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HUSS.IL VERIDICO

Nacque nel 1369 d a umilissima gente che lavorava la t erra nel villaggio di Hussinec in prossimità della frontiera tedesca. Ci manCano particolari precisi della su a .infanzia Studi ò all' U niver_sità d i Praga: Quella di Praga e ra allora una delle più fi orenti universfrà d'Europa. .

Fondata da Carlo I V nel 1 no, raccolse alcuni dece n ni p iù t ardi sin undicimila studenti; nel breve giro di quara nta anni ben ottocentoquarantaquatt ro maestri mo nta.cono a lle sue cattedre e n'ebbero i diplomi tremilao ttocentoventi tre baccellieri. Huss divenne baccelliere i n a rti e t eologia e maestro in a.rti. Nel 1401 fu nominato d ecano delle facol tà delle arti. Avev a v entinove a nni quando incominciò ad insegnare. L a prima parte della giovinezza di Huss non fu certo dissimile da quella dei suòi coetanei, e cioè scapigliata e vizi osa. D eve r iferirsi a questo periodo il ri mprovero che Huss rivolge a se stesso, in una delle sue lettere, di « aver amato troppo le vesti splendide e i l gioco >>. Durante la ·prima giovinezza anche H uss si è associato « alle follie goli ardiche, ma poi ha conosciuto la sacra Scrittura e se n'è pentito)> , D ifa tti, nel 1393, all'età di ve ntiquattro anni, Huss passava g ran parte del suo tempo in devozioni e i n penitenza, vivendo alcuni giorni a pane ed acqua. Aveva trent 'anni quan do fu ordinato prete. Egli si era g ià fatto n otare nel m o ndo ecclesiastico e universita rio e f u quindi incaricat o di p redicare alla cappella di Bethlem, una specie di santua rio nazionale, fondato da u n ricco borghese di P raga e dal cavaliere Giovanni di Muhleim. La cappella, c apace di tremila persone, er a sempre rigurgitan te di popolo. La predicazfone di Huss incontrò,_oltre al consenso delle- masse, anche quello della Corte e in particolar modo della regina Sofia, consorte cli Ve nceslao, allor a re dei boemi. Si vuole a nzi che Huss sia stato il confessore dellà regina Sofia.

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Colla sua predicazione alla cappella di Bcthlem , Huss si proponeva di p urificare la Chiesa r omana, che attraver sava allora una g rande crisi. La rivalità dei due papi di Roma e di Avignone, gli scandali in alto e in basso, fomentavano l'eresia cd acuivano il bisogno e il desiderio cli una radicale riforma. Non alt rimenti si spiega il favore grande che accolse la parola di Huss. Nei suoi sermoni egli non poneva i n dubbio le verità rilevate o i dogmi della Chiesa, m a denunciava « i preti che organizzavano falsi miracoli, vendevano le reliquie, le assoluzioni, le indulgenze ; i ciarlatani che indicevano p ellegrinaggi, pe r venerare

· delle r eliquie apocrife » Secondo Huss, la religione do veva rito rnare al Vangelo, il prete all'umiltà. O gni moto ereticale s'i niziava sempre con un ri torno alle origini. Quindi, proseguiva Huss, p iuttosto che l 'osservanza minuziosa della lettèra, v aleva meglio la comprens ione profonda dello spirito. L e righe che seguono sembrano tracciate e spressamente p .:r i sacerdoti procàccianti e mestieranti delle pjscine di Lourdes del cattolicesimo moderno.

« I ladri e g li usurai - d ice H uss - pensano di essere grat i a Dio, offrend o una parte del denaro male a cqu istato ai preci, ai cappellan i, ai santu:irt Sant'Agostino dice che così fa cendo essi vog liono rendere Iddio complice dei loro furti e de ll a loro u sura. I pr eti prendo no, i monaci fanno alt rettanto e t u tti esa lta no i d on,uori; farebbe ro mesl io a d ir loco ch'essi peccano g ravemente e che, se vogliono veramente p ent irsi, d eb bono restitu ire i bep.i a coloro ch'essi hanno spog liato ».

Il sermone della Mo ntagna ha un'eco in questo brano dei sermoni hussiani.

« Colui che soffre una ·parola sgradevole p rnli tta più all'anima sua di col ui che spezza sul suo dorso tutte le verghe che possono crescere in una fo resta. Col ui che si umilia davanti a un inferiore profitta più all'anima sua <li colui che and asse .in pellegrin:1ggio da un capo all'altro del mondo, ve rsando il suo s:ingue lungo la strada . Colu i che è u mile piace a Dio; i pelleg rinaggi non sono un ordine divino, bcnsi una sciocca inven:.:ione umana».

E ancora:

« Il salvatore ha interdetto ogni dom inazione terrestre a i suoi a postoli, ma la sua divina paro la è divenu ta una derisione da quando l'impe ratore Costantino ha dato un regn o al Papa . Q uel g iorno f u udita una voce d a ll'alto che grid ava: il ve len o è stato versato ne lla Chiesa di Dio Colla r icchezza t utta la C hiesa cristiana è stata avvelena ta e corrotta. D a d ove · vengono le g uerre e le scomuniche, le querele fra i pa pi, i vescovi e g li altri m embri del clero? Da dove · viene la simonia, l'insolenza dei preti, i lor o adulteri ? Sempre da quel vele no ))

La condanna del potere territo riale dei papi e del potere temporale del clero in genere non potrebbe essere più esplicita. Ma il clero cattolico, d?po cinque secoli dall a predicazione hussita, n on h a modificato la sua condotta. I cle ricali d ' Austria e d'Italia protestano ad ogni cOngresso contro l'occup azione di Roma da parte del Governo italiano e il mondo neco à eì ges uiti non ha ancora perdonato, né, forse, perdonerà mai a « colui che detiene>).

I sermoni cli Huss alla cappella di Be thlem sollevarono le ire del clero. I preti cattolici t olleravano le discussioni, anche demoli trki, del dogma , purché n on uscis sero da un ambiente ristretto di accademici, ma ciò che i preti d'allora e d'oggi non tolleravano, né tollerano, era la spietata, la palese, la documentata denuncia dei loco scandali e . delle loro vergogne. La predi cazi one di Huss li esautorava. Di qui l'odio, il raggiro, la calunnia. Inv ano! Poiché Huss aveva in quell'epoca l'alta protezione della regina So fia e dell'arcivescovo Zbynick. Lo pcova il fatto che Zbynick qominò Huss riformatore ufficiale del clero boemo. E Huss cosi scriveva al suo protetto_re:

« La vostra paternità m'ha preg·ato di farvi co nosce re i difetti de l regime della Ch iesa. Ecco quanto ho a dirvi: com e accade che preti incestuosi e crimina li marcino li beramente come tori indomat i, mentre i preti umili che vogliono strappare gli sterpi del peccato, che compiono di buon grado i doveri della loro vocazione, i preti alieni da lucro offrentis i p°d solo amo r di Dio al lavoro evàngelico sono gettati come ereti ci ne lle pr igioni o soffrono l'esilio? Non possono credere che siate voi l'ordina tore di tali atti. Quale prete povero oserà ormai attaccare i delitti, accus:lre i vizi? In verit.ì. la messe è grande, ma i mietitori sono pochi».

L'attività riformatrice di Giovanni Huss non si esaur iva solo nella p r edicaz ione popolare alla cappella di Bethlem. Anche nell'ambiente universitario, Huss portava le sue preoccupazioni purificatrici. Egli era un fervente ammiratore di Wicleff, di cui Girolamo da Praga aveva fatto conoscere nel 1401 la dottrina. E all'Università fervevano le discussion i sull'e resia wicleffiana Sintomat ico e stra no il fatt o che J'opeta di Widcff, mentre . non lasciò tracce profonde in J ng hilterra, patria di lu i, ebbe invece molta efficacia e fortuna e di ffusione in Boemia.

"« Con Widdf - afferma Bezhold a pag. 150 della già citata Stor ia del/a Rif orma in Ger111a11ia - C non coi vaklcsi comincia la storia dd protestantes imo. Egli è il primo precursore di Lute ro e la sua figura ingigantis ce ai nostri occhi ogni volta che prendiamo il considerare il suo lavoro intellettuale, la cui efficacia fu qulls i dli.Ile successive g enerazioni dime nti ca ta di fronte al martirio di Huss eJ al c:irattere selvaggio della lotta boema. Eg li fu il primo ad assa lire sistematic3mcn te l'edificio della. Cl1iesa romana e ad idearne uno nuov o, i cui contomi si diseg nano al suo profet ico sguardo su ll e macerie dell'inevitabile caduta di quella. La Chiesa si trasforma per lu i nella comunità deg li eletti, de i predest inati alla beatit lldinc, fr a i quali no n v'è più d ifferenza alcuna tra !:t.cerdo te e laico: essi s tanno tutti come sacerdoti consacra ti a Di o <lavanti ai reprobi . Jn questa Chiesa sem:a gerarchia spariscono natu ralmente i sos teg ni Jel governo ieratico , quali il celib:ito, la confessione auricolare, e l'asso luzione. La transustanziaz ione è nega ta da Wicleff come " cont raria alla Scrittura e al senso comune" ed egli vi sostituisce la dottrina d ella comunione spir ituale, alla qual e però non partecipano se non gli eletti. Che Wicleff fa cesse dipendere l'effetto sa l uta re del sacramento dalfa santità de l sacerdote, che lo amministra, non provato; inv ece la sua teoria del diritto di possesso desun ta dal feudalismo e secondo b qua le ogni potestà umana, sp iritu:i.le o temp or ale è u n'eman azione della grazia divina e, pcrd em[o questa grazia, dovrebbe tornare nuovamente al Signore celeste, .provocò in realtà una app licazione rivoluzionaria, Unitamente all'aoto rità de ll a Bi bbia da lui sostenuta, essa forma il nucleo sostanziale del mo,·imento hussitico, che innal zò il d i ritto di vino ad un u nico titolo legittimo d el posses$0 e della padronanza e cercò di attuare la trasformazione d i tutta l'esistenza umana r ichiesta da Wicleff, sulle no rme de lla leg,;e evangeli ca . Per un s ingo lare concorso di circostan ze la do ttrina di Wicle ff, a lla cui sanguinos.1 rep ressione in Inghilterra il s uo autore non sopravvisse (morì nel 1384), fu trapiantata _ in Boemia e quindi, trovando un terreno be-n preparato, crebbe rapidamente Dapprima si esagerò l"in• lluenza delle comunità dei valdesi , nume rose anche in Boemia; ma certamente la Boemia, come appare da lla speciale p redile zione per la frequm tc e, potendo, anche g iornaliera partecipazione alla ce na eucaristica, prima di subire l'influ enza d el wiclt'fii.smo, trovavasi in uno s tato di g rande esaltazione religiosa. Ma la sua forma caratteristica hussi tica non fu assunta da lla rivoluzione boema, se non sotto la potente influenza del wideffismo, qua le era stato accettato e popolarizzato da Huss e dai p:utigi3ni »

Ritorneremo in· seguito, e più ampiamente, all'esame delle re lazion i fra i l wicleffismo e l'hussismo . La Chiesa intanto, preoccupata da l d.iffo.nde r si dell'eresia, corre ai r ipar i. Nel 1463 una commissione di teologi ortodossi estrasse ben quarantatré propos izioni eretiche d ai lib ri del Wicleff. L'e retico inglese fu proscritto dall'Università. A nulla val se la resistenza di Huss. La letturn di W icleff fu proibita. Di li a poco, l'arcivescovo, o sospinto o spaventato dai prog ressi dell' eresia tra le masse popolari, tolse ad H uss l a facoltà di predicare nella cappella di Bethlem.

Mentre si svo lgevano questi av venimenti a Praga, altri più g ravi avven imenti accadevano a R oma. Tre papi si disputavano la sedia d i Pietro. Nell'attesa- che il Concilio d i Pi sa scegliesse; il ce Venceslao e g li czechi de ll'Universi tà intendevano conservare una neutral ità assoluta. Anche Huss era fa vorevole alla neutralità. Ma questa urtava l'a rcivescovo e i professor i tedeschi che parte"ggiavano per il Papa di Roma G regorio XII. Il conflitto, sempre latente, fra l' elemento czcco e tedesco scoppiò. Zbynick i nterdisse Huss. 1fa il re Venceslao non abdicò ai diritti della sua nazione e deliberò cli accordare nelle faccende universitarie due vo ti agli czecbj, uno ai tedeschi. Con questa disposizione veniva inferto un te rribile colpo all'egemonia sino allora riconosciuta e incontrastata dell'elemen to t edesco all'Università di Praga. I tedeschi - maestri e scolari - decisero allo r a di abbandonare la capi tale boema e in massa si recarono a Lipsia ed ivi fondarono una nuova Università.

Ma l'esodo dei tedeschi non ris olse l a questione del ta neutralità di fro nte a l Concili o di Pisa. Si acut izza quindi il confl itto fra Zbyn ick e Vences lao, fra ]'autorità civile e l'au torità ecclesiastica. Il re o rdina che siano sequestrati i beni dei p ret i ribelli alle decisioni d el Concilio d i Pisa Il Papa di Roma scomunica allora la città di Praga. Ma tutte queste misure, m e ntre da un lato eccitano il sentimento nazionalistico dei boemi , dall'altro accrescono l a popolarità di G iovanni Huss.

E' in quel t orno di tempo, 1410, ch e Huss, soddisfatto del trionfo della causa nazionale, scriveva ques ta lettera a un professore di Oxford. . In essa v'è quasi il presentimento d el futuro martirio.

« La nazione che errava fra le tenebre, ha veduto la luce d i G esù Cristo e della verità ; tutti la ricevono, con ardore infinito, popolo, baroni, soldati, conti, semplici plebei. Il popolo non vuole ascoltare che la Scrittura, in particolare l' Ev:mgelo e le Episto le. Dovu nque, nelle città e nei borghi dove appare un predicatore, le masse accorrono malgrado le collere del clero. Per compiere questa missione, no i dobbiamo, in caso, sopportare la morte con umiltà»

Questo presentimento lugubre è ancora più chiaro i n un'altra lettera d el 1412.

« Il Cristo su lla croce - d ice H uss - pregò per i suoi assassin i dicendo : "Perdon:i. loro; essi non sa n no ciò che s i faccia no·•. Dietro al suo esempio un discepolo fede le deve lo ttare e per carità soffrire umi lmente la morte D eve amare l'anima d el suo nemico di più che il proprio corpo, Ed fo, prete, d tbbo agire, e sventu ra se, avendone l'occas ione, n on agissi. Poiché i o so che per questa cara sofferenu guadagnerò pel m io cor po la corona de l martirio, domerò la collera dei miei nemici, darò il buon esempio e, forse, colla mia pazienza, s.:i lverò l'anima del mio nemi co che la mia impazi enza o la mia resisten za avrebbero perduto Offrendo la mia vita per lu i, servirò la sua causa, la mia, quella d i tutte le a ltre chiese con u n ,glorioso martirio» .

L'accrescimento dell'infl uenza morale di Huss suscitava sempre più vive le collere del clero ufficiale. Huss fu denunciato al papa. D iamo il no me dei d enunciatori. Essi furono Stefano Paletz, .professore di t eologia, e Michele Causis. Noi li ritroveremo più tardi a Costanza a ricoprire la fun zione di Pubblico ministero contro Huss.

Alessandro VI porse orecchio alle accuse e invitò l' a rcivescovo di Praga a nominare una commissione, incaricandola di esaminare le opere di Wicleff.

Intanto venne chiusa la cappella di Bethiem Huss e i suoi seguaci firmaro no una petizione di protesta contro l'una e l'altra misura. Ma Zbynick rispose facendo bruciare co n solenni tà d uecento volumi del Wicleff e scomunicando Huss e i suoi seguaci. Il p rotettore _ era ormai diventato il persecuto re. La collera del popolo proruppe. Canzoni i ngiuriose all'indirizzo dell'arcivescovo passarono di bocca in bocca. Si ~iceva che « Zbynick aveva bruciato i libri senza conoscerne il contenuto».

Praga attraversò un periodo d i g rande agitazione. I preti non osa~ rono comunicare u ffic ialmente ai loro fedeli la scomun ica episcopale.

Il Papa G iova nni XXIll citò Huss a Roma. Ma il re Venceslao intimò ad Huss di non accettare tale fovito D i nuovo si profila il conflitto fra l'autorità ecclesiastica e l'autorità civile, fra il te e il Papa. Anche la regina Sofia, cli cui abbi am conosciuto le simpatie per Huss, scongiurava il Papa a · voler riaprire la cappella di Be thlem per la salvezza del popolo e l'onore del regno cristiano di Boemia». Huss ri fiutava obbedienza all'intimazione papale, poiché temeva di cad er vittima, lungo il tragitto, delle insidie dei suoi nemici tedeschi. A llo ra, davanti a - questo categorico rifiuto, il legato pontificio Ottone di Colonna scomunicò. l'eretico boemo.

La contesa tra il potere civHe e il laico trae, dalla scomunica, nuovo ·alimento. Venceslao intima all'arcivescovo Zbynick d'indennizzare gli studenti dei quali aveva fat t o arde re i libri. Ordi na nel contempo la confisca dei beni ai preti ossequenti alle disposiz ioni deUa Curia romana. La nobiltà appoggiava il re, poiché i beni del clero passavan o ai suoi cavalieri e ai suoi baroni. P iù che d'interessi religiosi, s i trattava di interessi profani. Zbynick, vista la mala parata, fuggl in Ungheria e v i morl.

D opo un breve periodo di calma, la vendita delle indu lgenze, lo scandaloso commercio che si praticava attorno alla remissione dei peccati e al traffico delle cariche ecclesiastiche, riaccese il moto ereticale.

Giovanni XXIII aveva indetto la crociata contro il re di Napoli, promettendo ai nuovi crociati grandi favori spirituali. P e r trovare il denaro, necessario quanto e più dei crociati, i legati pontifici furono incar icati di vendere le indulgenze. Quello di Praga poneva all'asta non solo le indulgenze, ma anche le diocesi, i decanati, le parrocch ie.

« le vendeva - dice H uss - a preti ignari, debosciati, giocatori che ave-vano comme5so dei g r:indi se:andali e s"intendevano meravig liosamente nel tassare i pe~itenti per acquistare il danaro necessario per arricchire upidamente ».

Huss non potev a tacere davanti allo scandalo e protestava nelle prediche, n egli scritti , annunciando di essere d eciso a sostenere su tale argomento una pubblica discussione in contradditorio all'Università.

L'arcivescovo, un moravo successore di Zbynick, invitò Huss ad un colloquio. Nel palazzo arcivescovile Huss s'incontrò coi legati pontifici. Luigi Leger ci dà una narrazione di quell'inconuo.

« I legati chiesero ad Huss: "Avete intenzione di obbedire agli o rdini pont ifici?". " B la mia intenzione" , "Allora", dissero i legati al vescovo, "eg li è pronto ad obbedire agli o rdini del papa". "Intendiamoci ", interruppe bruscamente Huss, "ciò che io chiamo g li ordini apostolici sono gl i insegnamenti deg li apos toli di Cristo. Quando gli ordini del papa sono d'accordo con questi insegnamenti, sono pronto ad ascoltarli; quando vi sono contrari, io rifiuto loro obbedienza, anche se si d ovesse accendere so tto gli occhi miei il rogo che arderà. il mio corp o·· ».

In qu~st'affermazione c'è tutta la ragione ideale della Rifor ma, Huss rigetta l'auto;ità del papa per ritornare al Vangelo Huss vuol discutere, confrontare la dottrina ptimitiva colle applicazioni pratiche fatte dai papi; questo confronto s 'allargherà d omani a un giudizio Cfitico: · diventerà il « libero esame>>. Il riformatore diventa l'eretico. Dalla superficie va al fondo. D agli uomini passa alle istituzioni.

L'ag itazione antipontifi.cia aveva provocato un ristagno degli affar~. Le indulgenze erano ribassate di p rezzò. A Praga si satireggiava / ' auri .sacra Jamu_ della Curia romana in canzoni e pubbliche mascherate goliardiche, Gerolamo da Praga, iliscepolo di Huss, incitava gli studenti a i ntervenire alle prediche dei venditori d'indulgenze « per denunciarli al pubblico dei fedeli come simoniaci e scrocconi>> E gli studenti accolsero l'invito. Le chiese dove si trafficavano le indu lgenze divennero luogo di controversie e di tumulti. I nemici di Huss ne approfit t arono e ripresero a tortura re .Wicleff, ch'essi ritenevano la fonte di ogni male. Furono tcovate nelle opere dell'eretico i nglese altre proposizioni anticattoliche. Si a llargò i l co ncetto d'er esia e vi si comprese « ch iunque pret en da non doversi ve_nerare le rellquie dei santi, chiunque contesti al sovrano pontefice il diritto di chiamare i fedeli alle armi per la sua difesa o di chieder loro del denaro». Queste ~efinizioni comprendevano Huss e g li hussiti.

Noi assjstiamo ora a un repe ntino cambiamento nella condotta politica di re Venceslao. Noi l'abbiam visto protettore di Huss , noi l 'abbi~m visto tenere un contegno antiecdesiastico all'epoca dei primi anatemi arcivescovrn e papali. Ora -invece si getta dalla parte della Chiesa. Perché? Il suo temperamento mutevole, l'i nsufficenza ·della sua cultura, non bastano a spiegarci il fatto . Venceslao e il suo tn/011roge nobiliare compreser o for·se che la propagazione del wicleffismo avrebbe condotto alla guerra civile e a tentativi di comun ismo ? C'era nel wicleffismo certo ·una minaccia alle proprietà. E la predicazione hussita accentuava questa minaccia. Nel volume diciottesimo della Biogrnfta 11ni11er.rale antica e moderna (Venezia, I 826), a pag. 432, cosi si parla dell'eresia hussita:

« Una tinta di filosofia antica, sp.'.l.rsa nell'eresia novel!a, la rendeva più pe· ricolosa, poiché si sosteneva in essa che ogni creatura è Dio e vi si profess:iva il sistema dell"anima universale. False idee di libertà, di fraternità, d'uguaglianza si mescolarono alle idee di riforme religiose e s i accreditarono rapidamente fra le persone Jel popolo perché favorivano l'odio contro i nobili e contro i ricchi ~.

Dunque, panteismo nella religione, comunismo nella vita E che l'asp irazione delle p lebi a un ca mbiamento radicale dei rappo rti di propdetà esistesse, Jo provano tutte le insurrezioni paesane e agrarie che scoppiarono nel XIII, XIV, X V secolo. La riforma religiosa pre• cede la r ivolta popolare.

È probabile dunque che l'atteggiamento favorevole alla Curia assunto da V enceslao sìa stato imposto da considerazio ni d'i ndole politica e sociale. Il P apa era pur sempre la maggiore au to rità del mondo cattolico e Venceslao e ra t roppo d ebole per stargli di fr onte in eterno. Ond'è che Venceslao approva )e conda nne all'eresia wicleffiana pronunciate dall'Università d i Prag a. Fa emanare dai consoli della città un editto col q uale si proibiva severamente di disturbare le fu nzioni religio se. In conseguenza di tale editto una domenica furo no arrestati e trado tti dinanzi ai consoli tre stud enti disturbatori. Huss si presentò per assùmcrsi l a diretta respo nsabilità del crimine addebitatç> ai suoi d iscepoli, ma invano. I consoli promisero e ingann:1.rono. Allontanatosi Huss, i tre s tudenti vennero d ecapitati sulla pubbl ica piazza, Il p opolo, che non aveva potuto impedire l'esecuzione, r accolse p oi le salme dei giustiziati e le seppelll nella cappella di Bethlcm, che i tedesch i chiamarono p oi, per ischerno, « la cappella dei tre santi». I consoli che avevano decretato la sentenza di morte erano tedeschi. Questo fatto ri nfocolò gli o di nazionali. Per parecchi giorni, g randi masse di ·p opolo si" r accolsero a ma nifestazion i osti li sotto il palazzo di città. Huss non vi partecipò. Solo più tardi , quando le p assioni si furono ca lmate, Huss lesse in pubblico l'elogio dei tre primi marti ri della causa huss ita.

A Roma continuava con maggior zelo la macchinazione ai danni di Huss. I tedeschi soprattutto s'adoperavano a ll' infame bisogna. I d ifensori <li H uss furo no o in u n modo o nell' altro posti nell'impossi bi lità d i assolve re il loro compito. 11 Papa udi quind i solo le accuse, non le difese. E fina lme nte i l 19 luglio del 1 411 pronunciò la scomu n ica pontificia. Con questa scomunica , « veniva interdetto a qualsias i fedele d i aver relazioni con lui (Huss); perfino ì su oi servitori non d ovevano esser ammessi agli u ffici sacri. Se nel periodo d i venti giorni egli non si fosse sottomesso, la scomunica colpiva t utti quanti conti nuavano ad esser e in rapporto con lu i. D ovunque sarebbe passato, g li uffici relig iosi dovevano essere sospesi si no a ll'indomani della sua partenza. Se al termine d i una seconda dilazione di dodici giorni egli non si fosse sottomesso, l'interdetto si estendeva al luogo d i r esidenza sino a tre gioni dop o la sua partenza. L a scomunica· doveva essere proclamata in tutte le chiese, in tutt i i conventi, in t utte le cappe lle e tre pietre dovevano essere la nciate sulla casa che ospitava l'eretico in segno di d an nazione eterna ».

Huss veni va con questo decreto posto al bando dall'intero genere u mano. Huss o on v i si rasseg nò. Egli si dichiarò v ittima d'una grande ingiustizia. Suo intendime nto era quello <li riformare ]a Chiesa, non di proVocare uno scisma. Huss chiede appello a Cristo « contro Ja sentenza iniqua e la pretesa scomunica· dei pontefid, degli scribi, dei farisei, dei giuclici ch e siedono sulla cattedra dì . Mosè» e riprende a · Bethlem 1a sua predicazione. Ma anche qui non era più sicuro . D ifatti un giorno una banda dì soldati tedeschi invade quel luogo sacro, ne espelle i fedeli, minaccia d'aucsto l'oratore.·Huss si decide ad abbandonate Praga e ripara in un castello della Boemia meridionale. Il popolo co ntinuava sempre a riunirsi attorno a Bethlem e la popolarità di Huss diventava ogni giorno più profonda e diffusa. Il re Venceslao vi ra ancora una volta di bordo, modifica il suo atteggiamento e cerca di ottenere la pacificazione religiosa del suo regno. A tale scopo convoca un sinodo, quindi nomina una commissione speciale, da ultimo espelle dall'Università j più o rtodossi e fanatici vaticanisti, ma senza risultato.

Intanto Huss, ospite nel castello di Kozi, nella Boemia meridionale, propagandava le campagne. A Praga erano rimasti i discepoli Jacob di Stribro, Giovanni di Ribram, Rokycana ed altri. Mentre Huss alterna va l'opera intensa di propaganda orale colla redazione in latino e czeco di molte opere d'indole religioso-teologica, l'imperatore: tedesco Sigismondo stava organizzando, d'accordo col Papa, i l Concilio di Costanza, allo scopo di por fine allo scisma che travagliava la Chiesa romana. Sigismondo, che desiderava chiudere in Boemia l'età dei torbidi politico-religiosi, invitò Huss al Co ncilio di Costanza. L at ori de1l'invito imperiale furono due cavalieri boemi, Venceslao di Duba e Giovanni di Oum. Essi trovarono Huss ospite dd signore Lefi di L azan, nel castello di Kracovec, Non appena ebbe avuta notizia del Concilio e del desiderio dell'imperatore, Huss si recò a P raga. Nel salvacondotto imperiale, Sigismondo s'impegnava « a garantire l'incolumità personale di Huss durante il viaggio, non solo, ma anc he piena cd intera libertà a Costanza, e in caso di rifiuto a sottomettersi alle decisioni del Concilio, libertà di ritorno in Boemia».

Malgrado H salvacondotto, gli amici di Huss sospettavano il tranello; lo stesso messaggero imperiale Miche! Divoky avvertiva Huss che sarebbe stato condannato. ?\fa Huss, che si sentiva puro e credeva , forse un po' troppo ottimisticamente, nella lealtà dell'impe ratore, accettò l'invito. Ma prima d i partire volle disarmare i suoi nemici che lo accusavano d'eresia, volle in certo qual modo salvarsi le spalle

Nell'occasione di un 'assemblea del sinodo, Huss fece apporre alle porte di tutte le chiese di Praga un manifesto col quale invitava ad una pubblica e contraddittoria discussione tutti coloro che l'accusavano d'eresia. Nessuno si fece vivo. Coloro che tramava no in seg reto la rovin a di Huss , si guardavano bene dal discu tere con lui. Alloca H uss, all'indomani, fece affiggere una pe rgamena a lla porta del p alazzo del r e. In essa> con statata la l atita n za d egli orto doss i, chied eva al ri • gua rdo la t estimonianza del re. N o n solo . Prima di partire chiese ed o ttenne dall'inquisitore di Prag a , Nicola v e scovo di N azareth, un d o · cumcnto nel quale si attestav a che negli scritti e nella predicazi one di Huss « non aveva trovato mai né errore, né eresia>>. Q ues to d ocumento era autografo e sigillato coi t imb ri episcopali. Anche l'arc iv escovo ri lasci ò , sebbene in fonna trtcno esplicita, un documen to g iust ificativo del genere. Credendo in tal guis a e con simili testimo n ia nze di essersi salvaguardato da attacchi su b d o li, Huss cosi scrivev a a Sig ismondo imperato re :

« Sono pronto a reca rmi a Costa nza e anche a. soffrire per la legge di Cristo, p oiché eg li è il re de i. re e il maest ro dei maestri, ha soffe rto per noi e ci ha lasciato il suo esemp io affi nché noi lo seg uiamo, colla sua morie egli ha d iMrutto fa n ostra e ci h a invitati :a. soffrire con p ieno profitto cd umilcà. lui che h:a. detto : " Bea ti col oro che sopportano la p ersecuzione per la g iustiz ia; il regno dei cieli per loro " »-.

Pare, da questo brano, che, m algrado le t estimonìanze ecclesiastiche ufficiali le quali anche potev ano essere un tranello, H uss non si sentisse· pienamente tranquillo , Certo , i suoi nemici non d isar ma vano e lavoravano rintracciando i mate ri ali d ' accusa. Nel campo reli g ioso a d ue si rid ucevano le principali i mp ut azioni: Huss avrebbe dichia rato che malgrado la consacrazio nè il p ane resta pane e che un p rete in istato di p eccato n o n può d a re l'assoluzio n e A qu es ta accusa d 'ordine re)jg io s o alt re s'aggiungeva no d ' ordine n azio nale fra tedeschi e boemi, sped e all'Univ ersità. N on appena H uss le conobbe, post illò co lle sue d ifese l'incartamento dei su o i nemici e d o mandò alle autorità eccles iastiche che le sue g iustificazio ni foss e ro comunicate al pop o lo. Desid eriO ch e n o n fu appagat o . A lla vigilia del viaggio, H uss ind irizzò jn li ngu a czeca questa le t tera d'addio ai suo i fe deli seg uaci :

« Se mi condannano e mi fanno morire non voglio che sapendolo vi turbi il penSiero che 1a mia condanna sia dovuta alla professione di q ualche eresia Io voglio che voi perseveriate senza timo re e senza scosse a credere nella veri tà che D io vi ha fatto conoscere per mezzo d i p redicatori fedeli e col mio ministero indeg no ; io voglio che impariate a d iffid are dei predicatori men titori e ipocriti. lo parto senza il mio salvacondotto: sono circondato. da nem ici poten ti e numerosi, d ei q uali i più t emib ili so no i miei compatriotti. Ma spero nel mio Redentor e, che colle sue promesse e colle vostre pn!ghìere m i darà fa. forza e il coraggio di perse verare e di non fasciarmi fu orviare dal retto cammino, avessi anche da soffrire la tenta-z ione, le i ng iurie, la p rig ione, la morte.... Eg li ! D io e noi siamo le sue creature; eg l i il padrone e noi siamo i s uoi servitori ; egli è senza bi sog ni e noi siamo miserab ili. Egli ha sofferto; p erché non soffrir emmo no i p ure? La nostra sofferenza ci purificherà d ai nostri peccati e ci s alverà d alle pene eterne. C osì ad unque, cari fra te lli e sorell e, pregate Iddio ch e mi dia la persevernn za e che mi preservi da qualsia si sozzura. Se la m ia morte è necessa ria alla sua storia e alla vos tra ed ifi cazione, ch 'eg li mi accordi di subirla senza tristi ti mori. Se, invece, potrò ritornare tra voi, che io possa torn::ire senza macchia. · Ci sia concesso d 'istruirci nella. legge divina, di spezzare le reti d ell'Antkristo e lasciare a i nmtrì fratelli venturi u n buon esem pio. Forse non mi ved re te p iù a Prag a prima della mia mo rte Se io r ito rnerò , il nostro incontro sarà ancor più g io ioso; in ogn i caso ci ri ved,e rno nella gio ia dei cie li,. »,

In un'altra lettera, l asciata al suo discepolo Martino e da aprirsi p osi n,ort em, Huss scriveva:

« Te ne supplico, non imita r mi in ness t.ina delle leggere zze d i cui sei stato testimo nio Prima del sacerdozio ho giocato spesso e con soverchio piacere agli scacchi, mi sono qualche volta adirato e ho trascinato a lla collera i m iei comp3gni. Per questa colpa e per tutte le altre che ho commesso, m i raccomando a lle t!)e preghiere. Ti lascio, in ricordo, se tu vuoi conservarla, la mia t unica g rigia; ma so che tu non am i questo co lore. Tu la darai a ch i vorrai Darai la mia tunica bianca al cu rato e la nera al mio discepolo Giorg io, poiché mi ha ben ser vito »

Queste lettere, scritte da Huss in un momento culminante della sua vita, me ri tano qualche co mmento Ancora una volta egli si difende dall'accusa d 'eresia. E gli non si proponeva che la pudhcazione del clero ·dagli elementi che ,lo demo ralizzavano. Strano è il presenti mento della morte. Huss si prepara, con piena coscienza, al martiriO. Nelle sue p reoccupazioni non c'è nulla di egoistico; non c'è la decl amazione; egli è semplice e non chiede che di morire con fermezza e co n coraggio . Da ques te lettere si r ileva che Huss non aveva alcuna fiducia nei certificati di ortodossia tilasciatigli d all'Auto rità episcop ale di Praga. Egli li aveva chiest i per d imost rare, in caso di condanna, che la Chiesa gli aveva teso un laccio e aveva giocato una tur pe commedia A nche nel salvacondo tto imperiale, Huss non r ipo ne soverchia fiduc ia, Eg li sape va che l 'Autorità imperiale av rebbe ceduto di fron te a quella pontificia Commovente è il brano della lettera al discepolo Martino. Le disposizioni testamentarie che vi si cçintengono ci p rovano che 1-Iuss aveva ql4isi la certezza di andare incontro alla mo rte. Stridente antitesi I Mentre i prelati alti e bassi della chiesa non m iravano che ad arricch ire e talvolta lasciavano in retaggio ai figli e ai nepoti r icchezze favolose , l'eretico Huss, come il Crisro, null'altro lascia all'infuori di alcuni poveri indumenti. Huss no n aveva solo predicato, ma anche praÙcato, e co me San Francesco d' Assisi aveva sposat o, cora111 p op 1tlo, mado nna Povertà.

L 't I ottobre del 1414, Huss lasciò il castello di K r acovec e si pose in cammino per Costanza. « Che ldd io sia con te)>, g li disse u n popolano, i l calzolaio An d tea Po lak. « H o i dea che n o n t i vedr6 più » Di questa fras e profetica Hu.ss s i r ico rdò più ta rdi. Sal utò il segùace e prosegui olt re. Tre cavalieri boemi lo scortarono durante il v iag gio e molti altri seguaci lo accompagna rono.

Il salvacondotto giunse a Cos ta nza quando Huss trnvav asi già in prigione. Del resto, Sigismondo dichiarò poscia (al 1° gennaio 14 15) che egli, col salvacondotto, no n i n te ndeva punto d'impedire i l Concilio dal procedere conforme al di ritto vigente contro le p erso ne imputate di eresia. Sempre cosi.

Quando p orge la man Cesare a Pùro da q11ella Jt rdt a umano sang11e stilla.

Verso Costanza

All'epoca del suo viaggio a Costanza, Huss aveva quatantacinque anni: era nella sua virile maturità.

La biografia citata dà ques to ritratto :fisico e m o rale d ell'eretico:

« Huss era di statura alto, di volto mesto, di aspetto cupo, pensoso e di un carattere irascibile al sommo. V ano, orgoglioso, ostinato oltre ogni credere, contrasse per tempo tali sciagurati vizi sulle panche della scuola.... » .

Non co ntestiamo i l pcofilo fisico, ma i documenti smentiscono il profilo morale,

U n facsim ile d 'incisione in rame d'epoca posteriore ci offre le sembianze dell'eretico boemo Bezhold lo ha riprodotto a pag. 1 s3 d ella sua opera già citata.

Il viaggio si effettuò senza difficoltà. Huss attraversò g ran parte della Germania tra l'ospitalità deferente delle popolazioni.

« Se Huss - dice Bezhold - nel suo peri coloso viaggio di Costanza nel P a la tinato superiore e specialme nte fiCJla Franconia con sua somma mera viglia trovò calde simpatie perfino nel clero, e se più tardi la sua condanna fu deplorata da alcuni tedeschi benpensanti, questi sentimenti rimasero isolati : scomparvero interamente di fronte all'opinione prevalente che nel Concilio di Costanza vedeva un titolo di g loria per la nazione tedesca e neg li hussiti soltanto eretici e b.ubari » .

Huss giunse a Costanza l'S nove mbre. Il Concilio aveva riunito nella piccola città sul lago omonimo g ran nu mern di ecclesiastici. C'era no gli ambasciatori dei principi, tre patriarchi, ventinove cardinaH, trentat rè arcivescovi, centocinquanta vescovi, centocinquanta aba ti , trecento maestri d'UniverSità. ,Dietro a costoro, naturalmente una falange cli servi, di valletti, di cortigiani maschi e fe mmine. Cesare Cantù, scrittore non sospetto d'eresia, nel volume dodicesimo della sua Storia Univer.rale, a pag. ~61 e seguenti, ci dà altri interessanti particolari statis tici r iguardanti q uel memorabile Concilio.

« Al Concilio di Co stanza - dice Cantù - assistettero l' imperatore, assai principi, signori e conti; contandosi, come dissero; fin centodòqua ntam il a forestieri co n trentamila Cava lli ; fra q uelli d iciottom ila ecclesiastici e duecento pro• fessori dell'Università di Parigi. Tra gli avventizi era gara di lusso; e in t empo che per diverse fogg ie distinguev.1si le va rie nazioni, spiccava l'immensa varietà di geote, venuta dagli estremi dell' Europa ~n abiti, armature, cortei pomposi, massimamente i cardinali; moltissimi vi accorevano a spettacolo ; molti a sollazzo, d ov'erano trecentoquarantasei commedianti e settecento cortigiane ».

Si comprende agevolmente l'invettiva d i H uss, che definl il Concilio stesso « un'abbominazione >> , e anche la frase degli svevi, che dichiaravano ad Huss « essete n ecessario un periodo di tempo non minore dì t re nta anni per purgare la città dai peccati commessi dal Co ncifio ».

Eppure « il Concilio di Costanza doveva riunire la Chiesa di Roma smembrata da uno sci sma ormai secolare e decaduta, da uno scisma çhe aveva visto dieci papi contendentisi in due e financo in tre il dominio spirituale e anche temporale della Chiesa.... ». (Cantù).

N ell'at tesa dell'apertura ufficiale del Concilio, Huss visse appar tato dal mo ndo rùmoroso e mondano degli ecclesiastici e si occupò alacremente a raccogliere i materiali per la sua autodifesa. Egli voleva sventare. luminosame nte l'accusa cli eresia e most ra re « alla chiesa di Roma la causa e l'origine di ogni suo male». Nelle numerose lettere

· i ndi ri zzate da Huss in quel torno di tempo ai suoi compattiot ti, egli si duole eh.e i suoi accusato ri siano boemi.

No n ancora tre settimane eran passate dal suo artivo a Costanza, quando Huss fu improvvisa mente arrestato e carcerato. D apprima venne ri nchiuso nella casa di un canonico di Costanza; passò quindi in un convento di. domenicani, dal quale, secondo taluni b iografi, av rebbe tentato fuggi re. Di qui fu internato in un'isola in m ezzo al lago. Qui cadde ammalato. Ristabilitosi alquanto, il vescovo di Costanza lo fece tradurre nel suo castello di Gottlieben. Dopo b en sei mesi, e cioè nel giugno, fu d i nuovo ricondotto in c ittà per essere giudicato dal Concilio ple na rio . L'imperatore Sigismondo protestò b landamente per l'infrazione di quel salvacondotto ch'egli aveva promesso, ma se nza risultato Huss er a ormai caduco nelle mani della << vecchia vaticana l upa cruenta >). No n le sarebbe più sfuggito. Duraote i mesi di prigionia, H uss scrisse parecchie lette re e compose alcuni trat tati. Da ricordarsi quello sul Corpo di Cristo e un altro Sul matri111011io.

« Ho fiducia nelle vostre prrghiere - scriveva ,gli ai suoi compatriotti nel g ennaio 14 15 - e spero che D io f!li darà la forza di soffrire fino alla morte »

Invano Huss te nta di far intervenire in suo favore il re Venceslao. Né la di lui sorte vien modificata dall'abdicazione e daJJa fo ga del papa Giovanni XXIII, destitu ito poi il 2.9 ma ggio dal Concilio. Il 4 maggio i l Concilio o rdinò di « bruciare gli scritti di Wicleff ».

Il _s giugno cominciò il processo di Huss. E gli era accusat o di ave r abbracciato le teo rie di \'\'icleff, di aver partecipato ai torbidi universi~ad che condussero all'esodo dell'elemento tedesco dallo StudùtJH d i Praga, di a ver e formulato ne i suoi sCritti trentanove proposizio n i ereticali. H uss si difese energicamente. N on ritrattò, non di minul se stesso, n é le sue idee, I r edatt0ri della Biografia 11niversale, sebbene cat, t ol.ici e partigiani, scrivono_:

Nulla poté muovere quel cuore inflessibile. Piuttosto che piegarsi, Giov:inni H uss avn~bbe preferito che gli fosse p osta una mola di a sino a l collo e che il gittassero in mare».

Os ò fronteggiare serenamente il Concilio, l'imperatore, la Chiesa. E sl, che non altrettanto sereni era no gli avversari o megl io i gi udici . Pare che di frequ,ente le discuss ion i del Concilio si concludessero in pugilato.

Nelle postille alla Storia del Cantù c ' è u n episodio che merita di essere segnalato, poiché addimostra l a violenza brutale cui t rasce ndevano i grossi ministri di Dio :

11 Nel Concili o seg ul un r umore fra l'l\rdvescovo di Milano e quello di Pisa e d a lle parole ne vennero a lle mani, vo lendosi strangola re l'un l'a ltro perché non avevan arm i. Onde mo lti si gettarono g iù per le finestre de l Concilio».

Di questo stampo erano in m aggio ranza i giudici di Huss Nessuna meraviglia quindi ci suscita il sapere ch'egli fu coartato, e no n si poté difendere. 1fa ribatté gl i attacchi con grande d ig nità e fermezza. Le ost ilità, le persecuzioni, le minacce non la disarmarono. Veggansi le lettere da lui dettate in que' g io rni.

Io vi invito - scri veva Huss in una di quelle ai suoi concittadi n i - a diffidare degli uomini perfidi, sopu.tt ullo dei preti indegni, di cui il Sig nore ha det tO che di fuori rassomigliano a pecore e dentro a lu pi voraci. Io vi invi to a fare l'e lemosina ai poveri e a com,1.nda rli con g iustizia, invito i borghesi a condurre on estamente i lor o negozi.. .. Vi scrivo q uesta lettera in pri gione, nei ferr i, atte ndendo da un giorno all' altro u na condanna a morte, sper,1n do che col l'aiuto di Dio non trad irò la verità divina e non consentirò a d abiurare g li errori di cui fa lsamente mi si accusa. Dio mi farà quest a grazia? In qual misura mi verrà in a iuto in -mezzo alle tentazioni? » .

In altra lettera del 14 giugno, cosi Huss parla della fuga del Papà G iovan ni XXIII.

« E voi, rispondetemi, predicatori che affermate che il papa è un d io sulla terra, ch'egli non può peccare, né commettere simonia, ch'egli è il cuore vivificante della santa Chiesa, il pozzo da l quale vengono tutte le poten ze e tutte le bon tà, il sole della sant3. Chiesa, il rifug io senza p,e<cato dove og ni cr istiano deve trovar ripa ro. Ecco che q uesta testa è stata tagliata, questo D io terrestre è stato dichiarato colpevole di tanti peccat i, è fuggito .... Il Concilio lo ha condannale;> come eretico Ah, se Cristo a vesse de tto al Conci lio: " Colui fra voi che sì sente libero dal peccato di simonia, condanni il Papa", tutti, io credo, sarebbero fuggiti un dopo l'altro PerchC si ing inocchiavan dunque davanti a lui e baciavano i suoi pied i e 'Jo chiama11ano santissimo padre, sapendo ch'egli era eretico, omicida, come è stato poi pr,ovato? ».

Le u ltime· linee tracciate dalla mano d i H uss sono del 29 giugno. Sette giorni dopo, e bbe luogo, nella cattedrale di Cost~nza , la seduta solen ne per la condanna. Pjecro Madenovice, discepolo di H uss, ci ha lascia to una cronaca dettagliata dell'avvenimento, che il Lager r iporta per intero.

« L'assemblea suprema fu presieduta da Sigismondo re dei romani. Sopra una tavola erano deposti g li abit i ecclesiastid di Huss, vestit i che egli avrebbe indossato per subire poi la de.gradazione ecclesiastica. Entrando in chiesa, i l maestro s' inginocchiò e pregò. Un vescovo sa lì quindi al pergamo e tenne un d iscorso contro le eresie. Il procuratore d el Concilio chiese all'Assem ble;i. di finire il processo. Un vesco110 lesse g li articoli eret ical i attrib uiti ad Huss. Huss accennò a pa rlare, ma il vescovo di Chlmbray e quello d i ·Firenze gli tolsero violentemente la parola. Egli era accusltO, come abbiam visto, di a11er negato là transubstanziazione, di aver affermato che non può :issolvere ·dal peccato un sacerdote che si trovi in peccato. Al Conci lio una nuova e più ass urda accusa si aggiunse, secondo la quale Huss avr ebbe affermato d i essere "la quarta persona della divinità". Un altro articolo addebitava aJ Huss il fatto di essersi appellato a D io AUora H uss, a voce alta, dO minando le interruzioni rumorose dei suoi giudici, escbmò: "Ecco, o Signore, un Conci lio che condanna le tue azioni e la tua dottrina come un errore, tu che, q uand o fost i schi:1cciato dai tuoi nemici, confidasti la t ua ca uia a Dio, il supremo g iudice, dandoci cosl l'esem pio d i rico rrere a lu i nelle nostre ·angosce...... E aggiunse : "Affe rmo che ness un appello è più sicuro di quello che 11ien rivolto a Cristo; egli non si b scia sedurre da e mpi regali, n~ ingannare da fa lse testimonianze: eg li rende a ciascuno la dovuta gi ustizia" Dopo la lettura des ti articoli incrimin;itì, un prebto della l'\a?i one ital ian;i. lesse la condanna. I libri di Huss dovevano essere b ruciati e Huss consegnato al braccio secolare»

Udita la sentenza, Huss s'i nginocc hiò e mentre, con:i,e n a rra Pietro :t\.fadenovice, i più alti p rela t i sghignazzavano, egli pregò << Dio di perdonare ai suoi nemic i » Quindi sette vescovi cominciarono l a degradazione del condannato. A u n'ultima intimazione d'abiura, H uss <l ichiar ò :

« Q uesti vescovi mi esortano ad abi urare, ma io non vog lio farlo; sa rebbe un mentire io faccia a Dio, sarebbe ferire la mia coscienza e la verità di vina»

Togliamo letteralme nte dal racconto del discepolo i particolari d ella trista cerimoni a.

«"Noi vediamo", disse ro i giudici, "ch'egli è tenace nella sua malizia e nella sua eresia .... ... G li strapparono il Cll!ice dalle mani pronunciando le p3role dell'ana tema. "O Giuda maledetto, perché h;i.i abbandonato il Consiglio d ella pace e sei venuto a r.:ompromessi cogli ebrei ? Noi ti leviamo il calice d ella r eden-

XXXIII , rione", " Confido'', disse Huss, ··nell'oMipotentc Iddio e s~ro ch'Egli non mi torrà ·il suo calice ". Gli vennero strappati ad uno ad uno t utti i pa ramenti sacerdotali pr:onuncia ndo le maledizioni rituali. "Accetto umilmente", ~sdamò Huss, "queste bestemmie per l'amore del nostro Signore" »

Compiuta la svestfa:ione, si passò alla viola2ione della tonsura. I vescovi disputarono fra cli l oro, gli uni volendo impiegare il. rasoio, gli ahri le forbici.

Finalmente .i prelati pronunciarono la formula suprema :

« La Chiesa gli ha tolto tutti i d iritti ecclesiastici, non le appartiene p iù e dev'essere abbandonato al braccio secolare:».

E o rdi n arono di porgli in testa la corona ereticale. Una corona di carta, sulla quale stavan dipinti tre diavoli contendentisi l'anima di un dannato, coll'iscrizione lati na « Hic tsl ht rtsiareha ». D opo la condanna, l'esecuzione fu oltremodo sollecita. L'eretico usd dalla chiesa e s'incamminò al supplizio.

La sodetà dei dotti redatto ri della Biografia univt rsalt cattolica, a pag. 437, cosi narra le ore estreme del martire czeco.

« Qu~ to novatore fu consegnato al braccio sèco!are aj 15 di luglio dd 1415 e condotto al supplizio in mezzo a un concorso im,menso d i persone d 'ogn i paese. Egli salì con tutta l'intrepidezza del fanatismo il rogo, donde, come dal tea tro del suo trionfo, intonò cantici in mezzo alle fiamme che divoravano i l suo corpo e g li scritti suoi. Alcuni pròtestanti del secolo XVI, fondandosi sulla parola Huss, che in czeco vuol dire " CCI" , racconto.no gravemente che prima di spirare aveva profetato la venuta di Lutero gridando che si faccia morire un'oca, ma cent'anni dopo la sua morte risorgerebbe dalle sue ceneri un cigno, il q ua le sosterrebbe la verità ch'egli aveva d ifesa . .A detta di Enea Silvio, g li hussiti raccolsero la terra del luogo dove fu arso il maestro, la por.tacono a Praga e la distribuirono ai loro amici come una terra sacra».

Òucaòte il tragitto dalla cattedrale al rogo, Huss vide l'focendio dei suoi libri e sorrise. F u condotto in un prato vicino al castello di Gottlichen. Qui s'inginocchiò, nell'attesa, pregando. I preti che lo scortavano~ gli negarono il confessore. Essendogli caduta dal capo la grottesca corona di carta, gli fu tosto rimessa, poiché egli « d oveva bruciare coi diavoli suoi complici )>.

« Gesù - invocò nell'ist:iote supremo Huss - io sono pronto a soffrire con umiltà e con pazienza questa morte ignominiosa pel tuo Vangelo e la predicaz ione della tua parola»

Gli fu tolta la tunica e legato a u n palo. Poiché egli era volto con la faccia ad oriente, fu cambiato cli p osizione. Il collo gli fu assicur ato al palo mediante una catena di ferro. Il martire sorrise :

« Cristo ha portato una coro na ben più d ura e pesante, non temo io, miserabile creatura, di portare q uesta in nome suo »

Prima di accendere la catasta il maresci allo dell'impero, Hoppe de Pappenheim, invitò ancora u na volta Huss all'abiura. Ma il maestro respinse l"invito.

« Dio m·~ testimone - egli disse - che non ho mai insegnato, oé predicato le dottrine che mi furono falsamente attribuite; non ho cercato che di strappare g li uomini aì loro peccati. N ella veri tà del Vangelo che ho scritta, insegnata, p redicata, conforme all'insegnamento d ei santi dottori, io sono pronto a morire con gioia».

La legge nda narra che una vecchierella portasse non una, ma d ue fascine al rogo. Onde nel vederla Huss avrebbe esclamato : « San(/a sìn1plicifa1 ». È un episodio leggenduio. ·

Mentre il fumo e le fiamme nascondevano e bruciava no il m artire, questi ebbe il tempo e la forza di pro nunciare alcune ultime invocazioni:

« Cristo, figlio del Dio vivtnte, abbi pietà di mc, di noL.. T u che sei nato d alla Vergine Maria .... ».

Il Leger ci narra la scena sul rogo con alcuni macabri particolari, che destano raccapriccio.

« Dopo Ja prima fia mmata, solo la parte inferiore del corpo era bruciata; il tronco semicarbonizzato r estava fisso al palo. Allora si rnvesciò il palo nella cene re, s i riappiccò il fu oco gettandovi un nuovo carro di legna, mentre gli a iuta nti del boia cercavano le ossa e le spezzava no perché bruciassero meglio. Così la testa venne spezzata in due e gettata n uovamente fra l e fi amme ins ieme col cuore non tocco dal fuoco . Anche le tuniche vennero gettate alle fiamme affinché i boemi non se ne facessero delle r eliquie. Fina lmente furono caricati su di un ca rro tutti i residui del rogo, ossa, ceneri e tizzoni, e vennero getta ti nei gorghi profondi del Reno».

Il g ran delitto papale era compiuto Ma la motte di Huss il veridico suscitò, come vedremo tra poco, una delle più vaste e sanguinose in~ surrezioni di popolo che rico rdi l a storfa. I vendicatori del ma"rtirc sorsero a migliaia e migliaia in tutta la Boemia. Non appena si seppe del rogo, a Praga scoppiò un tumulto violentissimo. Secondo l'Her~ gerirOthcr (Storia universale della C hì11a, pag. 11z), le case dei preti anti~ hussiti furono saccheggiate e d emolite, m olti eccles iast ici manom essi e bruciati, il palazzo arcivescovile assediato e l'arcivescovo si salvò a fatica , colla fu ga.

L'OPERA

Un'edizione veramente completa. degli scritti di Giova nni Huss non esiste ancora. Le opere latine furono pubblicate in parte a No r i mberga nel 1715 e a Vienna nel 18 56. La raccolta di tutte le opere inedite e manoscritte esistenti è stata fatta da Carlo Erbe n, direttore degli Archivi municipali di Praga. M a m o ltissime altre furon o disperse dalla persecuzione accanita d ei gesuiti, che sub odoravano l'eresia in ogni scritto czeco e gettavano j libri e talvolta anèhe i portatori dei medesimi alle fiamme . Bezhold cita infatti il caso di due ecclesiastici eretici tedeschi periti nel rogo a Ratisbona tra il 14zo-'z 5 e rei di aver tradotto le opere di Huss.

Ness una meraviglia dunque che nelle biblio teche governative e ·comunali italiane, quasi tutte di origine conventuale od ecclesiastica, ben poco ci sia di attinente ai moti ereticali del medioevo e nuJla che rjguardl propriamente Huss.

Fra le opere riunite da Et.ben sono notevoli un Commentar-io tul!a fede del cristiano, un Trattato J11l!a sin;onia, la Spitgazione dei Vangeli ddla domenica, lo Specchio del peccatore, gli Articoli d' oro, il Riauunto della fe dt ffÙliana, e altre di minor p regio e mole.

Huss sCrisse e predicò di preferenza in lingua volgare czcca, Prima di tutto per rendersi i ntelligib ile alle masse popo lari ignare del latino e po i per correggere e pu rificare l'i dioma czeco , co rro ttO, specie nelle città, dalle infiltrazioni del tedesco Non bisogna mai dime nticare che « come \Vicleff aveva cominciato la sua lotta contro Roma come patrio tta inglese, cosl Huss sin da principio si fece inna nzi come difensore dei suoi czechi contro . la tira nnia romana e tedesca ». Gli è ad Huss che Si deve la semplificazione dell'ortografia czeca, Fra g li scritti dell'Hus_s, quello sulla simonia è il più importa nte. I n fon do, non è che un violentissimo pamphlet contro la corruzione del dero. Huss flage lla senza pietà j p reti che (( disono rano le funzioni sacerdotali e me nano contro il Cristo la danza dell'Anticristo »

« Bestemmiatori - continua H uss - sono i pre ti che pretendono d i creare il corpo del Cristo quand'essi vogliano. Bestemmìa tori coloro che· dicono che il papa n on può errare e che g l i uomini devono semp re e comunque asco ltarlo ; bestemmiatori coloro che d icono c he il papa ! un Dio sulla te rra e che può fare quaggiù quanto g li piace e governare tutti g li uominì "·

Come ognun vede, Huss batte in breccia l'infallibili tà papale, contro. versa ques tione che fu ri solta molti seco li dopo e in senso prettamente ortodosso.

Il trattato della simonia fu scritto nel 144z, nel qual anno cominciò appunto in Praga la vendita delle indulgenze. A tal prop osito scrisse Hu ss :

« Noi abbiamo visto quest'ann o dei pret i mentitori ·e debosciati, avari, di cui · le malvage dottrine negavano il Cristo e che insultavano alla sua vera dottrin a, derubare il popolo con indulgerne menz.og nere, in ven ta re le cose più assurd e e vendere il condono dei peccat i e il riscatto dell e pelle. E c'erano dei maestri che approvavano le loro dottL-ine, ch e le difendevano, che scri vevano che il Papa può co n dig ni tà fare la guerra e vendere le indulgenze. Ma il Signore Jddio ha dalo ai buoni sa cerdo ti lo Spi ri to san to, che li ha fatti co raggiosamente predicare contro questi mentito ri , e ai fedel i il coraggio di esporre sino la vita e di sac rificar la al Signore. Tali furono Martino, Giovanni, Stafe k, che furono decapitati a Praga per aver contestato delle predicazioni bugiarde. Altri sono stat i battuti, insu ltati, gettati in prigione ».

Questa campagna tenace co ntro la vendita delle indulgen ze, in sie me coll'alt ra fatta per smascherare i falsi miracoli del preziosissimo s angue di Wilsnack, acuirono enormemen te le ire degli ecclesiastici e anch e di quei maestri cui allude Huss e che devono essere i maestri tedeschi dell'Università.

Ne llo stesso tratta to, Huss si domanda:

<e li papa può esse re si mon iaco? Si risponde ch'egli no n lo può, attesoché egli è il pad rone del mondo intero e può prendere ciò che gli conviene e fare ciò che gli piace, poiché ei;li è il padre santissimo s ul quale il peccato non fa p resa . :Ma sappiate che molti papi sono stati eretici, peccatori e sono stati destitu iti dal papato. Lunga assai sarebb e la li sta. Non si può dunque affermare che un papa n on possa essere simoniaco. Colui che sostenesse il contrario e cioè che il papa non può e5sere simoniaco o peccare morta lmente, pretenderebbe di metterlo al disopra di Pietro e degli altri apostoli No n c'è che un padrone del mondo che non può peccare e che può fare tutto ciò che vuole. J;: Dio. Ma, si dirà, il papa è il santissimo padre. Sì, s'egli imita Cristo nella povertà , nell'um iltà, nella casti tà, nel lavoro; ma l'avarizia, l'o rgoglio,il peccato permettono di dubitare ch' egli sia il santissimo padre. Ma, si di rà, tutto l' universo lo chia ma così e tu non sei nulla. Co me si potrà credere più a te che a lui? Qui faccio notare che si va troppo lungi dicendo tutto l'univers o. Al massimo è la centesima parte dell'umanità quella che lo riconosce per vescovo di Roma . .l\fa quand'anche tutti g li uomini senza eccezione lo chiamasse ro s:intissimo, se le slle azioni sono con· tr;1rie alla dottrina di Cristo poco im po rt:i.no le denominazioni che gli si danno. Cosi il Signore ha detto: "Pop olo mio, co loro che ti chiamano felice fingano.o.no". Del pari i preti e i diaconi che vogliono ottenere i favori del papa lo chiamano santissimo. Eg li fini sce per c rederli e per permettere loro di chiamarlo così. Oh sventura di colui che si lascia in siffatta guisa ing anna re. Se il papa non imita Cristo e Pietro nell'eccellenza della loro vita, egli dev'ess ere chiamato non il successore, ma il nemico deg li apostoli. funzione pon ti ficale è que lla degli apostoli: predicare la parola divina, fare delle cose sante e predicare per gli uomini. L'amministrazione dei beni. temporali appartiene a uno stato inferiore, lo stato laico. La potenza temporale non serve in nulla ai papi. Leggete le cronache. La potenza dei papj diminuisce sempre nel momento in cui fanno la guerra. Sant'lldegardo ha detto che la dominazione dei papi decrescerà e che appena Ja tiara episcopale rimarrà sulla loro testa. Sarà cosl o no? Tu lo sai bene, o Signore!».

Questo lunghissimo brano merita alcune brevi postiJle. In esso, è evidente il proposito di Huss di limitare ai confini del vero l a pret esa universalità del papato. D imostrare l'insussistenza di questa universalità è già un diminuire la potenza e l'influsso morale del p apat o. Questo abbandono d ell'antica idea internazionale della Chiesa romana è un portato delle nazionalità risorgenti. L'impero cattolico è ormai una 6nzione. Limitato il papato , almeno nello spazio, bisogna di minuire la personalità spirituale del papa. Questi non è il vicario cli D io, ma un re profano e dei re profani ha tutte le cupidigie. E gli non merita l'obbedienza dei fedeli dal momento che le sue azioni sono in acuto contrasto colla dottrina evangelica. Come più tardi Lutero, cosi Huss oppone jl Vangelo al papa. E Lutero dirà:

« L'Evangelo che noi abbiamo, H uss e Gerolamo da Praga l'hanno congui• stato col loco sangue », chiesi più o meno r apidamente> a seconda della maggiore o minoce fecond ità dei suoi montoni è delle sue pecore, Nel segnalare questa 1< sfrenata scsSualità dei prelati», Huss li investe:

Interessante è nel trattato hussiano della simonia la d escrizione della vita che si conduceva allora nei conventi.

« San Bernardo - scrisse H uss - ci attesta che i mon:ici non serbano fede al loro voto di povertà e che ma le spendono le loro ricchezze,... T u non sei vissuto io Boemia, o Bernardo, m a ti assicuro ch 'essi h anno della birra nuova e vecchia, doppia e semplice Quand o essi ricevono la visita di un laico ignorato, gli danno d ella birra piccola, per fargl i credere che que lla è la loro abituale bevanda e perch'egli ne beva poca. J,.fa · ~ per contro, suppongono che il visi. tatore abbia l'intenzione di farsi seppellire fra di loro o di lasciar loro qualche cosa, a llora essi tirano fuori la birra .migliore e allegramente banchettano. Così q uegli infelici si sono talmente ritirati d:1! mondo, in quanto conce rne le gioie materiali, che nessuno al mondo conduce più di loro vita gioconda. I re, i p rin· cip i, i signori non hanno sempre tanta carne e così fresca ; i laici vedono qualche vo lta le Joro cantine vuote, i monaci g iammai; il ce po lrà mancare di pane, ma essi ne hanno sempre e del più bianco. l'inverno non li 1;ela, poiché essi ha nno d elle scarpe e delle pellicce gu:unite; l' estate non li brucia, poiché h anno le celle e le passeggiate fresche, Così, chi vuol vivere allegramente, s'affretti a entrare in un convento ».

Per documentare g li scandali del clero, Huss narra che in Mor avia e in Ungheria ogni prete-padre pagava per ogni suo fig lio un diritto di culla al vescovo, il quale veniva in- t al modo ad arric- .

« Riconoscete d unque i vostri er rori, ladri della p overa gente, assassin i, briganti, sacrileghi! Se anche glì uomini non vi maledicessero,_Dio vi maledirà. Che sarà di coloro, il giorno di giudizio, c~e hanno preso il bene alt rui? Essi sono gli assassini dei poveri».

Il t cattato della simonia c o nclude con queste parole :

« Ho scritto queste pagine sapendo bene che non ne avrei tratto né lodi, né favori, né profitti temporali da parte dei preti avari o dei laici; d a loro nulla aspello, non domando che a Dio la mia r icompensa e la loro salvezza, Se debbo essere insultato e pe rseguitato, h o gii deciso che val meglio soffrire da parie loro che ricev ere in cambio del le mie lusiflg he una ricompensa t emporale, Se io p iacessi agli uomini, ha d etto San Paolo, n on sarei il servito.re di Dio. Ho detto fra ncamente e semplicemente dà che pensavo per ,vedere se mi riusciva di schiacciare la simonia. Che il Redentore mi aiuti. Il le ttore comprende bene che la mia intenzione non è quella che i buon i siano i nsultati e tormentati, ma distolti dal male, e che i cattivi si pentano».

Il trattato sulla simonia ci r ivela l'Huss riformatore, moralista, preclicatore, l'Huss della cappell a di Bethlem. Ma accanto all'Huss predicatore, c'è l'Huss teologo dell'università. Ci converrebbe o ra v.edere se e in quanto Huss merita di essere annoverato tra i g randi eretici che insorsero contro i dogmi della Chiesa o intesero fo ndare una nuova religione. Si tratta insomma di esaminare il conte nuto filosofico-religioso-sociale dell' hussismo, Tutta l'eresia hussi ta q uale fu elaborata dai precurso ri di Huss, da Huss massimamen te e dai maestri di Praga, può sintetizzarsi nei seg uetlti quattro articoli : CO· munione sotto le due spe~ e, libera predicazione de lla parola d ivina, secolarizzazione dei beni del clero, punizione con -castighi te mporali dei peccati mo rtali e delle colpe co ntro la Chiesa, Ora dice Bezhold:

-eo: Il calice ai laici, che Wideff non aveva chiesto e che Huss soltanto poco prima della sua morte aveva concesso all'amico suo Giacomo von Mies., la comun ione sotto le due specie non era che una formalità esteriore, ma non il vero punto del movimento insurrezionale, arrestato il quale, essa .rimase un misero pri vilegio dell'utraquismo ».

Il primo articolo della eresia de terminò la setta degl utraquisti. Non appena giunse in Boemia la notizia della morte di H uss, i si~ g no ri czechi e moravi si riuniro no a Praga in gran numero e, dopo aver dichiarato di ti6.utare obbedie nza al Concilio di Costanza, aderi~ rono in g ran parte a lle dottrine degli utraquisti o calistini (dal calice che essi reclamava no per premio alle comunità dei fedeli).

Gli altri tre punt i dell'eresia, e cioè la predicazione hussitica del diritto divin o d i possesso e della estirpazione delle colpe, svegliò « le più selvagge idee di socialismo e di comunismo nelle classi infime della nazione, specialmente in "quella dej contadini )). (Bezhold). Sorse così la setta degli adamit i. Cost0ro volevano semplifica[e sino all'ecce5so il rito e il dogma. Huss negava la necessità della confessione aur icolare, deplorava come idolatria il culto delle immagini, d emoliva l'infallibilità papale, insorgeva contro il cerimoniale, che t endeva sempre più a .nasconde re la sostanza, denunciava il fariseismo ecclesiastico, pago solo di salvar le apparenze. Ma gli adamiti andava no oltre e Bezhold dice che « essi s i v alsero d ella confusione gcnera1e per professare apertamente le dottrine del libero pensiero ». Certo è che gli adamiti erano l'ala estrema del movimento hussita. Secondo loro, né Dio era in cielo, né il diavolo nell'inferno. Dio era nei buoni e il d emonio nei cattivi; i libri e i maestri erano inutili, lo Spirito santo bastava a creare d ei fi gli di Dio, essi costituivano la Chiesa e dovevano vive re eternamente, tutte le cose d o vevano essere in comune, anche le donne, il matrimonio era inuti le. I seguaci di queste strane dottrine sì e ra no riuniti sopra a un'isola del fiume Nczatka. Vivevano in uno stato di nudità assoluta e si abbandonavano, secondo narrano il T omek e il Leger, ad ogni genere di turpitudini; di nottetempo razziavano i dintorni e saccheggiavano il paese, poiché essi si ritenevano angeli di Dio inviati per castigare il mondo e sopprimere gli scandali. A poco a poco erano divenuti il terrore del la regione che li ospitava. Ma Zizka, capo dei taboriti, altra setta hussita di cui ci occupcramo tra poco, sì decise a distrugge re gli adamiti. La loro resistenza fu accanita, ma furon o dfafatti e dispersi. Quaranta pri gion ieri superstiti furono bruciati per ordine di Z izka. Uno solo fu conservato in vita perché raccontasse i dogmi e i riti della setta e questo racconto fu mandato a Praga per met tere in guardia i cittadini dalle lusing he del· l'eresia adamitica. 1

]l taboritismo, altra diramazione d ell'hussisrno, è il moto più importante e profondo di tutti gli altri. Non è solo religioso, ma nazionale. Quindi guerriero. I taboriti so no i combattenti della guerra civi le che travagliò la Boemia dal 14 19 al 1434. Parlando di q uesta guerra, illustreremo anche la dot trina dei taboriti. La storia di Huss il martfre si completa con quella di Zizka, l'eroe del popolo boemo.

1 Affen; agli fldamùi furono i « fossa ri » o mhtatori, uope,ti aJJai tempo app,euo nel 1501 in tm villaggio b oemo, dmo G11rricke da Lorenzo Glatr di R othenhauien, rh e riJmivans i di n outtempo in groÌle e tavern e per darvùi i1t preda a disordi 11i, spr,giavano chieu e Jarrame11ti e f11c e11ano proulili Ira le r/;tJJ Ì più tt!U, Eui amaro'!1o meglio e migrdre rh e rinunciare alla l o ro eresia , (Cdrdina! HERG ENR0THE R , Storia unive rsale della Chiesa, vo i. V, pag. 216),

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