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ZIZKA E LA GUERRA HUSSITA

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HUSS.IL VERIDICO

HUSS.IL VERIDICO

Il vendicatore di Huss, il Jeggendar io eroe boemo, di cui anche Giorgio Sand tracciò la vita, nacque nel mezzogiorno della Boemia, a Budweis, non si sa di p rec iso quando. Partecipò in giovinezza alle guerre intestine che afflissero il regno di Venceslao il pigro. Porse in una d i queste egli perdette un occhio . Negli anni della predicazione di Huss alla cappella di Bethlem, Z izka era ciambellano della regina So6a, ammiratrice e protettrice di Huss.

Zizka rimane nell'ombra s~no alla morte del re Venceslao. Successore doveva essere il fratello Sigismondo, imperato re di G ermania e re d'Ungheria, personaggio tristemente noto ai boemi, perché, malgrado il salvacondo tto , aveva abbando nato Huss alle vendette ddla Curia romana. Gli utr:aquisti sembravano propensi ad accettare Sigismondo a queste due condizioni: esercizio libero del loro culto, riforme della Chiesa. Ma il p opolo intanto app ro fittava dell' i nterregno per manifestare il suo odio con tro la chiesa e gli ecclesiastici di Roma. Grandi riunioni di p_opolo avevano luogo di frequente nei dintorni de.Ile città, sulle colline. A q ueste si davano nomi tolti dalla Bibbia~ una divenne fra le a1tte più celebre: il Tabor. Un Jtlese prima della morte di Venceslao, la folla riun ita al Tabo r aveva discusso di ·detronizzarlo e di sostituirlo con u n vescovo assolutamente autono mo dalla Chiesa di Roma, Dopo la morte di Venceslao, il Tabor diventò il centro di resistenza contro Si gismo ndo e la resiste nza eta d iretta dallo Zizka, ch e si era già fatto notare pel suo coraggio in una bat· tagl ia civile contro. la città di P raga,

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Intanto , i partigiani di Sigismondo ponevano l'assedio a Pilsen. Gli abitanti di questa città fecero appello a Zizka. Qui comincia la carr iera militare dell'eroe boemo. Egl i difese Pilsen, ma dovette -cedere davanti a un nemico dieci volte maggiote di numero. A buone condizioni però e cioè che il rito utraquista avesse d'o ra inna nzi d iritto di cittadinanza e che a lui, Zizka, fosse concesso di r itirarsi l iberamente, coi seguaci , al monte Tabor.

Ma prima di giungervi egli d ovet te vincere unà battaglia · , antro duemila cavalieri imperiali. Quando nel matzo del 1410 tientrò al Tabor, la comunità aveva già p reso un assetto stabile. Le fam iglie erano aumentate di n umern. I più ardit i fautori della rifo rma r eligiosa, i più accaniti nemki del papa e dell'imperatore, accorrevano in massa . alla mont:igna santa. Borghesi, contadini, piccoli proprietari vendevano i lo ro beni e si facevano accettare nella comunità taborita. I tab or iti assunsero il nome di « guecrieri di Dio )> Essi erano decisi a vivere, p o liticame~te, senza sovrano; forse volevano fondare una r epubblica o estendere a tutta la Boemia la loro comunità. Erano nazionalisti. In loro, << coll'ardente deside rio di fondare sulla t erra il r egno di Dio, s i frammischiava la fede nella speciale missione d el popolo czeco; col dovere di a dempiere la legge divina, conciliavasi egregiam ente l'antica avversione contro i t edeschi, che potevano combattersi altresl come stranieri intrusi e come cattolici avversari degli eletti >> , (Bezhold). Ecco l'inno che i « guerrieri di Dio » cantavano andando alla battaglia:

« Vo i siete i cam pioni di Dio e de lla sua legge, D omandate a D io l'aiuto e sperate in lui e, in fin de i conti, con lui vincerete sempre. Questo Signo re ci ordi na di non tem ere -coloro che tormcnt2no i corpi. Eg li ci ordina di 1acrificare la nos tra vita, per l' amore <lei prossimo. Cosl, fortifica te virilmente i vostri cuori. Il Cristo vi ricompenserà de i vostri mali. Lo promette e a l cenluplo Col ui che p er Cristo sacrifica la sua vita, n e avrà una e te rna. Cosl dunque, arderi e fo ncie ri dell 'ordine equestre, alabardieri e p or taflagelli di ranghi diversi, rkordatevi bene tutti le bontà del Signore. Non temete il nemico, non temete il n umero .Abbiate nei cuori il vostro Dio, combattete con lui e pt"r lui e nOn fuAAi te mai d in anzi al nemico. Altra v olta g li czechi dkevano e avevano questo proverbio: con un b uon capitano si vince la battaglia e con lui un buon serv itore diven ta cavaliere. Ricordatevi la parola d'ordine che vi h:mno dato; obbedite ai vostri o rdini, capitani, soccorretevi reciprocamente Ognuno stia atte nto e resti al suo posto. E poi giocondamente gridate: "Su ! Con tro di loro ! Su ! ", Affe rrate le armi! Gridate: ' ' Dio il nostro Signore " , Colpite! Uccidete! Senza pietà ! ».

Il fanatismo r eligioso.guerrie ro d ei t abodti era formidabile. Zizka li organizzò militarmente. Il mon te Tabor fu cinto da una muraglia ri nforza ta da t orri e bastioni. Da quest o mo nte i t abo riti irro mpevano attraverso la Boemia alla ricerca e a1lo stermi nio dei seguaci de ll a Curia romana e dell'imperatore Sigismondo. I seguaci di Huss, che prima di morire aveva proclamato la libertà di pensiero alfermando « che non si può uccidere un eretico solo perché tale », superarono · in barbarie la Chiesa di Roma. Il passaggio dei tabo ri ti significava saccheggio, incendi, distruzioni, strag i. Pare che Zizka non appro· vasse questi eccessi e che le sue opinioni fossero più moderate, ma i preti del Tabor che precedeva no le colonne guerriere non avevano sc rupoli, né poneva no limiti all'esplosione del loro fanatismo . Il tab o ritismo rigetta quasi tutti i sacramenti, sopprime ]a messa, conse rva solo la consacrazione del p ane e del vino (utraqu ismo), ri fiuta t utte le preghiere a ll'infuori del Pal1r 1 n on ammette né cappe, né dalma- tiche, né altri ornamenti di Chiesa. Questi ornamenti sono inve nzione demoniache che biscigna distruggere G li avversari dei taboriti sono i nemici di Dio: annientarli è opera pia. l

Il 1° marzo 14zo, il Papa Marti no V proclamò la crociata contro gli hussi t i; il 17 dello stesso mese l'imperatore Sigismondo invitò i principi t edeschi a marciare contro gli czechi ribelli, Ma Praga si p'repatò a resistete. I taboriti scesero in suo soccorso. Il zo g iugno Z izka entrò, trionfalmente accolto, nella capitale e assu nse il comando della difesa. I crociati papali di Germania, d'Austria, d ' Ung heria, di Francia e fin d'Aragona avevano posto l'assedio J Ma Zizka li sgominò, Sig ismondo stesso, dopo essersi fa t to i ncoronare pro forma nella Chiesa del castello di Atadczany, tolse il 30 luglio l'assedio a Praga .

Scomparso il pericolo esterno, ricominciarono le lotte intestine, provocate dal pietismo esagerato, quasi selvaggio dei taboriti. Alcuni di loro, odiato ri delle vanità mondane, percorrevano l a ci ttà t agliando i baffi ag li uomini, i cape1li o le vesti ·alle donne o saccheggiava no chiese e conventi. Chiedevano modificazioni radicali agli statuti della comun ità di Praga e queste richieste, dettate da un fanatismo esasperato nelle tragiche contese, suscitarono g ravi disordini, e i cittadini di Praga salutarono con gioia gli ospiti incomodi quando si decisero a ritot • nare sul loro Tabor.

Zizka, fortificata. Praga, continuò i n tutta la Boemia la guerra d i purificazione. Nel novembre del I4zo strinse d'assedio la c ittà ortodossa di Rachatice, e conquistatala vi lasciò compiere un g rande. massacro. I prigionieri furono t utti condannati al r ogo, salvo sette che appartenevano alla setta degli utraq uisti cd ebbero la vi t a salva. Venticinque disgraziati , rei di non aver voluto praticare . l'utraquismo, furono rinchiusi in una sacrestia, alla quale fu appiccato il fuoco con paglia e catrame. ·

Anche a Praga l'ortodossia ereticale di Z izka fe ce delle vittime. Nel dicembre del 1 42.0 egli o rdinò di bruciare sette preti taboriti che gli parevan sospetti.

Durante tutto l'anno 1421, Zizka guerreggiò nel nord-ovest della Boemia. Prese Kommotau; molte altre città, atterrite, gli apersero le porte. Sull'Oreb, i ncontrò una se tta affine, quella degli orebiti. Durante l'assedio di ·Litornerice, Zizka s' impadronì di un castello,

1 Ù gwuit manifmo dei taborili 11 tutta la rrhtianità (1431) dichiara la Chiesa poueriore a Couantino ( onte ude dell'eresia simonùua, il di vino di leggere la Bibbia ,omt ima mtuhina l'aura del /'opolo e la decima <ome una istit uzione in t1euhitua dt ll'A!Ui<o T tstamento Euo h1t1Ùa i'auro,ità de/J' i m/' t ro, a Jlrap/'are di bo<<a ai preti, <ani silenziosi, l'osso dei possessi t emp orali, a/fin<hl pouano nuoi·ament, abbaiare, che conservò per sé e chiamò il « calice», in omaggio alla dottrina utraquista:

A lla Dieta di Gzaslav, gli stat i di Boemia e Moravia proclamaron o la decadenza di Sigismondo e aderirono solennemente a.i quatt ro articoli di Praga, dichiarando nel contempo nemico chiunque r ifiutasse fede ai suddetti articoli. Nell'attesa di un r e, che Zizka aveva chiesto a1la dinastia regnante in Polonia, Pamm inistcazione del paese fu affidata a venti governatori, tra i quali primeggiava lo Zizka. Fu convocato in Praga un sinodo per riorganizzare la Chiesa cristiana in Boemia. Zizka mirava a _raggiu ngere l'unità politica e l'unit~ religios a.

Nell'at tesa, non desisté dalla caccia degli ortodossi. In u na b attaglia perdé l'altro occhio e divenne cieco, Continuò tuttavia a g uid are militarmente i tabor iti e rito rnò ancora trionfalmente a Praga per resistere a Sigismondo, che minacciava un nuovo assedio alla capit~lc. Disperse ancora una volta le trup pe dell'imperatore, Zizka venne fatto cavaliere I cronisti dell'epoca lo chiamavano « capo delle c ittà dev ote alla Boemia e fedeli alla parola d i Dio ».

L a successiva campagn a in ungheria è quella che meglio rilev a le altissime qualità guerriere dì Zìzka. E fu ultima, poiché l' 11 ottobre del 1414 Zizka mori, ma non in campo di battaglia, come aveva des iderato. Egli spirò raccomandando a coloro che lo circondavano « di temere il buon Dio e di difendere stre nuamente e senza posa la sua verità per ottenere la vita eterna )). La leggenda vuole che Z izka morente raccomandasse ai suoi seguaci di abbandonare il suo corpo alle b estie, di levarne la pelle e di farne Un tamburo p er condurre i taboriti alla battag li a Per farsi un 'idea dell' adorazione fa nat ica c he i caboriti nutrivano pe r Zizka, basti dire ch e dopo la sua m o rte parte d'essi si chiamarono «orfan i )>

Assai rigida e ra la disciplina religioso-militare imposta da Z izka ai s uo i seg uac i. Disciplin a eg ualitaria pe rò, N on ci sono g erarchie di fron te alla espiazione d'un delitto .

« JI soldato sacchegi:;iatore sarà punito colla morte - comm ina Zizkachiunque esso sia: principe, signore, cavaliere, paggio, borghese, artigiano o lavoratore».

Il puritanismo hussiano rivive in questa intimazione dell'Ordine di Zizka:

(( N oi non vogliamo· n ella nos tra Com unità né g li infedeli, né i disobbe· dienti, né i mentitori, né i giocatori, ni!- g li ubbriachi, ·né i debosd:i ti, né g li aùul· Ieri, né le femmine di male affa re, Il frate llo G . Zizka e g li altri signori, cap it ani , borghesi, artigian i, intendono, coll' aiuto del Sig nore, castigare tutti i disordini colla sferza, la dccapituione, i-im piccagione, il fuoco e tulle le vendette poss ibili i.

È lo Jehova implacato della Bibbia che ispira Zizka, n on il mite apostolo di Nazareth.

Il nazionalismo hussiano riecheggia in questo grido di ve ndet ta che chiude l'Ordim di Zizka:

« Noi vogliamo vendicare la causa di Dio e dd suo santo martire, !lfT rancare la veriti della legge divina, venite in aiuto ai fedeli della Chiesa e specialmente della lingua czeca e slava e dì tutta la cristianità, affinché i fedeli .siano -esaltati e gli eretici confusi. Che l'Onnipossente si degni di concederci il suo soccorso affinché possianlo vincere i suoi nemici e i nostri ».

Dopo Zizka, i taboriti furo no g u idati dai due procopi e la crociata papale passò di sconfitta in sc0n6tta. Allora la Curia di Roma suscitò la discordia fra gli utraquisti e i taboriti, indebolendo l'opposizione. Gli utraquisti, raggirati dagli emissari pontifici, decisero di mandare alcuni delegati al Concilio di Basilea. Ne usci un concordato equivoco. Il Papa tollerava la comunione sotto le due specie (pane e v ino), ma solo « pcovvisoriamente ». I taboriti insorse ro e scoppiò una tre menda guerra civile fra le due sette. I t ab oritl furono vinti e dispersi in due grandi battaglie nel 1434. La loro sconfitta segna la fine della guerra hussita. Sigismondo poté finalmente cingere la corona di Boemia. La non osservanza dd concordato stipulato dalla Curia cogli utraquisti, provocò altri disordini, ma furono rapidamente domati.

Un'altra creazione dell'hussismo furono i « fratelli » . d i Boemia, reclutati fra la nobiltà czeca. Quando, scrive il Bezhold, nell'anno 1434 i taboriti, come partito politico, ricevettero il colpo mortale, il partito religioso dell'hussitismo radicale si mantenne n el la sua m aggiore purezza nei cosiddetti << fratel li boemi )), i quali, del ·resto, non vollero più sentir parlare della distruzione deg li atei e della gue rra santa.

Ciò che il partito hussitico moderato ottenne di veramente durevole dalle trattative co l Conci lio di Basflea e che mantenne a n che di fronte alle crescenti pretese dei tabori ti, fu un indebolimento dei q uattro articoli originari, che non lasciò propriamente, se non il calice ai laici ed anche questo soltanto facoltativo e per consenso chiuse le porte a tutte le tendenze teocratiche per l'avvenire. La Chiesa ufficiale u traquista, con la sua gerarchia ed inquisizione, non aveva più tracce d ell'antico spirito hussitico, Mentre ì suoi fondatori, i maestri

·dell'Università di Praga, nei primi tempi del movimento, avevano ser:itenz iato che non si doveva attener si ad una Chiesa soggetta ad errori, n on ad un Concilio, ma alla ragione che non inganna, l'arcivescovo utraquista Rokycana perseguitava col carcere e colla t ortura la giovane comunità dei « fratelli », che egli stesso dapprima avev a incoragg ia~o. E, tuttavia, questa creazione apparentemente oscura d ella rivo luzio ne h uss itica doveva essere dotata di una g rande vitalità. Il suo p~dre spirituale, Piero Cheltsc;hizky, assunse un atteggiamento suo proprio accanto agli utraquisti e ai taboriti, attratto secondo ogni apparenza dalle dottrine dei valdesi, come appare dal fatto che i « fratelli », subito dopo la loro prima mi ssio ne, cominciarono a mettersi in relazione coi valdesi tedeschi e in seguito mandarono rappresentanti pro pri presso quelli di Francia e d'Italia. Anche nella prima orgallizzazione della loro gerafchia ecclesiastica nell'anno 1467 s i associarono alcuni ecclesiastici valdesi. Perseguitati, sotto il nome di « picardi » (« beggardi ») e ssi riuscirono tuttavia ad avere sino alla fine del secolo in Boemia ed in Moravia alcune centinaia di comunità. Quantunque fossero avversari d ella q1iesa romana assai più decisi che i valdesi, non andarono però nel loro misticismo al di là dell'idea che si debba possibilmente adempiere alla lettera la legge evangelica e perciò sia da fu ggire il mondo. L'intrinseca affinità col protestantesimo radicale del secolo XVI evidente; anche la ribattezzazione era in uso presso i « fratelH » sino all' anno 1 536. La patte dogmat ica v iene addirittura in seconda linea dopo lo svolgimento pratico dell' ideale della comunità. I suoi ecclesiastici osservavano il celibato. Ciò ricorda i principi del monacato che riuniscono la preghiera e la cura d'animc col lavoro manuale. Nelle schiere dei « fratelli » lo spirito hussitìco si sollevò a progetti uni ve rsali e più di una volta fu espresso l'audace pensiero di dover colle armi o in via pacifica indurre tutta la cris tianità ad accettare la verità.

Il movimento ereticale hussita varcò le fr ontiere di Boemia, Le lettere eretiche, i manifesti popolari dei taboriti, nei quali s'invitavano tutti i cristiani, senza distinzione di nazionalità o di condizione, a liberarsi dal dominio 'dei pret i e ad impadronirsi dei beni ecclesiastici, ebbero diffusione perfino in Inghilterra ed io Spagna. Nel D elfiaato il popolo mandò somme di d enaro in Boemia e cominciò ad uccidere i signori nel senso voluto dai taboriti. (Cioè quei signori indeg ni del loro possesso). Principalmente nella Germania meridionale vediamo adoperarsi emissari taboridci. Due circostanze essenziali favorivano qui la propaganda boema: in primo luogo l'esistenza di numerose comunità di valdesi, in secondo luogo una forte te ndenza socialista, che si manifestò princi palmente nelle classi inferiori della popo lazione urbana e che, accanto ai giudei, minacciava la ricca ge• tarchia.

Predicatore dell'hussitismo nel VoigtJand, sul Reno, nella Svevia, fu un gentiluomo sassone, Giovanni Diandorf di Schlieben, arso vi vo a Wòrms nel 1441. Nella Franconia, nella Slesia e nella Svizzera l'hus~ sitismo fu propagato da Federico Reiser, vescovo dei taboriti, arso vivo a Strasburgo nel 14,:8, N ell'anno 1447, comun ità huss itc si t rovano in Aisch e T aubergrund, sotto la direzione del predicatore :MUller e nel 1461 segnalata l'esistenza di una setta egualmente hussita nel vescovato di Gichstadt.

Oltre le frontiere, l'hussitismo tempera o trasforma le sue dot~ tri ne. L'apocalittismo taboritico che cercava la salute avvenire in cinque città boeme, e riteneva imminente il regno personale cli Cristo, rivive, ma attenuato, nel gioichimismo tedesco.

L'hussitismo tedesco è più ·te mperato e si limita alle negazioni che noi conosciamo, cioè della tra nsustanziazione, della scomunica ecclesiastica, delle indulgenze, del culto dei santi, dei pellegrinaggi, dei digiuni, delle cerimonie d'ogni specie, del dominio temporale del clero, del giuramento e talvolta anche dei gradi ecclesiastici. È certo l'influenza dc1l' u manit:1rismo dei <( fratelli boemi>> che consigliava agli h ussiti di Gichstiidt l'abolizione ~ella pena di morte.

L'hussitismo tedesco prepara il terreno a Lutero e al protestantesimo.

Riassumiamo, per sommi capi, la storia del movimento ereticale hussita. Duplice è la sua genesi, poiché di due ek menti inscindibili si compone: il religioso e il nazionalistico. Entrambi hanno un'appendice sociale e socialista. I precursori dissodano, preparano, elaborano. Poi giunge l'uomo che riassume tutti i tentativi, raccoglie tutte le aspi· razioni, con.centra e dirige tutti gli sforzi di liberazione religiosa e mor ale. Quest'uomo è Giovanni Huss il veridico, La Chies a di Roma, minacciai:a, sì d ifende. L'eretico, gher mito con un tranello infame, sale al rogo , La dottrina si nobilita col martirio. I seguaci aumenta no di numero e di forza. Poi si d ividono i n varie sette. L'eresia1 dapprima monolitica, si sfalda e degenera V'è a destra ·l'utraquismo, a sinistra il taboritismo. Il fanat ismo trascina gli eretici hussiti agli eccessi barbarici r improverati prima ai cattolici La g uerra religiosa esau risce i contendenti e termina nel compromesso di, Basilea. L'eresia è uccisa dal partito politico. Il taborit ismo è infa tti un moto più politico-sociale che religioso.

Ma non invano è passata in Boemia la t ormenta ereticale. Col sac rificio del maestro e la guerra civile, il pensiero di Hu ss varca i confin i di .Boemia , penetra in Germania e prepara a sua volta l'insurrezione luterana. Tutti i movimenti eret icali dell'Europa centrale elaborano la riforma. ·

Cosl la storia della progressiva liberazione del genere u mano dai ceppi delle credenze dogmatiche n on subisce di secolo in secolo soluzi one alcuna di continuità

La Critica Ortodossa E Huss

Come è stato giudicato Huss pc1t mortw1 dagli storici della Chiesa cli Roma? Sono stati gli storici più umani e più equi dei gi udici del Concilio di Costanza? A quest'ultima domanda noi dobbiamo dare una risposta negativa. La Chiesa di Calvino ha eretto a Champell un monumento a Michele Serveto, ar·so v ivo per . ordine del r iformatore ginevrino, ma la Chiesa del Papa non perdona e non espia mai. Gli s to r ici della Chiesa sono sempre più o meno affetti da1l'eracliteo n1orbfl1 socer: chiedere a loro ob iettività di giudizio e di critica è peifettamente superAuo. Lo storico cattolico non si spoglia mai della sua qualità di prete, e tenderà sempre a giustificare, se non ad apologizzare le gesta della Chiesa, anche se furono barbare. Documentiatno.

Il cardinale Giuseppe H e rgenròther è l'autore della Storia 11niversa!t della Chiu a, opera che si compone di parecchi volumi, rifusa dal monsignor Kirsch, professo.re all'Università cattolica di FriburgO, e tradotta recentemente in italiano .

L ' Hergenròther si occupa di H uss e dell'eresia d .i Giovanni Wicleff in Boemia nel volume quinto, d a pag. 199 a 216. Abbastanza obiettivo è il profilo fisico-morale che d i Huss ci dà l'Hergenròther.

<1 Huss era un uomo di costum i integri, Jotato di facondi:i, ma sofistico, non di g rande ingegno specul:itivo, pa llido e smunto, {an;itico nei suoi discorSi, affe zionato sopra modo alb. sua onio ne, app.usionato e p;esuntuoso ».

Il wicleffismo abbracciato, sulle prime assai tcpidarncnte, dall'Huss n o n aveva urtato il clero o rtodosso. Ma ciò che suscitò lo scandalo, dice l'HergenrOther, « furono i discorsi di Huss contro ì diritti di stola e l'accumulazione dei b enefizi)). Discorsi provocanti, continu a l'HergenrOther, e non smentiti, anzi difesi con « orgoglio e sofismi» davanti l'arcivescovo di Praga. Nell' agitazione contro l'arcivescovo che aveva ordinato di bruciare i libri di Wicleff, Huss si mostrò « un ardente fanatico >).

L'Hergcnròther riassume solo la parte t eologica della dottrina hussita, Egli opina che « la dottrin a di Huss sulla giustificazione è assai lontana da queJla di Luteco >). Ma sempre Huss blandiva« l 'orgoglio delle moltitudini, le innalzava a giu dici sull'autorità ecclesiastica e secolare, ' le aizzava al disprezzo e alla persecuzione del clero e dei monaci, La dottrina sua no n solo fu eretica, ma anche politicamente pericolosa in estremo ed al tutto ri volu zionaria».

L'HcrgenrOther .no n vuol disti ngue re fra il cler o corrotto e il clero morale. Contro il primo e solo contro il primo , Huss dirigeva le sue invettive e la sua p redicazione. Colle ultime parole, poi, l'HcrgenrOt her g iustifica il misfatto di Costanza. Huss n on era solo il riformatore religioso, ma anche l'agitatore politico. Ecco perché fu condannato. Ma la sottile d istinzione non ci tranquillizza, né giustifica la sentenza degli inquisitori di Costanza. Se le dottrine di Huss erano « politicame nte pericolose all'estre mo », non si capisce l'interessamento in suo favore della nobiltà b oema e polacca.

Noi sappiamo che Huss fu arre stato improvvisamente, malgrado H salvaco ndotto imperiale o meglio malgrado la promessa del salvacondo tto i mpe riale. Ma l 'eminente HergenrOther ci assicura che Huss fu arreStato perché, « n onos tan te il divieto, egli celebrava ogni giorno la messa e faceva discorsi ai curiosi che accorrevano ad udirlo »

Il testo degli interrogat o ri di Costanza trasmessoci dagli amici di Huss prova che non si poté difendere, che b ene spesso fu soverchiato, urlato, costretto a l silenzio. In quella larva di processo solo gli accusato ri, ma non già l'accusato, ebbero ampia libertà di parola

Ma secondo l'HcrgenrOther il processo di Costanza n o n ebbe nulla d'Ìnquisìtoriale, Anzi I I g iudici tutti a.ddimostravano una commoventi ssima premura dì salvare la vita all'eretico, Tutt i i novatori, da Bruno a Galileo, hanno avu to un momento di debolezza e sp iegabile: Huss. non mai. Egli no n si spiega perché sa di non avere errato.

H erge nrOther è costretto ad ammettere che « Huss sosten ne la pena degli eretici con abbastanza tra nquillità e costanza ». Però, tenta di giustificare la pe na raccapricciante :

« Il supp lizio del fuoco era voluto dal diritto allora viiente, e questo aveva Huss medesimo invocato i.

E aggiunge, a giustificazione di coloro che pronunciarono la condanna e per rigettarne sul potere civile la responsabilità :

« H uss non incont rò una .fine sì tragica per il suo zelo di r iforma, il quale in tanti s uoi contemporanei non fu punito, ma per i suoi errori dimostrati evidenti e perniciosissimi».

Certo; quando lo zelo d i rifo rma rimaneva inattivo, contemplante, accademico, la Chiesa non se ne preoccupava, ma quando lo zelo di r iforma usciva dalle aule universitarie per muove re il popolo, allora la Chiesa non perdonava e colpiva.

« D d r esto - ags;iunge HergeorOth« - non si può scusare Huss di or• goglio inteUt ttuale C' nazionale, di inconseguenza e fanatismo o

Ma erano queste colpe meritevoli di sl g rave cas tigo ?

· « Il salvacondotto poi - contin ua il cardinale H er genrOther -non fu violato, e non g ià come afferma erroneamente il G iescler "N utlam fidem barrelico eue u rvand a m " , ma perché esso documt'n to, e per sua natura e per il contenuto, non d ava che il passo franco e valeva bensì a difendere contro le straniere vess azioni, ma non contro i giudici ordina ri e contro la loro sentenza » ,

Però le promesse del salvaco n do tto di Sigismondo eran ben più ampie: in esso si garantiva non solo il passo franco attraverso la Germania, ma anche libero il r ito rno ì n Boemia a Giov an~i H uss, q ualunque fo sse p er essere la sentenza del Concilio.

Invece 1a p romessa del salvaco ndo tto fu un tranello. Gli amici di Huss lo capirono e il maes tro stesso eb be il prese ntimento del pericolo. J,.ia lo volle affrontare. La sua fede er a troppo salda per temere la morte.

Anche Ja voluminosa storia detrHergenrOther è fatta ad usum E cç/e;iae. L'ere tico meritava di essere brud ato, e la Chiesa infallibile di Ro ma, co me l'Agnello divino, è m onda di peccati, né la turba i l rimorso di delitti compiuti, Per fortuna, v'è un'altra sto ria che non deve servire all'appoggio di sette più o meno false e pericolant i e da questa storia la fi gura di Huss il veridico esce pura e r adiosa nella luce divina del mar tirio.

DALL' EPISTOLARIO DI HUSS

Le lettere d i Giovanni Huss sono s tate raccolte dal suo amico no taio Piet ro Madenovice e Lutero le pubblicò per la prima volta rendendo omaggio alle dottrine~ alla fede, al carattere del loro autore. Lutero tradusse dapprima in latino quattro lettere che Huss aveva scritto in boemo e le pubblicò nel t B6, unitamente a quelle che i signori di Boemia e di Moravia indirizzarono al Concilio di Costanza. Nel t B7 Lutero pubblicò tutta la raccolta delle lette re di Huss, facendole precedere dalla interessante prefazione che qui sotto riportiamo, L'epi sto lario di Huss si può divi dere in due parti e ognuna di esse coincide con un diverso periodo della di lui vita. La prima va dal 1410 al 1411; la seconda, molto più inte ressante, abbraccia il perio do di tempo che dalla Partenza di Huss per il Concilio va si no alla vigilia del rogo. L'autenticità di queste lettere ci è data dalla seguente attestazione del notaio Pie tro Madenovice, inserita in fondo all'antica raccolta latina delle opere di H uss :

« Queste pagine son tutte {e<lelmente copiate sulle lettere è:li Giovan ni Huss, scr itte di suo proprio pugno; esse corrispondono parola per parola agli originali » ,

Pre fa zione di

Lutero.

« qualcuno legge queste lettere o le sente leggere, se, al tempo istesso, possiede una intelligenza sana e .se ha rispetto, dinnanzi a Dio, della sua propria coscienza, io non dubito ch'egli non confessi apertamente che G iovanni Huss fu dotato dei doni preziosi ed eccellenti dello Spir ito santo, Osservate, infatti, come egli s'è a ttaccato alla dottrina di Cristo nei suoi scritti e nelle sue parole; con q ual coraggio egli ha combattuto contro i dolori della morte; con quanta pazienza ed umi ltà ha sofferto ; con quale g randezza di animo ha affronta to da ulti mo una morte crudele per la difesa della verità. Ed egli ha fatto tutto ciò, solo, nell'imponente assemblea degli uomini più eminenti e possenti, simile ad un agnello in mezzo ai lupi e ai leoni . Se un tal uomo dev'essere considerato eretico, nessuno sotto al sole potrà essere ritenuto per un vero cristiano D a quali frutti r iconosceremo dunque la verità, se non si vede in quelli che Giovanni Huss ha prodotto e di cui egli era ador no ?

« Il più g ran delitto di G iovanni Huss è di aver d ichiarato che un papa empio non era la testa della Chiesa universale Egli ha riconosciuto in lui il capo di una chiesa particolare, ma non di tutta la· Chiesa; cosl come un ministro della parola di cui la vita sia crimina le è sempre ministro secondo le ap p:m::nze esterne, ma non è aff atto membro dei santi nella sua chiesa. Giovanni Huss ha neg11to perciò che un pontefice empio e scelJerato fosse un buon pontefice, sebbene assiso sul trono delb Chiesa. Si voleva dunq~ costringere Huss a d ire che un papa criminale dt'Ve essere ritenuto santo, cb' eg!i è infallibile, che le sue parole e j suOi atti sooo del pari santi e devono euere ricevuti e rispettati come altrettanti articoli di fede. Tutti quegli uomini così saggi del Concilio di Costanza avrebbero prestato orecchio favorevole a s imili discorsi, essi che detronizzando tre pontefici colpevoli non hanno ricohosci uto a nessuno il diritto di cond annarl i al fuoco ! Ma quando Giovanni Huss ha de tto le stesse cose, 1o hanno ttascì.nato al s uppliz io!

<i La porta è stata aperta ancora una volta a simili avvenimen ti a cagione d elle i ndu lgenze che il pontefice romano ha diffuso a profusione nel mondo intero e d el giubileo cha ha istituito a Roma per costruire la basilica di San Pietro. P oiché il p apa, fra le sue altre inven zioni, ha detto e confermato co lle s ue boll e che le anime di coloro i quali, dopo ave[ intrap reso il pellegrinaggio a . Roma, mod rebbc-ro lungo la strada, prenderebbe-io immediatamente il volo veno il cielo, ordinand o abbastnnza perentoriamente agli angeli, nella sua qualità di D io terrestre e di vica rio di D io, di pattare al delc,, su card velociS5imi, come si è detto, le anime dei defunti. Tetzel, porta to re del le indulgenze del vescovo di Magon za , ha d el p ar i inseg nato ch e le anime si slancerebbero dal p w gatorio a l cie lo non ap pena si sarebbe udito il tintinn io del d enaro versato nelle casse d el tesoro; ma ben presto confuso, egli chiuse la sua bocca sfrontata.

« Huss, predicatore della parola di D io nella cappella di. BethJem a Praga, si è o pposto a queste empietà, che rivo lte rebbero un bruto. Egli ha nega to che tale potenza fosse data al pontefice r omano ed ha altamente dichiarato che questi poteva ingannarsi su tal punto, come s u molte altre cose.

« Essendosi dunque permesso d ' insegnare che il papa può errart; (eresia ritenuta allora molto più spaventevole di q uelta che rinnega G esù Cristo), eg li fu costretto colla violenza a confe rmare ciò che aveva sostenuto, dicendo c~ un papa e mp io non è un papa pio. T u tti si agitarono allora come se fossero cinghial i, il loro pelo si rizzò, corrusa rono le fronti, agunarono i denti e infine, p recipita ndosi su di lui', lo condannarono crudel mente e malvagiamente a l rogo.

« Uno d ei primi articoli che bisognava amme tte re a q uelrepoca era l" infa l lìbilità del pontefice roma no; tale era l'opi nione dei giu,·econsulti de lla Corte romana. Non sembrava possibi le che r e rrore potesse cadere d a t anca a lte-zza ; ma a forza di presumere sì presume tropp o.

« Lo smarrimento pr od igioso di q uesti uo mini sopra a un pun to così g rave e gli oltraggi triviali di cui fu vittima da parte loro, riemp irono Huss di un gra nde coraggio. Una coscienza p u ra da ogni d elitto davanti a Dio come da vanti agli uomini offre all'uomo una grande conso lazione e s'egli soffre per i l nome e la g loria di Dio, lo Spirito santo, consolatore deg li afflitti, scende a lui, g li porge aì utò contro al mondo e contro ai demonì, cosl come Cristo ha promesso (M1tteo, X} dicendo : " Non siete voi che parla te, ma lo spirito del Pad re vostro che parla i n voi"; e (Luca, XXI): "Io metcerò nelle vostre bocche una forza e una saggezz.a alla quale i vostri av versari non resisteranno ".

H o saputo da alcuni deBni d i fede che l'imperatore Massimiliano d iceva, parlando d i Huss: "Hanno fatto ingiur ia a u n uomo eccellente " Erasmo da Ro tterdam, nei suoi primi li bri che .io possieda, ha scritto che ··G . Huss era sta to b ruciato, n oo convin to". E !"opinione d ei contemporanei era concorde nel ritenere ch' eBli era stato ingiuriato e vio lentato•

« Racconte rò qui ciò che mi disse il dottor Stauplitz di un coll oquio ch'egli ebbe col suo p redecessore, Andrea Proles, uomo deg no pe r nascita e meriti, concernente la rosa del dotto re Giovanni Zaccaria. Costui era rappresentato nei chiostri con un cappello adorno dì una ros1, qual segno di d istinzione pe r lui e d i disonore per Huss. Prolcs, vedendo questa immagine, disse: " Io non porterei quella rosa". Staup litz avendogliene domandato il motivo, Proles rispose: "Quando nel Concilio di Costanza si sosteneva contro H uss !°infa lli bilità del papa, il dotto r Zaccaria allegò il passaggio d ' Ezechiele ( capitolo XXXIV): ., •· Sono io che sono al di sopra dei pastori e non il popolo" ". Giovanni Huss negava !°autenticità della frase e allora Zaccaria si offerse d i provargli il contrario colla Bibbia stessa che Huss aveva portato seco dalla Boemia, poiché Zaccar ia, come molti altri, aveva spesso visitato Huss, allo scopo di convincerlo ed era caduto s u q uella frase. La Bibbia fu dunque portata neU·assemblea e diede ragione a Zaccaria. H uss sostC"nne tuttavia che quella Bibbia non era corretta e che le altre nrsioni C'rano diverse; ma, sopralfatto dai clamor i dei suoi avversa ri, perdC'tle la caus.1 e Zacc:uia, a perpetu.1 memori.1 d ell'avveni mento, ricevC'tte una rosa d al Concilio. E pertanto, disse Proles, è certo che que lle parole non si trovano in nC'ssuna Bibbia corre tta, né ma noscritta, né s1ampat1 e che esse testimoniano tutte contro Zaccaria. Così parlò Pro!C's al dottor St:iuplitz.

« Quel vC"rsetto s i leg ge come fu cit~to da Huss in tutte le Bibbie tC'desche, lati ne, greche o ebraiche; ma a Costanza si volle invece accC"ttare la contraffa. zione del Zaccaria, che non meritava né di riceve re, né di portare la rosa.

« Gli avversari delle opinioni di Huss testimoniano della di l ui sapienza. TrC'nt°anni fa io OC' ho intes.ì parecchi, abili teologi dire:.. Huss fu un grand issimo dottore, e s uperava in erudizione e sapere tutti quelli. de l Concilio". I suoi scritti, e fra gli altri. il suo Tratlato della Chiera e i suoi Sermo11i confermano quC"sto e logio

« MC"ntr°ero studente di teologia a d Erfurt, la mia mano cadde un giorno nella biblioteca del monastero sopra un libro dei Sermoni di G. Huss. Avendo letto su quel libro le parole Serm oni di Giovanni Huu, fui subito pn=so dal deside rio di co noscC"re, percorrendo il libro sfuggito al fuoco e conservato in una pubbli("a biblioteca, quali pericolose eresie egli avesse diffuso Fui colpito da me raviglia nella mia lettura, meraviglia d ifficile a descrivere ricerca ndo per quali cause si era bruciato un sì g rande uomo, un dottore cosi grave e tanto abi lC' a spiegare e commentare le scritt ure. Ma il nome di Huss era allora esC'crato. Temevo parlandone con elogio che il cielo cadesse" su me e che il sole si nascondesse. Chiusi du nq ue il libro e allontanandomi col cuore pieno di tristezza, dissi fra me per consolarmi: "Forse egli scrisse tali cose prima di divC'ntare eretico··. Igno ravo ancora (iò che era avvenuto a Costanza.

Tutto qUello che potrei di re non fa rebbe che aggiungere lode a Giovan ni Huss. l suoi avversari gli rend ono un omaggio g rande e poco riflesso, poiché se i loro occhi bendati potessero aprirsi alla lucC', arrossirebbero al r icordo de ll e cose da loro compiute. 1·autore di una raccolta degli atti del Concilio scritta in tedesco e ricca di notevoli d ettagli, mette tutta la sua diligenza à ren dC're odiosa la causi di G. Huss e scrive tutla via che, vedendosi spogliato degli abiti d el suo ordine, Huss sorrise con intrepida fermezza. Secondo sempre questo autore, Huss, condotto al rogo, ripeteva sempre: " Gesù, figlio di Dio, abbiate pietà di me t •• .A lla vista del palo fata le dove C"gli fu incatenato per essere arso, cadendo ginocchioni esclamò: "Gesù, figlio di Dio vivente che hai sofferto tanto per noi, abbiate pietà di noi!", VedC'ndo un contadino che portava de lla JC"gna sorrise con dolcezza e disse: " Sanaa simplitùt11/".

1 Un prete domandò ad H uss se voleva confessarsi e q uesti a cconsenti ; ma ave ndo il prete insist ito sull'obbligo d i abiurare, H uss rifiutò dicendo ch e non si riconosceva colpevole di nessun peccato mortale.

« H o ricordato queste cose affinché siano un avvertimento salutare a quelli dei nostri teologi che si recheranno a l prossimo Concilio 1 ; poiché se essi rassomigli:i.no agli uomini che si riunirono a Costanza, accadrà a loro ciò che è accaduto ai loro predecessori : g li atti che vorranno nascondere e seppellire nel- · l'oblio saranno portati alla luce del g iorno e ovunque pubblicati. r dottori . di C ostanza erano convinti che nessuno oserebbe mai accusarli colla parola o colla penna e molto m eno ancora onorare Huss come un santo. GH eventi invece hanno realizzato , sia per mezzo mio, sia con altri, le predizioni di Huss Fo rti d ella autori tà , i nostri teologi no n presentono alcun pericolo. Che il loro potere sia dunque ug uale a quello che avevano ai tempi di Huss, a cconsento; ma no n è ce rto però che colui il quale era davanti ai loro tribunali sta oggi. in un luogo ove coloro che lo giudicarono d ebbono ri tirarsi innan zi a Jui ».

Lettere di Huss, Serie seco nda,

Lettera prima. A Martino,

« Mastro Martino, mio carissimo fra tello in Cristo, io ti esorto a temere Dio, a osservare i suoi comandament i e ad astenerti dalla compagnia de lle donne. Sii prudente ascoltando le loro confessioni perché satana no n ti lusinghi con parole dolci, poiché San t' Agostino ha detto: ·· Non fidarti d ella d evo:done, poiché talvolta la corruzione è tanto più g rande quanto maggiore è l'appa renza della devozione e appetiti sregolati possono nasconde rsi sotto la maschera della pietL. " Guardati dunque dal fare una perdita irreparabile e spero che resterai puro da qualsiasi commercio colte donne, poiché sin da lla tua giovinezza io ti ho i nse· g nato a servir Cristo. Sappi che g li è per aver combattuto l'avari zia e la vita scostumata dei preti che io soffro, grazie a Dio, una persecuzione che ben p resto term inerà con me. Io ti scong iuro di non r icercare le g rasse pr ebende Tuttavia se sei chiamato a u na cura, che la gloria d i Dio , la sa lvezza delle anime e il lavoro ti p reoccupino e non il possesso delle e red ità Se ottieni una chiesa non prendere per domestica una donna g iovane e guarda di non ado rna re più - del l'anima la tua casa; cura soprattutto il tuo edificio spirituale; sii pietoso ed u mile coi poveri_; non consumare in fes tini la tua ricchezza , Ti mando la mia t u nica grigia, che ho conservato in ricordo di t e; se non ti piace, ne d isporrai come meglio ti parrà. Darai la mia tunica b ianca al curato mio discepolo; dara i p ure a G iorgio o Suzikon sessanta gro1then d ' argen to, p erché mi ha ben servito. « .... Ti scongiuro di non aprire q uesta lettera prima di a vere fa certa notizia d ella mia morte» ·

J Tal, frau fu pronunciata in uef6 da Girolam o da Pr11ga, amiro di Huu e condannato nello 11e110 t orn o di umpo al rogo .

1 Si /ra fia del Concilio con11o ca10 da Paolo III, dapprima a 1'.fan1011a nel 1'37, q11indi a V icenza e fi nalmenle a T m 110 nel 1,42 ,

Lettera terza. Scritta da Norimberga ai fedeli di Praga.

« Sappiate che da quando ho lascia to la Boemia, ho viaggiato a cavallo e a (acda S<Operta. Al mio arrivo a Pernau, il CW'ato m'a ttendeva unitamente ai suoi vìcari. Quindo entrai, bevette una grande tana di vino alla mia salute; ascoltò quindi la mia dottrina e disse ch'era stato sempre mio buon amico.

« Tutti i tedeschi mi videro quind i con piacere nella nuova città. Di q ui d recammo a Veyden, dove gran !oli.a ci cor se incontro quasi in atto dì ammirazione e quando fummo giunti · a Salzbach io dissi ai consoli e agli anziani della città : "Io sono quel Giovanni Huss d i cui voi avete senza dubbio sent ito parlar molto male. Eccomi. Assicuratevi d ella verità interrogandomi " . D opo alq ua nte discussioni, essi accolsero perfettamen te quanto io dissi loro. Traversammo q uind i lnnsbruck e passammo la notte nella città di Lauf, dove il cwato, gran giurista, venne coi suoi vicari e ricevette a ss.1i bene le mie parole. Ci <li rigemmo a Norimberga, dove akuni mercanti che ci pre~devano avevano annunciato il mio arri vo; la qual cosa indusse il popolo ad aspettarci sulle piazze, gua rdando e informandosi su l mio conto. Prima di d esina re, il curato Giovanni Helusel scrissemi che voleva intrattener si lungamente con me. L'invitai e venne. Poi i cittadini e i maestri si riunirono col desiderio <li vedermi e di conferire con me. Levandomi da t avola, anda i dinna nzi a loro e p oich! i maestri volevano parlare privatamente i o dissi : i• Parlo in pubblico; q uelli che mi vogliono ascoltare. m' ascoltino" E fmo a tarda notte dùcutemmo in presenza dei consoli e dei cittadini. Cera là un dottore dalla parola menzog nera e capii che Alberto, curato di San Sebold, osservava a malincuore l'approvazione che accoglieva le mie dot tri ne. Tuttavia i cittadini e i maestri Son rimasti soddisfatti...• "Maestro", mi han detto, " tutto ciò che noi abbiamo udito è cattolico ; noi abbiamo insegnato (IUeste cose da molti anni, le abbiamo tenute e le ri teniamo ancora per vere. Certo, voi ritorrete dal Concilio con onore". E ci lasciammo in buona amicizia.

« Sappiate che non ho ancora incontrato dei nemici e che in tutti gli alberg hi dove mi fermo sono accolto assai bene. la maggior inimicizia mi proviene d a taluni rhe sono in Boemia Che <lirv i d i più? I signori Venceslao e G iova nni di Clwn mi proteggono. Sono come g li ara ldi' o gli avvocati della verità, e, con loro, coll'aiuto divino, tutto va bene. L' im peratore nel regno, Venceslao Lesme , lo segue e noi arri veremo di notte a Costanza, verso cui si dirige il papa. Credo ch'egl i segua l'im peratore a una <list anta di sessanta mig lia.... ».

Lettera quinta G iovanni Huss al popolo di Boemia e ai suoi amici.

« Salute in Cristo. Entrammo a Costanza dopo la festa di Ognissant i, senza ave r sofferto molestia alcuna nelle città. che abbiamo traversato e dove abbiamo fatto delle locuzioni pubbliche in latino e in tedesco. Alloggiamo a Costanza, sulla piazza, di fronte all'albergo del papa e siamo venuti senza salvacondotto. 1 A ll"indomani del mio arrivo, Michele Causis ha affisso alla chiesa un'accusa contro di me L'ha firmata e fatta seguire da un lungo Commento, che in<l ica fra l'a ltro essere tale accusa diretta contro l'ostinato Giovanni Huss, scomunicato e sospetto di eresia. Io mi sforzo, coll'aiuto di Dio, di non curarmene

« Lutzembok e Giovanni l.epka sono stati dal Papa e g li hanno parlato di me; ha risposto che n on voleva far nulla colla vio lenza. Si dice, ma vagamente, che il Papa Benedetto viene al Concilio d alla Spagnai abbiamo saputo oggi che

1 Dell'i mperato,e, i d uchi di Borgogna e .di Brabante si sono r itirati dal campo. Bisogna che il Papa col Concilio attenda l'imperatore, che dev'essere incoronato 2d Aix, e pQiché ques ta città d ista da Costanza setta nta miglia, non credo che l'impera tore possa essere qui prima di Natale. Il Concilio sarà allora verso la fi ne, a meno che n on sia disciolto verso Pasqua. Qui la vita è molto cara: un letto costa mezzo fio rino per settimana. I cava lli costano moltissimo. Il signor Giot·anni ed io abbiamo ma n· . dato i. noStri cavalli alla città di Ravensburg, a quattro miglia di ·q ui, e penso che non tarderò molto a mancare del necessaì-io, Parlate della mia inquietitudine ai nostri amici. Il signor di Lutzembok è andato a raggi ungere l'imperatore e m'ha proibito di nulla intraprendere prima de ll'arrivo di Sigismondo. Spero che risponderò in una udienza pubblica. Qui ci sono molti italiani e parig ini, ma pochi vescovi e arcivescovi; i cardinali sono numerosi. Quando ho attraversato Costa.nza a cavallo, sono stato circo ndato da gran folla di cavalieri e -la genie si accalcava attorno a me. I nostri boemi hanno speso tutto il loro denaro strada facendo e sono già nel bisogno. M olto mi duole della loro mise ria, ma io non posso dare a tutti.. .. Nessuno dei cavalieri boemi si trova a Costanza, eccettuato G iova nni Lepka, che mi ha condotto e protetto come un vero cavaliere. Egli predica più di me, proclamando ovunq ue la mia innocenza.... ».

L ettera quattordkesima . A Giovanni di Clum.

« Mio buon signo re, cercate di farmi ave re una Bibbia e mandatemela per quest'eccellente uomo, e se Piet ro, il vostro segretario, ha dell'inchiostro, me ne dia, insieme con alcune penne e un calamnio

« Io no n so n ulla del m io servitore polacco, né del maestro cardinale. Ho saputo solo che vostra nobiltà è presso l' imperatore; per questo vi scongiuro di supplicare Sua M aestà in mio favore affi nché mi liberi dalle catene, possa disporre di me stesso e venire alla pubblica udienza. Sappiate che sono stato molto ma lato e che ho preso dei rimedi, ma ora sto meglio Salutate, vi p rego, i s~gnori boemi che sono alla corte del re » .

Lettera sedices ima. A Giovanni di Clum.

« I miei g uardiani si sono già tutti ri tira ti, nessuno pensa al mio cibo e igno ro il destino che mi a ttende nella m ia prigione. Vi supp li co d 'andare insieme cogli altri signori presso l'imperatore, affinché ponga termine alla mia cattività, perché non cada, causa mia, nel peccato e nella confusione. Vi prego anche d i venire a trova rmi insieme coi nostri signo ri di Boemia, poiché è necessa rio cheo io parli ron voi.... Temo che il gran maestro de lla corte papale mi cond uca questa notte con lui, poiché oggi è rimasto al monastero Il vescovo di Co5tanza m'ha sàitto rifiu tandosi d i trattare checchesia con me; i cardinali hanno fatto altretta nto. Se voi amale l'infelice Huss, procurate che il re mi dia guardiani della m a rorte e che mi l iberi stasera »

Lettera diciannovesima. A Giovanni di Clum.

« .... L' imperatore potrebbe do mandare chi deve essere il mio giudice, poiché il Concilio non mi ha chia ma to e non mi ha citato innanzi a lui e non sono ·stato accusato in sua presenza . Tuttavia, il Concilio mi ha gettato in prigione e ha ordinato al suo procurat ore di procedere contro me

« Se otte ngo l'udienza pubblica, io domando, nobile ed eccellente Giovanni, che l' imperato re vi assista e che il mio posto sia presso di Jui, affinch~ possa facilmente ascoltarmi e capirmi; e prego pure che voi , col signor Enrico Y en· ccslao e gli altri miei protettori, siate, potendÒlo, presenti, affinc hé udiate le parole che Gesù Cristo, mio procuratore,. mio avvocato, mio g iudice, mi m etterà sulla bocca, affinché, che io viva o muoia, voi sia te per me veridici testimoni, e impediate aÉ;li im postori di dire che ho · abiura to la fede da mc predicata, « Sappiate che in presenza. dei testimoni e dei notati ho chiesto ai commissari, ne lla mia prigione, che mi mandassero un avvocato e un procuratore.· H anno promesso, poi si sono rifiutati.. .. Credo che contro di me non abbiano a ltri capi d'accusa all"infuori dei seguenti: gli ostacoli da me frapposti alla pubblicazione della bolla delle crociate (essi hanno il m io tratta to, me lo hanno letto ed io !"ho riconosciuto); mi accusano di aver officiato mentre ero -scomunicato; mi fa nno un de litto d el mio appello al Papa ( Io h anno letto alla mia presenza e l'ho riconosciuto con g ioia); infine mi accusano di aver lasciato a Praga uno scritto, che è stato letto a Bethlem e interpretato dai miei nemici contro di mc, nel qua le è detto: ' ' Lascio la città senza salvacondotto"

• « Voi risponderete che quando ho lasciato Praga, non avevo punto il sa lvacondo tto de l Papa e ignoravo, quando ho scritto queHa lettera, che voi d oveste accompagnarmi durante il viagg io....

« Dopo l'udienza pubbli ca, se l'otterrò, possa l'imperatore non più permett ere che io sia nuovamente gettato in prigione; possa io raccogliere il ftu tto d ei vostri buoni consigli e di quelli dei vostri amici e, piacendo a Dio, dire all'imperatore parecchie cose pel s uo bene e per q uello della crist ianità» ·

Lettera ventisettesima, A Giovan ni di Clum.

« Finora nulla so e ig no ro a qua.I li.ne mi sarà accordata l'udie nza Ho protesta to per iscritto in presenza dei notai, ho indirizzato anche a tutto il Concilio u na supplica, che ho mostrata a l pat ria rca, e nella quale domando che mi sia concesso di rispondere sep.ratamente ad ogni ar ticolo, come ho r isposto in particolare e per iscritto. L'udienza mi sa rà data forse per rispond ere in una forma scolastica o Dio me l'accorderà perché io faccia un sermone.

« Per ciò che riguarda la comun ione del calice, voi possedete lo scritto dove ho consegnato le . mie ragioni, ed io non posso dir nulla di p iù, se non che l'Evange lo e l' epistola di Paolo prescrivono questo costwne e ch'esso fu in vigore nella Chiesa primitiva. Se gli è possibile, fate in modo che coloro i quali domanderanno di parteciparvi per un motivo r elig ioso, possano ottenerlo~ considerate però le mie circostanze.

« Che i miei amici n on s'allirmino dalle mie risposte particolari N on vedo come le cose av rebbero potuto svolgersi diversamente, dal momento che tutto è stato de liberato dal Concilio, prima a ncora ch'io venissi incarcerato. In uno scritto che è stato pubblicato dai commissari e che mi è stato letto, io sono chia• mato un eresiarca e un seduttore del popolo. Ma io spero che le cose da me d ette all' ombra saran più tardi portate e predicate- alla luce.

« Sono stato interrogato sui quarantasette ar ticoli ; ho risp osto come nella m ia p recedente protesta. Mi h anno chiesto, prende ndo ogni articolo, se io volevo difenderlo; ho risposto che mi rimette vo a ll e decisioni del Concilio e ho detto, come dianzi ad ogni a rticolo: ' ' 13 vero, ma i n tal senso··. '' V0Je1e difenderlo ?" .

"No, mi rimetto alle decisioni d el Con cilio". Dio mi è testimone che in quel momento non ho trovato mig lior risposta, avendo già scritto di mio proprio pugno che io n on voglio null a difendere con ostinazione, men tre son pronto a fa rmi" is trui.re. Queste domande n on sono state fatte, perché si è detto ai commissari che io avrei fatto noto all'imperatore di voler difendere solo tre o quattro articoli

Mi hanno perciò d omandato che cosa avevo dichi ara to all'imperato re; ma ho risposto di n on aver detto nulla. Michele Caus is e ra là con una carta, e stimolava il patriarca a fo rzarmi a rispondere e in quel mentre entrarono parecchi vescovi Michele Causis ha inventato ancora nuove accuse contro di me Il patriarca ha sostenuto esplicitamente che io era ricchissimo: Un arci vescovo mi ha detto: "Voi avete settantamila fiorini " , Michele mi ha domandato prima deg li altri: "Dov'è andata a fìnire quella t unka p iena di fiorini ? Quanto denaro vi custO· d iscono i baroni di Boemia?". Oh, cerio, oggi ho molto sofferto. Un-vescovo ha d etto: "Vo i avete stabilito una nuova Jegge " , un altro: "Voi ayete predicato tutti q ues ti articoli", ond' io coll'aiuto d ivino vivacemente ho risposto : "Pecché mi coprite d'i ngiwie? " »

L ettera trentesi ma . Ai suoi nobili benefattori.

« Io credevo che in questo Concilio d fosse più ordine e più dece nza Io soffro del ma le di denti e col caldo sono stato preso da vomiti d i sangue. Soffro altri do lo ri fisici Finché io saprò che voi, insieme coi nostri giovani s ignori, siete a Costanza, sarà per me una grande consolazione, q uand'anche d ovessi essere condannato a morte.... Due commisSari del Concilio mi han no chiesto nella mia prig ione se possedevo parecchi libri di cui avevo fatt o uso nelle mie ricerche. Ho risposto di sì. "E dove?" , m·han domandato. "In Boemia".

·· Ne avete qui?". Ho negato e infatti non ne ho, quantunq ue abbia p receden• temente portato .il libro delle sentenze, la Bibbia e altre opere. Ho saputo da loro che Giovanni, mio discepolo , si era ritirato dal Concilio ed ess i mi han d oma ndato : "Non avete altre conclusioni.da darci?". "No, ciò che ho de tto è la verità". ''Volete abiurare e r evocare?", "No, ma venite al Concilio, mì. ascolterete. Io ci debbo andare e là risponderò. Perché mi tentate? Sié!e venuti a consolare un prigioniero o ad aumentare invece le sue sofferenze? ". Allora, d opo aver scambiate a lcune altre parole, se ne sono anda ti ».

Lettera trentunesisma. Ai suoi amici.

• .... Avevo spesso dichiarato, sia in privato, sia in p ubblico nel Concilio, che a vrei consentito di sottopormi ad u na inchie:sta, all' istru zione, all' abiu ra, a lla pena qualora si fosse dimostrato che io avevo scritto, insegnato, risposto qualche cosa di contra rio alla ve:rità Ma cinq uan ta dottori, che s i dicevano emissari del Concilio, essendo stati da me spesso rimprove rati per ave re estratto falsamente degli articoli dalle mie opere, m i rifiutarono qualsiasi soddisfazione e non vollero neppur conferire con me, dicendo: "Voi dovete rimettervi alle decisioni del Concilio··. E il Concilio mi scherniva quando all' udienza pubblica io citavo la parola d i Cristo e dei santi dottori. O ra mi accusano di capirli a rovescio, ora m·insultano.... ,

« Un do ttore inglese;. che già privatamente mi aveva detto che Wicleff aveva volu to annientare ogni scienza e aveva riempito d i errori i suoi libri e la sua· logica, s i m ise a parlare s ulla moltiplicazione del corpo di Cristo nell'ostia; e poiché le sue ragioni erano deboli e g li fu imposto il silenzio, egli esclamò:

·· Q uest'uomo inganna il Concilio. Premunitevi ch'esso non cada in errore, come avvenne per Beinger ", Quando si tacque, un altro discusse rumorosamen te sop ra l'essenza creata e comune. T utti gridavano ad alta voce Io chiesi che lo si ascoltasse e gli dissi: "Voi argomentate bene e vi r isponderei volentieri". Eg li aUora aggiu nse con voce cavernosa : "Cost ui è un eretico !". I signori Venceslao Duba, Giovann i di Clum e Pietro il notaio, valorosi campioni della \·edtà, SllflnO quali rumori, q ua li scherni indegni e qua li bestemm ie si alzarono 'in quel!'Assemblea contro di me Stordito da tante grida, io dissi: "Credevo che in questo Concilio ci fosse più decen za, più piet à, p iù d i sciplina ". Tutti tacquero allora, a vendo l'imrerato re ordinato il silenzio.

« Il rnrdinale che presiedeva mi disse: "Voi parlavate pili, umilmente nella vostra prigione ", Io risposi : " 1! vero, poiché nessuno vociferava contro di me, mentre ora vociferano tutti", Egli aggiunse: " V olete sottomettervi a ll'inchiesta?" "Acconsento ", replicai, "ma nei limit i d a me posti". "Ritenete intanto qual res ultato dell'inchiesta", aggiunse il cardi nale, "che i dottori hanno d ichiara to che g li articoli estratti dai vos tri libri sono errori che voi do vete cancellare, abiurando quelli sui quali hanno deposto i testimoni". L'impera tore d isse: "Questo, o Giovanni Huss, vi sarà comunicato p er iscritto e voi risponderete", " Che ciò sia fatto nella prossima udie nza", concluse il cardinale. E b. seduta fu tolta ».

Lettera trentaduesima. Ai suoi amici.

« .... Domando in nome di Dio che t utti i nostri sig nori riuniti so'llecitino dall'imperatore un'ultima udienza per me

« Egli me l'ha promessa e sa rebbe grave vergogna se non mantenesse la parola. Ma io temo ch'egli farà come pel sal vacondotto

« Già parecchi amici in Boemia m avver ti rono di diffidare del suo salva.condotto; altr_i mi dissero: "Sigismondo ti consegnerà ai tuoi nemici. 11 signor Miskeff è un di loro". Duwoky dinanzi a. Fessenitz: mi disse: "Maestro, è certo che tu sarai rond:annato... , ". Credevo che rim~ratore fosse versato nella legge di Dio e ne lla verità; comprendo ora che la sua saggezza non è grande. Eg li mi ha condannato prima dei miei nemici .... »:

Lettera trentatreesima': Ai suoi arrìici.

« Oh, qual conforto ho avuto nello string ere la mano del signor G io. vanni. di Clum, che non si è vergog nato d i pors,ere la sua a me eretico, clisp re%· 2:ato, · incatenato e a ltamente condannato da tutti ,

« Paletz è venuto a vis itarmi nella mia prigiòne e mi ha detto da vant i ai commissarl che, dalla nascita di C risto , non c'erano stati e retici p iù pericolosi di me e Wicleff. Ha soggiu nto che t utti quelli che hanno ascoltalo le mie prediche sono infetti di que5ta e resia, che consiste nel ritenere che il pane materia le rimanga nel sacramento dell"e ucarestìa. "O Paletz", io ho · risposto, " che questa parola è crudele? E qual peccato t u commetti verso di me. Io morirò; forse d i qui sarò condotto al rogo. Qua le r icompensa ti daranno in Boemia? ... "

« H o sempre in mente queste parole : " Non fidatevi dei prindpi.... "

Lettera tre ntanovesima. Al signor Haulikon.

« Pred icatore de lla parola · di Cristo, non opponetevi all'amministrazione del calice, sacrame nto i stituito da Cristo e dai s uoi apostoli. Nessuna parola della Scrittura è cont rada, ma solamente l' uso, e penso che questo si s ia stabilito pet neg ligen2:a e oblio. Ora, noi ooo d obbia mo seguir l'uso, bensì. l'esempio di

Cristo. 11 Concilio , seguendo l'uso, ha condanna to la comun ione dei la ici col calice quale un e rrore e h a defi nito erelico chi unq ue la praticasse La malizia d egli uomini rip rova già come erronea una istituzione di Cristo.... » .

Lettera quaran tesi ma. Ad alcuni amici. .

« Una moltitudine di persone sono venute per esortarmi e fra di lo ro molti d ottori e pochi fra te lli, comi!' dice l'apostolo . Sono stati prodighi di consig li è di frasi, m'hanno d etto che potrei e d ovrei abiurare i miei scrupo li sottomettendo la mia volontà a quella della santa Ch iesa, che il Co ncilio rapp resenta; ma nessun di loro evita la difficoltà quando io lo metto al mio posto e gli chiedo se, essendo certo d i no n aver mai peccato, né profe ssato, né difeso eresia, sarebbe di.sposto ad abiurat e un errore mai commesso.

« Taluni han detto che non è necessario di abiurare, sibbene di rin unciare a ll"eresia profeuata o no ; altri pretendono che abiurare significa negare ciò. che viene attribuito a to rto o a ragione. "Io giurerei", ho detto lo ro, ·• che non ho mai predi cato, né difeso g li e rro ri che mi si imputano e che non li predicherò, né li difenderò giammai ", Ma q uando p arlo cosl, j dottori si r itira no,

« Al tri sostengono che supponendo ·si trovasse nello Ch iesa un uomo vera· mente innocente e che q uest'uomo .si confessasse per umiltà colpevole, egli sarebbe bniemerito . A tal proposito qualcuno ha citato, fr a gli antichi Padri, un" certo santo, nel letto del quale e ra stato insin uato un li bro p ro ib ito. Inter pellato e incolpato di ciò , il santo negò il fall o. J suoi amici g li r isposero: "' Tu ·hai nascosto il l ibro e l'hai· messo nel tuo letto" Ed essendo stato trovalo il libro, il santo si confe~sò colpevole...

« Un ing lese mi disse: "' Se io fossi al vostro posto, in coscienia ab iurerei, poiché in Ing hilterra tutti i maestri e lutti g li uomini sospetti di ave r ade rito alle opin io ni di Wid eff sono stati cita ti ognuno d avanti al proprio ardv'escovo e hanno abiurato ". Infi ne si son messi d"accordo nell"impègn:umi a ri mettermi a lla misericordia del Concilio ,. »

Lettera quarantatreesi ma. Ai suoi amici,

(( .... Un do ttore mi ha de tto: " In ogni cosa io mi sottometterei al Concilio; tutto allora sarebbe buono e legittimo per me ", E aggiunse: " Se il Concilio dicesse che voi avete un occhio solo, men tre senti te di averne d ue, bisognerebbe dar comunq ue ragione al Concilio", "' Anche se il mondo intero , risposi, ·• Io affermasse, io non potrei conveni rne senza feri re la mia coscienza in sino a·che io avessi l' uso della ragione". D opo alt ri d iscorsi, il dottore abbando nò questo argomento e mi disse: "Confesso di aver mal scelto il mio esempio " ».

Lette ra quarantaquattresima. A un amico.

« Sap pi, mio carissimo, che Pale t1:, te ntando di persuadermi, m' ha detto che io no n debbo temere la verg og na di un' abiura, ma pensare al bene che ne verrà. Gli ho risposto: "L'obbrobrio di essere condannato e bruciato è più g rande che q uello di abiurare sincera mente. Qual ve rgogna temerei dunq ue, abiur'ando? Ma dimmi, Pa let1:, che faresti se tu foss i certo che a torto ti si attribuiscono degli e rror i ? Vorresti abiurare ?". " Ciò è duro infa tti", diss'eg li. E p ianse. N oi abbiamo pa.rlato in segui to d i mo lte cose che ho contra<l<lette

« Michele Causis, questo disgraziato, è venuto qualche volta davanti alla mia prigione coi deputati del Concilio; e mentre io era con loro, egli diceva :ai guardian i: "Con la srazia di Dio abbruceremo ben presto questo eretico pel q uale ho speso ta nli fiorini", Sappi, tuttavia., o amico, che non esprimo affa tto in questa lettera un voto di vendetta. lo lo l ascio a Dio e lo prego dal più proforldo del cuore per quell'uomo.... ».

Lettera quarantacinquesima. A un amico.

• Domani, alle 6, debbo rispondere a qùanto segue. Mi si domanda, in primo luogo, se io voglio riconoscere per erronei tutti gli articoli estratti da i miei libri, s e li abiuro e se m'impegno a pred icare il contrario; in secondo luogo, se io voglio confessare che ho predicato g li :articoli che mi sono imputati dai testimoni; in terzo luogo, se 1i abiuro . Permetta Iddio che l'imp eratore senta le parole che il nostro divin Salvatore metterà nella mia bocca e se, come spero colla grazia di Dio, mi si darà della carta e delle penne, così risponderò per iscr itto : "Io, Giovanni Huss, servitore di Cristo, rifiuto dl riconoscere che u n solo degli articoli estratti d:ai miei li bri s ia erroneo, temendo di condanna re l'opi• nione dei santi d ottori e in pil.rtko la re di Sa nt' Agostino. In secondo luogo, ri fiuto di riconoscere di aver professato e predicato g li articoli che mì sono imputati da fals i testimoni. I n terzo luogo, rifiuto d 'abiurare nella tema d i. spergiurare....

Lettera quarantaseiesima. Al suoi amici.

« Queste sono cose che spesso il Concilio ha preteso da me, ma esse implicano·che. io revochi, abiuri, accetti una penitenza, e non posso fa rlo senza manrn.re in molte cose alla verità; i.o secondo luogo, abiurando, spergiurerei, confessandomi reo di errori che mi sono falsa mente imputati; in terzo luogo, darei un grande scandalo al popolo di D io che ha ascoltato le mie p rediche, e meglio varrebbe che una macina da molino fosse attaccata al mio collo e che io fossi immerso i n fondo al ma re; da ult imo, se agissi così., per sfuggire una confusione momentanea e una breve soffe renza, cadrei in un obbrobrio e in un dolore ben più terribili, a meno di farne espiazione co ll a motte.... ~-

Letter a· quarantasettesima. Ai suoi amici di Praga, t< Ho dovuto avvertirvi, mie.i carissiÌni, di non lasciarvi p unto spavent are da lla sentenza. di coloro che hanno condanna to i miei libri a l fuoco. Rico rdatevi che' gli israeliti hanno bruciato gli scr itti del profeta Geremia senza tuttavia evi. tue Ja sorte ch'egli aveva loro predetto . Dio ordinò anzi, dopo la distruzione col fuoco di questa profezia, che u n.a nuova e più estesa profezia fosse scritta. Il che venne fatto, poiché Geremia dettava nella· sua prigione e Baruch scriveva, come si legge al capitolo XXXV e XLV di G eremia. t; inoltre scrillo nei libr i dei Ma ccabei che gli empi brllciavano la legge di Dio e ne uccidevano i depositari:. Sollo la nuova alleanza, essi ha nno bruciato i santi insieme coi libri ·della legge divina. I cardinali hanno condannato e consegnato alle fiamme parecchi libri di San Gregorio e ·li ·avrebbero bruciati tutti se non fossero stati salvati dal d i l ui servitore Pietro, Due condi? di p reti hanno condannato San Criso.Stomo come eretico, ma Dio ha" reso là menzogna loro manifesta dopo la morte di colui che stato soprannominato "San Gìovaoni bocca d'oro··.

$: Sapendo queste cose, il timore n 6o v·impedisca. di l eggere i miei libri e non consegnateli ai miei nemici, che H brucerebbero Questo Concilio di Costanza non aridrà sino in Boemia; parecchi di coloro che vi partecipano moriranno prima di essere riusciti a strapparvi i miei li bri. La maggior parte di essi andranno dispersi da tutte le parti come cicogne e riconoscernnno, all'approssimar dell'inverno, ciò che essi avranno fatto dura nte l'estate. Considerate ch'essi hanno gi udicato il Papa, il lo ro capo, degno di morte pec dei delitti t'normi. Coraggio, e rispondete a questi predicatori che vi dico no essere il Papa un Dio sulla t erra, ch'egli può vendere i sacramenti, come dicono i canonici, ch'egli è la testa della Chiesa santamente amministrandola, ch'egli è il cuore della Chiesa spiritualmente vivificandola, ch'egli i!- la sorgente dalla quale scaturisce ogni virtù e ogni bene, ch'egli è il sole della santa Chiesa, !'a.silo sicuro d ove t utti i cristiani trovano il loro rifugio Ecco che già questa testa è come troncata dalla spada, questo dio terrestre è incatena to, questa sorgente perenne è essiccata, questo sole divino si è oscurato, que:sto cuo re è stato strappato e flagellato perché nessuno più vi cerca un asilo. Il Concilio ha cond anna to il suo capo, l a sua p ropria testa, per aver venduto le indu lgenze, i vescovati e ogni cosa, Ma fra coloro che l'ha nno condannato, "'era gran n umero di compratori, che hanno fatto a loro vo lta quel traffico indegno. Là c'era il vescovo Giovan ni Litomyssel, che per due volte e sempre i nvano h a tenta to di comperare il vescovado di Praga, O uomini corrotti! Perché non han no anzitutto levata la trave dall'occhio loro, s'egli è scritto nella loro legge che "chiunque comprerà col denaro una carica, ne sarà privato? Venditori dunque e compratori e chiunque farà t al vergognoso contratto siano condannati come San Pietro condannò Simone, che da lui \'O]eva comperare la virtù dello Spirito santo".

« H anno lanciato l'anatema al w~nd ito re e lo hanno condannato, ed essi sono i compratori; hanno offerto la mano a questo patto, e .rimangono impuniti! Che d ico? Essi trafficano con questa mercanzia sin nelle proprie dimore. C'è a Costanza un vescovo che ha vendu to, un'altro che ha comperato, e il Papa, per ave r approvato il mercato, ha ricevuto del dena ro da entrambi.... Se Dio avesse detto ai membri d i questo Concilio: "Che colui Ira di \'Oi il quale è senza peccato pronunci l'arresto di Papa Giovanni", è certo che tutt i uno dopo r a ltro si sarebbero riti rati.... Perché dunque, prima, piegavano il ginocchio dinanzi a lui? Perché gli baciavano i piedi ? Perché lo chiamavano santissimo, mentre vedevano in lui un eretico, un· omicida, un peccatore ostinato, poiché in quest i te rmini d i lui parlavano in p ubblico? Perché i cardinali !"han no fatto papa, sapendo ch'egli aveva fatto perire il s uo prede<essore? Perché l'hanno tollera to sl l ung o tempo, sapendo che trafficava le cose sante? Non for mano e-ssi il di lui consiglio per avvertirlo d i. ciò che è g iusto, e non sono anche loro colpevoli poiché hanno tollerato in lui dei crimini che erano còmun i a tutti? Perché nessuno ha osato resistergl i prima .della sua fuga da Costanza?

« Scrivo questa lettera il giorno di San Giovanni Battista in prigi one e coUe catene e p enso che San Giovanni fu d ecapita'to nella sua prigione per la parola d i. Dio».

Lettera cinquant~simà, Ai suo i amici.

« Ho deciso, cari e fedeli mie i in Cristo, di farvi sapere in guai modo il Conci lio di Cos tanza, gonfio di t anto orgoglio ed avarizia, ha condanna to come eretici i miei scritti in lingua boema, ch'esso non ha mai ne visti, né ud iti leggere e che non avrebbe compreso quand'anche ne avesse a scoltato la le tcura, Poiché questo Concilio è pieno d 'italiani, di fr ancesi, di tedeschi, di spagnoli e di gen te d'ogni paese e d' ogni lingua. I miei libri non sono stati capiti che d al vescovo litomyssel, da parr:cchi boemi, miei nemici, e da alcuni preti di Prag a, che han no calunniato dapprima la verità di. Dio e in seguito la Boemia nostra, che è, io spero, una contrada d i una fed e perfetta, notevo le per la sua devozione a lla parola di Dio e per i suoi buoni costumi. E se voi foste stati a Costanza, voi avreste visto l'abbomi nazione di questo Concilio, che si dice santissimo·e infallibile, abbominaiione che ha fatto dire a parecch i citladini di Svevia che la città di Costanza non pot rà purificarsene che in trent'anni.... » .

Indice Dei Nomi A

Absburgo, la dinastia degli, 183, 189.

Affra, Ja suora, 90,

Agos tino, sant', 13, 34, 3 18, 3U.

Albe rici Mario, 244.

Alessandro VI, 106, 286.

Alessandro VII, 56, 89

A lessandro di Mazovia, 82.

Aligh ie ri Dante, 99, 125 , 140, I:56, I:58, 164, 174, 188, 217, 275, 276

A lness, 251.

A.bo ( L' ) Adige, V IU.

Amadori Donato, 222.

Anibr os i Ernesto, 265.

Amoretti Giovannina, 264,

Anchisi Achille, 264.

Angdini, il p r ocuratore di Stato, 169.

An na Maria, la regina, 42, 43, 44, 4 5, 49, 56, 89, 91.

Anna, l'arciduchessa, 44.

Arbei u r Zei11mg, 193.

A"hi11jo dell'AlJo Adige, 207,

A rdisò Roberto, 12, 13 , 15, 19.

A rensperg, cl' , il principe, 42

Aretino Pietro, 98,

Aristotile, 16.

A rrach, d', il cardinale, 42.

Ascoli G raziadio Isaia, 208, 209.

Avancini Augusto, 186, 187, 191, 265

A,,angN(m/ia Sodaliita, 254, 25 7.

Avanli!, IX, 238, 242

Avvmire (L'), 184.

Av venire (L' ) d el Lavoratore, V, VJ, 18 4, 185, 187, 240, 249, 2.51, 254, 265. B

Baboeuf François Emilè, 240.

Darone Francesco, .5, 17

Badeni, il m inistro, 187.

Ba in, 11.

B ak unin Michele, 8, 10, 14.

Ba labanoff AngeJjca, 257, 258.

Bandini Giuseppe, 232, 233.

Bara.gioia A ristide, 210.

Bari»covi Ve ttore, %, 89

Barberini, i cardinali, 57.

Barboni Tito, 249, 2.56.

Barboni, la fam iglia, 251.

Ba rd i D onatello, 1.58.

B arni Giulio, 186.

Bar oncelli Genserico, 24 4,

Barrès Maurizio, 175.

Bartoli Sigismondo, 257.

Bartolini, l'avvocato, 176.

Ba rtoloni Flavio, 244.

B assi Francesco, 2 38

Battisti Carlo, 208, 209, 2 11.

Battisti Cesare, VIII, IX, 175, 184, 204, 266

Bebel Ferdinando A ugusto, 19 2.

Bedeschi Sante, 244

Beinger, 322

Bellàr mino, il card inale, 26.

Be llenzani Rodo lfo, 82, 17 5

Belli Pietro, 46.

Benedetto, il papa, 3 19,

Benizìo, don, 42, 4.5, 50, 51, 52, 56, 57, 58, .59, 60, 61 , 62, 63, _64, 6\ 66, 67, 68, 69, 70, 7 1, 72, 73, 74,

76, 77, 78, 79, 81 , 82, 83, 84, 85, 86, 87, 88, to t , ~1 5, 116, 11 7, 118, 119, 120, 124, 126, 132, 134, 144

Bernard C laudio, 5.

Be rnardo, san, 302

Bernstein Eduard, 158.

Be rthelot Marcellino, 13.

Be rtoglio, i fratelli, 248.

Bezhold, Federico von, 273, 275, 276, 284, 29 4, 300, 303, 304, 306, 309.

Be:zzi, il maestro, 226, 227, 231.

Biagio, san,· 192.

Bienerth, 18 2.

Bilinsky, il m inistro, 20 1.

Bocca G raziosa, 26 2.

Bòccaccio G iovanni, 97.

Bokdson, 17 5.

Bonapa rte N apoleone, 156.

Bonavita Fran cesco, 242.

Bonporto Bern ardino, 97.

Bon tscheff, 2 :5-7.

Borg ia, la dinastia dei, 99.

Bonigov I, ,278 .

Bosco Gio vanni, 224, 231.

Bossi Emilio, 3 5.

Brachvog el W olfgang, VIII.

Broca, il medico, 17.

Bruno Giordano, 5, 313.

Brilnn, 188, 189, 194.

Bruto, 86.

Bì.iclmer, 13.

Ca ldcra ra Alberto, 242, 244, 24 5.

Calvino G iovanni, 312.

Candussio; la s ig norina, 262.

Ca nestri ni Alessandro, 182.

Cantù Ces:i re, 27 3, 294, 29 5, 296.

Cttrducci Gi osue, 18 2, 197,

C ard ucci Valfredo, 2 34, 236, 243.

Carlo IV, 278, 279, 282 .

U.rtesio Rena to, '.5

Caste llano, l'istituto re, 277.

Castelnuovo, A ntonio di, il conte, n , 56, 58, 59, 60, 6 1, 70, 79, 82, 83, 84, 85, 86, 87, 88, 105, 107, 108, ll5, 116 , 11 7, 118 , 120, 124, 126, 132, 1}4, 140 , 144, 145.

C astelnuovo; la famiglia dei, 82.

Cate rina, 2 39

Cattoli, 235.

Causis M ichele, 286, 319, 322, 3 24 .

Celestino, il vescov o, 180.

Ce lli Ama lia, 239 .

Celli Benede tto, 239 ,

Ce lli Dario, 244.

Celti Massimi liano, 239, Cervantes Miguel, 43 ,

Cervin i, 8 1.

Chamberla.in Houston Stewart, 155, 156, 1~7. 1 58, 159.

Chel tschizky Piero, 310. ,

Ciancabilla, il gio rnalis ta , 23 8.

Cicerone Ma rco T ullio, 35.

Cicogn an i Oberdan, 244.

Cima, il tribuno, 78, 79 , 80, 8 1, 106, 107.

Cinsa relli Tobia, 244.

Clement Jac_q ues, 106.

C lemente VH, 106 .

Cleopatra.- 99, 116, ·

Clesio Bernardo, 42.

Coccai M erlin, 179.

Cocchi G iu seppe, 244.

Colonna, Ottone d i, 287.

Colpi Giuseppe, 174

Compte Augus to, 17, 18.

Cost:1t1tino, J'imperatore, 283, 3 07.

Crisostomo, San, 235.

Cugn olio, i frate lli, 250, 253 .

D

D allani Etto re, 2 25

Dalle Vacche Antonio, 2 38, 343.

D anti Paolina, 261.

Darwin Cha des Robert, 13, 30 , 156.

Daszinski, 188.

Dauvergne Rosa, 2 H .

D e Am icis EJmondo, 2.i2 .

Del D ogan Antonio, 262.

Della Croce Giovanm Maria (suora Bernar dina), 89, 90, 9 l, 92, 93, 102

D e Pauli s, il macellaio.

Di:indorf di Schliebcn Giovanni, 310,

D idero t Dionig i, 29.

Di Mo nte, il cardinale, 80, Dionesi Umberto; 2 37,

D i Rovasenda, il prefetto, 264.

D ivo k y .Miche!, 290,

Dooatini Salvatore, 253, 256.

Dordi, 198.

Dorè G ustavo, 233 .

D ovizi Bernard o, detto i l Bibbiena, 98,

D umas Alessandro, Vlll.

Eisen, 2 H , 257

E leonora H., 2n, 254, 255, 256, 258.

Elisabetta, la regina, 106.

Emilia C., 253, 254, 256.

En ~rizzi Celestino, 168, 198,

Enrico IV, 278.

Epicuro, 7,

Erasmo da Rotterdam, 316.

Erben Carlo, 300.

Esterle, 198.

Eukens Rodolfo, 17, Ezzelino III da Romano, 82

G iovanni, san, 325, 326,

Giovanni XXIII, 286, 287, 295, 296, 326.

G iovanni di Clum, 290, 319, 320, 3 211 322, 323.

G iovanni. d i Ribìam, 290.

G iovannina P., 262, 265,

G irardi Simone, 97, 98.

Girolamo da Praga, 2 84, 288, 302, 318.

G irolamo da Romano, detto il Roma. nino, 9 7.

G iudice Maria, 258.

Giulia F., 246, 247.

Giulietta F., 2 54.

Fera i A ngelo, 244.

Ferdinando Carl o, r a rddu ca, 44.

,Ferdinando III, 42, 44, 56, 89, 91.

Ferrari Giuseppe, 8.

Ferrer Francisco, 183

Ferrero Guglielmo, 22, 31.

Fe rri Enrico, 13, 31, 32.

Fietta, 264.

Filippo IV, 42, 49.

Floria ni Giuseppe, 89.

Fogazzaro Antonio, 13.

Fouillée, 13

Francesco, 5an, 292.

Francesco Giuseppe, 198, 199,

Francesco Sigismondo, l'arciduca, 44.

Fresoni A ntonio, 255.

G iulio JIJ, 106

Giunchi Elena, 235.

Giunch i, il cugino di Eleoa, 235.

Gitmizia (La), 249.

Glatz d i Rotheohausen Lorem:o, 304.

Gobineau Joseph Arthur, 153, 154, 155, 156, 159.

Godoli Pietro, 244,

G oethe Wolfgang, 156, 196.

G osso li Ines, 238 .

G rabmayr, il senatore, 194, G ran<lier Urbano, 2}.

Gregorio, san,· 325.

Gregorio XII, 285.

Grestal, ÙttJ.vio di, il barone, 83, 84, 85, 86, 88.

Guidello M :uio, 50.

G uidi Rachele, VIIr, IX, 265, 267, 26$, 269.

G uidi lombardi Annina, 265, 267, 268.

G abcrel, il professor, 257 q alilei G alileo, 5, 313 .

Gall, I I.

Garavini Giovan ni, 244.

Garibaldi Giuseppe, 175, 194, 195.

Gasperini D omenico, 265.

GateJ.ux, 257.

Ga:aoletti, 198 .

G en naro, san, 14, 24.

Gentili, il d eputato, 182.

Geremia , il profeta, 325.

Giescler, 314.

Gi melli Jcilio, 225.

G iorgio, il discepolo di Huss, 292, 318.

Giornale Ug11re, 264,

Giosuè, 18 , Giou o, 158.

Guyan, I, H

Hacke l, 13

H artmann, Eduard von, 20.

H aubitz, Tobia di, il barone, 57.

H aulikon, 323.

Haynau, 195.

Heine Enrico, 26, 213 ·

H elusel Giovanni, 319, Herder, 17.

Hcrgenrcither Giuseppe, 273, 299, 304, 312,313,3 14.

Hertig, il ministro, 162.

H ofer Andrea, 174, 180, 18L

H ohenro llern, la di na! tia degli, 159.

Horinsky Flavio Sergio, VI.

Huss Giovanni, V, X, 268,

.

I mperia, 99

Innocenzo X, 47, S6.

Lima (LA), 2 64.

Linneo Carlo, 17.

Litomysse:l Giovanni, 326,. 327.

Locke G iovanni, 11.

Loger Luigi, 273, 297, 299, 304

Lombardi Giuseppe, 261.

Lombroso Cesare, B ùma (La) di Claue, X, 268. lu.imara, 19.

Loyola, Ignazio de, I 56.

Luca, san, 316.

Lucrezio, 7.

Lucullo, 4 4.

Ludwig Emilio, IX.

Luigi, frate, 47, S6.

Luigia P., 262, 263.

Lutero Martin, 36, I 56, 284, 298, 302, 31S.

Lu tzembok, 319, 320.

K a isl!'rs~rg , Geiler von , 276.

Kant Emanuele, U7 .

Kautsky Karl, 257.

Kirsch, monsignor, 3 12.

K ropotkin P ietro, 253 l\faccario, frate, '56, 89.

Kremsier, .Milicz di, 279, 280, 281.

Jacob di Stibro, 290.

J anow, Matteo de, 280, 281.

Machiavelli. N iccolò, 98.

Madenovice Pietro, 297, 315, 323.

Madruzzo Carlo Emanuele,

Labriola Arturo, 2 54.

Lamarck: Jean Baptiste, 30 l.apouge, 154, 1 55, 156, 09, 161. l...avor11to re {li) Comas.o, 251. lazzati Costantino, 258.

Lanz Caterina, 165.

Le D antec, 13

Ldl: d i Lazan, 290.

Madruzzo

Madruzzo

Madruz:m Gaudenzo, 45.

Madruzzo Ludovico, H.

M ad ruzzo Vittorio, '52.

Lcibnitz, Goffredo Guglielmo von, 5, Madruzzo, la famiglia d ei, 42, 44, 49, 17, l epka Giovanni, 31 9, 320. l esma V e nces lao, 319

Leone X, 106.

Leopo ldo, l'imperato re, 90, 198 .

Leveghi Gipvan ni, 50.

Lidner, 10,

. 78, 80, 82, 83, 90, 142, 147.

Ma lfaui, il barone, 187

Malot A. H., 257.

Maltoni Angiolina, 2 19,

Maltoni Caterina, 2 19.

Ma ltoni Giuseppe, 2 19.

M:iltoni Luisa, 219,

Mattoni Ghe tti Marl.lnna, 219, 220, 228, 237.

Maluc"elli Sebastiano, 26~.

Mameli Goffredo, 195.

Mancini Michele, 263.

}.farani Silvio, 220.

Marchetti Livio, 212, 213, l\farsili, 198.

Mariana, il generale, 106.

Martelli Paolo, 110, 111, 116, 117, 118, 119, 120, 121, 122, 123, 124, 125, 126, 127, 128, 129, 130, 131, 132, 133, 134, 135.

Martelli, il teologo, 98, 99, 101, 107, 110, 116, 118.

Martino V, 307.

Martino, il discepolo dì Huss, 292, 318.

Marx Carlo, V, 18, 158, 19 5.

Marzetto Emilio, 249.

MJssi Alessand ro, 234.

Massimiliano, l'imperatore, 316, Matteo, san, 316.

Maura, 183.

1',[ayer Edgard, 160, 165,

Mazzani Gino, IX.

Manona Tullo, 262

Medici, Lorenzo dei, 98, 112 ,

Mersi Giacomo, 50, Messalina, 9<).

Meynert, 11.

Mics, Giacomo von, 303.

Mocchi Walter, 254.

Mohr Carlo G iovanni, 238, 243.

Momigliano, 251.

Monicelli Tomaso, 254.

Monti Francesco, 225.

Mo rselli Garfield, 244.

Mo rtillet, Gabriele de, 9 , 17.

Moscati., il medico, 16.

Mosè, 18, 21, 290.

Muhleim, Giovanni di, 282.

Mi.iller, 12, 311.

Mussolini Albina, 219.

Mussolini Alcide, 219, 259.

Mussolini Alessandro, 219, 220, 222, 223, 226, 227, 228, 234, 237, 241, 247, 248, 252, 258, 259, 260, 2 61, 263, 265, 267, 268.

Mussolini Arna ldo, 220, 222, 237, 252, 253, 258, 260, 268.

Mussolini Edda, 268.

Mussolini Edvige, 222, 237, 252, 258, 26 1, 263,, 268.

Mussolini Francesca, 219, 237.

Mussolini' Luigi, 219.

Mussolini Maltoni Rosa, 219, 220, 221, 222, 234, 237, 238, 241, 247, 248 , 252, 253, 256, 2SS, 259, 260, 26 5

Nanni Eugenio, 239, 240, 241.

Negri Gaetano, 12.

Nicola, il vescovo, 291.

Nicolussi Simone, 210.

Nowicow, 13.

N11ot1a Ant'o l ogin, IX.

Oberdan Guglielmo, 169, 174, 177.

Orazio, 100. "

Ovidio, IÌ4.

Pare (Ul), 192,

Pacifici, il rettore, 264.

Pagane lli Achille, 23 5

Paganelli, i genitori di Achille, n5. , Pagine Libere, IX.

Paletz Stefano, 286, 323, 324.

Panini, la famiglia, 246.

Paolo, san, 321.

Paolo III, 106, 3,18

Pappenhe im, H oppe de, 299, Pareto Vilfredò, 159.

Particella Claudia, V, V II , VIH, 41, 42,

P articella Ludovico, 44, 46, '.10, .52, 70, n , 16, 17, s1, 83, 85, 86, s,, sa, 96, 99 , 100, 107, 114, 129, 136, 137, 139, 141, 143, 144.

Particella Vincenzo, 52, 54.

Pa·rtice lla, la fam iglia dei, 78, 84, 1}6, 144.

Passer, Arnold von (pseudonimo di Fran z Eduard Levy Hoffmann), VIII

Pedrellì, il professore, 244,

Pelizzo, il vescovo, 180.

P e llico Si lvio, 194,

Pello ux Leone, 190.

Perini Carlotta, VIII.

P estalozzi Enrico, 248.

P etrarca Francesco, 275.

Pe trolini O razio, 50.

PeHf,le ( L e), 255.

P ezzi Ter zo, 244.

Piana.longo Luigi, 2}4,

Pietro, san , 192, 325, 326

P indes, 257. ·

Pio V, 106 .

Piolanti 'Gi useppe, 222.

Piolanti M assimo, 222, 22 5.

Pio la n ti Pio, 222, 225,

Pitter i Riccardo, 166.

Pizzigati, il p~ofessore, 238.

Platone, 7 , 35.

Plener, il minis tro, 187.

Plotegh er Eugenio, don, 179.

P ola k Andrea, 293.

Polo, il cardinale, 80.

Pomponazz i Pietro, 26.

Ponta ter Corrado, 50.

Popolo (Il) , VII, VIII, 18 1, 18 4, 190, 2 65, 266, 267.

Popolo (li) d' I1alia, X.

Portinari Beatrice, 99.

Prezzolini Giuseppe, IX,

Privatelli Tobia: 72.

Pro Cuhura, IX.

Prodigu s, 1 3

Pro Ies Andrea, 31 7

Proletari o (Il), 254.

R

Rachele, l'ancelb di Claud ia P a rt icella, 66, 67, 71, 126, 128, 129, 130, 0 1, 132, 133, 134, 135, 136.

Radetzky de Radetz Giuseppe, 195,

Ragi one (La), 192, ' ·

Rassim Oscar, 256.

Reimer L., 159, 160, 16 ~.

Reiser Federico, 311,

R<"nan Ernesto, 1 53, Ren i Guido, 51.

Rcnsi Giuseppe, 256.

Reppert, 13.

Rescalli, don, 59, 62.

R n lo ( Il) d el Carlin o, 192

R e11cil (Le), 253, 2 55 .

R ttme S11iue, 273

RLCcabona, il d ottor, 176.

Riccio Domenico, detto il Brusasorci, 91 '

R ighi Natale, 244.

Riguni Secondo, 244.

Rinaldì G iovan Battista, 224, 228, 230. ·

R ivi!lrr P opolare Tremina, 184.

R obe,pier re .MaJJimiliano, 5.

Rohmeder, il dottor, 164, 208.

Ro kycana, 290, 309

Roma00 Giulio, 97, Rom ualdi Valzania, 222, Roselli Anacleto, 8 1.

Rossa to Art u ro, X.

Saçia-Mouni, 19.

Salvol ini Virg inia, 26 1, Saad Giorgio, 30 5.

Saaniai, 252.

Sanzio Raffaello, 156. .

Sapi Giovanni, 97, 98, Sarfatti Margherita, X.

Sa.rtore-lli Augusto, 166

Savoia, la dina.stia dei, 183.

Schiller, J, C. F. von, 196

Schopenhauer Arturo, U7 ,

S~ailles, 13.

S ecolo (1/), 194, 2 35, 247.

Segneri Paolo, 26.

Quattrini A., JX.

Seimre, U3, 08.

Serrati Giacinto :Men otti, 2':i7, ~rveto Michele, 312.

S iegen, Nicolò von, 27G.

Sig ismondo, l'imper atore, · 278, 290, 291 , 293, 295, 297, 305, 307, 308, 309, 314,· 320, 323,

Silvio, Enea, 298, Simon Nicola, 34.

Simonotti Achille, 259, Sirotinine, 258.

Sisto V, 106.

Socin, il professor, 182.

Socrate, 7.

Sofia, la regina, 282, 284, 287, 305.

Spencer Erberto, 6, 13, 17.

Spinoza Benedetto, S.

Suuplit1:, il dottor, 317.

Stitny, Tommaso de, 280, 28 1.

S.11 Com pagno!, 258.

Suzijkon, il di scepo!o di Huss, 318.

V albusa, 275.

Valzania Fortunata, 238.

Venceslao .VI, 278, 282, 28 5, 287, 288, 289, 290, 295, 305.

Venceslao di Duba, 290, 319, 321, 323.

Venezia P., 245, 247.

Verdi Giuseppe, 242,

Vigilia; san, 192.

Vigilio Pietro, 198.

ViJlari Pasquale, 167.

V irgilio, 49.

Virginia B., 24S.

Vita Trtmtina, VIII, 267 .

Vittorina F., 238.

Vittorio Emanuele II(, 258.

V oet (La), IX, 1S t , 213.

Voltaire, F. M. Arouet de, 13. w

T aglialatela Alfredo, V, VI, 3, 8, 10, 1 2, 17, 22, 30, 31, 32, 254,

Tambosi. Antonio, 171, 209,

Tedeschi Antonio, 251.

Tempi ( /) Nuovi, 253,

Tempo ( Il), 192.

Terra nova, il duca di, 42,

Tt:rtullìano, 35.

T(ssa.dri Pio, 169.

Todeschini Giovanni, S7.

T o lomei, il profenor, 207,

T omek, 304.

T omoff, 251, 257.

Tormenti Ariste, VI, VII

Tianq uillini, il procuratore di" Stato, 169

Trentino (Il), 181.

Trewldi, don, VI.

Tylo r, 13.

Umberto I , 195.

Urbano V, 279, 280.

Wag ner Riccardo, 158.

Wagner Rodolfo, 8.

Waldhauser Corrado, 279, 28 1.

Warhmund, il professor, 182, 192 ,

Wellmann, il dottor, 1'.56.

Wicleff Giovanni, 284, 28}, 286, 288, 295, 300, 303, 312, 322, 323, 324

Windischgratz, il ministro, 187

Woltmann ludwig , 1'8, 15?.

Wums, 13, z

Zacc.iria Giovanni, 317,

Zanini Gaetano, 249.

Zbynick, l'arcivescovo, 284, 285, 286, · 287

Zizka G., 304, 305, 306, 307, 308, 309.

Zoli Palmira, 222.

Zoli, il bidello, 235.

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