LE UNIFORMI DEL REGIO ESERCITO ITALIANO NEL PERIODO UMBERTINO VOL I-PARTE 1

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- parte 1



STATO MAGGIORE DELL'ESERCITO UFFICIO STORICO

GIORGIO CA.N TELLI

TOMO PRIMO - parte 1

LE UNIFORMI DEL REGIO ESERCITO ITALIANO NEL PERIODO UMBERTINO

S .M.E. Bnjll(rl ECA Mili I AHE CENTRALE.

ROMA 2000


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INDICE

Presentazione

Pag .

3

Introduzione

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5

Forze Armate e Nazione nella mutua realtà politico-istituzionale

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9

L'epoca Ricotti

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27

Le nuove rifo1me

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39

Istruzione sulla divi sa degli ufficiali dell'arma di fan teria (Esclusi i bersaglieri) - R. Decreto 2 aprile 1871

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43

Istruzione s ulla divisa degl i ufficiali dell ' arma di cavalleria R. Decreto 9 settembre,1871

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55

Istruzione sulla divisa degli ufficiali del corpo d i stato maggiore bersaglie1i, ,utiglieria e genio

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73

Le unifonni dei generali

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87

R. Decreto 15 ottobre 1871

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93

Le uniformi dei sottufficiali e della truppa

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133

Divisa degli ufficiali dei servizi nel loro periodo di transizione da civili a militari (1871 -1873): Medici, Farmacisti, Veterinari, Com1nissari e Contabili

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225

Divisa del personale civi le dipendente dall' amministrazione della guerra (1871)

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237

Esordio e affe1mazione del periodo Umbertino

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247

Uniformi degli ufficiali . L'Istruzione del 1891

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249

Unifonni degli ufficiali generali

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259

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329

CAPITOLO

1

\)

Istruzione sulla divisa degli ufficiali generali

CAPITOLO 2 Le uniformi del periodo Umbertino

CAPITOLO

Tcarabinieri reali e i carabinieri guardie del re

3



PRESENTAZIONE

L'avvio delle r~forme necessarie per la costituzione d; un Esercito Italiano ebbe luogo all'indomani della proclamazione di Roma Capitale. La nuova realtà politica in cui l'Italia veniva a trovarsi, specie nei rapporti con le altre potenze europee, contribuì. a dare niaggiore impulso allo sforza riformatore con.dotto con sagacia ammirevole dal Ministro della Guerra, generale RicottiMagnan.i. I risultati dei grandi eventi bellici di quegli anni suggerivano l'ordinamento prussiano come modello a cui ispirarsi, a cui dovevano essere applicati, però, i dovuti correttivi,\Jimposti dalla realtà italiana. Sign(ficava, quindi, un cambiamento radicale, soprattutto di mentalità, rispetto al passato della tradizione sabauda, e l 'operazione richiese lo sforzo di alcuni anni, .fino al 1876, per trovare il giusto dimensionamento della struttura ed avere così la scomparsa degli ultimi residui Legati al vecchio Esercito (guardia nazionale, milizia comunale e provinciale). Tutto il progetto di riforma nacque e prese corpo prima dell'ascesa al trono di Umberto I ( 1878) e sarà solo durante gli anni di regno del sovrano, o meglio dal 1882, che la complessa struttura tripartita delle forze armate ( esercito permanente, m.ilizia mobile e milizia territoriale) inizierà ad entrare in funzione travasando gradatamente nei tre con.tenitori le classi di coscritti che si succedevano nel servizio di leva. I limiti cronologici del regno di Umberto !, pertanto, non potevano rappresentare un.a netta linea di demarcazione per questo lavoro, in quanto il periodo umbertino è in realtà la.fase evolutiva della grande r{forma a cui si deve l'ordinamento dell'Esercito del 1873. Lo studio dell'evoluzione delle un4'ormi d'epoca umbertina, essendo legato per forza di cose ai mutamenti ordinativi, trova la sua premessa nel Capitolo I dedicato alle ragioni del mutamento voluto da Ricotti, da cui scaturiranno poi gradi, fimzioni, posizioni giuridico-amministrative e qualifiche del personale, compreso quello civile dipendente dal Ministero della Guerra, nonché strutture delle anni di linea e dei servizi. Particolare attenzione è stata rivolta alle due branche della struttura tripartita, la rn.ilizia mobile e la milizia territoriale, il cui sviluppo ed i cui compiti non sempre sono risultati chiari, viste le complesse vicende attraversate. Largo spazio è stato dato anche a tutta La parte di documenti dei Giornali Militari, molto spesso non più reperibili per la parte illustrativa, ed al materiale fotografico d 'epoca collegato alle immagini di cimeli e reperti. Pur con estrema difficoltà si è riusciti ad inserire qualche capo di vestiario e copricapi da truppa, sempre molto rari in quanto riciclati di continuo fino al fuori uso. Il lavoro si conclude con un accenno al grigioverde, naturale punto di arrivo dell'un(fonne umbertina, sirnbolo di uno stile di vita e di un'epoca. Si è tralasciato volutamente il periodo 1885-1896 delle campagne coloniali, perché oggetto di una trattazione separata, in corso di preparazione. . All'autore dott. Giorgio Cantelli, un.o dei più irnportanti collaboratori dell'Ufficio Storico, vanno i più vivi ringraziamenti per quest'opera che rappresenta l'anello di collegamento tra l'ultimo periodo risorgimentale e la stagione del "grigioverde", che non mancherà di appassionare sia i cultori di questa ::,pecifica materia sia i semplici appassionati di storia militare.

IL CA PO DELL'UFFICIO STORICO Col. a.s. SM Enrico PINO

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INTRODUZIONE

Nella storia del costume militare italiano, il periodo Umbertino rappresenta un cambiamento significativo proprio perché emblematico delle trasformazioni strutturali operate in quell'arco di tempo dai nuovi ordinamenti militari. Anche il rinnovamento dell'aspetto esteriore dell'esercito contribuì a dare il senso della svolta storica e politica avvenuta con l'unificazione del regno e la proclamazione di Roma capi tale. Il ciclo evolutivo dell'assetto mil itare italiano, compreso tra il 1870 ed il 1900, riveste particolare importanza perché in effetti costituisce il vero atto di nascita di un esercito definitivamente italiano. Ai fin i di una più organ ica trattazione dell' argomento, il periodo qui considerato non è quello rigi~amente contenuto entro i limi ti temporali del regno di Umberto I, ma è stato ampliato inserendovi gl i anni della "Riforma Ricotti" fino al 1878, anno della morte di Vittorio Emanuele U; infatti è proprio nei decreti emanati in questo periodo antecedente che si trova la chiave di lettura del rapporto intercorso tra le rifo1111e introdotte e l'evol uzione della divisa militare. Inoltre le uniformi adottate in quegli anni costituirono la base di tutti i successivi cambiamenti, fino alla introduzione del "grigioverde" nel 1909, data alla quale ci si ricollega idealmente in chiusura di questo lavoro. Il processo di trasformazione delle forze armate italiane negli ultim i trenta anni del XIX secoio fu rapido ed intenso; basti pensare che ben cinque ordinamenti si susseguirono, dai radicali mutamenti di Ricotti-Magnani fino alle modifiche di Pelloux del 1896. Queste riforme contribuirono alla creazione di nuovi corpi e specialità dell'esercito ed in conseguenza di esse fu emanato un numero consistente di decreti volti a regolare le caratteristiche del vestiario e dell ' equipaggiamento delle nuove unità. I criteri base nella scelta delle nuove dotazioni furono sostanzial mente due: funz ionalità e spirito di corpo. Nel 1870 il rischio di una conflittual ità franco-italiana per la questione di Roma capitale aveva indotto il Governo ad avviare un vasto processo di riorganizzazione delle forze armate. L' intensa attività di riforma che ne scaturì si protrasse con ritmo incalzante fino al 1876, condizionando sotto due aspetti le scelte riguardanti le dotazioni cli divisa e vestiario. La prima conseguenza fu che, per accelerare il più possibile le operazioni di mobilitazione, si adottò un corredo estremamente semplificato. La seconda invece è rappresentata dalle continue modifiche che, nei primi nove anni, subirono i modelli di vestiario proposti . Infatti molti aspetti organizzativi ed un ifonnologici furono stabilmente ch.iariti più tardi, quando anche le strutture militari risultarono meglio definite. Non a caso, uniforme e divisa devono essere sempre aderenti alle leggi ordinative dell'esercito, in quanto esse determinano i simboli delle funzioni, del rango e degli incarichi conferiti ai mili tari di ogni. grado, per adempiere a quei compiti che l' ordinamento stesso gli ha assegnato. La pubblicazione nel 1880 della nota "Istruzione sulla divisa della truppa" costitui~ce, in effetti, il momento cruciale di questo complesso periodo di intensa evoluzione. Il manuale in questione raccogl ieva tutte le disposizioni fino ad allora emanate sulle dotazioni cli vestiario ed equipaggiamento della truppa. Contemporaneamente, veniva distribuita agli enti interessati un' altra pubblicazione analoga che riportava la regolamentazione sulle uniformi dei reali carabin ieri. Dopo il 1883 si giunse ad un assetto più definitivo anche delle altre due branche di cui si componeva la struttura tripartita dell'esercito: la milizia mobile e la milizia territoriale. Le disposizioni sulla d ivisa dei corpi ad esse in orgm,1ico furono inserite come aggiornamenti che andavano ad integrare i paragrafi della Istruzione del 1880. A questo punto il corredo della truppa di tutte le anni e corpi risultò organicamente codificato. È opportu no sottolineare che i due predetti testi tecnicamente non si qualificavano come regolamenti, ma semplicemente come istruzioni per la costruzione degli indumenti e degli oggetti di equipaggiamento ivi elencati. Era una sorta di manuale con le istruzio ni da inviare agli enti o corpi responsabili della realizzazione dei materiali di dotazione, in base ai modelli approvati. Questi manuali rimasero in vigore fino all' inizio del '900, perché furo no costantemente aggiornati con le aggiunte o sostituzioni dei nuovi oggetti adottati.

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Esisteva anche il Regolamento sull' uniforme, ma aveva una funzione completamente diversa rispetto all'Istruzione sulla divisa, era infatti contenuto nel Regolamento di disciplina, Allegato n. l, i suoi articoli regolavano l'uso dell'uniforme di tutti i militari: ufficiali, sottufficiali e truppa, nell' applicazione del criterio di uniformità. Il testo riportava le norme circa la composizione delle varie tenute, ovvero stabiliva gli effetti da indossare nelle diverse circostanze: parata, libera uscita, cerimonie e servizio. Al Regolamento sull 'uniforme era conferi ta una competenza spiccatamente disciplinare, carattere che tutt' oggi ha conservato . La differenza tra Istruzione per la divisa e Regolamento sull'uniforme, ci ricorda che i termini divisa e uniforme indicavano aspetti completamente diversi d i uno stesso argomento, soprattutto all'epoca, mentre oggi c'è la tendenza a farne quasi un sinonimo. G ià sul piano etimologico si avverte chiaramente la differenza di significato tra i due sostantivi: - divisa è tutto ciò che serve a distinguere l'appartenenza del militare ad un arma o corpo, quindi è la foggia del copricapo, il fregio da applicarvi, la filettatura cli colore distintivo al berretto o alla g iubba, ed anche i bottoni; - un~forme invece è la foggia comune ciel vestiario che identifica il personale appartenente alle forze armate dello Stato, significa anche il rispetto e l'applicazione di quei principi cli gerarchia, ordine e disciplina che regolano tutta la vira del soldato. La regolamentazione delle divise si completò più tardi, quando anche per gli ufficiali furono pubblicate Istruzioni analoghe a quella per la truppa, ed esattamente il 1° ottobre 1884, quella per gli ufficiali dei reali carabinieri ed il 31 gennaio 1891 l'altra più generale che concerneva tutti gli uffic iali del Regio Esercito. Proprio quest'ultima fu la più attesa perché, come si legge nell'introduzione: "In questa raccolta furo no riprodotte, riunendole e coordinandole per arma e corpo, tutte le vigenti prescrizioni sulla divisa degli ufficiali, le quali, per trovarsi disseminate nel Giornale Mili tare di oltre un ventennio e per le molte modificazioni subite, davano talvolta luogo a dubbi circa la loro stretta osservanza". Le quattro istruzioni fin qui citate, rappresentano un punto cli ri ferimento fondamentale per lo studio delle uniformi cli epoca Umbertina e naturalmente costituiscono il.nucleo centrale cli questa ricerca. Bisogna tuttavia rilevare che i quattro manuali risultano piuttosto carenti sul piano illustrativo, mentre è proprio in questa materia che una buona illustrazione vale più di mille parole. Purtroppo però nessuno cli essi è corredato eia un adeguato numero di tavole, come era stato fatto in passato e le poche illustrazioni esistenti sono inserite fra il testo, cosa che ne condiziona dimensioni e chiarezza. La panoramica delle pubblicazioni che stabilivano le caratteristiche della divisa dei vari corpi dell 'esercito comprendeva anche una "Appendice" alla già citata Istruzione per la truppa, dedicata esclusivamente ai sottufficiali. Era stata anch'essa pubblicata nel 1880 insieme ad un altro opuscolo intitolato: "Istruzione sulla divisa per gli allievi degli rstituti militari", vale a dire collegi, Scuola cli Modena e Accademia. Entrambe le Istruzioni benché prive cli illustraz ioni relative agli oggetti di corredo, contengono tuttavia delle interessanti descrizioni dei materiali in uso, dai vari tipi di panno alle diverse leghe metalliche per realizzare i fregi distintivi. La foggia, le dimens ioni e le caratteristiche degli effetti vestiario da sottufficiale erano già fissati nelle tavole dell'istruzione per la truppa. Nell' ulti mo trentennio dell'800, l'evoluzione del settore "divisa e vestiario" presentò una netta separazione tra i provvedimenti adottati per gli ufficiali e le modifiche stabilite per i sottufficiali e truppa. Di fatto si crearono due linee di sviluppo che seguirono itinerari completamente diversi, sia nelle date che nel contenuto dei cambiamenti proposti. Questo dato storico ha condizionato anche l'impostazione della nostra ricerca che, per forza di cose, abbiamo dovuto articolare svolgendo il tema dei due filoni evolutivi separatamente. Si è già cletlo che, in questo scorcio cli secolo, le trasfonnazioni delle uniformi militari italiane furono, in prima istanza, determinate dalla costituzione deU'esercito nazionale ciel nuovo Stato, contemporaneamente però si innestarono nel processo evolutivo anche quelle cause già operanti nella panoramica internazionale quali: l'esperienza delle guerre europee e la diffusione degli armamenti a retrocarica e ripetizione. Oggi è possibile ricostruire l'evoluzione delle uniformi militari negli aspetti documentati dagli Atti e Decreti delle raccolte ufficiali, clal l'lstruzione sulla divisa e dagl i Atlanti ciel materiale d'artigl ieria e genio. Purtroppo ci sfugge gran parte delle circolari e delle disposizioni interne, diramate dai comandi che ne avevano facoltà, soprattutto quelle riguardanti sperimentazioni di effetti di corredo. Anche per questo motivo, non cli rado si incontrano delle lacllne ormai difficili da colmare.

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I decreti delle "Istruzioni sulla divisa" rimangono sempre dei preziosi punti di riferimento, tuttavia la normativa in essi contenuta è insufficiente a coprire il periodo di tempo che intercorre tra la data della loro pubblicazione e quella dell ' edizione successiva. Ciò è dovuto alla natura stessa ciel fenomeno in esame. Le mutazioni ciel settore delle dotazion i di "divisa e vestiario" costituiscono un feno meno retto da leggi che ne attivano un processo di trasformazione continuo e costante, anche per via dell'incidenza del fattore obsolescenza. Diventa quindi molto arduo poter stabilire, con matematica precisione, cosa esattamente indossassero le truppe, i n ogni momento della loro storia. Certo sarebbe più facile immaginare che, alla data cli pubblicazione cli una nuova istruzione, il soldato entri nel magazzino vestiario, si spogli della divisa del modello abrogato e si rivesta con la nuova per portarla poi, senza altre variazion i, fi no al giorno in cui venà approvato il decreto della prossima Istruzione sulla divisa. Questa è solo una semplificazione illusoria. Anche oggi l' esperienza insegna che nella realtà lo stato delle dotazioni cli corredo è molto diverso, decisamente più complesso e pieno di contraddizioni prodotte eia problemi di forniture, distt-ibuzione e produzione dei materiali. Il concorso di queste cause determina presso i reparti clamorose contraddizioni, dovute a] convivere e sovrapporsi di effetti di conedo di vecchie dotazioni , cli cui si devono smaltire le scorte, insieme con quellì di nuova adozione ed oggetti distribuiti a carattere sperimentale, di cui il più delle volte si perderà ogni traccia. Questi aspetti specifici, riguardanti le dotazioni cli uniformi furono molto ben esposti dal generale Cesare Croce neJJa sua relazione sullo stato "Del servizio del vestiario e del coneclo militare (1881)", specialmente per quanto attiene alla pianificazione delle scorte d i materiali necessari a frontegg iare tempestivamente un possibile evento cli mobili tazione. A questo punto vorremmo ricordare che la consultazione dei Giornali Militari deve essere fatta con spirito critico, perché può accadere cli imbattersi in decreti che, ancorché regolarmente approvati, in realtà non vennero mai attuati; talvolta invece si trovano tavole, allegate ad un Atto, con vistosi errori dovuti alla stampa. Non meno attenta deve essere, in ogni caso, la lettura dei testi che compongono questi documenti, perché è lo stesso lessico che a volte crea dubbi ed incertezze, per l' uso cli termini ormai inconsueti. Ciò comporta necessariamente un confronto tra il documento e le font i iconografiche . La fotografia è l'altra importante fo nte cli documentazione di cui ci si è avvalsi nel corso di questa ricerca. Essa offre molti vantaggi tra cui l'obiettività e la certezza ed è inoltre dotata di una forte carica rievocativa. Una buona foto può essere una finestra aperta sul passato, da cui è poss ibile attingere preziose informazioni. Alla fine dell'800 la fotografia era già largamente diffusa, tanto che oggi disponiamo di un ampio repertorio a soggetto militare. Il Ministero commissionò due serie fotografiche che descrivevano le uniformi militari dell 'epoca e naturalmente sono state accuratamente studiate; la prima realizzata verso il 1897 fu colorata a mano, la seconda invece risale al 1904 ed è in bianco e nero. Quest'ultima è certamente la più interessante perché fornisce un quadro organico e completo di tutte le tenute prescritte, secondo le varie armi e corpi dell'esercito per ufficiali e truppa. Gran parte del materiale fotografico esam inato per questo studio è stato riprodotto direttamente per esaltarne il valore documentale; il resto invece è stato utilizzato come oggetto cli studio anal itico dei dettagl i dell' armamento e dell'equipaggiamento. Tutti i figurini a tempera, inseriti nel presente volume, sono stati realizzati elaborandoli proprio dalle foto d'epoca. Usando i soggetti come modelli in posa, è stato possibile mettere in evidenza i particolari che rivelano lo spirito con cui venivano indossate le uniform i. I berretti schiacciati con le piccole visiere calate sugli occhi, le g iubbe corte, dette volgarmente "a fior di culo", ed i pantaloni con più pieghe sulla scarpa, appartengono al carattere e al modo cli essere e sentirsi militare del periodo Umbertino . Il contributo alla documentazione che ci si aspettava dall'esame dei reperti d ' epoca è stato in gran parte deludente, perché nella maggior parte dei casi sono giunti sino a noi uniformi e oggetti di corredo degli ufficiali, mentre quelli della truppa sono quas i introvabili. C'è una spiegazione a tutto ciò. Infatti il corredo degl i ufficiali era d i proprietà privata e spesso è stato conservato come ricordo di famiglia giungendo così fi no a noi. L'uniforme della truppa invece al momento del congedo veniva riconsegnata per essere nuovamente distribuita ad altre recl ute. fino a consumazione. Gli effetti di vestiario ancora sfruttabili, una volta messi fuori dotazione, erano spasmodicamente riutil izzati, senza lasciare più traccia di sé.

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Nel ripercorrere le tappe di q uesto complesso periodo storico non poteva m.ancare l'apporto fondamenta del grande imolese Quinto Cenn i. Oltre ad essere il cantore dell'epopea Risorgimentale e della tradizione mil itare che ne scaturì, diede con la sua opera un contributo unico sotto l'aspetto conoscitivo e della documentazione, tanto da poterlo considerare il Padre della nostra uniformologia. T suoi quaderni di appunti, megl io noti come "Codice Cenni", sono in effetti un grande indice cronologico illustrato dei decreti contenuti nel Giornale Militare Ufficiale o di provvedimenti provenienti da al tre fonti. Egli riporta con cura meticolosa tutte le disposizioni, sia quelle diramate sotto la voce "divisa e vestiario" sia quelle uscite nei capitoli: disciplina, ordinamento, equipaggiamento o varie. I testi, trascritti in termini telegrafici con una minuta grafia, sono spesso accompagnati eia schizzi ed acquerelli che servono ad indicare con sintetica chiarezza il contenuto ciel provvedimento, una sorta cl i traduzione delle sibilline descrizioni in "burocratese". Q uesti quaderni, creati per uso personale dell'autore, furono per nostra fortuna costantemente aggiornati e rappresentano oggi una preziosa guida allo studio delle uniform i. Un'altra importante opera consultata è la serie di tavole custodite presso il Museo di Castel S. Angelo, fu commissionata a Cenni per descrivere la storia dei corpi dell'esercito dal 1859 fino al 1900. Costituisce senza d ubbio un punto di riferimento insostituibile per orientarsi nell' intricato percorso di questa storia. Ogni tavola è puntualmente la trasposizione in immagine di uno specifico deci·eto, di cui ripropone il contenuto in forma visiva. Basta scorrere i gruppi di figure che compongono I.e tavole per leggere la normativa ciel rispettivo provved imento. È una raccolta che si svil uppa ·seguendo tutte le tappe dei cambiamenti clell ' uniforme. Andrebbe meglio valorizzata. Nel vasto panorama delle opere lasciate da Quinto Cenni. non potevamo trnlasciare la sua grande impresa ed itoriale: "L'ILLUST RAZIONE MILITARE ITALIANA"; una iniziativa coraggiosa, ricca di testimonianze dirette che mi rava a consolidare e diffondere l'interesse per i temi dell'uniformologia, purtroppo però non riscosse il successo che meritava. Sfogliando le pagine della rivista si ritrovano fatti, personaggi ed opinioni relativi ai grandi temi allora dibattuti, interessanti squarci di vita ai reparti con molte notizie inedjte sulle operazioni d i speri mentazione riguardanti vestiario, armamento ed equipaggiamento. La massa cli questi dati cl' informazione si rivela util iss ima per cogliere una visione completa del quadro generale della situazione, di una realtà che i decreti del G.M. ci forniscono solo parzialmente. Per concludere la rapida carrellata introduttiva diremo che, dopo il 1870, il fenomeno di modernizzazione degli organismi mili tari investì l'Europa intera e tutti i maggiori eserciti del tempo si sforzarono di riorganizzarsi sfruttando l'esperienza prussiana, analogamente a quanto avveniva in Italia. Scopo di questo volume è quelJo d i forn ire al lettore uno schema sintetico delle trasformazioni delle uniformi mil itari italiane, avvenute verso la fine dell'800, nel complesso quadro della nuova struttura tripartita delle forze armate. Il concorso di una serie di circostanze particolari portò all'adozione di un modello di divisa che sarà il simbolo di questo periodo storico. Pertanto si è cercato di sottolineare gli aspetti più salienti cli questa vicenda, per spiegare il senso del cambiamento e la stretta interdipendenza che esiste tra l'uniforme del soldato e l'evoluzione delle strutture militari.

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FORZE ARMATE E NAZIONE NELLA MUTUA REALTÀ POLITICO-ISTITUZIONALE

guerra d'Indipendenza fino ai primi anni '70 segnò un momento cli crisi per l' organismo militare. Le cause che contribuivano a determinare questa situazione erano: - le polemiche sulle responsabilità per la sconfitta .della guerra, rinnovate ogni volta che si affrontava in Parlamento un dibattito sui progetti cli riforma dell'Esercito; - il senso di frustrazione alimentato dalle pesanti riduzioni di organici imposte alle forze armate, ridotte ai limiti di una possibile capacità operativa; - i tagli cospicui imposti al bilancio del Dicastero della Guerra. Le gravi difficoltà finanziarie in cui si dibatteva lo Stato imponevano all'esercito una vita grama. Ciò nonostante, in quegli anni cli depressione furono elaborati due progetti di riordinamento delle forze armate, entrambi peraltro, destinati a rimanere inattuati. La prima proposta venne presentata il 1° maggio 1867 dal Ministro generale di Revel, la seconda dal generale Be1tolé-Viale il 12 aprile J869. Il primo progetto, pur non comportando grossi cambiamenti nella struttura generale del1' esercito e nelle si ngole unità, introduceva tuttavia alcuni concetti nuovi . L' esercito sul piede cli guerra prevedeva una forza cli 570.000 uomini , cli cui 325.000 assegnati alla prima linea (forza attiva), più una riserva di 105.000 uomini come rincalzi della precedente, mentre 140.000 formavano la terza linea con compiti di presidio e servizio territoriale. L'aliq uota annua dei coscritti eia assegnare alla prima categoria veniva fissata stabilmente in 40.000 unità; era invece abol ito l'istituto della surrogazione, perché il 50% del personale così arruolato finiva nella reclusione e nelle compagnie cli disciplina. Si faceva timidamente strada il principio del servizio militare esteso a tutti i cittadini. Altra interessante innovazione era la costituzione di 30 Comandi di Distretto, per accelerare 1a mobilitazione. Il tentativo garibaldino di invadere lo Stato Pontificio, con l'appoggio di una sommossa po-

Gli anni delle premesse (1866-1870) L'esito infausto dell a campagna del 1866 aveva rivelato le carenze della nostra compagine militare; c'era ancora molto eia lavorare in fatto cli mobilitazione, collegamenti ed armamenti. Gli ambienti responsabili delle forze annate si erano resi conto della situazione e della necessità cli correggerla. Infine, l'allora Ministro del la Guerra, generale Cugia, istituì una commissione cli studio che, messasi all' opera poco dopo la fine della campagna, giungeva a conclusioni importanti, tali da costituire le necessarie premesse delle prossime proposte cli riordinamento dell 'Esercito. Non c'è dubbio che parte dei problemi messi a fuoco erano imputabili all'origine troppo recente e ad una crescita troppo rapida del!' organismo militare, sorto per effetto dell'ampliamento dell'Armata Sarda, divenuta nel 1861 "Regio Esercito Italiano". Il nuovo Regno d' Itali a era una realtà storica, politica, economica e militare diversa e più complessa ciel "Vecchio Piemonte", il suo esercito doveva quindi rispondere alle esigenze di questo nuovo Stato, compre:,e le non lievi implicazioni cli carattere internazionale. In questo contesto l'atteggiamento del Governo e della classe politica nei confronti dell' Esercito sembrava solo improntato alla critica ed al disinteresse. È pur vero che c'erano sul tappeto altri grandi problemi da risolvere: primo fra tutti e di vitale importanza per un nuovo Stato moderno era quello ciel forte disavanzo; ne seguivano altri, legati al processo di unifi cazione del Paese. 1 vecchi Stati preunitari, entrati a far parte del giovane Regno d'Italia, erano caratterizzati da profonde differenze economiche, politiche e storiche; non era certo facile amalgamarli e contemperare realtà ed esigenze così diversificate. Era responsabilità del Governo far crescere il Paese e farlo progredire per uscire da quelle condizioni di arretratezza economica e sociale in cui si trovava rispetto alle altre Nazioni europee. L'arco di tempo che va dalla fine della 3a

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ficienti a sviluppare quel volume di fuoco rapido che invece doveva essere peculiare della retrocarica. Sarà necessario studiare un ' arma nuova di calibro più piccolo ; gli esperimenti condurranno ali ' adozione del fucile Vetterli cal. 10,5 detto modello 1870. Un 'altra peculiarità tipica cli quegl.i anni (carica cli conseguenze negative per l'Eserc.ito) era la tendenza politicamente giustificata di impiegare le truppe in operazioni di ordine pubblico. Gli interventi dell'Esercito per sedare con la forza la grave sommossa ciel 1866 a Palermo e quella del!' Emilia nel 1869, a seguito dell' introduzione della tassa su l macinato, costituirono casi non isolati e destinati a ripetersi nel futuro con effetti nocivi per le truppe, sia sul piano tecnico-addestrativo che su quello dei rapporti tra forze armate e Paese. Si giunge così alla soglia del 1870, anno che con i suoi avvenimenti militari doveva segnare una svolta decisiva nella vita delle forze armate. 1 tempi erano maturi per modificare i principi di politica mil itare seguiti si no a quel momento. Le condizioni del l'Esercito italiano nel 1870 erano caratterizzate da mancanza cli qualsiasi riserva addestrata e sistema di mobilitazione troppo lento: due mesi era l'intervallo cli tempo minimo necessario per concentrare tutte le truppe sul teatro di guerra. La guerra franco-prussiana, un avvenimento cli grandissima importanza internazionale, desti nato a sconvolgere l'Europa intera per la portata delle sue vicende militari, produsse nel nostro Paese due ordini di conseguenze: permise l' intervento delle nostre truppe nello Stato Pontificio, la presa di Roma ed il completamento cieli' opera di unificazione nazionale ; diede avvio definitivamente ali' opera di ristrutturazione dell'organismo mi li tare, attraverso una radicale trasformazione dell'Esercito perseguita in una azione cli adattamento ciel modello prussiano alla realtà italiana. Tutto ciò significherà la fine cieli' influenza della scuola francese in fatto di questioni militari, ma soprattutto contribuirà a risvegliare nell 'opinione pubblica grande interesse sui problemi dell'Esercito: nelle aule del Parlamento farà emergere la volontà politica di costruire un esercito più moderno, efficiente e rispondente alle reali necessità del Paese. Di fronte al paventato rischio cli una reazione armata francese si imponeva con urgenza il passaggio dalla fase delle semplici elaborazioni teo-

polare, distolse l'attenzione del Parlamento che non giunse ad esaminare il progetto, giacché era intenzione del Governo Rattazzi cogliere questa occasione per procedere, con il placet francese, all'annessione dell ' ultimo lembo di territorio pontificio. L' impresa avrebbe risolto la "Questione Romana" e completato il ciclo di unificazione nazionale. Come è ben noto tutto ciò non si verificò e dopo il risolutivo intervento degli Chassepots frances i a Men tana l'obiettivo di Roma capitale avrebbe ancora tardato a realizzarsi. Il secondo tentativo di riforma veniva effettuato dal Ministro Menabrea, subentrato a Rattazzi. Il generale Bertolé-Viale concentrava la sua attenzione sul problema del reclutamento; l'esercito doveva raggiungere una forza di 425.000 uomini, con una riserva di 200.000 unità. Cominciava a prendere corpo l'idea di mantenere una forza ridotta in pace ed una riserva da mobilitare in caso di guerra. Altra interessante innovazione introdotta era il volontariato di un anno, la cui funzione era quella cli coinvolgere più direttamente la classe borghese rimasta estranea al processo di unificaz.ione; la surrogazione era ancora una volta destinata ad essere abrogata. Caduto il Governo Menabrea, veniva presentato un provvedimento per il risanamento delle finanze che prevedeva un ulteriore taglio alle spese del Dicastero della Guerra e come conseguenza la riduzione degli organici dell'Esercito, attuata limitando sia il contingente di leva annuale a soli 20.000 uomini, sia lasciando in piedi solo le 14 Divisioni per le forze attive. La condizione dell'Esercito usciva talmente indebolita da questo program ma eia suscitare notevoli preoccupazioni e proteste. Si è già visto come tra il 1867-70 il Governo concentrasse ogni sforzo nella soluzione del problema finanziario; dal canto suo, l'Esercito era costretto ad attuare una poli tica cli mille compromessi per i continui tagli dei fondi ad esso destinati. Le soluzioni di ripiego, spesso adottate per fronteggiare i vari problemi aperti, si rivelarono antieconomiche. Esempio classico fu la scelta fatta nel 1867 per trasformare i fucili e le carabine modello 1860 in anni e retrocarica, sfruttando il sistema dell' otturatore Carcano. Nel 1869 questa scelta si rivelerà inadeguata perché il calibro troppo elevato delle armi limitava il numero delle cartucce in dotazione al soldato, rendendole insuf-

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venivano affidati compiti addestrativi, logistici ed amministrativi. Addestramento - l distretti, come un centro addestramento reclute, dovevano provvedere alla sola istruzione di base degli uomini di 1" categoria, conclusa la quale inviavano le reclute ai rispettivi reggimenti, equipaggiati ed addestrati. I distretti inoltre curavano l'intero ciclo addestrativo degli uomini di 2" categoria, da completarsi nell'arco cli poche settimane. Logistica - I distretti erano incaricati di rifornire le unità cli fanteria e cavalleria (cli stanza nella rispettiva zona di giuris~ione) cli vestiario, carriaggi e attrezzature. Mobilitazione - In caso di guerra i distretti armavano i richiamati e li spedivano ai reggimenti già trasferiti in zona di guerra. Tutte gueste operazioni comportavano un notevole sgravio delle attività collaterali dei reparti, sia di carattere acldestrativo, sia per la parte deposito di vestiario, armi e attrezzature con relativa manutenz ione. L'attività operativa dei distretti determinava lo snellimento della fase più critica per un esercito: la mobilitazione, accelerandone i tempi di conclusione. Le unità che dovevano portarsi in zona di guerra, erano così alleggerite dei carichi burocratici , amministrativi e organizzativi. Nel decreto costitutivo dei distretti era anche fatta menzione di un' altra importante funzione che ad ess.i doveva essere affidata nel futuro , quella cioè di punto cli riferimento per quel secondo esercito di rincalzo eia tutti auspicato, che doveva altresì assolvere anche a compiti cli sicurezza nazionale: la milizia articolata in Mobile e Territoriale. Date le caratteristiche ciel nostro territorio nazionale, i distretti erano raggruppat i in tre classi, secondo .l'estensione ciel loro territorio e secondo il rispettivo peso demografico. Nel fu turo, la molteplicità dei compiti affidati ai distretti ne farà aumentare il numero, mentre allo stesso tempo si verificherà una diminuzione delle funzioni ad essi attribuite. La creazione dei distretti rappresentava una grande innovazione non solo sul piano puramente tecnico, ma anche sul piano civile ed umano, perché confermava sostanzialmente il rapporto tra forze annate ed i giovani di leva. infatti, trovandosi nel la zona cli residenza dei coscritti, contribuiva ad evitare un repentino distacco dalla propria regione ed un approccio traumatico

riche (come era avvenuto per i progetti rimasti inattuati, dei precedenti Ministri della Guerra) a quelle della pratica realizzazione dei progranu11i. La classe politica di ogni orientamento unanimemente conveniva sulla necessità di far presto nel miglior modo possibile. Nella stampa e nell'opinione pubblica spesso ricorreva il termine "Nazione Armata"; ma tale concetto, dice il Fambri, si applica dove l'unità e l'indipendenza sono già un fatto consolidato, dove esiste una tradizione militare e quindi Nazione ed Esercito si confondono. Ora per l'Italia gli obiettivi da raggiungere erano: assicurare una forza minima per la difesa interna ed esterna del Paese e fissare un periodo di istruzione sufficiente per un buon addestramento con una spesa contenuta: l'economicità era un criterio importante, perché l'obbligo del serviz io doveva essere esteso a tutti i cittadin i, così da avere un esercito nazionale, nel quale il mestiere delle armi non fosse che una maniera di essere cittadini responsabili. In questa nuova realtà il cittadino chiamato ad assolvere il diritto-dovere ciel servizio militare diventava un elemento chiave ciel programma. ln proposito il Corsi affermava che se un esercito non è solamente costituito dal maggior numero cli uomini e cavalli ma eia "educazione civi le, tattica e disciplina, la nostra situazione è davvero critica, perché la quasi totalità delle reclute è costituita eia plebe e contadini, cli cui il sessanta per cento analfabeti, quindi completamente all'oscuro dei concetti cli unità e di libertà d'Italia". Prima di tutto era necessario insegnare ai coscritti a leggere e a scrivere, iniziarli alla vita civile e risvegliare in loro il senso della dignità.

Le innovazioni della "Riforma Ricotti" Il generale Ricotti-Magnani , in qualità cli Ministro della Guerra, si avvalse di questo concorso cli circostanze favorevoli (unanime consenso della classe politica e dell' opinione pubblica) per presentare alla firma ciel sovrano, già alla fine del 1870, alcuni importanti decreti, base della riforma che intendeva attuare. Alla luce degli avvenimenti della guerra franco-prussiana, la soluzione adottata eia Ricotti per ottenere quella rapidità di mobilitazione, ormai ritenuta un elemento chiave in caso di conflitto, fu la creazione di 45 Distretti. Aci essi

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con .la vita militare. A detta degli stessi contemporanei, il mestiere del soldato era di gran lunga l' attività più dura di tutti i mestie1i civil i. Secondo la vecchia legge del 1854 sul reclutamento nazionale, i coscritti venivano spediti ai reggimenti per esservi incorporati, a distanza cli centinaia di chilometri dalle loro sedi di residenza. L'impatto con i vecchi q uadri dei depositi, incaricati della prima istruzione delle reclute, era particolarmente diffici le. A peggiorare il quadro della situazione contribuivano una ciisciplina ferrea, l'onerosità del servizio, le pessime condizioni igienico-sanitarie, le pesanti restrizioni della libertà personale. Sempre sul piano delle strutture territoriali, lo stesso decreto introduceva i distretti, cancellava i 65 Comandi Provinciali e tutti i Comandi cli Piazza, trasferendo l'attività presicliari a ai reparti d i stanza nelle rispettive località, con l 'evidente vantaggio cli avere una struttura più snella. Rimanevano i 16 Comandi di Divisione Attiva, in totale esattamente venti, quanti ne erano previsti in caso di conflitto. Con questa impostazione la struttura dell'esercì to di pace risultava essere uguale a quella di guerra. Proprio in base a questo principio veniva deciso d i ristrutturare i bersaglieri; i cinque reggimenti a nove battagl ioni , organismi troppo appesantiti e che in pratica avevano solo funzioni burocratiche e amministrative, venivano trasformati in dieci reggimenti su quattro battaglioni, unità queste molto pitt snelle e agi li, più adeguate ai traclizional i criteri di impiego e tattici di questa specialità della fanteria. Anche l'artiglieria veniva ordinata (legge del 13 novembre 1870) su un totale di 11 reggimenti così articolati: a) l O reggimento - composto di uno stato maggiore, 9 compagnie pontieri, due compagnie treno ed 1 compagnia deposito; b) gli altri I O reggimenti erano composti eia uno stato maggiore, 5 compagnie da piazza, 8 batterie da battaglia, 3 compagnie del treno ed I battaglione deposito . La stessa legge ordi nativa sanciva lo scioglimento del Corpo del Treno e ne riassegnava le compagnie parte all'artiglieria e parte al genio. L'insieme dei provvedimenti esposti consentiva di assegnare, in caso di mobilitazione, un reggimento di bersaglieri ed uno di artiglieria a ciascuno dei dieci Corpi cl' Armata. L' attenzione del Ministro Ricotti -Magnani, tuttavia, non era rivolta esclusivamente a ri11110-

vare i corpi combattenti ; il suo impegno era più globale; non gli sfuggiva infatti che per un esercito moderno era di basilare importanza disporre di una perfetta organizzazione della parte log istica ed amministrativa. Lo stesso provvedimento che rig uardava la creazione cl i un vero servizio sanitario rappresentava un momento importante della fase di ammodernamento delle strutture dell'Esercito e contribuiva a conferire maggiore compattezza ali' organismo militare. Adattando la struttura dei servizi alla dislocazione territoriale delle forze annate, se ne otteneva una capacità operativa più efficiente e funzionale. Pertanto fu deciso che il servizio sanitario fosse articolato s ulle d ieci Direzioni degl i Ospedali Militari che d isponevano ciascuna d i una compagnia cli infermieri, le Direzioni a loro volta erano assegnate ad una delle sedici Divisioni Territoriali. I risultati che il generale Ricotti-Magnani aveva fin qui ottenuto, mediante l'approvazione dei Regi Decreti proposti tra il novembre e dicembre 1870, erano senza dubbio fondamentali; tuttavia, per imprimere una svolta decisiva al processo di ammodernamento dell' Esercito bisognava modificare la vecchia legge sul reclutamento in vigore dal 20 marzo 1854. Era una legge superata, sia dal rapido evolversi dei tempi, sia perché creata per le esigenze cli un piccolo esercito con caratteristiche e compiti non più attuali. Una nuova normativa sul reclutamento era sempre una questione di natura poli tica che coinvolgeva la Nazione e che scaturiva dalla applicazione di un principio politico. Appropriata ed opportuna era quindi la decisione del M inistro di coinvolgere il Parlamento . li progetto di legge presentato da Ricotti-Magnani nel 1871 recava come titolo il seguente: "Basi generali per l' organamento deJl' esercito" . Il contenuto del provvedimento è caratterizzato dai seguenti elementi: - introduzione del "volontariato di un anno" per gl i studenti; - formazione di un esercito provinciale con compiti da megl io delineare, che comprendevano il rincalzo ed il presidio delle fortezze; - limiti di età per ogni grado cli ufficiale, superati i quali si andava a costituire i quadri della Milizia; - abolizione della surrogazione ord inaria e dell'affrancamento, con conseguente introduzione del principio del servizio personale ed obbligatorio per tutti.

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nata a rimanere fuori eia ogni attività addestrativa era come cli fatto accordare una esenzione. Anche i Ministri di Revel e Bertolé- Viale avevano chiesto nei loro progetti cli abrogare surrogazione ed affrancamento perché in questo modo si voleva ottenere: - il necessario aumento della forza alle armi; - la conservazione dell'assetto sociale vigente; - un coinvolgimento più diretto nelle responsabilità civili e nùlitari della classe borghese. Il "Volontariato di un anno" era ispirato ad analogo istituto prussiano e scaturiva dalla necessità cli generalizzare il. s~(v iz io 111 i I i tare, estendendone l'obbligo a tutti i Jcittadini, quindi in antitesi con la sunogazione. Il Volontariato di un anno era l'istituto che mirava all' allargamento ciel consenso borghese verso lo Stato; doveva, inoltre, favorire la formazione dei quadri della milizia provinciale. Con il volontariato ci s i proponeva altresì cli avviare una maggiore integrazione tra borghesia e militari perché l' esperienza della Comune cli Parigi (1871) insegnava che occorreva una borghesia non imbelle per far fronte alle pressanti aspirazioni che venivano dalle masse meno abbienti. La nuova normativa cercava cli attrarre i giovani colti, ai quali, a conclusione ciel servizio prestato, veniva offerta la possibilità di diventare ufficiali di complemento. In pratica avveniva che il giovane poteva arruolarsi a diciassette anni, prima che il proprio contingente fosse ripartito per sorteggio in prima e seconda categoria. Era inoltre concessa la facoltà cli rinviare il servizio fino al compimento dei ventiquattro anni; al momento della partenza si poteva scegliere arma e s pecialità nei quali prestare servizio . Trascorso un anno, il militare, se era iscritto alla prima categoria, poteva passare alla seconda, pagando solo un terzo della normale tassa cli affrancamento. T volontari dovevano provvedere alle proprie necessità e al mantenimento ciel soldato che li sostituiva durante gli anni in cui risultavano a ruolo, versando una quota cli circa duemila lire. T "soldati distinti" erano riuniti in speciali reparti, esentati dalle corvée della bassa forza ed erano sottoposti ad esame al termine della ferma . Per l'abilitazione al grado cli sergente prima e cli sottotenente poi dovevano affrontare altre due prove d'esami. L'istituto ciel "volontariato di un anno" non diede in Italia quei risultati che ci si attendeva. TI numero dei "soldati distinti", preventivato all'inizio, avrebbe dovuto essere di cinquemila

Le modifiche proposte alla legge per il rec lutamento rivestivano carattere di particolare importanza; sarà quindi opportuno definire taluni degli elementi di base cli questa operazione che consentiranno di cogliere l' esatta portata cieli' innovazione. L' articolo n. 5 del testo unico delle leggi sul reclutamento così si esprimeva in terna cli leva: 'Tutti i cittadini dello stato sono soggetti alla leva, ciascuno fa parte della classe di leva del1' anno in cui nacque, e perciò ciascuna classe comprende tutti i maschi nati dal primo all'ultimo giorno dello stesso anno. Nei tempi normali concorrono alla leva nell'anno in cui compiono il vigesimo dell' età loro" . Viste le difficoltà finanziarie ciel paese, ogni anno il contingente di leva veniva ripartito in prima e seconda categoria, poiché non era possibile tenere alle anni l'intera classe soggetta al1' obbligo. La legge in proposito precisava che: "Il contingente di prima categoria che ciascuna leva deve somministrare all'esercito è detenninato con legge". Questa suddivisione era infatti decisa dal Parlamento nel corso della seduta per la votazione ciel bilanc.io preventivo della Guerra. L'assegnazione dei coscritti all'una o all'altra categoria avveniva mediante sorteggio . Gli idonei alle armi inscritti alla prima categoria che risultavano in soprannumero al contingente, costituivano la seconda categoria. La prima categoria doveva assolvere all'obbligo del servizio per l'intera durata di tempo che per esso la legge prevedeva. La seconda categoria invece era destinata a ricevere una istruzione di quaranta giorni per poi essere posta in congedo illimitato. Surrogazione ed affrancamento erano gli istituti ereditati dall'Armata Sarda, in antitesi con il nuovo principio della obbligatorietà ciel servizio militare. Secondo la vecchia legge ciel 1854, rimasta in vigore, i cittadini potevano offrire un tributo di 1.200 lire alla Cassa militare, più la persona surrogante, avevano così la possibilità cli effettuare il cambio o l'esenzione. Qualora il sun-ogante non fosse reperito bastava pagare una tassa cli lire 3.200 per usufruire di questo beneficio. Ricotti-Magnani chiedeva la soppressione di queste forme cli esenzione ed il Parlamento le abrogò, ma l'importanza cli questa decisione era limitata perché restava in vigore il passaggio a pagamento della prima dalla seconda categoria. Se si tiene conto ciel fatto che in questa fase di ristrutturazione la seconda categoria era desti-

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1871. Ad essa seguivano altri decreti regi e ministeriali che completavano il piano di riforma, come ad esempio quello del riordinamento della cavalleria, portata a venti reggimenti , con la costituzione dei "Cavalleggeri Roma" e disponendo il potenziamento dei quadrupedi in dotazione all'arma. Sempre in tema di struttura organica dell'esercito, Ricotti-Magnani presentava dopo alcuni mesi dalla approvazione ciel precedente progetto una nuova legge che fissava l'articolazione definitiva delle nostre forze armate fino a livello di compagnia, squadrone e battaglione. Era quanto aveva speci ficam ente richiesto il Parlamento, che in questo modo puntualizzava il carattere politico delle principali decisioni riguardanti l'Esercito. Il progetto diverrà legge nel settembre 1873. La nuova normativa riconfermava e codificava stabilmente il contenuto, introdotto in materia cli organica, nei primi mesi deJla gestione Ricotti-Magnani. Solo l'ordinamento dell'artiglieria risultava modificato, avendo articolato l'arma su dieci reggimenti eia campagna e quattro da fortezza. Altro aspetto interessante contenuto nella legge era costituito dalla "assim ilazione" degli ufficiali medici, veterinari, commissari di intendenza e contabili a gradi identici a quelli degli ufficiali delle altre armi e stessi riconosci1nenti giuridici, economici e di carriera, sia pure con certe limitazioni. Definire la posizione di questa parte ciel personale, che in passato aveva oscillato tra il civile ed il paramilitare, significava riconoscere ai servizi quel ruolo importante che un esercito moderno non poteva trascurare, ben sapendo che eia essi dipende la piena efficienza delle truppe. li nucleo centrale delle forze armate era costituito dai Comitati d'Arma; alla testa di essi veniva posto il nuovo Comitato cli Stato Maggiore Generale, "corpo consultivo del Governo nelle grandi questioni militari". Era un collegio preposto a trattare problemi di politica militare generale, ma non come entità a se stante avulsa dal resto del corpo dell'Esercito, ma quale elemento cli raccordo nelle discussioni di questa materia, tra alti comandi d'arma ed il Ministero, in un confronto costruttivo di metodi e mentalità. Il Conùtato cli stato maggiore veniva ad aggiungersi agli altri organi attraverso i quali si articolava lo Stato Maggiore, in base alla legge ciel gennaio 1872, i quali con diverse attribuzioni ne sviluppavano la complessa attività. Essi erano:

unità all' anno, si mantenne invece intorno a poco più di mille unità. Sorto per affermare ed estendere il principio ciel servizio militare personale ed obbligatorio per tutti si rivelò essere un "privilegio al censo", · mentre sul piano più propriamente militare dimostrò di essere esiguo per quantità e scadente qualità . La situazione non migliorò neanche quando nel 1875 venivano abrogate le ultime forme di affrancamento (passaggio a pagamento dalla prima alla seconda categoria) né quando l'apposita istruzione elevava il livello ciel titolo di studio richiesto (per artiglieria, genio e sanità era necessaria la frequenza alle facoltà universitarie), condizione sancita ufficialmente nel 1877. Negli articoli ciel disegno cli legge ciel generale Ricotti-Magnani erano altresì contenute le proposte per la soluzione dell'aumento della forza alle armi. Era questa l'operazione necessaria per costi tuire quell'esercito cli seconda linea, che con rapido movimento cli mobilitazione, doveva in caso di conflitto unirsi all'esercito di prima linea. TI meccanismo proposto dal Ministro era imperniato sulla riduzione del periodo cli servizio cli leva, calibrando questi parametri si poteva aumentare il contingente annuo di prima categoria dai 40.000 ai 60-65.000 uomini, senza incremento cli spesa. Per ottenere questo risultato bisognava limitare il periodo cli leva a 3/4 anni massimo per la fante ria e cinque per Ja cavalleria; così facendo si aumentava il nucleo delle forze di riserva addestrate, consentendo di mobilitare, in caso cli guerra, un esercito di prima linea forte di 300.000 uonùni, corrispondente a venti divisioni cli 15.000 uomini. La seconda categoria, che in pace aveva ricevuto un addestramento cli soli 40 giorni, formava una forza di rincalzo valutabile tra i 100 ed i 120.000 effettivi e ei a impiegare anche come rimpiazzo alle perdi te della prima linea. Inoltre questi soldati, insieme alle classi anziane della prima categoria, potevano essere adibiti a compiti di difesa territoriale e qualora le necessità lo richiedessero quale rinforzo alla prima linea. Un piano cli questo tipo prevedeva di poter disporre di circa 750.000 uomùli cli prima e di seconda categoria. Si concretizzava così la costituzione dell' esercito di seconda linea, in piena aderenza con le necessità della nuova situazione poi itico-strategica, determinata clall' esigenza difensiva. La legge sulle basi generali sull'organamento ve1ùva approvata dal Parlamento il 24 luglio

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piti di presidio interno, mentre esercito attivo (prima linea) e milizia mobile (seconda linea) erano impegnati in zona d'operazione. In base a questa ripartizione la milizia territoriale rappresentava il terzo ed ultimo elemento indi.spensabile di cui si componeva quella struttura tripa11ita delle forze armate che era in ultima analisi l'obiettivo della riforma Ricotti. Sarà comunque compito del generale Mezzacapo far approvare la legge sulla organizzazione della milizia territoriale, egli succederà a Ricotti-Magnani come Ministro della Guerra, nel primo gabinetto Depretis quando il\. 18 marzo 1876 avveniva in Parlamento il cap<Yvolgimento di ruoli: dopo lunga serie di Governi della Destra storica la Sinistra gli succedeva al potere. L'esercito che fino al 1870 aveva conservato la vecchia struttura piemontese, si modernizzava per quanto glielo consentivano le finanze del Paese. La necessità cli schierare un esercito numericamente forte veniva soddisfatta non med iante l'ampliamento costoso della struttura della forza di pace, ma attraverso un rapido sistema di mobilitazione che sfruttava il grosso potenziale demografico ciel paese. Operando in questa direzione si riusciva facilmente a superare il tetto dei 30.000 uomini preventivati nel 1871 per l'esercizio permanente. Ad esso doveva unirsi la milizia mobile destinata a diventare struttura in tutto simile all'Esercito di prima linea, articolata su dieci divisioni uguali alle prime venti dell'Esercito permanente e composte da soldati di prima e seconda categoria. La legge del gennaio 1872 già stabiliva che il personale cli complemento doveva inquadrare per i quadri inferiori: - uftìciali dimissionari e volontari di un anno; - sottufficiali con 12 anni di servizio; - truppa composta da soldati di prima e seconda categoria fino al ventottesimo anno di età. L'avvicendarsi delle classi nel servizio di leva dava gradatamente sempre più consistenza ai battagli oni dell a milizia territoriale. Come abbiamo già visto il suo preciso compito era quello cli assicurare libertà di manovra all'Esercito di campagna e sicurezza ali' interno, insieme ai quattordici battaglioni alpini che avevano l' incarico di trattenere il nemico sulla frontiera . La riduzione del servizio di leva faceva sì che le classi di coscritti si succedessero rapidamente nell 'assolvere gli obblighi del servizio militare, una volta adempiuto al loro dovere

Stato Maggiore Generale - costituito dai 130 ufficiai i generali in servizio cli cui cinque solamente, in caso cli guerra, avrebbero ricoperto il grado di generale d'Esercito; Comando del Co,po di Stato Maggiore - ufficio studi incaricato d i raccogliere ed elaborare dati concernenti problemi di organica, logistica e tattica in base ai quali redigere poi i piani di operazione; Divisione dello Stato Maggiore - aveva funzioni cli ufficio operazioni militari e dipendeva dal Segretario Generale del Ministro, era infatti competenza del Ministro rendere operativ i i piani di operazione, attraverso questo organo posto alle sue dirette dipendenze. ln parte questo assetto verrà a modificarsi con l'introduzione della carica di Capo di Stato Maggiore dell'Esercito, tale sarà il titolo assunto dal Comandante del Corpo di Stato Maggiore al quale verranno altresì attribuiti particolari poteri (29 luglio 1882). Ancora nel 1873 il Ministro presentava una nuova legge sul reclutamento, a parziale modifica e miglioramento delle norme in vigore dal 1871. Essa sanciva: - l'estensione del servizio militare fino al compimento dei 39 anni così da disporre di venti classi di leva; - l'istituzione del la terza categoria e conseguente generalizzazione del servizio mi litare; ad essa appartenevano i cittadini esonerati in tempo di pace per motivi di famiglia; - l'abolizione del passaggio a pagamento da prima a seconda categoria, ultima eredità dei vecchi sistemi d i esenzione. Veniva inoltre sancita nello stesso testo ufficialmente la riduzione del servizio sotto le anni a tre anni per la fanteria e cinque per la cavalleria. Come si vede questa legge proponeva la cancellazione degli ultimi residui di privilegi di esenzione e anche per questo motivo incontrò molte resistenze. Il progetto dovette essere ripresentato dopo le elezioni del 1874 ma fu tramutato in legge, dopo un accanito dibattito, solo nel 1875 (legge 7 g iugno 1875 n. 2532). Contemporaneamente si gettavano le basi per la costituzione della milizia territoriale, fo rmata da militari delle classi più anziane e dalla terza categoria, essa avrebbe dovuto articolarsi su : - nove classi di terza categoria; - dieci classi d i seconda categoria; - sette classi di prima categoria. Ben addestrata quindi solo per un terzo dei suoi organici, ad essa si dovevano affidare com-

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questi contingenti si inserivano automaticamente nel grande serbatoio della forza a ruolo che costituiva il potenziale della truppa da mobilitare in caso di guerra. Pertanto lasciando una forza cli pace di circa 200.000 uomini, inclusi ufficiali, sottufficiali e truppa, l'Esercito permanente poteva contare su una forza a ruolo cli 640.000 uomini così ripartita: 500.000 erano di prima categoria e 140.000 di seconda, per la milizia mobile 260.000 di cui 200.000 di prima categoria e 60.000 di seconda, per la milizia tenitoriale circa un milione di uomini. Riducendo la durata del servizio di leva si riusciva ad aumentare il contingente annuo, da cui poi scaturiva la forza a ruolo. Il generale Torre, direttore generale della leva e bassa forza, nella sua relazione annuale (30 settembre 1875) la valutava a 611.039 uomini per l'Esercito permanente e 280.858 per la milizia mobile. È interessante notare che nel corso cli questa vasta e complessa opera cli ristrutturazione delle forze annate che Ricotti-Magnani condusse durante i sei anni del suo mandato, l'Esercito costava al Paese meno che in altri anni in cui non furono cetto realizzate riforme altrettanto radicali . Sul Giornale Militare Ufficiale, in data 14 marzo 1876, troviamo pubblicati i dati riguardanti i fondi stanziati per il bilancio della Guerra, ordinario e straordinario, quasi un consuntivo dell' attività svolta dal Ministro. In base ad essi, e sulla scorta di altre informazioni, sappiamo che nel 1872 l'esercito costava al paese solo il 12% delle spese del regno, toccando così un minimo storico. Da un confronto di dati si scopre inoltre che l'Esercito di Ricotti-Magnani economicamente gravava molto meno rispetto all'onere finanziario globale dei vari Stati p1irna dell'Unità, i cui apparati militari, sia come numero che come effic ienza, erano di gran lunga inferiori. A dispetto delle critiche rivoltegli il Ministro aveva invece dedicato buona parte delle sue energie a risolvere il problema del potenziamento e dell' ammodernamento degli annamenti, ben sapendo che da essi dipendevano la tattica, l'impiego e la stessa capacità offensiva delle truppe. La retrocari.ca ed i suoi sviluppi erano la grande innovazione tecnica del momento. Un primo progetto (1872-75) realizzava l' allestimento cli 60 batteria da campagna con pezzi eia 7 ,5 (in bronzo) a retrocarica, le prime cli cui

fosse dotato il nostro Esercito. Un altro progetto, sempre del 1875, prevedeva .l'acquisto di 400 bocche da fuoco in acciaio, calibro 8,7 da incavalcare sui vecchi affusti; commessa, questa, che si dovette affidare alle industrie straniere perché le nostre fonderie non erano ancora in grado cli soddisfarla. Contemporaneamente veniva programmata la costituzione dei pezzi per la difesa costiera, realizzando sia le artiglierie in gh isa cerch iata da 32GRC sia quelle da 24GRC di cui era avviata la produzione. Forti ritardi furono invece riscontrati nel piano di sviluppo per la dotazione dell'armamento portatile moderno, costituito dal fucile Vetterli cal. 10,5; essi furono in gran parte causati dal protrarsi dei tempi nella costruzione della fabbrica d'armi di Terni, ed in parte dalla priorità accordata nell' allestimento clell' armamento della cavalleria. Quindi il programma per la realizzazione di 270.000 armi Vetterli, sancito dalla legge 26 aprile 1872, subì gravi ritardi. Una analoga proposta di legge del 1875, che prevedeva l'allestimento cli altre 300.000 armi Verterli, era solo parzialmente soddisfatta a causa di una riduz ione di fondi, che consentiva di produrre solo 176.000 moschetti e fucili Vetterli. Finalità precipua di questo disegno di legge era invece quella di dotare esercito permanente e milizia mobile dello stesso tipo cli armi moderne, costituendo inoltre una congrua scorta di esse (mentre la milizia territoriale poteva dispone di 625.000 fucili mod. 60 modificati Carcano). La riduzione del quantitativo di armi richieste consentiva cli equipaggiare solo l' esercito permanente con le anni più moderne; la milizia mobile restava armata con i vecchi 60/Carcano, cioè con armi munizioni diverse da quelle delle truppe con c ui era previsto che dovesse operare (con tutte le difficoltà che ciò comportava). Quanto all'esigenza di disporre di un sistema di fortificazioni per la salvaguardia del tenitorio nazionale, fin dal 1862 si era costituita una commissione permanente per la difesa generale dello Stato che studiava le soluzioni connesse a questo tipo di problema. Esistevano comunque due ordini cli difficoltà: una data dal fatto che un programma del genere poteva svolgersi soltanto a lunga scadenza, per la complessità delle opere da realizzare e l'altra per i costi che in base alle finanze sarebbero stati diluiti nel tempo.

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quei giorni la "battaglia per il pareggio del bilancio". Egli dichiarava infatti: " la potenza militare non consiste solo di soldati e cli cannoni ma anche eia un saldo assetto fi nanziario dello Stato". E proseguiva: " la potenza militare, per la parte che dipende unicamente dal Ministero della Guerra, è il prodotto cli quattro fattori princi pali che sono: il numero e la qualità ciel personale costituente l'esercito, il suo armamento, il materiale cli mobilitazione dell'esercito ed infine le opere di difesa territoriale, in ordine di importanza. La costante preoccupazione del rispetto dei limiti imposti dalla difficile con\ iizione finanziaria del Paese provocherà, tuttavia, aspre critiche all'operato del Ministro e l'accusa di aver dato vita ad un organismo la cui caratteristica più marcata era quella di essere uno "strumento di pura e passiva difesa". In realtà tutto ciò non rifletteva una1caparbia linea cli politica militare del Ministro; la necessità di contenere le spese dell'Esercito rispondeva ai dettanù della politica anti-deficit cli Sella. Per altro verso dobbiamo dire che la diminuita incidenza delle spese militari contribuì notevolmente alla soluzione del problema del disavanzo.

Risultati dell'ordinamento Ricotti-Magnani A conclusione dei sei anni ciel suo mandato

il generale Ricotti-Magnani lasciava un esercito articolato in: - 1O Corpi d'Annata, su venti Divisioni, riunite in 4 Armate e - 16 reggimenti di milizia per compiti presidiari. La creazione di una struttura di questa portata significava aver conseguito un notevole risultato, avendo raggiunto quelle dimensioni di forza che ci si era prefissi cli ottenere con la riforma. L'impostazione data dal Mitùstro all ' organismo militare si basava sulla suddivisione di esso in tre grandi branche. Secondo questo disegno, la m ili zia mob ile rapprese ntava la naturale espans ione dell'Esercito di campagna in caso di guerra e costituiva l'elemento di collegamento tra l'esercito di pace e quello mobilitato; mentre la milizia territoriale, divenuta sufficientemente numerosa, poteva assolvere compiti cli presidio del territorio e cli rincalzo alla prima e seconda linea, qualora fosse stato necessario. La struttura assunta dall 'Esercito con le riforme Ricottiane si conserverà fi no al 1915 quale base organica delle forze armate; le modifi che che verranno dai successivi Ministri rappresenteranno il naturale sviluppo, volto a perfezionare le proposte attuate precedentemente. Il processo evolutivo delle istituzioni militari era stato rapidissimo; esso aveva, dopo appena un anno, trasfonnato l'esercito cli Custoza sia nelle strutture pri ncipali che nello spirito; era quindi comprensibile che alcuni aspetti di questo processo dovessero maturarsi. Va comunque sottolineato che quanto avviene negli anni 1870-76 segna una tappa particolannente importante e q ualificante nella storia delle nostre forze armate. La sua radicale trasfonnazione in senso moderno e nazionale rappresenta in realtà il vero atto di nascita dell'Esercito veramente italiano (dopo quello più formale ciel 1861). 11 generale Ricotti-Magnani così come il generale Mezzacapo, nella gestione del loro Ministero, dimostreranno 'cli essere soprattutto degli uomin i politici prima che nùl itari, o per meglio dire, dei politici responsabili delle questioni militari. Ciò assicurava un giusto legame tra la politica del Paese e l'esercito, che si trovava così ad operare all'unisono con la classe dirigente. Ricotti-Magnani era perfettamente conscio della importanza che per gli italiani aveva in

I successori di Ricotti-Magnani Il generale Luigi Mezzacapo, nel marzo ciel 1876, assumeva la carica di Ministro della Guerra. Con lui riprendeva l'attività riformatrice delle strutture e delle istituzioni militari con lo stesso impulso degli anni '70. Quasi in ossequio a questo spirito di continuità, come primo atto, egli ripresentava quel progetto sulla organizzazione della milizia territoriale che con Ricotti-Magnani era rimasto in sospeso (il 21 maggio 1875 discusso e sancito il principio istitutivo della milizia territoriale e della nùlizia comunale che doveva sostituire la Guardia Nazionale). La legge venne approvata in data 30 giugno 1876, consentendo a questa terza branca delle forze annate cli inserirsi stabihnente nelle strutture del) 'Esercito, quale parte integrante cli esso e per assolvere quei compiti di presidio e difesa interna dello Stato che gli erano stati affidati. Nel 1877 vide la luce un altro importante progetto r igum·dante il riordinamento della Circoscrizione Militare Territoriale del Regno. Il disegno di legge prevedeva di adeguare questa struttura alla ripartizione delle forze armate in

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tempo di guerra. A tal fine, per prima cosa venivano create altre tre Divisioni Territoriali che, aggiunte a quelle già esistenti, raggiungevano un totale di venti (ciò consentiva cli assegnarne due i: er ogni Corpo d'Armata Territoriale) . Anche il numero dei Distretti era aumentato passando da sessantadue a settantaquattro (questi a loro volta venivano posti alle dipendenze di venti Comandi Superiori di Distretto). Pertanto il numero dei Comandi di Corpo cl' Armata in pace diventava uguale a quello che per essi era stato fissato in caso cli guerra. li risultato conseguito rappresentava certo un progresso anche se ben presto ci si rese conto che non si era ancora raggiunta la proporzione ottenuta negl i altri Paesi europei, tra forza dell'esercito ed il totale degli abitanti. Il criterio comunemente adottato prevedeva che per ogni due milioni di abitanti vi fosse un Coq)o cl' Armata cli due Di visioni. I trenta milioni di c ittadini italiani avrebbero dovuto dar luogo quindi a quindici Corpi cl' Armata, mentre erano solamente dieci. Va inoltre considerato che l'Italia nel contesto europeo, oltre ad esprimere un adeguato rapporto di forza tra esercito e Nazione, all' interno dell'organismo militare aveva altre carenze; infatti cavalleria ed a1tiglieria erano decisamente scarse ed atte ad operare solo con funzioni difensive. Naturalmente questa situazione era destinata ad avere delle ripercussioni negative nello svi luppo dei rappo1ti di alleanza con gli alLTi Paesi europei. E durante la fase cli discuss ione di queste modifiche strutturali (I O febbraio l 877), di cui abbiamo accennato, che il nuovo Ministro della guerra ebbe a forn ire un giudizio sull'operato del suo predecessore esprimendosi in questi termini: "Tutti i principi del nostro ordinamento sono giusti, ma nel metter Ii in esecuzione si è andati troppo a tentoni, non è che un lavoro continuo cli rappezzamento e cli ripieghi". Egl i proseguiva affermando che quanto era stato realizzato non era che una macchina complessa e difficile da far funziona re . " Bisognerà quindi procedere in un opera di controllo e correzione delle carenze che via via si manifesteranno" . Uno degli aspetti che destava maggiori preoccupazioni era il basso grado di preparazione e la scarsa efficienza delle truppe; per rimediare a queste carenze il Ministro proponeva cli rinunciare all' adclestramento di 36.000 uomini cli seconda categoria per intensificare e pe1fezionare invece quello di 12.000 uomini di prima catego1ia, che venivano così trattenuti tino al compimento della fenna.

Altri sforzi venivano compiuti intanto per migliorare le scuole e gli istituti di istruzione militare, vennero costituiti: - una scuola per sottuffic iali che aspiravano a diventare uffic iai i; - i collegi militari; - l' Accademia militare; - la Scuola Normale cli fanteria; - la Scuola di Applicazione di rutiglieria e genio. Per ciascuna cli queste scuole venivano indicati più chiaramente i concetti base delle finalità degli studi da co mpiere. Di conseguenza si fissavano più precisi rapporti tra le materie di insegnamento ed i rispettivi programmi, nonché la durata dei corsi e la loro ripartizione che veniva effettuata dando maggior peso alle discipl ine di indirizzo professionale nei diversi tipi di scuola ed insegnamento, clall' Accademia alla Scuola di Applicazione. Anche sulla complessa questione delle fortificazioni il Ministro riuscì a dare un nuovo impulso alla soluzione ciel problema con l'avvio dei lavori di difesa di Roma, mentre il tentativo di rilancio ciel Comitato di Stato Maggiore falliva per l'atteggiamento di Cialdini che ambiva esercitare quelle prerogative di alta direzione degli affari della guerra che erano invece attribuite al Ministro. Tra le ul time decisioni prese dal generale Mezzacapo ci sarà quella che regolava stabilmente, mediante una apposita istruzione, i tennini per la mobilitazione della prima linea; questo delicato aspetto delle operazioni militari era così sottratto alla confusione provocata al riguardo dal succedersi di disposizion i momentanee. Questa amministrazione dedicava ogni suo sforzo a perfezionare i meccanismi delle strutture precedentemente create, in modo che tutte armoniosamen te concorressero ad un efficace funzionamento della macchina bellica, il. cui compito era di provvedere alla difesa dello Stato; pertanto nessuna innovazione di carattere organico strutturale veniva introdotta con l'amministrazione ciel generale Mezzacapo che lasciava il Ministero nel marzo 1878. Fino al marzo 188 1 varie crisi di Governo determinavano un avvicendarsi cli Ministri al Dicastero della Guerra (quindi non si verificheranno grandi novità in fatto di evoluzione delle strutture militari). L'unico risultato di rilievo fu rappresentato dal R. Decreto dell'8 aprile 1880 che fissava l'organico della milizia territoriale in 300 battaglioni cli fanteria e 100 compagnie eia

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Il fucile Yetterli venne trasformato nel modello 70/87 a ripetizione trientre a Fontana Liri fu impiantato il polverificio. Il Ministero della Guerra disponeva di una serie di suoi stabilimenti adibiti alla costruzione dei materiati occorrenti, dalle artiglierie alle buffetterie. In parte erano sorti per ampliamento di strutture già esistenti ed in parte erano stati creati ex novo. Questi stabilimenti comprendevano: 1) due arsenali di costruzione cli cui: a) quello cli Torino, munito di forno a riverbero e fonderia, produceva masseJli di ferro, affusti, sotto affusti, carreggi, giberrie, bandol iere e cinturini ; b) quello di Napoli, munito cli grandi macchinari a vapore, costruiva affusti per artiglierie ed ogni tipo di carreggio per l'esercito; 2) quattro fabbriche d'armi a Brescia, Terni, Torino e Torre A nnunziata, in particohfre: a) Brescia produceva 100 fucili al giorno; b) Terni produceva 200 fucili al giorno con sciabole-baionette più accessori e fornirne nti; c) Torino fabbricava armi da taglio, da fuoco e da punta; cl) Torre Annunziata produceva giornalmente 250 fucili con sciabole-baionette ed accessori , riparava inoltre una gran quantità cli anni da fuoco e bianche; 3) tre officine cli costruzione d'artiglieria impiantate a Genova, Napoli e Torino che producevano bocche da fuoco, affusti di vario lipo, pezzi di ricambio, carreggio e materiali diversi per il servizio d'artiglieria. Erano inoltre proprietà dello Stato: - un importante laboratorio cli precisione a Roma per la produzione di alzi, telemetri, cannocchial i, misuratori vari; - due laboratori pirotecnici a Bologna e Capua per la fabbricazione cli cartucce cli vari tipi per tutte le armi, scatole e mitraglia e artifici cli guem:t; - due polverifici a Fossano e Fontana Li ri per la produzione di vari tipi di polveri. A questi stabilimenti vanno aggiunte: a) l'officina della Direzione territoriale di artiglieria cli Piacenza; b) l'officina di costruzione del genio cli Pavia, la quale costruirà le biciclette dell'esercito. Con questo vasto ed impegnativo complesso di attività il Ministero della Guerra aveva creato specializzazioni professionali e stimolato il progresso tecnologico; dava sicuro lavoro ad una folta sch iera cli operai (circa 4200), alimentava

fortezza. A giugno dello stesso anno erano approvati stanziamenti straordinari per 80 milioni, da ripartire in cinque anni e eia usare per due scopi: ulti mare la fabbrica d'armi cli Terni e per l' approntamento dei materiali di mobilitazione.

L'incidenza delle spese militari e degli impianti per la produzione dei materiali bellici Nel ventennio successivo al 1876 l'incidenza delle spese militari sull'economia ciel Paese era destinata ad aumentare. Questo arco di tempo va comunque suddiviso in due periodi. Il primo si inserisce tra l'ultima fase sfavorevole del ciclo economico conclusosi nel 1879 e l'inizio ciel nuovo ciclo a congiuntura favorevole, fino al 1882. In pratica questo periodo va dalla caduta della Destra ali' abolizione del corso forzoso. Durante questi anni lo sforzo che il Paese compie per darsi adeguate sh·utture militari è ancora regolato dai principi politici dell'epoca Ricottiana. L'altro periodo, che inizia dal 1883, registra invece un forte aumento delle spese militari che però nel 1889, sm-à destinato a subire una battuta d'arresto, imposta per effetto della grave crisi economica che investiva il Paese nel 1888 e che era destinata ad acuirsi negli anni a venire. Sull 'aumento delle spese militari aveva certamente influito la nuova politica estera (Triplice alleanza, espansione africana); il fenomeno fu certo una delle cause del disavanzo, dell'inflazione e della graduale ripresa del corso forzoso, ma rappresentò anche uno stimolo produttivo non trascurabile. Come testimonia lo stesso Bava-Beccaris, parte dell' aumento veniva impiegato per proseguire la fabbricazione ciel nuovo fucile mod. 70, per terminare la costruzione della fabbrica d'armi di Terni, per approntare le opere di difesa delle città di La Spezia e Messina e della frontiera alpina, per l'ampliamento delle fonderie di Torino, per la fabbricazione dei cannoni campali e di grande potenza,. per la provvista di oggetti di mobi litazione e per i lavori per la carta topografica d'Italia (l' Istituto topografico militare era sorto a Firenze nel 1872). Dopo il 1882 l'impegno per queste realizzazioni venne intensificato; si iniziò la costruzione delle difese costiere, cli sbarramenti e ciel campo trincerato di Roma, nonché la edificazione di vari fabbricati tra cui il Ministero della Guena.

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un volume di affari notevole, in scambi e trasporti (di cui beneficiavano varie categorie di persone), si proponeva di emancipare l'Italia dai condizionamenti dell'industria straniera.

Le attribuzioni ciel nuovo vertice militare erano: - proporre in base a proprie valutazioni, "la formazione di guerra" dell'Esercito; - stabilire d'accordo con il Ministro le norme generali per la mobilitazione e la radunata o qualsiasi altro piano utile alla difesa dello Stato; - esaminare, inoltre, i progetti riguardanti le fortificazioni in quanto legati all~operazioni militari. Il Ministro perdeva così parte delle sue prerogative, quali il trattare le questioni cli ordine strategico e che venivano invece affidate ad un organo tecnico indipendente; l'unica condizione posta era che vi fosse un generico accordo tra Capo di Stato Maggiore e Ministro; inoltre in caso di guerra, egli doveva assumere la responsabilità di capo effettivo dell'Esercito. Il nuovo ufficio sotto la guida del generale Cosenz era destinato ad avere un grande sviluppo; i piani di operazione che verranno approntati possono considerarsi tra i più organici e completi mai elaborati dall'Esercito italiano. Anche i compiti dello Stato Maggiore venivano regolati da precise norme. In materia di ordinamento e reclutamento importanti innovazioni derivarono dalla creazione di due nuovi Corpi d'Armata (portati complessivamente a 12); ciò determinava di riflesso l'aumento dei comandi territoriali di Corpo d'Armata e di quelli superiori di distretto. Venivano infatti riorganizzate anche la mobilitazione ed il concentramento delle ventiquattro Divisioni attive e delle dieci della milizia mobile. Quest'ultima non è più una ingombrante struttura di duplicazione dell'esercito attivo ma era ormai divenuta parte integrante di esso; la sua forza era costituita da 180.000 uomini, mentre la prima linea ne schierava 430.000, quindi, il rapporto di forza tra i due si era invertito rispetto a quanto era avvenuto ai tempi di Ricotti-Magnani. La milizia territoriale era onnai in grado di dare il suo valido contributo al consolidamento ciel sistema militare italiano. Con i suoi 350 battaglioni di fanteria e le sue 130 compagnie da fortezza e del genio, essa forniva la necessaria copertura qualora l'esercito avesse dovuto portarsi oltre confine. In questo stesso periodo venivano inseriti nella prima linea un reggimento di carabinieri a cavallo ed alcune compagnie a piedi. Tale incremento delle unità organiche determinava un aumento di potenza strategica che costituiva in ef-

L'ordinamento Ferrero

Nel 1881 il dicastero della guerra veniva affidato al generale Ferrero (che l'avrebbe mantenuto fino al 1884) il quale impresse un nuovo impulso all'attività di revisione e perfezionamento delle nuove strutture. Secondo quanto il generale aveva dichiarato nel 1880, l'esercito in tempo di pace aveva questi compiti: - rappresenta la potenza dello Stato agli occhi della diplomazia; - difende l'indipendenza, l'onore e gli interessi dello Stato; - si pone come strumento legale del governo per assicurare l'ordine interno, estraneo alle lotte dei partiti politici. Al congresso di Berlino, svoltosi tra giugno e luglio del 1878, l'Italia veniva a trovarsi isolata a causa della sua insufficiente preparazione militare, neanche il trattato difensivo della Triplice Alleanza, stipulato il 20 maggio 1882, sembrava potesse migliorare questo stato di cose. Un coro di critiche si levò da più partì nel Paese, in gran parte attribuivano la responsabilità dell'insuccesso diplomatico proprio a certe carenze dell'organismo militare. Il generale Barattieri sulla " Nuova Antologia" suggeriva la strada da seguire: "l'esercito permanente doveva essere aumentato di numero, a ferma piena e migliorato qualitativamente. In altri termini , l'esercito doveva modificare le sue strutture in modo da poter operare non solamente ed unicamente come strumento di difesa, ma doveva essere in grado all'occorrenza di svilupeare anche operazioni offensive. E evidente che in caso di conflitto, un alleato, che potrà solo chiudersi a difesa senza partecipare ad un comune sforzo contro l'avversario, non offre né aiuto né vantaggi. Come suo primo atto il generale Ferrero metterà il generale Cosenza Capo del Comitato di Stato Maggiore, in vista di un nuovo incarico che gli doveva essere affidato eia lì a poco; infatti, con decreto del 29 luglio 1882 gli veniva conferita la carica di Capq cli Stato Maggiore dell'Esercì to.

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una superiorità sul nemico, nel momento in cui le colonne avversarie avessero dovuto procedere separatamente. In questo contesto la funzione dei forti alpini non sarà più quella di semplice sbarramento, bensì di predisporre dei nuclei per l'appoggio di una energica azione difensiva. Con l'affermarsi, quindi, della teoria della "guerra attiva jn montagna" venlva rafforzata ed ampliata l'organizzazione del corpo degli alpini. Le tappe salienti dell'evoluzione del corpo erano state: - 1872 costituzione delle prime 15 compa\. gnie alpine; - 1873 il numero delle compagbie alpine era portato a 24 ed ordinate in riparti corrispondenti a battaglioni, venivano inoltre costituite le compagnie della milizia mobile; - 1878 con R. Decreto del 30 aprile il numero delle compagnie aumentava ancora a 36 ed erano ordinate su 10 battaglioni, fu inoltre1stabilito che le compagnie avessero in permanenza l 'organico di guerra, cioè 250 uomini invece di 100; - 1880 rafforzamento del corpo, comprese le compagnie di riserva e di milizia mobile; - 1882 venivano istituiti i 6 reggimenti alpini su 20 battaglioni mentre le compagnie della milizia territoriale salivano a 73. Nel momento in cui il generale Ferrero lasciava il dicastero della guerra, l'esercito aveva fatto notevoli passi avanti nella sua organizzazione ed in vista del conseguimento di quell ' aumento di forza ritenuto fondamentale nei rapporti internazionali. Certamente l'opera e la collaborazione del generale Cosenz, come Capo cli Stato Maggiore, avevano arrecato un contributo decisivo alla realizzazione dell'ordinamento Ferrero. Bisogna tuttavia notare che l'esercito scaturito da queste riforme, sebbene fosse numericamente più forte non aveva aumentato in proporzione adeguata la cavalleria e soprattutto l'artiglieria. Infatti negl i altri paesi europei ogni corpo d'armata disponeva di 96 pezzi mentre nel nostro esercito erano solo 80. Questo ordinamento riuscì comunque a soddisfare abbastanza i due contrastanti orientamenti che, in tema di politica militare, si dibattevano in quei giorni, cercando di conciliare le opposte tesi con la proposta della "Nazione Annata" imperniata su un esercito costruito per l'offensiva. La fusione cli queste due ipotesi comportava comunque delle soluzioni di compromesso . Le conseguenze di questo orientamento, per quanto

fetti la dote in termini di forza militare che l' Italia portava nella alleanza, una dote faticosamente costituita con sacrificio. Nel futuro questa potenza strategica subirà solo leggere modifiche.

Lo sviluppo del corpo degli Alpini e la funzione attiva dell'ostacolo naturale delle Alpi Fin dal momento in cui l'ordinamento Ricotti veniva introdotto e prendeva consistenza, la difesa dell'arco alpino aveva sempre costituito motivo di particolari cure. Infatti nell'ottobre del 1872 erano stati creati i distretti nella zona alpina, con il compito di addestrare e reclutare il personale su base territoriale, rappresentando quindi l'unica eccezione rispetto al sistema vigente nel resto del Paese. Tale deroga era dovuta all'accoglimento delle teorie del capitano Giuseppe Perrucchetti sul tema della difesa di questa parte del territorio nazionale. Egli sosteneva che le Alpi potevano rappresentare di per sé una fortezza, purché fossero presidiate dagli stessi abitanti di quelle valli che l'ordinamento territoriale ad essi riservato, avrebbe trasformato in truppe capaci di operazioni difensive e controffensive. Questo principio era ritenuto valido per tutte le popolazioni che vivevano a ridosso della catena alpina; asseriva Perrucchetti che: "Ammessa l'utilità di una resistenza sulle Alpi, per dar tempo all'esercito di mobilitarsi, chi mai von-à contestare che l'avere già in moto e funzionante il meccanismo della resistenza alpina fin dapprima che la guerra scoppi, non sia meglio di non averlo o averlo fermo ed am1gginito?". Il generale Ferrero aveva intanto affidato (nel 1882) al Comitato di Stato Maggiore generale lo studio del problema della difesa generale dello Stato; il risultato fu una più chiara visione dello sviluppo da dare alle fortificazioni, alla scelta delle località ed ai collegamenti con la difesa interna. In base a questi studi decadeva il criterio che considerava le Alpi come un semplice ostacolo passivo, mentre prevaleva il principio che gli attribuiva' il carattere di zona di territorio in cui poteva essere esercitata, in modo particolarmente vantaggioso, una efficace azione di difesa attiva. Infatti un nemico, anche molto numeroso, non avrebbe potuto spiegare in quei luoghi le sue forze. Inoltre la direzione concentrica delle valli consentiva di ammassare agli sbocchi di esse le forze necessarie per avere

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attiene alla leva, furono che mentre si manteneva la leva a tre anni, veniva fissata una aliquota della l" categoria, da stabilire anno per anno, che compiva una ferma di soli due anni. D'altra parte, per non pregiudicare l'esigenza "offensiva", il contingente annuo era aumentato a 76.000 uomini. I richiami di una o più classi in congedo, per brevi periodi cli addestramento, costituiva invece un correttivo alle ferme brevi.

cialli, questo corpo comprendeva: un reggimento cacciatori d'Africa su 4 battaglioni con I 6 compagnie; un battaglione bersaglieri cli quattro compagnie; due batterie eia montagna, due compagnie cannonieri eia fortezza, una compagnia cli operai d'urtiglieria, due compagnie zappatori ciel genio ed una cli specialisti, tre compagnie per i servizi (sanità, sussistenza e treno). Gli sforzi ciel generale Bertolé-Yiale non erano unicamente volti a migliorare e rafforzare gli organici dell'esercito permanente; infatti, egli non mancava di dedicare particolari cure anche alla milizia mobile e territoriale, perché lo sviluppo di queste due branche della struttura tripartita delle forze armate, doveva armonicamente coilegarsi a quello deU'esercito pennanente, per poterlo validamente affiancare in caso di mobilitazione. Per la milizia mobile, ad esempio, le maggiori difficoltà, al momento, scaturivano dalle riduzioni imposte ai contingenti cli leva, che per riflesso rendevano impossibi le costituirne gli organici secondo la forza prevista. Il generale Ricotti-Magnani , nella relazione al re, che precede il decreto del 9 gennaio 1887, sull'ordinamento della milizia mobile ci presenta un quadro preciso della situazione. A tale proposito egli affermava che: "Colla legge del 29 giugno 1882 venne stabilito l'ordinamento definitivo della milizia mobile. Quell'ordinamento era calcolato in relazione al maggior sviluppo dato eia quella legge al Regio Esercito e quindi era basato su una forza proveniente dalla completa rotazione di un contingente di leva cli 1• categoria fra gli 80 e gli 82.000 uomini. Senonché i contingenti cli 1a categoria in congedo illimitato che allora erano iscritti alla milizia mobile e che per parecchi anni vi dovevano fare passaggio, provenivano da contingenti nominali cli soli 65.000 uomini. Donde la convenienza di adottare per la milizia mobile un ordinamento transitorio che limitasse il numero delle unità della milizia stessa, in relazione alla forza di sponibile, e Vostra Maestà degnavasi cli approvare tale ordinamento provvisorio". La nota continua spiegando che tale situazione era destinata a protrarsi, ma non è comunque q uesta la sede adatta per approfondire l'argomento, pertanto riteniamo opportuno rinviare il lettore al capitolo sulla milizia mobile, dove troverà una più organica trattazione della materia . Questi problemi saranno ereditati qualche mese più tardi dal generale Bertolé-Viale, per i

Ordinamento Bertolé-Viale Subentrando a Ferrero, il generale BertoléViale, Ministro della Guerra dal 4 aprile 1887 al 6 febbraio 1891, quale primo atto della sua gestione provvedeva al necessario aumento della cavalleria ed artiglieria, stabi lendo così una più giusta proporzione cli queste due anni ed un adeguato equilibrio cli esse nelle grandi unità dell'esercito. La legge ciel 23 gi ugno 1887 stabiliva infatt i la formazione di due nuovi reggimenti di cavalleria e lo sdoppiamento cli quelli d'artiglieria da campagna, che da 12 venivano portati a 24 così articolati: 12 di corpo d'annata e 12 di divisione, per complessive 48 brigate con 192 batterie e 1152 pezzi. Le batterie a cavallo e quelle eia montagna venivano riunite in due speciali reggimenti i cui organici comprendevano complessivamente: per il primo tre brigate su sei batterie con 36 pezzi; per quello da montagna, tre brigate su nove batterie con 54 pezzi. Questo aumento dei reggimenti di cavalleria ed artiglieria rendeva possibile l'eventuale formazione cli tre divisioni cli cavalleria, e l'assegnazione, in caso di mobilitazione, di 96 pezzi da campagna ad ogni corpo cl' annata. La stessa legge prevedeva inoltre 1' ordinamento delle truppe alpine su sette reggimenti con 22 battaglioni e 75 compagnie e quello delle truppe del genio su quattro reggimenti con 15 brigate e 53 compagnie. L'inizio della espansione coloniale in Africa, la prima spedizione inviata a Massaua il 14 gennaio 1885, determinava un ulteriore accrescimento delle forze dell'esercito. Nel 1887 si costituiva il "Corpo speciale cli truppe per i presidi d'Africa" forte di 5.000 uomini su due reggimenti fanteria con 6 battaglioni di 24 compagnie uno squadrone cli cavalleria, una brigata di 4 compagnie cl' artiglieria, una compagnia genio, tre compagnie dei servizi sanità, sussistenza e treno. Nel 1889 in seguito al trattato di Uc-

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Vultimo decennio del secolo

qual i cercherà soluzion i legate alla sua idea di riforma . Altro importante aspetto che il Ministro decideva di affrontare era quello ciel reclutamento e leva; l'intera questione veniva riesaminata nei suoi vari aspetti; pertanto ven ivano stabilite tassative dispos izioni che prevedevano le singole condizioni in base alle quali l'iscritto cli leva conseguiva il diritto cli assegnazione alla terza categoria. La ferma era suddivisa in cinque diversi tipi secondo la durata clell' obbligo del servizio alle armi: a) ferme normali - della durata d i tre e due anni , stabilite in base al numero di estrazione ed in relazione alla forza b ilanciata; b) fer me speciali: l) della durata cli un anno per i volontari; 2) di 4 anni per la cavalleria; 3) di 5 anni per sottuffic iali , CCRR, allievi sergenti, maniscalchi, musicanti, ecc. La congiuntura internazionale e finanziaria degli anni '80 faceva diventare irreversibile la tendenza all'aumento del contingente di la categoria, che tra il I 888 ed il 1890 si attestava sul livello cli 83.000 uom ini. La stipula del patto della Triplice Alleanza e le prime imprese coloniali avevano fatto aumentare i bilanci militari per le maggiori esigenze che scaturivano eia questi eventi, determinando anche un aumento di forza bilanciata e cli contingente. Questa tendenza salirà ancora raggiungendo la quota di 95.000 uomini per il contingente di 1" categoria . Sono questi gli anni in cui le spese militari sono percentualmente più alte; nel 1887 e nel 1888 la loro incidenza sulla spesa pubblica era rispettivamente del 28 e del 33%. Un tale aumento non era totalmente devoluto all'acquisto cli material i ma si traduceva anche in aumento cli quadri e del numero d i soldati in armi. Dal 1890 la tendenza ali ' aumento subirà un arresto per effetto della crisi economica che travaglie rà il Paese negli anni successivi. Gli studi e le esperienze sull' armamento individuale ciel soldato, che avevano lo scopo cli realizzare un'am1a cli piccolo calibro con canna arigatura parabolica, si concludevano nel 1888 con l'adozione di un'a1111a basata sul congegno Mannlicher, ufficialmente adottata dall ' esercito nel 1892 con la denominazione cli "fucile mod . 91". Le modifiche introdotte all' ordinamento dell' esercito dal generale Bertolé-Viale rimarranno sostanzialmente inalterate fino al 1896.

Durante gli ultimi dieci anni del secolo l' Esercito italiano attraverserà un periodo critico della sua storia, soprattutto per la difficile situazione economica che aveva investito il Paese e che costringeva i ministri del la guerra a lesinare i fondi necessari per le esigenze primarie delle forze annate. Sostanzialmente furono tre i ministri di spicco che ricoprirono la carica in quel periodo : Pelloux, Mocenni e Ricotti -Magnani. Il loro operato si ispirava alla comune linea cli condotta cl i salvaguardare le fragili fina n~~ dello Stato che non erano ancora in grado di sopportare, senza pericolo, l'aumento delle spese causato dalla ripresa ciel confl itto in Eritrea; essi pertanto furono costretti ad attuare forti rid uzioni cli spese, sia ordinarie che straordinarie. Mentre la politica militare procedeva ancora tentando di conciliare le due opposte esigenze clell'"Esercito offensivo" e della "Nazione armata", il Governo dal canto suo, per affrontare la crisi finanziaria, doveva impone pesanti tagli ai bilanci del Dicastero della Guena. Negli amb ienti militari tradizionalisti iJ generale PelJoux ve niva considerato un ufficiale della "scuola g iovine", cli quell i che sostenevano l'obbligo della milizia esteso a tutti i cittadini validi, così come il concetto di "territorialità militare" . Ma allo stesso tempo, secondo una concezione più tradizionale, tentava di conservare un esercito con i guaclri "lqrghi" per incorporare, in caso cli bisogno, tutti gli uomini validi istruiti. L' unica strada da battere per giungere a questo risultato, era quella della riduzione della ferma allo stretto indispensabile che consentisse però cli dare agi i uomini una istruzione sufficiente. In pratica, quindi, per attuare questo programma bisognava ridurre la ferma da 3 a 2 anni, ma poiché non si voleva modificare questa condizione ufficialmente, lo si fece adottando so]uzioni quali: congedi anticipati, ritardi alle chiamate e allungamenti ciel periodo del la forza minima dal mese di ottobre a quello di marzo. Nel 1893, l'introduzione della classe unica e l'abolizione deJJa 2" categoria p rodussero un aumento ciel tasso di militarizzazione che giunse al 27,4%, una quota primato per quei tempi. Gli arruolati, furono oltre centomila e vennero così suddiv isi: un quinto veniva incorporato con ferma biennale, l' altro quinto era messo in congedo illimitato.

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Incorporando nella la categoria tutti gli uomini idonei al servizio, eccetto gli aventi diritto alla 3' categoria, non si poteva però tenere tutte le tre classi di un contingente così aumentato contemporaneamente alle armi in tempo di pace, vista l'esiguità del bilancio. La lunghezza ciel periodo cli forza minima (sei mesi eia ottobre a marzo) destava perplessità specialmente in coloro che cons ideravano la tutela clell ' orcline pubblico il compito primario dell' esercito. 1 moti ciel 1893 nella Lunigiana e in S icilia dimostrarono che i timoli erano fondati ed il comportamento dell' esercito provocherà aspre critiche e sarà una delle cause della caduta del Governo. li generale Stanislao Mocenni, designato a succedere al M inistro PeUoux, terrà la carica dal 1893 al 1896. TI suo sarà un atteggiamento molto più deciso nei confronti dei pericoli insurrezionali. Pertanto, alla fine del 1893, due classi cli leva venivano richiamate alle armi per esi genze di ordine pubblico, quasi una mobilitazio ne. Fu in questa circostanza che l'esercito diede un'ottima prova cli saldezza, benché s.i fosse in presenza cli gravi crisi sociali. Probabilmente era proprio questa dimostrazione cli affidabilità che incoraggiava il Ministro Mocenni a presentare nel 1895 un progetto cli ordinamento delle forze annate basato sul reclutamento territoriale, pilastro della "Nazione Armata" secondo il modello prussiano. Il Parlamento tuttavia respingeva questo tipo cli proposta', come aveva già fatto in passato, perché il sistema di reclutamento nazionale, pur presentando degli svantaggi, quale l'essere più costoso e meno facilmente mobilitabile, veniva sempre considerato il più potente mezzo cli italianizzazione; quello regionale invece presentava ancora troppi rischi, per un paese che aveva conquistato l'unità nazionale così di recente. La sconfitta delle nostre truppe nella battaglia cli Aclua determinava la fine del Dicastero Mocenni a cui succedeva, per quello che sarà un breve ritorno, il generale Ricotti-Magnani. li nuovo Mini.stro, che non approvava quanto era stato realizzato dalla precedente ammini strazione, decideva di abolire la categoria unica ripristinando la prima e la seconda; stabiliva inoltre che il contingente di la categoria avrebbe avuto ferma biennale per il 50% dei suoi effettivi, mentre la percentuale dei riformati, per la classe 1876, aumentava cli un terzo rispetto ai dati dell'anno precedente. Con queste decisioni

veniva penalizzato il criterio della "Nazione Armata" basato sul numero di cui Pelloux e Mocenni si erano fatti sostenitori. Ricotti presentava anche una proposta per la riduti.one delle unità permanenti ed un progetto per un nuovo ordinamento dell'esercito, il quale prevedeva che, in caso cli guena, ogni singolo corpo d'armata si articolasse su tre piccole divisioni così composte: - 9 reggimenti cli fanteria su 27 battaglioni; - 1 reggimento di cavalleria su 5 squadroni; - 9 batterie d'artiglieria con 72 pezzi. Ma le riforme proposte da Ricotti-Magnani erano destinate a scontrarsi con l' opposizione ciel re, che invece appoggiava la tesi dei "quadri larghi" di Pelloux , e con quella ciel Consiglio dei Ministri che non voleva più discutere dinanzi alla Camera dei. Deputati il progetto cli ordinamento ternario dell'esercito, già approvato dal Senato. Al dimissionario Ricotti succedeva nuovamente Pelloux che decideva immediatamente di ripristinare la categoria unica; qualche mese più tardi, a fronte cli un maggiore stanziamento di fondi sul .bilancio della Guerra, che da 225 milioni era portato a 239 milioni , presentava alla Camera dei Deputati un nuovo progetto di ordinamento delle forze armate i cui punti salienti possono riassumersi come segue: a) esercito permanente - costituito su 12 corpi d'armata e 25 divisioni, come era previsto nell 'ordì namento Bertolé-Viale; b) i distretti di reclutamento vengono trasformati in distretti militari, organi incaricati, in tempo di pace, del reclutamento, ed in tempo clj guerra di fungere da centri requisizione quadrupedi e provvedere alla formazione delle unità della milizia territoriale, le operazioni di mobilitazione della milizia mobile erano trasferite ai depositi dei reggimenti cli fanteria e bersaglieri. Questo ordinamento s i basava sul mantenimento cli organici abbastanza forti già in tempo cli pace e sulJ'aumento della consistenza della milizia territoriale mediante la costituzione cli parte dei suoi quadri con ufficiali provenienti dall'esercito permanente. Erano anche sanzionati per legge alcuni provvedimenti presi precedentemente: ad esempio, la trasformazione di 7 batterie da campagna in altrettante eia montagna, il riordinamento clell' arma del genio su 5 reggimenti, lo scioglimento dei 5 reggimenti di artiglieria eia fortezza e la formazione in loro vece cli 22 brigate autonome d'artigliera da costa e da fortezza.

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CAPITOLO l

L'EPOCA RICOTTI



L'EPOCA RICOTTI

I cambiamenti delle uniformi imposti dalle nuove esigenze di mobilitazione Il cambiamento delle divise militari degli anni 1870 condusse alla adozione cli una foggia di uniforme senza dubbio più moderna, cioè più rispondente alle nuove tecniche d i combattimento che si andavano diffondendo. Questo passaggio si realizzò gradualmente ed ebbe tempi di attuazione più lunghi di quanto generalmente si creda. L'evoluzione del corredo e dell'equipaggiamento era la conseguenza delle grand i innovr zioni di carattere ordinativo introdotte in quei giorni. J 1 pericoli della crisi internazionale, prodottasi con la presa cli Roma, contribuirono a far sì che l'attuazione del piano di riforma proposto dal generale Ricotti-Magnani trovasse immediato riscontro; mancava, però, il tempo per elaborare e sperimentare un progetto organico in base al quale rinnovare vestiario ed equipaggiamento del soldato in funzione dei nuovi armamenti e ordinamento. Le truppe italiane che il 20 settembre 1870 erano giunte sotto le mura di Roma, per farne la capitale del regno, indossavano ancora sostanzialmente la vecchia tenuta piemontese ciel 1849. Le prime disposizioni del 1871 modificavano solo la d ivisa degli ufficiali, mentre nulla era cambiato per la truppa ed i sottufficiali, eccetto l' uso delle stellette, simbolo della condizione giuridico-militare, e conseguentemente esteso a tutti coloro che appartenevano alle fo rze armate ciel Regno, dal re fino all'ultimo soldato, proprio come elemento di divisa (che serve, cioè a identificare chi lo porta). Era il simbolo dell'unità nazionale fi nalmente raggiunta; sarà quindi il nuovo emblema adottato dall 'esercito e desti nato ad essere rappresentato nella maggior parte dei fregi .

Stellette di divisa Le stellette di divisa, per il significato che ancora oggi gli si attribu isce, rimangono una peculiarità dell'esercito ital iano. Generalmente è l' uniforme stessa che assolve questa funzione (anche negli eserciti stranieri), ind ica cioè l'appartenenza alle forze armate dello stato. Sia nel passato che in tempi più recenti s i riscontrano alcune analogie con altri simboli, come ad esempio il "blu del re", colore riservato esclusivamente all'abito dei militari prussiani; o le coccarde special i con i colori dei Romanoff dell'esercito zarista; o la più recente sigla "U.S." che l'esercito americano cominciò ad usare verso il 1898 per distinguere i reparti delle forze federali; tuttavia, nessuno cli questi emblemi equivale alle stellette d i divisa ciel soldato italiano. Secondo la consuetudine, il decreto cli adozione delle stellette doveva essere accompagnato dalla "Relazione a S .M.", dove il legislatore spiegava al sovrano quali erano le ragioni della innovazione perché l'approvasse. Purtroppo però tale documento non è mai venuto alla luce e non si dispone quindi, di alcun dato ufficiale che spieghi perché sia stato scelto proprio il simbolo della stella a 5 punte per indicare chi è soggetto allo status e alla disciplina militare. Un mistero questo che ha prodotto molte ipotesi suggestive, a nostro avviso però la mancanza di u n documento risolutivo a riguardo non è affatto casuale; tutto lascia intendere che non fu inai redatto per la semplice ragione che fu proprio il sovrano a scegliere questo emblema, quindi la "Relazione a S.M." sarebbe stata del tutto superflua. 11 Ministro invece, secondo la prassi, motivava con grande scrupolo ed attenzione ogni sua proposta. Che l'idea della stella a 5 p unte fosse partita dal re è suffragato dalle c.ircostanze, perché in realtà egli l'aveva già introdotta nel 1868, in occasione del le nozze del principe Umberto con Margherita di Savoia. ln quella circostanza Vittorio Emanuele U volle che, sulle corazze dei carabinieri della scorta d'onore, la croce sabauda fosse sostituita dalla stella con raggiera (emblema cieli.a nuova dignità di re d'Italia).

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Studi recenti avrebbero rivelato inoltre che la stella a c inque punte coincide con un simbolo di quella massoneria per la quale anche il re quanto meno nutriva fo rti simpatie, egli infatti l'avrebbe adottato in segno di riconoscenza per il contributo decisivo forn ito dalla massoneria, in particolare quella inglese, a sostegno della causa dell'unità d'Italia. Questo comu nque è uno dei tanti aspetti che rimangono legati a quelle trattative segrete condotte dalla diplomazia in appoggio al processo cli unificazione nazionale e che per ovvi motivi erano destinate a rimanere nel più stretto Iiserbo. Durante il Risorgimento la stella era l'emblema dell'Italia unita e libera, simboleggiava "Roma", la città da cui si era irradiata la luce d i una grande civiltà, maestra di d iritto . La capitale ciel nuovo Regno aveva posto qui la sua sede, come erede di un glorioso passato in cui l'Italia unita si identificava. Non a caso questo emblema trovava la sua massima diffusione dopo la proclamazione cli Roma Capitale (1870). Infatti tra il 1872 ed il 1876 lo stellone veniva applicato sul chepì dei soldati di tutte le anni e corpi, sul colbacco e sull'elmo della cavalleria per brevissimo tempo, oltre naturalmente alle stellette di divisa applicate sui baveri di tutte le uniformi. Le stellette di divisa erano comunemente ritenute l'espressione di quegli ideali cli unità e ind ipendenza nazionale, che avevano dato vita al nuovo Stato, fungeva no perciò da elemento di coesione tra cittadini che avevano storia e tradizioni talvolta molto diverse. La stella a cinque punte, inoltre, non era un emblema della dinastia sabauda, quindi riscuoteva il consenso anche dei cittadini che nutrivano sentimenti repubblicani. Sotto l'aspetto pratico , l'adozione delle stellette rientrava tra i provvedimenti presi dal Ministro per rendere l'uniforme del soldato estremamente semplice, per snellire cioè l'operaz ione di vestizione dei mobil itati che dovevano essere tempestiva mente spediti in linea. Per questa ragione scompariranno tutte le mostreggiature che identificavano i reggimenti, le sole destinate a rimanere erano quelle che più genericamente indicavano l'arma di appartenenza del militare: fa nteria, cavalleria, artiglieria e genio. La maggior parte delle nostre truppe portava su l bavero dell'uniforme solo le stellette, le q ual i diventavano anche un fac ile segno di identificazione ciel perso nale in servizio attivo nell 'eserc ito . Era importante riconoscere a prima vista chi apparteneva alle forze armate dello Stato, visto che all'epoca l ' Italia ancora pullulava di gente in uniforme; per non parlare di quello che si era v isto fino a qualche anno prima del 1870, tra eserciti preunitari e fo rze volontarie di ogni genere, comp resi gli ungheresi . Le stellette cli divisa non ebbero al loro primo apparire il significato e la diffusione assunti in seguito, le tappe cli questa evoluzione furono le seguenti. Le stellette di divisa sono menzionate per la prima volta nella "Istruzione sulla divisa degli ufficiali di fanteria", approvata con R. Decreto del 2 aprile 187 1. L'uso del nuovo fregio era qui previsto solo per gli ufficiali di fanteria, che tuttavia rappresentavano il grosso della nostra ufficialità. li decreto specifica infatti che rimanevano ancora in vigore le vecchie prescrizioni per gli ufficiali dei bersaglieri , dell'arma di cavalleria, di artiglieria, del genio e quanti altri non specificamente menzionati nell 'Istruzione. È evidente che le stellette di divisa erano concepite come parte integrante della nuova uniforme, con cui strettamente si abbinavano. Il testo comunque si limitava a prescrivere che dovevano essere ricamate in argento, quali ne dovessero essere le dimensioni e dove applicarle esattamente, null' altro. Il 22 giugno 1871 la Nota 118 del Giornale Militare stabiliva che: "Le stellette sul bavero della giubba e della mantellina che dalla Istruzione del 2 aprile scorso è prescritto siano in ricamo potranno invece essere di metallo argentato e fatte in modo da potersi levare e rimettere". La nota concl ude puntualizzando che: "Con questa occasione si avverte che dette stellette dovendo considerarsi la caratteristica speciale di chi è soggetto alla giurisdizione militare, no n possono fregiarsene gli ufficiali in ritiro, denùssionari ed altri che abbiano l'uso dell ' uniforme mil itare". È il primo accenno al significato di questo fregio. Nei successiv i mesi di agosto, settembre e ottobre del 1.871 venivano pubblicate le istruzioni sulle nuove uniforn1i degli ufficiali delle altre armi . Per tutti il bavero della giubba e dei soprabiti (cappotto, mantellina e spencer) era ornato dalle stellette dì divisa a 5 punte. Per gli ufficiali generali (Istruzione di ottobre 1871) le stellette erano dorate anziché d'argento come per gli altri ufficiali.

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Si concludeva così la prima fase d i introduzione del nuovo emblema delle stellette, che ormai risultava prescritto per tutti gl i uflìciali delle varie armi e corpi. La truppa ne era ancora esclusa. Ci sembra interessante rammentare che dal 1860, gli ufficiali aiutanti di campo di S .M. , sia effettiv i che onorari, già applicavano sulla "goletta" (colletto) della tunica due stellette dorate a sei punte, una per parte. Esse recavano al centro il monogramma del sovrano, V.E., in argento . Questo fregio stava ad indicare la loro carica speciale ed era una copia esatta delle stellette che gli ufficiali austriaci applicavano sul colletto della tunica come distintivo di grado. La cosa certo non stupisce perché tutti in Europa ammiravano la sobria eleganza dell'esercito austriaco; gli stessi inglesi trassero diversi spunti dallo stile militare asburgico. Gl i aiu tanti di campo di S .M. mantennero fino al 1876 questo speciale distintivo d i carica; cli conseguenza con l ' adozione delle stellette di divisa, il bavero delle loro giubbe aveva due stell.ette per lato: quella dorata a 6 punte, da aiutante posta accanto a q uella d'argento, a 5 punte, il modo di disporle è indi\i cato nella tavola allegata. Il significato e l' uso delle stellette si chiarivano definitivamente con il decreto del 13 dicembre 1871, a cui si dava attuazione con la Istruzione del 4 gennaio 1872. La conseguenza immediata di queste decisioni fu che l' uso delle stellette veniva finalmente esteso anche alla truppa di tutte le armi co1pi e servizi dell'esercito. I soldati però non avevano ancora le nuove uniformi, pertanto attaccarono le prime stellette sulla goletta della vecchia tenuta piemontese. Nell'articolo 1° ciel decreto si sanciva: "Tutte le persone soggette alla giurisdizione militare, a .mente dell'art. 323 del Codice Penale Militare e 362 ciel Codice penale marittimo, porteranno come segno 'caratteristico della divisa militare comune all'esercito ed all'armata (marina), le stellette a cinque punte sul bavero dell'abito della rispettiva divisa" . A questo punto le stellette di divisa non erano più "l ' ornamento" del colletto, come era stato detto nell'Istruzione ciel 2 aprile 1871, quindi una semplice guarnizione prevista esclusivamente per quegl i ufficiali che indossavano la divisa di nuovo modello. Le stellette erano ormai il distintivo per antonomasia che identificava il personale in servizio attivo nelle forze annate. Per il significato assunto dal freg io, il 28 gennaio 1872 (Nota n. 6 del Giornale Militare) il Ministero stabiliva che, nella fase di transizione, gli ufficial i ancora sprovvisti della nuova divisa applicassero le stellette sulla tenuta "d ' antico modello". Nelle disposizioni del 4 gennaio 1872, erano elencate tutte le categorie di militari , di ogni grado e rango, per le quali era prescritto l'uso delle stellette, secondo lo schema qui di seguito riportato: - ufficiali dell'esercito in effettivo servizio, in disponibilità ed in aspettativa; - gli assimilati al grado d'uffiziale, c ioè medici farmacisti , veterinari ed i funzionari dell'intendenza; - gli uffiziali della mjlizia provinciale, solo per il periodo in cu i sono chiamati a prestar servizio; - per i militari di bassa forza sia dell'esercito permanente che della milizia provinciale finché rimangano sotto le armi. (Vedremo in seguito che parte degli assimilati al grado di ufficiale perderanno le stellette, perché assegnati dall' Ordinamento 1873, alla categoria degli impiegaci civili dipendenti dall'Amm inistrazione della Guerra; giustizia militare e farmacisti). Le stellette dovevano essere: - in oro per gli ufficiali generali; - in argento per gli ufficiali ed assimilati di grado superiore cd inferiore; - ricamate in cotone o lana bianca per la truppa. L' Istruzione sanciva inoltre che: "Tale distintivo sarà d'obbligo a datare dal 1° aprile ( 1872) per tutti gli ufficiali dell 'esercito, ed a datare dal 1° luglio ( 1872) per la truppa. I militari che ricevono il congedo assoluto dovranno, prirmi di lasciare il corpo, clepon-e le stellette". Un mese p iù tardi circa, la Nota n. 8 del Giornale Militare dava ulteriori ch iari menti circa l'uso delle stellette eia truppa specificando che: "Tale distintivo dovrà essere messo sui baveri e sulle golette degli abiti d ' uniforme d ' ogni spec ie (giubbe, cappotti, pastrani o tuniche) così ne dovranno essere ornati anche i baveri delle giubbe di tela". L'u niforme di tela a cui si riferisce la nota era ancora quella piemontese e continua precisando: "Perché possano (Le stellette) riuscire abbastanza appariscenti , il panno nero, sul quale sono ricamate, dovrà eccedere il contorno del ricamo di circa mezzo millimetro" .

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Anche per i trombettieri ed i musicanti era previsto un cambiamento, le cetre ricamate sul colletto della tunica venivano sostituite con le stellette; naturalmente la stessa cosa avveniva sul bavero dei pastrani e cappotti . Rimaneva una sola cetra ad indicare la carica speciale cii questi militari, eia applicarsi a metà del!' avambraccio destro. Tutti gli aspetti concernenti l'adozione delle stellette cli divisa erano ormai definitivamente chiariti, le successive disposizioni modificheranno solo i materiali scelti per realizzarle. Questo infatti è il senso della Nota n. 27 del 3 luglio 1872 che testualmente stabiliva: "Essendosi sperimentato che le stellette cli divisa per la truppa, fatte cli panno bianco, ricucito su panno nero sporgente mezzo millimetro all'intorno, sono preferibili per durata e per prezzo a quelle in ricamo cli lana o cotone, esse vengono adottate per la truppa cli tutti i corpi dell'esercito". Con questa disposizione, eiettata principalmente da esigenze pratiche e cli risparmio, si chiude la fase sperimentale e introduttiva del nuovo distintivo cieli' esercito. La stella, che è simbolo dell'unità nazionale, è anche il simbolo di chi esercita il diritto-dovere del servizio mili tare.

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1872 circa - Il ge,ierale Cesare Ricotti-J'v!agncmi (in questo ritrailo il Ministro indossa fa divisa adottala nell'o11obre del 1871) (A rchivio C. di Somma).

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1869 - Uniformi sperimentali della fanteria (replica da foto d'epoca). Questo primo tentativo di rinnovamento delle divise della fanteria è documentato anche nell'opera di Q. Cenni, da lui apprendiamo che in effetti l'esperimento era piÚ articolato di quanto appare dalla tavola, poichÊ includeva anche proposte riferite agli ufficiali ed ai sottufficiali.

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1868 - Brigadiere dello squadrone scorta d'onore alle ,wzze del Principe Umberto con Margherita di Savoia (sulla coraua compare per la prima volta la stella a cinque punte).

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PRIMA DELLA RffORMA

1867 circa - Foto nell'accampamento di un reggĂšnenlo di fanteria. Vi sono rappresentati gli uomini di oini grado e rango nelle varie 1enu1e, dal colonnello, al cappellano, al medico, ai sottufficial~ e truppa. indossano tutti la vecchia un(f'orme piernontese.


PRiĂŹVIA DELLA RIFORMA

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VI

1870 - Gruppo di ufficiali del 24° Regg. Fanteria con alcuni soldati. Sono le tipiche un(f'ormi dell 'Armata Sarda, poi Esercito /tct!ianu, indossate.fino alla r{/orma Ricotti.


PRIMA DELLA RIFORMA

Immagine della fanteria di linea prima della riforma, all'attento lettore non .~fuggirĂ il particolare dei diversi colori dei cappotti.


PRIMA DELLA RIFORMA

Immagini della cavalleria.. Ufficiali in varie tenute, l'ultimo a destra è un soldato in tenuta di marcia.



LE NUOVE RIFORME

Il cambiamento inizia con gli ufficiali La serie delle "Istruzioni sul la divisa degli ufficial i" era stata emanata a vari intervalli lungo i l corso del 1871 (eia aprile a ottobre). Questa circostanza s i ripercuoteva però sfalsando anche le date fissate per la definitiva adozione delle nuove uniformi . in quanto variavano da dec reto a decreto. Si produceva così lo strano fenomeno di avere l' ufficialità in parte vestita con la nuova tenuta ed in parte con la vecchia. Per ovviare all'inconveniente il Ministero decideva cli unificare le di ,erse scadenze previste dalle "Istruzioni" sul! ' adozi one definitiva ciel nuovo corredo, queste venivano ricondotte ad un' unica data, mediante una proroga fissata al I O agosto 1872, limite ultimo del cambiamento, che gli ufficiali di tutte le anni e corpi erano tenuti a rispettare. Inoltre. per mitigare il costo di un totale rinnovo di guardaroba, veniva concesso agli ufficiali l' uso degli oggetti del vecchio corredo, ma solo nelle attività interne di caserma. Questa circostanza determinava, nel periodo di transizione, la coesistenza degli effetti vestiar.io dei due corredi, anche se ogni promiscuit~t tra loro era rigorosamente proibita. La cosa invece degenerò e prese piede oltre i limiti consentiti, creando molta confusione. L' altro aspetto che contribuiva a peggiorare le cose era l' aver escluso i sottufficiali e la truppa, s ia pure temporaneamente, dai provvedimenti d i rinnovamento delle uniformi. Si produssero quindi due tipi d i difformità nel l'uso della divisa militare, una all'interno dell' ufficialità e l'altra tra gli ufficial i ed i loro soldati . Tn circostanze de] genere, le nuove dotazioni cli uniformi erano sempre state approvate per i corpi che ne erano più direttamente interessati, seguendo un criterio cli omogeneità, vestendo cioè gli ufficia li e la truppa con la stessa divisa. Questa volta invece non furono rispettati quei principi di uniformità che sono alla base del vesti re l'u niforme militare. È pur vero che spesso per gl i uffic iali si adottano divise diverse dalla truppa, perché più consone a particolari esigenze operative o talu ne funzion i social i a cui essi devono attendere, tuttavia il criterio rimane sempre quello cli prescrivere un abito di divisa c he sia uniforme per tutto il personale che appartiene ad una stessa arma o corpo. Le trasgressioni al regolamento s ulle uniformi, commesse dagli ufficiali , raggiunsero un livello tale da costringere lo stesso Ministro ad intervenire. Tn data 6 ottobre 1872. iJ generale Ricotti diramava una circolare, la n. 139, diretta agli ufficiali , impartendo disposizioni categoric he per la cessazione cli ogni abuso; il testo è pubblicato sul Giornale Mi li tare con il tiro.lo: "Osservanza della uniforme", e così esordiva: "Ora che l'ufficialità d i tutti i corpi de ll'Esercito trovasi provveduta di nuova divi:-;a, è inamm issibile che più a lungo si tollerino i1Tegolarità di uniforme . Intendo pertanto che non più tard i elci I O p . v. novembre abbia a cessare qualunque tolleranza anche a questo riguardo" . La nota prosegue s piegando che : "Le istruzioni s ulle singole divise prefiggono la foggia di ogni parte cli esse; e nelle dimensioni si è lasciata abbastanza latitudine. affinché ogni cosa possa acconciarsi suffic iente mente alle varie persone" , continua poi affermando che quanto non è specificamente citato nel nuovo regolamento è regolato dalle vecchie disposizioni. Fa poi il punto della situazione : "Ad ogni modo aggi ungerò qui alcune avvertenze a maggior schiarimento cli quelle prescrizioni , che più comunemente si infrangono. e cui giova quindi cli rivol gere particolare attenzione. Il berretto si deve portare nella s ua forma naturale e non va affettatamente sformato. 11 bottoncino che ferma anteriormente il colletto della ca micia non deve vedersi; dev 'essere q uindi coperto o dalla cravatta o quanto meno dall ' incollatura del la giubba. Non pochi tengono slacciati alcuni bottoni del la giubba, mentre è prescri tto la si debba tenere interamente abbottonata. È poi ben poco militare il lasciare spuntare il fazzoletto dalla abbottonatura della giubba. Non si devono portare alla bottoniera della g iubba catene da orolog io e ciondoli di forme e dimensioni stravaganti, perocché ciò non si addice all ' uniforme militare. Si può però permettere all'ufficiale di usare

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un cordone nero od una catenella di qualunque metallo, purché sia coperta dal lembo della bottoniera, e non si mostrino sopra o fuori ciondoli di qualsiasi maniera. I polsini non devono oltrepassare, che al più un centimetro il lembo della manopola, e devono essere di stoffa bianca. I distintivi di grado sulle maniche si portano generalmente di galloncino e gallone troppo largo, e l'intreccio s'avvicina alla spalla più del dovuto. Tanto nella filettatura della giubba, quanto nelle venature o nelle bande dei pantaloni, le dimensioni sono ordinariamente esagerate, e dicasi lo stesso per le mostre sul dinanzi del bavero della cavalleria. La lunghezza dei pantaloni dev' essere tale da non produrre troppe pieghe lungo le gambe. Ed i pantaloni non devono essere troppo attillati; questa prescrizione è trascurata particolarmente dalla cavalleria. La calzatura dev' essere di cuoio annerito e senza bottoni, fibbie o lacci visibili. In occasione di balli o serate l'ufficiale può però fare uso della calzatura di cuoio verniciato" . La lista degli oggetti conti nua includendo speroni, scudiscio, guanti, sciabola e soprabito di coutchouc, ciascuno di essi deve corrispondere alle prescrizioni. Dal consiglio che segue si capisce che le condizioni economiche degli ufficiali non dovevano essere particolarmente agiate: "Bisogna che l'ufficiale curi la propria tenuta. Se non si deve pretendere che sia sempre vestito a nuovo, si può peraltro ragionevolmente esigere che vesta sempre decentemente, cioè abiti dili~entemente puliti e non troppo visibilmente rattoppati. E disdicevole che si vedano in città, nei siti di pubblico ritrovo, uffic iali a condurre cani al guinzaglio, e peggio ancora portarli nelle braccia. Le inosservanze all'uniforme che ho sopraccennate, come altre che possono verificarsi e come qualunque altra stravaganza o affettazione nel vestire, offendono la disciplina non solamente col fatto cli infrangerla, ma perché danno alla truppa il cattivo esempio del!' inobbedienza alle prescrizioni regolamentari". La considerazione finale di questa circolare è il vero nocciolo del problema. Alla fine del 1871 era stato deciso di sospendere l'uso dei copricapi prescritti con l'uniforme piemontese; l'elmo, chepì, shakò e cappello erano temporaneamente sostituiti dal berretto che si portava in tutte le circostanze, solo i bersaglieri continuavano a portare il tradizionale cappello piumato. Questo provvedimento era stato emanato per attenuare le stridenti diversità che si riscontravano tra la divisa degli ufficiali e quella della truppa, che ancora indossava la vecchia tenuta. Certo doveva fare una strana impressione vedere uno schieramento di ussari, vestiti all'ungherese, con l' uniforme "verde drago" dagli alamari rossi, con gli ufficiali inquadrati che portavano la giubba blu scuro filettata di bianco e berretto alla figaro.

Facilitazioni agli ufficiali per l'acquisto e il mantenimento del corredo

Il Ministero era pienamente consapevole del fatto che la spesa sostenuta dagli ufficiali per potersi munire delle uniformi e bardatura rappresentava un onere finanziario ·difficile da affrontare e per rendere la cosa più agevole ed economica fu decisa, il 27 gennaio 1872, la costituzione delle "Associazioni per la provvista agli ufficiali ciel vestiario e della bardatura". La Nota n. 5 stabiliva: l 0 ) In ogni Corpo, Distretto o Istituto è autorizzata la formazione di un'associazione degli ufficiali pel vestiario e bardatura purché vi concorra almeno un quarto degli uffiziali. 2°) L'associazione non è obbligatoria, ma chi si ascrive non può cessare salvo lasciando definitivamente il Corpo o saldando ogni suo debito verso l'associazione medesima. 3°) L'associazione sarà presieduta dal comandante del Corpo stesso ed amministrata dal Consiglio di Amministrazione ciel Corpo stesso. 4°) I Consigli d'amministrazione compreranno direttamente i panni, le tele ed altre stoffe occorrenti, stipuleranno con capi operai militari o civili speciali convenzioni per far riparare le robe cli vestiario e di bardatura. A questo scopo i Consigli d'amministrazione potranno prelevare dalla cassa del Corpo una somma complessivamente ragguagliata a L. 150 per ciascuno degli uffiziali a piedi e L. 250 per ciascuno degli uffiziali a cavallo, portati dal quadro organico del Corpo. Così ad esempio la detta somma non dovrà eccedere: L. 10,850 in un reggimento di fanteria di linea;

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L. 13,800 in un reggimento bersaglieri; L. 13,000 in un reggimento di cavalleria. Saltando i punti 5 e 6, che risultano meno interessanti, troviamo il punto: 7°) TI debito contratto da ciascun uffiziale associato per stoffe, ovvero per arnesi di vestiario o di bardatura avuti, verrà estinto mediante ritenzioni mensili suÌlo stipendio in ragione di L. 10 se il debito è minore di L. 100; cli L. 15 per un debito da L. 100 a L. 200; di L. 20 eia 200 a 300; cli L. 25 da 300 a 400; di L. 30 da 400 a 500. Il debito stesso non dovrà oltrepassare L. 300 per gli uffiz.iali a piedi, e di L. 500 per quelli a cavallo. La Nota prosegue codificando le varie situazioni in cui, mutando la posizione dell'ufficiale rispetto al Corpo mutavano anche gli impegni del medesimo rispetto ali' Associazione. C'è comunque un altro punto interessante da citare, il 13°) in cui era sancito quanto segue: "Le stoffe e gli arnesi cli vestiario e bardatura provveduti dal Consiglio d'Amministrazione agli uffiziali associati, ovvero tenuti in fondo per conto dell'Associazione, dovranno essere perfettamente conformi ai campioni della divisa re,&olamentare; ed il Consiglio d'Amministrazione sarà tenuto solidariamente responsabile della osservanza ~i questa prescrizione". L'Associazione quindi, oltre a costituire una convenzione con il Corpo per consentire l'acquisto delle uniformi a condizioni più accessibili, esercitava anche un diretto controllo sulla aderenza ai regolamenti. Il costo delle divise degli ufficiali era molto gravoso e questa speciale agevolazione, che oggi forse chiameremmo credito personale, rimase in vigore fino alla fine dell'800, quando si trasfo1mò nell' Unione Militare (1890).

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ISTRUZIONE SULLA DIVISA DEGLI UFFICIALI DELL'ARMA DI FANTERIA (Esclusi i bersaglieri ) - R. Decreto 2 aprile 187 1



Ufficiali di fanteria GIUBBA - Di panno color bigio azzurro (bleutè) a doppio petto, chiusa da due file di 7 bottoni di metallo argentato, lisci e bombati; la sua lunghezza deve essere tale da giungere a 4 cm "dall'appiccatura delle cosce"; sui due fianchi, lungo le cuciture della piccola falda, sono poste le due patte delle tasche, quella di destra si chiude con un bottone nascosto, quella di sinistra ha la fessura per far passare i pendagli della sciabola; sul dietro della falda, sotto il punto vita, sono applicate le due patte dell~ finte tasche; le manopole di velluto di seta nero sono a punta, guarnite sul lato da 3 bottoncini di divisf Sulle spalle il passante di pelle delle spall ine è ricoperto con un gallone d'argento a 6 righe oblique; il bavero è pure di velluto di seta nero, guarnito dalle stellette di divisa ricamate in argento (non ancora metalliche). Sulle maniche, sopra il paramano, sono posti i distintivi di grado con l'intreccio a fiore, si compongono di galloncini argento da 6 mm di spessore e galloni argento da 20 mm di spessore. Il bordo dei due petti, tutto il lembo inferiore della giubba, le due patte delle tasche sui fianchi e quelle finte posteriori, sono guarniti da una filettatura di velluto di seta nero dello spessore che va da 4 a 5 mm. BERRETTO - È cli panno turchino scuro con visiera e soggolo di cuoio nero lucido; le cuciture laterali e quella del tondino sono guarnite da cordoncino d'argento da 2 mm di diametro, i due bordi della sopraffascia sono filettati di velluto di seta nero. Sul davanti il fregio è costituito dal numero del reggimento in ricamo argento sormontato da corona reale, ìl numero si applica in modo da non risultare cope1to dal soggolo, la coccarda di seta con i colori nazionali ha un diametro di 44 mm; nelle marce il berretto viene coperto da una foderina di "cambri bianco fine" che ne avvolge solo la parte superiore. In caso di cattivo tempo, il berretto si ripara con una copertura di tela cerata giallognola e trasparente che lascia scoperta la visiera. PANTALONI - Sono di panno di lana (gros-grain) color bigio. Sono ornati lungo le cuciture laterali di una "venatura stìacciata e della larghezza di un centimetro" di panno nero. Sul fondo i pantaloni hanno le staffe dello stesso panno, fissate con bottoncini interni; gli ufficiali che fanno servizio a cavallo hanno invece staffe di cuoio nero fermate esternamente da fibbiette di metallo bianco, le linguette che vi vanno agganciate sono coperte di panno bigio. MANTELLINA - È un cerchio di panno bigio azzurrato, dello stesso colore della giubba, il bavero è di velluto nero cli seta con le stellette di divisa, quando viene alzato deve coprire le orecchie; la mantellina si aggancia con il fermaglio di metallo bianco e deve scendere a 10, 12 cm sotto il ginocchio. Il cappotto rimane per ora abolito. SPENCER - Fuori servizio, nel servizio interno di quartiere e nelle esercitazioni giornaliere, gli ufficiali superiori possono far uso dello spencer di panno turchino scuro.

Distintivi di carica ' Colonnelli brigadieri - Vestono la stessa divisa dei comandanti di reggimento, con sopraffascia di panno color robbio al berretto, invece ciel numero del reggimento portano il fregio degli ufficiali generali, le cifre del re sormontate da corona reale (più tardi si passerà all'aquila). Colonnelli e luogotenenti colonnelli comandanti di reggimento - Portano la sopraffascia cli panno robbio al berretto e fregio con numero e corona ricamato in argento su panno dello stesso colore robbio.

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Distintivi speciali di corpo Granatieri - TI fregio del berretto è la granata ricamata in argento con il numero ciel reggimento ricamato al centro, la fiamma è ondulata e rivolta a sinistra. Ujjìciali dei distretti - Sul berretto portano il fregio composto dal numero ciel Distretto sormontato eia corona reale, tutto ricamato io oro; la divisa è quella degli ufficiali di fanteria. Ujjìciali di fanteria presso gli istituti militari - Portano sul berretto lo stemma reale (scudo, corona e fronde). Ufficiali delle compagnie infermieri - lnclossano la divisa degli ufficiali di fanteria, però la sopraffascia del berretto è filettata lungo i due bordi di panno color "cilestrino"; il fregio è costituito dallo stemma reale. Corpo dei Moschettieri - Gli ufficiali indossano la divisa della fanteria, sul berretto la sopraffascia è filettata lungo i due bordi di panno scarlatto, il fregio è lo stemma reale. Compagnie di disciplina - Gli ufficiali indossano la divisa della fanteria, il fregio ciel berretto è come quello degli ufficiali dei Distretti, portano il numero del Distretto a cui appartiene la compagnia. Le avvertenze generali contenute nella Istruzione stabilivano che gli ufficiali di fanteria dovessero mod iticare il loro corredo solo per gli effetti che vi erano specificamente indicati, per il resto ci si doveva attenere alla precedente Istruzione del 1863. La vecchia uniforme piemontese poteva essere ancora indossata fino al mese di marzo 1872, il cappotto soprabito fino a tutto il 1873, nella tenuta di servizio inoltre, era consentito portare il berretto di fatica di antico modello fino al 1° aprile 1872. Erano comunque tassativamente esclusi dal provvedimento gli ufficiali dei: bersaglieri, dell'arma di cavalleria, artiglieria e genio e quanti non specificamente menzionati, per essi erano ancora in vigore le disposizioni dell'Istruzione 1863/64. Applicando rigorosamente quanto stabilito dalle avvertenze generali del decreto, se ne desume che per alcuni mesi almeno (fino ad agosto/settembre) solo g li ufficiali di fanteria portarono sul bavero della giubba le stellette di divisa a 5 punte. Abbiamo g ià visto nelle pagine precedenti quale fu la dinamica del processo di adozione della nuova uniforme e le anomalie che l'accompagnarono, inclusa la graduale introduzione delle stellette di divisa.

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Tav.J

Hj. J

Nelle 1ovofe I e Il sono riprodotte le illustrazioni che corredavano il R.D. del 2 aprile J871 che introdusse le nuove uniformi per gli 1,iffìciali di fanteria di linea. Sarà questo il modello di unifonne che verrà successivamente esteso a tu/lo il resto dell'ufficialità . È in questi disegni che comparvero per la prima volta le stellette di divisa da applicare sul bavero. Fino al J891 ques1a sarà l 'unica.fonte illus1rativa disponibile sulla divisa degli i(/fìciali, lo stesso Atto n. 9 del 24 gennaio I 89 I riporterà molti di questi disegni.


Tav.Jl

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BERRETTO, CRAVATTA, CINTURINO E PANTALONE PER L'UFFIZIALE DI FANTERIA DI LINEA

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PARTI VARIE DELLA GIUBBA PER L'UFFIZIALE DI FANTERIA DI LINEA

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La nuova uniforme del 1871 dalle immagini d'epoca. Ten. col. del 17° Regg. Fa,ueria in ''montura giornaliera". BERRETIO - Di panno "turchino" confÏ¡egio e distintivi di grado in argento. Erano in argento anche le filellature attomo alla cupola e fungo le tre cuciture mon1anti. La fascia alfa base del berretto era invece Jile11ata di velluto di selli nera fungo i due orli.

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Fig. 2

Fig. I

Fig. } . .187.l - Sottotenente del 60° Regg. Fanteria in "montura festiva"; in questo caso l'ufficiale non porta le spalline e te decorazioni, ma solo la dragona oro e i pendagli argento. Fig. 2. Spatline da tenente di.fanteria. Quella di sinistra ha la.frangia sottile e ritorta vecchio modello, l'altra ha la frangia un poco piÚ grossa di nuovo tipo.

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J871 - Il colonnello Baulina comandante del 28° Regg. Fanteria in gran montura. La nuova giubba è di panno azzurrato. Le spalline d 'argento con.frangia di granoni non erano cambiate. Le decorazioni sono applicate secondo i vecchi criteri.

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Tenente in "gran montura'', differisce dal precedente, della pagina 52, jìg. 1, perché con ques1a tenuta era previsto l'uso delle spalline, dragona oro e pendagli della sciabola argelllo. La stelletta nell'ovale del disti/1./ivo di grado indica che l'ufficiale è un aiutante di campo di brigata o l'ufficiale d'ordinanza di un 1iffì.ciale generale. Nel primo caso la stelletta è in ricamo d'oro, nel secondo in ricarno d'argento. Sia gli aiutanti di cam/JO di brigata che gli ufficiali d'ordinanza, quando accompagnavano il rispettivo generale. portavano la sciarpa dalla spalla sinistra al fianco destro.

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ISTRUZIONE SULLA DIVISA DEGLI UFFICIALI DELL'ARMA DI CAVALLERIA R. Decreto 9 settembre 1871



Ufficiali di cavalleria "Tutti i corpi dell'Arma di Cavalleria debbono avere uguale divisa e distinguersi l'un l'altro unicamente col numero del reggimento. Quindi le prescrizioni sono applicabili agli uffiziali di tutti i reggimenti". BERRETTO - È per il momento l'unica copertura sul capo per gli uffiziali cli cavalleria, è confezionato in panno turchino scuro, con sopraffascia di panno bianco, visiera e soggolo cli cuoio Bero, è composto di due parti fatte a fro nte cucite insieme e ripiegate sulla destra, le cuciture sono guarni~e di cordoncino argento di 2 mm di diametro, all'estremità della ripiegatura c ' è un bottone di tortiglio d'argento con frangia dello stesso tipo (vedi tavola). Sul davanti il berretto porta il fregio formato da stella con al centro il numero ciel reggimento, tutto sormontato eia corona reale e ricamato in argento. Il distintivo di grado si applica immediatamente sopra la sopraffascia, si compone cli trecciuole alte 4 mm e per gli ufficiali superiori da galloncino alto 20 mm.

GIUBBA - È cli panno turchino scuro a due petti chiusa con due file di 7 bottoni semisferici e lisci cli metallo argentato, le bottoniere convergono verso la vita. La giubba deve avere lunghezza tale da arrivare a coprire la metà superiore de1Ie natiche. Sulla falda posteriore al centro ha le due finte tasche separate tra loro eia 6 pieghe fisse. Le maniche comode hanno sul fondo i paramani a punta di panno bianco; il bavero è cli velluto di seta nero guarnito davanti dalle mostre a tre punte di panno bianco (vedi tavola) che portano le stellette di divisa in ricamo argento su fondo di seta nero. Sulle spalle, in corrispondenza degli agganci delle spall ine, sono posti: - sul foro della vite: un bottoncino ; - sul passante di cuoio nero per il gancio un gallone argento con 6 righe oblique. L'orlo dei due petti, il bordo inferiore delle falde, le finte tasche ed i passanti delle spalline sono filettati cli panno bianco dello spessore cli 5 mm. PANTALONI - D i panno di lana (gros-grain) color bigio come per gli ufficiali di fanteria, sono lunghi con doppia banda di panno bianco sulle cuciture laterali (vedi tavola). Le bande sono larghe ciascuna 3 cm e distanziate tra loro 6 mm. L'apertura delle tasche deve essere coperta dalle falde della giubba; in fondo sono muniti di staffe di cuoio nero applicate dalla parte interna delle gambe mediante bottoni gemelli di metallo bianco, sul lato esterno le staffe si regolano mediante fib biette ovali, anch' esse di metallo bianco, mentre le linguette da inserirvi sono ricoperte di panno bianco. In tenuta cli marcia è consentito portare gli stivali, ciel modello indicato nella tavola, sui pantaloni, però il loro bordo superiore deve arrivare al massimo a 1Ocm sotto il ginocchio. Questa definizione farebbe pensare che gli stivali si calzassero sui normali pantaloni lunghi, invece i pantaloni erano tagliati corti, secondo un modello che si adattava meglio all'uso degli stivali. MANTELLO - È composto di cappotto e mantel lina entrambi sono di panno bigio con fodera interna cli lana dello stesso colore, devono avere ampiezza tale da poter coprire adeguatamente la persona anche quando è a cavallo. Il cappotto è a doppio petto con due fi le cli 5 bottoni, sui due lati del petto vi sono le tasche chiuse da un bottoncino, sul fianco sinistro circa all 'altezza della cinta è praticata una apertura verticale per far uscire l'elsa della sciabola, l'apertura nel d ietro è chiusa da 5 bottoncini mentre all 'altezza della vita è cucita una cintura dello stesso panno che si regola con asole e bottoni, in fondo alle maniche vi sono le manopole alte 15 cm; la lunghezza ciel cappotto deve essere tale da coprire i due terzi de.Ila gamba.

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La mantellina è un cerchio di panno bigio aperto sul davanti per tutta la sua lunghezza, il bavero è attaccato al centro del cerchio ed ha la forma di quello della giubba completo di stel lette. La mantellina si allaccia con un fermaglio di gancetto e catenella con borchie a testa di leone, è di metallo argentato. Il cappotto non si indossa mai eia solo, la mantellina si può portare anche da sola. In servizio a piedi, si porta la sola mantellina, a caval lo il mantello completo. Fuori servizio si possono usare l'uno o l'altro indifferentemente. Il mantello si può portare, quando prescritto anche arrotolato ad armacollo. È previsto nelle marce, e nei campi anche l'uso cli una mantellina di stoffa di coutchouc nero. SPENCER - Rimane q uello dell'Istruzione 1864 per gli ufficiali di tutti i corpi cli cavalleria con le stellette sul bavero. Sciarpa, Sciabola, Dragona, Spalline, Giberna e Bandoliera, Guanti, Calzature, Bardature rimangono quelli clell' Istruz ione 1864.

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DIVISA PER L' UFFTZTALE Dl CAVALLERIA

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DIVISA PER L'UFFIZIALE DI CAVALLERIA

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Manica parte superiore


1871 - li berretto alla ;'Figaro", ovvero (; il mult(f'on ne geomeirico", corne lo chiamavano scherzosamente gli ufficiali. Qui lo vediarno nella seconda versione con la soprajfascia già modificata, infatti non è piÚ bianca (Archivio C. di Somma).

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7871 - Capitano del /9° Regg. Cavalleria (Guide) in gran montura. li regolamento prescriveva che la bandoliera si portasse solo quando era previsto l 'uso della sciwpa.

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1871 - S0flotene11te di cavalleria in "1110111ura di marcia¡¡, questa te1111ta veniva indossata anche per le istruzioni in caserma dal 111atti110 al me~odÏ.

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.1871 - Luogotenente di cavalleria in tenuta da parala sollo le anni.

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1872 - S0ttote11e111e in gmn montura. La te11111a 11011 coincide pe1:fet1ame111e con le prescri~iuni della lstnr;,ione sulla dfrisa ( 187 J ), infarli i pendagli e la dragona sono quelli di c:uoio, 111e11tre do,¡evano essere di ga/{one argento gli uni e d'oro l'altra.

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KOLBAK* PER GLI UFFICTALf or CAVALLERlA (Nota n. 11) 26 giugno 1872

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Prescrizioni per l'uso del kolbak da u.fficiale di cavalleria PENNA D 'AQUILA - È posta verticalmente dietro la nappina, nello stesso passa11te di cuoio dove è inserita anche la nappina, è alta 28 cm e larga 14 c,n. TRECCIA - È formata da due cordoni infila/O d'argento del diametro di 4 mm, sono intrecciati in modo che la treccia abbia un.a larghezza di 18 mm, una delle estremità porta la ghianda dello stesso jì!ato. Gli uffizialifarcmno uso del colbacco nella gran m ontura, nella montura festiva, nella montura di marcia e nei servizi armati, a datare dal 1 ° ottobre I 872. La penna e la treccia non si porteranno che nella montura festiva e nella gran 111on1ura. " Gli uffìziali e la truppa di cavalleria che han per coperiura del capo il colbacco, nei giorni piovosi, lo portano senza la treccia".

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ELMO PER TPR!lvll QUATTRO REGGIMENTI DI CAVALLERIA Luglio 1872 - Atto n. 133 (Nota n. 26)

"Per gli t~/fiziali dei primi quattro reggimenti di cavalleria è ristabilito, a datare dal 1 ottobre 1872, l 'uso dell'elmo, come era indicato nell'istruzione 31 agosto 1864; e si porterà nette circostanze in cui l 'Atlo n. I 32 è prescritto il colbacco per gli altri uffiziali della stessa arma. Ciascun reggimento riceverà da questo Ministero un elrno da u.fjìziale, come campione di uniforme".

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1872 - ll luogotenen.te Edoardo Frigerio in gran momura. Fino ad oigi questo è l 'unico documento fotografico in cui appare l'elmo da cavalleria con la sie/la al posto della croce di Savoia. Il numero del reggirnento al centro del ton.dino 11.on è molto leggibile, sembrerebbe comunque un 3. Quando fu ripristinato l'uso dei copricapi speciali, i primi quattro reggimenti conservarono l 'elmo, i restanti reggimenti ebbero invece come nuovo copricapo il colbacco, per tutti però /i.1deciso che il fi'"egio fèJsse la stella a 5 punte, la quale aveva nel centro il numero del reggimento, era lo stemma scelto per le forz.e ormate dell'Italia unita, pertanto era comune a tulfe le anni e corpi dell'esercito. Per i primi 4 reggimenti questo provvedimento ebbe dumta brevissima e la crocefit subito ripristinata sull'elmo. A causa di queslO strano Jr·egio, si è a vcmzata anche l 'ipotesi che l'1,(fficiale appartenesse alla riserva, eventualità che è comunque da scartare, inf'a tti questa categoria venne istituita più tardi del/' epoca della foto (30 settembre 1873), quando la divisa degli cifficiali di cavalleria aveva già subìto alcune 1nodifìche rispeuo al ritrailo, non solo ma gli 1,(//ìciali della riserva e/Jbem subito come distintivo il bavero ed i parcunani di colore "oltremarino ".

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Fig. I

Fig. 2

1876 - Copricapi da ufficiale (Coll. A. Bartocci). Fig. ! . Colbacco da lenente del 5° Regg. Cavalleria (Novam). Fig. 2. Berretto della 1enurc1 ordinaria da 1enente del 5° Regg. Cavalleria (Novam).

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1877 circa - Dettaglio della bandoliera da grande uniforme. Nello scudo è riportato il monogramma di Vittorio Emanuele 11 ancora regnante. La cifra però è del modello che nella precedente un(fòrme era prescrit10 per gli 1~{/iciali del reggimento ussari di Piacenza,forse corpo d'origine di questo t~f/iciale. La giubba che si imravede è del modello adottato nel 1876.

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IR73 - Sottotene111e del 16° Regg. Cavalleria (Lucca) in gran montura. In questo ritratto l 'i(fficiale porta la nuova sciabola mod. J873 ed i paramani della giubba sono di velluto nero, già modijìcati.

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I 872 circa - Il ritratto di questo i({fĂŹciale indico con chiarezza le caratteristiche delle nuove mostreggia1ure adottate /Jer la cavalleria.

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ISTRUZIONE SULLA DIVISA DEGLI UFFICIALI DEL CORPO DI STATO MAGGIORE BERSAGLIERI, ARTIGLIERIA E GENIO R. Decreto 5 agosto 1871



Ufficiali di Stato Maggiore GIUBBA - Di panno turchino scuro a due petti, chiusa da due file di 7 bottoni clorati sem isferici con il fregio particolare del corpo, la lunghezza deve essere tale da giungere a 1O cm sopra l' appiccatura della coscia. Sulla falcia posteriore al centro, sotto il punto vita sono applicate due mostre (finte tasche) con 3 bottoni, sono inoltre filettate con un cordoncino ricamato in oro largo 3 mm, tra le finte tasch~ vi sono 6 pieghe cucite. Le maniche comode hanno in fondo le manopole a punta ricoperte di vellu to cli seta turchina, sulle aperture laterali ci sono 3 bottoni. Anche il bavero è di velluto cli seta turchina ornato dalle stellette di divisa; su ciascuna spalla il passante cli cuoio delle spalline e ricoperto di un gallone oro a 6 righe oblique. La falda superiore della giubba è foderata per una altezza di 12-16 cm con stoffa di lana azzurra. Sopra i paramani. a punta si applicano, sulle maniche, i distintivi di grado di galloncini oro da 5 mm o galloni da 20 mm. PANTALONI - Di panno turchino scuro ornati lateralmente di due bande di gallone oro ad occhio di pernice; in fondo hanno le staffe cli cuoio nero, si allacciano esternamente alle fibbiette ovali di ottone, mediante due linguette coperte di galloncino oro. MANTELLO - È di panno azzurrato (bleutè) ampio a sufficienza per coprire la persona anche quando si sta a cavallo, è composto cli cappotto e mantellina. La mantellina è un cerchio completo con collo cli panno turchino scuro ornato di stellette cli divisa. SPENCER - Come eia Istruzione 31 agosto 1864, il bavero però sarà ornato di stellette di divisa. BERRETTO - Ha la fascia ed il tondino di panno turchino scuro con la sopraffascia di velluto di seta turchino, è munito di visiera e soggolo di cuoio lucido nero; le cuciture laterali, quella posteriore e quelle ciel tondino sono guarnite cli cordoncino oro cli 2 mm di spessore. Il fregio sul davanti è l' aquila di Savoia ricamata in oro, sormontata da corona reale e caricata in petto dello scudo rosso con croce argento, sotto è posta la coccarda di seta con i colori nazionali di 4 mm cli diametro. Per proteggere il berretto dal cattivo tempo si usa una copertura di tela cerata giallognola e trasparente, che avvolge il berretto lasciando scoperta la visiera. Durante la marcia il ben-etto si copre, sul tondino e sulla fasc ia, con una foderina ftna di tela bianca di "cambrì". CORDELLINA - È composta di due trecce d'oro appannato (mat), che si agganciano sulla spalla sinistra, passano sul petto per collegarsi alla bottoniera destra della giubba con due occhielli, una treccia è lunga 80 cm l'altra 55 cm. Il cordone che forma la treccia è dello spessore cli 5 mm; quando le cordelline sono indossate senza spalline alla spalla sinistra si applica una controspallina. Nella montura, cli marcia gli ufficiali di stato maggiore possono mettere gli stivali sopra i pantaloni , le cordelline si portano non solo con la gran montura e con quella festiva ma anche con la tenuta con cui è prescritto di indossare la sciarpa.

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DIVISA PER L' UFFIZIALE DI STATO MAGGIORE

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Ufficiali dei bersaglieri GIUBBA - È cli panno turchino scuro, chiusa a due petti con doppia fila di 7 bottoni di metallo dorato semisferici con il fregio dei bersaglieri, le due file convergono in basso all'altezza della vita; sul dietro, al centro della falcia sono cucile le due finte tasche divise tra loro eia sei piccole pieghe cucite. Le maniche, piuttosto comode, terminano con le manopole a punta di panno cremi si, sono guarnite sull 'apertura laterale eia tre bottoncini, il bordo ciel paramano, attorno al polso, è rinforzato da una filettatura di panno turchino scuro. Il bavero di velluto nero è guarnito eia due mostre cli panno cremisi a due punte, la loro lunghezza deve essere tale da lasciare sul dietro uno spazio libero che misura: - tra le due punte più lunghe J/4 dell' intera lunghezza del collo; - tra le due punte più corte è pari a 1/2 del]' intera lunghezza del collo. Le due punte a1Totonclate del bavero sono guarnite dalle stellette di divisa ricamate in argento, ma potevano anche essere di metallo argentato. Lungo il bordo dei paramani sono applicati i distintivi di grado (galloncini oro larghi 5 mm e galloni oro da 20 mm) che terminano con l' intreccio a fiore. Sulle spalle il foro della vite delle spalline è chiuso da un bottoncino, mentre il passante di cuoio per l' inserimento ciel gancio è coperto da un gallone dorato a 6 righe oblique. Le falde della giubba lungo il bordo inferiore sono foderate di panno o seta nera. BERRETTO - Di panno turchino scuro del modello da ufficiale di fanteria; le tre cuciture montanti e quelle del tondino sono guarnite cli un cordoncino oro da 2 mm; la sopraffascia di panno turchino scuro è filettata lungo i due bordi di panno cremisi: sul davanti il berretto porta il fregio dei bersaglieri con numero ciel reggimento entrambi ricamati in oro, il fregio si porta in modo da rimanere completamente scoperto dal soggolo. La visiera ed il soggolo sono di cuoio nero, quest'ultimo ha la fi bbia per regolarlo sulla cinghietta destra. I distintivi di grado si applicano sulla sopraffasc ia e si compongono di trecciuole oro da 4 mm e galloncino di 20 mm. Il berretto si protegge dalle intemperie con la foderin a di tela cerata giallognola trasparente e dal sole durante le marcie mediante la foderina di tela bianca cambrì , che copre solo la parte superiore del berretto. PANTALONI - Sono di panno turchino scuro come la giubba, né troppo larghi né troppo stretti, sono ornati lateralmente da una banda di panno cremisi larga 4 cm; l'apertura delle tasche deve risultare coperta dalla giubba; in fondo i pantaloni sono muniti di staffe di panno turchino come i pantaloni per chi non monta a cavallo, mentre sono di cuoio con fibbietta per gli ufficiali superiori e per coloro che fanno servizio a cavallo. MANTELLINA - È una ruota completa di panno turchino scuro come la giubba, aperta sul davanti , ha un bavero di velluto di seta nero che drizzato giunge all'altezza delle orecchie, le punte sono arrotondate e guarnite cli stellette come quelle ciel bavero della giubba. La mantellina deve scendere fino a 10- 12 cm sotto il ginocchio . Come per gli ufficiali cli fanteria, nei casi prescritti, la mantellina si porta anotolata ad armacollo in modo che il rovescio si trovi esternamente, il rotolo deve essere cli lunghezza tale da non impedire il movimento delle braccia adattandosi comodamente al corpo; il rotolo si assicura con tre corregiuole di cuoio nero verniciato. Cappello, Sciabola, Dragona, Spalline, Sciarpa, Guanti e Bardature restano confonni all'Istruzione 1° gennaio 1863 solo il pennacchio del cappello: "sarà di penne dello stesso colore di quelle del pennacchio dei soldati dei bersaglieri".

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BERRETTO, CRAVATIA, CINTURINO E PANTALONE PER L'UFFIZTALE DETBERSAGLIERI

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1874 - IL maggiore Carlo Aymonino nella nuova grande uniforme per gli 11.fJÏciali dei bersaglieri. l i cappello è stato ripristinato ma, eccetto il pennacchio (vedi Istruzione), è quello prescritto nel 1863 infatti le falde del cappello sono inclinate davanti e sulla nuca.

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1875 - Sottotenente del 2° Regg. Bersaglieri in grande unijèmn.e. L'ufficiale porta sulle mos1rine le stellette del primo tipo ado11a10, ricamate in.filo d'argento (Coli. M. Lucarelli).

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Ufficiali d'artiglieria BERRETTO - Di panno turchino scuro con visiera e soggolo di cuoio nero lucido; le tre cuciture m<mtanti e quelle del tondino sono guarnite da un cordoncino dorato di 2 mm di grandezza; la sopraffascia è filettata di panno giallo lungo i due bordi. Davanti il berretto ha il fregio dell'Arma ricamato in oro; gli ufficiali dei reggimenti ne portano il numero nel tondino della granata, è ricamato in oro su fondo nero, per gli ufficiali fuori corpo e dello stato maggiore dell'Anna hanno il tondino pieno ricamato in oro con la croce di Savoia al centro. La corona reale è sovrapposta alla fiamma sotto la quale è posta la coccarda nazionale. I distintivi di grado si applicano all'interno della sopraffascia. Una copertura di tela cerata giallognola e trasparente ripara il berretto in caso di cattivo tempo; la foderina di tela bianca lo ripara dal sole e dalla polvere.

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GIUBBA - E di panno turchino scuro, a due petti chiusa da doppia fila di 7 bottoni dorati e semisferici con il trofeo dell'Arma. La lunghezza della giubba è tale da giungere a 8 cm dall'attaccatura delle cosce; sul dietro, la falda posteriore ha due finte tasche, con due bottoni ciascuna, separate da sei piccole pieghe. In fondo alle maniche vi sono i paramani a punta di velluto nero filettati di giallo, l'apertura laterale è guarnita da 3 bottoncini , i distintivi di grado sono applicati sulle maniche sopra i paramani con le solite modalità. Il bavero è di velluto di seta nero filettato lungo il bordo di panno giallo, le due punte arrotondate sono guarnite dalle stellette di divisa. Sulle spalle la giubba ha gli attacchi per le spalline, il foro della vite è chiuso da un bottoncino, mentre il passante è coperto di gallone oro. La giubba si porta sempre completamente abbottonata a destra, con il petto sinistro sul destro. In tenuta giornaliera, fuori servizio, la giubba si può portare abbottonata a sinistra. PANTALONI - Di panno turchino scuro lunghi fin sotto la noce del piede, sono guarniti lateralmente da una banda di panno giallo larga 4 cm; sul fondo i pantaloni sono muniti di staffe di cuoio nero, agganciate esternamente con due fibbiette ovali di ottone. MANTELLO - È di panno bigio, foderato internamente con lana dello stesso colore, deve essere comodo ed ampio così da coprire la persona adeguatamente anche stando a cavallo. 11 mantello si compone di cappotto e mantellina con collo di panno bigio, entrambi hanno le caratteristiche degli stessi indumenti già descritti per gli ufficiali di cavalleria; il cappotto è tagliato dritto a due petti, chiuso da due file di 5 bottoni con uguali aperture e tasche e cintura di stoffa; anche la mantellina è a ruota completa e scende fino alle ginocchia, il fermaglio di chiusura è sempre lo stesso ma in metallo dorato. Il cappotto si porta sempre unito alla mantelli na, la mantellina invece si può indossare separatamente dal cappotto. In servizio: a piedi si porta la mantellina, a cavallo il mantello intero. Fuori servizio si può usare indifferentemente mantello completo o mantellina. SPENCER- Rimane in vigore l'Istruzione del 1864 con l'aggiunta delle stellette sul bavero. Sciabola, Dragona, Spalline, Bandoliera e Giberna, Sciarpa, Guanti, Bardatura come prescritti nella precedente Istruzione del 1864.

Ufficiali del genio Hanno la stessa divisa degli ufficiali di artiglieria con le seguenti varianti: a) il fregio del berretto si compone di trofeo d'anna con appie e granata fiammeggiante sormontata da corona reale, sotto la fiamma è posta la coccarda nazionale di seta di 44 mm di diametro; b) la filettatura della sopraffascia del berretto e quelle della giubba, che nella divisa degli ufficiali d'artiglieria sono di panno giallo, sono invece di velluto cremisi nella divisa degli ufficiali del genio;

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c) i bottoni dorati portano il trofeo d'arma in rilievo; d) le bande dei pantaloni sono di panno cremisi; e) le spalline dorate po1tano la corona reale sullo scudo; t) gli ufficiali del genio non portano bandoliera con giberna; g) gli ufficiali delle compagnie treno del genio vestono l' uniforme dell'arma ciel genio come gli altri ufficiali però nel fregio del berretto la granata è in ricamo argento. Bardatura come da Istruzione 1864.

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LE UNIFORMI DEI GENERALI


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IMMAGINI DELL'UNIFORME DEGLI UFFICIALI GENERALI PRIMA DELLA RIFORMA

L'mùforme indossata dagli ufficiali generali, alla vigilia della riforma, era quella che troviamo nelle immagini che seguono. In sostanza era il vecchio stile dell'armata sarda; alcuni accorgimenti introdotti dopo il 1860 non avevano affatto alterato l'aspetto degli uffi ciali generali . Rivedendo la foggia della "montura" indossata nei ritratti appare più evidente l'entità ciel cambiamento prodottosi con la riforma che, anche in tema di esteriorità, indicava tutta la sua volontà di ,modernizzazione. li nuovo stile voleva essere "all'italiana", proprio nella ricerca cli una propria identità~

1870 circa - Il generale Ettore Bertolé-Viale con l 'undòrme piemontese modificata dal!' Istruzione del 15 ottobre 187 I (Archivio C. di Sornrna).

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1868 circa - Il Principe Umberto in gran montura da generale, indossa l'uniforrne /Jiem.omese del modello precedente alla riforrna.

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1860 circa - Ricarno per berretto da generale. La foto mostra chiaramente le carafferistiche del ricamo per ufficiali generali portato in epoca antecedente alla ,)forma. Confrontandolo con il ricamo riportato nella tavola delf 'Istruzione{} 871) si notano subito le differenze tra i due modelli. li .fregio con monogrwnma e corona era ancora prescritto per il berretto dei colonnelli brigadieri (vedi pag. 45).



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ISTRUZIONE SULLA DIVISA DEGLI UFFICIALI GENERALI R. Decreto 15 ottobre 1871


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Ufficiali generali Jl berretto è provvisoriamente l'u nica copertura del capo prevista per gli uflìciali general i. BERRETTO - È uguale al modello prescritto per gli ufficiali cli fanteria, è cli panno turchino scuro con: - i cordoncini sulle cuciture montanti e quelle ciel tondino del diametro di 3 111111; - ~a s?p~·att·ascia è cli pa,n~o scarlat~o; . . . , __ . - 11 cl1strnt1vo d1 grado e Il ricamo 111 argento 1ncl1caro nelle tavole e s1 trova al centro de1lla sopraHascia scarlatta; i gradi sono indicati dalle trecciuole poste sopra il ricamo come segue: 1 trecciuola per il magg ior generale; 2 per il luogotenente generale; 3 per il generale d'esercito. Facciamo notare che " il ricamo" d istintivo degli ufficiali generali (quello che oggi viene chiamato greca) aveva subìto una piccola modifica rispetto al passato, negli spazi vuoti lasciati dall'ondulazione del motivo centrale non c'erano più due mezzi cerchietti, ma una specie di gigl io (vedi tavola); - freg io del berretto portato sul davanti, è l'aquila reale cli Savoia ricamata in argento, coronata e caricata in petto dello scudo cli Savoia, sotto la testa dell'aquila, che fa da centro, è posta la coccarda nazionale cli 44 mm cli diametro. GIUBBA - È ciel modello eia ufficiale di fanteria in pan no color bigio-azzurro (bleutè) con le seguenti varianti: - le stellette sul bavero sono ricamate .in oro; - i bottoni sono sempre quell i cli vecchio modello; - i passanti sulle spalle sono coperti da galloni argento come indicato nelle tavole; - non è mun ita lateralmente di patte delle tasche; - nelle manopole è posto il ricamo in argento eia generale, sopra lu ngo il bordo, sono disposti i galloncini cli 5 nun del grado con l'intreccio; - s ulle spalle non ci sono fori per le spalline. Gli ufficiali general i usano due giubbe una per la gran montura e l'altra per la montura festiva, g iornaliera e di marcia. La gi ubba cli gran montura ha il ricamo in argento anche sul bavero e sulle mostre delle finte tasche della falda posteriore. Per Je altre monture il bavero e le mostre delle finte tasche posteriori sono cli velluto nero senza ricamo, solo le stellette guarniscono il bavero. PANTALONI - Di panno di lana (gros-grain) color big io ciel modello da ufficiale d i fanteria, laternlmente però hanno due bande di gallone argento larghe 3 cm e distanziate tra loro 6 mm. Tn fondo i pantaloni hanno la staffa di cuoio nero con fibb iette ovali, per agganciarle esternamente . MANTELLO - È cli panno azzurrato (bleutè) foderato di lana dello stesso colore, di ampiezza tale da coprire adeguatamente la persona anche stando a cavallo. Si compone di ecippotto e mantell ina. li cappotto è clritt.o a due petti con due fi le cli 5 bottoni , all ' altezza del petto s ui due lati vi sono le tasche chiuse da un bottoncino, s ul fianco sinistro c'è l'apertura verticale per la sciabola e dietro è aperto verso il basso, sem pre dietro, all' altezza della vita, è cucita la c intura cli panno; le maniche hanno in fondo le manopole alte J5 cm. La mantell ina è a ruota completa, dello stesso panno completamente aperta sul davanti, il bavero al centro è cli velluto di seta nero con le stellette in oro; si chiude con fermagl io cli gancio e catenella argento formato eia borchie a testa cli leone . Il cappotto si porta sempre con la mantelli na, la mantell ina si può invece indossare separatamente, per il resto l'uso è lo stesso ind icato per gli uffic iali cli cavalleria.

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SPENCER - Ăˆ quello indicato nell'Istruzione del 1864 ma con le stellette oro sul bavero. CORDELLINA - Ăˆ composta di due trecce con cordoni di canuttiglia argento del diametro cli 7 mm si agganciano sulla spalla sinistra, passano sul petto e si fissano alla bottoniera destra della giubba, la piĂš lunga (da cm 80 a 85) passa sotto il braccio sinistro e si ferma al terzo bottone della bottoniera, la corta scende direttamente sul petto e si aggancia al primo bottone; ogni treccia termina con un pendaglio di 20 cm munito in fondo di puntale argento di 7 cm di lunghezza. Sciarpa, Sciabola, Dragona, Guanti , Calzature, Bardatura come eia Istruzione ciel 1864.

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1871 - ll generale Giacinto Carini netla nuova grande unUènme. La giubba è di panno azzurrato con il collo, i pararnani e le .fìlellafure di velluto nero. I pantaloni di panno bigio tournon sono guarniti da una doppia banda di gallone d'argento. Sul berretto spicca il nuovojì·egio adottato per gli t~!Jiciali generali con l 'aquila di Savoia coronata. La treccia sulla spalla sinistra reca il monogramma reale in oro perché il generale è aiutante di campo del re.

- 99 -


.l 87 .I - li generale Thaon di Revel Genova nella nuova uniforme. Fu due volte lvlinistro della guerra, protesse ed appoggiò Q. Cenni nella sua aflivitcÏ di pittore militare.

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Elmo per ufficiali generali e per i colonnelli cornandanti di brigata (8 marzo 1874). [l decreto sanciva che: "Dal 1° giugno 1874 i generali ed i colonnelli comandanti di brigala faranno uso dell'elmo soltanto in gran.de uniforme, deve sempre

essere ornato del pennacchio e pen.nacchietto "; per l'elmo non erano previste coperture di sorta.


1874 circa - Amedeo d'Aosta in grande uniforme, ha l'elmo adotlato dagli i(fjìciali generali (8 marzo IR74), non corrisponde però al modello approvato nel decreto, le sue caratteristiche corrispondono invece a quelle dell'esem plare riprodotto a pag. 103. Qualche anno più tardi Amedeo d'Aosta salirà sul trono di Spagna per abdicare dopo un breve periodo di regno. La Medaglia d 'Oro al V.M. che porta su/. petto l'aveva guadainata combattendo a Custoza nel I 866 alla testa della brigala "Grana/ieri di Lombardia", in quell'occasione era stato anche ferito. Era il secondogenito di Vittorio Emanuele li (Archivio C. di S0tnma).

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1874 circa - Elmo da parata per irffìciali generali e colonnel/.i comandanti di brigata. L'esemplare qui riprodotto non corrisponde al modello approvato nel/.e tavole del decreto, d(fferisce per avere la corona reale posta sopra la raggera frontale, inoltre la stella non. ha al cenrro il ,nonogramrna reale ma La croce di Savoia in argento posta su fondo di righe verticali (in araldica corrisponde al colore rosso). Anche la posizione del/.'aquila sulla punta del cimiero è diversa, compresa la placca d'argento che gli fa da base. nitro fa penso re ad una prima versione dell'elrno poi m.odificato. A quanto ci consta gli esemplari di questo tipo sarebbero solo due; uno è quello qui riprodotto che a quanto sembra apparteneva al gen. Giuseppe Dezz.a, l'altro è quello che compare nel rii ratio del Duca d'Aosla (pag. /02 ).

- 103 -


1873 - Maggior generale in gran montura con il nuovo elmo (Archivio C. di Somma).

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LE UNlFORMJ DEL RE

1872 - Vittorio Ernanuele Il in mon.turafestiva. Si tratta della nuova uniforme per ufficiali generali adouaia con il R. Decreto 15 ottobre 1871. la giubba senza ricamo al collello era indossata con l ' uniforme giorna/.iera e quella d i marcia, anche /.e patte delle finte tasche, sulla falda posteriore, erano prive di ricamo. La tenuta si definiva fe si i va per /.'uso del/.a dragona oro e pendagli argento alla sciabo/.a. la circolare n. 44 dell '11 aprile 1872 prescrisse l ' uso delle trecciuole come controspalline "per g/.i iifjĂŹciali di lutte /.e armi i quali fann o uso della sciarpa", in gran montura rimaneva solo la trecciuola di destra perchĂŠ sulla spalla sinistra veniva applicata la spallina a treccia da cui partivano le corde/.line. TI re si disting ueva dagli altri ufficiali generali per a vere sul berretto: il fregio della stella con la corona ferrea al centro, inoltre la nuova greca era ricamata con tre righe .nel centro invece che due corne gli altri generali.

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1872 - Giubba da gran montura di Vittorio Emanuele ll (Museo del Risorgimento di Voghera). È la gran montura mod. 1871 appartenuta al sovrano, oggi conservata presso il Museo Storico di Voghera. L'interesse per questo cimelio, ottimamente con.servato, è duplice prima perché ci con.sente di conoscere esattamen-

te il colore di questo modello di uniforme che, secondo la tradizione piemontese, veniva indossato sia dagli ufficia.li genera.li che da quelli di fanteria.. L'altro motivo d 'interesse è determinato dal fatto che permette di documentarsi con esattezza sulle caratteristiche dell'uniforme del re. Si tratta sostanzialmente di una divisa da ufficiale generale con alcune particolarità; trattandosi della gran montura porta i ricami sul colletto, i paramani. e le finte tasche. La greca però si intrecciava su tre righe anziché due come gli. altri generali. Questo particolare si ripeteva in tutti i ricami a greca della divisa di Vittorio Emanuele, compreso quello del berretto. Questa greca comunque, prescritta nell'Istruzione dell'ottobre 1871, era diversa dal modello piemontese, precedentemente in uso. Anche sui copricapi il re portava un fregio diverso da quello dei suoi generali, tanto sull'elmo che sul berretto aveva la stella a cinque punte ornata al centro della corona ferrea invece dell'aquila di Savoia coronata. Sopra i paramani di velluto nero si trovano i distintivi di grado, sono tre galloni d'argento sormontati dall'intreccio a fiore che stanno ad indicare il grado di generale d'esercito. Con la gran montura i generali portavano solamente a destra la spallina di cordone argento attorcigliato, mentre sulla spalla sinistra c'era la treccia da cui scendevano i cordoni.

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1872 - Giubba da gran montura di Vittorio Emanuele 11 (Museo del Risorgimento di Voghera).

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1872 - Dietro della giubba da gran montura del re (Museo del RisorgĂšnento di Voghera).

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/872 - Vista d'insieme con pantaloni della gran montura del re (Museo del Risorgimento di Voghera).

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Distintivo speciale per: - ufficiali superiori aiutanti di campo di S.M. e dei reali principi; - ufficiali d'ordinanza di S.M. e dei reali principi (Nota n. 121 del 6 giugno 1871). Gli ufficiali effettivi in questi incarichi avevano come distintivo speciale il pennacchietto di garza (aigrette) alto 18 cm e sostenuto da una nappina sferica di tortiglio d 'oro, sormontata da una piccola tulipa a foglie d 'oro. Gli ufficiali d 'ordinanza effettivi continuarono a portare le stellette dorate a sei punte, naturalmente con cifre diverse secondo che si trattasse di S.M. o dei reali principi. Inoltre per gli ufficiali che indossavano la nuova divisa con le stellette sul bavero, la stella da aiutante si abbinava. con esse, come indicai.O nella figura. Per gli ufficiali superiori aiutanti di campo onorari fu lasciato solo il monogramma del re o dei reali principi sulle spalline, mentre .fit abolito l'uso dei pennacchi bianchi a salice. Anche per gli ufficiali d 'ordinanza onorari fu soppresso l'uso di speciali pennacchi bianchi, l'adozione cli uno specifico distintivo di questa carica fu temporaneamente rinviato.

- 111 -


S01101enente d 'artiRlieria in uniforme di servizio. L'lstrnzione sulla divisa del 1871 prevedevano l'uso del berretto a/L 'italiana anche per gli ufficiali d'artiglieria. Successivamenle però .fÏ4 sostituilo dal berre1to alla figa ro, ma con scarso successo.

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1872 - Tenente in uniforme di servizio con berretto alla "figaro" (Archivio C. di Somma).

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BERRETTO DA UFFICIALE DT CAVALLERIA EARTTGLTERlA 2 aprile 1873

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1873 - Capitano d 'artiglieria in tenuta di servizio. Il modello di berretto comune al resto dell'L!/jÏciali1à ha sostituito il precedente berretto alla "figaro". La soprqfj'ascia; posta alla base del berrei/o, era di velluto nero filetrata lungo il bordo inferiore di panno giallo. Il fregio però rimase la sie/la con corona recante al centro il trofeo di bocche da fuoco incrociate, per gli addetti agli Stati Maggiori ed ai Comandi.

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1873 - Capitano del treno d'artiglieria in tenuta di servizio con il nuovo berretto detto "all'italiana".

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I R73 - Sottotenente d 'artiglieria in tenuta da parata. al centro della stella è riportato il trofeo cl' arma con bocche daji,ioco incrociate e granata.fiammeggiante.

- 117 -


18 73 - Luogotenente colonnello del /0° R egg. Cavalleria in gran montura. I paramani sono già stari modificati rispetto alla prima versione della giubba. Il velluro nero ha sostituito il panno bianco, il colbacco è stato finalmente C1dottC1ro come copricapo speciale. La sciabole.i non è ancora cambiata (Archivio C. di Somma).

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1875 - Luog01enente del 14° ReP,g. Cavalleria in montura giornaliera. Il berretto "a/l 'italiana" ha ,~ià sostituito il berretto "alla.figaro" (Arch ivio C. di Somma).

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1874 - Sottotenente di cavalleria in montura festiva, il reggimento non è identUicabile.

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1875 - Luogotenen/e di cavalleria aiutante di campo in gran montura. L'incarico dell'ufficiale è indicato: dalla stella nell'ovale dell'intreccio dei gradi; dalla disposizione della sciarpa portata "al contrario" (spalla sinistra, fianco destro). L'ufficiale ha la sciabola con l'elsa da "corazziere", reparto dove probabil.men.te ha prestato servizio (A rchivio C. di Somma).

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TRECCIA DEL CHEPÌ DA UFFICIALE E DA TRUPPA 26 gennaio 1873 - Nota n. 69

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Fig. 4. Treccia per t{{ficiali, in cordone di .filato argento o oro, secondo il distintivo di grado. Fig . .5. Treccia per sottufficiali, cordone di lana del colore dei 3 rnon.tan.ti da intrecciare con. un. cordone argenlo o om, secondo il distintivo di grado. Fig. 6. Treccia di cordone di lana per caporali e soldati, dello stesso colore dei 3 montanti.

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(Coll. R. Belogi).

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Maggiore del 43° Regg. Fanteria in gran montura (1873-1879). La giubba è il modello 1871 mod(ficata nel 1873, per uJjìciali di fanteria. Confezionata in panno "bleutè ".

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1873 - Un esemplare della giubba azzurrata per t/f}iciali difanleria nella variante mod. 1873. Berretto da tenente del 73° Regg. Fanteria visto da due visuali leggermente diverse per evidenziarne le filettature, si nota infatti che la sopra/fascia con i distintivi di grado è.filettata lungo i bordi in velluto nero.

- 125 -


1873 - Sottotenente delle compagnie alpine in grande un!forme. Eccetto il copricapo speciale. Per il resto l'iifficiale indossa la divisa dellafanteria.

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CAPPELLO PER LE COMPAGNIE ALPINE 25 marzo 1873 - Nota n. 77

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1872 - Tenente nella antica gran montura. l'unica variante è coslituita dalle stellette di divisa.

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Fig. 1

Fig. 3

Fig. 1. 187J - La vecchia tenuta di servizio degli. ufficiali dei RRCC secondo i canoni del regolamento I 863. Fig. 2. 1872 - Il capitano di questo ritratto porta il berretto vecchio modello di una f oggia un po 'fuori ordinanza. Fig. 3. 1874 - La nuova giubba mod. 1871173 sos/ituì il cappotto frack nella tenuta di servizio per gli uff-ìciali dei RRCC Anche il herretto è quello prescritto per il resto della ufficialità.

- 129 -


SCIABOLA DA UFFlCfAU DI CAVALLERIA

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Scala di 215

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TUNICA PER GLI UFFICIALI DEI R.R. CARABINIERI

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LE UNIFORMI DEI SOTIUFFICIALI E DELLA TRUPPA


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Il rinnovamento delle uniformi dei sottufficiali e della truppa Nel 1871 l'uniforme della truppa era ancora nella fase di studio; in tre grandi città italiane si era tentato cli distribuire un modello cli uniforme sperimentale per la fanteria e la cavaJleria, però la reazione del1' opinione pubblica e ciel Parlamento era stata così negativa eia costringere a ritirare quanto era stato proposto. Obiettivo della ristrutturazione in corso era: creare un organismo efficiente e moderno, in grado di essere mobilitato nel più breve tempo possibile in caso cli conflitto. Tutti i provvedimenti s~i"anno studiati in funz ione della realizzazione cli questo obiettivo, che altro non era se non la "Nazione armata" prussiana, dove tutti i cittadini validi si univano all'esercito permanente, correndo al loro posto nella Milizia. Erano gli insegnamenti tratti dall'esperienza della guerra del 1866 e eia quella franco-prussiana del 1870. In questo contesto le operazioni di mobili tazione e reclutamento assumevano grande importanza; in Germania esse venivano espletate con il sistema regionale che assicurava la massima celerità delle operazioni, in Italia si riteneva questo sistema ancora prematuro. L'istituzione dei Distretti di reclutamento doveva assolvere alla stessa funzione con altrettanta celerità. Vista l'importanza dei compiti loro assegnati, in effetti essi rappresentavano uno degli elementi cardine della nuova riforma del generale Ricotti-Magnani. Inizialmente ne furono costituiti 45, come risulta dalla annessa tabe.Ila. Si stabilì inoltre che il numero d' ordine assegnato ai nuovi enti sarebbe stato assunto come fregio distintivo del personale ad essi assegnato. La Nota 137 ciel Giornale Militare Ufficiale (18 luglio 1871 ) sanciva a tale proposito: "Aci eliminare l'inconveniente che ora si verifica di veder uomini ascri tti alle compag nie cli un medesimo Distretto muniti sul kepy e sul berretto del numero di quel reggimento cui prima appartenevano, il Ministero determina quanto segue: - sul kepy degli uomini di bassa forza dei Distretti militari , al numero ciel reggimento dal quale provengono sarà sostituito il numero ciel Distretto cui appartengono. Questo numero sarà di lamina cli ottone ed avrà le dimensioni prescritte pel numero del kepy cli fanteria. Analogo cambiamento sarà fatto sui berretti eia fatica della bassa forza, ove il numero del Distretto dovrà essere in lana gialla". La truppa delle 160 compagnie dei Distretti proveniva in gran parte dai disciolti quarti battaglioni dei reggimenti cli fanteria, di cui mantenne l'uniforme (con la variante del fregio) . Secondo l'ordinamento Ricotti, queste compagnie erano destinate a diventare il nucleo di formazione cli 160 battaglioni della costituenda milizia provinciale. La Nota n. 137 aveva stabilito, per i militari assegnati ai Distretti, un nuovo sistema di distinzione che era costituito dal fregio dell'arma a cui apparteneva il soldato ma di colore opposto a quello che portava la truppa della stessa arma nell'esercito permanente. Il fregio di ottone dei bersaglieri , ad esempio, diventava cli metallo bianco nei Distretti. Infatti se i fanti delle compagnie distrettuali avessero portato il fregio ciel numero in argento, si sarebbero confusi con i loro commilitoni che avevano uno stesso numero di reggimento, cioè la confusione sarebbe sorta con i primi 45 reggimenti di fanteria. Con le nuove uniformi adottate per la truppa nel 1872, i Distretti manterranno questa distinzione per contrapposizione di colore, pertanto si ebbe: - stella cli colore argento per i reggimenti cli fanteria di linea; - stella cli metallb giallo per i militari dei Distretti. Qualche anno più tardi anche la milizia mobile, che si formerà nei Distretti , adotterà lo stesso criterio; la sua truppa porterà i fregi delle varie armi con i colori invertiti rispetto all'esercito permanente. I tagli al bilancio della Guerra e le riduzioni di organici degli anni precedenti avevano ridotto l'esercito ai min imi termini. Una si tuazione a cui certo bisognava porre rimedio. Era necessario prima di tutto aumentare adeguatamente la forza numerica degli uomini alle anni, migliorare l'armamento (fuci le rnocl. 70) e l'equipaggiamento, quindi creare un sistema, che consentisse cli avviare la forza mobilitata rapidamente in linea.

- 135 -


Quadro graduale e numerico del personale permanente dei distretti militari Distretti

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Ufliciali Comandante (Colonne!lo Luogotenente colonnello) Ufficiali superiori col. } (Luog. addetti Maggiore) Direttore dei comi (Capitano) Ufficiale di massa (U ff. infer.) Ufliciale di matricola (Uff. infcr.) Ufficiale di amministra1.ione (Uff. subalterno) Aiutante maggiore in I' (Capitano) Aiutante maggiore in 2' (Uff. subalterno) Contabili dell 'amministrazione militare C1pitano Luogmenemi Sottotenenti Totale

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Gli uffiziali , i so11'urfiziali, caporali e soldati, hanno le compelenze del grado nella fanteria di li nea escluso però ogni indennità o soprnssoldo di carica e razione di foraggio. Gli uffiziali subalterni hanno dirillo all' indennità di all oggio come già altri tJfiziali dell' arma di limteria.

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Truppa Furiere maggiore Furieri d'ammi nistrazione Sergenti d'amministrazione Sott'uflizia li di maggiorità Capo armaiuolo Capo sano Capo calzolaio Caporale maggiore Caporali furieri d'amministrazione Caporali di maggiorità Caporali LrornbeLtieri Furiere Sergemi Caporale furiere Caporali Soldaci trombeuieri SoldaLi di 2• classe Totale Firenze, addì 5 marzo 187 1

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1872 - Sottufjìciale del Treno in uniforme pie111011tese. Sulla gole/fa (collelfo) della 1u11irn sono c1pplica,e le prime stellelfe da truppa. Lafo /0 costituisce un doc11rn e11to inleressante perché il Treno sarcì sciolto di lì a poco. L'artiglieria ed il genio ne assorbiranno il personale suddividendoselo. L'alfivirà di lrnsporlo verrà da questo 1110111e1110 ricondoua nell'ambito delle esigerr:,e delle due ar111i.

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A proposito degli organici da aumentare la "Relazione a S.M.", che precede il decreto di riordinamento della cavalleria, contiene alcune interessanti consideraz ioni in proposito. "Nel nostro esercito la cavalleria rispetto alle altre ann i è in proporzione molto inferiore, tuttavia, la formazione di un ventesimo reggimento è consigliata dalla convenienza di avere almeno altrettanti di codest'arma quante le divisioni attive ciel nostro piede normale di mobilitazione. Propongo cli distinguere i reggimenti cli cavalleria l'un dall'altro con numeri progressivi, sia per analogia a quanto è già comune a tutti i corpi delle altre armi, sia perché, data a tutta la cavalleria la stessa divisa, come tutte le convenienze consigliano, ne diviene indispensabile la distinzione con numeri eia reggimento a reggimento. A rammentar peraltro le tradizioni di ciascun reggimento, accanto al numero cl' orcline, ciascun reggimento conserverebbe l'attuale suo nome, mentre il 20° assumerebbe quello della capitale ciel regno di V.M.". Uno degli obiettivi più importanti che la riforma Ricotti si era prefisso era proprio quello di aumentare considerevolmente gli effettivi di tutte le anni di linea. Era necessario dare all'esercito la sua g iusta consistenza, che fosse cioè proporzionata alla nuova dimensione politica e demografica del paese. La stessa legge sul reclutamento, di recente proposta, era concepita con questa finalità. Nell' ambito cli tale direttiva, vi fu un provvedimento riguardante sempre la cavalleria che destò molto scalpore. Era la decisione di togliere gli stendardi ai reggimenti, la quale scaturiva dal riordinamento del!' arma e si prefiggeva di ottenere un adeguato aumento di forza. In effetti mantenere gli stendardi era un lusso che non ci si poteva permettere, perché in caso di guerra significava distogliere un intero squadrone dal combattimento per proteggere la bandiera. La trasformazione dei tamburini dei reggimenti fanteria in altrettanti trombettieri si basava su valutazioni dello stesso tipo. Ciò è chiaramente spiegato nella "Relazione a S.M." che precedeva il R.D. per il riordinamento della fanteria di linea e Distretti. Il problema è esposto nei seguenti termini: "Nel quadro della truppa si propongono due essenziali cambiamenti: 1°) soppressioni dei tamburini sostituiti dai trombettieri; 2°) soppressione dei falegnam i, sostituiti dagli zappatori. La sostituzione dei trombettieri ai tamburini è principalmente suggerita dalle seguenti considerazioni: - il tamburino non può essere armato di fucile; può esserlo invece il trombettiere, ed accrescere così il numero dei combattenti, oltracché il soldato armato sente naturalmente maggior coraggio e fermezza al fuoco che non l' inerme. Lo squillo cli tromba, come segnale, può farsi sentire assai più da lungi e distinto, che non la battuta cli tamburo. Dopo una dirotta pioggia il tamburo diviene quasi inservibile; ugual inconveniente non si ha con la tromba" .

Le nuove uniformi della truppa Il 1872 era l'anno in cui venivano introdotte le uniformi cli nuovo modello per la truppa dei vari Corpi . La serie dei decreti che ne prescrivevano le caratteristiche comincia ad apparire tra gli atti ciel Giornale Militare verso la fine del mese di aprile. Contemporaneamente si definiva anche la questione dei copricapi; il chepì era prescritto per la quasi totalità dell'esercito, eccetto la cavalleria, di cui i primi quattro reggimenti continuavano l'Liso del tradizionale elmo, per tutti gli altri era prescritto un nuovo modello cli colbacco. li criterio seguito per l'adozione dei nuovi oggetti di corredo suscita non poche perplessità, poiché i diversi indumenti che dovevano comporre una stessa divisa erano approvati a distanza di mesi l'uno dall' altro. Ad esempio, il decreto che prescriveva le caratteristiche della giubba eia truppa era pubblicato a magg io, mentre successivamente a luglio compariva il modello dei pantaloni eia abbinarvi. La stessa cosa accadeva per la cavalleria, il colbacco da ufficiale era adottato ai primi cli luglio, quello della truppa alla fine di settembre. L'Atto n. 16 del 20 gennaio 1872 (divisa e vestiario) stabiliva le modifiche da apportare ai cappotti eia truppa cli panno "bleutè", per fanteria e genio. Sicuramente l'indumento più portato dal soldato. Ogni tipo di mostrina e gli alamari eia granatiere, che ne ornavano il bavero, veniva rimpiazzato dal le stellette cli divisa; l'unica aggiunta, rispetto al precedente modello, era costituita dagli spallini così eletti a "lunetta", confezionati in panno turchino (blu scuro). I bottoni erano sostituiti da quelli semisferici lisci,

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Fig. 2

Fig. I Fig 1. 1872 - Soldato di fanteria in una tenuta sperimentale, è l'unica di cui siano rimas/e lracce di docwnentaz.ione. l<1 g iubba indossaw è confezionata in panno azzurrato ed ha già le caratteristiche ciel modello che sarà poi t{/ficialmente adotlato proprio nel corso del 1872. Nella versione definitiva scomparirà la lista di panno blu scuro applicata sulla bottoniera centrale, mentre colletto, paramani, spallini e controspallini rimarranno di questo colore. li kepy che vediamo nella fè>to è stato ricavato apportando alcune modifiche a quello di modello piemontese che era ancora in dotazione. !rifatti è st.afo semplicemente scorciato superiormente ed è stata sostituita la visiera diritta con una spiovente sugli occhi. li galloncino d'argento che guarnisce il colletto indica che il militare della foto è un volontario di un anno, il~f'atti la Nota 217 del 28 novembre 1871 stabiliva che il volonlario di un anno doveva vestire l 'uniforme da soldato di 2" classe ed essere fregiato di un distintivo speciale consistente in un galloncino (trecciuole) d 'oro o d'argento del.la larghe zza di 3 111111, da applicare attorno al colletto della g iubba, del cappulto o del pastrano. il galloncino doveva essere d'oro per bersaglieri, artiglieria e genio; d'argento perfanteria, cavalleria e distretto militare. Questa trecciuola è quelLa che ancora oggi guarnisce il colletto della g iubba degli allievi dei collegi militari, dell 'Accademia degli allievi sottiçfficiali di complemento e degli allievi sottufficiali. Fig. 2. Sottufficiale di fanteria con l'un(f<mne sperimentale, è la si essa giubba della foro preceden.te, le .fileltature agli spallini e controspallini (galloncino d'argento) indicano il grado del rnilitare. Il copricapo è il herretlo a busta di panno blu scuro, con gallone, filettature e.fiocco di lana rossa. in quel periodo i copricapi speciali erano stai i aboliti.

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Altri due esempi di prime stellette applicate sul col/euo della vecchia divisa piemontese da bersagliere. Fig. I. Furiere dei bersaglieri con le stellefle di divisa sulla goletta della tunica (Archivio C. di Somma). Fig. 2. Caporale jiiriere dei bersaglieri con la divisa piernontese; la corta tu nica ad un petto somiglia molto al modello di divisa che nel 1872 sarĂ prescrina per tutto l'esercito. Ăˆ molto probabile che sia stata proprio questa la foggia voluta per il cambiamento. Sul bavero, sopra gli ¡'specchieui ", spiccano le stellette di divisa di recente adozione. li termine specchielfi veniva usato nei vecchi regolamenti per indicare le mostrine di colore distintivo che talvolta guarnivano il bavero della tunica. Il caporale di quesw ritraao cinge al fianco la baionetta del fucile Remin.glOn, armi che erano state catturale alt' esercito pontificio. Il 22 marzo 1871 fu deciso distribuire a ciascun reggimento bersaglieri 97 carabine e 720 fucili modello Remington. I sottufficiali dello stato rnaggiore e dei bauaglioni dovevano essere annati di carabine mentre i fitcili .fiuono dmi ai caporali e bersaglieri. scegliendo fra i migliori tiratori delle compagnie (Archivio C. di Somma).

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eccetto per il genio che conservava il vecchio trofeo; gli spallini fiss i erano guarniti dal freg io di numero in rosso per la fa nteria, granata bianca e numero rosso per i granatieri, granata cremisi per il genio. In pratica ri maneva in dotazione il vecchio cappotto con le modi fiche cli cui abbiamo accennato. Ma il 4 giugno la Nota n. 21 deJ Giornale Militare ci dice: "Essendosi riconosci uto possibile cli conseguire un certo risparmi o, e dare agli oggetti stessi un garbo alquanto diverso dal modello approvato negl i scorsi mesi, il Ministero ordina la formazione dei nuovi campioni e cli spedirli ai corp i cui spettino". Con tale provvedimento si aboliva il cappotto mocl. 1859 e quello successivo, con il collo ed i paramani d i panno turchino scuro, adottato a metà ciel 187 l. Questo è uno dei tanti esem pi che ci mostra però, come in questo campo si stesse procedendo per tentativi . Il 29 maggio 1872, con analogo provvedimento, ven iva finalmente adottato il nuovo modello di giubba per sottufficiale e truppa, fu stabi lito che dovesse essere della stessa foggia per tutti i corpi dell'esercito; in effetti l' unica variante era rappresentata dal colore del panno, per la fanteria ed i corpi ad essa assimilati le giubbe erano confez ionate in panno "bleutè" (azzurrato), mentre per i bersaglieri, la cavalleria, l'artiglieria ed il genio era prescritto il panno "turchino" (blu scuro). Erano gl i stessi colori già adottati per l' uniforme degli ufficiali. Anche i distintivi d i grado per sottufficiali e truppa ven nero introdotti di forma unica per tutti i corpi dell 'esercito. Si trattava di galloni a forma cli "V" da appl icarsi lungo il bordo superiore ciel paramano, potevano essere: d'oro o d'argento per i sottuffic iali, cli lana rossa per la truppa. Dal vertice dei galloni si sviluppava un intreccio a fio re fatto di fettuccia di lana rossa, in tutto analogo a quello che gli ufficiali portavano sulle man iche delle loro divise. Questo freg io sarà uno degli elementi più caratterizzanti delle uniformi militari cli epoca Umbertina. Le mostreggiature, da applicare sul colletto della giubba, erano semplificate al massimo, come era già stato fatto per il cappotto. Scomparivano gli alamari dei granatieri e le mostreggiature con i colori distintivi tradizionalmente portati dai reggimenti cli cavalleria. Le mostrine dovevano ind icare genericamente solo l'arma cli appartenenza ciel militare. In base a questo criterio, si adottava per la cavalleria una mostrina di panno bianco ad una punta, uguale per tutti i reggimenti; il bianco infatti era stato scelto quale nuovo colore distintivo d ' arma, pertanto si ripeteva anche nelle fi lettature delle g iubbe sia degli ufficiali che della truppa. In conseguenza cli ciò sparivano le distinzioni delle tre specialità tradizionali dell' arma: dragoni, lancieri e cavalleggeri, in ossequio alle disposizioni del decreto d i riordinamento della cavalleria. Nella fan teria i reggimenti granatieri, eccetto il l O ed il 2°, erano stati assorbiti dalla linea, le brigate a composizione fissa erano state abolite, le stellette cli divisa erano l' un ico distintivo applicato sul bavero della giubba anche per i bersaglieri. La decisione di togliere le mostreggiature cli colore distintivo ai reggimen ti di cavalleria e gli alamar.i ai granatieri suscitò forti resistenze, specie in seno ai reparti . U na tale reazione era d 'al tronde prevedib ile perché si trattava dei corpi dell'esercito maggiormente legati alle loro antiche tradizioni. La scomparsa di q uesti distintivi equivaleva alla perdita dei simboli più gratificanti del loro spirito di corpo. A tale proposito ci sembra opportuno ricordare che gli ornamenti ed i freg i delle divise militari non servono solo a riconoscere il soldato, sono anche una gratificazione sul piano psicologico del valore cieli 'uomo. Costituiscono un segno dell'importanza del ruolo ricoperto dal militare, alimentano lo spirito cli corpo, quindi la solidarietà ed il sostegno reciproco nel momento del pericolo, esaltano il rispetto e la funzione ciel capo. Finché l'uomo sarà protagonista delle proprie vicende, il fattore psicologico sarà sempre cli fondamentale importanza, qual unq ue sia lo strumento che la tecnologia gli fornirà per combattere . Abbiamo già visto nelle pagine precedenti che la stella a cinque punte, simbolo dell ' uni tà nazionale, era divenuto l'emblema stesso dell ' esercito, quindi veniva assunto quale fregio di quas i tutti i corpi; anche il re Vittorio Emanuele II, sul berretto della nuova uniforme, aveva sostitui to la corona sabauda con Ja stella a c inque punte recante al centro l' antica Corona Ferrea ciel primo Regno Ital ico. Sui chepì dei nostri soldati spiccava ora lo "stellone", che portava al centro un to ndo, con il numero del reggi mento smaltato in nero; era l'unico elemento che consentisse una meno generica identificazione del mili tare. Solo per i granatieri il centro della stella recava l'antica granata con il numero deJ reggimento; questo fregio era rimasto a testimonianza ciel primo e pi ù antico corpo del la nostra fanteria. Le ragioni che avevano cleternùnato lo scioglimento degli altri sei reggimenti granatieri furono esposte nella "Relazione a S .M." che in data 5 marzo 1871 accompagnava il decreto di riordinamento della fanteria.

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La decisione del Ministro si basava sulle seguenti considerazioni: "Nel modo cli vedere del riferente, appo noi i reggimenti di granatieri esistono unicamente per incorporare quelli di statura così alta oltre l'ordinaria che se venissero sparsi nei reggimenti cli linea, non solo disarmonizzerebbero i ranghi, ma incontrerebbero difficoltà a trovare gl i acconci arnesi di vestiario e di equipaggiamento nel magazzino comune. Ciò succede per gli uomini che hanno la statura di 1,78 mo più. Considerando però come la leva dia ali' esercito tanti uomini di cotesta statura da formare appena due reggimenti, il riferente non trovando plausibile ragione mantenere 8 reggimenti di granatieri, proporrebbe a V.M. di ridurli a due, conservando i 2 più anziani quelli della b1igata granatieri di Sardegna". L'esempio della circolare che abbiamo appena citato dimostra ancora una volta che, il M inistro proponeva le sue modifiche in base ad esigenze pratiche ed organizzative. Semplificare al massimo le uniformi significava abbreviare i tempi cli mobilitazione, questo è il senso dei cambiamenti di uniforme operati tra il 1871 ed il 1872. Nonostante i numerosi decreti emanati, anche il 1872 era comunque destinato a rin~ nere un anno di transizione. Ciò in parte era dovuto al fatto che le disposizioni del Giornale Militare si susseguivano incessantemente, saltando da un argomento all'altro. In materia di uniformi non si riusciva ad avere una organica e stabile codificazione dei vari aspetti . Nella pratica poi risultava che molti degli oggetti proposti erano stati progettati troppo affrettatamente, quindi richiedevano ulteriori modifiche, perché nell'uso pratico presentavano spesso degli inconvenienti . È il caso ciel nuovo chepì che il 21 marzo 1873 doveva già essere corretto, la ragione era la seguente: "per ovviare all 'inconveniente che scorgesi in alcuni chepì delle varie armi, che le visiere e coprinuca per la loro sporgenza, là dove si cong iungono, facciano pressione sulle orecchie, rendesi necessario apportare modificazioni a talune parti". In effetti era mancato il tempo per attuare un piano adeguato per la ricerca, progettazione e sperimentazione dei nuovi oggetti cli corredo. La data ultima per la definitiva adozione di gran pa11e delle uniformi da truppa era stata fissata all'inizio del 1873, ma per le ragioni che abbiamo appena accennato essa slitterà al 1874.

Carattere delle innovazioni Le innovazioni che si andavano adottando in questo periodo, in materia di uniformi, introducevano un modello cli abbigliamento militare concepito per avere solo l'essenziale dei fregi e dei distintivi di div isa. La foggia dell' uniforme della truppa risentiva l' influenza dei modelli austriaci, sia nel taglio della giubba con collo rovesciato che in altri dettagli; il chepì con il paranuca, di recente adottato, sembrava invece ispirarsi al copricapo degli jager prussiani. Era indubbiamente un modo d i vestire molto più pratico e razionale del precedente. La scomparsa delle tuniche dalle lunghe falde fin sopra il ginocchio, consentiva un notevole risparmio cli panno e quindi di denaro, nonché una maggiore libertà di movimento. Secondo il nuovo ordinamento, i Distretti erano incaricati cli svolgere le operazioni di mobilitazione, il loro compito era quello cli distribuire ai richiamati nel più breve tempo possibile: uniformi, equipaggiamento ed arrn i. È evidente che un corredo pressoché unificato per tutti i corpi si poteva distribuire più rapidamente e più facilmente, mentre invece l' operazione sarebbe stata più lunga e complessa trattandosi di uniformi diverse eia reggimento a reggimento, per le quali bisognava poi curare l'abbinamento tra indumenti , copricapi ed equipaggiamento. Nel primo caso era anche più semplice costituire le scorte dei materiali di mobilitazione. Adottando un sol tipo di gi ubba per tutta la cavalleria bastava approvvigionarsi in base alle taglie, mentre lasciando lè mostreggiature distintive, bisognava poi avere venti diverse colorazioni per ciascuna taglia, corrispondenti ai reggimenti esistenti . In questo contesto, assumeva grande importanza l'operazione di vestizione dei richiamati, di cui erano incaricati i Distretti. Il personale addetto a questo compito doveva esercitarsi saltuariamente, per essere in grado cli svolgere il proprio lavoro nel più breve tempo possibile. Le direttive impartite a tale proposito, dalla Direzione dei servizi amministrativi , sono contenute nella Nota n. 34 del Giornale Militare, che porta la data dell' 11 febbraio 1875 con il titolo: "Esercita-

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zioni nel vestire uomini richiamati dal congedo illimitato in caso di mobilitazione"; essa stabil iva quanto segue: "Il n. 53 dell'Istruzione per la mobilitazione prescrive che per impratichire il personale del di stretto nel modo cli vestizione spicciativo da praticarsi in occasione cli chiamata alle armi per mobilitazione, due o più volte all'anno, quando i distretti han no reclute cli 2" categoria, facciano con esse eserci tazioni su esso modo cli arredamento, di guisa che un magazzino eventuale cli compagnia riesca ad arredare 150 uomini in un giorno". La circolare citata è un'altra testimonianza dell'i mportanza assunta da questa operazione. Non c'è dubbio che le semplificazioni apportate alle divise furono talvolta drastiche, tuttavia contribuivano efficacemente a ridurre i tempi critici della vestizione dei mobilitati. Questa soluzione produsse però un appiattimento che mortificava lo spirito cli corpo della truppa. L'inconveniente purtroppo non si poteva evitare; d'altra parte la questione diventava secondaria di fronte al pericolo che poteva rappresentare per l' Italia in quel momento un rovescio militare . L'ala più conservatrice delle forze armate reagì scandalizzata a queste semplificazioni e accusò il Mi nistro di rinnegare la tradizione del "Glorioso Risorgimento". Chi pretendeva cli affidare la tradizione militare di un esercito al colore cli una mostrina certo ne sminuiva il valore, un patrimonio di questo genere ha radici ben più profonde, va quindi trasmesso nei contenuti , comunque ci si vesta, rendendo i cittadin i coscienti del ruolo che gli affida il Paese, quello stesso svolto dai padri che combatterono per la libertà e l'unit à nazionale.

II distacco dalla tradizione La ristrutturazione Ricottiana portò le forze annate ad assumere una nuova identità in una nuova realtà nazionale, quella di esercito italiano. Era una evoluzione naturale, la vecchia Annata Sarda aveva ormai assolto alla sua funzione storica. Le uni formi adottate nel 1872, con tutti i loro cambiamenti e semplificazioni, rappresentavano un segno del superamento di un recente passato, anche se non veniva soppresso ogni legame con il precedente esercito. Infatti le varie edizioni della Istruzione sulle divise, 1872, 1873, 1874 continuarono a prescrivere l'uso di quasi tutti i tradizionali colori distintivi d'arma, eccetto la cavalleria che aveva preso il bianco, pertanto si ebbe: il rosso per la fanteria, il cremisi per i bersaglieri e genio e il giallo per l'artigl ieria. Le giubbe dei nostri soldati erano guarnite da filettature con questi colori, larghe 4 mm ed erano applicate lungo i bordi delle falde, ciel colletto, dei paramani e delle finte tasche. Per quanto attiene alle divise, possiamo dire che i colori tradizionali delle uniformi piemontesi furono mantenuti nei loro caratteristici abbinamenti. La cavalleria infatti continuò ad indossare la gi ubba di panno turchino (blu scuro) ed i pantaloni di panno toumon bigio, mentre bersaglieri, artiglieria e genio rimasero interamente vestiti cli panno blu scuro o turchino, come allora si diceva. Solo i generali e la fanteria passarono dalla tunica cli panno turchino alla giubba di panno "bleutè" azzurrato, conservando però i pantaloni cli color bigio tournon. L'adozione ciel panno bleutè non costituiva certo un radicale cambiamento di colore rispetto al precedente panno turchino; la tonalità della nuova tinta tendeva all 'azzurro, ed era solo un po' più chiara dell'altra. Oggi si definirebbe questo colore come un "blu di Prussia" intenso. li panno bleutè azzurrato non rappresentava per il nostro esercito una assoluta novità, era già largamente usato per confezionare i soprabitj degli ufficiali ed i cappotti della truppa. TI costo di un totale rinnovamento del vestiario e delle relative forniture cli panno sarebbe stato troppo oneroso per le nostre finanze, né la situazione d'emergenza lasciava il tempo necessario per farlo. Poiché sotto questo aspetto nulla era cambiato, per confezionare le nuove uniformi furono usate le vecchie forniture cli panno, ciò consentì inoltre un ampio riciclaggio delle tuniche di panno turchino che giacevano nei magazzini. Per ogni lembo di stoffa era indicato un preciso riutilizzo. La circolare n. 91 ciel 17 luglio 1872 dava Je opportune istrnzioni per trasformare le tuniche "d'antico mocleilo" nelle nuove giubbe per cavalleria, artiglieria e genio. Questo era l'iter di adozione che seguirono la gran parte degli effetti vestiario del nuovo corredo. Le disposizioni sul riciclaggio però non prevedevano alcuna variante, circa il reimpiego dei vecchi effetti di vestiario spec iale, indossati dai due reggimenti cli cavalleria: ussari e guida. Stando alla testimonianza cli Cenni, anche in questi due casi si clava esecuzio-

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TAVOLA ANNESSA ALL'ATTO N. 81 GIORNALE MILITARE 6 MAGGIO 1872

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Con questo decreto si modificavano anche i berretti da cui venivano tolte le coccarde, perché non erano più "l'unica copertura del capo".


:BERRETTI IN PANNO 7 L uglio 1872 - Nota n. 28 (Giornale Militare)

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Tabella A - Fregi dei berretti di panno - 7 luglio 1872 Giornale Militare Numero, granata, scudo, corona e croce di Savoia

Cordoncino

Bottone del cordoncino

Soggolo

Bottoncino del soggolo

Stella di panno

Cerchio

Lana rossa

Bianco liscio

Senza

Senza

Rosso

Bianco

Td.

lei.

Senza

Senza

Id.

Id.

Id.

Id.

Senza

Senza

ld.

Giallo

Numero giallo id.

Cotone bianco

lei.

-

-

Bianco

Bianco

Numero bianco id.

Id.

Id.

-

-

Id.

Id.

Lana gialla

Giallo con cannoni

-

-

Giallo

Giallo

Td.

lei.

Senza

Senza

Id.

Id.

Cannoni con granata in giallo in campo nero

Lana cremisi

Giallo con appie e granata

-

-

Cremisi

Cremisi

Granata con croce in cremisi in campo nero

lei.

Id.

-

-

lei.

Bianco

Granata con croce in bianco in campo nero

Lana gialla

Giallo con cannoni

-

-

Giallo

Id.

Numero bianco id.

Lana cremisi

Giallo liscio

-

-

Cremisi

lei.

Croce bianca id.

Scuola di fanteria e cavalleria (allievi)

Id.

Bianco liscio

-

-

lei.

Jd.

Croce bianca id.

Collegio militare (allievi)

Td.

lei.

Senza

Senza

Te!.

lei.

Croce bianca id.

Battaglioni d'istruzione

Lana rossa

id.

Senza

Senza

Rosso

Rosso

Numero rosso id.

Scuola centrale di tiro e personale di governo dcli' Accademia Militare, della Scuola di Modena, e del Collegio Militare

Id.

Td.

Senza

Senza

Rosso

Rosso e

Corona rossa id.

Moschettieri

Id.

Id.

Senza

Senza

Verde

Id.

Compagnie invalidi e veterani

Id.

Id.

Senza

Senza

Cremisi

Cremisi

Scudo di Savoia cremisi id.

Compagnie infermieri

Id.

Id.

Senza

Senza

Rosso

Bianco

Croce rossa in campo bianco

Compagnie di disciplina

ld.

Id.

Senza

Senza

Giallo

Rosso

Numero rosso del distretto in campo nero

Corpi Granatieri Fanteria cli linea

.

Distretti militari e milizia provinciale di fanteria Cavalleria Scuola normale di cavalleria Artiglieria Compagnie operai e veterani cl' artiglieria Zappatori ciel Genio Compagnie del treno ciel genio Compagnie del treno d'artiglieria Accademia militare (allievi)

Granata bianca con entro il numero ciel regg. in bianco in campo nero Numero bianco in campo nero

Croce bianca id Numero giallo id.

Corona reale rossa id.


Tabella A-bis - Fregi dei berretti di panno (sottufficiali) - 7 luglio 1872 Giornale Militare QualitĂ del fregio (stella)

Cerchio

Oro fino

Oro fino

Numero in oro in campo nero

I 80

Compagnie operai e veterani d'artiglieria

Id.

Id.

Cannoni in oro in campo nero

I 80

Distretti militari

Id.

Id.

Numero in oro in campo nero

l 80

Milizia provinciale di fanteria

Id.

Id.

Numero in oro in campo nero

I 80

Compagnie di disciplina

Id.

Id.

Numero in oro in campo nero

I 80

Corpo zappatori del genio

Id.

Id.

Granata con croce in oro in campo nero

1 80

Personale di governo della R. accademia militare

Id.

Id.

Croce in oro in campo nero

I 80

Oro ed argento

Argento

Numero in argento in campo nero

I 60

Id.

Id.

Granata con croce in argento in campo nero

1 60

Argento fino

Id.

Numero in argento in campo nero

140

Reggimenti dei granatieri

ld.

Id.

Granata col numero del reggimento in argento in campo nero

l 40

Reggimenti di cavalleria

Id.

Id.

Numero in argento in campo nero

140

Personale di governo - Scuola normale di cavalleria

Id.

Id.

Croce in argento in campo nero

140

Personale di governo - Scuola di fanteria e cavalleria

Id.

Id.

Croce in argento in campo nero

140

Personale di governo - Collegio militare

ld.

Id.

Croce in arge11to in campo nero

140

Personale di governo - Scuola centrale di tiro

Id.

Id.

Croce in argento in campo nero

I 40

Battaglioni d'istruzione

Id.

Id.

Numero in argento in campo nero

140

Corpo moschettieri

Id.

Id.

Corona reale in argento in campo nero

1 60

Casa R. invalidi e compagnie veterani

Id.

Id.

Scudo cli Savoia in argento in campo nero

l 40

Compagnie infermieri

Id.

Id.

Croce in argento in campo bianco

I 40

Corpi Reggimenti di artiglieria

Compagnie del treno d'artiglieria Compagnie del treno del genio Reggimenti di fanteria

Numero, granata, scudo corona e croce di Savoia entro il cerchio

Prezzo


ne senza indugi alle disposizioni diramate. Il risultato fu di avere gli ussari vestiti nella nuova foggia, ma completamente in verde, mentre le guide erano completamente in azzurro. Una situazione questa che di. certo è durata poco. Si può quindi concludere affermando che le semplificazioni proposte da Ricotti in tema di uniformi, erano dirette a snellire drasticamente la delicata operazione di mobiJitazione. Fatta salva questa esigenza, per il resto la tradizione veniva rispettata. Del resto una tale preoccupazione emerge chiaramente nelle "Relazioni a S.M." che il Ministro allegò ai decreti di ristrutturazione delle armi di linea. La cavalleria era l'arma più colpita da.i provvedimenti in questione, nel 1860 era stata invece la fanteria di linea, che per analoghe esigenze, aveva perso i colori distintivi delle sue vecchie brigate. Solo i CCRR non subirono sostanziali modifiche alle proprie uniformi, perché avevano una struttura su base permanente, quindi erano coinvolti solo marginalmente nelle grandi operazioni di mobilitazione. In pratica, i reali carabinieri conservarono la loro céuatteristica tenuta mod. 1843, gli unici cambiamenti cli rilievo furono i seguenti: \l • 1870 - modifica delle buffetterie: la distribuzione delle carabine a retrocarica, col sistema Carcano, determinò la scompm·sa del buclriere (carabinieri a piedi) e della rangona (carabinieri a cavallo), dal 1870 fu prescritta una sola bandoliera per tutti i militari dell'arma, portata con la fibbia sul petto, quella ancora oggi in uso; • 1875 - modifica dei paramani: i pm·amani dritti furono sostituiti con quelli a punta per potervi applicare i nuovi distintivi di grado, per sottufficiali e graduati, che l'esercito aveva già adottato.

Scelte funzionali per una maggiore efficienza Il Ministro dedicava ogni cura a migliorare tutti quegli effetti di corredo che contribuivano ad accrescere l'efficienza dei nostri soldati. Nel 1872 si decideva pertanto di fomiJe di scarpe anatomiche, prima la fanteria ed i corpi a piedi, poi nel mese di ottobre anche la cavalleria, l'artiglieria ed il treno ricevevano gli stivalini sagomati secondo la pianta del piede (destro e sinistro). Da sempre le calzature avevano avuto nell'equipaggiamento militare una importanza pari a quella dell'armamento, specie per le fanterie. Una scarpa scomoda o difficile da portare può condizionare pesantemente la capacità operativa di un reparto e mettere fuori combattimento molti uomini contemporaneamente. Nell'esercito italiano dal 1872 al 1900 furono omologati ben dieci tipi di calzature: per truppe a piedi, truppe da montagna, artiglieria da montagna, cavalleria e genio, più alcune versioni dei gé:Unbali modello "Ardito". Dotare la truppa di scarpe anatomiche era un segno di grande progresso per quei tempi. Anche nell'esercito francese, che in Europa era considerato all'avanguardia per questo genere di cose, una analoga decisione era stata presa piuttosto di recente (1854 circa). Fin dai tempi più antichi l' uso della calzatura era stato una prerogativa delle classi patrizie e dei sacerdoti, ma l'unica deroga sempre concessa a tale privilegio era stata fatta solo per i militari, per rendere i soldati più efficienti. Sia sotto gli egizi, i greci ed i romani, che nel Medio Evo il soldato era sempre stato munito di calzature. Per la maggior parte dei nostri coscritti, costituita da contadini e pastori, l'uso delle scarpe anatomiche rappresentava una grande novità. Perché in quegli anni le calzature per le classi meno abbienti in Italia erano: d'inverno gli zoccoli, le ciocie o altri prodotti dell'artigianato povero, mentre d'estate i nostri contadini andavano a piedi nudi. La decisione cli 'inserire il "pacchetto di medicazione" tra le dotazioni del soldato era un altro segno dell'impo11anza che il nuovo esercito attribuiva alla integrità e alla efficienza del soldato. TI 2 ottobre 1875 il Ministero sanciva: "è adottato per uso di una prima e provvisoria medicazione del soldato ferito in guerra un pacchetto dì oggetti cli medicatura denominato pacchetto da medicazione". Si trattava di una busta cli carta pergamena dì 8 x 16 cm contenente un pezzo di tela di cotone mussola triangolare di cm 88 di lato, ripiegato a rettangolo (7 x 15 cm), con due spilli comuni, un fermaglio di metallo e 200 grammi di cotone idrofilo. Inizialmente si stabilì che il pacchetto si doveva po11are nello zaino, in seguito fu deciso di collocarlo in una apposita tasca interna della giubba.

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1872 - Soldato di fanteria in lenuta di servizio con cappotto. Si /ratta sicuramente di un indumento riciclato vistCJ la forma dei paramano (Archivio C. di Somma).

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1874 - Caporale del 54° Regg. Fanteria in tenuta da libera uscita con cappotto.

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1873 - Dettagli del dietro di un cappotto da fanteria appartenuto ad un volontario di un anno (Coll. Aliberti). Si pur) qui vedere: - la caratteristica della martingala regolabile; - posizione delle tasche; - tonalitĂ di colore del panno.

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1872 - Gruppo di soldati del 55° Regg. Fanteria in tenuta ordinaria con cappotto. Il kepy è del primo modello mentre il cinturone con placca è quello piemontese. Il cappotto è già del secondo tipo con gli spallini o "lunette" e i paramani a punta.


4 giugno 1872 - Nota n. 21, Rinnovazione del modello di cappotto per.fanteria e genio. Soldato dell' I 1° Regg. Fanteria con la nuova uniforme in tenuta da campagna. La trecciuola auorno al bavero del cappotto indica che si tratta di un volontario di un anno. Le buffetterie sono ancora quelle del .fiicile rnod. I 860, riconoscibili sia dalla giberna che dalla grande placca del cinturino.

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GIUBBA DI PANNO DA FANTERIA E DA BERSAGLIERI (MOD. 1872) 29 maggio 1872

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29 maggio 1872 - Giubbe di panno, segue distintivi di grado.

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NUOVO MODELLO DT SCARPE (calzature anatomiche) - 23 luglio 1872

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NUOVO MODELLO DI STIVALINI 29 ottobre 1872 - Nota n. 47

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NUOVO CHEPÌ PER LA TRUPPA Dl FANTERIA (MOD. 1872) 9 giugno 1872 - Nota n. 23

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luglio 1875 - In Sicilia viene is1ituito un reparto di "bersaglieri mo,t1ati", i rniliiari ad esso assegnati continuamno ad indossare la di visa del Corpo ma con alcune 111.oddiche. /

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Ufficiali GIUBBA - Era in panno turchino scuro, si portava sbottonata con il gilet scoperto, i due revers erano rovesciali sul petto e Jìssoti alle rispettive bottoniere cosi da rnettere in evidenza la jèxlera cremisi. In alternativa gli i(!jìciali potevano indossare una giubba di tela bianca, anche questa portata sbottonata con il gilet in mostra.

BERRETTO - Por1ato in servizio al posto del cappello piumato, in tenuta da campagna il berretto era protetto da una.foderina di tela bianca, come si vede n.etlafo10. S'ITVALI - Gli iifficiali calzavano stivali di pelle nera alla scudiero portali sopra i pantaloni di panno turchino scuro con bande crernisi. ARMAMENTO - Gli ufficiali portavano al fianco sinisuv la fondina di cuoio manvne del revolve,; in sosti1uzione della sciabola. alla vita invece cingevano una cartucciera del lipo da cacciatore (sicuramente di p,vchlzione locale); gli ufficiali portavano la carabina a tracolla anche quando erano montali. BARDATURA - Sella all'inglese con ogni lipo di bardatura prevista per gli ufficiali dei bersaglieri, il mantello o il cappotto si portavano arrotolati e fissati all'arcione, sopra le due fonde anteriori.

La truppa indossava l'uniforme dei bersaglieri, secondo Cenni, con il cappello piu,nato, ma probabilrnente anche il fetz; in servizio di campagna gli uomini cingevano alla vita la cartucciera del tipo da cacciatore, inoltre, s1ando alla f oto, portavano an.che gli stivali sopra il. pan/alone di pan.no con lejìleltature cremisi, sul jìanco sinistro in.vece della baionetta avevano lajèmdina del revolver con la cordellina (come si vede nel.la foto). Anche per i sottufficiali e truppa l'arm.amento cmnprendeva la carabina portata a tracolla. Secondo le note cli Cenni, i bersaglieri avrebbero avuto le ghette di tela invece degli stivali, piuuosto scomode per montare, inoltre la stessafèmte rff'erisce che i militari di questo reparto portavano un solo sperone a sinis1ra, il tal.Ione destro veniva lasciato libero. per poter assumere senza d(fficu/.tù, la posizione di ti,v in ginocchio. Ques/o accadeva naturalmente quando i bersaglieri sm.ontati erano impegnati nell'azione di jiwco. i bersaglieri ritratti nella foto hanno tutti gli stivali, eccetto uno e il sotti!ffìciale ritratto al centro porta lu sperone anche a destra.

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1872 - Soldato in tenuta da libera uscita (irande uniforme).

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1872 - Caporal nu1ggiore volontario di un anno del 36° Regg. Fanteria. indossa la nuova giubba di panno azzurrato, collo, paramani, spallini e controspallini di panno turchino scuro. Le jÏlettature sono scarlatte.

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Sottufficiale di fanteria in tenuta ordinaria. La giubba è di panno azzurrato. Sul petto è appuntata la medaglia della campagna del 1866.

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GIUBBA DI PANNO PER ARTIGLIERIA, CAVALLERIA E ZAPPATORI GENIO 29 maggio 1872 - Nota n. 17

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1872 - Soldato di cavalleria in tenuta da libera uscita.

È la prima uniforme adottata in seguito alle modi.fiche e sernpl/fìcazioni volute dal generale Ricotti. La giubba di panno turchino scuro è m olto corta, lufle le .filettature che la gua rniscono sono di panno bianco, colore scelto come distintivo dell 'intera arma d i cavalleria; le 11ws1re sul bavero sono piuttosto tozze, la giubba, in tu/li i par1icolari, rispecchia il modello riportato nelle tavole della p rima circolare sulla divisa da truppa. Sicuramente la giubba indossata da questo militare è una tunica riciclala, è ancora abbastanza evidente il segno del punto vita e la cori a fa/dina. 1 pantaloni di panno bigio sono guarniti lungo le cuciture dalle due bande di panno turchino scuro, la foggia è quella della precedente un/forme pierrwntese, cioè più larghi sulla coscia. li mililare è ancora arrnato con la sciabola mod. 60 che verrà sostiluita gradatamente dalla mod. 7l .

1873 - Caporale furiere in tenuta da libera uscita. Le mostrine o ''specchietti" hanno g ià assunto la forma più tradizionale. [{I sciabola mod. 71 veniva ufficialmente ornologata con l 'Atto 215 (Giornale Milita re) del 30 ottobre 1872, in questo esempla re abbiamo g ià la versione ,nod!fìcata ad una sola campanella, è portala con il nuovo cinturino ad un pendaglio (vedi tavola) (Coli. M. Lucarelli).

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/872 - Soldato del / 0 Regg. Cavalleria, volontario di un 0 11110, in tenuta da libera uscita, è armato di sciabola da cavalleria mod. 71 nella prima ve1:1¡i011e a due campanelle. L 'uniforme è confezionata a sue spese con panno ''fino" da so1111fficiale (Archivio C. di So11111w).

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1872 - Caporale del 1° Regg. Cavalleria, volonturio di un anno in tenuta da libera uscita. La sciabola è già la mod. 71 ma nella prima versione u due campanelle (Archivio Cdi Som.ma).

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1872 - Regolamento cli esercizi per la cavalleria, cmnpare per la prima volta ufficialmente la nuova un(f'orme ado11a1a con la riforma. Come si vede gli spallini sono quelli a lunetta, come la .fanteria.

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COLBACCO PER LA TRUPPA DI CAVALLERIA 23 settembre 1872 - Nota n. 44

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1872 - Furiere del 16° Regg. Cavalleria Lucca in montura festi va, netlafo10 compare uno dei prirni esemplari di colbacco, gli "specchieui '' (mostrine) sono ancora del primo lipo quasi rei/angolari (A rchivio C. di Som.ma).

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ARTIGLIERIA E CAVALLERIA 24 luglio 1872 - Nota n. 35

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1872 - Esercizi con le anni, dal regolamento d'esercizi e di evoluzioni per la cavalleria. Una delle prime testimonianze sulle nuove uniformi della truppa.


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1872 - Regolamento di esercizi per la cavalleria. Ancora una testimonianza delle nuove unifonni con ufficiale ( con il berretto alla figaro), graduato e truppa. Gli spallini sembrano giĂ modificati.

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GAVETTA MODELLO 1872 24 giugno - Nota n. 40

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1873 - GIORNALE MILITARE

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La fase di assestamento L'anno 1873 rappresentò un momento di messa a punto delle precedenti disposizioni e di ulteriore progresso nel rinnovamento. Già nel mese di gennaio, una circolare del Giornale Militare stabiliva cli guarnire il nuovo chepì con una treccia, analogamente a quanto si faceva per il colbacco della cavalleria. Questo ornamento doveva applicarsi sul copricapo nelle occasioni importanti ed era previsto che fosse di 3 tipi : da ufficiale, sottufficiale e truppa. Nei "giorni piovosi" non si guarniva il chepì con la treccia, anche se il mil itare era in grande uniforme o in quella festiva. L'ufficiale rivestiva il chepì con la foderina di tela cerata, mentre la truppa portava il copricapo senza treccia. Un altro provvedimento interessante fu quello che determinò la sp,u-izione del berretto alla "figaro", chiamato scherzosamente dagli ufficiali il "multiforme geometrico". Questo speciale copricapo era stato prescritto per gli ufficiali di cavalleria e a1tiglieria, ma "non aveva dato buona prova cli sé", come si legge sul Giornale Militare, venne quindi abolito e sostituito dallo stesso modello di berretto che usavano gli ufficiali di tutte le altre armi. In base alla Nota n. 79 del 2 aprile 1873, il nuovo copricapo doveva essere realizzato in panno turchino, con sopraffascia di velluto nero, filettata alla base (4 mm) dello stesso colore delle filettature del bavero della gi ubba; le tre cuc.iture montanti erano ricoperte di cordoncino di 2 mm d'oro o argento. Il fregio per l'artiglieria era costituito da stella e corona ricamate in oro, nel tondo i reggimenti po1tavano il rispettivo numero su fondo nero; lo stato maggiore aveva un trofeo cli cannoni e granata. Per gli ufficiali del treno d'attiglieria, il fregio del berretto aveva la stella con i raggi in ricamo d'oro, mentre erano in ricamo d'argento la corona, il toro ed il numero ciel reggimento. Il fregio per la cavalleria era costituito eia stella e corona ricamate in argento, i. reggimenti portavano nel tondo il rispettivo numero ricamato in argento su fondo nero, per tutti gli altri invece nel tondo c 'era la croce cli Savoia ricamata in argento su fondo argento. Il 9 luglio dello stesso anno per esigenze pratiche, la giubba da ufficiale modello 1871 subiva alcune modifiche, assumendo le caratteristiche del modello che rimarrà in vigore fino ai primi del 1900. La relativa disposizione prescriveva: "il passante in cuoio pel gancio delle spalline è ricoperto cli panno dello stesso colore della giubba" in sostituzjone del gallone argento. Sopra ciascuna spalla è collocata una controspallina consistente in un doppio cordone d' argento o d' oro (secondo le spalline). Questo cordone "attortigliato" serviva a fermare la sciarpa, che si portava quando si era in servizio. Il cordoncino della trecciuola era di 3 mm per gli ufficiali inferiori, 5 mm per ufficiali superiori a 7 mm per i generali. La giubba doveva avere inoltre tale lunghezza da giungere a 8 cm "clall' appiccatura" delle cosce. Le due pattine sui fianchi furono abolite; la loro funzione era, per quella cli destra, cli coprire la tasca, per quella di sjnistra, di nascondere il passaggio per la corregia porta gancio della sciabola, in quanto il nuovo cinturino era concepito in modo da rimanere completamente sotto la giubba. Le due finte tasche a tre bottoni, che guarnivano la falda posteriore erano sostituite da due mostre a due bottoni, come quelle degli ufficiali di cavalleria ed erano separate da "sei piccole pieghe stiacciate e cucite all'alto e al basso". Una organizzazione più evoluta delle forze armate non poteva trascurare di inserire nella propria compagine un servizio sanitario ed uno amministrativo adeguatamente efficienti. Da questa nuova impostazione scaturì la circolare 101 del 16 novembre, la quale sanciva il carattere militare dell'uni fo rme degli ufficiali medici, commissari e veterinari. Pertanto essi entravano a far parte dell'esercito a pieno titolo. Una serie dj disposizioni del mese di ottobre revisionava la divisa degli ufficiali dei reali carabinieri, adeguando la foggia della tenuta cli servizio a quella degli altri ufficiali dell'esercito. Il vecchio cappotto-frack fu così abolito e rimpiazzato da una giubba del modello che abbiamo · poc'anzi descritto, la modello 1871 modificata 73. Per gli ufficiali dei carabinieri il bavero rovesciato venne sostituito dal collo dritto così eletto "a goletta" guarnito da un alamaro semplice ricamato in argento. Anche il berretto venne modificato, uniformandosi a quello degli altti ufficiali nella forma e nei distintivi. Fu così prescritto che: " l colonnelli ed i tenenti colonnelli comandanti di legione avranno la sopraffascia cli panno color robbio e parimenti il fregio del berretto ricamato su panno robbio".

- 186 -


l comandanti di corpo delle altre armi avevano g ià adottato la distinzione del colore rebbio nel 1872. Per gli ufficiali che portavano il chepì, il rebbio si ripeteva anche nelle righe di seta che separavano i galloni nel distintivo cli grado. Il 25 marzo 1873 era stato adottato un nuovo copricapo speciale per alcune unità di fanteria: "Il cappello per le compagnie alpine". Queste truppe stavano gradatamente assumendo una più precisa fisiono mia; da generiche compagnie distrettuali si stavano trasformando in una nuova speciali tà della fanteria; il cappello, o "bombetta", era il loro inconfondibile distintivo. Il processo di modernizzazione dell'esercito proseguì a ritmo incessante per tutto il 1874. Fu un alternarsi continuo di modifiche e innovazioni. Il Giornale Militare del mese cli gennaio riportava una prima nutrita serie di atti e disposizioni che apportavano varianti alle uniformi e ai copricapi appena adottati. Le modifiche alle giubbe della truppa erano determinate dal diverso modo di indossare le buffetterie per truppe a piedi. Ormai la giberna si portava sul ventre, quindi era necessario adaijare la g iubba in modo che rialzando le due fa lde anteriori si creasse lo spazio necessario per appendere la giberna al cinturino. Il nuovo contenitore delle cartucce non era altro che la vecchia giberna del fucile mod . 1860 adattata per contenere le munizioni del Vetterli, infatti l'Atto 209 diceva testualmente "Fintantoché non venga stabilito un nuovo modello cli giberna da fanteria, ho determinato che l'attuale giberna della fanteria sia ridotta in guisa da contenere 5 pacchetti di cartucce per fucile modello 1870" . Le dimensioni erano legger· mente ridotte e 1' interno sostituito con una cassettina di latta zincata. Il sistema di riciclaggio o riconversione dei materiali posti in disuso, fu applicato su vasta scala e con cura quasi pignola, tanto per gli effetti di vestiario che per l'equipaggiamento . Le prime forniture del " nuovo cinturino da cavalleria mod. 1873" venivano effettuate riadattando quello appena abolito. La circolare n. 37 dava precise istruzioni per ridurre i vecchi cinturini alti 5 cm; bisognava tagliarli longitudinalmente in due parti, una larga 2 cm eia trasformare nel pendaglio porta gancio della sciabola, l' al tra, larga 3 cm doveva diventare la cintura vera e propria, munita di una fibbia sempl ice. li cinturino si indossava sotto la giubba. Questa cura encomiabHe nell 'evitare ogni più piccolo spreco era una eredità raccolta dall' esercito piemontese, destinata comunque a protrarsi, con toni talvolta accentuati, a causa dei limiti delle nostre finan ze. Il nuovo modello cli mantellina da bersaglieri adottato (Nota n. 2, 10 gennaio 1872) era più ampio del precedente ed inoltre era mun ito di stellette al bavero. L' Opificio di Torino doveva provvedere a spedire il campione g ià approvato a ciascun reggimento. Tutta la d istribuzione del nuovo modello di mantellina poteva iniziare solo quando fosse esaurita anche la scorta di quelle vecchie, giacenti nei magazzin i. l Consigli amministrativi dei reggimenti , nel produrre le mantelline nuove, per economizzare il panno turchino, dovevano effettuarne il taglio su una pezza cli tessuto che contenesse anche tre giubbe, in quanto la durata delle mantelline era valutata sui cinque anni, quella delle gi ubbe s ui cliocotto mes.i, quindi nel tempo il consumo della mantellina e delle tre giubbe era proporzionato. Poiché il modello della mantellina (vedi tavola allegata) è pubbticato sul Giornale Militare con la Nota n. 130 del 29 settembre 1874, se ne deduce che, fino a questa data, la truppa dei bersaglieri deve aver indossato la mantellina "d'antico modello". Il ris ultato di questa politica oggi è che gli oggetti di vestiario ed equipaggiamento eia truppa sono cimeli introvabili, specie dopo la scomparsa dei "campioni cli modello", depositati presso gli enti responsabili (opifici, distretti e corpi). La Nota n. I 14 ciel 17 marzo 1874 prescriveva l'adozione cli " guanti di cotone nero per bersaglieri", in essa troviamo un e$empio interessante dei requisiti piì1 comunemente richiesti agli oggetti cli corredo militare : economicità, resistenza e durata. La nota prescriveva testualmente: "In considerazione della poca solidità che presenta la tinta turchina (blu scuro) dei guanti di lana fin qui adoperati dalla truppa dei bersaglieri, il Ministero si è indotto ad adottarne un altro modello di cotone tinto in nero, è altresì più economico dell 'altro che rimane abolito" . "Nel fare gli acquisti si avvertirà che i guanti debbono essere di cotone di buona qualità, del n. 16, accoppiato in quattro capi, fabbricati al telaio ed in un sol pezzo". "La tinta sarù data al filato prima di metterlo in lavorazione. Essa, nel campione, fu ottenuta con bicromato di potassa, vetriolo cli Cipro, legno giallo, campeccio di Spagna, ossia strato di campeccio e vetriolo verde, e resiste a q ualunque lavatura ordinaria, escluso il bucato" .

- 187 -


Di certo le ragioni che indussero a fare questa scelta deluderanno tutti coloro che consideravano i guanti neri dei bersaglieri un segno cli lutto per la scomparsa del fondatore del corpo. Il settore divisa vestiario trovò nuovo notevole impulso al suo sviluppo con il decreto legge del 19 aprile 1874, il quale stanziava la somma 9.000.000 lire per completare le dotazioni di vestiario dell' esercito. La cifra doveva essere ripartita come segue: 3.200.000 lire per il bilancio della Guerra del 1874; l.300.000 lire per il 1875 ed in fine l.500.000 lire ciascuno dei tre anni 1876-77-78 . Le date della ripartizione dei fondi stanziati coincisero con altrettante tappe del processo evolutivo delle nuove uniformi. In questo periodo, la produzione degli effetti cli vestiario militare registrò un netto miglioramento rispetto al passato. li taglio degli indumenti fu studiato meglio ed il numero delle taglie fu portato da cinque a nove per molti capi . Sicuramente una maggiore cura nel vestire il soldato consentiva cli realizzare anche un certo risparmio dei materiali, oltre a migliorare l'aspetto esteriore. Con il nuovo ordinamento adottava il sistema di vestizione napoletano, quello cioè che veniva effettuato per conto dei corpi. Nel corso cli un dibattito parlamentare (1870/1871) era stato infatti deciso che: "il sistema di vestizione per conto ciel soldato è dannoso all ' erario, al soldato, alla tenuta. Giova unicamente ai fornitori, capi sarti, capi calzolai". L'opificio meccanico militare era incaricato di fornire ai corpi interessati, i campioni dei modelli ciel vestiario in dotazione. L'Atto n. 198 del 7 ottobre 1874 "Fabbricazione delle giubbe" stabiliva in proposito che: "I distretti militari fabbricheranno le giubbe di panno eia bersagliere, e quelle dei propri sottufficiali e per le proprie compagnie alpine; tutte le ,ùtre giubbe devono essere fabbricate presso i corpi medesimi cui abbisognano". Le nuove divise da truppa, proposte dalla riforma Ricotti , furono confezionate con gli stessi panni e negli stessi colori già usati in passato. In qualche caso fu cambiata solo la nomenclatura ufficiale riferita ai colori, o la grafia cli parole straniere usate per indicare alcuni oggetti di corredo. li kepy divenne: chepì; il colore "bigio tournon" del panno per pantaloni fu chiamato semplicemente bigio; analogamente il colore "azzurro bleutè" del panno per giubbe e cappotti fu chiamato solo azzurrato. Questa circostanza ha spesso indotto a credere che vi fosse stato un rinnovamento dei materiali, cosa che in realtà non avvenne. Semplicemente perché non si poteva aggravare il notevole sforzo finanziario che lo stato stava compiendo per riorganizzare l'esercito .

Sintesi del periodo Ricotti L'opera riorganizzatrice del generale Ricotti proseguì senza soste fino al 1876, anno in cui giunse alla sintesi di un primo ciclo di trasformazione delle forze armate. Questo processo evolu tivo delle strutture militari, aveva determinato, per forza di cose, dei cambiamenti di rilievo anche nel settore delle divise, vestiario ed equipaggiamento. I decreti e le circolari emanati fino al 1876 in materia cli uniformi furono dettati essenzialmente da esigenze pratiche, dalla necessità di rendere le truppe più efficienti contenendo al massimo la spesa. Gli orientamenti del Ministro trasparivano chiaramente dalle sue direttive, che avevano lo scopo di fronteggiare l'emergenza sorta in seguito alla soluzione di forza , scelta per risolvere la " q uestione romana". L' incombente pericolo condizionò in parte i piani cli riforma proposti tra il 1870 ed il 1876. 11 25 marzo 1876 il generale Ricotti cessava dalla carica di Ministro e lasciava un esercito completamente cambiato e rafforzato. Erano state gettate le basi della nuova struttura tripartita delle forze armate. TI periodo successivo fu dedicato alla messa a punto di questo piano di rinnovamento. Sotto il profilo ordinativo l'esercito aveva ormai assunto una fisionom ia più spiccatamente italiana. Anche l ' aspetto esteriore del nostro soldato rifletteva questa evoluzione; la distribuzione delle nuove armi a retrocarica e l'aggiornamento dei metodi di impiego e tattici costrinsero a modificare opportunatamente il vestiario e l'equipaggiamento del soldato. La vecchia divisa piemontese delle guerre d'Indipendenza era sostituita da una uniforme meglio rispondente alle esigenze della guerra moderna.

- 188 -


I R73 - Furiere rnaggiore del 35° Regg. Fanteria in monlura festiva, poichÊ la nappina è piena e senza num.ero il sollu/jÏciale appartiene allo s1ato maggiore del reggimento. l{1 stessa nappina era portata dai militari dei distrelti con la d(fferenza che la stella era gialla ed il nurnero era del distretto.

- 189 -


1874 circa - Due caporali ed un sergente volontari di un anno in tenuta di marcia con il nuovo copricapo dafanreria. li Jiicile è il ,nodello 1860 modijÏcato a retrornrica Ca rea no, lnrffetterie, daga, baionetta e gibema sono ancom quelli della vecchia dotazione dajèinteria (Coll. M. Lurnrelli).

- 190 -


1873 - GIORNALE MILITARE

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MODIFICHE AL CHEPÌ DA TRUPPA 3 gennaio 1874 - Nota n. 106

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1874 - Caporale di fanteria con la nuova giubba ed il chepÏ con la treccia, tenuta da libera uscita (giubba di panno bleutè con collo, spallini, controspallini e paramani di panno turchino, filettature scarlatte, pantaloni di panno bigio con pistagna scarlatta sulle cuciture laterali).

- 194 -


BERRETTI IN PANNO 4 gennaio 1874 - Nota n. 107

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Tabella B (4 gennaio 1874) Stella

Cerchio o Toro

Disco con numero, granata, scudo, corona e croce di Savoia

Oro fino

Oro fino

Numero in oro in campo nero

I 80

Distretti militari e milizia mobile di fanteria

Id.

Id.

Id.

I 80

Compagnie da costa, operai e veterani d'artiglieria

Id.

lei.

Cannoni in oro

l 80

Personale cli governo dell'accademia militare

Id.

lei.

Croce in oro

l 80

Compagnie del treno d' artiglieria e del genio

Id.

Argento fino

Numero in argento

I 60

Argento fino

Oro fi no

Numero in oro

l 60

Reggimenti di fanteria di linea e compagnie alpine

lei.

Argento fino

Numero in argento

l 40

Reggimenti dei granatieri

Id.

Id.

lei.

l 40

Reggimenti cli cavalleria

Id.

Id.

Id.

1 40

Personale cli governo - Scuola militare

Id.

lei.

Croce in argento

140

Personale di governo - Collegi militari

Id.

lei.

lei.

140

Personale di governo - Scuola normale di fanteria

Id.

lei.

lei.

140

Personale di governo - Scuola normale di cavalleria

lei.

Id.

Td.

140

Battaglione d'istruzione

Id.

Td.

Id.

140

Corpo invalidi e veterani

Id.

Id.

Scudo di Savoia in argento in campo nero

l 40

Compagnie di sanitĂ militare

Id.

lei.

Croce in seta rossa in campo bianco

140

Compagnie di disciplina e stabilimenti cli pena

Id.

Oro fino

Corona reale in argento in campo nero

I 60

Corpi Reggimenti d'artiglieria e del genio (compresi i veterani del genio)

l'vfilizia mobile d'artiglieria e del genio

Prezzo


Tabella C (4 gennaio 1874) Corpi Reggimenti granatieri Regg. fanteria di linea e c6mpag. alpine Regg. cavalleria Compagnie del treno del genio

Bauaglioni d'istruzione Scuola normale di fanteria e personale di governo dell 'accademia, della scuola nĂšlitare e dei collegi militari Corpo invalidi e veterani Compagnie di sanitĂ militare Compagnie di disciplina e stabilimenti di pena

Rosso

Id.

Id.

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-

-

-

Id. Bianco Cremisi

-

-

Giallo

Senza

Senza

lei.

-

-

Td.

-

-

-

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Id. Cotone bianco Lana cremisi

Id. lei. Giallo con appie e granata Giallo con cannoni

Lana rossa Lana gialla

Milizia mobile del genio

Senza

Bianco liscio

Distretti militari e milizia mobile di fanteria Reggimenti d'artiglieria

Reggimenti del genio (compresi i veterani)

Senza

Lana rossa

Lana gialla

Milizia mobile d'artiglieria Scuola nom1ale di cavalleria Accademia militare (allievi) Scuola militare (allievi) Collegi militari (allievi) Compagnie da costa, operai e veterani d' artiglieria

panno

soggolo

Compagnie del treno d'artiglieria

Bianco liscio Giallo con cannoni lei. Id. Cotone bianco Bianco liscio Lana cremisi Giallo liscio Id. Bianco liscio Id. Id.

Stella

Bottoncino ciel soggolo

Bottone del cordoncino

Cordoncino

di

Cerchio o toro della stella

Disco della stella con numero, granata, scucio, corona o croce di Savoia Granata bianca con entro il numero del regg. in bianco in campo nero Numero in bianco in campo nero Numero in bianco in campo nero Numero in bianco in campo nero

Bianco

Numero in bianco in campo nero

Numero giallo Numero giallo

Giallo

Numero giallo Croce bianca in campo nero Croce bianca in campo nero Croce bianca in campo nero Croce bianca in campo nero

-

-

-

-

Senza

Senza

Bianco Id. Cremisi Td. Id.

Id.

Id.

Giallo

Giallo

-

-

Cremisi

Cremisi

-

-

Bianco

Numero in cremisi in campo nero

Senza

Senza

Rosso

Croce bianca in campo nero

Td.

lei. lei.

Td.

Id. Id.

Id. Id. Id.

Bianco

Croce rossa Scudo di Savoia rosso in campo nero Croce rossa in campo bianco

lei.

lei.

Rosso

Corona reale rossa in campo nero

Lana gialla

Giallo con cannoni Lana cremisi Giallo con appie e granata Giallo con Id. appie e granata Lana rossa Bianco liscio

Bianco

Cannoni con granata in giallo in campo nero Numero in cremisi in campo nero

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Id. Id.

Id.

Id.

Id.

Id.

Rosso


NUOVI MODELLI DELLE GIUBBE DI PANNO DA TRUPPA 7 ottobre 1874 - Nota n. 132

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PANCIOTTO PER LA TRUPPA DELL'ESERCITO 7 ottobre 1874 - Nota n. 132

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GIUBBA DI TELA PER LA TRUPPA DELL'ESERCITO (43 TAGLIA) 12 novembre 1874 - Nota n. 134 - Modifica le precedenti disposizioni Atto 106/1872, Atto 92/1873

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1874 - Telo da tenda in dotazione a /uffa la truppa dei corpi di fanteria e genio, si portava arrotolato sullo zaino insieme ai rispettivi paletti; era confezionato in tela di colore "fillvo" impermeabilizzata. Continuerà a far parte dell'equipaggiamento del soldato per altri quaranl 'anni.

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STIVALI PER CAVALLERIA 25 maggio 1874 - Nota 11. 122

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UTENSILI PER ZAPPATORI DI FANTERIA E CAVALLERIA (20 novembre 1874)

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1873 - Soldato d'artiglieria in tenuta da libera uscita. TI militare non si è reso conto di aver indossato la bandoliera al contrario; troppa emozione per la foto ricordo da mandare a casa.

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1874 - Gruppo di sottufficiali d'artiglieria con 4 ufficiali (tre tenenti ed un capitano) che nell'immagine sono raggruppati all'estrema destra della.foto. Tulli i militari indossano l'uniforme ordinaria; i sottufficiali hanno ancora la giubba cortissima, dello stesso modello di quella adottata per la fanteria, irifatti portano gli spallini a lunetta ed i controspallini fissi; il fregio del berretto è la stella coronata a cinque punte che porta al centro il numero del reggimento di appartenenza; i numeri nei fregi di questi sottufficiali variano, quindi se ne deduce che appartengono a vari reggimenti, probabilmente sono frequentatori di un corso. Gli ufficiali hanno già sostituito il berretto alla ''.figaro" con il modello detto "all'italiana", anche per loro il fregio è la stella a cinque punte coronata.


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Le grandi revisioni della seconda fase 1876-1879 Le nuove uniformi adottate durante la gestione Ricotti (1870-1876) erano ispirate ad un criterio di rigorosa semplicità, il quale fu anteposto, per esigenze operative, ad ogni altra considerazione. Le condizioni che avevano imposto queste drastiche scelte si modificarono proprio a partire dal 1876, innescando così un processo di revisione e cli nuove proposte, destinato a protrars i tino a rutto il 1879. Le circostanze che cambiarono la situazione furono: - dopo circa 6 anni la minaccia di un intervento delle potenze cattoliche per restaurare il pontefice sul trono era ormai superata; · - la messa a punto degli ordinamenti precedenti; - la riclistribuzione dei compiti troppo vasti affidati ai distretti. In questo modo si crearono le premesse per il ripristino di gran parte delle distinzioni precedentemente abolite. In pratica si tornava a quei simboli ed a quei fregi che erano legati alle tradizioni di spirito di cor. . 'J po dei reparti. Le prime disposizio ni prese in tal senso resti tuivano le mostreggiature con colori distintivi ai reggimenti di cavalleria. Inoltre tornava la distinzio ne del le tre vecchie s pecialità clell' arma: dragoni, lancieri e cavalleggeri. I rispettivi fregi furono applicati sulle controspalline, sui colbacco e sulle bandoliere. Nel 1877 i granatieri riebbero i loro antichi alamari, quindi fu ripristinata la giubba turchina per gli ufficiali generali , di conseguenza veniva ridata anche alla fanteria. Secondo la tradizione ufficiali generali e fanteria avevano sempre avuto lo stesso colore cli giubba. Sarà poi la volta del genio che adotterà i controspallini con fregio come la cavalleria. Lo "squadrone carabinieri guardie del re" adottava la propria uniforme, cessava quindi di indossare la corazza sull'abito da carabiniere. L'esercito nel suo nuovo aspetto simboleggiava lo sforzo per il consolidamento della nazione, però non poteva ignorare il richiamo della tradizione piemontese e risorgimentale che era altamente gratificante. Gli eventi, dopo il 1876, crearono le premesse perché anche questa esigenza fosse soddisfatta. Questa seconda fase di intensa evoluzione determinò il passaggio .dall'uniforme Ricottiana a quella Umbertina, che verrà indossata fino ai primi anni del XX secolo. La sintesi delle modifiche apportate al vestiario militare nel triennio 1876/1879, sfociò nella pubblicazione del regolamento della truppa ciel 1880. La riforma aveva ormai :impostato le sue istanze fondamentali quali: il reclutamento ed il servizio militare, consistenza della forza, riserve e mobilitazione. Ciò stabilizzava alquanto la situazione, anche nel settore divisa e vestiario. Gli attendenti rimasero esclusi da questo ripristino dei distintivi cli corpo, proprio perché considerati fu ori corpo. Le istruzioni sulla divisa prescrivevano per questi soldati che le giubbe fossero prive dei "seguenti accessor.i, cioè: lo specchietto sul bavero (mostrina), gli spallini e i controspallini, le finte tasche con quattro bottoni grandi sul dietro, le aperture laterali (perché non portavano il cinturino con la giberna, non essendo armati) e le filettature in panno colorato ai paramani". La stessa giubba priva cli ornamenti era indossata eia: capi sarti, capi calzolai, capi sellai, sellai, maniscalchi, allievi armaioli, allievi sellai, allievi maniscalchi e vivandieri: era consentito solo che portassero sull'avambraccio destro la lettera iniziale della loro attività, detta: "distintivo per cariche speciali". Anche per i soldati ascritti alle classi di punizione rimasero in vigore le precedenti disposizioni, pertanto i bersaglieri portavano il cappello sempre senza pennacchio; nei reggimenti di cavalleria 1°, 2°, 3°, 4° i rosoni dell'elmo erano coperti eia un disco di cuoio nero; negli al tri corpi i soldati portavano sul chepì o colbacco la nappina nera.

Il ripristino delle tradizioni (1876-1879) Con la caduta del Ministro Ricotti , la messa a punto degli ordinamenti e la ridistribuzione dei compiti troppo vasti affidati ai Distretti, si innescèl un graduale processo di revisione di quei modelli cli vestiario che erano stati introdotti tra il 1871 ed il 1872, era il superamento della fase sperimentale.

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1874 - Borsa da itficiale per La tenuta di marcia. Secondo le esigenze pratiche, la borsa poteva essere por1a1a a tracolla o corne uno zaino sulla schiena, bastava modificare gli agganci della tracolla.


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La rigorosa essenzialità imposta da Ricotti aveva suscitato molte reazioni negative pur essendo giustificata. Altri motivi di critica erano scaturiti dal metodo troppo discontinuo attuato per adottare le nuove divise. Questa circostanza in pruticolare aveva determinato delle diffo1111ità nel vestire contrarie a qualsiasi logica sull' uso dell'uniforme militare, infatti si giunse all'assurdo di avere nello stesso corpo, gli ufficiali che portavano colori distintivi completamente diversi da quelli dei loro sottufficiali e truppa. C'è inoltre da considerare che sacrificando sull' altare della efficienza operativa quel poco di fasto militare ereditato dall'esercito piemontese si generò malcontento per l'appiattimento prodottosi, un effetto che nuoceva al morale delle forze annate. Quindi la rivalutazione dei vecchi fregi, colori distintivi e simboli legati alla tradizione non era un appagamento di vanità estetiche, serviva invece ad esaltai-e i corpi in cui i soldati si identificavano, un aspetto meno dimesso conferiva all'esercito più consapevolezza cli sé. Il triennio 1876-1879 fu speso a correggere queste carenze dell'aspetto dei militari, senza tuttavia arrestare la fase di sviluppo degli anni precedenti. Le trasformazioni apportate alle uniformi in questo arco di tempo detenninano la nascita della foggia più propriamente detta "Umbertina". Il primo decreto che aprì la strada alla fase del ritorno alla tradizione fu emanato il 5 novembre 1876 dal generale Mezzacapo, nuovo Ministro in carica. Con questo atto si sancì il ripristino delle colorazioni distintive dei reggimenti cli cavalleria precedentemente soppresse. È il Ministro stesso che nella relazione a S.M., allegata a] decreto, spiega con estrema chiarezza le ragioni che portarono a questo cambiamento. Secondo il relatore era g iusto in base alla precedente legge del 13 novembre 1870 (formazione dei distretti) "che una sola divisa vi fosse per tutti i reggimenti cli cavalleria a si militudine delle altre armi", poiché in caso contrario avrebbe costituito un tale aggravio per i magazzini dei distretti da rendere impossibile la vestizione dei mobilitati nei tempi richiesti. In seguito però, spiegava il generale Mezzacapo, questa condizione fu superata per effetto delle nuove disposizioni sulla assegnazione dei materiali presso i corpi e delle "Istruzioni per la mobilitazione dell'Esercilo". Tali provvedimenti resero i reggimenti cli cavalleria indipendenti dai distretti; ad essi era infatti affidata la gestione dei propri magazzini vestiario ed il compito cli equipaggiare i mobilitati, quindi di provvedere al passaggio del reggimento dal piede cli pace a quello cli gueffa. Era così decaduta la causa principale che aveva condotto alla divisa unica per la cavalleria. A questo punto il Ministro aggiungeva nella sua relazione altre due considerazioni a sostegno della tesi del ripristino dei colori distintivi: - riconoscere a distanza i reggimenti cli cavalleria durante le operazioni di campagna rappresenta un indubbio vantaggio; - "V' ha di più una considerazione cli ordine morale elevato" nel ridare i colori e i nomi ai reggimenti cli cavalleria, "A questi colori ed a questi nomi vanno annesse gloriose tradizioni che si desidera mantenere sempre più vive". Riprendere i colori e le denominazioni dei vecchi reggimenti cli cavalleria compo11ava anche il ritorno alla vecchia suddivisione cieli' Arma in: dragoni, lancieri e cavalleggeri, venivano pertanto introdotti i nuovi fregi delle tre specialità da applicare sul colbacco, sulle controspalline e sulle bandoliere. Il l O gennaio 1877 andava in vigore il decreto che modificava la precedente Istruzione sulla divisa della cavalleria del 2 settembre 1872. Questo provvedimento metteva in risalto le incongruenze che si riscontravano nell' uniforme della fanteria, il contrasto si fece ancor più sconcertante il 2 giugno 1877 quando, interrompendo una recente tradizione, i generali smisero di indossare la giubba azzurrata della fanteria, per essi veniva prescritta una giubba di panno blu scuro con collo e paramani di velluto nero e guarnita di filettature cli panno scarlatto, si tornava ai colori portati fino al l 870. Il progetto di modifica dell'uniforme clell' Arma cli fanteria doveva attendere fino al 29 giugno 1879, esso fu presentato dal generale Mazè, nuovo Ministro della guerra. Nella relazione a S.M. che accompagna il decreto, il relatore asserisce che non aveva più senso lasciare solo la fanteria di linea con la giubba azzurrata, ciò era in aperto contrasto con il riconoscimento sancito da Vittorio Emanuele TI il 9 aprile 1860, che aveva conferito alla fanteria di linea il privilegio di indossare l'uniforme del re, dei reali principi e delle più alte gerarchie dell'armata (tunica blu scuro con filettature rosse). Per di più la giubba azzurrata degli ufficiali, con collo, paramani e fi lettature di velluto nero non corrispondeva nelle mostreggiature a quella della rispettiva truppa, che aveva invece collo e paramani di panno turchino e filettature scarlatte.

- 212 -


Divisa degli ufficiali dei reggimenti di cavalleria

Reggimento

Bavero

Mostre

Manopole

Colore delle bande e della filettatura della giubba e ciel berretto

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Piemonte Reale (2)

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Genova (4)

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Novara (5)

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Aosta (6)

panno rosso scarlatto

velluto nero

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Milano (7)

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velluto nero

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panno cremisi

Montebello (8)

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panno verde chiaro

Firenze (9)

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Foggia (I I)

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panno rosso scarlatto

Saluzzo (12)

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panno giallo

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Monferrato ( 13)

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panno cremisi

panno cremisi

Alessandria ( 14)

velluto nero

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panno arancio

panno arancio

Lodi (15)

panno rosso scarlatto

velluto nero

velluto nero

panno rosso scarlatto

Lucca ( 16)

panno bianco

velluto nero

velluto nero

panno bianco

Caserta ( I7)

velluto nero

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panno rosso scarlatto

panno rosso scarlatto

Piacenza (18)

velluto nero

velluto nero

panno verde chiaro

panno verde chiaro

Guide (19)

panno celeste

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panno bianco

panno bianco

Roma (20)

velluto nero

velluto nero

panno bianco

panno bianco

Scuola Normale di Cavalleria

velluto nero

velluto nero

panno bianco

panno bianco

Depositi di allevamento e di cavalli stalloni

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panno arancio

senza mostre

panno arancio

- 213 -


TROFEI PER BERRETTO

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TROFEI PER CONTROSPALLINE 23 marzo 1877 - Nota n. 155

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La sostituzione della giubba di panno azzuffato con quella cli panno blu scuro (turchino, secondo la dizione del tempo) rispondeva ad esigenze di ordine pratico ed economico. La sostituzione, come spiega lo stesso generale Mazè, avrebbe rappresentato un grosso risparmio per quegli ufficiali della fanteria che dovevano passare ai bersaglieri (giubba blu scuro) o allo stato maggiore (giubba blu scuro) o viceversa, e nei casi di promozione da colonnello a generale; significava poter utilizzare la stessa giubba cli panno blu scuro (turchino) senza dover rinnovare totalmente il costoso guardaroba delle uniformi. Anche gli allievi della scuola militare e dell'accademia potevano utilizzare meglio la loro giubba "turchina" una volta assegnati ai reparti, vantaggio che attualmente aveva solo quella minoranza d ì loro destinati ai bersaglieri o alla cavalleria. In conclusione per correggere le anomalie dì questa situazione, il Ministro proponeva di ripristinare per la fanteria dì linea l'uso della giubba di panno "turchino" con le filettature di panno scarlatto, per gli ufficiali il collo ed i paramani erano di velluto mentre per la truppa ed i sottufficiali di panno, ma per tutti di colore nero; ai granatieri venivano ridati i loro gloriosi alamari con collo e paramani rossi. La proposta del generale Mazè fu accolta e la trasformazione che ne conseguiva fu realizzata gradualmente, come sempre in questi casi. Si continuò a portare la giubba azzurrata fino ad una certa data, poi l'uso fu limitato ai soli servizi interni di caserma, in fine si cessò la distribuzione completamente; era una prassi che serviva a smaltire il più possibile le scorte dell'indumento ormai fuori dotazione. L'ultima parte della relazione ciel Ministro contiene un'altra proposta per noi oggi d'attualità ma allora certamente precorritrice dei tempi. Egli suggeriva cli assimilare il più possibile la tenuta cli campagna degli ufficiali a quella della rispettiva truppa. Lo scopo era cli evitare che l'ufficiale, troppo in evidenza, fosse un facile bersaglio per il nemico. Le argomentazioni di Mazè sono molto interessanti , tra l'altro rivelano che questo problema era già stato affrontato nel passato. Egli spiega infatti che qualora l'eserc ito fosse sceso in guerra la truppa d i fanteria avrebbe indossato il cappotto cl i panno azzurrato, mentre gli ufficiai i avrebbero avuto la giubba di panno turchino (blu scuro). Alle distanze da cui si svolgevano i combattimenti con le anni moderne, la differenza di colore fra le due divise era praticamente impercettibile, ciò che risultava chiaramente invece era la diversa sagoma " tra chi veste la succinta giubba e chi l'ampio e lungo cappotto". Per evitare di essere facilmente identificati, il Ministro suggeriva di far adottare anche agli ufficiali un cappotto uguale per foggia e colore a quello della truppa, così come era stato fatto durante la guerra cli Crimea e nella campagna ciel 1866. Quindi la soluzione del problema era dotare cli questo indumento anche gli ufficiali , "perché fosse tenuta di prescrizione comoda sia in guerra che nell'attività cli campagna e presidio". TI suggerimento purtroppo non fu accolto. Da tutto questo fervore di ritorno a fregi e distinzioni cl i corpo del passato rimasero esclusi, ancora una volta, quei soldati che istituzionalmente ne erano privi, proprio a ribadire l'importanza attribuita a questi simboli. Infatti le giubbe degli attendenti , considerati fuori corpo, continuarono a non avere mostrine, spallini e controspallini, aperture laterali alle falde e filettature ai paramani, né le finte tasche con i quattro bottoni sul dietro. Anche i sarti, i sellai, i calzolai, i man iscalchi, gli armaioli ed i vivandieri indossavano la stessa giubba priva di ornamenti, per essi però era prescritto che portassero sull' avambraccio destro della giubba la lettera iniziale della loro specializzazione, definita distintivo per cariche speciali. Parimenti' le giubbe dei soldati ascritti alle classi di punizione rimasero prive cli ornamenti perché considerati indegni di portare i colori del corpo; inoltre sui chepì e colbacchi cli questi militari veniva imposta la nappina nera, ai bersaglieri veniva tolto il piumetto, mentre i rosoni delle grumette dell'elmo cli cavalleria erano coperti con due dischi di cuoio nero. Bastano queste disposizioni restrittive sull'uso delle mostreggiature e dei colori distintivi di corpo per capire quale importanza avessero tra i militari e quindi anche le reazioni negative alle semplificazioni di Ricotti. L'appiattimento prodottosi con le uniform i Ricottiane non p rovocò particolari reazioni nell'ambito dell' arma cli artiglieria e nel genio perché, pur semplificandone il taglio della divisa, esse mantennero l'identità d'arma nelle proprie mostreggiature e colorì distintivi., anche l'abbinamento della giubba e pantaloni rimase quello tradizionale in panno "turchino" (blu scuro). In sostanza, le distinzioni cli corpo di queste due armi si limi tavano, come per il passato, al numero del reggimento o alla croce cli Savoia nel tondo ciel fregio.

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1876 - Gruppo di militari d'artiglieria con il loro capitano e tre tenenli. Appartengono all'artiglieria da campagna e tutti indossano la tenuta di servizio. Il fregio del berretto è stato cambialo, dalla stella si è passati al /ro.feo di bocche da fuoco con granata .fiammeggiante, per il resto non ci sono cambiamenli nell'uniforme, la giubba è ancora del modello di fanteria. L'armamento della truppa è ancora costituito dal moschetto mod. 60, modificato con il sistema a retrocarica Carww, la sciabola baionetta è sernpre del vecchio tipo. I militari armati di sciabola hanno ancora il rnodello .1833 per artiglieria a cavallo, munito di due campanelle al fodero. Il furiere 1naggiore, al centro della foto porta sul petto al medaglia della 1erza Guerra d' Indipendenza.


TROFEI PER CONTROSPALLINE DEI MILffART D' ARTIGLIERIA E GENIO (11 agosto 1879)

TROFEO PER BERRETTO PER GLI UFFICIALI D'ARTIGLIERIA, DA SOSTITUIRSI ALLA STELLA E CORONA REALE (Tav. G.M. 1877)

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MAGGIO 1873 - LE NUOVE UNiFORMI DEL CORPO "R. FANTERIA DI MARINA"

Con il supplemento n. 8 al Giornale Militare della lvlarina, veniva pubblicato il "Regolamento sulla divisa del Corpo I?. Fanteria di Marina". Le tavole qui riprodotte erano poste a corredo del decreto; co,ne possiamo facilmente notare anche la R. Marina era coinvolta nell'opera r(formatrice delle forze armate, condotta dal Ministro Ricotf.i. Il reggimento, che era stato sempre presente nello schierarnento di battaglia delle nostre forze armate durante le Campagne Risorgimentali, non faceva altro che adeguarsi alla modernizzazione dei nuovi ordinamenf.i. PiÚ tardi però, pef effetto del decreto del 3 dicembre I 878, che sanciva il riordinamento organico di corpi e servizi della R. Marina, il reggimento veniva sciolto. I criteri d'impiego e la strul/.ura della fanteria da sbarco mutarono, di conseguenza il personale della R. Fanteria di Marina r(fluiva, secondo le origini, alle rispettive sedi, in parte al R. Corpo Equipaggi, mentre coloro che provenivano dall'esercito erano assegnati ai distretti o ai corpi di fanteria (bersaglieri). Un(f<Jrme

Gli uomini del R. Fanteria di Marina indossavano l'uniforme di panno turchino scuro (giubba e pantaloni), mentre il cremisi era il colore distintivo delle mostreggiature e filettature, fregi, bottoni e spalline erano invece dorati; caratteristico era il berrettino della tenuta di servizio, nello stile del "pili-box" inglese, anche l'armamento era speciale: moschetto Remington e baionetta Jatagan. Gli ufficiali cingevano al fianco la sciabola di modello simile a quella da bersagliere, con la lesta di delfino al posto di quella di leone sull'impugnatura.

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DIMENSIONI DELLA SCIABOLA

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I cambiamenti iniziati nel 1876 coinvolsero comunque, sia l' artiglieria che il genio; prima fra tutte fu la disposizione che modificava il chepì, ormai divenuto il copricapo della maggior parte dei nostri soldati, un atto pubblicato sul G.M. del 1.876 dava precise istruzioni perché fosse definitivamente abolito il coprinuca, fu un netto miglioramento sul piano estetico, in questo modo il chepì assumeva la sua forma tipica, quella per intenderci che rimarrà in vigore fino al 1907. Sempre per correggere quelle general izzazioni che, sia pure di minor entità, si erano manifestate anche in queste due armi, un anno più tardi, nel 1877, la stella a 5 punte cessava di essere jJ fregio prescritto per i militare di artiglieria e genio in forza ai reggimenti, per essi furono ripristinati i rìspettiv i trofei cl' arma. Per l'artiglieria il fregio consisteva in due bocche da fuoco antiche incrociate, con là granata a fiamma diritta sull'incrocio, nella bomba era riportato il numero del reggimento o la croce dì Savoia per .i militari fuori corpo; gli ufficiali del treno di artiglieria indossavano la divisa dell'artiglieria, essi avevano la bo1~1ba ciel trofeo in argento pieno, sia sul berretto che sul chepì. Il nuovo fregio del genio era formato da due appie incrociate e sormontate nel mezzo da una granata a fiamma diritta, il numero della bomba indicava i militari effettivi ai reggimenti e la croce di Savoia quelli fuori corpo; sui berretti questo fregio era ricamato in oro per gli ufficiali e sottufficiali , per la truppa era invece ritagliato in panno cremisi . Dalla generica stella a 5 punte, simbolo dell' unità nazionale e delle forze armate, si tornava agli emblemi che esaltavano lo spirito di corpo. Il ritorno dei colorì distintivi della cavalleria determ inò alcune modifiche alla giubba dei nùlit,fri cieli' arma, pertanto il 23 marzo 1877, la Nota 155 del Ministero codificava nuovamente i modelli di giubba di panno in dotazione alla truppa specificando anche le nuove misure. La foggia era uguale per tutti, solo che la fanteria, l'artiglieria ed il genio conservavano le controspalline fisse e gl i spallini a "lunetta", mentre la cavalleria aveva adottato i controspallinì mobil i con il bottone, su di essi si applicava il fregio metallico della specialità (dragoni, lancieri e cavalleggeri). L' 11 agosto del 1879 l'artiglieria ed il genio si uniformavano alla cavalleria adottando anch'essi sulla giubba dì panno, i controspallini mobili dove si applicavano i nuovi fregi in ottone; per l' artiglierià consi steva in due cannoni a retrocarica incrociati e sormontati da corona reale, sotto nel mezzo c'era un proiettile a ogiva; per il genio il fregio era composto da un trofeo di tre attrezzi: ascia, pala e piccone. Questa modifica aveva la sua ragion d'essere per l'artiglieria, in quanto era sempre stata assimilata, nel taglio del vestiario, a truppa montata, infatti la controspallina con il bottone serviva a fermare la bandoliera. Il genio invece era considerato truppa a piedi, quindi con le caratteristiche della divisa conformi al modello da fanteria, visto che buffetterie ed armamento erano da truppe a piedi. Sarebbe stato più logico lasciare gli spallini a lunetta alla truppa del genio e dare gli spallini mobili solo ai soldati del treno ciel genio, perché indossavano la bandoliera. In questo caso lo spirito di corpo prevalse sulla coerenza. Le modifiche alle uniformi fin qui citate sono proprio quelle che contribuirono maggiormente alla nascita di un nuovo stile nell'aspetto militare. Ci siamo soffermati a citarne le fonti documentali anche per capire i criteri che determinavano il cambiamento. In pratica avvenne che, perfezionando, quegl i aspetti organizzativi che, negli anni precedenti avevano imposto il modello unico cli uniforme, si poté tornare ad una più spiccata identificazione di armi e corpi.

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DIVISA DEGLI UFFICIALI DEI SERVIZI NEL LORO PERIODO DI TRANSIZIONE DA CIVILI A MILITARI (1871 - 1873): Medici, Farmacisti, Veterinari, Commissari e Contabili



ISTRUZIONE SULLA DIVISA DEI MEDICI, FARMACISTI E VETERINARI MILITARI

Insieme ai decreti varati il 5 agosto 1871 per codificare la nuova divisa degli ufficiali, veniva inserita anche l' Istruzione sulla divisa dei medici, farmacisti e veterinari. Questa categoria cli ufficiali stava vivendo una fase di transizione, in attesa del passaggio definitivo dalla posizione d i civili al servizio dell'esercito, a quella di membri effettivi delle forze annate. Pur avendo le stellette (come dimostra il decreto di revoca ai farmacisti del 1873), il loro riconoscimento era solo formale. Medici e Veterinari diventeranno ufficiali del Regio Esercito solo con l'ordinamento Ricotti ciel 30 settembre 1873, il quale stabilì la completa riorganizzazione dei servizi, strutturanclol( in funzione dei compiti che essi erano chiamati a svolgere nell' ambito dell'esercito, ed aggiungendo a questo gruppo anche gli ufficiali Commissari e gli ufficiali Contabili. Si vedrà più avanti come i farmacist i invece furono assegnati, dallo stesso decreto alla categoria del personale civile .

Divisa dei medici militari BERRETTO - Era di panno turchino scuro, uguale al modello da ufficiale di fanter ia comprese le filettature argento sulle cuciture (le tre della fascia e quella del tondino). La sopraffascia era di panno azzurro, filettata lungo i bordi cli velluto nero, il fregio sul davanti si componeva cli due caducei incrociati e sormontati da corona reale (fig. 1 della tavola) e ricamati in argento, quindi anche i distintivi d i grado erano in argento. li fregio doveva essere appl icato in modo eia rimanere completamente scoperto. GIUBBA - Era cli panno turchi no scuro, a due petti chiusa eia due file di 7 bottoni, il bavero ed i paramani erano di velluto nero con filettatura di panno azzurro, la stessa filettatura gmuniva anche i bordi delle finte tasche laterali, delle mostre sul dietro delle falde, nonché i passanti delle spall ine coperti di gallone argento; lungo il bordo esterno dei petti e quello inferiore delle falde non c ' era alcuna fi lettatura. PANTALONI - Erano ciel modello eia ufficiale di fanteria, in panno turchino scuro, sui lati erano guarniti da una banda di panno azzurro larga 4 cm. CONTROSPALLINE - In grande uniforme i medici portavano le controspalline di cordone argento ad intreccio, a due o tre cordoni secondo il grado, conforme alle figg . 2 e 3 della tavola annessa. SCIABOLA - Del modello eia ufficiale cli fanteria.

Distintivo di servizio Quando per g li altri ufficiali dell'esercito era prescritto l' uso della sciarpa azzurra, i medici portavano all'avambraccio sinistro il bracciale internazionale; era una fascia cli panno turchino scuro sottopannata di seta nera, nel mezzo aveva un ottagono (4 cm di lato) di seta bianca contornato da un filetto cli seta verde, al centro era applicata la croce cli panno rosso (fig. 4 della tavola) . La fascia si allacciava sotto il braccio con tre bottoncini neri di osso. I tipi di uniformi previsti erano: Montura giornaliera - Berretto, giubba senza controspalline, cinturino con pendagli neri e dragona di cuoio; Montura.festiva - Berretto, giubba senza controspalline, cinturino con i pendagli argento e dragona oro;

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DIVISA DEI MEDICI FARMACISTI E VETERINARI MTLITARl 5 agosto 1871

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Gran montura - Berretto (non c'era ancora il chepì), giubba con le controspalline ad intreccio, pendagli della sciabola argento e dragona oro; Montura dì marcia - Come la montura giornaliera ma con il berretto coperto dalla foderina di tela bianca.

Divisa dei farmacisti - I fmmacisti indossavano la stessa uniforme dei medici .mi litari però il fregio del berretto era ricamato in oro come i distintivi di grado ed i cordoncini che guarnivano le cuciture ciel berretto, la sopraffascia azzurra non aveva fi lettature; - la giubba di panno blu scuro aveva bavero e manopole dello stesso panno e non di velluto nero; - i farmacisti militari non portavano controspalline quindi neanche i relativi passanti sulle spalle. \)

Divisa dei veterinari Era uguale alla divisa dei medici militari con le seguenti varianti: a) sul fregio del berretto, l'asta del caduceo era ricamata in oro; b) i pantaloni erano di panno bigio, ornati lateralmente da doppie bande di panno azzurro larghe 3 cm · e distanziate tra loro cli 5 mm; c) sciabola ciel modello da ufficiale di cavalleria; d) mantello di panno bigio; e) i veterinari non portavano il bracciale internazionale.

Medici e veterinari militari Nel 1872 sono approvate le modifiche alla divisa che preannunciano il cambiamento dello status giuridico cli questi ufficiali assimilati. L'adozione del nuovo chepì per gli ufficiali delle varie armi e corpi dell'esercito viene estesa anche ai medici, veterinari e successivamente ai funzionari dell'intendenza; il fregio del copricapo è ora la stella a cinque punte, simbolo delle forze armate. Lo stemma, usato sul berretto fino a quel momento, viene soppresso, in quanto è considerato un emblema per dipendenti civili. 20 novembre 1872 - Nuovo chepì per medici e veterinari, modifiche al berretto In aggiunta a quanto prescritto il 5 agosto 1871 sulla divisa dei medici e veterinari , si determina: l 0 ) Dal 1° gennaio 1873 è adottato un chepì della forma stabilita nell'Atto n. 81 del 6 maggio 1872. È il chepì degli ufficiali delle varie armi e corpi. a) Per i medici la stella avrà nel mezzo la croce scorciata in smalto rosso su fondo di smalto bianco; b) per i veterinari la stella avrà nel mezzo la croce cli Savoia in argento, su fondo di smalto azzuno; c) per i medici ispettori ed i medici capi direttori di ospedale militare, avranno il colore robbio nelle righe di seta del distintivo di grado. 2°) BERRETTO - Dal 1° gennaio 1873 manterrà la stessa forma e dimensioni però avrà: a) il fregio dei nÌ.edici sarà una stella in ricamo argento sormontata da corona reale con al centro la croce rossa scorciata ricamata in seta su panno bianco (vedi disegni tav. 2 aprile 1872); b) per i veterinari stesso fregio di stella in ricamo argento, con al centro la croce di Savoia (ricamata in argento) su fondo azzuno; c) tutti i medici ispettori ed i medici capi direttori di ospedale avranno la sopraffascia ciel berretto in robbio senza le filettature cli velluto nero. L'art. 4 della legge Ricotti sull'ordinamento dell'esercito stabiliva che: " Gli ufficiali del corpo sanitario, del corpo del Commissariato militare del Corpo contabile militare, del Corpo Veterinario militare han-

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SPALLINA S1N1STRA DA CAPITANO MEDTCO 16 novembre 1873

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no grado effettivo, con diritti ed obblighi pari a quelli degli altri ufficiali dell'esercito, e ne portano i distintivi. Però essi percorrono altrettante carriere distinte, e non possono mai, qualunque sia il loro grado, in caso di mancanza cli militari cli altri corpi ed armi, farne le veci". È questa la dichiarazione che sanciva il definitivo inserimento dei servizi indicati nell'organico delle forze annate.

16 novembre 1873 - Divisa dei medici e veterinari a) I medici al posto delle controspalline porteranno le spalline in argento da ufficiale di cavalleria con l'aggiunta del caduceo dorato, come da figura allegata; · b) il chepì porterà il pennacchietto nero del tipo eia ufficiale da artiglieria e genio; c) porteranno la sciarpa e le controspalline a trecciuola come gli altri ufficiali; cl) potranno far uso dello spencer di panno turchino scuro; e) gli uffi ciali superiori ed i capitani medici subalterni addetti ai corpi a cavallo porteranno gli speroni; f) avranno il bracciale internazionale solo in guerra. Il maggior generale medico ha la divisa dei generali dell'esercito, però porta sul berretto il fregio da medico e sul nodo a trifoglio il caduceo in oro.

Ufficiali veterinari Porteranno la stessa divisa prescritta dall' Istruzione 5 agosto 1871 senonché alle controspalline ad intreccio sostituiranno le spalline in argento da ufficiale di cavalleria. Porteranno la sciarpa e le controspalline a trecciuola come gli altri ufficiali; potranno indossare lo spencer come gli ufficiali di cavalleria ecome questi avranno gli speroni. .

6 maggio 1873 - Divisa degli ufficiali contabili Porteranno la stessa divisa prescritta per gli ufficiali di fanteria, con gli stessi distintivi di grado che però saranno in oro come i bottoni, le spalline, le controspalline, i cordoncini sulle cuciture del berretto e quelli montanti ciel chepì più la nappina del chepì; avranno invece in argento: la treccia e la stella del chepì ed inoltre i fregi del berretto. Le due stelle da copricapo avranno ne] tondo la croce cli Savoia in argento, nella stella metallica sarà posta su un fondo a rigatura longitudinale (in araldica, per convenzione, questa 1igatura indica il colore rosso), mentre nella versione ricamata ( da berretto) la croce argento sarà su fondo nero.

Costituzione del Corpo Contabile militare La necessità di avere un servizio contabile, operato da ufficiali che fossero professionalmente idonei, determinò la costituzione del Corpo Contabile militare, sancita con decreto del 3 ottobre 1872. I compiti del servizio Contabilità furono meglio definiti dalle Leggi sull' ordinamento dell'esercito del 30 settembre 1873 e la successiva del 29 giugno 1882. Fu così stabilito che agli ufficiali contabili venisse affidata la contabilità nei corpi dell'esercito, nelle scuole, negli ospedali e nei magazzini centrali militari, inoltre dipendeva eia loro anche il servizio delle sussistenze e successivamente anche la gestione dei magazzini di casermaggio. Prima della costituzione del Corpo Contabile militare si destinavano a questo servizio ufficiali che generalmente appartenevano all'arma di fanteria, sottraendoli così per un lungo periodo alla loro normale attività militare, cosa d'altronde necessaria per impratichirli in un lavoro tanto diverso e che richiedeva speciali requisiti, di nessuna attinenza con la professione del militare. La creazione ciel Corpo Contabile militare doveva modificare proprio questo stato di cose.

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R. Decreto 17 settembre 1871 - Nuova divisa per i funzionari ed impiegati del corpo dell'Intendenza militare In questa sede tratteremo solo la divisa dei funzionari in quanto militari, quella degli impiegati, che erano considerati dei civili, è descritta più avanti, tra le divise degli impiegati civili dipendenti dal Ministero della guen-a. Ben-etto dei fu nzionari dell'Intendenza militare. Era l'unico tipo cli copricapo in dotazione, era del modello eia ufficiale cli fanteria di linea (vedi Istruzione 2 aprile 1871), confezionato però in panno azzurro, compresa la sopraffascia i cui bordi avevano la filettatura di velluto nero. In oro era il fregio davanti al berretto (fig. 1 della tavola) che consisteva nello stemma reale, ugualmente in oro erano le trecciuole dei distintivi di grado ed i cordoncini che coprivano le cuciture del beITetto (le tre montanti della fascia e quella del tondino) . \.J GIUBBA - Per forma e dimensioni era del modello da uffic iale d i fanteria di l inea ma confezionata in panno turchino scuro; il bavero (di velluto nero), le manopole (pure di velluto nero), le mostre s ul dietro delle falde e le finte tasche sui fianchi, era tutto filettato di panno azzurro; nessuna filettatura invece era applicata sul bordo dei due petti e lungo il bordo inferiore della giubba. I bottoni erano cli metallo clorato semisferici con il fregio del corpo (fig. 2) ; le stellette sul bavero erano quelle prescritte per gli ufficiali di fanteria. · PANTALONI - Del modello da ufficiale di fanteria di linea, ma confezionati in panno turchino scuro e guarniti lateralmente di una banda di panno azzurro larga 4 cm. MANTELLO - Era di panno turchino scuro del modello da ufficiale del Corpo di Stato Maggiore (vedi Istruzione 5 agosto 1871) però con il bavero dello stesso panno del mantello e con i bottoni uguali a quelli della giubba . - In servizio a piedi era prescritta la sola mantellina; - in servizio a cavallo si portava l'intero mantello (mantellina e cappotto); - fuori servizio si poteva indossare l'uno o l'altra a piacimento. CINTURINO REGGISCIABOLA - Del modello da ufficiale di fanteria di linea con la variante di avere il gancio in metallo giallo, in gran montura ed in quella festiva il porta-gancio ed i pendagli erano rivestiti rispettivamente cli gallone e galloncino oro. CONTROSPALLINE - In gran montura i funzionari portavano le controspalline di cordone oro (spessore 6 mm) intrecciate come quelle dei medici (fig. 3 e fig. 4). Le controspalline erano a due cordoni per i funzionari del rango di ufficiali inferiori, ed a tre cordoni per quelli assimilati al rango cli ufficiale superiore. Le controspalline si appl icavano alla spalla mediante un bottone ed agganciandole nel passante, quest' ultimo era coperto di gallone oro. Sciabola, Dragona e Guanti erano quelli prescritti per gli ufficiali cli fanteria. BARDATURA DEI CAVALLI - Del tipo da uffici ale di fanteria però con fi bbie e borchie di metallo giallo, il fregio delle tasche da sella consisteva in: corona reale su croce di Savoia s u scettro, tutto in metallo giallo. Jl Decreto stabiliva che la vecchia tenuta poteva ancora essere indossata fino al mese di marzo del 1872. Con la nuova divisa le monture stabilite erano: 1) Montura giornaliera - Berretto, gi ubba senza controspalline, cinturino con pendagli neri e dragona di cuoio; 2) Montura.festiva - Berretto, giubba senza controspalline, cinturino con i pendagli e dragona oro. 3) Gran montura - Berretto, g iubba con controspalline, cinturino con i pendagli oro e dragona in oro. 4) Montura di marcia - Come la montura giornaliera, ma con il benetto coperto dalla foderina cli tela bianca.

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D1Y1SA DEI FUNZIONARI ED IMPIEGATI DEL CORPO D'INTENDENZA MILITARE

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21 novembre 1872 - Chepì di nuovo modello per i funzionari della intendenza, modifiche al berretto In aggiunta a quanto prescritto il 17 settembre 1871 sulla divisa dei funzionari dell'Intendenza (esclusi gli scrivani) si determina: 1) dal 1° gennaio 1873 è adottato un chepì della forma stabilita nell'Atto n. 81 6 maggio 1872 (quello prescritto per gli ufficiali di tutte le armi e corpi dell'esercito): a) gli ornamenti quali i corcloncini montanti, galloni dei gradi, freg io e nappina saranno cli metallo giallo; b) la stella del fregio porterà al centro la croce di "Savoia" in oro in campo di smalto azzurro; c) tutti gli intendenti militari indistintamente, ed i commissari cli guerra dj 1" classe, che siano capi d'ufficio, avranno le righe ciel distintivo di grado in seta cli color robbio. 2) Il berretto dei funzionari d' intendenza (esclusi gl i scrivani) continuerà ad avere la stessa forma e dimensioni, ma sarà di panno turchino scuro con la sopraffascia filettata di panno azzurro,, il fregio sarà la stella in ricamo oro con croce di Savoia in campo azzurro sonnontata eia corona reale. \l

30 settembre 1873 - Sostituzione del corpo d'intendenza con il Corpo di Commissariato militare La legge sull 'ordinamento dell'esercito del 1873 sancì la nascita del Corpo di Commissariato militare. Come abbiamo g ià visto, l'art. 4 della Legge inquadrava gli ufficiali commissari come militari a tutti gl i effetti. Più tardi, con la Legge 29 giugno 1882, fu istimito il grado di maggiore generale commissario che poi fu soppresso con R. Decreto 6 novembre 1894. Il 28 giugno 1897 furono soppressi i gradi subalterni per gli ufficiali commissari appartenenti all' esercito permanente; qualche mese più tardi, il 22 ottobre, fu stabilito di reclutare dei capitani commissari scegliendoli tra i tenenti cli tutte le Armi e del Corpo Contabile, che avessero superato con successo il corso di commissariato presso la scuola cli guerra .

16 novembre 1873 - Divisa degli ufficiali commissari Il modello cli divisa prescritto per gli ufficiali commissari è quello sancito ciel decreto del 17 settembre 1871, però alle controspalline ad intreccio saranno sostituite le spalline di metallo clorato del tipo da fanteria, come portano gli ufficiali contabili. Porteranno inoltre la sciarpa azzurra e le spalline cli cordoncino come hanno gli altri uftìc iali dell' esercito. Gli ufficiali commissari superiori potranno vestire lo spencer, come gli ufficiali superiori cli fanteria e porteranno come loro gli speroni.

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DIVISA DEL PERSONALE CIVILE DIPENDENTE DALL'AMMINISTRAZIONE DELLA GUERRA (1871)



R. Decreto 17 novembre 1871 - Istruzione sulla divisa del personale civile dipendente dal Ministero della Guerra La serie dej decreti di cui si compone l'Istruzione sulla divisa degli ufficiali, edizione 1871, ebbe il suo giusto completamento con la pubblicazione dell'Istruzione sulla divisa dei: "Personali Contabili e Tecnici dipendenti dal Ministero della guerra, e degli impiegati destinati presso le truppe mobilizzate per il servizio delle Feffovie, dei Te)egrafi, delle Poste, delle Casse e Controllo". Come per il passato si riconfermava a questa parte ciel personale l'uso dell'uniforme militate, che in conformità dei loro compiti ed attribuzioni era sempre stata ciel modello prescritto per gli ufficiali (cor~le dovute differenze), perché i diversi livelli delle loro qualifiche erano assimilati ai gradi degli ufficiali. È il caso di precism-e che l'assimilazione cli rango a grado militare non era un riconoscimento giuridico né assoggettava gli impiegati civili alle leggi e ai regolamenti delle forze armate; il suo scopo era soltanto quello cli stabilire i livelli gerarchici o precedenze quando questi funzionari svolgevano il loro servizio con dei militari. Si trattava quindi cli personale che, pur non avendo dipendenza giuridica militare (senza stellette), indossava l'uniforme dell'esercito, perché impiegato al seguito delle truppe, nei comandi o nell~ varie installazioni, e talvolta affiancava i militari nel corso di cerimonie e manifestazioni. Tutto ciò rendeva necessaria la chiara identificazione della loro dipendenza, funzione e rango, cose che solo l'uniforme poteva indicare. Il decreto in questione estendeva i nuovi modelli delle unifornù da ufficiale, volute eia Ricotti, anche al personale civile autorizzato, però con le varianti del caso, vale a dire senza stellette al bavero della giubba e con i distintivi cli grado alle maniche semplificati, senza intreccio a fiore. Il cappello di feltro e la tunica della precedente tenuta erano aboliti. Quanto alla lista degli impiegati in divisa riportata dal decreto, bisogna ricordare che mancano gli scrivani dell'Intendenza militare, perché codificati in apposita Istruzione (17 settembre 1871) riferita a tutto il personale dell'Intendenza, compresi i funzionari, che invece portavano le stellette, quindi erano militari. L'Intendenza militare diventerà successivamente il Corpo di Commissariato nel 1873. Manca ancora il personale della giustizia militare perché mantenne fino al 1877 la vecchia tenuta piemontese, quindi non è menzionato nel decreto. L'elenco del personale vario che portava la divisa può brevemente riassumersi, in base alle tabelle organiche allora in vigore, in: a) scrivani dell'Intendenza militare; b) personale contabile e tecnico; c) personale presso le truppe mobilizzate; cl) personale della Giustizia militare (a cui non fu ancora estesa la nuova divisa). Questo decreto sulla divisa del personale civile sarà per moltissimi anni l'unico punto di riferimento sulla materia.

Divisa degli scrivani del corpo dell'Intendenza militare BERRETTO - È 'l' unico genere cli copricapo previsto, è del modello da ufficiale di fanteria di linea, confezionato però in panno azzurro, compresa la sopraffascia, la quale è filettata lungo i bordi di velluto nero. I distintivi di grado e le cuciture del berretto (le tre montanti e quella ciel tondino), sono guarnite da un cordoncino dorato, anche il fregio è ricamato in oro e consiste nello stemma reale. GIUBBA - Del modello da ufficiale di fan teria di linea, confezionata però in panno turchino scuro, il bavero, le manopole dritte (entrambi di velluto nero), le finte tasche sul dietro, era tutto filettato cli panno azzurro. Non c 'era invece filettatura lungo il bordo inferiore e lungo le abbottonature dei petti.

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Sulle spalle al posto dei passanti con gallone (per le spalline) portavano solo un travetto di filo nero per agganciare le controspalline. I bottoni della giubba erano dorati e bombati con il fregio del corpo; il bavero della giubba naturalmente era senza stellette. PANTALONI - Erano di panno turchino scuro, del modello da ufficiale di fante1ia cli linea con bande di panno azzurro larghe 4 cm. MANTELLO - Di panno turchino scuro, del modello da ufficiale del corpo cli stato maggiore, il bavero però era dello stesso panno del mantello, i bottoni erano uguali a quelli della giubba. Il cinturino reggisciabola era quello previsto per gli ufficiali di fanteria, con gancio e porta gancio di metallo giallo, inoltre in gran montura il cinturino ed i pendagli erano ricoperti di gallone e galloncino oro. ln gran montura gli scrivani dell'intendenza portavano le spalline ad intreccio composto da un sol cordone, la dragona era quella eia ufficiale subalterno di fanteria; il gallone di grado, sulla manica e nella sopraffascia del berretto, era un galloncino oro alto 1,8 cm.

Divisa del personale contabile e tecnico BERRETTO - Era del modello da ufficiale cli fanteria ma di panno azzun-ato, sia la fascia che la sopraffascia. La sopraffascia era filettata lungo i due bordi, nei seguenti colori: a) velluto nero per il personale contabile delle Sussistenze Militari, per queilo dei Magazzini dell' Amministrazione Mi litare e per quello dell'Ufficio ciel Quartier Mastro (quest'ultimo sarebbe cessato il 17 novembre 1872); b) di panno giallo per il personale contabile e tecnico d' artiglieria; c) di velluto "chermisino" per quello ciel genio; cl) di velluto azzurro per quello di stato maggiore. I distintivi di grado, il cordoncino sulle cuciture (le tre laterali montanti e quella del tondino) erano in oro per il personale contabile e tecnico d'artiglieria, del genio e dello stato maggiore, in argento per il resto del personale. Il fregio del ben-etto era costituito dallo stemma reale in ricamo oro o argento secondo le filettature sulle-cuciture e i cordoncini del berretto. I gradi sulla sopraffascia del berretto erano uguali a quelli portati dagli ufficiali clell' esercito, le diverse categorie cli impiegati erano assimilate ai seguenti gradi:

distintivi eia sottotenente

distintivi da tenente

distintivi da capitano

distintivi da maggiore

aiuti contabili topografi capi officina controllori

di 3" classe di 3" classe di 3" classe di 3a classe

aiutanti contabili topografi capi officina

di 1a classe di 1a e 2• classe di 1a e 2· classe

contabili topografi principali capi officina principali controllori principali

di di di. di

contabili principali topografo principale anziano

di 1a e 2a classe

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la e 2° classe l" e 2° classe 1a e 2° classe l • e 2° classe


La giubba era del modello da ufficiale di fanteria cli linea ma cli panno blu scuro; il bavero era di velluto nero senza stellette, anche le manopole erano di velluto nero non a punta ma dritte, i distintivi di grado erano applicati attorno alle maniche, sopra la filettatura del paramano, essi erano: per gli assimilati al rango cli sottotenente un gallone alto 1,8 cm; » » » cli tenente due galloncini alti 1,3 cm; » » » cli capitano tre galloncini alti 1,3 cm; » » » di maggiore un gallone-alto 1,3 cm ed un ga11oncino alto 1 cm. Le filettature al bavero, alle manopole, alle mostre sul d ietro erano cli panno o velluto, come le filettature della sopràffascia del berretto; per il personale contabile delle Sussistenze militari le filettature della giubba erano di. panno azzurro. PANTALONI - I pantaloni erano lunghi di panno turchino scuro, del modello da ufficiale di fanteria di linea, con bande di panno azzurro larghe 4 cm.

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MANTELLO - Il mantello era di panno turchino scuro, del modello da ufficiale del corpo di stato maggiore, il bavero della mantellina era senza stellette ed il fermaglio era di metallo bianco per il personale contabile delle sussistenze militari, dei Magazzini dell'Amministrazione militare e dell'Ufficio del Quartier Mastro, mentre era di metallo giallo per gli altri. CINTURINO REGGISCIABOLA - Era del modello da ufiìciaie cli fanteria di linea, con gaiicio e catenella reggisciabola di metallo giallo; in grande uniforme ed in quella festiva i pendagli del cinturino erano di gallone oro. In gran montura il perso.pale Contabile ed i Tecnici portavano delle controspalline di cordone ad intreccio; erano di un sol cordone attorcigliato per gli assimilati a sottotenente, a due cordoni per gli assimilati a tenente e capitano, erano a tre cordoni per l'assimilazione di rango ad ufficiale superiore.

Divisa del personale per il servizio delle Ferrovie, dei Telegrafi, delle Poste, delle Casse e del controllo presso le truppe mobilitate Gli impiegati destinati presso le truppe mobilitate per il servizio delle Ferrovie, dei Telegrafi, delle Poste, delle Casse·.e del Controllo vestivano la stessa divisa del personale Contabile con le seguenti varianti alle filettature della sopraffascia del berretto e della giubba: a) velluto cremisi per il personale delle ferrovie; b) panno cremisi per gli impiegati dei telegrafi; c) panno scatdatto per gli impiegati delle poste; d) panno bianco per gli impiegati delle casse e controllo. I distintivi di' grado, il cordoncino sulle cuciture del berretto (le tre montanti della fascia e quella del tondino), il cinturino della gran montura erano in oro per: Impiegati addetti ai servizi delle Ferrovie, dei Telegrafi, delle Poste e delle casse; erano in argento per: Impiegati del Controllo. I bottoni della giubba e del mantello ed i ganci del mantello erano di metallo giallo o bianco secondo che i distintivi portati erano in oro o in argento. I distintivi di grado per questa parte del Personale erano conformi a quelli stabiliti per il Personale Contabile, attribuiti però con il seguente criterio: a) da sottotenente per gli impiegati con stipendio non superiore a 1500 lire; b) da luogotenente per gli impiegati con stipendio superiore a lire 1500, per gli assistenti cassieri e per gli assistenti controllori; c) da capitano per i capi servizio ferroviario e telegrafico presso una Divisione; per i capi servizio postale presso una Divisione o un Corpo d'esercito; per i cassieri e per i controllori presso un Corpo d'esercito; d) da maggiore per i capi dei servizi ferroviario e telegrafico presso un Corpo d'esercito; per i capi del servizio postale, per i cassieri e per i controllori presso un Comando d'esercito; e) da luogotenente colonnello per i capi dei servizi ferroviario telegrafico presso un Comando d'esercito; per il capo del servizio postale, per il cassiere e per il controllore presso il Comando supremo;

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f) da colonnello per i capi del servizio ferroviario e telegrafico presso il Comando supremo. Sulla base cli questa scala gerarchica i capi serviz io equiparati al rango di luogotenente colonnello e colonnello, portavano attorno alle maniche i seguenti distintivi: 1) i luogotenenti colonnelli un gallone di 3 cm e due da l cm; 2) i colonnelli un gallone da 3 cm e tre da l cm. In gran montura gli impiegati portavano le controspalline di cordone ad intreccio che potevano essere d'oro o d'argento secondo i distintivi. Le controspalline a tre cordoni erano portate da: a) capi servizio ferroviario e telegrafico presso il Comando supremo, Comandi d'esercito e Comandi di un Corpo d'esercito; ¡ b) per i capi del servizio postale e per i cassieri e controllori presso Comando Supremo e presso un Comando d'esercito. Le controspalline ad intreccio di due cordoni per: a) capi del servizio ferroviario e telegrafico presso una Divisione; b) capi del servizio postale presso una Divisione o presso un Corpo d'esercito; c) per i cassieri e controllori presso un Corpo d'esercito, per gli ass istenti cassieri e gli assistenti controllori; cl) per gli impiegati dipendenti con stipendio superiore a lire 1. 500. Le controspalline erano ad un sol cordone per gli impiegati dipendenti con stipendio infe1iore a lire 1500.

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CAPITOLO 2

LE UNIFORMI DEL PERIODO UMBERTINO


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ESORDIO E AFFERMAZIONE DEL PERIODO UMBERTINO

Quando Umberto I salì al trono nel 1878, la fase di revisione post-Ricotti era già iniziata da due anni, si sarebbe conclusa nel 1880 con la pubblicazione della_"ISTRUZIONE SULLA DIVISA DELLA TRUPPA". Il manuale rappresentò una sintesi di ben otto anni di intense trasformazioni nel vestiario militare. Armi e corpi dell'esercito avevano finalmente ritrovato nei fregi e distintivi tradizionali la necessaria esaltazione del loro spi rito di corpo. Nelle divise codificate dall' Istruzione del 1880 tornano i classici abbinamenti di colore tipici dell' Armata Sarda: I. - giubba blu scuro e pantaloni grigioazzurri con metalli argento per: generali, fanteriaJe cavalleria; - giubba e pantaloni blu scuro con metalli oro per: stato maggiore, bersaglieri, artiglieria e genio. Solo il genio passò dal tradizionale metallo argento all'oro. Tn conclusione si può senz'altro affermare che il primo vero Esercito italiano finì per indossare una divisa piemontese modernizzata. Come già è stato eletto, le scelte operate dall'ltalia, in materia di politica estera, implicavano ineluttabilmente che il Paese disponesse di un adeguato strumento bellico. Questa condizione, insieme al rapido sviluppo tecnologico degli armamenti, costituì l'elemento propulsivo della evoluzione delle nostre forze armate, nell' ultimo scorcio del XIX secolo. Dopo il 1880 le questioni concernenti le dotazioni cli vestiario ed equipaggiamento furono affrontate più organicamente. I tempi delle convulse trasformazioni, che avevano caratterizzato il periodo dal 187 l al 1873 erano ormai lontani. Sotto questo aspetto l'esperienza delle campagne coloniali (iniziate nel 1885) rappresentò un insostituibile banco di prova. Le condizioni ambientali, particolarmente difficili a Massaua, imposero una totale revisione delle dotazioni di vestiario del Corpo di Spedizione. Da questa emergenza scaturì un nuovo impulso agli studi e alle sperimentazioni nel settore divise, vestiario ed equipaggiamento. Maturava così una visione più moderna del problema, dove l'efficienza operativa del soldato è condizione determinante. Lo sforzo dedicato alla sperimentazione era reso necessario proprio dal rapido sviluppo tecnologico degli armamenti che stava trasformando l'intera macchina bellica. Esso fu comune a tutti i maggiori eserciti europei del tempo. Per questa strada si sarebbe giunti ad una concezione moderna dell' uniforme, che è quella della tenuta kaki degli inglesi, del feldgrau dei tedeschi e del grigioverde degli Italiani. Non a caso l'uniforme grigioverde, adottata dal nostro esercito nel 1909, era il frutto della sperimentazione svolta con il "PLOTONE GRIGIO" delle truppe alpine. Il ciclo deJle uniformi Umbertine si compl gradualmente, mosso dal rapido volgere degli eventi e delle esperienze ad essi connesse. Senza dubbio I.a prima tappa di questo percorso fu segnata dalle disposizioni del 1896, rivolte in gran parte agli ufficiali. In quella circostanza anche alla fanteria cli linea veniva attribuito un suo fregio distintivo. li nuovo trofeo era composto da due fucili incrociati con disco al centro, recante il numero ciel reggimento, tutto era sormontato da corona reale. La circolare del 1896 rappresentò inoltre l'inizio di un mutamento nella foggia dell'uniforme militare; l'evoluzione è contenuta nelle nuove dimensioni e caratteristiche degli oggetti codificati. Le tappe dei su'ccessivi cambiamenti saranno segnate dalle disposizioni del 1899 per la truppa, del 1903 per gli ufficiali ed infine quelle del 1907 per entrambi.

Caratteristiche del processo evolutivo Anche in epoca Umbertina il cambiamento delle uniformi militari si manifestò seguendo le due grandi linee di sviluppo, che lo avevano caratterizzato negli anni precedenti. In unasi possono raggruppare tutte

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le disposizioni emanate per regolamentare le divise degli ufficiali, nell'altra invece le circolari afferenti il corredo dei sottufficiali e della truppa. Nella maggior parte dei casi le due tendenze si manjfestarono, mosse da presupposti diversi, inoltre non si riscontra nessuna sincronia nelle date dei decreti più salienti, per lo sviluppo della divisa degli uni o degl i altri . Sappiamo che gli ufficiali provvedevano a loro spese all'acquisto e al rinnovamento del corredo. Le Cooperative degli ufficiali, trasformatesi poi nell'Uruone Militare, erano in grado di offrire a pagamento dilazionato una vasta gamma di tessuti e confezioru; erano comprese anche prestazioni di manifattura eriparazione degli indumenti, avendo convenzionato i capisarto dei vari corpi, su tutto il territorio nazionale. Al corredo di sottufficiali e truppa provvedeva invece il Commissariato militare, esso affidava ai corpi la distribuzione degli effetti di vestiario, per taluni oggetti era il corpo stesso che li realizzava secondo i modelli approvati. Solo i volontari di un anno erano obbligati ad acquistare le uniformi a proprie spese, sapendo però che alla fine della loro ferma sarebbero stati promossi sergenti, fin dalla prima vestizione, le facevano confezionare con il panno "fino" da sottufficiali e su misura. Per confezionare le uniformi dei sottufficiali infatti, era previsto un tipo di panno castorino molto rasato; era distribuito e prodotto dall'amministrazione militare, anche i metalli erano di leghe migliori, le stellette erano ricamate in filo di seta bianco. Stando ai cataloghi dell' Unione Militare di fine secolo, anche i sottufficiali potevano acquistare le loro uniformi o farsi fare le riparazioni presso questo ente, scegliendo opportunamente i materiali. Prima di entrare nel vivo dell'argomento uniformi, è opporluno spiegare che la trattazione prosegue articolandosi sulle due linee di svil uppo di cui abbiamo parlato. Pertanto avremo una prima parte che raggruppa decreti e disposizioni riguardanti le uniformi degli ufficiali; l'Istruzione del 1891 ne rappresenta la prima sintesi dopo quelle diramate nel 1871, seguiranno le circolari successive al 1891 in ordine cronologico. La seconda parte conterrà invece i provvedimenti relativi alle uniformi dei sottufficiali e della truppa, raccolti in ordine cronologico fino al 1907. Le disposizioni di carattere generale, rivolte ai mjlitari d.i tutte le armi e corpi, sm·anno riportate sotto la voce "fanteria", secondo la concezione ciel tempo. La fanteria con i suoi corpi costituiva .i l nucleo più cospicuo dell'esercito, rappresentava l'elemento guida anche per le altre truppe, tanto per dotazioni di corredo che per equipaggiamento.

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UNIFORMI DEGLI UFFICIALI L'Istruzione del 1891


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LA RACCOLTA DELLE DISPOSIZIONI SULLA DIVISA DEGLI UFFICIALI 1891

Nella Nota n. 94 ciel G.M. del 1887, il Ministero aveva già espresso la necessità di emanare, quanto prima, una disposizione che fosse un chiaro riferimento per tutti, capace cli disciplinare l'uso dell ' uniforme degli ufficiali, perché dopo 16 ann i di incessanti cambiamenti, la confusione e gli abusi avevano raggiunto livelli di intolleranza. Questa affermazione c i conforta, nel senso che già spiega una parte di quelle contraclclizioni che continuamente si riscontrano tra disposizioni scritte, documenti fotografici e ci mel i. li 24 gennaio 1891. , quando fu pubblicata sul G.M. la " RACCOLTA DELLE DISPOSIZIONI SULLA DIVISA DEGLI UFFICIALI", quegli aspetti ordinativi che potevano influire sulle carat~ ristiche della tenuta erano già stati definiti, inoltre, inquadrando la posiz ione e la carriera di quella parte dell'ufficialità che non apparteneva all'esercito permanente, si erano definiti anche i simboli e gli emblemi delle loro funzioni e delle loro dipendenze amministrative. L'Istruzione sulla divisa degli ufficiali ciel 1891 ci fornisce quindi un quadro aggiornato con tutte le categorie di ufficiali. L' elenco completo è riportato nell'indice della raccolta, secondo l'ordine di armi e corpi uffic ialmente riconosciuto. L'insieme delle disposizioni codifica una immagine dell'ufficialità, vista al culmine del periodo Umbertino. Il manuale si compone cli 27 capitoli, di cui i pri mi 18 descrivono l'uniforme degli ufficiali di tutte le armi e corpi, inclusi quelli in posizione di servizio ausiliario e cli complemento (milizia mobile), della milizia territoriale e della riserva. Il capitolo 19 tratta degli oggetti cli divisa comuni agl i ufficia li di tutte le armi e corpi; gli altri capitol i, fino al 26, sono dedicati ai distintivi speciali cli carica e funzione, eia quelli previsti per gli ufficiali aiutanti di campo, uffic iali d'ordinanza, aggiunti cli stato maggiore, effettivi alle scuole, fino a quelli degli ufficiali a disposiz ione del Ministero. Il capitolo 27, l'ultimo, tratta infine le "avvertenze circa l'uso della divisa" , sono disposizioni cli carattere generale che puntualizzano i termini e le condizioni sull'uso della divisa militare. Pertanto lo proponiamo come premessa, ad apertura del documento proprio per sottol ineare chi e quando poteva indossare l' uniforme. - Gli ufficiali dell'esercito permanente, quando cessano dal servizio per una qualsiasi ragione non possono vestire l' uniforme militare, a meno che: - vengano collocati in posizione cli servizio ausiliario, ovvero vengano nominati ufficiali di complemento (nell' esercito permanente o nella milizia mobile), della milizia territoriale o della riserva. - Gli ufficiali "rivocati ", quelli che devono rimanere a disposizione del governo fino al 31 dicembre dell 'anno in cui compiono il 39° anno di età, qualora in questo arco di tempo fossero richiamati in servizio, vestiranno la divisa dell'arma o ciel corpo a cui appartenevano prima di essere "revocati" . - Gli ufficiali di complemento che cessano dal servizio per ragioni di età non possono vestire la divisa, tranne nel caso in cui facciano domanda ed ottengano di entrare nella riserva, e vestiranno l'uniforme degli uffi ciali cli questa categoria. - Gli ufficiali de/La milizia territoriale che per ragion i cli età cessano dai ruoli , conservano l'onore di vestire ]a divisa. - Gli idficiali de'lla riserva, che per ragioni di età chiedono di essere dispensati dal servizio, conservano l'onore di vestire la divisa. Il termine "divisa" è quello costantemente usato nell' Isu-uzione, con grande proprietà, perché nelle sue pagine sono codificate tutte le distinzioni (divisa) dell'abito comune (uni forme), adottate allo scopo di dare una precisa identità agli ufficiali delle varie ann i e corpi.

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1878 - Tavole dal decreto che approva il monogramma del nuovo sovrano.


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UNIFORMI DEGLI UFFICIALI



UNIFORMI DEGLI UFFICIALI GENERALI

Le premesse Tra il 1877 ed il 1890, una serie cli provvedimenti modificò l'uniforme degli ufficiali generali fino ad articolarne le componenti del corredo come è descritto nella Istruzione del 1891. Per dare un quadro completo ed organico cli questa fase evolutiva, ci avvarremo di uno schema che raggruppa i relativi decreti, disposti secondo la successione cronologica, evitando di doverli rincorrere tra le pagine di ] 3 anni di G.M.. \l Anche in guesto caso, come generalmente accade, i cambiamenti introdotti erano dettati da esigenze pratiche e di ordine economico. Infatti l'esperienza aveva dimostrato che, per preservare adeguatamente i costosi ricami della giubba e le doppie bande di gallone argento che guarnivano i pantaloni, gli ufficiali generali dovevano poter disporre di indumenti sostitutivi, che, sia pure semplificati, mantenessero il prestigio del grado. È opportuno ricordare che, in base alle disposizioni vigenti all'epoca, un solo modello di giubba era previsto per gli ufficiali di tutte le armi e corpi, essa veniva variamente guarnita secondo le èircostanze, aggiungendovi gli ornamenti della grande uniforme (spalline, bandoliera, copricapo speciale, ecc ...), l'unica eccezione a questo criterio era rappresentata dagli ufficiali dei reali carabinieri, compresi quelli dei corazzieri ed inoltre gli ufficiali generali. Le fasi della trasformazione in questione furono le seguenti: - 2 giugno 1877 - Adozione della giubba di panno turchino scuro in sostituzione cli quella di panno bleutè; questa giubba mantenne i ricami in filato argento sul collo e sui paramani di velluto nero e sulle finte tasche; - furono soppressi l'intreccio a fiore sui distintivi di grado alle maniche; le filettature cli velluto nero alle finte tasche e lungo i bordi delle falde e della abbottonatura; - fitrono aggiunti la seconda spallina ad intreccio sulla spalla destra, in tutto simile all'altra ma senza corclelline; inoltre la filettatura di panno scarlatto che guarniva ora collo, paramani, finte tasche ed il bordo delle falde e della abbottonatura; il travetto eia applicare sui passanti delle spalline, quando l'ufficiale vestiva la tenuta senza trecce, esso recava al centro il trofeo dei generali ricamato in filato argento; rispetto all'Istruzione del 1871, si prescriveva un solo tipo cli giubba eia indossare in tutte le circostanze; molto probabilmente però gli ufficiali generali continuarono ad usare la giubba bleutè senza ricami, della precedente tenuta ordinaria per circa un anno, fino all'approvazione ciel modello in panno blu scuro; - futvno mantenuti per tutte le tenute i pantaloni lunghi con doppia banda cli gallone argento. - 13 giugno 1878 - Venne finalmente adottata una versione di giubba eletta "per uniforme ordinaria" in panno blu scuro, si aggiungeva a quella già di prescrizione con le seguenti varianti: - assenza dei ricami argento dal collo e dalle finte tasche, furono mantenuti solo quelli dei paramani per indicare il grado del generale; - futvno mantenuti i travetti ai passanti delle spalline, guarniti dal trofeo in ricamo argento; i pantaloni lunghi con doppia banda argento in tutte le tenute. - 5 giugno 1890 - Modifiche alla giubba della tenuta ordinaria: - furono soppressi i ricami argento alle manopole, i travetti ricamati sui passanti delle spalline; - furono introdotÌi nuovi distintivi di grado da portare sulle controspalline cli gallone argento (quello da generale), i gradi erano indicati eia stellette ricamate in oro, della stessa grandezza cli quelle portate al bavero (vedi pag. 270); - pantaloni lunghi dell'uniforme ordinaria, furono prescritti della stessa foggia di quelli già in uso, con la variante però di essere guarniti con doppie bande di pam10 scarlatto della larghezza cli 3 cm, la distanza tra loro era di 6 mm; le linguette ciel sottopiede erano coperte di panno scarlatto. È questa la versione definitiva della tenuta ordinaria per gli ufficiali generali, si aggiungeva a quella guarnita con i ricami argento, eia indossare nelle grandi occasioni.

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Descrizione degli effetti di corredo BERRETTO - Forma, dimensioni e tessuto per la confezione del berretto sono quelli stabiliti per gli ufficiali di fanteria di linea, con alcune varianti: a) i cordoncini argento (coda di topo) che coprono le cuciture del tondino, quelle laterali e quella posteriore sono di maggior spessore (3 mm); b) visiera e soggolo sono, come per la fanteria, di cuoio nero, quest'ultimo è retto da due bottoni di divisa del tipo piccolo per paramani; c) la sopraffascia è di panno scarlatto; d) i distintivi di grado sono costituiti dal ricamo in argento (alt. 3 cm), posto entro la sopraffascia, al di sopra si aggiungono una trecciuola argento (alt. 4 mm) per il maggior generale, due per il tenente generale e tre per il generale d'esercito. Sul davanti il berretto reca il fregio degli ufficiali generali, esso consiste in un'aquila reale di Savoia ad ali spiegate, è ricamata in argento ed è caricata in petto dello scudo di Savoia con croce argento. Il fregio ha una altezza totale di 7 ,5 cm ed una larghezza di 9 cm. La corona del fregio, ricamata con un rilievo di circa 10 mm, deve collocarsi in modo che la croce che la sovrasta tocchi l'orlo superiore del berretto. In tenuta di marcia il berretto si copre con una foderina di tela bianca, come quella prescritta per gli ufficiali di fanteria. ELMO PER LA TENUTA DA PARATA -L'elmo si compone di: - un cimiero di metallo dorato composto di due elementi : la cresta e l'aquila di Savoia; - l'aquila è coronata con scudo e croce d'argento sul petto, ha le ali abbassate, ma non chiuse, sovrasta la parte anteriore dell'elmo; la cresta, collegata al dorso dell'aquila, è traforata con un motivo barocco; - una coppa d.i feltro , munita di visiera e gronda sul dietro, è r.i coperta di pelle di vitello marino nero, visiera e gronda hanno un bordo in metallo argento di 5 mm di spessore; dai due lati partono gli orecchioni (sottogola a squame) tutti in argento, compresi i rosoni che li fermano al coppo, le squame sono 11 per parte, un sottogola termina con fibbia argento, l'altro con il cinturino da agganciare sotto il mento; sotto il rosone di sinistra è posta la coccarda nazionale; visiera e gronda sono foderate di marocchino nero; - un fregio, è formato da una stella dorata a cinque punte, posta su un rosone a raggi d'argento, al centro della stella spicca il monogramma di S.M. coronato ed in metallo argento; - un pennacchio, fatto a salice con penne bianche fine ricadenti, è retto da una tulipa a foglie d'oro la quale si fissa nella cresta dell'elmo, vicino all'aquila; dalla stessa tulipa si erge il pennacchietto diritto (aigrette) che esce dalla massa delle penne ricadenti. GIUBBA - La giubba per la grande uniforme è di panno turchino scuro; è allacciata a due petti con il dietro leggermente incavato in vita. Ciascun petto è guarnito da 7 bottoni di metallo argento, equidistanti e disposti in modo che il primo in alto di ciascuna fila sia all'altezza del gancetto del bavero e ad un terzo della distanza tra il gancetto e la cucitura delJa manica alla spalla (vedi pag. 275). Sul dietro, al punto vita, sono attaccate le finte tasche con ricamo argento su panno turchino scuro, hanno lungo il bordo una sottile filettatura di panno scarlatto, la loro lunghezza è mediamente di 19 cm, le finte tasche sono fe1mate da 3 bottoni d'argento per ciascuna, i due che stanno all'altezza del punto vita distano tra loro 15 cm; tra le due tasche si trovano sei pieghe fisse. Il petto della giubba è foderato dello stesso panno della filettatura, cioè scarlatto. Le maniche sono di media ampiezza per lasciare libertà di movimento, in fondo vi sono applicate le manopole a punta di velluto nero con filettatura scarlatta sul bordo, J'altezza delle manopole varia secondo il grado del generale (vedi pagg. 280-281), infatti il maggior generale porta un solo ricamo, due il tenente generale e tre il generale d'esercito. Il bavero è di velluto di seta nero filettato cli scarlatto, davanti è alto 7 cm, dietro 6 cm, le punte sono leggermente arrotondate ed ornate di stellette clorate; il bavero è guarnito sempre da un solo ricamo in argento (vedi pagg. 274-275).

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Le estremità dei due petti e tutto il lembo inferiore hanno una filettatura di panno scarlatto fatta in modo che sembri un cordoncino. Con la grande uniforme i generali pottano oltre alle cordelline (sulla spalla sinistra) un nodo ad intreccio applicato sulla spalla destra, uguale a quello delle cordelline (vedi pag. 284). GIUBBA PER LA TENUTA ORDINARIA - La giubba per l'mùforme ordinaria è identica a quella prescritta per la grande uniforme eccetto che non porta i ricami argento né al collo, né ai paramani né alle finte tasche. Inoltre sulle spalle sono fissate delle controspalline in gallone argento filettate di panno scarlatto, le qual i recano i distintivi di grado, vale a dire delle stellette ricamate in oro delle dimensioni di quelle del bavero, una per il maggior generale, due per il tenente generale e tre per il generale d'esercito (vedi pag. 270).

N.B.: Nel testo della lstruzione sulla divisa, i fregi di collo, paramani e.finte tasche della giubba per la grande un?forme sono sempre indicati com.e "ricami", è ancora la vecchia dizione. Il termine "greca", introdotto per convenzione, apparirà per la prima volta nella Istruzione sulla divisa d~gli ufficiali del 1931.

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PANTALONI - Sono dello stesso modello prescritto per ufficiali di fanteria di linea (panno di lana gros-grain co]or bigio) eccetto che sono ornati lateralmente con due bande di gallone argento della larghezza di 3 cm ciascuna, le bande distano tra loro 6 mm. In fondo i pantaloni sono muniti di sottopiede di cuoio nero il quale, sul lato esterno, si ferma al panta-

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Ione stesso con due fibbiette ovali di metallo bianco, mentre sul lato interno la staffa si ferma con due bottoni gemelli di metallo bianco. Le linguette del sottopiede, eia àgganciare alle fibbie, sono coperte di gallone argento, quello delle bande. I pantaloni dell'uniforme ordinaria sono in tutto simili ai precedenti, salvo che le due bande sono di · panno scarlatto, sempre della stessa grandezza. Le linguette della staffa sono ricoperte cli panno scarlatto. MANTELLO - Il mantello è di panno azzurrato (bleutè) foderato interamente di stoffa cli lana dello stesso colore, deve essere tagliato in modo da avere la giusta ampiezza per poter essere comodamente indossato sopra la giubba ed in modo che copra adeguatamente la persona stando a cavallo. 11 mantello si compone di due elementi: il cappotto e la mantellina. Il cappotto è tagliato diritto, con chiusura a due petti ed abbottonato eia una doppia fila di 5 bottoni, cli cui l'ultimo è cli poco sotto la vita. Il bavero, dello stesso tessuto, è del tipo rovesciato, largo da 8 cm a 10 cm ed è ornato di stelletta. Sul petto sono tagliate due tasche oblique, chiuse da un bottoncino, altre due tasche sono disposte orizzontalmente sui fianchi, all'altezza degli ultimi due bottoni. Sul lato sinistro è predisposta una apertura verticale per far uscire l'elsa deJla sciabola. Sul dietro il cappotto ha una apertura verso il basso, in senso verticale, pari ai due quinti dell'intera lunghezza, l'apertura può essere chiusa mediante 5 bottoncini (quelli da manica). Il cappotto deve avere una lunghezza tale eia coprire i due terzi della gamba. Le maniche terminano con una manopola rovesciata cli 15 cm di altezza; sul dietro, all'altezza della vita, è posta la martingala in due pezzi , essa si regola mediante due bottoni. MANTELLINA - È un cerchio di panno aperto sul davanti per tutta la sua lunghezza. Al centro è attaccato il bavero di velluto nero, alto J O cm ed ornato cli stellette, il collo rialzato deve giungere a coprire le orecchie; la mantellina deve scendere a 1O o 12 cm sotto il ginocchio. li bavero si allaccia mediante un fermaglio di metallo bianco composto da: gancetto e catenella, questi due elementi sono saldati ciascuno su una borchia a testa di leone. CORDELLINE E NODI - Le corclelline sono due trecce cli canutiglia argento di cui una è lunga da 80 a 85 cm e l'altra da 55 a 60 cm; ogni treccia è bordata da un cordone dello stesso tipo e finisce con un pendaglio cli 20 cm di lunghezza il quale a sua volta termina con un puntale d'argento lungo 7 cm. Dalla parte opposta le cordelline si trasformano in nodo a trifoglio che forma la spallina. La treccia più lunga passa sotto il braccio sinistro e viene fermata al terzo bottone di destra della giubba, la cordellina più corta passa sopra e viene agganciata al primo bottone. Sulla spalla destra viene fissato un altro nodo a trifoglio, o spallina, identico al nodo delle cordelline. Maggiore generale medico 1 maggiori generali medici indossano la stessa divisa degli altri generali dell'esercito con le seguenti varianti: - fregio del berretto è quello prescritto per gli ufficiali medici, stella a 5 punte (staccate cli 37 mm) ricamata in argenfo, con croce in seta rossa a braccia scorciate posta nel centro, su fondo di panno bianco; - sul nodo trifoglio delle cordelline fregio ciel corpo in metallo giallo (serpente e caduceo), lo stesso portato sulle spalline metalliche, degli altri ufficiali medici. Maggiore generale commissario Indossa la stessa uniforme degli altri maggiori generali dell 'esercito con le seguenti varianti: - fregio del berretto, è lo stesso fregio prescritto per gli altri ufficiali commissari, realizzato però in ricamo argento (stella a 5 punte con in mezzo croce di Savoia in argento su fondo di panno azzurro); - sul nodo trifoglio delle cordelline ha un fregio metallico dorato consistente in due ramoscelli cli quercia, incrociati e disposti a cerchio (diametro 5 mm).

BARDATURA - La grande bardatura per gli ufficiali generali si compone cli: a) sella completa all'inglese;

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b) fonde con guarnizioni - sono in cuoio naturale con puntali argento, su di esse si applicano i cappelletti di panno scarlatto, bordati di gallone argento e fregiati di corona reale e croce di Savoia ricamati in argento; c) pettorale di cuoio nero e falsa martingala, all'incrocio è applicato un rosone in argento, nel centro spicca una granata a mezzo rilievo; d) groppiera di cuoio nero senza guarnizioni, l'uso è facoltativo; e) gualdrappa da pon-e sotto la sella, è di panno scarlatto, bordata di doppio gallone argento, la sua forma è quella che risulta dalle pagine 289-290, sulle punte della gualdrappa è applicato il monogramma reale coronato e ricamato in argento; f) la briglia è di cuoio nero con filetto staccato, la testiera è senza catenella, il frontale e la museruola sono guarniti con una serie di borchie in argento, le fibbie tutte ed i loro ardiglioni, i passanti ed i puntali sulle punte di cuoio sono in argento; le redini del morso e quelle del filetto sono anch'esse di cuoio nero; - il morso ha leggeri ornamenti ai fondelli; il filetto ha gli anelli di ferro pulito e lucido; - la sopraffascia è di tessuto bianco larga 8 cm. I.J Bardatura ordinaria - Con la bardatura ordinaria si usa la sella all'inglese, la briglia di cuoio nero ma solamente con fibbie d'argento; le redini sono guarnite di mezze fibbie in argento; la gualdrappa è di panno turchino scuro guarnita lungo i bordi di un gallone nero, senza altri fregi. · Bardatura di. marcia - Anche in questo caso si fa uso della sella all'inglese, della briglia d,i cuoio nero, della gualdrappa di panno turchino e delle tasche da sella del modello prescritto per gli ufficiali di cavalleria. Per descrivere compiutamente tutte le divise, prescritte per gli ufficiali generali, sarà comunque necessario integrare il capitolo ad esse dedicato, aggiungendovi i distintivi della divisa di S.M. Per ovvi motivi la raccolta delle disposizioni non ne fa menzione; ciò a causa del suo carattere disciplinare, infatti il decreto era chiaramente diretto alla generalità degli ufficiali, di conseguenza sarebbe stato improprio, se non addirittura in-iguardoso, includervi le note concernenti la divisa del Sovrano, vale a dire dell' autorità che aveva approvato la proposta del Ministro, tramutandola con la sua firma in decreto da attuare. In pratica il re si adeguava alle norme da lui stesso approvate, gli veniva tuttavia riconosciuta una certa discrezionalità neJJa adozione di quei distintivi propri del suo rango e grado. Tutto questo raramente apparve sui documenti ufficiali quali le Istruzioni sulla divisa o i regolamenti sull'uniforme.

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1877 - Berretto da ufficiale generale con il grado di lenente generale.

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Altri dellagli del precedente berretto.

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1890 circa - Fregio e ricamo della soprajfascia del berretto da generale.


(Foto A. Roggia)

Fig. I

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Fig. J. Dettagli del fregio da berretto. Fig. 2. lllustrazione tratta dall 'Jstruzione sulla divisa.

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1874 - Nuovo copricapo speciale per gli ufficiali generali (vista dei due profili). Le tavole originali del decreto di adozione (8 marzo 1874) sono riportate a pag. 101 del 1 capitolo.


Elmo da uffĂŹciale generale visto davanti e dietro -senza pennacchio.

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1890 - Accessori della giubba di un tenente generale. I colli della giubba, con e senza ricami, finta tasca e paramano con ricami, controspalline della tenuta ordinaria.

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1895 circa - il generale Bava-Beccaris in tenuta di servizio. La ?,iubba è senza ricami, i /Jantaloni hanno le bande scarlatte. Gli stivali neri sono del modello per idfÏciali di cavalleria.

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i 890 - Giubba della tenula ordinaria di un tenente generale aiutante di campo di S.M.


Giubba e pantaloni per la tenuta otdinaria.

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1877 - Giubba di un tenente generale, variando gli accessori la giubba si adattava alle diverse tenute. L'esemplare qui riprodotto è piuttosto raro in quanto reca ancora i travetti sulle spalle.

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1877 - Vista pe,fettamente frontale della stessa giubba, i nastrini sono stati applicati m.olti anni piĂš tardi.

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Vista dal dietro della stessa giubba.

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Fig. 3

( Foto A. Boggia)

Dettagli della giubba mod. 1877 da ufficiale generale. Fig. 1. Ricamo del bavero con stelletta da aiutante di S.M. Fig. 2. Centro del dietro bavero con il nodo di inversione del motivo. Fig. 3. Travetti.

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Fig. 2

(ForoA. Boggia)

Dettagli delle spalline a treccia da generale aiutante di campo di S.M. Fig. I. Spallina destra senza trecce. Fig. 2. Spallina sinistra con trecce, entrambe portano la c(fra di Umberto I in oro.


e Fig. 1

Fig. 2

Giubba da ufficiale generale mod. 1877. Dellagli dell'attacco delle trecce (Fig. 1) e della fodera interna (Fig. 2).

(Foto A. Boggia)


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Distintivo per Maggior Gener ale

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Distintivo per Tenente Generale

Tavole tratte dal decreto per la nuova divisa degli ufficiali generali approvato nel 1879.

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Distintivo per Generale d'Esercito

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Tavole tratte dal decreto del 1879. Particolari del trofeo in rilievo sui bottoni.

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Modello del cappotto di panno bleutĂŠ, per 1~/jĂŹciali generali. Questo indumento si poteva anche indossare sotto la mantellina. L'abbinamento dei due capi di vestiario era chiamato mantello.

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1890 circa - Il tenente generale Driquet in. tenuta festiva. La disposizione delle onorificenze e decorazioni è quella piÚ ricorrente in questo periodo, solo piÚ tardi verranno stabilite precise regole al riguardo.

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1877 - Cordelline per la gran montura degli ufficiali generali con l'aggiunta della seconda spallina ad intreccio.

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Cordelline per ufficiale generale aiutante di campo di S.M.

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1890 circa - Maggiore generale in gran. montura con bardatura da parata.

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JR90 circa - Maggiore generale in gran montura e bardatura da parata.

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1890 circa - Gruppo di autorità militari ad una cerimonia pubblica. In primo piano tre generali in grande unifonne, il loro grado è di maggior generale. Il quarto sulla sinistra è un ufficiale di stato maggiore.


Fig. l

Fig. 2

Fig. 1. Dettaglio del coprifonda della bardatura da parata per ufficiali generali conservato presso le Scuderie del Quirinale. Fig. 2. Gualdrappa della bardatura da parata che si completava con il coprifonda qui illustrato. In questo caso il monogramma sulle punte è quello di Vittorio Emanuele III, gli ufficiali generali lo applicarono alla morte di Umberto I. La sella non è pertinente a questa bardatura è quella all'inglese, per la tenuta di marcia (cimelio del Museo Storico dei Carabinieri).

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TAVOLA DELL'ISTRUZIONE SULLA DIVISA DEGLI UFFICIALI (1891)

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Bardatura da parata degli i('/]iciali generali.

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Il generale M.ocen.ni durante le manovre con una scorta di cavalleria (album delle manovre del 1892).

Generale in tenuta da campagna (alburn delle ,nanovre del 1892). L'iiffÏciale è quasi sicuramente Bava-Beccaris.

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La divisa di S.M. BERRETTO - Sulla sopraffascia scarlatta del berretto Umberto I portava il ricamo argento in tutto simile a quello degli altri generalì solo che la linea a spirale si avvolgeva su un asse a tre righe anziché due, di certo questo particolare rendeva leggermente più alto il ricamo. Sopra il ricamo erano applicate 3 trecciuole argento ad indicare il grado di generale d'esercito. Il fregio sul davanti era costìtuito da una stella a 5 punte in ricamo argento, che aveva nel disco la corona ferrea del regno d'Italia su fondo blu. Tutti gli altri ornamenti, dai cordoncini argento sulle filettature ai bottoncini del sòttogola, erano del tipo prescritto per gli ufficiali generaJi, anche il re nei casi prescritti proteggeva il berretto con la f9derina di tela bianca. ELMO PER LA TENUTA DA PARATA - In tutto simile al modello prescritto per gli ufficiali generali, però la stella del fregio aveva il tondo con al centro l'antica corona ferrea del regno d'Italia, su fondo di smalto blu. GIUBBA - La giubba per la grande uniforme aveva collo, paramani e finte tasche guarnite con il ricamo argento dei generali però la spirale all'interno si intrecciava su un asse a tre righe anziché due come nel berretto. Il bavero ed i paramani erano di velluto nero filettati di panno scarlatto le stesse filettature erano applicate alle finte tasche e lungo i bordi della giubba. Sul paramano il grado era a 3 ordini dì ricamo argento per indicare il rango di generale d'esercito. PANTALONI - Come gli altri generali con due bande di gallone argento. La giubba della tenuta ordinaria non presentava distintivi particolari solo le tre stellette in ricamo oro sulle controspalline. BARDATURA DEL RE - Le bardature riprodotte in queste illustrazioni sono perfettamente conservate presso le scuderie del Quirinale che ne hanno consentito la riproduzione. La bardatura completa da parata è quella appartenuta a Vittorio Emanuele II e successivamente a Umberto I. Si tratta del modello adottato con le nuove uniformi del 1871, infatti gli angoli delle gualdrappe sono guarniti dalla stella a cinque punte coronata, al centro essa reca la corona ferrea su fondo di velluto azzurro. Per gli altri ufficiali generali questo fregio era invece costituito dalle cifre reali sormontate da corona reale. Il rango del re era inoltre indicato sulla gualdrappa dai tre ordini di gallone d'argento che ne guarnivano i bordi, quindi dai coprifonde a tre sovrapposizioni, dove solo il cappelletto era ornato da un ricamo in argento di corona reale su scettro. I finimenti (tastiera, morso, pettorale e groppiera) di cuoio lucido nero erano arricchiti da rosoni, fibbie e borchie in argento che solo il sovrano portava. PICCOLA BARDATURA DEL RE - La piccola bardatura che vediamo in queste immagini (1 e 2, pag. 303) è appartenuta a Vittorio Emanuele II ma non corrisponde a nessuno dei modelli conosciuti, probabilmente fu usata nella fase di transizione che portò all'adozione delle nuove uniformi del 1871. Sappiamo infatti verso il 1876 il re e gli altri ufficiali generali usavano, con la tenuta di servizio, una bardatura uguale a quella degli ufficiali di cavalleria. Naturalmente il sovrano ebbe sempre i finimenti più riccamente guarniti con borchie d'argento di vario tipo, così come si vede dal dettaglio della tastiera qui riprodotto. Le fonde appoggiate sulla sella sono del modello prescritto fino al 1871 per la bardatura da parata degli ufficiali di fanteria (fino al grado di colonnello), sul coperchio recano l'emblema reale di scettro e corona. Nell'ultima illustrazione abbiamo la stella della gualdrappa reale, realizzata secondo un disegno che risulta del tutto sconosciuto. In questa versione la stella con la corona ferrea è sovrapposta ad una raggiera d'argento a 10 punte ma non è sormontata da corona reale (pag. 303, fig. 3). Forse si tratta di un modello sperimentale o quantomeno di transizione, sul quale però non è possibile dare ulteriori precisazioni.

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1880 circa - Ritratto del re Umberto I nei primissimi anni del suo regno, indossa la grande uniforme da comandante supremo delle forze armate (Quirinale) (cimelio conservato presso la Caserma dei Corazzieri "A. Negri di Sanfront").

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1880 circa - Dettaglio del ritratto di Umberto I, il ricamo sul colletto della giubba si avvolge su tre righe invece che due come tutti gli altri generali. Anche Le "greche" sul paramano hanno la stessa cara1teristica (Quirinale).

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Dettagli del precedente ritratto. Particolari dei ricami sul paramano e del fregio dell'elmo (stella con corona ferrea), stranamen.Le però l'ovale della stella non è a fondo blu, esattamente come la placca che il sovrano porta sul petto (vedi pagina precedente).

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1878 - Umberto 1 nel suo primo anno di regno, indossa la gran montura con spencer. L'elmo sulla poltrona ha il fregio speciale previsto solo per il re, la stella a 5 punte che reca nel centro la corona di ferro su fondo smaltato blu. Ăˆ l'emblema dell'antico Regno d'Italia (Quirinale) (cimelio custodito presso la Caserma "A. Negri di Sanfront").

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1895 circa - Jl re Umberto I in gran montura negli ultimi anni del suo regno. Si vede chiaramente che il ricarno del bavero della giubba si avvolge su un asse a tre galloni (i\1/useo Storico dell 'Anna dei Carabinieri).

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1890 circa - Berretto dell'uniforme ordinaria di Umberto I (dalla Casa dei Veterani di Turate).

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Allri particolari del berretto del re Umberto I (daLla Casa dei Ve1erani di Tumte).

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Particolari del berretto per tenuta ordinaria del re Umberto I.

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Bardatura da parata di Umberto I custodita presso le Scuderie del Quirinale insieme ad altri arredi da cavallo appartenuti ai re d'Italia.


Dettagli della bardatura della pagina precedenle. La stella, simbolo dell'unitĂ nazionale porta al centro l'antico simbolo della corona ferrea, mentre la corona del nuovo Regno d'Jialia sovrasta la stella stessa. Nella.foto in alto abbiamo i ire ordini di gallone mgento che guarniscono la gualdrappa del sovrano.

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Piccola bardatura del re (Quirinale). Fig. I. Visione d'insieme. Fig. 2. Testiera con morso. Fig. 3.

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I 892 - Grandi rnanovre. Il re assiste al passaggio della truppa sui ponti provvisori (ingrandimento di una piccola.fotografia istantanea).

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1892 - Grandi rnanovre. 1l re con il suo stato maggiore passa in rassegna i bersaglieri. Cerimonia conclusiva delle esercitazioni.


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I 892 - Il re con gli i~fficiali del suo seguito osserva l'evoluzione delle truppe nel corso delle manovre.


1891 circa - Tenente generale in grande uniforme non sotto le armi (non porta la sciarpa azzurra). Tra i.fregi riprodotti in colonna, il terzo è previsto per le spalline dei generali commissari, il quinto per i generali m.edici (vedi descrizione pag. 262).

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1879-1890 - I. Ten. generale nell'un(forme di sen1izio del 1878. 2. Ten. generale in tenuta da campagna mod. 1890. 3. Travette delle spalline per la giubba mod. 1877. 4. Sciabola mod. 1887. 5. Fiocco per dragona in cuoio, come da prescrizione. 6. Dragona per grande un(forme. 7. Finte tasche e pieghe sulla falda posteriore della giubba. 8. Sciabola da ufficiale di fanteria mod. 1855.

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Divisa degli ufficiali del corpo di stato maggiore BERRETTO - Il berretto per foggia, tessuto e dimensioni è conforme al modello prescritto per gli ufficiali di fanteria di linea, variano tuttavia i seguenti distintivi: a) la sopraffascia è di velluto di seta turchino; b) i cordoncini che coprono le cuciture (laterali, posteriore e del tondino) sono di cordoncino oro della grossezza cli 2 mm; c) il fregio, in tutto analogo a quello stabilito per gli ufficiali generali, è costituito dall'aquila reale di Savoia che, coronata e caricata in petto dello scucio di Savoia, è ricamata in filato d'oro e misura 7 ,5 cm di altezza, 9 cm cli larghezza; d) i bottoncini che tengono il sottogola sono quelli clorati con il fregio speciale del corpo. La copertina di tela bianca è identica a quella degli ufficiali di fanteria. GIUBBA - È di panno turchino scuro, tagliata a due petti, dritta davanti e leggerment~Jincavata dietro; la sua lunghezza deve essere tale da giungere con la falda posteriore a 2 cm sopra il cavallo, coprendo quasi totalmente le natiche. Su ciascun petto è applicata una fila di 7 bottoni dorati semisferici, con il fregio del corpo in rilievo. Il primo bottone di ogni fila è all'altezza del gancetto che chiude il bavero, deve inoltre risultare applicato ad un terzo della distanza tra il gancetto e la cucitura della manica alla spalla; i due ultimi bottoni in basso sono posti all'altezza della vita. Sulla falda posteriore, al centro, sono applicate le finte tasche ciascuna con tre bottoni, il bordo delle mostre è guarnito con un cordoncino ricamato in oro dello spessore di 3 mm. Le due mostre sono alte da 16 a 18 cm, si applicano in modo da giungere a 2 cm dal bordo inferiore della falda. Tra le mostre delle tasche, la falda della giubba forma 6 piccole pieghe cucite in alto, a metà ed in basso. Il petto della giubba è foderato dallo stesso panno turchino scuro; mentre la falda è sottopannata di stoffa di lana azzurra, per una altezza di 15-20 cm. Le maniche sono di media ampiezza per dare scioltezza al movimento delle braccia; nella parte inferiore terminano con le manopole a punta di velluto di seta turchino. Anche il bavero è di velluto di seta turchino, alto 7 cm davanti e cm 6 dietro, le punte sono arrotondate e guarnite di stellette di divisa. Su ciascuna spalla si trova poi un foro ed un passante per applicarvi le spalline, quando queste non sono previste si applica al loro posto una controspallina di cordone oro attorcigliata a corda semplice, alle due estremità si forma così un occhjello dove si inseriscono i bottoni che fermano la controspallina. Lo spessore del cordone è di 3 mm per gli ufficiali inferiori e 5 mm per gli ufficiali superiori. Sopra le manopole sono disposti i distintivi di grado formati da gallone di 20 mm e da galloncini di 5 mmin oro; - il capitano ha tre galloncini, l'ultimo con l'intreccio a fiore (pag. 319); - il maggiore ha un gallone e un galloncino con l'intreccio; - il tenente colonnello ha un gallone e due galloncini con l'intreccio; - il colonnello ha un gallone e tre galloncini con l'intreccio. Lo spazio tra i vari galloni è di 4 mm. La giubba deve essere sempre indossata completamente abbottonata e con il petto sinistro sopra il destro, però nella uniforme ordinaria, fuori servizio è tollerato che la giubba sia abbottonata a sinistra (per risparmiare il petto della grande uniforme, n.d.r.). PANTALONI - Sono confezionati in panno turchino scuro, come la giubba, e tagliati in modo da non risultare né eccessivamente larghi né troppo stretti, di conseguenza la larghezza al cavallo varierà da 33 a 38 cm, al ginocchio varierà tra 22 e 27 cm mentre all'estremità inferiore varierà tra 20 e 24 cm, i pantaloni devono scendere a coprire la noce del piede, ma senza fare troppe pieghe lungo la gamba. Sui lati i pantaloni ham10 una banda di gallone oro a occhio di pernice largo 3 I mm, al centro, longitudinalmente, c'è una riga turchina di 6 mm. Le tasche sono tagliate in modo che l'apertura sia completamente coperta dalle falde della giubba.

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In fondo i pantaloni vengono fermati con un sottopiede di cuoio nero, dalla parte esterna la staffa si ferma e si allaccia a due fibbiette ovali d'ottone, dalla parte interna con due bottoni gemelli anch'essi d'ottone. Le linguette della staffa sono coperte del gallone oro delle bande. MANTELLO - Il mantello, composto cli cappotto e mantellina, è conforme al modello già descritto per gli ufficiali generali, per forma, dimensioni e qualità di tessuto, cambia solamente il bavero della mantellina perché invece di essere di velluto è di panno blu scuro (turchjno scuro). I bottoni sono quelli dorati con il fregio del corpo, anche il fermaglio della mantellina è di metallo dorato. CORDELLINE - In grande uniforme gli ufficiali del corpo cli stato maggiore guarniscono la giubba con le cordelline, sono simili a quelle degli ufficiali generali, eccetto che non terminano con le spalline a nodo trifoglio. Le cordelline sono due trecce di cordone d'oro appannato (mat), una lunga 80 cm e l'altra 55 cm, per tutta la loro lunghezza, le trecce presentano, sui due lati, un bordo fatto dello stesso cordone, il quale termina con un pendaglio di 20 cm di lunghezza, guarnito di un puntale dorato di 7 cm. Il cordone delle cordelline è ripieno di cotone ed ha uno spessore di 5 mm. Le corclelline sono fissate sulla spalla sinistra, sotto la spallina a frangia; la treccia più lunga passa sotto il braccio sinistro e si ferma al terzo bottone di destra della giubba, l'altra passa sul petto e si ferma al primo bottone. CHEPÌ - Il chepì degli ufficiali di stato maggiore è in tutto simile al modello prescritto per gli ufficiali di fanteria di linea, i distintivi speciali del corpo sono: a) i galloni dei gradi, la treccia, la nappina, i corcloncini montanti ed i bottoni sono tutti di metallo dorato; b) la nappina (cli metallo dorato) è cli forma ellissoidale (3,4 x 2,8 cm) è fatta in modo che i giri cli cordoncino sono disposti orizzontalmente, non ha scucio e croce sul davanti, ma un foro alla sommità per inserirvi il pennacchietto; c) la treccia è di cordone di filato d' oro, annodata con lo stesso sistema di quella da colbacco che portano gli ufficiali di cavalleria, è lunga 50 cm e ad una estremità termina con una ghianclina pure cli cordone dorato. La treccia scende a festone dal gancio posto dietro il chepì, dall'altezza del tondino, sul lato destro, poi davanti, passa sulla attaccatura della visiera e va a fermarsi sul bottone sinistro, posto nel punto in cui ini zia la visiera. La treccia viene sempre portata con il chepì scoperto. Quando il chepì è rivestito con la foderina di tela cerata o quella di tela bianca, si applica una treccia fatta di cordone di seta nera, ma uguale a quella dorata per intreccio e dimensioni. d) Pennacchietto, in grande uniforme si applica sulla nappina il pennacchietto (alto 12 cm) formato da 4 o 5 penne di cigno bianche, sostenuto da una piccola tulipa di metallo dorato; e) fregio del chepì, è costituito dalla stella di metallo argento con sopra l'aquila reale di Savoia in metallo oro, la stella ha le dimensioni di quella da chepì degli ufficiali di fanteria (pag. 312); f) spalline, sono del tipo da ufficiale di fanteria, realizzate però in lastra di metallo dorato, la lunghezza totale è di 16 cm, la larghezza massima allo scudo è 11,2 cm, mentre all'estremità superiore del gambo la larghezza si riduce a 6,2 cm; - il gambo ha nove squame unite e leggermente convesse verso lo scudo, è in tutto lungo 9,5 cm anche la forma ciel gambo è un po' convessa, lo scudo, che è cli forma ovale, ha la superficie bombata ed una profondità di 6,5 cm; lungo il perimetro dello scucio c'è un bordo in rilievo che indica il grado dell'ufficiale, per gli uffi ciali superiori questa cornice in rilievo ha forma poligonale con sei angoli, mentre essa è liscia e ricurva per gli ufficiali inferiori (pag. 312). I gradi degli ufficiali sono indicati al massimo da tre righe, per cui il colonnello ha tre righe angolate, due il tenente colonnello, una il maggiore e cli nuovo tre il capitano ma del tipo liscio; - la frangia scende lungo il bordo dello scucio è lunga 8 cm, è di grovigliola lucida e sciolta (grossezza n. 2) per gl i ufficiali superiori, è di tortiglio lucido e liscio (grossezza dal n. 6 al n. 8) per gli ufficiali inferiori.

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BARDATURA DEI CAVALLI DEGLI UFFICIALI DEL CORPO DI STATO MAGGIORE - La grande bardatura si compone cli: - sella all'inglese, ha il seggio ed i quartieri in cuoio naturali, staffili pure in cuoio naturale, staffe in ferro forbito con sottopiede formato a due branche con un vuoto nel mezzo; - tasche da sella, sono cli vitello nero, il coperchio è rivestito di pelle nera di foca ed orlato di marocchino nero, il fregio delle tasche è costituito dall'aquila cli Savoia in metallo dorato (pag. 313), uguale a quella sovrapposta alla stella sul chepì; il lato posteriore delle tasche è di cuoio di suola, anche il fondo di a una o di entrambe le tasche può essere dello stesso materiale, a scelta dell ' ufficiale, per reggere meglio il peso della pistola a rotazione o cli altri oggetti pesanti da riporvi; - le tasche si attaccano alla sella mediante un occhiello di feno che si aggancia ad un arpioncino sporgente dalla sella; - la groppiera è di cuoio nero senza ornamenti; - la gualdrappa è di panno turchino scuro e va sistemata sotto la sella, misure e forma sono quelli che risultano dalla figura, sulle punte sono cuciti i monogrammi reali ricamati in oro, lungo\:il bordo la gualdrappa è guarnita di un gallone oro ad occhio di pernice, simile a quello della banda dei pantaloni; - il pettorale è cli cuoio nero, all ' incrocio il pettorale porta un rosone cli ottone con raggiera e mascherone dello stesso metallo (vedi pag. 3 13); - tutte le componenti della briglia e del filetto sono di cuoio nero, tutti i metalli, quali borchie, catenelle, puntali e fibbie sono d ' ottone, le caratteiistiche della briglia sono riprodotte nella pag. 314. BARDATURA DI MARCIA - Con la bardatura di marcia la gualdrappa è sostituita dalla copertina sottosella, guarnita lungo i bordi di gallone nero largo 35 mm, non ha alcun ricamo (pag. 315). Con la bardatura cli marcia e con quella ordinaria si fa uso di sella all'inglese e briglia di cuoio nero, senza ornamenti e con semplici fibbie d'ottone (pag. 315); - con la bardatura cli marcia la sella è guarnita con le tasche, il pettorale si mette solo con la grande bardatura; - la mantellina arrotolata, viene fissata sul davanti della sella, sopra le tasche, mediante apposite corregge.

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Fig. 1. Bottoni della divisa in metallo dorato con l 'iscrizione del co,po. Fig. 2. Fregio da berretto ricamato in oro. Fig. 2/A. Fregio melllllico del chepì. Fig. 3. Spallina da ufficiale superiore. Fig. 3/A. Spallina da capitano.

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TAVOLE DELL'ISTRUZIONE SULLA DIVISA (1891)

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Bardatura da parata. Fig. I. Gualdrappa. Fig. 2. Rosone del pettorale. Fig. 3. Sella all 'inglese. Fig. 4. Coprifonde.

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Bardatura da parata. Testiera completa con briglia e filetto, particolari delle fibbie e borchie in ottone, usate come ornamenti.

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TAVOLE DELL'ISTRUZIONE SULLA DIVISA (1891)

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Bardatura di marcia. Briglia di cuoio nero, dimensioni del sottosella.

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(Foto S. Coccia)

1880 - Berretto da colonnello di stato maggiore con rango di comandante di corpo, il.fi¡egio ed i distintivi di grado sono infatti sottopannati di robbio (Coll. M. D'Orazio).

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(Foto S. Coccia)

Dettagli del precedente berretto (Coli. M. D 'Orazio).

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ChepĂŹ per gran montura da capitano del c01po di staio maggiore. (Originale cusiodito presso il Museo della Cavalleria di Pinerolo).

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1880 circa - Capitano del corpo di stato maggiore in gran tenuta.

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1881 - il 1enen1e colonnello Carlo Aymonino nella grande uniforme degli ufficiali di stato maggiore. Le insegne di aiutante di campo di S.M. sono riportate sulle stellette di divisa (al bavero) e sullo scudo delle spalline.

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1889 circa - Il principe ereditario Vittorio Emanuele nel corso di una visita ufficiale a Il Cairo, è in grande un~forme da tenente colonnello di fanteria .. Gli ufficiali del suo seguito sono anch. 'essi in grande uniforme, dietro al principe, accanto al generale si nota un ufficiale di stato maggiore.


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"' 1892 - Il generale Driquet con il suo stato maggiore in tenuta da campagna. Grandi manovre del 1892.


Ufficiali di stato maggiore in tenuta da campagna atle grandi manovre del I 892.

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I. Ten. col. di stato maggiore in tenuta da parata. 2. Sul cavallo bardatura da parata. 3. Fregio da chepĂŹ.

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1890 circa - Ten. colonnello di stato maggiore in tenuta da campagna. Dettagli delle patte delle finte tasche posteriori, dei bottoni e della sciabola (mod. 87) con dragona.

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1890 circa - Colonnello di stato maggiore in tenuta di marcia; porta il chepÏ proietto dallafoderina di. tela bianca con la treccia cli seta nera, la sciarpa è portata dalla spalla sinistra al fianco destro, come distintivo di. corpo. Al lato capitano in tenuta ordinaria con spencer.

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CAPIT0L03

I CARABINIERI REALI E I CARABINIERI GUARDIE DEL RE



I CARABINIERI REALI E I CARABINIERI GUARDIE DEL RE

Uniformi dei carabinieri reali 1878-1900 Le grandi trasformazioni che dopo il 1870 diedero una nuova impostazione al corredo e alle uniformi dei nostri soldati coinvolsero i carabinieri solo marginalmente, essi furono l'unica truppa a mantenere la vecchia tenuta piemontese. Questa circostanza è dovuta al fatto che l'Arma rimase estranea ai grandi mutamenti ordinativi che investirono le unità di linea, la riforma gl i aveva riconfermato i compiti di quella effic iente gendarmeria che aveva dato prova di essere durante le campagne di guerra. I cau 1binieri mantennero la loro struttura permanente sottraendosi così a quei provvedi.menti che erano legati all'evento mobilitazione (adozione di un modello unico di uniforme), non essendo un corpo combattente non ebbero l'urgenza di adattare le uniformi all'equipaggiamento e alla tattica imposti dai nuovi armamenti. Ai nùlitari dell'Arma era sempre stato affidato il compito di fare da scorta al sovrano come sua guardia del corpo, sia per essere protetto che per avere il giusto decoro nelle cerimonie e manifestazioni pubbliche. Di certo ~mche per questo motivo i carabitùeri reali mantennero la loro vecchia e prestigiosa divisa. Anche se linùtatamente si dovettero apportare delle modifiche a questa tenuta, imposte da quelle disposizioni di carattere generale che il resto dell'esercito aveva già applicato. Si trattò quindi di adeguamenti che furono sempre attentamente vagliati prima di essere attuati, pertanto essi giunsero con ritardo rispetto al provvedimento originale; i distintivi di grado a fiore furono adottati nell'esercito nel 1871 ed estesi ai carabinieri nel 1875. I successivi cambiamenti al corredo dei carabinieri furono gestiti autonomamente dal Comando dell'Arma e stabiliti man mano che le esigenze di servizio dei suoi militari lo richiedevano sempre con la previa autorizzazione dello stato maggiore. Questa impostazione portò ad avere proprie circolari e disposizioni nonché a pubblicare proprie istruzioni sulla divisa. Le tappe fondamentali ciel processo evolutivo dell'uniforme dei reali carabinieri in questo periodo sono legate a tre documenti ufficiali, il primo è l' Atto n. 105 dell' 8 agosto ciel G.M. ciel 1877 che riassume i cambiamenti avvenuti per la truppa dal 1870; il secondo è l'Istruzione sulla uniforme della truppa del 1880 ed il terzo è l'Istruzione sulla uniforme degli ufficiali del 1884. Altri cambiamenti giunsero poi dal G.M. tra il 1882 ed il 1886, tutto questo lento adattarsi a nuove esigenze si manifestò per gli ufficiali in termi ni diversi dalla truppa ed è proprio sulla base di questa differenza che va esaminata la situazione. Il quadro uniformologico dei carabinieri si arricchisce di una terza componente, il neo costituito squadrone dei "carabinieri guardie del re" noto come "corazzieri"; il periodo Umbertino sarà il momento della loro massi ma affermazione, legata alle esigenze di apparato della corte a Roma e al servizio di sicurezza svolto presso la persona del sovrano e nelle residenze reali.

Uniformi degli ufficiali L'adozione della giubba mod. 1873, uguale nel taglio e nelle caratteristiche generali a quella prescritta per gli altri ufficiali dell'esercito, aveva determinato la scomparsa della reclingotte (detta anche cappotto o frac) e della marsina di piccola tenuta, in questo modo il corredo degli ufficiali per _le tenute di servizio si era modernizzato e semplificato. Il nuovo modello di giubba corta era chiuso da due file di nove bottoni d'argento, bombati lisci, aveva però mantenuto il colletto diritto con un solo alamaro per parte; le finte tasche sulla falda posteriore ed i paramani erano filettati di rosso; i paramani erano a punta (non più diritti) per applicarvi i distintivi cli grado a fiore; le uniche spalline qui previste erano quelle di trecciola d'argento. Abbinando opportunamente alla giubba corta i copricapi ed i due pantaloni in dotazione si ottenevano tutte le varianti prescritte dal regolamento per le tenute cli servizio, esse erano: - tenuta ordinaria costituita eia berretto, pantaloni lunghi con doppia banda rossa e sottopiede, sciabola da cavalleria mocl. 1873 con pendagli neri, guanti bianchi e speroni;

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- tenuta per servizio armato (montati) beJTetto, pantaloni corti da cavallo con doppia banda rossa, sti vali neri da cavalleria e speroni, sciabola con pendagli neri, guanti bianchi ; - tenuta da campagna (montati) cappello senza pennacchio, pantaloni corti da cavallo con doppia banda rossa, stivali da cavalleria con speroni, sciabola con pendagli neri, guanti bianchi. Secondo le circostanze i soprabiti da indossare potevano essere: mantello, cappolto e spencer a due petti, tutti confezionati nel colore Lradizionale dell' arma, pan no blu scuro, tessuto p rescritto anche per la divisa di servizio e per l'abito da grande uniforme. BERRETTO - Anche il berretto come la g iubba fu sostituito con il modello già adottato dagli ufficiali degli altri corpi dell'esercito; era interamente confezionato in panno "turchino oscuro" fasc ia e sopraffascia, quest' ultima, che si trovava alla base del berretto, era alta 3,5 cm ed era filettata di panno rosso (4 mm) lungo il suo bordo infe1iore. La sopraffasc ia era anche il punto di riferimento per l'applicazione dei d istintivi cli grado, ess i erano costitui ti eia trecciole cli argento da 3 mm per g li ufficial i inferiori e si cominciavano ad applicare a 3 mm dal bordo superiore dell a sopraffasc ia in numero di una, due o tre secondo il grado; per gli ufficiali superiori c'era prima il galloncino d'argento di 18 mm che si applicava a metà della sopraffascia seguito dalle trecciole che si distanziavano tra loro di 3 mm. T colonnelli tutti indistintamente e i ten. co l. comandanti cli legio ne o capi di servizio portavano la sopraffascia di panno color rubbio cd anche il freg io ricamato su panno dello stesso colore. Il fregio del berretto (ah. 4,5 cm) era costituito da g ranata in argento con cordoncino oro attorno e cifre di S.M. in oro, la fiamma sfuggente a sinistra era ricamata in oro. La visiera spiovente ed il sottogola scorrevole erano di pelle lucida nera. GRAN MONTURA - La "gran montura" degli ufficiali ri mase sostanzialmente i mmutata e concordava con l'analoga tenuta della trnppa, mantenne tutti i suoi vecchi attribuiti, spalline, cordelline, alamari ed ornamenti sulle falde così come era al mo mento dell a sua prima adozione nel 1843, se si esclude l'applicazione delle stellette d i divisa sul collo, vi fu rono solo due varianti : - paramani a punta, comportò la modifica anche dei doppi alamari che li guarnivano, divennero anch'essi a forma di "V" con il vertice in alto, sopra il bordo del paramano si applicavano i galloni dei gradi con l'intreccio a fiore; - cappello, verso il 187 1 gli ufficiali sostituirono il modello per essi prescritto con quello eia uffic iale di stato maggiore con le seguenti varianti : - la granata del cappietto ebbe la fiamma orientata all'indietro; - i due nastri trasversali (segni d i lutto) che guarnivano la falcia destra furono tolti (pag. 345). Nessuna disposizione omologò mai la sostituzione del cappello, tuttavia essa si estese alla quasi totalità degli ufficiali, i regolamenti invece, fino al 1903, continuarono a riportare le tavole e la relativa descrizione dei testi con la fiamma della granata rivolta in avanti . Ad ingarbugliare ulteriormente le cose contribuirono anche i decreti di approvazione dei monogrammi dei nuovi sovrani, rispettivamente nel 1878 per U mberto Te nel 1900 per Vittori o Emanuele lII, le tavole con le cifre da applicare sulle granate dei cappell i degli ufficiali dei carabinieri mostravano le fi amme delle granate rivolte all'indietro, l'opposto del regolamento. TI cambiamento fu probabilmente dettato dal desiderio d i indossare un copricapo che fosse più spiccatamente mi litare e prestigioso, cli conseguenza fu ampi amente tollerato dai superiori, anche perché gli ufficiali dei carabinieri erano gl i un ici che continuavano a portare il cappello, pertanto non potevano nascere contestazioni con altri corpi circa la pertinenza del modello usato. Con l' Allo n. 191 del 23 ottobre 1882 fu stabilito che gli uffi ciali avessero il colletto bianco inamidato, la cui altezza doveva superare il collo dell ' abito solo di un centimetro; la cravatta di seta nera invece doveva chiudersi con un nodo sempl ice, senza cappio o fiocco rimanendo alla base del colletto per copri rne il bottone che lo chiudeva. Lo stesso atto estendeva l' uso dei pendagli in gal lone di argento agli ufficiali dei carabinieri reali, da portarsi con la grande uniforme. Nonostante l'ufficiale dei carabinieri potesse porsi indifferentemente alla testa di truppa a piedi o montata la sua uniforme mantenne sem pre gli attributi riservati ai corpi a cavallo, quali le doppie bande scarlatte ai pantaloni, le spalline e la sciabola da cavalleria.

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Tutte le tenute di servizio degl i ufficiali dei carabinieri venivano cosĂŹ adeguate alla nuova foggia di divisa introdotta con la riforma Rkotti , solo la gran montura rimase del vecchio modello. Ăˆ opportuno ricordare però che in casi particolari, ufficiali dei carabinieri richiamati per esercitazioni e manovre erano autorizzati ad indossare l'abito a code della precedente "piccola montura" nella tenuta da campagna (vedi pag. 343). ARMAMENTO DEGLI UFFICIALI - Gli ufficiali dei carabinieri erano armati di sciabola da cavalleria mod. 1873 e pistola a rotazione (mod. 89 con ponticello del grilletto) munita di fondina di cuoio marrone scuro. La fondina da portare al fianco fu adottata mol to tardi, prima gli ufficiali montati r.iponevano il revolver in una delle fonde anteriori della sella. BARDATURA A) La grande bardatura comprendeva: 1) sella d'ordinanza all'inglese con prolungamenti per fissare valigia e mantello; 2) due tasche o fonde di cuoio con relativi coprifonde in panno blu scuro guarniti di corona cifra reale e gallone argento; 3) gualdrappa cli panno blu scuro guarnita lungo i bordi eia gallone di argento, ad una riga largo cm 3 per gli uffi ciali inferiori, a due righe largo 4,7 cm per gli ufficiali superiori, negli angoli venivano applicate le granate ricamate in argento alte 18, 1 cm; 4) testiera, briglia, filetto e pettorale erano di cuoi_o nero, con fibbie, borchie ed ornamenti delJa testiera in metallo bianco; 5) copertina di sella, era una fodera di panno blu scuro come la gualdrappa, serviva ad avvolgere completamente la sella ed era assicurata con una sopraffascia di lana turchina; B) Bardatura di marcia, comprendeva: 1) la sella d'ordinanza all'inglese senza pettorale; 2) testiera e briglie di cuoio nero con fibbie semplici; 3) tasche (o fonde) cli cuoio con copritasche cli pelo cli foca con bordo di panno rosso; 4) bisacce cli cuoio nero eia appendere dietro sui lati; 5) copertina sottosella, era in pratica una piccola gualdrappa cli panno blu scuro guarnita lungo il bordo da gallone nero largo 3,5 cm, l'angolo posteriore sinistro aveva un rinforzo di corarne ma nessun ornamento.

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J885 circa - Giubba mod. I 873 da sottotenente dei carabinieri reali. Di lato il cappello senza pennacchio, il cappietto porta il.fi"egio di nuovo tipo.


I 880 circa - Capitano dei carabinieri reali in tenuta di servizio giornaliero. La sciabola è ancora la mod. 1863.

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l 880 circa - Capitano in tenuta cli servizio con spence,; il soprabito è abbottonato con alamari, alla ussara, piÚ elaborati di quelli ufficialmente previsti.

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1880 circa - Sottotenente e tenente in tenuta di servizio, gli ufficiali indossano la giubba mod. 1873.

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1880 circa - Tenuta di servizio con lo spencer indossato in vari modi. Qui gli alamari dell'abbottonatura sono del tipo prescritto nel modello iifjiciale.

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1880 circa - Tenente in tenutu di servizio, altra variante sul modo di disporre i cmdoni dello spence1:

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1876 circa - La nuova gran montura deg/.i id,ficia/.i dei carabinieri con i paramani a punta e intreccio dei gradi sulla manica, al. collo I.e stellette di divisa. La sciabola è ancora la mod. 1863 da iiffÏcia/.e di cava/.leria.

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1880 circa - Il colonnello brigadiere Giuseppe A. Rossi in grande uniforme con elrno. Anche la sciabola è del modello prescritto per gli ufficiali generali (Archivio C. di Somma).

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1880 circa - Colonnetlo comandante di legione in gra11 montura. Le frange delle spalline sono libere, la sciabola è di modello .fiwri ordinanza con l'elsa a piÚ di tre rami. Le decorazioni sul petto del/' uj]Ïciate dimostrano che era un ve1erano delle guerre d 'indipendenza, inclusa quella di Crimea.

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i 880 circa - Ten enle i11 lenula festiva ron herretto. L'abi10 è quello da grande un/forme con i ricarni.

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1884 - Tenente dei carabinieri reali in grande uniforme non .1¡otto le armi. I pendagli della sciabola sono ora coperti di gallone argento.

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1880 circa - Abito a code di. piccola montura da ufficiale dei carabinieri reali, trasformazione di epoca umbertina (Coll. G. Antoniazzi). Abbiamo qui rappresentato un raro esemplare di abito a code indossato dagli ufficiali dei carabinieri reali con la piccola montura. L'eccezionalità di questo oggetto sta nel fatto che, Ira il 1873 ed il I 874, il suo uso era praticamente cessato, qui ùÌvece vi sono state apportate tutte le mod~fiche che consentivano al proprietario di indossarlo molto più tardi, in epoca umbertina, vale a dire: trecciuole sulle spalle, intreccio a fiore dei gradi e granate sulle falde con il monogramma di Umberto. Si tratta di una concessione accordata a quegli ufficiali che si richiamavano in servizio solo in circostanze particolari, come ad esempio avveniva per la categoria degli ufficiali ''rivocati", in questi casi era consentito indossare l'un(f'orme prescrilta quando gli ufficiali avevano lasciato il servizio attivo. In effetti la nota diramata nel 1873, per adeguare anche l'uniforme degli u:fjìciali dei carabinieri alla foggia Ricotti, non aveva decretato l'abolizione dell'abito a code di piccola montura, ma solo quella del cappotto frac.

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./880 circa - Cappello con pennacchio per la grande uniforme degli 14ficiali dei carabinieri reali. li cappietto porta la fiamma di antico modello, rivolta in avanti, ed il monogramma di Umberto sulla bomba.


1880 circa - Cappello con il fregio del cappietto di vecchio modello. li monogramma nella bomba è quello di Umberto l. La.falda destra porta i due nastri trasversali.

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1900 circa - Cappello da ufficiale di vecchio modello, con lafi.amma della granata ancora rivolta in avanti. Nella bomba il monogramma di Vittorio Emanuele 111.


Dettaglio del fregio del cappello da ufficiale della pagina precedente. Nella cocca,da il bianco è interpretato araldicamente, è infilato argento.

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Per asola da cappello degli Ufficiali Carabinieri Reali

1878 - Decreto sulle caratleristiche del monogramma del nuovo sovrano, è l'unico documento che riporta la.fiamma della granata all'indietro.

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Gualdrappe e cappelletti con copr(fonde della grande bardatura degli wfficiali dei carabinieri. La prima gualdrappa da sinistra è da ufficiale superiore perchÊ è guarnita con gallone argento largo a due righe. L'altra, con il monogramma di Vittorio Emanuele III sulle fonde, ha il gallone ad una riga per ufficiali subalterni (Museo Storico dell'Arma dei Carabinieri).


Dettagli delle granate da gualdrappa degli ufficiali dei carabinieri. Al centro, granata per le falde dell'abito con monogramma di Umberto; sopra, coppia di alamari delle manopole dell'abito di grande uniforme di sottufficiali e truppa.

Grande bardatura da ufficiale superiore dei carabinieri reali. Per l'occasione, la sella all'ingles'e è coperta dalla foderina di panno trapunta (una rarità ), manca la sopraffascia azzurra che passava sopra (Museo Storico dell'Anna dei Carabinieri).

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1896 circa - Maggiore dei carabinieri in gran montura con la grande bardatura. Anche agli ufficiali dei carabinieri era stato concesso di mettere gli. stivati sui panwtoni quando, montati, indossavano la grande uniforme (Coll. M. Lucarelli). Si intravedono sulla groppa il mantello arrotolato con il rosso all'esterno, sotto it gin.occhio la sopraffascia azzurra che scende sul sottopancia bianco.

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Tav. VII - Tenente dei carabinieri reali in grande uniforme. L 'uj]iclale è montato e la sua tenuta è quella 1.radizionale dell'Arma, unica concessione alle moderniz.zazioni del 1871 sono i distintivi di grado con l'intreccio a fiore, applicati sulle rnaniche. La bardatura è quella di parata, manca solo la valigia su cui si ripiegava. il mantello, questa fu abolita nel 1885 con il cambiamento del tipo di sella in dotazione. Fig. 2. Cappello da ufficiale secondo la vecchia maniera, con.fiamma della granata rivolta in avanti. Fig. 3. Cappello da ufficiale secondo la versione diffusasi verso il 1874 e tuuora in uso. Fig. 4. Aiguìlleues, puntali delle cordelline. Il metallo dei puntali delle cordelline indica il grado dell'ufficiale, sono in argento per gli ufficiali subalterni fino a capitano, in oro per gli ufficiali superiori. Fig. 5. Spalline da cavalleria con frangia del rispettivo grado, a sinistra per ufficiali superiori, a destra per subalterni. Fig. 6. Cinturino reggisciabola da ufficiale. Questo modello di cinturino era quello tradizionalmente portato dagli ufficiali dei carabinieri anche con la grande uniforme, rimarrà in uso fino al 1882, quando anche agli ufficiali dell'Arma verrà esteso l 'uso dei penda.gli reggisciabola in gallone argento, da indossare con la grande un~f'orme. Il modello qui riprodotto era in pelle nera lucida con filettatura scarlatta lungo i due bordi, i metalli erano in argento, .fibbie dei pendagli e fermaglio di chiusura. Fig. 7. Cappietto del cappello degli ufficiali. Il primo cappietto da sinistra è quello del vecchio modello, a destra invece è il nuovo tipo con la fiamma della granata rivolta all'indietro.

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Tav. VIII - Ujjìciale in tenuta da campagna. L'ufficiale indossa la tenuta di servizio con la giubba mod. 1872, è l'uniforme indossata dagli 14Jiciali alla testa delle sezioni in organico presso i grandi comandi. U1 bardatura è da campagna con i copr(fonde delle bisacce in pelo nero di foca. Fig. 2. Berretto per marescialli, brigadieri e truppa dei carabinieri mod. 1851, rimase in dotazione fino al 1882. Fig. 3. Berretto per brigadieri e carabinieri mod. 1882, era di foggia analoga a quello portato dagli t~ffìciali, fu adottato per esigenze di uniformità. Fig. 4. Sciabola da ufficiale di cavalleria mod. 1873. Gli ~fficiali dei carabinieri ebbero sempre la sciabola. prescritta per icorpi di cavalleria. Fig. 5. Dragone da gran.de uniforme per ufficiali. Da sinistra sono: - dragona per ufficiali superiori, è in cordone oro con frangia di mezza grovigliola; - dragona per capitani, il cordone è oro screziato di moschine azzurre con frangia difilato arricciato; - dragona per ufficiali subalterni, è di cordone oro vergato longitudinalmente da 4 righe di seta azzurra, la frangia è difilato oro arricciato. 1 diversi tipi di frangia nel fiocco della dragona hanno la stessa funzione delle.frange delle spalline, in.dicano il grado. Fig. 6. Berretto da ufficiale rnod. 1873. Era confezionato in panno blu scuro, com.presa la sopraffascia, solo i comandanti di legione.l'avevano di panno robbio, le tre cuciture montati erano guarnite da cordoncino argento da 3 mm. di spessore. I gradi erano indicati dalle trecciuole d'argento, per gli ufficiali superiori si applicavano dalla linea mediana della sopraffa scia. Questo berretto verrà sostituito il l O luglio 1896 con. il modello già adottato l'anno precedente (1895) per gli ufficiali degli altri co,pi dell'esercito, esso era caratterizzato dalla sopraffascia di velluto nero che per i carabinieri era filettata lungo il bordo inferiore di pan.no scarlatto, anche le tre cuciture montanti saranno filettate di rosso, le altre caratteristiche del berretto rimasero inalterate. Fig. 7. Dettaglio del nuovo alamaro che ornava il collo della giubba della tenuta ordinaria.

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1907 - Ufficiali dei carabinieri nelle varie tenute. Fig. 1. Ten. colonnello in grande uniforme. Fig. 2. Maggiore in unifmme di rappresentanza. Fig. 3. Capitano in uniforme ordinaria. Fig. 4. Capitano in tenuta di servizio montato.


Uniformi dei sottufficiali e truppa L'organico dei sottufficiali e truppa dell'Arma rimase articolato nelle due specialità dei carabinieri a piedi e a cavallo, questa suddivisione naturalmente si rifletteva anche sulle caratteristiche del corredo che troviamo descritto nell' Atto ministeriale dell'8 agosto 1877, l'uniforme codificata dal documento non presentava novità rispetto al passato ad eccezione dei gradi a intreccio applicati sulle maniche. Tutti gli effetti di vestiario mantenevano quindi le loro caratteristiche sia per foggia che per qualità dei tessuti impiegati; lo stesso berretto illustrato nelle tavole risulta essere quello piemontese degli anni 1860, con visiera piatta e squadrata, pertanto esso era difforme nella foggia dal modello che portavano gli ufficiali. Il fregio di questo copricapo non è riportato nelle tavole illustrate ma è solo indicato laconicamente nel testo come "fregio di granata di argento", rimane quindi il dubbio che si tratti già del modello che troviamo prescritto per questo berretto nell'Istruzione del 1880, quello, per intenderci, che i carabinieri portarono fino alla vigilia della I Guerra Mondiale. Il fregio in questione era composto da granata con fiamma a si nistra, mqnogramma reale sulla bomba contornata da due rami di lauro, si applicava al berretto cucendolo dagli appositi forellini. Le uniformi cli cui si componeva il corredo erano: A) Carabinieri a piedi 1) Vestito di gran tenuta, era confezionato in panno turchino (blu scuro) e guarnito sul collo e sui paramani da coppie di alamari d'argento, le falde avevano risvolti e fodere rosse, alle estremità sugli angoli erano cucite quattro granate ricamate in argento; il bordo inferiore dei petti era bordato cli rosso fino a congiungersi sul fianco con l'attaccatura delle code; i paramani erano fi lettati di rosso. Il pantalone, dello stesso panno del vestito, aveva le bande laterali di panno rosso larghe 4 cm; spalline e cordelline completavano l'uniforme insieme al cappello con pennacchio. 2) Vestito di panno di piccola tenuta, era lo stesso modello a code di quello eia gran tenuta, privo però dei bordi e delle fodere rosse alle falde nonché cli tutte le filettature rosse, era guarnito sul colletto da un solo alamaro per parte e nessuno sui paramani; sulle estremità delle code erano cucite le quattro granate ricamate in argento, questo abito era privo delle due tasche che si trovavano sul dietro, ai due lati dell'attaccatura delle code, l'abito aveva una sola controspallina di panno sulla spalla a sinistra fermata eia un bottone, serviva a trattenere la bandoliera, sulla spalla destra invece c'era soltanto il bottone disposto simmetricamente a quello di sinistra. 3) Giubbone, questo indumento era previsto in due versioni in panno ed in tela, era ad un petto chiuso da una fila di cinque bottoni che erano cli metallo bianco per il giubbone di panno e cli osso per quello cli tela, sui petti erano tagliate due tasche trasversali una per lato, il collo era diritto ed il paramano a punta, la falcia era cortissima, segnata sul dietro al centro del punto vita da sei pieghe con due bottoni agli angoli superiori, la giubba cli tela invece sul davanti era priva cli tasche; nessun ornamento né filettature erano previsti con il giubbone ma le sole stellette di divisa in panno bianco sul colletto e gli eventuali distintivi di grado sulle maniche. Il giubbone altro non era che la versione per carabinieri della tunica di piccola tenuta prescritta per la cavalleria fino alla riforma Ricotti, essa veniva mantenuta per i carabinieri come il resto del corredo. Questi sono gli unici disegni ufficiali di un effetto di vestiaiio che in passato era stato molto diffuso nell'esercito. Il giubbone si indossava durante le esercitazioni in caserma ed all'esterno abbinandolo secondo le circostanze ai pantaloni di panno o a quelli cli tela. La versione in panno del giubbone aveva una controspallina sulla spalla sinistra chiusa con un bottone posto a 3 cm dal collo, sulla spalla destra in posizione simmetrica c'era solo il bottone. 4) Pantalone turchino con pistagna scarlatta., si tratta della versione del pantalone di panno per allievi carabinieri a piedi, al posto della banda aveva le pistagne, si portava con il vestito di piccola tenuta ornato sul collo delle sole stellette senza alamari. 5) Mantellina. per carabinieri a piedi (l. 1,10 m), cli forma circolare costruita in due pezzi cli panno turchino con colletto ornato da due stellette cli divisa in panno bianco, si chiudeva con fermaglio d'argento in due pezzi. B) Carabinieri a cavallo 1) Vestito di gran tenuta, uguale in tutti i dettagli a quello dei carabinieri a piedi, i pantaloni però avevano la doppia banda di panno rosso ed il sottopiede di pelle con fibbia;

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Militari dell'Arma componenti la Stazione di Vltsto (Chieti) comandala dal mare.sciallo Bergia Cav. Chiaffredo. Una rara immagine con carabinieri in gran montura, la divisa è di foggia antecedente al 187 /, lo si vede chiaramente dai param.ani, dai distintivi di grado e dalle frange delle spalline piÚ corte, oltre che dal taglio dell'abito che è tipico della metà '800.


2) Vestito di panno di piccola tenuta, era uguale in tutti i dettagli a quello eia carabiniere a piedi, per i militari a cavallo era previsto l'uso di un pantalone di panno bigio con doppie bande di panno turchino e sottopiede cli cuoio con fibbia. È bene ricordare che il colore bigio non era il grigio medio che con questo termfoe intendiamo oggi bensì un grigio-azzurro tipo aeronautica, allo stesso modo per turchino si intendeva il blu scuro. 3) Giubbone, come per i carabinieri a piedi anche nella versione cli tela. 4) Pantalone bigio con pistagna, era d'uso degli allievi carabinieri a cavallo che lo indossavano con il vestito di piccola tenuta guarnito sul collo dalle sole stellette di divisa, le pistagne dei pantaloni erano di panno turchino. 5) Mantello per carabinieri a cavallo, era di forma circolare costruito in due pezzi, con mantellina sopra anch'essa in due pezzi cucita sotto il bavero, una fodera di panno scarlatto era applicata sui davanti della mantellina e lungo i bordi del mantello grande, davanti sotto il bavero si chiudeva con due fermagli cli argento, sul bavero con le punte leggermente arrotondate si applicavano le stellette cli l.g ivisa. C) Musicanti Il regio decreto del 18 gennaio 1862 sancì un forte aumento degli organici delle legioni, la XIV aveva addirittura la forza di un reggimento di fanteria di linea, di conseguenza fu deciso che per le esigenze del normale servizio fossero costituiti dei gruppi fanfara con trombettieri da assegnare agli stati maggiori delle legioni. La circolare per l'esecuzione di questo decreto prescrive tutti i fregi e distintivi per l'abito dei trombettieri musicanti; una dettagliata descrizione di questi fregi si ritrova nella circolare n. t05 del 1877, ma le tavole descrittive con tutti i djsegni dei vari tipi di ornamenti oggi noi le ritroviamo nell'Istruzione sulla divisa dei carabinieri reali del 1880. I musicanti vestivano: 1) un abito di gran tenuta, in tutto uguale nel taglio e nella foggia a quello indossato dagli altri carabinieri, con gli stessi risvolti, fodere e filettature rosse ornato però al collo e ai paramani con ricami in argento formati da una cetra contornata di alloro, uno per parte; sul dietro, tra i due bottoni che segnavano il punto vita, era applicato un fiorone in ricamo di argento composto da cetra contornata da fronde , anche sui quattro angoli delle code le granate erano sostituite da quattro cetre ricamate in argento; - spalline metalliche, erano le stesse in dotazione agli altri carabinieri, variava solo il tipo di frangia. Essa era costituita da mazzetti alternati di canuttiglia argento e rossa cortissima è chiusa al fondo. L'alamaro da collo per l'abito da carabiniere musicante è così descritto nel testo dell'Istruzione sulla divisa del 31 ottobre 1900: "Gli alamari rappresentano una cetra sormontata da stella ed ornata alla base da una piramide, da sbarra e da quattro foglie di alloro; al fianco della cetra s'innalza un ramo a 17 fogli e 13 bacche d'alloro. Il tutto è eseguito con filato canuttiglia e scudetti d'argento su panno nero". 2) Abito di piccola tenuta, era in tutto simile a quello da carabiniere, non aveva risvolti, fodera né filettature rosse, solo il collo era guarnito eia un ricamo d'argento più modesto di quello da gran tenuta, esso rappresentava una cetra sormontata da una stella ed ornata alla base da una piramide con sbarra; due rami a piccole foglie partono dal fianco della cetra e dalla stella e si intrecciano fra di loro, ad ogni foglia è unita una paglietta tonda cl' argento. Quattro fregi di cetra in ricamo d'argento erano cuciti alle estremità delle code. Con la grande uniforme i carabinieri musicanti po1tavano le cordelline cli cordone argento screziato di seta rossa. Anche la dragona era del tipo da carabiniere, ma bianca e rossa. Il 23 ottobre 1882 (Atto n. 192) veniva modificato il berretto dei sottufficiali e della truppa perché era rimasto ancora del modello piemontese negli anni 1860; il decreto stabiliva infatti che questo copricapo dovesse essere simile nella forma a quello già adottato dagli ufficiali (1873), era di panno blu scuro con le cuciture laterali e quella posteriore della fascia filettata di panno scarlatto, anche il bordo inferiore del berretto aveva la stessa filettatura, la visiera non era più piatta e larga ma piccola e spiovente e cli pelle lucida nera come il soggolo, il fregio di metallo rimase immutato. Per i marescialli d'alloggio questo berretto portava come novità anche i distintivi di grado applicati sulla sopraffascia ( come il sottotenente), si trattava di una trecciola cli argento screziata di seta nera alta 4 mm; anche le due cuciture laterali e quella posteriore, erano filettate cli cordoncino argentato screziato di seta nera alto 2 mm.

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Sulla marsina di piccola tenuta i marescialli potevano sostituire, secondo le circostanze, le spalline metalliche con due trecciole di cordone argento screziato di seta nera, simi li a quelle degli ufficiali. L'uso dei galloni di anzianità per le rafferme dei sottufficiali veniva introdotto nel 1884, ed esteso anche ai carabinieri che li portavano in galloncino argento solo sulla manica destra al d i sopra dell' intreccio a fiore, erano fatti a ''V" con il vertice rivolto in alto e potevano essere eia uno a tre. Nel momento in cui fu esteso anche ai vicebrigadieri (l O marzo 1882) l'uso delle spalline, cordelline e dragona da brigadiere lo schema dei distintivi di grado dei militari dell'Arma risultava il seguente:

Marescialli maggiori d 'alloggio e marescialli d'aLloggio - spalline, con doppio cordone argento sullo scudo e frangia mista, sopra cli filo d'argento ritorto e sotto di cotone bianco; - cordelline, di cordone argento con tre venature di seta nera longitudinali; - intreccio a.fiore, fatto di un solo gallone argento alto 6 mm screziato di seta nera simile al sottotenente; - dragona, di nastro azzurro con banda clorata al centro, nocciolo ciel fiocco con bordo superiore ed inferiore dorato, frangia sopra clorata e dentro cli filo azzurro ritorto; - distintivo di carica, per marescialli maggiori d'alloggio era un galloncino dorato alto 5 mm cucito sugli angoli ciel colletto di tutte le uniformi per una lunghezza di 14 cm. Brigadieri e vicebrigadieri - spalline, con un giro di cordoncino argento ed uno azzurro sul bordo esterno dello scucio, frangia mista: sopra filo d 'argento ritoito e sotto cotone bianco; - cordelline, a settori argento e nero alternati ogni. 7 cm; - intreccio a fiore, di lana rossa alta 5 mm posto sopra i galloni argento, uno grande (16 mm) e due piccoli (da 6 mm) per il brigadiere, uno grande e uno piccolo per il vicebrigadiere; - dragona, a nastro di lana azzurra con il giro inferiore ciel nocciolo del fiocco dorato e frangia mista: il giro esterno dorato e sotto di seta azzun-a. Carabinieri e appuntati - spalline, metalliche con frangia di cotone bianco; - cordelline, di cotone bianco; - dragona, di lana azzurra compreso fiocco e frangia; - distintivo di carica, per l'appuntato fino al 1883 è un gallone argento alto 24 mm cucito attorno al colletto degli abiti e del giubbone di panno; dal 20 gennaio 1883 gli appuntati dei carabinieri essendo equiparati al grado di caporalmaggiore, per evidenziarne l'autorità di fronte ad altri militari, portano l'intreccio di lana rossa a fiore da caporalmaggiore.

Divisa dei marescialli maestri d'equitazione Documenti fotografic i databili intorno al 1886 (archivio fotografico del Museo storico dell'Arma) attestano l'esistenza di una speciale tenuta che definiremo da maneggio o esercitazione prevista per i marescialli maestri di equitazione. Invece della solita marsina eia piccola tenuta il sottufficiale indossava la giubba ad un petto modello cavalleria, chiusa eia sei bottoni da carabiniere, era confezionata in panno blu scuro, l'unica variante era data dall'avere il colletto diritto con un alamaro per parte invece del bavero rovesciato; sui paramani era applicato l ' intreccio a fiore da maresciallo e le trecciole sostituivano le spalline a frangia. I pantaloni di panno bigio con doppia banda di panno blu scuro erano ciel modello "Ardito" come i gambali, g li stivalini e gli speroni; il berretto era quello prescritto nel 1882 con i distintivi di grado; con questa tenuta non era previsto armamento ma solo il lungo frustino eia maneggio. Come si vede l'aspetto di questi sottufficiali era quello di un militare cli cavalleria e tale rimase fino alla fine del secolo come testimoniano altri documenti fotografici della stessa fonte; si trattava di una tenuta improntata alla massima praticità, cioè alle esigenze di questa speciale attività, certamente più funzionale in maneggio della marsina con le code ed i pantaloni lunghi con sottopiede.

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TAVOLA DELL'ISTRUZIONE SULLA DIVISA (1877)

BERRETTO DI PANNO GUARNITO PER CARABIJ\J1ER1 REALI .

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TAVOLA DELL'ISTRUZIONE SULLA DIVISA (1877)

Cappotto di panno con cappuccio per carabinieri reali di Sardegna. Giubba di tela per carabinieri reali.

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GIUBBONE DI PANNO PER CARABINIERI REALI TAVOLA DELL'ISTRUZIONE SULLA DIVISA (1877)

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PANTALONE Dl PANNO PER CARABINIERI REALI A PIEDI TAVOLA DELL'ISTRUZIONE SULLA DIVISA (1877)

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1880 - ISTRUZIONE SULLA DIVISA DEI CARABINIERI REALI

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Alamari a grandezza naturale. Fig. 1. Da collo per abito di gran montura. Fig. 2. Da collo per piccola montura. Fig. 3. Da manopole per abito di gran mon~ura.

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1880 - ISTRUZIONE SULLA DIVISA DEI CARABINIERI REALI

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Ornamenti per l'abito dei musicanti: gran monlura. Fig. J. Collo. Fig 2. Risvolti delle code. Fig. 3. Collo dell'abito di piccola tenuta. Fig. 4. Fiorone sul dietro. Fig. 5. Paramani. Fig. 6. Granata perfalde dell 'abito dei militari dell'arma non musicanti.

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1882 - Modifiche all 'Istruzione sulla divisa dei carabinieri reali.

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1880 - Maresciallo d'alloggio dei carabinieri a piedi in tenuta.festiva. L'abito è senza fodere rosse, il grado è indicato dalle spalline e dall'intreccio di gallone argento screziato sulla manica. Arrnamento è la sciabola d'artiglieria a cavallo mod. 33.

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Spallina da maresciallo, d'alloggio dei carabinieri reali.

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Bandoliera da maresciallo d'alloggio dei carabinieri reali.

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1882 - Maresciallo d'alloggio dei carabinieri a piedi in tenuta festiva . Porta il nuovo berretto adottato da sottufficiali e truppa, l'abito è di piccola tenuta, senza fodere rosse e con un solo alamaro per parte sul collo, con stellette ricamate in seta. L~1 sciabola per i marescialli a piedi è il mod. 33 da artiglieria a cavallo. Cinturino e pendagli sono in cuoio nero, simili a quelli da ufficiale.

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1885 circa - Legione di Bologna. Un comandante di. compagnia con i suoi dipendenti, accanto è il tenente in. tenuta di servizio montato di seguito, sulla destra è seduto il maresciallo istruttore di equi.Lazione, si noterà che il sottufficiale indossa la divisa da cavalleria, l'abito a code è sostituito dalla giubba cona ad un petto, mentre i pantaloni lunghi con. doppie bande rosse e souopiede sono sostituiti con la combinazione "Ardito" di pantaloni e gambali da cavalleria. Il maresciallo a sinistra del capitano è un maresciallo d'alloggio maggiore con due rafferme, come in.dicano i galloni sopra l'intreccio a fiore.


1880 circa - Ritrat/.0 di vicebrigadiere dei carabinieri a cavaLlo in grande un(f'orme. Le cordelline sono ancora completcunente bianche ed anche le spalline son.o da carabiniere semplice, le distinzioni dei brigadieri furono date piÚ tardi. La sciabola è la vecchia 1nod. 60 da cavalleria con pendagli di bufalo bianco.

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1880 circa - Fig. I. Vicebrigadiere dei carabinieri a cavallo in grande un(f'orme, porta ancora la cravatta nera. Le stellette sono ricamate in seta, nessuna distinzione del grado nelle spalline e cordelline. Fig. 2. Carabiniere a cavallo in grande uniforme, porla al collo le stellette di panno, sotto la cravatta nera ed è armato di sciabola da cavalleria mod. 60.


1882 - Nuovo berretto per souujficiali e truppa dei carabinieri reali (Coll. M. Lucarelli).

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Armi, bardature e buffetterie Le maggiori modifiche alla bardatura, armamento e buffetterie dei carabinieri a cavallo giunsero da due decreti emanati rispettivamente nel maggio 1883 e a settembre del 1884, dopo una serie cli sperimentazioni il Ministero decideva (11 maggio 1883, Atto 95) che per la bardatura fosse adottata la briglia con cavezza che aveva il frontale di bufalo bianco, esattamente lo stesso che la cavalleria già usava dal 1875; anche il morso era quello da cavalleria mod. 1875. Per la truppa dei carabinieri, esclusi i sottufficiali, erano previste le staffe da cavalleria perché consentivano di applicare l'astuccio (a bicchiere) porta lancia, di cui dovevano essere muniti i militari delle sezioni che portavano i guidoni del rispettivo comando. Furono distribuite anche le nuove bisacce di tela olona coperte di pelo di vitello nero determinando così la scomparsa della valigia e della borsa porta fen-i, ora tutto era contenuto nelle capaci bisacce. Nel 1884 (19 settembre, Atto 181) si stabiliva che la sella dei carabinieri a cavallo fosse simile a quella in uso nello squadrone carabinieri guardie del re, all'inglese. Usciva così dalle dotazioni il vecchio modello di sella detto "alla dragona". Con il cambiamento si rendeva necessario allargare il taglio circolare della gualdrappa, perché il suo bordo di pelle di montone non cadesse sotto gli arcioni della nuova sella, che così potevano provocare lesioni al cavallo. Al cappelletto della fonda di sinistra fu aggiunto un occhiello per far passare la cinghia della gavetta che vi doveva essere applicata con l'affardellamento. Era inoltre prescritto anche per i carabinieri l'uso della copertina sotto sella da cavalleria. ARMAMENTO - L'Atto del 1883 prevedeva l'adozione della sciabola da cavalleria mod. 71 per i carabinieri a cavallo, l'Atto 181 del 1884 parla invece cli una modifica alla sciabola mocl . 60, si davano infatti istruzioni perché fosse tolta al fodero la fascetta inferiore, come già era stato fatto per la sciabola d' artiglieria (Atto 36), si trattava di un provvedimento temporaneo probabilmente che consentiva una più graduale sostituzione delle vecchie armi, perché la sciabola mocl . 71 fu poi in effetti distribuita. Con la nuova sella cambiava anche il modo di portare le armi uniformandosi ai sistemi della cavalleria. Quando il carabù1iere era in servizio montato, la sciabola si portava appesa al lato sinistro del seggio, quindi bastava una sola campanella al fodero con un solo pendaglio, come era stato fatto con la sciabola da cavalleria mod. 71 . A settembre del 1886, venne messo in distribuzione il Vetterli nella versione prevista per i militari cieli' Arma; per dimensioni era un T.S. con la cassa più corta e con la baionetta a ghiera come il moschetto della cavalleria, anche il bocchino con la maglietta della cinghia aveva forma particolare, quest'arma fu prodotta in un'unica versione per carabinieri a piedi e a cavallo, questi ultimi montati continuarono a portarla trasversalmente sul lato destro, con la bocca rivolta in avanti infilata in un tubo porta moschetto di cuoio, l'impugnatura dell' arma era invece ancorata con una cinghia all'arcione. Lo stesso anno fu distribuita la pistola a rotazione mocl. 1874 in sostituzione della vecchia Lefaucheux. In sostanza i carabinieri avevano conservato fino al 1886 circa tutto il vecchio armamento della fine degli anni sessanta, non essendo una truppa di linea adeguarono le loro dotazioni molto più tardi, cosa che è successa anche in tempi re' centi. Fino alla distribuzione ciel moschetto Vetterli i carabinieri a piedi erano armati di carabina Carcano con baionetta a ghiera nella versione prevista per loro, più la pistola a rotazione Lefaucheux con fondina e la vecchia sciabola da fanteria mod. 14/34. Nel 1886 fu distribuito il moschetto Vetterli da carabiniere con baionetta incorporata, quindi scomparvero dalla buffetteria i porta baionetta. Nel 1893 anche i militari dell'Anna furono dotati cli moschetto 91 da cavalleria per entrambe le specialità a piedi e a cavallo, con quest'arma si modificò ancora una volta la giberna della bandoliera che veniva infatti rimpiazzata con il modello 87, detto porta caricatori, rimasto in dotazione fino a qualche anno fa. L'armamento previsto per i marescialli d'alloggio erano le sciabole, per i sottufficiali della specialità a piedi era il modello d'artiglieria 1833 portata con cinturino di pelle nera a due pendagli mentre i marescialli a cavallo ebbero la sciabola mocl. 60 fino al 1884 e poi la mocl. 71 da cavalleria con due cam-

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panelle sul fodero e l' impugnatura di ebano; si portava sempre con il cinturino di pelle nera. lucida a due pendagli . BUFFETTERIE - Nel 1883 (Atto 95) i carabinieri ricevettero il cinturino reggisciabola mod. 7] come la cavalleria ad un solo pendaglio e realizzato in cuoio di bufalo bianco; nel 1884 invece fu esteso l'uso del cordone di cotone bianco per pistola a rotazione mod. 1874 lo stesso prescritto per le armi a cavallo. In caso di mobilitazione i carabinieri delle sezioni sarebbero stati muniti di una nuova borsa porta dispacci. Con l'Atto 86 del 1885 fu rinnovata anche la giberna della bandoliera, .il tipo adottato nel 1870 fu rimpiazzato con un modello 1877 adattata con passanti e agganci come la giberna della cavalleria. In tutte queste disposizioni l' opificio degli an-edi militari si impegnava ad inviare alle legioni i modelli degli oggetti di equipaggiamento, per poterli realizzare conformemente alle prescrizioni, in base ai conti dei costi approvati. Nei primi mesi del 1890 un decreto ministeriale (Atto 63) sancì l'estensione delle ste){ette metalliche ai milit,u-i dell'Arma che gradatamente dovevano sostituirle a quelle di panno. Le stelle metalliche per i carabinieri erano per forma, dimensioni e materiali uguali a quelle delle altre armi con le seguenti varianti: erano vuote internamente (non riempite di piombo) chiuse sotto mediante una last1ina cli latta con al centro una vite cli ottone con un dado, che serviva per fissarle al colletto. Il guscio esterno era cli una lamina di argentone detto packfond. Il 25 febbraio 1894 fu concessa la bandiera nazionale alla legione allievi carabinieri con dimensioni uguali a quella per reggimenti di fanteria. Così come era stata concessa all'Accademia militare (1840) e successivamente alla Scuola milit,u·e (1891), affinché i giovani _allievi apprendessero fin dai primi giorni della loro educazione militare ad amare il simbolo della Patria e del dovere. Nel 1897 i carabinieri cambiarono il tipo di tessuto per la confezione dei giubboni di tela, senza peraltro modificarne la foggia e le caratteristiche, anche per loro fu adottata come per l' esercito la tela di lino cruda spinata, quindi bianca, al posto di quella color bronzo chiaro che rimase cli uso esclusivo delle truppe coloniali. Già alla metà degli anni 1880 era stato deciso di costituire delle unità mobilitate di carabinieri da impiegare in caso di guerra. L'uniforme dei militari a piedi di questi reparti è documentata da foto d 'epoca; era previsto che indossassero l'abito di piccola tenuta con il tradizionale cappello, buffetterie ed armamento erano costituiti dal cinturino con giberne da fanteria e baionetta, prima del fucile Vetterli e poi del "91 ", zaino affardellato con gavetta e mantellina arrotolata, borraccia e tascapane. Lo zaino fu modificato nel 1882 per incorporarvi nella parte superiore il contenitore delle munizioni di riserva come aveva la fanteria, la struttura esterna rimase di pelle nera. Con la nonnale tenuta di marcia prevista dal!' Arma il militare aveva invece buffetterie bianche, cioè bandoliera con giberna e cartoccio porta sciabola da fanteria mod. 14/34, anche come anna era prescritto il moschetto con cinghia bianca al posto del fuc ile da fanteria.

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i 885 - Sopra: moschetto Vetterli per carabinieri reali; sotto: mosche Ilo Vetrerli da cavalleria. Il rajjÏ¡onto mostra la d(fferenza tra le due anni. Il moschetto da cavalleria, piÚ piccolo, si portava nella fonda sul lato destro della sella, quello da carabiniere era messo trasversalmente sul lato destro, con il calcio poggiato sulla coscia, la bocca della canna in avanti ed ancorato all 'arcione con cinghia e cilindro di cuoio (Museo Storico dell'Arma dei Carabinieri).


TAVOLA DELL'ISTRUZIONE SULLA DTVTSA DEI CARABINIERI REALI (1880)

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.1885 circa - La grande bardalura dei carabinieri a cavallo modifica1a nel 1883. Notiamo infatli iljϡon1ale di pelle bianca alla testiera, sella all 'inglese con bisacce nere, mantello arrotolato sulla groppa, stqffe da cavalleria e sciabola rnod. 1871.

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Uniformi p er sottufficiali e truppa dei carabinieri reali a piedi. Fig. l. Carabinieri in grande uniforme. li militare porta la daga con il cartoccio delle nuove "buffetterie unificate mod. 1870", la sciabola ha ancora la cravatta di ciniglia rossa sotto la crociera. Fig. 2. 1883, Maresciallo a piedi in piccola tenuta. Il berretto del sottufficiale è del nuovo modello 1882, porta infatti il distintivo di grado di recente adozione, posto lungo il bordo superiore della sopraffascia; lo stesso decreto introduceva i distintivi di anzianità che vediamo applicati sull'avambraccio destro. Fig. 3. Berretto mod. 1882. Il berretto era completamente confezionato in panno blu scuro del tipo per sottufficiali, seguiva nella foggia il modello portato dagli ufficiali, con la visiera spiovente; i marescialli a vevano finalmente il distintivo di grado anche sul berretto che insieme ai tre filetti montanti era di argento screziato di seta nera, il fregio però era rimasto quello da truppa in lamierino stampato. Fig. 4. Foderina di. tela bianca con coprinuca, generalmente veniva distribuita al personale in servizio in Sardegna. Fig. 5. Carabiniere con il cappello protetto dalla foderina di tela cerata nera, si usava come riparo del copricapo durante le operazioni di campagna. Fig. 6. Giberna mod. 1877 nella versione per carabinieri reali. La giberna con il coperchio dalla chiusura a scatto era stata adottata per il munizionamento del fucile Vetterli mod. 70, i carabinieri però la ebbero solo nel 1885 (Atto n. 86 del G.M.), quando queste armi furono distribuite anche ai carabinieri. Fig. 7. Sciabola da artigliera a cavallo mod. 1833 prevista come armamento dei marescialli dei carabinieri a piedi. Fig. 8. Fregio di lamierino stampato per i berretti dei marescialli, brigadieri, vicebrigadieri e carabinieri. Fig. 9. Placca del cinturino da truppa dei carabinieri reali, aveva mantenuto le antiche caratteristiche. Fig. 10. Sciabola da cavalleria mod. 1860 in dotazione ai carabinieri a ca.vallo.fino al 1885. Fig. 11. Cinturino mod. 1870 per carabinieri a piedi e a cavallo, fu adottato con l 'unificazione delle buffetterie delle due .1pecialità, era di bufalo bianco. 0

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Tav. Villa - Carabiniere in tenuta da campagna. Fig. 2. Bisacce ed astuccio porta moschetto. Fig. 3. Sciabola da cavalleria mod. 1871 con dragona. Fig. 4. Dragona da maresciallo. Fig. 5. Berretto per tenuta di servizio. Fig. 6. Granata per gualdrappa da truppa.

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GIBERNA PER CARABINIERI REALI MOD. 1885

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Giberna mod. 1877 nella versione per carabinieri reali.

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1882 - Varianti allo zaino per carabinieri a piedi, aggiun.la dell'alloggiamento per il sacchetto dette munizioni di riserva, era collocato orizzontalmente nella parte alta dello zaino.


Epilogo del periodo Umbertino Anche per i carabinieri gli anni tra il 1900 ed il 1907 rappresentano il per.ioclo dell 'epilogo delle uniform i Umbertine, essi continuarono a seguire a distanza l'evoluzione e le trasformazioni dell' esercito senza apportare modifiche sostanziali al corredo dei militari dell'Anna. Lo stesso decreto del 1900, sulle varianti alle divise della truppa, fu in realtà un provved imento di carattere amm inistrativo determinato dal miglioramento del taglio delle uniformi e dalla introduzione di un bottone dj d ivisa cli tipo unico per fanteria, cavalleria e carabinieri, cosa che comportava una revisione alla tabella dei costi . Nel 1902 scomparve l' intreccio a fio re dei gradi sulle maniche. li 27 aprile 1905 fu modernizzata l'uniforme di servizio dei maresciall i per renderla p iù pratica, fu esteso anche a questa categoria di sottufficiali l'uso di un particolare modello cli giubbone si mile a quello dell a_truppa. La giubba doveva essere conf~~iona~a su t~ isura con pan?o da sottuffic~~li e t,5uppa (nell ' Arma s, usava lo stesso panno), sul colletto clmtto s1 applicavano alaman da grandel1111forme sdopp1at1. Davanti la giubba era chiusa ad un petto con una fila cli bottoni d i frutto neri e piatti, l' abbottonatura era coperta da una lista dello stesso panno della giubba (come la giubba da campagna degl i ufficiali). Su ciascuna spalla il giubbone aveva, al posto dei controspallini, i cordoni attorcigliati in argento e seta nera screziati i q uali venivano fermati da due bottoncini cli argento; al centro della falda posteriore erano disposte sei pieghe con due bottoni al punto vita. Adottando questo modello cli giubbone i marescialli smisero d i indossare la marsina di picéola tenuta come uniforme cli servizio. Nello stesso decreto era riportato anche il giubbone da truppa di cui si migliorava il taglio e si aggiungeva una tasca interna; il documento è con-edato da ottime tavole che ne descrivono ogn i dettaglio. Le ultime innovazioni alle uniformi dei sottuffic iali e truppa erano destinate a lasci are traccia di sé fi no ai nostri g iorni , esse furono sancite dall'Atto n. 44 del 1907 il quale tesLUalmente esordiva spiegando: "li Ministero ha determinato di arrecare miglioramenti nell' equipaggiamento individ uale dei carabi nieri reali modificando alcuni degli attuali oggetti e adottandone altri di nuovo modello, o già in uso per altre anni". Gli oggetti modifi cati erano: - berretto, con relativa copertura d i tela bianca (domestick) con coprinuca, i giubboni e i pantaloni di panno bigio per carabi nieri a cavallo. Le nuove adozion i erano: - i fregi eia berretto per sottufficiali; - gl i stivaletti da carabinieri a piedi; - bandoliere cli cuoio nero; - dragone cli cuoio nero. Gli oggetti in uso presso altre armi ed estese ai carabinieri erano: - gambali di cuoio, speron i e stivaletti tutto modello "Ardito". Il nuovo modello di berretto era tagliato in panno blu scuro detto "turchino" in modo che dal basso fosse proteso in alto in avanti; il fregio rimase im mutato per la truppa mentre per i marescialli e brigadieri cambiò secondo questo schema: - per i marescialli cl ' alloggio maggiori, granata con fi amma in ricamo oro alternato con striscie di seta nera e cifra reale in oro su fondo di tessuto argento; - per i marescialli d' alloggio capi e ordinari, per i brigadieri e vicebrigadieri il fregio era costituito da granata e cifra reale tutto in ricamo argento. l i berretto dei ma,:escialli portava appl icalo sul bordo superiore della sopraffascia il gallone argento distintivo cli grado (alto 16 mm) screziato d i seta nera, le tre cuciture montanti erano guarnite con un cordonci no d'argento e seta nera del diametro di 3 mm. Il giubbone, quello da mru·escialli sostituì solamente alle trecciole le controspalline dello stesso panno della giubba con i distintivi cl i grado, per la truppa si ebbero invece delle varianti nella foggia e nel taglio; esso era sempre costruito con panno blu scuro per sottufficial i, era ad un petto ch iuso eia una fila di nove bottoni argento, le tasche orizzontali sul petto avevano una pattina che si chiudeva con un bottone piccolo d' argento, dietro rimasero le sei pieghe con i due bottoni metaJlici al punto vita, mentre sui fianchi furono

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aperti gli sparati come la giubba della fanteria, inoltre questo modello di giubbone ebbe due controspalline di panno invece di una (il termine sparato era usato per indicare le aperture). Pantaloni corti per carabinieri a cavallo. Fu adottato anche per i carabinieri il modello già da qualche tempo portato dalla cavalleria con gli sbuffi laterali piuttosto pronunciati ed i rinforzi della stessa stoffa dalla parte interna dei ginocchi, nulla cambiò per quanto concerneva il tessuto impiegato nella confezione che rimase quello grigio-azzurro definito "bigio", per le bande o filetto che erano sempre di panno blu scuro. Le calzature previste con il nuovo indumento erano quelle della cavalleria, vale a dire gambali-stivalini e speroni del modello Ardito. Distintivi di grado e di carica dei sottufficiali

I distintivi di grado dei brigadieri e dei vicebrigadieri continuano ad essere quelli del passato, galloni argento applicati lungo il bordo superiore dei paramani; per i marescialli fu tolto ogni distintivo dai paramani e con il giubbone recentemente adottato essi ebbero i distintivi di grado sulle controspalline, fatte con lo stesso panno del giubbone, la disposizione dei galloncini era quella prescritta nelle tavole dell' Atto 21 del 1907, disposti nel senso della lunghezza della controspallina ed esattamente: un galloncino d'argento screziato di seta nera per il maresciallo d'alloggio ordinario, due per il maresciallo d'alloggio capo e tre per il maresciallo d'alloggio maggiore. Come si vede la definizione del grado di questi sottufficiali era diversa da queila dell'esercito, maresciallo d'alloggio è un termine militare di derivazione francese (Marèchal de logis), dovuto all'influenza degli ordinamenti militari ed all'uso comune della lingua d'oltralpe in Piemonte. I distintivi di carica erano i seguenti: - per i marescialli d'alloggio maggiori, un gailoncino oro alto 6 mm applicato per una lunghezza di 14 cm su ciascuna delle due parti arrotondate del colletto, tanto sull'abito che sul giubbone; - per i marescialli d'alloggio capi, un galloncino alto 6 mm in argento disposto allo stesso modo di quello dei marescialli d'alloggio maggiori.

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GIORNALE MILITARE 1907

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GIORNALE MILITARE 1902-1907

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GIORNALE MILITARE I 907

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1904 circa - Gruppo di militari dell'Arma, al centro in cappotto il loro colonnello posa insieme ad un capitano (in cappotto) ed un tenente in spence,: Alcuni dei marescialli indossano la tenuta approvata nel 1903, incluso il maresciallo maestro d 'equitazione (il secondo da sinistra nella r.fila, seduto).


Fig. I

Fig. 2

Fig. 3

Fig. 4

1907 - Sottufficiali dei carabinieri in varie tenute. Serie riepilogativa delle modifiche del 1907. Fig. 1. Maresciallo d'alloggio a piedi in grande unifonne da cerimonia non sotto le armi. Flg. 2. Maresciallo d'alloggio a cavallo cornefig. I. Fig. 3. Brigadiere in tenuta da libera uscita (nuovo pan.tafone, garnbali e dragona). Fig. 4. Brigadiere in tenuta da libera uscita.


Vicebrigadiere a piedi in tenuta per servizio arrna10 (nuovi s ti valini, bandoliera e giuh/Ja ). Su l berrel/o il nuovo fi¡egio ricamalo.

Vicebrigadiere a cavallo in tenuta per servizio a piedi (nuovi pa111aloni).

1907 - Vicebrigadieri dei carabinieri. Serie riepilogClliva delle nwdffiche del 1907.

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I carabinieri guardie del re Il nucleo cli 80 carabinieri a cavallo (40 della Legione dì Firenze, 20 della Legione cli Milano e 20 della Legione di Bologna), costituito a Firenze nel 1868 con la funzione di scorta d'onore al corteo per le nozze ciel principe Umberto con Margherita di Savoia, non fu sciolto all'indomani delle cerimonia ma fu mantenuto in servizio . Il reparto assumerà più tardi la denominazione di: "carabinieri guardie del re", intanto a Firenze subentrava gradatamente alle guardie di palazzo in via di scioglimento; cli questo corpo prendeva in carico le attrezzature, i materiali e le disposizioni per la sorveglianza del Palazzo. Evidentemente era stato deciso di affi dare il delicato compito del servizio di guardia alla persona del Sovrano ed alle sue residenze ad un corpo perfettamente efficiente e di fiducia, una tale funzione non poteva essere più svolta a titolo onorifico (specie lontano dal natio Piemonte), per il crescente pericolo d'attentati alla persona del re. La denominazione del reparto compare già nelle carte intestate con data Firenze 12 marzo 1870, e nei timbri apposti su documenti dello stesso anno, per lo scambio delle consegne con le guardie di palazzo, a firma del Luogotenente Comandante (archivio Museo Storico dell' Arma). Per rendere questi carabinieri più imponenti, Vittorio Emanuele Il aveva deciso di fargli indossare quelle corazze e quegli elmi neri che analoga scorta aveva portato in occasione delle sue nozze nel 1842, stavolta però la croce di Savoia che ornava il petto delle corazze fu sostituita con la stella a cinque punte sovrapposta ad una raggiera dorata. Per la prima volta la stella compare ufficialmente come fregio militare, sicuramente era voluta dal Sovrano che così facendo dava al reparto una connotazione più italiana e meno dinastica. Stando invece a quanto 1iferisce Cenni, in quella circostanza i corazzieri avevano su elmo e corazza un fregio di metallo argentato, composto da scudo di Savoia coronato e sorretto da due leoni, tutto poggiato su un cartiglio. Si tratta di uno stemma che non rientra nella tipologia dei simboli militari, bensì in quella usata per le istituzioni civili. La cosa suscita non poche perplessità, si tratta comunque di una ipotesi che non si può escludere ciel tutto, vista anche l'autorevolezza della fonte da cui proviene. Dal 1868 al 1876 l'uniforme dei carabinieri guardie del re si trasformò gradualmente, prima di giungere al modello finale furono fatti innumerevoli tentativi, gli sforzi per migliorare l'abito eia carabiniere adattandovi corazze ed elmi si erano rivelati una soluzione di ripiego non più praticabile. Con la proclamazione cli Roma capitale, divenne necessario per il Sovrano mostrarsi in pubblico, cimante le cerimonie, con una scorta che fosse il giusto decoro della dignità del nuovo Stato, proprio in quella città avvezza eia secoli ai fasti della corte pontificia. È solo il 5 novembre 1876 che sul Giornale Militare ufficiale viene pubblicata l'Istruzione sull'uniforme dei carabinieri guardie del re. Il decreto costituisce a tutt' oggi la documentazione più completa sugli effetti cli' vestiario e sulla bardatura dei militari di questo speciale repa1to e pur con qualche variante codifica anche la divisa attualmente in dotazione. I corazzieri, come generalmente vengono chiamati, ebbero quindi una loro divisa studiata appositamente per le esigenze del loro servizio di scorta al sovrano. Nel realizzare questa divisa ci si ispirò ad altri prestigiosi corpi europei con analoghe funzioni, ma senza copiarli pedissequamente il risultato fu senza dubbio all'altezza delle aspettative. L' uniforme adottata con il decreto ciel 1876 aveva solo gli alamari per indicare l'appartenenza del corpo ali ' Arma 'è!ei carabinieri. Specie il berretto della truppa era cli modello esclusivo, una rivisitazione in chiave moderna del settecentesco "bonnet de police" munito cli visiera; nel passato questo copricapo era stato una semplice berretta di forma conica allungata, la cui punta guarnita cli un fiocco si rimboccava nel risvolto destro, in modo da non pendere fastidiosamente eia un lato o dall'altro. Come fregio del corpo sui berretti fu adottato il monogramma reale ricamato in argento e sormontato eia corona reale, quello di Umberto era poggiato su uno scettro; sull'elmo invece il fregio era costituito dalla stella a cinque punte in argento con croce di Savoia al centro, simbolo comune dell'esercito italiano. La tenuta da fatica della truppa comprendeva una giubba ad un petto cli panno blu scuro filettata di rosso con alamaro solo sul colletto, come controspalline aveva un doppio giro di cordone rosso che dalla parte della spalla finiva con un intreccio a trifoglio, sul davanti la giubba era chiusa eia una fila cli nove bottoni di metallo bianco bombati (da carabiniere). I pantaloni erano grigio-azzurri, quindi lo stesso abbinamento (giubba e pantaloni) previsto per i carabinieri a cavallo in piccola tenuta; il pantalone era guarnito da doppia banda di panno nero che aveva al

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1868 - Elmo e corazza dei carabinieri della scorta d'onore alle nozze del principe Umberto con. Margherita di Savoia. Ăˆ su questa corazza che compare per la prima volta la stella a 5 punte. Anche sull'elmo la croce di Savoia era sostituita da un. nuovo trofeo composto dall'aquila sulla raggiera (Museo Storico dell 'Arma dei Carabinieri).

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centro un piccolo filetto nero, questa caratteristica si ripeteva anche per le bande scarlatte; la tunica a due pelli, filettata di rosso con l' abbottonatura convergente sulla vita si indossava con le cordelline sul petto, simili a quelle degli ufficiali generali, il cordone di queste trecce variava secondo i gradi come quello dei carabinieri (maresciallo, brigadiere, carabiniere). J maresciall i indossavano sempre gi ubba o tunica a due petti come gli ufficiali da cui si distinguevano per U tipo d i alamaro e per il berretto, che dal 1882 per analogia doveva essere come quello dei marescialli dell'Arma con il galloncino distintivo d i grado applicato sulla sopraffascia. Abbinando opportunamente le tre combinazioni base del vestiario dei corazzieri si ottenevano le sei tenute prescritte nell'Istruzione (di fatica, giornaliera, eia campo, fest iva, mezza gala e· grande uniforme), le tre basi per la truppa erano: - tenuta di fatica, composta da berretto, giubba di panno turchino scuro ad un petto. pantaloni da cavalleria di panno bigio con doppia banda nera muniti sotto il ginocchio di un gambale di vacchetta nera con sottopiede; - tenuta giornaliera, elmo senza criniera, tunica a d ue petti cli panno blu scuro con collo, paramani e filettature di panno scarlatto, collo e paraman i erano guarniti poi eia alamari di gallone argento e corclelline sul petto; le spall ine metalliche d ' argento con frangia cli cotone bianco erano di modello esclusivo con squame a tre feston i; i pantaloni erano dello stesso panno della giubba lunghi e con sottopiede cli pelle guarniti sui lati dalle doppie bande scarlatte; - tenuta di mezza gala, elmo con criniera, tunica a due petti come nella precedente tenuta, pantaloni corti di pelle bianca attillati, stivali alla scudiera con s peroni e guanti bianchi. La tunica di panno blu scuro a due petti era usata dagl i uffic ial i in due versioni, una semplificata con alamari solo sul colletto dello stesso panno della giubba con le sole fi lettature scarlatte (J'Tstruzione la defin isce giubba), l'altra con col lo e paramani cli panno scarlatto e doppi alamari da ufficiale dei carabinieri ricamati sul collo e sui paramani , mentre sulla falcia posteriore al centro ce n'erano tre disposti a "V". S u nessu n tipo di giubba i carabinieri guardie del re portavano i gradi con l'intreccio a fiore come aveva il resto dell'esercito. I distintivi di grado consistevano per i sottufficiali in grossi galloni argento disposti a "V" con la corona reale al centro, due per il brigadiere uno per il vicebrigadiere, erano applicati su entrambe le man iche della giubba o tunica posti a metà avambraccio (sistema inglese), l'appuntato aveva un solo gallone argento applicato solo sulla manica sinistra uguale a quello da vicebrigadiere. Per gli ufficiali i distintivi cli grado erano indicati dalle stellette di m.etallo clorato applicate sullo scudo delle spalline, oppure dai galloni ciel berretto. Sul la tunica si applicavano le spalline che erano: di metallo bianco quando non si indossava la corazza, d i tessuto bianco sotto la coraz7.a, per gli uffi ciali erano in lastra di filato argento perché meno ingombranti di quelle metalliche che si ammaccavano. Le spalline di stoffa erai:io dello stesso modello di quelle portate dai granatieri fino al 1871; Je spall ine metalliche degli uffic iali erano in tutto simili a quelle portate dalla Guardia Nobile Pontificia sia per la forma che per i distintivi di grado, eccetto le squame che per i corazzieri erano a tre festoni. La tenuta da campo veniva indossata dai corazzieri quando scortavano il re in occasione delle grandi manovre o altre esercitazioni nonché quando era specificamente prevista per l'attività del reparto, la tenuta si componeva dei seguenti effetti : - giubba de}la tenuta di fatica con spalline cli tessuto bianco a frangia; - pantaloni ltmghi di panno bigio con rinforzi cli pelle nera sul fondo; - elmo con criniera ma sen7.a pennacchio; - corazza con imbottiture di panno bigio fi lettate cli panno scarl atto; - guanti bianchi con crispine; - bardatura ridotta con gualdrappa blu scuro guarnita cli corona reale negli angol i. La tenuta da campo così composta scomparirà verso i primi del Novecento semplificandosi notevolmente, Ja corazza sarà tolta e con essa le spall ine, la criniera dell' elmo e le crispine, i pantaloni lunghi saranno sostituiti con quelli corti con sbuffi, sempre mantenendo il colore grigio-azzurro e le doppie bande cli panno nero, su questi pantaloni i corazzieri indosseranno stivali neri da ufficiale con speroni, la bandoliera cli bufalo bianco completava la tenuta, con la bardatura comparirà l'astuccio porta moschetto ciel mocl. 91. L'elmo riportato nell'Istruzione ciel 5 novembre 1876 in realtà era stato introdotto nel 1872, ora però recava una variante: non aveva più l'aquila come fregio ma la stella a cinque punte con croce di Savoia al

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centro. 11 coppo era di acciaio battuto a mano ed aveva una forma piuttosto anatomica, come q uello della cavalleria a cui si ispirava nelle linee generali e nella forma ciel cimiero dorato, quello dei corazzieri però aveva una decorazione più ricca con intreccio cli foglie ed una stella al centro. La testa d i leone che fermava la criniera alla cresta dell'elmo era un altro elemento probabilmente di derivazione pontificia, era lo stesso che usavano le guardie nobili su i loro elmi. La somiglianza cli alcuni fregi della divisa dei corazzieri con quell i della Guardia Nobile Pontificia era dovuta al fatto che gli artigiani del Vaticano servivano adesso anche il Quirinale. Nel 1880 c irca, il coppo dell 'elmo da corazziere camb iò forma, come accadete agli elmi da cavalleria, divenne più sferico lasciando il resto dei fregi inalterati. Anche la corazza era di lamiera cli acciaio battuta a mano e puli mentata, il modello 1876 codificato dal Regolamento aveva sul petto la stella a cinque punte con la raggiera e sopra cli essa il monogramma reale con la corona; l'apertura del collo della corazza era decorata con festoni d i fogliarne clorato; le bretelle cli ottone, ~he univano _schier~a e petto, erano già ciel 1:1oclello_ ancora o~gi i,~ uso. Le borchie\Yhe fermavano l' 1mbottitura lungo 1 bordi della corazza, erano a torma eh marghente di Savoia. Nel 187~ q ueste stesse borchie cli ottone sostituirono i festoni che g uarnivano la gorgiera, questa modifica fece assumere alle corazze l'aspetto che hanno oggi, le un iche varianti che si riscontreranno sono il cambio di monogramma del sovrano regnante e l'uso della nichelatura introdotto nel 1900 per semplificarne la manutenzione. Per quanto riguarda l'elmo invece il modello degli anni 1880 rimase in dotazione allo squadrone almeno fi no al 19 12, anno dell' attentato a Roma a Vittorio Emanuele 111, l'elmo del maggiore Lang ferito in questa circostanza (Museo Storico cieli' Arma) era proprio cli questo tipo. · Successivamente, non sappiamo quando, il freg io di stella fu sostituito dall 'aquila di Savoia in argento coronata e caricata in petto delle cifre del re, nella mandorla il monogramma sarà sostituito dallo scudo di Savoia. Nel 1894 un decreto del G.M. (Atto n. 38) stabiliva le norme sull'uso delle differenti uniformi degli uflìciali dello squadro ne carabinieri guardie ciel re a completamento del decreto ciel 1876, pertanto si prescriveva che la compos izione delle diverse tenute dovesse essere la seguente: - uniforme di.fatica, sempre composta eia giubba e pantaloni bigi , mai indossare la tunica con i pantaloni bigi né la giubba con i pantaloni blu scuro; - stivali, devono essere del modello prescritto per gli ufficiali di cavalleria e vanno usati solo sull' uniforme eia campo ; - scia,pa, va cinta alla vita sopra la tunica a doppio giro in modo che appoggi s ui bottoni posteriori per rimanere perfettamente orizzontale e non cadere eia una parte o dall' altra, il fiocco deve scendere dal lato sinistro sopra la sciabola; - crispine, cli cuoio duro come la truppa; - dragona, alla guardia della sciabola va sempre portata la dragona, per l'uniforme da fatica sarà di cuoio nero del modello da ufficiale di cavalleria e si porterà anche con la tenuta da campo e la g iornal iera, la dragona sarà d' oro con la uniforme festiva o la grande uniforme; - cordelline, si devono abbottonare al l O e al 4° bottone della tunica; - con l' unifo rme giornaliera si usano speroni da tru ppa. Presumibil mente, come per gli ufficiali dei carabinieri , anche quelli dei corazzieri adottarono la sopraffascia di vell uto nero alla base ciel berretto verso il 1896. Un ·decreto ministeriale ciel 30 agosto 1900, prescriveva per i corazzieri, ufficiali e truppa, un nuovo fregio da berretto esso era costituito dall'aquila di Savoia ad ali alzate coronata e caricata in petto da un ovale con monogramma del re, tutto era ricamato in argento, in precedenza i corazzieri avevano avuto s ui berretti le cifre di Vittorio Eman uele 11 e di Umberto I. L'aquila è la stessa che campeggiava al centro dello stendardo reale. I decreti fin qu i citati, quello ciel 1876, del 1894 e del 1900 , sono gli unici documenti riguàrdanti i corazzieri che troviamo sul Giornale Militare, c ' è inoltre da notare che la descrizione degli oggetti d i coITeclo non è riportata in questi decreti, si parla solo degli abbinamenti per comporre le varie tenute, l'unica descrizione è data dalle tavole in bianco e nero neU' Atto I40 del 1876. ARMAMENTO - I reali carabinieri specialmente incaricati del servizio d'onore e di g uardia presso la persona di S .M., come li chiama il decreto del 1876 avevano deposto le sc iabole da cavalleria mocl. 1860 in dotazione ai carabinieri per sostituirle con un modello esclusivo cli sciabola; la lama ed il fodero a due

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campanelle erano quelli del mod. 71 da cavalleria, a questa sciabola era stata adattata una coccia traforata ed una impugnatura di ebano fermata da una spirale a treccia di filo di ferro . La sciabola si portava appesa al cinturino, pendagli e dragona erano di bufalo bianco per la truppa, per i marescialli ed i brigadieri erano previste le dragone del tipo da carabiniere ma con fiocco tondo a frang ia aperta misto oro e seta turchina; gli ufficiali portavano i pendagli di bulgaro rosso. Ai primi del Novecento, la coccia della sciabola si modificò nelle dimensjoni, divenne più grande quindi più avvolgente mantenendo però il solito disegno di fogliame traforato che la caratterizzava; questa sciabola fu sempre dello stesso modello per ufficiali, sottufficiali e truppa, naturalmente secondo i gradi variavano dragona e pendagli (cimeli ciel Museo Storico clell' Arma). · Il resto dell' armamento dei corazzieri si componeva cli pistola a rotazione e moschetto eia carabiniere a cavallo; il revolver si portava a sinistra nella fondina cli cuoio eia carabiniere insieme alla cordella cli cotone bianco che pendeva dal collo come per gli altri corpi a cavallo dell ' esercito; la pistola era prescritta in certi servizi anche con la grande uniforme. Il primo moschetto cli modello esclusivo distribuito allo squadrone guardie ciel re fu il Vetterli eia carabiniere in versione speciale, aveva la cassa cli noce ed inoltre il bocchino, il guardamano del grilletto e la leva dell' otturatore clorati, la canna, la baionetta ed altri parti metalliche erano invece brunite; la bacchetta non si portava dentro il calcio come nel modello standard ma esternamente, infilata nel bocchino sopra la maglietta della cinghia. Quando sia stato adottato questo modello non è dato sapere, sicuramente verso gl i anni 1880 ma non conosciamo la data precisa. Negli anni 1890 il Vetterli da carabiniere fu sostituito da una speciale versione del moschetto mod. 91 da cavalleria e carabinieri a cavallo la cassa però, sempre in legno pregiato, gi ungeva in questo caso fino a pochi centimetri dalla volata della canna, Io spazio necessario per inserirvi la baionetta a ghiera del tipo Vetterli, l'arma conservò le dorature nelle stesse pa11i del modello precedente per il resto era bru nita. L'uso del moschetto era previsto nei servizi a piedi; il drappello che di solito rendeva gli o nori agli ospiti illustri nel grande salone del Quirinale, che verrà appunto chiamato dei corazzieri, presentava le armi con il moschetto a baionetta innestata. Montati, specie in grande uniforme (l'attuale gran gala) j corazzieri non ebbero mai il moschetto appeso alla sella, del resto le caratteristiche della bardatura non lo prevedevano. BARDATURA - Presso le Scuderie del Quirinale sono conservate due bardature complete della guardia a cavallo inglese clonate a Vittorio Emanuele II dalla regina Vittoria, si dice siano i campioni delle selle studiate per realizzare quelle dei corazzieri. In effetti il modello corrisponde anche se non coincide perfettamente nei dettagli dell'affardellamento. In base al decreto del 1876 le guardie del re ebbero selle all'inglese quindi del tipo eia ufficiale invece ciel modello eia truppa cli cavalleria. - Grànde bardatura. La gualdrappa della bardatura eia parata (tutt'ora in uso) illustrata nel decreto del 1876 era del modello da cavalleria piemontese del tipo usato fino al 1871 , con la tipica pelle di montone nera che copriva la parte del seggio, essa era realizzata in panno rosso per i corazzieri ed era bordata con gallone bianco da carabiniere per la truppa e i brigadieri, mentre per i marescialli il gallone era argento con righe cli seta azzuffa lungo i bordi , per gli ufficiali il gallone era quello argento da cavalleria. Negli angoli della gualdrappa erano applicate le cifre del sovrano in lana bianca o argento, secondo i gradi. La gua1clrappa si applicava sopra la sella all'inglese con fonde ed aveva un rinforzo di pelle nera sui lati dove poggiavano gli staffili. Completava la bardatura la testiera con borchie e fibbie di metallo bianco anche sulle briglie, il cuoiame era nero, sul pettorale spiccava una borchia tonda di metallo bianco con la cifra del re in oro. Per gli ufficiali la stessa borchia era una raggera a forma cli stella. - Bardatura da campo. La bardatura da campo aveva anch'essa una gualdrappa ma più piccola portata sopra la sella, era confezionata in panno blu scuro gallonata come l'altra e guarnita sugli angoli dalla sola corona reale senza cifre. Anche con questa bardatura si portava la pelle di montone nero. Testiera, briglie e pettorale erano cli tipo semplice senza borchie d'argento; con l'adozione del moschetto mod. 91 posteriormente s ul Iato destro si portava la fonda per riporvi quest'arma. Verso gli inizi del secolo fu affidato ai corazzieri lo stendardo reale o meglio il guidone reale, che era l'insegna del re e non la bandiera di guerra del reparto, infatti aveva dimensioni particolari (maggiori di un normale stendardo da cavalleria) e veniva portato da un sottufficiale. Anche qui non conosciamo la data esatta del conferimento dì questo incarico, sta di fatto che il primo documento che ne testimonia l'esi-

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stenza è l' album fotografico delle "Grandi manovre del 1907", qui l'insegna già compare nelle caratteristiche dell'esemplare oggi custodito presso il Museo Storico cieli' Arma: drappo di seta azzurra quadrato con aquila di Savoia ricamata in seta nera, coronata e caricata in petto dallo scudo dì Savoia; l'aquila è posta in un cerchio formato da un collare dell'Annunziata, nei quattro angoli sono ricamate quattro corone reali. Le foto dell'album mostrano questa insegna esposta davanti all'osservatorio delle manovre dove Vittorio Emanuele III segue lo svolgersi delle operazioni, nessuno deì corazzieri sembra però montare la guardia allo stendardo reale. FANFARA - I quattro trombettieri che componevano la fanfara indossavano la stessa uniforme degli altri corazzieri con le seguenti varianti: - non portavano la corazza; - indossavano una giubba ad un petto invece della tunica a due petti la quale era guarn~ta sul davanti da sette alamari d'argento posti in corrispondenza dei bottoni che scendevano degradando vbrso la vita, erano dello stesso gallone di quelli posti sulla falda posteriore all'altezza delle finte tasche; - portavano spalline metalliche con frangia mista di canuttiglia argento e rossa; - le cordelline erano anch'esse di cordone misto argento e rosso così come la frangia della dragona; - l'elmo aveva la criniera bianca con il pennacchio completamente rosso. Gìà dal 1891 una documentazione cli Quinto Cenni sull'lllustrazione Militare Italiana, mostra i trombettieri con la drappella alla tromba, cosa che nessun altro corpo dell'esercito aveva a quel tempo. Dal 1° gennaio 1879 l'organìco fu aumentato componendosi cli: - un capitano comandante 4 ufficiali subalterni; - 100 guardie (cli cui 2 marescialli d'alloggio, 5 brigadieri, 5 vicebrigadieri, 88 carabinieri). Nel 1871 lo squadrone giunto nella capitale era passato a far parte della neo costituita legione carabinieri reali di Roma eia cui dipendeva per la disciplina e l'amministrazione mentre dipendeva dal primo aiutante di campo generale cli S.M. per quanto atteneva alle istruzioni e servizio presso ìl re; anche le spese per il manten imento del reparto che assorbiva la Real Casa furono amministrate fino al 1° aprile 1882 dal primo aiutante dì campo dopo cli che la gestione fu affidata al Ministro della Real Casa ìl quale provvedeva alle spese dì vestiario, vitto e alloggio, pagava il primo corredo degli ufficiali compresi la corazza, l'elmo, la sciabola e la bardatura con l'obbligo però cli restituirli quando gli ufficiali cessavano il servizio allo squadrone; la Real Casa si addossava anche le spese determinate da modifiche dell'uniforme. Gran parte delle variazioni al corredo e all'equipaggiamento dei corazzieri furono proposti ed approvati nel corso dei rapporti giornalieri cli servizio che intercorrevano tra il re, il suo primo aiutante ed il comandante dei carabinieri guardie. Prassi comprensibile visto che era il re a provvedere alla sua guardia ciel corpo attraverso l'ammi nistrazione della real casa. Un iter che comprensibilmente ha determinato delle lacune nella conoscenza dell'evoluzione dell'uniforme del Corpo.

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Tavola del!' Istruzione sulla divisa dei carabinieri reali specialmente in.caricati del se1vizio d'onore e di guardia presso la persona di S.M. ( 5 novembre 1876).


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N.B. Le spalline sono quelle metalliche.

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5 NOVEMBRE 1876 - ATTO 140

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1880 - Elmo da ufficiale con tutti gli ornamenti per gala e parata.

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(Foro G. Col/iva)

1880 - Corazza di acciaio pulimentato priva di imbottitura. Alla fine del secolo le parti in ferro della corazza verranno nichelate, la lucentezza cosĂŹ acquisita farĂ perdere gran parte dell 'aspetlo marziale che il colore naturale del[' acciaio esaltava.

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Dettagli della precedente corazza.

(FOlo G. Colliva)


1880 circa - Ufficiale in grande uniforme, è una delle prime immagini di. questa tenuta.

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1890 circa - UjjĂŹciale dei carabinieri guardie del re in grande unU'orme.

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1890 ci.rea - Dettagli della grande uniforme dai ritratti d 'epoca degli ufficiali.

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1890 circa - Dettagli delle uniformi da ufficiale. In entrambi i casi gli ufficiali indossano la tunica completa di alamari sul collo e sui paramani rossi.

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Bandoliera con giberna per ufficiali. La bandoliera in alto a destra ha sullo scudo il rnonogramma di Vittorio Emanuele Il.

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1890 circa - Tenente in lenuta festiva, indossa la tunica con collo e paramani rossi. Si nota benissimo la sciabola del primo modello, con l 'elsa traforata e lavorata al bulino, all'inizio del '900 si adottò un elsa stampata e piÚ grande.

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1892 • Grandi manovre. Una rara immagine dei corazzieri in tenuta da campo, scortano il re nella parata finale. In testa al reparto sono i due trombettieri, tutti montano con bardatura. da campo.


1890 circa - Ufficiale in tenwa da campo, sotto la corazza è indossata la giubba, i pantaloni sono di panno azzurro con le bande scarlatte (Colf. M. Lucaretli).

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1890 circa - Trombettiere in grande uniforme. L'elmo è in tutto simile a quello degli altri militari dello squadrone con le uniche d(fferenze: la criniera è di crini bianchi ed il pennacchio è completamente rosso.

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Tromba con cordoni e drappella speciale per le guardie di S.M.

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1876 - Elmo dei carabinieri guardie del re adolla/o con l'Istruzione 1876, dal 1878 al J880 fu portato con la cifra V nella mandorla. Rispetto a modello successivo ha la fo rma del coppo piĂš anatomica, anche l'innesto del pennacchio era diverso.

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Elmo mod. 1876 por1ato sotto re Umberto fino al I 880. Sopra, nel profĂŹlo sinistro si vede il particolare innesto del pennacchio.

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1880 - Elmo da carabiniere guardia del re, il modello che caratterizzò il periodo Umbertino. La differenza con gli iifficiali è data solo dal pennacchio, per souufjiciali e truppa era bianco e rosso.

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1880 - Elmo dello squadrone carabinieri. guardie del re.

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Elmo mod. 1880 con i 3 pennacchi: quello bianco da ufficiale, quello bianco e rosso per sotfl~f/ĂŹciali e truppa e quello rosso da trombettiere.

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1880 circa - Carabiniere guardia del re in grande uniforme.

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1880 circa - Carabiniere guardia del re in tenuta festiva .

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Fig. I

Fig. 2

Fig. 3 Fig. 1. Spalline da corazza per marescialli e brigadieri (Coll. V. Gibellini). Fig. 2. Spalline da corazza per truppa; spallina da trombettiere (Coli. V. Gibellini). Fig. 3. Spalline da tunica senza corazza da maresciallo e da carabiniere semplice (Coli. V. Gibellini).

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1876 - Galloni dei distintivi di grado dei sotti!fficiali, dall'alto verso il basso: brigadiere, vicebrigadiere e appuntato (Coli. V. Gibellini).

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1876 - Dettagli dei fregi per bandoliera e giberna dei carabinieri guardie del re.

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Fig. J. Sciabole da carabiniere guardia del re del rnodello piĂš tardo e del primo modello.

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Fig. 2. Sciabola del p rimo tipo appar/enula al capitano De Giovannini.

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Dettagli della sciabola e dei vari tipi di dragone. Fig. }. Dragona da corazziere. Fig. 2. Dragona per brigadieri. Fig. 3. Dragona per marescialli. Pig. 4 Dragona per trombellieri.

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1885 - Vetterli da carabiniere nella versione per le guardi.e del re caratterizzata dalle dorature.

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1885 - Altri particolari del Vetterli per corazzieri.

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GIORNALE MILITARE 1900

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Nuovo fregio da berretto per gli uomini dello "squadrone".

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1903 - Tenente nella nuova tenuta da campo senza criniera aU'etmo e senza la corazza con le imbottiture grigie.

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Ufficiale nell'ultima versione della tenuta da campo.

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Elrno da ufficiale completo nell 'ultùna versione, il.fi·egio è cambiato (aquila) e la mandorla porta lo scudo di Savoia (Coli. S. Coccia).

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Profili del precedente elmo (Coli. S. Coccia).

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Fig . I. Carabiniere guardia del re in grande un~f'orm.e. Fig. 2. Corazziere in lenuta giornaliera. Fig. 3. Cordoni a tr(fòglio per spalline, è rosso per i corazzieri e i brigadieri. Bianco e rosso per i trombettieri. Fig. 4. Particolari del berretto per brigadieri e corazzieri. Fig. 5. Vetterli da corazziere. Fig. 6. Sciabola con relativo cinturino, di lato dragona da brigadiere. Fig. 7. Dettaglio dell'imbottitura della corazza per la tenuta da campo. Fig. 8. Ala,naro della giubba da piccola tenuta. Fig. 9. Alamaro della tunica (collo e param.ani rossi).

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