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ULDERICO PIERNOLI - NOME IN CODICE K2
A Ferragosto Sillavengo è convocato dai due marescialli tedeschi che gli comunicano l'ordine di liberazione e lo avvertono: <•Però si ricordi bene, signor maggiore: primo, se per noi tedeschi lei è a posto, gli altri, cioè i fascisti, le staranno sempre alle calcagna; seco ndo: se lei dirà una sola parola per quanto può aver visto e senùto qua dentro verrà ripigliato e non finirà così bene come stavolta>>. Malmesso per le percosse ricevute , Paolo Caccia Dominioni entra in clandesùnità e riprende la sua atùvità di collegamento. Il 12 ottobre 1944 scompare l'amatissima Mamà. Sa che lo aspettano, ma non rinuncia a partecipare al funerale, con la pistola in tasca. Sfugge all'arresto e il giorno dopo viene a sapere che Erwin Rommel è morto, ufficialmente in seguito alle ferite riportate in un anacco aereo, in realtà 'suicidato' per ordine di Hitler che lo sospetta di aver preso parte all'abortito complotto per eliminarlo. Sillavengo intuisce che è lui (( l'alùssimo nostro personaggio>> che aveva parlato in suo favore e ne avrà conferma nel 1954, durante un incontro con la vedova del feldmaresciallo. Da settembre Giovanni Pesce, 'Visone', già famoso come gappista a Torino e a Milano, assume il comando della 106" Garibaldi, che trascina in azioni di guerra e attentaù contro delatori e spie. Anche l'espe rienza spagnola e la determinazione di Visone non evitano, però, rischi e insuccessi.
Ordina al distaccamento di Nerviano di attaccare un posto di blocco delle Brigate Nere, alla periferia di Legnano. Sandro Avani vorrebbe disarmare e poi lasciare in mutande i brigatisti, ridicolizzando li. Visone non ama atteggiamenti umanitari, gli toglie il comando e lo affida a un elemento fidato, il partigiano Walter. Il 6 novembre , organizzata frettolosamente, la sorpresa fallisce, i partigiani subiscono perd i te e sono costretti alla fuga. Walter poco dopo sarà catturato e passato per le armi . Nonostante la distanza di idee, la risolutezza di Giovanni Pesce affascina Sillavengo a l quale piacciono gli uomini d'azione e, a guerra finita, appoggerà la concessione de ll a Medaglia d'Oro .
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Sorpreso a Casavecchia , dove è tornato a rifugiars i per smaltire le conseguenze del pestaggio alle Nuove, che ogni tanto si riaffacciano , a lla fine di gennaio Caccia Dominioni è arrestato per la seconda volta, insieme con due suoi ospiti, l'ambasciatore Carlo Galli, che lo aveva ch iamato ad Ankara, e il vecchio generale Luigi Trionfi. AJla richiesta di quale sorvegli anza esercitare nei loro confronti , 1\t1ussolini in persona annota su un foglio: <•Li conosco rutti e tre. Fermo! »68
Interessato dalla sorella di Caccia Dominioni, da Gardone si muove il sottosegretario agli Esteri Ubaldo Alberto Mellini Ponce de Léon e dopo due settimane nel
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carcere di San V ittore, a 1\1ilano, senza una specifica imputazione, l'Ufficio Politico Investigativo della GNR è costretto a passare la mano alla magistratura ordinaria. Un giovane procuratore procede all'interrogatorio dei fermati. Alla domanda quale sia la sua professione, Caccia Dominion.i risponde con spavalderia e rabbia: <•Laurea in ingegneria, sicar io di Mosca>>.
Il magistrato sorride e firma la scarcerazione. Qualcuno sussurra al maggiore: «Non fare l'imbecille, è uno dei nostri». Caccia Dominioni, Galli e Trionfi fanno appena in tempo a lasc iare il carcere e a rifugiarsi presso amici milanesi che arriva un camion con l'ordine di condurli a Brescia. Mentre il primo si ferma a Carate Brianza, gli altri due tornano a Casavecchia dove, il giorno successivo, sono prelevati e trasferiti nel carcere di Lumezzane: li resteranno fino alla Liberazione. Il 22 marzo 1945 il cugino Alessandro Porro presenta a Paolo un 'distinto signore' il quale, schiettamente, gli comunica che dovrà assumere il comando delle formazioni del Comitato di Liberazione Nazionale Fiamme ¼rdi - con radici popolari e apolitiche , legate alla migliore tradizione alpina - ed entrare a far parte del Comando Regionale Lombardo. Il 'd istinto signore' è Enrico Mattei, rappresentante della Democrazia Cristiana nel Comi t ato di Liberazione Naz ionale Alta Ita l ia e nel Comando Generale della Resistenza.
Pochi giorni dopo, il neocomandante scampa al terzo arresto, mentre sono catturati due elementi del Comando Regionale, Vittorio Bonctti e Giulio Alonzi, del Partito d'Azione, traditi da una delazione.
Dai primi di aprile Sillavengo coordina uomini, svolge ispezioni, divide i finanziamenti, spartisce fra i partigiani lombardi i viveri, le arm i e le munizioni lanciati dagli Alleati. Il 24 aprile il distaccamento di Nerviano insorge per primo e trascina all'azione anche i distaccamenti di Garbatola e Cornaredo. Il giorno successivo ottiene la resa della Brigata Nera Aldo Resega.
<< Qui finisce la storia della 106A,> scrive Sandro Avani69
Non finisce l'attività del Comandante Sillavengo, nominato Capo di Stato Maggiore del Comando Regionale Lombardo. L'insurrezione lo sorprende impegnato in Valcamonica. A Milano si rende conto della confusione che regna, vede i mitra puntati troppo facilmente , anche contro compagni di lotta: è il caso di cinque giovani partigiani - di cui uno di Nerviano - eliminati dall'8A Brigata Matteotti, comandata da Vero Marozin , solo perché rapati, essendo stati detenuti a San Vittore. Il capitano dell'Office of Strategie Services americano
Emilio Q. D'Addario scampa per miracolo alla stessa sorte, mentre è gravemente ferito Sonetti, appena scarcerato, coinvo lto in un attentato per eliminare il maresciallo Rodolfo Graziani, catturato e trasferito a Milano.
69. Ivi , p . 320 .
Il 2 maggio Sillavengo s'insedia nel suo ufficio di Palazzo Cusani e si ritrova alle prese con tre ufficiali ing lesi dell'VIII Armata, appartenenti al Patriots Office. Hanno fretta di disfarsi dei partigiani e gli consegnano la nomina a Commissario per il dt'sbanding in Lombardia, cioè per lo scioglimento delle formazioni lombarde e il ritiro delle arrni. Caccia Dominionj si rende conto che aggiungendo i 7800 di montagna - ai quali aveva distribuito razioni viveri e contri buti - ai 10.000 che operavano in pianura, più un buon arrotondamento, i partigiani in tutto sarebbero dovuti arrivare a 20.000. Rimane sorpreso quando, chiusi i conti, ne sono riconosciuti , indennizzati e smobilitati 85.600 in tutta la regione. Costretto ad appoggiarsi al bastone, ancora sofferente per i dolori alla testa, il 7 giugno 1945 annuncia con un messaggio:
Partigiani della Lombardia, oggi si sciolgono Comandi e Formazioni, non i vincoli che c i legano ... 70
Si congeda così, come tanti altri compagni, senza assumere alte funzioni politiche o incarichl di prestigio. Giura a se stesso che mai rimetterà piede all'estero, soprattutto in Egitto , dopo quanto accaduto agli italiani.