabili. L'ordine venne ristabilito dal 132° reggimento costiero. La crisi durò a lungo e poiché numerosi erano i nuclei di sbandati nelle retrovie, ne fu disposto il rastrellamento. La divisione fu posta alle dipendeme del XIII Corpo che svolse azione energica e avveduta. (23) Cfr.: UFFICIO STORICO DELLA MARINA MILITARE: volume XV, cit., pag. 130. (24) Cfr.: IBIDEM, pag. 132, e Relazione del Maggiore Enrico Cadeddu, comandante il Gruppo squadroni « Cavalleggeri di Sardegna ».
Gli avvenimenti in Sa,-degna
guito (giorno n) il Comandante la 90" Divisione chiese di garantire con proprie forze la sicurezza delle banchine di imbarco, ma ne ebbe un rifiuto che fu dato anche ad una richiesta di cessione di batterie per la loro difesa (25). In mancanza di ulteriori ordini dall'Autorità Centrale (26), il Generale Basso non ritenne di dover modificare le decisioni già adottate, mentre i tedeschi proseguivano il movimento verso il nord dell'isola secondo gli itinerari stabiliti, protetti da retroguardie corazzate. Nel frattempo in Corsica la brigata corazzata tedesca ivi dislocata aveva occupato Bonifacio e costituito una testa di sbarco per (25) Alle ore 21 del giorno II il Generale Basso conferì con un ufficiale inviato dall'Ammiraglio Brivonesi, il quale gli comunicò che il Generale Lun· gerhausen aveva chiesto la cessione di almeno 6 batterie dell'estuario, l'allontanamento dei serventi italiani dalle linee dei pezzi di tutte le altre batterie e la installazione di postazioni tedesche sulle banchine, per assicurare il transito delle proprie truppe e difendersi da eventuali attacchi di forze alleate. Il Generale Basso rispose di non cedere alle imposizioni e di difendere ad oltranza le batterie se necessario, ma di assicurare il comando della 90a Divisione che il passaggio in Corsica non sarebbe stato disturbato. L'Ammiraglio Brivonesi ebbe tale ordine nelle prime ore del 12 e il Generale Basso nel contempo notificò al Lungerhausen, a mezzo del Generale Del Panta, Comandante la IV Brigata costiera, l'intendimento di agire con la forza se non fosse stata restituita completa libertà agli ammiragli o si fosse ampliata l'occupazione tedesca della base di La Maddalena. (Cfr.: UFFICIO STORICO DELLA MARINA MILITARE: volume XV, cit., pagg. 132, 133). Una nuova richiesta venne effettuata, e con esito negativo, il pomeriggio del 12 dal Colonnello tedesco Almers. In conseguenza di ciò il Maggiore Renato Barsotti, Sottocapo di S.M. della Piazza, si recò presso i reparti per ordinare di tenersi pronti. Altra richiesta venne effet· tuata la sera del 13 dal Generale Lungerhausen per la consegna di 24 otturatori di 7 batterie schierate nelle isole di Caprera e La Maddalena, nelle quali avrebbe dovuto insediarsi un presidio tedesco, ma non ebbe esito positivo. (Cfr.: Relazione dell'Ammiraglio di Divisione Bruno Brivonesi, Comandante Militare Marittimo della Sardegna). (z6) Il giorno 10 venne paracadutato in Sardegna un tenente colonnello americano che annunciò il prossimo arrivo di una missione alleata. Da lui il Generale Basso poté apprendere la realtà della nuova situazione, le clausole dell'armistizio, l'ordine di impedire ai tedeschi di rimanere nelle basi aeronavali e quelli impartiti alla nostra Aeronautica di lasciare gli aeroporti e trasferire i mezzi efficienti sul continente. Da tali notizie il Gen. Basso si con· vinse che l'aver consentito l'esodo delle forze tedesche rispondeva agli impegni assunti dal Governo italiano. Qualche giorno dopo giunsero due generali (uno inglese e uno americano) a capo di una missione: chiesero al p ilÌ presto la disponibilità degli aeroporti e delle basi navali in efficienza, per accelerare l'ulteriore sviluppo delle operazioni sul continente.
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Le operazioni dt'Ile unità italiane nel sellembre- ottobre 1943
facilitare l'arrivo della 90' Divisione proveniente dalla Sardegna, mentre il Comandante italiano (Generale Giovanni Magli), che fin dal primo momento era stato informato del movimento, alle 22 del ro aveva comunicato che data la situazione che imponeva l'azione offensiva contro le truppe germaniche sarebbe stato necessario impedire il passaggio in Corsica di quelle dislocate in Sardegna (27). Mentre veniva ritenuto necessario persistere nell'atteggiamento temporeggiante assunto fin dal primo momento e riusciti vani i tentativi per collegarsi con lo Stato Maggiore dell'Esercito, il Generale Basso dispose che le truppe fossero raccolte per orientarsi a seguire da presso le retroguardie tedesche, sino a rinserrarle nell'alta Gallura, per porsi in grado di reagire prontamente ad ogni eventuale provocazione da parte germanica. Impartì perciò l'ordine alla Divisione « Calabria » di muovere su Tempio, alla Divisione « Bari » di puntare su Ozieri e alla Divisione « Sabauda » di seguire il movimento in seconda schiera portandosi nella zona di Macomer- Abbasante, lasciando però sul posto alcuni reparti per fronteggiare eventuali ulteriori defezioni della te Nembo ». Al raggruppamento motocorazzato, infine, confermò il compito di protezione dei magazzini (zona Monti -Olbia). I movimenti si sarebbero dovuti ultimare entro il giorno I I e cioè nella considerazione della loro lentezza a causa della penuria di automezzi e dell'intasamento delle rotabili, mentre proseguiva lentamente l'esodo delle forze tedesche, iniziatosi con gli elementi non combattenti e con le unità da fortezza. Successivamente, a partire dal giorno 12, dovevano essere iniziati dal XXX Corpo i movimenti per raggiungere le nuove zone di schieramento, muovendo lungo le seguenti direzioni: - Bassacutena- Santa Teresa : colonna del Generale Del Panta (I/ 59" e III f6o" « Calabria », I compagnia mitraglieri, XVIII battaglione corazzato, 2 gruppi artiglieria divisionale, I gruppo da 149/ 13 e r batteria da 2o); - Bassacutena- Palau: colonna del Generale Di Nisio (3 battaglioni della « Bari », I battaglione mortai, I compagnia carri L, due gruppi artiglieria divisionale, I gruppo da ro5j28, I gruppo da 149/19, I batteria da 20); - Arzachena- Palau: colonna del Generale Scalabrino (raggruppamento corazzato, 2 battaglioni e I gruppo da 78 f 46 della « Bari »); (27) Cfr.: Relazione del Generale Giovanni Magli, pag. 12.
Gli avvenimenti in Sardegna
- Tempio- Campovaglio: riserva (59° fanteria « Calabria » meno r battaglione, I compagnia mitraglieri, I gruppo da 105/32 e r gruppo da 149/ 19). Per meglio coordinare gli sviluppi dell'azione e affrettare i movimenti, il Generale Basso il pomeriggio dell'n si trasferì a Sassari, presso il Comando del XXX Corpo, dopo avere impartito disposizioni al suo Capo di Stato Maggiore per la diramazione dell'ordine operativo, data la necessità di un decisivo cambiamento di atteggiamento verso i tedeschi, ordine (n. 13200) che venne emanato da Bortigali il mattino del 12. Fino a quel momento nessun reparto dislocato nella regione di Sassari aveva iniziato lo spostamento verso oriente. L'ordine disponeva: ~ per il Comando del XXX Corpo: prepararsi ad attaccare i tedeschi non appena ciò fosse stato ordinato lungo le direzioni già indicate; - per il Comando del XIII Corpo: sbarrare le provenienze da nord verso Cagliari con la 205"' Divisione costiera ed elementi della 203"' ; ripartire in due aliquote la Divisione << Sabauda >> per raggiungere con un raggruppamento tattico la linea Villacidro- Samassi - Serrenti e con un altro la zona di Sernobi - Suelli -Selegas; tenere in condizioni di pronto impiego due battaglioni della XXXIII Brigata costiera dislocati a M ussolinia; con l'artiglieria di Corpo d'Armata sostenere lo schieramento delle truppe; inizio dei movimenti per raggiungere la nuova zona di schieramento: lo stesso mattino del 12. La sera dell'n erano giunti, intercettati dal Comando Marina di Cagliari, due marconigrammi incompleti, a firma del Generale Ambrosia, ma non completamente decifrabili, che sembrava contenessero disposizioni per l'attuazione della « Memoria 44 » considerando come nemiche le truppe tedesche; furono però successivamente smentiti dal Comando Supremo, che li ritenne apocrifi (v. allegato n. 5).
*** Il giorno 12 si presentò al Coman~do un ufficiale, latore di un ordine dello Stato Maggiore dell'Esercito - foglio n. 5 (allegato n. 3) che disponeva l'attuazione della Memoria 44, impedendo cioè il passaggio della 90" Divisione tedesca in Corsica e richiedente notizie
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sulla situazione degli aeroporti e del porto di Cagliari per la loro utilizzazione da parte degli alleati. Erano ormai noti gli elementi della situazione dell'isola in quel momento, con le truppe in movimento, mentre le forze tedesche occupavano i porti di Olbia, Palau, Santa Teresa di Gallura e il nodo stradale di Tempio Pausania, e il possesso della Gallura era stato consolidato e ampliato con il colpo di mano su La Maddalena. Al centro dell'isola lo schieramento delle truppe tedesche nella zona di Oschiri incapsulava pressoché tutta la zona logistica della Sardegna. Le forze effettivamente impiegabili contro i tedeschi erano ancora insufficienti e il raggruppamento motocorazzato era nei pressi di Monti a difesa dei magazzini. Le Divisioni « Bari » e « Calabria » erano in movimento ; le divisioni costiere, prive di mezzi di trasporto non potevano dare alcun contributo ad una azione offensiva, la Divisione « Sabauda », nella parte meridionale dell'isola, non era ancora in condizione di poter intervenire. Unico elemento da poter impiegare subito era il raggruppamento motocorazzato, ma occorreva anche tener conto della disparità di armamento fra le forze contrapposte. In tali condizioni appariva evidente la impossibilità, da parte del Generale Basso, di bloccare l'esodo della 90• Divisione tedesca che praticamente dominava le due sponde del canale di Bonifacio. Sarebbe perciò occorso riunire le forze disponibili e schierarle in condizioni idonee: ne conseguiva la necessità di procrastinare l'attacco rispetto alla data dell'ordine 5 V, spostando l'azione in una zona esterna a quella logistica ma, considerate le difficoltà ferroviarie e la deficienza di automezzi, la maggior parte degli spostamenti si sarebbe dovuta compiere a piedi. D 'altra parte si riteneva che la evacuazione della 90• Divisione sarebbe stata ultimata entro il giorno 25 e ne sarebbe derivata la necessità di poter disporre liberamente della base di La Maddalena con le sue batterie per interdire i movimenti nel canale di Bonifacio. Valutata la situazione, il Generale Basso pervenne alla conclusione che sarebbero occorsi tre giorni per preparare adeguatamente l'azione, tenuto conto che sarebbe stato possibile realizzare la piena disponibilità della zona logistica (che i tedeschi avrebbero certamente sgomberato senza apportarvi sensibili danni) e riacquistare il completo controllo della piazza di La Maddalena, radunando tutte le truppe impiegabili e schierandole opportunamente, destando infine nelle truppe il necessario spirito aggressivo.
Gli avvenimenti in Sardeglla
In conseguenza impartì lo stesso giorno 12 le necessarie direttive (allegato n. 4) a tutti i comandanti. Per effetto di esse, praticamente, l'inseguimento ebbe inizio subito, per serrare da presso le forze germaniche nonostante l'ostacolo delle interruzioni stradali e dei campi minati, pur considerando che sarebbe stato effettuato con relativa celerità perché la maggior parte delle truppe ·doveva muovere a piedi (28). Il mattino del 13 il Generale Basso rispose allo Stato Maggiore dell'Esercito col seguente marconigramma: « 3348 / 0Pj l. Risponde 5 V. Truppe tedesche occupano parte Piazza Maddalena et protette forte retroguardia corazzata ripiegano zona nord- orientale dove iniziato traghetto Corsica. Sono in corso movimenti mie truppe per consentire attacco deciso. Prevedo poterlo attuare non prima giorno 16. Nessun affidamento su Divisione "Nembo" che deve anzi essere controllata. Popolazione calma. Aeroporti liberi: Decimo Marina, Elmas- Alghero. Porto Cagliari pronto ricevere tre aut quattro piroscafi medio tonnellaggio ». Lo stesso mattino del 13, per iniziativa del Maggiore Renato Barsotti Capo di S.M. del Comando Marina, si sviluppò la reazione delle nostre forze contro i tedeschi nella base de La Maddalena. Reparti costieri (CCCXCI battaglione) e di marinai condotti dal Capitano di Vascello Carlo Avegno, Comandante della Base (29) e dal Sottotenente di fanteria Rinaldo Veronesi, iniziarono l'attacco alle ore 9,30, respinsero i tedeschi nel porto, liberarono il Comando Marina e la stazione radiotelegrafica. Il combattimento ebbe termine alle 15,30 con perdite: italiani 24 morti e 46 feriti; tedeschi 8 morti e 24 feriti; non fu risolutivo perché venne concluso un accordo per effetto del quale furono posti in libertà gli ammiragli e gli altri ufficiali del Comando Marina e si effettuò la sostituzione della guardia tedesca, al medesimo e alla sede protetta, con mannaJ. italiani. L'accordo fu autorizzato dallo Stato Maggiore della Marina, cosicché il Comando Forze Armate venne a trovarsi dinanzi ad un fatto compiuto né vi era in quel momento la possibilità di attaccare
(28) Lo stesso giorno si ebbero le prime prese di contatto e scontri a Macomer, Mores e Monti. (29) Caduto nel corso del combattimento. Alla sua memoria venne concessa la Medaglia d'Oro al V.M. Cfr.: GRuPPO MEDAGLIE D'ORo AL V.M. n ' ITALIA: «Le Medaglie d 'Oro al Valor Militare ». Vol. II, Tipografia Regionale, Roma, I~5· Pag. 305.
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subito i tedeschi (rimasti alla base) per indisponibilità di forze adeguate (3o). La sera del 13 pervenne dallo Stato Maggiore Esercito l 'Ordine n. 21 V (allegato n. 5) diretto anche al Comando del VII Corpo in Corsica: confermava l'Ordine 5 V e prescriveva in modo categorico d1 attaccare e distruggere le forze tedesche, senza la minima esitazione, impedendo in modo assoluto l'ulteriore passaggio della 90• Divisione in Corsica. Il Geo. Basso non poté fare altro che persistere nei provvedimenti già adottati e accelerare al massimo i movimenti per la radunata e lo schieramento delle sue forze. Dispose che la Divisione « Sabauda >> si raccogliesse nella zona di Macomer per ferrovia (31) e che la Divisione « Bari » spostasse più avanti la sua zona di raccolta, da Bonannaro ad Ozieri, ed eseguisse il movimento su due colonne utilizzando anche la rotabile Cantoniera Tirso- Ozieri. Ordinò al XXX Corpo di tenersi pronto ad attaccare i tedeschi in marcia a Martis, Bonannaro e Olbia, nel caso di loro ulteriori attacchi in forza contro la base di La Maddalena. A sera, per ordine ricevuto, reparti della XXXIII Brigata costiera rioccuparono Ponte Mannu sul Tirso e il bivio di S. Maria del Rimedio, nonostante la resistenza opposta dai tedeschi, che col grosso avevano già superato la linea Macomer- Nuoro mentre forti retroguardie corazzate tenevano i nodi rotabili di Macomer e Cantoniera Tirso. La Divisione « Bari », a sua volta, solo alle ore 18 del 14 poté raggiungere la linea Bonannaro- Budduso, ad oltre un giorno di marcia dal grosso della 90• Divisione.
*** Il mattino del 14 settembre, presso la sede di Comando del XXX Corpo a Sassari, ebbe luogo un colloquio fra il Generale Basso e il Comandante la 90a Divisione tedesca, richiesto da quest'ultimo. Dopo le vive rimostranze del primo per gli incidenti provocati a La Mad(30) Cfr.: UPFICIO STORICO DELLA MARINA MILITARE: volume XV, cit., pag. 135 e Relazione del Generale Antonio Basso. Il pomeriggio del giorno 12 l'Ammiraglio Brivonesi e altri ufficiali erano stati piantonati dai tedeschi nei loro alloggi. La stessa notte sul 12 elementi tedeschi avevano attaccato il XXI battaglione volontari sardi presso Bortigali, ma erano stati respinti con perdite. (31) Per il trasferimento ferroviario di un solo reggimento, il 45°, occorsero ben tre giorni, pur sospendendo il traffico normale dell'isola. Cfr. : BAsso: op. ci t., pag. 25.
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dalena e la violazione degli accordi conseguenti al colpo di mano tedesco del 9 settembre sull'isola, fu stabilito quanto segue: - completa restituzione della libertà di azione e di comando agli ammiragli italiani; - nessuna consegna di batterie, né di otturatori da parte delle forze italiane dislocate a La Maddalena; - ritiro del colonnello tedesco Almers dalla base; - sgombero totale delle isole dell'arcipelago da parte delle forze tedesche (una compagnia subito, gli altri reparti in attesa della partenza avrebbero dovuto raccogliersi nel porto); - ripristino, a cura della 90a Divisione, dei collegamenti telefonici con la Piazza; - restituzione degli automezzi italiani sequestrati dai tedeschi; ----, libero transito in Corsica fino al giorno 17 delle truppe tedesche, per le quali era stato richiesto tempo fino al giorno 19. Infine il Gen. Basso preavvisò il suo interlocutore che qualsiasi interruzione di ponti e strade avrebbe provocato la reazione delle truppe italiane. In conseguenza di tali decisioni, il Generale Basso avvertì l'Ammiraglio Brivonesi che dopo il giorno 17 non sarebbe più stato 'COnsentito alle forze tedesche di raggiungere la Corsica e dispose inoltre l'allontanamento dall'arcipelago delle batterie della 3.. legione milizia (Milmart) per il loro atteggiamento filo - tedesco. Come si è visto, il Generale Lungerhausen aveva chiesto al Generale Basso di non ostacolare l'esodo delle forze tedesche da Palau fino al giorno 19, ma gli era stato imposto di ultimarlo entro il 17: in conseguenza accelerò i movimenti sgomberando il giorno 15 Olbia e abbandonando lungo i percorsi molto materiale, indizio di un certo disordine intervenuto fra i suoi reparti. Ciò indusse il Gen. Basso a serrare i tempi per iniziare subito l'azione offensiva quantunque la riunione delle forze non fosse stata ancora completata, osando molto, e tenuto conto che la base di La Maddalena aveva riacquistato la sua libertà di azione e che si era evitato il rischio di distruzioni nella zona logistica, mentre era stata anche sgomberata la regione di Monti- Olbia. Dopo gli scontri verificatisi nelle zone di Oristano, Macomer e Mores l a maggior parte dell'isola era ormai in possesso delle forze italiane e per effetto dell'evolversi della situazione le retroguardie germaniche erano ormai incalzate dalle Divisioni << Bari » e « Calabria », solo parzialmente motorizzate.
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Il 15 settembre (32) le forze italiane respinsero le retroguardie tedesche a nord della linea Tempio- Olbia. Nel pomeriggio giunse notizia che i tedeschi avevano compiuto atti di sabotaggio sull'aeroporto di Olbia e su quello di Venafìorita contro numerosi aerei italiani e tedeschi: atto questo che poteva giustificare l'inizio di una azione generale delle forze italiane. Venne perciò ordinato che tutti i tedeschi presenti nell'isola fossero considerati nemici e quindi catturati e al XXX Corpo in particolare di agire decisamente, facendo anche intervenire le batterie de La Maddalena contro i natanti tedeschi, battendo con l'aviazione le motozattere in navigazione nello stretto di Bonifacio e di concentrare al campo di Villagrande i prigionieri c i disertori. La situazione venne nel contempo prospettata allo Stato Maggiore dell'Esercito chiedendo anche il concorso di una adeguata azione aeronavale sullo stretto per contribuire al raggiungimento di tali finalità. I risultati che il Generale Basso si era prefissi furono solo parzialmente conseguiti per la impossibilità di ottenere il sostegno di tutte le batterie della Milmart (una parte del cui personale aveva preferito seguire le sorti dei tedeschi) e per la lentezza delle unità del XXX Corpo, dovuta alle interruzioni e ai campi minati predisposti dai tedeschi e il poco efficace concorso dell'aviazione (33). L'inseguimento era infatti divenuto faticoso, anche perché le retroguardie nemiche riuscivano sempre a sganciarsi in tempo e la stessa azione del raggruppamento motocorazzato era condotta senza decisione, ciò che indusse il Gen. Basso a procrastinare al giorno 17 l'attacco. Alle ore I I del I6 i tedeschi si erano raccolti nella regione di Santa Teresa di Gallura- Palau, sotto la protezione di retroguardie e di campi minati, mentre le avanguardie della Divisione « Bari » raggiungevano la linea: Trinità d'Agultu- Cantoniera Sfossat- Arzachena e quelle della Divisione cc Sabauda >> la zona di Macomer; (32) Lo stesso giorno il Gen. Basso ritornò nella sede di comando a Bortigali, e giunse in Sardegna un nucleo di ufficiali americani con a capo il Ten. Col. Onelinschi, di collegamento fra il Comando Forze Armate e il Comando Supremo per il tramite del Comando in Capo delle forze alleate in Algeri. Sollecitò la liberazione dell'isola e il Gen. Basso chiese a sua volta il concorso di forze aeronavali alleate. (33) La situazione a La Maddalena si era nel frattempo normalizzata il giorno 15 e le forze tedesche avevano affrettato i movimenti liberando Tempio Pausania e la zona logistica.
Gli avvenimenti in Sardegna
nel settore del XIII Corpo venivano eliminati tutti tedeschi ivi dislocati. Il 16 settembre l'Ammiraglio Brivonesi inviò reparti dell'Esercito a presidiare le batterie della Milmart (il cui personale venne estromesso dall'arcipelago) e ordinò il ritiro dei piccoli presidi per poter disporre di maggiori forze. Alle ore 21,20 il Generale Basso gli confermò l'ordine di intervenire con tutti i mezzi in concorso all'azione offensiva del XXX Corpo <l'Armata. Fu poi sollecitata una più risoluta e decisa azione al Comando del XXX Corpo, ordinando che avesse inizio il mattino del 17 con l'appoggio di tutte le forze aeree disponibili. Le Divisioni «Calabria » e « Bari » respinsero le retroguardie nemiche e alle 20 occuparono Arzachena e Bassacutena catturando prigionieri e materiali. Alle 22 la « Bari » raggiunse Palau (34), collegandosi con la « Calabria » che a sua volta aveva occupato Porto Liscia, Dispensa e la Cantoniera Cucconi, mentre le altre colonne del XXX Corpo puntavano su Santa Teresa di Gallura. La giornata non era stata ancora decisiva e fu perciò necessario rinviare al mattino del 18 la prosecuzione dell'attacco su Santa Teresa di Gallura. Lo stesso giorno 17 giunse in Sardegna il Generale americano Theodore Roosevelt, rappresentante del Generale Dwight Davi-d Eisenhower, per definire accordi in merito alla cooperazione delle forze italiane con quelle delle Nazioni Unite. L'attacco decisivo venne iniziato dal XXX Corpo il mattino del 18 e si concluse con la occupazione <ii Santa Teresa di Gallura (35), ma il grosso delle forze tedesche aveva già lasciato l'isola: furono catturati 356 prigionieri, molti materiali e automezzi (36). La rapidità dello sganciamento dei tedeschi fu resa possibile dall'arrivo di altre motozattere inviate dalla Corsica, dall'Elba e da Livorno e costituì una sorpresa. Tuttavia lo sgombero dell'isola era avvenuto in
(34) Nel frattempo truppe de La Maddalena si erano schierate e avevano costituito un reparto di formazione (carabinieri, fanti e marinai) per la occupazione di Palau non appena libera dai tedeschi comandati dal Capitano di Vascello Uneus. La località fu sgomberata precipitosamente e poco dopo le 15 vi sbarcò un primo contingente inviato dall'Ammiraglio Brivonesi per il rastrellamento della zona e il mantenimento dell'ordine. (35) I reparti della Divisione (( Calabria » erano giunti il mattino autocarrati a Campovaglio e Stazzo Litichedda, da dove si spostarono a Santa Teresa di Gallura. (36) Cfr.: BAsso: op. cit., pag. 70 e sua Relazione.
19· - u.s.
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Le operazioni delle unità italiaM nd settembre- ottobre 1943
soli 9 giorni, trasformandosi però negli ultimi in una vera e propria fuga (37). I tedeschi si erano dunque sottratti ali'azione risolutiva delle forze italiane e il mattino del 18 tutta la Sardegna, con le isole adiacenti, era stata sgomberata dal nemico. Ne fu data notizia allo Stato Maggiore dell'Esercito che lo stesso giorno ordinò al Generale Basso di assumere la direzione delle operazioni in Corsica. Il periodo successivo venne dedicato al riordinamento delle truppe e ·dei servizi; fu inol tre provveduto alla riorganizzazione della vita civile nell'isola (38). Perdite inflitte ai tedeschi: 50 morti, 100 feriti e 395 prigionieri; 30 aerei, 6 batterie c.a. e 2 motozattere distrutti, catturati 300 autocarri, I carro armato e 24.000 casse di viveri c generi vari. Perdite italiane: 40 morti e So feriti (39). Il giorno 19 settembre « a mezzo di lancio aereo effettuato ... nel cortile delle scuole » nelle quali risiedeva il Comando delle Forze Armate in Bortigali, il Generale Basso ricevette un messaggio « umanitario sentimentale del generale tedesco dalla Corsica », col quale proponeva lo scambio dei prigionieri, da effettuarsi il giorno 20 a Santa Teresa di Gallura. « Mandai regolarmente a ritirare i miei, ma non restituii nessuno dei prigionieri nemici. Ciò provocò altro messaggio, questa volta a tipo ultimatum, con minaccia di violentissimo bombardamento del mio comando. Non risposi affatto e attesi tranquillamente coi miei ufficiali il tanto strombazzato attacco. Ma non se ne fece nulla» (40).
(37) La Divisione « Bari» catturò nell'isola di Palau molti materiali. A Santa Teresa di Gallura la Divisione «Calabria» catturò uno scaglione di 300 autocarri a carico completo e molti bagagli. (38) Il giorno 20 settembre, per ordine dello Stato Maggiore dell'Esercito, il Generale Basso ebbe ordine di trasferirsi, col suo comando, a Napoli, per assumere il comando delle Forze Armate dislocate in Campania. (39) Cfr. : Generale FERDINANDO DI LAURO: << Sardegna, settembre 1943 >> . Roma, 1973, pag. 34, e Stato Maggiore dell'Esercito, Ispettorato dell'Arma di Fanteria: EooA1UXl ScALA: «Storia delle fanterie italiane». Volume X: <<Le fanterie nella seconda guerra mondiale ». Tipografia Regionale, Roma, 1956, pagg. 628 e 629. Non è stato possibile accertare con esattezza le perdite subite dalle forze italiane perché, quando nei giorni successivi il Comando si trasferì in volo a Napoli ( vedasi nota 38), un aereo che trasportava tutti i diari storici e i carteggi relativi ai giorni di lotta, si inabissò nel Tirreno e non poté essere recuperato. (4o) Cfr.: BASso, op. cit., pag. 70.
Gli avvenimenti in Sardegna
Ad avvenuta liberazione dell'isola pervennero al Comando Forze Armate Sardegna vivissimi encomi da parte del Maresciallo Badoglio e dei Generali Ambrosio e Roatta. Anche gli alleati espressero favorevoli apprezzamenti sulla efficienza della difesa del! 'isola e sulla compattezza morale delle truppe, concedendo a tale regione - unica fra quelle non occupate dalle truppe tedesche - piena autonomia amministrativa senza il controllo del Governo militare alleato (41).
*** Si sono esposte le ragioni per le quali fu materialmente impossibile impedire integralmente l'esodo della 90a Divisione tedesca. Occorre aggiungere che un'azione avventata prima della data stabilita (16 settembre) avrebbe potuto risolversi in un disastro, con la conseguente occupazione dell'isola da parte delle forze germaniche e con le prevedibili gravi conseguenze sulla economia della guerra nello scacchiere italiano. A parte le gravi disparità di armamento (fra cui pregiudizievole la mancanza di veri e propri mezzi corazzati da contrapporre al nemico), la situazione iniziale delle nostre truppe tanto disperse e la indisponibilità di unità motorizzate, sarebbe occorso il predominio marittimo ed aereo quale concorso decisivo all'azione offensiva, del resto più volte richiesto. Molte cause concorsero indubbiamente ad impedire una azione risoluta come sarebbe stato desiderabile. Ma è certo che, in ultima analisi, la Sardegna non si era arresa ai tedeschi né agli alleati e le sue forze, assicurandone il saldo possesso, costituirono subito dopo il primo importante nucleo delle unità del risorto Esercito italiano per condurre insieme agli alleati, con ulteriore sacrificio di sangue, la guerra di liberazione. Si può concludere « che gli avvenimenti della Sardegna per primi diedero agli Anglo- Americani, nei momenti dei naturali dubbi e delle logiche loro perplessità, precisa e chiara la sensazione della nostra ferma volontà di aderire lealmente alle clausole di armistizio,
(41) Nel successivo e tormentoso periodo politico, i Generali Basso e Castagna, per ordine del Ministero della Guerra, furono sospesi precauzionalmente dal grado e con sentenza istruttoria del 31 maggio 1945 rinviati al giudizio del Tribunale militare territoriale di Roma per cc omessa esecuzione di un incarico » e per non avere cc impedito il passaggio delle truppe tedesche dalla Sardegna alla Corsica ». Con sentenza del 28 giugno 1946 vennero entrambi assolti con formula piena.
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Le operazioni delle unità italiane nel settembre- ottobre 1943
di seguire le loro direttive, di immettersi nella loro corrente almeno fino a quando questo avesse avuto lo stesso senso degli interessi soprattutto morali nostri. Aprirono, perciò, la via alla possibilità di una guerra contro i tedeschi, a fianco degli alleati» (42). E' da aggiungere che la cooperazione navale con gli alleati ebbe inizio il 22 settembre, con l'arrivo di un primo gruppo di motosiluranti britanniche (43).
(42) Cfr.: DI LAURO: studio cit., pag. 37· (43) Cfr. anche per la rimanente trattazione degli avvenimenti relativi alla Marina: UFFICIO SroRrco DELLA MARINA MrLITARE: volume XV, cit., pagg. da 125 a 136.
Gli avvenimenti m Sardegna
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Allegato n . 1.
MEMORIA AZIONE « EMERGENZA T »
Nella eventualità di tale azione sono da considerare due ipotesi: la. iniziativa da parte nostra; 2 "' iniziativa da parte avversana. l" IPOTESI
Anche nel caso si abbia l'iniziativa è da prevedere che la parte avversaria per natura diffidente - starà all'erta e la sorpresa non potrà essere assoluta. Necessita: - agire sin dall'inizio con assoluta preponderanza di forze e la massima decisione; - mantenere assoluta segretezza su tutte le predisposizioni, giustificandole ai nostri stessi dipendenti come misure prese per la difesa dell'isola. Azioni da compiere, in ordine di precedenza: - catturare i comandi; - distruggere la rete dei collegamenti (a filo e radio); - impossessarsi dei magazzini e depositi (specie zona Olbia); - catturare o distruggere le unità mobili, con precedenza per gli aerei, carri armati, artiglierie.
-
CoMPITI.
Comando FF.AA. Provvederà direttamente per : - la distruzione dei principali assi di collegamento; - l'azione contro comandi aviazione, truppe e mezzi dislocati nella zona Ottana - Bolotana. A tale scopo verrà dislocato nella zona Stazione Tirso, un battaglione della Divisione « Nembo » con il compito apparente di difesa mobile aeroporti. E' preferibile trarre dette forze da Fertilia, essendo il rapporto delle forze più favorevole a noi nel nord che nel sud dell'Isola. Concorrerà il battaglione della Divisione « Bari » che affluirà da Macomer e la 13" compagnia d'istruzione. Per l'azione contro i centri di collegamento e linee telefoniche sarà impiegata una compagnia del 1" battaglione arditi. XXX Corpo d'Armata. Eliminare truppe e mezzi esistenti nel territorio di propria giurisdizione, escluse guelle dislocate nella zona Ottana - Bolotana. Data la prevalenza delle forze nazionali l'azione può essere rapida e decisiva.
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Le operazioni delle unità italiane nel settembre- ottobre 1943
Tenere presente necessità di eliminare in modo completo il gruppo Benesch dislocato a Buddusò, costituito da elementi arditi che dispongono di mezzi insidiosi ed abiti civili. Prevedere eventualità di dovere concorrere alle operazioni verso il sud ddl'Tsola, con un gruppo tattico autotrasportato della Divisione << Calabria >l o del Raggruppamento motocorazzato, non appena ultimate le operazioni nel nord. Raggruppamento Scalabrino. Azione tenda inizialmente contro servizi nella zona di Olbia; quindi o contemporaneamente azione contro reggimento da zona Tempio. Xl!! Corpo d'Armata . Eliminare truppe e mezzi esistenti nel territorio di propria giurisdizione. In particolare assumerà la direzione delle operazioni contro il grosso della divisione corazzata avversaria. Per tali azioni avrà ai suoi ordini le Divisioni « Nembo >> c << Bari >> (in parte). Qualora fosse possibile la sorpresa si dovrà in primo luogo tendere a catturare o distruggere il Comando di divisione, gli equipaggi dei carri armati, i mezzi di collegamento ed i depositi munizioni e carburanti. Tenere presente la necessità di agire, fin dal primo momento anche sull'aeroporto di G. Zeppera. Divisione «Bari>>. Con un gruppo tattico (r btg. ed un gruppo) ag1ra m concorso con le truppe costiere della XXXIII Brigata contro il comando reggimento da fortezza. I due battaglioni da fortezza dislocati nella zona di Santa Caterina saranno in primo tempo isolati, mantenendo l'occupazione di Cuglieri (alla quale concorrerà il I battaglione arditi) ed occupando Riola Sardo col gruppo squadroni cavalleggeri che, per tale azione, passerà a disposizione della Divisione << Bari ». L'azione contro il reggimento da fortezza dovrà essere affidata al Comandante la fanteria divisionale. Il grosso della Divisione « Bari» muoverà, su due colonne, per Oristano e Villaurbana, contro la divisione ed agirà agli ordini del Comandante il XIII Corpo d'Armata. Divisione «Nembo)), meno il battaglione di Fertilia. Agirà alle dipendenze del XIII Corpo d'Armata. Comando M. Marittimo. Provvederà per i mezzi avversari dislocati a La Maddalena e Palau. Comando Aeronautica. Per mezzo delle difese fisse aeroporti e dei proprii reparti di avieri, provvederà ad eliminare gli elementi avversari esistenti sui vari campi di aviazione, esclusi gli aeroporti di: - Ottana, per il quale provvederà questo Comando; - G. Zeppera, per il quale provvederà il XIII Corpo d'Armata.
Gli avvenimenti in Sardegna
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2• IPOTESI
E ' quella per noi meno favorevole. I compiti affidati ai vari comandi rimangono invariati. Mutano le modalità esecutive in guanto, essendo venuta a mancare la sorpresa, l'azione deve sin dal primo momento essere condotta di forza e manifestarsi col carattere di una immediata vigorosa reazione in massa. E' necessario prendere tutte le disposizioni per evitare di subire la sorpresa. I n particolare: - rinforzare la difesa vtctna dei comandi; - distaccare pochi ma fidati ed abili agenti, preferibilmente in abito civile, per essere informati di tutti i movimenti delle unità avversarie; - in ogni Corpo d'Armata tutti i generali, siano perfettamente a conoscenza del piano d'azione Emergenza T in modo che, in caso di cattura di un comando, chi assume la condotta dell'azione sia bene orientato sulle operazioni da compiere; - ai pnmt sintomi di disaccordo con la parte avversaria rinforzare tutte le guardie c disporre che gli ufficiali rimangano giorno e notte presso i comandi od i reparti, per evitare che l'occupazione di centri abitati da parte avversaria impedisca ad essi di raggiungere i loro posti. NOTE PARTICOLARI
Verificandosi l'ipotesi t" e 2• sarà ordinato <<lo stato di emergenza T». Gli sbocchi di tutti i centri abitati dovranno essere bloccati da reparti con compito di catturare tutti i militari e mezzi in transito divenuti avversari. Tutti i N.A.P. (r) ed i CC.RR. pattuglieranno le strade per catturare elementi isolati ed impedire che questi compiano atti di violenza contro la popolazione. Tener presente che vi sono alcune interruzioni stradali approntate e presidiate ora da parte alleate. Predisporre drappelli su automezzi che vadano a catturarne i presidi. Inviare sin da ora qualche ufficiale a riconoscere le interruzioni nascondendo, anche ad essi, il vero scopo con quello di attuarne le difese. Sarà distribuito, a cura di questo Comando, uno schema dei collegamenti degli alleati in Sardegna, in atto, con l'indicazione dei punti più sensibili. Tutte le predisposizioni riguardanti l'eventuale azione in argomento deve essere portata solo a conoscenza dei Sigg. Ufficiali generali, dei Capi di Stato Maggiore, e dei Comandanti di reggimento. Nessun ordine scritto deve essere diramato. Appunti dai quali non sia possibile comprendere il fine che si propone l'« Emergenza T». Ordini verbali dati il 6 settembre 1943, Generale Castagna, Generale Reisoli, Ammiraglio Brivonesi, Generale Cappa, Generale Di Nisìo, Generale Petra, Generale Ronco. (1) Nuclei antiparacadutisti.
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Le operazioni delle unità italiane nel settembre- ottobre 1943 Allegato n. 2.
DA SUPERESERCITO OPERAZIONI
At Comandi l!, IV, V, VII, VIli Armata, Comando Forze Armate Sardegna et Forze Armate Corsica, Comando Difesa Taritoriale Milano et Bologna et per conoscenza Comando Supremo Ministero Gabinetto alt.
N. 1056/ 0p 99 T JF 9 settembre 1943 ore 00.30 alt Tutti i reparti tranne quelli in movimento che abbiano compiti di difesa protezione impianti guardia et simili si debbono raccogliere per rimanere alla mano pronti e vigilanti alt Anche i reparti costieri si debbono raccogliere con le armi almeno per battaglioni alt Il momento specialmente delicato vuole la più completa disciplina alt Tutti si stringano fiduciosi attorno loro capi et attendano et eseguano fiduciosamente ordini che sono intesi al bene del Paese alt Eventuali tentativi sedizione disordine et indisciplina siano immediatamente et radicalmente repressi alt Generale Roatta.
Gli avvenimenti in Sardegna
297 Allegato n. 3·
STATO MAGGIORE REGIO ESERCITO
II
settembre 1943 (manca l'ora di emissione)
N. 5/ V Urgentissimo fono a mano a mezzo ufficiale Al Comando FF.AA.
Sardegna
Al Comando FF.AA.
Corsica
Urge attuare con massima decisione et energia Memoria 44 facendo fuori rapidamente Comandi et Reparti germanici che si trovano comunque in Sardegna et Corsica. A tale scopo, si rende necessario impedire passaggio goa. Divisione da una at altra isola. In Corsica, valersi concorso popolazione civile. Comunicare massima urgenza a t mezzo radio marina Cagliari: 1 ° - elementi fondamentali situazione, 2 ° - aeroporti sicuramente liberi et occupabili da reparti anglo - sassoni, 3° - data in cui porto Cagliari est pronto accogliere arrivo materiali vari imbarcati su navi anglo - sassoni aut nostre. At latore presente fornire per iscritto maggiori elementi circa situazione et previsioni successive. Il Capo di Stato Maggiore RoATTA p. c. c. L'Ufficiale addetto Ten. NICOLA CxARLETTA Allegato altro foglio privo di data
Al Comando FF.AA.
Sardegna
Al Comando FF.AA.
Corsica
Germanici debbono essere considerati nemici e come tali attaccati e distrutti senza la minima esitazione. In modo assoluto deve essere impedito ulteriore passaggio 90" Divisione tedesca in Corsica. D 'altra parte dopo quanto avvenuto in Italia, a La Maddalena, ecc. e dopo l'attacco aereo germanico alla nostra flotta (fatti che almeno in buona misura devono essere noti a V.E.) si sarebbe dovuto comprendere, anche in mancanza
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Le operazioni delle unità italiane nel settembre- ottobre 1943
di altri ordini che si doveva dare piena ed immediata applicazione alla Memoria 44, a prescindere da qualsiasi atto germanico di ostilità in Sardegna e Corsica. TI Comando Supremo e questo S.M. contano sull'energia di V.E. per riguadagnare il tempo perduto e far fuori del tutto i tedeschi nelle due isole et a La Maddalena. RoATTA
p. c. c. L'Ufficiale addetto Ten. NrcoLA CIARLETTA
Gli avvenimenti in Sardegna
Allegato n. 4·
ORDINI IMPARTITI DAL GENERALE BASSO IL 12 SETTEMBRE 1943 Contegno tedesco cd ordini pervenutici hanno imposto modifica nostro atteggiamento. Confermo e chiarisco ordini impartiti scorsa notte. Concetto: consentire esodo isola via Palau- Santa Teresa Gallura, ma sorvegliare continuamente esecuzione, tenendosi in condizioni di prendere immediata azione decisamente offensiva contro elementi che comunque attuino contegno provocatorio o facciano uso delle armi e della forza. I n particolare : XXX Corpo d'Armata:
Assicuri e protegga in ogni modo possesso nostra zona logistica Olbia -
I.
Monti; 2 . Si metta in condizioni di assicurare saldo possesso quadrivio Tempio Pausania, bivio Martis, quadrivio Bonannaro, trivio Oschiri, centro Sassari, cantoniera Scala Cavalli; 3· Dislochi truppe mobili rimanenti in modo da controllare movimenti su strade e poter prontamente intervenire con azioni sui fianchi; 4· Assicuri saldo possesso campi aviazione esistenti suo territorio, pronto ad impedire distruzioni, specie Venafiorita, Chilivani, Fertilìa; 5· Non appena maggior parte truppe tedesche abbiano superato strada Tempio- Olbia, raccolga proprie truppe lungo rotabile stessa per eventuali azioni offensive verso nord.
Divisione «Bari>> (con btg. carri Somua): r. Si metta in condizioni di assicurare possesso Bivio Bosa- Macomer; 2. Intervenga per eventuali azioni tedesche lungo trasversale sarda in concorso btg. <<Nembo >> e btg. arditi; 3· Non appena truppe tedesche abbiano sfilato verso nord oltrepassando trasversale sarda, raccolga divisione zona Bonannaro- Ozieri, passando alle dipendenze XXX Corpo d'Armata.
XIII Corpo d'Armata: r. Assicuri prevalentemente con truppe costiere possesso porti Cagliari e
S. Antioco e aeroporti propria zona, specie Milia, Villacidro, Decimo, Elmas; 2. Con truppe mobili si metta in condizioni di agire su qualsiasi elemento tedesco ancora in zona; 3· Non appena ultimato il rastrellamento di tali elementi si sposti con Divisioni « Sabauda >> e «Nembo>> (che passa alle sue dipendenze) ed altre truppe mobili, su trasversale sarda tra Macomer e Cantoniera Tirso con eventuale funzione rincalzo XXX Corpo di Armata; 4- Nell'attuale territorio del Corpo d 'Armata restino solo truppe costiere.
300
Le operazioni delle unità italiane nel .rettembre - ottobre 1943
Marina Maddalena. Reagisca energicamente qualsiasi tentativo occupazione forzosa nostri mezzi difesa, attenendosi direttive impartite scorsa notte. R. Aeronautica.
Si tenga pronta acl intervenire con tutti i mezzi disponibili a concorso azioni truppe R. Esercito cd in particolare per spezzonamento e bombardamento di truppe tedesche in marcia o raccolte in qualsiasi località dell'isola. Comandi di Corpo d'Armata sono autorizzati richieste dirette.
Gli avvenimenti in Sardegna
Allegato n. 5·
STATO MAGGIORE REGIO ESERCITO N. 2r j V
12 settembre 1943 Al Comandante FF.AA.
Sardegna
Al Comandante FF.AA.
Corsica
A chiarimento tutte precedenti comunicazioni confermo quanto contenuto nell'ordine n. s/ V data 11 settembre 1943 annesso in copia, inviato costì stamane per aereo a mezzo ufficiale. Germanici debbono essere considerati nemici, e come tali attaccati e distrutti, senza la minima esitazione. In modo assoluto deve essere impedito ulteriore passaggio 90a Divisione tedesca in Corsica. Daltra parte, dopo q uanto avvenuto in Italia, alla Maddalena, ecc.; e dopo l'attacco aereo germanico alla nostra flotta (fatti che, almeno in buona misura, debbono essere noti a V.E.) si sarebbe dovuto comprendere, anche in mancanza di altri ordini, che si doveva dare piena e immediata applicazione alla Memoria 44, a prescindere da qualsiasi atto germanico di ostilità in Sardegna e in Corsica. Il Comando Supremo e questo Stato Maggiore contano sulla energia di V.E. per riguadagnare il tempo perduto e far fuori del tutto i tedeschi nelle due isole e dalla Maddalena (le parole sottolineate sono aggiunte di pugno da S.E. Roatta). Circa il radio n. o682r del Comando FF.AA. Sardegna, odierno, trasmesso via Cagliari, faccio noto che non (dico non) vennero inviati telegrammi a firma Roatta aut Ambtwio. Si tratta probabilmente di comunicazioni apocrife, fatte dai germanici, giunti in possesso dei nostri cifrari. Un nuovo sistema di cifratura viene indicato dal Comando Supremo, a mezzo dell'ufficiale latore. Il Capo di Stato Maggiore RoATTA
p. c. c. L' Ufficiale addetto Ten. N rcoLA C r ARLETTA
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GLI AVVENJ.MENTI IN SARDEGNA (8 ~ 18 settembre 1943)
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CAPITOLO VII
LE DIFESE TERRITORIALI
Alle ore 20 dell'8 settembre 1943 l'organizzazione territoriale dell'Esercito, dipendente dal Ministero della Guerra, faceva capo ai Comandi Difesa di Alessandria, Bari, Bologna, Bolzano, Cagliari, Firenze, Genova, Milano, Napoli, Roma, Torino, Treviso, Trieste ed Udine, a loro volta articolati in Zone militari. Presie·devano a compiti di carattere presidiario e locale: operazioni di reclutamento e mobilitazione, addestramento reclute, difesa interna, contraerea e antiparacadutisti, ordine pubblico, alimentazione dei rifornimenti, rapporti con le Autorità civili, ecc. Ai fini operativi dipendevano direttamente dai Comandi di Armata aventi giurisdizione sui rispettivi territori. Disponevano in proprio di contingenti delle truppe ai depositi, della difesa contraerea e antiparacadutisti, di .direzioni dei vari servizi logistici e amministrativi e dei rispettivi ospedali, stabilimenti, magazzini e depositi; potevano avvalersi delle forze di Polizia dislocate nei rispettivi territori. Per le particolari esigenze di ordine pubblico determinatesi a partire dal 26 luglio, ebbero a disposizione anche reparti organici. La trattazione degli avvenimenti che interessarono direttamente la maggior parte dei Comandi di Difesa Territoriale, è stata compresa in quelli relativi alle singole Armate, nel corso della cui attività operativa furono coinvolti, come segue: ~ 4" Armata: Difese Territoriali di Alessandria, Genova e Torino (capitolo Il);
____, 5a Armata: Difesa Territoriale di Firenze (capitolo III);
- i Armata: Difese Territoriali di Bari e Napoli (capitolo IV); .._, 8" Armata: Difese Territoriali di Bolzano, Treviso, Trieste, Udine e, limitatamente alla sola provincia di Mantova, anche la Difesa Territoriale di Milano (capitolo V); _, Difesa di Roma: Difesa Territoriale di Roma (capitolo l);
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Le operazioni delle unità italiane nel urumbre- ottobre 1943
- Comando Forze Armate Sardegna: Difesa Territoriale di Cagliari (capitolo VI). Vengono perciò qui narrati gli avvenimenti svoltisi soltanto nell'ambito dei territori di giurisdizione dei Comandi Difese Territoriali di Milano (ad eccezione, della provincia di Mantova e compresa quella di Piacenza) e Bologna.
I. - DIFESA TERRITORIALE DI MILANO
Comandante: Generale Vittorio Ruggero. Capo di S.M.: Colonnello Giuseppe Manca. Aveva giurisdizione su tutto il territorio della Lombardia (provincie di Bergamo, Brescia, Como, Cremona, Milano, Sondrio, Varese, con esclusione della provincia di Mantova) e su quello della provincia di Piacenza, in Emilia. Disponeva delle seguenti forze, oltre quelle di polizia: - Divisione di fanteria « Cosseria » (1); - f reggimento bersaglieri della 3a Divisione celere (2); - alcuni carri armati leggeri del deposito 33o reggimento carristi, affluiti da Parma; - 42 nuclei an ti paracadutisti; - truppe ai depositi (3), comprendenti anche contingenti di reclute, dotate del solo armamento individuale e di qualche mitra(1) Comandante il Generale Vincenzo Robertiello, Capo di S.M. il Tenente Colonnello Giuseppe Massaioli. Reduce dalla Russia, dopo aver subìto gravi perdite ed entrata a far pane del II Corpo dislocato in Toscana, era affluita a Milano dopo il 25 luglio per servizio di ordine pubblico. Ad organici molto ridotti, inquadrava i reggimenti di fanteria 89° e 90°, un battaglione mortai da 81 ed elementi minori. Non disponeva di artiglierie. (2) Comandante il Colonnello Luigi De Micheli. Reduce dalla Russia dove era stato pressoché integralmente distrutto, era in ricostituzione dal 1° luglio e faceva organicamente parte della 3"' Divisione celere dislocata in Emilia. Inquadrava la compagnia comando, i battaglioni XVIII, XX e XXV, una compagnia motociclisti e una compagnia cannoni. I reparti erano dotati del solo armamento individuale. Forza totale 106 ufficiali e 2.547 sottufficiali e truppa. Cfr.: Relazione del Colonnello Luigi De Micheli. (3) Appartenevano ai seguenti reggimenti: ~. 8°, 6)0 , 66°, 7~, 78° fanteria; 3°, 9° e 12° bersaglieri, 5° alpini, << Savoia cavalleria » e « Cavalleggeri Guide », 21°, 27", 30° artiglieria divisionale, 3° artiglieria di Corpo d 'Armata,
Le difese territoriali
gliatrice, senza scorta di munizioni: in totale alcune migliaia di uomini prive di efficienza operativa; - CCXXXII gruppo artiglieria semovente; - 7 battaglioni territoriali per la protezione delle comunicazwm ed impianti; - 52° raggruppamento artiglieria contraerea; - unità contraeree della DICAT; - r raggruppamento genio comprendente anche elementi fotoelettricisti e delle trasmissioni; - reparti distrettuali; - elementi dei servizi presso le direzioni, gli ospedali e gli stabilimenti militari. Il Comando della Difesa Territoriale aveva ricevuto a suo tempo l'ordine III C.T. del IO agosto I943 dello Stato Maggiore dell'Esercito; il 5 settembre gli era stato recapitato a mezzo ufficiale (4) lo stralcio della « Memoria 44 », non contenente alcun compito specifico oltre quelli generici previsti per tutti i Comandi, e la giornata del 7 gli era pervenuto lo stralcio della « Memoria 45 ». Le forze tedesche gravitanti verso la Lombardia erano costituite dal Corpo corazzato dislocato in Emilia con la quasi totalità delle truppe e da reparti della 94• Divisione dell'LXXXVII Corpo, già provenienti dalla Liguria e dal Piemonte e che si erano trasferiti nella zona di Castel San Giovanni (Piacenza). Alle ore 20 dell'8 settembre la Divisione « Cosseria» (5) era dislocata come segue: - Comando e battaglione mortai: Sesto San Giovanni; - 89° fanteria: Comando e due battaglioni a Monza, un battaglione a Milano Lambrate; - 90• fanteria: Comando e due battaglioni nella zona di Sesto San Giovanni, un battaglione a Greco. 3° e 4• artiglieria di Armata, artiglieria a cavallo, 2° e 3° genio, reggimento autieri. Cfr.: Relazione del Colonnello Luigi De Micheli, Comandante il 3° reggimento bersaglieri. Vi erano a Milano anche i depositi del 3° c 4° reggimento della disciolta Divisione corazzata « Littorio >>. (4) Latore il Tenente Colonnello di S.M. Ugo Bizzarri. (5) Inizialmente frazionata in varie località per esigenze di ordine pubblico e per concorrere ai servizi di guardia e di protezione degli impianti e stabilimenti industriali. 20.-
u.s.
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Le operazioni delle unità italiane nel settembre- ottobre 1943
A sua volta il 3o reggimento bersaglieri era dislocato a Milano (70 ufficiali, r.675 sottufficiali e truppa), ad eccezione del XXV battaglione e del Comando di reggimento (36 ufficiali e 872 sottufficiali e truppa) distaccati a Busto Arsizio.
*** All'annuncio dell'armistizio furono intensificate le misure di vigilanza e il Comando Difesa si preoccupò ·di attuare uno schieramento delle uniche modeste forze operative a sua disposizione idoneo alla difesa esterna della città di Milano dalle provenienze da sud ed est. Ordinò in conseguenza che la Divisione « Cosseria » organizzasse uno sbarramento difensivo a protezione della città sulle provenienze da sud (Lodi e Pavia), contro una eventuale azione delle truppe germaniche, ritenuta molto probabile. A partire dalle ore o del 9 settembre le assegnò il 3° reggimento bersaglieri (meno il XXV battaglione), che venne rinforzato con 5 carri armati provenienti dal deposito 33o reggimento carristi di Parma e 7 semoventi del CCXXXII gruppo, I compagnia mortai da 81 e I sezione di artiglieria da 75 / 27. Il reggimento si schierò sul fiume Lambro, a cavaliere della via Paullese, per sbarrare gli accessi a Milano da sud e sud- est. In merito all'atteggiamento da assumere, venne precisato di fare ricorso, finché possibile, ad un contegno prudente e persuasivo verso i tedeschi. Lo schieramento della « Cosseria» richiese molto tempo e poté essere ultimato soltanto la sera del 9· I reparti della divisione erano tenuti bene alla mano dai comandanti e la truppa nutriva sentimenti ostili contro il nemico, avendo partecipato alle operazioni sul fronte russo e conseguito una amara esperienza, per quanto lo stato d'animo generale fosse già scosso per la convinzione che la guerra fosse finita. Eccellente, a parere del Comandante (6), il morale del 3° reggimento bersaglieri. A tarda sera dell'8 il Generale Ruggero ebbe la visita di alcuni componenti il Comitato di Liberazione Nazionale di Milano, che si erano rivolti a lui per ricevere armi nell'intento di costituire una milizia civile da impiegare contro i tedeschi. D'accordo su tale linea di condotta, dispose la consegna di 200 mitragliatrici di aeroplano con tre milioni di colpi, che erano depositate presso gli stabilimenti Breda (7). (6) Cfr.: Relazione del Colonnello Luigi De Micheli. (7) Cfr.: GrusEPPE CREscrMBENT e MARCELLO LucrNr: « Seicentomila italiani nei lager » . Rizzoli editore, Milano, r91)s. Pag. 23.
L~ dif~s~ t~rritoriali
Chiese anche istruzioni a Roma e ne ebbe la ormai nota risposta di non attaccare se non provocati. Nel corso della notte ebbe la comunicazione telefonica dello Stato Maggiore dell'Esercito di reagire con atti di forza ad atti di forza. In definitiva, non si dovevano assumere iniziative contro i tedeschi, ma difendersi da eventuali aggressiOni. Il mattino del 9 il 90' reggimento fanteria della « Cosseria )) ' già a Sesto San Giovanni, si spostò a Milano, schierandosi tra Porta Romana e Porta Vigentina (8). Verso le ore I I il Colonnello tedesco Holbein, incaricato dal Comando Gruppo Armate B di risolvere la situazione della regione di Milano, chiese telefonicamente un colloquio al Generale Ruggero, che aderì e nel corso del quale intimò la cessione delle armi da parte di tutte le truppe dipendenti dal Comando Difesa, avvertendo che la Divisione « SS. A. Hitler » del Corpo corazzato, in movimento verso Milano, era a circa trenta chilometri dalla città e consigliando perciò di evitare ogni inutile spargimento di sangue. La intimazione fu respinta dal Generale Ruggero, che assunse un atteggiamento dilatorio nell'intento di guadagnare tempo, forse con la certezza che gli fossero nel frattempo giunte da Roma precise istruzioni. Il pomeriggio del 9 il Generale Ruggero inviò propri ufficiali presso le unità tedesche più vicine a Milano, per invitarle a sospendere il movimento e a non oltrepassare il Ticino, ma il Comandante la Divisione « SS. A. Hitler >> -che si trovava a Voghera - dichiarò di non avere ricevuto ordini in merito. Nei giorni 9 e IO altre forze tedesche occuparono Brescia e Piacenza dopo aver superato le resistenze incontrate. La notte sul IO trascorse a Milano senza incidenti: vi fu qualche tentativo di penetrazione in città da parte di elementi tedeschi, che furono respinti con la sola intimazione; le forze tedesche si astennero da qualsiasi azione di forza nei confronti della città. Nelle prime ore del mattino pattuglie esploranti del 3o bersaglieri, spinte verso nord ed est, si scontrarono con forze tedesche, catturando prigionieri e riportando un morto e alcuni feriti. Il Comando della Divisione c< Cosseria » ordinò di fare uso delle armi solo se attaccati, di evitare la provocazione di incidenti e a sua volta inviò alcuni ufficiali incontro a colonne tedesche segnalate per co-
(8) Fece ritorno a Sesto San Giovanni l'n settembre.
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Le operazioni delle unità italiane nt'l settembre- ottobre 1943
municare ad esse il divieto di entrare in Milano, avvertendole che le nostre truppe sarebbero state costrette ad aprire il fuoco. Fra le 14 e le 16, due autocolonne di forze corazzate della Divisione « SS. A. Hitler» si attestarono a 2 km dalle posizioni tenute dal 3° reggimento bersaglieri. Il responsabile del sottosettore, Tenente Colonnello Alessio Scarponi, comunicò a quei comandanti che avrebbe aperto il fuoco se avessero tentato di forzare il blocco: le due colonne si ritirarono (9). Nel pomeriggio del 10 la situazione cominciò a delinearsi in tutta la sua gravità: ammassamento dì forze tedesche nei dintorni di Milano, poi ritiratesi in direzione nord- est; notizie dì cedimento di alcuni reparti in varie località, afflusso di sbandati e civili, incertezze sulla notizia dell'avvenuta partenza da Roma delle alte Autorità dello Stato. Tuttavia le truppe della « Cosseria >> e del 3° reggimento bersaglieri si mantennero salde, pur presentendo l'avvicinarsi di eventi decisivi. Verso sera il comandante l'89" fanteria segnalò l'arrivo al suo Comando di una autovettura tedesca avente a bordo alcuni ufficiali, accompagnati da un ufficiale italiano, che richiedevano il lasciapassare per entrare in città e raggiungere il Comando Difesa. Si trattava .del Generale Frey, Comandante la Divisione corazzata « SS. A. Hitler», che si presentò al Generale Ruggero chiedendo il disarmo delle truppe: ne ebbe un rifiuto, con l'avvertenza che si sarebbe reagito col fuoco se necessario. Ma il Frey insistette e indusse il Generale Ruggero a stipulare un accordo che prevedeva l'ingresso in Milano di poche forze tedesche (circa soo uomini) nelle prime ore dell'n: esse si sarebbero affiancate ai reparti italiani per la occupazione, ai fini del mantenimento dell'ordine pubblico, dei principali impianti, stazioni ferroviarie, uffici postali e telefonici, ecc. Le rimanenti forze tedesche sarebbero rimaste fuori della città entro un raggio prestabilito; quelle della « Cosseria », a loro volta, avrebbero dovuto lasciare nel tardo pomeriggio dell'II le posizioni apprestate a difesa e sarebbero rientrate negli alloggiamenti di provenienza riprendendo la dislocazione che avevano prima dell'armistizio. Da parte del Generale Ruggero l'accordo apparve imposto dalla necessità di evitare gravi danni alla città, inevitabili nel caso di una resistenza che in ogni caso sarebbe stata di breve durata e non tale da poter conseguire risultati decisivi. Per contro, da parte tedesca, l'accordo ebbe lo scopo di occupare Milano con inganno, eliminando (9) Cfr.: Relazione del Colonnello Luigi De Michdi.
u difese territoriali le forze della difesa. In fatti, la stessa sera dell'II, le truppe tedesche che erano state autorizzate a penetrare in città, disarmarono e allontanarono i militari della « Cosseria » ad esse affiancati. Nella giornata avevano interromo le linee telefoniche e imposto ai reparti di non uscire dalle caserme. Ma nel frattempo, la notte sull'II, una pattuglia esplorante del 3o bersaglieri, spinta a 10 km dal ponte di Linate sul Lambro, si era opposta al tentativo di cattura da parte delle forze tedesche: nello scontro seguitone I sottufficiale carrista ed un bersagliere erano rimasti feriti (10). Nuove raccomandazioni vennero rivolte da parte del Comando D ifesa ai Comandanti la Divisione « Cosseria n e del 3° bersaglieri, di non provocare incidenti per non pregiudicare l'applicazione del patto concluso. Nella giornata del l '1 r, in seguito ad ordine del Generale Ruggero, i reparti della « Cosseria » e del 3o bersaglieri rientrarono nelle rispettive caserme a Milano, mentre il Comandante del 3o bersaglieri aveva notizia che il XXV battaglione (Maggiore Alceo Ercolani) e la compagnia comando di reggimento, dislocati a Busto Arsizio, in seguito all'arrivo in quella località di reparti corazzati tedeschi, non potendo impedirne la occupazione, avevano preferito lasciare le caserme per sottrarsi alla cattura (II). A sua volta il Generale Ruggero aderì alla richiesta dei tedeschi di porre loro elementi di vigilanza alle caserme occupate dalle truppe italiane, per impedire allontanamenti arbitrari. Vivaci furono le proteste su tale decisione da parte del Comandante il 3° bersaglieri, tenuto conto che le sue unità erano ancora saldamente alla mano e in grado di combattere; in tal senso impartì ad esse gli ordini conseguenti. Il Comando della Difesa Territoriale, data la situazione, ordinò la stessa sera dell'n il parziale licenziamento della truppa, che avrebbe dovuto aver luogo la notte sul 12, nella misura del cinquanta per cento della forza. In seguito a tale decisione il Comandante del 52° raggruppamento artiglieria di Corpo d'Armata diede ordine di far saltare i pezzi, le centrali di tiro e le installazioni telefoniche (12). Ma la notte sul 12 forze corazzate tedesche, non avendo più alcun ostacolo da affrontare, irruppero nella città, prendendone sal(10) Cfr.: Relazione del Colonnello Luigi De Miche! i. (u) Cfr.: Relazione del Colonnello Luigi De Miche! i. (12) Cfr.: Relazione del Sottotenente Giuseppe Di Martino, del Comando 52°.
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do possesso nella giornata, dopo avere circondato le sedi dei Comandi e le caserme ( 1 3). Il Generale Ruggero venne catturato nelle prime ore del mattino, dopo aver rivolto proteste al Generale Frey, comandante la « SS. A. Hitler», che si giustificò affermando che erano state le truppe italiane a compiere atti di aggressione. Analoga sorte subì il Comandante del 3° bersaglieri; gli altri ufficiali nella maggior parte riuscirono ad evitare la cattura. Le truppe non licenziate, nonostante le forze tedesche avessero circondato le caserme, nel corso della notte avevano anch'esse abbandonato gli alloggiamenti, persuase che qualsiasi tentativo ,di resistenza isolata sarebbe fallito ( 14).
*** Nel frattempo si era combattuto a Brescia (occupata il 9), Cremona, Pavia, Piacenza, Casalmaggiore (Cremona) e a Porto Valtravaglia (Varese). In particolare: a Cremona resistettero le truppe ai depositi del reggimento bersaglieri e del 3o reggimento artiglieria di Corpo d'Armata, che si difesero per varie ore, specialmente nella caserma « Manfredini » (15), dopo aver respinto le intimazioni di resa. Cadde in combattimento il Sottotenente di complemento di artiglieria Mario Flores ( r6).
(13) Le bandiere dell'89° e 90° fanteria furono salvate: la prima fu portata a Bordighera e custodita presso l'abitazione del Tenente Colonnello Giovanni Cherchi, la seconda venne conservata in una villa della Brianza di proprietà del Capitano di complemento Giovanni Brambilla (cfr.: Relazione del Maggiore Silvio Santilli, del 90° fanteria). Il 3° reggimento bersaglieri non aveva ancora ricevuto la nuova bandiera, dopo la pressoché integrale distruzione del reggimento originario nella campagna di Russia. (14) Per gli avvenimenti di quei giorni, cfr.: Relazioni dei Colonnelli Giuseppe Manca, Capo di S.M. del Comando Difesa Territoriale di Milano e Luigi De Micheli, Comandante il 3° reggimento bersaglieri. Cfr. anche: GIUSEPPE CREsctJ>tBENI e MARCELLO LuciNI: op. cit., pagg. da 22 a 31. (15) Cfr.: Relazione del Tenente Colonnello Sebastiano Caruso, del deposito 3° reggimento artiglieria di C.A. (r6) Alla sua memoria venne concessa la Medaglìa d'Oro al valor militare, con la seguente motivazione: << Durante la resistenza opposta al tedesco invasore si prodigò nella lotta fino al supremo sacrificio. Postosi volontariamente al comando di un pezzo
Le difese territoriali
}Il
A sua volta il presidio di Porto Valtra vaglia (Ten. Col. Carlo Croce), deciso a difendersi, raggiunse con i suoi reparti Luino, ove a partire dal giorno I2 riuscì a costituire un nucleo di resistenza al quale si unirono altri militari e civili ( I7)· A Pavia ebbero luogo il 9 e il IO vari scontri, più violenti presso il gazometro e la polveriera di Motta San Damiano, con la partecipazione di elementi del genio. Accanita la resistenza del Presidio di Piacenza (I8) retto dal Colonnello Luigi Marzioli (r9), nonostante la pressione delle forze tedesche (2o) affluite nella regione con robusti complessi motocorazzati provenienti da Castel San Giovanni. Combattimenti violenti si svolsero lungo le rive del fiume Trebbia e sulle rotabili provenienti da Gossolengo. Successivamente i tedeschi assalirono le caserme ove la lotta divenne aspra: vi parteciparono anche numerosi civili. Le maggiori perdite furono riportate nella caserma del deposito del 4o reggimento artiglieria di Armata, dove caddero morti 3 ufficiali, 24 sottuffìciali e truppa e 5 civili. Perdite tedesche: 33 morti e feriti (21). La città venne occupata il giorno IO.
contro cui particolarmente si accaniva la violenza del tiro di un semovente nemico, che si faceva sempre più preciso, ne incoraggiava i serventi con la parola e con l'esempio. Caduto il caricatore del pezzo rapidamente lo sostituiva di persona continuando a rivolgere parole di incitamento e di fierezza ai serventi superstiti, finché una granata nemica lo colpiva in pieno assieme al pezzo, accumulandoli entrambi in una stessa fine gloriosa. Bell'esempio di elevato spirito e di non comune ardimento». Cremona, 9 settembre 1943· (17) Tenace la resistenza opposta da quei nuclei nei giorni successivi nella zona di San Martino, riportando gravi perdite e infliggendone. ( r8) Comprendeva le truppe ai depositi del 65° e 66° fanteria, del 21° artiglieria da campagna e del 4° artiglieria di Armata, del 7° artiglieria di Corpo d'Armata, due plotoni carri armati inviati da Fidenza, l'LXXXVI battaglione territoriale, un battaglione della 8oa legione milizia, elementi dei carabinieri, della Scuola artilìcieri, della Direzione di artiglieria, della guardia di finanza e della Croce Rossa e sei batterie della difesa contraerea. ( 19) Era presente a Piacenza anche il Generale Rosario Assanti, comandante di quella Zona Militare, che diede ordini categorici per la resistenza. (20) Prevalentemente costituite dalla 94.. Divisione dell'LXXXVII Corpo. Nella regione di Reggio Emilia erano inoltre ammassati contingenti della << SS. A. Hitler »; a Fornovo e Felina unità della 65 .. Divisione del Corpo Corazzato. (21) Cfr.: Relazione del Colonnello Luigi Marzioli, Comandante del presidio.
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Le operazioni delle unità italiane nel settembt·e- ottobre 1943
II. - DIFESA TERRITORIALE DI BOLOGNA Comandante: Generale Alberto Terziani. Capo di S.M.: Colonnello Guelfo Debbi. Aveva giurisdizione su tutto il territorio dell'Emilia ad eccezione della provincia di Piacenza (dipendente dal Comando Difesa Territoriale di Milano) e comprendente le provincie di Bologna, Ferrara, Forlì, Modena, Parma, Ravenna e Reggio. Disponeva delle seguenti forze, oltre quelle di polizia: - 3" Divisione celere, ad eccezione del 3o reggimento bersaglieri dislocato in Lombardia (22); - 6" reggimento bersaglieri in ricostituzione; - CCCCXXXIII battaglione addestramento del 33" regglmento carristi; - LXXXIV battaglione territoriale bis; - truppe ai depositi, comprendenti anche contingenti di reclute, dotate del solo armamento individuale e senza scorta di munizioni: in totale alcune migliaia di uomini prive di efficienza operativa (23); - distaccamento del reggimento « Genova» cavalleria; -.,. 22" reggimento artiglieria « Aosta», in ricostituzione perché reduce dalla Sicilia; 12" raggruppamento artiglieria di Corpo d'Armata; (22) Comandante il Generale Ettore de Blasio, Capo di S.M. il Tenente Colonnello Luigi Pieroni. Rientrata dalla Russia nell'aprile 1943, dove aveva riportato gravi perdite, doveva ricostituirsi su nuove formazioni . Inquadrava, oltre gli elementi del Comando e del Quartiere generale, il 3" reggimento bersaglieri, i reggimenti di cavalleria << Novara » e << Savoia », il 3• reggimento artiglieria celere, la 103" compagnia genio ed elementi dei servizi. Era dislocata fra Imola, Castel S. Pietro, Medicina e Lugo di Romagna. Di scarsa efficienza operativa data la forza e l'armamento: i reggimenti di cavalleria avevano ciascuno circa 500 cavalli, il personale era armato di moschetto, sciabola e qualche pistola e disponeva di 4 o 5 caricatori a testa e di una cinquantina di bombe a mano per squadrone. Scarsi gli automezzi. I servizi erano costituiti da pochi uomini, privi di materiali. Circa un terzo del personale dei reggimenti di cavalleria era adibito alla custodia dei cavalli. La divisione venne rinforzata dal 6• reggimento bersaglieri in ricostituzione a Ravenna. Cfr.: Relazione del Generale Ettore de Blasio. (23) Depositi del 28• e 35• reggimenti fanteria, del 6• bersaglieri, dei << Lancieri di Novara» e dei «Cavalleggeri Guide », del 6• artiglieria di Corpo d'Armata, del 6° genio e del 6° autieri.
Le difese territoriali
-----, alcuni nuclei an ti paracadutisti (N AP); 132° reggimento autieri di marcia; - reparti distrettuali; - elementi minori dei servizi, presso le direzioni, gli ospedali e gli stabilimenti militari; - elementi della Difesa contraerea (DICAT ). Nel territorio di giurisdizione erano inoltre dislocati i seguenti Istituti militari: - Scuola di guerra, a Salsomaggiore, col solo personale dei serv1z1; - Scuola di applicazione di Fanteria a Parma, con circa quattrocento sottotenenti allievi e il personale dei servizi; - Accademia delle armi di Fanteria e Cavalleria a Modena, con gli allievi e il personale dei servizi nelle sedi di campagna in zona Sassuolo- Montefiorino - Lama Mocogno- Pavullo; ----: Scuola allievi ufficiali .di complemento dei servizi, a Ravenna. -
*** Il Comando Difesa Territoriale aveva regolarmente ricevuto il foglio III C.T. del IO agosto dello Stato Maggiore dell'Esercito, e il mattino del 3 settembre lo stralcio della «Memoria 44 » (24), non contenente compiti specifici oltre quelli generici. La sera del 7 gli era pervenuta a mezzo ufficiale la « Memoria 45 ». All'annuncio dell'armistizio vennero impartite disposizioni per intensificare la vigilanza. Il Generale Terziani non ritenne di dover aderire alla richiesta di apposito Comitato cittadino tendente ad impiegare i volontari nella lotta contro i tedeschi e ordinò che le truppe rimanessero consegnate nelle caserme. Nel corso della notte sul 9 si svolse un intenso movimento di forze motocorazzate tedesche lungo la via Emilia, già dislocate a Casalecchio di Reno, Budrio e Bazzano, convergenti su Bologna nella quale irruppero all'alba occupandone subito i punti più importanti e catturando il Comando. Nel frattempo altre forze tedesche avevano costituito robusti posti di blocco a sbarramento delle rotabili di accesso. (24) Latore il Tenente Colonnello di S.M. Giovanni Biffoli.
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Le operaz ioni delle unitìi italiane nel settembre- ottobre 1943
Nessun or·dine poté quindi essere emanato dal Comando Difesa e praticamente tutti i presidi militari dell'Emilia, pressoché isolati dalle forze nemiche, rimasero disorientati sul corso degli avvenimenti. La sera del ro settembre circa duecento ferrovieri tedeschi presero possesso degli impianti ferroviari di Bologna, sostituendosi in tutti i servizi ai ferrovieri italiani. Grave la situazione in cui venne a trovarsi la 3a Divisione celere, completamente isolata: il Comando, ad Imola, apprese da civili l'avvenuta occupazione ·di Bologna e Rimini e che altre forze tedesche erano in movimento dal valico della Futa su Firenze: si trattava di elementi del Corpo Corazzato, ma tutta la regione era controllata anche da sud ad opera della 94a Divisione di fanteria. Impossibilitato a richiedere o ricevere ordini da Bologna e date le condizioni di efficienza della divisione, il suo Comandante, ritenendo aleatorio un impiego offensivo, ·decise di spostarsi sull'Appennino per assumere uno schieramento difensivo, sbarrandone le valli, come segue: - Comando: a Casale V al Senio; ~ reggimento « Savoia » con un gruppo di artiglieria in V al Senio; reggimento « Novara» con un gruppo di artiglieria in Val Santerno; - Comando 3o reggimento artiglieria col gruppo motorizzato a Casale Val Senio. Il Generale de Blasio era fermamente convinto che la sua divisione non fosse assolutamente in grado di sostenere a lungo un attacco, specialmente se appoggiato da mezzi corazzati, e si riprometteva soltanto di guadagnare tempo sperando in un imminente sbarco di truppe anglo - americane che avrebbero potuto determinare la ritirata dei tedeschi a nor·d del Po: ignorava naturalmente la ben diversa realtà della situazione. Su richiesta del Comando Zona militare di Ravenna (Generale Gennaro Carraba), assunse alle sue dipendenze il 6o reggimento bersaglieri (in ricostituzione) dislocato in V al Lamone, affidandogli il compito di sbarrare la rotabile Faenza- Firenze che attraversa la valle e ponendo a sua disposizione il gruppo di artiglieria motorizzato già a Casale Val Senio, ma il 6° bersaglieri purtroppo era privo ·di armamento di reparto e, come le altre unità, disponeva soltanto ·dell'armamento individuale, non idoneo a contrastare le forze nemiche.
Le difese territoriali
Il giorno I I cominciarono ad affluire nella zona presidiata dalla
3a celere militari sbandati di ogni provenienza, asserenti che la guerra era finita e che l'Esercito era stato disciolto. Queste notizie provocarono, nello spazio di poche ore, un effetto deleterio su tutti i reparti, determinando anche l'allontanamento di alcuni militari, favoriti dalla popolazione per sottrarli alla cattura. Si era intanto originata una situazione particolarmente grave ad Imola e Rimini dove forze corazzate tedesche avevano bloccato gli ultimi convogli ferroviari in transito della Divisione di fanteria « Legnano», provenienti da Bologna e diretti in Puglia (25). Assente completamente l'azione del Comando Difesa, catturato fin dal giorno 9 e accentuandosi l'esodo degli sbandati, vista la critica situazione, il Generale de Blasio decise di discendere in pianura, consegnare i cavalli ai contadini, accantonare le armi individuali ancora esistenti ed inviare in regolare licenza il personale. Gli stendardi dei reggimenti furono affidati a civili di provata fiducia. Il mattino del 15 il Comando Divisione si trasferì ad Imola, dove peraltro il congedamento dei soldati di quel presidio era in corso; le operazioni di consegna dei cavalli non vennero disturbate dalle truppe tedesche in transito il cui Comando, a richiesta del de Blasio, consentì ad inviare alle loro case il rimanente della truppa e gli ufficiali. Lo stesso giorno il Comandante tedesco di Bologna comunicò che l'indomani avrebbe fatto consegnare nelle sedi del Comando Divisione i lasciapassare agli ufficiali per raggiungere le loro residenze. Il Comandante delJa divisione indisse quindi una riunione per le ore ro del giorno r6 alla quale avrebbero partecipato solo gli ufficiali liberi dal servizio (circa una metà); mentre essa era in corso e un ufficiale tedesco prendeva nota di tutti i presenti, la sede del Comando venne circondata da reparti blindati; gli ufficiali di com plemento furono posti in libertà, quelli in servizio permanente furono trattenuti. Il de Blasio e il Vice comandante della divisione furono trasferiti a Mantova e da qui, dopo avere rifutato di aderire alla co-
(25) Cfr.: Relazioni dei Colonnelli Ferdinando Ainis (Comandante il presidio di Rimini) e Giacobino Casali (Comandante il presidio di Imola), e del Tenente Colonnello Arnaldo Tuzi, Capo di S.M. del Comando Divisione « Legnano ». A Imola erano dislocati distaccamenti dei depositi 35° fanteria e del « Genova cavalleria », alcuni nuclei antiparacadutisti ed elementi dei servizi. Rimini era la sede di comando del I2° raggruppamento artiglieria di Corpo d'Armata e del 22° artiglieria «Aosta'' in ricostituzione.
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stituenda Repubblica sociale, vennero avviati in Germania per l'internamento (26).
*** Numerosi gli episodi di resistenza in varie località e i combattimenti anche accaniti che si svolsero nell'Emilia per la reazione più o meno intensa dei vari presidi militari. Per non citare che i principali, se ne ebbero a Bologna, Fidenza, Forlì, Lama Mocogno, Modena, Parma, Pavullo, Reggio, Sassuolo. Meritano di essere ricordati i seguenti: A Bologna opposero resistenza alcuni elementi carristi che si difesero bene. Un ufficiale fu catturato e passato per le armi. Una parte del presidio riuscì a sottrarsi alla cattura. Fidenza era sede del CCCCXXXIII battaglione complementi carri « M », che ebbe ordine di trasferirsi subito a Parma e mosse alle 5,30 del 9, superando le ostilità delle forze tedesche lungo il percorso. Riuscì a raggiungere la destinazione alle 6,25 con tutti i mezzi efficienti (27). A Forlì qualche resistenza fu opposta nella caserma del 132° reggimento autieri di marcia (28). Modena (29) era sede dell'Accademia delle Armi di Fanteria e Cavalleria, agli ordini del Colonnello Giovanni Duca. Nel Palazw Ducale di Sassuolo era insediato il corso accertamento sottufficiali, al quale presiedeva il Generale Ugo Ferrera. Gli allievi dell'Accademia erano dislocati nelle sedi di campagna, a Montefiorino, Lama Mocogno e Pavullo. All'arrivo delle forze tedesche si svolsero ovunque combattimenti accaniti fino ad esaurimento delle munizioni: a Sassuolo seppero resistere i sottufficiali frequentatori del corso, con alla testa il (26) Per gli avvenimenti relativi a Bologna, a Imola e alla 3° Divisione celere, cfr.: Relazioni del Generale Ettore de Blasio, del Tenente Colonnello Luigi Pieroni, del Maggiore Manlio Grenga (3° artiglieria celere) e del Tenente Colonnello Livio Saini Zauli, Comandante il deposito 6° reggimento autieri. (27) Cfr.: Relazione del Comandante, Maggiore Venceslao Rossi. (28) Cfr.: Relazione del Comandante, Tenente Colonnello Calogero Farruggia. (29) La città era sede del Comando dell.Accademia di Fanteria e Cavalleria e della Scuola di applicazione di fanteria, retto dal Generale Matteo )Jegro. Il presidio comprendeva anche le truppe al deposito del 6• reggimento artiglieria di Corpo d'Armata ed elementi minori.
Le difese territoriali
bravo Generale Perrero (3o); nella zona di Pavullo- Lama Mocogno si batterono a loro volta vigorosamente gli allievi dell'Accademia (due battaglioni e uno squadrone). Il Colonnello Duca riuscì successivamente a riunire attorno a sé, insieme alle residue forze, i primi partigiani per iniziare sull'Appennino la lotta ai tedeschi (31). Parma oltre ad essere sede della Scuola di applicazione di Fanteria aveva un modesto presidio (32), agli or,dini del Generale Giovanni Moramarco. La Scuola di applicazione era comandata dal Colonnello Gaetano Ricci e comprendeva, oltre al personale di governo, circa quattrocento sottotenenti frequentatori dei corsi, che si batterono valorosamente specialmente alla Pilotta (sede della Scuola) contro le forze tedesche affluite la notte sul 9· Violenta la reazione da parte di tutto il presidio: si combatté anche per le strade ove i tedeschi impiegarono le artiglierie contro i carri armati che si difesero strenuamente fino ai limiti delle loro possibilità. Caddero due (3o) Poi deportato in Germania e trucidato dai tedeschi durante una marcia di trasferimento da un campo di internamento ad un'altro. (31) Per il comportamento in quei giorni e nei successivi, nel corso dei quali il Colonnello Duca fu assoggettato a gravi sevizie che lo condussero a morte gloriosa, venne concessa alla sua memoria la Medaglia d'Oro al valor militare con la seguente motivazione: «Comandante dell'Accademia Militare di Fanteria e Cavalleria organizzava con due battaglioni e uno squadrone allievi le prime resistenze contro l'invasione tedesca nella zona Pavullo- Lama Mocogno e raggruppava intorno alle sue forze i primi partigiani iniziando con essi l'accanita lotta tra le giogaie dell'Appennino Emiliano. Dopo avere messo in salvo la gloriosa bandiera dell'Accademia, si portava, per ordine ricevuto dal Comando Supremo, nell'Italia settentrionale assolvendo con grande capacità e sprezzo del pericolo compiti organizzativi. Catturato dalle SS. unitamente al giovane figlio che gli era compagno in una pericolosa missione, manteneva il più fiero silenzio nonostante il bruciante dolore per le torture inflittegli e la disperata angoscia per l'avvenuto arresto della moglie e della figlia. Con il corpo fiaccato per il martirio, ma con l'animo sorretto dal senso dell'onore che fu luce della sua vita, dopo cinque mesi di agonia in una buia e stretta cella, che era tomba dei vivi, veniva barbaramente soppresso nella stanza delle torture riunendosi, nel cielo degli Eroi, all'amato figlio, contemporaneamente deceduto al campo di Mathausen ove era stato deportato. Fulgida figura di soldato tutta dedicata al dovere e alla Patria e che ha preferito la morte al disonore». Verona, 23 agosto I944· (32) Comprendeva le truppe ai depositi del 33° reggimento carri armati e del reggimento « Cavalleggeri Guide >>, dell'LXXXIV battaglione territoriale bis, ed elementi minori oltre le forze di Polizia. Fu rinforzato il mattino del 9 dal CCCCXXXIII battaglione complementi carri « M » già dislocato a Fidenza e che aveva avuto ordine di raggiungere Parma.
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Le opemzionì delle unità italiane nel settembre- ottobre '943
ufficiali (i Sottotenenti Giuseppe Modugno e Francesco Villari) e tre soldati; un ufficiale e 20 sottufficiali e truppa rimasero feriti. La città fu occupata nel pomeriggio (33). Resistenze in tutte le caserme e ovunque furono opposte, con la partecipazione di civili, anche a Reggio Emilia, attaccata dalle truppe tedesche la notte sul 9· Comandante del presidio il Colonnello Francesco De Marchi. Vi furono perdite fra le opposte forze. La città venne occupata alle 5,30.
(33) Cfr. Relazioni del Generale Giovanni Moramarco, del Colonnello Giovanni Battista Almanza, Comandante del Distretto e del Maggiore Venceslao Rossi, Comandante il CCCCXXXIII battaglione complementi carri «M>>.
P ARTE SECONDA
LE REAZIONI FUORI DEL TERRITORIO NAZIONALE
CAPITOLO VIII
GLI AVVENIMENTI NELL'AMBITO DELLA 2" ARMATA (SLOVENIA, CROAZIA, DALMAZIA) (Schizzo n. I)
La 2~ Armata, agli ordini del Generale Mario Robotti (Capo di S.M. il Generale Umberto Fabbri), presidiava la Slovenia, una parte della Croazia, il territorio fiumano e la Dalmazia. Fino al 25 luglio aveva giurisdizione anche sul territorio dell'Erzegovina e della Dalmazia meridionale (presidiato dal VI Corpo) che successivamente le era stato sottratto e passato alle dirette dipendenze del Comando Gruppo Armate Est. Sede del Comando: Susak. Comprendeva : XI Corpo d'Armata (Generale Gastone Gambara, Capo di S.M. Colonnello Bruno Lucini). Sede del Comando: Lubiana. Presidiava l'intera Slovenia italiana e la regione di Karlovac in Croazia, con le seguenti forze : - Divisione di fanteria « Cacciatori delle Alpi» (Generale Luigi Maggiore Perni, Capo di S.M. T en.Col. Emilio Formichi Remy de Turicque). Sede del Comando: Lubiana; - D ivisione di fanteria « Isonzo » (Generale Guido Cerruti, Capo di S.M. T en.Col. Giovanni Carli). Sede del Comando : Novo Mesto; - Divi sione di fanteria (( Lombardia >> (Generale Pietro Scipiene, Capo di S.M. Ten.Col. Luigi Roberto Battaglia). Sede del Comando : Karlovac; - truppe di Corpo d'Armata; - Delegazione di Intendenza e unità dei servizi. V Corpo d'Armata (Generale Antonio Scuero, Capo di S.M. Colonnello Giuseppe Zappino). Sede del Comando: Cirquenizza. Presidiava una parte della Croazia con le seguenti forze : 21. -
u.s.
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Le operazioni delle unità italiane nel settembre- ottobre 1943
- Divisione di fanteria « Macerata >> (Generale Vincenzo Giardina, Capo di S.M. Col. Lorenzo Fantini). Sede del Comando: Delnice; - Divisione di fanteria << Murge >> (Generale Sito Quarra, Capo di S.M. Ten. Col. Galliano Carracini). Sede del Comando: Segna (Signo); - XIV Brigata costiera (Generale Attilio Amato); - V raggruppamento Guardia alla frontiera (Geo. Michele Rolla); - truppe e servizi di Corpo d'Armata. XVIII Corpo d'Armata (Generale Umberto Spigo, Capo di S.M. Col. Pietro Barbero). Sede del Comando: Zara. Presidiava i territori di Zara, Spalato e Sebenico con le seguenti forze : - Divisione di fanteria « Zara >> (Generale Carlo Viale, Capo di S.M. Ten.Col. Mario Gianani). Sede del Comando: Zara; - Divisione di fanteria « Bergamo >> (Generale Emilio Becuzzi, Capo di S.M. Colonnello Cincinnato Boschi). Sede del Comando : Spalato; - truppe e servizi di Corpo d'Armata. In riserva di Armata : r" Divisione celere (Generale Cesare Lomaglio, Capo di S.M. Maggiore Ubaldo Pesapane). Truppe di Armata. Intendenza di Armata. Direzioni e unità dei servizi. Nella giurisdizione del V Corpo era il Comando Marina di Fiume- Susak, agli ordini del Capitano di Vascello Alfredo Crespi. La difesa del porto (Comando a Susak) era affidata al Generale Rolla, comandante il V raggruppamento Gaf (r). A Spalato aveva sede il Comando militare marittimo della Dalmazia, retto dall'Ammiraglio di Divisione Antonio Bobbiese, alle cui dipendenze erano il Comando settore di Sebenico retto dal Cap. Vasc. Pietro Tacchini (2) e i Comandi marina di Spalato (Cap. Corv. Riccardo Lesca), Ragusa (Cap. Vasc. Alfredo Berardinelli), Ploce (Cap. Freg. Fecia di Cossato) e Zara (Cap. Freg. Giuseppe Rossi), per la sicurezza del traffico (3). (x) Cfr.: UFFICIO STORICO MARINA MILITARE: vol. XV, cit., pag. 163. (2) IBIDEM, pag. 171. (3) IBIDEM, pagg. 166- 167.
Gli avvenimenti nell'ambito della 2• Armata
Nel territorio di giurisdizione della Marina esistevano aerei della ricognizione marittima, per la maggior parte decollati la sera stessa dell'8 o il mattino del 9 settembre (4). Le forze aeree comprendevano le unità poste alla dipendenza del Comando A vi azione Slovenia- Dalmazia con sede a Mostar: complessivamente tre squadriglie (26 aerei efficienti) che all'alba del 9 ebbero ordine di decollare per trasferirsi sull'aeroporto di Alture di Pola (5). Vi era inoltre in Jugoslavia un Comando dell'aviazione ausiliaria dell'Esercito, che disponeva di aerei da ricognizione terrestre: non si hanno precisazioni in merito alle località di dislocazione e al numero di aerei efficienti disponibili (5).
*** Dislocata nella Slovenia, in Croazia, nel territorio di Fiume e nella Dalmazia, l'Armata era priva di mobilità, ancorata ai suoi compiti statici di controllo del territorio di occupazione; aveva i reparti dislocati in molte località per la protezione degli impianti e delle vie di comunicazione e per fronteggiare il movimento partigiano divenuto particolarmente aggressivo specialmente negli ultimi tempi. Numerose, infatti, le insidie, gli incidenti, gli atti di sabotaggio, le imboscate, specialmente contro i convogli ferroviari c automobilistici, condotte con procedimenti tipicamente balcanici, che provocavano nei nostri reparti uno stillicidio di perdite e disagi di ogni specie. In sostanza, la necessità di fronteggiare la guerriglia aveva portato al disseminamento delle unità in zone molto ampie e sovente difficilmente collegate. Ne derivava che le truppe raramente potevano conseguire un deciso orientamento dinamico. Numerosi i fattori deprimenti di ogni specie, che influivano sul morale: fra di essi, il problema delle licenze mai risolto, per cui soltanto una minima parte della forza aveva potuto fruirne, e quello della forza ormai ridotta dei battaglioni, in media aventi dai 400 ai 450 uomini, che imponeva notevoli sacrifici per far fronte alla situazione. Il Comandante dell'Armata (6) aveva prospettato allo Stato Maggiore dell'Esercito la necessità di dare un po' di riposo assoluto ai reparti o di dislocarli in regioni meno aspre, di inviare complementi per rinvigorire le unità, e di definire il problema dei mili(4) Cfr.: UFFICIO SToRico MARINA MILITARE: vol. XV, cit., pag. •73· (5) Cfr.: Lom: op.cit., pagg. 31, 33, 34 e 47· (6) Cfr.: Relazione del Generale Mario Robotti, Comandante dell'Armata.
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Le operazioni delle unità italiane nel setrembre- ottob1·e 1943
tari di origine siciliana (circa 12.ooo) inizialmente ritirati dai reparti per essere inviati a combattere in Sicilia, ma che erano rimasti riuniti in attesa della partenza che non avveniva mai. Gli eventi della guerra agivano negativamente sul morale e con la caduta del regime un comprensibile turbamento aveva invaso l'animo di tutti: in molti si alimentava la speranza della inevitabile conclusione del conflitto, ciò che deprimeva lo scarso spirito dei reparti. Notoriamente deficitarie, infine, le condizioni dell'equipaggiamento, dell'armamento e dei materiali di rafforzamento (7). Difficile la situazione ambientale. L'Armata si trovava in presenza di un nemico effettivo (i partigiani) e di un nem ico occulto e potenziale (i tedeschi); la popolazione in maggioranza simpatizzava per i primi, riforniti normalmente da aerei anglo- americani. Le formazioni partigiane erano ordinate in piccole unità agili e snelle alle quali veniva attribuita la denominazione di « brigate » o « divisioni », non rispondente alla loro effettiva consistenza, generalmente molto modesta. Ve ne erano dovunque: complessivamente la loro forza · globale veniva stimata in circa 22.000 uomini. Imponente il complesso delle forze tedesche dipendenti dal Comando superiore in Croazia, inquadrate nei Corpi d'Armata XV da montagna, XXI da montagna e LXIX di riserva. Comprendevano le seguenti Divisioni (8): - roo~, n4", e II8" cacciatori; - ]"" corazzata da montagna SS. (( Prinz Eugen »; - 173a c r8t di fanteria di riserva; - 297" di fanteria; - 369a e 373• di fanteria croata; a cui si aggiungeva la 71• Divisione di fanteria del XVI Corpo, dislocato in Austria. La maggior parte delle forze era dislocata nella Croazia non controllata dalle forze italiane; l'occupazione dei territori era effettuata con reparti composti di elementi appartenenti a classi anziane o con unità croate alle quali si affiancavano quelle formate dagli (( ustascia ''· Il grosso delle forze tedesche era tenuto concentrato, a (7) Cfr.: Relazione del Generale Mario Robotti. (8) Cfr.: « Kriegstagebuch des O.K.W. », volume III: 1° gennaio- 31 dicembre 1943. Editori Bernard & Graefe, Frankfurt am Main, 19(}3. Pagg. da 731 a 736, e « Das Heer 1933- 1945 >l di BuRKHART Mi-~u:R- HILLEBRA:<:D. Editori E. S. Mittler & Sohn, Frankfurt am Main, 19(}9. Pagg. 146 e 147.
Gli avvmimenti nell'ambito ddla 2& Armata
blocchi, dislocati nelle principali località presidiate a partire dal 26 luglio, pronti a muovere in qualsiasi direzione, in prevalenza motorizzati. Unità di forze corazzate erano in parte inserite nelle divisioni germaniche di fanteria c cacciatori; quelle costituite da croati e ustascia erano inquadrate da personale tedesco. Presso il Comando dell'Armata vi era una missione di collegamento germanica e presso il governo croato, a Zagabria, vi erano distaccate due missioni militari: una italiana (Generale Giovanni Carlo Re) e una tedesca. Fino all'8 settembre 1943, a fianco delle forze italo- tedesche, collaboravano, per la lotta ai partigiani, alcune formazioni del disciolto esercito jugoslavo, comprendenti: - « Domobrani » (difensori della Patria); - « Cetnici », truppe armate ed equipaggiate in massima parte dall'amministrazione italiana. Costituivano una milizia volontaria anticomunista; - « Belegardisti >> di razza slovena e in numero limitato, svolgevano le loro attività con gli « ustascia >> e con i tedeschi, specialmente nella regione di Susak; - « Ustascia » : milizia volontaria a carattere politico. Agiva con metodi terroristici specialmente contro serbi ed israeliti.
*** Il Comando della 2 a Armata ricevette la « Memoria 44 » (latore, il Ten. Col. Giovanni Biffoli) la sera del 2 settembre ed in conseguenza il Generale Robotti impartì fra il 5 (V e XI Corpo) e il 6 (XVIII Corpo) ai comandanti in sottordine le seguenti disposizioni: 1° - sganciamento dell'XI Corpo, mediante ripiegamento in due tempi sulla linea Colle di Rakek- Monte Nevoso compreso e predisposizione di operazioni per bloccare preventivamente l'azione della 71" Divisione di fanteria tedesca (XVI Corpo) proveniente dall' Austria e dislocatasi qualche giorno prima nella zona di Postumia Lubiana, prendendo eventuali accordi con il confinante XXIII Corpo dell'Ba Armata, per costituire una massa di manovra ritenuta sufficiente; 2" - sganciamento del V Corpo per farlo ripiegare sulla linea Susak- Monte Nevoso escluso; 3o - costituzione di una massa di manovra con le Divisioni di fanteria « Isonzo » (Xl Corpo) e « Murge » (V Corpo) nella zona di
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Le op~razioni delle unità italiane nel settembre- ottobre r943
Aidussina- Divaccia- Banne, a copertura delle città di Gorizia e Trieste; 4o - schieramento in riserva di Armata della I a Divisione celere nella zona di Castelnuovo- Villa Opicina, anche a copertura della città di Trieste; 5o - passaggio della Guardia alla frontiera del XXIII Corpo alle dipendenze operative della 2 Armata, previ accordi con la 8"; 6° - contrazione del controllo territoriale da parte del XVIII Corpo per tempi successivi: limitazione della occupazione alla Dalmazia annessa; ulteriore riduzione sino alle piazze di Spalato, Sebenico e Zara, sulle quali doveva essere effettuata la resistenza ad oltranza; allestimento e armamento di tutte le interruzioni e distruzioni sotto la direzione del Comandante il genio di Armata; 8° - trasferimento del Comando di Armata a Trieste e della Intendenza di Armata a Grado. 3
t -
Nell'intendimento del Generale Robotti lo scopo dei citati provvedimenti doveva essere quello di raccogliere la maggior parte delle forze su posizioni arretrate idonee ad una difesa manovrata. Accordi furono a tal fine presi col Comando della 3• Armata: in caso di ordine di applicazione della « Memoria 44 » il XXIII Corpo, dislocato nella Venezia Giulia c facente parte della 8" Armata, sarebbe passato alle dipendenze della 2". Disposizioni furono infine impartite per lo schieramento dei servizi della 2• Armata nelle retrovie dello stesso XXIII Corpo. Venne inoltre dato im pulso a molte predisposizioni : « sarebbe occorso ben altro tempo che quello che poi si ebbe», afferma nella sua relazione il Generale Robotti. Per costituire una specie di fascia protettiva di sicurezza rispetto alle nuove posizioni da occupare, venne disposto che i Corpi V e XI cedessero le località da essi sgomberate nel corso dell'arretramento, soltanto a formazioni croate e cetniche a noi fedeli. Chiaro, pertanto, fin dal giorno 5, l'intendimento del Comandante la 2,. Armata di orientarsi per la resistenza ai tedeschi. Nel frattempo l'ambiguo atteggiamento delle forze tedesche e di quelle partigiane si delineava chiaramente orientato per una azione aggressiva in comune: mentre i partigiani tentavano di insinuarsi per occupare la linea ferroviaria Lubiana - Posturnia- Trieste, i tedeschi tendevano a gravitare con forze mobili su Trieste.
Gli avvenimmti nell'ambito della 2" Armata
Il pomeriggio del 5 pervenne dallo Stato Maggiore dell'Esercito l'ordine n. II j 35708 (allegato n. 1) per lo sganci amento della Divisione di fanteria « lsonzo » (Xl Corpo) e la sua raccolta nella zona di Postumia; autorizzava inoltre l'arretramento dello schieramento del blocco nord (Corpi V e XI) sulla linea Gorianci- Kupa- ferrovia del petrolio- San Giacomo di Silievizza, c la graduale contrazione della occupazione del territorio da parte del XVIII Corpo. Ven nero perciò im partite le conseguenti disposizioni con la direttiva di tenere le forze alla mano per far fronte ad esigenze operative di carattere locale e concorrere alla difesa del territorio nazionale .
••* Si inseriva nel frattempo il complesso problema della missione affidata al Generale Gastone Gambara, Comandante l'XI Corpo, chiamato a Roma presso lo Stato Maggiore perché designato al Comando di un Raggruppamento speciale di dieci o dodici divisioni delle Armate 2.. e 8.. da schierare fra Isonzo e Tagliamento, per presidiare il vecchio confine e tenere, come avancorpi, la Slovenia già occupata dalle nostre forze, sino al Ruppa, e il territorio fiumano. Al Generale Gambara, che prospettò la necessità di poter disporre di un minimo di tempo di dieci giorni, fu risposto che « avrebbe avuto il tempo necessario>>; doveva però evitare in modo assoluto qualsiasi conflitto con le truppe tedesche (9). In effetti l'ordine scritto per tale compito - diretto anche ai Comandanti le Armate 2a e 8" - gli venne consegnato a Roma verso le ore 19 del giorno 8 (fonogramma a mano n. 36415 Op. dell'8 settembre, allegato n. 6 al capitolo « Antecedenti »). Il ritardo nella emanazione di tale ordine, dopo gli orientamenti verbali in precedenza forniti al Generale Gambara, fu dovuto alla necessità di attendere il ritorno da Torino del Generale Vittorio Ambrosio e anche alla considerazione che lo stesso Capo di S.M. dell'Esercito non si era ritenuto autorizzato a diramarlo senza il consenso del Comando Supremo. Non sembra esservi dubbio che sulla ritardata diramazione e sulle assicurazioni fornite al Generale Gambara in merito al tempo ritenuto necessario, abbia influito decisamente, come su tante parallele esigenze, la certezza che l'annuncio dell'armistizio non sarebbe avvenuto prima del giorno 12.
(9) Cfr.: Relazione del Generale Gastone Gambara.
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Le operazioni delle unità italiane nel settembre- ottobre 1943
Per effetto del citato ordine n. 36415 - che prevedeva il passaggio a disposizione del Generale Gambara delle Grandi Unità mobili della 2" Armata (escluso il XVIII Corpo), della 8' Armata (escluso il XXXV Corpo) e dei rimanenti comandi e reparti dislocati ad est della congiungente Tagliamento- But e prescriveva il concentramento di dette forze tra l'Isonzo e il meridiano di Lubiana - ai Comandi delle Armate 2" e 8" sarebbero rimaste devolute soltanto la difesa delle coste e delle isole antistanti, la protezione degli impianti e delle comunicazioni. Le due Armate avrebbero inoltre dovuto concorrere ad agevolare il compito affidato al Generale Gambara nel campo organico ed in quello operativo: predisposizioni dovevano essere adottate per valorizzare il concorso di « forze locali >> di ogni colore politico e per assicurare infine il maggior possibile concorso aereo da parte ·delle forze esistenti nelle zone di giurisdizione. Il Gambara, partito da Roma la sera del1'8 in automobile con l'intendimento di raggiungere la sua sede di comando (XI Corpo) a Lubiana, ebbe a Foligno la notizia dell'annuncio dell'armistizio. Chieste telefonicamente direttive allo Stato Maggiore dell'Esercito, ne ebbe la risposta di attuare guanto avrebbe potuto in quella situazione. Proseguì perciò e alle ore 7 del 9 raggiunse Padova, dove conferì col Generale Italo Gariboldi, Comandante la 8.. Armata: questi « lo lasciò libero di qualsiasi decisione>> (10). Ma ivi apprese che la città di Lubiana si presumeva già occupata dai tedeschi, non rispondendo quel Comando dell'XI Corpo, sin dalla sera precedente, ai tentativi per un necessario collegamento. Tale notizia fu poi confermata telefonicamente dal Generale Robotti che invitò il Gambara a raggiungerlo a Susak. Nel contempo si veniva a sapere che la città di Trieste era stata occupata dai tedeschi: il Generale Gambara giunse in aereo a Susak alle ore 12 del 9 e si presentò al Robotti che interpretò l'ordine del Generale Roatta per la costituzione del Raggruppamento come una menomazione per lui, tenuto conto che non era stato neppure informato della convocazione del Gambara a Roma (r1).
*** Ma nel frattempo la situazione nell'ambito della 2 "" Armata precipitava per effetto di gravi avvenimenti. (ro) Cfr.: Relazione del Generale Gastone Gambara.
(I r) E' da ricordare che il Gen. Gambara, fino a quel momento, era stato in sottordine a lui, quale comandante l'XI Corpo della 2 " Armata.
Gli avvt'nimt'nti nell'ambito della 2 • Armata
La notizia dell'armistizio giunse del tutto inattesa poco prima delle ore 20 mentre le Grandi Unità, essendone stato predisposto il nuovo assestamento, non erano in condizioni favorevoli per fronteggiare gli eventi (12). Il Generale Robotti diede ordine all'XI Corpo di raccogliere nella notte, in Lubiana, le truppe dei presidi più vicini, di guarnire la cintura difensiva della città, di occuparne le colline dominanti e di rintuzzare qualsiasi atto ostile compiuto dai tedeschi. Confermò ad altri comandanti le precedenti disposizioni per la contrazione del fronte, raccomandando di intensificare la vigilanza e di porsi in grado di applicare la « Memoria 44 ». Le truppe, che avevano accolto la notizia con giubilo, vennero richiamate ad un maggior senso del dovere disciplinare. Ma la stessa notte ebbe inizio la reazione delle forze germaniche (13). Il mattino del 9 il Comando di Armata diede ordine di applicare la « Memoria 44 » (14) non avendo più ricevuto comunicazioni dallo Stato Maggiore dell'Esercito. Nello stesso tempo a L ubiana il Comando dell'XI Corpo era stato colto di sorpresa e sopraffatto, così come a Karlovac era avvenuto per il comando e una parte delle forze della Divisione << Lombardia ». Atti di violenza si verificavano ovunque ad opera delle forze tedesche. Il Comando di Armata dispose che la Divisione « Isonzo » si concentrasse a Novo Mesto e si trasferisse a nord di Fiume per rinforzarne le difese compresa Susak, che la I" Divisione celere si dislocasse nella zona Ruppa - Prcstane per sbarrare la via ai tedeschi diretti su Fiume da Trieste che risultava già occupata. Dispose inoltre la sospensione del traffico sulla linea ferroviaria Fiume- Trieste. A sua volta il Comando del V Corpo segnalava che formazioni partigiane, dopo essersi dichiarate nostre alleate, avevano cercato di imporre il disarmo, ma ne avevano ricevuto un netto diniego.
*** Il Gen. Robotti, data la situazione determinatasi nel territorio di propria giurisdizione, fece rilevare al Generale Gambara (15) che (12) Cfr.: Relazione del Generale Umberto Fabbri, Capo dì S.M. del Comando 2 • Armata. (13) Cfr.: Relazione del Colonnello Camillo Costamagna, Sottocapo di S.M. del Comando di Armata. (14) Seguito dal telescritto 15372 (allegato n. 2) contenente, per ordine dello S.M.E., attenuazioni: << senza ricorrere a mezzi estremi ». Cfr.: Relazione del Col. Federico Sammartino, del Comando 2 • Armata. (15) Cfr.: Relazione del Generale Mario Robotti.
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Le operazioni delle unità italiane nel settembre- ottobre 1943
non vi sarebbe stato tempo per sganciare e concentrare le Grandi Unità fra l'Isonzo e il meridiano di Lubiana; che in seguito alla irruzione dei tedeschi era venuta a mancare, col tempo, ogni libertà di movimento; che alcuni Comandi (XI Corpo, Divisioni « Lombardia» e « Sforzesca ») risultavano catturati e neutralizzati. Egli esprimeva perciò l'opinione o di prospettare la nuova situazione allo Stato Maggiore dell'Esercito o di eseguire l'ordine malgrado la mutata situazione. Dopo attenta analisi degli avvenimenti venne deciso che il Gambara assumesse il comando del Raggruppamento alle ore 15 del 9, che gli fossero messi a disposizione i comandi di artiglieria e genio e l'intendenza di Armata e gli ufficiali necessari per il funzionamento del suo comando e, infine, che il Generale Robotti, con il proprio comando tattico, si trasferisse a Lussimpiccolo e poi a Zara per esercitare la sua azione di comando sull'unico Corpo (il XVIII) rimasto gli. In seguito a tali decisioni furono emanati gli ordini per il passaggio di dipendenza delle unità confermando l'ordine di applicazione della « Memoria 44 >> ma attenuato (16) « senza ricorrere a mezzi estremi o a spargimento di sangue » (fono a mano, n. 12374 delle ore I8,I5 del 9 settembre, del Comando XVIII Corpo, allegato n. 3). Alle ore 6,30 del IO il Comando tattico .della 2 .. Armata lasciò Fiume sul panfilo << Daino >> e alle 12,30 raggiunse Lussimpiccolo.
*** Nel frattempo il Comandante del XVIII Corpo informava via radio che la situazione di tutti i presidi si era fatta precaria, premuti com'erano ·da masse di partigiani che pretendevano il disarmo, mentre colonne motorizzate tedesche avanzavano rapidamente su Zara, Spalato e Sebenico. Il Generale Robotti confermò l'ordine di non accedere al disarmo e di resistere ai tedeschi; tuttavia, di fronte alle insistenze del Generale Spigo - Comandante il XVIII Corpo - che continuava a rappresentare la situazione come insostenibile, acconsentì che si trattasse con i tedeschi ma solo in caso estremo e alla condizione che le truppe italiane restassero libere, armate e pronte ad ogni evento nei porti di Zara, Sebenico e Spalato. Purtroppo il pomeriggio del IO si apprese che il XVIII Corpo era stato costretto dagli eventi a venire ad accordi con i tedeschi:
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(r6) Cfr.: Relazione del Colonnello Camillo Costamagna, del Comando Armata.
Gli avv~ninunti n~ll'ambito della 2a Al'mata
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aveva dovuto cedere le armi e i materiali (fatta eccezione per la maggior parte della Divisione (( Bergamo») e consegnare le navi che si trovavano nei porti della Dalmazia. Furono inoltre poi costretti a cedere alle formazioni partigiane che chiedevano la consegna delle armi, anche i presidt delle isole di Arbe e Veglia, non essendo stato possibile fare accorrere rinforzi. Il giorno II, verso le ore 8, il Comando della 2a Armata ricevette dal Generale Gambara questa comunicazione: « N. II70. Vista impossibilità imporre nostra volontà, dato stato morale truppe in posto et situazione particolarmente grave per pressione migliaia partigiani, questo Comando habet concesso ingresso truppe germaniche per occupazione litorale fiumano. Comando Armata et totalità servizi intendenza completamente disciolti. Mancano notizie XI Corpo Armata. Truppe tedesche entreranno a Fiume in giornata. Da ieri pomeriggio situazione interna Fiume- Susak gravissima» (17). Verso le 9 dello stesso giorno I I giunse a Lussimpiccolo il Comandante del V Corpo (Gen. Scuero) che, posto in libertà dal Generale Gambara, confermava la estrema gravità della situazione determinatasi a Fiume e Susak. Il Generale Robotti gli affidò il compito di recarsi nel territorio compreso fra il Piave e I'Isonzo per riorganizzarvi i reparti in posto e quelli in affluenza dalla regione di Fiume e dalle isole. Dopo di che, ritenuta ormai superflua la sua presenza, decise di trasferirsi col comando tattico a Venezia o località adiacente per riordinarvi e inquadrarvi, tra Piave e Isonzo, le truppe sbandate, affluite dalla Venezia Giulia. Giunse a Venezia all'alba del 12, ma la città era già stata occupata dai tedeschi insieme alla intera costa veneta. Anche il Comando della ga Armata (Generale Garibaldi) era stato catturato. Decise perciò di sciogliere il proprio Comando, ciò che fece verso le ore 13, previa distruzione di tutti i documenti riservati.
*** La situazione a Fiume era intanto diventata gravida di minacce c di incognite. Il giorno ro, ufficiali tedeschi si erano presentati per trattare la cessione dei territori occupati dalle nostre forze: il Generale Gambara chiese e ottenne una dilazione, ma più tardi i tedeschi presentarono un vero c proprio ultimatum: o cedere o far causa comune con essi. Il Gen. Gambara convocò allora tutti gli ufficiali (17) Cfr.: Relazione del Generale Mario Robotti.
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generali presenti per sentirne il parere che fu chiaro: non si poteva opporre nessuna valìda resistenza in quelle condizioni e d'altra parte i tedeschi non avrebbero esitato a distruggere la città mentre i partigiani slavi e i croati non avrebbero risparmiato le decine di migliaia di italiani residenti a Fiume. Fu perciò deciso di presentare, quali controproposte, la conservazione delle armi agli ufficiali, l'eventuale disarmo delle truppe non disposte ad aderire ai tedeschi e il loro concentramento in Italia sotto controllo italiano; divieto a reparti croati di occupare Fiume dove sarebbe stato conservato un presidio armato italiano per l'ordine pubblico. I tedeschi le accettarono dì massima e sì riservarono dì entrare a Fiume l'indomani, I I settembre. All'imbrunire il Generale Gambara lasciò Susak « ormai completamente sommersa dalle bande partigiane » ( r8), installando il suo comando a Fiume e dislocando a presidio della sponda fiumana dell'Eneo reparti dei « Cavalleggeri di Saluzzo >> ; tentò anche dì riorganizzare i servizi per venire incontro ai bisogni più urgenti dei militari che affluivano dalla Dalmazia disarmati e della popolazione civile. Ma il giorno 13 giunse notizia della liberazione di Mussolìni. Nelle prime ore del 14 i tedeschi occuparono Fiume, invitando le forze italiane a collaborare, ma accortisi della impossibilità di raggiungere tale scopo, decisero l'invio delle forze medesime a Trieste, ove posero l'ormai noto dilemma: collaborazione o internamento. La massa ·degli italiani preferì l'internamento. Il giorno 18 il Generale Gambara, sotto scorta armata tedesca, lasciò Fiume diretto a Trieste e quindi a Lubiana.
SETTORE DELL'XI CORPO D'ARMAT A
Presidiava, come si è visto, l'intera Slovenia italiana e la parte della Croazia che, confinando con essa a sud - est, comprendeva la regione di Karlovac. Forze: - Divisione di fanteria « Cacciatori delle Alpi)); - Divisione di fanteria << Isonzo >>; - Divisione di fanteria « Lombardia »; - XI raggruppamento Guardia alla frontiera; (r8) Cfr.: Relazione del Generale Gastone Gambara.
Gli avvenimenti nell'ambito della 2 a A1·mata
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- Raggruppamento milizia « 21 aprile »; - Delegazione di intendenza; - truppe di Corpo d'Armata limitate, poiché in gran parte erano state sottratte da tempo: vi erano 2 compagnie di carri L e alcuni battaglioni territoriali mobili; - Servizi di Corpo d'Armata. Sul campo di aviazione di Lubiana era dislocato un gruppo di aerei con pochi apparecchi da ricognizione e bombardamento (19). Forza totale 5o.ooo uomini, ma i reparti erano frazionati in oltre ·duecento presidi e numerosi posti fissi per la protezione delle ferrovie. Forze tedesche di modesta consistenza erano dislocate nella parte della Slovenia posta sotto giurisdizione germanica, ma dopo il 25 luglio erano state fatte affluire unità corazzate (circa una divisione) al confine italiano della Slovenia. In conseguenza il Generale Gambara aveva disposto il rafforzamento della cinta difensiva di Lubiana, estesa 23 km, non idonea però a fronteggiare l'azione di forze regolari. Altri rinforzi aveva inviato nei punti nevralgici del territorio. Ma con la scusante di rendere sicure le comunicazioni tra la Slovenia e l'Italia, successivamente un battaglione tedesco si era dislocato a Lubiana, mentre altre forze affluivano dalla Slovenia tedesca. Decisa la prevalenza dell'armamento ·delle truppe germaniche, sostenute dall'aviazione, su quello nostro. Ricevuta il giorno 5 la « Memoria 44 », vennero predisposti provvedimenti che avrebbero richiesto tempo adeguato a causa dell' eccessivo frazionamento delle forze. Assente il Generale Gambara, convocato a Roma, il comando interinale era stato assunto ·dal Generale di Brigata Armando Lubrano. Appena giunta la notizia dell'armistizio due ufficiali tedeschi si presentarono al Comando per intimare la resa: fu chiesto tempo per chiedere istruzioni, ma essi avvertirono che sarebbero tornati nelle primissime ore del mattino per prendere possesso del Comando. Furono impartiti di iniziativa ordini per l'applicazione della « Memoria 44 >> e per far saltare i ponti secondo un piano previsto, ma alle ore 4 del 9 forze tedesche bloccarono le uscite dalla città e ne presero possesso; catturarono subito i Comandi del Corpo d'Armata e della Divisione « Cacciatori delle Alpi>>: gli ufficiali e i soldati della guarnigione vennero rinchiusi nelle caserme, disarmati e (r9) Cfr.: Relazione del Colonnello Bruno Lucini, Capo di Stato Maggiore del Comando di Corpo d'Armata.
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invitati a scegliere fra la collaborazione ai tedeschi o l'internamento. Molti riuscirono a fuggire (20). Nel contempo i partigiani si manifestarono decisamente ostili: dovunque i reparti dovettero fronteggiare l'azione tedesca e quella partigiana tendente ad ottenere la resa e il disarmo. Tutte le unità dipendenti dal Comando del Corpo d·Armata vennero così a trovarsi in una situazione critica. LA DIVISIONE DI FANTERIA (( CACCIATORI DELLE ALPI)) (21).
Presidiava la regione di Lubiana ed aveva la sede del comando nella città, in cui erano dislocati il 51° fanteria e aliquote di artiglieria. Le forze tedesche erano concentrate in due blocchi intorno a Planina e a Verconico; un battaglione era a Lubiana. Alla notizia dell'armistizio tutti i presidi rimasero bloccati e paralizzati dalle forze tedesche o furono attaccati dai partigiani e nonostante varie reazioni iniziali, finirono col dover cedere. Qualche reparto del 51" fanteria riuscì a sfuggire e a raggiungere a Ruppa la 3 1 Divisione celere, proseguendo con essa verso Trieste. Ma nei pressi di Obrovo (22) dopo ore di attesa si propagò fulminea la voce che tutti erano da considerarsi in libertà e si verificarono alcuni sbandamenti. Il mattino del 9 i tedeschi catturarono il Comandante della divisione col suo comando e una aliquota delle truppe del presidio: intervenne il comandante l'artiglieria dell'XI Corpo, Generale Giovanni Fava (23) che ordinò il concentramento a Ribnica dei battaglioni del 52°, distaccati per procedere con le artiglierie in direzione di Grosuplie. Gli eventi intanto incalzavano: le forze tedesche avevano ormai occupato Lubiana e perciò il Generale Fava diresse la colonna su Fiume per condurla entro il confine italiano, ritenendo che gli avvenimenti svoltisi nell'ambito dell'XI Corpo costituissero un fatto isolato. Intervennero però i partigiani jugoslavi che intimarono la resa e il disarmo; l'intimazione fu respinta, ma in seguito si venne a patti cedendo ad essi magazzini, depositi e le armi collettive
(20) Cfr.: Relazione del Colonnello Bruno Lucini. (2r) Inguadrava i reggimenti di fanteria SI 0 e 52°, il 1° reggimento artiglieria da campagna, un battaglione mitraglieri di Corpo d'Armata, un battaglione genio, unità minori ed elementi dei servizi. (22) Cfr.: Relazione del Sottotenente Luigi Labanchi, del 51° fanteria. (23) Cfr.: Relazione del Generale Giovanni Fava, comandante l'artiglieria dell'XI Corpo.
Gli avvenimenti nell'ambito della 2• A>·mata
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di reparto. La colonna proseguì e il pomeriggio del ro giunse a Fiume: il Generale Fava si presentò al Generale Gambara che a suo giudizio era praticamente « quasi solo » (24). Il giorno I I alle 17,30 ebbe una comunicazione telefonica del Generale Domenico Barbaro, comandante la Guardia alla frontiera, affermante che per ordine del Generale Gambara il Corpo d'Armata era sciolto: ne seguì una vera odissea con perplessità, disorientamenti e dissolvimenti. L a colonna del 52° fanteria proseguì la marcia, ma nella notte sul 17 venne fermata a Mune da partigiani che imposero la consegna delle armi: data la situazione si aderì alla richiesta (25). Dopo centinaia di chilometri, percorsi a piedi, i resti della «Cacciatori » giunsero a Ruda, dove si impose la necessità di sciogliersi (26).
(24) Cfr.: Relazione del Generale Fava. (25) Cfr.: Relazione del Tenente Pasquale Matteo, del 52° fanteria. (26) Non mancarono episodi di alto spirito militare e di grande sensibilità in quei frangenti. Tra di essi è da ricordare il generoso salvataggio dello Stendardo del I 0 reggimento artiglieria da campagna, il cui comando aveva sede in Lubiana. Dopo l'arrivo dell'ordine del Comando XI Corpo di raccogliere le armi in apposito locale per poi farle prendere in consegna dai tedeschi, il Colonnello Comandante, Guglielmo Romanelli, diede ordine al Capitano Pompi/io Aste di porre in salvo lo Stendardo per sottrarlo ai tedeschi. Coadiuvato dal Tenente Antonio Concutelli, egli staccò il drappo dall'asta (che fu distrutta da sottufficiali del comando per ordine del colonnello) e nascose nel suo zaino il drappo, il nastro azzurro, la nappina e la lancia, riuniti in un involto. Internato con i colleghi nel campo di Thorn (Polonia) e avuta notizia e percezione delle minuziose perquisizioni che i tedeschi avrebbero operato, trattenne la lancia, che sotterrò il 17 settembre 1943, smontata nelle sue parti, e che recoperò due giorni dopo con l'ausilio del Tenente Nando Curti, irrterprete; consegnò inoltre il drappo al Tenente Concutelli, già alfiere, che lo nascose sul petto. Nonostante successivi trasferimenti i preziosi cimeli furono sempre nascosti e sottratti ai tedeschi. Il Tenente Concutelli fu trasferito nel gennaio 1944 in altro campo recando con sé, cucito fra le fodere della giubba, il drappo; la lancia, recuperata dal Capitano Aste, sfuggì anche alle varie ispezioni nel corso delle molteplici peregrinazioni, con la collaborazione del Tenente Speranzino Boni. I tedeschi riuscirono ad impossessarsene ma la restituirono al Sottotenente Luigi Venturelli, che insistette per averla con la scusa che si trattava di un ricordo personale, per l'intervento del Capitano Luigi Detarmini del 232° reggimento fanteria « Brennero >l. Fu poi custodita dal Tenente Giuseppe Maestri e riportata in Italia ove poté in seguito essere riunita al drappo. Il Tenente Concutelli a sua volta il 6 gennaio 1944 venne trasferito in altro campo e fu costretto ad affidare il drappo al Tenente Romeo, suo amico, che in seguito glielo restituì. Successivamente, nel 1945, trasferito ad Amburgo, lo depose nello zaino; un soldato tedesco nel corso di una perquisizione lo prese,
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LA DrvisioNE DI FANTERIA « IsoNzo » (27).
Presidiava la vasta regione compresa fra Novo Mesto, Trebnje, Kostanievica, Medica e Semic, frazionata in tanti distaccamenti. Aveva la sede del comando a Novo Mesto. L'8 settembre era in procinto ·di trasferirsi a Postumia dovendo entrare a far parte della 8• Armata come da ordine n. I I j 35708 in data 5 settembre, dello Stato Maggiore dell'Esercito; si stavano iniziando i movimenti per il concentramento delle forze nelle zone di Novo Mesto e Trebnje, ma fin dal 7 i partigiani avevano interrotto le comunicazioni telefoniche. All'annuncio dell'armistizio i movimenti vennero accelerati e la divisione riuscì a riunirsi nelle due località indicate con circa I2.ooo uomini ma non in condizione di poter fronteggiare efficacemente la grave situazione determinatasi, mentre perveniva dal Comando di Corpo d'Armata l'ordine di resistere e di reagire ai tedeschi e ai partigiani. Il 9 mattina il Comandante la divisione apprese che la città di Lubiana era stata occupata: un aereo lanciò un messaggio del Comando 2.. Armata che ordinava alla divisione di dirigersi su Fiume (28). Nel frattempo il Comandante veniva informato che una delegazione di partigiani capeggiata dal Maggiore inglese Jones chiedeva di poter conferire con lui, ed egli aderì: gli venne chiesta la cessione delle armi, alla quale oppose un deciso rifiuto. Tuttavia, nella considerazione che era necessario combattere contro le forze tedesche, dopo lunga discussione nel corso della quale giunse anche la notizia che la Divisione « Lombardia » era stata disarmata dai tedeschi e dai croati, si concluse un accordo con i partigiani: essi non avrebbero ostacolato il trasferimento della divisione a Fiume, purché fossero cedute le armi in dotazione extra organico nonché ma in seguito al pronto intervento di un ufficiale tedesco lo riconsegnò al Concutelli che poté riportare il prezioso cimelio in Italia. Il drappo ebbe gli onori militari nel campo di internamento all'atto della liberazione e il Concutelli, fiero di averlo potuto salvare e custodire, rìentrato in Italia, lo consegnò al Comando Militare Territoriale di Roma il 26 gennaio 1946. Il drappo, unitamente alla lancia, venne infine deposto nel Vittoriano. Cfr.: Relazioni del Capitano Pompilio Aste e del Cappellano militare Don Guerrino Silvestri, entrambi del r 0 reggimento artiglieria da campagna. (27) Inquadrava i reggimenti di fanteria 23° e 24° e il 6° reggimento artiglieria da campagna, artiglierie di rinforzo, un battaglione mortai, un battaglione mitraglieri, un battaglione genio, unità minori ed elementi dei servizi. (28) Cfr.: Relazione del Generale Guido Cerruti, Comandante la Divisione di fanteria « Isonzo >>.
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alcuni materiali e fosse effettuato il disarmo della milizia anticomunista slovcna. La notte sul ro il concentramento della di visione venne completato, ma vi erano già stati sintomi di dissolvimento; alcuni reparti si erano lasciati disarmare. Il mattino del ro venne iniziata la marcia su Fiume, ma gradualmente si presentarono partigiani chiedendo le armi: vane riuscirono le proteste. Si dovette addivenire ad una nuova intesa, per la cessione di un terzo delle armi di dotazione a condizione che fosse lasciata ai reparti la via libera. A sera la testa della divisione raggiunse Stari Log : la colonna riprese la marcia l'II, ma poco prima di Kocevje venne nuovamente (ermata dai partigiani che pretesero la consegna di altre armi e di mezzi vari. Tutto si andava disgregando (29), mentre vi era il timore di essere raggiunti da reparti motorizzati tedeschi. In tale situazione il Generale Cerruti, tenuto conto che « i partigiani jugoslavi rappresentavano una delle Nazioni Unite, con le quali il legittimo Governo italiano aveva concluso l'armistizio; che ogni atto di ostilità contro i partigiani avrebbe significato collaborazione con i tedeschi; che l'efficienza combattiva della massa delle truppe era molto scarsa, se non negativa; che era impossibile una collaborazione dell'intera divisione con i partigiani perché gli stessi» ___, ai quali era stata proposta - « l'avevano rifiutata, e infine che, anche dopo aver avuto ragione in breve tempo dei partigiani, un incontro con i tedeschi si sarebbe svolto in decise condizioni di inferiorità» (30), decise di cedere ai partigiani le ultime armi e di sciogliere la divisione. La colonna tuttavia riprese il movimento verso il confine italiano, mentre il Generale Cerruti si unì ai partigiani e con essi combatté fino al 28 settembre nei boschi della Slovenia, da semplice soldato. LA DIVISIONE DI FANTERIA (( LoMBARDIA )) (31).
Presidiava la regione di confine fra la Slovenia e la Croazia, ripartita in blocchi nelle zone di Karlovac (Croazia), Cronomelj (Slovenia) e Ozali (Croazia). Sede del Comando: Karlovac. (29) Cfr.: Relazione del Tenente Mario Sofia del 24° fanteria. (3o) Cfr.: Relazione del Generale Guido Cerruti. (31) Inquadrava i reggimenti di fanteria 73u e 74°, il reggimento artiglieria da campagna, un battaglione genio, la 137• legione milizia, unità minori ed elementi dei servizi. Era stata rinforzata con un reggimento di cavalleria appiedata su tre gruppi, un battaglione carri armati, un battaglione auto-
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22. - u.s.
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Era anch'essa frazionata in numerosi presidi e distaccamenti, col compito di contenere le attività delle formazioni partigiane e di assicurare la protezione delle ferrovie. Sin dal 6 settembre aveva ricevuto l'ordine .di abbandonare la Croazia e di ripiegare nella Slovenia per sostituire nella zona di Novo Mesto la Divisione « Isonzo >> destinata in Italia. Il ripiegamento si sarebbe dovuto iniziare il 9· All'annuncio dell'armistizio vennero presi contatti con le autorità croate per le operazioni attinenti al cambio dei vari presid~, nell'intento di raccogliere al più presto le forze nella Slovenia. La notte sul 9 settembre venne radiodiffuso da Zagabria un discorso di Ante Pavelic, capo del Governo croato: una vera e propria dichiarazione di guerra all'Italia che diede inizio a immediate manifestazioni di aperta ostilità. Si determinò subito per la divisione una situazione molto difficile: lontana dall'Italia, con le truppe frazionate e disperse, con la minaccia incombente di un nuovo conflitto con i croati e con le forze tedesche dislocate a Zagabria. Tuttavia le unità vennero poste in istato di allarme; un reparto di carri armati fu destinato alla protezione del Comando, mentre si tentava di giungere ad accordi con i croati (32). Alle ore 5 del 9 elementi croati attaccarono il Comando Divisione a Karlovac (33). Alle richieste di resa, il generale oppose un deciso rifiuto. « Lasciai così che attorno ad ogni opera o alloggiamento, la lotta si svolgesse regolarmente. E però, in ultimo - siccome mi venivano segnalate alcune situazioni in cui, per i rapporti di forza, gli italiani avrebbero finito per subire un massacro per la superiorità di forze dell'avversario - acconsentii che si recasse sul posto delle singole zone di lotta, un mio ufficiale, insieme ad ufficiali croati, affinché dopo ricognizione dell'entità delle forze nemiche, informasse il Comandante italiano in loco della situazione che gli stava attorno, per la sua decisione, di continuare o meno nella lotta. Ciò affinché ognuno dei singoli comandanti si assumesse la sua parte di responsabilità. L'ufficiale da me mandato doveva comunicargli che io lo lasciavo pienamente libero di .decidere. Si è evitato così, effettivamente, un inutile spargimento di sangue; e ciò in rapporto specialmente alla situazione nomo della Milizia, un battaglione pontieri, un gruppo artiglieria da 149/12, un gruppo 105 / 28, un battaglione Gaf. (32) Cfr.: Relazione del Generale Pietro Scipione, Comandante la Divisione di fanteria « Lombardia ». (33) Cfr.: Relazione del Generale Pietro Scipione.
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generale, che non dava speranza alcuna: situazione senza sbocco. L'onor militare d'altra parte era stato salvaguardato nel modo che in quel momento era possibile » (34). La lotta fu serrata, vi furono numerosi morti e feriti da entrambe le parti, l'azione si frazionò in tanti episodi. L'intero Comando divisione venne fatto prigioniero, senza alcuna possibilità di emanare ordini. Quasi tutti i reparti dislocati a Karlovac dovettero cedere le armi e i croati presero possesso dei magazzini, dell'autocarreggio e dell'armamento del presidio. Verso le ore 13 una colonna motorizzata tedesca entrò nella città: cc data la rapidità assunta dal corso degli avvenimenti, ogni settore, ed anzi più precisamente ogni presidio non poteva che vivere il proprio episodio. L'ampiezza dello schieramento e le difficoltà nelle comunicazioni non avrebbero comunque consentito un'azione coordinata di difesa » (35). Anche il presidio di Cronomelj, dove erano affluite le truppe provenienti da Ozali e altri centri minori, fu costretto a trattative coi partigiani: imposero la cessione dei magazzini e delle armi collettive, impegnandosi a garantire la marcia verso Fiume o Villa dd Nevoso. All'alba del giorno 10 vari scaglioni si incolonnarono sulla via di Kocevje, ma d'improvviso si sparse la voce allarmistica (rilevatasi infondata) che forze tedesche si stavano avvicinando con formazioni di carri armati. Ne conseguirono sbandamenti e a nulla valsero i tentativi degli ufficiali: la maggior parte della truppa si disperse in tutte le direzioni. Nondimeno forti gruppi, riordinatisi, cercarono di portarsi a Susak : giun ti a Osilnica vennero ristorati dai partigiani che però disarmarono gli altri reparti in transito della Gaf, della Milizia e delle altre armi . Arrivarono a Susak il 12 settembre, ma trovarono i cancelli sul fiume Eneo chiusi; a centinaia si ritrovarono al di là del ponte, disarmati, senza orm ai più vincoli organici, avviliti e disperati. Il Comandante della divisione il 9 settembre era stato condotto in treno a Zagabria: dopo due giorni di sosta era stato internato in Germ ania, da cui rimpatriò il 23 novembre 1944· (34) Cfr.: Relazione del Generale Pietro Scipione. (35) Cfr. : Relazione del Tenente Colonnello Luigi Roberto Battaglia, Capo di S.M. del Comando Divisione. E' da aggiungere che sin dalle prime ore del mattino il Comando dell'XI Corpo non rispondeva più alle chiamate tdefoniche e radio.
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SETTORE DEL V CORPO D'ARMATA
Presidiava il territorio limitato: a nord dalla ferrovia SusakOgulin inclusa, ad ovest dalla costa tra Cirquenizza e l'isola di Pago inclusa, con presidi nelle isole di Veglia c di Arbe; a sud dalla congiungente Pago- Gospic; ad est dalla congi ungente Ogulin- passo di W ratnik- passo di V rata- Carlopago. Comprendeva le seguenti forze : - Divisione di fanteria cc Macerata>>; - Divisione di fanteria cc Murge >> ; - XIV Brigata costiera; - V raggruppamento Guardia alla frontiera; - elementi di rinforzo: . reggimento « Cavalleggeri di Saluzzo » (della I a Divisione celere); . un gruppo da 149/35; . LXVI gruppo da 152/ 13; . una batteria da roo P.B.; - truppe e servizi di Corpo d'Armata. In seguito alla crescente attività dei partigiani, sin dal mese di agosto era stato redatto un progetto per una nuova dislocazione delle forze, tendente a dare maggiore sicurezza alle ferrovie del petrolio (che da Zagabria affluivano a Fiume e Postumia passando per Ogulin e Lubiana) e a rinforzare i presidi delle isole di Veglia, Arbe e Pago, trasferendovi reparti della XIV Brigata costiera. Prevedeva infine la rinuncia al controllo della zona costiera a sud di Buccari e lo sgombero di presidi minori da affidare al controllo delle formazioni croate. Si sarebbe così raggiunto lo scopo di concentrare le truppe riducendone il disseminamento. Giunse però 1'8 settembre a sera la notizia dell'armistizio, che diede luogo a manifestazioni di giubilo da parte della truppa (36): il V Corpo fu così sorpreso all'incirca nella sua antica dislocazione, ad eccezione dei depositi di Corpo d'Armata e della Divisione << Murge » già sgomberati su Fiume; altri servizi erano stati arretrati nella zona Fiume- Abbazia - rotabile per Trieste. Pervenne dal Comando di Armata l'ordine di assumere il nuovo progettato schieramento, ma nelle prime ore del 9 settembre un (36) Cfr.: Relazione del Generale Antonio Scucro, Comandante il V Corpo d 'Armata.
Gli avv~nim~nti n~ll'ambito della 2" Armata
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ordine telefonico dello stesso Comando disponeva il concentramento delle forze attorno a Fiume per la difesa della zona di Fiume- Susak e di una parte dell'altopiano. Ordini immediati furono impartiti alla Divisione cc Murge » e alla XIV Brigata costiera; alla Divisione cc Macerata » e al V Raggruppamento Gaf gli ordini sarebbero stati impartiti direttamente dal Comando di Armata. Nel frattempo però la situazione era divenuta confusa specialmente nei presidi delle isole e in quello di Carlopago, tenuti dalla XIV Brigata costiera c dalla Divisione cc Murge » ; a sua volta la Divisione << Macerata >l, disseminata in tanti distaccamenti, aveva i presidi circondati dai partigiani, ciò che determinava una situazione difficile e pericolosa, aggravata dall'atteggiamento infido della popolazione. Furono richiesti al Comando di Armata mezzi per facilitare i movimenti: navi, motopescherecci e motovelieri, due navi armate e un aereo per seguire i movimenti delle unità, ma non fu possibile ottenerli. Nel frattempo veniva dato ordine per la costituzione del << Raggruppamento Gambara >> del quale avrebbe dovuto far parte anche il V Corpo. Il pomeriggio del 9 alcuni comandanti le formazioni partigiane si presentarono al Comando della Divisione << Murge » per chiedere la resa e la consegna delle armi. Il Comandante, Generale Quarra Sito, tentò di concludere accordi per ottenere via libera e ripiegare su Fiume; anche il Comandante del Corpo d'Armata tentò di conseguire un accordo onorevole mentre disponeva l'accelerazione dei movimenti. Ma verso le 21 giunse la notizia che un battaglione che da Novi doveva raggiungere Cirquenizza, già caricato su automezzi, era stato circondato dai partigiani. Preso alla sprovvista il comandante si rivolse al Comando del V Corpo per istruzioni e seppe che era stato concluso un accordo coi partigiani per non ostacolare i movimenti delle nostre forze. Purtroppo per i partigiani di Novi l'accordo non aveva però più alcun valore avendo essi ricevuto nuovi ordini per effetto dei quali esigevano la consegna delle armi. Così quel battaglione dovette cedere e, ormai disarmato, poté proseguire per Cirquenizza. Il contegno dei partigiani si fece nel frattempo minaccioso: verso la mezzanotte il Generale Scuero decise di trasferirsi a Susak muovendo alle ore 2 del Io su di un motoscafo, confermando nel contempo al Comando della Divisione « Murge » l'ordine di ripiegamento e la direttiva di agire a seconda delle circostanze o di iniziativa: analoghe disposizioni vennero impartite al Comando della XIV Brigata costiera. Si erano nel frattempo interrotti i collega-
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menti con la Divisione « Macerata»; il presidio di Porto Re (reggimento « Cavalleggeri di Alessandria » della 1"' Divisione celere), pur pressato dai partigiani continuava a rimanere in posto; il reggimento « Cavalleggeri di Saluzzo>> (della stessa I" Divisione celere) proseguiva il movimento verso Susak e anche il deflusso dei reparti della XIV Brigata costiera su natanti procedeva regolarmente. Alle ore 7 del IO, a Susak, il Generale Scuero ebbe un colloquio col Generale Gambara (37) nel quale venne delineata l'incertezza della situazione generale ormai caotica mentre l'atteggiamento dei tedeschi appariva poco chiaro: per contro fu espressa l'intenzione di difendere la italianità di Fiume e di temporeggiare con i partigiani. Il Generale Gambara aggiunse (38) : << A v rei dovuto comandare tre Corpi d'Armata; non so quel che succede nella zona ·di Trieste e verso l'Isonzo, ma non prevedo nulla di buono; ritengo che anche l'ex mio Corpo - XI - debba considerarsi perduto. Perciò, in pratica, per qualunque decisione io intenda prendere, non posso contare che sulla Divisione celere che è nel solco di Castelnuovo, sulle truppe di Fiume - Susak al comando del Gen. Rolla e su quelle delle Divisioni << Macerata » e «Murge», se pure non si sbanderanno prima di giungere. Desidero comandare direttamente queste unità, senza il tramite intermedio di un Comando di Corpo d'Armata che, in sostanza, mi sarebbe di impiccio>>. Nella mattinata giunse a Susak il reggimento <<Cavalleggeri di Saluzzo » che passò direttamente alle dipendenze del Raggruppamento Gambara. Ma la situazione a Susak si era intanto aggravata e molte erano le voci contraddittorie: vari tentativi per avviare mezzi celeri sulla litoranea furono sistematicamente stroncati da partigiani che fronteggiavano i posti di blocco esterni di Susak. In conseguenza di tale situazione il Generale Scuero decise di spostare il suo Comando a Fiume (39), ove trovò una situazione egualmente grave, mentre il numero dei partigiani si era accresciuto. Più tardi, lo stesso giorno Io, il Generale Scuero venne posto al corrente dal Generale Gambara sul duro atteggiamento assunto dai tedeschi e sulla sua impossibilità di opporre una eventuale resistenza armata, rinserrato com'era fra tedeschi e slavi. Ferme le condizioni
(37) Cfr.: Relazione del Generale Antonio Scuero. (38) Cfr.: Relazione del Generale Gastone Gambara. (39) Cfr.: Relazioni del Generale Antonio Scuero e del suo Capo di Stato Maggiore, Colonnello Giuseppe Zappino.
Gli avv~nim~nti nl'll'ambito dt'lla 2• Armata
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poste dai tedeschi : o passare con le armi al loro servizio, o fare atto d1 adesione passando individualmente ai loro ordini, o essere temporaneamente riuniti in campi di concentramento, o totale disarmo. Poiché il Generale Scuero non intendeva aderire né essere rinchiuso in un campo di concentramento, il Generale Gambara lo mise in hbertà; egli allora ragguagliò gli ufficiali del suo Comando e li lasciò hbcri di decidere e di comportarsi come meglio ritenevano. All'imbrunire del 10 prese imbarco su di un motoscafo insieme al Capo di Stato Maggiore ed altri dirigendosi su Lussimpiccolo che raggiunse l'indomani, dove gli venne affidato dal Generale Robotti (4o) altro mcartco. Cessava così ogni attività del Comando del V Corpo (41). LA DIVISIONE DI FANTERIA (( MACERATA)) (42).
Con la sede del Comando a D elnice, presidiava la zona LokveDelnice- Ogulin. Era costituita per la maggior parte da elementi appartenenti a classi anziane; disponeva di mezzi di trasporto ridotti (in precedenza le era attribuita la qualifica di « divisione di occupazione») e la forza dei battaglioni era modesta (sui 400 uomini). n morale non era buono a causa del problema delle licenze e delle conseguenze dovute alla perdita della Sicilia, tenuto conto che il 70 per cento dei suoi elementi era costituito da siciliani. Divisione, in complesso, « di recente formazione e di modesta efficienza bellica >> (43). Non mancarono le manifestazioni di effervescenza da parte della truppa all'annuncio dell'armistizio. Il mattino del 9 venne impartito l'ordine di raccogliere le forze per muovere da Delnice e Ogulin su Fiume, non senza aver concesso armi ai partigiani per ottenere il loro aiuto contro i tedeschi
(40) Cfr.: la trattazione relativa al Comando della 2 • Armata. (41) Tuttavia numerosi elementi delle Divisioni <<Macerata» e « Murge », a cui si unirono altri della Divisione << Zara », le compagnie presidiarie 152• e 153" e appartenenti a varie unità, costituirono la Brigata partigiana « Mameli » iniziando le ostilità contro i tedeschi. (42) Inquadrava i reggimenti di fanteria 121° e 122°, il 153° reggimento artiglieria da campagna, il CLIII bauaglione mortai, la 153• compagnia cannoni c.c., il 1° squadrone carri leggeri << San Giusto n, il CLIII bauaglione genio, unità minori ed elementi dei servizi. (43) Cfr.: Relazione del Generale Antonio Scuero.
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durante il ripiegamento (44). La colonna proveniente da Delnice, partita il 10, avrebbe dovuto avere a disposizione automezzi per compiere il movimento autocarrata, ma non li trovò nel luogo indicato c il percorso venne perciò compiuto in due tappe. A Ciavle, a 12 chilometri da Fiume, trovò la strada sbarrata dai partigiani e dopo accanite discussioni per ottenere la via libera dovette cedere un'altra aliquota di armi. Vi furono sbandamenti e si tentò di arginarli; alcuni reparti disarmati procedettero ordinatamente verso Fiume ove il 12 mattina il Comandante la divisione parlò alla truppa (45) dando a ciascuno la facoltà di scegliere: o riprendere le armi e restare in città per servizi~ di ordine pubblico, o lasciare Fiume isolatamente per conto proprto. La seconda colonna mosse da Ogulin verso le 18 del 9 per dirigersi su Delnice (46); giunse a Ravna Gora (a 12 chilometri da Delnice) alle ore 3 dell'I I ove i partigiani chiesero di avere armi: fu decisa la cessione di 500 fucili che sarebbero stati consegnati l 'indomani. Il giorno 12 la colonna giunse a Delnice ove i partigiani pretesero la consegna di tutte le armi: ne conseguì una lunga discussione fra i comandanti in un locale mentre la colonna era ferma; i partigiani con un tranello indussero gli ufficiali di grado più elevato a raggiungere il Comandante la fanteria divisionale che discuteva con i loro capi: riusciti ad allontanarli iniziarono una attiva propaganda arringando la truppa: « i soldati, tumul tuando e vociando, si allontanavano frammisti ai partigiani » (47). Poiché la colonna era ferma, vi furono tentativi di reazione, ma l'inganno poté più che la forza. La massa si lasciò disarmare e si sbandò; poi fu costretta a riprendere la marcia a piedi verso Fiume. Il Comandante la fanteria divisionale cercò di impedire il dissolvimento della colonna, ma ne venne impedito dai partigiani che imposero solo il proseguimento su Fiume, dove egli si avviò col proposito di raccogliere, all'esterno della città, quei reparti che avessero potuto allontanarsi. Ma tutte le località poste lungo il percorso erano occupate dai (44) Cfr. : Relazione del Generale Vincenzo Giardina, Comandante la cl ivisione. (45) Cfr.: Relazione del Capitano Bruno Tiscelli, Comandante la 153a compagnia cannoni c.c. (46) Alcuni treni partiti da Ogulin con spedati e personale del genio, scortati da un treno armato e da una littorina blindata, non giunsero mai; furono fermati e saccheggiati dai partigiani. (47) Cfr.: Relazione del Generale Antonio Cesaretti, Comandante la fanteria divisionale.
Gli avvmimmti nell'ambito della 2a Armata
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partigiani che avevano saccheggiato l'autocarreggio divisionale e chiusi a Fiume i cancelli del ponte sull'Eneo. Così la << Macerata » cessò di esistere. LA DiviSIONE m
FANTERIA << MuRGE >>
(48).
A ve va la sede del Comando a Segna. Era dislocata in Croazia tra Segna e il passo di Vratnik, con elementi nella zona costiera a sud di Segna e un nucleo consistente nella zona Carlopago- Vrata. Proveniva dalla Dalmazia e solo da poco tempo era giunta in zona: la sua efficienza era considerata « discreta >> (49). Molti dei suoi reparti, all'annuncio dell'armistizio, erano impegnati nella lotta contro le form azioni partigiane. Il 9 settembre ebbe ordine di raggiungere Fiume per via ordinaria; il giorno successivo ne fu disposto il trasferimento via mare ma nella stessa giornata fu confermato il movimento per via ordinaria. Nel frattempo lo stesso giorno parlamentari partigiani accompagnati da un maggiore dell'Esercito britannico si presentavano al Comando Divisione chiedendo la resa e la consegna delle armi: in attesa delle chieste istruzioni al Comando del Corpo d'Armata il Generale Quarra Sito, Comandante la divisione, tentò di tergiversare: dopo aver parlamentato a più riprese fino al giorno II venne concluso un accordo per la cessione di circa due terzi delle armi in dotazione ottenendo in compenso di poter liberamente ripiegare su Fiume. Il giorno 12 poté inizi arsi il movimento e due giorni dopo, verso le ore 8 del 14, la divisione riunita (ad eccezione di un battaglione del 3II0 fanteria e di una batteria, dislocati nella zona di D elnice, nel settore della Divisione « Macerata») raggiunse Susak accolta festosamente dalla popolazione. A Fiume la « Murge >> passò alle dipendenze del Raggruppamento Gambara. Mentre il Comandante la divisione stava provvedendo alla sistemazione delle unità, venne convocato dal Gambara il quale gli comunicò che, per disposizione delle autorità germaniche, doveva essere posta alle truppe l'alternativa nota: o la collaborazione (48) Inquadrava il 200" e il .311° reggimenti fanteria, il 154" reggimento aniglieria da campagna, unità varie ed elementi dei servizi. A ve va ricevuto in rinforzo il LXVI gruppo obici da I)2/ I3. (49) Cfr.: Relazione del Generale Antonio Scuero, Comandante il V Corpo d'Armata.
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con i tedeschi o l'internamento in Germania. Interpellate le truppe, a maggioranza preferirono l'internamento alla collaborazione; tuttavia, in seguito, molti cercarono di sfuggire con ogni mezzo alla cattura.
IL V RAGGRUPPAMENTo GuARorA ALLA FRONTIERA (5o). Presidiava il territorio fiumano annesso ali 'Italia, la piazza di Fiume e la cinta di Susak. La sua efficienza era considerata buona. Sede del Comando: Susak. All'annuncio dell'armistizio erano in corso vari provvedimenti per una più raccolta dislocazione delle forze troppo disseminate, il loro riordinamento e una più sollecita e razionale esecuzione dei lavori difensivi. Furono subito adottate le misure per lo stato di allarme, per il mantenimento dell'ordine pubblico e la pronta resistenza contro eventuali tentativi di sopraffazione. Il giorno 9 il raggruppamento passò alle dipendenze del Generale Gambara che nel pomeriggio del Io, dopo attento esame della situazione divenuta assai confusa e minacciosa, decideva l'abbandono di Susak e lo schieramento dei reparti ritirati lungo il vecchio confine italo - jugoslavo. Nel corso degli spostamenti qualche reparto, giunto a Ciavle, venne fermato dai partigiani e, dopo vivaci discussioni, indotto a lasciare le armi e l'equipaggiamento. Altri elementi preposti alla difesa dei caposaldi si allontanarono, mentre in città si verificavano ad opera della popolazione tentativi di saccheggio dei magazzini. Tuttavia fra il 12 e il 13 il Comandante, Generale Rolla, tentò di ricostituire una parvenza di servizio costiero, senza però riuscire ad (so) Inquadrava il V Raggruppamento, le truppe della Piazza di Fiume (XXVH settore di copertura), queiJe della cinta di Susak, unità minori ed elementi dei servizi. In particolare: 2 gruppi carabinieri, XXV, XXVI, XXVII battaglioni Gaf, 1 battaglione guerriglieri, r battaglione allievi guardie di P.S., r battaglione di milizia confinaria, elementi della guardia di finanza e delle milizie ferroviaria e portuale e tutte le forze della Dicat (difesa contraerea territoriale). Disponeva in totale di 10 batterie e ~ di cui 4, ~ del Raggruppamento e 6 della Dicat. Forza complessiva circa 44.000 uomini di cui circa 20.000 del V Raggruppamento, circa 22.000 del settore Fiume e circa 2.000 del settore Susak. Cfr.: Relazione del Tenente Colonnello Sante Banaglini, Capo di S.M. dd Comando V Raggruppamento Gaf e della Piazza di Fiume.
Gli avvenimenti nell'ambito della 2 " Armata
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impedire che lo sfaldamento delle unità continuasse accompagnato anche dalla consegna volontaria o forzata delle armi ai partigiani. Il 14 mattina la zona Abbazia- Mattuglie - Laurana venne occupata dai partigiani che si abbandonarono a saccheggi; nel pomeriggio una colonna motorizzata tedesca fece il suo ingresso in Fiume e i partigiani si affrettarono ad allontanarsi. Successivamente, in seguito a trattative fra il Gen. Gambara e il Comando delle forze tedesche, venne costituito un « Comando truppe italiane » in Fiume, ma i reparti interpellati a parteciparvi si pronunciarono con pareri e discorsi che risentivano naturalmente della confusa situazione del momento. Il 17 settembre il V Raggruppamento Gaf fu sciolto dal Gen. Gambara e la maggioranza dei suoi componenti, per sfuggire all'internamento in Germania e non volendo collaborare con i tedeschi, si sbandò (51). LA XIV BRIGATA COSTIERA (52).
Aveva la sede del Comando a Cirquenizza o Crkvenica (Croazia) ed era dislocata nella zona costiera compresa tra Fiume e Carlopago e nelle isole di Veglia, Arbe e Pago. Il personale della brigata, di massima, era stato sempre, « da anni, nelle stesse località. Efficienza numerica scarsa. Efficienza bellica scarsa » (53). A causa dell'attività svolta dai partigiani sulle linee di comunicazione, la situazione si presentava preoccupante specialmente nei presidi minori, assediati permanentemente o quasi. Ad ovviare a tale stato di cose, il Generale Scuero, comandante del V Corpo, aveva proposto il riordinamento delle forze e il trasferimento della brigata nelle isole di Veglia, Arbe e Pago, i cui presid}l sarebbero stati in tal modo rinforzati. L'annuncio dell'armistizio impedì ·di dare esecuzione a tale progetto.
(51) Cfr.: Relazione del Ten.Col. Sante Battaglini, Capo di S.M. del Comando di raggruppamento: « Le truppe cominciarono a .sfasciarsi solo quando videro che la loro disciplina ad altro non poteva servire che ad aiutare, non la nobile e salda popolazione fiumana, ma solo il tedesco». (52) Non è stato possibile ricostruire la costituzione della brigata, per mancanza di documenti ufficiali. E' noto che disponeva, tra l'altro, del CCCXI battaglione costiero, di unità cannoni controcarro da 47( 32 e di elementi vari. (53) Cfr.: Relazione del Generale Antonio Scuero.
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Alla incombente minaccia germanica si sovrappose quella del governo di Ante Pavelic che, nel decretare l'annessione dell'Istria e della Dalmazia allo Stato croato, annunciò che ustascia, domobrani e cetnici marciavano già a fianco delle truppe tedesche alla conquista di quelle regioni. I reparti della brigata rimasero così ben presto sommersi dagli avvenimenti e dalle colonne nemiche (54). Stretti fra tedeschi, ustascia e partigiani, alcuni presidt trattarono la cessione delle armi ai partigiani e non pochi militari entrarono nelle loro file piuttosto che affiancarsi alle forze tedesche. Insieme ad essi combatterono contro gli ustascia e i tedeschi; altri sfuggirono alla cattura per tentare di raggiungere le coste italiane. Drammatica la situazione dei presidt delle isole del Carnaro che, tra minacce, raggiri e tradimenti operati dai partigiani, finirono col dissolversi.
SETTORE DEL XVIII CORPO D'ARMATA
Era dislocato in Dalmazia, da Zara a Spalato, nel territorio limitrofo e nelle isole antistanti. Sede del Comando: Zara (55). Comprendeva le seguenti unità: - Divisione di fanteria « Zara »; - Divisione di fanteria « Bergamo >>; - truppe suppletive e di rinforzo: 6oo raggruppamento artiglieria da posizione; . 4o e I I0 reggimenti bersaglieri; . 2 ° raggruppamento cavalleria; . unità varie; - unità dei servizi.
Le unità erano frazionate in oltre 100 presidì, incomplete e con organici ridotti. A Zara, Sebenico e Spalato erano dislocati prevalentemente elementi dei servizi. Sensibili le deficienze in artiglierie e mezzi corazzati. (54) Cfr.: Relazione del Sottotenente Francesco Semprini, del 2 ° settore costiero. (55) Vi si era trasferito da Spalato il 3 settembre. Alla data dell'8 settembre il trasferimento non era stato ancora completato: erano rimasti a Spalato i comand i di artiglieria e genio, le direzioni dei servizi e due terzi del quartiere generale.
Gli avvenim enti nell'ambito della 2 & A rmata
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Proposte intese a raccogliere le forze entro una zona meno estesa non erano state integralmente accolte e all'annuncio dell'armistizio era stato ritirato soltanto il presidio di Zadvarje; per gli altri presidi più esterni erano in corso trattative per la loro cessione alle forze tedesche. Fu in conseguenza di tali trattative che, al momento dell'annuncio dell'armistizio, unità germaniche vennero a trovarsi a stretto contatto con i nostri reparti più lontani e più esposti (56). Pressoché ostile la popolazione nei nostri confronti - mentre era stata inizialmente favorevole - avendo le autorità civili della regione instaurato una politica di accesa fascistizzazione non scevra da alcuni eccessi. Dopo il 25 luglio l'Autorità militare assunse tutti i poteri e tentò di imprimere alla nostra politica in Dalmazia un nuovo indirizzo: ma il periodo di tempo trascorso fino all'8 settembre fu troppo breve per giungere ad un risanamento della situazione. Il Comando del Corpo d'Armata aveva nel frattempo adottato provvedimenti per l'alleggerimento di tutti i depositi e servizi, lo sgombero degli enti territoriali non indispensabili e il rimpatrio ·dei civili e predisposto un eventuale ripiegamento della Grande Unità verso nord- ovest (sul V Corpo) e la esecuzione di alcune interruzioni e distruzioni stradali. Giunse la « Memoria 44 >> e con essa pervennero dal Comando di Armata le disposizioni per un mutamento dei rapporti con le forze germaniche. All' annuncio dell'armistizio vennero date disposizioni per tenere alla mano i reparti, assicurare il mantenimento dell'or·dine pubblico ed evitare manifestazioni di fraternità con i partigiani. Il mattino del 9 giunse dal Comando di Armata l'ordine di attuazione della « Memoria 44 >> : venne perciò disposto il ripiegamento dei presidì esterni su di una linea più vicina alla costa (Zrmanja- Mocropolje- Krka- Perkovic- Koziak- Klissa- Stobrezio, nell'intento di fare massa con le truppe delle divisioni. In particolare, i reparti del presidio di Knin dovevano ripiegare sulla zona di Kistanje ; quelli del presidio di Drnis su Konjevrate; quelli del presidio di Signo su Spalato; dovevano altresì essere recuperati vari importanti presidi e le batterie mobili schierate in difesa costiera.
(56) Tipica la situazione del presidio di Signo, misto italo -croato, sotto comando italiano. Gli aeroporti militari di Nadin (26 km da Zara) e Mostar erano da tempo dati in uso all'aviazione germanica. Cfr. : Relazione del Generale Umberto Spigo.
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Le operazioni delle unità italiane nel .cetumbrt>- ottobre 1943
Ma i movimenti dei presidi di Knin, Drnis e Signo non poterono essere effettuati: le forze tedesche li bloccarono negli accantonamenti impedendo qualsiasi movimento. In conseguenza il Comando del Corpo d'Armata dispose l'assunzione dello schieramento previsto per le teste dì sbarco a Zara, Sebenico e Spalato con le modifiche che sarebbero state suggerite dalla disponibilità delle forze ritirate dai vari presidi. Nel pomeriggio del 9 pervenne dall'Armata l'ordine di applicare la Memoria 44 « senza ricorrere a mezzi estremi » e nella mattinata del IO vennero segnalati movimenti di truppe tedesche verso sud. I presidi di Kistanje e Roski Slap furono accerchiati e bloccati dai tedeschi; in conseguenza venne dato ordine al Comando della Divisione « Zara » di far ripiegare al più presto il presidio di Bencavazzo per evitarne la cattura. Rappresentata la situazione al Comando Armata a mezzo radiotelefono, questi suggerì « di trattare, all'occorrenza, con i tedeschi, affinché nei maggiori centri urbani l'ordine pubblico rimanesse affidato alle autorità militari italiane >> (57). Cessò, da quel momento, ogni contatto col Comando di Armata. Il pomeriggio del IO giunse nella zona il Comandante la II4a Divisione cacciatori tedesca che ebbe un incontro col Comandante del Corpo d'Armata: venne concluso un accordo per il quale le autorità politiche avrebbero continuato ad esercitare le loro funzioni, e alle truppe italiane sarebbe rimasto affidato il mantenimento dell'ordine pubblico. Quindi le truppe tedesche occuparono Zara. Ma il mattino dell'u, in violazione degli accordi, le truppe tedesche manomisero la sede del Comando XVIII Corpo e asportarono le derrate dai magazzini. Si addivenne allora ad un nuovo accordo: le truppe italiane avrebbero conservato armi e materiali per concorrere alla difesa delle cmte fortificate delle piazze di Zara, Sebenico, Spalato, Knin e Drnis e per mantenere l'ordine pubblico. Ma i tedeschi si affrettarono ad adottare altri provvedimenti che finirono col limitare ai nostri Comandi ogni possibilità di funzionamento, ciò che aggravò sensibilmente i reciproci rapporti. Il giorno 14 il comando germanico prospettò l'opportunità che il presidio di Zara fosse alleggerito del personale e dei comandi a cominciare da quello del XVIII Corpo, e successivamente ordinò di imbarcare per (57) Cfr.: Relazione del Colonnello Camillo Costamagna, del Comando 2 • Armata.
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Gli at'Venimenti nell'ambito della 2a Armata
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l'indomani 15, su piroscafi in partenza per Trieste, 500 militari italiani, dei quali 250 del Comando di Corpo d'Armata. In conseguenza il Comando medesimo, col quartiere generale, si imbarcò su due piroscafi scortati da un Mas italiano ma con equipaggio tedesco, che salparono per Pala e proseguirono per Venezia ove giunsero dopo varie peripezie il giorno r8. L'indomani il generale Comandante il XVIII Corpo, eludendo la vigilanza germanica, sciolse il Comando ponendo in libertà i suoi componenti, sottraendoli alla cattura e all'internamento. LA DrvrsiOKE m FA:-ITERIA (( ZARA » (s8).
Presidiava il territorio della provincia omonima, col comando nella città, ma aveva un proprio forte distaccamento a Knin, in territorio croato, distante un centinaio di chilom etri. Le sue forze erano disperse in numerosi distaccamenti sulla linea di confine della Dalmazia (fronte di circa roo km), e perciò il presidio di Zara era stato ridotto sensibilmente, pur comprendendo anche elementi dei servizi di Corpo d'Armata e della divisione. In sostanza « si era voluto mantenere sotto controllo tutto il territorio con forze inadeguate », imbastendo cc una larga occupazione a base di piccoli presidi rinchiusi in recinti fortificati » (59). In complesso la divisione aveva le proprie forze suddivise in ventitré distaccamenti. Difficili le comunicazioni; vi era forte deficienza di mezzi automobilistici e difettavano le unità m itraglieri. All'annuncio dell'armistizio furono impartite le disposizioni per il rientro a Zara dei presidl più vicini, ma in effetti, a causa delle distanze, soltanto il presidio di Zara Vecchia poté essere recuperato. Furono nel contempo presi contatti con i partigiani jugoslavi per concordare un'azione in comune contro i tedeschi e ad essi furono distribuite armi. Le forze motorizzate tedesche non tardarono a far sentire la loro azione: bloccarono i presid1 sul fiume Kerka e quello di Kistanje, sopraffacendo] i; una retroguardia del presidio di Bencovazzo che si accingeva a resistere venne sopraffatta e dispersa. Tuttavia il (s8) Inquadrava i reggimenti di fanteria 291" e 292", il 158° reggimento artiglieria da campagna, unità minori ed elementi dei servizi. Era stata rinforzata con l' n ° reggimento bersaglieri, due battaglioni granatieri, il 6o0 raggruppamento artiglieria da posizione e dalle compagnie presidiarie 152a e 343a. (59) Cfr.: Relazione del Generale Carlo Viale, Comandante la Divisione.
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Le operazioni dd/~ unità italiane nel sm~mbre- ottobre 1943
mattino del 9 il presidio di Devrska (III/ 291 °) riuscì a portarsi al completo a Zara. Nel pomeriggio, proveniente da Bencovazzo, giunse a Zara una colonna motocorazzata tedesca e nel contempo il Comando divisione diede ordine ai reparti di sguarnire la cinta difensiva di Zara e di rientrare in città, lasciando così via libera aì tedeschi. E' certo che « la mancanza, in un frangente così eccezionale, di una direttiva unica, precisa, perentoria nei riguardi delle forze germaniche, non poteva esser scevra di seri inconvenienti e non poteva che ingenerare disagio e perplessità >> (6o). Nel giro « di poche ore », si ebbero « tre orientamenti diversi >> (6x): occupare la cinta difensiva di Zar a, sguarnirla, tornare a presidiarla. Ne conseguirono incertezze e depressioni: la sera del IO pochi erano i reparti della divisione (3 battaglioni di fanteria, un battaglione bersaglieri) che si presentavano ancora in ordine; gli altri erano stati disarmati (62) c ben presto ufficiali e truppe vennero sollecitati a collaborare con i tedeschi : pochi aderirono come lavoratori, mentre da parte di molti nuclei di sbandati cominciò ad attuarsi il proposito di eludere ogni vigilanza per raggiungere le file dei partigiani. Coloro che si erano rifiutati di collaborare finirono con l'essere trasferiti nei campi di concentramento; alcuni reparti raggiunsero le isole antistanti Zara. Anche nel settore di Knin la situazione era precipitata: già quella del presidio al momento dell'armistizio si era aggravata per la presenza a Knin di un battaglione croato (63) e per l'intendimento manifestato dal comandante la II4• Divisione cacciatori tedesca (64) di presidiare la zona mineraria di Promina, presso Drnis, e il campo di aviazione di Nadin, presso Zemonico (a circa 12 chilometri a sud- est di Zara), posto poi in atto il mattino del 9 settembre. (6o) Cfr.: Relazione del Generale Francesco Gian greco, Comandante la fanteria divisionale. (6r) Cfr.: Relazione del Sottotenente lvio Venturini, del 291 ° reggimento fanteria. (62) Sulla grave situazione morale e disciplinare determinatasi nelle nostre truppe specie dopo l'entrata dei tedeschi a Zara, così si esprime il Sottotenente lvio Venturini del 291" fanteria: « alle nostre spalle stavano i tedeschi, davanti a noi i partigiani. I nostri soldati intanto cominciavano a mordere il freno ... ». (63) Cfr.: Relazione del Gen. Francesco Giangreco. (64) Disponeva di oltre 50 pezzi di artiglieria di medio calibro, numerosi mortai, di una ventina di carri armati e altrettante autoblindo e di circa 2.000 automezzi. Cfr.: Relazione del Tcn.Col. Renato Lalli, dell'u 0 bersaglieri.
GLI AVVENIMENTI NELL'AMBITO DELLA 2• ARMATA
FORZI: ITALIA NE - - FORZE TEDESCHE - - - PARTIGIANI CROATI- - -
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Gli avvenimenti nell'ambito della 2a Armata
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La notizia dell'armistizio colse di sorpresa il comando del settore: chiese autorizzazione dì ritirare il presidio nel territorio della provincia di Zara durante la notte, ma il Comando divisione non diede alcuna direttiva. Il mattino del 9 il comandante la divisione tedesca chiese il libero transito delle sue forze attraverso il territorio da noi controllato : solo allora, avutane notizia, il Comando divisione ordinò il ripiegamento del grosso delle forze verso sud- ovest in direzione di Raducicco, il che esigeva però preventivi accordi con i tedeschi ormai a stretto contatto. Ma una colonna tedesca improvvisamente penetrò nell'abitato, incontrastata, rendendo impossibile ogni resistenza. La popolazione croata si abbandonò al saccheggio; i componenti del presidio, pur sottoposti a forti pressioni, rifiutarono di aderire ai tedeschi: oltre duecento dei suoi componenti si unirono ai cetnici per partecipare alla guerriglia con i partigiani; gli altri furono internati.
LA D IVISIONE DI FANTERIA « BERGAMO >> (65). Col Comando a Spalato, presidiava il territorio della provincia di Spalato, delle città di Sebenico e di Drnis, Signa, Almissa, Makarska, Podgora e le isole dalmate ·di Brazza, Lesina, Lissa, Solta, Tarcola e altre minori (Schizzo n. 2). In totale disponeva di circa 20.000 uomini: rr.ooo della divisione, 8.ooo delle truppe e servizi del XVIII Corpo e r.ooo di elementi vari in transito (66). (6)) Inquadrava un considerevole complesso di forze: in organico alla divisione i reggimenti di fanteria 25° e 26°, una compagnia arditi, il XV battaglione mortai, la 15" compagnia cannoni c.c., il 2° reggimento appiedato di cavalleria, il 4° reggimento artiglieria da campagna, la 89a legione milizia, )a 36a compagnia artieri, la 31a sezione fotoelettricisti, la 15a compagnia mista TM., elementi minori e le unità dei servizi. Alle sue dipendenze erano inoltre le forze dislocate nella piazza di Spalato, comprendenti: il IX battaglione carabinieri territoriali, il 4° reggimento bersaglieri, la XVII Brigata costiera (col comando del 159° reggimento costiero e i reggimenti territoriali 156° e 157°), il CVI battaglione mitraglieri, I squadrone carri L/ 31 del II battaglione, reparti meccanizzati e autoblindati della Ia Divisione celere, i battaglioni territoriali mobili CCXI, CCXXVIII, CCXXIX, i battaglioni presidiari V e X, la 324• compagnia presidiaria alpini, il CIII gruppo del 6° reggimento artiglieria pesante, la 125" compagnia telegrafi.sti di Corpo d'Armata, il V battaglione minatori di Corpo d'Armata. (66) Cfr.: Relazione del Generale Emilio Becuzzi, Comandante la DiVISIOne.
23. - u.s.
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Comprendeva nella sua giurisdizione la piazza di Spalato, i settori di Salona, Traù, Signo, Sebenico, Drnis, Almissa e le isole dalmate. Le sue forze erano frazionate in ben ventisette presidi, oltre gli aeroporti di Divulje e Signo. Importante la piazza di Spalato, il cui comando era retto dal Generale Alfonso Cigala Fulgosi e nella quale erano dislocati anche i comandi di artiglieria (Generale Salvatore Pelligra) e del genio (Generale Raffaele Policardi) del XVIII Corpo. La notizia dell'armistizio, propagatasi rapidamente, diede luogo alle ormai note manifestazioni di entusiasmo e di simpatia tra partigiani e militari italiani, con la convinzione che la guerra fosse finita. Il Comandante della divisione, che era a conoscenza del contenuto della « Memoria 44 », ebbe l'indomani 9 l'ordine dal comando del XVIII Corpo di attuarla, ma con successive modifiche che la snaturarono e la resero inoperante (67). Quasi contemporaneamente pervennero gravi notizie dai presidi esterni: a Drnis e Signo forze tedesche li avevano attaccati (68) riuscendo a catturarli dopo averne imposto il disarmo; tuttavia reparti del 25° fanteria erano riusciti a sfuggire; truppe croate e germaniche minacciavano i distaccamenti di Almissa, Makarska e Podgora. Fu così deciso lo sgombero dei presidi di Drnis, Almissa, Podgora e Makarska e vennero date disposizioni per la raccolta dei reparti nei centri maggiori (Spalato e Almissa), ordinando che le nostre forze si difendessero contro i tedeschi sulla linea Stobrezio Klissa- Kozjak- Pergomet- Perkovic- Konjevrate- Scardona e Kerka, autorizzando anche la cooperazione con i partigiani jugoslavi a condizione che rimanessero alle nostre dipendenze (69), mentre le piccole unità navali efficienti si apprestavano a partire per l'Italia in base agli ordini dell'Ammiraglio Bobbiese. Nel pomeriggio del 9 le forze tedesche, occupata Signo e ricevuti rinforzi aviotrasportati, iniziavano il movimento su Spalato, ma venivano bloccate da forze partigiane. Nella notte altri piccoli presidi rientravano a Spalato. (67) Una prima modifica ordinava di « opporsi ai tedeschi » ma senza spargimento di sangue, la seconda di « opporsi con energia » ma senza ricorrere ad atti estremi. « Conoscendo il modo brutale di procedere dei tedeschi, era facile dedurre quali risultati avremmo potuto conseguire >> . Cfr.: Relazione del Generale Emilio Becuzzi, Comandante la divisione. (68) Quelle dirette a Signo vi erano giunte aviotrasportate il giorno precedente. (69) Cfr.: Relazione del Capitano dei carabinieri Cesare Giancola.
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Gli avvenimenti nell'ambito della 2 a Armata
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Il giorno ro cominciarono a manifestarsi in città sintomi di disordine e rumorose dimostrazioni di piazza da parte della popolazione in favore dei partigiani che nel pomeriggio iniziavano il disarmo delle nostre forze e il saccheggio dei magazzini. Furono allora concretati accordi con i partigiani per la lotta in comune contro i tedeschi, con riserva di perfezionarli dopo aver sentito in proposito il Comando del XVIII Corpo (7o). Verso le r6,3o pervenne dal Comando superiore l'ordine di far partire, prima di sera, le navi da guerra e mercantili, gli idrovolanti e Ja popolazione civile, avviandoli a Brindisi o Bari, mentre comandi e truppe dovevano rimanere in posto. Di ciò approfittò il Comandante la divisione per far imbarcare su una torpediniera in partenza (la Giovanninz) tutte le Bandiere dei Corpi. A sera aerei germanici bombardarono violentemente il porto di Spalato; poco dopo giunse da Zara l'ordine del XVIII Corpo di cedere ai tedeschi tutte le armi e i materiali, ordine che annullava gli accordi presi con i partigiani, e con « esplicita dichiarazione che esso doveva essere applicato anche, per Spalato e Sebenico ». Purtroppo l'ordine venne presto confermato in tali termini (71). Il giorno rr forze tedesche occuparono Sebenico senza incontrare resistenza; l'irruzione fu rapida e improvvisa e i carri armati raggiunsero il porto. Ad aumentare la confusione e il disor.dine sopravvenne più violenta l'azione aerea. Convocati il pomeriggio dell'n i generali e i comandanti di corpo per un esame della situazione, tutti chiesero che venissero attuate le clausole dell'armistizio, ad eccezione dei Generali Cigala - Fulgosi e Pelligra che insistettero per una reazione energica e vigorosa (72). Nei giorni successivi la situazione precipitò: le truppe di Spalato ~ per la maggior parte composte di elementi dei servizi - vennero disarmate dai partigiani, mentre imprecise erano le notizie sulla sorte di tanti presidi lontani e sembrava che le forze dislocate nelle isole di Brazza, Lesina e Lissa fossero riuscite a imbarcarsi e a partire. (7o) A tal fine il Generale Becuzzi partl alle ore 14 in idrovolante diretto a Zara per riferire al Comandante del Corpo d'Armata, ma ammarrato a Zara apprese che la città era già stata occupata dai tedeschi. Sfuggendo anche ad un aereo tedesco rientrò subito a Spalato. Cfr.: Relazione del Generale Emilio Becuzzi. (71) Cfr.: Relazione del Generale Emilio Becuzzi. (72) Cfr.: Relazione del Ten.Col. Alfano Pacetti dell'ufficio presidio di Spalato.
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Le operaz ioni delle unità italiane nel settembre- ottobre 1943
Il giorno 12 il Gen. Becuzzi decise di trattare coi partigiani e di prendere contatti con un membro (Dott. Ribar) dello Stato Maggiore dell'Esercito di liberazione jugoslavo per venire ad un accordo; altro contatto prese il 16 col capo della Missione militare britannica in Dalmazia (Cap. Burke) soprattutto per provvedere alle necessità di alimentazione dei militari e civili italiani e per il trasporto in Italia di coloro che non intendevano unirsi ai partigiani. Perfezionati gli accor.di e stabiliti i turni per la partenza dei contingenti la truppa fu lasciata libera di arruolarsi o meno tra i partigiani: circa 1.500 uomini aderirono a questi ultimi. Nel frattempo, nel settore di Traù le truppe (704 uomini), raccolte in città, cedute le armi ai partigiani, riuscirono a imbarcarsi il 18 su quattro motovelieri, uno dei quali fu dirottato dai tedeschi; tre raggiunsero Pescara. Il 19 aerei germanici effettuarono una pesante azione di bombardamento e mitragliamento nelle zone di Spinut e Cappuccini occupate dalle nostre truppe: le perdite furono notevoli, secondo il Gen. Becuzzi si ebbero 205 morti e 300 feriti circa, secondo altre versioni, furono di gran lunga maggiori. La sera del 23 giunse a Spalato un convoglio dall'Italia: scaricati i viveri, 2.940 uomini ·della divisione e del presidio si imbarcarono su 5 piroscafi e salparono per fare ritorno in Patria alle ore 3,20 del 24 (73). Il Generale Becuzzi, lasciato il comando delle truppe di Spalato al Gen. Pelligra, si imbarcò sulla torpediniera Aretusa. Il convoglio, dopo aver subìto perdite per attacchi aerei (circa 40 morti e 50 feriti) giunse a Bari il 25 alle ore 2. Frattanto la pressione tedesca su Spalato, nella quale erano rimasti circa 8.ooo uomini - per la maggior parte delle unità logistiche ___, si era sempre più accentuata. All'alba del 27 entrarono in città le avanguardie della t Divisione corazzata ·da montagna SS. « Prinz Eugen » (Gen. Oberkamp).
*** In una situazione morale e materiale così compromessa e densa di drammatiche incognite, va posto in risalto l'eroico comportamento dei reparti della « Bergamo » che non si erano potuti concentrare a Spalato e che rappresentavano la maggior parte della divisione. (73) Cfr.: Relazione del Col. Cincinnato Boschi, Capo di S.M. del Comando Divisione « Bergamo ».
Gli avvenimenti nell'ambito della 2 "' Armata
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Essi fronteggiarono nel retroterra le forze tedesche dirette su Spalato, che, per opporsi al concentramento della divisione, fin dal giorno 9 avevano iniziato da tre direttrici un attacco convergente sulla città muovendo da Signa (dopo avere infranto la resistenza dell'esiguo presidio di quell'aeroporto). La « Bergamo >> oppose accanita resistenza per molti giorni alle colonne nemiche in marcia, infliggendo ad esse gravi perdite, finché i tedeschi si indussero a fare intervenire la Divisione « Prinz Eugen » dalla vicina Erzegovina, che attaccò con irruenza, appoggiata dal massiccio intervento degli Stukas, le truppe del retroterra riuscendo ad occupare Spalato soltanto il giorno 27. Grazie a queste resistenze era stato possibile ad alcuni reparti dislocati a Spalato e sulle isole di imbarcarsi per raggiungere l'Italia. I superstiti della « Bergamo», sopraffatti da forze soverchianti, logorati, quasi ormai privi di munizioni, furono così catturati e disarmati e il Comandante la « Prinz Eugen », per rappresaglia al fermo atteggiamento assunto e per l'avvenuta cessione ai partigiani di armi e mezzi, volle far processare gli ufficiali italiani rimasti in città, da un tribunale di guerra da lui presieduto. Dopo sommario interrogatorio avvenuto nei giorni 29 e 30 il tribunale inflisse varie condanne a morte; presso le fornaci di Signa vennero fucilati i Generali Alfonso Cigala- Fulgosi, comandante la piazza di Spalato, Salvatore Pelli gra, comandante l'artiglieria e Raffaele Policardi, comandante il genio del XVIII Corpo, che dinanzi al plotone di esecuzione seppero tenere contegno improntato ad esemplare fierezza. A Trily venne effettuata la esecuzione in massa con le mitragliatrici, di 46 ufficiali della « Bergamo » e di altre unità: 5 colonnelli, I tenente colonnello, I maggiore, 23 capitani e 16 tenenti. Così si immolarono quei valorosi: i superstiti, catturati, vennero internati in Germania e in Polonia. Alcune centinaia di carabinieri e soldati, sottrattisi alla cattura, formarono (sin dal 13 settembre) il battaglione di patrioti « Garibaldi» che si affiancò poi all'esercito regolare jugoslavo e continuò \1 lt la lotta contro i tedeschi sino al termine della guerra (74). Coloro ~ che furono destinati ai campi di concentramento iniziarono le partenze verso l'interno il 4 ottobre.
(74) Cfr.: Relazione del Tenente Colonnello dei carabinieri Luigi Venerandi, che aveva assunto il comando di quel battaglione.
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Le opemzioni delle unità italiane nel settembre- ottobre I943
*** Al Generale di Divisione Cigala- Fulgosi conte Alfonso venne concessa la Medaglia d'Oro al valer militare con la seguente motivazwne : l< In un momento di generale smarrimento spirituale, reagiva con violenza all'ordine impartitogli di cedere le armi. Pur avendo chiara visione della immancabile tragedia che incombeva sulle truppe ai suoi ordini, mantenendo inalterata la fede alle leggi del! 'onore militare, ne condivi·deva la sorte con cosciente determinazione sottraendosi fieramente all'offertagli possibilità di salvezza. Organizzata la resistenza, la alimentava con indomito valore insensibile ai massacranti bombardamenti aerei e benché tutto ormai crollasse inesorabilmente attorno a lui la protraeva con eroica tenacia per lungo tempo, infliggendo al nemico severe perdite. Sommerso da preponderanti forze avversarie e fatto prigioniero, affrontava con supremo sprezzo della vita il plotone di esecuzione, rifiutando di farsi bendare gli occhi ed attendendo la raffica mortale al grido di: "Viva l'Italia". Combattente di tre guerre, più volte decorato, cadde come visse, fedele al suo giuramento di soldato, esempio luminoso ai più di preclari virtù militari >>. Spalato- Signo (Dalmazia), 8 settembre- 1° ottobre 1943·
Al Generale di Brigata Pelligra Salvatore venne concessa la Medaglia d'Oro al valer militare con la seguente motivazione: « In un momento di generale smarrimento spirituale, reagiva con fierezza all'ordine impartitogli di cedere le sue artiglierie. Rifiutando sdegnosamente l 'invito di porsi in salvo, imbarcandosi per l'Italia, manteneva inalterata fede alle leggi dell'onor militare, rimanendo tra i suoi artiglieri con i quali affrontava sereno la situazione, pur avendo chiara visione dell'immancabile tragedia che incombeva sui forti votati al sacrificio. Organizzata la resistenza, l'alimentava con indomito ardore insensibile ai massacranti bombardamenti aerei, e benché tutto ormai crollasse inesorabilmente avanti a lui, la protraeva con eroica tenacia per lungo tempo infliggendo al nemico serie perdite. Sommerso da preponderanti forze nemiche, si sottraeva con cosciente determinazione ad ogni possibilità di salvezza per non abbandonare i gloriosi superstiti e con supremo sprezzo della vita affrontava il plotone di esecuzione attendendo la raffica mortale nella severa posizione di saluto militare, teso alla Patria
GLI AVVENIMENTI NEL SETTORE DELLA DIVISIONE DI FANTERIA «BERGAMO>>
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Gli avvenimenti nell'ambito della 2 " Armata
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lontana alla quale tutto aveva dato per l'onore e il prestigio dell 'Esercito. Combattente della grande guerra, più volte decorato, cadde come visse, fedele al suo giuramento di soldato, luminoso esempio ai più di preciari virtù militari ». Spalato- Signo (Dalmazia), 8 settembre- 1° ottobre 1943. LA 1' DrviSIONE CELERE « EuGENIO DI SAVOIA » (75).
Aveva la sede del Comando a Susak e dipendeva direttamente dalla 2 .. Armata. All'annuncio dell'armistizio non era riunita ma suddivisa con vari elementi alle dipendenze del V Corpo e delle Divisioni « Zara >>, « Macerata » e « Murge >> . Colta .di sorpresa all'annuncio dell'armistizio ebbe ordine di dislocare una parte delle forze nella zona di Ruppa per osservare le provenienze da Castelnuovo e Villa del Nevoso, dare sicurezza al tergo dell'Armata e perciò raccogliersi quanto più possibile (76). Il Comandante la divisione impartì gli ordini per il concentramento su Fiume sgombrando in località comunque poste sotto la giurisdizione militare italiana tutto il materiale non trasportabile. Nel pomeriggio del 9 venne informato dal Comando di Armata che tutte le truppe della zona passavano alle dipendenze del Generale Gastone Gambara, che approvò le disposizioni impartite. Anche il Comando della I a celere ebbe tutte le comunicazioni e gli or·d ini relativi all'atteggiamento da assumere verso i tedeschi e i partigiani, ma gli avvenimenti ormai incalzavano. La notizia che la città di Trieste era stata effettivamente occupata dai tedeschi veniva confermata; mentre a Castelnuovo, ove si era recato per ispezione, si presentò al Generale Lomaglio un gruppo di partigiani jugo:l~vi _per offrire la collaborazione chiedendo in cambio armi e mun1z1om. Chieste istruzioni al Generale Gambara ebbe la direttiva di non opporre resistenza alle truppe tedesche e che i reparti dovevano rimanere in posto, armati, in attesa di ordini. Non sembrandogli tale decisione conforme alla situazione, il Gen. Lomaglio rimase dubbioso e perplesso e divisò l'idea di trasferire le sue truppe nel (75) Inquadrava i reggimenti << Cavalleggeri di Saluzzo l> e « Cavalleggeri di Alessandria )), l'u 0 reggimento bersaglieri, il gruppo carri L (circa quaranta), unità minori ed elementi dei servizi. Non disponeva in proprio di artiglierie. (76) Cfr.: Relazione del Generale Cesare Lomaglio, Comandante la DiVISione.
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u operazioni delle unità italiane nel setumbre- ottobre 1943
Friuli, nella zona dei rispettivi depositi. Ma il disordine e il caos si andavano estendendo e dilagando. Divenuta difficile l'azione di comando e l'opera di persuasione degli ufficiali verso gli elementi che non esitavano a sbandarsi, e poiché il Generale Gambara insisteva perché, a modifica degli ordini precedenti, la divisione si raccogliesse a Fiume. il Generale Lomaglio si recò presso di lui al fine di prospettargli la realtà della situazione c le difficoltà inerenti alla esecuzione dell'ordine. Giunto in città egli rimase tagliato fuori dalle sue truppe ad opera dei partigiani. In quella situazione riuscì a trasmettere telefonicamente, nella giornata del 13, al vice comandante della divisione, Generale Giovanni Lombard, il seguente ordine : « Se Generale Lombard giudica impossibile raggiungere Fiume con nucleo divisione che è con lui, punti su Udine - Palmanova, cercando portare con sé massimo possibile uomini e materiali ». Fu questa l 'ultima azione di comando potuta esplicare dal Generale Lomaglio, dopo di che rimase « nei giorni successivi a Fiume, più che altro, spettatore ·degli avvenimenti » (77). E' da aggiungere che il reggimento « Cavalleggeri di Alessandria » restò a Ruppa (23 km a nord di F iume), armato e in ordine, fino al 18 settembre, rifiutando di consegnare le armi ai tedeschi, preferendo iniziare operazioni con i partigiani jugoslavi dai quali successivamente fu disarmato in seguito a contrasti sorti col loro comando. Una colonna tuttavia cercò di aprirsi la strada e di raggiungere il deposito nel Friuli, ma durante la marcia venne sorpresa dai tedeschi e catturata. Anche il reggimento « Cavalleggeri di Saluzzo)), che sempre saldo era rimasto bloccato a Fiume, a disposizione del Generale Gambara, non tardò ad avere uguale sorte (78). (77) Cfr.: Relazione del Generale Cesare Lomaglio. (78) Valido il contributo della nostra Marina, che con i mezzi a disposizione, superando notevoli difficoltà, consentì il salvataggio di molti militari sbandati appartenenti alla 2 a Armata. Oltre a coloro che si erano imbarcati sui vari convogli già citati, sono da ricordare i recuperi effettuati dal Comandante Crespi che durante la navigazione da Fiume a Pola poté salvare anche il presidio dell"isola di Cherso che condusse ad Ancona, e quelli compiuti dal piroscafo llliriu partito da Spalato che poté caricare anche elementi che si trovavano nell'isola di Pdagosa, e che raggiunse Brindisi il giorno 17 dopo aver subìto vari attacchi aerei. Cfr.: UFFICIO SToRICO DELLA M.'\Rl:-IA MtuTARE: << La Marina italiana nella seconda guerra mondiale ». Volume XV: <<La Marina dall'8 settembre 1943 alla fine del conflitto >>, Roma, 19(}2. Pagg. 165, x66, 168 e 169.
Gli avvenimenti nell'ambito della 2' Armata Allegato n. 1.
DA SUPERESERCITO OPERAZIONI P .M. 10, Il 5 settembre 1943, ore 14,10
N. I I /35708 (.) Seguito I I / 35418 (.) Oggetto: Marconigramma cifrato Papa
At Comando 2 .. Armata Primo (.) Divisione << Isonzo » sia sganciata da attuali compiti et raccolta at più presto zona Postumia (.) Accordi con sa Armata (.) Secondo (.) Potrà in conseguenza essere senz ·altro arretrato schieramento blocco Kord (,) dandone notizia questo comando (.) Territorio sgomberato sia tenuto (,) ove possibile (,) da formazioni at noi fedeli (.) Terzo (.) In conseguenza movimenti di cui sopra et necessità tenersi pronti concorrere difesa Madre Patria contro minaccia anglo- sassone (,) occorre evitare azioni contro ribelli che intacchino (,) senza corrispondente vantaggio (,) efficienza Grandi Unità e ne intralcino ordinato concentramento (.) Quarto (.) Quanto sopra vale in modo particolare per XVITI Carm che dovrà procedere cessione noti presidi avanzati et predisporsi tatticamente et logisticamente at noti compiti difesa at oltranza Zara - Spalato e Sebenico (.) ROATTA
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Le operazioni delle unità italiane nel settembre - ottobre 1943 Allegato n. 2.
COMANDO 2.. ARMATA OPERAZIONI P.M. 118, lì 9 settembre 1943 N. 15372 Prot. Telescritto P.A. At Comando V Carm At Comando Divisione celert! At Comando XVII! Carm
Nell'applicazione Memoria 44 attenetevi criteri energia senza ricorrere mezzi estremi. Quanto sopra seguito evolversi situazione.
Generale RosoTTI
15)000909
Gli avvenimenti nell'ambito della 2' A1'mata
Allegato n. 3·
DAL COMANDO XVIII CORPO D'ARMATA P.M. u8, H 9 settembre 1943
N. 12374/ 0p. Seguito tele 12308JOp. (fono a mano segreto urgente)
Al Comando della Df. « Zat·a l> Al Comando della Df. << Bet·gamo »
(telescritto P.A.P.A.)
At Maridalmazia
(telescritto P.A.P.A.)
At Aeroragg,.uppamento Zemonico
(fono a mano segreto urgente)
Data 8 corrente Comando 2• Armata precisa che misure ordine pubblico Memoria 44 Superesercito siano applicate senza spargimento di sangue punto Assicurare punto Generale Sptco
Nota. - Il testo del telescritto n. 15372, in data 9 settembre (allegato n. 2), del Comando dell'Armata. fu completato dal Comando XVI!l Corpo con la frase «senza spargimento di sangue >> in seguito a comunicazione verbale (ore rS) fattagli dal Capo di S.M. della 2• Armata (a sua volta conseguente a comunicazione telefonica intercorsa fra il Generale Gastone Gambara e il Colonnello Giuseppe Cordero Lam~:a di Montezemolo, del Comando Supremo). Cfr.: Relazioni del Generale Mario Robotti, Comandante la 2" Armata, del Generale Umberto Spigo, Comandante il XVIII Corpo e del Generale Umberto Fabbri, Capo di S.M. del Comando 2 .. Armata.
CAPITOLO IX
GLI AVVENIMENTI NELL'AMBITO DEL COMANDO GRUPPO ARMATE EST E DELLA 9" ARMATA
I.- COMANDO GRUPPO ARMATE EST Direttamente dipendente dal Comando Supremo, era retto dal Generale Ezio Rosi (Capo di S.M. il Generale Emilio Giglioli). Sede del Comando: Ti rana. Erano posti alle sue dipendenze operative: - la 9~ Armata, in Albania; - il VI Corpo d'Armata, nell'Erzegovina e Dalmazia meridionale; - il XIV Corpo d'Armata, nel Montenegro; ~ il Comando Forze Armate dell'Egeo, che però venne posto alle dirette dipendenze del Comando Supremo la sera dell'8 settembre. Presso il Comando era stato insediato un nucleo germanico di collegamento agli ordini del Generale Hans Bessel, dipendente dal Comando della 2 " Armata corazzata. Nota la situazione generale delle forze italiane nella giurisdizione del Comando Gruppo Armate Est: « assoluta impossibilità di opporre blocchi di qualche consistenza alle truppe tedesche, .dislocate a masse di divisione e potentemente armate » (I). Lo spirito e il morale delle truppe erano buoni: « vi influivano in senso deleterio la deficiente forza dei reparti per la mancanza di complementi; il problema delle licenze (metà del personale non andava in licenza da trenta mesi) e il disagio recato dall'impiego a spizzico dei reparti, in buona parte dislocati in zone malariche, impiegati in un servizio che richiedeva continui spostamenti per un compito che non era sentito dalla massa della truppa>> (r). ( r) Cfr.: Relazione del Generale Ezio Rosi.
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Le operazioni d~/1~ unrtà italiane nel settembre · ottobre 1943
In contrasto con il parere manifestato dal Comandante del Gruppo Armate e su richiesta del Comando Supremo tedesco, il nostro Comando Supremo, nel periodo compreso fra il 25 luglio e 1'8 settembre, aveva autorizzato le forze germaniche ad occupare tutti gli aeroporti esistenti nella giurisdizione del Gruppo (Mo star, in Erzegovina; Podgorica, in Montenegro; Gruda presso Cattaro) e a presidiare il porto di Durazzo con unità di artiglieria, giustificando la richiesta per la protezione dello sbarco dei rifornimenti via mare. Ne derivò che << tutta la rete stradale e il maggior porto dell'Albania vennero ad essere posti sotto il controllo dei tedeschi, ai quali era altresì venuto a conoscenza ogni particolare relativo alla nostra dislocazione, ai nostri intendimenti ed allo spirito delle truppe ... » (2). In sintesi era da rilevare « la deplorevole situazione delle truppe del Gruppo in fatto di effettivi, di armamento, di mezzi di trasporto e di dislocazione, di crescente aggressività dei ribelli, di presenza di grossi presidi tedeschi ai nostri campi di aviazione e di Grandi Unità riunite e mobili ai confini, tutti potentemente armati» (3). Le forze italiane controllavano zone estesissime con funzioni militari, civili e politiche, ed i reparti erano suddivisi in distaccamenti (circa 350) costantemente impegnati in operazioni contro formazioni partigiane o nella difesa costiera o nei lavori di riattamento o di fortificazione e nel presidio di opere d'arte, vie di comunica. .. z10ne e magazzm1.
LE FORZE GERMANICHE
Dal luglio 1943 si erano venute raccogliendo, in gran parte provenienti dal fronte russo, in misura notevole (4) nelle zone adiacenti alla linea di demarcazione dell'Erzegovina, del Montenegro e dell' Albania con la Serbia, la Bulgaria e la Grecia: si trattava di forze mobili per la maggior parte corazzate. Ai primi di settembre erano dislocate a ridosso dell'Albania le Divisioni di fanteria 100.. e II4a; nei pressi del confine tra la Grecia e l'Albania la r*' Divisione da (2) Cfr.: Relazione del Generale Ezio Rosi. (3) Cfr.: Relazione del Generale Alessandro Albert, Sottocapo di S.M. del Comando Gruppo Armate. (4) Alla data del 1° settembre 1943 il totale delle forze tedesche operanti nei Balcani ascendeva a 311.000 uomini (cfr.: « Das Heer 1943- 1945 », a cura di BuRXHART Mi.iLLER • HILLEBRA~D. Editori E.S. Mittler & Sohn, Frankfurt am Main, 1~9· Pag. 147).
Gli avvenimenti presso il Comando Gruppo At·mate Est e 9 .. Armata
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montagna e la 1" Divisione corazzata. Erano poi segnalati in arrivo verso i confini deli' Albania i reggimenti corazzati r" e 2 ° « Brandenburg », già dislocati nella Grecia orientale (5). Nei settori della Erzegovina e del Montenegro erano dislocate la Divisione t da montagna corazzata SS. << Prinz Eugen » e la 29t Divisione di fanteria. Numerosi gli elementi « sfusi », nei presidì fissi. Le unità dislocate nei settori della Erzegovina e del Montenegro dipendevano dal Comando della 2 .. Armata corazzata di sede a Belgrado; le altre dal Comando Gruppo Armate Sud- Est avente sede in Salonicco. Data la loro mobilità, erano tutte in condizioni di penetrare rapidamente in Albania. « Gli avvenimenti dimostrarono che l'azione travolgente delle masse tedesche - bene armate ed equipaggiate - era preparata da lunga mano dai Comandi, ai quali era certo noto guanto era invece affatto ignoto a noi, che, nulla conoscendo delle trattative condotte dal Governo di Roma, continuavamo ad agire in buona fede, da alleati . . . » (6). La prima notizia sul concluso armistizio il Generale Rosi la ebbe alle 18,30 dell'8 settembre dal Conte Barbarich della Luogotenenza di Albania: poco prima, infatti, l'Agenzia Reuter l'aveva divulgata via radio. Il comunicato del Maresciallo Badoglio la confermò alle ore 20: fu dato ordine ai comandi dipendenti di « sorvegliare molto da vicino lo spirito dei reparti, per evitare pericolosi sbandamenti e dolorosi episodi con azioni inconsulte » (7). Verso le 22 si presentò al Generale Rosi il Maggiore Schukert ·del nucleo tedesco di collegamento; senza preamboli gli chiese, per ordine del suo comando, che venisse disposto il disarmo immediato e totale delle unità italiane: il Rosi si riservò di discuterne l'indomani con il Generale Bessel, capo del nucleo di collegamento, non avendo ancora ricevuto istruzioni dal Comando Supremo. Frattanto all'annuncio dell'armistizio, il Generale Rosi, al quale non era pervenuto il Promemoria n. 2 del Comando Supremo (8), (5) In seguito avrebbero costituito la Divisione corazzata « Brandenburg >> . (6) Cfr. : Relazione del Generale Ezio Rosi. (7) Cfr.: Relazione del Generale Ezio Rosi. (8) Perché il Generale Emilio Giglioli, suo Capo di S.M., giunto a Roma, ove era stato convocato, soltanto 1'8 mattina, non aveva potuto ripartire per Tirana.
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u operazioni ddlc unità italiane nel uttembrc- ottobre 1943
aveva rapidamente predisposto l'attuazione di un piano di azione per concentrare le truppe (9) - studiato in precedenza - e attaccare i tedeschi: si sarebbe trattato di guadagnare il tempo necessario per raggiungere le zone di raccolta delle divisioni. Nella tarda serata il Comando Supremo diede l'ordine (n. 24202 Op.) di sospendere le ostilità, ma di reagire di fronte ad eventuali atti ostili e di « tenere ad oltranza i porti di Canaro e Durazzo » (10). Pertanto nella notte venne dato ordine (fono n. 2739) di iniziare subito la riduzione dei minori presidì onde facilitare il raggruppamento dei reparti e delle divisioni, di reagire contro attacchi di truppe tedesche e partigiane miranti al possesso delle armi collettive e individuali, di evitare « finché possibile conflitti con le truppe germaniche», reagendo contro atti di ostilità, di tenere saldam ente i porti di Valona, Durazzo e Cattaro, di far partire per l'Italia le navi italiane presenti nei porti o autoaffondarle in caso . di impossibilità, di far partire tutti i velivoli per la Sicilia o distruggerli con le attrezzature aeroportuali, di considerare atto ostile il transito di notevoli forze tedesche, di non avere più alcuna preoccupazione per la difesa costiera (I I). La mattina del 9 si presentò aJ Generale Rosi il Generale tedesco Hans Bessel, capo nucleo collegamento. Essendo il Rosi venuto a conoscenza che forze germaniche si erano già messe in movimento in Albania, nel Montenegro e in Erzegovina, prospettò al Besse! la necessità di un intervento perché tali forze si astenessero da tentativi di disarmo che avrebbero compromesso la situazione; ne ebbe come risposta che avrebbe aderito alla richiesta ma che, « per non compromettere le esigenze della difesa e la sicurezza delle unità germaniche» (I2) chiedeva il disarmo totale delle unità italiane. Non intendendo aderire alla richiesta, il Generale Rosi, che aveva ormai deciso di procedere all'ammassamento delle Grandi Unità per porsi in grado di fronteggiare la situazione, iniziò col Bcssel (9) Il 6 settembre il Comando Supremo aveva ordinato di ridurre la occupazione del territorio al possesso dei porti di Durazzo e Canaro, ma tale ordine non era pervenuto al Generale Rosi (cfr.: Stato Maggiore dell'Esercito. Ispettorato dell'Arma di Fanteria: «Storia delle fanterie italiane». Volume X: « Le Fanterie nella seconda guerra mondiale». Compilatore Generale EDOARDO ScALA. Tipografia Regionale, Roma, 1956. Pag. 670). (10) Cfr.: Relazione del Generale Ezio Rosi e allegato n. x. (rr) Cfr.: Relazione del Ten. Col. Goffredo Zignani, Capo Ufficio S.M. del Comando 9a Armata. (12) Cfr.: Colonnello GAETANO GrANNuzzr: « L'Esercito vittima dell'armistizio ». Tipografia P. Castello, Torino, 1947. Pag. 52.
Gli avvenim enti presso il Coma ndo Gruppo Armate Est e 9.. Armata
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le trattati ve per cercare <ii ottenere le migliori condizioni, tenuto conto che gli sarebbero occorsi almeno cinque giorni, per realizzare il suo progetto e sempre nell'attesa di nuove direttive dall'Italia. Perciò avvertì il Bessel che in merito alla richiesta di .disarmo non avrebbe potuto comunicare la sua decisione prima del giorno 13 inten<iendo consultarsi col Comando Supremo. Respinse inoltre la proposta di collaborare con i tedeschi e invitò i Comandi dipendenti a dirimere ogni eventuale conflitto, vietando le iniziative personali <:lei comandanti, che avrebbero dovuto attendere i suoi ordini, indicando per le divisioni del Gruppo Armate le zone di radunata (r3) e ordinando altresì di non opporre resistenza a forze tedesche che avessero occupato l'isolotto di Saseno, posto all'ingresso della baia di Valona. Verso le 22 del ro il Generale Bessel inviò al Generale Rosi un ultimatum con il quale gli imponeva la firma immediata dell'ordine <ii .disarmo, assicurandolo nel contempo circa il rimpatrio delle truppe italiane via mare. Il Generale Rosi tentò ancora di prendere tempo, mostrandosi proclive alla cessione <ii una parte delle artiglierie e delle altre armi pesanti, che non si sarebbero potute portare al seguito delle truppe (il mattino del ro con fono n. 2776 aveva ordinato la distruzione delle artiglierie e delle armi pesanti nel caso <ii sbarco di forze alleate per evitare che qualche reparto aprisse il fuoco contro di esse); i magazzini di rifornimento sarebbero però dovuti rimanere a esclusiva disposizione <ielle unità italiane. Le trattative, sulla base di tali proposte, avrebbero dovuto concludersi l 'indomani, con il Generale Lothar Rendulic, Comandante la 2 .. Armata corazzata tedesca, che sarebbe giunto in volo a Tirana da Belgrado. In effetti il Rendulic vi giunse iJ mattino dell'n, ma alla se<ie del Comando Gruppo Armate si presentò in sua vece il Generale Gnam dell'aviazione tedesca, seguìto da reparti di carri armati e autoblindo. Circondata la palazzina del Comando furono puntate le armi contro di essa; il Generale Gnam fece irruzione nei locali, seguìto da armati, raggiunse l'ufficio del Generale Rosi, lo .dichiarò prigioniero insieme al Generale Albert (che rivestiva le funzioni di Capo di S.M. in assenza del Generale Giglioli rimasto in Italia), concedendogli solo cinque minuti di tempo per raggiungere l'aeroporto ove un aereo era in attesa. Con i due generali furono catturati tutti gli ufficiali .del Comando. II Gen. Rosi, impossibilitato a rea-
(r3) Cfr.: Relazione del Generale Ezio Rosi. 24. - U.S.
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Le operazioni delle unità italiane nel settembre - ottobre 1943
gire (14), salutò i suoi ufficiali nel frattempo radunati, invitandoli a ripetere con lui il grido di << Viva l'Italia » e lasciò il Comando. Dopo un'ora partiva per Belgrado (15). Lo stesso giorno il Generale Rendulic incaricò il Generale Renzo Dalmazzo - Comandante la 9a Armata - di assumere il Comando del Gruppo d'Armate, avvertendolo che tutte le forze che lo componevano erano da considerarsi prigioniere di guerra.
II.- GLI AVVENIMENTI NELL'AMBITO DELLA 9" ARMATA (Schizzo n. 1)
La 9a Armata era agli ordini del Generale Renzo Dalmazzo. Capo di S.M. il Generale Carlo Tucci. Sede del Comando: T irana. Comprendeva le seguenti forze: IV Corpo (Generale Carlo Spatocco, Capo di S.M. Colonnello Piramo Pasquini). Sede del Comando, Durazzo: - Divisione di fanteria « Perugia » (Generale Ernesto Chiminello, Capo di S.M. Maggiore Sergio Bernardelli). Sede del Comando: Argirocastro; - Divisione di fanteria « Parma» (Generale Enrico Lugli, Capo di S.M. Tenente Colonnello Pietro Berardo). Sede del Comando: Valona; - Divisione di fanteria motorizzata « Brennero » (Generale
(14) Il Generale Alessandro Albert nella sua relazione scrisse: (( ero e sono convinto che qualunque cosa il Generale Rosi avesse fatto contro i tedeschi, l'esito finale degli eventi nel territorio di sua giurisdizione non poteva essere diverso da quello che fu. Si sarebbe avuto soltanto, in più, un altrettanto vasto quanto inutile dispendio di vite umane'' · (rs) Sulla mancata reazione del personale di vigilanza al Comando il Tenente Cicconi - addetto all'Ufficio operazioni - nella sua relazione scrive che « da parte dei carabinieri di guardia e dell'altro personale di servizio non fu possibile opporre la minima resistenza perché l'irruzione in forze fu fulminea e facilitata dall'apertura del cancello d'ingresso alla villa per far entrare l'auto del Generale Besse! " (con il quale era il Generale Gnam).
Gli avvenimenti presso il Comando Gruppo Armate Est e 9a Armata 37 I
Aldo Princivalle, Capo di S.M. Tenente Colonnello G. Battista Calegari). Sede del Comando: Sassobianco (10 km ad est di Durazzo); - truppe e servizi di Corpo d'Armata; - elementi di rinforzo. XXV Corpo (Generale Umberto Mondino, Capo di S.M. Colonnello Gino Boccia). Sede del Comando, Elbasan: - Divisione di fanteria « Arezzo » (Generale Arturo Torriano, Capo di S.M. Tenente Colonnello Carlo Verzegnassi). Sede del Comando: Korcia; - Divisione di fanteria « Firenze » (Generale Arnaldo Azzi, Capo di S.M. Maggiore Ernesto Chiarizia). Sede del Comando: Di bra. Settore « Z » - Scutari- Kossovo (Generale Federico D'Arie, Capo di S.M. Colonnello Bruno Civoli). Sede del Comando, Prizren: - Divisione di fanteria « Puglie » (Generale Luigi Clerico, Capo di S.M. Tenente Colonnello Antonio Morelli). Sede del Comando: Prizren; - reparti Guardia alla frontiera; - elementi di rinforzo; - reggimento cacciatori d'Albania. Raggruppamento unità celeri (Generale Francesco Mayer). Sede del Comando, Ti rana: ____,. reggimento « Lancieri di Firenze »; - reggimento « Cavalleggeri del Monferrato » ; - reggimento « Cavalleggeri Guide » ; - XLVI battaglione bersaglieri; - IV gruppo corazzato « Nizza Cavalleria » ; - XXVI battaglione milizia; - r reparto autonomo. Difesa territoriale. Sede del Comando, Tirana: - 383o reggimento fanteria << Venezia >> ; - LII battaglione mitraglieri; - un battaglione milizia; - uno squadrone carri L; - una batteria contraerea.
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ù opuaz1oni delle unità italiane nel settembre- ottobre 1943
Intendenza di Armata (Col. Di Lorenzo). Sede Tirana.
26° Comando Guardia alla frontiera. Sede Tirana. Forza complessiva: circa 130.000 uomini, di cui ctrca 12.000 albanesi. Un numero imprecisabile di militi albanesi faceva parte della Milizia Volontaria Albanese. Dipendevano dal Comando di Armata vari elementi delle altre Forze Armate. In particolare: nel settore del IV Corpo aveva sede, a Durazzo, il Comando militare marittimo dell'Albania (Marialbania) retto dall'Ammiraglio di Divisione Manlio Tarantini (16); a Tirana avevano sede il Comando Aviazione Albania (Gen. Ferroni) e il Comando Guardia di Finanza (Gen. Di Gaetano) comprendente tre legioni. Compiti dell'Armata: difesa delle coste albanesi (sviluppo circa 350 km) e delle frontiere (circa 750 km); presidio dei porti e dei centri principali, protezione delle vie di comunicazione, dell'oleodotto, dei campi petroliferi, delle miniere e degli stabilim enti più importanti; tutela dell'ordine pubblico, repressione dei focolai della rivolta; esecuzione di vari lavori di fortificazione. Ne derivava un largo frazionamento delle forze in numerosi presidì e nuclei (circa 28o) e sulla estesissima fascia costiera (17). n morale delle truppe risentiva dell'andamento sfavorevole della guerra e della lunga permanenza oltremare: le notizie relative alla invasione della Sicilia e della Calabria avevano destato viva impressione in molti militari di quelle regioni. La situazione, nell'insieme, non era semplice, né di agevole soluzione. Il Comando dell'Armata, nella fredda e obiettiva valutazione di tutti gli elementi, la considerava e la vedeva in tutta la sua gravità. Tra l'altro sentiva che era difficilissimo « far fronte alle necessità interne e contemporaneamente a possibili attacchi esterni, per mancanza di mezzi - quantità e qualità - e di riserve ». E poiché « molti dei compiti affidati all'Armata erano ispirati a sole esigenze politiche » ed erano « la causa principale della dispersione e del logodo delle forze >> , il Comando aveva « proposto a varie riprese di (x6) Cfr.: UFFICIO STORICO DELLA MARINA MILITARE: « La Marina italiana nella seconda guerra mondiale >>. Volume XV: « La Marina dall'S settembre 1943 alla fine del conflirto >> . Compilatore Ammiraglio di Squadra Gn:sEPPE FrORAVA:-:zo, Roma, 19(52. Pagg. da 176 a 184. (x7) Cfr.: Relazione del Generale Carlo Tucci.
Gli avvenimenti presso il Comando Gl'uppo At·mate Est e 9" At·mata 3 7 3
abbandonare tutti i compiti politici, concentrare le forze in zona favorevole alla difesa (regione nord- occidentale) per affrontare il nemico su terreno e con mezzi adeguati, ma tali proposte non erano state accolte essenzialmente per ragioni politiche » (18). Per poter concentrare, indisturbati, buona parte delle forze e <.lei mezzi in quella regione, era stato valutato un tempo non inferiore a 15 giorni. Soltanto in un minimo di 5 giorni, abbandonando depositi, magazzini e materiali non di reparto, ciascuna divisione avrebbe potuto raccogliersi e anche avviarsi verso una zona centrale di raccolta - ciò che avrebbe posto in una situazione di crisi l'Armata, anche per i riflessi nei rifornimenti - sempre che i movimenti non fossero stati disturbati. Inoltre molto difficile si presentava la situazione politico- militare. In seguito agli avvenimenti del 25 luglio e all'andamento sfavorevole delle operazioni in Sicilia, si era delineata, fin dai primi di agosto, una sensibile attività di rivolta. In particolare esistevano: nel Kossovo, un movimento separatista appoggiato dai tedeschi; nell'Albania centrale un Governo libero albanese a carattere nazionalista (formatosi alla macchia), appoggiato dagli alleati e tendente alla direzione e al coordinamento dell'azione dei vari gruppi ·di ribelli ; nell'Albania meridionale, infine, una organizzazione partigiana efficiente, di carattere comunista, che agiva sotto la direzione di ufficiali britannici i quali ne assicuravano i rifornimenti. Aspetto caratteristico: l'azione di questi gruppi era tutta diretta contro le forze italiane e perciò erano stati moltiplicati gli atti di sabotaggio e gli attacchi alle autocolonne, ai presidi, ai posti di guardia, ai magazzini e depositi. Alla vigilia dell'armistizio erano in corso di preparazione e di svolgimento, nel territorio dell'Armata, operazioni di rastrellamento, con la partecipazione di forze tedesche.
*** Il Comando dell'Armata ebbe notizia del concluso arm1stJ.z1o molto tempo prima di averne ricevuto conferma ufficiale: verso le ore 18 <.lell'8 settembre il suo servizio informazioni l'aveva appresa attraverso radio Ankara. Interpellato subito telefonicamente il Gabinetto del Ministero della Guerra, se ne era avuta una smentita. Solo alle ore 20 venne appreso l'annuncio ufficiale.
(r8) Cfr. : Relazione del Generale Renzo Dalmazzo.
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Anche presso la 9"' Armata si ebbero sorpresa, perplessità, disorientamento e costernazione nei Comandi; per contro euforia nella truppa. Al Comando si fecero varie supposizioni (19) tenuto conto che l'Armata era stata tenuta all'oscuro di tutto. Verso le 22, per iniziativa tedesca, ebbe luogo presso il Comando una riunione con la partecipazione del Capo di S.M., del Comandante l'Aeronautica d'Albania e del Generale tedesco Gnam, Comandante l'Aeronautica germanica. Il Gnam chiese il passaggio ai tedeschi dei campi di aviazione e delle truppe italiane che vi erano dislocate, allo scopo di contrastare una eventuale azione anglo- americana. Il Generale Dalmazzo, pur respingendo la richiesta, si limitò a rispondere che si riservava di chiedere ordini in merito alle autorità superiori. Rimase d'intesa che se avessero attaccato le forze partigiane, le truppe italiane avrebbero sorretto quelle tedesche; in caso di attacco anglo - americano si sarebbero ritirate su posizioni idonee per non ostacolare la reazione germanica. Comunque, l'indomani il Generale Ferroni si sarebbe recato in volo nei campi di aviazione con il Generale Gnam per designare di comune accordo le posizioni sulle quali le forze italiane si sarebbero dovute ritirare (2o). L'azione dei ribelli nel frattempo proseguiva: la sera dell'8 erano in corso ben otto combattimenti contro di essi in varie local ità del!' Albania. Improvvisamente, in serata, ad opera dei tedeschi, venivano interrotte le comunicazioni telefoniche. Alle 22.30 giungeva dal Comando XXV Corpo la notizia dell'avvistamento di una colonna motorizzata tedesca in movimento dalla sponda orientale del lago di Ocrida. Nel contempo movimenti di forti colonne motorizzate tedesche vennero iniziati verso il Kossovo, il Di brano e la zona dei laghi, con direttrice Elbasan; verso la regione meridionale dell'Albania, con direttrici Argirocastro e Valona. Giun se nella notte il fonogramma 2739 del Comando Gruppo Armate che dava istruzioni sull'atteggiamento da tenere verso i tedeschi e subito dopo l'ordine di iniziare il raggruppamento delle forze, far partire o autoaffondare le navi e far rientrare in Italia i velivoli o distruggerli con le attrezzature aeroportuali; considerare
(19) Cfr.: Relazione del Generale Renzo Dalmazzo. (zo) Cfr.: Relazione del Colonnello Giuseppe Stefanelli, Sottocapo di Stato Maggiore del Comando di Armata.
Gli avvenim enti presso il Comando Gruppo A rmate Est e 9.. Armata
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atto ostile il transito in forze consistenti tedesche nel territorio albanese (21). Il mattino del 9 forze tedesche provenienti da Mitrovica, Ocrida e Janina raggiungevano Prizren, Elbasan, Tepeleni, intimando il disarmo ai reparti italiani dislocati in quelle località; un battaglione di « SS » giungeva a Tirana. Il Comando dell'Armata ordinava alle divisioni di raccogliere le loro forze come segue: - Divisione « Arezzo » : zona di Elbasan; - Divisione << Firenze >> : zona di Burreli; - Divisione « Brennero >> : zona di Durazzo; - Divisione « Puglie >> : zona di Scutari; ----, Divisioni « Parma >> e « Perugia >> : zona di V alona. Ma soltanto la Divisione « Firenze >> poté iniziare i movimenti: le altre furono seriamente impedite dalle forze tedesche e dalla interruzione generale dei collegamenti a filo che paralizzò ogni possibilità di chiedere direttive e comportarsi in conseguenza (22). Nel frattempo altri gravi avvenimenti si verificavano: due reggimenti «Cacciatori d'Albania >>, nel Kossovo, avevano fatto causa comune con i tedeschi imprigionando vari nostri ufficiali; la regione di Kossovo aveva proclamato l'indipendenza; la Divisione « Parma » era stata in gran parte disarmata e molti dei suoi componenti erano stati avviati in campi di concentramento. A sua volta la roG"' Divisione cacciatori tedesca aveva bloccato tutte le centrali telefoniche e procedendo lungo la valle dello Scumbini, alle ore I2, era entrata in Elbasan proseguendo subito per Tirana, ove sarebbe giunta nelle prime ore del giorno IO. Molti militari italiani (23) raggiungevano le bande albanesi con l'intenzione di unirsi ad esse nella lotta contro i tedeschi, altri venivano però disarmati. Il mattino del IO punte motorizzate tedesche entravano in Durazzo tentando di occupare il porto e di impossessarsi delle navi alla fonda: immediata la reazione di un battaglione mitraglieri e delle batterie ·di marina, ma le forze tedesche ebbero il sopravvento: vi furono perdite da entrambe le parti: degli italiani 20 morti e feriti, dei tedeschi r5. Si addivenne ad un accordo: le navi italiane non avrebbero tentato di lasciare il porto o di autoaffondarsi (24). (2r) Cfr.: Relazione del Tenente Colonnello Goffredo Zignani, Capo Ufficio S.M. presso il Comando di Armata. (22) Cfr.: Relazione del Tenente Colonnello Goffredo Zignani. (23) Cfr.: Relazione del Colonnello Giuseppe Stefanelli. (24) Cfr.: Relazione del Generale Giacinto Peano.
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Nel contempo reparti della I a Divisione alpina tedesca proveniente da Janina continuavano la loro azione proseguendo su Valona (25). La situazione al mattino del 10 era la seguente: nel settore settentrionale, occupata la regione di Scutari; nel settore centrale, occupata Elbasan da cui due colonne avevano proseguito per Durazzo e Tirana; nel settore meridionale, era stata consolidata la occupazione di Valona e si era iniziato il disarmo delle nostre truppe (26). Un tentativo di collaborazione con i ribelli, previ contatti con un ufficiale britannico che si trovava con essi, non riuscì perché l'ufficiale non godeva di alcun prestigio e le bande continuavano ad esserci ostili, mentre i tedeschi procedevano alla occupazione di tutto il territorio. In quella tragica situazione il Comando di Armata diramava l'ordine n. 9009 per confermare la ingiunzione di respingere ogni richiesta di cessione delle armi; ma il giorno II lo stesso Comando, in seguito ad ordine ·del Gruppo Armate, diramava l'ordine n. 9017 (allegato 2) per la parziale consegna delle arm i. Verso le ore 12 dell'II il Generale Dalmazzo veniva convocato dal Generale Rendulic il quale gli comunicava che tutto il Gruppo di Armate era da considerarsi prigioniero e che le truppe italiane dovevano per via ordinaria avviarsi alle stazioni ferroviarie di carico in territorio jugoslavo. Vane le proteste del Generale Dalmazzo per l'atteggiamento delle forze tedesche e per l'avvenuta dichiarazione che l'Albania doveva considerarsi territorio occupato tedesco. Fino a quel momento soltanto le Divisioni << Firenze » e « Perugia >> erano sfuggite al disarmo : « l'Armata era in via di totale disfacimento senza che nulla si fosse effettivamente tentato per opporre un valido argine a tale sfacelo>> (27). Il mattino del 12, il Comando di Armata diramava l'ordine n. 9042 per il movimento verso nord- est con inizio probabile il 13 e col solo armamento individuale; nel frattempo aveva segretamente studiato la possibilità di concentrare le forze residue e ancora efficienti nell'Albania settentrionale per spostar le quindi verso le Bocche di Cattaro, appoggiandosi ad un forte nucleo della Divisione << Firenze » che operava nella regione montana del Mathi e nella quale dovevano affluire aliquote delle truppe che da Elbasan si dirige-
(25) Cfr.: Relazioni del Generale Carlo Tucci e del Ten. Col. Amedeo de Saulpaint, quest'ultimo direttore del servizio trasporti dell'Armata. (26) Cfr.: Relazione del Ten. Col. de Saulpaint. (27) Cfr. : Relazione del Ten. Col. Goffredo Zignani.
Gli avvenimenti presso il Comando Gruppo Armate Est e 9a Armata 377
vano verso Struga, mentre gran parte della Divisione « Brennero » stava per giungere a Valona (28). Intanto i tedeschi intensificavano il lancio di manifestini dagli aerei, invitanti gli albanesi a far causa comune con loro, mentre veniva divulgata la voce che il trasferimento delle nostre forze residue aveva lo scopo di farle rimpatriare. D'altronde una aliquota delle truppe rifiutava di combattere contro i tedeschi o di collaborare con essi, mentre erano da escludersi l'intervento di mezzi aerei e navali alleati (29), e reazioni organizzate. Come si vedrà, riusciva a sottrarsi soltanto la quasi totalità della Divisione « Firenze» alla quale si unirono reparti di altre divisioni, fusi nelle formazioni partigiane. Altri elementi isolati, in nuclei, si unirono ai partigiani; alcuni, infine, tentarono di sistemarsi presso gli abitanti delle montagne. Il 19 settembre, il Generale Dalmazzo venne internato; rimase presso il Comando di Armata il Capo di S.M., Generale Tucci, con altri ufficiali, ma ai primi di ottobre vennero anche essi internati. La 9a Armata non esisteva più. Le forze tedesche erano penetrate in Albania, provenendo dalla Grecia, dal lago di Ocrida, dal Montenegro e dal Kossovo, effettuando il metodico disarmo di tutti. Il Generale Spatocco, Comandante del IV Corpo, aveva espresso l'intendimento di assumere il comando degli sbandati italiani con piena autonomia e con l'aiuto degli alleati e aveva avuto al riguardo un colloquio con esponenti del governo albanese. Ma lo stesso giorno 21 veniva catturato e inviato in Germania (30). Modestissimo l'intervento della nostra Aeronautica nel corso della lotta : qualche aereo isolato, limitatamente alla seconda metà di settembre e ai primi di ottobre, non certo in grado di dare valido concorso alla resistenza, ma utilissimo per assicurare il collegamento col Comando Supremo; d'altra parte le condizioni dell'Arma aerea in quel momento non avrebbero potuto consentire un qualsiasi contributo efficace (31 ).
(28) Cfr. : Relazione del Generale Carlo Tucci, Capo di S.M. del Comando di Armata. (29) Cfr.: Relazioni dei Generali Renzo Dalmazzo e Carlo Tucci. (3o) Nel corso di una marcia di trasferimento, durante l'internamento, il Generale Spatocco tentò la fuga. Nuovamente catturato, venne barbaramente trucidato il 28 gennaio 1945 perché caduto, per spossatezza, durante la marcia. (3r) Cfr.: ANGELO Lom: « L 'Aeronautica italiana nella guerra di liberazione>>. Ufficio Storico dell'Aeronautica Militare, Roma, r96r. Pagg. 129 e 130.
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L~ op~razioni d~/1~ unità italian~ nd utumbr~- ottobr~
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*** Meritano particolare trattazione le vicende delle Divisioni di fanteria « Perugia» e « Firenze » per il loro valoroso comportamento e alcuni episodi di reparti delle Divisioni « Arezzo », « Brennero», « Parma » e « Puglie » (32).
SETTORE DEL IV CORPO D 'ARMA T A DIVISIONE (( PERUGIA )) (33)·
Presidiava il settore Scutari - Kossovo col 129" fanteria (Col. Gustavo Lanza) e unità varie, dislocati nella zona di ArgirocastroGjorgucati- Delvino; col Comando fanteria divisionale (Col. Giu(32) Tra i numerosissimi episodi sono anche da ricordare il valoroso comportamento del reggimento « Cavalleggeri del Monferrato » (appartenente al Raggruppamento unità celeri) che si era battuto a Devoli e Berat il 13 e il rs settembre e quello del IV gruppo corazzato << Nizza Cavalleria » (dello stesso raggruppamento) il cui Comandante, Ten. Col. Luigi Goytre, cadde in combattimento a Tirana, il 13 settembre. Alla sua memoria venne concessa la Medaglia d'Oro al Valor Militare, con la segueme motivazione: « In un momento tragico per la Patria e di smarrimento delle sue Forze Armate, tenendo fede al giuramento prestato opponeva con fierezza di spirito, degna delle nobili tradizioni dell'Esercito italiano, un categorico rifiuto all'ordine impartitogli di cedere le armi ai tedeschi e di arrendersi. Pur essendo consapevole dei gravi rischi cui si votava reagiva immediatamente organizzando onorevole reazione. Fallito il tentativo di guadagnare alla sua causa un comandante che poteva validamente opporsi col suo reparto di artiglieria alla caduta in mani nemiche di un importante aeroporto, non esitava ad impegnarsi in un impari aspro combattimento di cui era l'ardente animatore, ma nella dura lotta cadeva colpito a morte. Mentre esalava, dopo atroce agonia, l'ultimo respiro, si perfezionava quella resa che nel suo fine intuito doveva essere respinta ad ogni costo. Col supremo sacrificio segnava ai più la luminosa via del dovere e dell'onore >>. Tirana, 13 settembre I943· Altra Medaglia d'Oro al Valor Militare venne concessa alla memoria del Maggiore Carlo Pirzio Biroli, Capo di S.M. dello stesso Comando Raggruppamento, con la medesima motivazione. (33) Inquadrava i reggimenti di fanteria 129" e 130", il 151° reggimento artiglieria da campagna, il CLI battaglione mitraglieri (dislocato a Fieri, a disposizione di altra Grande Unità), il CLI battaglione mortai, il CLI battaglione misto genio e le unità dei servizi divisionali. Le erano stati assegnati in rinforzo il II battaglione del 49• fanteria << Parma », il l gruppo artiglieria della << Ferrara » e il III gruppo artiglieria della << Venezia» e il 29" ospedale da campo.
Gli avvenimenti pt·esso il Comando G1"Uppo Armate Est e 9.. Armata 3 79
seppe Adami), il 130° fanteria (Col. Eugenio Ragghianti) e altri elementi presidiava il settore di Tepeleni- Klisura- Premeti. Il 151° reggimento artiglieria (Col. Giovanni Rossi) aveva i gruppi schierati sul litorale montenegrino. Subito dopo l'annuncio dell'armistizio la divisione aveva ricevuto ordine di muovere verso la costa. Il 9 settembre, una brigata corazzata tedesca proveniente dalla Grecia e diretta a Valona, intimò al Comandante della divisione e ai presidi italiani, che incontrava sul proprio itinerario (GjorgucatiArgirocastro- Tepeleni), di cedere le armi. Ricevuti decisi rifiuti, si limitò a lasciare in posto distaccamenti con l'evidente scopo di controllare i movimenti e di incapsulare i minori reparti italiani, impedendo ad essi qualsiasi azione; erano in ciò coadiuvati da bande di collaborazionisti albanesi. Combattimenti furono sostenuti con perdite (18 feriti e qualche disperso), ad Argirocastro, il giorno IO e alla stretta della Vojussa, il giorno 13, con I I morti e feriti (34). Il mattino del 13 ribelli e nazionalisti albanesi occupavano la città di Argirocastro e chiedevano la consegna delle armi, ma erano ricacciati, il q, con gravi perdite. La situazione diveniva sempre più grave e nel contempo le forze tedesche inviavano al Comando divisione un ultimatum scritto, intimante al Generale Chiminello di raggiungere con le sue forze la città di Tepeleni da essi occupata, ultimatum che sarebbe scaduto alle ore 17 dello stesso giorno. Il Generale Chiminello, deciso a non ottemperare, volle peraltro che fossero interpellati i reparti (comprendenti in quel momento anche il I gruppo di artiglieria della Divisione « Ferrara » e vari contingenti della Divisione « Parma » nel frattempo unitisi alla « Perugia»), essendo suo intendimento portarsi a Porto Edda (Santi Quaranta) che risultava libero e sgombero da tedeschi. La proposta fu accolta a grande maggioranza e il Generale Chiminello, impossibilitato ad ottemperare agli ordini in precedenza ricevuti di muovere verso la costa con tutte le sue unità, diramò l'ordine (35), il 15, alle forze
(34) Cfr.: Relazione del Capitano Vinci, addetto al Comando Divisione. (35) Nella sua relaz ione il Capitano Vinci, del Comando Divisione, così descrive lo stato d'animo del Generale Comandante in quel momento: << lo comprendevamo e vedevamo quale terribile lotta si svolgeva nel suo cuore tra la necessità di compiere il dovere di soldato e la gravissima responsabilità che si sarebbe assunta nel prendere una decisione di cui non si potevano immaginare le conseguenze ».
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Le operazioni delle unità italiane nel settembre- ottobre 1943
dislocate nella zona di Argirocastro di ripiegare su Valona, mentre egli, attraverso i monti, avrebbe tentato di raggiungere Porto Edda con le truppe di fanteria di cui disponeva, nell'intento di difendere le coste contro prevedibili sbarchi. Il giorno 19, mentre la colonna del Generale Chiminello sostava a Delvino (presso Porto Edda) un aereo lanciava il messaggio n. 1225 del Comando Supremo, datato 18, con l'ordine di difendere Porto Edda ad oltranza, assicurando che tutti gli uomini non validi sarebbero stati sgomberati in Italia, e prospettando altresì la necessità che le truppe affluissero a Porto Edda ove sarebbero state impiegate per la difesa o sgombrate. In risposta il Chiminello inviò al Comando Supremo una lettera, a mezzo del comandante di un convoglio di navi in partenza per Brindisi, così concepita: « Sono con gran parte della divisione (circa 6.ooo uomini e 400 ufficiali) a Delvino presso Porto Edda. Non ho ceduto le armi a nessuno. H o combattuto per aprirmi il passo e raggiungere Delvino. Non abbiamo viveri e disponiamo di scarse munizioni. Venite a rilevarci al più presto possibile, altrimenti dovremo arrenderci per fame» (36). Il Comando Supremo rispose a mezzo messaggio aereo il giorno 21, inviando il suo elogio e incitando a proseguire la resistenza in fiduciosa attesa dei soccorsi. Il giorno 22 la colonna Chiminello giungeva a Porto Edda e ne iniziava la sistemazione a difesa; a sera arrivavano due piroscafi che imbarcavano 2.000 sbandati e salpavano. Con essi partiva il Ten. Col. Emilio Cirino, comandante il I battaglione del 129° fanteria, latore di una lettera (allegato n. 3) diretta al Comando Supremo, che illustrava la situazione. Il Cirino aveva l'ordine di ritornare a Porto Edda e vi fece ritorno alle 21,30 del 24 con un convoglio di tre piroscafi trasportanti viveri e munizioni, latore della risposta del Comando Supremo (allegato n. 4) che inviava un vivo elogio e ordinava di resistere. Su due piroscafi venivano imbarcati altri 2.ooo uomini che salparono all'alba del 25; il terzo venne colpito e affondato dai tedeschi l'indomani mattina (37). Intanto verso Porto Edda stavano già confluendo bande di collaborazionisti albanesi in appoggio alle truppe germaniche che il pomeriggio del 26, dopo essersi accostate con natanti che inalbera(36) Cfr.: Relazione del Capitano Vinci. (37) Cfr.: Stato Maggiore dell'Esercito, Ispettorato dell'Arma di Fanteria: « Storia delle fanterie italiane >l . Compilatore Generale EDOARDO ScALA. Volume X: « Le Fanterie nella seconda guerra mondiale », Tipografia Regionale, Roma, 1956. Pag. 678.
Gli avvenimenti presso il Comando Gruppo Armate Est e 9" Armata 38 I
vano la bandiera bianca, aprivano il fuoco. Venivano messe in fuga con la cattura di armi e uomini. Mentre i reparti attendevano da Bari gli altri trasporti navali (confermati via radio dal Comando Supremo), un aereo ritenuto da taluni sconosciuto (38) ma che in realtà era italiano (39), sorvolò la zona verso le ore 16 dello stesso giorno 26 e lanciò un messaggio: il Comando Supremo comunicava che gli attesi trasporti sarebbero affluiti a Porto Palermo anziché a Porto Edda, non essendo prudente per le navi raggiungere quest'ultimo porto, tenuto conto che il giorno precedente era caduta Corfù. Le truppe - aprendosi un varco fra i collaborazionisti albanesi con i residui reparti rimasti ancora armati, poiché gli altri erano stati costretti a cedere le armi ai partigiani - giunsero a Porto Palermo il 30, ove vennero impegnate, all'altezza di Borsch, in un massiccio attacco di una colonna motorizzata tedesca che aveva già occupato la località; dopo aver subìto gravissime perdite furono costrette ad arrendersi e ad avviarsi, disarmate, nuovamente a Porto Edda (4o). Il Generale Chiminello aveva deciso di presentarsi ai tedeschi e di lasciare liberi i dipendenti di regolarsi come credevano, ma il 0 I ottobre fu catturato con quasi tutti coloro che avevano combattuto a Borsch (41). Il 5 ottobre ebbe luogo a Porto Edda una esecuzione in massa di ufficiah e sottufficiali che vennero mitragliati e gettati in mare, molti furono decapitati di fronte alle truppe disarmate e perciò impotenti: perirono così circa 120 ufficiali dei reparti e tutti quelli del Comando divisione. Le salme di quelli fucilati a terra, accatastate, vennero cosparse di benzina e incendiate; la testa del Generale Chiminello, spiccata barbaramente dal busto e issata su di una picca, fu mostrata come sanguinoso trofeo ai soldati inorriditi (42).
(38) Cfr.: ScALA: op. cit., pag. 678 e GIOVANNI BoNOMI (già cappellano del 151° reggimento artiglieria): « Sacrificio italiano in terra albanese ». La Prora, Milano, 1949· Pag. 136. (39) Cfr.: Lom: op. cit., pag. 130. (40) Cfr.: Relazione del Capitano Vinci. (4I) Cfr.: Relazione del Capitano Vinci. (42) Cfr.: BoNOMl: op. cit., pag. 158; ScALA: op. cit., pag. 678; Relazioni del Capitano Vinci e dei Tenenti medici del 129° fanteria Alpi e Galbani. Cfr. anche: GABRIO LoMBARDI: op. cit., pag. 314: in data 14 settembre il Generale von Senger aveva ricevuto l'ordine per effetto del quale gli ufficiali catturati dopo il ro settembre dovevano considerarsi franchi tiratori e come tali dovevano essere passati per le armi.
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Altri reparti (fanti, artiglieri, genieri, elementi dei servizi divisionali) prima della resa, si erano dati alla montagna; contro di essi i tedeschi iniziarono rastrellamenti, catturando il 5 presso Kalarat vari ufficiali del 129°. Condotti nel vallone di Kucj (43), a circa venti chilometri dalla costa, vennero trucidati : fra di essi il Maggiore Gigante, il Tenente Restetti e il Sottotenente Ridolfi. A Porto Palermo avevano nel contempo fucilato il Colonnello Lanza, comandante del 129° e il Tenente Colonnello Cirino - entrambi avevano voluto contestare ai tedeschi la legittimità della esecuzione (44) - il Maggiore Malerbi, il Maggiore del genio Stefano Fato e numerosi altri ufficiali. Del valoroso Ten. Col. Archimede Costadura, Comandante il I gruppo artiglieria della « Ferrara » non si ebbero più notizie. In totale furono fucilati 137 ufficiali della divisione (45). Sfuggirono ai rastrellamenti circa 3.ooo uomini; altri riuscirono a raggiungere le Truppe della Montagna (poste agli ordini del Generale Azzi, Comandante la Divisione « Firenze ») seguendone le sorti (46).
*** Come si è visto, il 130° fanteria con altre unità era invece dislocato nel settore di Tepeleni, unitamente al comando della fanteria divisionale (Col. Giuseppe Adami). N ell'intento di raccogliere la maggior parte delle forze vennero fatti tentativi per fare affluire a Tepeleni, da Premeti e Klisura, i battaglioni I e III ma essi, nel corso del movimento, furono attaccati e decimati da collaborazionisti albanesi lungo la valle della Vojussa, cosicché raggiunsero Tepeleni soltanto 350 superstiti dei due battaglioni, mentre i tedeschi rastrellavano e trucidavano sul posto i dispersi, col concorso del mitragliamento e dello spezzonamento aereo. Il Colonnello Adami, raccolte le altre forze disponibili in una colonna di formazione, tentò di raggiungere V alona, nella speranza di trovare possibilità di imbarco ma, nei pressi di Drakovica, un attacco concomitante di reparti tedeschi e bande albanesi, tentò di sbarrargli la strada; V alona fu tuttavia (43) Cfr. : Relazione del Capitano Vinci. (44) Cfr.: GABRIO LOMBARDI: « L '8 settembre fuori d'Italia ». Editori U. Mursia & C., Milano, 1~6. Pag. 3II · (45) Cfr.: ScALA: op. cit., pag. 678. Ma il dato appare impreciso : in effetti il numero degli ufficiali fucilati è da ritenersi di gran lunga maggiore. (46) Cfr.: Relazioni del Generale Arnaldo Azzi e del Colonnello Giovanni Rossi, Comandante il 151° reggimento artiglieria.
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raggiunta a prezzo di nuove e sanguinose perdite. Qui furono tmbarcati i feriti e gli ammalati su di un piroscafo in partenza per l'Italia, ma che non giunse mai a destinazione perché, danneggiato dalle batterie costiere tedesche che si erano installate a Saseno e costretto ad invertire la rotta, fu poi silurato al largo di Cattaro da un sommergibile germanico (47). Intanto i 500 superstiti del 130° fanteria continuavano in Valona una disperata resistenza, che si protrasse fino al 20 settembre allorché, stremati e senza rifornimenti, vennero catturati e poi deportati (48): pochi riuscirono a salvarsi. Così finì la gloriosa vicenda della Divisione « Perugia » in Albania: la resistenza proseguì tuttavia da parte di numerose altre unità che si erano date alla lotta partigiana sulle montagne. « Non solamente reparti della Divisione "Perugia" cercarono di raggiungere il mare; non solamente quegli ufficiali vennero fucilati. « Noi non sapremo mai esattamente quanti ufficiali, sottufficiali, militari di truppa non sono tornati dai Balcani, per non avere voluto consegnare le armi ai tedeschi. « Non sapremo mai le circostanze precise in cui, da molti, il sacrificio è stato affrontato ... » (49).
Alla memoria del T enente Colonnello di fanteria Emilio Cirino, venne conferita la Medaglia d'Oro al valor militare con la seguente motivazione: « Comandante il battaglione di una divisione dislocata in terra straniera, all'atto dell'armistizio, fedele al suo giuramento, si adoperò in ogni modo per organizzare ed attuare una tenace ed onorevole resistenza armata contro preponderanti forze te<iesche. Inviato in pericolosa missione presso il Comando Supremo italiano per ricevere ordini, pur essendogli stato offerto di rimanere in Patria, volle ritornare presso il suo reparto per dividerne la sorte dando mirabile esempio di coraggio, attaccamento al dovere e spirito di sacrificio. Catturato dopo strenua resistenza, cadeva da eroe al grido di "Viva (47) Cfr.: ScALA: op. ci t., pag. 09· (48) Cfr.: Relazioni del Colonnello Giuseppe Adami, Comandante la fanteria divisionale, del Colonnello Giovanni Rossi, Comandante il 151° reggimento artiglieria, e del Capitano Vinci, addetto al Comando Divisione. (49) Cfr.: GABRIO LoMBARI>!: op. cit., pag. 313.
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Le operazioni delle unità italiane ~~el setumbrc- ottobre 1943
l'Italia" lanciato davanti al plotone di esecuzione. Magnifico esempio di elette virtù militari ». Albania, settembre 1943· Alla memoria del Colonnello Gustavo Lanza, Comandante il 129o reggimento fanteria, venne conferita la Medaglia d'Oro al valor militare con la seguente motivazione: «Comandante di reggimento, in circostanze estremamente difficili, si opponeva decisamente alla intimazione di cedere le armi e guidava i propri reparti contro i tedeschi che in numero soverchiante intendevano imporre il disarmo dei suoi soldati. Catturato dopo strenua lotta, tentava, assumendosi ogni responsabilità, di sottrarre alla rappresaglia i dipendenti che avevano ubbidito ai suoi ordini. Prima di cadere trucidato in mezzo ai suoi ufficiali ricordava loro che il dovere si compie fino alla morte, ed innalzava a gran voce un pensiero a Dio e alla Patria». Argirocastro- Santi Quaranta (Albania), 8 settembre- 12 ottobre 1943· DIVISIOKE « p ARMA » (so).
Le unità della divisione, che presidiavano i settori di Valona e Porto Edda, si distinsero in numerosi combattimenti contro i tedeschi e i nazionalisti albanesi ma isolati come erano e frazionati in piccoli distaccamenti, finirono col soccombere, in gran parte trucidati, in varie località, e specialmente a Drakovica. Fecero eccezione il I/ 49~ fanteria che si trasferì da Porto Edda, ove era dislocato, all'isola di Corfù, ove partecipò alle operazioni svoltesi fino al 25 settembre, ed il II / 49o fanteria che era stato assegnato di rinforzo alla Divisione « Perugia », della quale subì le sorti. DivrsioNE « BRENNERo» (sr). Presidiava il settore di Durazzo. Riuscì a mantenere quasi intatta la sua coesione organica e poté in parte salvarsi dall'accerchiamento. Due battaglioni si unirono alla
(so) Inquadrava i reggimenti di fanteria 49° e 50", il 49° reggimento artiglieria, il XLIX battaglione camicie nere, il Il reggimento << Cacciatori Albania », elementi vari ed unità dei servizi. (51) Inquadrava i reggimenti di fanteria 231° e 232°, iJ 9~ reggimento artiglieria da campagna, il IX battaglione mortai, il XXVI battaglione mitraglieri,
Gli avvenimellti presso il Comando Gruppo Al'mate Est e 9.. Armata
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Divisione « Firenze >> con le truppe della montagna e il III / 232° riuscì a trasferirsi a Corfù ove prese parte ai combattimenti svoltisi fino al 25 settembre. La maggior parte delle altre forze, peraltro disarmate - i tedeschi avevano preteso la consegna delle armi il 24 settembre (52) - riuscì a raggiungere l'Italia con un convoglio composto di cinque piroscafi scortato dalle torpediniere Pilo, Missori e dall'incrociatore ausiliario Arborea (53), partendo da Durazzo la sera del 25, verso le ore 19.
SETTORE DEL XXV CORPO D'ARMATA DIVISIONE (( FIRENZE )) (54)·
Era considerata Grande Unità di manovra ed aveva svolto ben sei cicli operativi; in totale, dalla sua permanenza in Albania, aveva subìto sei successivi trasferimenti. Presidiava il vasto settore del Dibrano. Il 9 settembre aveva ricevuto ordine di concentrarsi a Burreli, località che era stata raggiunta il giorno 13 - unitamente ad altri reparti: I battaglione del 231° fanteria « Brennero », I e III battaglione del 226° fanteria « Arezzo >> e varie unità di carabinieri, guardia alla frontiera e guardia di finanza - dopo aver fatto saltare i ponti di Dibra, Mogorce e Topiani. Durante tale periodo il suo Comandante aveva ricevuto e respinto due successive proposte di cedere le armi ai partigiani albanesi di Axhi Lieschi, rivoltegli dal Capitano britannico H ands, di collegamento con gli stessi. Per contro, il Generale Azzi aveva suggerito di concordare un 'azione in comune diretta a raggiungere e liberare Tirana, sulla quale sembrava stesse dirigendosi il Generale Renw Dalmazzo, Comandante delil CDLXX:lX battaglione costiero, il CXI battaglione misto genio, elementi di rinforzo e unità dei servizi. (52) Cfr.: Relazioni del Colonnello Renato Ugolini, Comandante il 232° fanteria, del Tenente Colonnello Giovan Battista Calegari e del Tenente Mario Pera. (53) Cfr.: UFFICIO SToRrco DELLA MARINA MrLJTARE: << La Marina italiana nella seconda guerra mondiale». Vol. XV: « La Marina dall'8 settembre 1943 alla fine del conflitto». Compilatore Ammiraglio di Squadra GrusEPPE FIORAVANzo, Roma, 19(52. Pag. I79· (54) Inquadrava il 121' e il r28° reggimenti fanteria, il 41° reggimento artiglieria da campagna, il XLI battaglione mortai, il XLI battaglione mitraglieri, il XLI battaglione misto genio, elementi minori e unità dei servizi.
25. - U.S.
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Le operazioni delle unità italiane 11el uttembre- ottobre 1943
l'Armata, con le residue forze di cui poteva disporre, compres1 partigiani (55). Nei giorni r6, 17 e r8 si era trasferita in zona più idonea alla difesa (Qafa Shtames), preparandosi ad attaccare (56). Ma, nel frattempo, la situazione aveva subìto una evoluzione sfavorevole: la Divisione «Brennero», che avrebbe dovuto concorrere all'azione, ne era impossibilitata; il presidio di Tirana era stato disarmato, i collegamenti interrotti, il Comando di Armata circondato. Questa realtà pregiudicò in parte lo slancio del Generale Azzi, ma non la sua tmmediata reazione: venuto a conoscenza che a Kruja il Generale Carlo Spatocco, Comandante del IV Corpo, aveva manifestato l'intenzione di assumere il comando di tutte le forze italiane disponibili per combattere contro i tedeschi, si mise ai suoi ordini ed eludendo la sorveglianza delle forze germaniche si recò a conferire con lui ricevendone l'ordine di avvicinarsi a Prilep onde poi raggiungere Tirana, ove avrebbe dovuto cedere le artiglierie e le armi pesanti. Ma l'Azzi gli dichiarò che avrebbe senz'altro aperto le ostilità contro i tedeschi. Presi, poi, accordi col comandante dell'Esercito nazionale albanese (Axhi Lieschi), la Divisione cc Firenze » su due colonne (57) puntò su Kruja, dove venne accolta, il 23 settembre da intensa reazione di fuoco dell'artiglieria tedesca, ed ebbero così inizio vari ed aspri combattimenti (nel corso dei quali si distinsero le batterie del 41° reggimento artiglieria da campagna), specialmente sulle posizioni di Giuraj, protrattisi fino al giorno successivo (58), allorché la divisione, dopo aver subìto sensibili perdite, fu costretta a ripiegare, dapprima in direzione di Barkanesk e, successivamente, suJle posizioni di partenza a sud - ovest di Qafa Shtames. Qui, per ragioni logistiche, dovette suddividersi in quattro blocchi. (ss) La notizia gli era stata recata dal Capitano Palombini del Comando di Armata (cfr.: ScALA: op. cit., pag. 673). (56) Il Comando Divisione avrebbe voluto mettere in libertà molti soldati disarmati appartenenti ad altri reparti, che si erano uniti alla « Firenze », ma essi avevano dichiarato di voler dividere la sorte dei compagni (cfr. : ScALA: op. cit., pag. 673). (57) Una (truppe a piedi), agli ordini del Generale Gino Piccini (Comandante la fanteria divisionale) comprendente il I jr27°, l / 128°, III/226°, I batteria del III/ 4r•, e l'altra autocarrata, agli ordini del Maggiore De Carlo, comprendente il I / 231°, 1 batteria da 75/ 27 Gaf e un plowne artieri. Al movimento presero parte anche formazioni partigiane. (58) Cfr.: Colonnello Looovrco Do:-:An: << Batterie italiane nella guerra partigiana contro i tedeschi in Albania », in Rivista Militare, Roma, 1946, fascicolo n. 1.
Gli avvenimenti presso il Comando Gruppo Armate Est e 9a Armata
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Il 28 settembre, in base ad accordi intercorsi con la Missione britannica di collegamento con il Comando dell'Esercito albanese di liberazione e unicamente al medesimo Comando, il Generale Azzi, con il suo Stato Maggiore, costituì il « Comando truppe italiane della montagna » (Capo di S.M. il Tenente Colonnello Goffredo Zignam, che doveva venire fucilato il 15 novembre dai tedeschi), con sede ad Arbona, diramando apposito proclama alle truppe (allegato n. s). Intorno a tale Comando si raccolsero poi oltre 25.000 uomini che combatterono per quasi tutta la durata della guerra contro i tedeschi (59). Vennero costituiti, a11e dipendenze del Generale Azzi, i Comandi di Zona militare di Dibra (Generale Piccini), Peza (Colonnello Fernando Raucci, che doveva venire fucilato dai tedeschi il 15 novembre, dopo aspro combattimento contro le forze della 100" Divisione cacciatori tedesca), Elbasan, Dajti e Bera t (questi ultimi tre retti da ufficiali superiori), tutti affiancati ai corrispondenti Comandi partigiani (6o). Il 3 ottobre il Generale Azzi poteva inviare al Governo italiano, per il tramite del capo della Missione militare britannica, un telegramma così concepito: « Oltre ventimila soldati italiani si sono dati alla montagna anziché rendersi prigionieri ai tedeschi. Tali truppe, d1 cui ho assunto il comando, sono in corso di riordinamento per poter continuare a combattere a fianco delle formazioni partigiane albanesi il comune nemico tedesco » (61). Alla memoria del Tenente Colonnello di artiglieria Goffredo Zignani venne conferita la Medaglia d'Oro al valor militare con la seguente motivazione: « Capo Ufficio Stato Maggiore di un Comando d'Armata dislocato oltremare all'atto dell'armistizio dell'8 settembre 1943, non esitava sulla scelta della via da seguire: combattere contro i tedeschi. Dopo avere per più giorni fermamente, quanto inutilmente, tentato di far prevalere il suo parere di resistenza ai tedeschi in seno al Comando, se ne allontanava per acquistare piena libertà d'azione. Rag-
(59) Cfr.: ScALA: op. cit., pag. 675. (6o) Le forze della «Firenze» sommavano a sei battaglioni, quattro bat· terie someggiate, alcuni plotoni di mortai pesanti e leggeri e di mitraglieri, con aliquote di salmerie; a queste forze si affiancarono in seguito molti altri elementi, ove si consideri che a suo tempo rimpatriarono circa ventunomila uomini. Cfr.: ScALA: op. ci t., pag. 676. (61) Cfr.: Relazione del Generale Arnaldo Azzi. Numerosi i reparti che entrarono a far parte delle « Truppe della Montagna » (aHegato o. 6).
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Le operazioni delle unità italiane nel settemb1·e- ottobre 1943
giunte pericolosamente le poche truppe italiane che, unitamente ai partigiani avevano iniziato le ostilità contro i tedeschi, ed alle quali aveva già precedentemente fornito utilissime notizie sul nemico, ne assumeva, su .designazione del comandante, la carica di capo di stato maggiore, svolgendo efficacissima propaganda combattentistica, prodigando tutte le sue energie e superando innumeri difficoltà per l'inquadramento dei reparti e per l'organizzazione dei servizi. Successivamente, chiesto ed ottenuto il comando di un battaglione italiano, affrontava con impareggiabile fede ed entusiasmo, sempre al fianco dei partigiani, i pericoli, le sofferenze, i disagi di una lotta estenuante e disperata, dimostrando singolare fermezza di carattere ed eccezionali doti di coraggio e resistenza fisica e morale. Dopo aspro e sfortunato combattimento, sopraffatto il suo battaglione, permaneva sul campo. Nell'estremo tentativo di riunire i superstiti per continuare la lotta veniva catturato dai tedeschi. Pur conscio di sacrificare col suo rifiuto la vita, si ribellava con sdegno alla richiesta di notizie sull'attività delle truppe e dei partigiani. Condotto innanzi al plotone di esecuzione, manteneva contegno fierissimo e cadeva infine sotto il piombo nemico al grido di "Viva l'Italia". Fulgido esempio, in quei giorni di generale smarrimento, delle più alte virtù militari, teneva alto, con l'opera e col supremo sacrificio, l'onore dell'Esercito e il nome sacro della Patria ». Albania, 8 settembre- 17 novembre I943· Alla memoria del Colonnello di fanteria Fernando Raucci venne conferita la Medaglia d'Oro al valor militare con la seguente motivazione: « Ufficiale superiore addetto ad un Comando d'Armata dislocata oltremare, all'atto dell'armistizio dell'8 settembre 1943, rifiutatosi di seguire il Comando stesso in prigionia, si univa alle truppe che avevano iniziato le ostilità contro i tedeschi e con esse, quale comandante della zona militare di Peza, affrontava, al fianco dei partigiani, i disagi, i pericoli e le sofferenze di una lotta disperata dimostrando singolare fermezza di carattere, fede ed ardimento. Catturato dopo aspro combattimento e condotto dinanzi al plotone di esecuzione, manteneva contegno fierissimo e cadeva infine sotto il piombo nemico al grido di: "Viva l'Italia". Fulgido esempio di elevate virtù militari, teneva alto in terra d'Albania, con l'opera e col supremo sacrificio, l'onore dell'Esercito e il nome sacro della Patria». Albania, 8 settembre- 17 novembre 1943·
Gli avvenimenti presso il Comando Gruppo Armate Est e 9" Armata 389
DrvxsroNE « AREzzo» (62). Presidiava il settore di Elbasan. Il 9 settembre il Comando .del XXV Corpo aveva stipulato un accordo con quello della roo'' Divisione tedesca, in base al quale sarebbero state versate le artiglierie e le armi pesanti, a condizione che i reparti avessero potuto liberamente fruire delle rotabili per i porti d'imbarco e raggiungere così l'Italia. Pertanto il IO la divisione si approntò a riunire le proprie forze nella zona Maliki- Pogradec, ma venne fermata a Korcia l'n da altro ordine del Comando di Corpo .d'Armata che aveva visto affluire celermente dalla Grecia (Florina) nel korciano un reggimento tedesco << Brandenburg » e occupare Pogradec da forze di partigiani collaborazionisti albanesi. In conseguenza la divisione rimase a Korcia. Il mattino del 12 i tedeschi intimarono in quella località la consegna delle armi e l'ordine di defluire verso il territorio greco per raggiungere Florina. Dalle intimazioni e dalla inascoltata propaganda a collaborare, alla rappresaglia, il passo fu breve. Furono perciò fucilati suJ posto alcuni ufficiali del 343° reggimento fanteria, che più decisamente si erano rifiutati; i reparti vennero circondati e avviati a Florina e di là nei campi di internamento in Germania. Poterono salvarsi dalla cattura molti elementi del I e III (226° fanteria che, unitisi al I/ I2t fanteria della Divisione « Firenze», andarono ad ingrossare le file delle « Truppe della Montagna» (Gen. Azzi), costituendo il battaglione « Antonio Gramsci » (Maggiore Giovanni Cardinali). SETTORE « Z »
DIVISIONE « PuGLIE » (63). Presidiava il settore Scutari - Kossovo. Le sue unità si distinsero in numerosi combattimenti contro i tedeschi e i nazionalisti albanesi, ma isolati e frazionati in numerosi distaccamenti finirono col soccombere, in gran parte trucidati, in diverse località. (6z) Inquadrava i reggimenti di fanteria 22)0 , 226° e 343°, il 53° reggimento artiglieria da campagna, il LIII battaglione mortai, la 53a compagnia cannoni c.c., la 1503 compagnia artieri, reparti della Guardia alla frontiera, l'So• legione milizia ed elementi dei servizi. (63) Inquadrava le seguenti forze: 71° e 72° reggimenti fanteria, 15° reggimento artiglieria da campagna, XXXVIII battaglione mortai, CXV battaglione cc.nn., I " reggimento cc Cacciatori d'Albania l>, reparti vari ed elementi dei servizi.
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Le operazioni delle unità italiane nel settembre- ottobre 1943
Allegato n. 1.
COMANDO SUPREMO REPARTO 1° - UFFICIO OP. EsERCITO ScACCHIERE ORIENTALE
N . 24202j Op.
8 settembre 1943
Superesercito, Supermarina, Superaereo telescrivente Comando Gruppo Armate Est, Comando I Ia Armata, Comando Superiore FF .AA. Egeo radio Est diretto at Superesercito - Supermarina - Superaereo - Comando Gruppo Armate Est - Comando II• Armata - Comando Superiore FF.AA. Egeo f./ A seguito proclama Capo del Governo relativo cessazione ostilità preciso f : / 0 I - Comando Gruppo Armate Est concentri le forze riducendo gradatamente occupazione come ritenuto possibile et conveniente in modo però da garantire comunque possesso porti principali et specialmente Cattaro et Durazzo f .f Dare preavviso dei movimenti ai Comandi Germanici f .f 2 ° - Comando Superiore FF.AA. Egeo est libero assumere verso germanici atteggiamento che riterrà più conforme at situazione f./ Qualora però fossero prevedibili atti di forza da parte germanica procederà at disarmo immediato delle unità tedesche dell'arcipelago f./ Dalla ricezione del presente dispaccio Egeomil cesserà di dipendere da Comando Gruppo Armate Est et dipenderà direttamente da Comando Supremo f./ 3" - Per la Grecia et Creta già emanati ordini diretti f .f 4° - Forze aeree dovranno raggiungere immediatamente i campi della Madre- Patria oppure quelli dell'Egeo l .l Materiale et impianti a terra delle zone di occupazione dovranno essere distrutti 1.f Personale seguirà sorte di quello Esercito l .l 5° - Mezzi della Marina da guerra et piroscafi dislocati nei vari porti Grecia et Creta dovranno rientrare subito in Patria 1.l Unità che stessero per cadere in mano germanica dovranno autoaffondarsi 1.f Naviglio dislocato in porti Egeo rimarrà in posto f.l Naviglio in navigazione dirigerà su porti italiani o dell'Egeo l .l Personale seguirà sorte di quello Esercito f.f 6° - Tutte le truppe di qualsiasi arma dovranno reagire immediatamente et energicamente et senza speciale ordine at ogni violenza armata germanica et della popolazione in modo da evitare di essere disarmati e sopraffatti f.l Non deve però essere presa iniziativa di atti ostili contro germanici l./ Generale AMBROSIO l .l
002009
Gli avvenimenti presso il Comando Gruppo Armate Est e 9a. At·mata 39 I
Allegato n. 2.
DISPACCIO IN PARTENZA DA COM. 9~ ARMATA - UFF. S.M.
Circa ore 3, I I settembre 1943
N . 90I] j 0p.
A Com.do IV e XXV C.d' A. - Settore Z
e per c. Com. Gt·. Ar. E.
Per norma et esecuzione comunicasi che Ecc. Com.te Gr. Ar. E. ha disposto: alt 1 ° - Consegna armi dotazione at parte germanica sarà effettuata lasciando ai reparti: armamento individuale, fucile, mitragliatori, mitragliatrici, un pl. mortai 8r su tre armi per ogni btg. et una batteria leggera per ogni rgt.ftr. aut gruppo legionari alt 2 ° - Plotoni mortai et batterie leggere anzidette verranno consegnati alla parte germanica al momento partenza reparti da penisola balcanica oppure distrutte in caso arrivo truppe anglo- americane zona occupati da reparti alt
3° - Armi da consegnare saranno cedute con modalità da stabilire circa località, tempo e reparti che le prendono in consegna allorché le truppe italiane saranno riunite in blocchi consistenti secondo accordo da prendere con comandanti tedeschi locali alt 4° - Artiglierie costiere et carri armati vengono consegnati subito alt 5° - Autoblindo resteranno a truppe italiane alt 6° - Automezzi, motomezzi, materiale collegamento telefonico, telegrafico e radio resteranno a truppe italiane alt 0 ] - Magazzini resteranno a completa disposizione truppe italiane che non sono obbligate a rifornire truppe tedesche alt
D AL:'.!AZZO
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Le operazioni dd/e unità italiane nel settembre- ottobre 1943 Allegato n. 3·
Porto Edda, 22 settembre 1943 Al Comando Supremo
Brindisi
Combattendo ripetutamente contro i partigiani nazionalisti (non facenti capo alle Nazioni Unite) mi sono aperto con la forza la strada da Argirocastro sino a Porto Edda ove sono arrivato oggi alle ore 13. Ho dovuto marciare sempre in formazione di combattimento. Ho riunito attorno a me tutti gli italiani militari di ogni specie residenti nella mia zona (Distretto - R.G.F. - CC.RR. territoriali - Centro raccolta notizie - Aviazione - elementi dei servizi della Divisione « Parma» - panettieri sussistenza - sanità - civili uomini e donne, ecc.). Questa notte, appena effettuato l'imbarco degli sbandati disarmati, provvederò ad imbarcare queste impedimenta che costituiscono un peso ingombrante e inutile e indisciplinato che contamina la compagine ancor sana della d ivisione che è salda. Ho provveduto per la difesa di Porto Edda con le forze a mia disposizione e precisamente: 4 battaglioni di fanteria (3 del 129° fanteria ed uno del 49° fanteria al completo), due batterie obici da 100/ 17, un battaglione misto del genio su due compagnie (una artieri ed una teleradio), una cp. cannoni da 47/ 32 divisionale. Siamo armati, ma la truppa è stanca e non anela altro che a ritornare in seno alla propria famiglia che non vede da oltre 25 o 30 mesi. Sino a questo momento però si è mantenuta ed è disciplinata e alla mano dei propri comandanti. Ho preso contatto con un maggiore inglese, un certo Pievan della R.A.F. (paracadutista), il quale è l'organizzatore di tutta la zona Argirocastro- Valona. Egli mi ha comunicato le condizioni dell'armistizio che consentono di tenere solamente l'armamento individuale. Sono stato completamente isolato per ben 10 giorni da tutto il mondo e solamente ieri bo potuto prendere collegamento con codesto Comando. Ho con me una stazione radio A 350, ma non possiedo alcun cifrario avendoli fatti distruggere tutti. Se possibile inviatemene uno e datemi indice del collegamento e lunghezza d'onda. A Porto Edda non vi è alcun natante. Mancano i mezzi di imbarco e di sbarco e pertanto non possiamo comunicare con Corfù e le operazioni di sbarco e imbarco specie fatte di notte sono <liffìcilissime e lente. Invio un ufficiale il quale a voce illuminerà meglio che non possa fare io per iscritto codesto Comando della realtà della situazione. Detto ufficiale sotto il vincolo della sua parola d'onore deve tornare a Porto Edda col primo mezzo. Il Generale Comandante ER,""ESTO CHr:MimLLO
Gli avvenimenti pre.uo il Comando Gruppo Armate Est e 9.. Armata 393 Allegato n. 4·
COMANDO SUPREMO UFFICIO OPERAZIONI
P.M. 167, Il 23 settembre 1943 Al Generale Chiminello Com.te la Div. « Perugia>> Seguito 1331 j Op. del 21 settembre. I " - Si precisa che il vostro compito non è quello di resistenza in posto a tempo indeterminato, bensì quello di consentire l'imbarco a scaglioni successivi, delle vostre truppe sfruttando in pieno le capacità di carico dei mezzi di trasporto inviativi. 2 ° - All'atto dell'imbarco dell'ultimo scaglione, qualora non sia possibile portare al seguito le armi pesanti, siete autorizzati a passarle in consegna ai capi partigiani che sicuramente si stanno battendo contro i tedeschi. In caso contrario verranno distrutte.
3" - Informare l'ufficiale inglese in posto che le truppe italiane devono conservare il loro armamento perché è già prevista, d 'accordo con i Comandi inglesi, la partecipazione attiva delle nostre Forze Armate alla lotta contro il comune nemico germanico. Il Capo di S.M. Generale AMBROSIO
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Le operaztani delle unità italiane nel settembre- ottobre 1943 Allegato n. 5·
PROCLAMA DEL COMANDO MILITARE ITALIANO (( TRUPPE DELLA MONTAGNA >>
A tutti i militari italiani in Albania
Allo scopo di ottemperare alle precise direttive impartite dal Governo di Sua Maestà il Re per la lotta contro i tedeschi, assumo da oggi, d'intesa con i rappresentanti delle Forze Armate britanniche e con lo Stato Maggiore dell"Esercito nazionale liberatore d'Albania, il comando di tutte le truppe italiane datesi alla montagna e di quelle che comunque intendono combattere contro i tedeschi. I reparti ed i militari isolati, già datisi alla montagna, e quelli in corso di trasferimento per raggiungere le note stazioni ferroviarie di carico dalle quali dovrebbero poi essere smistati per gli appositi campi di concentramento predisposti dai tedeschi, dovranno subito affiancarsi alle più vicine formazioni partigiane, portando a seguito rutto il materiale bellico di cui ancora dispongono, per combattere insieme il comune nemico. Le formazioni partigiane, come da accordi intervenuti con il loro Stato Maggiore, provvederanno a favorire in ogni modo il passaggio delle truppe italiane alla montagna e ad assicurare il loro vettovagliamento nonché a fornire tutta l'assistenza possibile. 28 settembre 1943· Il Generale di Divisione Comandante ARNALDO Azzx
Gli avvenimenti presso il Comando Gruppo Armate Est e 9"' Armata 395 Allegato n. 6.
ELENCO DELLE UNITA' ENTRATE A FAR PARTE DELLE « TRUPPE DELLA MONTAGNA» IN ALBANIA, NEL SETTEMBRE 1943
Della Divisione di fanteria « Firenze » : Comando divisionale (compreso il Quartiere Generale); If r27° ftr.; I l 128" ftr.; btr. accomp. 127" ftr.; comando 41" art.; Ili 41" art.; III / 41" art.; elementi: 53"' cp. artieri; 41" cp. teleradio; 841° O.C.; 194" autosezione pesante; 36"' sez. sussistenza; r2" squadra panettieri. Della Divisione di fanteria << Arezzo » : I l 226" ftr. « Arezzo »; Ili i 226" ftr. « Arezzo »; btr. accomp. 226° ftr. « Arezzo >>; elementi servizi « Arezzo ». Della Divisione di fanteria « Brennero >> : l / 231° ftr. « Brennero >> ; XLV fA sottosettore G. a F.; batteria G. a. F. autotrainata da 75127 mod. 12; 258° O.C.; elementi: XIII btg. carabinieri; btg. guardia finanza Dibra; m btg. guardia finanza; distretto militare di Peskopia; 993 autosezione; 8oa sez. salmerie; 6oa sez. s uss isten za ; distaccamento di Kicevo genio ferrovieri. Della Divisione di fanteria « Perugia » : Comando divisione; 129" ftr.; comando 151" art.;
396
Le op~razioni d~ll~ unità italian~ n~/ settembr~- ottobr~ 1943 I ) I0
btg. misto genio;
151a sez. sanità;
49° O.C.; I37o O.C.; elementi dei servizi dislocati ad Argirocastro. Della Divisione di fanteria (( Ferrara >>: rl 14° art. su due batterie. Della Divisione di fanteria (( Parma » : comando e compagnia comando del 49° fanteria; II/ 49o ftr. ; btr. accomp. 49° ftr. Unità varie: raggruppamento unità celeri limitatamente al rgt. cavalleria (( Monferrato >>; XIV btg. mitraglieri.
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GLI AVVENIMENTI NELL'AMBITO DELLA ~ARMATA
IN ALBANIA
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CAPITOLO X
GRUPPO ARMATE EST GLI AVVENIMENTI IN ERZEGOVINA E NELLA DALMAZIA MERIDIONALE (Schizzo n. 1)
La vasta regione era presidiata dal VI Corpo d'Armata agli ordini del Generale Sandro Piazzoni. Capo di S.M. il Colonnello Carlo Cigliana. Sede del Comando: Ragusa. Aveva giurisdizione sul territorio compreso tra la zona costiera dalmata (da Ragusa Vecchia alla linea Gradac- Vrgorac) e la linea, nel retroterra, Treligne- Trelimicca- Vrgorac (compresa). Lo schieramento andava da Ploche (Ploce, o Ploca) a Ragusa e Metkovic. Presidiava inoltre la penisola del Sabbioncello, le isole di Curzola, Meleda, Lagosta e altre minori. I reparti erano schierati su di una fascia lunga rso chilometri e profonda 30, e su una diecina di isole. Comprendeva le seguenti forze: - Divisione di fanteria « Messina» (Generale Guglielmo Spicacci, Capo di S.M. Ten.Col. Gioacchino de Martino). Sede del Comando: Metkovic. Presidiava, a stretto contatto con le forze tedesche, il settore Narenta, fronte a terra, e il sottosettore costiero. Comprendevano i territori di Metkovic- Tasovcic- Vrgorac e la penisola del Sabbioncello, l'isola di Curzola e altre minori, e una parte della costa dalmata in corrispondenza di P loca; - Divisione di fanteria « Marche >> (Generale Giuseppe Amico, Capo di S.M. Ten.Col. Mario Blais). Sede del Comando: Ragusa. Era dislocata a Ragusa, Gravosa, Trebinje, Duzis, Zavala, Ravno, Pol jice e Siano; ___,. Comando XXVIII Brigata costiera (Generale Arnaldo Rocca). Sede del Comando: Opuzen, sulla riva sinistra del basso Narenta. Aveva alle dipendenze aliquote della Divisione << Messina», con le quali presidiava il corrispondente sottosettore costiero;
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u opN"azioni dt:llt: unità italiant: nt:l .<t:tlt:mbrt:- ottobrt: 1943 truppe e servizi di Corpo d 'Armata: 6• reggimento artiglieria p.c.; due battaglioni mitraglieri; CCCXLII battaglione costiero; CCXI battaglione territoriale; un reparto presi diario; un gruppo appiedato « Cavalleggeri di Aosta » ; gruppo squadroni carri L « San Marco »; unità minori; Delegazione di Intendenza; un autoraggruppamento ; elementi dei servizi.
Forza totale del Corpo d'Armata: circa 28.ooo uomini. Era a contatto: a sud - est, con il XIV Corpo d'Armata (nel Montenegro); a nord- ovest con la Divisione « Bergamo >> del XVIII Corpo (2• Armata); nel retroterra con le unità della 7" Divisione da montagna corazzata tedesca SS. « Prinz Eugen » (Generale Ritter von Oberkampf). Fino al 25 luglio il VI Corpo dipendeva dal Comando della 2a Armata ; verso la fine del mese era stato posto alle dipendenze dirette del Comando Gruppo Armate Est. Le sue unità erano bene addestrate e disciplinate, ma la forza media dei battaglioni non superava i 400 uomini ciascuno; diversi mortai per fanteria e pezzi di artiglieria erano inefficienti perché abbisognevoli di riparazioni; le batterie da campagna disponevano in media di soli tre pezzi efficienti ciascuna. Dei battaglioni disponibili, 4 su 21 erano dislocati nelle isole o in zone accessibili solo dal mare; 6 erano frazionati per la protezione delle ferrovie e per le esigenze della difesa costiera; I I disseminati in numerosi presidi in zone in continuo fermento. Era perciò molto difficile procedere ad un rapido concentramento delle forze in una zona centrale. Inoltre, la presenza di forze tedesche sull'aeroporto di Gruda (ai confini con la regione di Cattaro), aveva determinato di fatto la separazione operativa fra il VI e il XIV Corpo (Montenegro). N ella giurisdizione del VI Corpo erano dislocati due Comandi Marina: quello di Ragusa, retto dal Capitano di Vascello Alfredo Berardinelli, e quello di Ploche, retto dal Capitano di Fregata Carlo Fecia di Fossato. Entrambi dipendevano dal Comando Militare Marittimo della Dalmazia, posto agli ordini dell'Ammiraglio di Divisione Antonio Bobbiese. Varie unità navali erano dislocate alle di-
Gruppo Armat~ Est: a vv~nimenti in Erz egovina e Dalmazia
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pendenze di detti comandi (I). A Mostar aveva sede il Comando Aviazione Slovenia- Dalmazia e sull'aeroporto erano dislocate 2 squadriglie da bombardamento e I di aerei d'assalto (2). Le forze germaniche erano rappresentate dalla Divisione da montagna corazzata SS. « Prinz Eugen », « robustamente armata e ricca di artiglierie » e forte di circa 25.000 uomini (3). Era concentrata nella regione di Mostar, con due distaccamenti rispettivamente a Bileca (a circa 28 km da Trebinje) e a Gruda (a circa I7 km da Ragusa), ciascuno composto da un battaglione e un gruppo di artiglieria. Difficile e complicata la situazione politica nel territorio di giurisdizione del VI Corpo. Vi erano nella vasta regione reparti di « Croati » .filotedeschi (6a Divisione col comando a Trastano e due reggimenti rispettivamente dislocati a Trebinje e tra Vrgorac e Imoski): poco simpatizzanti per gli italiani si unirono subito ai tedeschi, dai quali del resto erano stati organizzati. A Ragusa e in altri centri importanti erano dislocati reparti di « ustascia », a noi decisamente ostili. Da aggiungere, quasi ovunque, « formazioni partigiane » jugoslave, apertamente nemiche; alla vigilia dell'armistizio erano l'unico vero ed effettivo nemico da combattere (4). Infine, esistevano formazioni « cetniche » a contatto con le nostre forze, armate e finanziate dall'Italia. In sintesi: regione nella quale pullulavano tante forze a noi avverse, per il cui controllo si era imposto un orientamento tattico e logistico del tutto diverso da quello che sarebbe stato richiesto dalle esigenze successive all'annuncio dell'armistizio (5).
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*** Il Comando del Corpo d'Armata aveva ricevuto a fine luglio, dal Comando 2 .. Armata, le istruzioni verbali dello Stato Maggiore (x) Cfr.: UFFICIO STORICO DELLA MARI NA MILITARE: volume XV, op. cit., pagg. 166- 167. (2) Cfr.: Lom: op. cit., pag. 31. Secondo l'Autore (pag. 47) all'alba del 9 gli aerei ripiegarono su Alture di Fola; secondo la relazione del Generale Sandro Piazzoni, la notte sul 9 i tedeschi avevano catturato gli aerei e i relativi equipaggi. (3) Cfr.: Relazione del Generale Sandro Piazzoni. (4) Cfr.: Relazione del Colonnello Carlo Cigliana. (5) Cfr.: Relazioni del Generale Sandro Piazzoni e del Colonnello Carlo Cigliana.
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italiane nel settembre· ottobu 1943
dell'Esercito per prevenire iniziative ostili dei tedeschi, con la raccomandazione di tenere i reparti alla mano, pronti a reagire, ma non ebbe preventiva notizia dell'imminente annuncio dell'armistizio. La situazione generale del territorio era stata complicata dall'ordine di cedere ai tedeschi la zona di Mostar, compreso l'aeroporto (unico disponibile in tutto il settore) dove continuavano ad essere dislocati nostri aerei; esisteva anche un campo di fortuna a Gruda, privo di attrezzature, presidiato da reparti italiani e tedeschi. Ai primi di settembre il Comando della « Messina» aveva fermato presso Metkovic un battaglione tedesco sostenuto da un gruppo di artiglieria, diretto al campo di Gruda per rinforzarne la difesa, e il Generale Piazzoni aveva prospettato al Generale Rosi la inopportunità di consentire tale movimento, che avrebbe collocato un grosso presidio germanico fra i suoi reparti e quelli contigui del XIV Corpo nella regione di Cattaro, ma in seguito a conferma del Comando Supremo le forze tedesche erano state fatte proseguire (6). La prima notizia dell'armistizio il Gen. Piazzoni la ebbe verso le 19 dell'8 settembre dal prefetto di Ragusa e verso le 20 poté averne conferma dal proclama del Maresciallo Badoglio. Telefonò al Comando Gruppo Armate Est che gli assegnò in rinforzo il battaglione alpini « Pinerolo » del 3o reggimento e una batteria del 1° artiglieria da montagna (entrambi della Divi sione « Taurinense »), da dislocare nella zona di Trebinje, ove giunsero la sera del 9· Ottenne inoltre di poter concentrare le divisioni in un primo tempo presso i rispettivi comandi e successivamente a Ragusa, per affrontare prevedibili azioni offensive dei tedeschi. Pur considerando che il concentramento avrebbe richiesto molto tempo data la dislocazione di numerosi presidì lontani, la diramazione dei relativi ordini fu immediata (7). Essi disponevano che le due divisioni si ponessero in grado di opporsi a qualsiasi aggressione anche germanica. In particolare, la << Messina » ebbe ordine di sospendere le operazioni che avrebbe dovuto effettuare contro i partigiani, concentrando a Metkovich tutte le forze che sarebbe stato possibile farvi affluire, predisponendo la evacuazione dei presidi di Zaostrog, Gradac e Ploca sull'isola di Curzola e successivamente di Metkovich, ripiegando su Ragusa. A sua volta la Divisione « Marche >> ebbe ordine di garantire le provenienze da Bileca e da Gruda. (6) Cfr.: Relazione del Colonnello Carlo Cigliana. (7) Cfr.: Relazione del Ten. Col. Pietro Testa, del Comando VI Corpo.
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La stessa sera dell'8 settembre il Comando della Divisione tedesca « Prinz Eugen l> informò il Console italiano di Mostar (Generale Gabrielli) di aver ricevuto ordine di iniziare, alle ore 3 del 9, il movimento su Ragusa per subentrare nella difesa della fascia costiera contro eventuali sbarchi. Il Generale Piazzoni, venutone a conoscenza, rispose imme-diatamente che si sarebbe attenuto agli or-dini ricevuti; pertanto, o ve il Comando tedesco non avesse desistito o dilazionato l'azione per consentire la possibilità di ricevere conferma degli ordini o nuove direttive, sarebbe stato costretto a contrastarne con la forza il movimento. Subito dopo fece prendere contatti col Comando della << Prinz Eugen l> invitandolo ad inviare a Ragusa un proprio ufficiale per discutere la situazione ma ne ebbe un diniego dal Capo <ii S.M. della stessa divisione, che ripeté la ingiunzione, avvertendolo che se all'alba il VI Corpo non si fosse arreso, i tedeschi lo avrebbero attaccato con forze motocorazzate sostenute dall'aviazione. In effetti alle ore 3 del 9 i tedeschi attaccarono su due colonne: la prima (un battaglione con artiglieria) riusciva, muovendo da Gruda, ad occupare Ragusa Vecchia e ad impadronirsi di una nostra batteria da 105/ 32, ma venne subito arrestata c l'azione <iella controbatteria fece cessare il tiro sui sobborghi di Ragusa; la seconda (due battaglioni e artiglierie), muovendo dal Narenta, attaccava i presid1 isolati della « Messina >> che ripiegarono opponendo successive resistenze. N el contempo battaglioni croati unitisi ai tedeschi attaccavano di sorpresa a V rgorac una nostra batteria. Ma le forze tedesche, avvicinandosi alla costa, urtarono contro le difese organizzate delle Divisioni « Messina>> c << Marche>> sostenute dall'artiglieria. L 'attacco fu arrestato con gravi perdite, nonostante l'intervento <ii formazioni aeree <ii Stukas e le nostre truppe rimasero saldamente sulle posizioni, respingendo anche altri attacchi sferrati fra il 9 e il 10 settembre. Nel contempo, con successivi combattimenti di retroguardia, i più lontani distaccamenti della Divisione « Messina >> ripiegarono lentamente e ordinatamente su Ragusa, per congiungersi al grosso della divisione, mentre la << Marche>>, disarmato un reggimento croato che si era schierato a favore dei tedeschi, continuava a contenere gli attacchi e i tentativi di aggiramento. In particolare, le forze tedesche riprendevano il movimento all'alba del ro su tre colonne: settentrionale, centrale e meridionale: la prima, ostacolata dalla Divisione « Messina )), riusciva a procedere a sud di Metkovic verso Siano; la m eridionale veniva arrestata dalla « Marche » nella zona di Mi lini; la colonna centrale, partita 26. - u.s.
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da Bileca, urtava nella zona di Trebinje contro i reparti della « Marche » (55G fanteria) e del battaglione « Pinerolo » : dopo accanita resistenza il 55oripiegò, per ordine, su Ragusa, il << Pinerolo >> si diresse su Cattaro per congiungersi al proprio reggimento (3°). Nel frattempo aerei tedeschi bombardavano Ragusa. In tale situazione il Generale Piazzoni divisò di marciare su Cattaro dove sarebbe stato possibile il concentramento di maggior parte delle forze sue e del XIV Corpo, ma la risposta del Comando Gruppo Armate Est, al quale era stata fatta la proposta, fu nettamente negativa (8). Nel pomeriggio del IO, a richiesta ·del Comandante il VI Corpo, gli si presentò in Ragusa il Comandante interinale della « Prinz Eugen >> (Colonnello Schmidthuber) affermando che vi era stato un equivoco dovuto alla errata interpretazione della richiesta tedesca di resa (del resto avanzata il pomeriggio del 9 con la formula di cc incondizionata », e alla quale non era stato risposto) o ad eccesso di zelo di qualche ufficiale del Comando della sua divisione: i tedeschi non intendevano disarmare, ma soltanto raggiungere i punti più importanti della costa; le truppe del VI Corpo avrebbero potuto concentrarsi in località scelte dal Comando italiano e a completa disposizione del medesimo (9). Vi era dunque una proposta accettabile come base di accordo (allegato n. 1) e il Comando del Gruppo Armate Est approvò tale linea di condotta. Ma si trattava di un'abile finta per agire senza opposizione delle forze italiane e, per meglio trarre in inganno, il Comandante la « Prinz Eugen >> volle dare una prova di sincerità: poiché il battaglione « Pinerolo », mentre attraversava Trebinje in ripiegamento, era stato circondato e costretto a cedere le armi, egli, dinanzi alle rimostranze italiane si mostrò indignato e ordinò la restituzione delle armi. Nello stesso pomeriggio, per ordine dell'Ammiraglio Bobbiese, comandante militare marittimo della Dalmazia, tutti i mezzi marittimi lasciarono il porto di Gravosa (Ragusa) trasferendosi a Lagosta, provocando così una crisi di rifornimento viveri e acqua ai presid~ (10). Nelle prime ore del giorno I I giunse dal Comando Gruppo Armate Est il radiogramma n. 2802 contenente le disposizioni per la parziale cessione delle armi, in seguito agli accordi conclusi col Comando della 2" Armata corazzata germanica. Poco dopo un ufficiale tedesco si presentò in veste di parlamentare in un settore della (8) Cfr.: Relazione del Generale Sandro Piazzoni. (9) Cfr.: Relazione del Colonnello Carlo Cigliana. (ro) Cfr.: Relazione del Generale Sandro Piazzoni.
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<<Messina » per rendere noto che, sulla base degli accordi intercorsi con le autorità italiane, i reparti tedeschi avrebbero assunto la difesa costiera utilizzando le difese già in atto e che le forze italiane si sarebbero concentrate in armi in località da loro scelte in attesa di ordini per la loro ulteriore destinazione. Tale accordo venne contemporaneamente confermato dal Comando Gruppo Armate Est e da altro ordine telegrafico pervenuto la notte sul 12: vennero perciò ceduti ai tedeschi le attrezzature della difesa costiera, qualche mortaio e alcuni pezzi di artiglieria schierati (allegato n. 2); fu altresì convenuto che le forze del VI Corpo si sarebbero concentrate a Ragusa. Nel frattempo, mentre erano ancora in corso i combattimenti, il Generale Piazzoni, dopo aver fatto concentrare a Ragusa lo scarso naviglio disponibile, aveva ordinato di rilevare il presidio dell'isola di Curzola e la XXVIII Brigata costiera dislocata nella zona di Ploche per concentrarli a Ragusa; veniva perciò disposto il concentramento generale dei reparti della brigata nell'isola di Curzola, che venne effettuato la notte sul IO da natanti scortati dalla silurante <<T j 8 » : furono raccolti in serata oltre 2.000 uomini, 12 pezzi e altro materiale, mentre l'isola di Meleda cadeva nelle mani dei partigiani. Ma il pomeriggio dello stesso giorno giungeva dal VI Corpo l'ordine di sgomberare le truppe su Cattaro e di mantenere la occupazione di Curzola, avviando le rimanenti truppe su Trsteno, a nord di Ragusa, ove ne sarebbe stato predisposto l'imbarco (u). Ma il Comandante della brigata, in seguito alle interruzioni telefoniche, venuto a conoscenza dell'evolversi della situazione, decise di imbarcare la maggior parte delle proprie forze, comprese quelle che erano rimaste a Curzola: con gesto deciso e opportuno dirottò tempestivamente verso l'Italia, ove giunse regolarmente, sottraendo così le forze ai suoi ordini alla sicura cattura (12). Le ostilità cessarono di fatto nel pomeriggio .dell'II settembre e, pur assicurando la vigilanza per evitare incidenti, fu consentito nella (u) Le forze imbarcate salparono da Curzola poco dopo le ore 7 del 12; pur soggette ad attacchi aerei che inflissero perdite (3 morti e 24 feriti), riuscirono ad approdare a Brindisi il giorno 13 (in totale: circa 6o ufficiali e 1.400 sottufficiali e soldati e una batteria). (12) Si formarono altri due convogli per sgomberare Curzola e le altre isole: il primo, con circa 2.ooo uomini, approdò a Vieste, sulla penisola del Gargano, il giorno 13; il secondo (presid~ di Sabbioncello, Meleda e Lagosta) approdò qualche giorno dopo a Bari. In totale circa 5.500 uomini riuscirono a riparare in Italia. Cfr.: Relazione del Gen. Arnaldo Rocca.
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serata ad un battaglione tedesco di assumere la difesa del porto di Ragusa e al vice comando della « Prinz Eugen » di insediarsi nell'interno della città. Ma improvvisamente, la notte sul 12, i tedeschi bloccarono a Ragusa i comandi, le abitazioni e gli alloggiamenti della truppa per disarmare tutti i reparti: la maggior parte sorpresi nel sonno vennero disarmati e catturati. Da quel momento « i tedeschi usarono verso gli italiani un trattamento disumano e brutale » ( 13). Verso l'alba elementi tedeschi tentarono di catturare il Generale Piazzoni, ma il tentativo venne frustrato oltre che per le vigorose proteste dell'ufficiale, anche per l'intervento di un ufficiale tedesco. Si ebbero poi, sempre nella notte, scontri vivaci ed episodi di rilievo: reparti della « Marche » opposero resistenza, con perdite reciproche (14). La mattina del 12 una pattuglia tedesca rilevò nella sua abitazione il Generale Amico, Comandante della Divisione « Marche» , per accompagnarlo nella caserma « Roma », sede di un battaglione del 56° reggimento fanteria e di due squadroni carri L << San Marco », affinché ne ordinasse la resa. L'attendente del generale riuscì a sfuggire e a raggiungere la caserma dando l'allarme, ciò che consentì al comandante del battaglione (Maggiore Piras), di riunire subito i reparti in armi nel cortile, cosicché, quando giunse il Generale Amico - che seppe infiammare i suoi soldati - riuscì a liberarlo e a disarmare la pattuglia tedesca. Il Generale Amico, postosi alla testa dei reparti, diede l'ordine di raggiungere la cinta di Ragusa Vecchia, dove si trovava il vicecomando della « Prinz Eugen » e dove si diresse anche il Generale Piazzoni che, unitosi al Generale Amico sopraggiunto, assunse la direzione d elle operazioni per una ulteriore resistenza. Le forze tedesche, asserragliate nella città vecchia, battevano d'infilata le vie di accesso e l'intervento dall'esterno di un altro loro battaglione sostenuto da artiglierie, rese precaria la situazione dei reparti italiani che, praticamente circondati, si batterono con la forza
(r3) Cfr.: Relazione del Capitano del genio Ercolani. (r4) Il Capo di Stato Maggiore del Comando della l< Marche », Tenente Colonnello Mario Blais, era stato ferito e sgombrato; altri erano rimasti uccisi e feriti, compreso il Vice comandante della << Prinz Eugen » (ferito). Alle ore 9 forze tedesche asserragliate entro le mura della città tenevano a bada un battaglione del 56° fanteria, intasato lungo la strada. Cfr.: Relazione del Colonnello Carlo Cigliana.
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della disperazione per le strade. subendo gravissime perdite (15): lo stesso comandante del battaglione del 56° fanteria, Maggiore Piras, cadde alla testa dei suoi uomini. La lotta si protrasse ancora, mentre gli Stukas volteggiavano lanciando qualche bomba e altre forze tedesche affluivano da Mostar, fino a quando il Generale Piazzoni, compresa la inutilità dello sforzo (16), chiese di parlamentare con il Vice comandante della « Prinz Eugen >> (Colonnello Schmidt) rimasto a sua volta ferito in combattimento, e gli contestò la palese violazione degli accordi intervenuti il giorno precedente, poiché le truppe del VI Corpo, mentre erano in marcia per riunirsi a Ragusa, erano state proditoriamente catturate. L'ufficiale tedesco si giustificò asserendo di avere ottemperato a precisi ordini pcrvenutigli nella notte da Berlino e si mostrò deciso a rispettare in parte gli accordi, lasciando le armi alle nostre truppe. Per effetto di essi, le ostilità vennero sospese e alle ore 10 il Generale Piazzoni dava l'ordine di cessare il fuoco (17). La resistenza a Ragusa, che si era protratta in accaniti combattimenti anche nelle vie della cittadina, ebbe così termine. Militari di ogni grado sfuggirono alla cattura affiancandosi ai partigiani. Rifiutata decisamen te una richiesta di collaborazione, il Generale Piazzoni e il suo Stato Maggiore alle ore 14 vennero catturati per essere avviati a Mostar da dove furono internati in Germania, mentre a Ragusa rimasero i due comandanti di divisione e il sottocapo di S.M. del Comando VI Corpo (Ten. Col. T esta) per assicurare la disciplina dei reparti. (15) Cfr.: Relazioni del Generale Sandro Piazzoni e del Ten. Col. Giovanni Salvieni, comandante il II gruppo carri L " San Marco ». (r6) Tenuto conto che i punti principali di Ragusa, compreso il porto, erano ormai occupati dai tedeschi e che il Comando del Corpo d'Armata non aveva più altri elementi a sua disposizione nella città, né era possibile comunicare con gli altri presidì, « di fronte a questa situazione che non poteva ormai avere più alcuna possibilità di risolversi favorevolmente per le nostre armi, il Comandante del Corpo d'Armata decideva di prendere accordi col Comando tedesco>>. Cfr.: Relazione del Colonnello Carlo Cigliana. (r7) <<I nostri reparti fatti prigionieri furono a Ragusa ammassati in più di 6.ooo >> comini <<in un campo allo scoperto, senza i più elementari e necessari mezzi di igiene c di protezione ... per molti giorni in completo abbandono, senza venovagliamento, né gli attrezzi e il materiale necessario per una qualunque sistemazione ». Furono aiutati dalla popolazione civile. Al dilemma posto dai tedeschi molti. anziché collaborare con essi, preferirono essere internati. Cfr. Relazione del Capitano di sussistenza Puddu.
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La sera del 13 il valoroso Generale Amico, Comandante della « Marche », venne riaccompagnato in autovettura sulla strada di Trsteno, da militari tedeschi; durante il tragitto fu proditoriamcnte ucciso con un colpo alla nuca (r8). Non si conoscono i particolari di così spietata rappresaglia: probabilmente si volle punire il Comandante di quelle unità che avevano decisamente reagito con le arrru. Si chiuse, così, drammaticamente, con l'internamento delle residue forze delle Divisioni « Messina» e « Marche » e delle truppe di Corpo d'Armata, una bella pagina di valore dei soldati italiani in terra straniera, senza speranza e possibilità di aiuti, dopo una coraggiosa reazione per difendere il loro onore militare e contribuire, con il loro sacrificio, al secondo Risorgimento della Patria lontana (19). Alla memoria del Generale di Divisione Giuseppe Amico, Comandante la Divisione di fanteria « Marche », venne concessa la Medaglia d'Oro al valor militare, con la seguente motivazione: « Valoroso comandante di divisione, all'atto dell'armistizio prendeva le necessarie disposizioni per sbarrare il passo a colonne germaniche, che di prepotenza volevano sopraffare la sua unità. Addivenuti, per ordine superiore, ad un accordo e rotto questo da parte germanica, veniva fatto prigioniero e condotto in caserma dove, liberato dai suoi uomini, arringava un battaglione e usciva con lo stesso all'attacco del comando del presidio tedesco che costringeva a ritirarsi. Non desisteva dall'azione che in seguito ad ordine del suo comandante. Catturato, veniva vilmente trucidato durante il trasferimento in luogo di prigionia. Col suo sacrificio suggellava un passato di valoroso combattente ». Ragusa- Silano, 9- I 3 settembre 1943·
*** Poiché nel corso degli avvenimenti descritti rimasero contemporaneamente coinvolti il Comando del VI Corpo e le sue forze, occorre aggiungere più in particolare qualche cenno sulle Divisioni « Messina » e « Marche » e sul Comando della XXVIII Brigata costiera. (18) Cfr.: EDOARDO ScALA: (( La riscossa dell'Esercito >>. Ministero della Difesa, Stato Maggiore dell'Esercito, Ufficio Storico. Tipografia Regionale, Roma, 1948. Pag. 185. (19) Cfr.: Relazione del Colonnello Carlo Cigliana.
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La Divisione di fanteria « Messina >> (20) durante il ripiegamento inteso a riunire le proprie forze disseminate, dovette seriamente impegnarsi contro i tedeschi. Nel corso del movimento si delinearono due raggruppamenti di reparti: uno attorno al 94• fanteria e ad una parte delle artiglierie divisionali, l'altro attorno al 93o fanteria con la legione milizia e unità minori (21). Il primo raggruppamento ripiegò verso Ragusa, il secondo, unitamente a reparti dislocati nelle isole, ripiegò verso il mare tendendo a concentrarsi nella zona di Ploca e quindi su Curzola. La lotta fu accanitissima, particolarmente a Rasovcic (94o fanteria) durante quattro giorni, finché la preponderanza delle forze tedesche costrinse il Generale Spicacci a stipulare una tregua che peraltro non valse ad evitargli la deportazione in Germania (22). La Divisione di fanteria «Marche>> (23) la sera dell'8 poté concentrare nella regione di Trebinje circa 1.300 uomini, a contatto con le forze tedesche dislocate a Bileca; il battaglione alpini << Pinerolo >> e la batteria del ! 0 reggimento da montagna vi giunsero la sera del 9· Nel contempo furono destinati in rinforzo alla divisione uno squadrone carri L e una compagnia lanciafiamme. La divisione si impegnò subito, lo stesso giorno 9, contro i tedeschi provenienti da Gruda e Ragusa Vecchia, riuscendo ad arrestarne l'avanzata. Il combattimento, violento, durò tutta la giornata (2o) Inquadrava i reggimenti di fanteria 93° e 94", il 2° reggimento artiglieria da campagna, il XVIII battaglione mortai, le sezioni carabinieri 52" e 53\ il XVIII battaglione genio, 2 compagnie del XIV battaglione Guardia di Finanza, una legione milizia, elementi minori, unità dei servizi e 3 battaglioni croati. Per la migliore articolazione delle forze le era stato assegnato il Comando della XXV[([ Brigata costiera. (21) Cfr.: Relaz ione del Tenente Colonnello in servizio di S.M. Pietro Testa, del Comando VI Corpo. (22) Dopo aver resistito ai tormenti fisici e morali non riusd a sopportare le sofferenze e con l'animo addolorato dalla sconfitta c con la mente sconvolta, venne separato dagli altri prigionieri; la sua fine rimane ancora avvolta nel mistero. Cfr.: EooARDO ScALA: << La riscossa dell'Esercito>>. Ministero della Difesa, Stato Maggiore dell'Esercito, Ufficio Storico. Tipografia Regionale, Roma, 1948. Pag. r85. (23) Non è possibile indicare un quadro completo di tutte le unità della divisione essendo andati perduti i diari storici riferiti al 1943. Inquadrava i reggimenti di fanteria 55" e 56°, il 32° reggimento artiglieria da campagna, la -10" legio::e milizia e unità minori, oltre i servizi. Era stata rinforzata, come si è visto. dal battag lione alpini cc Pinerolo '' e da una batteria da montagna d('l 1° reggimento, entrambi della Divisione alpina u Taurinense n. La Je~ione milizia disponeva soltanto di 400 uomini.
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e si riaccese a intervalli la notte sul 10 (24). Subì poi, il mattino del 10, altri attacchi di forze tedesche provenienti da Bilcca, contro reparti del 55" fanteria e del battaglione « Pinerolo » . Dopo una prima resistenza il 55• ripiegò su Ragusa, il << Pinerolo» su Cattaro. Il Comando della XVIII Brigata costiera dipendeva a tutti gli effetti dal Comando della Divisione « Messina». Aveva alle dirette dipendenze organiche soltanto il comando del I83" reggimento costiero, che peraltro non disponeva di alcun reparto, e tutte le truppe poste ai suoi ordini appartenevano perciò ad altre unità del VI Corpo, come segue : - I compagnia e mezza sezione m ista carabinieri; - 93" reggimento fanteria « Messina » ; - Comando del CLXXXIII battaglione costiero; - CCCXLII battaglione costiero, su due compagnie; I compagnia del CCXI battaglione territoriale; - CII e CVIII battaglioni cc. nn. della 108• legione; 2 plotoni carri L più due carri; I comando gruppo artiglieria con due sole batterie da IOS/ ISi I comando gruppo artiglieria con due sole batterie da 100 f 22; - 2 batterie d a 75/27; 14 pezzi di artiglieria di vario calibro; I compagnia della guardia di finanza; - 109" ospedale da campo; - unità minori (25). In totale: ci rca s.ooo uomini e 39 pezzi di artiglieria. Il sottosettore costiero dipendente dalla brigata aveva giurisdizione sulle due rive del Narenta, da Opuzen alle foci, sul tratto di costa da nord di Zaostrog a sud di Stagno, sulla penisola del Sabbioncello e sulle isole di Curzola, Meleda e Lagosta. Era suddiviso in tre sezioni. Il Generale Rocca ricevette tutti gli ordini relativi al r aggruppamento delle forze, emanati dal Comando del VI Corpo, per effettuare il ripiegamento su Ragusa seguendo la direttrice Metkovic - Bili Vir- Slano, nel caso di impossibilità di resistere all'attacco del le forze tedesche. Sgomberò anche Opuzen , Placa, la costa e la penisola del Sabbioncello, trasferendo le truppe nell'isola di Curzola (24) Cfr.: Relazione del T encnre Colonnello Giovanni Salvietti, comandante il JT gruppo carri L << San Marco >>. (25) Cfr.: Relazione del Generale Arnaldo Rocca.
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con i natanti già in sito e con quelli inviati da Ploca, e distruggendo i materiali impossibili a trasportare. Diede esecuzione a tutti gli ordini pervenutigli dal Comando VI Corpo, sgomberando in seguito anche i presidi di Komin e Rogotin. Le forze te·desche attaccarono alle ore 6 del 9, e alle 10,30 la pressione era aumentata costringendo le truppe del sottosettore dislocate tra Vrgorac e Visici a iniziare il ripiegamento su Metkovic. Poco dopo tutti i collegamenti telefonici vennero interrotti e il Generale Rocca poté avvalersi soltanto di quelli radio. Concentrati nell'isola di Curzola i vari distaccamenti, mantenendone però la occupazione in base all'ordine n. 12718 del Comando VI Corpo, il Generale Rocca predispose in tempo, il giorno II, l'imbarco di 2.6oo uomini diretti a Trsteno; le operazioni si svolsero nel massimo ordine e il convoglio partì alle ore 6 del 12. Avuta notizia del precipitare della situazione, decise però di ritornare a Curzola, ove diede ordini per l'imbarco dell'intero presidio, ben sapendo che le truppe dell'isola e quelle di Vallegrande disponevano di natanti sufficienti. Diresse poi col suo convoglio su Brindisi ove giunse il 13 settembre. Seguirono altri due convogli, ben predisposti dal Comando della brigata: il primo approdò a Vieste, nel Gargano, il secondo a Bari. Furono così salvati dalla cattura circa 5.500 uomini. E' da aggiungere che il Generale Rocca aveva rifiutato la cessione delle armi ai partigiani dell'isola di Curzola, dando ordine di respingere col fuoco qualsiasi tentativo di violenza, e che le truppe si imbarcarono avendo al seguito tutti i viveri, le armi, le munizioni e adeguate riserve di acqua potabile. La sua energia e la sua sensibilità furono costantemente sostenute da una successione di ordini tempestivi e precisi inviati a mezzo radio dal Comando VI Corpo e valsero ad assicurare l'imbarco e l'arrivo in Italia dei tre convogli. Nessun atto di indisciplina si verificò fra le truppe, comprese quelle della Milizia: tutte obbedirono ai loro comandanti e diedero_ prova di alto senso disciplinare e di comprensione del momento. Ne va dato merito alla energica e sicura azione di comando, mai venuta meno in cosl drammatiche circostanze.
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Le operazioni delle unità italiane nel settembre- ottobre 1943 Allegato n. t.
DA COMANDO VI C.A.
N. 12719 Op.
ro settembre 1943
Marconigramma
At Comando Gruppo Armate Est et per conoscenza
At Comando Divisione tedesca SS Accordi prest rn sito con Comandanlc interinale SS alt Per ora Divisione SS terrà un btg. con btr. tra Ragusa Vecchia et Cupari alt Un btg. con artiglieria a Trebinie alt Una compagnia motorizzata con artiglieria Zatom alt Altri elementi a Siano alt Miei reparti disarmati verranno riarmati alt Nessuno atto ostilità tra tedeschi et italiani et viceversa alt Ragusa resta per ora sotto mia giurisdizione alt Chiederà at suoi superiori ordini per completare accordi circa futura dislocazione nostra et loro et circa questione eventuale cessione armi pesanti et mezzi alt Riunione svolta in piena cordialità pure con riserva da parte Comandante SS circa loro fiducia su nostro attuale Governo alt
Generale PtAZZONI
Gruppo Armate Est: avvenimenti zn Erzegovina e Dalmazia
4I I
Allegato n. 2. DA COMANDO VI C.A.
N. 12724 Op. Fono a mano
A Comando Divisioni «Messina>) e «Marche'' A Comando artiglieria e genio di C.A. A Comando CC.RR. del VI C.A. A Comando XIV btg. della R.G.F. A Comando base militare n. 19 Da parte Comando Gruppo Armate Est et Comando 2 • Armata germanica est stato convenuto alt
Primo - Da parte delle truppe italiane saranno cedute alle unità germaniche le armi pesanti lasciando ai reparti armamento individuale fucili mitragliatori, un plotone mortai 8r su tre armi per ogni battaglione; una batteria leggera per ogni reggimento fanteria autogruppo legionari alt Secondo - Questi plotoni mortai 8r et queste batterie leggere saranno consegnate alla parte germanica at momento partenza reparti dalla penisola balcanica oppure distrutte in caso di arrivo di truppe anglo -americane nella zona occupata dai reparti alt Terzo - Riserva comunicare modalità cessione armi alt Quarto - Artiglierie costiere con relative dotazioni munizioni et carri armati saranno consegnati subito alt Quinto - Autoblindo resteranno alle truppe italiane alt Sesto - Automezzi, motomezzi, et tutti materiali collegamento at filo et radio resteranno at truppe italiane alt Settimo - Magazzini italiani resteranno at completa disposizione truppe italiane senza nostro obbligo rifornire truppe tedesche alt Ottavo - Per zone definitive di radunata delle truppe, Comando Gruppo Armate fa riserva di ordini alt. Nono - In attesa disposizioni particolari di cui paragrafo terzo siano intanto scelti et fissati reparti mortai et artiglierie leggere (una btr. someggiata, una da 75/ 27 et una da 10oj r7 per divisione) et siano date disposizioni per riunire armi da consegnare (complete di dotazioni et parti ricambio senza munizioni né quadrupedi) in modo da facilitare operazioni relative alt Generale PrAZlZONI
Schizzo n. l
rvENIMENTI NELL'ERZEGOVINA LLA DALMAZIA MERIDIONALE
FORZE ITALIAN E.
FORZE TEDESCHE PARTJGIANI CROATI
N.
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SCALA app1 . ~
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l.
CAPITOLO XI
GRUPPO ARMATE EST GLI AVVENIMENTI NEL MONTENEGRO (Schizzo n. I)
Era dislocato nel Montenegro il XIV Corpo d'Armata, agli ordini del Generale Ercole Roncaglia (Capo di S.M. il Colonnello Gaetano Giannuzzi). Sede del Comando: Podgorica. Comprendeva le seguenti forze: - Divisione di fanteria (di occupazione) « Emilia » (Comandante il Gen. Ugo Buttà, Capo di S.M. il T en.Col. Antonio Alfieri); - Divisione di fanteria « Ferrara » (Comandante il Gen. Antonio Franceschini, Capo di S.M. il Ten.Col. Massimiliano Pieciocchi); - Divisione di fanteria da montagna « Venezia>> (Comandante il Gen. G. Battista Oxilia, Capo di S.M. il Ten.Col. Ezio Stuparelli); - Divisione alpina « Taurinense » (Comandante il Gen. Lorenz-a Vivalda, Capo di S.M. il Ten.Col. Carlo Ciglieri); - truppe e servizi di Corpo d'Armata ed elementi di rinforzo: I battaglione carri L; I gruppo autonomo art. da 75/ 27; I gruppo art. di armata da 149/ 35; . vari gruppi di artiglierie costiere e contraeree; . VI e XV battaglioni Guardia di Finanza; . 3 comandi legione e IO battaglioni di cc. nn.; . Intendenza; . unità dei servizi. Nella giurisdizione del XIV Corpo era compreso il Comando Marina delle Bocche di Cattaro, con sede a T eodo (Cap. Vasc. Mario Azzi), dipendente dal Comando Militare Marittimo dell'Albania (Ammiraglio di Divisione Mario Tarantini) e, per la difesa terri-
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Le operazioni delle unità ttaliane nel settembre - ottobre 1943
toriale, dal Comandante la Divisione « Emilia ». La piazza disponeva di 13 batterie (51 pezzi) per la difesa navale e contraerea; modeste unità erano ancorate nelle Bocche. Alle dipendenze del Comando Marina erano la capitaneria di porto di Antivari e alcune stazioni di vedetta (r ). Non erano dislocati nel Montenegro reparti dell'Aeronautica militare: sul vicino campo di Mostar (Erzegovina) sostavano tre squadriglie che in seguito ad ordine il mattino del 9 raggiunsero il campo di Alture di Pola (2). Le Grandi Unità dell'Esercito avevano alla data dell'8 settembre la seguente dislocazione: - Divisione << Emilia » : sede del Comando a Castelnuovo, presso Cattaro; settore corrispondente al territorio della provincia di Cattaro; - Divisione « Ferrara >> : sede del Comando a Cetinje; settore compreso fra Podgorica- Cetinje- Cevo- Budva e Antivari; - Divisione « Venezia » : sede del Comando a Berane; settore compreso fra Bijelopolje- Berane- Andrijevica- Matesevo- Kolasin. Il 383° reggimento fanteria (meno il III battaglione) era stato distaccato in Albania a disposizione del Comando 9"' Armata; - Divisione « Taurinense >>: sede del Comando a Niksic; settore compreso fra Niksic- Viluse e Grahovo. Il I gruppo obici da IOO/I7 del 14° artiglieria da campagna della « Ferrara » era stato inizialmente distaccato ad Argirocastro presso la Divisione « Perugia», insieme al III gruppo da 75/13 della Divisione « Venezia » (3). In merito alla efficienza delle Grandi Unità è da considerare (4) che vi erano sensibili deficienze rispetto agli organici, fatta eccezione per la « Taurinense » che aveva da poco ricevuto forti contingenti di complementi e reclute. La maggior parte dei quadri era costituita da (1) Cfr.: UFFICIO STORICO DELLA MARINA MILITARE: <c La Marina italiana nella seconda guerra mondiale ». Vol. XV: cc La Marina dall'8 settembre 1943 alla fine del conflitto ». Compilatore: Ammiraglio di Sguadra GIUSEPPE FwRAVANzo, Roma, r9<}2. Pagg. 172 e 173· (2) Cfr.: ANcELO Loor: << L'Aeronautica italiana nella guerra di liberazione 1943 - 1945 ». Ufficio Storico dell'Aeronautica Militare, Roma, r9<)x. Pagg. 31 e 47· (3) Cfr.: Relazioni del Ten. Col. Vincenzo Ricci, Comandante il XIX battaglione mortai divisionale, del Sottotenente Quintarclli, dell'83° fanteria, e dei Capitani Matteuzzi c Notari dell'84° fanteria. (4) Cfr.: Relazione del Generale Ercole Roncaglia.
Gruppo Armate Est: gli avvenimenti nel Montenegro
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ufficiali di complemento; forti le deficienze nel campo dei quadrupedi e degli automezzi. Le unità erano frazionate in numerosi presidi data la estensione del territorio e perciò il Comando del Corpo ·d 'Armata non poteva disporre di una riserva mobile. Nel periodo precedente all'annuncio dell'armistizio era in corso il rafforzamento dei presidi costieri in previsione di uno sbarco e si stavano alleggerendo le basi logistiche di Antivari e di Zelenika. Ne conseguì che all'annuncio dell'armistizio numerose autocolonne cariche di viveri e materiali furono sorprese in viaggio mentre transitavano nel territorio presidiato dalle forze tedesche. Il morale dei reparti era in complesso buono: vi era in genere un po' di stanchezza dovuta alle logoranti operazioni di rastrellamento effettuate in precedenza e anche alle deficienze di mezzi di trasporto marittimi che non avevano consentito un regolare invio del personale in licenza. Le forze tedesche (5) erano tutte a ridosso delle Divisioni « Taurinense » e « Venezia >> e nella regione di Podgorica. Il Generale Roncaglia aveva alle sue dipendenze, per l'impiego, la II8a Divisione cacciatori tedesca (appartenente al II Corpo) che si era dislocata, per ordine del Comando, tra Prijepolje, Plijevlja, Zablijak e Savnik per le esigenze di ordine operativo. Occupava anche gli aeroporti di Podgorica e Gruda. Presso il Comando del XIV Corpo vi era un nucleo di collegamento germanico. Difficile la situazione politica di tutto il territorio: vi erano infatti. diverse categorie di elementi da controllare e contrastare, per la maggior parte riuniti in varie formazioni. Erano costituite da « musulmani », che avevano conservato sempre un atteggiamento incerto; da « cetnici », formazioni nazionaliste per circa due anni favorevoli alle forze italiane, da cui erano state anche armate e stipendiate: in seguito il loro appoggio era venuto meno per il deciso atteggiamento contrario dei tedeschi al quale si assoggettò il Governo italiano. Seguiva il gruppo dei << zelenasi » o «verdi», in teoria nostri collaboratori e un tempo ferventi sostenitori dell'Italia, ma soltanto a parole. Infine, le formazioni partigiane comuniste, a noi decisamente avverse. Praticamente all'atto dell'armistizio nessuna di queste categorie si schierò fedelmente al nostro fianco (5). Da porre in evidenza l'aggravante che nell'aprile- maggio 1943 circa 16 brigate
(5) Cfr.: Relazione del Colonnello Gaetano Giannuzzi, Capo di S.M. del Comando XIV Corpo.
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u operaziom delle unittÌ italiant' nel settem bre- ollohrt' 1943
partigiane (quasi 16.ooo uomini), provenienti dalla Bosnia, erano penetrate nel Montenegro occupandone parte del territorio. La notizia del concluso armistizio giunse alle ore 20 dell'8 settembre c generò viva sorpresa e disorientamento in tutti, non a conoscenza degli avvenimenti precedenti. Verso le 21, elementi tedeschi interruppero i collegamenti telefonici e anche quelli radio con il Comando della u8" Divisione cacciatori. Il Comandante del Corpo d'Armata diede ordine telefonico di tenere le truppe alla mano: << mantenere ordine nel territorio e opporsi a qualsiasi progresso delle unità partigiane » (6). Il giorno 9 il Comando Gruppo Armate Est diede ordine di mettere a disposizione del Comando VI Corpo (Erzegovina) un battaglione alpini con una batteria da montagna per opporsi a movimenti delle forze tedesche nella regione di Trebinje; pervennero al XIV Corpo anche le disposizioni relative all 'atteggiamento da tenere e alla necessità di riunire le forze. V enne pertanto ordinato: - alla Divisione « Ferrara >> di concentrarsi fra Cekanje e Cetinje a sbarramento degli accessi alle Bocche di Cattaro, lasciando distaccamenti sol tanto nelle località più importanti; - alla Divisione « Venezia >> : di raccogliersi tra Andrijevica e Lijva Rijeka; - alla Divisione « Taurinense » : di raccogliersi tra Danilovgrad e Podgorica; - alla Divisione « Emilia>> di adottare le misure idonee alla conservazione del territorio della provincia di Cattaro. Nell'intendimento del Comando del XIV Corpo tali decisioni avrebbero raggiunto lo scopo di riunire circa due divisioni in posizione centrale nel quadrilatero Danilovgrad- Podgorica- CekanjeRijeka per raggiungere le località di imbarco di Cattaro e Antivari, o dirigersi verso la Venezia Giulia, o nel ridotto centrale deIl'Albania, ciò in seguito a precedenti contatti avuti dal Generale Roncaglia col Generale Rosi, Comandante il Gruppo Armate Est (7). Logico che tali movimenti avrebbero dovuto avere esecuzione prima dell'annuncio dell'armistizio. Il 9 settembre il Comandante la II8" Divisione cacciatori tedesca (Generale Joseph Kli.iber) chiese al Comandante del Corpo d'Armata (6) Cfr.: Relazione dd Colonnello Gaetano Giannuzzi. (7) Cfr.: Relazione del Colonnello Gaetano Giannuzzi.
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e a quelli delle Divisioni « Venezia » e « Taurinense >> la consegna delle artiglierie. Il Generale Roncaglia, deciso a resistere alle richieste, rifiutò, rispondendo che avrebbe reagito con la forza a qualunque atto di ostilità: analoga risposta fu data dai due comandanti di divisione. Il pomeriggio del 10 settembre, in seguito a nuove pressioni del Generale Kliiber, il Generale Roncaglia, alla conclusione di un lungo colloquio durato due ore, su autorizzazione ricevuta dal Comando Gruppo Armate Est, dichiarò di essere disposto a cedere solo due batterie da 149/ 35 in postazione costiera fra Antivari e Budva: per le altre artiglierie sarebbe occorso attendere l'esito delle trattative già in corso (8). Ma il giorno I I pervenne il noto ordine del Comando Gruppo Armate Est di cedere tutte le armi ad eccezione di quelle portatili, delle mitragliatrici, di un plotone mortai per battaglione, delle autoblindo e di una batteria per reggimento. Il 12 settembre il Generale Roncaglia, avuta notizia che il giorno precedente, a Tirana, era stato catturato il Generale Rosi con tutto il suo Comando, convocò a rapporto a Podgorica i comandanti dipendenti per concretare l'azione da svolgere contro i tedeschi, anche in relazione agli ordini precedenti pervenuti dai Comandi Gruppo Armate Est e della 9• Armata. Venne deciso di non eseguire gli ordini relativi alla cessione delle armi e di concentrare il Corpo d'Armata per condurre un'azione organica ma, di fronte alla impossibilità di una riunione delle forze per la delicata situazione politica esistente nelle sedi in cui le stesse erano dislocate (per giunta in zone estese e lontane fra loro), il Generale Roncaglia lasciò arbitri i Comandanti di divisione di assum ere le iniziative che le diverse situazioni locali imponevano, fissando le modalità esecutive con le quali ciascuno di essi avrebbe dovuto condurre la lotta contro le truppe germaniche (9). Raccomandò al Generale Buttà (Divisione « Emilia ») che aveva manifestato l'intendimento di attaccare, di evitare conflitti con i tedeschi nel timore di far precipitare la situazione nel Montenegro (w).
(8) Cfr.: Relazione del Generale Ercole Roncaglia.
(9) Cfr.: Stato Maggiore dell'Esercito. Ispettorato dell'Arma di Fanteria. EooAllDO ScALA: « Storia delle fanterie italiane >> . Volume X: « Le Fanterie nella seconda guerra mondiale >>. Tipografia Regionale, Roma, 1956. Pag. 687. (IO) n giorno 9 reparti della 73 Divisione da montagna corazzata tedesca SS. « Prinz Eugen >> avevano effettuato un colpo di mano sul presidio italiano dell'aeroporto di Cruda, riuscendo a sopraffarlo c catturarlo, insediandovisi. 2'ì· - u.s.
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l~ operazioni delle unità italiane Ilei smembre- ottobre '94 3
Intanto gli avvenimenti incalzavano: lo stesso giorno 12 i tre Comandi di legione e i dieci battaglioni della Milizia dislocati nel Montenegro, appresa la notizia dell'avvenuta liberazione di Mussolini, « passarono in blocco ai tedeschi aggravando le già precarie condizioni di sicurezza dei nostri reparti » (n). In seguito al nuovo ordine del Generale D almazzo in data 12 (che disponeva la consegna ai tedeschi di tutte le artiglierie e di tutte le armi collettive e di prepararsi al trasferimento verso nord- est) ebbe luogo il giorno 13 a Podgorica una nuova riunione di tutti i Comandanti per concertare l'azione da svolgersi. Essi furono alla unanimità dell'avviso di non accettare tali condizioni, e il Generale Vivalda (12) propose di concentrare le forze nella regione di Cattaro, compreso il Comando del Corpo d'Armata. Seguirono lunghe discusswru, ma non venne presa dal Generale Roncaglia alcuna dectsione. Il mattino del 15 settembre il Comando del XIV Corpo a Podgorica venne circondato da un battaglione motorizzato tedesco sostenuto da artiglierie schierate su posizioni dominanti, mentre grosse formazioni di « Stukas » sorvolavano la sede: poco dopo ufficiali tedeschi catturarono il Generale Roncaglia, con la giustificazione che la Divisione « Emilia» e una aliquota della « Taurinense >> avevano già aperto le ostilità a Cattaro il giorno precedente contro le forze tedesche affluite dalla costa c che il battaglione « Ivrea >> del 4o alpini aveva attaccato reparti della n8a Divisione tedesca nella zona montarla a nord di Podgorica (13). Nonostarlte l'avvenuta cattura del Comandante (14), il Comando del XIV Corpo, eludendo i sospetti del nemico, poté mantenere Il Gen. Buttà, con azione di sorpresa, aveva fatto disarmare quei reparti e altri nel frattempo insediatisi anche a Cattaro e Punta Ostrov. (u) Cfr.: Colonnello GAETA 'IO GIM•r:..uzzi: <<L'Esercito vitùma dell'armistizio ». Tipografia P. Castello, Torino, 1947. Pag. 42· E' da aggiungere che il giorno 9 avevano fatto causa comune con i tedeschi i reggimenti cacciatori c la gendarmeria albanese. (12) Cfr.: Relazione del Gen. Lorenzo Vivalda, Comandante la Divisione alpina (< Taurinense ». (r3) Cfr.: GIA.'l:'IUZZ!: op. cit., pag. 54· Tuttavia il Gen. Roncaglia, essendo rimasto sul posto, nonostante fosse prigioniero, poté mantenere qualche contatto con le sue divisioni e rifornirle. Il 25 venne deportato in Germania. Lo sostituì nel comando il Generale Franceschini, Comandante la Divisione << Ferrara ». (r4) Il 13 settembre il Generale Maximilian von Weichs, Comandante superiore del Sud -Est, aveva dato l'ordine di passare per le armi il Gen. Ron-
Gruppo At·mate Est: gli avvenim enti nel M ontenegro
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fino al 25 contatti con le Divisioni « Taurinense >> e « Venezia >>: quest'ultima si trovava nell'alta valle del Lim, settore che non era stato ancora invaso dalle truppe tedesche e perciò tutti gli sforzi furono orientati a potenziarla al massimo a mezzo di ufficiali dd Comando di Corpo d'Armata, inviandole numerose colonne di rifornimento scortate da reparti armati e stazioni radio della massima portata. Questo invio consentì alla « Venezia » di poter comunicare con l'Italia durante tutto il periodo della guerra partigiana. A scarico avvenuto le autocolonne rimasero presso la divisione, che venne anche rinforzata con altri elementi. Fu anche rifornito il battaglione alpini « Aosta », ormai circondato, e prima ancora della partenza del Comando di Corpo d'Armata per i campi di prigionia venne dato ordine segreto di vuotare i magazzini della Intendenza a Podgorica, distribuendo viveri e vestiario alle truppe e alla popolazione (rs). In seguito alla situazione determinatasi e all'atteggiamento assunto ·dai comandanti, ne conseguì che in Montenegro la maggior parte delle forze, con una compattezza che derivava dalla loro profonda coesione, dal saldo spirito di disciplina e dalla presenza di comandanti capaci, reagì violentemente ai tedeschi. Questi avevano commesso, tra l'altro, l'errore psicologico di lanciare il ro settembre vari proclami alle truppe ed uno alle popolazioni invitandole a ribellarsi agli italiani, che pur tante prove di umana solidarietà e di affetto avevano sempre saputo offrire verso bambini, vecchi, uomini, donne; proclama che provocò violente reazioni (r6). Drammatici gli avvenimenti svoltisi presso la maggior parte delle Grandi Unità del XIV Corpo dopo la decisione di aprire le ostilità contro i tedeschi, non ottemperando all'ordine di cedere le armi. La lotta si accese ovunque e vi furono episodi di fulgidissimo valore presso quasi tutte le unità, soggette anche ai violenti bombardamenti dell'aviazione germanica, che da padrona assoluta del cielo intervenne ovunque ( 17).
caglia in caso di « ulteriore opposizione ». Cfr.: GABRIO LoMBARDI: « L'8 settembre fuori d 'Italia », U. Mursia & C., Milano, rg66. Pag. 426. (15) Cfr.: GrAN.m~zzr: op. cit., pagg. 54 e 55· (16) Cfr.: ATTILIO T AMARO: « Due anni di storia 1943-1945 ». Volume I, pag. 517, Tosi Editore in Roma, 1948; MARIO ToRSIELLo: « Settembre 1943 », Istituto Editoriale Cisalpino, Milano e Varese 1963, pag. 261 e Tenente Colonnello VrrroRIO Musso: <<Diario >> relativo alle operazioni in Balcania dopo 1'8 settembre 1943, dal quale sono stati desunti i proclami (allegati nn. r, 2, 3 e 4). (17) Cfr.: GrANNu zzr: op. ci t., pag. 41.
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L~ op~razioni delle unità italiane nel settembre- ottobre
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La Divisione .di fanteria « Emilia » (18), agli ordini del Generale Ugo Buttà, dislocata a presidio delle Bocche di Cattaro, con sede del comando a Cattaro, aveva il territorio della Piazza suddiviso in due settori: il primo, orientale (fronte a terra) agli ordini del Generale Livio Negro, Comandante la fanteria divisionale, e il secondo, occidentale (fronte a mare), agli ordini del Comandante il 120" reggimento fanteria. Il mattino dell'8 erano sbarcati, dal piroscafo Città di Milano, sotto il controllo e la sorveglianza della torpediniera Abba, un migliaio di tedeschi, inizialmente diretti a Durazzo, che si erano dislocati a Mulla. Occorre premettere che il Comando del XIV Corpo aveva invitato quello del VI Corpo, dislocato in Erzegovina, a ripiegare su Cattaro, ma la grave situazione in cui si trovavano le sue divisioni non poteva più consentirlo. Nel frattempo, fin dal mattino del 9, come si è visto, era penetrata nelle Bocche di Cattaro (19) la t Divisione da montagna corazzata tedesca SS. « Prinz Eugen » (Gen. Ritter von Oberkampf). Poiché la precedente azione del Generale Buttà contro i tedeschi era stata frenata dall'ordine di evitare l'iniziativa di conflitto con essi, egli aveva concluso il giorno 12 un accordo con la « Prinz Eugen » per la occupazione del territorio delle Bocche, ma subito dopo il suo « divisamento personale si venne maturando attraverso la prepotenza tedesca ... fino a sboccare purtroppo in un atto di ribellione all' Autorità superiore italiana>> (20). (r8) Inquadrava i reggimenti di fanteria 119" e 120°, il 155° reggimento artiglieria da campagna, il CCLV battaglione mitraglieri, il CLV battaglione misto genio, l'LXXXI battaglione cc.nn., la 135" formazione volontari della Val Zupa (anticomunisti), unità minori, ed elementi dei servizi. Numerosi i reparti di rinforzo : XVII gruppo da 149/ 35, XXV battaglione misto carabinieri, 415• compagnia mortai da 8r, 291• compagnia presidiaria e 4" compagnia Guardia di Finanza. Aveva poi ricevuto a sostegno il 3" reggimento alpini « Taurinense >> (meno il battaglione « Pinerolo »), il gruppo «Susa » del I 0 reggimento artiglieria da montagna, e poteva avvalersi dell'apporto di varie batterie della Marina. (19) Un battaglione, una batteria contraerea c un reparto specialisti per il funzionamento del campo di aviazione (circa 1.500 uomini) erano già affluiti a fine luglio creando così un elemento separatore fra l'« Emilia >> e il contiguo VI Corpo. (20) Cfr.: Relazione del Generale Ugo Buttà.
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Pur controllando costantemente l'attività delle truppe tedesche, non fu possibile al Generale Buttà rimanere inerte dinanzi ai loro soprusi e perciò concordò col Capitano di V ascella Azzi e col comandante il 3" reggimento alpini, il giorno 13, un piano di azione. L'inizio dell'attacco fu stabilito per le ore 5 del 14: le forze della divisione attaccarono quelle della « Prinz Eugen », affluite dalla vicina Erzegovina, particolarmente a Cobila, all'aeroporto di Gruda e a Teodo; quelle della Marina si impegnarono specialmente contro Lepetane, dove si trovavano i contingenti tedeschi sbarcati. La prima giornata fu vittoriosa e a sera il Gen. Buttà, nel darne notizia al Comando Supremo, richiese l'invio di mezzi navali con truppe da sbarco, per sostenere la sua azione. I combattimenti ripresero violenti il mattino del 15 e le truppe tedesche ebbero il poderoso concorso della loro aviazione (specialmente Stukas) che già era intervenuta nei giorni precedenti (21). Si conclusero a sera con la resa ·di oltre 500 tedeschi. Nel frattempo si era iniziato, alle ore 20, l'imbarco su navi militari e mercantili della maggior parte delle residue forze dell' « Emilia» che avevano rotto il contatto sotto la protezione di elementi della stessa divisione, del 3° reggimento alpini, del gruppo artiglieria « Susa» e delle batterie della marina che tennero impegnato il nemico (22). Quando già gli ordini per l'imbarco erano stati emanati e le predisposizioni attuate, giungeva dal Comando Supremo un radiogramma così concepito: « Occorre soltanto e sempre resistere », senza altre indicazioni. Il Gen. Buttà ritenne trattarsi di risposta alle sue comunicazioni inviate il giorno precedente, con le quali aveva richiesto l'intervento della flotta a sostegno delle truppe, avvertendo che praticamente aveva costituito una testa di sbarco e che la popolazione auspicava ansiosamente la presenza di truppe alleate. Ma « la situazione si era ormai aggravata >> ed egli non poteva più obbedire; il revocare gli or·dini di imbarco avrebbe prodotto « scompiglio e dolorosi episodi che avrebbero sicuramente condotto la divisione alle più tragiche e repentine avventure », tanto che non si sentì di (21) Durante un bombardamento aereo il battaglione alpino <<Pinerolo » riportò 4 ufficiali e 70 alpini morti, mentre combatteva presso il confine tra l'Erzegovina e il Montenegro. (22) Cfr.: Ufficio Storico della Marina Militare: « La Marina italiana nella seconda guerra mondiale >> . Volume XV: «La Marina dall'8 settembre 1943 alla fine del conflitto >>. Compilatore Ammiraglio di Squadra GrusEPPE FIORAVANZO, Roma, 1962. Pagg. da 172 a 175. Cfr. inoltre: Relazione del Generale Ugo Buttà e Col. GAETANO GIANNUZZI: op. cit., pag. 42.
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assumerne la responsabilità (23). Del resto aveva già salvato l'onore delle armi, con i violenti combattimenti sostenuti. Le operazioni di carico ebbero termine alle 23: le forze partite poterono raggiungere regolarmente l'Italia meridionale (24). Nella sola giornata del 15 le truppe tedesche avevano riportato 75 morti, 31 feriti e 67 prigionieri; l'<< Emilia », durante le due giornate di lotta, aveva avuto 597 morti, 963 feriti e 1.020 dispersi; la Marina 50 tra morti e feriti. Nel lasciare le Bocche di Cattaro (25) il Generale Buttà inviò al Comando Supremo il seguente radiogramma: « Dopo strenui combattimenti della giornata che hanno tenuto lontano l'avversario premente sulle Bocche di Cattaro, a causa delle forti perdite e della mancanza di munizioni di artiglieria et ormai senza speranza di aiuti, tento di riportare in Patria piroscafi italiani et resti miei reparti lasciando elementi sulla montagna in aiuto lotta cetnica. Salpo e Provvidenza assista la Divisione "Emilia" » (26). Caddero in combattimento o furono fucilati dai tedeschi nel settore della « Emilia » e poi decorati di Medaglia d'Oro al valor militare alla memoria (27) il Capitano Gino Canetti (u9• fanteria), i
(23) Cfr.: Relazione del Generale Ugo Butd. (24) Cfr.: Relazione del Generale Ugo Buttà. (25) Cfr.: Relazione del Generale Ugo Buttà. (26) Dall'n al 15 settembre furono rimpatriati 6.200 uomini. Cfr.: Ufficio Storico Marina Militare: op. cit., vol. XV, pag. 226. (27) Motivazioni: Capitano Gino Caneni: << Comandante di compagnia fucilieri di un battaglione a cui era stato dato il compito di anaccare un forte schieramento difensivo tedesco, durante la preparazione dell'attacco, esprimeva la sua decisa volontà di condurre vittoriosamente a termine l'azione, sia pure a costo del suo sacrificio personale. Incurante della violenta reazione avversaria, alla testa dei suoi uomini, che lo seguivano ammirati per tanto ardimento, si lanciava all'attacco delle posizioni nemiche. Ferito una prima volta ad una mano, noncurante di sé, accorreva là dove più ferveva la lotta dando prova ammirevole di un cosciente sprezzo del pericolo. Mentre stava per sopraffare un centro di resistenza, una bomba da mortaio gli asportava il braccio destro, sollevato per indicare ai suoi la via della vittoria. Colpito ancora una volta gravemente ad una gamba, insensibile al dolore e noncurante degli inviti di recarsi al più vicino posto di medicazione, picgatosi in ginocchio, con ammirevole stoicismo continuava ad incitare i suoi con l'esempio e la parola a persistere nella lotta, quando un colpo di granata che lo investiva in pieno, stroncava questa maschia figura di combattente e di comandante che cadeva fra i suoi che raggiungevano la meta e la vittoria.
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Capitani Arturo Maira ed Edmondo Bruno Arnaud e il Sottotenente Paolo Vannucci (tutti del 120° fanteria), e il Tenente Raffaele Trevisan del 155" artiglieria. Fu gravemente ferito e catturato il Tenente Colonnello del !20° fanteria, Giuseppe Manzelli anche egli poi decorato <li Medaglia d'Oro al valer militare. Nobile figura di eroe, che già in altre azioni di guerra aveva dato prova delle sue insuperabili doti di ardimento>>. Kobila (Bocche di Cattaro), 14 settembre 1943· Capitano Arturo Ma ira: «Tenendo fede alle leggi dell'onore militare, in un momento di generale crisi spirituale, si schierava decisamente contro i tedeschi aggressori e li attac· cava, con la sua compagnia mitraglieri, su munite posizioni benché soggetto a violenta micidiale reazione. Manifestatasi la crisi, determinata dalla schiacciante superiorità nemica, opponeva eroica, tenace resistenza a reiterati contrattachi, favorendo con il suo sacrificio il ripiegamento di altre unità su nuove posizioni. Decimato, a corto di munizioni, stretto da vicino, persisteva con volontà indomita nella cruenta impari lotta che protraeva col suo valoroso esempio in epica mischia, benché conscio della sorte che gli era riservata in caso di cattura, data l'implacabile efferatezza del nemico. Catturato, affrontava la fucilazione con stoica fermezza >>. Cruda, Bukovina, Hombla (Balcania), 9 · 18 settembre l943· Capitano Edmondo Bruno Arnaud : «Comandante di compagnia fucilieri in terra straniera all'atto dell'armistizio si schierava contro i tedeschi e irrompeva, primo fra i primi, su munite posizioni da essi tenute, piegandone la resistenza dopo sanguinosi corpo a corpo. Sopravvenuta la crisi, pressato da forze ingenti, ripiegava combattendo e su posizioni interamente battute imbastiva, imperterrito, tenace difesa. Violentemente attaccato, reagiva con indomito ardore impegnandosi in cruenti, audaci contrassalti culminanti in epica lotta corpo a corpo, protratta fino all'estremo delle sue forze, benché conscio della sorte che gli era riservata in caso di cattura, data l'implacabile efferatezza del nemico. Catturato, affrontava con stoica fermezza la fucilazione, confermando le preclari virtù militari delle quali aveva dato luminosa prova alla testa dei suoi valorosi fanti con lui sacrificatisi per tener fede alle insormontabili leggi dell'onore». Cruda, Bukovina, Hombla (Balcania), 9- 18 settembre 1943. Sottotenente Paolo Vannucci: «All'atto dell'armistizio, ligio alle leggi dell'onore militare, si schierava contro i tedeschi aggressori e al comando di un plotone mitraglieri partecipava a prolungato sanguinoso combattimento prodigandosi con ardore inesausto e felici iniziative per sostenere, da posizioni intensamente battute, la compagnia di cui faceva parte, duramente impegnata. Caduti i tiratori si sostituiva ad essi e persisteva indomito nell'impari lotta a malgrado delle gravi perdite subite. Stretto da vicino, decimato, a corto di munizioni, costretto a ripiegare, opponeva successive resistenze che protraeva con stoica fermezza in epica mischia, benché conscio della sorte che gli era riservata in caso di cattura, data l'impla-
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La Divisione alpina cc Taurinense » (28), agli ordini del Generale Lorenzo Vivalda, ceduti per ordine del Comando XIV Corpo il battaglione « Pinerolo >> e una batteria al Comando del VI Corpo, per dislocarlo nella zona di Trebinje, alla data del1'8 settembre era in trasferimento verso la costa col 4" reggimento nella zona di Niksic e il 3" da Viluse a Castelnuovo: quest'ultimo reggimento coi rimanenti due battaglioni << Exilles >• e u Fenestrelle » e il gruppo « Susa » era stato cabile efferatezza del nemico. Catturato, affrontava imperterrito la fucilazione, martire sublime dell'assoluta dedizione al dovere ''· Cruda, Bukovina, Hombla (Balcania), 9- r8 settembre '943· Tenente Raffaele Trevisan: c< Comandante di batteria, superdecorato al valor militare, in due giorni consecutivi di aspri combattimenti contro un nemico superiore in forze e in mezzi col preciso tiro dei suoi pezzi gli produceva gravissime perdite, suscitando, col suo valoroso contegno negli artiglieri e nei fanti indomito coraggio e fiero entusiasmo. Attaccato da una forte autocolonna tedesca, appoggiata da un intenso spezzonamento e mitragliamento aereo, dirigeva sino agli estremi il fuoco dei cannoni sul nemico. Visti cadere ad uno ad uno tutti i suoi uomini ed ormai circondato da ogni parte, rimaneva saldo e sereno al suo posto di comando e a colpi di moschetto e col lancio delle bombe a mano difendeva ancora la batteria, finché, colpito da raffica di mitragliatrice, cadeva riverso su quei pezzi che tanto aveva amato. Esempio sublime di supremo sprezzo del pericolo e del più puro amore di Patria ». Bocche di Cattaro, 9 - r6 settembre 1943· Tenente Colonnello Giuseppe Manzelli: « Patriota ardente, comandante capace e spiccatamente animatore sia al comando interinale di reggimento che di raggruppamenti tattici, dava, particolarmente in situazioni belliche assai critiche, sicure prove di preclari virtù militari. Al tedesco, aggressore di un 'importante piazza marittima, si opponeva con indomita fierezza resistendo tenacemente e reagendo con reiterati audaci contrattacchi condotti personalmente con eroico spirito aggressivo. Ferito, non desisteva dall"impari cruenta lotta che protraeva con stoica fermezza fino all'esaurimento di ogni mezzo di offesa, riuscendo, col sacrificio dei suoi valorosi, a sottrarre dalla stretta nemica la maggior parte della sua divisione reimbarcatasi in virtù del saldo, audace comportamento di un pugno di eroi. Prigioniero, sofferente, costretto in permanenza in luogo di punizione, incurante del rischio cui si sottoponeva, rifiutava fieramente reiterati inviti alla collaborazione, tenendo fede, ad ogni costo, alle leggi dell"onore militare " · Cruda (Albania), 9 - 16 settembre I943· (28) Inquadrava i reggimenti alpini 3" (battaglioni cc Exilles >1, cc Pinerolo » e cc Fenestrelle ll) e 4° (battaglioni cc Aosta », « Intra '' e « Ivrea »), il 1° reggimento artiglieria alpina (gruppi << Aosta » e « Susa >•), il IJJ battaglione del 383'' fanteria (Divisione "Vene7.ia »), il LVI battaglione genio, unità minori ed elementi dei servizi.
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destinato a sostegno della Divisione « Emilia» operante nella regione di Cattaro. Rimasta, così, unicamente col 4° reggimento alpini e col 1° reggimento artiglieria alpina (meno il gruppo «Susa»), aveva dislocato inizialmente i battaglioni « Ivrea » e « Intra >> in posizione idonea per sbarrare le provenienze dalla regione di Savnik. Il giorno 9 aveva respinto le richieste del Comandante la n8• Divisione tedesca di passare ai tedeschi o di effettuare una parziale consegna delle armi. Lo stesso giorno reparti della n8a circondarono a Niksic il gruppo «Aosta» che resistette poi sino alla fine di ottobre, nella esistente cinta difensiva. Il giorno n il Comando Divisione e le rimanenti forze iniziarono il movimento verso il mare, spostandosi a Danilovgrad dove il Generale tedesco Kliiber chiese al Vivalda la consegna delle armi (29), che quest'ultimo rifiutò decisamente, prendendo nel contempo contatti con elementi dell'Esercito di liberazione popolare jugoslavo. Il giorno II, in seguito ad ordine del Comandante il XIV Corpo, avrebbe dovuto cedere aliquote di artiglierie e di mortai da 8I ai tedeschi, ma il Vivalda non obbedì. Il mattino del 15, dopo avere assistito alla cattura del Generale Ronca glia e del suo Comando (deportati in seguito in Germania), ed averla egli stesso evitata, il Generale Vivalda rientrò a Danilovgrad da Podgorica, dove si era recato per ricevere ordini, ed iniziò il movimento delle proprie truppe per riunirsi alla Divisione « Emilia>> impegnata in combattimento alle Bocche di Cattaro, dopo aver fatto interrompere i ponti sulle rotabili per Niksic e Podgorica. Articolata su due colonne, la divisione raggiunse, il 16, la conca di Cevo, dove tentò invano di prendere contatti con la Divisione << Emilia » (3o), soggetta a violenti spezzonamenti aerei. Avuta notizia che truppe tedesche si trovavano a Cekanje e Kresta, le attaccò lo stesso giorno e occupò le due località, coadiuvata da un reparto partigiano jugoslavo che nel frattempo si era unito alla divisione. Venuto poi a conoscenza di come la « Emilia >>, sotto la protezione dei battaglioni « Exilles >> e «Fenestrelle », fosse riuscita ad imbarcarsi e come i superstiti dei due battaglioni si fossero dati alla montagna dopo essere stati sopraffatti, il Gen. Vivalda raccolse le sue truppe (alle quali si erano uniti, in un reparto di formazione, i (29) Inizialmente i tedeschi gli avevano chiesto quale atteggiamento intendesse assumere: rispose d i aver ricevuto soltanto il proclama Badoglio. Cfr.: Relazione del Generale Lorenzo Vivalda. (3o) Che, come si è visto, aveva imbarcato le proprie residue forze dirette in Italia, la sera del rs.
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dispersi dell' « Emilia ») e si arroccò a difesa sulle posizioni raggiunte. Da qui respinse vari attacchi tedeschi nei giorni 26, 27 e 28 settembre, finché venne costretto a ripiegare nella regione di Gornje Polje (a nord di Niksic), già controllata dai partigiani. Le sue colonne dovettero seguire itinerari diversi e ne conseguì che il battaglione « Aosta » venne a trovarsi improvvisamente isolato (con il comando del 4o reggimento) in una zona presidiata dai cetnici; circondato dai tedeschi e dai partigiani con forze soverchianti, seppe rimanere fedele alle sue tradizioni e finì col sacrificarsi (31). Nel frattempo, il 6 ottobre, il gruppo « Aosta» era stato attaccato nella zona di Niksic dai partigiani; circondato, resistette subendo gravi perdite (32). Reiterati attacchi furono respinti (33) sin verso la metà di ottobre, quando, con i reparti provati e ormai privi di viveri e munizioni, la « Taurinense >> riuscì a sganciarsi con le residue forze ed a riunirsi (rs ottobre) alla Divisione «Venezia» nella regione di Kolascin (34) ove si riordinò su due brigate: la prima composta di tre battaglioni alpini agli ordini del Maggiore Spirito Reyneri, e la seconda, comprendente il gruppo « Aosta», agli ordini del Maggiore Carlo Ravnich.
La D ivisione di fanteria da montagna « Venezia » (35), agli ordini del Generale Giovan Battista Oxilia, alla data dell'8 settembre era dislocata nell'alta valle del Lim fra Berane- Andrijevika e Kolasin; il suo settore non era stato ancora invaso dalle forze tedesche, (3r) Dal 24 settembre al 2 ottobre un reparto del battaglione << Ivrea» attaccò forze tedesche nella zona di Ledenice- Grkovac unitamente alla compagnia comando del 4" reggimento e riportò 21 morti, 53 feriti e 102 dispersi. Numerosi inoltre gli attacchi che dovette sostenere dall'8 ottobre al 13 novembre. Cfr.: Relazione del Capitano Umberto Zaccone. (32) Cfr.: ScALA: op. cit., pagg. 690- 691. (33) Tuttavia il 9 ottobre il Comando del XXI Corpo tedesco da montagna diramò un comunicato: cc Le operazioni contro la Divisione italiana cc Taurinense » si sono praticamente concluse: misure di rappresaglia eseguite contro diciotto ufficiali ». Cfr.: Lo~tBARDI: op. cit., pag. 425. (34) Cfr.: Relazioni del Generale Lorenzo Vi valda, Comandante la divisione, del Colonnello Maggiorino Anfosso, Comandante del 3° alpini e del Colonnello Alessandro Fiorio di San Cassiano, Comandante del 4° alpini. (35) Inquadrava 1'83°, 1'84° e il 383" reggimenti fanteria (distaccato quest'ultimo presso la 9'" Armata in Albania, ad eccezione del Ili battaglione incorporato con i reparti della Divisione alpina « Taurinense ))), il 19° reggi-
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ciò che aveva consentito di potenziarla al massimo con adeguati rifornimenti di viveri, munizioni e materiali. Dopo aver partecipato alle riunioni svoltesi presso il Comando <iel XIV Corpo <l'Armata a Podgorica il 12 e il 13 settembre, il Generale Oxilia, respinte le intimazioni per la cessione delle armi ai tedeschi e facendo assegnamento sullo spirito combattivo di tutti i suoi componenti, il 14 settembre decise di assumere atteggiamento di fiera opposizione al nemico ispirata a intransigente risolutezza. D'accordo col comandante cetnico <ii Berane, l'Oxilia divisò subito di attuare una imboscata contro automezzi tedeschi in transito: fu questo l'inizio delle ostilità (36). Anche in relazione alle direttive ricevute d al Corpo d'Armata, improntò la propria azione di comando alla massima resistenza ai tedeschi. Il 9 settem bre, in ottemperanza agli ordini ricevuti, aveva iniziato il movimento per raggiungere la zon a di Podgorica. lvi giunto, il Gen. Oxilia aveva schierato i propri reparti sulla linea di caposaldi da Rijeka a Matesevo, pron to ad opporsi a qualsiasi attacco anche ad opera di partigiani jugoslavi (37). Rimase in quella zona fino al 9 mento artiglieria da campagna, il comando della 72a legione cc.nn. col CXI battaglione, un battaglione genio, una compagnia cannoni controcarri, i battaglioni VI e XV della Guardia di Finanza, una compagnia carabinieri, reparti del 43° settore Gaf dell'Albania, unità minori ed elementi dei servizi. Subito dopo l'armistizio era stata rinforzata con una compagnia armi pesanti del 41' fanteria « Ferrara ,,, mezzo plotone di carabinieri motociclisti, specializzati del genio e numerosi autocarri con i relativi autieri. (36) Cfr. : Relazioni del Generale Oxilia, del Tenente de Notaris, del Tenente Sambo dell'83° fanteria e del Sottotenente Novello. (37) Il 18 settembre cadde in combattimento il Capitano dell'83° fanteria Mario Riva, poi decorato alla memoria della Medaglia d'Oro al valor militare, con la seguente motivazione: << Animato da ardente amor di Patria, primo fra i primi, seguiva all'atto dell'armistizio con elevatissimo entusiasmo la decisione del proprio comandante di divisione e, fedele al Governo del Re, si rifiutava di ottemperare alle disonorevoli condizioni imposte dai tedeschi malgrado i rischi e le incognite insiti in tale decisione. Comandante di compagnia fucilieri rimasta isolata in caposaldo e circondato da preponderanti forze nemiche teneva testa all'avversario con tenacia e valore. In successivo violento scontro con agguerrite formazioni tedesche e cetniche dava ripetute prove di coraggio e di pronta decisione, prodigandosi nel rincuorare i propri uomini, nel sostituire i caduti; sempre primo ove maggiore era il pericolo per sbarrare il passo all'avversario. Mentre si ergeva fieramente contro il nemico incalzante, colpito a morte da una bomba da mortaio, trovava ancora la forza di invocare il nome sacro della Patria " · Kolasin, Matesevo, Lijeva, Rijeka, Vukovet (Montenegro), 25 luglio- r8 settembre 1943·
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ottobre, quando il Generale Peke Dapcevic, comandante il II Corpo partigiani jugoslavi - che dal 14 al 20 settembre era stato attaccato dai tedeschi e costretto a sganciarsi e a ripiegare - lo informò che la « Taurinense » si era riunita all'esercito partigiano, invitandolo a fare altrettanto, per condurre insieme la lotta contro i tedeschi, pur osservando una stretta neutralità verso i cetnici. Il Generale Oxilia aded e così la « Venezia >> riprese il movimento verso nord ed entrò a far parte di quel Corpo, col quale combatté valorosamente nella regione di Berane (38) e successivamente nelle zone di Mojkovac, Sahovici e Pljevlja.
*** E' noto che il 20 novembre le Divisioni « Venezia» e « Taurinense » formarono il Corpo d'Armata del Montenegro, su 9 brigate della « Venezia » e 3 della « Taurinense » e che i l 28 novembre si fusero costituendo la Divisione « Garibaldi >> (39) che si coprì di gloria -.., Comandante il Generale Oxilia, Vice comandante il Generale Vivalda - e subì prove durissime e sensibili perdite combattendo a fianco dell'Esercito popolare jugoslavo sino alla fine del
1944 (40). Seguirono le sorti delle due divisioni la maggior parte dei componenti il VI e XV battaglione Guardia di Finanza; nuclei di isolati si unirono inoltre alle bande partigiane distinguendosi per coraggio e dedizione alla Patria (4r). Il 4 dicembre 1943 in seguito a reiterati attacchi tedeschi la Divisione « Garibaldi >> fu costretta a ripiegare su Prijepolje e quindi venne gradualmente ritirata su zone più arretrate (42). (38) La cittadina di Berane venne occupata dai tedeschi il successivo 22 ottobre. (39) Secondo la relazione del Generale Vivalda la fusione avvenne il 2 dicembre. Cfr.: anche la relazione del Capitano Pellegrini. (4o) A partire dal mese di ottobre la <<Garibaldi >> ebbe il concorso dell'Aeronautica italiana per i rifornimenti aerei, per azioni di bombardamento, ricognizione e recupero feriti. Cfr.: ANGELO Loot: « L'Aeronautica italiana nella guerra di liberazione 1943- 1945 » . Ufficio Storico dell'Aeronautica Militare, Roma, 1{)61. Pagg. da 226 a 228 e 372. (41) Cfr.: MtcHELE PovEROMO: « I nostri morti nella guerra 1940- 1945 ». Volume IL Tipografia editrice Arti Grafiche Friulane, Udine, I949· Pag. 130. (42) La « Garibaldi >> non ebbe vita facile. Tanti dei suoi componenti, nonostante le concrete prove della loro decisa volontà di combattere, furono assassinati e infoibati dagli jugoslavi durante il durissimo periodo di lotta in
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Dovette anche subire alcuni provvedimenti, escogitati dal comando del li Corpo jugoslavo, intesi a ridurne la efficienza complessiva (43). Gravissime le perdite riportate nel corso della estenuante e logorante campagna jugoslava (44).
*** La Divisione di fanteria « Ferrara >> (45) era agli ordini del Generale Antonio Franceschini (46) e presidiava, come si è visto, il settore compreso fra Podgorica- Cetinje- Cevo- Budva e Antivari. Un suo gruppo da IOO/ I7 era dislocato nella regione di Scutari (territorio della 9• Armata). Subì gli avvenimenti: solo qualche reparto composto di elementi decisi a lottare andò ad unirsi alla Divisione « Venezia » ; il comune, senza plausibili ragioni. Vennero uccisi, tra gli altri, il Generale Carlo Isasca, Vice comandante la Divisione cc Venezia », il Tenente Colonnello di Stato Maggiore Ezio Stuparelli, Capo di S.M. del Comando Divisione cc Venezia », il Ten. Col. Pietro Castagnero, i Maggiori Giovanni Ferro e Monsani, i Capitani Mauro Capurso, Lorenzo Carotti, Roberto Carpi, ilare Mongilardi, Gino Panicucci, Walter Redolfi: il Tenente cappellano Giacomo Mora e il Tenente Pasquale Negri; i Sottotenemi Pietro Guazzini, Michele Malsoni e Giovanni Rolla. Cfr.: FRANCOBALDO CHroccr: cc I retroscena di un clamoroso ma sconosciuto episodio», ne Il Tempo, Roma, n. 47, 17 febbraio 19(}3. Pag. 8. (43) La forza totale iniziale della cc Venezia» era di circa 9.500 uomini; quella della cc Taurinense » di 1.100 uomini; vi erano inoltre circa 2.ooo uomini di varie unità in gran parte disarmate (cfr.: Lom: op. cit., pagg. 143 e segg.). A causa delle perdite subite e dei provvedimenti organici escogitati dal Comando jugoslavo, la cc Garibaldi >> si ridusse su sole 4 brigate di 1.500 uomini ciascuna: col personale esuberante vennero costituiti 11 battaglioni di lavoratori, ciascuno composto da 300 a 500 uomini. (44) Perdite complessive: 2.190 morti, 7·931 feriti e 7.291 dispersi. Vennero concesse sei medaglie d'oro alla memoria dei suoi componenti e una al gruppo cc Aosta >> per il suo eroico comportamento. Cfr.: ScALA: op. ci t., plgg. da 687 a 692 e Relazioni dei Generali Oxilia e Vivalda. (45) Inquadrava i reggimenti di fanteria 47° c 48°, il r4° reggimento artiglieria da campagna, il XXIII battaglione mortai da 8x, la 23a compagnia cannoni controcarri, una compagnia di carri L, la 23• compagnia mista trasmissioni, la 58• compagnia artieri, la 6r• sezione fotoelettrica, l'LXXXII battaglione cc.nn. ed elementi dei servizi. (46) In seguito alla cattura del Generale Roncaglia, il Generale Franceschini lo sostituì nel comando del XIV Corpo. Fu a sua volta sostituito nel comando della cc Ferrara >> dal Comandante la fanteria divisionale, Generale Giovanni Stirati.
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I gruppo del 14" artiglieria, che era stato schierato al confine con l'Albania, presso Scutari, reagì violentemente a tutti gli attacchi e tentò di sbarrare il passo ai tedeschi del Generale Daber: soverchiato e dopo aver subìto gravi perdite dovette alla fine cedere. Il suo comandante, Tenente Colonnello Archimede Costadura, scomparve nella lotta: è da ritenersi che sia stato fucilato (47). Varie le versioni sulla fine della « Ferrara >> : non si hanno elementi concreti per stabilire le ultime vicende della divisione, peraltro rimasta isolata nella vasta parte meridionale del Montenegro e frazionata in vari distaccamenti. Appare probabile che abbia finito col cedere alle richieste di resa (48).
(47) Cfr.: ToRSlliLLO : op. cit., pag. 262. (48) Cfr.: GIOVANNI TRucco : << Nell'ombra di Tito ». Casa Editrice Ceschina, Milano, 1954· Pag . 111 ; e Diario del Tenente Colonnello Carlo Vittorio Musso, comandante il battaglione alpino « Ivrea >>.
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Allegato n. x.
PROCLAMA SOLDATI DELLE DIVISIONI "TAURINENSE >> E u VENEZIA>> In base d'un accordo stipulato fra il R. Governo d'Italia ed il Comando Alleato delle Nazioni Unite tutti i Soldati italiani che si trovano ancora nei Balkani sono autorizzati di recarsi verso la costa adriatica per esser rimpatt·iati nell'Italia liberata. Soldati! Voi avete combattuto da eroi dieci lunghi mesi per il Re e la Patria e sopportato eroici sacrifici. La Patria vi accoglie per farvi giungere al meritato riposo. Navi di trasb01·do si trovano pronte per la partenza sulla costa in località sicure e convenute. Perciò dovrete mettervi subito in marcia. Marciate dunque in piccoli gruppi ve1·so la costa adriatica. Li ci sono dappertutto fiduciari incaricati del vostro trasbordo. Per accogliere tutti i gruppi è necessm·io attenersi alle seguenti direttive: Ogni gruppo accenderà di notte nei boschi o nelle posizioni non visibili di sotto il fuoco in forma di un triangolo. l fiduciari potranno così venire in contatto colle unità in marcia per mezzo degli osservatori alleati. Il Comando dell'Armata Nazionale Liberatrice dei paesi balkanici è stato tempestivamente informato di quest'accordo, da questo pienamente accolto. Questo proclama si rivolge direttamente a voi Soldati d'Italia, per rendervi informati dell'accm·do pet· il caso che in causa della difficoltà di comunicazione qualche comando perifet·ico dell'Armata Nazionale Liberatrice non ne sia stato finora informato.
La Patria vi attende! D'ordine del Ministro della Guerra F it·m. Rom Colonnello dello Stato Maggiore Capo dell'Ufficio Assistenza
UFFICIALI E SOLDATI !TAL/ANI! Con questo appello il Comando Tedesco intende richiamat·vi alla realtà e persuadervi che il passo da voi incautamente compiuto è il più grande errore che potevate commettere. Voi stessi potete oggi constatare quale trattamento ricevete dai partigiani che con tante promesse seppero attirarvi fra di loro. L'inverno è alle porte e già sentite quale dura sorte vi è riservata. l partigiani non vogliono che le vostre armi: poco importa a loro della vostra vita. Venite con fiducia fra i veri camerati, non lasciatevi ingannare dalle false parole di coloro che vi presentano l'attuale vostra posizione senza via di uscita .
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Se obbedite a questo appalo nessuno verrà fucilato: questa è la promessa che il Comando Tedesco si impegna di rispettare. Quando vi è la parola di un Comando Germanico, questa, deve essere di garanzia per voi. Riceverete il vitto normale di tutti gli Italiani rimasti con i Tedeschi e avrete un trattamento da camerati anche se il vostro comportamento, fino ad oggi, non è stato come era da noi atteso. Molti di voi hanno già abbandonato al loro destino i banditi comunisti e 1·impiangono di non aver subito compreso quale era la giusta strada. Ufficiali/ Se anche per un momento siete stati sorpresi dagli avvenimenti e la vostra azione di comando vi ha condotti a commettere, ed a far commettere, un grossolano errore, riprendetevi, venite con noi, guidate i vostri soldati verso i veri camerati. Non abbiate timori di vendette. Abbandonate una vita che non è quella indicatavi dalla Patria ma rientrate ndla legalità e nell'ordine. Presentandovi con il presente volantino ai Comandi Tedeschi avrete anche voi salva la vita e fraterna assistenza. Il Comando Supremo Tedesco Il Comandante del Reggimento (firma illegibile)
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Allegato n. 2.
ITAL!ANI! Dopo aver perduto la libertà, quando la Patria vostra fu messa sotto il giogo, inaspettatamente vi siete trovati dinanzi al fatto compiuto - in un paese straniel'o ma amichevolmente disposto - in un paese del quale lo spirito battagliero - la legge della nobiltà e dell'eroismo 110n conoscevate, e, tratti in inganno, siete ancora tra le braccia dei partigiani e dei comunisti, carnefici del popolo e vostri, credendo che in tal modo porgete il vostro aiuto al popolo amico montenegrino invece che al suo nemico. Italiani! La vostra lotta ideologicamente è senza scopo, è strana, e con nostri nemici contro di noi anche irragionevole. Dare le vostre vite senza scopo - è una vera pazzia, la quale non vi è propria. Italiani! !l vostro posto non è nelle file dei partzgtani, voi siete senza eccezione un popolo nazionalmente disposto e no un popolo di vagabondi e di sperduti. Voi e le vostre vite attendono con ansia alle case vostre le persone a voi care e poi perché e a qual scopo avete da perdere la vostra vita? Per l'internazionale per il comunismo, per la tirannia e l'anarchia? No, questo è la via falsa la quale non dovete prendere! Perciò vi raccomandiamo: abbandonate i partigiani! Questi giorni i legionari nazionali (cetnici) e i volontari hanno intrapreso la lotta a vita o morte contro i partigiani, fino allo sterminio estremo, e voi, trovandovi tra loro, sareu uccisi e distrutti. Allontanatevi e levatevi dalla lebbra comunistica, e poi venite liberamente a noi, se volete rivedere un giorno i vostri familiari. In caso contrario la colpa, per quello che vi capita, sarà tutta vostra. Il Maggiore Pavle l. Giurissich Il Capitano Dussan Arsovich Il Capitano Alekse Lallich
28. - U.S.
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Allegato n. 3·
SOLDATI DELLA DIVISIONE « VENEZIA>> Voi sedete abbandonati e isolati nelle montagne! Che cosa aspettate ancora e che vi aspetten) nell'avvenire, se non prenderete la via della ragione. come hanno fatto le altr~ divisioni italiane? Il vostro Comando della 9.. Armata in Tirana, il vostro XIV Corpo d'Armata di Podgoriza sono partiti, dopo aver volontariamentt: eseguito - d'accordo col Comando tedesco - il trasporto delle divisioni italiane alle stazioni di carico. 8o.ooo italiani fin'ora sono .;tati trasportati senza lotta fuori dall'Albania e dal Montenegro. l vostri camerati della << Taurine11se >> invece - udotti e trascinati dat loro Ufficiali - ha11110 dovuto rendere gravi sacrifizi di sangue, prima che li avesse raggiunti il loro destino inevitabile. La « Taurinense » non esiste più. Essa è dispersa e annientata. Più di 7.ooo si sono decisi ad arrendersi consegnando le loro a1·mi sotto la efficacia delle armi tedesche. Con ciò loro hanno scelto il miglior destino, perché samnno condotti fuori dalla lotta e miseria. Voi avete la sulta, se volete in egual modo essere annientati fra le forze comuniste attaccanti da Bijeolopolje e Kolasin comandati da Tito e le Forze Armate tedesche, o se volete desistere dalla vostra impresa condannata all'insuccesso ed evitare con ctò perdite e seguire i vostri camerati attaccandovi alle loro pacifiche colonne di trasporto. Credete seriamente, che potete fuggire allo stesso destino, che ha colpito la << Taur_inense ll , se vi unite colle bande irregolari di Cetnik? Volete davvero passa1·e settimane intere nelle montagne patendo fame e freddo, inseguiti e perseguitati? E ques/o a vostro vantaggio? Le Forze Armate tedesche vi offrono per l'ultima volta l'occasione di consegnare le armi. Se non obbedirete neanche questa volta, dovranno parlar~ con tutto il loro peso le armi tedesche e suggelleranno il vostro destino ine· t'itabile. Venite fuori dalle montagne, isolati o compatti! Pec o Podgoriza dovrà essere la vostra mèta, lì avrete tranquillità e rifornimenti. Fino al 20 ottobre c.a. vi sarà dato termine di essere ragionevoli. Chi si sarà arreso fino a tale termine sarà asportato e rifornito. Soltanto per darvi occasione di scelta il termine fissato per il 12 sarà prolungato fino al 20 ottobre. Scaduto anche questo, non ci sarà più perdono. Chi dopo la scaduta di questo termine si porrà contro di noi, sarà annientato. Comandanti e Ufficiali, che non eseguiscono questo ordine, o che non lo impongono nella loro truppa, saranno fucilati come franchi tiratori, se fatti prigionieri. Sapete come noi tedeschi combattiamo. Pensateci sopra! Avete la scelta di essere trasportati fuori e riforniti o morire ed essere anni~ntati. Ultimo termine! Comando Supremo Tedesco
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Allegato n. 4·
ITALIANI! Non lasciatevi ingannare! La situazione militare sovietica è precaria. L'offensiva im•emale sovietica di quest'anno ha avuto ancor meno successo di quella dell'anno scorso. l soviets hanno guadagnato terreno soltanto in ceni settori d'importanza affatto secondat-ia: in quelli settori, la cui difesa è decisiva per la continuazione della guerra e la vittoria definitiva delle armi tedesche, i soviets non sono nusciti di avanzare nemmeno un passo. La speranza di Sta/in di sfondare il fronte tedesco è fallita del tutto e le forze dell'V nione Sovietica stanno ormai per sfinire. Ormai sono trascot·si più di due mesi dallo sbarco delle truppe americane a Nettuno. Il Comando americano s'aspettava di entrare a Roma entro il termine di qualche giorno, ma le loro divisioni po1evano pt·ocedere soltanto dieci fino a quindici kilometri sotto la protezione dell'artiglieria delle navi di guerra inglesi. Fuori del loro tiro i reiterati tentativi degli americani di forzare le nostre linee urtano contro la strenua difesa delle ardite e forti divisioni tedesche. Con queste truppe tedesche combattono ora le unità italiane riarmate nel frattempo. L'italia risorge dal disordine in cui si trovava in seguito all'infame tradimento di Badoglio. L'italia combatte nuovamente contro il nemico dell'Impero Romano. Le relazioni fra gli anglo- americani e l'Unione Sovietica peggiorano di giorno in giorno. Anche le relazioni fra l'Inghilterra e gli Stati Uniti vanno sempre più peggiorando. Fra questi due stati si conduce una guerra effettiva: guerra diplomatica ed economica. Tale è la situazione generale: bellica e politica. Sedotti dagli agenti bolscevichi, voi avete messo a repentaglio le vostre vite per i comunisti che vi considerano carne da macello e vi sacrificano per i loro luridi scopi, estranei a voi e allo spirito e le tradizioni della vostra nazione. Perché dunque continuare una lotta insensata ed impossibile contro le forti ed incolumi forze tedesche che mettono in scompiglio e distruggono le bande che infestano questo settore europeo? Pensate ai vostri genitori, mogli, e figliuoli. Continuando questa impossibile lotta, voi non li vedrete mai più. L'unica via d'uscita che vi resta è di passare alle truppe tedesche. Il Comando Supremo tedesco vi garantisce che nessune rappresaglie verranno adottate contro di voi; vi garantisce la vita ed il ritorrzo alla vita normale. Nessuno sarà fucilato. Approfittate dunque dell'occasione propizia e passate alle truppe tedesche memon che esse versano il loro sangue per la difesa e il futuro della vostra Patria. Il Comando Supremo Tedesco
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Le operazioni delle unità italiane nel settembre - ottobre '943
U berlaufer- A usweis Vorzeiger dieses Scheines begibt sich jrciwilltg unter den Schutz der deutsclzen Soldaten und ist ohne Verzogerung zu1· niichsten Dienststellen zu bringen. Leben, Sicherheit unti gute Bchandlung sind ihm garantiert. Er wird nicht al.< Gt'fangener, sondern als Fliichtling behanddt. Dieser Passierschein ist gMtig fiir eine beliebige groSJe Zahl von Fluchtlingen. Salvacondotto Il latore di questo listino passa volontariamente sotto la protezione dei soldati tednchi e deve esser condotto immediatamente al primo comando. La vita, sicurezza personale e buon trattamento sono garantiti. Egli viene trattato non come prigioniero ma come fuggiasco. Questo salvacondotto vale per qualsiasi numero di fuggiaschi.
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CAPITOLO XII
11" ARMATA: AVVENIMENTI NEL TERRITORIO CONTINENTALE GRECO E NELL'ISOLA DI CRETA
In Grecia era dislocata la I I " Armata, comandata dal Generale Carlo Vecchiarelli, Capo di S.M. Generale Cesare Gandini. Sede del Comando: Atene. In seguito ad accordi intercorsi tra l'Oberkommando der Wermacht (O.K.W.) e il nostro Comando Supremo, si era trasformata in Armata mista italo- te<iesca e sotto la data del 28 luglio 1943 era passata alle dipendenze operative del Comando te<iesco Gruppo Armate del Sud- Est (Gen. Alexander LOhr), con sede a Salonicco (1). Al Comando di Armata era perciò stato affiancato uno Stato Maggiore operativo te<iesco, con un proprio Capo di S.M., il Gen. Heinz von Gyldenfeldt. Secondo gli accordi, questi doveva essere il consulente tecnico del comandante dell'Armata per le truppe germaniche, rendere esecutive per esse le decisioni assunte, e costituire organo di collegamento fra il Comando <ii Armata e il Comando Gruppo <i' Armate tedesco. Per effetto di tale trasformazione, la costituzione dell'Armata, all'annuncio dell'armistizio, risultava la seguente: XXVI Corpo <i' Armata italiano (Generale Guido della Bona, Capo di S.M. Col. Carlo Rossi), in E piro. Sede del Comando: Janina. Comprendeva: - Divisione di fanteria « Modena » (Generale Erberto Papini, Capo di S.M. Ten. Col. Amleto Menghi). Sede <iel Comando: Arta;
(1) Nel dicembre 1942 Hitler aveva stabilito, d'accordo col nostro Comando Supremo, che tutte le truppe italiane dislocate nei Balcani passassero, per l'impiego, agli ordini dei tedeschi; nel febbraio 1943 l'accordo era stato rimesso
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L e opera:::ioni delle unitcì italiane nel settembre- ottobre 1943
- 18' reggimento fanteria cc Acqui », III gruppo e 333.. battt:ria c.a. da 20 (meno 2 sezioni) del 33 reggimento artiglieria << Acqui >>, nell'Isola di Corfù; 1 Divisione da montagna tedesca (Generale \Valter Stettner, Ritter von Grabenhofen). Sede del Comando: Janina;
2 " gruppo alpini << Valle » (Colonnello Umberto Manfredini). Sede del Comando: Janina;
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truppe e servizi di Corpo d 'Armata.
VIII Corpo d'Armata italiano (Generale Mario Marghinotti, Capo di S.M. Col. Ugo Caroncs), nell'Acarnania, Etolia c nelle isole di Santa Maura e Cefalonia. Sede del Comando: Agrinion. Comprendeva: - Divisione di fanteria « Casale>> (Generale Mario Maggiani, Capo di S.M. Ten. Col. Francesco Scambia). Sede del Comando: Attolikon (Missolungi); - Divisione di fanteria cc Acqui>> (Generale Antonio Gandin, Capo di S.M. Ten. Col. G. Battista Fioretti), eccettuate le forze dislocate nell'isola di Corfù e il II gruppo (meno una batteria) del 33° reggimento artiglieria nell'isola di Santa Maura. Sede del Comando: Argostoli (CefaJonia); 104a Divisione cacciatori tedesca (Geo. Hartwig von Ludwiger). Sede del Comando: Agrinion; - truppe e servizi di Corpo d'Armata. LXVIII Corpo d'Armata tedesco (Generale Helmuth Felmy), nel Peloponneso. Sede del Comando: Vityna (circa 40 km a nord di Tripolis). Comprendeva: - Divisione di fanteria « Piemonte >> (Generale Rodolfo Torresan, Capo di S.M. Ten. Col. Francesco Gonella). Sede del Comando: Patrasso;
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in discussione dal Generale Ambrosio; divenne esecutivo soltanto per la Armata dislocata in Grecia. Chiara l'intenzione tedesca di estromettere gradatamente il Comando italiano dai Balcani. Cfr.: Generale FRANCEsco Rossi: << Come arrivammo all'armistizio )), Garzanti Editore, Milano, 1946. Pag. 20 e Generale MARIO RoATTA : « Otto milioni di baionette )), Arnoldo Mondadori Editore, Milano (1946). Pag. 183.
1 1 ..
Armata: avvenimenti nel continente greco e nell'isola di Creta
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- Divisione di fan teria « Cagliari » (Generale Paolo Angioy, Capo di S.M. Ten. Col. Otdlo Dell 'Omodarme). Sede del Comando: Tripolis; - IIi Divisione cacciatori tedesca (Generale Karl von Le Suire). Sede del Comando: Tripolis; 1" Divisione corazzata tedesca (Generale Walter Krueger). Sede del Comando: Argos; - Settore autonomo Corinto (Generale Riccardo Mattioli); - Settore autonomo Argolide (Generale Italo Caracciolo); - truppe e servizi di Corpo d'Armata. III Corpo d'Armata italiano (Generale Luigi Manzi, Capo di S.M. Colonnello Arturo Barbieri), in Tessaglia, Attica e nell'isola di Eubea. Sede del Comando: Tebe. Comprendeva: - D ivisione di fanteria « Pinerolo » (Generale Adolfo Infante, Capo di S.M. Ten. Col. Corrado Currado). Sede del Comando: Larissa; - Divisione di fanteria « Forlì » (Generale Francescantonio Arena, Capo di S.M. Ten. Col. Augusto Garofoli). Sede del Comando: Atene; - Comando truppe Eubea (Colonnello Renzo Reggianini). Sede del Comando: Kalkis; - truppe e servizi di Corpo d'Armata. Ne era previsto il trasferimento in Albania. Forze dipendenti per 1'1mpiego direttamente dal Comando Gruppo Armate tedesco del Sud - Est: I I .. Divisione da campagna dell'Aeronautica tedesca (Generale Drum), dislocata nel territorio del III Corpo. Sede del Comando: Atene; - Isola di Creta : truppe italiane : . . Divisione di fanteria « Siena » (Generale Angelico Carta, Capo di S.M. Maggiore Aurelio Marcarino). Sede del Comando : Neapolis; .. LI Brigata speciale « Lecce >> (Generale Mario Matteucci). Sede del Comando: Katokoriò; .. elementi minori (artiglieria, genio, servizi, base militare, Comando Marina con batterie da costa, ed altri);
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& op~aziom delle unità italiane nel settembre · ottobre 1943
truppe tedesche:
.. 22"' Divisione di fanteria (Generale Friedrich Wilhelm Miiller), denominata anche « Sebastopoli ». Sede del Comando: Knosso (a sud di Eraklion); . . I brigata da fortezza. Sede del Comando: La Canea. Dipendevano inoltre dal Comando di Armata, il Comando Militare marittimo della Grecia occidentale (Marimorea) con sede a Patrasso (Ammiraglio di Divisione Giuseppe Lombardi) e il Comando Aeronautica della Grecia, con sede ad Atene. Totale delle forze italiane dislocate in Grecia all'8 settembre: circa 7.000 ufficiali e 165.000 sottufficiali e truppa. Le forze italiane erano schierate a cordone, pressoché frantumate in piccoli e numerosi presidi lungo le coste e nell'interno per assicurare l'ordine nel territorio, la difesa costiera e la repressione delle forze partigiane. Per contro le forze germaniche - dotate in larga misura <li unità corazzate e blindo- corazzate - erano raccolte in grossi blocchi, con funzioni <li manovra, vere e proprie riserve mobili e perciò schierate su posizioni centrali, sempre pronte ad intervenire in qualsiasi momento e in ogni direzione. Se ne può subito dedurre che, per il solo effetto del diverso schieramento, la situazione delle forze italiane, in caso di contrasti, sarebbe <livenuta insostenibile, con l'aggravante che esse erano rinserratc fra la costa e le truppe mobili tedesche, o addirittura frammischiate ad esse, ciò che consentiva ai comandi germanici il controllo di tutti i collegamenti e servizi, fino al punto di regolare persino alcuni rifornimenti basilari. Quanto agli effettivi, l'apparente vantaggio numerico degli italiani era neutralizzato dall'assenza di forze corazzate o motorizzate, e dall'armamento antiquato. Notevole fra le truppe lo stato di disagio per l'insabbiamento o la sensibile riduzione delle licenze (dovute a deficienze di trasporti marittimi), le difficoltà alimentari, i disservizi postali, la malaria imperante quasi ovunque - talune unità avevano sul totale circa il 6o per cento di malarici (2) - le ripercussioni per i bombardamenti aerei e la scarsezza di oggetti di vestiario c di calzature. La consistenza organica dei reparti era sensibilmente ridotta: le divisioni erano per la maggior parte binarie e difettavano i mezzi motorizzati. In sintesi, una situazione logistica precaria, soprattutto (2) Cfr.: Relazione del Generale Cesare Gandini, Capo di S.M. del Comando di Armata.
Ila Armata: avv~nim~nti n~/ continente greco e
nell'isola di Creta
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per la crisi dei trasporti e delle disponibilità alimentari, che era purtroppo nota agli ufficiali di collegamento tedeschi. In totale le forze terrestri italiane esistenti in Grecia (compresa Creta) sommavano a 8 divisioni di fanteria delle quali 4 binarie e 4 ternarie (3). Considerate efficienti solo tre (« Acqui», « Modena » e « Cagliari »), meno efficienti le altre. · Diversa la situazione delle forze germaniche: 5 divisioni organiche; elementi sfusi (tra i quali 9 battaglioni da .fortezza e varie batterie), 5 reggimenti speciali motocorazzati (2 cc Brandenburg » e 3 cc SS. » ), oltre a circa 2 divisioni nell'isola di Creta e nella regione di Salonicco (1 divisione di occupazione e I divisione di fanteria). In Grecia era anche dislocato il X Corpo aereo tedesco (Gen. Fiebig) - dipendente dal Comando superiore aviazione dei Balcani con sede a Sofia - al quale facevano capo tutti gli aeroporti della Grecia e in particolare quelli di Eleusi, Tatoi, Kalamaki (in Attica), Araxos, Messene e Argos (nel Pcloponneso). Infine, ad Atene, funzionava un Comando territoriale Grecia (Gen. Wilhelm Speidd) direttamente dipendente dal Comando Gruppo Armate Sud- Est di Salonicco. La dislocazione di dette forze consentiva il controllo delle principali vie di comunicazione c l'irradiamento rapido in ogni direzione per far massa. Il dominio dell'aria era pressoché assoluto e incontrastato, mentre gli aerei italiani erano circa una sessantina, ma ebbero ordine di rientrare in Italia la stessa sera dell'8 settembre. Qualche incidente, di quelli che si erano verificati fra le truppe italiane e tedesche, poteva essere considerato come segno premonitore (4), e contribuiva a rendere alquanto tesi i reciproci rapporti. Pressoché normali gli atti subdoli e di prepotenza a danno dei militari italiani.
(3) Divisioni binarie: 2 reggimenti di fanteria e 1 di artiglieria; divisioni ternarie: 3 reggimenti di fanteria e 1 di artiglieria. Le binarie erano completate con I legione della Milizia, pari a poco meno di un terzo di un reggimento di fanteria. (4) Cfr.: Relazione del Gen. Vecchiarelli: a fine luglio (e quindi dopo la caduta di Mussolini), i tedeschi svolsero nel loro settore presso Atene un esperimento di allarme nel corso del quale gli avieri del campo di Kalamaki (Falero) assalirono improvvisamente e disarmarono la guardia alla sezione italiana: un nostro aviere che aveva opposto resistenza venne ucciso. Da non escludere la esistenza di un piano per agire contro le forze italiane in caso di rottura dei rapporti (piano K da applicarsi nella eventualità di una defezione italiana). E ' certo che presso ogni presidio italiano era stato affiancato, di norma, un presidio tedesco, dotalo di mezzi morocorazzati.
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L~ op~raztoni d~/1~ unità italian~ n~/ s~ttnnbre- ottobre 194 ~
Occorre anche aggiungere qualche notizia sulla situazione interna della Grecia. La popolazione civile generalmente simpatizzava per le organizzazioni clandestine o partigiane e mal tollerava le azioni condotte dalle nostre forze contro di esse. La caduta del regime fascista aveva determinato una certa stasi nella lotta, ma in seguito vi era stata una ripresa nell'attività partigiana, specialmente nella Tessaglia meridionale, nell'Attica e nella Beozia, che si era accentuata nell'agosto con una maggiore aggressività, forse per impressionare i nostri reparti ritenuti prossimi al collasso morale, cercando nel frattempo di svolgere abile e intensa propaganda fra le truppe per dimostrare ad esse la inutilità della continuazione di una lotta sostenuta nell'esclusivo interesse dei tedeschi. V arie le organizzazioni partigiane; fra le più importanti : - l'E.A.M.: fronte dì liberazione nazionale; - l'E.L.A.S.: esercito nazionale popolare di liberazione (branca militare di tutta la organizzazione); - E.D.E.S.: fronte democratico militare. Tutto il movimento partigiano era andato intensificandosi n ella speranza di una vittoria, sia pure a lunga scadenza, da parte degli alleati. Nel luglio 1943 i suoi vari elementi, già organizzati in bande, erano stati inquadrati in divisioni; i loro componenti preferivano denominarsi « andartes » per riai lacci arsi idealmente alle vecchie gloriose lotte del 1821 contro i turchi per la conquista della indipendenza. I partigiani ascendevano a varie decine di migliaia, ma disponevano dì pochi mezzi: scarseggiavano le armi e gli equipaggiamenti; frequenti gli scontri tra formazioni di opposte tendenze politiche. Verso la popolazione greca il Comando dell'Armata aveva svolto in genere azione politica moderata e pacificatrice; la condotta dei nostri militari era improntata a senso di umanità.
*** La sera del 7 settembre il Comando di Armata aveva ricevuto, per il tramite del suo Capo di S.M. rientrato dall'Italia, ove gli erano state impartite istruzioni e direttive, il noto Promemoria n. 2 (vedasi capitolo « Antecedenti ))), il cui contenuto rappresentava un cambiamento drammatico e improvviso nella situazione (5) e dava indica- ' (5) Il Promemoria n. 2 conteneva una disposizione specifica: «dire francamente ai tedeschi che le truppe italiane non avrebbero preso le armi contro
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A1mata: avvenimenti nel continente greco e nell'isola di Creta
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zioni « quanto mai oscure >> sulla condotta da tenere. Il Gen. Vecchiarelli (ritenendo di poter avere a disposizione qualche giorno di tempo) decise di prendere o far prendere contatti, per il mattino del ro, con i Comandi direttamente dipendenti, convocandone anche alctmi rappresentanti al suo Comando, di accelerare nel contempo il movimento del III Corpo verso l'Albania (o ve era destinato) e, infine, di scrivere una lettera urgente, da inviare a mezzo aereo al Comando Supremo, per chiedere tempo e assistenza onde realizzare una situazione che fosse la meno disastrosa possibile. Purtroppo, a circa 20 ore dall'arrivo del Promemoria n. 2, giunse improvvisa e si diffuse fulminea la notizia dell'avvenuta conclusione del!' armistizio. In tale situazione il Gen. Vecchiarelli si preoccupò che i tedeschi non passassero subito all'azione, aggredendo i nostri reparti e impedendo che si potesse addivenire ad una politica di accordi. Convocò subito il Capo di S.M. tedesco dell'Armata, Gen. von Gyldenfeldt e alla presenza del proprio Capo di S.M. (Gen. Gandini) e del Capo ufficio operazioni (Ten. Col. Alberto Scoti), gli disse che avrebbe chiesto conferma della notizia dell'armistizio e che intanto si cercasse di evitare di comune accordo che truppe italiane e tedesche venissero a conflitto, pregandolo altresì di comunicare subito al Comando Gruppo Armate del Sud- Est i suoi intendimenti nell'ipotesi che la notizia fosse ufficialmente confermata, intendimenti che avrebbe concretato in un ordine per le truppe italiane, del quale gli avrebbe dato copia (6). Con quest'ordine sintetizzava le direttive per il comportamento delle forze ai suoi ordini: « non compiere atti di ostilità contro le forze tedesche salvo il caso che fossero state da esse attaccate; non fare causa comune con i partigiani greci né con gli Anglo- Americani se sbarcassero; mantenere integra la difesa costiera fino ad avvenuta sostituzione con truppe tedesche >> . Pregava infine, il Comando tedi loro se non fossero state soggette ad atti di violenza armata », e riunire al più presto le forze in prossimità dei porti. (6) A spiegare la condotta tenuta in quel gravissimo frangente dal Generale Vecchiarelli è da tener presente che - secondo quanto scrisse nella sua relazione - il Gen. Gandini, nel consegnargli la sera del 7 il « Promemoria n. 2 », riferendosi a colloqui avuti a Roma con alte personalità militari, aveva sintetizzato la situazione col dire, all'incirca « che l'Armata veniva sacrificata >> e che si faceva affidamento sull'abilità e sul prestigio del Comandante per sal· vare le truppe dallo sterminio e dai campi di internamento. Era suo deciso inte!1dimento evitare lo sfacelo totale dell'Armata.
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desco di confermargli che le dipendenti unità si sarebbero astenute dal compiere atti di violenza contro quelle italiane. Il Generale von Gyldenfeldt, preso atto di tali dichiarazioni, fece ritorno poco dopo chiedendo risposta immediata al dilemma posto dal Comando Gruppo Armate Sud~ Est germanico: o non riconoscere l'armistizio e continuare ad operare senza alcuna restrizione a fianco dei tedeschi; o consegnare ai tedeschi « tutto l'armamento pesante e i materiali » ad evitare potessero impadronirsene con la forza. Il Generale Vecchiarelli respinse le richieste, ripropose di rimanere nei termini della dichiarazione che aveva in precedenza preparato e comunicata solo per dar prova del suo spirito amichevole; ma insistette nell'esprimere il desiderio di trasportare l'Armata in Italia, nel più breve tempo possibile, col materiale mobile. Ne seguì una discussione, nel corso della quale il von Gyldenfeldt, dopo aver assicurato che il rientro in Italia dell'Armata era negli intendimenti del Comando germanico, dichiarò che le trattative sarebbero state riprese da un generale tedesco di grado più elevato al suo e con maggiori poteri. Frattanto il Comando dell'Armata diramava (ore 21,30) l'ordine n. 02/ 25oo6 (7), relativo alla linea di condotta per le truppe italiane già indicata in precedenza. Ma in serata i tedeschi tagliavano i collegamenti telefonici fra il Comando di Armata e quelli periferici e assumevano il controllo della centrale telefonica di Atene, ciò che rendeva necessario fare ricorso soltanto ai mezzi radio. Proteste verbali furono rivolte per tali atti, ma il Comando tedesco rispose trattarsi di provvedimento precauzionale per evitare che fossero diramati ordini a suo danno, salva la facoltà aJ Comando di Armata di avvalersi, per le sue comunicazioni, delle linee telefoniche tedesche. Nel frattempo, appena avuta la notizia dell'armistizio, forze tedesche avevano subito effettuato un colpo di mano immobilizzando i reparti dell'Aeronautica italiani dislocati nei campi di aviazione di Kalamaki e Tatoi (presso Atene) impadronendosi degli aerei italiani, (7) N. 02 / 25006 alt Seguito conclusione armistizio truppe italiane 11• Armata seguiranno seguente linea condotta alt Se tedeschi non faranno ani violenza armata, italiani non - dico non - volgeranno armi contro di loro, non - dico non - faranno causa comune con i ribelli né con le truppe anglo americane che sbarcassero alt Ognuno rimanga suo posto con i compiti attuali alt Sia mantenuta con ogni mezzo disciplina esemplare alt Comunicare quanto precede at corrispondenti comandi tedeschi alt Dare assicurazione alt Generale Vecchiarelli.
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occupando anche gli stabilimenti della intendenza italiana di Atene e ponendo a guardia di essi propri elementi. Verso le ore 23 (sempre del giorno 8), sì presentava al Comando dell'Armata, per continuare le trattative già iniziate dal Gen. von Gyldenfcldt, il Generale Hubert Lanz, Comandante il XXII Corpo da montagna (avrebbe dovuto sostituire il III Corpo italiano in T essaglia) - che si trovava ad Atene in attesa di trasferirsi presso il suo Comando - nella sua qualità di generale tedesco più elevato in grado presente nella città (8). Nel corso della discussione venne redatta una bozza di accordo: le truppe italiane sarebbero rimaste in difesa costiera per 14 giorni, dopo di che sarebbero state rimpatriate con armamento da definirsi, evitandosi così quel disarmo totale già richiesto dal Generale Gyldenfeldt. Il Lanz si riservò di riferire ai suoi superiori per poter dare una risposta e promise di far riallacciare i collegamenti a filo che erano stati tagliati all'annuncio dell' armistizio. Verso le 4 del 9 fece ritorno e comunicò al Generale Vecchiarelli che il Generale LOhr - Comandante dd Gruppo Armate non aveva ratificato l'accordo; che restava fermo il rimpatrio dell'Armata, ma in condizioni di pieno disarmo (salvo la pistola per gli ufficiali) e che egli era costretto, con suo dolore, ad invitarlo a impartire gli ordini relativi. Le proteste e le argomentazioni in contrario del Generale Vecchiarelli --, che logicamente considerava il disarmo in contrasto con l'onore militare - non valsero. Alla fine , dopo lunga ed estenuante discussione, considerata la tragica situazione in cui era venuta a trovarsi l'Armata, e che dopo tutto la direttiva del Comando Supremo chiedeva di salvarla prevenendo mediante accordi l'aggressione tedesca, pervenne « alle conclusioni di rinuncia ad ogni resistenza, che si sarebbe risolta in un inutile spargimento di sangue, data la netta inferiorità d'armamento delle nostre truppe » (9), ottenendo però la conservazione dell'armamento individuale (10). Concordate le modalità per la cessione dell'armamento pesante e collettivo e per il rientro delle truppe in Italia, d'intesa con un rap(8) Cfr.: GABRIO LoMBARDI: « L'8 settembre fuori d'Italia ». U. Mursia & C., Milano, 1!)66. Pagg. da 93 a 99· (9) Cfr.: Ufficio Storico della Marina Militare: << La Marina italiana nella seconda guerra mondiale». Volume XV: << La Marina dall'8 settembre 1943 aUa fine del conflitto ». Compilatore, Ammiraglio di Squadra GIUSEPPE FIORAVANZO. Roma, r9(}2. Pag. 200. (Io) Cfr. : Relazione del Generale Carlo Vecchiarelli.
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Le operazioni delle unitù italiane nel settembre- ottobre 1943
presentante germanico furono diramati dal Comando di Armata alle ore 9,50 gli ordini relativi (n), mentre giungeva notizia che in alcune unità cominciavano a determinarsi segni di sfaldamento poiché molte di esse avevano dovuto cedere alle intimazioni dei locali comandi tedeschi (12). Non mancarono anche ad Atene situazioni spiacevoli: con una serie di prepotenze le truppe tedesche si impossessarono improvvisamente di nostri magazzini, depositi, ospedali, parchi automobilistici: atteggiamenti che dovettero essere subiti, non essendovi mezzi per la protezione di tali enti. I tedeschi assunsero un contegno sempre più aggressivo anche perché favoriti dalla abulìa di azioni e decisioni e dalla supina accettazione delle loro prepotenze « nel grave sconcerto di coscienze che si determinò in seguito agli avvenimenti d'Italia» (13). Furono anche diramate il mattino del 9 le disposizioni per la radunata dell'Armata in vista del suo successivo trasferimento in Italia. Numerose le reazioni e le proteste, specialmente da parte degli ufficiali, contro la cessione delle armi, mentre si accentuavano casi di disarmo di militari isolati. Nel corso della giornata si verificarono inoltre, da parte di nostri soldati, episodi di cessione di materiali ed armi a cittadini greci, ciò che indusse il Comando tedesco ad imporre all'Armata anche il versamento dell'armamento individuale, ad eccezione dei soli carabinieri. Manifestazioni di violenza e di offesa (11) N. 02 / 25026 alt Seguito mio ordine o2/ 25oo6 dell'8 corrente alt Presidi: costieri dovranno rimanere in attuali posizioni sino at cambio con reparti tedeschi non, dico non, oltre però le ore 10 giorno 10 alt In aderenza clausole armistizio truppe italiane non oppongano da detta ora resistenza alcuna ad eventuali azioni truppe anglo- americane; reagiscano invece ad eventuali azioni forze ribelli alt Truppe rientreranno al più presto Italia alt Pertanto una volta sostituite G.U. si concentreranno in zone che mi riservo fissare unitamente at modalità trasferimento alt Siano lasciate at reparti tedeschi subentranti armi collettive et tutte artiglierie con relativo munizionamento; siano portate at seguito armi individuali ufficiali et truppa con relativo munizionamento in misura adeguata ad eventuali esigenze belliche contro ribelli alt Consegneranno parimenti armi collettive tutti altri reparti delle Forze Armate italiane conservando solo armamento individuale alt Consegna armi collettive per tutte le Forze Armate italiane in Grecia avrà inizio at richiesta comandi tedeschi at partire ore 12 di oggi alt Generale Vecchiare!Ji. (12) Nel frattempo, per il caso che le trattative dovessero interrompersi, era stata presa in esame la possibilità di sistemare una parte del Comando in una sede tattica più appropriata, ma non se ne fece nulla soprattutto per la mancanza di armi contraeree in grado di fronteggiare le prevedibili azioni delraviazione tedesca. (r3) Cfr.: Relazione del Maggiore Renzo Pietro Bonivento.
l Ia Armata: avvenimenti nel continente gr·eco e nell'isola di Creta
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contro gli italiani si accentuarono di giorno in giorno, aggravate dalla requisizione e presa di possesso di automezzi isolati, con tutta una serie di prepotenze dovute a singole iniziative di militari tedeschi. Il primo scaglione dell'Armata diretto aJle stazioni di carico per il presunto rimpatrio lasciò Atene l'II settembre, ma ben presto i convogli furono deviati verso lontani campi di concentramento salvo il caso di adesione ai tedeschi: crollò così il mito della lealtà germanica, mentre, per contro, giungevano le prime notizie d_elle resistenze opposte dalla Divisione « Acqui » a Cefalonia e a Corfù e da alcuni reparti in qualche altra località, sul passaggio di reparti italiani ai partigiani greci e su talune fughe avventurose compiute da ufficiali e soldati. Gradualmente tutto il territorio greco cadeva sotto l' arbitrio incontrollato delle autorità militari tedesche che ponevano sempre l'amara alternativa di affiancarsi ad esse o subire l'internamento. Non va dimenticata l'angoscia alla quale fu sottoposto lo stesso Comandante di Armata che vedeva crollare giorno per giorno tutte le illusioni che si era fatte sulla sincerità dell'avversario: anche nei suoi confronti i tedeschi, mano a mano che progredivano le operazioni di disfacimento dell'Armata, si rivelavano <<più duri e più odiosi» (r4). Il r8 settembre, insieme al suo Capo di S.M., venne posto sotto sorveglianza ( « sotto la protezione delle forze armate tedesche >>) e tenuto pronto a partire; l'indomani lasciò Atene in aereo per Belgrado e fu poi fatto proseguire per il campo di internamento di Schokken, insieme con altri generali e colonnelli provenienti da varie località. Così il Comando di Armata cessò di fatto di esistere, mentre centinaia di militari sfuggiti ai rastrellamenti riuscivano ad occultarsi con il generoso aiuto della popolazione greca.
*** Dopo la prima decade di ottobre è da ritenere non esistessero più truppe italiane in Grecia, salvo 20.000 uomini passati ai partigiani e circa 25.000 nascosti in varie località. Molti di questi, privi di mezzi di sussistenza, dopo grandi privazioni, furono indotti a presentarsi ai tedeschi che li rinchiusero in campi di concentramento o li adibirono a lavori gravosi. « Tutti coloro che non partirono prigionieri e si può calcolare su una massa di 8o.ooo uomini, rimasero sbandati fidando la loro speranza di vita sulle promesse di aiuto della popolazione greca e su di un più o meno vicino arrivo degli alleati. Incominciava la tragedia di questa massa acefala costretta a vivere (14) Cfr.: Relazione Console Prato.
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u operazioni delle unità italiane nel settembre - ottobre 1943
alla macchia. Coloro che si appoggiarono ai partigiani ebbero subito le prime amare disillusioni. La massa di essi si riversò ben presto nelle città e principalmente in Atene ... , ma qui, vivendo ai margini, dopo i primi momenti di euforia, si trovò priva di mezzi di sussistenza e dovette piegarsi alle più dure umiliazioni . . . Tutti aspettavano un aiuto, tutti speravano di poter avere una possibilità di raggiungere la Patria. Nulla. Non vi era altro che fidarsi della ospitalità greca, la quale, ad onor del vero, rispose a questo appello, aiutando, sfamando, proteggendo gli italiani appartenenti all'Armata con molto coraggio e senso di umanità » (15). Gli avvenimenti svoltisi nell'ambito del Comando di Armata ebbero immediate gravissime e dolorose ripercussioni nei vari settori affidati alle dipendenti Grandi Unità. Pur in così tragica situazione determinatasi in soli pochissimi giorni, quasi ovunque molti reparti, singolarmente interpellati, opposero un diniego alle proposte di collaborazione con i tedeschi. Il territorio di giurisdizione dei nostri Comandi in Grecia fu teatro di splendidi episodi di valore militare, condotti fino all'estremo sacrificio in cui rifulsero capi decisi a tutto e truppe pronte a seguirli con una obbedienza esaltante e cosciente, fra i quali: l'eroico sacrificio dei componenti la Divisione di fanteria « Acqui » e delle altre unità ad essa unite nella lotta, per la estrema difesa delle lontane isole di Cefalonia (settore dell'VIII Corpo) e Corfù (settore del XXVI Corpo), che si concluse con il massacro della maggior parte delle forze italiane; il valoroso e deciso atteggiamento della Divisione di fanteria «Pinerolo>> e il lodevole comportamento dei componenti il presidio dell'isola di Eubea (settore del III Corpo); l'atteggiamento del presidio autonomo di Argolide (settore del LXVIII Corpo tedesco) nel Peloponneso; le drammatiche vicende delle forze italiane a presidio dell'isola di Creta (dipendente dal Comando tedesco del Gruppo Armate Sud- Est), ed altri episodi minori, nel corso dei quali le truppe seppero affermarsi n ei limiti delle loro possibilità. Così eroiche e dolorose vicende vengono ora prese in dettagliato esame, per offrire un vasto quadro dei tragici avvenimenti ai quali diedero luogo (16). (r5) Cfr.: Relazione del Capitano Alessandro Bonazzi e del Tenente Addimando. (r6) La trattazione degli avvenimenti svoltisi a Cefalonia e a Corfù forma rispettivamente oggetto dei capitoli XIII e XIV.
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Armata: avvenimenti nel continente greco e nell'isola di Creta
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III CORPO D"ARMA T A
Gu AVVE~IMENTI NEL SETTORE DELLA DIVISIONE DI FANTERIA « PINEROLO» (allegati nn. 1 e 2 e Schizzo n. 1). La Divisione (17) aveva una forza complessiva: circa 23.000 uomini, in condizioni sanitarie poco buone; sensibile la percentuale dei malarici. Era dislocata in Tessaglia, e occupava le provincie di Volo, Larissa, Trikkala e Kastoria. Molteplici i suoi compiti : difesa costiera, sicurezza del territorio e lotta contro le formazioni partigiane. Nella seconda metà di agosto aveva ricevuto ordine di tenersi pronta a trasferirsi in Albania, a piedi. In seguito l'ordine era stato modificato: trasferimento parziale per ferrovia per tener conto della situazione sanitaria. Sarebbe stata sostituita dal 1° reggimento granatieri corazzato germanico. Imprecisate le forze tedesche dislocate nella regione, dipendenti dal Comando del LXVIII Corpo. Nel territorio di giurisdizione esistevano varie bande armate greche (valutate fra i 12.000 e i 15.000 uomini), largamente rifornite per via aerea, comandate da ufficiali del disciolto esercito greco, sotto la direzione di elementi di una Missione britannica. L'« esteso territorio della divisione era infestato dai ribelli (r8) che controllavano intere regioni, tanto che il presidio di Kastoria (13° fanteria) era isolato dal resto della divisione e collegato col Comando soltanto a mezzo radio. Il III/ 13° era distaccato a circa 200 chilometri da Kastoria e presidiava Domokos alle dirette di pendenze del Comando divisione ». Inaspettato l'annuncio dell'armistizio. Pervenne in serata il noto ordine 02/ 25000 del Comando di Armata con le direttive sulla linea di condotta da seguire, ma già i tedeschi avevano interrotto le linee telefoniche. La stessa notte sul 9 presso il campo di aviazione di La(17) Inquadrava i reggimenti di fanteria 13°, 14° e 313°, il III battaglione mitraglieri di Corpo d'Armata, il XXIV battaglione mortai da 8r, la 24"' compagnia cannoni c.c., il 6° reggimento « Lancieri di Aosta », il 7° reggimento « Lancieri di Milano », il 18° reggimento artiglieria da campagna, x gruppo di artiglieria di rinfono da xoo/ 17, la legione milizia c< L"Aquila », unità minori ed elementi dei servizi. (18) Cfr.: Relazione dell"allora Tenente Colonnello Corrado Currado, Capo di S.M. del Comando divisione.
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PRINCIPALI OPERAZIONI SVOLTESI NELL'ISOLA DI CEFALONIA DAL 12 AL 22 SETIEMBRE 1943 l
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rissa si verificò un incidente originato da avieri germanici che si erano presentati esigendo dal _presidio italiano (una squadriglia di aerei e una compagnia del 313° fanteria) la consegna delle armi. Il Gen. Infante, informato di questo atto di prepotenza, dispose subito che ad eventuali atti di violenza si rispondesse con la forza; per sostenere gli elementi in posto, ordinò che un battaglione del 313° fanteria, rinforzato da due batterie da 100 f 17, si trasferissero dalla città all'aeroporto. Ma poiché i tedeschi continuavano ad insistere chiedendo il disarmo, si determinò un piccolo scontro, nel quale rimasero feriti una quindicina di tedeschi, di cui 3 ufficiali; 13 nostri avieri, compreso il comandante della squadriglia, furono catturati con le armi. Ne seguì un colloquio fra il Generale Infante e il comandante tedesco del campo: quest'ultimo si impegnava a restituire le armi, ma in cambio gli italiani avrebbero sgomberato il campo. Verso le ore IO del 9 il Comando germanico di Larissa - per ordine del Comando Gruppo Armate - chiese al Gen. Infante di ordinare subito al 13° fanteria, dislocato in Kastoria, di cedere le armi al 2 ° reggimento tedesco « Brandenburg » che ne aveva fatto richiesta dopo averlo circondato: il Gen. Infante oppose un rifiuto, né si lasciò intimidire quando i tedeschi lo avvertirono che << gli concedevano solo un quarto d'ora per decidere e per evitare spargimento di sangue» (19); mantenne il rifiuto aggiungendo che l'onore militare gli imponeva di ottemperare soltanto agli ordini dei superiori diretti. Purtroppo questi non tardarono a giungere: pervenne nelle prime ore del pomeriggio il radiogramrna 02 / 25026 del Comando di Armata per la cessione delle armi collettive e delle artiglierie, che venne comunicato alle unità dipendenti e per primo al 13° fanteria in Kastoria che il mattino dell'n iniziò la consegna. Nelle prime ore del mattino del ro giunsero a Larissa nuovi reparti germanici delle « SS » che occuparono i punti più importanti della città, compiendo anche atti di prepotenza. Dato l'aggravarsi della situazione, il Gen. Infante cominciò a maturare il proposito di concentrare le sue forze nella zona di Trikkala- Karditza, sulle pendici orientali del Pindo, per porsi in condizione di resistere a qualsiasi aggressione e impartì le prime segrete disposizioni ai reparti. Nel contempo venivano presi contatti con i comandi partigiani greci della regione, traendo occasione dalla circostanza che il Comandante del reggimento « Lancieri di Aosta » e del presidio di Trikk ala, Co(19) Vds. nota 18.
1 I a Armata: avvenimenti nel continente greco e nell'isola di Creta
45 I
lonnello Giuseppe Berti, aveva segnalato che il suo presidio si trovava circondato dalle formazioni partigiane che chie.devano la cessione delle armi e che un rappresentante della Missione britannica in Grecia aveva espresso il desiderio di conferire col Coman.dante della diVISione. Il Generale Infante, accogliendo quella occasione favorevole, aveva risposto che aderiva ben volentieri. Per non destare sospetti nelle locali autorità germaniche, comunicava ad esse (già al corrente della grave situazione in cui si trovava il presidio di Trikkala) che aveva deciso di portare al più presto un soccorso a quel presidio per liberarlo dalla minaccia. Con tale pretesto, poco dopo le ore 14 del ro settembre, mosse alla testa di una colonna comprendente il III j 313° fanteria autoportato e due autoblindo, dirigendosi alla volta di Trikkala. Dopo circa due ore di marcia l'autocolonna si fermò : verso le r6, in un luogo convenuto, ebbe luogo un incontro col Capitano britannico Ritz e, verso le r8, col Colonnello H ill, rappresentante in T essaglia della Missione militare britannica in Grecia, con il Generale Sarafìs e il Colonnello Raptopulos, rispettivamente comandanti le formazioni partigiane dell'ELAS e dell'EDES. Risultato di tali incontri fu un accor.do - quanto mai labile e insicuro, ma preferibiJe ad altre soluzioni - per effetto del quale ai reparti italiani disposti a combattere contro i tedeschi e che fossero riusciti a raggiungere la zona montana, sarebbero state lasciate le armi; non appena possibile le truppe italiane sarebbero state rimpatriate; durante la permanenza in Grecia sarebbero state rifornite a cura degli inglesi. Su tali basi, accettate dal Generale Infante, l'n settembre venne firmato un << patto di cooperazione » (allegato n. r) che il successivo 25 fu sanzionato dal Comandante le forze alleate del Medio Oriente, Generale sir Henry Wilson. Nella stessa notte sull'II il Generale Infante, deciso ad attuare il concentramento delle sue forze nella regione di Trikkala- Karditza - e che nel frattempo aveva ordinato ai reparti di distruggere sul posto tutte le armi non trasportabili perché non cadessero in possesso del nemico (20) - aveva diramato gli ordini relativi. In particolare disponevano che i reparti dislocati a Trikkala si portassero nella zona di Porta Pasari- Pirgos (sud- ovest di Trikkala), ove il (2o) Cfr.: Stato Maggiore dell'Esercito. Ispettorato dell'Arma di Fanteria, Gen. EooADO ScALA: «Storia delle fanterie italiane ». Vol. X: « Le fanterie nella seconda guerra mondiale ». Tipografia Regionale, Roma, 1956. Pag. 694.
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u opt'raziont d t'Ilt' unirà italiant' nd uttembrt'- ottobrt' 1943
Generale Giovanni Del Giudice, Comandante la fanteria divisionale, avrebbe organizzato l'afflusso e lo schieramento; e quelli di Agyà e Tembi raggiungessero la zona di Rumeli. A sua volta il Generale Infante fissò la sua sede di comando a Pertuli, presso la Missione militare britannica c nelle adiacenze del comando partigiano greco delle formazioni dcli'E.D.E.S. Avuta notizia del passaggio ai partigiani di tanti reparti della « Pinerolo », le forze tedesche iniziarono rappresaglie e si prepararono a compiere anche un atto di forza tentando, con ricognizioni aeree, di individuare i reparti nelle nuove zone in cui si erano trasferiti (21 ). Nei giorni 16 e 17 vi furono violenti scontri al passo di Kalabaka fra uno squadrone dei « Lancieri di Aosta», appoggiato da una sezione di pezzi da IOOf 17, ed elementi motorizzati tedeschi che furono respinti con sensibili perdite: in tale circostanza gli « andartes » rivolsero agli italiani espressioni di lode per lo slancio e il valore dimostrati. Il 20 settembre il Generale Infante costituì il Comando Forze Armate italiane in Grecia (allegato n. 2) attorno al quale si raccolsero le seguenti unità: - Comando 14° reggimento fanteria; - I battaglione del 14° reggimento fanteria; - Comando 313o reggimento fanteria; - I e III battaglione del 313° reggimento fanteria; - III battaglione mitraglieri di Corpo d'Armata; - 6° reggimento << Lancieri di Aosta»; - XXXI gruppo appiedato << Lancieri di Aosta »; - Comando r8° reggimento artiglieria da campagna; - 3 batterie del 18° reggimento art. da campagna; - elementi vari: dei carabinieri, del 13n fanteria, del gemo, dei servizi divisionali e della guardia di finanza; che costituirono caposaldi nelle regioni di Kalabata, Trikkala, Karditza e Karpenision. (2r) L'rr settembre i tedeschi disposero che i reparti dislocati a Larissa rimanessero consegnati nelle caserme. .!\'ella notte pattuglie di SS. invasero gli alloggi degli ufficiali italiani asportando ogni cosa. Il successivo giorno r6 catturarono il Capo di S.M. del Comando Divisione, Tenente Colonnello Corrado Currado e i militari presenti, e li deportarono. Fucilarono inoltre, sotto falsa accusa, il Capitano D'Angelo, comandante la compagnia artieri. Cfr.: Relazione del Tenente Colonnello Corrado Currado.
11• Armata: avv~nim~flfi n~/ contin~nt~ gr~co ~ n~ll'isola di Crna
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In totale poco più di 8.ooo uomini e 1.ooo quadrupedi. Ad eccezione del reggimento « Lancieri di Aosta », gli altri elementi erano pressoché privi delle dotazioni di reparto c dei mezzi di trasporto (22). Le truppe tedesche non lasciarono in disturbate le nostre : il 22 settembre attaccarono con una colonna motorizzata le posizioni della piana di Beletzi, difese dal gruppo appiedato « Aosta », dal I e III battaglione del 31 3o fanteria, da una sezione da 100 f I 7 e da una sezione autoblindo. La reazione fu immediata; i tedeschi furono costretti a ripiegare con perdite (circa un centinaio di morti e feriti e un aereo « Cicogna » abbattuto). Altri scontri si ebbero il 23 a Kalabaka e l'n ottobre a Karditza. Il 30 settembre pervenne al Generale Infante, da parte della Missione militare britannica, la richiesta di attaccare il presidio tedesco di Larissa per distruggervi le attrezzature dell'aeroporto. La richiesta apparve sproporzionata: i reparti italiani erano infatti a circa 90 km di distanza e dotati di scarsi mezzi, mentre il presidio tedesco di Larissa era forte (circa 6.ooo uomini); fu perciò necessario rinunziare al tentativo e vennero per contro avanzate proposte per alcune azioni di sabotaggio che ebbero esito favorevole. Nel frattempo affluivano verso le posizioni della « Pinerolo ))' a gruppi o isolatamente, molti sbandati di altre unità italiane (delle Divisioni « Casale » e c< Forlì » e del presidio di Eubea) sfuggiti alla cattura. Purtroppo i rapporti con le formazioni partigiane cominciarono ad incrinarsi, per l'inizio della lotta fra le formazioni ELAS ed EDES, nonostante il tentativo compiuto dal Generale Infante diretto a coordinare un piano operativo con esse. Il 5 ottobre alcuni reparti italiani dislocati nella zona di Karpenision vennero indotti , con l'inganno e la falsa promessa di rimpatrio, a consegnare le armi; seguirono atti intesi ad esautorare sistematicam ente i nostri ufficiali e a screditarli presso le truppe, mentre si intensificava la propaganda per una cessione volontaria delle armi, facilitata dal disseminamento delle nostre forze su di una fronte di oltre 200 chilometri, voluto dagli << andartes » con la scusante della necessità di addestrare i
(22) Altri reparti della cc Pinerolo », riusciti a sfuggire alla cattura, costituirono successivamente il reggimento T.I.M.O. (Truppe Italiane Macedonia Occidentale) alle dipendenze degli alleati e continuarono a combattere contro i tedeschi sino alla liberazione della Grecia. (Cfr.: EDOARDO ScALA: << La riscossa dell'Esercito >>. Ministero della Difesa, Stato Maggiore Esercito, Ufficio Storico, Roma, 1948. Pag. 199).
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Le operazioni delle unità italiane nel settembre- ottobre 1943
nostri soldati ai procedimenti della guerriglia affiancandoli ai partigiani. Nessun risultato ottennero le opposizioni anche energiche del Generale Infante per porre termine a tale stato di cose, e la situazione venne resa più grave dalla mancanza dei rifornimenti promessi dalla Missione alleata e mai giunti. Il 14 ottobre, col pretesto di evitare che la propaganda fascista riuscisse a convincere i nostri soldati a tornare con i tedeschi, il comando ELAS diede improvvisamente l'ordine di disarmare tutte le nostre truppe. A nulla valsero le vivaci proteste del Generale Infante, che venne anzi trattenuto quale ostaggio fino ad avvenuto disarmo, impedendogli di avere contatti con l'esterno. V ari reparti però rifiutarono il disarmo apponendovisi decisamente: resistenze furono opposte a Chiana e Pirgos dai « Lancieri di Aosta >> che diedero ancora una volta fulgide prove di eroismo e di disciplina, riportando 19 morti e 39 feriti. Il 2° squadrone a Pirgos, asserragliato in un cascinale, rifiutò fino all'ultimo di arrendersi (23). Ad avvenuto disarmo, gli italiani furono inviati in campi dì concentramento, nonostante le vigorose proteste del loro comandante e l'intervento della Missione britannica. Ne furono istituiti tre: a Grevenà (nella Macedonia greca), a Neraida (nella Tessaglia) e a Karpenision (pendici sud -orientali del Pindo). In totale vi furono avviati circa 8.ooo uomini: ivi subirono un trattamento duro e crudele, furono trattati come schiavi, costretti - « veri martiri dell'obbedienza>>- a dover subire sopportazioni penose e angosciose (24), che si protrassero per mesi e mesi; in soli quattro mesi perdettero la vita, in quei campi, oltre 700 italiani (25). Le traversie dei nostri soldati continuarono ancora (26) mentre il Generale Infante, ricevuto (23) Cfr.: Relazione del Colonnello Giuseppe Berti, comandante il reggimento « Lancieri di Aosta ». (24) Cfr.: Relazioni del Maggiore Labus (43° fanteria), del Tenente Colonnello Fausto Maria Pittarelli (« Lancieri di Aosta»), del Sottotenente Agostinelii e del Tenente Tanziani (entrambi del 313° fanteria) e del Colonnello Giuseppe Berti (dei « Lancieri di Aosta »). Inoltre: ATTILIO T AMARO : « Due anni di storia, 1943- 1945 », Tosi editore in Roma, 1948, 1° volume, pag. 521; Stato Maggiore dell'Esercito, Ispettorato dell'Arma di Fanteria: EDOARDO Sc:\LA: cc Storia delle fanterie italiane >>, volume X: c< Le Fanterie nella seconda guerra mondiale>>. Tipografia Regionale, Roma, 1956. Pag. 528. (25) Cfr.: Relazione del Maggiore Aristide Ferrante, dei c< Lancieri di Aosta>>. (26) Per i primi scaglioni partiti per l'Italia, fino alla estate del 1944, per gli ultimi scaglioni soltanto nel marzo I945·
DIVISIONE DI FANTERIA «PINEROLO»: Decisioni del Comandante per il proseguimento della lotta contro i tedeschi N
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l'ordine di rimpatrio, avrebbe raggiunto Brindisi il 4 febbraio I944 dopo aver affidato al suo sostituto, il Generale Giovanni Del Giudice (Vice comandante della << Pinerolo ») l'incarico di seguire le vicende delle nostre truppe, segnalandone le necessità alla Missione militare britannica. Gravissime le perdite subite dalla « Pinerolo » e dai reparti che ad essa si erano aggregati: secondo i dati raccolti, si fanno ascendere a LISO caduti, a 2 .250 feriti ed a 1.500 dispersi. Fra i caduti vengono compresi anche i militari deceduti per le privazioni sofferte nei campi di concentramento greci (27).
Gu AVVENI MENTI NELL'ISOLA DI EuBEA. Dipendente direttamente dal Comando del III Corpo, il presidio era agli ordini del Colonnello Renzo Reggianini e comprendeva: - r compagnia carabinieri; - il 2" reggimento bersaglieri meno I battaglione; - il CDLXXVIII battaglione costiero; - 4 gruppi di artiglieria; I battaglione genio; - elementi dei servizi; I compagnia della guardia di finanza. Nella giurisdizione era anche compresa la vicina isola di Sciro, presidiata da r compagnia mitraglieri da posizione. In totale: circa 200 ufficiali e 6.ooo sottufficiali e truppa. L'isola di Eubea era ripartita in tre settori e l'attività partigiana si era accentuata dopo il 25 luglio. In base agli ordini ricevuti, anche i reparti della Eubea dovettero cedere le armi, ma vi furono varie unità che, anziché sottostare alle intimazioni dei tedeschi affluiti, non esitarono ad unirsi agli « andartes » dopo aver concordato con essi un patto di cooperazione armata. Ma come altrove, col tempo, i partigiani vennero meno agli impegni assunti, disarmando gradualmente tutti, sbarcandoli poi sul continente greco, dove finirono col congiungersi a quelli della Divisione « Pinerolo» già internati (28). (27) Cfr. : Stato Maggiore dell'Esercito, Ispettorato dell'Arma di Fanteria: EDOARDO ScALA: op. cit.: « Le Fanterie nella seconda guerra mondiale », Tipografia Regionale, Roma, 1956. Pag. 695. (28) Cfr.: Relazione del Colonnello Renzo Reggianini.
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Le operazioni delle unità italiane nel settembre - ottobre ' 943
Merita un cenno particolare l'azione svolta dai reparti dei settori settentrionale e meridionale: nel primo, il Comandante, T en. Col. Archimede Novelli, seguìto da 6r5 uomini, si diede alla montagna ·dopo aver preso accordi con i partigiani e con il rappresentante la Missione alleata, Capitano Dikinson. Gli vennero concessi alcuni natanti per il trasferimento sul continente, con l'assicurazione che ai soldati sarebbero state lasciate le armi, ma prima di sbarcare, gli « andartes » riuscirono a sopraffarli e disarmarli, né valsero le proteste del loro comandante: anche per essi si iniziò la odissea che doveva condurli al campo di concentramento di Karpenision (29). A sua volta il presidio di Kimi (circa 8oo uomini) agli ordini del Maggiore Valbonesi, Comandante il CDLXXVIII battaglione costiero, decise di non consegnare le armi e di raggiungere la montagna (3o), concordando con gli « andartes » i termini della collaborazione. Vi rimase fino al 14 ottobre ma anche qui gli « andartes » vennero meno agli impegni assunti e disarmarono tutti, imbarcandoli per il continente, ove furono concentrati nel campo di Laspi, presso Karpenision.
FORZE ITALIA NE DIPENDENTI DAL LXVIII CORPO D'ARMATA TEDESCO. SETTORE AUTO~OMO DI ARGOLI DE
Agli ordini del Generale Italo Caracciolo, disponeva delle seguenti forze: -: II battaglione del 303° rgt. fan t. « Piemonte »; 2 battaglioni territoriali; - alcune batterie; - elementi del genio; dislocate su estesissimo tratto del Peloponneso orientale, in caposaldi costieri e in località interne. Disponeva di soli collegamenti telefonici.
(29) Cfr.: Relazione del Ten. Col. Archimede Novelli. (30) Cfr.: Relazione del Maggiore Valbonesi, e ATTILIO TAMARO: op. cit., vol. 1°, pag. 521.
I I"' Armata: avvenimenti nel conti11ente greco e nell'i.<ola di Creta
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Le forze tedesche erano rappresentate da pochi elementi, ma nel settore era anche dislocato un reggimento della l a Divisione corazzata nella stessa sede di Nauplia, ove risiedeva il comando italiano. All'alba del 9 i tedeschi interruppero i collegamenti telefonici e irruppero con reparti corazzati nei vari caposaldi, intiman.do il disarmo. Nonostante la enorme disparità di forze, la reazione fu immediata, e vi furono perdite, mentre la sede del comando veniva circondata da carri armati, artiglierie e fanterie, cui seguiva la intimazione di resa alla quale il Gen. Caracciolo oppose un netto rifiuto. L'arrivo dell'ordine n. 02/ 25026 del Comando di Armata per la cessione delle armi costituì la direttrice orientativa per l'azione da svolgere (31): il comandante venne catturato la sera del 10; le truppe seguirono la sua stessa sorte.
FORZE ITALIANE DIRETTAMENTE DIPENDENTI DAL COMANDO TEDESCO GRUPPO ARMATE SUD - EST. ISOLA DI CRETA
Le forze italiane dipendevano dal Comando tedesco della « Fortezza» e comprendevano: - la Divisione di fanteria « Siena >> (32); - l a LI Brigata speciale « Lecce >> (33); - vari gruppi di artiglieria di rinforzo; - unità del genio e dei servizi; - 4 batterie ·della Marina ed altri elementi.
(31) Cfr.: Relazione del Generale Itala Caracciolo. (32) Il Comando Divisione assolveva anche le funzioni di Comando truppe italiane in Creta. La << Siena » inquadrava le sezioni miste carabinieri 63" e r2oa, il 31° e 32° reggimenti di fanteria, il LI battaglione mitraglieri, il LI battaglione mortai da 81, la 51" compagnia cannoni c.c., il CXLI battaglione cc.nn. e la 251 3 compagnia mitraglieri cc.nn., il 51° reggimento artiglieria da campagna, il LI battaglione misto genio, il LI plotone chimico, vari elementi della Guardia di Finanza, unità minori ed elementi dei servizi. (33) Inquadrava i reggimenti di fanteria 265" e 341°, l'XI battaglione mitraglieri, l'XI battaglione mortai da 8r, le compagnie cannoni c.c. 25r" e 252"',
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Le operazioni delle unità italiane nel settembre- ottobre 1943
Forza complessiva circa 88o ufficiali e 22.6oo sottuffìciali e truppa : presenti circa 2I.JOO. Notevoli le forze germaniche: la 22• Divisione di fanteria (Gen. Miiller) e una brigata da fortezza (Gen. Bdiuer), delle quali numerosi elementi erano inseriti nel settore italiano (parte orientale dell'isola) in provincia di Lassithi. Il fatto che nell'isola « il comando fosse tenuto dalle autorità germaniche facilitò enormemente l'azione che esse svolsero con immediato inizio dopo l'annuncio dell'armistizio, per prendere possesso di unità navali e servizi e sorprendendo il personale italiano che tuttavia riusciva a incendiare la stazione radio mentre un ufficiale tedesco si presentava con un plotone per prendere possesso della sede del Comando Marina a La Canea e Suda >> (34). Giunti gli ordini per l'atteggiamento da tenere, i comandanti del 341° fanteria e del 51° artiglieria si dichiaravano fautori della lotta contro i tedeschi, convinti di essere seguiti dai rispettivi reparti, e decidevano di non ottemperare al successivo ordine di cedere le armi. Il Colonnello Giorgio Lodi, Comandante il 2(}s0 fanteria, a sua volta volle darsi alla montagna con i propri reparti (eccettuato un battaglione) e con un battaglione della Guardia di Finanza: il 12 settembre raggiunse (35) la zona impervia sul crinale montano di Kandras, inaccessibile ai mezzi corazzati, che offriva possibilità per una valida resistenza. Non sostenuto dalla popolazione, che rifiutò di prendere le armi e riuscito vano il tentativo di collegarsi col Comando alleato del Medio Oriente al Cairo, fu costretto a desistere e, su invito del Comandante la divisione, a cedere le armi. Tuttavia non pochi rimasero per continuare la dura vita di montagna, sempre braccati dai tedeschi (36). Il Comando tedesco dispose il concentramento delle rimanenti forze in varie zone dell'isola (allegato 3) e lo stesso Generale Carta la sr• compagnia carri L, le batterie contraeree 199", 268a e 269", i gruppi artiglieria da posizione costiera IV, VIII, XXXVII, LVII e CXI, il 42" gruppo battaglioni lavoratori del genio, il XXIX battaglione genio artieri, la r6o" compagnia mista trt., il XIV battaglione Guardia di Finanza, unità minori ed elementi dei servizi. (34) Cfr.: Ufficio Storico della Marina Militare: « La Marina italiana nella seconda guerra mondiale ». Vol. XV: «La Marina dall'8 settembre 1943 alla fine del conflitto». Compilatore, Ammiraglio di Squadra GrusEPPE FIORAVANZO. Roma, 15)62. Pag. 202. (35) Cfr.: Relazione del Colonnello Giorgio Lodi. (36) Cfr.: Relazione del Maggiore Augusto Pucci.
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si orientò alla non collaborazione : anche la truppa preferì optare per la categoria degli internabili. Infine il Gen. Carta, convinto della necessità di sottrarsi all'imminente arresto, dopo vari giorni trascorsi in montagna, poté lasciare l'isola il 24 settembre imbarcandosi su di un m ezzo navale britannico che lo condusse al Cairo (37). La sua evasione dette luogo a nuove rappresaglie. Durante il trasferimento via mare, la massa dei prigionieri, in seguito al siluramen to di due navi , subì perdite, mentre elementi tedeschi che si erano salvati aprivano il fuoco sui superstiti. Complessivamente, su s.6oo che erano a bordo, se ne salvarono circa 1.400 che vennero rinchiusi nel carcere di Agyià, sul continente, ove subirono nuovi maltrattamenti (38). Pochi nuclei di animosi, rimasti nell'isola e datisi alla montagna, vi continuarono la vita avventurosa dei partigiani: tra di essi fu anche costituita una banda, capeggiata dal Sonotenente Siro Riccioni, del 341° fanteria. Le perdite complessive subite dal presidio italiano di Creta possono valutarsi fra i settemila e gli ottomila uomini.
'*' *. Sono infine da ricordare, fra i tanti, gli episodi di resistenza alle intimazioni dei tedeschi avvenuti a Filiates, nella Ciamuria (10 settembre), da parte di elementi della Divisione di fanteria « Modena » (settore del XXVI Corpo) e nell'isola di Santa Maura (reparti della Divisione di fanteria « Casale » rinforzati da un gruppo di artiglieria della « Acqui ») nel settore dell'VIII Corpo, che si co nel usero con la morte del Colonnello Mario Onalevi (Comandante il !2° reggimento fanteri a) mentre invitava i suoi fanti alla resistenza, nel corso della quale i tedeschi subirono perdite. La figura del colonnello apparve ai suoi dipendenti << avvolta in una vivida aureola di gloria » (39). Complessivamente circa 6o.ooo ufficiali, sottufficiali e soldati della n • Armata crearono isole di resistenza contro i tedeschi. Fra di essi, molti clementi appartenenti alle Divisioni di fanteria « Caglia-
(37) Cfr.: Relazione del Tenente Cozzolino. (38) Cfr.: Relazioni del Capitano Marcello Tesi e del Tenente cappellano don Carletti. (39) Cfr.: Relazione del Sottotenente Ioppolo.
460
Le operazioni delh• unità italiane nel setumbre- ottobre 1943
ri » (4o), << Casale >> (41), << Forlì >> (42), <<Modena>> (43) e « Piemonte » (44). (4o) Inquadrava due compagnie del II battaglione carabinieri, la 6" e 234• sezioni miste carabinieri, i reggimenti di fanteria 63", 64° e 363", il LlX battaglione mortai, la 53• compagnia cannoni cc., il XXVIII battaglione cc.nn. ciclisti, il 59° reggimento artiglieria da campagna, la rs• compagnia genio artieri, la 53" compagnia genio teleradio, il 68° reparto fotoelettricisti e le unità dei servizi. Era stata rinforzata con l'VIII gruppo squadroni lancieri « Firenze ll, i gruppi di artiglieria di Corpo d'Armata V1ll, XLVII, XCIII, CXIII, CLXXXVII e CLXXXVIII, la 57"' batteria contraerei, due compagnie del II battaglione genio artieri, la 216• compagnia genio lavoratori e il III battaglione Guardia di Finanza. (41) Inquadrava le sezioni carabinieri 43• e 48\ i reggimenti di fanteria I I 0 e 12°, il LVI battaglione mortai, la 151" compagnia cannoni c.c., il 56° reggimento artiglieria da campagna, la 47• compagnia genio artieri, la 56a compagnia mista trasmettitori, la 35• sezione fotoelettricisti e le unità dei servizi. Era stata rinforzata con il VI battaglione carabinieri, il gruppo cc.nn. « Po >> e il XXXVI battaglione cc.nn. ciclisti, il II gruppo del 33° reggimento artiglieria da campagna e il CXIX gruppo artiglieria di Corpo d'Armata, la 3• compagnia dell'VIII battaglione Guardia di Finanza. (42) Inquadrava le sezioni miste carabinieri 3" e 12•, i reggimenti di fanteria 43° e 44", il XXXVI battaglione mortai e la 36• compagnia cannoni c.c., il 36" reggimento artiglieria divisionale, la 66& compagnia genio artieri, la 36• compagnia genio trasmettitori, la 36a sezione fotoelettricisti, due plotoni guastatori e le unità dei servizi. Era stata rinforzata col 3° reggimento granatieri, il XXVI battaglione mitraglieri di Corpo d'Armata, i battaglioni costieri CDLXXIX e CDLXXX, il XVII battaglione bersaglieri meno una compagnia, i gruppi XIV e XCI del reggimento artiglieria di Armata, il XXXIII gruppo di artiglieria di Corpo d'Armata, il II gruppo autonomo artiglieria da 75/13, la 218.. compagnia genio lavoratori. (43) Inquadrava le sezioni miste carabinieri 15• e 76•, i reggimenti di fanteria 41° e 42", il XXXVII battaglione mortai, la 37' compagnia cannoni c.c., il 29° reggimento artiglieria da campagna, la 19" compagnia genio artieri, la 37" compagnia mista trasmissioni, la 37• sezione fotoelettricisti e le unità dei servizi. Era staca rinforzata coi seguenti reparti: V battaglione carabinieri, I battaglione del 12" fanteria « Casale », CX battaglione mitraglieri di Corpo d'Armata, la 286.. compagnia alpini del battaglione <<Val Pescara ll, il DXVIII battaglione territoriale mobile, il gruppo cc.nn. (( Etna », il XXXVI battaglione cc.nn. ciclisti, i gruppi artiglieria di Corpo d'Armata CXVI, CLIV e XXXII, il comando e le compagnie r• e 2• dell'VIII battaglione Guardia di Finanza. (44) Inquadrava le sezioni miste carabinieri 128• e 129•, i reggimenti di fanteria 3° e 4°, il XIX battaglione mortai, la 29"' compagnia cannoni c.c., il 24° reggimento artiglieria da campagna, la 7.. compagnia genio artieri, la 29' compagnia teleradio, la 32• sezione fotoelettricisti e le unità dei servizi. Era stata rinforzata con la 3• compagnia del II battaglione carabinieri, la 643• compagnia mitraglieri da posizione, il LXII gruppo artiglieria di Corpo d'Armata e la 1• compagnia del V battaglione Guardia di Finanza.
\
1 1• Armata: avvenimenti nel continente greco e nell'isola di
Creta
461
Allegato n. 1.
PATTO PER LA COOPERAZfONE DELLE FORZE ARMA TE ITALIA NE Oggi 11 settembre 1943, dopo la firma dell'armistizio fra le Nazioni Unite ed il Governo italiano ed in base agli ordini emanati dal Comando in Capo del Medio Oriente (Gen. Sir Henry Maithoud Wilson), relativi alla cooperazione con le Forze Armate italiane che desiderano di lottare con gli alleati contro la Germania, il Comando interalleato delle forze greche ed il Generale Comandante la Divisione 11 Pinerolo )), decidono i seguenti punti: 1° - Tutte le forze italiane della suddetta divisione cercheranno di ritirarsi, dai loro attuali presidi, per concentrarsi nelle località che verranno indicate dal Comando delle forze greche in Tessaglia e sotto la protezione delle forze greche. 2 ° - l reparti italiani non appena si riuniranno, assumeranno, con le minori unità (compagnie) agli ordini dei loro comandanti, un servizio di sicurezza della zona, insieme alle formazioni greche; i Comandi italiani superiori a quelli di compagnia eserciteranno la loro azione di comando in cooperazione con quella degli equivalenti Comandi greci. Tutti gli ufficiali e gli uomini che desiderano battersi contro la Germania conserveranno le armi. 3° - Tutto l'equipaggiamento che non può essere trasportato fuori dei presidi in zona di sicurezza, e le esuberanze saranno impiegati dalle forze greche secondo gli artt. 30 e 31 dell'Ordine del Comando interalieato in Grecia in data IO settembre •943· 4" - Quegli italiani che non desiderassero battersi, cederanno le loro armi e tutto l'equipaggiamento, ad eccezione del vestiario e stivali che conserveranno per proprio uso. Detto equipaggiamento verrà impiegato da forze greche secondo gli artt. 30 e 31, sopra citati. s• - La Missione britannica si impegna di assicurare il mantenimento delle Forze Armate italiane, sulla stessa base finanziaria delle Forze Armate greche (1 sterlina oro al mese a testa). 6• - Il Comando alleato si impegna non appena la situazione militare lo consentirà, di inviare in Italia, tutti gli ufficiali e uomini che lo desiderano. 7" - Quando i reparti italiani si saranno assuefatti, allo speciale tipo di guerriglia, che si svolge in Grecia, e la situazione militare lo consentirà, un settore separato di azione potrà essere affidato alle unità italiane in Grecia. Firmato: Colonnello RAPTOT•uLOs (E.D.E.S.) Firmato: Colonnello CuRiss (Missione militare inglese) Firmato: Generale SARAFIS (E.L.A.S.) Firmato: Generale INFANTE (Com. FF.AA. italiane)
Le op~razio11i d~llc unità italian~ n~l setr~mbrc - ottobr~ 1943
462
Allegato n. 2.
COMANDO DELLE FF.AA. ITALIANE IN GRECfA K
2
di prot.
20 settembre
1943
Oggeuo: Costituzione Comando.
Al Viu comandante d~ll~ FF.AA. italiane m Grecia A tutti i Corpi ~ reparti dip~nd~nti e, per conoscenza: Al Generale S. Sarafis Al Colonn~llo P. Raptopulos per il G~n. z~rvas In data odierna viene costituito il Comando delle FF.AA. m Grecia: - Comandante: Generale di Divisione Infante Adolfo; - Ufficiale a Disposizione: Tenente De Feo Emanuele; - Vice comandante: Generale di Brigata Del Giudice Giovanni; - Capo di Stato Maggiore: Colonnello Berti Giuseppe.
Stato Maggiore: a) Sezione Operazioni - Informazioni e Servizi: Capo Sezione: Maggiore Ferrante Aristide; Ufficiale addetto alle Operazioni: Magg. Ferrante Aristide; Ufficiale addetto alle Informazioni: Tenente Ravalli Giovanni; Ufficiale addetto ai Servizi: Capitano Mastropasqua Giovanni; b) Sezione Personale e Segreteria: Ufficiale addetto alla Sezione: Ten. Curatolo Emanuele; c. · 1· · ~ Tenente Villoresi U fnc1a 1 d1 collegamento T D V d enente a1 er e Quartier G~nerale: Com.te Tenente Colonnello Rubini Edoardo. A utosezionc M ista divisionale: Com.te Tenente Stumpo. Nucleo CC.RR. Divisionale: Com.te Brigadiere Chiarella Corrado. Drappello Cavalli da sella: Com.te Serg. Magg. Volpe Enrico. Nucleo Autovetture: Com.te Serg. Marocco Nobile. Il Comando ed i Servizi conservano - per ora - la dislocazione attuale. Organici e dotazioni: riserva di comunicazioni sulla base delle disponibilità contingenti. Dipendenze e compiti: quelli stabiliti dalle disposizioni vigenti. Il Gmerale di DivisioM Comandant~ ADOLFO INFANTE
1 1•
Armata: avv~nim~nti n~/ contin~nU gr~co ~ n~ll'i.<ola di Cr~ta
463
Allegato n. 3·
COMANDO TRUPPE ITALIANE IN GRECIA DTVISIO ' E FANTERIA ,, SIE TA » STATO MAGGIORE - SEZ. 0PERAZI0l'\I
13 settembre 1943
45 O.P.S.
Oggetto: Ordine del Comando Fortezza. A tuili i Comandi di Corpo e di reparto (diramazione fino alle compagnie e reparti autonomi)
Informate tutti 1 vostri dipendenti del seguente ordine che il Comando Fortezza ha emanato: al Comando truppe italiane in Grecia I 0 - Il Comandante della Fortezza di Creta mi ha incaricato della difesa della provincia di Lassiti. Per avere piena possibilità di difesa è necessario che almeno una parte delle truppe italiane si trasferisca nelle altre provincie dell'isola. 2 ° - Tutte le truppe italiane resteranno alle dipendenze del Comando italiano, che però è anche responsabile del loro ordine e della loro disciplina. Tutti gli ufficiali italiani hanno il dovere di mantenere ad ogni costo la disciplina. Il sangue versato in comune durante quasi 4 anni di guerra obbliga tutti i soldati italiani e tedeschi ad obbedire ai loro comandanti ed eseguire coscienziosamente tutti gli ordini da essi ricevuti.
3' - Una volta raggiunta la nuova zona di alloggiamento i soldati italiani potranno scegliere una di queste possibilità: a) continuare a combattere a fianco dei tedeschi e agli ordini delle Forze Armate tedesche sotto comando di ufficiali italiani, schierandosi dalla parte del nuovo governo di Mussolini; b) continuare a lavorare disarmati, aiutando i tedeschi nei lavori dell'isola di Creta; c) coloro che non vorranno accettare né l'una né l'altra proposta saranno internati. Il Comando Fortezza assicurerà il vettovagliamento il soldo, e la possibilità di inviare aiuti alle fortezze lontane.
464
Le operazioni delle unità italiane nel settembre - ottobre 1943
4° - Chi però vende o distrugge armi delle Forze Armate italiane e chi arbitrariamente abbandona il proprio reparto, sarà considerato un franco tiratore e sottoposto alla pena capitale. Gen. MuLLER
Questa è una conseguenza naturale della situazione nella quale ci ha messo l'armistizio. Trovandosi in una fortezza assediata o quasi, senza possibilità di rientrare nella Madre Patria, sarebbe una follia attenderci d'essere in zona demilitarizzata ed aspettare con le nostre armi la fine della guerra, quando in altri teatri operativi italiani e tedeschi si sono azzuffati, il nostro Paese è diviso in due campi opposti, e l'isola dove noi ci troviamo è ostile ai tedeschi. Occorre perciò un senso realistico ed eseguire perciò gli ordini; la situazione è questa: in Italia, dopo qualche combattimento di carattere episodico, le nostre truppe hanno dovuto soccombere alla preponderanza dei mezzi e dell'equipaggiamento delle truppe tedesche. Lo stesso è avvenuto a Rodi, in Grecia, in Dalmazia. Considerazioni dettate dall'ardore e da propos1tt intempestivi devono cedere il campo a considerazioni più realistiche. Sbandamenti di reparti e di piccoli gruppi non debbono più verificarsi. Pagherebbero i rimasti per gli sconsigliati. Occorre più che mai disciplina ed ubbidienza agli ordini dell'autorità militare tedesca, per l'interesse dei vostri soldati. Il Generale Comandante A. CARTA
CAPITOLO X !ll
11" ARMATA GLI AVVENIMENTI NELL'ISOLA DI CEFALONIA (Schizzo n. r)
Presidiava l'isola la Divisione di fanteria « Acqui» - eccettuati gli elementi dipendenti dal Comando XXVI Corpo d'Armata rinforzata da unità varie, agli ordini del Generale di Divisione Antonio Gandin, Capo di S.M. il Ten. Col. di S.M. Giovanni Battista Fioretti. Sede del Comando: Argostoli. Comprendeva : 2 .. compagnia carabinieri del VII battaglione; - Comando fanteria divisionale (Gen. Edoar-~· do Luigi Gherzi --:- Comando artiglieria divisionale e Comando ad Argostoli 33o reggimento artiglieria (Col. Mario Ro- \ magnoli) 1 - Comando genio divisionale - rJ" reggimento fanteria ___,. (uno dei più antichi d'Italia, le cui origini risalgono al 27 ottobre 1703) - nella sua integrità organica (T en. Col. Ernesto Cessari); - 317" reggimento fanteria nella sua integrità organica (Col. Ezio Ricci); 2 " c 4" compagnie del CX battaglione mitraglieri di Corpo d'Armata; - I gruppo (10o j r7) del 33" reggimento artiglieria (r); - 5.. batteria (75 / 13) del II gruppo del 33° reggimento artiglieria; (x) il II gruppo del 33° artiglieria (meno 1 batteria) era dislocato nell'isola di Santa Maura. Il III gruppo era a Corfù. 30. - U.S.
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Le operazioni delle unità italiane nel settembre- ottobre 1943
__, VII gruppo da 105l 28, XCIV gruppo da 155/36 e CLXXXVIII gruppo da 155114 dell'artiglieria di Corpo d'Armata; - III gruppo contraereo ·da 75/27 C.K.; - 1 sezione cannoni da 70 l I 5; - 2 sezioni mitragliere contraeree da 20 mm; - I58"' e 2IS"' compagnie lavoratori; -, I sezione fotoelettriche; - battaglione genio divisionale; - 31"' compagnia artieri; - 33o centro T.R.T.; - 44"' sezione di sanità con gli ospedali da campo 37", 527" e 58I 0 (quest'ultimo ripiegato);
- s" sezione sussistenza; - reparti della Marina (Cap. di Fregata Mario Mastrangelo) a presidio del porto e per il controllo del movimento marittimo, comprendenti: 208" batteria, su tre pezzi da I52i una batteria su tre pezzi da 120; cinque pezzi da J6 c.a.; inoltre, presenti alle ore 20 del) '8 settembre, varie unità per i servizi della base, una flottiglia Mas, 2 cacciasommergibili e una flottiglia dragamine; -
2.. compagnia del IV battaglione Guardia di Finanza.
In totale: 525 ufficiali e oltre II .ooo uomini. Erano inoltre state assegnate alla divisione molte armi extra organico: 40 mitragliatrici pesanti, vari mortai da 8I e da 45, 4 cannoni da 47 l 32 e I2 cannoni da 75140 con compiti anticarro e antisbarco. Vi erano pochi elementi dell'Aeronautica, ma nessun reparto aereo; stazionavano nelle acque della baia due idrovolanti da ricognizione, presso il lungo ponte di Argostoli, ma partirono improvvisamente la stessa sera dell'8 settembre (2). L'isola era collegata col continente greco mediante un cavo telefonico sottomarino e ·due stazioni radio, delle quali una della Marina. Le truppe ·disponevano di Io unità di fuoco e 90 giorni di viveri. (2) Cfr.: RoMUALDO FoRMATO : 11 L'eccidio di Cefalonia ». U. Mursia & C., Milano, 1«j68. Pag. 36.
1 1"' Armata:
gli avvenimenti nell'isola di Cefalonia
467
Sulla efficienza operativa delle unità è da ricordare che il 31t reggimento fanteria era composto per la maggior parte di reclute che non avevano ancora completato il loro addestramento al combattimento. Esistevano nell'isola anche formazioni partigiane dell 'ELAS (Esercito nazionale popolare di liberazione), che potevano dare qualche concorso nei limiti delle loro possibilità e che, comunque, fin dall'inizio, si dichiararono pronte a sostenere le forze italiane. Ottime le relazioni fra i militari italiani e la popolazione greca.
Con ordine del 18 agosto 1943 il Comando Supremo tedesco aveva disposto che nei settori vitali della Balcania fossero presenti proprie unità o che vi potessero accorrere in brevissimo tempo. Aveva costituito a tale scopo il XXII Corpo d'Armata da montagna (Generale Hubert Lanz), dipendente direttamente dal Gruppo Armate Sud- Est, composto della 1 " Divisione da montagna, della 104" Divisione cacciatori, e del 966° reggimento fanteria di arresto, e ciò per il timore di uno sbarco anglo- americano con forze partenti dalla base di Brindisi. Lo stesso Comando Supremo attribuiva, logicamente, molta importanza al possesso dell'isola di Cefalonia data la sua posizione strategica a sbarramento degli accessi al golfo di Patrasso e all'istmo di Corinto. In conseguenza di tale orientamento il presidio tedesco di Cefalonia (inviato fra il 5 e il IO agosto 1943) sarebbe perciò passato alle dipendenze del XXII Corpo. Tale presidio si era dislocato nella penisola occidentale di Lixuri (zona dì Angonas- Chavriata- Lixuri) e comprendeva il 966o reggimento fanteria di arresto con i battaglioni CMIX e CMX e la 202" Sturm batterie semoventi, composta dì 9 pezzi (8 da 75 ed I da 105), il tutto agli ordini del Tenente Colonnello H ans Barge. In totale 25 ufficiali e oltre 1.8oo uomini di truppa. La 202" batteria semoventi e una compagnia del CMIX battaglione erano però distaccate nella zona di Argostoli: nell'abitato la batteria e ad Argostoli di sopra la compagnia. Un modesto reparto (Tenente Rademaker) presidiava Capo Munta.
*** La difesa dell'isola alla data dell'8 settembre era articolata in tre settori : - nord- orientale: 31t fanteria (Colonnello Ricci). Sede del Comando, Makryotika :
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Le operazioni dell" unità italiane nel settembre - ottobre 1943
I battaglione : tra Sami, Antisami e Sant'Eufemia; II battaglione, in riserva a Phrankata; III battaglione, sulle alture di Kardakata; 1" batteria da 105l 28 (VII gruppo), a Capo Vljoli; 4ro' batteria da 155l 36 (XCIV gruppo), a Sami; I sezione da 70 l I5, a Sant'Eufemia; - sud- occide11tale: 1t fanteria (Ten. Col. Cessari). Sede del Comando, Keramiaes: . I battaglione: da Scala alla baia di Katelios, con distaccamento a Lordata; . II battaglione, in riserva a Mazaracata; . III battaglione, rinforzato da due compagnie mitraglieri di Corpo d'Armata: da San Teodoro a Capo Liakas; . 409a batteria da 155l 36 (XCIV gruppo), a Capo Sostis; . 4n"' batteria da 155l36 (XCIV gruppo), a Peratata; . 5a batteria da 75113 del 33°, a Mavrata; . 1"' e 3Abatterie da 100 l 17 del 33n, rispettivamente, a Svoronata e Klismata; . CLXXXVIII gruppo da 155l r4, da Chelmata a Làrdigo; . r• e 2• batteria c.a. 75 ICK, rispettivamente, ad Argostoli e a San Teodoro; . batterie Marina da 152 e 76 l 40 c.a., rispettivamente, a Minies e a F araò; . sezione fotoelettrica e sezione foto ascolto, sul costone di Spilia; 202" batteria semoventi tedesca, zona di Argostoli; . I a compagnia del CMIX battaglione d'arresto tedesco, ad Argostoli di sopra; - nord- occidentale: forze tedesche e italiane (Ten. Col. Barge). Sede del Comando, Lixuri: . CMIX battaglione d'arresto tedesco, meno una compagnia, l ungo la baia di K yriaki; CMX battaglione d'arresto tedesco: lungo la fascia costiera della penisola di Paliki, da Capo Gherogambo a San Giorgio; 2• batteria italiana da 100 l r7, a Chavriata; 2• batteria italiana da 105/ 28 (VII gruppo), a Capo San Giorgio; . batteria da 120 della Marina, in corso di allestimento ad Akrotiri.
11"
Armata: gli avvenimenti nell'isola di Cefalonia
469
*** Verso la sera dell'8 settembre, all'annuncio del concluso armistizio con gli Anglo- Americani, seguirono manifestazioni di gioia; le campane suonarono a distesa e vi furono anche manifestazioni di fraternità con i soldati tedeschi (3), (4). Alle ore 21.30 dell '8 settembre il Comando divisione trasmetteva ai singoli reparti il seguente radiogramma pervenutogli dal Comando della I I" Armata, per il tramite del Comando VIII Corpo: « o2/ 250o6 alt Seguito conclusione armistizio truppe italiane u " Armata seguiranno seguente linea condotta alt se tedeschi non faranno atti di violenza armata non, dico non, rivolgeranno armi contro di loro, non, dico non, faranno causa comune con i ribelli né con truppe anglo - americane che sbarcassero alt reagiranno con la forza a ogni violenza armata alt ognuno rimanga suo posto con i compiti attuali alt sia mantenuta con ogni mezzo disciplina esemplare alt firmato Generale Vecchiarelli >> . Il Generale Gandin disponeva immediatamente che i servizi di vigilanza venissero intensificati, che i reparti incaricati della difesa costiera ripiegassero su Argostoli (3" batteria del 33°, Capitano Pampaloni, già schierata tra Coriana e Klismata) e che fosse istituito il coprifuoco per la popolazione. Verso le ore 23 dell '8 settembre, su ordine dello Stato Maggiore Marina, salparono i Mas e le altre unità efficienti. Rimasero a Cefalonia gli elementi del Comando Marina (Cap. Freg. Mastrangelo), due batterie e la flottiglia dragamine alla fonda (senza equipaggi - greci - che alla notizia dell'armistizio si erano allontanati). Da quel momento e fino al 22 settembre, gli avvenimenti subirono un ritmo incalzante che è necessario seguire per meglio comprendere la tragedia della « Acqui >> e delle altre unità dislocate nell'isola, conclusasi il 24 successivo in un eccidio senza precedenti nella storia militare. (3) Cfr.: RoMVALDO FoRMATO : op. cit., pagg. 26-27. Stando a quanto afferma il cappellano Luigi Ghilardini («Sull'arma si cade ma non si cede )), Tipo- litografia Opera SS. Vergine di Pompei, Genova, 1965. Pag. 20) si determinarono però simultaneamente tre ben distinti stati d'animo: di inconsapevole esultanza nei greci, di severa sospensione negli italiani, di profondo risentimento nei tedeschi. (4) La notizia giunse proprio mentre nell'isola si trovava, per una ispezione, il Comandante l'VIII Corpo (Gen. Marghinotti) che, dopo aver dato prime istruzioni generiche al Gen. Gandin, rientrò immediatamente nella propria sede sul continente greco.
4 70
Le operazioni delle unità italiane nel settembre· ottobre 1943
Punto saliente della tragedia: « l'intimo dramma del generale comandante dell'isola; di un uomo dibattuto da opposte esigenze rese inconciliabili dalla singolarità della situazione: la consapevolezza della sorte che incombeva sui suoi soldati; la rigida coscienza del dovere militare; la lealtà cavalleresca verso l'alleato divenuto ne· mico ». E, «nota acuta per sette giorni: una violenta crisi disciplinare fra le truppe per alti motivi ideali >> (5). Sintesi della tragedia: « Fra le stragi di vite umane degli ultimi anni, questa ha un particolare aspetto ... Qui, a Cefalonia, furono soldati - cioè uomini organizzati sulle leggi dell'onore - che premeditatamente uccisero, dopo la resa, inermi soldati. La tragedia di Cefalonia non è che un vivido e rapido scorcio degli immesi avvenimenti da cui siamo appena usciti: ma le convulse narrazioni di questi superstiti resteranno vive per lungo tempo nella Storia d'Italia e nella memoria del mondo » (6).
*** Poco dopo l'alba del 9 la compagnia tedesca del CMIX battaglione si trasferì ad Argostoli, seguita, verso le ore 8, da altri elementi autocarrati provenienti da Lixuri. Il comandante del III/ v t (Ten. Col. Gaetano Siervo) - dislocato nella zona di Kardakata avendo notato i movimenti tedeschi, si schierò presso il bivio a nord di Kardakata occupando le pendici sud- orientali di M. Balio (q. 271); a sua volta il comandante la I r" compagnia dello stesso battaglione (Cap. Guglielmo Pantano) intimò ai tedeschi di fermarsi, sostenuto dal comandante la 3"' batteria del 33o (Cap. Renzo Apollonia) che minacciò di far caricare i pezzi e di aprire il fuoco (7). Alle ore 6 dello stesso giorno il II battaglione del 17" fanteria (Magg. Oscar Altavilla), accampato a Mazaracata, ebbe ordine di trasferirsi ad Argostoli unitamente ad altri reparti già dislocati a Làrdigo e a San Teodoro, nell'intento di salvaguardare il Comando divisione. Infine, alle ore 9, e sempre a tale scopo, il III f 317" si trasferì dal settore nord -orientale ad Argostoli. La mattina del 9, convocato al Comando divisione il Ten. Col. Barge, il Generale Gandin gli comunicò le direttive ricevute. Il co(5) Cfr.: GIUSEPPE MoscARDELLI: « Cefalonia >>. Tipografia Regionale, Roma, 1945. Pagg. 3 e 4· (6) Cfr.: GIUSEPPE MoscARDELLI: op. cit., pagg. 3 e 4· (7) ~e fu dissuaso dal Comandante l'artiglieria divisionale.
Il a
Armata: gli avvenim enti nell'isola di Cefalonia
4 7I
mandante tedesco lo assicurò di non aver ancora ricevuto alcun ordine e che comunque si sarebbe personalmente adoperato perché non si verificassero incidenti fra le truppe tedesche e quelle italiane. La sera del 9 (verso le ore 20) giunse dal Comando della n "' Armata, per il tramite del Comando VIII Corpo, l'ordine n. 02/ 25026 (che era stato diramato alle ore 9,50) di cedere le artiglierie e le armi pesanti della fanteria ai tedeschi; questi ultimi, per intercorsi accordi fra i Comandi Supremi, si impegnavano a rimpatriare tutte le forze italiane in breve lasso di tempo (8). Tale ordine fu poi seguito da altro (9), n. 02/ 25047 di pari data, avente per oggetto: « Radunata Ila Armata per successivo avviamento in Italia >> . Il contenuto dell'ordine n. 02/ 25026, non portato a conoscenza dei reparti dipendenti, venne accolto con molto stupore dal Comando della divisione, ove si fece addirittura la supposizione che fosse falso o quanto meno in contrasto con le precedenti direttive, nonché con lo spirito e la sostanza del concluso armistizio con gli Anglo - Americani; pertanto il Gen. Gandin respinse il radiogramma « perché parzialmente indecifrabile >> . Ciò anche nella considerazione della discordanza esistente fra l'ordine medesimo e quello del Governo di reagire ad atti di violenza. Un dilemma, dunque, dal quale ebbe inizio il dramma di Cefalonia, aggravato dalla considerazione che era da escludersi la possibilità di aiuti dalle forze italiane dislocate in Grecia, mentre nessun concorso sarebbe stato possibile ottenere
(8) Testo dell'ordine: « Presid~ costieri dovranno rimanere in attuali posizioni sino at cambio con reparti tedeschi non, dico non, oltre però le ore ro del giorno ro alt in aderenza clausole armistizio truppe italiane non oppongano da detta ora resistenza alcuna at eventuali azioni truppe anglo- americane; reagiscano invece ad eventuali azioni forze ribelli alt truppe rientreranno al più presto in Italia alt pertanto una volta sostituite G.U. si concentreranno in zone che mi riservo fissare unitamente at modalità trasferimento alt siano lasciate at reparti tedeschi subentranti armi collettive et tutte artiglierie con relativo munizionamento; siano portate at seguito armi individuali ufficiali et truppe con relativo munizionamento in misura adeguata ad eventuali esigenze belliche contro ribelli alt consegneranno parimenti armi collettive tutti altri reparti delle Forze Armate italiane conservando solo armamento individuale alt consegna armi collettive per tutte le Forze Armate italiane in Grecia avrà inizio at richiesta Comandi tedeschi at partire ore 12 di oggi alt firmato Generale Vecchiarelli ». (9) Quest'ordine, confermando il precedente, indicava le zone di radunata (per presidio Cefalonia: Lamia), le modalità per la sostituzione delle truppe italiane con quelle tedesche e per i trasporti ferroviari e marittimi, i tempi di esecuzione ed altre disposizioni.
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dagli alleati ormai impegnati seriamente in Italia. Perciò, una volta sopraffatto l'esiguo presidio tedesco, Cefalonia si sarebbe trovata isolata di fronte alla reazione delle forze germaniche, che si sarebbe certamente manifestata al più presto. In quella situazione il Comandante della divisione tentò di mettersi in collegamento, pur non riuscendovi, con i Comandi superiori, con quelli delle Divisioni « Casale» e « Piemonte» e delle altre isole. Intanto l'azione di propaganda di pochi ufficiali, mossi da elevato senso del dovere e dall'intendimento di tener fede alle leggi dell'onore militare, decisi a tutto, nella convinzione che il proprio Comandante di divisione fosse orientato alla cessione delle armi e non al combattimento contro i tedeschi (10), cominciava ad influire psicologicamente sugli ufficiali, sottufficiali e soldati. (10) Promotore e organizzatore di questa attività di propaganda contro la cessione delle armi e per una azione diretta a scacciare le forze tedesche dall'isola fu il Capitano Renzo Apollonio, comandante la 3' batteria del 33° arti· glieria, coadiuvato e sostenuto da altri ufficiali di tutte le armi e della Marina, dei quali aveva richiesto la collaborazione. In particolare, fra i tanti: il Capi· tano Pantano, il Tenente Cei e il Sottotenente Chirola del 317° fanteria, i Capitani Pampaloni e Longoni, il Tenente Ambrosini e i Sottotenenti Breviglieri e Boni del 33° artiglieria; il Capitano di Fregata Mastrangelo, il Capitano di Corvetta Barone, il Capitano Pozzi, il Sottotenente di Vascello Di Rocco e il Tenente Seggiaro della Marina, ed altri, ai quali si unirono numerosi sot· tufficiali e soldati, tutti decisi ad una azione offensiva. Numerosi i contatti che il Cap. Apollonio ebbe con tutti i reparti. Per effetto di tale azione il fer· mento fra i soldati si accrebbe, particolarmente nei reparti delle unità di fanteria i cui comandanti, pur essendo decisi nella quasi totalità a non cedere le armi, erano però orientati ad attenersi soltanto agli ordini provenienti dal Comando divisione. Il Comandante del 33° artiglieria, Colonnello Mario Romagnoli, pur consigliando di evitare incidenti con i tedeschi e pur invitando tutti alla calma, concedeva aU'Apollonio la libertà di preparare gli animi alla resistenza. L·Apollonio, unicamente al Capitano Pampaloni, si fece portavoce presso il Gen. Gandin dello stato d'animo delle truppe, avvertendolo che la cessione delle armi avrebbe certamente provocato rifiuti di obbedienza con incalcolabili conseguenze. Nel corso di tale attività il Capitano Apollonio agì con lealtà e a viso aperto; tuttavia non mancarono atteggiamenti ostili contro l'indecisione del Comandante la divisione; molti i fermenti anche fra le unità di fanteria, ma non seguiti da iniziative; mentre i comandanti di reggimento esortavano alla calma, affluivano presso il comando di batteria dell' Apollonio soldati di tutte le armi, carabinieri, marinai, finanzieri, tutti animati dal desiderio di combat· tere. Vi fu anche l'adesione dei patrioti dell'ELAS di Cefalonia e di alcuni ufficiali greci della riserva che offrirono la collaborazione di un battaglione greco. D 'intesa con essi, l'Apollonio, a partire dal 12 settembre assunse la dire· zione di tutto il movimento. Attuò anche l'organizzazione di pattuglie di vo·
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Il mattino del 10 verso le ore 8 il Ten. Col. Barge comunicò al Gen. Gandin di aver ricevuto l'ordine che il Comando della « Acqui » avrebbe dovuto cedere tutte le armi, comprese quelle individuali, da effettuarsi entro le ore IO dell'indomani nella piazza principale di Argostoli. Il Generale Gandin gli rispose di non aver ricevuto ancora alcun ordine, se non uno, indecifrabile, respinto, e che si riservava di dare una risposta: comunque, nel caso di cessione delle armi, suggeriva altra località per ovvie considerazioni. Subito dopo il colloquio egli, che aveva già informato i più diretti collaboratori degli ordini pervenutigli, ne rese edotti anche i più elevati comandanti dipendenti, informandoli delle intimazioni ricevute dai tedeschi. Le reazioni del suo Stato Maggiore furono diverse ma la maggior parte dei convenuti sembrava decisa a rintuzzare con la forza ogni richiesta del genere; a loro volta, ad eccezione del Col. Romagnoli propenso più all'idea della non cessione che a quella della cessione e del Cap. Freg. Mastrangelo che si dichiarò contrario, gli altri, comandanti le unità di fanteria, si pronunciarono per la cessione. In seguito a così divergenti pareri, il Gen. Gandin ordinò di comunicare ai reparti il contenuto del radiogramma 02/ 25026 del Comando di Armata. Il mattino dell'n il Ten. Col. Barge sollecitò il Gen. Gandin a dichiarare inequivocabilmente se egli intendesse schierarsi a fianco dei tedeschi, combattere contro di essi o cedere, senza discutere, le armi, intimandogli di fargli pervenire una risposta entro le ore 19 dello stesso giorno, termine che però il Gen. Gandin ottenne di poter dilazionare. Prima di decidere sulla risposta definitiva il generale convocò nuovamente a rapporto il vice comandante e tutti i comandanti di reggimento i quali esposero con molta chiarezza la situazione. Non omise di porre in evidenza che un'aperta lotta contro i tedeschi, se pure avesse avuto qualche probabilità di successo iniziale, si sarebbe certamente conclusa tragicamente e senza speranze. Rappresentò infatti che l'assoluta e forzata assenza della nostra aviazione e di mezzi contraerei adeguati avrebbe posto i tedeschi in condizione di incontrastata superiorità, tale da poter massacrare, indisturbati, dall'aria, le nostre truppe con i 350 aerei di cui disponevano in Grecia. Prospettò infine il timore che 'sotto tale schiacciante pressione i reparti avrebbero potuto cedere sia pure parzialmente, e ricordò la gralontari per compiere azioni nella città di Argostoli, quale reazione per le continue prepotenze dei tedeschi. (Cfr. anche: Relazione del Capitano Renzo Apollonio, all"atto del suo rimpatrio, compilata nel 1944).
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vissima responsabilità che incombe ai comandanti al momento di decidere di esporre a sicuro sacrificio gli uomini loro affidati. La discussione che ne seguì fu lunga e penosa, né in quella situazione il Gen. Gandin ritenne di dover imporre il proprio punto di vista per una resistenza ad oltranza; non si giunse così ad una conclusione (u), mentre i tedeschi, che avevano avuto modo e tempo di predisporre l'affluenza di rinforzi dalla vicina Grecia, premevano per ottenere una risposta. Il Gen. Gandin ritenne allora opportuno, al cospetto della propria coscienza, di interpellare i Cappellani militari della divisione (12) che, vivendo a stretto contatto con i soldati e conoscendone l'animo, potevano essere obiettivi in un giudizio impegnativo e non scevro da tragiche conseguenze. La loro risposta, del resto intuibile, non convinse né persuase, perché si sintetizzò nel consiglio di cedere le armi: venne data prima verbalmente e ribadita poi per iscritto con una bellissima lettera (v. allegato n. 1) che desta ancor oggi, a tanta distanza di tempo, profonda commozione e non meno profonde riflessioni. Ma questo parere comportava tuttavia l'accettazione di condizioni comunque disonorevoli e colpiva nell'intimo e nell'onore la sensibilità di vecchi soldati. Il Gen. Gardin chiese perciò ancora una dilazione per la risposta definitiva - fermo restando il suo orientamento favorevole alla cessione delle armi - che venne accordata. Nel frattempo aveva richiamato l'attenzione del Barge su alcuni movimenti effettuati dalle forze tedesche (13) e gli aveva intimato di sospendere, almeno sino al termine delle trattative, qualsiasi spostamento di truppe nell'isola, compresa l'affluenza di rinforzi, prevedibile date le notizie già in suo possesso (14). (u) L1 maggioranza dei convenuti insistette perché venisse presa la decisione di cedere le armi e a ciò si opposero solo i comandanti dell'artiglieria e della marina. (12) Erano 7 e precisamente: padre Romualdo Formato del 33° reggimento artiglieria, padre Biagio Pellizzari del 3I'f reggimento fanteria, padre Angelo Ragnoli del x'f reggimento fanteria, padre Mario Di Trapani della Regia Marina, padre Duilio Capozi della 44' sezione sanità, padre Luigi Ghilardini del 37° ospedale da campo, padre Angelo Cavagnini del 527° ospedale da campo. (13) Una compagnia tedesca già dislocata ad Angonas di sopra il giorno g, come si è visto, si era trasferita ad Argostoli nelle prime ore del mattino; alle ore 8 altri 5 autocarri carichi di truppa, provenienti da Lixuri, avevano anch'essi raggiunta Argostoli. (14) Il Gen. Gandin, per dare una prova di buona volontà, si dichiarò disposto a far ritirare da Kardakata (le cui posizioni dominavano quelle di
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Intanto, la notte sul 12, il Gen. Gandin aveva cercato di porsi in comunicazione, attraverso il ponte radio di Corfù, col Comando Supremo, al quale inviò un radiogramma, esponendo la situazione e chiedendo istruzioni. Però, ad iniziativa dei tedeschi, si verificavano veri e propri atti di aggressione nella penisola di Lixuri, dove venivano sopraffatte e catturate, la sera del 12, la 2 .. batteria da ro5j28 (Tenente Pigorini) schierata a San Giorgio, e la 2" batteria 100/17 (Capitano Zebei) schierata a Chavriata e le stazioni carabinieri c della guardia di finanza ivi dislocate. Il Gen. Gandin non rimase indifferente dinanzi a tale nuova situazione di fatto e convocato nuovamente il Ten. Col. Barge gli chiese seccamente spiegazioni dell'accaduto: il Barge, dopo aver affermato di non avere impartito alcun ordine e che gli incidenti erano dovuti ad iniziative di singoli, rese noto che il Comando tedesco gli aveva tolto la facoltà di continuare le trattative, per cui gli accor·d i fino a quel momento presi erano da considerare nulli. Chiedeva soltanto di conoscere se la Divisione « Acqui >> fosse disposta a cedere le armi oppure intendesse schierarsi contro i tedeschi. Convocati ancora a rapporto i comandanti e informatili degli avvenimenti, il Gen. Gandin scrisse una lettera al Comando Superiore tedesco, che inviò per il tramite del Ten. Col. Barge, nella quale dichiarava che non avrebbe ulteriormente trattato se non con ufficiali del suo stesso grado accompagnati da un ufficiale del Comando Il a Armata da lui conosciuto; intimava inoltre di astenersi dall'invio di rinforzi nell'isola e di non effettuare comunque movimenti prima della conclusione delle trattative. In tale situazione si inserirono le notizie pervenute dalla vicina isola di Corfù: il Colonnello Luigi Lusignani, comandante il r8° fanteria, gli comunicò infatti di aver sopraffatto il presidio tedesco e di tenere l'isola sotto il completo controllo delle forze italiane. Queste ed altre notizie recate da soldati di varie unità scampati dall'isola di Santa Maura e giunti a Cefalonia, che confermavano l'intendimento dei tedeschi, in deroga alla promessa del rimpatrio delle forze italiane, di rinchiuderle in ca m pi di concentramento, eccitarono sensibilmente gli animi delle truppe; pertanto, quando all'alba del 13 settembre due motozattere precedentemente avvistate all'altezza di San Teodoro, cariche di truppe ed artiglierie tedesche, si presentarono aJl'ingresso del porto di Argostoli, le batterie r\ :/ Lixuri dove erano dislocate le truppe germaniche) il III battaglione del 317" fanteria, spostandolo nella zona del cimitero di Argostoli.
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e 5• della (( Acqui n, su ordine del Capitano Renzo Apollonio, aprirono simultaneamente il fuoco tra indicibile commozione ed entusiasmo, col concorso di sezioni mitragliere da 20 mm e delle batterie della Marina. Una delle motozattere venne affondata e l'altra, colpita e con 5 morti e 8 feriti a bordo, innalzò bandiera bianca. Il tiro venne proseguito contro la compagnia semoventi c il Comando tedesco dislocati ad Argostoli e contro il magazzino tedesco di San Teodoro, ma il Comando della divisione ne ordinò la cessazione avendo i tedeschi, nel frattempo, chiesto di riaprire le trattative. Intanto la notte sul 13 il I battaglione del rt fanteria già dislocato tra le baie di Katelios e di Scala, che aveva ricevuto ordine di trasferirsi nella piana di Kraneja, si era schierato tra q. 51 di Cocolata e le pendici di q. 1 50 di Paliokastro mentre il II battaglione dello stesso reggimento, di previsto spostamento a Razata, si sarebbe dislocato tra quota 229 di Karavas e la quota 461 di Spamito- Kulumi. Lo stesso giorno 13 il Gen. Gandin diramava una comunicazione a tutti i reparti per informarli che erano in corso trattative onde ottenere che alla divisione fossero lasciate le armi e le munizioni. Nelle prime ore del mattino aveva ammarrato ad Argostoli un idrovolante col quale era giunto un parlamentare tedesco (Ten. Col. Busch) accoro pagnato da un ufficiale deIl'Aeronautica italiana: egli veniva ad offrire nuove proposte (dopo aver invano rinnovato la richiesta, senza alcuna contropartita, della cessione delle armi e dei magazzini ed avere invitato il Gen. Gandin a lasciare la divisione per recarsi in Italia onde assumervi la carica di Capo di S.M. dell'Esercito repubblicano), secondo le quali la Divisione (( Acqui », conservando tutte le sue armi comprese le artiglierie, si sarebbe dovuta concentrare nella zona di Samos- Digalétu - Porto Poros, da dove sarebbe stata rimpatriata col suo armamento, sempre che ciò fosse stato consentito dalla disponibilità di naviglio; sarebbero invece rimaste nell'isola le batterie della Marina e quelle contraeree. Il Gen. Gandin si riservò di dare una risposta entro le ore 12 dello stesso giorno. Nel frattempo il II battaglione del 3rt fanteria tergiversava nel trasferirsi a Razata, come gli era stato precedentemente ordinato, temendo che quel movimento fosse l'inizio delle operazioni per la cessione delle armi, mentre in effetti rientrava in un complesso di spostamenti che il Comando divisione aveva disposto in previsione dell'inizio delle operazioni contro i tedeschi. Nel primo pomeriggio ammarrò a Cefalonia un idrovolante tedesco avente a bordo il Generale Hubert Lanz, comandante del XXII Corpo da montagna. Venuto a conoscenza del fallimento della
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missione Busch, si era portato nell'isola e da Lixuri si era messo in comunicazione telefonica col Gen. Gandin. Non essendo rimasto soddisfatto della risposta avuta in merito alla mancata ottemperanza ali 'ordine del Comando I I" Armata, per la cessione delle armi, aveva redatto di suo pugno un ordine alla << Acqui » di cedere le armi (eccetto quelle individuali degli ufficiali) al Tenente Colonnello Barge, affermando inoltre che l'avere aperto il fuoco contro le due motozattere costituiva vero e proprio atto di ostilità. Tale ordine veniva consegnato dal Barge al Gen. Gandin nella giornata. Ma il Gen. Gand in si era già orientato al combattimento: volle però preventivamente sentire il parere di tutte le sue truppe, che nella notte furono invitate a pronunciarsi per una delle tre note soluzioni (contro i tedeschi, con i tedeschi, cessione armi); l'esito gli venne comunicato il mattino del 14: la soluzione della lotta contro i tedeschi aveva riscosso circa il cento per cento delle adesioni. Nella stessa notte il Ten. Col. Barge aveva ordinato il trasferimento del CMX battaglione d'arresto dalla penisola di Lixuri alla zona di Kardakata e al gruppo tattico del Tenente Fauth (202"' sturmbatterie e I compagnia del CMIX battaglione) di attaccare le forze italiane se avessero rifiutato la consegna delle armi. Ormai un irrefrenabile odio contro i tedeschi si era andato sempre più diffondendo ovunque e l'impazienza dei soldati aveva raggiunto limiti invalicabili. Nel frattempo i tentativi di mettersi in contatto col nostro Comando Supremo erano stati coronati da successo e nella mattinata del 14 la divisione riceveva ordine di opporsi alle proposte tedesche e di iniziare le ostilità. Ogni dubbio perciò scomparve e il Gen. Gandin poté finalmente interrompere le trattative opponendo ai tedeschi un netto rifiuto alla cessione delle armi, con un messaggio che venne consegnato al Ten. Fauth alle ore I2 dello stesso giorno, mentre le truppe erano già in movimento per raggiungere le posizioni sulle quali avrebbero dovuto schierarsi per opporsi ai tedeschi e scacciarli dall'isola (15).
(15) Testo del messaggio: cc Per ordine del Comando Supremo Italiano e per volontà degli ufficiali e dei soldati, la Divisione cc Acqui >> non cede le armi. Il Comando superiore tedesco, sulla base di questa decisione, è pregato di presentare una risposta definitiva entro le ore 9 di domani 15 settembre». (Cfr.: Gn:sEPPE MoscARDULJ: cc Cefalooia », Tipografia Regionale, Roma, 1945, pag. ;8; Ro~IUALDO FoRMATO: op.cit., pag. 49; LutCI GHJRLAKDJNI : « Sull'arma si cade ma non si cede >>, Genova, 191)), pag. 54; Stato Maggiore Esercito, UFFICIO STORICO: cc Cefalonia >>, Roma, 1947, pag. 10).
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Giungeva contemporaneamente dall'isola di Zante la notizia, non certo incoraggiante, che il comandante di quel presidio, Generale Paderni, aveva già ceduto le armi ed era stato imbarcato, con circa 400 soldati, per essere internato in Germania. La lotta si profilava certamente difficile, ma lo spirito e l'ardore combattivo dei reparti non ne erano affievoliti. Poco prima delle ore I I le nostre batterie contraeree avevano abbattuto due idrovolanti tedeschi che, contrariamente a quanto era stato convenuto, avevano tentato di ammarrare nell'idroscalo di Lixuri. Nella stessa mattina il Comando divisione si era spostato nella sua sede tattica di Prokopata.
*** Tra il pomenggw del I4 e le prime ore del IS fu assunto il seguente schieramento, mentre una formazione di Stukas sorvolava ripetutamente l'isola senza bombardarla, a titolo di ammonimento: - Comando divisione: a Prokopata; - Comando fanteria divisionale: a Cocolata; - IIJIJ" sulle posizioni di M. T elegraphos; - IIIJI t di rincalzo ad ovest e a sud deli' abitato di Argostoli; - Il r7" in riserva nella piana di Kraneja; - I/3I7" tra Sami, Antisami e S. Eufemia; - III l 317" da Plaraklata al mare (caposaldi di Castrì e Padierà); - Il l 3r7" di rincalzo a Razata; - r" batteria del III l 33o a Prokopata; I batteria da 155 l 36 a Capo Sosti s. Le forze risultavano perciò suddivise in tre grossi blocchi: - il primo, settore occidentale (Argostoli): r7" fanteria col II battaglione in primo scaglione a nord dell'abitato, attraverso M. T elegraphos (e quindi .fino al mare). Gli altri due battaglioni di rincalzo o in riserva a sud e ad ovest della città, il cui abitato era stato sgomberato a salvaguardia della popolazione civile. Obiettivo la penisola di Lixuri con attacco a ovest e nord -ovest partente dalla zona di Marketata; - il secondo, settore orientale: 317" fanteria. Il I battaglione occupava le posizioni a nord di S. Eufemia, orientato alla occupazione di Divarata; il III occupava, fronte a nord, le posizioni ad ovest dell'abitato di Plaraklata, fino al mare; il II di rincalzo a Razata. Obiettivi la occupazione di Divarata e l'aggiramento delle forze te-
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desche dislocate nella zona di Pharsa- Kardakata, con attacco partente da Marketata per tagliare ai tedeschi il collegamento con la penisola di Lixuri; ---,- il terzo blocco: artiglierie ritirate dalla penisola di Argostoli e schierate sul lato orientale del golfo omonimo, per sostenere il primo e il secondo settore. La batteria da 152 della Marina doveva invece rimanere a Minies per sorvegliare la baia di Busen e sostenere l'azione del settore di Argostoli. Finalità di tale schieramento: liberare dai tedeschi in primo tempo la penisola di Argostoli; in secondo tempo procedere verso nord per rioccupare le posizioni di Kardakata e quindi accedere alla penisola di Paliki. Il piano non appariva preciso e ben delineato: in sintesi veniva a mancare un'ampia e proporzionata azione manovrata. Perciò l'unico fattore positivo nei confronti del nemico e cioè la preponderanza numerica non poteva dare i risultati attesi . Vi erano però molte difficoltà : mancanza di mezzi di collegamento radio, grado di addestramento della fanteria inferiore a quello della fanteria tedesca, assoluta mancanza di una aviazione per il necessario concorso (r6). Da aggiungere, elemento non meno importante, la diversità di armamento tra le unità di fanteria tedesche e quelle italiane. Le operazioni ebbero inizio il 15 settembre e si protrassero, con alterna vicenda, sino al 22 settembre. Possono essere distinte in tre fasi: - prima (15 settembre): l'azione, dovuta ad iniziativa delle forze tedesche, si risolse in modo favorevole per quelle italiane; - seconda (17 / 19 settembre): dovuta ad iniziativa italiana, l'azione si risolse favorevolmente per le forze tedesche; - terza (21 j 22 settembre): l'azione, dovuta anch'essa ad iniziativa italiana, si concluse con la disfatta della Divisione « Acqui». Prima fase. L'inizio dell'attacco era stato previsto per le ore 14 del 15 settembre, ma dovette essere ritardato perché il 15 mattina, mentre massicce formazioni di Stukas sottoponevano l'isola ad intenso bombardamento e mitragliamento (unitamente al lancio di manifestini (16) Dalla relazione del Sottotenente medico dott. Pietro Boni del 33" artiglieria.
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di propaganda), i tedeschi - che nella notte avevano occupato col CMX battaglione d'arresto Pharsa e Davgata - attaccarono col CMIX battaglione fanteria di arresto il settore tenuto dal II l 17" fanteria a M. Telegraphos (17) e nella zona di Làrdigo, con manovra avvolgente su Argostoli muovendo da Kardakata a nord e da San Teodoro a Làrdigo a sud: dopo alterne vicende ed episodi di fulgido valore, nel corso di una serie di attacchi e contrattacchi all'arma bianca, furono respinti, salvo che a M. Telegraphos che occuparono nel pomeriggio. Particolarmente violenti i bombardamenti aerei (24 apparecchi) effettuati nel pomeriggio, alle ore 13 e alle ore 18. Le forze tedesche nella medesima giornata del 15 avevano effettuato un'altra azione nella zona compresa fra la rotabile costiera e Plaraklata, difesa dal III l 317". Monte Telegraphos era stato riconquistato dal II l 17" con violento contrattacco la stessa sera, mentre il III l 17" rioccupava Argostoli alla baionetta catturando il gruppo Fauth (470 uomini e la 202"' batteria semoventi) che si era arreso alle 23. Nel settore di Pharsa il II e III l 317" rinforzati da altri elementi costringevano al ripiegamento verso Kardakata le forze tedesche. Perdite del nemico nella giornata del 15, oltre i prigionieri e la batteria: r aereo abbattuto, circa 15 mezzi da sbarco distrutti, uccisi e feriti in numero imprecisato. Perdite italiane : quasi due compagnie annientate dagli aerei, una sezione da 70115 distrutta.
* ** A partire dalla notte sul r6 settembre erano intanto cominc1at:l ad affluire nell'isola (per l'operazione definita « Panther ») rinforzi di truppe germaniche, come segue: ____, III battaglione del 98o reggimento cacciatori da montagna; - II battaglione del 724° reggimento cacciatori da montagna; - LIV battaglione cacciatori da montagna; 2 batterie obici del III gruppo del 79o reggimento artiglieria da montagna ( r8). (17) Quasi una intera compagnia del 11 / I7° rimase distrutta dal bombardamento aereo. (r8) Cfr.: GERT F RICKE: « Le azioni di guerra del XXII Corpo d'Armata da montagna contro le isole di Cefalonia e di Corfù nel quadro dell'Operazione " Asse » (settembre 1943) ». Traduzione italiana dell'articolo pubblicata nel fascicolo 1 f 67 delle Relazioni di storia militare, edito dalla Casa editrice Bombach, Friburgo, 1(}67. Pagg. da 22 a 25.
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Tutte queste truppe si erano imbarcate a Prevesa ed erano dirette nella baia di Akrotiri (a nord del capo omonimo), nella parte meridionale della penisola di Lixuri, e nelle baie di Myrtos e di Samos. Il giorno 17 il comando di tutte le forze germaniche esistenti nell'isola veniva affidato al Maggiore Harald von Hirschfeld, Comandante del 98o reggimento cacciatori da montagna, in sostituzione del Ten. Col. Barge. Alle operazioni offensive presero parte ingenti aliquote del X Corpo aereo tedesco. Per una migliore articolazione delle forze, venne costituito il gruppo Kube (dal nome del comandante) composto dal IIIj98o e dal LIV battaglione cacciatori da montagna. Le forze affluite ebbero ordine di tenere fino al giorno 19 le posizioni lungo una linea corrente da nord ad est di Pharsa - Petricata est di Angonas e ciò per garantire le operazioni di radunata. Il pomeriggio del 19, si sarebbe svolto l'attacco contro le truppe italiane o a nord di Argostoli o nella zona di Marketata.
*** Nella notte sul r6 le forze tedesche, sganciatesi, ripiegavano e si dislocavano a nord -ovest di Kardakata, a sud di S. Andrea. Nella stessa notte sul r6 i tedeschi avevano tentato di ristabilire la situazione con un duplice sbarco : nella regione di Làrdigo con 15 barconi, e presso San Teodoro con due motozattere, ma il tentativo era stato in parte frustrato anche col concorso delle batterie della Marina. Il r6 mattina riprese più intensa nel cielo dell'isola l'attività delle forze aeree tedesche i cui bombardamenti si protrassero fino alle ore 19 (per proseguire durante tutto il giorno q) : nel pomeriggio dello stesso giorno due compagnie tedesche rinforzate del III battaglione del 98° reggimento cacciatori da montagna avevano preso terra costituendo una testa di sbarco dinanzi all'istmo nella zona di Kardakata mentre il CMX battaglione fanteria di arresto si schierava nella zona di Kontogurati ove a sera giungeva anche il CMIX battaglione fanteria di arresto (meno r compagnia) già dislocato nella regione di Lixuri. Le nostre truppe, pur sotto i bombardamenti e nonostante le perdite, avevano operato offensivamente attaccando ripetutamente le posizioni di Kardakata da nord (direttrice: Divarata- Angonas) e da sud (direttrice: Pharsa- Kuruklata- Kodogurata), occupando anche alcuni punti dai quali i tedeschi erano stati costretti a ritirarsi. 31. - U.S.
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*** Il giorno 17 forze tedesche (na compagnia del g8o reggimento cacciatori da montagna) attaccavano il III / 317" (che riportò circa 100 morti) a sud- est di Angonas mentre nostre forze attaccavano a sud di Davgata e di Pharsa costringendo gli elementi avanzati tedeschi a ripiegare; le restanti forze tedesche (CMIX battaglione fanteria di arresto e 3.. compagnia del CMX battaglione) si schieravano a Kuruklata. Il Gen. Gandin si indusse a modificare lo schieramento di una parte delle sue forz.e nell'intento di conquistare Kardakata da nord e da sud. L'azione, sanguinosa, si svolse con estrema violenza senza risultati concreti, mentre dal Comando del XXII Corpo d'Armata da montagna tedesco giungeva al Maggiore von Hischfeld l'ordine di procedere alla distruzione della Divisione « Acqui». I combattimenti ripresero accaniti il 18 mattina e nel corso di essi non mancò ai tedeschi il poderoso e decisivo apporto della loro aviazione, mentre avanzavano lungo la rotabile Angonas- Divarata attaccando il l/317", infliggendogli gravi perdite (più di 400 uomini tra morti e feriti, varie armi perdute) e proseguendo verso Assos. Le forze italiane combatterono strenuamente, contendendo il terreno metro per metro, prendendo e con successo, iniziative offensive dove possibile, tuttavia il III battaglione tedesco del g8o reggimento cacciatori da montagna riusciva a mantenere il possesso di Kardakata. Nel contempo le batterie della Marina avevano concorso a contrastare l'avanzata nemica lungo la rotabile Lixuri • Kardakata, mentre un reparto di formazione del II/ 17", per un attacco isolato al presidio tedesco di Capo Munta (Tenente Rademaker), riportava gravi perdite. Furono operati piccoli spostamenti per riorganizzare i reparti fortemente provati dai bombardamenti aerei e dai combattimenti, e rinnovare i tentativi per la conquista di Kardakata, mentre un altro attacco, effettuato la notte sul 19 su Capo Munta, falliva. Nello stesso giorno 18 il Cap. Freg. Mastrangelo, ferito, cedeva il comando al Cap. di Corvetta Barone. Era intanto proseguito nel pomeriggio l'arrivo dei rinforzi tedeschi: la 2 .. compagnia del 724° reggimento cacciatori e altre unità. A sera le nostre forze riuscivano ad affacciarsi sull'istmo di Kardakata, ma alcuni reparti tedeschi appartenenti al 724o reggimento cacciatori da montagna giungevano a quota 874 arrestando così il movimento del III/ 317". Nel corso della giornata era stato completato l'arrivo di altri reparti tedeschi: l'intero II battaglione
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del 724o reggimento cacciatori da montagna e il III gruppo del 79" reggimento artiglieria da montagna su due batterie. Nelle giornate del 19 e del 20 vi fu nelle operazioni terrestri una stasi non essendo stata condotta a termine dai tedeschi la preparazione dell'attacco, ma l'aviazione nemica continuò inesorabile le azioni di bombardamento, frammiste a lancio di manifestini contenenti oscure minacci e ( « Chi verrà fatto progioniero non potrà più tornare in Patria ») o inviti a passare ai tedeschi per evitare di essere annientati. Tuttavia, pur affiorando in tale situazione qualche segno di demoralizzazione, nessuno volle passare al nemico. Il 19 sbarcarono nell'isola 2 compagnie tedesche rinforzate del LIV battaglione cacciatori da montagna; le nostre forze rimasero a nord della regione di Pharsa a q. 852 e a sud nel settore D avgataArgostoli. II Gen. Gandin chiese per radio, in chiaro, soccorsi al Comando Supremo: « Da Cefalonia a Comando Supremo. Occupazione tedesca limitata Lixuri- Capo Munta alt urge intervento caccia onde eliminare eventuale sbarco alt Gandin ». La ri sposta negativa non si fece attendere: « Da Comando Supremo a Cefalonia: impossibilità invio aiuti richiesti infliggete nemico più gravi perdite possibili alt ogni vostro sacrifi cio sarà ricompensato alt Ambrosio ». Nel dubbio di poter comunicare col Comando Supremo, il Gen. Gandin all'alba aveva inviato a Brindisi con un motoscafo della Croce Rossa il Sottotenente di Vascello di complemento Vincenzo di Rocco per prospettare la situazione e sollecitare l'intervento di forze aeree. Il di Rocco, raggiunta Gallipoli, dopo fortunosa navigazione, poté presentarsi a Brindisi soltanto il 21 informando tuttavia Cefalonia del suo arrivo. Nessun aiuto venne. Tuttavia il r8 ben 200 aerei americani avevano dato un appoggio indiretto alla « Acqui » bombardando l'aeroporto di Arokos, presso Patrasso: l'azione era valsa a produrre una sosta nell'offensiva tedesca (r9). Nella giornata il Gen. Gandin aveva nuovamente richiesto al Comando Supremo l'intervento dell'aviazione e l'invio di munizioni che durante i tre giorni di lotta si erano pressoché esaurite. Purtroppo l'Aeronautica non poté intervenire, né giunsero i rifornimenti richiesti. Nel frattempo l'assoluto dominio del cielo dava ai tedeschi la possibilità di controllare tutti i movimenti delle forze italiane e ( 19) Cfr.: Ufficio Storico della Marina Militare: 11 La Marina italiana nella seconda guerra mondiale ». Vol. XV: « La Marina dal1'8 settembre 1943 alla fine del conflitto ». Roma, 15)62. Pagg. 191- 192.
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di ostacolarli seriamente: il momento della fine della resistenza appariva inevitabile malgrado l'eroismo di tutti e i disperati tentativi delle batterie contraeree italiane che fino a quel giorno avevano abbattuto due apparecchi. Nella giornata del 20 era proseguito ininterrotto lo sbarco del LIV battaglione da montagna tedesco. La massa delle artiglierie italiane era schierata sulla penisola di Argostoli e a Kostantin. Si andavano intanto delineando gli orientamenti per l'attacco tedesco (2o) tendente ad accerchiare l'intera massa italiana col concorso di altro attacco ad Argostoli da sud. Sarebbe stato effettuato col II battaglione del J24° reggimento cacciatori da montagna a quota 852 e quindi su Lamia e Plaraklata, e col CMX battaglione fanteria di arresto su Pharsa e Davgata; sarebbe stato proseguito col III battaglione del 98o reggimento cacciatori da montagna e dal LIV battaglione da montagna su Phalari e Dilinata. Quindi sarebbe stato effettuato un nuovo aggiramento su Plaraklata per giungere ad H. Georgios, mentre il II battaglione del 724° reggimento cacciatori da montagna da Lamia avrebbe concorso all'azione. Previsto intenso appoggio dell'artiglieria e dell'aviazione.
L'attacco decisivo (vedasi allegato n. 2: ordine di operazione n. 5009/ 0p., del 20 settembre, del Comando Divisione « Acqui ») per la conquista della stretta di Kardakata- Angonas da sud e da est avrebbe dovuto iniziarsi alle 6 del 21, previa preparazione di artiglieria della durata di mezz'ora, ma verso le 5,45 dense formazioni aeree tedesche eseguirono un rapido e violento bombardamento interrompendo tutti i collegamenti telefonici e neutralizzando le artiglierie, consentendo alle fanterie tedesche di scatenare, con una vigorosa uscita in tempo, un attacco risolutivo su tutta la fronte, dal mare a Rizocuzolo. Nell'attacco diretto alla riconquista di Kardakata si impegnarono il IJ1t e il II e III / 311, ma essi subirono la sorpresa di trovarsi di fronte forze fresche tedesche sbarcate e serrate durante la notte verso le nostre linee: ciò trasformò l'intendimento offensivo italiano in una resistenza ad oltranza sulle posizioni di partenza. I tedeschi avevano occupato q. 852 e Pharsa accerchiando il IIIJ3rt, costretto a ritirarsi. La località di Lamia era stata occupata nonostante l'accanita resistenza a Davgata. Gravi le perdite del 311 (20) Cfr.: Gur FRJCKE: rclaz. cit., pagg. da 28 a 32.
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fanteria. Quindi aveva avuto inizio l'attacco contro Plaraklata e la sua occupazione di sorpresa, tmitamente a quella di Phrankata: a sera i difensori erano stati annientati e i tedeschi potevano così recuperare i 470 prigionieri fatti in precedenza dalle nostre truppe e la loro batteria semoventi già catturata ad Argostoli. La lotta era stata cruenta raggiungendo anche momenti epici, ma alla fine i tedeschi avevano avuto il sopravvento passando a loro volta all'attacco, sempre sostenuti dall'aviazione che con incessanti azioni aveva portato lo scompiglio e la morte nelle nostre fila, colpendo con attacco massiccio anche lo schieramento delle artiglierie. Al termine della giornata i tre battaglioni italiani impegnati erano praticamente distrutti. Il mattino del 22 l' « Acqui» poteva ancora contare sui resti del II e III battaglione del rt e delle tre batterie del 33° duramente provati: fu contro questi valorosi che tre colonne tedesche appoggiate dagli Stukas e provenienti rispettivamente da Pharsa, Dilinata e Pulata, si diressero con azione irruenta sulle nostre linee. La lotta divenne furibonda, ma a nulla valsero l'eroismo e la disperazione: alle ore I I i tedeschi raggiunsero le posizioni che avevano costituito i loro obiettivi e trucidarono sul posto tutti i superstiti. Semplice e decisiva, infatti, l'azione svolta dalle forze nemiche: il III battaglione del 98o reggimento cacciatori da montagna aggirava e occupava Argostoli, il LIV battaglione da montagna superava Cocolata e il II battaglione del 724° reggimento cacciatori da montagna occupava Kazata. A sua volta il CMX battaglione fanteria di arresto occupava Kostantin, mentre la 9a compagnia del LIV battaglione unitamente al II / 724° cacciatori espugnavano la dorsale che da Kutavos giunge al mare. Le forz.e italiane non erano più in grado di difendersi, nonostante qualche residua resistenza. Gravi erano state anche le perdite del nemico. L'Aeronautica italiana nei giorni 21 e 22 aveva effettuato qualche intervento nei limiti delle sue possibilità ____,. e quindi con esiguo numero di aerei ____, battendo e sorvegliando la penisola di Lixuri, Capo Munta e la baia di Vazza e con azioni di mitragliamento e spezzonamento nel pomeriggio, specialmente sul nodo stradale a nor·d dell'acrocoro di Bliote; il giorno 22 con lancio di spezzoni nella zona di Kardakata (2r). (21) Cfr.: ANGELO Lom: « L'Aeronautica italiana nella guerra di libera· zione 1943 • 1945 ». Ufficio Storico dell'Aeronautica Militare, Roma, 19(}1. Pagg. 1 2 1 e 122.
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Il Generale Gandin, considerata la situazione, resa ormai insostenibile anche per la mancanza di munizioni, si indusse poco dopo le ore II (22 settembre) a chiedere la resa, che venne concessa, ma incondizionatamente. Gli aerei tedeschi abbandonarono finalmente il cielo dell'isola ed un sepolcrale silenzio subentrò ovunque. La battaglia di Cefalonia era così finita. Proprio quando tutto era ormai concluso, partiva dal Comando Supremo l'assicurazione che si sarebbe fatto ogni possibile per inviare i mezzi aerei richiesti (22). Ed ebbe allora inizio il massacro dei superstiti dell'eroica divisione. Avvenuta la resa il Maggiore von Hirschfeld, comandante delle forze tedesche, aveva rivolto un proclama ai suoi soldati: « Miei alpini, le ventiquattro ore che seguono ci appartengono». Ma già in precedenza, a partire dal giorno 21, durante i combattimenti, tutti gli italiani catturati erano stati trucidati sul posto. Così erano stati fucilati in mezzo ai loro fanti superstiti il Generale Gherzi, comandante la fanteria ·divisionale, il Ten. Col. Cessari, comandante il rt fanteria e quasi tutti i comandanti di battaglione, di compagnia, di plotone non caduti in combattimento. Tale atteggiamento da parte dei tedeschi era stato assunto in base a tassativi ordini pervenuti ·dal loro Comando Supremo, risultanti dall'allegato n. 3 (23). (22) « Comando Supremo, Ufficio Operazioni. (N. 1341 f SC - P.M. r67, lì 22 settembre 1943). Al Comandante della Divisione di fanteria « Acqui ». Oggetto: richiesta di aerei e di truppe. « I. - In seguito alle richieste di codesto Comando, è stato disposto per l'intervento di nostri mezzi aerei (caccia - assalto) sul cielo di Cefalonia. Al riguardo Superaereo ha approntato alcuni velivoli con serbatoi supplementari, dato che solo così si può raggiungere l'autonomia necessaria per l'impiego sull'isola predetta. Alcune azioni sono state effettuate ed altre lo saranno. Le nostre possibilità non sono molte, ma quanto è possibile sarà fatto. « 2. - Per avere un ben maggiore concorso aereo è stata più volte interessata la parte anglo - americana per l'intervento non solo della caccia ma del bombardamento per la neutralizzazione degli aeroporti da cui partono gli Stukas e per lo sbarco di contingenti di truppe nell'isola. « 3· - Quanto fanno le truppe di Cefalonia ed in particolare la Vostra opera, è seguìto con interesse ed ammirazione da questo Comando Supremo, e si dà molto affidamento sul valore della "Acqui" per il mantenimento del possesso dell'isola che ha tanta importanza per lo scacchiere mediterraneo. cc A Voi e alle Vostre truppe rinnovo il mio elogio. Il Capo di Stato Maggiore Generale: Ambrosio >> . (23) Desunto dalla pubblicazione di GERT FRICKE: << Le azioni di guerra del XXII Corpo d 'Armata da montagna contro le isole di Cefalonia e di Corfù
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Fu così conseguito l'annientamento di coloro che si erano strenuamente difesi e che, giunti all'estremo, avevano dovuto arrendersi. Emerse fra i tanti la luminosa figura del valorosissimo comandante la fanteria divisionale della « Acqui », il Generale Edoardo Luigi Gherzi: sorpreso con due tenenti colonnelli, al momento del massacro si scoprì il petto, si pose sull'attenti, e gridò in faccia ai suoi carnefici: << Viva l'Italia, viva il Re! >> (24).
*** Purtroppo chiare erano state le direttive impartite con ordine del
15 settembre dali'OKW (Oberkommando Wehrmacht - Comando Supremo delle Forze Armate germaniche) contenente una variante restrittiva a un precedente or·dine dell'II settembre sul trattamento da usare ai militari ·della « Acqui», per ordine del Fiihrer: gli ufficiali che avevano opposto resistenza e che erano scesi a patti col nemico o con le bande dei partigiani, dopo la cattura, dovevano essere passati per le armi, mentre i sottufficiali e la truppa dovevano essere inviati nelle regioni orientali per essere arruolati nel servizio del lavoro. Il disarmo delle unità italiane doveva essere effettuato « celermente senza eccezioni e con i sistemi più drastici, fucilando i responsabili degli atti di resistenza » (ordine del Comando Gruppo Armate Est). Ma in data 18 settembre era stato così modificato dal Comando Supremo tedesco: « il Comando Superiore Sud- Est è avvertito - in riferimento all'ordine del 15 settembre - che a Cefalonia, a causa del tradimento della guarnigione, non devono essere fatti prigionieri di nazionalità italiana >> . A sua volta il Comando Superiore Sud- Est era stato inequivocabile nelle sue decisioni : « il Generale Gandin ed i suoi ufficiali comandanti responsabili devono essere trattati immediatamente secondo gli ordini del Fiihrer >> . Per la truppa, i] Comando Gruppo Armate Est aveva ottenuto che tutti i componenti « fossero trattati come prigionieri di guerra >> . Erano caduti in combattimento 65 uffi-
nel quadro dell'Operazione " Asse" (settembre 1943) ))' tratta dalle Relazioni di Storia militare, fascicolo r /67 edite a cura dell'Ufficio per le ricerche di Storia militare di Friburgo. Editrice Bombach. Traduzione italiana, pagg . 34 e 35· (24) Cfr.: FoRMATO: op. ci t., pag. 78.
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ciali e 1.250 sottuffìciali e soldati; coloro che si erano arresi al termine della lotta erano poco più di s.ooo. Gli altri, 155 ufficiali e 4·750 sottuffìciali e soldati (25) al termine della resistenza « mano a mano che venivano fatti prigionieri, erano stati trattati secondo gli ordini del F i.ihrer » (26). Successivamente, con ordine in data 23 settembre, il Comandante il XX II Corpo d 'Armata da montagna, disponeva che gli ufficiali della « Acqui » dovessero essere fucil ati sul posto immediatamente, ad eccezione degli appartenenti alle seguenti categorie: fascisti, altoatesini, medici c cappellani (27). Sulle perdite subite in combattimento dai reparti della « Acqui», oltre quelle dovute alle azioni aeree - compresi gli eccidi di ufficiali, sottuffìciali e soldati, compiuti sulle posizioni strenuamente difese, dopo la loro conquista - sono da ricordare tanti sanguinosi episodi, fra i quali: la semidistruzione del II J1 7" presso Troianata (circa 900 uomini, comprendenti fanti, artiglieri della contraerea, genieri e finanzieri, ammassati e falciati con le mitragliatrici) ; le perdite del 3It fanteria presso Phrankata (più di s6o uomini) e Divarata (400 uomini); l'annientamento di molti fanti e artiglieri a Passo Kulumi; il massacro a Pharsa (circa 700 uomini); l'olocausto di 180 artiglieri caduti a Dilinata; l'uccisione di 17 artiglieri sul Monte Lupo; le gravissime perdite riportate dal 317" fanteria ed altri reparti sul Rizocuzolo e presso Ponte Kimonico (circa r.ooo uomini); la uccisione di numerosi marinai, le cui salme furono poi gettate in mare, a Pharsa e ad Agropoli; l'eccidio di S. Barbara (tutto il comando del rt fanteria, con il comandante, T enente Colonnello Cessari); la uccisione di una ventina di sol dati presso Lurdara, di circa cinquanta soldati presso Lakitra e di più di venti soldati sulla via di Minies.
(25) Cfr.: FoiL\tATO: op. ci t., pag. 38) << Messaggio della Presidenza del Consiglio (13 settembre 1945) )). GHILARDI:-:I: op. cit., pag. I37· (26) Cfr.: GERT FrucKE: relaz. cit., pagg. 35 e 36 e riferimenti: - al Diario di guerra n. 1 del XXII Corpo d'Armata da montagna: . allegati 126 - 132- 136je C 156; . fogli 41 e 42; - al Diario di guerra dell'O.K.W.: . volume ffi, pagg. Ilt9, II33 e II34; . volume III, foglio 189; - FoRMATO: op. cit., pag. 385. (27) Cfr.: Diario di guerra del Comando XXII Corpo d'Armata da montagna, foglio n. 142 - microfìlm n. ooo6oo.
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*** Primo degli ufficiali ad essere fucilato dopo la resa fu il Generale Antonio Gandin, Comandante della divisione, soppresso il mattino del 24 presso una villa isolata nelle adiacenze dì San Teodoro. Del suo corpo non rimase traccia. Dopo di lui, vi fu il massacro dei suoi ufficiali, sottufficiali, soldati, marinai e finanzieri. Gli ufficiali superstiti, separati dalla truppa, vennero per la maggior parte massacrati dietro la penisola di San Teodoro, presso la «Casetta rossa », divenuta sacrario perenne della « Acqui », a gruppi di 4, 8 o 12 per volta, dalle ore 8 del 24 fino alle ore 12,30 dello stesso giorno (28). L'eccidio accomunò i superstiti della valorosa resistenza dell'Esercito, della Marina, della Guardia di Finanza, senza distinzioni di grado. Erano stati fucilati in precedenza sui luoghi della lotta, fra tanti, gli ufficiali del III battaglione del 317" fanteria, quelli del comando del 17" fanteria e del VII gruppo da 105/ 28. Il Maggiore Galli, aiutante maggiore del 317", preferì il suicidio. Tra i fucilati alla « Cassetta rossa >> : il Colonnello Romagnoli, Comandante dell'artiglieria divisionale, il Ten. Col. Fioretti, Capo di Stato Maggiore del Comando divisione, il Capitano di Fregata Mastrangelo, Comandante dei reparti della Marina e numerosi ufficiali medici. Fiero il comportamento di quei valorosi. Scamparono alle fucilazioni, per i reiterati interventi del cappelpellano Padre Romualdo Formato, 37 ufficiali fra i quali 12 altoatesini, graziati in extremis, cui venne imposto di sottoscrivere una dichiarazione per impegnarsi a collaborare con le Forze Armate tedesche, e a combattere contro chiunque « per la vittoria della Germania e per la risurrezione della Patria». Naturalmente un impegno estorto in quelle condizioni non poteva essere moralmente valido (29). Ne scamparono altri 20 o 25 perché ufficiali medici, cappellani, o ricoverati in ospedale; qualche altro si salvò rifugiandosi presso civili. Tra i fucilati vi furono IO ufficiali dì Marina, su dì un totale di 17 presenti, oltre a 9 su 12 dell'Esercito in servizio presso le batterie della Marina. Altri 7 ufficiali, ricoverati nel 37" ospedale da campo, furono fucilati il mattino del 25. (28) Cfr.: FoRMATO: op. cit., pag. 143 e da pag. Cf7 a pag. 151 e GHrLARDrNr: op. cit., da pag. 129 a pag. 147. (29) Cfr.: FO~\>!ATO: op. cit., pagg. 144- 145.
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*** Eguale sorte fu ri servata ai sottufficiali c soldati. Quelli che non erano rimasti uccisi in combattimento o che non erano stati trucidati in posto dopo la resa, furono barbaramente mitragliati dopo essere stati ammassati. Tra gli altri vennero fucilati 29 sottufficiali e marinai su circa duecento, e 75 sottuffìciali e soldati della 44a sezione sanità divisionale, pur muniti di bracciale internazionale della Croce Rossa. Degli oltre r 1.000 sottuffi ciali, soldati, marinai e finanzieri presenti in Cefalonia all'8 settembre, 1.250 erano caduti in combattimento dal 15 al 22 settembre, circa 4·750 erano stati trucidati sul posto nel corso e al termine della lotta. I superstiti furono internati nelle carceri e in una caserma dell'isola, spogliati di ogni cosa e delle scarpe, senza assistenza sanitaria, con scarsissima alimentazione, ammassati in locali inadeguati, affamati e sottoposti a tante angherie. Furono in parte imbarcati il 13 ottobre per essere condotti in Grecia, ma tre navi, appena uscite dal porto, doppiato il capo di San T eodoro, urtarono contro le mine e così altri 3.000 uomini, stipati nelle stive e senza alcuna possibilità di salvezza, perirono miseramente : il mare si ricoprì su di una moltitudine di cadaveri, altri perirono nelle stive durante l'affondamento (3o). Molti, mitragliati dai tedeschi m entre tentavano di salvarsi, feriti e sfiniti, vennero abbandonati al loro tragico destino; furono potute recuperare soltanto 280 salme, delle quali uo identificate (31). l superstiti rimasti nell'isola erano poco più di 2.ooo, perché molti erano deceduti in seguito a ferite e a denutrizione. A metà ottobre i tedeschi cominciarono a proporre ad essi di aderire ai servizi ausiliari del loro esercito: aderirono i più sfiniti dalla fame; non più di trecento furono quelli adibiti a lavori di fortificazione costiera. Verso la metà di novembre, infine, altri vennero trasferiti prima in Grecia e successivamente in Germania; tuttavia alcuni riuscirono a fuggire dai campi di concentramento ed ebbero la forza e il coraggio di entrare a far parte di formazioni partigiane per proseguire la lotta. In definitiva ne rimasero nell'isola poco più di mille che gradualmente entrarono a far parte del « raggruppamento Banditi Ac-
(30) Cfr.: FoiL\fATO: op. cir., pag. 38o. (31) Cfr.: FoJUtATo: op.cit., pagg. 365-366.
Ila
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qui », agli ordini del Capitano Renzo Apollonia, costituitosi nella notte fra il 12 e il 13 ottobre 1943, che venne impiegato per le azioni di resistenza nell'isola (32).
*** I cumuli dei trucidati non ebbero sepoltura; molti furono anche cosparsi di benzina cd arsi; i loro roghi illuminarono per varie notti il cielo del! 'isola. Le salme degli ufficiali, dei sottufficiali e della truppa rimasero a lungo allo scoperto nei luoghi in cui si erano svolti i combattimenti e i massacri. E cosi l'isola rimase letteralmente cosparsa di cadaveri (33). Le salme degli ufficiali che erano stati trucidati alla « Casetta rossa», nei giorni seguenti, «caricate su zatteroni e legate tra loro a due, a tre, a quattro, furono precipitate nel fondo del mare con enormi pesi. Per questa macabra bisogna- compiuta col favore delle tenebre _...., i tedeschi si servirono di una ventina di nostri marinai e soldati i quali, dopo due notti consecutive di estenuante lavoro, furono anch'essi trucidati perché - dinanzi al mondo civile - non rimanesse testimonio alcuno di così orribile misfatto (34). Per quanto riguarda le altre salme, molte furono in seguito preservate ·dalla popolazione greca in cavità naturali, in fosse comuni o cisterne (35). Il Comando Supremo germanico poteva diffondere il suo bollettino di guerra del 24 settembre 1943: « La D ivisione italiana "Acqui" che presidiava l'isola di Cefalonia, dopo il tradimento di Ba(32) I superstiti - 1.2;6 - dotati di armamento leggero e pesante, il 12 novembre 1944, dopo l'avvenuto sgombero dell 'isola da parte dei tedeschi, si imbarcarono per l'Italia agli ordini del Capitano Apollonio, a bordo di due cacciatorpediniere italiani e di cinque mezzi da sbarco britannici. Giunti sul suolo della Patria chiesero come solo riconoscimento quello di essere inviati immediatamente alla fronte onde proseguire, uniti, la lotta contro i tedeschi. Il raggruppamento era stalO riconosciuto dagli alleati che gli avevano concesso l'onore di battere Bandiera italiana (determinazione del 9 settembre 1944 del Comando alleato del Medio Oriente). Cfr.: Relazione del Capitano Renzo Apollonio, pag. 123 e FoRMATO: op. ci t., pag. 372. (33) Cfr.: FOR.\IATO: op. ci t., pag. 171. (34) Cfr.: FoR.\!ATO: op. cit., pagg. 172 e I73· (35) L"esumazione di tutte le salme fu iniziata soltanto nel luglio 1952 e condotta a termine nel luglio 1953. Quelle che furono potute recuperare sono ora custodire nel Sacrario di Bari.
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doglio, aveva rifiutato di deporre le armi e aveva aperto le ostilità. Dopo azioni di preparazione svolte dall'arma aerea, le truppe tedesche sono passate al contrattacco e hanno conquistato la città portuale di Argostoli. Oltre quattromila uomini hanno deposto le armi al momento opportuno. Il resto <iella divisione ribelle, compreso lo Stato Maggiore di essa, è stato annientato in combattimento » (36).
*** Ma il comunicato conteneva una menzogna e una reticenza: « L'intera divisione, infatti, dopo aver combattuto fino all'estremo limite delle sue forze, fu sopraffatta e, per ordine del suo comandante, si arrese. Fu in seguito alla resa che si verificò la rappresaglia tedesca che annientò la stragrande maggioranza della divisione stessa per mezzo di una sistematica gigantesca carneficina, in forma di decimazione», che accomunò ufficiali, sottufficiali e soldati il cui amalgama <lei sentimenti, nel corso della lotta, era stato totale (37).
*** « Bisogna quasi credere ad una giusttz1a del destino : questo nostro Esercito - su cui 1'8 settembre riversò tale contemporanea valanga <li avversità, quale nessuna compagine umana avrebbe potuto sostenere - si è rivendicato offrendo, all'Italia, e al mondo, Cefalonia » (38). E, contemporaneamente, anche un altro nome: Corfù.
*** Per il comportamento delle unità vennero conferite le Medaglie d'Oro al valor militare alle Bandiere del rt e 3It reggimento fanteria e allo Stendardo del 33o reggimento artiglieria (39). Tra le ricompense individuali furono conferite 14 Medaglie d'Oro, 29 Medaglie d'Argento e 23 Medaglie di Bronzo al valor (36) Cfr.: FORMATO: op. ci t., pag. 72. (37) Cfr.: FoRMATO: op. cit., pagg. 72- 73· (38) Cfr.: Ministero della Difesa - Stato Maggiore Esercito - UFFICIO SToRico: « Cefalonia ». Roma, 1947. Pag. 16. (39) Il 13 settembre 1945 un comunicato della Presidenza del Consiglio del Governo italiano additò « la Divisione "Acqui" con i suoi 9.000 caduti » (compresi quindi quelli di Corfù) cc e con i suoi gloriosi superstiti alla riconoscenza della Nazione ''· Cfr.: GHILARDINI: op. cit., pagg. 210- 211.
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militare. Ma gli Eroi di Cefalonia erano numerosi e tanti, molti non ebbero nessuna ricompensa. Meritano profonda riflessione, specialmente fra le giovani generazioni, le motivazioni delle Medaglie d'Oro concesse alle Bandiere e allo Stendardo dei reggimenti e al valoroso Comandante della divisione, Generale Antonio Gandin: - Alle Bandiere del I t e del 317" reggimenti fanteria: «Nella gloriosa e tragica vicenda di Cefalonia, con il valore e il sangue dei suoi fanti, per il prestigio del! 'Esercito italiano e per tener fede alle leggi dell'onore militare, disprezzò la resa offerta dal nemico, preferendo affrontare in condizioni disperate una impari lotta, immolandosi in olocausto alla Patria lontana». Cefalonia, 8- 25 settembre 1943. ___, Allo Stendardo del 33° reggimento artiglieria: « N ella gloriosa e tragica vicenda di Cefalonia, con il valore e il sangue dei suoi artiglieri, primi assertori ·della lotta contro i tedeschi, per il prestigio dell'Esercito italiano e per tener fede alle leggi dell'onore militare, disprezzò la resa offerta dal nemico, preferendo affrontare in condizioni disperate una impari lotta, immolandosi in olocausto alla Patria lontana ». Cefalonia, 8- 24 settembre. Corfù, 8- 26 settembre I943· - Al Generale di Divisione Antonio Gandin, Comandante la Divisione « Acqui » (alla memoria): « In difficile situazione politico- militare, quale comandante della difesa di un'isola, attaccato con forze preponderanti dal mare e dal cielo riusciva con le poche forze a sua disposizione, in un primo tempo a stroncare l'azione nemica, successivamente a contendere palmo a palmo l'avanzata dell'avversario, sempre più crescente in forza, animando col valore e con capacità personale le sue truppe fino alla estrema possibilità di resistenza. Catturato dal nemico coronava col supplizio, stoicamente sopportato, l'eroismo e l'alto spirito militare di cui aveva dato luminosa prova in combattimento>>. Isola di Cefalonia, 8 - 24 settembre 1943· Ottennero la Medaglia d'Oro al valor militare alla memoria anche: - il Generale Edoardo Luigi Gherzi, Comandante la fanteria divisionale; - il Colonnello Mario Romagnoli, Comandante l'artiglieria divisionale;
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---,. il Tenente Abele Ambrosini, del 33o reggimento artiglieria; - il Sottotenente Marcello Bonacchi, del 3rt reggimento fanteria; - il Tenente Antonio Cei, del rt reggimento fanteria; - il Capitano Antonio Cianciullo, Comandante la 4a compagnia del CX battaglione mitraglieri di C. d'A.; - il caporal maggiore Benedetto Maffeis, del 33o reggimento artiglieria; - il Capitano di Fregata Mario Mastrangelo, Comandante la Marina di Argostoli; - il Tenente Carmelo Onorato, del rt reggimento fanteria; - il Sottotenente Orazio Petruccelli, del VII battaglione carabinieri; - il Maggiore Armando Piea, del 33o reggimento artiglieria; - il Tenente Alfredo Sandulli Mercurio, Comandante la 27"' sezione carabinieri; - il Capitano Antonino Valgoi, del VII gruppo cannoni da 105(28 del 3° raggruppamento artiglieria di C. d'A.
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Allegato n. I.
« Signor Generale,
appena usciti dal vostro ufficio, ci siamo recati in chiesa a invocare l'aiuto di Dio e ci siamo nuovamente riuniti nel salone dell'istituto delle suore italiane. << Abbiamo, con maggior calma, esaminato e ponderato quanto voi ci avete esposto, e il parere che ciascuno di noi ha creduto, in coscienza, di darvi in un momento cosl grave. « Abbiamo dovuto, tutti insieme, nuovamente constatare che, come sacer· doti, il nostro consiglio non poteva essere che quello che vi abbiamo schietta · mente espresso. « Per evitare una lotta cruenta e, forse, impari e fatale contro l'alleato di ieri, per tener fede al giuramento di fedeltà al Re Imperatore - giuramento che, come voi ci avete ricordato, è atto sacro, col quale si chiama Iddio stesso a testimonianza della parola data - e infine, e soprattutto, per evitare un inutile spargimento di sangue fraterno, signor generale, altra via non c'è . . . non resta che cedere pacificamente le armi! ... <<Dinanzi al tenore dell'ultimatum germanico, voi, signor generale, isolato da tutti, impossibilitato di mettervi in comunicazione con i superiori comandi d'Italia e di Grecia e di riceverne ordini precisi, vi trovate nella inelut· tabile necessità di dover cedere a una dura imposizione, per evitare l'inutile supremo sacrificio dei vostri ufficiali e dei vostri soldati. « Siamo profondamente compresi della gravissima responsabilità che, in questo tragico momento, pesa sul vostro nobilissimo animo. Ora, più che mai, i vostri cappellani si sentono strettamente uniti a Voi. Contate sul nostro devoto affetto, sulla nostra opera e soprattutto sulla nostra preghiera. «Da Dio invochiamo, in questo momento, luce al vostro intelletto e con· forto al vostro cuore. Egli vi protegga sempre e vi benedica, signor generale, ~ benedica, con voi, la vostra famiglia lontana e la vostra amatissima divisione. « I vostri cappellani. p. ROMU,\LDO FoRMATO del 33° reggimento artiglieria d. BIAGIO PELLIZZARI del 317° reggimento fanteria d. ANGELO RAGNOLI del 17° reggimento fanteria d. MARIO nr TRAPANI della Regia Marina p. Duxuo CAPOZI della 44a sezione sanità p. LurGI GHIRLANDINl del 37° ospedale da campo p. ANGELO CAVAGNINI del 527° ospedale da campo».
Le operazioni d~ll~ unità italian~ nel s~ttembre · ottobre 1943
496
Allegato n. 2.
COMANDO DIVISIONE FANTERIA « ACQUI >> STATO MAGGIORE - SEZIONE I ~
N. 5009/ 0p. prot.
Z.O., lì 20 settembre 1943
Segreto
Oggetto: Attacco posizioni nemiche di Kardakata - Angonas. Al Comando ]17° r~ggimento fanteria Al Comando artiglieria divisionale e, per conoscenza: Al Comando g~nio divisional~ I. - Domani 21 settembre sarà ripresa l'avanzata per eliminare le forze tedesche dalla zona di Kardakata - Angonas. Tnundo: - fissare il nemico col fuoco sulla fronte di Curuclata; - impossessarmi della posizione centrale di Kardakata; - eliminare le forze separate del nemico nel settore di Codogurata Curuclata e, successivamente nel settore di Angonas.
II. - Pertanto dispongo:
- Ifr1' fanteria- Il/ 317° fanteria: rimanendo nelle attuali pos1z1oni impegnino frontalmente il nemico con il fuoco delle armi automatiche e dei mortai da 81, successivamente il Ift7" ftr. muoverà verso Codogurata; - III/ 317° fanteria: rinforzato con una compagnia del 17° ftr. muoverà all'attacco delle posizioni di Kardakata- Petricata; - Il/ 317" fanteria ad obiettivi raggiunti si raccoglierà nella zona di Davgata passando in secondo scaglione. III. - Artiglieria:
-
ordinamento tattico: . massa di manovra: I/ 33° art. da 100/ 17 mod. 16; la btr. da 105/28; . appoggio specifico: (al 317° rgt.ftr.) 5" btr. da 75 / 13; -compiti: . preparazione: durata 30' con inizio alle ore 5,30 del giorno 21; . appoggio ~ su richiesta dei comandanti di fanteria o di iniziativa interdizione ? (solo a ragion veduta) - schieramento artiglierie massa di manovra: I/ 33° art.: comando di gruppo e di batteria a Dilinata; . I a btr. da 105/ 28: Razata;
Il a Armata: gli avvenimenti nell'isola
-
-
di Cefalonia
obiettivi concordati per la giornata: in fase di preparazione: Aclevuni - Curuclata - Kardakata - Petricara - Cutupi; in fase di attacco: obiettivi indicati dai comandanti di fanteria; segnalazioni: razzi rossi: richiesta di fuoco ; . razzi bianchi: allungate il tiro.
V. - Collegamenti. Il comando genio assicurerà per l'alba di domani
seguenti collegamenti
a @o:
- comando divisione - comando 3Tì0 rgt.ftr.; - comando divisione - comando 1( 1]0 rgdtr.; - comando divisione - osservatorio divisionale; - comando 3J7° rgt.ftr. - comando I/33° art. Nulla di variato per quanto riguarda i collegamenti radio. Staffette su moto a cura del comando reggimento.
VI. - Posto di comar.do : Dilinata. VII. - Osservatorio: M. Vrusca. Il Generale di Divisione Comandante ANTONIO GANDIN
Nota . - Nel documento originale il paragrafo IV non è indicato.
32. - U.S.
49ì
498
Le operazioni delle unità italiane nel settembre- ottobre 1943 Allegato n. 3·
Stralcio dell'articolo pubblicato nel fascicolo 1 j 67 delle Relazioni di Storia milita1·e edite a cura dell'Ufficio per le ricerche di Storia militare di Friburgo (Repubblica Federale Tedesca). I numeri posti in corrispondenza dei vari capoversi si riferiscono:
99: al rapporto del XXII Corpo d'Armata da montagna. Volume I, Diario di guerra, foglio 228. 100: Schramm, Diario di guerra dell'OKW, volume III: pagina roo7, foglio I8g. IO! : Idem, volume III, pagina III9· 102: Diario di guerra n. I del XXII Corpo d'Armata da montagna, foglio 41. 103: Idem, foglio 42. 104: Idem, foglio 42. 105: Schramm, Diario di guerra dell'OK W, volume III, pagine u33, II34· Rapporto conclusivo:
La Divisione « Acqui » è stata annientata con un unico attacco durato 36 ore, interrotto solo da brevi pause, a cui hanno partecipato da parte tedesca: 2 battaglioni cacciatori da montagna, mezzo battaglione cacciatori, 1 battaglione fanteria d'arresto forte solamente di 400 uomini, con il supporto di 2 batterie e mezza. Una comunicazione in fonia, via radio, del Generale Comandante del XXII Corpo d'Armata da montagna, diretta al Gruppo d'Armate Est aveva segnalato, il 22 settembre verso sera, che i combattimenti a Cefalonia erano terminati; essi erano costati 40 morti da parte tedesca. Il grosso della Divisione «Acqui '' (senza il 18° reggimento, dislocato a Corfù) è stato annientato. Il Generale Gandin fatto prigioniero con suo Comando. Chiedo istruzioni circa le modalità con cui si deve procedere contro di lui, il suo Comando e contro gli altri prigionieri ''· A questo punto è necessario ricordare che l'OKW, in data 15 settembre, aveva comunicato, con una variante restrittiva al suo ordine dell'u settembre che dava « direttive sul trattamento da usare con i militari dell'Esercito italiano e della Milizia '' che « su ordine del Fiihrer, gli ufficiali italiani, che avevano opposta resistenza, o che erano scesi a patti col nemico o con le bande di partigiani, dopo la cattura, dovevano essere passati per le armi, mentre i sottufficiali e la truppa dovevano essere inviati nelle regioni orientali per essere arruolati nel servizio del lavoro. Questo ordine, in data 18 settembre, riferendosi in particolare a Cefalonia, venne modificato nel modo seguente: « Il Comando Superiore sud -est è avvertito, in riferimento all'ordine del 15 settembre, che a Cefalonia a causa del tra-
1 Ia
Armata: gli avvenimenti nell'JSola di Cefalonia
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------~------------~--------------------------------~
dimento della guarnigione non devono essere fatti prigionieri di nazionalità italiana » . La sopra citata richiesta del Generale Lanz, riguardante i procedimenti da adottare nei riguardi del Generale Gandin e del suo Comando, era stata fatta allo scopo di ottenere un ammorbidimento di questo ordine aggiuntivo. La risposta del Gruppo d"Armate Est fu però inequivocabile: « Il Generale Gand in ed i suoi ufficiali Comandanti responsabili devono essere trattati immediatamente secondo gli ordini del Fiihrer ». Ma poiché tale ordine si estendeva anche a tutta la truppa, il Generale Lanz si vide costretto a chiedere di nuovo al Gruppo di Armate Est se l'ordine del Fiihrer del 18 settembre doveva essere applicato anche ai 5 .000 prigionieri che avevano disertato senza armi. La relativa decisione che il Gruppo di Armate Est ottenne dai Superiori Comandi aveva lo stesso tenore della annotazione registrata sul Diario di Guerra dell'OKW, in data 23 settembre: << Sul destino dei 5.000 uomini che si sono arresi in tempo, è stata chiesta la decisione del Fiihrer. Egli ha ordinato che essi vengano trattati come prigionieri di guerra ». Gli altri 4.000 uomini che avevano fatto resistenza << erano stati uccisi durante i combattimenti » oppure, mano a mano che venivano fatti prigionieri, «erano stati trattati secondo gli ordini del Fiihrer ».
CAPITOLO XIV
lP ARMATA GLI AVVENIMENTI NELL'ISOLA DI CORFù (Schizzo n. 1)
Alle ore 20 dell'8 settembre 1943 erano dislocate a Corfù le seguenti forze, agli ordini del Colonnello Luigi Lusignani, Comandante dell'isola e del r8" reggimento fanteria « Acqui»: -
-
compagnia carabinieri; r8o reggimento fanteria;
I
- artiglierie divisionali e di Corpo d'Armata, agli ordini del Tenente Colonnello Alfredo D'Agata, Vice comandante dell'isola, comprendenti: . III gruppo da 75 / 27 del 33o reggimento artiglieria da campagna « Acqui» (Ten. Col. D 'Agata); I gruppo da 105/ 28 di Corpo d'Armata; . 333" batteria da 20 c.a., meno due sezioni (Capitano Bonali); -
1 compagnia del genio (Cap. Nicola
-
plotone radiotelegrafisti del genio (T en. Zanoni) ; elementi dei servizi (sanità e commissariato);
-
Caggiano);
I
- elementi della Marina (r), agli ordini del Capitano di Fregata Nicola Ostuni, comprendenti: comando marina; flottiglia dragamine (Cap. Corv. Aristide Ligorio); ufficio di porto di Corfù; vario naviglio sussidiario; (r) Cfr.: Ufficio Storico della Marina Militare. << L'l Marina italiana nella seconda guerra mondiale ». Volume XV: « La Marina clall'8 settembre 1943 alla fine del conflitto ». Roma, 1~2. Pagg. da 194 a 198. Compilatore: Ammiraglio di Squadra Gn:sEPPE FJOR.WA.'IZO.
502
Le operazioni delle unità italiane nel settembre - ottobre 1943
- elementi dell'Aeronautica, agli ordini del Tenente Albano, comandante l'aeroporto; I compagnia Guardia di finanza. Era inoltre .dislocato nell'isola un presidio tedesco agli ordini del T enente Colonnello Klotz, comprendente poco più di 450 uomini « in prevalenza specialisti, per il servizio del presidio, dell'aeroporto, di un radiolocalizzatore, del radiofaro e della relativa stazione meteorologica» (2). Una parte di essi « era ancora impegnata nella installazione di due batterie .da 150 e nei preparativi per il trasporto dei rinforzi da Prevesa a Gomenizza » (3). In seguito ad ordine del comando XXII Corpo d'Armata da montagna, in caso di attuazione della operazione « Asse », un battaglione tedesco avrebbe dovuto trasferirsi a Corfù data la sua posizione strategica, « che protegge la terraferma dalle rotte che si dirigono verso l'Adriatico e il canale di Otranto, essendo la più vicina alle coste italiane>> (4).
*** All'annuncio dell'armistizio si ebbero manifestazioni di giubilo e di amicizia da parte della popolazione, convinta che la guerra fosse finita e che non dovessero più sussistere cause di divergenze e di risentimento fra itaJiani e greci. Tali entusiasmi si protrassero fino al giorno 9, mentre le forze tedesche presenti nell'isola assumevano un contegno riservato e freddo. Poco dopo l'annuncio, si interruppero improvvisamente i collegamenti a filo con l'Italia e la Grecia, ad eccezione di quelli con Gomenizza: tale imprevisto impose al Colonnello Lusignani il dovere di affrontare la situazione di iniziativa e con le sole forze ai suoi ordini. In serata, in seguito ad ordine dello Stato Maggiore della Marina, partirono le tmità navali non necessarie alla difesa, con tutto
(2) Cfr.: LuiGI GHILARDINI, Cappellano militare: « Sull'arma si cade ma non si cede >>. Genova, 1963. Pag. I95· (3) Cfr.: Ufficio Storico della Marina Militare: op. cit., pag. 195. (4) Cfr.: GERT FRICKE: « Le azioni di guerra del XXII Corpo d'Armata da montagna contro le isole di Cefalonia e di Corfù, nel quadro della operazione Asse >> . Articolo tratto dalla pubblicazione semestrale « Relazioni di storia militare >J, fascicolo 1/ 1967, edita a cura dell'Ufficio per le ricerche di storia militare di Friburgo; editrice Bombach, Friburgo, Repubblica Federale tedesca. Traduzione italiana a cura dell'Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell'Esercito. Pag. 2.
II"' Armata: gli avvenimenti nell'isola di
- -- - - -
Corfù
il materiale trasportabile; le partenze si susseguirono fino al glorno II (5). Alle ore 8,30 del 9 venne intercettato un marconigramma proveniente dal Comando della II" Armata, così concepito: « fino at ore ro nove corrente manterrete posizioni e vi difenderete da attacchi di qualsiasi provenienza alt ore ro consegnerete Comando tedesco postazioni fisse, antinavi e antiaeree, conservando artiglierie mobili e armamento individuale alt saranno impartiti ordini circa rimpatrio alt ». Il Colonnello Lusignani non ritenne di doverlo prendere in considerazione perché contrario all'onore militare. Durante la giornata una delegazione di autorità civili dell'isola si recò presso il Comando italiano per perorare la liberazione dei prigionieri politici ed il capo dei patrioti, Papas Spiru, espresse il desiderio di poter conferire col vice comandante del! 'isola. Furono chieste istruzioni al Comando della divisione, a quello del XXVI Corpo e al Comando Supremo, prospettando la situazione, ma non essendo pervenuta nessuna risposta, alle 22 ebbe luogo l 'incontro richiesto, in una località solitaria a circa dieci chilometri da Corfù; venne stabilito che i patrioti avrebbero agito soltanto dietro ordine del Comando di presidio, dal quale sarebbero state concesse le armi e le munizioni necessarie. Nel frattempo il Colonnello Lusignani aveva impartito le prime disposizioni sulle misure di emergenza da adottare e quelle per la difesa dell'isola. Per effetto di esse fu assunto uno schieramento idoneo (6) grosso modo come segue : - Comando difesa : castello di Corfù; - elementi dell'arma di fanteria nei caposaldi di Argirades (3" compagnia del r8•), Neocori Levkimme, Stawros, nella baia di San Giorgio (I/ I8° meno una compagnia), a Maltauna, a Braganiotika, a porto Roda, a porto Sudari, a porto Guvia, a Marathia, T ebloni e Perivoli, sulla costa di San Giorgio; - Comando artiglieria : castello dì Corfù; - batterie di artiglieria schierate presso le seguenti località: Braganiotika, Melichia (una da ro5 j 28), Argirades, Capo Bianco (una da I0) / 28), Ringlades (una da I0)/ 28), Cassiopì; - riserva (unità di manovra) a Corfù e adiacenze. (5) Cfr.: Ufficio Storico della Marina Militare: op. cit., pag. 195. (6) Non è possibile ricostruire completamente e con la dovuta precisione lo schieramento adottato, per mancanza di adeguati documenti e di testimonianze e pertanto vengono indicati solo dati largamente orientativi.
504
Le operaz ioni delle unità italiane nel settembre - ottobre 1943
*** Il mattino del 10 vennero liberati i prigionieri politici greci. Nel contempo il comandante dell'isola riunì i comandanti d'artiglieria e di battaglione per rendersi conto del morale delle truppe: dopo aver ricevuto l'assicurazione che era elevato e « che il presidio era pronto ad obbedire a qualsiasi ordine del comandante e ad impugnare le armi contro chiunque tentasse di sopraffarlo » (7), il Colonnello Lusignani ne trasse la certezza che le forze ai suoi ordini si sarebbero decisamente battute. Ma i tedeschi, analogamente a quanto era avvenuto altrove, adottarono i soliti metodi per ottenere la consegna delle armi. Purtroppo la sera del 9 era pervenuto dal Comando della II" Armata il radiogramma n. 02/ 25026 (diramato alle ore 9,50) che ordinava di cedere ai tedeschi « le armi collettive e tutte le artiglierie con relativo munizionamento ))' ordine che non era stato preso in considerazione perché anch'esso giudicato in contrasto con l'onore militare e ritenuto anche redatto coartatamente sotto minaccia armata. Lo stesso mattino del ro si presentò al comandante italiano il T enente Colonnello Klotz, comandante le forze tedesche dislocate nell'isola, assistito dal Console tedesco Spengelin, per chiedere, in base ad ordini superiori pervenutigli, la consegna dei poteri, ma ne ebbe un netto rifiuto da parte del Colonnello Lusignani che, con atteggiamento garbato, ma energico e risoluto, dichiarò che il presidio italiano avrebbe continuato a mantenere saldamente il possesso · dell'isola. Nel frattempo si verificavano vari incidenti originati dai tedeschi che pretendevano fossero rinchiuse in un locale dell'aeroporto le armi degli elementi di aeronautica che lo presidiavano. Tali atteggiamenti che finivano col rendere difficili i reciproci rapporti venivano assunti anche altrove. I comandanti dell'isola e dell'aeroporto avvertirono i tedeschi che non avrebbero subìto sopraffazioni e il Colonnello Lusignani diede ordine di mantenere chiuso lo sbarramento che impediva l'accesso al porto. La calma venne prontamente ristabilita e la stessa popolazione manifestò il desiderio di collaborare con le autorità italiane.
(7) Cfr.: Ten. Col. ALFREDO D 'AGATA: « Diario della resistenza italiana a Corfù (8- 26 settembre 1943) >> in Rivista Militare, Roma, ottobre 1945, fascicolo n. 6, pag. 650.
11" Armata: gli avvenimenti nell'isola di
Corfù
Nel corso della giornata si ebbero da parte tedesca i pnrru moniti, accompagnati da inviti ambigui, sotto forma di manifestini lanciati con gli aerei, invitanti i soldati a deporre le armi, dopo di che sarebbero stati rimpatriati (8). Ovvio perciò che i rapporti con i tedeschi divenissero presto tesi. Durante la notte sull'n settembre venne intercettato il radiogramma n. 1023 del Comando Supremo diretto al Comando dell'isola così concepito: « Riferimento quanto comunicato circa situazione isola dovete considerare truppe tedesche come nemiche e regolarvi io conseguenza alt Generale Rossi >> . Pur trattandosi di disposizioni contrastanti con quelle già impartite dal Comando di Armata, il Colonnello Lusignani volle attenersi ad esse e si orientò ad agire contro i tedeschi, diramando le necessarie disposizioni. Verso le ore 13 dell'n settembre giunse nell'isola un motoveliero con bandiera bianca ~ costretto ad ancorarsi alla boa esterna del porto ~ avente a bordo parlamentari tedeschi che alle ore 16 si incontrarono con il Colonnello Lusignani che peraltro non si piegò, né a lusinghe, né a minacce. Essi furono costretti ad accettare un accordo: il possesso dell'isola rimaneva all'Italia, i reparti tedeschi dovevano rimanere nelle loro sedi e non eseguire spostamenti senza il preventivo ordine del comandante dell'isola. Vietato l'atterraggio di qualsiasi aereo e l'approdo di imbarcazioni tedesche. In conseguenza il mattino del 12 venne dato ordine alle unità contraeree di non consentire l'atterraggio di aerei tedeschi, evitando però di abbatterli e alle batterie della difesa costiera di non lasciare accostare natanti tedeschi. Nel pomeriggio ·dello stesso giorno giunse, con un motoveliero, altro parlamentare tedesco inviato dal Comando della 1" Divisione da montagna, accompagnato da un ufficiale superiore del Comando Gruppo Armate Sud- Est di Salonicco, per chiedere la consegna delle armi e la resa del presidio. Fermo ancora una volta l'atteggiamento del Colonnello Lusignani : il presidio italiano non avrebbe mai accettato proposte e intimazioni contrarie all'onore militare e si sarebbe opposto con la forza a qualsiasi aggressione (9). Veniva comunque confermato l'accordo del giorno precedente. (8) Cfr.: Stato Maggiore deirEsercito. Ispettorato dell 'Arma di Fanteria: italiane >> . Volume X: « Le fanterie nella seconda guerra mondiale ». Compilatore Generale di Corpo d 'Armata EDOARDO ScALA. Tipografia Regionale, Roma, 1956. Pag. 637. (9) Cfr.: D 'AGATA: diario ci t., pag. 653. << Storia delle fanterie
so6
L~ op~razioni dd/~ UlllliÌ italian~ nel setumbu- ottobr~
T94 3
In conseguenza di tale colloquio il comandante dell'isola diede ordine alle proprie forze di tenersi pronte ad adottare le misure predisposte per una eventuale azione contro i tedeschi, ove si fosse resa necessana. Nel frattempo giungevano poco confortanti notizie sulla situazione che si era determinata in Grecia e in Albania ove la maggior parte delle truppe aveva consegnato le armi ed era poi stata rinchiusa in campi di concentramento anziché essere avviata ai porti di imbarco per il ritorno in Italia. Era stato poi riparato il cavo sottomarino di collegamento con Porto Edda in Albania, ciò che aveva consentito di porsi in comunicazione con quel presidio italiano il quale, allo scopo di evitare la cattura, a mezzo del suo comandante, Colonnello Elio Bettini, chiedeva di trasferirsi a Corfù in attesa dell'arrivo delle navi dall'Italia per il rimpatrio (10). Alla richiesta del Col. Lusignani se il presidio fosse ancora in possesso delle armi, delle munizioni e dei viveri, veniva data risposta affermativa, per cui l'autorizzazione veniva senz'altro concessa. Il comandante del porto, Capitano di Fregata Nicola Ostuni, riceveva ordine di trasportare, con i mezzi navali disponibili e con quelli che sarebbero giunti da Brindisi, i con tingenti del presidio di Porto Edda, dando però la precedenza alle artiglierie, alle armi pesanti e alle munizioni. La notte sul 13 il Colonnello Lusignani informò via radio il Comando della Divisione << Acqui » di avere respinto l'intimazione di cedere le armi e di poter assicurare il pieno controllo dell'isola. Ma, pur non essendo state ancora interrotte le trattative con i tedeschi, improvvisamente, alle ore 6,45 del 13 si verificava il primo bombardamento aereo sulla città e sul porto di Corfù; velivoli tedeschi mitragliavano le batterie schierate nella zona di Melichia e bombardavano l'aeroporto; venivano anche colpite alcune unità navali che avevano iniziato il traghettamento del presidio di Porto Edda: tutto ciò in piena violazione di quanto era stato convenuto il giorno precedente. Non venne meno, inoltre, a partire da quel momento, il lancio dagli aerei di manifestini di propaganda con inviti alla resa. In conseguenza della nuova situazione determinatasi il Comando dell'isola alle 7,45 ordinava alle proprie forze di iniziare le operazioni contro i tedeschi presenti nell'isola, alle unità contraerei di
(10) Cfr.: D'AGATA: diario cit., pag. 654.
1 1 .. Armata: gli avvenimenti nell'isola di
Corfù
507
aprire il fuoco contro qualunque velivolo tedesco che tentasse di atterrare sul campo di aviazione o effettuasse azioni di bombardamento e alle batterie costiere di aprire il fuoco contro natanti sospetti venuti a trovarsi nel loro raggio di azione (n). Per effetto di tali disposizioni veniva stroncato un tentativo di atterraggio di aerei tedeschi costringendoli a ritirarsi dopo un'azione di bombardamento: quattro aerei venivano abbattuti. Verso le ore IO si verificava un nuovo arrivo di parlamentari a mezzo di un motoveliero munito di bandiera bianca. Subito dopo aveva inizio un colloquio con il Colonnello Lusignani da parte dei medesimi ufficiali tedeschi che si erano presentati il giorno precedente, ma questa volta accompagnati dal Colonnello di Stato Maggiore Carlo Rossi, Capo di Stato Maggiore del Comando XXVI Corpo d'Armata italiano. In seguito alle energiche proteste del Colonnello Lusignani per l'avvenuto bombardamento aereo, uno dei delegati tedeschi (il Maggiore Harald von Hirschfeld, ufficiale di collegamento col Comando del XXVI Corpo) affermava di non rendersi conto dell'azione aerea iniziata prima del termine « stabilito dal suo Comando » e che in conseguenza egli non poteva più considerarsi un parlamentare, ma un prigioniero di guerra. Alla cortese risposta del Colonnello Lusignani di considerarlo egualmente come parlamentare, compresi i componenti del suo seguito, l'Hirschfe].d aggiungeva che aveva condotto con sé il Colonnello Carlo Rossi perché latore di un messaggio da consegnare al Lusignani da parte dello stesso Comando del XXVI Corpo. Sintesi del messaggio firmato dal Comandante, Generale Guido Della Bona: « Trasmetto copia di una comunicazione testé avuta. S.E. il Comandante della I I a Armata ordina di consegnare ai tedeschi tutte le armi individuali e di reparto. Gli ufficiali manterranno la pistola, i carabinieri il moschetto. Consiglio di deporre le armi per evitare effusione di sangue». Nel consegnare il messaggio, il Colonnello Rossi poté aggiungere sottovoce: « il generale ha dovuto firmare quest'ordine sotto minaccia di morte. Ti consiglia di resistere perché sei su un'isola » (12).
(rr) Cfr.: D 'AGATA: diario cit., pag. 655. (12) Cfr.: D'AGATA: diario cit., pag. 656. In merito a tale frase che il Col. Rossi poté pronunciare senza che le sue parole fossero percepite dai tedeschi presenti, è da aggiungere che a fine guerra, rientrato dalla prigionia il comandante del XXVI Corpo (Generale Della Bona), « che in un primo tempo si era rifiutato di trasmettere a Corfù rordine di consegnare le armi, come gli veniva richiesto dal Maggiore von Hirschfeld,
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L~ op~razioni del/~ unità
italiane nel settembre - ottobre 1943
Il Col. Lusignani dichiarò di non aver nulla da aggiungere a quanto affermato il giorno precedente e che, avendo i tedeschi violato i patti bombardando l 'isola prima del ritorno dei parlamentari. aveva dato ordine alle sue truppe di agire. Non era trascorsa un'ora dalla partenza dei parlamentari che, alle II,3o, veniva avvistato un convoglio di motovelieri e zattere diretto verso Coritza: si trattava del gruppo tattico tedesco del Maggiore Dodel, che si accingeva a sbarcare sull'isola. Dopo averlo lasciato avvicinare, le batterie e i reparti iniziarono il fuoco a breve distanza, affondando due rnotovelieri e una rnotozattera e danneggiando gravemente altri tre rnotovelieri. l tedeschi imbarcati sulle unità affondate perirono tutti (13) : secondo alcune fonti si trattava di alcune centinaia di uomini. Un altro convoglio che seguiva il primo venne costretto a invertire la rotta. Era stato nel frattempo iniziato e proseguito lo sgombero su Corfù del presidio di Porto Edda (Albania). In complesso affluivano n eli 'isola: - il Comando del 49" reggimento fanteria << Parma » (Colonnello Elio Bettini); - il I battaglione del 49° fanteria « Parma >> ; - il III battaglione del 232° fanteria « Brennero >> ; - il DXLVII battaglione costiero; - l'VIII battaglione M.; - il CIX battaglione della Milizia;
ha dichiarato che alcuni giorni dopo rs settembre, essendo egli, di fatto, già prigioniero, ebbe la visita del Generale von Stettner, comandante la 1• Divisione da montagna tedesca. Richiesto da quest'ultimo di trasmettere al Comando dell'isola l'ordine di cedere le armi, il Della Bona aveva rinnovato il rifiuto, nella considerazione che, essendo ormai prigioniero, non poteva trasmettere ordini. Avendo il von Stettner insistito ed avendogli mostrato l'ordine del Generale Vecchiarelli, il Della Bona aderi alla richiesta: a tal fine lo consegnò al Col. Rossi raccomandandogli di aggiungere sottovoce al Col. Lusignani il codicillo verbale circa la opportunità di resistere ». L'aggiunta della frase « perché sei su un "isola )) non poteva costituire un motivo giustificante e non vi è dubbio che, isola o non isola, il Lusignani, che aveva già dato ordine di agire contro i tedeschi, si sarebbe certamente comportato egualmente ovunque si fosse trovato (dr.: GABRIO LoMBARDI: << L'8 settembre fuori d 'Italia ». U. Mursia & C. editori, Milano, t9l)li. Pagg. 231 e 232). (13) Cfr.: D'AGATA: diario cit., pag. 6)6 e GHJRLAI'-"DJ~J: op. cit., pagine 199-200.
1 1•
Armata: gli avvenimenti nell'isola di Corfù
- il XV gruppo di artiglieria Guardia alla frontiera (Maggiore Aurelio Gisondi) con due sezioni da 75 / 27 senza munizioni (r4); - 31° ospedale da campo; - vari reparti minori (genio fotoelettricisti, commissariato, Marina e Guardia di Finanza). In totale circa 3.500 uomini, ciò che portava la consistenza numerica del presidio di Corfù ad oltre ottomila uomini. Ma i reparti avevano al seguito soltanto l'armamento individuale e qualche arma di reparto ; salvo le due sezioni cannoni da 75 / 27, non vi erano altre artiglierie, né munizioni, mezzi di trasporto e viveri. Il morale delle truppe era depresso, la maggior parte erano solo preoccupati del ritorno in Patria. Non si trattò, dunque, di un aiuto consistente e l'arrivo di tali contingenti, inizialmente voluto perché si presumeva apportassero armi e mezzi, cominciò a destare serie preoccupazioni: l'aggravio logistico che ne derivò, soprattutto nel campo alimentare e la constatazione che non era possibile fare serio affidamento sulla decisa volontà di battersi di questi reparti, fecero temere ripercussioni sul morale delle unità della « Acqui » : tuttavia il Colonnello Bettini assicurò che si sarebbe adoprato con tutti i mezzi perché le sue truppe si unissero alla guarnigione di Corfù per combattere onorevolmente (r5). I reparti affluiti da Porto Edda furono dislocati sulla costa sud- occidentale, a Megalò Livadi, ad eccezione ·del I battaglione del 49o fanteria che venne dislocato a Tebloni e di una compagnia del 232° fanteria a Perivoli. In particolare, il DXLVII battaglione costiero venne posto a presidio della zona di S. Giorgio.
*** Lo stesso giorno 13 il Comando dell'isola, con suo radiogramma n. 17292 diretto al Comando Supremo, aveva richiesto l'invio di aerei, informandolo che il mattino natanti nemici avevano tentato di sbarcare, ma che erano stati respinti con perdite. Nella previsione che il tentativo potesse essere ripetuto al più presto e con maggiori forze, si riteneva necessaria la presenza dell'aviazione. Ma lo Stato Mag(r4) La notte sul r8 settembre, a mezzo di una motobarca, fu possibile recuperare a Porto Edda circa 6oo colpi da 75 / 27 che erano stati abbandonati. (r5) Cfr.: D'AGATA: diario cit., pagg. 657 e 658.
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gìore Aeronautica, l'indomani, con radiogramma n. 25, avrebbe risposto che non gli era possibile aderire alla richiesta, probabilmente perché non autorizzato dalle competenti autorità alleate (16). Il pomeriggio del 13 trascorse in piena solidarietà ed intesa fra i militari italiani e la popolazione civile che collaborava attivamente all'azione contro i tedeschi. A sera, sotto la pressione delle nostre forze, si arrese una parte del presidio germanico: solo clementi dislocati a Cassiopì resistettero per qualche tempo asserragliati nelle case; ma alla fine (mattino del 14), dopo vari scontri, vennero catturati 12 ufficiali e 414 militan di truppa, che furono poi avviati in Italia. Durante !"intera giornata era continuato il bombardamento dell'isola, con contemporaneo lancio di manifestini invitanti alla resa, che proseguì nei giorni successivi incendiando con spezzoni l'abitato di Corfù, terrorizzando la popolazione civile, che poté trovare scampo nei sotterranei delle antiche fortezze veneziane, o sbandandosi nella campagna (17). La sera del 13 erano giunte a Corfù le torpediniere Sirtori (Ten. Vasc. Alessandro Senzi) e Stocco (Ten. Vasc. Renato Lupi), inviate dall'Italia a richiesta del Colonnello Lusignani, per contribuire alla difesa dell'isola. Verso le ore 9 del mattino del 14, mentre era ancora in corso lo sbarco dell'ultimo scaglione delle truppe provenienti da Porto Edda, una formazione mista di aerei attaccò la città e l'ancoraggio. Gli Stukas presero di mira le due torpediniere: la Sirtori fu centrata ed ebbe numerose falle; fortemente sbandata fu rimorchiata a incagliare sulla spiaggia a sud dell'isolotto Lazzaretto. La Stacco fu fatta allontanare dal Comando Marina, incrociò a sud dell'isola fino alla sera del 14, quando ebbe ordine dallo Stato Maggiore Marina di rientrare a Brindisi per essere adibita alla scorta dei convogli tra Porto Edda e Brindisi (18). Il mattino del 15 settembre vi fu un nuovo tentativo di sbarco dei tedeschi presso Benizza, con una quindicina di natanti, ma venne respinto dalle batterie. La sera dello stesso giorno, d'intesa col Co(r6) Cfr. :A~GELO Lont: <<L'Aeronautica italiana nella guerra di liberazione ». Ministero della Difesa, Stato Maggiore Aeronautica Militare, Ufficio Storico, Roma, r9(}1. Pagg. 115 e n6. (17) Alle 7 del mattino successivo l'incendio aveva assunto proporzioni spaventose, la città era un solo rogo: tutti si prodigarono nell'opera di salvataggio. Cfr.: D'AGATA: diario ciL, in Rivista Militare, n. 7 del novembre 1945, seconda puntata, pag. 775· (x8) Cfr.: Ufficio Storico della Marina Militare: op. cit., pagg. 19(} e 197.
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A rmata: gli avvenimenti nell'isola di Corfù
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mando Marina, venne deciso l'impiego dell'equipaggio della torpediniera Sirtori nella lotta terrestre, agli ordini del Ten. di Vasc. Luigi Salto. Durante l'intera giornata gli aerei tedeschi avevano dominato incontrastati il cielo dell'isola: la situazione venne rappresentata al Comando Supremo richiedendo l'intervento dell'aviazione da cacci.a. e ~a bombardamento e l 'invio di artiglierie contraerei e di mumzwm. Come nei giorni precedenti, lo sgombero dei feriti più gravi venne assicurato dall'intervento di idrosoccorsi della Croce Rossa. L'ultimo di essi sarà abbattuto il giorno 18. Nel frattempo il III battaglione del 232° fanteria « Brennero » su tre compagnie venne spostato sulle posizioni in difesa costiera nella parte meridionale dell'isola, mentre una compagnia rimase sulla parte settentrionale. Il giorno 16 il Colonnello Lusignani prese nuovi contatti con i partigiani di Papas Spiru: fece completare l'armamento e l'organizzazione delle loro formazioni per la lotta antiparacadutisti, particolarmente nella zona di Megalò Livadi, ove erano dislocate la maggior parte delle forze affluite da Porto Edda e dispose anche lo schieramento di una parte delle proprie forze sui tratti di costa più idonei agli sbarchi, nell'intento di opporvisi. In riconoscimento del comportamento tenuto dal Lusignani, il Comando Supremo gli annunciò di averlo decorato di medaglia d'argento al valor militare sul campo. Nel contempo giunse la notizia che la guarnigione di Cefalonia aveva iniziato la lotta e pervenne al Lusignani via radio un elogio del Comandante Superiore del Medio Oriente, Generale sir Henry Wilson. Durante la giornata del 16 il Distaccamento marina di Corfù aveva inviato al Comando Supremo, per mezzo di un pilota, una seconda richiesta di intervento aereo aggiungendo che vi era bisogno di viveri e munizioni e che tutti chiedevano l'ausilio dell'aviazione (almeno tre o quattro velivoli da caccia) per ostacolare i bombardieri tedeschi. Lo Stato Maggiore Aeronautica, in conseguenza, disponeva per il giorno 17 la effettuazione di una ricognizione offensiva nell'intento di attaccare gli aerei nemici in crociera : « si ha ragione di ritenere che tale missione sia stata eseguita nel pomeriggio dello stesso giorno, ma non ne risulta l'esito » (19). (19) Cfr.: LoDI: op. cit., pagg. u6 e 117. Nel frattempo il Comando Supremo era venuto nella determinazione di interessare gli alJeati; il giorno 17,
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Le operazioni delle unità italiane nel settembre- ottobre 1943
Continuava intanto il bombardamento ininterrotto dell'isola, mentre si accentuava la deficienza di generi alimentari (per quanto il giorno 6 l'Intendenza della II 3 Armata avesse inviato viveri di riserva). Il giorno r8 vennero effettuate alcune ricognizioni aeree sull'isola a protezione di quel presidio, seguite nel pomeriggio da altre missioni contro mezzi da sbarco nemici (2o). Il bombardamento aereo della città proseguì anche il 19; durante la giornata la nostra Aeronautica effettuò due missioni di ricognizione e di bombardamento a tuffo. Batterie nemiche rivelatesi nella zona di Igumenica (sulla costa greca) aprirono il fuoco di controbatteria contro le batterie italiane schierate nella zona di Melichia, ed il tiro venne aggiustato mediante osservazione aerea. Veniva inoltre segnalato, nella medesima baia di Igumenica, il concentramento di natanti, e di tale rilevamento se ne dava notizia al Comando Supremo. Quale unità di manovra in concorso all'eventuale azione antiparacadutisti dei patrioti, veniva disposto il trasferimento del I / 49° fanteria nella pianura di Megalò Livadi; il personale esuberante dell'arma di artiglieria riceveva il compito di presidiare un caposaldo al nord dell'isola (2r). Lo stesso giorno 19 giunsero a Corfù da Brindisi la motosilurante 33 con rifornimento di medicinali, la motonave Probitas e le torpediniere CHo e Sirio, che furono avviate a Santi Quaranta per imbarcarvi altri 1.760 soldati, che lo stesso giorno « furono portati a Brindisi» (22). Veli voli dell'Aeronautica effettuarono due missioni. In previsione di uno sbarco nemico le nostre truppe opportunamente dislocate si preparavano a difendere le coste dell'isola, nonostante il continuo bombardamento aereo al quale erano sottoposte. All'alba del 20 le vedette degli osservatori avvistavano un aereo di nazionalità sconosciuta, che sorvolava con insistenza la zona di Megalò Livadi e più tardi veniva segnalato il lancio di paracadutisti. Due di essi, in uniforme militare britannica, venivano catturati e condotti al Comando. Si trattava del Capitano di Stato Maggiore Oliver Stanly Wilson Churchill e di un ufficiale operatore radio del Comando in capo alleato del Medio Oriente, latori di alcune comucon foglio u88r, aveva disposto che si continuasse l'invio di rifornimenti, e che fosse concordata fra gli Stati Maggiori della Marina e dell'Aeronautica una conveniente protezione navale ed aerea. (20) Cfr.: D'AGATA: diario cit., parte 23 , pag. 779· (2r) Cfr.: D'AcATA: diario cit., parte 2•, pag. 779· (22) Cfr.: Ufficio Storico della Marina Militare: op. cit., pag. IfJ?.
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Armata: gli avvenimenti nell'isola di Corfù
nicazioni e muniti di due apparecchi radio trasmittenti. Erano stati inviati dal Generale Sir Henry Wilson, Comandante in capo del Medio Oriente, su ordine del Generale Dwight David Eisenhower, Comandante in capo del Mediterraneo, per recare il suo elogio personale per l'eroico comportamento della guarnigione e porla in grado di comunicare via radio al Cairo le richieste degli aiuti ritenuti necessari (23). Ma tale collegamento non poté essere assicurato, perché ogni tentativo ebbe esito negativo. Lo stesso giorno l'Aeronautica italiana effettuò voli con lancio di spezzoni e mitragliamenti su varie imbarcazioni rilevate nella baia di Plataria (24). I comandanti dei due battaglioni della Milizia, interpellati dal Col. Lusignani, davano assicurazione che i dipendenti reparti avrebbero compiuto il loro dovere: tuttavia non venivano ad essi affidati compiti specifici. In serata veniva inviato - come tutti gli altri giorni - al Comando Supremo, via radio, il bollettino degli avvenimenti della giornata. Il giorno 21 continuò il martellamento dei bombardamenti aerei, specialmente sui caposaldi meridionali. Giunse nell'isola, a richiesta delle autorità britanniche, la torpediniera Sagittario che diede valido contributo alla difesa antiaerea e antisbarco. Alle ore r8 si interruppero improvvisamente i collegamenti radio con Cefalonia, ciò che fece ritenere che la difesa di quell'isola stesse per essere compromessa, sensazione questa che ebbe conseguenze deprimenti sul morale delle truppe. Proseguì il giorno 22 il bombardamento aereo con lancio di bombe e spezzoni incendiari, specialmente sui caposaldi meridionali, e che si rinnovò intenso anche il giorno 23. Tutto ormai lasciava prevedere l'imminenza di uno sbarco tedesco in forze , mentre veniva preannunciato dal Comando alleato del Medio Oriente l'arrivo imminente di un generale e di attendere comunicazioni circa gli aiuti che sarebbero stati inviati. Ma, per il precipitare degli eventi, quel generale non poté più giungere. Il Colonnello Lusignani si rese conto di dover fare affidamento sulle sue sole forze, mentre la lotta decisiva si annunciava imminente, ed esiguo era stato e continuava ad essere l'apporto della nostra Aeronautica, naturalmente per cause indipendenti dalla sua volontà. La notte sul 24 il nemico prese terra sull'isola. (23) Cfr.: D' AcATA: diario cit., parte 2', pag. 780. (24) Cfr.: Loo1: op. cit., pagg. 118 e II9· 33· - U.S.
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L e operazioni delle unità italiane nel settembre - ottobre 1943
*** Per la occupazione di Corfù i tedeschi avevano predisposto l'operazione << Verrat » (tradimento), differita in attesa della conclusione della resistenza a Cefalonia ma, per le predisposizioni relative alla preparazione, fin dal r8 settembre il Comandante del XXII Corpo d'Armata da montagna (Generale Hubert Lanz) aveva impartito gli ordini per « attaccare e distruggere il nemico nell'isola e occuparla » (25). Le forze facevano parte della r" Divisione da montagna (Generale Walter Stettner Ritter von Grabenhofen). Assicurato inoltre il concorso del X Corpo aereo (Generale Holle). Comprendevano tre gruppi tattici: -
gruppo tattico del Capitano Dittmann: . II battaglione del 98o reggimento cacciatori da montagna (611. compagnia meno un plotone, i ed 8.. compagnia); . r" batteria del 79° reggimento artiglieria da montagna; . 3.. compagnia del LIV battaglione genio pionieri. Partito nel pomeriggio del 23 da Prevesa prese terra verso le 24 nella zona della Laguna di Corissia: era stata preferita la costa occidentale perché uno sbarco iniziale su quella orientale, secondo le informazioni pervenute, era probabilmente atteso. Aveva il compito di costituire una testa di sbarco che doveva poi giungere fino a Mesongi e successivamente rastrellare la parte sud- orientale dell'isola, effettuando in seguito anche azioni di ricognizione verso la parte settentrionale: era importante catturare al più presto le batterie costiere italiane schierate sulla sponda orientale, perciò doveva mantenere il possesso della testa di sbarco e poi avanzare in direzione di Argirades. Durante lo sbarco vi furono immediate reazioni di fuoco delle batterie e dei mortai pesanti italiani, provenienti da Braganiotika e Argirades; forse per il tiro impreciso, il gruppo tattico poté completare quasi indenne le operazioni di sbarco : la 6.. compagnia del II/ 98o si scontrò in combattimento notturno con unità di fanteria della ·difesa, che subirono gravi perdite; gli altri reparti dello stesso battaglione proseguirono verso i loro obiettivi raggiungendoli, come si vedrà, a sera. Perdite italiane: circa 500 uomini;
(25) Cfr.: GERT FRICKE:
relazione cit., pag. 37·
l la. Armata: gli avvenimenti nell'isola
di Corfù
- ridotte al silenzio le batterie, prese terra il gruppo tattico del Tenente Colonnello Remold, Comandante il 99" reggimento cacciatori da montagna, comprendente : Comando del 99° reggimento; IV battaglione rinforzato dello stesso reggimento; 3 a batteria del 79" reggimento artiglieria da montagna; pattuglia di osservazione per bombardieri in picchiata. Salpato da Igumenica la sera del 24, giunse verso l'alba del 25 nell'isola, sbarcando presso Molo (baia di Lefkimo). In cooperazione col gruppo tattico Dittmann, doveva operare verso nord, per occupare la città di Corfù. Ad avvenuto sbarco il Ten. Col. Remold avrebbe assunto il comando di tutte le forze tedesche operanti nell 'isola; - gruppo tattico del Capitano Feser, Comandante il II / 99° a sostegno dei due gruppi precedenti, comprendente le compagnie 7"', I2a e I3"' del 99° reggimento, la IV sezione del 79° reggimento artiglieria e I compagnia genio pionieri. Salpato da Igumenica nelle prime ore ·del 25 sbarcò poco dopo l'alba a Molo. Il mattino del 25 giunse a Molo anche il Comandante la I " Divisione ·da montagna (26). Avuta notizia dell'inizio degli sbarchi, lo Stato Maggiore della Marina ebbe ordine di inviare la torpediniera Stocco (Tenente di Vascello Mario Trisolini) nella zona di San Giorgio per contrastarli. Vi si trattenne un'ora, ma lo sbarco era già stato ultimato e perciò si allontanò per riunirsi ad un convoglio diretto a Porto Edda, che in precedenza scortava (27). (26) Cfr.: GERT FRICKE : 1< Le azioni di guerra del XXII Corpo d'Armata da montagna contro le isole di Cefalonia e di Corfù nel quadro della operazione " Asse" (settembre 1943) ». Articolo tratto dalla pubblicazione semestrale « Relazioni di Storia militare », fascicolo I ( 67, edita a cura dell'Ufficio per le ricerche di storia militare di Friburgo, Editrice Bombach (Repubblica Federale), 1~7, da pag. 37 a pag. 49· Traduzione italiana. Cfr.: Comando Gruppo Armate Sud - Est: Diario di guerra dal 1 ° settembre al 31 ottobre 1943. Fogli 245 e 247. Cfr.: Comando XXII Corpo d'Armata da montagna: Diario di guerra n. 1 (dal 14 agosto al 31 dicembre 1943): fogli 36, 43, 44, 46 e 47; allegati 129(a e 130. Cfr.: Comando r"' Divisione da montagna: Diario di guerra n. 7 (dal r0 settembre al 12 novembre 1943) e Relazione sui combattimenti di Corfù: rapporti del 23 e del 24 settembre 1943· (27) Fra le 16,20 e le I],I5 fu attaccata e affondata da massiccio attacco di 12 Stukas, con perdita quasi totale dell'equipaggio per mitragliamento anche
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Le operazioni delle unità italiane nel settembre- ottobre 1943
Dopo l'alba, c mentre gli sbarchi proseguivano, modeste formazioni di nostri aerei effettuarono azioni di spczzonamento e mitragliamento sui natanti (28). Il nemico, favorito dalla oscurità, aveva ultimato gli sbarchi, e cominciava a penetrare nell'isola: i caposaldi sulla costa di San Giorgio, presidiati dal DXLXVII battaglione costiero, erano stati travolti, come quello di Argirades. In quel tratto perciò la difesa fu costretta ad arretrare per attestarsi al torrente Mesongi. A partire dalle ore 7 del 24 al comando dell'isola non erano più pervenute notizie dalla zona costiera a sud di Argirades: erano così venute a mancare le due batterie da I0) / '2B schierate sulle posizioni di Velichia a sbarramento dell'accesso meridionale al canale di Corfù. Ancora una volta, rappresentando la prccarietà della situazione, fu richiesto al Comando Supremo l'intervento dell'aviazione e di mezzi navali, mentre con le truppe di manovra veniva rafforzata la difesa montana sud, posta a sbarramento dell'accesso al caposaldo di Corfù. Alle ore 19, dalla baia di Cassiopì, su due motovelieri, vennero avviati in Italia, debitamente scortati, tutti i prigionieri tedeschi (29), con il vice comandante dell'isola. Purtroppo nessun soccorso era giunto durante la giornata, ad eccezione di un limitato intervento di aerei cacciatori e tuffatori della nostra Aeronautica, anche su mezzi navali nemici (3o). La situazione si andava delineando di una certa gravità. Mentre una compagnia del Ilj9R" cacciatori da montagna (gruppo Dittmann) - come si è visto - assicurava il possesso della testa di sbarco, un'altra compagnia, travolte le resistenze incontrate, aveva puntato su Argirades- Perivoli (da cui inviava un distaccamento su Aj Seozoros) e Spartero, giungendo fin nei pressi di Capo Bianco, eliminando le batterie ivi esistenti, allo scopo di consentire lo sbarco degli altri due gruppi tattici (Remold e Feser) nella baia di Lefkimo. Il grosso del Il/ 98•, dopo aver puntato su H lomos, si era attestato fronte a nord- ovest all'altezza di Braganiotika- Mesongi, costringendo le nostre forze a ripiegare pur mantenendo il contatto. Questo complesso di operazioni era così riuscito ad eliminare ogni resistenza da parte di aerei. Si inabissò alle ore 19,20 (dr.: Ufficio Storico della Marina Militare: op. cit., pagg. HJ7 e 1~). (28) Cfr.: LoDI: op. cit., pag. 124. (29) Cfr.: D 'AG\TA: diario cit., parte 2", pag. 783. (3o) Cfr.: Loor: op. cit., pagg. 122 - 124.
I I a Armata: gli avvenimenti
nell'isola di Corfù
nella regione sud- orientale dell'isola, facilitando l'intervento nella lotta degli altri gruppi tattici. In tale contingenza, la sera del 24, il Colonnello Lusignani - che per la indisponibilità di collegamenti radio non aveva potuto seguire tempestivamente gli avvenimenti che si andavano svolgendo nella regione sud- orientale - dopo aver riunito a rapporto i comandanti dei battaglioni e delle artiglierie nel caposaldo di Stawros e aver tratteggiato ad essi la gravità della situazione, tenuto conto che il nemico aveva potuto sbarcare indisturbato uomini, mezzi e artiglierie determinando con la sua azione il crollo della fronte meridionale, decideva di combattere fino all'ultimo per sbarrargli lo sbocco dai passi più elevati (dalla quota più alta del passo di Stawros a quella più elevata del passo di Kato Garuna - Pawlian - fino a Pendati), non senza aver constatato la grave deficienza determinatasi nella disponibilità di artiglierie. La lotta era ormai divenuta impari anche per la sensibile disparità di armamento rispetto al nemico, che poteva alimentare la lotta con truppe fresche. Tuttavia i nostri soldati, calmi e disciplinati, agli ordini dei loro superiori, erano più che mai pronti a combattere: essi sapevano che altri sbarchi erano stati effettuati nel corso della notte e compresero che la lotta sarebbe stata disperata. Venne così operato lo spostamento delle forze di manovra e il 18° fanteria, con i suoi battaglioni già ridotti di forza per le perdite, assumeva la difesa della linea: Stawros- Coritza- Garuna, dislocandosi in tre caposaldi distinti (31): - a Stawros: il I battaglione (Ten. Col. Besozzi); - a Coritza: il II battaglione (Maggiore Carbonaro); - a Garuna: il III battaglione (Ten. Col. Randazzo). La vivace reazione di fuoco, specie di artiglieria, delle nostre forze, da tali posizioni di sbarramento, disturbò in modo rilevante i movimenti del nemico. Numerosi i radiomessaggi inviati al Comando Supremo nelle giornate del 23 e 24 e captati dalla stazione radio Marina a Brindisi, prospettanti l'aggravarsi della situazione e richiedenti adeguato intervento di mezzi aerei c navali, di artiglierie e mezzi corazzati, ma con esito negativo (32). (3r) Cfr.: D"AcATA: diario cit., parte 2", pag. 783. (32) Si riportano di seguito: 1° - « Ho notizia certa che l'avversario rinnoverà oggi stesso o questa notte l'azione di sbarco con maggiore violenza. Reputo indispensabile l'intervento navale contro i mezzi da sbarco ».
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Le operazioni delle unità italiane nel settembre - ottobr·e 1943
Soltanto il giorno 24 sembrò che gli alleati sì fossero decisi ad aiutare la guarnigione dell'isola. Ma la resistenza era agli estremi, ed ogni eventuale intervento non sarebbe più stato utile (33). Era intanto proseguito, la notte sul 25, presso Molo, nella baia di Lefkimo, lo sbarco dei gruppi tattici del Ten. Col. Remold e del
2" - «Il nemico tenta sbarcare nella parte sud dell'isola a Levkimme e baia S. Giorgio. Si domanda aiuto navale ed aereo>>. 3" - << Il nemico è riuscito a prendere terra nella zona S. Giorgio a sud della laguna Coritza. Ritengo che l'attacco venga sviluppato all'alba con il concorso dell'aviazione. Chiedo l'intervento della nostra aviazione e di mezzi navali». 4° - << Continua lo sbarco nella zona di Coritza appoggiato da una nave da guerra. Chiedesi immediato intervento aviazione e mezzi navali ». 5° - << Il nemico nella giornata odierna con dominio aereo incontrastato ha bombardato la quasi totalità dei capisaldi ed ha sbarcato ingenti rifornimenti di uomini e materiali. La possibilità della difesa è limitata al solo caso che velivoli da caccia e da bombardamento abbiano il predominio su quelli del nemico; che mezzi navali vigilino contro ulteriori azioni di sbarco; che mezzi corazzati ed artiglieria contraerea e campale siano sbarcati nell'isola entro 48 ore». 6° - « Chiedo urgente bombardamento delle zone indicate e particolarmente del Caposaldo Neocori. E' essenziale il bombardamento di Igumenica, Mutros e Parga dove sono riuniti mezzi da sbarco, nonché dei campi di aviazione di Paramythia e Giannina. Chiedo l'invio della caccia per neutralizzare l'ininterrotta azione di bombardamento. Ignoro la situazione dell'estremo sud dell'isola in quanto sprovvisto di mezzi radio». 7° - « L'avversario sostenuto da poderosa aviazione è riuscito a impossessarsi del caposaldo Argirades e della quota ovest di Neocori. Dispone di artiglieria. L'aviazione continua il bombardamento. Chiedo l'intervento immediato di velivoli da bombardamento su detto caposaldo e della caccia. E' in atto una controffensiva che potrà riuscire se appoggiata dall'aviazione ». 8° - « Mezzi da sbarco continuano ad affluire. Con la presenza di nostri mezzi la situazione può essere ristabilita ». 9" - «Se non intervenite immediatamente con caccia e bombardamento per evitare ulteriore immediato sbarco, è difficile sostenere la difesa dell'isola». Quest'ultimo messaggio fu captato alle ore 17,15 del 24 settembre. Cfr.: Lom: op. cit., pagg. 123 e 124. (33) Il Comando Supremo, con tele 1443/0p., inviava allo Stato Maggiore Aeronautica il seguente messaggio: << Informo che Missione militare inglese ha chiesto autorizzazione a sostenere Corfù. Preparate tutti gli elementi perché le indicazioni mettano in grado predetta aviazione di fornire il concorso più efficace possibile ». Ma il giorno 26 il Generale Foster nella riunione presso la Sottocommissione Aeronautica dell'A.C.C. avvertì che, essendo ormai capitolata Corfù, non se ne sarebbe fatto più niente. Cfr.: Lom: op. cit., pagg. r26 e 127.
I 1"' Armata: gli avvenimenti nell'isola di
Corfù
Capitano Feser. A partire dalle ore 7 il nemico iniziava un violento bombardamento aereo sui tre caposaldi montani della linea di ultima resistenza e verso le ore 12 le truppe tedesche riprendevano l'avanzata appoggiate da intenso fuoco di artiglieria e di aviazione. In particolare, il gruppo Dittmann puntava su Stawros e quindi su Corfù, mentre il gruppo Feser, alla sua sinistra, per BraganiotikaMattheos - Pawlian - Kato Garuna, puntava su Guvia. Per effetto di tale azione alle ore 13,30 cessava la resistenza il caposaldo di Coritza anche per la deficienza di munizioni e il Comandante dell'isola decideva di portarsi col suo comando tattico nel settore nord, presso il caposaldo di Schiperò, per rendersi conto delle ulteriori possibilità. L'attacco decisivo era stato iniziato dai gruppi Dittmann e Feser ----, sempre vigorosamente sostenuti da violenti bombardamenti aerei poco dopo le ore 12, con l'avvolgimento delle posizioni principali di sbarramento della difesa a Kato Garuna, per spezzare così l'ultima linea difensiva ed infrangere ogni resistenza nonostante la vigorosa reazione dei reparti ormai logori, protrattasi fino ad esaurimento delle munizioni. Dopo le ore 14 cadevano anche i caposaldi di Stawros e di Garuna, mentre tutte le linee telefoniche venivano interrotte : la rottura della fronte era ormai avvenuta e le forze attaccanti potevano dilagare. Alle ore 17, il Il/ 98" (gruppo Dittmann) giungeva all'altezza di Corfù: dopo breve ma accanito combattimento i resti del presidio erano costretti ad arrendersi. La colonna del Il / 99° (gruppo Feser), col concorso di quella del Il/ 98", occupava Guvia e l'aeroporto alle 19,30 e proseguiva subito con due reparti motorizzati su autocarri italiani catturati, iniziando l'inseguimento delle residue forze della difesa. Nel corso di queste azioni, nel tardo pomeriggio, veniva catturato a Skriperon il Colonnello Luigi Lusignani, con una parte del suo comando tattico: l'eroico Comandante veniva fucilato immediatamente sul posto, insieme al suo Aiutante maggiore, Capitano Carlo Ferraro. Alle ore 24 venivano occupate le località di porto Sudari e porto Roda, sulla costa settentrionale dell'isola e nella notte venivano fucilati il Colonnello Elio Bettini e altri ufficiali. Era la fine (34). L'unica batteria italiana in posizione a Cassiopì vemva disarmata n ei giorni successivi.
(34) Cfr.: D 'AGATA : diario cit., parte 2\ pagg. 784 e 785.
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Anche nell'ultima giornata di lotta non erano mancati altri radiomessaggi diretti al Comando Supremo per orientarlo sulla situazione (35). L'attacco era stato sostenuto da azioni concentrate di bombardieri in picchiata suHe batterie e sui reparti, mentre forze aeree sorvolavano i convogli per dare ad essi la massima sicurezza. Certo l 'intervento aereo italiano era stato insufficiente, irrisorio, « ma bisogna tener presenti le condizioni della nostra Aeronautica, che era appena uscita dalla catastrofe succeduta all'armistizio, e soprattutto la scarsa efficienza numerica e qualitativa degli apparecchi di linea » (36). E' da porre in risalto la strenua resistenza di tutti i reparti dislocati nell'isola, che accomunò militari di ogni grado dell'Esercito, della Marina, dell'Aeronautica, della Guardia di Finanza e della Milizia. Prima della resa il Comandante Ostuni aveva fatto distruggere lo scafo della torpediniera Sirtori (37). Il mattino del 26 le truppe tedesche avevano già occupato tutta l'isola, e il Diario di guerra del XXII Corpo da montagna poteva annunciare: « La guarnigione italiana è stata completamente dispersa dall'intervento decisivo operato dal gruppo tattico Remold; Corfù si trova saldamente nelle nostre mani >> . Con tutti gli ufficiali si procedette secondo l'or.dine del Fiihrer, mentre la truppa ebbe il trattamento dei prigionieri di guerra (38). Gravi le nostre perdite: vari reparti erano stati decimati o addirittura annientati dai bombardamenti aerei e nel corso dei combattimenti; più di seicento erano caduti, ingente il numero dei feriti. Il nemico, stando alle sue affermazioni, aveva riportato 40 mor-
(35) Radiomessaggi captati la mattina del 25 dalla stazione radio Marina di Brindisi: 1 ° - << Il nemico ha investito la nostra difesa montana. Intervento aviazione promessa non giunta; appoggio navale è mancato. Durante la notte ed ora continua l'afflusso di mezzi e materiali dalla costa dell'Epiro con motozattere. L'aviazione nemica continua azione esplorativa e di bombardamento >> . 2 ° - << Ignoriamo sorte "Stocco". Nostra situazione disperata. Inviate massima urgenza mezzi per evacuazione >>. 3° - Ultimo appello, ricevuto in chiaro alle 17>30: << Abbiamo distrutto pubblicazioni segrete. Ci apprestiamo distruggere radio >>. Cfr.: Lom: op. cit., pag. 126. (36) Cfr.: Lom: op. cit., pagg. 128 e 129. (37) Cfr.: Ufficio Storico della Marina Militare: op. ci t., pag. 198. (38) Cfr.: GERT FRICKE: articolo cit., pag. 47·
11" Armata: gli avvenimenti
nell'isola di Corfù
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ti e I6o feriti. In due settimane << aveva perduto I7 aere1 abbattuti dal tiro contraereo della difesa » (39). La lotta, assai aspra, era durata 12 giorni. Dal confronto delle opposte forze è agevole poter affermare che << Corfù cadde per effetto quasi esclusivo dell'azione aerea che non fu possibile contrastare » (4o).
*** Gli ufficiali superstiti (circa 280), furono rinchiusi nella fortezza della città e la truppa fu raccolta nell'aeroporto. Numerosi i militari di truppa prigionieri o fuggiti, salvati in minima parte dalla popolazione greca che fu generosa con i superstiti; altri riuscirono a lasciare l'isola e a raggiungere le coste italiane su piccole imbarcazioni. Vennero fucilati sul posto o risultarono dispersi alla fine dei combattimenti : I2 ufficiali del I8" reggimento fanteria; 2 ufficiali del 49" reggimento fanteria; IO ufficiali delle unità di artiglieria; I ufficiale di marina; I ufficiale ·dei carabinieri; 2 ufficiali dell'aeronautica, di cui I disperso (41). Il trattamento riservato ai componenti il presidio di Corfù (42) non fu identico a quello subìto dal presidio di Cefalonia. Non vi furono veri e propri massacri della truppa. Probabilmente tale circostanza fu « forse dovuta all'assenza, fra i comandanti tedeschi, del Maggiore von Hirschfeld, che era stato il maggior responsabile della esecuzione dei massacri di Cefalonia >> (43). Non mancarono tuttavia, anche a Corfù, episodi di malvagità da parte delle truppe tedesche. Gli ufficiali superstiti la notte sul 29 settembre vennero chiamati per essere interrogati: sembra che molti, dopo aver risposto a tutti i (39) Cfr.: GHILARDir>I: op. cit., pag. 202. (40) Cfr.: Ufficio Storico della Marina Militare: op. cit., pag. 1~. (41) Cfr.: FoR.\lATO: op. cit., pag. 307. (42) Nell'allegato 1 sono riportati gli ordini del Comandante la x" Divisione da montagna nella traduzione italiana. (43) Cfr.: GABRIO LoMBARDI: « L '8 settembre fuori d'Italia ». Edizioni U. Mursia & C., Milano, r9()6. Pagg. 253 e 254·
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quesiti, siano stati uccisi con un colpo di pistola << o chiusi dentro un sacco e gettati in mare dalla fortezza ». Spesso << il mare rigettava sulla costa i cadaveri di nostri militari vittime di eccidi consumati dai tedeschi»: secondo l'affermazione di un capitano medico « in una villa di Kondokali erano stati ritrovati i cadaveri di un tenente colonnello e di un soldato, italiani, con le mani legate dietro la schiena. Fu anche rinvenuta, in seguito, trasportata dalle onde e deformata dal tempo, la salma di un capitano, anch'essa con le mani legate dietro la schiena e con i segni di numerose ferite prodotte anche con la baionetta ». Altre salme di ufficiali chiuse in un sacco e completamente ridotte a pezzi vennero rinvenute altrove. Infine, « parecchi altri ufficiali del presidio di Corfù, giunti a Igumenica, erano stati trucidati dietro l'ospedale » (44). Un ufficiale superstite affermò che molti ufficiali catturati si attendevano di essere fucilati, ma il I " ottobre furono condotti ad Igumenica, sulla costa greca, per poi essere inoltrati in Germania il 13 ottobre. Infine, il IO ottobre, migliaia di prigionieri furono imbarcati per essere deportati in Germania e all'apparire di alcuni aerei alleati sorvolanti a volo radente le navi, sperando nella liberazione, si diedero a manifestazioni di gioia: ma l'intervento delle mitragliatrici tedesche fece strage di essi, mentre anche gli aerei alleati colpirono ripetutamente le navi ed una di esse affondò: << solo pochissimi si salvarono a nuoto >> (45).
*** Per la resistenza a Corfù vennero concesse tre medaglie d'oro e quattro di bronzo al valor militare (46). La Medaglia d'Oro venne conferita alla Bandiera del r8o reggimento fanteria << Acqui >> - costituito 1'8 maggio 1839 ma erede delle secolari tradizioni del reggimento cc Alessandria >> dell'antico Piemonte - che era stata incenerita il 24 settembre: le ceneri vennero murate in una caverna della vecchia fortezza veneziana. Le altre due Medaglie d'Oro furono concesse alla memoria dei Colonnelli Luigi Lusignani - comandante il I8° reggimento fanteria « Acqui>> - ed Elio Bettini, comandante il 49° reggimento fanteria c< Parma».
(44) Cfr.: D 'AcATA: diario cit., parte 2' , pagg. 785 -786. (45) Cfr.: D"AcATA: diario ci t., parte 2a, pag. 786 e ScALA : op. cit., pag. 640.
(46) Cfr.: FoRMATO: op. ci t., pag. 309.
1 Ta
Armata: gli avvenimenti nell'isola di Corfù
Motivazioni delle Medaglie d'Oro: Alla Bandiera del 18° reggimento fanteria « Acqui >> : « Nella gloriosa e tragica vicenda di Corfù, con il valore e il sangue dei suoi fanti, per il prestigio dell'Esercito italiano e per tenere fede alle leggi dell'onore militare, disprezzò la resa offerta dal nemico, preferendo affrontare in condizioni disperate una impari lotta immolandosi in olocausto alla Patria lontana >> . Corfù, 26 settembre 1943· Alla memoria del Colonnello Lusignani Luigi, Comandante il 18° reggimento fanteria « Acqui >> : << Comandante militare dell'isola di Corfù, fedele alle leggi dell'onore militare, opponeva un reciso rifiuto all'intimidazione di cedere le armi e, di propria iniziativa, organizzava la difesa dell'isola. <<Per dodici giorni resisteva ai violenti attacchi aerei e terrestri tedeschi, dando ai propri dipendenti esempio costante di valore. Infine, tramontata ogni speranza di aiuto, decimati ormai i reparti e quasi del tutto privi di artiglieria, veniva sopraffatto dal nemico preponderante. « Catturato dai tedeschi, veniva passato per le armi>>. Corfù, 8-25 settembre 1943· Alla memoria del Colonnello Bettini Elio, Comandante il 49o reggimento fanteria « Parma » : <<Comandante di valore, per non cedere le armi e mantenere integro l'onore della Bandiera, si rifugiava dall'Albania a Corfù con parte dei suoi reparti, e nell'isola si univa alle altre forze del presidio. Resisteva stoicamente ai continui bombardamenti ed agli attacchi tedeschi, pur conoscendo che nessun aiuto poteva essergli inviato, e dopo dodici giorni di strenua impari lotta, sostenuta stoicamente con reparti decimati, veniva catturato prigioniero dai tedeschi e passato per le armi. « Esempio eroico nelle tristi giornate di quanto possa il sentimento del dovere e l'onore verso la Patria ». Corfù, 13-25 settembre 1943·
*** Con la caduta di Corfù si era conclusa, nelle isole Jonie, l'epopea della eroica Divisione « Acqui» e delle altre unità dell'Esercito, della Marina, dell'Aeronautica, della Guardia di Finanza e della Milizia in esse dislocate, fra bagliori di gloria e generoso tributo di sangue. Epopea che esalta nella storia d'Italia l'eroismo e lo sfortunato valore dei nostri sol dati.
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Le operazioni delle unità italiane nel settembre- ottobre 1943
Allegato n. 1.
ORDINE DEL GENERALE COMANDANTE Allegato n. 142.
26 settembre 1943
Alla 1 .. Divisione da montagna Gruppo di combattimento Remo/d
1. -
Sepoltura dei caduti italiani in fosse singole, nessuna fossa comune.
Raccogliere le armi e portarle nelle vicinanze della città di Corfù. Il munizionamento, qualora non servisse, gettarlo in mare. In ogni caso, che non cada in mano alle bande. 2. -
3· - Prendere in consegna e sorvegliare campi e magazzini. Trasferirli a Corfù. 4· - Gli ufficiali ai reparti che hanno combattuto contro le unità tedesche sono da fucilare secondo il diritto statario. Eccezione: a) Fascisti; b) Ufficiali di origine germanica; c) Ufficiali medici; d) Cappellani. Oltre a ciò, nei casi singoli, secondo ordine del Ten. Col. Remold. 5· - Effettuazione della fucilazione in forma regolamentare fuori della città. Distaccamento di 8 uomini sotto il comando di un ufficiale, elmetto, nessuna apertura di fosse, Ufficiali di S.M. singolarmente, gli altri ufficiali per due o per tre. Divieto di accesso ai soldati tedeschi, o estranei ed alla popolazione civile. 6. - ~essuna sepoltura sull'isola, bensì portarsi al largo sul mare ed affondare in punti diversi (i corpi, .V.d.t.) dopo averli zavorrati. Lista degli ufficiali e piastrine di riconoscimento presso lo S.M. Remold. 7· - Effettuare la razzia nell'isola per la ricerca delle armi, dopo l'intimazione alla popolazione civile di consegnare i materiali dell'Esercito italiano ... (Seguono di.rposizio11i di carattere generale).
7
PRINCIPALI OPERAZIONI SVOLTESI NELL'ISOLA DI CORFU' DAL 12 AL 25 SETIEMBRE 1943
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CAPITOLO XV
GLI AVVENIMENTI IN EGEO (ISOLE DEL D ODECANESO, SPORADI MERIDION ALI E CICLADI) (Schizzo n. 1)
I. - IL COMANDO SUPERIORE
All'annuncio dell'armistizio era Comandante superiore delle Forze Armate dell'Egeo, con sede a Rodi, l'Ammiraglio di Squadra Inigo Campioni (Capo di Stato Maggiore, il Generale di D ivisione Roberto Sequi; Sottocapo di Stato Maggiore, il Ten. Col. Ruggero Fanizza) che ricopriva anche la carica di Governatore del Dodecaneso. Il Comando superiore dipendeva dal Comando Gruppo Armate Est che aveva sede a Tirana; a partire dalle ore 23 dell'8 settembre passò alle dirette di pendenze del Comando Supremo. Aveva ai suoi ordi ni le forze dell'Esercito, della Marina, dell' Aeronautica e della Milizia, dislocate nelle isole del Dodecaneso (r) e nelle isole dell'Egeo, occupate alla fine delle operazioni contro la Grecia e cioè le Sporadi meridionali (2) e le Cicladi (3). Erano presidiate dalle forze dell'Esercito (anche in parte, essendovi, in alcune, elementi delle altre Forze Armate): - nel Dodecaneso: le isole di Calino, Caso, Castel rosso, Coo, Lero, Rodi, Scarpanto, Simi e Stampalia; (1) Isole di: Alimnia (o Alinnio), Archi, Calchi, Calino, Calolino, Candeliusa, Caso, Castelrosso, Coo, Farmaco, Gaidaro, Lero, Levita, Lisso, Nisira, Patmo, Piscopi, Rodi, Scarpanto, Simi, Sirina, Stampalia, oltre ad un certo numero di isolotti di scarsa importanza. (z) Isole di: Furni, Nicaria e Samo. (3) Isole di: Amorgo, Anafi, Andro, Antinori, Delo, Giaro, Kea, Micono, Milo, J\'asso, _ io, Paro, Penosa, Policandro, Santorino, Serifo, Serpho, Sichino, Sifno, Sira, Strongili, Termia e Tino, oltre ad isolotti minori, di scarsa importanza.
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-
nelle Sporadi meridionali: le isole di Fumi, Nicaria e
Samo; - nelle Ciel adi: le isole di Amorgo, Anafi, Andro, Antinori, Kea, Micono, Nasso, Nio, Paro, Policandro, Santorino, Serifo, Sichino, Sifno, Sira, Termia e Tino. Nel campo operativo le isole maggiori - e qualcuna delle minori per particolari esigenze - dipendevano direttamente dal Comando superiore; le altre minori dipendevano da alcune isole « capo gruppo » (4)· Le forze dislocate nelle isole avevano il compito di impedire lo sbarco del nemico; nel quadro generale della difesa dello scacchiere Egeo, le isole di Rodi e Scarpanto in particolare, avrebbero dovuto costituire, con l'isola di Creta, un solido baluardo difensivo contro azioni anfibie in forze. Data poi la particolare struttura geografica del territorio, le unità dell'Esercito erano poste, per l'impiego, alle dipendenze dei Comandi delle singole isole in cui erano dislocate.
*** Le forze poste a presidio delle isole comprendevano: -
le forze dell'Esercito: Divisione di fanteria « Regina >> agli or·dini del Generale Michele Scaroina, Capo di SM, il Ten. Col. Vittorio de Paolis (5), con la sede del Comando a Campochiaro, nell'isola di Rodi. Era dislocata nel Dodecaneso; Divisione di fanteria « Cuneo » agli ordini del Generale Mario Soldarelli, Capo di SM, il Ten. Col. Nicola Gau-
(4) In particolare: dipendevano dall'isola di Rodi le isole di Castelrosso, Coo, Lero, Samo, Scarpanto, Sira e Stampalia; da Scarpanto l'isola di Caso; da Coo l'isola di Simi; da Lero l'isola di Calino; da Samo le isole di Furni e Nicaria; da Sira le isole di Andro, Antinori, Nasso, Paro, Santorino, Sifno, Tino.
(5) Inquadrava i reggimenti di fanteria 9°, Io0 , 309° e 331°; il 50° reggimento artiglieria da campagna su tre gruppi; due battaglioni autonomi (di cui uno del 31° fanteria «Siena »); la 2or• legione milizia con i battaglioni CCI e CCCI; il L battaglione mortai da 8r; il L battaglione chimico; 1 nucleo tattico celere; da 16 a 18 compagnie mitraglieri da posizione costiera; I compagnia mortai da 45; I compagnia mortai da 50; il CCCXII battaglione carri L meno una compagnia (la maggior parte dei carri era inefficiente); un reparto del genio. Non disponeva in proprio di elementi dei servizi.
Gli avvenimenti in Egeo
dioso (6), con la sede del Comando a Samo. Era dislocata nelle S poradi settentrionali e nelle Cidadi; raggruppamenti di artiglieria da posizione 3)0 , 36° e 55°, dislocati nelle Sporadi m eridionali (7); )6° raggruppamento artiglieria contraerei, dislocato nelle Sporadi meridionali (8); reparti di carabinieri; reparti del genio; reparti guardia di finanza; elementi dci servizi. Forza totale: s8.ooo uomini (9);
le forze della Marina (10): Comando Zona Militare Marittima delle isole italiane dell'Egeo, agli ordini del Contrammiraglio Carlo Daviso di Charvensod, con sede in Rodi; Comando Marina di Rodi, retto dal Capitano di Fregata Adriano Arcang1oli; Comando Marina di Lero, retto dal Capitano di Vascello (poi Contrammiraglio) Luigi Mascherpa;
(6) Inquadrava i reggimenti di fanteria 1' e 8•, il 27° reggimento artiglieria da campagna; la 24a legione milizia con i battaglioni XXIV e XXV, il VI battaglione mortai, I battaglione arditi divisionale, il VI battaglione genio, unità minori ed elementi dei servizi. (7) Inquadravano i gruppi XVIII, XXIII, XXIX, XXX, XXXII, XXXIV, XXXV, XXXVI, XXXIX, XL, XLT e varie unità autonome. Complessivamente: 46 batterie e 9 sezioni autonome: 3 batterie da 210/ 8, 10 da 149/ 12, 8 batterie e 4 sezioni da 105{28, 19 batterie e 5 sezioni da 75{27 mod. 1906 per impiego costiero e antisbarco, 6 batterie da 75/27 in postazioni fisse per concorso alle fanterie nei settori costieri. (8) Inquadrava i gruppi LXXXIII, LXXXIV e LXXXVI e altre unità. Complessivamente 7 batterie da 75/27, 1 da 75/27/CK, 2 da 90/53 e ro batterie di mitragliere da 20 c.a. (134", 191•, 192•, 193•, 194•, 195•, r96•, 19J", 198•, e una autonoma). (9) I dati si riferiscono al numero delle razioni viveri distribuite giornalmente. Il Capo dei servizi con funzioni di intendente afferma che << l'organiz7azione logistica dello scacchiere Egeo doveva provvedere alle esigenze della vita e del combattimento di 58.ooo uomini frazionati in ben 32 isole». Cfr.: Relazione del Colonnello Arrigo Angiolini. (xo) Cfr.: Ufficio Storico della Marina Militare: << La Marina italiana nella seconda guerra mondiale». Volume XVI: <<Attività dopo l'armistizio ». Tomo 2°: << Avvenimenti in Egeo », Roma, 1957· Pagg. da 3 a 5, da I I a 15, da 94 a 98, 356, 385 e seguenti, 429 e 448.
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Comando Marina di Sira, retto dal Capitano di Fregata Ernesto Navone; forze navali : I cacciatorpediniere (Euro); .. III flottiglia Mas, comprendente IS unità Ms. e Mas.; .. V gruppo sommergibili; ad eccezione dell'Onice, in viaggio, gli altri erano in Italia per lavori; .. XIV gruppo antisom, su 2 unità; XXXIX flottiglia dragaggio, comprendente 7 unità di altura e 20 per il dragaggio ravvicinato; .. altre unità e navi ausiliarie, fra le quali I posamine, I cannoniera, I nave appoggio sommergibili, I nave cisterna, I piroscafo requisito, r rimorchiatore; unità minori per i servizi di pilotaggio, vigilanza alle ostruzioni e per usi locali, I pontone officina e I piroscafo frigorifero; artiglierie costiere : .. a Rodi: 8 batterie di vari calibri e numerose mitragliere di vari tipi, a. a. e a.sb.; .. a Lero: 24 batterie di vari calibri e 49 mitragliere di vari tipi, a.a. e a.sb.; a Stampalia: 5 batterie di vari calibri; ad Alimnia: 3 pezzi di vari calibri; a Santorino: 3 pezzi da 76/ I7; a Sira (Siros): 8 pezzi di vari calibri; aerei: a Lero la 147" squadriglia da ricognizione marittima (r2 apparecchi di cui 3 distaccati a Rodi) (u); numerose, infine, le stazioni vedetta e radiotelegrafiche. Forza totale: sui 2.ooo- 2.200 uomini, comprese le unità navali; -
le forze dell'Aeronautica (12): Comando Aeronautica dell'Egeo, agli ordini del Generale di Brigata Aerea Alberto Briganti, con sede in Rodi; I gruppo autonomo da bombardamento, su 4 squadriglie; I gruppo autonomo da caccia, su 2 squadriglie;
(u) Cfr.: ANGELO Loor: « L'Aeronautica italiana nella guerra di liberazione 1943- 1945 ». Ufficio Storico dell'Aeronautica Militare, Roma, x9(}1. Pag. 67. (xz) Cfr.: ANGELO LoDi: op. cit., pagg. 31 e 33· Prima dell'8 settembre le forze da bombardamento erano inquadrate nel 30° stormo, comprendente i gruppi autonomi 87°, 90° e 154°.
Gli avvenimenti in Egeo
squadriglia da trasporto; sezione intercettori; varie mitragliere da 20 per la difesa vicina degli aeroporti; gli aeroporti di Maritza e Gaddura a Rodi. Esisteva nell'isola anche l'aeroporto di Cattavia, ma era stato reso inutilizzabile. Forza totale: a Rodi circa 3.000 uomini e 64 aerei, di cui soltanto 33 efficienti. L'organizzazione delle forze aeree « concerneva essenzialmente le isole di Rodi, Coo e Scarpanto, con un ingente sviluppo nell'isola di Rodi dì impianti a terra ». Da rilevare che le nostre unità aeree « erano soggette a costanti diminuzioni sia di forza organica a causa di successivi trasferimenti di reparti per esigenze di altri fronti, sia di efficienza a causa delle frequenti perdite, non ripianabili » (13). I
1
*** Mancava una riserva generale, da utilizzare manovrandola fra le isole. Ogni isola perciò « aveva tutte le forze che si potevano devolverle per la difesa costiera e per la manovra» (14). I collegamenti tra Rodi e le altre isole erano effettuati quasi esclusivamente a mezzo radio; esisteva una linea telegrafica, per cavo, con Lero, Coo e Simi. I collegamenti materiali erano tenuti con mezzi navali e, in caso di urgenza, con mezzi aerei. A causa della guerra al traffico marittimo, i collegamenti postali erano divenuti occasionali. Gli organici dei reparti dell'Esercito non erano al completo e le condizioni morali della truppa si presentavano in complesso buone, data la calma esistita fino a quel momento nello scacchiere Egeo. Alle unità, disperse su tante isole, non si era mai presentata l'occasione di venire sottoposte alla prova del fuoco; le truppe avevano perciò finito con l'acquisire una mentalità piuttosto territoriale e quietistica. L'armamento dei reparti era generalmente antiquato; la deficienza di automezzi da trasporto fortemente sentita. I servizi a loro volta risentivano del frazionamento insulare del territorio e della aleatorietà dei rifornimenti per le difficoltà del traffico e la scarsa (13) Cfr.: Relazione del Generale Roberto Sequi, Capo di S.M. del Comando Superiore Egeo. (14) Cfr.: Relazione del Generale Roberto Sequi. 34· - U.S.
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disponibilità di naviglio e di forze navali di scorta. Deficienti, infine, le risorse locali. Tranquillo l'atteggiamento delle popolazioni nelle isole del Dodecaneso; un po' meno nelle altre. Eccessivo il frazionamento e il conseguente disseminamento delle forze italiane per la preoccupazione di vigilare ovunque e in qualsiasi momento, dislocando su alcune isole reparti di consistenza anche irrisoria (in un'isola una sola squadra fucilieri; in altre sei, un solo plotone fucilieri; in cinque, meno di una compagnia fucilieri; in quattro, una compagnia fucilieri). La Divisione di fanteria « Regina » presidiava nove isole, la « Cuneo » ben venti. Pertanto, ai fini della esposizione degli avvenimenti, la trattazione non prenderà in esame quelli relativi alle isole presidiate da unità di scarsa consistenza (fino al plotone) ......., salvo il caso di quelle in cui la difesa fu pronta e accanita - per concentrare la esposizione sulle isole maggiori ove si verificarono atti di resistenza e sacrifici di sangue. LE FORZE GERMANICHE.
Nell'isola di Rodi, giunsero « in diverse riprese un battaglione di granatieri tedeschi, quattro batterie c.a. da 88, molti carri armati da 24 tonnellate, automezzi di ogni tipo, batterie semoventi, tanto che, pur conoscendo l'esuberanza dei loro armamenti rispetto alla nostra povertà, sembrava esagerato tanto apparato logistico e di artiglierie per un semplice battaglione » (r5). In effetti, alla data dell'8 settembre, era dislocata a Rodi la « Sturmbrigade Rhodos >> (Gen. Ulrich Kleemann), costituita con reparti della 22a Divisione di fanteria dell'isola di Creta ed altre unità. Dopo la occupazione di Rodi, il 12 settembre 1943, venne denominata « Sturmdivision Rhodos », Divisione d'assalto Rodi (r6). L 'ingerenza tedesca nelle isole, non chiesta né desiderata, si era sviluppata con una progressione subdola, estendendosi nell'agosto 1943 anche all'isola di Scarpanto, nella quale era sbarcato il 999o battaglione granatieri del 6° reggimento, per intese intercorse fra i due Comandi Supremi, contro il parere negativo espresso dal Comandante Superiore. (15) Cfr.: RuccERO FANIZZA: «de Vecchi, Bastico, Campioni ultimi Governatori dell'Egeo ». Stabilimento tipografico Valbonesi, Forlì, 1948. Pag. 129. (16) Cfr.: « Das Heer 1933 - 1945 » di BuRKHART MutLER- HILLEBRAl'<D. Volume III. Editori Mittler & Figlio, Francoforte sul Meno, 1g69. Pag. ll9.
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Gli avvmìmenti in Egeo
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La Brigata << Rhodos » avrebbe dovuto costituire massa di manovra per l'isola di Rodi, con una dislocazione centrale. La sua forza complessiva si aggirava sui 6.500 uomini, dei quali circa r.ooo a Scarpanto (r7). Come si vedrà, avrebbe ricevuto il poderoso concorso delle forze aeree tedesche. La condotta delle truppe tedesche, caratterizzata da invadenza e inframmettenza, era improntata « a grande sostenutezza e ad una irrequietudine continua nei nostri confronti» (r8); H i rapporti fra il Comandante militare dell'isola e il comandante la brigata germanica furono fin dai primi contatti molto freddi » (r9). Come si è visto, le forze tedesche furono concentrate a Rodi c nella parte centrale dell'isola, con la sola eccezione di un battaglione granatieri distaccato a Scarpanto. Tale accentramento consentì al momento opportuno di effettuare su Rodi una serie di atti di forza che permisero - in tempo relativamente breve - la occupazione, sia pure con l'accanita resistenza delle forze italiane, di tutte le altre isole dell'arcipelago.
II. - LA RESISTENZA A RODI (Schizzo n . 2) La città di Rodi era la sede di tutti i Comandi; oltre al Comandante Superiore, vi si era insediato il Comandante militare dell'isola, Generale di C. d'A. Arnaldo Forgiero (2o) dal quale dipendevano il Comando della Divisione di fanteria « Regina » (21), le artiglierie dei raggruppamenti 35•, 36•, 55• e 56u (Comandante il Generale di Bri(17) Cfr.: Relazione del Colonnello Arrigo Angiolini. (18) Cfr. : Relazione del Ten. Col. Ruggero Fanizza. (19) Cfr.: Relazione del Generale di Corpo d'Armata Arnaldo Forgiero, Comandante militare dell'isola di Rodi. E' poi da ricordare che nell'agosto il Feldmaresciallo Maximilian von Weichs, Comandante le forze tedesche nei Balcani, era giunto improvvisamente a Rodi per ispezionare la Brigata « Rhodos » senza che il nostro Comando Superiore ne fosse stato preventivamente informato. (2o) « L'istituzione di un nuovo comando nell'isola, retto da un generale di Corpo d'Armata, sembra fosse stata motivata dall' invadenza e dall'aumento delle truppe tedesche >>. Cfr.: Relazione del Generale Arnaldo Forgiero. (21) Un battaglione del 9• fanteria (meno 2 compagnie) era dislocato a Scarpanto, insieme ad altre unità e il 10° fanteria presidiava l'isola di Coo, ad eccezione del I battaglione, dislocato nell'isola di Lero.
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gata Giuseppe Consoli), reparti vari dei carabinieri, del genio, della finanza, due autoreparti, unità e stabilimenti dei vari servizi. All'Ufficio servizi del Comando militare erano devoluti compiti e funzioni di Intendenza. Dipendevano inoltre dal Comando militare le forze della Marina (mezzi navali, varie stazioni vedetta, 9 batterie antinavali organizzate ciascuna a caposaldo, vari pezzi da 76/17 con funzioni an tisbarco, numerose mitragliere c.a. e antisbarco) e quelle del!' Aeronautica con la sua organizzazione a terra, completata da centri di fuoco a difesa dell'aeroporto di Gaddura ed elementi di guardia a quello di Maritza, alcune mitragliere da 20 e un certo numero di avieri disponibili addestrati per essere eventualmente impiegati quali riserve di settore. Complessivamente il presidio di Rodi ammontava, alla data del1'8 settembre, a 37.500 uomini ·delle varie Forze Armate (22). Le forze tedesche dislocate nell'isola comprendevano la Brigata motocorazzata d'assalto << Rhodos >> (meno un battaglione) alla quale si è già accennato (23) e 6 batterie contraeree da 88, in postazione fissa ma anche autotrasportabili. La brigata aveva il vantaggio di essere dislocata in posizione centrale, essendo considerata massa di manovra. Sotto l'aspetto operativo, l'isola era suddivisa in una fascia costiera, tre zone centrali e tre bretelle difensive. La fascia costiera, di profondità variabile, si estendeva per circa 220 km, ed era costituita ·da una scacchiera di centri di fuoco e capisal·di abbastanza efficienti contro tentativi di sbarco, ma non in grado di resistere ai bombardamenti aerei. Assorbiva la quasi totalità delle nostre forze. La organizzazione, fronte a mare, con le artiglierie proiettate piuttosto in avanti a causa della limitata gittata, comprendeva cinque settori difensivi, come segue: - settore (o piazza) di Rodi, nella regione settentrionale, agli or.dini del Generale Raffaello Calzini; articolato nei tre sottosettori di Mixi, Punta e Vodi, comprendeva la citt.à e il porto; --,- settore San Giorgio, agli ordini del Colonnello Giuseppe Capigatti, Comandante il 9o reggimento fanteria; era articolato nei (22) Cfr.: Relazione del Colonnello Arrigo Angiolini. (23) Risultava costituita da 3 battaglioni granatieri, I compagnia carri armati con 15 carri da 24 tonnellate, I gruppo esplorante con una quarantina di autoblindo, una settantina di vetturette e camionette blindate e numerose motocarrozzette armate, 2 gruppi artiglieria su 2 batterie cannoni da IOS e da 150 ciascuno, I gruppo pionieri, vari elementi minori e servizi.
Gli avvenimenti in Egeo
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due sottosettori di Villanova e Calavarda; includeva l'aeroporto di Maritza e le rotabili che adducevano a Rodi, ai comandi e ai magazztnl; - settore di Vati, agli ordini del Colonnello Luigi Bertesso, Comandante il 309° reggimento fanteria; era articolato nei tre sottosettori di Iannadi, Cattavia e Apollachia; includeva il campo di aviazione di Cattavia, in utilizzabile; - settore Calato, agli ordini del Ten. Col. Giuseppe Bertelli, del 9° reggimento fanteria; includeva il campo di aviazione di Gaddura; - settore Calitea, agli ordini del Colonnello Vincenzo Manna, Comandante il 331° reggimento fanteria; era articolato nei due sottosettori di Stenà e Afando. I settori San Giorgio, V ati, Calato e Calitea erano posti alle dipendenze del Generale Michele Scaroina, Comandante la Divisione di fanteria « Regina ». Quello di Rodi dipendeva invece direttamente dal Comando dell'isola. Ogni settore disponeva di una m odesta riserva locale. Le tre zone centrali erano le seguenti: - Psitos; - Salaco- Campochiaro- Monte Profeta- Apollona: includeva il Comando dell'isola a Monte Profeta e il Comando della Divisione « Regina » a Campochiaro; - Vati. Scarse le forze ivi dislocate: un nucleo tattico celere nella zona di Psitos, il gruppo carabinieri ed elementi della finanza della zona di Campochiaro. Depositi e servizi quasi tutti accentrati colà e nella piazza <li Rodi. Infine, tre bretelle difensive (24) suddividevano l'isola in compartimenti, ma in effetti la loro organizzazione non poteva considerarsi efficiente per la modestia e la esigua entità <lei lavori campali effettuati. A causa della deficienza· di mezzi celeri di trasporto, le truppe erano state avvici nate alla costa per un tempestivo intervento : situazione questa che avrebbe facilitato il compito della Brigata germanica « Rhodos » la cui dislocazione, tutta riunita, consentiva ampie (24) Cfr.: Relazioni del Generale Raffaele Calzini, dei Colonnelli Giuseppe Capigatti e Luigi Bertesso e dei Tenenti Colonnelli Ruggero Fanizza e Giuseppe Bertelli.
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Le opaazioni dt:llt: unità italiani! nt:l utumbrt:- ottobu 1943
possibilità di rapido intervento in qualsiasi direzione; oltre ad essere collegata via radio coi Comandi tedeschi del Gruppo Armate SudEst e della « Fortezza di Creta » , disponeva in proprio di una rete di collegam enti a filo. La sera dell'8 settembre 1943 giunse improvvisa - e si diffuse suscitando nei reparti una certa esultanza - la notizia dell'annuncio dell'armistizio (proclama Badoglio), senza che il Comando Supremo avesse mai inviato il benché minimo avviso o accenno (25). In base agli ordini successivamente pervenutigli nella tarda serata dal Comando Supremo (telescritto n. 24202, allegato n. r), il Comando Superiore fu posto in grado di trarre quattro elementi orientativi molto importanti : qualora fossero prevedi bili atti di forza da parte germanica si doveva procedere al disarmo immediato delle unità tedesche dell'arcipelago; dal momento della ricezione dell'or·dine il Comando sarebbe passato alle di pendenze del Comando Supremo; tutte le truppe dovevano reagire immediatamente ed energicamente ad ogni violenza armata germanica, in modo da evitare di essere disarmate e sopraffatte; infine, non doveva essere presa iniziativa di atti ostili contro i tedeschi. Gli ordini conseguenti vennero subito trasmessi a tuttl 1 comandi delle isole. Ma gli incidenti con le forze tedesche, come si vedrà, ebbero inizio la stessa notte. L'Ammiraglio Campioni ordinò che i reparti fossero riuniti e tenuti pronti per interventi manovrati. Dette, inoltre, disposizioni al Generale Kleemann, comandante la Brigata « Rhodos », affinché le truppe tedesche non effettuassero movimenti, onde evitare incidenti con le forze italiane: il Kleemann convenne su tale necessità, ma la notte sul 9 - mentre reparti tedeschi si avvicinavano agli aeroporti di Maritza e Gaddura, con l'evidente intento di impadronirsene ~ rese noto al Generale Forgiero di aver ricevuto ordine dal Comando Superiore tedesco di occupare gli aeroporti, di opporsi a (25) Il Comando Supremo aveva deciso di far pervenire al Comando Superiore Egeo notizie orientative sull'armistizio col (( Promemoria n. 2 » che avrebbe dovuto essere recapitato da apposito ufficiale il 7 settembre a mezzo aereo. Ma a causa delle avverse condizioni atmosferiche, l'aereo non poté partire che il mattino del 9· Perciò lo stesso Comando Supremo la sera dell'8 inviò al Comando Superiore il telescritto n. 24202 con le direttive del caso, !asciandolo libero di assumere verso le forze germaniche l'atteggiamento ritenuto più conforme alla situazione. Il telescritto giunse a tarda sera e fu decifrato fra le 23 e le 24·
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qualsiasi movimento di navi e di aerei e di provvedere con le proprie forze alla difesa dell'isola contro eventuali sbarchi anglo- americani. In relazione a tali intendimenti, egli avrebbe necessariamente dovuto schierare opportunamente le sue unità. Sorpreso da tali richieste, il Generale Forgiero rifiutò di aderirvi e ne ·diede avviso all'Ammiraglio Campioni. Quest'ultimo, nell'intento di attenersi alle disposizioni contenute nel radiogramma n. 24202 del Comando Supremo e di evitare perciò che fossero gli italiani per primi a creare incidenti, decise di conferire direttamente col Generale Kleemann, tanto più che era stato informato dai dipendenti Comandi di settore che le truppe tedesche muovevano con intenzioni evidentemente ostili in direzione degli aeroporti ·di Maritza (ove avevano disarmato il personale di guardia) e Gaddura. Nel colloquio, che avvenne nelle prime ore del mattino del 9, il Kleemann Sl scusò della iniziativa presa dalle sue truppe, secondo lui a sua insaputa e per errata interpretazione degli ordini ricevuti, ma fu fermo nella decisione di non ritirare i propri reparti dalle località raggiunte, per potersi opporre a eventuali aviosbarchi di forze alleate, impegnandosi a tenere informato il Comando Superiore di qualsiasi altro spostamento. Nel frattempo veniva effettuato il ritiro dalla fascia costiera delle forze italiane per concentrarle, inizialmente almeno per battaglione, e tenerle pronte a intervenire; alle ore IO del 9, il Generale Forgiero tenne rapporto ai Comandanti di settore per orientarli onde porre le truppe in grado di reagire. Lo stesso mattino del 9, il Comandante la Divisione « Regina », Generale Scaroina, mentre rientrava al proprio Comando dopo aver conferito con i comandanti dipendenti, lo trovò circondato da mezzi blindo- corazzati tedeschi e venne subito catturato per essersi opposto ai loro movimenti e per avere sdegnosamente rifiutato la ingiunzione di far deporre le armi alle proprie truppe entro un quarto d'ora di tempo. Subito dopo i tedeschi aprirono le ostilità contro le scarse forze della riserva divisionale (26), dislocate a Cam-· pochiaro e Monte Profeta e quelle del L battaglione truppe chimiche - inviato nel frattempo a sostegno dal Generale Forgiero, reso edotto della situazione - e che i tedeschi non tardarono a sopraffare nonostante la strenua difesa. In conseguenza di tale atteggiamento dei reparti della « Rhodos », l'Ammiraglio Campioni ordinò il tra(26) Comprendevano un battaglione di fanteria, un gruppo di artiglieria e una compagnia mista del genio.
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sferimento nel castello di Rodi del Comando militare dell'isola, g1a a Monte Profeta; nel corso del movimento reparti tedeschi catturarono una parte del personale (27). Occupato il Comando Divisione « Regina », i tedeschi attaccarono successivamente con forze motorizzate e corazzate i vari settori dell'isola, riuscendo gradualmente a superarne la resistenza, come si vedrà, con la superiorità dei loro mezzi e di sorpresa. Si ripeteva così, anche a Rodi, la tattica già posta in atto negli altri scacchieri in quei frangenti, con la inaspettata cattura dei comandi e reparti, mentre erano in corso le trattative e con la successiva eliminazione delle difese. Nel corso della giornata del 9, data la piega assunta dagli avvenimenti, l'Ammiraglio Campioni ordinava il ripiegamento su Rodi delle truppe dislocate nei settori Calitea e San Giorgio e di far intervenire le artiglierie relative contro il campo di aviazione di Maritza per distruggervi gli aerei esistenti onde impedirne la utilizzazione da parte dei tedeschi. Durante tale intervento furono ridotte al silenzio le batterie tedesche che avevano cercato di reagire (28). A sera i tedeschi erano riusciti a impadronirsi della zona centrale dell'isola; chiesero inoltre che fossero ad essi consegnate le posizioni di Monte Fileremo e di Monte Paradiso essenziali, a loro avviso, per la difesa da un eventuale sbarco di forze britanniche, ma tale richiesta fu respinta (29).
*** Nel frattempo, a notte alta fra il 9 e il 10, tre paracadutisti inglesi si erano lanciati nel settore di Calitea: si trattava del Maggiore Dolbey (feritosi ad un piede nell'atterraggio), del Maggiore lord Jellicoe e di un sottufficiale marconista, che furono condotti al ca(27) Nel frattempo numerosi elementi tedeschi erano riusciti a giungere presso il ridotto centrale di Rodi: la difesa del caposaldo, all'ingresso del Castello e del Comando Aeronautica, era stata affidata ad un reparto di formazione costituito da elementi della 637"' sezione carabinieri, della Guardia di finanza e dell'aeronautica. Fu disposto nella giornata il rastrellamento dei nuclei di tedeschi per isolarli: in totale ne furono catturati 125 e posti in condizione di non nuocere. Cfr.: Relazione del Sottotenente dei carabinieri Giovanni Pelillo, in data 21 aprile 1951. (28) Cfr.: Relazione del Generale Giuseppe Consoli, Comandante l'artiglieria del Comando Superiore. (29) Cfr.: Relazione del Colonnello Giuseppe Capigatti, Comandante il 9" reggimento fanteria.
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steli o e presentati al!' Ammiraglio Campioni al quale dichiararono di essere inviati dal Generale sir Henry Wilson, Comandante in capo alleato del Medio Oriente al Cairo. Dopo aver riconosciuto la difficile situazione dell'isola, chiesero presumibilmente per quanto tempo sarebbe stato possibile resistere e quali mezzi sarebbero occorsi per mantenerne il possesso almeno limitatamente al porto e ad un aeroporto. La risposta fu semplice : era possibile resistere per qualche giorno e garantire per il momento il possesso del porto, ma non quello degli aeroporti, già caduti in mano tedesca. Si rendeva perciò indilazionabile l'invio di forze, ma gli ufficiali inglesi precisarono che (30) «l'Armata d'Oriente non era in grado che di fornire qualche intervento aereo, ma che entro una settimana avrebbe potuto disporre per il trasporto di qualche elemento di rinforzo e che in una quindicina di giorni avrebbe potuto sbarcare, in complesso, una mezza brigata>> (31). L'Ammiraglio Campioni prese atto con delusione di tale comunicazione e chiese che almeno si tentasse, da parte alleata, una dimostrazione di sbarco verso la zona meridionale dell'isola. Gli ufficiali inglesi, accolta la proposta, la trasmisero per radio al Comando del Medio Oriente (32).
*** I combattimenti contro i tedeschi furono proseguiti, mentre ebbero inizio a partire dal giorno IO violente incursioni aeree sull'isola che compromisero in modo decisivo la ulteriore resistenza. Caddero perciò, successivamente, i vari settori difensivi nonostante ogni difesa, caratterizzata da contrassalti e contrattacchi nel corso dei quali (30) Cfr.: Relazione del Generale Roberto Sequi. (31) Secondo il parere del Ten. Col. Fanizza (op. cit., pag. 175) <<forse fu questa notizia a disanimare l'Ammiraglio Campioni, facendo precipitare, appena un giorno dopo, una situazione che non poteva affatto dirsi disperata. Certamente vi influi >> . (32) Nel pomeriggio del 10 il Maggiore Dolbey, ferito, fu fatto partire a mezzo di un idrovolante per Cipro, latore di una lettera (allegato n. 2) dell'Ammiraglio Campioni per il Generale Wilson. Tn accompagnamento fu inviato un nostro ufficiale in grado di fornire al Comando alleato maggiori dettagli sulla situazione. L 'altro ufficiale britannico col marconista, rimasero a Rodi, ma in serata a mezzo di una motosilurante della Marina furono fatti partire per Castelrosso, accompagnati dal Ten. Col. Fanizza, sottocapo di S.M., per illustrare al Capo della Missione britannica la situazione di Rodi e le sue urgenti necessità.
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i nostri soldati seppero imporsi all'ammirazione dello stesso nemico (33). Poco dopo le ore 7 dell'II giunse a Rodi, proveniente da Castelrosso, il Colonnello britannico Kenyon che, condotto alla presenza dell'Ammiraglio Campioni e posto al corrente della situazione, che giudicò molto critica, ebbe la raccomandazione di far presente al Comando alleato la necessità di un intervento almeno dimostrativo nella regione meridionale dell'isola. A sua volta il Generale Briganti, comandante l'Aeronautica, insisté perché fossero bombardati i due campi di aviazione di Maritza e Gaddura c perché fossero inviati aerei da caccia al campo dell'isola di Coo per contrastare l'azione degli apparecchi tedeschi. Alla richiesta del Kenyon sulla probabile durata della resistenza della bretella difensiva di Rodi fu data una risposta vaga. Egli rispose che l'avrebbe prospettata al suo Comando, unitamente alle richieste dell'Ammiraglio Campioni; consigliava nel frattempo di non perdere il controllo della situazione e di guadagnare tempo (34). Dopo di che ripartì per Castelrosso nelle prime ore del pomeriggio.
*** Fino a quel momento soltanto il settore e la piazza di Rodi non erano stati ancora attaccati dai tedeschi. Il IO settembre una colonna motorizzata, soggetta al fuoco delle nostre batterie, aveva attaccato il settore San Giorgio e subito dopo, alle 10,30, quello di Calato. Le nostre truppe avevano resistito strenuamente e dopo aver subìto perdite erano state costrette a ripiegare verso nord dove venivano sopraffatte dall'improvviso attacco di un'altra formazione di autoblindo e semoventi. Alle ore 16 la resistenza si era ridotta, nel settore San Giorgio, al fuoco di qualche batteria e poco dopo il colonnello coman(33) Dopo l'accettazione delle condizioni poste dal Generale Kleemann, come si vedrà (ore u,35 dell'n settembre), nel corso di una riunione pomeridiana fra l'Ammiraglio Campioni e il Generale Kleemann, questi si levò in piedi e disse: «Prima di tutto sento ìl dovere di dichiarare che le truppe italiane hanno combattuto contro di noi comportandosi valorosamente e con onore». L'Ammiraglio Campioni rispose: << Prendo atto della vostra dichiarazione che vi invito a verbalizzare nei vostri rapporti». Cfr.: Relazioni dei Generali Arnaldo Forgiero e Roberto Sequi e Ufficio Smrico della Marina Militare, volume XVI, cit., pag. 44· (34) Cfr.: Ufficio Storico della Marina Militare, volume XVI, cit., pagg. 38 e 39·
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dante, già da alcuni giorni ammalato, era costretto ad accettare la resa. I tedeschi concessero alle truppe l'onore delle armi. Accanita la resistenza delle forze dislocate nei sottosettori di Apollachia, Cattavia e Iannadi (settore V ati): in quello di Iannadi un battaglione del 309° reggimento fanteria, agli ordini del Maggiore Anacleto Grasso, condusse una resistenza più accentuata - nel corso della quale furono catturati 200 prigionieri - poi resa vana per la subentrata capitolazione dell'isola, determinata dalla situazione disperata in cui i reparti erano venuti a trovarsi anche per effetto dei micidiali bombardamenti aerei. ~ella giornata del 10, erano inoltre avvenuti lanci di manifestini invitanti le truppe italiane a deporre le armi, effettuati da un aereo tedesco nel settore di Rodi; vari duelli delle opposte artiglierie e la cattura di una batteria tedesca da 88, oltre ad episodi minori tutti favorevoli alle nostre forze. Notevole la resistenza nel settore Calato, ove le posizioni furono aspramente contese da fanti e artiglieri, fraternamente accomunati nella lotta, che si svolse con alterne vicende e si concluse in tre giorni, sino all'n settembre, infliggendo al nemico sensibili perdite. Animatore della lotta il Tenente Colonnello Annunziato Mari, Comandante il XLIII gruppo autonomo da 149/ 12 (35). Eguale, accanita resistenza fu opposta nel settore V ati dalle forze del T enente Colonnello Giuseppe Bertelli del 9° reggimento fanteria che, rifiutando le intimazioni dei tedeschi, riuscirono a respingere numerosi attacchi di una colonna motorizzata, infliggendole gravi perdite, nonostante l'avvenuta cattura di alcuni nostri ufficiali, sorpresi in precedenza alla mensa. La notte sull' rr i tedeschi effettuarono un violento bombardamento contro le batterie italiane di Monte Paradiso, Monte F ileremo e quelle rimaste in posizione nel settore Calitea, riducendole al silenzio, ciò che costituì per la difesa del settore Rodi una grave perdita.
(35) Meritano particolarmente menzione i valorosi reparti i cui comandanti aderirono alla unanimità alla iniziativa del Tenente Colonnello Mari: 7a e 19a compagnie costiere del 9° fanteria, 405" batteria da 149/ 12, 721 3 batteria da 75/ 27 e reparto comando del XLIII gruppo, batteria comando del 36° raggruppamento artiglieria, s6• e 232• batterie c.a., 167• batteria cannoni autonoma. Cfr.: Stato Maggiore dell'Esercito. Ispetrorato dell'Arma di Fanteria, EooARDO SCALA: « Storia delle fanterie italiane ». Volume X: « Le Fanterie nella seconda guerra mondiale>>. Tipografia Regionale, Roma, 1956. Pag. 6)8.
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Altra batteria da 75 c.a. in posizione a sud della città, attaccata e circondata, dovette cedere dopo avere esaurito le munizioni. Alle ore 7 dell'II una violenta incursione aerea inflisse gravi perdite alla difesa; altra incursione venne effettuata verso le 10,30. Nel tardo pomeriggio dell'II, quando già i tedeschi, scossi per le perdite e per il vano tentativo di congiungere le loro forze di Calato con quelle di Arcangelo si orientavano ad arrendersi in quel settore e stavano perciò per desistere dai loro intendimenti offensivi, giunse inatteso e allora inspiegabile l'ordine di cessazione del fuoco e di resa da parte del Comando Superiore. Proprio quello stesso pomeriggio erano state predisposte nei particolari, per l'alba del giorno successivo, alcune azioni offensive per liberare i nostri prigionieri in mano tedesca a Calato e Livada (Arcangelo).
*** Era infatti avvenuto che il Generale Kleemann, non riuscendo con le proprie forze sostenute dall'aviazione ad avere ragione della tenace resistenza opposta da tutte le forze italiane dislocate nell'isola, era ricorso nuovamente all'inganno e aveva fatto pervenire ali' Ammiraglio Campioni, per mezzo di due ufficiali tedeschi accompagnati dal Capo di S.M. del Comando Divisione « Regina », Ten. Col. De Paolis, nuove proposte (36) con l'invito categorico di fornire una risposta entro le ore u,3o: per effetto di esse l'Ammiraglio sarebbe rimasto a Rodi con le funzioni di Governatore civile, i soldati avrebbero dovuto deporre le armi in appositi magazzini, gli ufficiali avrebbero conservato l'armamento e ottenuto la libertà di circolazione nell'isola. Il Comando militare sarebbe stato assunto dallo stesso Generale Kleemann. Poche ore prima era pervenuto all'Ammiraglio Cam piani un biglietto del Generale Scaroina, Comandante la Divisione « Regina » che, pur essendo prigioniero, era riuscito a scrivergli per chiedergli di « far cessare le ostilità nei settori da lui dipendenti pressoché all'esaurimento delle munizioni e dei rifornimenti idrici, onde evitare ulteriore spargimento di sangue>>. L'Ammiraglio Campioni, pur avendone riportato una penosa impressione, non aveva concesso l'autorizzazione (37). (36) Dopo avere elogiato il fiero comportamento delle truppe italiane e deprecato ancora una volta l'inutile spargimento di sangue. (37) Cfr.: Ufficio Storico della Marina Militare, volume XVI, cit., pag. 40. Secondo la relazione del Generale Roberto Sequi il biglietto del Generale
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Il colloquio con gli ufficiali tedeschi ebbe termine alle ore I I : essi chiesero una risposta entro le ore II ,3o minacciando di far intervenire l'aviazione da bombardamento sulla città di Rodi in caso di mancata accettazione. L'Ammiraglio Campioni convocò i suoi collaboratori: nel corso della riunione fu fatto presente che, per il persistere dell'azione aerea, si sarebbe potuta opporre solo una difesa statica di breve durata, non essendovi forze sufficienti per una efficace azione controffensiva. Considerata la situazione, e probabilmente tenuto anche conto che nessun contributo alla resistenza sarebbe stato possibile da parte ·delle forze alleate del Medio Oriente, egli venne nella determinazione di trattare per la sospensione dei combattimenti locali, escludendo qualsiasi impegno per le altre isole e respingendo anche il suggerimento di lasciare Rodi. Alle ore I I ,35 comunicò agli ufficiali tedeschi le sue decisioni e predispose gli ordini per la cessazione delle ostilità a partire da detta ora. Alle I4,30 lasciò Rodi per recarsi ad Afando ove avvenne la riunione decisiva con il Generale Kleemann, che ebbe termine poco prima delle 17 (38). Le ostilità furono sospese a Rodi e Scarpanto (39), che in un secondo momento era stata inclusa nella convenzione nonostante le energiche proteste dell'Ammiraglio Campioni, riuscite vane a causa Scaroina era redatto in termini alquanto diversi e più marcati e terminava lasciando all'Ammiraglio Campioni « di decidere nei riguardi del settore di Rodi>>. Dopo aver ricevuto il biglietto, l'Ammiraglio Campioni invitò il suo Capo di S.M. (Gen. Sequi) a manifestargli apertamente il suo pensiero, fermo restando però che con i tedeschi « non vi era più luogo a qualunque forma, anche indiretta, di affiancamento >>. Il Sequi gli disse, in sintesi, che « l'obbligo di affiancare i tedeschi era cessato defi nitivamente >> e che l'armistizio (( doveva essere scrupolosamente osservato e fatto osservare >>. Aggiunse inoltre argomentazioni al nne di togliere dall'animo dell'Ammiraglio « ogni scrupolo di coscienza per aver deciso la resistenza ai tedeschi sia pure nelle condizioni sfavorevoli insite nella situazione locale >>. Cfr.: Relazione del Generale Roberto Sequi. (38) Cfr.: Ufficio Storico della Marina Militare, volume XVI, cit., pagg. da 42 a 45· (39) Il presidio dell'isola, agli ordini del Colonnello Francesco Imbriani, comprendeva il I battaglione del 9° fanteria <( Regina >> (meno due compagnie), il I battaglione del 31° fanteria (( Siena ll, la 3a e u • compagnie mitraglieri da posizione costiera, la 2• compagnia mortai da 45, la 197" batteria mitragliere da 20 c.a., il LXXX gruppo da 75 A V del 36• raggruppamento, il XXXI gruppo da 75 l 27 l o6 del 56° raggruppamento c.a., 1 batteria da 76l 17 della Marina su 4 pezzi e 3 mitragliere; due staz ioni vedetta della Marina, r stazione di carabinieri. Qualche focolaio di resistenza fu in seguito organizzato dal Colonnello Imbriani.
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della immediata minaccia di un bombardamento aereo indiscriminato su quell'isola (4o); i presidi delle altre isole vennero resi edotti dell'avvenuta capitolazione. Ma i tedeschi non si attennero ai patti e qualche giorno dopo catturarono e deportarono prima ad Atene e poi in Germania tutti gli ufficiali dei presidi di Rodi e Scarpanto. Lo stesso Ammiraglio Campioni, che si era più volte rifiutato di impartire ordini alle altre isole di « non tener conto del proclama Badoglio e di deporre le armi», dopo aver chiesto di essere esonerato dalla carica di Governatore Civile fu catturato il 18 settembre (41) e il giorno successivo deportato in Germania (42). La maggior parte delle unità navali riuscì ad allontanarsi da Rodi, attraverso numerose peripezie e atti di abnegazione da parte dei comandanti e degli equipaggi e pur contro il parere dell'Ammiraglio Campioni che aveva sottoscritto le condizioni di resa, le quali includevano il divieto della partenza delle unità. Alcune raggiunsero l'isola di Castelrosso, altre si recarono a Lero.
*** Fra il 9 e l'II settembre, a Rodi, erano caduti in combattimento 8 ufficiali e I 35 sottufficiali e soldati; oltre 300 erano stati i feriti. Ignote le perdite subite dalle forze germaniche. Forse un tempestivo intervento degli alleati avrebbe potuto evitare la resa e non rendere vano il generoso sacrificio di tante giovani vite. Tra i valorosi di quel periodo sono da ricordare i Capitani Ezio Geloni (di fanteria) e Luigi Viviani (di artiglieria), trucidati dai tedeschi al termine dell'accanita resistenza. Alla memoria del Capitano di complemento Luigi Viviani, del s6o raggruppamento artiglieria contraerei da posizione, venne conc~ssa la Medaglia d'Oro al valor militare con la seguente motivaZIOne: (4o) Il Comandante del I battaglione del 9° fanteria, dislocato a Scarpanto, richiese l'ordine scritto dell'Ammiraglio Campioni per dare esecuzione alle disposizioni di resa, ordine che gli venne subito inviato (allegato n. 3) e che gli pervenne il mattino successivo. E' da ricordare che a Scarpanto era dislocato un battaglione granatieri tedeschi della Brigata << Rhodos ». (41) Cfr.: Ufficio Storico della Marina Militare, volume XVI, cit., pag. 5· (.p) Tre mesi dopo ritornò in Italia per essere sottoposto al giudizio di un tribunale della Repubblica Sociale che lo condannò il 22 maggio 1944 alla fucilazione, eseguita il giorno 24; alla sua memoria venne concessa la Medaglia d'Oro al valor militare.
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« Comandante di batteria e di caposaldo, tenendo fede alle leggi dell'onor militare opponeva tenace resistenza alle agguerrite formazioni tedesche cui infliggeva severe perdite ed infine respingeva. In successiva aspra azione concorreva con la sua batteria alla distruzione di artiglierie nemiche. Delineatasi la crisi generale, si opponeva all'ordine di capitolazione presentatogli dai tedeschi e ad essi resisteva con virile fermezza. Catturato e condannato a morte affrontava l'estremo sacrificio con stoica fermezza. Sublime ese m pio di preclari virtù italiche. ». Egeo (Grecia), IO- 1 I - 27 settembre I943· La caduta di Rodi portò fatalmente alla perdita, a ptu o meno breve distanza di tempo, di tutte le altre isole dell'Egeo.
*** E' infine da ricordare l'energico comportamento del Sottotenente di artiglieria Settimio Cinicola, comandante il piccolo presidio della Marina (due pezzi e una mitragliera da 20) dislocato nella isoletta di Alimnia, posta a circa tre miglia ad occidente di Rodi. Senza lasciarsi influenzare dal corso degli avvenimenti, incoraggiò, durante varie comunicazioni telefoniche, altri ufficiali di reparti costieri dislocati a Rodi; dopo la cessazione delle ostilità nell'isola ed averne accolto vari militari sbandati, riuscì ad evacuare Alimnia, la sera del 15 settembre e a trasferirsi prima a Coo e successivamente a Lero con tutte le armi, il personale e il materiale, giungendovi il 17 e partecipando poi alla lunga resistenza in quell'isola. Per il suo coraggioso e fermo contegno gli venne tributato un encomio solenne (43).
*** A Rodi, cessata la resistenza, « tranne pochi esecrabili casi di passaggio al tedesco», la massa degli ufficiali, sottufficiali e truppa rimase fedele agli ordini del gove:rno legale e la maggior parte di essi preferì essere deportata nei campi di concentramento piuttosto che cedere. D a prima « furono allontanati gli ufficiali, poi i militari di truppa. Di questi ultimi, imbarcati a grossi scaglioni su piroscafi diretti al Pireo, molti non toccarono la sponda meridionale di Europa, si dice, perché i natanti furono fatti affondare dagli stessi tedeschi (43) Cfr.: Ufficio Storico della Marina Militare, volume XVI, cit., pagg. da 82 a 84.
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durante la navigazione ... Altri si dettero alla macchia per i boschi delle isole e furono aiutati dagli abitanti, riuscendo in seguito a riparare in Turchia; altri ancora, per non aver voluto cedere a lusinghe o a intimazioni tedesche, caddero barbaramente trucidati >> (44). Coloro che finirono con l'accogliere l'invito alla collaborazione militare (in tutte le isole) furono in totale circa 1.900 dell'Esercito; gli altri~ esclusi 4-330 (di tutte le isole) utilizzati come lavoratori furono in seguito internati in Germania. Riuscirono inoltre ad abbandonare l'isola circa r.s8o militari delle tre Forze Armate (45). Nel periodo successivo, a Rodi ne perirono per malattia 40, per deperimento organico 36; ne furono fucilati dopo processo 50 e senza processo 40; perirono in seguito a bombardamento e incidenti vari 93, per cause ignote 63. Risultarono inoltre dispersi in mare, nel corso del trasferimento sul continente per l'internamento, 6.500 uomini e per v1a aerea 20.
III. - LA RESISTENZA A COO
Alla data dell'8 settembre 1943 le forze italiane dislocate nell'isola, agli ordini del Colonnello Felice Leggio (Comandante il 10° reggimento fanteria), ammontavano a circa 4.ooo uomini e comprendevano : - il I0° reggimento fanteria col comando, il II e III battaglione, la batteria di accompagnamento e la compagnia mortai da 81 del I battaglione; - la 252a. compagnia cannoni anticarro; - la 10" compagnia mitraglieri costiera; - la 403a compagnia mitraglieri della milizia; - il XXXI gruppo artiglieria da 75/ 27/06 del 36o raggruppamento, su 3 batterie; - il LXXXII gruppo artiglieria contraerei ·da 75 A.V. del 36° raggruppamento, su 3 batterie; - la 136"' batteria del XXIX gruppo da 149/ 12 del 36o raggruppamento; (44) Cfr.: RuccERO FANIZZA: op. ci t., pag. 202. (45) Cfr.: Ufficio Storico della Marina Militare, volume XVI, cit., pagg. 79- 8o - 81.
Schizzo n. 2
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Gli avv~nim~nti in Eg~o
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la 295a batteria mitragliere da 20 c.a.; il 46o plotone trasmissioni; r plotone fotoelettricisti del L battaglione chimico; - r tcncnza dell'Arma dei carabinieri; I brigata della Guardia di finanza; __,. 3 stazioni vedetta della Marina, dotate di apparati radio; I sezione della 396" squadriglia da caccia (di stanza a Rodi), comprendente 8 apparecchi di cui solo 4 efficienti e due piloti, dislocati nel campo di Antimachia, sul quale erano inoltre una ventina d~ a:ie~i tedeschi che all'annuncio dell'armistizio vennero fatti prigwmen. Le forze dell'Esercito erano dotate di scarsa mobilità; antiquate le artiglierie. Erano ripartite in due settori distinti: - il settore di Coo (Ten. Col. Francesco Bonserio); - il settore di Antimachia (Ten. Col. Vincenzo Castrogiovanni). Pur mancando una efficiente difesa contraerea, la organizzazione difensiva era abbastanza buona. Discreto, in genere, il morale dei reparti, peraltro convinti che, con ogni probabilità, la guerra non si sarebbe fatta sentire in quell'isola. Caratteristica generale dell'ambiente era poi quella di un isolamento completo, materiale e morale, data la lunga permanenza in un 'isola inclusa in uno scacchiere che per 39 mesi non era stato interessato ad operazioni. La notizia dell'armistizio, giunta per radio la sera del1'8 settembre, fu accolta dalla truppa con letizia e con disciplina e fiducia, soprattutto nella diffusa convinzione che, possedendo gli alleati il pieno dominio del mare e dell'aria, sarebbe stato difficile per i tedeschi compiere operazioni di sbarco nell'isola: fu così che si determinò nella massa un certo senso di quietismo euforico (46). La sera del 9 un aereo alleato lanciò manifestini del Comando Medio Oriente con invito a collaborare e la notte sul ro settembre il Capitano britannico Johnson e un marconista vennero paracadutati sull'isola, nella zona di Ambavari, nei pressi della cittadina di Coo, col compito di prendere contatti col Comando italiano e di assicu-
(46) Cfr.: Relazione del Sottotenente di artiglieria Enzo Aiello: << Il concetto della impossibilità di un attacco tedesco all'isola con truppe da sbarco venne spiegato e rispiegato in molti modi e detto, ridetto, ripetuto, inculcato in ogni ufficiale e soldato dell'isola ».
35· - U.S.
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rame il collegamento col Cairo. Il mattino dell'n due aerei tedeschi attaccarono il campo di Antimachia distruggendo due aerei e danneggiandone un terzo. La sera del 12 la Missione britannica insediata nell'isola di Castelrosso decise l'immediato invio di personale militare a Coo e il Colonnello Leggio, dopo qualche incertezza (dovuta sostanzialmente alle gravi notizie provenienti da Rodi, ma fermamente deciso a combattere contro i tedeschi) accolse la proposta di sbarco. Fu così che il mattino del 13 presero terra il Colonnello britannico Kenyon, altri due ufficiali e 45 commandos; il mattino del 14 atterrarono due aerei aventi a bordo il Maggiore Jellicoe e una squadra di segnalatori; prima del tramonto, con nove aerei, giunse anche un modesto reparto sud- africano. Seguirono l'invio di tecnici e specialisti per migliorare l'assetto del campo di Antimachia e allestire un nuovo campo sulla costa settentrionale, a Lambì, e per prosciugare le saline di Mammari onde prepararvi un'altra pista; il pomeriggio del 15 giunse il Generale Anderson, Comandante la « forza 292 » per esaminare la situazione militare, ripartendo in serata per Lero e il 16 arrivarono due compagnie aviotrasportate britanniche (170 uomini). Fino a quel momento, compito delle forze alleate fu quello di assicurare la difesa contraerea e quella del campo di Antimachia, ferma restando in tutti la convinzione che i tedeschi avrebbero potuto effettuare tutt'al più bombardamenti aerei e qualche colpo di mano a mezzo di paracadutisti, non certo uno sbarco dal mare, a torto ritenuto dominato dalle forze navali britanniche. Ma l'attività aerea degli alleati non sfuggì ai tedeschi che, a partire dal 18 settembre, iniziarono i bombardamenti sull'aeroporto distruggendo i velivoli italiani e costringendo gli inglesi ad effettuare soltanto trasporti notturni, nel corso dei quali furono sbarcati 24 cannoncini antiaerei. I bombardamenti aerei tedeschi - non ostacolati dalla caccia britannica ---.. proseguirono con crescente intensità a tal punto che il giorno 28 resero impraticabili le piste di atterraggio. Imprecise le notizie in merito alJa entità delle forze britanniche sbarcate nell'isola fin verso la fine del mese di settembre: valutate da talune fonti a 3- 400 uomini (47) o a 8oo (48), da altre a circa 2.ooo uomini (49). Tuttavia è da ritenere che alla data del 2 ottobre, vigilia dello sbarco delle forze tedesche, ammontassero all'in(47) Cfr.: Relazione del Capitano Carlo Orlandi, del 10° .fanteria. (48) Cfr.: Relazione del Capitano Mario Floccia, del 10° fanteria . (49) Cfr.: Relazione del Sottotenente di artiglieria Enzo Aiello.
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circa a un migliaio di uomini operanti, tutti agli ordini del Colonnello Kenyon; altra fonte fa salire la forza a 1.300 uomini, compresi un battaglione del reggimento di fanteria cc Durham Light » e reparti della Royal Air Force (5o). Le forze britanniche sbarcate operarono in collaborazione con quelle italiane ma in realtà non vi fu perfetta intesa né un affiatamento completo per una coordinata azione di difesa, come fu constatato al momento della invasione dell'isola, pur essendosi il Colonnello Leggio recato a Lero per conferire col Contrammiraglio Mascherpa, nell'intento di armonizzare una comune linea di condotta con le forze britanniche affluite. Tuttavia, in relazione alla nuova situazione, la sistemazione difensiva dell'isola venne riveduta per darle una più concreta reattività, pur se ostacolata dai violenti bombardamenti aerei che finirono con lo sconvolgere l'aeroporto di Antimachia. Ne seguirono duelli aerei molto frequenti tra apparecchi germanici e britannici, ma la prevalenza del dominio dell'aria da parte dell'aviazione tedesca fu ben presto decisiva (51). Dal 1° ottobre aerei tedeschi apparvero più frequentemente nel cielo dell'isola e ne bombardarono le difese senza valida opposizione da parte dei caccia britannici. Nonostante la scarsità delle ricognizioni aeree e delle crociere navali, lo stesso giorno I venne segnalato un grosso convoglio scortato da cannoniere, motozattere e motosiluranti, con rotta a leva n te; due cacciatorpediniere inglesi e uno greco non poterono intervenire per deficienza di combustibile e il comandante dell'isola di Lero ordinò lo stato di emergenza a tutte le isole (52). La notte sul 3 ottobre vi fu gran passaggio sull'isola di aerei britannici. Per la mattina del 3 era previsto l'arrivo di navi inglesi (53) e questa circostanza riuscì fatale alla difesa; infatti, prima ancora dell'alba (verso le ore 3) cominciarono a sorvolare Coo aerei tedeschi, (so) Cfr. : Ufficio Storico della Marina Militare, volume XVI, cit., pag. 36r. (51) Cfr. le Relazioni: del Capitano Mario Floccia del 10° fanteria: c< In una sola giornata furono distrutti al suolo 13 aerei da trasporto inglesi e alcuni caccia»; del Tenente medico Teodoro Avallone: «L'aviazione da bombardamento tedesca bombardava, quasi quotidianamente, con formazioni di 25- 30 apparecchi per volta, con bombe anche di grosso calibro » ; del Sottotenente d 'artiglieria Salvatore Lopez: cc continui bombardamenti tedeschi ». (52) Cfr.: Ufficio Storico della Marina Militare, volume XVI, cit., pagg. 361-362. (53) Cfr.: Relazione del Sottotenente Enzo Aiello.
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che effettuarono violenti bombardamenti, mentre si accostavano alla spiaggia mezzi da sbarco. Nell'incerto chiarore lunare tali mezzi, apparsi da nord, da est c da ovest, furono ritenuti per inglesi e contro di essi non venne aperto il fuoco; quando si ebbe la percezione dell'errore era ormai troppo tardi. L'arrivo di essi lasciò infatti i comandi dell'isola alquanto incerti e perplessi, mentre il grosso delle truppe era ancora nei rifugi, non essendo stati, subito e in modo indubbio, riconosciuti per tedeschi. La sorpresa fu, dunque, piena e completa e per chiarire la situazione occorse tempo. Peraltro, nessun allarme venne dato, anche perché il Comando britannico, all'avvistamento di un convoglio nel canale fra le isole di Coo e Calino, aveva ritenuto trattarsi di una formazione diretta a Rodi. Tale atteggiamento favorì la sorpresa e agevolò le forze germaniche, che poterono così « scendere a terra indisturbate a partire dalle ore 3,20 trovando le truppe italiane disorientate» (54). Si trattava di contingenti provenienti dalla Grecia e da Creta che sembra si fossero radunati nell'isola di Pserimo (fra Coo e Calino), agli ordini del Generale Friedrich Wilhelm Miiller, valutabili a circa mille uomini bene armati e dotati di mitragliatrici, mortai, cannoni da 88 e carri leggeri, a bordo di una ventina di unità navali, sembra scortate da tre cacciatorpediniere (55).
*** I tedeschi effettuarono tre azioni di sbarco : una principale e due concomitanti. Lo sbarco principale venne compiuto sulla costa settentrionale dell'isola, presso l'abitato di Coo e il campo di Lambì, ·dove il retroterra (piana di Linopoti) si presentava idoneo alla irruzione e alla (54) Cfr.: Relazione del Tenente cappellano del I0° fameria don Oliviero Sportoletti: 11 verso le prime luci del 3 ottobre vengono avvistate delle navi che si dirigono sull'isola. Ma considerate amiche vengono lasciate avvicinare. Solo verso l'aurora, cioè circa le 6 del mattino, ci si rende conto che si tratta di navi tedesche recanti truppe da sbarco e si dà l'allarme aereo- navale ». Cfr. anche: Relazione del Tenente di vascello Carlo Gianazzi della Commis-sione della collettività italiana neli 'isola di Coo. li Comandante delle truppe italiane « fu costretto a perdere tempo prezioso per recarsi al Comando inglese onde stabilire, dinanzi alla indecisione di questo se il convoglio, tempestivamente avvistato e segnalato, fosse inglese o nemico ». Cfr. anche: Relazione del Capitano Mario Floccia del 10° fanteria. (55) Cfr.: Ufficio Storico della Marina Militare, volume XVI, cit., pagg. 362 e 363.
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manovra. Una parte delle forze, respinta dalle artiglierie della difesa, si spostò nella zona di Tingaci, presso le saline. Gli sbarchi concomitanti, contemporanei, furono effettuati uno ad est, presso Capo Foca, su di un tratto aspro e montano (Monte Eremita) la cui direttrice d'attacco si rivelò subito grave e pericolosa, perché andò ben presto a colpire c a paralizzare i gangli vitali della difesa; l'altro ad ovest, presso Cardàmcna, in corrispondenza della baia di Camare. Le operazioni di sbarco furono integrate da una violenta azione di bombardamento aereo e da un lancio di paracadutisti (56) sul campo di Antimachia, la cui difesa contraerea venne sopraffatta, consentendo ad essi l'immediato concorso alle truppe sbarcate. Alcune batterie della difesa svolsero azione ritardatrice; altre, ritenendo trattarsi di forze britanniche, finirono con l'essere oltrepassate e non poterono far fuoco. Le forze tedesche muovendo dalla piana di Lenopoti e scendendo da Monte Eremita si diressero verso il centro dell'isola che venne praticamente tagliata in due e la interruzione dei collegamenti impedì ogni azione coordinata. Tuttavia la resistenza dei reparti fu spontanea, prolungata e accanita; alcune unità però resistettero solo per breve tempo. Il caposaldo di Antimachia chiese rinforzi a Lero che ordinò la resistenza promettendo l'invio di rinforzi da Alessandria. Le forze tedesche seppero prendere con prontezza il sopravvento sulle truppe italiane e britanniche, sfruttando al massimo gli effetti della sorpresa e attaccando vigorosam ente per infrangere rapidam ente tutto il sistema difensivo del centro dell'isola. Mentre contingenti scendevano dai costoni di Monte Eremita dirigendosi sulla cittadina di Coo, altri reparti si aprivano celermente la strada sulla piana di Linopoti. All'avanzata nemica si contrapposero tanto le nostre batterie con fuoco violento, quanto i nostri reparti di fanteria che si impegnarono subito in duri combattimenti. Il Colonnello Leggio aveva assunto la direzione delle operazioni di difesa, portandosi nella zona più pericolosa e più sensibile di Ambavari, che copriva l'abitato di Coo, ordinando la massima resi(56) «Truppe da sbarco c paracadutisti tedeschi, con azione combinata, piombano d 'improvviso sui reparti dell'isola attaccandola da tre punti: la fascia costiera a ridosso del monte Eremita, la zona di Linopoti e quella di Cardàmena. La loro azione è appoggiata da poderose forze aeree da bomhardamento e da caccia che, incrociando il cielo dell'isola senza mai incontrare l"ostacolo da parte dell'aviazione alleata, martellano senza posa le nostre posizioni ... )). Cfr.: Relazione del Tenente Cosimo Taberini, del I0° fanteria.
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stenza (57), mentre le batterie cercavano di arrestare l'avanzata nemtca. In quella zona erano impegnati i reparti del II f I0° agli ordini del Tenente Colonnello Francesco Bonserio, appoggiati dalle artiglierie. Ma, pur opponendo tenace resistenza nel corso degli aspri e cruenti combattimenti, non poterono evitare l'avanzata del nemico, e a sera vennero sopraffatti. Data la presenza nell'isola di truppe britanniche, si riteneva che sarebbero stati inviati rinforzi, ma verso le ore 7 del 3 il Colonnello Kenyon notificò al Comando italiano che i rinforzi « non sarebbero giunti né in giornata, né il giorno dopo, per mancanza di mezzi navali » (58). Subito dopo, intorno alle ore 10, in seguito ad azione aerea, una quarantina di mitragliere antiaeree che agivano nel settore di Coo risultavano già sopraffatte c in parte distrutte. Successivamente una grave decisione del Comando britannico affievoli lo slancio delle truppe: per evitare che i contingenti da lui dipendenti fossero catturati, nel pomeriggio del 3, autorizzò il personale della Royal Air Force e successivamente anche quello delle altre unità britanniche, a salvarsi riparando in Turchia con qualsiasi mezzo. Praticamente, da quel momento, la difesa venne sostenuta e proseguita soltanto dalle forze italiane (59). Il precipitare degli eventi e la nuova, improvvisa situazione determinatasi per effetto dei primi successi tedeschi c per l'allontanamento delle forze britanniche, non scoraggiarono il Colonnello Leggio, che tentò con ogni mezzo di fronteggiare la situazione. Frattanto le truppe del III/ IO", agli ordini del Tenente Colonnello Vincenzo Castrogiovanni, si erano impegnate nel settore di Antimachia, anch'esse martellate dall'aviazione, tentando di respingere l'irruenza delle forze tedesche, ma inutilmente; furono costrette a ripiegare e lo stesso comandante di battaglione, che si era spinto innanzi con gli esploratori, venne catturato da una pattuglia di paracadutisti. (57) « In questo teatro di battaglia il comportamento da vero soldato dell'amato Colonnello comandante fu di esempio ammirevole per tutti i fanti e gli artiglieri che da lui presero incitamento nel continuare la lotta anche quando eglj, verso sera» (del 4) << fu catturato e fatto prigioniero, mentre ancora condivideva con loro l'onore delle armi». Cfr.: Relazioni del Tenente Cosimo Taberini e del Capitano Carlo Orlandi del I0° fanteria: << il Colonnello Leggio sprezzante del pericolo, fu di esempio a tutti ». (58) Cfr.: Relazione del Capitano Mario Floccia del I0° fanteria. (59) Cfr.: Ufficio Storico della Marina Militare, volume XVI, cit., pag. 364.
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Agendo sempre sotto la costante protezione degli aerei che dominavano incontrastati, le forze tedesche riuscirono virtualmente a impadronirsi della maggior parte dell'isola nella stessa serata del 3· La resistenza si protrasse per tutta la notte sul 4 ottobre; i reparti superstiti furono sommersi nella mattinata (6o). L'abitato di Coo fu occupato la notte sul 4; sui reparti che resistevano vennero lanciati manifestini invitanti a deporre le armi. Il Colonnello Leggio, dopo aver combattuto con fanti e artiglieri, rinunciò alla possibilità di porsi in salvo per dividere le sorti dei suoi soldati. Impossibile ogni ulteriore resistenza, dovette arrendersi. La lotta fu proseguita dalla !2.. compagnia del !0° fanteria (circa 200 uomini) agli ordini del Tenente Francesco Di Giovanni, che presidiava la penisoletta di Cefalò e che continuò a tener testa tenacemente e valorosamente ai furibondi attacchi dell'avversario sull'esempio del suo intrepido comandante, anche quando ormai tutti i reparti del presidio si erano arresi. Duramente attaccato da terra e dal cielo, fu per due volte invitato ad arrendersi ma respin se l'invito continuando a combattere, sempre confidando nell'arrivo di aiuti britannici che non giunsero. Persistette con ferma volontà nella lotta finché, esaurite le munizioni, non fu costretto anch'egli a ripiegare (6r). La sera del 4 ottobre i tedeschi furono completamente padroni dell'isola. (6o) Circa il mancato aiuto dell'aviazione alleata, il Capitano Carlo Orlandi del I0° fanteria nella sua relazione afferma: « Durante il 3 e il 4 ottobre, nessun aeroplano amico sorvolò l'isola, ad eccezione di una fugace puntata di due Beau fìghters che mitragliarono e bombardarono, colpendone uno, piroscafi al largo della costa di Linopoti ». Anche il Capitano Mario Floccia del I0° fanteria conferma nella sua relazione: << Nessun aereo italiano o inglese, ad eccezione di un duello aereo sul cielo di Linopoti, fu visto durante la battaglia .. . ». (6r) La condotta valorosa del Tenente Di Giovanni è esaltata da tutti. Cfr. le Relazioni: del Capitano Carlo Orlandi, del Tenente medico Teodoro Avallone, del Capitano Mario Floccia, del Tenente Cosimo Taberini, del Sottotenente Enzo Aiello, dei sergenti maggiori Giovanni Spiridigliozzi e Giovanni Placente. L'episodio, nelle due tragiche giornate, costitul l'atto più luminoso di tutta la resistenza a Coo, e il Tenente Di Giovanni, di fronte al nemico e alle avversità, dimostrò, nella sua fremente giovinezza, tale una maturità di giudizio e una superba fermezza di carattere che non può non riscuotere grande ammirazione. Sembra che ai tedeschi che volevano decimare i suoi fanti egli abbia detto: « Fucilate pure me perché io solo sono stato quello a rifiutare la resa e ordinare di combattere >> . Cfr.: Relazione del Capitano Mario Floccia.
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*** Generoso il tributo di sangue offerto nel corso della lotta dalle forze italiane e innumerevoli gli episodi di valore, molti dei quali rimarranno ignorati, né alcuna ricompensa verrà concessa a quegli eroi perché la maggior parte dei comandanti fu trucidata dai tedeschi durante gli eccidi compiuti dopo la resa. Né si hanno notizie sulle perdite, indubbiamente gravi da entrambe le parti (62). Al termine della battaglia i tedeschi rinchiusero i superstiti nel castello di Coo e al campo di aviazione; gli ufficiali furono separati dalla truppa e concentrati a Linopoti, salvo pochi che rimasero momentaneamente a Camare. La truppa ebbe trattamento inumano; molti ufficiali, dopo sommario interrogatorio, furono condotti a gruppi di 8- IO verso la spiaggia di Linopoti e contro ogni convenzione internazionale sul diritto delle genti vennero trucidati, dopo averli « costretti a preparare con le loro mani una fossa comune ... Sembra che il Colonnello Leggio sia stato fucilato fra i primi. Il totale degli ufficiali fucilati superò probabilmente il centinaio » (63). Tra di essi può includersi l'eroico Tenente Di Giovanni, di cui non si ebbero più notizie. L'esodo dalle posizioni dei militari italiani e britannici proseguì il giorno 4; gli inglesi vennero trattati come prigionieri di guerra; gli italiani considerati traditori d eli' alleanza. Degli ufficiali, soltanto pochi vennero internati nel continente; parecchi riuscirono a sfuggire e a riparare in Turchia; altri si adattarono a prestare servizi vari nell'isola mimetizzandosi con la popo(62) A cura dell'alfiere del I0° fanteria, Tenente Salvatore Corazza, poi fucilato dai tedeschi, coadiuvato dal fante Giuseppe Esposito, fu possibile nascondere la gloriosa Bandiera del reggimento al momento dello sbarco dei tedeschi. Venne poi recuperata in seguito a ricerche compiute dal Tenente di Vascello Carlo Gianazzi e dal Tenente dei carabinieri Dante Zucchelli dopo tante avventure e riportata in Italia dallo stesso Tenente Zucchelli che era stato alfiere del reggimento nel 1938. Cfr.: Relazione del Tenente di Vascello Carlo Gianazzi. Vi fu il caso di qualche reparto che, invitato ad arrendersi da ufficiali italiani fatti prigionieri, respinse l'offerta anche se convalidata da autorizzazione serina dal proprio superiore caduto in potere del nemico e continuò a combattere fino all'estremo. Ai reparti che tuttora resistevano furono lanciati dei mani festini per invitar] i a consegnare le armi. Cfr.: Ufficio Storico della Marina Militare, volume XVI, cit., pagg. 364 e 365. (63) Cfr.: Ufficio Storico della Marina Militare, volume XVI, cit., pag. 366. Gli ufficiali presenti a Coo all'8 settembre erano circa 178. Cfr.: Relazione del Tenente di Vascello Carlo Gianazzi.
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!azione; solo qualcuno aderì ai tedeschi. La massa della truppa (circa 3.000 uomini di cui 900 inglesi) rimase prigioniera nell'isola; molti si dettero alla macchia; altri 171 riuscirono a riparare in Turchia (64); un primo convoglio di 700 prigionieri partì da Coo il 12 ottobre, ma attaccato da aerei inglesi fu costretto a ritornare nell'isola, con 160 uomini, però, mancanti all'appello (65). I rimasti a Coo si distinsero per la aperta ribellione ai tedeschi (66), gli atti di ostilità, il sabotaggio e l'ostruzionismo (67). Sulla sorte degli ufficiali trucidati (68) le autorità tedesche mantennero il più fitto mistero. Ma in seguito a vari indizi e ad esplorazioni compiute sul terreno, il Cappellano militare Padre Oliviero Sportoletti, d'accordo col parroco di Coo, Padre Michelangelo Bachera, « poté rintracciare la fossa dove erano sepolti, riesumarne le spoglie, riconoscerne una parte e seppellirle nel Cimitero cattolico di Coo, dove in seguito fu posta la seguente lapide: Piamente sottratti alle fosse di Lino poti - giacciono qui dal marzo I 945 - i resti mortali dei più che cento ufficiali italiani - che la mitraglia tedesca - clandestinamente trucidava - neU'ottobre 1943 » (69). Le spoglie riesumate furono 66, di cui solo 40 riconosciute, contenute in otto fosse comuni (70).
(64) Cfr.: Relazione di Suor Clotilde Santini, Missionaria Zelatrice del Sacro Cuore a Coo. (65) Cfr.: Ufficio Storico della Marina Militare, volume XVI, cit., pagg. 367-368. (66) Da ricordare l'episodio del fante Maccarella, che tentò la fuga e venne condannato alla fucilazione: prima di morire rifiutò di essere bendato affermando di « non aver paura della morte » e incitando i compagni a odiare i tedeschi. Cfr.: Stato Maggiore dell'Esercito. Ispettorato dell'Arma di Fanteria. EDOARDO ScALA: « Storia delle fanterie italiane >>. Volume X: <<Le Fanterie nella seconda guerra mondiale». Tipografia Regionale, Roma, 1956, pag. 663. (67) Nel periodo della occupazione tedesca dell'isola non mancarono gesti di fierezza . Si distinsero inoltre, per abnegazione, le Suore Missionarie Zetatriei del Sacro Cuore, con a capo la loro intrepida ed eroica Superiora, Suor Tarcisia Boschiero, di sentimenti altamente religiosi e patriottici, che concesse assistenza specialmente alimentare e cooperò anche alla fuga di barche con ufficiali e soldati a bordo. (68) Secondo la Divisione Storica dell'Ammiragliato britannico (cfr.: Ufficio Storico della Marina Militare, volume XVI, cit., pag. 497) gli ufficiali italiani fucilati a Coo furono 90, compreso il Col. Leggio. (69) Cfr.: EDOARDO ScALA: op. cit., pag. 663. (7o) Cfr.: Relazione di Suor Clotilde Santini, Missionaria Zelatrice del Sacro Cuore a Coo.
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IV. - LA RESISTENZA A SIMI
L'isola di Simi dipendeva dal Comando dell'isola di Coo ed era presidiata, alla data dell'8 settembre r943, dalla 6a compagnia mitraglieri autonoma da posizione costiera, da una sezione mitragliere (2 armi) da 20 c.a. e da elementi dell'Arma dei carabinieri e della Guardia di finanza. La Marina vi aveva dislocato una stazione vedetta e una delegazione di porto. Il presidio era agli ordini del Tenente del I0° fanteria Andrea Occhipinti. L'organizzazione difensiva era concentrata su due caposaldi, quello di Buormiti e quello di Dracunda presso Simi città; elementi distaccati nei punti dominanti della costa provvedevano alla vigilanza (71). n Comando dell'isola era dislocato a Simi città. Forza totale : ISO uomini di cui 20 di artiglieria. Il IO settembre si recò nell'isola il Colonnello di S.M. britannico Turnbull, a capo di apposita missione della Commissione d'armistizio, che successivamente si recò a Rodi per prendere contatti con l'Ammiraglio Campioni, recando alcune proposte compilate dal Tenente Occhipinti per il miglioramento dell'assetto difensivo. Caduta l'isola di Rodi, cominciarono a giungere a Simi alcuni sbandati che presto ascesero a circa ISO unità, in pessime condizioni materiali e morali; furono accolti, sostenuti e opportunamente dislocati, evitando che la loro presenza destasse allarme e scoraggiamento nei componenti del presidio. Successivamente vennero trasferiti nell'isola di Coo. In quella situazione il Tenente Occhipinti adeguò e rafforzò la sistemazione difensiva nei limiti delle sue possibilità, infiammando i suoi dipendenti. Il 13 settembre, da Samo, pervenne al Tenente Occhipinti l'ordine del Generale Mario Soldarelli (Comandante la Divisione di fanteria « Cuneo >> e che, dopo la caduta di Rodi, aveva assunto il Comando Superiore delle Forze Armate dell'Egeo), di resistere ad oltranza contro tentativi tedeschi di invasione. In seguito alla resa dell'isola di Rodi, il Comando britannico del Medio Oriente era venuto nella determinazione di rinforzare varie isole tra cui quella di Si mi; il 17 settembre vi sbarcarono, fraternamente accolti, 22 commandos agli ordini del Capitano, poi Mag-
(71) Cfr.: Relazione del Tenente Andrea Occhipinti, del 10° fanteria.
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giare Lapraik (72), che concorsero, col nostro presidio, alla difesa dell'isola (73). Tra coloro che si trasferirono da Rodi, giunse il Capitano di Corvetta Corradino Corradini che era stato inviato per assumere quel Comando Marina e, sembra, anche per studiare la possibilità di installarvi una base per una squadriglia di Mas. Giunto sul posto fu dell'avviso di dover assumere anche il comando militare dell'isola e si ritenne investito di fatto di tale incarico, anche se non erano state espletate tutte le formalità ufficiali e se, come sembra, non ne fu data notizia al Tenente Occhipinti (74). Comunque di sua iniziativa, applicò un nuovo piano di difesa col criterio di difendere da posizioni elevate le zone che più si prestavano ad azioni di sbarco. Venne poi comunicato al Corradini, dal Comando dell'isola di Lero, che avrebbe ricevuto un rinforzo di circa 200 marinai. Tenuto conto che da Simi era possibile osservare e controllare i movimenti nemici partenti da Rodi e diretti a nord, tanto contro Coo quanto contro Lero, i Comandi italiano e britannico si misero d'impegno nel voler contrastarne, di comune accordo, il possesso alle forze germaniche. Sarebbero naturalmente occorsi rinforzi che non giunsero, così come non giunsero i 200 marinai promessi e il presidio, compresi' gli inglesi, rimase su di una forza di circa 200 uomini. Nel frattempo i tedeschi, riusciti il 4 ottobre ad impadronirsi di Coo, vennero nella determinazione di impossessarsi anche di Simi. Il 7 ottobre, infatti, preceduti da un violento bombardamento aereo sull'isola, vi effettuarono uno sbarco, con un procedimento in tutto simile a quello adottato per la conquista di Coo. Imbarcazioni tedesche provenienti da Rodi, infatti, dopo aver navigato la notte in convoglio al riparo della costa turca, sull'alba
(72) Cfr.: Relazione del Tenente Andrea Occhipinti. Secondo altre fonti si trattava di circa una settantina di uomini dell'Aviazione e dello Special boat Squadron. Cfr.: Ufficio Storico della Marina Militare, vol. XVI, cit., pag. 376. (73) « Caduta Rodi, il Comando inglese del Medio Oriente stabilì di rinforzare con propri reparti di commandos e di altre truppe le isole di Simi, di Coo, di Lero e di Samo, dopo l'invio di quegli elementi che già presidiavano con i nostri la piccola Castelrosso »(cfr.: RuoGERO FANIZZA: op.cit., pag. 204). Il presidio italiano di Caste/rosso comprendeva un reparto di formazione del 9° fanteria (I plotone fucilieri rinforzato da 2 squadre mitraglieri e da I plotone mortai da 81), la 242• batteria da 75 / 27 del 36° raggruppamento e la 134.. batteria (meno due sezioni) mitragliere da 20 c.a. (74) Cfr.: Ufficio Storico della Marina Militare, volume XVI, cit., pag. 377·
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del 7 si accostarono a Simi dove tentarono uno sbarco di sorpresa. Ne seguì un combattimento accanito, poiché la reazione delle nostre forze fu immediata, con alterne vicende e con una lotta che si svolse « serrata di casa in casa», al termine della quale i tedeschi furono respinti con la perdita di otto uomini, sei prigionieri e molti feriti. Il loro ripiegamento dalle posizioni inizialmente conquistate venne protetto da un attacco aereo iniziatosi alle ore 14. Perdite del presidio: 1 soldato inglese morto e 5 italiani feriti fra cui lo stesso Tenente Occhipinti; alcuni inglesi e civili feriti. Secondo il rapporto compilato dal Maggiore britannico Lapraik (( le perdite tedesche furono ,di r6 morti in combattimento, di altri 6 probabilmente uccisi dai greci, di 30 feriti e di 6 prigionieri; le perdite inglesi di 3 morti. Inoltre 7 civili greci morirono in seguito al bombardamento aereo » (75). Fallito il tentativo di sbarco - e fu l'unico fallimento verificatosi nelle isole dell'Egeo ~ i tedeschi operarono allora sull'isola massicci e pesanti bombardamenti aerei, apportandovi distruzioni notevoli. Il giorno II colpirono l'abitato di Simi distruggendolo per la maggior parte: l'incursione fu così violenta che si pensò preludesse ad un nuovo tentativo di sbarco e furono perciò adottate tutte le disposizioni per respingerlo. Ma nella notte, verso le 22, pervenne dal Comando britannico l'ordine di sgomberare immediatamente tutte le truppe del presidio, italiane e inglesi, che furono fatte imbarcare; alle 23 partirono gli inglesi e alle 24 partì su alcuni motovelieri tutta la guarnigione italiana con le sue armi al completo, con munizioni, viveri e vestiario (76), che fu inizialmente avviata nell'isola di Castelrosso. L'operazione di sgombero riuscì brillantemente e fu compiuta con tanta segretezza che il nemico - che proseguì i
(75) Cfr.: Ufficio Storico della Marina Militare, volume XVI, cit., pag. 379· <<Il combattimento è durato 7 ore ... l'isola è stata data completamente sgombra dai tedeschi alle ore 14 circa. Il Comandante britannico, nell'esprimere il suo compiacimento, così scriveva: lo, i miei ufficiali, i miei soldati, porgiamo l"elogio alle truppe italiane di Simi che hanno combattuto in maniera nobile e bella nel tentativo di invasione dell'isola da parte dei tedeschi il giorno 7 ottobre 1943. Maggiore Lapraik ». Cfr.: Relazione del Tenente Andrea Occhipinti. A sua volta il Capitano di Corvetta Corradino Corradini così si espresse nella sua Relazione: <<Ore 17 (del 7 ottobre). I tedeschi hanno sgombrato Simi, lasciando otto morti, sei prigionieri ed avendo numerosissimi feriti». (76) Cfr.: Ufficio Storico della Marina Militare, volume XVI, cit., pag. 381.
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suoi bombar,damenti aerei ininterrottamente fino al 22 ......,. non se ne accorse. Solo il 2 novembre si decise a sbarcarvi e a prenderne possesso (77).
V.- LA RESISTENZA A LERO (Schizzo n. 3)
L'isola (78) costituiva una importante base per sommergibili ed era dotata di officine, depositi di armi navali, di munizioni, di combustibili e di viveri, di un arsenale e di servizi vari (compreso quello per la produzione di energia elettrica). All'annuncio dell'armistizio era comandata dal Capitano di Vascello (79) Luigi Mascherpa, con sede del Comando nell'abitato di Lero. Era presidiata dalle seguenti forze e mezzi:
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Esercito, Finanza e Milizia (8o): I battaglione del !0° reggimento fanteria « Regina »; ga compagnia mitraglieri da posizione costiera; elementi dell'Arma dei carabinieri; elementi della Guardia di finanza; 402"' compagnia mitraglieri della Milizia. In totale: poco più di r.2oo uomini; -
Marina (8r): difesa marittima e antiaerea (agli ordini del Capitano di Fregata Virgilio Spigai), costituita da 24 batterie (3 da
(77) Vi sono alcune divergenze circa l'attribuzione della responsabilità direttiva delle operazioni militari svoltesi a Simi il 7 ottobre. Si può soltanto porre in risalto la realtà di una completa identità di vedute fra i due ufficiali (Comandante Corradini e Tenente Occhipinti). Al Tenente Occhipinti venne concessa la Medaglia di Bronzo al valor militare per il suo comportamento. (78) Lunghezza massima km I), superficie kmq 53· (79) Dal 20 settembre promosso Contrammiraglio. (8o) Cfr.: Relazione del Tenente Colonnello Giuseppe Li Volsi, Comandante il I battaglione del I0° reggimento fanteria. (81) Cfr.: Ufficio Storico della Marina Militare: « La Marina italiana nella seconda guerra mondiale >> . Volume XVI, Roma, 1957· Pagg. da 94 a 102.
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152, 2 da 120, 4 da 102, I da 90, 14 da 76) e 49 mitragliere (3 da 37, 15 da 20 e 31 da 13,2). Le batterie di piccolo calibro assolvevano in gran parte il doppio compito antinave e antiaereo. Gli ufficiali che inquadravano le batterie erano tutti dell'Esercito; vari sbarramenti per la difesa foranea e ostruzioni; reparti di marinai e squadre an ti paracadutisti; reti semaforica, di avvistamento e del tiro; servizi logistici; forze navali effettivamente presenti a Lero: I cacciatorpediniere; III flottiglia Mas; XIV gruppo antisom.; XXXIX flottiglia dragaggio su 6 squadriglie; . 9 navi sussidiarie; 6 unità navali minori; . 8 piroscafi (fra i quali una nave frigorifera ed uno arnvato il 12 settembre); -
Aeronautica (82): I41 squadriglia da ricognizione manttlma con 12 apparecchi (dei quali 3 distaccati a Rodi), di cui 7 efficienti; circa 400 avieri (83) per la difesa ravvicinata dell'aeroporto e dei relativi impianti, dislocati nella zona di Serocampo (settore meridionale).
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Forza totale: ufficiali 254, sottufficiali 8o7, sottocapi e comuni 5-I78, truppa 964. Totale militari 7.203, ai quali si aggiungevano 7I7 militarizzati (84). Nell'isola non erano dislocati, all'annuncio dell'armistizio, reparti tedeschi.
L'organizzazione difensiva comprendeva: - una difesa marittima; - una difesa antiaerea;
(82) Cfr.: ANGELO Lom: cc L'Aeronautica italiana nella guerra di liberazione 1943- 1945 » . Ufficio Storico dell'Aeronautica Militare, Roma, 19()1. Pag. 67. (83) Cfr.: Ufficio Storico della Marina Militare, volume XVI, cit., pag. 97· (84) Cfr.: Ufficio Storico della Marina Militare, volume XVI, cit., pag. 99·
Gli avvenimenti in Egeo
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- una difesa foranea; - una di fesa terrestre, affidata all 'Esercì to, rinforzato da due compagnie di marinai e da varie squadre antiparacadutisti. La difesa terrestre « lasciava molto a desiderare, sia per la entità numerica, sia per l'armamento e per le sistemazioni difensive. Le batterie erano tutte costituite a caposaldo, ma i reticolati erano di poca efficienza, di scarsa profondità e difesi soltanto da mitragliere di piccolo calibro >> (85). L'improvviso annuncio dell'armistizio e la ricezione del proclama Badoglio sull'atteggiamento da assumere non crearono dubbi o incertezze: il Comandante dell'isola dette disposizioni per l'assun~ zione dello stato di emergenza e per il rientro in sede delle unità navali assenti. Il pomeriggio del 9 giunse notizia dei primi conflitti a fuoco a Rodi. Il Capitano di Vascello Mascherpa convocò allora i coman~ danti ed i capi servizio perché manifestassero il loro pensiero: tutti furono concordi sulla necessità di attenersi all'armistizio e agli or~ dini del Governo legale, sicuri di poter opporre valida e prolungata resistenza, tenuto anche conto che nell'isola esistevano opere forti~ ficate. La decisione fu portata a conoscenza delle truppe e vennero nel contempo rafforzati gli organi preposti alla difesa c.a. in previ~ sione di incursioni aeree tedesche. L'n settembre l'isola di Rodi si arrese e alle ore 18,30 dello stesso giorno (86) il Generale Mario Soldarelli, Comandante la Divi~ sione di fanteria « Cuneo>> (sede del Comando a Samo) dislocata nelle Sporadi meridionali e nelle Cicladi, informava di avere assunto di iniziativa, da quel momento, il Comando Superiore di tutte le Forze Armate italiane dislocate nell'Egeo e or.dinava la interruzione di ogni traffico marittimo con le zone già occupate dai tedeschi. Il Comandante Mascherpa, seguendo l'esempio del Generale Solda~ relli, assunse il comando delle forze militari marittime dell'Egeo. Tali assunzioni furono successivamente sanzionate dal Comando Supremo e dallo Stato Maggiore della Marina. Pochi giorni dopo il
(85) Cfr.: Ufficio Storico della Marina Militare, volume XVI, cit., pag. 104. (86) Nei giorni seguenti giunsero notiz ie sulla caduta di Coo e sulle fucilazioni in massa di ufficiali ivi eseguite; sulla difesa di Simi, poi evacuata, e infine sulla capitolazione delle isole di Calino e di Stampalia. I tedeschi, era evidente, tendevano ad eliminare una alla volta le altre isole per concentrare i loro sforzi su Lero, dopo averla sottoposta a violenti bombardamenti aerei.
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L~ op~razioni d~lle unità italiane nel utumbr~ - ottobre 1943
Capitano di Vascello Mascherpa veniva promosso Contrammiraglio (87). All'alba del 12 settembre giunse a Lero, da Samo, una prima missione inglese accompagnata dal Tenente Colonnello Nicola Gaudioso (Capo di S.M. del Comando Divisione di fanteria « Cuneo»), per rendersi edotta delle intenzioni del Comandante dell'isola e delle necessità più urgenti. Ripartì due giorni dopo con l'assicurazione che le clausole dell'armistizio sarebbero state lealmente eseguite. Il giorno 13 giunse con una seconda missione il Maggiore lord Jellicoe, accompagnato da due tenenti, avente un compito analogo alla prima (88) e il 14, infine, una terza missione con a capo il Colonnello Turnbull, alla quale vennero forniti i dati relativi al piano di difesa e alla situazione delle forze. A richiesta del Turnbull il Comandante Mascherpa presentò varie proposte (relative anche ad altre isole) - tendenti a raddoppiare la entità delle forze terrestri e a potenziare le difese c.a. e antisbarco - che vennero trasmesse al Comando del Medio Oriente, al Cairo, con parere favorevole. Fin dal giorno 13, nel frattempo, i tedeschi avevano iniziato le . . . pnme mcurswm aeree. Ben presto, in accoglimento delle proposte fatte, ebbe inizio la collaborazione militare itaio- britannica. La notte sul r6 sbarcò a Lero un primo contingente di truppe inglesi e gli sbarchi si susseguirono nei giorni seguenti; il giorno 20, con uno scaglione che fece ascendere le forze britanniche a 2.000 uomini, giunse, col suo Stato Maggiore, il Generale Britterous, ricevuto dall'Ammiraglio Mascherpa. Il Britterous emanò il giorno stesso un ordine del giorno (allegato n. 4) alle truppe e un proclama alla popolazione (89). (87) Cfr.: Relazioni del Generale Mario Soldarelli e del Capitano di Fregata Virgilio Spigai. (88) Nella stessa giornata giunse anche il Capitano di Fregata Wolfson, della Marina britannica, insieme al Capitano di artiglieria italiano Loredano Giannotti, latore di una lettera del Generale sir Henry Wilson, Comandante le forze alleate del Medio Orienre, con la quale si avvertiva il Comandante di Lero che, dopo la caduta di Rodi, i tedeschi avevano fatto uso del nome dell'Ammiraglio Inigo Campioni, già Comandante Superiore, per impartire ordini alle forze italiane dell'Egeo. Il Wilson aggiungeva che contava di difendere Lero contro ogni tentativo di sbarco tedesco e che avrebbe mandato aiuti con la sollecitudine che gli sarebbe stata possibile. Il Comandante Wolfson, nel corso della visita, si rese conto delle deficienze esistenti nella difesa dell'isola. (89) Prima della emanazione del proclama sorse qualche contrasto fra l'Ammiraglio Mascherpa e il Generale Britterous, che nella prima stesura del proclama aveva affermato di essere giunto per <<occupare l'isola ». Alla oppo-
Gli avvenimenti in Egeo
Seguirono il 22 settembre quattro cacciatorpediniere, di cui uno greco, con a bordo un migliaio di uomini armati ed equipaggiati, una parte dei quali venne inviata in altre isole. Infine ebbero luogo, in seguito, altri sbarchi (9o). Nella giornata del 26 l'aviazione germanica che, salvo la incursione effettuata il 13, si era limitata a voli di ricognizione e di disturbo, effettuò una improvvisa e pesante azione di bombardamento che produsse gravi danni; fu anche colpita una nave britannica e circa duecento uomini andarono per·duti. Con tale azione ebbe inizio l'assedio della base navale .da parte delle forze aeree germaniche, che da quel giorno condussero una sistematica opera di smantellamento dei perni difensivi dell'isola; azioni collegate fra di loro e perfettamente aderenti ad un piano prestabilito. I bombardamenti proseguirono ininterrotti per cinquanta giorni conseguendo decisivi risultati materiali (91 ). Ad aggravare la situazione di Lero contribuì la caduta delle isole di Coo, di Levita (92) e di Calino (93), che erano venute a costituire per i tedeschi delle buone sizione dell'Ammiraglio il quale gli fece presente che il Dodecaneso era territorio italiano non occupato in seguito ad azione militare come altri territori, e che lo stesso Generale Wilson aveva scritto che le truppe britanniche sarebbero giunte per << cooperare con il presidio italiano », il Britterous si persuase e modificò in tal senso il suo proclama. Cfr.: Ufficio Storico della Marina Militare, volume XVI, cit., pag. 145· (9o) Le forze britanniche affluite nell'isola ascesero in totale a 4 battaglioni di fanteria, artiglieri, segnalatori, genieri e altre specialità. Complessivamente poco meno di 4.000 uomini. Fra il 17 settembre e il 2 ottobre giunsero a Lero la compagnia comando della 234a Brigata britannica e il 2° << Royal Irish F usiliers », con una compagnia del 2° « Royal W est Kents >>. Il 4 novembre fu inviato il 4° « Bluffs », la cui compagnia comando però si perdette in mare durante la traversata, e infine il 1° « Kings Own ». Cfr.: Ufficio Storico della Marina Militare, volume XVI, cit., pag. 276, nota (r) e Relazione del Generale sir Henry Wilson, Comandante in capo delle forze del Medio Oriente, dal r6 febbraio 1943 all'8 aprile 1944, pubblicata nel Supplement n. 37786 to the « London Gazette » del 12 novembre 1946, riportata nel citato volume XVI dell'Ufficio Storico della Marina Militare, pag. 487. (gr) «In cinquanta giorni l'isola subì oltre 200 bombardamenti», che portarono al « sistematico e progressivo sgretolamento della difesa». Cfr.: R uccERO FANIZZA: op. cit., pagg. 2rr e 212, e Relazione del Capitano di Fregata Luigi Borghi, Capo di S.M. dell'Ammiraglio Mascherpa. (92) Nell'isola di Levita era dislocata una stazione vedetta della Marina, il cui personale oppose una certa resistenza all'equipaggio di una cannoniera tedesca che la occupò ai primi di ottobre. (93) L'isola di Calino era presidiata dalla 9a compagnia mitraglieri costiera e da due batterie da 75 / 27/ o6 del XXX gruppo del 36° raggruppamento di 36. - U.S.
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piattaforme di partenza. Particolarmente grave la caduta di Calino, che con Lero faceva sistema. Proseguirono tuttavia a Lero, col massimo impegno, i preparativi per la difesa. Dopo una visita effettuata nell'isola, verso la fine di ottobre, dal Capo del servizio operazioni britannico del Medio Oriente per rendersi conto delle sue necessità, il 6 novembre (94) giunsero il Maggior Generale Hall e il Brigadiere Generale Tilney, dell'Esercito britannico; il primo con l'ordine di assumere il comando di tutte le forze britanniche dislocate in Egeo ed il secondo quello della base di Lero, in sostituzione del Generale Britterous. Il provvedimento venne motivato dalla necessità di far partecipare quest'ultimo ad una importante riunione al Cairo, alla quale avrebbe dovuto prendere parte anche l'Ammiraglio Mascherpa, che declinò l 'invito (95). Il nuovo comandante britannico, Gen. Tilney, si dimostrò uomo di azione, molto energico e preparato; effettuò frequenti ispezioni e si tenne a contatto con i comandanti di reparto per confermare la necessità di prepararsi ad una difesa ad oltranza. Predispose un piano ispirato alla opportunità di affidare alle truppe italiane la difesa delle coste, da non abbandonare per nessuna ragione e di integrarla con il sostegno di contingenti britannici alcuni elementi dei quali sarebbero stati tenuti a disposizione come elementi di manovra. In conseguenza i reparti italiani dell'Esercito (poco più di 1.200 uomini) furono dislocati nelle predisposte difese fisse costiere col compito di resistenza a oltranza, mentre la difesa mobile venne affidata a piccoli reparti britannici dislocati in posizione arretrata (96). artiglieria a cui si erano aggiunti, il 20 settembre, circa 200 uomini di un contingente inglese, che però vennero ritirati e trasferiti a Lero ai primi di ottobre, non essendo stato possibile ottenere altri rinforzi. Il 7 l'isola venne occupata dalle fone germaniche; il presidio italiano, catturato e disarmato, venne in gran parte trasportato nell'isola di Coo, già occupata dal nemico. (94) Cfr.: Relazione del Capitano di Fregata Luigi Borghi. (95) Il Britterous, « vecchio tipo di coloniale vissuto per molti anm m India ... non era assolutamente all'altezza della situazione»; portato com'era « a curare dettagli di scarsa importanza Jl anziché ad « approfondire il problema della difesa dell'isola ». In effetti, non valutando la minaccia incombente dall'isola di Calino, non sollecitò un efficace intervento di forze aeronavali britanniche se non altro per disturbare i convogli e il lavoro di preparazione che le fone germaniche andavano effettuando per l'attacco a Lero. Cfr.: Relazione del Capitano di Fregata Luigi Borghi. Il Generale Hall, a sua volta, lasciò l'isola l'u novembre diretto a Samo, senza avere esplicato fino a quel giorno alcuna mansione attiva. (SJ6) Per effetto di tale decisione si verificò il grave inconveniente che du-
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Vennero perciò adottati i conseguenti provvedimenti e furono anche armati gli equipaggi delle navi affondate o sinistrate e il personale dell'aviazione. « Tutto fu utilizzato ... Quello che mancava erano delle masse di manovra consistenti e di ciò forse ne va fatta colpa al generale inglese il quale, malgrado il consiglio dato dal Comando italiano, ha preferito impiegare buona parte delle sue forze per integrare la difesa della costa anziché mantenerle al centro di ogni settore, pronte ad intervenire dove occorreva >> (97). I comandi tattici vennero così stabiliti: quello italiano nella sede protetta di Gonia, ad ovest di Portolago, e quello britannico in una caverna di Monte Meraviglia. Alla vigilia dello sbarco tedesco (98) l'efficienza complessiva della difesa marittima, in seguito alle azioni aeree, si era ridotta al 70 per cento per le batterie antinavi e al 25 per cento per le batterie antisbarchi; quella contraerea, duramente provata per l'enorme consumo di munizioni, si era ridotta ai due decimi di quella esistente al momento dell'annuncio dell'armistizio. I capisaldi erano presidiati da scarse forze, salvo quelli delle batterie; antistante ad essi una sola linea di reticolato poco efficiente (99). Nonostante gli incessanti bombardamenti, il morale delle truppe si era mantenuto elevato. Sulle forze effettivamente operanti, indipendentemente da quelle delle batterie, si poteva inizialmente contare su circa 2.000 inglesi e 1.500 italiani.
*** Le unità navali germaniche vennero avvistate, con rotta nord, verso le ore 3 del 12 novembre, provenienti dai porti di Coo città,
rante gli ultimi giorni di lotta solo una parte delle truppe italiane poté essere effettivamente impegnata in combattimento. (97) Cfr.: Relazione del Capitano di Fregata Luigi Borghi. (98) Le forze tedesche presenti nel settore dell'Egeo al 17 settembre 1943 erano le seguenti: a Rodi, due divisioni e tre battaglioni da fortezza; a Scarpanto, un battaglione granatieri; a Kythera e Antikythera, un battaglione da fortezza; a Volo e Melos, tre battaglioni da fortezza; a Lemnos, tre battaglioni da fortezza. Cfr. : << Kriestagebuch des O.K.W. », volume III (r 0 gennaio 31 dicembre 1943). Editori Bernard & Graefe, Frankfurt am Main, 19(}3. Pag. III5· (99) Cfr.: Ufficio Storico della Marina Militare, volume XVI, cit., pagg. da 212 a 219.
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Marmari (Coo) e Calino (10o). La maggior parte dei natanti, favorita da una leggera bassa foschia, si diresse verso le insenature nordorientali e centrali, mentre altri, diretti verso la costa occidentale, investiti dal fuoco di una nostra batteria, invertirono la rotta e si allontanarono. Il grosso del convoglio, frazionato in quattro gruppi, si diresse in corrispondenza della costa nord (baia di Blefuti e baia della Palma); verso la costa nord- orientale tra le punte Pasta di Sopra e Pasta di Sotto; verso la costa a levante di Monte Clidi (baia del Grifo) e la costa ad est di Monte Appetici. Le forze dell'isola, che già erano in assetto di emergenza, vennero immediatamente poste in allarme: non ui fu sorpresa. Verso le ore 5 e cioè ancora al buio, i tedeschi iniziarono le operazioni di sbarco, contrastati dal tiro delle batterie antinave ( 101 ). Nel settore settentrionale alcuni natanti vennero affondati; altri respinti; altri, infine, appoggiati validamente dall'azione, riuscirono a fare sbarcare le forze per la costituzione di piccole teste di sbarco (102). Gruppi .di marinai e reparti inglesi si impegnarono ricac(10o) Per l'occupazione di Lero i tedeschi avevano predisposto l'operazione 11 Leopard ». L'ordine di dar corso allo sbarco il giorno 12, appoggiato da due caccia e due torpediniere ex italiani, da alcune motodragamine e motosiluranti e probabilmente da un sommergibile, venne dato alle 22,30 dal Comando Gruppo Armate S.E. Il convoglio comprendeva 5 unità varie, 6 cannoniere ausiliarie, 2 motopescherecci armati, 3 motozattere, 25 mezzi da sbarco e I piroscafo. Cfr.: Relazione della Divisione Storica dell'Ammiragliato britannico, compilata sulla base dei documenti ufficiali tedeschi catturati in Germania, pubblicata in stralcio nel citato volume XVI dell'Ufficio Storico della Marina Militare, pag. 502. (ror) Secondo la Relazione della Divisione Storica dell'Ammiragliato britannico, compilata sulla base dei documenti ufficiali tedeschi catturati in Germania e pubblicata in stralcio nel citato volume XVI dell'Ufficio Storico della Marina Militare (pag. 503), la prima ondata sbarcò alle ore 03>30 del 12 (baia di Alinda, baia della Palma costa nord, a levante dell'abitato di Lero e sulla costa sud di Guma, nella baia di Drimona). La seconda ondata sbarcò dopo la occupazione della baia di Alinda. Costituzione delle ondate: - prima ondata: 2 battaglioni e 1 compagnia a nord della baia di Alinda, r battaglione nella baia della Palma, r compagnia a levante dell'abitato di Lero, un battaglione e un plotone genio pionieri sulla costa sud di Gurna; - seconda ondata: batterie da campagna, armi pesanti di fanteria, una batteria antiaerea e vari cannoni anticarro. Obiettivo delle forze: occupare il centro dell'isola e poi concentrarsi dapprima al sud e quindi al nord. Per tutte le forze sbarcate: sostegno dell'aviazione. (102) Sulla entità delle forze tedesche sono state indicate cifre discordanti: secondo quanto è riportato nel citato volume XVI dell'Ufficio Storico della « Taifun >> (Tifone), già
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ciando il nemico in qualche punto e riprendendo una batteria (1a P.L. 888) della baia di Blefuti, momentaneamente abbandonata. Ma non riuscirono a rigettare le forze sbarcate che vennero anzi sostenute da nuovi elementi che avevano preso terra nella parte settentrionale della baia del Grifo, minacciando la batteria « Ciano >> di Monte Clidi che, sebbene duramente colpita, continuò a far fuoco, prima con tre pezzi efficienti e poi con due, finché verso le ore 14 fu nella impossibilità di reagire. Nel settore centrale nuclei tedeschi, sebbene contrastati dal fuoco della batteria « Lago » presero terra a levante di Monte Appetici ove si svolsero combattimenti con alterne vicende: intervenne anche una compagnia britannica che dovette ritirarsi dalla lotta a causa delle perdite subite (103). La situazione venne complicata da un lancio di paracadutisti (circa 400 uomini), effettuato sulla regione centrale, alle ore 13,27 dello stesso giorno (ro4); nel corso dell'azione alcuni aerei da trasporto vennero abbattuti dalla reazione contraerea della difesa. Con l'arrivo di queste nuove forze il settore centrale, .a causa della mancanza ·di riserve a nor.d già tutte impegnate, dové parare da solo la nuova minaccia; ne risultò che l'azione contro i paracadutisti non fu immediata né vigorosa, ed essi poterono infiltrarsi tra le posizioni tenute dagli inglesi e raggiungere Monte Rachi, minacciandovi una batteria che vi era in posizione; furono poi contenuti
Marina Militare (pag. 276, nota 1) si sarebbe trattato di circa 4.500 uomtm: 3.6oo di fanteria e 550 paracadutisti e circa una ventina di pezzi di artiglieria dei vari tipi. Stando, invece, alla Relazione della Divisione Storica dell' Ammiragliato britannico (pag. 502 del citato volume XVI dell'Ufficio Storico della Marina Militare), i tedeschi impiegarono complessivamente 1.724 uomini, compresi i paracadutisti. ( 103) In merito allo sbarco nella zona di Monte Appetici, sembra vi sia stata divergenza di vedute fra il Comando italiano e il Gen. Tilney, il quale considerando tale sbarco un semplice diversivo, non ritenne di dover distogliere fon::e per fronteggiarlo adeguatamente. E' certo che in quel settore l'impiego delle forze britanniche, nonostante le pressioni dell'Ammiraglio Mascherpa, risultò tardivo e non deciso. Cfr. : Relazione del Capitano di Fregata Luigi Borghi. (104) In effetti il lancio dei paracadutisti (un battaglione) era stato previsto in due scaglioni, fra le 5 e le 7 del 12 sull'istmo centrale dell'isola, ma a causa dell'intenso fuoco di artiglieria della difesa e in conseguenza del ritardo negli sbarchi fu rinviato alle 13,27. Cfr. : citata Relazione della Divisione Storica dell'Ammiragliato britannico, riportata in stralcio nel volume XVI dell'Ufficio Storico della Marina Militare, pag. 503.
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da gruppi di marinai. Chiaro il tentativo delle forze tedesche di tagliare la piazza in due tronconi, nell'intento di separarne le forze. L'azione di bombardamento aereo proseguì intanto senza tregua, con l'impiego di centinaia di apparecchi. Tuttavia, alla fin e della prima giornata, non furono conseguiti dai tedeschi seri successi. La notte sul 13 novembre il Generale Tilney venne nella determinazione di contrattaccare al mattino tra le baie di Alinda e di Gurna e nella zona di Monte Appetici, per arrestare i paracadutisti nella regione di Monte Rachi; ma verso l'alba questi attaccarono il· Comando del I battaglione del ro~ fanteria, a nord- est di Monte Meraviglia, venendone respinti; l'episodio indusse il Gen. Tilney a procrastinare la preordinata azione di contrattacco. Nella giornata i tedeschi riuscirono a sopraffare le difese nella zona di Monte Appetici e Monte Clidi, determinando una situazione che cominciò a destare serie preoccupazioni, ciò che indusse il Comando italiano a chiedere a Samo, al Generale Mario Soldarelli, l 'invio con urgenza di almeno 8oo uomini di rinforzo; a sua volta il Gen. Tilney, giudicando la situazione ottimistica, preparò per il mattino successivo un contrattacco, utilizzando tutte le forze disponibili. Il giorno 14 la lotta divampò furiosa, mentre una pesante e violenta azione aerea nemica si abbatteva sull'isola; ebbe altresì luogo il progettato contrattacco tendente alla eliminazione dei paracadutisti nel settore centrale, ma con improvvisa decisione il Gen. Tilney distolse una parte delle forze ad esso destinate per inviarle a sostegno delle truppe impegnate nella zona di Monte Appetici (ro5). Con tale spostamento le forze contrattaccanti nella zona di Monte Rachi risultarono insufficienti: l'azione si risolse in un completo insuccesso anche per la resistenza opposta dai paracadutisti sostenuti dall'aviazione. Nel pomeriggio nuovi lanci di paracadutisti vennero effettuati nel settore centrale. Più a nord, invece, le forze britanniche riconquistarono la batteria « Ciano >> di Monte Clidi (occupata dai tedeschi il 13); sostenute da marinai italiani contennero il nemico nella zona compresa fra le baie di Palma e di Blefuti. Nella giornata furono catturati 230 prigionieri e a sera giun(105) « La non eliminata minaccia tedesca del Monte Appetici fece forse decidere il Gen. Tilney a rinunciare al contrattacco generale secondo il con· cetto iniziale e a far fiancheggiare il contrattacco da sud da un contrattacco contro le posizioni tedesche del Monte Appetici >> . Cfr.: VIRGILIO SPIGAI: « Lero (Risposta al signor C.S. Forester) >> . Soc. ed. Tirrena, Livorno, 1949. Pag. 230 .
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sero da Samo rinforzi in misura molto modesta (r8o uomini); solo in un tempo successivo ne giunsero altri 400. Un nuovo contrattacco venne sferrato all'alba del 15, sostenuto da due cacciatorpediniere inglesi e da tutte le batterie in grado di intervenire, ma i tedeschi, padroni dell'abitato .di Lero e dei dintorni, ripresero le loro azioni aeree e riuscirono a sbarcare altre truppe nel settore settentrionale (tra Punta Pasta di Sopra e Punta Pasta di Sotto), richiaman<io verso quel settore le truppe che erano state spostate in quello centrale. Attaccarono quindi il castello di Lero, occupandolo dopo strenua difesa da parte di un nucleo di marinai italiani. Altri reparti tedeschi attaccarono le posizioni di Monte Meraviglia e ampliarono l'occupazione tra le baie di Alinda e di Gurna, riuscendo a congiungersi con quelli operanti nel settore settentrionale. La situazione ormai precipitava e si avviava all'epilogo. Il Gen. Tilney, che in un primo tempo aveva respinto la proposta di sferrare un contrattacco generale con tutte le forze italiane, a sera, preoccupato per lo sviluppo assunto dalle azioni germaniche, dava ordine al Ten. Col. Li Volsi, coman<iante il Iji0°, <ii organizzare, anche con gli elementi disponibili della Marina e dell' Aeronautica, una linea di resistenza suJla posizione posta in corrispondenza del « trincerone » ( ro6), ma tale ordine mo<iificò in seguito, affi<iando alle truppe italiane altra fronte a nord- ovest di Portolago. Le forze germaniche però continuarono a progredire nonostante i contrattacchi e il fuoco <ielle batterie, sempre sostenute da violente azioni aeree (ro7). La battaglia infuriò anche il r6 novembre a Monte Meraviglia e a Porta Vecchia, sulla via di Portolago; numerosi inoltre i tentativi per arginare il nemico irrompente <ia ogni direzione.
*** L'Ammiraglio Mascherpa rifiutò decisamente una prima richiesta di resa <iel presidio italiano, fattagli da un ufficiale tedesco alle
(ro6) Unica opera di fortificazione campale esistente: trincea lunga 150ad est del passo dell'Ancora (Porta Vecchia), ad ovest e sud- ovest di Lero. Cfr.: Ufficio Storico della Marina Militare, volume XVI, cit., pag. 104. (ro7) «Fino alla notte del 15 giunsero altri rinforzi dall'isola di Samo, ma ogni sforzo era vano. Tutto era sconvolto dai terribili bombardamenti ». Cfr.: Relazione del Ten. Col. Giuseppe Li Volsi. 200 metri scavata sulle pendici settentrionali di quota 75
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12,30 del r6, e la difesa, sebbene ridotta ai suoi ultimi episodi, continuò ancora, tenace. Verso le 17,30, quando la pressione delle forze tedesche su Monte Meraviglia - sede del Comando britannico e di alcuni organi del Comando italiano - si era fatta serrata, il Gen. Tilney decise di arrendersi e inviò al Comando italiano l'ordine di sospendere ogni attività bellica. Quindi, accompagnato, quale prigioniero, da ufficiali tedeschi, si recò dall'Ammiraglio Mascherpa per comunicargli personalmente la sua decisione « di non aver potuto continuare più oltre la lotta » e che sentiva di dover ringraziare tutti gli italiani per il «valoroso contributo e la fraterna collaborazione» (108). In effetti la capitolazione ufficiale, secondo i tedeschi, avvenne alle ore 23.59 del giorno r6, ed essi proseguirono i bombardamenti aerei anche dopo l'ordine impartito dal Comando dell'isola di sospendere la resistenza (109). Il Generale Tilney pose una sola condizione : far giungere a Lero una nave- ospedale per trasportare altrove i feriti. Venne accettata dai tedeschi previa assicurazione che il viaggio della nave non sarebbe stato disturbato (no). La battaglia di Lero era finita e con gravi perdite, sulle quali peraltro non si hanno finora dati sicuri (In). Le perdite delle forze britanniche furono di circa 6oo morti oltre i prigionieri, compresi in essi i feriti; il numero degli scampati non superò i 250 (u2). Le perdite delle forze tedesche furono di 520 tra morti, feriti e dispersi, 5 motozattere, 1 trasporto e 5 mezzi da sbarco, oltre a r6 aerei ( u 3). Le perdite delle forze dell'Esercito italiano che - come si è visto - non erano state impegnate nella loro integrità ---..,. ascesero a (108) Cfr.: Relazione del Ten. Colonnello Giuseppe Li Volsi. (109) Cfr. la già citata Relazione della Divisione Storica dell'Ammiragliato britannico, riportata in stralcio nel volume XVI dell'Ufficio Storico della Marina Militare alle pagg. 503 e 50S· (1 10) Cfr.: Ufficio Storico della Marina Militare, volume XVI, cit., pagina 263. (u1) Cfr.: Ufficio Storico della Marina Militare, volume XVI, cit., pagina 279. ( 112) Cfr.: Ufficio Storico della Marina Militare, volume XVI cit., pagina 276, nota ( 1 ). (u3) Cfr.: la citata Relazione della Divisione Storica dell'Ammiragliato britannico, riportata in stralcio a pag. 505 del citato volume XVI dell'Ufficio Storico della Marina Militare.
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GLI AVVENIMENTI
A LE RO (12- 16 novembre 1943) SCALA APPROSSIMATIVA l, 60.000
Schizzo n. 3
Gli avvenimenti in Egeo
3 ufficiali morti e 2 feriti, a 12 sottufficiali e truppa morti e r6 feriti (II4), oltre ad un numero imprecisato di dispersi. Per le perdite della Marina « i deceduti dalla data dell'armistizio a quella della resa, cifra che deve ascriversi quasi esclusivamente ai bombardamenti » furono (( 5 ufficiali e 67 uomini; a questi si dovrebbe aggiungere un'aliquota dei 164 dispersi di Lero, cifra che logicamente si estende ad un periodo più ampio e comprende molte e disparate cause, tra le quali anche i bombardamenti aerei e i combattimenti » (II5)· Furono complessivamente catturati dai tedeschi 201 ufficiali e 3.000 soldati britannici, 351 ufficiali (compreso l'Ammiraglio Mascherpa) e 5.ooo sottufficiali e militari di truppa italiani - carabinieri, soldati, marinai, avieri, finanzieri e militi - (u6). Furono infine fucilati dai tedeschi, nel corso dei combattimenti o presso le batterie, 12 ufficiali dei quali i seguenti dell'Esercito (II7): - Capitano di fanteria Eligio Radice; - Tenente di artiglieria Antonio Lo Presti (della batteria PL 2II); - Tenente di artiglieria Daniele Pieri (della batteria « Ciano »); - Sottotenente di artiglieria Antonio Quaranta (della batteria 899); - Sottotenente di artiglieria Ferruccio Pizzigoni (della batteria « Ciano »); - Sottotenente di artiglieria Fedele Atella (della batteria PL 2II); ~ Sottotenente di artiglieria Marco Mosca (della batteria << Ciano » ). (n4) Cfr.: Relazione del Tenente Colonnello Giuseppe Li Volsi, e volume XVI citato dell'Ufficio Storico della Marina Militare, pag. 279. (u5) Cfr.: Ufficio Storico della Marina Militare, volume XVI, citato, pag. 279· (116) Cfr.: la citata Relazione della Divisione Storica dell'Ammiragliato britannico, riportata in stralcio a pag. 505 del citato volume XVI dell'Ufficio Storico della Marina Militare. (u7) E alcuni della Marina: Capitano di Fregata Vittorio Meneghini, Sottotenenti di Vascello Edoardo Gardone, Luigi Falzari e Massimo Calabrese. Venne anche fucilato il Centurione della Milizia, Calise, Comandante b 402a compagnia mitraglieri. Cfr.: Relazione del Capitano di Fregata Luigi Re e Ufficio Storico della Marina Militare, volume XVI, cit., pag. 333·
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Cadde in combattimento il Sottotenente di artiglieria Corrado Spagnolo e venne ferì to gravemente il Capitano di artiglieria Werther Cacciatori (comandante la batteria PL 127). Vennero conferite le Medaglie d'Oro al valor militare: - alla memoria: al Capitano di Fregata Meneghini e ai Sottotenenti Spagnolo e Pizzigoni; - ai viventi: al Capitano di artiglieria Cacciatori e al Cappellano militare, Sacerdote della Compagnia di Gesù, Tenente Igino Lega. Il 17 dicembre gli italiani furono riuniti in campo di concentramento presso l'aeroscalo e invitati a scegliere una delle tre condizioni: adesione alle forze tedesche, impegno di lavoro a favore di esse, internamento in Germania. Quasi tutti rifiutarono le due prime condizioni e scelsero l'internamento che costò loro nuovi sacrifici. L'Ammiraglio Mascherpa venne deportato in Germania (n8). Le cause della caduta di Lero furono molteplici e da ricercarsi nella inadeguata difesa contraerea, nella mancanza di una energica azione aeronavale sin dall'inizio, nell'assenza di una serrata e dinamica unità di direzione e di comando durante tutta la battaglia; sopra tutte, infine, n eli 'impiego di imponenti forze aeree da parte germanica, che tutto distrussero. Un particolare posto d'onore spetta a Lero nella nuova storia d'Italia (rr9).
*** Sul comportamento delle forze dell'Esercito a Lero così si espresse l'Ufficio Storico della Marina Militare (12o): (u8) Trasportato successivamente in Italia, fu giudicato da un tribunale della Repubblica Sociale e condannato a morte il 22 maggio 1944. La sentenza venne eseguita il successivo giorno 24. In merito alle sue doti morali e militari e alla saldezza della sua azione di comando, così si espresse il Capitano di Fregata Virgilio Spigai: << ••• I combattenti di Lero tutti, di ogni arma e non armati, lo salutano con le semplici parole del Grande Ammiraglio Paolo Thaon di Revel: Onore a Lui, onesto e prode marinaio d'Italia>>. Cfr.: VrRGILIO SPIGA!: op. ci t., pag. 28r. Alla memoria dell'Ammiraglio Mascherpa venne concessa la Medaglia d'Oro al valor militare. (1 19) Cfr.: Ufficio Storico della Marina Militare, volume XVI, citato, pag. 28o. (r2o) Cfr.: Ufficio Storico della Marina Militare, volume XVI, citato, pag. 3o6.
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« Ricorderemo ... nuovamente l'impulso dato » (dal Ten. Col. Giuseppe Li Volsi) « nel preparare, con gli scarsi mezzi disponibili, un'efficace difesa contro gli sbarchi, la paziente tenacia con la quale gli uomini sopportarono una vita che non offriva che gravi disagi ed ancor più gravi pericoli; la cor.diale fattiva collaborazione col Comando e con le truppe inglesi, il valoroso contegno in combattimento dei reparti che sono venut~ a contatto diretto col nemico; le insistenze per ottenere la revoca dell'ordine inglese di rimanere nelle posizioni assegnate alla difesa e poter quindi prendere parte attiva al combattimento manovrato; l'ardita personale azione con la quale il Ten. Col. Li Volsi si è sottratto alla cattura da parte dei tedeschi che avevano accerchiato il suo posto di comando». E ancora: << lo sfavorevole esito finale non diminuisce un merito che non si può frazionare attribuendolo a singole persone, a singoli reparti o a singoli servizi, ma va decretato in blocco a quello che è stato veramente un blocco .di volontà cementato dall'amore di Patria». « Una sola eccezione sentiamo di dover fare all'apprezzamento collettivo, ed è per ricordare l'alto valore morale e professionale di cui hanno dato prova i comandanti delle batterie che, essendo ufficiali di complemento di artiglieria richiamati, appartenendo cioè ad una Forza Armata diversa da quella dei loro superiori e dei loro dipendenti, hanno dato magnifica prova dell'alto rendimento di cui è capace, in un buono inquadramento, questa benemerita categoria di ufficiali >> ( 121 ). Non mancarono i riconoscimenti ufficiali in merito alla resistenza a Lero. Fra i principali, la segnalazione al Comando Supremo da parte del Generale Mario Soldarelli: « n. 1/ 1752. Dopo 50 giorni d'assedio Lero è caduta in mani tedesche alt Comportamento truppe italiane est stato durante tutta la battaglia fermissimo alt Batterie hanno sparato fino al momento in cui Comando inglese ha chiesto la resa alt IIIOI7JI. Generale Soldarelli ». Risposta del Comando Supremo: « 18 novembre 1943· n. 3043 / Op. Riferimento tele 1752 alt Ho appreso con fierezza eroico comportamento truppe italiane Lero cui magnifica resistenza protrattasi per cinquanta giorni ho sempre seguita et altamente apprezzata alt Generale Ambrosia ». A sua volta, in data 22 novembre, con suo ordine del giorno, il Capo di S.M. dell'Esercito dava notizia del telegramma n. 1/ 1752 (1 21) Cfr.: Ufficio Storico della Marina Militare, ,·olume XVI, citato, pag. 278.
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del Generale Soldarelli a tutti i reparti del rinascente Esercito italiano e « additava l'eroico comportamento del Presidio di Lero come esempio da seguire c come prova concreta di persistenza di alto spirito militare » (122). Sintomatico, infine, il messaggio del Generale Wilson, Comandante in capo alleato del Medio Oriente, al Primo Ministro britannico Winston Churchill, in data 17 novembre 1943: « Lero è caduta, dopo eroici combattimenti contro preponderanti attacchi aerei. E' stata un'azione intermedia tra il successo e la sconfitta. Ben poco sarebbe bastato a inclinare la bilancia a nostro favore, e a portare un trionfo. Abbiamo invece patito un rovescio le cui conseguenze sono fin troppo evidenti ... Quando assumemmo il rischio in settembre, lo facemmo con gli occhi ben aperti. E tutto sarebbe finito bene, se avessimo potuto prendere Rodi. Confido che un giorno venga la nostra volta di eseguire un'operazione con la bilancia a nostro favore fin dagli inizi» (123).
VI. - AVVENIMENTI NELLE SPORADI MERIDIONALI E NELLE CICLADI
All'annuncio dell'armistizio le Sporadi meridionali (isole di Samo, N icaria e Furni) e le Cicladi (eccettuata l'isola di Milo che rientrava nella giurisdizione delle forze tedesche), erano presidiate dai reparti della Divisione di fanteria «Cuneo ». Ad eccezione dei presidi di Samo (124) e di Sira (125), quelli (122) Cfr.: Ufficio Storico della Marina Militare, volume XVI, citato, pag. 6oo.
(123) Cfr.: bmEM, pag. 6oo. (124) Comprendeva il Comando della Divisione <<Cuneo», 1'8° reggimento fanteria con i battaglioni l e II e una compagnia mitraglieri, un battaglione arditi divisionale, il VI battaglione mortai, la 6"' compagnia cannoni c.c., il reggimento artiglieria da campagna su tre gruppi e una batteria da 20 c.a., la 24& compagnia mista artieri, la 6• compagnia trasmissioni, la 19Asezione fotoelettrica, tre stazioni vedetta della Marina, la 24• legione milizia (affluita a fine agosto) ed elementi dei servizi. (125) Comprendeva il Comando del reggimento fanteria, il II battaglione meno la 6• compagnia, 1 compagnia mortai, 1 compagnia cannoni c.c., I sezione carabinieri, r Comando Marina con 4 pezzi da 76/ 40 e 4 pezzi da
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delle altre isole erano di modesta consistenza (126): vi erano stati insediati più che altro per ragioni di prestigio e con funzioni di semplice vigilanza. Le isole di Samo, Nicaria e Furni erano poste alle dirette dipendenze operative del Comandante la Divisione; le altre (in totale 17), dipendevano dal Comandante il reggimento fanteria, di sede a Sira, che a sua volta faceva capo al Comando Superiore Forze Armate .dell'Egeo.
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*** Proposte dirette a rivedere la dislocazione dei reparti della divisione tanto frazionati e ad abbandonare le isole minori a vantaggio delle più importanti, non erano state accolte dal Comando Superiore dell'Egeo ( 127). GLI AVVENIMENTI A SAMO.
Rispetto alla estensione dell'isola avente uno sviluppo costiero di circa 16) chilometri, le forze preposte alla sua difesa non apparivano sufficienti; incompleti, inoltre, erano gli organici dei reparti, il cui morale si manteneva buono. All'annuncio dell'armistizio una parte delle truppe dislocate a Samo era impegnata in operazioni contro i partigiani che negli ultimi 76 j 17 e I stazione vedetta collegata otticamente con altra dislocata sul vicino isolotto di Gaidaro. ' (r26) In particolare: Nicaria, r compagnia fucilieri, I plotone mitraglieri e 2 stazioni vedetta della Marina; Furni, I squadra fucilieri; Amorgo, I compagnia fucilieri; Andro, il III battaglione dell'8° reggimento fanteria meno due compagnie e I stazione vedetta della Marina; Anafi, 1 plotone fucilieri e I stazione vedetta della Marina; Antinori, I plotone fucilieri; Kea, 1 compagnia fucilieri meno un plotone e 2 stazioni vedetta della Marina; Micono, r plotone fucilieri e I stazione vedetta della Marina; Nasso, I battaglione del 7° reggimento fanteria meno due compagnie e I stazione vedetta della Marina; Nio, I compagnia fucilieri meno due plotoni; Paro, I compagnia fucilieri; Policandro, I plotone fucilieri e I stazione vedetta della Marina; Santorino, comando III battaglione del 7° reggimento fanteria e roa compagnia meno un plotone, I2a compagnia mortai e I stazione vedetta della Marina; Serifo, I plotone fucilieri e 2 stazioni vedetta della Marina; Sichino, I plotone fucilieri; Sifno, I compagnia fucilieri meno due plotoni e r stazione vedetta della Marina; Termia, 3 squadre fucilieri; Tino, I compagnia fucilieri meno un plotone e I stazione vedetta della Marina. (I27) Cfr.: Relazione del Generale Mario Soldarelli.
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tempi avevano intensificato i loro atti di ostilità. Furono subito emanati or·dini per sospenderle, tenere le truppe alla mano e prendere contatto con le autorità civili per promuovere la massima collaborazione. Nonostante fosse stato impartito l'ordine di cessazione delle ostilità, nel pomeriggio del 9 giunse notizia che nell'isola di Nicaria i partigiani avevano attaccato: la situazione poté essere ristabilita solo il giorno ro con l'invio di rinforzi. Il mattino dell'II pervenne un radiogramma del Comandante Superiore dell'Egeo col quale preavvisava che, in vista della breve prevedibile durata della resistenza a Rodi, il Generale Soldarelli avrebbe dovuto assumere anche il comando delle isole Cicladi, per le quali era stato autorizzato il concentramento dei presidi delle isole minori in quelle maggiori, per non essere sopraffatti dalle forze tedesche sempre preponderanti. In particolare, il concentramento si sarebbe dovuto effettuare sulle isole di Nasso, Santorino e Sira. Per effetto di tale comunicazione, il Generale Soldarelli alle r8,30 circa dell'n assunse il comando delle Forze Armate dell'Egeo e diede ordine a quelle delle isole Cicladi, di Lero, Coo e Stampalia, già direttamente dipendenti dal Comando Superiore, di opporre « resistenza ad oltranza contro qualsiasi tentativo da parte tedesca» (128). Lo stesso giorno I I giunse a Vathy (Samo) la prima Missione britannica (Col. Pawsen), inviata dal Comando in capo del Medio Oriente, alla quale fu esposta la reale situazione del momento c data assicurazione di leale collaborazione. Mentre le relazioni con gli inglesi e con i partigiani locali miglioravano di giorno in giorno, il 14 settembre il Colonnello Luigi fanteria e del presidio di Sira, comunicava Gino, comandante del di aver ricevuto una Missione germanica e chiedeva al Gen. Soldarelli se fosse disposto a riceverla. Alla richiesta venne risposto con un rifiuto. Verso la fine di settembre sbarcò a Samo un primo contingente britannico (circa 6oo uomini) unitamente al Generale Baird in veste di comandante di tutte le truppe dell'isola, che insediò subito un Governo provvisorio ellenico. In seguito si aggiunsero due compagnie di paracadutisti greci. A partire dalla metà di ottobre ebbe inizio un periodo difficile a causa degli attacchi aerei nemici e degli allarmi per probabili sbarchi, verificatisi con molta frequenza, mentre si accrebbero le difficoltà di vita del presidio per mancanza di carne, vino e altri generi
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(128) C(r.: Relazione del Generale Mario Soldarelli.
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ed anche per l'atteggiamento ostile accentuatosi da parte dell'elemento ellenico del luogo. Frattanto, durante il mese di ottobre, sbarcarono nell'isola altri contingenti britannici. Alla fine del mese di ottobre il totale delle forze britanniche poteva essere valutato in circa 2.000 uomini (129) che concorrevano a mantenere l'efficienza delle opere difensive dell'isola, che veniva constantemente incrementata. L'u novembre si trasferì a Samo, da Lero, il Generale Hall, comandante le forze alleate dell'Egeo, al quale il Gen. Soldarelli espose la situazione ponendo in rilievo che le deficienze nell'isola si erano accresciute specie in seguito all'invio a Lero di una batteria da 88 e di un battaglione inglese meno una compagnia. Lo spirito della truppa, nonostante le vicende verificatesi nel mese di ottobre (perdita del possesso di tante isole), si era mantenuto abbastanza buono. La notizia della caduta di Lero produsse peraltro ripercussioni dolorose (130), anche perché cominciò a diffondersi la persuasione che il Comando alleato del Medio Oriente non avesse, in realtà, interesse a mantenere il possesso delle isole dell'Egeo e che anche quelle rimaste ancora sotto controllo italiano fossero destinate in ultima analisi ad essere occupate dai tedeschi che avevano il dominio pressoché assoluto dell'aria e forse anche del mare. Il 17 novembre, all'indomani della resa di Lero, il Gen. Soldarelli prospettò la situazione al Gen. Hall in termini realistici, pregandolo di fargli chiaramente conoscere se il Comando del Medio Oriente fosse o no intenzionato a difendere Samo. Nel primo caso sarebbero occorsi rinforzi immediati; nel secondo bisognava decidersi ad abbandonarla per evitare la distruzione dei centri abitati e gli orrori della guerra alle popolazioni ed impedire il sacrificio inutile di tanti combattimenti dato che Samo isolata non aveva più importanza (131). Il giorno 17 l'isola subì un nuovo violento bombardamento aereo tedesco abbattutosi in particolare sul Comando Divisione; gran parte delle abitazioni lungo il porto rimase distrutta. « Gli effetti morali in tutta l 'isola furono molto gravi. Tutti compresero che il dominio .dell'aviazione germanica era incontrastato» (132). (129) Cfr.: Relazione del Capitano Antonio Bertolini, del Comando Divisione di fanteria « Cuneo». (130) << La fine di Lero mise Samo in una situazione veramente critica)). Cfr. : Relazione del Generale Mario Soldarelli. (131) Cfr.: Relazione del Generale Mario Soldarelli. (132) Cfr.: Relazione del Generale Mario Soldarelli.
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Il mattino del 19 il Generale Baird, Comandante britannico dell'isola, in sostituzione del Generale Hall ormai partito, comunicò al Comando italiano di aver ricevuto ordine di evacuare l'isola con le truppe inglesi, greche e con i partigiani perché la situazione veniva giudicata gravissima e il Comando del Medio Oriente si trovava nella impossibilità di intervenire. Vaiutata in conseguenza, freddamente, la situazione che si sarebbe determinata per le forze italiane, insufficienti alle necessità difensive dell'isola, anche nella considerazione che poco affidamento poteva farsi sulla 24a legione della Milizia, che le scorte di viveri e munizioni si erano sensibilmente ridotte né vi era possibilità di ricevere rifornimenti e, infine, che in seguito alla partenza dei partigiani sarebbe stata impossibile una resistenza a lungo sulle montagne, tenuto anche conto che le stesse popolazioni dell'isola per timore di rappresaglie chiedevano l'allontanamento delle forze italiane, fu presa dal Generale Soldarelli la decisione di evacuarle, informandone (telegramma n. r f 1755) il Comando Supremo che ne rese edotto lo Stato Maggiore dell'Esercito (allegato n. 5). Impartiti tutti gli ordini relativi, il Gen. Soldarelli si portò a Scalanova, in Turchia, « al seguito del Generale Baird, per trattare con le autorità turche il passaggio della divisione attraverso quel territorio neutrale. Dopo laboriose discussioni, alle quali intervenne anche l'Addetto militare britann ico ad Ankara, Gen. Arnold, le autorità turche concessero il passaggio» (133). L'imbarco dei reparti ebbe inizio la notte sul 21 novembre; furono fatti sbarcare a Scalanova (Kusadasi) e a Punta Canapizza. Le operazioni si svolsero regolarmente fino al mattino del 22, dopo di che si arrestarono in seguito all'arrivo di siluranti tedesche, inizialmente costrette dal fuoco della difesa ad allontanarsi. Alcuni ufficiali tedeschi, sbarcati, conferirono col Ten. Col. Mario Ungaro (del fanteria) - più elevato in grado degli ufficiali rimasti in attesa di imbarco - che, concordata la resa ordinò la sospensione di ogni ostilità. Nel pomeriggio del 22 le truppe germaniche sbarcarono a Samo (134), mentre reparti della 24• legione della Milizia si affrettavano ad unirsi ad esse. Ma non tutti coloro che erano rimasti a
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(133) Cfr.: Relazione del Maggiore Giovanni Ratti, Capo sezione Operazioni e Servizi del Comando Divisione cc Cuneo ». (134) Sbarcarono complessivamente, fino al giorno 23, circa 1.000 uomini che si dislocarono nelle seguenti località: 300 a V ati, 200 a Tigani, 200 a Carlodasi, 150 a Maratocampo e 150 in difesa costiera nella parte orientale dell'isola.
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Samo aderirono all'ordine di resa: numerosi ufficiali, sottufficiali e soldati (specialmente dell'8° fanteria e del battaglione ar·diti divisionale) preferirono darsi alla macchia (135), pur sapendo di andare incontro a tanti disagi specie in vista dell'inverno. Vari militari di quelli che dalle unità della Milizia avevano chiesto e ottenuto di passare nell'Esercito, erano stati passati per le armi (136). Lo sbarco delle forze germaniche e la notizia della resa degli elementi rimasti in attesa di imbarco colsero i reparti della «Cuneo» in crisi di trasferimento. Tuttavia circa 4.ooo uomini della divisione (Comando, 8° fanteria, artiglieria, battaglione arditi ed elementi vari), riuscirono il 23 novembre ad approdare in Turchia (137). Successivamente furono trasferiti in Palestina (allegato n. 6) e vennero utilizzati non come combattenti (pur essendo stati riordinati e addestrati) ma solo come belligeranti da impiegare nei lavori; si costituirono compagnie di pionieri che, inviate in Egitto, andarono incontro a varie umiliazioni.
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LA CADUTA DI NICARIA.
Il presidio di Evdilos, attaccato dai part1g1ani, venne rinforzato il giorno successivo con elementi della Milizia; ciò consentì il ristabilimento dell'ordine. I tedeschi sbarcarono a S. Chirico il 18 novembre e a quanto sembra il reparto della Milizia in posto non contrastò troppo l'azione germanica, nonostante il Generale Soldarelli avesse ordinato di « fare ogni sforzo per impedire lo sbarco», di ripiegare, in caso di insuccesso, sulla collina ed even tualmente, appoggiandosi ai partigiani, numerosi in quella zona, di « darsi alla Erano agli ordini del Generale von Muller. Cfr. : Relazione del Maggiore Giovanni Ratti. (135) « Le condizioni di vita in montagna diventano sempre più difficili soprattutto per la mancanza di alimentari e per la caccia che i tedeschi fanno continuamente. « Questo motivo e la minaccia di pena di morte per gli italiani che non si presenteranno alle autorità tedesche entro una data fissata, costringono una parte dei militari a consegnarsi al nemico. La maggior parte di essi però preferisce la prigionia dura e inumana alla collaborazione .. . ». Cfr.: Relazione del Maggiore Giovanni Ratti. (136) Cfr.: Relazione del Generale Mario Soldarelli (pag. 55) sulla base delle notizie fornite dal Capitano Giovanni Cristina, Comandante il battaglione arditi divisionale. (137) Cfr.: Relazione del Generale Mario Soldarelli.
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montagna in attesa di aiuti >>. La interruzione dei collegamenti impedì di avere altre notizie e ciò fece arguire che l'isola fosse caduta nelle mani dei tedeschi (I 38), come in effetti avvenne. FuRNL
Il presidio, costttUtto da un piccolo nucleo di osservazwne costiera, rimase travolto dagli stessi avvenimenti che si verificarono nelle vicine isole più fortemente presidiate.
Gu AVVE~IME?--11 XELLE ISOLE CICLADI. A Sira (comandante il Colonnello Luigi Gino del 7" fanteria), il 14 settembre giunse una Missione tedesca per intimare la resa. Il Comandante dell'isola, pur disponendo di notevoli forze e pur avendo ricevuto tassativi ordini di resistere, aderì alla richiesta. Dopo qualche tempo l'intero presidio fu evacuato e internato (139). Ad Andro, il I 3 settembre, il sottufficiale tedesco comandante di un nucleo di marinai addetti alla stazione vedetta, si presentò al comandante dell'isola, Tenente Colonnello Antonio Francesco Mela, invitandolo a cedere le armi. La richiesta venne da lui respinta e quando all'alba del 17 furono avvistate tre motosiluranti tedesche dirette sull'isola, ordinò alle truppe (1IIj8°) di disporsi al combattimento per respingere un eventuale sbarco, che non avvenne. Il mattino del 20 settembre entrarono in porto vari mezzi armati battenti bandiera tedesca: un ufficiale sbarcato propose al Comandante italiano la resa del presidio, avvertendolo che in caso contrario sarebbe stato aperto il fuoco alle ore 19, ciò che in effetti si verificò e per oltre un'ora, in seguito al rifiuto di aderire. I mezzi tedeschi si allontanarono, ma il successivo giorno 23 forze tedesche sbarcarono in più punti, appoggiate da fuoco di artiglieria. Ne derivò un combattimento che si protrasse per due giorni, al termine dei quali i reparti, per evitare di rimanere accerchiati, si spostarono su posizioni più dominanti dalle quali il 25 ripresero la lotta, effettuando altri spostamenti. I combattimenti proseguirono quindi fino al mattino del 26 quando i tedeschi riuscirono ad occupare l'isola (140). (138) Cfr.: Relazione del Generale Mario Soldarelli. (139) Cfr.: Relazione del Capitano commissario Falco. (140) Cfr.: Relazione del Tenente Giovanni Valentini del III/ 8".
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Non tutti però si arresero: molti preferirono darsi alla montagna. « Quel giorno si iniziava per i superstiti la vita randagia sui monti, vita resa ancora più difficile dagli spietati ordini impartiti dai tedeschi alla popolazione di non aiutare in nessun modo gli italiani, pena la fucilazione» (141). Altri, successivamente, riuscirono a trasferirsi e a riparare nell'isola di Tino che però venne occupata dai tedeschi. Eguale fu il destino del presidio di Micono. Il presidio dell'isola di Nasso, agli ordini del Capitano Giovanni Rustichelli, Comandante interinale del I f 7", rinforzato da una tenenza carabinieri, da un posto vedetta della Marina e da una tenenza della Guardia di finanza, dovette fronteggiare all'atto dell'armistizio alcuni incidenti causati dalla popolazione civile. Ebbe l'ordine dal Generale Mario Soldarelli per il concentramento dei presidi minori e per la resistenza ai tedeschi; ritirò il presidio di A ntinori, ma non poté regolarsi, in analogia, con quelli di Paro e Sifno. Il comandante del battaglione ebbe notizia dell'arrivo a Sira di parlamentari tedeschi che avevano posto l'ormai noto dilemma: alla richiesta pervenutagli dal Colonnello Luigi Gino di affiancarsi ad essi, oppose un deciso rifiuto, che mantenne anche quando venne a conoscenza che il presidio dell'isola si era arreso. Col passare dei giorni la situazione a Nasso divenne preoccupante: tutte le isole poste a nord erano già state occupate dai tedeschi, a sud le poche isole rimaste presidiate da reparti del Ill/7" erano presso a poco nelle identiche condizioni; impossibili i collegamenti telefonici, nessuna eventualità di ricevere aiuti. Le forze a disposizione non erano sufficienti per organizzare a Nasso una difesa costiera idonea, che garantisse il completo possesso dell'isola (142). Il 22 verso le ore 15 furono avvistate quattro imbarcazioni tedesche armate di cannoni, e una di esse si ancorò nel porto. Data la impossibilità di reagire alle più potenti armi del nemico i reparti, nel corso della notte, si ritirarono al centro dell'isola, sicché l'indomani i tedeschi sbarcati, non avendone constatata la presenza, si allontanarono. Il 25 settembre giunse una Mi ssione inglese che convenne sull'invio di rinforzi e invitò il Capitano Rustichelli a recarsi prima a Paro per esaminare la situazione e poi a Lero per prendere accordi (141) Cfr.: Relazione del Tenente Giovanni Valentini. (r.p) Cfr.: Relazione del Tenente Giovanni Valentini.
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coi Comandi italiano e inglese, in merito all'azione futura da svolgere. Nell'isola di Paro fu trovata una situazione analoga a quella di N asso: il presidio si era ritirato nell'interno, sulla zona montuosa. Da Lero invece il Rustichelli fu avviato a Samo dove poté esporre la situazione di Nasso al Generale Soldarelli chiedendogli l'invio di rinforzi o il ritiro del presidio su Lero: non fu autorizzato a ritirarlo, né fu possibile assicurargli l'invio di rinforzi. Il mattino del 12 ottobre i tedeschi sbarcarono in forze a Nasso e il presidio, data la situazione ormai precaria, aggravata dalla mancanza di viveri, dovette cedere alle richieste dì resa (143). Molti soldati e alcuni ufficiali riuscirono a darsi alla macchia: circa 130 si portarono prima nel vicino isolotto di Kufonisia e successivamente nell'isola di Amorgo, ove presto vennero bloccati dai te<ieschi sbarcativi quasi contemporaneamente. Dei rimasti alla macchia a Nasso (circa 200) « qualcuno riuscì con mezzi di fortuna a raggiungere nei mesi successivi la costa turca e quindi il Medio Oriente. La maggior parte, dopo mesi di privazioni e di sofferenze, fu catturata da pattuglie tedesche che battevano l'isola» (144). Seguirono il destino di Nasso anche le isole dì Paro e Sifno. Nonostante le insistenze del Generale Soldarelli perché fosse inviata una Missione britannica nell'isola di Santorino (Comandante T en. Col. Bruno), nessun soccorso venne concesso per mantenerne il possesso (r45). E, così come era avvenuto per Samo e per Nicaria, anche il Presidio di Santorino, col distaccamento che presidiava l'isola di Nio, rimase abbandonato al suo destino, con le forze tedesche che dominavano l 'Egeo in mare e nel cielo. E' infine da ricordare che il presidio di T ermia era stato sopraffatto il 12 settembre e che quelli, invero molto modesti, di Micono e Tino lo furono nei giorni successivi.
(143) Cfr.: Relazione del Capitano Giovanni Rustichelli. (144) Cfr.: Relazione del Capitano Giovanni Rustichelli. (145) Erano stati concentrati nell'isola anche i presidi evacuati da A nafi, Policandro e Sichino.
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s8r Allegato n. x.
COMANDO SUPREMO REPARTO I " - UFFICIO OP. EsERCITO ScACCHIERE 0RIENTALE
N. 24202/ 0p.
8 settembre 1943
Superesercito - Supermarina - Superaereo telescrivente Comando Gruppo Armate Est - Comando I I 0 Armata radio Comando Superiore FF.AA. Egeo Est diretto at Superesercito - Supermarina - Superaereo - Comando Gruppo Armate Est - Comando u " Armata - Comando Superiore FF.AA. Egeo f .f A seguito proclama Capo del Governo relativo cessazione ostilità preciso l :f 1° - Comando Gruppo Armata Est concentri le forze riducendo gradatamente occupazione come ritenuto possibile et conveniente in modo però da garantire comunque possesso porti principali et specialmente Cattaro et Durazzo l.f Dare preavviso dei movimenti ai Comandi Germanici l./ 2'' - Comando Superiore FF.AA. Egeo est libero assumere verso germanici atteggiamento che riterrà più conforme at situazione f.l Qualora però fossero prevedibili atti di forza da parte germanica procederà at disarmo immediato delle unità tedesche dell'arcipelago f·l Dalla ricezione del presente dispaccio Egeomil cesserà di dipendere da Comando Gruppo Armate Est et dipenderà direttamente da Comando Supremo f .f 3" - Per la Grecia et Creta già emanati ordini diretti f .f 4° - Forze aeree dovranno raggiungere immediatamente i campi della Madre- Patria oppure quelli dell'Egeo f .f Materiale et impianti a terra delle zone di occupazione dovranno essere distrutti f .f Personale seguirà sorte di quello Esercito f .f 5° - Mezzi della Marina da guerra et piroscafi dislocati nei vari porti Grecia et Creta dovranno rientrare subito in Patria f .f Unità che stessero per cadere in mano germanica dovranno autoaffondarsi f.f Naviglio dislocato in porti Egeo rimarrà in posto f.f Naviglio in navigazione dirigerà su porti italiani o dell'Egeo f .f Personale seguirà sorte di quello Esercito f.f 6° - Tutte le truppe di qualsiasi arma dovranno reagire immediatamente et energicamente et senza speciale ordine at ogni violenza armata germanica et della popolazione in modo da evitare di essere disarmate e sopraffatte f .f Non deve però essere presa iniziativa di atti ostili contro germanici f .f Generale AMBROSIO f ./ oo2oo8
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Le operaziom delle unità italiane nel settembre· ottobre 1943 Allegato n. 2.
LETTERA DELL'AMMIRAGLIO CAMPIO 'l AL GEJ'\ERALE WILSON COMANDANTE IN CAPO DEL MEDIO ORIENTE Rodi, 10 settembre 1943
Genera! Sir Henry M. Wilson Comandante in Capo Medio Orieme come vi accennerà il Maggiore Dolbey, non avendo avuto io preventiva comunicazione dell'armistizio e tanto meno delle rispettive clausole, avevo convocato il comandante della divisione tedesca con il quale, allo scopo di guadagnare tempo per raccogliere le mie truppe tutte dislocate in zona costiera, avevo concordato che egli non avrebbe fatto alcun atto ostile, ma si sarebbe limitato ad assumere una dislocazione centrale ed a tenere distaccamenti sui due campi di Calato (Gaddura) e di Marizza che sarebbero però rimasti sotto il presidio delle mie truppe. Mancando a questo patto con inganno e valendosi della superiorità e celerità dei suoi mezzi blindati e corazzati, egli faceva immobilizzare contemporaneamente i presidi dei campi suddetti, parte di quelli interni ed alcuni costieri. Ho immediatamente iniziato il fuoco sulle truppe tedesche ovunque mi è stato possibile ed ho realizzato la resistenza di parte delle mie truppe dislocate in costa che gradatamente ho raccolto sul territorio della Piazza di Rodi, allo scopo di controllare più che possibile il porto. Nella situazione odierna ho a Rodi molto aumentato rcfficienza del fronte a terra, a sud della Piazza, e sarà fatto ogni sforzo per resistere su questa posizione a eventuale pressione tedesca. Quantunque con l'azione di ieri io ritenga di avere inflitto qualche danno all'efficienza della Divisione tedesca, bisogna tenere conto che essa è costituita essenzialmente di mezzi corazzati e blindati e da truppe autotrasportate. Come vi spiegherà il Maggiore Dolbey, ritengo necessaria la vostra collaborazione più rapida possibile, con una dimostrazione efficace di mezzi navali verso il sud dell'isola in modo da cercare di attirare le truppe tedesche verso il sud e diminuire l'eventuale pressione verso Rodi. Ciò allo scopo di acquistare tempo per quell'ulteriore rinforzo effettivo che secondo il citato Maggiore voi potreste fornire soltanto intorno al '5 corrente.
Ammiraglio INICO CAMPIONI
Gli avv(nimenti in Egeo Allegato n. 3·
LETTERA DEL GOVERNATORE DELLE ISOLE ITALIANE DELL'EGEO AL COMANDANTE DELL'ISOLA DI SCARPANTO Rodi, u settembre 1943
A l Colonnello lmbriani Comandante militare dell'isola di Scarpanto Dalle I 1 e 35 di oggi Rodi ~ sotto il comando militare germanico. Da quell'ora non sono più il Comandante delle FF.AA. dell'Egeo ma solo il Governatore civile del Dodecaneso. Nelle condizioni militari della resa dell' isola di Rodi vi è compresa anche l'isola di Scarpanto dove sono truppe germaniche. Occorre di conseguenza l'obbedienza al patto firmato che i soldati italiani depongano le armi tranne gli ufficiali che conserveranno la pistola ed il Corpo di Polizia (CC.RR.) che continuerà il suo servizio armato. Prendere tuni i provvedimenti perché non sorgano incidenti. Prendete contatto subito col Comandante del battaglione germanico, ma discutete col predetto comandante se non sia opportuno iniziare la posa e ritiro delle armi a giorno ch iaro per non fare accadere incidenti di sorta. Il disarmo dovrà essere compiuto nella giornata di dopodomani 13 settembre. Il comando militare dell'isola dovrà essere assunto dal comando germanico. E' amaro, ma occorre obbedire senza discutere.
Ammiraglio l NrGO CAMPIONI
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Le operazioni delle unità italiane nel settembre- ottobre 1943 Allegato n. 4·
ORDINE
20 settembre I 94 3
Assumo da oggi il Comando delle isole italiane dell'Egeo e delle isole di Samo ed Ikaria. Nomino il Contrammiraglio Luigi Mascherpa Comandante delle Forze Armate italiane e della popolazione civile nelle isole italiane dell'Egeo. Detto ufficiale ammiraglio è ai miei diretti ordini. Il Comando delle forze italiane delle isole Samo ed lkaria rimane affidato al Generale di Divisione Soldarelli che è parim enti ai miei diretti ordini. YG. BRITTOROus Brigadier Comandante delle forze britanniche dell'Egeo
Gli avvenimenti in Egeo
Allegato n. 5·
COMANDO SUPREMO UFFICIO OPERAZIONI
N. 3108/ 0p. di prot.
P.M. 151, Il 21 novembre 1943
Oggeno: Evacuazione dell'isola di Samo (Egeo). Allo S.M.R.E.
Sede
Si comuntca il seguente telegramma del Generale Soldarelli: « N. r/1755 - Truppe inglesi hanno ricevuto ordine evacuare Samo alt Nessun aiuto est ormai da attendersi alt In queste condizioni non est possibile sostenere attacco tedesco perché truppa già moralmente scossa per caduta Lcro non reggerebbe nuova situazione alt Popolazione civile attribuisce at presenza truppe causa attacchi aerei terroristici in corso su centri abitati et invoca allontanamento di esse alt Esaminata situazione con Comando inglese abbiamo concordemente deciso tentare rientro in Italia via Turchia alt Per inizio movimento attendo risposta da Autorità inglesi Ankara interessate direnamente da Comando inglese alt Non ho altra scelta per impedire inevitabile lona (fratricida?) al momento attacco alt Generale SoLDARELLI ». d'ordine li Generale Capo Repa1to SILVIO Rossr
Le operazioni delle unità italiane nel settembre - ottobre 1943
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Allegato n. 6.
R. AMBASCIATA D'ITALIA IN TURCHIA UFFICIO DEL
R. ADDETIO MILITARE
N. 5751 f SM di prot.
P.M. 167, Ankara, 5 dicembre 1943
Oggetto: Presidio di Samo.
S.E. il Capo di S.M. Gmerale e, per conoscenza:
S.E. il Capo di S.M. del R. Esercito Mi riferisco al mio foglio 5475 / SM (5 novembre 1943), pari oggetto, diretto a S.E. il Capo di S.M. del R. Esercito. Sono noti a codesto S.M. Generale gli avvenimenti che condussero alla caduta di Samo. L'Addetto militare di Gran Bretagna provvide all'evacuazione del maggior numero possibile di elementi della Divisione di fanteria « Cuneo >>. E, successivamente, all'avviamento di tali elementi in Siria. Il movimento è tuttora in corso. Il collega inglese mi fece sapere che - per ovvie ragioni di prudenza nei confronti dell'Autorità turca - era bene io non mi fossi presentato nella zona di arrivo e di evacuazione del personale suddetto. La situazione inglese in questo paese è tutt'affatto differente! Provvidi però a farmi rappresentare dal Vice Console De Balzo (attualmente in posto ad lzimir, elemento del SIM alle mie dirette dipendenze). I dati principali sul movimento possono essere così riassunti: - 20 ' XI: arrivo a Kusadasi del Generale Soldarelli con i comandi della divisione, 8" rgt. ftr., 27'' rgt. art. al completo. Condizioni sanitarie ottime; morale buono: necessità immediata nessuna; - 26j Xl: De Balzo ha provveduto al rilascio di 500 passaporti collettivi per 4.000 uomini. Parte il I scaglione: -
27 f XJ: parte il II scaglione;
- 28 l X I : I33 ufficiali c soldati profughi dalle isole giunti direttamente dalle isole ad lzmir sono stati assistiti dal De Balzo che ha provveduto poscia ad avviarli a Kusadasi ed a farli unire al grosso della « Cuneo » facendo opera di persuasione su qualcuno che - sfinito dal viaggio in mare su mezzi di fortuna - aveva in un primo tempo chiesto l'internamento; -
29 / XI: d'accordo con il Capo dello Stato Maggiore della Divisione Ten. Col. Gaudioso, appositamente recatosi ad Izmir, Dc Balzo
<< Cuneo >>
Gli avvenimenti in Egeo ha provveduto - con l'intervento della locale aurorid inglese - ad inviare mezzi di salvataggio per recuperare altri 2.000 uomini rimasti a Samo; - 29j XI: un militare è deceduto a Kusadasi: il geniere Riboldi Vincenzo, di Luigi e dì Magnì Giovanna, nato a S. Agata Martesana (Milano) il 12 febbraio 1923, distretto militare Monza, numero matricola: 7· La famiglia risiede a S. Agata Martesana, via 4 Novembre n. 4, effettivo alla 19a sezione fotoelettrica della Divisione di fanteria ((Cuneo». Deceduto il 29jXIjr943 a Kusadasi (Turchia) per malaria perniciosa. Seppellito cimitero cattolico Izmir. Oggetti personali e copie verbale constatazione morte sono depositati presso R. Consolato Italia lzmir. De Balzo ha provveduto a tutto per conto di questo R. Ufficio;
-
3/ XII: partiti a tale data 2.320 uomini per la Siria;
-
4/ XU: Generale Soldarelli parte da Kusadasi.
Segnalerò col prossimo corriere le ulteriori notizie. Il Generale Arnold, Addetto militare inglese, aveva richiesto al Generale Soldarelli di passare per Ankara; egli non ha voluto lasciare le sue truppe. Verrà tra qualche giorno invece il Ten. Col. Gaudioso, Capo dì S.M. ad evacuazione ultimata.
Il Colonnello di cavalleria (S.M.) R. Addetto militare in Turchia Eo~fOKOO ZAVATTAIU
CAPITOLO XVI
GLI AVVENIMENTI IN CORSICA
Caratteristico l'ambiente geografico dell'isola, avente una superficie di kmq 8.718,7 più kmq 3,3 relativi alle 43 piccole isole che ne fanno parte. Forma elicoidale, lunga 183 km e larga 83, con una appendice di circa 40 km nella parte settentrionale. Sviluppo costiero circa 1.200 km. E' separata dalla Sardegna dalle Bocche di Bonifacio, larghe km 12, e dista 82 km dal promontorio di Piombino. E' percorsa nel senso della lunghezza da un'alta e aspra catena montana avente andamento nord- ovest = sud - est, che nella parte nord -occidentale raggiunge l'altezza massima di metri 2.707 a Monte Cinto e che la suddivide in due ,distinti ambienti oro- idrografici. Un fitto e ampio manto boschivo con rigoglioso sottobosco riveste i rilievi montani superiori alla quota di metri 400. Importante, all'estremità nord- orientale, di fronte all'isola d'Elba, il porto di Bastia, base naturale marittima per le comunicazioni con le coste italiane del medio e alto Tirreno. Ovvia la sua importanza nella visione complessiva delle esigenze di ordine strategico interessanti il bacino del Mediterraneo occidentale.
*** Dopo lo sbarco delle forze anglo- americane sui territori dell'Algeria e del Marocco (8 novembre 1942) apparve immediata la necessità di occupare l'isola per impe,dire eventuali sbarchi sulle sue coste, così prossime alla Francia e all'Italia. In conseguenza, l'n novembre successivo, contingenti italiani del VII Corpo d'Armata presero terra a Bastia e completarono poi con una certa gradualità l'occupazione di tutto il territorio. Seguì subito dopo lo sbarco di modesti contingenti tedeschi che si accrebbero fino al febbraio 1943· Al Comando del VII Corpo d'Armata venne preposto il Generale Giovanni Magli che assunse la carica il 17 marzo 1943· Venne posto inizialmente alle dipendenze del Comando della 5"' Armata
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Le operazioni delle unità italiane nel settembre · ottobre 1943
(Generale Mario Caracciolo di Feroleto) ma, sotto la data del 15 luglio successivo, passò alle dipendenze del Comando Gruppo Armate Sud. Il 22 agosto, il Generale Magli assunse il comando di tutte le Forze Armate dell'isola (Comando Forze Armate della Corsica), con se<le a Corte. Infine, a partire dalle ore 20 dell'8 settembre, passò alle dirette dipendenze dello Stato Maggiore dell'Esercito. Alquanto difficile la situazione locale. La popolazione (circa 300.000 abitanti) era sostanzialmente ostile all'occupazione straniera, dati i sentimenti di attaccamento alla Francia. Nulla però venne tralasciato dalle autorità militari italiane per improntare la loro azione ad umanità e giustizia, ciò che condusse a generare nell 'ambiente rispetto e stima. Le forze occupanti non gravarono sulla economia alimentare dell'isola, del resto precaria a causa degli eventi bellici, che avevano quasi del tutto interrotto le normali correnti di rifornimento dal territorio metropolitano e dall'Africa settentrionale francese. Tutti i rifornimenti per le truppe italiane vennero sempre assicurati dalla penisola, salvo lievi acquisti di prodotti locali ad esclusivo beneficio del commercio isolano. Non mancarono diretti interventi del Comando italiano per superare le crisi alimentari della popolazione in seguito all'affondamento di piroscafi provenienti dalla Francia: sono da ricordare ingenti c gratuite cessioni di farina che dettero luogo a palesi manifestazioni di gratitudine. L'andamento sfavorevole delle operazioni italo- tedesche nello scacchiere mediterraneo aveva gradualmente determinato sensibili ripercussioni sullo spirito degli abitanti dell'isola; inizialmente tranquillo, cominciò a permearsi di uno stato di irrequietezza caratterizzato da atti individuali di aggressione contro i militari occupanti che resero necessari adeguati provvedimenti informativi e di sicurezza, seguiti da operazioni di rastrellamento. A tal fine il Generale Magli si avvalse dell 'attività degli uffici informazioni e politico- militare del suo Comando, sussidiata da quella del servizio di controspionaggio che seguiva attentamente ogni movimento: quello nazionalista corso, con scarsi seguaci, e quello partigiano. In seguito agli atti di banditismo che si verificarono, furono arrestati alcuni emissari responsabili di atti ai danni delle forze italiane, fra i quali un grave incidente determinatosi ad Ajaccio. L'invasione della Sicilia, presto seguita dagli avvenimenti del 25 luglio, originò il sorgere di speranze su di un deciso cambiamento d1 rotta della politica italiana di guerra, dando anche luogo a manifestazioni ostili, sempre attentamente controllate.
Gli avvenimenti in Corsica
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*** ll mattino del 26 luglio il Generale Magli rivolse un messaggio alle truppe dislocate in Corsica: « La radio ha comunicato le decisioni prese ieri dal nostro Sovrano in merito al Governo. La notizia sia portata a conoscenza delle truppe e illustrata dai Comandanti di Corpo e di Reparto mettendo in rilievo che l'Esercito è stato sempre fedele al Re, estraneo alla politica, ossequiente ai Governi quali essi siano. Tutti attendano col solito costante fervore alla preparazione della difesa dell'isola a noi affidata. Desidero sia vietata ogni manifestazione e sia dato al Paese nel quale ci troviamo esempio di compostezza assoluta» (r). Gli avvenimenti del 25 luglio e quelli dei giorni successivi (caduta della Sicilia) dettero luogo, specialmente nel mese di agosto, al manifestarsi di maggiori accenni di nervosismo, con la intensifìcazione della propaganda contro le forze occupanti, mentre armi e munizioni venivano aviolanciate da aerei o sbarcate da sommergibili alleati in pieno accordo con i partigiani locali il cui capo (Maggiore Colonna d'Istria, di origine corsa), aveva perfezionato la organizzazione degli elementi più idonei, ripartendo l'isola in zone. Il numero degli iscritti era però ali 'incirca di sole mille persone, in gran parte male armate. Nello stesso periodo venne intensificata la propaganda ostile anche da parte di elementi degollisti. Il cambio del Governo in Italia non ebbe sensibili ripercussioni sulla situazione delle nostre forze dislocate in Corsica, che ne accolsero con profonda disciplina l'annuncio. Qualche preoccupazione poteva sorgere sul contegno dei comandanti e dei reparti della Milizia incorporati n elle nostre tmità (otto battaglioni), ma per eliminare ogni dubbio sulla loro linea di condotta il Generale Magli fece chiedere a tutti se intendessero rimanere lealmente al proprio posto fedeli al giuramento militare: ne ottenne una adesione esplicita e totale, confermata più tardi quando, nel corso delle azioni contro le forze tedesche, anche dette unità si comportarono lealmente e valorosamente, in piena sintonia con le altre forze. Si accentuavano intanto le notizie di eventuali sbarchi delle truppe alleate e perciò il 16 agosto il Generale Magli convocò a Corte i Comandanti per predisporre tutti alla lotta ritenuta prossima. Frat(r) Cfr.: Relazione del Generale Giovanni Magli e, dello stesso, << Le truppe italiane in Corsica prima e dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943 ». Tipografia Scuola A.U.C., Lecce, 1952. Pag. 37·
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Le operazioni delle unità italiane nel settembre- ottobre 1943
tanto, consenziente il Comando Supremo, giunse nell'isola in quel periodo il Generale di Divisione tedesco Fridolin von Senger und Etterlin, quale capo di un organo di collegamento col Comando tedesco del Maresciallo Albert Kesselring (O.B.S.). Il 20 agosto il maresciallo, che già nel maggio aveva compiuto una visita alle truppe germaniche stanziate in Corsica, effettuò una nuova ispezione ed ebbe un colloquio col Generale Magli al quale propose la costituzione di unità miste italo- tedesche e la immissione di artiglieri germanici nelle batterie costiere italiane. Chiaro l'intendimento di operare un frammischiamento che era da evitare e il Generale Magli, pur non essendo orientato sulla situazione del momento, respinse la richiesta e non mancò di confermare al Kesselring lo spirito combattivo e la saldezza disciplinare delle truppe italiane, avendo quest'ultimo fatto inopportuno riferimento ad episodi che, a suo avviso, si erano verificati in Sicilia. Fino ai primi di settembre nessuna direttiva pervenne dalle autorità centrali, né trapelò alcun sintomo di avvenimenti che potessero condurre ad un mutamento nei rapporti con le forze tedesche, né altre notizie furono date al Generale Magli nel corso di un viaggio in Italia, durante il quale poté conferire col Capo di S.M. dell'Esercito e col Comandante il Gruppo Armate Sud.
La sera del 4 settembre il Generale Magli ricevette dallo Stato Maggiore dell'Esercito la «Memoria 44 Op.» (2) recapitata da un ufficiale (Ten. Col. Donato Eberlin), documento considerato genericamente orientativo nei riguardi di una possibile reazione contro le truppe tedesche. Premesso un cenno sulla situazione generale e prospettata la eventualità di aggressioni da parte delle forze germaniche, la Memoria precisava, in tal caso, il compito del Comando Forze Armate Corsica: « far fuori la brigata corazzata tedesca ivi dislocata ». L'arrivo di tale ordine costituì una viva sorpresa per tutti, non essendovi stato in precedenza, come si è visto, alcun preavviso. Sulla base delle direttive ricevute, il mattino del 5 settembre il Generale Magli convocò a Corte i Comandanti dipendenti per renderli edotti sui nuovi orientamenti e illustrare i provvedimenti conseguenti, nell'intento di non farsi sorprendere da eventuali atri di (2) La «Memoria 45 Op. », dello Stato Maggiore in data 6 settembre pervenne al Generale Magli soltanto il giorno IO.
Gli avvenimenti in Corsica
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forza tedeschi. Dispose che i reparti costieri fossero riuniti per battaglione, ritirando gli elementi isolati e rinforzando i caposaldi e gli sbarramenti che coprivano gli accessi dalla zona di Propriano- Sartene ad Ajaccio e all'alta valle del Taravo, costituendone ed approntandone anche dei nuovi. Le forze italo- tedesche presenti nell'isola avevano assolto fino a quel momento il duplice compito di consolidare la difesa delle coste nella eventualità di sbarchi anglo- americani e di dare sicurezza al territorio dell'isola sventando l'attività delle bande partigiane e garantendo l'ordine pubblico. Lo schieramento delle forze rispondeva perciò a tali compiti (Schizzo n. I). La sera dell'8 settembre, verso le I9, il Capo servizio informazioni del Comando Forze Armate intercettò la trasmissione di Radio Londra sulla conclusione dell'armistizio fra l'Italia e le Nazioni Unite e ne dette avviso al Generale Magli, che diramò subito apposito ordine alle truppe (n. 49~/ 1, allegato n. I) a titolo di preavviso e anche per fornire un immediato e inequivocabile orientamento spirituale ad evitare deviazioni. L'ordine terminava affermando che nulla era modificato in merito all'occupazione delle posizioni difensive e alla vigilanza e che « ove mai si attentasse da parte di chicchessia » ad esprimere atti che potessero offendere il sentimento di italiani e di soldati, « la reazione >> doveva «essere immediata».
I.- SITUAZIONE DELLE FORZE CONTRAPPOSTE ALLE ORE 20 DELL'8 SETTEMBRE 1943
FORZE lTALTANE
Il Comando Forze Armate della Corsica era retto dal Generale Giovanni Magli, Comandante del VII Corpo d'Armata (Capo di S.M., Colonnello Nicolò Meloni). Sede del Comando: Corte (3). Comprendeva il VII Corpo d'Armata, il Comando Militare Marittimo e il Comando Forze Aeree della Corsica.
(3) Nella stessa sede erano dislocati i Comandi di artiglieria, del genio e dei carabinieri.
38. - u.s.
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Le operazioni delle unità italiane nel settembre- ottobre 1943
Vll Corpo d'Armata: - Divisione di fanteria « Friuli » (4) agli ordini del Generale Ettore Cotronei (5), Capo di S.M. il Ten. Col. Luigi Petrucci. Sede del Comando : Belgodere; - Divisione di fanteria « Cremona » (6) agli ordini del Generale Clemente Primieri (Capo di S.M., il Colonnello Enrico Spilimbergo). Sede del Comando: C auro; 225a Divisione costiera (7) agli ordini del Generale Bartolomeo Pedrotti (Capo di S.M., Tcn. Col. Aldo Catalani). Sede del Comando: Corbara;
(4) Inquadrava i reggimenti di fanteria 87" e 88°, il XX battaglione mortai, la 1206 compagnia cannoni c.c., la r2"' compagnia lanciafiamme, il 20° plotone nebbiogeni, la 88' legione milizia, il 35" reggimento artiglieria da campagna su 4 gruppi e 2 batterie c.a. da 20, il CXX battaglione misto genio, unità minori ed elementi dei servizi. Era rinfol'Lata dal XX battaglione semoventi, dal DX battaglione T.M. e dalla 698• compagnia mitraglieri da posizione. Includeva il Comando difesa porto di Bastia, comprendente il DXXXVII battaglione costiero della 225"' Divisione, 1 gruppo milizia da sbarco, il LX battaglione milizia, aliquote del V battaglione a.a., la 8• compagnia chimica, la 66o• compagnia mitraglieri da posizione, e il Comando Dicat, elementi dei carabinieri e dei servizi. (5) Dal 18 settembre sostituito con il Gen. Ugo De Lorenzis, Comandante la fanteria divisionale. (6) Inquadrava i reggimenti di fanteria 21 ° e 22•, il XLIV battaglione mortai, la 144" compagnia cannoni c.c., il XIII battaglione carri L, la 90" legione milizia, il 1' reggimento artiglieria da campagna su tre gruppi e 1 batteria da 20 c.a., unità minori ed elementi dei servizi. Era rinforzata dal battaglione alpino << M. Granero » (già XXII), dal CXIII battaglione mitraglieri autocarrato, da I compagnia motomitraglieri del XIII battaglione carri, dal CXXXI battaglione semoventi da 47/ 32, dal DXV battaglione T.M., dalle compagnie mitraglieri da posizione 661a, 663"' e 69<)&, dal II e lV plotoni autonomi guastatori, dalla 4' compagnia del battaglione alpino << Mongioie », dal XXIV gruppo da 105 / 28 e dalla 2• batteria del CXXVI gruppo da 149/ 13 del 1' raggruppamento artiglieria di Corpo d 'Armata, e dalla 437" batteria p.c. da 75/34 mod. 97/ 38. (7) Inquadrava i reggimenti costieri 1]2° e 173", la 662" compagnia mitraglieri da posizione e il 53° raggruppamento artiglieria da posizione costiera su tre gruppi. Era rinforzata dalla 3" compagnia del I fXXXIII battaglione carri L, dalle 662"' e 664" compagnie mitraglieri da posizione, dalla 409"' compagnia mortai, dalla 26x• compagnia c.c. da posizione, dalla 264• compagnia controcarri, dalla 2' batteria del XXVI gruppo da 105/ 28 e dalla 24.. sezione fotoelettricisti.
Gli avvenimenti in Corsica
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- 226" Divisione costiera (8) agli ordini del Generale Attilio Lazzarini (Capo di S.M., Ten. Col. Giuseppe Perrot). Sede del Comando: Alata; truppe di Corpo d'Armata: Raggruppamento sud (9) agli ordini del Generale G. Carlo Ticchioni. Sede del Comando: Zonza; IO~ raggruppamento celere; 175° reggimento alpini T. M.; 182° reggimento costiero autonomo; gruppo cc. nn. di battaglioni « M >>; i' raggruppamento artiglieria di Corpo d'Armata; elementi vari; servizi ·di Corpo d'Armata. La difesa fissa dell'isola era assicurata dalle Divisioni costlere 225" e 226". Le Divisioni di fanteria « Friuli >> e « Cremona >> costituivano sostegno al la difesa fissa. Marina: - Comando Militare Marittimo Corsica (w), agli ordini dell'Ammiraglio di Divisione Gaetano Catalano Gonzaga di Cirella, con sede presso Bastia, dal quale dipendevano i Comandi Marina di Bastia, Ajaccio e Bonifacio Portovecchio. (8) Inquadrava i reggimenti costieri 170'', 171° e r8x 0 , il battaglione alpino « M. Baldo », il 52° raggruppamento artiglieria da posizione costiera e il Comando Difesa porto di Ajaccio, comprendente due gruppi di artiglieria e il Comando Dicat. Era rinforzata dai seguenti elementi: III battaglione granatieri, DXXXI battaglione alpini costiero, dalle 2o8• e 262"' compagnia c.c. da 47/ 32, dalle 163" e 165" compagnie c.c. da posizione, dalla 410.. compagnia mortai da 8r, dalle 659'\ 694" e 697.. compagnie mitraglieri da posizione, dalla r• e 3" batteria del I gruppo da 100/ 17 e dalla n " batteria del CXXVI gruppo da 149/ 13 del 7° raggruppamento artiglieria di Corpo d'Armata, dal II gruppo artiglieria da 75 / 27 CK meno una batteria, dal CIII gruppo artiglieria c.a. da posizione, da 2 sezioni della 344• batteria c.a. da 20, dalla 44.. e 87• sezioni fotoelettricisti. (9) Comprendeva il Raggruppamento speciale granatieri, il IV battaglione ciclisti, il CVII battaglione mitraglieri autocarrato, i battaglioni costieri 535° e 536°, la 693" compagnia mitraglieri da posizione, la 273" compagnia c.c., la 55" legione milizia, i gruppi di artiglieria CLXXV p.c., CLV p.c. e il III gr. del 35° artiglieria da 75 /18 T.M. (10) Presiedeva anche alla organizzazione delle batterie costiere e disponeva in totale di una forza di 99 ufficiali e 1.918 sottufficiali e marinai. Varie
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Le operazioni delle unità italiane nel settembre - ottobre 1943
Aeronautica: - Comando Forze Aeree della Corsica (II) agli ordini del Colonnello Giuseppe Baudoin. Sede del Comando : Ajaccio. Finanza: - r compagrua. Totale forze italiane (12): Esercito e Milizia 3.224 ufficiali 71.149 sottuff. e truppa 99 » 1.918 » » Marina Aeronautica . . . . 128 » 1.918 » » Finanza . . . . . . 5 » 98 )) )) Totale 3·456 ufficiali 75.083 sottuff. c truppa Dislocazione : nella zona settentrionale: la Divisione « Friuli » ; . la 225a Divisione costiera; . il Comando difesa porto di Bastia; - nella zona centrale: il I0° raggruppamento celere; . il 175° reggimento alpini T.M.; . unità varie; --, nella zona centro- meridionale: . la Divisione « Cremona >>; . la 226.. Divisione costiera; - nella zona meridionale: il Raggruppamento sud; il Raggruppamento speciale granatieri; unità varie. un id navali erano all'ancoraggio nelle basi: 2 torpediniere, 1 mas, 3 piroscafi, 27 unità sussidiarie, 5 sommergibili, 2 dragamine, x motovedetta e 1 cisterna. Al largo di Bastia: 1 corvetta. Cfr. Ufficio Storico della Marina Militare, volume XV: «La Marina dall'8 settembre 1943 alla fine del conflitto ». Compilatore Ammiraglio di Squadra GIUSEPPE FIORAVANZO. Roma, 191}2. Pagg. da 126 a 136. (u) Aveva ai suoi ordini 1 sezione da caccia e le squadriglie da ricognizione marittima 138• e 146• che per l'impiego dipendevano dal Comando Militare Marittimo. Cfr.: A:-~GELO Loor: « L'Aeronautica italiana nella guerra di liberazione 1943- 1945 » . Ufficio Storico dell'Aeronautica Militare, Roma, x9{)1. Pagg. 31 e 6). (12) Cfr.: Gen. GIOVANNI MAGLI: « Le truppe italiane in Corsica prima e dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943 ». Tipografia Scuola A.U.C., Lecce, 1952. Allegato n. 2.
DISLOCAZIONE DELLE OPPOSTE FORZE IN CORSICA (8 settembre 1943)
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FORZE ITALIANE FORZE TEDESCHE
Gli avvenimenti in Corsica
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FORZE GERMANICHE
Comprendevano: - Brigata motocorazzata « Reichsfiihrer SS >> ( 13) che inquadrava due battaglioni motorizzati (« Dellinger » e « Mayer »), unità di artiglieria d'assalto, contraerea e controcarro e<:l elementi <lei servizi. Forza complessiva: B9 ufficiali e 3.968 sottufficiali e truppa (14). Era dislocata nella zona di Sartene e, fino all'8 settembre 1943, aveva costituito massa di manovra a disposizione del Comando Forze Armate Corsica; - elementi della 90a Divisione Panzergrenadiere, provenienti dalla Sar<:lcgna, a partire dal 9 settembre I943· Disponevano, inoltre del concorso di adeguate formazioni aeree. Dipendevano <!al Generale Fri<:lolin von Senger und Etterlin, capo <:lell'organo di collegamento del Comando del Maresciallo Albert Kesselring.
II. - GLI AVVENIMENTI
La stessa sera dell'8 settembre erano invitati alla mensa del Comando il Generale von Senger e un suo ufficiale; fu proprio durante il pranzo che il Generale Magli fu avvertito dell'arrivo del proclama del Maresciallo Badoglio, relativo al concluso armistizio. Fatto accelerare il servizio, invitò il generale tedesco nel proprio ufficio e gli comunicò la notizia, avvertendolo che da quel momento sarebbe cessato qualsiasi atto <li ostilità da parte italiana contro le forze delle Nazioni Unite e che nessun aiuto avrebbe più potuto fornire alle truppe tedesche stanziate in Corsica, che dovevano perciò provvedere da sole alla propria sicurezza. Avendo il von Senger dichiarato che avrebbe lasciato l'isola, ebbe assicurazione dal Magli che le truppe tedesche avrebbero potuto com(13) Si era costituita in Corsica, nel febbraio 1943, con unità varie ed aveva assorbito i reparti sbarcati nell'isola dal novembre 1942. Cfr.: G:tOllG T:tssn.;: 11 Verbiinde und Truppen der Deutschen Wehrmacht und Waffen SS. in Zweiten Weltkrieg 1939- 1945 », volume 4°. Editori: S. Mittler e figlio, Francoforte sul Meno, 1970. Pag. 47· (14) Cfr.: MAGLI: op. cit., allegato n. 2.
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Le operazioni delle tmità italiane nel setumbre - ottobre 1943
piere liberamente i movimenti lungo la fascia costiera orientale per raggiungere i porti d'imbarco e fu informato dell'ordine da lui impartito alle truppe di « reagire contro qualsiasi attacco da qualungue parte esso venisse ». Il von Senger si allontanò immediatamente. Il Generale Magli diramò subito dopo (ore 22) altro ordine ripetendo e precisando le direttive del Proclama Badoglio (ordine numero 4973 / I, allegato n. 2), seguìto da un terzo ordine (fonogramma n. 10594/0p. delle ore 22, allegato n. 3) per il mantenimento dell'ordine pubblico d'accordo con le autorità civili e per l'intervento deciso qualora da parte dei civili si fosse fatto uso delle armi. Dispose, infine, la immediata liberazione dei condannati politici e degli internati per motivi razziali.
Improvvisamente, alle ore 0,30 del 9 settembre, le truppe tedesche effettuarono un colpo di mano sul porto di Bastia, nell'intento di impossessarsene, dando così inizio alla realizzazione di un piano evidentemente predisposto da tempo e che poteva considerarsi originato da un colloquio svoltosi il 20 agosto fra il Maresciallo Kesselring e il Gen. von Senger. Ad un segnale convenuto, mentre vari gruppi bloccavano gli accessi al porto, attaccandone il personale di vigilanza, marinai giunti con mezzi da sbarco, appoggiati dal fuoco delle armi su di essi installate, assa1irono il Mas << 543 », sequestrandone il comandante; altri tentarono di impadronirsi del caccia Ardito e incendiarono la motonave Humanitas. All'aggressione parteciparono anche gli armamenti tedeschi delle mitragliere di bordo delle motonavi Humanitas e Sassari. Cessata l'azione di fuoco i tedeschi occuparono il porto catturando il personale che vi si trovava (15). La reazione italiana fu pressoché immediata, sulla base degli ordini impartiti dal Generale Magli il quale, nel corso della notte, dispose che il III / 88" fanteria, rinforzato da una compagnia semovente da 47/32 del XX battaglione, passasse a disposizione del Generale Egidio Stivala (comandante la difesa porto di Bastia) col compito di ristabilire la situazione. (15) Cfr.: Ufficio Storico della Marina Militare: « La Marina italiana nella seconda guerra mondiale », volume XV: « La Marina dali'S settembre 1943 alla fine del conflitto >>. Compilatore Ammiraglio di Squadra GrusEPPE FroRAVANZO, Roma, r9l)2, pagg. 138- 139: e Relazione del Generale Giovanni Magli.
Gli avv(nÌmenti in Corsica
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All'alba tutte le artiglierie della piazza intervennero specialm ente contro i natanti tedeschi che tentavano di allontanarsi, appoggiando l'attacco svolto dai reparti dell'88• fanteria « Friuli », dai bersaglieri, dai militi del LX battaglione « M », dai battaglioni da sbarco e dai carristi, sostenuti dalle forze navali che ebbe pieno successo: i tedeschi riportarono non meno di 160 morti a terra e altri colpiti sulle imbarcazioni; numerosi i prigionieri; due cacciasommergibili e sette motozattere furono affondati. Perdite italiane: 5 morti e 51 feriti, oltre a 70 morti, feriti e dispersi a bordo dell'Ardito. Nella medesima giornata si verificarono altri incidenti causati dai tedeschi. Tuttavia l'atteggiamento del Comando Forze Armate rimase chiaro e inequivocabile (ordine n. 106n / Op. del 9 settembre, allegato n. 4): « ... non accogliere atti di prepotenza ... ; al fuoco si risponda immediatamente col fuoco ». Non mancarono da parte del General e von Senger espressioni di rammarico c di scusa - per gli atti, a suo dire, compiuti a sua insaputa ___,. con l'assicurazione che non si sarebbero più effettuati: il contegno del Generale Magli fu fermo e deciso, ricordando che alla forza si sarebbe risposto con la forza, al fuoco col fuoco. Scuse furono anche presentate da altri ufficiali tedeschi. Nel contempo venne disposto l'immediato rafforzamento di tutte le misure di sicurezza per garantirsi da altri eventuali colpi di mano. Nuovi ordini furono diramati alle ore 14.45 dal Generale Magli (foglio n. 10629/0p., allegato n. 5). Nel frattempo le truppe della brigata tedesca iniziarono il trasferimento da Sartene verso sud, nella zona di Bonifacio, con l'intento di costituirvi una testa di sbarco a protezione delle truppe della 90" Divisione provenienti dalla Sardegna (16). Fra i successivi incidenti che si verificarono per iniziativa delle forze tedesche sono da ricordare quelli al largo di Bastia, a Borgo, a Ghisonaccia, nella zona di Portovecchio (Ajaccio), al bivio di Bigugiia e Migliaccuro e sulla via di Sartene. Nell'intento di ottenere la piena disponibilità per le truppe italiane dell'itinerario Casamozza - Corte- Ajaccio, con foglio numero
(r6) Data la gravità della situazione che si sarebbe determinata in Corsica con l'arrivo della 90" Divisione, il Gen. Magli inviò il mattino del ro al Gen. Basso, Comandante le Forze Armate Sardegna, un marconigramma in cifra, invitandolo a considerare la necessità di non consentirne il transito in Corsica. Ma il Generale Basso confermò la sua decisione di autorizzarlo. Cfr. : Relazione del Generale Giovanni Magli.
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10725/ 0p. del IO settembre (allegato n. 6) il Comando Forze Armate interessò il Generale von Senger, «ad evitare equivoci)). Nel frattempo, l'addensarsi di forze germaniche nella zona di Bonifacio bloccò i nostri reparti colà dislocati ed ogni collegamento con essi venne temporaneamente interrotto, mentre le truppe della Brigata cc Reichsfuhrer » si erano disposte in due blocchi tendenti a paralizzare qualsiasi nostro movimento nella zona di Bastia. Il trasferimento in Corsica della 90" Divisione non ebbe luogo soltanto via mare: venne integrato per via aerea con atterraggi a Ghisonaccia e in misura più limitata a Borgo. Praticamente, mentre gli atri di aggressione si susseguivano con crescente sviluppo, i tedeschi tendevano a dominare tutta la fascia costiera orientale. Sono noti gli ordini diramati dallo Stato Maggiore dell'Esercito per impedire l'esodo della 90" Divisione dalla Sardegna (v. capitolo VI: « Gli avvenimenti in Sardegna»). Grave, quindi, la situazione che venne a determinarsi in Corsica per effetto di tale inatteso concentramento di forze tedesche. Le forze italiane non subirono passivamente attacchi e imposizioni; le reazioni furono energiche, anche se non commisurate alla potenza dei mezzi tedeschi che le provocavano. Frattanto il Generale Magli, dato il replicarsi degli atri di aggressione e il consolidarsi delle forze germaniche lungo la fascia orientale dell'isola, a partire dal giorno IO decise di agire vigorosamente e di accogliere ed inquadrare - a ben determinate condizioni - la collaborazione dei patrioti, che in precedenza gli era stata offerta in forma poco ortodossa, ma che aveva respinto dandone notizia allo Stato Maggiore dell'Esercito (marconigramma n. 4973/ I del 9 settembre, allegato n. 7). Il Generale Magli, in definitiva, si indusse a rompere ogni indugio: convocati tutti i Comandanti il mattino dell'n settembre e presi contatti personali col capo dei patrioti corsi (le cui formazioni decise di armare con armi lanciate in precedenza da aerei alleati e sequestrate nel corso delle operazioni di polizia), impartì ordini preliminari sul contegno da assumere. In previsione di un nuovo attacco nella zona di Bastia, ordinò alla Divisione «Friuli» di concentrare nella zona di Barbaggio- San Fiorenzo- O letto un battaglione del1'88• reggimento, 1'88.. legione milizia e aliquote di artiglieria a traino meccanico, per un pronto intervento. Lo stesso giorno II, alle ore 10, pervenne al Comando dell'isola il noto ordine del Capo di Stato Maggiore dell'Esercito: « considerate truppe germaniche come nemiche e agite in conseguenza. Ove
Gli avvenimenti in Corsica
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possibile applicate Memoria 44 >> (17), che sanzionò la linea di condotta ormai assunta dal Generale Magli.
*** All'alba dell'II settembre le forze nemiche erano raggruppate in tre blocchi : - uno a sud, protetto dal fronte a terra di Bonifacio, fortemente presidiato (r8); - uno al centro (artiglierie, carri armati e semoventi), nella zona del campo di aviazione .di Ghisonaccia (19); - uno a nord, nel campo di aviazione di Borgo e adiacenze, con reparti di una cer ta consistenza a Bastia (2o). Per quanto riguarda le forze italiane, l'orientamento preesistente all'8 settembre aveva richiesto uno schieramento d i forze preponderanti ad ovest e a nord e il loro frazionamento in piccoli blocchi sui rovesci della fascia costiera. D ata la nuova situazione era necessario raccogliere le forze e spostarle decisamente verso est. F u questo l'intendimento del Generale Magli che portò alla concezione di un piano operativo diviso in due momenti: 0 I : attaccare contemporaneamente le forze del centro e del nord, impedendo a quelle dislocate a sud di muovere in loro aiuto; 2° : attaccare con le forze riunite la massa raggruppata a sud, nella zona Portovecchio- Bonifacio, prima che essa potesse ricevere rinforzi dalle unità della 90s. Divisione provenienti dalla Sardegna (21). (17) Telegramma del Generale Roatta ai Comandi dei Dipartimenti Militari Marittimi, ai Comandi Militari Marittimi e a tutti i Comandi Marina della penisola, ricevuto dal Comando Militare Marittimo della Corsica e da questi trasmesso al Comando Forze Armate con telegramma n. IO'J3I dell'n settembre 1943· (18) Comando di brigata e circa 3.000 uomini, unità varie, semoventi, mortai, pezzi di artiglieria, carri armati pesanti e medi, camionette armate, numerosi automezzi. (19) Circa 550 uomini con 5-6 carri armati; semoventi, camionette armate, pezzi di artiglieria, mortai, 46 aerei da caccia, d'assalto e da bombardamento; mezzi controcarri e circa 200 - 250 automezzi. (20) Circa 350 uomini con automezzi e mezzi c.c. a Borgo; T battaglione, r reparto SS, artiglierie, elementi dei servizi (450 uomini), 250 uomini di fanteria dell'aviazione, circa 8o- TOO automezzi a Bastia. Cfr.: Relazione del Generale Giovanni Magli. (21) Cfr.: Relazione del Comando Forze Armate Corsica sugli avvenimenti militari e politici svoltisi nel periodo settembre 1943- maggio 1944· Pagg. r6 e 17.
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Sulla base di tale disegno, il Generale Magli impartÌ alle ore I I del giorno I I le conseguenti disposizioni verbali (allegato n. 8) tendenti a bloccare subito la massa tedesca meridionale per impedirle di muovere in aiuto degli altri blocchi, e attaccarla successivamente a forze riunite dopo aver provveduto ad eliminare i blocchi medesimi. In particolare: - Divisione << Cremona» e Raggruppamento sud: costituire un fronte difensivo volto a sud tra il golfo di Valenco e Santa Lucia d1 Portovecchio, per contenere la massa tedesca meridionale; - Divisione « Friuli » rinforzata: raccogliere le proprie forze e attaccare, eliminandoli, gli elementi nemici di Bastia e Borgo, e quindi, con tutte le forze, spostarsi verso sud lungo la rotabile orientale in direzione di Portovecchio, attestandosi sulla sinistra del torrente l'Oso; 10° raggruppamento celere rinforzato: attaccare ed eliminare il blocco tedesco del campo di Ghisonaccia; 225" Divisione costiera: sbarrare la Val Gravona, e costituire un forte caposaldo a Pisciatella; - Raggruppamento speciale del Col. Manfredo Marinacci (Comandante la fanteria della Divisione « Cremona »): disporsi in riserva nella conca di Corte. Movimenti preliminari da compiersi entro la sera del 12 settembre. Inizio simultaneo dell'attacco su Bastia e Ghisonaccia all'alba del 13. Previsto il concorso dei partigiani corsi, sui fianchi e sul tergo delle unità tedesche, a cura dei Comandanti tattici d'intesa con i capi locali. In conseguenza di tali direttive, alle ore IO del giorno 12 il Comando della Divisione << Friuli» diramò il proprio ordine di operazioni n . 1 (allegato n. 9). Purtroppo le previsioni su di una temporanea inattività operativa delle forze tedesche non si avverarono: quelle provenienti dalla Sardegna, una volta sbarcate, avevano subito iniziato il movimento verso nord, lungo la rotabile costiera orientale, con colonne motocorazzate dirette a Bastia per costituirvi una solida base e assicurare il libero trasferimento sul continente. Questa decisione impedì la realizzazione del predisposto piano operativo per l'attacco e condusse ad avvenimenti diversi da quelli progettati. A causa dei contrapposti movimenti in corso, si ebbero infatti nei giorni 12 e 13 violenti combattimenti, durante i quali le truppe della 90" Divisione tedesca sostennero quelle della Brigata corazzata
Gli avvenimenti in Corsica
« Reichsfiihrer )) . Ne conseguì che le operazioni, da parte italiana, si svolsero in un primo tempo con carattere offensivo, e in secondo tempo con carattere difensivo- controffensivo.
LA PRIMA FASE DELLE OPERAZIONI I " PERIODO: LA FASE OFfENSIVA.
Combattimenti del giorno 12 a Casamozza, Bastia e Vezzani. In relazione agli ordini ricevuti, il Comandante la D ivisione « Friuli » aveva progettato di attaccare il nemico da nord, da sud e da ovest per occupare l'abitato di Bastia, l'aeroporto di Borgo e il deposito materiali di La Barchetta, rastrellando tutta la zona compresa tra Bastia c il fiume Golo. Aveva costituito quattro gruppi tattici e disposto inoltre che il XCVI battaglione milizia effettuasse un colpo di mano sul presidio tedesco di La Barchetta. Mentre erano in corso i movimenti, il Comando Forze Armate, ricevuta notizia che unità motocorazzate tedesche si dirigevano lungo la rotabile costiera orientale verso nord, ordinò il brillamento dei ponti stradale e ferroviario di Casamozza (fono n. 10766 Op. delle ore 12,20 del 12 settembre, allegato n. ro); il brillamento di quello rotabile venne effettuato alle 19, quando già la massa dei mezzi pesanti tedeschi era passata, mentre quello del ponte ferroviario non fu potuto eseguire per la presenza di soverchianti forze nemiche. Ebbe così luogo il combattimento di Casamozza, con inizio alle 18,30. Le artiglierie di quel caposaldo aprirono il fuoco su di una colonna nemica allorquando la coda aveva di poco oltrepassato il bivio: la violenta reazione che ne seguì ebbe ragione del nostro presidio. Il gruppo tattico sud, privato delle artiglierie annientate, fu costretto a ripiegare; la 88• legione milizia, giunta nel corso dell'attacco, dovette arretrare lungo la valle del Golo, insieme alle truppe di quel presidio, sulla posizione di La Barchetta. Nello stesso pomeriggio del 12 vi furono altri combattimenti: a Bastia, verso le 17, venne effettuato un ardito colpo di mano contro una batteria tedesca da 88, mentre altra batteria venne smontata dal nostro fuoco. Furono fatti nella giornata 500 prigionieri. A sud di Vezzani la lotta fu violenta, sostenuta dal 10° Raggruppamento celere bersaglieri: le unità avanzate dovettero ripiegare dopo aver distrutto carri armati e autocarri nemici. Fu coinvolta in questa azione la retroguardia di una colonna tedesca di avieri e di fanteria aero-
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nautica che, riuscita a svincolarsi il giorno precedente dal campo di aviazione di Ghisonaccia, si era diretta per S. Antonio su Ghisoni. Poiché da tali combattimenti appariva chiaro l'intendimento tedesco di occupare i punti più importanti per impadronirsi della regione centro- settentrionale dell'isola, il Gen. Magli dispose che nella notte sul 13 fosse rinforzata con unità della « Cremona » l'occupazione delle zone di Vezzani e della Valle del Golo. Praticamente la colonna tedesca di Vezzani era però stata arrestata e quella di Golo lo fu davanti alla interruzione di Ponte Nuovo, località queste che non vennero mai sorpassate, nonostante i reiterati attacchi compmti nei giorni successivi (22). Seguirono, il giorno 13, i combattimenti di Bastia (a nord dell'isola) e di Zonza (a sud). LA PERDITA DI BASTIA.
La mattina del 13 settembre una robusta colonna tedesca (due battaglioni autoportati, una ventina di pezzi d'artiglieria e una cinquantina di carri armati e semoventi), defluendo dal ponte ferroviario che non era stato possibile far brillare, dirigendosi verso Bastia, (22) Non mancarono lusinghe e intimidazioni da parte del Maresciallo Kesselring. Nelle prime ore del pomeriggio del 12 un ufficiale tedesco si presentò ai nostri posti avanzati, latore di un messaggio del maresciallo al Generale Magli, così concepito: « Eccellenza, in un anno e mezzo di stretta collaborazione ho imparato a stimarLa quale uomo, soldato, camerata. n suo buon senso non può ammettere che, data la dislocazione delle truppe italo - tedesche in Corsica, le mie truppe non debbano occupare i punti importanti per la loro difesa. ll Suo atteggiamento contrario a questo riguardo non è giustificato da alcuna direttiva di un governo italiano. Perciò non posso che deplorare questo atteggiam ento che, in contrasto con il Suo lungo comportamento verso di me e verso l'Esercito tedesco deve portare ad un conflitto tra le Sue e le mie truppe». Il Generale Magli, che ricevette il parlamentare verso le ore 17 a Venaco, presso il Comando dell'Aeronautica, così rispose a mezzo dello stesso latore: «Signor Maresciallo, ho ricevuto il Suo telegramma di data odierna. Devo rilevare che le informazioni che le sono state date non rispondono a verità. In base ad accordi intervenuti col Generale von Senger stavo attuando i provvedimenti intesi a lasciare alle truppe tedesche la piena possibilità di muoversi e di difendersi lungo la costa orientale, quando improvvisamente sono stato attaccato dalle truppe del Generale von Senger al quale ho fatto rilevare i più importanti attacchi compiuti proditoriamente. L'apprezzamento che Lei ancora mi rivolge Le fa intendere facilmente come io sia un generale che, con immacolata fede verso la Patria, si difende da qualsiasi attacco». Cfr.: Gen. GIOVANNI MAcu: op. cit., pag. 6o.
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andò ad urtare contro i gruppi tattici del centro e del nord della Divisione « Friuli ». Un primo scontro ebbe luogo verso le 8 presso la stazione di Furiani e condusse alla cattura di prigionieri tedeschi; verso le ore 12 l'avanguardia tedesca fu sottoposta al tiro di artiglieria al quale reagì vigorosamente, determinando così un duello ineguale data la prevalenza delle forze nemiche. Smantellate alcune nostre batterie e nella impossibilità di battere i carri armati nemici a causa della loro robusta corazzatura, il combattimento divampÒ violento e con esito prevedibilmente sfavorevole per le truppe italiane, quando la « Friuli » ebbe notizia che altre forze tedesche, superato il colle di S. Antonio, stavano per giungere ad Oletta minacciando di avvolgere le posizioni italiane del Teghime. Ne derivò la necessità di far ripiegare le fanterie in zona arretrata: l'operazione si dovette compiere verso sera, sotto la pressione dei carri armati nemici, senza un movimento organicamente predisposto e condusse allo sbandamento di alcuni reparti. Alle 19,30 le forze tedesche occuparono la città di Bastia. Gravi le perdite da parte italiana: numerosi i morti e i feriti e circa duemila prigionieri. CoMBATII.MENTO DI ZoNzA. NelJa regione meridionale dell'isola, su tutta la fronte golfo di Ajaccio- marina di Solenzara, erano dislocati con compiti difensivi la Divisione « Cremona» e il Raggruppamento sud per contenere la massa meridionale delle forze tedesche e impedirle di accorrere verso nord. Il mattino del I 3, verso le 8,30, una colonna motorizzata tedesca proveniente da Quenza si dirigeva su Zonza per raggiungere Portovecchio: ne conseguì uno scontro vivace presso Zonza, protrattosi fino alle ore 12 quando i tedeschi, battuti, furono costretti a ritirarsi su Quenza. Valido il contributo offerto alle nostre forze dai patrioti corsi nei giorni n, 12 e 13, nel campo informativo, in quello dei collegamenti e con atti di guerriglia inquadrati nelle operazioni in corso, fra cui alcuni sabotaggi. 2°
PERIODO: ATTEGGIAMENTO DIFENSIVO- CONTROFFENSIVO (v. schizzo n. 2).
Gli avvenimenti svoltisi nel primo periodo avevano posto in risalto la superiorità tedesca dovuta all'ingente complesso di mezzi
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corazzati a disposizione, ai quali non era possibile contrapporre armamenti idonei da parte italiana. Fu presa perciò la decisione di assumere atteggiamento difensivo, non disgiunto da azioni offensive dove fosse possibile. Furono predisposte salde posizioni di resistenza per opporsi a puntate offensive nemiche in profondità nel settore centrale, controllando ormai i tedeschi la fascia costiera orientale. Punti più nevralgici per la difesa: la Valle del Golo e quella del Tavignano. Sulla base di tali decisioni le forze italiane assunsero la seguente dislocazione: - zona settentrionale : nella fascia costiera la Divisione << Friuli »; nella val di Golo un Raggruppamento di 5 battaglioni e 8 batterie agli ordini del Generale Pedrotti (Comandante la 225a Divisione costiera); nella zona di Morosaglia il comando del 182• reggimento costiero con un battaglione; - zona centrale: nella conca di Corte, un raggruppamento della Divisione << Cremona >> rinforzato; nella zona di Colle di SorbaVezzani il Raggruppamento del Colonnello Fucci, costituito da bersaglieri e alpini; - zona occidentale: la 226a Divisione costiera. Il Comando delle Forze Armate rimase a Corte. V ari attacchi furono condotti dal nemico contro le nostre posizioni della zona settentrionale: nella regione di La Barchetta ( 14 settembre) - val di Golo - l'attacco fu respinto. Proseguito il giorno successivo poté essere bloccato sulla posizione di resistenza. Altro attacco fu sferrato nella zona di Morosaglia, a Piedicroce (17 settembre) dove il nostro presidio si oppose con la forza alla richiesta tedesca di libero transito. Dopo aspro combattimento durato oltre un'ora l'azione nemica fu rallentata e le nostre forze dovettero ripiegare su Col del Prato. Sensibili le perdite: italiane (reparti costieri) 9 ufficiali e 152 sottufficiali e soldati morti e feriti; forze tedesche 100 morti e numerosi feriti (23). Nella zona centrale alcuni combattimenti si svolsero in zona Ghisoni il giorno 17, e il 18 in valle Tavignano, ove l'attacco fu stroncato. Il 19 settembre la città di Corte, sede del Comando Forze Armate, fu sottoposta a violento bombardamento aereo. (23) Cfr.: Relazione sugli avvenimenti militari e politici svoltisi in Corsica nel periodo settembre 1943 - maggio 1944, del Comando Forze Armate Corsica, pagg. 21- 23.
GLI AVVENIMENTI IN CORSICA (dal 13 al 18 settembre 1943)
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Gli avvenimenti in Corsica
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Nella zona meridionale, poiché un forte presidio tedesco installatosi a Quenza minacciava distruzioni nella regione circostante, il Generale Magli dispose per il giorno 15 un attacco convergente da Aullene a Zonza, che fu condotto dalle forze del Raggruppamento sud (Generale Ticchioni) con successo: il presidio di Quenza fu annientato e la località occupata; catturati circa 250 prigionieri e ingenti quantità di materiali. Altro attacco i tedeschi effettuarono il giorno 16 nella zona di Levie, ma fu decisamente arrestato. Durante tutte queste azioni, modesto fu il contributo dei patrioti corsi. Le forze italiane operarono sempre da sole. In definitiva il nemico, pur disponendo della fascia costiera orientale, non era riuscito ad effettuare la minima penetrazione nell'interno. Era stato arrestato a nord (fiume Alise), al centro (valli di Golo e di Tavignano), nella zona di Vezzani- Ghisoni e a sud dinanzi a Levie. Pertanto, nella seconda metà di settembre, in attesa che l'arrivo di unità e mezzi alleati consentisse la ripresa offensiva, si dispose che su tutta la fronte fosse mantenuto il contatto col nemico, mecliante atteggiamento aggressivo con l'impiego di forti pattuglie. Anche in questo compito fu molto modesto il contributo dai patrioti (24). Si inseri, in quel periodo una vicenda diplomatica fra il Generale von Senger e il Generale Magli in relazione ad una richiesta tedesca di scambio di prigionieri (25). (24) Cfr.: Relazione del Generale Giovanni Magli. (25) Alla data del 17 settembre le forze italiane avevano catturato Soo prigionieri tedeschi, mentre questi ne avevano catturato circa 2.8oo, fra i quali un generale e tre colonnelli. Lo stesso giorno 17 il Geo. von Senger, con lettera aviolanciata, da lui stesso firmata, richiedeva per ordine del suo Comando Superiore, la restituzione dei prigionieri tedeschi catturati nei combattimenti dei giorni precedenti e soggiungeva che in caso di mancata consegna, fissata per le ore 8 del successivo giorno r8, avrebbe dovuto far fucilare un numero decuplo di nostri prigionieri. A tale richiesta il Gen. Magli rispose che la competenza dello scambio non rientrava nei suoi poteri e che per inoltrarla al Comando Supremo gli era necessario conoscere se essa considerava la reciprocità. Osservava poi che un atto contrario alle leggi belliche quale quello della fucilazione di un numero decuplo di prigionieri italiani caduti in mano tedesca, non sarebbe stato certamente compiuto. A vuta assicurazione che si sarebbe trattato di uno scambio totale, nella considerazione che si trovavano nelle mani dei tedeschi un ufficiale generale e diversi ufficiali superiori e che il numero complessivo dei prigionieri italiani era circa il quadruplo del numero dei tedeschi nelle nostre mani, aderiva allo scambio per il quale, con apposita nota verbale, fissò le modalità. Senonché all'atto delle operazioni di scambio il numero dei prigionieri
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L~ operazioni d~/1~ unità italian~ nel settembre- ottobre 1943
LA SECONDA FASE DELLE OPERAZIONI, IN COLLABORAZIONE CON LE FORZE FRANCESI
Nel frattempo, nell'isola, si era iniziato lo sbarco di contingenti francesi di colore e precisamente di un reparto (1 ufficiale e 40 soldati) il giorno 13 all'aeroport~ di Ajaccio e di circa 500 uomini con qualche sezione anticarro e alcuni automezzi leggeri ad Ajaccio. Insieme ad essi era giunto il Generale Mollard, nella veste di Governatore militare dell'isola, col Colonnello Déleuze, Capo di S.M. del Comando I Corpo d'Armata. Successivamente sbarcò il Generale Martin, Comandante dello stesso Corpo, con altri reparti di colore (circa tre battaglioni). Per consentire a queste forze la necessaria efficienza operativa e logistica, furono assegnati da parte italiana 140 automezzi. In seguito giunsero anche il Colonnello britannico Peake, rappresentante del Comando in capo alleato, con un «commando» (reparto di truppe da sbarco o di assalto) e il Colonnello americano Sikorsky. Lo stesso giorno 14 il Colonnello Déleuze aveva prospettato al Generale Magli l'intendimento del Comando francese di collaborare con le forze italiane alla eliminazione delle forze tedesche dall'isola, soggiungendo che, per convincimento del suo stesso Comando, sarebbe stato possibile affrontarle e annientarle con le sole forze italiane. li Generale Magli, ragguagliatolo sulla situazione e sui precedenti e tenuto conto che il n emico disponeva in quel momento di contingenti ormai valutabili all'incirca a due divisioni motocorazzate, affermò la necessità di poter disporre di altri mezzi e di adeguato sostegno aereo. Tali convinzioni espresse il giorno 17 in Ajaccio anche al Generale Martin che le condivise; analoga adesione diede successivamente il Generale Giraud, nel corso di un colloquio con lui avuto il 21 setitaliani restituiti risultò di molto inferiore a quello totale, pur essendo più che doppio rispetto al numero dei tedeschi consegnati. Da parte germanica venne affermato che tutti gli altri non avevano voluto rientrare nelle nostre linee, circostanza questa risultata non vera. Il generale, i tre colonnelli, molti ufficiali e quasi tutti gli specializzati, vennero arbitrariamente trattenuti. Dell'atto compiuto, in dispregio alle leggi belliche e malgrado le affermazioni espresse, il Generale Magli fece oggetto di apposita protesta e, allorquando il 22 settembre gli fu chiesto lo scambio dei feriti , fece rispondere che, dopo quanto era avvenuto, non trattava più alcuno scambio. l parlamentari vennero rinviati oltre le linee. Cfr.: Relazione del Generale Giovanni Magli. Allegati nn. 13, 14, 15 e r6.
Gli avvenimenti in Coriica
tembre. In tale sede, presenti anche i Generali Martin e Mollard, fu concordato il piano operativo per la riconquista di Bastia (schizzo n. 3) con adeguato concorso di truppe italiane. Piano e data di esecuzione (29 settembre) furono perciò quelli proposti dal Comandante italiano, sulla base del concetto che prevedeva lo svolgimento di due azioni distinte, contemporanee e concorrenti (26): - una, diretta sulla città, con avvolgimento da nord e da sud, affidata ad un gruppo tattico misto di truppe italiane (27) e francesi agli ordini del Generale Louchet, comandante la fanteria della 4a Divisione marocchina (28); - l'altra, diretta lungo la valle del Golo, per impedire l'afflusso di rinforzi da nord, affidata esclusivamente alle truppe italiane (29) poste alle dipendenze del Generale Pedrotti, Comandante la 2253 Divisione costiera (30). (26) Cfr.: Allegato n. 18 alla Relazione sugli avvenimenti in Corsica del Generale Giovanni Magli. (27) Reparti della Divisione << Friuli » e dell'artiglieria di Corpo d 'Armata: II/ 88°, 11If 88•; XX btg. mortai da 81, XX btg. semoventi, 1 plotone della 12• compagnia lanciafiamme, CXX battaglione misto genio, comando artiglieria divisionale col I/ 35° (23 e 3" batteria), IV /35° (ro• e 12" batteria), I sezione 356• batteria da 20. Infine, una salmeria di formazione (120 quadrupedi) della fanteria divisionale e due sezioni di autocarrette. (28) Cfr.: ordine di operazione del Generale Louchet, n. 14/ 3 S del 28 settembre 1943. (29) Reparti delle Divisioni << Cremona , e << Friuli », 225• e 226• costiere, del I0° raggruppamento celere e delle truppe e servizi di Corpo d'Armata, come segue: Comando 225• Divisione costiera, 1/ 21° e 1/ 22° <<Cremona», 664a compagnia mitraglieri da posizione e 409" compagnia mortai da 8r della 2251 Divisione costiera, CXXXI battaglione semoventi << Cremona », 1 compagnia del LXXI battaglione bersaglieri motociclisti e 3a compagnia del I battaglione carri L / 35 del I0° raggruppamento celere, 1 compagnia d'assalto, 2• batteria del V gruppo c.a. e 1 batteria semoventi da 75 / 18 di Corpo d'Armata, Comando 88• legione milizia, con elementi dei battaglioni LXXXVIII e XCVI <<Friuli », Comando I gruppo milizia da sbarco con il XLIII battaglione ed elementi del IX, Comando 52° raggruppamento artiglieria p.c. col Comando III gruppo e 1216"' batteria da 155 / C della 225" Divisione costiera, 7'" e 9"' batterie del III/ 35• <<Friuli», 6• batteria del ll/ 7" <<Cremona», 170• batteria da 105/ 15 del CXIX gruppo p.c. della 226• Divisione costiera, 4• e 6• batterie del XXXIV gruppo da 105 / 28 di Corpo d'Armata, 225• compagnia mista genio della 225• Divisione, elementi antincendi e I0° compagnia antincendi di Corpo d 'Armata, salmeria di so quadrupedi del VII battaglione mitraglieri someggiato di Corpo d'Armata. (30) Cfr.: Ordine di operazione del Comando Forze Armate Corsica (n. li236JOp. del 26 settembre 1943) e Relazione del Generale Giovanni Magli. 39· - U.S.
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Le operazioni delle unità italiane nel settembre- ottobre 1943
Forze contrapposte. Truppe italia11e rinforzate con unità provenienti dalla Sardegna: 4 battaglioni di fanteria, 3 battaglioni milizia, I battaglione e 1 compagnia mortai da 8I, 2 battaglioni semoventi da 47/32, reparti vari mitraglieri e lanciafiamme, 16 batterie (per complessivi 64 pezzi), reparti del genio, unità dei servizi e un reparto salmerie. Compito: occupare le pendici sud- orientali di Monte Alli Guezzi (sud di Lucciana) e quelle nord- orientali di q. 553 (est di Prunelli di Casacconi) e tenere sotto il fuoco delle artiglierie le zone di La Barchetta e di Casamozza, con speciale riguardo al ponte ferroviario presso quest'ultima, per impedirvi il transito ai mezzi corazzati nemici. Ripartizione delle forze: settore Bastia, una colonna operante congiuntamente con le truppe francesi; settore Val di Golo, tre colonne. Riserva mobile: un battaglione motocorazzato nella zona di Francardo. Truppe francesi: 1" reggimento tiragliatori marocchini della 4& Divisione, II gruppo di Tabor (meno il I5"), r sezione genio e I squadrone carri leggeri del 4" Régiment special mecanisé. Dovevano agire soltanto nel settore di Bastia per paralizzarne gli imbarchi, tenendo sotto il fuoco di artiglieria il porto e la rotabile Biguglia- Bastia. Erano articolate su due colonne. Truppe tedesche: settore Bastia: circa 2.000 uomini, da I5 a 20 mezzi corazzati, da 30 a 40 pezzi di artiglieria, 8 pezzi c.a., mezzi c.c., varie autoblindo e autocarri; settore V al di Golo: da I .ooo a 1.500 uomini, mezzi corazzati in numero imprecisato, da I5 a 20 pezzi di artiglieria, 8 mezzi c.a. e vari mezzi c.c.; autocarri in numero non valutabile. L'attuazione del piano operativo era subordinata allo svolgimento di azioni preliminari, per la messa a punto degli schieramenti. Ne derivarono nella giornata del 29 settembre i combattimenti sostenuti dal IIIJ88" « Friuli» per la conquista della zona del bivio di Nonza, indispensabile alle truppe francesi tendenti a raggiungere la regione di Colle San Lorenzo. Forti le reazioni delle forze tedesche, con intervento di carri armati e artiglierie. Nonostante le perdite, il battaglione mantenne elevato lo spirito; in quella giornata e il successivo giorno 30 affrontò il nemico costringendolo a retrocedere fino alla zona di Barbaggio. Più a sud, nella zona di Colle S. Stefano operavano le truppe francesi appoggiate dal XXXV gruppo da 75/13 italiano. Si deve
Gli avvenimenti in Corsica
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allo spirito combattivo dei reparti italiani se nella giornata del 30 le due colonne francesi operanti da nord e da sud poterono rispettivamente attestarsi ai Colli di San Leonardo e S. Stefano. Contemporaneamente, in valle di Golo, si attirava l'attenzione del nemico con azioni di pattuglia nel fondo valle mentre i battaglioni della « Cremona » avanzavano sui fianchi per spingere innanzi l'osservazione diretta fino alla zona di Casamozza e consentire così, con uno schieramento avanzato di artiglieria, di battere e dominare quella zona col fuoco. Prosegtùva intanto, sotto la protezione di forti retroguardie, l'esodo delle forze tedesche dal porto di Bastia e dall'aeroporto di Borgo. Il grosso era già riuscito ad abbandonare l'isola. Le operazioni effettive ebbero inizio nei giorni 1° e 2 ottobre, con l'azione avvolgente diretta alla conquista del colle di Teghime. Nel settore Bastia la colonna francese di sinistra raggiungeva le alture dominanti il colle di Cima ·d'Orcaio, mentre il IIIj88o occupava la zona di Barbaggio. Dopo tenace lotta la posizione del colle del Teghime venne ·definitivamente occupata la sera del 2 nonostante l'intervento aereo tedesco con azioni di spezzonamento e mitragliamento. La colonna francese di destra raggiunse Colle S. Antonio (est di Oletta) determinando l'intervento del II battaglione dell '88° « F riuli » nella zona di O letta- Olmeta- Colle S. Stefano, per rendere completamente disponibili le forze francesi operanti da sud verso Bastia. Nel settore Val di Golo si svolse nel contempo la manovra avvolgente che condusse alla conqcista delle posizioni di Prunelli, Casacconi e Lucciana, mentre una colonna motorizzata di bersaglieri e carristi occupò La Barchetta e la stretta di San Leonardo. Il nemico abbandonò 40 morti ripiegando affrettatamente verso Casamozza, sotto la protezione di vaste interruzioni stradali e campi minati. Operazioni del 3 ottobre. Nel settore di Bastia vennero rinnovate le azioni tedesche di mitragliamento e spezzonamento aereo, specie nella zona del T eghime su cui vennero concentrati anche tiri di artiglieria. La notte sul 3 la massa delle artiglierie italiane si spostò nella stessa zona, mentre i reparti del genio si prodigavano nella sistemazione delle comunicazioni e nel riattamento del ponte sul fiume Alise. La colonna sud raggiunse le alture ad ovest e sud- ovest di Furiani. Nel settore di Val Golo il nemico, premuto, ripiegò da Casamozza abbandonando materiali e artiglierie. Le nostre forze della
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Le operazioni delle unità italiaM nel settembre· ottobre I943
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colonna di sinistra (I battaglione del 21° << Cremona ») giunsero fin verso Borgo e presero collegamento con la colonna francese operante da Colle S. Antonio su Furiani. Quelle della colonna di destra (I/22° « Cremona») occuparono le alture sovrastanti il bivio di Casamozza. Le unità motocorazzate del centro si spinsero oltre il bivio di Biguglia. Operazioni del 4 ottobre. Il mattino del 4 Bastia fu completamente riconquistata. Le truppe tedesche, prima di abbandonarla, effettuarono distruzioni di ogni genere, rasero al suolo la stazione ferroviaria e minarono alcuni importanti edifici. Nelle prime ore di quel giorno un reparto di bersaglieri della l a compagnia del LXXXI battaglione motociclisti (Tenente Ambrosi) entrava in Bastia. Senonché, in relazione agli accordi intervenuti (in base ai quali l'occupazione sarebbe stata effettuata dal Generale Louchet in nome dell'Esercito francese) venne richiamata a sud della città (3r). I materiali abbandonati dai tedeschi sulle banchine del porto e sugli automezzi e i numerosi morti insepolti testimoniarono l'affrettato abbandono della città, la cui riconquista costituiva la completa liberazione della Corsica dalle forze germaniche. Le perdite nemiche furono rilevanti: nel cimitero di Bastia si contarono un migliaio di tombe; circa 250 caduti furono raccolti dalle nostre truppe durante le operazioni per la riconquista. Furono catturati 309 prigionieri. La sera del 4 il Generale Magli inviò allo Stato Maggiore dell'Eserc~to il seguente comunicato, che diramò ai reparti il giorno successtvo: « Con occupazione totale Bastia, avvenuta stamane, operazioni contro truppe tedesche si intendono ultimate. Non esiste ormai più alcun centro di resistenza, forse qualche gruppo di isolati sfuggiti finora alla cattur a. Azione nostre truppe è consistita nella potente efficace partecipazione di 6 battaglioni di fanteria (3 « Friuli » di cui uno mortai, 2 « Cremona», r Milizia), una compagnia bersaglieri motociclisti, 68 pezzi artiglieria (di cui 34 divisionali « Friuli » et « Cremona», 28 di Corpo d'Armata, 6 semoventi 7S/r8), un bat(31) Cfr.: « Ordre pour le Generai Louchet » del Gen. Martin (foglio 2/3/ AvJS del 23 settembre 1943) e lettera del Geo. Louchet al Gen. Pedrotti del 4 ottobre 1943 (allegato n. n).
Gli avvenimenti in Corsica
taglione misto genio rinforzato, 2 battaglioni semoventi 47/ 32, una compagnia carri L, reparti minori mortai, mitraglieri, lanciafiamme, sezioni da 20. Inoltre pieno ausilio è stato dato da corpo automobilistico et servizi particolarmente sanitario. Forti perdite sono state inflitte al nemico in personale et materiali; 125 i prigionieri catturati. Sono fiero poter comunicare che comportamento ogni Arma, Corpo et Servizio è stato superiore ad ogni elogio, quale la Patria richiede ovunque alle sue Forze Armate >> (32). Valido era stato il contributo alla lotta dei Comandi, del personale e dei mezzi della Marina e dell'Aeronautica.
* ** Perdite delle forze italiane a partire dal 9 settembre (33):
UfficiaJi . . . . . morti 34, feriti 32, dispersi 95 Sottuff. e truppa . . » 598, >> 525, >> 2.057 Civili . . . . . . . . >> 5, >> - , » Nei soli giorni dell'offensiva m collaborazione con le forze francesi: Ufficiali . . . . . Sottuff. e truppa .
morti 21, feriti 32 )) 224, )) in numero imprecisato
Ricompense al Valor Militare.
Al personale dell'Esercito e della Milizia: Medaglie d'oro . . . Medaglie d'argento Medaglie di bronzo Croci di guerra . .
I (34)
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(32) Cfr.: Gen. GIOVANNI MAGLI: u Le truppe italiane in Corsica prima e dopo l'armistizio dell'S settembre 1943 ». Tipografia Scuola A.U.C., Lecce, 1952. Pagg. 88 e 89. (33) Cfr.: Stato Maggiore dell'Esercito: Ispettorato dell'Arma di Fanteria. EDOARDO ScALA: « Storia delle Fanterie italiane ». Volume X: « Le Fanterie nella seconda guerra mondiale ». Tipografia Regionale, Roma, T956. Pagg. 633- 634 e Gen. GIOVANNI MAGLI: op. cit., pag. II5. (34) Concessa alla memoria del Capitano di complemento Conti Bruno del 35° reggimento artiglieria « Friuli », con la seguente motivazione: « Comandante di batteria in caposaldo, attaccato di sorpresa dai tedeschi fino allora alleati, veniva mortalmente ferito in combattimento. Benché conscio
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Le operazioni delle unitiÌ italiane nel settembre - ottobre 1943
Al personale della Marina (35): Medaglie d'argento Medaglie di bronzo Croci di guerra . .
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Al personale dell'Aeronautica (36) : Medaglie d'argento Medaglie di bronzo .. Croci di guerra . . . .
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Non mancarono i riconoscimenti ufficiali, anche stramen, per il decisivo contributo alla liberazione dell'isola offerto dalle forze italiane. Tra coloro che ebbero espressioni di apprezzamento e compiacimento furono il Generale Martin, Comandante il I Corpo francese e il Generale Louchct, Comandante la fanteria della 4" D ivisione marocchina, e successivamente i Generali francesi Giraud, Mollard e il neopromosso Generale britannico Peake. Riconoscimenti meritati, perché le Forze Armate della Corsica, saldamente alla mano dei rispettivi comandanti, avevano interamente compiuto il loro dovere.
* *. Nei giorni seguenti 1 reparti e le batterie costiere continuarono ad esplicare la vigilanza armata della costa, mentre rimase in atto tutta la organizzazione contraerea del l 'isola. Successivamente, in seguito ad ordine dello Stato Maggiore Esercito, il Corpo di spedizione italiano in Corsica si trasferì in Sardegna. Il movimento, iniziatosi il 9 ottobre, fu ultimato il 25
della sua fine, incurante dello strazio della carne piagata, per tre ore continuava serenamente ad impartire ordini ed incitare i propri artiglieri per la resistenza c per la lotta ravvicinata contro il nemico giunto a contatto dei pezzi; ricusando ogni cura allontanava da sé, per farli partecipi alla difesa della batteria, coloro che lo assistevano. All'unico soldato che aveva tenuto vicino, dava ordine, mentre il nemico raggiungeva i pezzi, di allontanarsi affinché non cadesse prigioniero e chiudeva la sua esistenza terrena esprimendo la sua soddisfazione per il comportamento dei suoi uomini. Fulgido esempio di eroismo, di completa dedizione al dovere e di elette virtù di soldato''· Corsica, Casamozza, 12 settembre 1943. (35) Gen. G I OVANNI MAGLI : op. cit., pag. 163. (36) Gcn. GJov,\'11\J MAGLI: op. cit., pagg. 161 e 162.
OPERAZIONI DELLE FORZE ITALIANE E FRANCESI IN CORSICA (29 settembre - 4 ottobre 1943)
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Gli avv~nim~nti in Corsica
novembre 1943 (37). Già dal 22 ottobre il Generale Magli, pur continuando nel comando delle sue truppe, aveva assunto quello delle Forze Armate della Sardegna con sede in Bortigali (38), e il 15 novembre, per ordine del Comando Supremo, quel Comando assunse la denominazione di « Comando militare della Sardegna », mantenendo alle sue dipendenze tutte le truppe della Corsica e della Sardegna. Rimasero in Corsica alcuni reparti e servizi con una forza complessiva di circa 7.000 uomini. In epoca successiva le Divisioni << Cremona>> e « Friuli », che così valorosamente avevano combattuto in Corsica, vennero trasferite sul continente per trasformarsi negli omonimi Gruppi di combattimento, che parteciparono alla Guerra di liberazione, insieme ad altri, a fianco degli alleati. E' da aggiungere, infine, che a partire dal 13 settembre 1943 - data dello sbarco del primo contigente francese - era stata posta a disposizione delle forze francesi tutta l'attrezzatura logistica italiana. Ancora più notevole fu il contributo dato in seguito, dopo l'avvenuta espulsione delle forze tedesche, mediante la realizzazione di un vasto programma di lavori predisposto dal Comando alleato. Si dovette anche effettuare, dolorosamente, la cessione alle autorità francesi, a titolo di collaborazione, di ingenti quantitativi di materiali: ~rtiglierie, mortai, mitragliere contraeree, pezzi controcarro, fuciloni da 20, semoventi, autoblindo, circa i quattro quinti dei mezzi di trasporto, la quasi totalità dei quadrupedi e tutti i materiali dei servizi. Anche per tale cessione non mancò il riconoscimento del sacrificio compiuto, da parte del rappresentante del Comando alleato in Corsica (allegato n. 12). Personale italiano fu inoltre adibito all'addestramento (sui pezzi di artiglieria e sulle autoblindo) e in tale attività vennero impiegati tutti gli specializzati, mentre centinaia di autieri svolsero opera silenziosa e assidua. Notevoli le prestazioni nel campo sanitario. Il concorso delle nostre forze alla causa alleata in Corsica era stato perciò integrale (39). (37) In quel periodo furono trasportati in Sardegna, a cura della Marina italiana, 62.000 uomini, 3.500 tonnellate di materiali c 1.180 veicoli. Cfr.: Ufficio Storico della Marina Militare, vol. XV, cit., pag. r44. (38) Cfr.: Diario Storico - Militare del Comando Forze Armate Corsica: 0 I settembre - 31 ottobre 1943· (39) Cfr.: Relazioni: Sugli avvenimenti in Corsica dall'8 settembre all'8 ottobre 1943 e sul contributo dato alla causa degli alleati dalle truppe italiane in Corsica a partire dall'8 ottobre 1943; entrambe compilate dal Generale Giovanni Magli.
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Le operazioni delle umtà 1talìane nel settembre- ottobre 1943 Allegato n. 1.
COMANDO FORZE ARMA TE CORSICA U FFICIO I:>~FORMAZIONI
N. 4rfi9/ I di prot.
P.M. 112, lì 8 settembre 1943, ore 19,30
Oggetto: Notizie di Radio Londra.
Al Generale Cotronei, Comandante Div. ftr. 11 Friuli >> P.M. 79 Al Generale Primieri, Comandame Div. ftr. « Cremona >> P.M. 64 Al Generale Pedrotti, Comandante 225"' Div. costiera P.M. 225 Al Generale Lazzarini, Comandante 226" Div. costiera P.M. 226 Al Generale Ticchioni, Comandante Raggruppamento Sud P.M. 64 Al Generale Stiva/a, Comandante Difesa Porto di Bastìa Al Generale Marinacci, Comandante Difesa Porto di Ajaccio Al Generale Ferrari, Comandante artiglieria FF.AA. Corsica Sede Al Colonnello Concaro, Com. int. genio FF.AA . Corsica Sede Al Colonnello Fucci, Comandante 10° Raggrupp. celere P.M. TI2 Al Colonnello Castagna, Comandante 175" rgt. alpini P.M. II2 Al Ten. Col. Lìllo, Comandante 182° rgt. costiero P.M. 112 Al Console Cagnoni, Comandante l gruppo M.V.S .N. P.M. 112 e, per conoscenza: Al Comandante M.M. Amm. Catalano- Gonzaga Al Comandante FF. Aeree Corsica Colonnello Baudoin
P.M. n2 P.M. 112
Vengo a conoscenza che Radio Londra ha diffuso notizia che Governo italiano avrebbe chiesto cessazione ostilità. Ricordo e sia ricordato a tutti con tutta urgenza che quale che sia la verità il momento di dolore che attraversiamo ci impone il più assoluto riserbo. Tutti al loro posto agli ordini dei Capi nel silenzio de.lla più severa di· sciplina. Rimane bene inteso che nulla è modificato nei nostri riguardi in merito all'occupazione delle posizioni difensive ed alla vigilanza e che ove mai si attentasse da parte di chicchessia ad esprimere atti che possono offendere il nostro sentimento di italiani e di soldati la reazione deve essere immediata.
ll Generale Comandante GJOVA:o-;1'\J MAGLI
Gli avvenimenti in Corsica Allegato n. 2.
COMANDO FORZE ARMA TE CORSICA UFFICIO INFORMAZIONI
N. 4973 / l di prot.
P.M. II2, lì 8 settembre 1943, ore 22,00
Oggetto: Messaggio Maresciallo Badoglio. Al Generale Cotronei, Comandante Div. ftr. «Friuli'' P.M. 79 Al Generale Primieri, Comandante Div. ftr. « Cremona" P.M. 64 Al Generale Petlrotti, Comandante 225.. Div. costiera P.M. 225 Al Generale Lazzarini, Comandante 226~ Div. costiera P.M. 226 Al Generale Ticchioni, Comandante Raggruppamento Sud P.M. 64 Al Generale Stiva/a, Comandante Difesa Porto di Basda Al Generale Marinacci, Comandante Difesa Porto di Ajaccio Al Generale Ferrari, Comandante artiglieria FF.AA. Corsica Sede Al Colonnello Concaro, Com. int. genio FF.AA. Corsica Sede Al Colonnello Fucci, Comandante 10° Raggrupp. celere P.M. II2 Al Colonnello Castagna, Comandante 175° rgt. alpini P.M. II2 Al Ten. Col. Lilla, Comandante 182° rgt. costiero P.M. 112 Al Console Cagnoni, Comandante l gruppo M.V.S.N. P.M. II2 e, per conoscenza : Al Comandante M.M. Amm. Catalano- Gonzaga Al Comandante FF. Aeree Corsica Colonnello Baudoin
P.M. r12 P.M. II2
Mi riferisco al messaggio del Capo del Governo, Maresciallo Badoglio, diramato alle ore 20>30 di oggi a mezzo radio. Richiamo l'attenzione sugli ultimi due periodi di detto messaggio e cioè sul fatto che « ogni atto di ostilità contro le truppe anglo- americane deve immediatamente cessare mentre si dovrà reagire a qualsiasi attacco da qualunque parte esso venga '' · Resta perciò bene inteso che tutte le nostre truppe in Corsica orientate come sono verso gli attacchi dal mare dovranno continuare nella loro armata vigilanza pronte all'azione nel caso di attacco esterno. Altrettanto nei riguardi della artiglieria c.a. nel caso di azione di mitragliamento e di bombardamento. ll Generale Comandante GIOVANl'•:J MAGLI
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Le operazioni delle unità italiane nel settembre- ottobre 1943
Allegato n. 3·
DA COMANDO FORZE ARMATE CORSICA N. 10594/0p.
P.M. 112, lì 8 settembre 1943, ore 22
Fonogramma At Generale Cotronei, Comandante Div. «Friuli» At Generale Primieri, Comandante Div. « Cremona>> At Generale Pedrotti, Comandante 225• Div. costiera At Generale i.Azzarini, Comandante 226• Div. costiera At Generale Ticchioni, Comandante Raggruppamento Sud At Generale Stiva/a, Comandante Difesa Porto di Bast1a At Generale Marinacci, Comandante Difua Porto di Ajaccio At Generale Ferrari, Comandante Art. FF.AA. Corsica A t Colonnello Concaro, Comandante in t. Genio FF.AA. Corsica At Colonnello Fucci, Comandante 10° Raggrupp. celere At Colonnello Castagna, Comandante 175• rgt. alpini At Ten. Col. Lillo, Comandante 182° rgt. costiero A t Console Cagnoni, Comandante l gruppo M. V.S.N. et per conoscenza: A t Ammiraglio Catalano- Gonzaga, Com.te Mi!. Mar. lt. Corsica At Colonnello Baudoin, Comandante FF. Aeree Corsica E' necessario che nella attuale situazione l'ordine pubblico sia mantenuto in pieno accordo con autorità civili alle quali spetta in modo particolare di fare sciogliere assembramenti e far rientrare nelle proprie abitazioni le persone alt Nostra azione nella situazione attuale dovrà manifestarsi ed in questo caso in modo totalitario f ,f soltanto se da parte dei civili si facesse uso armi alt Generale MAGLI
Gli avvenimenti in Corsica Allegato n. 4·
DA COMANDO FORZE ARMA TE CORSICA X to611 Op.
P.M. 112, lì 9 settembre 1943, ore 12,00
A t Comando Divuione ftr. « Friuli '' A t Comando Divisione ftr. << Cremona H A t Comando 225• Divisione costiera A t Comando 226• Divisione costiera A t Comando Difesa Porto Bastìa A t Comando Raggruppamento Sud A t Comando 10" Raggruppamento ce/t're A t Comando artiglieria FF.AA. Corsica A t Comando genio FF.AA . Corsica A t Comando 175" rgt. alpini At Comando 182° rgt. costiero At Comando Mi!. Maritt. !tal. in Corsica At Comaildo FF. At'ru Corsica At Comando l gruppo M.V.S.lv'. At Comando CC.RR. della Corsica
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Allo scopo di eliminare ogni dubbio circa il contegno da tenere nei riguardi delle truppe tedesche preciso seguente direttiva fondamentale alla quale tutti dovranno attenersi: Nostra posizione di spettatori armati del conflitto c'impone non intervenire per movimenti che comunque compiono truppe tedesche nell'interesse della loro difesa; ma c'impone il dovere assoluto di non accogliere atti di prepotenza guaii lo sgombero di località e di posizioni e peggio ancora consegna di armi; al fuoco si risponda immediatamente col fuoco alt
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u operazioni delle unità italiane nel settembre- ottobre 1943 Allegato n. 5·
DA COMANDO FORZE ARMATE CORSICA N. 10629/0p.
P.M. 112, lì 9 settembre 1943, ore r4,4'5
Fonogramma
At Divisione « Friulr >> At Divisione « Cremona >> A t 22 s' Divisione costiera At 226a Divisione costiera At Raggruppamento Sud At Difesa Porto di Bastìa At r82° rgt. costiero autonomo At Presidio di Casamozza At Forze Aeru Corsica Come stato detto nei fonogrammi di stamane le nostre truppe non devono eseguire azioni di fuoco contro elementi avversari che sbarcassero senza compiere alla loro volta azioni di fuoco alt Tutti si raccolgano per battaglione ufficiali e truppa tutti assieme alt Se a qualche comando si presentassero ufficiali degli eserciti avversari per conferire siano accolti con serietà et dignità riferendo loro che per gli ordini avuti non si compie alcuna reazione contro chi non compie a sua volta atti di ostilìtà contro di noi alt Si faccia bene intendere che non adempiamo altri ordini se non quelli che riceviamo dai nostri capi alt Naturalmente tutti siano sempre pronti all'azione alt Generale M AGLI
Gli avvmimenti in Corsica
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Allegato n. 6.
COMANDO FORZE ARMATE DELLA CORSICA (VII C. A.) UFFICIO OPERAZI0:-11
N. 10725 / 0p. di prot.
P.M. 112, lì 10 settembre 1943
Al Generale von Senger
La situazione generale determinatasi nell'isola richiede che la comunicazione Casamozza- Corte- Ajaccio, con la sua diramazione per Zicavo- Petreto Bicchisano siano lasciate alla piena disponibilità delle truppe italiane. Pertanto il movimento delle unità germaniche che dovranno dirigersi al porto di Bastìa e più a nord come Voi avete detto, è necessario si svolga lungo la comunicazione della costa orientale. ln tal modo i movimenti potranno aver più facilmente luogo e senza intralci. Poiché è necessario evitare equivoci per le truppe che sono tutte in una situazione generale di allarme, anche per il fatto che partigiani impiegano automezzi, ho dato disposizioni alle unità poste a sbarramento delle comunicazioni che adducono al solco centrale perché automezzi cui passaggio non è preavvisato siano considerati nemici. Il Generale Comandante GIOVAK:--11 MAGLI
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Le operazioni delle unità italiane nel settembre- ottobre 1943 Allegato n. 7·
DA COMANDO FORZE ARMA TE DELLA CORSICA
lì 9 seuembrc 1943
N. 4973/1 Marconigramma cifrato
At Superesercito - Operazioni At Comando Gruppo Armate Sud
Console Cagnoni mi ha fatto pervenire richiesta del Capo della organizzazione partigiana in Corsica in merito contegno truppe italiane et tedesche mettendo in rilievo che se truppe italiane restano armi al piede in attesa ordini senza agire contro chicchessia reagendo soltanto at eventuali offese avranno trattamento stabilito da Comandi alleati alt Se truppe italiane oltre a non dico non intralciare operazioni alleate combattono contro i tedeschi avranno sicuramente onore delle armi alt Ho risposto che non riconosco nel capo partigiano alcuna autorità ufficiale et che non possono esistere quindi trattative di sorta tra questo Comando et detto capo alt Generale MAGLI
Gli avvmimenti in Corsica Allegato n. 8.
PROMEMORIA OPERATIVO Ordini verbali dati ai Comandanti delle dipendenti G.U. e Raggruppamenti nella riunione tenuta a Corte il giorno 11 settembre alle ore 11
J 0 - Da questo momento le truppe tedesche in Corsica sono da considerarsi nemiche.
2 ° - Loro
dislocazione: a) massa delle forze zona Portovecchio- Bonifacio; b) forte gruppo a Ghisonaccia; c) elementi a Bastìa e aeroporto di Borgo.
3° - Intendo: Primo momento: - attaccare contemporaneamente le forze di cui alle lettere b) e c) del numero precedente, impedendo alle forze di cui alla lettera a) di muovere in loro aiuto. Secondo momento: - attaccare con le forze riunite la massa di cu1 alla lettera a). 4° - Dispongo: a) Divisione ftr. « Friuli »: attaccherà gli elementi nemici di Bastìa e di Borgo, eliminati i quali, con tutte le proprie forze si sposterà, per la rotabile orientale, verso Portovecchio, attestando sulla sinistra del torrente l'Oso. Le truppe della Difesa Porto di Bastia concorreranno alla azione secondo gli ordini del Comandante della << Friuli ». Queste ultime truppe, ad eccezione delle artiglierie mobili, ad azione ultimata rimarranno in posto, col compito di difesa del Porto di Bastìa. Le artiglierie mobili passeranno alle dipendenze della Divisione <<Friuli »; b) la 22.5'" Divisione costiera: provvederà a presidiare i caposaldi di S. Fiorenzo - Belgodere - Ponte Leccia. Gli elementi che attualmente presidiano Ponte Leccia passano alle dipendenze della 225~ Div. costiera; c) J0° Raggruppamento celere : rinforzato dal I btg. 22° rgt. ftr., attaccherà il gruppo di forze nemiche del campo d 'aviazione di Ghisonaccia. L'attacco sarà preceduto da 15 minuti primi di preparazione di artiglieria e dalla preventiva occupazione con colpo di mano, della stazione radio di Aleria e del presidio di avieri nemici di Casa Bianda. Al termine dell'azione il raggruppamento si raccoglierà sul posto lasciando libero il transito alla Divisione << Friuli >> alla quale si accoderà;
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IL opa-azioni delle umtà italiane nel smembre- ottobre 1943
d) Raggruppamento Sud: provvederà allo sbarramento della stretta di S. Lucia di Portovecchio e delle rotabili provenienti da sud a l'Ospedale e Zonza; e) Divisione ftr. « Cremona » (meno il I !22°): provvederà allo sbarramento delle provenienze da sud, della posiz ione di Colle Colacia - Petreto Ricchisano - Aullene - Serra Scopamene;
f) la 226'" Divisione costiera: provvederà a sbarrare Valle Gravona, appoggiandosi ai caposaldi esistenti, ed a costituire un forte caposaldo a Pisciatella. 5' - Partigiani. Alle azioni concorreranno gruppi di partigiani locali secondo accordi che i comandanti delle divisioni e raggruppamenti tattici prenderanno coi capi locali ai quali sono state date disposizioni dal capo dell'isola perché si presentino questa sera stessa per prendere ordini. Tener presente che, di massima, i gruppi di partig iani trovano più facile impiego sui fianchi e sul tergo delle forze nemiche. 6" - Le azioni contro Bastìa - Borgo e Ghisonaccia dovranno avere inizio alle ore 6 del giorno 13 c.m.. Alla stessa ora i movimenti da parte della Divisione << Cremona » e Raggruppamento Sud, per assumere le dislocazioni stabilite, dovranno essere ultimati c le truppe dovranno essere pronte a svolgere il compito loro assegnato.
1' - Colpi di mano. L'effettuazione delle azioni del primo momento sarà agevolata mediante colpi di mano tendenti ad impossessarsi o quanto meno distruggere t: - centri radio onde interrompere i collegamenti; - depositi carburanti, munizioni c viveri; - batterie isolate. Disposizioni relative ai depositi e centri radio noti: - 534° btg. costiero si impossesserà del radiolocalizzatore dislocato a sud di Pino; - 485° btg. costiero si impossesserà del radiolocalizzatore di Torre della Parata; - btg. alpino << M. Mercantur >> si impossesserà della stazione radio di Monte Santo (sud - ovest di Solenzara); - XLIII btg. M.V.S.N. da sbarco si impossesserà dei depositi munizioni, carburanti e viveri di Piedicroce; - 533° btg costiero si impossesserà del deposito dislocato a Barchetta; - 537" btg. costiero eliminerà i due piccoli presidi nemici di Marina di Sisco e di Molini di Marmoraggia.
Secondo momento. Per l'eliminazione della massa delle forze nemiche dislocate nella zona di Portovecchio - Bonifacio è mio intendimento provocare il nemico con azioni
Gli avv~nim~nti in Corsica di disturbo effettuate da piccoli reparti, per attirarlo fuori della cinta difensiva del fronte a terra, e batterlo con la massa delle forze. Ove il nemico volesse attenderci sulle posizioni attualmente occupate, attaccarlo con azioni concentriche lungo le direttrici rotabili: - Portovecchio - Bonifacio: Div. ftr. «Friuli »; - Zonza - Levie - Sotta : Raggruppamento Sud; - Sartene - Pianottoli - Caldarello: Divisione <<Cremona ». Linea di attestamento: rotabile Portovecchio - Sotta - Tivarello.
40· - u.s.
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Le operazioni del/c unità italiane ncl settembre- ottobre 1943 Allegato n. 9·
COMANDO DELLA DIVISlONE DI FANTERIA «FRIULI>> (20 ~) UFFICIO DEL CAPO DI STATO MAGGIORE
SEZIONE OPERAZIONI E SERVIZI
N. 10001 di prot. Op.
Belgodere, 12 settembre 1943, ore 10,00 0RD1NE DI OPERAZIONI N. I
Carta topografica: 1 :200.000 - 1 :50.000 - quadrati di BastÌa e Vescovato. Allegati n. 2. Oggetto: Attacco delle forze tedesche schierate tra Casamozza e Bastìa.
Al Comandante fanteria divisionale Al Comandantc artiglin-ia divisionale Al Comandante 87° rgt. fanteria Al Comandante 8SO rgt. fanteria Al Comandante 88&legione M.V.S.N. Al Comandante XX btg. mortai da 81 Al Comandante CXX btg. M. genio Al Capo Ufficio Sanità div.le (stralcio) Al Capo Ufficio Commissariato div. (stralcio)
Villa Demillo }'2 moto )) Feliceto Casa mozza )) Barbaggio )) Casamozza )) Barbaggio Sede amano )l Sede )l Sede
e, per conoscenza : Al Comando FF.AA. Corsica (VII C. A.) Al Comandante Difesa Porto di Bastla
Corte Bastìa
))
~ moto )l
I. - Se i tedeschi attaccano, occorre reagire con ogni energia, e passare a nostra volta all'offensiva.
11. - In tal caso: la Divisione (( Friuli >> attaccherà il nemico dislocato tra l'abitato di Bastìa (compreso) a nord ed il fiume Colo a sud. Notizie sul nemico alle ore 18 giorno n settembre: si veda allegato n. 1. III. - Giorno ed ora d 'azione saranno indicati da questo Comando. Se attaccati l'azione ha senz'altro inizio. IV. - Nel caso di azione intendo: - attaccare dal nord, da sud e da ovest il nemico dislocato tra l'abitato di Bastìa ed il fiu me Colo; - condurre razione occupando: . l'abitato di Bastìa,
Gli avvenimenti in Corsica l'aeroporto di Borgo, . il deposito materiali di Barchetta, e rastrellando tutta la zona compresa tra Bastìa e il fiume Golo. V. - Quattro gruppi tattici:
a) Gruppo tattico nord. Comandante: il comandante la fanteria divisionale. I/ 88° - III/ 88° - III/ 87° - r• e 3.. cp. mortai da 81 divisionale - I plotone della 12a cp. lanciafiamme - btr. accompagnamento 65 / 17 regg.le. Obiettivo d'attacco: bivio per Biguglia sulla rotabile nazionale n . 193. Obiettivi intermedi: - limiti sud abitato Bastìa; - campo sportivo a sud di Bastìa. Direzione d'attacco: S. Lucia - Basda - rotabile nazionale n. 193 - bivio per Biguglia.
b) Gruppo tattico sud. Comandante: il comandante 1'87° reggimento fanteria. 11/87°- II188o - 2 .. cp. mortai 81 div.le - btr. da 65 / 17 regg.le - 2 pl. della 12" cp. lanciafiamme.
Obiettivo d 'attacco: Rio Figareto. Obiettivi intermedi: Borgo - aeroporto di Borgo. Direzione d'attacco: caposaldo Casa mozza - aeroporto Borgo - Rio Figareto.
c) Gruppo tattico del centro. Comandante: il comandante del I / 87°. I 187° fanteria. H btg. si dislocherà nella zona di S. Andrea a protezione delle provenienze della rotabile costiera. Agirà lungo la direzione d'attacco: S. Andrea - stazione Biguglia - riva occidentale dello stagno, solamente dopo che i gruppi nord e sud avranno raggiunti i propri obiettivi d'attacco. Per il gruppo tattico avverto che tra l'abitato e la stazione di Biguglia risultano ammassamenti avversari di una certa entità. Occorre pertanto premunirsi.
d) Gmppo tattico caposaldo Casamozza. Comandante: il comandante 1'88" legione M.V.S.N. LXXXVIII btg. M.V.S.N. - 695" cp. mitraglieri (meno 2 pl.) - I pl. cannoni 47/32 - 1 p!. mortai da 81 - 1 sez. da 20 mm c.a. - 6 pezzi da 75 l 34 c.c. Compito: resistere in posto ad oltranza, impedendo il passaggio a truppe e mezzi corazzati nemici lungo la rotabile 193 ed il terreno pianeggiante ad est della stessa. e) Oltre alle sezioni dei quattro gruppi tattici sopraddetti, il XCVI btg. M.V.S.N. effettuerà un colpo di mano sul presidio tedesco di La Barchetta. VI. - Artiglieria. I gruppo da 100 l 17 - appoggio specifico al gruppo del centro. TI gruppo da 75 127 (meno 1 btr.) - appoggio specifico al gruppo sud.
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Le operazioni dtdle unità italiane nel smembre- ottobre 1943
IV gruppo da 75 / 18 -appoggio specifico al gruppo nord I btr. da 75/ 27 del II gruppo - nel caposaldo Casamozza 32o• bLr. da 20 mm. - a disposizione del gruppo nord. VII. - Posto comando: Colle Teghime dalle ore 16 di oggi 12 settembre.
VIIL - Collegamenti: come da grafico allegato n. 2. IX. - S"vizi. SERVIZIO DI SAr>ITÀ.
Schieramento: - 83° ospedale da campo: Murato; - reparto carreggiato 26• sez. sanità: Molti fao; - 82° ospedale da campo: Calenzana; - 26• sezione sanità: Calvi; - 491° ospedale da campo: Corte; - 6o0 nucleo chirurgico: Calenzana; 12• ambulanza radiologica: Murato. Funzionamento. Saranno sgomberati: - sul1'83" O.C. (Murato) i feriti dei gruppi nord e centrale; - sul reparto carreggiato della 26" sez. sanità (Molti fao): i feriti del gruppo tattico sud e del gruppo Casamozza. I feriti trasportabili a grande distanza saranno sgomberati, previo smistamento effettuato rispettivamente presso gli ospedali di Murato e Moltifao, sugli ospedali d i : - Calenzana, - Calvi, - Corte (se vi sarà la disponibilità della rotabile Casamozza - Ponte Leccia), secondo i criteri impartiti dal capo ufficio Sanità div.le. Autoambulanze. Assegno: - al gruppo tattico nord n. 4 autoambulanze: - al gruppo tattico sud n. I autoambulanza; - ai gruppi tattici sud e Casamozza: n. 2 autoambulanze, per lo sgombero dei feriti dai posti di medicazione agli ospedali di Murato e Moltifao; - all'ospedale di Murato: n. 2 autocarri attrezzati; - all'ospedale di Molti fao: n. 2 autocarri attrezzati, per lo sgombero dei feriti dall'ospedale di Murato e Moltifao sugli ospedali di Calenzana, Calvi e Corte. SEZIONE DI CoMMISSARIATO.
Schiuamento: 1u nucleo della 14" sez. sussistenza e comando della sz.: Belgodere, 2" nucleo della 14" sez. sussistenza: Francardo, 3° nucleo della 14" sez. sussistenza : Cletta, 19~ sguadra panettieri: Costa - Francardo - Oletta.
Gli avvenimenti in Corsica Funzionamento . T reparti portano al seguito due giornate di viveri di riserva. Prelevamento viveri: - per i gruppi tattici del nord e del centro: ad O letta; - per il gruppo tattico sud e Casamozza: a Francardo (nell'eventualità che non vi fosse la disponibilità della rotabile Casamozza - Corte anche detti gruppi si riforniranno ad Oletta), ad iniziare dal giorno 13 alle ore 6. Panificazione: ad Oletta - Barbaggio - S. Pietro in Tenda - Francardo, secondo disposizioni che sara nno impartite tempestivamente dal capo ufficio commissariato div.le. SERVIZIO DI ARTJCUER!A.
Schieramento: - P .D.A.M. di Olli Fuccio; - P.D.A.M. di Murato; - P.D.A.M. di Piedigriggio. Funzionamento: - i reparti porteranno al seguito le dotazioni di reparto + I unfoc.; - i prelevamenti delle munizioni per le armi di fanteria saranno effettuati a Murato (eventualmente a Piedigriggio esaurite le disponibilità del Deposito di Murato); - i prelevamenti delle munizioni per le artiglierie saranno effettuati: a Murato per il IT gruppo da 75 / 27, . a Olli Fuccio per il I gruppo da 1ooj 17, per il IV gruppo da 75 / 18 e la 320• btr. da 20 mm. SERVIZIO DEL GENIO.
Eventuali richieste materiali del genio siano rivolte al comando del genio divisionale, presso il comando divisione, che farà affluire i materiali a piè d'opera. SERVIZIO TRASPORTI.
Eventuali richieste di automezzi, necessari per autotrasporti non effettuabili con i mezzi in organico ai reparti, siano dirette al comando divisione. SERVIZIO AUTOMOB!L!STJCO.
Schieramento. Posto di distribuzione c. e l. a Vallecalle. Funzionamento. Il Comandante della 20a Sezione Carburanti disponga perché il posto distribuzione inizi il funzionamento alle ore 8 del giorno 13. SERVIZIO POSTALE.
Nulla di variato. Segnare ricevuta. Il Generale di Div. Comandante ETTORE CoTRONEI
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Le operazioni delle unità italiane nel settembre- ottobre 1943 ALLEGATO ~. l ALL'0RDI~E DI OPERAZIO:-n K. l
NoTIZIE SUL :-IEMICO ALLE ORE 18 DEL GIORNO I I SETTEMBRE 1943
1) Comando tattico: Hotel France, Boulevard Paoli. 2) Comando base: Villa Olìvclla. 3) Comando porto: pressi di Ponte ~uovo. 4) Comando marina: Cardo. 5) Deposito viveri: Liceo Petain.
6) Deposito carburanti e munizioni: nei pressi del cimitero. Batterie 7) Comando gruppo c.a.: Nord bivio Monserrato. 8) Batteria da 88: idem. 9) Batterie da 88: cimitero.
10) Batterie da 88: probabilmente nei dintorni di Borgo. IT) Batterie da 88: Ovest Stazione Furiani.
12) Mitragliere da 37: per la difesa vicina delle batterie e depositi. 13) Batterie da ... : vicinanze Stazione Casamozza. 14) Batteria da ... : ansa fiume Colo a N .E. del ponte ferroviario di Casamozza.
Gli avvenimenti in Corsica ALLEGATO :-;. 2 ,\Lt'0ROI'lE DI OPERt\ZfO:-If N. I
CoLLEGAMENTI R.T. DA ATTUARE NELLA Xt;OVA DISLOCAZIONE DELLA D tviSIOXE DI FANTERIA « F RIULI »
BASTIA
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Le operazioni delle unità italiane nel settembre- ottobre 1943
Allegato n. xo.
DA COMANDO FORZE ARMATE CORSICA
lì T2 settembre 1943, ore 12,20
N. 10766/ 0p.
Fonogramma a mano a mezzo ufficiale
At Generale Cotronei Com.te Div. « Friuli »
Ordino che nella notte veniente qualche ora prima IniZiare nota azione ponti rotabile e ferroviario di Casamozza sul Golo vengano fatti saltare senza preoccupazione elementi che trovansi al di là alt Per norma i due drappelli presso i ponti dipendono dal Capitano Antonioletti che risiede at Basùa alt Resta inteso però che qualora venga scorta autocolonna morocorazzata nemica in movimento da sud verso Bastìa, i due ponti dovranno essere fatti saltare subito alt Generale MAcu
Gli avvenimenti in Corsica
Allegato n. I I.
LE GÉNtRAL LOUCI !ET COMMANDANT LE GROUPEMENT NORD
Basrla, le 4 octobre 1943, 13h 30
À M.r le Gtntral Pedrotti
La ville de Bastìa devait etre occupée par !es troupes françaises, j'ai l'hon· neur de vous demander de arreter vostre Division à l'hateur de Biguglia. Je vous serais obbligé de donner ordre au détachement motocycliste du Lieutenent Ambrosi de retourner auprés de vous.
Le Général LoucHET
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u op~raztoni delle unttÌI italiane nel settembr~- ottobre 1943
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Allegato n. 12.
RAPPRESE:--JT AKTE DEL COMAKDAKTE IK CAPO DELLE FORZE ALLEA TE L'Ecole Maternelle, Ajaccio- Corsica, 21 ottobre I943 A S. E. il Genera/~ di Corpo d'Armata i\-!agli Comandante in Capo delle Truppe ltalian~ tn Cm·sica
Caro Generale, Ho l'onore di ringraziarVi per la Vostra lettera del 20 ottobre e dirvi quanto mi dispiaccia di non poter ringraziarVi personalmente per il Vostro aiuto datomi durante il mese scorso. Mì rendo perfettamente conto che la consegna di tanto materiale di equipaggiamento Vi ha procurato un problema molto difficile. Tale problema è stato da me affrontato con grande timore. Vi sono molto grato che Voi abbiate accettato la necessità militare subordinando i Vostri desideri personali ai bisogni del nostro comune sforzo bellico. Posso assicurarVi che le Vostre azioni sono doverosamente apprezzate. Nella speranza che noi raggiungeremo presto il risultato ottenuto insieme nel I9I8, Vi auguro ogni successo nella Vostra più larga sfera di lavoro. Rimango, R. PEAKE
PARTE TERZA
GLI INTERNATI~ LE PERDITE ~ LE RICOMPENSE. IL CONTRIBUTO DELL'ESERCITO AL SORGERE DEL MOVIMENTO CLANDESTINO
CAPITOLO
XVII
GLI INTERNATI
I. Rimase ignorata, « come remota nel tempo e nello spazio, l'altra grande esperienza di dolore e di sacrificio compiuta dagli italiani all'estero, l'odissea dei campi di concentramento e di prigionia, ini· ziatasi 1'8 settembre e prolungatasi fino alla liberazione» (r). A distanza di oltre trent'anni è doveroso ricordare « la resistenza degli internati militari ed i motivi che l'animarono nei lager tedeschi; resistenza svolta da oltre mezw milione di militari, in servizio per· manente, di complemento e di leva, senza alcun colore politico e senza discriminazione di sorta sulla loro provenienza e del loro pas-sato; resistenza di una massa notevole di generosi, non responsabili di quanto era avvenuto in Italia, i quali seppero ritrovare se stessi rispondendo no all'alternativa tragica loro posta: o con noi o contro di noi » (2). Secondo le fonti germaniche, i prigionieri di guerra o internati militari italiani furono 547·531, di cui 24.744 ufficiali, in prevalenza dell'Esercito (3). Fra di essi, 209 generali dell'Esercito (compresi due della Giustizia militare, uno della Guardia di Finanza e un console generale della Milizia), alcuni ammiragli e generali dell' Aeronautica, che furono rinchiusi nel campo di Schokken (4). (x) Cfr.: RoBERTO BATTAGLIA: <<Storia della resistenza italiana». Giulio Einaudi Editore, Torino, 1964. Pag. ro2. (2) Colonnello di cavalleria in servizio di S.M. Guxoo StNOPOLI: « I motivi della resistenza nei lager tedeschi ». Edizione fuori commercio, Livorno, 1964. Pag. 1. (3) Cfr.: H. A. JACOBSEN: « '939- 1945· Der Zwcite Weltkrieg >>, in Chronik und Dokumenun, ed. Wehr und Wissen Verlagsgesellschaft, Darmstadt, r$)6r. Pag. 440 e rapporto del Capo di S.M. della Wehrmacht, Generale Alfred Jodl, del 7 novembre '943· (4) Cfr.: Gn;sEPPE CRESCIMBEKI e MARCELLO L t:CINI: « Seicentomila italiani nei lager ». Editore Rizzoli, Milano, r$)6). Pagg. da 108 a 120.
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Le operazioni delle unità italiane nel settembre - ottobre 1943
Ricerche, compiute dall'Associazione Nazionale ex Internati, accertarono la presenza, in 79 campi di internamento, di 496.323 internati militari in Germania e Polonia dei quali soltanto 7-385 ufficiali (5); affermano inoltre che 450.000 internati si rifiutarono di accettare il nuovo stato di lavoratori civili. La massa di essi « era la terza in ordine numerico, dopo quella dei russi e dei francesi, ma certamente era la prima per la superba prova di resistenza morale, che dimostrò in ogni circostanza di fronte ai tedeschi e ai popoli di altre nazionalità, subendo perdite più gravi e più dolorose » (6). La cifra complessiva degli internati rimpatriati fu accuratamente accertata nel corso dell'attività svolta dal Ministero della Guerra del tempo, nel periodo compreso fra il 1944 e il I947· Il numero esatto risultò di 18.713 ufficiali e 739·575 sottufficiali e truppa (7) ripartiti come segue: Dalla Germania Dalla Svizzera Dalla Francia Dalla Balcania . Dalla Grecia e isole
uff. 14.033 sott. e truppa 599· I 58 )) )) 12.918 !.979 )) )) )) )) I.06I 29·520 )) )) 63.161 838 )) )) 8o2 )) 34·818 ))
(s) Associazione Nazionale ex Internati, Presidenza Nazionale. Centro di Studi sulla Deportazione e l'Internamento: Quaderno n. 1, C.-.RMt:-<E LoPs: « Dati sulla dislocazione e la composizione numerica dei campi per gli internati militari>>. Litostampa Nomentana, Roma, 1964. Pagg. da 76 a 89. (6) Associazione Nazionale ex Internati, Presidenza Nazionale. Centro dì Studi sulla Deportazione e l'Internamento: Quaderno n. t; Jsrouc pag. 77· (7) Fin dai primi mesi del 1944 il Governo italiano, per definire le questioni inerenti alle operazioni di rimpatrio, studiò le necessarie predisposizioni e il 24 ottobre dello stesso anno in una riunione presso la Presidenza del Consiglio furono concordate le misure da adottare. li piano completo fu concretato dal Sottosegretario militare alla guerra d'accordo con gli Alti Commissari Prigionieri di guerra e Reduci, e sottoposto all'approvazione delle Autorità alleate. In data 9 novembre 1944, con decreto ministeriale n. 4300, fu costituito presso il Ministero della Guerra l'Ufficio Autonomo Reduci da prigionia di guerra e Rimpatriati che si occupò del ricevimento, trattamento e successivo smistamento dei reduci sino al loro invio alle località di origine o alle unità militari di reimpiego. L'organizzazione centrale e periferica rispose in pieno a tutte le esigenze, anche perché venne successivamente sviluppata. Furono istituiti in Italia numerosi centri alloggio, posti di ristoro gratuiti, predisposta una organizzazione ospedaliera, distribuiti 2.797.788 razioni viveri ordinari e 1.584.9B5 razioni viveri da viaggio e 746.046 capi di vestiario. Cfr.: Ministero della Guerra, Ufficio Autonomo Reduci da prigionia di guerra e Rimpatriati: « Relazione sull'attività svolta per il rimpatrio dei prigionieri di guerra ed internati 1944-
Gli internati
II.
Il disarmo morale seguito all'annuncio dell'armistizio e alla constatazione dell'immediato intervento aggressivo in Italia e nei territori occupati delle ingenti, mobili e bene armate forze tedesche che avevano incapsulato ovunque le unità italiane, ebbe in quei giorni le sue più acute manifestazioni. Ma ben presto quasi tutti seppero valutare la gravità della situazione determinatasi e si originò in essi una forza nuova, di altissimo valore: l'affermazione della comune volontà di resistere anche in quelle condizioni, che imponevano un profondo spirito di sacrificio, una tenacia senza limiti, umiliazioni e privazioni. A tutti coloro che furono catturati, a partire dall'8 settembre, si posero infatti due alternative: o collaborare con le forze germaniche o della Repubblica Sociale con regolari unità armate e nei servizi ausiliari e del lavoro, o rassegnarsi alla deportazione e all'internamento in Germania. La maggior parte preferì questa soluzione, che implicava nuovi rischi, nuove sofferenze. Ma fu anche questa una forma palese di obbedienza, di disciplina, di resistenza, atto volontario non imposto ma accolto con silenziosa rassegnazione: fu una presa di posizione cosciente e immediata quasi ovunque. Coloro che poterono sottrarsi alla cattura non esitarono e in notevole numero andarono a costituire i primi nuclei del movimento partigiano (cfr. capitolo XVIII). Pochi coloro che preferirono mimetizzarsi passivamente in attesa di tempi migliori. Fu l'animo del soldato, inteso nel più ampio significato del termine, che si impose perciò anche in quelle condizioni, fu quasi un gesto collettivo di ribellione, che eliminò ogni tentennamento, ogni recriminazione, ogni alternativa e fu questo il primo atto di una diretta se pur diversa partecipazione alla lotta contro l'antico alleato. III. Penoso il trasferimento verso l'internamento dei militari catturati, senza alcuna distinzione di grado o di età. Furono costretti a duri ed estenuanti movimenti a piedi lungo le strade, talvolta per centinaia di chilometri, o pigiati in piccole, 1947 ». Istituto Poligranco dello Stato, Roma, I947· Pagg. da 7 a IO e allegati da 5 a 20.
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Le op~azioni d~ll~ unità italian~ n~/ s~ttembr~ - ottobr~ 1943
vetuste e lente navi, per raggiungere lontane stazioni di carico, per tanti giorni di seguito, normalmente senza ricevere alcun alimento. Dovettero poi compiere interminabili viaggi su carri bestiame, sovente su carri merci scoperti, soggetti al freddo e alle intemperie, affrontando nuove sofferenze, talvolta con la comprensione e la bontà delle popolazioni polacche nei centri abitati attraversati. All'arrivo a destinazione vennero rinchiusi in campi di concentramento per la maggior parte ubicati in Polonia o in Germania, privi di qualsiasi organizzazione idonea, dove furono soggetti ad ogni vessazione. Tutti furono considerati « internati » e non prigionieri di guerra, senza alcuna garanzia giuridica; fu ad essi proposto inizialmente di entrare a far parte dell'Esercito tedesco, poi di quello della Repubblica Sociale, ai sottufficiali, graduati e soldati fu imposto lo stato di lavoratori civili, sotto la giurisdizione dell'Organizzazione del lavoro. Furono sottoposti a tante misure intimidatorie e vessatorie per indurli a collaborare e non mancarono, fin dall'inizio, la propaganda che fece ricorso a tutti i mezzi e a tutti i sistemi e la persuasione, sempre integrata da oscure minaccie. Gli ufficiali furono separati dai soldati e inviati in campi lontani (8); furono richieste dichiarazioni scritte di adesione, sempre decisamente respinte. In alcuni campi furono gradualmente istituiti, dagli internati, appositi comitati segreti di resistenza, per prevenire eventuali stragi in massa. In sintesi, il 98,7 per cento degli internati militari antepose il rischio e gli stenti dell'internamento al ritorno in Italia e solo l'r,3 per cento aderì, costituito per la maggior parte da malati gravi, invalidi e vecchi (9). « In questo rifiuto e in questa percentuale è racchiuso il contributo da essi dato alla Guerra di Liberazione, attuando», fin dall'inizio, « nei campi di deportazione una resistenza altrettanto difficile, la resistenza quotidiana al freddo, alla fame, al terrore. Negata dagli eventi la vittoria sul nemico, restò loro la vittoria su se stessi e lo stesso vincolo del giuramento divenne l'unico e geloso legame che li tenesse uniti alla Patria, il miglior modo per conservare intatta, nelle condizioni più avvilenti, la propria dignità umana. Ben diversa e ben più grave sarebbe stata la tragedia dell'Italia se non ci fosse (8) Per la maggior parte: a Czestochewa, in Polonia, Teillager, a Norimberga e Mappen sull'Ems, al confine olandese. (9) Cfr.: Stato Maggiore dell'Esercito: « li contributo delle Forze Armate al movimento di resistenza e alla guerra di liberazione >>. Autori vari, in Rivista Militare, Roma, r964. Parte prima, capitolo 6", pag. 6.
Gli internati
stata questa prova collettiva, di fermezza, di tenacia, dì amor patrio » ( 10). E così, anche nei campi di internamento, i militari dell'Esercito, accomunati a quelli delle altre Forze Armate, preferirono sopportare angherie e privazioni offrendo, col generoso sacrificio e la silenziosa obbedienza, validissimo contributo ad una forma di resistenza significativa e ammirevole, appunto perché attuata pur essendo priva della libertà e delle possibilità di azione offerte ai partigiani (comprendenti inizialmente in elevata misura militari datisi alla macchia) in lotta sui monti, nelle valli c nelle città: resistenza silenziosa e oscura che deve trovare il suo legittimo posto nella visione iniziale e integrale del movimento. Molti lasciarono la vita fin dai primissimi giorni e non è ancora stato possibile valutare il numero di coloro che perirono fino al momento della dichiarazione dì guerra alla Germania (II). Questo l'apporto degli internati militari italiani al movimento di resistenza, da essi iniziato fin dal1'8 settembre 1943, e che va ricordato. Non senza aggiungervi il sacrificio di tutti coloro che erano stati catturati dalle forze alleate e inviati nei campi di prigionia durante i primi tre anni di guerra (12), e che nella quasi totalità, dopo quella data, rimasero fedeli al governo legittimo e al loro giuramento.
(10) Cfr.: RoBERTO BAITAGLIA: op. cit., pag. 103. (u) Sembra che il numero totale dei deceduti sino al termine della guerra abbia superato la cifra di 33.000. E' poi noto che furono trucidati numerosi generali e concesse ad ex internati militari varie ricompense al valore: 1 medaglia d'oro e 53 di argento. Cfr.: Associazione Nazionale ex Internati: « La resistenza italiana nei lager nazisti », op. cit., pagg. XVII e XIX. (12) Il numero accertato dei prigionieri rimpatriati al 31 dicembre 1946 fu il seguente: Dagli Stati Uniti . . . . . . . . uff. 7·433 son. e truppa n8.o38 Dalla Gran Bretagna (compresi i cooperatori in Italia c in Africa del Nord e i prigio)) )) nieri nel Medio Oriente) .. . » 7.oo6 )) )) Dalla Francia . . . . . . . . . . )) 1.029 Dalla Russia (su 8o.ooo risultanti al Ministero della Guerra e 19.640 ufficialmente segnalati dal Governo russo) . » 6)6 » >> u.857 Totale generale: ufficiali 16.124, sottufficiali e truppa 415·798. Cfr.: Ministero della Guerra, Relazione cit., allegati n. t6 e t6 bis.
41. - u.s.
CAPITOLO XVlll
LE PERDITE
Dalla documentazione esistente si rilevano dati accertati o presunti relativi alle varie fasi della lotta e in alcuni casi riferiti a situazioni particolari che coinvolsero più eventi, ciò che rende difficile poter calcolare con precisione il numero dei caduti nel periodo considerato. I dati che seguono sono sicuramente da considerarsi inferiori alla realtà, anche perché non si hanno concrete notizie sui deceduti in seguito a ferite riportate in combattimento e poste in evidenza nel corso della narrazione. Sulla base degli avvenimenti svoltisi ovunque si possono globalmente riassumer re le perdite riportate dali 'Esercito in quei giorni. Caduti: Lazio e difesa di Roma . Sardegna Italia settentrionale . Italia centro- meridionale, escluso Lazio Corsica Egeo . Cefalonia
r.85o 637 (3) e (4) 6.p (4) 9·445 (5)
(r) Esclusi i civili. (2) Non è possibile orrenere dati esatti sul numero dei caduti e dei feriti poiché al termine delle operazioni, durante il trasferimento del Comando a Napoli, un aereo carico di diari, memorie e documenti precipitò in mare e non poté essere recuperato. (3) Di cui 34 ufficiali e 5 civili. (4) Compresi elementi della Milizia. (5) Ufficiali: erano in totale 525 compresi quelli della Marina e della Guardia di Finanza. Caduti in combattimento 65, trucidati sul posto nel corso della lotta 155, fucilati dopo la resa circa 225 di cui IO della Marina e 2 della Guardia di Finanza. Se ne salvarono in totale poco più di una ottantina. Sottufficiali ~ truppa: erano in totale oltre 11.000. Uccisi in combattimento 1.250, trucidati sul posto nel corso e al termine della lotta 4·750 (compresi 75 della Sanità, 29 della Marina e alcuni della Guardia di Finanza); annegati
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Le op~razioni d~/1~ unità italian~ n~/ settembr~- ottobr~ 1943
Corfù . Croazia, Slovenia, Dalmazia, Erzegovina, Montenegro, Albania e Grecia (territorio continentale), esclusa la D ivisione « Garibaldi >> (7) costituitasi in epoca successiva . Località varie italiane .
3·500 (8) ! 62
Totale generale Caddero in combattimento o furono trucidati o monrono nel periodo preso in esame ·dieci ufficiali generali : - Generale di Brigata Gonzaga don F errante, caduto presso Salerno 1'8 settembre; - Generale di Divisione Amico Giuseppe, fucilato a Ragusa il 13 settembre; - Maresciallo d'Italia Cavallero Ugo, morto nel Comando tedesco ·di Frascati il 12 settembre; - Generale di Brigata Gherzi Luigi, fucilato a Cefalonia il 22 settembre; durante il trasporto marittimo, effettuato dai tedeschi per la evacuazione dell'isola, quasi 3.000. Molti altri furono in seguito deportati. Rimasero quindi nell'isola poco più di 2.000 uomini, che - parte alla macchia, parte nei campi di prigionia - aderirono al movimento di resistenza costituendo il così detto << Raggruppamento Banditi Acqui >>. (6) Ufficiali caduti in combattimento o trucidati sul posto nel corso della lotta: numero imprecisato (i superstiti furono 28o); fucilati al termine della lotta: accertati 25, di cui 1 della Finanza, in numero imprecisato quelli trucidati dopo la resa. Truppa: caduti in combattimento circa 6oo; mitragliati o annegati durante il trasporto marittimo effettuato dai tedeschi per la evacuazione dell'isola, per aver manifestato la loro gioia all'apparire di aerei alleati, circa 900· (7) Nel corso dei combattimenti sostenuti fino al rimpatrio la Divisione << Garibaldi >> ebbe globalmente 3.146 caduti, compresi numerosi uomini precedentemente feriti in combattimento. (8) Numerosi gli ufficiali trucidati dai tedeschi: da ricordare in particolare i 152 della Divisione di fanteria << Perug ia >> trucidati in Albania, con alla testa il loro Comandante. (9) Nel periodo compreso fra l'8 settembre 1943 e il 2 maggio r945 le forze regolari dell'Esercito ebbero 20.934 morti e 30.837 feriti e dispersi. Cfr.: Stato Maggiore dell'Esercito. Ispettorato dell'Arma di Fanteria. EDOARDO ScALA: « Storia delle fanterie italiane». Volume X: « Le fanterie nella seconda guerra mondiale >> . Tipografia Regionale, Roma, 1956. Pagg. 845, 846 e 847.
u perdite - Generale di Divisione Gandin Antonio, fucilato a Cefalonia il 24 settembre; - Generale di Brigata Pelligra Salvatore, fucilato a Sinj (Dalmazia) il 27 settembre; - Generale di Brigata Policardi Angelo, fucilato a Sinj (Dalmazia) il 27 settembre; - Generale di Divisione De Agazio Alberto, deceduto in Polonia il 1° ottobre; - Generale di Brigata Cigala Fulgosi Alfonso, fucilato a Sinj (Dalmazia) il 1° ottobre; - Generale di Brigata Chiminello Ernesto, fucilato a Porto Edda (Albania) il 3 ottobre. Numerosi, infine, i componenti dell'Esercito trucidati ovunque durante o al termine della lotta; basti ricordare gli eccidi compiuti oltre che nelle isole jonie, anche in Egeo a Rodi e a Coo, in cui caddero più di 100 ufficiali della Divisione « Regina » col loro Comandante, Colonnello Felice Leggio (10° fanteria); in Dalmazia, in Erzegovina, Montenegro, Albania, Grecia e anche in Italia. Oltre agli ufficiali della Divisione c< Perugia » in Albania, già citati, furono fucilati a Sinj (Spalato), il 4 ottobre, il Colonnello Pietro Mazza del Comando artiglieria del XVIII Corpo e il Capitano di artiglieria in servizio di Stato Maggiore Alessandro Laurenzi. A Porto Edda, il 3 ottobre, insieme agli ufficiali della Divisione c< Perugia » venne fucilato anche il Maggiore di fanteria in servizio di S.M. Sergio Bernardelli, Capo di S.M. del Comando. Numerosi gli ufficiali di Stato Maggiore caduti in combattimento o trucidati (10). Vanno anche ricordate le perdite, in numero imprecisato (u), subite fino al 13 ottobre dalle unità ausiliarie dell'Esercito, al seguito delle forze alleate in Italia. Non si hanno, infine, dati esatti sui deceduti nei trentasei mesi di prigionia negli Stati Uniti, in Inghilterra, in Australia, in Asia e in Africa, né sui primi caduti nei campi di internamento. Né si può valutare il numero dei feriti, presso tutte le unità dell'Esercito, che fu sensibile ovunque. I dati esatti si posseggono sol(ro) Cfr.: Stato Maggiore dell 'Esercito: (( Gli ufficiali di S.M. caduti in guerra >>. Tipografia Regionale, Roma, 1954. (n) Complessivamente fino al 2 maggio 1945 riportarono 744 caduti, 2.252 feriti e 109 dispersi. Cfr.: Ministero della Difesa, Stato Maggiore Esercito, Ufficio Storico; EooARDO ScALi\: (( La riscossa dell'Esercito ». Tipografia Regionale, Roma, 1948. Pag. 308.
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Le operazioni delle unità italiane nel settembre· ottobre 1943
tanto per quanto si riferisce alle forze dislocate in Corsica che riportarono 557 feriti (di cui 32 ufficiali) c in Sardegna (8o fra ufficiali, sottufficiali e truppa). Analoghe le considerazioni che possono fa rsi per quanto riguarda i dispersi o prigionieri. Per le forze dislocate in Corsica è ufficialmente noto che ripor· tarono 2.152 dispersi (di cui 95 ufficiali). La maggior parte dei catturati prigionieri fu internata (vedasi capitolo XIII) in Germania o in Polonia. Per contro circa 2oo.ooo militari dell'Esercito, sbandati, si diedero alla montagna ovunque e costituirono i primi nuclei delle for· mazioni partigiane (vedasi capitolo XVI); non è dato di poter conoscere il numero dei caduti di tale aliquota fino al 13 ottobre 1943· Anche dall'esame analitico, infine, di centinaia di migliaia di relazioni e di testimonianze, è difficile poter desumere dati concreti riferiti a tutte le unità. E' certo che anche in quei primissimi giorni di lotta non vennero meno i sentimenti del dovere e le attestazioni di sacrificio e di dedizione all'Italia, sia pur attraverso diverse ideologie, ma che ebbero a fattor comune la volontà di opporsi ai tedeschi e di tener fede al giuramento prestato. Sintomo, questo, di altissimo valore morale che gli italiani non debbono <limenticare.
CAPITOLO XIX
LE RICOMPENSE AL VALORE
Elevato il numero delle ricompense al valore concesse ai reggimenti e ai singoli, per gli atti di eroismo, anche se sfortunato, di cui dettero prova, a partire dall'8 settembre e fino al 13 ottobre I943· Le concessioni furono vagliate caso per caso sulla base delle proposte inoltrate, delle documentazioni, delle testimonianze e dei più rigorosi accertamenti. Tuttavia tanti episodi e tanti sacrifici non diedero luogo a riconoscimenti ufficiali, probabilmente a causa della mancanza di documenti probatori o della testimonianza di militari di ogni grado caduti sul campo. Furono complessivamente concesse a componenti dell'Esercito: --: ricompense dell'Ordine Militare d'Italia ( r): 2 Croci di Ufficiale, 19 Croci di Cavaliere; -
medaglie al V al or Militare: 8 Medaglie d 'Oro a Bandiere dei reggimenti (2), I Medaglia d'Oro ad un gruppo artiglieria alpina (2), 69 Medaglie d'Oro a militari di ogni grado (2), anche per quei componenti dell'Esercito caduti o trucidati dopo la dichiarazione di guerra alla Germania, ma che si erano distinti per atti di valore compiuti a partire dal1'8 settembre, e per coloro che parteciparono alla resistenza nell'isola di Lero, in Egeo, che ebbe termine il 16 novembre 1943;
(x) Cfr.: Ordine Militare d'Italia: «Albo d'Oro 1815- HJ7I >>. Stabilimento Grafico Editoriale Romano, in Roma, 1971. (2) Cfr.: Gruppo Medaglie d'Oro al Valor Militare d'Italia: <<Le Medaglie d'Oro al Valor Militare >> . Volume Il, Individuali (1942- 1959). Tipografia Regionale, Roma, 196); Volume III, Bandiere (1943- 1945) e Individuali ( 1941- 1971 ), Tipografia Regionale, Roma, 1973.
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Le operazioni delle unità italiane
na settembre - ottobre 1943
- 241 Medaglie d'Argento al Valor Militare: 1 IO ad ufficiali,
31 a sottufficiali, roo a graduati e soldati; - 382 Medaglie di Bronzo al Valor Militare: 170 ad ufficiali, 49 a sottufficiali,
163 a graduati e soldati; -
459 Croci di Guerra al Valor Militare: 162 ad ufficiali, 77 a sottufficiali, 220 a graduati e soldati;
-
numerose promozioni e avanzamenti per merito di guerra.
Ad esaltazione del valore dimostrato da vari reggimenti e unità minori e della memoria di tutti coloro che caddero in combattimento o furono trucidati, a cui venne concessa la Medaglia d'Oro, se ne indicano, per tramandarli alle giovani generazioni italiane, i relativi reparti e i nominativi e le località in cui si distinsero i decorati.
Medaglie d'Oro alle Bandiere:
rt reggimento fanteria <l Acqui )) ; I8° reggimento fanteria << Acqui » ; 83° reggimento fanteria « Venezia >l ; 84o reggimento fanteria « Venezia »; 182° reggimento fanteria ~< Garibaldi », per le unità di fanteria della omonima divisione partigiana, per atti di eroismo compiuti prima della ·dichiarazione di guerra alla Germania e precedenti alla costituzione della divisione; 31t reggimento fanteria « Acqui »; 19° reggimento artiglieria « Venezia »; 33° reggimento artiglieria « Acqui » ; Gruppo artiglieria alpina « Aosta ».
Medaglie d'Oro individuali:
Ambrosini Abde, Tenente di complemento 33° artiglieria « Acqui >l, Cefalonia, 21 settembre I943·
Le ricompense al valore
Amico Giuseppe, Comandante Divisione di fanteria «Marche», Ragusa- Silano, 9- r 3 settembre I943· Arnaud Edmondo Bruno, Capitano di complemento 120° fanteria « Emilia >>, Cruda- Bukovina- Homla (Balcania), 9- r8 settembre 1943· Bechi Luserna Alberto, Tenente Colonnello di S.M. Divisione « Nembo », Sardegna, IO settembre 1943· Betti Rodolfo, Tenente di complemento di amministrazione, 129o fanteria « Perugia H, Monte Gallarate (Albania), ottobre 1943· Bettini Elio, Colonnello Comandante il 49° fanteria «Parma», Corfù, 13-25 settembre 1943· Bombieri U dino, Sergente Maggiore « Lancieri Vittorio Emanuele II », Bracciano, 9 settembre 1943· Bonacchi Marcello, Sottotenente di complemento 31t fanteria « Acqui», Ponte Kimonico- Divarata (Cefalonia), 16-17 settembre 1943· Bono Salvatore, Sottotenente di complemento fanteria, Nizza, 8 settembre 1943· Cacciatori Werther, Capitano di complemento artiglieria Comandante la 121 batteria da posizione, Lero, 16 novembre 1943· Canetti Gino, Capitano di complemento II9° fanteria « Emilia», Kobila, Bocche di Cattaro, 14 settembre 1943· Capone Pasquale, Maggiore artiglieria in spe, Castagneto di Cava dei Tirreni, r6 settembre 1943· Cardinali Terzilio, fante della Divisione « Arezzo » e partigiano combattente, Fronte della resistenza in Albania, ro ottobre 19436 luglio 1944· Cei Antonio, Tenente di complemento rt fanteria « Acqui», Cefalonia, 9- 22 settembre 1943· Cerini Carlo, Sottotenente di complemento Guardia alla Frontiera, Innsbruck- Zirl- Landeck, 15- r6 settembre 1943. Cianciullo Antonio, Capitano fanteria di complemento comandante di compagnia mitraglieri di C. d'A., Divisione « Acqui», Cefalonia, 22 settembre 1943· Cigala Fulgosi Conte Alfonso, Generale di Divisione, Comandante la piazza di Spalato, Spalato- Signo (Dalmazia), 8 settembre1° ottobre 1943· Girino Emilio, Tenente Colonnello fanteria in spe, Divisione « Perugia », Albania, settembre 1943· Conti Bruno, Capitano di complemento 35o artiglieria da campagna « Friuli », Casamozza (Corsica), 12 settembre 1943·
6;o
Le operazioni delle unità italiane nel settembre- ottobre 1943
Cutelli Salvatore, Maggiore di complemento 58" reggimento artiglieria « Legnano » e partigiano combattente, Bussi (Chieti), 8 settembre- 14 ·dicembre I943· D'Acquisto Salvo, Vice brigadiere dei Carabinieri, Torre di Palidoro, Roma, 23 settembre 1943. De l uliis Alboino, Maggiore fanteria riserva, Caserma 62" fanteria << Battisti », Trento, 9 settembre 1943· Duca Giovanni, Colonnello spe di fanteria (S.M.), Comandante l'Accademia Militare di fanteria e cavalleria e partigiano combattente, 8 settembre 1943- 28 agosto 1944· Ferraiolo Michele, Colonnello fanteria riserva, Comandante r6• reggimento costiero, Mondragone, 9 settembre 1943· Flores Mario, Sottotenente di complemento 3" reggimento artiglieria, Cremona, Caserma « Manfredini », 9 settembre 1943· Forzati Enrico, Tenente complemento deposito 48• artiglieria, Nola, r r settembre 1943· Gamerra Gian Paolo, Maggiore in spe 5• artiglieria da campagna, Stagno (Livorno), 9 settembre 1943· Gandin Antonio, Generale di Divisione in spe, Comandante la Divisione di fanteria « Acqui », Cefalonia, II- 25 settembre I943· Gherzi Luigi, Generale di Brigata in spe, Comandante la fanteria della Divisione « Acqui >> , Cefalonia, 9-22 settembre 1943· Gigante Mario, Maggiore spe 129• fanteria cc Perugia», Porto Edda, Albania, 5 ottobre 1943· Gonzaga del Vodice don Ferrame, Generale, Comandante la 222" Divisione costiera, Buccoli di Conforti (Salerno), 8 settembre
1943· Goytre Luigi, Tenente Colonnello in spe « Nizza Cavalleria », Tirana, 13 settembre 1943. La Barba Trentitw, Fante del 226° fanteria « Arezzo » e patriota del Raggruppamento Bande Gran Sasso, Lanciano, 6 ottobre 1943· Lanza Gustavo, Colonnello in spe Comandante 129° fanteria « Perugia », Argirocastro- Porto Edda (Albania), 8-9- 12 ottobre 1 943·
Lanzuolo Luigi, Colonnello Comandante reggimento « Cavalleggeri del Monferrato », Berat (Albania), marzo- 15 novembre 1943· Lusignani L uigi, Colonnello in spe, Comandante rSO fanteria « Acqui », Corfù, 8-25 settembre I943· Maffeis Benedetto lppolito, Caporal Maggiore 33• artiglieria « Acqui », Mazarakata- Dilinata (Cefalonia), 8- 22 settembre 1943·
Le ricompense al valore
Maira Arturo, Capitano di complemento 120° fanteria « Emilia», Gruda- Bukovina- Hombla (Dalmazia), 9- 18 settembre 1943· Manzelli Giuseppe, Tenente Colonnello in spe 120° reggimento fanteria « Emilia », Gruda, Cattaro, 9- 16 settembre 1943· Marchisio Pietro, Capitano degli alpini in spe, Montenegro- Sangianato- Bosnia, 9 settembre 1943- 25 aprile 1944· Maras Giuseppe, Sottotenente dei bersaglieri in Dalmazia e partigiano combattente, Zara- Zagabria, 9 settembre 1943- I I maggio 1945· Onorato Carmelo, Tenente di complemento 17" fanteria << Acqui », Cefalonia, 15- 24 settembre 1943. Pasquale Villy, Tenente di complemento veterinario, Divisione alpina « Taurinense », poi Divisione « Garibaldi », Niksic- Cekanje- Brijestovo (Montenegro), 9 settembre- ro novembre 1943. Pelligra Salvatore, Generale di Brigata in spe, Comandante l'artiglieria del XVIII Corpo, Spalato- Signo (Dalmazia), 8 settembre- 1° ottobre 1943. Pennestri Domenico, Tenente Colonnello in spe 129• fanteria « Perugia », Porto Edda, 5 ottobre 1943· Petruccelli Orazio, Sottotenente dì complemento carabinieri Divisione « Acqui», Cefalonia, 8-24 settembre 1943. Piea Armando, Maggiore in spe 3° raggruppamento artiglieria di C. d'A., Cefalonia, 8-22 settembre 1943· Pirzio Biroli Carlo, Maggiore cavalleria in spe, Raggruppamento celere Albania, Tirana, 13 settembre 1943· Piva Cesare, Maggiore fanteria in spe, Divisione fanteria «Venezia >>, poi Divisione « Garibaldi », Podgorica- Berane- Kolasi~- Sijenica- Gotovusa (Montenegro), 15 settembre- 5 dicembre 1943. Pizzigoni Ferruccio, Sottotenente di complemento 4o artiglieria alpina, Lero (Egeo), 12 novembre 1943· Raucci Fernando, Colonnello fanteria spe Comando 9"' Armata, Albania, 8 settembre- 17 novembre 1943. Rimbotti Giuseppe, Tenente di complemento 81° fanteria « Torino », Passo del Prevallo, Trieste, 9 settembre 1943. Riva Mario, Capitano di complemento Divisione « Venezia>> poi « Garibaldi >>, Kolasin - Matesevo - Lijeva - Rijeka - Vukovet (Montenegro), 25 luglio- r8 settembre 1943· Romagnoli Mario , Colonnello in spe Comandante 33• artiglieria « Acqui », Cefalonia, II- 25 settembre I943·
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u operaziont del/.- unità italian.- nel s.-ttembre - ottobre 1943
Sandulli Mercuro Alfredo, Tenente carabinieri in spe, Comandante sezione Carabinieri « Acqui », San Teodoro di Argostoli, Cefalonia, 9- 24 settembre 1943. Sedea Luigi, Sottotenente di complemento II9° fanteria « Emilia», Bocche di Cattaro, 8 settembre 1943. Serafino Adolfo, T enente in spe 3° gruppo alpini Valle e partigiano combattente, Italia occupata, settembre 1943- novembre 1944· Sforzini Alfredo, carrista dei c< Cavalleggeri di Monferrato » e partigiano combattente, Cavour (Piemonte), 8 settembre- 21 dicembre 1943. Spagnolo Corrado, Sottotenente di complemento 14° artiglieria da campagna, Lero (Egeo), r6 novembre 1943· Tescione Gennaro, Tenente di complemento r o" fanteria << Regina », Rodi , 9- 12 settembre 1943· Tortora Dionigi, Capitano di complemento 13° raggruppamento artiglieria Guardia alla frontiera e partigiano, Bcrat, 8 settembre14 novembre I943· Trevisan Raffaele, Tenente di complemento 155° artiglieria da campagna « Emilia », Bocche di Cattaro, 9- r6 settembre I943· Valgoi Antonio, Capitano di complemento 3° raggruppamento artiglieria di Corpo d'Armata, Argostoli, Cefalonia, 22 settembre 1943· Vannucci Paolo, Sottotenente di complemento 120° fanteria « Emilia n, Gruda- Bukovina- Hombla (Dalmazia), 9- r8 settembre 1 943· Venturini Giovanni, già graduato di artiglieria alpina, ferito in Russia e rimpatriato, partigiano combattente, Corteno- Alta Val Camonica- Mu di Edolo, settembre 1943 - II aprile 1945. Viviano Luigi, Capitano di complem ento 56° raggruppamento artiglieria, Egeo, 9- II- 27 settembre 1943. Volpi ALfonso, Capitano di complemento 3" reggimento genio, Tessaglia, Grecia, 19 settembre- ro ottobre 1943· Volpi Umberto, Colonnello spe comandante 4° reggimento artiglieria Divisione fanteria « Bergamo >> , Croazia- Dalmazia, 8- ro settembre 1943· Zignani Goffredo, Tenente Colonnello artiglieria in spe, Comando 9a Armata, Albania, 8 settembre- 17 novembre 1943· Nelle parti precedenti sono state presentate le motivazioni di alcune concessioni legate ad episodi salienti specificamente trattati.
L e ricompense al val01·e
Delle numerose altre ---... tutte riferite a casi nei quali rifulsero generosità, spirito di sacrificio e cosciente volontà di compiere fino in fondo il più sacro dei doveri del cittadino - non citate, si riportano le seguenti che bene esemplificano quegli atti di valore: La Barba Trentina, Soldato del deposito 226° reggimento fanteria « Arezzo » e patriota, raggruppamento bande patrioti « Gran Sasso». << Nobilissima tempra di patriota, si votava tra i primi con purissima .fede e straordinario coraggio alla lotta armata contro l' aggressione nazi- fascista. Sfuggito dalla prigionia in Germania e rientrato in Lanciano aderiva con entusiasmo al movimento insurrezionale lancianese. Durante un'azione di sabotaggio, che aveva procurato gravi danni al nemico, dopo aver brillantemente dimostrato coraggio e personale valore, veniva catturato. Sottoposto ad estenuanti interrogatori e torture, non rivelava i nomi dei capi del movimento chiudendosi in un generoso mutismo. Il suo fiero contegno esasperava gli aguzzini che barbaramente gli strappavano gli occhi prima di trucidarlo. Eroico luminoso esempio di virtù militari e di assoluta dedizione alla Patria» . Lanciano, 6 ottobre 1943·
Sernia Nicola, Maresciallo ordinario, 9° reggimento artiglieria Guardia alla frontiera: « Dopo l'armistizio rifiutava sdegnosamente l'invito di arruolarsi nelle truppe repubblicane, proclamando la sua fede nel Governo e la sua volontà di raggiungere le truppe italiane nel mer}dione. Arrestato e percosso, riusciva a fuggire ed a raggiungere le retrovie nemiche, dove organizzava squadre di patrioti per attaccare i tedeschi e disarmare i campi di mine che attardavano l'avanzata alleata. All'alba del 5 ottobre alla testa di un gruppo di patrioti attaccava un nucleo di tedeschi ritardatari e dopo un violento corpo a corpo riusciva a sopraffarli sbloccando la strada Tredici Archi- Celenza. Benché ferito ed esausto per la lotta, sostenuto da indomita volontà, sotto il tiro delle artiglierie nemiche provvedeva a disarmare le mine che ostruivano la rotabile e nel generoso tentativo trovava fine gloriosa. Precursore delle formazioni partigiane, fulgido esempio di profonde virtù militari >> . Roma- Celenza- Valfortore (Foggia), 9 settembre- 5 ottobre 1943·
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Le operazioni delle unità italiane nel uttembre - ottobre 1943
Bonacchi Marcello, Sottotenente di complemento, 31t reggimento fanteria « Acqui » : << Giovanissimo ufficiale di complemento,
animato da viva fede patriottica, subito dopo l'armistizio con decisione c ardimento esemplari prodigava ogni sua attività nella lotta contro i tedeschi cui era impegnato il proprio reparto, distinguendosi in disperate circostanze per costante dedizione, iniziativa e coraggio. In epico, impari combattimento, alla testa del suo plotone, che aveva saputo trascinare con l'esempio e la parola, mortalmente colpito al petto non si dava per vinto e, pistola in pugno, incitava col gesto gli uomini al combattimento, finché nuovamente colpito al capo trovava la forza di scagliare contro l'avversario la ormai inutile e scarica pistola cadendo col volto rivolto verso il nemico ed il braccio destro teso quasi ad indicare ai suoi uomini anche da morto la via da seguire». Ponte Kimonico - Divarata (Cefalonia), 16- 17 settembre I943·
Indipendentemente dagli atti di eroismo a cui tali motivazioni si riferiscono, vi fu anche un episodio di altissimo valore simbolico e morale, perché permeato di altruismo, generosità e profondo senso del dovere, reso ancora più rimarchevole dalla giovane età dell'eroe, che volle coscientemente immolarsi per salvare tanti civili destinati alla fucilazione. Apparteneva anch'egli all'Esercito: era il Vice brigadiere dell'Arma dei Carabinieri Salvo D 'Acqui sto, alla cui memoria venne concessa la Medaglia d'Oro con la seguente motivazione: « Esempio luminoso d'altruismo, spinto fino alla suprema rinuncia della vita, sul luogo stesso del supplizio, dove, per barbara rappresaglia, era stato condotto dalle orde naziste insieme con 22 ostaggi civili del territorio della sua stazione, pure essi innocenti, non esitava a dichiararsi unico responsabile di un presunto attentato contro le forze armate tedesche. Affrontava cosl - da solo - impavido la morte, imponendosi al rispetto dei suoi stessi carnefici e scrivendo una nuova pagina indelebile di purissimo eroismo nella storia gloriosa dell'Arma >>. Torre di Palidoro (Roma), 23 settembre I943·
•
CAPITOLO XX
IL CONTRIBUTO DELL'ESERCITO AL SORGERE DEL MOVIMENTO CLANDESTINO DI RESISTENZA
Come altrove, anche in Italia e nei territori già occupati il movimento clandestino (poi partigiano) ebbe dagli appartenenti all'Esercito un contributo spesso determinante per la costituzione <lei primi nuclei, il loro inquadramento e il successivo impiego bellico. Gran numero di militari di ogni grado, infatti, scioltisi i reparti di appartenenza o peràutane la organicità, non vollero rinunciare alla lotta contro i tedeschi. Si diedero subito alla macchia e insieme con volontari civili iniziarono una attività rischiosa e silenziosa resa ancora più ardua in Italia dal clima di guerra civile subito determinatosi per effetto degli avvenimenti politici che l'avevano àivisa fra àue Governi, dei quali uno solo legittimo. La lotta si svolse in condizioni disperate, senza poter fare assegnamento su alcun servizio logistico, con azioni caratterizzate <la piccoli gruppi, frammentate in episodi ma comunque efficaci, sì da rendere molto difficili le operazioni àel nemico, insidiarne ed ostacolarne i movimenti e diminuirne l'efficienza, costringendolo gradualmente a sottrarre forze dagli altri fronti operativi. Il movimento di resistenza, fatto storico di altissimo valore, ebbe inizio immediatamente dopo l'annuncio dell'armistizio a partire àal1'8 settembre 1943 e vide perciò subito fusi militari e civili <li ogni graào o ceto sociale, tutti protesi, nel loro istinto di ribellione, contro ogni forma di oppressione della libertà e contro gli invasori àel territorio nazionale, in una lotta mossa da alti ideali e segnata fin dai primi giorni col generoso sacrificio di tante vite. Tale spinta fu talmente sentita che fu possibile in brevissimo tempo organizzare, non soltanto in Italia, ma anche in Slovenia, in Croazia, nella regione balcanica e nelle isole dell'Egeo numerosissime bande che non dettero tregua alle forze tedesche, ostacolandone con ogni mezzo le attività.
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« Furono appunto le nostre Forze Armate, impossibilitate a continuare la guerra contro i tedeschi, a dare il primo impulso alla formazione dei nuclei di patrioti, a promuovere la costituzione delle prime Bande ed a renderle sempre più efficienti, fornendo ad esse gli indispensabili Capi, le armi, le munizioni ed i viveri ed alimentando efficacemente, coi tempestivi soccorsi ed i nobilissimi esempi, le energie morali dei loro componenti » ( 1). Come particolarmente all'Esercito si deve la costituzione dei primi reparti di patrioti, « ad esso si deve anche quel difficile intervento nell'organizzazione ·delle Bande, che servì ad aumentarne sempre più il numero e l'efficienza; mentre l'intensificarsi della lotta da parte » del nemico, « gli improvvisi rastrellamenti, le feroci repressioni e le crudeli rappresaglie contro le popolazioni civili, invece di soffocare l'incendio acceso dall'amore per la libertà, ne facevano divampare le .fiamme sempre più alte e luminose. All'Esercito fu necessario ricorrere quando la rivalità tra le formazioni aderenti ai diversi Partiti e la conseguente difficoltà di coordinarne l'azione fecero sentire più vivamente il bisogno di una riorganizzazione, che conferisse un maggior valore alla gerarchia ed una costituzione più militare delle Bande >> (2). Ricordiamo, ora, coloro che per primi si posero a capo dei movimenti di resistenza dando luogo ad una nuova e non meno rischiosa e leggendaria forma di lotta, e gli eroi di quel periodo che si immolarono per una idea e per una fede.
L - LA RESISTENZA IN ITALIA
A Roma, il 9 settembre, fu costituito il Comitato di Liberazione Nazionale al quale successivamente venne affiancata una Giunta militare. Nei primissimi giorni successivi al IO settembre si costituì nella Capitale la « Banda della Pilotta » (dal nome della via in cui era la sede del disciolto Comando del Corpo d'Armata di Roma), per ini(1) Cfr.: Stato Maggiore deU'Esercito, Ispettorato dell' Arma di Fanteria. EDOARDO ScALA : « Storia delle fanterie italiane: >> . Volume IX: << I volontari di guerra>>. Tipografia Regionale, Roma, 1955· Pag. 792. (2) Cfr.: Stato Maggiore dell'Esercito, Ispettorato dell'Arma di Fanteria. EDOARDO ScALA: op. cit., pagg. 809- 810.
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ziativa del Colonnello Ezio de Michelis (già Capo di S.M. del Comando XVII Corpo), coadiuvato da alcuni ufficiali: i Tenenti Colonnelli Siro Bernabò, Luigi Cano e Adalberto Croci, i Maggiori Michele Jannarone e Luigi Rocchi, il Capitano Antonio !annotta ed altri. Con il loro concorso vennero raccolte e distribuite armi sottratte ai tedeschi da soldati della Divisione « Sassari >> e del Quartiere Generale del Comando XVII Corpo, durante i combattimenti svoltisi nella Capitale dall'8 al IO settembre. All'atto dell'ingresso in Roma delle forze alleate, il cui arrivo sembrava allora imminente, la banda avrebbe dovuto occupare il palazzo della Pilotta ed altri edifici di particolare importanza. Quasi contemporaneamente l'ex Ministro della Guerra, Generale Antonio Sorice, rimasto a Roma, organizzò la resistenza con la stretta collaborazione del Colonnello del genio (S.M.) Giuseppe Cordero Lanza di Montezemolo, che costituì e diresse il Centro militare clandestino con il compito di coordinare l'azione ·delle varie bande e dei gruppi partigiani in tutta l'Italia occupata dai tedeschi. Egli ebbe il merito di rendere operante la resistenza nel campo politico- militare, inizialmente coadiuvato dal Generale Dardano Fenulli e dal Colonnello di artiglieria (S.M.) Giovanni Pacinotti (3). Fra i numerosi ufficiali che si affiancarono al di Montezemolo sono da ricordare, oltre quelli già indicati, i Generali Rodolfo Cortellessa (organizzatore dell' antisabotaggio), Fidenzio Dali 'Ora (che organizzò le bande di Monte Sacro- S. Agnese), Federico V annetti, Lorenzo Caratti, Mario G iretti, Filippo Caruso e Luigi Sabatini: gli ultimi due stretti collaboratori del Dall'Ora. Inoltre, i Colonnelli Aroldo Vinciguerra (già Comandante il presidio militare di Viterbo e che organizzò i primi gruppi di partigiani in quella zona) e Mario de Angelis; il Tenente Colonnello di artiglieria (S.M.) Giorgio Ercolani, il Maggiore dei carabinieri Ugo De Carolis, il Capitano dei carabinieri Raffaele Aversa, il Tenente medico della Milizia Manlio Gelsomini e, nei Castelli Romani, il Maggiore del genio in servizio <li S.M. Antonio Ayroldi. La organizzazione difensiva della città di Roma venne gradualmente suddivisa in tre settori, ciascuno distinto in tre sottosettori, a (3) Il Colonnello di Montezemolo fu definito <<Anima e mente dell 'organizzazione clandestina di Roma». Cfr.: RJUlBALDO GALDIERI: <<La Medaglia d'Oro Giuseppe Cordero Lanza di Montezemolo», nel Bollettino dell'Istituto Storico e di Cultura dell'Arma del Genio. Fascicoli 18, 19, 20 e 21. Roma, dicembre 1943 - giugno 1945·
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loro volta ripartiti ognuno in tre zone. Il controllo di essi era affidato ad alcune bande, costituite esclusivamente da militari, e da altre miste, nelle quali i militari erano largamente rappresentati. Venne rapidamente estesa nel Lazio, negli Abruzzi, nelle Marche, in Umbria e Toscana, ove si costituirono bande inizialmente poste agli ordini del Generale Fenulli e successivamente affidate al Colonnello de Michelis che poté gradualmente imprimere ad esse una più organica efficienza. L'organizzazione clandestina nella Capitale dovette in seguito subire la vendetta nazi- fascista, che culmi nò con la strage delle Fosse Ardeatine (24 marzo 1944) nel corso della quale vennero trucidati 336 militari e civili, dei quali 47 dell'Esercito. Fra di essi tre generali (Simone Simoni, Vito Artale e Dardano Fenullt); il Colonnello Giuseppe Cordero Lanza di Montezemolo; i Tenenti Colonnelli Giovanni Frignani e Manfredi Talamo (promotori della costituzione della banda del Generale Filippo Caruso); i Maggiori Ugo De Carolis e Umberto Lusena; i Capitani Raffaele Aversa, Manfredi Azzarita, Genserico Fontana, Manlio Gelsomini, Aladino Govoni, Placido Martini e Renato Valloresi; i Tenenti Marcello Bucchi, Romeo Rodriguez Pereira, Maurizio Giglio e Filippo De Grenet; il maresciallo dei carabinieri Francesco Pepicelli, il brigadiere dei carabmieri Gerardo Sergi; il corazziere Calcedonio Giordano ; i carabimeri Gaetano Forte ed Augusto Renzi11i e il soldato carrista Gaetano Butega. Alla loro memoria venne concessa la Medaglia d'Oro al valor militare (4). Venne anche trucidato il Ten. Col. di S.M. Giorgio Ercolani. (4) Si riporta la più significativa delle motivazioni di concessione, relativa al Colonnello del genio (S.M.) Giuseppe Cortiero Lanza di Montezemolo: « Ufficiale superiore dotato di eccezionali qualità morali, intellettuali e di carattere, dopo l'armistizio, fedele al Governo del Re ed al proprio dovere di soldato, organizzava, in zona controllata dai tedeschi, un'efficace resistenza armata contro il tradizionale nemico. Per oltre quattro mesi dirigeva, con fede ed entusiasmo inesauribili, la attività informativa e le organizzazioni patriote della zona romana. Con opera assidua e con sagace tempestività, eludendo l'accanita vigilanza avversaria, forniva al Comando Superiore alleato ed italiano numerose e preziose informazioni operative, manteneva viva e fattiva l'agitazione dei patrioti italiani, preparava animi, volontà e mezzi per il giorno della riscossa, con una attività personale senza soste, tra rischi continui. Arrestato dalla sbirraglia nazi -fascista e sottoposto alle più inumane torture, manteneva l'assoluto segreto circa il movimento da lui creato, perfezionato e diretto, salvando così l'organizzazione e la vita ai propri collaboratori. In occasione di una esecuzione sommaria di rappresaglia nemica, veniva allineato con le vittime designate nelle adiacenze delle catacombe romane e barbaramente truci-
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L'organizzazione della Resistenza nell'Italia centrale, esclusa la Capitale, fu praticamente assunta dai militari. Inizialmente il comando dei raggruppamenti patrioti Italia centrale era stato affidato al Generale Dardano Fenulli. Le varie bande erano dislocate nei Castelli Romani, negli Abruzzi e nella zona di Monte Amiata. Successivamente, e poco prima che fosse catturato a Roma il Generale Fcnulli, il comando venne affidato al Colonnello di S.M. Ezio de Michelis, nell'intento di coordinare le azioni di quelle bande esterne, ciò che consentl di organizzarle, armarle e collegarle fra di loro e col Comando centrale di sede a Roma, retto dal Colonnello di Montezemolo, a sua volta collegato col Governo insediatosi a Brindisi. In precedenza, nella regio12e di Teramo, un robusto gruppo di militari e civili si era concentrato nel Bosco Martese per condurre la guerriglia fino all'arrivo delle forze alleate. n 25 settembre 1943 venne attaccato in forze e combatté strenuamente protraendo per due giorni la lotta, nel corso della quale i tedeschi riportarono gravi perdite; ma il giorno 27 questi ritornarono dopo aver ricevuto rinforzi e ripresero l'attacco: i patrioti furono costretti a ripiegare e a suddividersi in piccoli nuclei per poter continuare a vivere e combattere. Il Colonnello d e Michelis innalzò per tutti la bandiera della Patria (5). Coadiuvato dai suoi ufficiali e sottufficiali, diede impulso alla organizzazioe ed articolazione dei Raggruppamenti (6). Costituì quelli dei « Castelli » (Lazio meridionale, Maggiore Michele Jannarone), del « Soratte » (Lazio settentrionale, Tenente Colonnello Siro Bernabò), del cc Gran Sasso » (Abruzzi, parte dell'Umbria e parte delle Marche) - ove già gruppi di militari sbandati si erano organizzati in bande per la lotta partigiana, specialmente nelle zone dato. Chiudeva così, nella luce purissima del martirio, una vita eroica, interamente e nobilmente spesa al servizio della Patria >>. Roma, Catacombe di S. Calisto, 24 marzo 1944. (5) Cfr.: Stato Maggiore dell'Esercito, Ispettorato dell'Arma di Fanteria, EDOARDO ScALA: op. ci t., << I volontari di guerra », pagg. 788, 789 e da 793 a 799; c cc ll movimento di liberazione in Italia » in Rassegna di studi e documenti, n. 61, ottobre - dicembre 1g6o, fascicolo IV, a cura dell'Istituto Nazionale per la Storia del Movimento di Liberazione in Italia. Milano, pag. 66. Cfr. inoltre: Colonnello Ezio de Michelis, Comando Raggruppamenti Bande partigiane Italia centrale: << Attività delle bande, settembre 1943 - luglio 1944 » . Istituto Poligrafico dello Stato, Roma, t 945· Pag. 264 e segg. (6) Cfr. : EDOARDO ScALA: op. cit., pag. 794·
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di Colfiorito e Pieve di Rivoschio, in provincia di Foligno, di Camerino (in provincia di Macerata) e nell'alta Val Nera, in Umbria agli ordini ·del Maggiore Luigi Rocchi, c « Monte Amiata >> (Tenente Colonnello Adalberto Croci). Nel quadro dell'attività clandestina nell'Italia centrale è anche da ricor·dare quella svolta da gruppi di militari in Toscana, che si raccolsero sul Monte Amiata, nella zona del Pratomagno e sulle colline del Chianti per condurre fin dai primi giorni la lotta partigiana. Il 3 gennaio 1944 cadde in combattimento il sergente maggiore di fanteria Lanciotto Ballerini (7). Il Colonnello de Michelis poté organizzare no reparti con 16.819 partigiani pronti all'azione e altri n.67o disarmati, destinati a sostituire i caduti, e poté assolvere il compito che gli era stato affidato, di ostacolare le operazioni tedesche e di cooperare successivamente con le forze alleate, superando tante difficoltà e sfidando tutti i pericoli. L 'attività fu intensa pur contro i bandi nazisti, la presenza di organi dello spionaggio nemico e le denuncie anonime (8). Complessivamente i raggruppamenti dell'Italia centrale riportarono 1.046 uccisi, 325 feriti e 75 dispersi (9). Tra i valorosi di quel periodo iniziale e successivo sono da ricordare i seguenti, ai quali venne poi concessa la Medaglia d'Oro al valor militare alla memoria: fante già della Divisione « Arezzo )> Trentina LA Barba, del raggruppamento patrioti « Gran Sasso >), caduto a Lanciano il 6 ottobre 1943; Maggiore di complemento artiglieria Salvatore Cutelli, caduto a Busso (Chieti) il 14 dicembre 1943; Tenente di complemento del genio Mario Batà, caduto a Sforzacosta di Macerata il 20 dicembre 1943; sergente del genio Giorgio LAbò, fucilato presso Roma il 7 marzo 1944; sergente maggiore, paracadutista, Salvatore Micale e Tenente paracadutista di complemento Itala Castaldi, fucilati a Visso (Norcia) il 13 marzo 1944; Sottotenente artiglieria di complemento Achille Barilatti, trucidato a Montalto di Cessapalombo (Muccia di Camerino) il 23 marzo 1944 e Capitano di complemento del genio Salvatore Valeria, caduto a V aldiola (San Severino Marche) il 24 aprile 1944· Venne inoltre concessa la Me·daglia d'Oro al valor militare alla memoria al Tenente di complemento di fanteria paracadutista, Eldo (7) Alla sua memoria venne concessa la Medaglia d'Oro al V.M. (8) Cfr.: EooARDO ScALA : op. cit., pag. 788 e Colonnello Ezio de Michelis: Relazione del Comando Raggruppamenti bande partigiane Italia centrale. (9) Cfr. Relazione del Colonnello Ezio de Michelis.
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Capanna, e al sergente del genio, paracadutista, Otello Boccherini, trucidati a Monte Pomponi (Arezzo) il 2 settembre 1944; al sergente marconista Mario Paolini, caduto a Canevara (Massa) il 15 settembre 1944; al carabiniere Andrea Marchini, già della Divisione « Torino » c appartenente alle formazioni patrioti dell'Apuania, caduto a Monte Carchio (Toscana) il 15 dicembre 1944, e al sergente della Guardia alla frontiera, Giuseppe Casini, già in Francia, poi partigiano, trucidato a Pilastri di Fosdinovo (Massa Carrara), in Garfagnana, il 3 gennaio 1945. Va infine ricordato il giovanissimo allievo dcii' Accademia Militare di Modena Pier Donato Sommati, comandante di formazioni partigiane, caduto il 26 dicembre 1944 a Sommocolonia, presso Barga (Lucca).
*** In Val d'Aosta la resistenza venne quasi totalmente organizzata e diretta da ufficiali e sottufficiali in servizio alla data dell'8 settembre. I primi nuclei attivi, in prevalenza composti di militari, crearono la leggenda partigiana che parlava, al di là delle linee del primo lembo dell'Italia liberata, « di un Quarto Alpini nascosto tra le valli e le strette dei monti, avanguardia armata del movimento di liberazione» (10). Ai primi nuclei di militari si unirono subito patrioti di ogni ceto c di ogni valle e si crearono così gradualmente le unità partigiane valdostane, che sostennero fin dall'inizio aspri combattimenti e in seguito agirono in collaborazione con le forze alleate operanti dalla Francia meridionale. Fra i tanti ufficiali e sottufficiali che furono promotori del movimento e che presero parte all'attività clandestina e operativa nella Valle sono da ricordare: il Generale Emilio Magliano; i Maggiori Augusto Adam cd Ezio Pistotti; i Capitani Cesare Ollietti, Giuseppe Cavagnet, Remo Chabod, Renato Chabod, Pautasso e Dujani; i Tenenti Cavallero ed Jerrez; i sergenti maggiori Mosquet e Perron. Nella visione complessiva dei primi contributi all'avvio del movimento clandestino, quelli offerti nella V al d'Aosta ebbero notevole importanza, per la tempestività della organizzazione e per le attività svolte (II). (10) Cfr.: Relazione del Tenente Colonnello Augusto Adam. (n) Nel periodo più acuto della lotta panigiana si ebbero nella valle 2.842 partigiani contro 5.428 tedeschi e aderenti alla Repubblica Sociale; furono so-
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Il 12 settembre militari sbandati e civili costituirono nelle valli dei Gessi e della Stura e a Madonna del Colletto le prime formazioni dell'« Italia Libera» che da quella data si moltiplicarono; sorsero gruppi di partigiani a Torino, Cavour, in Valsesia, nel Biellese, nel Monferrato e sull'appennino Liguro- piemontese, in val Pesio, val Tanaro, val Bormida, nelle Langhe e nelle valli Ossolane, quest'ultimo inizialmente formato per la quasi totalità da militari. Con il promotore del movimento a Torino, Generale Giuseppe Perotti (già Ispettore delle unità ferroviarie mobilitate), furono tra i primi i Generali Alessandro Trabucchi (già Capo di S.M. del Comando 4• Armata), Cesare Rossi ed Enrico Martinengo, i Colonnelli Giovanni Fiore, di artiglieria (S.M.), Gustavo Leporati (già del Comando artiglieria 4• Armata) ed Aurelio Guy di artiglieria (S.M., già Sottocapo di S.M. del Comando 4a Armata), i Tenenti Colonnelli Gustavo Capitò di fanteria (S.M.), poi trasferitosi in Liguria e successivamente fucilato (12), Giovanni Tizzani , il Maggiore di fanteria (in servizio di S.M.) Cirino Rubino, già addetto all'Ufficio Operazioni del Comando 4• Armata, i Capitani in servizio di S.M. (alpini) Pietro Marchisio, Franco Balbis, Tommaso Torta (di artiglieria) e Lesti, già ufficiale d'ordinanza del Generale Trabucchi. Infine, il sergente Tassara (già addetto alla segreteria del Comando 4• Armata). Tutti furono coadiuvati da altri ufficiali, sottufficiali e soldati. Dopo la fucilazione del Generale Perotti (13), il Generale Tra-
scenute 250 azioni di guerra e caddero eroicamente 202 partigiani. Cfr.: Relazione del Tenente Colonnello Augusto Adam. (12) Cadde da prode nel nome della Patria il 23 marzo 1945 a Crevasco. Alla sua memoria venne concessa la Medaglia d'Argento al valor militare. (13) ll Generale Giuseppe Perotti, processato, venne fucilato al poligono del Martinetto, in Torino, il 5 aprile 1944, insieme ad altri sette membri del Comitato militare, fra i quali il Capitano di artiglieria in servizio di S.M. Franco Balbis, il Capitano di complemento veterinario Paolo Braccini e il Sottotenente di complemento autieri Enrico Giachino, tutti decorati di Medaglia d'Oro al valor militare. Un altro membro dello stesso Comitato, il Colonnello Gustavo Leporati, fu condannato a 30 anni di reclusione. Si riportano, fra le tante, le motivazioni delle Medaglie d'Oro al valor militare concesse alia memoria del Generale Perotti e del Capitano Balbis: Generale Perotti: cc Ufficiale generale di eccezionali doti morali c militari, all'atto dell'armistizio organizzava nell'Italia settentrionale un'efficace resistenza armata contro l'oppressore tedesco e fascista e dirigeva, con fede ed entusiasmo inesauribili, l'auc.Jacissima attività bellica di agguerrite formazioni di patrioti del Piemonte. Con sagacia ed ardimento senza pari portava a termine numerose azioni di
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bucchi lo sostituì nel comando delle formazioni militari apolitiche (r4) e successivamente gli venne affidato il comando di tutte le forze partigiane del Piemonte (Comandante regionale). L'inizio dell'attività ·dei militari partigiani fu in tutto il Piemonte immediato. Particolarmente indicativi gli episodi di Boves (Cuneo), ove fin dall'8 settembre circa mille soldati con i loro ufficiali, già appartenenti alla 4a Armata e sbandatisi, costituirono un primo gruppo di patrioti, resistettero vigorosamente agli attacchi delle forze tedesche, le contrattaccarono e le respinsero sulle posizioni di partenza il 19 settembre. I tedeschi, non essendo riusciti ad avere ragione degli armati, si rivolsero per rappresaglia contro l'abitato, incendiando 44 case e uccidendo 32 cittadini. Nel Cuneense l'iniziativa della resistenza armata fu assunta dal Capitano del genio in servizio di S.M. Antonio Chiari. Militari sbandati si unirono alle formazioni partigiane in val Corsaglia (rs). Grup-
sabotaggio contro il traffico ferroviario alla frontiera occidentale, riuscendo ad ostacolare seriamente per oltre tre mesi i movimenti avversari in una importante vallata alpina. Attraverso un'attiva rete informativa da lui creata e diretta, forniva preziose notizie di carattere operativo ai comandi italiani ed alleati. Arrestato dai nazi- fascisti nel corso di una riunione di dirigenti del fronte clandestino di resistenza piemontese, che in lui avevano trovato il capo di altissimo prestigio, manteneva l'assoluto segreto circa il movimento patriota ed assumendo su di sé con nobilissimo gesto, ogni responsabilità, salvava l'organizzazione e la vita di molti suoi collaboratori. Condannato a morte da un tribunale di parte asservito ai tedeschi, affrontava con cosciente fierezza di soldato la morte al grido di "Viva l'Italia!" >>. Italia occupata, 8 settembre 1943-5 aprile 1944· Capitano Balbis: « Magnifica figura di soldato e di partigiano, subito dopo l'armistizio assumeva la consulenza tecnica del primo Comitato militare piemontese e la direzione di attività di combattimento, prodigandosi con completa dedizione, con illuminata perizia e con superbo sprezzo del pericolo. Catturato, sottoposto a giudizio e condannato a morte, manteneva durante gli strazianti interrogatori e durante tutto il processo il contegno dei forti, ed affrontava con fierezza il plotone di esecuzione cadendo al grido di "Viva l'Italia!")) .. Torino, 5 aprile 1944· ( 14) Cfr.: Relazione del Generale Alessandro Trabucchi e, dello stesso: «l vinti hanno sempre torto>>. Editore De Silva, Torino, 1947. (r5) Fra di essi il sergente maggiore degli alpini Gino Agostino Antonio!, poi entrato a far parte della 5" Divisione alpina partigiana (Brigata « Corsaglia ))), caduto in combattimento il 14 marzo 1944 e il caporale di artiglieria alpina Andrea Giovanni Micheletti della stessa brigata, trucidato presso Roccarisa S. Anna (Cuneo), il 24 marzo 1945. Alla loro memoria venne concessa la Medaglia d'Oro al valor militare.
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pi autonomi si costituirono nelle Langhe, agli ordini del Maggiore degli alpini in servizio di S.M. Enrico Martini Mauri (r6), e nelle valli di LatlZO. Di particolare rilievo l'organizzazione del movimento nelle Valli Ossolane (val d'Ossola propriamente detta, val Toce, valle Antrona, val Grande, fra il territorio svizzero e il Lago Maggiore), ove si formarono unità partigiane (r7) aventi a capo numerosi ufficiali dell'Esercito, ai quali si unì in seguito il Colonnello di cavalleria Giuseppe Curreno di Santa Maddalena, e che condussero vigorosamente la lotta, sempre animati da un unico elevato ideale. Fra i tanti che entrarono a farne parte vanno ricordati il Sottotenente Antonio Emma Di Dio, i T enenti Alfredo Di Dio, Filippo Frassati, Licinio Oddicini, Carlo Viglio, Franco dal Ponte, Adriano Bianchi; i Capitani Filippo Beltrami, Albino Calletti, Mario Di Lella, Nico Lazzaro, Mario Muneghina cd Eraldo Gastone; il Maggiore Dionigi Super ti; i Colonnelli Attilio Moneta e Giambattista Stucchi; il sergente Giordano Cornalba, l'allievo ufficiale Silvestro Curotti e tanti altri, anche se conosciuti soltanto col soprannome partigiano. Numerosi di essi caddero in combattimento nei mesi successivi (r8). Sempre in Piemonte si distinse il Tenente in servizio permanente degli alpini Adolfo Serafino. Aveva partecipato valorosamente coi suo reparto del 3o gruppo VaJle ai combattimenti nella regione di Massa Carrara, al termine dei quali si era dato all'attività partigiana nella medesima zona. Tornato in Piemonte entrò nelle for-
(16) Rimpatriato dall'Africa Settentrionale e destinato allo Stato Maggiore dell'Esercito, dopo 1'8 settembre raggiunse il Piemonte per entrare nelle for· mazioni partigiane. Costituì un raggruppamento di divisioni alpine della forza di oltre 5.000 uomini, e assunse il nome di (( Mauri ». Si comportò valorosamente fino al 25 aprile 1945 e per la sua attività fu decorato della Medaglia d 'Oro al valor militare. (17) Cfr.: Comune di Domodossola: (( L a Repubblica dell'Ossola - Settembre- ottobre 1944 ». Numero unico edito dal Comune di Domodossola nel 15° anniversario della liberazione dell'Ossola. Redattore Filippo Frassati. Cartografia C. Antonioli, Domodossola, I959· (18) Il 13 febbraio 1944 cadde a Megolo il Sottotenente di fanteria in spc Antonio Emma Di Dio, insieme al Capitano di complemento di artiglieria Filippo Beltrami. Il 3 giugno 1944 l'allievo ufficiale di complemento di artiglieria alpina Silvestro Curotti, per non essere catturato dai tedeschi ad Oira (Novara), dopo aspro combattimento, preferì darsi la morte. Venne ferito in combattimento il Tenente di fanteria carrista in spe Alfredo Di Dio, fratello di Antonio, poi deceduto il 12 ottobre 1944. Alla memoria di questi quattro valorosi venne concessa la Medaglia d'Oro al valor militare.
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mazioni della F al Chisone e successivamente in quelle del i e Valli pmerolesi, ove divenne Capo di Stato Maggiore della Divisione alpina autonoma cc Val Chisone» (19). Notevole il contributo offerto dai militari alle prime formazioni partigiane nel Canat,ese, ove si distinsero particolarmente il Capitano di complemento di fanteria Bartolomeo Grassa e l'allievo ufficiale di complemento di fanteria Saverio Papandrea, caduti dopo aspri combattimenti il 9 dicembre 1943 (2o). Altri militari si rifugiarono in Val Montuoso , nei pressi di Cavour, aggregandosi alla IV Brigata «Garibaldi »; fra gli organizzatori si distinse il cavalleggero di Monferrato, carrista, Alfredo Sforzini, che caduto nelle mani del nemico venne impiccato il 21 dicembre 1943 (21). La lotta partigiana ebbe in Piemonte numerosi altri eroi. Fra i molti caduti sul campo o trucidati e decorati di Medaglia d'Oro al valor militare alla memoria ricordiamo il Sottotenente automobilista di com plemento Enrico Giachini, già del gruppo del Generale Perotti, condannato a morte e fucilato al Martinetto (Torino) il 5 aprile 1944; il T enente di complemento fanteria Leonardo Cocito, caduto a Bra il 7 settembre 1944; l'alpino del deposito 3° reggimento Agostino Piol, caduto a R ivalta (Torino) il 5 ottobre 1944; il Capitano di complemento del deposito 2! 0 fanteria Domenico Lanza, caduto ad Olbicella (Alessandria) il ro ottobre 1944; il T enente di complem ento dei mitraglieri Mario Rufi.ni, comandante di una formazione partigiana a Tetto Boa (Robilant di Cuneo) e trucidato il 20 novembre 1944; il Tenente in spe dei bersaglieri Augello Giulio, caduto a Torino- Piobesi l'n dicembre 1944; l'alpino del I 0 reggimento Giuseppe Salvarezza, entrato a far parte delle unità partigiane che poi costittùrono la Divisione cc Cichero », caduto a Linte Bossola d'Alessandria il 15 dicembre 1944; il geniere già del 2° settore copertura Antonio Olearo, trucidato nella zona di Casale Monferrato il 15 gennaio 1945; il Sottotenente in spe già del 25° fanteria « Bergamo» Pedro Ferreira, trasferitosi in Piemonte dal Friuli orientale (ove aveva combattuto in quelle bande partigiane), che costituì la banda
(19) Cadde in combattimento nel novembre 1944 e alla sua memoria venne concessa la Medaglia d'Oro al valor militare, la cui motivazione è riportata nel capitolo III della trattazione (sa Armata, Divisione alpina «Al pi Graie»). (2o) Alla memoria dei due eroi venne concessa la Medaglia d'Oro al valor militare. (21) Alla sua memoria venne concessa la Medaglia d'Oro al valor militare.
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e organizzò le Brigate « Mazzini >> che poi si unirono alla t Divisione alpina 11 Giustizia e Libertà )) di cui aveva assunto il comando, trucidato a Torino il 23 gennaio 1945; il Tenente di complemento d'artiglieria Bruno Pasino, massacrato nella zona di Alessandria il 30 gennaio 1945 dopo aver affrontato stoicamente le torture inflittegli; il Maggiore di artiglieria alpina in spe Bernardo Castagneri, già partigiano nei Balcani e che aveva raggiunto le montagne della valle di Lanzo divenendo Capo di S.M. della 4a Divisione garibaldina d'assalto, caduto a Monte Soglio il 3 marzo 1945; il fante Nicola Monaco già della Divisione « Murge >>, entrato nelle formazioni partigiane delle Langhe e poi comandante di un distaccamento nella zona di Roccaciglié, in provincia di Cuneo e intendente generale della Divisione « Langhe», trucidato a S. Albano Stura (Cuneo) il 31 marzo 1945· E ancora, sempre fra i decorati di Medaglia d'Oro al valor militare: il Sottotenente di complemento artiglieria Riccardo Banderali, già del Centro esperienze di Nettunia, trasferitosi a Torino e passato alle dipendenze del Generale Perotti, arrestato e fucilato il IO aprile 1945; il Sottotenente di complemento di sussistenza Franco Quarleri, reduce dal fronte russo, organizzatore di nuclei di resistenza nella zona di Voghera, caduto il 25 aprile 1945; il caporal maggiore del 4o reggimento artiglieria alpina Carlo Barbero, appartenente alle formazioni partigiane di Val Grana, caduto in combattimento a Cuneo il 28 aprile 1945; e il Sottotenente in spe del 5° alpini Ferdinando Burlando, che si era trasferito nel Canavese e col nome di « Ferruccio >> aveva organizzato le prime bande partigiane. Sfiorato più volte dalla morte in seguito a condanna, venne arditamente liberato da una squadra di partigiani poco prima di essere impiccato, il 23 aprile 1 945· Fu poi decorato di Medaglia d'Oro al valor militare il Tenente di complemento di cavalleria Edgardo Sogno Rata del V allino, vivente, già del Comando Supremo, paracadutato presso Biella e organizzatore di rischiosi servizi informativi nel corso dei quali venne catturato in Piemonte. Vanno infine ricordati per l'attività partigiana svolta in Piemonte i diciottenni allievi ufficiali dell'Accademia Militare di Modena: Helios Perlino, comandante di una divisione partigiana, trucidato il 10 maggio 1944, Mario Pagani, caduto il 4 giugno 1944, sulle alpi torinesi e Giovanni Muriana, Capo di S.M. della 14• Divisione « Garibaldi », caduto il 23 aprile 1945 a Dogliani (Cuneo). << Italia Libera >>
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*** Numerosi anche in Lombardia i gruppi di militari che si diedero all'attività clandestina e che in seguito formarono unità partigiane o si unirono a quelle organizzate da patrioti civili. Fra i valorosi: il sergente maggiore automobilista Angelo Gotti della formazione partigiana « Valbrembo » (Brigata « Fiamme Verdi » ), trucidato a Cascina Como in Valle Imagna (Bergamo), il 23 novembre 1944; il sergente allievo ufficiale di fanteria Sergio Kasman, inizialmente entrato nelle formazioni liguri (Chiavari) e in seguito nominato Capo di S.M. partigiano della Piazza di Milano, trucidato nella città il 9 dicembre 1944; il soldato del Centro chimico militare Giacomo Cappellini, fucilato a Loveno presso Brescia il 21 gennaio 1945, il T enente Colonnello di artiglieria in servizio di S.M. Guido Rampini già del I 0 reggimento artiglieria alpina, fucilato a Bergamo 1'8 marzo 1945 e il caporal maggiore di artiglieria alpina Giovanni Venturini, della Brigata partigiana « Schivardi », trucidato dai tedeschi quasi al termine della lotta per la liberazione, l'n aprile 1945, a Mu di Edolo, in Valcamonica (22). Nel Veneto, nel Friuli e nella Venezia Giulia il movimento di resistenza venne organizzato subito dopo 1'8 settembre: fra i promotori fu il Colonnello di fanteria Alberto Puchetti, il cui figlio cadde eroicamente a Piacenza d'Adige. In tutto il Veneto si costituirono subito gruppi di partigiani in prevalenza militari, che .diedero vita alle formazioni « Osoppo» e ai battaglioni « Trieste» e « Garibaldi ». La lotta divenne aspra a partire dal 22 settembre, con il concorso di elementi slavi. A Venezia, il 9 settembre, soldati e studenti formarono la « Legione Veneta >> . Altre formazioni miste di militari e patrioti si costituirono nelle zone .di Schio, del Monte Grappa, nel Vicentino, nel Veronese, nel Bellunese, nel Friuli e nella Venezia Giulia; nel goriziano si congiunsero alle già esistenti bande slave. Il 18 dicembre 1944 i tedeschi impiccarono a Portogruaro il fante Antonio Pellegrini e nel gennaio 1945 trucidarono in località imprecisata il Sottotenente di artiglieria in congedo assoluto Otello Pighin, della Brigata partigiana « Silvio Trentin » (23). Numerosi i componenti militari delle formazioni partigiane, che sacrificarono la loro vita o in combattimento o in seguito a cattura. (22) Alla memoria di questi ,-alorosi venne concessa la Medaglia d'Oro al valor militare. (23) Alla loro memoria venne concessa la Medaglia d'Oro al valor militare.
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Fra i molti, alla cui memoria venne concessa la Medaglia d'Oro al valor militare: Nel Vicentino: il sergente dì fanteria carrista Rinaldo Arnaldi, caduto nella zona di Bosco Nero di Granezza il 6 settembre 1944; il Sottotenente di complemento di cavalleria Francesco Sabatucci, che dopo aver combattuto con i partigiani jugoslavi nella zona di Spalato si trasferì nell'ottobre I943 nella zona montana veneta dove assunse il comando della Brigata « Mazzini » e successivamente della Brigata cc Padova ». Catturato in una imboscata, venne trucidato a Ponte della Priula il I2 dicembre I944; il Sottotenente medico di complemento Gian Attilio Della Bona, trucidato presso Recoaro Terme nel febbraio I945 e che aveva fatto successivamente parte della Divisione partigiana << Pasubio » e della Brigata « Garemi »; il Sottotenente di complemento artiglieria Francesco Zaltron, che aveva costituito la Brigata << Granezza » e poi comandato la Brigata << Mazzin i », trucidato a C al vene (Vicenza) il 28 marzo I945; e il Sottotenente di complemento del genio Giacomo Chilesotri, che dette vita alla Divisione alpina « Orrigara >> di cui divenne comandante, catturato e trucidato a Sandrigo il 28 aprile 1945· Nel Veronese, il Tenente Colonnello del 6o alpini Giovanni Fincato, trucidato presso Verona nell'ottobre 1944. Nel Bellunese, il Tenente medico di complemento del ruolo d'Onore Mario Pasi, animatore del movimento partigiano, impiccato a Belluno il IO marzo I945· Nella z ona di Padova, venne trucidato a Campodarsego, l'n aprile 1945, il paracadutista alla Scuola di Tarquinia Antonio Ceron, della Brigata partigiana « G. Negri». Nel Friuli e Venezia Giulia, il Sottotenente in spe degli alpini Renato Del Din, comandante in Carnia della I .. Banda Montagna del gruppo « Osoppo- Friuli », caduto in combattimento il 26 aprile 1944 a Tolmezzo, dove era penetrato con 12 partigiani nell'intento di farla insorgere contro il forte presidio nemico; il Maggiore di cavalleria in spe Franco Martelli, organizzatore della formazione c< Ippolito Nìevo >> della 4a Divisione « Osoppo- Friuli >l , trucidato a Pordenone il 27 novembre 1944; il Sottotenente di complemento del 1" fanteria « Re >> Giannino Bosi che aveva costituito una formazione clandestina: si uccise 1'8 dicembre 1944 per non essere catturato dai tedeschi; l'allievo della Scuola militare di Milano Aldo Zamorani, partigiano del gruppo Divisioni « Osoppo- Friuli >>, trucidato a Passo del Jof il 22 marzo 1945 a soli. 20 anni; il Capitano in spe degli alpini Francesco De Gregori, che riuscito a rimpatriare dai Balcani
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raggiunse la zona montana del Torre- Natisone organizzando poi la lotta in Carnia e nella regione montana ad oriente del Tagliamento, trucidato insieme a 17 dei suoi uomini alle Malghe di Porzus (Udine) il 7 febbraio 1945; il Capitano in spe dell'Bo alpini Pietro Maset, reduce dalla Russia, rifugiatosi in Carnia ed entrato a far parte delle formazioni « Osoppo- Fòuli », caduto in combattimento a Pian Cavallo il 12 aprile 1945; il sergente del t reggimento autieri Giuseppe De Monte, proveniente da Firenze, e che aveva assunto il comando di un battaglione della 3a Brigata « Osoppo- Friuli» distinguendosi nei combattimenti lungo le rive del Tagliamento, caduto a Villanova di San Daniele del Friuli il 29 aprile 1945, e il Sottotenente di complemento Guardia alla frontiera Giuseppe Callegarini, entrato nelle formazioni partigiane per compiti informativi, trucidato il 25 dicembre 1944 in località imprecisata della Venezia Giulia. Fra i decorati di Medaglia d'Oro al valor militare viventi sono da ricordare il Tenente Colonnello di fanteria carrista in spe Alberto Andreani, entrato a far parte delle formazioni clandestine di Verona, e poi internato in seguito a cattura, e il Tenente cappellano già del 40° fanteria don Aldo Moretti, che, rimpatriato dall'internamento quale mutilato, organizzò e diresse l'assistenza alle formazioni partigiane del gruppo « Osoppo- Friuli >> . Promotori del movimento in Liguria e al confine ligure- piemontese i Colonnelli Osvaldo Pompei, Mario Fontana (val di Vara e Val di Magra), Goffredo Ucci (sulle Alpi liguri), Bollani (nella zona di Ormea), Remigio Vigliero (nella regione tra Ceva e Savona) e Fassimoni (che controllava con le sue bande il territorio compreso tra La Spezia e Parma, e il Tenente Colonnello (S.M.) Gustavo Capitò, poi fucilato (24). Numerosi gli episodi di valore: un cenno particolare merita l'eroismo del Sottotenente di fanteria in spe neopromosso (1° settembre 1943) Giuseppe Arzani. Passato immediatamente nelle formazioni clandestine, s'impose per decisione e fermezza al comando di una brigata intitolata al suo nome, conducendo azioni leggendarie tra la valle Scrivia e la val Trebbia. Ferito per ben tre volte, fu trucidato a Cerreto di Zerba il 29 agosto 1944 (25). (24) Vedasi Piemonte. (25) Alla sua memoria fu concessa la Medaglia d 'Oro al valor militare con la seguente motivazione: « Subito dopo l'armistizio, con fedeltà e con decisione, intraprendeva la lotta di liberazione, dimostrando di possedere belle doti come animatore e come
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Altri valorosi si distinsero nella regione ligure: il ro settembre 1944 venne fucilato ad Imperia l'artigliere contraereo della 2 .. Divisione partigiana «F. Cascione >> Marco Dino Rossi; il giovanissimo allievo d eli' Accademia Militare di Modena Renato Boragine, trucidato a Cairo Montenotte (Savona) il 13 settembre 1944 (26); il Capitano medico di complemento (già della Guardia alla frontiera) Giuseppe Scagliosi, della I " Divisione alpina partigiana « Giustizia e Libertà», caduto in combattimento in val Vesubua il 19 settembre 1944; il Sottotenente del genio Aldo Castaldi, già in servizio presso il deposito del 15° reggimento a Chiavari e rifugiatosi nella zona montana a nord della città, ove costituì la banda partigiana « Bisagno », poi trasformatasi nella Divisione « Cichero » (27), tutti decorati della M edaglia d'Oro al valor militare alla memoria. organizzatore e ripetutamente distinguendosi, in combattimento, per prontez:t.a di decisione e personale valore. Meritano particolare menzione le azioni condotte alla testa del suo distaccamento, a Sarezzano, contro una caserma tedesca, riportando una prima ferita e nei pressi di Tortona, liberando alcuni dei suoi uomini tratti prigionieri e venendo nuovamente ferito. Alla fine di agosto '944 difendeva strenuamente per tre giorni la stretta di Pertuso in Val Borbera, trattenendo importanti forze avviate in rastrellamento nella zona. Gravemente ferito a un ginocchio disponeva per un ordinato ripiegamento per resistenze successive, dirigendo di persona le azioni dalla barella e rifiutando, più volte, di farsi sgombrare al sicuro. Coinvolto nella lotta ravvicinata cadeva in mani nemiche e con fermo e nobile cuore rifiutava di fornire notizie rivendicando la sua fede. Vilmente trucidato sulla sua barella chiudeva da prode la giovane vita generosamente prodigata per gli ideali di fedeltà e di Patria ». Cerreto di Zerba, 29 agosto 1944· (26) Alla sua memoria fu concessa da Medaglia d'Oro al valor militare con la seguente motivazione: «Già allievo dell'Accademia Militare di Modena, fin dai giorni immediatamente successivi all'armistizio deii'S settembre 1943, insofferente del giogo tedesco entrava nelle schiere dei volontari della Libertà, diventando in breve comandante di una Brigata partigiana. Accerchiato coi suoi uomini da soverchianti forze nazi - fasciste ed alla fine dopo l"esaurimento delle munizioni, sopraffatto, veniva riconosciuto dai nemici comandante della formazione e sottoposto, come tale, a sfibranti interrogatori e ad atroci torture. Benché consapevole della fine che lo aspettava, nulla, non un solo nome, usciva dalle sue labbra, ma invece la fiera, sempre rinnovata testimonianza della sua fede, per la quale, al termine dei tormenti, sapeva affrontare con serenità il plotone di esecuzione. Fulgido esempio per le generazioni venture, e persino per i nemici, che furono costretti ad ammirarne lo stoico comportamento, di ciò che possa l'amore per la Patria e per la Libertà ». Cairo Montenotte (Savona), 13 settembre I944· (27) Morì in seguito ad incidente nel maggio I945·
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Infine, il 20 febbraio 1945 cadde in combattimento a Sampierdarena il caporal maggiore di artiglieria, già della Guardia alla frontiera, Luigi Lanfranconi, delle formazioni partigiane « Giustizia e Libertà » (28).
Nell'Emilia e in Romagna gruppi di militari costituirono formazioni partigiane nelle zone di Parma, Piacenza, Modena e in altre località. Animatore del movimento nel modenese fu il Capitano di artiglieria in servizio di S.M. Enzo Feliciani. Caddero in combattimento e furono decorati di Medaglia d'Oro al valor militare alla memoria: l'artigliere partigiano Fermo Ognibene, caduto il 14 aprile 1944 a Succisa di Pontremoli (Parma); il Capitano in spe del 3° granatieri Giacomo Crollalanza, partigiano in val di Ceno, successivamente comandante di sabotatori, di battaglione e di brigata partigiana, caduto nel Bosco di Corniglio (Parma) il 12 maggio 1944; il geniere Bruno Pelizzi, caduto a Pione (Parma) il 14 luglio 1944; il caporale già dell'So alpini della formazione « Forni » Rolando Vignali, caduto il 14 luglio 1944 presso Luneto (Parma); il Tenente di complemento di fanteria del fronte della Resistenza di Bologna Massenzio Masia, fucilato a Bologna il 23 settembre 1944; il soldato di fan teria carrista Mario Musolesi, comandante di brigata partigiana, caduto il 29 settembre 1944 a Cadotto di Marzabotto (Bologna); l'artigliere artificiere Emilio Po, trucidato a Modena nel novembre 1944; il Capitano di complemento del alpini Antonio Giuriolo, già n elle formazioni della zona di Asiago e poi con la Brigata « Matteotti » sull'Appennino, caduto a Corona (Lizzano in Belvedere, presso Bologna), il 12 dicembre 1944; il bersagliere Renato Guatelli, caduto a Coduro di Fidenza il 18 dicembre 1944; il caporale di fanteria Amelio Tassoni, caduto a Monte S. Giulia (Modena) il 9 gennaio 1945; il caporale già del 4° carrista, mutilato in Africa Settentrionale e militante nella 76a Brigata SAP, Mario Grisendi, caduto a San Polo d'Enza (Reggio Emilia) il 20 gennaio 1945; il carabiniere Domenico Bondi, della tenenza interna di Bologna, appartenente alla formazione partigiana « Gufo- Spera » comandata da ufficiali dell'Arma, organizzatore di attività informativa, combattente, catturato e trucidato a Ciano d'Enza (Reggio Emilia) il 26 gennaio 1945; il brigadiere dei carabinieri già del XXII battaglione mobilitato in D almazia! Araldo Araldi, entrato a far parte
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(28) Alla sua memoria venne concessa la Medaglia d'Oro al valor militare.
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della 1 • Divisione partigiana di Piacenza, trucidato in quel cimitero il 6 febbraio 1945; il sergente di fanteria Guardia alla frontiera Chiaffredo Cassiani, che aveva costituito sulle colline modenesi la Brigata partigiana « Mario Speranza », caduto a Torre Maina (Modena) il 3 aprile 1945, e il carabiniere ausiliario Lorenzo Gennari, già della 79• sezione mobilitata, aggregatosi alla 31 Brigata « Gap » sui monti del Reggiano, caduto a Bibbiano (Reggio Emilia) il rg aprile 1945. Fu anche decorato di Medaglia d'Oro al valor militare il geniere già appartenente a unità dislocata in Francia, Giuseppe Barbolini (vivente), che aveva raggiunto l'Appennino costituendo una formazione partigiana e svolgendo con gravi rischi intensa attività informativa. Aveva poi comandato la Divisione partigiana « Modena Montagna ». Della massima ricompensa al V.M. (vivente) fu decorato il Tenente di complemento Arrigo Boldrini della Divisione « Emilia» in Montenegro, il quale, rimpatriato, si era unito ai partigiani. Cadde inoltre in combattimento a Prato Barbieri (Piacenza), il 6 gennaio 1945, l'allievo ufficiale dell'Accademia Mi litar e di Modena Nino Di Giovanni, uno dei giovanissimi eroi dell'Esercito in quel periodo, e si distinse nelle formazioni partigiane (Brigate « Gap », « Garibaldi », Divisione << Bologna ») il Tenente medico di complemento Aldo Cucchi, vivente, decorato di Medaglia d'Oro al valor militare. L'elenco dei più valorosi militari che operarono con le formazioni partigiane dell'Emilia e Romagna, si conclude con la citazione del giovanissimo allievo ufficiale dell'Accademia Militare di Modena Giorgio Susani che non esitò a inserirsi nelle formazioni partigiane (Divisione << Centocroci ») nelle quali si distinse per ardimento, gloriosamente caduto sull'Appennino parmense 1'8 aprile 1945· Alla sua memoria venne concessa la Medaglia d'Oro al valor militare con la seguente motivazione: «Allievo dell'Accademia di fanteria e cavalleria, sfuggito alla cattura da parte dei tedeschi, seguendo l'impulso del giovanile animo ardente di amor patrio, abbandonava la famiglia per arruolarsi volontario in una Brigata partigiana di cui divenne vicecomandante. Ferito in uno scontro con truppe nemiche, restava al suo posto di combattimento, condividendo con i suoi uomini i rischi e la gloria della battaglia. Gravemente congelato nella cruda stagione invernale in alta montagna, rifiutava di portarsi in zona già liberata e, benché claudicante, persisteva nella lotta, magnifico esempio di ogni ardi-
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mento. All'attacco di una posizione saldamente presidiata dai nazifascisti, guidava arditamente un gruppo di valorosi contro un caposaldo di particolare importanza e, dopo essersi aperto per primo il passo a colpi di bombe a mano, cadeva col petto squarciato dalla mitraglia, immolando la giovane esistenza alla Patria immortale ». Appennino Parmense, 8 aprile 1945·
II. -LA RESISTENZA NEI T ERRITORI OCCUPATI
Nei territori già occupati, i militari italiani, pur lontani dalla Patria e privi del conforto del loro ambiente geografico naturale e dell'assistenza diretta delle popolazioni, vennero a trovarsi in situazioni precarie, ma decisi a proseguire la lotta seppero costituire proprie formazioni indipendenti o inserirsi in quelle già esistenti ovunque, in Slovenia e Croazia, nella regione Balcanica e nelle isole dell'Egeo. Per tale partecipazione al movimento clandestino di resistenza, la narrazione dettagliata è già stata inserita nei corrispondenti capitoli relativi agli avvenimenti (29). V anno però ricordate alcune situazioni particolari per porre in risalto, in una sintesi riassuntiva, le più importanti formazioni partigiane costituite all'indomani dell'8 settembre 1943 e lumeggiare gli atti di eroismo compiuti da militari di ogni grado. Nel territorio jugoslatJo si costituirono la Divisione d'assalto « Italia » e nel Montenegro la Divisione partigiana « Garibaldi », sorta quest'ultima dalla fusione delle Divisioni di fanteria « Venezia» e alpina « Taurinense », effettuata in epoca successiva alla dichiarazione di guerra alla Germania. Ma in precedenza esse avevano iniziato l'attività contro i tedeschi fin da11'8 settembre, e in parallelo, il Maggiore degli alpini Spirito Reyneri aveva costituito una vera e propria banda intestata al suo nome. Caddero in combattimento, fra gli altri, il Tenente veterinario di complemento della « Taurinense » Villy Pasquali (10 novembre 1943); il Tenente di complemento di fanteria della « Venezia » Luigi Rizzo (20 novembre 1943); e il Sottotenente di complemento del genio Pierfranco Bonetti (7 gennaio
(29) Cfr. anche: Notiziario dell'Esacito, n. II del 14 marzo 1946. Ministero della Guerra, Roma.
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L( opaazioni dt'lle unità italiane nel settembre- ottobre 1943
1944); il Capitano degli alpini in spe Pietro Marchisio, già in servizio di S.M. presso il Comando della D ivisione « Taurinense », caduto alla testa di una brigata partigiana italiana in Bosnia il 25 aprile 1944; l'alpino già del 4o reggimento (battaglione << Aosta») Ettore Ramires ferito gravemente il 3 dicembre 1944 mentre combatteva con la Brigata partigiana << Italia », e deceduto il giorno successivo; il caporal maggiore già del 1° reggimento artiglieria Enrico Bertani, entrato a far parte della 66 Brigata partigiana jugoslava e poi della Divisione « Italia >>, caduto a Sarengrad il 12 aprile 1945· Alla memoria di questi eroi fu concessa la Medaglia d'Oro al valor militare. Valoroso il comportamento del Sottotenente dei bersaglieri Giuseppe Maras, che nella regione di Zara e poi nella Slovenia seppe tenere alto l'onore dell'Italia al cui nome aveva consacrato la sua divisione partigiana. A riconoscimento del suo valore gli venne concessa la Medaglia d'Oro al valor militare. Eguale ricompensa venne conferita al soldato di sanità Oreste Castagna, per il suo comportamento in combattimento a Regatica (Bosnia) nelle formazioni della Brigata jugoslava « Druca Cresch », da lui raggiunta dopo l'armistizio: gravemente ferito riuscì a sopravvivere. In Albania venne costituito il battaglione « Zignani >>, inserito nella 3a Brigata partigiana; il Tenente Colonnello di artiglieria in servizio di S.M. Goffredo Zignani e il Colonnello di fanteria Fernando Raucci furono trucidati dai tedeschi il 17 novembre 1943 e alla loro memoria venne concessa la Medaglia d'Oro al valor militare (vedasi capitolo IX). · Tra i valorosi militari partigiani in terra d'Albania e decorati alla memoria della Medaglia d'Oro al valor militare van no ricordati anche il Capitano di complemento di artiglieria della Guardia alla frontiera Diogini Tortora, caduto a Berat il 14 novembre 1943; il Colonnello Luigi Lanzuolo, Comandante il reggimento « Cavalleggeri di Monferrato>>, caduto nella stessa località il giorno successivo; e il carabiniere Filippo Bona- Vitacola che si era unito ai partigiani albanesi di Berat, catturato, deportato in Slovacchia, condannato a morte e fucilato a Branova 1'8 dicembre 1944· La Divisione di fanteria << Firenze >> costituì, come si è visto (capitolo IX), anche con elementi di altre divisioni (« Arezzo >> e « Perugia ») e del reggimento « Cavalleggeri del Monferrato >>, le « TruFpe della Montagna », il cui Comando venne assunto dal comandante la « Firenze>>, Generale Arnaldo Azzi. L'8 luglio 1944 cadde in combattimento il fante del 127" reggimento « Firenze » Terzilio Cardinali che, dotato di eccezionale capacità organizzativa, aveva costituito
il battaglione partigiano « Gramsci >l (3o). Alla sua memoria venne concessa la Medaglia d'Oro al valor militare. In Tessaglia (Grecia) le formazioni partigiane degli « andartes » accolsero molti militari italiani; nella Macedonia occidentale altri costituirono il battaglione TIMO (truppe italiane Macedonia occidentale) che collaborò con la 9• Divisione partigiana « Ellas ». Sempre in Tessaglia, la Divisione di fanteria << Pinerolo », agli ordini del Generale Adolfo Infante, iniziò la notte partigiana fin dal 9 settembre, inglobando in seguito anche molti militari e reparti provenienti da altre divisioni. Sui monti dell'Attica il 24 settembre 1943 venne fucilato dai tedeschi il Maggiore dei carabinieri in servizio permanente Livio Duce che si era dato all'attività clandestina. Fu decorato alla memoria di Medaglia d'Oro al valor militare. Numerose inoltre, nella regione balcanica, le formazioni partigiane sorte in varie zone ad opera di militari italiani. Da ricordare, a Spalato, in D almazia, i battaglioni « Garibaldi » e « Matteotti », composti di alcune centinaia di carabinieri e soldati, che si aggregarono in seguito alle brigate jugoslave. Infine, nelle isole foniche e in Egeo gruppi di militari sottrattisi alla cattura si diedero all'attività clandestina attuando forme di resistenza, col generoso concorso delle popolazioni, commisurate alle loro possibilità e alle situazioni contingenti in cui venn ero a trovarsi. Si distinsero particolarmente, i superstiti di Cefalonia che costituirono nell'isola il raggruppamento « Banditi Acqui ». Il 27 febbraio 1945 venne trucidato a Rodi, dove era giunto da Samo, il sergente raggruppamento artiglieria Francesco Besso, che aveva pardel tecipato ad attività clandestine. Alla sua memoria venne concessa la Medaglia d'Oro al valor militare. Complessivamente è .da ritenere che nei territori già occupati daJle forze italiane e nelle isole dell'Egeo circa 200.000 militari di ogni corpo e grado abbiano preso parte fin dall'inizio al movimento di resistenza, condotto dai patrioti locali, o con piena autonomia, distinguendosi per disciplina, coraggio e generosità. Molti di essi non fecero più ritorno in Patria, perché caduti o dispersi.
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(3o) Cfr.: Lutct LoNco: « Un popolo alla macchia ». Arnoldo Mondadori Editore, Milano, 1947· Pagg. 71 e 72, e Gruppo Medaglie d 'Oro al Valor Militare d 'Italia: « Le Medaglie d'Oro al Valor Militare ». Volume III. Tipografia Regionale, Roma, 1973. Pagg. 23 e 24.
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In parallelo con le formazioni della montagna, militari di ogni grado contribuirono in seguito alla costituzione dei gruppi di azione patriottica o GAP, e delle squadre di azione partigiana o SAP (3r). « Il mese più sanguinoso dell'intero periodo della Resistenza» fu il settembre 1943· «Non meno di 20.000 cittadini, soldati e civili, caddero in quel tragico settembre a testimonianza dell'animo del Popolo italiano>> (32). Da ricordare, infine, che il IO dicembre 1943, con ordine n. 333, il Capo di Stato Maggiore Generale annunciò che gli appartenenti alle bande partigiane militari, in tutta la parte della penisola ancora occupata dai tedeschi, erano considerati come appartenenti alle Forze Armate italiane e quali « combattenti regolari in servizio militare, in zona di operazioni >> (33) dando così un riconoscimento ufficiale alle iniziative di tan ti com ponenti le Forze Armate, incoraggiando e favorendo col provvedimento la estensione del movimento.
Queste le pnnuSSlme attività clandestine sorte in Italia, anche per iniziativa dei militari, che consentirono lo sviluppo e la diffusione del movimento partigiano con un notevole complesso di forze, atto a concorrere sensibilmente alla liberazione della penisola, facilitando l'avanzata delle forze alleate e insid iando ovunque quelle occupanti, anche nei territori posti al di là dei confini nazionali (34). La Resistenza si era affermata soprattutto per effetto della volontarietà dei singoli che, dopo tante avverse vicende erano venuti a trovarsi nella condizione di dover assumere così valide decisioni. Ad una sola confortante conclusione si può dunque giun gere relativamente alla partecipazione dell'Esercito al movimen to clandestino e alla lotta partigiana fin dai primissimi giorni del settembre 1943, e cioè che tale contributo fu generoso e spontaneo, e facilitò
(31) Cfr.: EDOARDO ScALA: op. cit., pag. 784. (32) Cfr.: ALBERTO BARTOLINI: <<Settembre 1943 », nel Ventennale della Resistenza e degli ex- Combattenti, in Patria Indipendente, Roma, n. 16, 15 settembre 1943. (33) Cfr.: EDOARDO ScALA: op. cit., pag. 8os. (34) E' noto che in seguito, il Comando dei Volontari della Libertà venne affidato, dal Comitato di Liberazione Nazionale, al Generale Raffaele Cadorna, che già aveva offerto valido contributo al coordinamento delle varie formazioni partigiane.
11 contt'ibuto t/di'Esercito al sorgere della Resistenza
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anche la coesione morale c disciplinare delle varie formazioni, comprese quelle miste. Migliaia di militari delle Forze Armate italiane furono accomunati da un profondo sentimento, da una tenace volontà, e soprattutto da una ideologia comune che caratterizzarono la loro « luce » nella visione della Patria sconvolta, e tutti indusse, a qualsiasi costo, alla lotta (35).
(35) Va ricordato che al termine della guerra i partig1ani combattenti ammontavano a 223.639, i patrioti a 122.5T8, i caduti a 62.070, i feriti ed invalidi o mutilati a 33.726. Numerosi i fucilati e i trucidati nell'Italia occupata c nei territori oltre confine. Cfr.: Stato Maggiore dell'Esercito, Rivista Militare, Autori vari: « Il contributo delle Forze Armate al movimento di resistenza e alla guerra di liberazione ». Edizione fuori commercio. Roma, 191}4. Parte prima, capitolo 6°, pag. 5·
C.\P!TOLO XXI
CONSIDERAZIONI E CONCLUSIONI
I. La trattazione si è sostanzialmente avvalsa della documentazione in possesso dell'Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell'Esercito, completata da testimonianze e dati raccolti da varie fon ti. Ha valutato serenamente e con la dovuta obiettività ogni elemento, ogni situazione ed ogni fattore senza entrare in polemiche, integrando i risultati conseguiti dalla indagine storica attraverso una accurata ricerca tendente ad eliminare possibilità di dubbi. Non ha compiuto discriminazioni di nessun genere. Ha soltanto posto in evidenza gli avvenimenti nella loro essenza, nella loro realtà, nei loro ambienti e nella tragicità di quel tempo, per trarne ammaestramenti e conclusioni, scaturiti dall'analisi di tanti fattori e dall'esame di tanti coefficienti, per ricostruire le circostanze difficili e delicate in cui vennero a trovarsi tutte le unità coinvolte dalle dolorose vicende successive alla conclusione dell'armistizio con le Nazioni Unite. Non è andata alla ricerca di colpevoli perché, pur senza voler indulgere a concezioni fatalistiche della storia, occorreva ammettere che troppo spesso gli avvenimenti furono più grandi degli uomini e si posero addirittura al disopra di essi. Alcuni errori sono stati individuati e indicati, non ignorando però che persino nel campo delle scienze esatte il punto di vista può trasformare la visione delle cose fino a distorcerle. Numerosi i fattori che concorsero a determinare gli avvenimenti dell'8 settembre 1943 e dei giorni successivi, che li ingigantirono e li complicarono; enorme fu il peso delle responsabilità che gli uomini dovettero assumersi; immenso, infine, il divario tra la necessità di dominare la situazione e la possibilità di riuscirvi. Vien fatto anche di dubitare se ve ne fosse la volontà in alto; vi fu indubbiamente a livelli inferiori.
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Le operazioni delle unità italiane nel settembre - ottobre 1943
II. Non si può ignorare, anzitutto, che le origini più remote della tragedia verificatasi quarantacinque giorni dopo il 25 luglio 1943 risalgono a molti anni prima. Basta accennare alla situazione particolare dell'Esercito entrato in guerra con armamenti non adeguati rispetto a quelli dei più importanti analoghi organismi delle maggiori potenze; costretto a combattere al di fuori del territorio nazionale, negli scacchieri più lontani (sovente insidiato dall'atteggiamento ostile delle popolazioni) con difficoltà di rifornimenti e in tali condizioni posto nella necessità di dover combattere per più di tre anni una lunga guerra che lo aveva logorato con un sensibile stillicidio di perdite, materialmente e psicologicamente, per tener fede ad una alleanza mai condivisa dal popolo italiano. Tuttavia, anche in quelle condizioni l'Esercito, sorretto dalla forza delle sue tradizioni, si batté come poté, offrendo all'Italia il sacrificio di migliaia e migliaia di giovani vite, affrontando durissime prove, mentre, con il proseguire del tempo, la situazione diveniva sempre più insostenibile, soprattutto per l'accentuarsi della efficienza e della potenza delle forze avversarie, dotate di mezzi corazzati e motocorazzati in quantità impressionanti e di una aviazione onnipresente ovunque. Nei confronti dell'alleato del tempo, l'Esercito italiano venne poi sempre a trovarsi in condizioni di netta inferiorità materiale, che determinarono un lento, crescente e profondo disagio nei capi e nei gregari, aggravato dalla invadenza politica e militare della Germania, tollerata da chi avrebbe dovuto fronteggiarla energicam ente e in tempo. Si giunse così al colpo di Stato del 25 luglio, con la maggior parte delle nostre unità dislocate oltre i confini, su vastissimi territori, costrette a battersi contro le formazioni partigiane ovunque esistenti, e nella materiale impossibilità di raccogliere e concentrare le scarse forze stanziate in Italia, frantumate lungo le coste e costrette ad assolvere molteplici compiti, talvolta ingrati. Né era possibile far rientrare almeno una parte delle divisioni disseminate fuori del territorio nazionale su vastissimi tratti di litorale o frazionate io miriadi di distaccamenti nell'interno che, oltre a logorarle, ne impedivano il costante controllo materiale e morale da parte dei comandi, normalmente tanto lontani.
Considerazioni e conclusioni
681
In queste condizioni si determinò l'aggressione germanica nella sua fase preliminare, iniziatasi il mattino del 26 luglio con la penetrazione in Italia, in formazione di combattimento, di ingenti complessi prevalentemente motocorazzati, che dilagarono ovunque, ponendo virtualmente sotto controllo tutto il territorio nazionale, con la giustificazione ufficiale di voler concorrere alla difesa della penisola, ma dislocati prevalentemente nelle sue regioni settentrionali. Tragica perciò la situazione in cui venne a trovarsi l'Italia, che dovette subire due distinte minaccie, l'una da parte dell'alleato e l'altra materializzatasi con massicci bombardamenti aerei e con l'avvenuto sbarco in Sicilia delle forze anglo- americane. La Nazione era ormai distrutta nel suo spirito e nelle sue stesse risorse, con l'aggravante di dover affrontare e subire anche l'atteggiamento non chiaro né risoluto delle sue autorità governative, costrette forse a barcamenarsi in un compito quanto mai difficile, nel tentativo di salvaguardarne il residuo patrimonio morale e materiale, in una situazione interna resa precaria anche a causa dei legittimi moti originati da opposte ideologie che chiedevano di essere prese in considerazione.
III. Per quanto attiene alla opportunità di far coincidere il colpo di stato con l'armistizio e quindi con la immediata, contemporanea reazione alle forze tedesche, è da considerare la materiale impossibilità di concentrare le nostre forze dislocate nel settentrione, prevalentemente costituite da unità in ricostituzione perché reduci dalla Russia o in riordinamento perché rimpatriate dopo aver subito un notevole logorìo. Sarebbero occorsi ingenti trasporti ferroviari, marittimi e automobilistici, ma come e dove? Robuste unità tedesche si erano andate raggruppando gradualmente nei noti tre blocchi: nell'Italia settentrionale, centrale e meridionale. Con quali forze si sarebbero potuti sbarrare i confini e fronteggiare le unità germaniche bene armate affluenti da tutti i valichi, da tutte le direzioni? Sarebbero occorsi sovrattutto tempo e mezzi, pur facendo astrazione dal quotidiano martellamento dell'aviazione anglo- americana sulle nostre città e su tutti i gangli vitali della penisola. Né i tedeschi sarebbero rimasti inerti: erano in effetti nelle migliori condizioni per opporsi a qualsiasi tentativo, sostenuti dalla loro aviazione, né il carattere della reazione avrebbe evitato atti di prepotenza e violenze, come del resto accadde a partire dall'annuncio dell'armistizio.
682
Le operazioni delle unità italiane nel settembre- ottobre 1943
Non è da escludere che un generoso concorso da parte di formazioni civili, predisposte e armate in tempo, avrebbe potuto sorreggere l'Esercito in così gravoso compito, ma valgono anche per questa ipotesi le considerazioni già fatte, con l'aggiunta che l'Italia si orientava ormai a concludere un armistizio con le Nazioni Unite, ciò che esigeva una particolare linea di condotta, non certo atta a determinare conflitti ovunque, con conseguenze facili ad intuire e valutare. Non mancarono da parte italiana tentativi per recuperare la maggior parte delle forze dislocate nei territori occupati per concentrarle nella penisola, ma ogni sforzo fu vano dato il loro disseminamento su terra straniera, e per le difficoltà frapposte dal Governo e dal Comando supremo tedesco (convegni di Feltre, di Tarvisio e di Bologna) in quel tormentoso periodo. Non si dimentichino al riguardo le interferenze delle autorità militari germaniche che pretendevano chiarimenti su qualsiasi spostamento attorno a Roma; interferenze alle quali si sarebbe potuto rispondere in un sol modo: con la forza. Si aggiunga, infine, l'intendimento, da parte dei tedeschi, del resto tollerato, e talvolta incoraggiato, di voler frammischiare i loro ai nostri reparti specialmente sulle frontiere marittime o a ridosso di esse per un sostegno di forze mobili alla copertura costiera, o nella vigilanza in comune delle vie di comunicazione e degli impianti in pieno territorio italiano, e si avrà un quadro d'insieme significativo della situazione nella quale l'alleanza con la Germania ci aveva condotti. Appare più che logico come in una simile situazione, al determinarsi dell'annuncio dell'armistizio, si sarebbe potuto sensibilizzare il popolo italiano rendendolo edotto di tutte le sopraffazioni subite. In realtà, però, la notizia del concluso armistizio tolse in effetti a tutti ogni capacità combattiva, circostanza questa complicata dall'intendimento governativo di voler tutelare ad ogni costo il segreto sull'avvenimento, in forma che non si è esitato a definire ossessiva, e che ebbe profonde ripercussioni sulla validità applicativa di ordini emanati da qualche tempo limitatamente alle forze dislocate in Italia e nei territori occupati in Francia, nella Slovenia, in Croazia e Dalmazia. La logica, peraltro, avrebbe suggerito un ben diverso atteggiamento, una ben ,diversa linea di condotta, soprattutto per tentare di preparare, di arginare, di fronteggiare la nuova situazione. Nella trattazione non sono mancati riferimenti all'atteggiamento dei responsabili della politica e delle forze militari, né sono mancati ade-
Considet·az ioni e conclusioni
guati rilievi su tante circostanze, su tanti timori prudenziali, su molti fattori che fecero precipitare gli eventi, non ultimo quello contenuto nel proclama Badoglio del 25 luglio che volle assicurare gli italiani, con una poco felice affermazione, che la guerra sarebbe continuata a fianco dell'alleato. Si è anche accennato al peso determinante esercitato da quello che fu definito l'equivoco sulla data di annuncio dell'armistizio concluso il 3 settembre. Ma vi fu proprio equivoco, nei confronti dello Stato Maggiore dell'Esercito? Non sembra, a giudicare dalla circostanza che tale data fosse considerata come sicura dai capi responsabili, sino al punto di fissare per le ore 12 del giorno 12 il completamento di tutte le misure previste e in corso di attuazione. Valutando se quei quattro giorni intercorrenti fra 1'8 e il 12 settembre sarebbero stati effettivamente sufficienti per condurre a termine tutte le predisposizioni, si ottiene una risposta affermativa. Vi erano, infatti, alcune divisioni in via di trasferimento da oltre confine, era in corso il trasporto di altre unità, di materiali, di munizioni. Vi era in quattro giorni la possibilità di orientare tutti, specialmente i comandi dislocati nei territori occupati, su quanto sarebbe potuto accadere, eliminando così qualsiasi sorpresa. Vi era anche quella di completare lo schieramento delle difese fisse della Capitale, di affidare alle forze mobili motocorazzate compiti insiti nella loro stessa fisionomia organica; di presidiare con robusti complessi gli aeroporti esterni prescelti dagli alleati per lo sbarco di una divisione aviotrasportata attorno a Roma. Si può dunque convenire che quei quattro giorni sarebbero stati indispensabili e sufficienti. Ma è anche da ricordare che le forze alleate avevano deciso lo sbarco a Salerno per il mattino del 9 alle ore 3,30, fin dal 24 agosto. Debbono perciò cadere tutte le illazioni che in proposito furono fatte e si può giungere ad avere conferma che i piani esecutivi conseguenti alle decisioni già assunte dagli alleati per le operazioni contro l'Italia non tennero alcun conto della probabilità di un armistizio con essa né delle notizie ricevute in merito alla effettiva situazione in cui era venuta a trovarsi .
IV. Sulla volontà degli alleati di consentire all'Italia la partecipazione alla lotta contro i tedeschi coordinandone le operazioni, vi furono vane illusioni. Del resto, lo stesso Generale Dwight David
684
Le operazioni delle unità italiane nel settembre- ottobre 1943
Eisenhower, Comandante in capo, così si espresse in seguito: « Gli italiani desideravano ardentemente di arrendersi. Tuttavia volevano farlo solo dietro assicurazione che nel momento della resa una potente forza alleata sbarcasse sul continente in modo che il Governo stesso e le città fossero protetti dalle forze tedesche. Di conseguenza cercavano di ottenere tutti i particolari sui nostri piani. Noi non li volevamo rivelare, perché non era da escludersi la possibilità di un tradimento. Inoltre, l'invasione dell'Italia con le forze che gli stessi italiani ritenevano necessarie era del tutto impossibile per la semplice ragione che non avevamo truppe nella zona e nemmeno le navi per trasportarle se vi fossero state. . . Scelsi la data dell'8 settembre perché a mezzanotte sarebbe incominciato l'attacco a Salerno» (1). Dunque non disponevano delle truppe necessarie. Questa affermazione fa cadere tutte le illazioni che furono fatte per non aver accettato lo sbarco, negli aeroporti esterni della Capitale, di una divisione aviotrasportata nel giorno che era stato stabilito dal Comando alleato, e quelle che si fecero sulla sicurezza che in caso di necessità tale divisione sarebbe stata sostenuta e non lasciata sola dagli stessi alleati, dimenticando che in altri teatri di guerra (particolarmente nel Pacilico) varie divisioni si erano sacrificate e non avevano quasi mai potuto ricevere tempestivi aiuti. Ma in effetti l'Italia non aveva propriamente manifestato il desiderio di arrendersi. Aveva chiesto di essere agevolata nell'intento di sganciarsi dalla Germania e di contenere la minaccia delle forze tedesche dislocate sulla penisola. A veva dunque offerto una collaborazione che sarebbe stato opportuno coordinare in tempo (e il tempo vi sarebbe stato), e suggerito zone di sbarco idonee a salvaguardare il funzionamento dei suoi organi istituzionali, civili e militari. T ali proposte non furono accolte, anche se il messaggio di Quebec volle pre1iggersi di mitigare le predisposte gravi condizioni di resa. Vennero perciò attuari gli sbarchi già decisi e non si valutarono le effettive necessità italiane per accogliere e utilizzare la Divisione c< Airborne » così superficialmente e frettolosamente concessa. L'aiuto concreto da parte degli alleati mancò del tutto. Con lo sbarco cosiddetto principale, effettuato con forze relativamente modeste ad oltre 270 km da Roma, con l'offerta di una divisione aviotrasportata ._, destinata a sbarcare in tre o quattro notti consecutive sugli aeroporti esterni non presidiati e sotto la minaccia delle forze (t) Cfr.: DwicHT D.w m EisEl'.'Howu.: «Crociata in Europa». Arnoldo Mondadori Editore, Milano, 1949, traduzione italiana. Pagg. 238, 239 e 240.
Considerazioni e conclusioni
685
tedesche ___,. e di un numero imprecisato di cannoni controcarri che avrebbero dovuto raggiungere la Capitale per via fluviale, con l'obbligo di sgomberare preventivamente una profonda fascia a cavaliere del corso del Tevere (ciò che avrebbe imposto il preventivo attacco italiano contro la 2 .. Divisione paracadutisti tedesca dislocata proprio in quella zona), e successivamente col mancato sostegno alle nostre unità isolate fuori d'Italia, gli alleati dimostrarono decisamente una volontà piuttosto contrastante con l'intenzione italiana di condurre la lotta « in comune » con essi. Tuttavia, per la concessione di tali forze, fissarono essi stessi il giorno dell'arrivo, facendo completa astrazione dalla realtà della situazione attorno a Roma. Fu questo l'inizio di un dramma (a partire ·d all'ora di annuncio dell'armistizio) aggravato dalla mancanza, da parte italiana, di ordini tempestivi e chiari a tutti, senza esitazioni, senza timori, per coordinare subito una resistenza generale ai tedeschi che se non altro li avrebbe impegnati ovunque, impedendo loro di attuare i piani di aggressione e di disarmo. Vi furono perciò gravi lacune sulla preparazione militare, politica e morale dell'Italia, con l'aggravante che, al momento opportuno, si sommò anche l'errore di vietare la immediata reazione ai tedeschi subordinandola alle loro iniziative, pregiudicando in tal modo ogni ulteriore possibilità di reazione. Anche se una resistenza delle sole forze italiane, prolungata nel tempo, avesse avuto l'aspetto di una lotta fine soltanto a se stessa, sarebbe stata egualmente efficace e avrebbe comunque salvaguardato il patrimonio morale del popolo italiano.
v. Si è visto che l'Esercito fu privato dei suoi capi più elevati nel momento in cui sarebbe stata necessaria la loro presenza per l'immediato coordinamento delle operazioni. Né si può affermare che non vi fosse tale intendimento, ove si consideri che nei giorni precedenti era stato previsto il trasferimento dello Stato Maggiore operativo nella zona di Carsoli proprio per consentire il tempestivo intervento a sostegno ·dell'azione di tutte le forze direttamente dipendenti. E' una constatazione che deve essere obiettivamente ammessa. Subentrarono invece orientamenti ·d i ordine superiore e politico e ne derivarono disorientamenti difficilmente dominabili e sorprese ad ogni livello, a causa dell'azione delle truppe germaniche che si rivelò immediata, fulminea e vigorosa ovunque, ma inizialmente
686
Le operazioni delle unità italiane nel settembre- ottobre 1943
attenta a non commettere quei veri e propri atti di aggressione che, in base alle direttive diramate a tarda sera dell'8 settembre, avrebbero dovuto costituire fattore determinante atto a giustificare l'immediata reazione delle nostre forze. Tuttavia, nonostante tanti errori, taluni gravissimi, e la presenza in Italia e fuori di ingenti forze tedesche gravitanti a tergo dei nostri schieramenti, vi furono pagine luminose, dovute alla iniziativa di singoli comandanti. anche di grado modesto, sorretti dalla disciplina e dalla volontà di battersi delle loro truppe. Nel corso di numerosi episodi emerse ancora una volta lo spirito dei nostri soldati, pur venuti a trovarsi in una situazione quanto mai difficile, comunque disperata, specialmente nei territori occupati. Furono compiuti sacrifici (che sono stati documentari e illustrati) con largo, generoso tributo di sangue, per una fede, per un ideale rivolto alla Patria e che accomunarono contingenti di truppe isolati e circondati, internati, prigionieri di guerra, in Italia e fuori, senza alcuna speranza, senza nessuna certezza di vittoria, senza la possibilità di una via di uscita. Nel riconoscimento dell'olocausto di tante vite e del valore di molti, si conclude la trattazione, nella quale sono stati posti in evidenza tutti gli aspetti di quel tragico settembre e del periodo immediatamente successivo.
VI. L'Italia è risorta dalle rovine, ed ha ormai conseguito primati nei più notevoli campi dell'attività umana. Nel ricordo di quei dolorosi, lontani avvenimenti, occorre guardare innanzi verso il domani della Patria, in comunanza di spirito con tutti coloro che, nelle più aspre vicende, avverse o favorevoli, lottarono durante oltre un secolo di vita italiana. E' necessario ritrovare l'animo e la fede del Risorgimento, con una visione onesta c pura che accrescerà sicuramente la saldezza, il prestigio e il vigore della Nazione, nel rispetto e nella stima dei popoli civili, ricordando che le vicende umane presentano infiniti aspetti contrastanti fra di loro, per cui è sovente impossibile qualsiasi raffronto con eventi solo apparentemente analoghi, pur se egualmente densi di drammaticità, verificatisi nel passato. Recriminare a distanza di oltre trent'anni, non avrebbe più alcun significato, per una prima indagine storica che ha tentato di rico-
Considaazioni ~ conclusioni
struire la verità anche se amara, anche se rattristante, al di fuori di sterili polemiche. Recriminare o attribuire a taluni gli avvenimenti favorevoli, imputando a carico di altri quelli contrari, può non avere più alcun significato. La Storia, dopo aver rilevato gli errori, le colpe e le cause determinanti di quel periodo, deve inchinarsi in silenzio dinanzi a tanti luminosi anche se sfortunati esempi di eroismo, nel rimpianto e nella esaltazione di tutti coloro che ne furono gli artefici e che in così tragiche circostanze seppero superare ogni smarrimento e vollero sacrificarsi guardando molto lontano, con una visione luminosa dell'avvenire dell'Italia. Gli italiani, infine, debbono ricordare i valorosi che si sacrificarono ovunque, non dimenticando l'ammonimento di Tacito: « Iniquissima haec bellorum conditio est, prospera omnes sibi vindicant, adversa uni imputantur ».
INDICI
44• · - U.S.
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INDICE DEL TESTO
Presentazione
Pag.
Antecedenti
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I. Il.
La situazione generale alla data del 25 luglio 1 943 La situazione delle forze terrestri italiane e germaniche alla data del 25 luglio 1943 . Forze italiane Forze direttamente dipendenti dal Comando Supremo Forze direttamente dipendenti dallo Stato Maggiore del! 'Esercito Considerazioni preliminari . Ripartizione delle forze . Fon::e germaniche In Italia Fuori del territorio italiano .
III. L'aggressione germanica all'Italia nella sua fase preliminare Considerazioni IV. Le contromisure italiane
t
l
V.
La conclusione e l'annuncio dell'armistizio .
VI. Situazione delle opposte forze italiane e germaniche alle ore 20 dell'8 settembre 1943 . Forze italiane Forze direttamente dipendenti dal Comando Supremo Forze direttamente dipendenti dallo Stato Maggiore dell'Esercito . Sul territorio nazionale Nei territori occupati . Unità in movimento . Forze germaniche Sul territorio italiano . Nei territori occupati e in Egeo . Raffronto fra le opposte foru .
44· - u.s.
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u op~razioni delle unittÌ italrane nel settembre - ottobre 1943 PARTE PRIMA
LE REAZIONI IN TERRITORIO NAZIONALE C.o\P, L
- La difesa di Roma l.
Precedenti
))
II.
Il concorso delle forze alleate .
))
III. Le forze contrapposte Le forze t~rr~stri italiane Corpo d'Armata Motocorazzato XVII Corpo d 'Armata Corpo d 'Armata di Roma Le forze terr~stri g~manich~ .
79 79 83
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89
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90
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90 93
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96
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99
IV. L'impostazione della difesa .
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104
v.
))
107 10J 109 109
Lo schieramento delle truppe . Corpo d'Armata Motocorazzato XVII Corpo d'Armata Corpo d 'Armata di Roma
VI. Gli avvenimenti . VII. P erdite e ricompense al valore Le perdite Le ricompense al valore . CAP. IL
Pag.
- Gli avvenimenti nell'ambito della 4• Armata in Provenza, in Piemonte e in Liguria da Capo Mortola a Punta del Mesco I.
)) ))
))
III
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125 125 126
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143
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148 148 151
La situazione delle opposte forze alle ore 20 dell'8 settembre 1943 Foru italian~ Forze gamanich~
II.
))
Gli avvenimenti . Comportamento dell' 1 r• reggimento alpini La resistenza a Grenoble, a Chambery e al Moncenisio La strenua difesa della stazione ferroviaria di Nizza Difesa del caposaldo del Fréjus . Lo scontro di Ormea . L'organizzazione a difesa della zona del Colle di Tenda Atùvità svolta dalla 2• Divisione celere Episodi minori .
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163
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t66 167 169
Indice del testo CAP. III.
- Gli avvenimenti nell'ambito della 5" Armata .
I.
II.
CAP. IV.
La situazione delle opposte forze alle ore 20 dell'8 settembre 1943 Forze italiane Forze germaniche Gli avvenimenti . Settore del XVI Corpo d'Armata La Divisione di fanteria « Rovigo » La Divisione alpina « Alpi Graie » . Settore del II Corpo d'Armata. La Divisione di fanteria << Ravenna » Settore della 215 3 Divisione costiera La resistenza a Piombino La resistenza nell'Isola d'Elba . Settore della 2r6" Divisione costiera Settore della zona militare di Pescara .
- Gli avvenimenti nell'ambito della
I.
Il.
CAP. v.
69 3
r Armata .
La situazione delle opposte forze alle ore 20 dell'8 settembre 1943 Forze italiane Forze germaniche Gli avvenimenti . Settore del XIX Corpo d'Armata Settore del XXXI Corpo d'Armata . Settore del IX Corpo d 'Armata
- Gli avvenimenti nell'ambito della 83 Armata .
I.
Il.
La situazione delle opposte forze alle ore 20 dell'8 settembre 1943 Forz e italiane Forze germaniche Gli avvenimenti Settore del XXXV Corpo d 'Armata La resistenza a Trento . La resistenza a Rovereto La resistenza a Verona . La resistenza a Mantova Settore del XXIV Corpo d'Armata . Settore del XXIII Corpo d'Armata .
Pag.
173
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178 J78 182
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183 186 r87 188 192 193 195
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694
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____ ------
Le operazioni delle unità italiane nel settembre- ottobre 1943
C\1'. VI.
- Gli avvenimenti in Sardegna . .
I.
II.
CAP. VII.
La situazione delle opposte forze alle ore 20 dell'8 settembre 1943 Forze italiane Fot·z e germaniche Gli avvenimenti
- Le d ifese territoriali .
Pag.
267
))
271 271 274
)) ))
))
275
))
3°3
l.
Difesa Territoriale di Milano .
))
3°4
II.
Difesa Territoriale di Bologna
))
312
PARTE SECONDA LE REAZIONI FUORI DEL TERRITORIO NAZIONALE CAP. VIII.
CAP. IX.
- Gli avvenimenù nell'ambito della 2~ Armata (Slovenia, Croazia, Dalmazia) Settore dell'XI Corpo d 'Armata . La Divisione di fanteria « Cacciatori delle Alpi >> La Divisione di fanteria « Isonzo >> La Divisione di fanteria « Lombardia >> Settore del V Corpo d'Armata . La Divisione di fanteria « Macerata >> La Divisione di fanteria « Murge >> Il V Raggruppamento Guardia alla frontiera La XIV Brigata costiera Settore del XVIII Corpo d 'Armata . La Divisione di fanteria « Zara >> . La Divisione di fanteria « Bergamo >> La 1 3 Divisione celere « Eugenio di Savoia >> - Gli avvenimenù nell'ambito del Comando Gruppo Armate Est e della 9"' Armata .
I.
II.
Comando Gruppo Armate Est Le forze germaniche . Gli avvenimenti nell'ambito della 9• Armata Settore del IV Corpo d'Armata Divisione 1< Perugia >> Divisione « Parma » . Divisione «Brennero »
Pag. ))
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321 332 334 336 337 340 343 345 346 347 348 351 353 359
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365
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365 366
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370 378 378 384 384
Indice del testo Settore del XXV Corpo d'Armata Divisione « Firenze >> Divisione «Arezzo >> Settore « Z » . . . . Divisione « Puglie » . c.~r.
X.
CAP. Xl.
CAP. XII.
Pag. )) ))
385 385 389
))
389
))
389
- Gruppo Armate Est: Gli avvenimenti in Erzegovina e nella Dalmazia meridionale . . . . . . . . - Gruppo Armate Est: Gli avvenimenti nel Montenegro . . . . . . · · · · · · - 11• Armata: Avvenimenti nel territorio continentale greco e nell'isola di Creta . III Corpo d'Armata Gli avvenimenti nel settore della Divisione di fanteria « Pinerolo " . Gli avvenimenti nell'isola di Eubea . Forze italiane dipendenti dal LXVIII Corpo d'Armata tedesco. Settore autonomo di Argolide Forze italiane direttamente dipendenti dal Comando tedesco Gruppo Armate Sud -Est. Isola d i Creta
397
))
))
437
))
449
))
449 455
))
))
))
CAP. XIII.
- u • Armata: Gli avvenimenti nell'isola di Cefalonia
))
CAP. XIV.
- u a Armata: Gli avvenimenti nell'isola di Corfù .
))
CAP. XV.
- Gli avvenimenti in Egeo (isole del Dodecaneso, Sporadi meridionali e Cicladi)
))
I.
457
50 I
Il Comando Superiore
))
Le forze germaniche .
))
La resistenza a Rodi
))
53 I
III. La resistenza a Coo
))
544
IV. La resistenza a Simi
»
554
La resistenza a Lero
))
557
))
572 573
II.
V.
VI. Avvenimenti nelle Sporadi meridionali e nelle Cicladi Gli avvenimenti a Samo
))
52 5 53°
696
Le operazioni delle unità italiane nel settembl'e ·ottobre 1943
La caduta di Nicaria . . . . . .
Pag. )) ))
Furni . . . . . . . . . . . Gli avvenimenti nelle isole Cicladi . C.<\P. XVI.
- Gli avvenimenti in Corsica l.
II.
. . . . . . . . .
577 578 578
))
Situazione delle forze contrapposte alle ore 20 dell'S settembre 1943 Forze italiane Forze germaniche .
)) ))
Gli avvenimenti La prima fase delle operazioni ! 0 periodo: la fase offensiva La perdita di Bastia . Combattimento di Zonza 2 ° periodo: atteggiamento difensivo- controffensivo . • La seconda fase delle operazioni, in collaborazione con le forze francesi .
593 593
))
597
))
597 603 603
)) )) ))
))
6o4 6os
))
6os
))
6o8
Pag.
637
CAP. XVIII. - Le perdite
))
643
CAP. xrx.
- Le ricompense al valore .
))
647
C.'\P. XX.
• Il contributo dell'Esercito al sorgere del Movimento clandestino di resistenza
))
6ss
PARTE TERZA
GLI INTERNATI, LE PERDITE, LE RICOMPENSE. IL CONTRIBUTO DELL'ESERCITO AL SORGERE DEL MOVIMENTO CLANDESTINO CAP. XVII. - Gli internati . . . . . . . . . . . . . . .
C.'\P. XX[.
I.
La resistenza in Italia
))
656
II.
La resistenza nei territori occupati
))
673
))
679
• Considerazioni e conclusioni
INDICE DEGLI ALLEGATI
A~TECEDENTI
ALLEGATO
>>
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- Comando XXXV Corpo d'Armata: autorizzazione al transito delle truppe tedesche dal Passo di Resia e da S. Candido (9 agosto 1943) .
Pag.
61
2 - Comando XXXV Corpo d'Armata: comunicazione al Gen. Feuerstein delle disposizioni del Capo di S.M.E. sull'entrata e la detluenza delle forze tedesche dai valichi di Resia, del Brennero e di Dobbiaco ( 13 agosto 1943)
>>
62
3 - Comando Supremo: promemoria n. r (6 settembre 1943)
))
63
4 • Stato Maggiore R. Esercito: Memoria n. 45 (6 settembre 1943)
»
68
5 - Comando Supremo: promemoria n. 2 (6 settembre 1943)
))
70
gruppamento Gambara (fono n. 36415 dell'8 set· tembre 1943)
>>
73
7 - Comando Supremo: ordine n. 24202 j Op. (8 settembre 1943)
»
75
8 - S.M.R.E. : ordine n. ros6f 0p. per la raccolta dei reparti in seguito all'annuncio dell'armistizio (9 settembre 1943)
»
76
))
1 34
))
135
))
137
6 - S.M.R.E.: disposizioni per la costituzione del Rag-
CAPITOLO I
ALLEGATO
n
"
· S.M.R.E.: ordine n. 21 j 22484o/ 3: costituzione e mobilitazione del Comando del Corpo d'Armata Motocorazzato (r2 agosto 1943) . 2 - S.M.R.E.: ordine n. I I / 35775: difesa della Capitale (s settembre 1943)
3 · S.M.R.E. : ordine n. I 1f 36301 : difesa della Capitale (8 settembre 1943)
Le operazioni delle unità italiane nel settembre- ottobre 1943
698
ALLEGATO
»
>>
4 - S.M.R.E.: ordine del Comando Supremo al Comando del C. d"A. Motocorazzato di ripiegare su Tivoli e di passaggio agli ordini del Gen. Carboni delle truppe dislocate a Roma (9 settembre 1943)
Pag.
139
5 - S.M.R.E.: ordine del Comando Supremo (9 settembre 1943)
>>
140
>>
141
))
170
))
171
6 - Fonogramma del 9 settembre 1943 (ore 13) del Comando C. d 'A. Motocorazzato per la nuova dislocazione delle truppe . CAPITOLO Il
ALLEGATO
r - Proclama del Comandante della 4' Armata per la
cessazione della lotta (12 settembre 1943) . >>
2 -
Comando truppe difesa di Tenda: ordine del Gen. de Castiglioni per la smobilitazione ( 12 settembre 1 943) CAPITOLO IV
At.LEGATO
r - S.M.R.E.: ordine n. r6 / r: direttive al Comando 1' Armata per le operazioni in Puglia (12 settembre 1943)
))
CAPITOLO Vl
ALLEGATO >> »
Memoria azione «Emergenza T>> (6 settembre 1943) 2 - Da Superesercito Operazioni: ordine n. ros6 / 0p. 99T (9 settembre 1943) . 1 -
.3 - S.M.R.E.: ordine n. s/V: attuare urgentemente Memoria 44 (n settembre 1943).
>>
4 - Ordini impartiti dal Gen. Basso il r2 settembre 1943
>>
5 - S.M.R.E.: ordine n. 2r f V: conferma contenuto ordine s/ V (r2 settembre 1943) .
))
))
))
))
))
CAPITOLO VIli
ALLEGATO
>>
1 - Marconigramma I I /35708 da Superesercito Operazioni a Comando 2~ Armata per sganciamento Divisione « Isonzo >> (s settembre 1943) . 2 -
Ordine n. 15372 del Comando 2 a Armata a Comandi dipendenti per applicazione Memoria 44 (9 settembre 1943)
2 93
))
))
_301
Indice degli allegati ALLEGATO
3 - Comando XVIII Corpo d"Armata: ordine n. 12374 a Comandi dipendenti su modalità applicative Memoria 44 (9 settembre 1943) .
Pag.
363
CAPITOLO IX
ALLEGATO
»
»
»
>>
- Comando Supremo: ordine 24202 j Op. a seguito proclama relativo a cessazione ostilità (8 settembre 1 943) 2- Comando 9"' Armata: ordine n. 9017/ 0p. contenente disposizioni del Comando Gruppo Armate Est per consegna armi di dotazione ai tedeschi (n settembre 1943) 3 - Relazione del Gen. Chiminello al Comando Supremo dell'avvenuto trasferimento della Divisione « Perugia >> a Porto Edda (22 settembre 1943) . 4- Comando Supremo: ordine 1404: precisazioni a Gen. Chiminello circa nuovo compito Divisione << Perugia >> (23 settembre 1943) .
))
391
))
392
))
393
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394
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395
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410
5 - Proclama del Comando Militare Italiano << Truppe della Montagna» retto dal Gen. Azzi, a tutti i militari italiani in Albania (28 settembre 1943) .
»
))
6 - Elenco delle unità entrate a far parte delle « Truppe della Montagna » in Albania, nel settembre 1943 . CAPITOLO X
ALLEGATO
»
1 - Marconigramma 12719 Op. del Comando VI Corpo a Comando Gruppo Armate Est circa accordi presi col Comando Divisione tedesca SS Prinz Eugen (10 settembre 1943) 2 - Fono 12724/ 0p. del Comando VI Corpo d'Armata a Comandi dipendenti circa accordi intercorsi fra Comando Gruppo Armate Est e Comando 2• Armata germanica
))
CAPITOLO Xl
ALLEGATO ))
Proclama tedesco ai soldati delle Divisioni « Taurinense » e « Venezia » .
))
431
2 - Proclama Giurissich - Arsovich - Lallich per la cooperazione delle forze italiane con i legionari nazionalisti (cetnici) .
))
433
1 -
Le operazioni delle unità italiane nel settembre- ottobre 1943
700
AllEGATO ''
3 - Proclama del Comando Supremo tedesco ai soldati della Divisione Venezia
Pag.
434
4 - Proclama del Comando Supremo tedesco agli italiani
>>
435
CAPITOLO
ALLEGATO
)j
>•
Xll
1 - Patto per la cooperazione delle Forze Armate italiane con i partigiani greci (u settembre 1943) .
))
Comando delle FF.AA. italiane in Grecia, costituzione Comando retto dal Gen. Adolfo Infame (20 settembre 1943)
))
3 - Comando truppe italiane in Grecia - Divisione fanteria «Siena»: foglio 45 O.P.S.: ordine del Comando Cortezza di Creta (13 settembre 1943) .
))
2 -
CAPITOLO XIJI
ALLEGATO
))
)l
Lettera dei cappellani delle unità dislocate nell'isola di Cefalonia al Geo. Gandin Comandante la Divisione « Acqui »
))
Comando Divisione fanteria cc Acqui » : ordine n. 5009/ 0p. per l'attacco alle posizioni nemiche di Kardakata - Angonas (20 settembre 1943) .
))
3 - Stralcio di articolo pubblicato nel fascicolo r /67 delle « Relazioni di Storia militare » di Friburgo
))
1 -
2 -
495
CAPITOLO XIV
ALLEGATO
I
-
Ordine del Comandante il XXII Corpo tedesco da montagna al Comandante la 1• Divisione circa il trattamento da usare ai componenti il presidio italiano di Corfù (26 settembre 1943) .
))
CAPITOLO XV
ALLEGATO >>
I -
2 -
Comando Supremo: ordine n. 24202 (8 settembre 1943) Lettera dell'Ammiraglio Campioni al Generale Wilson Comandante in Capo del Medio Orieme ( 10 settembre 1943)
))
))
58!
l ndice degli allegati ALLEGATO
»
>>
>>
701
3 - Lettera del Governatore delle isole italiane dell'Egeo al Comandante dell'isola di Scarpanto (n settembre 1943)
Pag.
583
4 - Ordine del Gen. Brittorous Comandante le forze britanniche dell'Egeo, concernente l'assunzione del comando delle isole (20 Settembre 1943) .
>>
584
5 - Comando Supremo: foglio n. 31o8( 0p. diretto allo S.M.R.E. in merito alla evacuazione dell'isola di Samo (21 novembre 1943) .
>>
585
6 - Relazione n. 5751 SM dell'Addetto Militare italiano in Turchia sulla evacuazione del presidio di Samo (s dicembre !943) .
))
586
disposizioni ai reparti a seguito alle notizie di Radio Londra (8 settembre 1943) .
))
616
Comando Forze Armate Corsica: foglio n. 4573/ I: disposizioni a seguito del messaggio del Maresciallo Badoglio (8 settembre 1943) .
))
3 - Da Comando Forze Armate Corsica: fono n. 10594/ 0p.: disposizioni per il mantenimento dell'ordine pubblico (8 settembre 1943) .
))
CAPITOLO XVI
ALLEGATO
»
>>
»
»
>>
r - Comando Forze Armate Corsica: foglio n. 49(59/ I:
2 -
4 - Da Comando Forze Armate Corsica: ordine n. 10611 j Op.: direttive sul contegno da tenere nei riguardi delle truppe tedesche (9 settembre 1943) . 5 - Da Comando Forze Armate Corsica: ulteriori direttive per il contegno nei riguardi di elementi avversari (9 settembre 1943) . 6 - Comando Forze Armate della Corsica: lettera n. 10725 / 0p.: al Gen. tedesco von Senger sulla disponibilità di vie di comunicazione ( ro settembre 1943)
6r8
))
))
))
621
7 - Da Comando Forze Armate della Corsica: marconigramma n. 4973 / I: a Superesercito circa richieste capo partigiano (9 settembre 1943)
))
622
>>
8 - Promemoria operativo (n settembre 1943) .
))
>>
9 - Comando della Divisione di fanteria <<Friuli>> : ordine di operazioni n. 10001 j Op. del 12 settembre 1943
»
>>
U operazioni delle umrii italiane nel settembre- ottobre 1943
702
ALLEGATO
10 - Da
Comando Forze Armate Corsica: ordine (n.
10766jOp.) di far saltare i ponti di Casamozza sul "
"
Colo (12 settembre 1943) . . . . . . . . . .
Pag.
632
Richiesta del Gcn. Louchet per l'arretramento delle forze italiane entrate a Bastia e consentire !"occupazione della città alle forze francesi (4 ottobre 1943)
»
633
12 - Lettera di apprezzamento del Comandante in Capo delle Forze Alleate R. Peake al Gen. Magli . . .
»
634
11 -
INDICE DEGLI SCHIZZI
ANTECEDENTI
Fra le pag.
ScHizzo
-
Forze germaniche dislocate in Italia ed in Corsica alla data del 25 luglio 1943 . . . . . . . . . .
))
2 -
L'aggressione germanica: fase preliminare. Le linee fondamentali . . . . . . . . .
))
3 - L'incapsulamento delle forze italiane .
))
4 - Movimenti disposti dal Comando Supremo italiano
I
32 -33
dopo il 26 luglio 1943, per fronteggiare la minaccia tedesca . . . . . . . . . . . . . . . . ))
))
5 - Situazione delle forze terrestri italiane e germaniche alle ore 20 dell'S settembre 1943, escluse le unità costiere
s6- 57
6 - Dislocazione delle forze germaniche in Italia alle ore 20 dell'8 settembre 1943 . . . . . . . . . . .
6o- 6r
CAPITOLO I
ScHrzzo A - Aspetti del problema militare relativo al concorso delle forze alleate per la difesa di Roma . . . . . . . ))
))
))
))
))
))
r - Difesa di Roma: forze terrestri contrapposte alle ore 18 dell'8 settembre 1943 . . . . . . . . .
ro8 - 109
2 - Schieramento
delle Divisioni « Granatieri )) e « Piacenza >> e delle forze tedesche contrapposte alle ore 20 dell'8 settembre 1943 . . . . . . . . . . . .
ro8- 109
3 - Dislocazione della Divisione corazzata « Ariete >l (8 settembre 1943) . . . . . . . . . . . . .
I08- 109
4 - Schieramento della Divisione « Piave » (ore 20 dell'8 settembre 1943) . . . . . . . . . . . . .
ro8 - 109
5 - Dislocazione della Divisione corazzata « Centauro » (ore 20 dell'8 settembre 1943) . . . . . .
ro8 - 109
6 - Dislocazione della Divisione << Re >l (ore 20 del 9 settembre 1943) . . . . . . . . . . . . . . .
IlO- III
704
Le operazioni delle unità italiane nel settembre- ottobre 1943 Fro le pag.
ScHIZZO 7 - Dislocazione della Divisione « Lupi di Toscana >> (8 settembre 1943) . . . . . . . . . . . . . . ))
TIO- III
8 - Difesa di Roma: situazione alle ore 4,30 del 9 settembre 1943. Manovra tedesca di accerchiamento .
I20 - 121
CAPITOLO Il
ScHizzo I - Gli avvenimenti nell'ambito della 4a Armata .
172 • 173
CAPITOLO 111
ScHIZZO
l
-
Gli avvenimenti nell'ambito della 5" Armata .
200- 20I
CAPITOLO IV
ScHizzo
1 -
Gli avvenimenti nell'ambito della 7a Armata .
234- 235
CAPITOLO V
ScHIZZO
I
-
Gli avvenimenti nell'ambito dell'8" Armata CAPITOLO VI
ScHIZzo I - G li avvenimenti in Sardegna (8- r8 settembre I943) CAPITOLO Vlll
ScHIZZO I - Gli avvenimenti nell'ambito della 2& Armata . >>
2 - Gli avvenimenti nel settore della Divisione di fanteria « Bergamo>>
35 2 - 353 358-359
CAPITOLO IX
ScHizzo
I
-
Gli avvenimenti nell'ambito della 9a Armata in Albania
396-397
CAPITOLO X
ScHIZZO
t -
Gli avvenimenti nell'Erzegovina e nella Dalmazia Meridionale . . . . . . . . . . . . . . . . . CAPITOLO XI
ScHIZZO
1 -
Gli avvenimenti nel Montenegro (XIV Corpo d 'Armata) . . . . . . . . . . . . . . . . . .
436-437
l ndice degli schizzi CAPITOLO XII Fra le pag.
ScHIZZO
1 -
Divisione di fanteria (( Pinerolo >> : decisioni del Comandante per il proseguimento della lotta contro tedeschi . . . . . . . . . . . . . . .
454 - 455
CAPITOLO XIII
ScHizzo
1 -
Principali operazioni svoltesi nell'isola di Cefalonia dal 12 al 22 settembre 1943 . . . · · · · · · · ·
500- 50J
CAPITOLO XIV
ScHIZZO
I
-
Principali operazioni svoltesi nell'isola di Corfù dal 12 al 25 settembre I943 . . . . . · · · · · · CAPITOLO XV
ScHIZZO
1 -
Gli avvenimenti nelle isole dell'Egeo .
))
2 -
Avvenimenti nell'isola di Rodi .
))
3 - Gli avvenimenti a Lero (r2- 16 novembre 1943) .
.
530- 53 I
.
CAPITOLO XVI
ScHIZZO ))
))
I
-
2 -
Dislocazione delle opposte forze in Corsica (8 settembre 1943) . . . . . . . . . . . . . . . .
596-597
Gli avvenimenti m Corsica (dal 13 al 18 settembre 1 943) . . . . . . . . . . . . . . . . .
6o6- 6o7
3 - Operazioni delle forze italiane e francesi in Corsica (29 settembre- 4 ottobre 1943) . . . . . .