STATO MAGGIORE DELL'ESERCITO UFFICIO STORICO
LEANDRO MAIS - BRUNO ZAPPONE
ROMA O MORTE! GARIBALDI E IL TRAGICO EPISODIO DI ASPROMONTE (29 AGOSTO 1862)
"La breccia di Porta Pia fu /4 conseguenza necessaria, fatale, degli: avvenimenti precedenti: più che i cannoni di Cadorna l'aprì la palla di Aspromonl'e".
· N. Colajanni
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FINMECCANICA
PRESENTAZIONE
Quando Vittorio Emanueledl diviene re d'Italia il 17 marzo 1861, l'Unità nazionale non è an cora ultimata: mancano ancora il Lazio ed il Nord-Est. A Roma, proclamata Capitale del nuovo Regno nella seduta del Parlamento del 27 marzo, c'è papa Pio TX, intenzionato a mantenere il pieno potere temporale sui propri territori. Alla fine di giugno del 1862, Garibaldi si imbarca per la Sicilia dove, ad aspettarlo, c'è una po polazione entusiasta e riconoscente. E forse proprio le calorose accog!tenze ricevute a Palermo ed a Marsala incoraggiano il GeneraJé a organizzare una nuova spedizione, come due armi prima alla testa dei gloriosi "Mille", per liberare Roma dal Papa Re e dall'occupazione frm1eese. Dalla folla esultante echeggia il grido ''O Roma o morte!" e ben presto migliaia di volontari. sì uniscono a Garibaldi. Appena le notizie giungono a Torino, il re e il governo, presieduto da Rattazzi, si allarmano e cercano di dissuadere il Generale dall'impresa. Il rischio è quello di w1a grave rottura diplomatica con l'Imperatore dei Francesi, J'-fapoleone III, protettore del Papato, che avrebbe certamente interpretato l'azione militaxe di Garibaldi come una premeditata aggressione italiana allo Stato Pontificio. Nonostante ogni avvertimento, Garibaldi attraversa la Sicilia, passa lo Stretto e si dirige verso l'interno sull'Aspromonte. Contro di lui muove intanto il colo.nnello Emilio Pallavìcini di Priola a capo di circa 2500 soldati regolari. Nel pomeriggio del 29 agosto 1862, le regie truppe aprono il fuoco sulle camicie rosse. Garibaldi, esponendosi in prima persona nel tentativo di impedire che si sparga del sangue fraterno, viene fe rito alle gambe da due palle di fucile. Mentre le trombe suonano il cessate il fuoco, Garibaldi viene immediatamente soccorso dal medico Enrico Albanese che tenta di estrargli, senza riuscirci, la palla conficcatasi nel piede destro. Nel frattempo è la resa. Quella ferita, la lunga sofferenza durata ottantasei giorni e la guarigione faranno però di Gari baldi un personaggio ancor più popolare, elevandone l'illustre immagine di eroe. È stato colpito da un fuoco che egli considera amico e, se tale non fosse la sua convinzione, non si schiererebbe con i suoi volontari a fianco dell'Esercito regio dopo quattro anni, nella Hl guerra d'Indipendenza, con l'ideale comune di completare il disegno dell'Unità d'Italia. L'episodio d'Aspromonte costituisce una vicenda fondamentale della vitci di Garibaldi e, in questo volume, viene raccontato attraverso un ampio repertorio di documenti, testimonianze, il] u strazioni e oggetti tematic_i della collezione privata di Leandro1vfais, che si pongono, .non solo come fonti iconografiche pure, ma come veri e propri documenti storici complementari o alternativi alla pagina scritta. È un'opera che si colloca nel quadro delle iniziative per le celebrazioni del bicentenario della nascita di Giuseppe Garibaldi, avvalendosi dell'importan�e palrncinio del Gruppo Firuneccan.ica, prima realtà itaUana operante a livello globale nei settori tecnologici della difesa e della sicurezza, ma anche nel sostegno di progetti culturali e di solidarietà sociale.
Il Cnpo dell'Ufficio Storico
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LA PERDITA PRECOCE DELL' INNOCENZA di A ldo A. Mola
Per comprendere appieno J ' i m presa del luglio-agosto 1862 che va so tto il nome d i " Roma o morte" occorre indagare almeno su tre soggetti fondamen tal i : ì n primo luogo la perso n a l ità e l a condotta de.i s u oi protagonisti " sul campo", a cominciare d a Giuseppe Garibaldi; inolh·e l' azi one d el sovrano e del governo del regno d'Italia e, infi ne, il contesto internazionale, con speciale riferimento alle posizioni, assai d iverse, dei prjncipali Stati e u ropei nei confronti di Pio T X e dello Sta to pontifi cio sopravvissuto all "' invasio ne" dell'estate 186.P e a ll a adesione di Emilia, 1m-che e Umbria alla mo narchia costituzionale di Vittorio Emanuele, anche per effetto dei plebisciti del 21 ottobre e del 4-5 novembre 1860. Il primo soggetto ha calamitato memorialisti e s torici a nche per l' enormi tà dell' evento cul mi nante: il ferimento del Generale, che tanta emozione suscitò in Italia e all'estero, e non solo n el l'o pinione democra tica . Recen temente l'a ttenzione si è sofferm a ta in specie sugli aspetti meno convincenti della repressione militare antiga ribald ina. Ci si è dom.andati se tal u n i suoi eccessi siano manifestazione dell'arbitrio d i u fficiali (per ese m p i o il maggiore De Villata a Fanti na, la bru talità del colo nnello Carchidio a Reggio d i Cal abria) o v adano ricondo tti allo stato di necess i tà in cui si trovò l'ese rc ito dinnanzi al rischio di perdere il conh·ollo del territorio. Pe r dare risposta convincente agl'interroga tivi sull'impresa, dal terreno propriamente m ilitare l'indagine si è spostata su quello politico e investe la condotta te n uta dal re e dal govern o, pres ie duto da Urbano Ra ttazzi (con il generale Agostino Petitti Baglian i di Roreto alla Guerra, l' ammira glio Carlo Pellion di Pers·a ,io alla MaTina e Agostino Depretis ai lavori Pu bbl ic i : gabinetto "di sinistra democra tica", dunque, come del resto il primo minist ro). La ricerca ha mira to e m ù·a ad accer tare i d .ivers'i l ivelli della loro responsabil ità nell' aver consentito (o non impedito) che l a c r i s i procedesse e degene rasse sino a esigere l'intervento armato per chiud ere ]' " avventura", anche a costo di un trauma non solo militare ma soprattu tto politico, come quel lo del 29 agosto. Dinnanzi alla tragedia dì Aspromonte lo storico non può certo nascondere il disagio per a lc u ni suoi aspetti: le severe d i rettive impartite dal generale Enrico Cialdi n .i a l colonnello Emilio Pallavi cini di Priola (Genova, 1823-Roma, 1901), compensato con avanza1nen to d i grado a riconoscimento del la sua intransigenza; il conferi mento della Medagli a d ' Oro al Valor Militare al te ne11te Luigi Fer rari, che menò vanto di aver colpito i l malleolo del pied e destro di Garibaldi (ferito d a una palla di rimbalzo, inve ro); la punizione dei disertori, a v olte passati per le anni prima che ne fosse stata ac certata la colpevolezza al di là di ogni du bbio; la stessa traduzi one del generale dall'Aspromonte alla cos ta e il suo imbarco secondo le direttive impartite da Alfonso ferrero Della Marmora, generale dalla sensibilità politi ca s u periore alla med i a dei pari grado del tempo. Appare però chiaro che quelle vicende non trovano spiegazione né nel l a personalità dei pro tagoni sti "sul campo", né nei ca lcoli politici del sovra no, del primo ministro e d i parlamentari, sia governativi sia dell'opposizione, q u a l i per esempio F rancesco Crispi che sconsigl iò ferma mente a Garibaldi di intraprendere una via sen za ritorno e sin da quel momento matu rò l a svol ta poi enun ciata due anni d opo: "La monarchia ci u n isce, la repubblica ci d ividerebbe" . A diffe re nza d i quanto fa la quasi totalità d egli studi comparsi o ripropos ti anche nel b icentenario della nascita di Ga r i baldi, genesi e crollo d e U ' i mpresa " Roma o m orte" vanno indagati r i spondendo alla dom.anda fon d a m entale: l'effe ttiva libertà d i azione degli a tto ri dell' impresa e d i L}Uanti l' avrebbero potuta e d ovuta fermare sul nascere. 1 1 quesito riguarda le persone ma soprattu tto lo Sta to . Garibaldi risulta m o l to reti cente sul re h·o terra della sped izione . L' Epistolari o raccoglie alcuni suo i appelli alla rete delle logge massoniche
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(che, per al tro, all'epoca non costitu ivano affatto una forza rilevante), la ricev u ta di circa 28.000 lire versategl i d a Adriano Lemmi (tutte spese nell' acquisto di cappotti, materassi, giberne, selle, ufe d i cuoio, pantaloni e 25 .000 mutande: a conJer.m a dell' i mprovvisazione) e poco al tro. A nche il me moriale' vergato d al Generale il 1 °settemb re a bor d o del " Duca di Genova" che lo traduceva pri gioniero al Var i gna no contiene molti riconoscimenti, in s pecie per il col o n nel l o Pa l l avicini (" . . . si condusse da capo va lo roso e intelligente in tutte le s u e mosse m i l i tari, e non ma. n cò ma i di riguardi cortesi verso di me e verso la mia gente. Egli manifestò il suo dol ore di d over versare sangue italiano, ma aveva ricev uto ordini pe rentori e dovet te ubbidire") e m olte consi d erazioni amare su Rattazzi ("l' uomo infausto della catastrofe di Novara" aggiungerà poi), sul re e sulla Consorte1ia che aveva " sette (sic) di sangue" , ma non l a sc i a trasparire nulla su come fosse maturata la sua decisione, quali prev isioni avesse fatto, quali garanzi e possa aver avu to per evitare di gettare all o sbaraglio sé stesso e i vol ontari accorsi al suo seguito, mettend o a repentaglio la s tabilità del governo, delle istitu z i oni, del regno stesso. Motivo in più per cercar di datare esa ttamente il proclama cli Garibaldi all'Eserc ito I taliano (ove s'affacc i a la slTana argomentazione: " Deviare i popoli dal separatismo, massimo dei mali d' Italia, d iri gerJ i a l la santa meta dell'unificazione ed accen nar l oro il faro delle nostre sciagure. Roma! ecco il da farsi! Ed ecco a ciò che mi accinsi co' miei va lorosi co mpa gn i") e soffermarsi sul " pa rere" propos to 'dal Generale a Vittorio Emanuele II (riunire un mi lione d i soldati tra Brescia e Bolo gna, spazzar via i "politici" e imboccare la via dell' azione con il concorso di cara b i n ieri e pubblica sicu rezza, "perché noi siamo disposti a segu i rlo nell'assolu tismo" ) . L a risposta a l quesito fondamentale - qu a l e l ibertà d' azione avesse davvero i l neonato Regno d' Italia a fronte d el l a soluzione della questione rom ana tentata da Garibaldi - è in sé semplice e con podù margini di incertezza : il re e il governo di Torino erano vincolati sin da prima della procl a mazione del regno. Perciò l ' impresa " Roma o morte" and ava ferm a ta pri ma che desse fmtti ancor più avvelenati di quelli che p rodusse. Per intenderlo senza lasciarsi condiz.i onare da si mpatie sia pure nobili ma estranee al mesti ere d el J a storiografia occorre 1isalire al la fase co ncl usiva del crollo del Regno delle Due Sicilie. Nel 1 860-61, quasi conclusa la fase militare dei m u tament-Ì in corso in I talia, l'Europa rimaneva inqui eta . Mo1ti governi non erano affatto convi nti che il nuovo regno concorresse alla stabil i tà ge nerale, a q_ue l. concerto delle potenze che dal 1815, e ancor più dopo i l Qu arantot to, pur con aggiu stamenti e ritocchi (cul m i n a nti nel congresso di Parigi d el 1856) costituiva il punto di riferimento cost9nte della diplomazia : u n equ ilibrio vitale diimanzi al manifesto indeboli mento dell'impero turco-ottomano nella penisola ba lca nica, alla n uova incipiente s tagione del col o nial ismo (dal trat tato d i Pechino, che assicurò all'impero russo la regione degli Ussuri, all'inizio del l'occu pazione del Came r u n) e al l'imprevis ta guerra di secessione negli Stati Uniti d'America (iniziata nel dicembre 1 860 con la Carol ina del Sud) mentre in Messico Be njto J u arez scon figgeva i conservato ri . In una vi sio ne ampia d ei mobili in campo e di lungo period o, ciò che in precedenza e ra stato considerato un relitto del pa ssato, un inu tile ferrovecchio, si prospettò .q_ u a le possibile risorsa . Fu il caso di Francesco II di Borbone. Prima che la Gran Bretagna assumesse u n a posizione univoca e i rreversibile sul Regno delle Due Sic i l ie, Napoleon 1II prese sotto tutela il sovra.no dichiarato spodestato, la regina Sofia e il loro seg u i to politico e militare arroccato nella forte zza d i Gaeta. Di lì a non mol to, del resto, Parigi considerò prezi oso anche Massimiliano d' Asbmgo per insta u rare quel l' Impero d e l M essico che, profittando della guerra civile in corso tra Confederazione e Unione, avrebbe rilanciato l a presenza europea oltre Atlantico, nel l"' America Latina " : uno spazio che ri chiedeva iniziative convergenti, se non comwù, di Fra ncia, Spagna, Po rtogallo, destinate ad a l lar mare la Gran Bretagna. I plebisci ti furono importan ti per l'opinione interna e lo stesso Napoleone Ul (c he a Farini e a Ciald ini aveva raccomandato: "fate, ma fate i n fretta" quando a Chambéry gli avevano a n nu nciato la necessità di .invadere e di a1mettere parte dello Stato pon tificio per bloccare Garibaldi nel Mez zogiorno prima che varcasse il Garigliano e imboccasse la via di Roma), ma non bas tarono affatto a legittimare la nu ova real tà agl i occlù della diplomazia i nterna z i onale. Per esempio Londra fece sa pere di non considerare i plebisciti quale base sufficiente per la legittimazione del nuovo Stato: u n fatto poli tico, quest'ultimo, che richiedeva valutazioni ponderate s u altri terre ni, un'intesa d a pa rte del concerto delle potenze. Nei primi sei m si del 1861 si consolidò e s' i rr i gidì la conùce entro la quale sa rebbero poi scorsi i dieci aruù seguenti, da Aspromonte al trasferi me nto della capitale da Torino a Fi renze, la terza
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guerra d'indipendenza e la sped i zione garib'aldi.na schiacciata a Menta n a . . . e l a d ra m matica se quenza di tumulti, insorgenze, moti/ i ncluso il brigantaggio e la vasta ri bel lione nel la p ia n u ra pa d ana nel 1869, in risposta all'in troduzione della tassa sulla macinazione delle farine. Per far comprendere le sue perpl ess ità su modi e tempi dell'ultima fase della guerra di an nienta mento del Regno delle Due Sicil ie all 'inizio del 1861 la Francia rifornì i borbonici asserragliati nell a fo rtezza d i Messina. Il 20 gennaio i rappresenta nti d i Russia, Prussia e Portogallo (dagli s tretti legami perso n a l i con Vittorio Emanuele II) lasciavano Gaeta per Roma, ma quelli di Aus tria, Spa gna, Baviera e Sa ssonia rimasero a fianco di Francesco 1.1 . e d el l a regina Sofia. Dal canto suo, mentre Napoleone migliorò a proprio vantaggio il confine con la nasce nte Ita l i a acqu istando Mentone e Roccabrw1a da Carlo IlI d i M onaco, l a Gran Bre tagna ribadì il princ i pio del " n on intervento" in Ita lia e la propria predilezione per d u e regni, uno nell' Italia centro-settenfriona le, u n secondo in quel la mer i d ionale, ma si rimise infine al l e scel te degl'italiani, sempre che non mettessero in discu ss i one equ i l i br i generali. Il governo biitannico ausp icò la fine del po tere temporale, suscitando però vi vaci reazio n i �ia nel Parlamento britamùco, sia nei giornali da parte di chi, pur non cattolico né pa pista, temeva ne deriva ssero tensioni e squilibri a tutto vantaggio dell'estremismo, della " rivoluzione" . Nel febbraio 1 861 anche la Prussia si mostrò pe rplessa su ta lune aspirazioni di gari baldini e democratici, a comi nciare dall' annessione di Venezi a a l la N u ova I ta l ia. A Berlino mol ti' ri tenevano che l'Alto Adriatico d ovesse rima.nere lago germanofono. Alle 9.30 del 13 febbraio Francesco T T, l a· regina Sofia e un folto segu ito di general i e m i n istri s'im barcarono alla volta di Terracina s u J p .i roscafo " Moue tte" da tempo messo a disposizione da N a pol eone T U ; sei giorni dopo ve1mero ricevuti d a Pio IX con gli onori riservati ai capi di Stato. D'al tronde Francesco T I insediò un governo che conti n u ò ad avere relazioni diplomatiche con v ari Stati, a cominciare dal l a Spagna . A gli occhi di molti il sovra n o spodestato e Pio IX apparvero uniti in una medesima sorte: simul stabu nt, si rnul cadent. . . Sinùle prospettiva allarmava i liberali italiani, in quieti per le h·oppe attenzioni rise rvate dall'imperatore al Borbone, ma a nche i cattolici che ormai gu ardavano ollTe le periclitan.ti sorti d el potere temporale (quanto 111.e no nel le d i rnensìoni territoriali e nel l e forme esistenti) . Il 20 febbraio Lond ra d isconobbe il rappresentante di Francesco l f " re delle Due Sicil i e" , ma non compì passi formali in a ltre direzioni. La " questione di Roma" ba lzò al centro . dei lavori parla me nta ri s i a ol tre Manica, sia a Pa r .i g i . J l 2 5 febbraio apoleone III ribadì che la Fra n c i a tutelava e avre bbe tu tel ato P i o TX. Lo scontro al Senato di Parigi LTa i l principe Napoleone, ge nero di Vittorio Emanue le I I, e .i l cardinale Mathieu confe rmò che la Francia non incoraggiava altri mu tamen ti . Il giovane regno doveva intanto m ostrare di sapersi consolidare da sé . Perc iò Cavour accelerò il compi mento di a tti nei quali la forma e ra anch.e sostanza, a cominciare dal.la proclama zione di Vittorio Eman uel e TI "re d' Italia" (dome1ùca 17 marzo 1861) . La formula "per grazia di Dio (o a nche "provvidenzial e") e volontà della nazione" n on entrò nel decreto quale apposizione del titolo: com parve solo, e dopo ripetuti defatiganti passaggi parlame ntari, nella firma degli atti sovrani. Tre giorni dopo, il 20 ma rzo, il governo britannico fece sapere che la Regina Vittoria avrebbe ri cevuto il marchese Emanuele d ' Azeglio quale inviato del " re d'Ital i a " . Il 23 ma rzo anche il governo svizze ro riconobbe il Regno, ma Im pero d ' Au stria, regno di Spagna, regn o d i Pruss i a e altri Stati di pri ma e seco nda fila per gli equilibri e u ropei ri masero spe ttatori. , Particolarmente a l larmante fu il silenzio di Pa rigi. Napoleone III non aveva mai fatto mistero di preferire l'mùone a l l a u n ificazione . A metà aprile Cavour premette per il riconoscimen to i m me diato, ma l'Imperatore ri mase freddo ancor più che tiepido, mentre Francesco II continuava a essere solern1emente ricevuto da Pio IX e da fine marzo aveva fa tto coniare gi·an quanti tà di 111.onete d a d .i ffondere nelle Due Sicilie. elle stesse settimane l' orizzonte si oscu rò. Se da un canto no :n ma ncavano ecclesias tici impe gnati in missioni conciliatrici presso la Sant8 Sede ed eletti alla Camern d e i dep utati su posizioni lea liste nei confron ti d ella Corona, il vicario capi to l a re del Duomo di Mi lano si d ichiarò contrario alla par tecipazione del cle ro a l la festa dell'unità nazion a le fissata per la prim.a d o menica d i giugno. A fine maggio il principe d i . Jetternich, ple1ùpoten ziari o del!' Austria, e l' ambascia tore spagno lo a Parigi proposero w1 accord o generale europeo a salvagua rdia della sovranità del papa: che uscì de fi n itivamente (se mai lo era stata) d a l novero delle ques tionj che Torino potesse risolvere da sé. Il 29 maggio Cavour si ammalò. J I 3 giu gno Vittorio Ema nuele TI raccomandò a Gustavo Ponza di San Mc1 rti no d i impedire con og1ù m ezzo azioni estremistiche 8 la pol i .
VII
Solo d opo la m o rte d i Ca milla Cavour (6 giugno) e mentre i n molte regioni italiane si molti plicavano i segni di d eriva repubblicana e " rivoluzionaria" Napol eone l i l dec i s e obtorto collo di ri conoscere il Regno d' Italia (che, con capitale a Torino, rimaneva palesem ente sbi l a nciato) : ma con molte riserve e manifesta preocc u pazione per quanto av veniva nel Mezzogi orno, tra d i sordini di laganti e spinte rivoluzionaiie. Incom beva lo spettro di Giuseppe Mazzini, nei confronti d el quale Gius ppe Verdi, ele tto deputato, invan o aveva i nvocato manifestazioni di gratitudine patriottica. 11 12 luglio seguente Napoleone III chiuse il d i scorso in maniera definitiva (almeno dal prop ri o p u n to di vista) scrivendo da Vichy a Vittorio Ema n uele (appell ato " Signor mio Fratello " ) . Ricord ò di aver ri conosci u to il regno mentre il re aveva perso " l' u o mo che aveva maggiormente conh·ibuito alla rigenera zione del suo paese" ma sen tiva di dover fissare precise " riserve per l' avvenire": " Un governo è sempre l egato ai s u o i antecedenti. Da w1dici a1mi io sostengo a R o m a i l potere del Santo Padre . . . La posizione è sempre .la stessa. Debbo dunque dichiai·are francamente a V. M . che, ricono scendo il Regno d'Italia, lascerò le mie t ruppe a Roma, sinché essa non sarà riconciliata col Pa pa, o che il Papa sai·à minacciato di vedere gli Stati c h e gl i rimangono invasi da w1a forza regol a re o ir rego lare . . . " e ribadì che ''l'wùtà avrebbe dovuto segu i re e non preced ere l'unione". Un a nno dopo nulla era mutato, né sarebbe cambiato solo per l'iniziativa di Giuseppe Gariba ldi. Non solo . J e! fratte mpo l'ordine pubblico nell' ex regno d elle Due Si c i l i e era messo gravemente in forse dal bri ganta ggio d i lagante. Il governo di Torino non poteva conced ere alcun margine a uù zia tive destinate a provocare l'mtervento militare francese, mentre l'Impero d'Austria ri maneva con l' arme al piede, pronto a riprendersi q u a n to aveva cedu to con la pace di Zurigo. La decisione del Generale di avviare l'i mpresa dalla Sicilia fu in tale quadro la peggiore possi biJ_e. Il suo errore tattico ne minò dall' inizio e ne travol se il piano politico-militare complessivo, per altro inform e, l ab ile, d ettato dagli eventi anziché da una ideazi one strategica matura. L' " impresa", uuatti, alimentò l ' i nsorgenza antigovernativa nell' isola. li success ivo passaggio, niente affatto age vole, in Calabria avrebbe dovuto far da premessa a ui1a lunga marcia attraverso il Mezzogiorno, col risclùo di scatenare fatalmente quel l a guerra civile che proprio Garibaldi aveva saputo scongiurare nel 1 860 quando aveva troncato ogni ind u g i o ed era riuscito a entrare in Napoli il 7 settem bre, pre ced endo le truppe. La storia d i tutte le spedizioni nùlitari che ten tarono di salire dallo Stretto verso l' Italia ce n trale (incl u sa quella del 1.943-1944) provano che non si trattò semp re di i: m prese di ardua attuazione. ,Nell'estate del 1862 Ga ribal d i aveva certo bu01ù motivi per sospinge re il re e il governo sulla via di Roma; ma anche il re e il gove rno avevano ragioni, e superiori, per ferm arl o, con le buone o le- ca ttive mruùere. Se non avesse agito co n suffi cie nte determinazione il governo della Nuova Ita lia avrebbe mostrato una debolezza fatale per le sorti del regno, che si giocavano non sull'i mpresa gariba l d i na ma sul ripristino di ordine e sicurezza nell e regioni annesse, ove, diversamente, il bri gantaggio sa rebbe d ivenuto i nsorgenza e lotta per l'ind i pe11d enza, con ampio sostegno sh·ani ero, tanto più per le nuove e forti perplessità dila ganti nel Nord (a comi nciare da] Pi emonte) sull' op portunità effe ttiva dell' wùficazione n a z i onale. In quell' estate del 1862 vennero d un q u e scritte pa gine tris ti e dolorose. Il go verno Rattazzi e certe ambiguità del re non ne furono però gli mùci responsabili : fu Garibaldi a ri tenere che una azione potesse ignorai·e i vincoli imposti all'Italia prima ancora che essa giu ngesse alla proclamazione del regno. Con l' u11presa, anzi, egli costru1se l apo leone lII a irrigidire la sua tutela a sostegno dello Stato Po ntificio, che poi crollò, nel set tembre 1870, non per virtù dei patrioti ma per effetto della sc01uitta deU'Imperato :re a Sedan nella guer:ra franco germanica e per prevenire, ancora u na vol ta, soluzioni pol i tiche niente a ffa tto gradite a Londra e a Berl ino: una nuova Repubblica rom a na . Ad Aspromonte la Nuova Italia constatò d i aver perso l' innocenza ancor prima d i nascere: non aveva a l c u na libe rtà se non di crescere e maturare al proprio interno, senza indulgenze per l'av ventura. li pensiero d oveva avere la meglio sull' azione.
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PREFAZIONE
Questa ricostruzione storica delle vicende garibaldine dell'Aspromonte, frutto di uno studio appassionato e di una serie di analisi di documenti e testimonianze dell'epoca, alcune ancora inedite, avviene in tm momento storico-politico che involontariamente ne esalta il significato. Se per la cosh·uzione della "seconda Repubblica" fosse necessario ispirarni a precedenti momenti della storia patria, il suggerimento ancora una volta è quello di ricorrere all'epopea originaria del Risorgimento, laddove gli uomini, i fatti e la storia seppero confrontarsi energicamente e maggiormente a chiare lettere 1 con idea li essenziali, nel tentativo di costruire il moderno Stato italiano. Tuttavia, laddove anche in quei tentativi si imposero le ragioni di un compromesso, sta scritta una delle pagine più amare della storia d'Italia: Asprom.onte. Se ne è parlato molto all'epoca, molto meno nella storiografia successiva, quasi a volerlo nascondere, ma Aspromonte è, e rimarrà, un simbolo nel cammino dell'evoluzione storica del nosh·o Paese, ed è proprio questo a cui mira il prezioso lavoro degli autori. Traspare evidente un amore viscerale per gli uomini e le gesta di quei momenti, ma anche uno sbigottimento spontaneo nei confronti di alh·i uomini che turbarono gravemente la realizzazione del sogno w1itario italiano. Tutto ciò non nasce da un'interpretazione, bensi dalla più rigorosa analisi delle vicende, dalla meticolosa e scientifica ricerca di ogni particolare, dei documenti, dei tempi, dei luoghi, delle cose, delle persone, con lo scopo di rispondere, anche con tante significative immagini, ai p. iù piccoli e grandi interrogativi. Ma è proprio così che vogliamo ci sia raccontata la nostra storia.
q-2"' =ne.-Y� t,_Qv\.Giuseppe Garibaldi
IX
PREMESSA
Questa monografia sul tragico episodio d'Aspromonte nasce dal desiderio di far rivivere quasi un riportare alla luce - uno dei fatti storici che successivamente sì era andato opacizzando nel tempo, fino al punto di essere omesso anche in testi storiografici di una certa levatura c 1 1. Ciò ebbe inizio con la lunga operazione di minimizzazione del "fatto" durante il Regno d'Italia (il Governo italiano ne aveva tutte le rag'ioni, per far dimenticare quel "vergognoso" incidente) e continuò con i governi successivi compresa l'ultima decaduta "prima Repubblica". Evidentemente per i politici (di tutti i tempi e di una certa consorteria) Aspromonte è stato un episodio scomodo e fastidioso, insomma da far dimenticare. Basta al proposito confrontare le celebrazioni (anche se più a sfondo politico che non palTiottico) in ricordo di Mentana e possiamo amaramente affermare che Aspromonte ne esce ... nuovamente sconfitto. Neanche il sa11gue generoso dell'Eroe, versato in quell'infausto giorno, è valso a far ricordare agli Italiani futuri che quell'episodio doveva rimanere indelebile ricordo di gloria popolare, superiore a tutti gli altri, perché suonava la sfida più alta con la quale i pochi "veri l.taliani" volevano subito il riscatto di Roma Capitale. Pur consci di non avere raggiunto la completezza sia nell'argomento sia nel materiale dei vari capitoli, crediamo però sinceramente di porgere al lettore un lavoro monografico non indifferente, data la mole del particolare "terna". Ciò premesso, saremo lieti se il lettore ne trarrà un ri1movato fremito di giusto amor patrio (che non ha e non vuole avere nessuna colorazione politica). Se così sarà, potremmo dire di essere stati "pagati" eoormemente della non poca e lunga fatica che è costata la realizzazione di questo nostro lavoro.
Gli Autori
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Citiamo, ad esempio, queste sei importanti opere:
1) Vittorio Giglio: "li Risorgimento nelle sue fasi di guerra" (vol. Il), Casa Editrice Dott. Francese� Vallardi - Milano, J 948 (Collana: "Problemi del Risorgimento" -13 voli.). 2) Piero Pieri: "Storia Militare del Risorgimento" - Giulio Einaudi Editore - Torino, 1962. 3) Anonimo: "11 valore Italiano" (3 voli.) - Ghione e Lovesio Edit. - Roma, 1883-84. 4) umero muco: "I Bersaglieri nel loro 75° anniversario -1836-1911 ". A pag. 12, nel riquadro 'Al valore collettivo', al 15 ° rigo è riportato: 6 ° Batt., 6 ° Regg., Med. Bronzo (dat.i R.D.: 30-9-1862). Motivazione: "Perché diede prova di valore e di sagacia militare". A pag.13, 'Decornh di Medaglia d'Oro al valore', fra gli altri vi è la foto di Ferrari Luigi (V. M. 30-9-1862). Nel g:r ,mde quadro (più volte ripiegato) riepilogiltivo di tutti i fatti gloriosi del Corpo, NON E' CITATO IL FATTO 01 ASl'ROMONTE. 5) "J Bersaglieri -1836/1936" (Numero speciale del Centenario). A pag. 53: 6° Rgt. - VI Battaglione, SETTEMBRE 1862 - Medaglia di Bronzo: "Perché diede prova di valore e di sagacia mi/ilare" (fatto d' arme dì Aspromonte - R.D. 30-9-1862). 6) Autori vari: "Garibaldi condo/'/'iero" - Min. della Guerra, Ufficio Storico -1932, ed edizione successiva del 1957 ("Il Generale Garibaldi" nelle edizioni del 1982 e 2007). Nessun'altra citazione storica o foto riguardante Aspromonte.
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AL LETTORE : PERCHE' UN LIBRO SU ASPROMONTE OGGI di Lean dro Mais
Credo che al lettore mod erno, un po' frettoloso e distratto, ma desideroso di conoscere certi " perché" (introvabili tutt'ora, anche nei migliori testi storici), p i acc ia avere finalmente tma visione esauriente su questo tragico episod i o della nos tra storia risorgimenta le, avvenu to due amù dopo il fati d ico e glorioso 1860 ed un anno d opo la proclamazione del Regno d'Ital i a . I n.fatti, nonostante " l o scontro d'Asp ro monte" ristùti mol to noto nel l a. pa rte c ron aca- episodica, è tota l me nte "assente" nelle parti di quei fatti storici (sia preceden ti che su ccessivi) che sono stati volutamen te taci uti dal Governo dell'epoca. E di questo credo che il lettore ne potrà faci lme nte capire il perché, comp rendendo l'imbarnzzante situ a z i one venu tasi a creare dopo il fa tto, non solo all'interno, m.a sopra ttutto all' estero_!l> Vorrei ricordare un dato che non ha avuto mai w1 ch iaro parere da parte degli storici: co m e sono " classificati" storicamente i volontari garibaldini che parteciparono, seguendo Garibaldi, a l tentativo d i liberare Roma, farne l a Capitale del Regno e d incoronare Vittorio Emanuele I I i n Campidoglio? (Perché, lo v oglio ricordare, ques to era il programma patriottico dell'Impresa del ' 62, concl u sasi così tragicamente) . Ufficial mente sono sta te riconosciute " Ca m pagne per l'Uni tà d'Italia" le Cam pagne Garibaldine del 1860 e del 1 867. Ciò perché: neJ 1 860 i vol o n tari Garibaldini combatterono contro i Borboni, nel 1867 contro papalini e francesi, qui ndi sia .i pri m i che i secondi conh·ari all' Unità d el Regno d' Italia. Ed ecco sorgere l' i 11so1uto problema del "fatto d'Aspromonte". Tutti conoscono, senza o mbra di dubbio, le intenzioni. pat r i ottiche di Garibaldi, tu tti conoscono il suo rifiuto di far fu oco sulle truppe regie italiane, e tu tti sann o p ure che queste furono le sol e che aprirono il fuoco. Da ciò appare evidente come i l Governo debba essere con sidera to il colpev ole materiale di w,' azione sicuramente poco onorevole, i n quanto, come da m olti prospettato, se si voleva " fermare. Gariba l d i", bastava rifa.Te corne nel 1860 a Teano: incontro diretto col Re e chia rimento dei mo tivi politico-in te rn a z i o n a l i d el ni.omento; tutto sa rebbe finito con la stor ica stretta di mano dei due maggiori artefici d e l l'U n ità patria e col ritorno a Caprera dell' Eroe. Tuttavia, come t utti i ben pensanti haimo evidenziato, purlToppo non c'era p i ù Cavour. Quindi, chiariti i fatti, i .[ l ettore può capire perché l a " Campagna del ' 62" non fu m a i e non poteva essere omologata e riconosc iuta fra le " Campagne per l'Unità" dal Regno d'Italia. A titolo di cronaca, ricordo al l ettore che viceversa il Regi o Governo fu sollecito nel concedere la Meda gl i a d' Oro (con motivazione sconcertante) al Ten . d e i Bersaglieri Lu igi Ferrari ed w,a promozi one (a Maggiore) al Cap . De Vìll ata, il h-iste fucilatore dei sette garibaldini a Fantina. Di questi due personaggi il lettore troverà ampia documentazione nel testo d el vol u me. Dopo aver accen nato alle "infamie" d el Regio Governo nel 1862, vorrei fa r presente un quesito per il quale chiedo al lettore un suo giudizio nel merito, sereno e medita to. E' d a l 1 946 che il popolo italiano ha cambiato la sua forma di governo in Repubblica! Domando ai lettori se d opo 60 aruù trovano giusto che questa Repubblica, tanto sensibil e ai problemi di storia risorgL mentale, non abbia mai provvedu to a dare finalm.ente ìl giusto riconosci me nto a ques ti martiri dell' id ea l e unitario (a qu asi 1 50 a n n i dal fa tto) dimenticati d a tutti. Il l o ro sa cri ficio grida alto a tu tti gli uonùni che sono l i beri anche per il loro patriott ismo: " PERCHE' E P E R CHI SIAMO MORTI ?" .
5.i legga in proposito q u anto lo storico A ldo A. Mola scrive a pag. 93 del suo libro "Garibaldi vivo" (Ed. Mezzanotte Mi lano, ·1 982) : "La sil·uazione generale e u rop ea era però profondanu:n te m u la/a e prossima a confl itti decisivi. Perciò anche il
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governo italiano doveva mostrarsi capace di f renare le '11we11/11re' ma non ebbe il coraggio di parlare chiaro. Dall'equivoco scahi rì il drnmma di Aspromonte".
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Gli autori ringraziano vivamente tutti coloro cl1e hanno collaborato in qualsiasi modo alla buona riuscita di questo volume monografico.
Una particolare citazione meritano: Giacomo AD AMI (Pisa) Luigi APOLLONI (Monterotondo) Mario BIRARDl (La Maddalena) Cannelo CALCI (Roma) Salvatore DE STh10_ E (Marsala) Luigi. DI LALLO (Campobasso) Flavio MA1S (Ancona) Valerio MAIS (Cagliari) Claudio MODENA (Roma) Gaetano Lamberto �ORGANO (Roma) Salvatore PATERNA e Signora (Roma) Lucia STEFANI (Pisa)
Questo lavoro non avrebbe visto mai la "luce" se non avessi avuto la grande disponibilità dell'amico Gianluca VlRGA, che con la sua infinita pazienza e maestria tenuca mi consentiva la realizzazione dell'opera nella forma grafica che il lettore può ammirare. A questo prezioso amico il mio commosso ringr.aziamento. Leandro Mais
A mia moglie Maria Pia� che con attento e continuo lavoro lrn controllato, correggendo, le varie bozze di quest'opera, sostituendo ed alleviando i miei occhi. A Lei, col cuore e con l'anima: GRAZIE!
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A mio padre ROMUALDO lVIAIS Fante volontario del 1915-18 prinw fra i primi a Gorizia, che infiammò con l'esempio il mio giovane anirno all'amor di Patria, con commosso ed imperituro affetto filiale dedico
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INDICE DEI CAPITOLI
CAPITOLO
I
IL FATTO STORICO
pag.
1
ITINERARIO DEI LUOGHI
pag.
18
CHI ERANO I VOLONTARI CHE SEGUIRONO GARIBALDI .EL TENTATIVO DT UBERARE ROMA NEL 1862
pag.
21
pag.
55
pag .
147
pag
155
pag
173
pag.
231
pag .
237
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pag.
251
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pa g .
271
CAPITOLO
II
DOCUMENTI .......
CAPITOLO
III
CIMELI E RICORDI..
CAPITOLO
IV
MONUMENTI E LAPIDI
CAPfTOLO
V
ICONOGRAFIA
CAPlTOLO
VI
DISEGNI SATIRICI
CAPITOLO
VII
CARTOLINE ..
CAPITOLO
VIII
MEDAGLIE E FILATELIA
CAPITOLO
IX
POESIE E PROSE
CAPITOLO
X
CURIOSITA'
pag
305
CAPITOLO
XI
BIBLIOGRAFIA ... . ....., ..,. ........
pag
315
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XIX
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CAPITOLO I
ASPROMONTE
IL FATTO STORICO (CENNI SULCA TEFATTO E SULLO SCONTRO D'ASPROMONTE)
"A Roma, dunque, a Roma. Su prodi del '48 e '49, su g1ovent,ì del '59 e '60 correte alla crociata san.la. Noi vinceremo, dacchè per noi sl:a la ragione, il diritto nazionale, la coscienza universale". Catania, 24 Agosl'o 1862
G. Garibaldi
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CAPITOLO I
IL FATTO STORICO
Dopo aver consegnato a Vittorio Emanuele I l il ricco Regno delle Due Sicilie, Ga r i baldi si ritirò a Caprera ad acc u d i i:e le faccende dei campi e ad allevare bestìarne. Il suo pensiero era però sempre rivolto a due grandi problemi rimasti insoluti: i volontari, che avevano combattuto valorosamente e vinto sotto la sua guida, nei confronti dei quali non si riu sciva a trovare una giusta quanto dignitosa col locazione (come invece era stato fatto per gli appartenenti al disciolto esercito borbonico), e la schiavitù delle itali anissime città di Roma e Venezia: la prima sottomessa al domini. o temporale dei Papi, con l'ava llo del governo francese, la seconda oppressa dal potere austriaco. Per aiu tare i compagn i d'armi e per perorare la causa del ritorno d elle due città sotto il tricolore italiano, Ga riba l d i accettò la candid atu ra del primo col legi o di Napoli al primo Parl a mento Italiano, cand id atura rifiutata fino a q ualche giorno prima per motivi stre ttamente peirsonali. Nelle el ezioni che sì svolsero nel 1861 fo ele tto a stragrand e maggioranza, e nella sed u ta alla Camera, tenutasi q ualche mese d opo, volle esterna re il suo risentimento contro il Governo di Tor l no, ritenu to resp onsabil e del disfacimento dell' Eserci to Meridionale e della conseguente situ azione in c u i si trova rono quasi tutti i suoi volontari. Dopo le precise assicur azioni formulate d al Presidente Cavo u r, specie per quel che riguardava la sorte di Roma, Garibaldi volle r i manere fiducioso, a nche se era convinto che non si poteva riso lvere un problema lasc i ando insoluto l'altro. Il 27 Marzo il Parlamento approvò una mozione nel l a quale si esprimeva il vo to che Roma fosse al più presto resa a ll ' T talia. Ol tre a ciò, però, nulla si fece, tanto che Garibaldi, nella sed uta del 18 Aprile, in un' atrnosfera comprensibi lmente tesa, accusò pubblica mente il Governo e p ronunciò pesanti parole contro il Minis tro della G uerra per aver d eciso le sorti dell' Esercito Meridionale con un provved imento che non solo prevedeva il suo sci ogl imento, ma anche la sua u m i l iazione. /All'energico intervento di Garibaldi seguì un dibattito molto movimentato, ma la conclusione a nulla di nuovo portò, dato che alla fine il Gove rno ebbe ratificata la s u a decisione di sciogl iere le formazioni volonta Jie (garibaldini), non te nendo in alcun con to il l oro prezioso con tri buto per la formazione del l'Unità i taliana ( 1 l. An1areggiato, rattristato e del uso, Garibaldi si a llo ntanò dall'aula giura n d o a se stesso di non mettervi più piede. Poi, carico di sì pesante fa rdello, ma senza a lcun ra ncore, com'era nelle sue abitudini, se ne ri to rnò nella sua isola, dove i l 26 Maggio fu celebrato il matrimonio del l a figlia Teresita con il va loroso Stefano Canzio, uno dei Mille. M orto inaspettatamente Cavour il 6 Giugno 1861, la Presidenza del Consigli o fu affidata dapp rima a .Ricasoli e poi, dal 3 M a rzo 1862, a Rattazzi, un u omo politico abile ed a mbizioso, ben visto non solo dal Re, ma anche da Garibaldi, al quale aveva lascia to intendere d i vol er mantenere u na benevola neu h·a lità nel caso di una spediz ione contro Roma o co ntro il Veneto. Pur non avendo le qualità d i Cavo ur e non possedendo l a s u a suprema arte diplo rnatica, fu ugualmente co n siderato molto scaltro, al ptmto di incoraggi are persino il Partito d' Azione, il cui intento fi nale era quello del riscatto delle città di Roma e Venezia con la forza . I n Parlamento non godeva di una consistente rnaggioranza e mod este erano pure le simpatie riscosse allinterno del paese . Da lui però ci s i aspettavano gran di cose, dato che era visto come l'ispira tore ed il continuatore della politica cavouriana, politica non realizzata second o l' intendimento d el l o statista piemontese per la sua prema tura morte. D'accord o col Sovrano, cercò la collaborazione della Francia per un' azione nel Veneto in cambio di una alleanza offensiva e difensiva sul Reno. Nello s tesso tempo affi d ò a G aribaldi la vice presidenza della Commissione Reale dei Tiri a Segno, di cui il Princ ipe ered itario Umberto era Presidente. Approfitta ndo dell'invito di quest'ultimo per una riu n ione da tenersi il 15 Marzo a l Palazzo Rea l e di
( l i A d eccezione di alcuni "grn ndi" nomi (Bixio, Med ici, Cosenz, Turr) che furono inseriti nel Regio Eserc i to col riconoscimento dello s tesso grado " garibaldino" .
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IL FATTO 5TOR 1CO
Torino, Garibaldi si recò il 24 a l\fonza per inaugu rare la Società Mandamen tale del Tiro a Segno e su b i to dopo a Lodi, Piacenza, Parma, Cremona, Pavia, Chiari, Brescia, Bergamo ed altri piccoli centri lom bard i per predicare l'esercizio delle armi, m a anche per raccogliere adesioni e mezzi per una spediz-fo.n e contro l' A ustria, co n l ' i n tento d i l i berare il Veneto senza l ' ai u to o l'intervento fra ncese. In tutti i posti visitati riscosse plausi e simpa tie ed eccezionali .furono ov u nque le accoglienze. Da Trescore, località termale non lontana da Sarnico, en tusiasmato forse da queste sincere .manife stazioni, ma certa mente si c u ro del la compre nsione d el Pres i dente Rattazzi (che i11. q u ei giorni aveva sigla to w1 tra ttato col ministro greco Botzaris per garanti.re un appoggio alla liberazione de1le terre elleniche mancanti. alla costituzione della grande Grecia), Garibaldi fece affluire in quelle zone n u meros i giova n i c o n l' i n tento di penetrare nel Trenti no per sens i b i l i zza re i m ovi m enti d i rivendicazione nazionale contro l'oppressione. s traniera. Questi atteggiamenti parv e ro ostili a l governo francese e non furono d i gradi.mento neanche al Presidente del Consiglio italiano. Se r i a mente p reoccupato dell a presenza d i m olti vo l onta ri, ta nto a Trescore qua nto a Sarnico, a Palazzolo ed in altri centri dlel bresciano e convinto che un' azione non soggetta a l l' inizia tiva del Governo fosse da considerarsi. del tutto inegolare, Rattazzi ordinò l' arresto dei responsabili, ivi compreso que l l o d el Colonne l l o Nul lo - l'eroe bergamasco dei Mille - ed il loro tn?sferimento nelle carceri di Brescia e di Bergamo. A seguito di ciò, manifestazioni di protesta si verificarono L U, po' ovunque e, mentre a Bergamo gli incidenti h·a dimostranti e forze dell'ordine furono di lieve entità, a Brescia una marea di persone, mdispettita anc he per la presenza di u n d rappello di soldati fatti arrivare in fretta dal Prefetto N ato] i, si sca g l i ò con violenza contro l' edificio ad ibito a prigione sperando di liberare tutti i detenuti.. I militari cercarono dapprima di frenare la massa di dimostranti, formando delle trincee, poi, forse perché col ti da un'i mprovvisa pau ra, scaricarono i loro fucili co n tro l a fo l la co .lpe.n d o m orta l mente qu attro persone. Un altro centinaio, t ra c u i molti ba mbi n i e tante donne, rimasero feriti -più o meno gravemente. Saputo ciò, Garibaldi accorse prontamente da Trescore per protestare contro l'assurdo comportamento d ei soldati italiani che « dovevano com battere i n emici della Pa tria e del Re, non già u ccidere e ferire cittadini inermi ». Egli si assunse subito la responsabilità dei fatti, cercando di scagionare gli arresta ti. Ma tutto questo non ser v ì a niente, perché le decisioni furono irrevocabili, tanto che, sdegnato e mortificato, pensò d i lasciare su b ito quei l u ogh i p e r recarsi a Locarno, in Svizzera . E così fece, d opo aver sostato qualche giorno a Belgi.rate, sul lago di Como . Fu proprio a Locarno che una delegazione w1gherese, guidata dal Capi tano Kw1a Bella ed incoraggia t a certamente d a i proponi.menti d i Re Vittorio Emanuele I l , s i recò d a l u i p e r convincerlo a concorrere al l a liberazione del l' Ungheria, ma n u ll a r i u scì ad ottenere, perché il s u ci solo i nte ndi m e n to era al momento la l ibera zione delle d u e città italiane. Da B lgira te il 15 Giugno, unitamente agli altri componenti il Consiglio Centrale della Associazione Emancipatrice, di cui era presi d ente, C a r i.ba l d i r i vol se u n m essagg i o a l l e Associazi onj Democrati che i tal ia ne per sa n c i re i l convindmento che solo l' iniziativa popolare diretta avrebbe po tuto imporre l' union di Roma e di Venezia alla nazione italiana: « [ . . . ] Tu tti abbiamo il diritto di
marciare alla liberazione dò n os tri fra telli schiavi. La nazione ha già manifesta to la sua decisa volon tà; secon daria e compir/a è sacro dovere di tu tti ».
Ritornato a Caprera dopo u n'assenza di quasi lTe mesi, e dopo avere avu to a Belgirate, nella casa della signora Cairoli, un .lungo colloqui.o con Plezza, inviato d el Governo italiano, non vi rimase m olto perché, v enuto a co noscenza d e i cresce n ti ma lcontenti che stava n o coi nvolge n d o le popol a zioni sic i l ia ne, nelle q u a l i (come scrisse il Mattigana, -pseudonimo di Mario Paganetti) «grande era s tai-a l 'aspettahva e i"riste la realtà della cosa », nonché del pericoloso e sempre più sentito movimento separatista, alla fine del mese di Giugn o d ecise d i rec a rs i a Pal ermo. Accompagnato da Missori , N u l l o (l i be ra to n el frattempo d opo i fatti di Sarnico), Bruzzesi, Guerzoni e dal figlio Meno tti, unita mente a tanti a l tri vol ontari del Nord Italia e della Campagna del 1860 (fra i nomi più importanti ricordiamo Emico Cairoli, Giovanni Chiassi, Gi u seppe Civini n i, Cl emente Co rte), il 27 Giugno si imbarcò sul pirosc afo Tortolì della Società Ru battino, giungendo nel capoluogo siciliano il giorno su ccess ivo. Da qui (d ove a Marzo era stato insignito del gra d o massimo della gerarchia massonica) Garibaldi inviò ai « Fratelli Venerabili » una lettera circol are nella quale, oltre a far presen te la situazione dell'Italia, calpestata d a l l o stra n iero ed insozza ta dai falsi preti di Roma, sottol i neò la necess ità di fa r sventol a re s u l Campi doglio il glorioso vessillo nazionale, invitando nel con tempo
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CAPITOLO I t u tti gli uomini che avessero cuore italiano ad a d operarsi con tu t ti i mezzi a ffinchè concorressero « al compimen to di quel sublime pensiero ». In questa impresa non vollero seguire il Generale u om i n i presti giosi come Medici, Bixio, Cosenz e Sirtori, mentre il fed ele Turr, in un primo tempo consenziente, si ritirò dopo aver saputo che il Sovrano non gradiva questa spedizione e che, anzi, l'osteggiava. Ma in Sic i l ia, più che in ogni altra regione, era sentito (come scr.i sse il Mazzullo) « i/ suo ba ttito d'amore » e da questa isola, perciò, doveva partire il grido che « infiamm.a g li uomini e che nessuno po trà. mai cancellare, nemmeno versando sangue dei giovani p a trio ti: Roma o morte! ». Ed infatti, appena sbarcato a Palermo, la gente di ogni ceto e grado lo accolse con calorose grida d i evviva e di entusiasmo, co me se fosse il l oro salv atore. Eppme amarezze e delusioni dal governo piemontese le popolazioni meridionali, C011"tprese quelle siciliane, ne aveva. n o avute m olte, ma per Garibal d i c'era stata e c' era un' attrazione particol are che and ava al di là di ogni idea politica e di ogni interesse. Persino il rappresentante del Governo si sentì onorato di offrirgli ospitalità nel l u ss u oso palazzo dello Stato, me ntre tutti gli altri si prodigarono con ogni mezzo per ren dergli il soggiorno il più confortevole possibile. N emmeno i Principi di Savoia, U m berto e Amedeo, in visita ufficiale nella capitale siciliana nello stesso periodo, ebbero sì esa l tanti e calorose manifestazioni, tanto che il loro imbarazzo fu evidente a tu tti e preferirono s ubito ripartire dopo av er in a u gurato, il giorno 29, il Tiro a Segno di quella città . Dopo aver ricevuto autorità, de.l egazioni ed amici, Garibaldi fece scoccare la scintilla del patriottismo in ogni cittadin o q u a ndo, acce1mando all'inganno con cui veniva occupata Roma da parte dell'Imperatore dei francesi, affermò essere disposto a fare ricorso ad un altro vesp ro pur di raggiungere 1 a l i berazione di quella città. Cosa qu esta che non poteva lasciare insensibili i siciliani, scuotendo veramente l'ai.ùmo ed il se nti mento di amor patrio. Quai.1to detto e sbandierato a Palermo non poteva non destare allarme e p.-eoccupazi one i.n seno al Parlamento I ta l i a no, dato che ciò svelava p u bblicamente l' inerzia a cui si era abbandonato il Governo e le ambiguità delle intenzioni del suo Presidente. Su questi fatti, il 14 Luglio il depu ta,to Al fieri presentò alla Camera una specifica interpellanza, cui ne fece segu ito un' altra del collega Boggio sul contenuto del messaggio inviato da Garibaldi da Belgirate. L'ampia discussione al Palazzo Carignan o, n onostante le contrastanti posi zioni, portò ad un solo convinci me nto: indurre il Cond ottiero dei Mille a desistere da u n atteggiamento di confronto armato contro le au torità costitu ite. Delle intenzi01ù nùnisteriali Garibaldi ebbe sentore sin dal giorno 9, da quai.ì do cioè Gue:rrazzi gli scrisse un'affettuosa lettera con la quale lo avvertiva che a Torino si b:amava contro di lu i e perciò non era consi. gHabile intraprendere alcuna azione, perché le sue ossa erai.10 « sacre alla terra » e non poteva morire « carne un gregario colto netl'agguato ». Ma Garibaldi non tenne conto di tutto ciò; volendo a nzi ripercorrere i luoghi a lui così cm:i della Campagna del 1860, colmi tra l'altro di gloriosi ricord i, si portò a Cefalù, Partinico, Ca l atafimi, Trapruù e Marsala, d ove il 19 Luglio, dal balcone di Casa Grignani prima (21, e poi il 20, durante la celebrazione della Santa Messa nella Chiesa di S. M a ria della Cava (detta a nche Chiesa delle Grazie), lanciò J a fati d ica frase « Roma o morte! », che i m mediatamente fu ri la n ciata dalle popolazioni dell'isola diffondendosi come un lampo fino a Milano e a Monza. Il 29 Lugl i o fu a Piana dei Greci, dove si stava organizzando una colo1U1a di vol ontari, e da qui fece ritorno a Palermo, per mettere d ef initiva mente a punto i dettagli di quel l a impresa il cui rinvi o era ormai improponibile . 11 s u o appel l o f u così sentito c he i n poch i ssimo tempo nella ca pitale siciliana si radunarono più di h·e1nila volon tari (che d ivennero qu attromila il 1 ° Agosto) nel grande Bosco della Ficuzza, tra Palermo e Corleone, qua n d o Garibaldi espose il suo progra m m a per la presa di Roma confermando il fatidico motto d el 1 860 dell' «Italia u n i ta col suo Re Vi ttorio Eman uele ». In un v olantino ripro d u ce n te il Supplemento de li Precursore del 2 Agos to, rimarcò il suo desiderio (ch e poi era quello di tut ta la sua vita) di godere della fiducia di tutti, dato che le promesse erano se :rnpre le solite: fatiche, disagi e perico l i. . Sottolineando che superfluo ern il «chiedere valore alle p ugne », precisò come indispensabile si rendeva « la disciplina senza la q uale non può esistere A rmata »;
<2) Il grido « Ro1na o morte » era spontaneamente sorto dal popo l o acclamante, sembra da un pescatore, d u rante il discorso di Garibaldi dal balcone d.i Casa Grignani, e da lui ripetu_t o p i ù v ol te ad incitamento della folla. Fu il motto di tutta la Campagna del 1862 e cli q u e l l a del ·1 867, pure mirante alla liberazione di Roma, concl usasi tragicamente a Menta.na . (V. "Dizionario del Risorgimento lta/i{)nO ", di l'vlichele Rosi (Voi . I: "[ fatti", p,1 gg. 894-895, a l l a voce: "Roma o Morte - Storin del Grido ") - E d . Va l l a rdi - Milano, 1931) .
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l L FATTO STORJCO
disciplina che permise ai Romani d i « padroneggiare il mondo » . L' ordine del giorno scritto al la Ficuzza per i suoi giova n i com mil i to n i così concludeva: « Noi, riu niti al nos tro p rode eserci to, daremo un uli"inw saggio di valore italiano col realizzare al fine la pa tria unifi cazione; ed i valorosi figli della Siciha saranno anche ques ta volta i p recu rsori dei grandi des tini a cui è chiama.to il nos tro Paese ». Ma non tutti i volonta ri era n o di o rigine siciliana, perché tra essi c'era una fitta ra ppresentanza di conti ne ntali, per lo più con1pagni d' armi di Garibal d i e soldati dell'Esercito regolare che avev ano preferito abbandonare il proprio Corpo d i a ppartenenza, sicuri che questa seconda spedizione, anche se non avallata, era per lo meno tol1erata dal Governo . I fa tti che stava.no acca d endo i n Sicilia non poteva no passare inosservati né al Govern o di Pa _r i gi, né a quello dello Stato Pontificio, che perciò assunsero subito rigide posizioni co n tro il Governo italiano. Ufficialmente da Torino nessuna au torizzazione era stata data e qu i n d i l'iniziativa di Garibaldi non poteva essere gi u stificata in alcun modo . Tanto i.l Governo q u anto Ra t tazzi in modo pa rticolare, non potevano, né volevano, comp romettere i rappor ti con l'Imperato re fra ncese che, oltre alla flotta all' àncora di Civitavecc h ia, manteneva nello Stato Pontificio un aggu errito esercito pronto ad inte rven i re i J1 caso di attacco. Vittorio Emanu e l e, convinto che bisognasse interveni re prima che fosse b:oppo tardi, emanò il 3 Agosto u n proclama nel quale esortò gli italia ni a d attendere « l'ora dell 'u ltima riscossa » e li avvertì che ogni appello alla ribellione rappresentava u n atto di responsabilità che non poteva essere gi ustificato e tollerato. La popolazio ne .fu i 11vitata a non seguii·e Garibald i e a non intraprendere azioni o imprese che erano da cons i derarsi atti di rivolta contro lo Stato ita l iano e perciò punibili con le leggi ii, vigore. Garibaldi, però, dopo i colloqui avuti a Torino tanto con il Re quanto con Rattazzi, era co nvi nto che il proclama era tutta una messi nscena nei confronti di alcuni Stati e u ropei, in pa rticolare di quello francese, per rend ere n otori a la conlTarietà e la disapprovazi one del Governo italiano. D'altra parte così era accaduto nel 1 60 e fino al momen to n u l la lasciava supporre del contrario (come avrebbe fatto, altrimen ti, ad arrivare fin dove era arrivato?) . Era certo, quin d i, che i l Governo, in caso di successo, avrebbe riconosci u to ed accetta to l'iniziativa. E ne fu così convinto che, ol tre a chiedere al Podestà di Cremona, Araldi Erizzo, concreti a i u ti « dovendo fare per il Re e per la Pa tria », invitò tanti a ltri amici ad unirni a lui o ad appoggiare qu esta iniziativa che, oltre ad essere consid erata u na giusta e sacrosanta causa, rappresentava la soluzione al complicato problema della Ques tione Romana. Questa volta, però, il Governo italiano non appoggiò la s u a inizia tiva e Garibaldi se ne rese conto man m a no che passavano i giorni . Da Rocca Pa l u mba, lo s tesso 3 Agosto, rivolse un appe l l o alla Società Emancipa trice di Co senza e per essa ai prodi Calabresi per c h i edere, i n nome dell'Italia, nuovi sforzi e nuovi sac r:iflci. Due giorni dopo, sempre da Rocca Pal u mba, scrisse al Prefetto Plutino per informarlo che stava marciando verso la spo n d a calabrese con lo s tesso programma, ad o nta delle velleità di Napoleone e di Rattazzi . G l i s u ggerì pure di wùre «armi, armati e mezzi per ottenere davvero ciò che si chiede in u tiErnen te da l'an t:o tempo » . Ma l'impresa del 1860 e ra ormai lon tana e la situazione era ben d iversa, per cui qualcuno rispose affermativamente mentre mol ti altri si ri fiutaron o d i a ppoggiarlo. Medici s tesso, che fu al s u o fianccr in tante battaglie e che con lui afro n tò diversi pericoli, cercò di conv incerlo a d a bbandona.re questa i1ùziativa, dato che la via intrapresa non poteva non condurre, ed inevita bil mente, alla guerra civile. Pe r Med ici, che ricopriva la carica di Comandante d e U a G u a rdia Nazionale, affermare ciò fu penoso e mortificante, data la fra terna a mic izia e la profonda stima che lo legava no a Garibal di . Il giorno 6 Luglio, da Alia, Gariba l d i scrisse a Crispi, informandolo che a l u i ed a gli alLTi amici non poteva sfuggire l'importa nza dell'impresa, per cui sperava nei loro favori e nelle loro opere. Pm notando u n a certa presa di posizione da parte d e l l' Esercito regola.re, Gatibaldi era convi nto che ad u no sco ntro armato non si sarebbe mai a rrivati e che, anzi, in ulti_m o si sarebbe addirittura fraternizza to . Per ques to aveva l a n ciato ai soldati italiani un cal oroso appello in cui spe rava di << vederli schierati accan to ai soldai'i di Varese e di San Martino, per comba ttere insieme i nemici della Patria ». E questo e ra il senso della missiva scritta al Jvf archese Araldi Erizzo, Si n d aco di Cremona, con la quale si chiedevano aiu ti per servire i l Re e la Pa tria. Il Governo, che fino ad a l l ora, come si è accem1ato, aveva tenuto sempre una condotta am bigua, ruppe ogni ind u gio ed ordinò al Marchese Pa l lavic ino Trivulzio, Governatore della Sicil ia, di repri mere a d ogni costo qualsiasi tentativo di ins urrezione provocato d a Ga ribaldi e di impedire con og:rù mezzo il proseguimento della sua marcia. L'invito non fu però preso ii1 considerazione, perché il nobile vecclùo pahiota p referì rasseg:r1are le dimissioni dalla pres tigiosa cai·ica anziché prendere posizione
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CAPI TOLO
I conh·o Ga riba l d i, s u o antico amico. In conseguenza di ciò fu i1runed i ata mente sosti tu ito, dapp rima c o n un uomo notoriamente ma l visto da Garibaldi (il De Ferrari) e poi con il Generale C u gia. A quest'ultimo fu pure conferi to il grado d i Co mandante Generale d i tu tte l e forze militari d ella Sicili a . N o nostante l o stato d'assedio imposto successivamente dallo s tesso Cu gi a su tutto i l territori o dell' isola, Garibaldi riuscì ad allontanarsi da Palermo senza che l e sue truppe, dire tte a Cata nia, si fossero scontrate con i sol d ati dell'Eserc i to (ciò perché gli ordirli di ferm a re Ga r i ba ldi e i suoi uomin i era no molto dubbi e indefiniti) . Prima di arrivai-e nella città etnea, i volontari fecero sosta a Ca l tanissetta. Qui il Prefetto Marco, avendo av u to noti zie co n t rastanti e n o n sapendo come compmtarsi con l' u omo che in Sicilia era sti mato ed amato più di ogni altro, lo accolse con grande amicizia. Lo invitò, unitamente al suo Stato Maggiore, per.sino ad un sontuoso banchetto e, nel sa l u tarlo, a u g u rò un p ie n o successo dell'impresa. A Torino tu tto ciò non fu grad ito ed il pove ro Prefetto venne immediatamente sostituito . Passando 1'8 Agosto da Villalba, Garibaldi riordinò la Prima Leg ione Roma.na ed indi si spostò a Marianopoli per poi giungere a Santa Caterin a, ove orga n izzò u na compagn i. a d i m a ri na. A Castrogi ovanni (oggi En na) a lla col o n na dei volontaTi si aggiunse un battaglione di duecento u o mini assoldati dal vecchio e ricco Barone Vari.sano . Proprio qui Garibaldi raccolse quel che poté: armi, denaro, viveri e vestiario. Le notizie sulla netta p resa di posizione tanto del Re quanto del Go verno, iniziarono a preoccupa re G a r iba l d i , ma al punto in cui stavano le cose si i-e.se conto che era i mpossibile retrocedere. Il 14 Agosto passò da Piazza Armerina ed il 15 fu a Leonforte, accolto trionfa l mente dalla popolazione. Proseguendo la marcia i ncontrò, nei pressi d i Paternò, h·e compagnie di tTuppe regolari comand ate d a l Maggiore Ga llois, ma nulla successe grazie all'astuzia e ad uno .s tratagenuna messo in atto dal Generale. L' esibizione di un documento con sigillo reale (il cui contenuto ri mase sempre sconosciuto) e la breve conversazione a tu per tu fatta tra Ga riba l d i e l ' u fficiale ital iano, permise al gru ppo d i vo lontari d i conti n u ai-e ind isturbati il loro ca1runino in direzione di Catania, non prima di aver attraversato il piccolo cen tro di Centuripe, distante w1a h·entina di chilometri da Pa temò . Durante ques to lw1go viaggio Garibaldi aveva ricev u to u n a l e ttera, scr i ttag 1 i 1 ' 11 Agosto dal Contr a m m ir a gl i o Albini, nel la quale l'a l to u ffi ciale si dich i arava « lusinga to di poter mettere a disposizione una pirofrega l'a » per condurlo in qualsiasi città o paese del Regno, unitamente a l s u o Stato Maggiore, a condizione che desistesse dall'azione che stava p e r intraprend ere. Gar i bal d i n01i acé"ettò la p roposta e conti n uò per la s u a strada, ta nto che d u e giorn i dopo il Ministro della Guerra, Petitti, telegra fò a Napoli al Generale La Marmara pei- confermare il proposito di Garibaldi di passare in CalabTia e chiedendo1 nel contempo, il piano da attuare, considerato che la ribellione per una guerra civile non era iniziata e ch e le autorità non avevano « energia >> pe r eseguire gli ordini. 11 1 7 A gosto, tra Rega l b u to e Centu ripe, avvenne l'incontro fra Garibaldi e quath·o dei suoi vecchi compagni d' arrne, tutti depu tati alla Camera (che però non lo avevano seguito in questa imp resa) : Mordini, Fabri.zi, Calvino e Cadolini. Tutti e quath·o cercarono di far desistere Gariba ldi dal l ' impresa inizia ta, ma a nulla riusciro no i b u o n i consigli dei s u oi vecchi a m ici . Al ritorno a. Napoli i quattro fu rono arrestati su ordine del Generale La Marmara che chiese al Presidente del Consiglio Rattazzi «se doveva fucilarli». La risposta fu: «Li metta in libertà e si scusi ». Nella città etnea Garibaldi arrivò nella notte tra il 18 e i l 1 9 Agosto, accompagnato da una impone nte fi accol ata e da u n a folla delirante. Nonos tante l' ma, una immensa folla, composta principalmente da giovani, lo accolse con grande entusiasmo, trascinandolo in trionfo fino al convento dei Benedettini, dove fu impian tato il quartier genern Je. Messi a c o noscenza dell' anivo dei volo n tari gari baldini, i sold a t i regi dislocati nelle vicinanze si mossero in direzione della città, ma poi, viste le barricate sorte improv visamente tutt'intorno e dato che tu tta la popolazione parteggi ava per Garibaldi, ritennero impopolare un loro interve nto e cambiarono il senso di marcia . Così facendo lo lasciaro no padrone assoluto della città, in u n c l i m a d i esaltazione e di euforia general e che coi n volse non solo i .singoli cittadini, ma anche la Guardia Nazionale, al punto d a sentirsi orgogliosa di poter offrire a Garibaldi tantissimi fucili. Persino i l Prefetto Tolosano assunse un atteggiamento tutto particol are. Non vol end osi ass u m e re a lcuna responsabi l ità, si .i mbarcò su lla fregata Duca di Genova (a ncorata nel porto insieme alla Maria Adelaide) e con altri ufficiali governativi si te1me pronto a lasciare la zona . A Torino le calorose manifestazioni di giubilo tri b u tate a Garibaldi e gl i a ttegg i a menti di alcu ni
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I L FATIO STORICO
responsabil i del Governo non piacquero a ffa tto, ta nto che il Sena to, nella seduta del 20 Agosto, approvò ali' unanil11ità l'ordine del giorno presentato da Giuliani, ex membro d el Governo Provvisorio della Lombardia nel 1848, nel q uale si chiedeva al Governo d i u sare tutta l'energia possibile aifinchè fosse resti tuita la pace al paese, assicurando al co n tempo il rispetto dovuto alla Corona ed ai poter.i dello Stato . Il Governo francese, da parte su a, attraverso le pagine di un gi ornale pubblicato i l giorno successivo, fece i ntendere che il suo dovere ed il suo ono re militare «forzavano la Francia a difendere più che mai il San to Padre ». Fugata ogni incertezza e per .imped ire quindi ai volontari di attraversare lo stretto di Messina, fu imposto il blocco navale e lo stato d'assedio per tutti i centri. abitati della Sicilia orien tale. Al Genera le Ciald ini fu affidato il comando genera le delle forze di terra, nel caso in cui si fosse dovuta fermare la loro avanzata sul conti ne nte. La scelta di Cialdini non fu casu a le, d a to che i l Governo, per la popolarità e le amici zie che Garibaldi aveva in seno a ll ' Esercito regolare, doveva incaricare un uffici a le n oto ria mente ostile a lui. Cialdini lo e ra se mpre stato, ma ancor di più lo divern1e dopo che il Nizzardo intentò nel 1861 una campagna denigratoria nei suoi confronti quale responsabile della " liquidazione" del l' Esercito lvferidionale. N onosta nte ciò e nonostante la conseguente presa di posizione del Governo per impedire uno sbarco sul continente, Garibaldi potè co ntin uare la sua avanza ta senza essere mai ostacolato, anche « per volontà di macchiavellica condiscendenza, verso l 'imp resa del Con dottiero dei Mille, del Minis tro della Marina, Persano, e dell 'Ammiraglio Albini, cu i era stato affidato il blocco dell'isola », come fu sancito su bito dopo negli atti del Parlamento I taliano . Il giorno 24, nel men tre d a Genova il Generale Cialdini pa rtiva per N apoli e q uindi per la Calabria con sessa nta battaglioni, nel porto di Ca tani a arrivarono, provenienti da Messina e d iretti a M alta, i p i roscafi Generai Abatucci, apparte nente alla Socie tà Valery, e il Dispt1ccio, del l a Compagnia Florio. Il loro a.J.Tiv o era stato segnalato dalle sen tinelle dei Bened ettini e Garibal di si rese subito conto che non era occa s i one da lasciarsi sfuggire, anche perché, quasi contemporaneamente e per loro fortu n a, nel porto di Catania era pure gi u nta una fregata inglese. 1n men che non si dica una c i n q u antina di uomini, comandati dal Ma ggi ore Cattabeni, si impadronirono dei d u e piroscafi e, dopo aver radunato tutt i gli uomini, Garibaldi li fece imbarcare, unitamente ai poch i approviggionamenti che si r i uscì a recuperare. Non tutti i volonta r i poterono sa l ire a bordo e tantissimi furono costretti a rimanere a terra, d ato che l e navi non potevano h·asportarne più di tremil a . D u ra nte le operazimù di im ba rco che, come prevedibile, procedettero in modo frettol oso e disord inato, la fregata Duca di Genova della Regia Marina, ancorata a b reve d ista nza, nulla fece per impedire tutto c.iò. Eppure con i potenti cannoni e con l' armamento a sua disposiz i one avrebbe potuto vietare, olh·e l'imbarco, la partenza stessa delle navi stracariche ed impedire qualsiasi tentativo di forzatura del blocco. Le due n avi, invece, a notte fond a, sa l u tate dalle ovazioni della citta d i n a n za, u scirono tTanquillamente dal porto di Cata ni a d i rigendosi indisturbate verso la costa calabra. Prima di lasciare la Sic i l i a, Garibaldi volle precisare i termini del suo ambizioso program ma lanciando agli Italiani un proc lama, definito dal Cu ratulo « una commoven te pagina d'amor patrio » e che così concludeva: « [ . . . ] Se q ualche cosa io feci per la Patria, credete alla 1nia parola: io sono deliberato o di en trare in Roma vincitore o di cadere sepolto sotto le sue mura! Ma in questo caso stesso, ho fede che voi vendicherete degnamen te la mia sorte a comp iere l 'opera mia. Viva l'Italia, viva Vi/torio Emanuele in Camp idoglio ». Sol o dopo qualche giorno Cialdini apprese la notizia della partenza dei garibaldini dalla Sicilia e, di ritorno da Napoli, dove aveva incontrato il Generale La Ma rmara, Comandante in capo del Regio Esercito, si portava a Reggio Calabria, dove dava i segu enti ordini al Colmmello Pallav icini di Priola: « Fare ogni sforzo per raggiung ere Garibaldi ed inseg uirlo sempre senza dargli mai posa se cercasse di sfu ggirg li; attaccarlo e distruggerlo se accettasse combattimen to t 3J ». La responsabilità di Aspro m onte, come scrisse uno storico, deve in parte ri c a d ere su Ci a l d i n i che eseguì la vol ontà governativa da "sgherro" più c h e da soldato (4l _ L e d ue navi, intanto, s i .stavano
(3) Vedi al Cap. Il, pagg. I 00-1 01 , il rapporto del Gen. Cia l d ini al Ministro della Guer r a pu bbl.icato su "L'Italia lvJilitnre". (4) Da: "Storia Parlmnentare, Politica e Diplomatica d'Itniia ", di Saverio Cilibrizzi (Vol . 1) - Soc. Ed i b:ice Dan te A l ighieri - 1 925.
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CAPTTOLO
1 accostando a lla penisola calabrese, ma nessuno dei vol ontari inunaginava che proprio il, su un'aspra mon tagna, si sarebbe scritta una d e lle pagi ne più tristi del Risorgimento italiano. L' alba del 25 Agosto non era ancora spuntata qu a n d o i due battel l i stracarichi di uomini approdaron o n e lla spiaggia di Pieh·afalcone, in prossimHà di Mèli to Por to Salvo, vicino alla zona dove giaceva il Torino, il bel piroscafo affondato due aimi addietro dopo che Bi xio, con irruen te manovra, l' avev a mandato ad incagliarsi. La navigazio n e nel l o stretto fu trai,quilla e ness u n a nave della Marina italiana ne ostacolò il transito verso la costa calabrese, nonosta nte all' Ammiraglio Albini, comand a nte la squadra nava l e p e r il pa ttugliamento del l o Stretto di Messina, fossero stati impartiti ordini precisi per pre n d ere tu tte le misure necessarie, salvaguardando anzitutto il bene d el Re e del Paese . Ev i d entemente, se nulla accad de, è d a presu mere che l' alto ufficiale interpretò a modo suo l ' ordine e considerò "bene de l paese" l' esigenza di lasciar passare ind i sturbato Garibaldi. Per primi scesero Menotti, Nicotera e Bmzzesi, mentre Ga ribaldi, aspettando che si scai·icasse dalle navi tutto il materiale, intrattenne a bordo alcuni patrioti del posto che erano accorsi qualche ora prima. Appena sceso dal Dispaccio, Gari ba l d i s i avviò verso il centro di Mèlito, d ove i ncontrò il Sindaco ed alcuni consiglieri comu n a l i che lo aggiornarono su tu tto quanto erano a conoscenza circa le disposizioni governative, sulle condizio1ù della popolazione e sulla dislocazione delle forze regolari. Gli lasciarono in tendere che nei vi ll aggi vidni avrebbe trovato viveri a sufficienza per tutti gli uomini . G aribaldi non si preoccupò eccessivamente della pessimi stica situ azione prospettatagl i e,, d opo averli ringra ziati, con molta serenità si incamminò verso la tenuta del Marche se Rami rez. Approfittò di qu esta circostanza per inviare a Reggio (d i stante w,a tren tina di chilometri) una delegazione di stretti collaboratori (,), per accertarsi di persona di come stavano le cose e, possibilmente1 recl u tare al tri volontari con l'aiu to dei pah·ioti del pos to . Il Ge nera l e Cial dini, in tanto, unitamente a d altri due alti ufficiali 1 Pinelli e Revel, stava per gi u n gere a apoli, dove, col Generale La Marmara, doveva predisporre u n p i a no di sbarramento all'av anzata dei garibaldin i . E ta l i furono gli ordi1ù impartiti s u b ito dopo alle truppe ed a i rappresentanti govern ativi. Lo stesso giorno, in ma t tina ta, due consi gl ieri provinciali e due comt mali che .formavano la d eputazione reggina apposita mente istitu i ta, si portarono fino a Mè lito per pregare Garibaldi d i non avvicinarsi al capoluogo, perché i l Generale Cialdini n011 av rebbe esitato a bombai·darl o, specie sé fosse stato a conoscenza di una qualsivoglia coll aborazione da parte della popolazione . E conoscendo bene i rigidi prin cipi di guerra che adoperava quèsto gene rale, c'era proprio d a aspettarsi che l o facesse ! Nonostante ciò, Ga ribaldi era sicuro che mai si sarebbe a rr ivati ad uno scontro e perciò, dopo aver la sciato i n tend ere che al Sindaco voleva chied ere soltanto il passaggio per la città, s i i ncanuninò verso Reggio facendosi precedere da un gru ppo di volontari. Si rese conto d e l l a grave e diversa situazione qualche ora dopo, quan d o in prossimità di Lazzàro (frazi one di Reggio) il gruppo che marciava in avanscoperta fu preso a fucilate e, successiva m ente, a cai1.n onate da una nave militare in nav igazione vicino alla costa calabra, quando la delegazione guida ta da Federico Salomone, un ex u fficiale dell'Esercito regolare, ebbe sba rrato il passo da un gruppo di sold ati regi: il garibald i no fu arrestato insieme a d altri sei volontari. Riuscito a scappare, n onostante s u di lui alcuni J:egolari avessero ape rto il fuoco, Salomone raggiunse lo Stato Maggi ore di Garibaldi, al quale ri ferì i fa tti. Dive rsa fu l a smte toccata ai suoi compagni, uno d ei guaii, dopo essere stato colpito dalle pallottole regie, fu pure raggiunto da a lcuni col p i di baionetta e trucidato barbaramente. Tu tti questi avve n imen ti indussero Garibaldi. a rived ere l a sua strategia, decidend o q uindi di non entrare a Reggio, perché certamente ci sarebbe stato spargimen to di sangue fra italiani, ma di i ncamminarsi per le impervie stra d j ne ch e conducevano alla reh·ostante m onta gna. D' alh·a parte, questo era quello che aveva promesso alla deputazione reggin a, aggi u n gendo che non bisognava temere nulla, dato che non vi sarebbe stato spargim ento di sa ngue. li 3 Sette mbre, nel pubblicare ciò, li Diritto precisò che G aribaldi, in quella occasione1 tenne ad evidenziare di aver ath·aversa to tu tta la Sicilia senza colpo tirare: « [. .. ] Osservate i fucili dei miei militi,
(S) Furono invia ti, fra gli a l tri: Nicotera, l\1issori, Miceli, Lombard i, Caste l l i n i, Salomone, Carissi mi.
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I L FATTO STO R lCO
essi sono scarichi. Non vi sa rà guerra civile, perché il. Governo non la vuole e si fanno tali apparati u.nicmnen te per far credere alla diplorn.azia eu ropea che non vi è niuna in telligenza fra me e il Re. La lv!armora e i suoi in timi nu lla sospettano di ciò. E perciò vi dico: tranquillizza tevi ed abbiate fiducia nell'Italia, la quale ad ogni cos to sifàrà ». Di tutt' a l h·o avv iso era C ia l d ini . Egli, i nfa tti, arrivato a Messina, assun se tu tte le informazioni sul movimento di Garibaldi e, qua n d o seppe l' itinera rio seguito dal riva le, s i portò immediatamente a Reggio, dov e l'aspetta v a il Colonnello Pallav icini. Fu proprio a questi che ord i n ò d i i n segu i re G a r i b al d i e, i n caso d ì comba ttimen to, a tta ccarlo e distruggerlo. Quasi contemporaneamente i garibaldini, senza viveri m a l gra do l e assicurazi o n i dei rap p resenta nti d i Mèlito, stavano seguendo aspri sentieri, asciu tti torrenti e tortuose mulattiere senza alcuna guida, dato che q uel le ch e s i era.n o offerte p e r con d u rli in zona si diedero alla fuga, spaventate forse dall' avvicinarsi delle forze regolari e temendo di essere a r restate . L' intero Corpo dei volontari fu così lasciato al proprio destino. Cosh·etto ad attravers a re bu rro n i, sentieri d a l upi e frane, continuò la marcia fin quando ani vò nella zona dell' Aspromonte, in quella catena montuosa a ppen n i n ica estre m o r i l i evo d e l l a pen isola. ita liana . Con1.pos to da un massiccio granitico che si estende dal Tirreno allo Ionio, l'Aspromonte ha il suo culmine nell a l oc a l ità ch ia mata Montalto, precisamente nel ìvlonte Cucuzza, a 1 . 955 m. sul livello del mare . Secondo 1' etimologia ital o-greca, Aspromonte s ign i.fica " monte bi anco", e q u a si tutti i geog rafi lo identificano nella massa montagnosa che è considera ta l' u ltimo anello orografico di quella sezione della catena appen n i n ica meridionale che suole chiarn.arsi delle Alpi di Calabria. Intorno a ques ta sonmlità, do v e profondi val l oni d ivido n o degr n d m,ti p i a n i, sorgo n o n u me rosi centri a b ita ti, a lcu n i in p rossimità del mare ed altri internati in zone prettamente boscose, o v e secolari conifere, enormi castagneti e nu merose faggete ne caratterizzano tutto il territorio . Per la sua particolare con.formazione, dovuta anche alla seco.lare erosio ne, l ' Aspro monte può essere conside rato come un groppone boscoso forma to da arn.pi terrazzi scaglionati a livelli so vrapposti, estesi in torno al massiccio granitico detto appu nto Piani di
Aspromonte. I n LL no di qu esti " p iani ", in mezzo ad una foresta di verd i e a l te pi a n te, distante una cinquantina di chilometri da Mèlito Porto Salvo, Cariba.ldi e i suoi arrivarono la sera del 28 A g osto 1. 862, dopo quasi quath·o giorni di dura marcia, quando ne sarebbe basta to uno soltanto. Nello s tesso tempo il Co l o n n el l o Palla vicini, con 2.500 solda ti a p pa.rtenenti a l 1 4 ° Fanteria di Brescia, fatti affluire appositamente da Genova e q u i nd- i a Napoli, si mise in marcia in direzione de.Il a zo11a detta J Forestali dopo aver a ttraversato, per mezzo di abili guide, la via di Cocollaro e il torrente Telesì . Sh·anamente per questa stagione, la pioggia cadeva abbondcmte, affaticando ancor di più la tempra dei vol onta r i gar i ba l d i 11. i . Sta nchi, d e l u s i e strè mati daUa fa me, ess.i trova ro no un po' di ristoro mangiando patate crude ed arrostite, fino a quando non arrivarono le provviste delle « buone popolazioni montane di quella parte della Calabria », come scrisse nelle sue memorie lo stesso Gaiibaldi. Profo n d a mente ra mma ricato per tutto ciò e d e l u so pe r essers i ta nto a l l ontanato dalla costa e dai centri abitati, Garibal d i aveva prosegu ito l' estenuante marcia per le montagne spera n d o d i trova. re gente disposta ad aiutaTlo e a rifornirlo dei necessari viveri. Il gruppo, però, si stava sbandando : alc u ni non riuscivano a proseguire, alh·i cam bi a vano stra da cerca n d o d i trovare qualche casolare ove potersi ri focil lare, altri a ncora s i d i spersero, e furono successivamente cattu rati d a i sold ati regi c h e incalzavano senza soste. Fu per questo che le poche persone del posto d1 e a v rebbe ro potu to d a. re un certo aiu to furono inizial m e n te d iffi denti e m a l d i sposte ad aiu tare q uell a massa di sbandati, il cu i aspetto li paragonava a.i briganti della zona.. Quando poi si convinsero del con trario, misero a disposizione a lcuni buoi, alcune capre e tutto quanto di mod e sto possedevano . T nteressa nte, a ta l p ropos ito, fu l a nar razione di u n volontario che merita dì essere qui riproposta, dato che fu ri portata da Alexan dre Dumas allorquando descrisse i fa tti d'Aspromon te in un opuscolo: « [ . . . ] S tanchi, ci get tammo a p render riposo nella pia n u ra di Fores tale. Nessuno ci dava da
mangia re, non si poteva anda re oltre. Garibaldi, vedendo che in quella pianura vi erano seminate delle pata te, con le sue man i scava il terreno, s radica delle talune pal:a te, le infilza su lla bacchetta di un fucile, e poi le brucia con le foglie secche. Si disfama in quel m.odo, e ci s uggerisce di seguire il suo esempio. Così alla meglio rifocillati riprendemmo la via. Altre volte s 'incon trò per quelle campagne un mandriano con pecore e buoi. Ga ribaldi jè scan nare due di ques ti animali, e scortica ti dagli s tessi volon tari, fè dis tribuire un pezzetto di
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CAPITOLO I
carne cruda per ogn u no. Chi non ebbe pazienza di bruciare il suo pezzetto, lo mangiò crudo. Né Garibaldi era · u om.o da prendere la roba altru i senza compenso. A l proprietario della pianu ra di Forestale ed al padrone degli armen ti egli volle pagare generosamen te quanto aveva preso per disfamare sé ed i suoi. La pioggia in tan to con tinuava a cadere incessan temente, per cui occorreva trovare un rifugio per passare al coperto la notte. Fu avvista ta la capanna di un certo Pa tamia e Garibaldi con parte dei suoi potè ripararsi, men tre il grosso dei volo n tari cercò di ada.ttars i alla meno peggio o sotto gli alberi oppure so tl'o qualcl1e occasionale te ttoia . Pochissimi furono quelli che si spinsero fin so tto il paese di S . Eufemia d'Aspromon te o addirittu ra fino a Sinopoli. Dall 'accamparnen to dei Fores tali Ga ribaldi, conoscendo il pa trio ttismo dei Calabresi, scrisse u na lettera ad u n arnica di Bagnara, perfargli avere subi to " tutto il pane ed altri commestibili cui po teva disporre", sottolineando che la Patria sarebbe stata riconoscen te. La ma ttina del 2 9 alcuni ardimen tosi, provenien ti dal vicino centro di S. Eufemia e da quello più lontano di Palmi, portarono u n po' di viveri, dis trib uiti subito tra tu tti i volon tari rimasti (circa 1 .500) i quali, per l 'avvicinarsi delle truppe regolari, furono costretti a spostarsi con grande rapidità. "al limita re della bellissimaforesta di pini, che corona l 'Aspromonte", accarnpandosi quivi in attesa di conoscere la mossa dei regi. Questi, frattan to, sparando u.n po ' alla rinfusa, s tavano avvicinandosi sernpre di più con disinvoltura sorprenden te ». Pur no n avendo nessw1a intenzion e d i scontrarsi con i soldati, Garibaldi dispose che nel pendio sito sull a destra prendessero posto i siciliani, comandati da Giovanni Corrao, nel l a zona di centro fossero concen trati i vol ontari di Menotti ed in quella di sinistra gli uomini d i Guerzoni. Lui stesso, poi, si mise in mezzo a q uesti due ultimi settori, unitamente a Bidisch ù1 i e al suo battagli on�, oltre ai fedeli N u l lo, Corte, Enrico Cairol i, Cattabenir Bruzzes.i. Altri volontari, infine, furono sistemati negli spazi meno densi con ordine assolu to di non spa rare. Sul posto erano p u re arrivate le truppe regie, composte dal 4° Reggimento di Fanteria, comandato d a ll 'ex-garibaldino Eberhard t (6J ., dal 4° Battaglione del 29 °, dal 4 ° Battaglione del 57°, dal 6 ° Batta g l i one Bersaglieri e da altre due compagnie del 25 ° Battaglione Bersaglieri, guidati dal Co lonnello Emilio Pallavic i n. i di Priola. Il contatto fra le colom1e fu affidato al Maggiore Ricci che s i avvalse d i alcuni soldati e della banda musi cale del 4 ° Fanteria, che n o n s mise u n solo ista nte d i suonare l a Ma rcia Reale d'ordinanza . N o .nostante l'imponente schiera m ento delle forze gove rnat ive, Garibaldi ancora sperava che il tu tto si sarebbe risolto senza lo sparo di w1 solo co lpo di fucile, con·un abbracci. o fra le sue camicie rosse ed i soldati regi. Così non fu perché, proprio alle 17,20 di quel pome riggio, alcuni colpi furono sparati dai Bersagl ieri del Maggiore Giol i tt i in direzione dei garibald i n i i q uali, prontamente, 1�11 esita ro.no a rispondere al fuoco. La scaramuccia (di questo si trattò) durò solta n to una ventina di minuti (anche se nel rapporto d el Generale Cialdini fu scrit to che si trattò di « duro combattimen to »), pe rché Garibaldi, in tuendo quanto poteva s uccedere, si affrettò ad inti mare ai suoi di non rispon dere al fuoco. E proprio mentre era ritto ad i mpartire tali ordin i, una palla lo colpì alla coscia s i n i stra, ferendolo leggermente, ed un'a ltra andò a finire nel m a l leol o del. piede destro, d opo aver at traversato lo stivale e la calza d i lana. Dopo 120 a nni, p roprio nel cen ten a r i o d ella mor te dell' Eroe, i l gi ornalis ta Arrigo Petacco (7> accennò al nome del feritore, d i cui si era sempre taciuta l'identità: si tr·atterebbe d el Tenente dei Bersaglieri Luigi Ferrar .i, del 6 ° B tg. (v. scheda a pag. 50) . La " cosa miste r i osa" che fare b be pensare alla verità creduta e accettata d ai superiori è che il Ferrari fu d ecorato di . . . Med agl i a d' Oro (!) (R.D. 30 Settembre 1.862) perché: « [. . .] quan tunque ferito non cessò dal combattimen to, con tinuando a coadiuva re il proprio capi tano, an imando con la voce e con l 'esernpio i propri subordinati » . Il destino volle che, a segui to della ferita riportata, il Ferrari ebbe amputato il piede s inistro, mentre la s u a " vanta ta vittima" riuscì a salvare (miracolosa mente) il piede destro !
(6) N d notissimo libro: "Eroi Garibaldini", di Gualtiero Caste l l ini (Ed. F. lli Treves · Milano, 1931 ), a pag. 281 si legge: «[. . . ] [ bersaglieri rie/la. colomrn di sinistra g 11 lda.l:i da.I Colonnello E/Jerha- rdt, il fuggiasco rii Maddaloni e il più zelante fu cila/ore di Aspromonte». i7J Vedi l'interv ista di G. Riviecc i o s u : " His toria ", n. 289 (Marzo J.982), nonché l' articolo sul Corriere della Sera (6 Feb braio 2000) a firma di Dario ferti lio.
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IL FATTO STORICO
« [ . . . J Gettai.o ne/l'all'emativa di deporre le anni come pecore o di bru tlarmi di sang ue Ji'a terno! Tale scrupolo non ebbero certamen te i solda ti della monarchia, o, dirò meglio, i capi che comandavano quei solda ti: io ordinai non sifacesse fuoco, e ta/'ordine 'fu ubbidito, meno da poca gioven tù bollen te alla nostra destra, agli ordini di Menot li; che vedendosi caricati un po ' sfacciatamente, caricarono e resp insero. 1 bersaglieri sp essegg iavano 1naledettamen te i loro tiri, ed io che mi trovavo tra le due linee, per rispanniare la strage, fui regala to da due p alle di carabirrn, l 'una all'anca sinis tra e l'altra al malleolo in terno del p iede des tro [ . . .] ». Questo q u a n to parzi a l mente scri sse Gariba l d i n e l l e "Memorie". La Marchesa Palla vicino Trivulzio, invece, dopo che iu messa a conoscenza dei fatti di Aspromonte, d isse c he i n quel l a circostanza si voleva uccidere Garibaldi, m a la « p rovvidenza che p rotegge l 'Italia » non l o permise. Pur feri to, Gariba l d i sl to lse il cappello e grid ò: « Non fate fuoco, viva l'l ta/ia ! ». Ma dopo aver fatto due- tre passi cadde tra le braccia di Enrico Cairoli, Bid ischini e Nu llo che, con mol ta cura, l o portarono verso il bosco e l o adagiarono sotto un grosso albero, non prima di avergli acceso u n o dei suoi s iga ri. La no tizia del f rimento di Garibaldi si sparse velocemente lTa i suo i seguaci, me ntre un frem i to di sgomento percorse come mi. lampo le file. « Q uello che non avrebbero potu to centornila de'nos/'ri nemici », scrisse subi to dop o Francesco Zapp ert, «fe ' cadere tu tte le armi, abbattè tu tti i cu ori. Og n i ordine ed ogn i disciplina andò ro t ta . . . Q uegli uom ini, c u i nulla poteva piegare, erano ann ichiliti d a codes te due parole: Garibaldi è ferito . . . La caduta di quell'uomo era un'idea che non poteva en trare nei nostri cervelli . . . ». l el menh·e le trombe suonavano il cessate il fuoco, il Dott. Albanese, già Tenente della Guardia Nazionale, ma in q u ella sped jzione nomi n ato da Garibal d i addetto allo Stato Maggio.re, s.i p .recipi tò verso il Generale per praticargli le prime cure . Q uando si accorse che la pallottola ( ovvero parte di · essa) p oteva ancora essere conficcata nel piede, non esitò un solo istante ad incidere il malleolo es temo con un ferro, per estrarre il pio mbo . Dovette però sospendere l' operazione su ord i ne del Dott. R ipari (capo dell'Ambulanza garibaldina) , sopraggiunto nel fra ttempo e convin to che la palla fosse uscita dalla parte opposta. Q uindi Albanese p rovvide a medicare la ferita con il p oco materiale che aveva a d i spos i zione e a s u tu r a re l'incisione esterna gi à esegu i ta . I ella confusa sparatoria f o pure ferito a l polpaccio sinislTO il figlio Menotti che, ugual mente, riuscì ad avvicinarsi al padre, rimanendo p oi al suo fianco. L'ira e il dolore dei volon tari furono ind escrivi bili. Nei loro occhi si le ggeva la disperazio ne e sui l oro volti appa.riva la stanchezza e la rabbia nei confronti d i chi aveva a u torizzato l a sparatoria . Poi su lutti calò un silenzio pa u roso per quel che di lì a poco sarebb accaduto. Fu anche per q uesto che alcuni di essi preferirono la fuga e dile guarsi attraverso la fitta boscaglia o trovare un rifu gio p resso q ualche vicina abitazione. Ca rl o Roto n d o, u n g iovane tene nte p iem o n tese, avvicina tosi a Gariba l d i come pa r l a me nta rio, ma armato di sciabola, con tono arrogante gli ordinò la resa. Al Nizzardo l' inq ualificabile compor tamento dell' ufficiale non piacque e, p arvendo gli offesa quella di essersi presentato in simil modo, ordinò che fosse disarmato e ten uto p ri gio niero. Lo stesso i ncrescioso episodio si verifi cò q ualche m i n u to d opo con u n maggiore, più maturo negli arnù, finchè non si avvicinò i l Colonnel l o Pallavicini (8) il quale, a capo scoperto e col ginocchio piegato i n segno di deferenza e d i rispetto, d isse a voce bassa che era spiacente di fare la sua conoscenza in un sì tr i ste momento rn.a che, p ur ad d o l orato, d oveva compiere il suo dovere. Gli fece capire che non c' era a lc u na a lte r nativa e che la resa era la più saggia de!J e decisioni. Scuro in v ol to, ma con grande senso di responsabilità, Garibaldi si consul tò con i s.uoi p iù stre tti colla bora tori e p osci ,?. , a b bassando il cap o, acce ttò la proposta del Pallavicini . Immediatamente grida di gioia e di esul tanza si levarono da ambo le p arti e in un tutt'uno soldati regi e volontari garibaldi1ù colmi di commozione si abbra cci a ro no p ian ge n do. D'al tra p a.rte mo lti d i essi avevano combattuto fianco a fianco i n a l tre battaglie ed insieme avevano condivi s o gi o i e e dolori . U Dott. A l ba n ese, i nta nto, ritenne opp or tuno consultarsi con gli al tTi due medici dell' Ambulanza garibaldina, Rip ari e Basile : il primo Cap o dell'Ambulanza, l'altro suo colle ga . R i pari, come medico cap o, fu precip itoso nel p ronuncia .rsi su l l a d i a gnosi, p erché asserì n on trova rsi
iSJ Nel 1866 Garibaldi chiese che il Pallavici1ù fosse usse gnato al suo Stato M a ggiore ( d ei Volontw:i ) . E questi, ndlii Cam p agna che caratterizzò la IlJ Guerra d ' l n d ipend enz.a , ebbe modo d i combattere (seppu re n e lle fi l e dei Regi ) a fianco . . . del " grand e nemico" d i qua tb·o anni primJ !
11
CAPITOLO
I al c u n pezzo di piombo n el piede e proibì ogn i i ntervento operatorio, ri te nendo sufficente la sola medicazione. La preoccupazione però apparve sui volti di tutti e Garibaldi, perfettamente consa pevole di g uaii potevano e sere le consegue n ze, fece intendere al Dott. Albanese che, se occorreva mia amputazi one dell'arto, lui non avrebbe avuto nulla in contra r i o . Al momento tutto ciò fu scongiurato e si pensò solo a praticargl i le più opportune cure. Si fece q uindi il resocon to di quello che era su ccesso nei pochi minuti del l a sparatoria: sette vo1ontari erano stati ucc isi, tra cui il Capitano delle Guide, e venti i feriti; tra i soldati regi c'erano stati invece cinque m orti e venticinque feriti (9)_ Con molta cura e con tanto d i spiacere, da ambo le parti si provvide a dare una d egna sepoltura ai propri morti, mentre, con l' aiuto di alcuni abita nti del posto nel frattempo accorsi, si provvide a medicare i feriti e a soccorrere gli altri, dato che alcuni non avevano nea nche le scarpe a i piedi. Al be rto Mario individuò il luogo esatto dove Garibal d i cad d e ferito : 38 °, 11' e 54" d i latitudine e ° 3 , 24' e 20" di longitudine. Al Pallavicini Garibald i ch iese di far andare per la prop ria strada i volontari del suo seguito e di non infierire contro quei soldati che avevano disertato per unirsi a lui. Ch iese pure di essere cu rato in qualche vicino ospedale o, se ciò non fosse stato possibile, di essere i mbarcato su una nave inglese con poch i amici e lasciare l'Ital ia . L'alto ufficiale ebbe un attimo di esitazione, ma poi, con voce calma e sicura, fece capire che poco poteva fare, e sempre dopo aver ricevuto opportune istruzioni . Per questo lo stesso giorno inviò un telegramma al Generale La Marmora, a Napoli, in cui si faceva presente che Ga ribaldi, raggiunto ad Aspro monte, era stato attaccato d a l le truppe ita� ane con due colonne e, d opo un vivo combattimento, era stato pienamente sconfitto. Si faceva pure presente che sa rebbe stato trasportato a Sci l l a il giorno successivo, nonché j[ desìderio manifestato da Garibaldi di essere imbarcato su un a nave britamùca o di consentirgli l'espatrio . Fmono richieste al contempo istruzioni per organizzare a Scilla un ospedale per i numerosi feri ti e stabi l i re la d estinazione degli stess i . La rispos ta non tard ò ad a r rivare e, h·amite il Ministro della G u erra, fu spedito al Pal iavicini un telegranuna nel quale ve1me precisato che bisognava anzitutto curare la ferita di Ga ribaldi, comportandosi nei suoi riguardi con molto r ispetto, quindi, appena possibile, i mbarcarlo su una n ave da gu erra, in attesa che il Governo decidesse il da farsi. I el frattempo ci si poteva rivolgere ai generali La Marma ra e Cial dini per quel che riguardava i viveri e la custodia dei prigi o n ieri e per l'organizzazio ne dell'ospedale a Scilla. La n oti z i a sugli aspri combattim.enti e sulla resa di Garibaldi fn fatta diffondere di proposito d a l l a stampa, specie da q u a lche giornale vicino al Governo, h·avisando completamente lo svolgimento delle operazioni per fare intendere che il combattimento fu lungo e disperato e cl'le i garibaldini opposero una resis tenza inaspettata, al punto che si dovette attaccare la posizione alla baio netta . Tutti, comunque, si resero co nto che la realtà era ben d iversa e che quanto riportato dalla stampa aveva il solo intend imento di giustificare l ' operato governativo . Fu per questo che B i xio, indignato per la fa lsità della notizia, il 5 Settem bre scrisse alla direzione della Gazzetta di Torino per precisare qu a nto Garibaldi stesso gli aveva assicurato, e cioè che nessw1a i ntimazione fecero le forze spedite conlrn di lui e che lu i stesso ripetutamente intimò a i suoi soldati di non sparare tm sol o colpo contro i regi. Diversa fu pure la versione dettata da a Icuni ufficiali dello Stato Maggiore di Garibaldi nel l'asserire che i volontari mante1mero sempre un atteggiamento passivo. La replica agli spari dei regi ci fu, così come si contarono fra le loro file 5 soldati morti e 25 feriti.
(9) Si r i m a n d a per i nomi dei morti e dei feriti regi e dei feriti garibal dini a l l 'elenco ufficiale pubblica to su "L 'Ila/in Militare " del 9 Settem bre 1862, a1mo I, 11 . 1 7, pagg. 1 58-159 (v. Cap. II, pagg. ----) . In questo elenco in nota è scritto p er i garibaldini: "I nomi dei morti non si conoscono". Storica mente invece si è sempre sapu to c h e il numero di q u esti ammontava a sette wutà, di c u i tre caduti entro la zona occu pata da Garibaldi e dei q uali si. è sempre sa puto il nome, mentre degli altri q uattro (caduti nella sottostante area di attacco dei regi ) non si sono mai potu ti trovare i resti.. I primi. tre fur ono frettolosa mente inumati. d a. i com pa gni prima dell'arrivo dei regi; ri trovati nel 1 907, huono sepolti alla base del Cippo Caril1aldi ( eretto nel 1882) e ti:asferiti nel 1 965 (per la distruzione del Cippo) nel !'v!a u soleo. Que st i i l oro n o mi : Alessandro MONTICCIO, Nicofo R I CCI, I gnazio URSO. G razie ad ùtlonnazimu recentemente ac q uisite (Marzo 2009) , è possibi l e fornire i nomina tivi. di due del q uattro ca d u ti rimasti a ncora sconosciuti: Ciriaco Luca RADUAZZO e Potito SELV J ATO ( v. Cap. 1, p ag. 46) . Si lingrazia per questa rilevan te notizia .i l Col . Nicola Serra, il quale ha ricevuto notizie e doc umenti d a l Dott. An tonio Rolla, Sind aco di Ascoli Satriano (FG), da cui risul tano nativi i due garibaldiiu.
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IL FATTO STORICO
Lo stesso Ci al d i ni, i n u n di.spaccio inviato da Messina a Vi ttorio Emanuele e reso no to solo di recente dopo la consegna dell' archivio di Casa Savoia ali' Archivio di Stato di Torino, defitù impostori Garibaldi ed i suoi, dato che il solo 6 ° Btg. Bersaglieri, in quella " ba ttaglia" , contò 4 morti e 22 feriti, di cui t:re fra gli uffic i a li. Nel l ' a ttesa delle decisioni sulla sorte di Gari ba l d i, a tti deplorevoli vennero compiu ti contro i garibaldini da parte di alcuni soldati e d i qualche u fficiale piemontese. Le raccom a ndazi onj fa tte da Garibaldi in favore dei s u oi uom ini caddero nel v uoto e, tra n11e i poch i che riuscirono a scappare nelle adiacenti ca mpagne e nel fitto bosco e gli alh·i a cui fu permesso seguirlo, tu tti gli alh·i furono fatti prigionieri e come tali h·attati. Peggiore so rte toccò a quei poveri sette soldati che a Fa ntina 1 1 0), in Sicilia, furono arrestati sotto l ' accusa di essere disertori e poi, senza intenta re nei loro confronti alcun processo, fu c i lati per ordine del Maggiore De Vill.a ta, nonostante per alcuni di essi fosse stata dimostrata l ' i n fondatezza dell' accusa. Per i misfatti compiuti da questo ufficiale, definito da mo lti « miserabile e malfa ttore », il Governo non prese alcun prov vedimento di sciplin are, anzi gl i conferì la promozione a Tenen te Colonnello. Persi. n o alcwù deputati, com p iacenti all'i mpresa di Garibaldi, furono arresta ti per ordine di La Marmara. Ma quand o si chiese la loro sor te, Rat tazzi rispose c he f osognava subito liberarli, chiedendo « tante scuse ». Qualcuno, intanto, si preoccupò di come trasportare Garibald i . I m p rovvisata una rudimentale barella con ra m i di quercia schian tati come meglio si potè per la mancanza di idonei attrezzi , Gar ibaldi fu adagia to su di essa, dopo che però si ebbe avu ta l' accortezza di porre i cappotti offerti da alcuni soldati che, con generosa gara, avevano preferito il pati mento del freddo al disagio del loro Generale. La ba re l la fu sollevata sulle spalle di otto u ffic i ali del suo Sta to Maggiore e trasporta ta l un go u n sentiero pieno di sterpi e dirup.i, effettuando regolari turni con altri u lfici a l i . Il lTis te e faticoso trasporto ebbe i nizio sul far della notte e la direzione fu la rada di Scilla, distante una decina di c h i l o m etri . Durante il h·agitto, il piede ferito ed insanguinato v enne bagn a to cont i n ua me nte e, poiché stava sopraggiu ngendo la notte, si pensò di trovare qu alc he p rovv i denziale rifu gio . A mezza strada, avvistata la sgangherata capanna del pastore Vi ncenzo, Garibaldi fu subito por tato dentro e, dopo ave rgl i fatto bere una tazza di caldo brodo di capra, fu sdraiato su un tavolato di legno su cui era stato posto un buon quantita tivo d i paglia. Con i cappotti degli ufficial i, l nvece, si cercò di tappare alla meglio le mal ridotte finestre. Pur soggetto a brivi d i di fred do e a continui dolori, il Generale rimase tranqu i J l o e sereno, nonostante i l sopraggiu ngere di fastidiose febbri. Dopo aver trascorso l a notte in questo fortuito ma p rovvidenziale rifugio, fu ripreso il canun. in o, con Ga riba l d i però adagiato su un'altra p i C1 comoda barella, appron tata con rob u ste tavole, con corde e con due pali so ttratti ad un pergolato che si h·ovava fuori la baracca. Anche durante qu esto secondo tragitto si ebbe c u ra d i ba gnare la parte del piede medicata e, d ato che il sole aveva fatto la sua comparsa ed i s u o i raggi cocenti colpiv ano la testa d e l Generale, alcuni soldati cercarono di riparargliela con lunghe fronde d'albero. Il M onta nel l ì i m m aginò la scena come la processione del Corpus Domini. Arrivati verso l e ore 1.4 dd giorno 30 nella grand e spiaggia di Marina Grande di Scilla , d ove, nonostante l'occupazione nùlitare, l'intera popol azione si era concenh·ata, Gariba ldi venne coricato con cau tela su w1 letto e, tramite un paranco sospeso a delle funi, lenta mente sol levato a bordo del Duca di Genova, la stessa nave mil ita re italiana che si trovava nel porto di Cataiùa al momento della partenza per la costa conti nentale. L' operazione di trasbordo non fu facile, tanto che lo stesso Garibaldi dovette aiutarsi reggendosi con le ma11i a d u na corda. Sul suo vol to tr.i ste ma sereno nulla trapelò per la manca ta accettazione dell a sua richiesta relativa a ll a nave inglese. Tanto meno sembrò turbato per non essere sta to portato in g ualche ospedale del la zona. Nelle sue "Memorie " cercò di giustificare il comporta mento governativo asserend o che da Torino la preda la si voleva vicina e al sicuro. A bordo, oltre ai tre medic i del segui to, fu permesso d i segu ire Gai·ibaldi al figlio Menotti e a d alcuni s u o i uffici a l i , tra cui Bruzzesi, Catta be n 'i, Enrico Cairoli e Nullo . Gli a l t r i vol ontari fatti prigion i eri f urono portali a Gaeta e da q u i traspor tati sul pirosca fo Italia e rimorchiali fino a La Spezia dalla fregata Ga ribaldi, i n d i smistati in varie prigion i del nord Italia (Bard, Eixelles) .
(lO) Si veda il testo della l apide posta nel 1 890 sulla facciata deHa Chiesa di Fantina ed i nomi dei sette gari bal dirù fuci lati (e poi inumati nella Chiesa stessa) i n: "A i caduti per Roma MDCCCXLI X-MDCCCLXX" (pag. 269) - Roma, 1941 .
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CAPITOLO I
...
Sulla tolda della Stelln d'Tialia (altra unità della Regia Marina) il Generale Ci a J d i n i, « nella. stupidità del suo orgoglio » (come scrisse Pietro Nenni), assisteva pomposa mente a questa operazione fiancheg-giato da tutto il suo Stato Maggiore, fumando sod d isfatto il sigaro. Il suo h·ionfo però a nulla valse perché, come affermò qualche anno dopo il Bizzoni, « col vin to d'Aspromonte era l 'Italia, era il mondo, il quale alla tragedia profondnrnen te si commosse più che alle inaudite vittorie, e sen tì l'umanità in tera offesa nel 'eletto da' suoi figli » . .Francesco Zapp rt andava oltre, affermando che se si voleva schiacciare Garibaldi, non si riuscì perché « la sconfitta volon taria d'A spromonte e la suaferita, invece di menomarne la popolarità, la accrebbero ». Il d istacco d e l l ' imbarcazione dalla riva fu ugualmente commovente: gl i amici rimasti a terra lo sal utarono con grida di evviva, mentre tutta la popolazione presente lo ap plaudì, apparendo però rattris tata, dato che conosceva la desti nazione di q uel viaggio, e cioè la fortezza del Varignano a La Spezia: u na c u pa prigione, definita da molti « sede ottim.ale di regi avvoltoi ». E p roprio lì, infatti, dopo qualche giorno Gariba l d i a rrivò e fu rinchiuso in una tetra cel l a, a l l a pari di comuni e volgari delinqu enti . L a stessa sera, appresa l a no tizia del ferimento d i Garibaldi, i cittadini di Messin a chiusero negozi e case in segno di protesta, specie dopo aver saputo che Cialdin i aveva ord i nato al l a banda musicale di eseguire concerti nei gia rd inj pubblici. Il 1 ° Se ttembre, duran te l a navi gazione sul Duca di Genova, Garibaldi scrisse l a seguen te dichiarazione tnJ: ((Avevano sete di sangue! Ed io volevo rispa rmia rlo. Non il povero soldato che ubbidisce, ma gli uomin i della Consorteria, che non panno perdonare alla rivoluzione d'esser la rivoluz ione (ciocchè disturba i loro chili conserva tori), e d'avere con tribuito a ricos truire ques t:a famiglia italiana. Si! Avevan sete di sangue ed io me ne accorsi con dolore, e non lasciai perciò di impegnarmi acciocchè non si versasse quello dei nos tri assali tori. lo percorrevo la fronte della nostra linea gridando che n on si facesse fuoco, e dal centro alla sinis tra ove la mia voce e quella de' miei aiu tanti poteva essere udita, non uscì un solo colpo; così non fu di chi attacca.va; giunti a dugen to metri cominciarono una fucileria d'inferno, e la parte dei bersaglieri che si trovavano dirimpetto a me dirigendo a me i loro tiri, mi colpirono con due palle: una alla coscia sinistra, non grave, u na al malleolo del piede. destro cagionando una grave ferita. Siccome tu tto questo succedeva al bel principio del conflitto, ed essendo trasportato sull 'orlo del bosco dopo ferito, io non potei più vedere nulla, essendosi fatta una folla fitta intorno a me, men tre mi si medicava. Ho però la coscienza di poter assicurare che fino alla fine, dalla linea che em a portata mia, e dei miei aiutanh non uscì una sola fucilata. Non facen dosi fuoco per parte nos tra, fu agevole alle truppe di avvicinarsi e mischiarsi coi nos tri; e siccorne mi si disse che pretendevano disarmarci, io risposi che si disarmassero loro; eran però così poco osf-ili le in tenzioni de ' miei co mpagni, che sol tanto pochi Ùfficiali e solda ti regolari io pervenni a fnr disarmare nella folla. Così non succedeva alla nos tra des tra. Assaliti i picciotti dalla truppa regolare, risposero facendo fuoco su tu tta la linea e, ad on ta che le trombe suonassero di "' cessare il fuoco, là vi fu rono mol te fucilate, c/ie non durarono però più di un quarto d 'ora . . . ». I giornali liberali. e repubbl ica n i d i ffusero immedia tamente il con tenu to di questa d i ch iarazione, ma con a ltrettanta ra p i d ità il Governo li fece sequestrare . L'original e a u tografo di Garibaldi. fu conservato dal chirurgo Enrico Albanese, che inviò ai gi o rn a l i una copia da lui trascritta. Oggi l' originale fa parte della Collezione L. Mais d i Roma (come 'tutto l'archivio degli eredi Albanese) e per la prima volta v iene p u bbl icato fotogra ficamente in questo libro (v Cap. II, pagg. 78-8 1 ) . 1/ Rigoletto del 3 1 Agosto uscì con due pagine, nelle quali era riporta ta sol tanto la seguente scritta: Ottavo seques tro 1 Libertà della stampa Governan te Rattazzi L 'eroe di Novara e di Aspromon te Proclamatore dello sta to di assedio A Napoli e in Sicilia Nell 'anno di grazia 1 862 Terzo del/ 'emancipazione E secondo dell 'unità italiana Questa lapide commemorativa Rigoletto poneva
(l1J l i testo co. m pleto è riportato nelle memorie di G. Bruzzesi : "Dal Vol turno ad A spromon te" - A. De Mohr e C. Ed . Milano, s.d. (ma 1 907) - P8gg. 1 58 - 1 60.
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l L FAHO STORICO
Prima che la nave a uivasse a La Spezia, il Do tt.Chioppe, non convinto dell'incessante dolore che conti n u ava ad avere Garibaldi, volle visitare accurata mente Ja sua fe ri ta, asserendo poi che la palla di fu cile (diversamente da quel lo che era stato precede ntemente diagnosticato) era rimas ta dentro il piede. Nulla però si fece e per allevia- re i l dolore si pensò di avvolgere l'arto con un impiash·o di farina di semi di l ino. Ma i dolori non cessarono e la situazione peggiorò col sopra ggi ungere del le febbri e dell e fitte reu matiche. Dopo 28 ore di sosta nel porto d i Sa nta Maria, Garibaldi fu trasportato a terra e quindi ali' interno della prigione. La l u nga per ma nenza a bordo e il disagio d el Genera le per i J trovarsi i n u n l oca l e privo d i a r i a con un letto scomodissimo, fu considerata " i nu mana." d Zt i medici curan ti Ripari, Al banese e l3asile e fu oggetto cli protesta da parte degli stessi professionisti in una lettera in viata a l Minis tro dell' In terno (v. Cap . [ T , pag. 9 2 ) . I l comandan te del carcere, Ansaldo, si adoprò c o n tutte le gen ti l ezze poss ibili, ma evi dentemente nulla potè fare, d a to che non ri u scì a fornirgli né u n tavolo, né una sedia e neanche l'indispensabi le bi ancheri a . L a notizia della detenzione d i Ga ribaldi scosse l'opinione pubblica italiana e d europea. Ovw1.q ue si assunsero a tteggiamenti di vera ostilità nei confronti del Governo i taliano. Ovu nque si costituirono com itati per la sua liberazione e molti giornali presero posi zione contro Napoleone, accusa to di aver jnflui to nelle decisioni italia ne su Garibaldi. Un qu otidiano inglese si spinse addiTittura oJ. tre, affermando che se Napoleone era stanco di vivere, doveva prova.re a toccare un solo capel lo Zt Garibaldi. D i verso .fu i nvece il com portamento del delegato apostol ico d i Frosi none, Scarpit ta, che con grande soddisfazione due gi orni dopo i l fa tto d' Aspromonte si premurò h·asrnettere un dispaccio telegrafico al M inistro de l le A r m j per informarlo, con priorità assol u ta, su ll o scontro tra l e tru ppe piemon tesi e quelle garibal dine dove, « dopo u n sanguinoso conflitto », Garibaldi era stato feri to e fa tto prigioniero dal Colo1mello P.allavicin i (v. Cap. I l , pag. 6) . A parte questo e qu alche a ltro sporadico caso, la maggioranza della gente era rimasta sb igottita e sconvolta e perciò si veri ficaro J10 disordini in molte città italiane, tra cui Milano, considerata galibaldi..na per eccell enza . Quella teh·a prigione del Varigna.n o e ra sì penosa e umiliante per Garibaldi, ma era pure sco modZt per il Governo e tutte l e a l tre autorità, dato che era div entata luogo di c u lto e di pel legrinaggio di ta nti ssim a gente. Per non dire, poi, della folla che costa ntemente sostava dZtvan ti l' ingresso della rocca forte, in attesa di avere notizie su Ga ribZt l d i e sul l o sta to della sua ferita. Per curare la qua le, dato che nel frattempo dal la stessa cominciava a gemere del pus ed il gonfi o re si stava estendendo anche alla ga m ba , era no a rrivati i medici.. Riboli, Prandina, R izzal i e Za nnett i ; Rizzali.. mandato d i retta m ente d a Raltazzi, e l' ultimo richiesto dallo stesso Garibaldi. Tu tti q uesti medici, uni tamente al Prof. L u igi PortZt, dell'Università di Pavia, dopo aver asco lta to la relazione del Dott. Al ban ese e d o po a ver visitato l' infermo, f urono concord i ne l l ' a sser i re che nessun proietti le s i trovava all'interno della ferita. Il sospetto del Dott. Chioppe non fu preso in alcu na consi derazione, tanta fo la certezza del ri s u l tato del consulto; certezza che consigliò l' ulteriore applicazione di mignatte, ma che portò Ga ribaldi ad una lunga e penosa sofferenza. Non per n iente J essie White Mario a ffermò che Garibaldi fu martire anche del la propria celebrità, perché i più famosi chiru rgh i vo llero visitarlo e curarlo a modo proprio. All'interno del Varignano, per interessamento d i alcune influenti signore, Garibaldi fu fatto visita re da alcuni illustri medici sh·anie ri. DZt Parigi arrivò Nelaton, medico d i N a poleone l i I, dalla Ru ssia Pj rogov e dall'Inghilte rrn PZt rtTi dge. Quest'ultimo, inviato d irettamente da alcuni aimnira tori, percepì per due sole visite la bella cifra di mille gh j nee (tantissimo per quel tempo) . Anche la fa1nigl ia d el Primo lVlinistro inglese Palmerston volle con l1.ibuire per la cura d i Ga riba l d i, manda ndo denaro ed un lettino pieghevole per uwa l i. d i . Nel mentre Ga ribaldi si lTovava rinchiuso a l Va ri gnano, q ualche suo nemico ebbe il coraggio di proporre un processo contro di lui ed i s u oi seguaci. Il Generale Fanti vol eva a d d i rittura che nei suoi confronti si applicasse i l tra tta mento riservato ai disertori di Fanti na, e c i oè l a fucila zione. Per D'Azeglio, i nvece, l a cosa più giu s ta era di sottopor l o a d u n giudizio, come w1 qualsiasi al tro citt a d i no, condannarlo ed eventualmente li be ra rlo. Questo perché si voleva la sua umiliazi one ! Il meschino intento di pochi, però, non riuscì perché, olh·e ai numerosi segni d i sol i d a r ietà giunti d a tutte le part i d ' E u ropa, i n Italia l'opinione pubbl ica res p i n se l ' ingiusta presa di posizione governa tiva, inveendo aper tamente contro l ' esec u t ivo accu sato di debolezza nei riguardi d e l l a
15
CA PITOLO
l Francia d i Napoleone III. Considerò addfri ttura quella ferita un' onta peremì.e del governo d'oltralpe, che di tu tto ciò era la causa . Fu per questo che i n molte ci ttà si rese necessari o fa r i nterve n i re la cavalleria per sci ogliere i numerosi d i mostra nti che manifestavano in favore di Garibaldi. In Sicilia l' indignazio ne fu tale che poco mancò che non scoppiasse u na rivo l u zione ed in Calabria si verifi ca ro no casi eclatanti d i fra terna amicizia, ch e non poteva no non corrunuovere il sensi bile, seppur forte, animo di Garibaldi: le di miss i on i d: i Pl utino da Prefetto di Catanza ro, q u elle del Tenente Colo1mello Calcapie tra dal l'Esercito regio, la sfida a morte di un cap i tano che rivolse parole offen sive contro Gaùbaldi, le dimissioni della maggior pa rte dei consi glieri al Comune di Reggi o Calabria. Notevole im.press i one suscitarono l e d im i ssioni del deputato forlivese Amel i o Saffi, fa moso triumviro della Repubblica Ro mana nel 1 849 e grande patriota. Per salvare quanto più possibile la faccia, Vi ttorio Emanuele, sol l ecitato a nche dalla Franc ia, approfi ttò dell'imminente matrimonio della figlia Ma ria Pia con Lu igi I del Portogallo per concedere un'amn istia in favore di tu tti i compromess i (ad esclusione di coloro che aveva no diser tato d all' Eserci to per seguire Ga riba l d i ) . C i ò malgrado i contrari pareri di La Marmara e di Cialdini che, per lo scontro veri ficatosi in Aspromonte (da loro d escri tto co me una grande battaglia), avevano già p rovved u to a far distribuire medaglie e promozioni (1 2). Il Regio Decre to del 5 Ottobre 1 862, a l l ' a rt. 1, sanciva che «gli a u tori ed i complici dei fatti e ten ta tivi di ribellione che ebbero luogo nello scorso mese di agosto nelle p rovin cie meridionali non colpevoli dei rea ti com u n i, sono p rosciolti da og ni debito incorso per ques to ti tolo verso la g ius tiàa ». All'art. 2, i nvece, si stabiliva che «sono però eccettuati dal beneficio di questo indul to i militari di terra e di mare ». Fu a seguito di ciò che a l c u ni giorni dopo anche Garibaldi poté riacquistare la libertà, nonosta nte la sua con trarietà a l l a mo tivazione della scarcerazione, pe rché riteneva il provvedimento d i a mnistia u n riconoscimen to della sua colpevolezza . E l u i non si riteneva tale. Quarantacinque a nni dopo, in occasione del centenario del la sua nascita, sul muro esterno del Varignano (p ro molTici le Associazioni Popola ri) l a Regia M a ri na, a ricordo, appose una lapide marm orea (v. Cap . IV, pag. 1 67, lapide n . 42) . Nel frattempo le condizioni di salute di Ga ribaldi erano peggiorate per il sopraggi ungere di un attacco di reumatismo arti cola re esteso non soltan to al piede colpito, ma anche alla spalla e al ginocclùo destro. Per p raticare meglio le cure, il 22 Ottobre fu trasfer ito a l l' Hotel Milano (propri età di Nicol a Conti.) di La Spezia dove, sulla facciata pri n c ipale d el l' imponente edificio (success iva mente �dibito a sede dell'Ammiragliato), la Regia Mar i na pose una lapide in manno bianco (v. Cap. IV, pag. 167, lapide n. 43) . Il 28 dell o stesso mese il Dott. Nelaton escluse l' amp u tazione del piede, paventata dal Bert2N1i. I d olori, però, non cessarono, così come insistenti erano l e febbri e i reuma tismi. Fu per qu esto che il Dott. Nelaton fece costruire a Parigi d u e spec illi, terminanti con una piccola sfe ra d i porcellana ruvida, e li inv iò in Italia . Grazie a qu esto ritrovato si potè esplorare la ferita e, d ai segiù nerastri lasciati su l la cera m ica, si ebbe la certezza dell'esistenza d el piombo all' in temo del piede (confermata poi anche da un accurato e meticoloso esame ch imico pratica to dal Prof. Tassinari) . Il 7 ov embre Garibald i ve n n e i mbarcato sul piroscafo Monca/ieri, che d a La Spezia lo portò a Livorno. Da qu i, 1'8 venne trasportato dai patrioti l ivornesi (gl i Sgarallino e al tri) su u n a i mbarcazione che risalì il mare, costeggiand o fino a l l e Bocche d' Arno (oggi Marina di Pisa) . Qui il 20 Se ttembre 1904, per ricord a rne l'avvenimento, la cittadinanza fece innalzare un obelisco, nella cui base fu scolpita un'ep i g rafe (v. Cap. IV, pag. 168, lapide n. 46) . Con u na zattera risalì l'Arno e fu fatto all oggi a re all'Albergo delle Tre Donzelle di Pi sa (d i proprietà del Sig. Peverada) . Di fronte, sul Lungarno Pacino tti (detto Scalo del carbone), proprio dove attraccò l'imbarcazione, fu apposta un' altra lapide (v. Cap . IV, pag. 168, lapide n . 47) . Iel !' A lbergo delle Tre Donzelle il 23 Novembre 1862 i l Dott. Za n netti, co11 una pinzetta dentata a medicatura, estrasse dapprima una sc heggi a ossea e poi i resti deforma ti di una pal l a d i carabina da
(1 2 1 Vedi la Med aglia d ' Oro concessa a Luigi Ferrari, la promozi one a Genera le del Colonnello E m i l i o Pallavici.n.i di Pri. o l a, già decorato di Medaglia d'Oro per l' assedio e l a pres,1 di C i v i te l l a d e l Tronto nel 1861 , e la promozione a C o l o nnello del Maggiore De Vil l a ta per la fucilazione indiscriminata dei sette garibaldini a Fantina.
16
IL FATTO STORICO
22 grammi. A ricordo dei fatti verificatisi nella città toscana, gli studenti emigrati veneti apposero una lapide (v. Cap. IV, pag. 169, lapide n. 49) che, a tutt'oggi, non si è riusciti a rintracciare. Il lavoro del chirurgo fu così delicato che il Generale non solo non soffrì, ma non si accorse nemmeno di quanto al suo piede si stava praticando. Dopo le necessarie medicazioni, che si ripeterono fino al 20 Dicembre, Garibaldi venne trasportato a Livorno, ripercorrendo lo stesso itinerario dell'andata, e successivamente, il giorno 21, fu imbarcato sul vapore postale Sardeg na alla volta di Caprera < 13)_ Rimase immobile ancora per qualche mese, fino a quando, consolidate le fasciature, si potè alzare sulle grucce, anche se la guarigione completa tardò ad arrivare a causa di due schegge che si trovavano ancora conficcate nel piede e che furono esh·atte dal Dott. Albanese (l'una il 28 Gem1aio e l'alh·a il 15 Marzo 1863). Solo il 14 Giugno poté essere annunziata la completa guarigione e la cicatrizzazione della ferita. Per molti anni l'episodio di Aspròmonte fu ricordato con manifestazioni più o meno interessanti e con pellegrinaggi continui a cui parteciparono singoli cittadini, rappresentanti di Amministrazioni comunali della zona e componenti di varie Società di Mutuo Soccorso. Vogliamo qui r.icordarne una delle ultime: la Società di Mutuo Soccorso Reduci Garibµldini "G. Garibaldi", assieme ali' Istituto Internazionale di Studi "G. Garibaldi" di Roma, in occasione del 125 ° anniversario dei fatti di Aspromonte (1987), allestiro110 a Palazzo Barberini di Roma un'interessante mostra storico _documentaria sull'avvenimento. In Aspromonte, sul luogo dove si svolse lo scontro tra garibaldini e soldati regi, fu costruito (nel 1882) una specie di monumento-ara, detto Cippo, demolito nel 1960 per far posto ad un Mausoleo nel cui interno si trovano alcune lapidi marmoree, un busto di Garibaldi in gesso, una bandiera _ tricolore, qualche palla di can..none, una cassetta di mw1izionj ed una fotografia gigante riproducente il Generale con la gamba ferita (da quasi tutti pe.rò ritenuta oggi "falsa" - v. Cap. Il, pag. 131). Di recente (Luglio 1992), in questo storico luogo i Bersaglieri dell'8" Brigata Garibaldi posero una significativa lapide marmorea (v. Cap. IV, pag. 166, lapide n. 38).
(lJ) Accompagnato dai dottori Albanese e Basile. Quest'ultimo dovette rientrnre a Palermo molto presto, lascinndo il collega Albanese all'amorevole cura del loro amato Generale. Questi tenne u11. "diario giornaliero della ferita" che arriva fino all'ultimo giorno della sua permane11:.::n: 'J4 Giugno 1863. Al momento del commiato, Garibaldi, commosso, regalò ad Albanese la camicia rossa che indossava il giorno del ferimento ad Aspromonte (sia l'autografo del diario che il preziosissimo cimelio si trovano oggi nella Collezione L. Mais di Roma). La Camicia .Rossa di Garibaldi è riprodotta nel Cap. III, pag. 153.
17
CAPITOLO I
lTI
ERARIO DEl LUOGHI ATTRAVERSATI DA GARIBALDI
NELLA SPEDIZIONE PER LA LIBERAZIO
E DI ROMA NEL 1862
(v. cartina)
1)
Caprera (SS)
2) Palermo
(Partenza)
28 Giugno
(Sbarco)
2 Luglio
3) Carini (PA)
4)
27Giugno
Trabia (PA) e Termini Irnerese (PA)
5 Luglio 6 Luglio
5) Cefalù (PA) 6) Corleone (PA)
10 Luglio
7) Misilmeri (PA)
11 Luglio 17 Luglio
9) Trapani
1.0) Erice (TP)
18 Luglio
11) Marsala (TP)
19 Luglio
1.2) Mozia (TP)
20 Luglio
13) Mazara del Vallo (TP) 14) Castelvetrano (IP) 15) Piana dei Greci* (PA)
20-21 Luglio 21 Luglio 29 Luglio
16) Calatafi.mi (TP)
30 (?) Luglio
17) Palermo
31 Luglio
18) Bosco della Ficttzza (PA)
1 e 8 Agosto
19) Mezzoiuso (PA)
4 Agosto
20) Alia (PA) e Roccapalumba (PA)
5 Agosto
21) Valledolmo (PA)
7 Agosto
Villalba (CL)
8 Agosto
26) Villarosa
)
(EN)
27) Castrogiovanni *
11 Agosto 1.2 Agosto 13 Agosto
28) Piazza A.rmerina (EN)
14 Agosto
29) Leonforte (EN)
15 Agosto
30) Agira (EN)
16 Agosto
31 )
(Via Butera, da dove partì la Prinin Legione Romnna)
10 Agosto
Caltanissetta
25) Pietraperzia (E
(* Oggi Piana degli Albanesi)
9 Agosto
23) S. Caterina (CL)
24 )
(In casa Benciveg11a)
12 Luglio
8) Palermo
22)
(La lapide porta la data del 5)
Regalbuto (EN) e Centuripe (EN)
(* Oggi Enna)
17 Agosto
32) Paternò (CI), Misterbianco (CT) e 18 Agosto Catania 33) Catania 34) Pietra Falcone (RC)
(Sbarco in Calabria: si reca a Mèlito Porto Salvo nella
Casina Rmnirez, poi Crrsimr dei Mille)
26 Agosto
(Garibaldi invia i'v!iceli, Carissimi e Missori a raccogliere uomini e notizie)
36) S. Stefano in Aspromonte (RC)
27 Agosto
(Scontro con i regi)
37) Località I Forestali (Gambarie)
28-29 Agosto
35)
Reggio Calabria
39) Da Gambarie a Scilla
18
20 Agosto 25Agosto
30 Agosto
(Scontro a fuoco con i regi- Gm·ib,1ldi ferito e prigioniero) (Trasporto di Garibaldi a Scilla - Alle 4 pom. è imbarcato sulla fregata Ducn di Genova e b·asportato al Forte del Varignano, dove arriva il 1 ° Settembre)
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Castrc/Jiovanni (Enna)
Piazza Armerina
9tinerario seguito aa çari6alai aa Caprera aaAspromonte {27 çiugno- 29 Agosto 1862)
~
I
IL fATfO STORICO
CHI ERANO I VOLO TARI CHE SEGUIRONO GARIBALDI NEL TENTATIVO DI LIBERARE ROMA NEL 1862
Molti studiosi di storia del Risorgimento, quando affrontano il difficile e tragico episodio d'Aspromonte, per dare una risposta plausibile e determinante aila sconfitta dei garibaldini con molta "leggerezza" di giudizio affermano che non si poteva sperare altro risultato, in quanto nelle file dei volontari non vi erano più i Bixio, i M.edici e i Sirtori. Questo giudizio ci è sembrato molto carente e sbrigativo per liquidare così semplicemente un episodio fra i più complessi e tragici d 1 nostro Risorgimento. Ecco perché abbiamo creduto opportuno fare una piccola ricerca dei nomi, fra i più qualificati, presenti nelle file dei volontari che seguirono Garibaldi in quella Campagna. 11 lettore noterà nel lungo elenco la presenza di ben 44 ,- elementi appartenenti alla gloriosa schiera dei Mille, che era.no raggruppati in w1 Battaglione (Superstiti dei Mille) ed erano comandati dal Maggiore Francesco Vigo-Pellizzari. Di altri (Francesco Patemosh·o, Domenico Giacomo Zanutto e Pietro Giuseppe Brescia.iù dei Mille) abbiamo voluto dare qualche breve cenno biografico, per il particolare .interesse che comporta.no. Nel contesto di questa ricerca abbia.mo voluto inserire (percl1é poco note e molto inter ssanti) tre citazio1ù tratte dal libro "Aspromonte", di Francesco Guardiane (Arti Grafiche di Francesco Sa.i,zo - Palermo,] 923 - 2a Ediz.), ed un brano dal libro "Garibaldi Condottiero", a cura di Filippo Mazzonis (Franco Angeli Ed. - Milano, 1984 - Atti del Convegno di Chiavari, 1982 - Articolo di Sergio La Salvia: "Regolari e Volontari: i m.omenti dell'incontro e dello scontro -1861-1871 "). Ci sembra pure opportuno citare la dolorosa esperienza costata a ben quattro garibaldini della gloriosa schiera. dei Mille: BRESCIANI Pietro Giuseppe (1836-1907) BUTTITONI Francesco (1828-1883) BONAFINJ Francesco (1830- ?) CONTl Carlo (1836-1881) Tutti e quattro ufficiali enh·ati nel Regio Esercito, si h·ovarononel 1862 a dover contrastare il passo, con i loro repa.i·ti, a Garibaldi. Tutti e quattro decisero, per evitare ciò, di dare le dimissioni dal Regio Esercito. Nonostante il corretto ed onesto comportamento, furono messi sotto Consiglio di Disciplina, che li rimosse dal grado con questa chiara motivazione: « Perché diede le dimissioni, per non essere costretto a battersi contro chi gli era stato Duce».
* NOTA - Questo dato risulta dalle nostre ricerche: non escludiamo però che ve ne siano altri, in quanto non esiste un testo che ne dia l'elenco completo. Germano Bevilacqua, nel suo aggiornato libro sui Mille (1982), omette fa presenza di ben sette di essi ad Aspromonte
21
CAPITOLO
I
Foto dei principali garibaldini presenti nella spedizione del 1862
Fotografie del Generale eseguite a Torino nello Studio dei Fratelli Bernieri, prima delle visite patriottiche nel Nord ltalia per la costituzione dei Tiri a Segno Nazionali, della cui Associazione Garibaldi era presidente.
Dall'album di fotografie del garibaldino Giuseppe Ceri oli (combattente 13enne ad Aspromonte e nel 1866 a Monte Suello, Caffarn, Lodrone e Bezzecca).
Foto in formato carta da visita, mm. 62 x 103 - Nel retro: Fotografo Alessandro Duroni, Milano/Parigi. Nella parte inferiore della pagina dell'album vi e w1a scritta (a macchina, primo '900) applicata: «G. Garibaldi (fotografia) fat(ta) / nel Palazzo M. Trecchi, Cre111011 (a) I Aprile 1867 » (sic). Dopo molti m1ni di paziente ricerca, possiamo finalmente fornire la "vera" identità di questa famosa foto, fino ad oggi (dal 1908) cosi classificata: «Garibaldi sulla prediletta cavalla Marsala a Palermo nel 1860 ». L'esatta (e definitiva) scheda della foto è: «GAR1l3ALDIA CA VALLO - CREMONA, S APRJLE 1862 ». La foto fu eseguita al mattino dell'8 Aprile, nel cortile del Palazzo dei Marchesi Trecch.i di Cremona (dove era ospite dal S) prima di partire per Pavia (ospite dei Cairoli), dove arrivava lo stesso giorno (8 Aprile) alle ore 17. Da notare, quindi, che questa foto è l'unica (ad eccezione dell'anno errato) a riportare tutti i dati esatti (Cremona, Palazzo M. Trecchi - Aprile 1867). Per notizia storica possiamo dire che questa foto è l'unica* che sì conosca dell'Eroe nel 1862 prima dei tragici fatti di Aspromonte, oltre a quella irn�dita (v. pag. seguente) eseguita dal fotografo Giuseppe Incorpora di Palermo. * Esiste un'altra posa, simile, che Garibaldi autogrnfò e donò al Comune di Como il 27 .tvlaggio del 1862 (3° an.niv. della battaglia di S. Fermo). Giuseppe Garibaldi (1807-1882)
22
lL FATrO STORICO
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I
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Fotografia (inedita) con dedica autografa di Garibaldi al Marchese Costantino di Palermo (eseguita nel Giugno 1862, fotografo Giuseppe Incorpora di Palermo). (Collez. L. Mais, Roma)
23
CAPITOLO I
24
Menotti Garibaldi (1840-1903)
Francesco Nullo (1826-1863)
Fra Giovaruù Pantako (1823-1872)
Enrico Cairoti (1840-1867)
Giacinto Bruzzesi (1822-1900)
Giuseppe MissOlj (1824-1911)
Giovanni Corrao (l822-1863)
Edoardo Pantano (I 842-1932)
Pietro J> oltronieri
IL Fi\TIO STORICO
Paolo Preda (18 114-1926)
Salvatore Indelicato (1845 - ?)
Vincenzo Cattabeni
Abele Damiani (1835-1905)
Francesco Bidischi ni (1835-1909)
Foto di grnppo (da sinistra): Enrico Albanese, Mcnotti Garibaldi, il Maggiore Pastoris, Fram,esco Bidischini.
Foto di gruppo (eseguita forse nel 1867) nella quale sono ritratti, ad eccezione di Ricciotti Garibaldi, alcuni garibaldini presenti ad Aspromonte (da si.n.istrn): Francesco Bidischini, Salvatore Tringali, Giuseppe Guerzoni.
25
C APITOLO
I
Foto dei principali personaggi che contrastarono la spedizione garibaldina nel 1862
N apoleone III (1808-1.873)
Pio IX (1792-1878)
Gen. Enrico Cialdini (1.8l J-·J 892)
Gen. Alfonso Fenero della Mannora (1804-1878)
Col. Emilio Pallavicini di Prio.la (I 823-1901)
Urbano Rattazzi (1810-1873)
Amm. Carlo Pellion di Persano (1806-1883)
Vittorio Emanuele II (1820-1.878)
/
26
IL FATTO STORICO
Elenco e notizie dei principali e più noti garibaldini presenti nella Campagna d'Aspromonte (Quelli conlTassegnati con* sono dei Mii/e) ADAMOLI Giulio
(Addetto allo Stato Maggiore). Autore de.l libro: "Da S. Martino a Mentana" (v. Cap. V: "Aspromonte").
ALBANESE Dott. Enrico
(Palenno, 12 Marzo 1834- Napoli, 5 Maggio 1889). Addetto ali' Ambulanza.
ANSALDI ... * ANTONGINI Carlo
BADIA Giuseppe BARGO I Angelo
(Milano, 19-9-1836 - ivi, 30-12-1902). Nel '59 nei Caccia/ori delle Alpi, nel '60 nei Mille, nel '62 ad Aspromonte (prigioniero al Forte di Bard), nel '66 Capitcmo nel Trentino, Maggiore nel '67 a Mentana. (Palermo). Comandante 1 ° Rgt. (Direttore de Il Diritto di Torino dal Marzo 1861 al Giugno 1863).
BARRILI Antongiulio
(Direttore de I/ Moviment.o, scrittore e letterato).
BASILE Dr. Giuseppe
Addetto ali' Ambulanza.
* BASSO Giov. Battista * BAY Luigi
(Nizza, 1824 - Genova, 1884). Addetto allo Stato Maggiore. (Lodi, 31-5-1845 -SihmLLS, 24-7-1934).
BEL LAZZI Federico
Segretaiio di Garibaldi e collettore dei buoni patriottici per l'impresa del '62.
BEN ICI Giuseppe
Addetto allo Stato Maggiore. Comandante la Piazza di Catania. Abbandonò l'Esercito per essere ad Aspromonte; aiTestato e condmmato per tradimento.
BENTIVEGNA Giuseppe BE TIVEGNA Stefano * BEZZI Ergisto
Comandante del 2 ° Rgt. (Fratello di Giuseppe). (Cusiano, 16-J-1835 -Torino, 3-8-1920). Addetto allo Stato Maggiore.
* BIDESCHINI Francesco
(Bornova di Smirne, 28-9-1835 - Roma, 20-5-1909). Comandante 1 ° Btg. Bersaglieri Garibaldini.
BISIGNANI Achille
P1igioniero nella Caserma di S. Benigno, a Genova (v. foto di gruppo a pag. 49).
•· BOLIS Luigi
(Bergamo, 1841- Figline Val d'Arno, 1932). Addetto allo Stato Maggiore.
* BRESCIANI Pietro Giuseppe * BRUZZESI Giacinto
* BULGHERESI Jacopo Augusto
(v. notizie a pag. 44). (Cerveteri, 13-12-1822- Milano, 25-5-1900). Sotto-Capo di Stato Maggiore col grado di Tenente Colonnello. Medaglia d'Oro della Repubblica Romana nel '49 e nel '66. Prigioniero a Fenestrelle (v. foto a pag. 24). (Livorno, 20-6-1844- ivi, 27-2-1918).
* CAIROLI Carlo Enrico
(Pavia, 1840 - Roma, 1867). Addetto allo Stato Maggiore; prigioniero nel Forte di Monteratti (Genova) (v. foto a pag. 24).
* CAMBIAGHI Gio. Batta
(Monza, 11-6-1838- La Spezia, 6-12-1910). Nel '62 ad Aspromonte, nel '66 nel Trentino, nel '67 a Men tana e nel '70 a Digione. Raggiunse il grado di Capitano. Dopo le imprese garibaldine, si ritirò a La Spezia, dove fu capo-tecnico all'Arsenale della Marina. Ricoprì importanti cariche civili: Consigliere c01mmale e Consigliere dell'01fanotrofio Garibaldi di La Spezia. (Rovereto). Si unì a Catania ai garibaldini d'Aspromonte.
CANDELPERGHER Pietro
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C\PJTOLO J
* CANZIO Stefano
(Genova, 3-1-1837 - ivi, 14-1-1909). Medaglia d'Oro nel '66, nel '67 a Mentana e nel 1870-71 ancora con Garibaldi in Francia.
CARISSIMI Alessandro
on presente allo scontro del 29 Agosto 1862 in quanto inviato insieme ad altri a reclutar gente nella Calabria.
CASTELLINI Nicostrato
Non presente allo scontro del 29 Agosto 1862 in quanto inviato insieme ad altri a reclutar gente nella Calabria.
CATT A BENI Vincenzo
(Senigallia, 1.822 - Napoli, 1868). Addetto allo Stato Maggiore. Comandante delle Guide (v. foto a pag. 25).
CERIOLI Giuseppe
/
* CHIASSI Giovanni
(Castiglione delle Stiviere, 1827 - Bezzecca, 1866). Medaglia d'Oro alla Memoria nel '66. Non presente allo scontro del 29 Agosto 1862 i.n quanto inviato insieme ad altri a reclutar gente nella Calabria.
CHINAGLIA Luigi
(Montagnana, 1841 - ivi, 1.906) Nel 1.859 è nei Cacciatori delle Alpi, partecipa alla Campagna del 186 ed è presente ad Aspromonte nel 1.862, scontando la prigionia nel Forte di Bard. Nel 1866 è in Trentino. E' per molti anni deputato e infine senatore.
* CHIESA Liberio
(22-12-1838 - 13-3-1880). A Palermo nel '60 gli fu amputata lma gamba; ciò nonostante è presente nel '62, nel '66 e nel '67.
* CIPRIANI Amilcare Benito
Fu nel 1.860 membro del direttivo della Comune di Parigi che scontò con vari anni di dura prigionia nella Caienna Francese, dalla quale uscì comunque vivo.
Cl V I I I Giuseppe
(Pistoia, 1835 - ivi, 1.871 ). Segretario generaJe di Garibaldi, fu con lui al Vaiignano.
COLAJANNI Napoleone
(Emi.a 27-4-1847 - ivi 2-9-1921). Presente allo scontro di Aspromonte e poi prigioniero all'età di 15 a.imi. Grande oratore e scrittore (v. Cap. XI, pag. 321 e Cap. VIIl, pag. 263, medaglia n. 24).
CORRAO Giovanni
Comandante la 1" Brigata della Prima Legione Romana (v. foto a pag. 24).
CORTE Clemente
Capo di Stato Maggiore, Colonnello.
* CRISTOFOLI Giacomo
(Clusone, 1842 - Bergamo, 1.898). Esule 17enne in Piemonte, combatté nel '59, nell'8" Compagni.a dei Mille nel '60 e ad Aspromonte nel '62. Nel '63 organizzò la spedizione di Nullo in Polonia e fu fatto prigioniero dagli austriaci. Nel '66 fu ancora con Garibaldi.
* CUCCHI Francesco
(Bergamo, 1834 - Roma, 1913). Dopo il '60 coi Mille, fu ad Aspromonte nel '62 e nel '67 fu l' orgaiùzzatore dell'insurrezione romana. Fu deputato e poi senatore.
DAMIANI Abele
(Marsala, 1.835 - ivi, 1905). Addetto aUo Stato Maggiore nel '62. Fu poi deputato (v. foto a pag. 25).
* DE NOBILI Alberto DEL GRECO Giovanni * DEL MASTRO Raffaele Francesco Paolo DI BENEDETIO Raffaele
(Corfù, 1.837 - Catanzaro, 1865). Scrittore con lo pseudonimo "Veritas". (Ortodonico, 9-5-1825 - ivi, 1904). Presente ad Aspromonte e Mentana. (Palermo, 1827 - Monte S. Giovanni Campano, 26-10-1867) (v. foto di gruppo a pag. 49).
DUCA di CESARO'
(v. foto di grnppo a pag. 49).
FAZZARI Achille
Addetto allo Stato Maggiore.
FERRUGGIA Niccolò
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Presente a11che nel '66.
(v. foto di gruppo a pag. 49).
lL FAITO STORICO
* FORESTI Giovanni
(PralboiJw, 18-4-1842 - Milano, 4-5-1915).
FRIGER[O Antonio FRIGGESY Gustavo
Colo1U1el10 (v. foto di gruppo a pag. 49).
* GARIBALDI Menotti
(Mustarda, 1840 - Roma, 1903). elle Guide nel '59, nei Mille nel '60, Com.te 1 ° Btg. Bersaglieri nel '62, ferito e prigioniero al Varignano col padre. Medaglia d'Oro nel '66, nel '67 a Mentana e nel 1870-7] in Francia (v. foto a pag. 24).
GORI Camilla
Studente di Giurisprudenza a Pisa. Con Garibaldi nel '59 e nel '60, nel '62 fo ferito ed arrestato (prigioniero al Vinadio). Combattè nel '66 nel Regio Esercito e si distinse nel '67 a fentana.
GUASTALLA Enrico
Addetto allo Stato Maggiore. Prigioniero a Fenestrelle.
GUCCIONE Antonio
Prigioniero al Forte di Bard.
GUERZONI Giuseppe
(Calcinato, 1835- Monti.chiari, 1886). Addetto allo Stato J:vfaggiore. Fu autore di Lilla delle prime importanti biografie su Gmibaldi (v. Cap. XI, pag. 323).
INDELICATO Salvatore
(Girgenli, 1845 - ?). A soli 15 anni riuscì a seguire come trombettiere la 1a Compagnia di Nino Bixio. Nel '62 gli veime affidato il compito di nascode.re e portare in luogo sicuro lo stivale forato di GaiibaJdi, affidatogli dal conterraneo Rocco Ricci Grairùtto, i11 procinto di essere arrestato dopo Aspromonte (v. foto a pag. 25).
LA PORTA... LOMBARDI Agostino
* LUZZATO Rkcardo
Tenente Colo1U1ello, Com.te del Btg. dei Calabresi. Addetto allo S. M. (v. nota CARISSIMI). (Udine, 4-2-1842 - Milano, 5-2-1923). Prigioniero al Forte di Bard. Grande oratore e avvocato. Ali' età di 73 anni partecipò alla guerra del 1915-18.
MAIRONI Giuseppe * MA CI Filippo, Conte
(Trento, 3-8-1836 - .tvlilaJ.10, 8-7-1869). Nel '59 a Varese e S. Fermo, coi Mille nel '60 e nel '62 nello Stato Maggiore.
* MARCHETII Stefano Elia
(Bergaino, 1839 - Polonia, 1863). Nel '60 nell'8• Compagnia dei Mille, lasciò il servizio nel Dicembre del '60 col grado di Sottotenente. Nel '62 ad Aspromonte col suo arnica Daniele Piccinini, scontò 40 giorni di prigionia nel Forte di Vinadio. Nel '63 fu con Nullo in Polonia; colpito per pruno, venne soccorso dal suo amico che a sua volta cadde ucciso.
MARTIN! Francesco, Conte
Combattente nel '59, '60, '62 e '66. Addetto allo Stato Maggiore.
MAURIGI Ruggero, Marchese * MICELI Luigi, On.
* MIGNOGNA Nicolò
Ufficiale d'ordinai.1za. (Longobardi, 30-6-1824- Roma, 30-12-1906). Combattente nel '49 a Roma al Vascello, Capitai.10 alla presa di Palermo nel '60. Dopo Aspromonte si dimise da deputato (nel '63) assieme a Bertani e Nicotera per le atrocità commesse dal Governo in Sicilia. Nel 1878 fu Ministro dell'Agricoltura (v. nota CARISSIMI). Addetto allo Stato Maggiore.
* MISSORI Giuseppe
(Mosca, 1824 - Milano, 1911). Tenente Colon.nello, Capo del Quartier Generale (v. nota CARISSIMI). Fu presente anche nella sfortunata battaglia di Mentana del '67 (v. foto a pag. 24).
•· MOLINARI Giosuè
(Calvisano, 1838 - Brescia, 24-8-1901). Dopo Aspromonte fu presente in Francia nel 1870-71.
MUNDELLI Felice
(Como) Addetto allo Stato Maggi.ore.
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CAPITOLO I NICOTERA Giovaimi, Barone
(1824 - 1894). Deputato. Nel '67 fu a Mentana.
NISCEMI Corrado, Princi p e di V ALGUARNERA
(v. VALGUARNERA).
* NOV ARIA Enrico
•·
OV ARIA Luigi
* NULLO Francesco * NUVOLARI Giuseppe
(Pavia, 1832 - Bezzecca, 1866). (Pavia, 24-7-1827 - ivi, 1866) (Bergamo, 1826 - Kryzkawka, 1863). Nel '62 scontò l'avventura d'Aspromonte nel Forte di Fenesh·elle (v. foto a pag. 24). Addeto allo Stato Maggiore.
PALAZZINI Numa PANTALEO Giovanni
(1823 -1872). Cappellano militare nel '60 e nel 1870-71 in Frnncia (v. foto a pag. 24).
PANTANO Edoardo
(Assoro, 1842 - Roma, 1932). Ad Aspromonte si incaricò di mettere in salvo alcm,i disertori attraversando armi alla mano l'accerchiamento dei regi. Fu a capo dell'Associazione Universitaria di Palermo e nel '66, appena laureato in Medicina, portò a Garibaldi 50 compagni per combattere nel Trentino. Conobbe Mazzini, del quale fu sempre fedele emissario. Fu amico di grandi patrioti: Colaja.nni, Bosio, Cavallotti, Imbriani, Socci, etc. Nel '67 fu a Mentana. Scrittore, giornalista, più volte deputato, ricoprì la carica di Ministro del!' Agricolturn e dei Lavori Pubblici. Nel 1915 (a 73 anni) partecipò come volontario medico alla Guerra Mondiale. Fu nominato capo del piano di ricostruzione post-bellica. Nel 1921 divenne senatore (v: foto a pag. 24).
PATERNOSTRO Francesco PIAZZI... * PICCININI Daniele /
PIRAINO Stefano PIRANDELLO Stefano POLTRONIERI Pietro * PREDA Paolo
(v. scheda a pag. 44). Capitano valtellinese nel '60. Volontario nel '62. (1830 - 1889). Nei Cacciatori delle Alpi nel '59, nei Mille nel '60, dopo Aspromonte fu prigioniero nel Forte di Ba.rd. Nel '66 fu ancora con Garibaldi nel Trenbno. (v. foto di gruppo a pag. 49). Padre dello scrittore Luigi. Sposò Caterina Ricci Granùtto, sorella di Rocco. Attendente di Garibaldi (v. foto a pag. 24). (Milano, 6-5-1844 - ivi, 2-2-1926). Nel '59 con i Cacciatori delle Alpi, nel '60 con i Mille, nel '62 ad Aspromonte e nel '66 nel TrroJ.o (v. foto a pag. 25).
RAVA' Enrico *RAVA' Eugenio •· RAZZETTO Enrico RICCI Giuseppe
(Genova, 1840 - ivi, 1887). Fece tutte le Campagne fino a quella di Francia. Combatté ad Aspromonte nonostante fosse mazziniano.
RICCI GRAMITTO Rocco
(Agrigento). Raccolse lo stivale deslTo di Garibaldi consegnandolo a Salvatore Indelicato (vedi), cognato di Stefano Pirandello (vedi). Dopo Aspromonte fu imprigionato nella Caserma di S. Benigno a Genova (v. foto di gruppo a pag. 49).
RICCIOLI Romano Giuseppe
(1832 - 1837). Si laureò in medicina nel '61. Ebb,e l'incarico di organizzare i volontari della Colonnn.Trasselli.
* RIENTI Edoardo
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(Reggio Emilia, 1840 - ?). Disertore dei Bersaglieri nel '60 e nel '62.
(Como, 30-11-1834 - Milano,?).
lL FATTO STORICO
* RIPARI Pietro
(Solarolo Raineiro, 20-7-1802 - Roma, 15-3-1885). Capo dell'Ambulanza nel' 49 a Roma, nel '60 con i Mille, i1el '62 ad Aspromonte, nel' 66 nel Tirolo e nel '67 nell'Agro Romano.
* ROSSI Andrea
(Diano Marina, 14-8-1814 - ivi, 13-12-1898). Nel '60 pilota del Piemonte.
SALOMONE Federico
Addetto allo Stato Maggiore (v. nota CARISSIMI).
* SCAGLIONI Angelo
(Pavia, 21-1-1840 - Chambery, ... -11-1870). forte di Monterntti.
el '62 fu imprigionato nel
•· SGARALLI 1 0 Jacopo
(Livorno, 9-3-1826 - ?).
* SPROVIERI Francesco
(Acri, 2-5-1826 - Roma, 7-2-1900). Campagne: 1848-49, '59, '60, '62 e '66. Medaglia d'Argento. Colonnello, deputato e senatore.
* TABACCHI Giovanni T ALLACHINI Gaetano * TAVELLA Luigi TI NARO Salvatore
(Miramiola, 26-9-1838 - ? 5-3-1918). Deputato, ingegnere. (Brescia, 27-11-1843 - Bagnolo Mella, 12-7-1883). Nel '62 fu Capo dell'lntendenza della Legione Romana.
TOSCANINI Claudio
Padre del maesb:o Arturo Toscanini. Rischiò di essere fucilato in quanto disertore dal Corpo dei Bersaglieri (v. scheda a pag. 45).
TRASSELU Cari.o
Tenente Col01mello, Com.te del 3 ° Rgt. Fu il Comandante della Colonna nota col suo nome che a Catania non poté imbarcare i suoi uomini e che cercò di raggiungere via terra gli sbarcati in Calabria. Dopo il fatto di Aspromonte, quando ancora si trovava in provincia di Messina (Fantina), cercò invano di far consegnare le armi dei suoi uomini al Sindaco del primo paese che avrebbe incontrato. Saputo che le truppe regolari al comando del Maggiore De Villata lo stavano braccando, riuscì ad evitare il contatto, ponendo in salvo i suoi uomini in luogo boschivo e sopraelevato. Disgraziatamente, sette uomini della sua Colonna, rimasti sfiniti a Fantina, furono dal De Viliata fucilati sul posto senza alcun processo (v. DE VTLLATA) (v. foto a pag. 47).
TURILLO Salvatore, Barone di S. Malato
Ufficiale d'ordinanza (v. foto di gruppo a pag. 49).
UZIEL Giuseppe VALGUARNERA Corrado, Princip e di Niscemì * VIGO-PELLIZZARI Francesco ZANIBELLI Egidio
ZANUITO Domenico Giacomo ZAPPERT Francesco
(v. foto di gruppo a pag. 49). Comandante del Battaglione Superstiti dei Mille. Nel '59 nei Cacciatori delle Alpi, nel '60 con la "Spedjzjone Medici". Si dimise da Maggiore della Guardia Nazionale per essere con Garibaldi ad Aspromonte. (v. scheda a pag. 44). Scrisse le memorie della sua prigionia, pubblicate nel 1863 (v. Cap. Xl, pag. 328).
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CAPITOLO
I
Enrico ALBANESE (Palermo, 12 Ma.rzo 1834 - Napoli, 5 Maggio 1889) Di questa splendida figura di pah·iota e di medico vogliamo dare qualche notizia più dettagliata perché dobbiamo a lui (ed ai suoi discendenti) se l'importante archivio storico di tutte le sue Campagne garibaldine è giunto intatto fino ai nostri giorni e può finalmente apparire (in parte) in questo libro per la prima volta. Ecco le tappe principali della sua vita di ardente patriota ed illustre medico. Laureatosi giovanissimo :in Medicina e Chirurgia, prende parte alla cospirazione anti-borbonica della "G,mcia" (4 Aprile 1860), riuscendo a salvarsi fortunosamente. Spera di raggiungere Garibaldi a Genova, 1na non vi riesce. Con una spedizione successiva si riunisce ai Mille e al Gran Capitano nella sua Palermo, profondendo tutto il suo impegno come medico e come combattente. ella successi.va e sanguinosa battaglia di Milazzo (20-21 Luglio 1860) si guadagna una Medaglia d'Argento al V. M. in qualità di Tenente medico dello Stato Maggiore. Due mmi dopo è ancora con Garibaldi nella triste giornata dell'Aspromonte (29 Agosto). E' il primo con Enr.ico Cairoli e Francesco Nullo a sorreggere l'Eroe ferito e, sollecitato da lui, si appresta a tentare subito l'estTazione del proiettile. Ma l'arrivo del Capo dell'Ambulanza, Dott. Pietro Ripari, blocca l'intervento del giovane ed intelligente medico. Da quel momento la vita dell'Albanese, trepidante per la vita dell'Eroe, si lega con un giunmtento /Sublime a quella del suo adorato Generale. Ed è per testimoniare questi altj sentimenti che abbiamo voluto ripo.rtare sette lettere scritte dall'Albanese dal Varignano, tutte di quei giorni tragici, nelle quali si rivive tutto il sacro ed infinito amore per la tragica ferita toccata all'Uomo p\ù amato dai patrioti italiani. e di tutto il mondo. Ricordiamo che Albanese divise con GaxibaJdi ]a prigionia del Varignano, svolgendo le mansioni. di segretario, oltre a quelle di medico curante (tenne un "Diario della ferita" fino alla guarigione definitiva). Olh·e alle nove lettere e ad un foglio del "Diario della ferita" col disegno del piede destro 11elle due vedute (v. Cap. II, pag. 112), il lettore troverà anche il famoso autografo di Garibaldi, scritto a matita sul Duca di Genova (1 ° Settembre ] 862), dove a ca Ido è descritto lo scontro fratricida. Questo documento (di eccezionale valore storico) doveva essere pubblicato dai giornali democratici. Così fu, ma Albanese trattenne per sé l'autografo ed ai giornali fece avere copia scritta da lui. Nel Cap. III, alla pag. 153, si può ammirare la Camicia Rossa indossata da Garibaldi in quel tragico 29 Agosto 1862, che donò con affetto e per ricordo al suo caro Albai1ese, quando il 14 Giugno 1863 la ferita guarì e questi poté ritornare a Palermo. Due mesi dopo il fedele Albanese ritornerà a Caprera per assicurarsi delle condizioni del Generale. E' di particolare interesse la lettera del 1 ° Novembre indirizzata al Prof. Za1rnetti (v. lettera a pag. 43). Dopo Aspromonte, ecco ancora il fedele Dott. Albanese seguire il suo Duce nella Campagna del Tirolo (1866). Per il brillante comporta mento a Bezzecca è insignito della Croce dell'Ordine Militare di Savoia. Garibaldi in una lettera lo chiama" abile ed attivo eh lrurgo ed intrepido soldato". L'anno seguente è presente a Mentana. Non fa in tempo ad essere con Garibaldi in Frai1eia (187071), trovandosi in Germai1ia per aggiornarsi sugli studi riguardanti le ambulanze militari. Ma il suo spirito Lndomito lo h·ova presente nella sua Palermo per organizzare e debellare una epidemia di colera (Medaglia d'Oro della Sanltà). Muore improvvisamente a Napoli, dove si era recato per un convegno. Riposa nella Cappella di Famiglia in Palermo, entro una tomba di granito di Caprera, come aveva desiderato.
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lL FATTO STORlCO
Si riportano n. 7 lettere di Enrico Albanese a Emilia Ven i ni-Ginami (sua futura moglie) dal carcere del Varignano, contenenti n o ti zie sulla ferita di Garibal d i con segui ta in Aspromonte.
Lettera n. 1
agos to * 1862, - a Bordo il D u ca di Genovn
Dal Golfo della Spezin
Cam sorella, Piiì lnrdi snre1no a terra, sinmo a rrivati ma ci hanno tenu fo a bo rdo perché l 'alloggio non era an cora apparecch ia lo, però la convenzioncfnl'fa sul campo che il Generai Gnribaldi poteva a suo piacere recarsi dove volrva libero col suo stato Maggiore non è rispettato, noi saremo lu tti rinchiusi nel forte di san ta Maria quì nel Golfo della Spezia vicino il Varigliano sicché siam.o prigioni unitamen te al Generale il quale gravemen te ferito al piede des tro coi s trapazzi d'un lungo viaggio bu t ta to in un misero letticciuolo in una piccola s tanrn quasi priva d 'aria non ebbe nemrneno il permesso di scendere, perché In p rigione che lo deve ricevere non è p ro n ta . ! Nuovi Hdson Love, ma Iddio non paga il s11b11to. Tu per ora restn in Genova, e scrivimi brevemen te per corne si può scrivere nd un fra tello, aspetta mie notizie, ci vedremo in appresso! Teri ti ho nwndato due lct /:ere unn cas t� ed una altra in Nizza - se in p rigione ci perrnetteranno di scrivere ti scriverò - Se no pazienza. Non credere alle bugie che diranno i giornali sul nostro conto, e sui fatl:i avven u t i fra breve sarà pu bblicata una nos tra -reinzione es11ttissim11 (pag. 2) a firma di tu tti noi che seguiamo il Generale. Per ora ti bas ti sapere che scopo del Generale era quello di evitare la truppa regolare di non atlaccarla 11wi e di da re le anni una vo/i:a attacca ti = il 2 9 agosto 1 862 al/e 4 po1n. la colonna dei solda ti regolari forte di quasi 4 mila uomin i si avanzò sul piano di Aspromonte dove eravamo accampati fin dnl giorno preceden te. li Generale si fa avan ti solo col suo canocchia/e per osservare le mosse, le truppe si mettono subi to in ba ttaglia ed a duece n to passi di noi cmninciano un fuoco d'inferno sul Genemle che res tavn un cen tinaio di passi avan ti a noi l 'ordine era quello di s tar ferrni al proprio posto e nessuna fu cila ta partiva da noi, dopo la terza palla il Generale è ferito alla coscia sin istra lievemente, ed al piede destro gravemen te, sicché non può reggersi più in piedi, diversi utfiziali dei ns/ accorrevan o e lo portano sulle spalle sotto ui 1 albero come pel campo si sparge la nuova che i l Generale è ferito, i nostri soldati rispondono alle fucilnte collefucilate, il ns/ Battaglione cornan dato dn Meno/ti si slancia alla bajone/tn, 111n arrivati sul punto d'infilzare i soldati alziamo ifu ciN all 'aria gridando viva l'esercito italiano, viva l 'i talia, il Generale in tan to ordina a tu tte le t rombe il cessa te il fuoco, e noi ci ril"irimno nelle ns/posizioni// dopo un quarto d 'ora i soldati erano conji1si coi volon tari, il Generale fa depositare le armi, e noi siamo condotti prigionieri come assassini, o corne briganti = pochi i 1nor ti (pag. 3) pochissimi i fer i J-ì d'uno parte e l 'altra, noi ebbimo due morti e ven ti feriti, la t ruppa 3 morti e 1 5 feriti - e noi occup1warno tale u na posizione e/re a scannarli t u tti bastava la sola volon tà, e colle pietre sole si po teva tenere questa posizione alrneno per due gio rn i Si conviene nel campo che i ns/ con dotti a Reggio sarebbero andati liberi alle loro case e che il generale col suo seguito po teva imbarcarsi sopra qualunq11e nave voleva per andare ove meglio a lui pinceva - 1na i patti fu rono ro tti, e noi siam.o trattati come prigion ieri d ' una guerra che non è mai esistita, come ribelli, d'u na rivolta ig nota. Nulla U dico delle scene d 'orro re com messe dalle t ruppe solo ti bas ti il sapere che rubarono i bagagli, e 1nol ti azzardarono levarci i qua ttrini di sopra, a me che mi recavo solo sulla linea dopo cessato il fuoco per mccogliere qualche ferito mi fu tu tto invola to, e mi res tò solo u n a camicia rossa cd un pnio di pan taloni = ma basta = silenzio di ciò = La vergogna che peserà eterna sull 'Italia sarà la ferita toccata al generale Ga ribaldi = Seguiamo il Generale 15 uffizia/i solamen te, l'ra i quali è incluso Menotti l egg ermen te ferito 111/a gamba destra d 'una palla morta = Ora addio = scrivi alla mamma e dagli mie nuove = io le scriverò ma dubito forte le m ie lettere arrivino - Un bacio a Corrado = tuo En rico
*
a mati ta, di mano della ni p ote i\faria Pi a Orla ndo Albanese: " Sette111/ire "
B usta: Annullo: " VARl GNAN0 - 4 / SETT / 62" Indirizzo: "Signora / Em ilia Venini / Genova /fermo in pos ta " Testo su due fogli (tre faccia te scritte, una bianca).
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C A PITOLO !
Lettera n. 2
2 Sett.e 62. -
Varignano
Cara sorella - Oggi ho ricevu to di1e lettere tue l 'una del quattro, e l 'altra del 6. Canzio mi ha portato il pacco da te inviato. Ti ringrazio di cuore della camicia delle calze delle m u tan de, e dei fazzoletti che mi arrivarono veramente a proposito, per ora non mi abbisogna più nulla in ogni ,nodo profitterò di te colla solita franchezza. Io non sono affatto ferito sono prigioniero e subirò la sorte degli altri, però alla disgrazia son fortunato, poter assistere e giovare al Generai Garibaldi pet me è pure una gran fortu na . li Generale va meglio, si temeva d'u n flemrnonc d(lfuso alla gamba, 111a ora ques to timore è svanito; la gamba si è sgonfia ta il collo del piede solamen te è gonfio, la infiammazione è circoscriUa, tu tto p rocede regolarmente - Si è ten u to un gmn consulto come saprai dai giornali vi erano presen ti Zanne/li, Porta, Rizzo/i, tu l'l-i fummo di accordo sulla cura = La ferita però è grave, e se saranno scansa ti i pericoli di una amp u tazione la cu ra sarà (pag. 2) lu nga e penosa - Io anche se fossi messo in libertà, gli resterò a l fianco fin ché sarà guari /"o, sicché puoi con l'are che sta rò ancora due mesi almeno qui - avrei grande desiderio di vederti, tu volendo, po tres ti venire alla Spezia, di là sopra u.na barche tta po tresti recarti sotto il Varignano. lo da mezzogiorno alle tre quando non piove sono s u lla Piattaforma eh.e dà su l mare dove vi sono i sei cannoni e la bandiera - di lì po tremo anche parlare. se avremo la libertà allora mi sa.rà facile reca.nni alla Spezia, ma per ora non mi pare, mi volevano, rnandare a Fenestrelle e se non era pei reclami del Generale, giii vi sarei Oggi son. partii-i quattrocen to Garibaldini che erano al Lazzaretto del Varignano, con essi vi erano Niscemi, Cesarò e 11101/i altri miei aurici, si dice che andranno a Exilles Io veglio tutte le nott i il Generale, se t u lo vedesti corn.e è calmo nella sua sofferenw, oh se sapessi quanto ha sofferto, privo di tu tto an che di un po' di ghiaccio - però adesso com inciano ad essere più miti, forse emn.o ordini male in terpre tati - Adesso pelle cu re della Signora Mnn tegazza e Cairoli abbiamo un po' di filaccia usabile, delle bende fini - - 1neno male. Non ti scrivo più nulla del Generale, nel supplemento s traordina rio del Movirn.en to - 4 Sett. vi (p ag. 3) troverai molti dettagli = Pensa di ven ire ma prima scrivimi - To aspetto tua letl'era colla firma di Corrado per in dirizzare le m.ie n Corrodo. Ti scrivei sempre in Genova, là dirigi le tue al Colonnello di San ta Rosa per come hai fa tto. Addio, addio piglia un bacio dal tuo fratello, che ammaestrato dai lu ttuosi casi presen ti, è confuso dall 'an ta e dalla iiergogna che peserò eternamen te sugli Italiani pellaferit:a toccata n Garibaldi fa voti, e g i ura a se s tesso di trmnu tarsi -in Bedu ino o in Chinese pu r per non sen tir più parlare né d'ltnlia, né d'Italiani, t u mi dirai che ques ta è 111omentnnea esasperazione - no - è profonda convinzione de/l 'animo mio - e nelle mie risoluzioni tu mi conosci, sono irremovibile vivrò solo dell 'affetto dei 111iei, del tuo in ispecie, e mi sarà conforto grandissimo, im menso il po l·ere appagare i desideri veri e potenti del mio core = Si questa è la mia decisione - e se / 'affe l:to (pag . 4) cui arden temen te aspira l'anima mia già da due anni mi mancasse sap rei esulare ncll 'nmerica o nella China o: meglio finirla con me stesso ! Su dunque noi vivremo per noi, sarà egoismo, tu tto ciò che si vorrà, m.a io la sen to così - E tu cosa ne pensi ? . . . A Corrado tanti baci, a. te n u ovamente una s tretta d i mano, è l 'avemaria ,nes ta ora per tu tti, mestissima per u n p overo prigioniero che veglia accan to a l più grand'uomo vivente, ferito ·m iseramente! Addio, vado a medicarlo, m i chiama - ciao Tuo En rico Busta: I n d i ri zzo: "Signora / Emi/in Ven ini / Genova / Fenno in pos ta " Bol lo rosso s u tre righe: " Via / Di Mare / (1) " Sul retro, bollo rosso quadrato cli arri vo: " 1 0 I Set. / 62 / Genova " Tes to su un foglio singolo, ed uno d oppio di cui è manoscritto solo il prim o foglio.
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lL FATl'O STORlCO
Lettera n. 3
26 Settembre ore 3 a.m. (1 862 a mati ta) Mia cara Emilia. Ti acchiudo qui un carissimo ricordo, una sacra reliqu ia, è un pezze/:lo d 'osso del piede del Generale Garibaldi che gli ho leva to ieri 1,n anina - - Tu pell'nffetto che porti al Generale a preferenza di tu tti m eri ti tanto. Tu che ignota a lui, senza osten tazione, e senza nu lla p retendere, cerch i con l 'animo e col cuore di giovargli in qualche cosa - Oh Ernilia quanto son rare che le donne che ti somigliano. Spero che tu gradirai questo piccolo tesoro, finora non ho volu to da rne a nessuno, e molHssi111e Signore son ma tte per averne metl' ilo in un piccolo quadro e scrivici o to / Aspromon te / Tu vuoi sapere del Generale come passa il giorno, cosa fa, cosa dice eccomi a te. Egli passa il giorno seduto in rnezzo al letto, perloppiù leggendo g iornali o (pag. 2) libri di piacere - fino a pochi giomi addietro riceveva noiatissimo anche i suoi più intimi amici, da due o tre g iorni si trattiene piacevolmente cogli amici c/1e vengono a 11isìtnrlo, ma si annoia sempre delle visite di convenienza di persone a lui non tan to simpa tiche, o igno te e allora non parla, s ta mu to, molte volte fa chiudere la porl'a perché infas tidifo, e perché non riceve piiì a nessuno. Verso le due a. 111 . I beve o il tè o il caffè mangiando qualche biscotto, poi dorme fino alle cinque, al/. 'a/ba domanda una mezza tazza di caffè, si lava la faccia, aspetta il giorno e co111in cia a leggere, alle sette a . m . / domanda la colazione - un brodo, due o tre beccaf'ìch i, o un pesce - - poi arrivano i giornali e li legge avidamen te - scorre il Diritto ed il Movimen to, e poi ride un poco col Fischietto e coll 'Uomo di Pietra e si dà con piacere ai giornali inglesi (png. 3) Preferisce il Mornin� Post e il D aley Newes - All 'u na dopo mezzogiorno, 11u1ngia un brodo, u n pezzo di carne arrosto - poi dorme qualche poco, quindi scrive alcu ne memorie colla ma tita E' due giorn i che ha scritto ww magnifica lettera alla Nazione Inglese che fra breve vedrai s tampata su per tu tti i giornali - in ques ta lel'te ra vi è la impron ta del suo genio - Proclmrw l'alleanza dei popoli, e vuole che l'Tnghil terra si metl'a ava n ti in ques ta san ta impresa; negli intervalli del giorno mangia qualche arancia, qualche dolce, qualche camrnelln, e passa qualche o ra in nos tra compagnia; lo medichimno diie volte al giorno, la mattina alle nove, e la sera a mezzanotte ogni tre ore gli mettiamo l 'empiastro. Io lo veglio tutte le notti, dormo (p ag. 4) solame,1 te dalle otto po111/fi110 a rnezzanotte, poi son qui nella sua stanza fno alle ore nove della mattina ora des tinata alla medica tu ra - - quando è sveglio si trattiene con me a parlare, quando Egli dorme, io o scrivo o leggo /es misernbles di Vi ttor Hugo, giorni addietro io scriveva 11lcune memorie su/In spedizione Cal11bria, Egli nri invitò a leggergliele, ha vol u to che le pubblicassi e sara nno s tampate nel Morin5: post· in inglese. E' g rato ai doni che riceve, e sorride quando noi gli presen tiamo tutto quanto arriva nel giorno. E' stanco della posizione che è obbligato a tenere - e qualche volta pensando che deve res tar lu ngamente in questo s ta to diventa propria111ente tris te. poi è sempre calrno - sereno - Ha m igliorato positivamen te ed Egli stesso lo confessa (foglio secondo - pag. 5) e ci stringe la mano nffettuosnnz eri te. A desso ti basta ? Sei con tenta ? - I denari che hai ricavati dal tuo braccialetto li consegnerai a Prnndina, con una tua carta da visita - - Em ilia Venirri -- se ami mandare una tua memoria al Generale -- mandagli una camicia rossa di lana sempre colla tua carta di visita -- Altri doni non. ti saprei consigliare sem mai da Toscana potresJ:i inviargli l 'opera di Dan.l:e - La divina commedia - che non ha, e che una vol ta voleva leggere. Ora un poco a noi. Ieri perché sei venu ta così tardi ? Non sai che ti aspettavo jìno alle tre pom./? - D 'ora in poi però non veni re più a quest'ora - no - vi è sempre qua lcu n o dei miei compagni s u lla piattaforma - vieni alle ore dieci del mattino, ed aspettami vicino il forte di Santa Jv1.aria - così ci vedremo per l 'ultima volta, poi è (pag. 6) necessi tà che t u parta seno ' diven terai la favola qui nella Spezia, ed io che ho di te tan ta s tima soffro sai, oh ! soffro molto quando s en to qualche favola sopm di te. Finora nessu n o sa il tuo nome. Qui al Varignnno, dubitano di questa cugina, ma quando te ne sarai a n da ta nessuno ci penserà mai più. Quindi tu parl'i rai e p res to, andrai in Casciana non approvo che tu rimetta le lettere 11 Santa Rosa, anzi ti prevengo di levarci ogn i raccomandazione, scrivimi direttamen te e se non puoi = avrò pazien za, soffrirò tu tto in pace, disperando m i al rnaxirnum co1 1 me stesso. Se verrà l 'nnm is tia in tendo stringerti la mano ad ogni modo, e spero cl-le tu mi con ten terai, ci potremo vedere o alla Spezia, o meglio a Pietrasnn ta = Basta p oi combineremo = To non lascerò, ne abbandonerò
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CAPITOLO I
(pag. 7) ma.i Garibaldi se questi però mm sia interamente guarito, e ti assicuro che sento così gnmde affetto per lui elle saprei benissi1110 frenarmi anche se tu abitassi alla Spezia - perché tu devi sapere che Garibaldi è per me qualche cosa di grande, e l'amo come un figlio possa arnare un padre, e poi anche se 11011 l'amassi tanto, il mio dovere è di star qui a qualunque 1nodo, e non manclzerò mai al mio dovere - Di'? Tu non. lo senti che Garibaldi in qualche modo ti ruba un poco il tuo Enrico 7 Faccimno animo mia buona Emilia, animo e coraggio - se tu mi ami io non ho sperato a.ltro per due anni continui, che un palpito del tuo core = piangerò sempre fin.ché sarò da te diviso, ma non irnporf'a, qualche lacrima hanno una voh1 ttà ancora se vuoi - carne la voluttuà del dolore ma non sono più disperato come prima, no'------Ora una preghiera non piantare domicilio a Casciana ne sarei dolentissimo perché son pùì che sicuro che tu non potrai scriverm.i, che com.inceranno le difficoltrì previste nell'anno scorso, e eh.e le leff'erc forse si smarriranno, Dunque non fissare domicilio a Casciana te ne prego - Ti ringrazio col cuore delle offerte che mi fai, se io avessi bisogno ne profitterei nw ho unn credenziale su la casa Schiaffino della Spezia per ritirarmi qualche somma che mi necessitava, ho ricevu/"o del denaro per mezzo di Regujfet di Genova, e poi qui non si spende nulla sicché ti ringrazio col cuore della gentile offerta e voglio che tu non t'offendi se non ne profitto. Quando sarai in Livorno mi farai piacere spedirmi una cravatta nera (le otto righe seguenti sono state scritte in verticale e sovrapposte al testo dell'ultima pagina)
e di1c borse piccole per tabacco, se li manderò un cappello, allorra è segno che vorrò da te eseguita da l'e una commissione cioè: che dello stesso modello e della stessa grandezza ne devi comprar due e spedirli qui e se non li trovi, com.missionarli avvisandomi dell'imposta già dobbiamo fnre i conti di tutto. Ora addio accetta un mio bacio, e un. altro, e poi un altro per Cippinlimer/i (Corrado) Tuo sernpre Enrico
Busta:
indirizzo: "Signora/ Emilia Ginami I Hotel Odessa I Spezia" A desh·a in alto, bollo postale: "VARIGNANO/ 28 /set/ 62/C." Cifra "2" del porto pagato. Sul retro, bollo di arrivo: "SPEZIA I 29 I SET I 62 I C." Lettera composta da due fogli di quattro pagine ciascuno. Il testo dell'ultima pagina (del secondo foglio) reca sovrapposte in verticale n. 8 righe.
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Ji. FATIOSTORICO
Lettera n. 4
Mattino 30 Sett.e 1862
n° 12
Ieri sera ho mandato alla posta un.a lettera per te. Tutta la notte ho pensa/:o alla tua partenza, sì, e vedi contradizione umana mentre io ti ho consigliato e ti consiglio ancora di partire pure qui dentro il m.io cuore vorrei che tu restassi, sì perché se venisse quest'amnistia per come dicono, io ti potrei stringere la mano, ma andar via così... Oh' Emilia! Eppure bisogna che fu parta, che lii ti allontani... pazienza -Senti 1ni fai una promessa? Ma una prornessa che devi mantenere, di tornare alla Spezia subito che sarò, libero// si, promettimi che ritornerai Emil-ia e che ritornerai davvero, Ho bisogno di stringerti la mano, di dirti tante cose, di sapere da te cosa ne vuoi fare di questo tuo povero Enrico, S( e tu ritornemi = Non è vero? Ierimi dicesti di si - ma io son tanfo abituato a sentirmi dfre di no, che quasi (pag. 2) non presto fede ai miei orecchi-----------Scusami Em.ilia perdonmni sempre, ed amami sai, lo sai? ---- Oh, come sento terribile il pesu di essere chiuso qui, ieri come nvrei saltato quella scala lì, per darti un bacio, per sentire un momento l'alito tuo, e vi fu un rnomento che era proprio perfarlo, e poi pensai t1 te, e vide che non era bene davanti quel/'angiolo custode e quella sentinella, e mi vinsi - ma avanti! ---Avnnti, e forse il tempo cosi, dicendo avanti---- soffrendo cosi amaramente. lln anno, addietro eravamo a Firenze, ora qui al Varignano, divisi mentre siamo cosi vicini -- ................ Perti Emilia e scrivimi tutti i giorni, sempre tutti i momenti, scrivimi tutti i tuoi pensieri, tutte le tue esitazioni, tutto, e quando l'anima tuo vuol piangere, pensa che in me (pag. 3) non hai l'mnante solamente, 1na l'amico, il fratello del povero tuo core, che ti comprende tanto ....... 11011 dimenticarti mai di questo = mai! Se questn lettera /:i arriverà per mezzo d'un soldato ris11ondi111i anche per mezzo suo - Se stasera sentirai di amnistia accordata non partir più domani = eppoi una altra preghiera = bada con qual vetturino andrai, ti ricordi (ancora.!) cosa hai sofferto - quasi, quasi ti consiglierei di viaggiare co11 In corriera, una donna sola affidnta ad un cocchiere sconosciuto, che so' ·mi pare quasi un'imprudenza ---- Pigliati meglio due po ti nella vettura corriera, e va colla posta. Andrai più sicura - 1111che se dovessi ritardare di un giorno la partenza = Non nronterebbe n nulla, non ti pare? Ciao, un bacio per fe e per Corrado Tuo sempre Enrico (pag. 4) Domani il preciso indirizzo per scriverti a Casciano, pensa di 1wnfennt1rti molto, perché già comincio 11 prevedere che tu non potrai scrivermi sempre, perché le lettere devono passare di tante mani - etc. etc... etc ... --- Ciao - ciao. -- Pensa che qui chiuso col pensiero e coll'animo io sono sempre a te e che quei giorni che non ho tue lettere per me sono tristi il doppio! Addio. li Generale ha riposato tranquillamente tutta la nof:te, il nuovo apparecchio gli lza calmato i dolori al tendine di Achille, ed 11/ calcagno = mi domanda il caffè - vieni qui con tne glielo verseremo 11ssieme ---------------------Se mondi qualche pel generale indirizza/o a lui direttmnente, e non a me, che certe volte son così grullo = (tremo) di pronunziare il tuo nome, e divento rosso come un. collegiale.
Busta:
Indirizzo: "Signora/ Emilia Ginami I Hotel Odessa Spezia" (indirizzo 11011 di ma-110 del Dott. Albanese) Bollo a destra: '' VARIGNA.J\!0 I 30 I SET. I 62 I C." Cifra "2" del porto pagato. Sul retro, bollo d' ani vo illegibile.
Lettera su carta azzurrina c01nposta da quattro pagine.
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C AJ'JTOLO
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Lettera autografa di Enrico Albanese dal Varignano alle figlie del Duca della Verdura (Pretore di Palermo) in data 4 Ottobre 1862, n ella quale vie11e n:ù.nuziosamente descritta la stanza dove era prigioniero Garibnldi (v. trascrizione alla pagina seguente).
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IL FATTO STORJCO
Letteran. 5
Varignano, 4 ottobre 1.862 Gentilissime e Carissime Annetta e Felice, Eccorni con voi non solo pel piacere di stare in vostra compagnia, ma per adempiere ancora la promessa di darvi notizie del Generale. Sono le 3. am. lo son qui seduto presso al suo letto. Egli dorme lranquillamente da un'ora, respira placidamente, ha la mano destra sul petto, la sinistra è appoggiata sopra un cuscino = Figuratevi una stanza lunga sedici passi, larga dieci, tappezzata di carta cremisi e ce/es/e con quattro piccoli divani di velluto rosso due sedie poltrone una. del 600, l'altra di mussolina ma un po' pùì moderna, con tue tavoli di mogano, e due piccole tavole piene difilaccie e medicine - con due lcl'li uno grande di ferro posto avanti una finesta ali'estremo della stanza dove donne il generale, l'altro piiì (pag. 2) la in un'angolo vis-a-vis alla porta d'ingresso = tre sedie, un tappeto, dono di una Signora milanese - eccovi un abbozzo della modiblia, e della stanza del Gene mie che piglia luce da. tre finestre due che guardano a levante, un.a a Tramontana, tutte sul mare. Su uno dei due tavoli di mogano situato vicino al cammino (spento) son seduto io da dove vi scrivo, stanno sul tavolo a darmi compagia una cassetl'a di biscotti Inglesi, una tazza di tè, un volume dei miserables (5) le poesie de/In Milh, il canto Politico del/'Alenrdi, un giornale (il movirnento) Due fotografi.e che rappresentano u.n letto di riposo da acquistare pel generale, una bottiglia con l'acqua, un mazzo di fiarnmiferi - una borsa con tabacco due orologi, un /urne = ed i11 fondo come a corpo di riserva trenta arancie dieci pesche - due pere - 8 barattoli pieni di conserve e di gelatine - 10 (pag. 3) bottiglie di sciroppo, ed a compi1nen to d'opera un fiasco d'acqua di colonia puro sangue Inglese (lndian) ed una scatola di pasta = non vi pare una bella confusione? A tutto questo aggiungete la mia cartiera aperta con carte, l,,pis, penne, calamaio, buste grandi e piccole - ceralacche = rnarrichini di penne - lettere di amici, di parenti, e di ... 11 rispondere, e la su alta e severa la mia testa di Asino Dol'torato - (Jm parentesi il tavolo è largo quattro palmi - lungo 4½) Tut/'o ciò per formarvi una debole idea della confusione e dell'ordine che regna al Varign.11110 - e basta La salute del Generale migliora gmdatmnente- non ha più febbre, però è spossato di forze, impressionabile di carattere per le grandi perdite di forze (pag. 4) che ha sofferto. Ogni leggiera cosa l'inconnnoda, non si lagna, non si lamentn, ma nella.faccia si vede soffrire, e poi confessa che avverte i tormenti il doppio di prima = a guardarlo vi si stringe l'anima; ma aspettate un momento si è svegliato 111i chiama. E' l'alba ho dato il caffé al Generale ed ha bevuto anche il mio, adesso Egli fuma un sigaro seduto in 1nezzo al letto, mi ha domandato a chi scrivevo, e mi ha incaricato di darvi i suoi salul'i per tutta la famiglia come gli risposi che scrivevo a voi. Ora accetta.te una inia forte stretta di mano e fate gradire i miei rispetti alla Signora Duchessa, ed al Duca, finisco di scrivervi e mentre vi saluto sento che l'animo mi diventa più cupo, non so, ma cli questi giorni son più noia/o del solito. vs. affmo E Albanese
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CAPJTOLO I
Lettera n. 6
N. 22
Varignano 1 3 .Bbre ore 6 am
Tu tl'a la no tte io sono s tato con te, si, due volte ho rn.edicato il Generale, e tu tte due volte mi pnrea proprio sen tirti, vederti li vicino ed aju hmni = non è vero che tu eri li stano t/'e che mi aiu tavi a fasciargli la gamba ? - che eri l i i, proprio là che m i davi le fnscie e la filaccia ? - Povero Generale hai visto come ha gonfio il collo del piede = pare impossibile andava così bene, e poi non vedi carne è tu tto pieno di dolori, adesso tiene ti braccio sinis tro al collo pel dolore ed il gonfiore che ha al gomito = maledct l'o re,11n a .1 - ma avanf'i speriamo che t u tto presto passerà. Più tardi spero avere tue lettere - viva Casciana, che gran Paesone!!! ma è poi vero che da Cascian.a al Paradiso la via è brevissima ? = a rnomenti s'Ì ci manderei n tu tti! Cnsciann ! = mn pare impossibile. Dove l'hai cerca to questo nome - più an tipa tico del D iavolo. (pag. 2) Di Cnsciana non si può s crivere - 1 m o perché non ci è posta - 2 ° perché non vi è carl'a - 3 ° perché i C. ·, netterebbero il naso dove non devono metterlo. 4 ° Perché le lettere per arrivare a Lari dove vi ha un pos tino devono pnssare per tante mani indiscrete forse. E poi quan.do si ha scritto - e bisogna nver pazienza. Dn Cascirma al Varignano vi è tre giorni di cmnrn:ino. La let tera quando arriva - sembra che venisse dal Valpamiso o dnlla China = nove bolli! 1 . LmL 2 Postino ambulante. 3. Pon tedera. 4. Pietrasnn ta. 5. Sarzana. 6. Massa - 7 Pisa 8. Spezia - 9 Varignano!! ! i ! Ma ava n ti e giiì tu tte l e malin conie, più tardi avrò t·ue le/' t ere cerf;amen.te, e poi presto c i vedremo - maldicenza, o non m.aldicenza scapperò io dal Varignano e ti vengo a trovare in qualchi sito = fa che il Generale stia u n po ' meglio, e un bel giorno m.i vedrai capitare = }eri / 'altro Zanne/ti mi volea ad ogn i modo portare in Firenze, io non accettai, non potendo lasciare ii Generale clze a dirli il vero è rimas/'o coi soli medici, i suoi figli e gli altri vivono e passano il tempo alla Spezia ed alla caccia ! Mn. (png. 3) è cosa pos tergnta = differita - e sa rà in appresso. Ora addio = nddio tuo sempre En rico Ore 4 porn - La tua del/ '1 1 . E' a rrivnta felicemen te - è qui con me, ragionando s u l tuo ritorno alla Spezia, non vi lrn dubbio ne convengo 1.1 .11.cl'l'io tu ti comprom.etti:, ed io se consiglio In mia men te - trovo giusto le tue osservazion i - ma il cuore non ne vuol sen l'ire di queste ragioni - Egli vuol ragionare a rnodo suo, avrà torto qualche volta m.a non si confon de per q11esto, ripiega 1.1 11 momen lo e poi ricomincia più accanilmnenl 'e - ammazzmni rna non arriverai a m u tarmi = sono eccen trico, men.tre ti rnnndo via ti supplico per rito rn a re, e ti aspetto, e se non verrai tu, verrò io appena il posso = E poi parlino pu.re = quando saremo s tanchi di sen tirli parlare vi è il mezzo per chiudere la bocca 11 tu tti e s tà a te l 'i,sarlo. D 'al/ronde parleranno sempre og ni qual vo/ fn ci vedranno uniti sia anche in America dove /:u vorresti an dare per far tutti tacere bisognn restar /on tani (p ag. 4) per sempre = qu indi (. . . . .); pure, troppe rag ion i - e ciò a dirti il vero non mi talen ta affatto, finché tu dicevi non amarm.i, soffrivo, disperandomi di res tarti lon ta n o, ora sen to non potere, e 11011 voglio = o orecch ie di merca n te o finirla colle indecisioni e risolversi addiritfu ra = questa è vita d'inferno Tu vuoi venire in A merica - andiamo però Garibaldi non potrà andarci tanto pres to, pria di m.e /:tersi in campagna passerà ancora un 'an.no perlomeno - Se io non vado in Americn, ciò sa rà per te perché realmen te l 'amore che 11 te r n i lega è superiore a r n e stesso - E non saprei lnsciarti i n nessun modo - T u credi co1ne (---------) che i o n o n sarò mai con. tento = lo vedremo Ti accludo qui il p roclmna del G.le - Ga ribaldi alla Nazione Tnglese e addio con l 'an im.a e col cu ore - amam i, perdona m i, e pensam.i se1npre verrai quando vorrai; quando potrai non t'inquietn re per questo, un bacio in pace coll 'anima rap i ta t u o sempre f n rico
B ustn:
Indirizzo: "Alla Signora / Emilia Gina mi I Pon tedera -Lari per I Casciana I Sopra l ' in dilizzo: (Toscnnn)" Bollo partenza: " VARIGNANO / 13 I OTT. I 62 / C. " Ci fra "2 " del porto pagato . Sul retro, bolli cl i transito: "S PEZIA / 14 / 0rI. / 62 " - " (PlET)RASANTA 1 5 / 0tt / 62 " - "AMB. LI VORNO. FIRENZE 15 I OTT. I 62" - "PISA 15 I OTT. I 62" - " PONTEDERA 15 I OTf . I 6 2 " - Al tro boU o i llegibile:
"(LA)Rl ? " Lettera s u carta. azzu rrina, composta. da u n foglio di quattro facciate scritte .
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IL FA'lTO STORICO
Lettera n. 7
(31) 26 ottobre
(1862 a matita)
Emilia mia carissima ieri ti diressi due lettere una a Casciana ed una costì in Firenze. La tua partenza mi giu11se inaspetl'ata, io credevo fino 11 ieri che tu rimanevi ancora in Casciana a/rneno per htl'l'o questo mese, ed avea fatto qualche imbtoglio per non portarmi subito in Firenze per come avea a tutti anmmziato, ieri tardi tutto a un tral'to ecco una tua letl'era che mi avvisa di raggiungerti subito, mi fu impossibile il rnuovenn.i, avea detto già anche al Generale che sarei partito dopo il consulto, e poi un dispaccio elettrico ci annwniava la partenza di Nelaton per qui, e quella di Partritge. Nè/aton è arrivato già in questo momento vedrà il Generale domattina Come vedi non è colpa 111ia il man core, e poi è con differimento pochi giorni ci vedreuw il primo novembre se non (pag. 2) sarà deciso per /'amputazione - semmai In amputazione si praticasse - cosa che non credo per ora - allora ti scriverò come/are. Tu non muoverti di Firenze te ne prego intanto perdonarrri, e considera bene qunnto soffro io atlua/rnenl'e che in questo momento ti potrei essere vicino invece di trovarmi qui - nvanti pazianza e coraggio. n consulto che sarà numerosissimo oltre Nelato11 e Partritge ci saranno Perogoffdi 5. Pietroburgo, Glnus di Berlino - Portn, Rizzoh, Zannetl'i, Gherini Cipriani, Di Negri, Ribo/i, Bert1111i - Tommasi, Arcini, i curanl'i ed io di Palermo. Spero che il risultato gioverà a/ Generale 1na /:urbe medicomiepessime. 1 troppi continuano a gridare alcuni poi si slanciano a tutt'oltranza co11.tro di me fra i quali il celebre De Boni e sai perché? Perché non amputai il Generale (pag. 3) in Aspromonte - ma ho risposto per come si conviene al Signor De Boni - Miserabili hanno bisogno presto del Generale per servirsene chissà in quale progetto, e voghono che si arnputasse perché guarisca presto - e poi si vogliono servire delle gambe del Generale per aizzare le ire politiche. Sono infmn.ie da forco ! Ma avanti T1 Generale in complesso va meglio e son sicuro quasi che decisa /'amputazione si guarirà perché le condizioni lornli non possono essere migliori Addio Emilia, perdonami sai, sono una brutta bestia, direbbe Corrado. i\11a ho un cuore anch'io che palpil'a solamente per te. Amami se,npre prendi un bacio dimmi s/:anotte, non eri tu nella stanza del Generale insieme con nie? Ai inteso come è buono? ha parlato con me per più di due ore - mi ha raccontato un'infinità di aneddof'i interessanti della sua vita nella rnmpagna di lvfontevideo, e poi tnnte altre cose - tu eri là a sentirlo non è vero? ---------- Addio addio ancora un altro bacio dal tuo sempre sempre Enrico Son le 2 prn., entrm1 nel golfo tutta la squadra italiana composta di 12 legni vengono a guardarci! Aspettami in Firenze ancora per poco e addio addio
Busta: Indirizzo: "Signora/ Emilia Ginami / Firenze I Fermo in JJOsta I Sopra l'indirizzo: Toscana" Bollo: "SPEZIA/ 26 I OTT. I 62"
Cifra "2" del porto pagato. Sul retro, bolli: "Pietrasan/:a/27 / OTT. I 62" - "Firenze/27 I OTT. I 62" Lettera di quattro pagine scritte.
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C A PITOLO
I
Lettera inviata dal Dott. Albanese al Dott. Ripari il 1 ° Lugli o 1863 da Caprera Caprera 1 Luglio 1 863 Egregio Dottor Ripari E/In ha pubblicato u n a s toria su lla ferita del Generale Garibaldi, e, riportando lllwni fatti. che alla stessa si riferiscono, li /w riportati in modo da imprimere u n a macch ia su lla condo tta de/ l 'am tnt lanza da Lei comandata in Aspromon l:e. lo non s tarò a rilevare min u lmnen te t o 1 tto quan to ci sarebbe da osservare s u l Srio scritto, ma non posso fa re a meno, per l 'onore del corpo a mi appartenevo, di richiama re alla Sua memoria talune circostanze, per rettificare le Sue frasi sulla fuga de/l 'ambulm 1za appena comincia to il fuoco; sulla fuga della person a da Lei incaricata di vigilare il tutto; e sulla condotta dei medici A l banese e Basile, che arriva rono dal Generale mezz 'ora dopo cessato il fuoco e dopo essere stn t i ch iama ti e cerca ti. [ . . . ] Elln rammen terà che in Palermo, sebbene avessi fatto il possibile per organ i zzare e provvedere di rr1.ezzi l 'mnbulanzn, io p referivo pnrtire d11 semplice soldato ne/111 cornpagnia di Menotti Ga ribaldi, ed in tal corpo rimasi fino a Ca tania, dove, secondando il desiderio Suo e per togliermi dalle fu nzioni, per 1ne nuove e penose, di Aiu l'an te Maggiore di cu i Meno/ti voleva incaricarmi, p11ssai ne/ l 'ambulanza, sacrificando le amicizie e le sirnpalie che mi legavano a quel corpo, e la rnia volon tà di servire da semplice so/dal'o. Nella breve e penosa marcia che ci toccò di fare insieme nelle Ca/abrie, per ins ufficienza di mezzi da trasporto, per gli orribili sen tieri percorsi, e per l 'a t tacco del 2 7 agosto sopra In ji'-umara di San to S tefano, moltissim i oggetti dell 'ambulanza si smarrirono e fu con grandi s te n ti se ad A spromon l'e - e p ropriamen .te 1 iel s i l'o detto dei Fores tali - ci res tavano ancora due muli con alcu n e casse, che per avven t u ra con tenevano gli strumen ti chiru rgici e i medicinali; le tende e la filaccia e pochi infermieri. Con quei due m u li noi marciammo pel bosco verso il mezzogiorno del 29, facendo parte dell 'ambulanza sotto i S uoi ordini, oltre a me, il dottor Basile, il do ttor G. Romano da Trapani, il doti. Gioacchino Mighore da Catania; gh nitri, parte si erano smarriti e pa rte, carne il dottor Gilbert-i di Mazzara, erano caduti prigionieri. A rres tati nel bosco, il capitano S tarace, per ordine dello St11 to Maggiore, ci 11ssegnò il sito dove ferm.arci, che corrispondesse quasi al centro del/a nos tra colonna, dietro il battaglione comandato dal ·m aggiore Bedeschini. Ernvanw lì sedu ti da circa u n 'orn quando il colonne/lo Corte ci avvertiva di tenerci pronti e di ricaricare i m u li. Ella, es tenuata dalla febbre in tcrmilten te, era sdraia /·a per terra, allorché si udi rono i primi colpi di .fuoco, e subito, sbalzando, procedeva a gran passi verso nos t ra fron te, sicché io e Basile La seguivarno per alcu n i passi, per sapere qualche cosa ed alla nos tra insistenza, per /' ! 1 l'lo ordine, Ella diceva: <<Res tal'e lì, o fate carne meglio credete, io vado a vedere dove tr(nmsi il generale». A llora, con Basile, un poco stup i to di tale ordine che non o rdinava n11lln, mi disponevo a regolar l 'ambulanza per come meglio si poteva, ché i mulattieri profi t tando della nostra momen tanea assenza e seg uendo l 'esempio di tu tti gli 11/tri bagaglieri, avevano comincia to ad in ternn rsi nel bosco, e ci fu forza perfennarli e ricondu rli al sito pritn itivo, al Basile di usare 111 sciabola, a me di minacciare col revoler. Ton11J ti al sito primiero, assegnatoci dallo Stato Maggiore, aperte le casse ci pervenne la tris te n u ov11 del Generale. A llora, prese sollecitamen te a lcu ne bende e poca filaccia da to ordine 1.1 Romano ed a Migliore di raccoghere i feriti che si potevano presen tn re - u n ito 11 Basile rni feci al av11nti al bosco per accorrere dove il cuore ci suggeriv11 cercando del Generale. Di quan ti incon tramrno, nessuno ci volle o /ci seppe indicare in quale direzione trovarlo, solo Abele Da1nian.i si offerse di accorn.pagnarci. Arrivai dopo alcu n i passi, col dottor Basile e col Dmniani, davan ti al Gen.er11le, che era sedu to per /:erra, circondato da Civin ini, Mau ri, Bedeschini e Ca/:tabene e da. pochi al tri, che nel rnomen to non curai di riconoscere. Duravano ancora /efucila /:e, anzi po l'rei dirle che erano nel più fìtfo; e Dmnùmi e Basile stesso rmnmen /:eranno tale circos/:anza, co'/ne ' la rammenta il Generale, che fu da me appositmnen te in terroga/:o. Sedu to davan f:i al Generale, esmninai at tenta.inente la ferita e tu tto il collo del piede, e, avvertito un gonfiore a tre cen tim.etri ava n t i il m.al/eolo es terno, che resistezm al ta tto, manifes tai ùmnedia lwnen le la necessità di praticarvi una in c isione, nella credenza clze lìs i t rovasse il proiettile. n Genera/e, con fortandomi con la sua voce, mi disse: «Incidete, ed mnpu t a l:e anche la gmnba, se ciò è necessario». Poi fu allora che in tesi la Sua voce, rassicu ra n te il Generale e gli as tan ti lu t t i che l 'ampu.lazione non era né necessaria né in dicata. Com inciai / 'incisione, e m i a rres tai dopo di aver in ciso i co11rn i teg u rnenti e l'aponecrosi, per significare a Lei ed al collega Basile e/re la resistenza, che mi aveva indotto a incidere, mi pareva mancasse. Ella, con Basile, mi sconsigliava di p rocedere oltre: Basile dicen do e/re era meglio ten tar l'es trazione della palla a secondo tempo, ed Ella opin.11.n.do in. u tile ogni ricerca perché il proietti/e era rirnbalzato. Sospesi q u in di l 'incisione pei suoi ordin i, ritnettendomi al pa rere di Bnsile, che trovai in quelle circostanze saggissimo; indi a poco venivano due o tre feriti, tra i quali il Luogotenen te Ba netti, che fu rono medica ti dal dottor Basile. lo seguiva intanto i dotlori Migliori e Romano, che avendo medicato quindici feriti lungo la nos t ra linea, volevano il in.io aiu to ed il mio consiglio per alcun.i, gravi. Fu a/lorn che vermi 11rres tato, disarmato e derubato dc/ mio poco denaro e fu per opera del colonnello Pallavicini che potei proseguire la ispezione. Così visitai un dieci feriti: due.fi·a i più gravi erano moribondi, e ramrn.en terò sempre un giovine/:to colpito da tre palle, due al petto ed una al ven tre, che, spirani'e, invece di curare e di pensare alla vita sua, m.i do111rmdava, con ansiosa prem.ura di jìglio, del Generale, c/ze sapeva .ferito: era u 1 1 ragazzo di quat tordici anni, nat ivo eh Palermo, di cu i non rico rdo più -il no11 1e, che avevo n ota to in un portafog lio che 1ni fu ru ba t·o al Varignano. Per quei poveri infelici io non potevo fa r mli/a, e rni rivolsi al dottore del 4 ° reggimen to di fan teria e ad un cappellano della trupp11 regolnre, racco111anda11doli a loro. Posso dire che le mie istanze fu rono accolte con molta benevolenza, e che il dottore e il rnppe/111. 110 si m isero subito all 'opera raccogliendo in u n p u n to tu tti i nos tri feriti, che io loro in dicavo. Rivolsi in seguito la m ia pa ro/11 al colon.ne/lo Pnllavicin i, e n.e ebbi risposta di re ·tar tranq i1 illo, che per lui ciò era u n sacrosanto dovere. Compiu to ciò, ritorn11i d a Lei, dopo aver cons tatato che l e casse dell 'ambulanza erano s tate durante l'a /tacco frugate e derubate dalle truppe regolari, sicché della nostra già sparu ta tltl't.bu lan.za non res tavano che pochi fran tumi. Tu tto ques to io potrei docu111en t11 rlo, per carne Le ho già accen na to, con le più valide e forma.li
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IL FAT[O STORICO
tes timon ianze, e po trei nppellanni al111 Sua stessa coscienza, se Ella in quel giorno non fosse s/n lo in preda ad una violen ta febbre, che m inacciava la sua s tessa esistenza e che avevafaH'o di Lei un fan tasma . Io spero p u r n odirneno che Ella vorrà. ridare a/l'mnbulanza generale l'onore che, non so per qual fa talità, con la sua S t01-(a sulla ferita del Generale le ha voluto togliere. Le inie osservazion i non so110 dettate da nessuno spiri to di opposizione: esse sono informate alla verità. in. quelle gravissi/11.e circostmzze l 'a111blllanzn generale 1 /011 mancò al su.o dovere; i suoi primi medici erano a t torno al Generale; gli altri due medicavan o i feriti lu ngo In nos tra linea di fron te al nem ico: e ciò vuole e reclama una parola di lode: quei due giovani invero fecero più del loro dovere, essi adempirono diligen teme n te le parl'i di chirurgi di bal'taglione. Accolga ques te mie parole, ne pubblichi Ella stessa quella pnrte che crede opportunn, a rettifica re il suo esposto, che, discostandosi dalla veri tà, all 'acca l 'onore di u n coipo tu tto, im.meritatarnen te. Da parte mia non moverò, per come Le ho deUo, lamen to alcu no. A 1ne basta la coscienza di aver adempiu to il mio dovere e la certezza che il Generale non divide affa tto le Sue opinioni. In ogni rnodo molti sanno la ragione della Sua scomparsa da Pisa ed il Generale è 1n per affermare il vero. En rico Albanese Da: "Ln ferita di Garibaldi in Aspromo1 1 te", a cma di Gabriele Paolini - Edizioni Pol istarnpa - Firenze, 2004 (pagg. 1 75-178) .
Lettera inviata dal D ott. Albanese al Prof. Zanetti il 1 ° novembre 1863 Caprera, 1 novembre 1 863 Carissimo n·1.io Professore, dopo due mesi di assenza, la sera del 2 1 ottobre ora scorso, io rientravo in questa casa. li Generale Garibaldi, reggendosi sopra i suoi piedi senza alc u n appoggio, veniva ad abbracciarmi. lo non posso dire ciò che p rovava il m io cuore; vi sono impressioni che si sen tono rna che 11 0 11 si esprimono, e l'enzozione dell 'anima mia può comprendersi da un figlio che riveda il padre suo florido e pieno di vita dopo lunga e penosa mala ttia. To riabbracciavo il grand'uomo, che pochi mesi addietro giaceva ancora sul suo letto di dolore, circondato dagli amici e dai palpiti di tu tto il n1.ondo, forte sopra i suoi piedi, alla pa tria, al/'umanitrì. Nel breve mio soggiorno ho esaminato replica te voll'e la locali tà, ed ecco brevemen te ciò che ho potu to cons tatare. L'infossamen to della cicatrice, di cui Le nol·ai nella mia lettera del 20 agos to scorso, è meno profondo e più ristretto. Gli indurirnen ti plas tici attorno alla cica trice sono in teramen te scompnrsi. La sera, dopo un intero giorno cli esercizio di stazione verticale, un resto di edema si ossei-va ancora nel solo collo del piede, che si risolve in teramenl:e col riposo della notte; i tendini tu Ui, nella pa rte an teriore ciel collo del piede, si distinguono chiaramen/.'e . La mano esploratrice può percorrere tu tta la regione del piede, del collo del piede e della gamba senza risveglia re o produrre alcun senso di rno/esha; il tendine di A chille, che nel principio della convalescenza accennava ad un certo grado di rigidità, ora si è pe1fettam en te rimesso; i movimenti delle dita del piede e della articolazione fala ngeo metatarsica sono nella loro integrità: quelli dell'articolazione tibio-tarsica, sebbene non sinno più estesi, pure son più liberi e molto più facili. Afferrando il piede con In mano, senza alcun dolore o moles tia, si possono estendere di più i movùnen.l'i laterali: ciò che due mesi addietro era assolutamente impossibile. Il piede è nella sua natu rale posizione, e non esiste indizio alcuno che possa da r sospetto di accorciamen to o di ritrazione ten dinea; la gam ba, di forma e di volume quasi uguale alla sa na; il ginocchio des tro, che p rima era ingozza/'o, è torn a to anch 'esso allo sta to normale. Passeggia tu tto il giorno per l'isola, sostando per delle ore in tere ritto intorno a qualche piccola pianta, e nelle più lunghe passeggiate usa an cora le grucce, più per una facilii'azio1 ie che per una vera necessi tà: infa tti, con l'aiuto di un piccolo bastone, ed anche senza alcun appoggio, carnmina già discretamen te bene; facendo un pnragone tra lo s/:a l:o locale di due mesi addietro e l 'a.ttuale, si resta propri.o meravigliati dei progressi ottenuti in sì breve spazio di tempo. Ln sua convalescenza sebbene non. sia fin i ta, p u re può dirsi p resso 111 suo terrn ine: qualche mese ancora e l 'articolazione tibio-tarsica, se non sarà nella sua in tegri lii assolu ta, potrà libermnen te funzionare. Gli s travasi plastici ivi avvenu ti sono in gran parte riassorbiti; la vitalità della pelle e del tessu to cellulo-adiposo è incontrastabile, l 'edema è scomparso e si toglie qrwl poco che ricompa risce nelle ore vespertine. L'uso dei bagni solfo-ferruginosi e a romatici lw corrisposto nl nostro scopo. La prognosi da mc acce n na ta due mesi addietro, nell 'esercizio della convalescen za, è quasi avverata nella sua t otalità, ed io son lieto di poter oggi, rassicurando il paese, dire prossima la completa guarigione del Generale Garibaldi. Ho consiglia to localmente delle lozioni d'11cqua vegeto-rninerale, allo scopo cli ria ttivare sempre più le funzioni del tessu to cu taneo; ho raccomandato i bagn:i termo-minerali pel principio della primavera. E per sottrarlo ai venti e ai cambic1111en ti is tan tanei della temperatu ra, che nell'alto invem o dominano in ques t'isola, on de gli attacchi molteplici di reu matismo articolare non si risveglino n u ovamen te, 110 cerco /o di indu rlo a passa re alcuni ·m esi dell 'inverno in un clirna più mite e più uguale. Mo/1:e ragioni che prima lo ritenevano qui, sono ora scomparse, ed io son sicu ro che, aiu ta to dalla Sua au torevole voce, il Generale segu irà. il mio consiglio. Gradisca ora gli attes tati della mia s tùna e del mio affetto e mi credo Suo allievo ed amico Enrico Albanese Da: "La G11nrdin Na2io11a!e " - A.imo II, n. 134 - 20 N o vembre 1 863 (pag. 535) . Da: "La ferii.a di Gnribnlcli in Aspromon te", o c1.1 ra d i Gabriele Paolini - Edizioni Polbtampa - firenze, 2004 (po1 gg. ·1 64-1 66).
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CAPlTOLO I
Cenni biografici sulla vita di quattro garibaldini Nicolò (N icola) BOTTA (n. Cefa l ù, 1 835 - m. ivi, 1866) Nel 1856 è tra gli organi zza tori del moto rivol uzionario di Cefalù. Catturato dai soldati borbonici, è imprigionato a Fa vi gnana insiem e al fratello Carlo, a Sai va tore Guarnera, a Sai vatore Spin uzza e ai. fra teli i Andrea e Pasquale Maggio. Liberato nel 1860, compie con Garibaldi, da Maggiore, l a Campagna nel Mezzogiorno. Assunto con lo s tesso grado nell' Esercito regol are, trovatosi nell'Agosto del 1 862 ad Adernò ed o b bligato dal s uo Colo1mello ad impedire il passo a Gariba ldi con l'uso delle armi, Botta rispon d e col consegnare la sciabola e col ri11unziare al grado, dicendo di non po ter combattere contro il suo GeneraJ.e, col qu ale aveva militato per la l i berazione della Sicilia e del Na pol etano. Per quest' atto di disubbi d ienza, posto agli arresti, è trasporta to a Genova e il 25 Ottobre è sottopos to a d un Consiglio d i DiscipliJ1a che, d a to parere con trario al Botta, lo rimuove dal grado e dall' uffizio, nien ted i m en o per mancanza contro l ' onore! Sottoposto a giu dizio per avere indotto i suoi subal terni a passare nelle file dei garibaldini, dopo lungo procedimen to è l asci a to libero, per mancanza di prove, il 2 Marzo 1863. Pieh"o Giuseppe BRESCIANI (n. Adrara S. Marti.n o, 23-11 -1 836 - rn. ivi, 17-9-1 907) Ancora sh1den te parteci pa a l la Campagna del ' 59 come volontario nel 1 ° Reggimento Granatieri d i Sardegna, q uindi torna agli studi i n Legge all ' Università d i Pa v i a . Con ì Mille d i Gmibaldi è feri to a Calatafimi, dove viene p romosso Luogotenente e gli viene concessa la Med aglia d'Argento al V. M. Con lo stesso grado entra nel Regi o Eserci to. Nel 1862 è coinvolto in una dolorosa ed ainara scelta: il suo reparto è d es tinato a contrastare il pa sso a Garibaldi in Aspromonte, ed egli dà le dimissioni. li Consiglio Discipl inare lo ri muove dal grado (stesso provvedimento lo ebbero altri tre apparten u ti alla schiera dei Mille: Bu tti non_i , Bonafini e Conti, citati in precedenza) . Ritorna a gli sludi e diventa notaio nell a sua ci ttà na tale, dove visse sempre sti m a to ed onorato. Da: " Aspromo n te", di Francesco Guardione (v. nota 1, pag. TI 6) - Off. Grafiche F. Sanzo - Pa lermo, J 923. Fra ncesco PATERNOSTRO (n . Corleone, 18-2-1840 - m. Ro ma, 5-1 2-1913) Laureato in Legge, nel 1860 combatte a Calatafimi e partecipa alla presa di Palermo con grado di ufficiale. el 1 862 è fa tto prigioniero ad Aspromonte, evade e ripara a Lugano. Viaggi a per tutta l 'Emopa. Dopo i.1 1870 è eletto depu tato del Collegio di Corleone dall'XT alla XIV Legisla tura. Fu sempre fra i fed eli di Nicotera. Nominato Prefetto, regge varie provincie, tra cui quella di Lucca . Di vi ene anche Consigliere alla Corte dei Conti. Nel 1 882 è n o minato senatore. La sua tomba (al cimitero del Vera.no a Roma) è a d ornata da w1a scultma bronzea di Ettore Xirnenes, rappresentate Garibaldi feri to ad Aspromonte. Da: " Dizionario del Risorgi111e11to Nazionale" (Voi. II: "E-Q", pag. 810) - Vallmdi Ed. - Milano, 1933. Tomba di Francesco Paternostro al Cimi tero del Verano (Roma). I l gruppo bronzeo è opera dello scultore Ettore Ximenes . Domenico G iacomo ZANUTTO (n. Cividale del Friuli, 10-1-1840 - m. Ud ine, 2-2-1913) Non ancora vente1me fugge da casa e, passa to clandestinamente il con fine, raggiunge il Piemonte per arruolarsi nel le file gaTibaldine. Con una spedi zi one successiva (Medici o Cosenz) raggiunge i Mille; è ferito a Mil a zzo, ma riesce a farsi dimettere dall' ospedale milita.re raggi ungendo i l suo batta glione sul Volturno (in quel la decisiva battaglia è decorato al Va lor ìvlilitare) . Nel 1 862 è ancora con Garibaldi ad Aspromonte, dove viene fatto prigioniero e condo tto a Napol i. Nel 1 866 in dossa ancora una volta la camicia rossa; a Bezzecca, con il grado d i Sergen te, viene nuovamente decora to a l Val o.r Mili t are. Ritorna a Cividale d opo l'am1es-sione del Friuli al Regno d'Tta l ia, quindi si trasferisce a Trieste, d ove apre uno studio fotografico. Lasciato al figlio l' avviato studio triestino, ri torna nella sua città natale d ove si spegne all'ospedale civil e di Udine. Da l cata logo: "Mostra storico-militare - Cividale del Friuli, 18/30-9-2004" (pag. 8).
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lL f'ATTO STORICO
Un garibaldino ... che non si trova: Luigi Bernardo MASCHERONI Fra i tanti dimenticati, un caso veramente particolare riveste questo garibaldino delle Guide che, pur avendo.combattuto in ben cinque Campagne (fra cui quella del '62 in Aspromonte), non risulta citato in nessun documento ufficiale e neppure in nessun testo storico-risorgimentale. Questa foto* ce ne dà, nella parte anteriore, la bella immagine in perfetta divi.sa delle Guide e, nel verso, o1tre alla clicl1iarazione delle Campagne militate nelle file garibaldine, l'importante dedica al« Carissimo amico Cav.' Carlo Anf'ongina », notissimo e famosissimo garibaldino dei Mille, anche lui presente nel '59, '60 e '66 come l'anùco Luigi Bernardo Mascheroni. Viene da domandarsi come mai un personaggio che contava fra le più care amicizie il nome glorioso e notevole qua le quello di Antongina (o Antongini) sia ancora oggi del tutto dimenticato. * Senza nome del fotografo, né luogo, né data (mm. 162 x 110). (Collez. L. Mais, Roma)
Collezione TOSCANINI li padre Claudio, che faceva il sarto, fu sempre poco presente in famiglia, ma diede l'esempio di una estrosità non com.une. L'avvenl'ura affascinava quest'uomo, e nei momenti in cui i giovani emno infimnrnati dalle idee di Garibaldi, egli lasciò la sua sposa, due giorni o/tanto dopo il matrimonio, per seguire il biondo Eroe. Con le Camicie Rosse combatté nell'Aspromonte, ma poiché aveva disertato il regolare Corpo de.i Bersaglieri, cui apparteneva, corse il rischio di essere fucilato. (Da: "Il maes/.ro Arturo Toscnnini e il suo mondo", di Luciana Frassati - Bottega d'Erasmo - Torino, L 967).
Foto di Claudio Toscanini, padre del maestro Arturo Toscanini. (Dal catalogo della mostra: "Garibaldi secondo Borgosesia" - Torino, Maggio 1982).
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CAPITOLO
T
Documenti del 1862 di Agostino GORI
Foto di Menotti Garibaldi con dedica "A /l'Amico Canii/lo Gori mio compagno ad Aspmmonl:e ricordo di amicizia". Da: "Nel Ce11/'enario del Duce", di Agostino Gori (pag. 32) - Coop.
Tip. Operaia - Finènze, 1907.
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Lettera di Garibaldi da Pisa, 15 Dicembre 1862, a Camillo Gori e amici, Firenze (solo la firma è autografa, il testo è di mano del Dott. Enrico Albanese). Da "Nel Cenl.ennrio del Duce", di Agostino Gori (pag. 32) - Coop. Tip. Operaia - Fire1ize, 1907 (v. "Epistolario di G. Garil,a/di'' (Voi. VII: "1862 ", doc. n. 3006) - Istituto per la Storiil del Risorgimento Italiano Roma, 1986).
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IL FATTO STORICO
Garibaldini caduti nella Campagna d'Aspromonte Garibaldini morti nello scontro di Asprumon te del 29 Agosto 1862: MONTlCCO Alessandro (n. S. Vito al Tagliamento, 25-4-1840 - m. Aspromonte, 29 Agosto 1862). Di Luigi e di Corincich Paola. POTITO Seltivano (n. Ascoli Sah·iano, 22-7-1842- m. Aspromonte, 29 Agosto 1862). Di Francesco e Rosa Capparella. RADUAZZO Ciriaco Luca (n. Ascoli Satriano, 31-12-1825 - m. Aspromonte, 29 Agosto 1862). Di Francesco Saverio ed Emilia Grieco. RICCI N. (n. Emilia Romagna, ? - m. Aspromonte, 29 Agosto 1862). URSO Ignazio (n. Palem10, 5-4-1829 - m. Aspromonte, 29 Agosto 1862). Di Simone e di Accardi Anna. Già Tenente dei Bersaglieri.
Garibaldini presi prigionieri e filci/ati a Fantina il 2 SeUembre 1862: BALESTRA Giovanni (n. Roma, 1841 - m. Fantina, 2-9-1862). Bersagliere del Regio Esercito, seguì Garibaldi ad Aspromonte. Preso prigioniero ed interrogato, rispose fieramente di non considerarsi disertore, perché seguire Garibaldi significava insediare Vittorio Emanuele in Campidoglio. BIANCHI Costante (Costantino) (n. Graffignano,? - m. Fantina, 2 Settembre 1862) Sergente nel 25 ° Btg. Bersaglieri, poi passato nelle file garibaldine. BOTTERI Giovanni (n. Parma, 9-4-1841- m. Fantina, 2-9-1.862). Di Pellegrino e di Rosati Claudia. Calzolaio, già combattente nel 1859 e nel 1860. Passato dal Regio Esercito nelle file garibaldi11e. CERETTI Giovanni (n. Trecenta, 13-1-1845 - m. Fantina, 2-9-1862). Di Antonio e di Andreetta Adelaide. Bersagliere nel 25° Btg. del Regio Esercito, poi passato nelle file garibaldine. DELLA M01\IJJ.\1A Barnaba (n. Roma, ? · rn. Fantina, 2-9-1862). Bersagliere nel 25 ° Btg. del Regio Esercito, poi passato nelle file garibaldine. GRAZIOLJ Ulisse (n. Parma,? - m. Fantina, 2-9-1862). Garibaldino. PENSTERJ Ernesl'O (n. Pavia, ? - m. Fantina, 2-9-1862). Garibaldino.
Carlo Trasselli. Comandante dell'omonima Co/0111111 Tmsselli, alla quale appartenevano i sette fucilati di Fantina.
Garibaldini feriti nella Campagna d'Aspromonte Gen. GARIBALDT Giuseppe ACCARDI Giuseppe ALLEGRO Angelo BEZZETTO Salvatore D'ANGELO Antonio FRAENZE Paolo
GAGUARDO Salvatore GARlBALDI Menotti LAGRI Carmelo LOBTANCO Angelo MACCHl Francesco 1\1ARRONE Michele ORSO Ignazio
PECORELLA Mariano RICCI Attilio R/ELLO Domenico ROMEO Giovanni SORRENTINO Salvntore TEITAMO Gaspare VITO Giuseppe
Da: "L'l/11/irr Militare" - Torino, 9 Settembre 1862, Anno I, n. 17.
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CAPlTOLO I
Il Diritto reca la seguente lcllèrà , 1 1 cor rente , da Barcellona (Pozzo <li Go llo) , la q uale parla ò i fatti accad uti sotto g l i occhi di chi l a scri n . « Qui n e l m i o paes e ·, che n o n è piccolo, po ichè con la più di ventiduch1ila �bìtanti , i l . _ gio rno d i mercol edì 3 corren te fu giorno d i graudc t ra m b usto. Comi nciò - cogl i allarroi ; lì nl col l a mestizia . u. S i n dal prirno matt i no giu ngevano 'rra noi gli avanzi di una col onna garibaldina, cbe era rimasta indietro, nelr i n terno ùel l ' isola, e · c h e non a veva potuto raggiungere il Genera l e . " lu origine l a colonna era di 1 20 0 u o m i n i , l a m a g g i M parte d i condizione civile ed . appartenenti a fa m i gl i e a giate . Da quasi uu 1)1ese non avea fa Uo cbe n1arce forzate , s u per erti monti , corrcml o di qua e di l à , senza a v e r m a i fa llo a q u alsiasi l uogo o per sona il m euomo sopru so, il più piccolo ol traggio. « Era no sta nch i pei lli,agi , pel mancato a l l oggio , pel lo sca rso Yi llo . E nurncnnclo ora mai. di. scopo il loro nttnrppa menlo, già molli si eraoo shanda t i , upa pa rte er::isi resti tuita
Da: L'Osservatore Romano - Roma, 25 Settembre 1862 - Anno II, n. 219. Riporta. una lettera pubbl icata d a li Diri/'to del l'll /Settembre 1862, da Barce l lona Pozzo di Gotto; è raccontato l'episo d i o della cattura e della fucil azione dei sette g.i ri baldini w Fantina.
Togliamo ùalrlt<rlia milit«re il scgucn lc prospe\.lo Ut'i prigianicri g;iriballlilli a tli 2:J scllcmhro; " Al V;1rigna110 8 Furie Fcncslrullc (i - I d . Jhml . &. 13 hl. faillos il I - hl . l'i11;1dio tiU8 · - ! d . V.odo 200 - Muulcni l li (Couo,·sl) 20 I - Sa11 Giul iauu (id . ) 2 0 7 - Sr,cronc (itl.J 22 - .1 \icltelir,u (itl . ) 3G - Caserma $an JJ<J11ig110 (id. ) 1;; - O.s pctlalo Gcnovu".f hl . Cllnco 8 - lei. forca I -- J,1. l'a ri�ri:1110 18 - hl . 1'ori110 1 . ' Totale I !IU!t - M luvrcmli gitt rinrnn dali alle CilSll I uro 2:) 2 . ,, R·' h."6�1.ll�.c-:: ·�;. - Var·i:71ww, 2.f . La. s u p p n ra ,.ionc ,li huon.1 •1ualill ù in mi nor q 1 w n l i lù. Prnscgua scinprn i11 mcg-lio. (A1t..:ùm1�)
Da: " L'Osserva/are Romano", del 27 5ettembre 1862 - Almo n, n. 221. Viene riportato (da ''L 'Ila/in Militare ") i l pros petto dei prigionieri gari baldi n i deten1,1 ti a l 2 3 Settembre 1 862 nei vari forti, prigioni, casem1e e osped ali, per un totale di 1 .909. I minore1mi già rimandati alle loro case furono 232.
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alle proprie case : u n a parte i wv rce ; la sera del 5' corrente, c rasi, di huon · o ra . ricovera(a in un v i l l aggi o detto Fa ntin a , a dod ici m i glia · i ncirca di d i s tanza da Barcel lona . La maggiQr · q u anti tà avea g i à de poste le a r m i f tutti nspet l11 Va no il giorno , per p resentarsi , a l si ndaco della v icina Novara e di là d i r i gersi posci a ai ri spettivi paesi . (< Ma nella sera stessa , un ba ttaglione c h e li i nsegu iva, mosse sopra d i l o r o COll le ad U n a ssa l to . Se non c h e tu tt i volonta riamente e ienza il menomo , atto di resistenza e d i osli- ' l i ta si arresero . « Fattosi appello ai di sertori d i presen tar si, furono pronti a fars i inna nzi d ieci i n d i vi d u i , d u e dei quali si presenta rono per mera formal i t à , es.s endo co n geda ti ; gl i al tri otto credc ltet·o , col la volontaria prese n t.a zione e per · non ' essere s tati trovati colle armi alla · mano , di avere indubliia mente salva la v i t a : « Qua l e disinganno I I n meno di mezz'ora ne fu ordinata la fucilazione, di cendosi dal comandrrn te oi con gedati ( < quello non esser ten,1po da esaminar carte . · » " _E · In ruci lnzione fu su b i to ésegllita sopra selle di loro ; un 'ottavo fuggi ; d u e altri , spe rando salvarsi , prec ipitaronsi dalle v i ci n e roc cic, Aia v i lasci arono miseram ente la v i t a . « I sette i n fe l ici , a l d i re d i a lcuno dei soldati che clJbero i l tristo i ncarico di ese guire la fnei lar.i o n c , s traziarono· i l cuore dogl i esecutor i colle gridn supplicanti · poche ore d i ·V i ta , ta n to da potere al me110 com1iierè q n a l r.l , e pratica religiosa . U'no poi , certo CostanzC? D i auc.h i , milan ese, già sergen te nei h e rsagl i e. r i , chi ese poch i m i ti n li di 'dilazio n e , per poter sr,ri vcre poche r i g h e a s u a ma dre. l\l a l'ordi ne del ru oco ft1 !a risposta che si ehbe I « La l e ttera da c u i togl i a h10 q uesti slre zianti pa rticolari , d à num eri d i reggim ento , di lrn t ta g l i o ne, d i co mpagnia e nomi d i ullìcia l i . « M a a q ual pro l i ri peteremo n o i ? �
e
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Dal carcere penitenzia rio di Alessandria, 1 6 Settembre 1862 . Eg regio Sig. Direttore (di q ualche giornale democratico) Segue lettera sull'accusa cli « camorristi » ai garibal dini imprigionati «senza alcun mandato d'arresto » e messi insieme a delinquenti comuni. Segu opo i n o m i dei garibaldini firma taxi:
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Rosario BAGNASCO, scultore D. Salvatore TINNARO, avvocato fiscale Numa PALAZZINI , m aggiore Mario PAUvllERI, stud en te Sebas tiano GIGANTE, architetto Antonio CARACCIOLO, negoziante Sac. Gaetano PAGLIARO, capp ellano Alessandro BORG, professore nel !' Istitu to Garibaldi Da: "Garibaldi Condo /fiero", di Fil ippo Mazzonis (( Doc. XXXVII: "Menzogne della stmnpa del Governo e la voce del 111nrririo ", pag . 255 ) . - Franco Angeli Ed. - Milano, 1 984.
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IL FATTO STORICO
"Regolari e volontari: i momenti dell'incontro e dello scontro (1861-1870)" di Sergio La Salvia (brano) [. .. ] Il caso più clmnoroso che ebbe strascichi penosi nel Parlamento per divenire ancora molti anni dopo un esempio del malanimo dei regolari verso i volontari, fu quello dell'arresto e del processo di 32 ufficiali della: Brig. Piemonte, operante presso Misterbianco in Sicilia. Costoro, date le dimissioni scritte dall'Esercito, a seguito delle reiterate pressioni degli ufficiali: superiori verso quanti non si sentivano di combattere Garibaldi, furono allontanati dai Corpi ed avviati ai deposi/i, indi imbarcati per Genova dove, appena arrivati, furono tratti in arresto, incarcerati per circa un mese, sottoposti a Consiglìo di Disciplina, condannati e rimossi dal grado e dal servizio con R.O. del 5 Ottobre 1862. Ma la sorte di molti altri ufficiali non dovette essere più fortunata se, in queste circostanze, poté bastare opporsi sul piano della discussione a quanti auspicavmw che Garibaldi fosse giudicato da un Consiglio di Guerra e fucilato o commentare con simpatia le difficoltà in cui erano venuti a trovarsi gli ufficiali del Batt.ne Piemonte, per subire lo stesso destino tanto che, secondo i calcoli di Francesco Crispi, tra il mese di Settembre e l'Ottobre, ben 492 ufficiali provenienti dall'Esercito Meridionale, erano sospesi o esclusi definitivamente da quello regolare.
Da: "Garibaldi Condottiero", di Filippo Mazzonis (pagg. 353-42l) • Franco Angeli Ed. - Milano, 1984. IOTA- Si riporta il brano di pag. 393 e seguenti in quanto viene descritto un episodio poco noto, circa l'arresto ed il processo di 32 ufficiali della Brigata Pienw11.te operante a Misterbianco nel 1862.
A.maggior chiarimento dell'ultimo brano, citiamo il caso che vide implicato il garibaldino dei Mille Giuseppe NODARI (Castiglione delle Stiviere, 25-1-1841 - ivi, 23-3-1898). Laureato in medicina, dopo la Campagna del 1860 entTa nel Regio Esercito (Sottotenente), nel 1 ° Rgt. Fanteria, co] quale partecipa allo scontro di Aspromonte. Le sue dichiarazioni di simpatia per Garibaldi lo fmmo finire davanti al Consiglio di Disciplina, che lo cosh-inge ad andarsene «pe1: opinioni ostili alle Leggi fondamentali dello Stato" (!). Il Nodari fu un bravissimo pittore e disegnatore: di lui sono noti due bellissimi album con scene a colori della Campagna dei Mille.
Gruppo di prigionieri d'Aspromonte, ripreso a Genova il 6 Ottobre 1862 all'uscita dalla detenzione nella Caserma S. Benigno. 1. Achille BIS1GNANI; 2. Stefano PIRAINO; 3. Enrico CAIROLI; 4. Gustavo FRIGES""\'; 5. Rocco Ricci GRA1'v1ITTO *; 6. Raffaele DI BENEDETTO; 7. Corrado NISCEM l; 8. TURILLO, Barnne di S. Malato; 9. Niccolò FERRUGGIA; 10. Duca di Cesarò; 11.. ANSALDL Da: "Nuova Antologia", articolo dì G. Romano Catania: "La Cmn.pagna d'Aspromonte - Ricordi" (Roma, 1907 • pag. 17). * Rocco Ricci Gramitto (n. 5 nella foto) fu ad Aspromonte assieme al cognato Stefano Pi.rand.elio (che aveva sposato la sorella di Rocco, Caterina, madre del celebre scrittore Luigi Pirandello). Mentre Ricci Gram.itto si fece prendere prigioniero, Pirandello decise di rientrare in SiciJ.ia.
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CAPHOLO I
Notizie sul Tenente dei Bersa glieri Luigi FERRARI, presunto feritore di Garibaldi nello scontro di Aspromonte del 29 Agosto 1862 (di Leandro Mais) Per ol tre 1 20 anni " d al tra gico fatto" non si è mai sa pu to il nome del feritore . Solo nel 1982, nel centenario della morte dell'Eroe, il giornalista Arrigo Petacco faceva n o to ti ) questo nome: il Tenen te dei Bersaglieri L UIGI FERRARI - del q u a l e rifeliva iJ1 teressanti episodi su cces i a l l ' epoca, ov vero la n o tizia trapel a ta nel paese natale del Ferrari (Castelnuovo Magra), che q uesti era il feritore di Garibaldi. La cosa più in teressan te è che il Ferrari ebbe la Med agl ia d ' Oro con I .D. 30-9-1862 (quindi un mese dopo il "fatto " ) con la seguen te m o tivazione: "Quant unq u e feri to 11011 cessò d al combatfu11.e nto, conti n u ando a coadiuvare il proprio capitano, aninw.n d o con la voce e con l ' esempi o i propri su bordiJ1 a ti " ( 2 l. A nessu no può sfuggire che questa sia " I a più ambi gua delle motivazioni" (come la defi nisce lo stesso Petacco) per una Medagli a d'Oro ! Tutti sanno che il proietti le cl1e ferì Garibaldi, estratto a Pisa il 23 Novembre 1862 dal Prof. Zannetti, non � perché prima di entrare nel m alleolo destro dell'Eroe si era spezza to ba ttendo presumjbi l mente sopra un masso. Dopo la d ichi ara zione del Pelacco del 1982, passano a l tri venti anni (1982-2002) prima di arrivare ad una scoperta che è q u asi un " u o v o di Colombo" . Abbiamo d e tto inizia l men te che dal 1862, ovvero dal gi orno dell'estrazione del proietti le, q u e s to si presentava incompleto, per cui è inconfu tabi l e d ichi a ra re che non può essere stato il Ferrari a colpire i l Generale, poiché il proiettile sarebbe sta to esh·atto nella sua in tegrità . NessUJ.10 vorrà credere che egli abbia mirato a l masso, ipotizzando la seconda traiettoria del frammento che avrebbe colpito il primario obiettivo (ovvero il piede di GaJ:ibaldi) ! Non ci resta d w1que che ricostruire il "fatto" nell ' u nica verità che ne deriva: il Ferrari v id e cad ere Garibaldi ferito e decise di prendersi questo " merito", dichiarando ai supeliori che il colpo era partito da.Ila su a cara bina d.i Bersagliere. Nessu no poteva in quel momento mettere in d u bbio la sua dichiarazione di combattente, e infa tti ad un solo mese di d i s ta nza gli viene conferita la più a l ta decorazione militare con la motivazione che a bbiamo citato. A ci ò consegue un'altra verità, ancora più sconce1i·aJ1te: il Ferrari non sol o si vol l e vru1.tare di aver ferito l'Eroe (cosa che poi, resosi conto dell'impopolarità, cercò di negare sempre), ma fu anche un bugiardo. (l) a) " Corriere della Sera " d e l 4--1 -1982: "L'uomo che gmnbizzò Garibaldi " (v. pa g. 54); b) " T-listoria", n. 289, Mm·zo 1982: "I/ ciUadino Garibaldi preferirebbe il gnrofmw rosso", intervista di G. Rivieccio ad A. Petacco; c) " Corriere della. Sera" del 9-2-2000: "La vera storia di Luigi Fermri, il bersagliere che fe1ì Garibaldi ad una gamba ", d i Dario Fertillo (v. pag. 55) . /
<2 > Da: "Le Medaglie d'Oro al Va/or Militare dal 1848 al 1870" (pag. 1 6 0 - v. sotto).
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FERRARI Lui gi, di Bartolomeo e di Letizia Fazzi, nacque a Castellw ovo Magra, presso La Spezia, il 3 Ottobre 1826 e ivi morì il 22 Ottobre 1895.
Prode sol d a to quan to stimato cit tadino, nel l ' u n ca mpo e n e l l'a l tro, nel l a vita mil itare come nella v i ta civile, rese inestimabili serv izi a l. Paese . . Arruolatosi volontario nel 1 845 nel Corpo dei Bersaglieri, partecipò come Caporale alla campagna di Guerra per l'Indipendenza del 1848, disti:nguendosi nei combattimenti. Fu promosso Sergente nel Luglio dell'anno successivo. Nel la seconda Campagna d'Indipende112a, col 5° Battaglione I3ersaglie1i assegnato a l la 5' Divisione, nella battaglia di San Martino, il 24 Giugno 1859, meritò per il coraggio e l'ardimento una Medaglia d ' A rgento al Valore. Promosso Sottotenente nel Febbraio 1860, prese parte a J l a Cm11pagna nelle Marche e, nel l'assedio di Ancona, il 29 Settembre, meritò la seconda Medaglia d'Argento al Va lore perd1.é fu "h·a i primi ad entrare nel Lazzaretto passando per u n a cannoniera". Si distinse successivm11ente nel com.battimento del l\.facerone ed a l l 'assed io di Gaeta, iI 13 Febbraio 1861; ottenne per il valore dimostrato una menzione onorevole. Promosso Tenente nel Febbraio 1 8 62, col 6 ° Ba tta g l i one Bersaglieri fece parte della colorn,a coman d a ta dal Colonnel lo Pallavicini di Priola che ebbe il duro incarico, imposto dalle cond i zi oni p o l itiche del tempo, di portarsi all'es tremo limite d e l l a Calabria per arrestare, comm1que, l'avanzata di Gari bal di che, proveniente dalla Sicilia, voleva portarsi a Roma con le "camicie ross e " . Nello scontro avven u to ,id Aspromonte il 29 Agosto, il Ferrari, calmo e sereno, sebbene gravemente ferito, mantem1e il suo posto di comando per aiutare ancora il suo Capitano animando con I.a pa rola, nel difficile compito, i propri dipenden ti . La sua condotta rivelò in l u i, oltre che una straord inaria forza d'animo, una grande superiorità dello spirito, in quanto solo l'altissimo sentimento del d overe poté far su perare al suo animo il grande dolore di d over condurre i suoi Bersaglieri a battersi co11 b:o Giuseppe Garibaldi ed i suoi volon tari. Per l' i nh·epido comportamento il Ferra.r i fu decorato del l a Medaglia d'Oro al Valor Ivlilitare con Regio Decreto del 30 Settem bre dello s tesso rumo perché "qu antunque ferito non cessò dal combattimento, continuando a coad i u vare il proprio capitano ani m a n d o con la voce e con l'esempio i propri s ubord i nati" . · 1 11 seguito alla grave ferita riporta ta, subì l' ampu tazione del piede sinistro e, non più idoneo al servizio attivo, passò nella Riserva. Fu sindaco d i Castel nuovo Magra dal 1887 al 1895, di mostrandosi saggio ed i l l u mi nato amministratore.
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lL FATJ'O STORICO
CORRIERE DELLA SER A UNA PAGINA DI STORIA MINIMA NEL CENTENARIO DEL1$ROE
L'uomo che gambizzò Garibaldi G
aribal d i fu ferito ad u n a gamba ... d i ce la canzone . Ma da chi? C hi gambizzò ll gene rale? Se nnterrogativo nasconde ancora un segreto, è giunto Il momento dì svelarl o. Ml pare infa ttl che non guasti, con ! ' .a pprossimarsi delle celebrazìonì per il centenario della morte dell 'Eroe·, ricordare rapidamen te anche chi sl adoperò in qualche mod o per anticipare di vent·anni la mesta ricorrenza . Questa è dunque la . breve storia dell ' u omo che nel pomeriggio del 29 agosto 1 862, sull 'A spromon te , ozzoppò Gari ba l d i per " ad empie re - l come ricorda la , motivazione della meda glia d'oro che per quel gesto gli fu conferita , • all 'am aro compito dl comunque fermare ll generale ln marc i a verso Roma con le sue camicie rosse · . E ' una storia. come s i vedrà, colma d l lacune . L'interessato Infatti. per motivi più che com prensi bili. fece del suo meglio per nascondere Il segreto che si cel ava dietro ll nastrino azzurro che gli ornava li petto . Sì chi am a va Lulgl Ferrarì e pro v e n i v a da una povera famigli a dJ Castelnuovo M agra . ora in provincia della Spezia dove era nato ll 3 ottobre 1 826. Il suo paese natale, un delizioso paese di col li11a situato ln queli"estrerno lembo di Liguria che si Incunea fra Emilia e Toscana. era a U ora molto frequentato da p a trioti fuggia schi. B astava infatti s al tare d alla finestra per passare d al Regno s ardo al Granducato dl Modena o a quello di Toscana. Ma e ra anche un paese In c ui. come spesso capita nel posti di confine. abbondavano i fedelissimi della coro na saba uda. Luigi Ferrar! era fra questi. Si arruolò Infatti volontario a soli diciotto anni e scelse ll corpo speciale da poco fondato dal La Marmora. quello del bersa g l ! e rt . E subi to si distinse per Il suo spirito di servizio. Caporale a v e n t ' a n n i . Ferrar! è promosso sergente. per merl tl di guerra. d urante la prima campa gn a per l 'Indipend enza . D i c e ! anni dop o , durante l a seconda c ampagna. Ferrar! h a nuo ve occasi o n i per distingu ersi. Alia battaglia di San Martino si guadagna la prima med a g l i a d ' argento e sub i to dopo. sempre p e r meriti d i guerr a , o ttiene addirittura LI p a s s a g g i o nel rango d egli ufficiali: sottotenente. li neo u fficiale ha appena Il tempo per sposa re l a sua ragazza l asciata al paese ed eccolo di nuovo i m p e gnato In im p rese milltarl. Nel '60 corre l n c on Lr o . c o n l ' eserc ito sard o . al garibal dini che stanno risalendo dalla S lc l l i a Prende parte alla campagna delle Marche e . ad Anco n a , si gu ad agna la seco n d a medaglia d ' argento. Altre due medaglie. oltre la promozione a te nente . le ottiene nella battaglia sul Macerane e al l "asse dio di G a e ta. Siamo all "esta te del 1 86 2 . Il tenente Ferrari è I m pegn a to col 6" bersa gl ieri a rastrellare I primi bri g a n ti della C a m pania. quando Il suo reparto viene chiamato a [ar parte dell a colon na del c olonnell o Emilio Pallav lcini di Priola. i n v i a t o in C al a b r i a p e r fermare tremila garibal· dini c h e , al �ndo di · O Roma o morte ·· . stanno puntando in d irezi one d e l l a c apitale papali n a. Il com p l t.o a ffi d a to al P a l l a v icinl e m o l t o d(• l i c a to G a ri b a l d i hc1 numerosi s i m pa tizza n t i nel l r fi l e dcli es ç rc i t o regio. m a non c ·e d u b bi o c he m o l t i u rn c , a l i s i a n o p r o p e n s i a sfru t tare
l'occasione per sbarazzarsi dell'irreq uieto rivo luzionarlo in camicia rossa. Fra questi ç; 'è sicuramente Il tenente Ferrari oil q ual e . non a caso. viene sce l to come comandan te d ella p a t tu g lia che per prima prende contatto col • ne mico • nel bosco degli Zapplnell!. Lo scontro. come è noto, inizia alle quattro del pomeriggio . I p rimi a fare uso delle anni sono due -picciotti· che non hanno obbedito all 'ordi ne dì non s p arare emanato d a l ge neral e . I bersaglieri rispondono prontamente e seguo n o quindici min u ti di fuoc o . nonostante le trombe e lo stesso G aribaldi si s forzino per farlo cessare . Il primo a cadere è proprio il , tenente Ferrari, colpito d a una palla alla gam ba sinistra . Questo p erò non lo ferma, e Infa tti continua a sparare col suo • Carc ano corto -, fino a q uando non Inquadra nel mirino. a meno dl venti metri. Giuseppe G aribal di in persoha . . . Da quel momento. nessuno p u ò dire come andarono esattamente le cose. Luigi Ferrar! non scese mal nei detta gl i . anzi, come vedremo. negò I ratti finché gli fu possibile. Comunque . caduto Garibaldi, lo scontro fini , lasc iando sul terreno dodici morti e q uaranta q u a ttro feri t i , metà per parte. Poi Garibaldi e seicento dei suoi furono trasfe ri ti . come prlgio nierl di g ueLTa. nel forte del V ar! gnano alla S p ezia. Lui g i Ferrart, Invece. fini all 'ospedale , dove gl! amputarono la gamba. Ma un mese do p o, coh una ra p i dità a dir p oco eccezi onale. gli fu conferita la medaglia d'oro con l a più ambi gua delle m o tivazlonl. Evidentemente era qu ello l'unico modo per metterlo al sicuro da un probablle lincia ggi o . P as s a to n e ll a riserva. Ferrari t o rn ò a Castel nuovo Ma gra con la sua medaglia e Il suo se g reto. Al l " epoca, d 'al tronde. i mezzi d ' Infor mazione erano q uelli che era n o : nessuna mera vi g lia d W1 q ue che venisse taciuto Il nome del l'esecr a to g ambizzatore . Il tenente su p erdeco rato fu addirittura eletto sindaco ln p aese però q ualcuno sa p eva. Si chia m a v a Lui g i To gnonl : anche l u i bersa g liere. ma sol tanto ca p oral e : anche lui reduce dell"As p ro monte e anche lui ferito a una g amba. Q uesto To gn onl conservò Il se g reto p er una decina d'anni. ma un g iorno, forse p er col p a del vino, forse p er l'invidia del ca p orale rim asto ca p ora· 'le verso l'ex ca p orale diventato tenente . ne p arlò con g li amici. E fu lo scandalo. Tl sindaco. come ho detto. ne g ò , ma non fu creduto. I suol amministrati g li tolsero l a fiducia e cl fu anche chi Im p rovvisò una b al l a ta che veniva ca ntata sotto le sue finestre a o g ni ricorrenza p a triotti ca. Dicevano q uel versi : - N oi sa pp iam di chi fu 1 q uella p all a funesta I che col p i Gari_baldl onorato I che alla S p ezia fu disbarcato I disono re a chi g li s p arò • . D i p iù non sono in g r a d o di riferire su q ues ta vicenda. tranne una va g a ammissione attribui ta al Ferrar! stesso: - L'ordine era. dl s p arare alle g ambe - . q uesti avrebbe confidato a g li intl ml. • altrimenti l 'avrei fatto secco • . Il c h e . considerando ! "es p erienza del vecchio solda to uso alle armi e ! mol ti � amb izzatl che p o p o l a no q uesta s tori a . p otre bbe anc he essere vero.
Arrigo Pctacco
Articolo di Arri g o Petacco nel Corriere della Sera d e l 4 Gennaio 1982.
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TERZA PAGINA
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ARCHM Lo swdco Ardgo Petacco ha rihvvato i documenti della fanwsa scaramuccia sull'Aspromonte di ctd fu prowgonista ttn suo trisavolo ufficiale dell'esercito sabaudo I,
1A VERA STORIA DI LUIGI FERRARI, IL BERSAGLIERE CHE FERI' GARIBALDI A UNA GAMBA
L
uigi Ferrar� chi fu costui? Semplice: il luogotenente dei · be&!glieri cbe ferì .Garibaldi alla gamba durante la .scaramuccia dell'Aspromonte. Sì, alludiamo proprio a quella del 29 agosto 1862, destinata ad essere evocata in tutti i manuali scolastici e a riproporsi per via dell'orecchiabilissima canzonetta: «Garibaldi fu ferito...». Stranissima e amara vicenda, quella dell'uomo che spàrò a ·Garibaldi. Fece, s'intende, nient'altro che il suo dovere di bravo bersagliere regio, e ne ebbe in premio persino una medaglia. Ma la macchia e il disonore sono di quelli che non si layaoo con una vita intera dedicata alla patria: scoperto, dovette rinunciare a qualsiasi carica e sparì ne! nulla. Nessuno avrebbe mai più sentito parlare di Luigi• Ferrari se non fosse slato per una strana coincidenza: il �o trisnipote ha scelto nella vita la pròfessione
di giornalista e storico. Un giorno è riuscito a mettere insieme i frammenti della vicenda che aveva sentito raccontare in famiglia, per vaghi accenni ed allusioni: un «eroe» di cui era -proibito parlare. Ha condotto ricerche negli albi d'oro della patria, quindi negli archivi di Castelnuovo Magra in provincia di La Spezfo, il paesino natalè di Ferrari. Il nome dello storico? Arrigo Petacco. Il risultato delle sue ricerche? La storia c�e di seguito raccontiamo. Luigi Ferrari, classe 1826, -aveva partecipato da volontario a tutte le guerre d'indipendenza, salendo nell'arco della carriera dal grado di soldato semptice a quello di tenente, decorato nelle campagne del '48 e del '59, inquadrato nei bersaglieri e nei corpi speciali anti brigantaggio. Dopo l'focontro di'Teano, andò nelle due Sicilie a combattere la re�istenza borbonica, agli ordini del comandante
Luigi Ferrari e Giuseppe Garibaldi Pallavicini. Quando Garibaldi, si mise in mente di marciare su Roma, i bersaglieri di Pallavicini vennero incaricati di fermarlo. Un battaglione fu affidato a Ferrari, che non si tirò indietro : sull'Aspro111onte partirono le fucilate, una quindicina di uomini restarono sul
terreno, parecchi soldati passati impulsivamente dalla parte di Garibaldi vennero in seguito arrestati e fucilati. Luigi Ferrnri prese la mira e sparò: cd ecco Garibaldi colpito alla gamba. Per uno scherzo del destino subito dopo venne rerito lui stesso, più o meno nello stesso punto. Fin qui la storia: il resto è leggenda. Si cominciò a cantare il «Garibaldi fu ferito», aggiungendo però una strofa («che comanda i be11aglicr») esattamente contraria alla verità. Un'aureola ambigua circondò nel frattempo il lenente Ferrari. Ricevette la sua brava decomione con la laconica motivazione: «Per aver adempiuto all'amaro compito di comunque fermare il generale Garibaldi in marcia verso Roma!>. Per qualche anno si parlò di lui con imbarJZZO e rispetto, lo si trattò da mostro sacro: divenne sindaco rispettato di-Ca tclouovo Magra. Una 'sera però un
. uo vecchio commilitone, di nome Giuseppe Tognoni, bevye un po" troppo e in osteria si lasciò andare. «Sapete chi Ì': il nostro sindaco?», chiese guardandosi inrorno, e gustandosi l'effetto. «È l'uomo che ha teritò Garibaldi aUa gamba». Da quel momento il destino di luigi Ferrari fu segnato. Divenne il uemico numew uno dei repubblicani, dèi socialisti, di tutti i bempensanti e i patrioti. Ogni sera, ,otto le sue finestre, si levò · una canzone dì scherno: «Noi sappiam di chi fu/ quella baia funesta/ che ferì Garibaldi onorato/ che alla Spezia, fu distaccato/ disonore a chi gli sparò». Era troppo. Ferraci ccollò, e decìse di spaiire.. Il paese non gli dedicò neanche una lapide. Finché Arrigo Petacco compì la sua ricerca sul trisavolo per parte materna, restituendogli l'onore perduto.
Dario Fertilio
IL FATTO STORICO
AL LETTORE
Prima di chiudere definitivamente le pagine di questo capitolo, contenente una ricerca sulle figure di spicco che seguirono Garibaldi in Aspromonte, desidero lasciare un messaggio al Lettore. Questi uomini, obbedendo al comando rnorale del loro Capo di non fare fuoco sui fratelli, si fecero prima sparar addosso, poi affrontarono e subirono, in nome della "Patria Una, con Roma Capitale", l'ingarmo, il carcere e le umiliazioni più dolorose in riconoscenza da quel Re che essi avevano giurato di incoronare in Campidoglio. Mentre in tutte le nazioni democratiche - compresa l'Itaha - si facevano grandi proteste, il GovenlO italiano non sapeva come risolvere questo brutto episodio, che iniziato così duramente ora non sapeva come mitigare. La soluzione venne trovata con l'applicazione di una ... anu1istia! Domando al Lettore imparziale, se dopo 145 anni non sia il caso di da.re un riconoscimento almeno ai morti che fino ad oggi sono stati volutamente dimenticati e quasi cancellati. Mi auguro che l'a1rno del Bicentenario della nascita dell'Eroe sia, anche per questi Soldati dell'Ideale, l'am10 glorioso (seppur tardivo) della riconoscenza nazionale. Quel giorno una Medaglia d'Oro sarà dimenticata per sempre! Leandro Mais
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CAPITOLO II
ASPROMGNTE
DOCUMENTI
55
CAPJTOLO II
lì,.�l)Q:118},f !lt.111 d..e i Comitati di Prone dimento PRESI D E GA RI BAL D I T ON D O S A C H O AL R I S C A T T O D I R O MA e YEN E ZJA
.µ// ,;· , b, i o n i
T.n
Buono patriottico (nuovo, completo di matrice a sinistra) «Fondo Sacro al Riscatto di Roma e Venezia » emesso dalla Associazione dei Comitati di Provvedimento - Preside Garibaldi (1861). Il minimo di versamento era di cent. 25. Uno dei collettori fu Federico Bellazzi. La raccolta di questi fondi servì per organizzare la sp edizione per la liberazione di Roma e Venezia del 1862, stroncata ad Aspromonte. (Collez. L Mais, Roma) .
PAROLE DEJ, GlìNERi\LE GARIBALDI ALLA COMMISSIONE DEU.'ASS0Cto\ZIONE UNITAflL\ E.MANClf!AtnlCE DI CASTELBUONO /
P A R O L E DI G A R I B A L D I l'ro111moln1c l o mollino nl l'ola,.zo Coman nle . • UlaMfo Gen11nlo. l pochi cl-ic a .-ai J.I pre,t!ll.l.1rìo k>oo jl311i!" d�lt.a S.cìe1à titi.,,lo Ual\Qtio &!li Culelbuono, di c1;1i Voi 110 &icle il Prc-.itJ t:olc,, pa,c h i , ma a11Lrontt 1t pi1J fcnirJi;,i 5GCIU.r-e, o I.a più aho. ,lima pe.r Voi. o G ,n�nlo. •
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« Paro le del Genera le Ca.ribaldi alla Commissione della Associazione Unitaria. Emancipa trice rii Cas t:elm1ovo ». Da Cefa l ù , 5 Lu glio 1862.
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�llll pole11do tr�sc riYtrllfl le porolo prir:c i�c 110 W1mo il 1 es10 �on l o l v u c modi l lcn iio11 i d i rn,r. r(11olo lir 1 1 n l mno ( -eg l i lmprc ndt1 11 d ire ) .1ooa lido d i IN!Ormi i n ITit'UO D. ,·oi : pu Hr1tlo 4 1 U i tHli In rn nq;n n gli 1 fo rzi l�ui s ino 111d "��i 11.c:r lo en 11i11 ,t ' l 1 .n l i 1 c!or1 n n .spcrnre odi' :i nenitc 1>cr i l c1>mp iuu.'!11Lo del no1Lri cl11° arilti.. Chla mn n ozioM 1orell11 l:a f,',011crn . il J()1o frn n c<l1ci omlco . 1:a.11,, co tli ao 11ri.1 rtorq o· g,1 1 1.�erifh:fo per il eonq,im i?n l i, d 1 • l l 11 1p1i•fi ori o l1� li111 u . -\1oforl! N:::aporcotrn t1iut'llvt!rl � , n m . ititue lo i n ue�l l1, . l11 tervltt): l u l ii r•11 110, u�11r r11tarr, nem ico ti' ogni ch·ilc lih o r1 � . -JJ r�ci:11• ti�.,,.., I.e r nild l b 11u-1: nccup.,zi ori i.> d i llo 1litt �mre h1 �i1.1 n::i, op pre-u l\'11. rogi;i(l.111 rnE r n rllil rl ll e, sulLo pre;1-0 1en : u. �c11 rawr d r i l lo lo 1 trauiero 111 1 0 n o!ln dc,·u:ic11 t; I' l l o l i:a eutr l ibern e rtc l � m.art! I n ,un C'or,itn l,:. d i c.ll�;iPurl i,nJo cl .- i p r.:1r -J 1 ei rco11d-,11o il rio n i dìro (ltr :1mmi,u.11re 1 11 l i � j)Cr 1;1 IL� l l oa: che tf111 0 cup i d i , :1 v 11 r l , � 1 r oc l . � , a ng u .1 11u1, c h e de1u ·p 100 1 11 ,1 01:l ,.li 11 · \ 3 11 • J,:t:l,u , (:1u� co:,lu r,r:ino lii r ti l i g io n e il i C r i�to , d 1 � a.mr r}::iinn ,11• ogol o ooslo co1 hOn.io. ,\ Y cN ie.i;lino �e ,n ì ouo, In i.l iH:o nlin Il \l'd6!lo
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t; :
Suppl emento al Dies Irne n. 17 (Palermo, 6 Lu glio 1862): << Parole di Garibaldi ». Garibaldi, dalla Lo gg ia M uiùci p a le, p resen te il Prefetto Giorgio Pa l b vicino, a rrin ga il popolo con discorso contro Napoleone III. (Col lez.. L. Mais, Roma) .
Ull
violento
DOCUMENTI
Ritratto fotografico (F.JJj Bernieri, Torino) donato da Garibaldi al Comune di Marsala il 19 Luglio 1862 (dovesi conserva). In alto a sinistra (autografo dell'Eroe): «Roma o Morte!/ Marsala 19 Luglio 1862 ».Sotto:« A Marsala ricordo/ d'njfello di/ G. Garibaldi». In basso: autentica dell'autografo con le fame della Gitmta Comunale in data «Marsala 19 Luglio 1862 ». La foto di questo ritrntto, con la storia dell'epoca, si trov(l ,1 pag. 370 del libro di Andrea Figlioli: «Iv111rsnln nell'Epopea Garibaldina», 1916. Cartolina fotografica, b/n (cm. 10,3 x 15) - Ed. Antonino Reina - Riv. Tab. n. 2, Marsala. (Collez. L. Mais, Roma).
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CA PITOLO
TI
GARIBALDI A MARSALA lf.rh14. . � ,U ple<e dc<llnl l o allo lfl'.lndi o poro di CA· · quc.110 T�lo vo lo di rò lo qùal'é·- R OM A ,o VllNllZIA; scitr , i,ifal• q 1 1 , lca n ., d e l l , faUorie dei Tiaf , lt>ron, , i al ,.. U BA L D l :' cfie · � qu aot� · dire· a.lle, gran ;l i opore provvt� · · gHCre d1I ,v. U c �erva�goio i no1t ri fratelli. Qu e;lo scnpo deve _) a no a l l e 8 p. rn . hi a !lcnd ev.>(c> U p ra.nr.:r> ra rJeg ralo da · . l cnJlii:, 11. • 1,it 3'f! .,1,- 4 po r mu ·u n puuto obl<,UivO - • diècvo. Olteo �ni p :m:l )C 11 fon1 forti cd •unili. L ' lloH11. lrn l e eiotO niosi che: e ifa csu J L, n zc . M.1 G:trib ;i. ldi non é l ' uomo d el i. �s l l a l l n c�;� m,·�s iooc Il )l uulelplo .lio�tr'� ilpid i va:;l i • voflo do in:rn :la}.i J ;1• 1ua Jtbmti . c()n re l t�r.1.lo pr4l lC'...,.,tc, con 11 11u 1 !l i! eu:c n ,topo il 1 11rio ,1�r v i t.:, lf!:.-n vui di t:ay4, 1 � ,n. . . . t; . tliO . � dl mo�l rai ton l pa c l O ch c ctl i n l!tm l ; mn le Ji ò r i , po,s lo con t·c o!.lo e le S:OJ\ l r n .: m c;.:lio !ò pcn:tcrle in c.., raù ine eh r: i • :. · i.o Pa le r mo . . , , . • ... . Em.nu le ..\ tì. m. · del - Q:i11r11 0 1Q a.n ni�e:rl:.i _rlo d �I - Ca- J.Olt�rru.;!, Cab, 11lc e mcnzog n l!: Oogi l e mcm:ognc de,:u o lo u l l!7.7.C :,, A cc.cuè, pt• i con ,· r.ro ri,,ccre .uoa v isiL3 dcHe • i ta.uo del po po lo, qua� ù o i l 11uooo d e lla ge 9�r a le'. ri pro · -· ces.s.:.i.r0 1 e po i c lié 0011 soo. n1l;i i p.;iciOd mcu;l, chi l' ta l · �i i_1 d i�li ntc, .si�norc . J. nd i \'l'�so le � n r!i c � dav.:isi a l rip .if.O. . -. ) h fu s, le1ar n ud po r,1,10, come nr.1 t1gh q u ò'.1 .odo i l p.adre touo JH?r tu t le J c, . sl ro dti ., e· · queHo defla baa�a lilusicale 11.ano hr a ru1i. · , . Non è . piU. lern po di so(fri rc lo ,11 lra n lcro �ul suo l o i la- si ,1 • l4Jo1·m�. J.a, m .1 ! li n.- dl'I 20 lcv.n.h1si a l le 4t porl.ilQg j ·i .11 n r.T l i "V.ll t":l l C l ·:r.cli nvr k1rl t1:"VHl - allo llOjlre . ,mura , 11J ttt1 "4, 110� -"1, 11.1 1 111 .\' l cl1'J1, rr1t1uu 1I, I� •Il r11 1111 11ll'I fini' lu 11111 1 111 .ori .Il 11ur,v n 11 i,tl o di UIJn 11'11"h1 th• I 1u1111lri rri1 l ol l l . Q1 1 11• 11 uMum111t !t' 111 1 1rnrr, , .,11,, Yi:i;.it.' ln' · 1 1 11. nl kn rl\rln i l l ,\1 -' r · itraUC pci ,· i co l i rtcr le Ji-1::u z� ru · ,, 1,1:i:r ·11 · P,op·oJ o --'pfnu• .- Lita.· ,·l,'! rg�gru1, ,.n1:J.q pub I ' H11 1 / 11. !Olle.rari.!. E' n.1 rQ:og 1 1a pèr 1n l n f:lh u h lnl.\ullo • l ""'u� l>.il . pt1r In :d t·•1 r,• i ,a, pt,l ,-j .. ilcnlll·; moHrau,l o ·negli · ·occhi e · nel vol�o .t a· gioi� di- 25 • .tn Wou l 4.l ' Jtalia ui, � q u e�ta de.v e cc.ssr1rr. J . e Cl'!�ure fra C"ol m o . per la . co-.ta rdi� �i qi o l' a n n ( d 'A ustri.1 ; , iJe !loJ i a ftO lt r i: , r• 1 m Li u � i ;tio r�i dcH'aa s i a e del p,.: riç�lo, a. tib rae- , giorni� Sij llàma � uos lr a � (-V oci del populo) (nJJitra l 1 isula 1l�llc � r,1 111l i ri o1 e m h ra..n �c ; t i ste,J,e, l' Ol fe p:1rtec i t i ìtr� l' t: 0 �1 (1 1 � he n_c i d u'c m.on_d t . porta _ _i l . , o om e. d f - . tHJ!lra ,) JJ ��.l.l.A .' � �(�lrr� ( O Jl uru a o Alorlc ) D� p.1re a l l e gi o i � c:,1 sere.:cc , !cv i i a t,Hal ori ; enlr.Jlo in una di E I UJ t-:· H l �I . \ U � ,\ l,. A .:....; ,\ 2 n1 1:;ha da l l'ab i lato i:fC'COrti:w ti M a rs.al.u s u rse i l 1,1: ri U u J1 h l>ala, ed o ra .s orga t i ;.:. r i do -o q n c l lè r 1 1,di r:h c ,1 h i lazi on i m :m·::: m della ro lr1 z fon 1 i INo , de l I l )lu u ic i 1 Ii•J , i l. ·co _n u n1l :rnlc li1 {8.• N , . i b.a 1 1;1 � l ic�nr di J�U .\1i\ 1 o AIJ).1\ T E �(S,' o ll�ma o lilfJrlt) I� lJH C.'i l o ,: rido 11.-L 1 1c . nero dd l a c.a m p:i�na, c1 t� l le pircolt luni., rh e conrl i te l'H-3 , acro r rç � a I l popolo a ,l lnconlrL u' lo I l'.l �c;J 1n b 1 11rc . 1 ,riim 1 1 cra 1 1 01� Hulo l ll! tln f1L� 111�la , 11rn 1 1·un:rrl 1 1 1 1 ' celi i u l' n1 1 !" 11;.:lh, t1 1 ll'.;:l i u m·i: lliturnn lo t11u1 L•nli:J.. • l mu n l h• o 1• ri mi :.1 m p l rs�i, . i pri m i 5-. l u l i. Q u :il ro�se· !l :1 to· �'in� rcssO, Iu li.o, .m.1 1 ·upa o �· u u que il nomo tli l ibcrlt 1 n un ru )'rot.r n :i to. prcs1 1 nu h,;:i i;uo · e l'i v,,�1l u!l,i · � l q u :.1 11to, u1d,·.a Ji n uoYo a qua l e i\ ;ri 1J11 Jn:1folico d e \ �A1i.1 1'1i:1lesi all',:, f'l' ivo; qua l e il Nol non ru,; lii'1 mo l ' aUrui, 1UJJ, v o;;liam •J U d eh' è nosl ro {"Om [lit'.rC 1� p ro1t1«:$�;1 dala il � lu rn o· i n n:i ozi. Ern 110 q 1 1 aSi le J :t il b d l i :ssimo !em pio dcll:i v�rrine 1orri,o J i t:0111111 0!,\a . ilari f:f , · Che brillaf3 n el ,·o llu J cl. sl i J n}nt, i:o; )fuma i nosfra .....!...u ROMA, o M U I\J'E-( Si A l' \" OC.llil d i . M n r:'i,ì/ ,1 , lt',·alu ccl ;i dflroo . m3;!ll ifir,, mrI11t: Grnuue· uon i.• ro!l-a•da·" pi,tersi · dcscriY.er�. Erà u n a cor- RomCJ o ,1llurle), ,· is 1H:Jmh,! 1J7,a d (!li 1 )1si jl.m'O i'U5�. i n dl,\_llu.lbi l,i ,' )��· CHHJ' ·pa,· l! .. .. Nun 1 1, i· rl!-!!10. chè' lln ir:nl i'lh" i. O gl!'n_crnsi M:1 11i:i l�si e p1:r Il! o,h l a:t: iun i del pur,plo, l'ra çì:I d11 pii1 - or� f;l l m,· 1 iri:: ..,, ,, a foslil iter b_dli!<sHni drn Jl [l:i :O . per i riC_o lcii-l ·· ,·cui ll i· · · Jo C"ac.c i� co1� · Ytrsi c 1 u ùtioue, pcs·c h & ccHJ i.tsr.u i , o.)ll.'i f.j14� rl . 1. r 1•pu . ,d i , ; 1•,i.(r, . d .t n:11 1 I C' n- i i m po"i f>il l!"· r t'nl r :i l :1 . L:i G. nm·J "Y a �p.•l l:,rulo. l1l il ri\ri3 1 imm. Nnn ru , r.il�ul ì 1uo, · dm uu = . -A U d iu ,' 1 ;! 1'.Sil l i::ioi. l u ,· i .'j ilhHn,.;:: razic- ìn ' i" !>.illll!i�J A 1 1dio �- ·.,'" i , {! p ri Ull ;i�! i t 1( Hd C c:1 irJfr, cllt j] �('Qmp., �n:1 10 d ;i l Mfh: l ':.a�s� J ' ;:i rrho ' H .! l h, U .o1J1.!SHch1t m uJ·a i d u�U. i !le.!l!io - \ 1 1 ' :!!ia l u. l o ; a . rmmq m io; e U l · t u l t-1 1 la pi.: 1 i ì�u J :1 , ; 1 d d ii,; ·• . Jr:,:. l m .U 1i1 1 t,i r l , ria wii1.11: r11�1, cl1!1'11, rf;d .M 11 n ici11iu e i l .i il hri (,:t 1 1 1d i z i oot.• c l i! u m, 11,1,·� n sl h 1 id 1·00 a l lJJ .C:i.l l'l;Q�1..il , che 1 1 a · ,. E l i � c·j ;J o t.J i • Jlm11a u Jludc. • fo i 'l jid u l v f o dn3;1 m L'l l le · d i �[ i u n . � a:,.s i �[c[ te .i l i . I }l . •s,;,1 ét'h· b raia d.il P. P,ml :1 f t o 1· i:l' a 1 d u l 10 ;.ro p , 1rl il (a _ c he Jnos1m ,, • J n lorno .a , I •.:sia � ih· · • r 1 i i, \• olJ ii d,1 ! 1 1 1".!_ fluh,; �tucl l,:l'lil o il i ,· 1111 11, ? 1, 1:i 1\ l ,1r!ò ;1 h:sÌ ·i l ·� 1 1 u · i1 1 d i ,·, l� l h i l u �·r;11 1 1 1,11 :,::11 1 1. !7!J,1 i_ 1 n , 1· ,� u:rnslo ,.,"l cri ririo pt i · cran� l si:r r: 1 l i j- fi;tli d i , ,M .irsnl,1 ' dalle rOJ�. éii.m i c� , r. hc· · n u o ,· o pt.ll::{fù U 1 1 1u, rh_, n � ;;i u usc 1·u ali' ,1 nl irn -" J /Iuli(, · , ma rldln b1.'i111:d 1z1uu1: < I d �"". ti C.ipr,clrano d i G; i r ilm l d i " Cn l ilt.a fi m i I u l..1 lci·r,np ! a _ M i laz. zo ., n ; Ca � u tJ ' sp,, nt!ro ·, 1 :"[I_fr.Jri•, .b'm.ai,udc .• J l Gc n i.: r,Hc 'r il lr,1 r n �I : 1 1 1 ,t l' r,, io1pus• t• 1·(•irn 11 7: l n ,· � fL�l· o�is� i i u�= , P:'lf Olc sul ·r isi-;1 1 !o ·t_J j · H fl m., r _ i::a11su , d J t:1 1Ja duce. , 111hdc pel '�Jl(J I O lii l a?j cl;1 1·ro: ' 11u o 1·u oc,· l o m. 1 1. i11 11 i , n u u,· Ycrn·1. i.1 j i ln· i t:n·;i il ti•:•!"r,1lc t' d B r,opntu · .:w c:i u r_, r,• l il s;,n,. ue , e b:1 th:1:on:u 1 . Jw r lu gran l i 1 i . C .o\ [ Ui1 A J . U l . · D-i1 1 lc l1111!Jlro ·, ·firli' h;lcon i : , da l le oflléi ué· f! i u ni uu.• ull cl i e Jl,nntl o JlqrJo • Jo cl 1 h1 111 ;1 rnuu . :1 unra� 1 1 1H H'u pro_:.! ril l! Hll.i u n iu u11 i atn ' 1,d prii11n .:,i �I:i r.r,,;i ft:(i • H � JJ\I.\ u �l J ll TE .. l'.: G .\ H q� A L l> I ' 11rl!J,.4.lc\·:i I.a m t nu 1m n u;.:•i l 11 di _Huri caJurn 1ùl t.ar1·ut .. 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D l n f��ssi s u l l o c,"\ rroz2.1, proros:i;l a pari.ire, ma � 1 1 fu 1u1 po$s l h 1 l c , 111m m1 1 �s,o come (!r.o fi n o t1 l l ' ,1 n l m o · 1 rnlll siatl� :i.n l . :\U o. ·.a i:rivo' , ' 1J l l tJ; r,U lk d C! l liJ � ra 11�J i in.i klP,livc , o no::i,\ via . v j u , lo so lo ! l Hic l i 1! 1 l'OIO\'ll A 1 �1l 1Hli-Nc m i co d ci l P I r :i l i: 1 hn m ,t n h• · e rìcu r1 J u 11r.ren u;1 ndo rol �.c!,:lo r.:hc non pnlrà m 11 i fl i mrnfi: 1•1111 n ·1 flnl t1.1." , l . f� ! " (tf,'r1(1it" r.orumnM�o . lo a h t,t n1 r.,: .il1\�,_' - � 11d� 1,.l j � (.11 l 1 � , 1 1 1 Ltt , e . J,;1d 1Hulu l u (ri,11lu j r, tll .1 l 11 m 11 v n · v 1w1 1 1 1 u 1u . , J I 1Jrl�n ul 11�ijlll 11 i l irnlm rh,! l u · p1·u 1· l 1 1 1' 1 1 1 d i N 1 1jm l l l"tll' l ' 'll1wh\' , h· 11 l ' ;1 m n h• 1h• i .HiLr,,i a l t'-'l, r1•i ,l.·n-,1 il '"'ll lln ur.ordnlc dl•I \1 ù o1c�O . . •• • Poi muv� ,·a ,· c 1-so l a cn!!.f, 'c1 1 e ,•qu . 5t'll./ 1 ! 1 4ICJ 11 1 J<: u ro p,, , c 1•ef.l� 1tdv cu. � I sn l! r t· ;i 1:e. I ' 1:1 11 iu C'l rn �i , � t l n 1 olt,�!i 1'J' 1 1 nlla r\Ù":-t1' i �1 ;i,·,i lJ I, 1w u 1•,•l,•n , 1 ,, ,•� slrl l l.!re f_o .s p 1 :ll:.1 ro l o ili u o pupofo · :, c:h t1 · �i d h· it.ll' J ;:i r:ri · c;:H e r.l •.kst mala 'ad a l 1o;:glo·, l\i,u a,Q v�1l· e�f.à l� .0 1;n _ p�U eh� D6 .� i �5 . RJ t l iOol d 1 H11lld �1 I . 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E ll v rc h hC'rò pro1·r,, tl.i .i nt'Or l ,1 r,,r._, , 1 �n I l (�t•1wr1\le ' n l 1. n 1i1 l u,1 11011 n ,· 1•:o1...110 l nro l mp11s1u Il r•· te · l o rn l :.: ! i i;. ua · prcsenl i r• 1s� l!fU ,.pJ i tti.1: J. r1 j -s ù i 1 vocu 1ir;1 a c nu n m lco '"l1.1:,li1 1n� 1 1 I I•, A J d l u . . , l 1J ..J. i __ po:HCJ�i i u t.:-:t r1·on r1 r l\ 'Y ff,1 T t1Si 11 1 l uoiO, ov(\ ' 1lue , I11, rn�, .. ,11 �ul r� l.i1:ri111 i1 di h.• 1 11? re-tzil �li �11 u n1 n ,· 11.u1 1 tl,,a:." •• lm,, 1 �u! t • nnc I c r,, I' es11r:a)s l un e . t1cl la. e (iOli:Ulc d el la n cc l 1 i . i•��Ho rcu'l u m, l i ·i l !l l n n ir.i [tio, il Coru,1 11,tl,rn l,• 1 1, , : 1 .. · . .t u r r i ll) IIIIU.7. I , 1ilM,u1 do In 01 i lr11�1 i 1 1 e.l e i Or�ntio d i N, . _ idea il.:-l i :, i i.t i m' ;Jrnu l a - l n l u i .. . 1 pul l • · · S u, u . r,u-.i\ l i d u c · 1urnl i· d tc,ua, _c li" a !occ:d ques.ta- ,un-a OJ \'.1:0. , · P,� r In. pri m ,,.. o l ta -i! u 11stru .s u u l �, .. � rn,_l � ·, a�i 11 1 G . � . o� iL l t ri , U 1 , l i 1 1 1 i t•itta•l i n i ptJtc r on n .s�.u 1 1 irlo i n m • l l lP r&i. m lU-! p. r adi, ' rl l c m i :1ccompJgl] IIY.I\ [!�, ":ol e1 ·a c<:u : w:m: s u_o p 1 · 1 m u cJ,l'ì'!'l'll lo_; � i mlw l u . dc.l :i ui� . � r. 1110 . !lra � ra 1· rot. it1..i fi_ nu li· M 11.,un, , d o v e furon p r i m i a 1rrin :.: r r::li i: i i,·th.! it· .� 1 r , :,; i e ,. ,� ri11D1:nl� rfilit,1sl , e� l.'T.1 D mo,m;.mti ù 1 i:t r:rn1f o, Ud l11 sua - nu u n a 1 U4o m11nsu r21 l a; e ;i r rl � ;ilo 1 u d i ] .l tn� no , e ,11. ·:.�·n_ l i fC l!l'- 1 �C'ln�_r d:i·rs,�- 1' ;1fft'lt l l(I.Sll �, ! u h•, l l J •�· i ç 1 ,1. . , r di �.i· ro ° t•�· r i rn 1 o, A·\ l on ora � a.m puch 1 , 1 1 1o� r una l.u_n <: 14 .o l l � sccc h t.?, che. .!!lim n o In frun,l e, , 11 1 1 1..i 1rn r"1Q. I rho .9 1 p l i,r.�va d 1 1·,:4•r1; :, c 1 c1 J1.t· m1ct d 1 1 loro • •\ d J i11 � I .J r· 11 oudd 1i1·, 1 11 1 1 1 1,J l i ; ri:rdi, 11rlt'Lì moruimtf di i,!" nt\J rur lC'u l n, ,:)lu . c.hiMnrui l iW-1 1rn u 1wrnb, rl tMnn �· ;1 � , '! I . r. ;1la i r.o J n· • 11;11 ;) • Ad,Jw L', L l ,I N:i.r �n1,, , porl,1 lc pc r mi: H r 1 F.., : 1 1 {•> :a i n u y r,, ,: 1 iu:\·i1;tl 1 : slu fos,10,n mUr,to , c d i o l o rkr;rJo . (}_trn r ni�no ,D, ,u uwd p l t1 u s l n ,nuqvc benetl i1.lu n i ; r1,i•r. 1:;fl ic n 1 lmn l M.u·urc,5 1 , d 1 le c h e J u H J.:,lr.:i p.1tri.a uJÌ ,il,1 n,·u l pi� n e pu l rà co 1'lè!i ld:>11 l 111 0 l e cll musl r1 u ionl �Il o�s,Ac1 u iu.!in 1 n lT.. tln che UL•l l ' 1u1 i m � . ,. , l i 11 1 •r.•J•• l i ,• 1 i t,, l" i ru 1 1 1 n u � lJ l'iO, e nc!-,s r1 � 11ac"c 1 f,; lorsl l l l'Oll!} lii•rr ,l i · J! V l'l l'"O ., ncora u n,'\ Ynlllt r,, rrrueor,.. (112, l n: 1·�- J 11 ro lc, r L, .I M 1 n:, 1 1.1 . . - · - Nol .C!J'il VlH�l 1iOCh i,' IJ . rrn- eop, i ,'1. di r 1 ·eli e ,u · rogo l orl · A:ll m :1 11 i f1J .� !n,· ;u1 ii t , ( ' . �t ,.. i'il;c1u 1 0� . m i ro r11 11 1 . 1 ,. ; 11 '1 1 ';i nu a ln cll S :.!O. i"n i l.n u O in i ii i , 4 Y (1Yn una l 1 Jru .o.m orc.w o l 1oc n lc l a m 11 n o e L1H!l i1 r 111 t1n 1 11 · Y(lfl o 1 n l o l n 11a 1 1 z i ll l l ' E H O E DEL D lili HONO I l i fl.H'M' , d e l ' ' ' ' ala l:� 1 1 o vtv, ,, · d,Ù 1 o • A M;1.1·u.l4 dc,.e grati1 L1 1.!lue e r 1, q i, i11n�. nli <1. e t.<1U(J/i drlla ùlri veri n r u1:u m tla ,icr• Jo'l U .ft i , ., 1 1 11 ,Hi ri1 • nt� cd 111·n r 1 c:o n l"lsi:iu fr, tla t u ll.t ." 1-: u rop:,, , Vu,1 9 , . J '11 lfo· [rn 4f oj u n o r i n:1,fomu 11 1 1,' � rdr• � d c.. e ·1 � / fl1 : lm l . d_cl rlco no1c:1.Dia tulta J � u l i a . • 11; n o , 1pi\ ò fit,,Hn \,rn m m u,, e rurli _u e l l,a no.s t rç,. ?"ei ro t l o1,1 i : _ n u o,· , p:ae.sc und1c1 v:i slra o u .usci ,ro eh !, 1 p hlu:irt m tc� 1 1 l3re H : \'l s te n � m u no fu .11 fì d ,. 1 r1 11111 j l i r:r n u i e l i ' speridem mo, e li Sindaco , o i l �uui cH fr;,. ·, �1! i ';_ A l lor� · e l liln m m n;. ·C\;n s niHn"m t> . .. Da do nn a- d e l fo Cna , dcl l11 q u l c ,·o l le v e ,l c rc ' cli 11 1 l or.1ro ANTON INO $ A R Z A N ')l.iriii• i� r!,11r,rrl'1 n �rd" �o1oo M rl , 1 0 1 +11 I Ul11ri�· , ri 11 1 u1"to A r hl tt I 1J! po r lN;t (nl'O Ahn n liu�ro1 n nl11n nfl,, l l1 f l , . rh• I .é•n n_,: i• nl ri r h a ,·.1 1111· ,, r,)ri il i !I'� i 11i l i p 1:a1h.m H � m l llocii d ' u orn i i11 ·.; - Quullo, J ,JJ1 1fln1.:inl v i " !I nllrcbh� 1111rfoln nll n i!jl:,h· rrl '.Ul d h· l n f'lH: •111 1 1 , ni,:i,: i e, .i"l;1to u n ,·0 1d-d ov rn enc ro u n follo, Ora tacrHi cio. fl o l 'movc-va 11 ll o· stah i l i mcn to d i ' Lt C!ti'� acc n :Za , • 1 "11 u 'l� w i l ioui d' u u w i ui o \ u lti .o.bl>iawo un iulo yo lo, o dirlzzu a: pa.rol u d ' lcco rag�?mcuto Di q uei �io rà..D.c:Ui , t I
rn· r
� A ll l t\ \ r. l H , .., ne r o l h! ijrRr('J J'0 J l 11 rn� ,·18LA HJUn Il rur e1� 1 · el1.:i pn r<!-Ot1e Jn l r�ni, , r mp!J: ln mo:,., nt ti l1\ frn.ftMn,\ l'l p p l 11 cu.l. F.�11 rnn rl 1 1 1 .'- "' ,l'tCI Tuu· 11 � ri in �i"ìl l - Hrrn r i i\ C'\it , ,.. lf1'le lu Lo�ro lic ; l\t la,ci, , . . un11. 1 l\ 1 lC1rmo, rel(cl er� 111- lr. ru I M owoc:r , lo 1ccon 1l u I' 111 do 1 n n l lu hLn M 0n n l1 co n n p pui i co n 1HOR r h fo r1r1·i m L'"otc:: il ,l im o. e t'0-1 mo l lfl f "U 11 A O W.0[\TE • 01'gn1.- 1 1l O a o l m rnte con[ r111rr(l rol Siud•c.o di M u r. u tiL 11.a1 p1re t U c l1 ,p iritualè J,im lo.ndc,.;li prcir1.1r11 • fur Ja pa,ria� all' 1.1A&1in i,u nie o e d el • · Cril:1111 a.I W lui !tfli• t lM òtl '" b,11 .. ;.,o J i l Il 1p1,ollu1 C J\JSEPPB,
lf..,., �1, U Lwgli, 180:11 • -
og:.,,
T,'pogr•�" ii. Fil,'pp 1 •• lì ia
«Garibaldi a Marsala » - Manifesto s tampato a Ma rsala (Tip. Fil i ppo dc Dia)
il 21 L u g l i o ] 862 a fi.rn,a del Sin d a co Antonino
Sa rza na. (Prop rie tà: Cenh·o Int . le di S tud i R i sorgi menta l i G a r i bn l d i ni, M8rsafo - Com p l e s s o M onwnen ta l e S . Pie tro) .
58
DocuMENTl
o
Ronia: _:o· · Morte. : ! '
l ;:,;i-r' \ )
Carte l l o al vero, portato dai cittadini sul cappel l o nelle dimosb·azioni per Roma nell'Agosto del. 1 862. Da: " V,:tn di Gr1ribnldi", di A. M onti • Vallardi Ed. · Mila no , 1932.
Supplimenlo al Prec.tll'SOl'f, N. 1 8 fl, 2 agosto t 8 6 2 •
Alla sfida insolcnt� · d'un uomo, c:he, cieco �trume11to d'un ministero già conda· uato a eerìre, minaccia ,li,·{'l'rdere la riunione de' giornni g enerosi , che seguirono Garibaldi, la risposta poten darli\ sol ianto Gnribaldi e l'ha data. Alla j attnuza dei ministri della pnuru , egli ri5ro11dc ,coli la calma dell'uomo \'issulo nel pericolo-· alle perfide insinuazioni risponde ,·oli' accento della fede ; De·Ferrari minaccia una gioveutù che ferve di amor pnfrio, Garibaldi minaccia i nemici d' Italia. LeggerP le parole che 11ui sotto pubblichiamo senza comruuo,·e1-si è impossibile. Tanta virtti. ta nta costanw , tanto omore, l(1ntu l,mltù meritano ben u ltra compcnffi che la mi· na1:cia dello ,, ·tertninio. I nostri eoncituulini che han lello e fallo giusto e !'<!Vero giudizio del proclumn del De-l•crruri , g iudicheranno ora pacuiumente 11uest'ordine tlel siorno di Garibaldi; l'unu " l'nllro segnano due vie, il popo lo nostro interro g herà il suo cuore su ,1uella da se�uirc - ucll'una ò il ministero col nagcllo della g uerra ciYile uel puguo-noll'alu·a è Garibaldi col nomr. di Vitturio Emrmmuelo col fawio- romono, simbolo della co ncordia e dello for,u. Q ualo sarà la scelta? Sa rebbe un insulto al nostro popo lo l'addit., rgliela - il popolo giA lo hu dimos1rato colla "ace • co' foui , esso vnol seguire Garibaldi.
IULI! t VITrORiq_ El.llUELJ:
1101.l O IORTE
OR DI NE DF L G C UR. N O Firt11.w, I · Agosto 1 8112 . .IIJl,J / ; / /J VJSI C0.1/.11/U 1'0Sl,
A uch(' ,1ggì ri riuni:scc· 1� C:uis.a &ml.:l tld ooslru · 1,;u·:.:.i· :- · --:wd11 · OP,f(i , �nz.'t rhiedere- · � che si fa ? dow� si ra ? e qu<llc sar:'c I;� l'il!ompcns.1 tlidh• ,·,).st 11' falirh(• ? , - rni sffle. af"-· cor!\i col sorri30 sulle l:1hhr.1 , c.oU.t gioj: 1 s11lla. fronM , :11 lt 111dwUo liPlle IJ.'.1t.1aglit1 , �fiù.:mdo i p1. "e potenti tl<nnin.1. tod :-:tranirri , 1: �r�taw,o h st iutilla 1lirh1:1 ,11·1 1'1'! 11furto nr,ll 'anim,1 1tr i nostri fralBlli schiJri. ' Che Ja Pro,·vi<lenzn m_ì manten ga :di ' altezi.:l di·H::1 vo.s11·:1 fklnrb: N..ro citi du• ru il min desiderio di I.Ultn la vita, e cho riassrnne rard�ntc 1nl� desidcriu •l"ogg i. Fatiche, disagi, pericoli, sono lo soll le rnio promesse; r qm�lle prom('sre rhr. s p avrutcrell bero aoime deboli , o mercellariò , sono uno stimolo -- io lo so - per i r.or, g� iosi uomini che mi accompagnano. fo v i conosco L<:nc, resti mutilati df g lorio..se hati, g lic; e conosco oone l' animosa siovcntù che mi se�uo. - A rni rlnnquc supcrn uu sarehbe chi�lcrc valqrc nelle pu g ne. - Devo ]J<'rò da qnesta sles.s;, ijiuwnlù chiedere I,, disciplina , senza la qu., lo non può esistere armata, • che noi doùbi1,m11 curare 1100 meno •lagli eserciti stanziali. -Ricordiamod, rho fil rolla se ,e,a loro ,1:sriplina d,e i Romani poterono l'•droneggiaro il · mooùo. _ Anche l ' , ffellu Jdlc 1101•,tationi che visitcl'emo , noi olol!biamo procurare ; la gloriosa no· ,tra im prt'sa ,.,,,..,;, ,bi liuon'.con1e g 110 verso di quelle a gevolMa assai: � l 'uhima. ooslra Cam �agna del uo 1o'è l,!11 '"" pro,·a. Noi , riunìli JI 11os1ro prode Esercito, daremo un ultimo saggio de\ 1alore llaliano col rea· littare al Jìne la patria uniflc.iiione ; ed i .alorosl Jl11ll della Sicilia s&ranruo •n(he q,,.,ta ,-olla i precurwri de' g randi de1tini � �ui _ è chia� o il no,tro "'""· · \ l'lrmato- t.: . GAJIIB.U.DI. Volantino a stampa riproducente il supplemento de Il Precursore del 2 Agosto 1862 e l'ordine del giorno del 1 ° Agosto 1862, nel quale G.iri ba l d i ricorda ai commi li toni I.i disciplina dei romani an tichi, Da: "Garibnldi e l{oma", catalogo della mosh·a storico-documentaria d el l'Archivio Cen trale dello Stato, 1 982 ( sched a n. 39, pag. 38 ) . ( Archivio di Stato di Roma - lviiscellanea di Carte Politiche e riservate, b. 140, Fasc. 51 77) .
I TALJA NT! Nel mornen to in cui l 'Eu ropa rende omaggio al senno della nazione e ne riconosce i diritti, è doloroso al m io cuore che giovani inesper/-i ed ill usi, dimen tichi dei loro doveri, della gratitu dine ai nostri migliori alleati, facciano segno di guerm il nome di Rorna, quel nome al quale in tendono concordi i voti e gli sforzi com u ni. Fedele allo 51:a t u lo da me giu rato, tenni alta la bandiera dell 'Ualia. fatta sa.era dal sangue e gloriosa dal valore dei miei popoli. Non segue questa bandiera ch iu n que violi le legg i e manometta la libertà e la sicu rezza. della pa t ria facendosi giudice dei suoi des tini. TTA LIANl l
G uarda tevi dalle colpevoli 1. mpazienze e dalle improvvide agitazioni. Quando l'ora del compimen to della grande opera sarà g i u n ta, la voce del vostro Re si farà udire lra voi. Ogn i appello c/ie non è il suo, è un appello al/11 ribellione, alla guerra civile. Ln responsabilil'à ed il rigore delle leggi cadranno su colo ro che non ascol teranno le mie parole. Re acclamato dalla nazione, conosco i m iei doveri. Saprò conservare integra. la dignità della Corona e del Parla.men to per avere il diri tto di chiedere all ' E u ropa in tera giustizia per l 'Ttali11. Torino, 3 agosto 1 8 62
V1TTORIO EMANUELE U. RATTA ZZf. G ll1 C0lv1 0 O U R A NDO. lt CONFO R TI. A . PETITTI. Q UJNT/NO S [LLA . C. MATTE UCCI. DEPRETIS. C. VI l'rnSANO. PEPOU.
Testo del proclama indirizzato da Vittorio Emanuele Il agli italiani il 3 Agosto 1862 in opposizione alla spedizione di Garibaldi verso Roma.
59
CAPITOLO
II
ILa JEtC _·JD)JElLJLIE · l)JJOJNTAGitlE FOGLIO STRAORDINARIO CALTANISSETTA 13 AGOSTO 1862. È un destino fatale, che le gioje devono sovente esser seguite da 'crudeli amarezze! Il Generale G..iribaldi allietò per due giorni questo generoso popolo, Jo elevò al1' estremo entusiasimo - ma chi preveder polea, in quale umana mente poteva entra re., che partito I' uomo <lnlla glori!!- , ùovea la gicja venir funestala da un' auo il .piti deplorevole • ? E pur fu cosl ! Pochi Garibaldini rimasti , jeri alle 1 O p: m; due di esiji venivano arrestati da' Carabinieri, e come malfatlori tradotti alla loro casJ;rma � 1'enlarooo arrestare gli altri, ma questi, ubbenche p.ochi, prese le armi ali' annunzio del fatto, si preparava no ad .uscire per liberare i· compagni - Però i patriolti a guida del popolo, che 1,i I uomo; con calma dignilo a impedirono· questi, e si recarono com• levò coma un balLi al quartiere da' Carabinieri, ove col grido potente di viva Garibaldi otteirnero la liberazione de' .due an:estaLi. Soldali dell' esercito regolare, vi rammentiamo, a norne d' ltalia, ài quella cara pntria comune, che tulli dollbiam liberare dallo straniero, cbe in parte ancor la con• Lamina, che '.inc?r �·oi siete 1 �alia�i che ancqr �·oi�ave�e q��s�_sacro dovere. • . . , abl>eochè-mil1tar1,-srnt-e-pu Grtt-c:rdnn:-t Vi domandiamo - ùovranno piu rinnovarsi �ì funeste scene tra fr otelli - ? noi con• fidiamo <li n6 - Nò non ,·i lasciate eclurre e trascinare tla uomini corrotti e venduti all'uomo del 2, Dicembre, che dopo averci immersi in un pelogo di. sciaugure, d<,pò aver lra'dito il patto foodamenrale consacrato nel plel.>iscilo del 21. Ottobre 1860, or tentano iniquamt:nlP, con forza rabiosa trascinilrci in una guerra rratìciJa • alla. guer• ra civile !!! _ _ la Sic i I ia, e tu Lti gli Jtaliani rispi 11gonq con tutta la calma, c1.rn ogni possil.Jil i La, con tutte le loro forze questo mostruoso e lrcmo, qu<�sto enorme ddiùo - ! Sentile· sentite . ! Per ()io - ! la voce Je' popoli, de' vostri fratelli, della intiera Nazione� o prodi militari � ! Es a è voce pol ntc, che deve sr.uotervi e commuovere•! nespince· le ogni maligna influenza , ogni barbarie cho V'-mga ordinala da' $ervi maledefli d13l Sire dalla Senna, che con maschere italiane favoriscono i disegni ambiziosi del!' uc cisor d Orfìni � ! Risovvenitevi che il militare non è piu un'automa, o una macchi na da guerra po. ta nelle mani di pochi, o cti un solo; egli è cittadi110, ed ba il drit to, � il dovere di sapere lJUale causa difende, e se ingiusta deve respingerla; pen sate che per colpe non vostre, e di chi vi renderete complici , p·atrà succedere una stragg� fiera, spietata,� sanguioosa, senz'alcun utile, anzi a t11Lto danno dell' ltalia , o dagli Jtaliani - ! E chi ne profitterà - ? lo straniero, il despota, il tiranno • ! Vor• relo farvi strumenti cli si infame disastro .. ? Metterete nuov.amente i ferri , a vòi , a noi, a' nostri successori ? Se lanla tristizia adoprerele , sarete maledell.i per lYtli i secoli. Consider.ate il caso terribile, pensateci bene, e decidete • Viva Italid · Viva Vit• torio E111an1,1ele - Viva Garibaldi - A Roma, o mortev
L'Eco delle Mo11tagm - Foglio straordinario (CaltanissettcJ, 13 Agosto 1862). (Collez. . Mais, Roma - Già Archi, io Eredi Alban e).
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DOCillvffiNTI
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Siciliani! llalg1·ado hl 1mrola del Ile, il ,iolo del Parlamenlo; malgrado la longani milù dcJ Go,cr110 J)tW las,·i:tre ag·H illusi lemiw di ricredersi� la 1·iunio11c den,, bande armale ca1>ila11a1c da Garihaltli conlinna 1rnll'Isola: t�, tlOJlO avere oc en1lala una cos11icna ciUù, si cambia ora m ap1�rla rihcllionc. Unn mano di anarchici, facendo alleanza co11111ui i Jlat'lili ancrsi a t111cl flo11ct·110 chi•. voi ,ri dcslc con il J•Jchiscilo, mani iene con la srtunpa • con ogni all1·0 mezzo una agitazione J)Cl'icolos:1. U Go,•ei·no è tlcdso di l:w t·.1�ssm· • tfueslo S1a1o di cost•, ·lw 111i11ac·c·ia si lll tabnenlt� cli com1•romcllere le sorli cl'llalia. J�sso lo dcrn alla J\azion<', dinanzi alla <1ualc è chiamalo a tiare s11·,�uo conto ddla sua condolla. In 11irlì1 dei fWlcri, cht• co11 Decreto Rcalt• mi ha lesti• c·onlt•rili. dit'hiaro: A n11 wo1Jo 1. - , ... · II feJTitorio dell'Isola di Sicilia è llosto in S1ato d'assedio. · AU1I1 ICOÌ10 �. I Gemwali Comand:mti le 11·u1>pe d(�lla D,Msione di Pafrrmo d \llc Souo ])hisioni di \tossina e Sirm.it1$t rim.1ira1u11r., n,,. limiti th�lh� l'iS\lellive cii· ·ò1 strizioni, i 1w1eri mililari citi i ci11 ili. 1 .\ll'J lCOLO 3. (_h1ah!11qm· hamla :1rmala . 1� <111ahmqne �·innio1w lmnull11osa sarà scioll:1 r,011 la I orza. .\llTICOLO 4.1 ..\I Gene.raie fjomandallle le lrup11e di operazimw scmo ronforili gli stessi poh�1·i nel. 1t·1Tilorio oc·cn1H1lo da c111estc. . :\Jlll'ICOLO 5. l1a liberlà della slampa è sospesa ()er i gfomali cd allri togli volanti. L'Atn lorilà di J)ubblica sicurezza farà procedere all'arresto di chi1111c111e stampi o distribuisca simili log·li. . -- - .. . -· !· . ,.
Siciliani!
fat salrnzza della ���lria i•-sigi�- <fucsie misure stwcre. Queste 11011 cadranno se 11011 su qm�m che rngliono a,I og·ni costo com11romem�rc la salulc e l'a\1,,enil·c di essa. Q11a111i tlcsidcrano l'ordine, la libcrlù, il compimento dei co numi w1ti si stringano inlomo :llla ha11(�im·::, del J•lehiscito.11 corag·g·ioso co11co1·so dei Cinadini 1mò ancora salmrc l' Ilalia ' , e lhr cessare al 1,iù presto questa crise dolorosa. Ila/ermo 20 ayo�to /::,1;2.
li Comrni · ·nrio srraordi1111rio per l'Isola di :icllia
E. CUGIA
Proclama del Commissario Straordinario per la Sicilia E. Cugia con il quale viene ufficializzato lo stato d'assedio nell'isola (Palermo, 20 Agosto 1862).
61
CAPffOLO
II
o
CO!IANl)O SUPERJOJCE DELLA
CVAHDIA NAZIONALH DI PALIMO ®rbinc �cl <!oiorno.
I
Adoperai tulle le mie rorzc per isoogiurarc misure di rigore - ma gli anenimenll superarono 'bgnr a nz one. Dìclro a chi ,·orrebbc in modo anche legale proleslnre, ,·'bn una dassc d' indhidui che In loro l'nhin è do1·e si ruba, il loro Dio l' MSnSSinio e che lo slato aUuale di cose incoraggia, e rende baldanzosa. l?accio appello alln Guardia Nazionalo percl1è Silh"i Palermo da questo llaggcllo. l,a 11ìli�iu Cilladina conosce qu_csl' indhidui e non può commcllere errore se ar1fonc di at.!irc; ma se la Guardia Nazio1t1e 11011 rispondesse I' Aulorilà Goremalil"a coslrclla a pro,•,·l:dcr1•i da sola , le sarà 1(orz.1 mlcrsi di lulli i mezzi di rigore a lulcla cldla I ila e propriclà dei cittadini. �'allo forte dall" �icura1Jonc degli UW che la Guardia i\'azionale è pronta alla chiamata crocai dall' Aulorilà Gorcrnali\! il dirillo della llilizia Cittadina il mani� 11ir11cnto dcli' ordine intcrn.o; mi fu co,n�. Ora comirlcia il COIDP.ifo , e I a(tilod�è rostra spçro farà scomp.mre ben preslo l� uubc elle CUOJlfC oggi l.'I llibérlà. I.a Guardia Nazionale si stringa dunq coo1pallà intorno al proprio Càpo, e dande! al mondo un s�bblimc esempio d' abpée e rennezza an'à contribuilo a far sor tire da una lrcrocnilli crisi salva ll Urulàl {Italia. Dal Comando Superiore U 21 ag·
JS62·. Il Còmandanlo Sujl:eriore CAV. &. IIEJ>IQ.
Ordine del Giorno del Comandante Superiore della Guardia Nazionale di Palermo, Giacomo Medici (Pnlern1.o, 21 Agosto 1862).
62
DOCliMENTI
I
-
DISPACCIO TELEGRAFICO CIRCOLAR� DA 'fO UNO N- U79·1
Li 2 2 A _q ,,sto I 8 G 2 ure t u .
Prefetti, Souo-Pretèui «lei Uegno
La Gazzetta Ufficiale del Re 1rno porla in fronle la eguent relazione al Il , soUoscr·itta da fuUi i Ministri. SIRE , i mezzi di cui in ,: irli1 delle leg,,:ti , e ]1 Gcne t"ole Gnribalèl i , posi i in d iincn ticanzo. i dovcl'i del Ci 'lto. d i n o , lrn al zalo in ici]ia la bandiera della rib 1liono. li 1•ostro nnme e qu •Ilo d'll Jia slanno ancorll ud illusione dei sempli ci su questa band iera , mn non se1·vo no più che a velar gl' i n tenLi delln de mago�ia europea al servizio della quo. le egl , sembra nver oggi pus Lo il suo braccio e la sua ri non 1a n2.l\ . - 11 · g1·ido di Roma o morlo , e le insensa te con tum lic contro i l .,Jorio o vosLro A l l ·u to 11cco l te con pln uso clni oli nemici del la l i bertà e dcl i' u n i tii d' I ta l i a di vN, ono sulle ue labbra la ca usa che P. ii, riturda il momento in cui secondo 11 volo olcnncmenle cspr ·o della nn ziona le !\apprcs n tam;a 111 sede del Go verno i ta liano sa i-/1 s1.ahil i l 11 nel la Ci Ll il. elernn. Perli11acemc11te sordo alla voc' del dovere, egli 1100 i è eommo so nl p en icro di accendere la gucl'ra civ ile 111 seno alla p aLr•ia sua ; h1 v osLru po rola, un di si ,,; pctu1 l 1:1 ò slata sonzn clTello opra di l u i - un' azione più e n<'rgica è divenota necessarin. I n�p prcsc;n tanti del Go,•crno in S i c i l ia me n o fo i l i ad obliore i scrv izii resi da qucslo Generale in orna � io ai nLi mcnti del paese verso di lui e sopra t u tt o in consi<lc rt1zionc dolio singola re he nCV(Jlenza onde era onor·ulo d11 V . M. hanno usa lo a suo riguardo d i una lol len1nzll che in n l t,·i casi n rebhe stata riprov evole. - I mezz i d i repre sione ordinaria che bnstal'Ono ad impcd i r•o i t-en ln tivi onde non ba. gunri fu minac ciala o piè delle Alpi tirolesi la sicu rrzzn e la pace dell' l ta l i:1 ono o •gi innclcq u a ti al fi ne. - O ra che ogn i spe ranza di ravved imen to è venni.a meno, e che la ribellione è a perla il Gover no fall ire hbe alln vos tra fiducia , cd a quel la che con gli ulti m i suoi voti gli man ifesta v a il PnrlamenLo come non . i\l. di f:w e forui ni p ropones e a propri entimenti e di adoperar luUi
pr1· la natum le l'3f:IOllC delle co·e l'Au t o r i tà rea le è. forniLn al line di ,:i u L u z zu 1·e su t u l li i p u n t i I' audace i· ivo l La e per ristaura re I' im1>ero d I le Jeo-o-i <lcp � ssc ed ollr,agginle in tutta I' I . S1 L t"a tla , o Sir , cl i scrh u r inco l � n'! ! con tro Lu tti i no tri nemici i pl"in c 1p11 pt"ocla m a l i nei plebisciti di a sso !lure I' nnilù del l\c"no , e ili mante nere aperta 1111' 1 1.a lia la v ia dc"$uoi al ti destin i . u rebbe col pn il ree der d i unnzi a l l e e · i;;enzc cli sim ile pnsizioue . Obbli"o indeclinabi le <le' \•osu•i Minis � ri 1'• di provvedere a que ti inten1 i.-Gl'im111 i 11cn t i llCrÌl:ol i, e I' indole delle olTc s � onde ò m inacc i a t o la pa ll'iìl , leg i t L,manu ila per se sl •ssi i provvedii'o eu ti hc essi soLLOpon"ono alla o trn ap provazione. Alzando una bandiera con1.ro lu vosLru arrn n n d o i ci Ltad in i con Lru l_c ''. ll� l rc fodcli t ruppe, il Gcn. Gnri bolrl 1 s1 e po lo contro lo La luto.E.,li e t(Uau l i lo cguono i ooo Ulessi in a pcrLa_ '? sl.i \ i t (1 con la legge , donde la neèc.ss1 t u d 1 t1·allarc _1 1 paese che oc cupano ·omo un paese tenuto o minac ·into dal nemico. - E pertanlll vi pro po11iarno, o Sire , cl i mctte,•e l' isola d i Sici lia in isLn to cl' assedio per t u uo i l tempo i o c u i v i d u rc1•à la 1·ibcl liunc fi no a che le è011d i'l!ioni dcli' ordine non vi siano ris tabilite. - Il vostro co11Si"lio assnmc f r nncn mentc 1 1 1 1·cspon a b ffi tà d i q uesl i provvec l i mcn l i cccczionnli , perehè scOl'"C in e i il modo più si CU l"O di re tnurare più p,·on tumcnte le provincie convol tc cl n i ribel li,il rcgao delle leggi • della li ùcrtù come ùi far ,, i cessare le tcrrihil i onzie cui danno cogiooe i pericoli e le minacce di una guor1·a i n i e. Lina. - E si varra nno al tJ•o ì, o Sir a Lu Lcln1·e la Mo11n 1·chia ro 1,prcscntaliv11 cbe tu t t i abbiamo giu r� to di mantenere, a 1·imuovcr • un gra v i s1_ � 0 o tacolo al compimento dcO' n n1tù 1tal.'_ana , cd a _ rassodare t u Ui gli clcrnent1 della gloria e del l a pro peri là nazionale.
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O . RATAZZl
G. DUUANDO
A. PETITII H. CONFORTI C. MATIEUCCI
DEPllETlS
rHIISANO SEI.LA
11. ! p rl)JOU � • c u u g 111t'i• dt>l t.,n u i! ,h) C e ,n o h: d i � 1nlau dcnir rhl tl OII IC l11 OrHUt,
« Dispnccio Telegmfico Cfrco!tire da Tori110 11. 1 7791 - Li 22 Agosto 1 862 ore 1 5 » - .l\f oni iesto (cm . 28 x 40, ) . Relazion ' sottoscrìlla dai ministri al Re, con ri hiesta dello stato d'as edio in i i lia. (Collez. L. Ma is, Roma).
63
CAPITOLO TT
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N. · 189. -.REGIO
·che. dichiara mobilizzate e sul piede di guerra le truppe sian.zia/e o spedito in Sicilia durante lo stato d'assedio.
D.i!tlll:T\l
22 agosto 1862.
'11TTOWO EMANUELE Il PER GRAZIA· DI DIO E PEH VOLONTÀ DELLA NAZIO!'iE
RE D'JffALlA Visto il Nostro Decreto in data •l 1 agosto corrente, col qual() l'Isola cli Sicilin. è dichiarai,. in· istato d'assedio; Sentito il Consiglio dei mnistri; Sulla proposta del Ministro della Guerra: A bhiaroo decretato e decretiamo: Articolo unico. Sono dichiarat(l mobilizzate e sul piede di guerra le truppe di crualsiasi arma del �o�tro Esercito che �i 'trovino o siano mandate iu Sicilia durante il tempo dello stato d'assedio. Orcliniamo che il presente Decreto, munito del Sigillo dello Stato, sia inserto nella rac colt.a uni�ialO' delle leggi e dei decreti del Ilcgno d'Italia, mandando a chiunque spetti di osservarlo e di farlo osservare. IJato a Torino addì 22 agosto 1862.
V!TTOIUO E�IANUELE lltgi1lrato alla Corli dai conii addì 23 · ago,to 1862 /119.' 20 Alli del Go•cr110 a c. 212
Wmnm
(Luogo del Sigillo) V. Il Guardasigilli
R .. CONFOHTI·
A. PETl'Fl'r StabilimmlÒ 'lipogra�eo Ili l'r. Lau.
Decreto, emesso a Torino il 22 Agosto 1862, con il quale viene dichiarato lo stato d'assedio per la Sicilia.
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DOCUJv[EJ,J'fI
ITHUNI ! li mio programma è sempre lo $lesso·- Voglio 11er (Junnlo d" me dipende , che il Plcl,iscilo do•I 21 ouobrc 1860 sia una ,·c tità, che il pollo scgna_to fra Popolo e Re ricern piena esecuzione. Io m' incbii>o alla Macst1, <li l'iUorio &nrJl(m11clc Re };Ictio dalla Nn,.ione, ma sono oslilc ml un ministero che d' italiano ho solo il nome; d'un rnioislcro il 'l�alc per compiacere nlla Diplo mazia 01·dinò nel mcso di maggio gli arresti cd il processo di Sarnico > cQme o�gi 1no,·ocu lu g11<•1-ra ciYile nel mezzogiorno d'I talia per assicurarsì le buone !-:razic dcli' Imperatore Napoleone. Un minislcro_ silT'.1110 11011 pHb, non dere essere pi/1 oltre sop pormto - Illganna 11 Re, lo compromcllc come foce col proclamo del 3 agosto; coll'ostinalo m1111i1·.ipHlismo spinge al distacco le pro vincie meridionali, lradisce la Naiione. La lil'rc,i di padrone stranicto non sarà mai titolo di stima, cli onore per alcun ministero fra raoi. Quand'io sburcai in Sicili:i , la generosa Tsofa sta1·a sul punto di for ·s�nlirc lo scoppio della sna disperniiouc- Le pro,incic 1rnpo\c1nnc I niuno lo i h111ora; soho coull'nulc solo du sorrcel1innti forze mililari. L'amore e In buona amminislrazionc dovcrnno essere i fattori dcli' Unilà Italiana - I muuieipali prcl'crscro !_'opposta ,·ja - Odio seminarono e odio in lariia dose 1,,ccolsero. losensati t vogliono , lo so � la truerra ei�ilc per aver campo di spcgnuc. nel sangue l'arvcnirc i1c?1a liberti, e offrir ,•itlimc ac •elle· sull' arn del dispotismo. lo non couscntirì, per ahro che si compiano gli immani dcsi dcrii - La formula dd Prcbiseito salvi uo' ultra volli, l' ltnlia 'Cessi ogni preoccupazione locale oli fronte al gran couccllo uni t.1rio - Si unili chi il cuore e la mente delle genti italiche nel g,·an lìne del nostro Risorgimenlo - li pensiero e l' azione tli lulli i patrioti s' ha11110 da volgere esclusirniucntc alla iOlprcsa lihcr(ltrice di Homa - Il rcslo a poi. A Roma d1111que, 11 lloma - Sù, prodi del 48 e 4-!l, st, gio 'Vc11lì1 ardente del ti!) e GO - Cor,·clc alla Crociata Santa - Noi rincercmo <lacchè per noi sta la ragione , il dritto uazioualc , lu coscienza unirersale� Grandi speranze suscitammo nel mon<lQ colla nostra ril'Dluzionc - Ilisog11a più e pi,1 sempre giustificarle. Son certo che il popolo itali·a110 non manehcr1, al suo dover� -Cosi fosse fin da ora a noi compagno il prode Esercito nostro! ITA.LIANl ! Se qualche cosa io foci per la Patria, credete alle -mie parole- lo sono deliberato o di entrare a Roma vincitore o di cadere sotto le s.ue mura-ftlu in questo c,,so stesso bo fede che voi vendicherete degnamente la mia morte e conlpirclc ropc1·a m.in ..
Viva l'Italia.' Yiva Villo,·iv E711man11clc in Cctmpid-0y/io ! Cata'nia 24 agoslo 1862.
•
G. GARIDALDI.
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Riproduzione del timbro dello Stato Maggiore Generale di Garibaldi nella spedizione del 1862.
Da: ''Dal Volturno ad Asprornonte", memorie del Col. Giacinto Bruzzesi raccolte da Giunio Bruzzesi - Ed. An1aldo De Mohr e C. - Milano, 1907.
Proclama con il quale Garibaldi ribadisce il suo impegno di incoronare Vitto.-io Emanuele in Campidoglio. (Catania, 24 Agosto 1862). (Milano, Museo del Risorgimento - Rac colte storiche del Comune di Milano) .
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Telegramma del Colonnello Pallavicini al Generale La Marmora nel quale comunica il fatto di Aspromonte e chiede istruzioni. Reggio Calabria, 29 Agosto 1862. (Vercelli, Archivio di Stato, Sez. di Archivio di Stato di Biella -Archivio Alfonso Ferrero della Marmora). Da: "Gnribnldi nella dornmentr1zione degli Archivi di Stato e delle Biblioteche Stntnli" (foto n. 166, scheda IV-35 a pag. :165).
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CAP!TOLO II Manifesto del Municipio di Osimo riproducente il telegramma del Prefetto di Reggio Calabria in data 30 Agosto 1862 con la notizia, in toni trionfalistici, cl elio scontro di . Aspromonte: « Giuseppe Garibaldi, pienmnen te sconfi Uo, /eri to e prigioniero » (cm. 28,5 x 40,5). (Collez. L. Mais, Roma).
MUNICIPIO DI OSIMO Si p.ubbLica colla stampa il seguente Telegramma leslè riccvt1lo. Dalla Residenza Comunale li 50 ',.gosto 1862.
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NOTA- Il nome esatto del Colonne I lo è Pnl/avicinl.
S!ì�BA�-t FRANCESCO J,EOPARDI TESTO DEL DISPACCIO ffie½a,t., �fu=J«me ..lo:./e cl;,
11 Prefetto di neggio-Calabr·ia ha comunicato il se guenle telegl'nmma - (!;fJSEPPE GAIUBALOI rag giunto ad Asp1-ctrnonte in formidabile posizione at taccalo dalle Truppe llaliane in due Colonne co mandate dal Colonnello Pallavicino, dopo vivo com battimenlo pienamente sconfitto, ferito, e prigionie ro. Sara lrasporl.ato domani a Scilla, e desidera es sere imbarcato su Legno lnglese e spatriare. Darà al presente la mat'lt'lior pubhlicilà, Ane-0na 50 Agosto 1862.
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ÌII, DELEGATO CENTRALE �. <il,;<J' ""''u;
OSIMO - Tip. dei Quercetti
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rorte posizione, ru ntlnernlo dalle !ruppe l1alinne su <lue colonne conrnodaie dnl
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:,·:�.·..., :• ./ fr�� y:.x _,-,t;"';·- ,.,,.� Telegramma del Sotto-Prefetto di Siracusa (30 Agosto 1862).
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Dispaccio telegrafico del Delegato Apostolico di Frosi none al Ministro delle Arnù sullo scontro h·a « le Truppe Piemontesi e Gariba.ldine »sull'Aspromonte - Frosinone, 31 Agosto 1862. (Archivio di Stato di l�orna - Ministero delle Anni, Con siglio di Guerrn Straordinario, b. 1965, n. 698). Da: "Garibaldi e Ro111n", mostra storico-documentru-ia (Archivio Centrale dello Stato, 1982).
DOCUMENTI
AVVISO TI Generale d'Annata Regio Commissario Straordinario per le provincie siciliane ai Comandanti delle Divisioni e So/'todivisioni Militari ed ai Comandanti di Corpi di Truppa Avendo notizie di bande annate che ancora percorrono le campagne della Sicilia e delle Calabrie, avanzi della spedizione di Garibaldi, ovvero malviventi che coprono con apparenza d'inl'endimenti politici, malvagi propositi, ho preso i necessari concerti col Commissario Straordinario per le provincie Napoletane, e porto ora a conoscenza della S. V. le seguenti determinazioni, che Ella si compiacerà di far l'usto pubblicare per mezzo dei Sindaci in tutl"i i Comuni posti nel territorio del Suo comando, ovvero nei quali le venga fatto di prendere stanza:
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Art. 1) Tutti coloro che saranno presi vaganti ed armati nella campagna o nei villaggi senza che possano giustificare la loro presenza in quei luoghi, saranno considerati e trattati come briganti. Art. 2) Gli avanzi delle bande garibaldine, saranno considerati come prigionieri di guerra, e come tali trattati:, quando si vengono a consegnare ad una autorità rnilitare nel termine di cinque giorni da.Ila pubblicazione del.presente manifesto, scorso il qua[ termine, cadranno sotto il disposto dell'ari.'. 1. Art. 3) La data di pubblicazione del manifesto per l'effetto di cui nell'Art. precedente, sarà apposta in calce dal med.esimo ufficiale, che ne avrà ordinata la pubblicazione. Dato a Messina a dì 31 Agosto 1862 A S.E. Il Ministro della Guerra - Torino
ClALDlNI
Avviso del Gen. Cialdini emesso dopo il .fatto di Aspromonte. Da: "Garibaldi Condottiero", di Filippo Mazzonis (Doc. XXXT) - Franco Angeli Ed. - Milano, 1984.
Fregal"a Duca tli Genova. Ln servizio nella marina 8arda nel 1860, poi nella Regia Mru"i.na Italian(l dru 17-3-1861 ol 3l-3-l875. (Ufficio Storico dello Stato IVlaggiore della Marina, Roma).
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CAPITOLO
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Relazione chirurgica autografa (inedita) del Dott. Enrico Albanese, redatta il 31 Agosto 1862 a bordo del Duca di Genova (v. pagg. seguenti). (Collez. L. Mais, Roma - Già Archivio E(edi Albanese).
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Minuta di pugno del Dott. Albanese (inedìta) dall'autografo della relazione stilata il 31 Agosto 1862 dai tre medici caranti (Ripari, Albanese, Basile), con successivi appunti autografi a lato aggunti nel 1863 a Caprera dallo stesso Albanese (v. pagg. seguenti). (Collez. L. Mais, Roma - Già Archivio faedi Albanese).
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CAPITOLO II
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D0cuiv1ENTI
La ferita di Gariba ldi ad Aspromonte
(Da : "St:orin medica della grave /eri tn toccata in Aspromon te dal Generale Garibaldi il giorno 29 Agosto ·1 862 ", Tip. Gaetano Bozza
- Milano, 1863).
Si riporta w1 brano nel quale il Dott. Ri pari ben descriv e la ferita toccata a Ga ri baldi nel l o sco ntro di As promonte. [. .. ] TI generale Garibaldi fu fe rito il giorno 29 agos to 1 862 all'orlo del colle che dalla selva di Aspromon te si declina alla pianura da Est ad Ovest. Alle prime fucilate . . . giunto correndo alla estremità del bosco, vedevo a 20 passi, porta to a braccia dal luogotenente Manci, da Enrico Cniroli, Giovanni Civinini e Turillo Malato, i quali erano con lui nel momen to in cui venne colpito, il generale, nudo di un piede ed eviden temen/:e ferito. . . Egli fissò il luogo nel quale volle essere posato e fu tra un gruppo di cinque o sei piante isolate, corpo avanzato, a così esprimermi:, della immensa fores ta ... Guardata laferita, la quale non presen tava foro, considerata lajòrma direi quasi triangolare curva al lato anteriore del malleolo in terno, a bordi sottili e netti, quasi/atti da col tello anatomico, leggennente lacero con tusi alla parte inferiore: considerato che il piede restava fermo e solido nella sua positura naturale, che dalla ferita non usciva che un /icore sanguinolento a geinizio leggerissimo, che il piede non presentava gonfiore di sorta da far temere frattura grave d'ossa né del tacco, né del malleolo, pensai e sperai che il proiettile forse non fosse entrato, ma rimbalzato a dietro dopo l'u rto . . . Allora Albanese sedutosi di fron te al generale e sol1entrando colla coscia destra al piede ferito, preso tra le mani il piede, lo piegò a tu tti i movimen ti d'alto in basso, da basso in alto, da desta a sinistra, da sinis tra a destra e di sernirotazione, senza avvertenza di dolore di sorta. del ferito. ll generale, il quale nella paca ta saldezza della m.en te dava ordin i, avanzava consigli, discuteva proposte, come la singolarià non prevista e la gravezza del caso don1andavano, e.faceva levare la spada ad ufficiali regi che si presen tavano a lui per in tùnargli la resa, notato un confiore alla pa rte esterna del piede, avvertito da lui non naturale, disse con forte voce segnandolo del dito: - Guardate là se c'è la palla, estraetela subito. . . U n gonfiore esisteva di fatto apparentemente a fiore di pelle resis tente a l tatto, ed era quel gonfiore che fu visto e palpa to da tu tti i chirurghi i quali da poi visitarono quel piede ferito, e che però nessuno dichiarò od immaginò il prodotto del1'ta palla . . . ". Nel proposito di es trarre il proiettile, se mai vi fosse, a primo /:empo, il Dott. Ripari ordinò al Dott. Albanese di praticare un piccolo taglio in tegrumentale "per la lu nghezza di un pollice su quel corpo resisten te"; ma la resis tenza mancata d'un tratto, per il tempo e le circostanze, i medici risolsero di non fare altro. Frattanto i regi "che avevano gran fretta di condu rre il prigioniero alla spiaggia" o rdinarono la partenza; e carne nel breve conflitto di u n 'o ra avan ti, con una pa rte della colonna garibaldina, l 'ambulanza dei volonta ri era anda ta dis tru tta o dispersa, si dovette improvvisa re u na ba rella con "abbattu ti rami d 'alberi che per mancanza di s tru menti adatti, di tempo e di uom.ini pra tici a sceglierli e pulirli, si dovettero adoperare rozzi, curvi e nodosi ". Letto e guanciale fu forma to con cappotti da soldato. 1'vfezz 'ora prima di sera ·i l generale fu levato sulle spalle da otto ufficia li del suo s tato maggiore, che lo portarono per tutto il viaggio sino a Scilla, cambiandosi a vicenda con altri ufficiali e soldati garibaldin i. Scrive lo stesso Ripari: "Era un ben mesto spettacolo. Bersaglieri avanti che per pudore di una vittoria peggiore di una sconfitta camminavano in silenzio. - Il generale superante della testa e del petto il folto cerchio de ' suoi che gli erano ·i n torno, calmo di una tranquillità seria, fumante ii suo mezzo sigaro. - Cattabene assiduo a lasciar cadere da vasi di legno da soldato l'acqua a spilli sullaferita. Menotti disegnantesi colle erculee sueforme dietro la testa del padre con tro la bianca luce del giorno che andava mancando - il procedere len /:o per la difficol tà del cammino - la solitudine della campagna deserta - la mes tizia silenziosa di tu tti, accertavano che un grave fatto e solenne era avven u to, a.I quale prendevano parte, dal quale erano tocchi gli uon1i11i e la natura . . . ". Per la difficoltà del camino co n acque da passare, sentieri calan ti al basso, diru ti ingombri da massi, il ferito "non poteva essere che duramente scrollato a balzi e sussulti, e fors 'anco rovesciato ". A m.ezzanotte il tn:ste corteo arrivò alla cosidetta ''capan na del pastore Vincenzo " dove "il generale fu fatto posare in una camera a piano terreno, ingombra di botti, di sacchi e d'ogni sorta di arnesi d 'agricoltura " e fatto distendere su di un tavolato di leg 110, e poca paglia ammuffita che gli servì di letto. l piedi degli astan ti "posavano nel fango". L'aria nol:turna en trava ''fredda e pungente" da ogni parte. Le finestre furono turate alla meglio con cappo tti arro tola ti. Ali' alba si rimisero in marcia, e il generalefu trasportato su una barella che Albanese, Basile e Basso avevano, durante quel breve riposo, prepara ta con aste che servivano a sostegno d'una vite. Quando, da San t'Angeio a Scilla, la strada divenne meno disagevole "eccoti un a//.ro supplizio di nuova maniera e non meno duro, né meno crudele pel generale ferito. n sole arden tissimo saettava dei suoi raggi cocenti la testa del ferito, dai quali alcuni soldati nostri
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CAPJTOLO II
lo tenevano, ora si, ora no, difeso con lunghe frondi d'alberi. La strada tu tta, un polverio secco, denso, color scuro, innalzato dal battaglione di bersaglieri d'rwanguardia. Quella polvere entrava con In respirazione per le narici e per la bocca, nelle fauci e nei polmoni del generale, il quale dornandava spesso da bere, ad in umidire labbra efauci arse ". Alle 2 pom. il corteso arrivò a Scilla, la quale - dice i:! Ripari - "ci fufatta percorrere in tutta la sua lu nghezza ed a trionfo a quan to pare, ben misero, certo ben commiserevole . . . ". Alle qunttro pom. il generale Garibaldi, così come si trovava sulla sua barella, venne issato a bordo della Regia Nave Ducil di Genova. L 'indignazione del Ripari per lo spieta to trattamen to inflitto al ferito scoppia a. più riprese. "Il comandante regio della lagrimevole imp resa - egli scrive - non mandò un chirurgo che prendesse notizia a riferire sulla qualità e gravità della ferita, o sulla possibilità del trasporto senza danno del ferito; non fece esibire una benda, una filaccia, un sussidio qualunque, un mezzo qualsiasi a trasportare il giacen te, a ,ne res ta to privo di tutto; ché i soldati regi assalta te le casse della ambulanza, a tu tto fecero vento, tu tto sperperarono, ogni cosa mandarono disseminata o portarono mpita. . . 11 governo che si diceva italiano, fa tto briaco di gio ia dal tenereferito e prigione l 'uomo che . . . aveva ordinato fosse morto, se possibile a tl'errarlo di piornbo, dimen tico, o non curante delle universali leggi di gue1·ra, per le quali, m.eno il caso di fuga di un esercito perdente, iferiti gravi vengono depositati o alle ambulanze, o nel più vicino spednle, ponendosi a nzi deliberatamente quelle leggi sotto i piedi, ordinava il trasporto im media to, affrettato di gravissimo ferito e per un viaggio cli oltre dodici ore di tempo; nella speranza senza dubbio, che quello che non aveva fatto /. 'offesa materiale, potessero fare i disagi e lo s t rapazzo". E più oltre soggiunge: "I professori dell 'arl:e chirurgica, comprenderanno meglio che facilmen te, come dal precipitoso viaggio per ca1mnino tan to lungo e scosceso, a squassi con tin ui al jàito, potesse in caso ordinario prorompere il tetano per istrappmnento avvenu to di tendini esteriori del piede che la. palla avesse tocchi nel suo passaggio, sia a forma sua ordinari.a, sia slomba ta a taglio per la esplosione, o causa to eia qualche scheggia ossea del malleolo interno, ro tto necessariam.enl'e, recata dal proiettile ad impian tarsi in un punto qualsiasi delle parti bianche, che tappezzano tutt 'inliera la naturale s tru tl'ura articolare del piede; e gli adden trati nella medesima scienza, vedranno la troppo facile possibilità che, sia per le cagioni traumatiche, che dirò d'arte, sia per l 'ilnprovviso pa .terna di animo compresso da virtù grande diforza morale, recato il patimento nervoso dalla località offesa al quinto paio del pelta, una tijodea gravissima si generasse a sin tomi cerebrali per la insistenza di protratta forzata cocen te insolazione ". A bordo del Duca di Genova, ove fu possibile ai medici miglior esame della ferlta, i dottori Pietro Ripari, capo medico, Enrico Albanese, già chiru rgo divisionale nell 'Esercito Meridionale, e Giuseppe Basile, già p rimo chirurgo nell 'ambulanza generale dell 'esercito garibaldino, fecero la relazione 1nedica sulla ferita stessa, della quale, cons ta tatane la gravità, si riservarono ogni pronostico (3 1 Agosto 1.862). A rriva to il 1 ° Settembre nel golfo del/la Spezia, il Duca di Genova s tette ven totto ore in attesa di ordini da Torino prima di effett-uare lo sbarco del ferito, avven u to alle ore 2 pom. del 2 Settembre. "La camera del / comandan te - s crive il Ripari - tu ttoché ottima per un uomo di rnare sano, non poteva albergare troppo a lu ngo un ferito [. . .]". Q ues ta lunga, inconcepibile at l:esa provocò la seguen te protesta dei medici curan ti: "1 setternbre 1 862, ore 5 ¼ pom . A bordo della pirofrega ta il Duca di Genova. Noi qui sottoscritti dottori, nel dovere di hl telare la salute del generale Garibaldi, gravemen te ferito al piede, protestiamo aUamenle, con tro la misura addottata di fare rimanere fino a domani i/ generale a bordo, men tre pria di ora avrebbesi dovuto ordinarsene lo sbarco, essendo qui arrivati già da quattro ore. Sulla considerazione che il letto dove trovasi attualmen te è per tu tti i riguardi scomodissimo, dove non può trovare una posizione che gli renda meno penoso il suo s/:af:o, in un locale privo anche d'aria dove soffre tutti i disagi di bordo; Credendo indispensabile che il generale non rimanga più oltre a bordo e che venga sbarca to avanti notte: Dichiariamo barbara ed inumana ques ta misu ra che vieta ac/ un feri to il sollievo che non dovrebbesi negare a nessuno. Dott. Pietro Ripari - Dott. Enrico Albanese - Dol't. Giuseppe Basile ". Ciò nondimeno il governo di Torino fece le orecchie da mercan te e l 'ordine di sbarco non venne che per le 2 pom .. del giorno successivo . li trasporto della nave al Varignrmo, con una n uova specie di barella, somiglian te ad un "ca ta.leUo ", immaginata dal com.anelan te della pirofregata, nella quale il letto, affondando troppo, "comprimeva il piede del ferito a dolore gravissimo " -fu dolorosissimo. "Il generale pativa fuor di misura, un sudore livido gli correva per /:utta la faccia: le sue labbra erano livide". Sbarcatifi.nalmen te il ferito ed il suo seguito al Varignano ed entrati nell'appari'amen /:o destinato a prigione pel generale, furono trovate "nude di og ni mobile tu tte le stanze, meno quella preparata al generale, nella quale vi era un letto abbas tanza buono, qualche sedia ed un /:avolo ". Il seguito del generale la prima notte riposò per terra sopra stramazzi da soldato. A ccorsero subito il Dott. Riboli di Parma (venu to da Torino), il Dott. Di Negro da GenO"va ed il Dott. Prandina da 01iavari, questi chiamato da Menotti. Il Prandina provvide ad un miglior arredamento dell 'alloggio di Garibaldi e dei suoi con.detenu ti, "e, quello che più mon ta - scrive il Ripari - poté il generale togliersi al ribrezzo di pezze sudice
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DOCUMENTI
da ospedale, delle quali era forzato vedersi avvolto il piede . . . ". Il giorno 4 Settembre arrivano al Vnrignano, mandati dal governo, i professori Rizzo/i di Bologna e Porta di Pavia; quest'u l timo con ordine espresso di "estrarre la palla dal piede del generale Garibaldi". Un colmo, questo, di bru tale ignoranza e di sconvenienza, tanto verso l 'illustre operatore che, solo dopo visitato il ferito, po teva decidere il da farsi, quan to verso il generale, del quale si disponeva come "di bestia da macello ". La mattina del/'1 1 fa tenuto il primo gran consult:o fra i dottori Por/:a e Rizzo/i, mandati dal governo, Zannetti di Pisa e Prandina, chiarna ti dal Generale, Riboli e D i Negro, venu ti spon taneamen te. I tre medici curan /:i fecero la relazione. La ferita è specilla ta, ma lo strumen to non en tra più di 10 linee. Si con clude: ''Grave ferita; non esser tempo di cercare la palla, cu ra an tiflogis tica locale [. . .]". Con questo consullo si chiude il primo, e più grave e pericoloso periodo nella storia medica. della ferita di Giuseppe Garibaldi. Il secondo periodo va dal 5 Se ttembre al 31 O ttobre e comprende la dolorosa degenza del Generale nel forte del Varignano. Con tinua la cura amorosa dei fedelissimi Ripari, Basile ed Albanese, ai quah si aggiungono, con frequen ti viaggi, Prandina, Ribol-i, Bertani, Zannet6 ed a.Itri chirurghi e specialis ti di grande rinomanza. Da Londra, mandato dagli inglesi ammira tori di Garibaldi, arriva il 1 7 a Spezia il Prof Partridge, operatore di firma mondiale, il quale il 1 9 tiene un consu lto con Zannetti ed i curan ti. Con tinua l 'incertezza, per la difficoltà degli scandagli, sulla presenza del proiettile nel piede. Partridge, Zannetti, Ripari e Prandina credono la palla non entrata, ma rimbalzata; Basile ed Albanese sono di opinione con traria, ma non riescono a precisare la località ove il proiettile può essersi ferma to. Con tinua sempre la cura an tiflogistica. La ferita dà dolori permanen ti, supporazioni, talvolta accessi febbrili, si estraggono di tan to in tanto pezzetti d'ossa; insomma, gonfiezza al piede ed alla f-ibia. Complicatesi le condizioni del 'ammalato per il sopravvenire di forti attacchi reumatici, fa necessità trasportarlo in luogo migliore e più adatto ai bisogn i della cu ra, a Spezia. Ciò avvenne il 22 Ottobre. Il 28 Garibaldi è visii'al'O dal celebre chirurgo francese Nelaton che consiglia di "allargare con argomen ti d'a rte il tramite della ferita per po tere andare in traccia del proiettile ed es trarlo ". "Nella sua specillazione il prof Nelaton crede avvertire il proiettile a due centimetri e mezzo di profondità dall'ingresso della piaga. Pel momen to dice non esservi nu lla a fare, ed esclude assolutamen te l 'amp u tazione". n 19 Ottobre è ten uto un consulto generale, presen ti: Porta, Rizzali, Zanne/ti, Cipriani, Bertani, Glierini, Di Negro, ?a.lascian o, Prandina. ed i curanti. Risu l tato di ques to consulto è la pu bblicazione del seguen te bollettino, "concordato a soddisfa zione del 'opinione pubblica impressionata ": "Spezia, 20 ottobre 1 862. - L'esplorazione della ferita del generale Garibaldi, fatta colla tenta e col dito, sebbene riescisse incJ!tnpleta per le sofferenze dell 'ammala to, e non rivelasse la presenza della palla, pure, per criteri ottenut"i dalla esplorazione medesirna e per al tri dati, si opina oggi dai consultan ti che il proiettile esiste nella ferita. Si dovranno qu indi ripetere a tempi ed in modi opportuni le esplorazioni per stabilire la sede precisa della palla, ed es trarla, se riesca possibile senza gmvi e pericolose lesioni. Lo stato soddisfacen te a ttuale della ferita e dell'organism.o non presenta indicazioni per u n 'altra operazione chirurgica. Per i miei consultan ti Zanetti - Rizzo/i - Bertani ". Il 30 e 31 Ottobre il Generale fu visitato anche dal professore russo Pirogov e di nuovo dal Prof Parl"r idge, i quali confermarono la diagnosi fatta dai consu l tanti. Col grande consulto si chiude il secondo periodo della storia medica della ferita di Garibaldi e comincia il terzo che ha per fatto emergen te l'estrazione del proietl'ile. Il giomo 8 Novembre il Generale da Spezia è trasportato col Moncalieri alle Bocche d'Arno ", da dove in barca giunse a Pisa, ove si aggregò alla cura quotidiana il Prof Zannetti. 11 diario clinico del terzo periodo reca: "22 novembre. - Il dott. Basile in trodusse nella ferita un convenien te pezzo di spugna preparata ad allargare il tramite per la più facile es trazione del.la palla. 23 novembre. - Presenti il prof Zannetti, il prof Felice, il dott. C. Cu turi, Menotti ed a.Uri, il dott. Basile ritira dalla ferita la spugna prepara ta, la quale tiene attaccata alla s ua estremità in terna una scheggia ossea di oltre un cen timetro e mezzo di lunghezza e di una linea e più di larghezza. Introdotto nucruamen te lo specillo Nelaton, arrestato sempre a 4 cen timetri da corpo ignoto, riesce tin to in nero. E' allora che il prof Zannetti, in trodotta una pinzetl'a dentata ad anelli, tira con gran facilità la palla, ed in minor tempo c11e non segni un min u to. Nessu na reazione la sera. Località non dol ente". La cura per la cica trizzazione della ferita durò fino al 1 8 Dicembre, nel qual giorno cessa il diario clinico del Dott. Ripari e Garibaldi, accompagnato dai dottori Albanese e Basile, parte per Caprera da dove, nel 1 866, tornava ad offrire quanto in lui restava di forze, di sangue, di vifa, alla causa della pa tria.
* Oggi: Marina cli Pisa .
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CAPITOLO II
STORIA MEDICA DELLA
GRA-VE
FERIT
_,_t\_
toccata in Aspromonte DAL
GENER1\LE GA.RIBALDI
31 I L A N O l 8 6 3 TIPOGRAFIA DI GAETANO BOZZA Yia s. Pro5pero, N. 5.
82
DOC UMENTI
AL LETTORE
Questa medica stori a d ella grave ferita toccata dal generale Garibaldi in Aspromonte ; ferita fatta da palla i taliana, lanciala da braccio italiano co m andato e diretto da uomini italiani governanti la Gente italiana, io scrivo per obblig·o e diritto di capo-medico di magnanima impri!Sa, recata a lutto e vergogna nazionale dalla ostinata prostrazione volontaria dei Reggitori della cosa pubblica in To rino allo straniero. l\ledico-Capo nel 49 in Roma agli avamposti di Porta S. Pancrazio pl'i generosi guidati dal gene rale Garibaldi nella lotta gigante contro Francia,
ùi Villafranca ; scherno giusto, com prato e pagato ùal Farinala del secolo XIX , il quale per al tro non conservò sua costa. La ciclopica spedizione di l\larsala, ritenendo Ber tani in Genova, aiu tatore più maraviglioso che cre duto ; ripresi grado e titolo di capo-medico, e m'ebbi conforto questo ; che nella demenza furiosa delrir.a da camici a di forza del governo di Torino contro l' esercito meridionale e suo divin o Condottiero, l'operato dal corpo medico andasse meno assassi nato di censura d'ogni altro. Sebbene a volere che il farsetto del n ano servisse di orrevole veste al gigan te, la buesca legge degli esami venisse a tutto rigore applica la a chirurghi, i quali r ecavano fatti scrutati scrupolosamente e lodati , e da una cam pagna, per la quale dieci milioni d'Itali ani aveano steso fraternamen te la mano ai Piemontesi ; per la, quale (e pare non mai abbastanza ripetu to, tanto si effetta dimenticarlo) il Parlamento piemontese, era diventato Parlamento italiano, dichiarato, fallo re d'Italia il re di Piemonte, resa possibile la na zionalità ed unità d'Italia. Tanto sfregio alla ragione ed al buon senso, lanlo provocato suicidio del sentimento patri o, tan to smi surato insulto alla digni tà nazionale, manderanno contenendo e vituperato il nostro nome alle lontane generazioni ; ed un grido di sdegno correrà per esse, quando a scernere gli otti mi nostri tra i mi gliori, d ov1·anno contare a quanti Yituperi furono,
facen d o io ste;;;;o trasportare allo Sped ale dei fra ti della Scala l'am.ericano Andrea Agbiar, il fidato moro del Generale, infranto il parietale dest ro da grosso pezzo di bomba, Yi trovava là spirante il prode dei p rod i il milanese colon ello l\fan ara, col pito al ventricolo a Villa Spada, da traditrice palla fran cese, il secondo giorno della bandiera bi anca innalzata sulle mura da tre mesi assediate , e giii rotte in brecci a larga per tre si li. - Onore ai generosi volonta ri di G aribaldi caduti per la Patri a - La fresca gloria imperi tu t·a del colonello Nullo si rifle tte nuovamen Le sfolgorante su Lu ! l i . Nel 5 9 fui pi ù ch e chirurgo, soldato , avendo a capo -espertissimo e lod a tissimo il professore dottor Ag·osti no Berlani grandissimo prat ico, nell a felice, allegra e vi rtuosa guerra contro l'austriaco. E se l'orgog·lio del rovinoso alleato, 11 011 aYesse sdegnato se.,"'U irlo per la via apertagli d all' i taliano Gari baldi , il gran mastro di guerra ; cert amen te il terzo Napole011 e non rischiava perdere tutto, anche l'onore, come fu ad un pelo di fare a Magenta, n è tanto smi ·ura to numero d'ossa francesi starebbero ora sepol le nella terra lombarda, nè una intera divisione di Franchi avrebbe d ato l'i nfel ice spettacolo di cl1iu dersi in Bresci a, preci pitatavi i n piena fnga da in giusto scompigliato spavento. 1a in quel fasciato tenebroso intelletto, balenava sin dalla Senna il pen siero della attuazione, in qualunque punto di Lom bard ia, della vagheggiata stipulazione del contratt o
fatti bersaglio, quan te accuse vergognose li colpirono, quante volle furono tratti prigioni, quante cond an nali a morte ; e - ribrezzo di febbre - donanno intenogarne gli stessi patiboli. l\fa tanta enormezza avvenuta, dubi teranno trasognati - cercato a morte, gravemente piagato il più umile, il più santo, il più forte uomo - l'amore, la speranza, ,l'orgoglio del popolo, popolo egli -stesso e tale da onorare per sè solo la intera umani tà.
D: PIETRO RIPARl.
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CAPJTOLO II
STORIA DELLA
FERITA DEL GENERALE GARIBALDI· TOCCATà
IL 29 AGOSTO 1862
IN ASPROMONTE COMPILllTA DAL DOTTOR GIVSEPPB )ASILI 11rime Chirurgo deU'Ambulanza generale, nominato Chirurgo divisionale nel 1860 lambro dell'Accademia Jisio-ledico-statistic1 dì lilau�;
Palermo
DELL'UFFICIO TIP. DEL GIORNALE IL COMMERCIO ,.a Castroilippo rimpetto il. Teatro Garibaldi 1863,
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Fig. 12· Sforr11:itio11fJ Jel!a palla·· conicil pigriu1do crrra figora di tlfoogolo Irregolare e, an�o/o sito ,I davanti, ,J al Ji p,·a Jol malleolo. esletno; ,, b; angoli ,ili aellasolc,iJ�un1 d�lla hbi,1. Num. i, 2. :S, -1. � pet1.rlli d o ·'BUj!nosi darne esltaUi. NuJ.D. G. Pi.=l.tu d";1por1LJ1ru:si diJ. .1 e ,unralto con pinzetta. Num. 1. a, b; ,, d, u, rr,mm, i ossei spuguosi- da- JO• ,,,wLl con pin,.tta. .Num. 8·. l't11.2�tlo di p;mM di:,! 'lntLLlone�. Num. 9. l'cmllo ,li l'ud<r, d�· sti,olo, Nwn. -10. li'rammenli os:1.ci are' ormi da me es(r.al1i con pioretla.! Av,er/on,a. - Le qu,uro ligu 2 , 3, 4 • 5 sono ,1,10 riproJoltc dalle rotogr•-· �e,.d,i peiii anotomici da mu pr rall o� eseiuiLa po\ dal!' oltimo _Fotografo lncorpor11, qu.i a P.ilerrno, ondij b�oa dii:are lii distanza tra i due malleoli. inleruo, ed= ••L<lroo, precisare il ler,o inforior doli• libia, .il punto d'enlraLa della p,11,,' r astra, gaio, cd il cuboiJco, o,o in qu,;_· himo- tulw,\, d�i medici coasulomi sostennoro, e,sere im,oslrat, la palli; co;a di i,sim, , poicbà la eicàirico della ioci,ione··f,'ll., iu Aspton!onle, pruo<a lo di,t.1n,a • disopra e poco al da,auti dèl• malleolo esterno di 53 millimetri. - Più B pi.Iole d', nla del Jtojetlile l può rlle,ar�i eHUani�J: .j.u it ". fotogr,f,a dello ,,;,.1, o dallo ,1;. lo islea,o d• rue "'"""" in A,promoctl, e pcf: la seco11da voltil in Girgi:nLi, nedl casiJ Uem�mico- Roceo Ricci GramiHo; il quaro J o , cooserv,. - Il fatto ,ta cho il . dd pitd• destro deL Generalo porta due cicatrici,. runa 63 millimetri o! disopra a · co al dovauti del- malleolo o,ieroo, l'altra- al di .,_ pra del lmo medio d,I malleolo,, alerno , pi,e,èntando- I• forma cono,n , ,,.rch! 1�. Qa\ur, ,olle, a sccouJo ed • ter · tempo, ,b4ranarsi della porto oecrom•· dell; o,so, spugnoso malleolo inlorno. (�I r..e. sfo r mitdoue dell.& !lùdo.t.u paltli Og. 10� a mlB �la &plq;o '[]1 lhodo. �g1.1tote. f0tm11: della 615'. t)• ptuer:i1H1do q .-1 lril!rrlJ8olo lrreio1u111 a, e, b, e.Sol can do l.ni iibi, e._.. �';apice dcHi1. fig. tO "" :senicaadoil eco veloce forza. !-UI m�� Ubi.tle, a lt�Y"er,aodo_ p�nte- lm p,.rne eonvtH&, &t rermO f1t.eu1do- proruiLlHU ie:all'11t1Blo,. ' b UHli �iJ. al dltòpri cle�m.aL. li del ruolo 11:1\erao,.p1ght» la feulo Clil.eruo; e aell.t PIIJ' ,oic della tibia, 1..an.c, sU.rale, 1111.1.Caodi, c;alza., ed "pcc:a.-do3i ia. uno. ilei 1t� tcl l"'ig-. t• 1uProfo zionB dalla Fol&graffa dello sti.,,,11e. ·ueglloita in T.orino. ore rHe,asi. ehioramenle \t punto d'eotrata .\. dell, palla, emro '. a1&0pra ed al davooti del m,1!eo!o i11li!!rDO. Fi�, �·-F. Foro d'entrai, follo dal projetlile. - Vig. 3• - B.. Incisione falta io A�promol1le. Fig. 4• - O. Solcatur, fotta dalla palla, noi ter,<>'lnf,r/ore della Libia; a poche lineo al disopr1 itell'ar.lic:ol��-,ne Libio. lall'si(jil:, lasd:i.11ifp JU,esi i tead.ini uteM'QJ'i del: piede, ed il tibiale aoterioro 'N. , i . Fig. 5· - A. A.rticolazione tibio astr.1galic3.- aperti, _B. punto d' antrata esolcatura ,; falla d,lla p•II•. ael malleolo- tibiale; C. malleolo 0,1, Fig. �· SctieÌeÌ10 <lei piede ào,Lrc, parte dar.al,, ! ·r�dotto d,llo ta,ole di n,ozi, e· Regnoli 11.,e Uen�siino ei marca\ l'arlicoluicme tibio .. ,9ic.a;. B. malleolo interno..,. o �lii,le , o,ostrando. ·U punlo d' enlrola, della polla; N. 11111,olo esterno; M. astragalo ; O, calc.ignQf P. scafoide; R. ,ùboidc; U. i tre cuucifji,icl. Fi§l 7• '\1 _E. Sptigna prepm13; f>. osso ,eoutu l\torl. con lo delta spu�n•.� fig. g•-'- M. l'lol<lLt• ad anelli dentata,. con I> 'l si proUicò l'cslrazio.i<!'. della !' i p:alla·, r Fig. 9• - a: b. Specill\ J' ,rgenta con bollon, all' . ·1,e di porcellana gre,u, coi q�li ,i constatò la ffe"�s:eoz:i della palla. '. Fig. 10· - R. P. Palla conica oollo st,t<J'n,tur�. idolo iolerno lrioogol>re dtllo st<ss,. Fig. u· Palla estratta dallo slos,o roro01t di ,,,t;li!� i; e, b, '"' figura e parie coo, ...,; r,. ••• porte concava (I),-
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autografa (inedita) dei fatti di Questo documento (v. pagg. seguenti) è di grandissima irnF, o1. tanza. . - la d,ch1arazJone . . _ _ Aspromonte, scritta di proprio pugno da!l'E roea b ord o d e , D11cadiGeno· va I·11° s ettembre 1862, destinata alla . . stampa ne, giornali democratici. Vi si notano i caratteri altera t1. per. lo sdegno e per la febbre p rodotta dalla ferita. (Collez. L. Mais, Roma - Già Archivio Eredi Albanese).
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DOC U MENTJ
Dichiarazione autografa di Garibaldi (bozza a matita) redatta sul Duca di Genova (Trascrizione) Avevan sette di sangue ! ed io volevo risparmiarlo - Non il povero soldato che ubbidisce - ma gli uomini della Consorteria - che non panno perdonare alla rivoluzione d'esser la rivoluzione - (ciocché disturba i loro chili conserva tori) - e d 'aver con tribui to a ricostituire ques ta famiglia [fa.liana - Si! avevan sette di sangue - ed io me ne accorsi con dolore - e non lasciai perciò d 'impegna rmi acciocché non si versasse quello dei nostri assali tori Io percorrevo la fron te della nostra linea gridando che non si facesse fuoco - e dal centro alla sinistra ove la mia voce e di miei aiu tanti poteva esser udita non uscì un solo colpo - così non fu di chi a ttaccava - giun ti a dugen to metri cominciarono una fucilata d'inferno - e la parte di bersaglieri che si trovavano dirimpetto a me dirigendo a me i loro tiri - mi colpirono con due palle - u na alla coscia sinistra non grave - una al maleolo del piede destro cagionando grave ferita Siccome tu tto ques to su ccedeva al bel principio del conflitto - ed essendo trasportato sull'orlo del bosco dopo ferito - io non po tei più veder nulla - essendosi fatta una folla fi tta in torn o a me men lTe m i s i med icava - Ho però la coscienza di poter assicurare che fin o alla fine - dalla linea ch 'era a portata 1nia1 e di miei aiu l'an ti non uscì una sola fucila ta - Non facendosi fuoco per parte nostra - fu agevole alle truppe (pag. 2) di avvicinarsi - e rnischiars i coi nostri - e siccome mi si disse che p retendevano disarmarci - io risposi che si disarmassero lo ro; eran però così poco ostili le in ten zioni de miei compagni - che sol ta n to pochi Ufficiali e soldati regolari io pervenni a far d1:sa nnare nella/olla - Così non succedeva alla nostra destra - assaliti i p iccio tti dalla truppa regolare risposero facendo fuoco su tu tta la loro linea ed ad on ta che le trornbe toccassero di cessare il fu oco là vi fu rono mol te fucilate (che non durarono più di un quarto d'ora). \. La mia ferita cagionò alquan to s concerto s ulla nostra linea i nos tri mili ti non veden domi - cominciarono ad in ternarsi nel bosco - dimodoché poco a poco si diradava la folla che io aveva intorno e non rimasero che i più fidi A questo pun to seppi che si tra ttava tra il mio Sta to Maggiore, ed il Coli.lo Pallavicini che comandava la truppa regola re Ch 'io ero libero col mio S tato Maggiore di ri tira rm i ove mi piaceva - io risposi a bordo di un legno [ Inglese II0 Che giu n to alla cos ta del mare il res to dei miei commilitoni sarebbe posto in libertà Il Coli. lo Pallavicini - si condu sse da capo valoroso e in telligen te in tu tte le sue mosse militari e non mancò mai di riguardi cortesi verso me e verso la m ia gen te - Egli mcm ifestò il suo dolore di dover ver sare sangue i taliano - ma aveva ricevu to ordini peren to ri e dovette ubbidire Le mie disposizioni erano sta te rneramen te difensive ed io avevo sperato pol'er evita re u n confli tto riguardo alla fortissima posizione che occupavo - e colla speranza che ordin i meno sanguinos i avessero le truppe regolari 0
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(pag. 3) Ov 'io non fossi s tato ferito da principio - ed ove la mia gen te in ogn i circostanza n on avesse avu to or dini di evitare q ualunque collis ione con la truppa regolare - l 'impegno fra uomin i della stessa famiglia avrebbe potu to riuscire tremen do - Però meglio così! - qualunque sia il ris ulta to delle mie feri te qualunque la sorte che rni prepari il Governo - io ho la coscienza d 'avere fa tto il mio dovere - ed il sac rificio della mia vita è ben lieve cosa - se essa ha po tu to con tribuire a salvare quella di buon nu mero di miei con cittadini. Nell 'arrischiata impresa - ov'io ed i miei compagni ci erimo getta ti a testa prima - io, nulla di buono sper avo del Governo di Rattazzi - 1111 1 perché non dovevo sperare acuna condiscendenza da parte del Re - non avendo in nulla altera to l 'an tico programma - e risolu to a non alterarlo a qualunque costo - Ciocché più rni addolora è questa fatale diffidenza del capo dello Sta to che con tribuisce non poco all 'inadempimen to dell' Uni tà N.le - Comunqu e sia - anche ques ta volta io mi presento all 'Italia colla fronte alla - sicu ro d'aver fa tto il mio dovere - Anche ques ta volta l 'indifferen te mia vita e quella più preziosa di tan ti gen erosi giovani - fu offerta in olocaus to alla più san ta delle cause - non macchiata dal codardo in teresse individu ale NOTA - Questo im p orta ntiss imo d ocu mento (mo1i p ubblicato in ori g i11ale) fu es p osto alla lvlostra Garibaldina di Roma del 1932 (v. relativo ca ta l ogo a pag. 73, n. 949).
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C A PITOLO II iL��O f. - NV�. 3
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, (; 1 0 1\ 'N A L E l> E L P O P O LO l ril_pve di av vicwa rsi e rn1sc:h iarsi C..O� · cR!J4 -; r.r;-�0 � e·· �ccom<? mi si- diss�. · chl! ' 0 p" r;ele,i.� A borJo de l Ducii di Ge,.ova , ,tevaoo -disarm.irci ,-- rispòsi- si . .di�ar1J:!a�s�ro · loro. E ran però · così poco ostili , hi· 1q!e1};t . séllembre 1 8 62. ivei· n n ò - sete·· -d i · sa ngue , ed io volevo ri- ziooi dei . miei éompagni --- eh.i ,: sol twi !i> spa rmiarlo. -:-- No a, i l po�ero spld_al() che pochi uflìcinli : e , :soldali regolari io • per �e'lì dllic�isçe _ .,..,... nia gl i uoinioi dçl\11 cocisor- ni o1. far disaq�rc _ nel la folla. . teria - che non possono pcrtTo nare allaCosi 'flOO _,ilccedeva alla iwsl ra- de,slca.. � ri voluzione _ di fSSc1·e la ri voluiiooe ( ciò d1e _ i!ssalili i picdot/i _dall!! lruppa r_egolari: ,,ri p distu rba . i ..lnto c h i l i cooserva lori ) , e di a- spnsero facen1lo ' fu01:o su lt1 Ila lq, )OfQ Jioea 1'.e_r essa . ·c on-fri b'u i to · a ricostitu ire qui;:,!a ' fa. _ ,:_ e, ad ou ta d1e· le ! ro<n�e lOCf.'II_S�er� iJ.i ' riiig l ià. ilaliaM. . ·. Ct!ssarc il fuoco : -· I� vi furoii., _iniilte i.f1Ìçi-{ . · Sì-- a ,·,i.- ano sete d i sangue -- · cJ io me - late ,, die non dµrarorio per9 più d' -u.!l- qlt/1;,-; n'c �ccorsi _cÒlè · dolor.e" e oon Jascilli · per� io d' ora. c i i, di adoperarmi, accioccb.è noo si versàs- , .Le_ mie .ferite cagio11ar.oo� !llqli;in�o. �c.ol!., se '.rì��i:�-li9$fri_ :. ,;�al i !ori .. . . . _ . · ... . • ;· �.e rto sulla . n9stra .:linea-;--:-:: f. · n�"'t._r. _,_oi;titi, ·Io.-: .perc-o:-r.e10 fa. .fronìc' cel la nostra linea non .ve_d eodomi , cominciarono ad io te·n11rsj . grtJ ,, odo -ç'he •noq · sì facesse fuocQ -;- e._ d ., 1 _ne! bosco , .-, <l\ modo cb._e. · , poco _n :P9ètl cen tro a 1 1.i . sin i's t ra , ove la mia voce e dei si d i rada va In f<>l la rh' io, n _r e_va ì,1 lo_rno , ·� miei aiuta o l i po_l eva essere udita , n 'ò u 11s,ì . QOn timasçr9 che i più fidi_. 11 0 ·sol,J "co lpo. ·-' ,così non fù_ di chi nllac_ · : A questo puu fv seppi cùe · s_i trilltara t ra ca l'!I - - · Giii o l i a�:duge nlò metri , comincia. i! tn i() sla!� ruaggiore e il colonocl lo� r a l 1'on_o_ ii na foci l a la d'.. i n ferno -- e i a "pa�- l�_vicin,i ., il �Jualc comni,dava . 1(1 \ru ppa . re te dei l.icrsàglieri c lie · si trova vano dirim. - gplnre � · pcUo a me. , ,di rigcn,lo a mc i !oro t i r i _ ' L Che io e ra libero col', iuio . slulo . m�g mi colpirono - con. , <luc· palle -·- uoa alla co- gioi·c di ri tira.-rr,i ovo 1ni. p_i i,1_c u v a ( io rispo�i . scia _ s i n i s t r a , non· .;ra 1· r·n1<'n l e ··- l ' a l t ra al a lioruo di ._ u n lcguu iagle�e ) , màlcò lo del ' pieJe- �csli·u , ·rngioua ndomi uou 2 . . C Lc gi11 1 1 to alla co,11:'dcl '111arn _, i l n· �lo de· m ! e i cùmmil ito_µ,:j.,.:smhb'e slal(1_ posto grarn ferita . _ . �}�om,ii,!:lJ ll oò . ����:._�;a.! bt..1,- . jn l i be rlà pclll"1.'Ìpio:c·de1__9o n6>t�-�d · ·�ssendo st a t o · Il colon ndlo Pul l a i ici u i si' con dusse da �rà.i porlal 'o , ii;W_or\9 Jd.�_I. Losco dopo feri to capo valoroso et1 · · i ntclli gell lè i11' l it l t e lc · _snll --- io n o u pò\'eì, pii{f.,-:eder 111 1 l l a 1 essen dosi mosse mili ta ri - e uon · mancò mai d i· ri falla una folla· H11à\',-;·u tor110 .a me , rn�u !re gµardi cor!e,;i verso me - .e -,versò la · m.: 11 m , s, medirava. 1!6;;_pc rò la cQscienza · d i genie. Egl i ina u i fcsl•i ii' suo dolo-,e dì d � polr r assicu rare chi; •sino a l la fine - · � dRlla ve r ve rsure sangue i ! u l iano ; - w.:i ,ll'Cla linea che en a p_qrt�la mia e de i ·m iei aiu - ricev11 l o ordini pereolorii e dovellc obbedi a tan i i oon uscì uoa.sol;:i;,fù ci l ala . Nou fa1: e_ndo�i re. Le mie disposizioni er;ioo sla l e n:eramèn- . fooco-·p e r par i e iio�fra - - - fu a·gevole alle _ le d i fe n si v e ...:,_ �d io , arcvo spe'r�to · poi. e� cv�0
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l are nn confl.i llo - ri,.,;uarùi:l' :al a : fotii$ima p(lsizione rLe occ u pa,o� e cr{n Ìa_spJriuiztch� ordini meno sa ngu inosi a r esscro le t ru ppe regolari . - Ov' io oon• :ifo,sn,:;tà to ·, fttri lol ,ltl prin cjpio - o d ove Irti m i o ;cn l e , ir1 ogn i circos tnnzn , non a 1·esse a \' 11 lo ordi n e d i c1·i l arc qualunque col l isione ·con J'e tru ppe rei gola ri"-- là'. . �oèffo,, fraJ uoniùi,:1lel'la iùessa fa, mig'lra 1 'av-r.;bbè- pò1 11io :ri·uscire . 1remeh da :--: -- · .. Però ' ' . in'ègHo ;-cosn - Qt1a-lfu1qL1e sia il lÌstillli11!-' diil lc- - m;è ' · feri te · , ""- - qua h1 0:qt1e' la sorte \l:"!,e ''!!\i preparll-"i \ . \g<iverno , ,..:::. jt, hd la-·!ce��i é/lZl:I · '<Wlt;;e,' - fo Ilo -il ·,nii o; .fo vere; e.' il sacrifìcio -·-dcìlac' ii-ira vi [a:'.e bei\; lievtl" co'. z�· ..:.: :se_ : cssa'. - :fHI pòl u ( ò' ·fun,l'muitl!" 'I! i�alhr, quel\11·: '<lì,_;huon ':ll(imeh'i '<fo\i'ni�i -conciliadini.j ·· • �-cl r.1:irriii\:Ma, ifn1fresà -ov' io 'è i -'niiei con11 p11g�r 1 er·\½11�11rtìo- gel laff i' tesi�' _èlii oa' .....\_ "i O otl!llllffi�bll'obo sperain ,lal 'gO",·érno d . ,aa1J fn11illl !Hflpir'di'à - ·nori 'Ù<l'Ì'! � 'spéra're m_1rn<> rigore d:( r�r :e del Re - !lO!I a v�ndo ib nu!;l là •;1111 �Gla,e:; r 'àiìlièe-fr\ig, ·àn (ma·:J.__:·e : 'ri!;OÌu-: io-- , a':rn d,t:iitt€ P1 rl-o _ ' iJ llahini]iJe ._'èosrò t;;,_:' L�o-'t-lie:: 111-l;: 1,1_i· n�,M �·fi"1: <i ,;i.>;;1!i 'fot,.-�1 dif· llJcfiwr,, "dli!1 Oj}oJ eil.,u'i!tt! ì�on- poco �l1' 1_i_ òa.u dwnpliri è',,hr dH!' Un i 1,ì·· N,iz!!idàl e: ·.- .i'. ,. n: 1 .: c, .111 ,, u q c ,_.;· _ s,;f '-'ll .i.·né/1 � 1n1é°slà·vòli/rÌìo :111; j1rèsèiit� \i!Ì' I1nha · con la l'i-oti'te· alla, .. J,si-. cfrr& ,J; ; · ri,�M'''fal!� ìl m i ,! doi,ire. ' ..:.:.. A nchè' � uès t,1: 1·01t� ·ila·iM}ilk,eule tuia . v i ra -- - e q uél� la p i ù pr1>,io�à 'Ji t n n l i . generosi_ giòrani i;, f,'i;òlfd'f�· i11 oluèa (1sl '. , . "lla p i i, s;i nta delle cirn , Stn., r,i �,; m-h c c lìi3·1u· - du · fodn nh, i n·t eresse in , d i , i ,l u n l e . C. c , n1n 1 �0 1 '.
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On: "R 0111a o Morte - Giornale del Popolo" del 16 Settembre 1862, nel q uale è ri portnto il proclama di Ga riba l d i scr i t to il 1 ° Settembre a bord o del Duca di Genova. ( Roma, M u seo Cen trale del Risorgimento Biblioteca - Colloc. 719 / 24 ( 2 ) .
Protesta dei Medici a bordo della pirofregata Duca di Genova 1 Set tembre 1 862 ore 5 % A bordo della pirofrega ta Duca di Genova, noi qui sottoscritti do ttor( nel dovere di tu telare la salu te del generale Garibaldi gravemen te ferito al piede - pro tes tiamo altamente con tro la misura ado tta ta di far rimanere fino a domani- il Generale a bordo, men tre pria d 'ora avrebbesi dovu to ordinarne lo sbarco, essendo qu i arrivati. già da quattro ore. Su lla. considerazione che il letto dove trovasi a ttualmen te è per tu tti i riguardi scomodissimo, dove non può trovare una posizione che gli renda meno penoso il suo stato, in un locale privo anche d'aria, dove soffre tu tti i disagi di bordo: Credendo indispensabile che il Generale non rimanga più oltre a bordo, e che venga sbarcato avanti notte: Dichiariamo barbara ed inumana quesi:a misu ra, che vieta ad un ferito il sollievo che non dovrebbesi negare a nessuno. Pietro Ripari Prof Enrico Albanese Dott. Giuseppe Basile.
Da: "Dal Voitu mo ad Aspromon te", memorie del Colonne l l o Giacin to Bruzzesi - Arnaldo de Mohr e C. Edi tori - l\1il ano, s.d.
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DOCUMENTI
Relazione sul fatto d'armi del 29 Agosto 1862 del Colonnello Pallavicini al Generale Enrico Cialdini in Messina Da : "Dal 'Volturno ad Aspromon te", memorie del Colonnello Giacinto Bruzzesi raccolte da Giwùo Bru zzesi - Arnaldo De Mohr e C. Edi tori - Milano (s.d.: 1 907) . Reggio 1 Settembre 1 862 A nonna delle is truzioni impartitem i dall 'E. V. li giorno 28 Agos to, io partivo da Reggio ad un 'ora pom. con una colonna di 5 ba l'l'aglioni di linea e due di bersaglieri, 6° e 25° . lv1ossi per la strada 11 mm'e che conduce 11 Gallico, e di là m 'inoltrai, pel leUo del fiume che ha lo stesso nome, sino a due miglia di dis tanza dal piccolo villaggio di Padurgoni, ove, sorpreso dall'imbrunire accampai la notte. A l mattino del 29 pa rtii per tempo, di rigendomi sopra S. S tefano ove giu nsi alle 8 antim . : colà, dietro le esatte informazion i che attinsi, seppi che il generale Garibaldi aveva accampato nella notte co' suoi sul pian.o d'Aspromon te; ordinai di proseguire la 1na rcia sin.o a poca distanzn dal piano stesso, e, p rima di inoltrarm i feci riposare alquan to le truppe, soverchiamen te s tanche per la marcia fa na fra sen tieri scoscesi. Nel frattempo sepp i: che solo due ore prima il generale Garibaldi era anco ra accampa to nel sottoposto piano di A sp romon te e conobbi che per due sen tieri si poteva discendere a/ suo accmnpamen to. Divisi la truppa in due colonne, com.anda te, quella di destra dal tenen te colonnello Parrocchia, colla quale mossi io stesso, e quel/a di sinistra dal colon nello del 4 ° Regg. Cav. Eberhardt. Le due colonne sboccarono con temporanemnen te in vis ta deil'accarnpmnen.to dei garibaldini, già da loro abbandonato, poiché eransi posti in posizione sopra la cresta di un 'erta collina, a levante del piano di Aspromonte. Spedii in allora tostamen te ordine al comandan te la colonna di sinistra onde attaccase di fron te i garibaldini; men tre, facendo ritornare indietro la colonna di des tra, la spinsi con rapido movimento, ad attaccare il fianco sin istro e le spalle dei ribelli, on de impedir loro ogn i ritira ta, nello stesso tempo, con un ba ttaglione facevo occupa re lo sbocco della valln ta pel quale potevano riguadagnare il piano. La colonna di sinistra col 6 ° battaglione bersaglieri in testa, e dopo un vivo fuoco prese la posizione alla baionetta , alle grida di Viva il Re, viva l'ltalia ! rnentre il lato sinis tro era pure attaccato dai nostri 11J. Rimas to ferito il generale Garibaldi e suo figlio Menott-i, circo n da ti dn ogni lato i rivoltosi (2), ogn i resistenza fu resa im.1. ti/e (3!; allora i garibaldini fecero segnale di cessare il fuoco. S i ven ne n trattahve l 'esito delle quali è già noto al/'E. V. Mi gode l 'a n imo di po terle n o tificare c71e tu tti gli ufficiali si distinsero per zelo e coraggio e che lu tti indistin tamen te i soldati delle va rie provincie d'Italia gareggiarono di valore e disciplina. Non posso tacere che d u ra n te il primo attacco una energica resistenza (4! f1,1 oppos ta dai nostri oppositori, né io ho potu to a meno di compinn.gere che quel valore fosse spiega to in. opposizione al potere legittimamen te cos tituito e contrariamente all 'interesse della patria <5>. Debbo qui fare particolare menzione all'E. V. del colonnello cav. Eberhardt· comandan te il 4° Reggimento di linea il quale si distinse, per intelligenza ({,J e condusse con sommo slancio all 'attacco In sua colonna. Gli stessi elogi debbo impartire al col. cav. Pa rrocchia, il quale duran te il comba ttùnen to mostrò sempre so111.ma athvità e coraggio. Debbo pure segnalare all'E. V. La valorosa con dottn dei due maggiori comanda n l'i il 6 ° e il 25 ° battaglione bersaglieri sig. Giolitti e sig. Pinelli, i quali furono sempre alla testa della colonna animando sernpre coll 'esempio i p ropri su bordinati. E per ultimo non posso fare bastanl'i elogi del colonnello cav. Carch.idio il quale aveva da te ottime ed energiche disposizioni p rima della mia ven u ta per la difesa di Reggio < 7! e per tu. te/are l 'intera tranqu illi tà; né posso basta n temen te encomiarlo pel modo veramen te in telligente ed energico col quale mi secondò e seppe seconda.rmi nella spedizione che in trapresi, avendo in dffficilissima circostanza man tn 1 u to la qu iete in Ci ttà. Mi riservo di spedire all 'E. V. l 'elenco delle propos te per ricompense di quelli che più si dis tinsero in questo fatto, fidando nella sua approvazione. A S. E. Il Generale d'A rmata ENR TCO OALD1NI Messina
Il Maggiore Generale Pallavicina (sic)
< 1 l Tu tto era attaccato da loro perc h é noi non vol emmo a ttaccn_re. Nota del colon nello Bru zzesi . <2l Non è vero perché chi volle se ne andò liberamente, e rimasero, come dice il generale Garibal di, i più fidi con lui, a sua custodia. Nota d el colonnello Bruzzesi. (ll Le truppe hanno trovato i nostri battaglionj con le armi al fascio. Nota del colmmello Bruzzesi. ('l Menzogna . Nota del colmmel l o Bruzzesi. (5) Impostore. Nota del colorniello Bru zzesi. 16) Era mia bestia. Nota del colornieUo Bruzzesi. U colonnej lo Eberbardt aveva fatto con Garibaldi la campagna del 1860 ed era ben noto a l lo sta to maggiore gariba ldino. \7) Esempio: la fucilazione di Monde Ili arrestato mentre pacifimmente mangiava alla trattmia. Nota del colom1ello Bruzzesi.
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CAPITOLO
Il
L'ITALIA · MILITARE SI PUBBLICA lL 1L\TITED1', GIOVEDI' g SABBATO
TO!I I NO P. fROYINr.JR -Un o,rno . . . . L. 18 s�i rne�i . . . . . • o 50 Tre me!o.i . . . . • 5 ESTERO: .Un nono L. 30 - Sei me.si L. 1 1 - Tre mesi T.. 9. f>rt r Qll"MRO_ Wl..:SI in c:n,-sn: To�J�O r. l"ROYIKCII t. 6 E,n ,o L . iO.
Lo oMor.ia,ioni · ,i rìwvono in TORINO, Via L3gr:>nge N . Il. p. ! ; nello PllOVINCIE eol me«o di Voglia posl>li all"indiriuo del Geronte <iflll'IT.r.a Mm�ARE. l'reuo desii A.nnun,i, Cent. 95 per linc.o . Le l!:H�:� non al!'ranca,c si respingono. Num. &l'l'etl'ato: Cent. 30.
Cìascon on.nero : C:eut. tò.
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TO RINO 9 SETT E ffl B R E
cuni ufficiali. Il colonnello Carcliidio del 52 fanteria in tutle le m isu·rc da lui prese avevo spiegato somma in n1 t.clligenza e fcrm ezza. Trornvansì raccolti in Reggio dicci piccoli battaglioni , dei quali ,lue di bersaglieri e -quattro pezzi di mon tagna f,1·u LLi da 11-Jcssinn ; .ma mancavano i_ neecssnl'Ì S C L!.l� 01· 1m .1 zw:,.;1 :,1H, fT ..\[{ ! rs .SICI LIA mul i , sicchè pel loro trnsporto forano requisii. i ulcuai · caYl !Jli ti.c l paese. ,llessiiw, � sel/embi·e ·l 862. Lo �pirito delle tru ppc cccelicnle. P :i rt.il�i il 24- dr.Ilo �corso agosto i;llc 6 poro . dn Ge Ern g i t1nto a Reggio poche ore pl'i mu cl( me il co nov:i alfa volt a d ì Sìcilin e col](I notizin che Gurilmhli lonnello l'allavitlni de' hcrsogl i cri, e come p i ù anziano �ra scmp 1·e n Ca tanin , da r u i non scmùru\'n poi.esse .nrer n preso il comando ti elle 1.ruppc colil 1·i unite. _Le uscire, yoJ 1i tlapprimu toecn r Nu poli ornlc ronfcril'C col · s1ic pl' i ruc d i�posizioni po1· L11nmo l'impronln . dell'ener generale I.a l'tlnrinol'(I e rimanere saco lui tl'nceo1•(l o . gien · l'isolutrzzi1 èhc è nut1unle, Co�osccndolo da pe1' ogn i possihik cvcntunlìi:ù . Affnlhn clcl 2G sh:1rcnrn 1110!1.1, tempo l'ui l ieto (li trovudo cosi op_p ortonnmentc , in Napoli e wni 1•0 subilo i n fornrnto ,l nl gen . La Mar e gl� Ol'llinn i subito · (li pn!'li r·� con unn. colonJ1a <li G -o morn , come contro ogni rugionevòlc a�pet.l aiìonc Gnri- · ? h,iu,n�liou i , di fare ogni sfo rzo per rnggiungel'e G11boldi fosse 11sc i 1 0 ,l n l por to d i Cat ania sn due vnpo,·i rib:rldi che dicernsi ·accnmpnto sul pÌRllO d'Aspromo n te, posta li frnncc,i , a hordo dei (J11fi1i avcrn imho 1'r<1to cd insegu irlo sempre , s·e nzo mni i:l u1·gli posn , se cer qnantn �cn l c poLeYa capÌITÌ, raggiungei1do cosi l a sping�ia casse sfuggfrgli, di nuoccnrlo e dist1·llggcl'lo se nc. di �feli to, laddo\'C tl H!\'11 p1•cso torrn co' suoi. cr.U assc il coinhnLL lmcnto . P 1·c1°edcndo onch c IE1 possi Io non :ivrrn rcnl nwntc ,lnl Govrrno nitro - nrnmlnto !Jilitù di una compl eta YiUoria , gli ordinai di non YC· l'norcliè qnello d i hallcrc Gai-il.n1ltl i in Sicilia. Tale pire a poll i e di non 11e1·.ordnrc al tro fnorcli è la resn . 11 mnndato poteya d u nque considerarsi si_c,:ome cessnto clal discre7;ionc. momento rhe C a l nnirt Non c1-n do credersi che questa cqlonnn soln poLcs�e . · occu1ìn t.n ,lal generale Ricolli Cl'n rientrata nel dom in ìo del G onwno r, chr, 'Gnrihnlù i tro Òùcncrc · i l'i'sul l nti d1c oLLcnn�. Conven iva dunque di va vasi in Calabria , t ctd sot topos1 n al comnndn tlcl ge · prccl mlc1·c a Gudbol<li ogiii vin per i nt ernarsi nelle Cn nerale La Marmar a . - luhrìe Ulteriore 2 . o e Ci tm·iore : com,èni va prcpné11re e l'Ifa pure )a grnY Ì l Ò d elle ri rcosl.n nzc COTISÌgli�YU che 'm uo\'eri.i nl tre col�nnc tlic agissrro in un campo ri il generale La Mar1�1orn non nhl1iintlo nassr, Nnpolì e proy stretto , av1•n<lo così le mnggiol'ì probnl1 il ità d'incon Yed csse atl impedil'c ·q11olsìn'si tcritllli Y O tl'insnrrczionc · trm·lo . e di distruggerlo. G 11rib11 hH, oi.m uponùo il sommo nelln Basilical a e liclle Calnbric li1 1 c1·iore · 2 : ri e Ci Le- ' 'd i Aspromonte e spcdcn tlo p iceÒle bnnde alle circo l'iore; mentre in pa1'i t.c1Ì1po nl t.l'i nss u mr,ssr, la direzione stnnt.i marine , cc·1·cnvu pl'Obnb.ilmcntc di sollevorc il delle truppe rncr.ol te e <ln 1·ncroglicrsi ncll'ès lrcma Cn paes e, di 1•i11nnotl ò rc i n lclligcnzc, di oce.uni ulnre risorse lnbria lll teriore 1 . a d'nomini, di vÌYcr i , ·d i lll\tniz ioni, di ))es tic do somn ; e Accettai quest a seconda pnrtr, , C(l u nwzzogio1·no sal spìnrn i·! momcntco di potersi gclLa rc su Reggio o su pando dal Golfo d i Napol i , giunsr alle 6 del mn ttino Co l aarnro secondo gli aYV isi che ricevesse. Questa sua �cguente n Mcssinn . Informa i.orn i del lo s l n to delle cose, sos l-n pi·of ongi;tn dìNlu (I noi tempo d i prepn1•a1•c un delle truppe e delle risorse d'ogni genere di ,ponìù il i , dopp io sistema di difcsl! e di. o:lfosu che !.lovey11 schinc losciati gli o rdin i oppoi·tun i , m i recni u Reggio . Ivi cinrlo . Scc.onrl nml o i miei tclegrnmmi il generale Lu sep p i clic Gnriùal tl i ernsi spinlo sino in ,·icinanza di lllarmora d il'igcn.1 nl Pizzo li: i-t•uppc giunte dn Genova quella ei t t i1 , nella l usin;n di fal'!n' insoq�r.1·c ed impn e <In N,qioli . . . . :.. , d ronfrsene fndlm ente ; m u egli ei·a stnl.o gal!li nr1l am entc li gèncrule Hcnl tl 11 m c sperliLo con due battnghom . snù it.nmeri le ul Piz zo disponev a , .seeon do gl i ordini avuti , respin to d!l l colonnel lo Cu rch i d i o , lascinndo in po1.cre nnn fori e occupnr.ionc n Ni cnstro e II Tiriolo , foèend o d4:i nos1.1-i nnn qnu rnn l inn di pl'Ì � ionicri , fra rui nl-
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Doc M Ei\111
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L'ITALlA MILITARE
inoltre fortificare quost' ultimo 11unto importantissimo. Da Catania si fecei·o per telc g rnfo pai·tirc due batta glioni nd occupnro Cn!nnmro ehe doveva poi essere l si oucncwa nella rinforzalo dal generalo neve!. E parte più trcUn del l a Penisola una robusta lincn ap p oggiala n due golfl, in o g uuuo ùcl quali In llottn spe diva una fr egata, r.ioò u ilirc il Golfo di Santa Eufemia e quello ili Squillaee. Dn [UCSUI solido bo e dovevano partire all' incontl'o di Gari�oldi un paio dì r.olonnc o l mcno, mi,ntl'e il luo gotenente generale Violarùi stnl1ilito in Montclconc con forze sufficienti ebbe ordine di nvon�arne una purte sino nlfa pinnurn di Gioia, per agire poi secondo le noti,cic e le istrnzioni che ricevesse. Dcsidcmndo però ili finirne nl plù presto, ml al lìM di nccumufo1·c in questo breve sp01.io le maggiori forz.e possibili, nello stesso ginrno del mio arrivo n i\lcs ina, 'J.7 , mi recai a Cn tnnio , ove giunsi o sera . lnrormoto ,11\l genc1·ole Uicotti dello forze di oui disponcvn e delle cond jzion i in cui tPo,•nvasi quella provincia , conobbi che pote,•o trarne seru.a pericolo almeno quattro bat taglioni per fBrli sborcn re dove meglio convcni e e se condo le notizie che sa1·ci per ricevere, toruondo o Reg gio ove nrl'ivni nll'nlbn ciel mattino se g uente, 28. Gnribnldi occupavo sempre Asp1•omonte ; mn le bande dn lui spinte intorno su di un l'B gio di qualche ora di dist�nzn aJlnrmavnno il paese e lo facevano crcdr.rc con tcmpornnoamcntc in vori luo g hi. Della oolonnn Pnl ln· vicini, 1 in1·tita il giorno preceden te all'una p. m . , uiuna notJzfa, scnonebè a,•cr rn ggiunto per via unn pnrliLn di Garibaldini e a,•ernc rauo vrigionicri un ccn1looio ili relli sotto scorta o Reggio. Me11u•o io pl'endcvn quesw dis p osizfoni cd ovvertlva il generale Ln Mnnnorn di sos p cntlcrc l'invio di mag giori forze al Pizzo, egli, se non erro, ordinn,·n sca glioni di tmppc <ln Cosenza n C a s 1 1•0\·illnd e Potenza , e provvcdcl'n per t.crrn e per mo .re nlln sicurczzo di Sa lerno , dove Nicotcrn bn molle odct·enzc cd ovo si so· pevano dirette le mire di Garil>1tldi. Pll!sni < 1 uiudi nello stessa g iornntn del 28 o Mcssinn omle occtqHu·mi dello stato dcll'isclu. F1'nll,1nto giu11gevn nv,-ìso dell'arrivo in Pnle1·mo del g enero lo llPignoue , n cui io dele gava i mioi poteri strnordfonri, onde essere libero di otlendcrc esclusivamente olio operazioni militari. Non tutti i se guaci di Gnl'ibnldi nvevnao potuto im barcarsi sui duo vo p m·i francos.i che lo pol't.orono in Calabria. Settecento e piu g ior.c\"ono p,·i gionicri del gcnerole ·rucolli iu Co tonfo ; quolchc ccnlinnio era sll\to improv· vidomcnLc timandnto n cusn con ro glio di yiu ; oltrcciò un certo ma gg ior Tresselli vo gm·o olio testo di una Landa, lo cui forzo, do quanto ri p etutamenlo dicc,·asi, sembra,n ili oUo o novecento u-0mini. Fu d11nquc mestieri di concer tnl'e la pc1·sccuzione di qllcsln bnnd u , foccntl olu csc gufro !I n trnppc cli Cat.nnfa e dolio pocl1e disponibili di Messi n a , non porn101tcndo lo sloto deg li animi cl i q\lcst:i eittù w1 sonrchlo ollon tnno.mcnto di forze. Purvc poi prudente cosa ili nlleggeriro Co ton io dal gra,·o nmne1•0 di pri g ionie1·i, <', ci11quccento no ful'ono imbal'cati e diretti alln Spezia. At'ril•nano nel porto di Me.sino i quattro battaglioni t.rntti do Co tn11ia e che io ponsovn mantenere imlinrcoti
in nttcsa di notizie, onde a verlì sempre sotto In mnno e pl'onti ad essere · t1·osr01·tnti e sbarcati come lr nmbrossc convenien10. Ma nella noue ìfol 'J.9 ol 50 mi giun geva do Re gg io per telegramma un succinto rapporto del colonnt'IIIO Poi• luvicini, in cui ero nvvc1•1i10 del ri,ultuto stl'uordinnrio e completo do lui o UcnuLo. Di questo fatto d'armi che per le sue conse guenze assume l' importanza di una battnglio, io rimetto alln Ecc. V. i duo rnpport i originali ( 1 ) che ricevo in questo momento dal colonnello Pullnvicini, ,·.d ni q uali mi nstengo di aggiungere o di toi;liere una parola. Credo sollnnlo dover mio di racco1110.ndare al Govi,rno cd alfa muniBecnza Sovrim� questo lirilla.nlC colonnello o le brnvo \l'uppo r,ho (·.0 11rn 11da,• n, gin, , chè il sel' vhiio dn loro reso non s,1pt·chb" c·�serc 111ni suflìeicntcmente ricompensAto. 11 fjtflera./e 1farmnl1, Cu1.01N1. A S, EcD. il tJignor Mini�ti·o dcl/11 G11n·n, Tol'iuo. ( l i Vedi li supplimento.
ELENCO
DEI MORTI E FERITI
N E L C O l! D A T T UI E N T O Il i A S P R O M O N T E Eserdto italiano !ORTI 0 ° DAT'rAOLIONE uensù:i.1r.n1 Cctpot·ale 1 Ca glicro. Dtnagliti·c .2 F,· goni . 5 Cnlobl'ini • 4° flEGGl/lBNTO FANTERIA So/1/nlo I; Formicolo. !> B01·mio.
•
FERITI. O• D.\TTAOLlONE DERSAGLIEnJ, Luog ote11 e11 te 1 Fc1•rori Luigl. &l/olent11/e 2 D'Ar genzio Giuseppe. 5 Al geri Gaetano. Scl'ge11ta '- Pintto Vincenzo. Ca1101·al.c � Tl'nvorso ,½ostino. 6 Bordino Lui g i. B�r,ag/ierc 7 Copora.zza Luigi. 8 Riccni'di Giuseppe. 9 Vopnliui Piotl'o. 10 Nicoli Giuseppe. H D0n11izc1la Ab1"11IIIO. '1 2 Copcl'lo Mam·o. 1 � Dot.Lo Felice. 1 1, llonn g lio Sc;·oOno. 15 Ah-iso Giuscpp�. 16 Copulo lichclc. 17 Dc Antoni Angelo. -18 Bo11tivo g lio B111·lol o. 19 Gnstaldi Bort<Jlomco. 20 Frlgcrio Luigi. H Co!'rcdi.
Ra pporto del Gen. Cia l d i ni al Ministero della G u e rra, i nv i a to da Mess i n a i l 2 Settembrfè · 1 862. L'articolo con tiene a nche l ' elenco d • tta g l i a l'o d e i mortì e dc>i feri ti 1wl c o m ba t t i mento di As promonte. Da notare il rirerimento al tenninc dell'elenco dei feriti degli 'insorti': "I nomi d i morti non si conoscono" . Ciò fa i ntendere c h e non si sia vol u to rivelare il numero dei cad,1 ti, hc n c> l l c p .i bblicazioni coc>ve s no sem p re sta ti ri porta l·i i n n u mero d i s1;:tte. Da: ''L'Italia Mifaare", Anno I, n. 17 - TOJ·ino, 9 Settembre 1 862 (pa gg. 157-"1 59). (Roma, Biblioteca dell'lslil11to per la S ioria ,lei R i:;orgi111e11/o ltrr/i11110 - Vìttoriano).
22 l'iumarLu. 'J.3 Tcttnrso. /,o RUGGl�ENTO f'.l �T�nJA. t1·ge1ùe 24 fahareao Gnvino. M, r,,\RATIINl�I\I. t:u,rabù�ici·o 2?i Mnnni•n.
f)c-raagliere ,
INSORTI FERITI. ·I Il gcnornlu GtH"ibaldi. 2 Gu1•i1Jal<li-�lcnotti. 5 ViLLo Giu�cr11e. &, Orso Ignnio. !'i llenctlo Snlvoto1·c. () Tcttnmo Gospure. 7 Fl'aoo1.er. Paolo. ti Jlicci \t tilio. 9 Lobianco Augclo. I O Marrone Midrnle. H ltr.meo Giovnnni. 12 Gagliardo Solvntorc. U Ricllo Domenico. I I, Sorrentino Solvatore. Hl Lagri C1u•me,lo. I (l All "l! ''O Angelo. i 7 Pecorcllo ll.lniiano. I l\lHcchi J/rnncr.seo. 1 1) D ' Angelo Antonio. 20 Awmli Giu�eppe. N IJ. l nomi doi 1uorU non si conosoono.
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C.~PITOLO
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Documento del 1 ° Dipartimento Militare relativo alla custodia dei prigionieri garibaldini (Genova, 1° Settembre 1862). (Coli. L. Mais, Rornn - Già Archivio Eredi Albanese).
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DOCUMENTI
(v. trnscrizione alla pagiJ1a seguente).
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CAPITOLO II
Trascrizione del documento del 1 ° Dip.to Militare relativo alla custodia dei prigionieri garibaldini.
Genova il 1 ° 7mbre 1862
1 ° Di:partimento Militare Il Gran Com11ndo del 1 ° Dipartimento Militare con suo foglio ° N 14411 (riservato) Ufficio 1 Gabinetto, comunica a questo Divisione di Genova Comando Generale di Divisione che il Ministero della Guerra /w disposto che tutti i prigionieri garibaldini vengano indirizzati nel Golfo della Spezia per rimanervi imbarcnti, N. 2/2. d'ordine (confidenziale) in.lanl'o che non siano tradotti nei forti del Golfo, e fatti partire per mare per altra Lornlità a seconda degli ordini miei. Oggetto La S. V. è incaricata della custodia dei prigionieri che Prigionieri di Garibaldi e suoi seguaci verranno sbarrnti costà ed è quindi che curerà siano tosto allestiti i locali al Varignano onde Garibaldi con il figlio, e due sen.1il'ori che lo accompagnano vi sia rinchiuso. Al Signor Comandante il Battaglione Trecento quindi prigionieri saranno ditenuti nel/'lsoln del 1 ° Re&gimento Fanteria Palmari.a. distaccato alla Il di Lei Battaglione custodirà i 300 garibaldini non che Garibaldi e si stabilirà perciò dove ella crederà meglio, anche nei Caseggiati del Varignano, occorrendo. La Sottodirezione del Genio venne direttamente avvisata di non frapporre ostacoli di sorta alla S. V. nell'adempimento della sua missione, presl'andosi anzi, si per alloggiare le truppe, come in tutto il resto il più che gli sarà possibile; ogni qualunque altra ragione di servizio dovendo cedere a fronte delle attuali circostanze. L'approdo a Palmaria delle Navi non del Governo, di qualunque dimensione, dovrà essere assolutamente impedito. Possibilmente dovranno separarsi quelli elle Garibaldi considerava come Ufficiali, dai semplici soldati. Ai Cornandanti le scorte, non che i Distnccamenti preposti nei singoli Forti alla loro custodia, dovransi dare gh ordini più severi e perentorii perché prendendo tutte le possibili prernuzioni, facciarw in modo che non succeda110 assembrarnenti o dimostrazioni di sorta 0
(pag. 2) nel passaggio dei prigionieri, reprùnano irnmedia tamen te colla forza qualunque tentativo di rivolta e di evasio11e, e sappiano che come prigionieri di Guerra devono essere tranati gli Individui alla loro custodia affidati, e c/1e quindi chiunque tenterà evadersi (avrndosi dato principio d'esecuzione) dovrò, tosto accertaf'o, venire senz'altro fucilato: e questo ogni Comandante di Distaccamento deve fnrlo conoscere preventivamente con apposito ordine del giorno. Ogni conumicazione dei forti col difuori dovrà essere assolutamente proibita, in una parola dovranno prender i tlltl'e quelle prernuzioni e quei provvedimenti che sono richiesti in co·a di si grande importanza. I Comandanti i singoli Distaccamenti dovranno essere messi in avvertenza che rndrà su di essi la responsabilità di qualunque inconveniente fosse per accadere, essendo loro lasciata la maggiore possibile latitudine per antivenirli e rimediare a/l'occorrenza. lnfine Ella vorrà rene/ermi informato di tutto valendosi anche del Telegrafo, e vado certo che saprà ottemperare esattamente alle istruzioni avute, e che la gran responsabilità che pesa su di V.S. sarà stimolo a maggior zelo dell'impegno del suo Servizio. Il Luogotenente Generale Di Boyl
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TELEGRAFI ITALIANI. !f......, 1i :;/-HA ?.#AJ lUCll'TUDl:!WTe
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Dispaccio telegrafico del Comandante Del Carretto relativo al trasporto a La Spezia di prigionieri garibaldini. Da: "Rivista Marittima" - Anno CXV: Aprile 1982 (pag. 32). Articolo dcll' Amm. di Div. Alfredo Brauzzi: "1 cinque Garibaldi".
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TELEGRAFI ITALIANI.
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Telegramma dd Ministero della Guerra al Colonnello Pallaviciui con istruzioni sulla custodia di Garibaldi. Colonnello Pallavicino (sic) Anzi tu /:to si curi la feri l'n dei Generale coi riguardi dovuti alla Sua persona. A.ppcna sin possibile lo s'imbarchi sopm 11.11 legno dn guerrn. Fmll'antu il Governo decideriì quel che si dovrà fnre. Si rivolga a S. E. i Generali Lmnarmom e Cialdini per viveri e cusiodin prigionieri e per /'organizzazione di un ospedale a Sci/In. Mi11.istro Guerra
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CAPJTOLO il
- Leggesi dalla Corr . ji·anco-italiana.11 Generale Garibaldi è ora nel suo apparramenro al Varignano. che per le disposizioni date dal governo glifu appositamente allestito. Il suo traspor;o dalla pirofi'egata ebbe luogo ieri nelle ore pomeridiane. Posto sopra una lettiga e acco1npagnato dai medici che sono alla cura, fii condoIlo fino li terra e di là due robusti marinai con ogni riguardo lo trasportarono nel suo appartamento. Nel trasporto ebbe leggermente a sojfNre nel principio, poi più nulla; la contusione alla coscia è cosa di nessun momento, e nepp11re la ferila del piede è grave e pressoché cessala l 'infiammazione che in casi simili naturalmente avviene; la guarigione non sijàrà molto attendere. Sebbene lo swro del Generale non offi·a alcun carallere al!armOllle, il governo volle mettere a sua disposizione i distinti professori Rizzo/i e Porta professore il primo della Universilà di Bologna, e di quella di Pavia il secondo. Il figlio Meno/ti è pure/eri/o ad un piede e neppure questa jèrita o/Fe nessun carattere di gravità. Anche per i volontariferiti si hanno tutti i riguardi dovuti al loro stato. e coloro il cui trasporto potea ojfi-ire qualche pericolo jilrono condotti negli speda/i più vicini, e, dove, ciò si capisce, sono curati con eguule interesse deijèriti appartenenti alla nostra lruppa. Intorno al numero di questi ultimi variano le voci, e solo potei rilevare essere questo in. relazione al nwnem deiferiti dei volontari. - li corrispondente parigino del/ 'lnd. Be�ge conferma che Vittorio Emanuele mandò a Napoleone Ili una lettera awograjà, nella quale,facendo valere presso l 'imperatore il pegno da esso testè dato di poter mantenere inlaUa la sua autorità, gli avrebbe chiesto di porre una volta termine alle giusle impazienze degli italiani.
Genova 4 Settembre. - Leggiamo nel Movimento: Abbiamo dal Varignano le seguenti notizie sullo stato di salute del generale Garibaldi. « A treso lo stato di tumejàzione infiammatorio della parte, non puossi accertare l 'esistenza del proiettile. « Sin/orni generali assai miti; = buone speranze. Varignano, 3 Settembre (ore 5 pom.) Gius. De11egri Tùn. Riboli. Firenze. 4 Settembre. - Leggiamo nella Nazione: 11 Senatore pro_( Ferdinando Zanne/ti è partito ieri mattina per la Spezia, colcì chiamato per telegrafo onde visitare il generale Garibaldi. - L 'autorità politica procedè ieri l 'altro alla perquisizione del locale della Fratellanza Artigiana e al sequestm delle carte ritrovate nel medesi1no. Dicesi che causa di tali atti sia l 'affi liazione di questa società all 'A ssociazione Enwncipatrice di Genova. Ci si narra che il Presidente della Fratellanza protestasse ciò non esser vero, e dichiarasse eh.e riteneva lai provvedimento come motivato dalla qualità delle persone componenti il seggio di codesta società: esser desse pron;e a dar la loro dimissione. - Dicesi inoltre che i componenti il seggio si recassero poi dal Prefetto di Firenze per rinn o vare tal dichiarazione.
Napo/i, I . 0 Settembre. - Pallavicin.i non ha ancora avuto il tempo di spedire al genernle Lamarmora la relazione deuagliata del combattimen/0 di Aspromonte essendo ancora occupalo a persegui/are ifuggiaschi del corpo di Garibaldi che in numero di un migliaio circa si aggirano fra le gole delle montagne che attorniano il luogo sul quale em il campo di Garibaldi. Le noslre perdite sono state 212 uomini tu/lo compreso: quelle dei volon/àri non si conoscono ancora ma devono al certo essere state superiori ai 600 avuto riguardo al combattimento disuguale con truppe regolari che sono andaie al 'assalto alla baionetta ed allo sgomento che si è impossessato dei foro animi nel vedere cadereferito e jàtto poscia prigioniero il loro generale. Pallavicini avea ricevuto da Lamarmora 11el giorno precedente un telegramma che gli ingiunge va di 11011 lasciar avanzare Garibaldi a qualunque costo. Egli rispose «che avrebbe fiuto il suo dovere » appena giunto ai piedi della forte posizione scelta da Garibaldi, fece deporre i zaini ai suoi soldati e mosse senz 'altro all 'assalto, previa solo la inlimazio11e della resa che venne respinta dal medesimo. l volontarifurono i primi a cominciare ilfiwco, vedendo i bersaglieri avanzarsi risolutamente verso di loro. Pochi dei soldati risposero e solo quandofurono a fiore del piano della posi:zione, fecero una scarica generale e si slanciarono poscia alla baionetta. La lotta fu accanita, terribile da ambe le parti che durò anche dopo la caduta di Garibaldi, si può dire che duri tuttavia perché, come già vi dissi, un migliaio manca ancom a/l 'app ello. 1 dettagli precisi non li abbiamo pur anco; solo si conosce qualche circostanza trapelata or qua, or /(Ì in qualche telegramma arrivalo a Lamarmora. Garibaldi appena flll/0 prigione manifestò il suo desiderio di essere trasportato a bordo di un vascello inglese per poi andarsene in. Inghilterra. Pallavicini intanto il fece condurre nel forte di Scilla aspettando gli ordini superiori che furono, come giò sapete, per l 'invio del medesimo e dei suoi alla Spezia. Garibaldi fii poscia trasportato a bordo del Duca di Genova, com.andata dal secondo della Maria Adelaide, e sulla stessa .fì'egata, venne pure imbarcalo Menotti suo jìglio ed altri 7 suoi compagni di s ventura. - La più stretta sorveglianza è ordinata su di loro, con giunta però ai più delicati riguardi. Fino ad ora i prigionieri fatti ascendono a 2200 di cui un 220 sono disertori de/l 'armala. E ' provato che perfavorire la diserzione nella /ruppa il partito di azione sborsa va 1 00 franchi per ogni solda to eh.e passava sotto la sua bandiera. (Corrfap. della Gazzella di Torino)
Descrizione h·atta dal l a Gazzetta di Parma di venerdì 5 Settembre 1862 in cui viene minimizzata la gravità d e l l e ferite riportate d a Garibaldi e dal figlio Menotti cd enormemente accresciute l e perdi te e la durata d e l l o scon tro in Aspromon te, a dimostrazione della "falsità" del l a stam p a filo-governativa. (Collez. N. Fusa, Verona) .
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DOCUMENTI
Giornali dell'epoca con intestazioni riferite ad Aspromonte
A ROMA E VENEZIA*
------------------Giornale d'occasione
.
Pubblicato a partire dal ] O Luglio 1862 col programma di «lr11.ttare le a�pimzioni del popo!u e i pi1i recen.l.i bisugui d'Italia». ,. (V. "lfa/ti - Di::ionario del Risorgimrmtu Italiat10", di Michele Rosi (pag. 95)- VallilTdì Ed. - Milano, 1931).
ASPROMONTE* Giornale politico quotidiano Palermo, Tipografia Carini. Il primo numero risale al 17 Di embre 1862 cd è diretto da Enrico Bay, combattente con Garibaldi fin dal 1848. Ultimo num ro 1 Giugn 1863. • (V. "Ifnlti - Dizionario riel Risorgi111e11/o It11/ia110", di Michele Rosi (p,1g. 65) - Vali ardi Ed. -Milano,] 931).
9.1 ago lo 1862
ITALIA t:· Vl'f'TUIUO 6MMA1\UELfì
�- 2_0 - grana QUA1TIIO
LA CAMPANA DHLLA GANCIA [n Ca111pn11n della Ga11cia - Foglio strnordi11t1rio.
Salialo t·t> ai;osto- {8G%.
COST� UN U!JOCCO.
i\1100 f.. - Num. ti.
B0l1IA O MORTE FOGUO STRAORDINAIHO·
Roma o Morte - Foglio straordinario· - Roma. Q,wtidia110 il cui primo numero ò del 16 Agosto 1862; r'dattore nisponsabile Eugenio fiorino. li giornale (anti piemontesc) veime sequ strato. Ebbe vita fino ili .I 865. Nel,,. 3, Anno I (J 6 cttembre 1862), è pubblicata la «rlic/1irirazio11e sui fatti d'A$!>r0111onte », scritta da Garibaldi a bordo del D11et1 di GenOUII che lo port,wa prigioniero al. Varignano il 1 ° S ttcmbre 1862 (v. riproduzione del1'01i.grnale alle pagg. 88-90). Dal catalogo della mostra: "Gr1ribr.rlrli Arte e Storia" (Vol r: "S/orin", foto e sched<1 n. '] 5 a pag. 69) - Roma, 1982. • (V. "I fatti - Dizionario del Risorgimcuto 1/aliano", di Michele Rosi (Voi. I, pag. 894)- Val lardi Ed. - IVlilano, 1931).
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CA PITOLO II
ANNO XV
TORUIO , lil A R'l'EDi
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S ETTE11BRE
1 862
N UM, IOS l l UJO CU11Dff I Il II C I TOn o ,
OONJIL&IONI O'U�OCIA.ZlO�I f,nM.. • , L . t" 1"6Y h1,,.h, o , • • , • r.:1w• A ch1,1nicilio , 1..:4!01 ,
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L11. pu\ilillt,U ll)nti l1n llll�j!:Q I IIH I j �h, r. i e rl i , Cl i oY ,1 1 1 1t .S.�: u, 1 ,c1 d ' o;;;ui � , u l m ft n 1L
- 1., L ht.tirno cl.111 • I , . r.,.uimtli,n GAI. licAi, Lib� iQ - ,i1t "I C,11,H 11u N . •7. - In Pu111 ..1, , ,iir u H h Lli rui.• a.,. . , , �N• , )'n.as• h Hli,ru h Gu .iafi .
I malld.ati J',bl,oam:a.e,a\•- " • lt.l\itt'f 1 pi�1ll. i. 1i ..,r,.11no dirig , frni,rli ., & Oirniaru 4cl f"i,-:lt i�uo.
- .\ Il-el t:!-g ll.1 � p r 1 u 11 t l i h u l M'iiu'· rlì i ,h u.\11.
l,,t Q�!Odhla n l l1-ll'1.IH1 pr i 11�! f" rO 11 c l J•ri • cno ,H cin 1t. 1H'I 1r'lot11-.
- A M,g.J ic n i!. 1 p rt.m:i Il 1l.;. F.rrd.i"nd• r., rl'l 1 : n 1 i i 1 1t1, gou;1rno di ,una , oliigc-ui di
���;!:�:, Cott;r. :•.:��: .,i: l)c��� o
L• dU1t lh•I•-. ba l•oe.nl!, o,,. I .t:.1
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·- A ftir 1;io {dt.11' E•i1h l p,e:no Ci•· "fll P• n11,.6,uL - .$1,..,. M•nrr-11 .
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IL LEONE FERITO A POLOG O
Ynnt-0 o splondor dell11 for i o n gente, In terra, Au pponinm, poco lontnnR n Ll)onc viveva quctamonte Nella sue tnna . E d 'intoroo ucchegginvn un iversale Coro di lnucli nl Sir della forestu :, Chè i n lu_i splendeva sovrnonturnle Virtùde ooest11. Umano cor de' miseri n sostegn o : Pu nica fede : i mmensi bouefi c ì . .. I l ru i o Leone non n u triva sdegno Che pe' nemici. Per cotesta virlude peregrina Amato dunque, beo ,oluto egli er11. : · A h1i di uaozi rispettosa e chio'i. Stn �a ogni . _llern.
Soln una Tigre che al Tamigi in rivn Solitaria per nbito, vivoa, . D'ogni buou sentimento igonrn e schiva ' Tra sò fremea. D"odio frem�a ; d' i o vidin, d'ambizione, Sendo l'orgoglio priocipal 8110 vizio : E giora,•a scnvar sotto al L�one Uo precipizio. · Vùolsi nccou o nre che pe' vizi suoi La Tigre nvevn di nemici uo carco, Bramosi di poterlo, o prima o · po i, Cogliere nl -.arco. Quiucì l'idea foroce ed luumnn& D'eccitnro il 'uooe. ad .uo èooflitt-0 ; E d'ottenere nella gnrn iusnna Doppio profitto... Parti - Dionuzi al Be delle foreste F11 mode&tn, �trisci a n te, in�idiosa .. . D'affetto, cl 'omi cizin le proteste Piovvero n josa . . .
�osci! gliii,�vell 'ò \i•.oti.ore , offoao / Con nùdèce oréstènté ipocrisia. ,', Del suo merlo schernito e vili peso Dn geot11 rin ... Riferl le mionccie . a lui dirette Da uno stupido stuolo furibondo .. . Disse -cho Inso m m a • ern coo tato trn etto , Da ua certo mondo ... E' batti e poslAI , ogni p!}SSiOne ardente Le Tigro si rimescolò 001 dito, Che il LOono rizzat,>si roponte Mncdò u u r ggiro. Poi di quoll'empin fattosi atru,neuto, A' suoi detti prestando ineonn fede, Venne, per mnln. sorte, nel cimento · , , Ferito ·al piede, Piaoser gl i emici n) .doloroso caso Più di tut�I ne pianse il feritore, · Cui nonoat.lote vivo era rimuo · L'affetto i o core . ..
· Alla Tigre' soltaotq, dnll'agooe Sul Tamigi 'rit'rat'tn, dolse forte Che non fosse rimasto il pro' .L�ne Piagato n morie . .. Prv.
NUOVO PATRIOT r1smo S ì è cl iscopcrto in Genovn n ì giorn i scorsi.,. Patriollwna 11u01>0, lettori 1 • • • Pat,-iollismo mai più visto ·i osino ndesso l . .. che perciò merita .uo· articolo . . . d'iocoragglaaiento t Nnrriamo In cosn per di e teso : Il Z7 ogosto, compnrivuno eugli aogol i degli À oiiin o vog)iam dlN Jni,iti , per uoo di111/nt1aziou da fitrsi in Genorn la acro Blessa . . • G l i À o llisi o Irwili ern110 sottoscritti A l cutii pat,·ioti . . . E lii sern ateSl!a n v vc11no ql1el tafl'e.ru glio
Da: " Il Fisclrietto" - Torino, martedì 2 ettembre 1 62, n. 105.
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che tntti snnno - accompngunt-0: dall' nr, resto di parecchi di1J1.osfranti a r mati di snr,o ... Lo dimostr112io11e essendo stfltll ortÌioRle dni patrioti - io rogiono cosi - i dimo· slra11ti dovevano nppnrtcnere nuch'essi nlln cotegorin pafrioteica e lo s ·m.o dove va no· cess«rìomcn tu rn1lprcsou tnrc uu simbolo di pM110/lis1110•.. Altro rutto O!><le. cmerr,"O il nuovo g(lucre cli patriolli11110 i11Lrodotto.,l II Gonovn, è q_uello dol Pl'ocurntore G enernlc del Ilo Sig, Pun inurd i , uil nocciato per lcHern di unn STll.llTTA TA so dentro olio giorni uau t ru, divn ln giustizio s il proprio dovere.. . La lellere . . . non mi ricordo bene, ma mi pare che Co se nnch'esso Jìrmn!n 1111 Patriota. Ecco il 1111.ouo Pat1'ioteisma numero uool . . pafrioltismo o/zio ! .. ·in vcotnto, introdotto eù insi n u a to, nel lodevol issimo scopo cli mettore il Patriottismo ali.a porlftln cli tutto Il mooclol.. Perchè inflno nd oggi � dicinmo quel che va detto - ,io,. licebat 0111nibus adir6 Co1'i11/lm111 : cioò non si d i ve n t.n v1\ patrio/i cosi nlln prcs:n: i l palrialiismo non s' i n • ghiottiv a giù come un ovo fresèO !.. Ernoo necessari dei requisiti ! E qunntì requisiti I Orn io veco.. . bo li I . . Scntì te - gi ustn l e pnrlicol A ri m i o 1 1 1 formuzioni - con q unntll · rncilit:\ di mt,.1,i si r�ggi nngc lo scopo : • PROr.J':rro • TICO
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REC:O L A l r n N1·0
P,I TR /f l l '.
(U LT IMO GENERE) - OSSI A :
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, M ,\ N J E IU DI F.Sl-'.RClTA H T-:l L 1 ',1 Tfl /O TrJSMO • SECONDO I su r. n1m 1 .1rn �·r i n, • TR IOTI -
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, 1° - Per essere buari Patriota . è no cessario possedere un pugnnle cosicletto s·ru.o n lnmn triangolnro se è possibì le Iu cnso di neccssit� , nncho u11 coltello ter11ma11ico sarà menato buono. • 2• - Un brwn Patriota oon si dividerà , mni dolio 3/l'Umento palriolli,o di cui sovra , e lo terrà pronto e prepnrnto - mnsa i m e , nelle gra o cl i occasioni - p e r Cnre opern • di palriolli!mo.
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ANNO XV
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L A VEftl TA VERA INTOn ·o AL l'A:rTO D I AS l•J.10;\IO S TK
, i o Culu b r i L , , i geuc rnl i L n m n rmorn r C i n l , c\ i n i lo m n o dnrono con \ro : , Q u nrnntu rrlgg i mc o t,i ,1 1 fuute rh1 ; , Trc n ! n id. di co mllcri n · , Veoticinquc 1�1t:nghu1 1 1 tli llcr�ogl i cri; .. 01 m1 1 1
lu n ttosn che cess i u n ,1 v o l hi l ' i o q u n l l iìcnbil� e sul,dolo s i le n zio go,• e ru u th·o stile <Id Didlto - sul l., batt111ll"lia d' Aspro mon tt : e v i, l:L I n rclozio u 1: dol ln s tcs.. i ba l tngfo,, p u b u l i cata da l l o 8eato M,iyg/.oro d � I s u l l oJ o to ])J,-ftto · - n tnn c ,·o d i snbato \\ 1 ti m o - c�m c quelli e h o rnnggi o r meu te s i nJlp<'OS., inm a l l a uri/ti - s iomo l i et iss i m i d i pu l>IJllcM� la seguente - co ru pi lntn dn l l o Stato ilfiuorc t!cl l?isokfrllo - c b c p u ò d i r sene I n V �l'ità ve r a . O l i uorni 1 1 i dc l i ' o,, , i,,io11 e , d e l I n Diu //ssio11c e s i nl i l , pot rn n u o spn 1·g-c rc i l tl u l.J bio snl compie.oso tle l l c uos re Ms.:rzioni · ma noi, come i l p relotlnll' JJirillo, r <1. Sotto l ' 1,sb �rgo 1lct se,1/f ci puri ... , n o i ·c c ne i l1 flsch I amo ! . . Ecc o In ro l n ,. i u u c - $ t l l e IJi riUo - nm e nitil idem .. . • Li 8 _etle m bre H!G2. , A I.lordo tle l l n pirofregn t a R.oma o morte, pnrti\tt dn L o u d ra e ,rn d n tn i u . . . E111 a 111 , , Ln colomw i l a liami ( co l r i sJ_Jct ti v o c,, p i tello i n gle$e) co rnanòn t!I - per i11terim , - dal geucrnlc Garibaldi fu costretta, , cnnsn le coudi �ion i chmate r i c be dei siti • p i u ttos t o Jmllli: c n u sn il !J1'iriccio i n coo · , t rnt,i u cl l c Cnlnori e , n l nec l n 1· rnol tu g-e 1 1 to per i s traùn . . . - parte iiltiri � i ita d al sud , r dett-0 Jreilllo , pnrtc perchè ma119iarn la , foglia ... in mn ncnozn d'n l tro n utrime nto. , Giu otn nd A apromoole essa coloo o n si � r i duco • n µcrtooto � N . GO (1) i n d i v idu i 1/. tl i basso fo r i n - i v i com p r eso 25 cl o n n 0 , , 10 rngnzz i a I di sotto dei 7 nooi e 5 o t , , tuogeo ari . - Residuo 10 u oa:iui io ntti • vità di serv izio. < Il n u m e ro degli ufficì nl l - n l ti e bassi , - crn di 1 50 - Ogn i u fl'l c i nl e co m n n • dnvu cosi 1m g uindicisimo di solùnto I . . , , .A.ppeo n nputo l ' a r rivo d ì essa colono n
, , , ,
lc �· 1 0 1 d d i cn n , h1 11 i l· r i ;
V i e d l,nt tcriu t\ ' in· � i i l i c r i ct ; O t to e o m p"g u i e d � I G o u i o ; Q ,m rnnb1 curri tld T re n o : 'f re co m p;ignie d' infer m i �r i ; Ci1 .quce n to gnord ic di pu bbl i Cll si · , curezzn ; , E u t1 m1 mero s truorù i n n r i o tli frt•goJ e , • pi l'u freg,i tc, corvctU. , A v v l � i n '' "POl'e, .., ec.c:., ;>cc . e Que.�lo forl..: uoo cost i�11h•auo cho I ' o • vangun rJln d i u n corpo ,J "nrmnta ossa , e p i ù r i lovtrn Le - 1' i rnte I n p ro 1lotz i o u e l . . . , .Sco p o d i t• s s e ern q ,1 � 1 1 0 ù i n n i l u p p n r e , 111 c oloniw iù, lia ,,a pri m n c h e n v esse t e m 1: o • di ca rt t;Rru il fucile. • Onr,wldi n•cvn orJiunto n ' sooi uom i n i , d i c a ricnre i fuci l i u sola ;,olo crt - 1 , n i ' c nm e ,1 te ; pe 1· s p a v entare g l i 11ccell i . . . , M n lg·1· ,1do u 1 1 s i m i l e o rd i n o . pu reccb i , sol<l uti -11 tui ici, nrnn m a n o che s ' a v .,, ici .. , nnvano a l ln col=a Ualia11a, Cllde,·nuo io parte f.irl t i , , u r:irt } , n Jrti . . . , L' n ncn l me o to - i n "s p l i c ab i l e ùnp · , 11 r i nin - tli ctlu ot'ig·i 1 1 ù nd ,1 11 u i n ,· cs ti gn , , ziooe e �· eube a ri co , , oscdre clic i l co l o n • oe l l o Pallo r icini, oud.: n vere 110 pre testo , Rd aaa 11r11re, ortlin a\'R :illn metà <l i ego, , co m p n g 1 1 i u <li fnr r, , oco iopru l ' n l t rn •
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, J.ì cco J ' o r i gi o e d e l l n c1 1 J u 1 1 n irL l u u c i n tu i n , fron t e n i c olG,tlari che fusscro i p r i m i n , lÙ'are! . . . Proli pudor i ... • Ciò fo tto , c-uvnl lerin funter io , ge U?o , , r, r tigl ie r i n , stato mn gg i ore , provinndo , , n m m i n is t mz i o 1 i ù, znppn lO!' i , c 11rn b i n i e r i e q p ubul i c n sicurezza si H v c o tu rono co m e , un 3 0 1 uoruo co n t r o la colone/la gar i l.>n l ' dioa la q uule si lasciò scbiocciare, o o� i , s term i o n r c , o p e r <l r r rorgl io, pol veri zzore , col mas& l m o snoguc fr ed d o . . . t Ognuno d i loro - cl i c i 11 01 0 og:n u n o « fo m ova tro.nq u i l l amente un s i garo Ca � o rw,
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• me u t rc o t t o cu u t-i spade , u i n q u el'cuto l o u c i o • ccl n Hrcttn n t i ,·cr, olvcn m i n nccin v n n o' cl i • togl iergl i I n v i tn . . . • In quel ·men tre due pullo feriscoo o i l • b>eoern lu : i l (_Junle si n lxn m nestosa mcnle ci. lj. sI ,;...:.upro rJ co po. ' s ; [J l'/ ' 8 ' 1l l l\ 1 1 1 1 pnr l n , n e 1 1 t n r i o C posc l/1 � ' a ! t.r .i u fllo , n l i rt'g o l a ri . - 1 1 gc nern l o l ì fa • Ll 1s:ir1.nn r1J , po i di uuovo n rm n re come per dh,e rl i rsi u11 poco alle loro spnl le, e ord i no • r. u almc ntu clw gli si porti du,·nu t i il co loo nel l o P n l l n v id o o . . . • I l co l o 1 1 1 1 e l l o P n l l 1,v i cl 1 L o, s i nvuni n _ • n o n v o ) Q u do po1·, n e t te l'e e l i o lo portin o . . . . G i u nto diuu nuzi n GMi lJ/\ ldi chi,-<le se ,' • • ,·ol o o ln r i ricoo,sc& 1 1 0 i l Ile 'ì' i torio • Emo ouel u . . . ' Og1ni n o li i � s s ì trne fù o l ! ' cl n l l e ta scho • 1 " 1 1n ·ocla m1i di Ca/rmin , J o ,·e i l I I o m e d e l Ue il HC 1· i t to a , ·a rn tte r i c u l,itu l i . . . ' 11 gen rn lo Gari lJalJ1 n un 1•olta c h iede � . di essere 1mbarcnto �u d'uu legno i ugl es c. A suu l ' O i ta il Palln vicino l i ra fuori unn • cnrta do v o sin scritt o Picc/t e / . . . • Cosi i • ·�pii r i rn m L inrono l e g-cri tl lezze uos lrc I! ... • Fu mest iori pnr tire per Sci lln .. , • .'on regis t rere mo gli n t t f li rn t.i l i _ • ci mo n cri 1 ! temp o . . . o In cnrt� . ' S o l o I.l i remo çhe la. limn, �pt�iulcva t i·i , • #a 11m, tc . . . • E mal poleud o compo r�1 rc l a vista Il i • q uelle sceoo d "orrore che o crntl e rnno di • àfrtepp o iii 1liruppo (si�) lCr l lt Ì 1 1 >1 ,· a per • copl' 1 rs , p u <l i c n mcntc , l ' u r , ,·rio . . . , Per t u l l oJ l o Sta to iliit1 0 1·r. on z i deUo KRllh ,
lA LUNA IN BA L LO C o n s t n pos i t i v am e nte nl Fiscliìetlo che fu conscg n n tn a l JJiritlo 1 1. 1 segu ente cou i n v ito d ' i n se r zi o n e a termini di legge :
Da: " TI Fischietto" - Tori no, martedì 9 Settem bre 1 862, n. 1 0
1 03
I C A P TOLO Il
-.NNO XV
NUM . \09
Toni ·o, G10venl 1 1 SETTEMBRE 1 86'2
6 11u • t
I, 1,u11
1 n.., , ..
- 1 11 T a r r • • 1 L \' OHJ �l , 4 1 I Ghu u " , . , P 11- , N, f ,
4 :!iU 1 &I T' o 1 i 11,,i, , , lr. & tt.U S 1 1D l'n. .i•u:t . , • Il � ... 1 fu,-," , • • 11 1-. ..Coru 1 c i l f l(l , 1;1•1, L . ;j(I 1 1 1 1 d 1 1 :,1 r;"Jl1 t,1 ,
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L :) ,.ail,llniiknl,c 1 111 l � o l ii.L ii • ,Uu •c d"i . Gi v1'4."l.il it: S.'11111 1 1 0 !i• Cl!!,'lli �H Ìlll� I\I .
- F n P'u m , , r,T�lu 1 1 L i b r ir. r i A &•4 • · ""'., � �tuH h li li.rui• Gu,i•lt .
I niJr,111111 d ' � bli11 � 1 1 1 m�ro t o , �:1 t l1 llrre , piite:•i , :ti d..-rllaa• dlrl1e 1 r (:rai1t,l ì alla. OiH�i11 1H 4tl F'i.r� i,HO,
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LE COLPE D E L GOVER30 A s iduo lettore dr.l DfrWo. io mi sen to oggimni scoppiare il cuore d1dlo barbarie, dnlle cn,dcllà, dnllr. to,·t111·� iul11ltc ni gn· ri uoldini d 'Asproinon te rl11 u n effunnto go verno... Vero è - dirò col Diri.lto - che uo go verno cn1,ilnouto dol l ' avfraio Jibcl ' iO , oon poteva coudursi diversamente l.. I l D1HU0 ha comiocinto n chinmnrlo Ut··
lian ...
Idea sulJlimo, I ;::periamo che domani !o chiomnri Dirmi sio, Caligola, Ncroi.c e viu ùiceoùo, L'evi ralo Ul1erlo - e i I S l l O governo non avruono che quel èhe si meritnoo l. . Ah I . . so avess i m o un nitro governo.! . . uu gov crno che piacesse nl DiriUo I . . che godesse In sun stimn o In sun coofidenu, I . . .�o io quello che nv rebba fntto I .. Prima d i tutto, l i t.I s i mile governo avrebbe 111:rmesso a Garibaldi e soci di conlinunr h, strada verso Romn - aor,i , moglio an coro, avrebbe messo a loro disposizion e le vie ferrate, gli ,nnnib1t.1, le ciUadiac, tutti i currl i cnvolli ed nuche i muli dalle Cn · lal,rie, perc! Lè vi nodnsscro più presto . . . :\I. a posto i I c�so che motivi d'alta poli t icri gl'i mponesscro di arrestarne In mnrcin, un governo n m i co del Diritto si sarebbe regolnlo senz'altro cosi : ] • l n v iondo a� Aspromonte unn com m issione d 'u f/ic. ii, l i genera l i i li mont\1rn d i psrot.1., i qunli rispettosemente, co l eoppello i n mnno , prcgnsse.ro i gnribnldin i n fer · mn rsi. ·.1° on volta f�rmi - per loro grnn de guaiioue - si sarebbero trovati sul luogo ,1u nnt.it1ì. d i cnrri della proviai.da cnrlcbi <li polli arrosto, piti, g11aittte, bottiglie di Mar sala, Sclampa_qna, Nebiolo, rinfreschi e si gllr i n i o cl iscrezion�. :1, Idem quantità di covnlli arabi - o per lo meno ingleaì - oode i gnriboldi n l
'liJ!J@�ug;;;'ffF..J...Db, ' :p,.� ��-U�"H-�-�--.. -
potessero fare i l Lrogitto sen1.n ro,•inariji i piedì : o qunntl t.iì di musi che m i l itari per cbè rcudessero il tragitto meno noioso. 4• Provvedendoli - una voltn giunti nl mare - siogolnrrneu te, d'un posto di primn classe n e i diversi legni delle Il . Marina per traspari.Orli dove meglio desiderassero. 50 A coloro frn i gnribnldi n i che n o n avessero clo rn loll lo fisso u determinnto , sn reblie stata. offcrlA una oigna o casa di cem pagon per term i n arv i meno mnle In belln stagiono - s a l vo n pren<lere ultcri o l'i p1·0• · vedimooti per assicurare il loro beoe.:isere nncho du rante la prossima stugione in ver nale. 6• Dccornziooi di medaglie nl valo,· mi litare per lu bnssn forzo , e delln m·occ di Savoin per gl i u f/icinli (colle rispetti ve pcu siooi) promoziooi, trasferte nell' ormntn coi rispetti vi gradi , e gill/Jilnzioni senza ri sparmio. 7• Ai sigg.ri Nicotern, Miceli ed nitri de putati h•i esistenti, un posto di prefetto subito . 8' Mou umenti, statue, lapidi, grn t i fk n zioni , i m pieghi militari e civili , pr� n7.I , cene, !e�tri, bol l i , concerti eco. , ecc. sine fi11• àiunie& . . . Ecc o ciò che avrebbe fatto un buon governo - secondo il Diriiio - al quale pertanto lo stesso Diriilo sarebbe stato lnrgo d'npplnusi e di approvo.-iìooe. Stn poi a vedere se uu tnlo governo sn rcllbo riusci to n meri t n rsi gli opplnusi o l'nppro9aziooe degli uomini di buon senso ... Mn non csl Mo loc11s I . . l Noi parl iamo <lel Dirilto . . col Dirillo . . . e m nome del Dii-ilto . . . Dunque . .. A IJ!1nsso i l buon souso ' . Z a, ,
U N fflATTO Sapete In storia di luoedl scorso. Un infelice - cui aveva dato volta il
Da: "Il Fischietto " - Toru,o, giovedì 11 ettembrc ] 862, n. 109.
1.04
1
cen•ello - si nHen t n ,· n al si mulacro (chri, .1iOJJ1'lico) clelln Madonna che <lovcvn ré carsi in processione, e coosumava su di esso un tm,tntho cl'omici dio , fortunotn mcntc distmbnto ònlln vig·ilau2a dei .m,·· genliili. Qualcheduno - In C\lriositll non il mai morta - nonost.nn to l ' ntto cn1·ntt.eristico i o d ican te c h e l 'in fel ice ,w evn il cervello a spasso - -volle tutlnv1a i n terrogarlo suUe cngl on i cl1e lo nve\'nno spi nto II sim ile ec cesso con t ro l' u p pnrccchio galvnuo-pla sLico delln Coosol,,ta - cosi felicemcote ;. mitnnte l'notica stntuu ù 'nrg� u lo, sottratta iii ilio tcm1101·0 da prev iden ti man i ni ra paci 11rligli d'un governo i oc:11nerntore . .. Ecco la rispoòlfl dato. dnl matto . . . , 11 moti vo - cosi quel fu ribondo , che mi detcrmiunvn. a seoglinre dei colpi • cli s,�nre nl sim u locro d c l l Cl rondre cli Dio, non /J nll1·0 c h e un cccc�so d'am ore ' . . . Io l'adorom - quclln ll1 1ulonna ! - io « l'idolntrn vn, io mi struggeva per lei . . . , Qui gl i >l$!nn ti a stri ogllrsi nelle spalle a f�rgli degli occhiacci, comP a dire che non capi vano verbo dì un o m ore co,icrctalo noll 'nm putaziooe d i uu broccio e nella frat tura del craoìo all'amato oggetto ... , Voi rato le meroviglie I - contiounva , il clemen te - Si vede chio ro che l ' ira , per il momento vi soffoco l'intelletto e « vi toglie In memorin : giacchè non ricor t clote l'i<lentico ntl-on toto commesso tln un • uomo che nessuno si è mni sognoto di ' chiororc mnniDco ... , Si, o signori : Vi crn .in uomo - l1 tl e grande uomo noi. i I ... pieno d'omore e di vencraiiooo per l'ltnlin ! . . . che egli chia c mnvn s o n nwdrnl... , 1''io dnlln sua pri mn gio v i n ezin 4uesto , uomo s'ero dato alle temornrie imprese , - tutto per sun mndre ! - e fu mil le , volte n u n pelo d i rompersi H collo • J)l't l'immenso omore che le portava !. . . , l i nostro Dcppin o - tnle era i l oome , dell'amoroso figliuolo - iu mezzo alle « sue grandi virtù nveva però uo gran , difetto : q u ello cli legarsi l o nm fcizin con
DOCU M ENTI
ANNO XV
NUM . IJI
TomNO, . f.\ R T EDÌ 1G SETTEM BRE 1 862
OONllltl ONI D 'ASSOCI AZ IO.U
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L.c ;u..1oci1 1 i o n t hanno ptiO(ipio ''<I 1,r l c t C i 1ia.�'1i'I l! t ic,
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La .tin,il,,a1i6M b• 10•1••1� .,, "'d NoUino� P,�n• dl c l nc.un GtUl'l etO up1r1to Co n i , • • · \;n n nn:iuo Ur"1l r1.to , c,n1 . l' O ,
L'Al1IN1STIA ,,� rco1. v. u , us r1m),r n N 1· � , Stupile o gonli ! . . . La fe mOlla Ditta • Che sottoscri ve Urba,i. e Compagtiia , V u ol fnrci doao - goocrosa e invi tta , D ' u n ' A m ni sti a I . . . • J . ' e �i rnto l i bert-0 - oh deg n u i one ! , Capo dclln monarchica coo rte , , V nol t i rn rc u n a T i ga co l carbone , Sul .Roma o niorlel . . . , Vuol perdo o o l'Ci l'ibridn bnn tl i era. , C a gion d i lutti , di sv e n tu re e d ' o o te , , Che ndduce,•a il leo n e di Ca prera , In A spromoa te ! . .. , Come se noi , llel globo s ubi u n nre, , Rsppresca tn nti i popoli frementi, , P otess i m o oggigiorno, fl g unre • Per delinquenti ! . . . , Com e se cu rvo, prosternoto 11! piede , D ' u n superbo, e ffe rato m omirchi$mO, , $tnr si v edesse. e domnadnr m ercede , Il co n, oretism o I . . . , A rte infelice I ... Miserevol re te ! ... , J 1 ' i n finocchio.re il mondo i n gorda b ramo! , Codeste , o ge nti - se non lo sa pete < Tela !li chiama I e Perchè il l'opolo e Dio sor vol a altero , All 'orli regie, a1\'of!ì cial menzogna : , E di perdon , da un em pi o mi n istero, on 111Jbisog11 n. , Y eri t:\ snnln ed i n con c u s sa è q liestn , Per chi non hn In ,• eri t a de n scherno • Solo curvar, solo abbossor la testa , Deve il gov erno ! .. , , S olo i m pe trar pi etndc a l \d s'nddice Per cu i c rebb imo in tnn tll sicu mera , , E i n 1 1 n l i n mett iamo e m p i a rad ice , Mntl i n n e se rn . .
Da:
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11
- lt1. Brc1cill ptc l l r. l'Agtinlh ri1Huha J i CMII) 11.0911,,,1/.
, Lui che o'fa·emiti nos tri ogoor novelli , Facendo sempre orecchio da mercnote , , Lascia l'a rte d e i stili e d e i coltelli • C rescer gigante . . . , L u i c h o r i dotto abbi amo i o tnl perfgl ì o « C ol l a nos tra più ll n n ipocri s i a , , Dn ricorroro a l ti m ido co n e igl io , Dell ' amn istia . . . , Lui che, sch ivo d'ene rgicha , misure , , Finisco sem p re per In v i n s m arrita : , E p er senti rsi dagl i n:n l c i p ure , Lepg11· la vita . . , , Povero sc� m pio ! . • . s'egl i è persuaso , Che pi gliamo sul sodo I l a u o pe rdon o, , D ' i n t l tol nrlo è v eramente coso , 'l're volto bu o n o l . . . , Piuttosto d i r le cose ve ri tiere, e Mao ifeatar dovria queste o p in ione : , Che a m11 isliandoci sperono otte n e re « Ln com p ussiono I . . . , Vane lusingh e I . . . Ai loro portam enU , A i fatU dn costor manipolati . , Pietade non svrnnao, nè l frementi , N è i modci·a li . . . Cosi p n rh1vn l ' u o m o jrcmoòondo , L ' es sere coucrteutico - idealt : è mi sembrò p arlasse, in fondo, in Condo, Poi ta n to m ale . . . P l F. - ;: '9!sc
BRIT ANNEGGIAm ENTO U n n v oce b. a preso co n s i s to n zn d a pochi giorr. i - , che i l mi u i s toro ò'l'ilamuggi. , , Sta n co di v edersi eterno mcn te gonfialo • - term i ne te<:n ico - dnlln Fnncia, nelln
.
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, ques tione rom a o a , il m i o i s ie ro . lla riso e l u t-0 d i fo r buon viso all' J n ghilterrn per . . . , tutto quello che p u à succedere • Quesui , clnl s utto in stì , è la 'DOCt• • • Como per n l tro, p o chissi m i credon o a.Ile v o ci, o ppoggl n n d osi fo rso di sov erchi o nl l n s ietn sen too zn: Vox 'DO.V 2wct ci·ea1Jue n ih U IJC r gi usliGca ra la prop ri n i ncredul ità, cosi il Fuchitlto si a [retta n roti llcare la sud detta 'DOCe con delle prove i o coo trastnbili , d i mostran t i la real t.à dol � 1·ila nneggiam ei./o ìu q uòs! i o o e . Ecco l e pro� s - raccol to perso oohneu to d n l Fischfrtto o, quanto meno , ri ferii� a l medesimo d a testimoni autorevol issimi. 1 . L · onoro vole Sci aloin d i r i torno d a Pn· r i g i - c o i rolnti vi fran tumi del trntt-0.to ù i com mercio i o ta scn - ( A pparautomento i l trnttsto f u l'Otto p e r causa d e i 'Dalori ii11, lia ni., ma e ffottivnmeotc per far pi acere a l l'logh i l te rra . ) 2. L 'abitud i n e pres n dn , . E. il Ministro Rntta zzi di l nscia rsi scn ppitro degl'iunume .. revoli 1odda m, ogn iqunl vo l ! n e sce dal co n slglio dai m i n istri - dacoM si discu(e massi me di processo e d am11istia - ( Cir, costanza ri l e v anti ssi ma i n q uonto ogn i pn· rola d ' u n P resi d e n te del consigl i o dei m i n istri lrn se m p ro un sign i ll cnto politico. ) 3. La deto r m l o azione d o! m i n i stro del lll guerro d ì ca m biare tulti i cn ononi atfA1AI· m e n te � igenti i n altretfaoti can noni A r m slrong - come que lla di n dot!-0.ro io l uogo del s1,rt011.t o òourno1u dogli u llìcinli , il CO · .� idett o cloak d c ll ' o rmata i n glese. 4. La proposto imm inente - da nutoriz zarsi per Reg io Decre(o - che son\ mess11 · i n annzi dn l M i n istro Selln , ùi o ppell nrsi di ora i o n n u z l Il Cancelliera ciel/o Sca cchiere . , , 5. Ln premu ro i n cessan te - a u meo tntn � i ìn ques t i u l ti m i giorn i slraorcl i n nria m e n t o - che h a i l i\li o i stro Persnno dei suoi po. l inersto)J : ni q unli consncm le pi t\ te nero cu re . . . 6 . I l 1111trimei\to dello L L . E E . - ( S I è osser vnt o, o rgl i ultimi pra n z i d i pl o m atici offerti p . e. alln mi ssione m i l i t are s vedese
"Il Fischiet to" - Torin o, martedJ: 1.6 Sett·em b rc 1862, n . 1 1 1 .
1 05
CAJ ITOLO II
Consulto (inedito) h·a i medici curanti Ripari, Albanese, Basile, Di egrt Riboli, Prandina, Rizzoli, Zannetti e Pata ulle precauzioni da prendere prima dell'accertamento della prese112a del proiet tile (Settembre 1862). (Colle,:. L. lnis, Roma GiàA.rch. En?di Albanese).
Fire11ze1 20 settemlire, Font.mm. Sul battello c'ern Elpis Melenn, cioè la moglie di Sclm;arfz che si recava a Varig11n110 per ns i tere il 110 amico Garibaldi. Come le ,noscile una pingn, così le do1111e attornin110 l'eroe fetil'O. /J.pprodni a/In Spezia 11//e 3 nnti1n. E visitai Lindermann. e la signora Sclnunbe di cui avevo già letto nei giornali torinesi che essa curava Garibaldi /1J. Mi raccontò del suo stare, avendo passato il giorno antecede11le pre: o di lui. l1 leo11eferito giace nelforte di Vnrig11nno; dniln riva potei vedere Infinestra della sua ca111ern. Dei tre edifici l'uno nccant.o nll'nllro e destinati pei lazznrelli e pel govemnlore, quello i11 cui egli si trova, è l'estremo. I gnleot'/'i si trovano 11ell'an.tico castello alla punta del promo11forio e nel cantiere d'un vascello da gt1erra. L'eroe popolare è fra gli schiavi di gnicra. Un.a Sl'mna ironia delln sorte ha voluto che il vascello di li11en, ancomto davanti a Varignano, si chinllli Garibaldi. L'nccesso presso Garibaldi è orn più libero; 11el principio gli ordi11i di Rattnzzi ernno piiì severi. Son presso di lui i due figli ed alcuni ufficinli prigionieri. Gli 1nn11dano rinfresclzi da tutti i punti del pae e; ma dapprima gli fecero 111111,care anche il più necessario; la prima camicia per cambiarsi fu fatta fare dalla signora Sclrwabe. {I chirurgo Pflfridge si esprime ili modo dubbio sulla sua ferita. Si stacca.110 delle scheggie d'osso. Non si sn nncom se il proiettile sin uscito. Se è ancora nella cnme sarà necessaria 1m'n111p11fnzione. llferito tace quasi sempre; 11011 dà nlcun giudizio. ulle cose politid1e. Legge Tacito come Coln di Rienzo leggeva in prigio11c il Tìto Livio, Ln Spezia è vuota. La vista de/In wsa. ove gince Garibaldi vi spande tmn melanconica aria. di lazzaretto che penetra dappertutto e pare renda silenziosi nnche gli uo111ini sulla riva. Anche qui reg11n l'opinione che in principio Garibaldi sin stato d'inte·a col re per venir poi i1111110Iato. Si è incolleriti cl,e il re non abbia manifestato alcun seguo di compassione per l'uomo al quale deve la corona il'nliana. Nessuno crede ad un. processo ufficiale. Lasciai Spezia alle 11 su una carrozze/la e passa.i per Snl'gone, Luri (oggi la miserabile Avenza) e per Mossn sino a.ila stazione di Querceta; di là pel' Pisa e Luccn venni a Firenze ieri alle 10 si sera. (l) I:' qu sta la signora Giulia Salis-Schwabe, la medesima che adc!imostrò più tardi il SllO amore per l'Italia fondando, djetro inizialiva di CaribaJdj, Lt11 bello e durevole monumento ne!Lo stabilimento d'educazione popolare del Collegio Medico di apoli.
Narrazion della visita a La Spezia di Ferdinando regorovius. Da: "Dinri Ro111n11i", di F rdinando Gr gorovius (pagg. 202-204) - Ulrico Hoepli Ed. - Milano, 1895.
106
DocuMENTJ
Lettera (a sola firma autografa) di Garibaldi a Francesco Crispi, delegato a diieodcrlo nel prncesso penale intentato contro di lui (Vru·ignano, 19 Settembre 1862). (Archivio Centrale dello Stato -Arch. Cri.spi, Pil.lerrno -Se. 16, Fase. 127). Da: "Garibaldi e l<oma", mosh·a storico-documentaria dell' Archjvio Centrale dello Stato, l 982 (scheda n. 113 a pag. 43, foto a pag. 45).
Scritto (a sola firma autografa) di Garibaldi dal Varignano (26 Settembre 1862) alla Società di Muh10 Soccorso degli Operai della Spezia. Il testo è di mano del Dott. EnricoAlbilllese, medico curante e segretario del Genero le. Pubblicato in:" Rivista Storica 1860/I960 - La Spezia e l'Arsenale M.M. ", 3/21 Agosto 1960 - Palazzo degli Studi - l''iazza Verdj (foto a pag. 54). Non pubblicata in: "Episto!ario di Garibaldi" (Voi. VII: "1862 ") - lstituto per b Storia del Risorgimento Italiano - Roma, 1986.
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N. 2 bollettini autografi (inediti) redatti dal Dolt. Albanese al Varignano il 26 e 27 Settembre 1862, con indkazioni sulla ferita e sulla salute del Generale. (Collez. L. Mais, Roma - Già Archivio Etedi A.lbanese).
107
CAPITOLO
II
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Relazione Medica sullo stato della ferita del Generale Garibaldi (inedita) a firmc1 di s·e tte medici curanti (Ripari, Za,u 1.etti, Ghe rini, Tommasi, Prandina, Basile, Albanese) redatta il 9 O ttobre 1862 (v. pagg. seguenti). (CoUez. L. Mais, Roma · Già Archiv io Eredi Albanese).
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DOCUMENTI
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DocutvrENTI
Relazione medica sullo stato della ferita del Generale Garibaldi (Trascrizione)
Esaminata_ la località affetta abbiamo trovato il collo del piede assai tumefatto, e questa tumefazione noi crediamo sia dipendente dall'attacco reumatico che si è manifestato anche in altre articolazioni in questi ultimi quattro giorni, nei quali le condizioni atmosferiche sono state variabilissime. Non intendiamo per ciò di escludere che, possa essere anca derivata dalla natura stessa della lesione, per una di quelle recrudescenze solite ad ossei-uarsi nell'andamento di queste malattie. Nella parte interna della ferita vegetano dei bottoni carnosi dovuti al processo infiammatorio e suppurativo per la eliminazione delle schegge ossee. Specillando la ferita si penetra con facilità in un tramite diretto trasversalmente, lungo due pollici circa, nel quale si avvertono delle piccole scabrosità ossee. L'estremità dello specillo si arresta in prossimità del malleolo esterno, senza urtare in corpi duri. La suppurazione è di buona qualità e in quantità proporzio = (pag. 2) nata alla estenzione della ferita. Nel segmento anteriore del contorno dell'articolazione tibio-tarvea si osserva una edemazia, e poche linee al davanti del malleolo esterno, precisamente dove esiste la cicatrice dell'incisione praticata imrnedia tamente dopo che il Generale fù ferito, si vede la pelle arrossata, palpando si risveglia dolore e si sente profondamente una certa resistenza. Premendo poi al di sotto e al davanti del malleolo medesimo geme dalla ferita del pus. Il segmento posteriore il con tomo articolare è pur'esso edematfro. Lo stato generale del 'Illustre Infermo è sodisfacente perché tutte le funzioni si compiono normalmente. Solo è da nol'arsi e quel dimagrimento che è inevitabile dopo lungo decubito e sofferenze così prolungate, e quei dolori che da quattro giorni lo molestano nelle articolazioni prese dal reumatismo. Dell'andamento della -rnalattia e dal sCpJ ri-esposto, noi possiamo argomentare che l'esito sarà favorevole non ostante quel grado di acchilosi che ne risulterà, ritenendo però sempre che la ferita sia grave; -1 ° - perché aperta l'importante articolazione del piede colla gamba, con.frattura del malleo = (pag. 3) lo interno, - 2 ° - perché non esclusa l'esistenza del proiettile - 3 ° - per le disposizioni artritiche che esistono nel paziente; circostanze tutte per le quali potrebbero in.sorgere successioni morbose tali da prolungare ed aggravare la malattia. Quanto alla cura noi crediamo conveniente di insistere nel trattamento tenuto fin qui. Spezia li 9. Bbre 1862. D.' Ripari
F. Zanneth Gherini C. Tam.masi D. Prandina G. Basile E. Albanese
111
CAPITOLO
11
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Dott. Enrico Albanese: una pagina autografa del "Diario della ferita". (Collez. L. Mais, Roma).
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Docw,rENTt
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Altro disegno con le due "viste" del piede destro di Garibaldi ed appunti relativi alla ferita (di mano del Dott. Albanese) donato al Dott. Ambrogio de Marchi Gherini. (Collez. L. Mais, Rorna).
113
CAPITOLO
Il
N. 4 fotografie (inedite) della ricostruzione della gamba destra di Garibaldi (due dall'esterno e due dall'interno} per meglio studiare le parti interessate dalla ferita. (Collez. L. Mais, Roma - Già Archivio Eredi Albanese)
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DocuMENTl
Lato 1 Ricevuta di L. 100 versate dal Dott. Gilberto Scotti in data «Varig11ano 16 ottobre 62 >), con firma autografa di Ga.ribaldi. Lato 2 Dichia.razione in pari data di mano di Candido Augusto Vecchi. (Collez. L 'Mais, Roma).
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CAPJTOLO
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Foto originali (inedite) della partenza di Garibaldi dal Varignano per La Spezia, con scritte autografe del Dott. Albanese: « Trasporto del Genernle G11ribaldi, ferito, dal Varign,mo alla Spezia - Ottobre 1862 ore 10 ani». Il giorno, non riportato nelle foto, è il 22. Nella prima foto il gruppo di barche è fonno alla banchina; nella seconda si vede il corteo di barche in movimento che accompagnano quella su cui è Garibaldi (rimorçhiata da un trasporto). (Collez. L. Mais, Roma - Già A,clùvio Eredi Albanese).
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DOCUME m
Fotografia (molto ritoccata) in cui il dottore inglese Partridge visita Garibaldi all'Hotel Mi/11.110 (La Spezin) il 28 Ottobre 1862. Foto A. Duroni e Murer, Milano. (Milano, Civica Raccolta delle Stampe Bert, rclli).
Sonetto« GaribnltU ribelle», scritt dal Dott. Albanese e datato «Notti: 19.20 <•ttobre Vnrigna110». (Collez. L. Mais, Roma).
Garibaldi all'llote/ Mi/11110 di La Spezia. Ad stra il Dott. Richa r d P.:irtridge sta sistemando il piede di GaJibaldi nell'apparecchio speciale di sospcn ione da lui inventato (31 Ottobre 1862).
117
CAPITOLO Il
I"
Minuta di lettera del Dott. Timoteo Riboli, da Torino, 30 Ottobre 1862, «sul massacro commesso
dal Maggiore De Villata su sette garibaldini»
(minuta destinata alla libera stampa). Dal catalogo Curatulo: "Garibaldi e il Risorgimento fta/ùmo" (autogrnfi, documenti storici e cimeli pag. 144, ex n. 3190, poi 809) - Ed. "TIBER" Arti Grafiche - Roma, 1917. (Milano, Museo del Risorgimento).
118
DOCUMENTI
« Il Dott. Nelaton dichiara che l'amput:azione 11011 è necessaria ». La foto è stata presa all'Hotel Milano di La Spezia, ma per far rimarcil r e la prigionia dell'Eroe, vi è stata disegnata una stretta finestra con grate (a sinistra). A desb:il, appoggiato alla sedia, il fodero della sciabola. 11 Dott. Auguste Nelaton era il medico personale di apoleone 11(. Foto di P. Wamer, Parigi (pubblicata su: "Aspromonte" del 20-9-1912, pag. 56).
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« Garibaldi visitato dal Dott. Nelaton dopo la ferita riportata nella battaglia di Aspromonte». (Foto nella coli. Museo Massena, Nizza). Dal catalogo: "/-lo1111nnge de Dijon à Gnribn/di" - Ville de Dijon - Archi ves Munjcipales, 1982 (pag. 44). La foto, come la precedente, è ritoccata e presenta la variante della carta geografica d'Italia (a sinistra), il cappello appeso (a destra) e una finestra. In ba8SO, sulla sedia (a destra) vi è la sciabola completa ed a tena è stato disegnato w1 bel tappeto!
Lettera di Garibaldi del 13 Novembre 1862 al Presidente della Società Operaia di La Spezia (solo la firma è autografa, il testo è di mano del Dott. Enrico Albanese). Pubblicato in: "Rivista Storica 1860/1960 - La Speziri e /'Arsenale M.M. ", 3/21 Agosto 1960 - Palazzo degli Studi, Piazza Verdi (catalogo, foto a pag. 56). (V. "Epistolario di Garibaldi'' (Voi. VII: "1862", 11. 2943) Tstituto per la Storia del Risorgi.mento Italiano - Roma, 1986).
119
CAPITOLO
II
•
Racconto autografo (inedito) del Doli·. Enrico Albanese (Pisa, 24 1ovembre 1862) sull'estrazione del proiettile da parte del Prof. Zannetti, avvenuta il giorno precedente. (Collez. L. Mais, Roma - Già Archivio Eredi Albanese).
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DOCUMÉNTI
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Descrizione autografa (jnedita) del Dott. Albanese relativa al proiettile estratto dalla ferita (23 ovembre 1862). (Collez. L. Mais, Roma - Già Archivio Eredi Albanese).
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DOCUMENTI
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Di egno riproducente il proiettile nella sua integrità (al centro) e, ai lati, due vedute del frammento e tratto. (Collez. L. Mais,Roma).
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CAPITOLO
II
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Una rara fotografia di Garibaldi ancora degente per la ferita di Aspromonte. La gamba appare in trazione; un ingegnoso mobiletto gli permette di leggere e snivere pur stando disteso. La foto è stata realizzata a Pisa dopo l'estrazione della palla (23 Novembre 1862). Foto lng. Mullei; Torino (ovale, cm. 13,6 x 10,3 su cartoncino rettangolare). In basso a sinistra il bollo ovale del «Fondo Patriottico/ 0 /Genova». (Collez. L. Mais, Roma).
Particolare della foto riportata sopra in formato carta da visita (mm. 62 X :IOS). Fotografo ù1g. Muller, Torino. Sul retro bollo ovale: «Fondo Palriottico I ù / Genova». (Collez. L. Mais, Roma).
124
DOCUMENTT
Documen ti e Tes timonianze 1 . Ra ttazzi e Garibaldi Importan ti rivelazioni su/l'in tesa tra Rattazzi e la sinis tra fu rono fat/"e nel corso del dibatti to parlamen tare sul fatto di Aspromon te da Nico /era. In que/l'occasio11e furono anche rese no te alcu ne lettere rivelatrici dell 'ambiguo atteggiamen t·o delle autorità a pochi giorni dalla crisi. (Tornata del 25 Novembre 1 862, Seguito della discussione dell 'interpellanza del depu lato Don- Compagni su Ile condizion i poli fiche del Regno, in A tti del Par/ainenl'o ltal inno, sessione 1 861-62, Camem dei Devu ta ti, discu ssioni, Voi . VII, Roma, Tipografia eredi Botta, seconda edizione rivedu ta, 1 882, pp. 4529-4530; 4544-4545) . NICOTE RA . [. . . ] Si è afferma to da alcu ni e si è n igato da all'ri che il Minis tero avesse complici tà col generale Garibaldi; si è de fto da alcu n i e si è affermato da altri che il Ministero, o meglio il com menda tore l�attazzi, per arrivare al potere si fosse servito del generale Garibaldi e sifosse appoggiato alla sinis tra od all'estrema sinistra. Come la denegazione non può stare assolu tamen te, così non può s tare assolu tamen te l 'affermazione. Io non so, o megho, per un riguardo verso il gene mie Ga ribaldi, non en trerò nelle promesse che il Minis tero abbia fatte o potu to fa re al generale Garibaldi; io dirò so/amen.te quello che il Minis tero ha promesso a noi. E prima di tu tto mi è gra to poter 11t testare, e tan l:o più mi è grato inquan toché la Carnera sa che io non sono amico personale dell 'onorevole barone Ricasoli, q uel d1e mi consta e che posso affermare, cioè che il barone Ricasoli non. ave-oa fatto nessuna promessa né al generale Garibaldi né a noi (B mvo ! a des tra). Quali sono in.vece le promesse che il co111mendatore RaUazzi lwfalf'o a noi ? Noi, o signori, abbbiarno un desiderio, un profondo desiderio, che io riconosco anche nei nostri avversari, di procu rare per quanto è possibile il bene del paese; noi credia1110 che la salu te, la salvezza della nazione sl'in p rincipalrnen te nella buona ammin istrazione interna e nell 'annamen to nazionale. Noi non ci preoccupiamo delle altre q ues tioni, per noi sono necessità supreme q u este due cose: buona amministrazione, armmnen to nazionale. Noi vedevamo che sotto l 'amministrazione dell 'onorevole Ricasoli / 'armamen to nazionale era tmscu rato, vedevamo che so tto la sua amminis trazione la cosa pubblica non andava come era desiderabile; e quindi da uomini onesti, ed io spero che la Camera apprezzerà ques to nostro sen timen to, mettendo da parte le eccen tricità e le impazienze, noi abbiamo credu to cosa fattibile che il commenda tore Rattazzi po tesse provvedere a ques ti due suprem i bisogni; ed io, o signori, che spesso sono stato chiamn to impazien te e qualche cosa di più, io, o signori, sono s tato il primo, e confesso il mio torto, son o stato il primo che ho sos ten u to ed appoggia to alla riu n ione della sinist ra il cu111 rnendatore Ra ttazzi, colla speranza che il commendatore Rattazzi potesse provvedere a questi due supremi bisogni. Noi abbiamo creduto di doverci un.ire a lui, ed egli, da scaltro, forse comp rendendo che io non son.o molto raffinato nell 'arte di governo e, pennetteterni / 'espressione, negli intrighi, egli, il commenda tore Rattazzi, ·m i usò l 'amabili tà, la gen tilezza cli chiarna nni . . . (ll presiden te del Consiglio fa cenni negativi). Lo nega ? lo chiamerò in tes tim onio i depu tati San Donato e Del Giu dice. RATTAZZ l, presiden te del Consiglio. Io non l 'ho chiamato mai. NICOTERA. fo chiamo in testimonio il dep u ta to San Donato e il depu tato Del Giudice. Del suo diniego e delle mie affermazioni lascerò giudice la Carnera ed il paese. (Bravo!). RA TTAZZI, presiden te del Consiglio. Sì, s� io non domando al tro. NICOTERA. Mn, o signori, voglio essere generoso e ri tratterò la parola ch iama to, e dirò che mi sono trova to in casa del cormnenclatore Rattazzi. (Si ride) . Ebbene il commendatore Ra ttazzi, dolen te quanto 111e di quella amministrazione, diceva che qualche cosa. pur bisognava fare e che bisognava che l 'estrema sinistra si persuadesse delle necessità d-i dover m u tare il Gabinetto. Io allora lo in terrogai che cosa avrebbe fatto questo nuovo Gabinetto, cd il com mendatore Rattazzi, senza esitare, ·1 ni dichiarò che avrebbe provvedu to, al/'annam.en to nazionale anche con uomini del mio colo re e al mu tamen to i'adica/e del personale am ministrativo. Io vi ripeto, benché nuovo delle cose di governo, accettai di buon. grado l 'in carico di presen tare queste propos te o ques te promesse alla riunione della sinistra. Vi fu una lunga discussione; e spero che il commendatore Ra ttazzi mi terrà con lv del/11 moderazione e della sobrietà colla quale io riferisco questo colloquio tm noi, colloquio non priva to, m.a colloquio fatto per riferirlo al/a sin is tra, e tanto più ne terrà con to, inquantoché vedrà che io tralascio certe cose che po lrebbero sembra re personali, e tralascio le assicurazion i che nel Gabinetto non sarebbe en t rato un tale che egli allora credeva non dovesse entrarvi. Io, come vi diceva, accettai l 'incarico di presen tare alla sinistra ques te offerte, quesi'e propos te del commendatore Ra t tazzi, e vi fu una gran. de riu nione, la riu n ione più numerosa della sinis tra che io mi ricordi, presiedu ta dall 'ones tissimo commenda tore Depretis. (Ilarità). La mia propos ta, signori (sernbrerà strano), fu vigorosamen te cornba ttu ta, e con quella forza d'eloquenza di cui egli spesso si serve, dall'onorevole B rofferio. A m e dispiace che non sia qui presen te; imperocché debbo dirvi francamen te che l 'altro ieri quando intesi muovere rimprovero dal/ 'onurevole B rojferio all 'onorevole Massarì ed accusarlo di due coscienze, io ho credu to di sognare. (Ilarità).
125
CAPITOLO II
Dunque, signori, le promesse fatte dal comm.endatore Rattazzi furono l'armamen to nazionale e d i l mutamelo ra dicale de/ 1 'amminis trazione. Io parlo unicamen te delle promesse che il commendatore Rattazzi faceva a me per riferirle alla riu nione della sinistra. Ripeto, non entro nelle promesse che avrà potu to fare al generale Garibaldi, poiché non mi credo au torizzato ad e n trarui. So solamente che l 'onestissimo commendatore Depretis entrava nel Ministero come garanzia delle promesse fatte dal commendatore Rattazzi. Tornando alle accuse che l'a/tr n giorno si muovevano all'onorevole barone Ricasoli, cioè di essere causa egli del fa tto di Sarnico e del fa tto di Aspromonte, di aver egli chiamato il generale Garibaldi sul continente, di aver egli fatto del/e promesse al partito d'azione, io debbo dichiarare che una delle cose che si dicevano per persuadere noi ad appoggiare il Ministero Rattazzi era precisamente quella che il barone Ricasoli non faceva nessuna con cessione né al partito d'azione, né al generale Garibaldi. (Applausi da vari banchi dei dep u tati e dalle tribune pubbliche). Signori, finita questa parte, me ne rimarrebbe un 'altra; ma siccome quest'altra parte non può essere tml'l'ata, così preferisco di lascia rla. Dirò solo che l'equivoco sulì'ulthno fatto del generale Garibaldi era au torizzato dalla condotta del Ministero. La Camera comprenderà in quale imbarazzo io debba trovarrni nell 'entrare in questa diswssione, e spero mi permetterà di dire pochissime parole: ed io le domando q, 1esto permesso in nome della tranqu illitil e del bene del paese. Dirò dunque una cosa sola. Il Ministero sapeva undici giorni prima che noi saremmo andati a Ca tania, e quarido il Ministero lo negasse, noi siamo pron ti a provarlo. (Sensazione). Ne dirò ancora u n 'all'ra (Segni di attenzione), ed è che non si offriva al generale Garibaldi l'imbarco a condizione di sciogliere il corpo dei volon tari, m.a si offriva l 'imbarco a lui ed al suo s tato maggiore per qualJnque pun to dello S tato egli avesse credu to. Veggo che io ministro R.attazzi gua rda l 'onorevole Cugin, e fa dei segni. Se si negherà questo fa tto, noi presen teremo le lettere. RA TTAZZI, presiden te del Consiglio. Le legga, è più pres to Jano. [Le lel'tere furono lette nel corso della stessa tornata dal depu tata Miceli] . .PRESIDENTE. Il depu tato Miceli ha chies to di parlare per u n fa tto persona/e ? MICELI. No, per rettificare alcuni fatti. . . (No! No! - Rumori d 'impazienza) . PRESID ENTE. Avrà la parola al suo tu rno, perché non si può in terrompere l 'ordine delle iscrizioni se non per concedere la facol tà di parlare a chi la chiede per fatti personali. lvflCELl. Mi perdoni. La Camera è rimas ta sotto l'impressione di una specie di accusa fa tta al generale Garibaldi . . . Una voce a destra. Il generale Garibaldi non c'entra, il generale Garibaldi qui è uguale a tu tl'i noi. MICELI. Siccome il generale Garibaldi. . . (Interruzion i). Voci. Parlerà al suo turno. MICELI. L'onorevole Cugia ha detto che il generale Garibaldi scrisse all'ammiraglio Albini di non andare a Ca tania e poi. vi andò. (No ! no! - Nuovi ru,nori) . CUCIA Io non ho detto questo. PRESIDENTE. Il depu tato Cugia non ha detto che il generale Garibaldi avesse promesso di non. andare a Ca tania . . . MICELI. H a detto almeno che aveva promesso d i andare ad Acireale p e r imbarcarsi . . . Voci al cen tro. Ma ques to non. è u n fa tto a lei personale. L 'ordine del giorno . . . CRISPJ. Signori, noi abbiamo l e lettere. MICELI Ho qui la lettera del generale Garibaldi all 'ammiraglio Albi n i e la rispos ta dell'ammiraglio Albini al generale Garibaldi ... [sic]. B OGGIO. Bene, le leggerà a suo tempo. MICELI. Queste lettere dissiperanno le nebbie. . . Voci. Basta ! Bas ta ! L 'ordine del giorno. AUre voci. Legga le lettere. PRESIDENTE. Tn terrogo la Camera se pennette che, in terrompendo l 'ordine delle iscrizioni, il depu tato Miceli legga le due lettere alle quali ha accennato. (Si! si!). Rispondano per alzata e sedu ta, senza ciò, il p residen te deve man tenere l 'ordine degli iscritti, i quali si lagnerebbero della perdita del loro turno. (La Camera accorda al depu tato Miceli facoltà di leggere le lettere) . MJCELI. Signori, l 'onorevole generale Cugia . . . Molte voci. Legga, legga l e lettere! (Vivi segni d 'impazienza) . CRJSPI. TI depu tato Cugia ha parlato un 'ora per 1m fat l'o personale. . . PRESID ENTE. Nessuno può dire che i l depu tato Cugia sia uscito dal fatto personale. Tu tto i l d i lu i discorso s i è aggirato sulla sua m.issione e sul modo ond 'egli l 'ha eseguita. Ora la Camera ha concedu to al depu tato Miceli la facoltà di leggere le due lettere cui fece allusione, ed io lo invito a darne lettura, astenendosi a questo pun to ad ogni dissertazione.
126
DOCUlvl ENTI
A11CEU. Mi abbisogna assolutamente di dire poche parole come schiarimento... Voci a destra. No! no i Legga le lettere. (Rumori). PRESIDENTE. Favorisca prima di leggerle, poi interrogherò la Carnera se permette ch'ella entri in ulteriori spiegazioni. l'V11CELI. Non posso essere troppo contento di questa poca genl"ilezza che mi usa la Camera; veggo inul"ile l'insistere e mi limiterò alla semplice lettum delle due lel'tere. Lettera del contra.mrniraglio Albini al generale Garibaldi in data di Palermo, 11 agosto 1862: «Se la 5.V. Tllustrissim1.1 avesse intenzione di lasciare la Sicilia per recarsi in qualsivoglia punto dei regi Sta/:i, io sarei oltremodo lusingato poter mettere a sua disposizione una pirofregata, Ia quale condurrebbe pure il suo stai-o maggiore numeroso che fosse di 20 o 30 ufficiali. Le sarei tenut'O di un suo pregievolissimo riscontro, 11.el quale sarebbe gentile indicare il sito ed il quando la 5. V. Il/11strissima bramasse d'imbarcarsi, affinché io possa d1.1re le disposizioni all'uopo. Mi creda co' sentimenti della più alta stirn.a e devozione, ecc. ». Risposta del generale Garibaldi da Leonforte in data 15 Agosto 1862, vari giorni prima del suo ingresso in .Palerrno. (Movimenti di 11.tten.zione). «Io sono ben grato a V.S. 11/uslrissima per l'esibizione sua gentile e penso approfitl'ame. Voglia dunque compiacersi di mandare la pirofregata a mia disposizione ad Acireale, al nord di Catania. li comandante della stessa patrii. darmi avviso del suo arrivo in detto punto, o in Catania, o sullo stradale che con.duce a questa. Prevengo la 5. V. Illustrissima che il mio stato maggiore sarà in più di 20 a 30 ufficiali. Mi creda coi senl'imenti della più alta sthrm e considerazione». (Conversazioni animate). Il generale Garibaldi, con una chiarezza di cui non potrebbe desiderarsi maggiore, dichiara a/l'ammiraglio Albini che egli sarebbe andato a Catania, e che quindi il conrnndante dell11. pirofregafa doveva mandargli avviso del suo arrivo in Catania. (Rumori e movirnen.ti diversi). PRESIDENTE. La Camem ha sentito la lettura di quella lettera? MICELI. Alcuni non vogliono capirla. Voci. Si rilegga! (Seguono le conversazioni). lv11CELI. Dunque, qual ragione poteva avere l'onorevole generale Cugia di restar stupito quando udì a Palermo la notizia che il generale Garibaldi era a Catania? Voci. Basta! Basta! Da: "'Storin d'fta/ia - 1861/1958", di Denis Mack Smith (Voi. I: "186J-1911 ", pagg. 170-173, riguardanti un estrntto del dibattito par.lamentare sul fatto d'Aspromonte) - Ed. Labor - Mila.no, ·1.967.
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127
CAPITOLO II
Alla Direzione del Giornale "Aspromonte"
Caprera I 9 Gennaio J 863
Il giornale da voi diretto col suo titolo e coi principii che sostiene, merita bene la stùna di ogni italiano. li Grido di Roma o Morte che si voleva annientato risorse gigante dopo Aspromonte. Conti nuate nella vostra missione, quando questo motto sarà la.ferma volontcì di tutta la Nazione, l'unità, la libertà, l'indipendenza del nostro paese, saranno un.fatto. Ora permetle1emi che, per mezzo vostro, io mandi, riconoscente, una parola di ajfètto, agli elet tori tutti del secondo collegio di Palermo, che votarono pel mio amico e compatriota Laurenti Ra bandi e alla Stampa che tanto eloquente,nente ne propugnò la candidatura. Citladini di Palermo, con questa elezione voi avete ancora una volta provato come la persecu zione da qualunque parte vi arrivi, vi renda sempre più co,npatli e piùfòrti nel santo amore d'Italia. Due volte vi ho visitati e vi ho trovato sempre gli stessi, nel 1860 e nel I 862. Si, il giorno che i destini del nostro paese si decideranno, ci troveremo ancora assieme. Vostro con a/etto G. Garibaldi
•
.Lettera di Giuseppe Garibaldi pubblicata su L'Unità J111fia11a del 4 Febbraio 1863. Da: "Edizione 1,azionale degli _,·crilii di G. Garibaldi", Voi. V: ··scritti e discorsi politici e mili1ctri 1862-1867 .. (n. 585, pagg. l 79- I 80).
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Lettera autografa di Garibaldi inviata da Caprera_ il 26 Gennaio 1863 a Rocco Ricci GramiUo, con la quale acconsente a che il Gramitto tenga per suo ricordo lo stivale forato ad Aspromonte. Da: "La Nuova Antologia", Almo XLH, fase. 853 (pag. 167) - Firenze, 1 ° Luglio 1907. Da: "Epistolario di G. Garibaldi" (Voi. VIU: "1863" - n. 3.090, pag. 25) - Istituto per la Storia del Risorgimento ftaliano - Roma, 1991.
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DocuMTNTI
sulla busta) da Capre1·a, 21 Maggio Lettera (ioedita) interamente autografa di Garibaldi (testo firma e d mdLnzzo · · ·. 1863 (erroneamente «1860 ») ad Enrico Alba F" nata a mcl!lo). Timbro rosso sul verso. ' ( eg ivio Eredi ���:�:setenze cons (Collez. L. Mais, Roma - Già Arch
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�et�era (a sola firma autografa) mv,ata da Garibaldi a Fabrizio Plotino (« Caprera, 27 Maggio ? 1863 »), nella quale si accenna alla distribuzione del denaro per i feriti di Aspromonte. (Collez. privata).
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CAPITOLO
II
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Lettera di Garibaldi da Caprera (6 Agosto 1.863, in francese) nella quale ringrazia il dottore russo N. Pirogov per le cure prestategli.
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(San Pietroburgo, Archivio Biblioteca Accademia Medicina Militare).
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Foto non ritoccata (da cartolina) nella quale Garibaldi s i sorregge con due stampelle tenendo il piede destTO sollevato. Notare la vistosa fasciatura.
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Foto della pallottola estratta dalla ferita di Garibaldi (Aspromonte, 29 Agosto 1862). Sembra sia una copia dell'epoca. Da notare che anche la foto è ritoccata: infatti il piede destro calza scarpa come il sinistro, mentre in realtà (v. foto precedente) il piede destro risulta notevolmente fasciato. (forino, Museo del Risorgimento). Da: "Pazienti Tllus trissimi", di L. Sterpe!Hone (pag. 59) -A. Delfino Ed. - Roma, 1.986, Presente anche nel catalogo: "Garibaldi dopo i Mille 1861-:1882", Torino, Palazzo Carignano, 23/10 - 20/12/1982 (Cap. VIII: "1862 '', n . 11).
DOCUMENTI
Questa foto (mm. 110 x 35) di Pierre Verner (?), ha ben tre particolari che dimostrano in maniera inequivocabile la "falsità" del soggetto ritratto: 1) come tutti sarn10, Garibaldi non portò akw1<1 decorazione, mentre nella foto si vedono ben tre medaglie appuntate sulla camicia rossa; 2) con la destra il brutto sosia della foto impugna la sciabofo, che invece gli fu tolta appena dichiarnto prigioniero e che gli fu riconsegnata il J4 Ottobre (1862); 3) nella foto unn grossa maccbfa sanguigna appare all'esterno del piede destro, mentre l'Eroe fu ferito dalla parte interna del malleolo destro. ([stituto per la Storia del Risorgimento Italii1110 - Vittoriano, Roma).
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S. Eutcrr>1e d'Asprorr>onto -_ 29 A,iosto 1907 r'eilleg,maggio IE! trasporta d�ll� os�a de1 caauti 1 1 29 Agosto t86::1 per la turl oJazlone a pie' dal monumento
Monumento del Cippo Garibaldi, oggi non più esistente. Cartolina fotografica. (Collez. L. Mais, Roma). NOTA - Il busto di Garibaldi che si vede al centro è conservato all'interno del Mausoleo attuale. A sx.:
«Pino ove si adagiò Garibaldi ferito»
A dx.: «S. Eufemia d'Aspromonte - 29 Agosto 1907. Pellegrinaggio e trasporto delle ossa dei caduU il 29 Agosto 1862 per In /umo/azione a pie' del monu111enlo » Sotto al busto si vede un cartello con i versi di G. Carducci: EVVIVA A TE MAGNANIMO RIBELLE A LA TUA FRONTE PlU' FRESCHI LAURI CREBBERO LE SELVE D'ASPROMONTE (Da: "Lnvia Gmvill", Libro TI: "Dopo Aspromonte) La lapide è stata rifatta e posta sul muro sottostante il nuovo 01ausoleo (v. Ci!p. IV, pag. 164, lapide 11. 33a).
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CAPITOLO II
Documentazione sulla storia e sull'autenticità della prima barella con cui fu trasportato Garibaldi ferito da Aspromonte a Scilla ed imbarcato sulla fregata Duca di Genova (29 Agosto/ 1 ° Settembre 1862) Si compone di n. 8 pagine rilegate (e numerate da 1 a 8 a pern1a sul bordo alto a desh·a). Dimensioni delle pagine: cm. 32 x 47 - colore della carta: paglierino. (Roma, Museo Centrale del Risorgimento). Si riporta, per maggior chiarezza, la descrizione completa delle pagine 4 e 5, che qui si riproducono in foto.
(Pag. 4) Nella parte superiore è incollata completamente tma lettera (testo di G. Basso e firma autografa di Garibaldi) in data Roma, 3 Gennaio 1876: «Mio caro Zannoni, Vi rinvio la pergamena firmata e la fotografia della barella di cui vi prego d'invianni una copia; e vi ringrazio per il ricordo gentile ed affettuoso che avete voluto serbare d'una circostanza per me dolorosa, m.a onorevole per quanti con me vi parteciparono. Vostro G. Garibaldi Roma, 3 gennaio 1876 ». In basso a sinistra: bollo del Comitato Reduci Garibaldi, marca da bollo da 50 cent. e bollo della «Città della Spezia» con legalizzazione della foma di Garibaldi e del suggello p�sto in presenza del facente fw1zione di Sindaco (Avv. Bruschi Filippo) da parte di Francesco Zannoni in data Spezia, 9 Febbraio 1876. Sulla sinisfra della lettera: in alto, altro bollo del Comitato e in verticale, sulla destra, le quattro firme di autentica (Zannoni, Attilio, Tolomei, P. Boracchio Notaio).
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DOCUMENTI
Nella parte inferiore vi è un cartoncino con i quattro angoli ripiegatì e incollati all'interno della pagina. SUI cartoncino è incollata mia fotografia della barella (foto cm. 13,8 x 9,6). Nell'angolo di destra, in alto, la foto è coperta da parte di una marca da bollo da 50 cent. con timbro « Ufficio del Registro - Spezia». Nel1'2mgolo di sinistra e nel bordo a destra il cartoncino è bollato con il sigillo ovale del Comitato, che prende anche il foglio. Un'altra impronta di questo bollo (tutto sul cartoncino) è posto la foto a sinistra. Sotto la foto, a destra, vi è la firma autografa «G. Garibaldi». Sotto, su quath·o righe, vi è la legalizwzi.one della firma di Garibaldi e del suggello del Comitato, posto in presenza del facente funzioni Sindaco (Avv. Bruschi Filippo) a Spezia, 11 Febbraio 1876. Bollo da 50 cent. «Atti Amministrativi», rumullato col timbro «Città di Spezia».
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CAPlTOLO
II (Pag. 5) In alto a destra le quattro firme (Zannoni, etc.) e il bollo ovale del Comitato. A cm. 9,3 dal bordo superiore della pagina è applicata una pergamena (cm. 28,3 x 36, con 2 parti, in alto e in basso1 ripiegate e incollate all'indietro). La pergamena ha una cornice disegnata (nero) con motivi geometrici intrecciati. All'interno (tutta di pugno di Garibaldi) è la seguente scritta: «Roma 3 Gen. 1876 i Io certifico esser I esatta la fotografia i della barella improvisata I dai miei fratelli d'armi/ in Aspromonte per I trasportarmi ferito a bordo i della fregata di guerra il i Duca di Genova, stanziata I in Scilla - / G. Garibaldi ». In alto a destra e nel bordo a sinistra vi è il sigillo ovale del Comitato (che prende anche il foglio), in basso a sinistra lo stesso è posto tutto sulla pergamena; sul bordo in alto vi è la marca da 50 cent. e il bollo a data « Ufficio del Regis/:ro - Spezia ». Tn basso a destra vi è la marca da 50 cent. «Atti Amministrativi» con bollo «Città di La Spezia». Nel bordo inferiore (su tre righe) vi è la legalizzazione della firma di Garibaldi da parte del facente funzioni di Sindaco (Avv. Bruschi Filippo) in data Spezia, 9 Febbraio 1876.
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DOCUMENTI
(Pag. 7) 1n alto a destra le quattr firm.e (Zannoni, etc.) e nell'angolo il bollo vale del Comitato. Al centro, lettera (carta celestina) aperta e incollata nelle due parti completamente. A sinistra le qu ttro firme (Zannon.i, etc.) e in basso il bollo ovale del Comitato. A d tra (testo di pugno di G. Basso): «.i\11.io Caro Zannoni, / Grazie per le fotografie c/e/111 barella./ Vostro/ G. Garibaldi/ Roma, 15-1-76 ». A sinistra della firma di Garibaldi vi applicata una marca da Cent. 50 con iJ bollo dell'«Ufficio del Registro - Snrznna ». Sotto la data, la legalizzazione della firma di Garibaldi e l'autenticità del suggello del Comitato posto dal Sig. Francesco Zannoni in presenza del f.f. Sindaco (Avv. Bruschi Filippo) in data Spezia, 9 Febbraio 1876. Sotto, allTO bollo oval del Comitat·o e marca da Cent. SO «Atti Amministrativi» col bollo «Cittn della Spezia». NOTA- Si veda il catalogo: "1\.foseo Stunco G,.1ribnlrlino" di Even:udo Pavia (Tav. LXXX/83, n:010 n. 906) - Roma, 1924.
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CAPITOLO
II
Campagna d i Aspromo nte U na pian l'a vale in ragione d irei'ta del suo prodo tto. E così l 'in dividu o vale seco ndo il prodot to benefico, ch 'egli può donare al suo simile . Nascere, vivere, mangiar e bere, e mo rire poi, è appan n aggio anche dell 'insetto. In un periodo come quello del 1 860, nell 'Italia meridionale, u n uomo vive, e vive di vita u tile per le mol ti tudini. Co tes ta è la vera vita dell 'anima! «Lascia te fare a chi tocca !», dicevano generalmen te coloro che col muso nella greppia dell 'erarip pubblico eran disposti a far n u lla, o far male. In conseguenza di tale teoria, la monarchia Sabauda per tre volte lanciava il suo veto alla Spedizione dei Mille: la prima vol ta, non voleva che si partisse per la Sicilia; la seconda, che si passasse il Faro; la terza, che si passasse il Vol tu rno. Si partì per Sicilia, si passò il Faro ed il Volturno, e perciò le cose d 'I talia non andarono peggio. «Voi dovevate proclamare la Repu bblica», gridarono i Mazziniani, e gridano an che oggi, come se cotes ti dottori, ass uefa tti a legislare il mondo dal fondo delle loro scrivanie, dovessero conoscere lo stato mo rale de' popoli megho di noi, ch 'ebbimo la fortu na di capi tanarli e guidarli alla vittoria. Che le monarchie, come i preti, provino ogni giorno più che nulla di buono si può spera re da loro è cosa paten te. Ma che si dovesse proclamare la Repubblica, da Palermo a Napoli nel 1 860, ciò è falso! E coloro clw vogliono persuader del con tra rio lo fanno per quell 'odio di parte che ha nno manifes ta to dal 48 in qua, in ogni occasione, e non poter essere convin ti di quan to asseriscono. Ebbimo il veto della monarchia nel 1 860, e l 'ebbirno nel 1 862 . Rovesciare il papato, cr!do tan to valesse, e qualche cosa di più, che rovesciare il Borbone. E nel 1 862, ciocché si proponevano le solite camicie rosse era di bu ttar giù il Papato, incontestabilmente il più fiero ed accanito nemico dell 'I talia, ed acquistare la natu rale capi tale nostra, senz 'altra meta, senz'altra mnbizione che quelle di fare il bene della patria. La missione era san ta le condizioni erano le s tesse, e la generosa Sicilia, meno alcuni che già s tavano generosamen te seduti alla mensa da noi prepa rata nel '60, rispon deva col solito suo slancio, al grido di «Roma o morte» da noi proclamato a Marsala. E qui giova ripetere ciocch.é già dissi altra vol ta: «Se l 'Italia avesse possedu to due Palermo, noi avressimo potu to raggiunger Roma non dis tu rba ti». n venerando martire dello Spielberg, Pallavicina, governava a Palermo. A me certo ripugnava cagionar alcun disturbo a quel mio vecchio amico. Io però ero convin to esser colpa «il lasciar fare a chi tocca», sicuro che nulla si ten tava di fare, senonché colla spin ta di chi non voleoa rimaner pian ta inu tile. i Quindi: il grido: «Roma o morte» a Marsala, seguito dalla raccolta de ' miei prodi alla Ficuzza, tenuta e selva a poche miglia da Palermo. Quivi si riuniva un 'eletta schiera della gioven tù Palermitana, e poi dalle provincie. Cormo, il valoroso compagno di Rosolino Pilo, ed al tri egregi, procu ravano a nni. Bagnasco, Capello, ed altri ill ustri pa trio ti forrnavano un comitato di provvedimen to. Dimodocché ca ' miei inseparabili fratelli d 'armi del con tinen te Nullo, Missori, Cairo/i, Man ci, Piccinini, ecc., p res to nuovi Mil le si trovavano in campo, dispos ti come i prim i ad affron tare la tiran n ide sacerdotale certamen te assai più nociva della borbon ica. Ma colla rnonarchia, noi avevimo il delitto di dieci vittorie, e l 'ins ulto d 'aver aggrandi to i suoi apannagi, tutte cose che i re n.o n perdonano. Una gran parte di coloro, che vociferarono con en tusiasmo l 'unificazione pa tria nel '60, ora ben sedu ti e soddisfatti, o biasim.avano l 'i mp resa nos tra, o si tenevano da pa rte, per non appes ta rsi al con ta tto di rivoluzionari, incontentabili ed irrequ ieti. Comunque, grazie allafiera attitudine di Palermo ed alle vive simpatie della Sicilia tu tta, noi potemmo percorrer l 'isola sino a Catania, senza os tacoli seri. La brava popolazione di Ca tan ia non fu da meno, ed il suo con tegno /:rattenne nei limiti dell 'inazione chi, certamen te, aveva voglia di fermare l 'impresa nostra. Due piroscafi, uno Francese e l 'altro della compagnia Florio, capitati nel porto di Ca tan ia, forn irono il mezzo di trasporto per il con tinen te. Alcune fregate della marina Italiana incrociavano davan ti al porto ed avrebbero potu to impedire l 'imbarco ed il passaggio. Esse, sen za dubbio, ne avevano l 'ordine. Ma, sia detto ad onore di chi le comandava, ostilità non ve ne fu rono da parte loro. Ed io invio un plauso a quei comandan ti. E credendo di conoscer anch 'io l 'onore m ilitare, dirò con coscienz a del vero: che in casi simili, un uomo d 'onore deve fare a pezzi la sua sciabola. Il modo in cui si passò lo stretto di Messina fu molto pericoloso, per esser s tracarichi di gen te i piroscafi, ad on ta che molti: de ' nos tri militi non poterono imbarcarsi per mancanza di spazio. Nella mia vita da marino, ne ho già vedu to di bas timen ti molto cnric/1i; ma però, come in detta circostanza. Essendo la maggior parte dei nostri militi n uovi arrivati, non con ta ti anco ra nelle compagn ie, quindi non 136
DOCUMENTI
conosciu ti dagli ufficiai( essi si affollarono talmen te a bordo di quei poveri piroscafi som mergendo/i. In u tile era pregarli di sbarcare; nemmen o per sogno; e si correva a pericolo sommo, forse alla morte. Io rimasi per un pezzo in du bbio se si doveva partire in tal moclo. Che perplessità, che responsabilità era la mia ! .Dalla risoluzione d'un momen to, dipen denva chi sa chè per il mio paese. Come da r ordin i ? Men h·e ognuno che si trovava sui p iroscafi era impossibilitato di muoversi dal suo pos to, ed an che di girarsi? Già la notte cadeva colle sue tenebre, bisognava decidersi a metter in mo to, o rimaner l� serm ti carne sardelle, in una posizione in tenibile aspettando il giorno ad illwninar un. fiasco. Si mise in moto e lafo rtu na, anche ques ta vol ta, parteggiò per il diri tto e la gius tizia. Il ven to ed il m.are fu rono proporziona ti alla si tuazione dei veicoli. V'era, come nella prima traversata del '60, u n po' di ven to al Faro, e fortu natamen te poco mare. Verso l 'alba, dopo d'aver fel icemen te traversa to lo stretto, approdam mo nella spiaggia di Melitto, ove si sbarcò tu tta la gente. Come nel '60, si p rese la s trada del li tto rale verso il capo dell 'Arma, con direzione a Reggio. Allora avevamo per avversari i borbonici, che si cercavano per combatterli. Oggi s tava davan ti a noi l 'eserci to Italiano, che si voleva evi tare a qualunque cos to, ma che pure a q ualunque cos to ci cercava per annien tarci. Le prime ostilità con tro di noi fu rono commesse da unn corazzata Italiana, che costeggiando il httorale parallelamen te alla direzione nos tra ci regalò d'alcu ni tiri di moschetteria, obbligandoci ad in terna r la gen te per metterla al coperto . A lcu ni dis taccamenti inviati da Reggio, con ordini ostili, assalirono alcu n i dei nostri, che marciavano di vangua rdia; invano si fece sapere loro che non si voleva combattere; invano: la loro in timazione era di arrenderci, e non volendolo, com 'era natu rale, conveniva fuggire alle loro scariche fra tricide. A tale s ta to di cose, e per scansare un 'in u tile spargimento di sangue, io o rdinai di obliquare a destra, e prendere la via dell 'Asp ro monte. Le ostilità dell 'eserci to I taliano con tro di noi ebbero la naturale conseguenza di spaven tare le popolazioni e renderci gli approvvigionamen ti mol to difficili. I miei poveri volon tari mancavano d'ogn i cos a, anche del più necessario, l 'alimen to, e quan do si poteva, per miracolo, incon tra r qualche pas tore con g regge, ques ti non voleva co n noi trattare, peggio che se fossimo sta ti briganti Infine, noi erimo tenu ti per scomunica ti, e fuori legge; i preti, ed i retrogradi, avendo poca difficoltà a pers u aderne quelle buone, ma rozze popolazioni. Noi erimo però la stessa gen te del '60, e la nos tra rne ta era tan to nobile, quan to q uella di prima. Eravam certo meno favori ti: dalla fo rtu na, e non fu la prima vol ta ch'io vidi le popolazioni I taliane inerte ed indifferen ti per chi le voleva redente. Non così la Sicilia, io devo confessarlo, e quel popolo generoso fu fervido nel '62 come avanti. Egli ci diede i migliori della sua gioven tù, efra i poveretti il venerando barone Avizzani, di Castrogiovarmi, che sopportò come un giovinotto le grandi p rivazioni e disagi della campagna. E Ju ron mol ti i disagi e le privazioni! Io vi ho sofferto la fame, e mi figu ro molti dei miei compagn i più di me la soffersero. Infine, dopo marcie disas trose, per sen tieri quasi imp ra ticabili, l 'alba del 29 agos to 1 862 ci trovò sull 'altipiano di Aspromon te, stanchi ed affamati. Alcu ne pa ta te nwl matu re.fu rono raccolte, e servirono d 'alimen to; p rima cru de, passa to poi il primo orgasmo della fame, se ne mangia rono arrostite. E qui devo far giu s tizia alle buone popolazioni m on tane di quella pa rte della Calabria . Esse non comparirono subito, per i disagiati sen tieri e le diffi coltà di com.unicazioni, ma nel pomeriggio comparvero cotesti gene rosi abitan ti con abbondan ti provvis te di fm tta, pane ed altro. L 'imminen te catas trofe però ci diede poco tempo per profitta re di tan i"a benevolenza. A ponen te, alla dis tanza d 'alcu ne miglia, si comin ciò a scoprire, verso le 3 p.m., la tes ta della collonna Pallavicini, destinata ad a/:taccarci. Ed io, considerando la posizione piana ove avevamo riposa to nella giorna ta, troppo debole, ed espos ta ad esser accerchia ta, o rdinai un ca mbimnento di campo verso la mon tagna; e i giunse al lim ita re della bellissima fores ta di pini, che corona l 'A spromon te, ove accampammo, colle spalle alla s tessa, e la fronte verso i nos tri assalitori, E, veramen te, n el '60 fu m mo minacciati d 'esser attaccati dal 'esercil"o sardo, e vi volle molto amore del prop rio paese per non en tra.re in una guerra frahfrida . l\lel '62, però, l 'esercito Italiano, perché più forte, e noi più deboli assai, ci vo l'ò all 'es term inio ed alacremen te corse su di noi come su brigan ti, e forse più volen tieri. In timazioni non ve ne furono di sorta. Giu nsero i nos tri avversari, e ci ca ricarono con una disinvoltura sorpren den te. Tali certamen te erano gli ordini: si trattava d'es termin io, e siccome tra figl i della s tessa madre potevasi ternere ti tubanza, co tes ti ordini fu rono, senza du bbio, di non dar tempo nemmeno alla riflessione. Giu n to a lungo tiro di fucile, il corpo Pallavicini formò le sue ca tene, avan zò risolu tamen te su di noi, e cominciò il soli to «fuoco avanzando», sistema ado tta to an che dai borbonici, e che ho già descritto difettoso.
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CAPITOLO II Noi non rispondemmo. Terribile fu per me quel momento! Gel'tatto ne/l'alternativa di deporre le anni come pecore, o di bruttarmi di sangue fraterno! Tale scrupolo non ebbero certamente i soldati della monarchia, o, dirò meglio, i capi che comandavano quei soldati. Che contassero sul mio orrore per la guerra civile? Anche ciò è probabile, e realmente essi marciavano su di noi con una fiducia che lo facea supporre. Io ordinai non. si facesse fuoco, e tale ordine fu ubbidito, meno da poca gioventù bollente alla nostra destra, agli ordini di Menotti, che vedendosi caricati un po' sfacciatamente, caricarono, e respinsero. La posizione nostra nell'alto, colle spalle alla selva, era di quelle da poter tenere dieci contro cento. Ma che seme, non difendendosi, era certo che gli assalitori dovevano presto raggiungerci. E siccome succede quasi sempre esserfiero chi assale, in ragion diretta della poca resistenza dell'avverso, i bersaglieri che ci m.arciavano sopra spesseggiavano maledettamente i loro tiri, ed io che mi trovavo tra le due linee per risparmiare la strage, fui regalato con due palle di carabina, l'una all'anca sinistra, e l'altra al maleolo del piede destro. Anche Menotti fu ferito nello stesso tempo. Coll'ordine di non sparare, quasi tutta la gente nostra ritirassi nella foresta, rimanendo presso di me tutti i miei prodi ufficiali, fra cui i tre egregi chirurghi nostri Ripari, Basile, ed Albanese, alla cura gentile dei quali io devo certamente la vita. Mi repugna raccontar miserie! Ma tante furono ,nani/estate in quella circostanza dai miei contemporanei, da nauseare anche i frequentatori di cloache! Vi fu chi si fregò le mai al fausto per lui annunzio delle mie ferite, che si credettero mortali. Vi fu d1i sconfessò l'mnicizia mia, e vi fu chi disse essersi ingannato cantando qualche merito mio. Però, in onore dell'umana famiglia, devo confessare che anche i buoni vi furono che ebbbero per me cura di madre, che mi custodirono con cure veramente amorevoli, filiali! E fra i primi io ddo rammentare il mio caro Cencio Cattabene, tolto prematuramente a/l'Italia. La monarchia Sabauda avea ottenuto la gran preda, ed ottenuta come la volea, cioè in uno stato che il Diavolo probabilmente se la porterebbe via. Si usarono veram.ente quelle civiltà banali, comuni, che si costumano anche per i grandi delinquent:i quando si conducono al patibolo, ma, per esernpio, invece di lasciarmi in un ospedale di Reggio o di Messina, fui imbarcato a bordo d'una fr egata e condotto al Varignano, facendomi così transitare tutto il Tirreno, con innnenso tormento della m.ia ferita del piede destro; giacché, se non delle più mortali, essa era certamente delle più dolorose. Ma la preda si voleva vicina, ed al sicuro. Ripeto: ,ni ripugna di narrar miserie, e mi Jastidia di tediare chi ha la pazienza di leggermi, con ferite, ospedali, prigioni, e carezze di reggi avvoltoj. Fui dunque condotto al Varignano, alln Spezi'.a, Pisa e quindi Caprera. Molti furono i patimenti, e le cure gentili degli amici miei molte. Al decano dei chirurghi Italiani, all'illustre professore Zanetti, toccò l'ohore di operar l'estrazione della palla. Finalmente dopo tredici mesi cicatrizzò la mia /eri ta del piede destro, e fino al '66 condussi vita inerte ed inutile. G. Garibaldi Da: "Memorie, di Giuseppe Garibaldi, nella redazione definitiva del 1872 (TV Periodo, Cap. I).
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Aspromonte dall 'au tografo di G. Ga ribaldi Su tu tte le terre il loglio nocivo c resce tra il benefico frumen to e la Sicilia n u tre pure nel suo seno la razza m aledet ta dei vampiri del despotismo, che dis truggono senza p rodu rre; ma la quota del bene p redomina s u lla te rra de l Vesp ro : e la coda rda genia dei sedice n ti modera ti tace davanti all 'impoten te con tegno d'un popolo generoso, quando cotes ta non è appoggiata da p repondera n te p repotenza di fuo ri. Il popolo S iciliano aveva cap i to ch e «R oma o mo rte» significava : s a lvazio ne! silenzio ai rinascen ti reazionari partiti, che sotto le forme di moralismo, borbonismo, nu tonomismo, rialzavano con violenza la tes ta e minacciavano l ' Un i tà della Pa tria Ita liana in tu tte le provin cie Meridionali. Tra le menzogne che i governi basa ti sulla co rruzione facevano co rrere sul m io conto, circolava ques ta: Garibaldi vorrebbe essere Vice-Re di Sicilia . Noi non lo vu ole . E cco il motivo dell 'irritazione del p rimo e del l 'impresa a cu i si è a ccin to. Io fu i ch iama to per 14 anni p i ra ta nel l 'A m erica Meridio nale dai giorn ali dell 'Impero del B razile e dai giornali di Rosas; e non valse a fa rlo credere alle molti tudini; posso dunque calpes tare l 'indecente calunnia e p rosegu ire colla fron te alta su lla via tracciata. lo fo rse non avrei lascia to la Cap rera dopo i fa t ti di Sarnico; ma da tutte le pa rti m i giu ngevano allarma n ti notizie; massime da lla Sicilia. L[n movimen to separatista m i s i dipingeva imminen te, ed era un fa tto, io me ne persuasi al mio a rrivo a Palermo . Ma ogni pericolo d 'ogn i qualu nque m o to reazionario era assorbi to dallo s lan cio che ripren deva il popolo verso la l iberazione dei fra telli schiavi. D a Ma rsala a Ca tania fu marcia trio nfale e se R oma fosse s ta ta sulle sponde del Fa ro io ass icuro che l 'Ita l ia av rebbe co n tato un n uovo trionfo, ed avrebbe cessa to di mendicare vergognosamen te la sua Capi tale. Così non doveva essere . Favori to da lla fortuna nel '60, io non dovevo esserlo nel '62 . Ca tan ia s 'era mos trata degna di Pa lermo e del la S icilia. In Ca tan ia trovammo vulcano di pa trio ttismo, uomini, danaro, vettovaglie, e vesti per la n u da m ia gen te . La p rovvidenza c 'inviò due vapori; ed io, aman te del ma re, dall 'alto della torre del Co nven to de' Benede ttini che dom ina Ca tan ia, salu tai la ven u ta dei due piroscafi con lo sguardo appassionato d'un aman te. Uno era t tahano, roba nostra; l 'al tro F rancese: e Bonaparte non ci aveva ru ba to Roma, che teneva da tredici an n i ? e perché non po trei io dispo rre d'un suo piccolo legno per una n o t te ? D u.e fregate i talia n e cu s todivano il po rto e s 'a ccorsero naturalmen te dell 'in tenzione nostra . D ovendo trave rsare lo s tre tto di notte, bisognava fare i prepa ra tiv i di giorno. Le frega te vigilavano accu ra tamente e quasi chiudevano l 'en tra ta del porto di Ca tan ia . Esse, nella notte, o sarebbero a/l ' àncora, in quel caso mol to vicine potevano tenersi, ma non p ronte a perseg u irci nella n os tra u sci ta; opp u re si terrebbero esse sulla macchina, ed allora imposs ibile di s tare così vicine agli scogli in una n o tte oscu ra, p oiché tu tto in torno a l porto di Cata nia è scoglio, e d 'una lava che in cu te Umore anche di giorno . D i notte quella costa è d'un. oscu ro, d 'u n te tro d 'inferno. Ostile / 'eserci to che ci rcondava Catania e che a u me ntava di n u mero ogni giorno; os ti:le la squadra, che senza du bbio sa rebbe aumen ta ta, pure : non v 'era m igliore espedien te che di profi t tare dei due provviden ziali vapori e ten ta re il passaggio. Se le frega te cro ciavan o, non pote ndo esse tenersi v icine agli s cogl i, a noi gli scogli, e s tringerli qua n to più. si po teva , Se le fr ega te ancoravan o s u lla bocca del porto, diritti su di esse, e passa re tan to sotto le loro ba tte rie da non poterci colpire con tu tta l'inclinazione data ai ca n noni. Io avevo cal colato dall 'alto e l 'al tezza delle ba tte rie delle frega te e l 'altezza dei due piccoli piroscafi, ambi espos ti alla mia vista ed a poca dis l'a nza. Presa co tal riso lu zione, io scesi dalla torre del conven to e m 'incam minai verso il por to, per solleci tare l 'imbarco o rdina to da varie ore. Erano tre milla e più. i miei co mpagn i, che meco dovevano travers a re il ma re, ed appen a mi lle n e potevano ricevere i due p iroscafi. Qu ello fu un momento penibile ! Nessun.o voleva rimanere, eppu re molti lo dovevano. Vedeva u n 'assolu ta imposs i b ilità di fa re al trimenti. Col cuore la ce ra to io vidi r imanersi quella brava giove n tù, che al tro non voleva ch e p recip i tarsi nell 'impresa la più a rdua e la più pericolosa senza chiedere ove si an dava e qual ' e ra il l oro guiderdone. Oh, chi può disperare dell 'avven i re di u. n. a pa tria con uomini tali ! eppu re quegli s tessi u omin i, che si cercò di schiacciare, di dis truggere, era n o poco tempo dopo trascinati com e malfa t tori n elle prigioni dello S ta to, coi nomi di ribelli, brigan ti e camorris ti ! I piros cafi, che non potevano -ricevere più di mille uomin i, ne ricevet tero più di due mi/la; ma
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CAPlTOLO JJ
erano s tracarich i in m odo com e non ho mai vedu to. Chi po teva impedire l 'imba rco a q uella bu ona, ·m a dispera ta gioven tù ? Non ne en trarono più sui bas timen ti quando ma terialrnen te né u n solo vi poteva più mettere piede dal la gran calca. Era cosa spettacolosa! Cos ì si uscì da l porto di Ca tania verso le 10 pom. Le fregate, come avevo previs to, non te nendos i a/l' àn co ra, dovevano tenersi alquanto scos ta te: e l 'espedien te fu a llora - di cos teggiare vicin issim o gl i scogl i al se ttentr ione del porto. Anche ques ta volta la fo rtuna marciò colla spedizione dei liberi: e prima di giorno noi toccavimo la sponda meridionale delle Calabrie a pochissima dis tanza dal punto ove sbarcammo nel '60, ed ove rimaneva lo scheletro del Torino 1 1! che per mol to tempo si scoprirà ancora testimonio della rabbia ridicola e sterminatrice dei B orbonici. Il Torino era uno dei più bei piroscafi ch 'io mi avessi ·uedu to. Proprie tà nazionale ed individu ale Italiana, quel bel vapore si sarebbe po tuto salvare al paese, non essendovi né necess ità, né gloria, né dovere m ilitare nel distruggerlo. Anco ra una vol ta noi salu tarn nw il con tinen te italiano pieno il cuore di speranza e colla meta di scuotere a libertà gli schiavi fratelli di Roma. Ma il con tinente italiano n on rispondeva degnamen te alla chiamata del risorgimen to. Il moderan tismo aveva gettato tra le moUitu din i la sua ghiacciata parola; e per sciagu ra quei modera ti d'oggi erano i corifei della rivoluzione del '60, e quindi possen ti: ad ingannare i popoli. E ' vero che la falange d ' eli te, quella eh.e non ascol ta la parola malva e con tamina l'rice, che non conta il pe ricolo e che sdegna il fallace aiuto s tran iero per la liberazione della patria, q uella falange si moveva su tutti i p u n ti della penisola, ad o n ta dei subdoli, ges u i tici, coccodrillici mezzi con cu i si serviva il gove rno per in. cagl iarne lo slancio generoso; nw i suoi movimen ti non po tevano essere t celeri e adequati all 'urgenza della circos tanza. In tan to il vergognoso governo del servilismo nwveva il mondo . L 'eserci to in tiero era sulle mosse. La flo tta tu tta s u lle mosse; e se cos ì p res to non avesse termin a to i l dramma tira n n icida ad Aspromon te, voi avreste veduto la linea del Po e del M incio senza u n solda to solo nostro, e colla bella cus todia del Bonapa rte, più pauroso an cora dei servitori di p iazza Cas tello, per l 'i rrompen te avanzarsi dei rompiccolli. Nelle m iserie nos tre vi è pure colla soddisfazione di coscienza di fare i/ ben e quel la di fare pa u ra a i poten ti della terra e di tu rbarne i son ni. Ed ebbero pa u ra alla no tizia del nos tro passaggio sul con tinen te; e la Consorteria ebbe pa u ra; ed i modera ti ebbe ro pau ra; e molti di colo ro che si dicevano nostri p rofittaro no del l 'occasione per defez ionare e far valere i loro servig i . E' nelle ci rcos tanze a rdue che si app rezzano i servigi e che si val u ta il peso d'una defez io ne. «I popoli del Mezzogio rn o non appoggiarono il movimen to d'Asp romon te, perché essi confida no in,, V.M. Solo e spe ra no che la M. V. ci porte rà presto a Rorna, ecc. » Queste parole, che p uzzano di adu lazione, fu ron o esp resse in u n indirizzo a l Re presen ta to dal depu ta to M u ssol ina, con altri depu ta ti napoletani, e qu elle parole spiega no in pa rte l 'esi to infelice della spedizione. Quei signori depu ta ti, due anni p rima, aveva no con fidato in Sua .Maestà ed in altri, tra ttandosi della liberazione della p rop ria casa. Oggi ess i confida no in S.M. solo, trattandosi di casa altru i, ma che è p u re u n a nobile parte d 'Italia : e ben loro venga, accettando l 'augu rio che S.M. liberi pres to Roma e Venezia senza il concorso di chicchessia. Lo s tesso giorno dello sbarco in Calabria s i occupò Melito. D a Melito v 'erano tre vie da prendere. L 'o rien tale per Gerace, la cen trale per S. Lorenzo ed 1: Mo n ti e l 'occiden tale per Reggio . Per R eggio fummo fortu n a ti nel '60; e si s celse quel la . Da t u t te le notizie ra ccol te io non dubitavo che i n q uella es tremità del con tinen te i taliano non s i facessero q uanti prepara tivi si potevano per ferma rci; e veramen te colla direzione s u Reggio io avevo poca speranza di penetrarvi. Ciononostan te, il fo rtu nato nos tro passaggio e la celerità di cui erimo capaci, ci mettevano nella possibi l i tà di en tra re in Reggio, non aven do potu to ancora i nostri avversari radun are in quella ci ttà forza s ufficien te per chiudercene l 'entra ta. Con u n colpo di ma no, come q uello del '60, e colla simpatia delle popolazioni, di cui non dubi tavo, noi saressimo en tra ti in Reggio. Ma molto du bbioso era se po tevimo en tra re senza combattere; e con traria men te al '60 noi dovevirno evi tare i com ba t timen ti . Tali consideraz io n i m i obbligarono di accenna re a Reggio, ma poi devia rci, e p resimo a des tra nella direzione di Aspromo n te . I l let to di u n torren te fu l a via che si seguitò p e r raggiu ngere le alture. A d on ta però d i celere marcia, la retroguardia n ostra _fu a ttaccata da una compagnia di truppa. lo era già un pezzo sulla mon tagn a, qua ndo ji1 i avverti to di tale avvenimento; tornai indietro e v idi che tu tto era tennina to . (lJ Vapore con c u i era passato il Generale Bixio nel 1860 colla s u a briga ta.
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DocuMENTJ
La strada dei monti che avevimo presa ci fa ceva evi ta re i co rpi di truppa m a ci lasciava in quasi assolu l'u dife tto di viveri. 1 l primo giorno si passò con alcune pecore comp ra te dai pasto ri e che fu rono insufficienti . Bisognava con tu tto ciò marciare fo rtemente sia per trova re dei viveri, come per ol.trepassare Reggio, ove si sapevano ingrossa re ad ogni momen to le truppe. Quei due gio rn i di marcia per i mon ti fu rono vera men te disas trosi. La gen te aveva rnangia to po chiss imo, ed alcu n i nulla. Gran de difetto di ca lzatu re, per cui si doveva rallen ta re la marcia . Poi si cons ideri che la maggior parte dei giovani che mi a ccompagnavano, ol tre ad esse re poco assu efa t ti alla fa tica, perché gen te agia ta., erano giovan issimi, ed io avevo l 'an imo s traziato di vederli così in m isero s ta to trascina rsi piu ttos to che camminare. Qui mi accade di rico rda rm i di quei bei mobili dei p reti, che ci tolgono quasi assol u tamen te la gen te del la campagna. Indi la mancanza di gen te n erboru ta e forte per le ma rcie. Quei miei pove ri giovani in tu tte le epoche han n o fa t to marcieforza te e non poche, ma sostenuti più dal la forza morale che dalla fisica, e penetra ti dall 'indoma b ile amor di pa tria. Non è da s tupirsi se i sedicen ti briga n ti, che con tan ta os tinazione tengon o testa alle n os tre truppe rego la ri nel le p rovin cie napole tane, han no potu to sos tene rsi sin oggi, e si sos terranno forse per un pezzo an cora, se dura {a pro tezione del Papa e di B u o napa rte . Tu tti ques l'i brigan ti sono uom.im: del campo e della montagna : la suola naturale dei loro piedi non si con s uma mai. Io -ricordo un mio compagno di caccia, con tadin o, con cui cacciavo s u i mon ti di Nizza, che qua n do en trava mo in caccia toglieva le sca rpe e le poneva in cin tu ra . Con u o m i n i simili si può fare facil mente tren ta m iglia in u n a notte, so rp rendere il nemico, ba tterlo, e dopo d 'aver bo ttin a to, ri tirarsi in luoghi s icuri. Senza i p reti q u ella parte svel ta, coraggiosa, ro bu s ta della popolazio ne sarebbe con noi; ed agevolerebbe im mensamen te a raggiu ngere l a meta p refissa della Nazione i tal i a n a . Io marciavo avan ti: e, s i ngola re, l 'eli te del la mia gen te in n u mero di circa 500 ma rciava meco non solo, ma ero obbliga to a fenna rla soven te, perché non passasse avan ti. Sfini ta, povera gen te, anche dnlla fa m e, colla speranza di trovare più avan ti qu alche cosa da mangiare, s i giu nse finalmen te alla case tta fores tale d 'A spro mon te, ove si credeva trovare alcuni viveri: ma nu lla; e trovam m.o porte chi use . Un cmnpo di pa ta te s tancò i p rim i giun ti, che avevano pure avu to la previden za di po rta re seco loro alcune fascine secche a t te ad arros tire le pa tate, ciocché fu eseguito in un momento. Per pa rte rnia mangiai qu elle pa tate arros te, deliziosamente . I l 2 8 agosto (credo) giunsi m o a d Aspro mon te i n n umero d i c irca 5 0 0 e d acca mpammo intorno alla casetta; io den tro . I miei pove ri compagni giu ngeva no alla spicciolata in uno sta to da fare pie tà, affran ti dalla fa tica e dalla fa m e, e sp rovvisti la maggio r parte del necessa rio ves timen to. Cos ì s tesso tra quella brava gioven tù non si sentiva un lame n to. Nel decorso del la giornata giu ngevano sernp re piccoli drappel li dei nos tri, e nello s tesso tempo vive ri che si erano mandati cercare, ed altri che le buone popolazion i dei paesi càconvicini ci offrivano spontanemnen te. Così passa mmo quel giorno. Mi pnre d 'aver det to che l 'u l tima marcia a l quan to fo rza ta aveva il doppio ogge tto di po rsi pres to a setten trione di Regg io e cerca re da mangia re. Q ues t'ul tinw motivo m i poneva nel caso di sollecitare la marcia, inquieto ed impaz ien te di trovare p res to cibo per la gen te, quindi imm.enso allu ngamen to di colonna e certa men te la coda rimaneva m o l te miglia in dietro . In marcia co tale era impossib ile trovar guide per ogn i frazione della collon na. In di deviamen ti di direz ione nella notte per s cabrosità de ' sen tieri di mon tagna ed oscuri tà di boschi. Poi molti dalle inform az io n i p rese conos cevano ch 'io non seg u ivo sulla tra ccia di paesi, m a bensì vers o u n campo si t u a to al l i m i ta re d'una fo res ta, e p ren dendo consiglio dalla fizrn e s i dirigevano di preferen za verso i paesi, ove si presen tava loro più p roba bilità di trovare da vivere . Tali e tan ti moti'u i fecero sì che alla fine del giorn o 2 9 ci mancano ancora più di 500 dei nos tri. La maggior pa rte di quei nos tri mancanti caddero in po tere della truppa che si avvicinava ad Aspromon te, e gli altri che rimasero hberi si traviavano per non essere colti. Il 29 verso mezzogiorno io seppi de/l 'arrivo della truppa a S. S tefano alcune m iglia distan te, e sepp i quasi su bito ch 'essa s 'incamm inava per Aspromon te. Feci su bito toccare a riu nione e rnarciare verso una posizione più convenien te, ch 'io aveva già riconosciu ta . La posizione era magnifica; e se avessirno dovuto com battere dei nemici, an che in nurnero doppio di quan to era la. truppa Italiana, io non dubitavo della vittoria. E q u i commisi un errore, che per deferenza non è citato da n essu n o di q u a n ti scrissero sul fn tto doloroso d 'Aspromon te, m a che in ossequ io della verità io devo confessare. Non volen do combattere, perché aspettare la truppa ? Avrebbe dov u to il Capo che la comandava mandarm i un parlamen tario p rima d 'attaccare ? Ma non dovevo io supporre che finalmen te si voleva rompere e che un po' di sang u e fra tern o non fa rebbe male rzJ e ch e, per non dare tempo ai solda ti di riconos cere eh.i avevano in fron te, si farebbero com inciare il fuoco da /on ta na e su bito giunti al passo di tro tto, co me fecero. 141
CAPlTOLO
II Io dovevo s upporre tu tto questo e non lo feci. Io dovevo marcia re p rirna dell 'a rrivo della truppa: lo po tevo, e non lo feci. Avrei molti mo tivi da an tepo rre a m io favore: per esempio, la dis tribuzione dei viveri ch 'eran o giun ti e che s tavano per giu ngere. Veramen te, men tre si vedeva già la truppa avanza re alla nostra vol ta, delle fila di donne ed uomini s i sco rgevano in lon tananza cariche çli p rovvigioni per noi. Non è ques to s ufficien te 1no tivo: perché la gen te qual che cosa aveva rnangia to e si poteva fa re a lmeno u n a pi cco la ma rcia fino a S. Eufem ia, dis tan te due ore, ed ove la pop olazione con varie depu tazioni m i avevan o caldamen te invi tato. Oppure marciare io con parte della gen te a 5. Eufemia, e mandare il gen erale Corrao in altra di rezione; avrei po tuto anche frazionare di più la gen te. Tu tte ques te misure, che po teva no, almeno momen taneamen te, allon ta nare la ca tas trofe, io avevo nella mente di segu ire, ma ciò doveva essere eseguito colla celeri tà che m i aveva servito in tan te occasioni. E 11 0 1 1 lo feci. Un altro motivo era quel lo di aspet taie la gen te nos tra ch e mancava an co ra, e che po teva giu ngere d'un momen to all'a l tro . Mo tivo a n che ques to insufficien te, perché ch i n on s 'era riu n ito a quell 'o ra, o aveva poca voglia di riunirsi, od era s ta to arres tato, od era travia to, e si sarebbe riu n i to in altri luoghi. Infine, un po ' d'irresoluzione da parte mia, e posso dire insolita, fu per gran parte colpa di quan to avvenne. Ora devo confessa re che quando vidi la forza (e certo nessuno lo scoprì prima di me), alla dis tanza di circa tre migl ia, che ma rciava s u di noi con sollecitudine, non m i passò nemmeno per idea la ritira ta quando fosse s tata quella forza dopp ia di quello che era . Solamen te ordinai al mio capo d i S ta to Magg iore d i rettifica re la linea occu p a ta d a i nos tri e p ren dere alcune conven ien ti posizio ni. La fores ta d 'A sp romon te formava, sulla posizione in cui ci trovavamo, un con tr�fo rte di p ia n te che s 'avanzava verso la pia n u ra . A ponen te del co n tra.for te i l bosco si limitava in linea retta, scenden do dal mon te, verso la pianu ra e al di fuo ri del bosco verso ponen te pu re il colle era privo d.' alte pian te, e ricoperto di felc( formando un piano in clinato e convesso, che terminava alla nos tra des tra nella pianu ra e al fron te n ostro nel letto d'un torren te. Io avevo fa t to fo rmare la nos tra linea s u ll 'orlo del bosco : la sinistra al mon te, ove mi collocai io s tesso per esse re la parte più alta ed ove apogiavano la loro si nis tra alcuni de i n u clei dei ba ttaglion i del co rpo di Menotti. Menotti essen do alla des tra del suo co rpo, si trovavn a l cen tro . La des tra, comanda ta dal generale Corra.o, si s tendeva ol tre l 'estremità del bosco e piegava verso levan te. Avevo ordinato che si schierassero alcune ca tene al fron te della linea, e che il res to fosse ten u to in colonna nei vuoti che si trovavano s ulla linea del bosco . Due compagnie fu ro no s tacca te a crocchieto sulla nos tra sinis tra, e fo rmando una perpendicolare colla n os tra l inea e colla d irezione del torren te, che d@m inavamo. Una terza compagnia fu invia ta p u re sulla nostra sinistra ad occupare un 'em inenza, che dom inava tu tta la. l inea, ed ove si temeva che ve rreb bero a compa rire alcune compagnie di bersaglieri che, s tacca te dalla. truppa, minacciavano di fian cheggiarci. Ho già de tto che alla. vista della truppa non mi sarei ri tira to, anco rch é avess i sapu to che ci s u ccederebbe peggio di quan to ci successe. A vevo commesso l 'errore di non matciare p rima della s coperta della tr uppa; non dovevo più marciare alla vis ta di essa . Ciò sarebbe s ta to una ficga; e poca voglia v i era di fuggire. Dim odoché n oi con ten1plam 1110 tranqu illamen te il celere avvicina rs i dei solda ti I taliani; i quali, giu ngere al passo di trot to su lla collina che fron teggiava la n ostra al di là del torren te, s ten dersi in linea e comin ciare un fu oco d 'infern o fu. cosa d ' u n momen to. Io passeggiavo al fro n te della nos tra ca tena; e certo addolora to della piega che pren devano le cose, massime che u divo sulla des tra esser s ta to rispos to coi fu cili alle fu cilate degli assalito ri, con tin uai col la raccomandazione di non far fuoco; ed i m iei aiu tan ti, percorrendo la linea, raccoman davano lo s tesso ed o rdinavan o alle trombe di comanda re il cessa re il fuoco. lo fui feri to al p rincip io del le fu cila te; ed acco mpagna to ali 'orlo del bos co, ove fu i obliga to di sedermi, rimasi quasi nell 'impossibilità di più poter dis tinguere ciocché su ccedeva sulla linea . Ove avess imo avuto da fare con dei n emici, la cosa andava certo diversamen te. Avrei po tu to collocare coperte dalle prime pian te le n os tre ca tene dei bersagl ieri e con loro potevo riman ere io s tesso. Lascia re ava nzare la truppa al di qua del torren te, e, dopo d 'averla fu cilata a bru ciapelo, ca ricarla di frnnte col van taggio dell'altu ra, e di fianco su lla sua des tra collo s tesso van taggio, spingendovi le compagnie che si trovavano a crocch ietto s u lla nos tra sinis tra. Tu t tociò po teva operarsi m.olto p rirna che /a compagnia di bersagl ieri, che marciavano per il bosco per fian cheggiarci sulla nos tra sinis tra, po tessero compa rire e pten dere pa rte alla pugna. lo non ho mai dubita to che, per valorosi che fossero i soldati che avevimo di fron te, essi n on potevano manca re di essere sbaraglia ti. Io ho fatto < 2) Cavour: « O forse u n po ' di guerra civile ».
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DOCUlv!ENTJ
gli elogi del colon nel lo Pallav icini; e sono oggi della s tessa opin ione. I n primo lu ogo, noi potevfrn o cadere in peggiori man i. In s econdo egli esegu ì gl i o rdin i che aveva con valore e risol u z ione. Ciò nonos tante, ripeto, se nem ici dell 'Italia n oi avess imo avu to in fa ccia da combattere, l ' l talia in quel giorno ·Cà n tava una splendida vittoria di più. Già dissi, in a ltro luogo, che alcu ni piccio tti dell 'ala des tra avevano risposto al fuoco della truppa . Io avevo ciò vedu to, nel m omen to in cui fui feri to; ma ciocché vidi e seppi dopo, fu che l i s tessi p iccio t ti e 1.\1en o t ti nel cen tro avevano eseguito una ca rica. E ' posi tivo però che di tu t ta la parte della lin ea, dal cen tro alla sin is tra, ove si trovavano in m aggioranza i veterani di tu t te le p ugne dei vo l on ta ri italia n i, e che più i mmediati e ra n o alla posizion e da m e occupa ta, nessu n o s i mosse, né fece fuoco. Sedu to, a t tornia l:o da i m iei p rodi fra telli di a nn i, io ebbi la p rirna rnedìca tu ra al m io p iede des tro; alla coscia sin is tra u n 'al tra p al la mi aveva con tuso, ma fu poca cosa. Fratlanto giu ngevano alcuni della truppa, e fra essi va ri di coloro che con m.e avevan o servito in tempi passa ti, e vidi il cordoglio sullafisionornia di tutti, meno alcuni giovani ufficiali dell 'Eserci to, che senza du bbio, n uovi in comba t timenti, credevano d'aver riporta to una s trepitosa vittoria. Io ebbi ad incomodarm i con alcu n i di q u esti pe r sp roposi l' i loro : ma fii cosa di momen to . G iungendo l a t ruppa su lla l inea n os tra e non sapen do d i me, molti dei nos tri si ritiravano per il bosco, dimodo ché si rimnse in. pochi e ciò accelerò il disarmo della gen te . I m iei ufficiali di S ta to Maggiore c o n il co lon nello Pallavici n i s tip u la rono alcu n e con dizioni; fa tica inu tile, poiché fu n1 m o tra t ta ti come prigion ieri di guerra: corn.e tal i accompagnati a S cilla e com e tali imbarca ti a bordo del la frega ta il D u ca di Gen ova, e co ndo tti alla Spezia. Da A sp romonte a lla Spezia io devo ricordare con gra ti tu.dine il tra ttamen to del colonnello Pallavici n i, del maggiore Pinelli, del co,nandan te Wh rai t del D u ca di Gen ova, del colon nello Sa n ta R osa e co mandan te A nsa/di al Varignano, e del capitano di po rto Rossi (uno dei Mille) alla Spezia .
NOTA - Nel l'Edizione del 1932 (Ca p pelli Ed. - Bologna), Voi. 1 1, pag. 599 (Appendice I: "Aspromon te") in basso è posta questa precisnzione: " C onservc1 to nella Biblioteca Centrale del Risorgir,nento a Roma 20.H.106: "Caribnldi. Memorie nulografe ", a l l e pagg. 58-75: ed. già d.i CI AMPOLI, "Scritti politici e 111ilil. a ri di Garibaldi" (Roma, Voghera s.a.), alle pagg. 922-932; collezionato c o l l 'au tografo a mati ta " .
L'Episodio di Aspr omo nte descritto da Veritas (Giovanni DEL GRECO) Non c'era più da farsi illusione: era la truppa che muoveva contro di noi. I l Generale, con il suo occhio di lince, era s ta to il primo a distinguere q uel polverio; e, quando ne credé giu n to il momen to, fatta suon are l 'assemblea, in b reve ci ebbe a rango, e ci fece montare a guarnire il crine di quella formidabile posizione, coll 'ordine peren torio: fermi, senza far fuoco. In tan to i regolari, con i bersaglieri in testa, venivano avan ti al passo di co rsa. Eccoli, si s tendono in catena e corrono verso di noi: verranno essi ad aiu tarci ? Sventoliamo i nostri fazzoletti, e . . . Viva i nos tri fratelli ! Viva l 'Italia ! - gridiamo loro con quanta forza abbiamo in gola. Un lampo di mos chetti ed una grandine di palle risponde a quelle grida, e gli assalitori s 'avanzano sempre a corsa. E ' un continuo gridare il nostro e sventolar di fazzoletti bianchi, e solo il fischio dei proiettili risponde alle nostre grida, ai ges ti nos tri dì pace. All'es trema destra, alcune compagnie di picciotti risposero (è vero) con nu trita fucila ta, dopo la quale subito vidersi quei cmniciotti rossi ruzzolare rapidamen te al basso, a bajonetta calata; ma non fu rono che quelle uniche, e ne ignoro il come. Però da tu /'to il rimanen te della nostra linea, compos ta di vecchi e disciplina ti volon ta ri del con tinen te, non partì u n sol colpo. Da: "Ricordi di ini gnribnldino" - Civelli Ed . - Fire11ze, 1 888.
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CAPITO LO
Il In questo articolo ("Garibaldi a Pisa ", di Licurgo CappeL!etti) sono cita te due indicazioni importanti: 1 ) cbe Garibaldi arrivò a Pisa proveniente da Livorno (e non da La Spezia); 2) che la lapi d e (posta tu tt' ora nel bal l a toio deU'albergo dov'era ospitato Garibaldi) era stata scritta da lui, su richiesta dei Fratel li Peverada, padron.i cieli' albergo e s uoi amici (v. Cap. IV, pag . 1 69, lapide n. 50) .
Gariba ldi a Pisa nel 1 862 Lo ricordo semp re quel gio rno ! E rava mo nel mese di Novem b re del 1 862 . Fi n dal la mattina u n 'im mensa quan tità di gen te a ttendeva l 'arrivo dell'E roe proven ien te da Livo rn o; ché lo s ta to suo di salu te (per la ferita d 'arm a da fuo co ricev u ta in A spromon te il 2 9 Agos to) aveva obbliga to a fare il tragi tto da Livo rno a Pisa per acqua . A ccompagnato dal figlio Menotti, dalla Sign ora Jessie Mario, dal maggiore Bedeschini, dal tenen te Pas tori, dal capita n o Fazzari, dai fra tell i Sgarallino e da una grande quan tità di garibaldini livornesi, il Generale giu nse in Pisa al/e 3 pomer:idiane. La ba rca, che lo conduceva, si fermò a llo scalo, che è quasi dirimpetto all 'A lbergo Pevera .da . La popolazione, rive ren te e com.m ossa, si rovesciava per tutti e quat tro i lu nga rni; il po n te di mezzo poi era le tteralmente s tipa to di gen te, che ne ren deva impossibile il passaggio. Appena la barca gi unse allo scalo, i ga ribaldin i livornesi (coadiuvati, se non erro, dai garibaldin i pisa n i) traspo rta ron o i:l lo ro gran Co ndo ttie ro, sem isdraia to sopra u n a specie di letto, fino al 2 ° p iano dell 'A lbergo . Ga ribaldi ves tiva la soli ta camicia rossa, aveva al collo u n fazzole fto di seta, ed in capo una papa lina di vell u to rosso ricamata in oro. La sua n obile ed aperta /ison omia era serena; però i:l colori to era pallido, e si vedeva chiaramen te ch 'egli doveva mol to soffrire. A dagia tolo s u l letto, in una bel la ed ariosa s tanza che dava s u l lungarno, i ga ribaldini e quei pochi cu riosi (fra cui l'u mile scriven te) che erano riu sciti a penetra re fin là, s i ri tira rono, q uasi tu tti in preda alla più viva emozione; e rimasero p resso il Generale il figlio Menotti, la s ignorn Mario e, se la memoria non m 'inga n na, il maggiore Bedesch ini. Pisa i n quel gio rn o sembrava una ci ttà di cen tomila abita n ti. Mezza Livorno e una buona parte del la popolazione del la p rovin cia erasi rovescia ta nella do t ta A lfea. 1l sole splendeva in tu tta la pompa de ' suoi raggi: sembrava una gio rn a ta di primavera. Non seguì il menomo disordi ne: n o n si vide nem meno u n a gu ardia di pubblica sicu rezza . Ci saranno s tate travesti te, ma in u n iforme no cer to . Il Sen a to re Torelli, a l lora Prefetto della P rovincia, si diportò con u na prudenza ed una deliéa tezza verarnen te amm irevoli . Fin o alle più ta rde ore della no tte la popolazione passeggiò per i lu ngarni: i volon tari garibaldin i pisani mon tavano la gu ardia alla porta dell'Hotel Peverada. Garibaldi rfrn.ase a Pisa ci rca ven totto gio rni: uomini emine n ti n el le scienze, nella politica e nelle arm i ven ivano da ogni parte d'Italia a visi tare l ' Eroe. Io, che ero lega to di stretta amicizia coi fra telli Peve rada padroni dell'A lbergo, s tava lì dalla mattina alla sera : m i ricordo che, in tu tto quel tempo, non andai una sola volta a lezione. Avevo 1 9 anni: e tà in cui le ernozioni si p rovan o fo rtemen te: e, confesso iJ vero, trovandomi quasi sempre in compagn ia di Men o tti, di Fazza ri, di Bideschini ecc., m i pareva di ave r fatto anch 'io q ualche cosa per il mio paese: men tre, pur troppo, non avevo fatto n u lla; e nemmeno (a ca.usa di una sven tu ra fisica) potevo far n u lla nel 'avvenire. Giu ro però che la volo n tà di fa re non 11ù è ma.i manca ta: e in quei po chi scri tti, che ho dato alla l uce, ho dimos tra to di a. mare since ramen te i:! mio paese, sen za mai transigere né col p re te né collo s traniero. Ma. torniamo, co m e s uol dirsi, a bomba . Mi manca lo spazio per des crivere q u el supremo momen to, quando l 'illustre e compianto professore Z,m. n e tti: - venu to appos itamen te da Firenze es trasse il p roiet tile dal piede del Gen erale. Eravamo verso gl i ultfrn.i di Novem bre: non ricordo però il gio rno preciso . Sù n el/ ' albergo Peverada era u n con tinuo anda re e venire; tu tti s i ch iedevan o trepidan ti: « riuscirà allo Zannetti di estrarre la palla ? A Nèlaton non riuscì » . Finalmen te giunse il momen to fa tale: io s tava nella s tanza a ttigua coll 'a mico Federico Pevera.da, con Fazza ri, con Pas tori, con Bedeschini. En tro la cam era del Genera le s tavan o lo Zann e t ti, i chiru rghi as tan ti, la sign ora Mario, Men otti, e qualcun 'altro di cui non ram men to il n ome. R egnava un s ilenzio p rofondo ! Si sarebbe sen tita volare una mosca . Finalm en te, dopo ci rca tre qua rti d 'ora, la porta s 'aprì, e comparve la signora Ma rio, la quale annunziò che il proie ttile era s ta to estra t to felicem en te dal calcagno dell 'Eroe de ' due mo ndi . Piangevamo tu f:ti : ed anche l 'o ttimo professore Zannetti si asci ugava u n a lagrima. E ro orgoglioso - nel mio piccolo - pensando che u n italiano era riuscito a fa re q uello che u n gran de chiru rgo s traniero aveva riten u to d 'impossibile effettu azione. E poi, era un pa triotta, un vecch io so/da to dell 'indipen denza ita lia na, ch e guariva il più grande dei patrio tti della terra . 144
DOCUMENTI
Garibaldi partì alcuni giorni dopo per Livorno, donde salpò per tornare alla sua romita isoletta. I fratelli Pevera·da vollei-o eternare la memoria del grande avvenimento, ponendo nell'atrio del loro Albergo una pietra, su cui fu incisa l'epigrafe seguente, che io scrissi a preghiera di loro: QUT
DOPO ASl'ROMONTE DIMORO' GARIBALDI SALUTE E CONFORTE DA ITALICA MANO RIEBBE ESULTANTE LA PATRIA. NOVEMBRE-DICEMBRE MDCCCLXII. L'epigrafe è sempre là; e quantunque bruttina dal lato letterario (lo confesso senza ostentazione), pure tutti la leggono con piacere, perché serve a ricordare, in poche parole, che un chirurgo valente, soldato e patriotta, ridonò la salute al più grande italiano del secolo XIX. Licurgo Cappelletti
"Alla memoria di Garibaldi", numero urtico (R. Stab. F. C.impitelli- Foligno, 1885), pp. 87, il cui ricavato era destinato Fondo per l'erezione del Mon11111ento in / Jerngia.
Da:
al
Estrntto del discorso alla Camera dell'On. Felice Cavallotti (Tornata del 28 Giugno 1882) "[. ..] Ho letto che la Camera voterà quella proposta senza tema di suscitare ricordi dolorosi. Si è detto: ricordate Mentana, perché non ricordate Aspromonte? Perché se anche in Aspromonte il pensiero che guidava l'impresa era lo stesso che condusse a Mentana, le vicende fecero di quell'impresa un conflitto fraterno. Due fratelli possono anche per cause sacrosante venire a conflitto fra loro, ma il giorno in cui fanno la pace nessuno di loro sente nell'animo il desiderio di ricordare quel giorno di dolore [.. .]". Da:
"Per Mwtana", pag. 23 - Tip. Popolare - Pavia, 1882.
145
CAPITOLO III
ASPROMONTE
CIMELI E RICORDI
147
CAP[TOLO
III
Lo stivale destro di Garibaldi forato dal proiettile nello scontro di Aspromonte (29 Agosto 1862). Foto originale d'epoca. (Collez. L. Mais, Roma). Unitamente a quello sinistro, era stato offerto dai lavoratori cappellai di Milano e Corpi S,wti nel 1861 ed era opera di Massimo Fioroni Venne raccolto in Aspromonte dal volontai·io Rocco Ricci-Gra. nùtto, da Girgenti (v. Cap. I, pag. 49). (Roma, Museo Centrale del Risorgimento).
Il pino ove fu adagiato Garibaldi, appena ferito, il 29 Agosto 1862 (ancora oggi esistente).
La calza del piede desb·o che GaribaJdi indossava il 29 Agosto 1862 ad Aspromonte. Fu raccolta da Vincenzo Cattabeni, l'vfaggiore delle Guide, che assisté amorosamente Garibaldi ferito (nella discesa da i\ promonte a Scilla e nel tragitto in mare fil10 al Varignano). La calza (forata ed inh·ìsa di sangue) fu da l.ui conservata come sacro ricordo. La sorella Virginia la donò ne.l 1907 al Museo del Campidoglio di Roma (notizia desLmta da pag. 73 del libro: "G(lrib(l/di e G(lrib(l/dini nelle Marche", di Domenico Spadoni - TipogTafia Operaia Romana Cooperativa - Roma, 1907). Da: "Vi/(l di G(lribaldi", di Gustavo Sacerdote (foto a pag. 838) - Rizzali Ed. Milano, 1933.
Barella rudimentale che servì al trasporto di Garibaldi dopo il ferimento di Aspromonte. l ell'irnmagine è visibile la documenta zione autografa di Garibaldi, autcnticat;;i con sigilli, comprovante !'i1utenticità della barella stessa (v. Cap. II, pagg. 120-123). Il cimelio è stato esposto alle lvfostre Gai·ibaldi.ne di Roma del 1932 e del 1982. (Roma, Museo Centra.le del Risorgi.mento). Da: "La Tribun(l Illustmlil", del 15 Maggio 1932, ai·ticolo: "Ln Gloria della Camicia Rossa a/In Mostra Garibaldina" (pagg. 8-9) ..
148
Cl.MELI E RICORDI
Tr\r>BL/\NKET·OF·'GEN� G/\RIBAL DI rN'WHl tH Wi-lEN \NOUNOED AT ASPROMONTE H[·\NAS.CARRIED.·OF'F 1TH[ f\lLD Coperta (con scritta in inglese) utilizzata da Garibaldi nella Capanna del pastore Vincenzo a Scilla, dopo il ferimento di Aspromonte. Appartenuta al Colonnello Chambers. (Roma, Museo Centrale de] Risorgimento). Questo cimelio è riportato nel raro opuscolo: "25 mmi dopo", cli Giacinto l3ruzzcsi (Tip. Am1011i e Co. - Milano, 1883).
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Benda macchiata del sangue di Garibaldi conservata dall'attendente garibaldino Pietro Poltronieri (v. Cap. I, pag. 24). Fu donata da A.rturo C.istiglioni (Bersagliere garibaldino del 1866) all'On. Ezio Garibaldi il 2 Giugno 1932. 1J1 basso a si11istra, fotografai (molto ritocc.ita) di Garib,ildi visitato dal Dott. Nclaton (v. Cap. II, pag. 119). (Roma, Società di Mutuo Soccorso "G. Garibaldi" - P.zza della Repubblica, 12).
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CAPITOLO III
Benda intrisa del sangue della ferita del piede destro di Garibaldi, con attestazione del figlio Menotti. (Milano, Museo del Risorgimento). Da: "Vitn di Ga.rilmldi", di Gustavo Sacerdote (foto a pag. 835) - Rizzoli Ed. - Milano, 1933.
Astuccio in pelle (cm. 17x 8,5 chiuso) appartenuto al medico Ferdinando Zannetti (1840 ca.). (Firenze, Fondazione Spadolini). Da: "La ferita di Garibaldi ad Aspromonte - Documenti e /et/ere inedite n Ferdinando Znnnetti", a curn di Gabriele Paolini Ed. Polistampa - Firenze, 2004. La pinza ad anelli con la quale il Pmf. Zannetti estrasse il proiettile è invece conservata al Museo Centrnle del Risorgimento di Roma.
Foto della pallottola di Aspromonte effettuata a Pisa (fotografo non identificato, con studio in Via Palestro n. 1647).
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Copia della pallottola di Aspromonte'. (Capreril, Casa Garibaldi). Da: "Il Museo Garibaldino di Caprera", di Fernanda Poli - Ed. Chimella - Sassari, 1977. * Altra pallottola è conservata al Museo del Risorgimento di Torino (v. Cap. n, pag. 130).
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Proiettile estratto dalla ferita di Garibaldi. (Roma, Museo Centi:ale del Risorgimento).
Due medaglie ... col sangue di Garibaldi [I sangue di Garibalrli pietrificato con il sistema Segato Cosenza, 11 giugno, notte (1932) La solenne celebrazione del cinquantenario dell'Eroe ha fatto tornare alla luce infiniti episodi della vit:a di Garibaldi; ci piace ricordare uno che ha un. valore storico assai importante. Quando il 29 Agosto 1862 Garibaldi veniva colpito ad Aspromonte da due pallottole dei "regolari", restando ferito al 1na.l/eolo interno del piede destro e alla coscia sinistra, il medico curante del Generale, do/'/:. Zannetti, raccoglieva il sangue uscito durante la estrazione ciel proiettile e lo inviava al doti. Efisio lvf.arini perché questi lo preservasse dai processi putrefattivi per tramandarlo ai posteri. Il dott. Marini prepara il sangue ricevuto secondo un sistema di sua invenzione e neforma due medaglie cli aspetto e di consistenza coriacei. Di queste, una l'invia al Generale e l'altra la dona al Musco Municipale di Cagliari, sua città nativa, dove tuttora si trova, conservando per sé le schegge cadute dalle 1ncdaglie durante la preparazione estetica di esse. li Generale Garibaldi si mostrò vivamente compiaciuto dell'opera del Marini al quale diresse le due seguenti lettere: « Caprera, 29 gennaio 1863. Mio caro Marini, io vi sono ben riconoscente per la medaglia ciel mio sangue petrificato che volete inviarmi. Siete ben padrone di presentare l'altra al Municipio di Cagliari. In ogni modo L'Italia andrà superba del vostro genio ed io sono per In vita Vostro G. Garibaldi». « Caprera, 9 ottobre 1865. Mio caro Marini, grazie per la bellissima medaglia, opera del vostro genio veramente straordinario. La vostra terra natale andrà superba di voi, ed i miei figli avranno un ricordo imperituro di 1ne e dell'autore dell'opera sh1penda. Con gra l'itudine Vostro G. Garibaldi». Le schegge cadute dalle medaglie che portano la specificazione autografa del dott. Marini e le due lettere autografe di Garibaldi sono oggi in personale ed assoluto possesso del prof Giovanni Arcieri, medico ordinario della Columbia UniversihJ di Nuova York, il quale ha voluto, con accurate e pazienti ricerche, indagare la struttura chfrnica e biochimica di una parte delle suddette schegge e ne ha ricavato la viva impressione che il procedimento usato dal Marini non deve essere stato molto differente da quello che comunemente usava per la conservazione dei pezzi anatomici Girolamo Segato, il cui processo, rimasto sconosciuto, cost-ituisce da un secolo oggetto di studi e cli ricerche. (Da: "11 Corriere della Sera", 12 Giugno 1932, pag. 5) NOTA- Da ricerche effettuate a tutt'oggi, nesstma delle due "medaglie'' è più reperibile.
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CAPlTOLO III
Due apparecchiature ortopediche fatte costruire dal Prof. Zannetti dopo l'intervento chirurgico eseguito nel 1862 a Pisa per estrarre la pallottola di Aspromonte che ferì Garibaldi al malleolo destro. (Caprera, Museo Garibaldino). Da: "fl Museo Garibaldino di Caprera", di jernru1da Poli - Ed. Chiarella - Sassari, 1977.
Alcune stampelle e l'ombrello con manico d'argento appartenuti a Garibaldi. (Caprera, Museo Garibaldino). Da: "11 Museo Garibaldino di Caprera", di Fernanda Poli - Ed. Chiarella - Sassari., J.977.
Reggilenzuolo che servì a Garibaldi per isola.re dalle coperte del letto il piede ferito ad Aspromonte. Da: "Il Museo Garibaldino di Caprem", di Femru1da Poli Ed. Ch.ia.rella Sassari, 1977.
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ClNJELI E RICORDI
Camicia rossa (in flanella) che Garibaldi indossava il giorno del ferimento ad Aspromonte. Garibaldi ne fece dono il 14 Giugno 1863 al Dott. Enrico Albil.nese, al rientro di questi a Palermo, in segno di grati tudine peT tutte le affettuose cure a lui prestate, sia al V,,r.ignano che a Caprera. (Veduta frontale)
Veduta di spalle della camicia rossa di Garibaldi. Notare la vistosa macchia di sudore. Questo partico lare è riportato in w1a lettera del 1932, con la quale la nipote (Maria Pia Orlando Albanese) la identifica ad ima sua amica eh.e doveva ritirare i vari cimeli del normo di!lla Mostrn Garibaldin<1 di Roma (1932) per essere riportati a Palermo. Nel catalogo della mostra questo cimelio è riportato a pag. 37 (Sala XIX 1023). (Collez. L Mais, Roma -Già Archivio Eredi Albanese).
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CAPJTOLO III
Foto formato carta da visita (mm. 62 x 103) del quadro di Gerolamo Induno: "La discesa da Aspro111011te a Scilla" {1863 - Genova, Museo del Risorgimento?). Fotogril.fo Gaetano Gallino, Genova. Dall'aJbw11 del garibaldino Giuseppe Cerioli, con1battente ad Aspromonte all'et:ì di 13 ,inni. ll Cerioli ci ha lasciato qui una preziosa e commovente testimonianza autografando (ai lati della foto, nei bordi della pagina) la storia di questo cimelio (due fili di seta rossa) che ha annodato sopra al porta foto e che riportiamo integralmente: «Sacro ricordo I 1863 (è riportata la data del quadro)/ Q11esti due fili di seta I rossa ii I /io /eunli / dal fiocchetto I del/a Calo/ I ta rirnnrnl.a / di ue/uto / rosso che I portò /'im = I mortale/Duce/Giuseppe/ Garibaldi /%/(nel triste/&iorno/per noi/ Ttaliani) I di/ Aspromonte/ G. Cerio/i». (Collez. L. Mais, Rorna).
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CAPITOLO
IV
ASPROMONTE
MONUMENTI E LAPIDI
1.55
CAPJTOLO
IV
Al DESTINI [) ITl1LIA PRPPIZIANTE GIUSEPPE GARIBALJI OA OUCST,1 CASA OCL POPOLO P<RLO Al r.EfALUO,ESI IL V LUGLIO MDCCCLXII l(;NARO m:i FATI 01 ASPROlrnNTf:
O ROMA O MORTE INVOCANDO
NEL �xxv •NNIVEASAAIO DELLA STOAIC� BAECCI� C�E COL TAIONfO 0)::L PENSl�JW LAICO SHNÒ l,f< çADUTA DEJ_ DOMINIO O� PAP !J,I CIVl(A RAPPRE:S'ENTANZA �CRIVE IN QUESTa't,\ARMO .- � LA GLORIOSA 01\TA BEL XX SE:1'HlMBRE: MDCCCLXX �
N. 1 � Cefalù (PA). Lapide posta nel 1905 nell'ex Palazzo del Popolo, in Corso Ruggero n. 77 (oggi sede dell'Azienda Soggiorno e Turismo).
AI DESTINI D'ITALIA PROPIZIA TE GIUSEPPE GARIBALDI DA QUESTA CASA DEL POPOLO PARLO' Al CEFALUDESI IL V LUGLIO lvIDCCCLXU IGNARO DEI FATI DI ASPROMONTE O ROMA O MORTE INVOCANDO NEL XXXV ANNIVERSARIO DELLA STORICA BRECCIA CHE COL TRIONFO DEL PENSIERO LAICO SEGNO' LA CADUTA DEL DOMINIO DElPAPT LA ClVICA RAPPRESENTANZA SCRIVE IN QUESTO l\l[A_RMO LA GLORIOSA DATA DEL XX SETTE. 1BRE MDCCCLXX
NOTA - L'epigrafe e il discorso di Garibaldi sono stati pubblicati a pag. 99 del libro: "Atti del VTI Congresso in i\lapoii 3-5 Nov. 1912" (VIII tema, Prof. F. Guardione: "Reliquie d'Aspramonte").
DA QUESTA CASA NEL MERIGGIO DEL VII LUGLIO MDCCCLXII INFACCIAALLACLORLA DELSOLE SOAVE E FATIDICO PARLO' Al CARTNESI PLAUDENTI L'ARCA GELO LIBERATORE GIUSEPPE GARIBALDI ADDITANDO LE VlE DEL CAMPIDOGLIO AL GRIDO DI GUERRA "ROMA O MORTE"
N. 2- Carini (PA). /
Lapide in Via Principale, oggi Corso Umberto L NOTA- Il grido« Romn o morte» fu pronunciato per la prima volta a Marsala iJ 19 Luglio 1862, ovvero dodici giorni dopo il passaggio a Cmin.i. Per tale motivo non doveva apparire su questa lapide.
QU[' GARIBALDT LA NOTTE DEL 17 LUGLIO 1862 RIPOSANDO VAGHEGGIAVA LA NUOVA ROMA R1SORTA PER VIRTU' DI POPOLO
N. 4 - Trapani. Palazzo Comunale, Aula Ciw1ta. Epigrafe di Gino De obili.
DA QUESTO PALAZZO COMUNALE NEL GIORNO "17 LUGLIO 1862 JL PENSIERO Dl SEI SECOLI DIVENUTO EROICA IMPAZIE ZA PROROMPEA PER BOCCA Dr GARTBALDJ COLCRlDOD! "ROMA O MORTE" *
N. 3 -Trapani. Palazzo Comunale - Esterno.
• n grido « Roma o morte » fu pronunciato per la prima volta a Marsala il 19 Luglio 1862 (v. lapide n. 6).
DA QUESTO BALCONE 1L 18 LUGLIO 1862 GTUSEPPE GARIBALDI ARRINGANDO IL POPOLO ERICINO CHE ALLA LOTTA PER IL PATRlO RISCATTO AVEVA OFFERTO GENEROSO TRIBUTO DI VALORE E DI SANGUE VATICINO' CON FEDE 1NCONCUSSA f FATfl RADIOSI D'ITAUA H-4-19:IO N. 5 - Erice (TP). Murata sulla facciata di Casa Venza (1910).
156
MoNUM"ENTI E LAPror
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Il QUESTA CASA PER ORE SESSANTA FU GARIBALDI QUI NEL 19 LUGUO 1862 LA PRIMA VOLTA TUONO' O RGMA O iORTE
N. 7 - Marsala (TP). Stab. ilimento vinicolo Florio Cantina. (Foto del Dott. Aldo Bonfanti, Marsala).
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N. 6 - Marsala (TP). Lapide a destra della Porta Nuova (Piazza della Vittoria), sul balcone del palazzo del Conte Mario Grignani. L'epigrafe è del Sac. FraJlcesco Gambini. La lapide fu posta il 19 Luglio 1893 .
.IL GE ERALE GIUSEPPE GARIBALDI ONORANDO DI SUA VISlTA LO STAl31 LIM EJ,.rro FLORIO NEL 19 LUCI.IO 1862 PRENDENDO QUI UN MO!v!ENTANEO RIPOSO A$AGG!ANDOIVINIALL0RAINPREPARA.ZJONEINQUESrDSl'.'\BIUMENTO DIEDE LA PREfERENZA J\D UNA QUALITA' CHE DA QUELL'EPOCA PORTA IL GLORIOSO NOME DEU;EROE
IL GENERALE GIUSEPPE GARIBALDI
ONOR,\l'OOfJISUAVlSIT'\LO TAl:llL!M[Yl'O FLORIO 1EL19L\JGLIO I 62. PRE DE:\!00 QUI MOML. T t CO RIPOSO • ASS.V:GJANflO I VlN[ ALL011A IN PHEPARA'l.lONI:: IN OllE:STO STABILIM C ·ro DIEDE LA PRCFEHE;-.:z,._ .ID U A. ()IJ!\LI TÀ CHE O<\. QUELL"EPO /\ POR'fA IL Gl,OHIÒSO ONE. DELL'EROE
,� Quun 1..uoc:H1 pu& VOLTI. :UC,U 41,.U NUIOIIIF: C,'lllllA.LDIMt. IUUH&Pi'DO U!f CO vcc,,io DI STUCllOS� PU. ,UQ&ftCd:t Tft4 L& OUflB DltL 11,DCé!cLm U l!IAQl0141 HLL,1 �RIIU CIUSJ HLLO i"J'.\TO lTALU,°AO U. co,1TA.1',0 PROYJ�CIA(..� .DI 1'11.lP&Jll D&l.t: JSTfT'UTO riR U. S'TOftJA Dl:,L. IIISORGmlftTO VOLLE: FtR.IAiH� NE.t.. M.Aflio CO&. RIIZ'OKDO 01 �N Cr.tt'll.N"Af\10 '"' NOLT1 .1srr.m NltitOft>.111..g lll!IA TUTUtONJ.Ur'U DI C.-:ATIT.UDUfl. P&k 1,.• OSPIT.lLl'tA IICI.VUTA DALl,.A Cl1T4. DI A.Il$ CIU: Df. QUEU: AfO'CO DI DUll!lilOSI EYEtln ,cccSr..sE PU u SECOffDA 'VOL"TA T'R,\ LE SUI: • ctu.urn OlllllAl,.DI 111 _AIITICÙ'ARt suu.' ALTRA s,d!ìJl. p·rr� '�AlltE ACQUISTO DI IIOIU 11..»t ÙONINI DIIW'OSI ;J!OTTO 1-&(>0ENDAIUO ALL' taPIIJIA cpN tunt Lt �TI DI SJCllll PII! li, LUTJO DI •SPRO•O�T&
N. S - Marsala (TP). Palazzo VII Aprile, Vestibolo AuJa Consiliare (27 Ottobre 1962).
IN QUESTILUOGHl DUE VOLTE SACRI ALLE MOMORIE GARIBALDINE RIUNENDO UN CONVEGNO DI STUDIOSI PER RICERCARE TRA LE OMBRE DEL MDCCCLXII LE RAGIONI DELLA PRIMA CRISI DELLO STATO ITALIANO IL corvUTATO PROVINCIALE or TRAPANI DELL'JSTITUTO PER LA STORIA DEL RISORGIM"ENTO VOLLE FERMARE NEL MAR.MO COL RICORDO DI UN CENTENARIO PER MOLTI ASPETTI MEMORABILE UNA TESTIMONIANZA DI GRATITUDINE PER L'OSPITALTTA' RICEVUTA DALLA CITTA' or MARSALA CHE IN QUELL'ANNO DI DUl3BIOSI EVENTI ACCOLSE PER LA SECO DA VOLTA TRA LE SUE MURA GIUSEPPE GARIBALDI PENSOSO 01 ANTICJPARE SULI.:ALTRASPONDA DT[AUA L'INEVITABfLE ACQUISTO Dl ROMA DlEDE UOMINI CENEROST E UN MOTTO LEGGENDARIO ALL'IMPRESA TREl)JDO' CO TU"lì'E LE GENTI DI SICILIA PER IL LUTTO DI ASPROMONTE XXVlf - X - MCMLXII
157
CAPITOLO IV
NON SIMERAVJGLI -ESSUNO SE 10 MI APPELU lvfULll"JO GARIBALDI lvTI FA SUPERBO UN TANTO NOME E PJU' D'OGNI ALTRO PERCHE' EGLI STESSO ME NE CONCEDEVA L'ONORE QUANDO NEL LUGLIO 1862 DEG -AVA PER FARSI QUI' PER VISITAR!v!I
DA QUI' APPOGGIATO L'EROE. L'A iORF.. L'ORGOGUO NOSTRO GARIBALDI DAVA INIZIO E FORMA ALLA GRANDE IMPRESA CO!vlPIMENTO DELL'UNITA' ITALIANA [L DISEGNO EL' ATTUi!\ZIONE PURTROPPO NE SONO GLORIA SOLO DI LUI E CHI LO SEGUIVA
N. 9- Marsala (TP) Vecchio Mulino - Corso Vittorio Emanuele, 92 (oggi Corso Gramsci). Epigrafe dettata dal Sac. Francesco Gambini.
N. 10 - Marsala (TP). Nel giardino dell'Istituto Tecnico-Agrario" A. Darniani". Epigrafe dettata dal Sac. Francesco Gambini in occasione della visita di Garibaldi al. Convitto degli Artigianelli il 19 Luglio 1862.
NOTA-Andata perduta con la ristrutturazione dell'edificio.
N. 11- Marsala (TP). Nel giardino dell'[stituto Tecnico-Agrario" A Damimù". Epigrafe dettata nel 1960 dal Prof. Bino Fici Li Bassi.
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AL J\1URJ\1URE A neo DI QUESTA FO TE NELLA MUSICA D'ORO Dl QUESTO GIARDINO OSPITE DELLA SCUOLA OSANN TE COI FIDI DELLA RIVOLUZI01'\JE IL 19 LUGLIO 1862 SOSTO' PE 5050 L'EROE D'ITALIA RITORNATO A MARSALA PER TEMPRARE IL SUO LEONINO ANELITO DI ROMA FUOl� DAL VILE CROGIOLO DELLA GARRULA DIPLOMAZIA ALLA FlAMMA NON SPENTA DELLA MARC[A VJTTORJOSA
... CHl1-\MARE NOVELLA ENTE PARE ., GIU' DI MARSALA UN LIETO SUON DI TROMBA SPARSO AGL'ITALI VENTI. GIOSUE CARDUCCI L'ISTITUTO FASCISTA DT CULTURA "PRINCIPE UMBERTO" IL XJX LUCLJO XIV
N. 12 - Marsala (TP). Palazzo VII Aprile, Aula Consiliare (1936).
ANNO PRIMO DELL' llvlPERO
4 LUGLIO 1907 A QUESTA TERRA GLORIATA DAI MILLE TRA QUESTE MURA CHE PRIMA ECHECGlARONO [l GRIDO ONDE ROMA FU RIVENDICATA ALL'lTAUA ECCO GARIBALDI RITORNA E PARLA AL POPOLO FREMEBONDO A DEBELLARE LA POTE -zA TENEBROSA i\ SGOMINARE LE I SIDIOSEALLEANZE FIAMMEGGI O POPOLO L'fRA TUA IO RECO A TE LA MIA SPADA M. RAPISARDI N. 13 - Marsala (TP). Chiesa della Madonna della Cava*. Epigrafe di Mario Rapisw:di. * Non piC1 esistente - Distrutta con la chiesa nel bombardamento del 4 Maggio 1943. Nel 1960 è stata riportata su una colo1ma conm1emo rativa nella Piazzetta Tonino Sansone (v. pag. seguente).
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N. 14 - Marsala (TP). Cippo in Piazza Toruno Sansone. Riporta l'epigrafe del Rapisardi che originariamente era ali' esterno della Ouesa della Madonna della Cava (v. lapide n.13). A QUESTA TERRA GLOR[ATA DAI MILLE TRA QUESTE MURA CHE PRIMA ECHEGGIARONO lL GRIDO ONDE ROM A FU RIVENDICATA ALL' ITAU A ECCO GARJBALDI RITOR.t'\JA E PARLA AL POPOLO FREl\,fEBOND0 A DEBELLARE LA POTE ZA TENEBROSA A SGOMINARE LE I SIDIOSE ALLEANZE FIAMMEGGI O POPOLO L'TRA TUA IO RECO A TE LA MIA SPADA M. Rapisartii
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QUI GIUSEPPE GARIBALDI T DOPO PROFERITO l L GRAN DET O IN MARSALA ROMA O MORTE VENNE A RIPOSARE rL 20 LUGLIO 1862 N. 15 - lsola di Mozia (Marsala -TP). Lapide nella facciata del Convento S. Pantaleo. Anche questa epigrafe è deJ Sac. Francesco Gambini.
159
CAPITOLO IV
A FUTURA MEMORlA CHE GIUSEPPE BARIBALDI L'EROE DEI DUE MONDI NEL 20 LUGLIO 1862 QUI' ARRINGO' AL POPOLO PLAUDENTE LA LIBERAZIONE DI ROMA IL COlvfPIMENTO DELL'UNITA' ITALIA A IL MUNICIPIO A 5 GI UCNO 1882 QUESTA LAPIDE DECRETAVA N. 16 - Mazara del Vallo (TP). Mwùcipio. Epigrafe del!' Avv. Mario Certa (1889).
ALL'EROE LIBERATORE DEI POPOLI VOLENTI AL CAVALIERE DELL'UMANITA' GIUSEPPE GARIBALDI CHE DA QUESTA SALA lL GIORNO XXI LUGLIO MDCCCLXII COLFREMJTODEL LEONE RIDESTAVA LA COSCrENZA 1TAL1ANA A RIVENDICARE DAL TEOCRATICO GIOGO E DALLA PROFANAZIONE STRANrERA LA c'1nA' ETERNA CONTESO PALLADIO D'INTEGRATA UNITA' NAZIONALE DEVOTA LA CITTADINANZA DELIBERANTE IL MUNICIPIO Q.P.P. MDCCCLXXXIII
. 18 - Castelvetrano (TP). Lapide sulla facciata di Casa Paola, oggi Palazzo del Comune, in Via Monastew. L'epigrafe è del Sac. Vito Pappalardo.
QUT LA SERA DEL 16 MAGGIO 1860 POSO' TL BRANDO DELLA VfTTORIA EQUI EL LUGLIO DEL 18621 1 1 RIPENSO' O ROMA O MORTE 111 L'EROE GARIBALDI
160
IN QUESTA CASA .IL COMM. VITO FAVARA VERDEI AME NEI GIORl'\1120 E 21 LUGLIO 1862 EBBE OSPITE CON ALTRI PRODI GIUSEPPE CARJBAWI L:TMMORTALE DUCE DEilvlJLLE CO
IL JvlUNIOPIO DELIBERATO 15 GIUGNO 1882 A PERPETUO RICORDO Q.L.P.
N. 17 - Mazara del Vallo (TP). Lapide sulla facciata della Casa Hopps, in Via Garibaldi. Epigrafe dettata dall'Avv. 1ario Certa.
IN QUESTA CASA DEL CO.lv[M. C. PA.tv1PEL0NE GIUSEPPE GARIBALDI DUCE DEI MILLE PIANTO' VITTORlaiA LA BANDJERA D'lTALlA ALL'ALBA DEL 16 MAGGIO 1860 DIQUT' REDUCE DA CAPRERA NEL LUGLIO 1862 AVVIATOSI AD ASPROMONTE SUGCELLAVACOLSANCUE JLGlURAME TO Dl LI BER ARE ROMA E VEN'EZTJ\ QUESTO lvlARMO A RICORDO DEL GRAN CAPITANO VOLLE IL COMUNE DI CALATAFIJv!I JMMORTAl"ATO DA TANTA GLORIA N. 19 - Calatafimi (TP). Lapi.de sulla facciata della Casa Pampelone, in Via G. Marconi n. 23.
N. 20 - Calataiimi (TP). Lapide posta all'interno della casa Pampelone, Via G. Marco1ù, 23. (J) Garibaldi tornò la seconda volta a Calatafimi il lS Luglio 1862. (2) Il motto «Roma o morte>> fu pronm1ciato U giorno successivo (19 Luglio 1862) a Marsala (v. lapide n. 6).
MoNUM 111 (; LAPIDI
DA QUESTA CASA IL 3·1 LUGLIO 1862 AL GRIDO Dl ROMA O MORTE GIUSEPPE GARIBALDI PARTI' PER L'IJ'vlPRESA CHE PU:R TRONCATA AD ASPROMONTE RAVVIVAVA LA FEDE AFFRETTAVAGLI EVENTI �"
31 LUGLIO 1922
N. 21- Palermo. Lapide posta sulla Via Butera. Da questa casa mosse la Legione Rornana.
QUANDO PIU' VJVO ERA IL RICORDO DE LA CESSATA TIRANNIDE GIUSEPPE GARIBALDI A DI' X AGOSTO MDCCCLXII DAL 13ALCO E DI QUESTA CASA ECCITANDO IL POPOLO PLAUDENTE AD AFFRETTARE Li� UNITA' DE LAPATL<IA LO AlvfMONTVA Dl MANTENERSI DEGNO SEMPRE DE LA LlBERTA' CONQUISTATA A DI XX SETTEMBRE MCMV TLMUNTCIPIO P.
N. 22 - Caltanissetta. Sulla facciata del Palazzo Benintende, in Corso Umberto I (ex Via Grande).
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GIUSEPPE GARIBALDI CAVALIERE DELL'Ulv1ANITA'
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CHE IL POPOLO TN ARivIE DA QUESTO LUOGO IL XIII AGOSTO MDCCCLXl I ARRINGANDO DISSE LE FATIDICHE PAROLE DOVERST LE BAIONETTE NEMJCHE COME GIUNCHI PIEGARE IN ANZI IL VESSILLO CHE VLl [ ANN1 DOPO ITAUA A ROMA CONDUSSE IL MUNICIPIO A II GTUG! O MDCCCLXXXIV POSE
Il,. r.tlC • fJlil llOPO ITALIA A 111111A CtlllllùSS( L l!UIKll'10 A Il� IIOCtct.X
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. 23 - Enna (al tempo di Garibaldi Castrogiovanni). Sulla facciata del Palazzo Va.risano, in Piazza Mazzirli (o Duomo).
161
CAPITOLO
IV
DA QUESTA CASA IL XIV AGOSTO MDCCCLXII
GIUSEPPE GARIBALDI GIUSE�E CARI AL CRIOO
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AL GRIDO
O ROMA O MORTE
NUOVO ENTUSJASivlO ECCJTANDO NELL' A IMOSA GlOVENTU' LA SPTNGEVA A SECUI.RLO PER COM l"fERE l L NAZIONALE RJSCATrO
N. 24 - Piazza Annerina (EN). Lapide posta il 4 Luglio 1884 sulla facciata del [\i lazzo Cascinan:no di Capodnrso. Eseguita dall'artista Salvatore Giruuuzzo, epigrafe di Renugio Roccella.
LEO FORTE MDCCCLXXXV DI ROMA SIGNORA TEMPI DI PACE, TRONO DT GTUSTIZTA SCUOLA DI UBERTA' PARLO' GARIBALDI Al LEONFOlffESr rLXV AGOSTO MDCCCLXII QUALE MEMORIA, QUALE DELUSLO E ALL'EROE IL MAlfflRIO D1ASPR0tvl0NTE AL l'OPOLO IL DOVERE DI CACCIARE IL TRAFFICATORE DJ PREPARARE LA NUOVA ETA'
N. 25 - Leonforte (EN). Lapide posta i I 16 Agosto 1885 con epigrafe di Mario Rapbru·di.
QUESTA LAPIDE POSTA DAGLI AGIRINI NEL GIORNO lN CUJ LA MORTE DI G. GARIBALDI ATTRISTA L'UNIVERSO RICORDI AI POSTERI CHE IL LEONE DI CAPRERA IL 16 AGOSTO 1862 OSPITO' QUESTE !\IDRA E DA QUESTO VERONE SALUTO' AGIRA
N. 27-Agira (EN). Lapide posta sulla facciata di Palazzo Cuticchi.
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LEONFORTE MDCCCLXII DI QUI PASSAVA AVVIATO AD ASPROMONTE GIUSEPPE GARIBALDI NEL VISO MESTAMENTE SERENO SVELANDO IL SACRIFICIO IMMINENTE EILNON LONTANO TRIONFO
N. 26 - Leonforte (EN). Lapide posta il 24 Agosto 1886 con epigrafe di Giovam1i Bovio.
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GIUSEPPE GARIBALDI INTENTO ALLA LIBERAZIO E DI ROMA PERSEGUJTATO COME U MASNADIERO DA SOLDATI ITALIANI PER DOPPIEZZA VILE DEI GOVERNANTf lL 17 AGOSTO 1862 SOSTO' CO[SUOl PRODJJNQUESTACJTrA' DJSCJ-U USA A TANTO ASPETTO Dl V[LLE Dl 'MONTAGNE or MARE E DA LUI CHIAMATA "FINESTRA DI SlClUA" IL MANCATO PARRICIDIO D'ASPROMONTE FERI' IL CUORE DELLA NAZIONE MARCHIO' D'INFAMIA IL UOVO REGNO NON DISTOLSE L'EROE DALLA MAGNANIMA IMPRESA O OFFUSCO' LA SUA FEDE NEL TRIONFO DI ROMA INIZIATRICE D'UN'ERA NOVELLA NELLA STORIA DELLA CIVILTA'
N. 28 - Centuripe (EN). La pi.de posta il 20 Agosto l907 con epigrafe di Mario Rapbardi.
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MONUMENTI E LAP!Dl
GIUSEPPE GARIBALDI CHE NELLA NOTTE DEL XVII I AGOSTO MDCCCLX[) OSPITE DEGLI OPERAI PRONU ZTJ\VA DA QUESTA CASA LE STORICHE PAROLE
O ROMA O MORTE IL POPOLO CATANESE DEDICAVAQUE5If\ LAPIDA IL II GIUGNO MDCCCLXXXIII PRIMO ANNJVERSARIO DELLA MORTE DELL'EROE AGLORIOSA rEMORIADELfATTO AD ABORRIMENTO PERPETUO DI TIRANNlDE
N. 29 - Catania. lapide posta sulla facciata del!' ex Circolo Operai in Via Eh1ea, il 2 Giugno 1883 *, con epigrafe di Ma.rio Rapisardi. * Originariamente, al posto della parola «01 TIRANNIDE» era scritto (su due righe):« D'USURPA TORI, DI SACERDOTI,/ DI IZEGGTTORI CODARDI». La lapide è stata rifatta nel 1998.
IN CATANIA TROVAMMO VULCANO DI PATRIOTTISMO UO:MINl DANARO VETTOVAGLJE E VESTI PER LAN UDA 'MIA GENTE GARIBALDI N. 30 - Catania. Monumento a Ga1ibaldi in Via Etnea, opera dello scuoltore Ettore Fcrrari (1912). Nel particolare, la targa bronzea posta nel basamento del monumento, con frase dell'Eroe riguardante l'accoglienza fatta a Lui ed ai suoi in Catania neU' Agosto del 1862.
N. 31 - Misterbianco (CT). Busto dedicato a Garibaldi nd 1952, nel 90° anniversario di Aspromonte.
163
CAPITOLO IV
N. 32 - Cippo Garibaldi - Località f Foresl'ali (Gambarie d'Aspromonte - RC). Fu eretto dalla cittadinanza eufemiese nel 1882 nell'esatto punto dove cadde ferito Garibaldi. Nel 1960 fu demolito per far posto all'attuale Mausoleo (v. lapidi nn. 32-32a).
IL 29 AGOSTO 1862 QUI GnJSEPPE GARIBALDI GIURANDO SACRAVA ROMA CAPTTALE D'ITALl1-\ r CITTADINI EUFEMTESJ DOPO VENT'ANNI
N. 32a - Località "I Forestali" (Gambarie -d'Aspromonte - RC). Lapide non più reperibile (epigrafe dettata dal Sindaco Fimmanò) che si trovava posta sul cosiddetto Cippo GarilJ11idi. Questa lapide è citata a pag. 21 del raro opuscolo: "Monumento Nazionale a Giuseppe Garibaldi nel 1 ° Cen/.en.a.rio della sua nascita", Sanatorio per i Tubercolosi nella Pineta di Aspromonte - 'lìp. F icastro - Messina, "1.906.
N. 33 - Località "I Forestali" (Gambarie d'Aspromonte - RC). Mausoleo costTuito nel 1965 nel punto dove sorgeva il vecchio Cippo Garibaldi.
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Particolare del bassorilievo bronzeo posto nella parte superiore della facciata, opera del lo sctiltore Luigi Scirocco. Raffigura il momento dello scontro fra i gal'ibaldi1ù e le truppe Regie: al cenlrn è Garibaldi che ordina ai suoi di non rispondere al fuoco.
EVVIVA A TE MAGNANIJvlO RIBELLE A LA TU A FRONTE PlU' FRESCHI LAURI CREBBERO LE SELVE D'ASPROMONTE G. CARDUCCI
N. 33a - Località "I Forestali" (Gambarie d'Aspromonte - RC). Particolare della lapide posta sul muro antistante l'ingresso del Mausoleo. Una lapide con la stess.:i epig(afe era posta anche suJ Cippo Garibaldi (v. 1.apide 11. 31). L'.epigrafe è lrntta dai versi del poema "Levia Gravia.", Libro Il: "Dopo Aspromonte".
164
MONUMENTI E LAf'lDl
ISTRAZIONE COMU
1FEMIA O' ASPRO POSE IL 29 AGO TO 2007 Na BICENTENARIO DE 'EROE DEl DUE (1807 • 2007)
. 34- località "I Forestali" (Gambarie d'Aspromonte - RC). Lapide commemorativa posta il 29 Agosto 2007 dalla Amministrazione Comunale di S. Eufemia d'Aspromonte ai piedi dell'albero ove fu adagiato Garibaldi ferito, Epigrafe del Colonnello icofa Serra.
IL MTNISTRO DELLA DrFESA GJOVANNT SPADOUNI NEL 125 ° ANNIVERSARIO DELL'EVENTO DOLOL,OSO TNTERPRFCANOO i SENIBvrENTI DEL POPOLO llAUANO. RICORDA QUEL 1.0NTANOGIORNO DELRISORGIJ\{ENTO 0-IEAl'\!ìlCIPO' LA UBERAZlONE DI ROMA CAPITALE ED JL COMPLETAMENTO DEI DESTINJ DELLA PATRIA. ASPROMONTE, 29 AGOSTO 1986
N. 35 - Località "I Forestali" (Ga.mbarie d'Aspromonte- RC). Lapide posta al!' esterno del Mausoleo nel 1986 dal!' allora Ministro delhi Difesa Giovanni Spadoli.ni.
SI, IO VERRO' CON VOI, BENEMERlTI GIOVANI. FRA VOI NEI QUALI SONO RIPOSTE LEPIU' CARE E CERTE SPERANZE DELLA PATRIA.
N. 36- Località "I Forestali" (Gan1barie d'Aspromonte - RC). Lapide con frase di Garibaldi posta all'interno del Mausoleo .
. 37 - Località "I Forestali" (Gambarie d'Aspromonte - RC). Busto in gesso di Garibaldi custodito all'interno del Mausoleo, già posto alla base del vecchio Cippo Garibaldi (v. lapide n. 31). NOTA - Questo busto in gesso (da fondersi in bronzo, poi non realizzato), opera del Prof. Giuseppe Gangeri, fu donato all'erigenda Sanatorio Garibaldi di Aspromonte. (V. foto in antiporta del Ubro: "Aspro111onte", di Vittorio Visalli - F. icastro - Messina, 1907).
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CAPJTOLO TV
SU QUESTE BALZE PIETROSE D'ASPROMONTE GIUSEPPE GARlBALDI CADDE FERITO IL 29 AGOSTO 1862 PERO-IB' ILSAJ'\TGUE VERSATO PER i½ANO ITALLANA VIEPPIU' AFFRATELLI I FIGLI DELLA.PATRIA COlvfUNE U -A E INDIVISA COME FU t EI SOGNI DELL'EROE Dl CAPRERA I BERSAGLIERI DELL'VUI BRIGATA CHE DA LUI PREI\.TDE IL lOJv!E lNCISERO NEL �fA RMO ILRJCORDO 26 Luglio 1992
N. 38 - LocaJità I Forestali (Gambarie d'Aspromonte - RC). Lapide all'interno del Mausoleo posta il 26 Luglio 1992 dai Bersaglieri dell'8·' Brigata Garibaldi.
,� oui:sr ALBO 01 MAJ\.\tO STA�NO INCISI I Or.ti UI f;ROI TRUCIDATI SULLA COtfTESA MARCIA 01 ROMA NEL stnEMBRE DEL 1SG2 M� DA U ISTORIATA l'lETKA U,� TOAAE'1TE DI LUCr. SI SrAICIO A E RICOHOA I MOIÌTI CHE IIANTt:NCO!IO IVA E !:•tPITEfL�A L ITALIA I BALESTRA ANT0\10 60TTERI CIOVANNI O) PA"M,\ BIA cm COSTANTE DI CRAflC/111 A (LODI) PU.SIERI GIOVANNI DI PAl'IA CEflflETTI LUICI DI AOVICO l!t:LLA MO IA CRA'2101,I
[N QUEST'ALBO DJ MARMO STAN O lNCJS! l NOMl DI EROJ TRUCJDATJ SULLA CONTESA MARCIA Dl J{OMA NEL SETTEMBRE DEL 1862 MA DA LA lSTORTATA PIETRA UN TORRENTE DI LUCE SI SPRfGION A E RJCORDA I MORTT CHE MANTE GONO VlVA E SEi\fi)ffERNA L'ITALJA BALESTRA ANTONTO BOTTERI G[OVANNI DI PARMA BIANCHI COSTANTE DI GRAFIGNANA (LODI) PENSIERI GIOVANNI DI PAVTA CERREITTlUIGT DT ROVIGO DELLAMOMA GRAZTOLT
QUESTO SACRARIO 1 DAL PRIN10 PARLA.t\t1ENTO REPUBBLICANO ERETTO TESTIMONIA AI POSTERI GARIBALDINO ARDIMENTO SOFFOCATO A 29 AGOSTO 1862. L'EROE CHE AL GR1DO "ROMA O MORTE" VOLLE CADENDO NON SCORRESSE SANGUE FRATRIODA Rl\lIVA IMMORTALE TRA QUESTE STORICHE BALZE!
IL COMUNE Dl $.EUFEMIA D'ASPROMONTE POSE ADDI 20 APRJLE 1966 A RICORDO DELLA VISITA DI Gl USEI) PE SARAGAT PRESIDENTE DELLA REPUBGLJCA
N. 40- Fantina (ME).
Lapide posta sulla facciata della Chiesa di Fantina a ricordo dei sette garibaJdini fucilati dal Magg. De Villata la notte del 2 Settembre 1862. L'epigrafe è di Raffoele Villari (1890). 1 garibaldini fucilati furono sepolti nella stessa Chiesa. L'eccidio avvenne sulla sponda di w1 torrente a circa 200 metri daJla chies<1. La lapide posta sulla facciata, a destra dell'ingresso, fu inaugurata 1'8 Settembre 1890.
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N. 39 - Loc. I Forestali (Gambarie d'Aspromonte - RC). Lapide posta all'interno del tv1ausoleo nel 1966 dal Comune di S. Eufemi<1 d' Asprèimonte in occasione della visita del Presidente della Repubblica Giuseppe Saragat.
------------------------------------�Io:!llll®&�ì!.iilli'D"J\1'ilbJ\P1D1
ALLE SETIE GIOVINEZZE GARIBALDINE CHE CADENDO SU QUESTA TERRA AFFERMARO O NELL'TDEA DI ROMA L'UNITA' DEGL.1 ITALIANI E LA FRATERNITA' DEI POPOLI PER LE CIVILTA' DEL FUTURO A GELOSOFIA N. 41- Fantina (ME). Lapide posta il 1 ° Settem.bre 2002, nel 140° armi versa rio, presso l'olmo dove forono fucilati i sette garibaldini della Colonna Trasse/li.
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IL Il SETTEMBRE MDCCCLXll FU DOPO ASPROMONTE CO !DOTTO
GIUSEPPE GARIBALDI TU1Tl TREPIDAVANO PENSANDO ALLA SUA FERITA EGLT MEDrTAVA NUOVE Jìv!PRESE PER DARE ALL'ITALTA LACAPlTALE
ONORANDO L'EROTCO PROPUGNATORE DI LTBERTA' LA REGIA MARlNA POSE QUESTO RICORDO MCJ\'1VJT
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N. 42 - Varignano (SP). Lapide posta sul muro esterno del Forte del Varignano con epigrafe di Pasquale Villari.
TN QUESTA CASA IL XXll OTIOBRE MDCCCLXll VENNE DAL VARJG ANO
GIUSEPPE GARIBALDI
FERITO AD ASPRO.MONTE IL PROIETTILE CHE LO AVEVA COLPITO FUNESTO' L'lT/\LIA l\1A IL DESTINO SEMPRE GLORIOSO DELL'EROE LIBERATORE AFFRETTO' A cm: ALLORA lL COl'vfPTMENTO DELL'UNITA' NAZIO ALE LA REGJ A MARINA POSE QUESTO RICORDO MCMVII N. 43 - La Spezia. Lapide posta sulla facciata dell'ex Hotel Milano, in Via Cavour (oggi sede dell'Ammiragliato) con epigrafe di Pasquale Villari.
167
CAPITOLO IV
STA oro Al POSTERI COME GTUSEPPE GARil3ALDJ FERTTO AD ASPROMONTE STETl'E TN FER 10 IN QUESTA ClTTA' DAL22 SEHEMBRE ALL'S NOVEMBRE 1862 SUBENDO\/[ DAL ZANETTJ L'ESPLORAZJONE DELLAPALLA TOCCATA E DOPO 5 ANNI Vl PERNOTTO' IL 5 NOVEIVIBRE ALI.ORCHE' DA MENTA A VENENDO TRADOTTO PRIGIONIERO AL \/ARIGNANO FU PORTATO AD ALBERGO IN SU GLI O.MERI DEL POPOLO
QUI PRIGIONIERO DOPO MENTANA GIUNSE MAU13ERO PER VOLERE DI POPOLO SOSTO' IL 5 NOVEMBRE 1867
GIUSEPPE GARIBALDI LA DEMOCRAZIA DELLA SPEZIA CHE GIA' LO ACCOLSE FERITO DOPO ASPROMONTE NEL PRIMO CENIEN ARIO DELLA SUA NASCITA RIAFFERMA L'ENTUSIASMO E LA IFEDE DELLA VfGILfA
IL lv1UNICJPI0 ADDI' 3 GIUGNO 1883
N. 44- La Spezia. Lapide posta nell'atTio del Palazzo Comunale (non più esistente). Da notare l'errata data del 22 Settembre che deve leggersi: 22 Ottobre, giorno in cui dal Varignano Garibaldi fu portato ali'Hotel Milano (v. lapide n. 44).
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[..:, ')(MCH:ttl\. PA tl;.O.L.ll. 5.fl'CZI� tftl GtA l Cl l:o!;CCLSE FERITO DOPO 1"16f'IROM(lr,1E til(l 0RIMU CE'-!TfNIIFtlO DELLA SUA NMlCIU. IOAtfl:RM� LTNTU9FAS1it0 f. L� ftDt PELLA VlUILICI.
N. 45 · La Spezia. Lapide posta nella facciata dell'attuale sede del Banco di Napoli, in Via Oùodo.
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LA BARCA CHE TP 'lPOR 'V
og GIUSEPPE 1ARIBALD1 f'ERfTO AD ASPROMONTE APPRODAVA IN QUESTO LUOGO ( SCALQ llli:L CARBONE )
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LI 8 NOVtMBRE 1862
GIUSEPPE GARIBALDI T
fER.l O AD ASPROMONTE DOPO Il CARCERE DEL VARTGNANO QUJ VENNE ACCOLTO DA BRACCIA E DA CUORI FRATERNI IL POPOLO DI PISA AUSPICE l COMPAGNI D' ARME DELT:EROE VOLLE CON QUESTA PIETRA ETERNARE IL RICORDO
LA BARCA CHE TRASPORTAVA L'EROE GIUSEPPE GARIBALDI FERITO AD ASPPROMONTE APPRODAVA I QUESTO LUOGO (SCALO DEL CARBONE) LI 8 NOVEMBRE 1862
XX SETTEMBRE MGvll V N. 1!6 - Marina di Pjsa •· (PI). Lapide posta alln base dell'obelisco eretto .nel pw1to dove prese tena l'Eroe, proveniente da Livorno (8 Novembre ·1862). • All'epoca clùamavasj Bocche d'Arno.
168
N.47 ·Pisa.
Lapide posta sulla spalletta del Lungarno Pacinotti (Scalo
del Carbone).
All'epoca le autorità tolsero la frc1se « FERJTO AD ASPROMONTE» che in seguito fu ripristinata.
MONUME Tl E LAPTDl
IN QUESTO ALBERGO TE E DJ MORA FERITO L'EROE GIUSEPPE GARIBALDI DEI NElvITO D'ITALIA TERRORE SPAVENTO l VOLO TARI PISANI POSERO QUESTO MARMO ADOCU !ENTO DEIPOSTERl 29 NOVEMBRE 1862 N. 48-Pisa. L' epigr.ife è riportata nel Numero Unico: "Pisn a Gnribaldi - XXVT Giugno MDCCCXCll". la lapide però non fu mai autorizzata; essa avrebbe dovuto essere posta sulla facciata del l'Albergo delle Tre Donzelle (dove fu estratto il protiettile a Garibaldi). Fu donata successivamente al Comitato per l'erezione del monumento di Pisa. A tutt'oggi è irreperibile.
QUI EBBE STA ZA GARlBALDI DAL MITE CLJJvlJ-\ Dl PISA CERCA DO SALUTE A[ VENETI SPERANZA DI FUTURO RIMPATRIO RIDAVA MEMORI POSERO GU STUDENTI EMlCRATT 1862-63
N. 49 - Pisa. Questa lapide rimase fino al 1892 (come riportato nel Numero Unico di cui aJla lapide n. 46) presso l'arco della porta dell'Albergo delle Tre Donzelle. Da allora è irreperibile.
IN QUESTO ALBERGO DOPO ASPROMO TE Dilv:!ORO'
GARIBALDI QUJ 51\LUTE E CONFORTO DA ITALICA MANO RIEBBE ESULTANTE LAPATRIA (Fregio con due sciabole incrociate) PlSA NOVE." E mc.e 1862 . 50 · Pisa. Epigrafe nel ballatoio al I 0 piano del!' ex Albergo delle Tre Donzelle, in Lung.irno Pacinotti n. 8. L'epigrafe è di Licurgo Cappelletti (con qualche piccola variante è riportata nell'articolo: "Garibaldi n Pisa nel 1862", alle pagg. 74-77 del Numero Urtico: "Alla 111e111ori11 di G. Garibaldi" - R. Tip. E Campitelli -Foligno, 1885).
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A PERENNE MEMORIA CHE DALL'VIII NOVEMBRE AL XIV DICEMBRE MDCCCLX li QUI DIMORO'
GIUSEPPE GARIBALDI FERITO AD APSROMONTE MA PIU' CHE DI SE STESSO PENSOSO D'ITALIA E DEL COMPIMENTO DELLE SUE SORTI IL MUNICIPIO PISANO A PROPOSTA DELLA SOCIETA' DEI REDUCI DALLE PATRIE BATTAGLIE JN UNSOLENNEANNlVERSARIO QUESTO lv!ARMO POSE XX SETTEMBRE MDCCCXCIX N. 51-Pisa. Lapide posta sulla facciata, al 1 ° piano, dell'ex Albergo delle Tre Donzelle, in Lungarno Pacinotti n. 8.
169
CAJ'!TOLO IV
N. 52a-A desb·a: «O ROMA O MORTE», con l'episodio del raduno dei volontari nel Bosco della Ficuzza.
N. 52b - N I retro: «ASPROMONTE», con l'episodio del ferimento dell'Eroe, attorniato dai suoi volontari.
N. 52c - A sinistra: « PTSA », con I' episo dio dell'arrivo nellci città e il trasporto al!'Albergo delle Tre Donzelle . N. 52- Pisa. ·Monumento a Garibaldi. Inaugurato il 26 Giugno 1892, opera dello scultore Ettore Ferrari.
. 52a, 52b, 52c - Pisa. N. 3 panneUi bronzei riguardanti il "fatto" d'Aspromonte.
/
FERDINA DO ZANNETTI NOTO A LE GLORIE DE LA CAMTCTA ROSSA QUANDO IL DELJTI'O DI ASPROMONTE A GARI l3ALD1 FISO AL FATO DI ROlvlA RU Pl�E lL SOGNO E LE VENE
A GIUSEPPE GARIBALDI FATALE VIRTU' SIGN IFICATl VA DI EROE ESPRESSA DAL GENTO DEL POPOLO ITALICO I CITTADINT LAfCl 01 lGLESJAS NELLA PRESENTE LASSEZZA DI OGNI lDEALTTà POUTJCA FIDE. TI E MEMORI 4 LUGT.JO 1907
CON L'ARTE SUA DI MEDICO INSIGNE LL RIBELLE MAGNANIMO SALVO' DA LA MORTE E L'ITALIA DAL PARRICIDIO LA PATRIA NEL MCMIV POSE
N. 53 - Galeata (FC). Lapide posta nel Loggi,1to del Teatro, .in Piazza Gramsci.
170
N. 54 - Iglesias {CI). Lapide (1907) sulla facciata del Mw.l.icipio. Epigrafe di Attilio Ca.mi ili. Nello stemma, il motto "ROMA O MORTE".
MON"1JM"ENTI E LAPrDI
N. 55-Roma. Veduta d'insieme del Monumento di Garibaldi a[ Gianicolo, opera dello scultore Emilio Gallori (1895).
Particolare del basamento (fianco sinistro) con la so:iW1 in caratteri romani bronzei de[ fatidico motto. Ai lati, a sinislia 1'1 moglie dell'autore, Maria Pia Rosati, a destra Leandro Mais.
N.56-Roma. Mausoleo Ossario Gianicolense. Opera del!' Arch. Giovanni Jacobucci, fu eretto il 3 Novembre 1941. Consel'.Va la memoria di tutti i caduti immolatisi non solo per l'eroica difesa di Roma (1849), ma anche quelli dei due tentativi miranti alla liberazione di Roma (1862 e 1867) nonché quelli che trovarono gloriosa morte proprio alla "Breccia di Porta Pia". Il motto« ROMA O MORTE» campeggia in alto sulle quattro facciate, con le quattro date (1849, 1862, 1867 e 1870) ai lati.
N. 56a - Roma. Mausoleo Ossario Ginnicolen.se. Particolare del prospetto posteriore con il particolare della scritti!: « 1862 ASPROMONTE ».
171
CAPITOLO V
•, ASPROMONTE
ICONOGRAFIA
173
CAPITOLO
V
"Garibaldi passa in rivista la Guardia Nazionale e pronuncia un forte discorso contro Napoleone III" (Palermo).
Da: "Gnribnldi - Dn Cnprem ad Aspromo11/:e", di Felice Venosta - F.lli Terzaghi Ed. - Milano, lS.63. (Collc2.. L. Mais, Roma).
"Garibaldi al Bosco della Fic11zza" - Xilografia di Vajani. Da: "Storia del Risorgimento cl'ltaiin - Dalla morte di Cavour alla catastrofe d'As7Jronronte", di Piero Matti gana (foto a pag. 422) - Legros e Marnzzani Ed. - Milano, s.d. (1863 ca.).
174
lcONOCRAFIA
"Garibaldi ratf.u11a i volontari nel Bosco della Ficuzza (1 ° agosto 1862)" - Xilografia di Zambell.i. Da: "// brigantaggio o l'Ttalia dopo la dittatura di Garibaldi", di Giacomo Oddo (Voi. liI) - Giuseppe Scorza
Di Nicola Ed. - Milano, 1863-65. (Collez. Mario Bi.rarcli, La Maddalena).
"Garibaldi radunava i volontari nel Busco della Firnzza" - Litografia. Da: ''Garibaldi - On Caprera ad Aspromonte", di Felice Venosta - F.lli Terzaghi Ed. - lvillano, 1863. (Collez. L. Mais, Roma).
.175
C",PITOLO
V
"Il giurament'o di Marsala, 20 Luglio 1862". Garibaldi giura« Romn o morte)) nella Chiesa della Madoiu1a della Cava. All'altare Frà Pantaleo. Litografia colorata con ritocchi a penna, cm. 38 x 35 - Disegnatore: Barbieri - Ed. Baroffio Milru10, sec. XIX. (Catalogo del Museo del Risorgimento di Genova, n. 893, pagg. 328-329).
/
"Ga.riba./di a Marsala"· Xilografia. Marsala, 20 Luglio 1862: Garibaldi giura« /�011111 o rnorte >) nella Chiesa dc!b Madonna della Cava. Da: "Storia del Risorgimento d'Jtnlia da Villnfrnnca ndAspromonte", di Piero M.attigana (Mario l'aga netti) - Legros e Marnzzlli1i Ed. - Milru10, 1862 ca. (Collez. L. Mais, Roma).
176
lcONOGRAF!A
"Roma o morte" - Litografia (cm. 13,2 x 19,2), litogmfo Conti (disegnatore ignoto). Marsala, 20 Luglio 1862: Garibaldi giurn « Roma o morie>) nella Chiesa della Madonna della Cava. Da: "Slorin illrtsfrata della vita di G. Garibaldi", di Antonio Balbian.i - Ed. P. Inversini - Milano, 1864. (Collez. L 'Mais, Roma).
"Garibaldi giura «Roma o morte» nella Chiesa della iv!adonna della Cava". Da: "Garibaldi- Dn Cnprern ad Aspromonte", di Felice Ve11osta- F.lli Terz,ighi
Ed. - Milano, 1863. (Collez. L. Mais, Roma).
"Marsala, 20 Luglio 1862: Garibaldi giura «Roma o morte» nella Chiesa della Madonna della Cava" - Xilografia
di Zambelli. Da: "TI brigantaggio o l'Itnlia dopo la dittatura di Garibaldi", di Giacomo Oddo (Voi. lll) - Giuseppe Scorza Di Nicola Ed. - Milano, 1863-65. (Collcz. Mario Birard.i, La Maddalena).
177
CAPITOLO
V
"Garibaldi a Catania".
Da: "Storia del Risorgimento d'ltnlia eia Viliafmnca ad Aspromonte", di Piero Mattigru1a (Mario Paganetti) - Legros e Marazzani Editori - Milano, 1862 ca.). (Collez. L. Mais, Roma).
"Entrata trionfale di Gariba /rii in Catania (20 Af(osto
1862)" - Xilografia di Zambelli.
Da: "TI brigantaggio o l'/tniia dopo la dittaturn di Garibaldi", di G.iacomo Oddo (Voi. Ill) - Giuseppe Scorza Di Nicola Ed. - lvlilru,o, 1863-65. (Collez. Mario Birardi, La Maddalena).
"Imbarco dei volo11l'ari a Catania" - Incisione
diMoyr. Da: "l martiri d'Asprornon/:e", di Celestlno Bianchi - Carlo Barbilù Ed. - Milano, ·1863 (ili. f.t. tra le pagg. 104-105). (Collez. L. Mais, Roma).
178
lcONOGRAFIA
"Sbarco dei volontari dai vapori Abatucci e Dispaccio a Pietmfalco11e, tm Me lito e Capo d'1-lnni (25 Agosto 1862)".
Xilografia di Zambelli. Da: "Il brigantnggio o l'Italia dopo la dittnt:ura di Garibnldi", di Giacomo Oddo (Voi. III)- Giuseppe Scorza Di Nicola Ed. - Milano, 1863-65. (Collez. lario Birardi, La Maddalena).
"Scontro a Santo Stefmw".
Da: "Storia del Risorgimento d'Tta./ia da Villafmnca ad Aspromonte", di Piero Mattigana (Mario Paga.netti) - Legros e Marazzani Editori - Mila.no, 1862 ca.). (Collez. L. lais, Roma).
"Il co1nbattimento a Santo Stefauo".
Da: "Garibaldi - Da Caprera ad Aspromonte", di Felice Venosta - FIii Terzagh.i Ed. - l'vfilano, 1863. (Collez. L. Mais, Roma).
179
CAPrrowV
Gerolamo Induno (1827-1890): "Garibaldi davanti a Reggio" (sulla via d'Aspromonte) -Tecnica mista, cm. 46 x 63. (Milano, Museo del Risorgimento). /
"Esploratori garibaldin·i nelle gole di Aspromo11te" - Dipinto di Toro. Da: "La Vita di Giuseppe Garibaldi", di Gustavo Sacerdote - Rizzoli - Milano, 1933. (Proprietà Sig.ra Amalia Villa Capograsso).
180
IcONOGRAFIA
"«Non fate fuoco»,gridava. Garibaldi" - Litografia Da: "Gnribnldi - Da Caprern ad Aspromonte", di Felict'Venosta - F.lli Terzaghi Ed. - Milano, 1863. (Collez. L. Mais, Roma).
"Il Generale, che trovavasi a.I centro, gridò ad ai't a voce: «Cessate il fuoco»" - Xilografia di Zambelli. Da: "il brigantaggio o l'Italia dopo In dittarurn di Garibaldi", di Giacomo Oddo (Voi. III) - Giuseppe Scorza Di Nicola Ed. l'v1ilano, 1963-65. (Collez. Mario Birardi, La Maddalena).
"Aspromonte - « Non fate fuoco! Viv11. l'Italia!»" - illustrazione a colori di Scarpelli. Da: "Vita di Gnribaldi", di Epaminond,1 Provaglio (dispensa n. 26) - Nerbini Ed. Firenze, 1932. (Collez. L. Mais, Roma).
181
CAPITOLO
V
Frontespizio della Parte lX: <<li Leone a Caprera - Sarnico», da: "Vita di Garibaldi", di Epaminonda Provaglio - Ed. Nerbini - Firenze, 1932. (Collez. L. Mais, Roma).
"Garibaldi cade ferito ment re g r ida di 11011 fare fuoco, sorretto da Enl'ico Cniroli (n destra) e di.i Francesco Nullo (a sinistra)" Incisione di Matania. Da: "Storia del Risorgimenl.o Italiano", di Francesco Bertolini (Voi. II, pag. 665) - F.lli Treves Ed. - "/vlifano, 1883-84.
182
"Gariba.ldi ferito è ,,i/:t:omial'o dai suoi fedelissimi".
Da: "Vita di Garibaldi", di Luigi Palomba - Soc. Ed. Milanese Milano, 1907.
lcONOCl{AfLA
"Il moderno Ca in.o" - Bassorilievo in gesso di Giovanni Spertini (1863 - cm. 76 x 61.). (Pavia, Museo del Risorgimento - lnv. G-26). J.n basso a sinistra: «SPERTT rr JNV. E FECE -1863». In origine, al posto della scritta attuale: «TTALlA UNA/CON V!TrORTO EM. », vi ern questa: «IL MODERNO CAINO. Al DUE SOMMI GENI ITALIANI DEL PENSIERO ED AZIONE G. 1v!AZZINI E G. GARJBALDJ - L'A llTORE DEDICA». Notare: la donna (In Storia) che scrive sul libro «ASPROMONTE 1862 >> e Caino (il governo regio) che trascina capovolta la bandiera con la scritta« ROMA O MORTE». Da: "Risorgimento Pavese" (ili. a pag. 43) - Form. Icona Editrice - Pavia, 1982.
Litografia di Quadrelli (cm. 45,2 x 59,8) tratta dall'opera in gesso di Giovanni Spertini, con piccole varianti. (Milano, Civico Raccolta delle Stampe Bertarelli).
183
CAPITOLO
V
Giovmmi Fattori (1825-1908): "Garibaldi ferito ad Aspromonte" (1862-63) - Olio su tela, cm. 46 x 54. (CoL!ez. privata, Montec;;itin_i). Dal c;;italogo della mostra: "Omaggio nlla pittura il'r1/in11a del/'OUoce11/:o", Galleria d'Arte Bistro, Brescia - Marzo-Aprile 1978 (Scheda n. ]7, ·làv. X, a colori). Riportilta anche dal catalogo della mosh·a: "Fattori da Magen/:a 11 Mon!ebe/lo", Livorno, Dicembre 1983 / Gennaio 1984 (scheda a pag. 254, foto in b/ n n. 174 a pag. 255) - De Luca Ed. - Roma, 1983.
"Dopo ilfel'imento, Garibaldi viene adagiato delicatamente sul terreno dai suoi".
Da: "Enciclopedin rie/le Regioni Calnl1ria" -Aristea Ed. - Milano, 1983. (Collez. privata).
"Garibaldi ferito viene adagiato ai piedi di 1111 albero e gli vengono apprestate le prime cure" - Xilografia di Zambelli.
(In piedi, dietro Garibaldi, si notano il Dott. Ripari e Nullo, ai suoi piedi è il Dott. Albanese con w1 garibaldino che tiene in m.m10 lo stivale). Da: "fl brigan/:aggio o l'Italia dopo la dittatura di Garibaldi", di Giacomo Oddo (Vol. lII) Giuseppe Scorza Di Nicola Ed. - Milano, 1863-65. (Collez. Mai-io Birardi, La Maddalena).
184
IcONOGRAFJA
"Dopo il ferimento al piede, Gari/Jaldi viene subito soccorso dai medici gari/Jaldini dell'Amb11/a.11za" (Ripari, di spalle, inginocchiato e col cappello, e Albanese, alla sua desti-a) - Incisione di Matania_ E' riconoscibile (dai baffi e il pizzo lw,go) Francesco Nullo. In primo piano a destra, con la sciabola in mano, il figlio Menotti, anch'egli rimasto ferito. Da: "Garibaldi e i suoi tempi", diJessie White Mario - F.lli Treves Ed_ - Milano, 1884. (Collcz. L Mais, Roma)
"Ferimento di Gari/Jaldi in Asprornon.t:e, 1862". Stessa scena tratta da quella precedente e mancante della parte destra (Menotti). E' stata inserita erroneamente nel capitolo: "Spedizione gari/Jnldina, 1867". Da: "Il valore italiano" (Voi. III, dispensa n_ 88, pag. 691) -Chiane e Lovesio Ed. - Roma. Si fa presente cun:ie in questa .notevole e preziosa opera (3 volumi per complessive 1.194 pagine) manchi completamente l'episodio di Aspromonte_ (Collez_ L. Mais, Roma)-
"Gari/Jalrli fe·rito è soccorso dai suoi" - lllustrnzione di Nicco. Da: "I cavalieri dell'ideale", di G 13rigonte Colonna e F. Ferri ('La Scala d'Oro' - Serie VIII, n. 13) - UTET - Torino, 1953.
185
CAPITOLO V
"... e Ga,·i/1a Idi fu ferito a 1111 piede". Da: "Aneddoti garibaldi11i" (libro per i piccoli), di Olga Gincsi Igea - Ediz. Cartoccino - Monza, 1932. (Collez. L. Mais, Roma).
Gruppo bronzeo raffigurante Garibaldi appoggiato ad un tronco d'albero mentre un volontario (il Dott. Enrico Albanese) gli sta praticando la medicazione al piede ferito. A sinistra, in basso, si può notare lo stivale. (Già nel Museo del Risorgimento di Milano). Da: ''La vii.a di Giuseppe Garibaldi", di Gustavo Sacerdote (ili. a pag. 211) - Rizzali Ed. - Milano, 1933.
186
"Garibaldi, col braccio a.lzato, intima. a.i suoi di non sparare, me11tre un volontario si appresta a praticargli una med-icazione" - Illush·azione di Bastianini. Da: "Vita di Garibaldi", di Epaminondn Provaglio (ili. .i pag. 265) - Nerbini Ed. - Firenze, 1932. (Collez. L. Mais, Roma).
Garibaldi ferito ad Aspromonte - Illustrazione di Righetti. Da: "Roma! Rorna!", di Salva tor Gotta - U. Mursia & C. - Milano, 1968 - 2' Ed. (ili. f.t. tra le pagg. 36-37). NOTA-Anche in questa illustrazione l'artista ba commesso l'errore della gamba ferita: la sinistra anziché la destra. (Collez. L. Mais, Roma).
lCONOGRAFlA
"L'arrivo del Col. Pallavicini" (a capo scoperto) - Xilografia. Da: "Storia aneddotiw politica militare de/In Guerra d'{tn/ia 1860 - On Villafmnca ad Aspromonte", di Franco Mish·ali (Voi. llJ) - Francesco Pagnoni Ed. - 11ilnno, 1863. (Collez. l\•forio 13irnrdi, La Maddalena).
"Aspromont:e" - Da un dipinto di Antonio Bonaimo, nel quale ogni effigiato è un i:itratto (1865). Da:· "I Liberatori", di Pasquale De Luca - Istituto lt,diano d' Arti Grafiche Bergamo, 1926. (Collez. L. Mais, Roma).
Stampa d'epoca eseguita da Antonino Bonanno nel 1865 con la raffigurazione dei principali garibaldini presenti al fatto d'Aspromonte. (Palermo, Museo del Risorgimento) .
•
187
CAPITOLO
V
"29 Agosto 1862 - Pallaviciui si presenta a Garibaldi a capo scoperto e gli intima la resa senza condizioni" Disegno di Pontremoli. Dello stesso soggetto esiste una litografia di Pedril1elli conservat<1 presso il Museo del Risorgimento di Milano (v. "I Liberntori", di Pasquale De Luca (pag. 253) - Lit. Arti Grafiche 13ergamo, 1926). (Collez. L. Mais, Roma).
"Garibaldi riceve la visita di Pallavicini mentre disperati appaiono i garilrnldini" - Incisione di Vajani. Da: "Storia del Risorginwn/.o d'Italia dn Vi!lafm11ca ad A,,promonte", di Piero Mattigana (Mario Paganetti) (Vol. Ili) - Legros e Marnzzani Ed. - Milano, 1862 ca. (Collez. L. Mais, Roma).
"P,1 llavicini a capo scoperto si presenta a Garibaldi ferito". Da: "Da Novarn a Romn - Istoria de/in Rivoluzione Il'aliana ", di Franco Mislrnli (Vol. V, ili. a pag. 191) - Soc. Editrice Bologna - 1869. (Collcz. L. Mais, Roma).
188
Icoi OGRAFIA
"Mentre si sta medicando Garibaldi, gl-i si presenta. il colo11nello Pallavicini, che, inginocchia.tosi davanti a lui, gli sussurm, con voce commossa, all'orecchio, di averlo dicltiara.to prigioniero". Da: "La vita cli Giuseppe Garibaldi", di Gustavo Sacerdote (ili. a pag. 831) - Rizzali Ed. - Milano, 1933. (Genova, Museo del Risorgimento).
Litografia acquerellata d'epoca (cm. 38,5 x 52,5) ra.ffigurante il Colonnello Pallavicini nell'atto di presentarsi a Garibaldi. a capo scoperto, mentre il Dott. Albanese si sta prodigando a medicare la ferita. A destra, seduto a terra, si nota Menotti. (Genova, Museo del Risorgimento).
189
CAPlTOLO V
Piatto in plastica (0 cm. 19,5) con riproduzione a coloTi dell'episodio di Aspromonte, tratta da una litografia d'epoca (v. pag. precedente). Omaggio inserito nel 1° fascicolo dell'opera: "Cari/in/di - Le mie ,ne,norie" - Peruzzo Ed. Milru,o, 1982. (Coilez. L. Mais., Roma).
Gerolamo Induno (1827-1890): "Garibaldi ferito ad Aspromonte" - Olio su tel.i, cm. 49,3 x 32,5. (Milano, Museo de. I Risorgimc11to).
190
kONOGRAT'IA
Tavolino intarsiato con l'immagine di Garibaldi ad Aspromonte (H. cm. 76, 0 cm. 57) -Anonimo, sec. XIX (post. 1S62). (Padova, Museo Civico - lnv. n. 799) Tavolino a l'l'e gambe con fusto toniilo. Sul piano alcune decorazioni n intarsio, mentre nel tondo centrale è dipinta la solita innnagine di Garibaldi ferito nl/a gamba c/1e, seduto sotto un albero e ajfian.cnto da due uomini in cmnmicia rossa, incontra due ufficiali, uno dei quali, con ogni probabilità, è il Colonnello Pal/avicini, comnndan/:e delle tnippe regie. Al di sotto, in corsivo, la scritta "Aspro111011te 29 Agost.o 1862". Il tavolino, che secondo gli inventari St1rebbe 1111 lavoro di arligianato calabrese, è un'ulteriore testimonianza della diffusione in oggelti di uso quotidiano degli episodi salienti della vita del Generale, trattati con quel gusto u11 po' oleografico cl1e caratte1izz11 gran parte di simili raffigurazioni. Da notare, inoltre, In differenza di tecnica tra il /:onda cenlrnle, dipinto in modo anche abbastanza frettoloso, e le altre parti decorate ad i11tarsi che denotano un'opem non troppo raffinata e di cara/'tere indubbiamente popolareggiante. Dal catalogo: "// 111ito di Garibaldi nelle Imperial-Regie Province Venete" (foto a pag. 35) - Padova, ·1982.
191
CAPJTOLO V
"Gi111iio presso Garibaldi, il com.andante Pal1aviciuo (sic.) si appoggi.ò con uua mano co11tro te!'l'a per parlargli all'orecchio" Disegno di Bigatti. Da: "Memorie di Gnribnldi", di Alexandre Dumas - F. Garbini Ed. - Milano, 1881. (Colle2.. L Mais, Roma).
"Garibaldi ferito ad Aspromonte" - Xilografia, cm.
12,5 x 8,5 - Incisore Cioffi. Da: "Giuseppe Gnribnldi - Memorie de/In sua vitn", di Felice Venosta - Carlo Barbiani Ed. - Milano, 1882 (2·' ed. corretta dall'autore ed illustrata). NOTA - Nella prima edizione (sempre del 1882) mancano le due illustrazioni poste in questa seconda edizione. 11 g,nibaJdino inginocchiato sulla sinistra, col bistmi in mano, è Eiuico Albm1ese, il giovane clùrurgo che tentò subito di togliere la palla dal piede destro ferito di Garibaldi. (CoJJez. L. Mais, Roma).
"Garbalrli ad Aspromonte" - Disegno di Schiavocampo. Da: "Storia d'Italia", testo di CiuJio 1ì:evisani (ili. a pag. 65) - Edizioni del Calendario del Popolo (Cl.DI.PI) - Supplemento al n. 142. (Collez. L. Mais, Roma).
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lcONOGRAFIA
"L'arrivo di Pallavicin.i" - Disegno di Pescador. Da: "Cnlabria - Cullona 'Guarda e scopri l'[/n/ia "' - Istituto Geografico De Agosti.ni - Novara, "J 988. (Collez. privata).
Stampa popolare del XIX secolo. Qui il Pallavicini è effigiato col cappello piumato ... in testa! (Milano, Civica Raccolta delle Stampe Bertarelli). In: "Storia d'Italia", di Nino Valeri, è riportata come litografia di Barelli. (Roma, Museo Centrale del Risorgimento).
"Garibaldi ferito in Aspromonte", in 1111 errato disegno di Bigoni raffigurante P,tllavici.ni che si avvicina a lui a capo coperto (come il precedente), mentre Albanese gli sta praticando la n1edicazione al piede ... sinistro (anziché al destro).
193
c�,now v
"Da Aspromonte a Scilla - 30 Agosto 1862" (sic) - ("Garibnldi ferito - 29 Agosto 1862 ") - LitogTafia. Da: "Garibaldi - Da Caprera ad Aspromonte", di Felice Venosta - F.lli Terzaghi Ed. - Jvlilano, 1863. E' evidente come la didascalia atb:ibuita a questa litografia fosse errata, ed in alcuni album fu sostituita con la litografja di pag. 175. Anche qui Pailavidni è col cappello in testa. (Collez. L. Mais, Roma).
Ceramica colorata conservata nel Museo Giovio di Como, donata da Luigi Franchi, dal titolo "Episodio d'Aspromonte''. Un'altra errata raffigurazione: il piede ferito è quello sinistro e Pallavicini porta in testa il cappello pi.u mato. (Illustrazione inedita).
194
kONOGRAF[A
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SlCl.llA E SA�PEGNA
CORRIERE dei PICCOLI (pagi,.. 24
· Z,J
Testata a colori del Corriere dei Piccoli A1mo LIV, n. 34 - 26 Agosto 1962. Anche qui il piede fasciato è il si1ùstro anziché il destro! Oltre al capo coperto d<1l cappello piumato, notare la pistola infilata nella cinta del Colonnello Palla vicini! (Collez. L. Mais, Roma).
lllustrazione a colori_ dell'episodio di Aspromonte, pubblicata sul 11. 41 (15 Agosto 1955) di: "Vita meravigliosa" (" Dornmenli islmNivi n colori"), a pag. 726 del documentario n. 240 dedicato a G,useppe Garibnldi. (Collez. L. Ma,s, Roma).
195
CAPITOLO
V
"Garibaldi al Varignano" - Da un disegno cli Beauce.'
Da: "Tllustmted London News" - 27 Settembre 1862. Illustrazione a pagina intera a pag. 333, che qui si riproduce dall'originale. (Collez. L. Mais, Roma).
Incisione chiaramente derivata dal disegno dell'Illustrated Lomlon News del 27 Settembre 1862. Da: "Dns schwert italiens. Lebensskizze des Ge11emls Josep/1 Garibaldi", di Gustav Rasch - F. Widmer - Zurigo, 1863. (Collez. L. Mais, Roma).
196
lcONOGRAFIA
"Garibaldi ferito ad Aspromonte" - Olio su tela, cm. 61,2 x 50,5 - Attribuito al pittore inglese W. G. \l\1ills. Anche quest'opera è derivata d,lll'incisione dell'nlustrnted Lo11clo11 Nf?'lvs. (Collez. privata).
197
CAPJTOLO V
Michele Canunarano (1835-1920): "ll trasporto di Garibaldi fel'ito" - Olio su tela, cm. 97 x 60 (secondo il catalogo: "Garibaldi dopo I Mille" -Torino, 1982). Da: "Soldah" e pittori nel Risorgimento" (scheda a pag. 170). (Torino, Museo del Risorgimento).
"Francesco Nullo scende dall'Aspromonte a Scilla con Gatiba.ldi ferito (30 Agosto 1862)".
Da: "Fmncesco Nullo, cavaliere della libertà", di Giuliruia Donati Petteni- Bolis Ed. - Bergamo, 1963 (tav. XXXI). NOTA - LI giovane garibaldino che segue la barella (a sinistra) è stato erroneamente identificato in Ricciotti Garibaldi (che non era presente nella campagna del 1862 per la giovane etiì, 15 .:inni).
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lcONOGRAFIA
"1 garibaldini trasportano il loro Generale" - Litografia di Ba.roffio (cm. 21 x 13,5). Da: "Storia il/11sh·a/a de/In vita di G. Garibaldi", di Antonio Balbia.ni - Paolo lnversini Ed. - lvf:ilano, 1863-64. (Collez. L. M,ds. Roma).
"Da Aspromonte a. Scilla (30 Agos/:o 1862) -A capo scoperto Pallavicini assiste al passaggio di Garì!,aldi trasportato su una !,arella da alcuni volontari" - Litografia. Da: "Gnribn./di - Dn Caprera ad Aspromonte", di Felice Venosta - F.Ui Terzagh.i Ed. - libno, 1863.
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CAPITOLO V
Autore ignoto: "Garibaldi ferito ad Aspromo11te e trasportato in barella" (1862-1870 ca.) - Olio su telu, cm. 40 x 50. (Firenze, Fondazione Spadolini). Da: "Ln feritn di Garibaldi nd Aspromonte - Documenti e lettere inedite n r:erdinando Znnnetti", a curc1 di Gc1bricle Paolini - Ed. Polist.unpa - fi.ren.ze, 2004.
Litografia di Ronchi, riproducente lo stesso disegno pubblicato dal Terzaghì, con l'aggiunta del gruppo di militari (a destra e sul fondo) e dei due Bersaglieri che si vedono dietro i due garibaldini che precedono la barella. Sulla sinistra manca il garibaldino con la bandiera« Roma. o morte». Dal catalogo della mostra: "D0c:uine11ti e ci111eii di vita e di azione" - Brescia, Civico Musco del Risorgimento - 13 Murzo 1982.
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Jco
OGRAFTA
Gerolamo Induno (1827--i.890): "Traspol'to di Garibaldi vaso la rada di Scilla" (1863) - OLio su tela. (Genova, Museo del Risorgimento).
Litografia a colori {cm. 23,5 x 1-5) di chiara derivazione del dipinto precedente, con la sola aggiunta dei due Bersaglieri a sinistra. Da: "Album deiln Guerra rf'lt11lia 1860-61 ", di Gustavo Sti-afforeUo - Carlo Perrin Ed. - Torino, 1864. (Collez. L. Mais, Roma).
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CAPITOLO V
"Aspromonte, 29 Agosto 1862" - Litografia i.n b/n (cm. 21 x 13,5) di Baroffio, disegnata da Chiarella e derivante dal dipinto di Gerolamo Induno. Da: "Storin illustmta della vita di G. Garibaldi", di Antonio Balbiani - Paolo bwersini Ed. - Milano, 1863-64. (Collez. L. Mais, Roma).
"Trasporto di Garibaldi verso Scilla" - Disegno di Linzaghi di derivazione dal dipinto di Gerolruuo .Induno, con l'aggiunta cli qualche figura. Da: "Garibaldi ne/In sua epopea", di Achille Bizzoni - Sonzogno Ed. - Milano, 1907 e l932. (Collez. L. Mais, Roma).
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ICONOGRAFIA
"Trasporto tf; Gal'ibaldi ferito verso Scilla." - Cromo litografia di Fornari. Da: "Vita di Garibaldi narrata ni giovinetti", di Giuseppe Fumagalli (garibaldino) - Paolo Carrara Ed. -Milano, 1892. (Collez. L. Mi!iS, Roma).
"After Asprornonte" - Tllustrazione a colori (cromolitografo1). Da: "The I ife an.d times of Garibaldi, the italian hero m1d patrio!", di autore ignoto - Walter Scott Ed. - London, 1880. (Collez. L. Mais, Roma).
"Trasporto d-i Garibaldi ferito da Aspromonte a Scilla" - Incisione, cm. 12,5 x 8,2 (autore ignoto). Da: "Benedel!o Cairo/i e l'eroica sua Jinniglia" (senza autore) - Cena Domcn.ico & C. Ed. - Torino, 1879.
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CAPITOLO V
r ncisione di Cialenti in cui si vede Garibaldi portato con una barella da ... quattro Bersaglieri! Da: "Quadri e ri/mtN del Risorgimento itnlin110", di Aurelio Gotti - Soc. Editr. Dante Alighieri - l{oma-Mìlano, 1897. (Collez. l. Mais, Roma).
"Dopo il ferimento di Garibaldi, alcuni bersagli:eri assistono impa.s sil,ili al suo trasporto su tma rudimentale barella". Da: "Vitn di Giuseppe Garibaldi", di
Luigi Pruomba - Perino Ed. - Roma, 1882
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"Garibaldi, colpito di palla ad un piede,ji.1 t:rasportato a braccin sino a Scilla". Da: "Storia d'ltalia illustra In nnrrntn al popolo", di L Stefanoni (Voi. III)
- Edoardo Perù10 Editore Tipogntfo - Roma, 1889. (Collez. L Mais, Roma).
lcONOGRAFIA
Garibaldi ferito è trasportato dai suoi su una barella. Da: "Giuseppe Garibaldi - Storia della s1.1n vi/11 narrata al popolo'', di Cesare Causa (ufficiale garibaldino) -Adriano Sai ani Ed. - Firenze, 1913.
"L'arresto di Garibaldi ad Aspromonte (29 Agosto 1862)". Ferito al malleolo destrn, l'Eroe è sorretto da due ufficiali dei Bersagli<èri; sullo sfondo, i garibaldini che haru,o deposto le armi (dal settimanale francese L'lllustml'ion). L'interpretazione dell'artista francese è volutamente falsa: si vede Garibaldi in piedi sorretto da due Bersaglieri. Anche in questo disegno il piede ferito è ... il sin.istrn! Da: "Storia d'llalia", di Danis Mack Smith (VoL I) - Ed. labor -]\;filano, 1967.
"Garibaldi ad Aspromonte - 30 Set:tembre 1862" (sic) - Litografia a colori. Da: ''I martiri per l'indipende11za d'Italia - Storia degli sconvolgimenti italiani dal 1815 all'annessione de/l'Italia centrale al Piemo11./e ecc.", di A. M ugnaini (Vol. III) - Lorenzo Ducci Ed. - Firenze, 1862. (Collez. Mario Birardi, La Maddalena). NOTA -A parte l'errore della data (30 Settembre invece di 29 Agosto), notare la curiosa rappresentazione di GaribalcLi che viene sorretto da due Bersaglieri. A sinistra, il Colonnello Pallavici.ni a capo scoperto.
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CAPITOLO V
"Trasporto di Garibaldi ferito da Scilla su Ila fregata Duca di Genova (30 Ago.sto 1.862)" - Xilografia di Zambelli. Da: "Il brig n11.tnggio o i'Jtnlic1 dopo In dittatura di Garibaldi", di Giacomo Oddo (Voi. lII) - Giuseppe Scorza Di Nicola Ed. - Milano, 1863-65. (Collez. Mario Birardi, La Maddalena).
Scilla, 30 Agosto 1862. La delicata operazione di imbarco di Garibaldi sulla fregata D11cn di Genova nella rada in un disegno di Pontremoli.
All'ra versione dell'imbarco di Garibaldi sul Duca di Genova Incisione. Da: "Storia del l�isorgimento Italiano da Vi/iafmnca ad Aspromonte", di Piero Mattigana (Mario Paganetti) (Voi. III) - Legros e Marazzani Ed. - ilano (1862 cn.). (Collez. L. Mais, Roma).
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lcONOGRAflA
Arrivo della Fragata Duca di Genova nel golfo di La Spezia. Da:" L'[//ustmtion".
"Il Forte del Varignano" - [ncisione. Da. "Storia del Risorgi111en/o Italiano da Vilhrfmnrn ad Aspromonte", di Piero Mattigana (Mario Paganelli) (Vol. lll) - Legros e Marazzani Ed. Milano (1862 ca.). (CoUez. L. Mais, Roma).
"Garibaldi ferito e rinclziuso 11.ella prima cella del Varignano" - Litogr.afia diJuriJ.sudisegno di Enrico Dem - M. e N. l'vfanhart - Londra.
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CAPlTOLO V
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UB, MUSEO DI FA�IIGLIA
Da: "Museo di Fniniglia", .rivista illustrata (settimanale) - Anno I.I, domenica 5 Ottobre 1862, n. 20 (Pagg. 428--433): "Storia contempornnea", urticoli: "Garibaldi al Vnrigntmo" e "Biog14ia del Generale P11llavicini" (v. pagg. seguenti). (Collez. L Mais, Roma). NOTA - Essendo uno dei primi articoli (coevi) sul fatto riportati sulla stampa italiana (con gli interessanti disegni relativi), si è creduto interessante pubb.licarlo i.ntegralmente.
HIVISTA I LLlJSTHAffA
TcoNOGRAf!A
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CAPITOLO
V
uo
·1msEO DI FAMIGLIA
che voleva farne il primo porlo del suo impero, e dal per quanto i suoi mezzi modesti glie) permettono, ser. ,·ire alla storia co' suoi scritti come coi suoi disegni. conte di Cavour che a dispetto di tulle le opposizioni Qual fatto più importante, che la prigionia di Gari volle far ivi il grande arsenale che ora si costruisce haldi ! ·è un episodio storico che resterà nelle menli e il grande bacino che faranno di qÙesla la prima sta di tulli, che passerà ai posteri come leggenda popo zione marittima d'Italia. È inoltre l'oasi· dei hagnanli, lare. Noi aliliiamo mandato sul luogo uno dei nostri che h·i tro\"nno il ciel sereno, il clima mite, le pas• · ari isli che raccolse dal rero i disegni che oggi pre seggiate amene e odorose , e le pitì deliziose l'iste di �,,ntiamò ai nostri lettori. E a prOl"a dell'imparzialità colline e di mare. Quante belle cose nei dintorni della nostra, <liumo oggi contemporaneamente la pittura dei Spezia! la grotta delle ninfe , la cima di Coregna e �ili illustrati dal grand'uomo 1•into e il ritratto del suo della Castellana, la gran polla d' acqua dolce che iu faccia a Cadimare sgorga in m�zzo all'acqua salsa , il rincìlore. I disegni che presentiamo non banno bisogno di seno' di Yaisella, celebre per conchiglie ed alghe ra commenti; basteranno i lireri cenni che togliamo alle . rissime, il Varignano, le Grazie-, i dirnpi di Portore nere, In grolla Arpaia, Ler:ci e San Terenzo, l'isola note di l'iaggio del noslro artista. Palmarin colle due piccole vicine isolette .. :. �ulle rive Chi non ha inteso nominare ,la Spezia? È il golfo, della allegra cittaduzza che non ,conta più di � 060 anianzi il gruppo di golfi, 1.anto ammirato da Napoleone I,
lt YAllJC:\,\ '.\O.
( Disegno ,1:li vero tic! �i�. l'oir·ct, i11�i,io11c del �i g' . Airoldi J me e che si s1)ecchia tranquilla nel Mediterraneo, tro nirete lioschelli di quercie, di olil'i , di ippocastani, frammischiati di tnnto in tanto al se,•ero ·cipresso ..... La puntu a destra della Spe�ia è' l'ormai famoso Yarignano. In tre incisioni ,•i diamo il disegno del Corte medesimo, oella sun facciata, e del· deliarcadcro. (;ià da questo sc,alo vedete I� cn:m' in cui (:;arilialdi i! custodito ; la sua stanza dù sulla terza lìnestra del secondo piano. Fate pure attenziciue ai due allreri del drl1arcadero, giaccl1è il più grande di essi ila u11 inte resse storico , ricorda un l,el fallo che merita essere riferito. �el tempo delle guerre napoleoniche gl' lnf:lesi ro lendo far saltare in aria il forte del Varignano a,·erano potuto prnlicnre uno mina. Un contt1dino del paese, anedutosi del fallo si celò tra le frondi di quell'al-
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bero e quando l'ide il nemico nllon!annrsi facendo la striscia di polrcre per dar fuoco olla mina, scese pre cipitoso e con una zappa dil'ise q11clla striscia. Così il !miro ed anonimo popolano, a rischio <lella propria rita, sahi> il forte; chè da li a non mollo il fuo,:o venne dato alla polvere ma non giunse fortunatamente n rt! care il danno clie, gl' Inglesi sperarono. Eccoci ora al diseguo più in lere�s:rnte, che fermerù prirnn di tutti i ,·ostri sguardi, o pietoso letlore, e che forse ,·i nrrà fatto già versar qualche lacrima: la stanza di C.arihaldi. Qui amiamo �ilare le semr,lici parole <li chi la Yide co' suoi occhi, del nostro dilir:;enle 11rlista: « Colle lngrimc agli occhi potei per un istante con templare In !ìso11omia un poco srnrnta e un po' dimn gruta del gran generale. Egli i-estirn la sua solita cn111icia rossa e slam seduto sul letto (]i ferro, conlor-
lcONOGRJ\flA
RlVlSTA ILLUSTRATA
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IJEIIAIICAJIJ:IIU IJJ::L Y,\IIJ(;l\Al\U.
( Disegno <lai l'�ro del ;ig, l'uire!, incisiu1u,.di:I sig. AirulJi.
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DEI. •·onTE .DEI. '"Al\l(:'iA;\11.
( lli�q,110 dal ,·ero tld sig. l'oirrl, inci,iouc ùel si�. )Jan10,·a11i.J
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CAPITOLO V
.I I L' S EO D I F A )l l G LI A
I 3?
n n ! o d a mr,lli l'.' 1 1 :-: t: i 1 1 i . d c ' qu:di :1le1111 i i n u r d t a 1wrt'a . _\c 1:anlo :11 l �t r o 1 m 1·0! ; 1 11 1t! J i Tad t o l� ,·,i d i ;:lorn:1li , , .:a r i e . . \ t t lt.' 7.l O a l l a s t ; 1 t 1 1.:1 111111 r u r 1 1 l;1 1h a l, 1 1 i 1 1 h i r1 1 n a l l a • 1 1 ia l c i t :-- 1 w f: 1 1 1 1 i l i.i n · na��1\ i l i l 1 1 1 t o r P r;l rn l i rn1 d a C l l i ar;1 1· i ' , l i [J U r s t o 1 1 1c.i l i c o e :l 1 1 1 i co d i G H l' i l i il!d i d i ;1 1 1 1 p 1 1 1·c- il ri t ra i l o : f i �1 1 rn 3ò i rn p :i. t i c;1 1.' t l lH.:"� l a I ' t· il c i L, t t o r
n l p : 1 ri d 1 c ::jC i 1 1 µ I ii•r;un rn ri i o :..i:�rui di Ul<" d i 1 · a l 1 1 rn . 0 1 1 c . 1 1 1 1 u:1 r l i o 1 , i , un 1 1 1 1 ro 1,:,· o l 1 1 1 r, , :1l1; 1 rn c se d i e , fc 1 rnrnn o t 1 J t t o i l 1 1 1 uh i � l i ,1 1· Q ; lu t a p p , · 1.,.,. ,·i a d e l l a , t :rn w i, 1·c c ch i n e . I ' i n u l i :u,i i s i ti 1 u a c cbiu L n e ,lncc u ta <l a l l a 1 •urc t c ; i l pn d rn enlo i n 111ut l u u i . - Q 1 1 :\ l i i• rnuz i o n i i o prnrassi tH n a n , i a • J uc l l a ; 1 U n , :1 d i d o l o r e i· p i i, fu c i l,• u,;ni J ' i rn mnginal'io c l i c i l d cscril'crlo I La p e r rn u n ,· Jie i l' i m i uvr.,·a co n ù o uo L i sci , ed i o lc'1 sC"g1 1 i i r i nHroziaridola lt• m i l le ,·olle ù i laato segn a l a lo fur tJre c h e mi p ro c t t ri, , i n o d e ' p i ù c o m mo,·cn li is t a n t i c li c , w nw possa U l'cre . " C h i esi ad uno t l c i m e d i ci , c h e non nom i no per n o n otfootlcrno l a modcsli n , c h e c o s a i o dol'cssi d i re d e l modo co n cui Ga ri h o l d i è t rn t t o to , e.cl e g l i m i ri, posc : " Di l c dal l e v o me p n rti e h � si h a t 1 1 I L C le a l l c n z i o n i poss i l , i l i , che San t a naso è u n fi o r d i gn l a n luo,no : , . ,. lo d ico io , e sono ros�o , ;a p c l c . D i te e h � l e cso �Crt 1.i o n i d a. r p rn lsiu:-:i parte ,· c n go n o , n o n po:-: sono l'(• .. ,·aro rl n n u o o l la g rn tuk ,:n1 1� n Jll'r la q 1 t a l c com l , n t li a m o . r d 1 c o l J f 1 i i 1 1 1 0 fC'dC' n t' I I ' nrrcn l re . ,J ,1 Cnn < J U C:; lc IJ e l l <i e<l 1 1 n c:sic p a ro l e a ru i a m o r. n irc : aµ;.dm1gi •rido �u l o i ri n g rnziamr n l i d e l n o s t rn n r t. i s l n r i 1 a1 � t r i :1 ,p 1c i ge n t i l i ch l! gH d i e1 i r ro o i; n i o � e \· o l ezza a l l i1 rna �11c d i ,. i o 11 c a r t i ; t i çn e p n l r i o l i rn .
n o n 1"1 1 i H' r a 1wn t l i'I to 4 1 n. rH··�s.1 r n giti r n a l e ;"t gg i u n g i a m o 1 in h l'l ' \·e t ' rtrnu h i n g raf i�o. - I l l'1lV. Ellìilio PallaYi1: i 1 1 i i l i Pric1 l,1, n;ic1 1 1 1 c. ; 1 i ; e n u ,·n l ' � n o r crn ln·c 1 8 � :J , :5 i t' e hù 1 • ...- � o rw 1 i t'lrnra 1 , r.a c l l C ' J!J ,urn i . .\ H i cvo della .\cc :ulern i �, m i l i l a re di Ttll' i n o 1 1 c usi;i il 1 '.I a n n i so U o ltnen L c . Sc n p p i,1 1 :1 l a grn.1 r rn 1 h• I 1 8 , � . r�li re n i \'u p ro m osso 1 L11 1 ="c , 1 e 1wr1 1 r,. p ri m a n d I o . � f,1 1 1 1 c 1· i ;1 , p o i nel i.;o rpo J 1 · 1 l 1 c r:- ; 1 � l fr: r i . F r e e l t � due e. u 1 1 q i r1 g1 1 e th!l l �U � e 1 R � � p e r I ' i ti d i p c n d c n zn c l ' l t a1l i a , e n P I I ' .1 p r i' l c 1 8 \ 9 , s nr l i i m o l i d i 1 ; c 11 1) r,"I , rrui\'a dest i n a to il l"f' P Timerli , c d n t. L t• n 1 1 e l a t 1 1 c ù n;:lia d ' arg� n tn a l va l o r n , i l i tnrc . P rn "" " ' �' capi t o n o n e l 1 8 � I , rccc parte <li 1 J u e l ,:n r p o , l i ... p e J i z i o n e ehc ùestl) l' tt r n rH l raz i orw tic-gl i eserci t i fra n cesa e i n � J csc e Jc1·ù l a n l' .1 J t o la fa m a del p;ecolo e,cr o : i t o p i c m u n L c se : riceYcl.lc a l l o ra la meda glia ingl,·sc di Cri m e a ,. l a medo g l i a comm e mora 1 i 1·a o t tom o n n . i'i c l I s :; a , g"atlngnù 1 1 n ' a l t ra mc<l o i; li u d ' argento a l ,·: t l orc m i l i t a re per l o s l a n ci o c d i n t repi dezza d i 111 osl rnln il i I 1, i 1 1gno n S . .l l u r l i n o negli u t tacdii a .I l a hn i o nc Lta i n ,: 1 1 i t roral'asi sem p re fra i primi - ricc1·01· a p u r e J;1 n,cdaglia francese c o m m cm o ra l i l•a . - i'ic l l o , lesso n n tt o ,, � J i era promosso magg i o 1·e n e l corpo d e i hersn g l i c r i , � p o i ro p i d n m c o lc i n m e n o d i u n a n n o Juogolcttcnlc c o lo tt n e l l o , e nel -1 8 G I h1ogo tcue nte co l o n n e llo CJJ m an ( 1 ,, n t e i lrn rsngl i e r i del ·1 . ' c o rpo ti' armn l n . i'ic l l e proviucie merid ional i 1 ie r l' i n lc l l i!!;O nza , J'one rgin ,.d i l ,·ul o rc d i m o s t rali sia nel con correre a fo rmare i l pi n n o c d a d i r i gere l e o p era zi o n i degli A b r u zz i e d c l 1 ' .\sco lano co n t ro i h r i gonlì , c o me nel co n d u rre una c o l o nna d' assa lto a Civitclla del T ronto , egli vcn i ru co n 1
cl;�
I L GENERALE PAL L AVIC IN O . * l)opo i l ,· i u l o , il 1·i n c i 1 nr r . O r a m a i nella s l o t' i n i· rr µ i , l rn l o i l t J O n t c d e l Pallul ' ic i n o , e n()i ne uiarnn ' l ' ' i il r i t r,1 1 t r1 , a n c , , rn i n veste d i ,: o l ò n ndlo, poid , ò l ,1 sto r i a In r ic o r ù c ri, cnn 'JHCS L O 1 i t u l 1 1 c l i ' eg l i nrc,·u nel gi o r no della mc m o rn n d a catoslro rc . A l r i L rn t ln , e l l e
·•· Leggasi: Pallavici.n i.
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rrg i o , I c e mo -1 . • µi u gno 1 8 6 ·1 rl ecoro to de l l a me,in � l in d ' ,i ,·r, ;I ,·a l o r m i l i t n rc e d e l l a c roce di CU\'al ì c re dei , s , .\hJ L 1 1 ·i z i o e, l.azwro . i'ic l l n stes s o a n n o era p ro m o ss o o col o rn ncllo comon o l 11 1 1 le i l primo regg i m en to lrnrsagl i cri . (:; i n t a le qualilit che egli co m p i ea i l · l � agos t o i l n o lo ra t t o d ' A s p ro moute .
P i li d 1 e la p r�ci p i l o � a p r o moz i o ne n magglo rc gen•� .. r a ie 111u 1 1 , l a t n g l 1 p i r 1 . . t ,• 0 rn f<t i l gio rno d o po J u l gn1· c r n11 , sa ran no �c,• ; e ,, ,-o L e a l c u o r e tlcl l ' o n c , t o sol d a t o •Jl•C,Le n n l i i l i p a ro l 1! c l 1 11 .,l i d c d i c u rn l o s L 1• s s11 G u r i ùa l J i 1 1 r l l n s 1 1 0 /: 1 11 10,,1 lcHc ra scri l la i l i , ' ,cll c rn L rc J:1 1 IJ o rd o t l c l D " ca <ii r.,•noca : " I l col o n nl ' l l o l'a l l a ,· i cìno ,i c o n <l w;s e da c u p u va ,, l oru,o id i n 1 e l l i !; Ctt lc i n t u l le le sue m u ssc m i l i t u r i •r - e n o n 1 rn111ci, rnai d i r h.::uanl i cortesi r c r su mc ,, e 1·e r,o la rn i u gen t e . E� li m a n i festò i I s 1 1 u ,lo lt1re J i ({ ù o rc r rc.rsa r e sa n g u P. it:di:111 0 ; - ma :wcvn r i ..:cn1to , o r ù i o i pe r c n t o r i i o ùo1·e1 1 c , , l! l!ed ire ( I ) . " Ques t i � J o�i si mos l rn r u n o a n c o r p i ù ,gi u , l i n l l a l e t t u ra d e i due� roppol' l i del \ > :,Jlal' i d no, i n c u i ru n o t. u t a In c o r tesia de l l o esp rc,sio 1 1 i , e i l ram mari co ù d patri o t a .
lcONOGRAFIA
"Garibaldi ferito al Varig11a110" - Litografia di Baroffio (cm 20,5 x 14). Da: "Sioria iliustrnta della vita di C. Garibaldi", di Antonio Balbiani - Paolo Inversini Ed. !\,filano, 1863-64. (Collez. I•• Mais, Roma).
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"Garibaldi prigioniero al Varignano" Xilografia cl i Zambelli. Da: "Il brigantaggio o l'Ila/in dopo la di/1.ntum di Garibaldi", di Giacomo Oddo (voi. fil) - Giuseppe Scorza Di Nicola Ed. - rvlilano, 1863-65 . (Collez. Mario Birardi, La Maddalena).
"La camera di Garibaldi al Varignano" Litografia d'epoca. Da: "L'Eroe dei due mondi", cli Bianca Ravà Pergola - Ed. Vallardi - Milano, 1929.
NOTA - La scena è la medesima di quella pubblicata sul "Musco rii Famiglia" del 5 Ottobre 1862 (vedi), con la differenza che è "rovesciata" e con l'aggiunta delle due figure di garibaldini (quello a sinish·a appoggiato alla sedia e quello a desb·a presso il tavolo).
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CAPITOLO
V
"Garibaldi passava la n1aggior parte del giorno seduto sopra 1111 diva.no". Da: "Memorie di Garibaldi", di Alessandro Dun1,1s - F. Gm·bini Ed. - Milano, 188l. (Collez. L. Mais, Roma).
"Trasporto di Garibaldi da.l V11rig1111./lo all'Hotel Milano di La Spezia" (22 Otto/ire 1862) - Dbengo di Dumont. Da: "t.'Jl/ustration.". NOTA- Secondo la cronaca dell'epoca, per il trasporto fu usato un porta-fango a carbone, opportunamente addobbato per accogliere l'illustre infermo.
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lcONOGRAFlA
Alh·a versione, sini:ile a.lla precedente, ma nuovamente rovesciata e con l'aggiunta di Teresita (?) a destra del letto, nonché del garibaldino seduto a sinistra. A destra il garibaldino appoggiato alla sedia dovrebbe raffigmare Menotti - LitogrnJia a colori. l ( vlilano, Civica Raccolt,1 delle Stmnpe Bertarelli).
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"Garibaldi nel letto del Varigna110 intento a redigae le s11e niemorie" (disegno tratto dalla foto a pag. 111, Cap. 11).
Da: "Giusep1ie Garibaldi - S/'oria dei/a sua vi/a narrata al popolv'', di Cesare Causa (ufficiale garibaldino) - Adria.no
Salani Ed. - Firenze, 1913. (Collez. L. Mais, Roma).
Francesco Saverio Altamura ("1826-1897): "Garibaldi col piede destro ferito, dopo Aspromo11te" - Olio su tela, cm. 40 x 27. Nel retro in alto, di mono anonima, "Snveno A/lmm1ra - Napoli". (Proprietà MMio Birardi, la Maddalena).
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CAPITOLO V
"Jl fe: r ito d'Aspromonte nel suo letto di dolore" - Litografia, disegno di Cassano. Da: "Garibo/di - Dn Caprera ad Aspromonte", di Felice \lenosta Fili Te-rzaghi Ed. - Milano, 1863. (Colle-z. L. Mais, Roma). NOTA - Tutta la parte destrn deJfo litografia è ripresa dalla foto del Mullei- (v. Cap. II, pag. 124). Il personaggio .i sinistra dovrebbe essere il fedele segretru:io Giovanni Battista Basso.
"Arrivo di Ca.ribaldi a La Spezia il 22 Ottobre 1862 e suo trasporto all'Hotel Milano" - Disegno di Da: "L'Il/11s/:ra/io11.".
Sergey Prisekin: "Gm·ìbaid-i .e Menotti col Dott. Pirogov" (1989) - Olio su tela. Quadro donato dal Presi.dente russo Gorbaciov al Presidente italiano Cossiga nella visita a Roma del 1989. (Fotografia inedita). (Collez. Mario Birardi, La Maddalena). NOTA - Frn i molti dottori che visitarono Garibaldi (31 Ottobre 1862) si deve ricordare il capitano medico militare Nikolaj Ivanovich Pirogov, specialista nella cura delle ferite da arma da fuoco. Questi aveva prestato la sua opera con bravura e abilità nella campagna di Crimea. Sulla feriti! di Garibaldi il Pirogov applicò un "bendaggio semlrlgido" di sua invenzio11e.
216
lcoNO KAflA
Gioacchino Torna (1836-1891): "Roma o mori-e!" - Olio su tela, cm. 39 x 49. Firmato e datato in basso a sinistra: «G. Tomn 1863 ». (Lecce, Castello di Carlo V).
Gioacchino Toma (1836-1891): "Roma o morte!" - Olio su tela (cm. 85 x 72,5). (Milano, collez. privata). Dal catalogo Electa - Napoli, 1995.
217
CAPITOLO
V
"Trasporto di Garibaldi da La Spezia a Pisa" - Oleografia colorata ritoccata a mano (cm. 54 x 38,5). (Collez. L. Mais, Roma).
"Dal Varignano a Pisa. (8 Novembre1862)" • - litografia colorata (cm. 53 x 38,5), disegno di Poiret- Litografiil Ronchi, Milano. (Genova, Museo del Risorgimento). Sotto la Litogrnfia sono riportati i nomi dei personaggi riconoscibili (da si.nish·a a desh·a): Basso (segretario di Garibaldi), il Dott. Prandina, Garibaldi e sotto il Dott. Albanese, il Dott. Ripari; più sotto, De Vecchi, J',,fenotti Garibaldi e ìl Dott. Basile. Secondo la nota sottostante, i persom1ggi De Vecchi e Dott. Basile dovrebbero essere identificati nei due pah·ioti livornesi Andrea e Jacopo Sgarallino. *NOTA-li titolo è errato: 1'8 Novembre 1862 Garibaldi veniva trasportato da Livorno (dove era giunto il giorno prima su I Moucalieri proveniente da la Spezia) a Bocche d'Arno, e quindi a Pisa.
218
lcONOGRAFIA
"Trasporto di Garibaldi a Pisa" - Litografia di Bmoffio (cm. 21 x 13,5). Dii: "Storia illustrata della vita di G. Garibaldi", di Antonio l3albiani - Ed. P. Inversini - Milano, 1863/64. (Collez. L. Mais, Roma).
NOTA- Questa scena è chiaramente derivata diilla oleografia della pagi.11a precedente.
"Estr a .zio11e della palla dalla ferita di G. Cai-ibaldi" - Litografia di Baroffio (crn. 21 x B,5). Da: "Storia illuslmta della vita rii G. Garibaldi", di Antonio Balbiani - Ed. P. lnversini- Milano, 1863-64.
(Collez. L. Mais, Roma) . OTA - Il piede operato è il sinistro anziché il destro. I particolari all'interno della camera sono molto simili alla ripmduzione della litografia: "Ln cmnem di Garibaldi nl Varig11ano" (v. pag. 213).
21.9
CAPITOLO
V
"Il Pro/ Zaimetti ptese11ta a Ga,·ibaldi la palla estratta" - Disegno a matita di Giovanni Albonico (Sassari, 15 febbraio 1863) (cm. 55 x 32).
(Collez. L. Mais, Roma).
"Il Prof. Zamietti presenta a Ga1'i/1aldi la pallottola estratta" - Litografia a colori di Favi (cm. 40,5 x 57).
(Collez. L. Mais, Roma).
NOTA - Il piede fasciato è il sinistro anziché il destro.
220
lcONOGRAflA
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"Partenza del Genera.le Garibaldi da Livomo il 20 Dicembre 1862" - Litografia b/n. Da: "Epistolnrio di Giuseppe Ganhaldi" (Voi. VIII, pag. 18) -1863. (Roma, Museo Centrale del Risorgimento - Vittoriano).
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"Garibaldi ritorna alla sua Caprera (21 D-icembre 1862)" - Xilografia di Zambelli. Da: "Il brignntaggio o l'Italia dopo In dittal11ra di Garibaldi", di Giacomo Oddo (VoJ. Ili) - Giuseppe Scorza Di icola Ed, - Milano, 1863-65. (Collez, Mario Birardi, La Maddalena).
221
CAPITOLO V
Vincenzo Ca bianca (1827-1902): "Garibaldi a Caprera" (1870-1880) - OUo sii tefo, cm. 87,5 x 72. (Firenze, l ) alazzo . P itti).
"Meditazio11i dell'Eme" - Litografia di Baroffio (cm. 21 x 13,5).
Da: "Storia i/11.1strntn della vita di G. Gnribnldi", di Antonio Balbiani - Ed. P. Inversini - Milano, 1863-64. (Collez. L. Mais, Roma). NOTA - TI piede fasciato è il sinistro anziché il destro.
222
lcONOCRAFIA
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"Garibaldi a Capm·a" - Disegno di Linzagh.i, da foto (v. Cap. II, pag. ·130). Da: "Garibaldi. nella sua epopea", di Achille 13ìzzoni - Sonzogno Ed. - Milano, 1907 e 1932.
"Garibaldi a Caprera dop0Aspro111011te" -Acquerello di Castoldi. Da: ''Caprera- ht 11u!1110rin del secondo pellegrinaggio il.a/inno -1892", di Carlo Romussi - Arturo Demarchi Ed. - Milano, 1892. (Collez. L. Mais, Romil).
NOTA - Il ritratto dell'Eroe è chforamente ripreso dalla foto di pag. 130, Cap. Il.
"flspromonte 1862" - Gesso di Francesco Jcrace. (Roma, Esposizione di Be!JeArti, 1883). Pubblicato Ln: "L'Iliustrazioneita/iana" Milano, J O Aprile 1883 (pag. 205). (V. "Giuseppe Gnri/Jnldi e la tradizione garibaldina: ww bibliogm{in dal 1807 al 1970", cli Anth.ony P. Campanella Ginevra, 1971. Al n. 15466 è crronen mente schednto come diseg i,o).
223
CAPITOLO V
Mario Sironi (1885-1961): "Roma o ino·rte" - Tempern.
224
ICONOGRAFIA
"Ga1·ibaldi a Mentana".
Da: "I grandi rnpitrmi italiani", di Francesco Grazioli - Soc. Editrice Roma, 1936-XIV Novissiurn (illustrazioni di Angelo Della Torre). NOTA - Come si può vedere da questa immagine, nella bandiera è riportato il motto "R01\1A O MORTE", che dopo Aspromonte risuonerà ancora sul campo di Mentana cinque amli dopo.
Lil"ografia a colorì (primi '900) con versi di Giosuè Carducci dedicati al fatto d'Aspromonte.
225
CAPITOLO V
Garibaldi ferito ad Aspromonte, in una raffigurazione artistica di carattere popolare (particolare in basso). (Genova, Museo del Risorgimento).
226
lcONOG!{AfJA
A chius1.1ra di questo capitolo sull'Iconografia, si riproducono alcune immagini dell'episodio di Aspromonte, tratte da "vignette" delle varie imprese e fatti storici della vita di Garibaldi che vennero utilizzate a mo' di cornice gloriosa della sua immagine. Questa parti.colare composizione la troviamo su libri, stampe, cromolitografie, etc. Una delle prime è questa h·atta dal frontespizio della rarissima opera del 1864 di Antonio Balbiani: "Storia illustrata della vitn di G. Gnribaldi".
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Frontespizio in litografia del libro: "Storia illustrata della vita di G. Garibaldi'', di Antonio Balbian.i - Paolo [nvcrsini Editore - 1\llilano, 1864. (Collez. L. Mais, Roma).
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Particolare della vignetta di "Asp,·onwnte".
destra:
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CAPITOLO V
Particolare della vignetta: "Aspro,nonte
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Agosto 1862".
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Stampa i,n ricordo di Giuseppe Garibaldi, in occasione della morte, con vignette riproducenti le sue principali imprese, fra cui quella di Aspromonte (seconda iJ1 alto a sinistrn) - Litografia di Diani. Editori Riva e Rotondi - Milano, 1883,
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lcONOGRAFIA
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"Ricordo Nazionale di Giuseppe Garibaldi" - Litografia di Cordani
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(disegno di Lavinì) - Mi18no, 1882.
Particolare con l'episodio di Aspromonte (al centro della fila di destra).
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CAPITOLO
V
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Oleografia a colori (fine '800) col ritratto di Garibaldi al centro. L'episodio di Aspromonte è visibile nella seconda scena di destra dall'alto. (Collez. L. Mais, Roma).
"Caprera 2 Giugno .1902 - Ricordo del 4 ° Pellegrinaggio alla Tomba di Giuseppe Garibaldi". Ricordo del 4'. PclkVinogfiO alla 'l'ornhu u I llSl:PPI:••GAIII UAUJI
230
Il particolare con la vignetta di Aspromonte è quello al centro della fila di destra. (Collez. L lvfais, Roma).
CAPITOLO VI
ASPROMONTE
DISEGNI SATIRICI
231
CAPITOLO VI
O ROMA O MORTE!
"0 ROMA O MORTE!" - Diseg110 di MatareUi (Mala), tratto da: "{I Lampione", di Firenze (1 ° Agosto 1862). Rinnovando il grido di Morsala, il generale rivolge un nuovo monito all'Imperatore dei francesi, grande protettore del potere temporale dei Papi. Da: "Fra Carducci e Garibaldi", di Giovanni Spadoliiù - le Mmmier Ed. - Firenze, 1981.
"La legge è uguale per tutti" Disegno di Redc11ti. Garibaldi è avvolto nel cartoccio del proclmna del Re del 3 Agosto 1862 Da: "fl Fischietto" - lorino, 1862.
232
DISEGNI SATIRICI
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É SBARCATO! 1-Mni: l,,.l,'n\l,t: YDSli E !'AJIA:ONi..
"La palla d'Aspronwnte". Sotto[;:, litografia: «La su/l bnndiera non ha mai 111ulalo I né nome, né colori. I Dal sasso d'Aspromonte insanguinato I l'amico di Vittorio /nuove glorie promette e iwovi /li/ori». Da: "Epistolario di Giuseppe Garibaldi" (Voi. VII: '1862', pag. 272). (Milano, Museo del .Risorgimento -Fondo Garibaldi).
"E' SBARCATO! - Rimembranze bibliche: Mosè e Faraone" - Disegno satirico di Matarelli (Mala). Rappresentazione del passilggio di Garibaldi dalla Sicilia alla Calabria. Da: "11 Lampione" - Firenze, 26 Agosto 1862.
"Memento homo" - Disegno di Redenti. Garibaldi prigioniero dopo Aspromonte. Da: "li Fischietto" - Torino, 11 Setttembre 1862 (giornale di chiara tendenza anti-garibaldina) ..
"Garibaldi s11rre11ders i'zis sword" - Litografia di Te.mùel. Da:" P1111cl1" - Settembre 1862. (lvWa.no, Civic.:i Raccolta delle St.irnpe Berhuelli).
233
CAPITOLO VI
ANNI\IEPI SAl\10
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ASF'RDMDNiE.
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"Aspromonte" - Singolare disegno di Adolfo Matarelli (Mala), in cui si vede l'Italia unita, tra Garibaldi e Vittorio Emanuele. Sotto il disegno si legge: « Riannodate In vostra antica amicizia e aiutatemi a rovesciare questa pietra, In quale schiacciando i miei nemici clic co111pongon.o la parola... Asprom.onte seppellirà un. doloroso pnssa/o e diventerii In base del grande edificio d'Ila/in». Da: "fl Lampione"· Firenze, 28 Agosto 1863. (Firenze, Biblioteca e Archivio del Risorgimento).
Garibaldi, ferito ad Aspromonte, dice a Napoleone III: «Alla mia caduta, mi si devono due
gmcce; ma se voi cadrete non troverete due grucce che vi possano reggere». Litografia avanti lettera, stampata dalla Tipografia D. Salvi per un calendario del 1863.
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Litografia satirica ( da riproduzione formato carta da visita) riproducente Garibaldi in una allegoria della risurrez.ione. Si notano in basso, alle cl ue estremità, Rattazzi e Napoleone Ili in atteggiamenti ostili. (Roma, Museo Cent r ale del Risorgimento).
ÙJSEGNJ SATIRICI
'1 NOVRMlHH! l86(tNAPOU
U i\COS'l'O l86'LASPROMON\'F.
Vignetta umoristica riferita ai fatti d'Aspromonte. A destra, in alto, il diavolo apoleone [li che "spinge" Rattazzi a far colpire Garibaldi dalle regie truppe.
Garibaldi ferito è sorretto dalle maschere italiane Disegno di Redenti. A sinistra, l'Italia sabauda cancella le h:acce di sangue dalla scritta «Aspromonte». Da: "fl Fischietto" -Tori.no, 9 Ottobre ·1862.
L'Italia chiede a un tribuno la sua Roma, dopo che ad Aspromonte<< i fratelli hanno ucciso i fratelli » - Disegno satirico di Redenti. Da: "li Fischietto" - Torino, 23 Settembre 1862.
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CAPITOLO VI
*
Litografia aJJegorica satirica sul calvario di Garibaldj i11 Aspromonte. La crocifissione di Gari baldi suscita contentezza in Pio IX e in Napoleone I li che la manifestano ba.ll,U1do (a sinistrn sul lo sfondo), mentre Roma e Venezia piangono ai piedi della Croce.
"Processo di G,uibaldi" Disegno di Matmelli (Mnta). Da: "Il Lampione" - Firenze. (Roma, Museo Centrale del Risorgimento).
Cm'icatura repubblicana di Matarelli allusiva al ferimento di Garibaldi ad Aspromonte. J.n preoenza di Napoleone, MRzzini rimprovern i'l Garibaldi la concessione della Sicilia a Vittorio Emanuele, prevedendo anche il calcio che l'asino gli avrebbe poi dato, come in effetti accade. Da: "Il Lampione" - Firenze, 2 Marzo 1863.
236
CAPITOLO
VII
ASPROMONTE
CARTOLINE
237
CAPITOLO
vn
GIURAMENTO DI MARSALA (zo Luglio 1862).
Cartolina (ante 1904), b/n (mm.147 x 91) - Viaggiata (28-10-1907).
Recto: a sinistra, in verticale:« RONCHI EDJT. MILANO - Serie 111" N.J. Depos. ». Sotto: «GIURAMENTO 01 MARSALA (20 Luglio 1862)». Spostata a sinisb:a, in b/n: vignetta (da litografia).
Verso: «CARTOLINA POSTALE ITALIANA/ (CARTE POSTALE D'ITALIE) ». (Collez. L. Mais, Roma).
Cartolina (ante 1904), b/n (mm. 147 x 91) - Viaggiata (20-10-1907).
Recto:
a sinistra, in verticale: «RONCT-rr EDTT. MfLANO - Serie ITT N.T. Depos. » Sotto: «GlURAMENTO D1A1ARSALA (20 Luglio 1862)». Spostata a si.nistrn, in b/n: vignetta (da litografia).
Verso: «CARTOLINA POSTALE ITALIANA/ (CARTE POSTALE D'ITAUE) ». (Collez. L. Mais, Roma).
238
CARTOLl fE
i Cartolina, b/n (mm.140 x 88) - Viaggiata (29-8-1912).
Recto: questa cartolina non n�ca alcun
titolo, ma riproduce il quadro "Aspro11wnte" di Antonino Bonanno (1865) che ha eseguito dei veri ritratti per ogni figura riprodotta.
Verso: «CAlffOLTN!\ COM.MEMORA Tl VA DEL CTNQLlANTENA !ZIO DI ASPIWMONTE / XXIX AGOSTO MDCCCLXII - XXlX AGOSTO MCMXTT » - Ediz. Alfieri e Lacroix.
(Collez. L. Mais, Roma).
Crutolina, seppia scuro (nu11. l37 x 88) - N. 18 della seri e: "Ci11quanten11rio Risorgimento 1 tal.iauo -191. 1 " - Nuova.
Recto: da disegno del Pontremoli: «GARl/3ALDI FERITO AD ASPROMONTE- 20 (sic) Agosto 1862» (da litografia Pcdrinelli). Editore sconosciuto.
(Collez. L. Mais, Roma).
239
CAPITOLO
VII
DA ASPROMONTE
Cartolina (ante 1904), b/n (mm. 141 x 91) -
A
SC!LLA 1,9 ,\<:OSTO ,S62I
uova.
Recto: «DA ASPROMONTE A SCILLA (29 Agosto 1862) / Ronchi Edit. Milano (Serie 11" n. 1 - e/epos.))) (Collez. L. Mais, Roma).
Go.ribo.lo.i o.ò P.5proTTJ01Jre
Cartolina fotografica (post 1904), b/u (mm. 135 x 87) - Nuova. Ree/o: riproduzione del quadro di Gerolamo Induno (1827-1900): "Garibaldi ad Aspromonte" (Genova,
!useo del Risorgimento). Verso: « UNlON POSTALE LTNIVERSELLE - Carlo/in.a postale - Carte postale - rostkarte - Postcnrd -
T11rjet11-post11le ». Marchio IRIS.
(Collez. L. Mais, Roma).
240
CARTOLINE
Cartolina (ante 1904), b/n (mm. 188 x 88) - Nuova. Recto: «ASPROMONTE - 1862 »; riproduce il quadro di Michele Cammarano: "Il trasporto di Garibaldi ferito" (v. Cap. V, pag. 198). Editore sconosciuto. Verso: « Carlolinn illustrata - Al Sig. ______ »
(Collez. L. Mais, Roma).
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del \ 0 eeolenario della nascita di 6. 6aribaidl,I 4 L.uglio 1907. I I
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Cartolina doppia, b/n (mm.140 x 92) -«RICORDO del 1 Centenario della nascita di G. Garibaldi 4 luglio 1907» - Nuova.
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Recto:
nella parte destra, il primo dei tre episodi riproduce il disegno di Matania. Sotto, il titolo: «BATI'AGLlA D'ASPROMONTE» (v. ingrandimento).
(Collez. L. Mais, Roma).
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Ingrandimento del particolare della terza vignetta: «BAITAGLU D'ASPROMONTE».
241
CAPITOLO
VII ''
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Cartolina (s.d.: 1907), a colori (mm. 138 x 88) - E' una delle 12 cartoline formanti al centro la figura di Garibaldi in camicia rossa. Tutti gli episodi e la figura centrale sono opera del pittore Tancredi Scarpelli. Ree/o: sulla destra, in basso, «Aspromonte -1862 -». Sopra: Garibaldi col piede desh·o fasciato e due garibaldini ai lati (3-' cartolina dall'alto, 2·' fila). Verso: in seppia, «CARTOLINA POSTALE», Stabilimento Materazzi, Firenze. (Collez. L. Mais, Roma).
ASPROMONTE1862"
Cartolina (s.d.: 1907), a colori (mm. l38 x 89) - E' una delle 12 cartoline formanti al centro la figura di Garibaldi con poncho. Recto: a sinistra, un leone tenente tra le zampe anteriori lo scudo Snvoia (5" cartoli_nil dall'alto, l' fila). Sulla sinistra, in alto, «ASPROMONìE 1862», e sotto la scena dei primi soccorsi a C,nibaldi ferito, ripresa da w1'incisione di Edoardo Matania (autore ancl,e delle alh·e 11 inm1agi.ni). (Collez. L Mais, Roma).
242
\ \ \ \ \ \ \ \ \
CA.RTOLINE
).-.,;,.., .. !., � ·..7'7sf'lt ·rnvnl� cv ../u ./t.,r,fo e;. <;j,1riba,'dr il 2_9 fl;os/o //$(,2
Cartolina (ante 1904), b/n (mm. 138 x 89) - P.T.F. Ditta M. Crucoli, Reggio Calabria. Recto: a sinish·a, foto della Pineta di Aspromonte, ove avvenne il ferimento di Garibaldi; a destra, il Cippo Gnnb11ldi, costruito sul luogo del ferimento nel 1882 e demolito nel 1961 per l'erezione del nuovo Mausoleo. (Collez. L Mais, Roma).
e;, GARIBALDI L'E.R:OE
DEI OUE MONDI
Noto o Mizzc1 il 4 - 7 • 1807 ferito l!d Aspromonte 11 29 • 8 - 1862 Morto
o Caprera ;1 2 - 6 - 1882 10 Cenfellarlo dell'Uni/� d'Italia
1861- 7961
Cartolina, seppia (nun. 88 x 139) - Viaggiata (con Espresso, 23-5-1928).
Cartolina illush·ata fotografica, a colori (mm. 146 x 105) - Edita nel 1961 per il 1 ° Centenario dell'Unità d'Italia (Torino).
Recto: «Palischermo con cui G. Garibaldi, ferito ad Aspromonte, sbarcò da/in R. Nave "DUCA DI GENOVA", al Vnrignnno, il 2 settembre 1862»- Fotografia - Spezia, Museo Navale. Edizione riservata alla Dire2:1one del Museo Tecnico Navale - Spezia (Foto A. Mansueti, La Spezia).
Recto:
riproduce la fotografia co.l "falso" Gariba.ldi (v. Cap. II, pag. 131).
(Collez. L. Mais, Roma).
NOTA- Questo cimelio è andnto dislTuttu nei bombardamenti della 2" GLterrn Mondinle. (Collez. L. Mais, Roma).
243
CAPITOLO
VII
-
Cartolina (ante 1904), b/n (mm. 138 x 88) « Varignano )) «Spezia)> - Edit. Ettore Bora, Genova - Nuova.
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Varignan-o
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Spezia
Rect.o: veduta fotografica dell'intero complesso del Vnrignano. (Collez. L Mnis, Roma).
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"'" Cartolina, b/n (mm. 143 x 90) - « DAL VARIGNANO A PISA (8 Novembre 1862) ».
Recto: n sirùstra: « RONCHl ED 1T. MI tA NO/ Serie II N. 3 depos. » Riproduce il trasporto di Garibaldi, non «Dal Varignano a Pisa)), ma da La Spezia il Pisa (v. Cap. V, pag. 218).
Verso: « Cartofii-111 i/lustrata» - «Ai Sig. __ ))_ DAL
VAH.lGNA.NO
A
PISA
(SN0�·1t�111;r.;iRr�62l
(Collez. L. Mais, Roma).
Cartolina fotografica (ante 1904), b/n (mm. 138 x 88) - Edit. Castelli Felice - Marchio SFIM Viaggiata (15-5-1911). Recto: «Marina di Pisa - Fuce de/J 'Arno - Obelisco ove sbarcò Gnr ibnI di ferUo ad Aspromonte». (Collez. L. Mais, Roma).
244
CARTOLINE
Cartolina (post 1904), b/n (mm. 140 x 87) Viaggiata (da Pisa, 3-1-1911). Recto: a destra, in verticale, «*GTUSEPPE GARIBALDI apres Asprrmwnle/8 Novembre -14 Dicembre 1862 ». Scena dell'arrivo via Arno di Garibaldi a Pisa (in alto, segnato da•, il Grand Hotel). Verso:« CARTE P STA LE" - PISA - CRAND HOTEL/ HOTEL DE LONDRES ». (Collez. L. Mais, Ro.ma).
Cartolina (post. 1904), verde scuro (mm. 140 x
90) - Viaggiata (da La Maddalena, 8-8-1910).
Recto: a sinistra, in alto, « CA /JRERA » . Al centro, foto di Garibaldi (-J.864). Sotto, «li Glorioso solitario di Caprera / G. GARIBALDI». A desh·a, lettino a quattro ruote con schienale mobile: «Letto di Garibaldi che gli sen;ì/ durante le sofjàrn.ze d'Aspron1011te». (Collez. Mario 13irardi, La Maddalena).
IV'° Pellegrinaggio N'1zionale (;3pm� 2 Gh.1800 1SD2
Cartolina postale fotografica illustrata (1902), b/n (mm. 90 x 140) - Casa Editrice Cartoline Postali Illustrate LUIGI TO OSSI Sassari.
1,,, I, htt1gli1 l'll;r,mont, , .•
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Recto: questa cartolina - ricordo del«/ V0 Pellegrinaggio Nazionale / Caprera 2 Giugno 1902 » - reca w1 errore sLùla didascalia in basso: «Giuseppe Garibaldi/ dopo In bnttaglin d'Aspromonle ». Basta ricordare che il 29 Agosto 1862 Garibaldi aveva 55 amu e non poteva essere il vecchio di questa foto! Possiamo ricordare, invece, che questa ricorrenza del 1902, oltre a cadere nel 20 ° anniversario della morte, coincideva con il 110 ° annuale del triste episodio di Aspromonte. (Collez. L. Mais, Roma).
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CAPITOLO VII
Cartolina (1982), a colori (mm. 161 x 115) - Nuova.
Recto:
riproduzione del quadro a olio cli Vincenzo Cabianca (:I827-l902): "Garibaldi II Caprern" (1870-80) - (Firenze, Galleria Pitti).
Verso: in alto, a sinistra, « VINCENZO CABIANCA, Gnnha/di n Caprem I GARIBALDI ARTE E STORIA/fl Risorgimeuto e l'idea di un'nrle nazionale». Sotto, «FRATELLI AUNARI Simnperia d'Arte» (v. Cap. V, pag. 222). (Collez. L. Mais, Roma).
Cartolina (1982), a colori (inm.105 x 150)- Nuova.
Rec/:o: Garibaldi, seduto, fissa il piedeè destro fasciato, poggiato su uno sgabello con due cuscini. Disegno satirico. In basso a sinislrn, "Gnbellini".
Verso: a sinistra, in alto, « CENTENARIO Dl GARlBALDI / GIORGIO GABELUNI / CARTOONJST DE L'ANNE MONTl�EAL 1980». Sotto, «N. 0887 /TIRATURA LIMITATA
A 1000 ESEMPLARI I EDIZlONI IERI E OGGI DI FIWvIANA CESENA / SERTE MARJLLA N. 5». (Collez. L. Mais, Roma).
246
CARTOUNE
Cartolina, a colori (mm. 105 x 1.50) - Stampata dalla RAI nel 1982 nel 1 ° Centenario della morte di Garibaldi.
Recto: riproduzione del quadro cli Renato Guttuso: "Garibaldini" ("1944 - Proprietà RAI, Roma). Copia libera dal dipinto di Gioacchino Torna: "Roma o morte" (v. Cap. V, pag. 2·17).
(Collcz. L. Mais, Roma).
Cartolina (1913), b/n (mm. 140 x 91)- Nuova.
l�ecto: disegno di G. Suetta "SPEZIA -1 giugno 1913 Inaugurazione Mon11111ento
nll'Eroe dei due Mondi". A sinistra: lib·atto di Gari baldi entro corona cl' aJJoro con scritta (in basso) "O ROMA O MORTE!". A destra: il monumento scoperto e la folla. (Collez. L. Mais, Roma).
Cartolina militare, a colori (mm. 141 x 96) - 51 ° Reggimento Fanteria A /pi.
- ASPROMONTE 1904 ?·i):�
Recto: a sinistra: « SOLDATO / FUGGETTA / C11stozn » «51/GlA' CACCIATORI! DELLE ALPI»-« VARESE /TRE PONTI I 5. FERMO I CUSTOZA». ln aJto il destra, sovrastampa « Ricordo del Campo I DI I
ASPROMONTE/1904». ù1 basso a destra: « STAB. UT. A 1v1ARZI - ROM'\>>. (Collez. L. Mais, Roma).
247
CAPJTOLO VII
f
I
Cartolina militare, b/n (esiste anche in colore violaceo) (mm.142 x 97) -52 ° Reggimento Fanteria Alpi- Viaggiata (da S. Eufemia d'Aspromonte, 12-8-04). Recto:
a sinisb·a, riproduzione di una cru:tolli1a del 52 ° Rgt. F,mteria; a dest r a, riproduzione deJ Cippo Garibaldi, con scritta «Ricordo dei Tiri Collettivi e del Campo di Brigala n S. Eufemia d'Aspromonte - 1904».
(Collez. L. Mais, Roma).
. 2 cartoline del 1920 (50 ° del 20 Settembre 1870) nelle quali è riportato il fatidico motto« ROMA O MORTE» che, nato ad Aspromonte (1862) e ripetuto a Mentana (1867), culminò con la conquista di Roma nel 1870. (Collez. L. Mais, Roma).
248
CARTOL lE
Cartolina fotografica privata, b/n (mm. 143 x 88) - Viaggiata (da Jesi, 14-7-1907).
IZecto: questa cartolina è pai'ticolarmente interessante in quanto, oltre alla classica scena sul
ferimento cli Garibaldi ad Aspromonte, è stata riprodott;:i (in alto a destra) la lapide apposta dal Comune di Jesi nel 1907 per il 1 ° Centenario della nascita di Garibaldi. Dal momento che in quell'anno ricorreva anche il 45 ° Anniversario d'Aspromonte, si è voluto ricordare anche quella data uvausta ma gloriosa.
(Collcz. L. Mais, Roma).
Meni.no - Museo Garibolilino
Cartolina (s.d., 1940 ca.), b/n (mm. 150 x 100) - Ed. Alterocca, Temi- Nuova.
Recto: veduta del prospetto d'ingresso del Museo Garibaldino di Mentana, eretto nel 1905. (Collez. L. Mais, Roma). OTA-A clùusurs di questo capitolo sulle Cartoline, ci è sembrato appropriato inserire questa con la veduta del Museo Garibaldino di ]\fontana, dove campeggia il motto-sfida «R01'v!A O MORTE», sorto spontaneo dal popolo di Mai·sala il 19 Luglio 1862 e riconfermato col sangue degli eroi di Mentana cinque anni dopo (1867).
249
CAPITOLO
VIII
ASPROMONTE
MEDAGLIE E FILATELIA
251
CArrroLo vm 1)
Gli Italiani del Perù a NELATON e ZANNETTI
D/
Busto di Gatibaldi a sinistra a testa nuda e scritta intorno: «GIUSEPPE GARIBALDI»; sotto il busto, in piccolo: « L. SEREGNI F. ».
R/
Al centro, verticalmente entro una corona d'alloro, .il bastone di Esculapio; a sinistra due specilli e ,1 destrn una pinza con fo pallottola estratta dal piede di Garbaldi. Scritta intorno: «AD AUGUSTO r,rELA TON E A FERDJNANDO ZANETTl )) e sotto, in quatto righe: « GLI ITALlANI / INCOU DEL PER li'/ IVCONOSCENTI DD. I 1862 ».
Medaglia 1862, opus: L. Seregni, 0 mm. 60, AU (1l, AE (Sarti n. 44 - Camozzi n. 1159 - Romussi n. 48 - l1tlondini pag. 329 - l\1artini rm. 2879-2882). 1 1 1 Due esemplari lll oro furono donati rispettivamente al Dott. Nelaton e al Prof. Za.nnetti.
2)
I volontari d'Aspromonte al Prof. ZANNETTI
O/
Busto di Ga.ribaJdi di prospetto a testa nuda e con fazzoletto armodato. Scritta intomo in alto:« ROJ\1A O MORTE,) e in basso: «FERITO IL 29 AGOSTO 1862)); nel taglio del busto, in piccolo: «LAB. ROSSI E F.LLI GO/Hl>.
R/
Nel campo, scritta in quatlTo righe: «I I VOLONTARl D'ASPl�OMONTE / OFFRONO RICONOSCENTI/ AL PROF. FERDINANDO ZANNETTI». Sotto, w1 fascio littorio disposto orizzontalmente; ancora più sotto, la dat.i: «23 NOV. 1862 » 11)_
Medaglia 1863, opus: L. Goti, 0 mm. 43, AU < 21, AE (S.irti n. 43 - Camozzi n. 1160 - Rornussi n. 47 - lvlondini pag. 329). fil E' la data dell'estrazione del proiettile a Pisa da parte del Prof. Zarmetti. (2) Un esemplare i.ti oro fu donato a Zannetti il 4 Luglio 1863, per cui si deve datare la medaglia a quell'anno.
252
:tv1EDAGLIE E FJLATELIA
3) D/ R/
I democratici di Pistoia a GARIBALDI Nel cnmpo, entro corona di quercia e alloro, un'aquila posata sopra un fascio littorio. Scritta intorno in alto:
«ROMA O MORTE»; in basso, a destra, in piccolo: «F. GJANNTN!».
Nel campo, scritta in sette righe: «A/ GlllSEPPE GARIBALDI/ I/ DEMOCRATICI PISTOIESJ / .IN
TESTIMONIANZA/D'AFFETTO I 1.863 »
Medaglia 1863, opus: F. Gianniiù, 0 mm. 54, AE, AE dorato, PB ramato (Sarti n. 45 - Ca mozzi: manca - Romussi n. 49).
4)
Protesta contro la convenzione con la Francia
D/
Testa nuda di Garibaldi a destra. Scritta intorno: «INVITTO DUCE DEl POPOU GRANDE - DA MONTEVIDEO AL VOLTURNO - PJU' AD ASPROMONTE»; sotto, in piccolo: «P. THERlvJ.IGNON F. » .
R/
el campo, sa-itta in h·cdici righe: «CHE J COLPEVOLI/ VOGLIANO TROVARE DEI COMPLICI,/ E' COSA NATURALE MA CHE SI VOGLTA I TLTFFARJ\11 NEL FANGO DEGLI U01v1.INJ CHE/ BR UTTARONO L'ITALIA COLLA CONVENZIONE / DEL 15 SETTE1'v1BRE NON LO ASPETTA VA. / COL BONAPARTE UNA CONVENZTONE SOLA:/ PLlRlFICARE TL NOSTRO PAESE DALLA SUA/ PRESENZA NON fN DLTE ANNJ;/ NIA IN DUE ORE./G. GARIBALDI/1864/CAPRERA 10 OTTOBRE».
Medaglia 1864, opus: P. Thermignon, 0 nun. 47, AE, metallo bh1J1co (Sarti n. 48 - Camozzi n. 1195 - Romussi n. 52 Mondini pag. 338).
253
CAPITOLO
vnr 5)
Incitamento alla liberazione di Roma
D/
Testa nuda a desh·a di Gruibaldie scritta intorno: «INVITTO DUCE DEI POPOLI GRANDE -DA MONTEVIDEO AL VOLTURNO - PfU' AD ASPROMONTE»; in basso al centro, sotto il taglio del collo, in piccolo: «P. Tf-ìERMIGNON F. » .
R/
L'ltalia paludata e turrita con stella sulla testa, in piedi davanti a Garibaldi, sedLtto sopra una roccia e con. un bodile fra le gombe, in atto di consegnclrgli una spoda per spronaslo a combattere e additandogli Roma che si scorge in lontananza. Scritta intorno: «AL GEN. GARIBALDI IL POPOLO CHE NON DIMENTICA 1866»; nell'esergo: «ROMA O MORTE»; sotto la linea dell'esergo, in piccolo: «P. THERMJGNON F. » .
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Medaglia 1866, opus: P. Thermignon, 0 nu11. 48, AE, metallo bianco ramato (Sarti n. 53 - Camozzi n. 1220 - Romussi n. 56 - Mondini pagg. 351-352 - Martini n. 2938). NOTA - 11 D/ è lo stlèsso della medaglia n. 4.
6)
Incitamento alla liberazione di Venezia e di Roma
D/
Testa nuda a desh·a di Cmi.baldi e scritta intorno: «INVITTO DUCE DEI POPOLI GRANDE - DA MONTEVIDEO AL VOLTURl\fO - PTU' AD ASPROMONTE»; in basso al centro, sotto il taglio del collo, in piccolo: « P.
R/
THER!VUGNON F. >> .
Nel campo, scritt.i in quindici rigl,e: «lL POPOLO NON DIMENTICA I LE PUGNE COMBATTUTE/ PER LA LIBERIA' PER U PATRIA I NEL NUOVO E NELL'ANTICO MONDO I LlN REGNO DI OTTO lvULIONl I RICUPERATO ALL 'ITALIA I Q LlANDO ALTRO VENO E VA TERRA 1TA LIANA I A STRANIERO ALLEATO I IL TUO SDEGNO MAGNANIMO DI OGNI TfRANNIDE / POLITICA SOCI1\LE RELIGIOSA. / AFFETTO I !NDOMATO PER GLI OPPRESSI. I --- / B1�ACCTO DI SOLDATO CUORE DT C TTADINO. / ASTRO DELL'AVVENIRE/FOLGORE D! UBERTA' / VENEZIA E IWMA T1 ATTENDONO>>
ledaglio 1866, opus:[ ) Thermignon, 0 mm. 47,.t;E (Sarti n. 54- Camozzi: mnnca -Romussi ;n. 57 -Mondini pagg. 351-352).
NOTA- Il D/ è lo stesso della medaglia n. 4.
254
MEDAGUE E FILATELIA
7)
Incitamento alla liberazione di Venezia e di Roma
D/
L'Italia paludata e turrita con stella sulla testa, in piedi davanti a Garibaldi, seduto sopra una roccia e con un badile fra le gambe, in ano di consegm,rgli una spada per spronarlo a combattere e additandogli Roma che si T scorge in lontananza. Scritta intorno: AL GEN. GARIBALDI IL POPOLO CI-IE NON DIMEN ICA 1866; nell'esergo: f�OM.A O MORTE; sotto la linea dell'esergo, in piccolo: P. THERMIGNON F.
R/
Nel ni.mpo, scritta in quindici righe: lL POPOLO NON DilVIENTICA I LE PUGNE COJ\1I3ATTUTE / PER LA LIBERTA' PER LA PATl�IA / NEL NUOVO E NELL'ANTTCO MONDO I UN REGNO OJ OTTO MTUONI / RICUPERATO ALL'lTALIA/QUANDO ALTRO VENDEVA TERRA ITALIANA/ A STRANJEIW ALLEATO/IL TUO SDEGNO MAGNANJMO DI OGNI TIRANNIDE/ POLITlCA SOCIALE RELIGIOSA. / AFFETTO TNDOMATO PER GLI OPPRESST. /--- / BRACCIO Di SOi.DATO CUORE DI CITTADINO. / ASTRO DELL'AVVENIRE/ FOLGORE Di L/BERTA '/ VENEZIA E R01\1A TI A TfENDONO.
Medaglia 1866, opus: P. Tbermignon, 0 nun. 47, AE, metallo bianco ramato (Sarti n. 55 - Romussi: manca). NOTA- li D/ è come il R/ della n. 5 - Il R/ è come il R/ della n. 6.
8)
Per la morte di GARIBALDI
D/
Testa nuda di Garibaldi a destra. Scritta intorno: «JNV'1TO DUCE DEI POPOLI - GR A NDE DA MONTEVIDEO AL VOLTURNO - PIU' AD ASPROMONTE»; sotto il taglio del collo, in piccolo: «P. THERMIGNON F».
R/
Nel cnmpo, scritta in dodici righe: «G. GARIBALDI I NATO A NIZZA IL 4 LUGL. 1807 / MORTO A CAPRERA IL 2 GIUG. 1882/ IL DOLORE CHE PROVO/PER LA ,\10RTE DELL'ILLUSTRE/GENERALE». A destra, verno l'orlo: «UMBERTO./ E' PART ALLA D1SCRAZTA /NAZIONALE/ E' PlU' D'UNA MORTE (E' UNA CATASTROFE)/NON E' L'ITALIA CHE E' IN LUTTO/ E' L'UM.A.NJTA'. V. UGO (sic)».
1
!Vlednglia 1.882, opus: P. Thennignon, 0 mm. 48, AE, metallo bianco (Sarti .n. 130 - Camozzi: inane� - Romussi n. l08).
255
CAPITOLO
VIII 9)
Monumento di GARIBALDI a Lucca
D/
Busto di Garibaldi a sinisfra a testa nuda. Scritta intorno: «GIUSEPPE GARIBALDI»; sotto, in piccolo: «ADOLFO
FARNESI F. » . R/
Nel campo, trn la stella d'Italia raggiante in alto e due ram.i di quercia legati con un nastro in basso, scritta in sei righe: « XXII SEITE.lv!BRE MDCCCLXXXIX/ COMMEMORANDO IL XIX ANNl VERSARJO / O I IW!v!A /�ED ENTA/ I t POPOLO WCCHESE/INALZO' IL MONUMENTO/ AL VlNTO D'ASPROMONTE E DI MENTANA >>
Medaglia 1889, opus: A. Farnesi, 0 nun. 50, AE (Sarti n. 177 - Romussi n. 138 - K.u. . listino 11. 64-l990, n. M469). NOTA- L'autore del monumento (inaugurato il 22 Settembre 1889) fu lo scultore Urbano Lucchesi.
10) O/
R/
Centenario della nascita di GARIBALDI
H)
50 ° anniversario dello scontro di Aspromonte
Bu�to di Garibaldi a sinbtra a testa nuda. Scritta intorno:
O/
desh·a e in nesso, in piccolo: « M L C>>; in basso, pme a destrn e in piccolo: «P. A1. F. & C. )) _
Busto di Garibaldi a destra a testa nuda. Scritta intorno: «GIUSEPPE - GARIBALDI -- *».
R/
Nel campo, scritta in cinque righe: «50° / ANNIVERSARJO / D'ASP/WMONTE/-.--/ 29 AGOSTO 1862 I 29 AGOSTO 1912 »; sotto, un ramo di alloro.
«GENERALE. GIUSEPPE. GARIBALDI)); nel campo, a
Nel campo, donna nuda in volo a sinistra con bandiera e catena spezzata nelle mmù; sotto, un porto con due navi ferme, il Pienwn te e il Lom.bardo. Scritta intorno: « lTALJA - E vrrr- EMANUELE - ROMA - O-MORTE - OBBEDISCO»; neU'esergo: « 180ì 4 LUGLIO 190ì)); pi Cl in basso, in piccolo: «P. lv1ASEITI FEDI [.r C.»; a de�tra, soprn la linea dell'esergo, in due righe e in piccolo: «LANCELOT /CROCE».
Medaglia 1912, opus: n.i., 0 nun. 25, AE con appiccagnolo (Sarti n. 314 - A&B Listino Primavera 2001, n. 1633).
Medaglia 1907, opus: M. Lancelot Croce, 0 mm. 32, AG, AE on appiccagnolo (Sarti n. 254 - K.u.M. listino n. 64, 1990, n. tvI479a).
256
MEDAGLTE E FrLATEUA 12)
50 ° anniversario deJio scontro di Aspromonte
13)
50 anniversario dello scontro di Aspromonte
D/
Nel campo, busto di Garibaldi a sinistra a testa nuda. Scritta intoJ110, entro circolo di perline: «GJ\ISEPPE - GARTBi\LDT»; in basso a destra, in piccolo: «s.r ».
D/
Nel campo, busto di Garibaldi di prospetto a testa .nuda; a sinistrn in basso, in corsivo minuscolo: « Cnntù ». Anepigrafe.
R/
R/
Nel campo, enb·o circolo di perli11e, scritta i11 cinque righe: « 50 ° I ANNIVERSAl<IO / D'ASPROMONTE I -- / 29
Scritta intorno: «29. \/111. 1862 * 29. VIII. 1912 •»; nel campo, 1::ntro circolo di perline, in tre righe: «ROJ'vIA/ O I MORTE».
°
AGOSTO 1862/29AG0ST0 1912».
Medaglia 1912, opus: G. Cantù, 0 mm. ·19, AG, AE con appiccagnolo (Sarti 316,317). :l edaglia 1912, opus: Johnson, 0 mm. 24, AE, AE dorato irregolare con appiccHguolo (Sarti n. 315 -A&B Listino Primavera 2001, n. 1634).
14) Società Reduci delle Patrie Battaglie "Giuseppe
15)
Per il servizio di presidio a Zara del 25 ° Btg. Bersaglieri nel 1923
D/
Nel campo, in alto lo stemma di Spalato, e sotto il Leone di S. Marco con il Libro del Vangelo. Scritta intorno: « A VSO ROlv1ANO»; nell'esergo: «MCM XXITI»; in basso a destra, in piccolo: «S.J. » .
R/
Nel campo, trofeo del Corpo dei Bersaglieri, e nel disco centrale dello stesso il numero: 3. Scritta intorno: «Al'\JCONA - ASPROlv10NTE - BORGO - CADORE - PIA VE ALTIPIANI LIVENZA CONFINI DELLA PATRIA» e un nodo di Savoia. Sotto, in due righe:« 1859/XXV BATTAGLIONE».
Garibaldi" D/ Nella parte superiore, un'aquila ad ali spiegate dietro corona di alloro poggiata su un fa<;cio e davm1ti u,1 targa con: S.P.Q.R., dalla quale si dipartono due corde che formano i nodo di Savoia, Sotto, a sinish·a: «1922»; a destra: «A.R.A. ». Nell'esergo, in tre righe: «SOCIETA' RE.DUCI/ PATRIE
BATTAGLIE/GIUSEPPE GARIBALDI/*».
R/ Nel giro: «TTALIA E VITTORfO EMANUELE»; al centro: un Icone ruggente su scoglio, con la scritta: « O ROMA I O MORTE». Sul fondo, a destra, il sole raggiate sulla distesa del mare.
Medaglia 1924 •, opus: Jolmson, 0 mm. 27, A E (Sarti n. 329 - l�a gani n. 137). •V.notizie e foto a pag. 233 i.n: "Storia rlel3 ° Reggimento Ber,aglieri 1861-1975", di Ambrogio \liviani - Schena Ed. - fosano, 1980. Medagli.i 1922, opus: n.i., 0 mm. 32, AE, con cambretta per nastro (Sarti: mm1ea).
257
CAPITOLO VIII
16)
La FEDERAZIONE GARIBALDINA nel 70° anniversario della spedizione di Aspromonte (e 50° della morte di GARIBALDI)
D/
Busto di Garibaldi di fronte con berretto a fiocco .. A. 11 epigrnfo.
R/
Estemiln.Wnte, ai quattro lati di un m111 bo, scritta: «FEDER. NAZ./CAR/BALDINA /ROMA.O /MORTE>>. Nel rombo, un cerchio con una T rinacria. A sinistra, in basso in piccolo, ÌJ1 i.ncuso: «M. NELLI»; a destra, sempre in piccolo e in incuso: «FIRENZE».
Medaglia s.d. (ma 1932), 0 nu11. 32, AE, con cambretta per nastro (Sarti: manca).
17)
GARIBALDI ferito ad Aspromonte
DI
Al centro, Garibaldi a testa i1 uda con la mano sinistra sulla sciabola e sed nto quasi f r ontalmente sopra w1a zolfo erbosa in atto di farsi curare il piede ferito dal Dott. Albanese. A sinistra, due Bersaglieri in piedi, l't tno col cappello in testa, l'altro col cappello in mano; più lontano, tre garibaldini parlano fra di loro. A destra, i11 piedi, un altro garibaldino con le mani poggiate suJfo bocca del fucile osserva l'intervento del medico. Sullo sfondo alcune mont.igne, un grosso albero e più lontano, sulla destra, una piccola casa. Anepigrafe.
Medaglione 1862, opus: n.i., 0 mm. 237, fusione in AE (Sarti 460 - Ca mozzi: manca, Romussi: manca).
258
1EDAGLTE E ffLATELJA
18) GARIBALDI ferito al Varignano, con MENOTTI e ALBANESE D/
Al centro, Garibaldi seduto col piede destro posato sopra w1 cuscino sullo sgabello. A destra, il Dott. Albanese seduto su una sedia con la testa poggiata alla mano destra e la gamba sinistra accavallata. A sinistra, Menotti in piedi con la mano destra alla cintola. Dietro di lui un tendaggio. Sullo sfondo, tra le teste di l\1enotti e Garibaldi, LL11a sciabola ed m1 fucile appesi alla parete. Più sopra, a destra, si inh·avedono una fènestra ed w1 tendaggio. Nell'esergo, la scritt.1: «ASPROMONTE.».
Medaglione fuso (1862?), opus: n.i., 0 nun. 151, metallo bianco (zinco?) con lastra di rame superiormente (Sarti n. 461 - Camozzi: n1.a.11.c.:i - Romussi: manca).
259
CAPITOLO VIII 19)
GARIBALDI ferito al Vari g nano, con MENOTTl e ALBANESE
D/
Al centro, Gilribaldi seduto col piede destro posato sopr.i un cuscino sullo sgabello. A destra, il Doti. Albanese seduto su una sedia co11 la testa poggiata alla mano destla e la granba sinistra accavallatil. A sinjsh·a, Menotti i.n pieru con la mano destra alla cintola. Dietro di lui w1 tendaggio. Sullo sfondo, trn le teste di Me.notti e Garibaldi, una sciabola ed un fucile appesi alla parete. Più sopra, a destra, si intravedono una finestrn ed Lm tendaggio. Anepigrafe.
Medaglione fuso (1862?), opus: n.i., 0 mm. 151, gesso con coloritu. r a. bruna scur.i (Sarti: mane.i - Camozzi: manca Romussi: manca). Un esemplare simile senza la scritta: «ASPROMONTE» i11 esergo, ma i11 terracotta, si trova nel Museo Cenb:ale del Risorgimento di Roma (v. sotto). Trattasi sicuramente del bozzetto originale.
260
MEDAGLIE E FTLATELIA
20) 130 ° anniversario di Aspromonte O/
Al cenlTo, busto di Garibaldi di fronte con berretto a ricami, poncho e mani appoggiate ad un bastone . .In cerchio,
in altto, la scritta:« 130° ANNJVERS. DI ASPROMONTE»; sopra la spalla sinistra:« 1862»; sopra quella destrn: « "/992». Fra le pieghe del poncho, in basso a destra, in piccolo:« CALGIONE».
Medaglione 1992, opus: G. Calgione, 0 mm. 190, J-\E.
261
CAPJTOLO VIII 21)
Per la morte di Emico ANGELI Enrico A
GELI
NDto a Vicenza nel 1845, fu seg1mce di Garibaldi. Partecipò allo sconb·o di Aspromonte. Volontario nel 1866, fu h·a i 78 garibaldini, b·a. i quali i fratelli Cairnli, che si sconb·arono con i pontifici a Villa Glori nel 1867. Mori a Bologna nel 1927. D/
Busto di Enrico Angeli a testa nuda e con lunga barba di 0/, a sinistra. Anepigrafe.
R/
Scritta in Lrndici righe: «ENRICO 1\NGEU / SEGVACE DT GAR!BALDT / AD ASPROMONTE/ VOLONTARIO 1 EL 1.866 / COMPAGNO DET CAIIWLI A VILLA GLORI/ TRASSE DA LA CAPACE ANIMA EROICA I I PVRISS11'v1I \!AW!U/CT-TE Dl LVf AFFERMARONO/VN VALORE VMANO/N. A VICENZA• 11 • NOVEMBRE 1845 / M. A BOLOGNA • 21 • DJC 1927».
Medaglia 1927, opus: Johnson, 0 mm. 50, AE Oohnsoi, med. n. 176 - Casolari n. IV /75 - A&B Listino Primavern 2001, n. 1641).
22) Medaglia in onore di Agostino BERTANI Agostino BERTANI
/
Medico e patriota, nacque a Milano nel 1812. Fu seguace di Mazzini e grande amico di Cattaneo, partecipò alle "Cinque Giornate di Mifo. n o" e alla difesa di Roma nel 1949 (come capo dei Servizi Sanitari). Nel 1859 è ancora medico con i Cnccintori delle Alpi. Nel 1860 organizzò i fondi di aiuto alla spedizione dei Mille. Nel 1862 visitò Garibaldi e diagnosticò la necessità dell'amputazione . .Presente nel '1.866 nel Trentino e l'anno successivo a Mentana. Morì a Roma nel l886.
D/
Busto a destra. Tn cerchio, scritta: .«A COSTINO/ BERTANJ»; ai lati del busto: « 1812 » (a sinistra) e« 1886» (a destrn).
R/
Scritta in cinque righe:« XV!/ CONGRESSO I NAZIONALE/ D'IGIENE/ (spazio per incidere il nome)/ 1952». 111 cercliio, in basso: «MJLANO 5-9 OTTOBRE».
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262
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MEDAGLlE E FJLATEUA
23)
A Luigi CHINAGLIA Luigi CHINAGLIA A 1-8 anni è nelle file dei Cncciaton delle Alpi (1859). P,ntecipa alla Campagna del 1860 e due anni dopo è ad Aspromonte (successivamente è tradotto prigioniero al Forte di Bard). el 1866 è ancoril con Garibaldi nel Trentino. Laureato in legge a Pisa, è per molti anni deputato.114 ìVforzo 1905 riceve la nomina a senatore.
D/
In cerchio in alto:« LU/Cl CI-IINAGLIA ))_ Al centro effige del commemorato, con volto di 3/4 a destra. Sotto il cerchio: «1841-1906 ».111 basso a sinistra: «TERUGCI ».
R/
In cerchio: «CIRCOLO FlLATELTCO NUMISMATICO MONTAGNANA -19ì6». Al centro scritte in sette righe: «DEPUTATO/ DELLA SUA TEl�RA I PRESIDENTE/ DELLA CAMERA LEGISLATIVA/ SENI\ TORE DEL REGNO/SEMPRE E DOVUNQUE/ ALACRE PRODE SERENO». In basso, tra tmramo d'alloro e uno cli quercia, lo stenu11a di Montagnana. A destra: «5. JOT-fNSON ».
Medaglia 1976, opus: Teruggi, 0 nm,. 50, AG, AE.
2,1)
A
Napoleone COLAJANNI, combattente ad Aspromonte Napoleone COLAJAN I
Nasce a Custrogiovarnù (l'odierna Enna) nel 1847. Combattente ad Aspromonte a soli ·15 anni, partecipa nel 1866 alla Campagn.i nel Trentino. Garibaldino, medico, professore di Statistica e sociologo, nel 1890 è deputato repubblicano al Par.lamento. NEI 1893 denuncia alla Camera lo scilndalo della Banca Romana. Nel ·19"14-15 assume posizioni nettamente interventiste. E' autore di vmic opere storiche e sociologiche. Dirige la "Rivist,1 Popolare", della quale è da ricordai-e iJ.1 particolare il nwnero speciale pubblicato nel 1912 in occasione del 50 ° amliversario di Aspromonte, dal titolo: "Aspromonte, il più gra delitto della monarchia". Muore nel 1921. D/
el campo, Garibaldi in piedi a teStil nuda con la sinistra sull'elsa della sciabola in atto di accennare ai volontru-i, ammassati dietro di lui, di stare fermi e non sparare. In alto a desh·a, in carattere corsivo minuscolo su quattro righe: «non fate/fuoco 1 I non guerm / civile!». Nel!' esergo, la data: «MDCCCLXll»; in basso a siJ.ùstra in piccolo: « E. PELLTNI»; nel centro a destra, lungo il bordo, pure in piccolo:« DONZELLI TNC. ».
R/
Nel campo, entm una corona d'edera, scritta in dieci righe: «A/ NAPOLEONE COLAJANNI/ COMPIENDOSI IL ClNQUANTENARlO / D1 / SUA TNVTTTA FEDE REPUBBLICANA I ABBRACCTATA QUINDICENNE I PRIGIONIERO AD ASPROMONTE/GLT / AlvUCI 1'v1ILANESJ / XXTX AGOSTO MCMXII».
Medaglia 1912, opus: E. PelliJ1j, 0 mm. 50, AE, AE argentato (Sarti n. 319).
263
CAPrroLo
vm 25)
A---------------- CUCCHI, Francesco NULLO e Daniele PICCININI ----------- CUCCHI Nasce a Bergamo nel 1834. Prende parte alla Spedizione dei JVlille e alla Campagna garibaldina nel Trentino del 1866. Nel 1867 è inviato da Garibaldi a Roma per preparare una sollevazione della città, in vjsta della spedizione militare. Deplltato della si11istra costituzionale dal 1865 al 1892, nel 1870 è inviato dal suo partito presso il cancelli.ere tedei;co Bismarck per interessarlo alle mire dell'Italia su Romél. Nel 1892 è norninato senatore. Muore a Roma nel 1913.
D/
Busti accollati a sinistra di Cucchi, NuHo e Picdnini Scritta intorno: «NULLO CUCCHI PlCCININJ ERANO BERGAMO - G. GARIBALD.l ». Sotto, una stella e inpkcolo: «LORIOU ». Sotto i.I busto di Nullo, in piccolo: « L. MONTI».
R/
Stemma coronato e raggiante di Bergamo. Scritta intorno: «1860 BERGAMO 1960 - C/TTA' DE! MILLE».
Medaglia 1960, opus: L Monti per lorioli, 0 mm. 45, AG, AE.
26)
Per la morte di Francesco
ULLO Francesco NULLO
/
Nase a Bergamo il 1 ° Marzo 1826. Con i f r atelli Cnrlo e Lodovico prende parte alle "Ci11que Giornate di Milano" nel 1848. Combatte a Castelnuovo e poi al passo del Tonale. Nel 1849 partecipa alla difesa della Repubblica Romana nelle file della Legione ltalimrn di Garibaldi, che segue nella sua ritirata fino a Cesenatico. Nel ·1859, nel corso della 2" Guerra d'Indipendenza, combatte di nuovo con Garibaldi a Va.rese e San Fermo, e nel 1860 è tra i più iittivi organizzator della "Spedizione dei Mille", alla quale prende parte conducendo con sé più di 200 bergamaschi e distinguendosi sopriittutto nella presa di Palermo, in quella di Reggio e al Volturno. NelÌ' Aprile del 1862 è arrestato a Palazzolo, dove si era recato per prendere parte aJ tentotivo d' i1wasio1w del Trentino che portò ai fatti di Sarnico, venendo poi liberato per Lm'anU1istia il 10 Giugno. Sempre nel 1862 partecipa col grado di Colon.nello all'impresa di Aspromonte. t\lel 1863, a capo di Lma legione di volontari, quasi tut1j bergamaschi, si reca in Polo1ùa per appoggiare l'i;1surrezio.ne dei polacchi conb:o il dominio russo. Attaccato da superiori forze russe, cadde a Kryzkavka il 5 Maggio, difendendosi eroicamente, fulnunato da 1.ma palla nemica. E' sepolto a Olkusz.
D/
Busto a sinistra con mantello e a testa nuda. Intorno, scritta: « FRAN. NULLO UNO DEI MILLE M.OW/"0 Il. OLKUSZ V. lv1AC. MDCCCLXTTT. COMBATTENDO PER LA POLONI!\.».
R/
Tipo del D/ in incuso.
Medaglia 1863, opus: n.i., 0 mm. 66, PB (Sarti: manca - Camozzi n. 1472- Martinin. 2903).
264
MEDAGLIE E fILATELli\ 27)
Medaglia polacca in ricordo di Francesco NULLO
D/
Decoraòone a forma di croce a superficie cmva in smalto bianco. Nel braccio superiore, lo stemma coronato dellaì'olonfa, in quello inferiore lo sterru11;i di Savoia (ma con i quatlTo campi in blu anzichéin rosso). Nel braccio si.nistrn, la scritta: «FRANCESCO»; in quello destro: «NULLO». Al centr o, entro cerchio di smalto bianco, un tondo di smalto rosso confo scritta: «50 *». Fra i bracci, cinque rnggi, di cui quello centrnle è di dimensioni maggiori.
R/
Un disco convesso con avvitatura centrale.
Medaglia (1913?), opus: n.i., 0 mm. 40, metallo dorato e smalti.
28)
A---------------- CUCCHI, Francesco NULLO e Daniele PICCININI
(Vedi medaglia n. 25)
29)
Medaglia polacca in ricordo di Francesco NULLO
O/
Busto a sinistra i.n divisa da Colmmello delle Guide con la medaglia dei Mille ed intorno la scritta: « GEN. FRANCESCO NULLO». Nel campo a sinisb:a, ,li lati della figurn, in due righe: « 1826 / BERGAl\1.0»; a destra, sempre ù1 due righe:« 1863 / KRZYKAvVKA ». In esergo, in piccolo: « M. SZANKOVVSKl ».
[{/
Scritta in sei righe « A1\1 Cf POLACCHI/ DELL'UN] VERSITA' I lTALlANA PER/ STRANIEf I DI/ PERUGIA/ J
MCMLXlfI».
Medaglia 1963, opus: M. Szankowski, 0 mm. 72, AE (Bellucci pag. l47). NOTA- Francesco Nu.Jlo pLtrlrnppo non fece in tempo ad essere nomi.nato Generale da Garibaldi.
265
CAPJTOLO VIII 27)
Medaglia in onore di Edoardo PANTANO Edoardo PANTANO Nato nel 1842 ad Assoro (EN), già dall'età di 18 amù prese parte ai moti rivoluzionari anti-borbonici scoppiati a .Palermo nel l860. Fu con Garibaldi in tutta la Campagna di Sicilia, ad Aspromonte, a Bezzecca ed infine a Mentana. Più volte deputato e ministro, morì nel 1932.
D/
Busto di% a sinistTa. In basso, in corsivo piccolo: «M. Rute/li se. » e la Z coronata. Anepigrafe.
R/
Nel campo, scritta in quindici righe: «AD/ EDOARDO PANTANO I CHE DINNANZI/ ALL'IMMANE ERLIZIONE ETNEA DEL 1911 / AL POPOL DOLORANTE DISSE/" PEI CINQUANT'ANNT or VITA/CHE HO DEDTCATO ALL'TTALIA / IO CHIEDERO' CHE ESSA LENISCA/ TANTA SVENTURA" i E LJ\ PROMESSA NOBILMENTE i MANTENNE i--------- i CASTJGUONE i RICONOSCENTE DEDICA J MCMXV/JJ».
Medaglia 1918, opus: M. Rutelli, 0 nun. 54 AE Qohnson ìv'ledaglia n. 21 pagg. 86-87, n. 56).
28)
A---------------- CUCCHI, Francesco NULLO e Daniele PICCININI
Daniele PICCI INI .Nato a Pradalunga, in privincia di Bergamo, il 3 Giugno 1830, a soli 18 anni partecipa ai moti del 1848 in Bergamo. Sembra sicuro che fosse ala difesa di Roma del 1849 e che abbia seguito Garibaldi dopo la caduta della Repubblica Romana llella ritirata fino a S. Marino. Nel 1859 Si arruola come volontario nel 2° Rgt. dei Cacciatori delle Alpi, partecipando alle battaglie di S. Fermo, Varese, Seriate e Treponti e conseguendo la promozione a Sergente. Nel 1860 parte con i tanti amici bergamaschi, come Nullo, Cucchi e Tasca, per la gloriosa impresa dei Mille, al comando della 2° Squadra dell'8• Compagnia della" di ferro". Si distingue a Calatafim.i e a Palermo, dove viene ferito. Promosso Capitano, passa alla Divisione Turr, partecipando alla battaglia del Volturno, distinguendosi e guadagnandosi una Medaglia d'Argento a] Valor .Nlilitare. Nel 1862 segue Garibaldi nella campagna che finirà con lo scontro di Aspromonte. E' prigioniero nel forte di Bard. Nel 1866 si arruola nel 1 ° Rgt. dei Volontari Ttaliani agli ordini del Magg. Federico Salomone. A Lonato e a Solone si guadagna la seconda MEdaglia d'Argento. Dopo !'"Obbedisco" di Gmibaldi decide di non partecipare più a nessuna campagna militare e si ritira sdegnosamente nella solitudine dei suoi monti nativi. Muore il 9 Agosto 1889 a Tagliacozzo a seguito di un banale incicdente, occorsogli mentre. mostrava la sua pistola ad un amico, che impugnandola malamente fece partire llJl colpo mortale. (Vedi medaglia n. 25)
266
MEDAGLJE E Fn,ATELIA
28)
25° anniversario della morte di Giambattista PRANDINA
Giambattista PRANDI A Nash' a Milano nel 1816. ledico e grande patriota, partedpa a tutte le can1pagr,e per l'Unità d'Italia, a partire da guelfo del 1848-49 e proseguendo poi con quelle del 1859, 1866 e 1867. E' uno dei medici. personali di Gru-ibaJdi, che in Lma famosa lettera spedita da Caprera il 26 settembre 1877 lo incaricava della cremazione del suo corpo. Aiuta il Dott. Emico Albanese nell'esecuzione del processo di conservazione del corpo dell'Eroe, firmandone insieme agli altri testimoni il relativo verb,1lc. D/
'Busto del Dott. Prandi.na di 3/., a desh·a . .b1 basso a sinistra, lungo il bordo in piccolo, scritta: «A. RlCCI MOD. / DONZELLI fNC» .. Anepigrafe.
R/
Nel campo, scritta in nove righe: «SEGUE/ DALLE BARRICATE ALL'ESILIO/ DA ASPROMONTE • AL TRENTINO· A MENTA.NA ·/ lLOOTTOR/G B PIZANDTNA/MEDJCO DlTRENTASOCIETA'OPERAIE/LA MEMORE GRATfTUDTNE I NEL 2S" ANNTVERSA/�10 DELLA MORTE/ J 5 MAGGIO 1886 · "1911 ,,_
Medaglia 1911, opus: A Ricci, Donzelli, 0 mm. 60, AG, A.E (Sarti: manca - K.u.M., Listino n. 69, 1994, n. 1449). OTA - La Russiu ha con.iato urn medaglia per il Dott. N. J. Pirogov, della quale finora non è stato possibile reperire l'immagine e i dati relativi.
Distintivo ·1944, opus: n.i., rru11. 32x23, metallo bianco (v. "Distintivi e medaglie de/In KS.I. ", di F. Sparncino F - 11. 48, pag. 82 - Milano, 1988).
Targa in argento del Comune di Fantina (2002) a celebrazione del 140 ° anniversaiio dell'ecdd.io dei martiri garibaldini (2 Settembre 1862). Collez. L. Mais, Roma).
267
CAPITOLO
VllI ASPROMONTE NELLA FILATELIA MentTe nella medaglistica il tema "Aspromonte"è notevolmente rappresentato da coniazioni molto interessanti e numerose, aJ contrario nel ramo filatelico è appena presente con cinque anrmlh (di cui lmo dedicato ai martiri di Fantina), ma nessun francobollo commemorativo. Questa differenza di presenza nelle due fra le più seguite sezioni dei collezionismo si spiega semplicemente. Mentre la medaglia, oltre alla produzione "ufficiale" (della Zecca di Stato) ha la possibilità di essere coniata anche da istituzioni private, il francobollo è un prodotto che può essere stampato ed emesso esclus.ivrux1ente dallo Stato, in quanto è una carta-valore. L'annullo è di produzione delle Poste, ma può essere richiesto (a pagamento) anche da Enti privati. Con questa premessa si è voluto, ancora una volta, indicare il "silenzio" nel quale anche lo Stato repubblicano italiano di oggi continua a tenere il fatto storico di Aspromonte. Passiamo ora ad illustrare i cinque annulli sopracitati in ordine di data. TI 1 ° bollo speciale figurato è stato emesso in data 1 ° Settembre 2002 dal Comune di Fondachelli - Fantina (ME). Reca al centro la stilizzazione dell'olmo, e sotto, in cerchio:« ... E FURONO FUCILATI Al PIEOJ Dl UN OLMO». el cerchio esterno, in basso: «140 ° ANNIVERSARIO ECCIDIO SETTE GARIBALDINI A FANTINA». LI 2 ° e il 3 ° annullo (ovale) sono stati emessi in data 22 Ottobre 2002; recano entrambi al centro la riproduzione di una piccola palazzina e sotto la clicitura: «CASINA DEI lvIILLE». Anche la scritta inferiore è uguale: «140° ANNIV. SBARCO G. GARIBALDI». Uno è stato emesso da Reggio Calabria C.O.P. e reca nel cerchio interno la scritta:« CONVEGNO UNIONE NAZ. UFFICIALI IN CONCEDO O'lTAUA SEZ. T. CULLI». L'altro è stato emesso dal Comune di Melito di Porto Salvo (RC). Questi ultimi due ammlli (molto simili fra di loro) rievocano, senza però dirlo palesemente, il ricordo dello sbarco di Garibaldi sulle coste calabre di 140 anni prima, ovvero nel 1862. Non è invece attinente la data dei due arnrnlli (22 Ottobre 2002), mentre l'illustrazione della Casina dei Mille, (Casina Ramirez, oggi h·asformata i11 albergo-ristorante) è più attinente al secondo sbarco del 1862, in quanto Garibaldi vi sostò dopo lo sbarco (a Pietrafalcone) incontrandosi con i r.app.resentanti calabresi. Va ricordato a proposito, per l'esattezza storica, che nel 1862 Garibaldi approdò il 25 Agosto, alle 4 del mattino, a Capo falcone, fra Melito e Capo d'Armi. Possiamo quindi affermme che il solo annullo di Fantina è in tutte le sue parti esatto (data, luogo, scritta cmmnemorativa), mentre i due ultimi ha1mo solo il riferimento ad Aspromonte con la scritta conunemorativa (molto incerta): «140 ° ANNIV. SBARCO G. GAJUBALOI».
1) Annullo speciale di FANTJNA - 1 ° Settembre 2002.
I SETTE MARTIRI: BALESTRA Antonio di Roma BDTTERI Giovanni di Parma BIANCHI Costante di Graffignana - Lodi CERRETTI Luigi di Rovigo DELLA MDNA Barnaba di Roma GRAZIDLI Ulisse di Parma PENSIERI Giovanni di Pavia
MYLAE lOOl
268
:tvfEDAGLlÈ E flLATEUA
2) Annullo speciale di MELITO DI PORTO SALVO - 22 Ottobre 2002.
3) Annullo speciale di REGGIO CALABRIA - 22 Ottobre 2002.
4) Annullo speciale di MARSALA -19 Luglio 2007. cl 145 ° anniversatio del fatidico motto: «Roma o morte».
5) Annullo di posta di S. EUFEMIA D'ASPROMONTE - 29 Agosto 2007. Nel 145 ° anniversario del b·agico scontro d'Aspromonte.
269
CAPITOLO IX
ASPROMONTE
POESIE E PROSE
271
CAPITOLO
lX
INDICE PER AUTORE DELLE PROSE E POESIE
PROSE Anonimo ABBA Giulio Cesare wlARIO Alberto Massoneria Savonese PANTANO Edoardo
"Ai caduti per Roma - 1862 Aspromonte" "Garibaldi nel primo centenario della nascita" "Aspromonte" "Nella Pineta d'Aspromonte" "I mar/In: di Fm1tina"
POESIE Anonimo Anonimo Anonimo Anonimo Anonimo Anonimo Anonimo Anonimo Anonimo Anonimo Anonimo Anonimo BO A PARTE VALE TTINI Mmia CAGNONI Achille CAJA Alessandro CARDUCCI Ciosue CARDUCCI Ciosue CARDUCCI Giosue CAVALLOTII Felice CAVALLOTIT Felice CURATOLO Lorenzo DALL.'ONGARO Francesco DALL'ONGARO Francesco DALL.'ONGARO Francesco OAL"L'ONGARO Francesco DAL"L'ONGARO Francesco DALL'ONGARO Francesco D'ANNUNZIO Ga_briele DE MARCO Antonio FORCIGNA.!'\JO' Luigi FUSINATO Arnaldo GARIBALDI Giuseppe GARJ13ALD1 Giuseppe CIAJ N �TTO Rocco GIUNTA Nicola GREGOL. lvfANZONI Giovamù lv1ARRADI ------- MEJER Enrico JvlERCANTlNI Luigi MESSINA--------PASCARELLA Cesare RLVALJ'1\ Ercole ROSSI Giovanni ROSSI Giovarmi SALESIO-SCAVO Francesco SALVI G. SCEVIRJOFF ------- STERBINl Pietro UBERTI Giulio ZAPPONE Bruno
272
"Garibaldi in ca111icia rossa" "La cmnicia rossa" "[,a guargione di Garibaldi all'isola di Caprera" "L'Aspromonte" "inno 71opolnre al Generale Garibaldi per /11 di lui recuperata salute" "Le cinque piaghe d'Italia" "Gli eroi" "Vita di Garibaldi, l'Eroe dei due inondi" "Uno dei Mille" "Il 29 Agosto 1862" "Inno di guerra" "Aspromonte: Garibaldi" "Garibaldi" "Al Generale Giuseppe Garibaldi" "Aspromonte" "Dopo Aspromonte" "Roma o Morte" "Discorso per la mor/:e di Garibaldi" "Il dì dello sin/ufo" "In morie di Urbano Rattnzz.i" "Aspromonte" "O Roma o Morte" "Siena Sef/embre 1862" "O Roma o Morte" "Asprornonte" ''A' miei stornelli" "Rondinella di Caprera" "La canzone di Garibaldi" "A Giuseppe Garibaldi" "Roma e Venezia n Ga.ribaldi" "rt giallo e il nero colori di moda" "Vita di Marco Bruto" "Aspromonle" "La noti.e del 19 agosto 1862" "Saluto all'Eroe nella pineta d'Aspro1110nte" "Al prigioniero d'As11romonte" "Aspromonte" "Rapsodie garibaldine" "Rondinella d'Aspro111011 te" ''Aspromonte" "Italia e Roma" "Aspromonte" "Ad Aspronwn.l:e" "Aspro111on/e" "Dopo Aspromonte" "Aspromonte: i ji-ntelli hanno ucciso i /midi" "Vita e battaglie del Cen. ChtSL'/Jpe Garibaldi" "Roma v 1',11orte" "Asprom.onte" "Da Marsala a Caprera" "L' Asprornon te"
Pm.srn E PROSE
PROSE
273
C A P ITOLO
IX
1 862 - A spromonte Nel 1 862 la Marcia su Roma ven iva ripresa. Su ques to tragico ep isodio la s toria fu ingra ta ed ingiusta: anco ra oggi sembra che un fi t to velo n ero lo avvolga . Certo è che anche allora Garibaldi non si sarebbe azza rdato ad una s imile impresa se 11 011 avesse avuto almeno il consenso tacito di Vi ttorio Eman uele e dei s u oi governan ti. Così come nel 1 8 60; cos ì avverrà nel 1 8 6 7. Davanti alla sua memoria era pur sempre la tragica fine della spediz ione Pisa cane. L 'Eroe proget tando la ma rcia del 1 8 62 si riteneva sicuro che Sov rano e Gove rnan ti, se anche ufficialmen te non lo avessero aiu ta to, lo avrebbero per lo meno «lascia to fa re». La b a n diera da Lu i inna./za ta era semp re quella del 1 8 60 «Italia e Vi t l:orio Ernanuele», che sarà poi q uella del 1 8 6 7. A l Presiden te della Carnera il 3 giugno di quell'a n no scriveva : «Noi gridavamo ai quattro ven ti della penisola: Ital ia e Vi t torio Emanuele. Ed oggi com unque sia, a qualunque costo noi rin n oviamo lo s tesso grido : Guai a chi /:acca il con cetto salva to re ! Guai a chi volesse disgiungere -il Re dalla Nazione, il popolo dal l 'Eserci to !» . E più o l t re: «Da te ai liberi ci ttadini d 'Ita./ ia, s tre t tamen te uniti al loro valoroso monarca, una organizzazione simile a quella della Svizzera e della Prussia e voi sa rete sic u ri di so ttra rre la corona ed il popolo a qualunque illegi ttima influenza, ed allora sì che forse senza versare n uovo sangue, e per la sola potenza m. o rale di un Re appoggia to su tu tte le forze vive della Nazione, noi otterremo il comp ime n l: o dei nostri più caldi vo ti, l 'Italia u n a e indivisibile sotto lo sce ttro costi tuzionale di Vi t torio Eman uele». Con queste sue dich iarazion i, fa t te in forma così solenne, Giu seppe Ga ribaldi non. po teva essere più chiaro, più ones to, più leale. Non solo, il 1 2 luglio, e s iamo quasi ad u. n m ese di dista n za dalla tragedia, scriveva a Lau ra Man tegazza: « J'o spero di po ter .fa re q ualche cosa per il Re e per la Pa tria>>. Ed a Palenno, dove in tan to si e ra proclam a to " Comandante in Capo le forze nazionali di Sicilia ", convin to sempre che la marcia rivol uzionaria già in izia ta non gli sarà os tacola ta, lancia u n proclama ai Siciliani: «L 'Eu ropa, il mondo, giudicarono o rmai la ques tfone ro mana, e votarono co n tro la inqualificabile occupazione della capitale italiana dal B uonapa rte. Q u es ta è verità sacrosan ta !» E p rosegue . . . : «il p rogra mma è semp re quello che intonammo insieme s u lle s uperbe vos tre ba rrica te, I talia e Vi tto rio E ma n u ele. Con q uello a n dremo a Roma ed a Venezia». «li p rogra mma è semp re lo s tesso: Ttalia e Vi tto rio Eman uele» ripeterà anche n e l le is tru z ioni al conw n. dan te Bencivenga. E da Ca tan ia il 24 agosto: «Il mio programma è sempre lo s tesso: voglio, per quanto da m.e dipende, che il p lebiscito del 2 1 ottobre 1 8 60 sia una ve rità, che il pal:to segna to J"i-a Popolo e Re riceva piena esecuzione . . . Io sono delibera.lo o di entrare a Roma vincitore o di cadere so tto le sue m u ra . A1a in q ues to caso s tesso ho fede che voi vendichere te degnamen te la inia mo rte e compirete l 'opera m ia. Viva l 'Italia ! Viva Villoria Emanuele in Campidoglio !». lvlazzini s tesso come sempre, quan tunque a quella inizia tiva non avesse avu to parte alcuna, pure vi aveva aderi to con sincero en tusiasmo: «Soltan to quando vidi l 'i mp resa inizia ta, e il grido "A Roma ! " farsi grido di popolo e le migliaia giu rare al cospetto d'Europa: Roma o Morte, nelle chiese e su pe r le vie, intesi ciò che ogni italiano avrebbe dovu to in ten dere: non essere più tempo di discu tere, 1na di segu ir chi faceva e cercare che il ten tativo generoso divenisse impresa di tu tto il popolo; proffersi allora l'opera mia>>. Era Presiden te del Consiglio quell ' Urbano R a ttazzi che ritroveremo cinqu e anni dopo responsabile di un 'altra tragedia, quella di Men tana. In un p rimo tempo egli si dimos trerà non certo con tra rio a quella marcia rivoluziona ria, se nessun p rovvedirnen to volle p rendere per impedirla. A vrebbe potu to soffoca rla in sul nascere, non fa rla sfocia re s u l le coste calabresi. Non lo fece. E come a Men tana sarà la Francia a porre min acciosa il suo veto : «Il Genernle Garibaldi, arrogan do a se s tesso l 'opera regolare del potere ufficiale, appa recchia una spediz ione volta contro noi, il fine essen do d 'assalire con le anni la città di Roma da noi guardata . . . la bandiera francese non indietreggia mai innanzi ad alcuna mina ccia . . . » . Q u es te l e parole d e l D ro uyn d e Lh uys che, i n n o m e clell 'Jm.pera tore, rivolgeva arroga n temen te a i nos tri governanti. Ga ribaldi è ferma.to ad Aspromon te, ferito gravemen te e prigioniero. Po teva opporsi colle arm i, non volle. La guerra civ ile fu semp re da L·u i detes ta ta. Anche nel 1 8 6 0 manifestò il s u o dolo re di dover comba t tere contro uomin i della s tessa s ti rpe. E dopo la prinw violen ta protes ta, Egli tacq ue. Non ricordò nean che i n omi dei cadu ti. Quel. trag ico episodio rim.ase n ell 'an imo suo come u n.a maledizione. E quei generosi cadu ti nel sacro nome di Roma, furono da tu tto il pavido conserva toru m.e cli allora 2 74
PoESJE E PROSE
vilipesi, ol traggiati; ad essi non venne da ta n ea n che cris tia na sep oltura, e le loro sai-m e fi n i rono nei bara tri del mon te, pa s to alle vol pi e ai lup i . Solo i fu cila ti d i Fan tina poterono essere ricorda ti, perché q uella popolaz ione ne raccolse p ietosamen te ·i cadaveà e ne eternò i nomi s u l marmo . Fra. questi troviam o due romani: l 'A n tonio Bnles tra appena ven ten ne diserto re del 2 7° bersaglieri, ed un Della Mo m. m a anche esso bersagliere, ma non m eglio identifi ca to. Del Balestra sapp iamo solta n to che era giovane di ele tto ingegno, e che insoffe ren te del governo p on t ificio, aveva abbandonato la fa m iglia p er arruolarsi nei bersaglieri . Al maggiore De Vi/ l a ta che s i prepa rava a fa rlo f u cilare rispondeva che egli romano, esule romano, non era né trad-i t:ore né brigan te, ma che aveva seguito Giuseppe Garibaldi pe rché Vittorio Eman uele fosse Re d'Itaha in Campidog lio. E cos ì anche s a ngue romano fu sparso su q u ell'A ra di sacrificio. Non pochi moriro n o in prigion ia, specialmen te n el forte di Vin adio. Ma tu t te le nos l:re rice rche al riguardo sono riu scite i nfru l'l'u ose. L 'elenco di q u e i generosi cad u ti per Roma che oggi consacr i a m o a lla s t o ria, 1 1 0 11 è corn p leto. Ci augu riamo che al tri sia più fortu n a to di noi nelle ricerche e che i cndu ti di A spromon te a bbiano jì.nalmente il posto che ad essi è dovu to nel Martirologio del nos tro Risorgimen to, e ad essi vada tu tta la riconoscenza nazionale così come è avven u to in epoca recen te per i leg ionari cad u ti n ell'impresa di Fiume. D a : "Ai Cadu ti per l<oma - MDCCCXL/ X-MD C CCLX X ", a nu:a della Con1missione Esecuti va per il Mausuleo Oss n rio Gianicolense - Roma, Ul novembre MCMXLI-XX.
"Gariba ldi nel prinw centenario della nascita " (B rano) [. . . ] TI cuore glielo p ortarono poi molti di là a due anni, in Aspromonte. Là appu n to per la vita dei cuori garibaldini f u forse U più gran giorno della vita di Lui, perché egli aveva già avu to tu tto al mondo, fu orché una fe rita dai fra telli, tragedia necessa ria all 'Italia a far più imp eriosa l 'idea cli Roma. Ed Eg li fu dolce e consapevole in q uella tragedia. Solo un istante gli scoppiò la collera con tro il balioso uffi ciale che salì a intimargli la resa, ma ciò non con ta; con ta in.vece l 'accoglienza austera, nw cortese fa tta al Pallavicini, che gli si accos tò reverente a capo scoperto, addolora to. Chi f u a quella scena non seppe più in nessun caso della vita con cep ire rancori. Lasciamo an dare ciò che per q uella feri ta patì. F u rono mesi di dolore da lacerare il cuore di coloro che gli stavarw attorno; 1n a e/al suo petto non u scì un gemito. Q uando si ritirò a Caprera, fu. eletto che non sarebbe torn a to più neppure per la guerra di Venezia; tan to il paese era poco degno di Lui [. .. l . Dal discorso d i G. C. Abba: "Garibaldi nel primo cen/enn rio della nascila", pronunc iato a Roma, in Campido g l i o, i l 4 Luglio 1907, a l l a presenza d i S. M . il Re (Va l lardi Ed. - ]'v! i li!no, 1 907).
Nella pineta d'A spromon te Nel luogo sacro al dolore della Patria, dove Garibaldi, rompendo gl 'inclugi frapposti alla con quista dell'Llrhe da una politica paurosa, avvinta alla tirannide di Napoleone rn; con il grido dei Piccio tti Siciliani di «Roma o Morte», il 29 Agosto 1862, colp ito da piombo fra terno, rendevasi al colonnello Pallavicini che, in allo devoto, con il cappello in mano e in ginocchio, lo richiedeva dei s uoi desideri - per iniziativa d'u n Comita to N11zionale - Presiden te Onorario, Guido Baccelli - verrà eretto un Sanatorio per i poveri tu bercolosi. Così intendono onorare l 'Eroe, nel primo cen tenario della sua nascita, gl'Ttaliani che dello giorna ta ganbaldina serbano la religione del ricordo. Le offerte vengono invia te alla Banca Agricola lndustriale di Palmi (Sicilia); la corrisp on-denza al Prof \lil'lorio Visalli, Presidm te del Comi tato Esecu tivo, Messina, Via Varese 1 46; oppu re all'Auv. Ferdinando Ca tri, Vice Presiden te_ Sant'Eufemia d'A spromon te (Reggio Calabro). Da l numero unico: ''Garibaldi", edi to dalla l'vfossoneria Sa vonese - Tipogw fia Battaglia - Snvona, 4 Luglio 1907.
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CAPITOLO IX
Asprom onte (di A l berto Mario) Tre volte il governo il'aliano, ligio allora agli ordin i che gli venivano da Pari i, ha tagliato a Garibaldi la strada su Roma. La prima fu nel 1 8S9, quando, a capo dell'Esercito della Lega - forma to da Em.ihani, Romagnoli e Toscani - pensava dirigerlo su Roma, il governo di Torino improvvisamente lo richiam.ò, obbligandolo a cedere le arm i a Fan ti, generale regio, che più tardi doveva qualifi carlo "avven tu riero ". La seconda fu ad A spromon te, della quale siamo per d ire; la terza fu nel 1 86 7 a Sinalunga. Nella primavera del 1 862, il partito d'11zione italian o, del quale erano men te e braccio Mazzini e Garibaldi, non soddisfa tto della sost11 ·impos ta al movimento nazion ale della politica del governo di Torino, l'roppo facilme n te ad11giandosi alle condizioni del tra tta to di Zu rigo, ed obbedien te alla volon tà assol u ta dell'imperiale alleato di Parigi, ten tò, come già nei 1. 860 (colla spedizione dei Mille), di forzare gli even ti. Dapprima si pensò di far scoppia re la sollevazione nel Veneto, con bande di volon t11ri en trati nella Venezia, per il Tren tino allora sguarnito. Garibaldi, reca tosi ai bagni di Trescorre, studiava e p reparava il movimento. Ma il governo regio, colle rep ressio n i di Sarn i co ed il sangue ci ttadino sparso, inu tilmen te, a B rescia, fece abortire il ten ta tivo. Garibaldi, rin u nciando a quel progetto, ritirassi a Caprera, dando convegno più ta rdi ai suoi, in Sicilia, donde iniziare di là un m.ovimen to - che senza l'opera nefasta del governo di Torino poteva esser marcia trionfale - su Rom.a. Da/l 'arrivo dell 'Eroe in Sicili:a, prende le mosse l 'articolo di Alberto Mario. Eccolo. "Nel 1 862 da Marsala saef'tò alla nazione inte n ta e palpitante il dilemma: O Roma, o morte. E l 'Eroe vi si 11 tten ne con fedeltà di cavaliere. Il program ma - ftalia e Vittorio Eman uele R accolse alla Ficu.zza i volon tari e ne fonnò una legione. Indi ·1nosse verso lo sl:ret/:o. Quattromila. La sp11gn uola 11! disse in un consiglio di rn inistri a Parigi ove aveva voce delibera tiva: «Morte sì, Ronw. rnai». I luogo tenenti imperiali di Torino pa rlarono così: I m inis tri: a Vi ttorio Enu.muele W «Sire: il Generale Garib11ldi, pos ti in dimen ticanza i doveri del cittadino, ha alzato in Sicilia la bmidiem della ribellione. Il vostro nome e quello d'Italia stanno ancora ad illusione dei semplici su questa ban d ie ra, ma non servono più che a velare gli i n te n ti della demagogia eu ropea al servizio della quale egli seml1ra aver pos to il su o bra.ccio, la s u a rinomanza. Alzando una bandiera contro l a vostra, armando i cittadini con l e vos tre fedeli truppe si è pos/:o con tro lo S ta to. Egli e quanti lo seguono si son messi in aperta ostilità con la legge, donde la necessità di t ra t tare il paese che occupano com.e un paese ten u to o minacciato dal nemico». - Rattazzi, Durando, Petitti, Conforl:i, Ma t:teucci, Depretis, Persano e Sella. Vittorio Emanuele (manifes to al paese): «Ogn i appello che non è il mio è un appello alla ribellione, alla guerra civile, Le responsabilil'à ed il rigore delle leggi cadranno su coloro che non asco/ teran no le mie parole». Massimo D 'A zeglio narra che il Re, alza tosi in piedi, s tese la mano e comandò di percuotere. Cialdini, capita n o supremo di sessan ta ba ttaglio n i, doveva sch iacòare Garib11ldi e schiacciare il part ito d'azione. Ga ribaldi si prefisse di schivare l 'esercito e di sottrarsi 11/la guerra civile. Dai due obiettivi, le due strategie. Mosse su Vi/la rosa e di quivi a Castrogiovann i, lasciando incerti i regi se ei m ira sse a Messina o a Catania. Il generale Mella mosseg l i i n con tro da Ca tania con 1,1.na briga ta e, con l 'al tra b riga ta, Ricotti da G 1 rgen ti nell 'in te n to di schiacciarlo a Cas trogiovan ni, assalendo/o di fro n te ed alle spalle. l\1a egli con un movimen to obliquo di 3 0 miglia s u Cen torbi si sottrasse al medi tato eccidio e pervenne alle spalle cli Mella. I due generali allobrogi incon t -raronsi l 'un l 'al tro stupefal:ti e rossa la guancia. A di qua di Pa/:e rnò, ove egli avviavasi, due compagnie di regi, apporta tevi .dal lvfella, al sud di Catan ia, s tanno in atto di impedire la via ai garibaldini. Garibaldi, schiera te le sue gen ti, e ordinati i fasci cl 'arme, va in persorw e solo in mezzo ai regi per dis tarli dalla lo tta. Potevano quesl:i trat tenerlo prigioniero e manda rlo al campo di Mella e di Ricotti. Garibaldi se ne tornò, perché non doveva uscirne vivo. E n tra trionfan te in Catania; il 24 agosto carica la legione su.I Dispaccio e sull 'Abbatucci e naviga verso Melito. La legione s 'imbarcò sotto gli occhi della regia fregata Maria A delaide che accompagnò con all're fregate i due legni mercan tili fino al luogo di sbarco. ( I l Eugenia Montljo. mogl ie di Napoleone ! I L 121 Relazione al Re.
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POESLE E PROSE
Perché non impedirne l 'imbarco ? O meglio, perché non arresi-a rii duran te il tragitto e tra rii prigioni ? Perché prenderli e tra rli prigioni non importava tor di mezzo l 'uomo che aveva insulta to l 'imperatore e abbevera to d 'angoscia il m inistero ponendolo a rischio di disobbedirgli; che proiettava la sua ombra s u l principe, rappreseutando un monarcato parallelo: e scom buiava tu tte le figu re retoriche della politicn ufficiale onde esso veniva trastullando il popolo con le nozze di Roma, auspice la Francia . Da Melii'o eccolo a Sarmazzaro. Q u ivi un. a comm issione mu n icipale lo dissuade ad etrare in Reggio, occupata da Cialdini ed egli sale verso la cima di Aspromon te. Rassegna ta ai Fo res tali la Legione non rispondono che 1 . 200 uomini. Gli all'ri rifiniti o spira ti, feriti: o prigionieri. Sull 'erta di Aspromon te che soprastà all 'altipiano dei Forestali, stabilì l 'accampamen to. Un torrente e diverse sinuosi tà e fehci acciden ti del terreno, dai quali trarre parti to, rendevano formidabile il luogo scel to . A tteggiò egli i suoi a difesa e raccomandò loro severissimo di starsene muti al fuoco dei regi epperò omise gli avampos ti e collocò sé sovra una prom inenza in prima linea nel cen tro, in chiara vista dell 'inimico. In terdettagli Roma, a ttese colass ù romanamente la morte. O Roma, o morte. I bersaglieri regi, in catena, principiarono le offese, i sopravven ien ti le rincararono. I garibaldini osseruavmw in silenzio il comando del capitan o. n fuoco incomincialD in sulle ore cinque pomeridiane del 29, segnatamente imperversava, rn.edita to e preciso contro il poggio ove Garibaldi mostmvasi, ritto, solenne e scultorio. A Menotti feri to non resse l 'a nimo di con templare la stra e dei suoi. Disobbedendo al padre, scagliò il suo bat taglione con tro i nemici: e simultaneamen te p roruppe con un battaglione di Corrao, Raffaele di Benedetto ed en tra.1nbi li misero in rol'ta. Garibaldi, con tuso alla coscia sinistra, si affrettò a ristabilire il silen zio della legione, e intan to una palla colpiva/o gravemen te al malleolo del piede des tro, e, fatti due passi, ei cadde, salutando col cappello i feritori e gridando: - Viva l 'Italia! Lo scopo non fu ottenuto che a metii, perché la pa1/a non gli colpì il cuore, come si sperava. A vanzava non.dimeno la probabilità della morte in conseguenza della .ferita. // professor Porta, nel gran Congresso dei primi chirurghi d 'Italia alla Spezia così parlò: «La lesione del generale Garibaldi è grave, e può essere susseguita da tu tti quegli accidenti locali o generali, che le persone dell'arte conoscono e che sarebbe s ta to fu.o r di proposi to avvertire in presenza dell 'infermo». Trasporta to a Scilla, fu il dì dopo imbarcato sul D uca di Genova. Cialdin i, dal pon te della S tella d'Italia, cappello in capo e circondato dal brillante sta to maggiore, assis teva s ull 'imbarco del vin to, ma pur troppo, non schiacciato e non dis tru tto nem ico. Tu tta Italia fu in pian to, e l 'Europa commossa allo spettacolo della gratuita, non necessaria ed incredibile l'ragedia, concepita e rappresen tata secondo le tradizioni dei signori i taliani del secolo XV. Di molte croci e medaglie il governo del Gran Re insignì i vin ci tori d 'Aspromon te, e il colon nello Pallavicini sollevò a maggior generale. Il 2 settembre, la colonna di Trasse/li, rimas ta a Catania per n on aver potu to imbarcarsi con Garibaldi, sorpresa in Fan tina da un ba ttaglione del 4 7° di ·i nfan teria, il maggiore De Vi/la ta fece fu cilare sul luogo e senza processo sette credul'i disertori, due dei quali egli ebbe la prova che non erano: Giovann i Batteri di Panna, Costan te Bianchi di Griffignana, Pensieri di Pavia, Ceretti di Rovigo, Ba les tra di Roma e Della Marna lombardo. rI Governo del Gran Re premiò l'assassinio, violazione aperta del codice penale militare, p romuovendo il De Villa ta a luogotenen te-colon ne/lo. Se ad A spromon te Garibaldi non fu ucciso - nota Alberto Mario - non fu per magnanimità dei regi i quali avevano mira to al cuore, ma l'at trazione della terra fece deviare il proiettile che colpì il generale al nwlleolo".
Da: "A/berlo Mnrio e il Cisalpino - A spromon l'e e la ferita di Garibaldi " - Bibl ioteca della Educazione Politica - M i l ano, 1899.
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CAPITOLO lX
I martiri di Fan tina (di Edoardo Pantano) Lasciamo ora parlare Edoardo Pan tan o, il quale, con grande effi cacia, ci descrive la fu cilazione di queste vittime. La narrazione comincia al momen to in cu i i garibaldini della retroguardia sono arresta ti. ''E rano in quel gruppo cinque disertori dell 'esercito, i quali inri tando l 'esernpio di quegli ufficiali che a Catania avevano ro tto la sciabola per non com.battere i compagni di Calatafimi e Milazzo, erano ven u t:i ad ingrossare le file dei volontari, anelanti di versare anch 'essi il loro sangue per il risca tto della patria. Allorché i volon tari furono /:u tt-i in piedi, un ufficiale si fece innanzi latore degli ordini del comandante in capo. « Volonta ri ! - parlò - se in mezzo a voi si celano dei disertori, si facciano in nanzi. Il re li perdona e li lascerà immediatamen te raggiungere i loro corpi». Sene uomini si fecero avanti. Fosse che il facessero coll'anirna assorta in cose lon tane, fosse errore o fa talità, due dei giovan i si mischiarono ai cinque disertori. Imrnediatmnen te u n drappello d'armali del 47° fan teria circondò i sette e li trasse in disparte. Vennero richies t i del nome, del corpo dov 'erano m iliti. Fu allo ra che i due giovani garibaldini, chiarito l 'errore involon tariamen te commesso, chiesero, ma indarno, di ritirarsi. Attesero cogli altri. Trascorsi pochi is tan ti, si appressò a loro il comandante. «Soldati - diss 'egli - voi siete spergiuri verso la pa tria e i:! re. In nome della legge vigen te, voi siete condannati alla pena di morte da esegu irsi all 'istan te. Disertori ribelli! vi concedo dieci minu ti da dedica re alla preghiera». Quelle parole truci cd inattese caddero in rnezzo ai p rigion i corne una scin tilla elettrica. I sette sol tanto, pallidi e immoti, come se un incanto li avesse tramutati in marmo, parevano scheletri impietriti. Poi, ritornati in sé stessi, dis tesero le mani congiunte, in segno di pietà. Tu tti gli occhi erano bagna ti di pianto. Si sarebbe detto che l 'agonia tormentosa di quei miseri si fosse trasfu sa in quanh lo circondavano. Uno solo non ebbe né una lacrima né un sospiro, ed egli respinse /a mesta e dispera ta prece. Allora i miser( caduti in g1:nocchio, cercando conforto nelle rimembranze dell 'infanzia, nella mis tica poesia della fede materna, si apparecchiarono alla morte, sollevando lo spiri to dall 'uomo che uccide, al dio che perdona. Ma la loro muta e su blime preghiera ji1 ro tta da un crudo e miserando spettacolo. 1 due giovani volon t:ari, ri th in piedi, coi capelli irti, protestavano dispera ti innanzi agh uomini e a Dio. Quando tu tto fu indarno, quando alle loro proteste angosciose, il carnefice in u n iforme di Maggiore non ebbe al tra risposta che u n crudele silenzio, sen tirono le loro ginocchia ripiega rsi e andarono a unire la loro vergine preghiera alla preghiera fu nebre dei loro giovani compagni. Fin ita la preghiera, i sette condanna ti implorarono di poter scrivere due sole linee ai propri con.giun ti. li De Vi/la ta, iena in u n iforme, gliele negò dicendo: Nien te, briganti! non meritate che piombo nello stomaco. 1 solda ti, caricate le anni, si s tesero in riga e il silenzio sepolcrale di quella notte v. e ne ro tto ad u n tra tto dal lugubre rullo di un tamburo. Tu tti gl i occhi vela ti di lacrime si concentrarono sul piccolo ma eroico gruppo. Essi sol tan to, i prodi, non fecero più un passo né un motto; il giovane garibaldino però si fece innanzi e ancora una volta protese le mani. «Tn questo supremo m.o men to - egli disse con voce angosciosa - lascia tem. i il conforto di scrivere almeno una parola a mia rnadre». Un ufficiale che s 'era avanza to commosso, velando a sten to la piena dell'anim o, tornò indietro e, fa/tos i presso al M.aggiore De Vi/la ta, gli riferì la pietosa istanza. La sua a ttitudine, il suo linguaggio accennavano alla preghiera: ma poiché ebbe fa tto ri torno al giovane, gli si pol-eva leggere il disinganno scul to in viso. «impossibile!» mormorò, e nfece i suoi passi len ti e tris ti, forse pensando anch 'egli: alla sua madre /onta na, che avria pur volu to sal u tare m.o rendo. li giovinetto non disse verbo; muto e sdegnoso, guardò il cielo. Un secondo rullo echeggiò per l 'aria. T sette martiri si guardarono in viso . . . poi, incrociate le braccia, a /:tesero la morte. In quell 'ora suprema, Dio dove stava ? Quando il terzo ed ultimo ru llo si fece u dire, il singhiozzo dei volontari e dei solda ti pergiunse a/l 'orecchio dei prodi moren ti, che risposero al pianto dei loro fratelli col grido immortale di: Roma o morte! Il fumo denso avvolse quel gruppo di martiri, e, diradata la nebbia, non furono v isl'i al suolo che sette corpi esanimi. Allorché, trascorso alcun tempo, taluni militi si avvicinarono per seppellirli. . . uno di essi rizzò la tes ta. Le g ravi ferite non lo avevano Ji'edda to. I m ili ti gli si accostarono . . . ed ei li pregava con voce in terro tta dalla agonia che gli lasciassero scrivere una pa rola alla nmdre sua. Al tri soldati si avvicina rono, ma, prima ancora che incerti e com mossi si decidessero a scegliere fra il sentirnen t-o e la disciplina - essendosi già dirama ta la nuova del caso - un ordine formale del maggior De Vi/lata respingeva l 'estremo vo to del martire e la scarica di un moschet/'o troncava al giovine moren te le ultime dispera te preci ".
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POESIE E PROSE
POESIE
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CMrrotoIX
GARIBALDI IN C_A.MICIA ROSSA Gu.irdule Garihaldi Che bella foccia gli ha.: Con la camicia ro5sa Oh qu;inlo tiene sia! Con la cumicia rossa, I panl;iloni turchio.· La carabina in sp.illa, Noi siam Garibaldia. Guardale Garibaldi Che bella harba tien: Chi non lo lod.i, cerio, Un 00111 non è dnhl>en. Con la camicin rossa ec. Guardate Garil>aldi Ch' occhielli \'ispi gli ha : Quando saranno spenti L"llalia ,piangerà. Con la Camicia rossa ec. Gaardale la sua spada, Che lulli fa lremar: Con essa gli stranieri Da noi polè sc.icciar. Con la Camicia rossa ec. Si, Gariilaldi è hello Dal capo sino a'piè; A !::i nel mondo e;:uale Allro per•Jio non y'� ! Con la Camicia rossa ec.
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Ferito a Rocca d',\nfo, Pur non indietreggiò: Di dentro a una carrozza, hanli, ci gridò. Con la Camicia rossa ec. A !Jaionetla sleséi, Spinti dal suo valor, Contro. il nemico andammo, E vinse il lrieolor. Con la Camicia rossa ec. Con G.:iribilldi ogilllno Dil prodr. si ballè, Perchè c:imicia rossa Giainmai tradir polè. Con. la Camicia rossa ec. Jl folto d'Aspromonte, Quel grande fin scordò, Ed in camicia rossa Al campo rilornò. Con la Camicia rossa ec. Insieme a Garibaldi A Roma s'andcrà, Con la camicia rossa Ei sempre ,·inc�rà. Con la Camicia rossa. I pantaloni turchin, Ln carabina 'in spnlla, Noi siam Garibaldin.
"Garibaldi in camicia rossa", cazonetta inneggiante a Garibaldi che auspica, fra l'altro, la liberazione di Roma (stampata
prima del '1867).
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POESIE E PROSE
LA CAMICIA ROSSA
Quando la tromba suonava all'armi, Con Garibaldi corsi arruolarmi ; La man mi strinse con forte scossa, E mi diè questa camicia rossa : ' E dall'istante che t'indossai Le braccia d'oro ti ricamai, Quando a Milazzo passai sergente, Camicia rossa, camicia ardente Porti l'impronta· di mia ferita, Siei tutta lacera, tutta scucita; Per questo appunto mi siei più cara, Camicia rossa, camicia rara. l'u sei l'emblema dell' ardimento, Il tuo colore mette s.pavento: Fra poco uniti andremo a Roma, Ca.micia rossa, camicia indoma. Fida compagna del mio valore, S' io ti contemplo mi batte il cuore; Par che tu intenda la mia favella, Camicia rossa, camicia bella. tà sul Volturno di te vestito, Quando sul campo caddi ferito, Eri la stessa che allor vestìa, Camicia rossa, carnica mia. Con te sul petto farò la guerra Ai prepotenti di questa terra, Mentre l'Italia d' eroi si vanta, Camicia rossa, camicia santa. Quando all'appello di G'aribaldi Un dì que' mille suoi prodi e baldi Daremo insieme fuoco alla mina, Camicia rossa garibaldina. Se dei tedeschi nei fieri scontri Vien che la morte da. prodi incontri! Chi sa qual sorte sarà serbata Camicia rossa. camicia amata !
Dopo il fatto di Aspromonte. Ora tu posi come una vesta Che attende, il gi_orno della sua festa; Ed io coll'alma trista e commossa Ti guardo e lacrimo, ca micia rossa! Nei lidi siculi la prima volta, Giovine altero, io t' ebbi acce] ta; E nel momento, qual sposa mia, Seguimmo insieme la stessa via. Oh ! allor non eri, quale tu siei, L' umile veste dei giorni miei! ... Eri l'insegna della riscossa, O disgraziata camicia rossa! E come un voto di casta fede, Che amor d'Italia solo concede, Nella parete d' ogni umil tetto Pendesti all'ara di un santo affetto. Tradita fosti più grande - e Pisa Luce ha più bella con te divisa... Oh l quella guerra che t' banno mossa T'ha sublimato, camicia rossa.. Nella tua fiera rnalinconìa, Tu mi rammenti Venezia mia; Nella tua vita vinta, non doma Sembri ripete: o Morte o .Roma! Oh! viem - vieni col sol d'aprile; Impari. il mondo che non siei vile; Roma e Venezia! poi nella fossa Scendiamo insieme, camicia rossa!. Camici� rossa, camicia indoma, Sembri ripetere - o Morte o Roma Si ripetiamo con voce forte, Con Garibaldi, o Roma o 11[()'f'te 1
- Firenze !.872, Stamperia Salanl.
"La C11micia Rossa", canzonetta popolare, con le strofe aggiunte dopo Aspromonte. Da: "La poesÌII popolare Ilei Risorgimento italiano", di Romano Calisi e Francesco Rocchi- Vito Bianco Ed. - Roma-Milano Napoli, :196:l.
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CAPITOLO
IX
Canzonetta
La guarigione di Garibaldi all'isola di Caprera*
Grazie sian rese al Fr1to, Grazie alla Dea guerriera, L'Esule di Caprera, Dal male suo guarì.
Oh cmne il in.io nemico Gioiva alla mia sorte! ... Sognava già la morte Dell'esule guerrier.
Quel Re che ho sempre amato tvfagnaninw e sincero; L'onora il mondo intero, E ognun rispetterà.
"Ferito in Aspromonte! Oh ricompensa ingrata ! Tn Ciel fii registrata Bench'esso non peri!
Ma il 111io destino ancora Ln parca non segnava; Rideva ... e lusingava Lo stolido stranier.
li sangue per la Patria Si versi con coraggio! ... E allora avremo il raggio Di nostm libertn! ...
Ed or che pensi o grande? ... Penso che una masnada Mirrmdo la mia spada Dovrn tosto sparir.
invece o Ital.iani ... Eccomi a Voi unito ... Eccomi, ed io v'invito Tutti d'intorno a me.
E in quell'eterna Roma, Che costa a noi sudori, Briganti e traditori Un dì dovran cader.
Raccoglierò i miei prodi, lo troncherò il m.ist-ero, O nwrte, o lo straniero O 'Italia ha da fuggir.
Tutti fratelli e amici, Tutti compagni al campo, Si, sparirà in un lampo Chi non rispetta il Re.
A/lor sarò contento, E verrà men l'orgoglio, Quando sul Campidoglio Vittorio andrà a seder.
Da: "Ln puesin popolnre nel Risorgiincnto ita!inno", di Romano Ca lisi e Francesco Rocchi- Vito Bianco Ed. - Roma-Milano Napoli, 1961 (pag. 27). * TI componi mento si riferisce alla ferita riportata da Giuseppe Gariba Id i nella battaglia dell'Aspromonte. Detta ferita si cic;;,triaò dopo circa un anno.
Canzonetta L'Aspromonte Viva sempre Garib(lldi Vinci tor d'ogni battaglia, Con un colpo di metragUa Ci fa tutti incoraggiar.
Ma poi visto il suo valore, Apprezzati i suoi consigli; Gli mandarono i lorfigli Con i m.il/e a guerreggiar.
Ma i I p11zien te sempre buono confortava i suoi arnici, imprecava ai suoi nemici, i\1a l'ftalia vuol salvar.
Viva sempre l'italiano Generai prode e sincero Che discaccia lo stmniero E ci vuole liberar.
Riportò vittoria immensa, Lo coprirono d' allori, E spargendo foglie e fiori Dove lui dovea passar.
Viva sempre il nostro Eroe Taciturno ed impazien/:e Che si è fitto nella men te Dell 'ltalia riscattar;
Quando lui sbnrcò a Marsala Impugnando lo squadrone Contro il can del re Borbon.e Lo volevano ammazzar;
Tutto a un lratl'o: tutli contro; Fu ferito ad Aspromon le Gli si misero di fronte, E lo fecero prigionier.
Ma Giuseppe Garibaldi Sempre ferve di cornggio E ben presto il grave oltraggio Lo vedremo riparnr.
Da: "La poesia popolare nel Risorgi1nento ita/innu", a cura di Romano Ca lisi fè Francesco Roccbi - Vito 13ianco Ed. - Roma Milano-Napoli, 1961 (pag. 125).
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POESIE E PROSE
Inno popolare al Generale Garibaldi per la di lui recuperata salute*
Esulfa, o bell'Ttalia, Ed abbandona il pianto, Innalza a Dio nel cielo Una preghiera, un canto Il Capi:tnl del Popolo 1n piedi. onnai ci s tiì.
Se grande fu In tema Del popolo Italiano Qi11111do giaceva in letto Il prode Capitano, Centuplicato gaudio Ora ne inonda il cor.
Sul campo della gloria Alla novella scossa, Centuplicate schiere Colla carnicia rossa, ll prode Generale Di nuovo condurrà.
Roma, tu pure esulta, Ch'Egli ti guarda fiso; Mille pensieri asconde Quel guaio, e quel sorriso; Invece della gruccia In man la spada Egli /za.
Per L.ui pregano i Martiri Della sua schiera eletta, E quelln prece snnta Volò nei cieli accetta A Dio, che sempre ascolta Chi per la Patrio muor.
E allora udrai, Venezia, Il desiato squillo Del bronzo che saluta L '1ta/ico vessillo, Che 'I vinci tor del. secolo In 11111110 stringerà.
On: "La poesin popolare nel Ri,orgùnenfo italiano", a curn di Romano Calisi e Francesco Rocchi - Vito Bianco Ed. - Roma lv1ila11.o-Napoli, 1961 (pag. 222). ·> Questo Ì..imo vuol ricordare la feritiJ riportata da Garibaldi nello scontro di Aspromonte.
Le cinque piaghe d'Italia
Povera Italia! Martire Conte Gesrì morrai: Ei fra i ladroni esalasi Tu fra ladron già stai, Profonde il buon ladrone Due piaghe un dì ti fe; E a te ne fece tre L'altro ladrone.
Quando su Roma il popolo Spinge con Garibaldi, E in Aspromonte a stringerli, Corre come ribaldi, D'Italia il sangue gronda Dall'nlto monte in giù, E questa a Italia fu Piaga seconda.
Qunnclo fa Urbano l'ultimo Passo per nver Roma, Vuole ... ma cede, e rtalia Vien dalla Francio doma, Del proprio sangue tinta La fronte china e sta, Sanar quando potrà La Pinga quinta?
Quando n Sarnico l'Austria Voi.le ten fare Urbano, Spese un milione, e un celebre Colpo tentò di mano; Falliva il colpo prima, E il danno poi frul!'ò, L'ila/in registrò Sua Piaga prima.
Quando d'Alfonso il genio Guida le genti: in guerra, Là su Custoza prostrarsi Vinta l'Italia 11 terra, E sotl'o estrania sferza E' /:ratta ad avvilir, E deve, ohimè! Soffrir Ln Piaga terza.
Forse perdona Italia A quei che /'han feritn, J\.1a n nome lor l'istoria Scritto col sangue addita, L'istoria tien due paghe Ln gloria pel va/or, L'infamia per gli autor Di cinque piaghe.
Quando su Lissa, ltnlia Vuolse lo sguardo ansioso, Forse sperando, ahi misem ! Un avvenir glorioso, Che vide? fl capo scarta Dell'oste l'urlo ostil. .. Riceve dn quel vii. La Piaga quarta.
Da: "La poesia popolare 11el Risorginumtv italiano", a cura di Romano Calisi e Francesco Rocchi - Vito Bianco Ed. - Roma lvlilano-Napoli, ·1961 (pag. :125).
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CAPITOLO
IX
(di anonimo) O nnti a c11mmmi11ar con piè briachi Sull'altrui peste, o nobili pigmei, Achi/li, illustri eroi, quasi direi Lucidi bachi,
O né pieni di lurni e di sorbetti Avrei saloni a rn.iriadi stivati Non vanno al'torno scheletri impiccati Nei corsaletti
Nessun di far l'ltalia oggi ha diril'lo E chi la fa senz'essi è un mfasatto, Garibaldi è un babbeo, Mazzini un matto, Boggio l'ha scritto.
(Non importa se nati nel motriglio Carne i ranocchi cantati da 01nero, Quantunque nel ce17Jel1 per dire il vero C'è del coniglio)
Quanto prodi son lii - guai se parola Di punte armata va di bocca in bocca: S'inalberan gli eroi, l'ingiuria scocca, Un guanto vola.
Avrem Venezia a forza di contanti, Sen zn rosse pillacchere al vestito, Gli eroi con tra il francese incapponito Mettono i guanti.
Voi imperate ogni dì come si !uffa La man nel sangue e l'occhio nella preda, Guerresca nobilea che agli avi ereda Orgoglio e muffa,
Eroi perfin nell'odio e ne/l'invidia, L'onor sta tutto in punta della spada, Chi con essi non va sbaglia In strada Muore d'accidia.
Ma se i ribelli ci tendono un laccio ln.doss,m la corazza di Culagnn, Se un volontario batte la campana Rompono il dù1ccio.
Cresciuta all'ozio; sfrollata a vent'anni Oh! ciurma venerata e incarognita Se contro i birbi non rifli la vita La borsa e i panni!
Chi con essi non va l'Italia gabba, Chi con essi non va certo è un ribelle Che le vuol nette, e risica la pelle Per un barabba.
Su! Su! Schioppi e cannoni! una rovina Sui vagabo11di che hanno duro il muso Anca se il ferro lor rimanga chiuso Nella vagina.
Né inonda pè caffè, teatri e piazze Lasciali gli ozi del natìo bordello Sbirciando con la testa a rnolinello Mamme e ragazze
Cos'è Roma, per Dio, cos'è Venezia? Per Garibaldi sono inespugnabili, Ma se ci van gli eroi, gli inarrivabili Sono un\nezia.
Oh eroi! Salite della gloria il monte, Tncruento conflitto ai prodi è scarso Fama eterna v'acquista il sangue sparso In Aspromonte.
Da: "Rigoletto", dell'11 ettembre 1862 (sequestrato dopo la pubblicazione della poesia). Ripubblicato nello speciale: "/\promonle, il pitì grande delitto della Monnrc/ria".
33
Ma dopo aver più mesi atteso invano Che fosse Roma a/fine rivendicata, Tornò di nuovo a farsi capitano Nell'isola che aveva liberatn. Ogni governo minacciava invano Perch'ei continuò la sventurata Impresa, degna di più lieta sorte, Al grido ripetuto: - O Roma [o morte! *
34 Ma tradito e guidato ad Aspromonte Da una gente maligna ed infedele, Ebbe ben presto i bersaglieri a fronte Che al magnanimo ardir troncar le vele. E mentre stava sull'alpestre monte Gridando: - Non tirate! ... Una crudele Palla lo colse al piede.,. e un italiano Drappello lo condusse al Varignano. *"
Là dal Zmmetti, il sommo professore, Dal proiettile venne liberato; Ma per colmo d'obbrobrio e di dolore Fu dal degno Rattazzi amnistiato. *** Allora delirante pel furore, Tornò fremendo al romitorio usato ... E là riinase, finché nuovamente La guerra non scoppiò sul [con finente.
Da: "Vita di Giuseppe Garibaldi, l'Eroe de-i due mondi", di Anonimo -Adriano Salarti Ed. - Firenze, 1906 * Alla fine di Giugno del 1862 Garibaldi lasciava Caprera e si portava in Sicìlia ove pronunciò violenti discorsi contro Napoleone III e per la liberazione di Roma. E' di questo periodo il suo grido "Roma o Morte!".
** n 24 Agosto 1862 i volontari garibaldini passavano in Calabria ove si sconh·avano il 29 Agosto ad Aspromonte con le h·uppe reali. G., che aveva ordinato ai suoi di non sp;irare, fu ferito al maUeolo del piede destro. Arresosi, fu condotto a Genova e ri11ehiuso nella fortezza del Varignano. *** L'anuùstia del Governo Rattazzi poneva Garibaldi in libertà il 22 Ottobre 1862.
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POESIE E PROSE
(di m1.oni1110) FullllllO Mille sul ligure lito, A Marsala pur Mille sbarcammo, Ma al Volturno trecento restammo Su i rottami d'un vinto Poter Ma chi il crede? I ... appellati [ vincenti n·mtarono in vinti, Ed ai prodi caduti, agli estinti Non con.cesser né tomba, né fi.or! E chi monche a' le membra o perdute (Santo avvanzo di patrio valore) S '/111 retaggio d'inedia e squallore, E reietto in miseria si muori Ci vie taro fin l'Tnno rii guerra, Fur proscritte le rosse camice, E In Destra immortale vittrice Ai campestri lavori tornò
Ma poi stanca il suo brando riprese Ed a Roma drizzava la fronte, Ma sul nuovo Calvario Aspromonte Nuovo Golgota il Giusto subì! Che volevan? La Patria! Gli estrani Disfidare, e fur detti ribelli, E i Ji'atelli scannaro i fratelli, Ed i figli il lor Padre ferir! Ai sventura! L'Italia in quel die Pianse! e al monte il suo sguardo tien prono Ma in quel sangue sepolto fu ... In quel sangue gennoglia un pensieri! Dal gran rogo che il mondo prepara Noi saremo le prime faville, O Tiranni frema te - de' Mille Vive il Duce e trecento di lor UNO DEI MJ'LLE da "Il Salentino", del 9-12-1863.
Da: "Lecce e Garibaldi" - Caprone Ed. - Cavallino (LE), 1983.
li 29 Agosto 1862 ODE! (I) El cadde! L'uomo eroico Gemendo in un sospiro, Cadde ... e l'[talia memore Del suo potente spiro, Quasi percossa, attonita Al fatai nunzio sta, Forse pensando a/l'ultima Prova dell'uom fatale, Che fea tremar dei despoti L 'ambizion mortale, I di cui troni frangere Meglio di LUl niun sa! Re sfolgorante in soglio Vide il suo genio e tacque! O Roma o morte, assiduo Gridò fino a che giacque, Fra mille armati al frernito Ferito ai loro piè.
Da Como al mare Siculo, Dall'Alpi ad Aspromonte, Volò ratto qual fulmine Senza chinar la fronte; Pugnò, vin.se, soccombere Poscia al destin dové. Fu vera gloria? ... ai posteri Faci/ sentenza; nui Chiniam la testa al massimo Fattor che volle in LLll, Far di sé stesso immagine Di fe, di pace e amor. Tutto El provò ... la gloria, Il ca ree re, il perigl io, Gli scherni, la vittoria, La libertà, l'esiglio, Due volte nella polvere Ma su li altari ognor! Quando in Caprera al tacilo Morir d'un giorno inerte, Fissando gli occhi immobili, Le braccia al sen conserte Vedea d'Italia il prossimo E libero avvenir;
E ripensò le in trepide Schiere de' suoi seguaci, Lo arrlire nei pericoli, E le vii'l:orie audaci, La folgor nel comando, E il celere obbedir! Pugnò ... vinse due eserciti L'uno dopo l'altro, armati; Pel SUO valore un popolo T ceppi suoi spezzati L'EROE che 'I rese libero Gimn1nai dimenticò. O tu immortal benefica Virtù a' trionfi avvezza; Questo mmm-enta, e allegrati 01'EGLI sublime altezza Se cadde ... nel soccombere Più grande diventò! Un Garibaldino
Dal catalogo della mostra: "Garibaldi n Pistoin - Mito, Forluna e Rentà", a cma di Alessandro Aiai-di e Franco Salvi Comune di Pistoia Ed. - Pistoia (Palo1zzo Comunale - Museo Civico, Sala dell'Ottocento), Dicembre 1982. C•J Sulla metr.ica del "5 Mnggio", di A. Manzoni.
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CAPJTOLO
IX
Jt .U.6ilJlll1..9...U.H.Jlll.R.JlJl.U.JlJ!.JlJl"'='15\�. 011110
111111 lii G1UJERII
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GARIBALDINO
lllusleaio dal lllaestl"O EUGENIO TORRIA.NI. All'armi! Volontarii, V'invita la .bandiera Che innalza l'indomabile Leone di Caprera ! Salve ! camicia rossa Tornata alla riscossa ! Giovani arditi e baldi Correle a Garibaldi.
Son des'iosi ; anelano Di pregustar la mela Che segna al duo\ d' Halia Il Generai poeta : Speran l' eroica mano Stringerne in Va.ticano ... Scorazzano più baldi Intorno a Garibaldi.
Veggo da lungi incedere Per selvaggio sentiero ... Salir la prora tacilo Il fatale Guerriero •.. E a' rai d' amica luna Piombar sulla Laguna ... - Cella camicia rossa Anelo alla riscossa.
Poi reverenti accennano Baciar· l' augusta fronte Al Grande , che -dimentico Del piombo d'Aspromonte, - Ancora_ zoppicando Offre alla patria il brando , E torna alla riscossa Colla camicia rossa.
Che .son quelle fosforiche Crepìlanti faville Che quasi spellri accerchiano li Condottier dei Mille ? Son l' anime de' forli Guerrieri suoi risorli, Che stringonsi ancor baldi .Intorno a Garibaldi.
Salve! o mito dei popoli Fidalo condottiero ... Te le nazioni appe\lan-0 li Nazzaren guerriero! Fatidica scintilla Che improvvisa i Balilla, Che corrono più baldi Se Duèe é Garibaldi.
Sono campi&o d' America , Dr Roma, di Varese, Di Como, ·di Sicilia , �i lotto il bel pàese Che il mar circonda e serra L'Alpe, - caduti in guerra Colla camicia rossa Tremendi alla riscossa.
Orsù, Romani e Veneti, Figli a calpesta terra, Volale il brando a stringere Nella suprema guerra. Serriamci ardili e baldi Io1orno a Garibaldi ; Colla camicia rossa Più certa è la riscossa.
Varallo, Tip. di A, Colleooi,
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A. P.
PoEstE E PROSE
Aspromonte: Garibaldi Anonymous
High on Aspromonte Jlashed the red shirts early, Up in l'he midst of them the glory of his face, Low on Aspromonte, ere the day wa.s aver, He was down and bleeding, bound in helpless case. Hands of brotlzers poured thai crirnson, - nevermore Tenrs can wash it from the holy Trico/or. Alasi Alasi could they hit him where he stood, Himself Urrown betwecn the ranks, with passionale cries Calling on. them butto spare each other's b/ood, And so,fallling, gave himself a sacrifice. O the pity and the passion of t/wt morrow, When, ali lost, ali ended, he the invincible Lay there sl'r icken in his ruin and his sorrow, Prisoner in the hands of those he loved too well.
Over rugged 111ountain-paths withoul complaint Carried through long hours of tortrire, white and fain.t, By tlze faithful, silent in his silence ciii, Marching slow and soft as at a fu nera/. Overhead all day the scorching August quivered, While the laurei leaves lookec/ sadness, shading him, As they bare him fro111 l'lze land he hac/ delivered, Helpless, shatl'ered, hor with anguish heart and lim.b; No salule or signor murmur as he passed; But once, looking up, he waved his lumd at /asi: Farewe/1! - kneeling on the shore the people shivered, stretching out their hands long after lhe white sails /md grown dim.
Da: "Garibaldi in New York", di Howard R. Marraro (professore di Italiano alla Columbia Llniversily) ..
Garibaldi Nei campi di Marsala, in mezzo ai mille, Ti: veggo eroe dalla sirn ra fronte, E a Napoli volar co11 voglie pronte, Rettor già fatto di cittadi e ville. Indi ti veggio, al suon di patrie squille, La vittoria seguir di monte in 111011/e, Finché italico piombo in Aspromonte Ti fea cader tra sanguinosa stille. Egro e canuto poi, 11111 fido al cenno Di Roma clze la man schiave ii porse, Tenti ajfrancarla e i re prigion ti fe11no. Pazzo il volgo ti dice, e U sei tu forse; lv1.agnanimo demente! Or, quale è senno Che a sì nobil follia debba preporse?
On: "Ri111e edite ed inedite della Principessa Maria Bonaparte \!ale11ti11i - Scelt.e e pubblicate per cura dei suoi figli" - Tipografia G. B0ncon1pagni e C. Perugia, 1877.
Al Generale Giuseppe Garibaldi (23 Novembre 1862) Osanna! E' salvo - li menwrabil giorno Dio stesso addusse in cui dovea la ri11 Palla lasciarti. Tremebonda in pria Stette Italia; or s'allegra a te dintorno. Tu sanerai: di nova luce adorno, Vola ai fratelli Sia.vi, e d'Ungheria: Pugna, infondi il tuo spirto; e vita sia Tn campo, agli ancor servi, il tuo ritorno. D'Asburgo io domo vedo già l'orgoglio Tra due roghi: Adria ed Istria a/fin redente, Ed assiso Vittorio in Cmnpisoglio. Ma tu l'uomo del ciel, l'uom del perdono, Al Ditta/or della lradita gente Manda la palla fratricida in dono.
Da: "Descrizione di Caprera, preceduta da
1111 sunto storico sulla vita del Generale Garibaldi e sue principali gesta", di Achille Cngnoni - Stabil. Tipogr. Alle Terme
Diocleziane - Rom;;i, 1875. NOTA - L'autrice era figlia di Luciano Bonaparte (fratello di Napoleone 1) e Alessm1driJ1a Blechamps. Era nata il 20 Ottobre 181.8 e morto1 il 20 Agosto 1874.
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CAPITOLO
IX
ALESSANIJIW G.\,IA
Ne! 1" centenario 3e!la nascita
I. Dovunque e sempre Ei l,1 pei1sò: bovnro
O ditlnlor, soldato o 111.minaro,
Urw In febbre de la mente i11do111a, Una In mèta de' suoi sogni: Roina 1 Roma, ne' giorni de l'esilio m11nro, Su' ,nonti o i mnr, da presso o in lon.tanrwzaJ Ern 'I rnslnn!efaro Lucente innrmzi ad ogni s11r1 sperai1za: Era In vetta, il ,o/o \!erlice a cui tendeva Dritta ogn'iden, Come nmgnete al Polo: Era la rada, il porfr!, Dove anelava di rancòr le vele Liberatore o morto! E a quella vetta o spoi1dn, Fisso pensier coine confi/1.o clriodo, Se111p1·e drizzò In sua pupi/In fonda Come piioln al golfo de l'approdo..
E per essa pugnò: per essa - Ei solo Cin In la spada e la wmicin rossa, Levò - passando su due Mondi a vaio Tutti gli oppressi popoli a ,-iscossa; E vin te terre e mari, Furon di poi colonne militari De In sncra epopea superumana, Montevideo, Mentana!
O sonante epopea sortn su' nwri De In superb'A111ericnfnslosa, E sovra i ca11Jpi di Borgogna 111orln \!ittoriosn; E che saresti tu senz'Aspromonte, L'erta ,11/1/ime, il mani.e De In Passio11e augusto, Verm.igiio a11cor del sangue di quel Giusto?
288
a;
<;. <;arìbal3ì
li. Ecco, lmstò c/w così biondo e be/io, In un supremo appello Egli gridasse:" A Roma ! », .Perché da' inanti e da le valli - a schiere Mille garzoni da la fulva chioma Gissero nito mo de le sue b1111diere. Ei li raccolse; inisu.rò /'ardire; Disse, con voce di lmttag/iaforte: « O Rom.a o lviorte! »; E vòl In poi la fro11te Senza più nulla dire, Prese la via del nwnle... O sogi1i ed inni confidali n' venti
Come messaggi ardenti; O di guerra a' tiranni ul/-ime sq11iile: Ore sfm,illìo superbo di pupille, Che febbri enfro a ogni core; E qunn la fesln 11111 In di parole, Ai rnn,pi aperti, ai cieli azzurri, nl Sole! O avanti, ,ivanti, avanti, Pugno di prodi, a la difficii prova: Oggi la vecchia terra dei briganti Nel sacrificio vostro si rimwva! .. Ed essi intanto gìvnno.. Cìva11 de l'erta n superar /'asprezza Lieti fm' cnn ti della giovi11ezz!1; Mentre da /'allo del cnvallo nero, Dritta levando In 111nn11oreafronte Verso 1\spromo11te, Procedeva in silenzio il Condottiero. Gli ardea ne l'epica pupilla i11do111a, Urrn spernnzn: Romn 1
111. A1n quest'Eroe /alin c/-1'nni111a 1111 inondo D'eroici mili e d'epidre leggende; Questo rnrsnm l,irmdo Che 11011 si vende, lngdosì gli sca/ lri E ben pnsci11 ti eroi C/Je conquistnron lii.oli fm noi Con !a pelle degli nitri; Onde, strappato infrelln ngli ozj inferni De le r:aserme rege, Tntlo l'incunscio grege Sempre proirto a ferir petti fraterni, Con la montana Spinta d'unajìummrn C/Je diva ili dal 111011 le, Li scagliarono lii, contro Aspronwnle.. Cnor di piloto, Come reggesti, co111e, Allo apparire de le regie sqrmtlre, Cuore di padre? Che lagrilllil d'amaro intimo /11 Ilo PioviJe da l'arco dei tuo ciglio immoto Poi elle vedesi:,- il sogno tuo distrulto, Ed ili 1m'orgia di fraterne ire, Romn, sparire' ..
IV. Ora, grniritico bersaglio, eretta L'epicn tesla ieonfrw a' venli De In montag1rn, aspell'a 1 Allornon lui,fremenli Come cavoli e da i'nJJerla froge E dt1 /'instabil'ugirn Impaziente d'riffroi1tar l,1 pugna, Stanno i ,uoi prodi. Or clii sarà che arresti - D'imfurenle - laf11lnnge rossa Della riscossa? « Non osale.1 E' un equivoco ! E' un errore!» Turma rin l'nllD, inlnnlo che si scaglia L'impeto regio e fisdrin /r, 111itmglin: « Non osate rispondere! E' u11 errore! ... [... ] Ma 1111 frm1co tiratore Dritto mirrmdo ai core, Grida da /unge: « O Eroe, questa i! per te: « E' pioinbo 110,lro e le io manda ii Re i ».
POESTE i: PROSE
Dopo Aspromonte (di Giosuè Carducci)
Fuggono, ahi fuggon rapidi Gl'irrevocnbili anni! E sempre schiavi fremere, Sempre insultar tiranni, Ovunque il guardo e l'animo Interrogando invio, Odomi intorno; ed armasi Pur d'odio il canto mio. Sperai, sperai che, i:! ferreo Tempo de /'ire vòlto, lo libero tra i liberi, A liete mense accolto, Potrei ne' voti unanimi Seguir con l'inno alato L'ascension de' popoli Su per le vie del fato. Tal salutando Armadio incoronar le cene Solea tornata a civica Egualitade Atene: Fremean gli aerei portici Al canto, e Salamina Rosea del sole occiduo Ridea da la marina. Pensoso 1-1dia Trasibulo, E nel bel fior de gli anni La fronte radiavagli, Minaccia de' l'iranni. Oh, ancor nel mirto ascondere Convien le spade: ancorn L'antico e il nuovo obbrobrio Ci fiede e ci addolora.
O libertà, sollecita
Speme de' padri e nostm, Sangue di nuovi martiri Il tuo bel velo inostra; Né da te gl'inni m.uovono Dove Rattazzi impera E geme in ceppi il vine/ice Trasibul di Caprera. Oh de l'eroe, del povero Ferito al carcer muto Portate, o venti italici, li m.io prirrrier sai u to.
Evviva a te, magnanimo Ribelle! A la tuafro11te Più sacri lauri crebbero Le selve d'Aspromonte. Spada il tuo nome (o improvvido, Ei non ti fu lorica), Tu solo ardisti insorgere Contro l'Europa antica. Clri vinse te? Deh, cessino I vanti disonesti: Te vinse amor di patria E nel cader vincesi-i. Evviva a te, rnag11ani1110 Ribelle e precursore! li culto a te de' posteri, Con le d'Ttalia è il cuore! Io bevo al dì che fausto L'eterna Roma schiuda, Non a' Seiani ignobili, A i Tigellini, a i Giuda, Sì a libertà che vindice De l'urnano pensiero Spezzi la falsa cattedra De successor di Pietro. lo bevo al dì che tingere AI masnadier di Francia Dee cli tremante e luteo Pallor l'oscena guancia. Ferma, o pugna.I che in Cesare Festi al regnar divieto, O scure a cui mal docile S'inginocchiò Capcto! Sacro è costui: seg,ravalo Co 'l dito suo divino La libertà: risparmisi L 'irnperial Caino. Viva; e un urlar di vittime Da i gorghi de la Senna E da le fosse putride De la feral Caien.na Lo insegua: e, spettri lividi Con gli spioventi crini, - Sii maledetto - gridingli Mameli e Morosini.
- Sii maledetto - e d'odio Con inesauste brr1111e I fratricidi il premano Onde A promonte è infame. Viva: insignito gli omeri De lll casacca gialla, Al piè, che due repubbliche Schiacciò, la ferrea palla,
Di sua vecchiezza ignobile Contamini Tolone Ove la prima folgore Scagliò Napoleone.
Ahi, grave è l'odio e sterile, Stanco il mio cuor de /'ire: Splendi e m'arridi, o candida Luce de /'avvenire! Arridi:! i nostri parvoli Clie a te veder son nati lo t'accomando: ei vivano Del raggio tuo beati. A terra i serti e /'infule! In pezzi, o inique spade! Sole nel inondo regnino Giushzia e Libert11de!
O dee, ne la perpetua Ombra si chiuderanno Quest'occhi, e il vosl:ro imperio In va ricercheranno. O dee, rna, quando còmpiansi L'età vaticinate, Di vostra gloria un alito Su l'avei rnio mandate. lo 'l senl'irò: superstite A i fal'i è amor: e vive Esulteran le ceneri Del vostro vate, o dive. Or distruggimn. De i secoli Lo strato è su 'l pensiero: O pochi e forti, a l'opera, Ché ne i profondi è il vero. Odio di dèi Prometeo, Arridi a' figli tuoi. Solcàti ancor dal fulmine, Pur l'avvenir simn noi.
Da: "Poesie 1850-1900" ("Levia Gmvia" - Libro Il, Canto XXII) - Zanichelli Ed. - Bologna, 1904 (3 ° Ed.).
289
CAPJTOLO
IX Roma o Morte (di Giosuè Carducci)
/ ... /
Qual voce da i fatali Tuoi colli, o Rmna, un sacro eco ritorna D'editi.o consolar sopra le genti7 I sepolti immor/'ali Luminosi di tutta la persona Che sorgo110 n chiamar dn i mouumenii7 O 1nadre alma, o parenti Del poppi nostro, in su '! bimare lido, Ovunque il sol d'itala vita accende
A' petti una scinti!/a, Ogni man chiede l'armi nl vostro grido, Ogni cuor batte pmcelloso, splende Di lacrime e furore ogni pupilla, E gloria e m.orte ogni desio sfavilla. L'udi pria l'aspetlante Di Caprero ieon: con un rug�ito Fiutando la battaglia alzò la lesta, E sa! tò fuor. Le sante Ombre accorrendo 11/ ditta/or mmito Lo circondàr con rombo di temr;esta.
E già l'inclita gesta Prende ogni me11te giovani/: chiamare Nove/ lan1en le pare Giù dn Marsnfo un lieto suon di I-romba Sparso a gl'il:a/i venti. I pii vece/ii la.sciai; le donne wre; E te Roma cercando od 1.11w tomba, Tentan con 11111n le piaghe ancom ardenti Sotto il saio vermiglio, e van _fidenti. [...]
Da: "Poesie 1850-1900" ("LeVla Grnvia" - Libro 11, Canto XXII) - Zanicl1elli Ed. - Bologna, 1904 {3" Ed.).
Discorso per la 1norte di Garibaldi [...] Non batte più quel nobi:Je cuore che non disperò in Aspromonte né s'infranse a Mentana. [...] Non misurate dalle nonne dd ternpi ordinari i movirnenti onde un popolo in rivoluzione è rapito verso il fine ultirno, il riconstitu imento: voi sareste pedanti. Aspromonte salva l'onore della Nazione, Menta11.1.1 dà Roma. [. ..] E ferirono l'eroe nella sola parte ove fosse vulnerabile, nel tallone; e lo rilegarono in unn iso/ettn selvaggia, che sotto il suo piedefiori di mèssi e di piante[ .../. Da: "Discorso per la morie di G. Garibnld/", di Giosué Carducci, prommciato al Teatro Brn.ne/1.i di Bologna il 4 Giugno 1882.
.Il di
dello Statuto (parl'e)
(di Felice Cava/lotti) [...] Oh dei martiri ern indomita, Era balda la coorte! Era il giuro - Roma o Morte! Or la ,norie li domò. Scorta e labaro agli impavidi Era un'itala bandiera. i\fo fu d'itali una schiera Che col piombo li arrestò.
In morte di Urbano Rattazzi (parl'e) (di Felice Cavallotti) [. . . ] Su la fronte.1 Raccontaci, Urbano, Chi tradiva quel giorno il destin? Parla, parla! Raccontaci, Urbano: 11 mister d'Aspromonte che fu? [...]
[... ] Da: "Garibaldi ne/lii /ettem/'11m if:aliana", di Giacinto Stia velli- E. Voghera Ed. - Roma, 1907.
Aspromonte (di Lorenzo Curatolo) C1111 to i mi Ile colori dei 111iei monti dove si intrecciano i rami di ligustro odoroso in un silenzio antico che arde carne fuoco sui dirupi del mio Aspromonte. Pieghe di luce lunare scoprono ornbrc e fronde immote sussurrano echi di voci come ronzii d'api nel caso d'alberi secolari. Stille di rugiada condensate nel cielo blu mi b11gnano le mani e folate di ·vento impietoso il be/Ilio trascinano di agnelli. Odo grida laceranti di sconjttte . . . sui dirupi del mio Asprornon/:e!
Da: "La Procel/ari11", 'Rivista di Varin Cultum' - Anno XL, n. ·1 - Reggio Calabria, Ge.nnaio-Marzo 1992.
290
'POESlE E PROSE
O Roma o Morte
Aspromonte
A' miei stornelli
(di Francesco Da/l'Ongaro)
(di Francesco Dall'Ongaro)
(di Francesco Dall'Ongaro)
O Roma o rnorte fiJ. /'estremo grido;
O Roma o morte. l'alpe e 'l mar rispose. Ogni garzone abbandonò il suo nido Prese il fucile cd in cammin. si pose ...
Rom.a, o la 1norte di colui che teme Vederci uniti e affrate/lal'i insieme. Roma, o la morte, cli colui che ride E il acro fascio, nel suo cor, divide. Roma, o la morte, e s'è ln nostra . . . sia! Non per questo morrà l'Italia inia. Non per qucsl'o cadrà la sua bandiera: Tinta del sangue mfo sarà più vera!
L'hai voluto il tuo damo, e l'hai sposato O Ruffiane/la dalla voce fes,a! li Diavolo vi /ece da Curato Ed un gendarme vi ,ervì la messa. L'anello gli era un ceppo da forzato Che vifa ire per la strada i.stessa. Hai già due figli, e non è il sesto mese! n maschio fu chiamato Crime11/ese, E 111 bambina si dircì Cajenna Per compiacere al babbo della Senna. Jeri fu data l'acqua ai due gemelli ... Acqua? Non già! fu sangue di fratelli.
rtene o miei stornelli a1 Varignano Come storno di rondini smarrite, E salutate. il Dittator Romano Leso e non domo da le. sue ferite. Ditegli che l'aprii non è lontano, Mese de' fiori e delle imprese ardite: E se /on tana è ancor, tornerà fido Corne la ro11di11ella al vecchio nido. Ritornerà come le stelle in cielo, Come le rose sull'ig11udo stelo, Carne la sperne ai cor vinti da' guai . . . Non dite al suo, che non fu vinto mai!
Da: "Garibaldi nei rnnli dei poeti suoi co11temporm1ei e del popolo italiano", di Nello Puccioni - Zanichelli Ed. - Bologna, 1912.
Rondinella di Caprera
Siena Settembre 1862
O Roma, o Morte!
(cli Francesco Dall'Ongaro)
(di Francesco Dall'Ongaro)
(di Prancesco Dall'Ongaro)
1. Dimmi dove sei stata rondinella, Tutto quel tempo che non ti ho veduta? Felice te che vai dove ti appella li raggio dell'Aprii, che ti saluta! Felice te che vai dove li chiama La voce amata di colui che t'ama! - Di' s'hni veduto alcun de' miei più cari, Messagera gentil, di là da' mari? II. - Io vengo da Caprera, ove lo vidi
Che già si regge su l'infermo piede: Lo vidi a' cmnpi ·in mezzo a' suoi più Jìdi, Che mai per oro non mutar di fede. E se talora si ristà pensoso, E' per pietà, non per rancore ascoso. E se una ruga gli solcò la fronte E' per Venezia e non per Aspromonte.
Da: "Garibaldi nei canti dei poeti suoi co11/:e111pom11ei e del popolo ifa/inno", di elio Puccioni - Zail.icl:ielli Ed. - Bologna, 1912.
L'abbiam giocato il terno e non s'è vi11to; Per quindici anni abbimn sperato invano, Perché San Marco ancor di ferri è cinto, E San Pietro besternmia in Vaticano. L'Italia il seno del suo sangue ha tinto, E'I suo danno è ferito al Varignano!...
Non grideremo - evviva fino a che un palmo solo del sacro italo suolo serve a straniero acciar, dall'una a l'altra riva, dal Nfoncenisio al mar.
Siena gen hl, che ta11to senno accogli, Tu proponi gli enimmi e non li sciogli, Né mi sai dir, Ji·n il bianco, il rosso, il verde, li numero che vince o quel che perde, Tenetevi, signori, il mio diploma; A1e lo darete fra du 'anni a Roma!
Non grideremo - evviva finché Venezia è doma, finché il pastor di Roma confonde trono e altar, da/Ì'una all'altra riva, dal Moncenisio al nwr.
Da: "Museo di J,1111iglin", scritto per il Congresso degli Scienzinli a Siena) - Almo .Il, n. 20 - Siena,
Non grideremo - evviva gridiamo: «Roma o morte!» Libera, unita e forte voglia111 l'Italia al par, dall'una all'atra riva, dal Moncenisio al Mar.
domenica 5 Ottobre 1862 (pag. 422).
Da: "1 cnnti del Risorgimmto'', di Julius - Oreste Garroni Ed. Roma, 1916 (3• Ed.)
291
CAPITOLO
IX
Da: "La Canzone di Garibaldi (La notte di Caprern)", di Gabriele d'AnnWlZiO.
[... ] 390
Or si ricorda ci ben del sorso tristo e il cuor gli duole d'un lento presagire (ritarderà l'agosto su le cime dell'Aspromonte torbido ...
NOTA- Molto interessanti sono le pagine 55-72 e l'Appendice E: "Il retroscena politico di Aspromonte", (pagg. 158-164), nelle qu,1lj Alberto MMio, con c1mare parol,e illu.sb·Q l'episodio storico nel raro volumetto: "Ln Canzone di Gnribnldi - Di Gabriele d'Annunzio D0cu111enl.afn dn A/berlo Mario, G. Guerzoni, L. Anelli ed nitri conle111pora11ei" - Remo Sandron Ed. - Milano-P,ilermo-Napoli, 1903.
[. ..]
A Giuseppe Garibaldi (di Antonio de Marco) l gabbiani in volo sul Tuo mare diventarono Aqui:le di Roma sotto i cieli del mondo. Al/' alba Ti aggrappasti a quelle ali. per una Patria unita, arso di viva sete di. giustizia conl:ro gli usurpatori e i prepotenti, col coraggio dei forti. Scudo il tuo petto, la Tua giovinezza sugli spalti e sui rovi di ogni lido a sguainar la spada a viso aperto nella maschia bellezza. Contro l'oro a Rio Grande recinse la fiumana del Tuo cuore, nel dilagar del Sole... Anita, Anita! D'a/lor due Garibaldi ... due immagini riflesse in una fon te indornita di vifa. Tappe di ferro e fuoco: Luino, Palestrina ed il Gianicolo ... Roma ! volevi: Roma! Ma c'è una tappa infame: i/ Mandriolo... un'altra spada spezza il cuore in due, la spada della Morte, la piil forte, e sei rimasto solo! Nessuno vide lacrima sul ciglio: piangesti dentro l'anirn.a. Lei ti esortò con l'ultim.o sorriso a non segnare il passo. E il passo non segnasti, oh Condottiero! Con gli occhi verdi nei tuoi occhi azzurri, in testa !li Cacciatori delle Alpi, a Varese f-rionfi con furore, ma Ti ferma a San Fermo Villafranca... e perdi il Cavour l'altro Tuo Amore. Non cedi: e eia 1vfarsala coi Tuoi "Mille" avanzi come avanza un fiume in piena: Vuoi n-1.11.rciare su Roma: "O Roma o Morte. Sei deluso a Teano:
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Ricalchi l'orma delle Due Sicilie, ma /'Aspromonte traccia il Varignano. Vuoi spezzar le catene, non dai tregua, e riprendi battaglia sul Savello... con le camicie rosse incandescenti. Un'altra delusione: La Jvfnrmora Ti ordhw ... e "ubbidisci" ... Ma Anita è sul Gianicolo... e ritorni. Monterotondo Ti darà Vittoria e Men tana sconfitta, con le cmnicie rosse nel/'oblio, tutte intrise di sangue. Ma tu già eri a Rom.a, oh Garibaldi! Ti eri aggrappato forte alle sue Aquile quando sul rnar vcdes ti i gabbiani! Erano i gabbiani su Caprera ... Paolo primo, re di Tavolara, T'invia il suo messaggio dell'Onore, di fede! tà perenne ... Egli ti esorta a non piegarti mai. Con l'odio più acceso alla tirannide lungo i passi incisivi del Destino non Ti pieiasti rn.ai. Mai la schiena -ricurva alla paura, mai il perdono codardo alla menzogna: i bugiardi alla gogm,. Sol per il vero, Sol per la Giustizia l'amore immenso, e per la Libertà. Così tutta la vita: è il Testmnento. Poi è l'ultima battagli:a: con la Morte. Fu Lei e/re vinse ... Tu le sorridesti chiudendo gli occhi al sole della terra ed aprendoli al Cielo. Ma di te c'è l'essenza: /11. Legione, oh Gariba./di, fior d'ogni stagione ... non potrà mai morire. Perché sopra di noi c'è sempre il Sole e sopra il Sole... IODIO!
(1976)
POESIE E PROSE
Il giallo e il nero colo1'i di moda (parte) (di Arnaldo Fusinato)
[. .. J
Roma e Venezia a Garibaldi nel 1863 ,.
Dal morbo l'emuto sviava la fonte Laggiù in Aspromonte, All'inc/ifa cura sorrise e plaudì--· Drouyn de Lhuys; E anch'esso il Pontefice dal suo Vaticano Mandò un 'Benedicite' al medico Urbano. [. .. ]
(di Luigi Forcignanò) Dal solitario scoglio, ove ti affanni Esul temuto e sospirato tanto, Stermina tor di despoti e tiranni, Sorgi, Leon d'Italia invitto e santo. in te spera ogni popolo che t'ama: Come dell'Angiol vindice di Dio Della tua tromba suonerà lo squillo: Terror dei prepotenti e d'ogni rio E' In croce che adorna -i/ tuo vessillo. Tremenda e benedetta fiala guerra Quando si pugna per la patria terra. TI tuo vessi/ dei despoti è la morte; Vangel di amore e libertà [a Croce Vieni, Leon cl'Ttalia invitto e forte A sterminar ogni tiranno atroce E avrai tu allora del Calvario Monte Compiuta l'apra, o Cristo d'Aspromonte.
Da: "Ganhn!di ne/!11 /etfera/.urn italiana", di Giaci.nto StiaveUi - E. Voghera Ed. - Roma, 1907.
Vita di Marco Bruto
Caprera, 19 Febbraro 1863
Da: "Lecce e Garibaldi", poe.sia tratta da: "Cnnni pntriof:tici" (Lecce, 1867) - Capone Editore - Cavallino (LE), 1983.
* Questi versi ebbero l'onore di esser ]etti dal Grande di
Caprera - dal quale, avendoli l' ALttore presentati per lettera, ebbe in premio prezioso la seguente generosa risposta: "Sig. Forcignnnò, Vi ringrazio de' vostri bei versi.
Credeten1i con affelto Vostro G. Garibaldi"_
Stirpe di Giunio ereditò e/al fiero Vindice di Lucrezia il bello, il santo Amor di libertade ed all'Impero Giurò nel/' alm.a un odio sacrosanl'o. Padre? che importa? Il più fatai guerrriero 7 Che monta? Egli è un tirannno, il regio manto Debole usbergo è al mio coltello, e invero Di cacciarglielo in corvo' avere il vanto. Così Bruto dicea, la gran mern.oria Del -roman seme, quest'illustre sgherro Che al dritto popolar diè la vittoria, Se a quel prisco appressar falsata istoria Tesse or colui che Rom.a opprime Di Bruto patria aver novella gloria. 1862.
Da: "Garibaldi nei canli dei poeti suoi contemporanei e dei popolo itnliano", di NeLlo Puccioni - Za.nichelli
Ed. - Bologna, 1912.
293
CAPJTOLO IX
Aspromonte (dì Giuseppe Garibaldi) Da Sarnico a Captera, a temperarmi Dalla nausea de' regi . .T pochi fidi (Pochi, perché dell'io la sciagurata Srnania corrompe i molti. E questo il primo Poter della tirannide!) il cammino Delle venture ripigliaro, e l'onne Ricalcàr gloriose dai superbi Mille solcate e di Marsala il grido Rimbombò s,il/'Oreto. E l'immortale Popol. de' Vespri sollevò la fronte Annullatrice de' tiranni! L'ecu «O Roma o morte» ripelrn Ji·emente Dal Lii/beo all'Etna. Oh! gloria sia Alla Trinacria, iniziatrice e prima Alle patrie battaglie.1 sonnolen/·i Figli del Continente il generoso Udiron grido dello Forte e_, pigri S'accovacciaron nella melma, insani! Per pentirsi di poi, ma tardi. Intanto, Peria la schiera de' valenti, involta Dall'insidia dei Regi, infeudati Al Fmnco birro dell'Europa. E gi11ce Sulla cervice d'Aspromonte inulto La speranza del Tebro e la ,Nrgogna eternata d'Italia le miserie! O Libertà, del profanato tuo Nome si pasce il Rege e i genuflessi Servi. E i sudanti della gleba indegni del toto non son vivificante sole? Guarda il .Franco appestar delle sue ciance li Mondo, e incomodarlo per la vana. Burbanza. d'esser conto! E mentre ieri Propagatore di Ragion scioglica Sul 'Europa il suo voto, oggi sostegno Della sucida /ue che infesta Italia S'è jiitto e, fier del suo bavaglio, all'orbe impor vorria e fanatismo e ferri, Di Lojo/a campion. liberticida! L'Anglo... forse dovrei non. favellarne Perché d'Italia la pericolante Nave sorresse spesso, e questa vita Mia lenì nelle sciagure! Tntan to Di Libertà campion, ei non ripugna Co' tiranni legarsi e, mentre il FatoDella grandezza al
vertice lo pose, Guarda nell'imo e si commuove al tnice Destino degli oppressi; m.a la quiete Sua, confortata di dovizie, al santo Delle Nazioni drill'o non pospone, E sotl'o il Borea/ nwsl'ro trafil'l'a. la Polonia soggiace e isteri/il.·o Un voto giunge alla cadul'a, allora Che d'una nwn gagliarda avria ben d'uopo! Tuoni, Albion, la tua possente voce Della Neva su i flu I-ti, e le anelanti Torme raccogli a te dintorno e lascia Nella lor ,ne/ma gl'lmpernnti! li tuo non irnbrnttare maestoso armnanto All'infame contatto ed il destino Delle nazioni reggerai. I servi Infrante avran le lor catene e il Mondo Da Dio segnata, segufr1ì la via! E l'Italia? ... Essa non conta. r battaglioni De' suoi guerrieri tra_sformati in birri Son per frenar dc' generosi il sacro Tirannicida impulso! Ove di schiavi S'oda rumore di battaglie, al san/:o Tuo nome, o Libertade, io la spossata i\1ia destrn porgerò e un cuor che pulsa Coni'ai verd'anni! Ne.I tugurio intanlo, Ove m'è forza medil:ar scnz'oprn, lo me'n starò lranquil/o ... Ah.I no! 111 quiete Non è per chi le tue vergogne, Italia, Carne se proprie sopportar non puote. Taci!... O demon delle battaglie! il ferro Più non mi va. Questo mio fra/e è infranto Più che dagli anni, dagli: strazi e l'onta Della rnia terra schiava! ... Agl'lmperanti Il. lor pasto lascimn: le plebi1 E stanclte Se son di battiture, ai lor tiranni Non largheggin gli sgherri, che dal seno Scafuriscon di lor. All'impostura Alimento non. denno! e prostitute Chine all'altare del chercuto, invano Ho tenlal:o strapparle, e ·11wledef-to M'hanno, e deriso, e flbbbandonato a/fine De' padroni al capriccio e rinnega/:o!
Da: "Poema ,wtobiogmfi·co", di Giuseppe Garib�ldi (pubb.licoto dn G. E. Curatulo) - Zanichcl li Ed. - 130Jogm1, 1913.
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POESIE E PROSE
Verso pur per musica La notte del 29 Agosto 1862 (di Rocco Giannetto) Di patrio ardir, di puro amor raggianl'e A me sen venne il giovanetto amato; E prese dal mio sen le cose san te. lo gliele posi sopra al manco lato. E poi gli diedi la camicin rossa Né lacrima versai nel dirgli addio; !'vfn quando sen partì fui sì commossa, Ch'io piansi tanto, e mi rivolsi a Dio. E questa notte, qual se dalla fossa Uscisse a visitarmi, a/7, lo vid'io,: Lo vidi, e una.ferita avea su/fronte Dove seni/o col sangue era Aspromonte: Lo vidi, e udir mi parve: Chi piangi, o Lida? ... Non per me, per la guerra fratricida!».
Da: "Adelaide Cairo/i e i suoi figli - Lettere inedite dal 1.847 al 1871", a cura di Erminia Ghiglione Giulietti - Castald. i Editore - Roma, Milano, 1952. (Ne.I In nota riportata a pag. 327 è evidenziato come donna Adelaide tenne preziosi questi versi che le furono regalati dai prigionieri del Forte di San Benigno e scritti daU' Avv. Rocco Gian11etto, compagno d'armi e di prigionia di Enrico, secondo quanto ella stessa annotò sui fogli).
Saluto all'Eroe nella pineta d'Aspromonte (di Nicola Giunta) II.
I.
lll.
lo saluto per te, io, tuo poeta, Ttalia, Patria mia sì sventurata, che nccogli all'ombra, qui, della Pineta i tuoi fedeli in questa gran giornata,
Eroe d'Italia, Eroe che de' due mondi proclmnaron le genti, e insuperato; Eroe che di tua luce il cuore inondi nell'Iden/e che t'ha inmwrta/ato,
lo ti saluto, e nella mia parola cl/ora in cerca di te sì calda aleggia, in cerca del tuo spirito che vola alto su di noi e vivido fiammeggia;
mentre la Poesia tace, segreta, a tale festa onde tu sei chiamata; io saluto per te, o Patria inquieta, l'Eroe che tanta gloria /"ha donata ...
ora e sempre col nome tuo c'infondi il coraggio c/ie in noi morl'ijicato fu dai malvagi e i trafficanti immondi che l'Ideale tuo han sì oltraggiato,
io ti saluto, e ci anima e consola il sentirli con noi, ché in te grandeggia questa italica anima che sola, ancor sri tutto, al tuo ritorno inneggia.
Ei, col suo nome e il fiàmmeo ricordo della figura sua sì bella e fiera, ogni cuore commove ancor non sordo
tu cammini con noi, tu che sentire devi dall'alto, ed è si1premo accordo, questo cammino verso l'avvenire ...
Nel nome tuo, magnifico ribellle, combatteremo il pregiudizio stolto ed il quetismo de la genl'e imbelle;
11 la bellezza di sì pura gloria; a il Suo nome sarà nostra bandiera, fiàcco/a accesa ad ogni tua vil'toria !
E per la Pntria che non ha perduto, anche infondo al dolore, il tuo ricordo, e per l'umanità, io ti saluto!
nel nome tuo, l'errore dei ribaldi, e con /11 luce del tuo snnto volto, avanti: marceremo, o Garibaldi!
Da: "Calabria Garibaldina" - Febeii Ed. - Reggio Calabria, 1960.
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CAPITOLO IX
Al prigioniero d'Aspromonte
Aspromonte (di Giovanni Manzoni)
Curva la fronte sull'acerbo fato Che ti travolse, o generoso core, Medita [talia e vinta dal dolore Bagna il volto di pianto in consolato, Ché ognor ravvisa in te spirto indomato Caldo di patria carità, d'amore, Rammenta ognor che de' suoi figli il fiore Per te l'arduo raggiunse al/òr brama/·o. Piange l'Italia e il mondo a lei risponde, Ma un dì ti rivedrà fulmin di guerra Dell'Adige e del Mincio o/tre le sponde; E dal sol d'altre etadi irradiato N'andrà, Duce dei Mille, in ogni terra il tuo norne più grande e venerato. Dottor L. Greco
pa: "Museodifamiglir1" -Annoll,n.17 (settimanale dal n. 7) - Milano, domenica 14 Settembre 1862.
Clri grida "O Roma o morte'' ? ... Un folgori o D'armi balena per caliibro cielo: Scende un urlo dal man te aspro al desìo, E in l'ossa mette un funerario gelo. Quetate, ardenti alme guerriere! Oblìo De l'urbe o mai sarà .1 Pensiero anelo Essa è d'un re che sta i:n su /'Alpi, dio Vegliante, e pronto a discoccare i:! telo. Ahi che un muro di gallici lapilli Or ci contende Roma, ove è grandezza Tanl:a, che il Genio a lei dinanzi ammuta! Se - contr'esse puntando - oggi di spezza L'Italia spada più temprata e acuta, Ei riunirà come la tromba squi/li 1
Da: "L'Epopea di Savoia" - Libreria d'Italia - Milano, 1929.
(di Giovanni Marradi) [. .. ] Egli, il fulmineo vinci tor di cento pugne, rivarca prigionier le porte del Varignano con pie' gramo e lento, e ancor lo tiene entro sue rn.ura il forte del Varignarw, come quando Ei venne, pallido in volto d'un pa/lor di morte, dall'infaus/·o Aspromonte, fra il solenne dei popoli silenzio, sanguinando dalla ferita che troncò le penne al suo volo su Roma, strascicando nel pie' dolente il piombo dei fratelli che lo colpìan come un ladrone in bando... E quel Duce di vinti e di ribelli, quel prigionier da tante armi scortato, vigilato da' pal:rii vascelli,
passa, una volta ancor, fra il costernato silenzio delle genti, ed ogni fronte scopresi innanzi al reduce soldato di Roma. E il Duce, che obliò Aspromonte, oblierà quest'ora che lo stringe di violenze nuove e di nuove onte; oblierà l'imperiale Sfinge malaugurosa, che a certo sfacelo l'inesorabil Nemesi già spinge, per allenarsi ad altre pugne, anelo vendicator de/l'uman dritto, injìera libertà solo fra l'oceano e il cielo, quand'Ei torni alla sua aspra Caprera, al suo campo al suo orto al suo giardino, sciogliendo ad or ad or dalla scogliera per correr /'acque corn.e un. dio marino.
Da: "Rapsodie garibaldine" (VI episodio: "hfontana - 1867") - Barbera Ed. - FiJenze, 1907.
296
POESIE E PROSE
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RONDINELLA o· ASPROMONTE (.:..t .• ..«IJ,l'Err.1 POl,l'l"lf'.,t
O llondinulh1, cbo liLero I' uli
llillo : son lo Ji color 111cuaggora
Spiogl1i or fuggundo, or !ornando vér mo,
Cho giuro fcau d' avor lloma o UJorir;
lleli 1 ,o pur �1:uli piulà Jo' ruioi muli,
lh pur la sorto 11i re�o a n,1i for,1.
Vai UIJVO uu,bro
e
niogalo al UIÌO pie.
Tu Jèi 1·olar Ja Aipromonlo al Cirnino, E d�I Ciinioo oli' Amiala panar; Poi Joll' Elruria noi dolco giudine Sui frewcbi margini J' Arno posar.
l'ur troppo il giura 110 <.101 uto fallir. I.' empio miui�lro, elio son·o al liranno, E dolla Senna il voloro sogni>, Pro,oceol.lo con l'armi a noi Janno, Di sanguo il auol d' As11ruu1onlo l,:10111>.
Lì dovo frant& più morua,,ra 1'011da, Giu11lll Ji l;lora il bui 11000 a lambir,
Si; ma doti' ila lo s:i nguo ogni lllilla
ru
1·or�a10, u11 lorr�nlc Jarà,
.Uo�lo o romilo YCdr1i 1ulla spolllla
Che
L' aLLanduoalo mio lollo apparir.
Qu�nJo a ri11coasa, i111ilando Balilla,
Slauu di p.ice ... oh I •o farvi il luo niJo Tu 1111r ,olo"i 111 rii orno i1· a11ril, Non wai la aorte un uilo 11iù fido Darli polrla, ro11dincU.. gcnli I. B di volHre I' arro111i il dolilo, LI ti ripo11 iu
r olru1co
L' ilala Lrumba l'�1•1lt'llu rJrà. i,; dolio quo.lo. ui al priniri 11..irlumo lo li 1•odrò allil 11rigiuno ,,•uir, Rar.cogliori, sullo molli luo piume L' aure J' Elruri� o i waloroi 10,pir.
terreo:
(Juello è il mio ciolo, il 111iu nwlo 11alh1.
1-'INE.
H Ji wia malllro li 1-1ou 1ul 10n. Flnnu. 8LAm11orl1 t!11l1nl, V\1 8. NlccolO, n.• l6'l - 187,1
[141)
"Ro11di11ella d'Aspro111011/e", canzone popolare ricavata dopo il 1862, per i fotti d'Aspromonte, daJ fiorentino Angelo Ta!Ji da altra precedente canzone(" rondine/In che libere lrni l'ali", del patriota e letterato livornese Enrico Mayer). n ulteriore adattamei,to ebbe a subir dopo i fotti di Men tana. Fu pubblicata in numerosi fogli volanti e in tante raccolte a curo di varie tipogrnfic. Da: "fra Carducci e Gnrilmldi", di Giovanni Spadolini - Ed. Le Monnier - Fìren.ze, J981.
297
CAPLTOLO IX
Aspromonte (di Luigi Mercantini) To no, non dimando che tenebra eterna Ci veli sì tosto la pugna fraterna! In.fin che la chioma - sui colli di Roma L'Eletto d'ltalù, non va a coronar. li suono del/'ore dai càlabri sassi Ci mwunzimw i morti gridando: - Aspromonte! E bianca a quei gioghi sollevan la fronte Le genti affannose tra /'Alpi ed il mar.
E a quei che dell'empia discordia i serpenti Tra '/ popolo a sciorre di nuovo son pronti, Foggiata in parola sul/'orride fronti La st-illa di sangue dirla - Traditori Ma in suon di tempesta per l'arin rnaligna Cadrebbe su Roma la pioggia sanguigna; E in quel tintinnio - la voce di Dio, - Dov'è, tuonerebbe, dov'è l'Evangel? No, sparso non fòra quel sangue fraterno, Se a/fin ripigliando la croce per trono, Avessi gittato di Sa tana il dono, O tu che smarristi le chiavi del ciel.
Appena quel/'nlme nel rapido assalto Dai corpi squarciati volarono in alto, Con mesto sorriso - guardandosi 'n viso, E l'una con /.'altra si strinse e baciò. E sot/'o al sereno splendor di quel bacio Si tacquero i ferri, già cadder le braccia; Chinò il vincitore col vinto la faccia, - Siam figli d'Italia.1 - ciascuno gridò. Oh.1 s'io, tmsfornrnto dall'ira e dal duolo,
Distender potessi del/'nquila il. volo! La fulgida piuma - nel sangue che fuma Vorrei d'Aspromonte fra i sassi agitar; E, largo uno sprazzo girando sul 'Etna, Con l'una e /.'altr'a./a baf'tendo Appenrmino, Per lui/a l'Italia sin oltre al confino Vorrei di quel sangue le stille avventar.
Per folle ingordigia di un ben che ti fugge, Tu all'odio sorridi che Italia distrugge? Tu cupido aspetti - che d'itali petti Si faccia una strada per nuovi stranier 7 Pc/ sangue che arrossa le calabre alture, Su, o nati/i'a l'Alpe, fra /'ionio e il Tirreno, Su tutti ad un tempo, stringiamoci al seno, Giuriamo ch'è un solo di tutti il pensier. E l'ora è solenne.1 Degl'Ttali '/ core Cui stinse Viniqun novella: - Egli muore! ... Nel viso alla Legge - che sprona e correggge, O Achille d'Italia, sta intento per te. ln man della Legge fu scritto - Apromonte - Da Plr.ifa a Volturno - risposer due inondi: O Legge, quel nome nel cor ti nascondi, Nel cuore è la g/orin del/'iti,lo re.
Bagnati c7el santo battes1110 novello L'un Ttalo a/l'altro direbbe - fratello! E astersi dall'ira - che a scinder cospira, Quel sangue farebbe di tutti un sol cuor.
Da: "Garibaldi nei canti dei pveii s1wi contempomnei e del popolo italiano", di Nello Puccioni -Zanichelli Ed. - 13olognc1, ·1912.
Italia e Roma (di Ernesto Jvfessinn)
- Italia, Ronrn - do l'mnpio occhio, vigile, panni che dirne nndar con passo grave fra i Mille arditi. che gli fan corona: - 1/'alia e Roma! -
Nizzardo biondo, vano tu tal. grido per ben due volte, che lo sa Aspromonte, ove, ferito, tu dicesti: - basta! lo sn Men tana!
siccome quando, a capo de i suoi rossi chieden In pugna, e intorno a lui, ansioso, sorgea gridando 1.111 popolo di forti: - Italia e Roma! -
Ma tu più grande de la stessa Rorna non disperasti, e in.fin da porta Pia si sentì grido: - Via l'Italin e Roma! - Or vera gioia
E questa voce si sen. tì a Varese, Corno l'udì, Calata/imi, Palermo; l'udì Milazzo, Messina e Gaeta, finché 11 Teano
che costò tanto duolo - ed il festante lo ripercosse popolo da /'Alpi a Spartim.ento: e così fu formata nostra Nazione
lieto gridò: - Saluto il re d'Italia! M11 l'Italia intern ancor non sorrideva al popol suo; ed il nutrir ne '/ core o Roma o rnorte. Da:
298
"Giuseppe Garibaldi", di Ernesto Messina (discorso) - ("Misce/hmea", pagg. 36-37).
P0ES1E E PROSE
Aspromonte (di Cesare Pascarella)
ccxxxv
CCXXXIV Dove p'un po' de tempo stiede zit.l'o, Nun fiatò, nrm se mosse e usò prudenza; Ma poi, vedenno che l'Italia senza Rom.ape' capitale era un delitto,
Mo sbarcato che fu, sopra d'un monte, Quelli che /JOCO prima, proprio quelli Che aveva accòrto lui come fratelli Lì a Napoli, se li trovò de fronte;
E che per quanto avesse fatto e scritto Quello che je diceva la coscenza, Nun ce cavava m.ai nessu11 profitto, Venne er giorno che perse In pazienza.
Se li trovò, lassù, co' /'arme pronte, Lassù, davanti a lui, senza d'avèlli Cercati, e se trovò senza pote/li Sfuggì ... E successe er fatto d'Aspromonte.
E quer giorno, ribelle o nun ribeUe, Riprese fra le mano la bandiera De l'Italia e Vittorio Emanue/le,
Ma un antro, dico, a vèdese disfal'to Da quelli, dopo aveje rigalal'o Un regno, dimme tu che avrebbe fatto!
E, deciso de ritenta' la sorl'e De Roma, ce lassò quello che c'era; i\1Ia ce riscrisse sotto: O Roma o morte!
E quello sai che fece? Er giorno in cui Appena ebbe \li/torio dichiarato De fa la guerra, er primo a anna' fu lui.
Da: "Storia Nostra", di ce�are Pascarella - r..tondadori Ed. - Verona, 1941 (ed edizioni successive).
Ad Aspromonte (di Ercole Rivalta) Su la sua fronte eretta i ricadenti capelli il vento scompigliava - Liete florian le messi - Ruppero le quete ore i nwscl1etti e il crepitar: frementi ba/zara innanzi i suoi, ma con lucenti occhi "il duce gridò - «Non rispondete. Viva l'Ha/ia ». - E immobile, le inquiete pupille jise, porse a le radenti palle il gagliardo petto - li Ditl'atore vacillò, cadde e da la sua ferita discese un rivo lento per la sete della term nwl:rigna e nel dolore l'utta versando l'anima infi:r1.ita: « Per ]'ltalia - gridò - non rispondete».
Da: "Giuseppe Garibaldi - Sonetti Epici" - Stabil. Tipo-Lit. Carlo Ferrari - Venezia, 1898.
299
CAPI TO LO
IX
A spromonte I ' in linerm10 delle sue sven ture, e di mar tire il serto s u l la fro n te ! Ed in q u el giorno fo rse tristi la rve,
Ma l ' Eroe di Caprera, a n u ova v i t a
p u re al G ran re turbarono il riposo, e fosca n u be s u l s u o volto apparc1c, chin a n do i g u a rdo dinanzi al sol ra d ioso!
risorge ndo, gli os tacol i giga n t i di n uovo v i n ce rà, la tela o rdita recide n do d ' u n colpo! Oh, can ti, canti
I. A l l o raq u a n do i l do na/or d i regni cadde fe rì lo, il popol pel do lo re fiero rugg ì, ché, ma n ifesti segni, vide in q u el sang u e di bes tiai fu ro re !
E
E tu rb i n di furv r bestia i ven tava, con t ro q u el g ran de, generoso cu ore! E la jìera p ro cella tu rbinava
il sol che sfo lgorò sull 'o rizzon te,
1na i sfolgora to avea p i ù l u m i n oso,
perch é raggiava app u n to dn Aspromon te.1
E a sangue in tan to da lle s u e ferite zmnp illan do, sgorgava carn e rio 1
pen n a uen duta d 'a u liw poeta
larve di glorin .1 Oh va n ti pur, van ti efjìmeri trionfi, all'ombra quiètn
là, da lla Fra n cia, e fu Napoleon e
d ' a u rn to p a diglion e ! Non si vende
te rzo, che pien di sdegno fulln i n a va .l
una cos cienza dig,n: tosn, e lieta
F u lm inava, e voleva che al leone recis a fos s e la bionda s u a testa; nrn fu l u i che balzò dopo d'a rcione
della luce del vero, né distende II.
velo pietoso, auvo lgendo in oblio
" Sia ma lede tta la civ ile g u e rra ! "
quello che vede e quel lo che comp rende! Col sudar della fron te, e 'I logo rio del suo cervello cerca vera glo ria !
q u a n do il Pruss iano i n sang uinò la e res i a d e lfi e r o Ga l l o, e n e pros l' rò l'orgoglio,
fiero nigg ì quel giorno, e, vo l t o in gi ro,
m en tre Berl i n o banchettava i nfes ta !
il mesto sguardo, g iù, fisoll o a terra.
Ma se l 'E roe p iombava nel cordoglio, tris te giorno fu q u ello d 'Aspro mon te,
Non un gem i to em ise, né sosp iro dall ' a nelan te petto . . . u n tu. rb i n io
e v e l fu nereo cinse il Cmnpidoglio,
d 'idee / 'ossa/se, oppresse, ed il m a r ti ro
ché il sang u e spa rso in terra trncciò / 'on te,
Da: " Can i-i ga ri/)11/di n i -
d 'apparire, o d il più du ro bisogno
rassegnato s u b ì s i ccome un dio 1
/ 1 1 o ccasione del Cen te nario dell ' Eroe 1 8 0 7- 1 907",
G ro n di il sang u e dov 'è! Con l a vo rio d ' a rte non ina nella, e stolta boria la fa ranno mendace, ché la sto ria es tro non è, non è parto di sog n o !
del Prof. Giovanni Rossi - Tipogra.f in Francesco Tonu118sini - Lanciano.
Dopo Aspromonte A Pisa /.
Il.
l i i.
IV.
E lo vide In mia c i ttà dilel/11 dopo A s11ro1 11011 /e, e d 'Arno le riden te riva s ripe rba, ed 11,rn forte, e/e l la ondn festnn le rmpol11 ,-fir,enle, nd s 1 ro seno l 'accolse1 e1 dai g iocondi pnlagt al sol del mez iorli riden te, infino a 1 pirì: retnofi oscuri fon d i della Cit trì _. rfs rwmnmn le grida af grand ' E rae1 f- rionfm i te de' due mondi i Ed in Pi5a gent ile, ove s 'ann ida del cii o re la bontà, ginr.q i.r e il fe rdo, e ffi veniva estrnftn l 'om icida plllla /arale, con / 'in dejìn i la senso di duolo! E men tre rmcor gemevn di sangue !a fe rii.a, Egli gradi/o il t ributo del pu11ol ricweva: e del popol pisano ern l 'onrnggio pi ri p u ro e più s i n cero che accog lieva ! Ed in fmn le all 'Eroe b ri/lovn 1 1 J J raggio l r1cen le, era dipinta la le lizin, e so rrideva come i/ sol di maggio! D issipa l a dal c,mre ogn i ll"is liz in, sgombra d'og n i pen s ic l"fosco la men /e, o/Jlinva del l 'uomo In nequ izia E m en tre il so/ vnnia nella ride11/e nrn ,-inn, t : rnscu rrenn /'o nde dell 'A m o p lacide alla lor foce, e della gente, ,'11 rlìo vivo il clamo re per Longnrno!
E. ritempros.si il G ra n de ali'arùJ p u ra de/In Cii là co t . m , to a we di/et/a, ed ur, du� p i ir J lOn. è, la .:wa figu ra1 del l 'A rno in rivn, vig ilando, _a,71etln in b ra1 1zo _fi-1s11 c011 senso d'amore, n e/In forma 11i,ì be/In e picì perfel/a! E la Ci / l à con l rl l l o q1 1 n 1 1 /o il cuore in effige so / 1 1 /n il srio leone, ed è sa cro per lei cmne l 'onore ! Sacro è p e r l e i s icco/1/e a Cur/otone e 1Vfon ta nnra il sangue micor 'i) enn igJ io de' r1mdi s uoi, che fi1 ro11 legion e 1 Sa cro, wm 'ebbe 5/I C/"O il proprio figlio che l 'a rmonia de' cieli rivdnva, ed in A rce.Jri d1i 11se, s:lanco, il ciglio! Sacro, come il Veggente che bnm1 ava, depor tm Je sue nmrn il bn.mo mnnw n to, e per swipre " S taglien o riposavo ! Sacro, frn d1é pel" lei sia saao il van to de ' 11wm 1 1 11en li, e riel/e tonte glorie, d1e s tan n o "eco/le nel suo Camposa n to / Come i 1 : r ofei di Inn i.e sue vil/orfr, c!i e rm g iorno conqu istò col suo valo re, ,ti cui vive t u t to r son le rnemorie! E saao a Id snriì Jìn o a che il cu o re provi rm palpito solo, e sie1 1 0 / 'are de' Grandi venerate co11 onore, e la coscienza soc,-osan to o/tare!
Sa/.ue, Pisn, rep u /,blirn glo rioso, del/'i lnle ci/là fidn so rella, rifu lgen te di il.tee radiosa / Trn le cento città, fu non men bella, l impidnmenle splendi, e 11e//a s l o rin, b rilli, q ,rnl pura svnvillm,l.e si.elio ! Clré se htf;H hre n f tonn di ..'vfeloria, il n o me dello scog lio, ove s ' injranse di tua po t(m.zn. fino la memorfn, se qi,e/ gio rno Jr, I ris/e, e /eco phrnse il popol 1. 111./.0, ed i n fimerei vel i ! 'nvvotgesti, vi fi, p u ,- d r i com71innse il grnve even to, ed implo rò da ' cieli paw o ' carfa ti, e mole,li la g11err(I, dee i frn tel!i rimdea cupi e cru deli. La g ,wrra ma/cd i q1 1 a 1 1do rinse rra odi Jra knri, e con falce spietr d1�, reggie po/enti e casolari a l'lerra / Om però q11 elln 11wJ1 10ria in.grata, o rmai tmscorse, e tu /rn,rq11i!la f!OSi, in un. sol"riso di pace invidiata! O ra i figliuoli tuoi, fo r ti e pen sosi, se non posso11 van / a l" del m a re il regno, n o n però me1· i di p rio son lotJoriosi ! Dell'apre de/In mano, vivo segno, viva }1' de ne Ji1 1 1 1 10 /'officine, del l 'op re po i p ilì forti de/l'ingeg110, glorie, che ri111 al"rnn sempre divine'
E Pisr1 sempre tra' sogg io rn i detti /1 1 l 'eletto, e In pla cida marina, Ira ' / 11ogl1i p ien d'i11rnn l o e benede/ 1:i; e,.f n quell'n rin p u m e div ina imp regn ala d'aromi sed ucen l i1 dove il polmone s 'agita e s'affin a, tm il lene sussurra r di mi ti ven ti, e 'l murnmre rlel(onda1 che poi muore su finiss ime ffffrw rih ,cent.i, -ungava r.tn gionrn il Re, quel grande cuore di re Villo ria, e/re co/an l o a mava, la ten utn gen til di San R ossol "e 1 E se1 1 1p l ice e modesto egli cacciava lra ' ced u i bosch i, ed il cinghi/1/e irsuto, e /11 Umida lep re egli s covava 1 Talom poi, ne' s u oi pen siet perdu to, fin Jel l'A r1110 al/a foce risaliva, n qu,11/die rnsoln r r1osn11do m u lo. E m m /re il bave placido m J1.ggivn, di cmn 111elli vedeva e dromedaJ"i, IJ1.nga schicm che /11ngi disparivn . A volte m1111v(I di jìsore i vn ri p rofìli arlden /el/a r i delle cresl'e 1. foll'Alpi Pnnie, o (/ 'erra re tra' mri seul frl'i in sen o 11/le mm.me fo reste de ' pini res i nosi, o, qunndo il giorno meno venia, ne!/ 'o re le 11hì ,neste di co11 / empln rt� il fa ro di Livorno .I
08: " Can ti gn ribnldini - Tn occasion e del Cen /. enario de/l 'Eroe 1 8 0 7- 1 907", del Prof. Giovanni Rossi - Tipografia Francesco Tom masini - La nei a no,
300
POESIE E PROSE
Benché ci paia aver parlato più del dovere, essendo giornale non. poUtico, del fatto di Aspromonte, e benché ci sjamo ·imposti tutta la riserva possibile in materia dì poesia, dobbiam fare ancora un'eccezione. Non solo l'amicizia che ci lega al giovane poeta siciliano Salesio-Scavo, ma alcune peregrine bellezze che riscontriamo nei seguenti versi, ci spingono a pubblicarli. Dobbiam pure avvertire per isgravio di coscienza che non dividiamo tutte le opinioni del nostro amico; nw ai poeti che cosa non è permesso ?
Aspromonte "1 fratelli lianno ucciso i fratelli" A/fin l'i trovo, o mia povera Musa; Ove un do/or g/'in terni Penetrali del cor turbi e sconvolga Tu dalle frante corde Della m.ia lira un suon mandi siccome D'eco lontana un nrnrrnure dolenlc! O mia diletta Musa, Or se tu chiedi all'alma sconfortata Quale ha cngion di pian lo, E a che sen fugge un grido Straziante dal petto, Tu dell'italo ciel guarda l'azzurro Verso il meridiana/ misero lido! Vedrai fumare i colli Càlabri e i monti ancor bagnati e molli D'italo sangue, il cui vapor rapito Dall'nure s'erge al cielo, ove aborrito Giunge agli Eterni il sacrificio! ... le/dio Certo da 17oi quel dì tolse lo sguardo; E sconsolato e tardo Forse s 'ascose 11 sole Di rimirar sdegnoso L'atto fatai cotanto e inglorioso. Eran giovani tutti! Avcan sul labbro D'Italia il nome e cli Vittorio. Il volto Dal sol meridiano Abbronzato, parea che sfavillasse D'una gioia celeste. Al Campidoglio Volgevano il pensier, certi che un giorno Con. generoso orgoglio .Agli attenti ncpoti Avricn potuto dire: "E noi ponemmo "Lii su quel trono il grande Italo Sire!" Afo un invido da lungi rimirava Sulle galliche sponde, Feral guardo maligno, Di quegl'impeti arditi L 'indomabil possanza ... Era Io sguardo D'inquieto Monarca, a cui sul fron.tc Pesan forse gli allori Colti pocanzi su' lombardi piani. Vedeva egli ne' sogni Immensa larva, splendida, gigante Sorgerfi·a l'Alpe e il mare,
E palleggiando un'asta Contendergli nel nwndo e gloria e f ama. Della novella ltalia Era il fantasma!... Corrugando il ciglio Al sabaudo leone Gelosamente traguardò: gl 'indisse Di frenar quegli slanci... e l'obbedia Mal reluttante il figlio Del martire d'Oporto! Carne /:alor d'altera. aquila il volo Ardito caccia tor tronca nel/' a ere Col piombo ruinoso, Così l'roncato il passo Fu 11 quella schiera invitta Sul culmine del lvfontc aspro e funesto. E fu vittoria! Ma parea sconfitta Della regni bandiera; Né può menarne vampo Superbamente il bersaglier dell'Alpe E dire: "anch'io pugnai là su quel carnpo".
E tu, che il Dio delle Batlaglie, illeso Nelle pugne serbà con tra il ncurico, O glorioso condottier dc' Mille, Tu cadevi colpito Da un italo nwschetto Mentre dall'imo petto La parola di pace a' tuoi volgevi! Fra un turbinoso nembo Di vincenti falangi Talor ti vide i:! cielo O della luna il consapevol raggio Insanguinar gli sproni E dileguare sul fede/ corsiero Pari a notturna vision. ... ma dove Fraternamente odiando S'incrociaron tra loro italia acciari A.hi! Troppo facil prig1onier ti fea Il magnanimo core 1 Salve, o stella cl'ftalù1; oh, salve, prode Libera tor di popoli! ... Se alcuno l nsu I ta a I tuo dolore E ti crede caduto, oh gli sorridi Altermneritc in volto! Vedranno un. giorno quale in. pell:o alberghi Alina sublime... E quando Il Sabaudo leone A novelle vittorie Te chiamerà, /eon della Caprera, Ti rivedranno sci11 tillantc in pitgno L'elsa fatai terrore A' nemici d'Ttalia; E a lui d'accanto, o grande, Tutti i do/or' sofferti, Tutti i sofferti guai Generoso obliando, Le ardite prove rinnovar saprai! Palermo, settembre 1862 Francesco Sa/esio-Scavo
Da: "Museo di famiglin" -Almo TI, n. 17 (set-timanale dal n. 7) - Mila.no, domenica 14 Settembre 1862.
301
CAPITOLO
IX
Vita e battaglie del Generale Giuseppe Garibaldi Nuova tarantella di G. Salvi [. .. ]
Mosse la guerra per Aspromonte Trovò disgrazia sempre di fronte Perché una palla di lui rivale li nostro eroe ferì mortale. [... ]
Da: "Ln poesia popolnre nel Risorgirnenlo itn/inno", a curn di Romano Calisi e Francesco Rocchi- Vìto Bianco Editore, Roma-lv!ilano-Napoli, 1961 (pag. 13).
Roma o Morte "L'esito sfortunato dell'impresa del '62 e la ferita di G11ribaldi per una regia .fucilata", co1ne si espresse Pisarioff provocò mnarezze e protesta non solo nei progressisti russi, ma anche in politici di l'endenza pi1Ì conservatrice. In occasione del ferimento del popolare eroe ad Asprornonle, il poeta ed operato/re sociale S. P. Scevàjoff scrisse clre "tufl'o il popolo sognerà il sangue di Gariba1di''. All'impresa del 1862 Scevi1jojf a quell'epoca in Italia, dedicò una poesia che, a prescindere dal suo scarso rilievo letterario, richiarna /'a/'f'enzionc sul/'esali'azionc, da parte de/l'autore, di Garibaldi e delle so1c imprese. Ecco alcune strofe, cdii.e posf,irne per m.ol'ivi di censura:
... Della pazienza la misura è colma: l'Eroe-erem.ita giunge a Caprera mesto e angoscialo, ed un tremendo grido sgorga dal fiero petto. O RON[l\ O MORTE! "O ROMA O MORTE!" è il grido di cui fiere risuonano Calabrie e la Sicilia ... li popolo si esalta nel delirio: A ROMA! A ROMA! e lui ferito cade. Non è di Garibaldi la ferita, sono forti sua fibra e sua natura; la ferita è nel corpo del/'Jtalia, il popolo la soffre come sua. Memorabili vette d'Aspromonte, ove sgorgava il sangue di quel forte! Nel sud tinse di rosso l'orizzonte, come di un'alba fu luce nel cielo. Sangue di Garibaldi! D'Appennino le cime rosse all'alba ed 111 tramonto lo ricordino a tutti gl 'iia/iani che si scnlonofigli di Una patria. .. Da: "Cm·iha/di fu ferito...", di Salvatore Vicario -Nel l 0 Centenario della morte di G. Gatibaldi -Arti Grafiche Consorti Ed. - Mentana, 1982 (pag. 12).
302
POESIE E PROSE
In morte di Urbano Rattazzi
Aspromonte Fu profeta di pianto e di sciagura Chi ti disse aspro monte; maledetto Nelle memorie de Il 'età futura, Vivrai di orrore e di dolore oggetto. Traccia la lode, 1 ver 111a/ si misura Nella notl'e che accieca /'intelletto; Taccia l'accusa, regni un solo affetto, La rimembranza cli l'anta sventura. Sorga una. voce dal sepolcro, 11' giace Col fratcl vinto il vincitore, e dica: Non si speri UNITA' senza la pace. D'iniqua gente ai nostri mali amica L'uflima gioia sia; l'ultima face Sì estingua qui della discordia antica.
L'uom d'Aspromonte esanime reclina al suol la fronte; E i figli d'Aspromonte Lo piangono con mc 1 L'uom di M.en/:ana è profugo Da questi amari esig i i, E inginocchiati 11/ffcretro Son di Men.tana ifigli 1
Da:
"Garibaldi nella /eltem/'i.1ra i/(1/ia11a",
di
Giaci11to Stiavelli - E. Voghera Ed. - Roma 1 1907.
Pietro Sterbini
Da "J\111seo difmniglia" -A1mo II, n.. 17 (settimanale dal n. 7) -Milano, domenica 14 Settembre 1862.
Da i\1.arsala a Caprera
L'Aspromonte di Garibaldi
(di Giulio Llberti)
(di Bruno Zappone)
[... ] E s'addorme ispirnfo: il petto ans1mte E i semichiusi mi di pianto molli Scorge il drnppel de' 111011 ti: era il sognaute Fra i sette colli, i\1a l'mirea vision perché sturbava Un presagio e un sospir dal cuor segreto? Qual pensier con la negra ala solcava Quel fronte lieto? Ahi piombo d'Aspromonte! ahi la fraterna Man cl1e lancio/lo dal donato soglio! ... Mesto lento il navi/ del mar s'interna Verso uno scoglio. Uno scoglio! e al dormente nppar sull'onda Nizza. sua che /'aspetta, ital11 nncom: Ahi scherno, ahi punta al cuor, quando alla sponda Cozzò la prora! E addio sacra falange, addio tu.o duce! Venìa come un volante incontro al sole Avido il vate a ber la piena luce De/l'ampia mole:
Desiderio di unità e non di gloria spinse l'eroe in su quell'aspro monte ove il fucile regio /'attendeva. Non di sangue di fraterna giovinezza sparger volle e pur poteva. Viva l'Italia invece disse, preferendo la resa alla bal:taglia. Disfatta più ingiusta non poteva premiar un uomo di valore che.fu, nel suo profondo intento, il fa1.1 /ore principale del glorioso nostro bel Risorgimcnto.1
Da: "G11ribnldi in Calabria" -Pellegrini Ed. Cosenza, 1990_
[... } Da: "Garibaldi 11ei canti dei poeti s11oi con/emporrmei e del popolo italimw", di t elio Puccioni - Zanichclli Ed. Bologna, 1912.
303
CAPITOLO
X
ASPROMONTE
CURIOSITA'
305
CAPITOLO
X
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Gmibok.li e Gioco (primi '900) con sei scene di battaglie garibaldine (in tondo). Una di queste illustra il trasporto di Garibaldi ferito (v. dettaglio). foglio (cm. 49 x 35) reca nel bordo inferiore la scritta: «COSTRUZIONE N. 5 - Cnribnldi e !e sue Bnttaglie». (Collez. L. Mais, Roma).
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I \ I \ I \ I \ I \ I \
Sbarco a Morsoio
Aspromonte
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Figura -rappresentante il ferimento di Garibaldi, i11 Lllla enciclopedia per ragazzi (1960 ca.).
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CURJOSITA'
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Gioco per ragazzi «L'Italia s'è desta. » (a1mi '60), sul tipo del Gioco dell'Oca. Er,i formato da un tabellone (v. sopra) con riprodotte le figurine ''storiche" uguali a quelle che venivano date aJ giudice di gara. li giocatore "conquistava" il posto se rispondeva aJle domande che il giudice leggeva dietro la figura corrispondente a quella su tabellone. La figurina n. 36 è dedicata allo «Scont.ro di Aspro1110nte». (Collez. L. Mais, Roma)
1) Verso dove mosse Garibaldi dalla Sicilia nel 1862? l'er,o Roma. Da e ·
le@<1 o Gatibajpi_a
o.11'.-,sml.;,,.
sp,:om.q,ote.?
-� - ...,,. .,,.,,..,
3) Chi comandava resercito Regiò ad Aspro monte? I M. e__,;;
,. ,....,.
· 4l Percfiè Garibaldi fu lennato àcf Aspromonte? 5J Quale eroe fu ferito aél Aspron,onte?
Casella dedicata allo «Sco11tro di Aspromonte», nonché fronte della scheda n. 36.
6-a.lli.
Retr o della scheda n. 36 con le relative 5 domande.
307
CAPITOLO X
uuuuuoaouuauauu a
"
Culluldi ferito •d A,prornonte, j2'9 A1c..to 11!6,l).
Quaderno scolastico (anni '30) riproducente nella 4' pagina di copertina il trasporto di Gariba Idi ferito.
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Vignetta: «Aspro,nonte» (cm. 7 x 10,5) - Disegno di Domenico NatoU. Dalla serie: "Minibiblioteca del Co!1'iere dei Piccoli" (s.d., 1957 ca.). (Collez. L Mais, Roma).
308
Figurina: «ASPROMONTE». Da: "Corrieriuo Scuola" del Corriere rlei Piccoli - 6 Marzo 1966, n. 10. A pag. 17 /18: n. 4 figurine sul «Risorgimento 1861-1870», di cui la prima (con testo al verso) è qui riportnta. (ColJez. L. Mab, Roma).
CURIOSITA'
flvviso alla JJemocra:da italiana
A.1l/011io Borri, remle noto che ha pubblicato a proprie .'pese.
DA NIZZA AD ASPROMONTE! poemr, popolare in ottava rima sulle gesta emiche di ç. çaribalai. E' un volume di oltre '.:!OU p:iginc, e costa L. Z solamente . .\/èll'intcrno d'Italia a chi invia anticipata mente cartolina-vaglia all'autore (perchè ,·endibili uni camente presso il medesimo) abitante in. Velletri (Roma) si spedisce rncçomandato. Questo lavoro è puramente storico-politico di stile libero, non servile, alla portata di ogni intelligenza. La narrazione comincia dal 1315 - quando G. Ga ribaldi, appena otteni1e, strappò da certa morte una povera donna· travolta nelle acque del fiume Varo. in terrompendosi a bP.Jla posta nel punto in cui egli ve ·niva iniquam�Ìlte colpito dalle due palle f r atricide in Aspromonte.
Depliant di propaganda (1907) del poema popolare: «Da Nizza ad 11spro1nonte», di Antonio Borri. Non si hanno notizie se la pubblica:tione abbia visto la luce. Si riproduce solo la prima delle quattro facciate di cui si compone il depliant.
Segnalibro inglese (1864). lnaltoilmotto«ROMEORDEATH» e sotto « CASTLE OF SPEZIA (sic) / THE PLACE OF / GARTBALDJ'S / CONFINEME IT / 1862». (Collez L. Mais, Roma).
Segnalibro inglese (J.864 ?). Nella cornice:« PALER.i\110 I FREEDOM FOR ITALY / MILAZZO»; nel mezzo figura di Garibaldi in divisa da Generale dei Cacciatori delle Alpi e sopra il motto: «ROME
OR DEATH».
In basso: «GARIBALDI». (Collez. L. Mais, Roma).
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CAPITOLO
X
I
140 ° Anniversario del ferimento del Gen. Giuseppe Garibaldi 1862 · 2002
. I I
Fazzoletto-ricordo del 140 ° anniversario dello scontro di Aspromonte, 29 Agosto 1862-2002- cm. 102 x 49 (triangolare). Comune di S. Eufemia d'Aspromonte (RC).
Cucina - Storia e tradizioni Alla scoperta della provincia di Palermo (non sono indicati i nn. delle pagine; si fa riferimento ai nn. delle foto per citare la frase interessata). Sopra la foto n. 28 si legge:« Vale la pena di ricord11re che con un "Corvo" rosso brindò Garibaldi a Palermo, sognando "Roma o 1norte! "» (pag. 23). L'opuscolo (24 pagg., illustrato con n. 30 foto a colori) è a cura dell'Azienda Autonoma Provinciale per l'incremento turistico (P.zza Castel.nuovo, 35 - 94141 Palermo).
Canti popolari Parole cantate dal popolo sul motivo del "Flik-flok" dei Bersaglieri, subito dopo H tragico espisodio di Aspromonte: «Han ferito Garibaldi/ l'han ferito c1ll'AspromonJc/ bersaglier chinal'e il fronte/ per vergogna di chi ferì».
310
Acrostico (di Leandro Mais)
24864 Nel corso della sfortunata spedizione su Roma organiz zata da Garibaldi nel 1862, osteggiata dal govemo italiano, il 29 agosto le truppe dell'esercito regio affrontarono all'Aspro monte i volontari garibaldini: sette di questi ultimi furono uc cisi e lo stesso Garibaldi venne ferito e incarcerato. l. Chi era il colonnello che comandava le truppe regie ? 2. Garibaldi venne tenuto prigioniero per più d'un anno?
24864. l) Emilio Pallavicini di Priola; 2) No: rinchiuso in un forte della Spezia, venne rilasciato dopo poco più di un mese.
Da: "L'Edipeo Enciclopedico", in: "La Settimmra Enigmistica" del "I ° Settembre 2001 - Anno LXX, n. 3623 (pag. 5).
Avanb Se111pre Per Ro111a
o
Morte Osando Non Te111endo Eroicmnente
Aspromonte Nome dato da Garibaldi ad un cane di razza Terranova, addestrato ad attraversare a nuoto il Passo
della 1\1011eta (braccio di mare fra Caprera e l'isola della Maddalena). (V. pag. 196 del libro: "Garibaldi a Caprera", di Antonio Frau e Gin Racheli - VERI Sardegna Ed. -1982). (V. pag. 90 dell'opuscolo: "Descrizione di Caprera.", di Achille Cagnoni - Roma, 1875, 2 ° ed. - Al capitolo: "Quadrupedi al servizio della casa": "[ ... ] Teneva pure 4 cani: 1 ° - un cane da caccia d'acqua, di razza grosso, mantello nero, per nome Aspromonte [ ... ]"). (Collez. L. Mais, Roma).
Sa.ggi calligrafici di Giuseppe Bachcrucci (garibaldino): "Battaglie per l'Italia" - Album. Dal catalogo della mostra: "Garibaldi a Pistoia", 1982.
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CAPJTOLO
X
"O Homa o morte". Versi di G. Garibaldi scritti durante la prigi01ùe del Varignano 1'11 ottobre 1862 (come si può leggere in alto a destra). Da disegno originale a pe1ma {inchiostro nero) su carta {cm. 12x19,5), di autore ignoto. Questo disegno fa parte, insieme ad altri, di un quaderno di saggi e pensieri di grandi uomini (di artista sconosciuto). In basso, versi di G. Aurelio Costanzo dedicati a f\,fentana. (Collcz. l,. .tv\(lis, Roma).
312
CURIOSITA'
"Garib bardi zoppo" (G ariba ldi zopp o)
Più che un gioco è u no scherzo. Riuscirà bene se nella sua esecuzione avrà la parvenza di un gioco. Si ispira, come può intu irsi dalla sua denorninazione, al doloroso episodio di Aspromon te, nel quale Garibaldi fu ferito a un piede nel corso di uno scontro fratricida con i soldati italiani. L 'ignobile inciden te ridicol izzò la politica, t:raboccò nella poesia, arse nei canti popolari. Ecco un significa tivo ritornello che, a dimostrazione di qua n to quel vile episodio avesse indigna to gli italiani, fu can taf:o per anni in tutto il paese. Eccone un brano: « Garibaldi fu ferito, fu ferito ad Aspromon te lo portmno seri tto in fronte . . . » Mio padre, a proposito di quel ferimento, m i raccon tava che u n nos tro avo, presente al fa t to, aveva profetizzaln: « Er regno d 'Italia è nato zoppo, mm po' annà lon tano . . . ». Profezia che ebbe pun tuale e solen ne conferma quando m io padre mi riferì la battu fa, e cioè il giorno delfo proclamazione della Repubblica. Ques to gioco, che per qualche verso può sembra.re irriveren te, in fondo non è che una spon ta nca rievocazione fanciu llescamen te sen tita d-i quei fath, quasi una vendetta da trmnanda rsi e da riviversi ri tualis t-icamen te nel tempo. Eccone lo svolgimen to: due o più ragazzi, concorda to lo scherzo, si mettono alla ricerca del malcapitato che ne farà le spese ("erfregnone") . La vittima viene scelta di solito fra i ragazzi venuti ad abitare da poco nel rione o quartiere ("ner vicinato "), oppure fra qualche bu lletto di passaggio che bisogna sfo ttere in qualche modo (che "bigna stuzzicà ") . I du e cornpari, trova to il soggetto, gli propongono: « Volemo fà a Garibbardi zoppo ? ». L'in terrogativo è troppo allettante: c 'è di mezzo un gioco, c 'è il norne di un eroe. . . L 'in terpella to non si fa pregare due volte. «Io fo er cavallo » - taglia corto uno dei proponen ti, curvando immedia tamen te /a schiena in a ttesa di essere cavalca to dall 'eroe dei due mondi. « Io fo Garibbardi » - decide il secondo, zoppicando e tenendo alzata la punta del piede destro (proprio quello ferito di Ga ribaldi), che ha precedentemen te immerso nello s terco di cavallo, o d'alh-o animale assai meno nobile. « Io clze fo ?» - chiede l 'ignara vittima, con eviden te preoccupazione, quasi temendo che non gli resti neppu re una pa rticina nella scena rievoca tiva che s i s ta organ izzando a sue spese. « Tu sfa. botta fai lo s taffiere, poi cambierai pa rte » - lo rassicura il "generale ", ordinandogli di congiungere le mcmi, per farsi mettere in sella. Passa un secondo, due, e lo s taffiere si rialza di scatto imprecando e richiamando in auge cospicue dinastie di defunti, men tre mostra, infuria l'o, le mani lorde di s terco (la "quaja "). I due compari, e tu t:ti i coe tanei che hanno fa tlo da spettatori, cominciano allora a sal targli in torno ripetendo più volte quesl:o ri t:ornello: « Garibbardi s ta ar sicuro va ttene a casa, bru tto buzzuro ! » Il gioco ha così termine. Il fattaccio s torico, a l quale l o scherzo s 1 ispira, sembra ova ttarsi di u n fanciullesco sosp iro di soddisfazione. Il fascino garibaldino ha trova to an cora una volta convin tissimi attori per fars i riproporre all 'a ttenzione di una piazza. Garibaldi è s ta to vendicato ! Tl buzzuro di tu rno è sta to giust:a men te punito! Ma chi erano i "buzzu rri " ? A Roma fu rono così ch iama t i i soldati piemon tesi venu ti nella nostra città conseguen temente ai fa tti di Porta Pia, non ché tu tti quei burocra ti: torinesi pervenuti su ccessivarnente nella nuova capitale italiana, al seguito di Vittorio Emanuele II. Questi baffu ti pion ieri della burocrazia ministeriale occuparono, in vere e prop rie colonie, la zona dela nuova Roma che stava sorgendo per loro. Una Roma che si dis tende a ridosso di Villa Borghese in gruppi di vie ispira te alle battaglie risorgimen tali, ai Savoia, ai benemeriti della causa tricolore (Garibaldi escluso), una Roma che nasce con la lingua di Gianduja in bocca. Tuttavia i "buzzu rri ", secondo il conmne des tino di chi disfa i propri bagagli per una lunga sosta all 'ombra del Cupolone, si inserirono nel corso di u n.a sola generazione nello spirito e nel cara ttere della nostra città.
Da : "I giochi n Roma di strada e d'os te ria ", d i G i orgio Roberti - Newton Co mpton E d . S.r.l. - Roma, Ma ggio 1995 ( 1 ' ed ., pag. 419) .
313
CAPITOLO
XI
ASPROMONTE
BIBLIOGRAFIA
315
CAPITOLO
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FELICE. v·umSTA Ml' L&NO
317
CAPITOLO
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319
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Xl
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