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STATO MAGGIORE DELL'ESERCITO UFFICIO STORICO
a cura di Nicola della VOLPE
QUINTO CENNI PIEMONTE 1814-1860 (album n. 2)
Roma 2002
PROPRIETÀ LETTERARIA Tutti i diritti riservati Vietata anche la riproduzione parziale senza autorizzazione © Copyright by Stato Maggiore dell'Esercito Ufficio Storico - Roma 2002 ISBN 88-87940-32-0
Stampa: Rubbettino·
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PRESENTAZIONE
L'ufficio Storico è al secondo appuntamento con il Codice Cenni. Questo album, intitolato Piemonte 1814-1860, si discosta per certi versi dal primo volume pubblicato. Ad esempio, si differenzia nella
maggiore policromia di alcune tavole, perché qui sono rappresentate le ultime divise dell'Armata Sarda, ovvero gli abiti caratteristici degli uomini in armi piemontesi, vestiti che nei capi d'arredo e nei particolari differenziavano i Corpi proprio per la ricchezza dei colori e delle fogge. E, pertanto, erano "divise": l'Unità d'Italia, ma soprattutto la riforma del ministro Ricotti, renderà, come noto, anche le vesti militari "unite", ovvero uniformi. Ma ancora l'album si differenzia, per altri versi, nella minore ricchezza iconografica, poiché in diverse pagine del brogliaccio utilizzato dal Cenni le annotazioni, che riempiono molti fogli con lo scritto minuto, didascalico e pedante - ma mai superfluo - dell'autore, sopravanzano la grafica. L'album può, ad ogni buon conto e a ragione, essere considerato uno delle più ammirevoli summa unijormologiche del Risorgimento, che compendia le divise militari piemontesi dalla Restaurazione alla dichiarazione del Regno d'Italia circa. Non c'è altra opera che così mirabilmente possa sintetizzare, utilizzando la raffigura:.ione pittorica della condizione militare rappresentata dalle divise, il faticoso cammino che gli italiani dovettero intraprendere per rendere concreti gli ideali risorgimentali, attraverso guerre ed insurre:.ioni. Non manca infatti, nell'album, la memoria collettiva eli quelle battaglie, espressa dai bozzetti di alcunifatti d'arme. Come è costume, dopo una breve descrizione introduttiva, che vuole essere soltanto una guida all'album e al Cenni, è lasciata al lettore la visione completa dell'opera ed ogni altra considerazione, uniformologica, estetica, storica.
IL CAPO DELL'UFFICIO STORICO Col.f (alp.) sSM Massimo MULTAR/
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INTRODUZIONE
È questo il secondo album del Codice Cenni che ho la fortuna di curare. Prima di entrare tra i fogli del codice, è però necessaria una premessa metodologica. Non ritengo, infatti, più possibile utilizzare il taglio ed i criteri espositivi del primo album riprodotto, Italia 1861-1903. Ne verrebbe fuori una monotona ripetizione. L'impostazione scelta, infatti, che intendeva dare cenni biografici di mastro Cenni ed una sommaria descrizione dell'album, era stata ideata anche nell'ipotesi, lontana ma sempre possibile, che non sarebbero stati dati alla stampa, in seguito, i rimanenti album. Sembrava, infatti, ragionevole quel taglio, affinché il lettore disponesse di un certo numero di notizie che lo mettessero in condizione di gustare per proprio conto l'opera presentata. Un'impostazione che però è necessario modificare. Infatti, ora che sembra definitivamente realizzabile la stampa di tutti gli album del Codice, da un lato permane l'esigenza di ripetere in ogni singolo volume pubblicato cenni biografici dell'autore e contezza dell'intero corpus del codice, poiché è presumibile, e verosimìle, che non tutti, acquirenti e/o lettori, riusciranno ad avere La disponibilità dell'intera opera. Ma, dall'altra, continuare ad operare con il taglio e il metodo del primo volume, come anzidetto, risulterebbe monotono, ripetitivo, di pocafantasia e scarsamente informativo. Articolerò, pertanto, in tre parti il mio saggio, secondo criteri che potrebbero essere validi anche in futuro, per tutti gli album. Nella prima parte, darò notizia e note critiche dell'album presentato; nella seconda, cenni biografici del Cenni; nella terza ed ultima, la descrizione delle parti del codice. È da tener presente, inoltre, che per esigenze editoriali la pubblicazione degli album non seguirà l'ordine dato dal tenente colonnello Camillo Brialdi. Permane, infatti, l'esigenza di pubblicare in un primo tempo gli album più significativi del codice, per passare poi alla stampa dei restanti. Ma anche di ciò verrà dato via via contezza.
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~'~g;~1814-1860 Se si confrontano i due album, quello presente e l'altro già pubblicato, (periodo 1861-1903, con code che arrivano alla grande guerra), la prima differenza, che salta agli occhi, è la maggior mole di informazioni date dal Cenni sulle uniformi - ma sarebbe più corretto parlare di «divise» - che andava disegnando su li' esercito piemontese. Una maggiore informazione non dovuta al caso, ma dettata da una serie di motivi. I documenti di quelle uniformi erano, infatti, al momento in cui il Cenni le disegnava, di difficile reperimento, perché non coevi ali 'autore come queiU dell'esercito italiano. Delle uniformi piemontesi, o Armata Sarda, ormai se ne era persa non soltanto la memoria visiva, ma anche le scarne regolamentazioni, e pochi erano i reperti dei capi di abbigliamento e di equipaggiamento sopravvissuti alle continue variazioni, per la proverbiale les ina dell'amministrazione sabauda, avvezza a «rivoltare» gli abiti militari. Il Cenni, poi , romagnolo, non aveva avuto neanche modo di conoscere alcune divise piemontesi. Ecco perché nacque nel Nostro maggiormente l'esigenza di documentarsi e documentare il più possibile, e di trascrivere tutto sul quaderno, il suo brogliaccio, che costituisce l'album: estremi di decreti , stralci di regolamento, pezzi di corrispondenza. La rarità delle documentazioni è tale per il Cenni, che egli riportò il suo scibile in materia in quelle pagine, perché niente andasse perduto. Un'ipotesi, quest'ultima forse azzardata, che però è anche l'unica plausibile per spiegare la mancanza di documenti e corrispondenze, relativi agli anni 1814-1860, nei raccoglitori che fanno parte del codice. Non c ' è, infatti, nel fondo dell'Ufficio Storico, un raccoglitore dedicato all'esercito piemontese o all'armata sarda. E se non c'è materiale documentale nei raccoglitori , è verosimile che il Cenni abbia usato, quello disponibile o di cui aveva cognizione, per appunti, note e lacerti nell'album in questione. L'esigenza di documentare, in questo caso, fa subito differenza: fa sì che le scritte non siano più le «poetiche siepi» che separano le figure, per fare da cornici a rappresentazioni grafiche molto ricche. Accade, invece e in molte pagine, il contrario: le figure alleggeriscono il testo, lo scritto, fittissimo, e quindi hanno loro stavolta una funzio ne di «rottura», perché interrompono le parole e meglio chiariscono, allo stesso modo di oggi, con una insospettata modernità, particolari che non è possibile descrivere minutamente con il fraseggio. Ovviamente, l'album , nonostante la prolissità dello scritto, non è mai un testo: resta infatti sempre e comunque un documento iconog rafico. Con l'abituale pignoleria, il Cenni annota tutto. Alterna, con metodo, le varie tappe dell'evoluzione dell 'abito militare piemontese di quel periodo con gli avvenimenti, i mutamenti ordinativi, le adozioni di nuove divise, le novità su i particolari, le curiosità. O meglio: sono gl i avvenimenti che hanno come conseguenza i mutamenti ordinativi e quindi i cambiamenti delle e su lle uniformi. Mastro Cenn i apre il sipario del l814 con l'insurrezione della Savoia; nella stessa pagina segna il primo decreto, Bnovembre 1814, del Regno di Piemonte in materia di uniformi. A seguire, alcuni rapidi schizzi e copie di elmi di fanteria, tavole riassuntive dei colori dei reggimenti , baveri, paramani, bande. E poi l' elenco delle bandiere, cornette e fiamme, e ancora paramani, e colori. Le tavole riepilogative dei colori delle uniformi dei vari reggimenti assumono, a ben vedere, l'aspetto di uno scacchiere, quasi a voler far cogliere al lettore le «pedine» di suo interesse, che possono essere individuate con immediatezza. Seguono le tappe più importanti fino al 1833; nel 1819 i colori dei paramani, nel 1821 la riforma di Carlo Felice, nel 1833 le nuove divise. Una serie di tavole splendide, quelle del 1833, le più belle dell 'album, una carrellata in stile cinematografico di corpi e specialità dell'Armata: da sole potrebbero diventare un album. Le figure sono alternate da quei cavalli vivi, scalpitanti , che solo la maestria del Cen- Il -
ni sa raffigurare, sempre pronti a scattare per evadere dal piatto foglio di carta: forse, anzi senza alcun ombra di dubbio, sono pronti all'ordine, al gran balzo del caricar. Nel 1848, data di avvio della grande avventura per l'indipendenza e l'unità, c'è l'ordine di battaglia dell'armata sintetizzato dai colori delle uniformi dei Corpi; una successiva data, 11 marzo 1849, avverte dell'ampliamento delle forze. Non dimentica il Cenni gli avvenimenti minori, come il richiamo dei battaglioni di riserva, dove i riservisti sono rappresentati quasi come in una foto di famiglia, tutti belli allineati, pronti per lo scatto. Né, ovviamente, tralascia le altre date più significative degli anni successivi, fino al 1860. Del1855 ci ricorda la battaglia della Cernaia, episodio collegato alla partecipazione italiana alla guerra in Crimea, evento che consentì l'inserimento dello stato sardo nella complicata partita internazionale delle grandi potenze. Del 1859 ci ricorda l'istituzione dei Cacciatori delle Alpi; nella relativa pagina disegna un giovanile Garibaldi, che scruta attraverso un binocolo (il nemico lontano che sta per affrontare?). A proposito di Garibaldi e di volontari, non si meravigli il lettore se mancano, in questo album, tavole dei corpi volontari. Il Cenni dedicherà a loro un quaderno apposito, come si può vedere nell'elenco degli album che formano il codice. Nella carrellata che il Cenni fa, a partire dall814, non mancano particolari novità. Nell833 ci ricorda l'istituzione della medaglia d'oro al valor militare; nel 1836 la fondazione del «Corpo» dei bersaglieri; nel 1848 la sostituzione delle bandiere sabaude con il tricolore, simbolo ed espressione più alta dell'unità delle genti d'Italia; nell851l ' istituzione della medaglia d'oro al valor civile. Né dimentica alcuni minimi dettagli, come l'annotazione che durante la battaglia della Cernaia gli ufficiali dei bersaglieri indossarono il cappotto grigio della fanteria. Una cosa meraviglia di quest'album: la chiusura. Le tavole delle ultime pagine, infatti, sono tutti lacerti a stampa dell'album della guerra del 1859, da lui disegnata. È comunque, l'ultima nuova uniforme quella che pone la parola fine al 1860, annotata, con la solita pignoleria, nel giorno e mese: 23 febbraio, formazione del reggimento Guide. E, accanto, il bozzetto dell'azzurro cavalleggero.
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Quinto Cenni nacque ad Imola, il 20 marzo 1845, dali 'avvocato Antonio e da Maria Sangiorgi. Il nome g li derivò dal fatto che fu il quinto figlio di una numerosa famigliola; dieci in tutto sarebbero stati, infatti, i pargoli del casato Cenni. Romagnolo di nascita, del carattere sanguigno della sua terra ereditò soltanto una smodata, costante e «violenta» passione per il disegno e per la pittura militare, delle uniformi in particolare. Chi conosce la sua opera, un solo interrogativo non riesce a sciogliere: di quante ore fosse composta la sua giornata lavorativa, o meglio, creativa, considerata l ' imponente produzione che si conosce, a cui si va aggiungendo altra che ancora oggi si scopre. Nato in una famiglia borghese, agiata, nonostante fosse cattolico e c ittadino del Papa Re, respirò fin da piccolo le idee liberali che circolavano per casa. Un suo cugino, Guglielmo Cenni (1817-1885), fu volontario della prima ora. Sottotenente nell'esercito pontificio, nel 1848 prese parte aJla l a guerra d'indipendenza con il contingente inviato al nord dal Pontefice per partecipare alla causa italiana. AJ ritiro delle truppe papaline, passò nelle schiere dei garibaldini. Nel 1849 combatté a difesa della Repubblica Romana, nel 1859 fu con i Cacciatori delle Alpi, nel 1860 sbarcò con i Mille a Marsala, con l ' incarico di capo di stato maggiore d i Garibaldi; per il valore spiegato nelle battaglie di Calatafimi, di Milazzo e di Palermo, fu decorato della Croce dell'Ordine Militare di Savoia, la più alta onorificenza al valore esistente. Non è difficile intuire, quindi, come sia nato il fervido patriottismo, l ' amore per la pittura militare e per le uniformi nel Cenni, soprattutto se si considera che all'epoca erano soprattutto i militari, e le guerre, a perseguire e rendere concreti tutti g li ideali di libertà e di unità patria. Ed il cugino Guglielmo fu per Quinto un punto di riferimento; a lui infatti egli si rivolse, sia per alcune uniformi , di cui chiese i particolari, sia per la scrupolosa descrizione pittorica di minuti avvenimenti, come lo sbarco a Marsala dei Mille. Quinto, infatti, per dipingere lo sbarco, chiese anni dopo a Gug lielmo l'esatta posizione delle navi ing lesi e di q uelle garibaldine, per una precisa e realistica figurazione. Non immaginava che la risposta del cugino avrebbe sciolto un grosso interrogativo storico: perché i borbonici non abbiano sparato sui legn i di Garibaldi e non li abbiano affondati. Dallo schizzo fatto da Guglielmo - non sospetto ed inviato a Quinto è evidente, infatti, che le navi inglesi stazionarono fra i vascelli garibaldini e quelli borbonici, impedendo a questi ultimi sia di tirare sulle navi avversarie, sia di sparare sulle camicie rosse che sbarcavano. Il Cenni no n ebbe, comunque, un'adolescenza facile; la prematura mo rte de l padre nel 1856, quando egli aveva soltanto Il anni, ebbe ovvi riflessi economic i sull 'agiatezza de lla numerosa famiglia e la disperse. A Quinto toccò recarsi a Bologna con un fratello ed una sore lla, dove però avrebbe potuto intraprendere g li studi presso l 'Accadem ia delle Belli Arti , grazie ai contributi pur modesti che gli furono elarg iti dal Comune di Imola, per la sua attitudine all 'arte e per il talento dimostrato. A Bolog na, ebbe la fortuna di avere tra g li insegnanti Napoleone Ang io lini e Antonio Muzi per la figura, e soprattutto Francesco Ratti , titolare della prima cattedra istituita in Ital ia di xi lografia. La tecnica dell ' incisione molta parte ebbe sia negli interessi, sia nella formazione, sia nell'avventura artistica del Cenni. Lasciata, infatti, Bologna nel 1867, egli si trasferì a Milano, dove si iscri sse ai corsi di xilografia e litografia dell'Accademia di Brera. Qualcuno annota che fu proprio del l 867 la prima opera rilevante de l Ce nni , La tumula-;.ione del generale inglese Moore, dopo la battaglia di Coruna in Spagna, un 'opera purtroppo oggi dispersa e di cui non è più possibile vagliarne la validità. L'iscri zio ne a i corsi eli Brera e la predilizione per la tecnica dell ' inc isione pare fosse stata dettata anche da motivi pratici ; un buon incisore, nella Milano e nell ' Italia dell'epoca, pullulanti di stampa il-
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lustrata, poteva assicurarsi un'agiatezza economica non disprezzabile. E Quinto sicuramente aveva ancora, al momento, problemi economici. Nel 1870 ebbe il primo riconoscimento importante, poiché fu premiato per la litografia proprio dall'Accademia di Brera. Il premio gli aprì le porte dell 'editoria e gli consentì di avviare quell'instancabile attività grafica, che sarebbe stata parte consistente e preminente della sua produzione. Collaborò, infatti, con numerose riviste e periodici, ini ziando con Emporio pittoresco, periodico per il quale disegnò per primo soggetti a carattere militare; proseguì la sua attività con La lettura, La Rivista Illustrata, Epoca, La cultura moderna, Lo Spirito Folletto, Emporium. Fu soprattutto L'Illustrazione Italiana, la rivista illustrata più nota e diffusa del tempo, a consacrarne la fama. Cenni diventava, non solo per l'Esercito italiano, l'illustratore che fabulava di battaglie, ma anche il fine incisore e miniaturista di uniformi, indossate da uomini che di quelle stesse battaglie erano state protagonisti. Era, per altri versi, l'aedo dei sentimenti romantici, degli ideali di libertà e di indipendenza che, attraverso i militari e la loro rappresentazione pittorica, le uniformi , stavano portando a compimento la storia patria. La sua instancabile volontà di descrivere la mi litarità con i disegni lo portò all'elaborazione di opere tematiche, più complete delle semplici iconografie incise per la stampa: a partire da Custo-;.a l 848- l 866, agli album, per Vali ardi editore, L'Esercito Italiano, I bersaglieri, Eserciti europei, Eserciti d 'oltre mare (1880-1886). La produzione degli album, sulla scia di quello compilato per i bersaglieri, gli suggerì anche la stesura di una serie di volu mi illustrati dedicati alle Armi , ai Corpi e a lle Specialità dell ' Esercito. Nacquero così l Granatieri, Ni-;.za Cavalleria, l Carabinieri Reali, Cavalleggeri di Saluzzo, Lancieri di Firenze, Avanti l'Artiglieria, Il Genio Militare, pubblicati fra il 1887 ed il 1900. Il Cenni non disdegnò, allo stesso tempo, di illustrare libri , come Niccolò de' Lapi di Massimo D 'Azeglio, né di tramandare uniformi e gesta dell' esercito sulle cartoline illustrate, contribuendo al fenomeno tipicamente italiano della vastissima produzione di cartoline militari , esplosa a cavallo del novecento. L'amore di Quinto Cenni per la storia patria ed il mondo militare fu talmente smisurato da fargli fondare e sovvenzionare una rivista, L'lllustra-;.ione militare italiana, che editò per dieci anni, dal 1887 al 1897, a proprie spese. Il periodico, che voleva essere germano in uniforme del fratello maggiore, L'Illustrazione Italiana, se gli portò prestigio e ricompense onorifiche anche a livel lo internazionale, non gli valse grossi profitti sul piano economico, né grandi commesse nel Paese, tanto che alla fine il Cenni dovette chiudere la rivista. Né il dicastero della Guerra, che pure avrebbe dovuto gratificare l ' intensissima propaganda che l 'artista svolgeva per le Armi e l 'Eserc ito, fu prodigo con il Nostro. Gli commissionò, infatti, e attraverso l'Ufficio Storico del Corpo di Stato Maggiore, soltanto un'opera di un certo respiro, un album illustrato della guerra del 1859, dallo stesso titolo Album della guerra del I 859, contenente le illustrazioni delle uniformi degli eserciti belligeranti e quindici tavole a colori. Ancora tra le pubblicazioni a stampa, ricordiamo Aosta la Veja, Atlante Militare, L' Eserci1o italiano nella nuova divisa, Album della guerra italo-turca e della conquista della Libia. Il 13 agosto 1917 sorell a morte lo colpì mentre componeva pagine descrittive relative ai Ducati di Modena e Parma per il dottor Gustavo De Ridder, uno dei maggiori committenti stranieri delle sue opere. Perché la fama di Quinto Cenni aveva tanto traval icato i confini di quella Patria da lui amata, che le maggiori committenze, e forse i maggiori introiti economici, gli erano venute proprio dali ' estero. Di queste, il figlio Italo ne tenne scrupolosamente memoria e, attorno al 1950, ne trasmise un elenco all'Ufficio Storico, un documento oggi quanto mai prezioso per conoscere e censiere la produzione del Cenni esistente e/o sopravvissuta fuori dali ' Italia. Ne diamo contezza, poiché riteniamo che siano pochi gli studiosi che ne hanno conoscenza.
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Per i.l Sig. Millot di Parigi, il Cenni dipinse 560 tavole dell'esercito italiano da 1861 all901, 58 tavole deli' esercito pontificio dal 1849 al 1870, 40 tavo le deli' esercito parmense dal 1849 al 1859, 40 tavole dell 'esercito tostano dall849 al1859, 22 tavole dell'esercito modenese dal 1849 al 1859, 42 tavole dell'esercito piemontese dal 1849 all860, 4 tavole dell'esercito di S. Marino dal 1858 al 1887,40 tavole dei volontari per l'indipendenza d 'Italia dal 1848 al 1866, 50 tavole delle truppe dei governi provvisori dal 1858 al 1861. Un totale di 856 tavole per circa 5.000 figure. Per il Sign. Linterman di Bruxelles, il Cenni dipinse 1.000 figurini di uniformi degli eserciti europei e d'oltremare. Per il Sig. W ginkhuizen dell' Aja, 105 figurini di uniformi del Ducato di Modena, una storia militare illustrata con avvenimenti ed uruformi della Repubblica di Genova, 300 figurini di uniformi murattiane dall808 all815, 300 figurini di uniforrru varie italiane, 33 figuriru di unjform.i messicane, 80 figuriru di volontari garibaldini, per un totale di 820 figure. Per il Sig. De Ridder di Parigi, infine, 800 figurini di uniformi del Ducato di Modena, 700 figurini di uniformi del Ducato di Parma, 750 figurini di uniformi del Granducato di Toscana, 50 figurini di uniforrru del Ducato di Lucca, per un totale di 2.300 figure. Una massa di disegni imponente, se si rapportano alle 288 tavole custodite a Castel S. Angelo e alle 133 tavole conservate presso il Museo del Risorgimento di Milano. Nonostante la smisurata laboriosità, il Cenni non produsse grandi opere, né quadri rimasti famosi nella storia dell'arte. Acquerelli, incisioni, disegni a china e matita, grafica illustrativa riempirono la sua vita artistica. Rarissime anche le sue partecipazioni ad esposizioni e mostre; si ricorda la sua presenza a Milano, nel l 872, con l'opera Il combattimento a piazza Vendòme a Parigi tra bersaglieri e comunardi, e, nel1881, la partecipazione all'Esposizione nazionale di belle arti con La battaglia di S. Martino. Eppure, a riflettere sull 'attività dell'artista e a far la somma della produzione fino ad ora accennata, viene da pensare quanta dovette essere la capacità di ricerca e di ideazione, e quanta la velocità di esecuzione del Cenni. Un po' meraviglia, quindi, che egli non abbia messo a disposizione di opere di più ampio respiro queste sue capacità. Riteniamo, comunque, che su tutta la sua produzione artistica prevalga l'opera indicata come Codice Cenni, certamente la creatura prediletta di Quinto, che l ' Ufficio Storico acquistò, gran parte, dal figlio ltalo tra il 1949 ed il 1950; un residuo di tale complessa produzione giunse invece all'Ufficio Storico nel 1987, da un acquisto fatto presso la rupote del Cenni, Signora Minni Tomasini, abile miniaturista. Ebbe a scrivere Giovanni Floris vent'anni or sono, a proposito del Codice, che il Cenni avrebbe corso un rischio molto simile a quello corso dal Petrarca. Affermava, infatti, egli, che se fossero andate perse, per un malaugurato caso, le Rime del poeta, e di lui fosse rimasto il poema Africa, da cui l'aretino sperava di ottenere riconoscimenti e gloria, il Petrarca sarebbe oggi per noi un poeta fra tanti, un minore, un Carneade qualsiasi. Allo stesso modo , limitando l 'accostamento alla qualità dei rischi, se si fosse perduto il codice e salvato tutto il resto, il Cenni sarebbe rimasto uno sconosciuto dalle modestissime credenziali. Perché, a prescindere dalle doti artistiche espresse e dai risultati raggiunti meglio nel codice che in qualsiasi altra opera del Cenni, il lavoro degli album celebra, opera originale, unica, irripetibile, gli uorruni in divisa, i soldati di tutta la terra, la globabilità della condizione militare, espressa e rappresenta attraverso la coralità delle uruformi di tutto il mondo.
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Gli album che compongono il Codice sono 27, di cui 3 opera di Italo Cenni, e contengono disegni, chine ed acquerelli, frammenti di giornali e di regolamenti, stampe di uniformi , equipaggiamenti, onorificenze, armi, e molte altre «cose», di ogni epoca e stato, dali' antichità ai primi del novecento. I più importanti sono quelli degli stati pre-unitari italiani e del Regno d'Italia. Ne diamo, di seguito, la classificazione provvisoria che ne fece, nel 1976, il colonnello Camillo Brialdi, all'epoca in servizio presso l'Ufficio Storico. Essa è ancora valida oggi , e lo sarà fino a che non sarà portato a termine uno studio definitivo ed esaustivo sul Codice Cenni.
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Album n. l. 27x19; cc. 71 r-v, non numer. -pp. di <<registro contabile» e ff. da disegno, ril. in mezza pelle. Titolo: Piemonte 1103-1814. Incluso, f. non leg. llx8, contenente due figurine a matita. Album n. 2. 28,5x21; cc. 70 r-v, non numer. - pp. di «registro contabile» e ff. da disegno, ril. in mezza pelle. Titolo: Piemonte 1814-1860. (È il presente album n. 2). Album n. 3. 29x21; cc. 82 r-v, non numer. delle quali 70 pp. di «registro contabile» e 12 ff. da disegno, ril. in mezza pelle. Titolo: Italia 1861-1903. È stato pubblicato (album n. 1). Album n. 4. 34x24; cc. 136 r-v, non numer. - ff. di carta Fabriano, ril. in mezza pelle. Titolo: Italia 1904-1933 (l' album è firmato da Italo Cenni, che intendeva così proseguire l 'opera del genitore). Album n. 5. 28,5x21 ,5; cc. 16 ril. in mezza pelle+ annessa corrispondenza con disegni rilegata in contenitori in tela. Titolo I volontari. Album n. 6. 28x20; cc. 40 r-v. , non numer.- ff. da disegno dJ. in mezza pelle. Titolo: Toscana l 5371859; Etruria 1801-1807; Lucca 1816-1847; Massa Carrara; Governi provvisori Italia centrale; Bo-
logna. Album n. 7. 29x20; cc. 23, r-v, non numer. - ff. da disegno, ril. in mezza pelle. Titolo: Repubblica di Venezia. Album n. 8. 37x24; cc. 60 , r-v, non numer. - pp. di «registro contabile», ril. in mezza pelle. Titolo: . La Repubblica di Genova dai primordi al1815. Album n. 9. 23,4x31 ,5; cc. 57, non numer., ril. in mezza pelle. Titolo: Ducati di Parma e Guastalla, Modena e Reggio. Album n. IO. 28x20; cc. 52 r-v, non numer. , ff. da disegno ril. in mezza pelle. Titolo: Repubblica Cisalpina-Regno ftalico. Album n. 11. 37x24; cc. 70 r-v, non numer. -pp. di «registro contabile» ril. in mezza pelle. Titolo: Napoli- Repubblica Partenopea. Album n. 12. 29x21; cc. 49 r-v, + 21 tavv. fotografiche+ 2 pp. di giornale, ril. in mezza pelle. Titolo: Stato Pont(ficio. Album n. 13. 27x20; cc. 103 r-v, non numer.- ff. da disegno ril. in mezza pelle. Titolo: Memorie. Album n. 14. 29x21; cc. 67 r-v, non numer, ril. in cartone; inclusi , 9 frammenti staccati. Titolo: Francia fino al 18l 5. Album n.IS. 28x19; cc. 83 r-v, non numer. ril. in cartone, + 2 figurini staccati. Le ultime 6 cc. sono di Italo Cenni. Titolo: Francia 1815-1945. Album n. 16. 29x21; cc. 82 r-v, non numer. , ril. in cartone+ 27 frammenti vari. Le ultime 4 cc. sono di Italo Cenni. Titolo: Gran Bretagna. Album n.17. 28xl9,5; cc. 86 r-v, non numer. , ril. in cartone+ 2 cartelle di plastica con 17 frammenti. Titolo; Germania. Album n. 18. 29x20; cc. 83 r-v, non numer. , ril. in cartone+ 23 frammenti. Titolo: Svezia- Norvegia- Danimarca- Russia. - 16 -
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Album n. 19. 28,5x21; cc. 63 r-v, non numer. , ril. in cartone+ l tav. ad acquerello di E. Leuteburg. Titolo: Stati balcanici- Grecia- Turchia - Svizzera. Album n. 20. 29x-21; cc. 65 r-v, non numer., ril. in cartone+ 16 frammenti. Titolo: Spagna - Portogallo -Belgio - Olanda. Album n. 21. 28,5x21; cc. 65 r-v, non numer., ril. in cartone. Titolo: Austria-Ungheria. Album n. 22. 29x21; cc. 55 r-v, non numer. , ril. in cartone. Opera di ltalo Cenni, solo 3 tavv. di Quinto. Titolo: Nuovi Stati. Album n. 23. 28x 19; cc. 204 (per 114 ca. bianche) con numerosi frammenti, non numer., ril. in cartone. Titolo: Africa -America - Oceania. Album n. 24. 34x23; cc. 63 non tutte r-v, non numer., ril. in cartone+ ritagli vari. Titolo: Miscellanea. Album n. 25. 35x28; cc. 140 r-v, non numer. , ril. in cartone. Titolo: Miscellanea. Album n. 26. 25x20; cc. 63 staccate, in album con fogli di plastica, varie epoche e materiale, senza titolo. Album n. 27. 35x27; cc. 9 solo r, non numer. , ril. in mezza pelle. Senza titoli, è opera di ltalo Cenru.
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Le cartelle racchiudono fogli, piĂš o meno cuciti e/o incollati, che sono dei veri collage di pagine di giornali, di stralci di riviste, di figurini rintagliati, e contengono anche fotografie, alcuni disegni ed acquerelli. Sono relative a eserciti vari, esteri soprattutto. Ancora sotto ricognizione, sono state numerate provvisoriamente. Cartella 1, Miscellanea stati vari, Europa, Medio e Estremo Oriente, Americhe Cartella 2, Miscellanea Francia Cartella 3, Miscellanea Portogallo, Spagna Cartella 4, Miscellanea Germania, Austria, Ungheria Cartella 5, Miscellanea Inghilterra
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I raccoglitori della corrispondenza ancora non sono stati né catalogati né studiati. Di essi, è stata fatta una ricognizione sommaria, al fine di titolarli soltanto e dare indicazioni sulla materia trattata nelle lettere. Anche la numerazione è provvisoria, poiché soltanto alcune buste della corrispondenza hanno una propria numerazione originale. Raccoglitore l, Italia Napoleonica Raccoglitore 2, Genova, Venezia, Stato Pontificio Raccoglitore 3, Italia XIX secolo Raccoglitore 4-5, Modena, Parma, Reggio Raccoglitore 6, Regno di Napoli, XIX secolo Raccoglitore 7-8-9, Stati Esteri Raccoglitore lO, Estratti da giornali, vari stati Raccoglitore 11, Armi Raccoglitore 12, Medaglie straniere Raccoglitore 13, Figurini vari Raccoglitore 14, Uniformi carabinieri e polizia Raccoglitore 15, Grecia, Inghilterra, Portogallo Raccoglitore 16, Turchia, URSS, Belgio Raccoglitore 17, Austria, Brasile, Argentina Raccoglitore 18, Eserciti vari, Svizzera, S. Marino, Vaticano, U.S.A. Raccoglitore 19, Francia, Germania, Danimarca
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II fondo fu acquistato nel 1987, ed era in possesso deJJa Sig.ra M inni Tomasini; è stato raccolto provvisoriamente in due raccoglitori, ed è ancora in fase di ricognizione. • Raccoglitore l. Contiene 6 quadri sotto vetro; nei quadri sono custodite chine, matite ed acquerelli rappresentanti figurini in uniformi varie, cavalli, fortificazioni medioevali. Sono tutte pitture di piccolo format. • Raccoglitore 2. Contiene 4 album, al momento ordinati provvisoriamente con lettere dell'alfabeto: - albùm a : contiene disegni a matita, china, acquerello, di dimensioni varie, raccolti in fogli di plastica. I bozzetti rappresentano la battaglia di Custoza, figure di cavalieri e di militari di varie epoche e di vari stati, interventi di militari in calamità, paesaggi, fortificazioni. -album b: taccuino da studio, 21 ,5x13,5. È un taccuino contenente schizzi di ogni genere, a matita, a china, ad acquerello chinato, d'uso caratteristico dei pittori dell'ottocento. È composto da una trentina di fogli, di cui 5 con soggetti a carattere uniformologico. -album c: raggruppa, in un contenitore con fogl i dì plastica, schizzi, disegni e pitture che rappresentano studi sul cavallo, su episodi deli'Odissea, su battaglia navale della guerra russo-giapponese; alcuni sono dedicati a figurini (ne è probabilmente la continuazione). Contiene studi sul cava!Jo, sull'Odissea, sulla battaglia di Tsushima, sulle prime uniformi delle truppe in Africa, ed una china che raffigura Vittorio Emanuele ll a cavallo.
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CAMILLO BRIALDI, Il Codice Cenni, in «Accademie e Biblioteche d ' Italia», anno XLIV, n. l, gennaiofebbraio 1976. A.M. COMANDUCCI, Dizionario illustrato dei pittori, disegnatori, incisori italiani moderni e contemporanei, Milano 1971. NICOLA DELLA VOLPE, Quinto Cenni. 1861-1903, Stato Maggiore dell ' Esercito-Ufficio Storico, Roma 2000. GIOVANNI FLORIS, L'Esercito nell'Arte, Stato Maggiore Esercito-Ufficio Storico, Roma 1981 . GIOVANNI SPADOLINT, (a cura di), Il soldato italiano dell 'ottocento, Stato Maggiore Esercito-Rivista Militare, Roma 1986.
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