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S . O. Book 129 G R
Durante la festa dell'Arma de l Genio, il 24 giugno 1950, alla Scuola Pionieri della Cecchignola, a Roma , è l'occasione per decorare il labaro del XXXI Guastatori. Sono presenti un centinaio di reduci, alcuni arrivati da molto lontano. Fra loro anche Renato Chiodini, il combattente d'Africa , il partigiano de ll a 106" Garibaldi. Apprende del lavoro del suo maggiore a El Alamein e decide di <<dare una mano,>.
Il 18 settembre, a Quota 33, sulla torre della base appena ultimata -a suo modo, un faro per lo spirito di chi sente il dovere di servire - schiocca al vento il Tricolore italiano con gli stemmi delle quattro Repubbliche Marinare sovrastati dalla Corona.
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È un dono portato dai cadetù dell'Accademia Navale di Livorno, imbarcati sull'incrociatore Montecuccoli, in visita ad AJessandria. È quasi un colpo di mano, con il consenso del comandante dell'Accademia, Fer r ante Capponi, che ha aggirato dubbi politici e cavilJi burocratici. 11 diario della missione si dispiega sulle pagine del registro in carta pesante, rilegato in cartone, con dorso in tela scarlatta, lettere dorate sulla copertina:
S. O. Book 129, le iniziali di Re Giorgio e la Corona imperiale. Caccia Dominioni l'aveva trovato nel 1942 in un deposito inglese abbandonato e ne aveva fatto il Diario del XXXl Guastatori.
Ogni giorno annota le «Ricognizioni>>, i recuperi, gli equipaggi, talvolta gli ospiti, anche stranieri, i primi giornalisti: Enrico Emanuelli, Luigi Romersa, Luigi Gastaldi che con i loro articoH aiutano a far conoscere il lavoro che si fa sul campo , in Africa. A dicembre 1950, proprio mentre sono osp iti Romersa e Gastaldi, in quello che era il settore del fronte tenuto dal 187° Reggimento, IV Battaglione, 1 l /\ Compagnia della Folgore, trovano i resti del capitano Costantino Ruspoli, nella posizione indicata da un disegno fatto a memoria dal suo portaordini. Lo schizzo permette anche di tracciare piste per nuove ricerche, attraverso campi minati, reticolati e relitù.
Il 25 dicembre, con il cappellano don Luigi Odello, Caccia Dominioni e Chiodini, persa la pista, si ritro- vano in un campo minato dal quale escono con la jeep danneggiata. Sono costretti a trascorrere la notte di Natale nel deserto, al freddo. Don Odello appronta l'altare su l cofano della macchina e celebra la messa alla luce dei fari. Ogni ricognizione dà i suoi frutti ed esige un prezzo. 31 marzo 1951, <•Ricognizione 72*, lo scoppio del detonatore di una mina a Teli cl Eissa si prende una parte del braccio destro di Renato Chiodini. Ad Alessandria lo salvano, recidendogli due tendini. Dieci giorni dopo, con una protesi, rientra a Quota 33 per contribuire ancora al lavoro di recupero. Nei mesi successivi altre mine uccidono Gomaa Abdel Hamid Ali, il primo collaboratore di Caccia Dominioni, le guide Mihail Gaffir, il figlio Abu Seid, Amran Zarrug, Sotgi Aluani, Saleh Alam, Abdel Krim Mubarak. Ancora una mina spacca l'avantreno della jeep, lascia illeso Chiodini ma provoca una commozione cerebrale a Caccia Dominioni, costretto a un'estenuante marcia fino a Quota 33.
Alla fine del 1952, ai 'pellegrinaggi' dei parenti, che arrivano talvolta a 1000 ogni mese, seguono associazioni di reduci, di decorati, equipaggi della Marina Militare, ministri e capi di Governo, primi fra tutti il Ministro della Difesa Randolfo Pacciardi e il Sonosegretario Giulio Andreotti e, per tre volte, la vedova di Rommel. Caccia Dominioni e Chiodini devono vedersela con la burocrazia romana che traua la loro opera come «una questione di fureria e di coperte di caserma>>e accusa di <<esibizionismo,> due persone che lavorano quindici ore al giorno, con grande economia di risorse. Loro malgrado, faranno i conti anche con altri personaggi. 'Sciacalli', come un imprenditore itali ano che briga per trasferire in Italia le salme recuperate , ovviamente accaparrandosi l'appalto. Come un truffatore tedesco che , spacciandosi per tenente colonnello, ottiene la direzione dell'EinsatzgruppeAfrika, fino allora diretto da un ufficiale di Rommel, il capitano Hermann Schultze-Dewitz, ferito sette volte e mutilato. Smascherato e arrestato a Bengasi, nel suo bagaglio trovano 42 denti d'oro recuperati dalle salme, documenti su traffici d'armi e contatti con ce llul e comuniste. È un sottufficiale degradato, condannato per furto, sfuggito ai russi, assunto dagli americani, sponsorizzato da un ignaro feldmaresciallo del quale ha irretito la nipote.
Ci si mettono anche i memorialisti.
Il maresciallo Bernard Law Montgomery, nelle memorie Da El Alarnein al fiume Sangro, ha accenti non proprio cavallereschi nei confronti degli italiani.
DesmondYoung, con Rommel, e W.B. Kennedy Shaw, con Long Range Desert Group, si lanciano in affermazioni denigratorie per i nostri soldati.
Indignato, Sillavengo s'impegna con loro in una dura polemica sui giornali italiani e stranieri.
L'amico Peniakoff lo consiglia di non curarsi di Kennedy Shaw, <<irresponsabile, inacidito da una moglie spaventosa•>. Young scrive una lettera nella quale afferma di <•amare gli italiani•> , grato per l'aiuto quando è evaso dalla prigionia. Sillavengo e Chiodini lottano anche contro il tempo, danno nomi e cognomi a tanti sepo lti come ignoti, ricostruiscono identità dai piastrini di riconoscimento corrosi dal tempo e dalla sabbia.
A Tobruch ritrovano la tomba e i resti di Giovanni Leccis, caduto mentre era accanto a Chiodini nell'assalto alla piazzaforte. Recuperano le salme della Medaglia d'Oro Marescotti Ruspali , colonnello della Folgore, fratello del capitano Costantino, e quelle di altri caduti riesumati dai campi 3, 4 e 7 di Gebel San hure. In una cassa di zinco dimenticata dagli inglesi nel piccolo cimitero di Rain Pool , trovano quello che è rimasto del tenente Teodoro Verson e degli altri sette della 90" Compagnia Artieri Trieste, saltati in aria nell'esplosione del carico di mine, il 24 settembre 1942. Settimane, mesi, anni nel deserto, con il cappello alpino dalla lunga penna a ripararli dal sole. Caccia Dominioni e Chiodini percorrono centinaia di migliaia di chilometri, ricevono e guidano migliaia di persone che arrivano a Quota 33.
Nel 1952, il tenente co lonnello, allora in servizio a l Commissariato generale onoranze caduti in guerra, è chiamato dal Servizio Informazioni delle Forze Armate per un ultimo compito.
Nel 1953, il colpo di fulmine per l' anziano ufficiale dei guastatori . In casa cli amici vede per la prima volta Elena , bruna, occhi chiari, riservata. È la figlia del Comandante di Marina Giorgio Sciolette, sopravvissuto, anche se gravemente fe r ito , a l disastroso attacco dei mezzi d ' assalto contro Ma lta, il 26 luglio 1941. Si scrivono per mesi e quando Elena va in Egitto con il Cappellano Militare Capo, don Pietro Nani, decidono di sposarsi. Il matrimonio verrà celebrato nel 1958 e sarà completato da due figlie.
A febbraio 1954 l' ingegnere Paolo Caccia Dominioni riceve ufficialmente l' incarico di progettare il Sacrario che rimpiazzerà il cimitero d i Quota 33.
Immagina due torri simmetriche, una i taliana e una tedesca, in vetta al colle. Ma il Volksbund decide cli realizzare per conto proprio quello dell' Afrika Korps, a Quota 26, che per le carte militari tedesche è AP 303.
Pensa anche di realizzare un cimitero a parte per 232 ascari libici che , da musulmani, hanno precise rego le di sepo ltura, corredandolo di una picco la moschea.
Roma prende tempo, ci pensa a lungo, poi risponde: << Non si ravvisa l'opportunità di fare una moschea •>.
Caccia Dominioni però batte la burocrazia: l'ha già edificata, spendendo meno di un milione di lire.
Alla fine del 1958 il Sacrario è finito, il cimitero scompare , 5346 caduti, fra i qual i 22 decorati di Medaglia d'Oro e i resti di centinaia cli «Ignoti•> possono riposare,
LDERICO PI ERNOU - NOME IN CODICE K2
protetti dalle offese del tempo e degli uomini. Fra loro anche i tre prigionieri italiani volontari saltati in aria, fra il 1943 e il 1945. Il 9 gennaio 1959 Amintore Fanfani arr iva a Quota 33 per la so lenne inaugurazione. La burocrazia ministeriale è timorosa di ogni simbo lo che possa ricondurre, sia pure lontanamente, al regime fascista, al quale Paolo Caccia Dominioni non ha mai giurato fedeltà e contro il quale si è battu to durante la Resistenza. Esige che il militaresco Trico lore della Marina con lo stemma turrito delle quattro Repubbliche Marinare, che sventola so litario dal 1950, sia sostituito da un Tricolore senza stemmi, affiancato dalla bandiera della Repubblica Araba Unita. Sarà pure un Sacrario di guerra, ma gli orpe lli militari possono turbare gli illustri ospiti: i cerimonieri impongono la rimozione delle mitragliatrici e dei due cannoni posti all'inizio del Viale d'Onore, nonché della torretta da 5 tonnellate dell'M13 targato RE. 3700, collocata su un basamento in pietra a forma di carro armato. Era stato l'unico a superare Quota 33, nella battaglia del luglio del 1942, prima di essere distrutto. Caccia Dominioni l'aveva recuperata nel 1949, con il paranco di un autocarro guidato da Milad Mohammed, tr ipolino, caporale di artiglieria con il generale Pietro Ma letti, ferito e fatto prigioniero a Sidi el Barrani. Celebrate le benedizioni, tagliati i nastri, tenuti i discorsi , Fanfani riparte, il Sacrario resta e i cimeli tornano al loro posto.
Ricognizioni nel deserto e recuperi di caduti continuano per altri tre anni, ma a lavorarci rimane soltanto
Renato Chiodini. Sillavengo ha messo su famiglia ed è inoltre impegnato con altri Sacrari:Tripoli, Redipuglia, Oslavia, persino Murchison, in Australia, da dove 130 prigionieri italiani non sono mai tornati. Sulle pagine del suo S.O. Book 129 il 'najone' Paolo Caccia Dominioni annota:
Anno 1962. Smobilitazione completa del XXXI a Quota 33 e rimpatrio di Renato Chiodini . Sillavengo è venuto a prelevarlo.
Prima di congedarsi, si toglie tuttavia un ultimo sassolino dalla scarpa scrivendo una lunga lettera, che è un guanto di sfida, al 'Visconte di E l AJamein', sir Bernard Law Montgomery. Non gli risparmia sarcasmo e acredine, fin dalla premessa:
Mio Lord, quando E lla pubblicò le Sue memorie Le scrissi che avrebbe fano meglio a tacere, perché le rodomontate possono anche piacere nel caporale che poi le deve giustificare a esclusivo rischio della propria pe!Je, non in un capo arrivato ai massimi onori, e tuttavia compiaciuto di mescolare il forsennato orgogli o a un livore da portinaia parigina. Tuno ciò manca di stile, non è da Lord.