SCRITTI SUL POTERE MARITTIMO TOMO I (1878-1899)

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UFFICIO STORICO DELLA l'vlARINA MILITARE

DOMENICO BONANIICO

SCRITTI SUL POTERE MARITTIMO TOMO I (1878 - 1899) STRATEGIA NAVALE LA SITUAZIONE MILITARE MEDITERRANEA MAHAN, CALLWELL E IL POTERE MARITTIMO

Introduzione, commento, note biografiche e bìbliografiche a cura di FERRUCCIO BOTII

Roma 1998



PRESENTAZIONE

Con la recente traduzione delle opere p rincipali di Mahan e Corbett, l'Ufficio Storico della Marina ha inteso cli riproporre ai giovani ufficia li e agli stud iosi in genere le riflessioni d i due autori classici della strategia marittima che rimangono, a distanza d i un secolo circa, a ncora ricche d i spunti di attualità. In quest,l linea editoriale, non poteva mancare una rivisitazione organica, dei numerosi scritti d e l comandante Domenico Bonamico, il m aggior scrittore navale italia n o del secolo XIX, apprezzato e citato - oltre che dag li a utori coevi italia ni e stranie ri, iv i compreso lo stesso ìv1ah an - dal Rernotti e dal Castex. Da lla battaglia di Lissa - a lla quale partecipa come giovan e gua rd iama rina al primo imbarco - a ll a prima guerra 1noncliale, Bonamico fa magistralmente rivivere nelle s ue p agine le v icende della Regia Ma rina, alla quale la polit ica cli sicurezza italian a del tempo imponeva cli misurarsi con un avversario mediterraneo molto più forte . Fin dal 1878 e gli inserisce il ruolo strategico d e lla Marina italiana in una prospettiva interforze, e sostiene la necessità cli potenziare le forze navali tenendo conto del più vasto contesto dell,1 politica estera e interna , d e ll'eco nomia e d ella vita nazionale . In questo senso può essere definito un precu rsore cli M,1han e Calwell; e ancor prima cli Corbett, a fine secolo XIX, integrn gl i e lementi ciel potere maritti1110 indicati eia Mahan - ciel q ua le rimane il maggior studioso e c ritico italiano - con elementi di carattere clausewitziano. E proprio in q u esti concetti è l'attualità del pensiero del Bonamico che l' Ufficio Storico della Marina ripropone oggi a chi si inte ressa cli storia navale e cli strategia marittima.

IL CAPO UFFICIO Amm. Div. Nla rio I3URACCHIA



PARTE PRIMA

Ferruccio BOTII

LA VITA E L'OPERA DI DOMENICO BONAMICO NEL CONTESTO DEL PENSIERO MILITARE E NAVALE DAL 1870 AL 1899



LA VITA E L'OPERA DI DOMENICO BONAMICO NEL CONTESTO DEL PENSIERO MILITARE E N AVALE DAL 1870 AL 1899

"Chi scorge nel ma re , cioè nell'ufficio che esso compie verso il mondo in generale, il più potente fattore della prosperità nazionale e dei progressi storici, è impossibi le non ck:sicleri un cambiamento nelle idee dei nostri concittadini riguardo alle questioni marittime .. A. T. MAHAN (1894)

I - Perché ricordare Domenico Bonamico La Rivista Marittim.a del dicembre 1994 apre con un editoriale nel quale si afferma: , solo ad osservatori distratti può sfuggire oggi l'estrema attua lità della ·questione mediterranea ', nella più complessiva riflessione sull'evoluzione dello scenario internazionale cli questi anni. La fine della Guerra Fredda ha wlto alle acque del Mare Nostrwn il non invid iabi le p rivilegio d i essere uno elci fondamentali luoghi di 'confronto' tra le due superpotenze; al tempo stesso però ha restiruito ad esse un ruolo necessariamente strategico all'interno delle politiche regiona li cli tutti gli Stati che vi si affacciano [ . . .]. Natura lmente, dal punto di vista italiano, ciò ha un riflesso rilevante (e forse determinante) sul nostro modo cli 'stare in Europa' e di concepire il ruolo dell'Italia nello scacchiere internazionale,,. Il pensiero, la letteratura militare - e il loro aspetto nava le in part icolar modo devono oggi prendere atto di una mutata realtà geopol itica , nella qu ale il crollo del muro cli Berlino nel 1989 e il nuovo e più ridotto ruolo dell'arma nucleare hanno due risvolti fondamentali: primo, ogni Paese europeo, a cominciare dall'Italia, deve contare e.li più sulle proprie forze, non solo per affronr.are le possibi l i minacce ma nei riguard i degli S(cssi alleati e degli organismi internazionali: secondo, ogni Paese deve tornare a fare i conti non solo con la sua storia, ma anche con la sua geografia. Per rimanere nel concreto, la recente guerra ciel Golfo Persico va stucliarn e inserita nel contesto storico e geografico di quelle regioni ; lo stesso si può dire della situa zione somala, o cli quella jugoslava e ciel Medio Oriente. Si impone anzitutto un problema cli metodo: mai come oggi - anche per la storia navale e militare in genere - ci sembra un veritiero, prezioso strumento cli lavoro il concetto cli «storia vera e propria• che Benedetto Croce in un saggio ciel 1934 contrapponeva alla storia «filologica» e a quella «oratoria•. Una «vera storia• nella q uale

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il presente rischiara il passato e il passato il presente, reciproca mente convertendosi e identificandosi [. ..] Conoscenza, dunque, no n di un passato morto (che in q uanto tale sarebbe irriconoscibile) ma ùi un passato vivo, di un passato-presente, donde la definizione che la vera storia è sempre storia ,contemporanea•; e anzi è la sola a cui si addica questo nome [. . .]. li che mostra quanto siano supe rficiali le accuse, mosse a lla storia, ùi ,inutilità•, laddove la riflessione storica, ne l suo piccolo o nel suo grande, interviene sempre in ogni nostra deliberazione e forma il transit.o a ogni nostro operare; e le altre accuse, che essa culli lo spirito nell'inerzia della contemplazione' ...

Al tempo stesso la geografia - d i fatto cancellata dalla divisione del mondo in due blocchi ideologici indistintamente soggetti alla reciproca minaccia dei missili nucleari strategici - sta recuperando il suo ruolo cli primario riferimento della p olitica e della strategia cli ciascuna Nazione. Di qu i il rinnovato interesse per la geopolitica e gcostrategia, che per noi ha un riflesso elementare: l'Italia è al centro del Mediterraneo, e, al tempo stesso, confina con l'Europa attraverso le Alpi. Se si volge lo sguardo al passato, si trovano eloquenti e abbondanti tracce del modo cli intendere la vocazione geopolitica e mediterranea dell'Italia, fin dalla seconda metà ciel secolo xvm. 2 A uno dei più grandi geni della guerra terrestre, Napoleone Bonaparte, non è sfuggito il ruolo marittimo dell'Italia, insieme con la difformità della sua conformazione geografica . L'Italia - ha scritto - ha una parte continentale racchiusa in un semicerchio con un'a rea di 5000 leghe quadrate, una paite peninsulare a forma cli trapezio di 6000 leghe quadrate, una parte insulare di 4000 leghe quadrate. Con questa fisionomia essa confina ta ùal mare e da a ltissi me montagne, sembra da natura chiamata a formare una grande e po tente nazione ; m a la configurazio ne sua è forse causa dell'essere sbocconcellata in Lanci principati e re pubbliche indi pendenti. La sua lu nghezza non ha proporzione con la larghezza [. ..] né il Regno di !\"apoli ha c he fare con la Valle del Po pe r clima o per interessi. Pure l'unità d i costu mi, di favella, di letterar.ura, deve tardi o to~to congiungere al fine tutti i suoi ahirnnti in un governo solo. Nessu n paese d'Europa è meglio collocar.o per diventare una grande potenza marittima, contando dalle foci del Varo allo stre uo di Sicilia 230 leghe di coste; da q ue lle a lla punta d 'Otranto sul Mar Ionio 130; di là allo shocco dell'Isonzo 230; 530 ne hanno le tre isole [Sicilia, Sardegna e Cors ica - N.d.C.] non contando quelle de lla Dalmazia, dell'Istria, d elle Bocche di Cattaro, delle isole Jonie; la rrancia non ne ha c he 600, la Spagna 800. La Francia (sul Mediterraneo) ha tre porti , le cui città contano centomila anime; l'Italia possiede Genova, Na poli, Palermo e Venezia, assai più popolate ... 1

' 13. Croce, Gli studi storici nella rnrietà delle loro forme e i loro dcweri p resenti (in Ultimi saggi, 13ari, Lar.erza 1935, pp. 3 12-322). ' Rimand iamo, in me rito, a F. BOTTI, li ruolo geopolitico e militare dell'Jtulia nel Mediterraneo: spuntt di attualità negli scrittori della Restauraziune (1815-1848), -Informazioni della Difosa• n. 6/1994, pp. 31-37 e Io., li pensiero nc11:ale europeo nella p rima metà del XIX secolo (scrittori italiam), ·-Rivista Mariclima• n. 12/1994 . .1 Cit. in C. Cantù, Anrologia lvlilita re, Savona, Tip. Recl usorio Mii. 1870, Parte !li pp. 3-5.

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Il messaggio di Na poleone non rimane inascolta to. Cìià nella prima metà del secolo XIX vi è chi - come ad esempio Terenzio Mamiani - vagheggia il primato dell'Italia nel Mediterraneo: ben si vede che una contrada così fatta , per poco che gli abitatori suoi riescano a rditi e ingegno.si, sembra ordinata apposirarnente per conseguire il dominio del mare in mezzo al quale si stende. Ma di più si consideri che rimpetto a lui si dispiega la fel ice regione dell'Atlante e della Cirenaica, che alla sua sinistra ella tocca per così dire con mano la Grecia e a non mo lla dista nza ha l'Egiu.o, la Si ria e l'Asia Minore. E se somma parte della civiltà e della potenza del mondo risiedeva appunto in coteste provincie, agevole è il concepire q ua nto se ne dovesse avvantaggia re l'Italia, signoreggiando il ,v!ed iterraneo e stringendo per tutte le riviere all'incorno relazioni commerciali, intellettuali c politiche.'

Per un complesso cli circostanze che in questa sede sarebbe superfluo rievoca re, nel cruciale periodo dal 1848 al 1870 le Marine pre-unita rie e quella del g iovane Regno d'Italia nato nel 1861 giocano u n ruo lo senz'altro impari alle g randi prospettive mediterranee che sembrano aprire, anche dopo Napoleone, gli scritti dei più a utorevoli espo ne nti del Risorgimento; tuttavia questa tematica dal 1861 in poi periodicamente riaffiora nella v ita della Nazione, sia pure in modo non univoco. Dopo l'unità l' Italia deve affrontare gravissimi problemi interni e inrernazionali, non senza quei d ua lismi - anche oggi frequenti - tra vocazione marittim.a e vocazione contine ntale, che per la verità e ra no sconosciuti a i Padri del Risorgime nto (Gioberti, Ba lbo, Garibaldi ... ), i q uali hanno bensì sostenuto - nel q uadro de lla indispensabile rinascita militare della Nazione - la necessità d i una forte Ma rina, ma non al prezzo di un debole Eserc ito, o viceversa. Sta di fatto che già dal 1870 al 1880, ancor prima dell'adesione dell'Italia alla Triplice Alleanza (1 882), diventa p ressa nte e prioritaria l'esigenza di fa re i conti ne l Mediterraneo con la p resenza della flotta francese, ben più forte della nostra e - specie dopo l'occupazione dell a Tunisia nel 1881 - favor ita anche da ottime basi; al tempo stesso l'Esercito deve tener conto della presenza a i confini d i due possibili avversari - quello fra ncese e q ue llo a ustriaco - più n umerosi e meglio armati ... Il tutto a fronte di una scarsità d i risorse, che irnporre bbe anche pe r la politica militare scelte nette e la conseguente ind ividuazio ne di precise priorità. In questo complesso e controverso quadro ciel quale non possono sfuggire gtì elememi cli interesse atnrnlc, acquista rilievo la figura di Domenico Bonarn ico, Ufficiale di Marina e fecondo e origi nale scrittore nava le attivo - ed è già eletto molto da l 1870 a l 1914, potre mmo dire: da Lissa (1866) a Tsushima O 905) e alla prima guerra mondiale. Dei suo i numerosi scritti al rnomento attua le conosciamo solo rivisita' T. 1vfamiani, Cenni sulla istori.o civile d 'Italia, .. [I Politecnico" 1839. Voi. Il, pp. 50-51. Queste riflessioni di Napoleone sono spesso cit ate. oltre che dallo stesso nona mico, dagli scril.lori navali del secolo XIX, p er dimostra re la necessità die l'lt,tlia sia forre:: sul mare::. Non manca tuttavia chi, sul versante:: degli scrinori «terrestri", dà loro un 'interpretazione rid uttiva. Ad esempio il cap. Domenico Guerrini («Rivista di Fameria.. Anno TX -1900, pp. 695-710) intende dimostrare che: 1°) Napo leone avrebbe voluto la Francia, e non l'Italia, padrona del Mediterra neo; 2°) lo svil uppo costiero di una m1zion<.: di per sé non determina la potenza marittima che essa deve possedere; 3°) Napoleo ne non ha mai pensato al p ericolo di invasioni c,htl m are per l'Italia.

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zioni frammentarie. quindi insufficienti'. Eppure, se colta in tutta la sua reale d im ensione la sua opera ne fo il •master• della lecreratura navale della seconda metà del secolo XIX, l'autore che - in r articolar modo all 'inizio del seco lo XX - meg lio prer ara la coscienza nazionale e la Marina a fare i conti con una mutata realtà che nella sua originale e vasta prosrecriva non è mai angusmmente ,,navale• o -navalista•, non è mai angustamente tecn ica o mediterra nea. Bonamico è anzitutto un maestro di metodo: forse come nessun altro egli aiuta gli scriuo ri militari itali;i ni di ieri e cli oggi a volgere lo sguardo al passa to, a ricercarv i le radici del nostro modo d i essere, a confronrn rsi con i gra nd i temi della po li tica internazionale e inrerna e della geostratcgia, a stabilire confronri e analogie con tutto un retroterra storico. Un autore prima di tutto ital iano, ma aperto alle g randi correnti di pensiero d'oltra lpe e d 'oltre oceano. Un teorico che non accetta a semola chiusa né la politica navale ufficiale né idee nate in altre Nazioni - e qui ci riferiamo ramo a Mahan che alla Jeune École navale francese - ma le d iscute, le analizza senz,1 complessi, ne individua i punti debo li o no n adarri alle nosrre specificir:ì nazionali. Uno scrittore navale e un apostolo della [\,farina, infine, nel qua le non si crovano idee angustamente tecniche, amplificazioni retoriche, afformazion i di principio e rcn1iniscenzt! teoriche condi\·isibili ma fine :1 sé stesse. vaghe e nmo sommato sconrate. Rico rrendo a tutte le armi della cultura, dell a scoria e della geogra fia . della scienza, egli sa affrontare l'incontro e lo sco ntro con i più q ualific:1t i espont!nti elc i pensiero mi lita re terrcstrt.! e navale, riferendo costantemente le sue analisi a un quadro inrerforzc. Incontro e sconrro, ,1bbiamo detto: perché lo scontro - sempre lontano cb eccessi polemici - non esclude l'incontro ma lo prepara. è anzitutto ricerca cl i concn.:rc solu zioni, e.li un equil ibrio e cli una concordanza, di un'am10nia strategica e di una collaborazione sui grandi temi della politica milita re, nell'esclusivo e comune interesse della Patria comune. In questo senso, 13onamico non ha idola e non appnrriene alla categoria elc i sognatori, dei profeti o degli aedi: se Terenzio Mamian i e altri (come ad esempio il Gioberri) pensano fin dalla prima 1T1età del seco lo XIX al do min io del Mediterraneo da parre dell'Irali,1, egli invece non si nasconde i rapporti di forze in q uesto ma re m ai Nostrum dominato definitiv,rn1ente - dopo Trafalgar - clall' lnghilrerra. E sa tra rne tutte le dovute conseguenze per l'lra lia, med ia potenza meclitcrrant!a che - come oggi - può destinare solo limitate risorse alla difesa. Le su e teo rie, le su e idee non sono fine a sé stesse, ma hanno sempre come riferimcmo la realtà del momento. Esse sono basare su fa ttori geopolitici , strat:egici, tecnici ecl economici che - specie in tema cli costruzioni navali - gli fanno assumere posizioni anche diverse dalla politica navale ufficiale del momento.

' Ci rife riamo sopram1tto :1 E. Ferr:1111e. Il potere mari11t111u (Suppi. ;tll;i Ril·isu .\1:trit1irn:1· n. 10/ I 982): ID., li pensiero strcuegico 1w 1•u/e i11 llalia (:-ìuppl. alla .. J{ivi;,;t:i Ma riuim:1.. n. 11/ 1988); ID., la Rfl'ìsla J\lariltima de/la/umlaziu11e ai nostri .11tvn1i (Suppi. alla , Rivista M:1riuim:1" n. 7/1986). In que;,;ti rur int<.:ressanti e pionicris1i<:i saggi il prcc.leuo autore !ratta taluni aspçui ddl'intc.:rpre1azione e.li Mah:tn e C:tllwd l forni ta da D.13., ma trascura con1enuti fond:trnentali dé'll·orera clt'l Nostro come 1:t <:ritic1 allt' corazzme e;; alla guc..:rra di squadra. la polemi<::1 con J;1 Je1111e /·cv/e, le rifl essioni ;-;ulle guerre: ispano amc.:ricana e: russo-giapponese. Inoltre attribuisce erroneamcnt<.: la prim,1 definizione di stralegia al !';idre Guglielmot1i, .senza <.:onsidc.:rare le: pren:c.lenti definizioni fornite: nd suo dizionario da Giuseppe l':1rrilli ( I 866) e d;i Ilo stesso Uonarni<.:o ( Cunsfdemziu11 i s11p.fi st 11tli d i /~eo~ rq/ìa 111 f/fta re cu11ti11en1cile e mari/lima. 1881 ).

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La forma dei suoi scritti non è mai scultorea, essenziale e perentoria come quella clt ì\fahan. Predilige le analisi anicolate e complesse , perché complessa e mu ltiforme è la materia che affronrn; v i abbondano i riferimenti ad autori navali italiani e stranieri, gli exe1npla bistorica dai qua li intende trarre pregnanti insegnamenti. A m aggior ragione questo tipo cli approccio rende necessa rio presentare e accompagnare la riedizione dei suoi scritti pi ù significat iv i - che qui vogliamo introdurre - con puntuali rife rimenti sia alla vita e all'opera complessiva dell'autore, sia al pensiero militare coevo, cerca ndo ove necessario g li indispensabili termini d i paragone oltre confine. l.n sostanza, intendiamo qui adotta re una metod ica assai vicina a q uella della storia comparata, per d ue ragioni essenziali. Primo, un autore può acquistare la giusta luce solo se la sua opera non viene vista a sé stante, ma collocata e - diremmo quasi - incasellata, nel contesto del pensiero militare coevo e antecedente; secondo, per defi nire senza errori di prospettiva la reale valenza e il grado cli originalità di un au rore italiano come Bonamico (d 'ora in poi D.B.) occorre fare riferimento alle grand i correnti di pensiero eu ropee e - nel caso specifico - anche d'Oltreoceano. Per ultimo, u n altro e sempre valido criterio ci sembra quello cli agevolare per quamo possibile il lettore, aiuta ndolo a cogliere bene gl i aspetti più caratterizzanti ciel resto degli scritti qu i presentati , e al tempo stesso, dandogli un'immagine il più possibile orga nica dell'autore. Aggiu ngiamo perciò in ,1ppend ice al Tomo Il, una completa e esaustiva b ibliografia e la riproclm:ione della clocurnentazione matr icolare. Ripercorrere - com e noi faremo - le principali tappe della v ita e dell'opera d i D.B . (si tratta cli un binomio sempre indissolubile) sign ifica perciò preparare e introdurre al megl io sia la fase più significa riva e «matura,, ciel suo pensiero - quella degli ultimi anni ciel secolo XIX, così gravidi cli avvenimenti - sia la riedizione che qui presentiamo delle tre principali opere che le contraddistinguono, tutte comprese nel biennio 1898-1899:

Mahan e Callwel!, Il potere niarittirno e li problema marittimo detl'Jtalia. Come meglio ved remo in segu ito , queste tre opere- le più significative di D.B. sono state ripu bblicat e negli anni T renr.a a cura dell'Ammiraglio Fioravanzo e elci comandante Gu ido Po, che le ha nno corredate cli un breve commento. Oltre che a ricercarne e indicarne le radici negli scritti precedenti, l'esame dell'intera produzione d i D.I3. ci ha indotto a ripubblicare - riferendoci anche, là ove occorre, all'esperienza della seconda guerra mondia le - altri suo i scritti fondamental i specie in materia di geografia e strategia (binon,io allora come oggi ind issolubile) , cli tattica navale e cli situazione geostra tegica dell 'Europa a fine secolo XIX. Abbiamo comunque riportato in massima parte le riflessioni del Fioravanzo e del Po, che costituiscono a loro volta un interessame documento storico. Peraltro, oltre a non pote r tenere conto dell 'esperienza della seconda guerra rnonclia le i giudizi di questi due eccelle nti scrittori navali risentono inevitabilmente della visione geopolitica ufficiale del momento, basata su lle aspirazioni dell'Italia al primato nel Mediterraneo e sulla conseguente necessità cl i una flotta in grado cl i contendere ad armi pari il dominio del mare alle potenze maggiori. D ue prospettive . queste, che 0.13. ha sem pre e in ogni caso escluso, rendendo così le sue riflessioni - se ben meditate - non certo in sintonia con gli ambiziosi obiettivi della nostra politica nava le degl i anni 30, e se mai più vicine alle concrete esigenze geostrategicbe clell'lrnli:1 nel 2000, anche per i frequenti, amari accenni critici al clima morale del Paese e alla mancanza cli chiari e costanti indirizzi per la politica militare e navale cli allora.

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Studiare l'opera cli D.B. significa mettere a fuoco le principal i tappe del pensiero e della politica mil itare e navale in Italia da l 1861 al 1915: nessun aurore «terrestre» o «nava le» come lui, infatti, riesce a superare angusti limiti tecn ici e di forza armata allargando il cam po d elle sue conoscen ze al fenomeno guerra visto nella sua globalità, e considerato anzitutto come fano politico e sociale. Quest'impronta d i marca clausewitziana e jominiana, ai suoi tempi nuova, consente a D.B. di compiere, per l'Italia , la stessa operazione - o meglio, lo stesso apostolato navale - che phì tardi .compiranno Ma han per g li Stati Uniti e Callwell e Corbett per la Gran Bretagna. Di 1vlahan, in particolare, egli rimane a tutt'oggi il più autorevole e acuto nostro interprete, fi no a fare dei suoi scritti un indispensabile completamento della prima fondamentale opera dello scrittore americano, L'h1/luenza del potere 1nariltirno sulla storia, tradotta a cura dell'Ufficio Storico della Marina nel 1994.

II - Le prime tappe della vita e dell'opera

Piemontese puro sangue, nato a Cavallermaggiore (Cuneo) il 1° genna io 1846, D.B. nel 1861, a 15 a nni, viene ammesso alla R. Scuola di Marina di Genova classificandosi p rimo su p iù di cento concorrenti; il suo ingresso alla Scuola di Marina coincide perciò con la nascita del Regno d'Ital ia. A vent'anni, il 22 apri le 1866, è promosso g uardia marina cli l" classe e da l 4 luglio al 28 ottobre 1866 è imbarcato sull a corazzata Re di Portogallo al comando del Riboty, con la qua le parrecipa alla battagl ia cli Lissa ricoprendo l'incarico cli «gua rdiamarina ai segnali». Molti anni p iù tardi, recensendo sulla Rivista Marittima (febbraio 1897 e febbraio 1899) le opere dell'Attlmayr e del Parodi (Semper Nauta) su quell a pagina sfo1tu nata, egli rievocherà la sua esperienza , concordando con le parole cli lode del Parodi per il comportamento dei comandanti in son'ordine, degli Stati Maggiori e degli equipaggi, ma eia lui dissociandosi q uando attribuisce tutte le colpe al Persano. Con franc hezza che anche oggi parrebbe insolita, su q uesto a rgomento allora ancor delica to scrive che ,,colpevoli furono [anche] il Rattazzi e il Depretis come uomini cli Stato, e colpevoli come ammiragli furono !'Albini e il Vacca. E.,01·iare aliqu.is non implica che si debbano absoluere rei, ché se Persano fu il p iù grande colpevole, !'Albini e il Vacca non possono essere assolti dinanzi alla storia dalle indulgenze del Parodi . li Vacca potendo non ha combattuto; l'Albini non ha combattuto e nemmeno obbedito, e lo storico non deve assolvere ch i è reo dinnanzi alla Patria». Dopo Lissa è q uasi sernpre imba rcato, e nel 1870 iniz ia la collaborazione alla Rivista Jl!larittima con un articolo a carattere m<1te matico e ba listico che dimostra la sua p rofonda preparazione anche in questo campo (riuscirà, tra l'altro, a laurearsi in ingegneria civile). Inizia no ben presto, però, quelle esperienze scolastiche anche in ambito interforze, che gli torneranno estremamence preziose per !'a pprofonclimento della tematica strategica e tattica a lui cara . Promosso sottotenen te cli vascello nel 1870, nel 1871 frequenta un corso cli artiglieria navale e ne l 1872 viene inviato a freq uentare la Scuola cli Guerra d e ll'Esercito cli Torino, partecipando alla «campagna logistica» sotto la di rezione dell'allora colonne llo(poi generale) Agostino Ricci, scrittore m ilitare tra i maggio ri della seconda metà del secolo - e, cosa rimarchevole, sostenito re della necessità di una forte Marina - con il quale è cerco che D.B. abbia avuto scambi d'idee per ambedue proficui.

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Si classifica primo degli ufficiali di Marina che seguono il predetto Corso; e da questa proficua esperie nza di vita e dì studio egli trae una non comune competenza in fatto di geografia militare e di problemi cli mobilitazione e d'impiego delle forze terrestri, insieme con la positiva quanto rara abitudine a considerare le esigenze della difesa marittima e l'impiego delle forze navali nel contesto generale della difesa nazionale e della politica estera. In tal modo, mettendo a nudo i rappo1ti e le connessioni tra difesa marittima e terrestre senza mai trascurare quanto viene pensato e fatto all'estero, egl i dà alle sue idee un respiro internazionale, e al tempo stesso, non trascura mai il salto dalla teoria alla realtà, dalle acquisizioni strategiche e tattiche alle scelte nel campo delle costruzioni navali.

III - Il quadro di riferimento della prima fase del pensiero di D.B. e la critica alle proposte della Conunissione Permanente per la Difesa del Regno (1862-1871) Nel 1875 D.B. viene promosso tenente di vascello, grado nel quale rimane per oltre 13 anni. Una tappa fondamentale nella v ita e nella opera ciel Nostro è la sua destinazione all'inizio del 1878, sia pure per un breve periodo, all'insegnamento della tattica navale presso la stessa Scuo la Supe riore cli Guerra di Torino, seguita alla fine dello stesso anno dall'assegnazione alla R. Scuola di Marina cli Genova, dove rimane fino al luglio 1879 quale •professore militare cli navigazione piana". Sono, non casualmente, ciel 1878 - 1879 i suoi primi articoli significativi sulla Rivista Marittima, ne i quali - mettendo ben a fru tto i contatti personali e gli studi compiuti anche per esìgenze didattiche - imposta per la prima volta in forma organica il problema del ruolo delle forze navali nella difesa generale del Paese. Tn questo periodo, il suo approccio già rivela molte delle matrici che poi ne segneranno l'intera opera. L'interesse per la strategia, la tattica e le costruzioni navali non è mai di carattere lessicale, epistemologico, puramente astratto e teorico , ma è sempre riferito alla concreta situazione italiana del momento. D.B., insomma, è interessato unicamente alla ricerca e.li prassi, di linee d'azione, cli scelte strategiche e quindi anche costruttive per l'Ita lia. Al tempo stesso, pur citandone gli ammaestramenti poco si occupa della recente gue rra d i secessione americana 1861-1865, i cui aspetti anche sotto il profilo navale avevano pur avuto una considerevole eco sulla stampa militare coeva .6 La ragione di questo disinteresse la spiegherà più ta rdi, trattando - con ben altra attenzione - della guerra ispano-americana ciel 1898: la guerra di secessione, per gli interessi e gli scopi che la provocarono e per la vera indole di conflitto civile, non si presta troppo a misurare la coscienza della forza in una lotta internazionale. Essa offriva bensì, come rivela il Callwell, la prova di una grande energia e capaci1à direttiva, della solidità degli eserciti confederati, del valore personale, delle audacie navali, della perseveranza nella lotta, delle grandi risor-

6 Si veda, in merito, F. 13otti, La guerra civile 1861-1865 e la gt.tel'rn ispano-americana: valutazioni e ammaestra mellti nel pe11siero militare.ital iano coevo (in Atti del X \IJII Congresso italiano di Storia Militare, 30 c1gosLo - 5 settembre 1992, Roma, Uf. Sr. M.arina Mii. 1993, pp. 475-501).

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se di cui dispo nevano .i federali .. . ma rivc:lava a ltresì una grande disorganizzazionl' politica e amministrativa, ed una grande difficoltà di trasformare i co rpi di vo lo ntari in un ese rcito regolare, quando manca la fiducia nei capi e l'incentivo delle guad agnate vittorie. Que lla gue rra, inoltre, benché abbia offe no occasio ne alla flo tta fed erale di brillanti a ttacchi di fortificazioni, forza menti di passi, torneamenti navali <: di efficace cooperazione conLim.:n tal<.; l' marittima, era rimasta piuttosto una gue rra costiera e fluviale anzichl'. una n:ra gul'rra navale, mancando i confederati di una a rmata ca pace di co n tendere ai federa li il dominio del mare. Né l::i lotta continent~tle, né quella costiera pote \·ano offrire sperimentalmente la misura della forza e dare la tonalità alla coscienza nazio nale.'

Verificheremo più tardi fino a che pu nto queste :1 fferrnazio ni sono coerenti con le idee espresse da D.B. in alcrn sede, visto che - nella più ampia prospettiva storica oggi possibile - q uella cli secessione ha tutti i ca ratteri della pri1na ,,guerra industriate .. contemporanea , con coinvolgimento della popolazione civile e di una massa di armati assai superiore a quella delle guerre della Rivol uzio ne Francese e na poleoniche, oltre tutto molto cruente. Per meglio inquadrare l'esatto significato e.lei primi articoli cli D.B. nel 1878-1879, occorre riferirsi ai problemi generali dell'Italia nel periodo dal 1861 al 1881. Difficilissima situazione economica e grave deficir e.l i bilancio, aggrava ri specie nei primi anni del Regno dalle esigenze della lotta al brigantaggio nella Iralia Meridio nale che impegna gra n parte dell'Esercito, e da due guerre (quell,1 del ·1s66 e quella ciel 1870 per dare all'Italia Roma capitale); progressivo deterioramento dei rapporti con la Frnncia , che culmina con l'occupazione francese della Tunisia (e relative basi marittime assai vicine all'Italia) nel 1881; persistenza della prospettiva di una nuova guerra con l'Austria, questa volta senza l'appoggio francese. Risente di questo contesto l'operato della Commissione Permanellle per la Difesa del Regno costitu ita con Decreto Ministeri,1 le del 23 gennaio 1862, il cui Piano generale di difesa dello Stato,_~ià concretato nel 1866. viene in segu ito modificato in relazio ne alle annessioni rerrito riali conseguent i alla guerra de l 1866 e assume veste defin itiva con il Picmo gellerale della dijèsa d'Italia presentato nell'agosto 1871. Questa nuova versione del Pi,1 no cosrituisce b base per un p rogetto di legge pr(;;senrato dal Ministro della guerra (cioè clell'Eserciro) alla Camera il 23 dicembre 1971" ed esamina to da un'apposita Giunta parbrnenta re (della quale fo p arte l'Accon poi Ministro della !\farina) che conclude i suoi lavori a metà anno 1873.'> Le conclusioni alle quali giunge la Com missione per In Dircsa ciel Regno da nno luogo a un aspro dibattito e sono costarne riferin1ento critico per gl i articoli di D.B. nel 1878-1879. In rcaltù, il l,woro dc ll:-1 Commiss ione ha il fonda mentale d ifetto di dare eccessiva imponanza alla fortificazione a discapiw delle forze mobili ( non solo navali ma anche terrcsrri); il secondo difetto è che rimane un p iano d i Forza Armata rienrrnnte nelle competenze del solo Ministro della guerra; il ter7.o difetto è che consi-

' D.13.. !11s(~11a111e11.II della Mt1erra isjJtlllv-americ,11w, -Rivista ,Vlaril tim;i" ·1900, Voi. I Fa~c.:. [I , p. '1 02.

• Cfr. Nelaziu11e a curredo del PimlU Ge1terale di D(fè,sa dell'ltalia p r esentato al Mitzlstem della Guerra il 21 a,r1,usto 18 71 dalla Cu111m lssi o11e Pen11a/le lll<' p er la D(/'<!sa G'e11erale clellu Staw, Rom:1, Voghera 187'1. " -Hivista Militare ll.tli:tna• 1873. Voi. Il (giugno) pp. 135-460 e Voi. Ili (luglio) pp. 156-169.

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clera in particolar modo lo scontro con l'Austria e non quello - sempre più attuale con la Francia. Come megl io si vedrà in seguito, n umerosi altri scrittori nava li o ltre a D.B. lo criticano non senza ragione: ma va sottolineato che il primo difetto riguarda anche il ruolo delle forze mobili terrestri, e che il secondo difetto è strutturale e insopprimibile in u n'epoca nella quale manca un efficiente o rga nismo inte rforze . Non è comunque esatta la frequente affermazione che il pia no non conside ra l'importanza delle fo rze navali e che la Commissione è composta escl usivamente da ufficiali clell'Esercito. 10 Ess:~ è invece presieduta da Eugenio d i Savoia- Carignano, ammiraglio (e generale) che tra l'a ltro comanda la Marina sarda dal 1844 a] 1851. 11 E ne fan no parte - insieme con i più e letti esponenti dell'Esercito del tempo, come il Cosenz e il Pianell - l'amrniraglio Carlo Longo, proveniente dalla Marina napoletana e Presidente del Consiglio Superiore cli Ammiragliato ne l 1868, e il generale ciel genio navale Giuseppe De Luca (da l 1864) Né va trascurato che b Commissio ne costituisce una SottoCommissione interforze (della quale è membro il contra rnmiraglio Zambelli) incaricata di riconoscere le coste e di stud ia re e proporre il miglior sistema cli difesa. 12 Va anche considerato che de i 142 milioni cli spesa previsti dalla Commissione, be n 78,5 - cioè o ltre La met:/1- riguardano l'ltalia pe ninsulare e insubre, con 50 milioni destinati a fort ificare il litorn le (per la fron tiera te rrestre ·16,3; per l' Italia Continentale 47,2). D iscutibile e croppo generica, invece, la premessa della Commissione che il te rritorio clell'Irn lia «consta di due parti essenz ialtnente distinre, delle quali la prima, cioè la contine ntale, confina verso te rra con d ue potenze pri1rn1rie d'Europa [La Francia e l'Austria - N.d. c .] e trovasi perciò esposta alle invasioni più poderose; la seconda , c ioè la peninsu lare, non trovasi in o rig ine esposta che ad attacchi per via di mare , i quali non possono iniziar.si che con un limitato nume ro di fo rze». 1' Da l pu nto di vista ma rittimo, la Commissione critica perché troppo o ne roso il modello ing lese (fonificazioni estese a turte le basi, arsenali e porti, batterie sui punti dominami ecc.). Ritenendo che per effettuare sbarchi in forze sul le nostre coste sia indispensabile la preventiva conquisw di un po rto con caratteristiche adatte !a ltro aspetto assai d iscutib ile - N.cl .c.], essa prevede che ,,Ja difesa delle fro ntie re marittime, si troverebbe abbastanza ass icurat:1, ra nto per parte delle forze cli terra, quanto per quelle di ma re, quando fosse ro fortifica ti indist inta rrie nre da mare tutti i porti o le rade, in c ui una squad ra nemic1 potreb be trova re un sicuro riparo contro i fo rtunal i del mare, e le truppe da sbarco un fac ile approdo, fo rtifica ndo soltanto da terra quei porti che racchiudono gli arsena li ma rittimi o che pure possono , per la loro situazione spe~ ciale, concorrere e ffi cacemente, come piazze d i terra, alla difesa contine ntale».1' "' E. Ferrante Il pen::cieru stmlep,iw ... (Cil.J, p. 1 1. " Sulla biografia di Eugenio di S;1voi:1 - Carignano Cfr. •Enciclopedia Militare•, Milano 1933, Voi . 3° p. 626. 01 Sulla l>iogrnfia dell'Am111. Lo ngo Cfr. ·En<.:iciopcdia Militare" (Cit.), Voi. 1° p. 655. Sui principi ai quali si ispira il lavoro del la Sottocomm issione per la d ifesa delle coste e sulla sua composizione Cfr. J>. F,imhri, Le 1wstrejiwlliere nwrfllime e l.u Spezia, .. Nuova Antologia• Voi. XX Fase. VI · giugno 1872, pp. 225-255. Il Famhri, uno dei m:1ggiori scrittori militari dd senilo, f;1 p:urc della Sottocommissione come c:1pit:1110 dd genio. A rroposiru degl i shardii affcrm:1che .. come demenro d irerto di buon successo con· tinenrn le, l'attacco marittimo è lontanis~imo d,tll'imporranza strategica che taluni gli vorrebbero all.rihuita ... Per l,1 dil'esa delle <:itrù costiere e dcli<: cos1e ritiene comunque insostituibile la flotta. •- Relaziu11e . (CiU, J). 11. ' ' ivi, p. 16.

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D'altro ca nto la Commissione p ur dando gran peso alle fortificazioni costiere non ritiene affatto che esse siano sufficienti. Senza entrare nel dettaglio della co mposizione dell'armata,'' giudica "indispensabile per la difesa del Paese• la Marina, e dedica un intero paragrafo alla «necessità per l'Italia di una flotta numerosa e porenre•. '6 In tale paragrafo si riconosce che, ·•poiché il suo piano generale d ifensivo si poggia essenzia lmente per l'Italia peninsulare sull 'azione della Marina militare, egli è dovere imprescindibile del Governo di provvedere alla costiru7.ionc della medesima•. La commissione ritiene anche che la Marina dovrebbe stu diare e adottare i mezzi più idonei per la difesa e l'attacco ravvicinato delle cosre, con particolare riguardo alle torpedini; ma non pensa alla loro difesa direrta ricorrendo alle sole armi insidiose, là ove afferma che il dovere del Governo di provvedere alla Marina «si stima tanto più indispensabile di rico rdarlo, in quan toché dalle recenti discussioni al Senato del Regno, parrebbe, per confessione stessa del Ministero, che la nostra Marina, specialmente per una lotta navale in alto mare, no n sarebbe costituirn eia sufficience, val ido e potente materiale•. Infine, nel Piano della Commissione la Marina aveva il compito di provvedere in esclusiva alla difesa della Sardegna. Dopo la stasi delle costruzioni navali fin oltre il 1870, la 1\farina sceglie autonomamente una propria via: quella della prio rità alle grandi navi, sostenuta dal Saint Bon e dal f3rin contro l'.t\cton. Queste navi intendono real izlare caratteristiche cli v elocità, armamento e protezione superiori a q uelle cli qualsiasi altra nave di qualsiasi altra Marina - ivi compresa quella inglese - e sono dotale anche di rostro: sono, in sostanza , strumenti polivalenti per la conquista del dominio del mare. Il periodo cruciale è proprio quello che va dal ·1g75 (approvazio ne del decreto per la radiazione delle vecchie navi che avevano con1barruto a Lissa , onde acquisire risorse per le nuove costruzioni) al 1887. Nel 1876 è varata la Duilio e sono impostate l'Italia e la Lepa nto, nel 1878 è va rata la Dandolo, nel 1885 e 1887 entrano in servizio l' Italia e la !,epanto.

" l'er armata (dal fr:mcesc armeé), vocabolo molro frequente negli scriui di O.B., fin dalla Restau ra.!.ione si inrende l,1 lloua, doè 1·aliqL1ota operati va della Marina. Nel suo \locaho/c,rio Mari1to e miliwre del 1889 (fedc.:le più dd clovuro ai prcceni ruristi della Crusca), Padre Alberto Guglielmolli richiama la de fini zione dat;i ap punto dalla Crusca, assa i vaga e :rntiquata: •moltitudini::: cli navigli da guerra... E aggiunge: ,un numero de1erminato e suflìcieme di IY.1stimenti di primaria grandezza da formar la linea di hattagli:J, congegnati insieme sotto un capo che tu tt i li govern:i [. .. I clc::ve <.:ssere formata d a bascimem i cli linea, secondo le regole della e.mica, e le ordinanze del paese. Deve avere tre squadre, e ciascuna squadra ere divisioni. ol tre alla riserva. Le Galere da Trenta giungevano in arma ta sino a dugento. I vascelli di allo bordo, da tr<:nta ;1sessanta. Oei r,iros<:afi, e Corazzi<:ri (cioè delle cor.tz.!.aCe - N .d.a.J si vedr,ì I... l l'armata si forma di basrimemi di linea, secondo l'uso, accompagna ti d:i bastimenti m inori l. ..] Coll'esempio d el Pulci, di qualche altro roeia, e d etruso e abuso recente, vale rure liserciro di terr(I ma s,1rel>l>e bene <:liminare l,1 confusione. e clovrebbesi lasciare agli stranieri Fluita per Armaru, ed Armata per Esercito" (lo stesso dicono, nei loro dizionari, lo Stracico - 18 13 e il Parrilli - 1846). Nella lenenm1ra militare del se<.:olo XIX è invece prevalso l'orientamento condannato dal G uglielmo tti. li vocabolo armata è staro usato sia per indicar<.: l'Esercito, sia - con crescente frequenza - per indicare la Grande Unità complessa composta da più corpi d 'armata. che ne cosli1uisce la più importante ripa rtizione. I rrancesi usano tu ttora armeé in questo duplice significato terrestre, e parlano di armeé de terre e ctrrneci de tair. Questa questione linguistica fornisce fin d 'ora l'cx:casione per ricorda re che: l'opt:ra d el Guglielmotti, ispira ta essenzialmente al p eriodo velico e spesso an<:he a qud lo remico, poco si presra a tin inquadramento lessic;ile dell'arce militare marinima nell'età del vapore. og.!.teUo preminente d ella rille::ssione e.li D.13.: e;:ssa dà p erciò maggior risalto alle teorie dd Nostro, volte a colmare un grande vuoto che ,tncor rersisce a fi ne secolo XIX. ''' Relazione .. . (CitJ. pp. 4 e 28-29.

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Sono queste le coordinate di riferimento della prima fase ciel pensiero di D.B.: se si tiene conto della sua visione riduttiva degli ammaestramenti della guerra cli secessione americana si dovrebbe ritenere - in prima approssimazione - che egli approva pienamente le scelte costruttive della Marina nel periodo 1875-1880. Dal punto di vista navale la guerra di secessione, infatti, è in buona sostanza la lotta di una Marina più debole, quella dei Confederati, contro la superiore Marina dei Nordisti: e per forza di cose, i Confederati non possono che puntare sulla guerre de course, sul forzamento ciel blocco nordista con navi ultraveloci, e combattere le navi del Nord con torpedini fisse e mobili e persino con i primi sottomarini. Non è così: sul piano generale D.B. combatte la visione riduttiva di molti scrittori milita ri sul ruolo della Marina e sull'importanza del «Fronte Sue.I», ma al tempo stesso disapprova aperta mente, sulle pagine della Rivista Marittima ]878-1879, la formula costruttiva delle grandi navi. È ammiratore di Nelson; tiene in gran conto i fattori morali; rimprovera al Riboty, suo comandante a Lissa, di essere stato troppo ligio agli ordini e cli non aver imitato lo spirito d'iniziativa e l'audacia dell'ammiraglio britannico; ritiene però che - per l'Italia e specie nei confronti di una Marina inevitabilmente più forte come quella francese - la prospettiva strategica non possa essere la classica battaglia decisiva a flotte riunite per la conquista del dominio ciel mare. Per lui, la Marina serve essenzialmente alla difesa mobile e ad ampio raggio delle coste liguri e della penisola contro le ,,proiezioni di potenza» della flotta nemica, identificata tout court con quella francese (che già nel 186ì aveva p rogettato uno sbarco a La Spezia, con l'ambizioso obiettivo di investire poi Bologna). IV - L'opzione strategica per la «guerra di c1·ociera» e la conseguente critica

alle «grandi navi» (1878-1879)

Una ivfarina con il compito essenz iale della d ifesa delle coste, de ll a qua le rappresenta il premine nte elemento mobile: non si tratta certo - come meglio vedremo in seguito - di una difesa diretta , passiva , statica e ravv icinata, ma è p ur sempre d(fesa, dunque quella cli D.D. potrebbe semb rare una strategia riduttiva e rinunciata ria . Le ragioni di questo atteggiamento va nno ricerca re non in canoni teorici, ma nella realtà del momento, nella quale - egl i scrive nel 1879 - si ritie ne dai più che l'esercito possa basta re alla difesa territoria le e persino a q uella marittima, ma ,,si considera poi l'armata come un lu sso naziona le e gli scritti cli coloro che vorrebbero dirnostrarne la necessità e la sufficienza come u na scorretta edizione ciel Cicero pro domo sua». Che la flotta non s ia in cond izione di affrontare una grande potenza marittima «è pur trop po una verità che non torna certo a decoro del Paese»; ma c he l'armata nava le non possa fa rlo tra 15 o 20 anni (come è stato detto in Parlamento), «è un vincolare l'avvenire colla sapienza cie l passato, ammettendo che la difesa marittima non può essere te ntata utilmente con una flotta che stia alla nemica nello stesso rapporto dell'esercito nostro a qu ello cli una gra nde potenza territoriale [la Francia - N.cl.c.J.,. In questo quadro, per D.B. la difesa marittima potrebbe essere impostata, come quella territoriale, con tre diversi criteri: offensivo, difensivo controffe nsivo o p ura mente difensivo. Occorre anzitutto chiedersi se l'opzione teoricamente preferibile, quella offens iva , è ve ramente ada tta alle nostre esigenze:

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l'audace offensiva fu sempn..: la leva d<.:i grandi capitani e l 'aforisma prediletto degli scrittori militari che il miglior ,nodo di di}èndersi sia nell'alfaccare in nessun caso trova più completa sanzione e maggior probabilità di successo che nelle guerre marittime: ma quanti fra coloro che sono convinci di quesLa verità prenderebbero ri solutamenLe l'offensiva ove non li forznsse l'impossibilità di trovare in paese una buona linea d ifensiva od una buona base d'operazione? Come sistema, l'offensiva non può venire propugnata se non in condizioni eccezionalissime, e non è che dopo lo studio completo del problema che sarà rossibile dire se essa convenga o pur no all'Italia. Il sistema d ifensivo-offensivo nel proprio paese è quello che, in una lotta contro forze superiori, può sortire piì1 felice ri.sulc:no, ed è quello nel qualt: si è risol to il problema della difesa territoriak, mentre qut!llo ma rinimo persiste ancora in ognuno degli opposti sistemi.

ln linea genera le, comu nque, D.B. per la parte terrestre concorda con il colonnello Ricci ( il quale sostiene la possibilirà d i «difendere colle forze di terra la frontiera continentale. ma solo quella•) c. dal canto suo, si dichiara conv imo di poter difendere va lidamen te anche le frontiere marittime con le forze navali n ello stesso rapporto d i inferiorità rispetto a quelle di una grande potenza marittima (che è la Francia). L'ob iettivo che si prefigge è di "dimostrare al Paese che la flotta è il solo elemento difensivo possibile: che è di gran lunga il più econ omico: che è quello che si può avere nel tempo più breve; che è utile e sufficiente contro ogni specie di offesa, ma soprattutto contro quella che più ci minaccia: che in f ine la flotta , appoggiata ai suoi cemri strategici e difensivi, può trovarsi in tempo sulla spiaggia e.li sba rco, quando pure non avesse ass:1 liro il convoglio nella rravers,ira. o e.li fronte alla floua nemica che minaccia il bombardamento di una nostra cillà, costringendola a rimanere compatta ed.~, sospendere l'offesa rise rbandosi di attacca ri a nell'orn e nell'occasione opportuna•. Per la verità quesri ultimi sono solo obiettivi ottimali , su i quali lo stesso D.B. lascia in alcre occasioni a pena la pona al dubbio, non ritenendo sempre possibile ciò che o ra presenta con-te certo. E deve intanto ammettere l'esisrcnza cli forti difficoltà che si oppongono a un sereno esame degli aspetti marittimi d ella d ifesa nazionale, fino a farlo parlare di •nichilismo navale•. In particolare constata amaramenre che -m.tnca all'Italia la vira del mare: le è sconosciuto quell'elemento dal quale ebbe tanti secoli di potenza e di g loria e al quale dovrà la grandezza che l'avvenire le prepa ra o la sventura che punisce l' incoscicn?.a di un popolo». Per g iunrn gli ostacoli da superare sono anche altri, e periodicamente si ripresentano in tutta l'opera e.li D .R., senza cessare di essere d'attualità anche nel XX secolo: - "la persistenza clell' ic.lealc politico ciel nostro Risorgimento•, che O.B. ritiene ispi rato a concetti cli carattere prcv;, lentemente cominentalista (noi ritorne remo su questo argomento): - la conseguente opinione prevalente che i destini dell'Italia saranno sempre decisi nella valle del Po; - ..['eccessiva irnporl~tnw accorclHta al problema tecn ico del miglior tipo di nave anziché a quella ciel miglio r sistema difensivo•. Ne è derivala, a g iud izio di D.B., la -strana subordinazione di una queslione organica a una tecnica, del problema difensivo a quello offensivo e delle caratteristiche di una flotrn destinata solo a difendere il pro prio Paese a quelle più appariscenti delle navi destinate all 'offesa delle coste nemiche•;

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- «l'aver consiclerarn la q uest:ione nava le della nostra difesa dal so lo lato della corazza e ciel cannon e, e non averl a studiata nella sua vera natura cli velocità e di te mpo•, d imenticando che la trasformazione ciel proble ma nava le è dovuta all 'avvento de l vapore, "e non già a lla cora7.7.a come ancora si crede da molti,,. Questo fatto avrebbe reso necessario non già lo sviluppo della corazza , ma la ricerca della «massima potenzia lità• della propulsione a vapore, a ll a quale si tende «fra perturbazioni tecniche» spesso non corrette. Dal punto cl i vista storico, D.B . ritiene che l'ultimo pe riodo nel quale eserciti e flotte d 'Ita lia sono stati inse riti in un concetto strategico unitario e naziona le è stato quello romano; successivamente la caduta dell'Im pero e il i\lleclioevo ha nno disperso e fra zio na lo q uesLa e red ità , me ntre g li ammaestra me nti del periodo de lle Repubbliche Marina re, della Marina Pontificia ccc. nonosrnnte "i sapiemi lavori ciel Gug lielmotti,, rimangono ,1ssai circoscritti. In conclus ione «la sostitu zio ne della ve la al remo nelle armate [navali], benché lenta e incen a ne l Mediterra neo, trasfonnando la tattica e la strategia navale, come già la clegenera7.io ne politica aveva trasformato e smin uzzato il nostro sistema d i difesa, fin'i col disab ituarci allo studio de l periodo re mico per corrompere la scie nza nava le colla funesrn importanza (sic) del pe riodo velico. Per rintrncci,ue utili insegnamenti navali dobbiamo q uindi traspo rtarc i a l nuovo periodo italico [cioè al periodo della unità d'Ita lia dal 1861 in po i - N.d.c.l». Sono proprio i riflessi tattici e strategic i della p ropulsione vapore - e le n uo ve prospettive strategiche che essa a pre rispetto a l periodo velico - a rn ppresenrn re il perno delle teorie di D.I3. Egli parte dalla constmazione che nel periodo velico i movime nti delle forze naval i dipendevano da i capricci ciel vento e, per contro, le flotte a vela aveva no un'autonom ia molto rnaggiore rispetto alle flon e a vapore : d i conseguenza la stwtegia nava le abbracciava larghi spazi e la la ttica si riduceva alla ricerca degli accorgi1ne nt i nau tici per meglio manovrare e sfruttare il vento. Non era no poss ibili operazioni coordi nate degli eserciti e delle flotte, perché q uest'ultirne dipe ndevano dai venti e non potevano m,li assicurare la loro presenza in un dato luogo e al momento richiesto . Sempre a causa dell'imposs ib ilità cli pianificare i loro movimenti, non e ra possibile la difesa de lle coste con le flotte a vela; la d ifesa delle fro ntie re marittime e ra perciò affidata in esclusiva a lla fort ifi cazione permanente costicr,1. Da q uesta «ine rzia del sistema dife nsivo» derivava «il bisogno di scindere in due parti il proble ma ma rittimo, concreta ndo l'offesa ne lle fl otte e la d ifesa nelle fortificnioni eia costa». Con l'introdu zio ne del va po re - sottolinea D.B. - la strntegi,1 è ritornat~t in ce1to senso a l periodo re rn ico , rendendo possibile e necessa rio un impiego coordi mito cli eserciti e flotte, mettendo in crisi il d o minio fi no a q uel mome nto incontrastato de i g ra ndi vascelli a vela con a uto nomia pressoché ill imitata, cia ncio nuova luce airimport:a nza de lla marina me rca ntile, de ll 'industria rwv,1le, delle basi e arsenali, e infine della geografia che ne determina le posizioni in relazione alla ridotta a utonomia delle navi a vapore. La riflessione cli D.B. ruota intorno a q uesti terni, che esamineremo più ne l detta glio. Eg li non perde ma i e.li vista il fin e ultimo di co1nbmterc posizioni preconcette e esclusiv iste di forza a nnata c he al momento sopravvivono fo ne me nte sia in campo te rrestre che marittimo, ma sono ormai sorpassate perché legate a concetti offensivi e d ife nsivi sosca nzia ln1ente a ncora risalenti a l pe riodo velico. La sua o ttica, peraltro, non è né isolata, né tipica del tempo. I nodi del suo pensie ro negli a nni seguenti già si trovano, in nuce, in un ,trticolo del 1876 (da lui c ita to) sulla stra tegia navale ·dcli'[-

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rn li a il cui autore è un no me illu stre, Augusto Vitto rio Vecch j. li Vecchj accen na, infatti, ai cararreri e all'attualità del periodo remico, ai contenuti della strategia passata e p resente, all'importanza delle basi e della velocità del le navi da guerra, a va pore, al nuovo ruolo strategico dell e Bocche d i Bonifacio ecc. : tutti temi di base che ritroveremo. Per quanto riguarda l'importanza della marina mercantile, il suo rapporto con quella militare e l'organizzazione della .Marina in genere, nel 1871 il D'Amico (depu tato e ufficiale di Marina già Capo di Stato Maggiore cli Persano a Lissa) precorre almeno taluni concetti di D .B., scrivendo che •l'Amministrazione della marineria [civile e militare] si propone la difesa della frontiera marittima in tem.po di guerra, e lo sviluppo del commercio per via di mare in tempo cli pace» [intorno al 1880 la nostra marina mercantile era gravemente trascurata - N.d.C.]. Per raggiungere questi obieltiv i, secondo il D 'Amico l'ordinamento deUa Marina deve avere ..a base pri ncipale l'ordinamento mercantile». Il naviglio cb guerra deve essere ristretto, in pace, al numero di navi strettamente necessario per la protezione del commercio e per la difesa marittima dello Stato. Non occo rre, a suo giudizio, mantenere un numeroso naviglio da guerra di riserva , il naviglio leggero per la d ifesa delle coste e dei po rtì, il na v iglio necessario per i trasporti militari; in caso di necessità , provvederà un'industria privata convenientemente sviluppata . Infine, le considerazion i d i D. B. su lle differenze - da lui es~1sperate - tra periodo rc mico e periodo velico non sono qualcosa cli «dararo .. , di tipico d i un periodo cli transizione nel quale le effettive possibiliLà, i limiti e i futuri riflessi militari e strategici della propulsione a vapore de lle costruzioni navali non sono ancora ben noti: come meglio si vedrà in seguito , alla voce a i"le rnilita1·e marittinia clell'«Encicloped ia Militare• 1933, i capitani di fregata AJmagià e Pittaluga a proposito delle differenze tra i vari periodi ricorrono a concetti sorprendentemente analoghi a quelli di D .13. 1• Le nuove prospettive che apre la prop ulsio ne a vapore non favoriscono un Paese con le caratteristiche geografiche e lo sviluppo costiero dell'Italia. La possibilità o meno di •proiezioni di potenza• da parte della superiore flotta francese contro le lunghe e indifese coste della Liguria e dell 'Italia peninsulare rimane uno elci temi più dibattuti dal 1870 in poi. È perciò uno dei cavalli di baccaglia cl i D .B., che v i dedica i l suo primo arcicolo (1878) di carattere strategico, intit0lato La potenzialità degli sbarchi in correlazione con la d1jèsa per linee interne,'" significativamente pubblicato sulla Rivista Militarn anziché su lla Rivista M a rittima. ln questa sede, l'ottica di D.B. ha un originale carattere interforze: egli esamina la possibilità di sba rchi francesi sulle

"Per f)iC1pani<.:olareggiali confromi si veda: E. !)"Amico, I.a mari neria uazionale, .. J'\uova Antologia· Voi. XVlll fase Xli dicembre 1871, pp. 712-722; A.V. Vecchi. Sulla strategia 1u11•ale dell"ltalia. ·Nuova Antologia.. Voi. l Fase. I V aprile 1876, pp. 80 1-820; .. Enciclopedia Militare• (Cit.), Voi. l pp. anch e Capo dell"Ufficio Storico della Marina). 730-TH ( il comandante Alrnag ià, eminente geografo, '" Per -difesa per linee interne- si <leve intendere «difesa manovrata medi:inte forze mobili terrt:scri•, nella fattispecie riferita all"Icalia peninsulare. li vocalxilo -correlazione• indica - in generale - •relazione n::ciproca trn due termini o fenomeni.. (G,irzanli). D. JJ. usa molto spesso l'esp ressione •correlazione terrestre-marittima- o altr<:: analoghe, p er sorlOlineare fi n d,1allora la necessità d i un «moclello di difesa• unitario e interforze che inserisca in un unico e ben dennito concetto strategi<..x> l'impiego delle forze tcrrestri e navali, sfruuando e integrando al meglio le rispeltivc peculiariti1 e possibilità contro il più probabile avversario (la Francia).

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nostre coste in relazione sia alla d ifesa marittima che a quella terrestre, avendo constatato che «gli ufficiali cl i marina considerano que lla questione come estranea alla guerra marittima, occupandosi essi p iù specialmente ciel modo come contendere il dominio del mare; gl i ufficiali dell 'esercito la considerano un'intrusa nel campo della scienza milita re, e non la accettano che sotto il protettorato di au torità meritatamente apprezzare,, (quest'ultimo rife rime nto è forse al Barone ]omini, teorico franco-svizzero della guerra di vasta infl uenza anche in Italia fino al 1940, che nel suo Précis del 1837 aveva trattato degli sbarchi, ritenendoli - nel periodo velico - poco frequenti e possibili solo dopo la p reventiva conq uista ciel dominio del mare)' 9 . Ciò premesso, D.B. intende contrastare le diffuse tesi ,,continentaliste» che la minaccia principale da parte fra ncese avverrà via terra e dalle Alpi, che d i conseguenza non esiste la minaccia via mare alle coste e che, comunque, anche questa minaccia da Sud può essere contrastata solo con le forze terrestri, anche perché al momento la flotta non è in grado di provvedere efficacemente alla difesa delle coste. A suo giudizio, invece, all'inizio della guerra la minaccia princ ipale avverrà attraverso il mare, riguarderà anche la rivie ra ligure e avrà consistenza assai maggiore di quella prevedibile secondo gl i espone nti dell'esercito (sbarco di 100.000 uomini circa e non di 60.000 circa). Poiché l'esercito senza una flotta efficiente no n potrebbe contrastare eia solo le forze terrestri nemiche, ne consegue che il sistema di difesa con il solo ricorso alle forze terrestri «se ci può essere imposto da una imperiosa necessità momentanea [cioè dalla mancanza cli adeguate forze marittime, così come veniva ad esempio ipotizzato dal Ricci - N.d.c.l, non può divenire il sistema naturale d i difesa nazionale, senza falsificare il problema, senza condurci a d isastrosi rovesci•·. Nell'a,ticolo del 1878 Le flotte dt/ènsiue-q/Jènsive e in quello ciel 1879 I determinanti detta dt/esa nuuale D.I3 affronta il proble ma cie l miglior impiego strategico e tattico delle nosrre forze nava li contro la superiore flotw francese e ciel miglior indirizzo delle costruzioni navali, in d isaccordo con il cornancbnte Morin. Quest'ultimo nell'articolo !.a d(/esa marittima dell'Italia dopo aver.espresso molta sfiducia ne lle torpedini fisse e nelle nuove navi torpediniere (che secondo alcuni sarebbero sufficienti per difendere l'Italia, re ndendo superflua la flom1 ) ritiene - diversamente eia D.B. - che la Francia non sia in grado di sbarca re sulle coste italiane circa 100.000 uomini, ma che la cifra vada limitata a 50-60.000 uomini. 2'' A giudizio del fvlo rin, inoltre, la possibilità di sba rco di tali forze dipende solo dalla libertà d'azione che avrebbero le forze da sba rco. In questo senso, egli ritie ne che presupposto dello sbarco è il dominio del mare, e che lo sba rco in un solo porto o in una buona rada non è indispensabile e anzi dannoso: meglio le spiagge aperte, anche perché in tal modo si assicura allo sbarco stesso il requisito essenzia le della rapidità. Per la difesa delle coste è perciò indispensabile una flotta appoggiata ad alcuni punti fon i ben difesi; non deve essere la flotta ad appoggiare una catena ininterrotta cli questi ultimi. Tale flotta deve essere comunque in grado cli contendere riunita e impiegata a massa - il dominio del mare al nemico. Perciò, sempre secondo il Morin ,., Sul pensiero di ]omini, di vasw infl uenza in Europa anche nel secolo XX, s i veda F. Botti, Il pensiero militare e 1za1·a!e ilaliano dalla Rivoluzione Fraizcese alla p rima p,uerra mondiale, Rc)Jna, SME Uf. Storico 1995, Voi. I (I ì89-1848) Capitoli II e III. "' E. Morin, La d/fesa rnarittima dell'fwlia, , Rivisrn 1vfa ritcima• 1878 Voi. I, Fase. l pp. 'I 6-33.

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pe r tradurre in atto un tale concetto, è ni:cessaria una flotta m ohik: e fort e ; una flotta di navi che pùlranno essere inferiori a quelle d el lipo Italia e Lepanto, ma che certo dovranno risultare assai più grandi e costose dei piccoli lancia-siluri di cui si è tanto parlato (. .. ) Le varie qualità che si possono richiedere in un bastimento da guerrn sono genera lmente d i natura tale che s i escludono a vicenda; e solo chi ignora i principii scie ntifici d<;:lla costru7.ionc nava le può credere che s ia una cosa a ttuabile il farl e coesistere in un lipo di dimensioni molto piccole e di poco prezzo f... I Se l'Italia può avere una flotta siffatta, la sua difesa marini ma è assicurata; se non la può avere, allora bisogna che il problema della protezione delle sue coste essa lo sciolga con la sagge7.za della sua politica, imperrocc.:hé la scienza milita re è impotenLe a risolverlo.

D.B . giudica diplomaticamente l'articolo ciel .Morin •il suggello posto al lungo lavoro cli gestazione d'un sistema d ifensivo navale, e il primo solco nel campo non ancora dissodato della difesa offensiva». Egli vuol dimostrare che b flotrn da sola è capace di difendere le coste, anche senza quelle fo1tificazioni che per la Commissione per la d ifesa dello Srnco del 1862-1871 erano indispensabili, se non altro perché le forze navali no n avevano ancora l'efficienza desiderata. Concorda perciò sostanzialmente con il Morin sulla necessità d i fortificare solo pochi punti fondamentali d'appoggio per le forze navali. Dove si riscontra un punto cli divergenza fondamentale è sulle cararreristiche costruttive del naviglio (le quali, constata D.H., rispecchiano anche il concerto di difesa navale del Ministro I3rin, del Consiglio di Ma rina e cie l relatore della Giunta Parlamentare nel '1877 onorevole Mald ini) . ln materia di costruzioni nav;i li secondo D.I3. gli interrogativi fondamentali ai quali bisogna rispondere sono tre: •le flotte difensive devono comporsi di elementi simili a quel li de lle flotte o ffensive? Per risolvere un problema d ifensivo dobbiamo no i crearci una forza navale che abbia lo stesso carattere e la stessa potenziaIirà delle nav i che dovranno attaccarci? È possibile rinuncia ndo ad alcu ne pote nzialità per svilupparne delle altre, ottenere una flotta che soddisfi alle condizioni del problema?•. La sua risposta ai primi due è negativa; all 'ultimo è positiva . In ml modo si trova sch ierato su posizion i o pposte a quelle della politica delle grandi navi, ispirata dal Saint Bon e dal Brin, della q uale al momento è portavoce il deputalo Ga leazzo Ma ldini.!1ln pa11icolare, osserva: l'ono revo le Maklini, a tal rro posilo, si esprime ne tta mente dicendo: "Ai mcai adoperati dall'avversa rio occorre in mcrri1la opporre mezzi analoghi, e siccome tutte le porenze marircime dispongono anzitutto di una flolta composta di navi di linea, così è 1tecesscrrio clic anche noi possediamo codesta f1otta per opporla all'avversario, n0 servono certamente a tale scopo le piccole navi special i... Questa necessità di possedere una flotta di linea per oppo rla a que lla d e ll'avve rsario, ci conduce alla rinuncia di uno dei grandi vantaggi della difesa e ci mene alla pari colle forze nemiche. Se il problema della difesa maritlirna ammeuc una soluzione vantaggiosa, questo vantaggio <leve conc re tarsi nella natura d el la flotta difensiva, poiché se que-

" Il Saint Bon era siato Ministro della Marina dall" 11 luglio 187:$ :il 25 marzo 1876. Il 13rin. succedutogli nd 1mirzo 1876, aveva retto la carica fìno al 24 marzo 1878 e dal 21 onobrc 1878 al 19 dk:embre 187/'l: :;ono quindi i padri delle quattro gr:1ndi corazzai<: Duilio, /Jtmdulu, Italiu <: Lepallto. Ad essi succt:dette Ferdinando Accon, Ministro clella M,irina dal 25 novembre 1879 al 17 novembre 1883 e SC)steni\O· re - come D.H. -di criteri costruttivi opposti. Alla c:iduta ddl'Acton ri tornò al .\-linistero il 13rin, che resse la carica dal ]88/4 al 1892 t: dal 1896 al 1898.

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sto non fosse, gli altri vantaggi, pe r l'TLa lia, no n cornpenserebhero l'insufficienza delle nostre forze navali <li fronle ad una grande potenza ma rinima.

La «grande potenza n1arittima• possibi le ne mica è in primo lu ogo la Francia e - molto pili a lla lontana - l'Ingl1ilterra; l'Austria al momento ha una flotta inferiore a que lla italiana . D.B . prova anche a stabilire dei c ri teri oggettivi per meglio confi gurare i rapporti cli potenza tra le varie fl otte. Considerando il pur «primitivo» metodo di confronto del Dislère basato sul tonnellaggio e s ul costo delle navi, arriva alla conclusione che fatta uguale a 1 la potenza marittima dell'Italia , l'Austria avrebbe il coefficiente 0,75, l'lngh ilcerra 5,50, la Francia 3,20. La sproporzione si accentua consideran do anche il nu mero delle navi: Inghilterra 7,75, Francia 4,30. Questi dati già impongono alle forze navali italiane un atteggiamento strategicamente df/ensivo, perché l'enorme sprnporzione che esiste fra le d ue massime e le medie potenze marittime dimostra l'impossibilità di una efficace difesa navale, senza il presente concorso di un buon ordinamento difensivo, quando non si abbia, come non ha l'Italia, un lit.orale che le permetta di trascurare impunemente l'offensiva mariuima, oppure senza una preveggeme politica che prepari colle alleanze una equipotenza navale. çi

Se la difesa ma rittima cl i una potenza inferiore come l'Italia deve puntare sopra ttutto sulla d ifform ità dei criteri costruttivi, ne deriva che ,,a ll'offesa debbono essere indispensabili alcune potenzialità c he possono e liminarsi dalla cl ifesa Le flotte offensive hanno dovuto dare un grande sviluppo alle potenzialità del ca nnone, sacrificandone delle altre, ,,che costitu iscono appunto il valore delle flotte difensive». In quest'ultimc il cannone e gli altri mezzi difensivi che fanno sistema con esso possono venire in tutto o in parte e liminati: 0 •

l'eliminazione dovrebbe spingersi fino a quel pu nto che permette, collo sviluppo della niohilità [nostra sottolineatura - N.cl.C.] a lle flotte dife nsive di accettare o rifiutare a volontà la battaglia, mantenendosi libere cli attaccare nell'ora e ne lle condizioni o pportune. È quesLa una necessità assoluta delle flotte difensive, senza la qua le, della difesa esse non avre bbero che il nome, e non sarebbero rnai altro che insufficienti forze offensive.

In sintesi, per D.B. un,l flotta difensiva tende a raggiungere il massimo de lla mobilità sacrificando la poten za cli fuoco; il contrario avviene per le floue offensive. Non si potrebbe essere p iù distanti dalla formula ciel Sa inl Bon e del Brin, le cui gra nd i navi oltre a sviluprare le stesse caratteristiche del naviglio maggiore delle altre flotte europee , intendono se mai esaltarle e superarle. 22 Constatato che tutte le flotte e uropee ciel momento hanno ca rattere q/Jènsivo, D.B. giudica le nostre grandi navi al momento varate o in costruzione (Duilio, /Jando!o, Jta!ia e Li?panto) «eccessivamente offensive». In particola re "Si veda, in merito, S. Pa<.:orcl di S;i int Bon, l.u questio,w delle 1u111i, Torino, Loescher 1881; LI. Brin, La nostra marina - lei/era, Roma, Pen~lli 1880; G. Llettòlo , Benedetto Brin, •Nuova An tologia", Voi. LXXV Fase. 635 - l O git tgno 1898, pp. 562-566.

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il rostro delle corazzate è una incoerenza di quel principio che ammette la po:,;sibilità di riunire sagacemente in una sola costruzione delle potenzialità divergenti, in omaggio al quale concetto si costrussero di:!lle flotte nelle quali tutto si è sacrifica to al cannone per compilare roi delk: tattiche indirettamente fondate sul ro:,;tro. Quesra discre panza di idee deriva dall'avere stimata la potenzialità offensiva delle flotte da q uella aprarente di combattimento. Nella battaglia il rostro, il siluro, il cannone debbono stimarsi potenzialità offensive, e quindi concorren ti allo scopo medesimo; mentre poi, modifica ndo la nave, divengono realmente delle r otenzialità d ivergenti, dalle quali si :,;pera di ricavare un massimo di pote nzialità rnnvergcnti. L'atteggiamento critico nei confro nti delle grandi navi no n significa, però, che D.B. si schieri tra gli entusiasti sostenitori delle torpedini e delle torpediniere. Senza pronunciarsi - per il momento - in modo catego rico e definitivo, si dichiara fa vorevole a un tipo cli nave al rnomento sconosciuto nelle flotte europee, p iù leggero, «di robusta costruzione, d i buona stabil ità e forte per velocità, evolutib ilità, autonomia, per forza cli sprone, e metto in ultimo per utilità di siluri . ..... Si rratrerebbe d i «una semp lice nave rostrata di alto mare che raggiu nga il limite massimo della mobilità anche a sacrificio completo del can none". L'esame delle modalità strategiche con le quali dovrebbe agire la flotta ital iana contro una flotta superiore lo po rta a suggerire ulteriori orientamenti nelle costruzioni navali, che priv ilegia no sempre e al massimo grado la velocirà ma sembrano lasciare la porta più aperta al cannone. Va qu i messo in evidenza cbe al momento non prende in esame l'ipotesi di una guer ra in Adriatico contro la flotta austr iaca , giud icandola «questio ne tanto complessa, tanto del icata pol iticamente, tanro gelosa dal punto cli vista del nostro avvenire marittimo, che può solo competentemente studiarsi eia un coffiitato speciale». E le sue idee in materia strategica derivano da serie di presupposti particolari che possono essere così riassunti: - nel periodo velico il potere offensivo delle flotte era q uasi interamente navale, e l'offesa costiera era solo «superficiale e momenta nea,,; - dopo l'avvento del va pore si è verificata una rottura radicale. I nfatti •la guerra marittima [di oggi] non solo non ha nulla in comune con qud la continentale, ma nello stato presente delle flotte essa non ha a che far nulla colla guerra marittirna del pe riodo p recedente"; - cli conseguenzél è necessario individuare •una via nuova», perché gli scrittori moderni (sia ital ian i che europe i) offrono ben poco: «i p iù r iva ngarono le anticl1e teorie; gli altri si limitaro no a qualche idea spicciola, non sorta da buone fonti, che i ntesa da chi ha senso della capacità difensiva delle flotte, può parere una profezia"; - le possibili modal ità d'azione delle d ue flotte probabili avversarie (francese o inglese), ambedue mo lto superio ri alla nostra, saranno il blocco della nostra flotta nelle sue bas i e una volta fatto q uesto, le azioni contro-costa con lo scopo cli compromettere o impedire la mobilitazione marittima e terrestre, interrom pendo le v itali comunicazio ni costiere e le comunicazion i marittime co n le isole; - nessuna cli queste azioni è tanto pericolosa da compromettere le sorti ciel Paese, q uindi non è necessario impegnare tutta la nostra flotta in una battaglia decisiva, «quando non s'abbia altrn speranza che q uella cli salva re con q ualche eroismo l'onore delle armi, mentre si lascia aperto il Paese a minacce n1aggiori, dalle qual i la flotta p oteva, probabilmente, anzi con p iena sicurezza, difenderlo".

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Con quesrc premesse, rich iamandosi - nonostante le orececlenti affermazioni al passato e in pa rticolar modo agli scritti ciel Grivel / ; D. B. sostanzialmente propone come forma cli azione più co nveniente per la flotta italiana la tipica, vecchia arma delle flotte più deboli co1mo quelle più forti fin dal periodo velico: la guerra di crociera. 2' Essa sarà esegLtita «da navi stacca te, piccole divisioni cli navi m ilita ri , col complemento di quelle da corsa» e dovrà :-1 proggiarsi alle tre piazze marittime fortificate o centri difensivi srrategici - di Messina, La lVladcla lena e Spezia, perché il teatro d'operazioni pri ncipale sarà il T irreno. Non sarà co nve niente , comunque, tentare il forzamento del blocco a forze riunite, perché «con una flotta che pO(enzia lmente non rappresenta che un quarto cli quella nemica è illusione il supporre di forzare il blocco senza accetta re una ba tragl ia decisiva e sacrifica re l'a rmata». Sarà invece possibile impedire la prima minaccia : l'offesa nemica contro le nostre coste per ostacolare la mobi l itazione e il concentramento dell 'esercito. Ciò potrà essere fa tto con due provvedime nti: a) accelerare al massimo la mo bilitazione delle forze navali . Si tratta cli un seLtore rnolto trascurato in tutte le Ma rine, visco che al momento, anche dopo l 'avvento del vapore, per rendere operativa una flotta occorre non meno cli un mese. Una rapida mobilitazione basterebbe ad assicu rarci la superiorità marittima pe r 10-l5 g iorni, sufficienti per la contempora nea mobilirnzione dell'Eserciro; b) approntare con un'idonea politica di sussidi un navigl io mercantile che possa competere ( per ve locità, qua l ità marine, robustezza della costruzione e sp ecie dell a prora ) con il navigl io nemico, e che •in tempo cli pace sarà clemenro vitale della noswi prosperità marittima e in tempo cli guerra assicu rerà la nostra mob il itazione, le relazioni ciel continente colle isole, le pi ù imporrami operaz io n i commerc ial i e sa rà solido ed efficace complemento delh1 nostra difesa offensiva•. L'insistenza di D.B. su ll 'importanza anche militare e operativa dell a 1rn1rina mercantile, oggi scontata, non lo era affatto cd era cosa rara e rimarchevole · in quei tempi, nei quali il naviglio mercantile veniva ancora considerato come qualcosa di estraneo ,i Ile operazio n i ciel nav iglio mil itare. Egli se ne rende ben conto, e :-1ggiunge:

'·' Grivel (Luis Anto ine l{id1 ik l), auror<.! d el l<.! seguemi oper<.!, d i<: riguarda no in rarti<:olar modo le ,proie7.ioni di pote11z;i. e la c.lifcs:1 nurittima: - De la ,r.1,11erre nwriti1ne m ·c111t et dep u is !es 1w11relles lm.·eilfions. a ttaque et d éfense des cOws et cles purts. guerre d1t lai;1<e, étude bistoriq11e et st1,1téghf1te, Paris, A . 13ertrand 1869: - Lu g uerre des c61es, a11aq11e et d4/ense desjhm tières 111ar it imes. Les ca1w11s à /-il'(//tde p11 isscmce~ Paris, Llu rea u de la Revlle Con1en1porn ine 1864: - la il4arilu! daus ra11aq11e desfortijìcatio11s et le homhurdemelll des rii/es d11 lillvral: Sébt/S/ofJul, B0mars1111d, Odessa, S1 •ea!Jo1g, f,i11.l111n1, l'aris, Du maine .1856. '' li termine g11erra di cr ocieJ'({, mollo u.~:llo da D.U., è ignorato dal Diz·iu1wrio di ma r/11.eria mi/itare(l 866) del l'arrilli, così <:ome h1 Jefinizione d i guerra di corsa. Anche il p iù recente voGtbolario del Guglielmolti ( 1889) non ne parl:1 . dt,indo solo la parola ddla Crusc, Corsaro (<.:api1ano di bastimento cht! in tempo cli guerra, per lettera pa tt:nte sovrana, s<.:orre il rn,1re a suo rischio contro navi, mezzi e pE::r· sone dd nemico). La defini;done più rispondente è quell;1 d el Llernotti ( 1904) : per l~uerra di crociem si intende l'insieme delle opera zioni elle l1anno come scopo 1·attacco o difes,1del <.:01nmercio marittimo e l'attacco o difesa dei convogli di sbarco, <.:ondot10 d:t incrociatori militari e ausiliari. Guerra di corsa - in senso stretto - è invece l'azione <.:ondotta <.:ontro il commercio nemico d:-1 n:ivi mE::rcantili ar111at1c d a p rivari, il <.:ui c apitano è munito di li<.:en7.a regia per distinguerlo dai pirati (Cfr. R. l3ernoni, f.a g"e1n1 di C/'CJ· ciem, ..Rivista Mariuima.. 1904, Voi. I, Fase. I. pp. 5-38). Gli s<.:rinori fr;rncesi - e t:ilun i scrittori ital ia ni chiamano pere'> guerre de cu111·se, guerra d i corsa, ambedue i sistem i.

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per quanto fan tastiche r,ossano parere a taluni queste mie id<:l! sulla coopl!razione dell'elcmenlo rnl!rcantile alla difesa nazio nale e sopra questo innesto democratico nell'organismo aristocratico militare, come lo dd"iniva il signor N. Gavorri, pure io non cesserò mai dal considerare il nostro naviglio mercanlik come indispensahile elemento difensivo e dal propugnarne i perfezionamenti cbe possono concribuire alla potenza militare del paese. Il difficile starà nel trovare il bandolo della matassa e nd fare in modo che le grelterie e gl 'interessi di parte non disperdano quel poco che ancora ci resta di dignità e coscicnz.1 nazionale.

Una volta assicurata la mobilitazione nel periodo inizial e della guerra, la flotta da battaglia dovrà essere concentrata in attesa degli eventi nel suo centro st rategico. Si dovrà allora forza re il blocco per scatenare con navi di idonee ca ratteristiche - imitando gli incrociatori confederati (blokade run.n.ers) della guerra d i secessione - la guerra cli crociera e di corsa contro il naviglio mercantile nemico: benché il trattato di Parigi del 16 aprile 1856, con grande ingiuria delle nazioni minori, abbia abolita la corsa, senza assicurare la inviolabilità assoluta della proprielà privata, purl! non credo che un assioma di dirino mari ttimo strettamenle militare e per nullc1 umanitario vincoli le potenze firm atarie alla osservanza d i quella brennica legge [. .. ) .Mirare alla ricchezza e al naviglio mercan tile nemico, è rappresaglia di guerra, è dovere di uno Stato mariuimo, poiché spesso, come dice il Grivel [eia D. B. ripetutamente citalo in proposito - N.d.c.J, .. esl de l'epu isernent d'un peuple ane;inl dans son commerce, ses finances, scs industrics qu 'il faudra attene.Ire le retour de la paix maritime•. Rinunciare alla ojjèHsiva esten1a è una vergogna per una nazione mariLlima. Non posso comprendere che l'Icalia si rassegni a tanta miseri a morale quando il sollrarsene le è un dovere e un compilo così faci le r... l Forzare il blocco è adunquc la nostra sola prohahililà cli successo, è il rnezzo per assicurarci, anche bloccati, una indispensabile capadtà offensiva.

Per l'operazione di forzamento del blocco non è conveniente impiegare le navi da battaglia: b isogna ricorrere a naviglio con speciali ca ratteristichc, mentre la flotta da bauaglia deve rimanere concentrata nella sua base, con un du p lice ruolo : costringere il nemico a mantenere un blocco difficile e oneroso contro coste poco propizie che lo espongono ai colpi della flotta bloccata, agevolando le imp rese degli incrocia- · tori corsari "con false uscite, col coprirne la pmtenza e l'affivo ecc., senza, però, ma i avvcnrurarsi in una serie di azioni lungi da ll a piazza». Per la guerra di crociera, invece, occorrono •Una dozzina di navi militari comrletatc da quelle del commercio che si potrebbero armare in corsa [cioè come navi corsare - N.d.c.]M. Pur privilegiando la velocità, le navi militari per la guerra cli crociera non devono avere nulla in comune con quelli oggi chiamati in<:rocimori e rappresentaci dall' lnconstant, Shab, Volage, Duquesne. lòlomho, ccc. per i quali si è lroppo pagato, a scapito di allri caratteri , il vantaggio della velo cità . Secondo mc questi corridori del mare debbono appartener<: allo stesso tipo d elle navi da hallaglia, e formarne la seconda classe distinta d:tl la prima per riduzione di tonnellaggio e di potenza miliLare; ma non da quella separata per incompatibilità di caraneri nautici.

Al momento, D.B. constata che nessuna delle navi merca ntili o da guerra in servizio risponde ai requ isiti richiesti dalla g uerra di crociera; in particolare, quest'ulLima

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«esclude i grandi ton ne llaggi, le forti corazze, i portentosi cannon i»e induce ad a uspica re che l'avvenire ,,ci trovi più coscienti delle nostre necessità difensive e me no facili entusiasti di coloss~di costruzioni, le quali, come osserva sagacemente l'autore più volte citato della Guerre 1narilime [il G rivel - N.cl.c.J, lusingano più l'amo r proprio degli ingegneri di q u ello che tornino vantaggiose al paese e fin iscono per trascinare fata lmente ed irresistibilmente a lla grande guerra [cioè a llo scontro a flotte riunite, nelle q uali una flotta molto più debole come l'italiana avrebbe senza rimedio la peggio - N.cl.c.l». Le categorie di pensiero prima esposte, invero no n prive in ogni tempo di lati discutibili, segnano anche per il futuro il pensiero cli D.B. e inducono a riflettere sul problema difensivo dell'Italia ne lh1 seconda rnetà de l secolo XJX, le cui soluzioni assomigliavano, tutte, alla quadratura del cerchio. In qualsivoglia ipotesi l'avversario p iù probabile, la Francia, rimaneva economicamente molto superiore e militarmente molto più forte sia per terra che per mare, e la geografia non agevolava affatto una difesa unitaria dell'Iwlia. Per limitarci al campo marittimo, va anche ricordato che il Brin per assicu ra re la difesa de l paese dal lato mare riteneva necessarie ben 16 moderne g rand i navi tipo Dando/0 obienivo naturalmente mai raggiunto - e difficilmente raggiungibile - per ragio ni economiche. Come affrontare con forze molto più deboli la flotta fra ncese, era quindi un problema da esaminare prescindendo da obiettivi teorici e strategici ottima li e dal postulato teorico che solo affrontando e superando il nemico in una battaglia decisiva a flotte riunite si poteva ottenere il libero uso del mare e assicu rare una sicura difesa delle coste: ultra passe nemo tenetur. Va infine notato che, negli articoli fin qu i esaminati, D.B. propugna la g uerra cl i c rociera, ma per il momento non indica in quale modo evitare o almeno contrastare considerando i rapporti cli forza navali al tempo es istenti - quello sba rco in fo rze su lle nostre coste che pur ritiene possibile. D.B. chiama quella d i crocie ra contro il commercio un tipo di guerra eminentemente strategico (diversamente dalla battaglia a forze riunite, che avrebbe carattere più tattico che strategico) , rna non indica perché, colpendo il traffico mercantile di una Nazione - come la Fra nòa - che ha carattere economico e m ilitare essenzialmente continentalista, si dovrebbero ottene re risu ltati strategici cli grande portata . Gli exempla bistorica che egli cita non sembrano adatti alla bisogna, perché riguardano o la g uerra e.li croc ie ra degli Stati Confederati del Sud contro q ue ll i ciel Nord (tuttavia risultati vincitori) nella guerra cli secessione arne ricana, o ]e guerre cli crociera francesi dei secoli XVIll e XIX contro l'Inghilterra. Quest'ultimo era un Paese industriale, commerciale e marittimo che q u ind i soffriva -il massimo ciel danno se veniva attaccato il suo commercio e che tuttavia, dal 1789 al 1815 e ra sempre ugualmente riuscito a mantenere aperte le vitali lince di cornunicazione con le sue colonie. 1

V - L'influsso preminente della gcogi·afia sulle modalità strategiche per la difesa delle coste: centri difensivi e centri strategici (1879) Per i dizionari marittimi del secolo XIX il vocabolo crociera significa genericamente ,,azione cl i una nave, consistente nel manteners i in un tratto d i mare solcandolo continuamente in più d irezioni , in g uisa da impedire che alcun vascello possa traversarlo senza essere scorto da essa» (Parrilli). Si tratta, in sostanza, cli incrociare in

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zone di passaggio o bbl igato; e data la ridotta au tonornia delle navi nell'età ciel va pore le basi marittime accrescono il loro ruolo. Ne consegue la necessità di ricorrere o alla geografia come strumento strategico primario per la ricerca d i modalità d'azione, che consentano anche a una flotta inferio re di opern re con vantagg io contro una Ootta superiore. I n quattro articoli sulla Rivisla l'vfarillima del gennaio-aprile 1879, D.B. swdia la possibilità che al momento offrono le basi marittime italiane esistenti, e individua - confrontando le sue opinion i con quelle dei più autorevoli scrittori q uali di esse sono eia potenziare, quali da trascura re, quali da creare ex-nouo. Partendo dal principio che •la classificazione e la potenzialità delle navi è funzione del sistem,1 d i difesa o offesa al q uale sono subordinate, e non deriva dalla natura e dalla potenzialità delle armi», stabilisce una fondamentale differen7.a tra centri difensivi, basi che soprattutto in relazione alle loro caratteristiche geografiche assicurano di per sé un alto grado cli protezione al naviglio specie mercantile, e centri strategici, che invece in reln ione alla lo ro posizione geografica assicu rano all a flotta che vi è raccolta la migliore capacità strategica. Dopo aver ch iarito che è la flotta a difendere il paese, mentre i ceneri strategici ne agevolano solo il compiro, dimostra con exemp la bistorica derivanti dalla guerra di secess ione americana e dalla guerra francoprussiana che la difesa delle coste non è assicurata dai can noni e dalle corazze, ma dalle caratteristiche geografiche e idrografiche . Sotto questo profi lo, ritiene le coste della Francia, della Germania e degli Stati Uniti le più facilmente difendibili, mentre le meno difend ibil i sono proprio quel le clell 'Tral ia. Il sistema cli di fesa più risponde nte alla grande estensione e ,1 1la vulnerabilit,ì del le coste italiane è perciò quello unicen.tro, basato su ll'impiego di for7.e navali molto mobili agenti a largo raggio, anche se inferio ri a quelle del nern ico; esse sarebbero in grndo cli operare sepa ratamente, ma dov rebbero mantenersi riunite in una sola grclllde base. Q uindi. niente sistema policentrico (flotte difensive composte solo da piccole navi costiere appoggiate a numerose basi) o dicenlrico (flotte cli gra ndi n,1vi che pa 1tendo eia più basi agiscono anche separate per mantenere il conta tto con le flotte del nemico o bombardare le sue città) . Per individuare il rn iglior ,,centro strateg ico., per la nostra Aotta, D.8. respinge la tesi tradizio nale - sostenuta eia molti - che un arsenale sia in.dispensabile in una base operativa. Quest'ultima deve consentire la miglior difesa da sorprese, eia attacchi torpedinieri e colpi cli mano, la massima capacità cli eludere o forza re il blocco o la zona d'investimento del nemico, e una capienza tale da consentire;: il ricovero clell 'intern flotta; se poi dispone anche di un arsenale, ta nro meglio. In relazione a questi requisiti, D .B. ritiene che non bisogna lasciarsi abbaglia re dal eletto di Napoleone che •i tre gra ndi p orti d'annam,ento e di costn,zione ita liani sono Spezi:1, Taranto e Venezia». I.e possibilità strategiche e operative sono tutt'altra cosa ; sotto questo profilo fondamentale, I.a Spezia e Taranto non soddisfano al le condizioni tattiche e.lei centri strategici, e Venezia che potrebbe soddisfare a qu<.:ste condizioni tattic he (e che sarebbe un·eccdlente base di orerazioni s<.: fosse a Messina) colle sue rossibilità di molterlici uscite, no n socklisfo alle co ndizioni strategiche per la sua posizione geografica. Questi tre rosti militari, che sono appunto qu<.:l li che la natura ci ha dato, co111e disse il Male.lini, per la difesa dei nostri tre mari, e per stabilirvi i nostri arsenali, non sono e non debbono essere le nostre basi d'operazione. Essi sono le nostre piazze

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cli rifugio, di estrema, e diciamolo subito, d i q uasi impossibile riscossa; essi sono i nosrri tre centri difensivi e non i nost.ri centri strategici, e come tali es.si sono di una

impon:anza navale secondaria .

Secondo D.B. ai fi ni della d ifesa marittima si possono conside rare tre zone c.l'operazioni, corrispondenti rispettivamente al bacino dell'Adriatico, al bacino dello Jonio e a quello del Tirre no; ciascuno di essi dovrebbe d isporre d i un centro difensivo e di uno stra tegico. Nel bacino dell'Adriatico Venezia è il miglior centro difensivo d'Italia e offre eccelle nti possibilità alla difesa; nella lagu na veneta, perciò, potrebbe venire ricoverato tutto il materiale che non ha valore militare ma che conviene salvare da ll'offesa nemica, a cominciare dal naviglio comme rciale e di quello a vapore. Ancona, benché sia servito da base d'operazione nel 1866, non serve né come centro strategico né come centro d ife nsivo. Anche Brindisi, pur prestandosi (meno però di Valona) come base di una flotta per chiudere il Canale d'Otranto, non sarà mai né una buona stazione navale né un buon centro strategico . Taranto è troppo lo ntano dall'Adriatico (130 rnigl ia da Brindis i); perciò "è sulle coste ne rniche [dell 'Austria, e in particolare nelle isole della Dalmazia - N.d.c.] che noi dobbiamo fin da oggi abituarci a cons iderare il nostro centro strategico qu ando le eventualità politiche ci conducessero nuovarnente a te nta re la sorte delle a rmi contro un avversario [l'Austria - N.d.c.] del quale dovemmo riconoscere [a Lissa] il va lore .. .". Non deve p iù accadere - raccomanda D.B. - che si sia costretti, come nel 1866, a nominare una Commissione per concreta re un piano cl i campagna, ma tutto deve essere predisposto fi n dal tempo cli pace; questa base avanzata deve essere ocn1pata fin da ll'in izio dell'ostilità e convenientemente artrczzata a difesa . Nel bacino dello Jonio Taranto fornisce un buon ancoraggio e un sicuro rifugio a una flotta, ma ha solo le ca ratteristiche cli un buon centro difensivo, non quelle di un centro strategico. Uscendo per ope rare al largo, una flotta dovrebbe agire lungo una costa difficile, a perta , senza gruppi d i isole tra le quali cerca re un rifug io momentaneo,,, e sarebbe troppo lontana sia dall'Adriat ico c he dalla Sici lia. La nostra p rincipale base di operazione ne llo Jonio è invece Nlessina, che «riunisce tutte le migliori condizioni strategiche pe r o perare tanto nello Jonio quanto nel Tirre no, e io non esiterei a dichiararla il nostro più importante centro strategico, se le sue condizio ni difensive fossero pari ai vantaggi della sua posizione geografica" . Il T irreno second o D.I3. è il bacino più importante nel quale può concentrarsi la massima pote nza d ife ns iva. Tn questo mare il raggio d'azione della piazza e.li J'vlessina può estendersi fino a Napoli, mentre il centro strategico con i migl iori requis iti per difendere il tratto di costa più minacciato (da lla Liguria a Monte Argentario) è La Maddale na, che o ltre essere faci lmente bloccabile, data la sua posizio ne centrale consente a una flotta sia di intervenire rn pidamente contro sbarchi e offese alle coste liguri, sia d i bombardare le coste della francia e di attaccarne il commercio. Spezia è solo un buon centro difensivo, e - come quella di Taranto e Venezia - la sua importanza è più continentale che ma rittima ; il suo fronte più debole non è q uello a mare, ma verso terra, a est. Infine l'Isola d'Elba potrebbe diventa re una preziosa, insostituibile base d 'operazione per un nemico che si accingesse a sbarcare in Liguria, né sarebbe possibile difende rla cbilla Spezia : «io reputo il possesso dell'El ba come una condizione di esistenza nazionale, e vorrei qu indi c he si studiasse il modo, fi nché non avremo una fl otta, onde conte ndere l'isola il più a lungo possibile,,. 0

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VI - Ammaestramenti della battaglia di Lissa: caratteristid1e del naviglio da costruire e lineamenti strategici di una difesa unitaria e interforze della penisola (1880) Da fine 1880 al luglio 1881 D.B. torna a dedicarsi all'insegnamento presso la R. Scuola d i Marina di Genova e nella primavera 1882 presta se,vizio presso la Scuola Superio re di guerra dell'Esercito di Torino , quale inscgnanre cli arte militare ma rirtima. È un biennio, quello dal 1880 al 1882, panicolarmente fecondo, nel quale oltre a numerosi articoli sulla Rivista Marittima vedono la ll1ce le sue prime opere organ iche. Il loro interesse è assa i minore cli que llo degli articoli ciel 1878-1 879; sono il frutto dell 'a ttività cli insegnamento e quindi risenrono di esigenze cliclaLriche e, al tempo stesso, danno forma sistematica e definitiva ai precedenti art icoli pubblicati sulla Rivista Marittima . L'impegno cli D .B. in questi anni, le sue tesi criti che nei riguardi dell'effettiva utilità delle grandi navi fino allora costruite, trovano un clima assai favorevo le. Ministro della Ma rina da fine 1879 ,1 fine 1883 è Fe rdinando Acton , avversario ciel Brine del Saint Bon e fautore cli formule costruttive del naviglio maggiore meno ambiziose e assai vicine a quelle sostenute da D.B. , fi no a far pensa re che quest'ultimo, se non ne è il mentore e l'ispiratore, è cercamente il più valido interprete e sostenitore degli orientamenti strategici e costruttivi del Ministro del tempo. Negli articol i del 1880 sulla Rivista lVJàrittima D. l3 . rivendica a giusto titolo il merito d i aver rer ()rimo affrontato in modo esaustivo il problema dei rapporti tra esercito e flotta e dell 'arrnoni;:,.zazio ne delle relative fu nzioni. In precedenza questi due fattori della potenza nazionale non erano mai st;1 ti paragonati fra loro. Nessuna correlazione o affìnità era mai stata suppost:i , ed erano stimati elementi dissimili, insusceltihili di essere sonoposti ad una critica mìliwre in base agli stessi princi pii. Quest:t incompatibilit:l di c:arau.eri fra le forzi:! di mare e di temi don:va essere fortemente impugnata, poiché, senz:i parerlo, era la forza latt:nte che alimentava la sfiducia e la malevo lenz:1. Dimostrare l'omogeneilà rt:lativa delle fon:e mobili e la loro simile capacità difensiva era questione per noi di vita o di morte.

Verità evidenti ieri come oggi, anche se sempre difficili da assimilare compiutamente. Aci essa D.B. aggiunge una constatazione. che in cerro senso dà va lore e lt1stro alla sua o pera , perché lavora in un campo dove l'antico non vale più, e il moderno non ha ancora basi teoriche salde: prima dd 1860 nessun:i modifiGt fu portala ai sistemi di altacco e difesa delle coste, nessuna idea organica, n(: stra tegica, né tallica veramente nuova fece c 1poli no negli scritti, nessuna teorica fu propugnata che presentisse il rinnovamenco navale. ru solo dopo la guerra d 'America, durante la quale ptTÒ abbia mo ancora un ec<:esso dell'iner;d:i velica nei sistemi , ad onta delle num·e temeri1ù che meravigliarono il mondo, che penetrò il tarlo nl·i ve<:chi organismi. Aperta la breccia, fu un correre da ogni parte all'assalto, un distruggere, un <.:liminare L.. 1senz:i darsi pensiero di quel poco che potevasi e dovevasi salvare.

Anziché perdersi nelle consuete, astiose polemiche, dalla battaglia cli Lissa D.B. trae ben concreti an1maestramenri cli ca rattere tattico e tecnico. che incliG1110 la v ia eia seguire per la Marina del fur.uro. A suo giudizio quest'ultima richiede profonde rifor-

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me, pe rché quella giornata «ci avrebbe dovuto ricorda re che il nemico aveva stimato secondaria l'azione d ell'artiglie ria, princ ipale quella dell 'u1to; che noi ci eravamo trovati superiori in cannon i e corazze, e che non ci e ravamo serviti dello sperone». Ciò era avvenuto pe rc hé la scarsa ma novrabilità delle nostre navi maggiori (tra le qtiali la Re di Po1·toga!lo ciel coma ndante Riboty s ulla quale lo stesso D.B. era imbarcato) re ndeva il ricorso a llo sperone assai poco conveniente, mentre «la debolezza dello sprone di altre se i navi ne rendeva l'uso imp rudente•·. Di conseguen za, nei comandanti italiani - a cominciare proprio del Riboty - non c'era alcuna fiducia nell'uso di quesrn arma, clelb qu ale D.R. è tenace asserto re per le sue navi da crocie ra : que lla sfiducia I.. .. J non doveva forse consigliarci di rafforzare le prore rendendole ca paci dell'urro? Ebbene, no i abbiamo lasciati gli sproni come erano ed abbiamo invece, trasformato le prore pe r soffocarle con nuovi cannoni ; io propongo quindi, se torna la spesa, di togliere quei cannoni, alleggerire le prore ed armarle di uno sprone che non sia un si1nbolo, ma un'a rma efficace. Quattro buo ni cannoni sopra una nave marina, leggera, evolubile, veloce, fo rtemente rostrata, sono quanco è necessario e s ufficiente alla nostra difesa, e d un'arma potente fra mani ardimentose.

Il secondo ammaestramento di quella battaglia è che «essere promi ad agire con tutta l'intensità che consente ogn i nave è necessità suprema d i guerra». Ciò significa che dopo la d ichi:.u azione di guerra la flotta , anche mediante una pronta mobilitazione, deve raggiungere in te mpi ristrenissimi la piena operatività . Ma se nel 1866 l 'appronrnITte nto s i è protratto ne l tempo ed è stato comunque lacunoso, al momento io dico solo c he nell'estote parali [,,siale pronti,, - N.d.c.J ci troviamo [oggi] assai peggio che non fossimo nell'ultirna g uerra. Le macchine delle nostre fregare, che dovrebbe ro essere prima cura dei nostri a rmamenti, per ragioni politiche, organiche ed economiche si trov,1no pe r ordinario in tale stato da compromettere la nave che dovesse improvvisame nte e ntrare in campagna . I rappezzamenti rappe zzati sono la base del nostro sistema c he può chiamarsi naziona le, no n essendo un fe nome no marittimo che per irradiazione politica, e conLro un tale o rdine di cose, che compro meuerà le sorci della bauagl ia e la reputazione de i comanda nti, noi restiamo a pat.ici, non troviamo la fo rza di pro testare.

Dall'espe rie nza di Liss,1, infine , D.I3. trae la necessità di un rinnovamento anche morale e org,111ico del la Marina , che pe rò deve essere capillare e riguardare nel suo complesso il corpo d i Stato Maggiore, senza basa rsi - come propongono alcuni, tra i quali il Saint Bon - sull'oper,1 m iracolistica d i un uomo solo, perché g li uomini ecceziona li sono il prodotto cli te mpi ecceziona li. Sono funz ioni reciproche, ma non semp re rive rs ive . Per noi non è questione cli tempi . .. ». Pu r premette ndo che non è possibile definire nel dettaglio i requisiti d e l naviglio sen za aver prima formula to i nuovi p rincìpi della guerra navale (cosa che si ripromette cli fare in seguito), ne ll'artico lo del 1880 I detennincmti della d(/esa costiera D.B. ne indica le caratteristiche essenzial i, Lenendo presente che «le nostre navi da battaglia dovrebbero avere i caratteri cli quelle da crociera e lo svi luppo de lla potenza o ffensiva e delle d ifese si dovrebbe con tenere entro limiti che non snaturassero la flotta». In una battagli.-1 combattu ta con sproporzione d i forze «dobbiamo far tesoro d egli insegnan1e nti storici ed impara re che la forza della vittoria ciel debole contro il 0

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forre è quasi incera nella superiorità morale e organica di quello su questo». In sintesi i criteri costrutrivi da lui indicati sono i seguenti: - una nave da crociera richiede un tonnellaggio di 2200-2500 t. Una nave eia battaglia con le stesse caratteristiche richiede 4 - 5000 t. 15 miglia di velocità e un'autonomia superiore di 1/3; - la capacità evolutiva delle navi da crociera e da bartaglia dovrebbe essere la stessa, abbandonando •le eccessive lunghezze, le forme incassate, le pescagioni dannose... Le disposizio ni interne, il sistema cli costruzione, i meccanismi secondari ecc. dei due tipi cli navi dovrebbero essere omogenei; - le navi eia crociera dovrebbero essere armate di due cannoni a lunga gittata su piatta forma girevole del calibro cli 20-24 cm, con girtata utile fino a 5 Km dalla spiaggia, e armamento secondario composto da cannon i d i 12-8 cm. e siluri laterali. Le navi da battaglia oltre un conveniente armamento secondario, dovrebbero avere artiglierie suffic ienti contro la generalità del le navi, contando invece sulla loro superiore mobilità per combattere le navi maggiori. Dovrebbero perciò essere armate con 4-6 cannoni «che avessero a 500 m la capacità perforante di 16 dinamodi per cm di circonferenza del p rojetto»e con la massima gittata possib ile Inessun accenno al rostro :'-I.cl.e.]; - nelle costruzioni le parti in legno dovrebbero essere escluse per le navi da battagl i,1, e limitate al fasciame esterno delle carene per le navi eia crociera; quest'u ltime non dovrebbero avere corazza. Le navi da battaglia dovrebbero invece avere corazze da 20 a 25 cm sufficienti per costruire un ridotto centrale: -il rimanente della zona vitale dovrebbe essere protetto, come pe r le navi da crociera , da un conveniente e perfezionato sistema cellulare... Sempre negli articoli sulla Rivista l'v!arittima del 1880, ù.B. affronta e approfondisce anche il del icato e complesso p roblen1a dei possibili sbarchi e bombarcfamenti sulle nostre coste eia pane della superio re flotta francese e, al tempo stesso, esamina per la prima volta - sia pure senza molti approfondimenci - i cararteri strategici di una possibile guerra contro l'Austria. Si tratta, senz'alt ro, della parte rneno convincente e più caduca dei suoi scritti del periodo, che si riassume in un tentativo non sempre riuscito cli trovare dei rimedi alla debolezza militare dcll'llal ia. Riassu mendo: - la soluzione d i affidare la difesa di un convoglio, cli una zona di sbarco, cl i una linea d'invasione costiera ad una floua di scorta, sarebbe -la più funesta frn le prescrizioni del passato che potrebbe adottarsi colle flotte a va pore•; - «il nostro modo cli opera re deve su lle generali essere subordinato a qu esti criteri: mantenere il grosso delle forze, poco ane alla guerra cli crociera, concentrato nella piazza ldi La Maddalena , ritenuta eia ù. B. il perno della flotta per l'azione nel Tirreno, o d i Messina - N.cl.c.l; scorrere il mare con quel nu mero di nav i d ifensive di cui si può prudentemente disporre onde distogliere dal blocco gli incrocia. tori nemici; mantenere attive comu nicazioni con la penisola; distruggere il commercio nemico; spingersi, app rofittando di favorevol i occasioni, fi n presso i porti mercantili e le piazze da guerra dell 'offensore; operare eccezionalmente per gruppi e.l i tre navi omoge nee quando qualche op portunità lo consen ta , o qualche imperiosità lo richiegga»; - il bombardamento delle nostre cinà sarebbe più dannoso dell'attacco ai nostri centri d ifensivi e strategici, •anche se io non sono tra colo ro che agitano il fantasma del bombardamento per dimostrare la necessità dell 'armata»;

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- il mezzo p iù efficace - e quello che più ci fa difetto per difendere le città dal bombardamento - è la flotta . Ma poiché per obbligare il nemico a desistere dal bombardamento non si può evitare la battaglia navale e la nostra fl otta - assai inferiore non b potrebbe vi ncere, essa non deve intervenire quando il nemico bonibarda le

città ma deve rimanere chiusa nelle sue basi; - la fl otta deve essere impiegata, invece, per imped ire o almeno ostacolare gli sbarchi nemici sulle nostre coste, che possono avvenire sia su lla «Cornice,, (Riviera ligure di Ponente) che nell'Italia peninsulare, tenendo presente che la d ifesa dagli sbarchi in ambedue le zone è prevalentemente navale, che no n si trana cli contendere al nemico il dominio del mare ma solamente di contrastarne l'esercizio e che gli sbarchi - salvo contingenze fortunate - non potranno essere impediti ma solamente contrastati e d istu rbati anche dopo che sono avvenuti; - nel caso di sbarco nemico con il massimo delle forze ( 4 corpi d'armata) a Sud dell'Appennino (sbarco che l'Esercito non sarebbe in grado cli impedi re o di fronteggiare impegnandosi in battaglia), mentre le forze terrestri si ritirerebbero a Nord dell'Appennino facendo dell'Appennino stesso un baluardo verso Sud , la flotta dovrebbe al limite essere sacrificata, perché si tratta cli una questione «di vita o cli morte", e si deve salvare la d ign ità del Paese e l'onore delle armi; in q uesto caso, si potrebbe solo confidare nella nostra buona stella che «potrebbe sviare, cl i notte, il nemico dalla traccia cli qualche nave fo1tunata e guidarla provvidenzia lme nte sul convoglio o su lla spiaggia cli sbarco in tempo opportu no»; è comunque un fatto ,,eccezionalissimo e incontestabile» che, per la nostra difesa , «sei navi ca paci cli mantenersi sul mare e cli operare attivamente :anche senza grandi cannoni e senza corazze, equiva lgono a quattro corpi d'esercito; sa lvano la pen isola dalla invasione d iversiva [sbarco sulla Riviera ligure di Ponente, d iversivo rispetto alla via principa le d'invasione attraverso le Alpi - N.cl .c.]; compromettono seriamente l'invasione lsbarco in fo rze nell'Italia Peninsu lare - N.cl.c.l, e possono anche essere un continuo pericolo per l'invasione costiera•. Conside razioni, q uest'ultime, forse troppo ottimistiche: va tuttavia apprezza ta la rara capacità cli D.13. cli inserire in un qrn1clro unitario l'impiego de lle fo rze te rrestri e navali e di raccordare strategia e geografia. Questo approccio, semp re stimolante e ricco di spunti pregevoli e attuali, si manifesta anche nelle poche pagine dedicate alle scelte strategiche fo ndamentali eia adottare in caso di guerra contro l'Austria, nelle quali dimostra che non è affatto u n ,,difensivista,, per pa1tito preso, ma che semplicemente ritiene l'offe nsiva conveniente, solo quando offre garanzie cli successo. ln questo caso, l'Esercito sarebbe inferiore a quello austriaco ma le fo rze navali sarebbero superiori; cli conseguenza D.B. ritiene convenie nte un inizi,i le atteggiamento difensivo in campo te rrestre e un atteggiamento offensivo nell'Adriatico. L'Esercito dovrebbe assume re uno schieramento piuttosto arretrato sull'Adige; l'armata navale dovrebbe invece bloccare immediatamente la flotta austriaca nella piazza di Pola prima che quest'ultima riesca a concentrars i nella sua base e.l'operazione di Fasana, e stabilire a sua volta una base d 'operazione su lle coste nemiche . A Venezia potrebbe essere concentrato il naviglio mercantile sufficien te per imbarcare due corpi d'arma ta. Al termine del periodo iniziale l'esercito avanzerà verso l'Isonzo, costri ngendo le forze austriache a dare ba ttagl ia. In q uesta fase i due corpi d 'armata nel fra ttempo imbarcatisi a Venezia potrebbero fare un'azione diversiva lungo la costa tra Venezia e Trieste, in modo da costringere il nemico a ripiegare verso Nord, invece cli schierarsi

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verso Sud a protezione d i Trieste e l'Istria. Infine, in caso di esito favorevo le degli scontri terrestri l'Esercito, superando le forti posizioni difensive austriache sulla sinistra Isonzo, potrebbe attesta rsi cli fron te alle Alp i, sia per procedere a ulteriori avanzate sia per bloccare eventuali controffensive. In questa fase, perderebbero importanza gl i sbarchi ma acquisterebbe gran va lore una forte base d'operazioni per la flotta a Trieste, alla quale potrebbero appoggiarsi.

VII- Le due prim e opere ( «I prim i elementi della guerra m arittima svolti alla Scuola Superiore di Guerra» - 188025 e «La difesa marittima dell'Italia,, 188126: genesi e definizione della strategia navale. Come dice lo stesso titolo, i Primi e!enienli della guerra marittima raccolgono le lezioni tenute da D.B. alla Scuo la di Guerra dell 'Eserciro cli Tori no, dando loro

forma organ ica. >lelle •Avvertenze• che precedono il testo si trova no altri preziosi elementi sul movente dell'impegno letterario dell'autore, canto simile a quello che molto più ta rdi caratteri nerà l'opera dello stesso Mahan: non è al tecnicismo e all'art<.: che miro. !\'on è uno studio letterario[. .. I o uno studio tecnico I .. .) che mi sono rxoposLO; ma bensì un lavoro che valga a d iffondere quelle nozioni moc..lc:rne che sono fondamento al criteri o sc.:mplicc c.: s:rn o dc.:lle cose marittime. dal qu:1le Lutto si <.:onsegue, perché evita i confliui, le reazioni, le sconfidenze cbn nose e favorisce il !eneo e continuo progresso verso gli ordinamenci secolari. Questo buon senso <.:he è proprietà di quelle nazioni che <.:onquistarono con lunghe lotte la supremazia dei mari, non può dalle altre essere acquistato che <.:olla larga partecipazione <::conomirn alla vita del mare:!; colla attiva espansione degli ckmenti navali cu i spc.:Lta diffondere le loro esuberanti o naturali energie, auivando la correla zio ne interna e cutanea senza d i che non è· spera nza di partecipazione nazionale alla esistenza marittima. È questa la vitalità che m:1nca interamente alrltalia; è questa immedesimazione: che dobbiamo favorire, rnoltipliGlndo per conto nostro i punti di <.:ontallo, rendendoci meno esclusivi[. .. J, senza di che.: non è possibile c he si diffonda nell 'annata il palpi to vivo e feçondo delb nazione [ ... l, che un mito nazionale divenga il momento fecondo e rigeneratore che innalzi il paese e l'armata all'altezza dei loro futuri destini e rend a loro il dominio d<.:I Mediterranc.:o, che fu c.: deve essere patrimo nio italiano.

Di elevato inleresse teorico il primo capitolo. nel quale D.B. traua più nel dettag lio delle trasformazioni subìte da lla guerra marittima - e quindi anche dalla strategia e tattica n,1va le - nel passaggio da l periodo rcmico ~l quello vel ico e cln q uest'ultimo a quello del vapore (o ~elico•) allora appena iniziato. Si deve anzitutto constatare che -

"Torino, Tip. Oreraia 1880. -"· Roma. G. 13arbèra 1881. Si ,·eda, in merito, anche la hem::vola recensione dell'opera sulla -Rivista Milirnre !lai iana.. dello :;te~o anno 1881 (Voi. l fase. r, pp. J73-181 ). Ooro aver riassunto le rrindr:ili tesi di D.B. mettendo in ri lievo il suo contributo :d ia ricert:a di una .. rormula sintet ica (lèlla dilesa n;1;,:ion:tJe.. , l'autore (G.i'..) conclude raccomandando la lenura dd libro :igl i ufficiali dell'Esercito, perché ,le idee nuove, o che seml>r:1110 tali. rm:ritano di essere accolte. esaminate con c;1lma e con imp:irzialit;ì. anche quando abbiano J"arparenza <li ribdlarsi a lutto un pa:;sato ed a tutte le autorità•.

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diversame nte da g ua nto ritiene anche oggi qualche scrittore navale - egli ammette l'esistenza nell 'antichità, oltre che di una tattica navale, anche di una strategia nauale, e a nzi afferma che: «ognu no di questi period i ebbe anni e forza motrice proprie, onde forme proprie dovettero avere l'organica, la strategia e la tattica navale che sono fu nzioni cli quelle va riabili, ed i sistemi difensivi degli Stati». Per definire il p resente e l'avvenire della strategia e tattica navali è nec'essario, secondo D.B., avere un'idea delle loro forme passate, se non altro perché esse ostacola no ancora l'assunzione cli una fisionomia nuova e compiuta da parte del periodo ciel vapore. Nel pe riodo remico e velico la strategia e la tattica erano legate a elementi fortuiti e variabili come il vento. f\on poteva q uindi esistere una scienza strategica: non può esservi scienza , colà ove non esiste un rapporto definito e costante, essendo a ncora la catena delle relazioni fra i fenomeni quella che I.. .l costituisce la scienza,,. Per ben comprendere queste pa role cl i D.I3 ., va chia rito che la strategia è sempre esistita co1ne prassi , ma in quanto disciplina teorica e bra nca dell'arte militare oggetto di studio sistematico da pa rte degli scrittori militari, è nata solo nella seconda metà del secolo },,'VIII (Maizeroy) ed ha acquistato tutta la sua importanza teorica - stretta me nte legata al progresso de lla geografia e ca rtografia e all'avvento degli eserciti di n1assa - solo con le g uerre della Rivolu zione Francese e dell 'Impero, rimanendo sempre limitata alla guerra terrestre. I suoi padri fondawri all'inizio del secolo XIX so no stati il Barone svizzero d i fo rmazione e ling ua francese ]omini (ispira to re - non d ime ntich iamolo - anche cli Ma han) , l'austriaco Arcid uca Ca rlo e Clause vvitz. J orn.in i e l'Arciduca Carlo sono stati capistipite del la scuola dei dottrinctri (prevalente anche in Ita lia fino al secolo XX), che pretendono ridu rl a a scie nza più che arre, e la ritengono soggetta a princ ipi immutabili; il contrario fa Clausewitz , capostif) ite della scuo la d egli ideologi, che solo negli a nn i 30 è organicamente conosciuto in Italia .z, Ricordiamo ancora che la propuls io ne a vapore consente finalmente di preord inare ed. effettua re i movimenti delle flotte come quel le degli eserciti; nella seconda metà ciel secolo XlX - dopo la introduzione dell'el ica - nasce perciò la stmtegia m.aritti1na; il primo a trattarne è stato il generale inglese Howa rd Oouglas. In Ita lia il primo a darne una definizione è stato il Barone napoletano Giuseppe Pa rri lli (scrittore navale, ma non marinaio), che nel suo Dizio na rio cl i marine ria militare del 1866 (indicato dal Ministro Persano come riferime nto ufficia le per la Marina Italia na) b chiama strategia nia.rittim.a dei p iroscc{/ì (dal francese stratégie mctritime des vaisseaux à vctpeu1) e la definisce •arte [non. scienza - N.d.c.] cli fa r muovere e combattere le armate, composte cli navi mosse dall a forza ciel va pore, regolandone le mosse giuste i diversi ordini. cli ma rcia, di battaglia e di ritirata».2~ Se ne deduce che, nel 1866, la strategia riguardava solo le navi a va pore , a nche se sopravvivevano i vascell i a vela .. . D .B. (che strnnarnente non cita ma i il Parrilli) dopo quest'ultimo è sta to il primo in Ital ia a trattare in forma o rganica l'a rgomemo, e lo fa in modo da rivelare un'ascendenza jominiana più che clausewitziana: " Sul p<:nsi<:ro m ilit:-1r<: (wrn;srre e nav;lle) itali,mo ed euro peo nella prima metà del sec. XIX Cfr. F. l.lotti, // peusiero 111.ilitare .. . (Cit.), con particolare riguardo ai n tpitoli li <: lll (c.lilTerenze e analogie tra Clausewitz eJomini) e XV e XVI (pensiero navale). '" G. l'arrilli, Diz io1u1rio di mar i11er ia militare, Napoli, T ip. P. Androsio 1866, Voi. 11 p. /466 (questo dizionario Fu indica to dal Persano com<: riferi,m~nro terminologico per la nuova Marina italiana).

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la stessa scienza della guerra (terrestre], che pure ha fa ttori meno complessi e meno

variabili, può dirsi che sia ancora bambina e che l'abbiano creata da poco Jomini, l'Arciduca Carlo, Clausewir.z ecc., ed infatti osserva il ivlarselli, nel suo lavoro sulla Scienza della guerra, che fra tutte le attività militari quella strategica è stata l'ultima ad essere sottoposta a scienza (. . .J. La differenza radicale che corre fra i periodi passaci ed il pt:riodo navale moderno è quella appunto, che se para il campo dell'arte da quello della scienza. Vedremo come nel periodo remico e velico mancasse assolutamente la relazione logistica, che è base della scienza stra tegica, e che quin· di fosse sempre fortuita l'azione navale; vedremo invece come nel periodo moderno (quello del vapore - N.d.c.] la costa nza del rapporto logistico ci permette di innalzare la strategia navale alla dignità delle scienze.

Chiariamo ancora che per logistica (vocabolo introdotto nel 1830 da ]omini, sempre e solo nel campo dell'arte della guerra terrestre) al tempo si intendeva diversamente eia oggi - una branca dell'arte militare ancella della strategia, che organizzava e discipl inava in tutti i suoi aspetti il movimento e lo stazionamento degli eserciti, e coincideva in gran parte con l'attività organizzativa degli Stati Maggiori: D.B. coglie perciò correttamente i riflessi strategici del vapore . Per il momento però non dà u na defin izione di strategia o di tattica , limitandosi a osse1vare che dal periodo velico si è ereditato «un eccesso cli tattica e un difetto di s trategia». Al momento - osserva - le questioni tattiche sono molto dibattute, mentre q uelle strategiche sono ancora quasi sconosciute: i più ritengono tuttavia che il nome strategia no n abbia. senso marittimo, e non s i curano di scoprire le cause d i questa divergenza tra la guerra continentale e la mariuirna. Altri rimase alla definizione dell'ammiraglio Smyth, secondo il quale la strat.egia navale è una scienza che nessuno ha mai conosciuto . I p iù p rogressisti accertano l'opinione dell'ammiraglio Bouet de \Villa umez, secondo il quale il nome di strategia non lrn quasi significato pe r le flotte, specialmente dopo l'inven zione della bussola, limitandosi al più per le flotte a vela a procurarsi il vantaggio del vento, ciò che prova quanto sia facile confondere la strategia con la tattica e quanto e rronee sono le opinioni della gente di mare sulla natura della fun zione strategica ."'

Ci si potrebbe aspettare, dopo queste parole, che D.B. forn isca u n primo contributo per riempire ·il vuoto, e indichi i m1ovi caratteri della teoria e prassi strategica: invece per il momento si sottrae a questo compito, •perché la stra tegia essendo la coordinazione ultima delle forze navali, non può venire che dopo uno studio particolareggiato di queste». Per il momento, perciò, si sofferma solo sulla tattica e valu ta , fino a che punto possa essere uti le l'esperienza delle ultime guerre combattute con navi a va pore, ricordando ancora Lissa . Nel periodo velico, le flotte data l'elevata auto nomia delle navi avevano un grande raggio d'azione strategico, ,,ma faceva difetto completamente la certezza dell'azione , e quindi la relazione logistica necessaria alle imprese strategiche. Le flotte dovevano considerarsi qual i forze offensive e in nessun modo potevano impiegarsi nella difesa mobile delle coste». _,, Quak:osa del ge ne re avveniv;.1 anche in cimpo cerrescr<: nella seconda metà del secolo XVlll, pa rticola rmente negli sçricti d e l Guihe rc (si veda F. 13occi, Il jJensiero ... ,"Cic., Parte Prima)

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Il contrario avvie ne ne ll 'età del vapore. Dalle u ltime guerre navali (di secessione d'America, del 1866 con la battaglia di Lissa, franco-prussia na e russo-turca) non è possibile ricavare alcun insegnamento tattico, «per mancanza di fatti generali nei quali l'ordine ta ttico della battaglia avesse una forma determinata ed esercitasse una influenza sul risultato dell'azione». In p ratica si sono applicate fi no al 1866 le p rescrizioni tattiche del periodo velico, con negativi riflessi sulle condizio ni con le quali la Marina ha affrontato la battaglia di Lissa : è be n vero che qualche prescrizio ne tattica era stata gettata giù alla cieca, e che anche q ualche libro regolarne ntare era stato adattar.o da lle marine straniere fi n dal 1857 e per riflesso da no i; ma quelli erano ordinamenti non studiati, non coerenti a lle condizioni complesse delle armate navali, quindi se venivano usati non erano compresi, o meglio non si potevano comp rendere. Fu quello un intervallo di totale confusione, prodotto dalla non piena e cosciente trasformazione dei mezzi e dalla immutabilità dei sistemi, che per la gente di mare doveva pa rere il caos, come ne fa fede l'inchies ta sulle condizioni de ll'armata dopo la hauagl ia di Lissa r. .. ]. Se per la tattica eravamo quasi al caos, pe r Ia parte strategica e ravamo ancora d i pieno nel periodo p recedente.50

A Lissa le corazzare avrebbero dovuto fare affidamento soprattutto sul ca nnone, considerando l'attacco con il rostro ,come ultima e necessaria misura»; il contrario avrebbero dovuto fa re le fregare in legno.Tuttavia la sconfitta non è stata conseguenza delle e rrate formazion i d 'attacco assunte a ll'inizio, ma piuttosto del concetto poco pratico e poco chiaro della potenza del vapore: come fo rrnazione d 'attacco, «oggi è tanto condannabile q uella di fila che offre il fianco, qu,rnto q ue lla ad angolo che renda massicc ia ed imrnaneggevole la fl otta». Lo sviluppo e.l i qu ella battaglia, disordinato e confuso, offre pochi insegname nti: ciò c he però parmi potere stabilire è c he se l'ordine di attacco me rita tutto lo studio e la cu ra, pote ndo procurare immediati vantaggi, sarc'i quasi sernpre l'azione singola re delle un ità che deciderà della battaglia, e che per conseguenza l'ordinamento della flona, la sua saldezza, la fiducia reciproc,i, sono assai p iù de lla tattica funz ioni della viuoria. Oggi come a Trnfalgar all'ammiraglio che non può per insufficienza di mobilità manovrare esternamente, non rimane che segnalare ai suoi comandanti che il paese attende che ognuno facc ia il pro prio dovere.5'

Queste ri fless ioni teoriche rivela no il ca rattere generale dell'opera, interessante soprattutto per le idee d i contorno alle tesi d i fondo già esposte nel 1878-1879, che vengono mantenute. Il tema ce ntra le è ancorn q ue llo dell a scelta delle caratteristiche ·del naviglio p iù adatto per l'Italia , che scatu riscono anzitutto dalla valutazione degli aspetti positivi e negativi di ciascun tipo cl i a rma e cl i nave. Sul piano gene ra le, D.B. mantie ne un atteggiamento assai pru dente di fronte a i riflessi tattici fotur i dell 'impi ego di rrnove a rm i (qua li le torp edini fisse e mobili, i silu ri, le [Orped inie re che si vorrebbe re ndere atte all'impiego in alto mare, si d i giorno che cli notte): "' D. llonamico, I prtmi elemenli... (Cit. ), p. 22. ·" iui, p. 25.

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io pro tesi.O cne rgicarncnte contro questa fac ile tende nza a profetare trasformazioni tattic he ogni qualvolta si rinnova alcuno de' fatLOri o nd'è fu nzio ne la tattica. Se questa è funzione delle armi, essa è poi in sommo grado funzione della natura delle forze navali, e chi avesse studiato filosoficamente il problema tattico m:i periodi precedenti avre bbe maggio r fede nella r e rsistenza della funzi o ne tattica che oggi si stirn~t cotanto mutabile. Nd mio conce tto la trasformazione delle armi può modificare i rapporti dei periodi cJ'attacco e delle zone nelle quali si determina l'azione talliGl, come appunto lo prova la evoluzione della tallica terrestre: ma trasformare la na tura della funzione e rendere incompatibili le proprietà delle successive sue forme, questo giamma i, non potendo r,tle rad icale innovazio ne che venire dalla trasformazione delle forze mo bili e quinui dalla natura della forza motrice."

Sotto questo profilo, secondo D.B . un fattore determinante da conside rare è ancora una volta la geografia, divenuta "un pri ncipal iss imo ramo dell'a rte militar e» specie dopo i pregiati studi di parecchi autori tra i qu ,1 li cita i general i ita lian i Mezzacapo, Sironi e Perrucchetci . Lo svilu ppo degli studi di geografia militare - egli afferma - è conseguen zc1 della grande importanza assunta dalla strategia scientifica, fino a fo r ritenere che «le due scienze siano funz io ni reciproche». Qu este considerazioni rendono fin d'ora qu ella di D.13. una geostrategia pura mente nava le, mentre le relative costruzioni ne diventano un riflesso naturale e quasi auromatico. Ino ltre egli prevede che di ma no in mano che lo stuuio della geografia mili Lare si estenderà , dalla zona continen1alc, nella quale maggiormente si compiace, alla zona marittima, che diviene ogni g io rno di più una parie integrante dei varì teatri e.li g uerra limitrofi, si metterà anche in evidenza la somiglianza militare delle due froncicre:1·1

Da l punto di vista geografico, anche la frontiera marittima può presenta re la varietà cli quella continentale e avere due estremi: frontiera chiusa e frontiera aperta. U1 pri ma presenta GHatrerisriche geografiche tali eia consentire già di per sé una difesa naLurale, consentendo di "concentrare in poche posizioni la tota lità della d ifesa [arriva], che avrà dei caratteri tattici di quelle il suo principale e quasi intero valore•. Al contrario, una frontiera aperta è quella che non offre difese natu ral i e quindi richiede ~1cleguate forze mobili terrestri o marittime, appoggiate a poche «grandi piazze strategiche e difensive». Va da sé che la nostra frontiera marittima per D.B. è aperta , perché ha la maggior pane dei possibili obieLCivi strategici per il nemico si trovano sulla battigia oppure a poca d istanw dalle zone soggette all'offesa dal mare. Egli spinge la sua fidu cia nella geografia fino ad affermare che «un buon cen tro strategico ra ppresenta numericamente la m età della flotta nemica• e che le caratterisriche geografiche della zona d'azione sono il solo criterio valido per stabilire il valore di ciascun tipo di nave, •poiché è anche i l solo che m eglio caratterizzi la natura organica delle forze mobili impegnate in azioni reciproche, ed i sistemi offensivi e d ifensiv i degli Srnti marittimi». Distingue perciò tre zone d'operazione con diverse caratterisliche geogra fiche (oceanica ,

,, il •i, "i/Ji,

r-140. r- 176. 38


mediterranea e costiera) alle q uali corrispondono navi con ben diverse caratteristiche, tuttavia suscettibil i di essere paragonati per classe. Dalle priorità assegnate eia D.I3. alle caratteristiche delle navi oceaniche e mediterra nee, risulta che le prime privilegiano l'a utonomia e la potenza delle artiglie rie (cioè gli elementi c he assicura no la libertà d'azione e la prevalenza nella lotta tra due navi d'alto mare), dando minor ril ievo alla capacità evolutiva e all'efficacia dell'urto. Le navi mediterranee, invece, hanno tonnellaggio più ridotto e mettono ai p rimi posti la velocità, la capacità evolutiva e la «efficac ia, faci lità e sicu rezza dell'urto,,, dando minor rilievo alla potenza delle artiglierie e anche alle torped ini offensive. Da queste premesse teoriche discende la rin novata critica di D.B. ai tipi Duilio. Per evitare «!'esclusivismo tecnico» che ha portato alla costruzio ne di questi tipi imperfetti di nave, egli propone cli costituire un cornitato misto composto cli ufficiali cli marina e ingegneri rn1Vali, capace di assicurare «la correlazione tattica e tecnica indispensabile alla razionale soluzione ciel problema». In fatt i ben si può capire aggiunge - in qual i errori grossolani cadono ,,coloro che, profani dell'arte marittima o poco intelligenti del nuovo periodo navale, si fanno a propugnare questo o quel tipo cli nave, questa o quella funzione offensiva , senza conoscere l'importanza che potrebbero esercita re e l'utilità che ne verrebbe all'ordinamento marittimo delle varie Nazioni,,..~, A suo giudizio, il nostro ordinamento ma rittimo ciel moiriento è del tutto antitetico a quello che sarebbe richiesto dalle teorie fin qui esposte . Infatti 1° i nostri ce nLri strategici non esistono, e i centri difensivi non possono assicurare l'azione de ll'a rmata; 2° la flotta non è costituita e orga nizzata pe r difendere il paese dalle minacce più rnona li ; 3° nulla si è fatto pe r costituire la flotta di commercio, in modo che possa ve nire utilizzata in una guerra dife nsiva; 4° la tendenza de ll'opinione predominante falsifica la nostra difesa, colla preponderanza delle opere dife nsive disseminate lungo la costa; colla creazione cli navi sommamente offensive; colla molte plicità dei tipi non corrispondenti alle necessità della difesa str~m:gica; col fondare la difesa della penisola sopra un metodo di operazioni per linee interne (cioè sulla manovra di forze terrestri tra Nord e Sud - >I .cl. e.] che non soddisfa ai de te rminanti de ll'offesa, c he abitua il paese ad un sistema dal quale non possono derivare che disinganni e catastrofi. 1'

Per modifica re questo stato cli cose ribadisce tutte le soluzioni indicate negli articoli del 1878-1879, con la sola escl usione della guerra al commercio nemico. Acquista, invece, maggiore e più c hiaro rilievo l'azione contro le flotte nemiche che tentassero sbarchi nell 'Ital ia peninsulare; in questo caso l'esempio dei violatori cli b locco arnericani della guerra cli secessione indica la via da seguire per costruire navi capaci di eludere il blocco ne mico delle basi e attaccare i convogli, [enendo presente che «l'aforisma che le invasioni 1narittime non sono possibili finché la }lotta difensiva non è distrutta deve essere accettato con grande riserva,.

5'

ilJl, J) 85. J)J). 185-186 .

5' ÌIJÌ,

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Se si riuscisse a sorprendere con poche navi il convoglio , anche una grande spedizione verrebbe seriarne nte compromessa , ma quesle navi dovrebbero avere speciali caratterisLiche, e anzitutto una velocità elevata. Al momento (1880) le flotte hanno pochissime unità capaci di superare le 14 miglia o rarie, perciò parmi di poter concludere c he se oggi l'Ita lia possedesse una do7.zina di navi capaci di quindici o sedici miglia, qualunque ne fosse la loro p otenza militare, purché forte mente rostraw, onde r,olcre evenlualmcnte imr,egnare un·azione contro qualche nave nemic:i che attraversasse loro la via, cd armata di legge re artiglierie e nurrn.:rose armi stihacquee pe r agire comro il convoglio, porrebbe avere la certezza di impedire le grandi invasioni.-ir.

Questa dozzina cli navi del valore massimo di 50 milioni basterebbe per proteggere l'Italia peninsu lare «dalle diversioni strategiche lcioè dagli sb archi in concorso con l'azione dell'esercito francese dalla pa1te della frontiera alpina - N.d.c.J contro le quali siamo quasi impotenti•. Cosa della quale - noi osserviamo- non si può essere così sicuri, m,1 che rutt,wia mette in evidenza una caratteristica tipica del pensiero cli D.B . in questi anni, condivisibile nelle premesse teoriche genera li e nel severo, raziona le e fin troppo analitico metodo d'indagine, ma forse più opinabile man n1ano che si awicina a soluzioni concrete e precise, con panicolare riguardo al problema delle coscruzioni. Il successivo libro La d{/esct maritti1na dell'Italia, pubblicato un anno dopo (1881) non è che una sintesi dei precedenti studi, con on,issione de i partico lari sulle caratteristiche più appropriate del naviglio e sul naviglio più conveniente per l'Ita lia. Nel primo capitolo trova risalto, e efficace sintesi, l'evoluzione dei criteri difensivi che dall 'unità d 'Italia in po i hanno ca ratterizzato la pianificazione strategica e il ruolo della fortificazione permanente. Nel primo periodo - dal 1861 al ·1870 - il problema difensivo dell' Italia è inccramente terre.sere e si ria.s.sume nella difesa della va lle del Po; l'unica via per una possibile invasione è quella delle Alpi. La offesa mariuima non può avere influsso sulle o perazioni terrestri e si riduce, al più, a un 'offesa superficiale; la flotta è qu ind i considerata «un lusso nazionale e nulla più ... Nel seco ndo per iodo - dal 1870 al 1880 - il problema difensivo dell'Italia è ancora interamente terrestre, ma la gravirnzione delle forze è spostata dal Nord verso Sud, perché la linea d 'invasio ne non è più solamente quella delle Alpi e si prevede che le coste possano essere soggette a un colpo di ma no da parre del nemico. La flotta non basterebbe a scongiurare questa minaccia: qu indi •la sola difesa possibile è quella [terrestre] per linee interne•, ottenuta scaglionando due o tre corpi d'armata a difesa delle coste. Nel terzo periodo (dal 1880 in po i) si attribuisce una maggiore potenzialità agli sbarchi, fino a ritenere che la ltnea d 'in vasione principale sia quella dal ma re contro le coste del Sud. Contro questa rninaccia non bastano più i due corpi d'armata schier:-1ti tra La Spezia e 1apoli e si rende necessario dividere il problema difensivo in due parei: "a ll'esercito l,1 difesa territo riale; alla flotta la clifes,1 cli tuue le coste; a ciascuno il compito che fu dalla natura ;:issegnaro,,. li terzo periodo è quello nel quale viene pubbl icato il libro; le te.si dei più eminenti scrittori terrestri del momento - ai qual i D .B. fa conlinuo e coslante riferimento

"" i1 •i, p. 182.

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- coincidono sostanz.ia lm ente con l'orientamento prima descritto, nel quale le forze navali trovano uno spazio assai maggiore . D .B. condivide la sostanza di quest'ultima tesi, dissentendo solo a proposito dell'entità del possibile sbarco e cli talune mod alità delle operazion i terrestri, nelle quali il ruolo delle forze navali v iene mal considerato. Più che cli una polem ica si tratta perciò di un dialogo nel nome ciel s uperiore interesse naziona le, nel q ua le g li interlocutori principa li di D.13. sono anche i tre principali esponen ti ciel pensiero militare terrestre nella seconda metà d e l secolo XIX: i generali Nicola Marsell i, Agostin o Ricci e Giuseppe Perrucchetti, tutti e tre insegnanti alla Scuola di Guerra dell'Esercito di Torino nel p e riodo in cui D.B. vi viene comandato. Certamente i rapporti personali e gli scambi cli idee che ne nascono arricchiscono sia questi e letti u fficia li d ell'Esercito - che imparano a meglio conoscere la fvl arina e meglio apprezzarne il ruolo - sia lo stesso D .13. , un ico scrittore navale del periodo a misurarsi con la problematica strategica terrestre, a penetrarne i controversi aspetti e a discuterli con p ari competenza con gli 1.1fficiali dell 'Esercito, riuscendo così a inserire le forze navali nel contesto della difesa nazionale senza esclusiv ismi , dogm atismi e inutili quanto generici toni m illena ristici. Il genera le Ricci sarà tenace assertore della necessità cl i una forte Marina anche eia deputato al Parlamento, su scitando vivaci dissensi e pagandone il prezzo. Le sue tesi dei p rimi anni 70 si co1npencliano in q u este parole: ,,alla flotta le isole e le coste del teatro d'operazion e meridionale coll'appoggio jìsso di q uelle milizie provincia li e l'eventuale d i una parte dell'esercito cli prima linea; a questo i teatri di guerra nordico e centrale coll'appoggio fisso de lle loro m ilizie p rovinciali e l'eventuale della flotta,,. D.B . d issente dal Ricci soprattutto a proposito dell'entità delle forze terrestri francesi che potrebbero sbarcare al Sud, che il Ricci stima non superiore ai 60.000 uomini (2 corpi d 'armata) mentre D.13., come si è visto, considera circa 4 corpi d 'armata per un totale cli oltre 100.000 uom ini. Più vicino alle sue tesi il Perrucchetti, secondo il quale , noi possiamo 8mmettere la possibilità per la Francia di uno sbarco cli almeno tre corpi d'esercito, onde la necessità per noi cli tenere in israto potenzia le u na forza corrispondente per far fronte a questa eventualità». E D .B. cond ivide anche la tesi cli quest'u ltimo che •la nostra armata nelle condizioni presenti, potrà forse d isturbare gli sbarchi con ardite operazioni , ma non imped irli con certezza di riuscita». In qua nto al Marselli, qui ricord iamo un su o opuscolo d e l 1878 non citato da D.B. , nel qua le come compe nso alla recente occupazione da pa rte austriaca della Bosnia -Erzegovina e eia parte inglese cl i Cipro (con conseguente rafforzamento s ull'Adriatico e sul Mediterra neo di queste due grandi potenze) il Ma rselli s uggerisce «u11 ri medio che sta tutto ne lle nostre mani e che è assa i, ma assai migliore dell'occupazione dell'Albania o cli Tun isi o d i Candia. Il rimedio consiste nel lo sviluppo della nostra Marina . Italiani, a l mare, al mare! Ma a fare che? a proteggere il nostro lo ntano commercio e a difende re l'indipendenza della nostra Patria . A chi vagheggia una conquista, io rispondo che bramo u na Marina!,,. 17 Di ril ievo, ne lla «Difesa J\farittima» del 1881, l'amara constatazione cli D.B. c he alle teorie degli a utori terrestri, e alla conclusione de lla Comrnissione per la difesa de llo Stato alle q u ali si è prima accennato, g li ufficiali cli Marina non banno saputo replicare con studi va lidi e approfonditi, ma •tutto quello che il paese ebbe dagli scrit·" N. ivlarselli, NacCCJ.Q,liarnoci.', Roma, Libr. Manzoni 1878, pp. 28-29

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tori sulla d ifesa marittima, fatte poche eccezioni, si rie.luce a qualche opuscoletto cli occasione che ha tutta l'impronta e.li q uelle d iscussioni cli bordo, in cui si conclude una controversia sopra le evoluzioni tattiche con un paragrafo dello Spencer su ll 'evoluzione sociale,,. T.a ragione pri ncipale secondo D.B. è che «mancavano e ma ncano, all 'ufficiale d i (\farina, i m.e zzi necessa ri a compiere importanti lavori». Non si tratta cli trascuratezza, ma della consegue nza cli u na serie di circostanze, quali le esagerate necessità degli armamenti in proporzione <lei personale disponibile, la mutabilità de lle cariche e degli uffici, l'instabilità delle nostre occupazioni tanto a bordo quanto a terra, la impossibilità di avere i mezzi necessari, cioè tempo, pace, libri, materiale, spesso anche l'aria e la luce, e molte altre cause di scoramento, di fastidio , cli sfiducia, ci tolgono l'occasione, il desiderio, la possibilità di a pplicarci a quegli utili studi che fruttino al paese assai più di un sistema che concreta l'imelligenza d'un ufficia le nel meccanismo d'un automa.Il<

Il peso eccessivo ciel passato pe rs iste «a deviare gli studi, le tendenze, le occupa;doni giornaliere verso bisogni che hanno fa tto il loro tempo e che sono divenuti secondari», in tal modo sottraendo intelligenza e attività ai principal i bisogni, ,,pe r occuparsi cli ritaglìature, cli inezie o di inutili speculazio ni scientifiche». Manca soprattutto alla Marina ,,u n centro intellettuale che intorno a sé orga nizzi la vita, che appresti gli elementi e i mezzi, che utilizzi a vero vantaggio del Corpo [degli ufficiali cl i Stato Maggiore] le intelligenze e le attività che oggi si sprecano perché inopportunamente impiegate". Gli scrittori marittimi hanno perciò dato troppo rilievo ad a rgomenti tecnici, opponendo al progetto della Commissione per la Difesa dello Stato ,,ragioni troppe esclusive, assolute, quasi teocratiche». Anziché stud iare - egl i prosegue - le condiz ioni difensive delle nostre coste ed il modo più opportuno di impiegare le forze nava li , s i è tentato di risolvere il problema offensivo ricercando la rnig lior nave da combattimento; manca anche uno studio dife nsivo, ne l qu ale si defin isca il compito della Ma rina nelle fu ture guerre contro u na grande potenza marittima.

VIII -La geografia militare e le nuove form.e assunte dalla strategia terrestre e marittima (1881): definizione di strategia navale. Il dialogo cli D.B. con il Perrucchetti prosegue fi no al 1884 e ha come oggetto un tema cli interesse centrale per ambedue: la geografia militare. Insegnante di questa n1ateria alla Scuola cli Guerra dal 1872 al 1885, nel 1881 il Pe rrucchctti pubblica ll , Tirolo (saggio di geografia militare.),''> al q uale D.B . si ispira con le sue Considerazioni sugli studi di geografia 111,ilitare continentale e marittima'" (raccolta cli tre articoli pubblicati dalla Rivista Marittima nello stesso anno) . Perché uno scrittore navale dovrebbe ispirarsi a un'opera tipicamente «terrestre», per cli più riferita a una zona montana come il Tirolo? Lo chiarisce lo stesso D.B.: «lo studio concreto del problema

"' G. llonamico, La difesa marillima detl'Jtalia (Cit.), pf). 20-21. -"' Torino, Roux e Fa vale 1881. "' Roma, G. J3arhera 1881.

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di geografia m ilitare nella sua applicazio ne al Tirolo permette cli riassumere con chiarezza l'evoluzione dei criterii strategici, cli stabilirne le condizioni p resenti e q uelle prossime, ed infine disegnare tutti i punti di contatto o di d ivergenza che hanno i problemi di geografi a militare e marittima,,..;, Sempre in via prelilTti nare, richiamandosi all'opera del generale Sironi '1 - certamente da lui conosciuto di persona - egli dà una defin izione cli geografia militare, che nelle grandi lince ritiene possa essere utilizzata anche in campo marittimo: •quel ramo della geografia generale il quale descrive e discute le grand i accidentalità del suolo , dal punto cli vista della ]oro impo1tanza e azione, individuale e collettiva, rispetto alle grandi operazioni cl i guerra,,. i \ Una definizione - va no tato - anche oggi utile per caratterizza re la geostrategia ... L'interesse di D. R. per la geografia militare non ha carattere puramente teorico e marittimo, ma corrisponde alla concreta esigenza d i individuare un campo cli interesse e dì ricerca comune per gli studiosi dell'Esercito e della Marina, a tutto vantaggio della Marina stessa . In fatti allo sviluppo della marina da guerra è indispensabile l'a ppoggio dell'opinione militare [cioè degli Ufficial i dell'Esercito - f\.d.c.l , senza la quale è inutile ogni illusione, no n s i esce dal misticismo, non si dà corpo a una vera realtà (. . .). Fi nché l'esercito no n s i sarà formato un giusto o almeno a pprossimato criterio della ca pacità militare dell'armata, questa persisterà nella sua inde termi nazione, e il paese continuerà a considerare la Marina da guerra come un mito, del cui senso sono rivelatori soltanto i sacerdoti di Marte. Questa convinzione ,ni suggerì dapprima lo sviluppo della difesa marittima in correlazione con quella continentale, fu causa della pubblicità data al corso che ebbi l'onore di svolgere alla Scuola Superiore d i guerra [dell'Esercito di Torino - N.d.c.l, mi consigliava oggi questo studio parallelo di geogrc!fìa strategica [nostra sottolineatura - N.d.C J e mi deLterà più tardi talune altre fantasie che prenderanno forma e sostanza:"

Tra i terni sa lienti dell'indagine geografica d i D.B. indichiamo il d iverso influsso che s ul ruolo della geografia e più in generale s ulla strategia terrestre e ma rittima, hanno avuto le trasformazioni politiche e tecnico-mil itari del secolo XIX; la definizione teorica d i strategia nauale; gli o rgan ismi da costituire al livello centrale per diffonderne la conoscenza e assicurare una pronta e corretta a pplicazione delle acqu isizioni teoriche. In tal mod o lo studio della geografia diventa solo lo sfondo di un ben p iù vasto campo cl i indagine, che abbraccia i caratteri della guerra (e della guerra marittima) del presente e cie l fu turo, senza trascurare eventi - come l'occupazione francese di Biserta nel 1881 - che hanno vasta risonanza . 1 nuovi fattori che influ iscono su lle grand i operazioni militari terrestri e marittime (e qu ind i sul ruolo della geografia militare e sulla strategia) secondo O.B. sono: 1. i m utamenti della geografia politica; 2. la trasformazione degli ordinamenti degli eserciti; 3. la mod ifica della «capacità logistica», cioè dei vincoli e delle facilitazioni

" ivi, p . 64. '' Il generale Giovanni Sironi fu autore d i lll1 SaMh> di geografia strategica (Torino, Cassone 1873) molto apprezzato e citato. Fu an<.:h'cgli insegnance alla Scuo la di Guerra di Torino ( 1870-1872) e coman da nte della stessa dal 1880 al 188/i, pro prio quando D.13. vi insegnava arte m ilitare marittima . '-' D. l3on amirn Considerazioni sugli srudi di geogrc~f'ìa militare. .. (Cit.), pp. 31-32. " iui, J) . 6/i .

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che la viabi lità (rotabili e ferrovie) pone a l mo vimen to; 4. il progresso dei mezzi tecnici o ffensivi; 5. «il carattere mod e rno delle guerre nazio na li". Per D.B. sia ne lla guerra terrestre che in q uella marittima i mutamenti politici non possono mo dificare il valore in trinseco de lle posizioni, ma solamente il valore relativo d i un elemento geografico rispetto agli a ltri . In un bacino marittimo il possesso o meno d a parte d i u no Stato cli una data posizione ha un'infl uen za sulla strategia navale ,,incomparabilmente maggiore» di quell a che p uò esercitare in campo terre stre . L'esemp io è Biserta, base navale la cu i importan za era in p assato ridotta ma che dopo l'occu pazione francese del 1881, una volta com p iu ti i lavori necessari per ospitare una grande flotta sarà in g rado d i fo rnire condizioni natu rali d i sicurezza analoghe a quelle di Taranto, consentendo alla Francia di dominare tu tto il bacino occidenta le del Mediterraneo (cosa che p rima no n era possibile con la sola, infe lice base strategica di Tolone) . Da Biserta l'influenza francese potrà farsi senti re nel «teatro massimo d e lle o perazioni mediterranee", cioè nel triangolo fo rmato da Malta, Messina e Biserta; quest'ultirne sono ,le tre massime basi d 'operazione delle potenze marittime che dovra nno in avvenire contendersi il don1 inio mediterraneo,,. Non me no rilevanti i mutamenti che secondo D.B. Bise rta sta p rovocando nel valore strategico delle basi italiane, da lui appe na definito nei precedenti articoli del 1878-1879: - la piazza d i La Maddalena no n è più s ufficiente per p roteggere le provi nce meridionali d 'Italia da una g rand e invasione via mare, che oggi p uò partire :rnche d a Biserta, men tre prima poteva avere come base solo Tolone; - per contro , assu mono un'importanza maggio re Messina e Taranto. La p rima, g ià utile comple me nto della d ifesa del Tirreno, d iventa la base d'operazione p rincipale, perché è l'u nica che può «esercitare un'influenza e fficace nel bacino meridionale·•. La seconda «q uale p iazza contine ntale, ten uto conto de lla m inaccia francese, immensamen te maggiore di quel la inglese, d iviene ind ispensabile, per ragioni contine n tali e marittime, q uasi quanto quella della Spezia». Anche come a rsena le marittimo e come piazza d i ri fu g io Tara nto acquista importanza maggiore rispetto al passato, fe rmo restando che «sarebbe errore e colpa,, considerarla la nostra base d 'operazione. Infine Trapani diventa importante «come sentinella avanzata per operazioni d ife nsive e cli crocie ra»; - le nostre forze navali devono essere maggiori cli q ue lle che fino al 1.881 e rano ritenute sufficienti contro l'offesa p roveniente solo da Tolone . Il problema della difesa contro le invasio ni marittime si complica, e la sua solu zione terrestre d iviene, coi mezzi cli cui dispone l'Italia, ,,definitivamente u n assurdo,,; - in linea gene rale «il solo fatto della trasformazione cli Diserta radd oppia o poco , meno le difficoltà d e l g ià difficile p roble ma, e ritarda il nostro risorgimento marin imo d i un tempo che per la variabilità delle nostre condizioni politiche è diffici le apprezzare, ma che certarnente le generazioni venture troveran no assa i lungo,,.'' Per ,,trasfo rmazio ne degli eserciti» - seconda ca usa del rinnovamento degli studi strategic i - D .B. inte nde le va riazioni dello strumento, sia ne lle d imensioni che nella mobilità. Sotto questo profilo, a suo giudiz io la mobilità in campo terrestre è rimasta pressoché invariata rispetto a i tem pi cli An niba le e Napoleone (cosa assai meno "if!i, p. 38.

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discutibile d i quanto possa sembrare, visto che D.B. si rife risce alla velocità operativa e non alla semplice capacità d i movimento su strada o ferrovia delle truppe). L'aumento de lla massa degli eserciti ha invece avuto sulla geografia militare un notevole grado cli influenza , che però non deve essere esagerato fino a ritenerlo ,,fattore di rinnovazione o d i creazione moderna del la scienza strategica»: anche i gra ndi capitani dell'antichità, pur disponendo cli piccoli eserciti ,,comprendevano il problema strategico e le re lazioni tra i vari teatri di gue rra». Il contrario avviene in campo marittimo: mentre la massa delle forze è rimasta invariata (e anzi tende alla d iminuzione) , grazie alla propulsione a vapore la mobilità delle forze «è radicalmente murata tanto in quamità quanto in natura,,, conferendo alla geografia un'importanza militare marittima che non aveva nel periodo velico. E «la geografia strategica [che oggi definiremmo geostrategict - N.d.c.], che durante il periodo velico non poteva acquistare i caratte ri cli una scie nza [... J ha oggi fondamento assai più defin ito e sicu ro nelle operazion i delle armate che in quelle degli eserciti. La stra tegia navale [. .. ] è oggi quella funzione de lla guerra navale dalla qua le si possono conseguire vantaggi, che non avrebbero nemmeno riscontro in quelli ottenuti dagli eserciti moderni più sapie ntemente condotti».;<, Il rnpporto tra p ropuls ione a va pore e geografia rnarittirna ha dunque assunto un ca rattere nuovo e immediato, dando un nuovo e più definito volto anche a lla stra tegia navale e soprattucto traccia ndone i confini esatti rispetto alla tattica, visto che ,,il periodo velico aveva sommerso tutto quel poco cli sa pere strategico e reditato dal periodo re mico, e ba ttezzato per tattica quanto si riferiva alla condotta cli qualsiasi operazione strategica, fondendo insieme evolu zioni, g rande e piccola tattica, strategia, e lasciandoci in retaggio u na confusione di lingue che minaccia cli farsi anche etnologica,,. Q uesta fis ionomia distorta de lla tattica ne l pe riodo velico fa sentire la sua influenza anche dopo l'avvento de l vapore. Al momento (1881) non sappiamo intendere altra guerra che quella tattica, non scorgiamo altri obiettivi che le squadre nemiche, non comprendiamo che un unico modo di con tendere il dominio del mare: da ciò deriva quella cocciuta persistenza di rintracciare la salvezza e la vittoria in una formazione, in un simbolo, quasi la guerra fosse una tavola pitagorica, in luogo di studiare i teatri di operazione, d i preparare gli elementi per condurre una ca mpagna di guerra fondandosi sul princi pio che in mare, nelle condizioni presenti e per molto tempo avvenire, possiamo e potremo conseguir~ quasi tutti gli obiettivi, girando le posizioni e le forze nemiche. ''

Studiando il terzo fa ttore (la modifica della capacità logistica delle strade o ferrovie), D.B. a rriva alla conclu sione che in campo terrestre , l'increme nto delle ferrovie e della viabilità ordinaria ha influe nzato la strategia ma non la tattica; comunque «lo sviluppo delle grandi operazioni di guerra può ancora considera rsi indipe ndente dalla trasfo rma zione qualitativa della viabilità». La viabilità sul mare è ovviamente rimasta invariata: ma l'incremento su bìto da lle comunicazioni nelle zone costiere ha influito soprattutto sulla corre lazione te rrestre-marittima, «la q uale moltiplica e rende più foci,I> i11i, p. 43. '' ivi, p. 44.

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li e rapide le grandi operazioni de lla guerra fra i d iversi elementi geografic i che caratte rizzano un dete rminato scacchiere o teatro di guerra». Tutto il tratto cli litorale cl1e rientra nel raggio d'azio ne delle artiglierie navali fa parte integrante del teatro d i g uerra cli competenza della Marina, mentre la guerra costiera «diverrà col tempo la forma principa le della guerra maritti ma [. .. J Nessuno contesterà che oggi il va pore abbia trasformato qLrnlsiasi bac ino marittimo in un lago, purché la mobilità delle flotte sia canta quanta s i richied e per dominare sufficientemente una costa nei limiti cli tempo delle operazioni m ilitari». E richiamandosi a lle riflessioni del Pe rru cchetti sull'in1porta nza dei 1:-lghi alpin i, D.13 . stabilisce u n ard ito parallelo tra navigazione ma rittima e lacustre: «ciò c he importa al caso mio è mettere in evidenza il perfetto paralle lo che corre oggi tra le flotte e le flottigl ie, fra il lago e il mare" . A giudizio cli D.B., sono solo l'eredità d el passato e "le condizion i transitorie de l p resente" a orientare ancora le menti verso «la gue rra d'alto m are .. o «grande guerra ... Grazie al vapore la guerra costiera mette le forze d iretta me nte a contatto con gli obiettivi, q uindi è quella che offre le maggiori possibilità di successo. E la conqu ista ciel dominio del mare? D.B. risponde anche a questo interrogativo: sulla cosw stanno o mettono capo tutti gli obiettivi de lla guerra marittima, e [nel periodo velico)(: stata solo l'impossibilità di conseguirli che ha respinti vascelli ad una forma me no pe rfetta e meno decisiva di operazioni nava li.TI dominio del mare, che non a mmetteva altra soluzio ne c he la grande guerra, può oggi conseguirsi o contendersi da qualsiasi flotta o floLLiglia, sc1na perdere il contatto tattico della costa e degli obieuivi. Tale modalità della guerra non esclude certo le grandi battaglie tra flotte dotate di uguale mobilità, pe rché in tal caso non è possibile conseguire grandi obiettivi senza essere costretti da forze s uperiori e ugua lmemc mobili ad impegnare un'azione decisiva.'"

Con una flotta dotata d i mobi lità superiore, sa rà perciò poss ibil e «evitare le decisioni fu neste", condurre con successo la guerra costiera e contendere il dominio del mare a flotte costru ite e o rganizzate solo «per la grande guerra, secondo la persistente te ndenza delle nazioni". Ciò non toglie che, con il tempo, la battaglia navale «potrà d i nuovo divenire la sola ed escl usiva fo rrna della contesa del dominio de l ma re ... Trattando cie l quarto proble n1a, D.13. ritiene che, in campo navale, l'impo1tanza strategica del progresso delle armi e dei mezzi tecnici ,,è sempre cl i gran lunga maggiore cli quella esercitata sul proble ma strategico continentale ... L'artiglieria e le conseguenti difese hanno già rivelato tutta la loro influe nza, ma l'introduzione delle armi subacquee e il probabile e largo impiego di nuovi ed eccezionali mezzi di attacco e difesa, lasciando una enor me indeterminazione nei problemi tar.tici costieri, dà o rigine acl una consegue nte indeterminazione strategica, che potrebbe essere minima come potrebbero essere causa di radicali trasformazioni. '9

,. Ìl'Ì, '9

p. 50.

ii!i, p. 87.

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Le successive ritlessioni sul «caranere moderno delle guerre nazionali» (5° fattore) sono senz'altro le meno fe lici e le più «datate» cli qu esto periodo. Per «guerre nazionali»D.B. intend e le guerre totali, conclmre non più da piccoli eserc iti di nastici a lunga fe rma (come nel secolo XVHI e nelhl Restaurazione) ma da grandi eserciti di leva mobilitati, che pertanto portano inevitabilme nte in sé i semimenti, le passioni, le tendenze, l'indo le e anche i difetti dei popoli, pe rciò non sono impermeabili rispetto a lle intlue nze esterne corne gli eserciti ciel passato. Secondo D.B. la strategia di questi eserciti più che dalla loro consistenza numerica assa i maggiore rispetto a l passato, è infl uenzata dal carattere e dagli umori de i vari popoli. Essa risente perciò al massimo grado delle influenze provenienti da lla società c ivile, soprattutto quando s i tratta di rovesci o quando le condizio ni politico-sociali sono poco fe lici. Non così avviene per le forze nava li , le qua li non risentono ancora del nuovo carattere assunto dalle moderne guerre nazionali: le armate furono e sono rimaste autocratiche [. .. ) In mare si compie l'eliminazione completa cli Lulle le individualità per costituirne autocralicamente una sola [... l, e la forza delle cose fonde insieme o e limina prontamente tutte le energie. L'infl uenza esterna non trova modo di fare breccia, l'armata può sottrarsi a Lulle le pressioni, purché abbia viveri, munizioni, ed una ferrea volontà per g uidarla.'"

Il compito del comancbnte della flotta è perciò - secondo D.B. - _p iù faci le cli q uello ciel comanda nte dell'Esercito. Nlenrre il p rimo può mante nere alla base dei suoi progetti un fattore daft peso strategico ciuasi invariabile come il binornio navi-comandanti, il secondo deve fo ndare la sua strategia su e lementi estremamente mutevol i; peraltro la crescente importanza della correlazione terrestre-rnarittima renderà in futuro a nche le forze nava li - e la loro strategia - permeabili alle influenze este rne. È, questa, un'altra e fon da mentale d ifferenza rispetto al periodo vel ico, il quale aveva svincolato le flou.e da ogni dipendenza contine ntale, le aveva trasformate in clementi autonomi, <lislint.i, ma nello stesso tempo inca paci di grandi influenze, se si eccetuano rarissimi esempi, ad onta delle numerose carneficine nava li; incapaci, come nota il Grivel, cli condurre alla conclusione immediata de lla pace, come tali furono spesso certe insign ifican1i viuo rie territoriali. li vapore, senza togliere alle flo1.1.e 1.utta la loro individualit;'i, le me t.Le anche in grado di portare nella bila ncia della guerra un'influenza assai più vantaggiosa e decisiva che non sia quella di una vittoria c he costa al paese tesori di de na ro e d i sangue .. . -

I riflessi geopolitici e geostrategici della batrnglia di Trafalga r, lo spirito nazionale che in que lla battaglia hél élnimmo gli equ ipaggi di Nelson, gli effetti decisivi cli questa e moire a ltre battaglie navali su ll 'esito dei conflitti sono assenti dall'orizzonte di D.B. , in questo caso sorprendentemente ristretto. Né egli considera che, in confronto a quelle terrestri, le ,,c:uneficine nava li» sono sempre stata poca cosa, e che la flotta per l'Inghilterra in particola r modo - è sempre stata un econo mico strumento militare per la di fesa degli interessi nazionali in ogni parte del mondo, senza il dispend io di sangue e risorse che inevitabilmente comportano le guerre terrestri . "' ivi, p . 62.

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Anche l'accentuazione della cesura strategica che esisterebbe tra periodo velico e periodo e.lei vapore appare eccessiva e non può essere condivisa. Nel periodo velico le offese concro le coste e gli sbarchi erano senza dubbio meno agevoli , ma come ba dimostraco per secoli la flotta inglese - non per questo impossibili o di scarsa importanza. Il domi nio del mare, fondamentale nel periodo velico, lo era rimasto anche nel periodo del vapore, nel q uale il primato marittimo inglese rimaneva tale, cioè la ragione prima della potenza economica e militare della Nazione e il caposaldo della sua politica cli s icurezza. D.B . non sempre stabilisce una chiara distinzione tra ciò che rimane teoricamente un obiettivo ottimale, e ciò che, invece, è possibile fa re per una flotta infe rio re come CJUella italiana: su quest'ultimo aspetto, la sua fidu cia nei vantaggi che assicurerebbero la superiore velocità e la guerra di crociera è eccessiva. Ma il più forte limite delle idee prima espresse da D. B. è un altro, e riguarda i risvolti logistici delle guerre nazionali. O ltre a richiedere - in ma ncanza cli ferrovie - il rapido afflusso via mare delle nu merose truppe stanziare al Sud verso il fronte ciel Veneto, la guerra del 1866 aveva g ià messo in evidenza che dal punto di vista, economico, industriale e delle materie prime l'Italia non era affatto in grado cli costituire e alimentare un grande esercito nazionale, tant'è vero che già allora aveva dovuto ricorrere a massicce impo1tazioni anche da territori oltremare di armi , vestiario, cavalli, foraggi ecc." Ne conseguiva la necessità , per la Marina militare, di proteggere anziwrto le vie di cornunicazione marittime e i convogli mercrntili. Esigenza basilare del tutto trascurata da D.B., il q uale, come si è v isto prevede che in caso di guerra il naviglio mercantile ripari a Venezia e Tara nto .. . forse si tratta di un istintivo omaggio agli idola della strategia terrestre ciel tempo, basata sulla ricerca della guerra breve . Più felice - e con risu ltati molto più duraturi - il successivo esame dei contenuti e del significato teorico del nuovo termine strategia navale, ne l quale D .B. utilizza i risu ltati ciel precedente srndio de i fattori che in flu enzano l'importanza della geografia militare e i contenuti della strategia , tenendo presente che me ntre nel campo della guerra terrestre la geografia militare e la strategia erano una sc ienza anche in passato, in campo marittimo lo sono diventate solo dopo l'avvento del vapore; per questo non esisteva no teorie strategiche della guerra marittima, o defin izioni d i strategi,1 navale. Per colmare questo vuoto, D.B . passa in rassegna le definizioni al momento esistenti (trascurando però quelle ciel Parrilli e ciel Douglas). Tutte le definizioni cli strategia terrestre - egli osserva - considerano la battaglia come «obiettivo principale e unico,, delle operazioni strategiche; ma dal punto di vista marittimo [ciò vale, però, anche dal punto cli vista terrestre - N.d .c.] «essa non è che un mezzo, finché rimane la possibilità di consegu ire i più importanti obiettivi senza impegnare decisivamente tutte le , forze; per consegue nza evitare la battaglia rimane uno scopo strategico quanto quello d i impegnarla vanraggiosamente».'2 Ciò premesso, D.B. si rifà alla defi nizio ne del Moltke (la strategia stabilisce dove e quando dare battaglia), a quella ciel Siron i (la strategia indic~1 i punti-ch iave di ogni "Si veda, in merito, F. Botti, Lt1 campagna del 1866. cooperazicme t.:wrcito-Marina e trasporti 1.tia mt1re, ..Rivista Marittima• n. 2/ 1989, e Id., La lo8istiw dell'Hsercito Italiano, Roma, SìvlE Uf. Storico 1991, h1 rre Prima, III-VI. "D. 13onamico, C.ònsidemziuui suuti studi di geoP,ra/ìa militare... (Cit.), p. 76.

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scacchiere e le li nee per raggiungerli) e a que lla del Marsell i (la strategia è una scienza che pianifica le grand i operazion i militari). E ritenendo insufficiente il significato datogli dal Lewal (la strategia marittima è !'atte di combi nare le operazioni delle forze navali per farle concorrere a un determinato scopo, p iù o meno lontano ma non immediato), ne fo rnisce finalrnente la seguente definizione: «la strategia navale è ql1el ramo della scienza m ilitare marittima che studia nei vari bacini idrografici le operazion i tutte della guerra navale e la loro correlazione con quelle continentali per determinare, nello spazio e nel tempo, i mezzi e il modo cli stabilire vantaggiosamente il contatto tattico con tutti gli obiettivi navali e costieri, tanto offensivi q uanto difensiv i, che si vogliono conseguire».'5 Definizione tipicamente jominiana e anticlausewitziana, sia perché considera la strategia esclusivame nte come scie nza e come studio (qu indi: non come arte e azione), sia perché si esaurisce in una prospettiva esclusiva me nte milita re: crea re lepremesse favo revoli per il contatto con il ne mico, cioè per il combattimento o la battaglia. Non si preoccupa, q uindi, che il conta tto con il ne mico sia fi nalizzato al conseguimento dello scopo (politico) della guerra; quest'ultimo è invece il motivo centra le in Clausewitz, secondo il quale la strategia , oltre ad esse re p iù arte che scienza perché soggetta p rincipa lmente a fa ttori moral i e spirituali variabi li, «è l'imp iego del combattimento agli scopi della guerra [. . .]In altri termini, elabora il piano di guerra, collega allo scopo immediato predetto la serie delle operazioni che ad esso debbono condu rre, e cioè progetta i p iani delle campagne e ne coord ina i singoli combattime nti».' ' In definitiva il significato indicato eia D.B. sarebbe accettabile - anzi pregevole se alla fine specificasse che gli obiettivi (militari) della strategia devono corrispondere agli scopi politici della guerra: peraltro, non solo a quel tempo, il concetto cli correlazione tra obiettivi terrestri e navali precorreva i tempi e postulava un 'impostazione unitaria e interforze della strategia stessa, non da tutti condiv isa o ritenuta necessaria. Per quanto attie ne , infine, al concetto cli strategia intesa come scienza (più volte ribadito da D.B. anche in rela:Lione al suo forte rappono con le scien:Le geografiche) si deve tener p resente c he questa è la communis opinio degli autori specie italiani e frances i, a nche nel secolo XX. Poiché al momen to .s i tratta di «una scienza nuovissima, tanto nuova che da i più non se ne sospetta l'esistenza,,, per D.B. è necessario definirne «i p rincipi, i rapporti, le teorie specia li». A tal fine to rna a sottolinea re la necessità cli costituire «un centro inreUettuale, un consi.glio o comitato cl i difesa ed offesa speci<1lrnente rivolto allo stud io della parte strategica e organica della gu erra navale,,. Secondo un ignoto autore del tempo, invece, sarebbe necessario ,,un Comitato Supren10 per la difesa generale d'Italia, che accolga le notabilità spiccate dell'Esercito, dell a Marina, ciel Parlamento, e sia composto su così la rga base che possa nel tempo stesso essere accentramento di meriti senza prevale nza d i pe rsonal ità». '-' i1Ji, p. 77. Anche D.13., dunque, precede cli 18 anni il Guglielmotti nel forn ire una defi nizione d i strategia navale. La sua definizione è assai meno generica e confusa cli quella ciel Guglielmotti, oltre che me::glio inquadrata; ha quindi ragione il Ferrante, quando riconosce che D .U. è •il pr.imo che si pone in I talia il p roblema d i una r ifless io ne sblemalica sul problem.l strnl<.:gico•, se::nz;i jiernlrro merrere in evidenza, in questa sede, il lt."g;1111e prima rio che unisce:: il concetto d i strare::gi;i in 0 .13. con la geografia milir.a re, fino a farne una geostra tegia (E. Ferrante, li pe11siero.. . Cit., p. 23) '» K. von Clausewitz, Della guerra, Mondadori, Milano 1970, Voi. I p. 173.

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Questo o rgano supremo - osserva giustamente D.B. - potrebbe solo elaborare e adottare le grandi decisioni, senza occupa rsi degli studi analitici, che sono la base de lle stesse decisioni: di conseguem:a la cosa più urgente per la Marina è la creazione di un nuovo organismo cli studio. Al momento, nel Ministero della Marina «non è raro vedere una questione di strategia passa re dal Gabinetto del Ministro alla d irezio ne de l persona le, da questa a lla direzione di artiglieria e torpedin i, per fa re poi capo a qua lche specialità indiv iduale che la risolve come può, q uasi sempre con pochi mezzi e molta b uona volontà». Per ovviéue a questo inconveniente, le principali funz ion i milita ri 1nariui1nc e ssendo l'organica, la strategia, la lattica, la tecnica, l'amministrativa, parmi che l'ordinamento inte llettuale cemrale deva soddisfare alla separazione cli tali funzioni. Oggi noi non abbiamo cht· l'amministrativa e la tecnica, cd a nche q uesta cream da pÒco; ci occorre assolutameme un a ltro centro o rganico intcllcctua le , d istinto in tre sezioni corrispondenti a lla funzione o rganica, strategica e tattica. Questa d ivisione avre bbe per compito princ ipale lo stud io della g ue rra ne lle sue mo dalità più efficienti. Il consiglio supe rio re di marina d ovrebbe poi rn ppresen1are la coordinazione ultima, sintetica di tulle le funzio ni nava li, ed il Comitato suprerno di difesa nazionale la coordinazione ultima tan10 militare che politica ."

l.a correlazione terrestre -marittima, tematica costa nte e clou anche di questa opera, non sign ifica, pe r D.I3 ., piatta adesione dell'arte rnil ita re marittima - che ha le sue ovvie pecu lia rità - a schem i e mod uli teorici tipici della guerra te rrestre : sign ifica piuttosto ricerca d i un te rre no comune (a cominc iare dalhl geografia) che è più vas'to cli q ue l che sembri:~ prima vista , anche da l pu nto cli vista strategico. Si rende così possibile l'individ uazione cli muta ti rapporti e nuove conve rgenze, te nendo presente che, in fu turo, il problema strategico maritt.imo sarà soggetto a eleme nti variabili - e qu in di non p redete rminabili - in misura molto mino re del l'ana logo problema terrestre, perc hé su di esso «la sola infl uenza perturbatrice importante sa rà la rinnovazione de i mezzi cli offesa e difesa». Questo vantaggio ,,ci offre tale superiorità su CJUel li chiamati a risolvere il problema con tine nta le , c he ogni indugio e ogni resiste nza pe r parte nostra sarebbe colpa g raviss ima e ingi ust ificabile".% Nel p e riodo velico «l'incapacità strategica delle armate» e le difficoltà della correlazione terrestre-marittima «costringevano gli ese rciti, nei rarissim i casi d i cooperazione nava le, ad una dipendenza deriva nte appunto dalla 1rnlggiore capacità strategica contine nta le»." Con l'introduz ione del vapore sta avvenendo il co ntrario, e la maggio re perfettibilità strategica appartiene all'a rma ta. Questa non vincola le o peraz io ni dell'eserc ito, ma può soddisfare a tutte le necessità, a tulle le esigenze di questo, tanr.o nello spazio c he nel tempo e nel modo . L'elernenLo pe rturbatore è: divenuto uno stntme nto esatto, preciso f. .. ) e se la sua utilità non è conosc iuta, è colpa d i chi no n sa fa rla conoscere e di chi per sospettosa ignoranza non lo vuo le stud iare. " D. 13onamico, Cì.msideraziuni sugli s111di di .~eugra/ìa m ilitare ... (CiL), p. 81. '' i1 Ji, pp. HO<: 89. ,,- i lJi, p. 90.

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Segu e una profezia che, per la verità, trova assa i poco conforto fino alla seconda guerra mondiale ( ne lla quale u na condotta interforze d ella gue rra mediterranea è mancata , con gravi consegue nze): in avvenire la combinazione delle nostre operazioni con quelle dell'esercito assumerà proporzioni giganti, ed è impre viclcme e colpevole quel paese che non sa crearsi un fanore e.li rama perfezione e potenza, rinunciando con d.\nno e vergogna ad essere primo sulla via del rinnovam ento marittimo. Tale combinazione ci o bbl iga ad uno studio esatto e minu to di tutte le necessità dell'esercito, o nde essere in grado ùi esegui re, comprendere, prevedere, assumere, completare le operazioni probabili o c.:oncert ale ;s

D .B. è ben consapevole che s iffa tte idee lo espongono all'accusa cli avere u na vision e troppo ,,continenta lista», e alla fin e sen te q uas i il b isogno cli giustifica rs i: «p a rtendo da mie concetto [cli co rrelazione terrestre-marittirnaJ n e l quale sta il senso marittimo mode rno, e che è combattuto dai fautori del Navyfor euer, pe rché stima no sa ppia cli continenta lisn10, io ho procu rato di esp o rre la correlazione continenta le e marittima nelle sue forrne gene ra li ... ".w il suo studio - egli prosegue - mira anche a diffondere il «senso marittimo mode rno» nell'Ese rcito, che a sua volta ha il dovere cli comprendere e apprezzare ne lla g iusta rnisura i nrnrnrnenti sopravvenuti nella guerra marittima, o nde u tilizzarli a vantaggio de l Paese.

IX - 1882/1893: la continuazione del dialogo con il Pc1·rucchetti sulla «Difesa dello Stato» (1884) e le ragioni del successivo silenzio Come si è visto , in soli tre ,rnni (chll 1878 al 1881) con u n'attività pubblic istica estremamente feconda D .B. getta le basi d ell'intera sua opera, abbracciando gra n parte della problematica navale del tempo. Caduto il Ministro Acton a fine 1883 e subentra to il Brin , cessa probab ilmente l'bwnus favo revole per le idee riduttive d i D .B. su lle cor,nza tc : non è escluso che possa essere questo il motivo d ella sua prolungata assenza dalle pagine c.lelb Riuista Marittima, su lla qua le da l 1882 a l 1894 scrive solo tre a rticoli senza p iù tocca re la questione del miglio r tipo d i nave. Le ragion i d e l prolu ngato s ile nzio sono, del resto , da lui stesso ampi,uncntc e s poste nel 1891, q ua ndo - solo dopo la nuova , b reve perma nenza di 13e nedetto 13rin al Ministero nel 189.l - 1892 - rip re nde la collaborazione alla Riuista Man:ttima, rie pilogando le grandi lince del dibattito d a l 1870 in poi: la questione delle navi, o rnegl io del miglior tipo e.li nave, finì per ridursi ad un confliu.o e.li supremazia fra la nave avente caraneri Lanici preponùerami (cioè la corazzata di SainL-Bon - N.d .c.l e la nave avente preponderanw di ca ratteri strnregici Ila nave da crociera proposta da D.B. - N d.c J. Tl fondamento però di quella discussione fu q uasi escl usivamente ta ttico, essendo troppo evidente la superio rità stra tegica del tipo Lepanto, su quello che si affermò nel tipo Andrea Doria. A quella fer-

'" ivi, pp. 90-91. ,., Ibidem.

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vente polemica, che appassionò la nazione e la Marina, rimanemmo complelameni:e estranei perché avevamo precedentemente stabilito che il compito navale dell'Italia doveva essere compleiamente strategico nel primo decennio (1880-1890) per divenire parzialmente tattico con fondamento strategico nel secondo decennio (1890-1900). Secondo il nostro modo cli vedere, la questione avrebbe dovuto risolversi nella determinazione ciel tipo della nave eia crociera, ma poiché e ra allora vano sperare cli raggiungere questo scopo, così non pre ndemmo parte in alcun modo alla discussione la quale si svolse in base a due opuscoli de l Maldini che furono illustrazione ad un altro opuscolo, supposto ispirato dall'Acton (Acus Nauticus, !.a verità, tutta la verità) le cui idee trovarono molti fautori fra i quali più autorevoli il Cottrau, il Suni, il Turi, il Oe Luca, e fra gli altri o ppositori il Saint Bon e il Brin. (. .. ] Ci interessa mettere in evidenza come l'indole de lla discussione, per moltissime ragioni fosse quasi esclusivamente tattica, come l'importante quesiLo della nave eia crociera non fosse da alcuno preso in considerazione, e che solamente il Brin ahhia ad esso accennato senza entrare in merito alla questione.';"

In sosta nza, se i nume rosi sc ritti del 18ì8-188l coincidono con il periodo clell'Act.on al Ministero, il silenzio di D.D. coincide in g ran parte con la seconda lunga permanenza di Be nede tto Brin ne lla carica di ministro (1884-1892) e il conseguente massimo sviluppo delle grandi navi e de i bilanci della Ma rina, che raggiungono l'apice cli quas i 119 m ilioni nel 1889-1890, per poi iniziare da a llora in poi una gradua le diminuzione. Da quesro contesto no n troppo favorevole nasce l'unico saggio d i D.B. pubblicato da lla Rivista Marittima nel periodo 1882-1894, cioè in ben dodici anni: La dt/esa dello Stato - considerazioni sull'opera del tenente colonnello Giuseppe Perrucchetti, uscito in d ue puntate nel 1884 (cioè nello stesso anno nel qua le l'ammiraglio Aube scrive il saggio lla!ie et Levante tre anni dopo la conquista fra ncese della Tunisia e cli Bise rta). Eppure q uesta fose della sua vita più della pre cedente sembrerebbe favorirne gli studi: è irnba rcar.o per brevi pe riodi s ulla corazzata Duilio (1882) e su lla fregata Vittorio Hnianu.ele (1886) ; fa parte della Commissione per le visite, p rove e velocità in mare dei piroscafi de lla Società cli Navigazione Italiana (1883); presta servizio presso la Direzione Artiglieria, Torped ini e Armi po1tatili de l 3° Dipartimento J\llarittimo (1884-1885). Va ricordata a nche la sua attività cli inseg na mento p resso la nuova Accadem ia Nava le un ica d i Livorno inaugurata a fi ne 1881: viene nominato titolare de lla cattedra di tattica al Corso Superio re nel biennio 188ì-1888, d i a rte milita re marittima ne l 1889, d i manovra e arte 1nilitare ma rittima al Corso Superiore nel 1890. Inta nto si conclude una ca rrie ra militare no n particolarmente brillante: promosso capitano di corvetta il 1° luglio 1888, D.B. viene collocato con tale gra do in posizione cli servizio ausiliario il 26 febbra io 1891, e promosso capitano cl i fregata - rimanendo in tale

" ' Il Cuniherti nel 190 1 definisce i tipi Italia e Lepamo "Pr<::cursori dei grandi incrociatori vdoci costruiti 10 anni dopo dall'Inghih<::rrn " e i Doria var:iti a fine 1885 .. c<m1zzate intermedie• la cui coscruzione .. f'orse sare bbe s1..-11a giustificma dieci anni prima, nel periodo ciel Duilio e del Dandolo•. Infatti - egli aggiunge - ..dopo l,rcaduta ciel Ministero Brin ftìne 1878 - N.d.c.l, invece d i seguire gli insegnamenti tee-. nici, come è inclispen~abile di fare per conserva r<:: la moclernit;ì nelle navi nuove, si dovette subordinare il tipo ai criteri cli opportunic;ì politica, e cioè, una q uestione così grnve che pochi competenti potevano d iscurere con profitto per il paese, ru ridotta ,tcl una lolla fra i difensori delle navi piccole e i propugnatori di quelle gra ndi... (V.E. Cuniherti, Prugrammi navali o tipi di 1uwi'«Rivista iV!arittima .. gennaio 1901).

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posizione - il 25 maggio 1893. Dal punto d i vista d e lla politica mi litare e nava le questo periodo è fondamentale. Nel 1882 l'Italia conclude con l'Austria e la German ia potenze essenzialmente continentaliste - il Trattato della Tri plice Alleanza, che accentua il contrasto con la Francia e quindi la necessità cl i forze navali capaci di far fronte a lla superiore flotta francese. Le nostre costru zio ni navali ricevono un notevole impulso, e nel 1890 la Marina italiana è la quarta cie l mondo. Nel 1884-1885 sono varate le tre corazzate Rugge1·0 di Lauria, Andrea Daria e Francesco Jl1orosini, gene ralmente criticate perché riprendono la formula orma i s uperata d ei tipi Duilio. Nel 1885-1887 e ntra no in servizio l'Italia e la Lepanto, che rispetto alla Duilio privilegiano la velocità e la poten za delle artiglie rie, con molto minore protezione . Nel 1888-1891, infine, sono varate la Re Umberto, la Sardegna e la Sicilia, fe lice comp ro messo tra la vecchia form ula d e lla grande corazzata tipo Duilio e la nuova formu la dell'incroc iatore corazza to. Anche queste navi sono progettate da Benedetto Brin, che questa volta tie ne conto del p rogresso delle a1tig lierie, delle corazze e soprattutto del siluro e della mina , ideando una nuova struttura a doppio scafo che non incide sulla velocità e l'armamento della nave. Scrive il Bet~òlo ne l 1898 che «Il tipo della Re U1nberto a pparve come la creazione più perfetta della nave mod erna da battaglia, b1 q uale deve includere, in equilibrato rapporto, i vari elementi che sono domandati d alle molteplici esigenze de lla guerra marittima,,.6 ' In sostanza, per contrastare la flotta francese - d ì rnolto supe riore e con bila ncio quadruplo - anche dal 1882 in poi la Nlarina ita liana nonostante le teorie cl i D.I3 . contin ua a considerare le corazzate come spina dorsale de lle flotte, come del resto fanno tutte le p rincipa li t\.'farine . In particolare la Marina francese non rinu ncia affatto a ma ntenere la superiorità alrneno nurneric1 rispetto ,1lla Marina italiana in fa tto cli corazzate, benché proprio in qu esto pe riodo l'ammiraglio Teofilo Au be (capostipite della Jeune École francese) pubblichi con notevole s uccesso le sue opere più significative, con pa rticolare riguardo a Le guerre marittime et !es ports mi!itaires de la France (1882) e !talie et Levcmt, notes d'un marin (1884).'' 2 Come già s i è v isto, D.B. neg li a rtico li del 1878-79 si rich iama ad altri auto ri frances i, e soprattu tto a l Grivel e al J u rien e.le La Graviére ," 1 le c ui teorie a sfondo storico han no corn e base la rice rca d elle modal ità p iù conven ie nti d i lon a cli una Ma rina più debole (la fra ncese) con tro una Ma rina molto più fo rte, c he co n ta soprattu tto s ui grandi vascelli (la Roya l Navy). Va qu indi esclusa u na vera e propria d ipendenza delle idee di D .B. da quelle poco dopo svilu ppate in Francia d a Aube, la c ui opera tuttav ia - come meglio ved rem o in seg uito - dal 1884 in poi funge da co:-1cliuvante e da frequen te rife rimento per le resi cli D .B. s ulla difesa d elle coste come esige nza strateg ica priorita ria; senza conta re che la stessa jeune École affond a le sue radic i negli scritti del Grive l e nel pensie ro nava le francese d ella Restaurazio ne . Riwrnere mo in forrrn1 p iù organica s ul l'a rgome n to: ma fin da

''' G . lktlù lo , Renedel!o liri11, A rl . <.:il. ''' T. A uhe, La p,11erre mari/ime et !es p orts rnilitaires d e la Frallce, l'ari.~, lkrger - l.evrault 1882. e

Id., /tC1!ie et Levcmt - notes d'un marin, Paris, 13erger Levrault 1884. Sulle teorie dell'ammiraglio Auhe C fr. anche R. Monaque , L ·umfml .-1uhe, ses fdeés, son actiun ( in L ·el'Ul11tion de la penseé rwrnle IV - :i <.:u ra di H. Cmllc1u - B6ga r i<:, !';tr is, Centr<: d·ana lys<: slrat6giq ue compa rée J.994, pp . .1 45-172). (,, Cf!·· J De I.a Gravi6r<:, C11erres nwritirnes sous la Nép11/Jliq11e et l'J::mpire, l'itris, Cliarp<:nl i<:r 1847.

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adesso si deve riconoscere c he D.B. e Aube ha nno comu ni fon ti cli ispirazione e a naloga base di partenza . Se per D.B., al di là cl i acquisizioni pmamente teoriche s ul grande tema del dominio del mare, tutto ruota intorno a ll a ricerca del modo concreto cli fa re econom icamente fronte a una Marina su periore, anche Aube parte dall a constataz ione che la Francia, nazione continentale impegnata in un duro confronto con la massima potenza terrestre (la Germania), non può competere sul mare con l'Ingh ilte rra. Di consegue nza, ricorrendo soprattutto a torped ini , mine, naviglio sottile, guerra al commercio, bombardamenti costieri ecc. deve fiaccare mie superio rità, e al tempo stesso evita re battaglie decis ive . Si tratta cl i un filone class ico del pensiero nava le francese (Paixha ns ecc.) a l q uale largamente a ttingono anche D.B. e i s uoi seguaci, assai a tte nti alla minaccia contro le coste e d i bombardamenti da l ma re c he Aube apertamente ritiene necessa ri e inevitabili contro l'Italia - benché non consentiti d al d iritto internaziona le - specie ne llo studio del 1884 l' Jtalie et Leucmt. Va in fine ricordato che l'ammiraglio francese, almeno in un primo momento, ritiene utili - anche se non determinanti - le corazzate, poi ,lspramente criticate da lu i e ancor p iù dai suoi seguaci che ne fa nno il perno delle loro tesi, peraltro no n da tutti condivise nemmeno in Fra ncia_(, , ln defi nitiva, se si esaminano le due opere principal i di Aube (La guerre maritime et !es ports militaires de la France, della quale la Rivista Marittima del 1882 - Voi. IV novembre e dicemb re pubblica una sintetica traduzione, e .ft:a!ie et Levant) no n s i trovano differe nze cl i rilievo tra b tema tica fondame ntale di Aube e quella di D.B . L'u nica differenza - non di poco conto - è cbe per Aube gli sbarchi non sono cosa tanto facile, perché possono essere val iclarnente contrastati anche e soprattutto da terra: grazie alle ferrovie e al telegrafo, egli scrive, se da una pane nessun punto ciel litorale è al sicuro da un assalto, dall'altra non vi è neppure uno di questi punti che non possa essere pote nteme nte e rapidamente difeso . Q ualunque Lent.alivo di sbarco sotto il fuoco c1·una squadra padrona del mare sembra pmer riuscire, ma un corpo d 'esercito che si avanzi così in pieno territorio nemico sembra invece dover essere ricacciato in mare, prima di aver sicuramente stabilita la sua base d'operazione e di approvvigio na me nto, e se questa base consiste nella squadra che l'ha portato, se è dal mare che esso aspeua i suoi viveri, la sua situnione ci pare molto rischiosa, se non esposta a pericolo; finalmente, ci si può domandare quanto possa contribuire pel s uccesso definitivo d i una guerra un corpo c1·esercito, l'effettivo del qua le non può sorpassare i 30.000 uo mini. Si resta dunque, ripetiamo, nell'ignoto, nell'indefinito, sperando nella fonu na.

Le riflessioni, i dubbi, gli spu nti c ritici cli Aube a proposito delle grandi navi sono analoghi a q uelli d i D.R.: l'ammiraglio francese le ritie ne utili soprattu tto per fa r p reva le re in Fra ncia le azioni cli fuoco contro le coste, giudica inevitabili e fondamentali i bombarcfamenti delle città indifese, e a tal proposito ne l' ltalie et Levant cita ripetutamente D.R., definendolo ,,uno dei migliori ufficiali della flotta italiana, scrittore coraggioso e patriottico" e sposando completamente le sue idee circa l'effic acia dei

1 " Cfr. soprattuno Cornmand;-1nl Z. (Paul Fontin) et H . !Vlomed1anl (comandante MJH. Vignot), bsai de stratégie 11m1a /e, Paris, 13erger l.evrnul t 1893 e I d., Les guerre.i· ncu:ales de clemuin, Paris, 13erger

Levtault 1891.

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bombardamenti delle c ittà costiere italiane e l'o pportun ità che la nostra fl otta non intervenga per contrastarli, con l'unico risu ltato di essere distrutta. In tal modo, per Aube - che accen na anche all'impo rta nza fon da me nta le della base di La Madda le na - gli scritti d i D.B. diventano un forte sostegno per le sue idee a favore cie l bombardamento delle coste. Nei riguardi dell'Inghilterra, invece, egl i pensa che sia inutile contendere a lla Rqyal Navy il dominio del ma re, e indica nella g ue rra cl i corsa, ne lla difesa delle coste fra ncesi con torpediniere, nella costruzione di veloci incrociatori l'unico modo di mettere in ginocchio la secolare riva le. Conclude ndo, l'un ica differe nza tra D.B. e Aube va ristretta a una diversa v,1lutazione dell'importanza degli sba rchi e del ruolo delle torpediniere, nelle quali Aube crede più di D.B.; si p uò anche aggiungere che le rispettive teorie se1vono c iascu na cli a ppoggio indire tto a quelle d el campo avverso ... In questo contesto nasce il saggio di D.B. La d{/èsa dello Stai.o - considerazioni sull'opera del tenenl.e colonnello Giuseppe Perruccbetti. Si tratta di un lavoro «di rimessa», che riprende lmga me nte e commenta in termini assa i lusinghieri un libro con lo stesso titolo del Pe rru cchetti, 6s te nente colonnello di Stato Maggiore (poi gene rale) con il quale, più che una occasionale conoscenza o un d ialogo, è lecito supporre u n lavoro in simb iosi, un sodalizio che vede questi due massimi esponenti ciel pensiero rnilitare ciel tempo cercare e trovare un percorso comune, superando antiche diffidenze e rivalità e soprattutto invita ndo tutti a superarle pe r il bene de lla Patria. TI Perrucchetti - cosa tutt'altro che frequente in ogn i tempo - inquadra il problema de ll,1 difesa nazionale - e in esso il rapporto tra geografia, fort ificazione permanente e fo rze mobili - non in un'ottica ang1.1stamente «continentalista•, ma inserendovi con una pa rte di gra nde rilie vo le fo rze nava li . In sosrnnza a nc h'egli respinge la classica tesi «contine ntalista» che pe r l'Ira lia le guerre si decidono nc·1la Valle ciel Po, e sulla traccia degli scritti cli Guglielmo Pe pe<,:, attribuisce grande importanza a ll'Itali,1 peninsu lare e a l ruolo de lla Ma rina nella sua d ifesa . Per il Perrucchctti, come per il generale Ricci, la clifesa cli uno Stato consiste ,,nell'impiego utile de lle forze di terra e cli ma re, delle sue fe rrovie e delle sue fortificazioni», tenendo conto c he occorre inserire in un conte sto unitario - ind ivid uandone ruolo e correlazion i - una lu ng,1 serie di fa ttori: «l O l'esercito; 2° la flotta; 3° le ferrovie; 4° le fortificazioni; 5° l'attitudine a un pronto impiego degli e leme nti accennar.i; 6° la configurazione geogra fica generale e la struttllra topografica del paese; 7° la sua costituzione politica e economica; 8° l_,1 na tura delle frontie re che lo d ividono dagli Stati limitrofi; 9° la pote nza di questi».<• Egli lé1 mcnta la manca nza di un annonico indirizzo e di un unico Capo responsabile pe r l'Esercito e la i',fa rina , e - convinto, come D.n., de lla necessità di un indirizzo interforze degli studi - deplora che la proficua frequenza da parte di ufficiali di Marina della Scuola d i Guerra de ll'Esercito, iniziata co n la sua fonda zione ne l 1867, sia 0

''' G. J>c rrucchetti, Lr.1di/esa dello Stato, Torino, Roux e fa vale 1884. ''' Nelle sue opere l. lta/ie Milita ire ( 1836) e L'Jtalie polilique et ses rappor/s al'eC la Fm11ce et l'Angleterr e (1839) il l'ept'. delinea una vera e propria st.raregia unitaria e imerforze per la conquista o la difesa dell"indipendenza nazionale, b;isar.a sul ra pido srostamento delle forze vi,1 rn:ire con navi a vapore (Cfr. F. I.lotti, Il p ensiero eurupeu .. ., Cit. , RivisLa Marittima n . 12/1994). "' G. l'crrucchetti, Op. c ii., pp . 33-34.

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stata sospesa nel 1872 a causa •di altre necessità d i servizio e della sca rsità di Quadri». E anche a propos ito della necessità d i costitu ire un «centro intellettuale» per la Mari na , egli concorda con le idee già espresse da D .B .. Riguardo ai principali aspetti della guerra marittima più conveniente per l'Italia le sue idee sono, insomma, quelle d i D.B. (e viceversa), fino a far supporre che il capitolo VI dedicato alle «difese verso il mare» sia stato scritto con la collaborazio ne o la consu lenza di quest'ultimo, o almeno attingendo largamente a La difesa ma1·ittima dell'Italia più volte citata. Compito essenziale della Marina, per il Perrucchecti, è di evitare l'aggiramento della barriera delle Alpi da Sud e di impedire gli sbarch i. Per questo, v isto che il bilancio della Ma rina francese è al momento quadruplo, a suo giudi zio •in un raz ionale ripano dei nostri mezzi di difesa , la Marina mer ita ben altra parte di quella che essa ha•. L'Esercito, che in quel momento si intende ponare e mamenere a dod ici corpi d'ann ata , dovrebbe perciò articolarsi in futuro su dieci corpi , destinando le risorse così liberate all'incremento delle nuove costruzioni navali . Più in generale, il Perrucchetti ritiene che il bi lancio del la Marina italiana dovrebbe aumentare in modo cale, da consentire almeno la parità navale delle tre Marine della Triplice riunite rispetto alla r\lJarina francese; al momento, infatti, la somma dei b ilanci delle t re Marine è inferiore di ben 46 m ilioni al bilancio della Marina rivale. Cosa che non fa lo stesso D.B. , il Perrucchetti deplora l'eccessiva dipendenza della nos{fa industria navale dall'estero, tanto che non si riuscirebbe a riparare in un ca ntiere nazio nale le nostre grand i navi. Né può essere trascu rato che la sua visio ne geostrai:egica e mecliterranea tende ad essere più ampia cl i quella di D.1:3.: citando il Saint Bon e un art icolo su lla «Rassegna Naziona le• cie l 6 novembre 1881, riconosce che i nostri interessi marictimi si estendono ormai a tutto il Mediterraneo, perciò .,la difesa dello Sraro non è completa se si limita alla sola protezione della integrità territo ri;1le; essa deve estendersi alla tutela di tutti gli interessi vitali della Nazione. E fra q uesti , que lli che ne toccano più sul vivo non sono cli là delle Alpi ma nel Mediterraneo .. .•. Dall'a nalisi ciel libro ciel Perrucchetti D.B. trae due concetti fondamenrn li. Il primo, cli carattere teorico, riguarda la non applicabilità alla guerra navale del principio della concentrazione delle forze nel punto decisivo, eia ] omini posto alla base della strategia terrestre e sostenuto dallo ste55o Perrucchetti. Per D.I3. , infatti, -la strategia territoriale è insufficiente a comprendere tutte le forme dell'azione navale, giacché per noi l'urto delle m asse non è né unico od ultimo scopo della guerra, né q uindi l'essenza ciel principio generale che la govern a... Le tesi dì ci lcuni suoi avversari sono perciò fuori luogo: •poiché spesso. e non a ragione, mi s'incolpa ancora di eccessiva tendenza al con1inentalismo, mi si conceda fare voti perché altri faccia, in modo più completo elci mio, uno studio critico comparato dd principio della guerra nelle sue applic,1zioni territoriali e marittime... Il secondo concetlO riguarda la concreta prassi strategica per la difesa dell'halia: •a me importa in\·cce mettere fin d'ora in evidenza la necessità, oppugnata da altri, di

dare alla cerchia delle Alpi il complemento di tante forze di rnare da assicurare il libero impiego d i tutto l'esercito sulle ji'ontiere di terra. Questo concetto, ne sia o no possibi le, prossima o lontana l'attuazione, mi pare il vero e sano criterio della nostra difesa .. .•. I punti di dissenso tra i due auto ri, che pu r essendo circoscricti non mancano, risenro no cli queste due pregiudizialì. Sorprendentemente D.B . non condivide la pro-

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posta de l Perruccbetti di raggiu ngere almeno a lunga scadenza la parità navale con la Francia mediante un riequilibrio delle risorse d isponibili tra Esercito e Marina, nelle forme prima ricordate: il problema difens ivo no n deve, come quello offensivo cli un giorno , ammettere un elemento imponderabile e incerto fra quelli dai q uali dipende la nostra esistenza; se si ammette la sufficienza dell'esercito, non è punLo logico né giuslo il non amrnenere anche quella della flotta, entro limiti bastevoli per assicurare la penisola dalle grandi invasioni marittime. Non posso poi assolutamente piega rmi a credere, nei limiti dello scopo d ife nsivo, che una eventuale situazio ne politica debba vincolare il nostro avvenire, e sconfesso il non possumus che si vorrebbe stampato sulla fro nLe <lei nosrro destino . Chi non ha fede gridi pure all'eresia, ma ci sia concesso di credere, che cogli stessi rapporti numerici, e quando sia pari la preparazione e la condo/la della guerra, l'esercito e l'armata sono sufficienti a proteggere l'integrità del paese.

In secondo luogo, il Perrucchetti per la difesa dell'Italia peninsulare e delle isole non riteneva sufficienti le forze navali, la cui azione doveva perciò essere integrata da opere di fortificazio ne permanente nei punti più sensib ili delle coste e eia consistenti aliquote di fo rze terrestri mobili cli 2" linea (cioè composte interamente d i richiamaci). P.e r D.B., invece, la d ifesa a Sud va assegnata esclusivamente alla flotta, e su q uesto punto concorda con il Marselli: avrei desiderato che il Perrucchetti for mulasse un crile rio sulla ca pacilà d ife nsiva navale contro le invasioni marittime, come giiì fece il Marsell i, quando, assegna ndo all'armata il compito, modesto ma vitale, di difendere l'Italia in modo da liberare le forze d i te rra da ogni preoccupazione peninsulare ed insulare, diceva essere un'esagerazione il pretendere che, per raggiungere ta le scopo, la flotta italiana abbia da essere pari alla francese , e credeva invece che polre rnmo accontenta rci. d i una flo tta equivalente ai due terzi della nemica, pu rché a bbia dei buoni pu nt.i d'appoggio . lo poi credo che a questo scopo sia piC1 che sufficiente una fl otta be n preparala al suo compii.o, anche se in proporzio ne inferiore a quella dell'esercito nos[ro al fra ncese.

A proposito d i «punti d'appoggio" v'è ben poca concordanza tra i due: D.B. non cond ivide le idee ciel Perrucchetti s ul ruolo della base di Venezia (dalla quale si dovrebbe sorvegliare i movimenti della flotta austriaca) ribadendo in proposito la sua vecchia idea d i c rea re una solida base d 'operazione sulle coste a ustriache , ,,senza di che la difesa sa rà sempre ta rda, debole, insufficiente•·. Per la verità il Perrucchetti non ritie ne che alla flotta bastino due o tre pu nti di appoggio e ha idee diverse anc he sul rnolo delle a ltre basi, che D.B. non controbatte, così come non controbatte altri suoi «d iversi pa re ri» che em ergono scorrendo il libro. In rapida sintesi, il Perrucchetti non è c ritico come D.R. sul ruolo delle grand i navi e ha una fede sia pur ragior1ata e lim itata ne lla loro fo rmula, ne lle loro possibilità o pe rative, nell a lo ro e ffettiva capacità di difesa passiva mediante compartimentazioni e corazze. E, forse rife re ndosi alle ottimistiche tesi cli D.B. sulla possibilità d i risolvere il p roblema navale con pochi milioni e poche navi adatte alla guerra cli crociera, pur sostene ndo a nch'egli l'utilità cli quest'ultime ricorda nel contempo che non è possibi-

~7 ),


le ristabilire l'equi librio rispetto alle grandi potenze marittin1e solo con qu~llche modesto aumento del bilancio o con la superiorità tecn ica di qualche nave. Perciò non dobbiamo far<.:i illusioni e non dobbiamo inganna re il paese col dirgli che dicci o quindici milioni d i aumento nel bilancio della marina b::1slino a rendere sicuro il nostro commercio, a garantire le ciuà m:irittime d:i ogni pericolo <li homhard:imcnto, a scongiurare qualsiasi offesa marittima contro la penisola e le isole nostrt!.'"'

Anche il punto cli vista del Perrucchetti a proposito degli sbarchi e della difesa dai bombardamenti marittimi ha sfumature notevol rnenre diverse da quelle cli D .B. Sui possibili sbarchi francesi attribuisce alla Marina francese una ca pacità cl i trasporto anche superiore a q uella ca lcolata da 0.8. , ma diversamente eia lui ritiene «grossola na e pericolosa• la pretesa di calcolare a priori in modo preciso la forza delle truppe che il nemico potrà sbarcare, facendone un dato cei-Lo e adottando «un ta le limite cli minaccia come un termine positivo ccl anzi come un fottore comune per tutti i problemi relativi a qualsiasi pane delle nostre coste•. Diversa anche la sua posizione bombardamenti: li ritiene meno pericolosi e meno proba bili di quanto sernbri a D.B., aderendo solo in linea di massima alla sua drastica tesi che la na tta anche a prezzo dell 'impopolarità deve ma ntenere come missione prioritaria il contrasto degli sbarchi e quindi non deve intervenire - rischiando cli essere distrutta - in caso cli bombardamenti delle città costiere. In merito, in una lettera a "La Rassegna Nazio nale•, un ufficia le cl i !\farina non meglio identificato, m a certamente scrittore di prestigio, respinge queste tesi di D.B. forre sue dal Perrucchetti,1" precis,) ndo che si trarra cli un'idea personale •non punto diffusa nella M:1ri na. Questa anzi protesta altamente contro tale compito passivo e deprimente che si pa rrebbe volerle assegna re•. La risposta del Perrucchetti è interlocutoria, fino a tentare di concilia re ciò che no n pu ò essere conciliato. L'a1.Hore dell:i lettera - egli scrive - , ci ha cred uti più assoluti d i quello che no i siamo•: nessuno può prevedere con sicurezza coir1c sa rà la futura guerra marittima, perciò coloro che vagheggiano solo la guerra tra squadre sono in errore. Inta nto occorre accelerare le costruzion i e var:u e ,,rapidissimi incrociatori• che facciano compagni,ì ai "cacciatori del mare• ( le.: gra ndi navi). Una volta fallo questo, al comando di un bravo ammiraglio la tlotta italiana col suo ardimento forse dissuaderà (a nche con rappresagl ie) il nemico dei bomba rdamenti e potrà imped ire gli sbarchi: b isogna dire però con franchezza al Paese che ad ogn i minaccia o notizia cli bombardamenti non si può pretendere che la flotta lasci le sue basi per dar battaglia . Il confronto del 1884 con il Perruccheni mette in luce con quanta fennezza - al di là cli talune discutibili sfumature - D.B. manteng~ì il suo concetto-chiave della neccssitù cli ricercare ad ogni costo solu 7.io ni «alternative» ta li , eia assicurare il più economico e reclditi7.io impiego delle forze navali, partendo da parametri realistici che escludono, al momento, obiettivi troppo ambiziosi o foni incrementi delle risorse. Si deve solo osservare che a proposito della guerra cli squadra secondo i canoni cbssici, da lui costante-

M i lli. p. 368. Sulla possibilità di sb;irchi francc.:si si vede anche O.T.. /lpp11llli s11/la capacitrì di i111·asione marittima della Francia, -l{ivista Marittima• 1884. Voi. I. l~asc. l, pp. 5-25. "' ;i:1, rr- 485-491.

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mente avversata, il Perrucchetti è assai più elastico e possibilista. La lettera dell'anonimo ufficiale a l Perrucche tti dimostra inoltre che le idee cli D.B. no n sono da tutti condivise all'interno della Ma rina ; in effetti gli anni intorno a l 1880, che vedono la comparsa de lle opere più significative di D.B., sono l'e pice ntro cli un dibattito «trasversale» (che divide cioè anche al loro interno Esercito e Marina) al quale pa1t.ecipano numerosi autori. Il nemico è, per tutti, hl Fra ncia: ma la questione delle grandi navi, de lla loro impo1t anza e de lle loro ca ratteristiche si intreccia con la priorità eia da re alla d ifesa della VaJle del Po, con la valutazione de lle effettive possibilità cli sbarchi francesi su lle nostre coste, con l'individuazione in sede teorica dei caratteri della nuova strategia navale e delle differe nze tra periodo velico e periodo del vapore, con il ruolo da attribu ire alla fortificazione permanente (costie ra e non), con la scelta dei punti vitali da fortificare, e, fast but nol !east, con i p rogressi del s ilu ro, delle artiglierie e delle corazze. Notiamo, a nzitu tto, che nel la sua gestione del Ministe ro della Marina dal 1879 al 1883 l'ammiraglio Ferdina ndo Acton traduce in pratica alcune idee sulle quali insiste D.B., e nel suo discorso alla Carnera del 12 marzo 1883 afferma: in pie no accordo col mio egre gio collega de lla guerra, siamo giunti a de te rmina re il campo rispe nivo delle attribuzioni e responsabilità fra l'esercito e la marineria ne lla difesa ravvicinala de l litorale. Alla ma rine ria è stato già assegnato il compito <li provvede re alla difesa navale e s ubacquea del liLOralc [. ..l È stato inollre si:ahilito e anuato l'oppommissimo principio di fa re intervenire delegati della regia marineria in ogni studio d i fortificazioni costie re. Appena sta bilite queste basi dell'ordinarne nt.o della difesa litora nea, io ho istituita una Commissione con l'incarico cli studian: L11r.r.o q uanto incombeva di fare alla marineria in forza degli accordi presi col Ministero de lla guerra, ed bo fa llo visitare, da membri della detta Commissio ne e da altri ufficia li, Lult.i i punti in cui occorreva l'opera dife nsiva della marine ria. Questa Commissione, essendo pressoché a l termine dello studio affidatole, io ho stabilito di da rle carattere perma11ente, istituendo sotto gli o rdini ciel suo pres ide nte un iff/ìcio per la preparazione d i quan/o occorre a m ettere le nostre forze nauali in istalo d i guerra e per attuare la parte di d{/èsa litoranea che speua alla regia marineria. li co mpito d i questo ufficio non sarà certamente così vasto come quello del Comitato e del Capo <li Slato fvlaggio re del Regio Esercito, perché h principale, la essenzia lissima difesa del litorale spetterà sempre, cornc egregiamente ha accennato l'onorevole Marsclli, alla flotta e a l suo comandante supre mo, il cui campo d 'azione sa rà il vasto, libero ma re, più che luoghi de terminati a priori ..

Queste idee de ll ' Acton sono portate a compimento da l suo successore e rivale I3rin , il quale nel ]884 istituisce l' [(fficio di Stato Maggiore della Marina mettendovi a ca po proprio il Saint Bon, ancora suo Hmico e d i lì a poco suo avversario. Ciò torna ta nto più ad onore d i O.R., che vede le sue idee trovare lo sbocco fina le proprio ad opera di un Ministro c he aveva idee assai diverse eia lui e dal suo predecessore Ferdinando Acton . Quest'ultimo si fa promotore dell'introduzione in servizio cli un buon numero di torpedin ie re, ma - come d imostra anche l'opuscolo La verità, tutta la verità, nient'altro che la verità eia lui ispiraro' 0 - pu r condividendone le tesi di fondo, accet-

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Opuscolo senz,t auLon:, da ta e Casa eclitrice, custodito nella 13ihliotec.i d c::lla Came ra de i Deputati.

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ta solo in parre talune idee d i D .B. sulle nuove costruzioni navali e sul ruolo delle corazzare . Sostiene turravia un criterio opposto a quello del Saint Bon e del Brin, causticamente così sintetizzando ne le resi: "ridurre il p iù possibile il numero delle navi, ingigantendo le e ridu cendoci schiavi dell'estero per costruirle». Nel concreto , le so luzioni alternative individuate dall'AcLon consistono nello wiluppo della ma rina mercantile e dell'industria cantieristica naziorrn le (viste come base indispensabile della flotta da guerra) e nella costrnzione d i corazzate di m inor to nnellaggio (9000 t al massimo), quindi più numerose, meno •assolute• e meno costose dei tipi Duilio (quest'ultimi a catisa ciel pescaggio tro ppo elevato non possono passare il Canale d i Sue7., né operare a ridosso delle coste e/o comunque fuori dal Med iterraneo) . Q ueste nuove corazzare dovranno essere •navi dell'oggi, non del domani.. e reggere il confronto con gli ana loghi ripi stranieri, senza per<'> pretendere cli superarli e sen7.a esagerare con la ricerc,1 della velocità. Ciò che vale lquesro è anche il concerro di Aube - N.d.c.J è la potenza complessiva della flotta, non quella di ciascuna nave; tanto p iù che le moderne artiglierie, pu r con minor peso e ca libro , superano ormai in potenza quelle della Duilio. Per ultimo, le nuove navi dovrn nno essere interamente costru iLe dall'industria nazionale, senza più ricorrere in misura mass ima a forniture estere." E l'igno ro auto re agg iunge: «io non dubito che se il Saint Bon fosse ministro oggi, e dovesse proporre una nave, questa nave che io dico egli per certo proporrebbe. Egli ha lo sguardo tro p po acuto e la mente mo lto vasta, per non averla v ista e capita, e permettete m i che vi elica l'ha vista e capita anche il Brin, rna non facciamo irnpruclenze!».72 !elce analoghe a quelle clell'aurore dell'opuscolo La verità, rulla la verità sono sostenute nel 1880 dal deputato Galeazzo Maldini, che pur avendo idee assai diverse da quell e D.B . in materia cli costru zio ni nava li, in tre articoli sulla Nuova llntolog ia -.1 rettifica le sue precedenti posizioni e fa un lu ngo e puntuale elenco dei limiti delle navi tipo Duilio, giudicando le un tentativo, un esperimento geni ale e g iustificato dalle necessità dei ternpi in cui è nato, però eia non ripetere più per l'avvenire. Dopo un particolareggiato confronto con le corazzare d i alrri Paesi, il Mald ini conclude che nessuno all'estero ha seguìto la strada indicata dal Sa int Bon e da l Brin con il D uilio e I' Ttaliet; la stessa Inghilterra non ha p iù costruito tipi analoghi ali' Jrzjlexible, che corrisponde ai nostri Duilio. Quindi, per il futuro a suo giud izio dovranno essere progettate navi cli tonnellaggio, costo e pescaggio più moderato e più adatte alle nostre esigenze d i difesa delle coste e d i protezione degli interessi irnliani in Sud America e in O riente . È sostan zia lmente schi erato su lle posizioni d i D .D. e clel l'Acto n - co n qua lche diversa sfumatu ra, per così d ire, più moderata - l'autore di un articolo (a

-, l'<:r i tipi D11iliue flalia. pur <:ostruiti in <:antieri nazionali, si ern stati costrclli a ricorrere in misur;1 massim;i allo acquisto all'c.:stero - specie in Inghihc.:rra - ùdl<.: p arti compon<..:nti più sotì sticat<.: e costose.:, :1 comìn(·iare (b ile anìgli<.:rìe e dalle llla<:chine. Nd 1.880 sulla fornitu ra cla p;ine d ì una casa inglese della macd1ina per la Lepwuo scoppia una rovente polemica sulla stampa. con gravi accuse che coinvolgono il Minist<::ro (Cfr. La maccbi11a della ·lept11llu• - t:stmtti di mticoli di iionwli cittadini 1880 , volume:: <:ustodito alla Biblioteca ù dla Camera). '' La 11eritt1, l/1.tta la /Jeritcì ecc ... ( C it) , p. 71. -., G. Maldini (Oeputato), Le 111w1-e costmzio11i 11arali pc:r la Mari11a italia11a. Na1 •i Piccole - 11al'i g(~t.mli, •'.'!uova Antologia•, Voi. XXIII Fase. XX 15 ouohre 1880, pp. 731 -769; Voi. XXIV - Fase. XXI - 1° novembre:: 1880, pp. 55-86 e Vol. XXIV - Fase. XXII - 15 novembr<.: 1880, rp. 30/i-336.

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firma P.C., forse Pao lo Cottra u) del 1883 dal titolo l nostri obiettivi n.auàli e la stampa jj"ancese ' ' che polemizza con la Jeune École denu nciandone i progetti di attacco alle nostre coste e respingendo le accuse all'Ita lia d i prepararsi ad aggredire la Fra ncia . Dopo lodi piuttosto d i man iera e assa i generiche al Saint Bon e al Brin, P.C. cita Ronarnico e Perrucchetti, si rifà ad affermaz ion i del Maldi ni su l va lore dei tip i Duilio, accenna alla mina ccia degli sbarch i e ai vantaggi de lla g uerra d i crociera per l'Italia . Lo stesso fa nno , nel 1884 il comandante Cottrau e nel 1885 il comandante De Luca. 75 Anche sulla Riuista 1vlilitare Italiana del 1886 il capitano Zevi si ispira alle idee cli D. B. e ancor più a quell e de l Perrucchetti, propone ndo grandi manovre congiunte tra Esercito e Marina, e richiamando l'attenzio ne su un a rticolo del Fincati (Rivista Marittima 1882) che magnifica anche oltre il dovuto l'efficacia delle moderne to rpedini ere . Osserva lo Zev i, in proposito, che ,,quando l'Italia sa rà p ro nta a prendere il mare avrà costato pe r lo meno 27 milioni de lle nostre lire! A questo prezzo si potrebbero avere oggidì novanta torpediniere del miglior s istema e del miglio r costru ttore•·. Più in generale ritiene necessario e urgente che l'Ita lia a umenti il suo naviglio da guerra, e che, in futu ro, il bilancio della Ma rin a ve nga raddopp iato porrnndolo almeno a cento mi lioni , onde pote r costruire anzitu tto velociss im i incrociatori capaci cl i minaccia re il commercio nemico e cl i compiere ra ppresaglie in caso d i attacco alle nostre coste.' 6 Tra le voci favorevoli a D.B. ricordiamo ancora il capitano di corvetta I.E. Algranati, che s ulla Rivista 1vfarittinia del ge nnaio 1884 giud ica ormai sorpassata e inope rante la legge o rganica ciel 18ì7, i cu i obiettivi sono stati ampiamente disattesi clat.o che gra n parte del naviglio da guerra ,11 mon:iento è già superato prima di tutto pe r velocit,ì. Come rimedio l'Algranati suggerisce un vecchio cavallo da battaglia d i D.B. : la ma rina mercantile, che se conven ientemente svilu pparn con l'aiu to dello Stato servi rebbe non solo per i trasporti, ma anche «per gl i avvisi, e i servizi second ari cli crociera ». In caso d i guerra, essa avrebbe u n ruolo militare d i primo piano, perché «il traffico non si arresterebbe, ma troverebbe in sé medesimo un elemento cli d ifesa, le nostre città marittime e aperte, e il trattato sulla corsa al q uale s iamo vincolati e il diritto delle genti no n sarebbero viola ti da que lli che

7 ' .. Nuova Ancologia.. Vol. XLI - Fase. X IX - 1° o tLobre 1883, pp. 501-524. Forse si tratta del Coma ndante Paolo Cotrrau. 7 l!faris i.!nperium obtiuendum, •Rivbt:·1 Ma ri1.tima• 1882, Voi. III Fase. VII-VIII, pp. 34·, l'. Cottrau, 1 63, e Id., l. ·ordinarnento strategico della nostra il:larina, «Nuova Antologia .. Voi. XLIII Fase. Il - 15 gennaio 1884, p p. 293-320 e R De Luca , La Marina nella grande guerra, .. Nuova Anròlogia»Voi. XLIX Fase. I - 1 ° gennato 1.885, pp. 25 -73. L'articolo Maris imper i11m ul)linend11m. h a vasta risonanza e viene pubblicato d,1 altre riviste, tra le quali la TUuista Militare [/(l/i(ln(I. In esso il Cottrau ci ta più volte D.13. e ne esalta le resi d i fondo, con particolare riguardo alla guerra cli crociera, alla polemk:a comro l;1guerra d i squadra, al pericolo di sbarchi e bombardamenti e all'importanza dei veloci incrociatori (che se in numero sufficiente [)otrebbero aver ragione anche delle corazzace). Turcavia il Cottrau manifesta idee diverse dello scesso D.13. in merito alle necessit;ì d i aumentare gli stanzian1enti per la 1'vfa rina t:; all'importanza ciel siluro , eia lui con:-kl erato «arm,1 decisiv;J» p iC1ciel rostro, il cui impiego i:: invece ,,occasionale e eventuale». La fiducia nel siluro lo porca a insistere più di D.B. sulla vulnerabilir,ì delle grandi navi e sulla sca rsa protezione assicurata, a!Lmo pra tico, dalla corrazzal.Llra degli sca fi. ' 6 F Zevi, La/lotta e l'esercito ne/1(1 di/esa delle 1wstre coste, .. Rivista Militare Italiana .. 1886, Voi. TI pp. 222-246.

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pensasse ro come l'ammirag lio francese Aube, v isto che ci trove remmo pronti alle ra ppresaglie! ._77 Nel suo libro del 1889 Marina nuova, Evasio Mesturin i riprende e accentu a, invece, ambedue i ten1i sa lienti di D.B., la difesa coo rd inata delle coste e la polemica contro le g randi navi: si è p en:;aro a costruire le navi r i ù p otenti in senso astrauo, senza tener con to delle condiz ioni concrete, del necessario e possibile impiego, e si sono costruite <.>pere fortificate in piccolo numero, senza la necessari:i base cli studio strategico determ inata dalle orera7.ioni territoriali, ed anche: senza la indispensabile distin7.ione fra l'azione possibile dei forti c.: il compilo assegnato alle navi. Così è avvenu to che dopo tante e così vive discussioni pt:r dimostrare l'eccezio nale po tenza delle navi colossali, la pratirn utilità dei colossi viene ad essere sempre più contestabile e contestata ...,.

Per altro verso il Meslllrini - Ufficia le cli Marina insegnante alla Scuola di Guerra dell'Esercito d i Torino come D .B. - ne pona all'estremo le idee, sostenendo nel libro Salvate la Marind'> che la guerra 1m1rittima si esaurisce nella d ifesa del litorale, che bisogna unificare Esercito e Marina sotto un unico Mi nistro crea ndo un corpo pe r la difesa e trasformando la Marina da 11autica ;1 militare, che la Marina da guerra non è altro che a rtiglie1ia di mare e che cl i consegt1enza occorre un ificare anche la forma:done degl i ufficiali cli Esercito e Marina , che le corazzate al m o mento in costru7.ione sono inutili ecc. Quesro atteggiamento estremisra suscita le aspre critiche di un -exufficiale cli Marina.., che lo ,1ccusa d i volere l'incor po razione della Nlari na nell'Esercito, cli essere troppo ostile nl periodo velico, d i negare le d ifferenze tra le due Fo rze Armate e cl i negare la possibilità che la Mari na debba autonomamente combattere contro quella avversaria anche in alto mare ...' Sul fronte opposto, tra co loro che sostengono la perdurante validirà dei concetti del Saint-I3on e del I3rin citiamo il comandanle De Amezaga (1881) e un futuro Ministro della Marina, il cap itano d i corvcna Bettòlo."' Per il De Amezaga le navi tipo Duilio e Italia non hanno d ifetti e ( dive rsamente da qw1nro pensano D.R. , il Maldini ccc.) forniscono il massimo rendimento in tulti i possibili impieghi della guerrn marittima . In particola re l'I talia con la sua strutrura celluhirc è l'unico tipo di unità capace cl i resistere a uno o più sil uri , risulrnto che non si sarebbe ottenuto con clislocamenro minore. La presen7.a cli una simile nave nella recente guerra tra Perù e Ci le sarebbe bastata per tutelare gli interessi italiani e proba bilmente per costringere i contendent i alla pace. E in un conflitto contro un avversario numericamente superio re, le p redette coraz7.atc assicurerebbero una elevata cap,1cità di rappresaglia . ..

' ' I. E. /\!granati, /. 'orgcmizzazione della .flotta e ,f./li inaoc ittlori del w m merci o, .. l{iv ìsta M,1rii tima• 1884 , Voi. I Fase. I, pp. 27-48. " E. Mescurini. Marina 1wu1•tt, Livorno, Gius1i 1889, p. 350. "' Cfr. E. l\.ks111rini. Safrtlle la Mttri11t1 - Mmi11a 111111/ica e .lfori11a mi/flore, Lhurno, Giusti 1888. '" Un ex Uffid 1k di M ari m1, Sa/1'(J{e la Jv!a rina( •Nuova Ancol o~ia- Vo i. XVll F:tsc XVIII,

pp. 230-246. "Cfr. C. Oe Amt>zaga, Uapitlo ce1111u sulle t~1w1tli e piccole comzzate. Firenze. Lt' Monnicr 1881, e

G. Uettòlo. le 1tt11•i da g11en-a. •Rivista i\l:trittima• 188-1. Voi. IV. Fase. Xli dk·t>mhrc 1884. pp. 351-571.

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La grande mole cU q ueste navi è: solo «la rigorosa soluzione del q uesito di riu nire nel più ristretto spazio possibile gl'istrumen ti di g ue rra navale più potenti e perfetti fi nora ideati». Non è vero che komc sosteneva il Ma lcl ini - N.d.c.] queste navi sono poco comanda bili e poco manovriere. Il p roverbio inglese dont putto many eggs in one basket (non mettere troppe uov,1 in un solo paniere) nell a fattispecie non va le, perché per dargli valore pratico «bisognerebbe pote r d imostra re che la distribuzione delle uova in molti pa nieri pu<') salvarle sempre dall' urto del paniere più solido». Invece ne l caso nostro gli esperti ritengono che una sola nave da guerra tipo Italia "avrebbe facilmente ragione d i due navi da guerra, la cui singola costruzione costasse metà prezzo» [a nche quesLa tesi è comestata dal Malclini e da altri - N.d.c.J. In conclusione, p e r il De Amezaga è necessario costruire :rnche torpediniere e incrociatori, ma il ruolo decisivo rimarrà sempre riservato alle navi d i I A classe, specie q uando si tratta di imped ire i bombardamenti de lle coste. Poiché non è possibile per ragioni economiche - costruire 16 navi tipo Italia [come p revedeva il programma del 1877 - N.d.c.l, in fuwro potranno essere costru ite navi di l '' classe meno pote nti e meno costose sia pur senza sacrifica re il requis ito della velocità, c he è l'unica protezione contro la c resceme effic-1cia delle torpediniere. Anche se questa nuova arma per il De Amezaga è addirittura destinata a rivoluzionare la tattirn navale, il programma di Saim Bon resw come base e la nave tipo Italia rimane la massima espressione cli potenza . TI Bettòlo ne ll'articolo de l 1881 prim,1 citato è ancor più categorico: senza c ita re D.B. (corue del resto fa il De Amezaga) spezza una lancia a favore delle grandi navi da battaglia e ritiene necessario mantene re immutati i criteri «secondo i quali furono tracciati [dal Saint I3on e dal 13rin - N.d.c.] i p iù pe rfetti tipi cl i corazzate", sacrificando solo qualcu na delle 16 navi di l" classe previste dalla legge del 1877 per costruire navi eia esplorazione o pera nti a favo re delle unità maggiori. Il Pe rrucchetti, loch1to e paragrafato da llo Zevi sulla Rivista !vlilitare Italiana, nel 1885 sulla stessa rivista è invece apertame nte contestato da un non meglio identificato A. F.]., che ripre nde vecchie Lesi "·c ontinentaliste,, non cond ivise né da D. B., né dal Pe rrucchett i, dal Ricci e dal J\;Jarselli ."' Per A.FJ si tratta in tutti i cas i cli rnante ne re ben riunirn la massa cie l nostro F.se rc ito in Piemonte e nella Valle de l Po, dove dovrà attendere e baltere l'esercito nem ico (cioè quello fra ncese) . Nulla sarà perduto finché vi sarà, nell 'Italia Continentale , q uesta massa ben riunita d i forze: quindi non conviene sp recare forze (terrestri o marittime) e risorse per difende re l'Italia pen insulare e insulare e le sue coste, né costru ire opere cli fortificazione permane nte (costiere o non) in queste parti de lla penisola. Conviene accetta re il rischio d i bombardamenti costieri, risparmiando così centinaia di milioni; il solo sbarco c he b isogne rebbe impedire ad ogni costo, con impiego cli tru ppe clell 'J::sercilo penminente se necessario, è quello che il nemico potrebbe te ntare sulla Riviera di Ponente, dove pera ltro solo un b revissimo tr,Hto cli costa s i presta a sbarchi in forze. Le sole opere costie re da costru ire sarebbero quelle pe r la difesa cli q uesto tratto; compito esse nzia le della floua sarebbe perciò di impedire gli sbarchi in quesLa zona. Solo eia quesrn pa rte, infatti, la Francia potrebbe esercitare

"'A.FJ., La difesa di 111w Sta to cuine la intendiamo 1wi, , Hiv i.sta 1v lilila re Ita liana .. 1885, Voi.

Fase. l, pp. 5-39

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uno sfor7.o terrestre sussidiario e concorrente rispetto allo sforzo principa le attraverso le Alpi; in tutti gli altri casi, anche se non si riuscisse a impedire uno sbarco nemico sulle coste toscane, romane, napoletane o siciliane, •le sorti della guerra rimarranno sempre intatte fin ché intatta e intera sarà la massa delle nostre forze cli prima linea,,. Per coglierne la peculiarità , l'originalità e l'influenza, il pensiero di D.B. dal 1878 al 1884 va inserito in questo complesso quadro, del quale abbiamo citato le voci più s ignificative: il tema di fondo rimane comu nque quello delle costruzio ni navali e del loro necessario rapporto sia con le risorse d isponibili, sia con. le possibilità e i limiti della situazione geopolitica dell'Italia.

X - La ripresa della collaborazione con la «Rivista Marittima» (1894): i nuovi orientamenti sulle corazzate e torpediniere e la polemica con la «Jeune École». A cominciare dal 1894 D.B. riprende la collaborazione alla •Rivista Marittima• e nei cinque anni dal 1894 al 1899 la sua opera raggiunge il culmine, sia per quantità che per qualità. I fa ttori che la in flu e nzano sono diversi: - la diminuzione delle risorse finanziarie per la Marina (con punte minime nel 1896 e 1897 anche a causa delle spese colo niali) e l'invecchia mento delle navi maggiori, che provoca no il passaggio della nostra Marina dal 3° posto (1 890) al 7° posto (1900) nella scala delle potenze marittime; - l'uscita di scena del Sa int Bon e la permanenza del Brin al J\tlinistero nel periodo marzo 1896-maggio 1898; - il d issidio tra il Saint Bon e il Brin poco dopo il ritorno di quest'u ltimo al Ministero nel 1884, con il riawici namento tra lo stesso Brine i seguaci dell'Acton;8·1 - te guerre d i fine secolo e i relativi ammaestra menti pe r l'irnpicgo delle forze navali, con particolare riguardo ai riflessi dell'impiego del s il uro e della mina ; - l'impatto con le teorie del Mahan (le cui opere maggiori vedono la luce nel periodo 1890-1897) e del Callwell (1897), dal quale derivano una prima, preziosa analisi dello stato degli studi strategici e originali cons ide razio ni sul potere maritimo, che amp liano e superano il quadro teorico nel quale si muove lo scrittore americano; •.1 Nella :;ua citata biografia di lknedetto 13rin il Ferrante non ac:c:enna al fano non trascurabile che a distanza di pochi mesi dal ritorno del I3rin al Miniswro (marzo 1884), •non tardano a manifestarsi i sintomi di gravi divergenze !con il Saint-I3onl che nessuno sa, in modo chiaro e preciso, eia quali cause ahbiano o rigine. Avviene così la separazione del Saint-13on dal l3rin, e quest\ 1ltimo si accosta, almeno in appa renza, agli antichi fau tori e collaborntori dell'Acton (tra i quali può essere compreso anche D.13. N.d.C.). E a sua volta il Saint-13on muove ad assalire il I3rin e a spargere dubbi non solamente sull'opern presente dd Ministro della Marina ma sull'opera passata, e segnatam ente su quelle costruzioni delle quali egli, il Saint-I3on, era stato reputato uno dei più ardenti patrocinatori ... Di particolare interesse, in merito, il violento att;icco del Saint-J3on in Parlamento nel 1889 (Cfr. Un ex An1111iraglio, le recenti discussio1ti sulla MarlllCI da guerm, ,Nuova Antologia• 16 luglio 1889, Voi. XXII, Fase. XIV, pp. 294-307). Da notare anche che l'•Ex Ammiraglio• disapprova la costituzione dell'Ufficio di Stato Maggiore della Marina (creato nel 1884 dal I3rin mettendovi a capo proprio il S,tint Llon). Anche il Capone nella sua biografia del Urin (Diz. JJfogr. degli Il., Voi. 1/4°, pp. 311 -317) non approfondisce questi aspeni, limitandosi a riferire che il J3rin in Parlamento si era opposto alla legge 26 febbraio 1875 sulla radiazione del vecchio naviglio di Lissa, proposta dal Ministro Saint-I3on.

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- la diffusione in Francia delle teorie della /e-une École e la radicalizzazione delle idee de ll'ammiraglio Aube specie ad o pera dei suoi seguac i. Pe r le costruzioni navali - alle quali D.B. fa puntuali e frequenti riferime nti - si tratta di un pe riodo tipicamente di transizione, dominato dal possibile influsso del siluro e q uindi sosta nzialmente favorevole allo sviluppo del naviglio più leggero. Nel 1896 entra in servizio il primo sommergibile italiano e nel 1897 viene impostaro il primo vero cacciatorped inie re, il Fulmine, varato nel 1900 e armato - oltre che con la nciasiluri - con cannoni da 57. Nel 1892 viene varato il Marco Polo, p rima formula di incrociatore corazzato con velocità ancora p iuttosto bassa (17 nodi); anche le torpediniere ricevono notevole sviluppo. l ·e1 campo de lle corazzate la tendenza del momento è verso una forte diminuzione del dislocamento e ciel calibro delle artiglierie pri ncipali. Rispetto a i tipi Re Umberto, Sicilia e Sardegna (impostati ne l 1885 e varati nel 1890) le nuove navi da battaglia Emanuele Filiberto e Saint Bon. (varate nel 1897) hanno un d islocame nto inferiore di 1/ 1(10250 t anziché 15600), velocità lievemente inferiore (18 nodi anziché 20) e artiglierie principali di calibro 254 mm anziché 343; queste caratteristiche le fan no rite nere precorritrici dei grandi incrociatori corazzati. Infatti la fo1tun ata serie cli incrociatori corazzati tipo Garibaldi, i cui primi esemplari (poi venduti all'este ro) sono stati impostati ne l 1893, ha dislocamento di c irca 8000 t, velocità circa 20 nodi, 1 cannone eia 254 mm, 2 eia 203 e altri di calibro minore, auto nomia (a 10 nodi) cli 9300 miglia , q uindi assai superiore s ia a i tipi Saint Bon (ìOOO miglia) sia a l Marco Polo (5800 1niglia) . Nel 1900 la Marina oltre a 6 corazzate di costruzione recente h a ancora in servizio le vecchie Duilio, Dandolo, Italia, Lepanto (oltre a que lle più volte rimodernate tipo A/fondatore, Ancona ecc.) . Dispone di 3 incrociatori corazzati (più quelli della serie Garibaldi in costruzione) e cli 22 i ncrociatori protetti, 142 tOJpedinie re , 1 sommergibile; ha in costrn zione 13 cacciatorpedinie re. Con le corazza te Benedetto Brine Regina Marg/Jerita, impostate ne l 1899 e ancora in costruz ione nel 1900, si ritorna a i grossi dislocamenti dei tipi Sardegna, sia pure con cal ibri principa li inferiori (305 anziché 343 mm) e autonomia molto maggiore (10.000 miglia a nziché 6000) a parità cli velocità (20 nodi). Infine il Ministro Bettòlo (1899-1 900), che evidentemente ritiene non più validi i concetti da lui esposti su lla Rivista lt1artttima nel 1884, nel 1899 fa e laborare dal Cunibe rti il progetto delle 4 corazzate classe Vi.ttorio Emanuele, impostate nel 1901-1903 e entrate in servizio nel 1907- I908. Queste navi rispetto ai tipi Brin erano più veloci (23 nodi), avevano arma-me nto principale p iù potente (12 cannoni da 305 contro 4), protezione verticale maggiore, dislocamento s uperiore (2l800 t contro 14500) e autono mia infe riore. Esse secondo il Guèze rispondevano alla seguente formula: escluso l'obie ttivo strategico del predominio data la superio rità numerica del p resunto avversario fla Francia N.cl .C.l, si accettava il criterio di avere navi più forti degli incrociatori corazzati frances i e più veloci delle corazzate fra ncesi e inglesi, in modo eia poter accettare o rifiutare, secondo le e venienze , il combattimento»'1 ' . 0

" R. Guèze, Ci OtJtllut i Bettòlo, in ..l)jzionario 13iogralko degli Italiani•, Voi 9° p. 769. Sulle costruzioni nava li si veda anche Un Ufficiale di i\farina, 1: arte ntwale in Inghilterra, F rm,cia e Italia negli ultimi quamlll 't mni, •Nuova Antologia.. l febbra io 1893, Voi. XLIII Fase. lii, pp. 517-537.

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In sintesi dal 1890 al I 900 la crescente importanza dara alla velocità anche a scapito del calibro delle aniglierie dà aln1eno in parte ragione alle tesi sostenute da D. B. tra il 1878 e il 1881 . .Anche il tema strategico d elle manovre nava li ciel 1894 (d a lui commentato negli articoli dello stesso anno che segnano la ripresa della sua collaborazione alla Rivista Mari/lima) sembra dar ragione alle sue vecchie tesi, visto che riguarda la difesa delle coste contro l'attacco di una squadra nemica. L'a nalisi critica delle modalità d i svolg imento delle manovre fornisce a D. B. l'occasione per aggiornare le sue idee rispetto alle tesi di fondo del 1878-1881, misurandosi con tutte e t re le questioni fondamenrn li ciel momento : Ia valiclità o rneno delle navi eia battaglia , l'accresciuta efficacia del naviglio torpediniero, la sua effeuiva valenza per le nostre esigenze e la collocazione storica delle tesi dell'a mmiraglio Aube e dei suoi seguaci (che nei precedenti scritti ciel 1884 erano solo spo raclicarnente cicale - su aspetti secondari - sia eia D.B. che dal Perrucchetti). l nuovi concetti da l ui espressi denotano una m isu rata evoluzione rispetto a q uelli ciel 1880-1881 , senza rinnega rne la sostanza ma con una magg io re apert ura verso la possibilità delle corazzate: in cerco senso, essi si riavvicinano alquanro al pu nto d i v ista espresso da l capitano d i fregara Morin (al m omento Ministro della Marina) nel citato articolo sulla Rivista lvlariltima del 1877. Il Morin, come si è v isto, allora concl udeva la sua analisi constatando che era necessar ia •u na flotta mobile e fon e; una flotta cli navi che potranno essere inferiori a quelle d el tipo Ita lia e l epctn to, rrn1 che certo dov ranno risultare assai più grandi e costose dei piccoli l,111cia-silu ri [c ioè delle torpedin iere ancora primitive d i allora. nelle quali il Morin veva pochissima fid ucia - N .d .C.] d i cui si è tanto pa rlato". D al canto suo 0 .13. riconosce che b Marina potrà avere anche que i co mp iti offensivi, che nel 1880 erano stati accantonaci e considerati appartenenti a un lontano quanto incerto futuro: l"lialia non dovendo rinunciare al suo avvenire marittimo, non può esdudere oggi, come cerio doveva 11el 1880 rnosira souolim::uura N.d.C.J il programma offensivo. Il suo compilo prin<.:ipalc, per ragioni militari e politiche essendo difensivo, se non può escludere i grandi incrociatori corazzali dalla sua flotta. non però deve considerarli il tipo fondamentale della sua d ifesa, bensì quello eccezionale della sua non improbabile fuLurn o ffensiva, limitandone il numero o nde esso non to rni a danno della perfezione del ti po.

Se da una parre - egli afferma - ,,le navi d a crociera non correranno più delle navi minori pericolo cl i affo ndamenro, e debbono perciò considera rsi il ripo necessario e sufficiente alla costituzio ne delle flotte d ifensive.., dall 'altra l'esperienza delle grand i ma novre appena svo lte NON ha dimostrato che le grandi corazzate sarebbero inutili nel confl itto navale e, per contro, ha dimostrato che esse possono respingere al meno di giorno gli attacchi torpedi nieri . Per una flona offensiva ,sa rebbe oggi imprematurn" la rinuncia a grandi corazzate capaci cli conciliar e l'efficacia strategica con quel la tartica cli tutte le armi; perciò il compi to o ffensivo che spetta alle grandi po tenze niariHiine; l'insufficienza del delerminante tanica; la preponderanza di quello strategico; il principio, non sempre inop pugnabile, che la superi orità del tipo sia, storicam ente, elemc.;nlo di villoria ; l 'auto revole7.za che.; a qu<.:sto principio hanno creduto <lcc;ordare il Saint-Bo n ed

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il Brin; il grande prestigio di quesle due menti supreme, ed il fatto che nella lotla tra tipo e tipo di nave manca la sanzio ne della guerra, assicurano alle grandi navi strategiche e tattiche una non breve esistenza.

Ciò non toglie, però, che vanno rad iate sia le navi , nelle quali l'eccesso tattico [principalmente la potenza di fuoco - N.cl.c.) torni a danno delle fu nzioni strategiche», sia le navi «nelle quali l'eccesso strategico mascheri la tattica insufficienza,,. Va esclusa qualsiasi corazzata la cui velocità non si avvicini - a pa rità cli circostanze - quella delle torpediniere; inoltre le corazzate vanno considerate «quali tip i eccezionali, non fondamenta li delle flotte», perché la loro costruzione con caratteristiche come quelle indicate richiede ingenti risorse finanziarie, e «il principio della vittoriosità del tipo non richiede, per affermarsi, che u n piccolo numero di unità». Consigliano di limitarne la costruzione - ovviamente q uesto vale per la nostra Marina - anche le condizioni del teatro di guerra nei quale dovra nno operare, che «le espongono alle possibilità di un attacco torpedinie ro notturno contro il quale esse non hanno, più di qualsiasi altro incrociatore, speranza cli salvezza che nella fuga». Non si tratta più di un'ape11a ostilità nei confronti delle navi cli linea, ma piuttosto cli una visione ancora riduttiva ciel loro effettivo rendimento. D.B. indica il modo più opportuno per utilizzare quelle esistenti, ma al tempo stesso me tte velatamente in dubbio la convenie nza cli costruirne ancora . I dubbi aumentano scorrendo la lunga elencazione che egli fa sulla Rivista Marittima 1894 dei limiti di questo tipo di nave, tanto più se se ne considera l'elevato costo:

a

2° 3°

La protezio ne di un convoglio non esige il concorso delle anuali navi di linea, le quali riusciranno in generale più dannose che utili souo la minaccia dell'attacco torpediniera diurno o notturno; Il bombardamento a grande distanza non richiede le navi di linea [Auhe invece considerava questo il loro compito principale - N.d.c.J; Il bombardamento a piccola distanza non può essere in generale te ntato contro una piazza da g ue rra moderna se non dopo un periodo di azione a grande distanza; Nel bombardamento a breve distanza <li una piazza eia g uerra può giovare più una nave di Hnea che a ltra meno protetta , ma a meno di circostanze eccezionali questa fo rma di a ttacco non sarà preferita all'azio ne notturna ed a distanza ; Il periodo di superiorità offensiva navale sulla fortificazione pe rmanente, dopo ii quasi generale rinnovamenro delle grandi piazze da guerra, essendo trascorso o prossimo a l suo te rmine, le navi tattiche assa i ra ramente potrebbero - come potevano prima - impegnarsi efficacemente in operazio ni di fo rzame nto ed espugnazione; Come fu in altro studio dimostrato, l'attacco delle grandi piazze, escluso il caso della sorpresa, esige un apposito materiale, dove ndo le navi che a ttaccano un'opera moderna avere ecceziona li caratteri di robustezza. Le grandi navi moderne non dovrebbero quindi es.sere esposte a gravi pericoli che non fossero giustificati - come in generale non lo saranno - dalla impo rtanza ed imperiosità dello scopo da raggiungere; In quasi tutte le forme de ll'azione costiera Je navi corazzate moderne o non sono indispensabili, perché ultrapotenti, o no n possono che eccezionalmente impiegarsi, o non debbono esporsi ad inevitabile disastro senza probabilità di

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10°

riuscita. La loro utilità in tali forme della lo tta nava le e costiera non potn:::hlie perciò in alcun modo giusci ficarc l'addensamento di efficacia tatti(a a danno delle funzioni strategiche; La guerra esclusivam ente navale non esige navi tattiche in tucre quelle operazioni che hanno per ohietcivo il naviglio cli commercio o <la traspo110, riuscendo in taii casi assai più vantaggioso l'impiego e.li navi da crociera; Jn tulle le form e dell'a1.io ne nouurna, che tende a divenire prepo nderante.:, le attuali corazzatt: non solo sono inutili, ma nella maggior parte dei casi sono compromenenti o dannose; Le fu nzioni cli navi o appoggio o p ro tettrici nella zona tattica <le! con fli uo può essere egualmente bene - se non meglio - disimpegnata <la navi <la crociera. A tale funzione occorrono qualità strategiche che le navi tattiche non p ossono avere, a meno di conci liarle in ecceziona li dislocamenti.

L'importanza e l'aumentata efficacia delle torpedi niere in ,macchi di sorpresa notturni contro le grandi navi è uno dei terni salienti, sui quali D.H. ritorna spesso, anche q uale chiave interpretativa per g iudicare le idee del Sainr-Bon e dell'Aube:

se il cannone non può m ai essere conside rato com e ekmento d i efficac.:e sorpresa notturna, se il rostro conferiva una sufficiente, ma s<::mpre pericolosa auitu<line a queste sorprese, il siluro associandosi al rostro ha reso l 'ari ete torpediniere di limilate dimensio ni un elemento efficacissim o del comhaui m<::nto no tturno, tanto contro squadre corazzate c.:he contro con vogli [. . .J Le torpediniere d'ateo mare, che.: nel 1880 [nei Primi elementi della /.~uerra maritiima - >!.d.C.) parw prue.lenza, p er fare argi ne allo strazio che se ne faceva, svincolare dalle o perazioni delle squac.lre, pc.:r la loro maggio re autonomia c.: attitudine alla navigazio ne sono oggi dementi e.li grande pocenza tattica, quanto non se ne esageri l'impiego e il compito [altro riavvicinamen to all'J\uhe - N.d.C.J.

Esse nelle azioni notturne di sorpresa si sono affiancare agli .a rieti-torpedinieri• g ià sosrenuti eia D.B. nel 1878-1881, che sono rimasti "i miglio ri elementi della difesa strategica [contro gli sbarchi] ma non più gli esclusiv i fa ttori della sorpresa strategica•."-; Tuttavia le stesse torpediniere rimangono •elemento di efficace sorpresa in un raggio d'azione assai lirn itatO••, e senza un :1ppoggio mobile d ifficilmente potranno diven tare il fattore principale della sorpresa nel bacino del Tirreno. Lo stesso Saint Bon - ricorda D.B. - dimostrando di avere ben presente la crescente efficacia delle to rped in iere «aveva prorn.csso, e sventu rntarnente non manLenuro, di trattare la questione delle grandi navi dal punto di vista dell'influenza che le torpediniere avrebbero esercitato sulla guerra navale e sul ripo di nave offensiva ... In proposito, egl i sembra co ncordare con l'.-1ffermazione del I3rin che i due tipi di nave potevano coesistere, perché quello dei sostenitori delle navi da crociera "'V,1 notato che nemmeno a fine secolo XIX cade la lklucia di D. B. nel rostro, arma eftkac<:: a Lissa che ,~nì molli a ragione considt:r:tno ormai supe1~1C1 dal progresso tecniço. Ad esempio R<x.:ço De Zerhi gi;'1 nel 1886 scrive che i progressi del siluro e la sua adozione anche da p;i rte delk grandi n:ivi rendono difficik e estrem:1111cnte pericoloso l'uso dello spcrone: : rratt;1si ora, correndo in<.:ontro alla nave. di evitare, ollrc lo sprone<:: il fuoco delle arciglierie, le torpedini d1·essa può far escire da· suoi tubi <..li lan<.:io o çhe può lasciarsi die[ro genandolc a catena dalla poppa• (R. De Zerhi, La Marf11a Milfftlre ltalitma, •Nuova Antologia .. Voi. V I Fase. XXI - l novernhre 188<5, p. l lli).

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era un ordine di idee perfettamente intellegibile, degno di considerazione, un sistema contrapposro acl un altro, che come tutti i sistemi presenta vantaggi misti ad incon.venie nLi, e che imporra esaminare e pesare attentamente. Un sistema, un tipo di navi che possano perfettamente coesistere e complewre la fl olla di navi di prima classe, e quinci i due sistemi che non si escludono in nessun modo. La questione ciel miglior tipo di nave tattica - prosegue D.B. - non poteva e non può essere ben risolta : il problema tattico era ecl è ,,avvolto eia tenebre dense», e finché si sussegu ira nno nuove invenzioni e l'introduzione cli nuovi potenti mezzi cli offesa, «non è eia sperarsi che una q ualsiasi soluzione cattica, per quanto pratica e sapiente, possa aver e una vitalità eguale a quella delle moderne costruzion i in acciaio». Sono quindi inevitabili , in tutto ciò che si riferisce al problema tattico, le eccessive speranze, i facili disinganni, le esitazioni: anche le menti p iC1 luminose sono travolte nel vortice del rinnovamento, e l'esempio de l Saint Bon che a breve intervallo si fece propugnatore ed ideatore della nave - arie te, 11//émdatore, della nave-silu1'0, Pietro l14icca, della nave autonoma, Lepan/.o, delle navi da crociera in costrnzione, deve re ndere assai prudenti i cultori della scienza tattica ed i fautori dei miracolosi interventi. D.B. esclude, comunque, la convenienza cli costruire que!Jì che saranno chiarnati caccia torpedin iere, da lui defin iti tipi cli nave leggera armati sia cli siluro che di cannone con caratteristiche ìnte nneclìe tra la torpediniera e l'incrociatore torpediniere tipo Coito:"'-' a suo giudizio, negli scontri tra flottiglie il can none sarà meno efficace dello spero ne, ciuind i l'evoluzione della torpeclinier,:i sarà quella d ì diventa re anche un ariete contro altri scafi leggeri. D.B. conclude che la corazzata rimane «l'elemento prepondera nte del dominio offensivo»; ma la torpediniera ne ha reso assa i p iù d iffici le e circoscritto l' impiego. La corazza viene ormai adottata anche dagli incrociatori, quind i questi stanno diventando le corazzate moderne, ta nto più che «non la corazza ma le insufficienti velocità cli qua lsiasi tipo d ì nave richiedono protez ioni e sono dest inate ad inevitabil e condan na». Se si eccettua l'incremento della veloc ità, le previsioni cli D.B . sulla evoluzione de lla formula della corazzata non sono ciel tutto centrate e non anticipano certo le dreac/.nougts: a suo giudizio in futuro aumenteranno le veloc ità e le g ittate delle artiglierie, mentre diminu iranno ì grossi cal ibri e cresceranno i mcd i, i piccoli e le armi subacq uee. D iminuirà lo spessore delle corazze e aumenterà la superficie protetta; sì rice rcherà •u na g rande l imi ta zio ne della superfic ie cli bersaglio, ed u na p iù lmga ed efficace protezione contro le offese subacq uee". Su lla base dell 'esperienza delle grandi manovre e cli queste considerazioni generali, D .I3. arriva a indicare nel dettaglio i tipi cl i navi più convenienti per la nostra flot ta:

"'' Il Goito, impostato nel 1885 ed entra to in servi zio nel 1888, dislocava 965 1, aveva velocicù 18 nod i, autonomia 950 migli,1cd cm ;irmaco con li cannoni da 57, 5 da 37 e 5 cubi lanciasiluri.

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- torpediniere tipo Scbichau", migliorandone la velocità ; - incrociatori-torpedinieri tipo Coito, aumentandone il dislocamento per conferire loro qualità nautiche migliori, e assegnando loro la funzione di esplora tori tattici e distruttori di torpediniere [quindi: niente cacciatorpediniere - N.cl.c.]; - esploratori strategici tipo Piemonte"\ con caratteristiche migliorate e dislocamento maggiorato (però sempre inferio re alle 3000 t); - arieti-incrociatori tipo Fieramoscct'>, «con numeroso e protetto armamento di artiglierie a tiro rapido, due cannoni di 25 tonnellate in torri ba rbetta per dominio costiero» e velocità sufficiente per la protezione e l'appoggio delle flottiglie to rpedin ie re; - , incrociatori corazzati tipo Sardegna [della classe Re Umberto e Sicilia prima citata - N.d.C.] che accentrino al massimo grado tutte le funzioni strategiche e quelle tattiche in grado sufficie nte al dominio di qualsiasi situazione navale, escludendo il dominio costiero nella lotta contro opere di fortificazione moderna» . Se si tiene conto delle caratteristiche richieste all'incrociatore corazzato da D.B., si arriva alla conclusione che chiama «incrociatori corazzati» le corazzate più moderne tipo Sardegna, le cui doti cli velocità e armamento corrispondono alle sue nuove idee. E si può anche aggiungere che le due citate corazzate Benedetto Brine Regina il1.argherita, progettate da Benedetto Brin prima della morte e varate nel 1901, corrispondono a ncora meglio alle sue idee, perché hanno armamento principale d i calibro inferiore alle Sardegna (305 mm invece di 343), a utonom ia molto superiore (10000 miglia anziché 6000) a parità cli velocità , protezione verticale completa e non limitata alla zona centrale, con dislocamento lievemente inferiore (14574 t anziché 15600). È, questo il segno più concreto ed e loquente della riconciliazio ne e del note·vole riavvicinamento di posizioni, dopo 25 anni di forti contrasti e nocive divisioni. Le tesi sviluppate da D.B. in tema di corazzate e to rpedinie re consentono cli stabilire il suo esatto rapporto con la Jeune École navale francese, in questa occasione da lui bene e definitiva mente messo a fuoco . In ce1to senso, le sue critiche all'ammiraglio Aube e ai suoi se g uaci - con i quali vi sono anche numerosi punti cli concordanza - sono analoghe a q uelle indirizzate in senso opposto ai sostenito ri delle grand i navi: estrem izzazione di concetti accompagnata dalla tendenza a formulare giudizi perentori e drastici senza cl irnostrarne in modo sufficiente la fondatezza, le ragioni, l'ancoraggio con la realtà e le specifiche esigenze del momento. Nell'analisi di D .B. si trovano frequenti riferimenti non solo agli scritti cle ll'Au be, ma a q uelli dei suo i più accesi seguaci (il comandante Paul Frontin, che usa lo pseudonimo «Commanda nt Z», e il comandante 1\!Jath ieu HJ. Vignot, che si firma H. Mo n" Le corpediniere tedesche Scbìchau., di vari tipi, dislocavano eia 80 a 215 t, con velocità 22-25 nodi, autonomia da 1000 a 1900 miglia e armamento di 2-3 tubi lanciasiluri, più cannoncini e/o mitragliere. Entrarono in servizio tra il 1886 e il 1905; allo stesso cantiere Schicbau furono ord inati , dopo la cattiva riuscita del Fulmine, i cacciato rpediniere serie Lampu (1900-1902), con dislocamento e velocità maggiore (fino a 30 nodi) e artiglierie più potenti oltre ai lanciasiluri. ' " L'incrociatore protetto (o ariete torpediniere) Piemonte, costruito in Inghilterra e entrato in servizio nel 1889, dislocava 2780 t con velocità 22 nodi, protezione solo orizzontale, bassa autonomia (700 miglia), armamento principale 6 cannoni da 152 mm, più 22 altri di calibro minore e 3 tubi lanciasiluri. •• L·incrociatore torpediniere Fieramosca, costruito in Italia dai cantieri O rlando e encraco in servizio anch·esso nel 1889, dislocava 3ì45 t con velocità 17 nodi e autonomia 5000 miglia. Armamento principale 2 cannoni da 257, più ;1hri 24 di calibro minore e 3 tubi lanciasiluri.

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cechant) e in pa1ticolare ai citati libri fasai de slratégie navale 0893) e Les gueffes navales de de11iain (1891). li su cco delle teorie del rrontin e del Vignot si compend ia in tre punti: a) le cora?.ZaLe sono divenrnte inutili ,l ca usa della loro vulnerabilità ,1gli ardici attacchi col siluro; b) di conseguenza, l'attacco rorpediniero è diventato il perno dell 'azione strategica o ffensiva e della lom1 per il do minio ciel mare ed è ca usa prirnt1 della scornparsa de lle grandi navi; e) l'azione delle to rpediniere deve essere completata da quella di cannoniere difensive (bateu u.x-canon.0 e di incrociatori molto veloci e con potenza e dislocamento sufficienti per assicurarne l'effettiva autonomia in combattimento. D .B. conclivicle le idee elc i due auto ri a proposito delle differenze tra il periodo velico e quello del vapore (a cominciare dalla possibilità di evitare in quest 'ultimo periodo la guerra di squadre e le battaglie invece inevitabili nel periodo velico) e a proposito della menta lità sorpassata elci comandanti ciel periodo velico (criticata anche dal Mcsturini), in v irtù della quale «la misteriosità era In liturgia dell 'azione cli comando ... Riconosce anche che, nelle recenti manovre navali , il Cornanclo della flotta incaricata della difesa delle coste aveva impartito ordini per le operazioni cli crociera e di caccia "attenendosi in cerra misurc1•, all'Essai de stratégie ncwa!e dei due autori francesi, e che gl i auto ri della .feu.ne fco!e han no grn ndemente esaltato le possibilità strategiche della sorpresa notturna mediante arditi attacchi di torpediniere. Al di là di queste convergenze. D.B. non concorda con nessuno dei postulati del Frontin e ciel Vignot per due ragioni essenzial i: a) di giorno almeno, le corazzate e il naviglio minore sono pur sempre in grado cli difendersi val idamente dagli attacchi torpedinieri; b) «la grande guerra [cioè la guerra im perniata sullo scontro tra flotte riunite - N.d.c.] non è funzione della esistenza delle corazzate (come asseriscono gli autori francesi), m t1 delle uniformità delle armate naval i e della loro insu fficiente attitud ine alla guerra strntegica o costiern . Ritornando l'unità cli ripo e l'un iformità delle armate, 1rnrncanclo i g randi f'arrori della superiorità strategica anche quando persistano le attitudini alla guerra costiera riprenderebbe dominio la grande guerra di squadre o cli flotte come avvenne nei precedenti periodi storici .. .•. Sempre secondo O.B., le tesi dell'arnm. Aube h,rnno subìto un'evolu zione: mentre nel 1885 egli ha co ndannatu definitivamente le squadre cli corazzate e la grande guerra, ne La guerre maritinie del 1882 ha riconoscitito la scarsa efficacia del cannone contro un be rsaglio corazzato mobile (quale è appunto una g rande nave), ha ritenuto v,rnraggioso il bomba rdamento delle coste fino a 7000 m cb l mare, e ha affermato che «ogni squadra sorpresa all'ancoraggio eia una sq uadra sono vapore è una squadra distrutta; lo sperone del quale il solo assalitore può fare uso, diviene un'arma altrettanto sicura per lu i quanco mo11ale per il suo avversario •. Lo stesso Aube riciene - nota 0.11. - che una squadra alh1 fonda il cui ancoraggio non ha l'accesso p rotetco, può essere attaccata con successo anche di giorno da una flottiglia di torpediniere: ma sull'accacco torpediniera diurno contro squadre in movirnento in alto ma re le opinioni sono discordi anche in Frnncia . Di conseguenza -finché tale problema non sarà seriamente studiato ecl ~~nche pra ticamente cd approssimativ,1mente risolto nelle grandi manovre mwali , non è possibile accettare con fede certa e incondizionata i dogmi della Jeune !::cole per quanto riguarda le flotte corazzare, la grande guerra e il rinnovamento radicale del naviglio da battaglia•. D.B. osserva anc he che in Francia (Co urbet, Chabaud - Arnault, Dcgouy) .. 1a solidarietà in questa fede novella è assa i scarsa,,, m entre le costruzion i navali francesi

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rispettano solo in pa1tc i canoni estremistici della Jéune École. lo dimostra l'evoluzione verso cannoniere e incrociatori con dislocamento fino a 8000 te con potenza offensiva e difensiva assai maggiori di quella che era stata inizialmente prevista da lla Jeune École, per le flottiglie, che ,,dovevano scopare dalla superficie delle acque le flotte in vi1tù del numero, della velocità, della invisibilità, e della esplosiva onnipotenzialità•. li problema della costituzione delle flotte visto dalla Jeune Ùole si riduce perciò alla eliminazione del corazzamento venicalc, poiché si reclamano incrociatori protetti; ed alla creazione di un nuovo tipo di cannoniere, c.:he non si è anrnrn definitivamente affermato non esst!ndo ben certo se i hateaux-canons dell'ammiraglio Auhe abbiano ancora qualche consanguineità colle camionières-to17Ji/leurs n:damati q uali Capi-gruppo degli autori del Saggio di strategia navale [cioè dal Fonlin e dal Vignot - N.d c.J.

No n meno interessanti le considerazioni d i D.B. sulla collocazione tempora le delle teorie dellaJeune Reo/e nel quadro del pensiero navale eu ropeo. Tn merito, D.B. ricorda che assai prima dell'Aube e de' suoi apostoli il Filisoff in un interessanLissimo studio (O. FILISOFF, L 'a/lacco to,pedi1tiero, pubblicato nel 1879 dal -Moscoi Sbornie•), confortato dall'esperienza della guen~ anglo-russa, precorse i tempi, spingendo le sue conclusioni quasi fino al limite cui le spinse il caposcuo la francese, cinque anni appresso; precisando però maggiormente l'attacco torpediniero diurno, per modo che la cond:rnna delle f1otte corazzme e della grande guerra parrebhl:! assai più logica di quanto aprarisca dagli scritti francesi I .. .I Il Fi IisotT non consitl<.:ra l'impiego c.ldle torpedini \f/bitehead, ma solamence quello delle torpedini ad asta e dei siluri divergenti, onde le conclusioni cui egli giu nse paiono ben altrimt!mi r roft!tiche di quelle che i siluri semoventi consentirono roco tempo dopo

Se, poi, si considera il rappo1to tra la Jeune École e il pensiero navale italiano coevo, escludendo la questione, i11saisissahle, dei hateaux-canons, il progra mma della Jeu11e f:cole non ha nulla di ve ramente c.:araueristico e pr oprio. Da ol tre dod ici anni il rrohkma della costituzione organica delle flolte era stato risolto in Italia, almeno da talu ni scrinori !come lo swsso D.B. - N.d.c.] in favore di un programma c.:he escludeva i gra ndi spostamenti [cioè dislocamenti - N.d.c.J e caldeggiava gli incrociatori - arieti e le fl oniglie. Tra le molte ragioni che spingevano a propugnare quel programma organico - quasi rune di ordine strategico o mo rale - una sola se ne adduceva d i carattere tattico, fra le molte c.:he pure potev:1 no add ursi anc.:ht! allora. Finché una più convincente esperienza, fu detto nel 1880, ahhia diradare le nebbie che offuscano l'orizzonte canico [. .. 1affrettiamoci a cos1ruire quelle navi che sodd isfano alle esigenze slrategiche della nostra d ifesa e che potranno tu telare se non l 'incolumità delle nostre coste, almeno l'integrità della patria, difendendola in modo efficace da quelle invasioni marittime che gravemente la minacciano. Molte ra~ioni impedirono che qttel programma avesse svolgimento e favore, e solamente da qualche 01l1lO. con intermittenze, esso viene phì aflivamente applicato [nostra sottolineatura - ì'\.d .c.l; ma ciò che qui importa mettere in evidenza è che il programma clclla scuola francese, era quello ck:gli seri tto ri italiani ...

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Con queste parole, D.I3 . rivendica chiaramente il primato de lla corre nte cli pensiero da lui capeggiata rispeno a taluni concetti-base della Jeu.ne f:·co!e-. appare infatti evidente il riferimento alle sue tesi del 1878-1881 e, p iù in generale, alle posizioni teoriche sostenu te dall'Acton e dai suoi seguaci contro le grandi navi. E qui egli tiene a precisare che , allora , le navi tipo Lepanto, benché tuttavia in allestimento, ad onta del grande sacrifizio finanziario eh.e imponevano non furono assolutamente e scluse: dalla flotta straLegica, porc:ndo esse considerarsi per la loro natura dicentrica quali ultrapotenti incrociatori vaganti cosrantemenLe sul mare, ora a contaLLO del nc:rnico, ora m inaccianti d i lontano un attacco improvviso, sempre elc:menro di agitazione e di panico, sempre chiuse: nella loro m isLeriosità ...

L'unica clifferenza che rimane tra la scuola italiana e la Jeune Écote - conclude D.B. - è quella relativa al tonnellaggio degli incrociatori da lui allora previsti (circa 4000 t), assa i inferiore a quello degli incrociatori francesi (fino a 8000 t), perché l'Italia non doveva fa r fronte - corrie la Francia - alle esigenze strategiche di una g uerra oceanica. Sarebbe interessante sofferma rsi sulle nu merose e centrate c itazioni che D.B. fa delle teorie di Clausewitz specie a proposito della possibilit,ì d i evitare la battaglia, ciel valore strategico della sorpresa e ciel combattimento cli notte, dei fattori che assicura no a ll 'azione difensiva , dei vanrnggi su ll'azio ne offensiva , ecc. Trattando in pa1ticolare dell,l grande importanza dell'esplorazione strategica, egli afferma c he ne l periodo ciel vapore, «i precetti e le considerazioni militari che [per la guerra terrestre] il Cla usewitz svolse nella pa rte strategica e il Jom ini ne lla parte logistica delle loro opere magistrali, possono e devono applicarsi in gran parte a nche alle armate•. E mentre nel periodo velico i p ia ni cli operazione n1eglio congegnati «avevano altrerrnnta probabilità di riusci.ta quanto una vincita a l gioco del lotto e a nc he meno•, «la perfetta attir.ucl ine delle flotte a vapore a tlltte le più rigorose esigenze della strategi,1 ba reso evidente la necessità elci pian i cli g uerra per le ann ate come per gli eserciti". Da ricordare anche la sua insistenza sull'estrema utilità di un libero d ibattito tra gli uffic iali sulla tematica strategici e tatt ica , e le sue critiche al tema delle manovre che con negativi riflessi a nche d i Gtrattcre mo rale - suppone senz'altro occupat i dal nemico i porti e le c ittà dalla Riviera di Ponente, e non dà il giusto valore strategico a La Maclclale na. In conclusione, da i commenti alle manovre nava li ciel 1894 ernerge che la critica di D.B. più c he alle grandi navi in sé, era ed è rivolta alle formu le costruttive troppo a mbiziose e assolute sostenute in particola r modo da i fautori e.lei tipi Du.ilio e lta!ia, peraltro al momento ormai largamente sorpassati da tipi cli corazzate più modern i, c he si avvicinano alqua nto a lla formula c\e\l'inc rociarorc veloce da crocier,1 da lui sempre sostenuto. In questo senso, gli a rticoli elci 1894 chia riscono definitivamente la posizione cli D.B. sia rispetto ai fautori delle grand i navi sia rispetto a i loro nemici della Jeune École, gettando le basi cli un app roccio strategico p ragmatico, equilibrato, aperto ai riflessi dei nuovi ritrovati tecnici e attento alle grand i correnti di pensie ro d'oltralpe. Il tutto senza minimamente subirne - cosa rara a l tempo in Ital ia - la sudditanza, e anzi rivendicando a giusto titolo sia la priorità di taluni concetti rispetto a quell i più tardi sviluppati dalla ]eun.e École, sia la necessit.'ì. che ogn i Marina ricerchi

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una propria e autonom,1 via strategica e costruttiva, is pirata d alla geografia e dalle diverse possibilità economiche.

XI-Dalla «Jeune Écolc» a Mahan: l'Europa, I'ltalia e il potere marittimo nel nuovo contesto internazionale (1895) li frutto teorico più imporcante - e meno concingenre - delle riflessioni di D.B. nel 1894 sono tre articoli sulla strategia navale che riportiam o integralmente nella Parre lf, nei quali si trova no le prime citazioni del Mahan e un ampio esame (m o lto probabilmente influenzato dall'opera dello scrittore americano) di quelli che per il momento chiama «fa ttori di potenzialirà marittima», ma ch e non sono altro che gli elementi del potere ma r ittimo. In una serie di sei ponderosi articoli pubblicati nel 1895 dalla Rivista Maritti1na con il titolo Situaz ione militare mediterra1tea, D .B. si confronta più direttamente con Ma han, e in particolare con il fondamentale 7be i1~/luence of sea power upon bisto,y (1660-1783) p ubblicato nel 1890. Fanno così la loro comparsa nei suo i scritti termini fino a quel mom ento poco o nulla usati nella letteratura navale come •potere marirrimo• (il Sea powerdi Ma han) e •potere navale•, sul cui significato ci riserviamo di ritornare. Questi articoli rifletto no il p unto di vista e le previsioni dell'a utore sui grandi temi della situnione geopolitica internazionale (e della politica estera e militare che ne consegue) poco prim a cli affrontare il clou. dell'intera sua o pera, costitu iro dagli scritti che la nostra indagine preliminare prepara e aiura a meglio inqu ,1drare e penetrare. Gli a1ticoli ciel 1895 ancora una volta dimostrano l'amore di D.B. per le anafo;i minute, articolate, complesse, grazie alle quali la problematica d i interesse marittimo viene da lui magistralmente inserita non solo nel problema militare (il che sarebbe cosa ovvia, al meno oggi) ma nel quadro della grande straLegia, della gra nde politica e grande economia internazionale, delle pulsioni e degli inLeressi che le dominano, del le grandi alleanze militari che al momento si stanno delineando e che rendono sempre più nitida la minaccia cli un conflitto euro peo, q uindi sempre più urgente trovare il modo di scongiurarlo (va precisaro subito, a tale proposito, che D.B. non è mai stato un fautore di guerre e avventure militari). Un salto cli qualità notevole, perché i precedenci studi - ne i quali trovava rilievo pressoché esclusivo la ricerca delle linee d'azione più convenienti per neutralizzare la n1inaccia della superio re floLta francese contro le nostre coste - non superavano il ristretLO ambito della difesa nazionale , sempre ben v ivo anche nelle polemiche di carattere teorico con autori stranieri. In questo ampliamento pressoché improvviso di oriz7.onti, non è escluso che o ltre all'aggravarsi della situazione internazionale abbia un cerro peso anche l'irnpatto con la prima e fonclamcncale opera del Mahan, che D.B. subito e rettamente g iud ica come interprete e apostolo delle inevitabili tendenze espansionistiche - prettamente marittime - della giovane e potente Nazione americana , vista come nuova realtà che a fine secolo si affaccia sullo scenario mond iale e fin da allora insidit1 il predominio euro peo. Se si considerano i vastissimi orizzonti politico-militari e navali aper1i da D.B. , il titolo Situa.z:ione 1nilitare mediterrcm.ea potrebbe apparire troppo angusto. O ltre ad essere la sumrn.a cli tutti i nuovi elementi che D.B . approfondisce in questa occasio-

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ne, il p rimo d i questi articoli può essere considerato una vera e propria introduzione all'analisi delle teorie di Mahan e Callwel l. Lo riproduciamo peitanto integralmente (vds. Patte II) insie me con l'opera del 1899 Mahan. e Callwell, della q uale costituisce non tanto un'appendice, n1a la più preziosa e convincente chiave inte rpretativa. Per quanto di specifico interesse dell'lta lia, in questo primo articolo acquistano rilievo la diagnosi severa di D.B. a proposito de lla difficile situazione italiana (non priva cli interesse attua le) e le sue considerazioni sui riflessi non consola nti che ta le situazione ha sull'efficienza della nostra Marina , per la q uale cita - ritene ndola peraltro «reticente,, - l'affermazione del Maban che «i d ifetti insiti ne lla incompleta geografia dell 'Italia, combinata con altre cause ingiuriose (sic) a l p ie no e sicuro sviluppo del potere navale, rendono più che dubbiosa la possibilità che essa possa per a lquanto tempo rimanere in the fi'ont rank [cioè in prima fila , in primo rango - N.cl.c.] fra le nazioni marittime». Negli altri cinque articoli, D.B. si di1nostra - come il gene rale Nicola Marselli convinto sostenitore de lla Trip lice Alleanza (German ia-Austria-Italia), da lu i vista come la miglior difesa dell'Europa contro l'espansionismo slavo e soprattutto come nocciolo duro e «continentalista• di una futura Confederazione Europea capace cli coagulare sia le fo rze s ia terrestri che navali del Vecchio Continente per difendere il suo prirnato mondiale, ormai minacciato a Est dalla Russia e ad Ovest dall'espansionismo americano. Tn p recedenza la sua prima preoccupazione e ra stata q uella di far fronte in qualche modo - s ia in campo terrestre che marittimo - alla superiorità francese , evitando gravi jatture per la Patria ita liana; ora sono i nuovi imperativi della difesa europea a prevalere. Non è eia tutti afferma re, come egl i fa nel 1895, che persistendo le funeste condi:doni d 'instabilità d'equilibrio e uro peo, il conflitto annaLO, benché minaccia nte, non parrebbe per ora molto probabile, ma la grande iattura degli enormi armame nti, che assorbono quasi tutta la vitalità dell'Europa e la riducono ad uno stato di mo rbosità antro pofaga, è flagello forse peggiore della guerra .

La nuova ottica lo ind uce a parlare di «interesse internazionale europeo• proprio in un periodo ne l qua le sempre più prevalgono contrnpposti inte ressi e d egoismi nazionali, e s i compendia in una serie di e nuncia ti almeno ne lla sostanza e a lunghissimo termine lungin,iranti, a nche se al momento irrealistici: 1°

2° 3°

l'intcgrit<Ì dell'Euro pa minacciata continentalmente e mariLLimarnente dallo sbvisrno e dall'americanismo, determinanti latenti della futura situazione e uro pea, de ve essere considera r.a l'obiettivo supremo della politica internazionale; la grave e incombe nte minaccia dello slavismo non può essere efficacemente equi librata che dalla solida rietà austro-germanica; la certa e prossima, se non immediat.a, minaccia navale che gli Stati Uniti d 'America fara nno pesare sull'Emopa, costituisce una menomazione elci potere mondiale europeo e in i.special modo cli quello britannico; l'efficienza di queste minacce continenrali e marittime, che per loro stesse non sarebbero ancora disastrose, è pote m:iata dagli eccitamenti e dalla temporanea obie ttività della Francia;

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5° questa eccitazione, che sarà in avvenire giudicato un crimine europeo, è logicamente giuscifica ta dalla spedale situa7.ione della Francia, facalmente spinta a una politica anti europea, dalla quale non desisterà se non per effetto di uno stabile ordin amento int.ernazio nak: [D.B. si riferisce alla recente intes~t franco-russa, che minaccia la Triplice su due fromi e altera a tutto danno dell'Italia i rapporti di forze navali nel Mediterraneo - N.d.c.J;

8° il primo nudeo di efficiente s0Iich1rietà polit ica è costituito dalla Triplice Alleanza, l e cui obiettività principali, opposte tanto allo slavismo quanto all'americanesimo navale, si compenetrano nel fìne europeo;

10° !"attuale effiden7.a della "friplice, considerando la potenzialità degli dementi tutti, tanto civili quanto militari, dal quali si integra b sua influenza, può considerarsi tuttavia adeguata al c:ompito continentale, ma troppo esigua per quello maritt.imo;

11° b stabi lirà dell'equilibrio e l'efficienza del potere europeo non può derivare che da una ~lorte e sapi<:!nte preponderanza tanto continentale quanto marittima, perché quella sola senza q uesta ha troppo scar sa efficienza di do minio mo ndiale; qu<::.sla preponderanza, e.lata la presente situazione internazionale e la funesta obieuività anri-europea della Francia, non può essere conseguita che in forza d i una p iena e palese adesione dell'lnghìll<..:rra alla Tnplice, costituendo per cal modo la tetrarchia europea kioè l"alle~inza tr;i Germani::i, A ustria, Ita lia e Inghilterra - N.<.I.C.J;

16° ntssuna ragione p<:!r pan e della Ti·ip lice, k cui ohiettivi1à sono tum: europ<:!e, può c:ontrastare ["adesione dell 'Inghilterra, onde da questa soltanto può dipendere il conseguimento di questo desiderafunl che <:onsolida internamente ed esternamente la situazione dell'Eu ropa;

21 °

... la preponderanza [marittima] inglese, ad onta di un indisçutihik incremento <li potenzialità assoluta [D.B. si riferis<.:e al fo11e potenziamen10 della flotta inglese in corso dopo un periodo e.li stasi - N.c.l.<.:.1, fu relativamente meno n1a1:1 dalla genesi di nuovi grandi Stati e c.lall'ec:cezionale sviluppo di altri le cui obbiettività <:!spansive sono in direua opposizione con quelle dell'Impero britannico.

Se aderisse alla Triplice, l'Inghil terra potrebbe d iventa re "~ rb itra di civ iltà europea•. Però la vocazione europea, così chiara per la Germania, non lo è per l'Inghilterra, «otrenebrata dalla corrusca ca ligine che emerge dalla mondialit,ì e vetustà dell 'Impero•; comunqL1e •la Germa nia domina il fato britannico assai più di quanto l'lnghilrerra domini quello germanico». Se l'Inghilrerra non aderisse alla Triplice, la Germania sarebbe spinta ad allearsi con la Russi,1: queste due potenze eminentemente conrinenLal i sarebbero ..invulnerabili na va lmente, avendo nelle lo ro natura li energie i mezzi della loro esistenza e in gran parre quelli della loro potenza militare•. In caso e.li conflitto eu ropeo, perciò, realizzerebbero una superiorità sch iacciante su tutte le altre nazioni, perché il potere marittimo non potrebbe influire sull'esito della lotta, che avrebbe questo svolgimento: cont<:!nura la Francia dalla frontiera renana, fulminal a l'Austria con rapida offensiva pri ma della concentrazione, <.:he sarebbt: lentissima, degli eser<.:iLi coalizzaci nel

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disastro, i destini dell'Italia e successivamente quelli della Francia sarebbero in balìa degli imperiali alleati. Schiacciata l'Europa, l'egoismo britannico sarebbe vulnerato nell'India e nell'Egitto, il potere marittimo sarebbe impotente a salvare l'Inghilterra e se stesso dalla conseguente rovina, ed agonizzerebbe fra le larve cli quelle marinerie inefficienti nel conflitto, e colpite come quella inglese da sincope continentale.

Dopo un'approfondita analisi comparata ciel potenziale economico, della situazione politico-sociale, delle forze cli terra e di mare mobilitabili da pa1te dei singoli Stati (analisi che rimane un modello di questo genere e di gran lunga la migliore del tempo), D.I3. arriva a definire le principali strutture politiche della futura Confedera zione europea e la fisio nomia essenziale dello strumento militare unitario, prevedendo per le sue forze di mare un'articolazione in cinque flotte corrispondenti ai cinque bacini principali. Come lo stesso Mahan, ritiene inevitabile lo scontro nel Mar dei Caraibi tra la Spagna e il nascente imperialismo an1ericano, nel quale la Spagna, a causa dell'inefficienza del suo potere navale sarebbe soccombente «ove non intervenisse a rafforzarlo, moralmente e materialmente una grande solidarietà europea,, (e qui cita le considerazioni geostrategiche del Ma han , secondo il quale in caso di conflitto per la supremazia nel Mar dei Cara ibi «sembra evidente che per le efficienze naturali del Mississipi, militarmente rafforzate, la preponderanza degli Stati Uniti in quel campo di operazioni debba verificarsi con matematica certezza,,). Per D.R. la solidarietà europea con la Spagna sarebbe indispensabile, perché «al dominio relativo, se non assoluto, del Golfo Caraibico, quando sia dischiusa la gran via interocea nica [cioè il futuro canale di Panama - N.cl .c.] è inesorabilmente vincolata la supremazia mondia le europea". La tutela degli interessi europei renderebbe addirittura necessario ,,creare alle Antille una grande e solida base d'operazione, cu i fosse assegnata una forza navale e continentale sufficiente alla tutela esterna ed interna, contro i pericoli che potrebbero minacciarla nel periodo necessario alla concentrazione rapida dei soccorsi e uropei. Senza tale provvedimento la perdita delle Antille è altrettanto ceita, benché forse più prossima, di quella delle preservate colonie americane dell'Inghilterra ... ». ln campo europeo la nazione che per D.B. rninaccia più delle altre la solidarietà e l'equilibrio europeo è la Francia, i cui interessi sono, nella sua visione, in contrasto con quelli inglesi. In merito alla politica inglese, D.B. fortemente dissente dal Colomb, che nel suo libro La potenza marittima dell'Ingbilte1·n i sostiene la necessità che il suo Paese facendosi forte della sua superio rità sui mari continui la vecchia politica isolazionista. Pur percependo ,,!'istintiva, tradizionale repulsione dello spirito inglese verso qualsivoglia menomazione della sua indipendente individualità», D .B. si chiede , riferendosi alle idee del Colomb: il sea power, come lo chiama il Mahan, si compendia esso tutto ne l poiere navale? E questo potere delle flotte era egli tale nel 1878, o sarebbe egli tale in questo decl ino del secolo da giustificare l'asserzione ciel Colomb che l'Inghilterra, se avesse da sostenere una guerra marittima contro tutto il mondo, potrebbe fare assegnamento sopra una p reponderanza effettiva ed assoluta in suo favore? Come conciliare questo patriollico entusiasmo collo scoramento che due anni più tardi trasse da un altro cuore non meno ardeme per la sua patria [S.R. Spen-


cer Robinson in La potenza navale dell'Inghilterra e della Francia - N.cl.c.) il lugubre lamento che .. ta potenza navale clcll'lnghilte rr:a è un colosso e.lai piedi d'argilla•? Questi dubbi, però, non gli impediscono cli riconoscere c he, grazie agli ingenti crediti naval i srn nziati negli ultimi a nni, la flotta inglese ha raggiunto una superiorità di ben 300000 t d i navigl io moderno sulle flotte francese e russa riu nite. E pur passando dal concetto di una flotta preponderante su quella di tutte le altre nazioni riunite al concetto di una flotta superiore solo alle flotte riunite delle due maggiori potenze e uropee, negli u ltimi ann i la Royal Navy «dispone di un naviglio moderno che le assicu ra per molti anni ancora il primato sulle flotte riunite di tutta l'Europa•. L'attenzione di D. I3. è assorbila soprattutlo dalla flona inglese e eia que lla francese: la Gerrna nia rimane, nella sua visione geopolitica, una pote nza essenzia lmente cominentale anche per il futuro. Prevede che essa potrà accrescere i suoi armamenti navali senza nuocere alla preponderanza in campo terrestre, e ritiene la flotta tedesca al momento superiore, -non già nave per nave, ma flotta per flotta» a quella italiana; ma gli sfugge c he già in quegli anni, la Germania si stava preparando a supe rare la prospettiva continentalista, insidiando il primato mondiale dell' Inghilterra sui mari e quindi diventando inevitabilmente sua rivale, anziché allearaw. La visione geopolirica e geostrategica che D.B. ha ciel Mediterra neo - e q uindi a nche ci e l ruolo dell 'lra lia in questo mare - risente di pregiud inizia li assai poco rea listiche. Pur riconoscendo che il Mediterraneo, cuore della c iviltà antica, accrescerà in futuro la sua importanza, non lo considera come teatro cli conflitti fra nazioni e centro di spec ifici interessi nazional i, esamina ndone i problemi e i «pu nti caldi,, in un 'ottica esclusivamente e uropea. E così dà per sconra co e definitivo il dominio de ll 'Inghilterra in questo mare, vedendo negli interessi inglesi una proiezione degli interessi di tutta l'Europa, i quali •vorrebbero ancora che lo stretto di Gibilterra, come quello dei Dardanelli, come il Canale di Suez, come quello cli Pana ma, fosse internaziona lizzato, avvalorandone l'inte rnaziona lità colla e fficienza del potere m ilitare europeo•. Dà anche importanza relativa al proble ma - per l'Italia fondamentale - delle nazionalità e degli irredentismi , ritenendo n.Htavia che, in aderenza a l principio della nazionalità , l'Italia dovre bbe porta re i suoi confini lungo tutta la dispiuviale delle Alpi. L'Austria le dovrebbe cedere spontaneamente Gorizia e Trieste, tenendo presente che •il grande incremento territoriale e il preponderante dominio nel Mar Nero che nell'interesse europeo assegna mrno all'Impero danubiano, giustifica certamente agli occhi de ll 'Europa questa rivend icazione cli una esigua regione italiana•. In ta l modo si elimine rebbe una possibile turbativa della situazione europea; e anche le '•· Cfr. , in merito , O. !-linci~. Statu e J!,sercilo 090G), Palermo, flaccov io 1991 (a cura di l'. Violante). Scrive il Violante d 1e •Una nuova inqukludine a partire dalla metà degli anni ·90 incomincia a im:respare l,1 coscienza nazionale te<k:sca [. .. I. Il 1896 è.già un anno caldo; il l<aiser insiste nei ;;uoi moniti guardando il mare: il profes;;or Odbru<.:k dice della necessità di avere una Ootta che incuta rispetto 1. .. 1. Già nd 1896, un anno prima che G uglielmo li chiamasse alla Marina come Segretario di Stato 1·;1mmiraglio Von T irpitz, le due paro le-chiave dell'era '/ì1pitz,.flot1enbau·· e .. w eltpolitik, sono un <.:oncetto per I opinione pubblica tedesca·· (Op. cit., pp. 59-60).

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questioni della Corsica e cli Malta, «agitate dagli scritto ri in odio all'Italia», sono per lui una questione p iù europea che italiana. Ambedue queste isole dovrebbero , a suo parere, costituire «una regione insulare del potere federale e uropeo». Ma lta è una base indispensabile per l'Inghilterra, ma per l'Italia ,,sarebbe m ilitarrn.e nte superfl ua, economicamente un aggravio, politicame nte un pe ricolo,, (evidentemente, la p rospettiva cli un conflitto con l'Inghilterra è eia lui totalmente esclusa) . La Corsica «fu sempre un grattacapo per tutti i Governi che ne e bbero successivamente il p ossesso, e non cesserebbe cli esserlo per quello italiano». Dedica la sua attenzione anche al Vaticano, che dovre bbe essere trasferito non a Rodi o a Malta (come proposta da tal uni) ma a Cipro , risolvendo così il problema ancora aperto ciel potere tern pora le dei Papi con piena soddisfazione di tutti; infa tti «la sede temporale del potere ecclesiastico non può essere né continenta le né peninsu lare, perché sempre, presto o tardi, ne deriverebbero i mali e le incompatibilità che oggi si lame nrn no e s i vorrebbero escludere». Anche l'espansione colo niale ita liana in Eritrea, che al momento (1895) sta ripre nde ndo e si sa rebbe di li é1 poco conclusa con la sconfi tta cli Adua (1896), viene da lui considerata eia un punto cl i vista e uropeo. Riconosce all'Inghilterra il d iritto e l'interesse a annettersi l' Egitto , e in questo senso il consol idamento dei possed irn enti italiani in Eritrea agevolerebbe a suo giudizio il controllo inglese su ll'Egitto e su l Sudan, p erciò anche la sicurezza del Cana le di S1,1ez che rientra nell' inte resse d i tutta l'Eu ropa. Anche la presenza italiana ne l Ma r Rosso è giu stificabile soltanto «per la s ua efficie nza europea e non per in teresse p resente o futuro clell'ltalia,,; ma la solidarietà e col labora zione italo-inglese in quella zona non può estenders i a una vera e propria a lleanza tra Italia e Ing hilterra, che «per q ua nto avva lorata eia naturali in teressi» fin irebbe con l'allenrnre i legami della Triplice e porterebbe a: J. 0 modificare, peggiorandola, la presente s iLuazione e uro pea; 2° risospingere l'Euro pa ad un periodo di disgregame nto gravido di pericoli e di confliui assai più dell'attuale: 3° trascinare sempre più l'Italia ad espansività coloniali incom patibili colle sue condizioni politiche, economiche e milirnri: 4° creare all'Italia una posizione fini zia , priva di basi naturali, finanzia riamente gravosa, militarmente soggella, colonialme nte vulnerabilissima, nazionalmente e dife nsivamente inferiore a quella che la Triplice le consente: 5° riuscire insufficieme al consegu imerno dei grandi obienivi coloniali dell'Inghilterra, ed alla conculcazione delle espans ività fra nco-russe.

A parere d i D.I3. , l'Italia dovrebbe ricerca re l'alleanza e la solida rietà britannica solo se fosse una potenza insulare, se fosse quasi invulnerabile dal punto di vista terrestre, se possedesse forze rnarittime sufficienti per ,una modesta ma remuneratrice espansione coloni,1 le», e se potesse, come l'Inghilterra, d isinteressarsi cli qu anto avviene sul contine nte europeo per concentrare le sue energie nel carn po coloniale e marittimo. In un siffano contesto , l'u nico potenziale nemico per l'I talia è come sempre la Francia. D.B. giudica l'esercito austriaco superiore al nostro, ma la fl otta rimane u na forza limitata. ln particolare

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.. . la flottiglia torpediniera, be nché sca rsa pel compilO difensivo cui deve quasi da sola soddisfare, ha pe rò nelle condizioni della costie ra da lma ta ed istria na un grande fa ttore di e fficie nza che manca al naviglio torpe diniera italia no I. .. ] pa rrebbe che la flotta austro-ungarica difetti completameni:e di efficienza offensiva, non sia armonica per graduazione e corrisponde nza di hpi cora7.zati e da crociera alla indole de lla costiera e del bacino adriatico, la quale se consente l'impiego di grandi navi, meglio corrisponde per caratteri geografici e topografici al naviglio di medio i:onnellaggio, purché dorai:o di qualità strategiche sufficienti al compito difensivo. Considerata internazionalmente per la mancanza di caratteri strategici e l'esiguità dell'efficienza tai:tica, la marina a ustro-ungarica sarà un de bole fa ltore cli solidarietà, che dovrà rima ne re vincolato quasi integralmente alla tutela del bacino adria tico.

L'esame dell'efficienza marittima italiana e il confro nto p a rticolareggiato con le fo rze navali francesi da una parte conferma una marcata superiorità de lla Marina rivale e dall'altra sincntisce, sotto taluni aspetti, i risulta ti di altre precedenti o contestuali analisi. Sull'efficienza della nostra Marina in generale influ iscono, a pare re di D.B ., le stesse cause perturbatrici che limitano l'effettiva capacità operativa de ll'Esercito al di là degli organici previsti sulla ca rta. Ne consegue c he la Marina, per le speciali condizioni della lotta navale mode rna e per l'infl uenza di

tutti i faLtori della potenzialità marittima ha, La nlo nazionalmente che intenzionalmente, una efficienza infe riore a quella che corrisponde alle forze navali mobilizza hili in caso di guerra [. .. ] qualunque possa essere il metodo di calcolo o le formule adauate pe r valuta rla, l'efficienza della nostra Marina, a nche più cli quella dell'Esercito, devesi considerare infe riore a quella delle principali marine europee r... ] L'Italia, benché a hhia talune fun7.ioni propizie alla persiste nza, e talune altre possa, provvedendo per tempo, apprestarle in sufficiente misura, ciò non pertanto, versa in tali condizioni che noi stimiamo necessario s masc herare l'illu,sione che gli e ntusiasmi ingenui o colpevoli hanno radicato nella coscienza nazionale, affermando c he l'efficienza effettiva della marina militare, per una infinità d i ragioni, è minore di quella norninale risultante dagli specchi del naviglio di guerra e mercantile requisibile.

In merito non dice cli p iù: però il suo giudizio tecnico s ui princ ipali tipi cli navi in servizio o in costruzione nella nostra Marina è più positivo che negativo. Il quadro dei principali tipi di navi da lui tracciato è infatti il seguente: - 5 grandi navi tattiche e strategiche [cioè il nucleo cli corazzate più moderno N.cl .C.], cli dislocamento e velocità elevati (I 3-J 5000 e e 17- 19 miglia/ ora) , «potentemente armate, sufficientemente prote tte, non infe riori nel loro complesso alle più possenti navi delle marine europee»; - 2 grandi navi in costruzione «di potenza unitaria di poco infe riore alla precedente»[] 'Emanuele Filiberto e il Saint Bon eia 10000 t, va rati nel 1897 - N.cl.C.]; - 5 grandi navi tattiche da 10-11000 t, velocità 14-16 miglia, «potentemente armate, pote nte mente difese, non in feriori a parità cli ti po a que lle de lle altre nazioni»; - 6 incrociatori t01pedinieri (compreso il lv/arco Polo), di tonne llaggio medio di 3500 t e velocità 17 iniglia, «bene armati, poco protetti , suffic ie ntemente autonomi, non inferiori a parità cli tipo, ai migl iori incrociatori stra nieri»;

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- 9 e!>ploratori strategici (2500-2800 t, 19-22 miglia), "bene armati, mediocreme nte protetti, molto autonomi, dotati cli ottime q ua lità nautiche»; -14 esploratori tattici(700-800 L, 19-21 miglia) "sufficientemente armati, poco protetti, poco a utonomi e poco nautici per il compito dife nsivo nel bacino del Tirreno»; - 6 avvisi torped inieri tipo Nibbio e Folgore, ,,uti lizzabili per serv izi costieri e di squadra, non per se1vizi strategici>·; - 107 to rped iniere d'alto mare tipo Yarrow e Scbichau, "aventi buone qualità nautiche ma scarsa auto no mia in relazione al loro compito tattico nel Tirre no»; 58 torpediniere per l'impiego locale, "in parte assai deperite». A parere di D.I3. , le cinque navi maggiori "rappresentano un eccesso cli potenzialità condensata, non in armon ia colle condizioni del nostro bihrncio e colle esige nze difensive, benché rafforzi grandeme nte la capacità offe nsiva della flotta». Per il futuro sarà opportuno limitarne il numero pe rfez iona ndone le caratte ristiche strategiche [anzitutto, la veloc ità - N. d. c.]. I d ue Saint Bon in costru zione sono •un reg resso, pe rc hé in e ssi si sono sv iluppate le qualità tattiche [armame nto e protezione - N.d.c.l a detr imento cli quelle strategiche »')'. Le cinque grandi naui tattiche p er defic ienza di velocità difficilmente potran no sfruttare il loro arma me nto e dovranno essere utilizzate in modo da non menoma re l'e fficienza dell'insieme delle navi cli linea_. I sei incrociatori torpedinieri do vrebbero costitu ire «la massa p reponderante della flotta», ma il loro nurnero è troppo esiguo anche te ne nd o conto degli altri quattro in costru zione. Le loro qual ità strategiche e quel le di fe nsive dovrebbero comunque esse re migliorate, senza au me ntare l'a rmamento e l'autonom ia. fl gruppo degli esploratori strmegici ,è quell o c he meglio corrisponde per num.e ro e q ualità a lle condizio ni della g ue rra nel bacino tirre no», anche se le sue q ualità strategiche dovranno in avve nire essere migl io rate. Il gruppo degli esploratori tattici e la flottiglia torpediniera, infine, corrispondono bene a l loro compito. In conclusione, secondo D.B. la nostra flotta «rappresenta materi..1Jmente una grande e ffi cie nza; ha omogene ità di caratteri strategic i assai propizia alla condotta generale delle operazioni difensive; soddisfa per mobilità e attitudi ne tattica alle esigenze del bacino del Tirre no» e con l'incremento delle costruzio ni del naviglio da crociera sarà meglio equ ilibrata la preponderanza eccessiva del gruppo di g rand i navi. Ogni pregiudiziale ne i rigu ardi di quest'ultime sen1bra ormai scomparsa: in contraddiz ione con a ltre affermazioni , questa volta egli è dell'avviso che l'indirizzo generale de lle nostre costruzioni in questo scorso vente nnio fl 875-1895 - N.d.c.l fu sapiente quanto economico, creando, in rnezzo ad infinite difficoltà e perturbazioni, una flotta non seconda, qualitativamente, a q ue lle de lle prime nazioni navali, mantenendo costante mente il primato delle fun zioni strategiche che è desiderabile venga ad ogni costo conservato, e non maggiormente compromesso da inLerpolati progressi.

•1

Il giud izio di D.B. su qut sti tiri cli navi coincide sostanzi;i lmenre con quello del Cuniherri nel

1901 , secondo il quak: i binomi Filiherto - Saint Bo11 e 1Hm gberita- Brin sono .. enonncmcnte disparati r.ra loro, con preponderanza cli protezione nel primo hinomiN, a d;m no deJL,niglieri;1 e della velocità, e con deficienza di protezione nel secondo, se considt rato come nave di l ' classe, a va ntaggio dell'offesa e del motore.. (V.E. Cuniherti, Ari. cii.).

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Passando ad esaminare la flotta fra ncese, D.B. non la ritiene in grado di conseguire una preponderanza mediterranea, anche se in futuro •Consegu irà certamente una posizione dominante al cui controllo potranno rivelarsi insufficienti le grandi efficienze marittime dell'Impero britannico•. In pa1ticolare: - pe r q uanto riguarda il naviglio d i l " categoria (navi corazzate moderne, incrociatori corazzati o protetti, torpediniere d'alto mare), a fronte della superiorità delle cinq ue grandi navi italiane sulle tre tipo 0Jarles-Martel e sulle quattro tipo Valmy, la fl otta fran cese risulta assa.i superiore in fatto cli incrociatori e torpediniere, quindi nel complesso le posizioni si equilibrano e in questa categoria essa non ha una sensibile preponde ranza su quella italia na ; - per quanto riguarda le forze d i 2• categoria o 2" lin ea (quelle che hanno carattere essenzialmente tattico : corazzate ben armate ma cli ridotta velocità , cqL1ivalenri ai nostri Lauria o antiq uate; guardacoste o ffensivi; incrociatori non protetti) vi è una gra ncle sproporzione sita quantitativa che qualitativa a tu tto vantaggio della Fra ncia; - questa superiorità è dovuta -alla letargia navale dell'Italia nel periodo compreso tra la guerra del 1866 ed il risveglio operatosi per ope ra del Sa int Bon e per lo srudio ciel problema della difesa nazionale , ccl alla iniziativa presa dalla nostra marina verso le costruzioni di ca rattere strategico preponderante su quello tattico, ad onta cli tem poranei e parziali regressi, mentre le altre ma rine, quella francese specialmente, persistevano in un indirizzo delle loro costruzioni che impinguò i quadri di clementi tattici che oggi devono esclude rsi dal naviglio di 1" linea"; - infine, in fatto cli naviglio di 3" categoria (cioè costiero: guardacoste o ponroni corazzati, torpediniere, ca nno niere) l'Italia ha ben poco da opporre alle forze francesi, a nche se queste hanno esigua efficienza rnediterranea e sono dislocate prevalentemente nei poni del Nord della Francia. Su lla base di questi dati, D.B. calcola che l'efficie nza tom ie de lle forze di 1" e 2" categoria francesi è più che doppia rispetto a quella delle corrispondenti forze italiane, con un vantaggio di ben 270.000 ton ne llate; a ciò s i aggiunga che il naviglio francese in costruzione corrisponde a stanziamenti cli circa 80 milioni annui, contro un massimo di 35 milioni per le nostre costruzio ni. Di conseguenza, all'inizio del seco lo XX il naviglio francese di 1" linea avrà una consistenza numerica doppia rispetto a quello italiano, mentre la superiorità francese in facto di naviglio di 2" linea a nd rà diminuendo in proporzione assa i minore rispetto all'incre me nto ciel naviglio di l" linea. D.13. ammonisce che questa superiorità tenderà a crescere anche dal punto di vista qu alitativo, per poco che il sapiente e vigoroso indirizzo delle nostre.; <:ostruzio ni sia adulteralo da velle ità rauic he o microbi chc.: (sic) riprovocanti funesti periodi di regresso o un fallace indirizzo degli ordinamenti navali. [In ogni caso) l'eliminazione completa della preponde ranza maritt.i ma della Francia non è possibi le, ad OnLa de i rnaggio ri sacrifizi e <lei migliori o rdinamenti, ma ciò che devesi ad ogni costo evitare è la minaccia di una schiacciante oltrepotenza <.:he, rinnovando le condizio ni del periodo letargico dal 1866 a l 1880, ripiomberebbe l'Ita lia nel nulla dal quale, pe r sacrifizi compiuti e perseveranza di studi, miracolosamente è risorta.

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In sintesi, negli articoli del 1895 - importanti per u n primo contatto con l'opera del Mahan - D.B. esce dal ristre[to ambito del confronto militare e navale con la Francia per dare corpo a un'indagine di carattere fondamenta lmente geopolitico della realtà europea e mondiale, su lla quale già gravano minacciose nubi. Gli aspetti puramente navali, di non minore interesse, acquistano nuovo risalto in una panoramica nella quale sembra trasparire un'apprezzabile tendenza a superare antiche lacerazioni s ul tipo e numero delle navi da costruire, tendenza nella quale tuttavia rimane ben ferma una valutazione assai prudente del ruolo presente e futuro delle corazzate . FERRUCCIO 130TH

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AVVERTENZE Le note o rigimtli al cesto di D omenico llonami<.:o e/ o di. coloro che in precedenza h:rnno curnto succc;ssive ristampe dci suo i scritti (Fioravanzo, Po) sono sta t<.: interamente riportate a pié di pagina e csprt!ssamcnte indicate come tali. Le note :-ti testo senza ,tlcuna indicazion<.: sono delrattua le curatore. [I nome di D omenico Uonarnico viene abbrevi,tto con D. 13.: quello di Ferrucdo Botti con f'.U.; la sigl:i •l\.d.C.· significa -:-Jota del curaLOre•. l ti\oli <.Id capi toli delle o pere Maban <.: Cttllwell (Tomo l l'arte lll) e Ii problemt1 marlttimu dell'flalia (Tomo Il Parce li) sono stati modificati rispetto aWorig inale, rer meglio farn e risaltare i conl<.:nuti principali. (F. 13.)


PARTE SECONDA

D01nenico BONAlvIICO STRATEGIA NAVALE (1894-1895)

LA SITUAZIONE MILITARE MEDITERRANEA (1895)


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DOMENICO BONAMTCO

STRATEGJA NAVALE - CONSIDERAZIONI GENERALI E CRITERI DI POTENZIALJTÀ MAIUITIMA (1894-1895)

Come già si è visto nella precedente Parte I, D.B. affronta la tematica della strategia navale nel 1881, jò1nendone anche una dejt:nizione. Su tale argomento ritorna con i tre articoli su.Ila «Rivista j'vfarittima, del maggio 1894 e del marzo e aprile 1895 qui riportati, che fungono da studi preparatori e introduttiui all'esame organico delta teoria del potere marittimo e dei suoi r{/lessi in campo strategico. Quattro gli argomerili su.i quali giova richiamare in particolar modo l'attenzione del lettore: - la carrellata di prima mano, rimasta unica nel suo genere, sul pensiero strategico (terrestre e navale) europeo, nella quale spiccano i }1-equenti rijèrimenti a Ciausewitz, Joniini, alla Jeune École francese, e le prime citazioni di Mahan; - il ruoto del genio e dell'invenzione (cioè delle innouazioni tecniche) nella guerra navale e nette relative teorie, con la connessa critica a talune a//ermazioni di Napoleone sulle dij}èrenti qualità del Capo terrestre e navale e con l'utilizzazione di concetti clausewitziani; - l'indicazione e l'esame dei dieci fatto1'i che detennin.an.o la «potenzialità marittima» di uno Stato, ampliando considerevolmente le riflessioni dei Mahan; - l'injlu.sso della geograjìa jìsica e politica sul potere rnarittimo. Le considerazioni su. quest'ultirnifattori e quelle su.I genio e l'invenzione saranno riprese dall 'autore nei successivi studi sulla teon:a del potere marittinio, segnando una delle d[[/èrenze sostanziali tra la su.a intmpretazion.e e quella di Mahan . D.B. non peruien.e ad acquisizioni dejìnitive sui nuovi caratteri della strategia: insiste tuttavia sull'importanza degli studi sto1ici e sul loro legame con la strategia, condannando come 1Wahan 41 tecnicisrno esclusivo, che taluni si ostinano a considerare cmne s14:ljìciente cultura,. Le sue considerazioni sulla necessità di istituire cattedre di storia navale e scuote superiori di guerra, e di dare il tnaggior sviluppo possibile a esercitazioni combinate tra esercito e marina, non hanno certo perduto lo smalto del 'attualità, e corrispondono a quello che al tempo già si prepara in altri Paesi, a cominciare dagli Stati Uniti e dalla Francia. 1vleno felici talune sue considerazioni su.i riflessi strategici dell'introduzione delle nuove armi, a cominciare dal siluro; molto centrati, invece, taluni pur }1-ammentari giudizi sulla battaglia di Lissa, sull'impiego del rostro e del cannone in quell'occasione e sullajìgu.ra di Tegetthojf Nel! 'insieme, questo studio è un esempio forse in.superato di inserimento del perisiero strategico navale in quello militare in genere. (F. B.)

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CONSIDERAZIONI GENERAL'J (•Rivista Marittima• Maggio ] 994)

I. Il rinnovamemo dei mezzi, tanto offensivi che difensivi, ha prodotto una così grande ed intensa penurbazione in rutto l'ordina mento 111ilirare marittimo da rendere non solo difficilissimo, ma ingrato il compito cli chi crede necessa rio ed opportuno procedere ad una prima coordinazio ne delle idee che, per m aggiore conse nso di scrinori ed evidenza di fan i, possano essere fondamento suffìcienle alle analisi ed alle coordinazioni fmure. L'ammiraglio R:1ndolph , fino da l 1879,' accennando al radica le rinnovamento delle armate, lamentava la manc.llna cli ogni principio che polesse essere guida ai giovani ufficiali nei loro studi e compiti militari, ammeHendo però che tali principi fossero gelosamente custoditi in pectore degli ufficiali ammiragli. La deferenza che il l{a ndol ph, pel prestigio delle arm i britanniche, ebbe per gli ammiragl i colleghi, pare che fosse giud icata superflua da ll 'anonimo scrittore della Nouvelle Reuue. 1 già noto per altri scritti pubblicati dalla Reuue des Deux Mondes, il quale, svolgendo un concetto chiaramente definito dall 'a mmiraglio Aube,' asserisce che allorqu ando si sottopongono ::i l giudizio degli ammiragli cli fra ncia e delle altre nazioni le questio ni capita li della guerra nava le, si è sorpresi di ottenere le rispos[e le più variate e le più concraclditorie. Evidentemente - prosegue l'anonimo autore deve regnare nella loro mente, su questi argomenti, una rea le confusione, che dimostra una completa manca nza di orientazione la qua le non sa rebbe il rninore pericolo cbe minaccia lo stato transitorio atrllé1 le della ma rina, se non fosse comune alle altre potenze mariuin1e. Egli conclude esprimendo la necessità di portare rimedio ad una condizione così perniciosa, ed il tocca e sana del SLIO metodo curativo pare che interamente consista nel richiamare alla memoria il precetto generale della concentrazione, sopra un punto opportunamente scelto clell'armaca nemica , degli sforzi irresistibili onde approfittare del disordine getr.ato nelle linee nemiche per compiere la v ittoria. Lo svolgimento di codesto studio dimostrerà come q uesto principio fondam entale, che costituisce la definizione stessa della strategia e della cattica, non avesse bisogno di essere evocato dagli insegnamenti storici ciel secolo scorso, perché lo si trova più o meno chiaramente definito nei lavori, quasi didattici, dell'imperatore Maurizio Tiberio, dell'imperatore Leone il filosofo, cl i Onosandcr, cli Vegezio, di Sesto

'R;indolph. Pro/Jlems {11, 1/IJ/'UI ltiCIICS. (NOia di D.13.). '•Les co11dtrtu11s 1w111·elles de la g uerre namle• in .. Nuure/le Ra1 ·11<:'·, diccmhre '1892 (Nota di O.B.). 'Aube, La ,1J,11erre maritime. (Noe;i di D. 13.).

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Frontino, ecc., giL1 giC1 fino a Guibert, Lloycl, Clausewitz, Jomini, Marsc ll i, ecc., per non dire dei grand i capita ni che , come Cesa re, Federico il Grande, Napoleone, Moltke, lo illustrarono colla penna e colla spada . . Non è il principio che abbi,1 bisogno cli esuma7.ione: non è esso un Lazzaro che giaccia prostrato e che auencla dall'anon imo Messia il so1-gi e carn mina; esso, scientificam ente e praticamente, sta sa ldo nei secol i come la legge cli gravitazione, e non occorreva un Newton novello per rivelarlo alle genti che. secondo !'aurore, pare lo abbiano disconosciuto. Non è il principio, che oggi è d isconosciuto da lle genti cli mare, a mecca nica non ebbe né potrebbe avere apostaLi; sono hens1 i metodi d i ap pl icazione, gli apprezzamenti delle opportu nità , i criteri di wrre le relat ività mor;lli , intellerruali, materiali, tanto militari quanro civili che determinano la confusione dei sistemi e delle menti, come hanno p rovocaco i trio nfi e le ca tastrofi nel pass,Ho, come lo ha sapientemente d imostrato il Cbuscwitz, nella sua opera magist ra le' che fu una delle pietre angolari della germanica potenza ed unitù. Il giudizio che abbiamo trascritto dalla Nouvelle Reuue è confortato ancorn dalle recenti p ubblicazioni colle q uali i discepoli dell'ammiraglio Aube, con febbrile attività insofferente d' indugio, con intemperanza d i pensiero e cli f'o rma , vorrebbero violentare l'opinione del paese, sdegnando cli riconoscere la inerzia degli argini di granito che le nuove correnti devono rompere prima cli giungere all'alveo natura le, come s,1ggia mcn te g iudicava l'amrn irag lio A rm injo n. Fa d 'uopo, d iceva l'illustre ammiragl io, che gl i uomi ni cd i sistemi vivano il loro tempo; v i è u na mano suprema che arresta il martello demolitore, come hl mano del giudice quando il momento sia giunto. La je1,me !::cole crede che la mano demolitrice sia troppo lenta nell 'opern: che il ruit bora non consenta pi L1 transazioni o riguardi , e che nel conflitto delle idee si debba spiegare la ste.ssa feroce inesorabilit,ì che ella s,111cisce :1 dogma de lla guerrn marittima . Stabiliamo qu indi , prima cli procedere o ltre, ciò che abb iamo già enunciato in altre precedenti pubblicazioni:' st:1biliam o dunq ue, ancora una volta , che l'attuale periodo cli transazione e trasformazione di tutto l'o rdinamento navale, di rulla l'industria marittima dove,·,1 necessariamente crea re una confusione di idee così generale da escludere la possibil ità di coniare cli primo getto un trnttato teor ico-pratico di strategia o di ta ttica: ma renc.lev,1 però evidente b nccessit:ì cli muovere all a ricerca dei primi elementi . delle norme, degli assiomi roncla menra li della nuova dottri na militare marittima per risal ire grado grado a quella teoria che. secondo la senten:i:a elci Clausew itz, deve gu idare [a strategia nel concepimento elci piani cli g uerrn e fa re risaltare tu tto ciò che può, più o m eno, servire cli regola o d i principio . L'ammirnglio Saint-Bon , fino dal 1863, conclu clc,·a il suo p rimo saggio letterario<> dicendo che -l'a rduo problema della rinnovazione degli ordinamenti ed istituzioni marittime non potrà venire sc io lto che clall':nione lenrn mente o rdinatrice ciel tempo e da quella cli un uomo eccezio nrlle, d i cui l'ingegno sb rigliato :1bl.m1cci complessiva-

'Clausc:witz. Teoria ciel/a grande g 11erra, cap. I. (l\'oca d i D.13 ). 'Considerazi oni s11,L<lì studi d i p,eup,ra/ !a mi/ilare. (>Iota d i O.L3.). '' Sainl-llon. Pe11sieri s//lla nwr/11eria mili/ti re. (Nota d i I ) . IS.).

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mente un concetto e gl'in finiri suoi sviluppi, d i cui le cognizioni specia li si este nda no su di ogni parte della scienza navale; di cui l'energia sappia vincere i meschini intere ssi privari, le violenti passioni commosse, le tenaci resistenze passive, le attive lentezze burocratiche, di cui sia tanta l'a utore volezza che lo rispe ttino le vice nde politiche, a cui benigna co nceda la fortuna po11are a salvamento l'o pera sua•. Il te mpo e la vira , rna so pratutto la continuità de lle evolu zioni e rivoluzio ni tecniche militari, non consentiro no all'illustre e compta nro ammiraglio il co mpimento della giovanile sperama; come non lo consentirono all'ammiraglio Aube, che ebbe così g rande affinità d'indole, di tempra marittima e d'ingeg no col nostro g rande ammiraglio, cui però una p iù saggia esperienza suggeriva che .,Ja lotta delle nuove idee contro q uelle del passato durava eia circa un secolo, ma che assa i lontano appariva a nco ra il loro definitivo trionfo ... Ed assai lontano sempre più si rivela questo definitivo trionfo, che dovrà concretarsi in un'armonica e sufficie nte stabilità cli tutti i sistemi ed o rdinamenti ma rittimi, q uale già fu p rima de lle battaglie di Lepa nto e di Trafalgar, e che le più a udaci speranze non potrebbero concedere alla generazione che sorge. Q uesta immutabile legge d 'inerz ia, che canto p iù s 'agg rava sugli o rgan ismi e sugli o rdinamenti qu anto maggiormente complessa è la lo ro struttura, e qua nto magg iore perfezione raggiu nsero, non sancisce il fatalismo; ma giusr.ifica le sollecitudini cli co loro che dalla legge di evol uzio ne traggo no a uspici e speranze verso l'o rdine nuovo. Sagg ie q uanto modeste sono quindi le aspirazio ni del Randolph, del Ryder e specialme nte quelle del Bridge, il q uale do po avere srn bilito che lo studio, la pratica e la discussione pe rme ttono già di formula re qualche pre cetto tattico ed evo lutivo, conclude che «se durerà in Inghilterra il siste ma del co ncorso a p remio (ciò che si fece una sola volta in Italia), io sono convinto che no n passeranno molti a nni prima di trovarci in possesso di Lll'I manuale abbastanza complero di canoni tattici, ciascu no elci quali sad semplice, intellig ibile, vero e fa c ile a ricordarsi; manuale che sarà la più utile guida pe r gli ufficiali che avranno la fo1tuna di condurre alla battaglia le forze navali de lla nostra patria•. Il se nso pratico inglese e bbe la sagg ia intuizione dì q uesto compito fa ticoso ed ingrato, quanto ind ispensabile alla scienza della guerra navale, ed ognuno ne lle discussio ni a lla R.U.S. I. apporta la sua piccola pie tra a ll'edifizio della grandezza brìla nnica. In Francia ed in Italia, specialmente, questo bisogno è me no comp reso; da i più è q uasi sdegnato: s i confida ne l genio e nella ispirazione che dovrebbero assicurare la supe riorità assai più fa cilmente cli tutte le teorie, di tutti i s istemi che si fondano sullo studio e sulla logica . A sancire questo appreu amento è chiamata s pesso in c ampo l'autorevolezza di Napoleone, il q uale giudicava che la perd ita delle battaglie naval i fu dovuta pri ncipalme nte ai vizi della tattica ed al complesso di quelle regole c he riuscirono a fa re battere in regola gli ammiragli fra ncesi, come argutamente ha scritto un critico più mordace che sa pie nte . Napo leone però , dopo accen nata la causa pre ponderante, secondo lu i, dei disastri navali, aggiunge: •In tutte le scienze ne cessarie alla gue rra la teoria è buona per dare idee gene rali, che servono a forma re la mente, ma la lo ro stretta esecuzione è sempre pericolosa .

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Esse sono gli assi che servono a trncciare la curva. D'a ltra parte le regole servono a ragionare, per giudìca re se sia il caso cli allo ntanarsi da esse,,. I vizi cui allude Napoleone potevano, è vero, ascriversi in parte alle pedanti prescrizioni della tattica del Fournier, dell'Hoste, cli Bigot de la Morogue, ma non devesi dimenticare che quelle norme era no l'essenza tattica della prima metà del secolo, e che quando vennero applicate da ammiragli quali il Tourville ed il Duquesne le armate francesi vinsero davvero colle regole. CodesLo giudizio sulla necessità delle teorie scientifiche è riaffermato ripetutamente dal Clausew itz ed anche dal ]omi ni, il quale asserisce che se mo lte imprese riuscirono, benché eseguite contro le regole, ciò si verificò solo nel caso in cui il nemico se ne scostò davvantaggio e mai quando operò regolarmente; cd il Lewa l domanda se egli è ben sicuro che un capitano abbia mai trionfato d'altro che degli errori de' suoi avversari, quando egli fu fortunato ad onta della dimenticanza o del disprezzo delle regole. Contro la funesta ostilità, cu i la inettczza e la poltroneria danno vanto di baluardo, ha vigorosamenre protestato l'autore dei Principes des éuolutions nauales; e noi consigliamo i legionarii del fatalismo, del genio, dell'ispirazione a leggere attentamente qu elle splendide pagine, ed a rneditare sulla sentenza: l'ispirnzione non viene agli ignoranti, che il comandante Lewal anaforizzava da Socrate. La necessità delle norme direttive, sia no esse tattiche o strategiche, fu sempre riconosciuta da tutti gli serie.tori autorevoli cli cose mil itari. Che cosa sono infatti le Istituzioni militari degli scrittori antichi sopra ricordaci, se non una raccolta di norme, di prescrizioni, di regole pratiche sa ncite da llo studio della guerra? Che sono le Jstmzioni militari di Federico II a' suoi generali, se non un sommario d i norme esecutive logistiche e tattiche - poiché la parte strategica era di sua esclu siva pe1tinen7.a - da applicarsi in tempo di guerra :> Che sono i due p iù comp leti e sapienti trattati moderni, quelli del Clausewitz e del ]omini, se non i codici illustrati e spiegati delle guerra moderna? Dovremo no i attendere la dichiarazione di guerra, oggi che l'instabilità dei comandi supremi è così generale quanto funesta, per apprendere e fors'anco per compilare le norme direttrici delle operazioni navali, l'ordinamento difensivo degli Stati, quello delle forze mobili, ecc.? Pur concedendo al genio, alla fo1tuna, alle invenzioni (come vedremo) una parte considerevole, nei drammi della guerra non è possibile sconfessare l'importanza, la necessità delle regole che ne costituiscono le d istinte teoriche, e tanto meno negare il beneficio di quella cu ltura che per tutti i gradi della gerarchia militare diffonde quella armonia di concetti cli sentimenti, di pratiche soldatesche, che trasforma un'agglomerazione cli uomini in un o rganismo pensante cd o perante con unità d'impulso cerebrale e cardiaco. Questa cultura stimata da tutti indispensabile, che deve essere sostanza della educazione militare, non può più essere esclusivamente personale, frutto di quelle lunghe e pazienti med itazioni che fornir.ono a tutti i grandi capitani , più forse che ai maggiori amm.iragli, i segreti delle loro vittorie. L1 scienza si è insinuata per tutti i rami della industria della guerra continentale e marittima, e la cultura deve salire dalle basi del tecnicismo, per scaglioni sovrapposti, alla cuspide della sintesi. li tecnicismo esclusivo che rnluni s'ostinano a considerare sufficiente cultura, uccide sen1pre lo spirito, ma questo, senza un solido fondamento

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tecnico e pracico, vola troppo rapidamenre alla carasrrofe, che la sapienza am ica ha simboleggiato con lc,uo. Il convincimento che una cultu ra extra-tecnica sia necessaria agli ufficiali che dovranno salire ai gradi supremi della ge rarchia, è ormai sa nzionato dalle scuole superiori cl i applicazione o cli guerra che sorsero o che sono, come in Francia, vivamente propugnate. Quesre scuole però non sem pre corrispondono, come quella americana. diretta dall 'illustre Mahan. allo scopo elevato cui accennammo . Qu ella di Greenwich fu una scuola compleme ntare di tecn icismo pratico piuttosto che una vera scuola superiore. L1 nostra cli Livorno, benché tenda a continu o miglioramento, fu nel suo nascere un compromesso fra volere e potere, fra i bisogni della m arina moderna e le tradizioni di quella velica, fra gli intcressucci privati e qt1elli ciel corpo, che le im pedì d i so rgere pro ntamente all'a ltezza de lla sua missione. Queste scuole dovrebbero essere, non solo efficace n1ezzo espansivo cl i larga ccl omogenea cu ltu ra professio nale, ma dovrcbbem ben anche esse re l'ambiente d'i ncubazione delle nuove teoriche, poiché esse accentrano quasi tutti i mezzi di produzione intellem wle e le migliori condizio ni di saggiature critiche e scientifiche. Se gl i Isrituti superiori non divergessero dal loro altissimo scopo, se gli sforzi cli tu tti tendesse ro alla mera cu i sopra accennammo, se l'autorità, senza timide e ritrose esirn nze, incoraggiasse con aperta approvazione o con pren1i, come suolsi in Inghilterra ed America. q uegli studi o quelle pubblicazioni, che raggiungono qualche sintesi importante, per meao cl i analisi risolventi, si potrebbe spe rare cli giungere collo studio e colla logica , poiché manca quasi completamente l'esperienza della guerra, a stabilire i p ri mi princìpi delle varie teoriche in cui si suclcl ivicle la scienza della guerra navale. Che ciò sia possibile, purché si proceda co n sericr~ì d 'intenti, lo dimostra il fatto del nostro ordinamento difensivo marittimo fondato sopra alcuni princìpi semplicissimi di organica e strategia navale, che l':111al isi delle condizion i moderne delle flotte a vapore e delle relatività rattichc delle anni e delle posizioni topografiche costiere permisero e.li assumere a base dei sistemi difensivi. Vedremo, a su o , tempo, come questi princìpi fondamentali del nostro sisrerna d ifensivo avessero , abbiano tuttav ia, ed avrt1 nno per lungo tempo ancora mgione di esistere, fino a tanro che una nuova forma della mobilità delle flotte, q uella subacq uc:1 per esempio , od un eccessivo incremento della vulnerabi lità a distanza verranno ad alterare i rappo1ti logistici o tattic i delle forze mobili rispetto alle in,1lterabili co nd izioni geografiche o topografiche della nostra pen isola. Se l'attuazione materiale del nostro sistema d ifensivo marittimo non corrispose sempre ed ovunque ai princìp i che gli furono e ::;aranno in avveni re una solida base, ciò devesi in ispecial modo alla scelta delle persone che concorsero alla creazione e sistemazio ne delle nostre opere cli d ifesa; persone le qua li credettero opera saggia applicare al nuovo sistema il tecnicisirio dell'antico, non avendo chiare nella mente le li nee general i della guerra moderna. Ciò sp iega, fino ad un ce1to punto, l'apostrofe dell'ammiraglio Sa int- Son, il ciua le d iceva essere carità patria si:enclere un funebre velo su lla piazza della Maddalena, non meno d i ciuclla che l'ammiraglio Morin ha scagl iato, nella sed uta ciel 5 maggio, alla Ca rnera <lei dep urati. Mo lli furono g li errori che per ragion i tecniche, politiche, elettorali si accumularemo co n grave danno della semplicità del sisrc1rn.1 e dell'era rio; e l'attuale ministro nella seduta del 6 giugno ·1s91 ha più volte messo il dito sulla piaga, o nde giova ora sperare che voglia metterv i il ferro . Ac.l o nta però della reazio ne intensa. cui fu bersaglio, delle repulsivirà che le condizioni materia li fomentavano, d egli interessi in con-

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flitto, il sistema, nella s ua semplicità, rimase saldo contro gli attacchi viole nti che gli fu rono mossi, q uando s i credette più e fficace ed economico, per mezzo delle torpediniere o pe r mezzo delle batterie a tiro indiretto, d ife ndere le nostre coste con un cordo ne cli stazioni torpediniere o cli fort ilizi alla l\fattci. La logica più semplice ed il buon senso italiano han no fo tto assai presto giustizia delle chiassose illusioni e dei mascherati interessi, c cl il sistema che ha per base poche, forti e ben d islocate basi d'o perazione, che s ia no valido appoggio alle forze mobili nella loro difesa strategica ha trionfato, qua ntunq ue sconcio di variati impia stricciamenti, e trionferà finché , come fu eletto, non venga radicalmente mutata la mobilità delle navi e la re lativa potenza cli vulnerabilità navale e costiera . Q uesta d ig ressione te nde a conforta re con una prova cli fa tto, l'utilità che ne verre bbe direttamente alle teoriche ed agli ordinamenti marittimi dalla vagliatura di alcuni princìpi se mplici e chiari che d iradassero la caligine densa che offende gli occhi dei miglio ri veggenti. Conclude ndo si può stabilire : 1° L'attuale periodo di trans izione, dovuto p rinc ipalmente alla trasformazio ne della mobilità delle navi, d urerà a ncora lungamente; 2° Il conflitto dei sistemi è tanto pili lungo ed intenso quanto p iù pe rfetto era l'antico, quanto pili cornplesso, per variabilità cli determinanti è il nuqvo sistema; 3° La reazione, qua ndo no n esistesse pe r legge d' ine rzia materiale e morale, sarebbe necessa rio crea rl a; 4° La novazione procede per evoluz io ne lenta o per rivoluzione immed iata, a seconda che il confl itto si svolge in modo continuo od intermittente; 5° ll modo più efficace, p iù saggio, più sapie nte di p rocedere alla ricerca della verità, ed uscire dalla confusio ne che regna sovra na nelle menti e ne lle istituzioni, è certamente q ue llo evo lu tivo, c he p iù di ogni a ltro consente la rea lizzazione del le speranze così precisamente enunc iate dal R:rndolph e dal Bridge.

li.

Il perio do cli transizione, del qua le esamina mmo sommariamen te l'indole ed il metodo direttivo, presenta d ue fasi distinte e success ive che ne dimostrano appunto il carattere evolutivo. La prima fase, c he s i manifesta colle origi ni ciel periodo cl i transizio ne , è improntata quasi esclusivame nte d i caratteri tattici e d evolu tivi. Le menti s i rivolsero tutte alla soluzione ciel problema che urgeva specialmente risolvere, q uello cioè d i rendere possibile l'impiego de lle forze nava li nella lotta mu lripla o s ingolare, media nte norme e teoriche cli manovra e cli evolu zione. La parte specialmente tattica del combattimento, faceva capolin o ciua e là con molta csita nza, e solamente sul fini re d ella fase , che chiamere mo evolutiva , i concetti tattici entrarono apertamente nell'a rringo e tenne ro talvolta esclusivamente tutto il campo della discussione e dello studio pubblicato. Avernn10 a llora quella pregevoliss ima serie di pubblicazioni, dovuta ad eminenti personalità qual i il 13ouet-\Villau mez, il Douglas, il Boutakoff, il Semekin, il Parker, il Pagel, il Lewal, il De Gueyclon, il Rourgois, il Chopart, il Colo mb, il Penfentenyo, il Campell, il Pelle\v, il Corra rei , l'Heclclc, il Jurien dc la Gravière, l'Attlmayr, lo Sleeman,

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il l.aughton, il Noel, il Mor'in, l'H illeret, il Courbet, il Werner, il Corcles, il Randolph, il Penhoat, il Filisoff, il De Larminat, il Bethell, il Freemantlc, il Farret, il Gavotti, il Grillo, l'Algranati, il Ronca, ecc., delle quali pubblicazio ni ci dovremo forse occupare più tardi trattando la questione tattica, a complemento di quella strategica. Le questioni o rga nich e e strategiche, i sistemi difensivi , quelli di mobilitazione, ccc. sfuggirono quasi completamente al fervente lavorìo degli autori sopracitati, ma collo svolgersi della evoluzione si <.leve pure avvertire un accenno sempre crescente alle questioni di ordinamento e di preparazione alla guerra, che si estrinseca in brevi saggi quali quelli del Toucharcl, del Juricn dc la Gravière, del Colomb. del Vecchi, del Mo rin non tenendo conto delle idee che fanno qua e là capolino in lavori cli indole specialmen te sto rica o letteraria come quelli del Guglielmotti, del Jurien de la Gravière, del Bouet-Willaumez, ciel Chaba ud-Arnault, ecc. Appartengono però a questa prima fase del periodo d i transizione tre lavori sulla guerra marittima, dovuti al Grivcl, all o Schclika, al Oislèrc, dei quali il primo,' per lo sviluppo completo dell'argomento, pel felice intendimento della guerra moderna, per larghezza di vedute e vigoria di sintesi, è ccrtan,ente il migliore. Il principio della seconda fase può fissarsi verso il 1880, epoca in cui si agirarono pi ù vivamente in Inghilterra, in Francia ed in Italia specialmente, le questioni della preparazione alla guerra e dei sistemi di difesa marittima. Codesto nuovo avviamento degli studi fu in parte conseguenza della evoluzione, ed in parte causato da nuove necess ità politiche, o eia sovrastanti minacce, quali ad esempio l'unità dell'Iralia, quella della Germania, il risorgimento nùlitarc della Fra ncia, la imminenza cli una guerra anglo-russa, la spada di B renno, come qu ella di Dionigi sospesa su l capo d 'Italia, le quali cause forzarono le menti a med itare sulla guerra in tutte le sue modalità e non soltanto sulla battaglia. conside rata sempre corne unico mezzo per consegu ire il domi nio del mare, tale essendo la rrac.lizione ered itata d al periodo velico . In Inghilterra le questioni cl i ord inamento, di prepara zione alla g uerra, cli sistemazione della difesa, ccc. furono, in questa seconda fase, piuttosto accennate dalJcrvois, dal Colomb , dallo Spencer Robinson, anziché stud iate e complera mente risolte. Esse furono col va riare della situazione politica trattate giorno per giorno alla spiccio1ata dalla stampa periodica, e nelle d iscussioni presso le varie istituzioni che fu nzionano come efficacissimo mezzo d i coltura professionale, mentre in Francia ed in ltalia furono specialmente soggetto a p ubblicazioni d i maggiore formato se non sempre cli maggiore importanza . · Dovremo, a suo tempo , esamina re il co ntenuto e l'indole di questi lavori, che direttamente s'appigliano al problema strategico, che è nostro proposito portare a compimento ; qui solo im porta mettere in evidenza alcuni fatti caratteristici . L'Inghilterra dal 1880 al 1890, non ha prodotto un lavoro cli qualche importanza per forrna, o rdine, entità di problemi risolti o studiati , ccl autorevolezza d i autore, e no n prese in nessun modo l'iniziativa delle grandi rinnovazioni 11'\arittime. L'Italia colle pubblicazioni ciel T ixon, del Maldini, del De Benedictis, del I3onamico, del Pcrru cchetti (che si può considerare uno scrittore navale), cui tennero dic-

- Grivel, De la gueire marittime, 1869. (Not,l d i D.l.l.).

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tro gli opuscoli degli a mmiragli Cottrau, Turi, Suni, Arminjon, Fincati e cli altri anonimi, nonché alcuni impo11anci discorsi parlamentari del Saint-Bon, ciel Brin, del Marselli, del Ricotti, si pose risolutamente allo studio dei problemi organici e strategici e dal 1880 al 1885 tenne indubbiamente il primato, come prese l'iniziativa delle maggiori rinnovazio ni nel materiale e negli o rd inamenti marittimi. Dopo il 1885, l'Italia matronalmente riposante suJle piattaforme delle grandi navi, come la bruna Su!amite, non doveva essere svegliata da vociferazioni indiscrete, ma giova sperare che vegliasse il suo cuore. Dal 1885 nessun lavoro di qualche impo1tanza marittima, escludendo quelli del Randaccio, del Vecchi, ciel Bert0lini, del Cattolica, ciel Ronca perché storici, tecnici, od esclusivamente tattici, venne pubblicato in Italia sulle questioni di o rdinamento e prepara.z:ione alla guerra. L'attività intellettuale pare ernigrasse dall'Italia alla Francia, ove la intensità del conflitto, fra le n uove e vecchie teoriche, prese piuttosto carattere cli rivoluzione, anziché di evolutiva p rogressività. Iniziatore di questa violenta ribellione contro le idee e le teoriche del passato fu l'ammiraglio Au be, quantunque le sue principali pubblicazioni mil ita ri non siano che brochures di piccolo forma to e di lim itata impo1tanza, per quanto esse possano parere magistrales ai discepoli dell'illustre maestro. L'analisi d i codeste pubblicazioni unitamente a quelle degli studi della medesima indole degli amm iragli Gougeard e Reveillère, che coll'Aube formano la moderna trimurti nava le della Fra ncia, troverà ragione di svolgimento forse più tardi; q ui impo rta solamente osse1vare che nessuna cli codeste brochures fu ante rio re al 1882, epoca ne lla quale già erano state pubblicate, d iscusse ed in via d i attuazio ne le idee propugnate dagli scrittori italian i. Q uesto dato cronologico pare difficilmente conciliabile colla ,isscrzione che g li autori del\' Essai de stratégie navale, in omaggio al loro g ra nde maestro, non cessano cli fa r risuo nare dal principio alla fine del loro pregevole studio, e che rivend ica alla jeune école il primato scientifico della strategia navale. Essi infatti asseriscono che " fatto per la prima volta in Francia lo studio della scienza novella della marina ha giovato specialmente all'estero. Colà, i principii audaci ed i loro impulsi non furono combattu ti e ridotti all a impotenza; né l'arditezza del pensiero fu giudicata un delitto». Che l'audace volo delle nuove idee, nuove forse per la Francia, non pe r l'Italia, abbia varcato la Manica, sarebbe difficile negarlo, m,1 da noi q ue lle pochissime idee veramente francesi, piuttosto tattiche c he strategiche, come vedrerno, g iovarono piuttosto alla reazione, la quale non cessava dall'asserire altamente che l'an:uniraglio Aube e la giovane scuola avrebbero in breve tempo logorato l'o rganismo della marina francese. Quanto abbiamo osservato, e quello che dovremo mettere, più tardi, in evidenza, danno rag io ne cli ritenere che il motto della città cli JJ. Rousseau : Post tenebra lu.x non è quello che possa essere la divisa della jeune école, e che forse meglio converrebbe alla speranza dei novatori il motto jluctu.at non mergitur della francese metropoli. La jeune école, perché g iovane troppo, non ebbe forse il tempo di prende re conoscenza di q uei lavori cui sopra accen nammo e che contengono in gern1e quasi tutte le nuove idee strategiche, da essa propugnate. Codesta disconoscenza delle opere altrui merita cli essere avvertita, poiché pare un difetto o rganico d egli scrittori marittimi, in1prontato di forte atavismo, come lo provano gli esempi seguenti. ·

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Claudio Bartolomeo Morisot pubblicava nel 16/4,3 in Dijo n la sua storia navale/ lavoro cli gran polso, che gli merita certamente i l tito lo cl i Erodoto della storia navale. Ciò non esclude però che dieci anni prima , nel 1633, fosse pubblicata in Londra da Th. Rivius advocatus, in qumtro libri, una storia 9 ded icata «ad Serenissimo potentissimoque principi domino nostro Carolo, Anglia~, Scoria:.\ Francia~ & IIibernire regis». Codesto sommario storico, privo affatto cli date, termina colla battaglia di Azio, e coll'avvento all'impero cli Cesare Augusto pel quale •terrarum orbi pacem pepcrit». Forse la seco nda p,1rte promessa nella epistola dedicatoria e che doveva contenere ..cornm ol im et integrnm de rebus ad mare spcctantibus historiam, si vitarn mihi Deus, si per te (Carlo) otium dcclerit denique si digna videbitur, acccprurus" non fu pubblica ta; ciò però no n esclude la priorit.ì del Rivius e co ndanna l'asserzione del Morisoc il (]Ualc nella prefazione d ice appunto: ..Nu llos, quod scian1, ante mc qu::e terra a singulis nationibus gesta sunc , a maritimis secreta, speciali narrationc donavit•, mentre più modestamente il Rivius nella sua prefazione aveva eletto: •Rcs terra gcstas multi olim scriptores, mulr is literis p rodiderunt, quare vero mari contigerunt, pa ucis». Benché cli grnn lunga superiore a quello ciel Rivius. il testo del Morisot lascia supporre per la moclalit:ì dello sviluppo, un bricciolino di parentela e ciò tanto più che l'ecl irore ha creduto bene e.li aggiunge re alla p refazione dell 'autore un cenno , dove dice: «Cum in manus meas duo simu l libri incidissent - Navalis historia Thomae Riviis, et Joannis Seldeni - Mare eia usum, illico in Morisoti domum me contuli•. Il lavo ro del Seldenus non è precisameme una storia n~wale, 1na per la larga e profonda erudizio ne storicc1 e giu ridica ha potuto certamente giovare al pater naualis hist01iae, il quale, se di quei due lavori aveva conoscenza, avrà però saputo dissipare facilmente gli scrupol i dell'ingenuo editore che m inacciava di compromettere, e compromise forse per private ragio ni, la speranza della imn1orcalità, cos i apertamente confessata dal Morisot coll'•Ego. alia via . ad immonalitatem remavi pervenire•. Se l'asserzione del Morisot non può essere apertamente negata, ad o nra del brutro tiro che gli fece l'editore e del co nvincimento che emerge dal para llelo e.lei due testi, que lla elci signori Dois1nclé et Richebourg'" può essere senza scrupolo oppugnata. Nella prefa7.ione, i sopra cirnti aurori d icono :1ppunto: ·Jusqu 'ù présent il n'a point p,1ru d'histo ire générn le de la marine - Nous a vons osé l 'entrcprenclre». Che t'vfonseigneur le comte de Maurepas. cu i l'opera è dedicata, ignorasse l'esistenza dei lavori del Riviu s e ciel Mo risot non è eia dubitare, ma che l'ignorassero gli autori che così sfacciatamente canzonav;:ino il loro mecenaLe, non è cosa che abbia parvenza cl i verità. La possibilirà di riprodurre, si potrebbe quasi dire fotografa re, dopo cento ann i u n'opera complew è essa discutibile' Non lo crediamo; eppure questo miracolo lo hanno fatto i signori Boismclé e Richcbourg i qual i, risciacqua nclo il testo ciel Morisot con un poco di acqua salata, hanno creduto cli creare dal nulla. Chi desiderasse accertarsene non ha che paragonare i due testi e specialm ente il capitolo X del Boismelé col XX dell'a utore saccheggiato.

"C. 13. Morisot. O rhis 111c1ritim i ge11erulis b is/orla. (Nota di lì.LI.). '' Th. Rivius. Hfsturia ,wrnlis a1tliq11t1. (Nota di 0 .B.). '" Uoismdé et Richebourg. Historire géuérale de ft1 marine. (ì\ota di O.LI.).

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A maggiore con ferma della ipotesi che l'ignoranza o la d isconoscenza delle opere ante riori sia un difetto organico e reditario nella casta degli scrittori navali, gioverà ancora ricordare che il Van-Tenac 11 pubblica ndo la sua opera , ricalcata quasi per intero da quelle del Morisot e del Boismelé, benché priva d i senso storico e riboccante d i gasconades ciarlatanesche, crede opportuno avvenire il lettore che a «Notre histoire générale de la marine, la seule ceuvre d'ensemble que jusqu'a ce jour on ait osé entreprendre sur la matiere, embrassera» ecc. Sarebbe davvero il caso d i di re risum teneatis, amici se no n si trattasse cli un vizio veramente organico, che pe r il tramite del i'Vlorisot, del Boismelé, ciel Richebourg, del Van-Tenac, del Du Sein , anche lui colpito, sebbene in minor grado, dal medesimo malanno e reditario, si è trasmesso fatalmente anche alla jeune école, lasciandone però illeso il fondatore, il quale ha largamente soddisfatto al precetto evangelico di dare a Cesare ciò che è cli Cesare e nelle sue pubblicazioni'' ha dimostrato di avere letto cd apprezzato alcu ni lavori italiani, esprimendo il giudizio più lusinghiero che possa desiderare un autore. Se non possiamo ammettere per evidenza di fa tto, che lo studio della scienza nuova della marina sia sta to fatto per la prima volta in Francia, non possiamo negare che talune questioni, riguardanti esclusivamente la Francia e talune altre specialmente tecniche o tattiche di recentissima attualità, siano state poste e risolte, benché le soluzioni ci paiano troppo arrischiate e premature, dalla jeune école; e sovratutto non possiamo negarle il p rirnato della guerre sans merci che s'impronta cli tutta la ferocia dei temp i barbarici. Codesto ravvivamento cli un istinto che fu gallico con Vercingetorige, che si inoculò nelle fibre e nel sangue della casta marittima per contagio barbaresco dura nte il periodo dell' empia alleanza, come la definisce il Jurie n de la Graviè re , sarà certame nte effime ro, ed il combatterlo sa rebbe accorciargli maggiore importanza che realmente esso meriti. Coloro cui spettava direttamente protestare lo ha nno fa tto: ed, è dovere dare plauso alla critica francese c he, ispirandosi a concetti e sentimenti veramente militari, sanciti eia Onosancler e riaffermati dal Grotius, da Rousseau, eia Mably, dal De Boeck, dal Grivel, ma specialmente dal .Jurie n de la Gravière, ha protestato contro i principi che secondo la jeune école, dovrebbero essere gli articoli fondamentali del nuovo diritto della guerra. I p rincipa li precetti di questo nuovo 'l'cdmud milita re marittimo, sarebbero i seguenti: a) La Francia ha fondaco il diritto dei neutri, ma non si deve credere incatenata da vincoli ca1tacei; b) La generosità non può trovare luogo che nei trattati. Essa è sciocchezza, pusillanimità , vigliacche ria nell'azione; c) Il più fo11e e.leve esau rire nella lotta tutte le terribili conseguenze della sua superiorità; cl) La dichiarazione del 16 aprile 1856 [abolizione della gue rra cli corsa - N.d.c.l è una testimonianza imperturbabile della scemità diplomatica; 11 Van-Tenac, Histoire générale de la marine, Paris 1847. (Nota cli D.13.). " ,Jtalie el L.wcml• in Revue des Deux 1vfondes, 1883. (Nota cli D.13.).

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e) Le leggi del d iritto internazio nale no n sono leggi che p er coloro che non possono violarle; · OIn guerra la forza s'infischia d i passare per la giustizia; g) Il diritto del debole schiacciato è di lamenrarsi, ma il diritto del forte che lo schiaccia è di schiacciarlo; h) La crudeltà di un popolo genera la crudeltà cli tutti gli altri ; i) Se la guerra è e1npia, più la crudeltà sa rà sem:a scrupoli, più essa apparirà perfetta nel crimine; I) I.a strategia della Francia, in una guerra contro l'Italia, consiste nella distru zione delle città italian e. Coclesra serie di precetti evangelici porrebbe essere conrinuara, ma è forse meglio considerare che nessi.mo di questi precetti ha m ai trovato luogo negli scritti militari pubblica ti da venticinque secol i a quesca parte, quando ancora non si sospettava l'esistenza di una strategia scientifica. Triste scienza! T ristissima fatalità' Se la Francia. logorata da un fu nesw dualismo civile e politico che la sospinge ad alleanze le quali furono e saranno fatali all'Europa, rendendola, come la resero sotto f rancesco I, stru mento di barbarie e di espansione dell e razze orientali , anelanti a m editerraneo ccl eu ropeo domin io : se la Francia, ripetiamo, in q uest'u ltimo venten nio avesse avuto un grande poera che le additasse i supremi ideali, l'Europa non geruerebbe sono il peso clcllc.: armi , né sarebbe speLtacolo di barbarie il p iù misera ndo che abbia mai registrato la storia. Se Mare Amanieux. il soave canror cii Formose, ispirandosi al suo grande maestro, avesse scritto !es ccmtem,plations de la France invece di scrive re, la corde du tocsin à la piume, il poema La Révofulion . torturando il suo genio, egli avrebbe nel cuore del suo popolo gettato il seme della più sublime Revancbe, fecondata d'amore e non d'odio, ed il mondo civile plaudendo alla sua bella eroina av rebbe palp irnto per le i. Non occorre rivivere lungamente in trancia per acquistare la convinzione che la classe colta e pensante, escludendo la casra b urocn1cica e militare, comprende questo fatale d ual isrno che logora l'a nima della nazio ne. che costringe gli altri popoli ad una ingrata e trepidante esistenza e che genera quel fermento bilioso che si risolve nelle aberrazioni mentali della j eillle école e nei li nciamenti di Ai[sues Mo1 ·tes. Per co/'/'er mig lior a cque prendiamo il riino rchio che ci porge l'a mmirag lio Ju rien de la Gravièrc" e concludiamo con lui che sarebbe desiderabile e possibile, prima d i giungere a sopprimere definitiva mente la guerra, di auenua rne, per mezzo cli qu alche risoluzione anfizionica , i rigori, pe r non dire la ferocia; e che se la guerra rimane ancora barbara e s'impronra d'un caranere selvaggio. ignoro fino ad oggi, non sa rà sulla Francia che i posteri faranno ricad ere la responsa bilità. Riéissurnendo i concetti che siamo venuri svolgendo, ci sembra cli potere stabilire: 1° Il presente periodo di transizione puo considerarsi diviso in due parti: la prima tattica ed evollltiva , la seconda specia lmente strntegicn ; 2° Il m ovimento intellettua le, o rneglio , il conflitto delle idee, ebbe carattere evolutivo in Inghilterra, saltuario in ltalia, rivoluzionario in Francia , anemico presso le altre nazioni;

" Jurien dc la Gravi( rè, Les cursaires l?C1rhar esq11es. (Nota cli D.13.).

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3° rJ conflitto inte llettuale in Italia si determinò verso il 1880, collo sruclio del sistema difensivo; verso il 1885 in Francia coll'entrata dell 'a mmiraglio Aube ne l Ministero, e seguì in Inghilterra le vicende politiche che agita,·ano l'opinione pubblica. preoccu pata dal non sentirsi sicura dietro i balu:ucli di ferro come lo fu dietro quell i di legno; 4° Il primato degli sLUdi di srraregin navale modern,1 non spetta alla jeu11e école. ma non può negarsi che ella abbia agitale talune questioni di alca importanza;. 5° I precetti vandalici propugnati e.la i novarori francesi sono fenomeni di :,dlucinazione mentale prodotta dalla patologia morale e pol itic:1 della Frnncia: 6° La barbarie non può essere essenza scientifica : e la verità farù assai presto giustizia di questa nuova leg islazione della guerra n1arittim,1; 7° La condotta delle operazio ni di guerra fondara su i precetti ciel Cla use\virz o del Jomini può e deve applicarsi anche sul mare, poiché il ji"ap/1erfort et 11ite, non implica i l jJ'apper sans souci e tanto meno il ji"apper sans merci: 8° La v io lazione d el diritto internaz io nale non impl ica quella elci princìpi umanitari che la Francia nel 1793 ha sancito; 9° È dovere dell'Europa colrn e pensante di trovare il modo di evitare il ricorso dell a civiltà verso il ca nniba lismo, e cli avviare il problerna politico ad un:t so lu zione che non gridi vendetta nei seco li. 11 J. I.a strategia nav:1lc, com e fu detto, nelle condizioni presemi è un rroblem:1 cosi arru ffato eia questioni rccniche , eia tradizion i nautiche, da esigenze reatt ive, da intemperanze novatrici che sarebbe vanitosa presunzione sperare di risolverlo in modo definito, concreto e tanto meno teoretico. Ma poiché le menti si volgono oggi impazienti, quantunque sospettose Yerso cli essa, e pure indispensabile procedere , senza p resu mere di fa re o pera cluran.m1, ad ordinare gli elementi principali della questione. onde soddisfare alla meglio ad un bisogno improntato cli eviclenre attualirù, e porrnrc un pO(O di chi:1rezza lù dove l'indeterminazione è ancora tanta da giust ificare anche oggi l',1sserzio11c dell 'ammiraglio Arminjon, il quale nel "1882 scriveva che: •non han no torto gli ufficia li di marina i quali disputano fra loro sopra il senso da attribuirsi al vocabolo strategia e non lo Lrovano. Ognuno ha il prop 1·io concetto e non rn i sen tirci influenza sufficie nte po.::r porre d'accordo tanti dissid enti"· Non dissimile da quello ciel nostro illustre ammiraglio è il giudizio espresso dal Freemantle, nel suo prem ialo studio sulla guerra navale. Dopo d i a\'ere trascritto dal ]omini il principio fonclamenrak della guc{Ta, così conclude: ..Fin qu i tutti convengono, ma quando ci facciamo a dedurre qualche concetto che sia l'applicazione pratica di qu esto principio dagli scrittori che hanno .studiato J"argomenco della pugn:1 nm·ak. trov iarn.o le più gra nd i d ivergenze di opinione non solo sulla fo r;-:a dei va ri ordin i d i combélttimento. ma altresì sul modo cli combattere•. Dopo il 1885. lo studio della guerra e specialrnerne della strarcgia non ha proceduto cli moira, né le intcrnpernnze di forma e d i concerro della jeune école possono giovare gran fatto e tanto meno essere guida sicura a chi s'accingesse a muovere il passo verso I.i Selva se/raggia ed aspra e jòrte della strategia na\'alc.

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Gli scrittori ciel periodo ren1ico poco scrissero di tattica, nulla cli strategia , se escludiamo qualche accenno ai doveri ed alle qualità del coma ndante supremo. G li scrittori del periodo velico pare non ne sospettassero q uasi l'esistenza, avendo essi dimenticato a nche il voca bo lo. Gli ammirag li ce lebri nulla lasciarono sc ritto, se si eccettu i il Duguay-Trouin, così d issimili in ciò da i gra ndi capitani cli terra. Gli scritto ri mo derni, da quanro dicemmo, accennarono qua e là qualche concetto , ma nessuno di e ssi ha form ulato un programma , ha tenta to cli svolgere in modo completo il problema strateg ico, cd il recentissimo lavoro de l coma ndante Z .... e d H. Montec hant è un saggio lirico di strategia scientifica che non porrebbe essere guida sicura , per qua nti pregi c cl alKlacie d i me nte lo d istinguano, fra i rari n.antes in guigite vasto. Un lavoro pe nsato e comple to, nelle condizioni presenti po teva solamente essere scritto dall'ammiraglio Jurien de la Graviè re , del q uale la larga me nte, la vastissima coltura, il sa pe re te cnico, il prestigio del nome, l'intuizione fe lice del senso mode rno ma rittimo , così luminosamente rivel~Ho neg li ultimi suo i scritti, lo additavano per essere il Clausewitz od il Jo mini della marina militare mo de rna. , La jeune écote s'insp iri a quell'altissimo esemp io, e farà opera verame nte deg na della marina fra ncese e de ll'ammirazio ne stra niera. In attesa che qu esto nostro aug urio s i co mpia senza busso la e se nza ca1te, novelli a rgonauti della scienza militare marittima, tenteremo fo rse d i muo vere, affidandoc i al vig ile occhio de lla ragio ne , a meta non meno lontana, verso lidi non meno inesplo rati, co n me zzi non me no fragili e sclrusciti, timorosi cli na ufragio assai più che di piantare l'asta sulle aurifere arene della spiaggia g iaso nica. Prima pe rò di iniz iare lo studio teoretico de lla strategia navale c i pa re necessario risolvere alcu ne questioni pregiudiz iali o nd e escludere q uals iasi causa d i intimidazione che possa favorire o giustificare apprezzamenti ine satti, confusi o fallaci. Co deste questioni, impropriamente chiamate pregiudiziali, sono le segue nti: 1° Quale fun zione assume il genio dell'ammiraglio ne lla strategia? Q uale è specia lmente la natu ra de l ge nio navale? - Come si diffe re nzia da q ue llo dei condottie ri d'esercito? - Come si manifesta? - È egli log ico a ffida rsi a lla ap parizione de l ge nio, e me ttere all'ostracismo la scienza e la teoria della guerra marittima? 2° Qu ale valo re ass ume realme nte ne lla strategia e nel risultato de lle guerre navali, l'inuenzione cli un elemento tattico o strategi.co , cui la pu bblica o militare opinione è cosi proclive accordare una onnipotenza miracolosa? Pa rrà forse a molti che q ueste questioni pregiud iziali siano oziose, e che a pparisca evidente la bizantineria de l nzuch ado about nothing; e ciò ta nto più dacché nessuno scrittore militare, se si ecce ttui q ualche accenno ne l me mo riale cli Sanr'Ele na , ha cre duto necessario e saminare la funzione del genio e della invenzione sulla guerra, neppure il Clause nwitz, che pure è fra tutti gli a uto ri militari quello che ha trattato con maggiore larghezza di me nte ed e fficacia cli a nalisi il pro ble ma della strateg ia getta ndo, per il primo, le basi didattiche della scienza strategica, a m e no che ta li questioni non siano svolte, c iò che igno riamo , nei du e volumi che il generale Clausewitz intendeva pubblicare come introd uzio ne filosofica alla Teoria d ella grande guerra. Lo stud io della strategia navale, considerata co me dottrina speciale de lla scienza della g uerra, sa rebbe davvero su perfluo se si potesse nutrire fo ndata speranza che il genio si rivelasse sem pre che le circostanze lo e sigono, e l'ispirazione vittoriosa fosse patrimonio esclusivo de gl'ignoranci.

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Poiché la storia dimostra l'erroneità d i tali ipotesi ed esclude la possibilità d i fondare su di esse la sicurezza degli Stati, così rimane soltanto a vedersi qua le e quanta sia la probabilità cieli.a apparizione d'un genio, o di una mente felicemente inspirata che, colla rapidità della sintesi, alle leggi generali della guerra , antiche come il mondo, per vi1tù propria o per altre virtualità concorrenti, dia forma cli applicazione sublime o vittoriosa, quanto inattesa. Il genio può rivelarsi in modo sva riatissimo, ed assumere una gradualità che, da quella che ha essenza quasi soprannaturale e divina , trascorre a quella che ha semplicemente carattere d'impreveduta spontaneità. Non è certamente possibile né opportuno introdurre in uno studio teoretico della strategia la psicologia del genio; s iccome però esso fu ed e tuttavia giudicato da molti la vera e sola essenza della mente strategica, così un succinto esame della questione non riuscirà forse superfluo, specialmente se si considera che, quanto più se ne grida l'onnipotenza e se ne spera la rivelazione, tanto meno si è cercato cli spiegare ed analizzare il fenomeno. Il genio nautico o navale, considerato militarmente, se la storia e la filosofia non ingannano, non occupa un grado molto elevato nella gerarchia dei rivelanti. Nessun genio militare appartiene alla classe più luminosa la cui rivelazione è ind ipendente dai tempi, ed alla quale appartengono Budda, Cristo, Archimede, Galileo, Ne-wton, poiché essi hanno creato dal nu lla. I tempi, in grado maggiore o minore, concorrono coll'intelletto e remore a determinare la rivelazione del genio, quando l'azione è necessaria alla sua manifestazione. La gerarchia d i questa seconda classe cli rivelanti , la d i cui manifestazione è dipendente dai tempi, apparisce assai confusa e complicata cli sfumature infinite. Essa però pare debba sommariamente determinarsi in ragione della maggiore o minore preponderanza dell'amore sull'intelletto e dell'intelletto sui tempi. Dalla piena ed intensissima pa,tecipazione di tutte e tre le cause determinanti, si trascorre grado a grado fino alla preponderante e quasi esclusiva azione di una d i esse, rimanendo le altre due allo stato di naturale comune tensione. Grande fu la compenetrazione e l'equilibrio dell'amore, dell'intelletto dei tempi, in Mosè, Aristide, Pericle, Maometto, Saladino, Washington. Prevalenza d'intelletto e di amore sui tempi si dimostra in Manou , Capila , Confucio, Solone, Socrate, Platone, Salomone, Aurelio Agostino, Cristoforo Colombo, ed in tutti. i grandi poeti, specialmente se lirici, da Omero a Vietar Hugo. Prevalenza quasi assoluto dell 'amore sull'intelletto si riscontra nei profeti maggiori, in Lutero, Calvino, Giordano Bruno, Savonarola, ed in generale ne i grandi agitatori o martiri di tu tte le riforme e rivoluzioni. Preponderanza d'intelletto sull'amore si rivela con Aristotele, Epicuro, Cicerone, Machiavelli, Vico, Hegel, Draper, Spencer, ecc., ed in generale in tutti i grandi filosofi e pensatori che impressero luminose impronte sul cammino della umanità. Procedendo si potrebbe, gra duando la relatività dei tre fattori, concorrenti in varia misura alla rivelazione del·gen io, riuscire a formulare una vera gerarchia del genio umano in tutte le sue manifestazioni. L'indole di questo scritto esige solamente l'esame della psicologia del genio militare, tanto continentale che marittimo, ed a tale fine parrebbe cli potere azzardare le considerazioni seguenti:

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1° Nessuna grande individualicà militare appartiene alla categoria dei rivelanti il genio elci qu ali è indipenclenre dai tempi ed è cosl' ituito soltanto d'intelletto e di amo re ad altissima tensione. poiché alla rivelazione del genio mililare debbono sempre conco rrere i 1.ernpi coi loro mezzi persona li o materiali d i cooperazione, benché non se mpre in egua le m isura : 2° Alla categoria dei rivela nti, la cui manifesta zio ne esige la concorrenza in altissim o grado e quasi in eguale misura d i tutti e tre i fattori d ella rive lazione, temp i, intcllelto cd amore non è possibile ascrivere nessun grande ca pitano, considerato militarrnentc, poiché se Aristide, Pericle, Salad ino, Washing to n ebbero un periodo guerriero. non fu per esso che maggiormente rifulse la luminosità del loro gen io; 3° Una p iù moderata co ncorrenza di tutti e tre i fattori , permette di accordare il primato a Gusrnvo Ado lfo, a Federico Il ed a Ruyter, benché altri capitani di terra e cli mare . maggiormente per glo ria delle loro ar mi ad essi sovrastino, e ciò perché essi allél defic ienza dei temp i e dei mezzi , supplirono colle grandi virtù della mente e del cuore: 4° Preva lenza cli amo re sull'intel !etto e sui tempi non si incontrò tra i sommi condottieri di eserciti o di :irmate, e ciò parrà evidente qua ndo si consideri che tutte le modalità dell'amo re, da quello del prossimo a quello della glo ria; eia q uello della patria a quello dd soldato: eia quello della scienza a quello ciel cimento; da quello della verità a q uello della giustizia, non trovano libero carnpo d'applicazio ne nell a guerra: 5° Prepondera nza, d'intelletto su ll'amore, non disgiun ra da efficace correlazio ne de i temp i facilme nte s' incontra. A questa schiera con variata gradualità, appartengono Alessandro, Annibale, Cesa re, Sol imano Il, Na poleone, Moltke, e do po di essi, per mino re potcn:dalità dell a mente e dei tem pi, Ca rlo Magno . Turenna, Condé, Eugenio di Savoia, l'arciduca Carlo, Moreau. Hochc e runi i somm i ca pitani del la Grecia e d i Roma , che è q ui superfl uo ricordare. A q uesta seconda serie non all a prima, appa rlengono. tra i capitani navali. Cimone, Formione, l.isandro, Agrippa, Decio Bruco, Egidio 13occa negrn, Lucia no Daria. Lazza ro Mocenigo , r ra ncesco Mo rosini, Blake, T romp. il duca di York, Tourville. Suffren, Duguay-Trouin, rarragut, Porter; 6° Prevalen za q uas i assoluta dell 'intelletto, tanto sull 'a m o re qu anto sui tempi è caratter isl ica spec iale dei gra nd i capitani ciel mare. Alc ibiade, Asdrubale , Sesto Pompeo, Ruggero Lau ria, Andrea Ooria, Dragut, Kha ir-ed-D in, Pia lc, Lticcial i, Jlowa rd , D ra ke, Nelso n , debbono esse re classifica t i tu tt i. b enché va riamente, in quesrn categoria; 7° Prepo ndera nza q uasi ,1ssolu rn dei remp i, propria delle crisi po lilichc, relig iose, social i non consente l'evidenza del genio. Uornini e cose sono turbinosamente t ravol te.:, e solarnente do po riso lta la crisi quando ancora i temp i sono ardenti e le ene rgie v ibranti. è possibile la manifestazione del genio domin ante uomini e tempi. Q uesrn compendiosa classifica non presu me d i stabil ire in modo assoluto una g radualità teorica ciel geni o, poiché a tanto scopo sarebbe necessario porre , per così dire, in equazione rune le variabilità dell 'a more, clell'i ntellerto e dei tempi, ma tende solamente a tracà-1re le grandi linee cleterminatrici della psicologia dei rivelanti. · Parrà forse che questa classifica sia più capricciosa che pensata; e certamente si potrc.:bbe osservare che il giudizio cli Plu ra rco no n consentirebbe cli classificare Aristide con \Vashington. e che quello del padre Guglielmoui non permetterebbe d i porre A. Doria ad lettere di Ruggero Lauria e cli Dragut. Agli Inglesi ed agli Anglomani parrà

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irriverente la classifica cli Ne lson, ed agli Austriaci risentimento la dimenticanza di Tegetthoff. Ciò nonpe1tanto, pur riconoscendo l'utilità di una più particolareggiata classifica, che si risolverebbe in altrettante categorie quante sono le incliviclualità, storicamente esatta ci sembra la classificazione precedente. Infatti, se al genio di Washington non può negarsi l'altissimo grado, lo si deve pure concedere ad Aristide, quando si consideri la corruzione dalla quale egli emerse e la grandezza d'animo rivelata tanto nell'ostracismo quanto nel conflitto contro l'ambizioso e tlirbolento Temistocle. Né ragioni meno efficaci vietano a l Doria una più elevata classifica . Tutti converranno facilmente che il Ooria non possa classificarsi col Ruyter, poiché se per intelletto e capaci~à marittima furono egua li - od il primo sovrastò qualche poco al secondo - i tempi non furono al Doria quanto al Ruyter propizi ed in quasi tutte le modalità dell'amore il Ruyter di tanto lo superò da escludere la possibilità cli uguale classificazione: né l'amore della patria, che fu grande, sebbene diversamente sentito, in entrambi, può compensare la scarsezza o la negatività delle altre principali modalità dell'amore che nel Doria così spesso si debbono lanìentare. Sebbene il Doria sovrasti cli gran lunga al Ruggero Lauria e, per talune qualità dell'animo forse al Nelson stesso, ciò non pertanto l'indole del suo genio, assai più a quella di questi due grandi arrimiragli, anziché a quella del genio di Ruyter, si assimila; e se il giudizio cli Jurien de la G ravière' ; non esclude la possibilità di classificare il Doria col Khair-ed-Din , non parrà teme rario, dal punto di vista militare e non cattolico, avere ricordato col Barbarossa i suoi maggiori luogotenenti, che furono grandi e veri ammiragli quanto quelli della cristianità; ciò che la storia imparziale non può e non deve disconoscere. Se il principe Doria non può classificarsi col Ruyter per Je ragioni già dette, non può negarglisi il primato sugli ammiragli classificati con lui, onde non potrà ritenersi irreverente od insciente la classificazione del Nelson, il quale, come ammiraglio , non gli fu superiore, mentre gli fu indubbiamente secondo per potenza d'animo e di mente. Alla gloria ciel Nelson, assai più che a quella del Ooria, concorsero i tempi ed in ispecia l modo, la situazione politica dell'Inghilterra e la superiorità dei mezzi rnilitari preparata di lunga mano dagli ammiragli che lo precedettero nel comando delle flotte britanniche. Ridotte a più comune misura queste due catise, in altissimo grado dcterminatrici delle vittorie e della loro influenza risolutrice sulla situazione europea ed alle quali l'opera di Nelson non poteva o non dovette concorrere, mentre invece la sua gloria si beneficò della loro in fluenza eccezionalissima, il genio del maggior ammiraglio d 'Inghilterra non sovrasterebbe a quello di Suffren, che per indole marinaresca fra tutti maggiormente gli si assomiglia. Delicatissima, per un Italiano, si presenta l'analisi psicologica della gloria di Tegetthoff. Se si considerano solo i risultati che una mal condotta e mal combattuta battaglia ha conseguito certamente grande e non inferiore a quella di Francesco Morosini, che riconquistò al dominio della Repubblica veneta i possessi peloponnesiaci, sarebbe il genio dell'austriaco ammiraglio. Quando però si procede ad un "Doha et Barbeurousse. (Nota di 0 .13.). ·

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esame coscienzioso della verità, in base ai tre elementi determinanti del gen io, chiaramente appa risce che la campagna del 1864, fu poca cosa, che valse al più a rendere evidente il valor militare del comandante la div isione austriaca ed a giustificare e consigliare la sua elezione al comando della Dotta nella campagna austro-italica. La guerra del 1866, esaurita e compendiata in meno cli un'ora d i pugna na vale, non riuscì che a riconfermare il valore militare del fortunato ammirag lio, cui fu gloria la miseranda situazione della flotta italia na . Alla rivelazione del genio di Tegetthoff era necessario che egl i avesse a lottare contro un ammiraglio, non pure come Latouche-Tréville, come Brueys, co me Villeneuve, come Gravina, che seppero dare l'esemp io del valore, che sapesse almeno, come il Medina Sidon ia, consultare i suoi arnmiragl i sott'ordin e. Gli erro ri commessi dal Tegetthoff nella condotta della guerra e nella giornata della battaglia, come sarebbe facile dimostrare, se furono minori di quelli prodigati dal suo avversario, furono però cali da escludere la possibilità di accordargli l'intellettualità a quella alta tensione che è prerogativa elci genio. Quando pure una sola campagna cli guerra fosse sufficiente alla rivelazione del genio strateg ico, quella del 1866, brevissima, inattiva, infecon da di ammaestramenti strategici o tattici, non potrebbe mai formare titolo sufficiente alla classifica del Tegettho ff fra gli ammiragli più sopra ricordati. Se alla gloria di un nome pL1ò bastare un so lo episodio ero ico , alla rivelazione d'un genio è necessa ria la continuità o successività deg li avvenimenti tutti, se non egualmente felici, improntali di vigorosa cd omogenea ispirazione, poiché, come giudica il Clausewitz, è assai meno per la novità dell'azione ch e per i risultati defin itivamente ottenuti colla esatta realizzazione delle ipotesi studiate nel silenzio e mediante l 'a rmo nia d'una direzione co ncep ita e maturata senza chiassosità che si manifesta la potenza del genio. A tali condizioni non soddisfo certamente la personalità del Tegetthoff, ed anche i più ferventi ammiratori del valo roso ammiraglio dovranno conveni re che i ten1pi, l'i ntelletto e l'amore fu rono troppo scarsi alla rivelazio ne ciel genio . Avvalorata colle suesposte ragioni la graduale classifica del genio marittimo, rima rrebbe a vedere se più calcia ammirazione si debba a quegli amm iragli che, come Agrippa, Mocenigo, Morosini, Tourville, Farragut ebbero maggiore equilibrio d'intelletto e d'amo re. oppure a quelli nei quali, scarseggiando l'amore, preponderò l'intelletto. Considerata militarmente e marinarescamente la qu estio ne non ammette dubbiezza . Alcibiade, D oria, Lauria, 'elson sovrastano ai l.isandro, agli Agrippa, ai Morosini , ai Tourv ille, ai Farragut: ma il grande quesito del Manzoni potrebbe, eia molti, risolversi a favore di coloro che mai la ragione so1n11iisero al talento e che con intensità d i amore compensarono l'inferiorità della mente o la scarsa efficacia dei tempi. Non sempre fu ve ra , benché risonante, la glo ria dei primi, mentre quella <lei secondi, se militarmente non fu , o non ci pare ch e fosse, così luminosa sempre, però fu vera gloria e tale stimiamo che debba vivere nei secoli. Le generalit,ì psicologiche clt!I genio, quali risultano dalla analisi precedente, permettono di p rocedere ad un esame comparato ciel genio militare nelle sue due grandi distinzioni, territoriale e marittima, che è scopo irnmediato della precedente disamina. Napoleo ne nelle sue memorie, esaminando a gra ndi tra tti codesta questione , non ha sempre penetrato addentro coll'i ncellerro le ragioni psicologiche che clifferen7.iano il genio dei grandi capitani da quello dei maggiori ammiragli .

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L'importanza del giudizio napoleonico esige che qui venga trascritto per intero, onde mettere in evidenza le ragioni che 11011: soddisfano alla psicologia del genio, quale fu nelle sue generalità sopra svolta. «Un genera le comanclame in capo un'armata navale ed un generale comandante in capo un'armata d i terra sono uomi ni che hanno bisogno cli qualit,1 differenti. Si nasce colle qualità adatte al comando di un'armata di terra, mentre che le qualità necessarie per comandare un'armata navale non s'acq uistano che colla esperienza. «Alessandro, Condé hanno potuto comandare nella loro più giovane età; l'arte della guerra terrestre è un'a1te cli genio, d'ispirazione; ma né Alessandro, né Condé, all'età di ventidue anni, avrebbero comandato un'armata navale. In questa nulla è genio od ispirazio ne, tutto invece è positivo ed esperimentale . «Il generale di mare non ha bisogno che cli una scienza, quella della navigazione. Quello d i terra ha bisogno cli tutte le scienze o cli un talento che ad esse equivalga, quello cioè, di approfittare cli tutte le esperienze e di tutte le conoscenze. Un generale di mare non ha nulla eia indovinare; egli conosce ove trovasi il nemico, del quale conosce la forza. Un generale di terra non sa mai nulla certamente, non vede mai bene il suo nemico, non sa mai positivamente ove egli sia. Allorché gli eserciti sono di fronte, la minima accidentalità del terreno, il minimo bosco nasconde una parte delle truppe. L'occhio più esercitato non può dire se esso vegga tutta l'armata nemica o solamente i tre quarti . È cogli occhi della mente, dall'i ns ien1e di tutti i ragio namenti, per una specie d 'ispirazione che il generale di terra vede, conosce e giudica . •li generale cli mare non ha bisogno che d i un colpo d'occhio esercitato, nessuna parte delle forze nemiche gli è occu ltata. , Ciò che rende difficile il mestiere d i generale di terra è la necessità di nutrire tanti uomi ni e tanti cavalli. Se egli si lasc ia guidare dagli amministratori è ridotto alla immobilità e le sue spedizioni falliranno. Quello di mare non è ma i vincolato poiché tutto egli porta con sé. ,,Un generale d i mare non è obbligato a ricogn izion i, non ha da esaminare il terreno né da studiare il campo di battaglia. Il mare è sempre una pianura liq uida . Il più abile non avrà altro vantaggio sul meno abile che per la conoscenza dei venti che regnano in questo od in quel luogo, per la previdenza d i quel li che devono regnare, o per la meteorologia, qualità che s'acquistano colla esperienw solarnente. «Il generale cli terra non conosce mai il campo di battaglia dove deve opera re. li suo colpo d'occhio è quello della ispirazione, egli non ha nessun indizio positivo. I dati per giungere alla conoscenza locale sono così eventuali che non si impara quasi nulla dalla esperienza. Egli è una facilità quella cli conoscere a primo aspetto i rapporti che hanno i te rreni, secondo la natura delle contrade; ed è infi ne un dono che si chiama colpo d'occhio militare, e che i grandi genera li hanno ricevuto dalla natura. Ciò non pertanto le osservazioni che si possono fa re sulle carte topografiche, la facilità che deriva dalla ed ucazione e dalla abitudine di leggere sopra una carta possono essere di qualche aiuto. «Un generale in capo di ma re dipende più da' suoi capitani di vascello che un generale in capo di terra non dipenda da ' suoi generali. Quest'ultimo ha la facoltà di prendere egli stesso il comando diretto delle truppe, cli portarsi su tutti i punti e cli rimediare ai fal si movimenti degli altri. Il generale di mare non ha personalmente influenza diretta che sugli uomini del vascello sul quale si trova. Il fu mo impedisce la segnalazione . I venti cambiano e non sono gli stessi su tutta l'estensione della linea di

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battaglia. È quindi, fra tutti i mestieri, quello che conferisce ai subalterni maggio re iniziativa". Benché dcnata dalla grande mente cli Napoleone questa psico logia comparata del genio milita re , rcrresrre e navale, ci sembra assai superficiale e restrittiva, ed apparisce evidente corne Lutto al più, per ta lune cause pa rticolari , essa non possa applicarsi che agli ammiragli del periodo velico. Napoleone infani esprime questo giudizio a co mplemento della narrazione della battag lia di Aboukir. ciò che rende ragione della resrriuività, e senza intend imento di studiare a fondo la questione psicologic.1, ciò che giustifica la superficialità. Nessuno contesterà che un generale ed un ammiraglio debbano avere qualità alq uanto differenti; ma è egli possibile stabili re che si nasca grandi capitani e che si possa soltanto per l'esperienza divenire ammiragli? Fo rse un;-1 maggiore esperienza giova più alla perfezio ne dell'ammiraglio anziché a quella del generale; ma si nasce grandi ammiragli non meno cli grand i condottieri di eserciti , e chi ra ie virtù non la sortì dalla nascita non l'accumulerà giamm ai, co lla esperienza, a quella tensio ne necessa ri;i alla mani fesrn:c:ione del genio. Codesto concccto fondamentale indusse il grande stratego a concludere che l'arte della guerra terrestre è un'a rte di genio e d'ispirazio ne. mentre quella ciel mare è un'arte d i esperienza che esclude l'ispirazione ed il genio. Questa sentenza non solo è inesatta , ma è anche irriverente verso le grand i personalità che capitanarono le armare [navali], cd è solamente spiegabile colla scarsa conoscenz,i dell,1 storia mi litare nav,1le. Se Alessandro e Condé, per ricordare gli esempi addoni da Napo leone, poterono giovanissim i spiegare la potenz,1 del loro gelliO, ciò non lo si deve attribuire ;i lla manifestazione irrefrenabile del genio, bensì alb prerogativa della loro posizione persona le. Se Alessandro non fosse salito al trono appena ventenne, e se il principe di Condé non fosse sraco Luigi li di Borbone, le grand i luminosità della loro mente non si sarebbero rivelare che assa i più tardi, se pure trovavano ancora opportunità od energia di manircstarsi. Storicamente parrebbe più saggio giudicare che la giovinezza nel comando fu quasi sempre prerogativa regale, e che il comando delle armate di mare ebbe ed avrà minor fascino di quello degli eserciti, donde si co ncl ude che ai supremi co1Y1ancl i degli eserciti agevolmente, se non esclusivamente, si può giungere in età favorevole alla ma nifestazio ne brillante del genio, mentre al supremo comando delle flotte più cardi si giunge e quasi sempre per continuit,"\ di ca rrier,1 . Non mancano però esempi nnvali simili a quelli citati da Na pol eone e basLercbbe ricordare il duCél di York , che fu poi Giacomo Il d'Inghilterra , vero e gra nde ammiraglio, assa i più cli don Giovanni d'Austria, il vincitore cli Lepanto, i quali non ancora ventiseienni assunsero il comando di grandi forze nava li e le guidaro no alla vinori::i . Altri esempi di veri e g randi ammiragli g iovan i, se non giovanissimi , non fanno difetto e basta ricordare Alcibiade e Sesto Pompeo per concludere che il genio, l'ispirazione, la giovinezza non sono prerogative speciali dei comandanti gli eserciti; che si incontrarono e possono manifesta rsi ancora nelle armate di mare, benché forse co n minore chiassosità e frequenza che negli eserciti, per ragioni affatto ind ipendenti dalla vinual ità del comando. Con non maggiore difficoltà si potrebbe dimostrare l'inesattezza delle altre asserzio ni napoleoniche, od almeno la ristrerrività della loro applicazione al periodo velico, che si può considerare una su perfeta zione navale.

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Errore grave fa qu indi il se ntenziare che il generale cli mare non ha bisogno che cli una sola scienza, quella della navigazione. poiché. se essa è necessaria e quasi sufficiente per fa re un buon capit~1no merca ntile, sa rebbe meschinissima dote per fare un buon arnmirnglio. La sto ria dimostra che, non solo nel periodo remico, ma ancora in quello velico, il comando supremo cli forze naval i poté felicemente esplica rsi da ammiragli celebri quanto Roberto Blake ed il duca cli York, che nella scienza nautica non furono ce rto profonclarnence versati . Per formare un buon co1rn1ndante in capo d i forze navali occorsero q uindi, ed occorreranno sempre r>iù tutte le scienze, quanto per formare un buon generale; e se qu alcuna cli queste scienze è Corse meno necessa ria, è per certo fra ciuestc quella nautica, della qua le potrebbe bastare la conoscenza dei primi clementi. È cogli occhi della mente che un ammiraglio. quanto un generale in capo, deve vedere, conoscere, g iudica re la situazione militare e dirigere u na campagna di guerra , né le d ifficoltà deg l i esatti apprezzamenti sono minori per l'u no q uanto per l'altro, in tutto ciò che si riferisce alla direzione strategica . Tattica mente il giudizio di Napoleone è forse più esarro, e si potrebbe senza grave timore di errare asserire che il grande stratego ha considerato che tatt ico esclusivamente, e non filosofico, morale, strategico fosse il com pito di un ammiraglio comanda nte forze navali considerevoli. Se maggiori sono le difficoltà che si appongono all 'a pprezzamento della situazione tactica terrestre. più largo è anche il campo di azione intellettuale e perciò più propizio ,i ll<1 manifestazione del genio ta Ltico, che può nelle battaglie terrestri vale rsi di grandi risorse. che fanno interamente difetto nel campo tauico dell'azione navale. !\on deve da ciò concluclcrsi che un generale cli mare non ha bisogno che di un colpo d'occhio esercitmo, e che nessun,1 parre delle for:1.e nem iche gli è occultata ; poiché la battaglia della Meloria v inta cb Oberto Doria per stratagem n1a dello Zaccaria, e quella di Curzola, vinta da I.amba Daria per non dissimile agguato, auestano la possibilità di occultare al nemico una pa rte delle forze; cd in avven ire tali manovre potran no con rapiclitii so1rnm1 felicemente ritentarsi co lle flottiglie moderne, alle qua li potrebbe, nelle future guerre, spesso lOccare il compito di giungere inattese sul campo dell'azione, come la divisione d i Desaix a Ma rengo, ed il corpo d'esercito cli Blùcher a Waterloo. Maggiore verità e sag,icia non può negarsi al giudi7.io napoleonico su lla difficoltà di provvedere al vettovagliamento di un esercito, dal quale assai spesso dipende la condotta ed il risu Italo cl i una carnpagna cli guerra. Le operazio ni e disposizioni cli cMattere logistico e strategico, nelle q ual i si man ifesrn la vastità della mente del generale, ed assai sp esso anche l'ispirazione ed il genio. con maggiore frequenza e più largamente si riscontrnno nelle guerre terrestri anziché nelle navali, ma anche qui nulla può sentenziarsi in modo assoluto. Durame il periodo remico le armare di mare andarono soggette alle imperiosità del vettovagliamento non meno. e forse più, di quelle territoriali. Il periodo velico, da l quale Napoleone trasse la sm1 sentenza, se fu ca ratterizzato, specia lmente nel secolo XVIII, da una grande autonomia che svincolava i con1andanti delle flotte dalle preoccupazioni del vettovagliamento. è però opportuno ricordare che le necessità dcll 'acquarn e q ualche volta del rinnovamento dei viveri influ irono sulle operazioni navali non meno del vettovagli,1 mento su quelle terrestri , e furono non ultima causa del disastro della Crc1J1de armada e non ultima ragione della gloria di Suffren e di Tourv ille.

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Inoppug nabile, fra tante, è solamente l'asserzione che un ammiraglio dipende più da' suoi capitani di vascello che un generale in capo da' suoi subalterni. Ciò fu vero nel passato e non è presumib ile non debba esserlo in avvenire. Tale concli7.ione, esclusivamente navale, può essa menomare in alcu n modo le doti necessarie al comando supremo? Può essa giustificare in alcun modo l'asserzione che l'esperienza sia unica informatrice della mente direttiva, e che l'ispirazione ed il genio non debbano e possano trovare modo e ragione di manifestarsi? Diversa da quella territoriale può essere la manifestazio ne del genio navale, ma la maggiore indipendenza ed iniziativa dei comandanti delle singole navi non esclude la necessità delle grandi virtù del comando supremo. Meno facilmente nel campo tattico, più largamente in quello strategico e nella condotta della guerra nava le troverà il genio opportunità di rivelarsi; ma poiché in mare, come in terra , il campo più o pportu no alla esplicazione ciel genio è quello strategico, anziché quello tattico, è logico concludere che non la sola esperienza ma l'ispirazione ed il genio furono e saranno doti preclare dei grandi an,miragli quanto dei grandi capitani degl i eserciti . La precedente disamina del giudizio napoleonico può riassamersi nei seguenti concetti: 1° Il gen io e l'ispirazione sono prerogative dei su premi comandi tanto cli terra che di mare; 2° La rivelazione del genio e la facil ità della ispirazione sono prerogative cl i una giovane virilità , anziché di una virile maturità; 3° La pratica esperienza giova quanto la larga coltura ai supremi comandi, ma è forse p iù necessa ria agli ammi ragli che ai generali, e ciò tanto più quanto maggiori e fonuite sono le cause che minacciano 1:1 sicurezza delle armate; 4° L'autonomia sufficiente e la navigabilità quasi perfe tta delle flotte moderne tendono a diminuire l'importanza della esperienza ed accrescere l' influenza della ispira7.ione e ciel genio; 5° La scienza acquistata od intuita è indispensabile, qu anto una larga coltu ra classica, alla grande direzione delle armate, ed alla spontanea ed opporruna manifestazione ciel genio; 6° La strategia assai più della tattica favorisce l 'esplicazione delle grandi facoltà mentali, mentre questa assai più d i q uella si p resta alle manifestazioni di quelle energie che derivano dal senso e dall'istinto. Le une quanto le altre, benché in varia misura, sono indispensabili alla completa rivelazione del genio; 7° Il campo della infl uenza diretta del generale sulle truppe è assai vasto, favorisce mirabilmente il contatto immediato, dal qtiale dipende la rapida e potente immedesimazio ne del duce col soldato. L'amore che, come fu eletto, è principale fattore del genio, trova libere le vie di ogni sua espansione; 8° Il campo del la influenza dell 'ammiraglio sugli equipaggi, che fu assai circoscritto nel periodo remico, si restrinse ancora durante il periodo velico, e non pare che tenda ad estendersi nel periodo moderno; 9° Il contatto del comandante supremo cogl i eq uipaggi può dirsi che esista soltanto in modo latente; scarso è quello del comandante col suo equ ipaggio e solo pel tramite degli ufficiali si éomunicano, non si espa ndono, la fiducia e l'amo re;

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10° Le virtù ciel cu ore e dell'istinto, che più intensamente affascinano, conquidono, creano l'entusiasmo, l'eroismo e trascinano le masse alla vittoria, perché ostacolate dalla natura degli ordinamenti navali, difficilmente concorrono alla manifestazione del genio, che per tali condizioni quasi sempre si rivela con grande prevalenza dell'intelletto sull'amore; 11 ° Le varietà dell'amore, non escluse quelle della patria e del soldato, che negli eserciti, per immedesimazione e contatto diretto d i tutta la gerarchia militare, riescono, per così d ire, a fonde re ed a rendere incandescenti le masse dei soldati, levano più difficilmente a bollore quelle dei marinai, perché sminuzzate fra le navi, e le calorie del senso e del sentimento s i risolvono più generalmente nella temperata termicità della stima e del dovere; 12° Agente meno efficace ed attivo nelle armate di mare, l'amore diviene meno necessario e potrebbe anche divenire quasi superfluo alla manifestazione ciel genio, se si esclude quello della gloria e pur troppo del danaro, come lo attesta la psicologia del genio cli Alcibiade, cli Ruggero Lauria, cli Drake, cli Dragut, cli Lucciali e forse anco quella del Doria e del Nelson; 13° Un ammiraglio, no n un condottiero di eserciti, può rivelarsi un genio per quasi esclusiva potenzialità d'intelletto, od almeno assai più in terra che in mare è necessario accoppiare alle doti della mente le vircC, del sentimento e del cuore. Questa, non quella eiettata da Napoleone, è la fondamenta le distinzione del genio militare navale o terrestre; 14° La ragione dei tempi, come quella dell'amore è cli gran lunga più favorevole ai condottieri di eserciti; onde essa tende con maggiore intensità a favorire , quasi a provocare, la manifestazione ciel genio di un generale in capo, m.c ntre poco o nulla contribuisce alla rivelazione del genio naval e; 15° Ecceziona lissirna fu la fortuna di Ruyter. Tempi, intelletto ed amore concorsero quasi in eguale misura alla rivelazione del suo genio, ma le condizioni politiche, l'indo le marinaresca della popolazione, la specialità degli armamenti navali, preparati dal Tromp e dal Witt al grave compito della difesa della patria e della libertà, sono tali condizioni che rarissimamente concorrono ad elevare la potenzialità militare delle armare navali; 16° La ragione dei tempi che si esplica in tutte le sue modalità e colla massima intensità fra gli eserciti, q uanto più nazionali o rivolu zionari, difficilmente trova propizio campo d'azione sulle flotte, l'indole delle quali , per gravi e molte esigenze, esclude ogni causa cli convulsività e tende invece all'isolamento; 1ì 0 Il periodo remico, specialmente presso alcuni popoli, fu più soggetto alla influenza dei tempi di quanto lo sia stato il periodo velico, e la gloria dei navarchi ateniesi e spartani, come quella degli ammiragli deJle repubbliche italiane fu molto più vincolata alla condizione dei tcmp1 che non fosse quella dei grandi ammiragli . cl'Inghilterrra e di Francia; 18° Il periodo moderno tende, per la natura dei reclutamenti e per il crescente impiego delle flottiglie, a ridivenire più sensibile all'azione elci tempi, la quale però rimarrà meno attiva di quanto fosse durante il periodo remico ed immensamente p iù debole di quanto si dimostri fin d'ora sugli eserciti nazionali; 19° Seconda causa che tende a differenziare l'indole del genio militare navale da quello terrestre è q uindi la ragione dei tempi, alla quale non possono sottrarsi, e ne subiscono le favorevoli o nocive influenze gli eserciti, benché non sempre in uguale

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misura, mentre le flotte non possono che in modo indiretto ed in m.inima misura subirn e l'in fluenza benefica o nefasta; 20° Terza cd ultima causa che influisce sulla modalità della man ifestazione del genio è qu ella accennata da Napo leone e che d ipende da i caraneri organici degli eserciti e delle florte. Anche cogli eserciti moderni il ge nernle in capo poteva e potrà sempre interven ire d irettamente con tutta l'infleunza della sua personalità, mentre l'ammiraglio difficilmente poteva, ma forse potrà, supplire alla deficienza od impedire la defezione degli amm iragli sott'ordi ni o dei comandanti delle navi. La storia di tuni i tempi attesta tale impossibilità, e costri nge a concl udere che la manifestazione ciel gen io cli un amm iraglio è ancora vincolata o menomata dalla necessità cli una . salda e sapiente o rganizzazione dell'a rmata . Codeste conclusioni dimostrano come più brillantemente e con maggiore facilità trovi campo alla s11a man itestazione il genio di un gra n ca pitano. mentre la scarsa influenza dei tempi, l'impossibilità di trarre pieno e duraturo prestigio da tutte le energie dell 'amo re, ed il v incolo derivanre dalle condizion i o rganiche delle flotte renclonò oltremodo difficile ed ;issai meno abbaglia nte la rivelazione del genio di un gra nde amm iraglio. A queste deficienze ed ostacoli è necessario supplire con grande poten zialità d 'intelletto e cli c,1rattcre, non 1neno che co n una grande vigoria di organizzazione, la quale non esclude la beneficc1 influcnz,1 dell'a more e la possibil irà d i trarre q ua lche va ntaggio da i tempi. ma non permette di utilizzarli a quell'alta tensione che puo supplire, specialmente d urante i periocl i di intensa conflagrazione politic;:i o sociale, all,1 scarsa inte llettualità cl i un condottiero di eserciti. Per tal i ragioni è grandemente condanna bile l'insipienza di coloro che tutto attendono dalla ispirazione e dal genio. menlre per raie illusione tendono ad immiserire le fonti dell'amore cd a sca lzare le bas i d i una forte orga nizzazione. La manifestazione ciel genio militare fu e porrebbe in avveni re essere ancora possibile co n eserciti mancan ti di forte o rga n izzazion e. riparando a tale deficienza colla intensività dell 'amore e dei tempi, ma nelle armate (lUesta possibilità no n esiste, ed il genio nava le solo per mezzo cl i una forte orga nizzazione può g iungere a rivelarsi. Le cond izio ni o rgan iche degli eserciti moderni sono 1neno favorevoli, che quelle degli eserciti p recedenti alla Rivolu zion e francese, alla fa cile r ivelazion e del genio mili ta re, che su bisce pe r tale causa una restrittività no n dissimile da quella che circoscrive la man ifeswzione d el genio nav,tl e ; po iché la grandezza della n1assa pei frazionamenti che impo ne. ha le sue esigenze quanro la disaggregr1zione degl i clem enti naval i; m,1 le c:tloric dell 'amo re e dei rempi se p iù lentam ente nei grand i eserciti , anziché nei piccoli. si diffondono. più possentemente d iva m pa no ; mentre le florre per il loro ma teria le disgrega m ento rim ,1ngono pur sempre refrattarie alle termicità dell'amore e dei tempi. Giova du nque stabi lire che si può ,1Vere qu ;1 lch e fondata sper:1n za ne lla m an ifestazione de l genio navale solamente allorquando le forze mobili sono forteme nte o rgan izzate ; q uando la preparazione del teatro d i g uerra sodd isfa alle es igenze del loro imp iego: quando la gerarchia navale fu eclucar:1 a tutte l e virtù m ilitari e qu an do l'in tcllertua lit,'ì e la coll ura dello stato maggiore. indispensabili alla preparazione della mente alle sintesi riso lutive, raggiungo no il pote nzial e necessa rio alla man ifestazion e d el fe nomeno psichico.

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IV Risolta la prima questione pregiudiziale rimane da esaminare la seconda, q uella della invenzione, per conoscere q uanta influenza essa eserciti sugli avvenimenti navali, ed in ispecial modo sulle operazioni strategiche, onde ridurre al lo ro giu sto valore le facili esagerazioni che offendono la ragio ne militare. Il problema della invenzione può scindersi in tre q uestioni : strategica la prima, tattica la seconda , o rganica la terza. Il presente stud io non ha scopo tattico ed organico ma l\111a questione non può netta mente dissociarsi dall'altra , ed in ogni caso la novità del quesito esige una succ inta d isami na generale. L'a 1n miraglio Aubc, ·e dopo d i lui gli autori dell 'Essai de slrctlégie nauale, asserirono che in q uesti ultimi trent'anni la vittoria fu sempre dovuta ad u na nuova idea, ossia ad una invenzione rea lizzata , applicata preventivamente dal vincitore, sdegnata o disconosciuta da l vinto. A conferma d i questa sentenza i sopracitati aurori ricordano che a Kinburn trionfò la corazza; a Solferino il cannone rigato; a S,Klowa il fucile ad ago; a Sinope la granata; col !'vferrimac lo sprone; coll ' Alabama la velocità; ed è qui opportu no ricorda re ancora, per ragioni strategiche, come il cannone segnasse il trionfo della ma rina a vela su quella a remo: la bussola il dominio assoluto dei mari; il vapore la disparizione della vela da lle flotte n-iilitari; il siluro la decadenza delle grandi costruzioni . Benché non sembri logico lo attribuire esclusivamente al cannone rigato, al fucile ad ago, alla velocità i risulrnti ottenu r.i a Solferino, a Sadow a e dai hlocketde nmnm:ç nella guerra di Secessione, ciò non pe,ta nto non può disconoscersi che ogni invenzione saviamente e preventivamente applicata può conferire un (Cmporaneo vantaggio, ed essere anche ca usa cli d uratura superiorità, con1e lo dimostrn la lunga ed efficace influenza esercitata cb lla ma rineria imperiale per m ezzo del fuoco greco. Tal i invenz ion i, seguite spesso eia ri nnova menti raclie::1Ji delle flotte o dei loro armam enti, possono p iù o meno intens<1rnente infu ire sulle opcrnzioni taniche e strategiche, non che sugli o rd inamenti d ifensivi cd o rganici, segnando per ta l modo dei periodi d i transizio ne e cli rinnovamento mil itare marittirno. La d urata di questo periodo cli tra nsizio ne e l' intensit,'ì del ri nnovamento cara tterizzano appunto l'importa nza della invenzione, e per mettono cl i determinarne l' influenza organica, strategica e tattica . Codeste invenzioni, segu ite da rinnovamenti impo,ta nti, pe1rnettono ce11amente alle nazion i ricche e preveggenti cli trarne cospicui vantaggi, e saggiamente nel 1863 il Saint-Bon ,nrve1tiva 1;come bisognasse allora cogl iere l'opportunità, che non si sarebbe forse mai più presenrat,l, d i uguagliare in materiale galleggiante, con poco costo comparativo, le prime marinerie ciel mondo. L'importanz,1 reale che acq uistano milirnrmente talune invenzioni , tende ad agevolare le eccessive esagerazioni, nonché le deprimenti apprensioni , onde è necessario esaminare q uali siano i caratteri generali delle invenzioni che possono apportare rinnovamenti rad ica li e duralu ri, la disconoscenza o trascuranza delle quali sarebbe, p iù che una e.sitanza censurabile, una gravissima colpa. È necessario anzitutto abbattere la facile credenza, confortata da volgare speranza, che tal une invenzio ni possano riuscire a rende re impossibile b guerra, coll 'accrescerne la v iolenza e le catastrofi.

" Pensieri sulla mari11a militare. (ì\ota di D.B.).

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La guerra essendo un fenomeno morale, che si estrinseca materialmente, non potrà, come la lotta singo lare od il duello , essere impedita che dall a educazione morale dei popoli. Finzioni rettoriche, ad effetto perfora nte, furono quindi le asserzioni del Sa int-Bon, il quale affermava nel 1863 che se fossero state rese inutili le corazze dalle artiglierie, non sarebbe p iù stata possibile la guerra sul mare; e poco appresso, nel medesimo opuscolo, dichiarava che, col mezzo di bastimenti arieti, egli appunto stimava che si potesse ottenere il desiderabile risultamento di rendere impossibili i combattimenti navali. Sarebbe assai difficile trovare modo di conciliare q ueste due asserzio ni, che si susseguono a poche pagine d'intervallo nel medesimo scritto, ma non è certo difficile provare ad evidenza come queste finzioni rettoriche ed oratorie, così prodigate nei libri e nelle perorazioni, gettino forti radici nella credulità nazionale, generando false convinzioni ed inconscienti speranze, cui terranno dietro delusioni, sconfidenze e catastro fi. Più saggia e sa piente è la sentenza dell'a mmiraglio Aube 16 il quale giudica che ogni nuova invenzione costituisce una evoluzione od una rivoluzione. Quali caratteri clisti ngtia no l'invenzione evolutiva da quella rivoluzionaria l'illustre scrittore no n lo d ice, su pponenclo forse facile ed evidente la distinzione, e solamente asserisce che le to rpediniere autonome costituiscono una rivoluzione negli ordina menti navali. La distinzione che all'Aube parve forse evidenLe, potrebbe ad altri parere difficile, e poiché tutta la questio ne si riduce appunto a d eterminare il valore relativo delle invenzio ni, egli è necessa rio vedere se la distinzio ne sopracennata possa essere presa a fondamento di una analisi comparata, che permetta una classifica, anche approssimata, della relatività delle invenzioni. Per invenzione evolutiva parrebbe doversi intendere qu ella che agisce gradualmente, lentamenLe senza gravi perturbazioni: mentre quelle rivoluzionarie dovrebbero con subitanea applica zione elevarsi alla conseguibile magg iore larghezza d 'impiego e perfettibilità di struttu ra . Quale cli queste dtie modalità esige il primato, ed impone l'obbligo di non trascurarne, anzi di promuoverne sollecitamente quanto è possibile, l'applicazione alle armate? Ardua sentenza! Quando pure la storia ccl il tecnicismo cu1Vale permettessero di risolverla, classifica ndo le successive invenzio ni in due ca tegor ie, evolutiva la prima, rivoluzionaria la seconda, poca luce ne verrebbe forse a chi trovasi nella necessità di da re o no n dare, per propria iniziativa, largo campo di applicazione od impiego ad una invenzione che non ebbe ancora mezzo di rivelarsi rivolu zionaria piuttosto che evolutiva. Più logico e pratico parrebbe cercare di sco prire quale p ossa essere la vastità del ca mpo d'azione di una determinata invenzione, e successivamente valutarne, se è possibile, la variabile intensità. Il campo in cui una deLerminata invenzio ne può efficacen1.cnte espandersi, militarmente, si distingue in tattico, strategico ed organico . Le invenzioni, la cu i efficacia rimane, od è presumibile rimanga circoscrilta al campo tattico rivelano più prontamente la loro energ ia; e la loro i1nportanza si mani-

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De la gue,re 1uwale. (:'Iota di D.13.).

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festa con maggiore rapidità ed evidenza, ma si esaurisce anche più rapidamente. Appunto perché più evidenti esse destano maggiore interesse, affascinano più gagliardamente l'immaginazione, e sono oggetto di stud io più completo, cli applicazione più intensa. A questa categoria si possono ascrivere tutte quelle invenzioni che modificano parzialmente, ma non trasformano, una invenzione precedente, e la loro applicazione non esige una rinnovazione dei caratteri principali della nave . Il corvo, le falci, le catapulte, i litoboli, il rostro, il fuoco greco, la rigatura, la retrocarica, ecc. , non estesero la loro efficacia oltre il campo tattico; modificarono, non trasformarono, il valore delle invenzion i precedenti e non costrinsero a radicali trasformazioni della nave. Alcune invenzioni, la cui importanza è specialmente tattica, possono però estendere la loro infl uenza al campo strategico, senza invadere quello organico: tali sono per esempio quelle che non creano una nuova modalità dell'azione a distanza, ma accrescono intensamente l'en ergia di quella già impiegata, come le granate, le densità di caricamento, i nuovi esplosivi, ecc. che rendendo più perfetta e potente l'azione delle armi a distanza modificano il valore relativo della nave rispetto agli elementi topografici che entrano nel dominio della reciproca azione costiera e navale. Le ragioni che consigliano d i considerare specialmente tattica l'influ enza di mli invenzioni fu rono svolte nello studio più volte ricordato 1' ed è superfluo ricordarle; giova però osservare che quanto più il raggio d'azione si estende, rendendosi anche indipendente dalla visibilità, tanto più cresce l'importanza strategica cli tali invenzioni, senza divenire organica e senza cessa re di essere tattica. Altre invenzioni la cu i importanza è specia lmente tattica, senza rivelare caratteri strategici spiccati, possono costringere ad importanti modifiche dei pri ncipali caratteri delle navi, e, per tale trasformazione delle flotte , estendere al campo organico la loro influenza. A questa categoria cli invenzioni si possono ascrivere l'elica, la corazza ed il siluro, che non ese rcitarono, e difficilmente il siluro potrebbe ese rcitare in avven ire, u na influenza strategica, mentre la loro applicazione alle navi ne ha alterata la struttura, modifica ndo sensibilmente i caratteri e gli ordinamenti delle flotte. L'azione che le armi esercitano reciprocamente fra loro e sulle qualità della nave potrebbe facilmente indurre in errore sulla caratteristica speciale delle invenzioni. Così, per esempio, il probabile decorazzamento, dovuto alla potenza dei nuovi esplosivi, quanto alla generalizzazione del siluro, potrebbe indu rre ad attribuire alla corazza una importanza strategica, mentre è!: solamente l'efficacia tattica dei forti esplosivi e del siluro che 1ninaccia quella della corazza. Alla categoria delle invenzioni che non hanno caratteri tattici ed organici, ma esclusivamente strategici, non si può ascrivere che la bussola. Tatticamente essa non ha valore , organicamente da sola, quando non fossero intervenute altre cause, essa non avrebbe influito sui caratteri delle navi, e perciò, militarmente, la sua influenza non è che strategica. Tattiche e strategiche ad un tempo, e quasi in eguale misura debbono considera rsi quelle invenzioni che rendono perfettibile, qualitativamente e quantitativamente, la velocità . '' Considerazioni di Ceo{!,rafia militare. ( Nma d i D.13.).

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Fattore catrico quasi quanto straregico, qualunque sia la natura della forza motrice, la velocità d ifficilmente diviene elemento di trasformazione orga nica, a meno che non si confonda la sua influenza con quella della forza motrice. Alla ca tegoria delle invenzio ni che esercitano la loro efficacia, benchè in diversa misura, in tutù e ere i campi d'azione, tattico, strategico ed organico, devonsi ascrivere tutte le forze impulsive, capaci di s rande intensità e sv iluppo, ed i mezzi che permettono la loro piena utilizzazione. E superfluo osservare che fra queste invenzioni prevalgono quelle direttamente applicabili alla nave, su quelle la cu i applicazione è limitata alle armi. La forza muscolare, il vento, il vapore, l'elettricità ed i foni esplosivi, se efficacemente ut ilizzabili in avvenire sovrastano alle energie non applicabili alla nave, ma solamente alle armi. Parrebbe che il silu ro come utilizzatore di forza motrice dovesse comprendersi nella categoria delle invenzioni cli efficacia tattica, strategica e<l organica. Se ci<) fosse, a questa stessa categoria dovrebbero ascriversi tutte le armi utilizz:1trici cli forza muscolare quali le frecce, i licoboli, le spade, ed a maggiore ragione le pisto le, i fucili , ecc. la cui azione fu circoscritta al campo tattico, appunto perché debole e cli piccolo dominio, non strategicamente efficace. Al cannone soltanto è possibile, per ora, concedere una influenza strategica, poco inferiore a quella tattica, onde. militarmente, finché il siluro non avrà inabilir.ata al combattim.ento la nave capace di portare il ca nnone, ciò che per o ra no n è prevedibile, il cannone sovrasterà organicamente e strategicamente al siluro. La precedente d isam in a non risolve in modo completo e gradu ale la questione della inue11ziolle, come non fu svolta panicolareggiatamente quella del genio, ma essa sarebbe sufficieme, q uanto necessaria, a procedere nella cletermimt7. ione della vari::ibile influenza che l'i1wenzione può esercitare sulla manifestazione del genio e sulle opernzioni d i guerra. Incompatibile coll'indole di questo studio, e forse iroppo prolisso per esigenze di analisi, sa rebbe codesto procedimento, se dovesse rigorosamente seguirsi, onde ci li miLiamo a riassumere la resi nei seguenti concetti : 1° I risultati che si possono attendere dalla felice applicaz ione di un 'invenzione sono massimi quando essa viene applicata od utilizzata da uno solo dei belligeranti; 2° Questo massi mo di utilità è tanto più co nsiderevole qm1nto p iù completo è il campo d 'applicazione della invenzione utilizzala; 3° L'inven zione, il cu i campo d'influenza è più vasto, richiedendo maggio r tempo e più grande lavoro d'applicazione, riesce più difficilmente proprietà o privilegio esclusivo di uno solo elci belligera nti; 4° L'invenzione che non diviene organica è più facilmente occultabile e più rapidamente applicabile di quelle che estendono la loro influenza al campo organico, ed è perciò fattore clt più immediata e sorprendente superiorità; 5° Le invenzioni che hanno attitudini strategiche od organiche, essendo quasi tutte dotate cli proprietà tatt iche, è nel campo tattico che esse si manifestano dapprima, ed è quasi sempre prerogativa della ispirazione e del genio intuire la vastità elci loro campo d'azione ed i limiti della loro efficacia : 6° Allorché u na invenzione si è praticamente rivelata, la sua applicazione d iviene presto comune a Lutte le armate. e le varie modalità del suo impiego aprono il campo alla manifestazione del genio che saprà più esattamente va lutarn e le efficacità:

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7° Q uando più invenzioni, occultate o ma nifeste, attendono conte rnpo raneamente sanzione dall a guerra, le occasionalità. della manifesrazio ne del genio del comandante in capo sono massime, rna sono pure somme le d ifficoltà cl i fel icemente intuire la soluzione ciel problema tattico e strategico, quanto le probabilità delle esitazion i, delle inconseguenze, degli errori , del le tergiversazioni, delle catastro fi; 8° Facile, rebtivamente, è la missione elci genio, e quindi meno splendida b sua rivelazione, quando h1 soluzione del problema dipende cl,1 un.a sola invenzione taltica; più difficile ed arnmirancla quando p iù fu nzioni nello stesso campo concorrono, od in più campi simu ltaneamente si estri nsecano; 9° Difficilmente l'ispirazione può estendersi oltre un campo di azione, con uguale intensità e risultato . li gen io tattico più facilmente e p iù comunememe si esplica. Il genio strategico differisce da quello ta ttico e quello o rganico eia entramb i. La loro simu ltanea rivelazione è quasi impossibile; supporla probabile e d isconoscere l'indole delle um ane facoltà, ignorare la storia fecondare le aberrazioni mentali: ·10° L'invenzione cd il gen io sono fenomeni rec iproci . La tensione clelht mente genera l'i nvenzione, e questa è la più se mpl ice ed efficace fu nzione ciel gen io . Non la sola però, perché ove essa faccia difetto, il gen io trova ,rncora campo d i rivelarsi nei metodi cli applicazione ed utilizzazione cli tutte le energie fisiche, intellettuali e morali, che sono mezzi potenti al consegu imento elci fine della gu erra ; 11 ° I.a riveb1 zione del genio , sia essa occasion;,rn1 dalla invenzio ne o dalle altre sue fu nzioni, esige sempre scienza, coltura , pratic<l cd a Ira potenzialità della mente; la quale soltanto e.lai continuo addestramento alle sintesi può elevarsi alla ispirazione, quando p iù l' intelletto che l\unorc possa essere essenz,i cost itutiva del genio. Le conside razio ni precedenti applicare alle attuali circostanze e al qu esito speciale, che è argomento cl i quesro hworo, permett o no e.li giungere, salvo erro re, alle seguenti conclusioni : 1° Le attua li cond izion i de lle flotte, in paragone d i q uelle precedenti, sono ca ratterizzate eia una quantità cl'invenzioni, che ,rncora non ebbero, o non l'ebhe.ro sufficiente, la sanzione della guerra: 2° Il numero e l' importa nza del le invenzioni applicate oggidì alle armme è rnlc e tanta che giammai, corne oni, si ,1 perse più vasto e fecondo campo alla manitesrnzione del gen io navale: 3° Du rante i periodi cl i su fficiente stabilità degli ord inamenti navali, derivante dalb1 scarsa efficacia delle invenzioni. è piuttosto in virtù delle superio rità organica e mora le che il genio trova rag ione cli rive larsi; meni-re nei periodi cli tr;i nsizio ne per l'instabilità org;,in ica, è specialmente cblla forza morale e dalle invenzioni che emerge la possibilità del la rn.anifcstaz.ione del gen io; 4° fa forza mo rale derivando da l carattere, e quesm dall'intelletto più che dall'amore, ne consegue che nelle condizioni presenti l'intellettualità, che è dote p reponderante ciel genio navale, diviene fattore quasi esclusivo della manifestazione del genio: 5° Il numero e l'irnportann delle invenzioni già applicare lascia no credere che la superiorità conseguibile debba piuttosto derivare dalb util izznio ne loro, anziché eia quelle invenzioni che attua lmente esordiscono: 6° L'uti lizzazione delle irnporrn nri inve nzioni appl icate potendo essere tattica, strategica ed orga nica , la su periorità rebtiva spetta a quella na zione che avrà procedmo p iù rapich-uw.::nte e sicura mente <.la ile novazioni tattiche a q uelle strategiche e da queste a quelle organiche:

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7° G rave errore è considerare l'azione tattica com e unica ed assoluta risolvente del conflitto navale, e le invenzioni come elemenri di esclusiva capa cità tattica . Preparare orga nicamente, dirigere strategicarnenre, combattere tatticamente sono tre modalità distinte di utilizzare le invenzioni; tutte concorrono alla piena utilizzazione delle forze, e la superiorità d irettiva spetra a qu el comandante supremo che saprà com prenderne la correlazione ed uti lizzarla in più grande ed intensa misura. Risolute le due questioni pregiudiziali del genio e della invenzione, riconoscendo al primo il più vasto cam po cli manifestazione che rnai si presentasse nella storia, ed alla seconda la ragione principale di codesta possibilità di rivelazione; determinate le cond izioni e le caratteristiche ind ispensabili a tanto fenomeno psichico, si chiarisce l'orizzonte, e meno offusca ta apparisce la meta a chi tenta procedere nello studio della strategia navale.

CRITEl{I DI POTENZIALITÀ i'v1ARITTIMA ( •Rivista Marittima• marzo e aprile 1895) Le considerazioni generali che furono oggetto di uno studio precedentemente pu bblicato (•Rivista IVIarittima.. maggio 1994) che possono considerarsi quale introduzione allo studio ciel la Strateg ia navale, pern1isero di formulare alcune nozioni prel iminari o pregiudiziali, che stimiamo opportuno riassumere nei seguenti enunciati: 1° La strategia navale, a differenza cli qt1ella terrestre, non si è ancora costituita come scienza speciale e distinta tra le altre teoriche milirn ri-marittime. 2° Nessuna opera o trattato teoretico come quelli del Jomini e ciel Clausewitz, e nessu n lavoro cli indole speciale, come quelli ciel Marga, del Sironi, furono pubblicati dagli scrittori m arittimi. 3° Un primo tentativo, assai rudimentale, cli d isciplinare g li studii cli indole strategica fu fatto in Italia nel 1882, ed un secondo tentativo, pure esso incompleto, fu fatto in Francia nel 1892. 4° Le question i di ca rattere strategico furono più tratteggiate che risolte dagli scrittori navali in lavori riguardanti la guerra o la difesa marittima e navale, od in opuscoli e saggi più letterari ed artistici anziché reorerici e scientifici. 5° Il rinnovamento navale , avendo prodotto un periodo cli transizione ed un conflitto intellettuale, le energie si sono specialmente rivolte alla risoluzione delle controversie più urgenti, procedendo o ra in rnodo evolutivo, o ra rivolu zionalmence, con rune le vicissitudini dei periodi iniziali di gestazione. 6° li movimento intellettuale ebbe carattere evolutivo in Inghil terra, saltuario in Italia, rivoluzionario in Francia, esitante presso le altre nazioni e procedette, come era logico, dalla tecnica alla tattica sfiorando appena appena il campo della strategia e della organica. 7° Il presente periodo di transizione e rinnovamento può quindi considerarsi diviso in due parti, la prima ca ratterizzata dalla quasi esclusiva prepo nderanza degli studi tecnici, evo lutivi e tattici; la seconda p iù specialmente affaccendata alla risoluzione dei problemi strategici cd organici . 8° Gli scritto ri che appartengono alla prima pa rte di qt1esto periodo di rinnovamento, e che si chiuse in Italia verso il 1880 ed in Francia coll'elezione dell'ammira-

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glio Aube a ministro della marina , disconobbero quasi tutti la funzione speciale de lla strategia nella guerra, poiché le menti ancora dominate ed affascinate d ai sistemi del periodo velico, si affaticavano ad innesta re su q uesti le novazioni navali. 9° Gli scrittori che appa rtengono alla seconda parte, non ultima di questo periodo cli rinnovamento, cercarono di svincola re la strategia dagli avviticchiamenti della tattica e dalle panie dell'arte navale, per d arle un carattere proprio artistico o scientitico, e costituire così un ramo specia le nelle discipline navali. 10° G li scritto ri anche più recenti, pochissimi eccettuati, pu re considera ndo la strategia come scienza od arte distinta dalle altre, ritennero però che la sua essenza non fosse compatibile colle discipline dott rina rie e scolastiche derivando essa da elementi incoercibili ed imponderabili q uali sono il genio, l'ispirazione e l'invenzione. 11° La prevale nza cli un ta le principio avrebbe sbarrate a lla strategia nava le le porte che a que lla territo riale erano state dischiuse; onde e ra necessario esaminare se ed in quale misura q uei fattori incommensu rabili potevano più intensamente infl uenzare quella a nz ic hé questa , dominandola in modo q uasi assoluto. 12° L' esame di questa importa nte questione, salvo erro re, permise concludere: Che l'in tervento del genio è troppo fortuito per fondare i sisten1i militari sulla sua miracolosa o natu rale rivelazione; Che la strategia come la tattica, senza esclude re l'intervento d el genio, può e d eve costituire una scienza ; Che l'essenza del genio navale si rivela storicame n te a lquanto diversa da que lla del genio m.ilitare dei gra nd i condottie ri di eserciti, preponderando in q ue llo le energie intellettuali, in questo le energie ciel senso e dell'amore; Che la scienza e la storia, pbsmatric i dell ' inte lletto, sono ta nto più necessarie alla rivelazione d e l genio quanto più esse d ipendono d alle lum inosità della mente, anziché dalle calorie del senso e ciel c uore; Che il genio e l'invenzione sono funzioni reciproche, e c he perciò d ura nte i periodi cli radica le rinnovame n to s i ,l pre più libero campo alla multiforme rnanifestazionc del genio; Che storicamente il genio sem pre si rivela u n fenomeno emergente dalla intensa e solitaria meditazione, a lla cu i espl icazione potenziale possono concorrere i tempi, rimanendo però sempre l'intelletto, l'essenza lurni nosa e l'amore, l'essenza termica ciel fe nomeno. Q ueste nozioni sintetiche emergenti da u no studio preliminare raffermano il convincirnento che la stratep,ia nauale, come quella terrestre, possa e debba costituire unà specialità fra le dottrine navali; che essa, come la sua maggiorenne, possa divenire u na scienza; che nelbi sua applicazione rima rrà un'a1te essendo essa dominata da fenomeni morali ; che la felice intuizione delle recip rocità intellettuali e morali esce dal campo tecnico e scie ntifico per dive nire sostanza del genio a lla cui rivelazione concorrono tutte quelle energie che possono assurgere alle più elevare tensioni. Ammessa la possibilità, così lungamente oppug nata, che la strategia nava le possa assu me re una ben distinta individualità fra le altre dottrine nava li, sorge imme diatamente il bisogno di tracciarne a la rghi tratti i confini, determinarne il carattere ed il fine; ma poiché, come gencra lrnente s i giudica , la strategia ne lla sua applicazione diviene arte dornìnata da forze che sfuggono alla rigorosi tà del calcolo, così rendesi anzitutto evidente la necessità di non confonde re insie me, second o la prevalsa abitudine, due n1odalità essenzialmente distinte di una medesima funzione.

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L'avere così spesso insieme confuse ed amalgamate la pa rte astratta, specialmente tecnica e scienLifica colla pa11e applicarn soggetta ,il dominio di cause e fenomeni che si potrebbero ch iamare tr,1scendentali , fu p recipua cagione delle condizioni quasi patologiche della st rcltegia navale. Tutta la lerteratura nava le, per una infinità cli ragio ni che è superfluo ricordare, anesw qu esto stato ru d imentale clell~i dorrri na srrntegic;1 e potrebbe anche dirsi cli quella tattica, benché cerramente in assa i più moderata misura. La letteratura fu il labirinto e forse l'oasi nella q uale la strategia si è giocosamente compiaciura, e poiché la letteratura ha ragione ed effeno dall'arte. era logico che turro, da lei e per lei, avesse o rigine e vita. A qu esto fascino dell'a rte, associato ta lvolta n q uello dei sùbiti guadagni, non si sottrassero nemn1cno gli scrirtori che appartennero alla più elevata gerarchia della milizia navale, e lo stesso Jurien de la Gravière, che sovra tutti come aquila vo la, compiacendosi d i descrizioni sn1aglianri e di giudizi filosofic i e politici, assai raram ente si giova della lenre critica per giud ica re, come egli poteva e doveva , scientificamente, supposte inesistenti tutte le cause perturbatrici d i indo le po litica, organica e mora le, un avven imento militare n,ariuimo. Quanlo e q uale beneficio alla scien;::a na vale avrebbe conferiro la letteratura marittima se gli scrittori, narra ndo ed illustrando un avvenimento militare qualsiasi, generale o parziale, avessero sepa ra ti i fattori cli ca rartere tecnico e scientifico da q uell i cli indole trascendcnlale. distinguendo g li clemenli su scettibili di ca lcolo da quelli che non possono esserlo che imuitivamenre! Quale ,1bbonclanz,1 cli mmcriali preziosi troverebbe.: oggi un cultore cli scienze mi li ta ri se wle metodo fosse srn to pr.iticaro clai più illuminati scrirtori! Gli clemenri della scienza tanica e strategica si troverebbero, per tale sistema, es,JtLa menre dist inti eia quelli che nell 'applicazione csercirnno b loro influenza perturbatrice e che determinano le risoluzioni dei comandanti supremi, così spesso incompatibili coi clerrnm i più elem entari della ragio ne mi litare. La disLinzione delle dottrine militari in astratte o razional i ccl applicate ocl ,11tisciche è quindi fondamentale anche per la tattica e b strategia n;:ivale; e questo criterio d ist:intivo dovrebbe essere il ca rdine sul quale poggiano non solo le dottrine essenzialmente militari ma ancora quelle storiche e letterarie. Cno scritto re coscienzioso ccl autorevo le dov rebbe sempre espo rre, erwmernre, valuta re co n ru tw l'esatrczza possib ile, gli clementi fondamentali del calcolo militare, quali sono ad esempio le forze mobili, la loro costituzione, il loro armamento, la loro dislocazio ne, le lo ro basi d i operazio ne o cli rifornimento, la capacità cli resistenza cli queste, la lo ro influenza sul Leatro delle operazioni e tutte quelle informazio ni geografiche, topografiche, marinaresche che determinano la situa zione mil itare. Detc rminat,1 q uesrn situ az ione, per en trambi i belligeranti , se possibile, lo scrittore dovrebbe esporre le logiche conseguen ze che da essa dovrebbero deriva re in forza delle norm e e dei principii della guerrn, se no n interven issero emise perturbatrici che infl uenzano il raziona le equilibrio degli elementi in conflitto. Questo p rocedimento agevolerebbe in sommo grado il compito dello scritto re mi l it:1re che ind:iga sse, attraverso ai secoli , le verifi scienti fiche. e gli consentirebbe una capaciLà critica che oggi, per le condizioni ibride della sroria e della letteratura navale, no n è possibile concedere al p iC1 rrgoroso indagatore della veritù militare rnar inima.

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È però necessario avvertire che una speciale tendenza verso questo metodo si va sempre più cleterrninanclo e che le opere ciel Brenton, dello Cheva lier ma sopratutto le pregevolissime opere ciel Mahan 1i\ benché limitate ad un brevissimo periodo storico navale , largame nte esamina to, soddisfano in modo s ufficiente, se non completo, alle condizioni del metodo speculativo storico sopra enu nciate. Le precedenti considerazioni tendono a determinare: 1° Che gli studii di storia mil itare sono generalmente assa i trascurati od almeno considerati come p arte accessoria della cultura militare; 2° Che le opere cli storia militare, quelle navali specialmente, sono assa i impe1fette e cli scarso qua nto pericoloso sussidio al cultore delle dottrine tattiche e strategiche; 3° Che il proced imento storico fu quasi sempre dominato da quello ìetterario, con grave dan no delle doti fondamental i della sto ria militare; 4° Che gli scrittori d i storia militare dovrebbero sempre appa1tenere alla più elevata gerarchia della milizia od avere con essa tale contatto cd immedesimazione da essere i rivela tori coscie nziosi ed esatti del pensiero dirigente; 5° Che, gli avven imenti militari essendo fenomeni complessi, è indispensabile che lo storico distingua le cause e le fu nzioni suscettibili di commisurazione da quelle che non possono esserlo, o che rendono fittizia la situazione militare; 6° Che lo studio della guerra per la complessità ed indole delle energie in confl itto, dovrebbe semp re essere diviso in d ue parti., cioè: tecnica e scientifica la prima, storica e filosofica la seconda; la prima specialmente amil itica, la seconda sintetica; 7° Che la strategia navale, per l'insufficienza storica, per la mancanza di progenitura, per la novità della sua esistenza, deve gettare pri1m1 le basi elementari, tecniche e scientifiche per procedere poi allo studio della scienza applicata. Questo compito in iziale, circoscri[to allo studio dei fattori ponderabili e comrnisurabili degli avvenimenti militari, non deve né può escludere lo studio dì questi medesim i fattori quali essi s i rivelarono nei periodi nava li precedenti . La ri nnovazione radicale di alcu ni fra i principali elementi della guerra navale potrebbe far credere superfluo l'esame storico giudicandosi eia molti sufficiente oggidì lo studio teorico della strategia moderna sciolta da ogni dipende nza che la vincoli al passato. Una nuova dottrina scientifica può certamente gettare vigorose radici e divenire una scienza, da tutte le altre distinta, quando tutti gli elementi tecnici, dai quali d ipende il suo sviluppo, siano p rodotto intellettuale interamente moderno. Così la fisica, la chimica, la filologia ed in generale tutte le scienze non suscettibili di comparazione possono in loro stesse racchiudersi, manca ndo ogni ragione di dipendenza e d i affinità storica ; non così però la fisiologia , la biologia, la morfologia, e generalmente tutte q uelle scienze che han no radice nella vitalità, e che trovano nella comparazione le fonti vive della loro moderna esistenza. I periodi storici navali per la loro eterogeneità sono appunto le sorgenti della comparazione, potendo lo studio degli organism i navali imperfetti ed inferiori largamente giovare alla sc ie nza strategica moderna, poiché, come osserva il Mahan, se le campagne d i Cesare e cli Annibale sono tu ttavia utili studii nel periodo del le armi da

" A. T. Ma han, 77:Je fn/luence o( sea power upun !Jisto1y (1660-1812) (Nota di D.l3.).

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fuoco, eg li è ternerario affermare che l'epoca della vela, ed aggiungeremo ciel remo, non possa essere d'i nsegnamento per l'epoca del vapore. Gli elementi moderni della porenzialità marittima, se nella forma e nella propor7.ionalità differiscono da quelli dei precedenti per iodi navali, nella loro correlazione sono suscettibili cli comparazione, da lla quale emergono quelle sintesi semplici, nitide, luminose, che, quali rivelazioni di un genio, domineranno gli eventi, e la cu i fascinatrice e qu asi misteriosa possanza non è che l'effetto elettro-dinamico di una insospettata precedente condensazio ne menrn le. Confona ti dal giudizio dei più grandi scrittori militari, Federico e Napoleone specialmente, insistiamo sulla necessità degli scudii comparati, poiché la ragione speciosa della quale si fanno foni gli oppositori ad oltranza cli una coltu ra storica ci sembra erronea quanto funesta. Giudicano essi che le sirnazioni militari per la loro dissomiglianza non possono essere di utile insegnamento, non potendosi rigorosa mente applicare i precetti antichi alle situazioni moderne, e che la conseguenza di tali studii e l'impingu amento viscido a danno della fo11e nerbosirà della mente, nutrita di essenze pure e non di adu lterate glucosità. In forza di tale gi udizio non esitano molti a sostenere che le stesse grandi manovre non possa no ri uscire cli efficace prarico insegnamento, non potendosi mai realizzare le condizioni vere del conflitto, abituandosi per tale m odo le menti ad una artificiosità più dannosa che proficua alla educazione ciel pensiero d irettivo ed alla soluzione dei problemi tattici o strategici, e che perciò le esercitazioni militari, terrestri o navali, non dovrebbero mirare alla soluzione diretta cli questi problemi, bensì alla ecluca7.ione ed allo sviluppo di turte le energie che concorrono a costituire ln virtù guerriera degli eserciti e delle armate. TI beneficio e la necessità di ta le educazione ed addestramento, specialmente cogli attuali ordinamenti milic~u"i, nei lunghi periodi della pace armata, non è disconosciuto da alcuno, ma il consegu imente cli tale scopo può benissimo associa rsi a q uello .dcll'acklestramenro intelleLtualc d ell 'alta gera rchia milita re alla soh.17.io ne dei prob lemi strategici. È ben vero che queste soluzioni raramente verrebbero applicate in caso di guerra combattuta, per effetto cli nuovi determinanti che nelle grandi manovre non si estrinseca no, ma non è m eno vero che la m ente diretriv::1 prima di riso lvere deve avere stud iata la situazione per quanto glielo consentono le circostanze della guerra, determinata la soluzione razionale, tecnica e scienrifica, che eia quella dovrebbe derivare, per decidere poi se si debba o no n debb,1 ed in qu:1 te misura si possa violarl,1, in vittù cli quelle energie che solo in guerra, e non nelle grandi manovre, trovano ragione di esplicarsi. La soluzione tecnica e scientifica che può e deve applicarsi nelle eserciwzioni deve pur sempre precedere, anche in guerra , la risolu zione cli un cornanclante in ca po; la q uale divergerà d,1 q uella raz ionale q uanto lo consentono i fattori trascendentali che si manifestano nel confiino. Qu esto concetto così sinteticamente espresso cl,t Napoleone, e già precedentemente ri portato, g iustifica le conclusio ni seguenti : 1° In tutte le scienze razionali od applicate la teoria ha per fine la soluzione cli problemi; 2° La facilità cli mettere in equazione i daLi cli un problema è prerogativa intelletma le, ma è grandemente agevolata dalla pratica che consente talvolta la soluzione mentale, q uasi intuitiva di complesse q uestioni;

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3° In tu tte le sciem:e, ma in q uelle d'applìcazione spec ialmente, i dati elci problemì, come le siLuazioni militari, differiscono sempre fra loro, ma l'esattezza della soluzione dipende sempre dalla facoltà di mettere bene i n equazione i dati del problema: 4° Lo studio storico della guerra, nella sua parte tecnica e scientifica, è vasto campo di esercitazione alla soluzione dei p roblemi mil itari q uando l'insegnamento o la meditazione sia rivolla a tale scopo; 5° Lo studio storico non solo apre il campo delle soluzioni razionali, in base ad elementi commensurabili, m a consente di esarninare per quali v ie, con quali mezzi, con quanto successo fosse e sia possibile allontana rsi da esse; 6° Le grandi esercitazioni, durante i periodi di pace, non solo debbono essere considerate come fum:ione ginnica dell e virtù mi lita ri, ma anche come mezzo efficace di addestramento mentale alla soluzione razionale dei problemi Lattici e stra tegici; 7° Durame i periodi di lunga intermittenza fra le guerre, finché il si vis pacem para bettwn sa rà legge d i esistenza politica, lo studio della storia mi litare e le grandi manovre, uniche fonti d i addestramento menta le, debbono essere oggetto di costante sollecitudine. Per tali ragioni ci sia lecito unire le nostre alle esortazioni del Perrucchetti e ciel Mescurini, onde sia dato il maggiore sviluppo, compatibile colle condizioni del bilancio, alle gra ndi manovre combinate fra l'esercito e la flotta , e venga isriruira una catt ed ra di storia militare navale in modo che eia quelle e da questa possa sperarsi,a complemento del tecnicismo, il quale come asserisce il Mahan ha indebitamente distratta ·l\ lttcnzione degli ufficiali dallo studio della condotta della guerra che ad essi principal mente compete, una efficace educazione della mente alla soluzione dei grandi problemi. Esposte le ragioni che giustificano e determin ano il metod o generale da preferirsi, nelle condi zioni presenti, negli studii razionali ed app li cati della strategia nava le, prima di procedere alla ricerca degl'insegnamenri razionali che derivano dai periodi storici precedenti ci sembra opporruno, seguendo il sistema moderno adottalo dagli scritto ri cli storia generale. di esarninare in qua le m isura le condizioni fisiche, geografiche, etniche, politiche siano concorse, e debbano concorrere per determinare la capacità e la vital it,'i militare marittima cli uno Stato. L'esame dell 'influenza che le leggi fisiche climatologiche, topogrnfiche, geografiche, ccc., esercitano sul l'ordinamento socia le e su llo sviluppo pol itico di un popolo non fece che assai tardi capolino nella storia. li metodo storico espositivo pu ro e semplice, che nello spirito del paga nesimo trovava la sm1 piena sanzione, manten ne incontrastato il dominio finché il cristianes imo non gli oppose con Sanc'Agoslino. e più tardi con l::3ossuer, collo Schlegel ed occasionalmente anche nel Vico il concetto teologico, seguito a breve intervallo dal metodo metafisico che col Vico, col l'Herder, coli' Hegel, per non ricordare che i sommi, rivelò la sublime vigoria della n1ente speculativa. La storia scienriflca al principio del XVIII secolo non aveva ancora spiegato il suo labaro, ma la riflessione flosofica che in Erodo to, in Senofonte appena appena si accenna, già si rivela più severa in Tucidide, indagatrice più minuziosa in Po libio, più autocratica in Cesare, più sentem'.iosa in Tito Livio, più virile in Tacito. più dogmatica con Agostino da Tagasrn , p iù scettica e penetrante in Machiavelli, più lussureggiante in Mo ntesqu ieu, più scaltra e 1Y1ordacc con Volrnire, più rig ida ed intransigente con Federico II, più sapiente ed um,ina in quasi tu tti g li storici ciel periodo metafisico. La riflessio ne filosofica ba quindi seguito la sun curva evolutiva, procedendo da consi·121


clerazioni superficial i e sponta nee ad altre sempre più larghe, sempre più penetranti, sempre p iù meditative e sapienti, mantene ndosi però quasi costantemente nel circuito dei fenomeni intellettuali e morali; per modo che l'Hegcl non distingue che tre metod i di trattare la storia, cioè: a) la fonte storica; b) la storia riflessa; e) la storia filosofica, non essendosi ancora affermato il metodo scientifico. Le condizioni mil itari e civili , l'indole del-le istituzioni, la v igor ia dello Stato, le fa zioni, le rival ità politiche, gl'intrighi cl i gabinetto, la coltu ra intellettua le, l'ed ucazione mora le, la rei igione, l'a rte, la produttività e la ricchezza <lei paese, le risorse commerciali, la ca pacità cl i resistenza e via via, allargano e consolida no sempre più Ja base della storia, la quale per tale modo getta le sue n-1dici procedendo gradualmente dagli strati superficiali a que lli più compatti e p rofondi. L'influenza delle cause fisiche, melereologiche, geografiche sulla etnologia e per essa nella storia generale, non fu argomento di riflessione filosofica se non dopo la prevalenza del concetto storico razionale e scientifico. Finché la storia era considera ta come un fenomeno eroico, teologico, metafisico, l'influenza dei fattorijìsici non trovava modo e ragione di manifesta rsi, troppo esigua dovendo parere ai sacerdoti cli Clio la sua funzione in paragone cli quella del Fato, della Provvidenza , dell 'Idea per essere presa in considerazione; onde solta nto dopo che Leonardo da Vinci, Gio rdano Bruno, F. Bacone, 19 Cartesio, riprendendo l'opera di Epicuro e cli Lucrez io, ebbero gettare le fondamenta del razionalismo ed il Comte quelle del positituismo, l'importanza della Cinzione fisica nella storia anelò sempre più accentuandosi, e divenne col I3uckJe, col Hattner, col Du Bois-Reymoncl, col Marselli la pictrn angola re della storia sc ientifica. La civiltà non possiede ancora oggidì un'opera cli storia generale svolta con metodo scientifico, procedente, cioè, da lla ragione fisica e geografica a quella fisiologica ed etn ica, da q uesta a q uella psichiec1 , dalle qual i dipende l'origine, lo sviluppo, l'evoluzione di un popolo o clell'umanit,ì nella storia. li Ca ntù, così benemerito della civiltà per la gra nde opera stori.ca compiu ta, assumendo come p rincipio che la civiltà ha preceduto lo stato sclv,1ggio, ha ricacciata la storia nel periodo teologico con immenso rammarico di q uanti videro così g rande dottrina rivolta a così retrivo ed ingannevole fine. Le precedenti considerazion i, alqumito digressive, tendono a mettere in evidenza il processo evolutivo del metodo storico cd a giustificare le conclusioni seguenti: 1° li rnetocl.o razio nale e scientifico essendo un fenomeno del pos itivismo fi losofico non ven ne applicmo all a storia sistematica mente prima ciel XIX secolo; 2° Gli storici antichi e quell i ciel periodo teologico considerarono la storia come un fenomeno subordinato a determinanti pol itici e moral i, rna governato da cause trascendentali; 3° Gli storici metafisici senza escludere 13 trascenclentalit,ì delle ca use pr ime, la cui influenza rimane allo stato potenziale, considerarono la storia come un fenomeno

'" W. Dr,tpt!r, nella sua Storia dello s1.!iluppo fnte/lel!uale i11 /iuropa, proferisce un assai severo giudizio contro Lord Bacon, asserendo che egli non è giunto a nulla di veramt!nLe grande in pratica, e che q uanto più si esaminano i suoi scritti t;mto meno lo si trova degno della immensa riputazione d i cui gode tuttavia, mentre inve<.:e concede a G iordano Bruno una assai più efficace infl enza sul movimento intellettua le (Nota di D.B.)

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governato da forme mentali, dotate d i vitalità metafisica, onde l'Ente, l'Idea, la Nc)ZiOne, la Natu ra divennero le attivit,ì dominanti nella storia; 4° L'influenza de i determinanti fisici, geografici, etnici, ecc., che non aveva ragione cli manifestarsi , se non occasionalmente, nella storia espositiva e teologica, si accenna col metodo metafisico, specia lmente nell'Hegel e nell'Herder senza però profanare l'olimpo degli e nti metafisici; 5° li metodo scientifico che respinge le causaliUì trascendentali e me tafisiche non venne fino ad ora applica to che allo studio cl i storie speciali, immenso essendo il compito cli una storia gene rale scientifica; 6° La storia genera le nava le, assa i meno cli tutte le altre specialità storiche, ha partecipato al movimento evolutivo della rifless ione filosofica e scientifica , ed anche nelle più recenti pubblicazioni del Du Sein , del Ranc!accio, del Vecchi non si riscontrano che considerazioni fortuite e s uperficia li sulle Glllse determinanti l'origine, lo sviluppo, la decadenza delle gra nd i marinerie; 7° La c ritica storica essendosi sempre circoscritta nel campo politico e morale non suggeriva agli scritto ri mil itari la necessità cli una dottrina strategica, e questa essendo figlia della Rivoluzione e dell'Impero no n poteva fornire agli storici un più vasto orizzonte, onde la reciprocità della storia sugli sLadii m ilitari, e di questi su quella, spieg,3 e giustifiG1 la lenta evoluzio ne ciel metodo storico e la recente genes i della dottrina strategica. Lo studio della strategia navale non sare bbe efficace e completo ove si trascurasse di prendere ad esame i fattori princ ipali che concorsero, e concorreranno in avveni re, a determina re la vira lità delle marinerie militari, e ciò tanto più quando si cons ideri c he la condotta de lle operazioni cli guerra è la p iù evidente ed esatta misura della potenzia lità marittima e.li uno Stato, e che i determinanti cli quesrn potenzialità sono assai meglio classificabil i ed assai p iL1 evidenti di quanto lo s ia no que lli della vitalità e della potenza militare degli Stati precipua rnenre territoriali. Per tali ragio ni ci accingiamo a questo compito, convinti cli fare opera assa i imperfetta pe r la nov ità ciel tema e l'esigu ità delle fo rze, conficbndo pe rò ,issai più che in queste in quella indulge nza che è conforto agli uomini di buona volo1rn'i . Il metodo razionale e positivo consigl ie rebbe di p rocedere dallo stud io analitico delle principali marinerie sto ric he alb determinazione delle muse efficienti della loro genesi, vitalità e decadenza, classificandole in ordine alla loro successiva manifestazio ne ed alla graduale influenza . Tale metodo però, se indispens,1bilc allo studio storico, non sarebbe , per necessità cli sviluppo a na litico, compmibile coll'indole cli questo saggio cl i strategia navale, onde supporremo il lavoro storico a na litico precedentemente compiuto, e per esso già dete rmirn1 te le cause efficienti della potenàdit,1 rn ilitare marittirna, limitandoci a dimostrare la loro rea le influe nza sulle antiche ma rinerie per procedere poi ad una succinta appl icazione alle marine rie moderne e fu ture . II. Lo studio storico delle grandi marinerie del passato, pe r q ua mo imperfetto, pe rmette di classificare le cause efficienti della loro origine, vitalità e decadenza nell'exdine seguente:

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1° La climatologia; 2° La geogra fia militare; 3° La geografia politica; 4° La to pografia n'lilirare; 5° La posizione della capitale; 6° Gli elementi della ind ustria marittima; 7° Gli clementi della ricchezza; 8° L'etnologia; 9° L'ordinamento politici; 10° La civiltà. Tutte q ueste cause concorsero e concorreranno in varia misu ra a determinare la pmen zialità marictima di lll1 0 Stato, la q uale tanto p iù sa rà d uratu ra e domin ante quanto più naturale ed intensa sarà la correla zione delle cause determinanti, e militarmente perfetta la loro fun zione. Giova quindi determinare le condizioni d i questa perfetribilirà prima di esaminare la naturale od ai1ificiosa correlazione dei fa ttori cli potenzialità presso le antiche e le moderne marinerie. Avveniremo anzitutto che le prime sei cause sopra enu nciate sono principalmente genetiche, poiché per esse soltanto può avere o rigine una nazione marittima , che tutte le cause debbono concorrere ad assicurarle una l unga e vigorosa preponderan za, che infine dalle quattro ultime cause, per la corruzio ne cui vanno soggette, dipende precipuamente b sua decadenza , specialmeme quando la genesi Siél stata artificiosa o fittizia. La climatologia benché indispensabile alla formazione ccl allo sviluppo d i qualsiasi organisrno non rivela la sua influenza in m odo così evidente da poterne classificare le graduali manifestazioni per la vastità del campo in cui essa si estrinseca, ta nto naut.ico q uanto sociale. La salubrità e la mitezza del clima, le buone ed equilibra te condizioni metercologiche, se sono q uasi ind ispensabili ad assicu rare la vita lità della gestazione marinaresca . non sono certamente superflue alla vigoria del successivo sviluppo, che per esse può agevolmente eleva rsi ad un alto gra do d i potenzial ità, sen za la cooperazio ne o l'incentivo di altri fattori che generalmente sono prerogative cli un più vigoroso e consolidato orclinamemo politico. Si può quindi stabilire che le bu one co ndizioni cl imatologiche sono propizie ad u na facile gestazione , favoriscono lo sviluppo degli orga nisrni ru d imental i, co nse ntono una conti nuità di funzione economicamente e tecnicamente vancaggiosa, una gra nde stabil ità di equ il ib rio ed una preziosa eco nomi a di Lu tte q uelle energ ie fisiche, intellettuali. morali, politiche che lentamente si forma no e difficilmente compensano, senza grave esaurimento, la da nnosa influenza cl i un a cattiva climatologia. Il bacino Mediterraneo salvo eccezional i in fluenze rnalu icbe, che non consent iro no l'utilizzazione degli altri fattori fisici della genesi nava le, fu ed è tuttavia più deg li altri bacini idrografici propi7.io alla eco nomica gestazione ed al na turale sviluppo degli organismi marittimi. Mentre le marinerie mediterranee, piratiche più che militari , poterono sorgere, svilup p::irsi, costituirsi rapiclamenre e senza d ifficoltà qua ndo assai rozzo e rudimentale era ancora l'ordinamento civile e politico cd appena bambina ogni industria marittima , le marinerie nordiche ed oceaniche, non tenendo conto cl i quelle preistoriche, o non riuscirono a trionfare degli ostacoli climarologici.

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od ebbero un pe riodo cli gestazione così lungo e precario sufficiente ad attestare l'enorme influenza cli quegli ostacoli sullo sviluppo degli organismi ma rittimi. È superfluo avvertire che questa dannosa influenza tanto più du ramente s'impone quanto meno attivi e potenti sono gli altri fattori della vita lità marinaresca, ma non è forse inopportuno mettere in evidenza ciò che troppo spesso s i trascura, l'importanza cl1e tuttavia esercita la fun zio ne clima tologica sulle marinerie moderne. Ogni lotta risolvendosi in consumo d'energia, quella navale non può sottrarsi alla legge matematica , e perciò essa assorbe sempre un equivalente cli ricchezza nazionale, sotto svariatissime forme, che potrebbe in migliori condizioni climatologiche d irettamente impiegarsi all'incremento dei mezzi potenziali. I climi nordici, per una infinità cli ragioni, sono me no favorevoli alla economia ed alla equilib rata continuità del lavoro industriale e perciò la ma rineria, considerata come industria, a pa rità d i altre cond izioni, assorbe un più grande equivalente di energia nazionale ed è soggetta a più freque nti ed intense perturbazioni di quelle marinerie favorite da migliori condizioni climatologiche. È però necessario avvertire che questo maggiore equivale nte di energia e di ricchezza non va interamente perduto, poiché una pa rte si trasforma in una vigoria morale e marinaresca che p uò elevarsi, quando l'organizzazione lo consenta, ad un grande valore militare. Ciò però non avviene che nei periodi cl i vigoroso sviluppo e non mai in quelli iniziali, che sono invece destinati a preparare colla selezione più vigorosi ele menti di potenzialità marittima, la c ui utilizzazione dipende dalla perfettibilità cli cui è suscettibile l'organisn1.o dello Stato. Considerata militarmente la climatologia ha un carattere ta nto p iù difensivo quanto più si ma nifesta dominatrice delle umane energie, quanto più rudimentale è lo sviluppo marittimo e q uanto, me no perfetto è l'organismo dello Stato . La pre ponderanza difensiva pe rsiste anche qua ndo, pe r l'intervento di altri fattori, l'espansione ma rittima promuove le attitudini offensive, e queste non divengono p reponderanti se non quando l'incremento degli altri fattori della potenzialità marittima permette di dominare l'influenza, già così prevalente, della climatologia . La Storia delle marinerie nordiche , quella dell'Inghilte rra specialmente, affennano le conch.1sioni seguenti: 1° La climatologia esercita specialniente la sua influenza nel pe riodo iniziale di gestazione; 2° Se la clin1atologia è cattiva , la genesi militare ma rittima è sernpre le nta, travaglia ta, assai spesso a bo rtiva; 3° L'influenza della clima tologia, pe r l'azione che essa esercita su tutte le funzioni umane , domina anche i periodi iniziali dello sviluppo, né mai cessa interamente, anche q uando gli altri fatcori della potenzialità domina no la situazione; 4° Durante i periodi di conflagrazione politica e di confli tto militare, special mente se cli lunga durata , l'infl uenza della clima tologia tende a preponderare su quella degli altri fatto ri, rimanendo quella immutabile, le altre soggette ad intense perturbazioni; 5° La climatologia propizia alla genesi ed allo sviluppo degli ele menti marittim i non favorisce.., colla selezione, lo sviluppo delle principali energie che costituiscono la virtù milita re; 6° Le difficoltà della genesi e dello sviluppo iniziale difficilme nte si superano; a su perarle devono inte1ve nire altri fa ttori di potenzia lità e specialmente la vigoria

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dello Staro, ma superate che siano per esse rimane condensato allo stato latente un grande equiv;;i lente di energia naziona le; 7° La faci lità della genesi e degli sviluppi iniziali, non propizia alla condensazione delle vi,tù milirari, esige che si provveda a renderne meno pericolosa la mancanza. colla educazione militare e colla vigoria cosrn nte dello Stato; 8° La cli rnarologia è funzione essenzialmente difensiva; dnche nelle migliori condizioni non cessa cli fa r sentire la sua in fluenza; se le condizion i sono difficili o pessime, essa rende a dominare quasi esdusiv,1mente la situazione militare; 9° Alla climatologia , quasi sempre si accorda una importanza assai mino re di quell a che essa eserciti rea lmente sull:l poten7.i,1 lità rnilit,He e su llo sviluppo elc i conflitti marittimi; 10° Una esatta conoscenza delle condizioni climatologiche. in rune le loro efficacit~ marittime, è indispensabile alla condotta clelleopernion i cli g uerra, e l'averle trascurate o troppo scars:unente apprezzate fu ca usa dei piL'1colossa li disastr i e delle pi ù inattese delusioni. La geogra.Jìa fisica militare marittima esercita anch'essa la sua influen7.a, tanto sul periodo di gestazione q uanto su q uello elc i successivo sviluppo, ma forse più intensamente su questo che su que llo ed in genera le in un modo p iù riflesso che diretto, per la su,1 più intensa correlazione cogli altri fa ttori della pOLenzialità. Questa inOuenza fu generalmente accennata dagli scrirtori marittimi e spesso le si vede attribuito una grnnc.le effic:1cia , piC-1 complessa e generi.ca anziché distinta e speciale, facendo sempre difetto un'ana lisi accurata che clin,ostri la SLW azione d irctrn sull'orga nismo marittimo. Ciò indusse ad attribuire alla geografla fisica una influenza che un esame più esatto consiglia cli atrribuire in gr:10 pane ad altri fortori cieli;, potenza marittima. Il Mahan stesso che più degli altri storici nava li h,1 preso in esame i fallori fisici e geografici delia potenzialità nava le, non accenna quasi mai alla climatologia. e se rnlvolta prende ad esaminare l'influenza geografica, quella per esempio delle isole mediterranee, non è già per deter111inare i cararreri potenàtli m:1rittirni della insularità bensì la loro importanz.a strategic:1 nei period i e.li completo sv ilu p po; ciò che è gi ustifica to però dallo scopo storico e non esclusivamente milita re di un'opera circoscrilta ad un breve periodo navale di ben determinato s\"iluppo. Lo scopo di questo nostro studio. essenzialmente strategico, esige invece una ben definita separazio ne delle funzioni, in base alla loro influenza cli rett,1 e no n riflessa , onde procureremo cl i distingu ere quegli elcmemi cli po tenzialità che alh1 geogralla milita re marittima special111enLe appartengono. La geografia fisica, non quella politica . per essere un fa ttore di potenzialità marittima, dovrebbe essere tale da soddisfare alle due cond izioni seguenti: ·1° Rendere d ifficile la v io labil itéÌ rerritoriale, e l'occurazione del suolo per mezzo di efficaci elementi disgiuntiv i che siano ostacolo alle grandi invasioni straniere: 2° Rivolgere \'erso il mare cuttc le energie interne capaci di espansione. La struttura geografica insubre è teoricamente quella che m eglio soddisfa ad enLra mbi questi requ isiti. quando però si,1110 soclcl isfatte talune condi zionalirà , spesso fra lo ro inco111patibili, da ll e quali clipcncle appumo il conseguimento dello scopo. fra le quali primeggiano le seguenti: 1° Che le energie interne siano sufficienri a du ratu ra espansione; 2° Che la situazione geografica favorisci t:i nro l 'inviolabilità Lerritorialc qua nto l'esra nsione marittima;

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3° Che la struttura geografica dell'isola non sia di eccess ivo ostacolo all'unità espa nsiva dello Stato, col favorire il frazionamcmo territoriale. La p rima cli q ueste cond izioni è dife nsiva mente ed offensivamente indispensabile alla genesi ed all 'i niziale sviluppo cli una pote nza ma ritt ima . Essa es ige pertanto una de nsità cli popolazione proporzionata allo svilu ppo territoriale e costiero, ed un incremento cli densità suffic iente alla esterna espansione. Essa esige ancora, specialmente nei period i di gesrnzionc, ma anche in q uelli cl i successivo svilu ppo, una prod uzione agricola, pastorizia, venaria, pescatoria sufficiente nelle prime necess ità della esisten za , non tanta però da indebol ire la tensio ne espa nsiva. Egli è ben vero che le grnncli invasion i territori,1J i, furono assai spesso dovute ad insufficiente produzione od eccez io nali carestie, ma l'importanza di q uelle invasioni attesta un precedente p eriodo di produttiv ità sufficiente alla es istenza, ed in ogn i caso le invasioni marittime cli qualche imporrnnza, anche q uelle dell'epoca leggenda ria , fu rono quasi sempre dovute alla espansività natu ralmente svoltasi in base ag li elem enti primi dell a esiste nza . Esempi storici di questo natura le sv ilu ppo de lla espa nsività mariLtima non ma ncano, e basterebbe ricordare l,1 genesi delle marinerie elleniche, d i quelle pu niche, cli quelle sicule, e fra le m od erne la genesi cli q uelle nordiche, la danese e b britann ica speci:1 lmente. Non po [rebbc però tace rsi che in taluni casi l'espansione non fu il fenomeno naturale dell'eccedenza ge netica della specie sulla produttività del suo lo, ma bensì un fenom eno artificiale cli condensazione umana, dovu to a cause politiche, che doveva necessariamente risolversi in una conseguente espa nsività, dalla qu ale derivarono po i i mezzi d 'esistenza . Genova e Venezia offrono esempio di due Sta ti che sorse ro ,1 g rande potenza ma ritt ima quantu nque localmente privi dei mezzi d i esistenza. È necessa rio avvertire però che non erano Stati insubri, che perciò non è intera mente ad essi applicabile la condizio nalità dei mezz i d'es istenza, poiché gl i elementi disgi untivi che li separavano dall'attiguo comin cn te se ebbe ro d ifensiva mente un grande va lo re, no n impedivano un fac ile e continuo sca mbio commerciale, sufficiente ad assicura re l'es istenza nei periodi cli p,tce, e pe r essi, la virrC, della preveggenza , di Stato, anche nei periodi delle guerre. Ciò non pertanto gravi strettezze e ca restie si rinnova rono spesso e compromise ro , speci,1Ime nte nel 1270, pc i moti popolari che ne seguirono , la sicurezza dello Stato . Anche ogg idì la piC1 grande potenza marittima ciel mondo, in caso cli una lunga guerra che compromettesse il suo dominio ocean ico potrebbe soggi,1cere a così grave minaccia , o nde si può concludere: l° Che un suffic ie nte equilibrio fra l' incremento della popolazione e del domin io ccl i mezzi di esistenza è ind ispensabile allo sviluppo narurnlc della espansivit.ì; 2° Che l'espansione fi trizi,1, dovuta a r,1pidi addensa menti d i popolazione od a sistemi di ordinamento colonico, è sempre una base assa i meno stabile e duratura di quella naturale; 3° Che alla imperfez ione della espansiv ità fittizia deve suppl irsi con continue ,utificiosità che assorbono un equ iva lente cli interne energie, cui solo la v igoria dello Stato può provvedere in modo equilibrato e corninuo; 4° Che la [ensione espa nsiva d i uno Stato insulare per essere du ratura e continua, più di que lla di uno Srnto peninsulare, deve avere per base una non troppo varia bile q uantità elci mezzi d i esistenza; 5° Che la forma insui;He se troppo es igua mal si presrn ad efficace e duratura espa nsione, se troppo vasta m al si adatta alla unità della tensione espans iva e che

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perciò il ca rattere della insularità deve soddisfare alla doppia condizione della intensità e della unità espansiva. La seconda delle condizioni sopra enunciate riguarda la situazione geografica per quanto essa influisce sulla inviolabilità territoriale e sulla espansione marittima. È assai difficile determinare quali circostanze permettano il conseguimento di questo duplice scopo. L'inviolabilità del territorio esigerebbe una grande efficacia di elementi disgiuntivi la quale tornerebbe dannosa alla espansione delle interne energie. È inoltre necessario avvertire che col rinnovamento nava le varia moltissimo il valore di un elemento disgiuntivo, onde riesce impossibile determinarne il limite di efficacità che nella nostra ipotesi insulare deve essere uno spazio più o meno grande di mare. Se si eccettua la disgiunzione oceanica, nessun'altra fu mai su fficiente, per il passato, a tutelare l'inviolabilità territoriale ed anche quella, durante il periodo velico, sarebbe stata troppo scarsa, non solo contro spedizion i coloniali, ma ben anche contro grandi invasion i militari se concesse dalla situazione politica, come lo d imostra la continuità del domin io oltre oceanico dell'Europa. Benché l'elemento disgiuntivo non sia ostacolo assoluto, esso ha però sempre un valore relativo, poiché costringe alla specialità dei mezzi d 'invasione, alla determinazione cli circostanze cli tempo e di luogo, alla necessità di una sicurezza nautico-militare che debbono p<ntare la loro influen.za sui risultati delle invasioni marittime. Considerato difensivamente l'elemento disgiuntivo dovrebbe sodd isfare alrneno alla condizione cli impedire, come i grandi fiumi, la continuità e la subitaneità elci contatti, e perciò avere una estensione che, senza essere dan nosa alla espansione, consenta una qualche capacità difensiva. Quale limite concreto assegnare a questa estensione 1 Il Mahan espose in proposito alcune idee c he possono giovare alla soluzione del quesito, e che perciò trnscriviamo dal testo (cap. Ili) . , La brevità delle comunicazioni fra terra e terra rende le i1w,-1sioni comparativamente facili. Nessuna flotta, per qua nto potente, può con certezza arrestare una invasione che richiegga soltanto una corsa notturna, la quale p uò compiersi con piccoli scafi od imbarcazioni invece cli essere concentrata in più grandi navi. Col crescere della disgiunzione l'i nfluenza ciel potere navale si manifesta». Benché gli esempi storici addotti dall'illustre scrittore non affermino irrefutabilmente il suo giudizio, ciò non pertanto ci sembra ragionevole àssegnare come lirnite sufficiente cli disgiunzione un tratto cli mare che escluda l'impiego dei piccoli scafi e richiegga una traversata d i dod ici ore e una velocità compatibile col naviglio di trasporto impiegato nelle grandi invasioni marittime. L'efficacia dì questo elemento disgiuntivo, assa i più che nel suo valore assoluto, risiede nella unità del metodo difens ivo e della condotta delle operazioni cli guerra, in relazione cogli altri elementi iclrograflci e topograflci che concorrono a determinare la capacità difensiva delle frontiere marittime. Considera ta quindi difensivamente la posizione geografica insulare per la grande vulnerabilità costiera che essa consente, ad onta della unità cli metodo difensivo che provoca, è piuttosto un fattore d i debolezza che di potenzét specialmente nei periodi di gestazione e cli iniziale sviluppo dell'organismo marittimo. Infatti la storia ci dimostra come nessuna isola del Med iterraneo per quanto favorita da altri elementi d i potenzialità, poté mai sorgere e mantenersi lungamente

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dominante su l mare, i n rnusa della g rande v ulnerabilit,'i cui furono soggette. L'Ellx1, la Corsica , la Sardegna, la Sicilia, Canclia, Cip ro, Rodi, ecc. , non ebbero mai un durnturo dominio m arittimo, onde devesi concl udere che la posizione insu lare, e que lla spiccatamente peninsulare, ritraggono tutto il loro valore da lla potenzia lità elc i loro mezzi cli espansione e cli offesa . La stessa Inghilterra finché non poté assu mere risoluta mente l'offensiva fu soggetta a numerose invasioni che si sarebbero rin novate anche dopo il q uindicesimo seco lo , se, a differenza delle isole l))ed iterranee, la sua interna struttura no n avesse facilmente consentito l'unità dello Stato e l,1 fusione delle energ ie espansive, come più ta rdi vedremo. Poss iamo dunque concludere che la posizio ne gcogr,1fica di un 'isola o cli una bene determinata penisola non lrn d ifens ivame nte alcun va lore :tssoluto; che il suo va lore relativo dipende cblla sua correla zione colle funzion i climarologiche, idrografiche, topografiche, aventi car,ntcrc spec ialmente difensivo, e cla ll:l loro maggio re o minore attitudi ne ad una unità cli sistema, tendente a vigo ros:1 offe nsiva. La posizione geografica considerarn offe nsiva mente. in virt ù della ca pacit;ì espansiva, sia essa pi rntica, militare o mercanti le, dovrebbe essere ra ie da dom ina re efficace1nente in modo continuo un determi nato bacino iclrogr,1fico, la cu i ampiezza non ecceda i limiti de lla mobilità e della autono mia e.lei mezzi offensivi. La posizione ce ntrale rispello un bacino idrografico , o q uella sbarrante uno stretto sono offensiv;, mcute le migliori, ma per le ragioni sovra esposte, quasi sem pre la loro eccessiva vulnerabi lità non consente un d urnturo dom inio. Questa incompmibil ità fra i due p rincipali fattori clell:.1 potenzial ità marittima , dovuta alla posizione geografica, sp iega l'incapacitù, storica mente ciimosrrata , del le migl iori posizio ni insulari o peninsulari a mantenere il loro dom inio cd eleva rsi ad un alto grnclo d i marittima polenzi:1l itù, qua ndo l'ecceziona le conco rso cl i tu tt i g li altri fotLori clelb potenza offensiva no n abbia rnodo d i facilmente cleLerm ina rsi. Si può qu indi stabilire: 1° La posizio ne geografica non ha m,1rittirn;1mente un efficace v::-i lore diCcnsivo, ma solamente offensivo; 2° Q uesto valore fu ma le apprezzato ed esage rato dagli storici, att ribuendo al mare una efficacia disgiuntiva che d imostrammo insufficiente, da sola, a tu telare anclw nelle epoche leggencbric, l'inv iola bilità territoriale: 3° La forma insu la re, q uantunqu e teoricamente la p iù fnvorcvole alb potenzialità 1mirittima, per le ragion i esposte e per quelle che seguiranno, si d imostra storicamente così imperfetta da escludere b possibil it,ì e.li un duraturo do minio scnw l'eccezionale concorso di tutti gli altri fattori della prepondera nza o ffen::.iva: 4° La fornn peninsu l,ire, qua nto p iù s'avvicin:1 :1 q uc ll ,1 insulare r.anto più pa necip,1 delle sue prerogative, offensiva rnente efficaci e d ifensiv:1rnentc irnperferte: 5° L-1 posizio ne geogra fica q u,1nto p iù ha dom inio marill irno tanto pi C, si ri,.·d;1 teoricamente sfavorevole al Je nro e grad uale sviluppo cli q uelle energie che sono 1;1 sostanza della espansione e elci domin io nava le, do nde ne deriva una penurbaz io ne ed una instabilità che si riso lve in continuo avvicendamento cl i propizi:1 ccl ;1vvcrs~1 fortu na. La terza condiz ione soprnenunc i::.l ta riguarda la geografi,\ fisica mil ita re maritt:ima per quanto si rife risce all a interna struttura di un paese avente una configuraz ione geografica sufficienremcm c deli nea ta dagli esterni clementi d isg iuntivi . L·inte rn:i strutturn, l'orografica specialmente, dovrebbe essere tale da non fr;i pporre gr;wi e

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numerosi ostacol i alla unitii marittima dello Stato ed alla solidarietà delle energie espans ive. Codesti ostacoli sono difficilmente superabili d urante i perio di cli gestazione e cl i rud imentale svil uppo, ma anche durante i periodi di maggiore dominio essi non cessano di esercitare una dannosa influenza che non sempre può essere v inta d alla v igoria dello Stato, e che sempre si accentua nei periodi delle conflagrazioni politiche, o dei conflitti m ilirn ri, ma specia lmente navali, per la tendenza centrifuga che han no le energie espansive. Qu esta funz ione geografica dclb potenzialità marittima fu q uasi sempre trascurata dag li storici attribuendone le conseguenze più alla politica che alle leggi della natura. Chi può valutare l'eq uiva lente cl.i energia naziornde rappresentato da l m are d'Irlanda , od anche solta nto da lla esigua catena de i Cheviot, o dal co rso della Cly de? Chi potrebbe va lutare l'influenza che in avve nire eserciterà l'elemento disgiu ntivo che separa le due isole del Regno Unito? Quanta part e di energia nazionale potev~l e porrebbe d iven ire espansiva se l'Irlanda fosse fisicamente unita all'Ingh ilterra o semplicemente separata d al corso di un fiume! La Gra n Bretagna è cio nonrertanto fra i paesi insLtlari, quello che ha meno intensa mente subìto gli effetti degli osrncol i geografici, perché appunto più facilmente superabili . · · I.e isole ciel J\'I ed iterraneo, eccettuata Malta, hanno strutture o rografiche tali da escludere la possibilità cli una vigorosa unità esp,rnsiva . La Corsica, 18 Sardegna, b Sicilia, Ca nc.lia, Cipro, Rodi, trascu rando le mino ri che non avrebbero potuto sviluppare gli elementi della espa nsio ne, hanno tutte una orografia che no n consente la correlazione delle energie localizzate alla periferia rnaritti,na. l n nessun periodo storico , anche quando per este rne influenze poté cost itu irsi l'unità poliLica, l'un ità marittima poté ma i determinarsi, né le disgregate energie poterono fondersi nei crog ioli della dominazione straniera, come lo din.1ost ra la storia della Sici lia e quella d i Ca nclia, delle qua li isole l' interna orografia se fu b:1luardo alla Iibert:ì fu anche insuperabile osrncolo alla fusione cl.elle energie ed. alla grandezza ma rittima . Ad evidenza m aggiore dell'argomento in q uestio ne g iova q ui ricordare come la Repubblica d i Venezia dopo l'acqu isto cli Canclia eia Bonifacio marchese e.l i 1'vlonferrato, dopo l'occupazione e la militare sped izione da Venezia cli tre successive colo nie, secondo il sistema cli l{orna , ma i ebbe intero il dominio dell'isola, mai co lla forza g iu nse a do minare l' interno, e dopo d iciott\ rnni cli lotta continua contro pochi ribelli ,rnnicbti fra i monti e guidati chi Alessio Colergi, dovette la tra nqu illità del possesso all,l temporanea menomazione della sua sovra nità , cond ivisa se non in apparenza, certo in realtà, col condottiero ribelle. L'importanza della struttura o rografica, p iù che nelle isole si dimostra evidente nella sto ri~1 d i d ue importa nti penisole, il Peloponneso e la Danim arca , le cui condizioni interne diffe riscono completamente. Il Pelo ponneso pe r la sua interna struttura montuosa non poté ma i conseguire l'unità politica e maritti ma corrispondente alla sua unità geogra fica peninsulare se non p er effetto cli dominio stran iero. L'in fluenza orogra fica e cosiffa ttamente preponderante che d urante il periodo g reco, per oltre mille anni, i sei Stati peloponnesiaci, la l.aconia, l'Argol icle, la i'vlesse-

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nia, l'Elide, l'Acaia, la Corintia, esclud e ndo l'Arcadia perché interna, la Sicionia perché di minima importanza storica, ad onta di Ione continue per conseguire il dominio territo riale e marittimo e di temporanee prepondera nze, mai essi riuscirono a fondersi, e sempre rimasero, quando più q uando meno, preponderanti od autonomi, finché la dominazione macedone prima, quella romana poi, quella mussulmana più tardi, interpolata eia breve dominio della Veneta Repubblica rese e ffimera l'influenza o rografica. Anche quando la sovranità dello Stato s'impone e lungame nte domina le forze del.la natura, non pe rciò q ueste si esauriscono, ma persistono in maggior o m inor grado a llo stato latente, cd ove le even tualità politiche , no n peranco dall'equilibrio europeo intera mente escluse, compromettessero l'integrità politica , le e ne rgie natura li favorirebbero la dissociazione degli aggregati, non fusi , e le menti. Di questa possibilità cli disgregamen to, deriv,rnte da una diffi cile ed imperfetta fusione, deve tenere conto lo storico c he deve giudicare gli eventi, q uanto l'uomo cli Stato che deve p re pararli e dirigerli. L'importanza delb fu n zione geografica inte rna sullo sviluppo e grandezza degli Stati marittimi apparisce ancora, benché in opposto modo, dalla storia della Danimarca. Considerata geograficamente ha essa una g ra nde ana logia cli posizione, cli forme , di grandezza colla i\'lorea, ed ove la Fionia occupasse tutto lo spazio di mare interno compreso fra lo Schleswig, l'Holstein e le isole di Laalancl e Seclancl la sc)(n ig lianza sarebbe quas i perfetta. 1\fa quanta differenza nella interna struttura! Non ca tene cli montagne quasi inaccessibili, non nodi orografici dominanti, non valli strette e profonde, ma bensì una uniforme pia nura , frastagliata eia amp ie insenature, solcata appena da una esilissima ca tena dorsale, compenetrata da ma ri interni, eia piccoli e grandi hlgbi i q uali se limitano l'estensione territoriale non sono certame n te un efficace ostacolo alla unità politiGl e marittin1a . Le origin i storiche d e lla Danimarca , benché la più antica delle tre corone scandinave, rimangono alqt1anto incerte, secondo il g iud izio del Cantù , non tanto però che dalle istorie cli Akenson e d i Jornanclés non si d imostri che la pirateria fosse fiore n te prirna del q uinto secolo , e che la sovranità fosse divisa fra un nume ro assai g rande d i piccoli prìncipi, ma che colla invasione scanclirniva questi disgregati reami fosse ro fusi in u n u nico regno sotto la dinastia degli Estricli o elci Skioldu nger. L'invasione straniera creò verso il d eclinare d el V secolo il regno danese p resso a poco qua le esso rimase fino a l 1864, benché lo Schleswig e l'Ho lste in fossero piuttosto una aggregazione, a n ziché provincie integranti del regno; né le lotte dinastiche e le insurrezioni fu rono sufficie nti ,1 menomare lungamente l'unità d ello Stato fonda ta su quella geografica . Questa d igressio ne tend e a provare come il lungo ccl eccezio nale dominio ciel mare, pirntico e milita re, ad o ma cli molti ostacoli e d e lla esiguità territoriale, fu special me n te dovuto alla mancanza cli elementi d isgiu ntivi interni che fossero osrncolo alla unità politica, corrispondente a q ue lla geografica ed alla u nità della espansio ne marittima. Se la penisola danese, ad onta d ella varietà etnica delle sue genti e dei confl itt i che ne derivarono, fosse stata p iù grande, senza che ciò fosse danno alla unità politica del regno e d alla densità della popolazione , essa avrebbe certamente eserc itato un dominio assai piu vasto e duraturo d i quello c he pure fu così sproporziona to a lla eseguit,ì d e l reame.

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Altre e non scarse prove si potrebbero addurre ~1 dimostrazione della influenz,1 orografica interna sulla genesi e sviluppo degli Stati m arittimi , ma quanto sopra fu esposto giustifica abbastanza le conclusioni seguenti: 1° Gli clementi disgiuntivi intern i, se cli grande efficacia, sono fattori negarivi della potenza m ari trim;:i; 2° Questa negmiva influ enza sempre persiste, benché forse attenuata , quando l'unita politica giunge a srabili rsi sulle basi geografiche; 3° L' un ità· politirn corrispondente a quella geografica , quando es istono gravi disgiunzio ni interne no n crea l'unit,1 espansiva marittima senzzi u na grande preveggenza e v igoria dello Staro; 4° Gli elementi disgiuntiv i o rografici esercitano una influenza negativa assai più grande, a parità di estensione, cli q uell i idrografici. La geograjìa politica come q uella fisirn esercita la sua in flu enza su lla genesi e sviluppo degli Srnt i rna rirtimi. Troppo eccederebbe i limiti cli q uesto studio un'anal isi rigorosa, corne q uel le precedenti, delle cause deLenninanti, né pélrrebbe indispensabile quando si consideri che gli storici e g li scrittori milirnri specialmente si sono assai più di questa che delle alrre fu nzioni occupati. Siccorne pe rò la geografia pol itica esercita marittimamente u na influenza assai dissimile eia quella Lerri[Oriale, così no n è possibile ammettere, senza qualche correttivo, le nozioni rnilira ri che d<iIl o studio di q uesta derivano. Il contano pol itico territori,1 lc è condizione sine qua non della espa nsione e de i conflirti. La geografia milirnre e politica degli Stari continenta li si risolve quindi nel determinare le funzion i e gli eq uiva lenti cl i porem. ialit,ì che trov~tnsi qu asi a conta tto . L'i ntervento cli !omane influenze non pu ò escludersi, ma anche queste no n si estrinsecano che :Htravcrso agli elementi del contatto e quesLi perciò assumono un'importanza quasi escl usiva, onde il cam po ed il metodo cli esame è perfetta m ente dererm inmo, come lo dimostra il Perrucchelt i nei suo i appunti di geografia milita re. Il principio dei colossi ci1 conclari eia p igmei, non ha rnaritrimamenre q uel valore che la conti nenta lità g li concede, e sul quale lo storico borghese orleanisrn ha fondato, a beneficio de lla Fr,rnci;i, la ragione storica della utrnrnir:ì, inaffiata dalle sue lagrimc cli coccod rillo . Non è certa menre possibile escludere in modo assoluLo l'influenza della contiguità, poiché essa è sernpre un fortore irnportinre clei conflitti e delle espansioni, speci~1 lrnerne nei periodi cli iniziale sv ilu ppo, ma importa stabi lire che il contauo o la contigu ità han no un 'import,in za marittima assai meno cleterrn in,rnte cli q uella territoriale e che perciò i rapporri di potenàtlit:ì non sono vi ncolati che dalla mobilità delle flotte. Inclipcndenrerneme ~tdunque dalla correlazione com inentale e rnarittim,1, derivante da una imperfetta peninsularir;'ì o dai molteplici contatti territoria li , b geografia politica ha una influenza marittima ,issai diversa da quella continentale. Il rapporto di potenzialità si stabilisce direttamente nello spazio senza v incolo d i contin uità, in base agli elementi potenziali della nazione marirtim,~ preponclernme. Questa prepondera nza tende rapidamente a crescere e consolidarsi, finché non le focciano d ifetto gl i clemerni espansivi o la ragione pol itica non le sia di freno o cli ostacolo. La geografia politica è territorialmente un inerte sistema o pposto alla espansione, poiché come avverte il C:lausewitz, quasi sempre gli o rganismi tutti tendono alla

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loro conservazione cd alla inalterabilità dell'equil ibrio d in;:imico preesistente. Marittimamente invece l'inerzia è molto minore, la v;1ri,1bilit:'i q uasi l'essenza degli organismi, il v incolo di solidarietà meno effirnce, ogni equilibrio mo lto più instabile donde ne deriva che la geografia politica è un fottore cl i potenzia lità assai p iù fr1vorevole alla espa nsione marittim;i che a quella territoriale, e ci<'l con un;i ragione iperbolica rispetto alla tensione espansiva . L'importanza della geogrnfo1 pol itica e la divergente influenza che essa eserciw sui fa ttori della espansione territoriale e maritti ma esigerebbero un esame assai più sapiente ed ana litico cli quello che si riassume nelle precedenti considerazio ni , ma per le avvertenze già forte, e sopratutto perché la via l unga ci sospinge, riassumiamo la importante q uestione nei seguenti concetti: 1° La geografi;i politica territoriale esercita sugli avvenimenri un'influenza assa i più determinata e suscettibile di misu ra e d i ca lcolo cl i q uella maritrima; 2° La geografia pol itica è territoriahnente q uasi sempre un freno se non un ostacolo alla es pansione, mentre maritticrn1111ente ne è quas i sempre il p iù efficace in ce ntivo : 3° La correlazione continenta le e marirtirna nuoce, per l' infl uenza della geografia politica , alla tensione espansiva , vi ncolandola alla più inerte condizione della continentalità , creando un clual isrno. pi C1o meno intenso, ma sempre funesto; 4° L'indetermi nazione, la cliscorninuità , la rap id ità dei conrnni nello spazio e nel tempo rendono l'equ ilibrio m:nittimo ,issai più facilmente ed estens ivamente perturba bile cl i quello conti nenrnle; 5° L'organismo piC1 perLurbabile, essendo p iù soggetto alle in fluenze prepondenrnti, ne segue che la tensio ne espansiva . pe r IJ geografia pol itica e per tutte le altre ca use concorrenti. tende ad elevarsi r.1p ic"1menre a prodigiosa poten7ial ità; 6° Nessuna espa nsione cont inenrnlc europea. se si escluc.lono que lle b,1rbariche, benché le une da lle altre inca lzate e sopraffatte. ha potuto rapiclamenre irnporre un duraturo c.lominio e.li grande estensio ne e storica importanza; 7° La preponderanza mmittima per b moltiplicir:ì della sua ;17.io ne nello spazio e nel tempo no n può essere cffic:1cemente frenata se non da un sistema cl i equilibrio , troppo spesso incffiGKe, fondato sulle allea nze; 8° Le alleanze marittime q uando no n furo no cccnentate da interessi territoriali si rivcl:ino storicamente assai precarie, e facilmente risolvibil i o dom ina bili nei confli tti: 9° La rapidità e l'efficacia ciel do minio m;1rittirno rifiutano i v in coli che deriv,1110 sempre e.la alleanze e solidarietà, onde una n:lzione dom inante sui ma ri deve, quanfo è possibile, m;1ntenere l'csclusivitù ciel suo impero, proporziorrn ndo però la vastità ciel domin io alla su:1 capac ità espansiva. La topogn?fìa niilitare esercita su lla potenzialir:ì marirtima una fun zione analoga a qu ella derivante dalla clima tologia e perciò essenzial mente clifensiv:1, mentre , come risulta da lla p recedente analisi. la geografia rnilirare e quella politici esercitano una funzione essenzia lmente offensiva. La determinazione dei carntteri d ifensivi degli elementi topogr;1 fici od idrografici troppo di verge dallo scopo e.li qu esto srudio , né porrebbe formarne argomento se non in q uanto, per l'in fl ue nza sui sistemi difens ivi, si collega colla strategia navale. Quesrn determinazione avrà qu ind i luogo p iù rn rcli: orn importa soltanto esa min,1re se e q uanto gli elementi d ifensivi possano g iova re od impedi re l'espansione marittim a.

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La capacità d ifensiva essendo sempre un importante fa ttore della potenzialità marittima, per la sua infl uenza sulla inviolabilirà territoria le, e an che indirenamente un fattore di espansività per la tutela che essa esercita sulle energie espa nsive durante il periodo di gestazione o d i raccoglime nto. Ciò che importa però maggiormente ne l nostro caso è d i riconoscere se essa possa essere sempre, ed in q uale misura , propizia ,1lle varie attività della espansione marittima. Codeste attività, che devono tendere alla espansione sotto forma piratica, militare, comme rciale devono essere favorite da lle seguenti condizioni principali: l " Idrografia interna che consenta l'addestrame nto milita re e le o pe raz io ni mercantili; 2" Id rogra fia este rna che non sia d i ostaco lo a tutte le o perazio ni nautiche d i e ntrata, d i uscita, di atterraggio, d i piccolo e gran cabotaggio, e che consenta la facilità e la sicurezza de ll'addestrame nto na utico milita re. La prima condizione difficilme nte porrebbe essere soddisfatta da po rti artificiali dominati dal cannone, ne i limiti variabili della sua efficacia. Q uesto dominio delle armi a distanza ha variato rnoltissimo, ma il principio nella sua generalità rima ne immutabile, per quanto abbiano variato le condizioni di potenzialità ma rittima d ipendenti eia quelle id rografiche. Alle necessità dell'addestrame nto milita re e della sicurezza mercantile, potevano soddisfare durnnte il periodo rem ico a nc he i porti artificia li prote tti esternarne nte dalle batterie de i moli, purc hé avessero uno specchio d'acqua interno su ffi ciente alle operazio ni ciel traffico cd all'addestramento rcrn ico delle c iurme. Q uasi tutti i porti principali del Mediterraneo, più tardi soggetti al dominio del can no ne, potevano soddisfare in sufficiente misura alla protezione della espansività latente, senza il concorso cli condizioni idrografiche esterne più protettrici. Du rante il periodo velico fino a lla introduzione de lle g ran ate, pe r lo scarso e poco e fficace imp iego dei mortai, ma sopratutto per le condizioni na utiche respingenti dalla costa le navi, i porti artificiali, con una buo na fro nte verso il mare, contin uarono ad essere u na protezione sufficiente, sia riguardo alle esigenze ciel traffico, sia rig uardo a quelle dell 'addestramento degli equipaggi ne l ma neggio dell'apparecchio motore. Q uesta sufficiente protezione, se esclude la necessità di una speciale efficacia to pografica od idrografica, non esclude però che queste, entro certi limiti, abbiano sen1pre esercitato una influenza d ifensivamente q uanto offensivamente benefica. La sto ria ma rittima cli Venezia ne è la prova più evide nte, poiché la sua condizione idrografica interna ed esterna fu la base più salda , se non u nica, d i q ue l lu ngo dom inio navale che nel tempo, escluse brevi intermittenze , non ba rivali e nello spazio no n l'ebbe se non in forza d i n uove condizioni contrastami con q ue lle della sua origine e della sua grandezza. La ma ncanza cli q ua lunque protezio ne id rogra fi ca e topografica coinplementare non consentì alla marina fenicia, le cui basi cli attività furono Sidone e Tiro, la possibilità di lottare lungamente contro le greche marine rie . Il lago di Eleusi e l'isola cl i Sa lamina consentirono a lla mar ineria ateniese una capacità di addestramento e di espansione non dissimile benché fo rse infe riore, eia q ue lla che il lago cli Trezene, l'isola Calauria e quelle del golfo Saronico concessero ad Argo, né dissimile eia quella che i laghi interni di Ca1tagine e cli Biserta concessero a lla riva le d i Roma .

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È quindi logico concl udere che le condizioni id rogra fiche o topografiche anche indipendentemente dalla loro efficacia d ifensiva, furo no , entro certi lim iti, un 'efficace funzione di espansività, anche durante il periodo rernico; che q uesta efficacia, se non crebbe, non venne però menomata dura nte il periodo velico, come lo clirnostrn la prevalente irnporranz,1 acqu istata da Tolone, da Caclice, cb Lisbona , da Brest, eia Portsmouth, eia Copenbagcn, eia Amsterdarn e da tutte le posizio ni fl uviali od esn.rnrie sui porti artificiali d iretta mente vulnerab ili dal mare. li periodo naval e moderno rese anche più evidente l'i nfl uenza m ilitare e cornrnerciale degl i specchi d 'acqua ii1terni protetti este rnamente da efficaci elementi topografici ed idrogr,-1fici, ed è su mie principio che l'.:immirag lio Aube/0 esaminate-le condizioni dei porti mi litari della Francia e delle pri ncipal i nazio ni eu ropee, afferma la necess ità della creazio ne di un porto militare a Rochefort, po iché, d ice l'autore, bisogna assol utamente che in ogni tempo i nostri porri possano accogliere le nostre squadre e mette rle ai sicuro contro gli attacchi cli viva forza e d i sorpresa , sbarrando in modo assoluto l'accesso al nemico. L'evoluzione verso l'i nterno delle posizioni milirn ri si è anelata, storicamente, sempre più accentuando, e se le rosizioni commercia li no n ne segu irono il movimento, ciò deve ascriversi alla m:-1ggiore difficoltà di spostamento cli grn ncli interessi localizzat i cd al lungo periodo cli pace rnarittima non pe rturbato, dopo l'introduzione ciel vapore, da guerre navali cl i grande efficacia risolutiva. La neghittosa fidu cia ge nerata nelle popolazioni dalle ecceziona li evenienze marittime cli questo secolo e le crescenti speranze cli pace e di solidarict,1 fra le genti, nulla tolgono alla verità del princip io, e l'evolu zio ne commercia le dov rebbe tener dietro a quella m ilitare, se n uovi e lunghi periodi cli confl agrn io ne europea potessero sorgere e gettassero nella bila ncia della guerra , non già la spada cli Brenno , bensì il Codice intern azio nale marittimo della g iovine scuola francese. Le posizioni interne pertanto tendono e tenderanno sempre più a preva lere su q uelle troppo vu lnerab ili diretta mente da l m;ire, poiché per esse solamente è possibile consegu ire il dop pio beneficio della prep,1rnzione e clel l'acldestran1enro milita re e la sicurena delle operazioni commerciali. La seconda condiziona lità topografica delle esp:~nsioni rigu:-uch1 specialmente la idrografia costiera, per qu anto essa influ isce sulla facilità e sicurezza della navigazione e sull'addestramento nm1 tico militare. · Troppo arduo e vasto comp ito sarebbe determi na re in modo preciso e concreto le cond izioni ciel piC1 va ntaggioso equilibrio d ifensivo ed offensivo dipendente cl,1lla idrogrnfi.i e topografia costier;i, per le stesse ragioni che escludeva no la possibi lità cli determinare il limite nello spazio d i un elemento d isgi untivo geogrnfico. La conciliazione delle due op poste infl uenze dovrebbe logie,rn:1.e nte avere una vi.i cli mezzo, 8 tracciare la quale potrnnno forse serv ire le consideraz io ni seguenti. Le grnncli marinerie ciel periodo remico non g iovandosi difensivamente della protezione id rografica esterna, né qucsrn potendo essere uti le, ma p iù spesso danno-

·' ' Th. Auhe, La .r~11erre mari/lime et !es porrs m.ilitaires de la France, 1882 (Nota di D .B. ).

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sa, all'addestramento nautico, non prescelsero mai posizioni che avessero esternamente zone poco favorevoli alla sicu reaa delle navi. I grandi empori commerciali, vincolati d:tlla necessità della protezio ne militare immediata , sorsero tutti, esclusa Alessandria, i n posizioni favorite dalle migliori condizioni idrografiche. Alessandria però fu cre1z io ne fi ttizi,-1 in odio a T iro del condottiero macedone, e ad onta cli urrn icl rogrnfo1 abbast,rnza facile non raggiu nse che ass;-li tardi e lentamente, sul declinare dell'Impero rom,-1 no, la sua commerciale importan za. Le gr.incl i marinerie del periodo velico subirono, non prescelsero, per necessità difensive, il vincolo cli posizioni interne iclrograficamente protette, ma sempre rifuggirono dalle costiere che esternamente protette, come quelle francesi del golfo cl i Guascogna, quelle inglesi orienwli fra le foci del ·nimigi e ciel Tine, quelle d ella Zelandia, della Pomerania, non erano troppo propizie alle operazioni nautiche e militari delle flotte. Le esp:rnsiv ità co1nmerci,1 li, sotto il grande impulso degli interessi coloniali, se non furono ost ruire da ll e d ifficili condiz ioni idrogra fiche, sernpre ne su birono la restrittiva infl uenz<1 . Se meritameme il Tromp, il Witt, il Ruyter riuscirono a dominare in modo ammirevole quelle d ifficoltà naut iche, ciò non esclude che t~tle dominio commerciale o m.ilitare esigesse un grande equivalente di energie nazionali e un eccezionale impulso econo mico e politico, e che ad onLa e.lei grand i sacrifici per partecipare alla sovranità marittima. questa fu quasi sempre più apparente che reale, rapidamente d ecadde, e i benefizi conseguiti furono troppo esigui, in rapporto alle energie impiegate e consu nte. T periodi nav,tli del remo e della ve la dimostr:rno fa d ifficoltà g randissima, se non asso lura , e.li attiva re l'espa nsione maritt ima ,lttraverso un:t zona anche esigua di difficili condizioni id rografiche, e se il periodo del vapore, favorito eia così lu nga pace e sicurezza sul mare, no n fosse sop ra vvenuto, si porrebbe affermare, senza troppa presunzione proferica , che le regioni coperte eia difficile idrografiche non avrebbero mai pot uto consegui re una sup rernaz i,1 navale ed una floridezza economica proporzionata :'t ll,t granclezz;.1 degli impulsi e dei sacrifizi, e perciò l'idrografia esterna dovrebbe essere tutwv ia consiclernra un fa ttore cli gra nde in fluenza su lla potenzialit;ì marittima degli Stati . Il va pore però ha favorito le cond izio ni na utiche e l'espansiv ità , rendendola facile anche mtraverso a zone g iudicate prima impratic;1bili, ma la manca nza di insegnament i sto rici, dovuta al lungo periodo cli pace ma rittima, non permette la determinazione concreta della influenza che in avvenire potrebbe esercitare l 'idrografia esterna su lla porenzial irà degli Stati m:uittimi. Quesw influenza non p uò quindi essere oggi avvalorma da nessun dato storico, e solamenre la ragione milita re può forni re apprezz,1menri assai discutibili. Tenendo conto delle va rie forme che potrebbe assumere in avvenire 18 guer ra marinim,1 e spec ia lmente hl grande attitudine delle flotte moderne alla guerra cosriern , la spicci rn tendenza alla guerra cli crociera e di corsa , la crescente importanza difensiva delle fkmiglie torpediniere parrebbe di poter esprimere, non senza grande esitanza, i seguenti concetti : ·1° La struttura topografica costiera, quando effiacemcnte d ife nsiva, è più propizia cli una zona id rogra fica esrerna aIla espans ione marittima; 2° Ll zona idrografica esterna se e.l i esigua estensione e profondità, può raramente considerarsi un fattore d ifensivo ed è perciò una funzione occasionale e vari,-1 bi le della potenzial itù ;

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3° La profondità d ella zona ha per limite necessario e sufficiente la distanza cli bombardamento, comprendendo la profondità topogra fica copi"entc l'obbiettivo principale; 4° Oltre questo limite la profondità della zona nella d irezione ciel movimento di entrata e di uscita delle navi è superflua e quindi dannosa , ma lateralmente a tali direttrici d el rnovimenw essa dovrebbe aumentare in ragione della minore efficacia difensiva, terrestre e nava le, che generalmente può estendersi da l centro alle ali; 5° La zona idrografica coprente il cenrro è perfetta quando segnali ed allineamenti anificiali cd amovibi li sono indispensabili alla navigazione diurna ; 6° La profondità e l'estensione della zona idrografica coprente non sono cl i ostacolo né cli disturbo grave al movimento quando rimane nel lim ite necessario e sufficiente alla protezione militare e non esclude la possibilità del movimento notturno ; 7° La possibi le eventualità cli futuri conflitti marittimi ed il crescente dominio dell'artiglieria navale nei bombardam enti permettono di attribuire, per l'influenza cl i caratteri ropogrnfici ed idrografici, una maggiore potenzial ità a quella regione il cui litorale, o le varie parti appa rtenenti a distin ti bacini, hanno una spiccata unità di carattere; che possiede specchi d'acqua interni opportunam ente situati e sufficientemente protetti contro il crescente clorninio ciel tiro, ed i cui emporii commerciali, indipendenti dalle piazze militari, non richieggono una forza navale vincolata alla loro protezione specia le. Molti altri partico lareggiati criteri cl i potenzialità potrebbero enunciarsi, precorrendo il compito futuro, ma qua nto fu esposto soddisfa alla determinazione e.lei criteri cl i potenzialità , onde stim iamo opportuno procedere ad esaminare l'impo rtanza della fu nzione topografica nell'addestramento n,1utico militare. G li specch i d'acqua i nterni giovano, come fu dimostrato, ad una forma dell'addestramento milita re, m a non sono quasi mai sufficienti a soddisfare le p iC1 vaste esigenze delhl pratica nautirn ed a p rovocare lo sviluppo d i tutte quelle virtù marina resche che, integrate, costituiscono b fo rza morale. TI periodo remico, prima della introduzione del cannone e delle galea zze, richiese ed ebbe speci,1ln1e nte un addestramento costiero, l'indole dell 'organismo nava le rifuggendo eia ogni conflitto col mare. L\1ddest.ramento nautico cli altura non ern quind i che una fonrn1 secondaria, se non superflua, della perfett ib ilità militare. La gue rra e la navigazione essendo costiere, anche l'addestramento nautico doveva soddisfare a questa quas i escl usiva esigenza del domi nio navale. La natu ra delle coste prossime a i centri di operazioni poteva essere va ria ccl esercitare una va1i,1t;1 influenza sull'adclesuamc nto marinaresco. Le d ifficili condizioni idrogra fiche erano piuttosto causa cli infortuniì e cli catastrofi anziché cli efficacia ginnastica fisica e morale. Le cost iere libere, sgombre cli pericoli , provvedute di bu o ni ancoraggi, specia lmente se poco dominate da lle trave rsie, non potevano estrinseca re dalla fibra umana quelle v ibranti energie e quella tensione dell'intelletto ind ispensabili ,1 formare le vittoriose marinerie. Migliori fra tutte per l'addestramento del le flotte mil itari erano quindi quelle ropogra ficarnente difficili ma iclrogrnficamente focili, quali sa rebbero le coste della Da lmazia, dell'Argolicle, clell'Eolia , della Ca ria ccl in generale gli arcipelaghi greci. La supremazia fenici,1, cd in gra n parte anche la bizantina e la punica, fu indubb iamente dovuta alla fibra ma rinaresca delle genti anatoliche, come ad esse fu pure

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dovuta la inte rmittente preponde ranza turca e sa racena. La supre ma zia greca deve in gran parte attribuirsi alla infl uenza topografica de lla sua costiera e degli a rcipelaghi. Il dominio marittimo della Vene ra Repubblica dovette gran parte d ella sua effici enza all'aclclestramento della marine ria sulle costiere dell'Istria e dell,1 Dalma zia , dalle cui genti trasse s pesso il miglior nerbo delle sue ciurme e del basso personale, ed il cui litoraneo possesso fu condizione cli esistenza della g loriosa Repubblica . Le altre ma rinerie del periodo re mico, Ge nova esclusa, o non furono vere marinerie, come non lo fu q uella di Roma durnnte le guerre puniche, o furono innestate sulle cespugliature cli altre marine rie come quella cli Roma imper iale, l'a ngioina, l'aragonese; o non ebbero che vita breve come la normanna e la pisana; fin i:da con:1e h1 rod ia , la rnaltcse, la pontificia; inattiva e languente come le marinerie d i Francia, di Toscana , d'Amalfi, d'Ancona , ecc., ecc. Le ve re e g randi marinerie e bbero quindi nella topografia costiera del bacino orie ntale del Mediterraneo, l'Adriatico compreso, un fattore di potenzia lità che la natu ra non concesse al bacino occidentale. Genova, che ltingam.ente lo dom inò colla sua marine ria, non poté giovarsi di favorevoli condizioni to pogra fiche pe r l'addestramento continuo delle sue flotte, e questa eccezione porre bbe benissimo considera rsi non confern1a nte la regola quando non si cons ide rasse che Genova esercitò assai tardi un efficace dominio e controllo del ma re, e questo in v irtù di una marineria piuttosto di ventura che cli Stato, pe r modo che il vigore di rettivo e la sua continuità, derivanti dall'acce ntramento della propriet::'1 e del comando quasi e red ita rio in poche famiglie, poteva compensare la mancanza cle ll 'addestramerno na utico costiero con altri fattori della potenza fisica e morale delle flotte. li possesso della Corsica e quello parziale de lla Sardegna e delle Baleari, se non favo riva l'addesrra rnemo quanto quello della Dalmazia, sviluppava però in modo più vigoroso le energie marina resche cli altura , le quali, colla crescente aggregazione d i galeazze alle flotte, tendevano verso il declinare del periodo remico a preva lere, come prevalsero nel periodo velico, sulle energie de rivanti specialmente da ll' addestra mento costiero. Pe r wli ragioni e per il fatto che la gloria della marine ria genovese fu quasi esclus ivo retaggio cli una fan1i glia cli condottie ri navali, se nza menoma re le benemerenze pa trie dei Grimaldi, dei Bocca negra , degli Embriaci, elci Cmtaneo, dei Fregoso, de i Lercari, degli Assereto , dei Cafaro, degli Spinola , parrebbe di po te r asserire che l'eccezione, se non confe rma, non infirma la verità ciel principio che le opportune condizioni topogra fl che costie re sono una funzione importante del!' addestramento nautico-militare. Colla introduzione delle gé1 leazze e più tardi de lle navi nelle flotte , avviene la transizione del pe riodo propriamente remico a que llo vel ico e pe rciò la prevale nte influe nza clell'adclcsrramento di alturn su que llo costiero. Le condizioni topografiche che favorivano questo d iventano sempre più incompatibili colle esigenze delle navi a vela, e ciò che prima era una funzione cli pore nzialit,ì tende a divenire trascurabile. L'indole dell'addestrame nto si trasforma quasi completamente, ed i vecchi marinai si rico rde ranno ce rtamente qua nto bassi nella estimazione dei ma rina i cli altura fosse ro quelli di cabotaggio e costieri. Una nuova forma di poesia ma rinaresca sorgeva dalle bufere oceaniche, ed il gabbiere dive nne il poeta lirico dell'Oceano come il prore ta e ra stato l'eroico del Mediterraneo.

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Il fascino cli quella poesia penetrava addentro nei cuori e nelle fibre cerebrali assai p iù cli quello spirante dall'anten na di una galera o dalla coffa militare cli u na nave m od erna. Il gabbie re che d u rante un fo rtu nale nottu rno pende, sospeso ad un'altezza di oltre venti metri sul mare, cavalcio ni sopra l'estremità del pennone di gabbia vibrante per la fu ria dell'u ragano, l'irn puntura cli terza ro lo fra la fi schiante fu ria d el vento att.raverso lo scoccante sartiame , è tale episodio lirico ed eroico c he meriterebbe d i essere tramandato ai posteri, i q uali qua nto prima non sapranno p iù concepirlo e comprend erlo, dal genio di un grande poeta o pittore . Nuove esigenze, nuovo campo d'azione, nuova lirica nautica, nuova forma di add estramento, n uove condizioni d i potenzialità militare marittima . Le costie re libe re, aperte, sicure, non dom inate da gra ndi traversie, con vasta estensione cli mare sulla fro nte sono le più favorevoli a lle esigenze dell'addestra me nto na utico delle flotte del periodo velico. Colle flotte a vapore moderne quale importanza potrà assumere in avven ire la topografia costiera? Ritorneremo all'a ntico? Abbandoneremo l'addestramento d i altura per dedicarc i interamente a q uello costiero? Coi nuovi mezzi l'addestramento costie ro p referirà le a ntiche condizioni topografiche o ne presceglierà altre p iù corrispondenti al compito del le flotte militari? L'opin io ne della gente cli mare, a tale riguardo, è ancora assa i poco determinata, nè può dirsi che la q uestione dell'addestramen to nautico m ilitare sia per anco e ntrata nel cam po della d iscu ssione. Se si considerano però i procedimen ti d 'istruzio ne e di trenaggio non che le abituali operazioni delle fl otte, si è fo rzati a concludere che l'addestramen to di altu ra è tuttavia giudicato l'essenza d e ll,1 educazione navale . Le operazio ni d e lle squad re, esclusi i b revi periodi delle g randi manovre, sono g uidate dai criterii dell'addestramento cli altura, a questo medesimo concetto furo no e sono vincolate le flottiglie torpedinie re; non d issimile è l'i nd irizzo e ducativo na utico delle campagne d'istruzione ann ua li della R. Accademia, né mo lto lontano è il tem po in cu i fu seriamente p roposta la costruzione di sei corvette a vela per la perfez ione del sistema nervoso degli allievi uffic iali. Una tendenza sistema tica e definita per l'addestra me n to costiero no n si è mai rivelata, nemmeno dopo l'impiego di fe nsivo delle fl ottiglie, come lo dimostrano i g iudizii espressi da scrittori fra ncesi ecl inglesi dopo le grandi manovre. Il fasc ino dell'addestramento cli altu ra impedisce tuttavia l'ad ozione s istematica cli quello costiero. La forza delle cose spinge bensì verso un tale sistema, ma la tradizione ed il senso ereditato non ne agevola no l'applicazio ne ne i limiti e coi metodi che lo stud io elci p roblema potrebbe dete rm inare. Non è nostro intendime nto esaminare a fondo q uesta questio ne e ci lim iteremo q uindi a poche considerazioni. La navigazione di altura, per l'esperie nza compiuta, non è fattore cli addestramen to ma cli letargia colle grand i navi, me ntre colle p iccole non è che un tiroci nio marasmico. Perché l'addestramento cl i altura potesse p resenta re un q ualche grado cli util ità dovrebbe esigere l'estrinsecazione delle attività degli eq uipaggi e degli stati maggiori,

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e la pratica diITiostra che colle p iccole navi, non provvedute di vele, le sole attiv ità che si esau riscono, poco si educano, sono quelle dello stomaco e delle g,1 mbe. La capacità cl i resistenza, quando non è spinta fino all 'es.iurimenw , m a gradualmente attivata è per certo una funzione cli potenzia lità , ma nulla si oppone al suo consegu imento colla navigazione e coll'addestramento costiero. Questo però sarebbe ;issai sca rso se dovesse aniva rsi lungo costiere perfettamente nette favorite eia ottime condizioni id rogra fiche e topografiche, onde rinasce l'impo1ta nz;1 di quei litora li che provocano l'estri nseca;,,:io ne d i quelle energie navc1 li che milirnrmente dovranno risulta re più utili. La maggiore perfezione mobile , evolutiva e nautica delle nav i moderne, su quelle del periodo remico, consigli,1 cli comprendere nelle costiere propizie all 'addestramento non solo quelle topograficamente difficili, cioè coperte a distanza da gruppi cli isole più o meno d isseminati, ma anche quelle idrograficamen te difficili, ne i limiti assegnabili alle vmie class i di navi, cic'> che fu dimostrato poss ibile dalle operazioni delle flottiglie germai1 iche. Le considerazioni sovra esposte permettono, sa lvo errore, d i potere enunciare le conclusio ni seguent i: 1° L'a ddestramento namico-militare è un fattore cli potenzialità, e perciò le costiere che ne provocano o ne favoriscano il nmura le sviluppo devono essere considerate un fattore della potenza marittima , entro limiti più estesi ed in misura piC, efficace d i qua nto fu stab ilito pel periodo rcmico; 2° Le marinerie il cui litorale non favorisce il natur:de sviluppo clell'addestrnrnento costiero devono compensare questa inferiorità con ,1nificiosi provvedimenti, poiché l'acldestrarnento d i altura, assai meno che nel periodo remico, corrisponde al le esigenze future del la guerra marittima; 3° I pericoli d i avarie ed anche cli naufragi deriva nti da l1';1cldesLramento in izi:1 le non devono spingere la circospezione ciel comando e la sua sevc ritù fino al punro d i p rivare la marineria ciel g rande va lore mora le derivante da ll'acklesrrnmento cosriero; 4° l da nni derivanti cla ll'acldestramento in tempo d i pace sono assai piccol;.i cosa in paragone dei grandi benefiz i conseguibili e degli inev itabili disastri nei q uali si incorrerebbe in tempo cli guerra: 5° I timori e le repu lsività istintive devono esse re vinte gradualrnente, con un processo cli continuità e d ì libe ro addestramento , saggiamerite appl icato. La posi.z:ion.e della capitale è pure essa u na funzione cl i potenzialità marittima della qu,ile troppo se ne disconobbe e se ne disconosce J'impo rt:1nza. La ca pitale essendo un obiettivo principa le dei conflitti è evidente che la sua posizio ne debba esercitare una g rande influenza su lle operazio ni mili ta ri tanto offe nsive che d ifensive e perciò questa questione, per quanto si riferisce ai conflitti territoriali fu largamente d iscussa e risolta, mentre assai poco fu studiata l'in fluenza che essa esercita su i conflitti marittimi e sulla capacità espansiv,i. È superfhio affermare che la capitale cli uno Stato marittimo deve essere sottratta alla immediata minaccia del le offese nava l i, ma non è fo rse superfl uo esaminare come questa necessità debba e possa concili arsi colle esigenze del l'espa nsione marittima . Escludendo, per ora , le naz ioni continental i aventi frontiere ma ritt ime dal presente esame, prendiamo ad esamina re il problem,1 p iù semplice, quello cioè cli una nazione insu lare o peninsu lare soggetta quasi esclusivamente all 'o ffesa nava le.

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La sicurezza esige rebbe una posizione assa i interna, protetta da efficaci elementi disgiuntivi, o da ci1rnp i trincerati, appoggiantesi preferibilmen te a quella fron tiera che può consiclern rsi la meno vulnerabile, ma questa conclizionalità è direttamente opposrn a quella deriva nte da lla influenza che il centro ca rdiaco deve esercitare sul le funzioni periferiche. Il fuoco sacro deve arciere più v iva mente sulle aree della capitale, m a le irradiazioni termiche subiscono l'i nfluenza delle distanze e le sensua lità periferiche meno energica mente scuotono i lontan i centri volitivi provocando ne la riflessa energ ia. T iro , Atene, Bisanzio, Siracusa , Cartagine, Genova, Copenhagen non ebbero sufficien te protezione contro le offese nava li ed oggi non ne avrebbero alcuna, quindi la loro espans iv ità fu soggetta a convulsio ni ed intermitrenze continue ad o nta della grande capacitì difensiva costiera cl urnnte il periodo remico. Madrid e P,uigi per la posizione centr::i le e la vasta terriwria lità non erano, né saranno in avvenire suscettibili di ricevere ed irradi;:i re attivamente le vibranti energie della espansione marittima. G li interessi LerriLo riali , così spesso in conflitto con qu elli costieri, ad onrn elci va nrnggi dovuti al telegrafo ed alle ferrovie, creeranno sempre un du alismo continentale e marinirno, il qu;1 le non permetterà al senso marinaresco di gettare salde radici nel colore della nazione. Crli entusiasmi oce,1siona li e le pro1x1g,rnde artificiose, che così spesso si ri nnova rono nella Spagna e specialmente in rranci;1, non va lsero né va rran no in ,wvenire al conseguimento d i u na d uratura prepondern nz,1 degl i interessi marittimi su q uelli territoria Ii. Chi può val utare l'influenza che la posizione della ca pitale avrebbe esercilato sulla potenzialità marirrima della Spagna e della Francia , se le loro metropoli avessero avuto una posiz ione ecce ntrica come Londra e l.isbona 1 Chi potrebbe prevedere l'influenza che avrebbe esercirato su ll'avvenire ma rittimo dell 'It:1lia b posiz io ne clcll,1 sua ca pit,ile se questa avesse dovuto essere no n d ico 1vlilano, ma Firenze? La reciprocit:ì delhiz io ne centripeta e cernrifuga che d;.i lb posizione della ca pitale prende forma e sostanza esigerebbe uno studio fi losofico e storico, molto interessa nte, ma incompa tibile co l compito speciale dell 'au tore, il quale crede però che le brevi considerazion i esposte g li consentano le concl usioni seguenti: 1° I.a posizio ne della cap irale esercita una g rande influenza su tutte le funzio ni virnl i dello Srnto; 2° La ragione civile esigerebbe che b ca p irnle fosse situarn ,11 centro di gravitazione economico, la ragione difensiva al cenlro cli equilibrio ciel sistema militare, la ragione m;1rittima esigerebbe che la ca pitale si trovasse quasi a contatto delle energie navali preponderant i: 3° La clifficolt::l cli trovare una posizio ne ccntrn lc che soddisfi a tutte le condizionalità si risolve quasi sempre a varnaggio della terriLorialità ed a danno degli interessi mmittirn i, quando questi non siano fattori p reponderanti della esistenza e gra ndezza dello Stato; 4° L,i posizio ne d ella ca pita le esercita la sua influenza ta nto in tempo cli pace quanto dura nte i conflitti. specialmcme se cli qualche durata; e b mcno1rn12ione di pote nzial ità ma rinima. derivante da una situazione troppo centrn le, non può essere cqu ilibraw che eia artific iosi provvedimenti i quali riescono quasi sempre inefficaci,

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se pe r essi non è accresciuta l'energia espansiva degl'interessi nazionali. Gli elementi del!' industria ma1"irzaresca sono fatto ri così evidenti della pote nzialità da escludere la convenienza d i q ua lsiasi esame se la loro gra nde influ e nza sulla strategia nava le, troppo superfici;1lmente apprezzata, non consigliasse a lcune considerazioni speciali. L'industria marittima si collega al proble ma strategico per l'influenza che essa esercita sulla espansività naziona le , e pe r quella che esercita direttamente sulle o perazioni d i g ue rra. L'industria marittima non diviene fa trorc cli potenzialità se non quando essa ha fondame nto ne lla produttività industriale ed ag ricola de lla nazione e nella sicurezza del mare. Entrambe queste conclizionalità , benché in va ria misura, sono indispensabili a re ndere l'industria marittima un o rga nismo animato , e non sola mente moventesi per eccitazione galvanica. La g rande sicurezza di navigazione e cli commercio dovuta ad una quasi imperturbata cd eccezio na lissima pace marittima che da circa un secolo stende le s ue benefiche ali sopra l'Europa ha favorito la genesi ;,1rtificiale cli marinerie c he un periodo di conflagrazione navale non avrebbe certa mente consentito. Artificiale adunque e suscettibile cli rapido esmirimento è quella industria c he avesse per unica garanzia la sicurezza della navigazione dovuta a condizioni politiche così instabili quanto quelle su cui sovrasta il capriccio o la velle ità militare cli una grande nazione . L'artificios iùì dell'industria marittima non regge sulle sue basi se non in virtù del pu ntello militare e questo non è solido se non è s,1 lcbmente confitto nel suolo nazionale, e q uindi trne da esso l'ele me nto essenziale della sua soliclir::'i . Due prodotti artific iosi lunga mente non reggono nei confl itti commercia li o mii itari contro altri derivanti da natura li e ne rgie; e cli qu esta legge fond amentale degli o rganismi marittimi devono essere coscienti gli uomi ni d i Stato, onde valurnre con sufficiente esattezza le vere energie della nazione ed i limiti de lla loro esp,111sione marittima . In qua llrn q ue campo cl i azione d ifficile è sempre valu tare con suffic iente esattezza la situazione, rna d ifficil issimo fra tutti è l'apprezzamento complesso della s ituaz io ne marittima, si;;i comme rcia le che militare, e d il non averla saputo va lutare fu una delle imperfezioni del gen io napoleon ico , come fu sapientemente dirnostrato dal Mahan, e non è certo irrive rente il su ppo rre c he sia una delle p iù spiccanti imperfezioni degli uomini cli Sta to vive nti, esclusi g l'lng lesi. L'importa nza del g iudizio de llo storico americano consiglia di trascrivere opportunamente i principali conceni: •Le imprese orientali di Napoleone fall irono non già in c-rnsa di erronei apprezzamenti di quanto fosse possibile in quel lonta no Orie nte, che i popoli occidentali così male comprendono; ma pe rché egli, anche a l te rmine della sua carriera , non fu mai capace di appre zza re rettamente le condizioni della guerra navale. Il suo perfetto c rite rio milicare non errava affermando che i principii de lla g uerra nava le e te rritoriale sono gli stessi , ma fu l' incapa cità di comprendere le c ircostanze cli applicazione che condusse il gene rale a fatali ed erronei ,1pprezzamcnti. Aboukir e Trafalgar, improntate di una grande concezione, p roclamano le stesse ca use ed i mede simi e ffetti , ma rivelano l'inabilità d i Napoleone a comprendere ciò che le navi possono o non possono fare, clipcnclente1nente dalle condizioni del mare e dalla capacità dei mminai.

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«Nelle relazioni fra l'India e la Gran Bretagna, Bonaparte, come tutti i Francesi della sua epoca, scambiò l'effetto pe r la causa . Il possesso dell'India e delle altre colonie era giudicato la ca usa della prosperità inglese, al rnodo stesso come recentemente, ed oggi a ncora , il dominio commerciale parve a molti la causa della ricchezza e della supremazia britannica fra le nazioni. Non può nega rsi c he in questo concetto vi sia della verità, ma è la speciosa verità che deriva dallo scambi:ue il frutto per l'albero, ed il fiore per la pianta. ,,Quando pu re la visione cli B0napa1te si fosse realizzata ed il possesso dell'India fosse passato dalla Gra n Bretagna alla Francia, non perciò quella sarebbe stata sopraffa tta ed il suo commercio distrutto, come non lo fu sotto il regirne del blocco continentale . La potenza della Gran Bretagna può dirsi che giaccia nel suo commercio solo perché esso è l'este rna manifestazione della saggezza e della forza del popolo inglese . La Grnn Bretagna, cope1ta da lle sue t1otte potenti era non solo invulnerabile, ma invincibile. Essa poteva certamente essere scossa, ma non annientata. Questo fu l'e rrore d i Bona p arte, che pervase [urta la s ua carriera, perché, come disse il Thiers, con tutto il suo genio egli era sempre il figlio ciel suo paese». In q uesto errore pa rrebbe oggi, p iù che mai, appassiona rs i la Fra ncia, onde è lecito ritenere che assa i imperfetto, ad onta degli insegnan1enti storici, sia l'intendimento delle cause dalle quali dipende la vitalità cli uno Stato marittimo. Il senso ma rittimo cli una nazione, e l'inte ndime nto esatto della situazio ne sono qu indi i diaframmi attrave rso i quali devono fi ltrare le e ne rgie industriali, con quell'ord ine cli densità e cli saturazione che corrisponde ad un natura le non artificioso ed a rc hitetta to organismo . TI metodo d i sviluppo e l'imp iego di tutte le e ne rgie industriali tende nti alla espansione dipe nde essenzia lmen te da ll 'esatto intendimento della capac ità produttiva ed espansiva della nazione e dall'azione dirigente del gove rno, ed è pe rtanto estraneo allo scopo d iretto di questo studio; o nde ci limitia mo ad avverti re che nello studio cli questa questione possono essere ottima guida i lavori de llo Sche re r e del Linclsay che riguardano la storia del commercio, quelli del Bagehot, del Du Bois-Reymond , del Draper che riguardano specialmente la teorfr1 dello sviluppo delle nazioni, ed in generale i trattati cl i economia politica e sociale, benché questi più direttamente mirino all'organizzazione ciel lavoro e della ricchezza a nziché alla determinazione delle leggi che reggono l'industria marittima e la sua espa nsione . Queste leggi non sono d i competenza, come dicemmo, dello scrittore militare se non in quanto esse possono influire su ll'organismo n1ilita re e su lla strategia navale. Considernnclo indispensabile, per ora almeno, il prestigio e la forza ,nilitare allo sviluppo della espansione marittima parre bbe convenie nte form ulare ,1 lcu ni criteri direttivi ci rca l'influ e nza che i mezzi industriali esercitano sull'organismo militare e sulla strategia nava le . L'orga nismo militare conside rato qua le indispensabi le fa ttore cli potenzial ità e di espansione deve trovare ne i mezzi industria li gli elementi naturali della sua esistenza e del suo sviluppo e princi palme nte quell i di costru zione , cli armamento, cli mobilità, di sostentamento, di riproduzione delle flotte. È s upe rfluo accennare qua li fossero e quali siano oggi i mezzi che soddisfino a questa condiziona lità, ma è iITiporta nte ricorda re come le nazioni marittime non a bbiano mai avuto né a bbiano oggidì, se si eccettua forse l'Inghilterra, tutti gli elementi industriali della rotenzia lità mil itare.

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Questa imperfezione, che in grado maggiore o minore colpisce tutte le nazioni, deve necessariamente influire su tutte le fasi cli produ zione e sviluppo degli o rganismi n1 ilitari. Quanto più questa imperfezione è grande, qualitativamente o quantitativamente tanto più artificiosa e precaria è la potenzialità militare, tanto più degenerabile l'orga nism<? anche quando questo si ravvolge in una splendida esteriorità. E quindi doveroso attribuire ai mezzi industriali marittimi una importa nza tanto più grande quamo più si è proclivi ad eluderla, per la mal consigliera influenza che un lungo periodo di pace, benché armata, ha inoculato nelle vene delle nazioni e nei cervelli dirigenti. Le m arinerie milita ri di talune nazio ni , aspiranti al controllo, se non al dominio del n,are, non v ivono che cli continui artificiosi provved imenti. Artificiosa fu l'incetta dei men i di costru zione, per d ifetto d i legn;H11c in passato, e lo è attualmente per difetto di ferro e d 'industria meta llurg ica, ed in caso cli un confli tto duraturo o di un blocco effie,1ce, esaurite le semp re scarse provviste, no n si . avrebbe rnodo di provvedere, non solo alla riproduzione, ma ben anche alla ripara zione del naviglio, con immediata prostrazione materiale e morale della flotta, se non del paese. Artificiosi assai spesso sono. anche i m ezzi d 'armamento sia in personale quanto in m ateria le e la pi11posseme marineria ciel mo ndo ha lottato e lolt~t tuttavia per superare questa gra nde d ifficolt:1 cl i recluta mento. La temporanea preponderanza cl i grandi e costosissime navi ha potuto fino ad ora rendere meno evidente e pericolosa qucsrn deficienza cli armam ento , ma un avvenire anche pross imo potrebbe, col variare ciel tipo di nave, aggravare le d ifficoltà cd imporre all'lnghilrerra u na trasfo rmazione sostanziale cli reclutamento e cli equ ilibrio militare territoriale e nava le, ciò che intaccherebbe, non senza pertu rbazioni, l'organismo dello Sta to. Se l'Inghilterra ha grandi d ifficoltà cli armamento per ciò che rigl1,Hda il personale, essa non ebbe né avrà dcficienz,1 cli armamenro in 1rn1tcriale. Q uale nazione potrebbe nutrire la stessa fiducia, e quante non sono oggi riclo ue ad una importazione generale del loro rnmeriale da guerra1 Se l'opinione pubblica è oggi confidente nel concetw che le guerre future debbano essere cli brevissima durata, sa rebbe difficile addu rre validi argomenti in <1ppoggio cli questa tesi, che il Marselli ha i llustrato col quad ro grafico della durata d elle guerre e delle paci degl i ultimi tre secoli. Nel nostro convincimento qucsrn ipotesi, molto infondata , non è già figlia cli ottimismo, bensì madre di pessimismo cl i Stato. Checché ne sia cli questo credo naziona le il fono incontestabile si é che mo lte marinerie non hanno altra potenzialità n1 ilirn re che quelb estrinsecantes i nell 'u rto iniziale; ed è certamente in omaggio a q uesto convincimento che si fa poggi<u-e l'eq uilibrio eu ropeo sui rapporti quantirntivi del tonnell aggio, dei cava lli- va pore, dei cannoni e forse anco delle lampade elettriche, elementi d i u na potcnzia lit,'t assai più illusoria che reale . Se l'artificiosità riguardante i mezzi di costruzione, d i riproduzione e cl i at'mamento esercita ccl eserciterà una funesta influcnw sulla corni nuità dei conflitti, cb meritare perciò una considerazione assai maggiore d i q uella che ordinariamente le venga accorclarn, l'artificiosa provvigio ne dei mezzi cli mobilità delle flotte assumerà una importanz,1 cosi preva lente, anche nel periodo iniziale dei confl itti, da p rovocare in brevissimo tempo l1na situazione militare q uasi disperata .

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Sempre ed in tutti i periodi navali la difficoltà cli provvedere ai mezz i dell a locomozione esercitò una risolu tiva inf1uenza su i confl illi, né ad ess:~ poterono sottrarsi mai interamente anche le marinerie che p ure avevano una larga e notevole riserva della m obi lità. I3enché ciò sia più spesso avve nuLo per imperfezione organica anziché per difetto di mezzi naturali, ciò non esclude che la difficoltà di accentramento e l' imperfezione qualitativa dei fa ttori impulsivi , siano stari gli scogli contro i quali hanno naufn1ga to, durante i lunghi conflitti, :rnche le m arin erie p iù largamente provvedute degli clementi della mobi li tà. È inu tile qu i ricorcbre gli artifizi continui, le razzie, le barbarie, cui dovettero ricorrere, durante i per iodi del remo e della vela, gli Stati per supplire alla sempre crescente necessità cli mezzi impu lsivi : ma non sa rà certa mente inutile mettere in evidenza le condizioni patologiche di q uelle m arinerie mod erne che debbono provvedere artificiosamente all a loro locomoz ione. L'esperienza degli scarsi approvvigionamenti cli combustibile, la loro situaz io ne, la mancanza cli protezione contro le sorprese militari , e contro le intemperie, la possibilità d i combustion i p iù criminose che spontanee ci consigliano di getra re un grido cli alla rme a quelle nazioni le cu i. su perbe flo tte saranno ridotte alla impotenza od alla disperazione, dopo un primo e breve periodo cli o perazioni mw,di. Gli app rovvigionamenti che si porranno fare durante il periodo della lotta, tenuto conLo cli tutte le difficoltà che riguardano il contrabbando d i guerra, sa ra nno così esigu i, çosì casua li , così avventura ti nello spnio e nel tempo che la ma rineria non avente dominio o controllo de l mare, non pow'ì fa re su cl i essi assegnamento alcuno, e le sue operazioni s;.iran no per tale comliziona litii vincolate all e basi d i approvvigionamento in modo funesto. G l i elementi della mobiliriì so no oggidì, assai più che nei periodi nava li precedenti, fattori d i potenzialitù, potendo cli ve ni re in brevissimo tempo gl i arbitri esclusivi della situ azione militare, onde non ci sta ncheremo di ripetere che il lungo periodo cli p:~ce o d i inazione militare marittima rese popoli e governi troppo confiden ti in un ,tvvenire che potrebbe esser gravido cli grandi d isastri navali per quelle nazioni la cui ma rineria , ::irtifi.ciosarnente creata , non h<l elementi d i vita lità genera le. b 1 preveggenza cl i Stato ed il senso marinaresco della nazione possono e debbono p rovvedere ad Httenu,He quanto è possibile q uesta situnionc emergente da inevitabile artificiosità, ma lo scritto re militare deve riconoscere l'influe nza che esse esercitano su lla condona delle ope razioni e suggerire il modo cli clornin;-irla, o cli attenua rne le conseguenze funeste . Ammessa l'artificiosità d i alcuni o cli tutti i n1ezzi dell'i ndu stria marittirrn-1 , non esclusa la flotrn mili tare , qua li criterii strategici dovrebbero guidare l'espa nsione marittima e le opernzi.oni cli guerra' Vastiss imo terna , che le esigenze di questo studio costringono cli condensa re nelle considerazioni seguenti: 1° Q ualunque artificiosità, ma spec ialmente quella mobile, deve essere rness<l a calcolo nel dete rminare il grado cli potenzial ità mariuirna cui intende cl i elevarsi una nazione, subo rdina ndo le esterio rità alla sostanzialità della forza; 2° Quando le artificiosità sono grandi ed eccessive, irnporta cli rendere meno grave l'nf1u enza derivante da lla continuità dei conflitti , giova perciò utilizzare il più rapidamente cd intensamente che si può la potenza d 'urto della flotta, quanto pi ù la sua esistenza é vincolata da stringenti artificiosità;

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3° Il periodo iniziale delle ostilità, per la eccessiv~1 artificiosità cli quasi tutte le mari nerie moderne, deve tendere alla massima intensità risolvente, nel minimo tempo, a questa legge, potendo soltanto sottrarsi quelli che lrn nno sufficienti mezzi naziona li d i potenzial ità, q uando la situazione militare lo consigli e la capacità del sistema difensivo lo consenta; 4° I mezzi della mobilità diverranno in avvenire obbiettivi militari altrettanto importanti quanto le forze mobi li , assai p iù direttamen te vulnerabili nelle loro basi cli operazione di quanto possono essere gli eserciti; 5° I principii che reggono le relazioni fra gli eserciti e le loro basi sono applicabili alle flotte n1oderne e perciò i mezzi della mobilità diventano i cardini della strategia navale; 6° Le colon ie ed i possessi militari, qua ndo non giacciono nel bac ino idrografico delle o perazio ni n,wali , sono clementi cli vulnerabilità che aggravano la situazione delle marinerie secondarie , specialmente le artificiose, e non possono trova re sa lvezza che nelle alk:anze o nella loro ind ipendenza dalla base maritt ima; 7° I.e alleanze si cl irnostrarono sempre, anche se v ittoriose , inadeguate al conseg uimento di grand i obiettiv i; ma le marinerie secondarie, specia lmente se artificiose, debbono foncbre la loro espansivit:1 sopra ~illeanze che integrino tutti i fattori necessa ri i al dominio del mare. 1\.folte e molte altre considerazioni potrebbero aggiungersi e troveranno certamente luogo ne llo svill uppo di questo lavoro e nell'applicazione che faremo dei concetti d i potenz ial ità alle principa li marine eu ropee; qua nto fu esposto è su fficiente per menere in evidenza tutta l'in1portanza che i mezzi industrial i, spec ialmente m ilitari, eserciteranno su lle futu re g uerre rn.1ritti1nc, non che fa necessit~ì che a queste nuove condizioni dei conflitti nava li sia rivolrn la mente degli uomini cli Stato. Esposti i criteri cli potenzi:-11ità marittima che derivano dai fanori pressoché costanti e suscettibili d i c1 lcolo , si dovrebbe procedere all'ana l isi cli qu egli altri fa ttori , la cui influenw, quantunq ue grandissima, é meno suscettibile cli apprezzamento co ncreto e più direttamente riguarda la pote nzialità dello Stato anziché quella maritt ima. Riusci rebbe inolt.re assa i d ifficile cleterr11inare quale infl uenza possono esercita re la ricchezza, l'etnologia, l'ordinamento politico e la civilt;,'ì sul la strategia navale, la qu::1le assai p iù che una influenza direttiv,1 riceve eia questi fa ttori la grandezza e la continuità degli im pulsi. Scrittori antichi e moderni storici e m ilita ri volsero cli preferenza la loro mente ,1 questi fattori iperbolici della gra ndezza e decadenza degli Stati, anziché a q uelli più concreti che furono oggetto cli qu esto studio; e benché nessuno abbia fino ad ora es1rinsecato elc i fenomeni st.o rici i ci-it.er ii "1 stratti dell a potenzi,1lità, ordin,rndol i aspeciale dottrina , ciò non pertanto tesori cli scienza e cli filosofia politica militare potranno attingersi alle forni ciel G uizot, del Gervinus, del Gibbon , del Mommsen, ciel Macaulay, del Marselli, del Ma han al le qua li rivolgiamo i giovani ufficial i che alla passione dell 'arte sposano un ,lito sentimento della loro missione. I criterii cl i potenzialirà marittima derivanti da questo studio se non permellono cli determinare \'influenz,1 d i tutti i fa ttori , permettono però di soddisfa re , in rnodo approssimato, ad una esigenza moderna d elle cloLLrine militari, superando una delle inizia li difficoltà, che si oppongono al progresso degli stuclii strategici ed al retto intend imento della situnione marittima.

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La potenzialità naturale od a1tificiosa, essendo la base su cu i poggiano i sistemi militari e le operazioni cli guerra delle nazioni, era logico e necessario intraprenderne, anche molto imperfettamente, la determinazione, alme no per quella parte che più direttamente si riferisce alla strategia navale, prima di procedere alla ricerca delle leggi che reggono questa e delle forme che assume dipendentemente dal valore e dall'indole delle energie che essa impiega e dirige. Allo studio preliminare dei fattori occasionali cd incommensurabili che possono influire come il genio e l'invenzione sulla strategia era logico e necessario che seguisse l'esame elci fattori positivi e commensurabili che concorrono sempre a costituire la potenzialità marittima e a tracciare le linee generali delle operazioni di guerra, onde procedere ad una applicazione concreta che permetta e.l i stabilire i criteri di relatività che esistono fra le principali marinerie e uropee. Codesta relatività è indubbiamente la base su cui dovrebbe riposare la politica degli Stati marittimi, mentre questa e quella dettano le norme e tracciano le direttrici della strategia navale. Lentamente, con tale metodo, si procede verso la meta, ma si evita il pericolo di prendere lucciole per fanali, e non si educa la strategia scientifica, come in Francia, ai voli pindarici. DOMENICO BONAMlCO

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II Domenico RONA.t\1ICO LA SITUAZIONE MILITARE MEDITERRANEA (1895) (.,Rivista Marittima» giugno 1895)

Come già abbianio accennato nella Parte I (paragra:fò XI), questo saggio del giugno .1895 è il prirno di un.a serie di sei ponderosi studi con i quali D.B. conduce una dettagliata panoramica della sempre più torbida situazione internazionale, con puntuali r(!èrimen.ti a Mahan e Clausewitz e una metodica che poi ritroveremo in Mahan e Callwell (cjì·. Parte lii), .fìno a fare di questo un altro degli studi che è necessario conoscere, per meglio apprezzare le successive considerazioni dell'autore sul potere ma rittimo (termine qui da lui usato per la p1-i11ia volta). In questa occasione l'obiettit;o contingente di D.R. è comunque un altro, ed è assai arnbizioso. Definendosi «sincero credente nella fede della solidarietà europea" egli intende compiere «una diagnosi paziente ed esatta del malessere che travaglia l'Europa e della determinazione di quella cura, violenta o rn.etodica, che 1neglio giovi alla ricostituzione e rigenerazione del/'01:qanismo europeo". A tale scopo ricerca i caratteri essenziali della situazione irlternazionale del momento, suddiuidendoli in determinanti latenti (i più importanti, ma i meno compresi ed evidenti, perché d[/Jìcili da ricercare e studiare), determ inanti palesi e determinanti probabili.

I risultati ai quali l'autore pemiene dimostrano la su.a jède nella Triplice Alleanza (Germania -Austria - Italia) come architrave della )ittura unità europea, che con l'adesione dell 'Inghilterra sarebbe per l'Jiuropa la più ua/ida garanzia contro i ,pericoli> russo (terrestre) e arnericcmo (marittimo). Egli però ritiene che l'I talia per il momento abbia un peso politico e 1nilitare assai ridotto in campo internazionale. Oltre che dal ,dualismo continentale-mariftirno», la sua debolezza le deriva "dalla gracile e neuropatica esistert2a, dalla mancanza di una.Jòrte e sana educazione civile e 1nilita1·e, dalla ins14jìcienza·di tutti i poteri dello Stato; da una deficienza generale di serietà; dal deprezz amento di qualsiasi merito vero e onesto; dal trio1lfb spudorato dall 'c!//arismo, de/fariseismo, del ciar!anatesimo e di tante altre doti plebiscitarie integranti le speranze della futum ciuiltà,. (F. B.)

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I.

La situazione militare mediterranea, tanto continentale che marittima, in questi ultimi an ni si è profondamente alterata, ed è minacciata da trasformazioni anche più radicali se si avvereranno talune previsioni e si compiranno le speranze cli autorevoli scrittori inglesi e spagnuoli. Il problema militare marittimo di qualsiasi nazione, benché in varia misura, ha subito l'influenza di queste cause perturbatrici dell'equilibrio mediterraneo, donde la necessità di studiare le conseguenze che questa nuova ed evoluente situazione ha determinato o può generare nell'organismo milita re degli Stati. Il sistema dei conflitti singolari fra nazione e nazione che, in virtù del principio di nazionalità, prevalse durante questo secolo su quello ciel precedente equilibrio climlstico, se rimane tuttavia l'essenza ciel diritto interna:lionale e uropeo ed il fondamento delle istituzioni militari, ha subìto siffattamente l'irruenza dell'innesto politico europeo da lasciare sospettare che la vigoria dell'incalmo prevalga in avveni re su quella della prima radice, e che perciò gli avvenimenti futuri più che dalla nazionalità dipendano dalla nuova ragione dell'equ ilibrio europeo. I.o scopo militare di q uesto scritto esclude la ricerca delle cause sociali, politiche, c ivi li che provoca ro no l'incipiente evolu zione dal principio cli nazionalità a quello de lla ragione europea; ma non può escludere l'ana lisi dei fenomen i militari cbe da questa crescente evoluz ione potranno d erivare, e la ricerca cli quelle soluzioni possibili e p robabi li ch e meglio socldisferanno alla nuova situazione militare. Il problema militare, tanto offensivo che difensivo, delle nazioni europee ha cessato di essere così semplice ed evide nte q uanto q ue llo derivante da l principio della nazionalità e dal sistema del non intervento nei singola ri conflitti. li conseguimento o la tutela della indipendenza ed unità nazionale erano obbiettivi politici e militari altretta nto semplici q uanto evidenti, e perciò la necessità del loro conseguime nto era altre ttanto sentita quanto compresa; ma chi potrebbe ogg i pretendere di segnare l'orientamento vero e certo d e lle nazioni e uropee? Se il principio della nazio na lità no n ebbe a ncora una completa attuazione; se per talune contrade mancano i determinanti ce1t i o preponderanti di una determinata nazionalità; se ragioni militari o politiche non consentono, senza escluderla in avvenire, la possibilità di dare alle distinte nazionalità tutto il loro fondamento geogra fi co, etnico, rel igioso, storico, ecc., egli è ceno però c he, cli fronte alla grande massa degli interessi eu ropei minacciati da una possibile, se non probabile, conflagrazione militare, e non per anco soclclisfatte ragioni di naziona lità hanno scarso peso nella bilancia della pubblica opinione. Non già che si disconoscano le ragioni, i diritti, la convenienza d i appagare le g iuste aspirazioni dei non partecipi alla loro comunità nazionale, ma nella coscie nza e uropea è penetrato e sempre più si afferma il convincime nto che:

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0 ] Talune q uest ioni, quelle dei principati danu bian i e delle prov incie renane, non sono solu b ili che per effetto della federazione europ ea, poiché anche recise rigermoglierebbero da lle vigorose rad ici, innovando nei secoli le cause cli colossa li conflitti; 2° Altre qu estioni, come la greca, sono suscettibili cl i progressivo e pacifico accomodamento in v ia d iplo rnéltica, dovendosi evitare qualu nque probabilità di perturbazion e europea; 3° Molte altre controvers ie, tanto europee che colonia li, n on esigono una immed iata solu zione, il loro ca rattere essendo piuttosto cron ico cbe febbricitante; 4° Infine l'importanza cli moltissime in frazioni al principio cli naziorrnlità , qua ntunque argomento di pettegolezzi e di recriminazioni, è così esigu a da escludere qualsiasi seria preoccupazio ne a lo ro rigu ardo . Queste convinzion i, che sempre p iù si afforza no nella coscienza europea, non escludono per certo la probabilità cl i una grande con flagraz ion e, ma vanno m an mano sn1orza nclo le ango los ità, deprimend o le tens ion i, tem pera ndo le v iru len ze delle p iù ardenti questio ni colla influ enza moderntrice clclb vastità dell 'amb iente e della grandezza d ella m,1ssa pa rtec ipa nte internazion almente ai fenomeni di naziona lità. La ragione militare è ciu ind i anch'essa evolutivamente p rogred ien te dal princip io d ella nv.ionalità: come già dai ristretti campi cli operazione delle cittadine repub bliche e dei feuda li p rincipati fu grac.lualmeme condom1 ai p iù vast i teatri dei reami e delle nazionalit,'i. Q u esta evol uzione da i m inori ai maggiori teatri cli operazione m ili ta re, conseguenza cl i q uella politica, se non semp re d i quella sociale, è CéWUterist ico segno ed adeguata misura di una p rogrediente civ ilt::ì, che dalle forme rudimenrnli e d issoc iate degl i organismi imperfetti, si eleva al la complessità armonica e vigoros,1 d i quell i maggio rmente p erfezionari. Questa legge di evoluzion e è storica quanto organica, e se la comin uità evolut iva apparisce storicamente p erturbata o violata chi regressi e ricorsi assai p iù di quanto si giudichi essere quella b io logica , ciò ind ubbiamente dipende da lla maggiore comp lessità dei fenomeni e da lla imperfezio ne dei nostri criteri sul v;,1Jo re assoluto e relativo delle successive c iv iltà. Q ualu nque sia per esse re il giu d izio che la sapienza dei secoli futu ri pron unzi sulle passate civiltà , è storicamente vero e certo che ciascuna civiltà, co' SllOi p regi e co' su oi d ifetti, colle sue vinC, e coi suo i vigori si è svi lupp ata nel lo spazio in ragione d el tempo e della v italità, fin ché per innesto d i nuove ccl estranee energie, d ecadendo le forme antiche, crncrsero, metamorficamente , le forme novelle. La civilt ~ europc,1 non ha ancora comp iu to il suo periodo cli evoluz io ne ascende nte: è tuttavia nella fase della violenta integrazione del le d issociare energie, ed il fenomeno m ilitare rivela, colla brutal ità d ell'evidenza, l'asterismo eu rop eo. Im porranti e sapienti considerazioni suggerirebbe il parallelo della evolutività militare e civ ile nellét storia , se la digressione fosse com patib ile coll'i ndole di questo scritto, e non mirasse p iuttosto a stabil ire alcuni criteri cli verità che siano sufficiente base alle successive argomentazio ni. Qlicste noz io ni fondamentali allo stud io clelb situazione mi litare mediterranea, derivanti cb lle d ig ressive considerazio ni p recedenri. p arrebbero essere le seguen ti : 1° Il p rincip io del ta nazional ità è tuttav ia l'essenza della regione eu ropea;

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2° La solidarietà inte rnaziona le, bencl1é ausp icata da segni ben augurosi, e fecondata da intense, benché spesso repulsive, e ne rg ie, è tutrnvia un fenomeno occulto, miste rioso, del qua le s i ignora no gli e ffetti e le Ìeggi; 3° L'internaziona lità è indubbiamente il prossimo asterismo dell'ascendente civiltà europea, ge ne rale ne è il presentimento, ma vago, fallace, tenebroso l'inte ndimento; 4° Le g randi cause dete nninatrici de lla inte rna zio nalità, tanto esterne quanto interne, sono tuttavia così poco evidenti, così d isconosciute, così mascherate da g iustificare forse la scarsa importanza che viene loro attribuita, be nché non lontana possa essere la loro minacciosa e simultane a manifestazione; 5° La ragione militare, fondata su quella politica, ha per base la naz io nalità, ma il s uo o rienta mento magnetico è regolato dalla solidarietà internaziona le, ve rso la q uale s i volge la c iviltà ; 6° Il problema mil itare di ogni nazione si complica di nuovi determinanti, per la d iretta o riflessa pa rtecipaz ione alla solida rie tà internaziona le, ma questa complicazione si rivela assai più vasta ed intensa ne l campo ma rittimo a nziché in quello continentale ; 7° I nuovi dete rm inanti continenta li , per la speciale in fl ue nza della geografia politica,' non alterano il p roble ma e l'ordinamento d ifensivo te rritoriale, poco modifica no quello offensivo; me ntre i nuovi determina nti marittimi possono portare una rad icale perturbazione negli ordinamenti mwali pe r la lo ro grande instabilità paragonata a que lla continentale; 8° Il problema rn ilirnrc marittimo esige pe rta nto una più continua e sollecita aclattazione degli o rdinamenti a lle varia re esigenze delle situaz io ni politiche, d i q uanto lo esige il p roblema continentale, do nde la maggiore necessità cli studia re le condiz ioni dell'equilibrio nava le e valutare colla maggiore d iligenz;i le variazioni de lla situazione marittim,1, spe cialme nte med ite rranea ; 9° Tale swdio implica l'a pprezzan1e nto dei de te rminanti continentali e marittimi che de rivano dalla solidarietà internaziorrnle, e questo con1pito apparisce così difficile e vasto eia sgomentare anche le più forti e volonterose intellettua lità , che abbiano un serio e profon do inte ndimento ciel problema militare-politico. Lo studio e la classifica de i determina nti internazionali è q u indi indispe nsabile all 'apprezzame nto serio e concreto della situazione rnilitare med ite rranea , ma p rirna cl i affronta re questa difficile impresa, ci pa re necessario prevenire le proba bili domande che sorgcrnnno spontanee nel cervello de i lettori. La solicl,1rietà internazio nale, che si conside ra nuovo dercrmirnrnte genera le delle s ituazioni milita ri, è essa 1.1r1 fenomeno abbasta nza certo e d evidente per accorcia rle così risolutiva influenza' È essa un fenorne no arti ficioso, volitivo, o realmente un fe no me no natu ra le e spontaneo? Sarà transito rio o clurnru ro1 Queste c cl altre do mand e si a ffacciano sponta nee a lla mente ed impongono a lcune considerazioni che va lgono a prevenire l'a ppunto cli vole re addensa re nuvoloni sul ch ia ro o ri zzonte. La certezz,1 e l'evide nza de l fe nomeno parrebbe d imostrata da l fatto che non solo es isto no oggi solida rie tà avvalora te d a l vi ncolo dell'a lle anza, e che altre se ne suppongono e si prop ugnano a comp le me nt.o cli quelle esiste nti, ma più ancora

' .. criteri cli porem:ialit;'1 rn;iritti1m 1", in /?iu. l'vlaritt., marzo-:.1r ril c

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1895. (No ta di D 13.).


dal fatto che la pubbl ie,1 op inione, quasi incosc ie ntemente, s i è saturata cli ta le evidenza. Non solo la stampa giornaliern cli tutte le nazioni si compiace cli imbandire al p ubblico il minestrone politico condito d'internazionalità militare e sociale, ma anche quella periodica ebdomada ria o mensile si va sempre più appassionando intorno all'occulto problema e sarebbe difficile aprire oggi u na rivista inglese o francese senza trovarvi qualche accenno dire tto od indiretto alla questione della solida rietà inte rnazionale . La verità d i questo a pprezzamento è confermata dal giudizio del colonnello sir George Clarkc, che trascrivo dalla Nirwnteentb Centurydell'ap rile u.s.: ,,Un equilibrio di potenza - dice il Clarke - è sorto, generando, delle responsabilità internazionali che non abbiamo ragione e d iritto di trascu rare . .. Distruggere subitamente un equilibrio che esiste da molto tempo causerebbe, secondo tutte le probabilità, una guerr,1 europea . ,Noi non abbiamo ragione cli getta re le altre nazioni in così grande pericolo; essendo noi vi ncolati, in onore, dalle nost re internazionali responsabilità,,. Non vi è qui ndi luogo ,l dubita re della certezza e della evidenza del fenomeno di solidarietà, ma potrebbesi con maggior ragione mettere in d ubbio la naturalezza e la sponta ne ità del fenome no. Qua nte volte, ne i secoli scorsi, e specia lmente in quest'ultimo millen nio, si rinnovarono e s i dissolvettero le so lidarietà internazionali' Enrno o non erano quelli, in ragione de i tempi e del le civiltà, fenomen i naturali e spontanei d 'internazionalità? E se lo furono, pe rché attribu ire a questi nuovi fenomen i d i solichuietà una importa nza che storicamente non parrebbe lecito concede re alla maggior p,ute cli quelli che compirono il loro ciclo? Per quanto rigu a rda i fe non1e ni che sroricamente si compierono, si può, senza modesta esitanza, asserire che quasi sempre essi furono artificiosi e volitivi, non naturali e sponta nei. R,1gioni d inastiche, cap ricciosità pe rsonali, matrimoni, successio ni furono quasi sempre i dete rmirninti della inte rnazionalitù e uropea , e poiché ta li cletenninanti non avevano melici ne lla vitalità delle genti, m;.i sì nei cervelli cli pochi a utoc rati, così per a rtificiosità di genesi si maturava quella dei fenomeni. Egli è vero be nsì che in talu ni casi cli coal izioni e uropee contro le minacce cl i Lu igi XIV, della Repubblica, dell'Impero, la solida rietà fu spontanea , poic hé p,irve che s ui troni, s-e non su lle nazioni, pesasse la sentenza di vita o d i morte . Q uella spontaneità però non ebbe qti ella larga e sol ida base, che sarebbe difficile nega re alla nuova solid arietà inrerrrn ziona le . La base n:itu rale e salda della s pontaneità g iace nell,1 virnlìtà delle nazioni quanto più essa è rigogliosa , espansiva e coscie nte . Se l'Europa fu, nei sopra accennati pe riodi storici, seriame nte minacciata in ciò che poreva conside rarsi essenzialità della esistenza civile, è necessario però considerare ed ammettere che, da ti i tempi e la civiltà, anche la spontaneità elci fe nomeno non fu perfetta e completa, poiché: 1° Tutte le nazio ni che furono travolt.e nella lotta e ra no governate eia monarchie assol ute, e pe rciò se esistev~i l'immedesimazione del principe collo Stato, mancava q uella dell 'autocrate colla nazione;

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2° La solidarietà nazionale era piu rtosro un fenomeno d' induzione , d i sovraeccitazio ne, anziché un fenomeno di gravitai.'.icme o di continu ità; 3° La nazionalità, in tutte le sue manifestai.'.io ni , non aveva ancora fecondato la coscienza dei popoli ; 4° La minaccia maggiormente sentirn e temuta era q uella che colpiva l'esistenza animale, non quella morale delle genti; 5° La separazione quasi organica dell'esercito dalla nazione imped iva la genesi cli q ualsiasi sentimento di solidarietà non solo nazionale ma ben anco regionale; 6° Il fenomeno della solidarietà se poteva conside rarsi spontaneo per l'intensità e per la s imultaneità della minaccia, ossia per le cause esterne provocatrici, non e ra ta le per imperfezione organica della coscienza nazionale; 7° Quando la coscie nza naziona le partecipò, benché eccitata od illusa, al fe nomeno n1ilitare-politico, fu q uasi sempre per istinto di repu lsività. La solidarietà eu ropea fu , quindi, nella maggior parte dei casi, inte ramente artificiosa; q uando pa rve spontanea , la spontaneità fu più apparente che reale, più superficia le che profoncb , ed in nessun caso fu un fenomeno verame nte natura le, sgorgante dalle viscere e dalla coscienza nazionale . Se la Grecia a ntica e l'Italia medioeva le offrono esempi cli sol idarietà regionali contro le pre pondera ni.'.e persiane, macedone, barbarica, imperiale , saracena, ecc., è pe rò storicamente indiscutib ile che quei fe nomeni ebbero quasi sempre un carattere così occasionale, così pern, rbato e circoscritto nello spazio e nel te rnpo, eia escll1clere q ualsiasi possibilità cli confronto politico e m ilitare col nuovo fe nomeno d i interna:donale solidarietà c he, se l'intendimento storico non ci inganna, si rivela assai più sciolto da qualsiasi a1tificiosità che rnenornasse e corrompesse in passa to la natura le spontaneità. Le cause che più direttamente determina no e determ ineranno in avvenire la sponta nea solidarietà fra le genti e uropee pa rrebbero essere le segue nti: 1° La quasi completa e perfe tta sistemazione degli Stati in base al principio di nazionalità; 2° La maggior vitalità della coscienza nazionale sottratta ad ;:irtificiose e perturbatrici influe nze; 3° La responsabilità civile che la costituzionalità dei governi d iffonde su tutte le classi del popolo; 4° Tl senso della conservazione che dall'ordine materiale si eleva a quello morale; 5° Il maggiore benessere generale, qu a ntunque troppo spesso disconosciuto , d i quasi tutte le nazioni, e in conseguente istintiva esita nza di comprometterne leggermente i preziosi benefizi; 6° I.a quasi completa immedesimazione degli eserciti colle nazioni e lo sgomento delle consegue nze derivanti da grane.li conflitt.i, anche se vittoriosi; 7° Il convincimento che anche nelle più propizie eventualità, i vantaggi conseguibili non sarebbero adeguato compenso ai sacrifizi inevitabili; 8° La mancanza di una causalità così grande, evidente, imperiosa cl1e giustifi chi la provocazione cli così grandi disastri quali de rivere bbe ro e.la un conflitto nel la presente situaz ione europea; 9° La tendenza la teme, ma diffusa , della prop,1gancla sociale, per quanto errata nelle teoriche e negli scopi, ad esclude re la possibilità di armati conflitti che rita rderebbero, coll 'avvento te mporaneo dell 'autocrazia militare, il conseguimento del fine sociale;

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10° La lontana speranza cli una federazione europea auspicata per ora da i congressi, dagli arbitrati, dalle solidarietà econom iche e commerciali, dai voti sinceri di tutte le popolazioni operose e credenti. Quale periodo storico, q uale civiltà ebbe mai, nel passato, così saldo, cosi vitale fondamento di naturale solidarietà fra le genti? Come dubitare che questo fenome no generale, certo, spontaneo non abbia da essere duraturo e suscettibile d i graduale affermazione e sviluppo? Perché ostinars i nel pessimismo e considerarlo, alla stregua degli storici insegnamenti, un fenomeno ibrido, fa llace, transitorio, fa ntastico miraggio di menti puerili ed ingenue? Pure ammettendo che nella sua incipienza il ben auspicato fenomeno apparisca tuttavia pe1turbato e misterioso, pure ammettendo che la sapiente profezia cli V. Hugo non sia penetrata molto addentro nelle menti e nei cuori de'suoi connazio nali e che per essi l'Europa possa venire travagliata eia peripezie non finali e risolutive, né prevedute dal grande contemplativo poeta , come non ammettere con lui, come non aprire i cuori alla sublime speranza che ,,!'immense vent de l'avenir souffl e la paix», che .,Je tocsin d'aujourcl 'hui est le tocsin pacifique», che «la guerre habite un sépulcre , che «il y a une ville solei! q ui donne pour conclusion à toutes !es guerres le desarmemenr.., che ,,l'humanité, nation defi nitive, est clès à présent e ntrevue par les penseurs, ces contemplateurs cles pénombres; mais ce à quoi assiste le dix-neuvième siècle, c'est la formation de l'Europe,,. Come supporre che la luminosa veggenza del profeta siasi, nel volgere d'un trentennio , rivelata fallace? Come non carezzare il convincimento che •le tocsin cl'aujour d'hti i", sordamente risonante su tutta l'Eu ropa, non possa essere rea lmente" le tocsin pacifique01 Perché ostinarsi nella negazione quando il più grande poeta del secolo gli profetizzò l,1 paternità delrEuropa integrata? Al secolo XIX spetta indubbiamente l'idealità della integrazione europea, la prima attuazione di una naturale, spontanea, duratura solidarietà internaziona le, l'iniziativa filosofica e sociale di una nuova civiltà; ma per quali vie, con quali mezzi, con quale metodo proced erà essa nel cammino della sua missione' Se il p resentimento, come già si è detto, cli una crescente e duratura solidarietà internazio nale è penetrata nella coscienza dei popoli, non può ce1tamente asserirs i che l'intend imento cli questo fenomeno polttico-sociale sia abbastanza ch iaro e determinato per tracciare le grandi d irettrici ciel movimento intellettuale europeo. Aci onta di tutte le grandi e nergie che provocano e cementano la solidarietà internazionale, egli è certo che la situazione eu ropea, politica e militare, è cosi instabile, così gravida di sorprese, così sussultoria, così nevrastenica, così precipitante da giustificare qualsiasi peggior pessimista nelle previsioni lugubri. Ciò non peitanto, ad onta del pessimismo imperante da circa un ventennio, l'instabilità trova sempre nuove condizioni di equ ilibrio; la sussu ltorietà si diffonde in concilia nte ondulazione, le congestioni si risolvono in lente iperemie e la speranza di un lontano miglioramento è confo1to alle sofferenze presenti. Questa spera ta, benché lontana, miglioria non può ven ire che da una diagnosi paziente ed esatta ciel malessere che travaglia l'Europa e dalla determinazione cli quella cura, violenta o metodica, che 111eglio g iovi alla ricostituzione e rigenerazione dell'organismo e uropeo.

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. Vana sarebbe la presunzione cl.i riuscire in q uesta speculazione certamente malsic ura e difficile. Molti e non certamente fel ici sono i tentativi gi::'i fa tti eia scrittori stranieri, specialme nte francesi ed inglesi, pe r la ragione c he ciascuno cli essi procede tte alla diagnosi da un pu nto cli vista esclusivamente nazionale, consigliando pe rciò quei provvedimenti e quella c ura che non alla ricostitu:done generale dell 'organismo, ma bensì alla speciale terapia cl i ciascun sintomo pa tologico, meglio conven ivano. Quale meraviglia quindi se tale procedimento, pure giova ndo alla miglioria delle singole parti ed alla risanazione degli epide rm ici eczemi, riusciva funesto all'in te ro organismo? Le ipotesi le più speciose, i provvedimenti più eccentrici e swrni, le previsioni più pa radossali che ge rmogliano negli opuscoli e nelle riviste derivano appunto dal fatto che un fe nomeno patologico qua nto si voglia, d 'indole generale europea, come precedente mente fu dimostrato, è oggetto di ana lisi e cli cure altrettanto esclusive quanto fallaci. La pu bblica opin ione, come ammalata soggetta a cons ultazione medica , tenta invano cl.i afferra re il nesso della controversia diagnostica, e dalla inconciliabilità delle argomentazioni è condotta al convinc imento della gravità della situazione e della superficia lità della scie nza . Non d ive rsame nte la gravità della situazione e la su pe rficialità delle indagini travaglia fisic 1- mente e moralme nte l'opinione militare, la quale come nave nel centro ciclonico è fortemente combattuta dalla concorrente veemenza delle o nde cozzanti. La complessità ciel problerna militare continenta le non armon izza infatti con quella ma rittima; la divergenza dei primeggianti obbiettiv i delle varie nazioni è ribelle alle tende nze conciliatrici della solida rie tà inte rnaz ionale, i determinanti singolari della situazione complessa non sono suscettibili cli un apprezzamento cerro e concreto, l'orientamento di quasi cute.i gli Sta ti europei è mutabile e perturbabile al massimo grado: l'T nghiJterra amplitudina fra la rnediterra ne it.'ì e l'ocea neit,ì; la Francia fra la con tinenta lità ed il dom inio colonico; l'Ita lia fra Londra e Berlino; la (~erman ia fra la Vistola ed il Reno; la Spagna fra la neutralità e l'adesio ne alla duplice; l'Austria non trova l'orientamento della sua continental ità; la Russia ce rca il fulcro dello slavismo; la T urchia la leva della fatal ità: tutte le nazioni insomma sono d isord inate , incerte, esitanti nel loro compito, nelle lo ro idealità, nella loro missione. Nessuna vera e possente energia , elettrizzata di idea lità, si sprigiona dalla compagine gigantesca colla fa tidica veemenza della forza irresistibile; tutto si compenetra, si equilibra precariamente; le forze centrifughe de lle naziona li espansivit,ì si contrastano si strofinano a vicenda e dalla immane ed intricata congerie delle disorientare energie non eme rgono stabili e costa nti le risl1ltanri che determina no l'equilibrio dinamico e uropeo. Le cause che concorrono, come già fu eletto, a svi luppare il senso della solicb rie tà internazionale, quelle che specialmente derivano dallo sgomento e da l quietismo, costituiscono per ora il vol ante e uropeo che prendendo forma p iù o meno propizia al momento d'ine rzia dalle affermate allea nze regolarizza, alla meglio, le discontinuità e le perturbazioni dello sconnesso meccanismo europeo. Quanto p iù il volante sa r;ì solido, bene equ ilibrato e possente per la de nsità e la forma , tanto migliore sarà il s uo funzionamento e meno probabi li le pertu rbazio ni del sistema, e per tali condizional ità la triplice alleanza poté funzionare per il passai:o abbasta nza bene pe r escludere le eventualità cli gravi e no n rare conflagrazioni dell'organ ismo politico.

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Il nuovo regolato re a forza centrifuga, che si è recentemente applicato al meccanismo europeo, per la opposta influenza d i una du plice contro triplice, riducendo l'inerz ia del volante primitivo, sarà esso un pe rfezio name nto od un peggioramento de l sistema? Ai posteri la seme nza, diremo anche noi; ma intanto osserviamo che ad onta dei vohrnti e elci regolato ri , pur sempre utili, l'organismo politico e militare, quanto q ue llo mecca nico, funzionerà sempre irregola rmente quando il meccanismo è grossolano, imperfetto, male sistemato, ma le collegato e peggio diretto, ciò che appunto corrisponde alle presenti cond izioni dell'organismo eu ropeo. Il fiat lux non può essere certame nte miracoloso dissipatore delle tenebrosità che fasciano l'orizzonte europeo . I grand i feno me ni si maturano le nta me nte . T.a perfettib il ità procede cauta e paz ie nte . Ge ne razion i e generazioni apportano suc cess ivame nte il lo ro co ntributo a ll'ope ra di rinnovamento storico , e d ogni a rtefice, pensatore o massone, apporta l,1 sua piccola pietra ,d g rande monumento e uro peo, che il secolo venturo vedd cerrameme e leva rsi da l suolo se la profez ia del g rande poeta non sa rà d ispe rsa fra le tenebre de i secoli lonta ni dai figli de lla patria profetica. Sinceri credenti ne ll,1 fede della so licb riet,ì eu ropea , riconoscendo nei vi ncoli delle presenti allc,rnze il primo segno delle future coesioni; nei s intomi sociali le manifcstnioni inizic1 li del fenomeno in gestazione, moviamo il passo verso la meta lontana recando la nostra piccola pietra a que ll'ed ifi zio che fu ausp icato dal sommo poern . Il modesto comp ito che ci proponia mo è quello di ricercare quali siano o possano essere probabilmente i determina nti della situazione preseme, s pecialme nte q ue lla milira re med ite rranea , deriv,rnti da l princ ip io della spontanea e na turale solidarietà inte rnazionale. Onde procedere con ordine e me todo all,1 ricerca de lle causalità principal i della situazione eu ropea le d istinguiamo nelle tre categorie segue nti: 1° Determinanti bitenti; 2° Determin:~mi palesi; 3° DeLe rm inanLi p robabili. Per determinanti latenti intend iamo quella categoria d i caus,ilità che sono l'essenza sosrnnziale, be nché Tuttavia assa i poco comp rese ccl evidenti, della solida rietà internazio nale, consid e rate specia lmente da l plinto cli vista militare . Trascure remo perciò d i p roposito tutte quelle causa lità determinatrici di fenomeni sociali te ndenti alb internn iona litiì, benché la loro infl uenza sul fenome no cl i solidarietà e su lla evolu1.ione della pubblica coscienza s ia no n meno inte nsa e razionale delle ca use di carattere specia lmente politico-militare . Codesto tema è così vasto, così complesso, così de licato, così supe riore alle nostre forze che difficilmen te potrebbe essere svolto, con probabilità di successo, dai piC1 sa pie nti sociologi, non che da un profano . La ricerca dei determinanti !atemi, escl ude ndo il campo economico e sociale, si svolgerà esclusivamente in que llo politico rnilit:ue dominato o domina bile eia due gigantesc he causa li tà, continentale l'una, mmittima l'altra; sovrastarne la prima, incipiente la seconda , entrambe minaccianti dall 'est e da ll'ovest l'Eu ropa : lo slavismo e l'americanismo. Per determinanti palesi intendiamo q ue lla categoria di causalità la cui inHuenza s ulla presente situazione militare-politica non solo è evidente, ma ponderabile, valu-

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tabile materialmente se non moralmente, e la cui piena partecipazione a tutti i fenomeni della solidarietà internazionale , se non è matematicamente accertata, è però generalmente ammessa dalla pubblica opinione. · Fra queste causalità palesi emergono principalmeme: 1° Il sistema , generalmente praticato, dell a nazione armata , che permette d i valutare con su ffi ciente esattezza la potenzialità materiale , se non morale, delle varie nazio ni, rimanendo quasi esclusa la possibilità di estrinsecazioni potenziali non attuate dagli ordinamenti in vigore; 2° Il vincolo certo delle alleanze d ifensive costituite, che determina una solidarietà politica e militare temporanea, i cu i effetti possono essere con sufficient.e approssimazione preveduti; 3° Le forze mobili e le condizioni reali de i teatri e dei bacini di operazion i continentali e marittime, nella ipotesi cli un conflitto fra le sole nazioni aventi un vincolo di sol idarietà militare. Per determinanti probabili intendiamo quella categoria di casualità che non possono, oggi, essere considerate abbastanza defi nite in tute.e le loro modalità per essere assunte come elementi palesi della situazione europea; quantunque si abbia piena ragio ne di non poterne escludere l'intervento materiale prima o d ura nte il conflitto presupposto fra i nuclei delle potenze alleate. Fra i determinanti probabili della s itu azione militare emergono principalmente: 1° L'intervento dell'Inghilterra nel confl itto, e la conseguente partecipazione della Turchia e della Grecia; 2° L'intervento della Spagm1 nel conflitto e la pa rtecipazione del Portogallo; 3° Lo forze mobili e le reali condizioni dei teatri e dei bacini cli operazioni milita ri derivanti dall 'intervento di questi maggiori determinanti ne lla iporesi d i solidarietà che, salvo errore, parrà maggiormente prolx~bile . L'analisi accurata e seria dei determinanti, per quamo si voglia prematura ed imperfetta , permetterà sempre di giu ngere a q ualche razionale , se non matematica, conclusione che possa essere sufficiente fondamento a più sapiente studio ed a più completa discussione dell'impo1tantiss imo tema. II.

I detenninanti latenti della situazione europea non sono certamente oggetto cli grande preoccupazione tanto politica che milita re . Le considerazioni seguenti dimostreranno , è lecito sperarlo, quanto rnalcauta e pericolosa possa essere questa trascuranza, e quali funeste conseguenze possano deriva rne per poco che essa continui a cu llare nel suo letargico grembo gli uomini cli Stato e gli scrittori militari. Coloro che giudicano le situazioni dalle quotidiane evidenze, troveranno strano se non fa ntastico codesto apprezzamento, scalzato infatti dalla continua reciprocità delle fe rvenze franco-ru sse, poiché parrebbe che nella ipotesi cli una grave e persistente minaccia la condotta della Francia sarebbe quasi colpevole. Non considerano costoro cbe una triste fata lità, storicame nte accenata, spinge la Francia ad una politica am i-e uropea, che sempre se non materialmente le fu moralmente funesta . La Spagna e l'Inghi lterra che, quanto e forse più della rrancia, nelle controversie e conflagrazioni e uropee avrebbero potuto giovarsi dell'appoggio e

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della cooperazio ne sa racena cd ottomana, ma i si bruttaro no d i s imile conta tto e se patirono d isastri cli guerra mai subirono le sprezzanti prevaricazioni di Kha'ir-ecl-Din, di Dragut, cl i Sinan e di Pialé pascià; né mai le flotte o ttomane furo no al soldo di stati eu ro pe i, se non de lla Francia. La nuova alleanza potrebbe benissimo p rovocare oggi le stesse conseguenze funeste , cli molto aggravate, che derivarono dalla altiance irnpie e dalle successive tresche borboniche, se a l!' Eu ropa moderna venisse me no quell'istinto di solida rietà che, be ne o m,1lc, va lse a fre nare l'impeto barba resco e mussulmano, ed a salvare la c iviltà cristia na dalla vicina catastro fe. L'Europa ricorre p urtro ppo verso un fun esto periodo storico im prontato della p iù felina barba rie e non è forse ino pportuno ricordare che le conseguenze de lla politica borbonica furo no allora: 1° La perdita e.l i ogni prestigio marittimo e uropeo; 2° La rovina del commercio, già così fio re nte, e la devastazio ne di tutte le costiere e uropee, escluse q uelle fra ncesi, bruttate però da llo scherno e dalla petu lanza o ttomana; 3° L'indignazione d i tutta la cristianità, la depressione morale della Francia, gl'ingenti sacrifizi pecuniari, l'inadeguato compenso; 4° La perturbazione della coscienza rega le, il decadime nto de lla regalità, la fiacchezza politica, la decade nza nazionale . Egli è ben vero c he in compenso le flottiglie ciel duca di Eng hien, caracollanti a fianco de lle squadre del 13arbmossa, tennero in appa re nza il dominio del bacino occidenta le mediterraneo e temporaria me nte predominarono sulle flo tte del Doria, ad esclusivo vantaggio di quella oltreporenza rnussulmana che sotto Solirnano Il ridusse il Mediterraneo un lago aga re no e minacciò, sotto Vienna, la cristia nità e l'Eu ro pa. Poteva Ju rie n de la Graviè re,~ q uando così fie ra mente stigma tizwva l'empia allea nza , prevedere che pochi anni appresso si sarebbe rinnovato, ne lla stessa c ittà, le scandale inoui ? Se agli occhi della cristia nità il paragone della fl otta russa cli Alessa nd ro lll con q ue lla ottomana di Solimano TI no n regge, agl i occh i dell'Europ,1, minacciata oggi come a llora dalla invadenza o rìenralc , il pa ra llelo è perfetto; colla sola va riante che la minaccia slava è assai piC1grande benché tuttavia latente , cli que lla mussulmana .

Habent sua f am.a Pronietbei; e la fa ta lità sospinge purtroppo la Francia a lle solida rietà o rienta li, benché da quelle essa no n possa trarne che de i temporanei ed esi_. gui va ntaggi, comprati ad a ltissimo prezzo e sempre, fa talmente, scontati o sconta bili dal[' Europa . Rinnoverà l'Europa il ciclo dei conflitti o rie ntal i? Vienna e Berlino avra nno argini suffic ien ti a contenere l'immensa fiumana che lo slavismo, attirato da lle au rifere p ioggie francesi, rive rserà sul continente europeo? Le nostre gelosie e d iscord ie sara nno sempre incentivo alle invasion i stranie re e barba riche? Attenderemo l'ora della catastrofe per stringere il patto de ll'alleanza? La formazione dell'Euro pa rimarrà un sogno profetico de l grande poeta) Solo Colui che legge addentro ne lla mente e nel cuore degli uomini e delle nazioni può segnare nel tempo il compime nto di così supre me spe ranze, ma segna la' Les cursaires hm baresq11es, Pari~, 1887 (Nota di D.1.1.).

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re il pericolo, add ita rne la grave ed incalzante minaccia, ricerca re i mezzi di circoscriverlo se non di sopprimerlo è pe r o ra il compito di coloro che dalla med itazione della storia e dalla contemplazione della verità sono spinti a gettare il grido di allarme nel campo letarg ico. L'esistenza ciel pe ricolo, benché non sufficientemente compresa in Italia può dirsi però che sia abbastanza riconosciuta dalla parte più eletta della intellettualità europea. È quind i sure rfluo persistere nel d imostrare l'evidenza di un fa tto che fu incentivo alla sol idarietà a ustro-germanica, più direttame nte vulnerab ile, ma che forse non fu né dovrebbe essere estra neo alla politica internazionale dell'Italia. Se l'evide nza ciel pericolo è sufficientemente compresa non può dirsi però che sia giudicata così sovrastante da esigere immediati provvedime nti, giudicandosi da i più lontano, molto lontano, il giorno in cui lo slavismo sia sufficientemente rreparato per iniziare una vigorosa offens iva . Se gli uomini non giudicassero spesso g li avvenimenti storici e politici alla stregua d ei limiti della lo ro esistenza ed operassero conseguente rrie ntc come detta il loro gretto egoismo , le situazio ni inte rn aziona li non sa rebbe ro così e rroneamente apprezzate. Qua le va lo re e bbero ed avra nno un mezzo secolo, un secolo nel la vita delle nazioni? Qua le valore avranno nella genesi, nello sviluppo della solidarie tà internniona le? Iniziato un sistema, che abbia solido fon da rnemo politico e n1ilita re, come mutarlo finché persistono le ca usalità determin anti? Quale dignità cli nazione, quale serietà cli governo si afforzcrcbbe cb lle muta bilità dei sisteme La solida rietà nazionale può essa d ivenire u n fenome no caleidoscopico? li sistema che dovn'ì fa re fro nte alla espansio ne slava ed a q uelb america na, non può cementa rsi dall'oggi al doma ni : le solidarietà occasio nali, emergenti eia sub iwnei pericoli, furono e saranno sempre de bole schermo contro irrompenti invas ioni, cli razze sa tu rate dalla idealità della loro missione e dall'alito posse nte della loro vitalità . Se l'oro e la vanità n1ilitarc della Francia no n fossero oggi un possente incentivo allo svilup po cd alla tensione dello slavismo, la preoccupazione cu i accennammo porrebbe forse conside rarsi prematura ccl eccessiva: ma poiché il risulèato della sol idarietà francorussa non può essere che la compressione dell'Europa fra l'incu dine e il ma11ello ad esclusivo vantaggio dello slavismo, il quale non ma nche rà di fare sentire alla Fra ncia stessa, in non lontano avvenire tutto il peso della sua oltrcpotenza, così parrebbe logico e prudente radicare nella coscienza e urorea questi dogmi della sua fede futura: 1° Lo slavismo, cons iderato in sé e pe r sé, indipende ntemente da qualsiasi diretta e materiale solidarietà, è un fe nomeno grande che lentamente si condensa e si prepara, c he certa mente si rovescie rà sull'Europa, ma che non costituisce ancora una imminente minaccia , trova ndosi tuttavia nel pe riodo della interna gestaz ione; 2° La feco ndazione a rtificiale de rivante dalla solida rietà francese vigorosame nte a ttivata, e probabilme nte in non lontano avvenire da quella ame ricana, ecciterà i germi dello slavismo ad una rapida e prod igiosa vitalità; 3° La vecchia Enropa travagliata da tradizionali d iscordie, c he l\~l iro della nazionalità non poté dissipare, procede incoscie nte e neghittosa sulla via del suicidio, come giocatore incatenato al fascino delle reucmcbes;

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4° I.a civiltà germanica, benché qualitativamente superio re alla slava, non potrebbe in avvenire reggere d a sola l'urto armato e contenere l'espansione d i una razza quasi vergine spinta da irresistibile forza; 5° Il mosaico balcanico è per sé debolissimo schermo, sarà purtroppo il fom ite di perturbazioni che dischiuderanno le po1te dell'Europa alla invasione orientale; 6° Nessu na razza e uropea, da sola, potrà, in non lontano avvenire, fare fronte alla potente tensione espansiva della slava, la qu ale deve essere contenuta, se non compressa , da una ben cementata solidarietà europea; 7° Ogni causa c he contrasta l'affinità e uropea o rallenta i deboli vincoli di solidarietà già contratti, affretta l'ora dei conflitti e delle catastrofi . Questi dogmi fo ndamentali della coscienza europea potrebbe ro pare re macchiati di e resi,1 a coloro che compre ndono, per ragioni geografiche, lo slavismo fra le funz ion i europee. Non è questa opportunità cli esaminare quale fondamento eu ro peo abbia oggidì lo slavismo, non solo in Russia , ma ben anco nella Moravia, nella Boemia, nella Pomerania, nel Meklemburg, nella I.usazia, ma specialmente nelle provincie balcaniche: nella Serbia, nella Bosnia, nella Croazia, nella Schiavonia, nella Dalmazia, nella penisola elle nica . Le origini storiche e le vicende politiche non possono essere oggetto di questo studio, mentre è di somma importa nza per l'Europa tedesca e la tina riconoscere che : 1° Lo slavismo è costitu ito da o ltre cento milioni cli persone, elci quali non me no di ottanta sono fortemente cernentati dalla solidarietà religiosa e politica; 2° La propaganda panslavista per l'espansione e l'integramento delle disparse frazioni è vigorosamente a ttivata eia sodali7.i e comitati favoriti ed incoraggi.Hi dal Governo; 3° La letteratura slava ha preso in questi ultimi anni un incremento gig:~ntesco e te nde a dare un carattere essenzialmente unitario ed integro allo slavismo; 4° La civiltà slava , per le sue tendenze integratrici cd espansive, per la sua essenza militare e feu dale, per l'indole religiosa ed assoluta della sua n1onarchia è fatalmente in opposizione colle altre civiltà e uropee. In un avvenire lo nta no lo slavismo, cessando cli essere una incombente minaccia , potrà forse divenire suscettibile cli affini tà e cli solidarietà europea, rna perché questa evolu zione si cornpia è necessario che una civiltà più forte , più perfetta, più umana, frenando ne gl'impulsi febbri li e v iolenti, diffonda la sua pre ponderante e benefica influenza sulle convu lsività cli un organismo in fo rmazione . Per queste e pe r altre taciute considerazioni non è possibile considerare lo slavismo un elemento di prossima solidarietà e uropea, donde l'evidente necessità d i equ ilibrarne per ten1po le espansive tensioni, e d i ritenerlo un determinante n1inaccioso della situazione europea. Se lo slavismo minaccia contineotalrnente l'Europa, l'americanismo la minaccia marittimamente. Le considerazioni precedenti, se l'intendimento della situazione generale politico-militare non ci inga nna, sono applicabili alla minaccia americana qua nto alla slava, colla sola d iffe re nza ine re nte alla diversa indole della potenzialità espansiva continentale e marittima . La minaccia americana è forse anche meno compresa di quella slava. Chi si preoccupa non solo in Italia ma in Europa, non esclusa l'I nghilterra, del potere marittimo che eserciterà fra breve in tu tto il mondo l'America? Quale

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Governo prevede una prossima e risolutiva influenza, ne lle questioni europee, degli Stati Uniti d'America? Chi prevede la non lontana solidarietà degli Stati Uniti colla duplice allea nza europea? Chi presume le conseguenze struggenti di questo fe nomeno internazionale? Ch i s'immagi na che l'ostacolo oceanico, già così grande nelle lotte coloniali, possa quasi per incantesi n10 divenire il trait-d'union fra le espansività che tTlinacciano, auspice la Francia , l'Europa 1 Coloro che ama no valutare l'infl ue nza probabile dell'America in ragione di quella passata e presente ed in base al tonnellaggio de lla sua marina militare e mercantile, hanno certamente esuberanza di fatti in appoggio delle loro convinzioni; e sarebbe puerile il neg,u-e che la evidenza de lla minaccia americana sfugge, anche p iù cli quella s lava , alle microscopiche indagini cli chi non conosce o non comprende i fenomeni 1narittimi e specialme nte q uelli militari. Egli è certo: 1.° Che l'America ciel Nord, non essendo il c;iso cli preoccuparsi per ora delle Repubbliche del Sud, si è pel passato astenuta saggiamente da qualsias i inge re nza e uropea; 2° Che la sua flotta milit;ire non fu e non è tuttavia in grado cli esercitare una vigorosa e risolutiva influ enza sulla situazione militare dell'Europa; 3° Che il suo naviglio mercimile ed il suo commercio non sono ancora un solido e naturale fondamento alla pOlenzialità militare; 4° Che il suo dominio coloniale è appena appena incipiente , e le te nde nze espansive non a ffumicano i ce1velli degli uomini cl i Stato; 5° Che la costiera e gli estuari sono completamente ind ifesi, se si eccettuano poche rabberciature degli avanzi della guerra di secessione; 6° Che l'organizzazione civile e pol itica dei tredici Stati federali è ancora troppo ruclimenrnle, sfibrata e suscettibile di venire viole ntata da secessioni future; 7° Che le energie espansive sono e sa ran no p e r q ualche a ltro tempo piC, continenta li che marittime. Se questi determinanti della situazione americana sono evide nti, e considerali forse , più che non siano, duraturi, non è men vero però che la situazione futura sarà determ inata dalle conside ra zioni seguenti: 1° Il procedimento cli consolidazione continentale, benché incornp iuto, è pe rò giunw ,1 tale stadio di stabilità eia consentire l'iniziativa modesta della espa ns ione marittima; 2° li consolidamento procedette raziona lrnente nello sviluppo e s istemazione delle natu ral i e ne rgie che sono fondamento largo e sicuro alla stabi lità contine ntale e d a lla gradua le espa nsione marittima; 3° Per tale sapiente e seria preparazione, non praticata purtroppo in Italia, gli Stati Uniti posseggono, o possedera nno fra non molto, quasi tutti gl i e lementi della potenzialità continentale e marittima; 4° La indipendenza materiale non solo, ma anche quella morale dalla madre patria , per ta le prep,irazionc e per l'altissimo grado cl i intellettu81ità fi losofica, storica, scientifica che si va sempre più accentuando, è quasi un fa tto compiuto; 5° Tale indipende nza provoca indubbiamente nella nazione il sentimento della sua ind ivid ua lità e la genesi di q uegli ideali che ne determinano la missione civile, ed il compito milita re e pol itico;

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6° Sicura nella continentalità, più di qualsiasi nazione europea, non esclusa l'Inghilterra, la Federazione p uò rivolgere, e rivolgerà certamente l'esuberanza delle sue risorse e delle sue energie all'i ncremento della espansione marittima; 7° Se per il passato prevalse, come doveva prevalere, la continentalità, afforzata e consolidata questa le tendenze della nuova civiltà americana si riveleranno indubbiamente marittime; 8° L'intendimento di questa evoluzione si va rafforzando nella coscienza nazionale e se non è tuttavia così esplicito come il Mahan 1 lo desidera, non vi è dubbio che sotto così efficace incentivo l'orientamento della intellettualità , se non dell'istinto, si determini rapi da mente; 9° La creazione della flotta di crociera potrà essere rapidamente seguita da quella di una gra nde fl otta di battaglia non appena gli insegnamenti storici del Mahan ed i suoi sapienti consigli avranno fatto breccia nel Governo e nella coscienza nazionale; 10° I mezzi materiali ed intellettuali, per le istituzioni marittime e navali provvidamente iniziati, non faranno difetto e l'Europa assisterà stupefatta, fra non mo lto, allo spettacolo di una Mirie,va nautica emergente, in pieno assetto di guerra, dal cervello di una nazione cosciente de' suoi grandi destini; 11 ° La costiera at.lantica e la caraibica, per le ottime condizioni geografiche e topografiche, è suscettibile di essere resa , colle risorse economiche d i cui può d isporre la Federazione, inviolabile se non invulnerabile, ed offrire alla flotta ampie, sicure, efficacissime basi cli operazione nella ipotesi, assai improbabile per ora, di una grande offensiva europea; 12° La costiera del Pacifico, ora completamente indifesa, non potrebbe divenire che un teatro secondario di operazioni marittime, l'Atlantico essendo il bacino delle grandi operazioni risolutive; 13° Gli avvenimenti politici e militari che potranno in avven ire non lonta no pe,turbare l'attuale sovranità britannica al nord del fiume quanto nel golfo di S. Lorenzo troveranno gli Stati Uniti pronti ad entrare in lotta coll'antica dominatrice senza che un nuovo Franklin valichi l'Oceano per auspicare, in Parigi, l'indipendenza americana; 14° Qualsiasi eventualità continentale, secessionista od integralista, ha per base la supremazia rnarittima o fluvia le, e gli insegnamenti della guerra per l'indipendenza e cli quella di secessione furono resi troppo evidenti dal grande storico navale perché sia lecito porre in dubbio il compimento cli una grande necessità nazionale; 15° li dominio oceanico ha cessato di essere, se l'Europa non rinsavisce, un monopolio fra nco-britannico e la perdita cli questo dominio è sentenza di rno.1te per la civiltà europea. Sarebbe assai agevole cosa prosegu ire nella serie cli queste causalità determinatrici della futura situazione europea; ed esaminare le affin ità, le analogie, le tendenze, le simultaneità espansive cli questi due nuovi e giganteschi compressori, fra i quali inavvertitamente viene schiacciata l'Europa. Troppo chiusa nella meschina esistenza del suo 1-iome-rule, no n fi uta, non sospetta quamo dovrebbe la sovrastante minaccia, che poch i anni or sono non poteva giudicarsi apprezzabile . ·' A T. Mahan, 1he ln/luence ~/Sea power upon bist01y, cap. I (Nota d i D.13.).

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L'ine rziél nei sistemi è carattere disti ntivo de i declinanti organismi, come delle decade nti civiltà . La rapida adottazione è proprietà specifica de lla giovinezza organica e soci~ile. L'Europa, come già avvertimmo, procede tuttavia ascendendo nel cammino parabol ico . li pe riodo della sua civiltà è assa i esiguo cli fronte a que llo delle asiatiche, e nulla, per ora, giustifiche rebbe l'ipotesi e.li una prossima precipitosa decadenza . È le cito pe rta nto ritene re c he l'Europa, avvertiti i primi sintomi, se non gli e ffetti , dell'c1 p plicnione dello stre ttoia contine ntale e ma rittimo, slavo, americano, saprà risolutamente provvedere alla sua salvezza e conte nere le schiaccia nti velleità e ntro i limiti ragionevoli. Questo problema , come tutti i proble mi, ammette una o più soluzioni la cui esattezza dipe nde dalla possib ilità d i tradurre in equazione tutti i da ti e le condizionalità della situazione. Q uesto compito eccede il nostro scopo e le nostre forze, onde ci limitiamo ad osservare che la siLuazione militare e me rgente da questi nuovi determinanti, no n può essere preved uta e tanto meno essere oggetto cli studio finché non siano suffi c ienteme nte delineate le lince della situazione politica. Per tale rngione escludemmo appu nto dai dete rn1i nanri latenti della situa zio ne mediterranea q ue lli deriva nti dalle fo rze mobili e dalle condizioni dei teatri di operazione, essendo queste condizioni soltanto prevedibili ma non real i come quelle corrispondenti ai determina nti pa lesi e proba bili.

III.

I detennincmti palesi della situazione mil itare mediterra nea sono, come g ià ;1ecennammo: 1° Il sistema degli a rmame nti nazio na li; 2° Le alle anze contratte; 3° Le forze milita ri e le cond izioni dei teatri cli operazione, contine ntali o rnarittimi. TI s istema cli armarne nto pra ticato da quasi tu tte le nazion i, l'Tnghi lterra esclusa , ed il contro llo 1·eciproco degli Sta ti, permettono oggi, assai più che in passato, di va luta re la potenzia lità militare materiale, se no n que lla inte ll e ttua le e morale, con una approssirnazione s ufficie nte, se non con esattezza maternat.ica. È superfluo specifica re, con minuta a na lisi, tutte le conseguenze derivanti dal sistema degli armamenti nazio nali , onde ci limiti,11110 a sintetizzare la questione ne i segue nti e nunciati: 1° Il sistema de ll e nniona lità armare tene.le a spinge re se mpre p iù l'irnmedesirnazione de ll'esercito colla naz ione; 2° li siste ma non consente artificios ità moderatrici o restrittive finché un fe nome no d i solidarietà internaz iona le srn bile e d uraturo, assicuri l'i nviolabi lità de lla massa, colb su,~ evidente preponderanza in qu a ls iasi proba bile e prevedibile possibilità d i conflitto; 3° I determinanti pales i della situazione m ilita re prese nte non essendo ta li eia :1ssicurarc in modo assoluto questa pre ponde ra nza ed i determinanti prob:~bili esclu de ndone a maggior ragio ne q uals iasi efficienza, ne consegue l'assoluta ne cessità cli persistere ncll'émuaz.ione sempre più rigorosa del sistema;

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4° Qualsiasi permutazione, logica od erronea, di solidarietà, non pe rmette di menoma re l'intensità del sistema finché non ga rantisce una preponderanza assoluta tanto continentale quanto marittima; 5° L'intensità teorica del sistema essendo praticamente menomata da lle condizioni materiali e mo ra li della esistenza nazionale, ne deriva una diversa mtiruc.line all'a ttuazione del sistema, no n però una sensibile indeterminazione nella s ituazione militare; 6° I.a sola variabilità consentita dall'attuazione pratica del sis(ema è q ue lla della proporzionalità fra i fattori conrinemali e marittimi della potenzia lità mi litare, dipe ndente dalla possib ile permutazione di solidarietà internaz ionale. Se q uesti criteri non sono erronei, è lecito ritene re che il sistema delle nazionalità armate consente una stabilità ed una determinazione della s ituazione milita re assai più equilibrata e rigorosa di quella consentita da i s istemi precedenteme nte praticati. la possibilita di orga nizzare e tradurre successivamente in azione le e nergie marziali, come si poté p raticare col sistema degli eserciti permanenti, e éon q uello rudimentale delle razzie in m,1ssa a lla Danton o delle leve anticipate ali.a Napoleone è oggi quasi esclusa, e se turrnvia praticabile da qualche nazione, p iù dannosa che utile. La guerra fra nco-prussiana dimostra a ll'evide nza la verità di questo giudiz io . I.a Franci.-1 non aveva, come Ja Prussia, una organinazione che le consen tisse di portare contempora neame nte in azione tutte le sue energie militari . La verità di q uesto fatto apparisce evidente ch1 1l'mtua le organi7.7.azione che le consente cl i portare inizialmerne in azio ne u na massa piC, che qu adrup la di q ue lla che all'undecimo g iorno deJle ostilità l'Impero poté schierare sulla fro ntiera del Reno. Le gra ndi riso rse marziali cli cui potev,1 quindi ancora d isporre la Francia dopo il primo urto, e che ne[ periodo e.l i d ue mes i, sotto il dittatoriale im pu lso cli Gambetta, supe ra rono nume ricamente gli eserc iti invasori, si rive larono , ad onta di molto e ro ismo e cli qualche splendido successo che coronò la sap ie nte iniziativa cl i Chanzy, inadeguate al compito naziona le. T rnolteplici eserciti, che quasi per incanto sorsero, come già q uell i de ll a vittoriosa Repubblica, dall'entusiasmo pa triottico e che o ltrepassarono i seicentomila soldati, se valsero a prolungare la convu lsa agonia, furono impotenti ad imped ire la catastrofe. Le armate de lla Lo ire, dei Vosgi, di Le Mans, cl'Orléans, di Dijon, di Rouen, cli Parigi, gu idate da genen1 li di ecceziona le capacità e valore, quali D'Aurclles de Palaclines, Bourbaki, Cha nzy, La Motterougc, Garibaldi, Brie ncl, Faiclherbe, Clinchant, Crouzat, Cremer, Billot, Thomas, Trochu, Ducrot, Vinoy, emulati dagli ammiragl i Jauréguiberry, La Ronc iè re, Pothnan, che ta nto contribu irono ad illustr<1 re la marina francese, dovettero piega re innanzi ac.l una più compatta e vigorosa direz ione, benché quasi sempre quantitativamente prepondernnti. Di ta le insuccesso molti vollero attribuire l'origine, se non la ca usa de terminante, al dile tta ntismo, con1e lo definisce il Moltke, strategico c.littato ri<1 le di Gambetta, rinnovante eia Bordeaux e da Tours i fasti de l Direttorio e quelli non meno nefasti de l Consiglio au lico imperia le dì Vienna . La scoria militare, se non poté assolvere da ogni imputazione il dilctrnntismo militare di Gambe tta e la sua temeraria assunzio ne al comando de ll'a rmata cli Orléans, ha però affe rmato che le cause risolutive cli quella situ a1.ionc emergevano dalla insufficie nte preparazione nazionale alla lotta .

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È quind i logico ritene re che il sistema degli armamenti nazionali ha per base: 1° L'organizzazione genera le di tutte le e ne rgie militari e rnilita rizzabili; 2° La loro rapida ed intensa utilizzazione nell'urto inizia le; 3° L'imperiosità di una offensiva ta nto più violenta quanto più vulnerabile è la fronte d i schieramento, insufficienti le zone difensive interne e gli elementi strategici disgiuntivi, qua nto p iù artiticiose sono le basi della potenzialità militare. Dalle qua li premesse derivano le conclusioni segue nti: 1° La situazione militare è tanto più determ inata e valu tabile quanto più completa e perfetta è l'attuazione del sistema degli armamenti nazionali; 2° L'importanza e l'efficacia della riserva cli e nergie decresce in ragione geometrica della potenzialità esplicabi le nell'Lllto iniziale; 3° Il successivo intervento delle riserve non p uò ammettersi, senza colpa ed e rrore, se non ne l caso dì una preponderanza indiscutibile, od in quello d i una grande capacità dife nsiva che consenta, secondo il Clausewitz,i la tempora nea convenienza della di fesa passiva; 4° Il sistema degli armamenti nazionali ammette una dete rminazione tanto più completa q uanto meno perturbato è il compito nazionale dal du alismo continentale e marittimo. La s itu azione milita re è , qu ind i, tanto valutabile ed evidente quanto più imperiosi sono i determinanti dell'offensiva; quanto meno sviluppate e sicure per natura o per arte sono le basi della resistenza passiva; quanto più unitario è il compito della nazione; quanto più a rtificia li sono gli elementi della potenzialità militare. La moltiplicità degli obbiet.tivi continentali e l'esistenza cli un dualismo territoriale e marittimo non solo sono ca use di indeterminazione ciel problema militare, ma sono cause perturbatrici della coscienza naziona le, la cui influe n za funesta sulla preparazione e durante l'esplicazione del conflitto, come dimostrò Mahan' esaminando il periodo storico cli Luigi XIV, non è e non fu mai sufficie ntemente a pprezzata. Nell'applicazione alle principa li nazioni marittime europee de i aiteri di potenzialità marittimd· d imostrammo qua nta infl1..1enza questo dual ismo continentale e ma rittimo eserciti, ta nto in pace quanto in guerra, su lla cosc ienza nazionale, e, per essa, sulla stori a; qui c i preme d i mettere in evidenza questo criterio cli relatività potenzia le , per quanto essa in flu isce sulla determinazione della situazione militare. Considereremo pertanto, relativamente prevalente, q ue lla s ituazione che meglio soddisfa a i requisiti seguenti: l O Organizzazione completa e prevalente di tu tte le energie m ilita ri; 2° Evidenza di virtù guerriera e tradizioni che sono cemento di potenzialità militare; 3° Unità d i compito e d i obbiettivo nazionale; 4° Unità d'indirizzo alla preparazione della g uerra; 5° Evidenza d i metodo, offe nsivo o dirensivo, nell'attuazione del conflitto; 6° Potenzialità rnateria le ne ll'attuazione della lotta; 7° Intensità ciel sentimento cli solidarietà internazionale.

' Clausewitz, Teor ia della grande guerra - fa di/èsa, cap. XXIX. (Nota d i D.ll.). ' A. T. Ma ha n, op. cit. (Nota d i D.13.). '' l?i11ista l'vfarittima, marzo ed ap rile 1895. (Nota d i D.13.).

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Q uesti requ isiti, che sono norme di re lativa potenzialità de rivante dal p rincipio fondame ntale de lla nazio na lità a rmata, ci permetteranno, non senza grande esita nza, d i esprimere l'apprezzamento più probabile che il secondo determinante pa lese, le a lleanze contra tte , pe rmette cli cleclmre da lla presente s ituazione e uropea. La presente situa zione 1nilitare , de rivante dalla solidarie tà internaziona le, escludendo la possibile influ enza cli q ua lsiasi determi nante probabile, oggetto cli successive considerazio ni, si fonda su lle d ue grand i solidarietà internazio na li, la triplice e la d u plice ,1 lleanza. La triplice allea nza è un determinante certo e palese q ua ntunque no n perfettamente rivelato, non essend o di pubblica ragio ne il vincolo di solidarie tà dife nsiva c he stringe l'Ita lia alla Germania ed all'Austria-Ung he ria. Benché raie imperfezione de ll'evidenza solidaria possa giustifi ca re talune ipotesi, che fu ro no a mmesse eia scrittori stranieri e nazionali, s ulla partecipazio ne diretta de lle potenze solidali ne l conflitto, e specialmente su lla moda lità direttiva delle operazioni nava li, ciò non pe rta nto, fino a p rova contraria, cons ideria mo intangibile l'un ità solidale , ed imrnenomabile la pie na partecipazio ne della triplice ne l confl _itto continentale e rna rittimo contro la d uplice, che noi consideriamo un determ ina nte certo e pa lese, qua ntunque no n accertato da pu bblica evidenza . Le considerazioni precedentemente esposte sullo slavismo e s ulla fatal ità che trascina la Fra nc ia alle so lidarietà o rienta li c i costringono a considerare la d up lice alleanza un determ ina nte certo della situazione rnilita re, fin ché non prevalga ne lla coscienza delle nazioni e ne i consigli dei governi il sentimento ed il principio de ll a solida rietà inte rnazionale eu ropea. Ammettendo come un fa tto certo e concreto l'esistenza de ll e d ue alleanze, benché tuttavia perturbate da d ubbiosità ed instabilità evidenti, è logico concludere: 1° Che la triplice alleanza è storicamente determinata ed imposta da lle future esigenze della solida rietà e uropea ; 2° Che essa è mo nu mento imperituro cli gloria a colui che compiu ta l'un it,ì germanica, ha gettato la pietra angolare d i q uella e uropea; · 3° Che l'Europa dovrà a lla sapienza teuto nica la sua salvezza e la su a g randezza futura; 4° Che coscie nte od incosciente, per forza o pe r amore l'Italia impone ndosi i sacrifi zi voluti dalla solidarietà e persistendo e roicarnente in essi, ha ben meritato l'orgoglioso va nto di essere, come fu, vestale di c iviltà; 5° Che qua lunque attentato , interno od esterno, che renda a meno ma re la sol-idarietà e la stabilità d ella triplice è un c rimine e uropeo; 6° Che la missione mil ita re e civ ile della triplice pe r essre storicamente eu ro pea, dovrà rivelars i una n1issio ne cli pace; 7° Che il si vis pacem para be!lum sarà principio cli ogni esistenza umana , naziona le, e uropea, finché la vitalità dell'orga nismo socia le non sa rà tetragona alle esterne ed interne virulenze. La triplice ha essa g li elementi cli vitalità sufficienti al compime nto pacifico della sua missione europea' Ha essa cioè raie potenzia lità militare e civile da allontana re, colla minaccia della s ua o ltrcpote nza , le p roba bil ità dei confl itti; d i a ffro ntarli vittoriosarne nre se provoca ta, cli attrarre nell'orbita de lla sua missione gli clementi che tuttavia l:~ perturbano o la contrastano'

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Per procedere con sicurezza e razionalità in questa d isamina è necessario esaminare prima gli e lementi di potenzialità di ciascuna nazione per procedere poi ad esaminare la conseguente efficienza della solidarietà internazio nale . Difficile certamente è q uesto compito, sopratutto per la complessità contine ntale e marittima risultante dalla disgregante influenza che gli obbiettivi si ngolari e secondari esercitano sugli obbiettivi s intetici. Tentare non nuoce, dice il proverbio, e se non fa ra nno difetto i lapidatori, ci assisterà la speranza che il post fata reSU1lJO ed il post tenebm lux giustificano spesso il semel in anno licet insavire. I requisiti d i potenzialità relativa precedentemente e nunciati ci permettono di esprimere, salvo e rro re, il seguente apprezzamento sulla potenza unitaria nazionale della Germania; 1° L'organizzazione cli tutte le energie militari, per secolare benché limitata attuazione, per l'indole g uerriera dell'aristocrazia feuda le, per la tenacità etnica delle popolazioni, per le preponderanti prerogative imperiali, per la immedesimazione vittoriosa dell'esercito colla nazio ne, e per molte altre evidenze, se non è forse perfetta, è certamente superiore a quella cli qualsivoglia altro Stato; 2° La virtù guerriera, da non confonde rsi coi convu lsi entusiasmi belligeri, che cementata eia tradizioni vittoriose, integra, secondo noi, tur.re quelle energie che il Cla usewitz ha definite grandezze 1norati, è pre rogativa evidente, se non esclusiva della razza teutonica; 3° L'unità di còmp ito e di obbie ttivo naz ionale è sufficientemente chiara, benché fo rse non abbastanza compresa. La continentalità è, secondo noi, l'obbiettivo p iù evide nte ed il compito prepondera nte. La preponderanza è naturalmente insita nell'organismo , ma l'evidenza non è sufficie nte; talune tendenze 1narittimc e coloniali se non pertu rbano la coscienza nazionale , la infestano d i nocivi ferment i. Il conseguime nto della completa e perfetta continenta lità, senza escludere obbiettività ma rittime secondarie, dovrebbe ancora essere, come fu, la principale, se non esclusiva, obbiettività. Benché perturbante, l'obbiettività marittima e coloniale non è tale eia intaccare profondamente la coscienza naziona le e germogliarvi un funesto q uanto erroneo dualismo; 4° L'unità d'indirizzo nella preparazione alla guerra, per la forma della Costituzione, per la iniziativa imperiale , per la vigoria direttiva , per l'eccezionale sapienza e bontà d i ord inamenti ed isti tuzioni militari, per la sufficiente, se non perfetta, obbiettività nazionale, è possente ed integra quanto e forse p iù di quella di qualsivoglia nazione; 5° L'evidenza ciel metodo, offensivo o difensivo, nell'attuazione ciel conflitto è forse, nazionalme nte, se non 1nilicarmente, meno luminosa che pel passato. Gli idea. li unitari nel 1866 e nel 18ì0 imponevano l'offensiva imn1ediata, e questa obbiettività era sostanza della coscie nza nazionale. Pure ammettendo il p ri ncipio che l'offensiva sia la migliore delle difese, è lecito d ubitare che, per le nuove condizioni politiche, militari, materiali della lotta , q uesta obbiettività sia nazionalme nte sentita e compresa. Esaminando le condizio ni dei teatri di guerra continentali e marittimi le cause cli questa indeterrninazione a ppariranno piC-1 evidenti; q ui importa soltanto riconoscere l'esistenza sintetica cli queste causalità c he, sa lvo errore, menomano la lucidità della coscienza nazionale;

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6° La potenzial ità mil itare che la Germania può material mente esplicare nel conflitto, e specialmente nell 'u110 iniziale, inclipendentemcntc da qualsiasi efficienza morale, sarà oggetto cli successive considerazioni; qui giova solamente constatare che continentalmcnte essa è superiore a quella cli qualunque nazione non esclusa, per considerazioni specia li, la Russia, e che questa p reponde rante continentalità s'impone militarmente quanto politicamente, né può venire menomata da perturbazioni marittime di sensibile influenza sulla situazione generale; 7° Il sentimento d i solidarietà internazionale, indispensabile al vittorioso conseguimento degli obbiettivi militari, appena incipiente e menomato purtroppo eia tradizionali influenze e dai consigli dell'imperatore Guglielmo r, non_ce1tamente negletti da l suo imperiale ammiratore, non è quanto dovrebbe essere e quanto forse sarebbe se più stringe nti fossero i vincoli morali dell'allea nza. Palese, rinnovata e rinnovabile, pacifica e pacifera, fulcro vitale cli salute e cli civiltà e uropea, questa all ea nza non ha ancora satura ta la coscienza germanica , né il seme bismarchiano ha getta to radici di rigogl ioso e crescente svilu ppo. Non abbastanza cementata, la solida rietà non è ancora baluardo tetragono contro le crescenti m inacce. Questo sintetico esame ci permette d i concludere che la Germania ha quasi tutti, ed in massimo grado, gli clementi della potenzialità nazionale e della resistenza ad oltranza nella lotta e che la insuffici e nte evidenza ciel metodo esplica bile nel confl itto quanto l'insuffic ie nza del sentimento cli sol idarietà internaziona le, per la lenta saturazione della coscienza nazionale durante i pe riodi di pace, sono conseguenze logiche cd inevitabili della nuova situazione politica, che possono attenuarsi ed eliminarsi col tempo se maggiormente saranno comprese da i governi e da i popoli le ragioni che impongono la solidarietà della triplice. La potenzialità unitaria nazionale dell'Impero austro-u ngarico parrebbe sintetizzabile nelle considerazioni seguenti: 1° L'organizzaz ione comp leta e permanente cli tutte le energie militari , per deficie nza cli mezzi fina nzia ri e per le condizioni etniche e costituenti dell'Impero, più che per mancanza di attitudine o cl i iniziativa, s pecialmente per quanto rigua rda la preparazione difensiva d elle frontiere e del territorio non è quale potrebbe esse re, giu dicandola alla stregua cli quello che la Germania e la Francia h anno compiuto. Ciò non perta nto la preparazione organica, benché incompleta ed imperfetta è però tanta e cale da consentire un efficacissimo sviluppo ed un vittorioso impiego delle possenti energie militari dell'Impero; 2° La virtù g uerriera nazionale, se non raggiunge la tonalità cli q uella dell'Impero germanico ha però largo fondame nto, per lunga e tenace esplicazione cli energie militari, tanto nella razza teutona q uanto in quella magiara prevalente sul mosa ico etnico delle provincie meridionali. Benché più bruta che intellettiva, più fisica che organica, più istintiva che educa ta, la virtù guerriera d elle stirpi meridionali, fiancheggiata da quella teutonica può essere ancora, come già fu, va lido baluardo all'Europa contro le minacce orientali; 3° L'unità cli còm pito o cli obbiettivo dell'I mpero, se forse no n è sufficientemente compresa, è pe rò perfettame nte determinata . La continentalità è, senza alcu n dubbio , l'unico o bbiettivo che determini il còmpito dell'Impero. 169


Consolidare, completare questa continentalità inte rname nte ed esternamente, tendendo a mezzodì, fronteggia ndo con a udacia a levarne la minaccia panslava è il còmpitO escl usivo, evidente, non pe rturbato da secondarie preoccupazioni marittime o coloniali dell'Impero ·austro-ungarico . Questa imperturbata unità di obbiettivo e di còmpito è grande efficie nza di pote nzialità militare e politica; 4° L'unità d'indirizzo nella prepara zione alla guerra se è implicita nell'unità di compito è però menomata da lla dualità politica, ad onta del le grandi prerogative imperiali, conse ntite dalla Costituzione. Il dualismo te utono-magiaro non può essere interamente soppresso benché dominato da artificiosità, isolanti provvidamente le fun zioni del l'Impero da lle infettività regiona li dei due sisti nti governi. La gravità d i questa perturbazione all'unità d'indirizzo militare, per ma ncanza d i qualsiasi storica e p ratica evidenza, non può essere in alcun modo va lutata , ne mmeno approssimativamente; però gl'insegnamenti derivanti da situazioni consimili, se non eguali, lasciano supporre che le di fficoltà non possano sempre venire s upe rate senza conseguenze p iù o meno funeste; 5° L'attuazione del conflitto esclude q ualsiasi metodo che non sia quello difensivo. Nessuna ragione porrebbe giustificare l'adozione cli quals ias i temporeggiamento fosse pure momentaneo. Invulnerabile o sicuro in ogni altra pa rte, l'Impero deve tendere al conseguimento del suo singola re e solida le obbiettivo, con tutta l'intensità dell'u1to iniziale, appoggia ndo ai Carpazii l'offens iva strategica; 6° La pote nzialità mi litare dell'Impero, che analizzeremo più tardi, può e deve esplicarsi tutta, per ora, nella lotta continentale imperturlxna eia qualsiasi obbiettività seconda ria o da gravi rriinacce n:rn rittime; onde è lecito ritene re che essa sia materialme nte, escludendo qualsias i efficienza n1ornlc, in grado d i soddisfare alle maggiori spera nze che la solidarietà dell'alleanza possa ripromettersi dal! 'Impero; 7° Il se ntirnento di solidarietà internazionale se non è pene trato molto addentro nella coscienza delle popolazioni, pe r le ca use cui precedente me nte accen namrno, non è però perturbato da specia li e divergenti tendenze. Il comp ito, gli obbiettivi, gli ideali dell'Impero si fondono tu tti nel c rogiolo cle ll'a llea m,a . L'Austrié1 non è più l'elemento preponderante, se no n dominante, della Confederazione germanica . Tutto è mutato, varia ndo i deterrnin,:inti della esistenza politica. I.a ragione vitale del nuovo Impero nulla ha più di comune co n quella dell'antico. Alle artificiosità dinastiche sono prevalse le sostanzialità nazio nali, e finché queste prevarranno su quelle, le obbiettività dell'Impero collimanti con quelle dell 'alleanza, promuovera nno lo sviluppo del sentime nto d i solidarietà inte rn az ionale. Questi condensati a pprezzamenti, se veri e rea li , permettono di concludere che se talune fun zioni dell a potenzialit{ì militare non sono e non potranno essere così sviluppate nell'Impero a ustro-u nga rico quanto lo furono o lo po tra nno essere in quello germanico, talune altre funzio ni, come l' unità cli còmpito, l'unità d i obbie ttivo, l'evidenza ciel metodo, l'intensità del sentimento solidale e la collima zio ne degli obbiettivi nazionali ed interna zionali, so no o possono essere capaci di più intensa e perfetta estrinsecaz ione, donde ne deriva che i criteri di potenz ialità relativa, escludendo quelli assoluti, non permettono cl i stabil ire una prepondera nza risolutiva, giudicata in rapporto ai compiti ed agli obbiettivi dell'a lleanza, dell'Impero germanico su quello austro- unga rico, poiché se a qu ello non può ne-

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garsi una maggiore tonalità ed efficienza milirare, a questo compete un p iù alto coefficiente cli politica e militare sol idarietà. La potenza unitaria nazionale dell'Italia non regge confronto qualita tivo e quantitativo con quelia degli Imperi precedentemente considerati. La questione, pe rché italica, meritere bbe un'a nalisi scrupolosa più di qua nto l'indole di questo scritto lo consenta. Siccome però in un p rossimo studio d i applicazione dei criterii di potenzialità marittima - già pubblicati - questa q uestione sarà completame nte a nalizzata , onde dissipare talune fiduciose illusioni che il cu lto democratico-demagogico dell'amichità greco-romana, e delle medioevali repubblichette ha e rronearnente germogliato nella coscienza nazionale saturandola d'ignoranza e cli presuntuosità, così ci limiteremo per ora, evitando il penoso compito, a sintetizzare come precedentemente lo stud io analitico, nelle considerazioni seguenti: · 1° L'organizzazione delle e ne rgie militari, tanto continenta li c he marittime, ad onta di molti sacrifìzi e di molte operosità, troppo spesso sciupati e consu nte per una infinità di ragioni, che è forse meglio tacere, può considerarsi più apparente che reale, più su perficiale che sostanzia le, più cartacea che pote nziale. Tutte le fu nzioni organiche sono infette di morbosità essenzialmente, se non esclusivamente, italiane, poiché il male che logora la marina e l'esercito, qt1anto le altre istituzioni, e che il l.aird-Clowes7 non comprese , è il male del paese; d i un paese che non è ancora nazione, cli una nazio ne che non è Stato, di uno Sta to che da circa vent'an ni è davvero «nave senza nocch iero in gran tempesta» con tutto quello che segue . .Aci o nta però d i ta nta iattura è logico, se non confortante, considerare che in condizioni forse anche p iù infette l'Ita lia benché vinta, poté contribuire al conseguimento degli obbiettivi dell'alleanza; 2° La virtù guerriera è u n'incogn ita. fl germe antico può tuttavia esistere allo stato d 'incubazione , ma certamente rimase occulto quando ebbe occasione di palesarsi, ché gli e pisodi ero ici e gli effime ri entusiasmi non sono sostanzialità sufficienti alle grandezze 1norati. La nazione eia circa tre nt'anni non ebbe oppo11unità cli esplica re le sue late nti e ne rgie, e sarebbe presunzione il supporre che esse siano tali da figura re degnamente al fianco di quelle solidali, per quanto l 'omne trinum estpe1fectum ci possa indurre in tentazione cli patriottico orgoglio; 3° L'unità di còm pito e cli obbiettivo, considerata nazionalmente, è p e rturbata da un sostanziale dualismo continentale e marittimo. La continentalità prevalse nel periodo del risorgimento . Pe r tale preponderanza e per altre a1tificiose ragioni, enunciate in un p recedente lavoro," si è sempre più affe rmata nella coscienza nazionale , ed ora specialmente per l'obbiettività continentale de lla triplice alleanza. Il sentimento marittimo, per naturale efficienza d i cause storiche, etniche, geografiche, topografiche, regionali, ccc ... ha finito per fa re breccia nel dogma militare che i destin i clell'Irnlia debbono esclusivarnente riso lversi nella valle del Po. Una tendenza spiccata, se non prevalente, ha s piegato il labaro del risorgimento navale, a uspice il genio napoleonico, sentenziante che l'Italia debba essere nazione marittima. Le cause determinanti o perturbatrici di questo dualismo non possono essere

7 Laird -Clowes, 77.1e M illstulle round tbe necl? CJ/J:np,land, 1895 (Nota di D.13.). "D. 13onamico, La cli/èsa marittima clell'Jtalia, 1881 (Nota cli D .U.).

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a na lizzate in qu esto studio sintetico, e lo sa ranno invece ne ll 'applicazione a ll'Italia dei criterii di potenzialità marittima; qu i importa soltanto constatare la natura le coesistenza del le due obbiettività: la preponderanza presente di quella continenta le, la genesi cd il fururo necessario incremento dì quella ma rittima, le conseguenze esaurie nti che ne derivano, la g rave minaccia cli una duplice ed intensa vulnerabilità , la totale e disastrosa perturbazione della coscienza nazionale nella preparazione e nell'impiego de i rnezzi necessari al conseguimento delle clivergenìi obbiettività . Questa coesistenza naturale di due còmpiti, questa immedesimazione di due vitalità e ntrambe indispensabili alla sua esistenza, non può che me noma re in pace ed in gue rra l'efficienza milita re e politica dell'Italia, finché non abbia trovate, col possente e naturale svil uppo cli tutte le sue energie, le basi larghe e stabili di una quasi esclusiva obbiettività contine ntale o marittima ; 4° L'unità di indirizzo nelb p reparazione alla guerra non solo è menomata dalla coesistenza di divergenti obbiettivi e dalla profonda perturbazione della coscienza naziona le, ma è ancora vulnerara dalla mancanza d i qu,:1 lsiasi istituzione che tenda ad atte nuare le funeste conseguenze del dualismo continentale e marittimo. L'Italia non ha, come hanno l'Impe ro germanico e que llo austriaco, una funzione direttiva inte· grante tutte le vitalità m ilitari . Il Comitato della dYèsa nazionale, data l'indole della nostra costituzione polirica, l'esclusivismo continent.ale o marittimo dell'alta quanto della minore gerarchia de ll'esercito e de ll'armata, le infin ite d iffico ltà , natura li o fome ntate c he s'oppongono allo sviluppo de lle affinità, provocando l'accentuazione delle tendenze repulsive, ecc. , ecc., non poteva riuscire che una istituzione superflua, qu a ntunque cons ultiva, ed insufficiente al conseguimento dell'a ltissimo scopo. La possibilità cli risolvere con vantaggio cie l paese, de ll'esercito, dell'armata questa vitale questione non può escludersi, ma la probabilità di questa possibile quanto impe riosa soluzione è così mic roscopica da costringerci a concl udere che il dualismo dire ttivo fu, è, sarà funesta dote d 'injìniti guai finché no n piaccia alla Provvide nza, divina od umana, d'illuminare h1 coscienza nazionale col raggio e di que lla fe de che vince ogni errore. 5° Le precedenti considerazioni ci dispensano dal dimostra re l'impossibilità di una naziona le evidenza del me todo cli anuazione del conflitto. Honni soit qui mal y pense, diranno i risci ed i deum'Sci moderni dell 'ital ico culto, specialmente se ardenti ne ll 'apostolato radicale; ma noi che non sappiamo amalgamare l'aite poetica con que lla militare giud ichiamo e ro ico ma insufficie nte quel patriottismo, se vero, che tutto si compe ndia ne lla formola, vincere o niorire. Pe r morire salvando l'onore basca la fede; ma pe r vincere bisogna che questa fede sia radiante cli scie nza, e che il fenomen o no n sia soltanto effetto di affinità atomiche o molecolari ma orga niche e nazional i. Non escludiamo quindi la possibilità cli qualche occulta elaborazione di piani di guerra in base a un de te rm inato metodo cli attuazione ciel conflitto, specialmente dovuta a lla influ enza coordinatrice della solidarie tà internazionale, ma affermiamo che la coscienza della nazione è ottene brata eia densa caligine, che nessuno si preoccupa di dissiparla coll'alito de ll 'amore o col lume della ragione, e che questo stato comatico pare debba essere que llo d 'i ncubazione della beatitudine futura;

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6° La potenzialità materiale che l'Italia può esplicare nel conflitto, e che ana lizzeremo a suo tempo, p resenta le caratteristiche seguenti. Quella contine ntale, pe r ragioni finanziarie, non poté e non potrà per molto tempo avere lo sviluppo consentito dalla capacità nazionale e dalla densità della popolazione. Nelle cond izioni presenti e ccede le risorse limitate della nazione e ne deprime la vitalità. L'organismo è a ncora troppo meschino pe r soppo1tare senza g rave iattura il pesante farde llo che le si impone . L'esaurimento delle naturali energie è l'inevitabile conseguenza di una inte nsiva a1tific iosità. L'alcoolismo militai-e no n può che favorire lo sviluppo della progessiva paralisi delle fu nzioni vitali . La fitti zia vigoria alcoolica si risolverà rapidamente in isteriche convulsità, se non si ristabilisce l'eq uilibrio organico viralizzanclo le funzioni naziomili. Per queste e pe r molte altre ragion i l'Italia estrinsecherà nell'uno iniziale una vigoria fittizia e non sarà in grado cli utilizzare le riserve, inquadra te od inquadrabili, a meno che non si compiano fe nomeni cli possente induzione per effetto della solidarietà inte rnazionale. La potenzialità dell'annata è a nche più fitti zia cli q ue lla dell'esercito; l'esaurimento sa rà anche più rapido e la reintegrazione delle forze q uasi impossibile, per le condizioni materiali delle flotte mode rne e per la quasi assoluta mancanza cli risorse o riserve d i pote nzialità che consentono la resistenza ad oltranza ; 7° Il sentimento di solida rietà inte rnazio na le , p e r l'evide nza de lle minace e cie l pericolo quanto pe r la convinzione de lla insuffic ienza marittima, se no n continentale, è abbasranz'°1 sviluppa to nella nazione, ma l'inte ndimento de i mezzi e del fin e è perturbato d,tlle ca use cu i prececlentcrncntc acccnna rnrno e da altre che si a nnidano ne lla evoluta cupola de l frigio be rretto. Egoistico nella sostanza, insrabile ne lle affinità, gracile per rachitismo, il sentime nto della solidarietà si risolve in una tensione variabile, discontinua , sussultoria , che rivelando l'imperfezione dell'apparato genermore, e la neghittosità direttiva, si risolve in u n re ndimento ill usorio. Le cause che snenvano il sentime nto cl i solidarietà non sono però così e ne rgiche da paralizza rne ogni vitalità, e pe r poco che il buon senso nazio nale fosse avviato sul re tto cammino da lle istituzioni e dall e c bss i d irigenti si può nutrire fondata spera nza cli una fo rre rigogliosità ritempratricc della coscienza naziona le. Le precedenti considerazioni ci pennettono di conclude re che l'Italia è pe r ora un assai debole fattore di solidarietà internazionale; che questa debolezza le deriva naturalmente da lla sua g racile e nevropatica esistenza , dalla mancanza cli una fo1te e sana educazio ne c ivile e militare, dalla insufficienza di tutti i poteri dello Stato; da una deficienza generale cli serietà; da l deprezza mento cli (JUalsias i merito vero ed o nesto; dal trionfo spudo rato dell'affarismo, del fariseismo, del ciarlaranesi.t110 e di ta ne altre doti p le biscitarie integranti le speranze clel!a futura civiltà . Molt.e e tro ppe cause inte llettive e morali concorrono a menomare la potenzialità militare dell'Italia, e fra queste gioverà forse ricordare il radical ismo, il vaticanesimo, la massoneria, la stampa irresponsabile, il parlamentarismo, la regionalità, il dualismo contine nta le-ma rittimo, and so on, che un falso pudore patrio ci induce spesso a nasconde re ma che non valse né varrà che ad ingannare noi stessi, cd a rendere più um ilianti gli apprezzame nti stranieri, giacché come disse benissimo il comandante X. - nella sua introduzione a li ' Essc1:y de stratégie nauale - «tout le secret est de savoir se servir mie ux que les autres de ce que tout le monde connait•·. Se il Maban esaminando l'efficie nza ma rittima di talu ne nazioni ha creduto opportu na la reticenza al nostro rig uardo limita ndosi ad asserire che «i difetti insiti 173


nella incompleta geografia dell'Italia, combinati con altre cause ingiuriose al pieno e sicuro sviluppo del potere navale rendono più che dubbiosa la possibilità che essa possa, pe r alquanto tempo, rimanere in the Ji-ont rank fra le nazion i marittime», questa riguardosa reticenza non è troppo apprezzata ed irnitata da altri scrittori che ci prodigano non solo nella Nouvet!e Revue, nella Revue des deux morides, et similia ma benanche nella Nineteenth CentU1y i loro non sempre benevoli, e qualche volta rudemente scortesi giudizi sulla patologia italiana. Questo nostro apprezzamento, che potrà parere improntato d i eccessivo pessimismo, non esclude la convinzione che la spada dell'Italia, benchè di minor tempra, debba avere il s uo peso nella bila ncia europea e che John 13ull, per misericordia divina, non è tutto compendiato in Laird-Clowes. La determinazione della situazione europea non potrebbe essere sufficiente se l'analisi conclusiva degli eleme nti di potenzialità militare si limitasse alle sole nazioni componenti la triplice, e non si este ndesse a nche a que lle costituenti l'opposta e presupposta all eanza. Più delicato e scrupoloso, per riguarclosità, si mérnifesta questo compito, potendo forse parere suggestivo un giudizio ponderato e coscie nte . Procure remo pe rtanto d i essere, quanto p iù e possibile, prudenti e corretti nell'esame d i quelle situazion i che ci sono, o rite niamo ci siano, sufficientemente cognite, specialme nte se rigua rdanti la Russ ia, della quale non abbiamo che una indiretta e letteraria conoscenza. La potenzialità militare della Francia parrebbe sintetizzabile nelle seguenti considerazioni: 1 ° L'organizzazione permanente delle e ne rgie militari , tanto d ife nsive che offensive, contine nta li che marittime, fu sp inta al più alto grado c he l'intellettualità e la ricchezza possano consentire . Forse più il da naro che l'intelligenza, nella preparazione difensiva e ne llo sviluppo dell'armata inte1venne come fattore cli potenzialità; forse più l'esercito c he la marina fu pe netrato da l gigante impulso della nazio ne; ma poiché la perfezione no n è assoluta, è necessario riconoscere c he relativamente essa è rnnt:-1 e qua le nessun'altra nazione, esclusa la Germania, per ragioni cli indole nazionale e cli costituzione politica, ha poturo raggiungere. La febbrile intensità esplicata nello sviluppare una funzione organica la cui insufficienza ern stata così deleteria, sp inse forse Governo e nazione oltre i razionali confini, intaccando l'organismo industriale nella sua vitalità produttiva, col rivolgerne importantissima parte ad un fine c he è logico quanto umano cons ide rare transitorio. L'ene rgia industriale, così violentemente rivulsa dal suo a lveo antico, ha però così saldo fondamento nella potenzia lità agricola ed economica da resistere quasi impu nemente a coazioni anche più intense e duratu re. 2° La virtù guerrie ra fu ed è per così dire l'essenza della na zione; è però lecito avve rtire che essa s' integra specia lm.ente dalle energie fisiche ed intellettu ali anziché eia quelle morali, dalle calorie dell'entusiasmo anziché dalle tenacità del sentime nto; dagli impuls i offensivi a nziché dalla stabilità difensiva . Questo apprezzame nto dovuto al genio cli Cesare, riconfennato dalla perspicacia dell 'emiro Musa-ben-Nasser nella sua relazione al califfo Valicl I, non ve nne menomato dagli avvenimenti posteriori e può dirsi c he abbia avuta piena sanzione nell'u ltima guerra. È pertanto logico concludere che il s istema degli armamenti nazionali, imprime ndo sempre piC, negli eserciti le caratteristiche d eJla razza , accentue rà

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maggio rmente le cause e gli effetti de riva nti da lle prerogative gallic he della guerriera virtù. 3° L'unità d i còmpito e cli obbiettivo, se non è offuscata nella coscienza nazionale, è menomata di fa tto da lla coesistenza quasi equilibrata degli obbiettivi e dei còmpiti continentali e marittimi. Questo dualismo se forse non sarà, come già fu in tutte le guerre del pe riodo velico, e specialmente nei grandi conflitti continentali di Luigi Xl\!, della Repubblica, del l'Impero, così fata lmente funesto, non cesserà però di pe rturbare la coscienza naziona le in tempo cli pace e d i scindere l'unità cli azione in tutti quei conflitti nei quali una delle due obbiettività non preponderi assolurnmente sull'a ltra . Questa grave questione sa rà p ie namente esa n1inata nell'applicazione alla Francia dei criteri di potenzialità marittima. Qui preme soltanto stabilire quanto segue: a) Il dualismo continentale e marittimo è insito nell 'organismo francese assai più che in qualsivoglia altra nazione e uropea , non esclusa l'Irnlia; b) Ogni qualvolta questo dualismo dovette estrinsecarsi nel confl itto prevalse, come doveva prevalere per forza maggiore, la continentalità a danno non sempre lieve dell'organismo marittimo; e) Quando il dual ismo non dovette espl icarsi nel confl itto, come nella guerra de ll'indipendenza ame ricana ed in quella del l810, una grande somma cli energie nazionali non poté essere rivolta al conseguimento de l preponderante obbiettivo; d) Gli impulsi dati all 'incre me nto marittimo furono quasi sempre a rtificiosi; se fu rono spont:rnei furono effime ri e transitori e nulla induce a credere che quello che fu non debba rinnov,usi, finc hé persistono e si accentua no le cause determinanti del dualisrn.o contine ntale e marittimo; e) Se h:1ttu ale tendenza è rivolta all 'increme nto marittirno, ciò è piuttosto effetto cli una esu bera nza vitale consentita cl,1 un no n breve periodo di pace , anziché eia u na naturale cond izione cli equilibrio emergente da nuove casua lità o da novello assetto della coscienza nazionale; j) Le prerog~1tive marittime che gli autori cieli' Es-sc~v de stratègie nauale rivelarono alla Fra ncia, per eccita rla a fittizi e ntus iasmi navali, affe rmando «che l'incomparabile situazione geografica della Francia le pe rmette cli t1tilizzare i principì genera li della strategia in modo ta le che nessun'a ltra nazione ne potrebbe tirare un ugu,1lc va ntaggio» be nché esagerate, sono oggi qua li furono pel passato, né la marina:~ vapore potrebbe giovarsene, relativame nte, meglio cl i qua nto fu possibile nel periodo velico; g) Il dualismo tenderà ad accentua rsi sempre piC, colla espansione de ll'impero colo nia le, m<1 la contine ntalità non può cessare di essere il fonda me nto della coscienza nazio nale; 4° L'unità d'ind irizzo nella preparazione alla guerra per le precedenti considerazioni , pe r la perturbazione della cosc ie nza naziona le , per la mancanza d i un centro integrante e dirigente, per la deficienza di affinità fra l'esercito e la marina, per le scarse prerogative presidenziali, per l'eccezionale mu tabilitiì dei poteri, pe r la invade nte on nipotenza cleputatesca , pe r il sistema della prevaricazione burocratica, trionfante in Frc1 ncia come in Itali:\ è lcciro conclude re che per qu anto riguarda l'unità d'indirizzo Se Messenia piange Sparta non ride. 5° L'evidenza del metodo di attuazione ciel confl itto è q uasi perfe tta tanto nella ipotesi della lotta singolare fra nazione e nazione, quanto fra alleanza ed alleanza. La

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coscienza na:Lionale non comprende che l'offensiva, sempre l'offensiva, tanto contine ntale che marittima. Questa imperiosità deriva come già accennammo dall'indole gallica; ma nelle condizioni presenti è imposta dalla situazione militare, poiché contro la Germania l'offensiva, se esplicabile , è imposta dalle condizioni del ·teatro della guerra ; contro l'Italia dalla schiacciante preponderanza continentale e marittima, contro l'Inghilterra stessa dalla impossibilità storicamente accertata, cli sviluppare convenientemente altre modalità di conflitto che la corsa o l'invasione: l'una e l'altra essenzialmente offensive. Le 1nodalità difensive che potrebbe consigliare la protezione delle colonie, quando la preparazio ne del teatro della guerra coloniale lo consentisse, non offenderebbero l'unità di sistema, poiché le grandi e risolutive battaglie si combatteranno sempre nei principa li teatri cli guerra, ed il dominio coloniale, se insulare o costiero e non continentale, d ipenderà sempre da quello navale . L'unità cli metodo è quindi evidente, razionale, imperiosa, benché forse non sempre utilmente e vittoriosamente esplicabile. 6° La potenzialità materiale che la Fra ncia può esplicare nel conflitto, indipendentemente da qualsiasi efficienza mora le, è più che quadrupla di q uella estrinsecata inizialmente nell'u ltima guerra. Benché la Francia nell'irnporsi tale còmpito miri direttamente all'esaurimento lento, ma inevitabile, delle altre nazioni, è lecito supporre che il marziale fardello finisca per deprimere la fibra quanto le illusioni nazionali. È il vero caso cli dire: c 'est l'argent quijètit la guerre, ed è saggio riconoscere che la Fra ncia persisterà usque adjìnem nelle clispettos ità punzecchianti ed esaurienti. Tale sistema cli lotta, che la Francia prescelse, imponendolo alle altre nazioni che per ora lo subiscono passivamente, sì è sosrituito nella coscienza nazionale al senrimento più vi rile, ma meno pratico della violenta reuanche e non è improbabile che, per molte ragioni sociali e politiche, questo sistema di rappresaglie fi nisca per consolidarsi coll 'emergere di una generazione che no n può più ~tvere nel sangue i ferment i biliosi cli quella che tramonta . Soddisfatta nella vanità, se non nell'orgoglio; lanciata nelle irn.prese colonial i, soUecita cli non compromettere la posizione conseguita; certa di una crescente int1uenza fu tura; convinta e.li potere spingere, benché le ntamente, tanto la German ia quanto l'Italia, non però l'Inghilterra, all'esaurime nto, la Franc ia persisrerà nel sistema prescelto delle dispettosità, spalleggiata eia non dissimili tendenze d ella sua speculatrice alleata. Se la densità della popolazione non è in sensibile aumento né lo sarà, ad onta degli incoraggiame nti legali, poiché, come osserva sapientemente il Maha n,9 il sistema nazionale di economia bas cbecked the production o/cbildren, il continuo incrernento della ricchezza, avente ra dice nella sa na e vigorosa fibra, intellettuale e morale deUa provincia, se non delle grandi città , assicura largamente i rnezzi cli persistenza nel sistema, còlla continua rinnovazione del materiale, cui le fervem i attività industrial i e scientifiche sono specialmente rivolte. È quindi logico concludere che la potenzialità materiale può tendere e tenderà ad un incremento inconseguibile delle confinanti nazioni; 7° li sentimento cli solida rietà internazionale, per le ragioni svolte nella seconda parte di questo studio, se apparisce determinato dalla ragione storica ed a quella

9

A. T. Maha n,

op. cii., cap.

I (Nota d i D. G.).

Iì6


esclusivamente nazionale, si rivela artificioso cd incosciente a chi considera, come deve essere, il fe nomeno cl i solidarietà dal p imto cl i vista e uropeo. Il germe cl i un d ualismo dovrebbe qu indi trova rs i allo stato e.l 'incubazione , se no n di vitalità nella coscie nza della Francia, e la stampa dovrebbe rivelarne le grnd m1 li manifestazioni. Che il germe esista allo stato e.l'incubazione ebbimo o pportunità e.li constatarlo personalmente cfri brevissimo tempo; n:1,1 esso giace per o ra nelle più elette coscienze dei pensato ri e e.le i poeti, legittimi e redi cie l pmrimonio profetico ciel loro maestro, e sarebbe va no ricercarlo nella pubblica coscienza come ne lla pubblica op inio ne . Les canons uont partir tout-seuls, mi d iceva u n giorno il contemplativo poeta della Réuo!u.tion, mentre il suo sgua rdo ~Htraversanclo il tenebroso orizzonte rivelava le sofferenze di un'a nima p rometea, incatenata a lla rupe c:a ucasea; ed in quella frase si compendiava tutta la coscienza e l'incoscienza francese. La solidariet,ì internnionale, qualunque ne sia l'intendimento srorico, filosofico, politico, militare, è perferramente fusa o voluttuos:11nente c ullma colla reuancbe nella coscie nza nazio nale d al patrio ttismo e dall'orgoglio fra ncese. Le soffere nze della Po lo nia più no n accendono le simpa tie a pubbliche proteste ed a personali sfregi cd o ltraggi all'autocra te. Chi è morto giace e ch i uiue si dà pace, dice la sa pienza dei popoli, e sulla loro pie tra sepolcrale l'iro nia del destino ha scolpito la serie dei jamais di George Danclin. Evidente e vigorosa, logica quanto pratica, politica qua nto mi lita re , la solidarietà fra nco-russa, non ha, né potrebbe ave re, come non l'ebbe l'a!lience impie, nessu n fondame nto emico o morale. Il germe del dualismo persisterà lungamente allo sta to cli inculxizionc, finché gli avvenime nti politic i non a bbiano reso possibile un nuovo equilibrio e uropeo, più o meno s imile a q uello c he esporremo nell'ultima parre conclusiva di q uesto studio, fondato sulla granitica base clell,1 solicl:1rict,1 internazionale curope,i. Finc hé pers iste rà lo stato d'inc ubazio ne, a meno d'irnprevcclibili cd improba bili eventi , la solidarietà franco-russa deve essere consiclernta un fa ttore potente e determi nante della situazione politica e milita re de ll'Europa . Q ueste co nsiderazion i ci permettono cl i apprezzare l' immensa attività militare, fisica e d inte llettuale, se non morale, svilup pata dalla Francia dopo l' cmnée terrible. Essa non so lo n 'estp!us l'agonisscmte de 18ìl, come nel 1883 asse riva l'arnmi raglio Aube,'f' ma ha davvero tanto in te rra che in mare une epée dont !es coups pou·rn f.ien t étre morte!s à ceux qui s'.v exposeraient de /},aité de cwur, ciò che non sembra molto pro babile . Tutti gli elerne ntl della pote nzialità, esclusa l'unità d i compito e quella d 'indirizzo, perché menoma te da persistente e forse inevitab ile du a lismo, concorrono pe r assegna re alla Franci8, se non il pri mo, certamente il secondo posto fra le nazio ni continentali e marittime . La potenzia lità militare, specia lme nte que lla offensiva della Russia, è una ne bulosa così prossima allo stato cli condensazione che riesce impossibile, cred iamo per tutti, forma rsene un concetto appross imato quals iasi. Pe r no i questa nebu losità è così compe netrata di miste ro che ci indurrebbe a desistere da qua lsiasi esame se no n fossimo imperiosa me nte costretti dalla necessità di sfiorare almeno la q uestione onde

"' .. Reu1te des deux mundes - !talie

el

Leuant - No/es t1·1111

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m a r i11,

(Nota di D.13.).


procedere nello studio in izi:Ho. È qui ndi colla maggiore perp lessità che dall'es iguo stoch. delle nostre conoscenze indirettamente raccolte, spigoliamo quelle meno ava riate, avventu randole alla pubbl ica flagellazione, nelle considera zioni seguenti: 1° L'orga nizzazione generale di tutte le energie militari, non solo è cli gran lunga inferio re a quella delle nazioni precedentemente considerate, ma non è, né potrà per lu ngo tempo ancora essere suffic ientemente attivata, ad onta degl i incentivi mate riali e delle sollecitudini fraterne prodigare dalla Francia. Talu ne recentiss ime rivelazioni cli un d iplomatico lasci.mo supporre che i miliardi fra ncesi siano goccie cli rugiada stillanti nella botte delle Na iad i. Checché ne sia cli quest'aurea d istillazione può ritenersi che, per ora la lupa dantesca che dopo 'I pasto ha più fame cli pria non è iperbolirn imrnagi ne cli quella moscovita. L'eccesso della massa, non puc'> compensare la rudimentale insufficienza dell'organizzazione, la qua le, non solo menoma l'intensit,ì dell'u rto iniziale cli cu i sarebbe capace l'Impero, m a renderà problematica l'utilizzazione della riserva cl i energia fis ica nel breve periodo d i tempo generalmente stimato sufficiente allo sviluppo delle operazioni risolutive. I.e guerre napoleoniche, quella e.li Crim ea e quella che si compendiò nel grande episod io cli Plewna d imostrano le difficoltà della mobilitazione e della successiva reintegrazione degli esercit i, onde è logico concludere che nella ipotes i cli una conflagrazione non precedentemente elaborata clalt1 diplomazia, ma improvvisa , la l{ussia non potrà portare sul fronte strategico che un limitato complemento alle forze scaglionate lungo la fronriera durante la pace. li conseguente biso gno di un grande esercito stanziale, dislocato nelle provincie occidenrnli costitu isce un fenomeno cli esm.1rimento cu i saranno insufficienti, non solo le fina nze nazionali , ma ben anco le esubera nze della milia rcbria alleata. Fittizia è dunque per deficienza di o rg,rnizzazione , la potenzialità della Russia, e questa artificiosità, che ha per base la I3orsa cli Pa rigi, la trasci na fata lmente alla guerra o al fa llimento; 2° La v irtù guerriera esiste certamente allo srn ro rozzo, rudimentale, ma essa è un prodotto fisico piuttosto che intellettuale e morale. La prepondera nza dell'aristocrazia feudale nel Governo, benché menomata in quest i u ltimi tempi dalla filtrazione borghese, imprime alla nazione ed all 'esercito una ton,1 l ità rnilitare che se non raggiunge l'a ltezza delle grandezze morali, è però favorevole all'armo nica fusione delle elementari energie m arzial i. Benché b virtù guerriera non abbia poturo evidentemente affermarsi nelle guerre di questo secolo, poiché la nazione fu poco partecipe a fatti non emergenti cl.-11la sua coscienza, se escludiamo l'ultima lotta turco-russa , ciò non pertanto no n sa rebbe logico negare alla nazione quelle prerogative che nessuno contesta all'esercito. Sa rebbe difficile però, per insufficienza di attestazioni storiche, attribu ire ad. un' incognita il m assimo valore della funzio ne, onde non crediamo cli accorciare alla v irtù guerrier,1 dell 'Impero russo q uel coefficiente e.li p otenzialità che accordammo a quel lo germanico; 3° L'unità cli còmp ito e cli obbiettivo è determinata dallo slavismo. I3enché le provincie o rienta li, costituite e.la m olteplici razze, siano profonclamenro turbate, e per la vastità dell'Impero riottose al debole freno; benché l'orientamento dell'Impero sia perturbato eia tendenze m arittime, coloniali, bosforo-iraniche-eritree, ecc., ciò nulla-

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meno lo slavismo è il polo magnetico. Per ragioni di panslavismo la Russia è quindi orientata stabilme nte a sud-ovest. L'unità cli còmpito e cli obiettivo nazionale, se non è perfetta ed imperturbata, è però tanta quanta consentono la supremazia dello slavismo, l'evidenza della continentalità , la pre ponderanza dell'esercito sull'armata, l'inesistenza di qualsiasi sp iccato dua lismo po litico e militare, se non civile e sociale, che intacchi l'organismo dello Stato; 4° L'unità d 'indirizzo nella preparazione alla guerra, sufficie nteme nte favorita dalla preponderante obbiettività slava e dalla inesistenza cli un intenso dualismo continentale e maritlimo, ha saldissime basi nella aristocra tica integrità dell'alta gerarchia militare e nell'assolu tismo della potestà impe riale. L'integra:lione cli tutti i poteri, non escluso quello religioso, benché menomata dalla lotta cl i casta, e da confl itti sinodali, papali, patriarcali, non ha altro limite che quello consentito da lla volontà imperia le . La psicologia dello tzarè quella dell'Impero. La potenzialità cli una mo narch ia assoluta ha pe r misura la capacità dinastica esercitata dal despota. La storia , antica e moderna, non ba insegna,uento più certo, p iù filosofico. Ora, poiché pa rrebbe che il giovine tzar abbia grande analogia cli tendenze e cli attività militari col suo imperiale cugino germanico, è lecito ritenere, fino a prova contra ria, che nelle sue ma ni l'unità direttiva assu me rà una integrazione eccezionale, se duratura, la cui efficacia non può essere né preveduta, né approssimativamente apprezzata; 5° L'evidenza ciel metodo nell'attuazione ciel conflitto parrebbe non essere qua nta l'unità d'obbiettivo, di còm pito, d 'indirizzo, potrebbero consentire, imponendo indiscutibilmente l'offens iva. Le cause che menomano l'evide nza del metodo hanno la loro rad ice nell'indole o rganica milita re dell'Impero, la quale, secondo il Clausewitz sarebbe essenzia lmente difensiva. Un mezzo secolo cli p reparazio ne ed il grande impulso dell'alleanza potrebbero però consiglia re ed anc he imporre, non sappiamo con quanta speranza, l'offensiva. Nella ipotesi cli un conflitto fra la tripl ice e la duplice, essendo esclusa qualsiasi probabilità di correlazione conti ne nta le e ma rittima , la Russia potrebbe con sic urezza esplicare l'offensiva verso ponente senza timo re cli alcuna seria minaccia nel I3altico e nel mar Nero. Per considerazioni che esporrerno p iù tardi esaminando la situazione m ilitare, un'alleanza della Russia non ha per la Francia altro va lo re c he quello insito nell'offensiva . Il metodo d ifensivo non può getta.re nella bil ancia della guerra, avente pe r ft:tlcro l'allea nza, che una imponderabile influenza, sufficiente forse a salvagua rda re l'integrità clell'Irnpero, insu fficie ntissima al conseguimento d egli obbiettivi fra ncesi. La Francia imporrà qu indi l'offensiva, e per quanto questa non corrisponda all'indole dell'Impero, nel conflitto contro la. solida rietà austro-germanica, ciò non pertanto è più che probabile che essa finisca per prevalere nei consigli imperiali. Benché la d ivergenza di metodo non possa escludersi e possa anche accentuarsi, se verrà meno l'affl uenza dei mil iardi francesi, è logico ritenere che l'offensiva sa rà probabilmente il metodo prescelto, q uantunque a parer nostro non sia quello che assicura alla Russia le maggiori probabilità cli utilizzare le sue potenti e ne rg ie; 6° La potenziai ità militare che la Russia può esplicare nel fu turo confl itto non può essere con sufficiente approssimazione valutata, poiché dipende in massimo grado dalla vigoria degli impulsi auriferi frances i e del rrietoclo difensivo od offensivo

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che verrà adottato. Immensa nella difensiva per la possibilità di attuare con vantaggio tutti e quattro i procedimenti che il Clausewitz assegna alla d ifesa, la potenzia lità della Hussia si è se1npre rivelata proporzionalmente debole, se no n semp re insuffic iente, nell'offensiva. Per tali ragion i, q uantunque numericamente preponderante , la capacità mil ita re della Russia, come abbiéHno g iél affermato, nella ipotesi del conflitto europeo devesi considerare inferiore a quella della Germania e fors'anco a quella dell 'Impe ro austro-ungarico, mentre difensivamente sarebbe forse pre ponderante , alla lunga, su ll'offensiva simultanea cli entrambi gl'lmperi: ì° Il sentimento cli solida rietà, se forse meno sentito e compreso, rispecchia esattame nte le caratteristiche principali cli q uello francese. Nessu n vincolo cli affinità etnica e morale stringe la razza celtica ;:i lla slava . L'influenza repubblicana e democratica fra ncese se può eccirnre le speranze e g li e ntusiasmi delle classi novatrici, certame nte le più intellettuali, non può essere che sospetla a lla sovra nità, all'a ristocrazia fcuch,d e ed alla gran maggioranza delle classi inferiori. li panslavismo corne la reuancbe, è l'unico determinante cli solida rietà, poiché la speculazione finanziaria non può essere considerata c he il corollario del principio do ut des in attività cli am,azione. · Sfarzoso, tcatrnle, declamatorio ne lle for me, il sentimento cli solidarietà e merge nte da i ghiacciai dell'egoismo schietto e non dalle calo rie del cuore, sarà per infinite ragioni, un misero coefficiente di potenzialità nel conflitto. Q uesto sintetico esame permette cli concludere che l'efficienza della Russia nella lotta è meno determinabile d i q ue lla de lle a ltre nazioni; che le impreved ute ed imprevedibili eventua lità sara nno mo lte e cl i non piccolo effetto; che saranno maggiori ne ll'offensiva anziché nella d ifensiva; che le ope razioni iniziali ed i primi, benché non generali, conflitti, porranno mod ificare radicalmente l;1 situazione; che l'offensiva potrà essere piC, apparente che rea le, per re lativa insufficienza e per la preponderanZél che le nmurnli energie finiran no per ese rcitare su quelle fitt izie c reare da lla solidarietà internazionale . Compiuto, benché molto impe rfettamente, l'esame degli elementi astratti de lle potenzialita nazional i, dobbiamo procedere ad esamina re g li e lementi conc reti commensura bili cli queste potenzialità , da lle qua li s'integra quella internazionale. Siccome però questi e le menti concreti, forze mobili e teatri d i operazione, costituiscono la sostanzialità della situazione militare continentale e marittima, così cli que lli e cl i questa ne facciamo argomento cl i un'un ica ed integrale disamina. D. 130ì\A.tv1ICO

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PARTE TERZA

Domenico BONAMICO MAI-IAI\', CALLWELL E IL POTERE MARf'lTIMO

(1897 - 1899)



f erruccio BOTTI CONSIDERAZIONI INTRODlJTTIVE

Come già abbicmw ricordato, Domenico DonamJco (d'ora inpoi lJ.H.) accenna per la prima volta al pensiero di A .T Maba1z nell'articolo sulla ,Rivista Marittinia» del marzo 7995 che abbiamo riportato nella Parte Il, ma 111,ostra di conoscere le sue opere P,ià ne.gli articoli sulla strategia nauale del magg'io 1894 (uds . Parte III), presentandolo come fautore di una ,cultura extra-tecnica,, nella Scuola di P,uerra nauale americana (cji·. ancbe la biogn[/Ìa in appendice). la serie di otto articoli con il titolo Mahan e Ca llwell. che qui voglicunopresentare, è stata pubblicata sulla ,Rivista Nfaril.tima,, dall'ollobre .1897 alfebbrctio 1899 e ristampata (con breve introduzione e alcune note a cura dell'Ammiraglio Giuseppe Fioravanzo) nel 7938, nell'ambito della collana ,fa guerra e la Milizia negli scrittori italiani d 'ogni ternpo» diretta dal gen.. sen.. Francesco Graz io/i e dal prof Gioacchillo Volpe, Accadernico d 'Italia.~ f. 'ultima parte degli articoli su J'vla han e Ca llwell , con.cerrwnle le considerazioni conclusive traile dall'autore (a rticoli sulla •Rivista 1Vfarittima» di gennaio e febbraio 1899, riportati nel capitolo Vl) è stata pubblicata a cura della stessa "Riuista 1\1/arill.ima» in un uolume a parte appunto intitolato •Il potere marittimo» (1899) . Detta opera è stata però riproposta dalla stessa collana anche in u.n volume a cura di Guido Po uscito net 193 7, cioè un anno prirna cli quello del Fiorava nzo.' Probabile d{/etto cU coordinamento editoriale, che però dimostra, di per sé, l'importanza dell'argomento e l'interesse per le rUlessiolli dell 'autore alfa soglia del secondo cor~/Zitto mondiale. In Mahan e Callwcll D.B. si r{lerisce ad ambedue le o/Jere jèmdamentali di Mahan, L'influence of sea power upon hisro,y 1660-1783 (pubblicata nel 1890 e di recente tradotta in italiano a cura del compicmto co1nandante Antonio Flam.ign.i)• e L'influcnce of sea power upon French Revolution ancl Ernpire (1793-1812), pubblicata in due uolumi nel 1892' e rnai tradolla in italiano, anche se giudicata da D.B. e dal Jv!cn~/ì·oni lo scritto rnigliore e più importante di lvfahan (v,iudizio, questo, che specie in Italia non si può non condiddere. uista anche !'impo1·twlza del Mediterraneo nelle guerre della Riuotuzion.e Francese e dell'Impero). 1

' Per comodil~t e per opportuna inform;1zionc: del lettore, riportiamo in ,tppc:ndice una sintetica biogra fia e bibliografia di A .T. Makm. ' Roma, Ecl. Roma l.938. Si veda, in merito, anche il saggio del comandante Franco Garofalo Un p r ec111:wre(..Rivist;1 !Vlarittima.. 1938. voi. IV Fase. X, pp. 3-18), che ben sintetizza i contenuti cli Mahane Callwe/1. ' D. 1.lon:11n ico, il pruhlema marillimo dell 'Italia - Il putere marillirnu, Roma, Ecl. Ro1m1 J.937. ' Cambridge. USA 1890 e London, Sampson Land ami Co 1890. ; Camilridgc.:, USA 1890 e London, Sampson Land and Co. 1892 (2 Voi.) .

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L 1nflucncc upon history è stata tradotta in tedesco nel 1896, in giapponese nel 1897 e inji·ancese nel 7899 a cura del capitano diji·egata Boisse.6 In Italia invece i

ineritori tentatiui dell'editore torillese Casanova di pubblicare nello stesso periodo una traduzione italia,ut falliscono, sì cbe lo stesso edito1·e si adatta a stampare in Jtct!ia - sempre nel 1899 - la traduzione .fì'ancese del Hoisse, ·recensita da Camilla Manji·oni sulla «Rivista Nfarittirna» (1899, Voi. I \/ Fase. Xli, p. 698). Nel 1904 il Jvlar?Ji-oni, che con DJJ. diuide la palma del più gran.de interprete italiano di Jv/abcm, annota nella I'rciàzione alla traduz ione italiana diThe interest of America in Sea Power Present and Future (1897):

le o pere principal i del nostro autore I. .. I sono state tradotte in quasi rum.' k lingue europee, e, ru ori d 'Eu ropa, pt·rsino in giapponese; ma non sono state tradotte, se non parzialmente, in lingua francese, mentre una traduzione italiana, che già da parecchio tempo e più volte cr~1 stata proposta, non incontrò il favore di chi avrebbe potuto e forse dovuto incoraggiarla. Perciò dell e idee ciel Maban alcuni parlano senza aver letto d irettamente le opere cli lui, fondandosi o sulle illustrazioni, che ne ha folto nella Rivista Mari/lima il nostro Domenico Bonarnico o sul riassunto che nello stesso periodico feci io stesso alcuni anni or sono, o finalmente su qualche rara citazione, spesso anche di seconda mano, che qua e là fo capolino di Lrallo in tratlo nelle opere degli scrillori di questioni militari.'

Net sottolineare la recentissinia, nu?riloria iniziativa dell'U./!ìcio Storico della Marina che nel 7994 bajìnalme11te reso disponibile, dopo oltre un secolo di attesa, la traduzione integrale italiana di T he intl uence upon bistory, auspichianw perciò che venga presto tradotlo - pe1· fa sua importanza storica e mediterranea - anche il secondo e pi1,ì, irnportcmte libro del /Vlahcm, The influ encc upon Thc Rcvolution ,mcl Empire. Coniunque nell'ottobre 7897, quando esce su/fa ~Riuista Mari lii ma" il primo degli articoli di D.LJ. dedicato a Ma han e Callwel l, Mahan non ba scntto solo le due opere in. questione: nello stesso 1892 esce The !ife of Aclmiral Farragu t" e sempre nel 1897 sono pubblicati The imerest of America in Sea Powcr present and f utu re') (tradotto in italiano nel 7904 a cura e con p1-ejètzione di Camillo Manjì-cmi}" eThe ]ife

'' Paris, LH. May 1899 (Recensione di C. Manfroni su «Rivist;1 Marillinrn• 1899, Voi. IV Fase. XII, p. 698). Va però considerato che dal 1894 a l 1896 tale trad uzione - a cur:1<Id io stt;sso Boiss<: - comp:1re a pumare sulla Recue ivlaritime et Coloniale cdit:1 da l J\fo1istero della :vtarina fr:1ncese. Secondo il !\-Ione, ci<> induce a chiedersi ••Se la tra duzione ciel Boisse non gli si:1 st ata ord im1ta <lall'Ammirngliato t"rancese allo scopo cli contrastare le t<:ori(; ddh Je111 ie f::cule e ri:;lli litare la corazzarne !;1 guerr:l tÌi squadre·, (:VL 1vlotte, L"i11/l11ence de M aba//. s11r la Marinejì,111wise - in /. ·frul11tiun de la pe11seè narnle IV a cur:1 di H. Couwu -lkgaric, J>aris. Ccntre d'analyse politique compareé 1994 , pp. 1'>5-156). 'C. Manfroni, l'refazio n<: a A.T. i\!l;il1an, L ·;1ueresse dc~ttli Sfati Uniti rispetto al durnilliO del mure, 'forino, Casanova 1904. • London, Sampson - Low 1892. 9 Cambridge, lJSA 1897 e London, S:1rnpson. Lm v, ìvlarston an<:! Co. 1897. '" A.T. 1'vlahan, L 'illteres.;e degli Sta/i O/liii rispetto ul durniniu del mare, Torino, Casanova 1904. Inoltre il Manfroni recensisce e commenta il libro - al qu ale D.13. non <kdica ,ilcum1 attenzione né al rno1m:nto né dopo - sulla •Rivis ta Marittima- del 1898 (L"ultimo /i/Jro del Ma/.wn - Voi. 1, 1'i1sc. 111 pp. 353-362) La trad uzione ira li:111.a dd 1904 (: stata rist:1rnpata nel 1996 con titolo mod ifica to (A.T. /v!AHAN, L 'impuru111za del potere marittimu per ,!/li interessi dt:~!!,li Stati Uniti - cummentu e 1wte a cura di F BOTll, ROM,-1, ED. FORUM DI Rt:LAZ!ON! INTJ~RNA7,f0NAU 1996).

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of Nelson, tbc embodi ment o f the Sea Powe r o f Great Britai n (tradotto in jì·ancese

nel .l 900). 11 Le opere su Fctrragut (celebre armnimglio dell'Unione degli Stati del Nord nella guerra tÌi secessione americana .l86J-.l865) e s11. Nelson, che possono dejìnirsi minori, sono recensite da A. V. Vecchi sulla ,Rivista Marittima» dell'ottobre 1897 e del marzo 1898.11 11 Manjì·oni, dal canto suo, non si liniita a una p rep,nante ed esau.riente prefazio11.e alla traduzione italiana de//1 nterest of America, ma analizza e commenta in modo assai esaurie1zte sulla «Rivista /1,farittirna sia The influence upon history (1894 e 1895)11 che T bc influencc upon rhe Revolution ,1nd Empire (1895) e lo stesso Tbc interest of America. ' ' Anche la Rivista M ilitare ita liana nel 1895 dedica ad ambedue le operefondamenta!i di Maban una recensione (non .Jìrmata) singolarmente favorevole, nella quale si appre.,:za la 1woua m etodica da lui seguita e si coglie l'occasione degli accenni di lV!aban al Meditel'/'aneo e all'Italia per /Jarla re delle nuoue esigen ze stratepJche che detta cd nostro Paese la sua posizione nel 1v/editermneo.'' Saiue il recensore: «il nostro p ensiero vola irwolontarianiente al/'!talia ed applica ad essa i criteri trouati dallo scrittore americano, pensa all'cm,pio sviluppo costiero, ai nU1nerosi porti/. . .} e considera pure la impo1'tanza tutta nuoua cbe ua assumendo il i'v!editerrctn.eo a trauerso il quale il nostro paese è gettato come un imnienso ponte cbe congiunga l'Europa con l'Aji·ica Settentrionale. Fino dal 7864 il (.generale} Cialdini, discutendo in Se11.t1.to con pr<~/elica parola queste nuove condizioni strategiche del noslro paese, le riassumeua dicendo: noi enlriam.o nelle ccmdizioni precise in cui vissero i Romani, e l'Italia deve essere considerata militanncmte dal punto di uista d i quel popolo guerriem, ua!e a dire al m uescio del sistema in uoga oggidì,. Non va infine trascurato cbe nello stesso anno 1897 il comandante Di Saint Pierre (come fJ.R. insegnante di arte militare marittima alla Scuola di (7uerra dell'Esercito di l'orino) pubblica gli Appunti di ,Htc mil ita re na vale per gli ufficiali del terzo corso del la Scuola di guerra (recensiti dal Ma11/i·oni sulla ..J?iuista J\llarittima-' 1') nei quali l'autore, come scrive lo stesso 11/lcu ~/1·011.i, 0

ha inco lllinciato a fa r conoscere ai suo i uditori che cosa sia il Sea powe,~ inteso nel senso suo d'oggidì, e ri volgL·ndosi agli ufficiali dell'Eserci to, prima di esporre i nu ovi r isull,Hi cui il 1\'la lwn giunse, così si è espresso: "che voi <.:onosciate che CO'.-,a sia la Marina, le ar mi che adopera , le navi cbe possiede, l'organica che la regge, è no n solo uti le, nia necessa rio: ma lo scopo di queste mie conversazioni sarehhe a rnio credere rn~t nca to, se a voi non tentassi inollrc di provare che la Marina è un fatwre sine qua noll della nos1 ra vitalità: se non vi facessi vedere, come le marin erie

" C:uu hridge, USA 1897 (2 Voi.) La trad uzione france~e è a cur,1 d el comandante Diesliacl 1 (1';1ris, 13erger-Lévr:tu lt 1900). "«Ril' isla .VJ:.triu im:i» 1897, Voi. JV F:tsc. X. pp. 225-228 e 1898, Voi. I Fase. III, pp. 523-537. 15 C. M:111fron i, Una Jlltorn sfuria crit iw della Marina M ilitare, -Rivisl:i M:irittinu • 1894, Voi. li.I Fase. VII , pp. 217-231 e !d .. L'i ll/l11e11zc1 clellr1 pure11z:c1 marillimu sulla s1oria, «l{ivisr:.1 1 \.fa riuim:1• Hl95,

Voi. Il f:1sc. VI , pp. 45:i -489. ' ' C. M anfron i, La p orenza rnariltirna ill/~lese clu mnte lo Ri/'ù/11.zfune e l'Jmperu, •Ril'ista Marittima.. 1895. Voi. l i i F;isc V[[, pp. 5-,[1 "«Rii ista ,1vlili1are l.lal i:ma• 1895, Voi. I V Disp. IX, pp. I 777- 178 l. "' •Rivi:-t:1 ?'vl:triu irna• 1897, Voi. l V Fase. Xl. pp. 440-445.

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hanno deciso importantissimi avvenimenti nella storia dei popoli, se non vi dimostrassi che anche nei tempi antichi Roma stessa per vincere ebbe bisogno del dominio del mare e se non vi provassi che senza una Marina fo.rte e potente l'Italia non potrebbe aspirare a diventa re una grande nazione». A questo altissimo i nLendirnento è ispirata quasi tutta la prima parte del suo lavoro, che in quakbe punto è esposizione critica delle dottrine m 1ovissime del Mahan, in qualche altro è discussione vivace degli elernenLi di po tenzialità rnarinima dei diversi Paesi, tolca da ll'o pera del medesimo autore, in altro infine è esposizione sisteniatica delle condizioni della nostra !'vlarina, considerata in sé, ecl in rapporto con quelle degli altri Paesi.

Da questa breue panoramica si deduce che l'analisi critica di Màban co1npiuta da D.B. - di gran lunga la più 01gcmica e appn?/èmdita - non è tuttauia una vox cbmans in d eserto; il massimo scrittore e storico navale contemporaneo- così viene deji:nito jì:12 da allom l'-14/fciale di marina americano - è conosciuto e studiato contemporcmeam.ente in llalia e Francia a partire dal 1894-1895. 0)/ne negli stessi Stati Uniti, l'interesse per l'opera di Mahan anche in Italia e in Francia non è puramente teorico, nia appa1·e connesso con la necessità di l'isol!evare lajìducia nel ruolo della Marina in un periodo nel quale, per diuerse ragioni, le n:stm;e di.\j)Onibili per le nuove costruzioni navali erano scm:ye e - specie in Francia e negli Stati Unii.i - circolcwcmo con nol.euole successo idee contrarie alla costruzione di grandi navi, cbe em invece inevitabile corollario delle teorie di Maban . Oltre cbe dalla citata prefazione del Ma1?/i·oni alla haduzione italiana diThe interesr of Uniteci States (libro cbe è in!.e1pre1.ato in chiave divulgativa e p1&Llica e perciò trascura gli elementi teorici contenuti nelle altre opere), il valore propagandistico delle idee del 1\IJahcm t1"C1SjJare niolto chiaramente da una seconda recensione - che si agghmge a quella del jl!fan/i·oni, riferita all'edi.zione inglese 1897- della predetta tmdu.zione, a cura del cornandcmte G. Astuto.17 Dal punto di vista cronologico, i saggi di D.B. sono pubblicati nello stesso armo dei citati Appunti di arte militare navale del Saint Pierre, cbe per conto suo inizia un sia pur sommario commento delle teorie del lVlahan. Inoltre l'opera di D.B. è p1·eceduta dalla citata analisi critica del Man/i·oni (7894) sulla "Riuista iviaritti1na, (che per il momento riguarda solo The influence upon hisrory, sul quale egli ritorna ampiamente nel 1895). Il Mm~/i ·oni, che non è uJJìciale di Marina, diueJ:çcunente da D.B. limil.a il suo studio critico alla pa-rte storica, COl'f/essando cbianmien.te la sua incompe!.en.za nel/'esmninare la parte più proprimnente strategica e di arte rnilitare. Tuttavia ha il merito di aver per primo indicato con m.irabile chiarezza in cbe cosa consista la nout:tà del metodo introdotto da Maban., cbe fa. cornpiere un grnnde salto di qualità alla storia e stn;ttegia navale: sino ad oggi, coloro che avevano preso a narrare le guerre marinime, o s'erano accontentati di esumare dai polverosi archivi i docurnenLi del passai.o, dandoci così una storia utile solo agli eru di ti: ovvero, studiando i movimenti delle squadre, la loro preparazione, la loro condotta, senza ricercare le cause dei fatti, s'erano occupati soltanlo degli insegnamenti tattici e strategici che se ne potevano ricavare. li

"•Rivista /vl a ritticna-· 1904, Vol. lll Fase. I, pp. 191-194.

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nostro aULore [Mahan - :-J.d.c.) non ha seguìto né l'uno nt'. l'altro esempio: la sua storia è più elevata, più filosofica , e perci ò più utile; essa è un vero quadro sintetico di tuua la vita pubblica, specialmente del secolo XVIII e dei primi anni del nostro; poiché vi si considera il sorgere e lo svilupparsi della marineria, come parte integrante della vita e dell'attività dei popoli; vi si ricercano gli effetti che il dominio del mare ebbe sullo svolgimento e sul risulLat.o definitivo delle gra ndi guerre col oniali, vi si studiano le cause dell'incremento di alcune colonie, della decadenza di alLre, e clallo studio diligente del passato si ricavano ammaestramemi utili per il presente e pe r il futuro: in una parola, essa è il primo esempio di filosofia della swri a navale. Ma, scritta da un ufficiale di marina e per gli ufficiali di marina, questa storia può anche considerarsi come una vera preparazio ne agli studi di tallica e cli sLra tegia, perché la n;irrazione delle grandi guerre nava li porge al Mahan l 'occasione di d iscur.en: e di criticare k operazioni militari dei vari comandanli, e lo studio degli esempi lasciaLici dai grandi maest ri dell"ane della guerra, del costante ripetersi d i ceni fatti e di cleLermi naLe circostanze, dei mezzi di offesa e di difesa, gli permette di dedurre quelle leggi generali, d1L'. restano immutate in tutti i tempi, qualunque sia la forza motrice, o il remo o la vela o il va pore, qualunque siano le anni, qualunque siano gli uomini cui esse sono affidate.

Il ,,modello» di J1;Jaba11-, così ben sintetizzato nel 1894, è stato dal J'v!a1~/i-oni tenuto ben presente nella sua Storia della Marina italiana d alla caduta d i Costantinopoli alla battaglia cli Lepanto"' cbe avrebbero douuto costituire il terzo volwne di una Storia della Ma rina ita lia na da l 1476 ad oggi, in più uolumi, a carattere nazionale e «libera da quelle borie regùmali, da quelle 1neschine rivalità di campanile, onde appaiono bruttate purtroppo la 1naggior parte delle nostrefonti.' 9 A questa p rirna intmpretazione di /'vfahan, e al p rogetto di storia nazionale italiana che ispira, j à .(ì-equente 1·ife rimento D.B .. Rimane ora da chiarire perché e corne contestualmente alle due opere di /vfaban egli intende esaminare - non appena uiene pubblicata - la p rincipale opera del maggiore d'art.il},lieria (poi generale) inglese CE. Cct!lwe!!, The effects of ma ritime co rnmancl o n la nci campa ig ns since Waterloo, pubblicata ancb 'essa nell'ormaif alidico 18.97 e sign{/ìcativamente tradotta in italiano, un anno dopo, a cura del Comando del Corpo cli Stato Maggiore dell'i:,sercito.20 Ebbene, te mgioni della scelta di D.H. - che in tal modo arn.ptia noteuohnente il quadro di r{/èrimen.to della sua analisi - uanno ricercate nei d iueni carntteri detta politica estera e mr:!itare degli Stati Uniti e dell'!ngbilterra, ai quali co,-risjxmde un d iverso ruolo del!efoi:ze terrestri e quindi anche una dive,sa strategia. Già abbiamo visto che 11.egli articoli del 78.95 sulla situazione militare 1nediterra1wa noll ~jitggono a D.B. le peculiari ragioni storiche, geopoliticbe e geoeconornicbe - delle quali Maban è inte1J)1·ete e divulgatore - c/Je di Ha p oco porteranno gli Stati Uniti et contendere il dominio del 1na1·e e quindi il controllo del comnie-rcio ,nondiale non solo '"Roma, l'orzani & C. 1897. ,., Recensione de ll"Amrn. E. Prasc:1 su •Rivista i'vlariu irna• 1897, Vol. Il Fas<.:. rv, pp. 236-246. ~, Edìmhurg and l.onclon. Bbckwoode Sons 1897 e C.E. Callwd l. Gli ef/ètli del dum.info del mare sulle uperaziuni miliwri da \.17aterlou in pui, trn drnro e p ubblica to per cu ra ciel Comando del Corpo cli Stato Magg.i ore, Torino, Casanova "J898. La traduzione iuli;i na é sta ta ristampata nel 1996 (Roma, Forum di Relazion i Internazionali).

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all'Inghilterra rna all'Huropa, sviluppando una.forte 1vlarina a camttere necessa1'iamente cffensiuo. Se Maban è l'anima, il cuore e inte1p1·ete navale dell'inevitabile espansione am.ericana. Callwell è l'inteiprete e l'anima non tanto e non solo del potere ncwale, ma del potere militare inglese che ba assicumto all'!nghilte1Ta la leade rship niondict!e dalla Pace di Utrecht (1713) in poi, così come sottolinea lo stesso i\llahan. Un 'ottica, quella di Callwell, tijJicamente inglese: perciò più pragmatica e empirica, rneno teoretica e phì ristetta, attenta più che altro ai rapporti tra stmte,gia operativa terrestre e marittima e ai ri)lessi della supremazia navale sulle operazioni te1resl'1'i, trascurati da /vlahan. Tiascurati non a caso: non si tratta certo- è bene dirlo subito di un limite teorico, così come non è un limite teorico la tJisione - che potrebbe senibrare 1·iduttiva - che Cat!well ba del ruolo dellejòrze naua/i e della loro strategia. Non va mai dimenticato che Mahan (così come in Inghil!.erra Callt.uel!, in Italia lo stesso n.B., ecc.) non elabora le sue teorie in vacuo, ma in una precisa e peculiare rea ltà nca:ionale. Ciò che egli c4/èrma, va bene in quel dato momento e per gli Stati Un iti e la loro Marina; non è quindi aut01nalicamente esportabile in Paesi nei quali (come cwuiene in Italia) le Forze Annate - e non solo la Marina - operano in una realtà geopolitica e geostrotegica ben ditN1:<;a. Lo cbiarisce lo stesso Jv!ahan: «obiettivo pratico di questo studio è cli ricavare dalle lezioni della storia, consideraz ioni applicabili al proprio Paese e alla prop,ia i\llarina•.1' E la ben dciìnita missione che assegna a sé stesso, è quella cli sensibiliz:zare la pubblica opinione del suo Paese (eccmomiccm·zente.fbrte e in piena e!)pausione nel mondo ma con.fbrz:e ncwali e inilitari anco1-ct trascurabili) sulla crescente necessità diproteggere il proprio ccmunercio e i propri interessi ::,pecie nel Ma,· dei Caraibi - tanto più vita le in uista dell'apertura del Canale di Panama - con u na forte Marina sul modello inglese, quindi in g rado di cornbattere con g1-cmdi corazzate quella cbe gli scrittori 1zauali.fì'Cmcesi del secolo XIX chiamano fa gu erre d'escaclre, imperniata s11lla ricerca di battaglie decisive tipiche del periodo 1.Jdico. J\llahan, insomma, è l'inteiJ>rete dell 'aninia marittima e comm.erciale del suo grande Paese, di u/1.a tendenza all'espansione nel mondo che già si rivela subito dopo la g uerra di secessione 7861-1865, anche se aji:ne secolo, quando compaiono le sue prinie opere, è onnai matura e inarrestabile e provoca una dcmicmda imperiosa di p otere marittimo. I punti essenziali delle linee d'azione strategica che indica per il suo Paese nou sono 1/,UOvi: si trovano già esposti, ad esempio, nel «Nappo1·to cmrtuale del segretario della Marina degli Stati Uniti,, pubblicato nel 1870 dalla "Riuista /Vlarillima,.11 La stessa rivista pubblica, sempre nel 1870, la sintesi d i un articolo del Navy ancl Arrny Journa l di New Yorh nel quale ci si oppone al progetto di riduzione delle spese per la Marina e si indica un programma che richiede una f orte.flotta a cw·a ttere q//ensiuo. ,per diuentare, se possiamo, la p1·ima potenza marittima del globo, bisogna popolare il Pac(!ìco col nostro commercio, creare e proteggere il nuovo trr,{/jico chinese, giapponese, indiano, nonché quello coll'Anierica Gè-.mtrale e coll'Ainerica del Sud, costruire canaH, stabilire stazioni di ca1'bone nette isole, nonché scali da raddobbo a mezzo ca1nminoper ripa rarsi nei " L'influenza del /Jutere marfllimu suf!t, storia (Cir), p. l 16. " •Rivista !\fa rirrima» HlìO, Vo i. r Fase. III, pp. 501-519.

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vari mari e proteggere completamente le nostre coste, che per nuoui acquisti fatti uanno sernpre phì estendendosi».1·' È esattarnente questo che il grande scrittore navale americano vent'anni dopo vuol dimosLram con il suo nuouo approccio storico, attento alle peculiarità del suo Paese. fJi qui la sua auue1:s"ione per la guerre de cou rse e per la tn1dizionale ta!.tica naualeji·mu.:ese, alle quali invece D.B., come si è uisto, spesso si richiama. Nel 1897 M.ahan scriue, giust(/ìcando k1 sua insistenza sul ru.olofoudameutale delle cora.z:.z:ate e della battaglia in alto 1nare: in caso di guerra qual i forze po:-;sono essere spedite contro di noe Forze navali soltanto, perché g li Stati Uniti non banno punti esposti su cu i possano essere d irette opernzioni terrestri di carattere decisivo fben diversa è la situ azione dell'Ita lia prospemHa dal Bonamico - N.d.c.]. Q uesta è la natu ra della forza os1i le che gli Stati Lniri devono t<.:mere; ma q uanto grande può essere? Ques1a è la misura della forza di cui ahhiarno bisogno; il calcolo può essere intricato, la concl usione solo approssimativa e con un relativo grado di probabil ità; ma essa è la miglior ri sposta che si possa dare; ta nle navi di ta le e tale grandezza, tanti c;:1 1moni, tante munizioni insomma tanto materiale navale. Nel provvederci d i questo materiale, che brevemente ho esposto nei due capi principali della difesa e dell'offesa, cioè cannoni, sbarramenti di torpedini e to rpediniere, ed un'a rmata ca pace di prendere il mare d i fronte ad un p robabile nemico, consistono quelli che possono propriamenLe chiamarsi preparai ivi d i guerra. Gli Slali Unili ne difettano, e perciò sono aH.1 mercé d i ogni nemico, b cu i forza navale sia più grande di quella che possono qui usare.

Più che tali, i lirniti degli studi d i Mabcm (o di Callwefl) sono quindi quelli di essere basati su una ben precisa realtà geopolitica e geostrategica 1iaz:ionale. Se lvfahan diue,:mmente da Callwetl poco si cura delle possibili proie.zioni di potenza dellejbrze nauali e del loro contributo alle opera.zioni terrestri, se diuersmnente da D.B. non tratta la correla.zione terrestre-marittima e uuole un.a Marina capace di spingersi lontano dalle coste per proteggere anche con buone basi gli interessi americani nel rnondo, ciò è dovuto a lle specijìcbe esigenze che in quel momento si prospettano per la politica estera, m.ilita-re e nauale americana, molto diue,:'ie da quelle di una 111.edia poten za mediterranea economicarnente debole e a:fjlitta da graui problem.i interni carne l'Italia del tempo. Va da sé cbe, per le stesse ragioni, l'inle1J.)retazione data da D.B. e dal 1\llcmj1·0ni agli scritti del /vlahan non può arrestai~~! a pur sign.(/icativi apprezzamenti del suo nuovo approccio storico o dei 1·isultati cti quali egli pemiene partendo dalla constataziorw - analoga a quella del A1ctrUì-orii e a quella, già citata, di D.B. - che occorre superare la m.era histoi re -bataille ncwale per irzdiuiduare il nesso delta guerm e stmtegia marittima con la politica, la storia e la geogmfia. Cotne si è visto, ancor p rim.a di j\.fahan DB. combatte ,,if tecnicism.o,, e la dijJì,1.sa conuin2·i o1ie degli 14/ìciali di Marina dell'epoca che a poco gioui, p e1· la loro attività, lo studio della storia e della storia navale: lo stesso f a Mabcni . Al d i là di queste conue·1genze, del coniune apostolato che unisce queste grandi jìgure nella ricerca del bene della rispettiva Nazione, sia D.H. che 1vla11jì-oni - non.

' ' "Rivista Marittima .. 1870, Vo i. III Fase. IX, pp. !826- IH27.

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può essere una so,presa - proprio perché ambedue molto attenti alla specijìcct realtà ·italiana e 1nediterranea non possono accettare a scatola chiusa tutto quanto Cf/Jèrma Mahcm, non solo in tema di strategia ma anche in Jèttto di inte1pretazioni ston·che degli avvenimenti europei e di contenuti del potere marittimo. Per le stesse mgiom il maggiore inglese Callwe!! (che pure loda grandmnenle il Mahan ritenendo te sue opere non dei se1nplici trattati dell'arte della guerra rna preziosa fonte di 1neditazione sia per il cittadino cbe per 'il marinaio e il soldatcf') ne prosegue e completa l'opera senza pedisseque parctji'ctsi, escmiincmdo i 1y/lessi del dominio ciel mare sulle operazioni terrestri da Wate-rloo in poi, cioè dal 1815 a.fine secolo. Periodo, questo, non trattato da Mahan informa 01gcmica come i precedenti, rna di grande interesse sia per l'lngbilterm che per le opemzioni terrestri. Jr~/ètlti (scrive il Ca!lwell) dopo \Vaterloo, la potenza maritlima non ha in apparenza governato il corso degli avvenimenti come era succeduto prima della cad uta di l\apolcone. Però, anche dallo studio delle rn mpagne successive alla Grande Guerra (quella contro Napoleone - N d.C.J, si può dimostrare che il dominio del ma re esercita in cene circostanze influenza grandissima sulle operazioni terrestri ."

Come auuiene cmcbe per 1\1ahcm, il suo scopo non è puram.ente teorico, ma risponde alla necessità di rendere ben chia1'0 per i concittadini su quali fattori ben coordinati si è basata in passato e si basa al 1noment.o la potenza inglese. Per questo nell'introduzione cita come caso ese,np!are la guerra di Spagna vinta da Wel!ingto1z, con l'appog_qio della flotta, contro superiori_f<)12e 11.apoleonicbe. Il ruolo di force multiplier delle forze terrestri esercitato dalla Royal N,wy, cardine da sempre della politica 1nilitare e della strategia globale in,Fj,lese, è anche l'elemento centrale della r(jlessione dell't,d/iciale inglese sui temi di maggior interesse del momento: le strelte re lazion i che devono sussistere fra marina e ese rci to, cominciano infotti ad attirare un'anenzione più p roporziona ta alla loro .i mportanza; il concetto che il dominio mari ttimo è la condizione principale da cui dipende il huon uso de lle forze terrestri in tempo d i guerra, va guadagna ndo lerreno, e v:1 pur guada gnando terreno, come una delle basi della politica nazionale delffngb ilterra, il

gran pri11c1jJio strategico che, per e/Tetto della suprema.zia marittima, i corpi di truppa inpJesi possono, per quanto i1ieriori di 1111mero alfe legioni cli cui dispongono le potenze conlinentali. ottellere grandi e decisivi risultali fnoslrn sottolineatura - N.d.c.l.

Accanto al tenni ne dom inio del mare (il cui sign{/icato, come meglio chiarire- ' 1no in seguii.o, non è lo stesso di potere marittùno) egli usa spesso quello - meno assoluto - di maririme preponclerance, preponderanza o superiorità navale. Raraniente avviene - osserua - che uno dei due contendenti abbia il do1ninio assoluto del ,nare: la jlotta prndominante non ba il demo dell 'ubiquità, llé è in gretdo di stabilire un blocco delle coste così stretto det impedire qualsivoglia mouimento all'avuen:;ario. E ' ' C.E. Callwcl l, Op. cii., pp. 3-4 . " IU,p. 4.

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anche nel caso che il rzemJco non possieda navi da guerra, o che la suajlotta sia stata distrutta, «talune circostanze possono jètr si' che esso riesca a imbarcare o sbarca1·e forze m.ilitari ed avere quindi una iit/luenza sul corso delle (1/.Jerazioni te,restri». D 'altro canto - e8li pmsegue - il dom.in.io del mare agevola le opemzioni terrestd solo in tanto in quanto rende possibile il trctSjJ01 ·to delle truppe, dei rnateriali da guerra e gli approvuigionamenti Quindi. il suo approccio è uolu.tamente ridotto e limitato a queste quesLioni pratiche, operative (cbe poco interessano in quel rnomento a Nlabcm, i cui obiettiui sono dioen'i). Ne consegue che l'espressio ne «dominio del mare», usa ta in questo libro, deve intende rsi, nella maggior parte dei casi, solo nel senso che si rife risce a movimenti militari marittimi, e non già a questioni di sicurezza del conune rdo, ovve ro di impotenza delle flotte nemiche su l loro proprio elemento. La strategia nava le è un argomento delicato, che costituisce un ramo sreciale dell'arte delhi guerra, né intend iamo di trattarne gli svariali problemi, se non quando sia indispensabile il fa rlo; d'altra parte l'andamento delle ope razioni di terraferma può essere va lutato senza la conoscenza delle intricate ramificazioni in cui si estende la teoria delle g uerre navali.'1•

Discende da questo approccio l'interesse che suscita l'open.f di Callwell sia in D.B., sia nello St.ato Nlaggiore dell 'Esercito italiano. L'entusiastica recensione che D .8. le dedica nella primcwem del 1897, quando è appena uscita in !llgbilterra e quando cmcora non è staia tradotta in Italiano/" è importante: se ne deduce che è stato proprio il libro di Callwell a far nascere in D.Ff l'idea di u n esame contestuale e apprc!Jèmdilo delle opere di lv!a/Jan. e Cal!well. Quest'utim.o - scriue D.JJ. nella citata recensione - con Iauorn originale e nuouo «ba innalzato ad altissimo grado di pe1jè.zione il teina della eone/azione continentale e marittima,,, tema che è stato proprio il clou dell'opera di D.B. jìn dai suoi p rim.i seri/ti. Di lui egli af1)rezza, oltre cbe lo stile chiaro e auuincen.te e il rne!.odo pratico, positivo, sperirnentale p rescelto per l'individuazione dei principf, ,,;/ tengo e quasi pe1/etto intendim.e nto delle cose marittime, cosl raro tra gli scrittori militari, anche bri./.annici, appartenenti agli eserciti". Gli ej/èlli del potere m.ari!.timo sugli auuenim.enti terrestri sono generahnente indiretti: di conseguenza - prnsegu.e O.il. - gli autcni rnilitari terrestri, abbagliati dagli auuenim.enti e dalle battaglie, aueuano studiato le ca1npagne di guerret dal punto di uista quasi escfusioamente lerrestre, senza consideJ'Clre i fattori che - in. modo non se1npre diretto e imrnediato, 1na pur sempre essenziale - a1;eua1z.o i1~/luitò sulle opem2-ioni degli eserciti e le cweucmo dominate. /11.uece il Cctllwell «giudicando che i princ,pf strategici cbe deriucmo dalla correlazione dei due poteri, le1ritoriale e mari/limo, sono assai pht applicabili alle co,z.diz ioni dell'Impero britcmn.ico, e certainente all'Italia• ha inteso mettere in euidenza questi cif]ètti rùnasti in mnbra. /, 'am.mim.zione di D.R. per questa opem n.on è però incondizionata: senza conoscere Mahcm - egli c~/jèrma - non si può ben capire ciò che scriue il Ca!lwell. Lo scrittore inglese "11.011. consep,ue quasi niai la vasta e prc!fonda ricettività del ivlahan, raramente in.daga lefonti della potenza marittima e della situazione milita1·e e poli,.. IFi, rr 5-6. ,. .. Hivbt;i Militare Iraliana• 1897, Voi. Il l':1s c . lV, pp. 231-236.

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tica delle na.zioni bel/igeranti•, e inoltre non valuta con la dovuta precisione le forze in campo. Ciò non toglie che considerato teoricamente il lavoro del Call,vell apparisce come il proseguimenlo e il compimento dell'opera del Mahan, benché ne di fferisca per il procedimento d imostrativo del la infl uenza esercitata dal potere marittimo, e per l'applicazione speciale della teoria alle carnpagne di guerra continental i, ciò che il Ma han non fece che in modo indiretto ed assai spesso troppo superfi ciale. !_ino sludio critico parallelo delle due o pere insigni riuscirebbe di grande in1eresse ed utilità non solo agli uffi ciali di mare, ma specialmente agli ufficiali degli ese rciti di nazioni marittime, i quali assai poco apprezzano l'importanza del potere rrnvale ed anche meno conoscono la lel terntura storica m ilitare mari tt ima (. ..] difficilmente potrebbe offri rsi agli uomini di poca fede o di fariseismo rnariuimo una dimostrazione p iù teorica ed una prova più sperimentale di quella che ernergerehhe dalle due opere fuse insieme da una critica sapiente e appassionata.

Dopo aver così ej/icacernente 1·iassunto le jìna/ità del lauoro di sintesi teorica che si accinge a compiere, D.R. ne preannuncia -certamente, e jèm,e tfft breue,, la pubblicazione, che «troppo apparisce opportuna in questo periodo di perturbazione politica, dominato dal potere navale•, Condividono le idee di D.D. cmche i compilato·ri dell 'I ntroduzione alla citata traduzione italiana ciel Ca!!well del 1898, nella quale si larnenta che, dopo le guerre 11.apoleonicbe, pe1Jìno nelle nazioni 1neno «continentali• /com.e l'Italia Nel.e.] Esercito e 1\1c11ùia jì,tro1zo considerati "due organismi, non solo distinti, ma a:f]atto indipendenli_j1-a !oro•. Al momento, però, gli interessi extra-europei uan.1w acquistando sempre maggior peso, sì che ,le prossime guerre sarc.mno di na/.u ra anfibia, e la lotta sul mare si suolgerà parcdlelmnente a quella combattuta per te1;-a o le aprirà fa uia". Per i traduttori dell'esercito, il nesso tra opera.z ioni terrestri e marittime è senipre più forte, la scienza della guerra a llarga i suoi conjìni sia per gli u)Jìciali di terra che per quelli di mare, «e non tarderà forse il ternpo in cui tra esercito ejlotta so1gerà tale connessione di indiri.zzo da non trovare limiti che nella sfera a niministrativa». Supe1jluo accennare alfe analogie tra queste previsioni e qua nto sostenuto da D.B. intonio a l 7880; sutla •Rivista Marittima» de/l'ottobre 1898 D.B. molto positivamente recensisce anche la traduzione, preuedendo che essa «gioverà certamente ad ageuolare le relazioni intellettuali tra Fsercito ed annata, ed a rendere possibile, in un avvenire, che speriamo non troppo remoto, lo sviluppo di quel senso e quel sentirnento marina resco italiano fa cui dejkienza è così grande causa di inejj'icienza internazionale della nazione", Si tratta, insomma, di ·un. passo i1nportante verso quella dYJi,.sion.e di una cultura m.ariltima tra gli tf//ìciali dell'esercito, che D.B. ricorda di aver p romosso «con una costanza meriteuo!e di maggior fo rtuna, da venti anni•. Questo perché, nella situazione italiana, a suo giudizio «è impossibile cbe le vel"ità di Stato /coine quella dell 'irnporta nza della lvlarina - N.d.cJ possano d(f/èmde1~,;i nei/a massa della Nazione, pe1· a ltro me,zz:o cbe per quello dell 'Esercito, la cui imm.edesimazione con tutti gli strati socia li può provocare, anche rapidamente, una euolu,zione del sentimento n azionale,.,. Molto più misurato (e, per così dire, phì. pratico e contingente) di quello di D.B. è il cormnento al Callwell del Ma1ij1·o ni, il quale scrive all'inizio del 1899 cbe

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lo Stato Maggiore dell'Esercito è ormai convinto della necessità che l'Iwl ia .sia una grande por.enza marittima, <: ne è prova evidente, o ltre al recentissimo articolo d 'un illustre generale, la traduzione dell'opera del Callwell Gli ef/elti del c!mninio del mare sulle operazioni militari da Waterloo in poi, compiuta e pubblicata per cura del Corpo ste sso . Lnica qul'stion<: a ncora può essere se l'Italia d<:bha essere ancbe una grande potenza marittima, come .scrissero a lcuni general i, o sj)ecia/1nen.te una grande potenza ma rittima, come altri sostengono ....

Dovuto a un 14ficiale dell 'Esercito, il libro del Catlwell non.porta ce1-to acqua al molino dei «naualisti» e dei mabaniani più intransigenti: ,na, anche cos( accanto a un altro com1nentatore entusiasta dell'opera del Callwell come il capitano Cangeini,2~proprio nel/'i:.,\ercito italiano si trova cbi, carne il capitano Dornenico G'uerrini, si dimostra fortemente aitico nei suoi 1·iguardi, molto probabilmente perché teme che le consideraz ioni sull'importcmza del contributo de!lejlotte per gli eserciti servano ad accreditare, nella lotta in co1~,o in Italia tra Hsercito e Marina pe,· contende1:,i le magre ris01:,e, il ,notto «meno batlaglioni e più navi". 1" In tal 1nodo, anziché attenuare - coniefa !JR. - sia il 11.aualismo che il continen.talismo esasperati aprendo la strada a un 'indispensabile e 1·eciproca comprensione, il Guerrini presenta Catfwelf come una specie di cauallo di 71'oia del naualismo introdotto nel ca,npo terrestre. Egli non considera a suJ.Jìcienz a che Cal!well scrive con l'occhio rivolto a un paese bell diuerso dall'Italia, cioè insulare, senza cmf/Ìni terrestri, con uasli possedirnenti coloniali, industria sviluppata e responsabilità 1no11diali; né lo storico inglese ba mai Cff/ènnato che basta la superiorità navale per auer ragione del neniico, o che, come legge generale e definitiva, sempre e ouimqu.e valida, con il dominio del ma-re si po,\:,o,zo avere meno battaglioni. Egli constata soltanto che g razie al dominio del mare l'Inghilterra è riuscila a compensare la sua irf/èriorità terrestre, verità COJ?fèrmala sia dalle guerre napoleoniche che dalle guerre del XX secolo. Anche l'Italia doueua .Jèmdure la sua strategia sulla correla.zione terrestre-marittima: ma anziché dimostrare, come D.B., in che modo dourebhe farlo, il Cuerrini si limita a contrapporre al motto (mai pronunciato dal Callwell) 1Jù,t n.aui e 1neno battaglioni, e a quello "meno navi e più battaglioni", l'altro generico e inconcludente "battaglioni e naui». Uel pari generica e inconcludente, perché non suJ/ragata da precise valutazioni operatiue r(/èrite alla realtà italiana, l'ajjèrmazione del Guerrini che «sarebbe opportuno studiare le condizioni in cui verrebbe a troua1si colui cbe avesse il dominio del mare, ma poi fosse soprc{//àtto da!l'oj/ènsiua terrestre". Né è meglio jèmdata l'altra cbe «quando il Callwe!! dice che avendo il do,ninio del 1nare si possono avere meno battaglioni, dice in sostanza che, quando si banno cannoni, si può fare a meno dei p,·oieltili•. fra il di-re che i proietti/i sono più e.!Jìcaci (e quindi ne occorro110 in linea di massima di meno) se il ccmn.one è buono, e il dire che con. quest 'ulti1no si può jèf1'e a rneno dei proietti. c'è una bella d?[/erenza .. .

'" C. Manfroni, In terra o in mare? «.Nuov;i An tologi,1• I gc.:nn;iio 1899, Voi. LXXIX Fase. 649, pp. 93-102. ''' Cfr. /\ . C rnge n1i, L Italia e le folte m·,·enire sul mare, Spezia, Lega Navaie Italia na 1899. "' Cfr. D. Guerrini, Il d o111i11io d el ,n(.(re. Emrne critico del libro di C(.(/lwe/1.. . Livorno, lìd >,HW 1900 li libro raccoglie una serie cli articoli che il Guerrin.i, d ir<.:ttorc dclla Ni/.'ista di Fanteria, scrive sulla sua ri vista dal 1899 al 1900.

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Anche l'a:fjènnazione dei Guerrini che il doniinio del mare aniplia il teatro del/e operazioni e perciò aumenta - e non diminuisce - la domanda di forze tei-Testri, non è condiuisibile. Non. necessarianiente e non per tutte le nazioni lo amplia; e anche se ciò avuenisse, non necessa1·iamente richiede l'aum.ento delle forze terrest1"i. Le guerre del periodo velico - e in particolare quelle tra Francia, Spagna, Olanda e Inghilterra - hanno coinvolto tutti i mari del mondo, senza per questo co1nportare un impiego alt1·ettanto uasto di forze terrestri. Jl!Ia anche se l 'au1nento di jbrze terrestri avvenisse, non comporterebbe di per sé la dirninuzione delle jòne navali e scfl'ehbe solo un auspicabile segno dell'incremento della poten2a militare complessiva, che anche pe-r i paesi prevalentemente rnarittimi non è mai solo navale ma riguarda un equilibmto 1,,ippo1·to - variabile caso per caso - trn .fèn:ze terrestri e rnarittim.e, se non altro pergarcmtire allajlotta le basi, alle/orze terrestri l'alimentazione e al Paese il commercio. I caratteri Jèmdamentali del pensiero di Mahan e Callwell, che prima abbiamo esposto, sono materia controversa, ieri come oggi, tuttavia indicano quasi naturalm.ente l'obiettivo e le trama del lavoro di D.B. su Mahan e Cal lwell, nel quale intende condurre "un pn:1no tentatiuo d 'integrazione cbe non sia solamente un parallelo artistico di due periodi navali, (come La l\farine d'a utrefois et la Marine d'aujourcl'hu i di.Jurien de !et G'rauière), ma un lavoro scient{lìco di coordinazione e della dottrina del sea power quale .fi,,. esposta dal /lllahan e dal Callwell». Si tratta di due contributi che si completano a vicenda, consentendo a D.B. di condurre un.a sintesi unitaria della teo1·ia del pote1·e marittimo, ualida anche per quel periodo del uapore (o ,efico»), cbe lvfahcm non esamina e che in.vece Callwell è il primo a considerare, in quell'ottica della coi-rela.z ione terrestre - maril.lima da D.B. sempre priuilegiata, e considerata come rijlesso essenziale della propulsione a vapore. La panoramica prima tracciata indica anche quanto sia necessm·ia e insie1ne auuct!e, specie per un Paese immerso nel 1vlediterraneo rna con estesi cor~Jìni terrestri come l'Italia, l'analisi compamtiua compiuta da D.B .. Rispetto alla 1·f!lessione puramente storica del Mar~/i·oni, oltre a estendere l'esame del Callwell egli c~jjì·onta la tematica geopohtica e geostmte/tica in un c4/ì·esco come sempre complesso, dovejìltm e discute alla luce degli studi precedenti tutto ciò che prorncma dal profeta americano. E ua qui messo in euidenza che il tipo di indagine condotta in Ma han e Ca llwell rim.ane un caso unico nelpanonmia europeo: in Francia Callwelt non risulta 1nai ti-adotto. Gli obiettivi che D.B. si propone consentono di d~Jìn.ire anche quelli che noi intendiamo raggiungere con la seconda ristampa di Ma han e Ca llwell ora proposta: presentare agli ujji:ciali di tutte e tre le Forze Annate (e non solo di Mm"ina), agli studiosi in genere e a quanti intendono occuparsi con serietà del rapporto tm politica estera e politica militai-e, il primo e più importante commento italiano agli scritti del Mahan, al ternpo stesso suggerendo al lettore di completare la lettura delllnfluence of Sca power tradotto nel 19.94 con l'antica, ottima traduzione del libro del Callwe!l (ristampata nel .1996 et una del «Forum di Rela.zioni Intern.a.zionali»). Questo è anche il miglior rnodo di trarre dalla recente traduzione di klahart il molto che essa può ancora dare, r(/erendola in 1nodo organico etllet problematica del rapporto tra eserciti e )lotte, argomento controveno del quale vanno ::,pecie oggi rice1·cate le radici storiche.

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Per raggiungere queste finalità, intendianio on:t condu1'l'e quell'analisi critica del pensiero di n.B. su Mabcm e Ca!lwel! cbe il Fiol'avcm.w nelt'Jntrodu.zione del 1.938 dicbiara esplicitamente di non voler ccmipiere, forse perché - come c?/lerma più, sopra - "tra il 1900 e il 193.5 i tempi sono stati troppo gmvidi di euenti e difatti per con.sentire una serena meditazion,e.. li Fiorcwan2·0 rileva ancbe che «non è ancora sorto il pe1feziorzatore del potere marittimo (integrato oggi dal potere aereo) auspicato dal Bcmamico nella sua opera». Ajfennazione cbe vale tuttora; proprio per questo, lungi dal uolerjbrnire iritmpretazioni esaustive e attuali.zzanti, vorrem1no almeno dare un contn'.buto alla indiuiduazicme d i basi teoriche e storiche ben salde e sicure per una ricerca strategica che og(!,i sempre meno può prescindere dai grandi JìJoni del pensiero militare e ncwale classico e dalla sua storia. In proposito, ,um sarà mai abbastanza ricordato che, anziché all'inizio del secolo XIX - come auuierze per il pensiero strategico ter-restl'e - gli studi di strategia navale, an.ch 'essi strettamente con.nessi co1i il progresso delle scienze storiche e geogrcf/ìche, prendono forma nella seconda ·m età del secolo sco1:w (quindi con noteuole ritardo rispe!t.o al campo terrestre), solo dopo l'introdu2'ione su uasta scala della propulsione a vapore, e, in Italia, per merito precipuo di D.D. Solo per questo, i suoi scritti meriterebbern di essere qui riproposti. ivla i suoi meriti au.men.tcmo, se si considera cbe a lui - e a nessun altro - spetta il titolo di «/lllahan Italiano;,, cbe taluni uorrehhero aggiudicare a Giulio Rocco (7814). Quest 'ultim.o è uno saittore navale nctpoletcmo fo1tdamentale nel secolo XIX, e diremo il perché: nw a!lrihuirgli merili non suoi ci sembra in.giusto. Purforrwndoci la prima definizione italialla di potere marittimo e mettendo fil giusta luce il legame tra marina rne/'Can!ile e rni!itare e i vantaggi politici ed eccmmnici di una.Jbrte Màrina, il Rocco rimane un 1tpico autore del periodo ue/ico, il cui approccio non è strategico e teorico ma eminentenienle pratico, orgcmizzatiuo e arn.minist.n:ltiuo, limitato al caso particolare di una 1'vlarina- quella del Regno delle nue Sicilie - che egli voleua far risorgere dopo le rouine delle guerre napoleoniche. D.B. e Rocco, insomma, pur auendo dei punti di contattojìnisccmo col percorrere strade ben diuerse. Anche le considerazioni del Rocco sulle costruzioni navali e sulla necessità di suituppare i trc~//'ici con l'Oriente, i porti, il credilo, i cantieri ecc. rimangono estranee all'interesse di D.D., per il quale le costruzioni navali son.o già quelle del periodo elica e lo sviluppo dei comnwrci e 1delle industrie marittime ba interesse teorico generale, senza quelle angolature pratiche, sen.z'altro prege1;0/i, ·r(/erite al caso specifi:co del Reg1w delle Due Sicilie - e in certo senso dell'Italia- che sono t1jJicbe del teorico napoletano.' ' Una volta indicato l'obiett1uo di nB. e di. chi ne ripropone gli scritti, bisogna cbiari1·e bene di cbe cosa si sta parlando, anche perché nel caso spec{/i'co la tenninologia usata da uari autori nelle 1·ispe!tiue lingue non sempre è di ageuole inte,pretazione e rende c/Uflcile r{/èri1'/a a parametri certi. L'uso ricon-ente dei termini Sea Power (jv!aban), maritime command , dominion of watcrs, rna ritirne preponclerance (Cal!well), pO(crc marittirno e potere navale (13onctrnico), potenza marittima e domi-

-'' Per una piC1 completa valu tazione dell'opera del Rocco si ved:1 f. 13otti, Il pensiern militare.. Cir. , Voi. I Cap. x.·vr.

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nio del mare (traduzione di Sea power secondo il Mct1~/1'oni), rende indispensabile,

in via prelirninare' indicare il sie':)0 ni"ìcato a/.lribuilo ai vari terniini, individuando JI anche la dijjèrenz:a (se c 'è) tra potere marittimo e dominio del mare. Come 1neltono in rilievo sia il Flmnigni nella pre.fàzione alla traduzione italiana di The influence of sea power u pon histo1y sia il Crowl/ 2 il Mahan non dà una dejìnizione completa ed esaustiva di Sea power (tennine peraltro sconosciuto anche a//Encyclopedia Britannica, che p ur tratta l'Ai r power). Tuttavia egli a:flenna che «il dominio del mare è il possesso di que!!'autonorno potere marittimo che scaccia la bandiera nemica dai mari e le consente di apparire solo come un JÌ,([!,,_qiasco e che, controllando la grande proprietà com·u ne, il mare, chiude le vie attraverso le quali (la bandiera nemica} si muove da e ue,:rn le coste nemiche». Ciò signijìca che per 1vfahcm il potere m.arittimo si esercita attmue-rso il controllo delle vie di comunicazione marittime ottenuto mediante l'impiego del!efor.z:e navali. Battendo jòne auuersarie in battaglie decisiue, ques!'ultime conquistano il dominio rnilitare del mare e quindi si assicurano la possibilità di esenitare i/potere marittimo. Se1npre secondo Nlahan, il Sea power dipende da t1·e fattori essenziali: a) produzione; b) Nlarina militare e mercantile; c) colonie e mercati. Le predette componenti, a lom uolta, dipendono in misura varia dalle sei camtteristiche che secondo klahcm i1~/luenzano il potere marittimo delle nazioni (posizione geografica, territorio, popolazione ecc). l 'esistenza di una jlo·r ida marina mercantile, di un buon apparato industriale, di una prospera econ01nia secondo 1Wahcm è condizione essenziale per lo suiluppo di una buona Marina da guerra. Se ne può legittimamente dedurre che tra dominio dei 111,are (che solo la Marina da guerra può conquistare e mantenere con appropriata strategia) epotere man:ttimo c'è un. fftpporto di interdipendenza, anche se non di identità. Si tmtta di due cose dilie1~'>e, perché il potere marittimo come tale esprime solo una capacità, una possibilità, una f acoltà, una cosa in fieri che per tmdw:'ìi in atto ha bisogno di un nie.zzo,di uno stnunento. Questo mezzo è la.flotta attraverso la quale da una rnera possibilità si passa a uno stato di fatto militare, che è il dominio del rnare. Mabcm constata cbe gli Stati Unili posseggono solo il primo dei gradini per acquistare il sicu.1·0 controllo delle comunicazioni men-il.lime, cioè la capacità produttiva e industriale; per tradurre in alto tale controllo, hanno bisogno di una 1vlarina 1nercantile e di una jlotta militare competitiva. Si può anche dire che il potere marillirno è il domJnio del mare in potenza : quest'ultimo possiede (così qf/ènna /Vfaban) il potere rnaritlìnw, ciò cbe implica anche una sua preuentiva conquista e un 'a.zione di ·m antenimcmto e anzi di accresciniento (si ueda in proposito il concetto di strategia in Mahan) Ciò llOrt toglie che la.Jlotta, mediante la quale si conquista e si mcmtiene il dominio, non può essere in grado di/a re questo senza una pari ~J}ìcien.za delle altre componenti e senza che la nazione possegga le camlteristiche più idonee per consentirle di dorninare i mari. Per il Fla1nign.i (p. 19 dell'introduzione a/l'lnfl uenza ciel potere marittimo sulla storia) la strategia è il modo di impiega·re il potere ma1·ittim.o per raggiungere il dominio del mare. Se ne può dedurre cbe essa riguarda il mezzo per raggiungere

'' J>.A. Crowl, A .T 1Haban: lo storico 1wuc//e ( in AA.VV., Guerra e strategia nell'età co1llemporcmeC1 - a c urn d i P. Paret, Genova, Marietti 1992, pp. 155-186).

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tale doininio, cioè la flotta, vista quale risultante militare del potere 1narittimo e struniento attraverso il quale esso si traduce pienamente in atto niediante la conquista del dominio dei mare. Il comandante Giouarmi Ronca/5li (Geografia, politica e Marina, «Riuista Jvlarittùna» aprile 1899) indica così le differenze tra dominio ciel mare, potere marittimo e compito della flotta: il dominio de l mare è essenzia lmente una situazione, e come tale ha carattere staLico. Essa è la conseguenza del potere mariUimo che la determina con la doppia sua energia: statica<.: clinarnica, ciascuna delle quali si esplica in funzioni differenti. Il compito dell'armata è una delle fum'.ioni pe r le quali si esplica la d inamica del potere marittimo L ..] Ammesso che scopo di una nazione marini ma debba dunque essere quello di assicurarsi e d i conservare il dominio del mare, inleso nel senso va.sto dell'espressione, ne risulta che il mezzo m:ilitare per conseguire lo .scopo è indubbiamente l'armata: dati dunque lo scopo e il mez:w, il compiw è la uia attraverso la quale il mezzo giunge allo scopo.

Anche sulla base di quanto ctjferma V.B. ai capitoti V e v7, si può concludere che le inte1pretazioni del Flamigni e del Roncagli sono corrette, tenendo però presente che: - la .flotta non è un semplice mezzo militare per raggiungere il dominio del mare, rna più in generale la condicio sinc qua non per assicurare concrete ricadute al potere marittinio, tradurlo in alto, assicurarne l'esercizio nel massi1no grado possibile (o, al contrario, ostacolado); - quelli che D.D. chiama procedimenti 1·isolutiui coi quali si è storicamente ajfennato il diritto sul mare, 11.on consistono solo - a quanto lo stesso D.R. ctjjènna nella lotta esclusivamente navale tra )lotte contrapposte per conseguire il dominio del mare. Gli obiettivi di camttere marittimo possono essere raggiunti - secondo D.B. anche con l'occupaz:ione militare del territorio nemico e dette sue basi, la ricerca della paralisi dellejèn:ze navali del ne1nico, la distruzione del suo commercio; - di conseguenza non sempre la guerra marittima si traduce nella lotta trajlotte per la conquista del dominio del mare, che è solo una delle .fi.tnzioni rnilitari dinamiche con le quali si 1nani:festa il potere marittimo. Esiste, cioè, una g-radualità di obiettivi e una pluralità degli stessi obiettivi; - se il mez2:o per rag,giungere gh obiettiui di carattere rnaritlimo è la.flotta, le modalità per raggiungerti appartengono al campo della strategia navale; il potere marittimo crea le premesse per ottenere il dominio del mare, o quanto meno gti obiettivi mcwittimi desiderati. A loro volta, sia (i·zel caso m.igliore) il dominio del mare sia il raggiungimento di tali obiettivi marittimi rendono possibile l'esercizio ejjèttivo del potere marittimo, con a1npiez.z:a e modalità direttamente derivanti dal grado di dominio cbe si riesce ({/Jèttiuamente ad assicurare. In tutti i casi i termini da considerare non si esauriscono nel trinomio potere marittimo - dominio del mare - compito della }lotta, ma comprendono anche la strategia , cioè il modo di assolvere il compito con il mezzo dato, creando le condizioni per l'esercizio del grado di potere marittimo desiderato (o meglio possibile), in una data situ.azirme. Un 'altra questione riguarda la pate·r nità del tennine potere marittimo. Cbi lo ha coniato pe1·p1ùno? Secondo il Crowl Mahan si attribuisce il merito di aver introdotto il termine Sea Power; se è così ha torto, perché il termine potere marittimo -

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noi italiani dovremmo sempre ricordarlo - è stato per la prima volta usato ben ottant'anni prima dal nostro Giulio Rocco, nel suo libro intitolato appunto Riflessioni s ul potere marittimo (1814).5' Il Rocco lo dq/ìnisce ,nell'ordine politico u na forza sonirna risultante da quella di una ben ordinata 1Harina militare e di una numerosa Marina di commercio. Sono questi i suoi soli elementi, i quali esercitando tra loro una reciproca ir~/luenza concorrono alla co·, nposizione di quel prodotto, i cui irresistibili e.f/ètti sono del pari noti all'uomo speculativo, e alla rnassa delle Nazionù.5' Questo prodotto - a riprova di quanto da noi osservato - è per il Rocco appunto il dominio del rnare, ottenuto con la }lotta. Quando il Cailwe/1 parla di ma ritimc commancl o dominion of waters, si r(/erisce esclusivamente a una dimensione militare, cioè al dominio del niare ottenuto con unajlotta superiore cbe pertanto i1~/luenza posiliuamente le operazioni terrestri. Egli m isura il potere marittimo esclusiuamente attraverso i suoi pratici ejfètti niilitari, rappresentali appunto dalla possibilità cli utili.z.zare libemmente le comunicazioni marittime in guerra, vietandole al nemico; c01ne e perché questo possa essere ottenuto, quali siano i caratteri del potere 1narittimo anche in pace, e quale sia - a monte - il significato teorico di potere marittimo, non rientra nei suoi interessi e in genere - ag,__qiu ngia1no - in quelli degli autori inglesi, portati alla niisura delle cose e non alte astrazioni teoriche. Nonostante il loro preminente interesse storico e teorico, nenimeno D.B. e il Mmii·oni forniscono una loro pe,:rnnale definizione di dom.inio del rnare e/o cli potere marittimo: ciò sign(/ìca che, in linea di massima, essi si accontentano dei contenuti e sign[!ìcati indicati da questi termini fondamentali sia da 1vJahan. che dal Cal/wet!. D.D. parla anche di potere navale, con tede termine intendendo la parte prettamente militare del potere marittimo ese1·citata dalle }lotte, che è anche quella che con.cretarnen.te interessa al Cal!wetl; però il Màrf/ì-0,1.i traduce - per quanto detto prim.a - il termine Sea power con «d01ninio del mare", 1XJtenza marittima" o anche (raramente) «preponderanza marittima", senza mai usare il terrnine potere marittimo». Per quanto detto prima, ident{/ica-re il Sea power con il dorninio del mare non ci sembra del tutto corretto, così come ci sembra poco ortodosso presentare pote-re mctriltt:mo e do1'ninio del mare come sinonimi, intitolando la relativa uoce «potere ma1·iltimo (dominio del mare)•.'' Va però ricordato che la parola potenza marittima usata dal Mc.n~/i-cm.i ha dietro di sé tu.ti.a la storia del nostro linguaggio navale. Essa deriva nicmijestamente dal jì-ct11.cese puissance marit ime; in ejfetti, sia gli autorij1ancesi del secolo XIX sia i traduttori .fi'cmcesi delle opere di Mahan padano di puissance maritime; lo stesso fa il Coutau.-Bégarie n.el suo recentissimo libro La puissance maritime :;6 Nessun autore ji'cmcese antico e recente ha mai usato il terrnine pouvoir ma ri time (una certa dijfusione ha invece nella lingua j1'ancese il termine ma'ìtrise de la ,ner, che equiuale a '-' Napoli, Trani 1814 (ristampato nel 1911 , in signitìcativa coincidenza con la gucm1 di Lihi,1, a cura della Lega Navale Tr.,tliana, con rm:faz ione delrArnm. Bètt.olo). -'' loi, p. 1. _,; ,Enciclopedia M ilitare" 1933, Voi. VI p. 263. .«, Cfr. H. Coutau-13égarie, La puissmtce mariti me, Paris, Fayard 1985.

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comma nel of sea) Su questa scia i dizionari navali italiani del secolo XIX,·" ivi com,preso il Guglielmolli (1889), non parlano di potere marittimo ma di potenze marittime, distùiguendo di solito tm potenze marittinie di 1°, 2° e 3° ordine; né accennano al tennine dominio del mare, pur usato dal Rocco. DB., dunque, è stato il prim,o seri/tare nauale italiano a approfondire i contenuti teorici dei tennin.i potere m,uittirno e d ominio del mare, che il Mar~/ì·oni corlonde. Riniane sempre però grcwe menda sua, del /'vlanj1-oni e dei compilato1·f dei dizionari italiani, l'aver ignorato il libro di Giulio Rocco e i contenuti del potere maritthno da lui indicati, che in questo spec(/fco campo precorrono - pur senza averne le fondanienta filoso.fl.che, storiche e strategiche - i concetti di base dei Maban, al tetnpo stesso riuelcmdosi assai più adatti alle specificità nazionali e mediterranee di quelli del 1'vlaban, tagliati su misura per una grande 1vfarina oceanica :'~ Ancbe quando traccia un breve panoranu, della letteratuni nauale del secolo, il JV!ariji·oni ignora Giulio Rocco. Va anche detto che sia lui, sia D.B. aurebhero tratto grande giovamento, discutelldo il potere marittimo in u.11.'ot.tica 1ia2,ionale, anche da taluni interessanti scorci degli scritti del Durando, del Pepe, del Gioberti e del Balbo, precursori di una geopolitica nazio, z.ale che - in quanto mediterranea - non poteua ignorare la marina mercantile, il commercio e le forze m ilitari marittinie, ciò che esse rappresentavano per la nuova Italia, ciò che favoriua e ostacolava il loro sviluppo e impiego. Come già accennato, fin.o a quando n.on uiene a contatto con Mahcm per D.8. i contenuti teorici del potere marittimo poco contano, e il suo approccio risente di una duplice esigenza contingente: individuare la miglior linea d'azione per assicurare un 'eccmomica d{/esa unitaria italiana specie contro la Francia; indicare a!f'Europa la mittlior via politico-niilitare perjètr.fiYJnte a due pericoli, quello slavo a est e quello americano a ovest; al tempo stesso accantonando - nel cornune interesse - le contese interne tra Stati. Per ben mettere aji,1.oco il noteuole salto di qualità che D.B. compie aj]i·onta11.do u n esmne 01ganico di 1v!aban e Callwell, occorre perciò ri!"Jpondere a due interrogativi p1·incipali: a) se ejìno a che punto antiC1pa alcune riflessioni fondamentali di Mahan e Calhuell nei suoi scritti prima del 1990; b) se. nel co1w dell'esame da lui compiuto degli scritti dei predetti auto1·i, afjìorcmo a:,petti euolutivi rispetto al suo pensiero precedente. A tal proposito, nella citata introduzione alla Difesa marittima d ell'Irnlia del 1881 (Pa1·te I. parag1·cf/O Vll) si trovano già, in nuce, le cornpcmenti spirituali e materiali del potere ma1itti1no più tardi approfondite da Mabcm e dallo stesso D.H.; ma qui tenni nano sia le analogie che i ,diritti di precedenza,, della sua opera 1"ispetto a quella di Mahan, perché - nonostante un accenno del nostro autore - non sussistono dati di fatto si-{//ìcienli per sostenere che nello studio deì contenuti teorici del potere marittimo egli ba anticipato lo scrittore americano, anche se com.·" Sul linguaggio mil itare e navale italiano ne lla prima mecà del sec. X IX

Cfr. F. l3octi, i l pensiero

militare... Cic. , Voi. I, Capitoli I V e V. ,. Uno dei pochi au1.ori ital iani ad aver compreso e esaltato l'opera p ionieristica di Giulio Rocco fin dagl i anni .10 è.: stato Alberto Lumbroso, che ne mette bene in luce i meriti indicando lo come p recursore d i Mahan, am;he se mostra d i non aver ben compreso Call well e ignora O.B. e la traduzione italiana dello stesso Callwell nel 1898 (A. Lu mbroso, Napolevne e il kledile-rraneo, Genova, Dc l'ornari 1935, pp. 141-146) .

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ponenti importanti cmne la geogmfia e la strategia sono state da lui approfondite molto prima di Mahan. Si può inuece dire che gli scritti di ivfahan dal 1890 al 1892, le loro pri1ne tmduzioni jìmicesi e la vasta eco che suscitano ouunque nel vecchio Continente, il primo commento del Mcmji·oni in ltalia, fungono da catctlizzatori e da utile stimolo per approfondire e portare a cornpimento le meditazioni sulla natura della gue1Tct ma-rittima e sulla sua storia che D.B. ha in co1~-.·o da tempo sotto il preminente i1ilusso di.fomJni, di Clausewitz, del Griuel e del .la Grauiére. La p1-i1na conseguenza è che, almeno sul piano generale e sen.za spec{/ìci r{ferimenli alla situazione strategica de!l'Jtalia, D.B. mod{/ìca sensibilmente il suo atteggicmiento iniziahnente moltofauorevole nei riguardi della guerre de coursc, indicata dal G1iuel - suo autore preferito - come l'unica riso1~,a delle Marine più deboli. Nel 1897-1899 invece anche per lui, come per Mahan, la guerra di cona non ha carattere 1·isolutivo e «non può essere considerata una m.odalità principale ma solamente secondaria e subordinata della guerra ma1·ittima•, non salva la nazione che la esercita dalt'oj/esa nemica, deve essére sostenuta da un potere navale che abbia nella protezione delle unità che la esercitano il suo unico scopo, e, soprattutto, può essere esercitata con vantaggio solo dalla nazione che in un dato co1ilitto possa considera1:,i invulnerabile dal mare. Pur avendo carattere generale, queste considerazioni non sembrano quelle di un antico estimato1·e del Grivel e di per sé escluderebbero senza alcuna incertezza la conuenienza della corsa per una nazione come l'Italia. Si tratta, però, solo di una delle jàcce della rnedaglia: perché conternporcmearnente D.B. lascia la porta aperta alle possibilitàjitture di questa strategia, ammettendo che «le nuove condizioni delle 1narinerie 111.oderne e l'importanza vitale cbe il commercio va assu.1nendo presso talune nazioni, lascicmo credere che la guerra commerciate possa divenire risolutiva e quindi elevata a dignità di siste1na». Peraltro essa deue essere accuratamente p1·eparata, 1nilitannente organizzata, con buone basi ecc. DB. ha il torto di considerare ancora l'flalia, al contrario dell1ngbilterra, come uulnerabile solo lungo le coste ma non nelle comunicazioni marittinie: tuttavia citando esplicitmnente la Difesa marittima dell 'Italia del 1881 riconosce che le coste possono essere d(/ese più agevolmente delle comunicazioni rnarittim.e. Quest'u!tirne ,,non possono essere tutelate che con una gnmde preponderanza nauale, adeguata a tutte lefonne della guerra m.arittima,, mentre per una m.arina con compiti limitati alla d(/èsa delle coste {sul tipo di quella italiana - N.d.cJ è st~f/ìciente una proporzione da 1/2 a 213 di quella delta )lotta avuen,aria [percentuale pemltro superiore a quella indicata in precedenza - N.d.cJ In definitiva, l'impatto con gli scritti del Mahan porta DB. ad annacquare talune sue posizioni teo·riche e soprattutto ad aprire lorn 01·i.zzonti molto più uasti, superando il cor~/ìne mermnente tecnico-militare per approdare a quelli politici ed economici. Di conseguenza la sua openl si pone come un tentativo spesso riuscito di estendere e co1nptetare le acquisizioni del Maban (/imitate all'esperienza delle guerre del periodo velico) e - quando necessario - ancbe di dare proprie e diuerse inte1·preta.zioni della 111,ateria da lui esposta. ivlahan - in modo sempre avuincente e estrem.ainente chiaro ed e.Oìcace - dissemina le riflessioni di interesse generale un po' ovunque nei su.o vasto aj]ì·esco storico; D.B. si !i/Orza di riordinare, c!ass{/ìcare, ricondurre a unico comune denominatore la vasta materia. I risultati che ottiene

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sono apprezzabili, anche se contraddistinti da un 'eccessiva ricerca - tutta jominiana - delle distinzioni e da riflessioni 1nolto articolate, che sviscerano i va1'i cugonienti ma al tempo stesso non sempre consentono al lettO're un giudizio chiaro e univoco su ciò che egli intende proporgli. JJ a questa intelaiatura /Jenerale che vanno ricondotte le dij]èrenti valutazioni di D.B. rispe!to a Maban, a cominciare da aspetti essenziali come il ualore risolutivo delta battaglia a flotte ·riunite (<;u/ quale D.B. rimane scettico, ritenendo phì ej/ìcace l'azione tendente a paralizzare la .flotta neniica o l'occupazione via terra dei suoi centri vitali) e il sign(/ìcato e i contenuti del tennine strategia . Su quest'ultùno argomento allora come oggi controverm, D.B., memore degli studi in precedenza co111.piuti e del significato che te ha attribuito nel 1881 (Parte I, paragn4ò VIII) contesta la dq/ìnizione - peraltro mutuata da un auto·re jìw·zcese - proposta dal 1\llahan, secondo il quale essa estende la sua azione anche al ternpo di pace e consiste essenzialmente nell'acquisizione di buone posizioni. Di jvfaban., comunque, D.B. non critica apertamente e direttcunente né il concetto n.elsoniano delta battaglia, né altre aj/èrmazioni in contrasto con le sue, com.e quelle che le innovazioni tecniche influenzano più la tattica che la strategia,·19 che tra il periodo velico e quello etico non vi sono cesure nette, cbe la 1niglior difesa delle coste consiste nell'attaccare senz'altro la }lotta nemica, che le to,pediniere sono solo mezzi poco ,marini» di d(/esa costiera (come i bni.lotti nel!'anticbità). La guerra di squadre ojjènsiua e la conseguente importanza delle grandi naui quale perno delta flotta - che sono parte essenziale del pensiero di 1vJàhan già nelle prime opere e presuppongono valutazioni storiche di carattere opposto a qu.e/.Le di D.B. Jìrzo a quel m.omento - avrebbero richiesto ben altra attenzione da parte del nostro autore. La sua critica principale a Maban rinume perciò quella che l'esame dei sei elementi cbe irf/luenzano il sea powcr proposto dallo scrittore americcmo è incompleto, non. accuratamente ordinato e non sl!-f/icie11.te111ente studiato. Ai sei ele1nenti proposti dal Mahan (vds. successivo capitolo V!) ne contrappone ben 10, class{/ìcandoli come funzioni statiche del potere marittimo (distinte da quelle dinamiche, cioè politico-militari) e suddividendoli, al loro interno, in Jì,mzioni commensurabili (cioè quant(/ìcabili con sx,dficiente esattezz·a) e incornrnensurabili (cioè non quant{/icab'ili a priori con s14Jìciente attendibilità). Naturalmente l'europeo e italiano D.B. dà molto maggior peso a feno1neni come quello dell'emigrazione, dell'indole delle popolazioni, ecc. - cbe 1Waban aveva poco approfondito o trascurato; anche per questo l'analisi di D.B. pur essendo assai complessa ed elabomta supera quella dello stesso Mahan, e - a quanto ci è dato di conoscere - rimane tuttora la più completa e organica, in ltaUa e altrove. Per il 1·esto D.B. - pur con qualche riserva e obiezione - accoglie i rilievi critici del Manjì·oni ai tre uolwni su The influcnce upon history e upon tbc Frcnch Revol ution ancl Empire, che si compendicmo in un 'impe1fetta Jì1.sione della parte storica e di quella stmtegica, nel ricorso a autori in gran parte inglesi e jt·'(,tncesi tmscurcmdo «le importantissime/on.ti, italiane e spagnole, nella conseguente sccm,a considerazione per gli ammaestramenti del periodo della preponderanza mediterranea e in par"' A.T. !'vlahan, L'influenza del potere marillimo sulla storia, p. 45.

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ticofare del c01ilitto turco-veneto, in una prortunciata anglq/ìlia che trascura spesso ,,i grandi errori e le violente tirannidi 1naritlime» dell'Inghilterra, in un 'irnpeifetta e

incompleta trattazione degli ele1nenti del potere 1narittinio, nella mancanza di una sintesi conclusiua in The influence upon hisl01y. Rilievi che, conw D.B., anche il curatore di oggi non può non condividere. \la comunque rammentato cbe Nfaban non attribuisce sccm,a importanza al 1'vJediterraneo; egli osserva anzi che questo mare riuela rispetto a quello dei Camibi una marcata analogia, destinata ad accentuarsi con l'apertura del Canale di Panama . Di conseguenza uno studio delle sue condizioni s/."rate,gicbe, che banno una lunga storia, "sanì un'eccellente premessa ad uno studio similare del Mar dei Caraibi, che in paragone ha una storia rnolto lùnitata». ''' Come si concilia questa affermazione con il citato scan,o interesse che sarebbe stato dimostrato da /vlahcm per la sto·ria del Mediterraneo? Va solo detto, in proposito, che ogni opera impone delle scelte e dette omissioni, tanto phl per lavori di pensiero militare con le ambizioni di quelli del j\1/ahan. Nel troppo vasto materiale, Mahcm al mmnento ha trouato più con/acenti allefinalità tipica1nente nazion.etli e anglosassoni dei suoi primi studi le uicende del cor~/litto negli Oceani tra l'fnghiller·ra e le principali potenze ncwali del Continente, tali da fornire spunti più che s1-!-f/ìcienti per le sue cngomen.tazicmi. r 'interesse di Mahan per i mari 1istretti va rettamente inte,pretato in chiaue nazionale: non è pu.1·a mente te01'ico, non deriva da COllsiderazioni preliminari cli carattel'e storico e strategico, rna è strwnentale, pratico. Esso parte dalla semplice constatazione che, al momento, sono proprio mari ristretti conie il 1War dei Caraibi e il Go{/o del Messico quelli che più da vicino interessano gli Stati Uniti, ai quali dedicherà più tardi spec(/ici studi. L'impronta nazicmale e utilitaristica, insomrna, sijà sentire assai di più nel lavoro del Mahan che in quello di D.B.; quest'ultimo sia nel co111.1nento a Mahan che nei precedenti studi sulla situazione rnilitare mediterranea (Parte II, paragrc!fò XI) privilegia un 'ottica europea, oppure puramente teorica. A questo punto, è possibile e opportuno individuare una dejìnizio,w di potere marittimo tale da conispon.dere il più possibile a quella che si può legillimamente dedurre dal lungo excu rsus che D.R. conduce in Mahan e Ca llwell, senza peraltro indicare il sign.(!ìcato di questo tenninejòndamenta!e; in tal modo, meglio si potrà conoscere ciò di cui si sta parlando. Non ci sen1.bra del tutto calzante e con.divisibile la dejlnizione (coeua) del tenente di uasce!!o (poi 1vlin.istro) Sechi, secondo il quale il potere marittilno "è il mezzo col quale gli Stati esercitano il dominio del mare per scopi niilitari, comrnerciali e rnilitari». '1 Ciò che è in fieri, cbe è possibilità, non può essere mez.zo: se rnai è vero il contrario, che cioè il dominio del mare è il mezzo col quale gli Stati raggiungono e possono esei'Citarn il potere mariUim.o, la cui ualenza ej/èttiua è appunto legata al grado di dominio del mare rag_v,iu.ngibile. Va anche rileuato che nel concetto di Mahcm e di D.B. il potere marittimo non deriva solo da Marina mercantile e militare.Jòrti e dalle basi, ma C?f/ònda le sue radici in tulli gli a.spelli di u/la data realtà nazionale, anche se non hanno diretta e visibile incidenza marittima. Ci sembra, perciò, alquanto ristretta anche la dejìnizione che dà nel-

'" lei, p. 68. "G. Sed1i , L:'lementi cli arte militare marittima, Livorno, Giusti

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1903, Voi. l p. 3.


l'introduzione all'edizione 1938 il Fi01·auan.zo, secondo il quale il potere 1naritti1110 «è il cornplesso delle energie maritli1ne di una nazione: 1nilitari, rnercantili, portuali•. Il potere rna·r iltimo si avvale - ed è l'espressione - anche di energie non rnarittime; queste energie, com.u.nque, vanno molto al di là di quelle militari, rnercantili., p011uali. Phì aderente al concetto di lvfahan quella del Di Giamberardino: ,possibilità da parte di uno Stato di usare il mare per iprnpri interessi, il che cmim.etle i'inplicitamente che esso sia capace di d(/endere questa sua attività in modo più o meno sicuro, contro ogni rivale, e per estensione del concetto di potenza con volontà esc!usivistica, che esso possa itnpedire ad un auue1'Scl1'io l'analogo uso.:• 1 La miglior definizione nella quale ci siamo imbattuti è dei prinii anni 30, ed è contenuta in un libro senza autore dal titolo Carattere, preparazione e condotta della guerra navale che raccoglie le lezioni di arte rnilitare marittima tenute alla Scuola di Applicazione di Fanteria di Panna. Scorrendo le pagine di Ma han e Callwell, ci si potrà rendere conto che essa è largamente compatibile sia con le tesi di D.B., sia - nel suo complesso - con gli euenti storici e i progressi tecnici dagli an,ni 30.fìno ai nostri giorni: •il potere (o meglio poten:z:iale) marittimo è il complesso dei mezzi niercè i quali una nazione acquista ta capacità di C(/fenna1:,i, e.'ìj)ande1~,i e prosperare sul mare e per il mare. Esso è la risuJtcmte di 1nolteplici svariati e!ernenti, naturali alcun( dipendenti dall'umana volontà alt1·i, .f1'a i quali si annoverano non solo il 1uwiglio da guerra e mercantile, l'idroauiazione e gli appoggi cbe essi ricevono dalle risorse naturali e dal/'01:gcmizzazione 1nilitare economica e industriale di tutto il paese, ma altresf le condizioni geogrcffìche, economicbe, demograjìcbe del te1'1'itorio nazionale; le latenti tenden,ze auventurose o coloni:zzat1·ici della stilpe per le quali le giouani <qerwra2ioni si a:ff'accicmo a lla uita inconsciamente soggiogate dalla divina inquietudine del naut;gare; la massa degli uomini di mare e la loro preparazi<me professionale, spirituale ai compiti che il potere 1uzuale è chiainato a svolgere; il patrimonio di trndizioni per le quali l'appassionato interessct1nento a tutto ciò cbe al 1nare si rièrisce, s'improvvisa nell'animo di un popolo e segn,a le uie e la meta del suo suiluppo economico e della sua espansione politica. Chi si limitasse pertan,to a considerare il potere 1narittimo come la risultante esclusiua del possesso di una .fòrte ed agguerrita Marina militare, avrebbe di esso un concetto ristretto ed incompleto: l'aj/èrmazione e l'esercizio della forza sul mare è questione ben allrim.enti ardua e complessa, dipendente da fattori svariatissimi ponderabili e imponderabili, l'azione ~/]kace dei quali si ba quando ciascuno è sji'uttato in accordo coi principit cbe si adottano e combinato con altri in guisa da avere con essi il giusto rapporto di relativitc1". •1 Non c 'è dubbio che assai più di Maban nB. dà ragione al lettore di questa complessità, dei fattori anche in'!f.Jonderabili e non quant{/ìcabili cbe la detenninano, della necessità di ricercare di volta in uolta giusti rapporti di relatività. Solo in questo modo può essere raggiunta una sintesi armonica tra e!ernenti spesso contrastanti, che .fèt di ciascun Stato bagnato dal mare un caso a parte, rnndendo il potere marittimo un quid dipendente da variabili legate ai tempi e alle contingenze internazionali.

'' O. Oi Giarnbernardino, ['(.lr/e della g11erm in mare, Roma, /v!inistero dd la Marina 193ì, p. 76. •-' (St;nza autore),Cural/ere, prep(lmzione e conclolla della guen-a ncwale, Parma, Tip. Riunite Donati 1933, pp. 53·58.

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Accanto a questi caratteri altaniente positivi, in Ma han e Ca llwell si riscontrano talune ombre che a!!'occ01ren.za abbiamo 1nesso in luce annotando i vari capitoli, com'è dovere di chi intende fare della critica storica e non limitani all'agiografia. In senso ftenemle gli scritti di D.B., co1ne già accennato, non hanno la chiarezza, la carica diuulgatiua, la sinteticità, i/fascino, la presa sul pubblico di quelli del Mahcm e - sia pure in misura min.01·e - del Catlwel!. Anche a prescindere dallo sccuso inieresse per i problemi militari da parte della pubblica opinione e dall'antimilitarismo tipici dell'Italia di ogni tempo, egli anche senza uolerlo scrive per un pubblico rnolto ristretto. Il principale addebito che ci sentiamo di muoueigli è quello di essere caduto nell'eccesso opposto 1ispetto a 1vlahan e Callwell, sia in relazione a!!afonna (troppo lineare, sen1/.Jlijkata e sommaria in Maha n e Callwell; troppo complessa, inuo!u.ta, articolata, non di rado contradditto1·fa e tale da presta1:<;i a non univoche ùzterpreta.zioni in D.B.), sia in relazione alla sostanza. !. 'inserimento dei problemi storici e stmtegici nel contesto europeo uajàtto partendo dalla realtà nazionale e italiana, non viceuer:<;a: non ci sernbra perciò condivisibile, in un autore italiano come D.B., l'approccio preualenteinente europeo che manifesta nell'esmn.e degli animaestram.enli delle varie guerre o del materiale teorico, senza rnai cogliere l'occasione come giustcmientefanno sia l'autore arnericano che quello inglese, e anche la genendità degli autori ji'cmcesi e spagnoli - per spec(!ìci, diretti e circostanziati ·r(/èrirnemi ai problemi dell'Jtalia e anche del 1\!Jediterrcmeo. In autori anglosassoni è in cel'ta misura giustificabile una scai-sa attenzione per questo mare «interno" e per la sua storia. Si potrebbe arzcbe accetta·re - almeno in parte - la d(fesa che D.B. fa di Màhan di ji'onte alfe critiche del Mc111/i'Cmi, scrivendo che «ha jèttto bene a non diuat,1are troppo dal campo che gli era assegnato», perché con. l'esame del periodo mediterraneo e remico egli si sarebbe «irnpe!agato in. questioni militari troppo divergenti» da quelle del periodo velico, al quale restringe l'indagine nelle due opere in esame. Proprio per questo, in un autore italiano non ·.\·i può giustf/ica1·e in pari 1nisu.ra un.a tale omissione, che ha due conseguenz:efondamentali. /,a p1·im.a è che, paradossalmente, proprio l'italiano D.B. ignora gli accenni et/l'Italia, al Jl1edite-rrcmeo e alle guerre del Risorgilnento sia di Mahcm che di Ca/ludi, dei quali noi daremo douerosam.ente conto phì. nel dettaglio e che avrebbero richiesto una precisa presa di posizione da parte di D.B., anche per corf/Ìttare tesi diuen:;e dalle sue. La seconda conseguenza è anch 'essa in certo senso paradossale: come già accennato, proprio l'italiano D.B. ignora sia le prime rijlessioni sul potere 1narittimo di Giulio Rocco, sia quelle sul dom.inio del mare e sull'importanza del potere marittimo per /'Jtalia cli niolti altri scrittori militari f.taliani dalla seconda 1netà del XVIJJ secolo alla prima metà XIX secolo (dal Fi!cmgieri, al Ba/ho, al Gioberti, al Pepe, al Campoj1·egoso). Né ua trascurato che, come del resto tanti altri lum.ina1"i della guerra te1restre, DB. a pochi anni dall'inizio della prima guerra mondiale è prigioniero del mito della guerra breve, da lui esteso alla guerra su.I mare; non può essergli, però, perdonata la netta sottovalutazione dell 'importanza della d(/esa delle com.unicazioni 1narittime e del trc(j'jìco mercantile per u.n Paese come l'Italia, la cui crescita industriale ed economica era già f.n corso a jìne secolo. Eppure nella pur breve guerra del 7866, per il sostegno logistico di un grande esercito nazionale l'Italia aveva dovuto ricorrerejìn da allora a massicce ùnportazioni via mare dall'estero, riuelando una

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dipendenza dalle i1nportazioni oltremare ben maggio·re della Fnmcia, della quale invece DB. avrebbe voluto attaccarn, nel 1878-.1881, il comnwrcio 1narittimo. Queste smagliature - e altre rninori - non incidono tuttavia in 1nisura notevole sui meriti coniplessivi di DB.. In realtà, sia pur inconsciamente egli fa opera altamente italiana: perché nello stesso tempo in cui innalza ·u n piedistallo a J\llaban, getta le basi più salde - tuttora insostituibili - per un 'equilibrata revisione delle sue teorie alla luce della realtà del Mediterraneo nel XX secolo e del progresso tecnico. re sue riserve sulla c>j/ettiva possibilità e sugli ej/ettiui vctr1,taggi della battaglia decisiua, il suo stesso elaborato ampliwnento degli elementi che determinano il potere maritti1no, dimostrcmo - indirettamente e a volte direttamente - una cosa sola: che il mate1·iale storico e stmtegico genialmente Jòrnilo da !v!ahan deve essere adattato sia al -rapido prog1·esso dei mezzi di lotta, sia alle spec{/fche esigenze strategiche dell'Italia, a loro uolta.Jiutlo di peculiarità storiche, geogrc!fìcbe, econoinicbe, industriali. Quest'ultiine - la storia dell'ulthno cor!flitto mondiale e la scor~/ìtta dell'Italia lo dinwstrano - non possono essere impunearnente dimenticate o repentinamente superate con quelle «a1·t{lìciosità» (cioè: espansioni senza basi salde - N.d.c,J delle 1v!arine e delle industrie, che DB. condanna più volte con preveggenza. Questo perché «la lotta per il dominio del mcffe è a,,sai più complessa e assai 1neno determinabile di quella conlinentafe,, e «le eccessive artj/ìciosità non possono essere migliorate che per un m.ezzo di politiche solidarietà•, cioè con idonee cdlecm2e. L'inte1pretazione da lui data della strategia e dei contenuti del potere rnarittimo lo a/fontana da Mahan per cwvicinmsi a quelle che lferve Coutau-Rép,arie ba di . recente chiamato «scuola b1 ·itannica,, e «scuola .Jì·cmcese", " della prima (Colomb, Cal!well, Corbett) recc>,pendo f'empiris1no e l'attenzione per la correlazione terrestre-mcnil1.ima, e della seconda condividendo l'cwversione per la battaglia clecisiua, l'interesse per le possibilità della tecnica e la te//.denza a ben ualutare limiti e specyìcità na.zionali in senso lato, a cominciare da quelle geografiche. Ncmos/.ante i richiami al peso del genio e della /ortu na, I'esernpio di Nelson - del quale Mahan è il più autoreuole ammiratore e inte,prete- rimane ben lontano dalle pagine che D.B. dedica al potere marittirno. Le sue considerazioni sulla bat!aglia asso1nigliano piuttosto a quelle che l'animiragti:o Castex, acceso anti-mabaniano, le dedicherà nelle sue T h eories stratégiques degli cmni Venti. '' Questi inte1j'accia emergenti co11, sicure.zza da un pen01:m intellettuale non sem.p re rettilineo giusl'[./i:cano e rendono condiuisihi!e l'c?/Tennaziorw del Fiomvanzo (1938) che D.D. ha preceduto Maban in opere e stud1 vari di strategia navale e geogmfìa 1nilitare marittima, e cbe •1V/ahcm e Bonaniico sono uerctmente ji'losofi della sioria: sourastano di gran funga 2,li altri due autori ~gli inglesi Callwell e Colornb, quest'ultùno aut.ore dt un libm sulla gueJTCl nwrit!.ima pubblicato nel 1891 - Nd.cJ Questi si li'!nitcmo a considerazioni e deduzioni di ca?"Ctt!.ere preualentemen/.e tecnico-professiollale, meni.re i primi due spaziano anche in tutto il campo della vita collettiua per.Jìssare i principf che regolano e regoleranno i mutui mpporli tra le attività

pr

" H. Cou tau- ll(:g:1ric, I.a p11issm1c<J . . (CiL), 55-58. Sul pensiero dell'ammiraglio Costex :;i veda la monumentale ristampa delle T/Jeories s1ratégic/11es rnrata eia H . Co utau Bégarie, in scue volumi ( PARIS, ED . ECONO iVIICA 1996). '' !l'i. pp. 141-147.

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polit'ico-economico-sociali e le attività he!lico-maritlinie. Per ora sono riniasti insuperctli». Lo sono tuttora. Questo dovrebbe già essere un motivo di suj]ìciente interesse; ma al di là dei lorn pregi storici e teorici. le pagine di Mahan e Callwell sono tu.tt'altro che ingiallite a fine secolo XX e aiutano a meglio considerare l'utilità e le legittime aspi1'C1zioni della Jvlarina di una media potenza mediterranea. Una 1vlarina cbe oggi - lo constatiam.o con mmmarico - si dibatte tra le stesse dijficoltà - e accusa le identiche discrasie tra strategia necessaria e risorse diWonihili - alle quali doueua jèlJ'j ì·onte la /vla rina di fìne secolo, 11/larina in crisi di un Paese scosso da crisi, con.Jlitti, diuisiolli e lacune delle Istituz ioni, che si rijlettono nei du ri P,iudizi d i LJ.B. sul deteriore costurne nazionale. Nessun uomo è dotato di capacità divinato·rie; a questa legge non si sottraggono nemrneno i pii] celebri scrittori m.ilitctri, aeronautici e navali. Anche il quadro interna.z ionale dei tempi di D.13. , camtteri.zz ato da crescenti tensioni e competizioni navali tra le potenz·e europee, è ormai consegnato alla storia . Parecchie sue r(/lessioni - senza sua colpa - sono quindi .-datate»: ma ciò non toglie che, scorrendo ad esempio i recentissimi Rapporti 1994 e 1995 dello Stato Mctggio re della Jvlarina, se1nb1·ano n·acquistare forza e nuova vita llO!l poche altre analisi, deduzioni, rylessioni sul potere 1nctrittinio del nostro autore. 'fra di esse, ricordiamo quella che «le obiettiuità assolute di U//,a nct2ione debbono essere co1Zseguite con. le sole forze nctziouali, inclipeudentemente da qualsiasi solidarietà inter11.az ionale, a costo di quctlsiasi sacrt/icio. La naz iolle che llOn è capace di tutelare da sola, senza solidarietà, la propria esistenza, non può essere considerata una grande potenza marittima e deue rassegna,:,;i ad u na posizione secondaria e suhordinata 1Zel consesso internazionale». Oggi l'Jtalia non è più in grado di aspirare allo status di gmnde potenza rnilitare e quindi anche marittima; 1na rimane sempre uero che se uuol far sentire la propria uoce, se non uuole «retssegna,:;;i a una posizione secondan'a e s1.1.bordinata in Europa, nella NA10 e nel Mediterraneo, deue compiere i saa(/ìci necessari per acquistare e mante/lere quella credibilità militare e mariltinia, anzi. quella credibilità generale, alla quale ancor oggi conducono gli elementi anche di carattere morale, economico e sociale che D0me11.ico Ronamico cento armi fa ba indicato come pietre ango/c.u·i del carnmino ue,~,o unprospero auue//,ire. 0

FERRUCCIO 130Tfl

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(AP!TOI.O l

LA TEOl{ICA ELEJ'vlENTARF. DEL POTERE MARITTIMO: APPORTO DI CALLWELL E CRITICA AGLI «ELEMENTI POTENZIALI DEL S.E!l POWFR.,, CONSIDERATI DA MAHAN

Questo capitolo, dedicato in preualen.za a !'v!ahan, è il più importante del libro e - jòrse- la parte degU scritti di D.13. che rneglio ne compendia il pensiero sul teorico cmiericano, delineandone i mouenti, la nietodica p ·rescelta e la base di partenza. R(/e rendosi anche agli studi del Jvlar?fi·oni su Mabcm (jJl,/hhlicati dalla ,RiuistaMadttima» pit.ì, o meno in parallelo ai suoi), D.R. ui con.duce un 'analisi critica dei contenuti del fondainentale Ca/>itolo 1 de/l 'I nfluenza del potere marittimo sulla storia, facendo qualche breue ma significativo accenno alle dijjèrenze tra !'approccio del Maban - che si 1~/erisce esclusivamente al periodo velico - e quello phì ristretto del Ca!twell, che irwece tratta inpreua/enzct i corf/litti del periodo del vapore, con ottica ristretta ai uantaggi operativi che il doniinio del rna1·e ha f ornito alle operazioni terrestri. Obiettit;o essenziale di D.B. è intevrare. coordinare e /bn.dere insieme f!li elementi caratterizz anti del potere marittimo che scaturiscono dalle opere di J\l.l ahan e del Cctllwefl. A tal fine egli indica l 'architettura del lauom, cbe comprenderà - nell'o1·dine - fa teorica elementare del potere mctriWmo, le fondamenta sto1-iche, le f cmdamenta politiche, quelle militari e la sintesi finale. In tal modo "in ciascuna di queste fasi le specialità [cioè le peculiarità - Nel.e./ dei tre periodi storici (quello rnm.ico, quello velico e quello elica o del uapore - N.d.c./ possono uenire a contatto e sviluppare le lonJ c~f/1.11.ità, preparando così colle integra.zioni parziali e secondarie il campo per le sintesi ultime nelle quali si compe1tdia la dottrina del pote1·e mm·ittimo». Di rilievo l'cijfermazione che la class(/fca dei sei elementi potenziali del potere marittim.o fornita da Maban «non è completa, 11.on è ordinata e non è sujficientemente studiata». Con questa .fèmdam.entale critica D.B. tiene presente il più largo e preciso esame da lui già compiuto nep,li articoli sulla "Rivista /vlarittima,, del 1894.,. 1895 riportati nella Parte il. Poco da aggiungere alla serie di critiche del Majì-oni riassunte da U.B .. Da un'attenta lettura dei due saggi dello stesso Ma,?/i·on-i emergono tuttcwia altri aspetti da lui criticati, tra i quali ricontiamo l 't4/ennazione che "il Signor Mahan. 11.on ha scritto il suo libro per noi; egli Lo ba scritto per la ra.zza anglosassone; a questa ha 1"iuolto tutta la sua attenzione". t;/encbicnno i 1·flieui critici al Maban. non citati da DB.: - il titolo dell'opera è troppo vasto per l'argomento trattato, e lo suolgimento ,troppo scw:rn rispetto all'assunto che egli si era proposto•; - la trattazione degli argomenti, secondo un. criterio cronologico ma p er distin ti teatri d'operazione, ostacola l'esatta compressione degli eventi nel loro insieme e impedisce di individuare i legami organici tra guerre e a{)l)ertimenti nelle diuer:o:;e regioni e nei diue1~,i ma-ri; <;..,

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,

( _,


- 1~/ugge da citazioni precise, lùnitandosi troppo spesso a vaghi accenni ai vari autori; - omette di trattare l'influenza della diversa indole 1nilitare dei vari popoli; - accennando alla politica della Francia, dell'Inghilterra e dell'Olanda ne prende in esame molti aspetti, ma dirnentica la parte geograjìca, che in una sij/atta ricerca dovrebbe essere prepondercmte; - esaminando i riflessi della posizione geogmjìca sul potere maritthno trascura /'esempio emblematico della Russia, alla quale la geogn,ijìa impedisce di concentrare all'occorrenza le/ orze navali; - il suo giudiz io suff'ejficienza e sulla condotta operativa della .Marina :,pa/111.0la è troppo seuero. Di grande utilità gli sarehhe stata, in proposito, la conoscenza degli scritti del Guglie/motti; - esallando i 1·isu.ltati ottenuti dal colonialis1no inp,lese, t1·ascura che il co!onialis1no .J1·cmcese, che non sempre ha auuto caratteri negaliui; - ajJèrma, giustamente, che .finché Malta e la Corsica saranno in mano agli stranieri l'Italia non potrà essere indipendente [D.B . è di parere assai diverso N.d.c.}, 1na il paragone che azzarda tra la posizione dell'Italia nel /vlediterraneo e quello della Horida nel Mar dei Caraibi non è sufficientemente fondato. D.B. - senza peraltro spiegare le mgioni del suo giudizio - condiuide di massi1na queste critiche del Mcn~Ji·oni 1na le trova troppo seuere, specie rigucndo a /l'anbitettura generale del lauoro e alla sccn~,a considerazione pe1· gli euenti del Mediterraneo e per la storia navale di Venezia . In proposito egli ajfènna che tocca a noi latini - quindi non all'anglosassone 1Vlahan - al/m~qare lo spazio de/fa sua storia, e conclude.· "gli .fi,,. fatto appunto di non cwer padato del Jv/editerraneo e di Venezia, che a llora consurnaua gli estremi 1·esti della sua ene1gia per contenere sul mare la invasione turchesca . Quello era l'ultimo capitolo di un ciclo storico che stava per chiude1~',i, e il Maban cogli occhi fissi al presente, e più ancora al suo paese, non aveua ragione di occuparsene. Se quel ciclo stia oggi pe1· ricominciare è altra cosa ed appartiene alfa storia de/futuro". Su queste valutazioni del flonmnico e del Marf/1·oni, u'è da osservare cmcora che il il1ahan non fa opera m.eramente teorica e storica, ma scriue pe1· il presente in un 'ottica anglosassone, nazionale e rivolta in prevalenza ai grandi spaz i oceanici nei quali g ià in passato si è (,./i:,putato il dominio niondia!e. A proposito dei rilieui del 1\lfc.l1l/1·oni sul paragone di Mahan tra la Florida e l'Italia, ua notato che né lui né D.B. danno alcun peso alfe interessanti aj]èrmazioni sulla posi2'ione geopolitica dell'ltalia sia di 1l1ahcm (che non esaurisce i suoi accenni con il paragone tra la penisola e fa Florida) sia di Catlwe/1, Secondo 1\1.lahan (L'influen za del 1x~tcrc ma ritt imo, pp. 68 e 74- 75) i vantaggi della posizione geografica dell 'Jtalia, ben situata per controllm·e la rotta co1nmerciale per il Leuante e Sue.z, sono in gran parte neutralizzati dal possesso jimicese della Corsica e inglese di Malta . La Cm:'ìica, con la Sardegna, è stata un antemurale del dominio rorncmo sul 1Wediterra.11.eo. Perciò queste rnancheuolezze nell'integrità geografica, insieme con altre cause negative, «·r endono più che dubbia la possibilità cbe l'Italia sia, ancora per qualche tempo, in prima linea.fì'a le nazioni marittime». Si è già uisto che D.B. è di idee ben diverse; anche per Maban, cornunqu.e, le comunicazioni lungo la penisola italiana sono assai uulnerabili in ogni punto, e «solo un assoluto controllo del mare» può garantire la loro sicurezza. Ciononostante, con una adeguata f orza naua/.e situata cen-

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tra/mente vi sono buone speranze di attaccare la }lotta nemica. Però in generale, seinpre secondo il Mahan quando il mai-e non solo circonda un paese, rna ne separa anche le parti componenti, il suo controllo è essenziale: «questa condizionejìsica f a nascere e dà forza al potere marittimo, oppure rende il paese impotente. Sono queste le condizioni dell'attuale Regno d'Italia, con le sue isole di Sardegna e Sicilia e, sebbene sia ancora giovane e debole finanziariamente, possiamo vedere quali sforzi vigorosi e intelligenti sta face ndo per creare una /\farina milita re !nostra sottolineatura - N.d.c.}. È stato a:f]érmato [da chi? - N.d.c .}, che, con una 1vlarina superiore a quella dei suo nemico [quale? - N.d.c.l, l'Italia potrebbe baçare meglio la sua potenza navale su.Ile isole che non sul continente, poiché l'insicurezza delle linee di coniunicazione nella Penisola, cui abbiam.o accennato, sarebbe di noteLJole imbaraz .w per un esercito minacciato dal mare e circondato da un popolo ostile (/orse quello.f1'ancese? - N.d.c.J». Per quanto riguarda l'ope1·a del Callwell, i cenni di D.B. non sono tali da jòrnirne un'immagine organica: tuttavia in questo e altri capitoli si troua quanto basta per delinearne le p1'irzcipali analogie e dijjèrenze non solo con il Mahan, ma anche con lo stesso D.B., che va se1npre molto più in là delle semplici questioni operative. hattando degli elementi che per il Callwell inJluiscono sul potere 1narittim.o e in particolare della posizione geograjìca, D.B. considern in modo non di rado acuto e lungimimnte il passato e il Ji.1.turn delle principali potenze europee, a cominciare dall 'Inghilterra; ma non studia che marginalmente il Mediterrcmeo e non parla deil'ltalia. Acquista comunque rilieuo la sua a:fjènnazione conclusiva cbe, anche allo scopo di riempin! i vuoti lasciati dal Mahan e rimediare alla sua ottica anglosassone, farebbe opera ineritoria e degna di lode chi s'accin,qesse a rifare la storia del 1vfediterrcmeo dai tempi pht remoti fino ai nostri giorni, col metodo stesso che l'autore /cioè Mahan - N.d.c.J ha seguito cosffelice1nente". Accanto a questa, va considerata l'altra che "sopprimendo qualche capitolo, qualche periodo, saltando a pié pari qualche pagina fil riferim.ento è all'In flu e nza ciel pote re marittimo sulla storia N.d.c.l, si pot1·ebbe benissimo trarre dal libro del Mahcm un bel volume di storia mwùzaresca, scritto da un uj]ìciale colto e dotto che conosca assai bene la storia generale, e un altro uolwne di storia ,qenerale dei secoli XVII e X VIJJ; scritto da uno sturico non del tutto digiuno di cognizioni marinaresche». (F. B .)

Le opere ciel Ma han e del Callwell, che costituiscono le più alte rnanifestazioni ciel pens ie ro storico a pplicaro agli avvenimenti ma rittim i, tendono al medesimo scopo, con metodo alquanto diverso , come fu già accennato in una breve recensione del lavoro del Ca llwell, pubblicata nella Rivista Marittima.' ' D.13. fa ril'erimento alla sua recensione del libro d i C;i llwdl '/l1e e.1/itcts e<.:c. (•Rivista Marittima,· 1897, Voi. II Fase. IV, pp. 231 -236).

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«The definite obiect proposed in this work - dice il Mahan nella sua introduzione - is an cxamination of the genera! history of Europe and America - lirnitata per ora ad un breve periodo cli centocinquanta anni - with particular rcference to the effect of sea power upon the course of that history.2 «It is the p urposc of this vol ume - afferma il Ca llwell nella sua introd uzione - to trace through the milita1y annals of the past eighty years how, some times indirectly, at othe r times in decisive obvious fashion, dominion on the waters has affected confl icts between the a rmies w hich tbe enmity o f nations has bro ug ht into antagonism». ; Lo scopo del Mahan è indubbiamen te piò vasto e completo di q uello e nu nciato dal Callwell, poiché il primo imp lica gli effetti del sea power sulla storia; il secondo quelli solo del potere navale sugli eserciti e sulle loro campagne di guerra :• li primo comprende infatt i l' influenza storica dei blocchi, delle gue rre colonia li , delle operazio n i costie re ... La c ui azione s i determina anche ind ipendenteme nte dal concorso degli eserciti, ed i cu i effett i se non fu rono cost risolutivi come qu elli derivanti dall a correlazione degli eserciti e delle a rma te, non cessarono però cli esercita re in taluni casi, specialn1ente nelle g ue rre coloniali, una influenza storica considerevole . Nel breve cenno biografico sopraccen nato dell'opera del Callwell indicammo le principa li divergenze che d istinguono le due opere, ed avremo opportunità di determina rle con maggiore esattezza al te rm ine d i questo studio; q u i importa solamente nie ttere in evidenza la somma importanza milita re d i questi due lavori e la novità del criterio storico-filosofico pel qua le si d istinguo no da rutti i lavori storici navali, e di gran lunga li sovrastano. L'importanza milita re di queste du e o pe re emerge da l carattere degli a utori e dai periodi storici che furo no oggetto dei lo ro studi. La letteratu ra militare rimase, in passato, costa ntemente d ivisa in due campi d istinti, territoria le e marittimo . Le cause della distinzio ne , che diviene in taluni period i storici una repulsività istintiva, specialmente durarne il periodo velico, furono moltiss ime, ma tu tte derivaro no da lla divergenza ciel senso navale eia q uello continenta le, che raggiu nse il suo massimo srd declina re della marineria velica, e per forza d'ine rzia s i trasmise a q uesta prima parte de l periodo elico, benché le rag ioni della d ivergenza e della repuls ività sono cli gran lunga inferiori a quelle del periodo velico.5

'Tracluzione (Malian): «J'ol)iettivo essenziale d 1e d rroponiamo in questo lavoro è un esame della storia genera le cl ell'Europa e ddl'America con r>art icolare rikrimento ai rifless i del powrc.: marittimo nel corso della sressa ... 5 Trad uzione (Callwdl): ..è scopo cli questo volume.: d imostrare attraverso l'esame clella storia militare degli uilim i o ttanta anni come il dominio ciel mare, qualche volta inclirettamence e ,iltre volte in modo direrto, palese e decisivo ha in!luenzato gli scontri tra eserciti ai q uali ha portato la tras fo rmazione dell'inimicizia tra nazioni in guerra aperta•. Anche la cit;izione d i Callwell è nell'origimtl e inglese, p erché nd momento in cui D .13. scri ve quesw note non è ancora stata r uhhlicata la traduzione italiana (1898) cli 77w e//ect ecc. ' Come pri ma messo in eviclenza, Callwell non parla cli po tere 11.cwale (cioè ciel po tere espresso da lla sola Marina eia guerra), m;i di dominio ciel mare o preponderanza marictima (d1e ha un significato meno assoluto). ; Questa r.e~i i:: starn svilu pparn ,id almndantiam da D.13. fin da i primi scritti incorno al '1880 (Cf'r. Pa rte I).

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Le opere del Mahan e cie l Callwell assumono q uindi una speciale impo1tanza perch é esse tendono a dimostrare la correlazio ne e la reciproca influenza di due fattori della potenza mii itare cli due periodi navali, durante i quali l'incompatibilità del senso marittimo e di q ue llo continentale raggiunse il suo massimo, tanto che lo stesso Napoleone, come ripetutamente afferma il Mahan, che pure aveva così larga fac ilità cli assimilazione, come la ebbero Alessandro e Cesare : «was never able to rightly appreciate the condition of naval warfare», c iò che lo spinse a quel disgusto della marina che l'Hoche ha cosi pie namente sintetizzato nella sua apostrofe a l ritorno dalla na ufragata spedizio ne d 'Irlanda.'' Codesta repulsività , che tuttavia persiste per fo rza di inerzia dei siste mi , no n è quindi un fenome no di militarismo, di piccine rie e d i astiosità mestie ranti; esso è invece un fenomeno storico che pervase tanto l'Italia, quanto le a ltre nazioni, ed assai poco dimostrano cli comprenderlo colo ro c he, pure ispirandosi ad a lte idealità nazionali, lo conside ra no un fa tto volitivo, indisciplinannente coercibile. La saggezza della direttività militare può pe r certo attenuare le repulsività, pro muovere un rnaggiore affiatamento fra le rnarinerie e gli eserciti, ma essa non potrebbe mai riuscire pienamente nel suo intento se persistessero le cause che resero incompatibili il senso e le idealità continentali e ma rittime. li rinnovamento marittimo e la più larga ed efficace corre lazione n1ilitare degli eserciti e delle a rmate favorira nno indubbia me nte le affinità dell e due corporazioni, avvolgendole in un ambiente cli comune operosità, e se codesta armonia di senso, d i pensiero, di opere non potrà raggiungere la pienezza dell'accordo, che fu caratte ristica del periodo remico, potrà eleva rs i man mano a quel grado d i consonanza che l'evolu zione dei sistem i consente, e che lo studio, l'e ducazione, la direttività possono e de bbono estrinsecare dagli e lementi disarmonici. Considerate educativamente le due opere del Mahan e del CallweJI assumono una grande importanza, poiché esse a ppunto rintracciano e mettono in evide nza le fun zion i a rmoniche di due periodi militari, d urante i qual i le re puls ività e le disintellettualità furono rnaggiori. Il Mahan ri petutamente espone le origini e le cause cli qu esta disa rmonia; a noi qui p re me rendere omaggio al veggente marina io c he con intelletto cli amore ha dischiuso il cammino pel quale dovranno fluire le affinitù militari, cd a l sap iente soldato che, fo rse con m inore intendimento , ma con eguale fe rvore ne lla sua missione, ha cooperato al conseguin1ento del benefico accordo.

'' Tra duzione (Mahan): ,non era in grado di valutare correuamente i cara tteri della guerra marittima•. Sc:nza dubbio Napoleone non er:-1 un marinaio. SL1lle di ffen; nzt: tra i comandanti degli eser<:iti e (Jlld li delle flotte fa affermazioni infondate come qL1este: ,l'arte della guerra di terra è un·ant: d i genio e d'ispirazione. f\t:U-arte dei comando navale, gt:nio e ispirazione non contano; tutto è positivo, tu tto è esperienza». Vero è anche che egli pretende, a volte, di muovere le armate navali come se fossero corpi d'armata. Ma (come dimostra Alberco Lumbroso nel suo cita to libro Napoleone e il MediWJTmzeo) in fatto di strategia navale Ila visco non di rado meglio dei suoi ammiragli. E la sua grn nde strategia, mirante sostanzialmente a stabilire una «par condi<:io .. con l'Inghilterra in materia d i controllo del commercio mond ialt:, <~ stata meno angustamente «continenrali~ta .. di quanto si possa credere a prima vbta, anche se mal servita da uno stru mento n;1vale inferiore, ,dle cui dd icit:nze d i leadership non è mai riuscito a porre rimedio. Da not,lf'e che O.B. contesta i suoi giudizi riduttivi in maceria cli qualitiì dd Ca po navale (Cfr. gli articoli sull,1strategia di cui alla Parte ll).

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Gli effetti di questa cooperazione educativa si riveleranno prontamente, poiché il carattere degli autori te nde ad eliminare nei due opposti campi cli repulsivit,1 quelle diffidenze che non sempre la verità è sufficiente a dissipare con la sua luminosità, quando emana da una sorgente sospetta. Nel campo marittimo la voce del Mahan, nel campo territoriale quella del Callwell, americano e marinaio il primo, ing lese e soldato il secondo, risuoneranno certamente con tonalita naturale e con benefico ed efficacissimo effetto. L'importanza da noi attribu ita agli effetti educativi delle due opere è somma , poiché eia oltre vent'anni da ll a cattedra e negli scritti propugnammo la necessità cli conseguire con mezzi adeguati quella correlaz ione continenta le e marittima che l'evol uzione dei s istemi mil itari consent iva, e certa me nte un mezzo più efficace di quello che ci porgono il Nlahan ed il Ca llwe ll , delle cu i opere caldamente raccomand iamo lo st udio agli Uffic iali di terra e di m are, non si poteva ne ll e presenti condizio ni sperare! II fine educar.ivo non poteva per<') essere conseguito cogli antichi metodi storici esclusivame nte crono logici cd espositivi. Bisognava q uine.li che il lavoro storico degli autori assumesse un carattere non solo fi losofico, per risalire dagli effetti ,llle cause , n)a essenzialmente scientifico e positivo, senza cli che non sarebbe stato possibile esr.rinsecare dalla compagine secola re degli avvenimenti la infl uenza ciel potere marittimo, che con unità cli parola porrebbe chiamarsi talassocrazia. Gli autori però, se diresse ro verso la medesima meta, non seguirono il medesimo metodo cli specu lazione positivo-scientifica. Il Mahan, cu i l'ecceziona le colrura storica e larga dottri.na permettevano un vastissimo campo d'azione polit.ico, militare, scientifico, ha scguìto le g igantesche tracce del Buckle, ccl assai spesso nella modellazione schcm.atiecl delle situazioni generali eu ropee c mondiali si indovina l'art.e ciel grande maestro, che colla sua fntroduzio1-ie alla storia della civiltà in Tngbilterra, ha tracciato le grandi lince del rinnovamento storico; ed è pure facile riconoscere nel tracciato e nella orditura dell'opera l'i nfluenza severa e rigida del più grande fra gl i storici americani, il Drnper, che ha nel campo scie ntifico colla Fisiologia umana, e nel campo storico colla Storia della guerra civile d'Anierica, coi Cc)11/litti della Scienza e della Religione, colla Storia dello sviluppo intellettuale d'Huropa impresso tali canitteristiche che ri marranno forse le maggiori di questa seconda metà ciel diciannovesimo secolo." Il cammino seguito dal Ma han fu qu indi quello additato dal Buckle e segu ito, più o meno d iligentemente, dal Guizot, dal Gervinus, dal Du-Bo is Rcymond, dal Draper, dal Marsclli," ecc. me ntre quello seguito da l Callwell è caratterizzato dalle ' L'insistenza di D.13. sull"importanza della c.:orrelazione terrestre-ma rittima è un altro d emento caratterizzanr.t: di tutta la sua opera, fin dall·esordio. Non si può non rimare-ire che si tratta di un problem,1 tuttora sul tappeto dopo tanti anni, e negli ultimi tempi in via di risoluzio ne. 'Questi corposi riferimenti accreditano ancor meglio la sostanziale matrice positivista t: jominiana, - basata sull"induzione - che Mahan rivela fin dalle J)rime pagine del suo lnjluence upon bisto1J 1• '' Il generale;: e depu tato Nicola M;ffselli, più volte citato c.Ja D .l.l. anche n<:!i suoi scritti precedenti, è sta to il maggior scrictore m ilitare italiano dd secolo XIX e ha sempre riconosciuto la nec.:essità di una forte Marina. La matrice filosofica delle sue OJ)t:re militari - oscillanti tra il positivismo jomini,mo e !"idealismo daust:witziano - risu lta in particolar modo dall;1 :;ua opera principale, Lu guen-c1 e la sua stvria (Mih1no, Vogltt:ra 1.8ì5).

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impronte incisive del Moltke,1<' dalla chiara percezione del Macaulay, e talvolta dalla cesareità cli Cesare, i cli cui Commentari rimangono pu r sempre il più p erfetto modello della letteratura storica militare. Nel Mahan le s ituazioni generali politiche, che costitu iscono l'ambiente nel quale si svolgono gli avvenimenti militari, sono tratteggiate alla napoleonica con una larghezza e profond ità cli vedute che ra ramente s'incontrano nelle più pregevoli opere storiche degli antichi e dei moderni scrittori, mentre il Ca llwell quasi mai s i sofferma a delineare con precisione i contorni e profili o le grandi direttrici della s ituazione generale, per modo che gli avve nimenti militari campeggiano troppo isolati, e difficilmente si a rmonizzano collo sfondo scarso di colo re e di luce sul q uale vengono proiettati. In cornpenso, le situazioni milita ri sono assai meglio tratteggiate da l Callwell, il q ua le non si limita solo ad accennare gene ricamente la contemporaneità dei confli tti contine ntali e marittimi, n1a espone, esamina e precisa in modo rnilitare, quasi n1.atematico, la situazione degli eserciti, i loro p iani cli operazione, i lo ro teatri di gue rra, le loro basi e lince dì azione, e la correlazio ne che doveva derivare, anche se non avvenu ta, fra le operazion i degli eserciti e q uelle delle flotte . Questo tracciato d elle situazioni militari, che tanto giova a comprendere ed anche a valutare l'influe nza de lla dinamica nav,1le, e che costituisce il merito principale dell'opera del Callwell, fu assai poco curato dal Malrnn, il quale poco o punto conside ra la situazione degli eserciti nei loro rapp01ti dinamici colle armate, limitandosi quasi sempre, esclusa forse la guerra della indipendenza americana, a mettere in evide nza piuttosto gli effetti storici e politici anziché quelli strettamente rnilitari, della talassocrazia." È ind iscutibi le che queste dissomiglia nze d i metodo nel conseguimento cli un u nico e medesimo fine de riva no da l carattere degli a utori, poiché assai difficilme nte il Ma han avrebbe potuto pervadere, con a utorevolezza e competenza pari a q uella da lui esercitata nei camp i storici,. scientifici, navali, il campo d'azio ne degli eserciti, ed ancora p iù d iffici lme nte il Call~vell, per quanto figlio della ta lass ica Albione, ccl a udace campione d i Clio, avrebbe potuto campeggiare cesareamente negl i s pazi della politica, della storia e della civiltà . Altre non piccole diverge nze merite rebbero cli essere accennate, ma, poiché questo sarebbe cornpito della critica, per o ra le escl udiamo d,1 q uesto nostro libero esame, non senza es.prime re il nostro rammarico che altri cli noi più au to revo le e competente non si sia accinto alla critica cl i q ueste due opere eminenti. fino ad ora, pe r qua nto ci è cl.Ho conoscere, nessuno studio c ritico cl i qwilchc valore fu pubblicato, se eccettu ia mo quello purtroppo incompleto del ivlanfroni . La discussione che ebbe luogo alla " Roya l Uniteci Scrvicc Instirntion,, in occasione della lettura dello studio del Ma han s ul Blocco st-rutegico, ebbe un ca ratte re così '" li generale 1-lelirnu Von Molt ke è sta to l"artefice delle grandi vitrorie prussiane del 1864, 1866 e 1870-1871. l\ei suoi scri tti e nelle sue concezioni stra tq .(ichc si ri chiama a Clausewirz, esaltando la necessitù di lasciare la massima l ibert i d"azione ai comandanti. di agire; a forze riunite e cli prescindere d:i ogni schein;1tisrno. perchf I:.t s1r;.11e;gia •<': un insieme d i espedienti-. A parte quest'ultimo aspello çlie; lo avvicina :il tipico empirismo ing.lese proprio an<.:lie del Callwell, non si vede per quale alcra ragione; il Callwell debha essere accostato al Moltke, la cui o ttica rimane li rn itala ,ilh·1 strategia terrestre. " ,Talassocrazia" significa lettera lmente ..pmere dw si fonda sul dominio del mare .. (Garzanti). quindi <.:lic; ne co nsegue.' Ì·: un term ine ignorato dal Guglielmoni e dalla Crus<.:a, inlrodotlo da D.n. e ripreso negli anni 30 da l Fiorava m.o. d 1e p arla d i •po tenze talassocratiche" (Stari U niti e lngliilterr;i).

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meschino e supe rficiale eia non meritare l'onorificenza critica, ed i cenni c ritici che il Boisse ha inseriti nella sua introduzione od aggiunti come note alla sua traduzione dell'opera del Mahan sono così anemici e sparpagliati, da non poter costituire un organismo avente forma ed unità cli critico esame. 12 Il lavoro ciel Manfroni, pubblicato dalla Riuista Marittima nel giugno 1895, già preceduto eia altra più breve recensione dello stesso a utore suHa medesima opera,'·' è il solo che abbia veramente un elevato carattere critico.,.; Quella c ritica però, che doveva estenders i a tutta l'opera del Mahan, non procede oltre il primo volu me, per modo che i due volumi che riguardano il periodo della Rivoluzione e dell'Impero (1.798-1814) e che sono cli gran lunga superiori a quello che tratta del periodo coloniale (1660-1783), non furono oggetto della critica dell'au torevole storico."' Il Manfroni, che è un ammiratore e ntusiasta della grande opera ciel Mahan, non si limita a farne l'esaltazione, ma per dovere di critico, accenna con freq ue nte insistenza, no n sempre opportuna e ragio nevole, alle imperfezioni ed alle lacune di quest'opera la quale, se non ha prodotto una vera e propria rivoluz ione negli studi della storia navale, è pere') assolutamente nuova e segna, dice il Manfroni , un grandissi mo progresso per la storia marinaresca in generale e per la strategia navale in particolare. Le imperfezioni e le lacune cui accenna il critico parrebbero le seguenti: 1. 0 Il non avere raggiunto completamente, nel I O voh.H11c specialme nte, lo scopo di fondere fra loro le due parti clell'opern, la storica e la strategica, o, per meglio dire, le due personalità dell'autore, in modo che ne risultasse un tutto a rmon ico, senza c he l'economia ge nerale del lavoro dovesse soffrirn e; 2° Non avere anteposto nel 1° volume una sintesi srorica oc.I un quadro riassuntivo della situazione genera le europea e coloniale del periodo storico precedente a quello c he è oggetto ciel suo studio; 3° A.vere troppo trascurato il periodo della preponderanza mediterranea sulla ocea nica, ed in ispecial modo il grnncle conflitto turco-veneto che così largo contributo poteva portare alla tesi dell'autore; 4° Essersi valso quasi esclusivamente cli documenti cd opere inglesi e francesi, come fonti storiche, trascurando le importantissime font i italiane e s pagnuole; 5° L'eccess ivo fasc ino esercitato sull'autore dall'Jngl'Ìiltcrra, della qua le esalw i sistemi politici e navali, occultandone spesso i grandi errori e le viole nte tirannidi marittime;

,., Il comandante 13oisse è stato il p rimo tradultore e commentato re francese dell'opera del M;drnn

(1894-1896 e 1899). '

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La recensiorn.: del Ma nfroni alla quale;: accenna D .13. è quella pubblic ala sulla «Ri vi.sta MaritLima»

del luglio ·1894 e va considerala come il p rimo studio critico comparso in Jtal[a su Ma han. " Anche oggi (1C)95) nessun'altra analisi critica in Italia regge il confronto con quelle di D.13. e ciel .Manfroni. ,., Il giudizio cli O 13. su ll'incompletezza della critica del Manfroni a Mahan è sta to p ubblicat o dalla .. l{ivbl;.1 Marillima.. a fine 1897. Esso non tiene conto che già nel primo studio del luglio 1891 il Manfroni dedica il V parngrafo (quattro pagine) ,1 '/be i1~/l11ence 11pun lbe Nernluliun a11Cl limjJire, e che comunque, un anno dopo (luglio 1895) puhhliç;1sull;.1.. Rivista i'vfarittima .. u n saggio di ben 41 pagine su questo libro. Se ne potrebbe dedurre che 0.13. scrive queste prime p agine su Mahan e Callwdl p rima del luglio 1895, ~enz;i quind i aver potuto prenclere visione del nuovo studio del Manfr< mi.

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6° Avere esclusivamente trattato dei conflitti fra le quattro grandi nazioni nordiche coloniali, ed avere cli risolu to proposito trascurata ogn i pa rtecipazione delle marinerie cli second'ordi ne , la sveva, la danese, la portoghese, delle quali la teorica ciel sea power po teva largamente giovarsi; 7° L'autore, quantunque ang lo filo, non conosce il movime nto moderno della pubblica opinione in Inghilte rra, e non ha potuto renders i conto esatto dello sta to od ierno di tu tte le questioni che ha p reso a tra ttare: 8° Le situazioni generali eu ropee, per le fonti storiche cu i attinse l'a utore, sono assai in1perfe tte ed incomplete, q uella della metà d el XVII secolo specialmente ; 9° Il capitolo rig uardante g li e lemen ti del potere ma rittimo , benché cli grande valore, no n può consiclernrsi completo e b disCl1ssione non abbastanza esa urita; 10° Manca, come s intesi al primo volu me, una succinta conclusione, nella quale sia no riassunti i concetti p rincipali d'indole milita re disseminati e qu~1si d ispersi nel corso dell'opera . Come s i vede, il Manfroni, benché entusiasta d ell'autore, non è venuto meno al suo compito cli critico storico che, m ira ndo alla perfezione estetica ed armonica cli un'opera, ne sente e ne compre nde le dissonanze e le irnperfezion i. Le inesattezze e le lacu ne segnalate d a l Ma nfroni sono in gran pa rte vere e tolgono intensità al fasc ino dell'opera, ma no i c red iamo che q uesta critica s ia troppo severa, specia ln1e nte in rigwlrdo alla a rmo nia generale del lavoro ed alla non consiclernta influe nza del periodo mediterraneo e d el conflitto tu rco-veneto. La fusione armo nica delle due parti dell'ope ra , la storica e la strategica, se non è perfetta, assa i si approssima alla perfezione e lo stesso Ma nfro ni il qua le a un certo p unto dice che l'a utore pu re trattando diffusamente e l'una e l'altra parte non è riuscito a fond e rle armonicamente, afferma p iù innan zi che il lettore s i sente avvinto da una viva sirnpatia pe r il pensatore p rofo ndo che ha saputo così bene fo ndere ins ieme la storia militare , commerciale e politica . Per quanto riguarda il periodo medite rra neo ed il conflitto turco-veneto, noi crediamo c he l'autore h,1 fa tto be ne a non d ivagare troppo fu ori cie l campo che si e ra assegnato, poiché ingolfandosi ne l periodo rem ico egl i avrebbe d ovuto esplicarne i s istemi, impeh1garsi in q uestio ni militari troppo divergenti eia que lle immed esimate nel periodo sto rico c he l'a utore si era assegnato per comp ito. La c ritica sapie nte de l Manfroni è e.legna dell'opera del Mahan, ed è grande rarnrna rico che egli non abbia proseguito nello stud io iniziato, estendendo la sua critica al secondo e terzo volume, poiché ce rtame nte nessun altro in Ita lia , e forse in Eu ropa, poss ie d e le a ltissime e.loti storiche e marina resche d e l Manfroni . Manca ad unque u na critica completa ciel Mahan, e credo che non esista alcun lavoro critico dell'opera ciel Ca llwell. 11• Ciò è grave dan no per la scienza militare poiché non è forse e rrato il sospetto che gl i autori, trascinati dal loro emusiasmo per il sea power e a ppassionati dal bagliore della nuova scoperta, abbiano ceduto agli

"' Al rnomenro ciù è vero; ma - come ricorda il Ferrante - nel 1899-1900 o lrre che la traduzione comp aiono le gi:'1 citare critiche del Guerrini t:; ciel Cangemi, alla quale noi ,tggiungiamo q uelht del Grillo ("Ri vista Mariuima• dicembre 1905).

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impulsi della paternità eccedendo nel rilevare e profetizzare le virtù e le gesta della loro creatura. " Antica e salda è la nostra fede nel potere navale, ma i facili entusiasmi, benché nordici, ci sono sospetti, per l'offesa che sempre arrecano alla verità, ed abbiamo ragione cli dubitare che la scie nza della gue rra possa accoglie re dogmaticamente tutti i nuovi dettati della nuova dottrina. È egli possibile ammettere, senza restrizione alcuna, la sentenza del Mahan, per quanto confortata dalla a utorevolezza del Washington, c he nella gue rra d'i ndipendenza a mericana dovesse certamente vincere per terra chi avesse avuto il dominio del mare?'" Fino a quale limite è lecito ammettere l'aforisma del Callwell che uno Stato coloniale non p uò esplicare continemalmente tutta la sua potenza se la sua flotta non ha il dominio degl i oceani? Molto ma molto rima ne da faue per giungere a fon da re sopra sol ide basi sto riche e raziona li la d ottrin a ciel potere nava le , e diffi cilmente u na vera e completa critica delle sue o pe re magistrali potrà essere compiu ta, poiché fo rse nessuno possiede così gra nde col tura storica , mii itare, navale, economica, sc ientifica da assu mersi così difficile compito; ma po iché ogni p iccola pietruzza può giova re all'edificio eia costruire, così può tentarsi un libero esame, no n un critico esame ciel Nfahan e del Callwcll , cerca ndo dì a rmon izza re le d ue opere, di fondere insieme i preziosi materiali che essi hanno purificati da Ile scorie e di ottene re così l'estensione a due periodi storici nava li de i crite ri dirett ivi c he gli a utori hanno isolata mente determinato . '> Lavoro cli gra nde polso e di gra nde U(i!ità sarebbe q uel lo che a rmonizzasse in una bella e solida unità i tre periodi navali, porgendo così tracciata nelle Sl1e gra nd i linee la dottrina ciel potere navale.zo L'ope ra del Ma nfro ni Storia della marina italiana, della quale egli ha eia poco iniziata la pu bblicazione col volume te rzo, anzic hé col primo, potrà in avvenire formare con quelle del Ma han e del Callwcll la piattaforrn,1 genera le su lla qua le s'innalzi l'obelisco gran itico cie l potere ma ritt irno, riuscendo così ad una s intesi che integrerebbe le intellettualità clettissime cli un ufficiale cl i mare, cli un uffic iale cli terra e di un professore civile, il quale però ebbe campo di assimilarsi il senso navale nel lungo 1

,-Qui D.13. trnsc.:urn le difte renzc: e.la no i prima messc: in luce tra il seu powerdi /\fahan e il mari/ime com11u.,11zclo la nwritime prejJolldemnce d i C;1llwell, oltre che il deliberato imeni.o d i Callwell d i non trattare le quescion i tc:oriche e strategic.:he che sono il •pi,Ht.o frirre .. d i Maha n e D.l\ . '" Per le idee d i \IV;1shingron sull'imponanz:1 della su r remazia navale Cfr. l 'i1(/l11e11:r.a s ulla storia. pp. 113-115. Va ricordato che, in merito ,1gli aspetti navali della gu<~rrc1 di ind ipendenza americana 17751783 il IVfahan (p.597) cita anche J;i storia cli q uell:1 guerra scrina dal nostro C:1rlo Bona n<.:l 1817-1820. (,li ;1utori italiani della Restaurazione (Cfr. F. Botti, il pe11siero militare italia1w . . Cit., Voi. I, J>:.1nc IJ e III) allril>uisc.:ono in genere al genio d i Wash ington, alla lonrnnanz:., di quel tea tro d'operazioni cl:,tll' lnghilterra, :dia dehok forz:·1 terrestre inglese e all'entusi;1smo delle milizie :-tmerk'ane abbinalo alle cond izioni geogra fiche l'a vorcvoli a chi si difendeva, le ragion i d ella vitto ria degli ;\meric:mi (la c.:ui guerra m;1ritti111a d i corsa riesce ;1 infliggere perd ite severe al traffico ingksc, oscacobnclo J·alimentazione del le tru ppe c.:oft sharcate). L'interrogalivo di D.l\. - e qud lo che segue - dimosLrano che egli mette in d ubbio d 1c: il potere nava le possa - da solo - condurre ;.111,1 vittoria. "' Q uesto è l'obietti vo degli studi d i D.B. su Mahan e Callwd l. _,. I.o stesso si potrehbc: dire oggi 0995).

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contatto cogli ufficiali naviganti, per modo che potrebbe affermarsi possegga egli riunite le grandi doti del Guglielmotti e del Jurien de La Gravière. 21 Per ora però lo studio che egli ci porge e che comprende il periodo storico dalla caduta di Costantinopoli alla battaglia di Lepanto (1453-1 571) non può essere fonda mento sufficiente, sia perché troppo breve, sia perché l'autore non si è che parzialmente rivelato nell'opera sua. Verrà tempo che q uesto colossa le lavoro d'integrazione cli tre periodi navali e di una buona ventina di secoli troverà il suo forgiatore, ma per o ra nessu no potrebbe tentare con qualche fortuna una simile impresa e non è senza grande esitanza, nella certezza però d i ottime e solide basi, che ci accingiarno ad u n primo tentativo d 'integrazione che non sia solamente un parallelo a11istico d i due periodi navali corne la Marine d'autreJbis et la 1v!arine d'aujourd'hui di Ju rien de la Gravière, ma un lavoro scientifico cli coordinazione e cli immedesimazione della dottrina del sea power quale fu esposta dal Mahan e dal Callwcll. La b uona riuscita di questo tentativo dipende essenzialmente dal procedimento di integrazione e cli fusione che sarà possibile di impiegare onde riuscire nello scopo cli dare unità scientifica e storica a due periodi navali così dissimili. Questo procedimento di coordinazione avendo per iscopo l'unificazione della dottrina del sea powe1; dovrà essere subordinato all'indole ccl ai caratte ri vitali di questo potere marittimo. L'esistenza del sea power implica la sua genesi , il suo sviluppo, il suo modo d i estrinsecarsi, la sua efficienza nella storia e nella civiltà . li migliore metodo di integrazione parrebbe q uindi quello che meglio armonizza colla evoluzione storica del potere nava le e che ne esamina dapprima le condizioni dell a genesi e della vita lità , rintracciando le leggi cli gestazione nell'am biente fisico fisiologico, procedendo poi a studiare lo sviluppo organico ed i caratteri determinanti del sea power nella storia, proseguendo ancora ad esam inare in qua le modo, con quali mezzi, con quale perseveranza si è estrinsecato mi lita rme nte e politicamente questo potere navale cd infine coordinandone l'opera complessa attraverso i secoli, formulando i principi generali e le leggi fondamentali che costituiscono la nuova dottrina cli questo potere mariuimo. Il proced i1nento d i integrazione procede qu indi da lla teorica elementare al fondamento storico, da qu esto alla ragione politica milirnrc, da questa alle sintesi, per modo che in ciascu na di queste fas i le specialità dei tre periodi storici possono ve nire a conta tto e svi luppare le loro ,1ffinit,'ì, prep arando così colle integrazioni parziali e secondarie il campo per le sintesi ulrim.e nelle qua li si compendia la clotrrina del pote re mariltirno.

" Con queste p arole e con quelle eh<.: seguono, D .13. f'a esplicito riferimento al prog<.:ll<> dd Manfroni per una Storia de/fu 1\,Jarina ifaliw1a dellu cad11ta dell'Impero rama/lo ui.fìne secu[() XIX. da compilare seguendo la m<.:todica del Mahan. L'accenno alle .. jntelletlllalit;:1ek:ttissime .. di un ufficiale d i terra, di uno di mar<.: (lo stesso D.13.') e di un professor<.: dvii<.: (lo swsso M;mfroni, chi altro?) fa rehhe ritener<.: d i<.: D.13. pensa a un lavoro in comune.: tra tre clive:·si autori. In tuni i casi il progetto non trova seguito, perché la Storia genemle clella marina mili/are di A.V. Vecchj (Firenze, Tip . Coop. Ed itrice 1892) oltre ad essere comparsa ass,1i prima delle riflessioni di D.B. su Mahan, si ispira a un'ottica diametralmenL<.: opposta r ispell<> a quella dello scorico navale americano, considernndo in qual modo la situa zione d<.:i vari popoli e gli eventi storici hanno intl ui10 sull'ordin,irnento e l'impiego delle fo rze navali.

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La teorica e lementare, il fondaniento storico, la ragione militare politica, le sintesi costituiscono adunque il metodo d 'integrazione che intendia mo seguire allo scopo di armon izza re in una unità, secondo le nostre povere forze, le d ue grandi opere del J\llahan e del Callwell. La teorica elementare. - In che cosa pllÒ consiste re la teorica e le mentare del

seapowe1-?

/

Considerato come un organismo vitale il potere marittimo deve presenta re le successive fasi di gestazione, cl i sviluppo, cl i efficienza, di stazionarietà, di decadenza; le quali si manifestano e s i succedono con una intensità e rapidità dipe nde nti dalle cause determina nti la vitalità organica cli questa funzio ne marittima . Chi intende cli procedere nello studio del sea power non può escludere l'a nalisi delle ca use che ne determinano l'evoluzione, e deve, per quanto è possibile, d istinguere fra le molteplici causalità quelle che sono essem:iali alla genesi ed al primo sviluppo dell'organismo , da quelle che solo concorrono a promuoverne e temprarne la efficienza o che ne preparano ed affre tta no il deperimento graduale o l'esaurime nto completo. Il Callwell non .si preoccupa né punto né poco di fa re un esame di q ueste causalità e p,1ssa direttamente a studiare l'efficienza militare del potere navale dal 1815 al giorno e.l'oggi con grave danno dell 'opera sua, solo in parte scusabile per il ripetuto accenno che egli fa all'ope ra del Maban, cui parre bbe riferirsi, giova supporlo, per quanto s i ri ferisce alla teorica elemcntare.22 In questo capitolo non vi è quind i occas ione di coordinare ed armonizza re insieme gli studi dei due au tori e perciò ci occuperemo esclusivarnente della teorica del l'v1ahan, coordinandone le fo rme ,llquanto rudimentali e sconnesse in modo che essa corrisponda meno impe rfettamente alle esigenze della dottrina del potere ma rittimo. Il Ma han classifica gli clementi pote nziali del sea power nell'ordine segue nte: 1° Posizione geogra fica; 2° Conformazione fisica, comprendendovi la produttività e la climatologia; 3° L'estensione territori,lle; 4° Il nume ro della popolazione; 5° li carattere della popolazione; 6° !l ca rattere del Governo. Questa classifica non è cornplera pe rc hé trascura alcuni fa ttori importanti; non è ordinata perché affastella insieme, e spesso confonde fra loro e le rnenti cli carattere e di effetto diverso; non è sufficientemente studiata poiché non distingue gli ele me nti della genesi eia quelli dello sviluppo , della efficienza, del dernclimento, gli elementi nawra li da qu elli complementari, i costanti dai va riabili, gli statici dai di namici, come avremo occasione cli meglio consta tare dopo un s intetico esame della teorica elementa re esposta da l Mahan. 25

"Questo, che per D B. è il lim ite principale: di Callwell, è invece più -che altro la ri:;ulrnntc d i un approccio che deliberat,tmente prescinde eia tu tti gli . elementi teorici non riguard anti strettamente i riflessi direrci o indirctli della supremazia nava le sulle operazioni terrestri. Più che di un lirn ite, si tratta dunque cli una scelta riferira - come già visto - a un arco cli temp o non ,tncora tratlato dal Mali:in e rispondente alle dichiarate Ci na lità attualizzanti e nazionali dello studio del Callwell. ~· Qutsta cri tica a Mahan, da ritener:;i fonclamenrnle, trova alimento nella clivcrsa e più estesa formulazione dtgli dcmenti ci el potere rna rill imo forn ita da D.B. ndL1rticolo Strategìa ·1u11-cile- criteri di pu1e11zialiltì marittima del marzo 1895, ripon,no nella Parte II.

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La posizione geografica è un e lemento importante, indispensa bile a lla genesi ed

allo sviluppo del potere nava le. Secondo il Mahan la posizione che meglio soddisfa è quella insulare, quando pe rò essa : 1° Sia geograficamente abbastanza centrale per consentire la espansio ne offensiva; 2° Sia talmente situata e.la d ominare le g ra nd i linee commerciali e militari; 3° Abbia una tale stru ttura e conformazione eia consentire la concentrazione delle forze ed il loro libero affl usso verso il mare. Le forme peninsula ri non sono molto considera te dall'autore , forse perché egli ritiene che esse tanto p iù corrispondono alle esigenze del potere marittimo quanto più si a p p rossimano a lla forma insulare. È ben vero che qua e là accenna alle imperfezio ni peninsulari dell'Ita lia , della Spagna, della Florida ed a quelle a nche maggiori della Fra ncia, ma q uelle sparpagliate osservaz ion i poco giovano alla tessit ura della teorica la q uale dov rebbe presenta re u na graduazione geogra fica, d a quella insu la re pe rfetta ,1 quelle meno perfette, suffi ciente a fa re apprezzare il loro valore re lativo, onde introdurlo senza esagerazione o deprezzamento ne lla equazione del pote re navale. Ciò e ra, a pare re nostro , tanto piC-1 necessario quanto p iù la forma ins ula re s i presenta ecceziona le, mentre le forrne peninsulari e qt1elle affini si presentano assa i più comuni ed ha nno ciò nondimeno ese rcitato una supre ma influ enza mMitti.ina su Ila storia . L'Ing hilterra si p resen ta come solo ed unico esempio cli insu larità storica me nte talassocratica, ed in avvenire forse altre due insu larità, q uelle cli Cuba e del Giappone, eserciteranno una considerevole influenza,' ' mentre invece le peninsubrità della Grecia, cleJl'ltalia, della Spagn:.1, della Svezia , della Danimarca e le forme geografiche affini di Venezia , dell'Olanda e quella della Francia esercitarono u na influenza mond iale, le c ui origi ni ed i cui eleme nti 1ne ritavano una considerazione maggiore d i quella loro accordata dal Ma han. La pen ins ubri tà es ige uno stud io assa i più difficile de lla forma insulare, e noi ne l cap. II della Strategia Navale - Crite ri cli potenzialità marittima 1' - abbiamo tentato cli rintracc ia re i criteri di relatività che determi nano la graduazione potenziale de lla peninsu larità come e lemento del pote re marittimo. Anche q uel nostro studio è molto imperfetto, e non segna c he u n primo passo verso una meta a ncora lonrn rrn, poiché la teorica d e lla pen insularità è forse più importante d i quella della insularità , ed il non conosce rla è causa cli que lle incertezze, di quegli errori , d i quelle abe rrazio ni che sono così evidenti e genera li quando s i vuole in q ualche modo e con qualche appross imazione valuta re l'efficienza vera e grad uale del potere marittimo peninsulare. La grande questione del du alismo contine ntale e marittimo esterno, che giova bene distinguere eia quello interno, che fu origine e causa costa nte cli debolezza e di decadenza navale, cd al q ua le dua lismo Venezia, la Danima rca, la Spagna, l'Olanda dovettero se non in tutto, in grandissima pa rte la loro rad iazione dal novero delle

'' Profezia c.:onl'ermata dagli avvenimenti.

" È sempre l'artico lo ind i<.:,tto nd l;i Noca 23.

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potenze marittirne, fa parte integrale della teorica peninsu lare, e l 'averla trascurata è ce,to una imperfezione dell'opera del Mahan. È bensì vero che nel corso della sua opera, specialmente a pro posito della lotta dell'Ol anda contro Luigi XIV, ed ancora megl io nello splendido esa me della politica cli questo monarca in confronto a quella del Colbert, il nostro aurore dimostra di cornprenclcre tutta l'efficienza del dualismo conti nentale e marittimo esterno, ma q uelle splend ide pagine, che si riproducono nell'esa me della politica napoleonica, se sono un gioiello cli letteratura storica non giovano a costituire la teorica della peninsularità e dell e form e affini éd a risolvere in modo efficiente il problema delh1 posi7.ione geografica. I criteri del Mahan che abbiamo sopra enunciati, e quelli relativi alla posizione peninsulare che abbiamo delineati in un precedente lavoro, permettono di stabilire quanto segue: 1° Lo Stato che riunisce con maggiore efficienza i vantaggi potenzia li derivanti dalla posizione geografica è l'Inghi lterra, qua ndo però esista di fotto l'unità politica insulare corrispondente a quella geografica; 2° Tuni gli ;iltri Stati insulari non poterono conseguire, o non poterono conserva re lu nga mente una efficie11:ta navale per imperfezione della loro insularicà e per la deficienza di altri elementi potenziali indispensabili alla genesi ed allo svi luppo ciel potere navale; 3° La Spagna, assa i piC1 dell 'Italia sressa , data la presente sii:uazione m o ndiale, cd assai più cli qualsiasi alrra pen isola europea, è favorita dai requisiti potenziali deriva nti dalla posizione insulare; m a il Portog,lllo e Gibilterra menom ano in forte propo rzione i va ntaggi geogra fici del la penisola iberica ; 4° La Francia h:i certamente - come afferma il Mahan - un'ammirevole posizione, mn non parrebbe che essa accentri in così alto grado i va ntaggi della posizione geografica come vantano, ,1 scopo d i eccitazione nazionale, gli autori dell ' Essai de Stratégie nauale.Y- Pure ammenenclo che la fronriera d ei Pirenei non costitu isca un

·' ' Rifcrimt'nto al citato saggio d<:I 1~93 del Fontin e cld Vignot, allievi (Pa rte I) di Aube. l'cr l:t veriti1, !-(li auto ri f"r;111cesi tldla ]eww /'c:0/eesa ltano i v:1ncaggi che o lln:: ;dia Francia la su:i ro~i zione gt:ografica non tanto per contcnclere il dominio del mare alla superiore flotta inglese, rn:, per contrastarne in modo et·onomini e con naviglio leggero !"offesa alle t·oste e al commercio, (ioè per raggi ungere uno scopo :m;ilogo a quello se111pre sost...:nuto da lì.13. per l"rtalia, d.i ndo :1 su:1 volr:i pl'r scont;lla la s11 pl;riorir,ì della lloua f'ra ncese. li Fiorav:inzo nel 1938 ;m nota che l\.'1Tore fo ndam-:nt:de della .f!!1111e L"cule 0 sc:uo di credere dtl' si potcs-;ero dominare i mari e farl" una politica esp:in-:iva con una llona di caratteristi<.:he difensi,·e: il mare. irn en:- dice il Fiora,·anzo- si domina con le gra ndi 11:t\'i. Q uesto 0 ,·ero :incile oggi: ma solo p,:r chi, :,ppunto, giud ica - o ltre clic ut ile e nc:<:essa ri o - p ossihile il dom inio del ma re. Aube invece lo gi11dica ··un:1 parola più che un fatto: esso non g.i rantis(·e affollo la sicur('zz:1 del commercio•. Per que.~to prc·,·ede çhe -la guerra marinima nd1";1,·,·enirc sar:'! esst-nzi:ilmente un;i guerr:1 di c·orsa... Q uesto tipo di guerra al tempo va b ene :--opr;111u110 per 1:t Francia, che dev<:' confrontarsi sul confi ne dcll'Est con l:1 Germ:rnia, cioè con la p iù !"orte po tenza terrestre europea e mondiale. q uindi non ha risorse sullicienti per manlenere :1nche un:i 1\larina da guerra in grado di com petere con quella inglese. Auhe ritic:n<:: inutili le corazzate c:ontro la lloua ingkst'. perd10 non p otrebbero ~:1lfirne la superiori!~, m,1 continua a rit(;nerle utili conrro :iltre M:1rinè inferiori, soprall utlo p er l'a ttacco alle coste e per il ho mh:1rd:1mcnto delle città nemiche. In effetti, <·ome di111ostr:1no le :-.tatistid 1e p eriodicanientc pubblicate dalla Ril•islll :llarfuimae i più ,·olt<: cirnti cakoli e paragoni di D.13.. la floua franct:~ anche dopo l;i comparsa c.klk teorit> clella Je1111e f cule cominu:t :1 essere assai superiore a quella ital i.111:1sia in f:1tto d i n:1l'iglio meclio e lq1,gt:ro , si:1 in fatto d i numero di cor;1zw te (Cfr. i citali stud i <Id !vlone e; q L1ello di Ré111i

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grande e lemento cli dualismo continenta le e marittimo, quella o rie ntale a contatto cli due grandi nazio nalit:à che tendono ad accrescere il loro potere marittimo, e che accentrano un grande potere contine ntale, sarà sempre un grande ele me nto di ostacolo alla pote nza ma rittima della !-'rancia, la quale assai probabilmente non potrà sottrarsi a quella legge di intermittenza potenziale che da cinque seco li governa l'evoluzione del suo potere marittimo, a me no di eccezionali eventualità politiche preludenti alla costituzione degli Stati Uniti d 'Europa; 5° L'Olanda non ha né ebbe nella posizione geografica un efficace fa ttore della sua pote nza marittima . Come Ve nezia, l'Ola nda dovette ad eccezionali condizioni politiche la sua d'ficienza geografica ed il breve periodo della sua pre po nde ranza oceanica è dovuto quasi per intero ad altri fa ttori ciel potere navale. Anche quando l'Olanda venisse a fare parte cli una confederazione renana , o venisse politicamente riunita alla Germa nia, essa dovrebbe sempre l'incremento del suo potere ma rittimo ad altri fattori ed assai poco alla sua pos izione geografica. Esaminata sornmariamente l'i nflue nza della posizione geografica sul potere marittimo delle quattro nazioni delle quali si occupa il Maha n, possiamo conclude re che, data la situazio ne politica passata, presente e prossirna, l'Inghilte rra sovrasta cli gran lunga le altre nazio ni nella efficie nza derivante da lla posizione geografica , anche indipendentemente dalla sua mondia lità; c he la h ancia e la Spagna hanno geograficamente imperfezioni ,1ssa i gra ndi la cui eterogene ità re nde assai diffici le de te rminare la loro classifica potenziale, e che l'Olanda né e bbe né avrà nella sua posizione geografica un elemento efficace della sua potenza marittima. La confonnazione .fìsica è il secondo elemento di potenzia Iità considerato dal Mahan. L wtorc comprende sotto questa ru brica a nche la climatologia e la produzione fisica del suolo ne' suoi ra pporti colla espansione marittima . Quesr'analisi del Mahan è assa i incompleta cd imperfetta, p er la promiscuità degli e lementi che prende in esa me e pe r l'agglorne rn zione confusa di sva riatissimi concetti, cl i grande valore se vuo lsi, ma c he dovevano essere meglio classificati e distinti. A parer nostro gli elementi del pote re marittimo doveva no essere ord inati secondo la loro natura le e successiva influenza sulla genesi dell'organismo marittimo. I fattori fisici, costa nti, immutabili cli questa genesi e del s uccessivo sviluppo dovevano essere classificati e studiati p rima de i fattori fis io logici ed etnici, e distinti a norma della loro diversa na tura. La climatologia, la geografia fisica , la geografia pol itica militare, la topografia militare, la posizione della capitale sono ele menti costanti, indistruttibili, va lutabili esatta me nte e perciò debbono forrna re una categoria distinta , perfettamente ordinata , la cui teorica deve precedere quella delle altre cause più dom inate dalla infl uenza dell'uomo e pe rciò più mutabil i, più soggette a sussu ltorietà, meno suscettibili cli misura e cli calcolo. Monaque sull'Aube in L·1::uolutio11 de la pellSeé 11,c1uale IV, a cura d i I-1 . Coutau-13égarie). Ciononostante, la rrecitarn trad uzione di M ahan a p anire dal 1894-1895 c.: !episodio di Fascioda (fine 1898) concorrono a far preva lere in Franci;i umi rol itica n;1v,de ispirata dalle teorie di Mahan, e con la lc.:gge 9 dicembre 1900 il M.inistro l.a nessan ri lancia del'inilivamente la politica d i costruzione di cornzz;itc.:. ln conclusione, l'osservazione d i D.13. sui lim iti della posizione geopoliLi<:<1 dc.:lla Fra ncia <" :mche il punto di partenza della Jeune Eco/e, che per questo pensa a una difensiva strateg ica contro l'Inghilterra.

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Questa seconda categoria cli ca usalità con1prende gli elementi della industria marinima, gli elementi della espansione, l'etnologia - istinto, spirito e ca rattere nazionale - l'ordi namento e la direttività politica e m ilitare, la civiltà . Questi cinque elementi sono soggetti a variabi lità e trasformazioni dalle q uali i primi cinque sono immuni, ed inoltre mentre questi influiscono essenzialmente sulla genesi e sul rud imentale sviluppo del pote re navale, gli altri c inque elementi agiscono specialmente nei periodi successivi dì incremento e di potenzialità dell 'organismo ,narittirno. rl confondere ins ie me queste d ue categorie è grave imperfezione teorica e perciò c rediamo che abbia e rrato il Mahan , comprendendo gli elementi della espa nsione fra qu ell i della conformazio ne fis ica che ha ca ratteri essenzialmen te topografici ed id rografici. Non essendo nostro scopo sviluppare qui una teorica elementare del sea powe,; ma bensì quello d i rintraccia re nei nostri autori i criteri cli potenzialità del potere nava le, così procediamo a ricavare dal Mahan quelli che deriva no dalla conforma7,ione fisica degli Stati. Secondo il Maha n i principali criteri cli efficienza sarebbero i seguenti: 1° I fac ili e s icuri accessi dalla regione verso il ma re e da l ma re verso l'interno sono fa ttori cl i pote nzialità marittima; 2° Numerosi porri, profond i estua ri , fi umi e canali navigabili sono ele me nti cli cffic ien:rn se possono essere convenientemente protetti comro l'offensiva nava le; 3° Le buone condizio ni climatologiche, la larga produzione agricola e la pastorizia non favo riscono l'espansione ma determ inano il d ualismo con ti nentale e marittimo interno, tanto più inte nso quanto più soddisfano all e condizioni de lla inte rna condensazione; 4° La cl imatologia e la struttura fisica tanto più giova no alla espans ione marittima q uanto più sono sfavorevoli alla interna condensazione; 5° La pove nà e l'incle menza climatologica devono però essere compatibili colla genesi degli ele menti espansivi, poiché «Something does not g row from nothing,,, ma le necessitose condizioni d i esistenza cli un popolo sono quelle che provocano ed alime nta no la sua espansione; 6° I rnate ria li greggi clclla industria rnarittima devono essere nazionali, poiché in caso diverso i conflitti militari troncando le comunicazioni colle regioni donde si importano, provoca no repe ntinamente disastri e catastrofi; 7° Questa produ ttivit::ì nazionale tane.o più è necessaria ed efficiente qLwnto più l'indo le della guerra consente l'impiego successivo delle riserve materiali e vita li; 8° L'indo le della guerra moderna tendendo alla s ub itan e ità ed alla inte nsità d egli u rti in iziali re nde, p er ora , meno efficie rni e meno necessarie le grandi riserve nazio na li/; ,. Si tratta - come annota il Fiorava nzo - d i un'opinione smen tila dalla lunga durala dell'ormai vicino co nflitto mondiale.:. Peraltro - pros<:gue il fiorava nzo - ,è dallo stesso llonamico messa in d ubbio, quando nell'ultimo cap itolo [Cfr. il successivo Ca pitolo VT - Nota 5ì - N .d c.] d ice che la sicurezza delle comunicazioni marittime comm<:rciali potrù div<:nlare obiettivo fondamentale per alimentare la resistenza delle: nazioni; e no n altrimenti è avvenuto dal 1914 al 1918•. Va anche considerato eh<:, dopo l'esperienza delle carn p;igne prussiane dal 1864 al 1871, tutti gli eserciti d 'Europa credono nella guerra breve e decisiva e impronta no i loro ordinamenti a questa strategia.

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9° La structura fisica della regione deve essere tale da consentire l'assoluto controllo del mare; e q uesto diventa ramo più indispensabile q uanto maggio ri sono le disgiunzion i territoriali e più estese le comu nicazioni ma rittime interne; 10° La struttura fisica c he no n consente la continuità territoriale per effetto di grandi d isgiunzioni marittime, lag una ri, fluviali, può essere eleme nto di potenza o di debolezza a seconda della e fficie nza già consegu ita da l pote re marittimo. 2" Queste conclusio ni non determinano su ffi cie ntemente e non distinguono abbastanza le funzioni de lla climatologia, della struttura fisica e della produttività regio nale, pe r q uanto nel coordinare q uesti criteri de l Mahan ci sia mo sforzati d i rimed iare a l disordine espositivo, ma però, tenendo conto di questi eiettati e di que lli già esposti nel capitolo secondo della Stnitegia navale, è possibile dete rminare in modo approssimato l'efficienw re lativa delle nazioni marittime per quanto essa deriva da lla fis ica conformazione degli Srnti: 1° Lo Stato che integra la maggiore efficienza complessiva dovuta alla conformazione fis ica, alla cl imatologia ed a lla produzione è ind ubbiamente l'Inghilterra; ma q uesta funzione complessa che ha raggiunto il s uo massin,o colle costru zio ni mode rne, fu di grande ostacolo alla gestazione ccl al rud ime ntale sviluppo dell'organismo marittimo, rese lenta e d iffici le la coord ina zione delle germoglia nti e nergie , e non permise che assai ca rd.i h1 pienezza della effic ie nza giova nile, q uando gi,ì a ltre ma rine rie nordiche, la danese s pecia lmente, avevano conseguito un alto grado cli porenzialità re lativa; 2° La Spagna considerata nella su;~ integrità peni nsu la re, escludendo le menomazioni d el Porrogallo e d i Gibilte rra , ebbe una clim,nologia troppo fac ile, poco favorevole a sospingere verso a ltri lidi le energie costiere . L'espansione ma rittima ebbe b isogno di g randi e d abbaglianti incentivi per rnan ifesta rsi, ed appunto perché non istintiva ma fittiz ia, i risu ltati cui giunse fu rono precari. La suffic ie nte produttività degli elementi g reggi a ssicurnva alla Spagna nel pe riodo remico e velico l'ind ipendenza navale e l'esiste nza naziona le assa i più che all'Ing hilte rra ed all'Ola nda, m;~ la struttura orografica della penisola, le condizioni periferiche de lla vita lità mari naresca, la posizione della capita le, l'idrografia costiera tendevano ad accentrare ,issai p iù che ad irraggia re le e ne rg ie nazional i, per modo che l'efficie nza complessiva de riv,rnte dalla climatologia, da lla produzione, da lla struttura fisica de lla regione fu assa i inferiore a q ue lla c he 1.111a climatologia e produttività meno propizia ed una strunu rn topogra fica p iù a naloga a quella dell'Inghilte rra le avrebbe consentito; 3° La Franc ia ha c olla Spagna una g ra nde son1 iglianza cli que lle condiz ioni che assicurano il benessere interno e che perciò limitano se non escludono le tendenze espansive. Le buo ne condizio ni climatologiche, l'esuberante produzione agraria, la sufficie nza de i prodotti g reggi dell' industria ma rittima , l'indole della costiera atlantica e med iterra nea, l'orografia interna , la posizione della capitale, determinano per la Francia una e fficie nza rnarittim,1 complessiva assai s imile e cli poco supe riore a q uella della Spagna. L'espa ns io ne fu sempre scarsa anche contine ntalmente e non fu mai istintiv;.1 e popola re; a dete rminarla occorse l'iniziativa e l'eccirnzione del Governo, '" Su questi aspetti teorici essc.:n1.i,1 li v·è pieno accorci o tra il ìvlahan <: D.B.; <::ssi si attagliano assai alla situa zione geopolitica dell'lcali,L Sui conseguenti rifl essi per la nostra politica navale, O.li. avrebbe potuto soffermarsi d i più.

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ma anche sotto tali incentivi fu sempre poco intensa e p recaria, perché il dualismo continentale e marittimo interno è insito nella natura rerum, a violentare la qua le sono q uasi sernpre insufficienti le artifiziose in iziative degli uomini; 4° L'Olanda ebbe nella climatologia ed anche nella produ ttività agricola cond izioni assai simili a quelle dell'Inghilterra, benché ancora più impropizie alla esistenza, e fu la povertà che d iede origine al potere navale dell'Olanda come lo aveva dato a quello di Venezia. Se l'Inghilterra era spinta verso il mare, d ice il Mahan, l'Ola nda vi era cacciata poiché sem:a il mare l'Inghilterra languiva, ma l'Olanda doveva morire. La struttura fis ica interna, l'estensione degli estuari, l'indole della costiera, la navigabilità dei fiu mi, l'assenza cli qualsiasi ostacolo fisico alla coordinazione cli tutte le energie marinaresche, la posizione della capitale, ecc. favorirono in Olanda assa i p iù che in Inghilterra la genesi e lo svi luppo iniziale del potere ma rittimo, finché la frontiera contine ntale non divenne origine cli dualismo esterno, territoriale e marittimo, e fu invece la grande arteria cl i flusso e reflusso delle attività germaniche, complementa ri cli quelle ola ndesi come le dalmate lo erano state di q uelle veneziane. Più favo rita dell'Inghilterra dalla struttu ra fisica, spinta ug ualme nte verso il mare dalla irnpropizia climatologia e dalla insufficiente produzione, l'Ola nda primeggerebbe sul le altre nazioni p recedenteme nte considerate per efficie nza complessiva, se la mancanza q uasi assoluta dei mezzi indispensabil i alla ind ustri a marittima del pe riodo ve lico non avessero resa troppo vulnerabile la sua esistenza . L'analisi precedente permette cli conclude re, salvo e rrore, che per effetto della effic ienza complessiva derivante da lla struttura fisica, dalla produzione, dalla clirn,1tologia, escludendo qualsiasi altro e lemento cl i potenzialità, l'Ol.rncb e l'Inghi lte rra si equilibrano, poiché la prima fu spinta p iC, vio lentemente, l'a ltra con maggiore sicurezza verso il ma re, onde q uella ebbe più efficienti i fattori della genesi, q uesta q uelli della con.se1vazionc. Sarebbe assai difficile affermare una prepondera nza complessa dell' una sull'altra naz ione, ma ciò che può affermarsi arditamente si è che la Francia tiene dietro a gra nde distanza, seguita ancora dalla Spagna nella classifica di potenzialità relativa fra le quattro nazio ni delle qua li si occupa il Ma han. L'estensione territoriale è il terzo elemento di potenzialità cons iderato dal .Nfaha n . Egli la considera .soltanto in rapporto alla de ns ità della popolazio ne marinaresca (seaworking) cli cu i quella estensione fu o può d ivenire capace, e perciò quanto ad essa si rife risce rigua rda d irettamente l'efficienza del numero della popolazione e per semplicità ccl esattezza cl i teorica doveva sotto questa rubrica essere compresa. Infatti l'estensione te rritori;.1le presa in sé stessa costituisce uno de i caratteri della fis ica conformazione e perciò non dovrebbe da questa essere d ivisa teoricamente, e considerata ne' suoi rapporti colla densità della popolazio ne non può costitui re un elemento di class ifica speciale. 11 Maha n si lim ita infatti a poche considerazioni su ' questo a rgo1n ento, q uantu nque ne faccia una prol issa applicazione agli Stati Uniti d'Ame rica ed alla g uerra di secessione affastellando insieme troppo a rnericanamente le effi cienze marittime con quelle continentali. I criteri che secondo il Mahan determina no l'efficie nza marittima derivante dalla estensio ne territoriale sono i seguenti: 1 ° Lo sviluppo costiero cd il carattere dei porti determinano, più della estensione territoriale, lo sviluppo ciel potere navale; 2° Una regione deve essere considerata come una fortez~a in cui la guarnigione deve essere proporzionata allo sviluppo periferico della cinta d ifensiva;

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3° A parità cl i condizioni geografiche e fisiche l'estensione della costiera è causa cli forza o cli debolezza in relazione colla densità della popolazione . In base a q uesto concetto unico cli efficienza della estensione territoriale si può stabil ire quanto segue: 1° L'Inghilterra ha proporzionatarne nte alla estensione, uno sviluppo costiero, comprendendo le insenatu re, gl i estuari, le foc i dei fi umi fino al limite cli navigabilità consentito dalla rnmea alle ordina rie navi del commercio, di gran lu nga superiore a quello d i ogni altra nazione europea, escluse la Grecia e la Danimarca, ma non esclu sa l'Italia. La densità dell a popolazione q uasi esclusiv,unente marittima fu lungamente trop po esigua e crebbe assai lenta n1e nte, rimanendo q uasi staziona ria dalla evacuazione dei Romani al regno cli Elisabena, essendosi accresciuta cli un solo 1nilione cl i abitanti, cioè cli un sesto du rante un pe riodo cli oltre mille a nni. Questa esiguità cli popolazione rel:niva all'estensione costiera ed alle altre nazion i ma rittime fu ca usa principale se non unici ciel lento e lungo periodo cli gestazio ne e della tarda efficie nza dell'Inghilte rra, quando già altre nazioni ocean ic he cd a nc he nord ic he, la cu i densità cli popolaz ione e ra più in armonia colla estensione territoriale, a vev,rno sviluppato il loro pote re 1muittimo. Coll 'affermarsi del potere nava le crebbe rapidamente la densità della popobzione, ad onta della gra nde e migrazione provocata dallo sviluppo colonia le , pe r modo che eia! 1600 al 1800 la po polazione s i è du plicata e da l 1800 al giorno d 'oggi si è q uasi triplicma , onde si ha ragione cl i c rede re che questa presente de ns ità, procede ndo nel suo incremento, possa d ivenire un elemento cli congestione e d i pe ricolo pe r lo Stato; 2° La Spagna e bbe durante il periodo velico, considerato dall'autore , u n sufficiente eq uilibrio d i de ns ità, tanto assoluta c he relativa, ma questa densità fu qualitativ,1111ente assai irnpe rfetta, poiché se si eccettua la costiera cli Canrabria e cli Ga li zia che ha fornito e fornisce un ottimo contingeme marinaresco, il rimanente della costiera spagnola produce un contingente navale di ass,1i scarso v,Jlorc. L'incrcrne nto della densità ma rittirna è piccolo e poco soddisfa alle esigenze delle n,arine rie moderne, onde pl1ò concl uders i che la Spagna ebbe sempre una popolazione marinaresca quantitativamente e qua litativame nte insufficiente alle esigenze delbl sua estensione costiera, e che tale insu ffi cie nza re nde piuttosto ad accentuarsi a nziché a decrescere nel presente pe riodo navale; 3° La Francia ebbe come la Spagna un sufficiente equilibrio d i de ns ità assoluta e rela tiva, in un rapporto q uantita tivo poco d issi mile, ma qualitativamente assai superiore . I.a costie ra no rdica-occidentale da Cherbou rg a Rochefort, provvedeva alla Francia un continge nte a nche m igliore e p iù numeroso di q uello c he la Cantabria e la Galizia procurnv:'rno all a Spagna. Questo contingente rrovavasi inoltre nella g ra nde zona d'azione ciel pe riodo velico, ciò che contribu iva non poco ad accrescere la preziosa efficienza. Il rimane nte della costiera ocean ica e q ue lla mediterranea furono e sono tuttavia cl i scarsa e scade nte produttività marinaresca, per modo che durante il periodo velico l'efficie nza navale ebbe troppo scarso alimento, rimane ndo quasi costante il rapporto fra la clensit;.'ì degli ele me nti uti li e l'estensione territoriale. Questo ra pporto du ra nte il periodo e tico si è sensibilmente accresciuto pe r la più efficace partecipazione della costie ra med iterra nea e cli quella nordica eia Calais a Chcrbourg alla vitalità marinaresca , ma è però sempre dubbio se la Francia possegga oggi una densità cli popolazione cosiie ra proporzionata alla este nsione te rritoriale ed alla politica coloniale ;

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4° La densità assolu ta della popolazione marinaresca dell'O landa fu assai grande, e crebbe anche rapidissimamente durante i period i clellc1 sua mond ialità commerciale, cd a q uella densità dovette fino alla metà del diciassettesimo secolo la sua preponderanza mercantile e clu ra nte la seconda metà la sua v igoria nel conflitto militare p er il dom inio m aritt imo. La densità assoluta della popola zione marinaresca d ivenuta eccessiva, come tende a d ivenirlo oggidì quella inglese, fu ca usa cli congestione p ri ma e quindi cli disc1stro quando la t.otalità della popolazione fu troppo esigua per le lotte continentali a cui fu trascina ra. La precedente d isamina permette cli concludere che l 'estensione territoria le deve essere no n solo in un giusto rapporto collo sviluppo costiero e colla densir:ì della po po lazione, ma che questi tre fa tto ri o ltre ad essere in arrnonia interna devono ancora essere in armo nia cogli analoghi fo rtori delle alt re poten ze marittime, per rende re possibile un equi l ibrio cl.urnturo od una d uratu ra preponderann l11élrittirna. Tenendo conto cli questi criteri generali di efficienza relc1 tiva deriva nte dalla estensione territoria le, .si può affe rmare che l'Inghilterra da l principio del diciasseue.simo secolo precede tutte le altre na zion i marittime nella classifica potenzi,1 le, che qu esta efficienza anelò rapiclamente crescendo, raggiunse il suo massimo verso il decli no ciel periodo vel ico né accen na ,1 d imin uire, se non relativ;.imenre a quelle nazioni cui il periodo elico ed i rin novamenti pol itici consenti ro no un incremento ragguardevole di efficìei 1za maritti1rn1. I.a Frnncia seguì ma a gra nde distanza l'Inghilterra nella classifica potenziale durn nte il periodo della vela , m a le nuove cond ì7.ìoni nwrittime le permettono di seguirla più da vici no, non però cl i raggiungerla ed egu,1 g liarb per effetto degli elementi nat urali non arrificiosi dell a su<1 potenzial ità . La Spagna tenne subito dietro alla Franc ia nel pe riodo vel ico, nrn no n pare che sia in grado cl i seguirla nel periodo elico, onde essa rimarriì sempre più d istanziata dalle d ue antiche riva li , a meno dì i11"tprevedibili futu ri rivolgimenti marittimi e politici. L'Olanda preccclelte fino al 1600 l'lnghilrerra nella ch1ss iJica cl i porenzìalità ed avrebbe potuto persistere nella precedenza se per ef fetto d i altri fattori potenzial i q uel la densità assolu ta cl i popolazio ne ma rittima , che era strumento d ì forza, non fosse divenuto per eccessività un elemento di r,1pida clerndenza . Il nwnero della popolazione è il q ua rto elemento d i potenzialità considerato da l Mahan. Precedentemente fu considerata la densitii in rapporto alb estensione territoriale, qui invece il Mahan considera la densità nella sua fun zione e.li r iserva vera util izza bile ad ,llimentazio nc dei conflitti. Come si vede sono du e questioni molto affini che doveva no essere comp rese in una medes ima categoria, mentre invece l'au tore ha considerat o .simultane,1men te la rìse1va v iva e quella materiale od industriale m aritt ima che secondo noi debbono anela re disgiunte poiché una nazio ne, l:1 T urchia , l' frn lia, la nrec ia, può benissimo avere riserve vive da ponare successivamente in azione, mentre non avrebbe elementi industriali capaci cli provvedere alla riserva materiale. È necessario anche avvertire che il Ma han considera escl usiva mente la popolazione ma ri naresca - seaw01-/eing - mentre la total ità della popolazione esercita non solo indi rettamente, come lo prova l'emigra zione germanica ed ital iana, ma ben anche direttamente una considerevole influenza sul potere navale quando non lo si circoscriva nel periodo velico nrn si estenda , come è logico, a tutti i periodi storici.

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I p rincipa li criteri enunciati dal Ma han intorno all a efficienza ciel numero della popolazione parrebbero essere i seguenti: 1° Una grande popolazione m.ari naresca - seaworking - è oggi come per il passaro, un grande elem ento cl i potere marittimo; 2° In tutte le guerre ha q Lwsi semp re fa tto difetto l'organizzazione di adeguate riserve; 3° L'importanza della riserva è oggi meno evidente cd apprezzata che per il passato per il carattere delle costruzio ni nava li e perché tutti gli Stat i n1i ra no a sviluppare intera mente le loro forze all'a pertura delle ostilità, onde colpire m o rta lmente il nemico prima che esso possa organizza re un simile sforzo;'~ 4° Se cli due flotte che rappresentano l'intera forza attiva d i due nazioni, una fosse distrutta mentre l'altra rimanesse atta all'azione, rima rrebbe assai minore speranza oggi che per il passato cl1e il vinto riuscisse a restaura re b su,1 flotta durante la guerra , ed i risultati sa rebbero d isastrosi appunto in proporz ione della dipendenza della nazione dal potere navale; 5° La sto ria non pu ò affermare se le cond izion i moderne della guerra rendano probabile l'annientamento decisivo d i un belligerante la cui potenz,1 sia quasi eciuivalente a quell,1 dell'a ltro , e perciò ritmrne ,1nche insoluta la ciuestione della importanza delle riserve marittime.'·" Questi criteri ciel Ma han, oltre al d ifetto già accennato d i rigua rdare piutrosto l'industria marittima che il numero della popolazio ne, d imostra no come l'autore nell'apprczwre l'utilizzazione e l'irnportanza del le riserve si:1si preoccupato piuttosto della situ az ione odierna anziché di quella ciel periodo vel ico, e come questi suoi giu dizi risenta no l' influenza delle colossali costruzioni prevalenti d ieci ann i or sono, qua ndo appunto l'a utore scriveva questo capitolo, su lle altre forme più semplici che prevalsero success iva mente cogli incroc iatori e colle navi wrpeclinierc. La questio ne delle rise1ve se non f u piena mente risolta, ebbe però dalla storia recentissinrn una risposta meritevole d i considerazione colla guerra cino-gia pponese, nella quale il belligerante la cui efficienza nava le, non quella maritt ima, era generalmente ritenurn inferiore, h,1 ,in nientato il suo avversario cu i faceva no completamente difetto gli elementi industrial i della potenza rnari rtima, per modo che g li ri uscì impossibile, per deficienza di riserv,1 materiale , utilizzare le riserve v ita li. l concetti del 1v1ahan, qua ntunque importantissimi, sono insufficienti a risolvere anche ,1pp rossirnalivarnentc i due problemi della riserv,1 v i.tale e m ateriale, ecl è perciò colla maggiore esitanza che tenri;:irno d i apprezza re l'influenza di quesre riserve dura me il periodo velico sulle quattro nazio ni delle qual i si occupa il /Vlahan . L'Ingh ilterra ebbe dopo il 1600 la maggiore efficienz;1 d i riserve tanto in uomi ni quanto in mezzi industria li marinirn i. Benché per difetto cli organizzazione essa sia stata costretrn a p rovveclirnerni coercitivi p iù draconia ni di quelli impiegati da lle altre nnioni, pe r raccogliere ed inquadrare quesLe riserve, sta il fo tto però che q ueste non

~, Questa ;1fft::rmaz ione è un':dtra conseguc~nza del!' idolwn ciel tempo, la guerra breve. ,. Il /vl ah:1n risolve il problem a propugnando con convinzione la gra nde guerra e le battaglie decisive: 1ra corazzare: quind i ques1e v:.iJutazioni assai pruden1i di D.B. equivalgono a una :-ua persistente presa di distanze clalla hattaglia decisiva e, al temp o stes~o, ancnuano la previsione cl ella guerra breve e clecisiva.

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hanno mai limitata la capacità cli armamento delle navi atte a prende re il mare, e la vigoria degli equipaggi fu sempre un ele mento cli preponderanza britannica, mentre invece la riserva dei mezzi industriali non ha sempre corrisposto alle esigenze più imperiose della situazione militare finché la marine ria mercantile non raggiunse, dopo l'ann ie ntamento dell'Olanda, la sua efficienza mondiale. Nelle cond izioni presenti l'Inghilterra ha una capacità di riserva vitale p iù che sufficiente alle esigenze militari, e cli molto superiore a quella delle altre nazioni, purché si provveda amministrativamente alla organizzazione cli queste riserve . Se nel XVIII secolo l'Inghilterra con una popolazione inferiore ai dieci mil ioni, escludendo gli incerti e scarsissimi contingenti della Scozia e quelli incoercibili dell'Irla nda sempre ribelle e repulsiva, poté ripetutamente riunire sulle sue fl otte circa ottanta,nila uomini , non è eia dubitarsi che ella possa con una popolazione triplicata e colle risorse della Scozia e dell'Irlanda fare fronte a tutte le maggiori esigenze della situazione presente e fu tu ra J a Le riserve dell'industria marittima hanno raggiunto una così ecceziona le potenza da lascia re supporre che i criteri del Mahan sulla possibilità cli utilizzarle durante la guerra siano troppo restrittivi quando pure si presentasse la necessità, per ora non prevedibile, che l'Inghilterra sopraffatta nei conflitti inizialme nte dovesse a q ueste risorse ricorrere per perseverare in una lotta ad oltranza. Grandi tesori di riserve possiede oggidì l'Inghilterra, ma senza una provicla e preveggente organizzazione potrebbero essere causa cli fatale congestività piuttosto che di potenza e salvezza. La Spagna du rante il periodo velico ebbe riserve vitali e materia li sufficienti ad una ,narineria cli secondo ordine, ma l'org,rnizzazione sempre più dege neran te e la gra nde difficoltà cli utilizzare naz iona lmente queste risorse loca lizzare, le resero spesso superflue ccl inette al loro compito riparatore dopo i periodi cli prostrazione nava le . La situazione presente rispecchia, peggiorata, la sitLwzione passata; ed è assai dubbio se la Spagna, checché ne pensi don Salvador Poggi (La neutndidad de la Rspaiìa - 1894), abbia risorse sufficienti a mantenere quell,1 c!ecorosità apparente che pe r effetto di artificiose sovraeccirazio ni ha potuto pe r il p:1ssato salvaguardare. La Francia ebbe durante il periodo velico ed ha riserve v ita li proporzionate ai fattori fisici della s ua naturale efficienza marittima , non p·e rò proporzionare alle s ue ambizioni di preponderanza continentale e ma rittirna, e uropea e mondiale. La stazionarietà della sua popola zione ed il du;.liismo continentale e m.,1rittimo ta nto interno che esterno rendono più fittizia c he reale, p iù periodica che continua la sua trascendente influenza ma rittima, e forse gli esped ienti organici non g iovano ad assicurarle quelle riserve vitali che le sono indispensabili al conseguimento de' suoi ambiziosi obbiettivi. Meno insufficie nti furono e sono le riserve dell'industria marittima, ma le nuove condizioni della guerra navale non consentono alla maggior parte cli questi elementi industriali quel1<1 sicurezza rnilitare che era consentita dal periodo velico, ed è assai dubbio che in tempo di guerra la Francia possa, come può l'Inghilterra, utilizzare

·" L"lnghilcerra d imostrerà, nei due con fl itti mond iali, che la fid ucia di 0 . 13. n<.:lla sua •C:tf);i<.:it à di riserva virale• è pienamente giustificata.

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come in tempo di pace le sue grandi risorse senza un s ufficiente dominio navale che nella nostra ipotesi no n può essere ammesso.12 L'Olanda ebbe riserve vitali più che sufficienti non solo alla sua naturale capa cità ma rittima , de riva nte dagli elementi fisici, ma ben anco alla sua me rca ntesca avidità d i dominio, e le sue rise rve industriali furono adeguate alle esigenze delle più difficili situazioni; ma la ma ncanza e.lei materiali greggi necessari all'industria, ed il dualismo continenta le e marittimo esterno fu rono cagioni prevale mi , se non esclusive, ciel rapido esaurimento delle mate ria li riserve, che l'eccesso cli quelle v ita li rendeva p iù deleterio. Le precedemi considerazioni permettono di concludere che per effetto delle riserve vitali cd industrial i l'Olanda prevalse per un breve pe riodo storico e.li circa un secolo sull 'Inghilterra, ma che questa, in forza di un più perfetto ccl intenso accorcio di tutti gli altri elementi potenziali, doveva preponclerare su que lla, assumendo il primo posto nella classifica, lascia ndo a gra nde distanza le altre nazio ni ma rittime , non esclusa la Francia. Il carattere della popolazione è il quinto elemento cli potenzialità considerato dal Ma ha n. Questa questione è abbastanza complessa poiché essa comprende indole, temperamento, attitudini delle varie razze ed è difficile procedere con o rd ine e chiarezza nell 'ordinare i crite ri c he s i derivano dallo studio storico e psichico della na.zione. Il i'vfa lrnn J1a esa minata quasi completamen te questa importante questione ed ha fo rmulato criteri cli gra nde valore, ma l'esposizione è alquanto disordinata e saltuaria onde giudicammo conveniente di ordina re questi concetti sintetic i in modo diverso da quello in cui si rintracciano nell'a nalisi dell'autore. Le nozioni p iù importanti che si deducono dalla influenza del carattere nazionale sul potere marittimo parrebbero essere le seguenti: I O La tendenza a l commercio, comprende nte necessariamente la produttività, è la caratteristica nazionale più importante per lo sviluppo ciel potere marittimo; 2° La storia afferma colla sola eccezione dei Romani, ed è lecito aggiunge re degli Spmrnni, che l'attitudine al commercio cara tte rizza le nazioni che prima o poi dominarono sul mare; 3° li modo come si cerca commercialme nte il guadagno ha una spiccata influ enza sulla fortuna commerciale e sulla storia dei popoli, e dipende dall'indole, temperamento, carattere delle razze; 4° In Spagna l'orgoglio idalgo che sdegna lavoro e comme rcio; in Francia la vanità civile e militare che rifugge dal traffico, distolsero le due nazioni dalla via maestra del potere marittimo; 5° In Inghilterra, benché la nobiltà fosse altera e sdegnosa, pure il grande prestigio che esercita la ricchezza negli Srnti rappresentativi spingeva anche le classi e levate a ricercare per via della ricchezza l'onore e la distinzione naziona le, ed in Olanda l'esagerazio ne d i questa tene.lenza , non temperata eia spirito militare, trasferiva nella d irettività nazionale il funesto ind irizzo del traffico merca ntesco;

·" Anche q ueste valutazioni cli D.LI. sono state confe rmate clagli eventi dc:! XX secolo, nei quali poco h;i contato la Francia in campo ma rillimo.

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6° li carattere degli O landesi è tale che li rende avversi a sborsa re d anaro per la loro difesa finché il pericolo non s ia immineme; e l'Inghilterra pare che tenda oggidì ad imita rne l'esempio; 7° Per e ffe tto cli q uesti complessi fattori la via seguita dalle nazioni nella ricerca della ricchezza fu diversa . La Spagna cd il Portogallo ce rcaro no nel nuovo mondo non n uovi campi d i industria ma oro e d argento: la Francia rintracciò la ricchezza p er via cli minuto risparm io e piccolo rischio, l'Ing hilte rra e l'Olanda per vie più potenziali; 8° La ricerca de ll 'oro fu fata le a l commercio ed alla ricchezza sp,1gnuola; il timido sistema fra ncese non raggiu nse che la ricchezza spicciolata su piccola scala; g li ardime nti degli Olandesi e Inglesi furono coronati cli grandi successi; 9° L'attitudine coloniale come quella comme rc iale d ipende dal carattere nazionale . La colonizzazio ne è tanto p ili vita le quanto più sorge da i natu rali impulsi d e l popolo; 10° Gli sforz i de l Gove rno, per q ua nto accu rati e preveggenti, non furono ma i capaci di supplire a lla man canza di impulsi naturali; O ·1I Il carattere d e i colonizzatori, non la cura d e llo Stato, è il principale fattore della prospe rità coloniale; 12° L'Inghilte rra e l'Olanda, non la Francia e la Spagna, furono le grandi colon izzarrici del mondo.5\ Assa i sapiemi sono le considerazioni ciel J\ila han dalle qua li deduce mmo g li enuncia ti criteri, ma qualche inesattezza e lacuna s i rileva alle qua li cred iamo convenie nte accennare. Ci scrnb ra an zitutto a lq uanto cs,1gerato il g iudizio dell 'a utore su lla Francia . A pa re r nostro, anche ammettend o che l' istinto d ella razza, che si ma nifesta con così g ra nde evidenza ne lle p rovincie assai p iù che nelle g rand i città industriali e commerc iali, sia e conomico e rimiclo, siamo pe rò indotti a crede re che questa tirniclità , per quanto si riferisce a lle grand i speculazioni commercial i, derivasse d alla g rand e insta bilità e dalla frequente insuffic ienza ciel potere navale. I.a Fra ncia non ebbe mai come l'ebbe ro l'Inghi lte rra, l'O landa e la Spagn a stessa u n periodo continuo cli sufficie nte dominio navale che conse ntisse il consolidamento commerciale oceanico, ed è pe rta nto log ico a mmettere che questa precarietà dovesse do minare la pubblica o pinione e dare maggiore increme nto, col pan ico speculativo, agli esitanti e timidi istinti comme rciali della nazione. Questo nostro concetto parre bbe avvalorato dagli avvenimenti cli questo secolo che, col lungo periodo di pace, ha consentito alla Francia iniziative coloniali e commerciali come q ue lle dell'Algeria, della Tunisia , del Tonchino, del Madagascar, d ell'istmo di Suez e cli q ue llo del Panama , le quali, quantunque me no mate nella loro efficienza da a ltri fatto ri potenziali, pure rive lano un'a udacia difficilme nte conciliabile col giudizio dell'autore . Benché timida ed economica l'ini ziativa naz ionale francese fu vincolata dal sistema di controllo burocratico che invischia g li ardime n ti e dal conseguente miraggio de llo Stato speculatore che infrcna le p rivate energ ie, assai pili che d ell'istinto massaiolo della razza . Frn le lacune notere mo que lla che rigua rda le attitudini m ilitari e marina resche d e lle nazioni. '' Si noti, .su questi a.Sf)t!Ui, la maggiore profonclitù e organicità clell'analisi di D.11. nelle right! che seguono.

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Per qu anto f:worita da istinti commerciali una razza se non possiede sufficienti attitud ini mi litari , non potrà conseguire un adegua to potere continentale o ma ritt imo come lo dimost ra la sto ria ciel popolo ebreo. L'a utore, poi, non ;,1ccenna ma i alla d istinzione, secondo noi importa ntissima , fra le attitudini guerriere territorial i e quelle marittime. Nel primo c;,1pito lo della Strategia nava/é• noi abbiamo esamirrn to, ,1ss,1 i imperfettamente, le cause d i questo dua lismo determinando le esse nziali d ivergenze fra il genio marittimo e q uel!o conti nenta le, ap plicabili tanto agli individu i come alle nazioni. L'istinto e l 'educazione concorrono a determinare la tonalità delle g uerriere v irtù ; ma vi sono n,nioni che raggiunsero un'altissim,1 tonalitiì ad o nta della mancanza cli educazione mil Ltare, come l'Olancl;.1, cd altre che ad onta di eccitamenti e provv idenze cli Staro non eleva rono la bassa tona lità dell'istinto, come la Turchia la quale ad onta degli sforzi antich i e moderni e della efficienza ciel concorso fenicio e barbaresco è sefftp re ri masta una nazione antimarittinw priva di m arinaresche virtù milita ri . La f ra ncia considerata marittim amente ha molte affinità coll8 Turchia. L'una e l'a ltra posseggono in altissimo gr"1do la virtù guerriera continenta le, non però q uella marinaresca, e gli eccitamenti educa tivi ciel Colbert, ciel C:ho iseu l e della j eu ne école poco valsero o varranno a rnigliorare le istintivit,ì delbt ra ZZél ."' Per qu anto splencl icle e sap ienti le considerazioni del Nla han non so no né perfette né complete, m a lo sv iluppo che !'aurore dà a questa questio ne del carattere nazionale e che abbia m o più largamente sinrerizzarn ci dispensa dal determinare, corne precedenteme nte facemmo, le singo le efficienze delle quattro grand i marinerie del periodo velico. Co nclucli"Hno qu ind i che per effetto e.li q uesto element.o nazio nale cli potenzialità marittima l'Inghilterra e l'Olanda soprava nzarono cli molto la Francia e la Spagna , che l'Olanda ebbe istintività p iù compi.ere e l'Inghilterra più educate, che l'educazione poco giova quando è tro ppo bass,i I.a to nalità istintiva, che la h anci,t e la Spagna , ad o nta cli q ualche ottima ecceziona lità regiona le , non hanno efficienza istintiva nazionale maritri1m1 pari ,1 que lla continentale e che l'Inghilterra ed il Giappo ne"' come fu d imostrato ncll'u lti rna guerra cino-giapponese , posseggo no oggidì in grado sup remo, cli gran lunga su periore ,1 quello cli ogni altra nazione, la ma rinmesca guerriera virtù deriva nte dalla educata istinrivitA della razza . 11 ca rattere d el G'ouern.o è l'ultimo elemento cli potenzialità considerato dal Ma han, il q uale lo esaminò con una diligenza e una larghezza anche rnaggiori cli quella cui accennammo precedentemente. Come sempre le considerazioni clell'Au rore no n so no troppo ordinate , ma procedono saltuarie ed eccedono per invaclenz,1 del ca mpo strcttarnente mi litare, i limiti della clircttiv it.à dello .Stato. [ principali criteri esposti dal ivfahan su questo argomento parrebbero essere seguenti:

-'' Si tratta ancora una volta dell'articolo Stra tegia ncwale - cu11.siclerazicm i Me nera ti ( Rtl'isla Mt1rilli-

ma maggio ·1894), riporrn to nella Parte 11. ·" Qu<:sto giud izio è anche d el Paixilans <: d ei p rincipali auto ri navali francesi della lkstaurazione che - con eccessivo o ttimismo - ço ntano sulla p ropulsione a vapore com<: unic.:o mezzo per annu llare fina lmente la superiorit:ì marinaresca inglese trionfante nel period o vd ico (Cfr. F. 13oni, Il pensiero militare.. . Cit., Voi. r capitolo },,'V). ''· \Varrington Eastlake and Yamada Yoshi-Aki, !-leroicJapan, 1896 ( Nota cli D.13.).

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1° Le forme speciali dei governi e le loro istituzioni, ed il cara tte re dei governanti esercitarono una vera impressiva influe nza sullo sviluppo del potere 1narittimo; 2° I più brillanti successi ma rittim i ebbero lu ogo là dove l'i ntelligente direzione del Governo e ra satura de llo spirito cie l popolo e cosciente de' suoi veri generali interessi; 3° Questa immedesimazione ciel Governo col popolo maggiorme nte si consegue quando la volontà della nazione ha mezzo cli affermarsi; ma tali. libe ri governi hanno spesso declinato ra piclamente; 4° Il potere dispotico, monarchico o d ittatoriale, ha occasio nalmente creato un potere navale con più efficace direttività che non sia consentita dai lenti processi dei Governi rappresentativi; 5° L'influ e nza del Governo si rivela in tempo di pace promuovendo i fattori naturali della potenza marittima , ed in tempo cli guerra impiegandoli colla 1naggiore efficienza; 6° !n un Governo rappresentativo ogni spesa m ilita re deve essere la conseguenza di un nazionale inte resse, ma tale inte resse non può provoca re i provvedimenti necessari senza l'azione del Governo; 7° La stori,1 prova che una marineria esclusiv;:imente militare puc'> essere creata dalla volontà di un despota, ma è spesso e.li una efficie nza più apparente che reale, più subitanea che duratura. Da questi crite ri genera li su lla infl uenza del Governo è assai difficile afferrare il convincimento de ll'autore . È impossibile precisare a quale forma di Governo il Nlahan accordi la maggiore efficie nza nelle varie fas i organiche del potere navale, onde è forza concl ude re che questo elemento di potenzialità non è suscet.tibile di estimazione approssimata e di calcolo. finché l'efficienza del Governo, ind istintamente da quella anche più variabile dei governanti, non può essere con qua lche a pprossimazione valutata, questo elemento non può essere co1npreso fra quelli immutabili che rimangono gli stessi in cause and qj]ect Jì--oin age to age. La variabilità della efficienza governativa dipende essenzialmente dalla personalità del Sovrano nei Governi autocratici o dittatoriali e dalle su bita neità tumultuarie e capricciose dei popoli nei Governi retti a sistema cle moc riitico, onde parrebbe logico rite ne re che la maggiore stabi lit,'ì ed efficie nza direttiva debba appartenere a quei s istemi cli Governo aristocratico nei quali i vantaggi si sommano cd i difetti delle autocrazie e de lle demagogie parzialmente si elidono. li Governo aristocratico, qualunque sia il me todo cli fusione dell'elemento popo lare con quello dirigente, accentra, secondo il nostro modo d i vedere, la maggiore efficienz,1 complessiv,1 cli direttivitiì , ma il Ma han non si è pronunciato affatto su questo argomento, onde manca alla teorica un'affermazione fra le più irnportanti. 17

.n Come fan no notare il Ferrante e: il Flamigni, Mailan invece propende p er i Governi assolllfi(cioè dittatoriali, di un solo uomo) o quanto meno aristocratici; in tutti i casi, no n ritiene ,Hli a sviluppart: il potere m arittimo i Governi clc::mocratici. Come:: mette in giusrn evidenza il Flamigni ( p. 9 ddl!ntrocluzio· ne:: ;i I..' ir1flue11za del puter e mari/limo si!lla storia) l'op inione d i D .B. è assai divc:rsa. Va però hc:n chiarito che: anch'egli non è: affatto favorevole a Govern i democrarici nd senso ;mu:tle del renn ine:: (cioè a larga base popolare e dipendenti eia un mutevole consenso) , ma sulla scorta dell'esperienza storica (dli-

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L'efficienza aristocratica nei Governi rappresentativi a base di costituzionalità può conseguirsi tanto monarcbicamente qua nto repubblicaname nte, ma se s i esclude l'Inghilterra e per ora la Germania, nelle presenti condizioni patologiche, le monarchie e le repubbliche si rivela no incapaci cli fondare sopra una forte aristocrazia , come quelle di Roma e cli Ven ezia, la stabilità dello Staro. Le tre più gra ndi ed efficienti marinerie storiche, la romana , la veneta e la brita nnica, e fino ,1d un ceno punto anche la ge novese e la ca rtaginese, per il grande predominio quasi e redita rio di poche fam iglie, furono essenzial mente aristocratiche, se pe r a ristocrazia s 'i ntende non già una casta chiusa ed intangibile come quella feu dale e quella di !{orna dopo l'avvento dell'Impero, cli Venezia dopo la chius ura d el Libro d 'oro, ma bensì una solidarietà di ouilrniti avente una l,1 rga base elettiva nel popolo cd una stabilità cli classe affermata per selezione dagli statuta ri diritti. Le grandi imperfezioni delle Costituzioni e uropee rendono per ora assa i difficile l'attuazione pratica cli un Gove rno a base cli una aristocrazia sociale, alla cui selezione provveda no i costitutivi poteri, ma ciò non esclude che, dopo le dolorose esperie nze che sta nno per o ra fac endo le nazioni greco-latine, la forma aristocratica tenda a prevalere ed affermarsi, onde conside r;.111do c he le marine rie militari cd anche un pochino le mercantili, sono per loro natura e compito essenzialmente aristocratiche, concludiamo questa breve disami na sull'indole dei Govern i colle considerazioni seguenti: 1° La forma cli Governo, la q uale acce ntrn , secondo noi la massima e più duratura efficienza cli direttività, è quella aristocrntica quando l'a ristocrazia, emergente per elezione e pe r selezione dalle classi inferiori costituisca sraturaria mente una classe onimata ; 2° La maggiore p e rfez ione de l Gove rno aristocratico parrebbe corrisponde re al connubio d ell'a ristocrazia col potere mo narch ico ass,1 i più che con quello re pubblicano; 3° I Governi ,1ssoluti e c.littmoriali eccitano lo sprigiona me nto delle e nergie naziona li, sono quasi indispensabili alhl genesi dell'orga nismo marittimo, hanno la massima attitudine a crc,1re quasi improvvisamente gli element i militari del potere navale, conseguono spesso risultati chiassosi e stupefacenti, abbagliano con luminos ità subitanee, ma sono troppo spesso instabili , d iscontinui, trascende ntali, fittizi, artifiziosi od e ffim eri, arbirrari , capricciosi, van itosi, ingiusti, immorali ed i loro dife tti sono più gravi delle loro virtù , le consegue nze della °loro autocra ticità più fu neste eh.e benefiche; 4° I Governi rnppresentativi, a base di larga democrazia , ha nno poca efficie nza creatrice e sprigionatrice delle latenti energie. Essi sono quasi scn1pre lenti nell a cienza delle Ire p it:1 grandi marinerie, la romana, la venew e la brit:1nnic:1) respinge le forme d i governo d illaLoriale e giudica le.: forme di governo arism crnt ico le più co1wt:nienri d i tulle, per aris!ocm z ia intendendo però non una casta chiusa, ma un'élite sociale ;1perta e con larghe basi ek:uive. Da notare ;rn che il giudizio arti cobto cli D.13. sui •Governi a base d i larga clemocrazia.. (punto 4°), che a suo avviso hanno scars;c efficienza, sono più c:orrotti e cornmihili dei poteri autocratici. cuua vi a "consentcmo una larga imnx:desimazione di interessi , di solidariet~1, cli bisogni, cli iclealitil fra nazione e governo•, almeno n<:i momenti cli pericolo. li Manfroni, infine, dissente più decisamente di 0.13. dalle idee di ìv!ahan in proposito. Que~to delicato e complesso :irgomento - a danno dell'unitarietà e chiarezza delle condusioni viene ripreso da D.13. nel suu:essi vo capitolo V (vds. f\ota 12) e nel capiLolo VI

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gestazione, ca pricciosi nei metodi, corruttibili e corrompenti, é111che più d ei.poteri autocrat ici, clifficil mcnre morali, anche più diffic ilmente si risanano quando corrotti, consentono però una grnncle immedesimazione cli interessi, di solidarietà, di bisogni , cli idealità fra nazione e governo; sono capaci di grandi sacrifizi, di enwsiastici impulsi. come Aten e, Genovn , l'Olanda sotto la min,1ccia del nemico, ma clifficilmcme preveclo no , piC1 diffic il men te provvedo no in tempo, ecl appena cessalo il pericolo si dissolvono le energie e svan isce ogni virtù di Governo. Questi criteri arplica ri alle quanro nazioni marittime del periodo velico, sulle tracce dell'esame compiuto dal Ma han, ci permettono <.li srn bilire quanto segue: l O L'Ing hi lterra ebbe durante il periodo velico, ed h,1 tuttavia, una grande stabilit.ì ed efficienza di Governo monarchico cost ituzionale. a base rapprescnLativa ccl aristocratica. superiore a quella delle altre nazioni maritti1nc. non inrcrrotta che da un breve periodo cli rivoluzione e c.litrmorialità e cla brevissimi periodi cli inefficienza e cleG1clenza mo narchica. Sotto il vigoroso impulso cli Elisabetta T udor e quel lo dittatoriale cli Oliviero Crornwell la marineria inglese sorse rapidamente ,1 vigorosa esistenza e l'impulso della fe rrea c.liretrivicà del dittatore si conservò lungamente, si immedesimò nella na7. ionc e nel Governo, il q uale d'a ll ora in poi mirò cosrn mementc al controll o ed al doiriinio del 1rnire. Istintivamente cl,1pprima, cd in seguito con piena coscienza elci suo compito, il Governo inglese costrusse il potente impero coloniale, le cui fonda menw giacevano nel canittere dell :1 popolazione e nella potenza delle flotte . li siste111,1 dei sussid i pecuninri agli all e.iri, iniz iato dal Marl l)orough e sviluppato da Pitt, col q uale l'Inghilterra rnfforzava i depressi alleati continenta li , rn<.:ntre essa spazzava dal mare le notte nemiche, le assicurò la supremazia europea e mondi,1le. Armonia di popolo e cli Governo, chia rezza di intuito e cli coscienza, srnbilir.'i di Stato e conlinuità d'indiri zzo rn iliwre e pol itico furono, pe r q uanto riguarda il caranc rc ciel Governo, i fatto ri vita li della grandezza britannica nel pe riodo ve lico, e non cessano cli esserlo nelle presenti condizio ni europee. quantunque il Mahan intravegga un periodo cli clecadenz,1 per effetto della crescente influenza democratica sulla d irettività dell o Sta to; 2° L'Olanda ebbe una insufficiente stabilità cli Governo. Il pmere ma rittimo emerse spontaneo, non per effecri autocratici o dittatoriali, dal conflitto nazionale contro l'oppressione straniera e perciò sotto irnpulsi direttivi , sebbene popo lari, cli gra nde efficienza. L'avvicendamento continuo dello Stntolclerato colla Repubblica fino al regno cl i Lu igi Bonaparte . che tolse ,i l Governo popolare grande p,lrte della sua scabilità e vigoria direttiva. cd il dualismo continentale e marittin10 esterno in aperto conflitto cogli interessi v irali e marittimi della nazione, rene.levano assai difficile l'indirizzo di Sta to. Benché la nazione fosse intensamente patriottica e ca pace dei maggiori sacrifizi per la libertà, lo spirito commerciale ciel popolo, dice il Ma han, penetrava nel Governo rendendolo avverso alla guerra ed alle spese che questa imponeva per modo che solo l'imminenza ciel r ericolo e del disastro provocava le grandi risoluzioni nazionali. L'Olanda ebbe periodi cli.vcrn grandezza marirtirna, ma l'insta bilità del Governo.impediva la utilizzazio ne continua degli intermittenti sforzi della nazione e prepara va la decadenza provocata eia tante cause cli interno ed esterno conflitto. 3° La Francia offre durante il periodo velico, se si eccettu a il breve periodo della Rivoluzione, il pii:-1 completo ed evidente esempio della influenza ciel potere monar-

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ch ico quasi assoluto. Il l ungo regno cli Lu igi XIV, la reggen za ed i regni di Lu igi XV e XVI, costituiscono un periodo di 150 an ni, che raggiungono i 200 anni tenendo conto dell'Impero e ciel regno cl i Luigi Filippo, durante i quali l'esercizio della sovranità fu quasi sempre impronrnto clall,1 massima au tocrazia. Gli effetti d el Governo assolu to sul potere navale d ifficilmerne si potrebbero dedu rre eia un più lungo e eia un più intenso periodo cli assolutismo e percic\ simetizzando dal ivl ahan poss iamo stabilire quanto segue : a) Il periodo cb no i considerato comprende i due m<1ggiori monarchi , Luigi }GV e Na poleone I, ed i tre maggiori Ministri, Richclieu , Colben e Choiseul, che abb ia avuti la franci::1; b) Questi i\,1 inistri ed autocrati, imitati anche eia quelli m inori, Luigi XV, XVI e XVIll, tentarono tutti senza eccez ione, benché con disugu ale intensità, di ritempra re il potere marittimo della Francia ; c) Gli sforzi di questi sovrani e ministri, coadiuvati da entusiasmi occasiona li d ella nazione, furono efficaci e la marineri,1 francese ebbe periodi cli risorgimemo e di orgoglio, ma il tempo concesso dalle vicende politiche al ritemprarnento no n era bastevole, onde i conflitti navali erano qu asi sem pre seguiti da p eriodi di esaurimento e di deG1clenza . d) Gli infruttuosi o funesti tentativi di riguadagnare il contro llo ciel mare sp ingevano verso la frontier;-1 territo riale le ambizio ni degl i au[Ocrat i, che non riusciv:wo ad assimilarsi il senso navale ed a comprenderne il magistero, onde la marineri::1 diveniva una reietta cui cm imposto di sa[v,1guarclare le esteriorità facendo da spauracchio alle flotte nemiche; e) I.a Fra ncia rinnovav,1 ad ogni p eriodo di pace i suoi sacrifizi p er creare una m arineria e rafforzare il dominio colonia le ma era lavoro di Sisifo, poiché al rinnovarsi della guerra, marineri:1 e co lon ie su b ivano le conseguenze delle disfatte e l'lnghilterra utilizzava agevolmente i sacrifizi clelb Fra ncia, in virtC1 del suo prepondcrnntc potere nava le; f) Il Governo assoluto ese rcitato dai più grandi mona rchi, come quello clell,1 Repubbl ica, si è rivelato impotente a dare alla Fra ncia l'efficienz,1 ma rittima cu i tutti ambirono e dovette tenersi pago o di una decorosa esteriori tà milita re o della guerra cli corsa con la quale si illuclev::1 la va nità naziona le . Questi criteri dimosLrano con1e il potere assoluto quan to quello d ittatoria le o repubblica no, non possono fare m iracoli ed è assai probabile che la Repu b b lica attua le persisrn a raffigura re il mito d i Sisifo. 4° I.a Spagna dur,rn te il p eriodo velico fu retta a monarch ia assoluta fino al '1812, ma dopo Carlo V nessun grande monarca S,llì su l trono, onde gli effetti clell\wtocrazia debbono esse re di gran lunga meno imensi e meno sapienti di quel li precedentemente considerat i. L'i nfluenw del potere assoluto su l potere marittimo non può certo rintracciarsi nella storia del Reame di Spagna, se non p er gli effetti funest i e letali che una sovranità inetta ed inerte, assistita da ministri furbacchioni quanto immorali e no n sospinta da eccitamenti naziona li, può determinare a danno e rov ina d ei più fiorenti rea m i. Il Mah an sorvola nell'esa me della influenza governativa in Ispagna e noi maggiormente sospinti a compendiosità concludiamo che l'autocrazia come la repubblica non possono in Ispagna conseguire che effetti cli gran lunga inferiori e meno duraturi cli quelli che possono corona re gli sforzi potenti, non le ambizioni inconsulte della Francia.

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Compiuto, henché imperfettamente, l'esame degli elementi del potere manmrno, non ci rimane che raccogliere i concetti sintetici che il Mahan ha sparpagliato nelle sue considerazioni onde porgere al lettore uno specchi o riassu ntivo della effi cienza marittima complessiva delle quattro maggiori marinerie del periodo velico. I criteri m aggiormente riassuntivi parrebbero essere i seguenti: 1° L'Inghilterra ha indubbiamenre raggiunto la più grande altezza ciel potere marittiino. Essa è oggidì la più grande nazione marittima ciel mondo. Col va pore e con l'a cciaio essa ha conservato ed è sagg io dire che ha grandemente accresciuta, la superiorità che ebbe al tempo del legno e della vela, ma la crescente invadenza della democrazia nel Governo, lascia ternere non lontani gli effetti cli questa dannosa influenza su l potere marittimo;'~ 2° La Francia può essere considerata oggidì - 1889 - equipotente all'Inghilterra in materiale da guerra (ciò che riso lutamente neghiamo). Essa ha conosciuto periodi di grande gloria militare, però come nazione maricrima, la Francia, paragonata alte altre storiche na;cioni, non ha mai s;iputo conseguire pi ù che una rispettabile posizio ne, ccl è assai dubbio - aggiungiamo noi - che possa nei conflitti venturi conseguire una posizione dominante; 3° I.a Spagna, dopo la scoperta dell'America, per un centinaio cli anni fu la Leading nation in Europa; avrebbe potuto prendere la posizione più eminente fra le nnioni ma rittime ed invece si avverò esattamente l'opposto. Dopo la battaglia di Lepanto (che fu gloria assai p iù veneziana che spagnola , per quanto D . Giovanni d'Austria fosse Capirano generale della Lega), nessuna vittoria navale di q ualche impo rtan;ca bri lla nelle pagine della storia Spagno la, ed è lecito dubita re - aggiung iamo noi - di una maggiore luminosità in avvenirc;-'9 4° L'Olanda conobbe giorni cli gloria e di gra ndezza marittimH degni delle più grand i nn ioni . l Witt, i T romp, i Ruyter le assicurarono il primato nava le e le permisero di louare da sola, con uguaglianza di fo1tuna se non sempre con vantaggio, contro la Francia e l'Inghil terra riunite, ma dopo il tra ttato cli Utrecht essH cessò di esercitare una grande influenza europea decadendo sempre più dal suo primato marittimo, m a è però doveroso osse1vare che nessun sistema di governo avrebbe potuto salvare qu ella piccola , benché risoluta nazio ne, dallo sface lo del quale la minacciava la cieca ed ostinata inimicizia di Luigi XIV. Queste le sintesi generali ciel Ma han esposte nel capitolo che rigua rda la discussione degli elementi del potere navale. Noi r iserviamo le nostre sintesi generali altermine del lavoro, e qui ci limitiamo ad esprimere la nostra al ta ammirazione per il marinaio pensatore che ha gettate le basi della teorica del potere marittimo. e che su quelle ha innalzato, benché non completo e perfetto, un grande monumento dì sa p ienza quale solamente possono creare i grandi Maestri.

·"' 1;,te<:rescimc:nro ddla pmenza navale: inglc::;e col vapore smenris<.:e le previsioni dd Paixhans e di altri scritLori inglc:si. Se J'I nghilcerrn si avvia alla fi ne ciel secolo XIX alla de<.:adenza. non è: per la nc:fa sca influenz;t ddla clemcx-ra:da (<.:ome sostiene 0.13.), ma per i mutati rap1xJrti di forla (economici, industriali, e geopoliti<.:i) nd mondo. "' Anche le prev isioni di D.13. sulla Sr,agn,t e sulrOlanda sono sta te conferm,tle dagli avvenimc:nti. E 1·1t;1lia' Stranamente non nc: parla.

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CAPITOLO

Il

CRITERI PER LA SCEI:rA DELLE GUERRE CHE PIÙ SI PHESTANO PER COSTRUTRE LA TEORICA DEL POTERE MART1TIMO: LA GUERRA. Dl CRIMEA (1853-1855) E I SUOI A.JYIMAESTRAMENTI

il capitolo si apre con una pregnante enunciazione da parte di D.B. dell'ohiettiuo cbe si preJìgge (raccogliere, ordinare e coordinare i concelli di Mabcm e Callwel!, procedendo a una scelta del vasto rnateria!e storico da ambeduejbrnito). In proposito egli osserua cbe j\!Jaban ha limitato il suo esame a una sola parte del periodo velico, mentre l'opera del Ca!!well è rijèrita solo all'ancor hreue durata del ,periodo elico» (cioè del vapore): quindi «non potevano, né l'uno né l'altro, suiluppa·re in ,nodo completo la teoria delpotere marittimo,,, e il loro apporto si è limitato ,a considerazioni alquanto indetenninate, per quanto utili e sapienti•. lrwece per DR. tutti e tre i periodi (velico, remico e etico) dovrebbero coru;orrere alla dejìnizio1ze di una teorica generale del potere 111,arittt:mo: compito vasto e d(!/icile, ma indispensabile per il conseguimento deljìrw scientifico. Ambedue gli autori - prosegue D.B . - banno fornito un uasto 1nateria!e storico, senza però scegliere gh auvenimenti che meglio corri:,pondeuano allo scopo di valutare l'ej/ìcienza del potere marittimo e senza veri/ìcare se gli ej/ètti di tale potere <fossero in equilibrio [cioè in accordo, in armonia - N.d.c./ colle cause naturali che concorsero con quelle cmnplernentari alla determinazione delfenorneno,,. Tra quelle esaminate da M.ahan e da Ca!fwell. D .R si prejì.gge perciò di scegliere tre campagnecainpione, che corrispondano nel 1nodo migliore a tre diversi casi: a) d01'ninio assoluto e incontrastato del mare da parte di uno dei due contendenti; b) dorniniofortemente contrastato e ,wn conseguito durante l'intero periodo della guerra; c) dominio contrastato ma conseguibt:/e (o conseguito) durante il perioclo ini.ziale della guena. Al prùno caso corrisponde secondo D.B. la guerra di Criniea 1853-1856, già com1nentata da Ca!!well (capitolo V, pp. 143-18()) e da lui presa in esame in questo capitolo; al secondo caso il co,lflitto anglo-olandese 1652-7674, le cui vicende sono descritte da /vlabcm nell'«Injluenza del potere 1narittimo sutla storia" (capitoli Il e flf) e commentate da D.8. nel successù;o capitolo 111; al terzo caso corrisponde la recentissima guerra cino-giappcmese (1894-1895) esarninata solo da Ca!fwetl, alla quale JJ.B. dedica il capitolo IV I.a scelta eia parte di D.B. di queste canipagne non è sempre convincente e non pare rispondere solo a esigenz e scient(Jìche. Dà, in particolare, adito a dubbi laprejèrenza da lui accordata alla ~querra anglo-olandese (1652-7674) rispetto alla guerra d 'indtjJendenza americana combattuta ·u n secolo dopo (1775- 7 783), che pure giudica «importantissimo c01~Jlitto per il contrastato dominio, per la intensa correlazione costiem e navale in tutti i teatri di guerra, per gli qf.7'etti storici che ne deriua-

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110, per i grandi insegnamenti mi/ilari cbe se ne poss<mo lrnrre a uantapgio della teorica generale del potere marittimo•. D.B., cbe per questo co,lflilfo avrebbe p ot/1.to a uvalersi della Storia della g ue rra cl'inclipenclenz,1 d egli Stati U niti d 'Ame rica di Carlo 13olla (Lil'Orno, Antonelli 1836; il Maban la cita a p. 397 de//foflucnza elci porcre ma riuimo su lla scoria), le preferisce le guerre 1652- 7674, tra Francia, Inghilterra e Olanda. dove pure non ui sono esempi - per sua stessa ammissione - di quella correlaz ione terrestre-marillima cbe gli sta lctllfO a cuore, e la cui ma 1tcanza esercita i1 wece u II peso decisivo - a quanto egli ste.\:,o a)/erma - nell 'esc/11sio11e della guerra i/alo-austriaca del 1866. Come nota il Fiorauanzo, LJ. 8 . si ripromette in un prinio tempo di esami1zctreq11ale tipica guerra del periodo elico la guerra di secessione americana (la quale per sua stessa ammissione ,ojji·e t·astissimo campo di correlazio11e conli1tentale jluuictle e 111arillima,,), da ndo solo 111t rapido sg ua rdo a lla l!,Uerra ci110-g iappo1tese. !IZuece seJ1za spiegare bene il percbé fa esaflame111e il contrario, ill questo seguendo l 'esempio del Mahclll che n on dà a questa guerra di casa (costiera e cli COJ~\·ct) tuffo il 1'isalto cbe riserva alle ccu11J>agne condo/le dalla Royal Nw '. J'. ese111pi di ricorso alla guerra di squadra da seguire ct11cbe per gli Stati U11ili. In tal modo prevale, d i jalfo, a!lcbe i n D .B. la visiolle ridulliva della p,uerra di secessione della quale g ià abbiamo dato conto trattandone la uilct e il pensiero. (cds. Parte O. Nelf'escm1e della g uerra d i Crimea (no n trattata da Muban) che è p a rte (.'sseuziale d i questo capitolo, D.8. si preoccupa sopmllutlo d el quadro politico e geostmtegico trascurato dal Callu·e/1. mette/le/o in e11idenz a cbe 110n sono stati aj/allo conseg uiti g li ohiettiui di interesse europeo: quest 'ultimi co1tsisteua110 nel ,,1·espingere la Russia al suo antico co1{/ìne occidentale», creare 11e! Mar Baltico ww situazione di stabile equilibrio navale, gettare nel Nla r Nero le basi p er 1m "dominio asso/uro e c/111ati/1'0• delle potenze eumpee a nche i11 questo mare. 'fra i pri11cipf J>ilì pregncmti cbe DB. lrae dall'esame della campagna, quello- clausewitz iano- cbe la mancanza (come 1tel caso spec!fìco) d i un comune e chia ro obiettiuo p olitico non consente allejòrze militari e navali di dare tulio ciò che posso,w dare. In questa occasione, L>.B. non accenllCI mai al giud iz io di i\lfaban - ben divc!l:m da l suo - sulla persistente utilità a llcbe 1tel periodo del uapore degli ammaestrame/lti tartici e strategici del periodo velico. Negli s111di precedenti. i1~/àfli, D.R. ai·em sostenuto l 'esiste nz a d i una vera e p ropFia d icotomia tret periodo velico e p eFiodo del uapore, con p ro111111cic1to ritorno di quest 'ultimo agli stilemi e alle topiche del periodo remico. Nonostante questi limiti, lo studio della g 1lel"l'a di Crimea rima/le imjJOl'tante: ill questa occasione, infettti, D. R. introduce 1.111,a 111etodica da lui sempre adottala in se1,t11ito, esami11a1tdo nell'ordine la potenz a militare dei helligera11ti. la situaz ione ge1terale, le opemzioni milita ri, i Fisultati conseguiti e i1~/i'rw quelli conseguibili; quest '11/ti111c1fase comporla la definizio11e sintetica di ele111enli cbe possono co11correre a jbrmare la teoria del potere marittimo. In teti modo. egli introduce n('//a co111plessC1 materia quei presupposti d i ord i!le e mziona lità cbe 1na1tce-1110 negli scritti di Maban. Pemltro, ol/J'e a trascum l'e l'interuento piemontese nella stessa g ue/'/'a di Crimea D.H. 110n esamina - nemmeno cli sjì,ggita - la guerra italo-austriaca del 1866. percbé • llO ll presenta come p oteua e cloueua presentare, 11 na la rga correla z ione conti11e nta!e e maritthna•; e dichiara cli esc/11derla volentieri anc he ilt relazione •alla severa critica a cui co11durrebbe il llOn. consegui/o domillio del mare e la ma1tcata

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c01relazione tra eserciti e j1otte". Ciust{!ìcaz:ioni solo in parte oggi cond1uisibili, sia perché questa guerra riguarda direttamente l'!talia, sia perché in essa avviene la pii,ì importante battaglia navale del pei·iodo del uaporejì'no altom co,nbattuta. A queste scelte, tanto phì, discutibili per uno scrittore italiano, va aggiunta la constata.zicme che né in questo capitolo, né in quelli successiui D.8. accenna alle r(/lession.i di Callwell sulle guerre in Italia del 7848- 1849, 1859-1861, 1866. È tutto preso dall'importanza teorica e generale degli cwuenimenti; la sua ot!.ica - diue1:.:;amente da quella di Ca!lwell e dello stesso Mahan - ancbe in questa occasione non è nazionale, ma europea. 'h1.ltcwia, in uno scritto1·e ilalicmo che parli di Callwell tale oniissione non appare del tutlo g iust(/icata, ancbe percbé i r{/lessi del potere marittimo su queste campagne naz·ionali ajìne secolo XIX eremo un mgomento ignorato o poco noto (phì o rneno, -così è rimasto a11cbe oggi). Riteniamo, perciò, di fare cosa utile e interessante sin.tetizzcnu;lo hreuemente qui di seguito i giudizi di Ca!lwell sulla posi.zio,ze geostrategica dell'Italia nel 1vfedite1'/'Cmeo e sul ·r uolo del potere marittirno nelle guerre di indipendenza dal 1818 al 1866, ji:rwra mai ricordati da alcun.o. Ancbe il Callwe!I (j)j). 20-22) concorda sostanzialmente con il giudi.zio di .Mahan (Capitolo f. Nota 16) sulla u1tlnembilità dal mare delle comunicazioni terrest1·i costiere ita/ia Ile, la cui importanza per la nwbilita.zione e il mouimen.to d i truppe è da lui accentuata (con pm'ticolare riguardo a llafeffOUiet costiera dalla Liguria alla 7oscana). percbé ritiene (cosa non cera, nernrneno allora) che le comunicazioni attrauer,o gli .11ppen11.il/.i d(.1/la penisola alla Pianura Padcma ,,fwrmo in causa della regione J iasta2,liata e numtuosa, forti c/./me ed erte pendenze, e sono perciò cosi 1nale adat!e per il mouimellto di pesanti trasp01ii 1nilitari, da riuscire quasi i1tutili per il co11.centmrnento di masse d i truppe". LJi consegue112·a, secondo il Callwell non è solamente per le spedizioni maritlime che occorre il dominio del mare; se lajlotta italiana douesse Sf.lbire un disastro o nonfosse abbastan.za jòrte da tenere testa alle f orze navali di una potenza nemica, «sarebbe perduta per l'Italia questa l:}.rallde uia di comunicazione (la f e1'1'ouia costiera tra Liguria e Toscaru..1 N.cl.C./, che è un />asso aperto a l suo esercito, solo finché la suajlotta sia p reualellte sul ma re Lil:!, 1He,,. in. tal modo Callwell sottoualuta l'importanza detle uie di comunicaz·ione cosf.ie1·e a Sud della Toscana; a l contrario, per quanto riguarda !et campagna del 1848 (pp. 158-132) tende a sop1,;,uualutare !i1nportcm.za della (temporanea) superiorità marittima napoletcnta e piernontese 1telf'Adrialico, cbe a suo giudizio nella prima fase della g uerra, quando in questo mare agiucnw le }lotte sarda e 11a/>Oletww 1'h111.i!e, aueua creato grcwi d(/jìcoltà per le lrupjJe austriache del maresciallo l?adetzùv opercmti in Lornbardia. /1~/atti «il dominio del mare, cbe era in mano dei nemici, mentre daua uita e forza al mouimento i11surrezionale a Venezia, toglieva a lui /cioè al 111.arescia llo Radetzl?.y - N.d.c.J di poter ricevere uettouaglie e ·ri11/orzi da 'frieste, essendo interrotte le cornunicaziolli attrcweno le Alpi". La superiorità marittima della coalizione italialla - p rosegue il Callwell - uerme però a cessare con il riti1'0 dellefor:ze di terra e ,nare napoletane, siccbé il 11ia1·escia!!o Radetzl~y. non più preoccupato per la minaccia alle sue com. 1..1nicazioni, ji. t in g rado di spingere a fondo la guerra e di auer mgion.e nel 1849 dell 'esercito piemontese. Quesla in.le1pretaziorw del Callwell uiene contestata dal traduttore, il quale ricorda - a ragione - cbe non risulta che Radet.zky abbia mai contato su r(Jòrnimenti e rirf/()rzi uia m.are e che sia stata in.ten..zione del-

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l'Austria di utilizzare que:;ta via. Coniunque, ji:nché Venezia era in mano agli insorti - osserva il traduttore- la uia del 1nare gli era preclusa. Noi osserviamo che, finché

il quadrilatero (fortezze di Mantova, Peschiera, Verona e Legnago) era in ,nano sua, Radetzky non cweva m olto da temere, e che, comunque, le comunicazioni terrestri con l'Austria ji,trono in qualche periodo minacciate, nia mai interrotte del tulio. Va i1l}i"ne ricordato che. per quanto riguarda i rifomimenti di uel/ovaglie, gli eserciti austriaci non ebbero mai d(/Jìcoltà nelle ricche pianure e nelle p rospere città della f.ornbardia e del Ve1teto. Assai ,nello opinabili le considerazioni del Callwell sulla villoriosa guerra del 7R59 dei ji-anco-piemo1ttesi colltro l'Austria (pp . JR2-185), nella quale la netta superiorità marittima consente a Napoleone Ili di Lra!fferire rapidamente i11. Italia via niare, dai p orli della Francia Meridio1za le a G'enova, la rnaggiorparte delle truppe e dei r(/omi111enli, cbe poi raggiungono rapidamente perferrovia la zona cl'impiego. Anche se le g randi ballaglie cli Magenta e S0(./eri1w apparte1tgono esclusiuamente alla guerra terrestre, «non si deve LC/cere che quella breve e sangui,wsa lotta ojji-e nel suo complesso wz singolare esempio dell'ejjètto indirello. e non sempre immediatamente palese, cbe il dominio marittimo può esercì/are sulle operazioni terrestri•. Ccillwell a ccenna bre1 1emell/e anche a lla prosecuziolle della carnpagna nel 7860-1867 con la liberazio11e dell'Italia Meridionale da parte di Garibaldi, da lui defillito, riduttiva mente, famoso g uerrigliero». Si limita, in proposito, a constatare cbe «il dorn.illio del mare non ji, se11za il?/luenza• ill quelle circostanze; ma, pur essendo i1zglese. non dà a/culla importanza al benevolo alleggiamento della Royal N~wy - e, sotto sollo. della stessa forte jloLtct borbonica - nei riguardi dello s!?arco di Garibaldi a Mcm;a/a e del suo passaggio dalla Sicilia a l C:01tli1tente, cl.?e altrimenti come ba ammesso lo ste:;so Garibaldi - ben diJ.Jìcilmente cwrehbero potuto avere luogo indisturbati. Né può essere trascurato l'apporto dei trasporti ,narillinii nell'assedio di Gaeta e nella dejìnitiua occupctz iolle piemoutese del Regno del Sud, a llora con poc/.?e e caltiue strade e rare f errovie, senza agevoli comunicazio1zi terrestri co11. il Centro e il Nord lla/ia. Per la guerra del 1866 il Callwellfa 11n opportuno accenno a/l'importc111z a dei trasporti mmii.timi per /et mobilitaz ione dell'Rsercilo itctlicmo, dislocato in buona parte al S 11cl per le esigellze della lotta al br(qantaggio senza poter a11cora disporre delle ferrovie cli mccordo Nord -Sud poi costruite (½ìr. aucbe, in merito, F ilotii, La campagna del 1866: cooperazione Eserciro-Marina e trasporti via m,He, «Niuislct 1vfctritlima•Jèbbretio 1989). In vece ig nora del tutlo le g ra!ldi prospe!live cbe avrebbero potuto aprirsi se fosse stata attuata /'idea allora ajjacciata dal Minist ro della Marina Depretis per un piano di campagna ul/.itarlo per l'esercito e la mari11,a e per uno sbarco sulle coste dell"fstria e di Trieste (caldegp,iato a nche dal! à lleato p russiano), cbe avrebbe jètci/itato grcmdemente la progressione del/ 'faercito italia 110 verso est in tempornnea assenza di consistenti f orze nemicbe, invece ritardata da d(/Jìcoltà log istiche. Piiì centrate le sue considerazioni sulla scarsa ejficiellza della }lotta italiana scot?Ji"tta a Lissa (Quadri poco esperti, equipaggi poco acfcfestrati, comancfallte in capo •llOn meritevole detla .Jì:ducia in lui riposta»}. Non del tulio a mgione il traduttore dissente da quest'ultima ualutaz ione del Callwe/1; più a ragione invece lo stesso traduttore ohielta che a lissa la }lolla italiana non è stata •SC01~/i"tta intercunente•,

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(come scrive il CallwelO ma cbe "se la guerra fosse continuata, la sconjìtta stessa avrebbe indicato quanto fosse jàllace l'indirizzo dato alle operazioni navali (ma ancbe a quelle terrestri, lente e non coordinate - N.d.c.] e la .flotta italiana, richiamata al suo co1npito naturale, cbe era quello dijìcmcbeggiare e assecondare le operazioni dell'é~çercito nel Veneto, avrebbe avuto forze sujjìcienti per ritentare la so11e [così come l'Esercito dopo Custoza - Nd.c.] ponendosi a scopo il predominio delle acque dell'Adriatico». Tutti argomenti cbe aurebbero dovuto essere di grande interesse per D .B. In proposito, va i11fìne ricordato i/polemico commento del niaggiore Guen·in.i (La tesi del Callwell - le guerre nazionali ita liane, ,,Rivista di Fanteria» 1900, pp. 454-473), il quale vuol dimostrare che, se il Callwell attribuisce le vittorie e scon.jìtte nelle guerre d'indipendenza d'Italia alla supremazia marittima, lofa «con lo stesso bel fondamento con. cui taluni, quando piove, chiamano ladro il Governo». Secondo il Guerrini la preponderanza marittima delle forze navali italiane nella guerra .1848-1849 è stata brevissiina e ininfluente, e a proposito di Venezia egli si associa alle citate ajfennazioni dei tmduttori italiani del Callwell. Sulla guerra del 1859 il Guerrini ammette che senza l'assoluta padronanza del Mar Tirreno l'aj/lusso delle truppejj"ancesi in Jta!ia sarebbe stato assai più d{//ìci!e, ma contesta che sugli euen.ti della guerra terrestre abbia pesato la superiorità navale prima piemontese (che non era tale) e poiji-ancese nelt'Adriatico, e cbe, coniunque, l'Austria sia stata sco1·f/ìtta a causa dell 'influenza del d01ninio marittimo conquistato dagli alleati; Jì,t invece Napoleone lii a chiedere la pace. D'altm parte, anche se il movimento delle truppe jj"ancesi fosse avvenuto interamente via terra, secondo il Guerrini tutti e cinque i empi d'annata }1'"ancesi sarebbero ugualmente aj/htiti attraueno le Alpi, entro la metà di maggio 1859, nella zona di raccolta tra il Tanaro e lo Scrivia. E se la jlot.tajj"ancese prima di tra!>portare le truppe a Genova avesse dovuto aj/ì·ontare e distn,1ggere una .flotta anche notevolmente i11/èriore, lo sbarco sarebbe auvenuto con notevole ritardo: dunque lo sbarco dei Ji-ancesi a Genova nel 1859 «é u.n caso singolarissimo, e come tale non può essere allegato con molta ejjkacia dove si pa-rla di dominio marittimo su un avuei:,ario cbe ha meno forze navali, e magari assai 1neno, nia ne ha,,. A proposito della guerra del 1866, injìrte, il Cuerrini concorda con l'affermazione dello stesso Callwelt che il dominio del mare ha avuto ben poca injluenza sulle operazioni nel Veneto, e che la battaglia di Lissa (com.battuta un mese dopo quella di Cu.stoza nella quale l'E<;ercito Italiano è stato sconjìtto) non ha avu.to alcun riflesso sia su.Ile operazioni terrestri che sull'esito della guerra. (F.B.)

Le considerazioni precedentemente svolte ebbero per scopo di determinare i caratteri generali e di esaminare la teorica elementare del potere marittimo. Il compito che ci siamo proposti è quello di armonizzare, per quanto è possibile, le due eminenti opere ciel Mahan e del Callwell, ed a tale fine abbiamo prescelto un metodo di integrazione per parti il quale ci permettesse d i raccogliere e coordinare i

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concetti che il metodo storico cronologico seguito dagli autori aveva diffusi nelle lo ro opere . Il metodo d 'integrazione per parti da noi prescclm consiste nel distinguere le successive fasi di formazione e di sviluppo del potere maritlimo, considerato come o rganismo, le qua li si esplica no per effetto di energie natura li nel campo storico, con processo politico militare. distinguendo così tre campi d'azione e cli evoluzione nei quali è possibile armonizzare le energie latenti od attive, statiche e dinamiche di q uelrorga nismo marittimo del q uale col Mahan e col Callwell indaghiamo la storica efficienza. Il primo campo d'azione è quello nel quale si manifestano le energie rudimentali, condensare per così dire allo staro latente dalle condizioni fisiche e naturali delle regioni marittime. Questo campo d'azione, nel quale si forma l'organismo marittimo, lo abbiamo indagato per il primo, essendo quell o nel quale hanno luogo i fenomeni della genesi e del rucl irncntale sviluppo, seguendo la traccia del Mél han, ccl abbiamo concluso che l'opera dello storico americano, benché creatrice cli nuova teoria, non ci porge ancora una teorica completa cd ordinata, ma semplicemente uno schizzo, un tracciato schematico sul quale gli scrittori militari marittirni avranno ancora molto da m ed irnre. Conosc iuta, anche approssimativamente, la situazione generale in cui si compie il fenomeno organico cli gestazione del porcre marittimo, ne deriva logicamente la convenienza di esaminare se i fa lti od avvenimenti dipendenti dalla esistenza di questo potere rnarittin10 siano in armonia colla virnl ità fisica natura le di q uesto organismo, cioè se gli effetti siano adeguati alle cause che teoricamente dovrebbero emrare in azione per determinare il fenomeno storico. È quindi nostro comp ito procedere ad esarninare il materiale storico come venne esposto dal Mahan e dal Callwell, onde rintracciare, coHa guida di questi autori, gli effetti reali di quel porcre marittimo, del quale già conosciamo la capacit:1 naturale e latente indipendentemente cl;:i l metodo e dai mezzi impiegati per comp ierli. Le sintesi prcccdenternente formulate permettono di valutare, in modo grossolano ed imperfetto, ma sufficiente al nostro scopo. l'efficie nza statica delle naturali energie n1arittimc; ed il fenomeno storico porger,'ì, coi risullati conseguiti , una misura degl i effetti dinamici cl i q uesto potere marittimo, in correlazione con le ca use di indole diversa che sempre concorrono a determinare gli avvenimenti mondiali. Se i risultati conseguiti corrisponderanno, con sufficiente approssimazione, a quelli conseguibili, ciò significherà che le altre causa lità de l fenomeno sto rico o fu rono di sca rsa irr iportanza o furono adeguc1te, in qua lità e qua ntità , alla loro funzione dinamica; se invece questa approssimala corrispondenza non si verificherà, ciò clovnì attribuirsi alla inadegu,ita od imperfetta fu nzione delle altre ca use concorrenti a determinare lo stato dinamico e sa r::ì possibile ancl1c cleterrninare a q uali di queste cause debba specialmente attribuirsi lo squilibrio tra lo stato dinamico e quello statico. È dunq ue negli avvenimenti storico-rrnva li che devonsi rintraccia re le ragioni d'equilibrio statico-dinamico del potere marittimo: ma non tutti gli avvenimenti storici giovano ugualmente a questa determinazione e la difficoltà della scelta è assai grande. Il Maha n ed il Callwell non hanno scelto i fenomeni storici che meglio corrispondevano allo scopo di valutare l'efficienza del potere marittimo; essi hanno espo-

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sti gli avvenimenti marittimi di un determinato periodo storico, mettendo in evidenza gli effetti d ipendenti da l potere marittimo senza indagare se questi effetti fossero in equilibrio colle cause naturali che concorsero con quelle complementari alla determinazio ne del fe nomeno. L'esame, anche rudimentale ed impe rfett issimo deJle ragioni cli equilibrio statico-d inamico parrebbe dovers i specialmente rivolgere a quegli avvenime nti le cu i causalità sono semplici ed evide nti e per le quali lo stato sta tico delle e ne rgie marittime si possa con sufficiente approssimazione determinare. I.e causalità più evide nti sono quelle che meglio servono a stabilire la situazione militare marittima , e perciò le seguenti parrebbero quelle che dovrebbe ro essere prescelte: J 0 Dominio assoluto ed incontrastato del mare; 2° Domi nio f01tementc contrastato e non consegu ito durante l'inte ro periodo della guerra; 3° Dominio contrastato ma conseguibile o conseguito durante il periodo iniziale della guerra . Queste tre gradualità del dominio del mare permettono d i scoprire e determinare, caso per caso , gli effetti del potere ma rittin10 e di determina re le leggi generali della sua efficie nza storica , ma questa determinazio ne sarebbe incornpleta se gli avvenimenti militari fosse ro d i carattere esclusivamente navale e non ammettessero la p iù la rga cd attiva correlazione dei poteri contine ntal i e marittimi. I confli tti militari che meglio soddisfa no alla determinazio ne della teoria ge ne rale del potere marittimo sono qu indi quelli nei quali le forrne elci predominio sono evidenti, la correlazione inte nsa e gli effetti storicamente importanti. fa scelta dei conflitti arrn ati è qu indi cli grande importanza per la pe rfez ione teorica generale, ma q uesta riuscirebbe pur sempre incompleta se non comprendesse tutti i periodi marittimi e si limitasse ad un solo periodo navale. li Maha n avendo limitato il suo esame ad u na sola parte del periodo velico, ed il Callwell alla breve durata del periodo el ico, non poteva no , né l'uno né l'altro, sviluppa re in modo com pleto la teoria ciel potere marittimo, e dovettero perciò limitarsi a considerazioni alqua nto indetermina te, per quanto utili e sap ienti. I tre periodi remico, velico ed elico, debbono concorrere alla creazione della teorica genera le ciel potere marittimo , e se il compito è estremamente vasto e d ifficile, è però ind ispensabile al conseguimento del fine scientifico. Tracciato il n1etoclo che sarebbe opportuno seguire e de terminato il compito colossa le del futuro creatore della scienza talassocratica, ci accingiamo a selezionare da lle opere ciel Ma han e ciel Callwell quei materiali che ci paino più utilmente impiegabili alla creazione d ella teorica generale ciel potere marittimo. Il Mahan, nclb sua opera, esamina i seguenti confl itti marittimi: 1° Gue rra a nglo-olandese, dal J665 al 1667. - Questa gue rra fu esclus ivamente marittim~1. Manca completamente la correlazione degli eserciti colle flotte, ma può essere studiata con u tilità per le caratteristiche e minenti del conflitto nava le, durante il quale il contrastato dominio non fu conseguito; 2° Guerra della Fra ncia cd Inghilterra contro l'Olanda, dal 1672 al 1674. -Questa guerra fu corninenrale e ma rittima , ma la correlazione d elle flotte cogli eserciti non ebbe luogo, ed il contrastato dominio, che non fu conseguito, escluse le progettate

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invasioni. Qu esto conflitto presenta, quindi, benché con maggiore efficienza, le caratteristiche di quello precedente. 3° Guerra della lega cli Asburgo: fnghillerra, Olanda, Spagna. Germania contro Frnncia, dal 1688 al 1697. - Quesla guerra presenta gra nde varieLà cli avvenimenti, una su fficiente correlazione continentale e marittima ccl una ben cleterminarn evo luzio ne ciel potere mariLLimo , per modo che, ad onta di molte scoesioni, può fornire insegnamenli p reziosi per la teorica del sea-powe,;· 4° Guerra della successione di Spagna: Inghilterra , O landa, Austria e Po rtogallo contro Francia, da l 1702 al 171.3. -Questa guerra prcsenw un comp lesso di operazioni navali e cosLiere abbastanza importa nti, ma la decadenza della flotta francese, la debole lotta per il domin io del ma re. e la poco intensa correlazione continentale e mariuima , la rendono di scarso ausilio alla teorica del pOlere navale, se si esclude l'influenza della g uerra di corsa nel conOiuo maritrimo; 5° Guerra della successione cl' Austria e guerre mino ri , in gran parte colon ia li, cli limitata correlazione continentale e marittima durante le quali - dal 1T I 3 al 1756 - il prepondcranle dominio navale dell'Inghilterra affermò la sua efficienza costiera e colon iale; 6° Guerra de i Sette anni, dal 1756 al 1763: Fr.incia, Austria, Russia, Sassonia, Svezia. l'Impero e più tardi la Spagna , per il pano di famiglia, conlro l' fnghilterra e la Prussia. Terribile guerra questa de i Sene anni , devasratrice di m ezza Europa, durante la q u~1le periva un milione cli uomini, ma e.li sc;.1 rso contributo alla sc ienza ta lassocratica , per la consolidata preponderanza navale dell 'fnghilLerra e p er la limirnrn correla zione continentale e muinima , estensibile solamente ad avvenimenti coloniali e costieri: 7° Gucrrn d 'indipende nza americana dal 1778 al 1782 e contemporanei conflitti in Europa ed in India. fmportantissimo conflitto per il contrastato dominio, per la intensa correlazione cosliera e navale in cuni i teatri della guerra, per gli effeui storici che ne derivano , per i gr::incli insegnamenti n) il itari che se ne possono trarre a va ntaggio della teoric,1 generale del potere marittimo; 8° Guerre europee dura nte il periodo della Repu bblica e Consolato, dal 1793 al 1804. - Questo periodo è marittimamente troppo complesso, troppo saltuario, la d irettività militare troppo va riabile e ca pricciosa, la correlazione conrinentale e rnarittima troppo fortu ita, benché di grnnc.le intensità, per fornire nozioni evidenti alla teorica generale, senza procedere a discussioni ed analisi incorY1patibili con un saggo crilico cli l imitata intensità;' 9° Guerra clell'lmpero, dal 1804 al 1812. - Questa g uerra ha una specia le iIY1po rtanza per il blocco continentale adottato come siste ma cli conflitto contro la preponderanza britannica. Queslo co nflitto, u nico nella storia, avvalonllo dal potere continentale, merita di essere studiato da i cultori della scienza talassocrati-

• Giudizio riduicivo <.:ondivisibile solo in parte, arn.:ht: per i riflessi di qut:sti avvenimenti sul potere marittimo nel Mediterraneo, dove dopo la banaglia di Alxiukir (1798) e la riconquista di Malta si consolida ddìnitivamemc il dominio inglese durato fino al 19'15, grazie al possesso dei punii-chiave di Gibilterra e lvtah:i e al controllo sull"Egitto e il Canale di Suez. In questn periodo la flona inglese non cessa mai di mantent:re il predominio nd fvlediterrnneo e altrovt:, anche se le sfugge la spedizione d i Napoleone in Egi!Co.

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ca , m a la sua eccezionalità militare e commercia le lo esclude dal compito che ci siamo proposti.~ Il Callwell ha co ntinuato l'opera ciel Mahan prendendo ad esami nare le guerre marittime dalla cadurn dell'Impero fino ,1i giorni nostri, contemplando così gli ultimi fasti navali del periodo velico ed i primi del periodo elico. L'autore ha passato in rassegna una ventina d i guerre fra le qual i, per importanza marittima e conrinentale, merita no specia le considerazione le seguenti : l° Guerra d 'indipe ndenza della Grecia, da l 1821 al 1827. Questa guerra, combattuta con navi a vela , ha molta importanza per il carattere della lotta navale, per la localizzazione ciel conflitto e pe r la cont inu a correlazione continentale e ma rittima delle operazioni costiere. Essa può fornire un grn nde comributo alb scienza del potere marirtimo;; 2° Guerra turco- russa, ciel 1828-29 e q uella del 1877-78. Queste d ue guerre , cli eccezionale imporrnnw per l'influenw ese rcitata dal potere nava le su quel lo continenta le, offrono insegnamenti chiari ed evidenti assai preziosi per la teorica genera le del sea-pmue1; 3° Prim,1 e seconda guerra clano-germa nica 1848 e 1854. Importantissime entrambe, ma specialmente la prima, per la enorme e dec isiva influenza esercitma dal potere navale su lle operazioni territoriali, e sulla risoluzione ciel conflino; 4-0 Guerra cli Crime~1 , dal 1853 al 1856. - Questa guerra è fra tutte la più corrispondente al com pito nostro, per l' importanza de lle n:1zioni che v i presero parte, per i teatri in cu i fu com battuta , per l'assoluto dominio navale degli alleati, per l'entità delle forze irnpcgnate, per la co rrelazione continentale e marittima, per l'~d to obienivo europeo che volcvcrnsi conseguire, per gli scarsi effetti conseguiti, inadeguati alla durata ed all a intensitù del conflino; 5° Guerra cli Secessione americana , dal 1861 al 1865. - Importantissima qua nto quel la di Crimea per il contributo che essa porge alla teorica generale ciel potere marittimo;' 6° G uerra franco-pruss i,rna ciel 1870, meritevole cli considerazione per gli inseg namenri che essa può offrire circa l'inefficienza ciel potere nava le dì una grande nazione conrinenta le e marittima quando la preparazione ,1lla gue rn1 non corrisponda alla sirunione n1ilitare:

' Anche qu i, un,1 v:ilu1:1zione opin:1hile. L:1 ha1r,1glia di Tr:ifalgm del 1805 (la cui importanza ,ti fi ni della villoria Hn:ile su K :1poleone è per:tlrro messa in du hhio dal C dl wdl nella successiva opera del 1905 - non rr:idoua in ital i:tno- :vlflila1y upem1io11s allll m{lrilime prepundermzce) e la conseguente, d efinitiv;.1 de/Jellaliu d i d ue llolle che - come quelle francese e spagnola - contendenrno da secoli il dominio mondiale d ei m:iri a quella inglese, non richiedono forse di considera re con 1m1ggiore ;menzione i loro riflessi sul potere m:iril limo e sulla s11;1componeme nav;de' ; i\.ion ci si spieg:1 perché 0.13. , così attento alle d ifferenze tra il periodo 1·elico e quello d ico, no n accenni minim:un enk' all'evento determ inante e conclusivo di quesr,1 guerra . la baltaglia cli ì\avarino (20 o ttobre 1827)-nella q uale la flo tt,1 anglo-franu>·russ:1 distrugge la llorta turca. Questo scontro trn flotte alrancora concluue, infatl i. il periodo velico in izi;no con la bat taglia d i L1:·pan10 ( I 571). Scnz,1 cont;i re che l,1 guerra di indipendenza dell:1 Grecia è importante anche per l"eftkacia dcJJ;.1 guerra d i crociera conclotra dalle agili imbarcazioni greche contro i pesanli v:-iscelli turchi, ciò che avreb be dovuto attirare l'attenzione di un estima tore di t;ile tipo di guerr:1 co me O.B.. ' Si ved:1;md 1e il successivo giudizio cli pag. 216 e 247. Si noti la contraddizione risp ell<> <1 qu anto 0 .B. afferma nel 1901, commentando b guerra ispano-americana . (Cfr. Voi. li. !';irte Il ).

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7° G ue rra cino-giapponese 1894-95, la q uale ha una grande importanza per il modo singolare come fu condotto il conflitto navale, per il procedimento d'invasione, per l'eq uiva lenza ini:da le delle flotte belligeranti, per l'assoluto dominio ciel mare consegu ito durante la guerra, per la continua ed intensa correlazione continentale e marittima , per i g randi risultati militari e politic i consegu iti . Trascurando adunqu e le campagne cli guerra d i minore importanza, il J\!lahan ed il Callwell offrono sedici g uerre continentali e marittime da Ile quali gli autori hanno ricavato tesori cli sapie nza ta lassocratica, senza però coordina rl i allo scopo supremo d i costituire, per mezzo cli ben determinati princip ii, le basi di q uella scienza c he essi hanno intuita.' Tra queste sedici campagne cli g uerra , tutte importantissime per la teorica della sea-powei; ne sceglieremo tre, corrispondenti a lle tre forme del dominio navale assoluto, del dorninio contrasta to ed inconseguito, ciel dominio contrastato ma conseguito, o nde procedere ad esamina re se gli e ffetti derivanti da l conflitto corrispondono approssima tivame nte cd acleguata rneme a queJ!i che si sarebbero dovuti conseguire in base ai criteri cli potenzia lità marittima, esaminati nel paragrafo precedente , deri vanti dalle natura li condizioni di efficie nza nazionale. Earissime guerre, anc he tenendo conto ciel periodo re mico, e specia lmente del conflitto g reco-persiano, presentano caratteri cli dominio tanto continentale quanto rna rittin10 così evide nti , così determ inati come la gue rra di Crin1e,1 . Questa pertanto sarà a rgomento della prima d isam ina. Escmpii spiccatiss imi cl i dom inio contrastato e non pie namente conseguito sono le guerre turco-vene te del primo periodo precedente la battaglia cli Lepanto, e specialmente q uelle del secondo periodo che si collegano alle guerre di Candia e della Morea. Grandi insegnamenti possono trarsi eia queste guerre, ma il compito nosLro essendo per ora circoscritto ne i limiti segnati da l lvla ha n e da l Callwell, rimand iamo ad altra occasione questo esame non senza metterne in evidenza la somma importanza ta lassocratica. I.a guerra austro-italica del 1866 offre pure un altro esempio evide ntissimo cli dominio contrastato e non consegu ito, ma poic hé q uesta gue rra non presenta, come poteva e doveva presentare , una larga correlazione continenta le e marittima, così la escludiamo dalla nostra disam ina e ciò tanto più volentieri se consideriamo la severa critica c ui condurrebbe il non conseguito dom inio cie l mare o la mancata correlazione degli eserciti e della flotta. Le g uerre cli contrastato e non conseguito dominio fra le q ual i a bbiamo la scelta sono quindi le seguemi: a) Prin:1a e seconda gue rra de ll'lng hi lterrn e Francia contro l'Olanda, durante le qua li se la correlazione continenta le e marittima fu scarsa, risultò invece interessantissima la lotta pe r il dominio cie l mare e meritevole di cons iderazione l'influenza del potere continentale su quello marittimo; b) Guerra d 'indipendenza d'America, la c ui complessità, i cui risu ltati in tutti i teatri ciel conflitto, illustrano nel modo più evidente l'infl ue nza storica del potere nava le; ' Obiettivo che si ripromette anche Jomini all'inizo del secolo X IX, in ml modo sdii<.:randosi sul versante opposto rispetto ;1 quello di Clausewitz (Cfr. F. 13oui, Il pensierv militare... , Ci t., Voi. l Capitolo II e lfl). La frase indica quindi, senza equivoci, la fede jomini,ma d i D.13. , che su questo aspetto fondamentale assume una p osizione analoga a un altro jominiano come /Vlahan.

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c) Guerre anglo- francesi del periodo·repubblicano, durante le quali la preponderanza britannica non riuscì a conseguire l'assoluto dominio. Il periodo elico, se si esclude la g uerra austro-ital ica, no n p resenta altro caso cli conflitto in cui il clorninio efficacemente contrastato non sia stato da uno dei due belligeranti conseguito, onde fra le tre guerre del periodo velico eleggiamo per la nostra disamina quello anglo-olandese, con intervento della Francia, che comprende q uasi un decennio cli conflitto. fra le guerre durante le quali il dominio fu pienamente conseguito, per tutti gli effetti continentali e marittim i, primeggiano le seguenti: a) La guerra della Lega d'Asburgo; b) Guerra anglo-francese dell'Impero;<' c) Guerra d'indipendenza della Grecia; cl) G uerra di Secessione amerirnna; e) Guerra Cino-giapponese. La precedente sce lta di urn1 guerra ciel periodo velico ci consiglia d i scegliere ora una guerra ciel periodo dico. Se la scelta dovesse esse re cleterminarn dalla importanza ciel conflitto per il dominio n,1valc, essa cadrebbe sulla guerra ci no-giapponese, la quale colla recente pubblicazione" è uscirn da que lla indeterminazione storica inco mpatibile col nostro compito critico; ma poiché b guerra di Secessione americana offre vastissimo campo di correlazione continenta le flu viale e marittim,1, così cli essa ci occuperemo specialmente no n senza gerrnre uno sgua rdo rapido al grandioso episodio orientale."

LA GUERRA l)f CRIMEA

il Callwell ha esaminarn con molta larghezza di concetto e profondità critica hl guerra d i Crimea, o meglio il conflirro orientale dal 1853 al 1856, spec ialmente per quanto si riferisce ,dk operaz ioni degli esercit i cd alla correla zione continentale e maritrim,1. Egli però non ha detto se i risu ltati conseguiti erano corrisponderni a quelli che si potevano e si doveva no consegu ire data la potenzi~tlità continentale e ma rittima delle nazioni belligeranti.

" Questa guerrn, no n a c-1so ampi:tmen te es;1111inala da Mahan per i suoi fondamentali rillessi sul potere marittimo e in particolare per la tk fin itiva afferm:1zione dd p redomi nio inglese, rimane p iuttosto in ombrc1 ndl"ord ine cli priorit;:, seguito da D.13 .. forse egli con la scelta compiu ta intende evitare il piC1 possibile campagne gi;1 tratlate da Malian, ch e dedica uno spazio relmivamente esiguo alle guerre anglofranco-olandesi. 7 L1u tore si riferisce al lii>ro di J. \'.;'arrington Eastl ake e Yaur:tcl:t Yoshi-Al<i 1-!ervic Japt111 - a histo1y o/ tbe war hetwee11 China cmd Japw1, co mpilato sulla scorta della documemazione ufficiale rna da lui criticato recensendolo nel 1898 sulla «Rivisrn Marin inw" (Voi rn Fase. VII, pp. 194-200) per le numerose l;1cune e imperfezioni clit'. rendono il carn tter1;: d ell·orera «piutcosto storico-eroico che milit,t re», ;tnche perché i due autori non sono militari. Il giud izio espresso nella recensione del 1898, quindi, è solo in parte concordante con quello che ne dà q ui D.13., p resen tando il lil>ro come storia ufficia le d ella campagna. "Come gi:'1 rilevato nelrintroduzione al capitolo O.li., invt:ce, fa esattamente il contrario, esaminando specialmente la gnerr;-1cino-giapponese.

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lmperferro in questa parte conclusiva è q uind i il lavoro del Ca llwell9, poiché il constatare l'efficienza sto rica del potere mil ira rc nel conflitto non significa soltanto affermarne la preponderanza, rna esaminare se questa fu quale e quanta doveva essere, data la situazione generale ciel conflitto, indicando le cause della menomata effic ienza, onde riconoscere se esse derivino eia cause concorrenri e con1plemenrnri o da ll a incompleta estri nsecazione delle naturnli energ ie nel conflitto. Noi ci occuperemo specialmente di quesLa ricerca. omessa dal Callwell e quasi sempre anche dal Mahan, ed a ml rìne esamineremo: 1° La potenzialit à continentale e marittirn:1 elci belligeranti; 2° bi siruazione generale, tanro politica che militare; 3° Le operazioni mil itari con speciale riguardo alla correlazione continemale e rnarillima; 4° I risulta ti consegu iti e conseguibili; 5° I criteri sintet ici sul confl itto.

La potenzialità militare. - Al confl itto orientale contro la Russia presero parte: La Turchi,, dal 23 ortobrc 1853; La Francia e l'Inghilterra da l 27 marzo 185/i; l l Piemonre dal maggio 1855. È superfluo dimostrare l'enorme preponderanza marittima degli alleati. a,·endo g i:1 d imostrato nel paragrafo precedente b grande pre\',1lenza de ll'Inghilterra cui teneva dict1·0, IJenché a grande distanza, l:1 Frnnci:1. L:1 sol icla rie[:Ì di queste due potenze. ausiliate dalla marineria turca decaduta dalla sua supremazia mediterranea. ma non ancora consuma, quando pure non si tenesse conto del conrriburo sardo, cost ituiva un:1 oltrepotcnza marittima cl i gr;,n lunga eccedente ogni altra sto rica prepo nclern nza. Era quindi logico attendere cl:1 l potere marittimo i risultati più splendidi e più duraturi che mai fossero derivati da conflitto navale. Q uesta enorme preponderanza er,1 però mcnorna rn nella sua maggiore efficienza, q uella n~1va [c, dalla inesistenza cli obiettiv i cssenzi,!1111<.:n te nav:1 li. J.,1 flotta m il itare russa, benché ragguardevole per numero e tipo di vascelli, per moltissime ragioni che non giova accennare. non avrebbe potuto, a ,ncno di combinazion i eccczion:d issime, contrastare il dominio del mare, e fu saggio consiglio imperiale quel lo cli chiude rla nel porto utiliv:andola, come meglio si potev,1, nel la difesa loca le. Non floua militare che contrastasse il dominio. non navigl io mercanti le che consentisse ricchezza di prede, non colonie da conquistare. nulla di quanto costituisce un ohicnivo escl usivamente nava le. L:i flotta alleau non avev;, ahro campo d'azione che q uello cost iero. Ma l'azione costiera, anche quando puc'> esplicarsi con vantaggio. tenuto conto della relativa efficien za delle na,·i e delle forcificazioni, raramente conduce a risultati d i generale importanza q uando non è coord inma e corrispondcnrc all'azione continenra le . ., Più cht' di imperft'zione. si lrall;t d i una delimitazio ne cl é'll'ar:~omentn, restringendolo all·esanit' dé'i ritlt:ssi purnrnente militari e rerres1ri d<:tl'irnpiego dc:lle florre. s<..:nza considerare il r,1ggiungimerno o mt'no degli ol>i<..:tlivi politk:i della camp:1gna.

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L'efficienza marittima delle nazioni alleate era qu indi, nel caso speciale da noi considerato, comm isu rata dalla potenzialità continentale. Gli effetti del potere marittimo, anche quando esuberanti ai b isogni della correlazione m ilita re, non p otevano avere altra influenza storica che quella deriva nte dal potere territoria le. Il potere continen tale degli alleati era esso capace d i conseguire risultati p roporzionali a quelli conseguibili da l potere nava le? La q uestione è alq uanto con1p lessa e l'anal izzarla troppo ci allontanerebbe dal nostro compito onde ci limitiam o a stabilire, che e.lato: a) La potenzialità territoria le della Francia quale si era rivelarn nelle guerre della Repubblica e dell'Impero; b) Il p reponderante militarismo francese rigermogliante col nuovo Impero; e) La capacità milira re della Tu rchia quale si è rivelata nella successiva guerra turco-russa (1877-78); cl) La l imitata, m a solida efficienza britann ica, quale si era esplicata nelle guerre napoleoniche; e) 11 vigoroso con tributo che poteva offrire il Piernonte; f) La inesistenza d i conflitti che menomassero la tota le efficienz,1 del le nazioni alleate; g) La impreparazjonc militare della Russia : si può, sem.a troppo ottimismo, ritenere che gl i alleati potevano fore assegnarnemo sopra un potere continenta le capace cli consegui re importanti risult~1ti, giovandosi cli tutti i mezzi e cli tutti g li insegmunenti che dalla campagna napoleonica elci 1812 dovevansi dedu rre e che il .J omini ed il Clausewitz avevano già così luminosamente rivelato. Non in1encli,rn10 già afferma re che gli alleati dovessero spingere l'offensiva interna fi no al consegu im ento cl i qualche obb iettivo che compromettesse l'integrità della Russia. La campagn,1 del 18 12 aveva messo in evidenza, come afferma il Cl:wsewitz, che la conq uista d i un Impero di vaste d imensioni è irrealizz,1bile,w e non esitiamo ,1d affenrnne, che, dato il sistema di resistenza adottato da lla l{ussia, nessu n obiettivo è abbasranz,1 v ira le per comprometterne l'esistenza, ma ciò non esclude che qualche obiettivo secondario potesse conseguirsi in virtù de lla preponcler:-rnza continentale e ma rittima. La scelta clcll'obietrivo militare non è sempre facile; nel caso speciale elci confl itto contro la Russia cm abbastanza difficile e noi vedremo se gli obiettivi prescelti corrispondessero alla emità delle forze irnpegn,He od impiegabil i nel conflitto, dopo dì

'" D.13. fa rifer imento al capitolo XVII della trad uzione franc:c::se del \!c,m Krh~!i,e d i C:lausewitz

U 7Jéorie de la ,~mnde 8llerre, l'aris, 13audoin 1886- 1889. 4 Vo i., tra duzione a <:ura d el ten.col. De Val ry). I l Vinn Kriegeverrà tradolla integralmente in iL:tliano solo nel 1942, a <:Ur,1dell'Ufficio Storico dc:: JrEsercito. Per la verit;:1 Clausewitz a proposi to della ~confitta napolc::onica in Rus~ia non d ic:c:: proprio così, ma osserva : ..fa c;;1mpagna del 18'12 non è a!lauo riuscita percli(: il Governo nem ico è rimasro, ed il popolo è rirnasto fede le e tenace: bensì non è riuscita, pc.:rc:lié non poteva riuscire. l'uò essere stato un t:rrore da parte d i Napoleone.: intrn prenderla [. . . ]ma, st: si doveva tentar quc.: Jrimpresa, non si potc.:va in soscanza condurla in :-dtro modo". La distruzione del suo e,;ercito pc::r Ch1usewi tz non è dovuta all'aver egli spinto L lllacco a fondo, ma p iut1os1.o ,:-111';-JVer iniziato troppo t,1rdiv,1mente la campagna. alla tattica così prodiga d i vite umane, alla 111:-1ncanza d i cure per il vt;t.tovagliamen to e pc::r l"organizzazione ddb linea di ritira ta. e infi ne alla p,1rtenz:1 t roppo ritardat<1 d:11\llosca• (K. von Clausc::witz, Della guerra, Mondadori, ,:VJ ilano 1970, Voi. II p. 847).

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avere esaminata la situazione generale europea ed enunciati i risultati conseguiti durante la guerra .

La situaziolle gellerale. - La guerra di Crimea si presenta come un primo atto di soliclarict~ì. europea contro l'invadenza della Russia , la quale in meno cli un secolo, giovandosi delle perturbazioni politiche occidental i, crasi incorporata rutta la costiera settentrio nale del Mar Nero, l.1 Caucasia Meridionale, la I3essarahia, la Galizia orienrnle, la metà del regno di Polonia, cioè la Podolia, la Vol initl, la Lituania, la Curlandia, procedendo per w li an nession i dal confine segnato d ,11 Dnieper e dalla Dina a q uello serpeggiante dal Danubio per la Piuth alla Vistola. Se poi si tiene conto dell'a nnessione della Finlandia e delle provincie asi;:itiche già appartenenti al la Persia, al T urkesca n, alla Cina, apparisce evidente la necessità di fare argine a questo sordo e continuo dilagamento dell'Impero moscovita. La sicurezza eu ropea costituiva quindi hi ragione del conflitto, onde il diritto di difesa, contro la crescente minaccia dello slavismo , giustificava la solidar ierà delle nazion i europee .11 Questa solidarietà nel diritto di difesa non era però sufficientemente compresa né cementata nell ;1 idea lità eu ro pea. L'Inghilterra. più che della sicurezza europea, si preoccu pava dei suoi immediati interessi coloniali e commerciali, e benché questi interess i br itan nici costituissero gra n parte cli quelli europei. ciò non pertanto l'obiettivo inglese era piurtoslO marittimo che conti nentale, né la pubblica opinione giu ngeva a cornprende re che il crescente potere navale della Russia ern conseguenza imff1ecliata della accresciuta continentalità . Distruggere gli clementi della vitalità n;wale, esau rirne, se possibile, le sorgenti, o nde imped ire ogni ulteriore svi luppo del l'organismo milirnre maritlimo, era il criterio direttivo clell'Tnghilterra. L'obiettivo inglese era quindi europeo solam ente per effetto del v~1sto dominio commercia le eia tutelare e perciò l'Inghilte rrn non portava alla solidarietà europea che un contributo di aspirazioni esclusivamente britanniche. La Fr;:i ncia, cavalle resca e poetica, aveva realmente p;1 lpitato per l'idealità europea. L'opinione pubblica erasi entusiasnrnta per la crociata ba ndirn dal suo Imperarore, m a gli entusiasmi gallici sono effimeri se non alimentati cb chiassosi successi, o nde era a temers i che il sentirnento nazio nale non c,i kleggiasse con costanza l'impres,i se questa non offriva rapid:1menre risultati che appagassero l'orgoglio e la va nità nazionale. L'idealità europea non aveva quindi in Francia una base troppo stabile e Na po leone stesso, che di questa idcal ir;ì crasi fotto vessill ifer o, non aveva per essa che un enwsiasmo accademico mirando egli a farsene drappeggiamento militare e politico . Rivendicare l'insuccesso del primo Impero. rinfiorire gli allori militari della rrancia , pro muovere un'attiv ità commerciale e finanziaria , quantunqu e fittizia; prepara re una base all 'Impero; illudere con chiassose esteriorità l'ambizione nazionale erano gli scopi che Napoleon le peti! aveva saputo arnmantare della idealità europea.

" Questa :1ffe r111:izione, piena111<.:nte in armo nia con i conce; tli giù esposti da ll'autore.: ndl'c.:same ddla si1u:1zionc militart' mc.:diterranea (Cfr. Parte I) indica fin d'ora l'ollica nella quale D.13. considera il conflitto.

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L'interesse euroreo, dal q ua le soltanto poteva derivare una g ra nde efficienza nel conflitto, era quindi solo la Bandiera che copriva il contrabbando Napoleonico, assicurato il quale e ra da prevedersi che anche quella sarebbe stata opportunamente ripiegata. La Turchia non poteva certamente comprendere l'idea lità e uropea, ma la sua esistenza politica ne l conflitto slavo-europeo, era téilmente immedesimata con q uella da rendere impossibile qua lsiasi separazione. Se però gli interessi si compenetravano, ciò non implie,w,1 che dovessero tutelarsi con eg1.1a le intensità . Finché rimanevano d ivisi spettava alla Turchia tutelare i propri interessi, ma da ll'iswnte che questi si compenetravano con quell i e uropei la Po1ta trov,wa assa i logico lascia re il compito della tutela alle grane.li nazioni che ne assumevano la rappresentanza . La de bolezza e l'inerzia del Sultano Abcl-ul-1vledjid, le cond izioni miserande dello Stato dopo il conflino tu rco-egiziano dal 1833 al 1840, lo stato di vassallaggio in cu i era caduta b Turchia tanto rispetto a lla Russia , quanto rispe no alle a ltre pote nze firmata rie ciel tratta to 13 luglio 1841, non lasciava no cert.-ime nte speranza cli poter sprigionare dal fata lisrno m ussuln1ano un tenue residuo dell'a ntica vitalità. Il Piemonte aveva grandeggimo per ardimento, ma assai poco pesava nella bilancia del conflitto e d assai n1eno comprendeva l'idealità europea, ne l c ui grembo il g rande Ministro aveva gettato il seme della idea lità nazionale. 11 T.e quanro rn1zioni solidali de lla tutela dell' interesse e uropeo, m iravano a l conseguimento cli obiettivi specia li, con urn1 intensità proporzionale a ll'importanza di questi obiettivi, donde ne dovevano risultare effetti divergenti su lla d irettività e su lla solu zione elci confl itto .11 I grandi eleme nti potenziali di cui potevano d isporre g li alleat i e rano quindi menomati dalla inesis tenza cli urn1 vera e sentita idealità e c.lallé1 dive rgenza degli obiettivi nazionali e venivano perciò impiegati in q uella misura e con q ue l sistema che corrispondeva allo scopo singolare, non a quel lo della solidarietà europea . Che l'iclea lirà e urope,1 fosse parvenza piC1 che sostanza della soliclarie Lù lo dimostra il fatto de lla ta rdiva pressione fatta all'Austri,1 per ind urla a dimostrazione od azione ostile alla Russ ia. Il fine e uropeo era quello di respingere l'Impero Moscovita alla s u,1 antica frontiera occidenta le segnata dalla Dwina e da l Dnieper, od almeno da quel la ciel Dn ieper, del Pripel e ciel Nie me n, e non vi ha dubbio c he, se l'Austria avesse avuto coscienza de' suoi futu ri destini e si fosse avanzata contro la Russi,1 , q ue lla linea cli confine si s:-irebbe raggiunta e si sa rebbe conservata. L'Europa ha perduto la più propizia occasione cli assicurare verso o riente la sua esistenza. Molte e buone ragioni dovevano rendere l'Austria esitante , e non ultirna quella della gratitudine asburghese; ma poiché il confl itto orienta le non poteva mai condu r" li •gra nde Ministro .. è ·C1vour. Si tratta deWuni<.:o accenno che lì.li., pur essendo piemontese, dedi<.:;1 al ruolo del Piemo nte nel confli tto. d 1e pure richiede un ceno grado cli correlazione terre:-trem,1rittima. '·' Que:;to d1e D.13. con:;iclera un inconveniente. è un ratto naturale e inevitabile nelle coalizioni militari cli ogni tempo. Ciò fa ritenere improntata a una logica stringente ma non ancorata alla realt;ì la pretesa di D .13. che i n questo conflitto si cura:;se soprattutto un interesse comune europeo , r,1Cile da prodamare ma difficile da perseguire realmente, pt.:rsino oggi.

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re ,1 gelosie e rival itiì fra le nazioni solidali. così è logico supporre che, se l'o ro brirnnnico e l'orpello francese avessero addensato i loro bagliori nell'aulico Consiglio, l'Austria non avrcbhe atteso quasi due ,inni ad assumere q uella inizi;:i tiv~1 che le era imposta dall a ragione di Stato. La sìtua7.ione generale, non tenendo conro degli Stari che si disinteressavano o non r,otevano in fluire sul conflitto, era in massimo grado r,ro pizia al consegu imento della ideal ità europea, ma questa ìdcal itò non era ancora abbasran7.a compresa e senrita, perché eia quella situ;1zione eccezionale se ne traessero , con mini mi sacrifizi, 1 gra ndi v:intaggi che forse l 'Europa non potrà piC1 conseguire. Le operazioni militari. - li conOino orientale si svolse ne i seguenti distinti teatri cl i guerra:

l O Teatro ciel rn,H Nero. comprendendovi le o perazioni militari nelle provincie danubiane e nell'Armenia; 2° Teatro del B:tlrico; 3° Teatro ciel Mar Bianco e mari polari. li terzo di questi teatri non m erita cli essere preso in considerazione, poiché le d iv isioni n;_iv:tli che v i furono destina te, q uelle di O rnmaney e Guiherr, di Price e cl i Febnier-Dcspoinres. coi reparti cli truppe ad esse assegnare. non compirono operazioni che avessero influenza sullo sviluppo ciel conflino e le clevasrnzioni costiere eia esse o perale fumno atri vancl.i lici. inutili ecl indegni dell e nazio ni che va ntavnno il primnto nella civiltà europea.

TEAT RO DI GU ERRA DEL 1'vlAR N El~O La cronistoria delle operazioni in questo teatro di guerra può riassumersi nel modo seguente: /111110

7853.

Lugl io - Movimento offensivo e.lei Russi verso il Danubio con circa qua rantam ila uomini sotto il comando ciel settuage nario generale l\1skiev ich. Progetto cli invasione marittima con sbarco a \'<1arna a complemento della in\'asione continenta le. I.e flotte d 'Ing hi lre rra e d i Fra ncia a fksika sostengono le rag ioni del Sulrano contro le pre\'a ricazioni del principe Menrshikoff. Agosto - Occupazio ne c.lelln Va lacch ia e Moldav ia. Prqxuativi per il passaggio ciel Danubio . Differimento della sped izione mariuima progettata da l Menrshikoff. per sospetto della flona anglo-francese. Inazione della Tu rchia. Scuembrc - I Russi si giovano ciel temporaneo cl01nin io del ma r Nero per prepa rare e concentrare fo rze e materiali per la ca mpagna cli Armenia. 23 Ouobre - La Turchia dichiara la guerra all::t Russi:, - concentra le sue truppe nel quad rilatero Silisrria-Rusrchuk-Wa rna-Shu mla, sotto il crn11anc.lo d i Oma r-Pascha. La flotta britannica e la francese entrano nei Dardanell i e danno fondo a Fkikos nel Bosforo a protezione di Cosra ntinopol i. con aperta offesa c11la Russia per la violazione dclb convenzione del 1841 .

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Novembre - I Russi continuano ad usufruire il dominio mw,1le nell'Eusino per le loro asiatiche operazioni militari. · 30 Novembre - Distruzione della squadretta turca di Osman- Pascha, composta di sette fregate , tredic i corvette a vela e d ue pirosc:-1 fi , per opera d ell'ammiraglio Nacbimoff con sei vascelli, due fregate a vela e d u e piroscafi nella mela d i Sinope. Eccitazione in Francia e d Inghilterra per l'atto chia n1ato barbarico.' ' Dicembre - Ricognizioni eseguile nel ma r Nero da alcune fregate a ruote inglesi e francesi .

Anno 1854. Gennaio - Lento procedere dell'offensiva russa su l Danubio. 4 Gennaio - Le squadre cli Francia ed Inghilterra e ntrano ne l mar Nero. La flotta russa si chiude nei porti cli Sebastopoli e Niko lajeff Le comun icazioni mwali della Russia colle provincie transcaucasiche e coll'Armenia sono imped ite. Febbraio - Paskievich riprende il movimento offensivo. Marzo - Passaggio del Danub io ed investimen to di Silistria. 27 t\farzo - La Franc ia e l'Ingh ilterra d ichiarano guerra all:-1 Russia. Aprile - Ins u ccesso dei Russi a Silistria ed a Rustchu k Va lore dei T urch i. Maggio-G iugno - Successive spedizioni di t ru ppe alleare n e l ma r Nero. Con cen tramento a Warna . I Russi ripassano il Danubio inizia ndo la ritirata verso la Pru th. tvlouravie ff con circa ventimila uom ini inizia l'offensiva in Armenia. Pessime condizioni militari della Turchia . Inettezz,1 e gelosia d ei Pascha. Sca rso interesse degli alleati, specialmente della Francia, per il teatro di g u erra asiatico. Luglio - Epidemia colerica a W,trna, ta nto agli accampamenti che sulle flotte . Grande monalità . Grandi incendi nei magazzini militari degli alleati. Agosto - G li alleati decidono cli opera re risolutamente con tro la costiera taurica, ma la preparazione è molto imperfetta . Intensità dell'offensiva russa in Armen ia. l3attagli,1 cli Kars . Assedio della piazza. I Russi minacciati alle s palle dalla insurrezione della Circassia , fornentata cbll'Inghilterra, sono costretti a ritirarsi verso il Caspio. 21 Agosto - Bomba rdamento cli Odessa operato eia otto fregate a ruote ed una corvetta ad el ica d egli alleati. Il bombardamento fu esegu ito dalle navi in rnoto; d urò cinque ore; incendiò il porto, d istrusse oltre c inquanta m1vi e non fu certamente un atto meno vandalico cli q uello cli Sinopc. 1-7 Settembre - Imbarco d ei Francesi e d Inglesi a I3altchik, presso Warna . 8 Settembre - Riunione delle navi al la rgo e formazione ciel convogl io così costituito:

'' La battaglia di Sinope è im portanl<.:, perché è la prima <..:ondotta da una f-loua die almeno in parte è <..:01n posta da navi a va pore. Vi si <..:ons1,1ta inoltre; l'efficacia dei n uovi «cannon i a bomba .. (cioè atti a lanciare granate scoppianti e non palle piene) eh<.: il tenente colonnello francese P,tixlians riteneva - se abbinar.i alla corazza e alla propu lsione a vapore - così micidi a li Ja segnare a v,m taggio della Francia la fine della pre p onderanza marittima ingl<.:s<.: ,mcora imperni,ita sui grandi vascelli a vela, i quali richiedevano quegli espc:rci eq uipaggi che mancavano a una naz ione meno ma ri uirna come la Francia.

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lisercito Ji -ancese cli trentamila uomini, comandati da l marescia llo Leroy de Saint-Amaud;

Esercito inglese cli ventottomila uomini, comandati da lord Raglan (J.H. Fitzroy-Sommerset);

Squadra di protez io1te l'inglese composta di ouo vasce lli a vcht, due ad elica, orco fregate e tre corvette a vapore, comandata dal vice-ammiraglio Dundas e dal contr'ammiraglio Lyons; Squadra ji"cmcese impiegarn al trasporto delle truppe e composta cli dodici vascelli a vela, tre ad el ica, sette fregate a vela e nove a vapore. sei corvette ed avvisi a vapore, comandata dal vice-ammiraglio llamelin e dal contr 'a mmiragl io Bruat; Squadra turca impiegata al trasporto de]lc truppe, con,posta di otto vascelli a vela e q uanro fregare a vapore; Flotta merccnzlile composta di venticinque piroscafi e ci rca duecento navi pel trasporto delle truppe ed impedimenta di guerra. 9 Settembre - Esplorazione della costiera fra Fu patoria e Sebastopoli eia una commissione d i generali. 13 Sercembre - La flotta ancora ad Euparoria. 14 Settembre - Il convoglio si trasferisce ad Olcl-Fort. Dà fondo SLI quattro l inee cl'ancornmenco para llele ct lla costé1 . Sbarco delle tru ppe francesi. 15-18 Settembre - Sbarco delle truppe inglesi e delle impeclimenra di esercito, co ntr,1stato eia non propizie condizion i cli vento e di mare. 19 Settembre - Avanzata dell'esercito alleato verso Sebastopoli. 20 Settembre - Battaglia dell'Alma alla quale presero parte circa cinquanra mila Anglo-franchi contro trentamila Russi, afforzmi in posizione difensiva domina nte, sotto il cornando de l principe Menrshikoff. Vittoria degli alleaci. 24 Settem bre - Gli alleati giungono a Sebastopol i, ma non tenrnno di impadronirsene con un colpo cli mano, come era staro convenuto dal Consiglio dei general i e che aveva ogni probabilità di riuscita per l'insufficienza di fe nsiva del fronte d i tramomana della piazza. 25 Settembre - Menrshikoff esce dalla piazza con circa quarantamila uomini, mentre gl i alleati eseguono la m;1rcia cli fornco d;:il fronte cli t ramontana a quella cli mezzodì. Contatto della retroguardia russa col l'avanguardia inglese durante questo movimento. 26 Settembre - Gli ;illeati si srabiliscono sul promontorio meridio nale in ottima posizione tattica , ,lppogg iata al mare; con gra nde dominio sulh1 vallata della Ccrnaia , ave ndo due porti mediocri per base di operaz ione marittima. q uello cli Balaclava per l'esercito inglese e quello di Kamish per l'esercito francese. Ottobre - Gli alleati, perduta l'occasione di lxHtere l'esercito russo e di conquistare Sebastopoli con l'attacco subita neo, si decidono per un procedimento d'assedio. con fronte d'attacco verso la piazza e fronte difensivo verso la Ccrnaia ; mentre gli assed iati raffo rzano con grande attività il fronte meridionale. L'ammiraglio Korniloff, benché meno anziano del Nachimoff, fu eletto comanda nte della piaz7.a, la qua le, non investita dal l:Ho di tramontana, rimane durante tutto il periodo dell'assedio in libern comunicazione coll'esercito e col paese. 17 Ottobre - Primo tentativo cl i atta cco della pinza deciso eia Ca nroberr che Napoleo ne aveva sostituito al Saint-Arnaucl. Cooperazione dell a flotta nell'attacco del fronte a mare. Insuccesso terrestre e navale del tentativo. Morte eroica di Korniloff.

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25 Ottobre - Prima controffensiva dei Russi con tro il campo alleato. I.a battagl ia, celebre per gli episod i dell a cavalle ria inglese a Balaclava, rimane indecisa , ma i Russi dovettero ritira rsi . Eussi ed alleati proseguono a rafforzare le opere di a ttacco e di d ifesa. Grandi marce forzate e disastrose dell'esercito russo dalla Pruth alla Crimea d urante l'ottobre. Novembre - Concentrazione a Simferopoli degli eserciri russi. Mentshikoff con oltre centomila uomini avanza contro gli alleati ignari cli tale concentrazione ed impreparati a respingerla. 5 Novembre - Rattaglia cl i lnkerman. Difficoltà tattiche dell'attacco. Grande efficienza delle posizioni difensive. Grande valore spiegato dalle truppe anglo-frances i nella controffensiva. Grande vittoria degli alleati acquistata con grand i sacrifici. Ritirata dei Russi verso l'interno cl i Crimea . Dicembre - Preparazione per lo sverno. Proseguimento lento de lle operazio ni di assedio. Gra nde impo rtanza delle basi marittime a contano delle truppe. Insufficie nza nautica cli ta li basi. Disastri e naufragi.

Anno 1855. Gen na io - I.a situazione invernale era la seguente: Gli assediati avevano fatto prodigi sotto la direzione ciel Korniloff e ciel Todle ben; la piazza e ra sempre in libera comunicazione coll 'ese rc ito e col paese. Jl paese era esausto, rna Mentshi koff aveva per l'arteria del Don raccolte in grandi magazzini sufficienti derrate pe r la prossima campagna . L'ese rcito, due volte respinto e logorato da lle ma rce e da l cl ima inverna le, si a ndava de moralizzando. I rinforzi dall'interno delb Russia non potevano raggiungere il teatro cli guerra. La situazio ne dei Russi si faceva sempre più difficile. Gli alleati subivano i cleleterii effetti della inclemenza invern,1lc e delle impreveggenti amminist razioni, rna la lo ro sicurezza e ra ga rantita da lle basi marittime e da lla fortezza tattica della posizione occupata . Bloccati ne l lo ro promonto rio taurico essi avevano a ll e spa lle le risorse dell'Europa . I rinforzi continu,ivano a Huire pe r mare e col migliorare della stagio ne la lo ro situ azione si anelava sempre più ra fforza ndo. Febbraio - Pa rte dell 'esercito turco , comandato da Omar-Pascila, si trasferisce dal Danubio ad Eupatoria, prendendo posizione ed afforza ndosi, per minacciare di fian co la linea cli operazione Sebastopoli-Simferopoli. Verso la met.'ì di fe bb ra io l'esercito russo arrncca il fronte d ifensivo d i Eupatoria ma è ignominiosame nte respinto dai Tu rch i. Marzo - Ricostituzione dell'eserc ito russo in Crimea , sotto il comando cli Gortchakoff sostitu ito al Mentsh ikof. Grande attività degli alleati nel rafforzamento ciel fro nte d 'investimento me ridiona le, non essendo possibile, ad o nta dei grane.l i rinforz i, l'investimento completo della piazza. li Canrobert è sostituito dal generale Pclissier. Aprile - l'esercito turco Omar-Pascha è trasfe rito pe r mare da Eupatoria a Sebastopoli. J\!Io uravie f inizia l'offensiva eia Tiflis contro l'Armenia . Adesio ne del Piemonte all'alleanza .

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Maggio - Forzamento dello stretto di Kertch. O ccupazione del mare c.l'Azof. Separazio ne della Crimea dalla sua base fl uviale del Don. Il conLinge nte piemontese di quindicimi la uomin i, comandati dal generale Lamarmorn giunge a I3alaclava. Giugno - !.'esercito alleato raggiunge un effenivo cli circa centocinquantamila solda ti e qua ra ntamila marina i. 18 Giugno-AssalLo generale e.lato dagli al leati alla piazza col concorso di alcune banerie bombardiere. ma non della flotta. Ero ic.1 resistenza dei Russi. Le colonne cl i attacco sono respinte. Insuccesso ciel tentativo. /Vlorce di Lord Raglan per epidemia colerica; lo sostituisce il generale Simpson. Luglio- I3ombarc.lamento metodico cli Sebastopoli. Mouravieff, non affrontato eia alcun esercito turco e non piC-1 minacciato alle spalle dai ribell i, invade l'Armenia ed assedia Kars, no n soccorsa dagli allemi che troppo tardi. Agosto - Movimento offensivo cli Gortchakoff per liberare Sebastopoli. 16 AgostO - Banaglia della Cernaia . Valore dimostrato dalle eruppe piemontesi. I Russi sono respinti. Settembre - Conrinua l'assed io cli Kars. Efficace res isLenza clcgl i assediati. Attivazione del bombardamento di Seb<IStopoli, ridotta ad estremo partito. 8 Settembre - Attacco degli AJleati . T Russi ablx1ndonano il fronte meridionale e si concentra no nelle posizioni a rrarnontana del porto e della Cernaia . G li Alleali occupano Sebastopoli, rna non proseguono l 'offensiva per scacc iare i Russ i defin itivamente dalla Piazza. Otto!)re - Inazione degli alleati. Incertezze circa la direttività della futura campagna . Esaurimento della Russia. Disnnimazionc della Fnrncia. Allestimento della spedizione marittim~1 conl ro Nikolaieff, comandata dagli Ammiragli Hruar e Lyons con trcmaquatrro navi ed un corpo di eruppe di ouomil a uomini, comandati dal generale I3azaine. 14 Ottobre - Sbarco delle truppe a Kimburn. ·17 Ottobre -Attacco dei fonia rnare. Imp iego dell e tre batterie corazzate francesi. Cooperazione delle truppe sbarcate. Occupazione d i Kirnburn ed estuario ciel Dnieper e del Bug. Sbarco cli O rnar-Pascha con circa diecimila uomini a Recloute- Kalc in Circassia, per operare ,1 Ile spalle dell'esercito di Mouravieff assed iante Kars e per p ro muovere l'insurrezione nell'alta Georgia . Novembre - Continua lo staLo d'inazione degli alleati, solo l'Inghilterra è desiderosa di persevera re nell'offensiva. 24 Novernbre - Cap itolazione cl i Kars. Tnrclività dei soccorsi. Inutilità de lla cam pagna cli Omar-Pascba nella Georgia. Dicembre - Ripresa dei quanieri invernali. Sospensione di qualsiasi iniziativa . Previsioni di pace.1'

'' Nessun accenno all'imperversart: del colera tra le truppt: alleate e piemontesi, con gr,1vi perditt:. 0.13. inoltre non considera lt' dilTic;oltà incontrate dai trnsporti mariuimi piemontt:si in questa prima esperienza <.li spedizioni o lLrem are (Cfr. F. l3mri, La lugfstfca dell 'J:.serctw !talicmo, Rom;.1, SME - UL Storico 1991, Voi. I C,tpitoli IX , X<.: Xl ).

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TEATRO DI GUERRA DEL MAR BALTICO Anno 1854.

Marzo - Grandi p reparativi in Inghilterra per allestimento della flotta del Baltico. Aprile - La fl otta inglese comandata da Sir Carlo Napier e costituita da tredici vascelli ad elica e sei a vela, da dodic i fregate ad e lica e qu indici corvette a ruote entra nel Baltico. Maggio-Giugno - Operazioni cl i blocco e cli riconoscimento della costiera baltica. La squadra francese comandarn dall'Ammiraglio Perseval e composta di nove vascelli, uno dei qua li :lcl elica, e cl i dieci frega te e corvette raggiunge a I3arosund la flotta inglese. Ripartizione dello scacchie re cli blocco. Esplorazione del golfo di Finlandia. Luglio - Epic.lemi:l cole rica sulle flotte. 8 Agosto - Sbarco di un corpo di d iecimila Francesi comandati dal generale Baraguay e cli un manipolo cli Inglesi comandati dal genera le Harry Joncs, per occupazione dell'arcipelago delle Aland. 15 Agosto -Attacco da terra e eia mare della fortezza di Bornarsund . 16 Agosto - Capitolazione cli I3omarsuncl. Settembre - Progetti offensivi contro Revel e Sweaborg. Impossib ilità militari e nautiche di operare contro Viborg e Kronstadt.. O ttobre - I.e flotte alleate abbandonano il Ba ltico a cagione dei gh iacci invernali.

Anno 1855.

Inverno - Allestimento in cento giorni della flott igl ia d i ottanta cannoniere a vapore in Inghilterra, e costruzione d i tre batterie cor,izzate in Francia . Grande potenzialità industria le brita nnica . Pri mavera - Le flotte a lleate ristabiliscono il blocco del Ba ltico. Incertezze di rettive. Insufficienza delle flotte e flottiglie cannonie re per l'attacco d i Kronstaclt. Devastazioni costiere. Agosto - Attacco nava le e bombardamento di Swe,1borg, esegu ito dalla flotta alleata composta cli trenta frn fregate e corvette, cli venti bombarde e cli ventid ue cannoniere. Distruzione della città ed a rsenale. Autunno - O perazioni costie re insignificanti. T.a flotta alleata lascia il I3altico. Queste che abbiamo riassunte sono le principali operazioni cli guerra compiute dagli alleati, ed ora rimane a vede rsi se i risultati conseguiti corrispondono a quel li che per ragion i politiche e milita ri si dovevano e si potevano conseguire . Risultati consegu iti e conseguibili. - I ris ultati milita ri e politici conseguiti furono assai misera cosa q uando si consideri: 1° L'enorme potere nava le d i cu i d isponevano gli alleati, rappresentato nei va ri teatri di guerra da circa trecentomila tonnella te del naviglio militare e da centomila cli naviglio mercantile coopera nte nei vari periodi ciel conflitto; 2° Il prepondera nte potere contine ntale che gli a lleati potevano, senza grandi sforzi, impiegare fino dall'inizio conflitto, ma que lla loro efficienza era indipendente da delle ostilità al conseguimento cl i qualche ben dete rminato obiettivo.

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Nel Baltico nessun obietLivo militare fu raggiunto, poiché gli Mti vandalici ad esclusivo scopo di distruzione, quando non segu ito da possesso che modifichi la situazione militare e politica , non possono essere noverati fra i risultati del confli tto. Il blocco effettivo, per le conseguenze di esaurimento che ne derivano e la minaccia cli una invasio ne m arittima, possibile p er effetto del potere navale e continentale, influirono cerLo, cd in grande misura, sulla soluz ione ciel conflitto, ma quella loro efficienza era indipendente da qualsiasi operazione cli attacco, di occupnione o cli d istruzione costiera. I veri risulLari conseguiti nel Baltico, dovuti al blocco ed alla minaccia d'invasione marittima, ernno conseguibili con esigue forze navali senzn sbarcare un solclaLo e sen za spara re un solo colpo cli canno ne. Esagerazione quindi cli armamenti, di chiassosità , di presu ntuosità che dimostra urrn grande igno ra nza nazio nale, ed una buona dose cl i leggerezza e vanità m ilitare. Nel Mar Nero i principali risultati conseguiti furono i seguenti: 1° Arrestata l'invasione continentale e costretto l'esercito russo a ripiegare da l Danubio sulla Pruth, obbiettivo conseguito per solo effetto della presenza dell'esercito alleato sul teatro delle operazioni; 2° Dominio ,1ssol uto del Mar Nero per tutti gli effetti della cooperazione continentale e marittima; tanto in Europa , quanto in Asia : 3° Fasti militari a prestig io delle armi alleate, conseguiti nelle vittorie di Alma, Ba laclava , Inkernan e Cerna ia; 4° Occupazione della città di Sebastopoli con distruzione della flona ed arsenale nemico; 5° Espugnazione di Kirnburn, non seguita da ulteriore offensiva; 6° Esau rimento temporaneo della Ru ssia dovuto alla sua insu fficiente prep,1razionc m ilita re. Questi risultati militari se valsero a frenare momentaneamente le cupidigie della Russia, non furo no suffic ienti a m odificare.: sostanzialmente la situa zione o rienta le, po iché nessun atto di dominio o di possesso, che fosse ga ra nzia della preponderanza europea od ottomana nel Ma r !\ero, fu sancito dal trattalo di Parigi . Era qu indi logico che gli effetti del trnltaro perdurassero finché piacesse alla Russia cli rispettarlo e le perturbazioni europee le consentissero di violarlo impunemente, ciò che avvenne nel 1870 quando Napoleone lil perdette l'impero. I risultati militari e politici della guerra di Crimea si compendiano q uindi in una menomazione di dominio marittimo della Russia nel Mar Nero per un breve periodo di circa qu ind ici anni. Questo unico risultato del grandioso conflitto orientale è assa i misera cosa quando si considerino i risultati che ncll'inreresse europeo si dovevano e si poteva no conseguire, se la d irettività politica e mi lirnre fosse stata cosciente del suo compito. Gli obiettivi europei che si dovevano consegu ire erano: 1° Respingere la Russia aI suo ,1 nrico confine occidentale; 2° Preparare nel I3altico una situazione che. limitando il dominio navale della Russia, consentisse uno stabile equilibrio fra le marinerie cl i quel bacino idrografico; 3° Creare nel Mar Nero una situaz ione politica e mi litare tale che assicurasse all'Europa il domi nio assoluto e duraturo dell'Eusino. Il prin:10 obiettivo non era conseguibile senza l'intervento armai-o dell'Austria, ed il secondo non era co nseguibile senza l'adesione della Prussia alla solidarietà eu-

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ropea, onde dovevano escludersi dalle obiettività del conflitto, con grave danno dell'interesse europeo, perché la Russia non era in gra do, come lo dimostrò la sua impreparazione militare, di impedire il conseguimentO cli questi d ue obiettivi. Esclusa, per imprepa razione politica, la possibilità di provvedere ad un miglio re equ ilibrio ciel Baltico, il teatro di operazione diveniva secondario , per l'impossibilità in cui si trovavano gli alleati di esplicare una intensa ed interna offensiva , sufficiente a determinare una risoluzione vittoriosa dal conflitto. Né allora né oggi l'offensiva del Baltico, date le condizioni climatologiche di quel bacino ed il sistema di d ifesa di cui è ca pace la Russia, può consentire risultati duraturi se non per m ezzo di pe rmanenti occupazioni continentali, ciò che implica l'intervento de lla Prussia nel conflitto. Il terzo obiettivo era qui nd i il solo che offr isse probabilità d i successo, ed a questo dovevano qu indi convergere tutte le energie degli alleati, impiegando nel Baltico quelle sole forze che assicuravano l'efficienza del blocco e mante nevano la minaccia cli una invasione marittima, onde costringere la Russia a vincolare grandi forze alla difesa della minaccia costiera. Fu quindi errore l'avere attribuito al Baltico un eccesso d'importanza, non tanto per le forze ma le imp iegare, quanto per avere create delle illusioni inconsegu ibi li, ed avere deviato la pubblica opinione dall'obiettivo principale cbe era realmente conseguibile. In quale modo questo ob iettivo di <lssicurare all'Europa l'assolu to e duraturo dominio nel 1\far Nero poteva conseguirsi? Il solo modo di assicurare pcrrnanentemente il dominio e uropeo nell'Eusino era la conqu ista e l'occupazione della Penisola cli Crimea. L'occupazione di Sebastopoli o di qualsiasi altro punto militare della costiera russa non risolveva il problema, poiché l'occupazione pe rma nente non sarebbe srnrn possibile, per mancanza cli posizion i insu lari e peninsulari che , corne Malta, Perim, Gibilterra traggono tntta la loro efficie nza e sicurezza da l potere nava le. La Crirnea soltanto risolveva completamente il problema per la s ua posizione geografica, per la sua stru tturn topografica, per la promiscuità delle razze che l'abitano, per l'interesse commerciale che vi avrebbe preponderato, per la facilità di isolare e separare completamente la penisola eia I continente occupando lo stretto cli Perekop. A primo aspetto questa occupazione della Crimea semhra ardimentosa e forse eccessiva per i mezzi di c ui disponeva l'alleanza, ma un esame più accu rato può dimostrare che questo compito non e ra per se stesso più oneroso di quello che g)i alleati s i assunsero assedia ndo per un anno Sebastopoli, impiega ndovi circa 200.000 uomini e respingendo le controffensive delle truppe che i russi avevano opportunità cl i concentra re nell'interno della penisola . Se infatti si consndera: 'I ° Che l'esercito russo in Crimea, quando sbarcarono gli alleati, non raggiungeva i cinquantamila uorn ini; 2° Che la russificazione del la penisola non era ancora tanto progredita da escludere la fac ilità di stabilire il dominio politico, giovandosi d elle varietà etniche aventi aspirazioni commerciali; 3° Che l'istituzione cli un governo anglo-turco, simile a que llo anglo-egiziano, avrebbe soddisfatto i p iù vitali interessi della popolazione e trasfo rmata la Crimea in una delle più ricche e confortevoli regio ni del mondo;

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4° Che la stabilità d i questo Governo era garantita dal potere navale sufficiente a salvaguardare la penisola da qualsiasi attentato, quando una piazzaforte avesse sbarrato l'istn,o di Perekop ; 5° Che la to pografia dell'istmo, la cui larghezza varia tra cinque e quindici chilometri, consente la cooperazione difensiva laterale delle flottiglie per una estensione fianchegg iante d i circa venti chilometri; Parrebbe di potere concludere che l'occupazione della Crimea, di primo impero con un esercito di sess:rnrarnila soldati, cui potevasi aggiungere un forte contingen te turco, ormai superfluo sul D anubio, non era impresa così ardimentosa, da non poter essere tentata con fondata speranza di successo. Investire completn mente la penisola con le flotte e flottig lie isolandola dal continente; occupare il mare d'Azov perlustrando il Don onde impedire ogni alimentazione alla guerra; annientare in battaglia il già battuto esercito di Mentsh ikoff; occupa re Simferopoli e sbarrare con opere provvisorie lo stretto di Perekop, sarebbe stato il compito dell'esercito alleato se l'idea lità europea ,ivesse fatto breccia nei con.sigli dell'Allea nza. L'esercito russo del Danubio avrebbe avuta sbarrata la via; Mentshikoff non avrebbe potuto riorganizzare la difesa con le riserve fluenti per il bacino del Don; Sebastopol i avrebbe dovuto soccombere per fame anche se non assediata, ed il Governo, proclamando il protettorato europeo, avrebbe avuto un compito abbastanza focile nella organizzazione dello Stato. Assicurata al potere europeo la penisola di Crime,1, stabilito il potere militare e po litico della Turchia sotto il protctrorato Britannico, compensando la Frnncia con possessi colon ia li; il dominio del Mar Nero sarebbe srnto garantito da l potere navale anglo-ottomano, e sortratto forse per sempre all,1 Russia. L'Inghilterra avrebbe dominato cbll:t Crimea la situazione orientale, avrebbe tutelati con grande efficacia i propri interessi nell'Asia , avrebbe ridato al Mar Nero la vital ità comm erci,1 le del periodo veneto-genovese, avrebbe attivato nuove vie di traffico verso l'India e verso l'Europa , sa rebbe divenuta arbitra dei grandi cmporii fn.1mentari della Russia, avrebbe preparata una conveniente soluzione del problema balcanico e danubia no soddisfacendo nel modo migliore all'interesse eu ropeo che la rgamente si compenetra con l'interesse mondiale britannico. La preponderanza slava è minaccia mortale all'Eu ropa; quella britannica, per quanto egoista , è sempre guarentigia di supremazia europea , tanto più efficace quanto più l'interesse britannico si compenetra con quello mondiale e questa preponderanza inglese è tanto rneno pericolosa all'Europa quanto me no gua ranri ta e salvaguardabile dal solo potere navale L'interesse, la sicu rezza, l'idealità europea consigliava l'occupazione della Crim ea. Questa occupazione doveva essere attuata da lla T urchia sotto il protettorato lxitannico, rappresentante o mandataria del potere europeo, in attesa di ulteriori soluzioni p iù corrispondenti alla civiltà. Gli alleati p otevan o agevo lmente realia are questo obiett ivo senza maggiori sacrifici finanziari ed umani di quelli che ha costato il chiassoso ma inconcludente assedio cli Sebastopoli. Non intendiamo con ciò escludere q ualsiasi diffi coltà di sba rramento all'Istmo di Perekop specialmente per le condizioni malariche e climatologiche; intendiamo soltanto affermare che: 1° li compito militare, data la situazione ciel settembre ed ottobre, non era supe. riore ai mezzi continenta li e navali di cui disponevano gli alleati;

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2° La situazione della penisola era mie che le requisizioni ed il blocco completo l'avrebbero immediatamente ridotta ad accettare e subire la volontà dell'invasore: 3° La creazione di un governo a base industriale e commerciale sarebbe stato un compito facile, perché corrispondente all'istinto ed ai bisogni delle popolazioni, ed alla nuova situazione marittima; 4° La conquista cli SebasLopoli non poteva trasformarsi in possesso sufficiente ,11 dominio del i\far Nero, perché il promontorio ra urico non aveva caraneri tattici che, come quelli di Gibilterra, permettessero cli salvaguardarne con limitate forze il possesso, e perciò quella conquista non poteva soddisfare all,1 obiettività elci dominio nell'Eusino senza l'occupazione dell'intern penisola. Immensi e duraturi erano i benefizi che l'occupazione immediata dell'Istm o di Perekop avrebbe assicurati all'Europa; inefficienti e fugaci quelli che derivarono da un·confliuo che costò all'Eurora un miliardo di lire e centomila uomini, e che non ha migliorata la situa zione orienta le. L'enorme sproporzione fra i risullari conseguiti e quell i consegu ibili senza maggiori for:t.e e probabilmente con minori sacrifizi, dipese non già dalla insufficienza continentale e navale ma bensì dalla mancanza d i una ben compresa obiettività europea, dalla divergenza dei singolari im enti degli alleati, dalla squlibrata e poco energica clirettivirà militare e dalla insufficiente preparazione intellettua le al conOitto. Le sintesi. - La prececlenLe disamina dello svi lu ppo e dei risultati ciel confl itto, permette di apprezza re la cooperazione delle marinerie e di dedurre quegli insegn;1menti che più clirerramenre si riferiscono alla teoria del potere marittimo. Il Callwell afferm a che raramente v i fu un più rimarchevole esempio di quanto sia capace d i compiere in guerra la cooperazione continentale e m arittima, ma per giudicare esattamente l'importanza di ta le cooperazione è necessa rio vedere in qu ale modo e con quanta efficienza abbia fun zionato il rotere navale. TI risultato complesso dovuto alle flotte delle nazioni occidentali le quali. secondo l'esagerato giudizio di Cé11lwell - ,,crushecl the Tzar and arrestecl the advance of Russia for tbe space of twenty ye,Hs», parrebbe potersi scindere nei seguenti risu ltari parziali:'<· 1° Il conflitto orientale, dato la situazione pol itica del 1854, fu possibile solamente per il dominio assoluto ciel mare nei vari teatri di operazione: 2° 11 dominio non fu, come poteva essere, navalmente contrastato, onde poté esplicarsi liberamente con tutta l'efficienza cli cu i era capace il i,otere navale; 3° Il blocco effettivo di tutta la costiera nem ica, eusina, ba ltica, boreale, fu mantenuto con quei risultati cli esaurimento che sempre influiscono sulla risoluzione dei conflitti; •• Tradu1.ione: -spella :dle navi da guerra ddk potenze O<.Tidentali il merito d i aver umilialo lo Zar e di aver arrestalo per v1.:nti anni l'<::spansione progressiva dl!lla Russia•. Con queste parole, il Call\\'dl condude il C:tpitolo V del suo libro dedicato all:t guerra di Crimea: ha ragione O.li. a dire che esagera. Non solo per<:h6 i risul tati del conllino non sono stati q uelli d ipinli dal C:dlwell, rn,t perché - cosa che non sottolin<:a nemmeno D.13. - alla massima effici<.:nza del polere navale non si è accompagna ta una pari efficienza del disposi1ivo terrestre, la cui condotta strategi<:a è stata delx>le e incerla. Come oss<:rv:1 lo stesso Callwdl, almeno all'inizio le difese di Sebastopoli erano assai cart::nti sul fronte di terra. né si poceva pretendere di aver ragione delle difese a mare di una così muniw fortezza c.:on la sol:t nona. Le forze terrestri sono ino hr<: seme, per tutt a la campagna, troppo esigue e nrnk· alirnencatl:!; c;iononostante. il merito d ella vittoria 111 ili1are è ancl1e loro e non solo delle navi.

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4° Il potere navale esercitò, per effetto del solo domi nio, una costante minaccia d'invasione marittima ciel Baltico, rappresentando così un equivalente di oltre cinquantamila uomini; 5° Le marinerie soddisfecero nel n1odo più lodevole a tutte le esigenze cli trasporto a grande d istanza di un grande esercito, ed a tutte le necessità della sua esistenza; 6° Il dominio navale consentì il cambiamento del teatro d'opcrazion i, le successive traslazioni di grandi reparti d'esercito, la massima libert.à nella scelta degli obiettivi strategici; assicurò il contatto continuo dell'esercito coi meZ7.i della propria esistenza ; 7° Il potere navale appoggiò l'ala destra dell'esercito nella battaglia d'Alma , lo fia ncheggiò nella marcia verso Sebasto poli, cooperò coi re parti in quasi tutti gli attacchi costieri cli Sebastopoli, Bomarsund, Kertch, Kimburn ... con efficienza quasi sempre risolutiva; 8° Coi combattimenti d i Odessa e di Sweabo rg furono distrutti due centri di ricchezza e di potere ma rittimo del nemico; 9° Il potere marittimo affermò la sua efficienza con la creazione in cento giorni di una flottiglia di ottanta cannonie re a vapo re cli centoventi cavalli nomina li ciascuna e con la rapida costruzione di tre batterie corazzate/ 1 10° Il potere navale si è rivelato insufficiente soltanto nel compito di forzare l'entrata d i Se bastopoli e cli tentare l'espugnazione di r<ronstadt.'x Questi sono ì principali risultati conseguiti dalle marinerie , ma quali sono i principi, gli insegnamenti sintetici che si possono formulare a vant~1ggio della teorica genera le del potere marittimo? •· Negli studi sulla strategia navale riportati ndl:1 p recedtmte l'arte II, D.1.3. indica tra i fauori che influiscono sulla nascita, sviluppo e tk:cacle nza di una Marina gli ··elementi dell"industria marittima,, trascurali da Mahan. Ma né lui in questa occasione, né Mahan, né tanco meno Callwell accennano al 1x>ssihile inllusso del progresso tecnico sulla conquista, sul mantenimento e sopratltllto sull'utilizzazione effeuiva e p iena del pot<:!re marittimo. D .U.. co munque, lo fa ri', nel suc<.:essivo Capitolo VI: ma a p;1rte u n paragone tra torpediniere e brulotti che:: serve a dimostrnre la s<.:a rsa eflk,1cia e il ruolo ritardante in ;dto mare delle prime (pp. 1'13- 145 dell'trifl11e11za del potere marflfimo sulla storia), Malrnn non considera affa tto il rapp0t10 era progresso tecnico e potere:: marittimo (così <.:ome non lo fa il Callwell, anche perché si tr:illa d i un problema di(.! non ricntra nellc fi naliti'1 conting(.!nti dell,1sua opern). Nel c;1:;o della guerra di Crim(.!a, avrebbc dovuto essere dato il necessario risalto - da parte <li D.13. - al fatto non trascurabile che 1·cftkacia delle banerie a vapore cornz7.:tte contro i forti russi di Kinburn d:l una spinta decisiva alla costruzione (già in atto) di n:wi corazzate, anche se non segna - come :,1ffermano alcun i - la nascita della mod erna form ula della corazzala (Cfr. in merito , F. Bo tti, La •IWl'e iu//11!11erahi/e, e le teorie del geJ1emle Carlllli, •Rivista Marittima• luglio 1988). È l>cn vero che trattan<lo di geografia e di strategia navale (Cfr. Panc le II) 0.13. considcra a1tent:·1mente anchc l'influsso dc li ' inve,tzlone sulh1 stratt:gia nav,dc, e afk rma chc ··grave errore è considerare l"azionc tattica come unica (.!ci as-~oluta riso)v(.!nte del conflitto navale, e le invenzioni come elementi di esclusiva <.:apacicà Lattica•. M,1 in questo caso afferma anche che solo la hussoh1 rientra nella categoria dclle invenzioni a carat tere esdusivamenl(.! strategico, e in sostanz:.,, attribuisce alle invenzioni riflessi p iù tattici che stra tegici. Rimane così indeterminata - al n10m(.!ntO - la risposta all"incerrogativo se e in che misura invt!nzioni comi:! il siluro, la mina ec<.:. possano influir(.! non solo sulla strategia, ma sui fauori che determinano il rotere marillimo, olcre che sul suo esercizio. '" La costruzio ne di apposite bat terie co razzate mobili - pera ltro gii\ sperimentata d ai francesi negli acrncdti alla fort(.!7.Za di Gibilterra m:1corso ddla guerra di indipendem:;1 americana - è appunto la dimostrazione dell"insufficienza delle navi da gut!rra del momento (e del passato peri<xlo velico) nel controba ttere il fuoco delle fortificazioni costicre.

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Le nozioni sintetiche e mergenti dal conflitto orienwle parrebbero essere le seguenti: a) l'influenza del potere marittimo sulla storia non è sempre commisurata dall'effetto del dominio marittimo sulle campagne te rritoriali, poiché la guerra d'orie nte ci dimostra come «The effect of maritime Comrnand o n lanci campaigns» puc') essere il1m1enso, vitale, risolutivo, vittorioso; mentre ,;l'he influence of sea power upon histo1y può essere insignificante; b) il potere marittimo consente effetti ed in flu e nze militari e storiche, a seconda degli obiettivi na va li , costie ri ed interni che si possono conseguire nel confl itto; e) gli obiettivi navali sono quasi sempre di facile e rapido conseguimento; ma l'influe nza, deriva nte dal dominio, è raramente con1presa , specialme nte se mancano obiettività commerciali e coloniali; cl) gli obiettivi costieri h anno una evidenza maggiore di quell i navali, ma il loro consegu ime nto non può essere effetto del solo domin io e d ipende da lla relativa efficienza tattica di attacco e difesa fra le fo rtificazioni e le navi, relatività va riabilissima anche nel pe riodo del conflitto; e) gli o biettivi interni ha nno la massima evide nza, ma essi vincolano l'efficienza marittima a quella continentale, e determinano una correbzione p iù intensa, più perseverante, più difficile cl i q uella richiesta dagli obiettivi costie ri, ta nto me no apprezzata qua nto più gravosa al potere navale;1'> f) la correlazione interna è ta nto più facile ed efficace quanto più assoluto è il dominio, e (]Uanto più le condizioni ciel teatro cli gue rra sono propizie a trasfonnazioni cli pian i, a cambiarne nti di b,1se, a fianch eggiarne nti di linee d'operazione, a tutte le moda lità ciel contatto continenta le e marinimo, ta nto nello spazio qua nro nel tempo; g) I poteri militari non possono esplica re utilmente rutta la loro efficienza quando manca una be n definita e compresa ideal ità politica, determinatrice degli obiettivi supre mi. 2' ' li conflitto orientale, cons iderato come fo ndamento storico alla teoria del potere marittimo, ha pe rmesso di formulare alcuni tra i principi de rivanti d al dom in io assoluto ed incontrastato del mare; ved iamo ora quell i che derivano dal domin io contrastato conseguito od inconseguito dura nte il confl itto.z' 0

'" Per «obiettivi interni, 0 .13. intende gli obiettivi in profondità nel territorio nernico, molto piC1 impegnativi anche per le forze terrestri sbarc-lle, darn la qu;i ntil.à di forze e m ateriali necessari, che mettono a dura prova - nn da allora - la capacità di tra.sporto marittimo. " Concetco fondamentale del pensiero di Clausewitz; an che Jomini, comunque, considera allentamente le connessioni tra guerra e p olitica. La teoria del potere marittimo e lo sforzo che D.B. compie per inquadrare la condotta della guerra di Crimea in un chiaro contesto politico-stra tegico sono di per sé stessi manifo:st.azione deffinterd ir,endenza tra politica, guerra e potere marittimo. A sua volta, cale interdi pendenza - e qui D .B. mostra cli rendersi conto piC1 di Mah,m di q uesto coroll,1rio - presuppone un impiego coordi nato del k forze di terra e di mare, con modalit;1 variabili a seconda dei caratteri del conflitto. "Estrarre i principi (doè le .. no rme genernli che rappresenta no il fondame nto d i un ragiona 1rn::nto, di una dottrina), di una scienza•) dagli eventi storici è un p roced imento induttivo tipicamente jominiano, nella fattispecie .seguìto tanto da 1vtahan che da D .B .. Clausewitz - ed è questa una delle divergenze fon da mentali da .)omini - ritiene invece la guerra soggetta a fattori mutevoli e indefinili , non quantilk:i hili a priuri e non riconducibili a principi fìssi. Per lui, rexe,nplum bistoricum e gli ammaestramenti o criteri che se ne possono trarre so no u tili e necessari, ma non possono avere valo re vincolante e rappresentare un riferimento costante.

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CAPITOLO

III

IL CONFLITIO ANGLO-OLANDESE (1652-1674):

ANALISI E AMMAESTR.A..MENTI

In questa occasione D.B. 1·icorre in misunt assai più consistente che nei precedenti capitoli atte acquisizioni teoriche e agli strumenti messi a punto negli studi sulla situazione miliiare mediterranea e sui aiteri di potenzialità m,arittima riportati nella Parte Il, con particolare riguardo all'in)lu.sso anche sulla guerra navale del genio del Capo e dell'imprevisto (cavalli di battaglia di Clausez.uitz). Come già detto, il cor~/litto ora escmiinato è stato trattato da Mahan nei capitoli Il e!!! del/lnfluenza del potere n1arittimo sulla storia, e non oiene ovviamente preso in esame da Calwell. D.H. critica pn troppo du·r amente l'approccio dello storico a1nericano, per tre ragioni essenziali: a) ha inserito nel testo, senza necessità, lunghi brani di altri autori ('ìjJecie J1wtcesi); b) ,ha inserito a capriccio nel testo storico alcune digressioni di tecnicisnw navale (parallelo trn (4//ìcacia dei brulotti e delle to1pedirtiere, linea di ji:la ecc. - N.d.c.} che ~pezzano l'unità del racconto e disconvengono al carattere dell'opera,,; c) ha iniziato a trattare l'argomento dal 1660 anziché dal 7650, perdendo così l'occasione di tracciare un quadro phì. r;(//ìcace e organico della situazione politico-rn.ilitare europea. Tra /Jli ammaestramenti che l'autore ricava dal cor~/litto uan.no ricordati: la constatazione che il cor~/litto tra gnt 11.di nazioni marittime pur interessando uaste estensioni oceaniche tende a circoscriversi in ristrette zone determinate dai punti strategici più, importanti; la non conuemenza di diuide·re la )lotta se il teatro d'operazicmi è unico; la ji'equente impossibilità di cornpensare la scarsa qualità del naviglio (suggerita, a sua uolta, da particolari condi.zfoni geogn~fiche) con il numero. Jm.p ortante an.che l'arnmissione che la guerra di corsa è «un (4/ficace mezzo complementare di esau1'im.ento del nemico, non un mezzo militannente risolutivo» (ciò contrasta, in ce1'to modo, con i passati entusiasmi di LJ.B. per Le teorie del (/rive! e del La Gravière). A queste tesi sostanzialmente concordcmtf con i capisaldi delle teorie di Mahan, D.B. aggiunge il suo netto dissenso dalla r4/errn.azione di quest'ulthno (p. 132 detrlnfluenza ciel potere marittimo sulla storia) che nel 7660 l'Olanda, rnal governata e poco popolata, nonostante le vaste 'ricchezze e il)lorido commercio internaz·fonale «assoniigliava a un uomo tenuto in piedi con stimolanti•. A suo giudfa:io l'Olanda (come Venezic1:) è irwece decaduta «pe1· C4//etto del dua!is1no continentale e madttimo uen:;o il quale si sta ora cwuiando l'Inghilterra cioè per la dispersione di energie prouocata dalla mancanza di obiettivi stntte/1ici unitari e da conquiste ten'itoriali non indispensabili ai fini dell'incremento del potere marittimo, quindi dannose per nazioni la cui natu'ra geopolitica è eniinenteniente marittima, 0,

(F.B.)

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li dominio contrastato e no n conseguito del mare costituisce nella teorica del po tere m arittirno un capitolo distinto eia quello del dominio assoluto e perciò tenteremo indagarne la funzione, gli effetti ed i principi esaminando il conflitto anglo-olandese, coll'intervento della Francia, che per la sua evidenza , imporranza e risolu zione, corrisponde meglio di ogni altro conflitto al compito che ci siamo proposto . È bensì vero che questo confl itto fu quasi esclusivamente navale, m anca ndo qualsiasi cooperazione d iretta fra gli eserciti e le flotte; ma qua ndo si consideri che tale mancanza fu appunto effetto del contrasrnro dominio e che il potere nava le esercitò in virtù del la sua combattivitù un effetto risolutivo, henché indiretto, sulla risoluzione del conflitto continentale, si ha ragio ne di ritenere che assc1 i diffici lmente si riscontrerebbe nella stori,1 un'altra g uerra, continentale e m ar ittima, che meglio soddisfacesse alla determinazione dei principi teorici derivanti dal dominio contrastato ed inconsegu ito del mare. Il confl itro anglo-ola ndese, non tenendo co nto delle lotte eventuali in secondari e lontani teatri cli guerra, cornprende tre gr:mdi guerre, coll'interve nto della Francia nella seconda e nella terza, che non possono andare disgiunte senza spezzare ed offendere l'unità del confl itto. Il Mahan ha creduto bene cli spezzare questa unità iniziando la sua storia col ·1665, cui co rrisponde appunto il principio della seconda guerra ,rnglo-olandese 1• È bensì vero che egli espone la situazione eu ropea dal l 660, ed accenna rapidamente ai risu lrati dell a prim a guerra anglo-olandese, ma tutto ciò non soddisfa, secondo noi , alle esigenze d i un ben determinato periodo storico marittimo. Le ragioni che indussero il Maha n ad inizia re la sua storia dal 1660 o meglio dal 1665, furono la restaurazione monarchica in Inghilterra. e la morte cli Mazarino in Francia per la quale Luigi X1V assunse personalmente la direttività dello Stato. Se la persona litù del Mona rcn fra ncese aveva una funzione storica, poiché, come asserisce il Mahan, data la situ azione europea, «the spring thac was to set va rious wheels in motion was in che hands of Louis XIV•, quella cli Carlo II non ebbe efficien7.a storica, onde parrebbe che troppo arbitrario sia lo stabi lire al 1660 l'orig ine d'un periodo storico quando più valide ragioni consigliavano d i risalire al 1650. Questa data infatti corrisponde ai seguenti avvenimenti politici e rnarittimi: a) Conclusione della guerra dei trent'anni col trattato cli \Xtestfalia - 1648; b) Avvento della re pubblica in Olanda con Giovanni De Witt, gran pensionar io - 1650; c) Avvenro della repubblica in Inghilterra con Oliviero Cromw ell, usurpacore- 1649; d) Origine della potenza marittima dell'Inghilterra col Navigation Act- 1651; e) Creazione della ma rina mi litare britannica per opera di Cromwell; f) Origin e del grande conflillo m arittimo anglo -olanclese, per il dominio rncm di,1 le - 1652. Queste ragioni storiche ci sembrano assa i più valide dell'avvento al trono di Carlo II e del governo personale di Luigi XIV per stabilire l'origine di un periodo stor ico, specialmente se considerato ma rittimamenre. La scelta della data implica l l l1 criterio storico genera le, ccl è da lamentarsi che Ma han abbia scelto quella del 1660, poiché egli, scegliendo quella ciel 1650, ci avreb' Si ved a, in merito, il c.::1pi1olo Il ddl'lnjluenza del putere mcll'iltimo sulla sturia.

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be offerto un quadro stupendo d ella situazione europea uscita appena appe na, se non ancora impegnata nelle grandi lotte religiose e politiche; ci avrebbe fatto assistere alla genesi cli quell a ma rineria che po11ava nei suoi destini l'impero mondiale , con interesse non minore cli quello che destarono le splend ide pagine in cui tratteggia la genesi della marineria oceanica della Francia per opera del Colbert, e non avrebbe spezzato l'unità cie l g rande confl itto anglo-batavo. Il compito che ci s iamo proposti non ci permette d i spezzare q uesta unità poiché incompleto sarebbe il fondamento storico alla teorica de l dominio contrastato ed inconsegu itO del mare, ed impe rfette le si ntesi che dall'unità ciel conflitto dovrebbero emergere. È qu indi con grande rammarico che ci accingiamo allo stud io della guerra angloolandese senza il sicuro e costante ausilio del grande maestro, confo rtati però dalla speranza cli interpretarne il pensiero, face ndo tesoro delle considerazioni sue sulla seconda e terza g uerra anglo-batava . Nello studio di questo conflitto che com.pre nde: 1° g ue rra anglo-o landese - 1652-53; 2° guerra con l'intervento della Fra ncia a favore dell'Olanda - 1665-67; 3° guerra con l'inte rvento della Fra ncia a favore dell'Inghi lte rra - 1672-74, procederemo analogamente a quanto facemmo per il conflitto orientale esaminando successivamente : la potenza militare dei bel ligera nti; la situazione generale; le operazioni mil ita ri; i risu ltati conseguiti e conseguibil i, per de durne q ue lle s intesi più gene ral i c he possono concorre re a formare la teorica del pote re marittirno 2 • Non ci dilung he remo perta nto a descrivere le operazioni n1ilita ri, per quanto ci possa trascirnire l'interesse tattico e strategico del confl itto, e rima nd iamo il lettore alle magistrali descriz ioni de l Ma han, ed alla sapie nte narrazione tecnica che il Chabaud-Arnault p ubblicava nel 1885 nella Revue lvlaritime, limirancloci a quelle considerazioni indispensabi li a determina re i risultati ciel conflitto.

La potenza niilitm·e. Il contrastato e non conseguito dominio presuppone una equ iva lenza od un equilibrio di e ne rgie estrinsecate durante il lungo conflitto, delle qu ali c i interessa dete rminare l'indole ed il carattere . I crite ri cli potenzia lità esaminati ne lla prima pa rte cli q uesto studio, applirnti alla sirn azione a nglo-o landese ne l 1650 permettono cli sta bi lire quanto segue: 1° Lé1 potenzia lità marittima de ll'Ingh ilterra e dell'O la nda, dovuta agli elementi costanti ed immutabili della efficienza naziona le, c ioè posizione geografica, conformazione fis ica, este nsione territoriale, posiz ione de lla capitale, numero d e lla popolé1zione marinaresca, poteva considerarsi equivalente; 2° La potenzia lità marittima derivante dagli eleme nti complementari e variabili , cioè capacità industriale, ca pacità espa ns iva militare, caratte re naziona le, carattere 'Allo schema di mmazione così indicato, D .JJ. aggiunge J'applicazionc al caso concreto dei •Criteri di potenzialìtà m,1rirrima, di cui atran:icolo del marzo 1895 riportato nella l'arte II.

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del Governo, civiltà, non poteva essere preventivamente val utata e portava perc10 nella bilancia della guerra una indeterminazione che non consentiva apprezzamenti concreti sui risu ltati ciel conflitto. L'equivalenza derivante dagli elementi costanti ccl immutabili di potenzial ità apparisce, e doveva apparire, abbastanza evidente qu ando si consideri che, se per effetto della posizione geografic;;i dominante la g rande arteria commerciale della Manica, l'Inghi lterra era più efficiente dell'Olanda, per effetto degli altri quanro elem enri essa non accentrava una sensibile superiorità e per alcuni riguardi poteva anche considera rsi inferio re, onde q uella equ ivalenza complessiva cui accenna mmo come una delle ca ratterisLiche della situazione marittima all 'a pertu ra ciel conflitto. L'indeterminazione derivante dagli elementi com plementari e variabili d i potenzialità parrebbe giustificata dalle considerazioni seguenti . La ttipacità industriale dell'Olanda verso il 1650 aveva raggiunto il suo massimo di efficienza prod uttiva , ma la sua dipendenza eia i m ercat i stranieri, per quanto si riferiva ai mate riali greggi di costru zione e cli armamento poteva lasc iare supporre che un lungo conflino compromettesse i rifornimenti ed esaurisse troppo rapidamente le materiali riserve . In Inghilterra, invece, le riserve m ateria li potevano considera rsi assicurate, ma le cond izioni clell'industria, speciH lmente per le costruzion i militari, erano notevolmente inferiori a quelle dell'Olanda, poiché l'impulso dato da Elisabetta Tuclor non si era lungamente conservato per inefficienza dei successivi monarchi, e non aveva potuto condensa rsi in forza viva naziona le. Era q uind i assa i du bbio che questa vitalità industriale, indispensabile nella persistem:a ciel conflitto, potesse subitamente emergere eia quella nazio nale equilibrando qualitativamenre e quantitativamente quella ola ndese. Per effetto dell'industria marittima porev,1 quind i assegnarsi una superiorità all 'O landa, ta nto più efficiente qu anto più intenso e risolutivo si fosse rivelato il conflirto navale e poco energ ica la di rett ività del Governo britannico. TI fattore morale della energie di Stato entrava dunque in azione, e per l'avvento di Cromwell al potere ogni previsione diveniva impossibile, mentre in Olanda l'a vvento della pa1te marinaresca e comrnerci;1le al pocere, col Oc Witt, era una ga rnnzia della maggiore cfficienw industr iale o landese. La capacità espa11siva milita re era pure una grande incogn ita che escludeva ogni razion;;.ilc previsio ne sulla risoluzione dell,1 guerra. In O landa l'espansività nazionale aveva assunto eia o ltre un secolo un carattere piuttosto commerciale e mercantesco anziché militare. Trafficare molto, moltiplicando il naviglio mercantile e correndo i rischi di q ualche cattura piratica , era ìl principio che avev:1 fatto degli Olandesi i carrettieri del mare e dell 'Olanda l'emporio m ondiale. Nelle guerre coloniali, canto nell'Atlantico che nell'I ndiano e nel Pacifico, contro la Spagna ed il Po1togallo dapprima, contro l'I nghilterra successivamente, per la divisione delle spoglie, la ma rineria olandese aveva piu ttosto rivelari i caratteri delle marinerie d i ventura e p irariche anziché cli quelle militari, mentre la marineria inglese, fino dal suo nascere, per effeno della energica direttività d ella regina Elisabetta , aveva assunro un ca ratrere cli m arineria cli Srato, per quanto eminentemente piratica. L'indole elci Governo e della nazione si manifestava nelle d ue rivali marinerie, ne inforn1ava lo spirito, ne caratterizzava le imprese, ne impro nrnva l'intero organismo per

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modo che ammettendo eguale in entrambe il va lore e la virtCt guerriera personale rù:naneva una grande incognita nella efficienza relativa in un grande nazionale conflitto. Il Mahan censura ripetutamente le conseguenze gravi e spesso risolutive dello spirito mercantesco che saturava la m :-1rineria olandese, mentre è largo cli lodi per la m arineria inglese informata a maggiore militarismo, ma egli nel suo lirismo anglofi lo si è rivelato troppo spesso, nel corso dell'opera, suggestionato ch1lla fortuna britannica per lasciarci suppo rre che nel suo giudizio sulla marineria olandese egli non sia rimasto giudice sereno ed equanime. Se l'efficienza militare della marineria olandese era menom ata dallo spirito mercantesco e disgregante l'irnegrità dell'orga nismo, la marineria inglese era petturbara cl:-11!0 spirito cli preva r icazione durante il periodo della Repubblica e da lla scoesione ed inettitudine ma rinaresca della casta aristocratica assuma al comando do po la restau razione monarchica, onde se la prima ebbe a lamentare le arbitrarie iniziative degli :-1rnmiragli sott'orclini, le rivnlità di Ruyter e d i Cornelio Tromp, le pM zi.ali defezio ni di fronte al nem ico, la seconda ebbe a soffrire dalle repu lsiv ità fra la casta aristocratica e quella tnarinara, dalle rivalità fra il Monk ed il principe Ruperto, dalla inco nclotta cli molti comancb nci cl i fron te al nemico che provocò l'istitu zio ne dei tribunali marziali. Quando si aggiunga a q ueste c.wse deleterie dell 'organismo milirnre lo spirito d i rapacità che, infestò la marineria inglese assai più di quella o landese e la m.i lversazio ne amm inistrativa che gra ndeggiò nella ma rineria britannica verso la fi ne del gra nde conflitto, si ha ragio ne cli ritenere .:issai temeraria ogni previsione sulla capacirà milirn re delle due marinerie.

Il caraller e della popolaz ione, considerato come farco re cli potenza mii i ta re, no n ponava nella b il ancia della guerra quelb incletenninazion c, che, secondo no i, cleriv,1va dai due fauori p recedentemente considerati. Uguale nd le due nn ioni l'espansiv it:1 commerciale; uguale lo spirito d'iniziativa colo nia le, pressoché eguale lc1 ca pacità marinaresca, con leggera prevalen za o landese; ugualmente elevata la tonalità na7.ionale: ugualmente sentita la necessità del dom inio o della preponderanza sul mare; ugualmente compresa l'idealità marinima; ugualmente intensa l:-1 gelosia e la rivalità; ugualmente agogn ato l'annientamento della nazione nemica. Le due nazioni si accingevano al conflitto per la supremazia , se non per l'esistenza marittima, con umt eciui v,1 lenza cli energie intellenuali e morali , costituenti il carattere naz io nale, c he rispecchia qu ella del confli tto veneto-genovese e che piC1 non si manifestò nella storia marittima. Le divergenze derivanti dalla maggiore efficienza della continenralità in lngh ilterrn' e dal conseguente du alismo interno. dalla più intensa utilirnriet à che rendev,1 più rem issiva e transigente l'Olanda , il maggior

·' li Fioravanzo opportunamente così c.:li i;1risce questa espressio ne: ,affi nché non si frainwncla il significato dd la cu11finentalllcì allrihuita ;ill'lnglliltcrra. si ahbia presenw che qui l'A. si ri ferisce no n tanto .tlla co1llille111a/ittì fisica. ché l'lnghilten-a è un'isola , ma a quella sociale-spirituale. lnl;tui nel XVlf sec.:olo l'elemento agricolo era ancora prevalente in Gran 13retagn;i e la mentalità ingl<.:se lera quindil ancor molto :-1derente all:1 vita 1x1stmale e c 1111pestre che vi aveva do minato fino al st:colo pre<.:t:dente, donde quel 'dualismo interno tra J'accacc1mento all;1 Lt:rrn avit.i e l'aspirazione all'espansione imperiale al di hì dt:i mari·. Evidentt·mcnte l'Olanda, così p<>Ve1~1 di territori e; così in simbiosi con il mare, non aveva questo problema (Cfr. anche. in merito. le considernzioni di D. Il. nei suc.:c.:cssivi capitoli V e VI).

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senso cavalleresco degl'Inglesi ed il più pratico buon senso degli Olandesi, erano così difficilmente appre zzabili nella loro efficienza da permette re di concludere c he per e ffetto ciel ca rattere nazio nale il conflitto avre bbe dovuto rivelars i intenso, du raturo, equipotente, a meno che la rivelazione di una grande pe rsonalità , di un genio, fosse intervenuta a vantaggio di uno dei be lligeranti.

Il carattere del Governo presentava la 1nassima de lle indeterminazioni durante la prima g uerra e la massima delle divergenze dura nte la seconda e la terza . Chi poteva prevedere ed affermare quale sarebbe stata l'efficienza direttiva di due Gove rni insurrezio nali? Chi poteva a pprezzare l'influenza funesta delle lotte intestine tuttavia esistenti e minaccianti le due Repubbliche? Quale veggente poteva p reannunziare l'effic ie nza d irettiva ciel Cromwcll e del D e Witt?

La lotta anglo-olandese non potendo assume re efficie nza contine ntale m,i esclusivamente marittima le previsioni più attendibili volgevano a favo re dell'Olanda, poiché la personalità di Cro mwell si era rivelara esclus ivame nte ne i conflitti interni territoria li, me ntre il De Witt personificava la pa rte marinaresca in o pposizione a que lla degli Orange essenzialmente militare, donde la probabilità che un Governo esscnzialrncnte marittinw estrinsecasse una direttività supe riore a quella cli un governo precipuame nte territoriale , ma l'imprévu domine la gueJTe, dice Napoleone, ed il carattere del Cro mwell e ra ce11a mcnte tale da preparare le maggiori sorprese.

La civiltà. - Considerata come fattore di potenza, la civiltà delle due nazioni bellige ranti non presentava diffe renze così cararterisriche co me q uelle della re pubblica cli Venezia e de ll' Impero otto mano, o que lle contemporanee del Giappone e della China, da lasciare supporre che essa avrebbe esercitata una se ns ibile, non che risolutiva influe nza sui risulta ti del conflitto. Le due nazioni, su per giù, si trovavano allo stesso livello, avevano atrraversato presso a poco le stesse vicende relig iose e politiche e si trovavano in uno stato di sovraeccitazione nazionale poco dissimile ed incompatibile colla utilizzazione dei vamaggi inrellettuali e morali d i una ben cosrituirn c iviltiì.. L'Olanda pre valeva forse civilmente sull'Ing hilterra, ma q uesta prev,1le nza e ra così menomata dalle turbolenze de lla de mocrazia da g iustifica re il sospetto della inefficienza durante il conflitto. Le conside ra zioni precedenti permettono di concl udere: 1° Che per effetto dei fattori natu rali ed immutabili cli potenzialità l'Olanda e l'Inghilte rra potevano stim,1rsi equ ipote nti; 2° Che per effetto elci fattori complen1encari e variabili I' imprévu diveniva arbitrio della s ituazio ne.' 3° Che il conflitto sarebbe stato inizialmente molto intenso, ma diffic ilmente risolutivo senza l'intervento di qualche fatto re morale o mate riale c he alterasse le condizioni inizia li ciel co nflitto. 'L'imprevisto - al quale Malt:in, nella sua srn.:tta osservanza jominiana. dà [)<><.:O peso - è uno dei motivi-chia ve delle teorie di Clausewitz.

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4° Che l'intervento de lla Francia, per effetto della sua potenzi,1 lità continenta le e marittima, doveva essere risolutivo. la situazione generale. Il conflitto anglo-ola ndese non implicava certamente, come q ue llo turco-veneto, come quel li della lkpubblica e dell 'Impe ro contro l'Europa coalizzata , come que llo orientale, una idealità e uropea . L'Eu ropa non si se ntiva minacciata né poreva comprendere ancora le conseguenze d i un assoluto dominio del ma re. La mediterraneità ese rcitava tu ttavia la sua g ra nde influenza storica e la lotta anglo -o landese appariva un conflitto pe r il dominio locale e non già l'esord io cl i quello mondiale . Le nazio ni mediterranee si disinteressavano quindi corn ple cameme; la Spagna aveva con Filippo II dato termine ;:l]la sua nordica odissea ccl era troppo esa usta dalle lotte coloni,1 li per pa rteggi,lre attivarne nte a fa vore cli u na de lle su e accanite rivali, dalla cui lotta si riprorne tteva una maggiore influe nza; le nazioni nordiche , la Svezia e la Danima rca, stavano a lle vedette spe ra ndo in una menomazione delle due prevalenti marinerie. La Franc ia soltan to, per la sua posiz ione geografica , a nche non te nendo conto delle ambiziose mire cli Lu igi XIV, non po teva d isinteressarsi cornpletarnente, ma non e ra nemmeno spinta al conflitto da una chiara intuizione del suo compito e da una evide nte iclea lit,ì nazio nale. Il /'v1a ha n esa1n ina la rgamente la politica che condusse il rnona rca francese a p a rteggiare dapprin-ia p lato nicamente pe r gli Olandesi e nel1<1 te rza gue rra a parteggia re sospettosame nte ed ingannevolmente pe r l'Inghilterra, espone ndo con gnrncle sapie nza la sitlla7.io ne e uropea verso il 1660; a no i preme sol ta nto mettere in evide nza le ragioni per le quali l'inte rvento della Fra ncia, s ia a favore de ll'Olanda, sia a vantaggio dcl l'lngh ilte rrn, non fu, come poteva e doveva essere , marittimarnente risolut ivo. Le più evidenti ragioni parrebbero esse re le seguenti: 1° Il sentimerno persona le cl i Luigi XIV era ceito più ostile a ll'Olanda che a ll'Inghilte rra , ma la tradizionale politica cli Riche lie u, continuata dal 1\/Iazarino, più avversa a questa che a quella, lo rendev;1 a ncora esitante nell'inizia re la sua politica di conquista; 2° Il se ntimento nazionale se non e nt favo revole a ll 'Olanda era indubbiamente avverso, pe r ragio ni s Loriche, a U'l nghi lterra , e l'eroisrno cliJea nne d'Arc e d il suo martirio agitavano a ncora la coscienza della Francia; 3° La marina oceanica francese e ra ancora troppo giovane pe r esse re lanciata risolutiva rneme in un colossa le conflitto; 4° .L'opera rigenera trice del Colbert, appena iniziata , atle ndeva da l te mpo la sua consolidazione e sarebbe stato imprude nza internpestiva n1e nte cimentarla; 5° La preveduta o prossima successio ne di Spagna, cu i Luigi XIV :-1spirava, lo re ndevano esitante 8cl impegnare q uelle forze che dovevano assicurargli la vitto ria nel preveduto confl itto; 6° Le cond izioni ind ustriali ma rittime della Franc ia, be nché progredite, no n e ra no anco ra tali da lo ttare con vantaggio ne lla riproduzione del naviglio contro l'Inghilte rrn e l'Ola nda. Per queste ragioni Lu igi XIV odia ndo l'Olanda e sospettando dell'Inghilterra, attendeva dal tempo la propizia occasione pe r afferma re s ull'oceano la sua potenza,

2ìl


equilibrandos i intanto fra le due na7.ioni in modo da non compromettere la sua flotla, imitando l'esempio cl i Carlo V e di Filippo II nei conflitti turco-veneti. Il sentimento nazionale e la rradizion,3le po litica della Francia consigliarono dapprima la nominale alleanza coll'Olanda; la preva lenza della rersonale aulocrazia , e forse l'inconsulta speranza, vagheggiata più tardi da Napoleone di fare dell'Olanda la base marittim a della Francia, spinsero Luigi XJV all'alleanza con Carlo II cl'Ing h i Iterra . L'equ ivoca ed ingannevole politica del monarca francese poco o punto giovò, se pure non fu dannosa, ai suoi alleali, o nde quella preponderanza che doveva derivare dalla poten7.ialità continentale e rnarirrima della Francia riuscì inadeguata al suo compito e non alterò gran fatto le condizioni generali del conflitto navale anglo-olandese. Le operazioni militari. Lo stalO cli guerra fra le varie marinerie era abituale, anche durante i periodi di pace, specialmente nei mari lontani, ma d i quegli armeggiamenti non teniamo conto e passiamo act esaminare le operazioni m ilitari delle guerre clichiar<1te che costituiscono il confl itto anglo-olandese_

PRIMA GU ERRA ANGLO-OLANDESE

1652-1654.

1651 - Pubblicazione ciel Nauigation Aci cli Cromwell che per le prcva rica7.io ni inglesi che ne seguirono fu causa della guerra. 1652, maggio - T romp, amrnirnglio o landese, con circa q u.1 ranta navi, fa alti di ostilit~ì nelle acque territoria li inglesi. non essendo :1ncora stata dichiarata la guerra. 19 maggio - Incontro della scirniclra di Tromp (olandese) colla squadra di I31akc ( inglese) pressoché eq uiva lenti. Risullato indeciso. Blake proseguì per le O readi e Trorn p dopo cl i avere tentato di raggiungere la notra inglese di Ayscough, incalza Blakc alle Oreadi, ma una l empcsta disperde la sua florrn, che in parre è catturata dagli inglesi, ed il grosso rientra in Olancla . G iugno - T romp, per le ingiuste accuse mossegli dal malcontento popolare. rassegna il comando. Cornelio Dc Wirt lo sostituisce ma è poco accetto alla flona. Ruyrcr è nom inato ammiraglio sott'orc.line al co1rn111c.lo di una squadra di trenta navi per la protezione elc i convogli merca nti li nella M,1nica. 26 Agosto - Baltaglia di Plyrnouth' - Ruyter con trenta navi è affrontato dall 'Ayscough con qua ranrn, ma le condi 7.ioni del vento, o la cattiva condotta tattica , non ave ndo permesso all'a mmi raglio inglese di rortare in linea tutta la sua flotta, Ruyter rirnane , ·incitore e l'Ayscough rientra in po1to e gli v iene to lto il comando. Settembre - La flotta dell 'Ayscough è riunita a quell,1 d i Blake e quella cli Ruyter nei primi cli ottobre si riunisce a quella cli De \Vitt. cessando così la precedente divisione delle flortc olandese ed inglese in du e squadre. ' li Vecchj s<:gna questa bauaglia con la dal,1tk:1 !G ;1gmao (Sturi(( .i1,e1iercrle de!la ,l,/(lrina Mililare :sloca

ud Fiora v;1nzo) .

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8 Ottobre - Battaglia d i Douvres o Goodwin (l.a) fra De \Vitt con sessantaqrnntro navi e Blake con sessantotto. Vittoria degli inglesi. Battaglia male combattuta dagli Olandesi per disaffezio ne verso il Dc Witt. Gli Inglesi per parecchie settimane bloccano la flotta o la ndese nel Texel. Novembre - Il Tromp è sostituito al De Witt nel comando ed ba per ammiragli sott'ordini il Ruyter, Ewertz e Floritz, degni colleghi del Tromp. Novembre - Il Tromp, riordinata la fl otta, prende il m,ue per reca rsi a scortare un convoglio che doveva rientrare in Olanda; no n senza avere prima affrontata la flotta nemica. 30 Novembre - Battaglia cli Douvres o Goodwin (2 .a) . Il Tromp con settantatre navi e d ieci brulotti attacca Blake il quale aveva solo q uaranta navi, avendo sparpagliata la flotta, no n sospettando un così rapido ritorno offensivo degli O landesi. Battaglia fortemente com battuta ma vinta dagli Ola ndesi per la forte supe rio rità nume rica de lle rnwi, per la maggiore solidarietà dei comandanti, per l'incondotta cli molti coma ndami inglesi che provocc'> l'istituzione pe rmanente e.le i tribunali marziali. Dicembre - Tromp paclroneggic') ne lla lvfanica a lzando pe r insegml una scopa all'albero di maestra, indi proseguì per l'isola Re onde scortare un convoglio cli trecento vele. 1653, Gennaio - Sotto lo stimolo della sconfitta e la spernnz<1 del bottino, rapidamente si ricostituisce la flotta inglese al comando cli I3lake con Penn, Lawson, Monk, Dean per sott'o rdini, degni colleghi del loro g rande capitano . febbraio - La flotta inglese, forte cli ottanta navi, pre nde il ma re per c hiudere la Manica . Era la pii:-, numerosa e ben ordinata flotta che l'Ingh ilterra avesse a rmato. 18 febbraio - B,maglia cl i Portla ncl e clclb Hogue, eletta anche battaglia de i tre giorn i. Tromp con scss,rntacinque navi d i linea e trecento mercantili veleggi,1 per la Man ica verso il passo cli Ca lais . Blake gli sbarra la v ia. Battaglia stre nuamente combattuta, eia entra mbi le parti. Non defezioni. Forti gesta degli ammirngli. Risu ltato indeciso pe rché Blak.e non aveva seco tutta la flotta rna solame nte sessanrn navi, b divisione del Monk essendosi riunita soltanto verso sera a l finire del combattimento. I.e squadre si sepmarono nella notte. Tromp prosegue per il passo di Calais , proteggendo sempre il convoglio, e Blake lo fianch eggia per rinnova re la battaglia . 19 Febbra io - Seconda fazione della battaglia cli Porrland, con risultati non decis ivi ma meno fa vorevoli agli Olandesi. 20 Febbra io - Te rza faz ione. G ravi pe rd ite degli Olandesi. Grande energia e risoluteZL,l del Trornp. Ammirevole condotta del Ruyter. 21 Febbraio - Trornp sbocca dal passo d i Cala is avendo effic1cernente coperto il convoglio ciel qwllc una qua rantina e.li vele solta nto rimase preda ciel nemico, che non persistette ulteriormente nell'insegu imento . .t\forzo-Aprile - Proseguono gli arma menti in O landa e d in Ing hilterra con g rande attivit,'ì. Maggio - La flot.ta o la ndese, fo rte cli centoquattro navi, cornancbta dal Tromp e quella inglese cornanclara chi! Monk, fo rte di ottanta navi e q uaranta legni minori, prendono il ma re. 2 Giugno - Battaglia d i Northforeland, presso le Oune. Tromp prende l'offe ns iva e si combatte fortemente da entrambe le parti con risultato indeciso. 3 Giugno - Seconda fazione. La flotta inglese, rafforzata da venti vascelli al comando ciel Blake, costringe gli Olandesi a ritirarsi con gravi perdite. /Vlonk blocc.l il Texcl.

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Lugl io - G l i StaLi genera l i cl ell 'Olancla pubblicano i clccrel i sulle prede, sui compensi e sui reati cli fellonia per animare la marineria alla lotta e rafforzarne la disciplin a. 6 Agosto - Tromp dalla Zelanda prende il mare per congiungersi col De Witt bloccato al Texcl dal Monk. Opportu no stratagemma del Tromp elle prende caccia per allontanare l'ammiraglio inglese ed agevolare l'uscila al De Witt. 10 Agosto - Bauaglia di Scheveningcn presso le foci della Mosa. Le flotte cli Tro mp e De Win riunite affro ntano la flona di Monk. Supcriorit~ qualitativa e q uantitativa della flotrn inglese, forre cli centoquindici navi contro centosei na vi olandesi. Gra nde va lore e pt1gnacia ei a entrambe le pa rti. Morte cl i Ma1t ino Tro mp. Sco raggiamento degli O landesi. Rotta . Gravissime perdite. Autunno - Gli Jnglcsi dominano il mare. Grandi sofferenze e da nni p ariti dagli Olandesi. L'Ol,1ncla desidera pace . Crom we ll risponde evasivamente, continuane.lo ad avvantaggiarsi. Ru yLer si oppone audacemente ai propositi fiacchi degli Srnti generali. La situ azione europe;1 e l'intento di spogliare la Spag n,1 consigliano a Cromw ell la pace coll'Olanda. 1654, 23 Febbraio - Pace e.l i Amsterdam.

SECONDA GUERRA ANGL0-01.Af\DESE

1665- 1667. La siluazione polit ica c ras i sensibi lmente m od ificata dopo J,1 pace cli Amsterdam. Tn 1nghilterra la morte di Oliviero Cromwcll, la rinuncia del figlio Riccardo al protenoraro, la cooperazione cli Monk e del partito real ista, nonché della famiglia N:1 ssau condusse ro alla restauraz ione degl i Stuart con Carlo II, odìaro rc della Repubblica olandese. In Ola nda persisteva la repubb lica con G iova nni De Will gr,1n pensionarìo, ma le lotte contro il partito realista eransi faLte più intense dopo l'av\'ento e.li C;1rlo Il al Lrono d 'Inghilterra. ln Francia la morte cli Mazarino segna il principio dell,1 d irettività cli Luig i X IV, e col Colbcrt della ricostituzione della marina francese. Dopo la pace cli Amsterdam l'[nghiltc rra, alleata della Frn nci,1 e ciel Portogallo, av<::va guerreggiato fortemente nel Mediterraneo, alle Antille, a Cadice, a Teneriffa contro la Spagna; aveva col Blake rintu7.zare le rapacità b;:irbaresche, col Sandwich p.i neggiato per g li Svedesi , cd in tutri i ma ri si erano ravvivate le rappresag lie contro gli Olandesi per modo che le flotte britanniche nel decennio 1655-65 non era no rimaste oziose, mé'l si erano temprate per il nuovo conflitto. La flotta di Olanda, nelle fazioni contro i pirati cli Tu nisi e cl i Algeri , nella guerra contro la Svezia a sostegno della Danimarca, sapientemente condotr:i dal Ruyter, nei continui conflini contro gl'tnglesi , si era ,1ncor essa ritempr:lla onde può dirsi che le due marinerie entravano in lotta con eguale efficienza marinaresca e militare. J.665, Marzo - L'lnghilterra dichiara la guerni all'Olanda , dopo un periodo di d ue ann i cli imensive rappresaglie.

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Aprile - L'Olanda sollecita la cooperazione della Francia in forza de l trattato 27 aprile 1662, ma Luigi XIV con evasive promesse e temporeggiamenti ne elude le speranze. Maggio - Il duca di York, fratello di Carlo II, con centoquattordici navi, giovandosi dei maestra li che impe divano agli O landesi cli prende re il mare, devasta le costiere del Texel e cli Zelanda. Giugno - Il gene rale e.l i cavalle ria Obdam, con centotredici navi olandesi, prende il mare. 13 G iugno - Battaglia di Lowestoff, presso Soutbwold nel Nonhfolk, nella quale avvennero molte defezio ni de i comandanti olandesi. Vittoria degli Inglesi. Lodevole condotta di C. Tromp, figlio de ll'ammiraglio morto a Schcweningen, ne l proteggere la ritirata. TI d uca cli York blocca il TexeJ.G Luglio - Dicembre - Dopo la battaglia cli Lowestoft gl'Inglesi domina rono incontrastati sul 1na re . Tentarono con parzia le successo l'impresa cli Bergen, in Da nimarca , catturare d ue gra ndi convogli olandesi, ma C. De Witt, riuscito a sboccare da l Texcl, giunse a salvare gran parte del naviglio dalle piraterie cie l Sandwich. Nella marine ria inglese cresce rap idamente la corruzione e la depredazione, a limentata dal favoritismo della Corte e dalla spilorceria cli Carlo II. 1666, Gen naio-Gi ug no - Gli Olandesi o ttengono da Luigi XIV la promessa d i soccorso navale e la squadra d e l Beaufort da l Mediterraneo dirige ve rso il mare ciel Nord senza giungervi mai. Il duc;:i di York, erede presuntivo del trono, lascia il coma ndo nava le assumendo la d irezione dell'Amm iragliato. Monk ed il princ ipe Rupe rl assurnono il comando cli due squadre d istinte . Gelosie e rivalità fra il Rupert ccl il Monk. De Ruytcr assume il comando della fl otta olandese, avendo sott'orc.line Corne lio De Witt, Corne lio Tromp e l'Ewertz. Giugno - La fl otta olandese dirige verso le coste d' Inghilte rra . Il principe Rupe rt, per sottra rs i a l Monk, ottiene cli dirige re con venti vascelli contro il 13eaufort, che false informazioni faceva no cre de re in vicinanza de lla iV!anica mentre egli trovavasi tutrn via alla Rochelle. 11 Giugno - Battaglia de i q uattro giorni, ne l passo cli Calais7 • Nella prima giornata Monk con cinq uantaquattro vascell i attacca Ruyter che stava all'ancora presso le Dune con un centinaio di navi secondo il Mahan, con una o tta ntina secondo il Vecchi e d il Randaccio. Ardimento d i Monk. Su pe riorità g ra nde di Ruyte r. Combattimento sostenuto in gran pa rte dalla divisione del Tromp che so.l o verso sera potè essere soccorsa da lle divisioni del Ruyter e d ell'E\vertz, che trovavansi molto sottoventate all'ancoraggio, ne ll'istante in c ui Monk ::1ssalì l'avanguardia obrndese. Be lla manovr,1 tattica ciel Monk . La superiorità del nemico costringe il ìvlonk a ritirarsi o nde congiungersi col Rupcrt. 12 Giugno - iVlonk con soli quara ntaquattro vascell i attacca n uovamente Ruyter che ne aveva quasi il doppio . Arbitrarietà cli Tromp e cli clueJun.iorjlag-o_/f ice1~, oftbe Dutcb uan? che compromisero la s icurezza de lla flotta, salvata dai rapidi p rovved i-

" Il Randaccio e il Ven:hj segnano qucsla b:rnaglia con la data dcl :3 giugno (Nota del fioravanzo). ' Gli stcssi aurori segnano queste ila11,1glie come avvenute l"l, 2, 3 e 4 giugno (Nota del Fiora vanzo). " Si pu<'J trn clurre: .. due commodori dell'avanguardia o lan<.lc::.se". Commodoro è un grado intermedio tra car it;mo di vascello e con1.rammiraglio , che alcune Marine lrn nno conservmo (ì'\ota del Fioravanzo).


menti tattici ciel Ruycer. Risultato indeciso ma poco onorevole per gl i Olandesi. Monk continua la sua ritirata verso le coste inglesi e Ruyter lo segue a distanza. 13 Giugno - Monk con ventisei miglio ri vascelli protegge la ritirata senza essere troppo molestato cl,tgli Olandesi, che pure avrebbero dovuto tenta re cli distruggere la flotta inglese. Verso sera Monk si riunisce con Rupen, avendo così una cinquantina di vascell i da opporre a quelli di Ruyter, in gran parte in cattive co ndizion i. 14 Giugno - Q uarta fozione. Gli Olandesi manovrarono disordinatamente contro la comparrezza degl'Inglesi, ma Ruyter rimediando prontamente agli errori de' suoi dipendenti assicurò la v ittoria. Risulrato complessivo f,-ivorevole ag li O landes i. Le perdite nei quattro g iorni di combanimento erano state grandissime, e le due flotte rientrarono nei loro porti . 25 Lugl io - Gl i Ola ndesi riprendono il mare per riun irsi a Rea ufort il q uale doveva da lla Rochelle dir igere verso la Manica. 4 Agosto - Battaglia di Northforeland. Gl'I nglesi rapidamente ricostitu ita la flotta , con grande sorpresa degli 0 1,-indesi che trop po avevano confida to nel la loro v ittoria, attaccano Ruyter, lo sconfiggono completamente, incalzano la flotta. devastano la costiera olandese, penetrano negli estua ri della Wieland, bruciano nav igli e distruggcm o villagg i. Sco raggiamento degli Olandesi. Sette1nbre-Dicembre - Gli Olandesi sollecitano pace. Le squadre d'Inghilterra dominano il mare del Nord. Ca rlo II trascina alla lunga le tratrative, come aveva fa tto Crornwell, accennando a cond izion i gravosissime, ma invece cli rafforzare la fl otta si appiglia al partito economico della guerra cli corsa. 1667, Gennaio-Giugno - Segue la precedente situazione . La p,1ce non si concl ude. La Francia non soccorre la sua alleata. I.'Inghi lrcrra l,1scia deperire le sue florce, attivando la guerra depredatrice. I.a corruzione domina nella marineria britannica. L'Olanda ridotta al partito della disperazio ne fa grandi s:1crifid per la ricostitu zio ne della sua floLta . Giugno - Ruyter con una flotta di oltre sessanta vascelli, avendo a bordo Cornelio De Win in qualità di comm issario della Repubb lica, prende il n1are e si r iunisce ad un convogl io cli tru ppe. ·16 Giugno - La CTotta olandese dà fondo nell'estuario del Tamigi attendendo occ::isione propizia per risa lirlo. ·19 Giugno - Una divisione cli navi minori al comando d i Van Ness, sotto il controllo ciel Dc Witt, dirige pel Royal Pass, attacca Sheerness, la prende di assalto con truppe da sbarco e prosegue a risalire il Tamigi, appoggiata da Ruyter che ris,1le ancor esso, verso la Med,vay, che era stata dagli I nglesi sbarrata p rovvisoriamente. 22 Giugno - Attacco di Chatham. Gli Olandesi forzano lo sbarramento, prendono cli rovescio le batterie ed i vascelli ancorati ed incendiano rrnvi ed arsenale sotto gl i occhi ciel duca di York e cl i Monk. 23 Giugno - Ruyter sopra una nave incendiaria, assistito dal De Witt, risale la Medway oltre il castello d i Upnor, e sotto il fuoco d i qu esto, i ncendiò otto vascelli e navi minori che gl'Inglesi vi avevano ridossato. 25 Giugno - Ruyter ridiscende la Medway, divide la flotra in squadre per la devastazione della costiern brita nnica , rimanendo egli al b locco ciel Tamigi. 5 Luglio - Secondo tentativo cli Ruyter lungo il Tamigi. Auacco cli Gravesencl. Fo11e resistenza opposta dagl'Inglcsi. Insuccesso degli Olandesi, che si ritira no mantenendo sale.lo il blocco del Ta migi.

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Tentativi cli Ruyter ed Ewertz contro Portsmouth e Plymouth. Blocco della Manica . Esaurimento degli arsenali inglesi. Incapacità di ricostituire la flotta militare. Domande di pace. 31 Luglio - Pace di Breda. Carlo II, costrettovi dalla volontà nazionale recede dalle sue pretese, mantenendo però il Nauigation Act e la recente conquista cli New Amsterdam, ribattezzata New York per la quale si collegavano i possessi britannici ne ll'America settentrio nale . A Breda fu pure segna ta la pace fra Carlo II e Luigi XIV, proficua alla Francia la quale giovandosi del conflitto anglo-o la ndese aveva rafforzato il suo dominio colon ia le alle Antille, alla Guia na, a l Canadà , ed aveva esteso il suo dominio nelle Fiandre , riconosciuto colla pace di Aquisgrana il 2 maggio 1668.

TERZA GUERRA ANGLO-OLANDESE

1672-1674. La situazione politica , per qua nto riguarda l'Inghilterra e l'Olanda, non era sensibilmente a lterata dopo la pace di Breda, ma l'intervento contine ntale e marittimo della Francia a favore d e ll'Inghilterra mod ificava radica lmente la situazione. In Inghilterra ed Olanda il carattere e la pe rsonal ità del Gove rno non avevano mutato. La prima era sempre desiderosa d i confl itto specialmente per rivendicare l'onta di Chatharn, la seconda , come già Venezia , desiderosa di pace; ma le persistenti rival ità commcrcialì e colon iali le spingevano ad inevitabile confl itto finché non fosse risolto il problcrna del dominio nava le . Però se l'Olanda cercava di evita re la guerra aveva provveduto alla marineria, colla coscienza del si vis pacem para bellum, mentre in Inghilte rra, le istituzioni marittime mil itari, per la corruzione che vi dominava , e rano in piena decadenza . 11 De \Xlitt ed il Ruyter avevano ritemprato la nazione e la marineria, mentre Carlo Il ne aveva consentita, se non provocata, la decade nza morale. Eravi quindi un deprezzamento politico e militare in Inghilte rra ed un ritempramento in Olanda che poteva no fortemente influire sulla risoluzione del conflitto navale. Questa occasionale supe riorità organica e morale della ma rineria o landese sulla britannica era essa sufficiente a compensare lo squilibrio dovuto all'intervento effettivo della marineria fra ncese ne l conflitto, e rendere meno disastroso il conflitto continentale? Q uando si consideri: a) la potenza territoriale della Francia; b) la personale direttività della guerra assunta da Luigi XlV, assistito dal Turenna, dal Condé e da] Vauban; c) la pertinacia colla quale il monarca fra ncese mirava alla distruzione de ll'Olanda, ane landone forse in seguito la conq uista, onde farne base marittima contro l'Inghilterra nel mare del Nord e ristabilire l'impero di Carlo Magno, giovandosi delle prevedibili e prossime complicazioni politiche europee; cl) l'efficienza cli Stato canto militare che economica dovuta all'opera restauratrice del Colben; e) l'inefficienza com pleta cli ogni istituzione militare, che non fosse navale, in Olanda ,

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f) il dualismo continentale e marittimo, che dalla guerra territoriale doveva trarre nuovo incremento, ostile alla Repubblica e favo revole agli Orange, e poteva provoca re la guerra civile; g) la mancanza di personalità capaci di organizzare la difesa nazionale in Olanda; si è costretti ad ammettere che il conflitto continentale niinacciava d i divenire così rapidamente risolutivo da escludere qualsiasi compensazione derivanre da una fortu nata, quanto poco probabile, preponderanza navale olandese, contro la Francia e l'Inghil terra riunite. L'Olanda, cu i le alleanze della Spagna e ciel Brandeburgo, era no inutili, era costretta da ll'odio ugu almente cieco cli du e monarchi ad una lotta che doveva riuscire per lei disastrosa ed annientatrice, a meno di quelle eventualità che emergono talvolta dalla coscienza d i un p opolo cui non è venuta meno la fede. Le opera zioni mil itari si svolsero nel modo seguente: 1672, 29 Marzo - Dich iarazione di guerra di Carlo II all'Oland,1, preceduta eia prevaric~:lioni navali. 6 Aprile - Luigi XIV dichiara la guerra all'Olanda, sotto h-1 funesta incitazione del Lo uvois. 28 Aprile - Lu igi XIV assume person,1lmente il comando dell'esercito. Maggio - Invasione dell'Olanda con centodieci mila uomin i, ripartiti in va rii corpi comandati eia Turenna , Condé e Lu xembo urg. Dopo la sconfitta toccata da Giovanni Maurizio di Nassau, l'Obncla si limita alla d ifesa loca lizzata delle piazze che vengono successivamente (l Uasi tutte occupate od espugnate. I Francesi iniziano il sistema incend iario e vandalico, alla Louvois, che rin-crudelito nelle successive guerre ciel Palatinato e del Piemonte, tanti od ii e r;inta o nca ac.lciensò su lla corona cl i Luig i XIV. Giugno - La flotta olandese perduta l'opportunità di affrontare separatamenre le squadre d 'Inghilterra e di Fra ncia prima della loro riuni.one, come progetrnva il Ruyter, per la lenta rnobilirnzione della Squadra cli Zelanda. prende il mare. Riconosciuta la flotta alleata, l{uyter prende caccia onde attrarla presso la costiera e con1battere in condizion i favorevoli, ma il Duca d i York comandante la flott.1 alleata, non lo insegue e si ritira invece a Soulhwokl C3ay sorvegliato a disrnnza da Ruyrer. ì Giugno - Battaglia di Southwolcl o di Soleba y. Risul tato indeciso. La florta alleata era costiluita da cinquantaquattro vascell i inglesi divisi in due reparti e da trenta vascelli francesi comandati dal D'Estrées. La flotta olandese di circa ottanta navi fra vascelli e fregate; qualitativamente inferiori alle nemiche, attaccò la flotta alleata che stava all'ancora e che mettendo la vela si divise in due, gli inglesi avendo preso il bordo a destra ed i fr~tncesi quello a sinistra. Sapiente ed energica direttività cli Ruyter che col grosso delle sue forze attacca il Duca di York staccando una divisione di dieci vascelli a contenere il D'Estrées ed allontanarlo dalla zona di azione. Condotta equivoca ciel D'Estrées. Errore degli inglesi cli avere preso il bordo a destra e di non averlo cambiato per riunirsi alla squadra francese. Benché indecisa tatticamente, la battaglia assicu rò agli olandesi una temporane,1 superiorit,ì, che non consentì agli alleati la progettata invasione marittima. a complemento cli quella continentale, salvando così l'Olanda eia imminente rovina. 15 Giugno - L'esercito fra ncese mi m1ecia Amsterdam, avendo occupato quasi cullo il territorio olandese. Esaurimento e terrore. Gli stari generali sollecitano pace.

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Luigi XIV prosegue nell'offensiva. Stato insurrezionale dell'Olanda. Il partito militare degli Orange assume il potere. 25 Giugno - Amsterdam rompe gli argini. Le altre città ne seguono l'esempio. L'esercito francese è costretto a ritirarsi. Immensi danni patiti dall'Olanda, ma il paese era salvo ed il mare rimaneva sempre libero, assicurando l'esistenza nazionale. 8 Luglio - Guglielmo cl'Orange, successo a Maurizio ne l Comando militare, è nominato Statolder. Grande ene rgia e direttività spiega ta da lu i nel riorgan izzare l'Esercito e lo Stato. Prevalenza ciel Partito conti nentale su quello marittimo. Agosto-Dicembre - Il furore popola re, accusò di tradimento Giovanni e Cornelio de Witt e li trascinò già cadaveri al patibolo. Il partito degli Orange si affermò; l'ordine fu ristabilito. L'Olanda si preparava politicamente e militarrnerne a far fronte a Luigi XIV. 1673 Genna io-G iugno - L'Europa sospetta clell,1 grande ambizione cli Luigi XIV. La Spagna, la Germania, il Brandeburgo si dichiarano pe r l'Olanda, ma Carlo II, benché contro il sentimento nazionale, ri1m1r1e alleato alla Francia ed appronta la flotta ed un corpo di spedizione per l'occupazione di quei territori che gli erano stati asseg nati da Lu igi X1V nel preventivo ripa rto delle spoglie olandesi. Gli eserciti frances i rinnovano le va ndaliche ostilità contro l'Olanda, ma Guglielmo d'Ornnge aveva provveduto alla difesa e benché vinto, potè contenere il nemico finché l'offensiva francese ven ne deviata dall'avanzarsi delle truppe irnperiali comandate dal Montecuccoli, onde l'Olanda fu immune degli orrori che aveva l'anno precedente patito. Il Luxembourg dovette ritirarsi da Utrecht a Charleroi onde la campagna cli guerra dal Giugno a l Dicembre fu essenzialmente marittima. Maggio - Ruyter tenta cli ostruire i passi ciel Tamigi ma l'audace impresa non gli riesce, onde ritorna a l Texcl per ricongiungersi alla squadra di Zelanda riunendo in tutto cinquantadue vascelli e rnolti brulotti. 1 Giugno - La flotta a lleata forte di cinquantaquattro vascelli inglesi e ventisette francesi, oltre molte navi rninori, prende il mare senza imbarcare il corpo di seim ila uomini riunito a Yarmouth. Il D'Estrées conservava il corna ndo della Squadra francese ed il principe Rupert aveva sostituito il Duca di York. 7 Giugno - Prima fazione di Schoneveldt, presso Ostenda. Risu ltato indeciso. Ruyter giovandosi delle condizioni idrografiche ma novra in modo da sorvegliare la flotta nemica, se tentasse operazioni cli sbarco, senza avventurare inopportunarnmente la sua , rimanendo arbitro dell'offensiva. Gli alleati tentarono con una divisione staccata d i trarlo al la rgo, ma Ruyte r, concentrato rapidamente il suo attacco sulla divisione avanzata, le cagiona gravi danni cd al sopraggiungere ciel D'Estrées e cie l Rupert, dopo breve cannoneggiamento riprende la sua posiz ione difensiva . 14 Giugno - Ruytcr avendo sottordini C. Tromp e I3ankert, attacca vigorosamente la flotta alleata a l largo cli Schonevelclt. Si combatte fortemente da Ile q uattro pomeridiane fino a notte tarda con risultato indeciso. Gli a lleati si ritirano verso il Tamigi e Ruyter dopo averli seguiti per qualche ora riprende la sua posizione dife nsiva. Agosto - Gli a lleati riprendono il mare avendo a bordo il corpo cli sbarco. 20 Agosto - Le flotte nemiche in prossimità ciel Texel, si riconoscono ma essendo già tardi ed il vento impropizio Ruyter, giovandosi delle condizioni idrografiche , non impegna il combattimento. 21 Agosto - Battaglia cli Texel. Ruyter fortemente coadiuvato dal Tromp e dal Bankert e favorito dal vento attacca con impeto gli alleati, concentrando il grosso

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delle sue forze ingles i e staccando una piccola divisione a contenere il D'Estrées, come aveva fano a Solebay. Sapiente direzione del Ruyter. Lodevole condotta del Bankert che seppe con pochi vascelli allo ntanare il D 'Estrées, attraversarne la linea e riunirsi al Ruyter concentrando tutta la flotta olandese contro l'equipotente flotta del Rupert. Condotta equivoca elci D 'Estrées che non seppe imitare, poggiando~ la manovra del Bank ert, raggiu ngendo solo al tramonto il corpo di battag lia . Olandesi ed alleati ritornarono ai lo ro poni. I r isultati tattici e strategici di questa battagl ia furono favorevoli agli olandes i, m a g rand i furono i dann i e le perdite da entrambe le parti. Settembre-Dicembre - Gli alleaci desisrono dall'offensiva, dal blocco, dai progetti d'inva sio ne. Ruyter' prosegue la sua d ifesa strategica, ma non spinge l'offensiva con tro le forze nemiche. L'Olanda ristabilisce le sue comunicazioni commerciali e rivive di vira marinima. La flotta olandese era benemerira della nazione, ma Ruyter fu il sa lvatore della Patria . L'Olanda sdegna nobilmente le ingan nevoli proposte di pace di Luigi XIV ed aderisce a quelle clell'Jnghiltcrra . 1674 , 19 febbraio - Pace di \Xlcstminster fra l'Inghi lterra e l'Olanda. Colla Pace di \Vesrrninster si chiuse il lungo periodo cli conflitto, mar itrimamente im portantissimo, fra l' Jnghiltcrra e l'Olanda , ciel q uale però nessuno storico ha esarninato se i risultati conseguiti corrispondessero a quelli che si dovevano considera re conseguib ili .

RISULTATI CO:"JSEG UITI E COl\SF.GUll311.1 L'l ngli ilterrn essendo srara la provocacrice delle rre guerre anglo-ol;rndesi. per quanro la sua iniziativa potesse essere giustificma dalle rappresaglie navali, è logico supporre che essa dovesse sperare da l conflitto risultaci tali eia gi ustificare i sacri fici che il conflino armato imponeva. Qu csri r isultati decisamente va nraggiosi, li ha essa conseguiti? Per rispo ndere clccisa mc nre a ta le domanda è necessario considerare separatamente le due prime guerre esclusiva mente naval i dalla terza in cui, per l'intervento effettivo clellé1 Fra ncia, le o perazio ni conLinentali e marittime esercita rono umi gra nde influenza reciproca , ed è pure opportuno esaminare separatamente i risultati milicari, quell i commercial i ed economici e quelli politici. I risultati m ilirari delle prime due gu erre non determ inarono una assoluta prevalenza con1plessiva dell'una sull'alt r:i nazione belligerante. Vi furono bensì periodi di prepo nderanza militare brita nn ica od ola ndese, ma no n tali eia costituire un dom inio marittimo duraturo. Infatti le opera7.ioni militari si possono riassum ere: 1° Due battaglie indecise, q uella d i Porcland o dei tre giorn i, fra Tromp e Bbke, e quella d i Northforela nd, fra Trom p e Mon k ; 2° Cinque virrorie degli inglesi , cioè quella di Douvres, fra I31ake e Dc \Xlitt; quella cl i Northforela ncl (2.a fazio ne), fr;:i Tromp e Blake; quell,1 d i Schcweni ngen, frn

'' Il Fior:1vanzo anno ta che .. poggiare signiCic;1 manovrare in modo che il vt:nlo spiri più wrso la poppa di una nave, facilitando così la corsa <.: aum1::ntandonc la vdocità-.

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Tromp e Monk; q uella di Lowestoft, fra Obclam ed il Duca di York; quella cli Northforeland, fra Ruyter e Monk; 3° Cinque vittorie degli olandesi, cioè quella del 19 Maggio fra Tromp e Blake; quella cli Plymouth , fra Ayscouth e Ruyter; quella di Douvres, fra Tromp e Blake; quella dei quattro giorni (Ca lais), fra Tromp e Monk; quella del Tamigi (operazione costiera). La prima guerra si e ra conclusa dopo la battaglia cli Scheweningen, disastrosa per gli olandesi; la seconda guerra invece si concluse dopo la splend ida offensiva del Ruyter nel Tamigi e perciò può escludersi una militare preponderanza, benché risu lti che la marineria britannica si dimostrò organica me nte e militarmente superiore a quella olandese. I risultati commerciali ed economici furono piL1 favorevoli agli inglesi che agli olandesi, quantunque quelli non riuscissero ad imporre la loro superiorità milita re. Questa anomalia d ipende essenzialmente da due cause: 1° Dal carattere della nazione e del Governo troppo rnercantesco, troppo remissivo, troppo desideroso cli pace in Olanda; ciò che la disponeva a concessioni eccessive verso la rigida, autocratica, prevaricatrice Inghilte rra. 2° Dalla posizione geografica per la qua le l'Olanda rimaneva interan1ente soggetta alle gravi conseguenze delle sconfitte e del blocco, mentre l'Inghilterra ne rimaneva q uasi immune, se si esclude la costiera orienta le da Douvres a Yarmouth, rimane ndo libera cd aperta ai commerci tutta la costie ra occide ntale ed in generale anche quella della Manica, ciò che ne p rovocava l'attività commercia le, rendendo lo Stato immune dai gravi disastri economici che travagliavano alternativamente l'Olanda. Lo stato di guerra , indipe ndentemente dai risultati rnilita ri , era per se stesso assai p iù disastroso all'Olanda, la cu i marineria mercantile eccedeva quella di tutti gli Stati eu ropei, anziché all'Inghilte rra, ed ogni ristagno ciel traffico si rif1etteva sulla viralit,'ì economica naziona le con una intensità tale eia ridu rre il paese agli estremi, affa ma ndo la popolazione marinaresca, che per l'eccesso di de nsità, d iveniva un elemento d i congestività, cli rivoluzione, d i vandalismo. Non per errata o d insufficiente direttività, non per inefficie nza militare , ma per effetto della artificiosa esistenza nazio nale e della situazione geografica , cui già precedentemente accennammo, i risultati commerciali ed economici dovevano, a parità di condizioni, grava re più intensivamente sull'Olanda che sull 'Inghilterra . I risultati politici dovevano inevitabilme nte essere influenzati eia questo stato d 'inferiorità, e perciò l'Inghilterra, be nché milita rmente sopraffatta dall'Olanda, nella seconda guerra migliore\ col trattato di Breda, la sua situazione colonia le, 1na ntenne il suo Navigation Act, affermò la sua signoria su i mari te rritoriali ed accrebbe la sua influenza politica sull'Europa. L'Ola nda e me rse per i suoi sacrifizi e per il lungo eroismo nazionale ne lla estimazione eu ropea, ma la sua influenza politica dovette subire le consegue nze della mancata signoria sul mare. l risultati complessivi furono dunque più vantaggiosi all'Inghilterra, ma non in quella misura che lo Stato e la Nazione speravano e che solo poteva g iustificare la ripetuta provocazione al conflitto. l risultati consegLtiti in così scarsa misura erano essi adeguati a quelli conseguibili? Se noi teniamo conto delle considerazioni svolte precedentemente circa i criteri di potenzialità, della eone.lotta generale dei conflitti, delle operazioni compiute, della

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impossibi lità i n cui si trovava l'I nghilterra di portare a com pimento una più intensa offensiva navale od un a efficace offensiva territoria le, siamo forzati a conclu dere che difficil me nte, nei lim iti delle umane cose, si poteva no conseguire risultati maggiori , senza l'intervento di qu ell'imp1·évu, di qualche imprevedibile fenomeno intellettua le o morale, che d urante la du e prime guerre non si è rivelato con sufficie nte evidenza. In Inghilterra ed Olanda non si rivelano durante i clL1e primi confl itti fatti, sistemi, uo mini veramente eccezional i; si è combattuto fortemente, con d irettiv ità strategica e tattica corrispondente alla situazione: né le alternative di virrorie e di sconfitte, di superiorità od inferio rità di armamenti di eroismi o di depressioni morali, possono considerarsi fenomeni eccezionali, ma rivelano invece, riconfermando gli insegnamenti storici di Atene, di Roma, d i Venezia, di Genova, la norma lità di un conflitto fra nazioni quasi equipollenti e coscienti del loro compito; o nde è lecito concludere che dara la situazione politica , militare, economica e morale dei belligeranti, i risulrati conseguiti furono ad un dipresso quelli che si potevano conseguire. L'intervento della Francia nel terzo conf1itto alterava completamente le condizioni di equilibrio dei due precedenti conflitti, lasciando presuppo rre il completo annientamento dell'Olanda. D ata la potenza continentale e marittima della Francia e dell'Inghilterra, entrambe nelle condizioni m ilitari p iù efficienti, l'Olanda avrebbe dovuto soccombere ra pidamente nel primo anno del conflitto quando era sola a lottare contro le due potenti nemiche. I risu ltati conseguibili quasi cli primo slancio dovevano essere: 1° Domin io assoluto del mare colle successive occupazioni coloniali; 2° !.'invasione ma rittima a complemento cli quella territoriélle, occupando la zo na costiera degli estuari, d,11Texel alla Mosa; 3° Occupazione dell'Olanda cogli eserciti oltreporenti della Francia. fl primo ed il secondo di questi risultati no n furo no né tempo raneamente, né permanentemente conseguir i; il terzo fu momemaneamente raggiunto colla occupazio ne di q uasi tutto il territorio olandese, ma non potè essere conse1vato né insui re sulla riso luzione del conflitto. Questa divergenza fra i risultati conseguiti e quelli conseguibili fu specialmente dovuta al non conseguito do minio nava le pel qu ale solta nto poteva avere p iena efficacia, come lo aveva g ià dimostrato la guerra d 'indipendenza olandese, l'offensiva territoriale della Francia; ma le cause speciali che concorsero a salvare l'Ola nda da ll'ann ienrnmento, meritano di essere singo larmente rico rdate. Le principali furono le seguenti: 1° La politica di Luigi XIV il q uale, confidando d i conseguire il suo scopo per mezzo dell'esercito , evitava , per gelosia, ogni cooperazione che potesse tornare ad esclusivo vantaggio dell'Inghilterra, onde l 'equivoca condona del D 'Estrées, l'incolumità della flott..1 francese, i danni patiti da quella inglese, l'inconsegu ito dominio del mare , l'incompiuta, benché progettata ed allestita, spedizione marittima. 2° La rivelazione dell' imprévu sotto la form a di Ruyter, il quale benché già si fosse rivelato nelle precedenti lotte e nel confl itto svevo-délnese, il più sapiente ammiraglio de' suoi tempi, non aveva ancora estrinsecato, come estrinsecò in questa g uerra, quelle altiss ime doti inrelletcu ali e morali che costituiscono il genio e che valsero a dare alla flotta olandese quella saldezza militare che sempre le aveva

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fatto difetto, a conseguire con forze molto infe riori quei risultati che salvarono l'Olanda, ed a compiere que lla campagna strategica che rimarrà oggetto cli ammirazione nei secoliw; 3° La eccezionale struttura fisica dell'Olanda che permise nell'ora suprema del pericolo di rendere va na, coll'allagamento territoriale, l'offensiva contro la capitale, senza di che Amsterdam avrebbe dovuto soccombere e con essa indubbiamente lo Stato . Fu dunque l'intervento dell'impreveduto eroismo che tutto momentaneamente sacrificò per potere tutto salvare , che rese inconseguibili quei risultati che Luigi XlV, con piena ragione mil.itare, riteneva cli potere rapidamente conseguire. La storia cli questa terza guerra dimostra che le situazioni più evidenti non semp re s i risolvono secondo le più probabili previsioni, non già per errato apprezzamento dei fattori e.l i potenzialità naturale , ma per e ffetto cli quei fattori complementari , di carattere etnico e morale, che sfuggono alla più rigorosa analisi e generano talvolta fenomeni trascendental i, la cui rivelazione non può prevedersi, ed i cui risultati a ppaiono più soprannatura li che umani 11 •

Le sintesi. - I crite ri sintetici riguardanti il confl itto anglo-olandese, coll'intervento della Francia , che il Mahan ha qua e là disseminati nel 2° e 3° cap itolo del primo volume, possono riordina rsi nel modo seguente : 1° La flotta olandese fino al 1672 era per numero cli navi ed equ ipaggiame nto capace di fare bella mostra (/air show) contro quelle dell 'Inghilterra e della Fra ncia; 2° L'Olanda era d ivenuta la Fen icia dei tempi moderni; gli Ola ndesi The ·1.uagoners of al! sea, le Provinc ie Unite, l'emporio dei prodotti mondia li, ma esse nel l660 colla loro vasta ricchezza ed esterna attività resembled a man kept up by stimu!ants; 3° Sotto il combinato assalto delle d ue nazioni rival i l'intrinseca de bolezza dell'Ola nda si doveva rapidamente manifestare; ma è me ravig lioso vedere questo piccolo Stato reggere agli ,macchi comb inati di due oltrepotenti nazioni non solo senza essere clist.rutro, ma senza perdere la sua elevata posizione in Europa; 4° La salvezza dell'Olanda fu dovuta in parte alla ecceziona le superiorità cl i due o tre uomini, ma principalme nte al suo potere marittimo; 5° Le coal izioni diffici lme nte riescono efficaci e contro d i esse non è necessario opporre forze equ ivalenti, ma solo irnporta essere in grado di affronta re il più fo rte in condizioni favorevoli , nella certezza che gli altri, per molte ragioni, non s i aclopreranno a distruggere un fatto re cli equilibrio politico. Questi criteri dell'illustre storico americano riguardano specialrnente - escluso il quinto - la situazione generale, anziché quella militare, o nde assai scarso co ntrib uto essi porgono alla teorica del potere marittimo, della quale sono parte essenzia le i principii che reggono il confl itto per il dominio del n1are . TI genio ciel Capo ( L 1rnmiraglio olandese Ruycer), che nella fattispecie coincide con l'imprevisto, è un altro motivo centra le delle teorie di Chrnsewitz. " Altra proposizione clausewitziana (approfondita nei successivi capitoli V e VI), che in ceno se::nso comprende e giustifica quelle di cui alle preccdenci Kote 4 e 10. Va perù detto che. in tal modo (cosa che avviene di frequence anche negli scrittori terrestri del secolo XIX) D .U. contraddiloriamente si allo ntana datrimpo:-a.azione jominiana (temk:nre a presentare l,1 guerra come scie11za dai principi immu ta bili estratti d,1Jb storia) alla quale nei suoi scritti e anche in q uesta occasione egli mostra cli aderire, con la continua ricerca cli principi. '

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A complemento delle sintesi ciel Mahan crediamo quindi necessario esporre i criteri militari riguardanti il potere marittimo, qua li emergono dal confl itto precedentem ente ani lizzaro. Questi principii, salvo errore, potrebbero essere i seguenti: 1° La posizione geografica esercita una grande influenza sui conflitti navali e l'Olanda dovette alla sua subordinata posizione rispetto alla Manica le sue maggiori d ifficoltà milit,ui e le sue grandi sofferenze; 2° Il conflitto fra due nazioni, essenzialmente n1arittime ccl il cui obbiettivo militare è l'a nnientamento della flotta nemica, tende a circoscriversi in piccola zo na determinata dalle basi d'operazione e dai punti strategici più imponanti; onde il teatro d 'operazione anglo-olandese fu limita to al triangolo Calais-Ya rmouth-Tcxel con eccezionale e tem poranea estensione nella Manica ; 3° La divisione delle flotte in due o più squadre indipendenti è qu asi sempre un errore quando non corrisponde a distinti ed indipendenti teat ri di guerra , onde l'unità del teatro cli operazione impone, quasi sempre, l'unità direrciva e l'unità dell:i flotta. 4° Nei lunghi cd in tensi conflitti le riserve materiali e vitali acquistano una gran de imponanza. D urante il conflitto anglo-olandese questa capacità si è rivelata assai vigorosa , po iché tanto l'Jnghi lterra quanto l'O landa accrebbero i loro arrnam enri sp ingendoli eia settanta fino a centoventi vascelli col relativo complemento di legni minori e brulotti, rinnovando l'offensiva dopo pochi mesi e talvolta dopo poche settimane cl i un grande disastro: 5° Du rante i lunghi conflitti si verifica rono intermitten ze di domi nio e cli esaurimento, le qu.:.ili tanto più sono facili e freq uenti quanto più le condizioni difensive, naturali od anefattc della cosricra, rendono difficile l'offensiva e consentono il sicuro riorclin amenro dell e flortc sco nfitte e l'utilizzazio ne delle riserve; 6° Le eccezionali condizioni idrografiche sono sempre un fattore difensivo, n-1a possono esse re urilizzate offensivamente quando la flotta abbia caratteri adeguati alla zona prescelta co1ne base strategica cli operazioni controffensive: 7° Le eccezio nalità idrografiche possono consigliare od imporre navi e flo rre q ualitar ivamente meno effic ienti , ma questa inferiorità qua litativa può essere spesso, no n sempre compensata quantitat iva mente co1ne lo prova il conflitro angloo lanclese; 8° Le o perazioni costiere, tentate fra nazioni essenzialmente m arittime e deficienti d i ben costitu ito o rganismo mi litare, sono poco risol utive quando per esse no n si consegue la menomazione della flotta e delle riserve nemiche, o non si colpisce di sorpresa uno dei centri della vitalità nazionale; 10° La direttività militare si perfezio na durante il conflitto , ed infatti gli AngloOlandesi dalle formazioni disordinate, dalle iniziative arbitrarie, dal combattimento tum.ultuoso passarono nella second a guerra alle formazioni o rdi nate, alla m anovrabilità, alle concentrazioni tattiche e nella terza guerra il Ruyter, alla perfezione tattica, congiunse anche quella strategica ; 11° La forte e chiara direttività di Stato si ripercuote sulla direttività m ilitare e quando gli obbiettivi politici sono evidenti, le idea lità ben comprese, le energie vibrant i, come nel conflitto batavo-britannico, anche la guerra è saggiamente ed energicamente condotta ; 12° Le alleanze si rivelano inefficaci e dannose quando derivano dai momentanei interessi che attenuano, rna non d istruggono, le tradizio na li e storiche repulsività.

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ma quando gli interessi e le ideal ità sono storicamente convergenti, anche le alleanze possono rivelarsi efficaci, pe r quanto me nomata rimanga sempre l'unità dell'azione; 13° Lo stimolo del bottino e del danaro può momentaneamente essere utile, ma impiegato come sistema, senza fo11i correttivi, provoca l'indisciplina, le defezioni , la corruzione, come lo attesrn il periodo di decadenza della flotta britannica sotto Carlo II; 14° La guerra cli corsa (commerce destrqying) è un efficace mezzo complerne ntare d i esaurime nto del nemico, non un mezzo militarmente risolutivo; 15° Il potere navale, anche indirettamente, per solo effetto della sua vitalità, come nella gue rra da noi cons iderata, può esercitare una influenza risolutiva su lle operazioni contine ntali. Questi sono i criteri che più evidentemente emergono dal confli tto anglo-olandese e che a complemento di quelli formul ati da l Maha n possono, nella ipotesi del dominio contrastato e non conseguito del mare, concorrere a costituire la teorica generale del potere marittimo. Prin1a cli procede re o ltre credo opportune alcune considerazioni sul metodo espositivo ciel Ma ha n e su l suo giud izio s inte tico riguardante l'Olanda, che parrebbe eccessivamente gordiano. Il secondo e terzo capitolo c he tratta no del conflitto anglo-olandese hanno u n carattere speciale, distinto dai successivi capitoli, e che costituisce una spicGHa eterogene ità dell'opera storica . Il Maha n si compiace di interpola re nel testo lunghi brani di altri au tori e specialmente de l J\lla rtin , del Ga ugea rcl , del Davies, del Chabaud -Arna ult, d el Lapeyrouse, de l Le fèvre , cie l De Gu ic he, cie l Campell , ecc. , senza alcuna evidente necessità, imprimendo così u n caratte re che assai più si conviene ad un a rticolo di rivista anziché ad un'ope ra storica. Nei successivi ca pitoli l'a utore fu assa i p iù sobrio e nel secondo e terzo volume s i è p1.1rgato d i questo di fetto che o ffende l'unità ciel testo e che non s i a elci ice a !l'opera storica, onde confid iamo che l'a utore, nelle future edizioni, provveda a corregge re q uesta impe rfezione a vantaggio del l'unità estetica dell'opera s,lp ic ntc. Il Mahan h,1 ancora peccato contro l'esteti ca insere ndo a capricc io nel testo storico alcune digressioni cli (ecnicismo navale che spezzano l'un ità del racconto e disconve ngono al caratte re dell'ope ra. Le digressioni che rigua rdano la guerra di corsa, le coa lizion i ed allean7.e, i comandi navali esercitati eia genera li, benché inopportunamente inserite nel testo, s i adclicono perfettame nte all 'opera storica, ma le prolisse digressioni tecniche riguardanti la linea di battagl ia , il sopravento, il frazionamento in gruppi de lla flotta , l'impiego dei brulotti e la loro a nalogia colle torpedinie re ci sembrano non solo inopportunamente inserite ma dis,1rmonizzanti col ca rattcrc generale dell 'opera. L'at.1to re avrebbe potuto fare seguire il ca p irolo primo, Elements ofsea pou;er, da un altro ca pitolo riguardante i caratte ri dei conflit(i n,wali nel periodo velico, del quale periodo esclusivarnente si occupa, prima di iniziare il racconto storico, senza spezzarne continuamente, con inadeguate cd inopportune d igressioni teoriche, l'unità cli carattere. L'ultimo appunto che facciamo al ìvlahan rigu a rda il suo conclusivo giudizio sulla efficienza integra le clell'Olancla. Dopo un esame sapiente ed accurato de lla situazione olandese l'autore concl1.1cle: ,<Uncle r thcse conclitions of government, a nd weak in numbers, che Uniteci Provin-

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ces in 1660, with their vast wealth a nd cxrernal accivities, resemblecl a man kept up by stimula nts•·. Che gli elementi della potenzialità di Stato dell'Olanda fossero in grande parte artificiosi e fittizi lo abbiamo precedentemente dimostrato, ma quale marineria, se si eccettua la brita nnica, ebbe od ha una effic ie nza fonda ta inte ramente sui fatto ri naturali cli potenzialità nazionale? Quale Stato più dell'Olanda rispecchiava integrnlmente la situazione d i Venezia:> Sarebbe egli logico il d ire che Venezia rassomigliava ad un uomo tenuto in piedi da stimolanti? Se noi escludiamo l'influenza dovuta al carattere del Governo della Serenissima che fu cli gran lunga più sapiente e più stabile di qu e llo dell'Olanda, sarebbe difficile ammette re pe r tutti gli a ltri fanori di potenzialità una prepondera nza a favore di Venezia. I.a maggiore efficienza del Governo potè conferire una maggiore stabilità agli e lementi fittizi de lla sua pote nza , ma ciò non esclude che que g li cleme nti fossero per la loro ge nesi a ltrettanto artificiosi corne gli analoghi fa ttori della potenza olandese. Se Venezia fu più fortunata dell'Olanda per non aver trovato le bocche clell'Aclriatico dominate militarmente da una grande mari neria , c iò non esclude che la posizione geografica cli Venezia fosse a nche più imperfetta di quella dell'Olanda, e che solamente la sapienza di Stato, agevolata nel suo compito dalla marinaresca ignoranza ottomana, abbia imped ito la fun esta influenza del dominio greco e tu rco nel canale di Orrn nco. Queste considerazioni, avvalorate dal fatto che l'Olanda per circa un secolo tenne il primato del mare, che meravigliò il mondo colle sue eroiche lotte contro le g randi ma rinerie di Spagna, d 'Ingh ilte rra, d i Francia, e che decadde, come Venezia , principa lmente per effetto del dua lisn10 continentale e rnarittimo, verso il quale si sta ora avviando l'Inghilterra 12 consentono di riconoscere che il giudizio del Mahan, se applicabile all'Ola nda , lo è assai più a tulle le altre ma rinerie del mondo, la veneta e la britann ica escluse.

"La prevision<: - peraltro l'ondata :dmeno a m<:dio termin e -della p rossima dt!cadenza dell"lng hilcerra è sottolin<:ata anche da l Fioravanzo nella sua introduzion<: del 193H. A propo.'iito del •dualismo <:omin<:nlale e marittimo• (cioè della m:tncanz;1 c..li obieuivi JX>litici c.: militari ben ddìniti, ver.;o i quali orientare la preparazione.: e condoua di ambedue k: Forze Armale.:, coordinandone I<: strategie rispettivt:) ripon iamo q uanto D.13. scrive nel 1895 tratta ndo della si1U azione milita re.; 111editerrn ne,1, (Pan e.; 10: •la situazione.; militare è tanto più v,ilutabile <:d evidente [. .. l quanto p iù unitario è il compito della nazione l. .. ) la molteplicità degli obieuivi continentali, e l'esistenza di un dualismo territoriale e rn;1rittimo [nel caso dc.;lrlnghilterra dato dalrc.:ccessiv;1 c.;stensione al momc.;nto raggiunta c..l.ti suoi possedimenti terrestri - N.d.c.J non solo sono cause di indete rm inazione.: del prohlema militare, nu sono cause perturhatrici dd la coscienza naziorntl c.;, la cui funesta influenza SL1lla prepara zione c.: durante 1·c.;splicaziom.: del con lliuo. come dimostrò Ma han esaminando il periodo storico di Luigi XIV (nei citati C;1pitoli II e 111 detr /11 .fl11enza del potere mari/limo s111/a storia - N.d.c.l, non è e non fu mai suflkic.:ntemente ;ippreu.ata•. Se si guarda alla storia politica e m ilitare d ell"Italia dopo il 1861 e fino ai no:;tri giorni, si deve.: constmare che a maggior rng io ne questo dualismo - nel nostro caso favorito dalla geografia - è stato nocivo per la politica di sicurezz,i dei Governi italiani. 00

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CAPITOLO

IV

IL CONFLITTO CINO-GIAPPONESE (1894-1895): ANALISI E AMMAESTRAMENTI

In apertura del capitolo l'autore indica le ragioni che lo hanno indotto a rinunciare al suo iniziale intento - espresso cbia·ramenle nel Capitolo II - di trattare la guerra di secessione ame1iccma 1861-1865, Egli premette che ,era nostro desiderio rivolgere questo studio tanto al cor~/litto di secessione in Anwrica, quanto a que/.lo cino-giapponese, onde esaurire in modo più completo l'importante tema del d01ninio contrastato e conseguito durante la gue,ra", Con questo DB. non ricorda, però, che inizialmente intendeva volgere la sua attenzione in p reualenza alla guerra americana, dedicando solo «uno sguardo rapido" al corf/litto orientale. Permane inoltre la contraddizione tra le sottolineature dell'importanza della guerra americana anche in questa occasione, e te ajjèrmazioni 1-fduttiue del 1901 alte quali già si è f atto cenno nella Pa1te I D.B. escmiina il conjlitto cino-giapponese - anch 'esso non trallato dal Mahan i·flacendosi al Callwe!!, del quale sostanziahnente condivide i giudizi. Come del resto avviene anche per i conjlitti precedenti, il suo esame non approjòndisce gli cnnmaestramenti del co1ilitto sotto l'aspetto della tattica, de/l'a rmamento e dette caratteristiche delle naui (che pure aurebbero potuto co11/brtare parecchie delle sue precedenti C!/Jèrmazioni in materia, con particolare riguardo al superiore ·rendimento dei veloci e ben annati incrociatori giapponesi che riescono a vanificare la superiorità cinese in fatto di corazzate), Vero è, però, che la persistente jìducia di DB. nel rosti ·o non i viene coiffèrmata da scontri dove le protagoniste p rimarie sono le artiglierie navah, nelle quali i giapponesi si di'lnostrcmo qualitativamente superiori. Nel testo omettiamo fa descrizione minuta delle jò1-ze e delle operazioni, di scarso interesse per le ji'nalità della nostra indagine. L'esito del conflitto è scontato, dato il cliuario qua fitatiuo a favore dei giapponesi sia in terra che in mare, così ben niesso in lu ce dallo stesso DB.. Basti ricordare che subito dopo la dichiarazione di guerra (1° agosto 1894), nonostante la presenza in be ing della flotta cinese nel 1Wa·r Giallo l'esercito giappo,zese, indisturbato, riesce a sbana·re in / orze in Corea sconj ìggendo dum mente l'esercito cinese a ?vongycmg e cacciandolo dalla Corea . Dal canto su.o la jlotta giapponese, una uolta ultimati gli sbarchi e quindi le esigenze di protezione diretta e incHrella dei convogli, il 1 7 settemb1'(? 1894 ajjhmta la .flotta cinese nella battaglia dello Ya-Lu e la sco,~/ìgge, costringendola a chiudersi nella base di Wei-Hai-Wei dopo aver perduto sette naui (ment1'e i giapponesi non ne perdono nessuna), Con la battaglia dello Ya-lu la }lotta giapponese conquista il dominio del Mar Giallo e, con esso, p iena libertà d'a:zione sia in campo terrestre che marittimo, anche se fa }lotta cinese rimane superio·re per tonnellaggio. L'esercito giapponese estende le operazioni dalla Corea in Manciuria, e, sbarcato nelle penisole di Liao-Tung e Shantun8, investe da terra e conquista con l'appoggio della .flotta

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ambedue le grandi basi navali fortificate cinesi a guardia del Mar Giallo, Porth Arthur (caduta il 22 novembre 1894) e Wei-Hai- Wei (che si arrende il 12Jèbbraio 1895 con quello che resta dellajloua cin,ese, alla quale g li attacchi delle to1pediniern giapponesi hanno inflitto ulteriori perdite). Con il trattato di pace di Shimonosaki (17 ap1ile 1895) il Giappone ottiene, tra l'altro, l'indipendenza della Corea, la cessione di Formosa e delle isole ad iacenti alla p enisola del Liao-Tung, l'apertura di altn' quattro porti e di due fiumi al commercio giapponese. L'illleruento moderatore delle potenze occidentali, ovviamente contra,ie a un eccessivo e pericoloso ingrandim ento del Giappone, salua la Cina da ulterio1·i concessioni. Per altrn ven;o, alcune considerazioni dell'autore su questo conflitto di oltre un secolo fa sono di interesse ancora alluale e rendono utile e necessario 1ichiamare l'attenzione del letto1·e su alcune questioni assai dibattute n ella letteratura navale del secolo XX. Anzitutto, le tesi di D.B. sulla scarsa convenienza per il Giappone di acquisire il possesso di Formosa e delle Pescadores e, per contro, sutl'errore cornpiuto rinunciando a Porth A1thur (base di grande importanza, che può essere difesa con un forte potere navale) derivano dal suo costante atteggianien to contrario al ,dualismo terrestre-marittimo», cioè alla tendenza di naz ioni eminentemente marittime ad assicurarsi il controllo di possedimenti te1ritoriali non indispensabili e troppo estesi. Tale te,idenza è da lui condannata non p e1·cbé era contrario in linea di principio alle colonie, ma perché l'eccessiva preoccupaz ione p er la salvaguard ia o la conquista di territori peraltro non di importanza vitale, porta una nazione a non identijìcare con chiarezza e in modo univoco gli obiettivi geop olitici e geostmtegici da perseguire in una data situazione, disperdendo - di conseguenza - energie utili per mggiungere i predelli obiettivi prioritari. Si tratta, insomma, di U/Ul complessa questione di equilibrio e di razionalità, sulla quale conco1da con D.B. anche il Ma11/ì·oni. Anche quest'ultimo autore è convinto, come D.B., che la decadenza di Venezia è dovuta a l suo dualismo continentale-marittimo. Infatti ,nw11tre tradizioni antiche la spingevano ad essere potenza coloniale, nuove ambizioni la trascinarono a conquiste territoriali in Jtcliia; onde spesso fu costretta et trascurar le colonie perpoter attendere alle guerre italiche, e colla sua smania di sempre nuovi acquisii si attirò l'odio di tutte le altre potenze italiane, e injìne nei nionienti di niaggior pericolo, assalita ad un temp o in terra/erma e nelle colonie, non p otè semp1·e conseruare la dignità sua efu costretta a doloi-osi sacrifizi• (C. Manji·oni, recensione a La Repubblica di Venezia dalle sue origini alla sua caduta d i A. Battistella, Rivista Marittima 7897, Vol. II Fase. V, p . 453). Richiede alcune precisazioni a nche l'ajjèrmazione di D.B. chejìnché il nemico dispone di una fleet in being ~di qualche energia•, i trasporti nic11ittimi sono pericolosi e non debbono essere tentali ,se non per suprema necessità e con la massima precauzione". La validità di questo punto cli vista sembra smentita non solo dal trasporlo giapponese di un grosso contingente di truppe in Corea mentre la flotta cinese era a ncora intatta (quindi poteua interuenire e non era ancora stata sconjìtta), ma anche dalle operazioni giapponesi dopo la battaglia dello Ya -Lu, quando la }lotta cinese - ancora cospicua - era chiusa nella base di Wei-Hai-Wei. D .B., co,nunque, non è un sostenitore preconcetto del principio della fleet ìn benig, com.e potrebbe appcnire dall'aforisma 8° in questione. In una lettera alla Rivista Mari/lima (1901, Voi. fil Fase. VII, pp. 71-72) dissente dal comandante Roncagli, secondo il quale ,,fleet in being» si traduce flotta in essere, perché ,lo stato poten.zict!e non cessa di esi-

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stere quando una )lotta è bloccata, 111a sono paralizzate le sue qualità strategiche, nel possesso delle quali questa non è reintegntta se non col forzet1nento del blocco». D.B. invece traduce flotta in potenza, perché, a suo giudizio, "l'r4!Jìcienza al conseguilnento dell 'obiettiuo è la Jì,1.nzione assoluta d 'una .flotta (. . I Una .flotta bloccata, non chiusa in un porto può ancora essere in potenza, 1nentre una squadm chiusa in modo da non poterJbrzare il blocco o conseguire il p1frtcipale obiettivo, pur conservcmdo tutte le altre caratteristiche dell'essere perde appunto quelle di potere, e perciò panni che non lo stato di essere, come opina il Roncagli, ma quello di potere cessi quando la mobilità è interdella. Una squadra bloccata può essere in potenza, ma lihem potrebbe non esserlo pe1· irwttitudine al suo compito,,. Se ne deduce che nel caso spec(/ìco, la .flotta cinese nel fl.fetr Giallo, jè>sse essa bloccata o libera, si è sempre dirn.ostrata iinpari al conipito, sia nel giudizio dei suoi stessi ammiragli (non esce rnai da WeiHai-'\,11/ei per Cf/Jfrm,tare la .flotta giapponese) sia nel giudizio degli ammiragli giapponesi, i quali pmuocando!a più volte a venire a battaglia, non la considercmo certo in grado di svolgere il su.o compito st1"ategico .Jèmdarnentale, che sarebbe stato quello di impedire allefor.z:e giapponesi di sbarca1·e in Cina. In conclusione, se è vero quanto c~fjèrma lo stesso D.JJ., sull'argomento non si vede quale fondamento abbia - nel caso specijìco e in generale - il citato a:fè>risma 8°. E richiede qualche precisazione anche il giudizio di T ROPP, secondo il quale nel 1940-1943 ,con l'aiuto di aemi basali a terra !lajlotta italiana} aveva protetto la penisola italiana da pericolose operazioni arf/ìbie I J Sessant'anni/et /cioè nel 7885 N.d.C.J gli strateghi italiani non aurebhero sognato nulla di più". (qì·. Introduzione at/fofluenza de l potere marittimo sulla storia, p. 20). Questo equivale a dire che. in sostanza, il nucleo delle unità italiane maggiori rimaste in being nel 1940-1943 ha protetto il territorio italiano da attacchi o sbarchi dal mare. Jvfa anche cnmnesso che gli alleati fossero in gntdo di ej/ett1,tcl1'e sbarchi nel /Vlediterran.eo pri1na del 1943 (ciò che vct escluso), questo è cwuenuto non per tutta la guerra 1najlno all'inizio del 1943, quando cioè la superiorità aeronavale alleata è diuentata soverchicmte, consentendo loro anzitutto il soj/ocamento dq/ìnilivo del trcfl/ico con la Tunisia e poi lo sbarco in Sicilia e sul continente nell'estate 7943, nonostante la presenza di unjòrte nucleo intatto di gmndi navi nella base di fa Spezia . Va inoltre osseruato che intorno al 1880 D.H. e gli altri strateghi ponevano a base dei loro studi e delle loro proposte non solo la necessità di impedire sbarchi nella penisola, ma anche quella di elirninarn le teste di ponte non appena avuenu.ti gli sbarchi stessi. Poiché questo, nell'estate del 7943, non è più stato possibile, essi non sarebbero stati molto contenti degli sbarchi su.I territo1·io nazionale pur ver(/ìcatisi nel 7943 senza essere ostacolali, quindi hanno sognato molto di più . lJa ricordare, ir~/ine, che nella valu.tazicme delle condizioni geograjìche e dette jòrze contrnpposle D.B. conjènna tutte le idee generali in proposito, da lui espresse jìn dal 1878-1884: rna traendo dal conjlitto degli «c?fbrismi fa anche talune ajjèr1nazioni (come quella che "il conseguimento del dominio del rn.are deve essere l 'obiettiuo principale della .flotta, senza il quale la c01relazione fra gli eserciti e 1'armata sarcì sempre avventurosa e problematica») che non sembrano del tutto giu.st(/ìcate dagli avueninwnii del conjlitto qui esaminato, cbe rnal si attaglicmo al caso italiano e che, comunque, denotano una notevole discordanza rispetto a talune sue precedenti tesi. 0

(F.B.)

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Il dominio contrastato e conseguito durante il periodo della guerra è oggetto del presente stud io, svolto in modo analogo a quelli riguardanti il domin io assoluto ed il dominio inconseguito del mare. Le mocla liLà della lotta per il conseguimento del domin io possono essere svariatissime, e la gradazione ciel dominio può presentare fasi ccl intensità 1noltepl ici e dissimili ta nto nello spazio che nel tempo, onde assai difficile, nel caso nostro, riesce la scelta cl i un conflitto che corrisponda nel modo più semp lice e comp leto ai requisiti della teorica del potere marittimo. Come precedentemente accennammo , era nostro desiderio rivolgere questo studio ta nto al confli tto di Secessione in America, quanto a quello cino-giapponese onde esau rire in modo più completo l 'imporrante tema ciel dominio contrastato e conseguito durante la guerra ; ma i limiti nei qua li deve rirnanere circoscritto questo studio ci avrebbero costretto a svolgere incompletamente e l'uno e l'a ltro conflitto, onde ci appigliammo al partito cli esaminare solamente la lotta cino-giapponese la quale, per n10lte ragioni, presenta un interesse militare e marittimo non inferiore a quella di Secessione. G randi sono per certo gli insegnamenti che si possono derivare dal conflitto americano, sia per la modalità del contrastato dominio navale, sia per le operazioni fl uviali e costiere, sia per la correlazione fra le flotte e flottiglie cogli eserciti, sia per la condona delle operazioni territoriali, sia per il carattere dei Governi e delle popolazioni, sia per l'eccezionale siwazione dei Confederati non riconosciuti dall 'Europa come belligeranti, sia infi ne per i m olti errori e le inconsulte audacie; ma non meno importanti sono gli insegnamenti che può fornire la guerra cino-giapponese, tanto pili interessanti in quanto che la rinnovazio ne cli questo conflitto rimane non solo possib il e ma probabile, mentre questa probabilità deve escludersi per i.I conflitto americano, che rimarrà forse un grande episodio isolato nella storia marittima . La guerra cino-giapponese è un fenomeno così nuovo, così eccezionale, così completo, che esige una analisi assa i più rigorosa dei fattori cli potenzialità mil ita re e della sir.uazione generale cli quella eia noi elaborata nel precedente studio sul conflitto anglo-olandese.1

La potenza milita1·e dei belligeranti - Le previsioni della srnmpa europea sulla importan za e risoluzione ciel conflitto orienta le erano le più vaghe e le più disparate. Le ragioni cli questa clivergenz,1 ed indeterminazione della pubblica opinione in Europa emergeranno da questo sw dio; qu i giova solamente affermare il frtLto onde dimostrare la g rande d ifficoltà delle sintesi sapienti e l'impo1tanza di una rigorosa an:~lisi che sia razionale fondamento ai giudizi sintetici. La situazione geografica delle nazioni belligeranti, considerata corne fattore d i potenza m arittima, costituisce un p rimo elemento d i indeterminazione per chi la consid era esclusivamente in relazione al conflitto cino-giapponese e non in relazione alla sua piC1 lata influenza sull a vita lità marittima nazio nale.

' Giudizio diverso dal pn::cedente. Proha hilmente questa guerra ha ispira to la prima opera di Callwell, visto che il generale inglese scrive che essa "(Jimostr<ì, f)iù d i qualsiasi altra nei tempi recenti, le relazioni che corrono rra le operazioni terrestri e le rnarittime in un conflitto tra Stati circondati dal 111a re•.

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La posizione geografica del Gia ppone se fu ostacolo sommo alla genesi e al rudimentale sviluppo della marine ria, pe r la sua situazione isolata in un oceano procelloso, per l'indole d ella costiera, per i pericoli derivanti dalle trombe marine, dai vo1tici, dalle correnti, cessava cli esserlo quando lo sviluppo delle costruzioni navali permettesse d'affrontare con sicurezza la navigazione oceanica. Il Giappone trae qu indi la sua efficienza marittima dalle costruzioni mode rne ed essenzialmente dal vapore, poiché anche le flotte del periodo velico avrebbe ro dovu to lottare contro difficoltà nautiche, de rivanti dalle condizion i geografiche, assai maggiori d i quelle che travagl iarono le flotte veliche clell'Europa .1 Questa efficienza andrà sempre p iù grandeggiando, collo sviluppo econom ico dell'Ame rica e clell'Asna , col rnglio dell'istmo di Panama , colla decadenza europea, e si può senza esitanza affermare che la posizione geografica riserba al Giappone un avveni re, forse ancora lontano, non meno prospero e potente cli quello dell'Italia nel periodo rcmico e dell'lnghiltcrra nel periodo velico, qua ndo concorrano in adeguata mis ura gli altri elementi della potenza marittima.' Questo risultato non sarebbe però conseguibile se il Giappone non d ivenisse una potenza marittima di primo ord ine, le cui flotte fossero in grado di confe rire all'Impero la caratteristica cl i sbarramento della frontie ra cinese dal 23° al 60° di latitudi ne. La condizione indispensabile dell a grandezza gia pponese è la creazione cli un pote re marittimo che .,1ssicu ri il dominio del mare non solo contro la Cina ma contro le probabili, benché sempre poco efficienti , coa lizioni rna rittime.' Le condizioni geografiche della Cina, considerate marittirnamente , sono cli gran lunga infe riori a quelle del Giappone e possono essere paragonate a quelle ciel Belgio, dell 'Ola nda rispetto a quelle dell 'Inghilte rra, ma quesrn inferio rità, nella ipotes i del conflitto ci no -g ia pponesc, si esplica in modo assa i meno intenso e disastroso di quello che abbiamo ri conosciuto nel confl itto anglo-ola ndese. Considerata nella s ua futura efficie nza mondiale, la posizione insulare del Giappone p uò ritene rsi la più perfetta fra [ulte, ma consideram rispetto alla Cina, cima la situazione commerciale de[le due nazion i, la legislazione internazionale, l'influenza prevaricatrice dell'Europa in O rie nte, può ritenersi assai dubbia, cd in ogni caso assai lirn itata, la preponde ra nza militare derivante da lla posizione geografica; onde quella disparità cli apprezzamenti in Eu ropa che afferma una incle terminnione del problema m ilita re. La climatologia conside rata come elemen to genetico cli efficie nza marittima, costitu isce un fa ttore cli preponderanza giapponese. Essa contribuì ad immagazzina re nell'org,rnismo giapponese una e ne rgia marina resca, fisica e morale, assa i più vitale di quella che condizioni più miti e meno tira nniche educarono nell'organismo cinese.

' Aff<.:rmazione che risenl<.: ddla tendenza di D .B. ;1 sopra vvalutare i rifl <.:ssi della propulsion<.: a vapore. Secondo q uanto 0 .B. stesso ha d imostrato, il potere marittimo dip <.:nde da un complesso di fattori tra i quali qu<.:llo relacivo al materi ai<.: è derivato e non primario. Senza d ubbio nell'incremento della potenza m arittima del G iappone il vapore ha avuto una pan<.: r,igguardevole; ma la w ndenza giapponese ad <.:spandersi non è fors<.: - più in genera le - uno dei riflessi dei pri mi mlllamenti introdott i dalla modernizzazione del l'a<.:se, con tutto quello di<.: significa in termini m;iritl.imi' 5 Q uesti! profezia, destinata almeno in parte ad avverarsi nonostante la dura sconFitra giapponese nel 1939-1945, conl'erma quanto da noi osservmo nella Nota pr<.:c<.:dente. Rimane solo da chiedersi fino a cli <.: punt:o, oggi, la potenza <.:C<.)nomic.1 possa sussister<.: st:nza un proporziona.I<.: pot.ere militare e marittimo. 'Quali po trellb<.:ro <.:ssere queste •probaliili (oalizio ni'· forse coalizioni europee?

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La costituz ionejìsica del Giappone presenta ca ratteri cli potenza e cli debolezza a seco nda ciel grado di efficienza del suo potere navale ed anche a seconda della obbiellività difensiva ed offensiva. L'Jrnpero può considerarsi fortissimo nel suo centro e debolissimo verso l'esrrernità setlentriona le e meridiona le, tanto da lasciar temere che l'isola cl i Tarrakai, che appanienc geograficamente al Giappone , ed anche l'isola di Matscuma (Jesso) costituiscano una grande debolezza nel sistema difensivo verso il nord . L'isola cli ronnosa e le isole Pescadores, recentemente annesse all'Impero, costitu iscono ancor esse una debo lezza difensiva verso il sud. n1entre offensivamente, appoggiale ad un porere navale di primissimo o rdine, completano il colossale sbarramento della frontiera ci nese. Nessun altro mezzo o sistema di difesa può rimediare a qucst:1 imperfezione fisico-geografica ciel Giappone, onde la questione del sea-powerclelermimi la condizione di essere o non essere una grande potenza mondiale. Se difensivamente 1:1 struttura fisica è imperfetta verso le al i, nesstin'a ltra nazione possiede una regione difensiva così perfetta e possente come quella che è costituita dal nodo delle tre grandi isole principal i, Niphon, Kiu-Siu , e Sikokf. Le condizioni topografiche ed idrografiche del bacino racchiuso fra le tre grandi isole sono d ifensivamente impareggiabili , e riproducono in colossa li proporzioni, che nulla tolgono alla potenza mil itare, le condizioni defensive della nostra piazza mariltima della Maddalena. Se il Giappone non si Jasc ierà abbagliare dn miraggi che pare lo incluc,100 a favorire posizion i peri feriche, porrà crearsi, con limitata spesa, il pi ù gra nde cd il più forte baluardo difensivo del mondo, dotalO cli eminenti caralteri offensivi e degno di una nazione che aspira al primalo m arittimo oriemale. No n intendi amo con ciò escludere la gra nde importanza che le posizioni periferiche di Nangasak i, Satzuma, Simabara, Kagosima, Usumi, Owari , Tokio, Oroxi. Mimaja, Kaki, Kanto ed altre molte possono assumere nella difensiva strategica ma bensì affermare che tali pos izioni periferiche, tendenti a frazio nare e d isintegrare b flotta debbono essere considerate come basi eventuali e secondarie, mentre il mare interno deve concentrare tutte le energie e tutte le risorse marittime, La struttura fisica cost iern del Giappone è quind i eminentemente favorevole, forse più cli quell a di qu alsiasi altro Stato, allo sviluppo del potere m arittimo; rimane però a vedersi se l'orografia interna non corni dannosà alla perfezione cosLiera col favorire il dua lismo continentale e ma rittimo interno, e col provocare la disintegrazione della unità dello Stato. Il dualismo continenlale e marittimo interno, non potendo la posizione insulare consentire il dualismo esterno, non ebbe campo cli determinarsi per il passato essendo il Giappo ne rimasto dalle sue origini storiche uno Stato eminentemente territoriale. L1 posizione insu lare, la clim,1tologia, le condizioni nautiche non consentirono per il passalo una grande influenza politica alla casta marinaresca, e la inviolabilità territoriale escluse qualsiasi efficienza della marineria nella vilalità militare della nazione. TI dualismo non potè q uindi determinarsi, né esiste: m a è assai probabi le elle esso venga determinandosi, collo sviluppo commerciale, colla crescente influenza politica cui mira il Governo, collo sviluppo della ma rineria militare, colla intensività di tutte le funzio ni espansive che v:-111no sempre più giganteggiando nel Giappo ne. Come in Inghilterra, dopo il periodo feudale, il dualismo si determinc') per effetw della espansività marittima; così nel Giappone con maggiore intensità si andrà

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determinando in avvenire finché non prevalga, come finì per prevalere in Inghilterra, l'interesse commerciale e l'idealità marittima su quella territo riale. La maggiore continentalità del Giappone, la minore efficienza delle obbiettivit~ì coloniali, la preponderanza delle marinerie e uropee, l'improbabilità cli grandi e continui conflitti navali che provocano lo sviluppo degli interessi e delle influenze marittime, lascia supporre che i'antagonismo continenta le e marittimo nel Giappone debba riuscire più lungo e più intenso che in Inghilterra, a meno cli una eccezionale e duratura efficienza di Stato, che la storia del Giappone non permette cli considerare troppo probabile.' L'unità fisica-geografica ha garantita, contro le invasioni stran ie re, l'unità politica clell'Impero, la quale però fu più apparente che reale. La storia del Giappone, e.la tremila anni, si riassume quasi intera nei lunghi, continui, feroci conflitti fra i grandi feudatari del regno; né la creazione del Shogunato pe r opera dell'imperatore Sui-zi verso il principio dell'era cristiana, né la nuova organizzazione del 5'amu.rai-Dokoro nel 1186, né la dittatorictà del Taico Hideyoshi nell'ultimo ventennio del XVI secolo, va lsero a fre nare l'autonomia territoriale dei feudatari. Le grandi famiglie feudali, fra cui primeggiavano, ccl a vicenda p revaleva no , i Fujiwara, Taira, Minamoto, Tachibana , Hejo, Ashikaga, Ota , Toyotomi, Tokugawa, Sbimaclsu , Otomo, Mori ... esercitavano la piena ed inte ra sovranità, riconoscendo dal Mikado l'investitura feudale. Solame nte dopo il 1600, coll'avvento della famiglia Tokugawa allo Shogunctto, il Giappone cessò di essere campo cli Ione continue ccl ebbe un periodo di pace e e.li riforme amministrative che già accen navano alla rinnovazione civile e milirnrc avvenuta dopo l'abolizione del Tcticunato e la restau razione ciel potere impe ria le. Benché latenti da oltre due secoli le lotte feudali, forse sopite, non spente colla nuova costituzione dell'Impero, è necessario riconoscere che la grande territorialità e la struttura orografica, ad onta cli una buona viabilità, tendono a favorire la disintegrazione nazionale. La possibilità c he il feuda lismo, coadiuvato dalla intolle ranza religiosa, risollevi la testa dal sepolcro, lascia dubitare , che , senza una forte e duratura sovranità impe riale , l'unità politica dell'Impero non venga da interni conflitti perturbata. Queste consideraz ion i. alqu a nto digressive, se riguardano l'avvenire del Giappone, non riguarda no le condizioni di potenzialità nel conflitto che stiamo es,11ninando, e perciò possiamo concludere che se in avvenire il dualismo continentale e marittimo e la menomalione dell'unità dello Staro possono avere alimento dalla struttu ra fisica del Giappone, nelle condizion i presenti non menomavano minimamente b potenzialità milita re dello Stato. La struttura fisirn della Cina non è favorevole ad un grande potere marittirno, e la marineria milita re fu sempre un'appendice, una superfetazione anziché una funzione vitale dell'Impero.

' Il Fioravanzo annota, nd 1938: ,questa supposizione non si è verificata, ma era k:cita nel 1898·. Lt: previsioni di O.B. sull'«anragonismo continentale e mariuimo, del G iappone e sull'«improponihilità (per il G i,1pponeJ di grandi conflitti navali che provoca no lo sviluppo degli interessi e delle influenze marittime·· sono, in fondo , meno fallaci di quanto possa sembrare, se si considera da una parte che il Giappone è stato sconfiuo nd 194 1-1915 per aver troppo ampliato le conquiste wrritori,1li, e dall'altra che la perdita di tali conquiste non gli ha impedito di diventare - dopo il 1945 - una grande potenza ecDnomic;1 con, almeno in .fte,·i, tutti gli ingredienti di un gra nde potere m ilicare e maritti mo, che certa mente oggi ha ripreso a crescere.

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La cont inentalità è l'essenza dello Stato. Il clu alis1no non è mai esistito né porrebbe esistere r er inefficienza degli interessi marittimi, paragonati a quelli territoriali. La marineria di Stato fu e sarà un elemento fittizio, non animato da l soffio vitale della nazione. Essa potrebbe esistere in sé e per sé, come dicono i metafisic i, ed anche elevarsi a g rande potenza p er effetto cli u na vigorosa iniziativa autocra tica, m a egli è assai poco pro babile che tale in iziativa si determini e perseveri nel suo intento, date le condizioni della Corte imperiale e quelle della o rganizza zione naziona le. Quando pure tale irnprobabile iniziativa si rivelasse, la marineria non cesserebbe dall'essere un orga nismo fittizio e la struttura fisica costiera no n favorirebbe la integrità ed il compito della flotta, poiché la sua convessità e la grande distanza che separa le posizioni costiere più importanti tendono a frazionare la flotta in reparti ed a renderli ind ipendenti ed autonomi, come avvenne per il passato, come avverrà indubbiamente per il fururo. li golfo cli Pecili e quello del Liao-tung costituiscono una posizione mil itare marittima dotata di caratteri eminenti, benché di gran lunga inferiore al mare interno del Giappone, ma tale posizione richiede un apprestamento difensivo assai grande e dispendioso ed è assa i d ubbio che si possa ragg iungere un conveniente equilibrio fra la base difensiva e la flotta, che dovrebbero encrambe crearsi coi milion i, per non dire coi miliardi, che il Governo non ha , per essere in grado di far fronte alle eventualità cli un nuovo conflitto col Giappone. La stru rtura fisica, per quanro si ritenga inta ngibi le l'Impero celeste, è un fattore d i potenz ialità marittima assai più favorevole al Giappone anziché alla Cina. TI numero della popolazione, considerato come fattore di potenza m,i rittima, non costituisce un elemento di grnnde importanza nel caso del conflitto cino-giapponese, per l'c.:ccesso cli riserve v ita li che le d ue nazio ni possono util izzare ,1nche nel caso di un grande sviluppo delle marinerie; ma le capacità industre e marinaresca cli queste riserve tende a divenire più vigorosa nel Giappone, ciò che cosrituisce una superiorit,'ì cl i efficienzH marittima sulla Cin*1. La posiz io ne della capitale non deLermina una sensibile prevalenza; Pekino, benché disti circa duecento chilometri dal m.tre, è in grado di subire l'influenza marirtima e di trasmettere l'energia direttiva con intensità non minore di Tokio la quale, benché giaccia sul m are, si trova eccessivamente ecce ntrica rispetto al tearro principa le delle operazioni navali. A mie imperfezione però l'irnperncore ciel Gia ppo ne provvide trasferendo prowisoriamente ad Hirosima la sede del Governo du rante la guerra. Tale disposizione, se eliminava gl 'inconvenienti della eccentricità, non poteva escludere quelli di una eccessiva vulnerabilità della sede imperiale nel caso d i una prevalenza rna rittima della Cina o di altra nn ione. Può quindi concludersi che se Pekino è forse troppo i nterna, Tokio è troppo esposta all'offensiva costiera ed è rropro eccentrica rispeuo al bacino principale delle operazioni perché possa affermarsi la prevalenza dell'una sull'altra. Gli clementi costa nti e immutabili del sea-power permettono di assegnare un,1 leggera preponderanza al Giappone, che si andrà sempre più accentuando collo sviluppo del suo potere ma rittimo, ma che nelle condizioni del conflitto non poteva considerarsi un fattore cl i evidente superiorità sulla Cina, onde una prima ragione della disparit.1 dei giud izi sulla efficienza marittima dei bell igeranti.

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Gli elementi complementari, variabili, poco coercibili della potenza milita re tanto territoriali c he marittimi non consentivano certamente, come vedremo, una più concreta determinazione de lla potenza relativa delle due nazioni. La capacità industriale, considerata come funzio ne d i continuità nel con flitto, e ra pressoché nulla in Giappone, e poco più e fficie nte ne lla Cina . Le rise,ve materiali della riproduzio ne e d anche delle grandi riparazioni del naviglio mancavano quasi comple ta me nte. Le due nazioni non erano in grado di persiste re nel conflitto navale q uando le forze mobilizzate dell 'una fossero state distrutte o rese inse1Yibili dall'a ltra in tale proporzio ne eia escludere la continu ità cie l conflitto pe r il dominio de l mare. Gli eccess i de lle riserve vitali non erano quindi utilizza bili nella d ifesa mobile, e tale situ azione clovev<1 consigliare u na difensiva prue.lente od una audace offensiva a seconda ciel piano cli guerra presce lto e della situazione militare, continentale e marittima, che ne derivava. I Cinesi prescelsero la difens iva ad ogni costo, i Giapponesi l'offens iva ad o ltra nza; ma se dopo i fa tti è facile sente nziare, non deve esclude rsi che la prue.lente difensiva, se a ttivamente ed ac.leguatameme esplicata, potesse vantagg iosamente in fl uire sulla risoluzione ciel conflitto. L 'e,~pansività nazionale ern pure una grande incogn ita del proble ma . Tanto la Cina quanto il Giappone eia oltre due secoli e non avevano intrapresa una grande spedizione ma rittima. La p rima sped izione navale che ricordi la storia è q uella de ll'imperatore c inese Vu-ti, un secolo prim,i dell'era c ristia na, compiuta con una flo tra sulla quale era sta ta imbarcata g ran parte della popolaz ione d i C:a nto n, pe r la conquista e.l i talune provincie o rie ntali e d assa i probabilme nte cli Formosa.<, La seconda spedizione è quella dell 'imperatrice Si ngu -Kogo, hl prima donna che reggesse l'Impero giapponese contro b Corea nel 200 dell 'era cristiana. L'imperatrice guidò persona lmente la spedizione per la q u,i le alcu ne provi ncie ne lla Corea divennero dipendenze del Giappone . È però ne cessario avvertire che q uesta guerra fel icemente riso !La fu deter.m inata d,dla pertu rbazio ne provocata dai Coreani in alcune provincie me ridiona li del G ia ppone, ciò che presuppone p recedenti invasio ni.La terza spedizione è q uella cli Koublai-Ka n, nipote cli Gengis-K:1n, d ivenuto imperatore della Cina , co ntro i Giapponesi ne l 12ì4, con una fl otta di centocinqu,111ta navi. Questa invasione fa llì per ca usa cl.i una tempesta che distrusse le navi, dopo che le truppe e ra no sba rcate ad lmatzu, onde il corpo di spedizione fu in pa rte distrutto. È da notarsi che la storia gia pponesc narra c he ne lla battaglia di Hakozaki i Mongoli usa rono ca nnoni che fece ro g rande strage de i Giapponesi. La q uarta spedizione milita re è quella compiuta da llo stesso irnpern to re Koublai contro il G iappone ne ll'anno 1281 con o ltre centomila uom ini , c he non riuscì a prendere terra a Dazaifu a d onta del la «heavy o rclinance w ith which rhey bombarded the forts and s laughte recl such multitude of the Ja panese soldiers thm the latter were unable to meet them in open contest». Una fie ra maestralata distrusse gran parte de lla flotta , con enorm i perdite d i soldati, de i q uali solo tremila ritornarono in Cin a.

'· C. Ca nt ù , Storia 1mi!'e1~~ule, c-1p. XX I (No ta di D.13.). ' Hisl<Jiy u/ tbe empire o/Japan, compilarn da una commissione imperi ale e tradou.a <.b i Brinkley

(Hl93· Nota di D 13.).

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La qu inta spedizione maritti1na è q uella intrapresa da l G iappone contro la Corea nel 1592 du rante l'impero di Goyo zei per iniziativa delJ '1usurpatore Hicleyoshi il qua le, creatosi 1'aico in sostituzione del Shogun e da to termine al periodo delle tu rbole n ze fe udali, col soggiogare i Daimio al potere centrale , pensò cli a llo nta nare d al Giappone i più fac inorosi intra p rendendo la guerra d i Corea, pe r la quale otten ne facilmente il consenso del Mikad o . La spedizio ne comprendeva centotrentamila soldati sotto il comando s upremo cli Ukita Hideiye, novemila marina i sotto il comand o cli Huki Yoshitaka, e ta nte erano le navi ,,that they seen1ed to cover the whole sea». La fl otta lasciò le coste cie l Gia ppo ne nell'ap rile, sbarcò a Fusan il corpo d i spedizione il quale , d iviso in du e ese rciti a utonomi comandati da Yukinaga e Kiyomasa , conquistò rapida me nte 1a parte me ridionale della Corea; ma l'intervento d ella Cin a , la mancanza d i vettovaglie dopo es,w rite le risorse locali , le varie disfatte della flotta g iapponese nella lotta contro la Coreana comandata eia Li Sh unshin, e specia lme n te la improvvisa morte cli Hideyoshi, men tre egli già p repa rava una nu ova spedizione o nde invadere la Cina e d ive nirne imperato re, cons ig liarono cli abba ndonare l'im p resa . Nel 1598, dopo sei a nni d i lotta , gli avan zi cleJl'esercito giapponese rie n trarono in patria . Q uesta guerra è specia lmente importante per la g rande analogia che essa presen ta col confl itto del q ua le ci occupiamo, perché l'offensiva te rritoriale su due colo nne fu ugualmente energica e vittoriosa, ma l'incapacità della flotta giapponese a consegu ire il dominio, e le due d isfa tte subite ne l Ma re Gia!Jo, mentre s i apprestava ad appoggiare la marcia offensiva cli Yukinaga verso la frontiera del Ya-lù costrinse l'esercito a retrocedere verso la costiera merid io na le d ella Co rea. li Calhvell accenna b revemente a questa campagna 0592-1598) nella sua introduzione e conclude che il non consegu ito dom inio del mare «was fatai». Pure ammettendo che g li eserciti g iapponesi ,,d e pe nded on sea-powcr», è p ure necessario ammettere che le cond iz ion i d el confl itto territoria le ne l 1592 erano sostanzialmente diverse per efficienza o rganica da q uelle del 1894, e c he la morte d i Hideyoshi, l'ispiratore e prep,1ratore dell' impresa, fu causa d eterm inante principa le della conclusione del conflitto. Q ueste sono le cinque g randi operazioni continen tali e marittime intraprese d a lla Ci na e da] Giappone, n:1a molte spedizioni seconda rie cli Ctlréutere essenzialme nte corsaresco e piratico fu rono co1npiute con varia fortuna, per modo che p uò ritenersi che l'espansività marittima, senz,1 essere una tensione nazio nale e senza avere i ca ratteri po tenzali di q uella inglese, o la ndese, germanica, è però un,1 e nergia d iffusa a llo sta to cli tensione latente, che solo richied e d i essere organizzata e d iretta per divenire, specia lme nte nel Giappone, una vera ed intensa funzione d i potenza ' ma rittima .'' La popolazione costiera della Cina e del Giappone no n è per ora né «clrawn» né «driven to the sea .., e se «Without the sea the England languish ecl, and Hollancl dieci», non potrebbe affermarsi che lo stesso d estino gravasse sulle due nazioni o rientali .

• Q ueste considerazioni sulle spedizioni m arittime giapponesi e sulle cospicue energie latenti in quell,1 i'h1zione conferma che non è stato solo il varore il catalizza tor<~ ddla moderna pocenza marittima giapponese.

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Esse v issero e possono per molti altri secoli vivere delle loro nazionali risorsc9 e l'esodo della popolazione cinese è piuttosto un feno meno d i disordine amministrativo e di cupidità mandari na anziché un vero ed impellente fenomeno di tensione espansiva; onde devesi concludere che l'espa nsività orienta le non è ancora una energia che abbia raggiunto economicamente la censione europea. Il carattere della popolazione, considerato come elemento cl i potenza militare e marittima, indipendentemente dalla funzione espansiva, costituisce un fattore e.li grande superiorit,ì del Giappone sulla Cina. Questa superiorità, che gli scrittori militari resero p iù evidente dopo il confl itto, era però affermata da tutti gli storici, i q uali mentre riconosceva no nel carattere giapponese gli elementi rozzi delle guerriere virtù derivanti dalla continu ità delle lotte feudali, delineavano nel carattere cinese le qualità marziali più negative. L'Hegel, avvalorato nel suo g iudi7.io da l Cosentino e dal Cantù'" così si esprime: «Mentre non v i ha sentimento d'onore (dovuto allo srato socia le della Cina), così vi domina la coscienza dell 'avvilimento, il quale p,1ssa facilmente a coscienza cli sottomissione. A tale soggezione si connerte la grane.le immora lità dei cinesi. La cosc ienza della depravazione mora le si scorge anche nell'esservisi dilatata tanto la religione cli Fo la qua le riguarda come altissimo, cotr\C assoluto, come Dio il Nulla, e pos,1 come suprema perfezione il disprezzo della inclividualitù». Questo disprezzo clcll 'Jo che è immedesimato nel cinese e lo rende disprezzatore della vita gli conferisce un a spec ialirà cl i coraggio considerata da molti una virtù militare. Il disprc7.7.o dell a viLa che i Giappones i han no comu ne coi cinesi, cd in grado non certo inferiore, d eriva eia princì:pi essen7.ia lmente diversi ed opposti . Un altissimo e forse csagcraro sentimento dell'onore persona le, de lla propria individ ualità spinge il giapponese al dispregio del pericolo cd ,11sacrifi zio della vita , l'assenza completa cli q uesto sentimento personale provoca ne l cinese i rnedesimi effetti. Considerato filosoficamente q uesto fenorneno, polrà forse porsi in dubbio la maggiore perfezione etica del Giappone, ma considerato militarmente non g li si può negare un,1 grande superiorità . 11 disprezzo clelb virn nel C iapponese è un fenomeno dinam ico che si estrinseca nobi lmente in tutte le fasi clc ll,1 \'ita militare: nel Cinese invece è 1.1n fenomeno sia lico che non si rnanifesta d inam ic;.1rncncc se non (] Uanclo la su:1 estrinscca7.io ne diviene rnilirnrmcntc superflua, prevalendo prima le altre qua lità negative. Questo giudizio però riguarda essenzialmente la grande massa de i Cines i e non è applicabile ai J\ilongoli ed ai Tarrnri cl1c costituiscono la parte eletta, il nerbo dell 'esercito imperiale, se non in qua nto questi per la lunga immedesimazione cogli ,1borigen i han no , per effetto clcll'.1ssorbente civiltà della Cin,1, perduta gran parte del le caratterist iche primitive clelb loro razza. Molte altre considerazioni potrebbero ,1 dclursi ad affermazioni della superiorità m ilita re ciel popolo gi,1pponese sul cinese, ma noi ci limit ia mo ad aggiungere che " Q uesto cr;i ccl è vero per l:t Cina, 111; 1 nel seto lo >CX non è p iù vern per il Giappone, cosrrelto ad csp:1ndersi :indie sul m are p ropri o per 1ale insufficienza e, quindi, ;1ncl1c: ; 1d ;i prirsi ai contalli con I'Occidcnle. "' Filusq/ìa della S!(lria di G.F HegeL S1urir1 111ticersale di E. Cosentino è S1u1ia u 11icersule di C. Carn ù (Kot:1 d i D.l3.).

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tutti coloro che visitarono l'Estremo Oriente prima della guerra sono concordi nell'affermare questa superiorità, la quale doveva pe1tanto essere considerata, anche prima del conflitto, un fattore di preponderanza militare, del Giappone sulla Cina . Il carattere del Governo è forse la maggiore delle incognite di questo problema. Il Mahan non ebbe occasione cli esamina re nel suo studio storico europeo due form e di Governo simili a quelle della Cina e del Giappone, ed il Callwell non fa nessuno accenno all'influenza direttiva dello Stato, onde siamo costretti a dedurre dalla situazione de i due imperi quelle conclusion i che ci sembrano maggiormente probabili. li Governo del Giappone dopo la resta urazione imperiale del 1867, aveva grado grado p reparato il paese al passaggio dal sistema puramente feudale a quello nominalmente costituzionale, ma questa evoluzione benché energicamente diretta dal Sovrano, coadiuvato dalla Co11e e dal Consiglio Imperiale, e specialmente dal Principe Arisugawa-Yoshihito, non aveva potuto compiersi senza grande spargimento cli sangue per le Rivoluzioni d i Saga , Hagi, Kumamoto, Kagoshima dal 1874 al 1876, né senza superare altre grandi d iffico ltà. Benché il sistema feudale fosse stato risolutamente abolito, la trasformazione era ben lungi dall 'esser completa, poiché il feudalismo era troppo radicato in tutto l'Impero. Le condizioni inte rne dei grandi feudi erano presso a poco uguali a q uelle ciel periodo precedente.11 La costituzione largita nel 1889, ed elaborata con grand e sapienza dal conte Ito Hirobumi. è certo una delle migliori che si conoscono per lo stabile equi librio che essa sancisce frn l'a utorità imperiale, che regna e governa, l'oligarchia che esercita le sue prerogative in forza del diritto eredita rio, il popolo che partecipa al Governo in forza della sua funz ione ele ttiva; ma la sapiente costituzione, ard itarnenre e spontaneamente concessa dall'attuale imperatore Mutsu-Hito non sa rà essa troppo elevata per le condizion i civili e socia li della nazione? La sobrietà, l'operosità, la rettitudine e l'intelligenza ciel popolo giapponese dice il I3erchet 1! - ci affidano che andrà incontro con fortuna alle nuove prove, ed il grande prestigio del principio cli autorità sarà una efficace salvaguardia al degene rare ciel sistema parlamentare, cui assistiamo nel mondo civi le. Ma questo convincimento se poteva riferirsi ad un futuro più o me no remoto, non poteva certo riferirsi ad un futuro così prossimo al nuovo o rdinamento po litico, poiché il periodo cli cinque anni (1889-1894) e ra troppo breve per l'immensa trasformazione c he il passaggio dal sistema fe udale a quello costituzionale richiedeva, e cli fronte alla nuova situazione creata dal conflitto militare, quel breve pe riodo cli transi zione poteva giudicarsi piuttosto un male che un bene. È nostro convincimento che i meravigliosi risultati mi litari del confl itto non derivarono dal nuovo ordine politico, ma bensì dalla resta urazione imperiale la qtrnle, integrando in un solo potere tutte le energie dell'ord ine antico, le indirizzava ad un unico fine na;,;ionale, indipendenteme nte eia qualsiasi efficienza del nuovo ordinamento costituziona le dello Stato.

" ,1:Jejapcm W'eek~)' Mail, 26 gennaio 1895 (nota cli D.B ) . " G. Berchet, La costltu.zìone del Giappone(l889 - Nota di 0.U.).

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Ma la potestà imperiale e ra essa in grado, d o po molti secoli cli letargia militare, d i mantene re strette in u n fa scio le energie secolarmente repulsive e di convergerle tutte al conseguimen to cli u na grande idealità nazionale? La famiglia imperiale aveva da to prove du rante il confl itto col Shogu nato cli grandi d oti della mente e dell'animo, ma non si d eve dimen ticare: 1° che a q uel conflitto fu spinta dal partito antistra niero il q ua le, in odio a lle tendenze an ti-nazionali dello Shogu nato, invocava fino dal 1750 l'intervento della potestà imperiale; 2° che la Corte del Mikado ed in special modo l'imperatore Komei (1847-1867) ed il principe Arisugawa erano avvers i alle novazion i, e che lo stesso Imperatore aveva negato l'approvazione a i trattati conclusi dal Shogu n colle potenze straniere; 3° che i grand i feudata ri d i Satsuma, di Owari, cli Echizen, cli Geishu, d i Choshu, d i Tosa ... i quali colle loro ,ruppe costitui rono l'esercito, che smto il comando del principe Arisugawa restaurò l'Impero, non inte ndevano certo che d,1 tale restaurazio ne dovesse derivare l'abolizio ne ciel sistema feuda le; 4° che il malcontento per il nuovo ind irizzo favorevole agli stranieri dato dal nuovo imperato re Mutsu -Hito aveva menomato nell' interno il prestigio della potestà imperiale, ed il partito nazionale, pol itico e religioso, afforzato da quello dei Tokugawa, poteva ria lza re il capo q uando complicazioni internaziona li glie ne porgessero opportu na occasione; 5° che il principe Mutsu-Hito non aveva preso, perché troppo g iovane '\ pa1te d irettiva alla lotta contro lo Sbogunato, e perciò la sua personale influenza nel nuovo conflino rimaneva ancora un'incognita. Queste ed altre molte ragio ni , che per brevità tra lasciamo, rendevano assai d ifficile l'app rezzamen to della efficienza del Gove rno nel conflitto, mentre appariva eviden te che soltanto una posse nte d irettività imperiale potev,l convergere le e nergie dello Stato e della nazione alla vittoriosità nel con flitto. Se era d ifficile l'apprezzamento della direttività imperiale e della effic ienza del Governo g iappo nese, non certo più fac ile e ra l'a p p rezzamento della potestà imperia le e del Governo della Ci na . TI nuovo Imperatore, raggiu nta la maggiore età, era salito al trono nel 1889. Il Governo era stato esercit,tto chllla reggenza mate rna, ed è storicamente noto come le Im peratric i s i siano sempre d imostrate assai infe riori, mor,llrnente cd intellettualmente, agli lrnperatori, che, fatte rare eccezion i, fu rono ornati da lle più grandi virtù. Questo fano dipende da lla gra nde severità e dall'assidua c u ra colla quale vengono educati i princ ipi imperiali, mentre negletta e fr ivola è l'educazione femminile . Qua ndo si consideri che in Cina la sola personalità volitiva è quella clcll'Jn1peratore nel quale s'integr:1 tutta la incoscienza collettiva elci Cinesi, devesi concludere che l'efficienza dello Stato, specialmente in un grande conflitto, deriva e.la q ue lla imperiale. Benc hé n ulb si potesse afferma re per la g iovanissima e tà dell'Imperatore '', p u re per g li insegnamenti storic i era logico s upporre che b volontà imperia le presa negl i

'-' L"Imperntore J\,Jutsu-1-lito, nato il 3 novembre 1852. assunse il trono il 27 agosto 1867 per l'improvvisa morte del padre ( No ta di O.l3.). " Ts;ii -Tien, nato il 2 agosto 1872, salito al trono col nome d i Luangt su nel g1::nnaio 1875 :;ollo ia tuwh1dclJ;1 n1adre, regnò da solo chtl 4 marzo 1889 (:'-JOla d i D.l3.).

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ingram1ggi ciel Tsung-li Ya men, dei vicerè, dei mandarini civili e militari, dei censori trovasse d ifficilmente un libero varco alla sua sovranità. l soli Im peratori che esercitassero una p ersonale e risolutiva influenza nel Governo furono, con rarissime eccezioni, i primi Imperatori delle successive dinastie, i quali o per ragione cli conq uista o per effetto di ribellio ne portavano nella direttiv ità dello Stato tutta l'efficienza della loro individual ità. Co ll 'affermarsi delle d inastie, colla immedesimazione, per non dire assorbimento, delle razze conquistatri ci con quelle preesistenti, col cessa re dello srn to di tensione guerriera, tutte le energie, non esclusa quella imperiale, si d issolvevano nella letargica immutabilità della civilizzazione cinesc. 15 A q uesta legge cli gravitazione cinese, soggiacquero le ventidue d inastie imperiali. e quantunque la dinastia tartara degli Tsing, attualmente regnante, sia stata una delle p iù energiche, era assai difficile che il nuovo Imperato re, giova nissimo , dopo un lungo periodo cli governo e cli demora lizzazione, riuscisse a riafferrare nell e sue mani la d irettiv it,ì del lo Sta to . Quando si consideri che la direttività della politica internazion:i le era stata assunta da l principe Kung e per esso da Yu-Keng suo confidente intimo, e che la cl irettiv it,ì militare, q uantunque prerogativa del Tsu11g-li Yame11, era in ratto esercitata da Li-Hung Chang, vicerè del Pecili, il quale era diventato, per così dire, Io Sbogun della Cina, si giungerà facilmente al convincimento che la potestà imperiale, poco su poco gill , e ra analoga a quella ciel !Ylikaclo, p rima della restaurazione. ecl a qu ella del Doge d i Venezia , che solo per efferto di grandi iniziat ive giungeva a riconquistare la clirettivirà dello Stato . La vera personalità imperante nella Cina, regione centra le ccl orienta le, ern q uella del vicerè del Pecili. A lui era dovuta la creazione della flotta , degli arsenali e delle piazze di Chefoo , cl i P. Arthu r e di Wei-Hai-We i, il rinnovato ,1rmamento delle tru ppe, nelle quali facce nde aveva accu mulata una sostanza di oltre seicento rnilion i che gli permetteva cli ese rcitare una enorme influenza. Egli era p er intelligenza, sapere, vigo ria, il sol o uomo di Stato ca pace di :.issum ere effica cemen te, per q uanto lo concedev ano le cond izioni dell 'Impe ro . la direttivit,ì del Governo; ,na l'invidia dei grandi dignitari. il sospetto della Corte imperi ale, ed il ru nesto andamento che assumeva la guerra fino dal pri nc ipio de lle ostil ità e che gl i si imputav a eia tutti , impediva no l'a vve nto d ell a sua personalità. mentre non bastavano ad escluderla com pletamente, come non basrarono le sommosse, gli attentati e la stessa volontà imperiale che i ntendeva d i sost itui re al Li-Hung il Liu-Ku n-Yi q ua ndo l 'offensiva dei Giappon es i sop ra Pek ino pareva in1minente . Risulta quindi. da queste sommarie considerazioni , che assai scarsa era la probabilità di una energic:i direttiva politica e miliwre, e che soltanto una vigorosa iniziativa del giova ne Imperatore poteva dare ad un Governo cli corruzione e di scoesionc quella unità indispensabi le ad una vittoriosa e rapida risoluzione del conflitto.

" C. Cantù, Sturia 1111irn1-sctle, cap. XIV (:,.!ma di D.13.).

300


Mentre ad unque oggidì sa re bbe assai fac ile presagire la vigorosa direttività de lla Germa nia e della Russia 16 in un conflitto, e ra assai difficile apprezzare quella dei due imperi orientali onde, per ragioni diverse ma ugualmente deten1:1ina nti, il carattere de l Governo e lé1 s ua efficienza ne lla guerra costitu ivano ,nilitarmente, tanto in Cina che in Giappone, delle incognite da cui dipendeva essenz ialme nte la risoluzione del conflitto. La civiltà, considerata come fattore cli potenza m ilitare, presentava caratteri così opposti e dive rgenti, in Cina e Gia ppone, da lasciar suppo rre che la sua influe nza nella guerra dovesse riuscire grandissima. Non è nostra intenzio ne addentrarci nell'esame filosofico delle du e civiltà , e perciò ci li1nite remo, dopo q uanto già espo nemmo circa il carattere de lle popolazioni e dei governi, a lle considerazioni segue mi: 1° Il fondame nto religioso de lle due civiltà era pressoché eguale, ma il fondamento intellettuale e morale e ra sostanzia lmente d iverso; 2° In Cina l'intellettualità esclusiva era la base del)' organismo civile . La selezione si esplicava per g radual ità cl i concorsi, ma non per effetto cli elettività, o nde l'i ntellettualità sob e non le a ltre fun zio ni cle ll,1 individualità costituenti il carattere era la forza viva dell'Impero; 3° L' inte llettua litù, in luogo delle caste, stratificava la Cina. Le altre energ ie individu ali non potevano alte rare la stratificazione socia le. La mancanz,1 di e red ita rietà civ ile spingeva i funz ion,iri del Governo, monopolizzatori de llo Stato, a sll biti ed illeciti guadagni , ad ont:a delle severe leggi e del vigile censora to. Benché socialmente quasi perfette, l'orga nizzazione civile era inevitabilme nte spinta alla corruzio ne ed alla de pravazione; 4° Nel Giappone le ene rg ie mora li, per effetto della e red ita rie tà castale, prevalevano ancora su quelle intellettua li. T.a selezio ne intellertualc, s i esercitava in limiti molto ristretti , mentre l'e lettività sconosciuta alla Cina , tendeva a divenire la fun zione preponclernnte, q ua ntunque nelle e lezioni del l 890 avesse dimostrato una inizia tiva ed ind ipendenza de bolissima ; 5° La civiltà delb Cina cm millena ria, immurnbile, sistcrna tica, dottrinaria , avversa ad ogni innovazione scientificc1 e socia le; q ue lla cie l Giappone e ra appena incipiente, tuttavia il sordo contrasto colla antica, e ra piuttosto allo stato di germ inazione che d i produzione fruttifera, di squi lib rio anziché cli sta bilità , e ra piuttosto umi intonacatura anziché una salda sm1ttura nazio nale, della cu i efficienza e ra assa i difficile prevedere g li effetti ; 6° I.a civiltà della Cina aveva fotto assa i ca ttiva prova nel le lotte contro gl'Inglesi del 18j9-42-60 e con tro i Francesi ne lla recente guerrn del Tonkino , ma la '" Secondo il Fioravanzo 0938) per la Russia, sconritra Jal Giappone nella guerra in Esrre mo Orien te dd 19M-1905, q u esta previsione si t: dimostrata sbagliata. Dopo le d ue guerre mondial i ciel XX secolo (ambedue perd u te dalla Gerrnani:1), D. 13. ha torco anche per l;i Germania? A noi semhra che non abbia del tuno torto, per nessuna di ques te d ue gra ndi !\azioni. In ambedue le guerre del Xì< secolo la Gerrnani,1, pur sconritta , ha dimostrato un.i .. vigorosa !anche se poco geniale - N .d .c.l direttività.. , e la l{u ssi;t dopo tutto ha pur vinto n<:lla guerra 1941-1945 contro l;-1 Germa nia, e~p andendosi pc:ricolosa mente verso Ovest e dando corpo al vecchio .. pericolo slavo», tanto temuto da D.13. Per ambedue q ueste grandi rea l1:1 e non solo per la Germania, nulla oggi 0995) autori zza a prevedere una decadenza, al cli là di crisi temporanee.

301


civ iltà del G iappone era verg ine cl i ogni conflitto, e perciò o gn i previs io ne intem pestiva se non impossibile. Ciò non per tanto le prevision i fiorivano tropicalmente17; però è doveroso osse rv are che esse erano genera lmente più fa vo revoli all a Cina che al G iappone . L'Europa burlava (sneereg), dice il Callwell ( il cui apprezzamento integra specialmente quell o brii:a nnico), le progressive tendenze cl i uno stato rinomato fino allo ra principalmente per la sua pittoresca barbarie. La sua subitanea civilizzazione era considerata una superficiale intarsiatura . La civiltà era q uindi un'a ltra incogni w la qu,1 le, unitame nte a quell a ciel carattere del Governo, complicava il problema della prevedibilità. Le .forze m ilitari, per la eccezionalità ciel con flitto, meritano cli essere quantitativa mente e qua litativ,1 mente considerate. I dati che si riferiscono a questo argornento, e che si ricavano dalle pubblica :doni cinesi e g iappo nesi, accen na re, nel corso cl i qu esto studio, sono quasi sem p re d iversi , e le d ifferenze sono ta lor,1 ecces~ive, onde c i siamo specialmente attenuti alla statistica dell 'Aveta'Hed a qu ella de ll'Eastlake and Yoshi-Aki' 9 cercand o d i co nci l iare le d ivergenze co l le p iù attend ib ili inforrnaz ion i clecl orre dal North

China Daily News, The Shanghai Mercwy. Thejapan week~)' Mail, ".( be New York \.'(lorld, senza avere perc iò la certezza di non es:;ere cadu ri i n grossolani ap prezza ment i.

Il carnLtere della guerra, marittima per eccellenza. richiede una speciale precisione nelhrna lisi delle forze navali, e perciò iniz ieremo quesco breve esam e tentando di valu tare appross irriativamente l'efficienza st r:1regica e tattica dell e sue flotte. La flotta cinese, per ragio ni o rganiche, era rip;utiLa in q uattro Squadre: ciel Pecili , Fou-Cheu , Can ton e Shanghai. q uas i ind ipendenri l'una d,1 1l'altra, ed amministrate separatamente dai vicerè , gelosissimi della loro aurocrnzia loc,lle. La flotta giappo nese, be nché d iv isa in q uattro sq uadre assegnate ai d iparti menli di Yokoama , Yokusa ka, Sasebo e Kuze, costituiva organicamente una sola marineria dipendente dal Governo centrale, donde una p rima ragione di superioritù della flotta giapponese su quella cinese.2" La costiLuzione delle due marinerie eia guerra. tenendo conto di quelle sole navi che per effetto di caraueri strategici e tattici ra pprcsenrnno un va lore milita re effettivo, rn1scuranclo le corvette, le cann oniere, gl i avv isi-trasporto, le navi-scuola, i y,1chts e le ca rcasse da museo che potevano utilizzarsi per trasporto di truppe e materiali. per la d ifesa loca li zzata ccc., può essere con su fficiente approssimazione concretata nei d ue specchietti che seguono :

1 ' Il Fioravanzo annota: •curiosa cspn:ssione. per dire di<.: fiori vano ahbondantemt:nte•. In effetti. lo stile di D.B. è, spesso, ricercalo e troppo elabor:r10. " F. Av...:ta, S111diu mwlilicu co111pc1rc//il 'v sulla guerra c /11u-giappu11,ese, •Rivisrn Milit:tre" g iugno-d icembre 1897 (Nrna d i D. 13.). ''' A history o/tbe trar betll'een Cbina a11d}aJX111 (l\ota <.li 0.13.). ' ' Si noli la pien:1 adesione di D.13. al principio ddb massa e q uindi dell"unit:ì o pera tiva ddl:i lloua (clic Mahan riprende, a sua volt:1, da Jo m ini ).

302


Flotta della Cina N.

CARATIE!USTl(i\ DELLE ~AVI

Corazzate a ridotto (0,35) con torri in barbetta (0,30) Corazzate al galleggiamento (0,24), alle t0rri (0,20) Incrociatori protetti con ponte corazzato eia 7 a I O cm Incrociatori indifesi d,i 1300 a 2500 tonn. Incrociatori torpedin ie ri protetti con ponte (0,25) Cannoniere corazzate al ga lleggiamento (0,20) Torpediniere d'alto mare Torpediniere costiere

16

TOTALE

50

VELOCITA

DISLOC.

D ISLOC.

MEDIO

TOTALE

2

da 12 a 14

7500

15000

2

da 15 a 16

3000

6000

9

eia 15a 18

2200

19500

6

da 13 a 15

2000

12000

3

d a 17 a 8

1000

3000

2 IO

da 9a IO da 18a 22 da 16 a 20

2500 100 25

5000 1000 400 62200

La flotta combattente della Cina era quindi costituita da circa cinqua nta navi con un dislocamento tota le cli c irca 62000 tonnell ate, della quale fo rza c irca la metà e ra assegnata alla squad ra ciel Pec ili, e l'a ltra metà ripa rtita fra le altre squadre , cui ernno in 1m1ggiore propo rzione assegnati i non va lo ri combattenti.

Flotta del Giappone CARAITEIUSTICA DELI.E NAVI

Corazzate a torri (0,40), con ponte corazzato (0,05) Fregma corazzata a hatteria (0,20), galleggiamento (0,22) lncrociatore corazzato al galleggiamento (0,12), a ponte (0,025) Incrociatori corazzati al galleggianwnto (0,09) Incrociatore rapidissimo prot.et.t.o con ponte (0,12)

~-

VELOCITA

Ci\RB.

DISI.OC.

f)JSl.OC

I!\ T O>JN .

MEDI O

TOTALE

<la 17 a 18

400

/i300

12900

13

350

3700

3700

1

19

350

2500

2500

2

da 13 a 14

350

2200

1100

l

da 22 a 23

1000

4000

4000

3

303


Inc.;rociatori pro1e11i con po nte (0,076) Incrociatori improtetti Corvenc in acciaio con paratie stagne indifese Avviso r.o rpedinie rc Torpediniere TOTALE

35

4

da l8a l 9 dalìa18

800 250

3800 1800

15200 3600

300

l700

I

da 15 a 18 19

3400 150

18

20

2

2

150 50

900 50750

Se non si tiene conro delle torpediniere, le qu;ili rappresentano un elemento ecc-ezionale di efficien za, risulta che 18 Ooua ci nese numerava venriquattro navi cl i 60.000 tonn . e q uelb giapponese d iciassette . cl i uno sposrarncnco lc ioè d isloca mento - 1.d.c.l complessivo di circa 50.000 tonnella re. La supcriorirà numerica della florra cinese era però menomata dalla difficoltà di riunire ed utilizzare efficacemente nel principale teatro cli operazio ne tL1Lt.e le n,w i comba llcnti delle q uatrro sq uadre, a meno di una cccezionn lc energia d irertiva o nde potev;1 presagirsi. che, d ar~1 l'unità d i ;1zione dcll;1 flotta gi;1pponese. que::sta si sarebbe t rovata prevalente se non per numero, cerro per cfficienz;i cli tonnellaggi che, d;ir:1 la precedente cosriruzione delle armate, misurava con approssimazione prnrica l'efficienza mil ir:1re. La porenz:i offensiv;1 dell'artig lieria, escludendo q uel la dei sil uri pressoch(· egu;:ile ed cgualmcnrc inefficace, era favore" olc ai Giapponesi per le rag ioni che l'A,·allonc e l'Acton hanno aclcloue in due prege,·oli loro srucli.i' Si può in massirna ritenere che l'a rtigl ieria dei Cinesi p repondc rnsse pe r i grossi c;tlil) ri, per le miLragliatrici, e per l;l più prorcrrn ista lln ione, e che q uella elc i Giapponesi p reponderasse per numero ed efficienza elci calibri medi e elc i cannoni ,1 ciro rapido. per le maggiori velocità in izi:ili, per 1:1 somma complessiva dei din;imocli, per la maggiore uniformità ed il minor numero dei ca libri . che sulla florrn cinese erano undic i, cioè 30c, 21c. ·19c, 15c, 12c, 10c. I Op i, 9pi, Sp i, 6pi. 4pi , mentre su lla flotta giap ponese non erano che cinque. cioè 32c. 24c 17c, J5c. l2c. ciò che costituisce in servizio un enorme vantaggio.!.! La potenza relativa delle due flotte pote\';1 quindi ;1p pros.sim:Hivamente sr irnarsi in base alle seguen ti crnnteristichc general i. L,1 flotta cinese poteva considera rsi preponcleranrc: ·1° Per il numero delle na\"i. se tutte ucilizzarc nel tearro d'operazione: 2° Per efficienza qua litativa delle du e corazzate m:1ggiori, data e no n concessa, ;1 pa ritù cli ronnclbggio , la supcriorirà elci ripo sul numero delle navi; 3° La maggio re efficacia clifensivn verticale ed orizzonr:ile della corazzatura. La flotta giapponese pore,·a considerarsi preponderante: 1° Per la integri tà o rganica no n me nomata d a in cli penclenz,t cli rep;i rti e rivalità cl i cap i;

" C. Avallom:, i,a /Jrllt(1,~/iu 1u 11·a!e df i ·a -l.11, •Rivist:1 ,t1, Ja ri1tim:i• din:mhre lH\),~; 1\ . Anon, C()1Jsidem zto11i s11!/a h(ll/(1,~/ia 1u 11 ·a!e d i Ya -l11. novemlm:: 1894 (NDl:i d, D. 13.). "e = (<.:nlilllelri: pi= pollici.

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2° Per la m nggiore velocit~. (JUando fosse utilizzma con una provvida ripartizione delle navi; 3° Per la rnaggiore capac itft nautica ecl autonomia dovute a dislocamenti ecl a carbonili maggiori: 4° Potenza clinamon1etrica clell"artigl ieria, g rande preponderanza del tiro e del caricamento rapido, supcriorit,ì del munizionnrnenLo e del serv izio. 2·1 Può quindi concludersi che la flotta milirare della Cina se tulla efficacemente impiegata, non roteva giudicarsi in feriore a quella ciel Giappone, benché ;n ·essc caratteri strategici inferio ri, per il compito difensivo e q uasi loc.i lizzaro al ma re Giallo che l'indole del conftino, secondo tlltte le probabilirù. le avrebbe assegnato. Il Gia ppone, creandosi una notta dotata cli eminenti ca ratteri sLr:uegici ed uniformi. avc,·a sapientemente p rovveduto :11 suo compito offensivo. on<.le l'equ ivalenza ~1pprossim.itiva delle due flouc lasci,1,·a presupporre la prepondernnza e.li quella l:i cui efficienza clirctriva Cosse srnta più energici e sapiente. Gli ammiragli Ting ed lro, assunti al comando supremo, non aveYano precedenti milimri che consentissero ,1pprezzarnenri concreti. er:1no uomini nuo,·i dei qu.ili. se non poteva no ignornrs i le em inenti qua lit,ì int el lettua li . si ignor:1vano rerò le attitud ini alla suprema dirctrivit:ì. I.e p recedenti considera zion i permettono di concludere che clara la sufficieme prepara zione cl ife nsiv;1 del [e,Hro principale del le operazioni, che data bi possibilir;ì cli creare sulla costiera occidentale della Corea una o più b:1si marittime e,·cnruali :1 cornpl emento di P. Arthur e cli Wci haihai -wei. dato il compito e la sufficiente :mitudinc difens iva dell:1 flotta c-inese. era cb ritenersi che il dom inio del rnare s;1rebhe staro vigorosamernc cornrasrato, e che clifficilrnenre i Giapponesi aneblx:ro conseguito l':1ssoluto clorn in io. indispcnsa hil e alla rap ida risolu zione del conflitto continentale. a meno di q uelle im previcl ibilit :ì che domi nano la guerra e che la si[uazionc ge nern k mariuima non consenti,·a e.li presagire. I.e for;,:e territoriali qu:1 l itati\';11n enrc e qu:intitati,·a menrc p rescnr:l\·ano differenze e sproporzioni enormi e sostanziali. L,1 Cina a,·e,·a in più cli una occasione riunito sollo gli imperatori Vu-ti ccl O -ti contro gli.J ung-nu . Yong-ti conrro il Tonkino ecl il Siam. \Vu-Sung con tro i T ihcrnn i ed i Turchi_ oltre trcccnromib solcbti in uno stesso teatro di guerra, e l'intero eserciro cinese disperso nel ,·asco Impero ed alla guardia della gran muraglia e dei confini era raramenrc...: disceso. se non pe r malversazione de i 111anc.l;1rini, al d isono cli un rnilionc e.li uomini. che era per tradizione la forza organica permanente dell' Impero. :rnche quando la popolazione non era che la metà od i due ccrzi c.lcll'atrualc . . iulln si opponeva sto ricarrn.:nte ccl organ icamenrc all,1 possibilitr'I di concentrnre. nel teatro del Pccili. per essere impiegato in Corea e .t\lanciuria, un esercito di oltre due o trece nto mila solcl.tr i.

'·' Qt1<:'Sl:1 v;i]u1azione cli l ) .H. è assai eq u iliilrala e rit·onosce 1w lle artig lierie e ncll:1 quali1:1del J)l'I'· sonale e d<:ll:1 le:1d,.:rsliip i punii di for;,::1 decish·i dell;·t flolla giapp<meS<..'. i\on del !UllO es,1110 l'accenno dd C:tlh,dl (p ..~05). ~nmdo il qu;1k -1:t 11011;1 dnese a,e,:t d:110 la pr<.:fcrenz;1 ;1lle gr:tndi cor:1zz.11 ...·. la gi:1pponc"e :1gli innociatori r:tpidissimi L' poclero:,;amenlL' ar111;11i-. ;\1011 er:1 qu<·su l:1 differenza che più h:1 :11·uto peso.

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La forza organica permanente dell'Impero è costitu ita dalle tre grandi mili zie seguenti: 1° JYiilizie della Manciuria 230.000 2° ,. Cinesi 830.000 3° • Tibetane 182.000 Ciò che costituisce un totale d i 1.242.000 uomini, elci q uali circa 180.000, com rrendendovi cutti i rerani delle varie milizie cinesi, mongole, tibetane, sono o dovrebbero essere dislocate nel Pecili. F.:: ben vero che per effetto della malversazione amministrativa difficil mente l'effettivo raggiunge la metà della forza ponata sui quadri, ma per quante riduzioni si vogliano ammettere la Ci na era pm sempre in grado d i concentra re nel teatro delle operazion i una massa eccessiv,1menre soverchiante l'esercito che il Giappone p o teva mobilitare per una invasione marittima. t\bolito nel 1874 il mo nop ol io e.lei Samurai, le forze d el Giappone dopo l'organizzazio ne ciel 1875 sul sistema europeo erano costituite da tre classi sotto le armi, quattro classi nella prima riserva , cinq ue nella seconda ed on:o nella territoria le e tre precedenti la chiamata . L'organico dell'esercito comprendeva la guardia imperiale e sei divisioni che sul piede cli pace raggiungono una forza media di 8500 uomini, che forma u n to tale di circa 60.000 solda ti, cu i aggiungendo l'a rtiglieria eia fortezza ed i servizi <.:omplcmentar i si raggiunge un 1Y1assimo cli 140.000 uomini sollo le armi. Sul piede cli guerra questa forza è ac<.:resciula dai riservisti di prima categoria somma nti :i d 80.000 uomini circa . 11G iappone no n aveva m ilizia mobile o rga nizzata e la milizia territoriale non esisteva che nominalmente, essendo essa stata istituita colla ord inanza imperiale del 25 gennaio 1895. La forz,1 realmente rno bilizz;1bi le si riduce quindi ad un massimo d i 140.000 uomini, rer i quali è dubbio che esistesse il completo armamento. L'inquaclra menro dei riservisti si faceva portando i battaglioni al loro effettivo di 800 uo mini e raddoppiand o i reggimenti cli ogni brig,lta, per modo che ogni divis ione sul piede effettivo di guerra comprendeva: 1 ° Due brigate di qua uro reggimenti cias<.:una su tre bmtaglio ni di quattro compagnie, forrnanti una forz;1 complessiva di circa 19.000 u ()ff1 ini; 2° Reggimento di artiglieria, su due brigate di sei baucrie a sci pezzi , delle quali due di montagna . Alcune brigate avevano un complem ento cli ;1 lrre tre ba tterie, per modo che l'effettivo rotale era cli sessantasei pezz i da campagna e ventiquattro da monrngna con 1200 uomini e circa 400 cavalli; 3° Il reggimento di cavalleria, SLI du e divisioni d i tre squadroni ciascuna , formante u n rotale massimo di 1000 ca valli ; 4° Brigata del genio su quattro compagnie della forza complessiva cli circa 800 uomini; 5° Servizi comp lementari, treno, parchi , intendenza ecc., con circa 1000 uornini e 400 cavalli. La forza massima totale cli una divisione sul piede di g uerra era qu indi di 22.800 uomini, 90 pezzi d 'artiglieria e 1800 cavall i. L'organico di una divisione giapronese era qu i ndi corrispondente ad un dipresso a quello d i un corpo di ese rcito europeo con una forza media fra il co rpo

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d 'esercito e la divisione , non avendo il Giappone unità organiche superiori a qu ella divisionale . È però da notarsi che due dei quattro reggimenti che costituivano le b rigate erano solamente aggregati e formavano le brigate provinciali, specie di milizia mobile, che non formava pa rte integrale delle divisioni all'atto della mobilitazione. Il tota le complessivo dell 'esercito cli prima li nea sul piede di g uerra, considerando che la divisione della guardia imperiale non veniva sensibilmente accresciuta, risulterebbe di 140.000 uomini, ciò che corrisponde appunto agli 80.000 rise,visti di prima categoria incorporati co i 60 .000 del piede cli pace. Quanta pa rte cli queste forze poteva essere impiegata in una spedizione marittima, ed impegnata in un conflitto che non escludeva la possibilità di un disastro navale e cli una offensiva nemica? Anche non Lenendo conto delle difficili condizioni finanziarie in cui versava il Giappone, della incompleta prepa razione dell'esercito, della grn ncle deficienza d i cavalli, ccc. , considerando soltanto la siru azionc militare, si può affermare che soltanto la metà clell'eserciro di prima linea, provveduta di tuui i scivizi, poteva logicamente e saggiamente essere destinata alla invasione marinima. La forza di cu i poteva ra zionalmente d isporre il Giappone nel periodo iniziale del conflillo, pri1m1 che importanti avvenimenti modificassero la situazione militare, non pore,·a né doveva eccedere i sessantamila uomini, quando si considerino le enormi difficoltà di una sped izione oce..rnica, del vcrrovagliarnento in p,1 esc povero e della presenza cli un:1 flotta po lente. Più che ardimento, remerit;ì non più rinnovata dopo Alessa ndro il G rande fu quella del Giappone: ma quale fondata speranza lo confortava nel tentare l 'impresa? La superiorità dell'organizzazione, della dirertiviLà, della forza morale ;1veva essa un saldo fondamento? Abbiamo già esaminato di volo la probabile efficienza della c\irell ivit;'l e della forz,1 morale. vedremo ora se l'organizzazione militare poteva equilibrare l"enorme sproporz ione quantilaliva degli escrciri , poiché giudicammo quasi equipotenti nel loro speciale com pito, difensivo per la Cin:1, offensivo per il Giappone, le flotte mobilizzabi li delle du e nazioni. Qu;1litativamcnte l'eserciro delk~ Cina presentava ad evidenza i seguenti difetti che si sarebbero farci più intensi durnnte un poco fortunato conflitto: 1° Ma nca nza di g randi uni tà tattiche cc.I org..rn iche dell'esercito e quine.li imperfezione e.li clirerrività; 2° Mancanza di solida riet,ì fra i var'ì eserciti. i cui generali si consiclern,·ano autonomi e le cui truppe non avevano omogeneità di car;1rrere e cli ;1rmamenro : 3° Insu fficienza e.l i preparn io nc genera le ;ll la gucrrn, che rendeva impossibile la mobilitazione orclimua e rapida del l'esercito; 4° Mancanza cli addestrnmenco rntri,o e logistico. non essendo in uso le finte manovre, ma solo que lla di piazza d'armi e qualche esercizio al campo di tiro; 5° Deficienza cli inclividua lit~1 , combauività, aggressiv ità nel soldato, ciò che rendeva le rru ppe inerti, passive e facili allo scoraggiamento ed al panico; 6° Eccessiva eterogeneità cli armamento della fanteria, provveduta parzialmente cli Marrini, Schnciclcr, Mauscr, l{emingron, \Xfinchester, Enfield, acquistati dai governi europei nei loro ric,1rnbi cli ar rnamento o da industriali che speculmon o coi mandarini sulla cauiva qualiL~ delle armi;

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7° Insufficien7.n q uantirntiva dell'artiglieria, della quale pochi vicereami er8no provveduti: e pessimo impiego tattico di quest'arma che manovrava a capriccio ed alla spicciolata indipendentemente eia lle altre armi; 8° Pessimo e quasi inservibile munizionamento, avariata la polvere, sostituito al lx>ssolo di rnme, per malversazione, quello di piombo che danneggiava l'a nima dei cannoni e dei fucili , togliendo ai soldati ogn i fiducia nelle armi e provoca ndo i disastrosi effetti ciel panico. Benché adunque il soldato cinese, per forza fisica, resisten7.a. temperanza, s.i ngue freddo, o bbeclien7a , potesse consiclernrs i un mediocre, se non buono, strumento di guerra, per le cause sopraemtnciate esso tendeva a divenire rapidamente un elemento di disordine, d'indisciplina, cli dissoluzio ne d i ogni compagine militare. r.·orc.! ine cli mobilitazione recentemente trasmesso ;id ogni cl ipartirnento mi lirare2' ha dimostrato -how uuerly undisciplined are che ordinary troops. There is littlc esprit de corps. T he Generai here when orderecl LO muster his men ancl marcl1, commined suicide. Utter clespair or dcath by decapitation are che fa re of the braves. Mobocracy see1ns lO be the only principle of mobilisation•!; Quesro stato cli d isorga nizzazione e cl i im prepar;izione no n avrebbe dovuto essere ignoraro; siccome però ciascu no per conto suo aveva interesse a maschera rlo, così era certo difficile. tanto per i Cinesi come per g li stranieri. valuta re approssimativamente l'efficienza o rganirn e m o rale dell'esercito, prevedere che alle armi a retroca rica si sarebbero preferiti i yi ngall ( fuc ili ad avanca rica serv iti eia due uo mini) e che eserciti interi si sarebbero dati alla fuga senza avere combmtuto. Vi erano uomini di matu ro giudizio, cli larga esper ienza e cl i intima conosce nza ciel paese, d ice Callwell, i qu;i li nutriva no una convinzione q uasi superstiziosa nella capacità combattente della Cina . Era qu indi necessa rio che i giapponesi conoscessero rnolto hene l'organizz.izione cinese per presumere una loro gra nde superiorità organica e morale che compensasse la sproporzione quantirntiva delle truppe, senza d i che l'impresa s:1rcbbe stara più as in ità che follia. ~·fa questa presunrn superiorità q ualitativa non poteva essa essere più apparente che reale? li Callwcll afferma che , the rn ili tary ancl naval strength of Jap.i n w as nor helcl in high csteem. The atnbitious race which g:ive extravaganl ord crs for naval and milita1y armaments to the great private ;Hsenals of the west. and which framecl its army organisation on che German model, was ridiculcd fo r api ng methocls incompatible with its socia I syscem and ics institutions• .!I,.

' ' Sheni. Correspu11deuce q/,\'ortb-C/Ji11a. in -()aily News-. (i'\ola di D.13.). " Traduzione: ..çrnne le truppe <.lel r t'sercito perma nente fossero 101,ilmente indisciplinate. Manca va lo spirito di corpo. Per un genera le. ord inare alle tru ppe d i ra dunarsi e d i mard :ire era come <k:dclere di suidda rsi. La scomparsa o la de<.::tpitazionc.: era il destino dei valorosi. li solo principio per la mobilitazione seml>ra,·a L1pprova2ionc.: cl.ti basso-. ''' Tr,1duzione: .. 1a forza milit;tre e navalt: del Ciappone [prima della guerra I e r:1 assai po<.:o tenura in rnnsicl<.:razione. IGli Europei] rideva no di questa a111biziosa ra zza r er le sue strane ordinazioni di armamenti navali e Jcrrestri :1llc.: grnn<.li fahbrid1e private c.:uro1x:e e per i l<.:ntati\·i di organi7.Zare l'esercito secondo il modello 1edesco, ritenuti uno :-<.:immiolt:t111c.:nto di sistemi non compatibili t:on il sistema socia le t: le istitLtZioni nipponiche•.

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Non mancava no però apprezzamenti entusìasti, e noi cred iamo che i G iapponesi potessero, senza naz io nali illusio ni, fare assegnamento sui seguenti fauori di qua litativa superiorità: 1° Efficienza direttiva, rappresentata - più che clall 'Trnperatore- dal Principe Arisugawa, all:l cui iniziativa era no in gran parre , se non esclusivamente, clovure le riforme politiche e milita ri , come lo afferma l 'Imperatore stesso nel suo messaggio cli condoglianza ciel 18 febbraio 1895: 2° Unità organica deJJ 'esercito e conveniente costituzione delle unit{1 tattiche, tenuto conto dell 'eccesso cl i fanteri,1 e delle clifficoltiì finanziarie dipendenti cblla trasformazione politica e militare dello Stato. 3° Bontà ed uniformità cli armamento della fanteria coi fucili :1 ripetizione Mu rata e de ll 'art iglieria coi b ronzo-fosforosi cb 75 mm . tipo italia no per l'eserc ito cl i prima li nea; 4° Conven ient e addestramento, istru7.ione, educazione clc.;lle truppe e gradua ti, colle numerose scuole, esercitazioni di tiro. rnarcie-111éinovre, gioco di guerra , partiti contrapposti, ecc., ciò che costitu isce una buona preparazione delle truppe sotto le arm i; 5° I ntell igenza e spirito d 'iniziativa del soldato: ottime qualitù elci graduati, ,1 lrissimo spirilo di corpo e sentimento del dovere negli ufficiali, grande autorevolezza del comando. Questi pregi erano per<') menomati da difetti ecl imperfezio ni, tra cu i ricorderemo la inferiorità fisica del soldato giapponese risperro al cinese; la gr:inde difficoltà ciel reclutamento cavalli; la lentezza della mobilirazione per deficienza cli ferrovie e di prepara zione; la deficienza d i mezzi d i trasporto marittirno, di c.-1sennaggio, cl i magazzini ccc., cause che poteva no influire su lla ra p icl it,ì ed intensità o ffensiva dall a quale essen7.ialmente dipendeva b soluzione del conflitto. Le considerazioni precedenti permettono cli concludere che le due nazioni avevano for7.e milirnri sostanzi.1lmente d iverse, per le (] Uali sosta nzialrnence diversa doveva essere la condo tta della guerra. La maggiore organizzazione e capacirà militare delle truppe giapponesi e la loro inferiorità numerica dovevano imporre l'energica offensiva, la quale, come già avvertimmo, ern pure consigliata cbll:1 siwazio ne rnarittirna , da q uella finanziaria, ed aggiu ngeremo anche da quella polirica, poiché una difficile o d isastrosa gucrrn avrebbe provocato probabilmente gra ndi conflagrazioni in Giappone, memre una rapida vittoriosità poteva cementate la nazione e provocare colrenrusiasmo i più ammirevoli fenomeni cli devozione e cli solidarietà. La eno rme superiorità qu antitativa de lle truppe cinesi e la loro imperfezione organica e qualitativa. quando altre cause non fossero intervenute, erano sufficienti a consigliare la più tenace difensiva, giovandosi delle onime linee cli resistenza del Taiclong, del Ya-lu , del Liao onde stancare il nem ico, guadagnare tempo , provvedere al l'addeslramcnto LaltLCO e concentrare nel Pccili una mie massa d i truppe capace cl i soverchiare l'invasore. Q uantunq ue non fosse logico attendere dalla Cina una difensiva simile a quella della Russin nel 1812, pure era saggio Mnrnettere che nella pro lungma difesa scava il segreto della riuscita finale.

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Condizioni difensive, indole della flotta, caratteri qualitativi e qu antitativi dell'esercito, indole nazionale, organismo di Stato, ecc. , tutto consigl iava la tenace e p rolungata difesa, senza escludere le oppo1tunc controffensive, onde il sistema da preferirsi tanto in Cina quanto in Giappone era quello che m eglio corrispondeva alle divergen ti condizioni politiche e militari delle due nazioni. La precedente disamina , per quanto succinta cd imperfccra permcne, salvo errore, di stabilire quanto segue: 1° Gl i elementi costanti ed immutabili del potere marittimo permettevano cli assegnare una limitata superiorità al Giappone, dovuta specialmente alla insu larità, alla situazione geografica, alla struttura fisica costiera, quantunque questi farrori di potenzial ità non potessero esplicare nel conflitto cino-gìapponese tutta l'efficienza di cui diverranno in avvenire ca paci ; 2° Gli elementi complementari , quantunque difficilmente valutabili, permertcvano di assegnare al Giap pone lma sensibi le prepondera nza ma rittima per effetto deriva nte da l carattere della nazione, ciel Governo e della civiltà, quantunque la loro efficienza fosse tuttavia assai problematica ; 3° Gli elementi ciel potere continentale costituivano una preponderanza quantitativa a va ntaggio della Cina, ed una prev~1 lenza qualitativ,i ,1 favore ciel Giappone, rimanendo però difficile apprezzarne la relativa efficienza; 4° L'indole generale del conflino impo nendo al Giappone una intensa e rapida offens iva, mentre consent iva alb Cina l'utilizzaz ione difensiva delle sue irnmense risorse, permetteva di considerarla più efficiente del G iappone nel conflitto continentale, qualunque fosse l'esito ciel conOino marittimo. la situazione generale, dopo q uanto fu precedentem<..:nte esposto, non esige che poche conside razioni riguardanti le origin i del conflitto e l'influenza delle nazioni straniere. Il Gorrini nella Nuova Antologia ed il Grossi nella Riuista Marittima hanno accuratamente esaminato le cause storiche del conflitto ci no-giapponese, ed il \Varrington ha pubblicato nell 'Heroic ]apcm i documenti diplomatici precedenti la dichiarazione di guerra, onde condensando la molta materia possiamo stabilire: 1 ° Il conflitto ci no-giapponese era essenzialmente tll1 conflitto orientale derivante da riva lità commerciali. da gelosie per l'irruenza politica sulla Corea, eia tradi zionale rcpulsiv irà, per non dire odio, fra le due nazioni; 2° li diritto d i intervento ciel Giappone nella politica interna dell,1 Corea non avev;:i fonda mento storico o naturn le, mentre il diritto di sovran ità o cli tutorictà dell a Cina era geograficamente e storicamente indiscutibile. onde solo per effetto della inefficienza imperiale e delle turbolenze coreane era consentita la ìntermirtente preva ricazio ne del Gia ppone; 3° Le turbo lenze della Corea ccl in special m odo quelle del ·1882, 1884 1889, erano srn tc fomentate dai Giapponesi e dai Russi , i quali miravano ad accrescere la loro in flu enza, e la r ivoluzione ciel ·1894 scoppiata nelle p rovincie mericl ional i per opera dei Togakuli è general 1ncnte attribuita agli armeggi del Giappone, il quale voleva definitivamenre risolvere la questione della indipendenza della Corea; 4° I.a causa determinante del conflitto fu la vio lazione per parte della Cina del trattato cli Tientsin - 18 Aprile 1885 - il quale stabiliva che la Ci na cd il G iappone non

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potessero spedire truppe in Corea senza preventiva reciproca informazione, ciò che

fa ricadere, apparentemente, sulla Cina la provocazione alla guerra; 5° La Corea , considerata come il po rno della discordia fra le due nazioni e come campo del conflitto politico e militare, avrebbe dovuto esercitare una qualche influenza; ma la miseria, l'inefficienza del Governo, le lotte fra i partiti dei Ni e dei Min, dei conservatori e dei progressisti , degli anti e dei filo ri formatori, e la briganteria dei Togakuti i quali erano divenuti arbitri dello Stato, facevano della Corea il teatro passivo del conflicto cino-giapponese. Le altre nazio ni asiatiche si disinteressavano completamente, onde non poteva esistere possibilità di intc1vento se non per pa1te di qualche potenza straniera . Questo intervento diretto ocl indiretto era esso probabile? Noi crediamo cli no. L'Inghilterra , la Russia. la Francia , la Germanic1, gli Star i Uniti d'America , si sorvegliavano reciprocamente : ma nessuna di queste Potenze aveva interessi così virnli ed evidenti da giustifica re una inizimiva che poteva avere conseguenze irnc rnazio nali gravissime. In quell 'estremo Oriente gli interess i non collimavano con quelli europei, onde tutte agivano indipendentemente secondo i pro pri interess i ed c1 sp irazioni loc,1li. Siccorne però qu esti interessi e queste aspirazioni si loca liz7.avano piuttosto nella Cina che nel Giappon e, così ne derivava ch e le potenze straniere, mirami ad estorcere qualche concessione comme rciale o qualche lembo cli terra, fossero più favorevolmente d isposte per la Cina anziché pel Giappone, dal qua le poco potev,rno spera re e nulla potevano estorcere. La situazione generale era quindi chiara ccl evidente, poiché le complicazioni internaziona li erano eia escludersi finch é uno elci bellige ranti avesse conseguito qualche grande risulrnro che alterasse sensibilmente lo siatu quo ,rnre bcllum, del quale propiziavano il culto le nazioni europee. Esposti con qualche larghezza i p rolegomeni del conflitto, procederemo con maggiore sollecitudin e ad esaminare le o pera zioni militari ecl i risulrnti conseguiti e conseguibili per dedurne quelle sintesi che concorrono a costituire léi teoria del potere marittimo. Operazioni militari. - La mancanza di una pubblicazione ufficiale, sia cinese, sia g iapponese, lascia temere la possibilità di qualche inesattezza nell 'esporre le opera7.ioni militari cornpiute durante il confl itto. L'opera storicci del Wa rrington Eastlake e del Yamada Yoshi-Aki benché possa ritenersi, come affcrrm1rono gli autori ,,a bsolutely authentic because evc1y word in rhe book has been thoroughly ancl repeatedly revised by the Authorities-Household Imperia!, Foreign, War, ancl f\,1,,y Depa11ments•, ciò non pertanto essa riesce di scarso ausilio, specialmente per q uanto rigu,Hda la parte strategica e tattica delle operazioni , essendo gli autori personalità letterarie e storiche, ma non militari. L.1 loro storia è quindi un lavoro d i compilazione accurnto e coscienzioso quanto si vuole, ma insufficiente a determinare in modo chiaro e preciso le situazioni militari. La recente pubblicnione clell'Avcra rivela le d ifficoltà che l'autore ha dovuto incontrare e non potè supe rare nell'esporre, con criterio milicarc, lo sviluppo delle operazioni territo riali , onde non è senza molti scrupoli che ci facciamo a compendiare g li avvenimenti del conflitto nel dubbio, non già d i errori , ma cli lacune che non fu possibile colmare per mancanza cli documenti, o per inconciliabile divergenza fra le varie fonti cui potevasi artingere la storica verità.

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CONSIDERAZIONI SULLE OPERAZIONI TERRITORIALI

Il conflitto cino-giapponese non fu ancora oggetto di un esame critico mi litare di qu alche importanza. Gli scrittori militari, quelli della stampa giornaliera e p eriodica specialmente, si ridussero quasi tutri a dire plagas27 dell'esercito cinese ed esa lta re quello giapponese, sen7.a indagare se vi fossero per gli uni delle attenuanti e per gli altri delle censu re che Ja ra gione mili1:are avesse obbligo di mettere in evidenza. La fotosfera abbagliante che avvolse le operazioni dei Gia pponesi non ci pare però im mune da qua lche macchia che intacca l'integrità l uminosa e che deve essere segnalata ai cultori cli scienza militare marittima. Il Ca llw ell , dopo di avere esposto assa i più di ffusamente d i quanto noi facem mo le operazioni dell'esercito giapponese, non accenna ad alcuna imperfezione direttiva e non indagc1 crit icamente la condotta generale della guerra. onde è lecito supporre che egli approvi inconcliziomnamente l'operalO dello stato maggiore generale giappon ese e la suprema direzione della guerra. Ammiratori quasi emusiasti delle grandi virtù militari dell 'esercito e del Comando g iapponese, no n crediamo menomarne il m erito e la g loria accennando, pe r dovere di crilico, a talune imperfezioni direttive ed attive, che nessuno fino ad ora ha creduto d ì rilevare. Le imperfezioni della direttività che maggiormcme emergono dallo svilurpo del conflitto lerritoria lc e m arittimo parrebbero, s,1 lvo errore, essere le seguenti: 1° Avere considerato i vari repani dell'esercito cinese come obbiertivi rrincipali della guerra; 2° Non avere sufficientemente compreso e sfruttato nel periodo iniziale del conflitto il do minio ciel mare; 3° Avere troppo lentamente operala La mobilitazione, prolungando eccessivamente la durata del confl irto. Da queste tre cause di irnperfcuività clircniva derivarono molti inconYenienti, che poteva no anche comproinetrerc il risultato dell ,1 guerra se i Ci nesi avessero saputo utilizzare clccentcmence le loro gra ndi risorse militari. I Ginpponcsi assumendo, come concerto d irettivo della guerra , il pri ncipio slratcgico che l'esercito nemico costituisse l'obbiertivo principale, furono rrascinmi d,1 una in a!tra situazione, che non crediamo giusrifica b ili i"'. Le upernioni territo riali nella Manciuria che costarono così grandi sacrifizi cli uomini per i rigori invernali , ad onLa che la provvidenza nazionale avesse fornite le r Espressione latina per indic.:are •pi:1ghe•. Nel c.:aso spc;cifi<.:o, significa c.:lic; la stampa europea innerisce sull"csercito cinese sc.:onfiuo indicmdone solo i difc1ti. "' Il principio stratcgiu > <.:he l"csercico nemico è l'ob iettivo p rincipale è tipico ddla :-ar:negi:1di Jo111ini. dalla quak: in questa <X:casionc O.U. si di:,çosta :tvvicinand<l.~i a Clausewitz: per quesl°uhirno l"ohiettivo della stratt:gia è politico e non niilitare. Jomini sostiene anche la c:oncen1razionc dell:1 mass,1delle f"ùrze sul pun to <lc.:cisivo: l:1 mancata osservanza di qut·sto principio è stato il vcro errore <lei Giapponesi, <:he logo rano fr>rLc terrestri nel Sl'llore sccondario dc;lla Manciuria sour:1c:ndok al te:ttro d "oper,1zioni dedsivo. Ì': :1 c:w s:1 di quc;sto errore chc i Co1m1nd i giap1x rncsi non sfruuano uppie110 il dominio del mare;: l'alk rnia:,:ione di 0.U. clic essi ,non hanno suffidentcmente compreso e sfruuato il uomini<> dd mari:'· è quindi troppo se,·l-ra, perché anche 1c truppe oper:1nti in Manciu ria pott·vano esserc col;'1 inviai<: c mantt·nute solo con il domin io del mare. È la strategi:1 complessiv,1 dli:' ha fatto difeno ai Giap1xmcsi: non tanto quella na\'alc.

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truppe di mantellina e berretto cli pell iccia , d i indumenti di l,rna , di buona calzatu ra cli feltro, ci sembrano superfl ue, se non per la gloria delle anni, per l'obiettività della guerra. Conqu isrnta la linea del Ya-Lu, per la necessaria influenza n1ilitare e pol itica sulla Corea, costitu ita e proretta la base marittima cli Amung a complemento cli q uella cli Wijiu , il primo esercito. giovandosi ciel dominio elci mare conseguito nella battaglia di Haigang, doveva essere tr;.1sferito immediatamente a Petsewo per l'atrncco di PortArthur od a Yinko·w p er l'occupazione del la base ma rittima cl i Liao, se il secondo esercito era destinato alla espugnazione cli Pon-Arthur. Da l novembre al marzo i Giapponesi furono irnpegnari in operazioni che potevi no riuscire fatali , poich é la terza d ivisione poteva essere ragliata cl,dla su;1 base ma rittima cli Antung distante 200 chilom etri da Haiching ove essa erasi trincerata, ri1rninenclo per due mesi e mezzo, dal 15 dicernbre 1894 al 1° marzo 1895. isolata senza co nrntto strategico colle altre div isioni e colle comunica zioni com promesse; in una zon:i esa usta, montuosa, coperta di neve e circondata da eserciti nemici, la cui forza, se coorclinma , era cinque o sei volle maggiore di quella giapponese. Q uesto errore gravissimo e quell i che suecessivamente da esso derivarono per la concentrazione, non marittima, elci primo eserciLo sul basso Liao dipesero dal considerare l'esercito ne,nico come l'obbiettivo princi pale e dal non avere compreso ed usufru ito il dominio cie l nrn rc. L'eserciro nen1ico non può essere obbiettivo principa le se non (]uanclo solamente per la sua eliminazione possa giungersi alla occupazione dei punti vitali del territorio nemico eia cui può di pendere la risoluzione del conflirro. Nella campagna elci 1812, Napoleone non n:1i rò all'ese rcito russo se non in quanto esso diveniva un osracolÒ alla sua marcia su Mosca. La cinà santa, la metropoli imperiale, la necropoli degli T7.ar era l'obbiettivo dalla cui occupazione solrnnro poteva Napoleone sperare di imporre le sue non eccessive co ndi zioni al vinro imperato re. Il sapiente concetto non fu coronato di felice successo perché tropp i ostaco li , militari e politici, ritardarono l'offensiva. ma è logico supporre che la fortuna non avrebbe tradito Rona p:1rte, se egl i avesse occupata, come sperava , due mes i prima la metropoli moscovita. I Giapponesi inutilmente perdectero un tempo prezioso e si logorarono contro eserciti che no n sbarrnv,i no loro la via agl i obb iettiv i eia cui poteva soltanco dipendere la risoluzio ne del conflitto. Quest i obbiettivi non potevano essere che i seguenti: 1° Il domin io assoluto del mare; 2° Occu pazione d ella p,1rtc estrema rnericlionale della penisola ciel Liaotung, per la concentrazione in una zona vasca e sicura di tutto l'esercito d'i1w,1sione; 3° L'offensiva sopra Pekino, garantita sul fianco destro dalla base m~1ritrima del Liao, che consentisse rapidi e facili spostamenti sul fianco ed alle spa lle degl i eserciti accorrenti dal la Manciu ria alla difesa della capita le. L'incompleto domin io conseguito nella battaglia navale di Ya-Lu non consentì sufficience sicurezza p er l'offensiva contro Pekino e per la costituzione della base marinima alla foce del Liao, donde la necessità clell'espugnn ione cli Wei-hai-e i e della disrru:lione della flott~l, che ritardò d i quattro mesi la possibilità dell'offensiva contro la città imperiale.

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L'importan;-:a del dominio del mare non fu sufficientemente compresa, poiché se i Giapponesi avessero chiaramente inluito il loro compito non avrebbero impiegato quattro mesi per passare dalla base del Ya-Lu a quella dei Liao, non avrebbero d ifferito cli due mesi l'attacco di Weihai-wei che poteva aver luogo conternporaneaff1ente o subito dopo quello di Port-Arthu r. Questi rita rdi che rrascinarono la guerra fino alla metà di m.ar;-:o mentre poLeva risolversi prima del gennaio, se in parte furono dovuti alle cause cui prececlentemenre nccennammo, furono pure conseguenza di una troppo lenrn m obilitazione. Il primo esercito, benché partilo dal Giappone con un effettivo di guerra ridotto, non fi..1 in grado di i niziare l'offensiva che un mese e mezzo dopo la dichiarazione cli guerra, quando le operazioni materiali cli imbarco, traversata e sbarco non richiedevano che una diecina di giorni. li primo scaglione del secondo esercito che avrebbe dovuto sba rcare a PeLsewo verso i primi di ottobre, cioè dodici giorni dopo la banaglia navale di Ya-Lu, sbarcò con ritardo di un mese. li secondo scaglione del secondo esercito che avrebbe dovtllo iniziare l'attacco cli \Xlei-hai-wei conlemporaneamenre o subito dopo quello cli Port Arrhur, cioè nel mese di O ttobre, non iniziò l'offensiva che verso la fine del gennaio. L'indole della guerra; come affermammo nella prima parte cli questo studio, imponeva ai Giapponesi una rapida e v igorosa offensiva . Se la v igoria fu conseguita ne l campo tatlico, per effetto delle n1arziali virtù delle truppe, non potrebbe affermarsi cbe fosse anche conseguita nel campo strategico. La rapiclir:ì po i no n si potè esplicare pe r effetto della insufficie nte prc para7.ione, della lenta mobilitazione che ritardò cli quarrro mesi e forse più il conseguimento degli obbiettivi da cu i doveva dipendere la minaccia offensiva contro Pek ino e la risoluzione.: del confl iuoi·1• Grandi erano le difficolLà da su perare, ma ciò non esclude che il Governo non abbia s~1puto va lutarle esatt1mente e che si sia ill uso sulla efficien;-:a della prepara7.ionc militare più d i quanto la ragione militare conscnliva e la gravità della situazione imponeva. Dal ca mpo strategico passando a quello t,mico, possiamo sommariamente osservare quanro segue: I O L:1 d irettività t,rnica fu generalmente buona, ma il compito era fa cile, poiché, se si escludono le due ultime battaglie di l ewchwang e Tienghwantai e gli attacchi di Pon-Artlrn r e \Xlei-ha i-weL i Giapponesi non impiega rono m ai forze superiori ad una div isione di 12.000 uon'lini: 2° La eroica fanteria fu bene utilizzata, ma troppo spesso lanciata all'attacco senza la preventiva prcpar;17.ione coll'artigl ieria , ciò che però parrebbe g iustificabile in considerazione del panico che J'assaho alla baionetrn eccirnva nelle eruppe cinesi; 3° L'artig lieria, forse p erché troppo scarsa, fu poco utilizzata nella preparazio ne del comlxmimenro, ma dove venne impiegata si climosLrò onima per efficacia e precisione ciel tiro;

'° 0.13. pretende troppo: dopo tune la guerra dura circa nove mesi e si svolge, per i G i:1pponesi, in territori oltremare. Essa è, inoltre, l:1 prima guerra del Giappone dopo la pn::cedente apertL1r:1 ;11ie strnteµic.: e agli armamt'.nti on:identali.

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4° La cavalleria, insufficiente sempre e cli gran lunga m eno numerosa cli quella nemica, si rivelò impari al suo compito nell'avanscope11a, nel fiancheggiamento, nell'insegu imento, e fu qualche volta male utilizzata anche nel campo tattico, m a devesi osservare che il terreno non favo riva l'impiego di quest'arma ; 5° I.e truppe del genio furono sempre attivamente impiegate e prestarono un servizio veramente ammirevole; 6° Il servizio d'intendenza procedette sempre , anche in condizioni diffici lissime, nel modo più lodevole; 7° Il servizio d'an,bu lanza e q uello della Croce Rossa furono su pcriori ad ogni elogio. Considerate nel loro complesso le operazioni territoriali , se furono strategicamente irnperfe tte, furono tatticamente c1 mm irevo li, e può affermarsi che l'esercito giapponese ha scritto una delle più belle pagine che registri la storia militare. Le operazioni degli eserciti cinesi offrirebbero campo a vastissime considerazioni , ma perché già troppe pietre furono contro i Cines i bestialmente la nci,He, così, onde non accrescere il numero dei pecca minosi lapidatori, ci limiteremo alle considerazioni seguenti: 1° Il concerro d irettivo fonclarnentalc della guerra era logico e saggio, ma la sua attuazione fu disord inata, lenta ed erronea: 2° La d irettività su prcrna ciel Tsung-Li-Yamen fu pessima, come quella di llltti i consessi che si sostitu is<:ono, a grandi distanze, ai generali nel comando suprenio delle truppe: 3° La n1a nc 1nza cli unità cli comando nello stesso tea tro cli guerra. l'eccessivo fraziona mento degli eserciti , le rivalilà dei ca pi non consenLirono l'utilin.azionc solidale delle forze che numericamente prevalevano di molto su quelle del nemico; 4° La clisorganizz:-izione mil itare era conseguenza necessa ria cli quella amministrativa dell'Tmpero , e questa una inevitalJilc conseguenza delle condizion i socia li e morali della Cina: 5° L'i ndisciplirn-1 e le defezio ni delle truppe, se derivava no dal d isordine militare, furo no però specialmente provocate dalla insipienz,1 dei c,1pi . pochi eccettuati, clnl clirerroso armamento, dal pessimo muni7.iona rnento che rendevano i soldati sfiduciosi e facili al panico; 6° Le truppe quando furo no energican,ente gt1iclate, come a Phion-ya ng, ,1 Kangwasee ed Haiching (13 dicembre), si comportarono bene, se non valorosamente, e dimostrarono doti mil ita ri che gli scrittori generalmente disconobbero; 7° I Cinesi, disponendo nel teatro strategico di forze assai p iù numerose cli quelle del nemico, raramente riuscirono a portare effettivamente in azione forze numericame nte ugu8li, onde, data la superiorirà q ualitativa d i tu tte le armi dell 'esercito giapponese, esclusa la cavalleria, ern inevitabile la sconfitta: 8° La fante ria aveva doti mil itari non spregevoli , ma fu quasi sempre male e clisorclirnltamente impiegata non solo in ca mpo aperto, ma anche nella difesa elci trinceramenti e dei forti; 9° L'a rtiglieria, q uantitativ~1mente molto in feriore ,l quella del nemico, era qualitativamente pessima, sia pe r la varietà dei canno ni, sia per il cattivo e scarso munizionamento, sia infine per l'inefficienza dell'impiego tattico e ciel riro; 10° La cavalleria, abbastanza buona e numerosa, fu utilizzata meglio delle altre armi; ha fotto un discreto se1vizio di esplorazione e si è lodevolmente comportala

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anche nel campo tatt ico, ma la mancanza cli correlazione fra le tre armi non permise cli utilizza rne quanto era possibile la superio rit~ su qL1elb del nemico. Queste considerazioni permettono di concludere che se la direuività stra tegica fu pessima e quella tatlica quasi sempre disordinata e capricciosa, le tru ppe, benché troppo ,acili al pan ico , d iedero p rove di resistenza fisica ed in taluni casi di energia militare che le assolvono eia quelle imputazioni d i pusilla nimità ed inettitud ine m ilitare per le qu ali il so ldato cinese fu vil ipeso, mentre è un elemento buono, se non ottimo, quando fosse clisin fenaro dalle infezioni sociali e militari della razza e dell o Stai.O·" '.

COf\iSIDERAZIONI SULLE OPERAZIONI NAVALI Le operazioni della flotta giapponese nel loro complesso riuscirono assai lodevolmente, perché essa h ;;1 sodclisfmto quasi sempre nel modo più efficiente alla maggior pane dei suoi compiti: 1° Con una buona o rganizzazione generale e con un a ben co mpresa costitu zio ne dei riparti in cui fu suddivisa l'armata; 2° Coll'avere assicurato per mezzo cli perlL1strazioni , crociere, blocchi b nav igazione e lo sbarco dei corp i di specli:òone nella zona che doveva considerarsi soggcua al dominio del nemico; 3° Coll 'avere assici.i rato le basi d i operazione mar ittima dell'esercito, coll'averlo proterto ed accompagnato nelle marcie costiere e negli attacch i e cooperato nella esp ugnazione delle piazze m arittim e sia coll'azione navale, sia con repa rti d i forze sba rcate; 4° Coll'a vere p rovocato la flotw nemica che declinò l'invito alb battaglia, co ll ';;i verla actaccarn e vinta quando le riuscì di sorprenderla, coll'avere ammirevolmentc o perato sia colle navi , sia colle torpediniere nell'attacco ed espugnazio ne cli We i-hai-we i; 5° Coll'avere soddisfano nel modo più lodevole a tutte le esigenze militar i ed ammi nistrntive degli eserciti sba rcati. Sarebbe assai difficile muovere una seria censura alla direttivit,1 generale ciel comando, ma poiché fu accennato da q ualche scrittore ma rittimo al tardo consegL1in1ento del do minio del mare ed alla inefficienza offensiva della flotta contro le fortificazioni cosriere, è opportu no esam ina re se q uesti appunti poss,-1110 severamente essere moss i alla direttività o se essi derivino da apprezzamenti troppo soggettivi ccl erronei. I l dominio del mare fu in re1lrà relativamente co nseguito . ma ciò non d ipese dal comando della flotta, b ensì e dal rifiuto di quell ;;i nemica all 'invito della batta glia , da ll'ostinatezza co lla qua le essa si m anteneva chiusa in porci navalm enrc invulnerabili. dalla im possibilità di forzarla al combattimen to e dalla necessità di

·•· Q ueste conside ra zioni sull'e ffic ie nza terrestre g iapponese d imo:;tr;.1no la non comune compt:te n-

za di D.13. and1e in questo Gllllf)<>. e la sua lonlanan7.a da un anguMo -nav,tlismo• c:he si trova a volle ,md1e in Mahan.

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non perdere un tempo p rezioso per l'offensiva territoria le, in attesa di eventualità assa i poco proba bili 11 • Fu detto che la flotta giapponese, applica ndo le teoriche vanda liche della jeune école, sarebbe riuscita a furia cli rinnovati bombardamenti delle c ittà indifese a provocare la flotta cinese al combattime nto. Senza escludere ta le probabilità ci permettiamo di considerare: 1° Che i poteri internazionali avrebbero immediata me nte protestato, e la Francia, propugnatrice per conto suo delle distruzioni vandaliche, non sarebbe stata l'u ltima a levare la voce contro la barba rie giappo nese. 2° Che il governo cinese avrebbe probabilmente lasciato bombardare, denunzia ndo i danni a lle potenze stra nie re, nella grande persuasione che a guerra finita i Giapponesi avrebbero esuberantemente pagate e scontate le lo ro capricciosità. 3° Che il Giappone aveva il massimo inte resse d i non urtare le vigili potenze straniere, le qual i si riservano il monopol io cavalleresco dei bombardamenti. 4° Che l'effetto morale invocato a giustificazione degli atti vanda lici avrebbe assa i p robabilmente provocato in Cina un risu ltato o pposto a q ue llo che i Francesi si affidano di conseguire col bo mba rdan1ento delle città italiancJ2 _ Il Comando navale e la suprema direttività banno q uindi saggiamente operato escludendo la provocazione della flotta nemica col siste ma francese ed adottando invece il sistema di lascia rle una sufficiente libertà che ne provocasse le uscite dai po1t i, salvaguardando per conto p roprio le o perazioni d i traversara e di sbarco delle truppe. TI sistema prescel to c i pare quindi q ue llo che meglio corrispo ndesse al la speciale condizione del contlino c inogiapponese, poiché ha consentito l'immediata offensiva territoriale e resa possib ile la banagl ia navale col fa vorire l'uscita da l po,to della flotta nemica . Il secondo appunto, q uello cioè dell'inefficienza navale contro le fortificazioni costie re , non ci sembra, come il precedente, troppo fondato. Dati i tip i delle navi c he costituivano la fl o tta gia pponese, sarebbe stata u na grande imprudenza esporla a gravi pericoli, senza speranza d i successo. Fi no dal 1880 no i enu nciavamo il principio che la nave, la q uale deve attaccare un'o pera moderna po co elevata sul ma re , deve avere caratteri eccezionali cli robustezza, ed aggiungeva mo che nelle espugnazio ni fur.u re si sarebbe ricorso ,1 navi-cannoni ed a navi-bersaglio appositamente apprestate per l'a ttacco di fortificazioni

" Questa affermazione, che non conf"orta i sostenitori di ieri e di oggi dell'efficacia clell..i jleet un beinp;, d imostra che il dominio del mare puù e.ssere cli fa llo conseguito anche senza co mbattere e per effetto di fattori di cara ttere anziruuo morale e politico, d 1e impediscono a una delle due !lotte cli correre !"alea della batta glia . Va da sé che l"t:!Ticacia della jleet in beinp, rende al minimo - come è avvenuto, alrinizio della guerra - se il nemico ha la sensazione che non si intenda affrontarlo. ·" Altro attacco alle teorie della .feurw !::cole e. insieme, all'Inghil1.erra, che non ha mai esita to a rar bombardare le cittù costiere dalla Roya l Navy (Copeaghen, Alessand ri a ecc.) quando lo riteneva necessa rio per i propri inleressi. Significmivi l'accenno agli effe\li morali che la.fe11ne !::cole vorrebbe o ttenere bombardando le città italiane, che per altri popoli più coesi e con fo rte spirito nazionale potrebbero ri nfocolare J"od io contro !a barbarie stra niera anziché provocare ribellioni inducendo il governo alla pace. Ciù è avvenu to per la Germania nella seconda guerra mondiale, nella quale i bombardamenti aerei non hanno certo abbattuto il morale della nazione, ma, al contra rio, hanno cemen tar.o lo spirito di resistenza.

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moder ne contro le qua l i sarebbe stata grave imprudenza impegnare le navi migliori d ella flotta-1.1 . Oltre a questa ragione tattica che escl udeva l'impiego degli incrociatori g iapponesi nell 'a ttacco ad o ltranza delle fortificazio ni cinesi, u n'altra ragione consigliava a non impiegare in vani conati la flotta. Senza la cooperazio ne dell'esercito nell 'a ttacco di Po rt-Arthu r e di Wei-hai-wei, la flotta non poteva ripromettersi dalla sua azione alcun risultato im portante. Era qu indi inutile che essa facesse sfoggio cl.i bombarda mento, unica fo rma o ffensiv a che le era concessa, prima che l'esercito fosse in grado di cooperare colla flotta alla espugnazione delle piazze. Ha quindi saggiamente operato la f1otta giapponese, attendendo che le circostanze consentissero la sua utile coopernzione·1 ' . L1 sola deficienza navale che parrebbe impurnbi le alla direttiv ità è quella del mancaro forzamento dell'entrata di \X'ci-ha i-wei, dopo gli attentati torpedinieri e la d istru zione d i gran parte dello sbarramento. Se però si considera: 1° Che dopo l'occu pazione della piazza per pa1te dell'esercito la capitolazione era inevitabile; 2° Che ai Giapponesi doveva premere assai più la cattura anziché l'affondamento delle navi nemiche: 3° Che nel forzamento i pericoli derivanti da i forti , dalle torpediniere, p rima che fuggissero, erano g ravi ccl inevitabili: 4° Che il Giappone aveva il massiir10 interesse a non esporre, senza imperiosa necessità, hl sua flotta al pericolo di una q ualsiasi menorn,1 zio ne, o nde preservare l'efficienza ciel suo potere navale; Può co ncludersi che se il forzamento ciel passo poteva g iovare aI prestigio del le armi. affrettando di qualche giorno l'espugnazione delh1 piaua, non era imposto dalla siruazione milita re'\ Noi crediamo quindi che la direttiviLà abbia sapienten-,ente e lodevolmenre soddisfallo a rulli i suo i còmpiti non esponendo, per va nità militare, la flotta a gravi pericoli, preservandone . in modo ammi revole, la p reziosa integrità.

Nisultati conseguiti e couseguibìli. - Le larghe considerazio ni precedentemente svolte analizzando gli elementi di porenz,ialità ci dispensano da ogni discussione sulla entirà dei risultati co nseguiti e conseguibili , onde ci limitiamo acf afferma re: 1° I risultati militari consegu iti dai Giapponesi furono. per la completa inefficienza cinese , superio ri a quell i che gli elementi cli potenzialità e le energie impiegate nel confl irto consentivano d i spera re: 2° I risultati politici, qual i risulta no da l tr:lltato d i Simonoseki, eccedettero no n solo q uelli che la situ azione militare consentiva, poiché l'offensiva sopra Pekino " Come ricorda 0.U .. queste idee sono state da lui esposte nel capitolo li ùd P11·m; ele111e11ti della g 11erm 111arittf111a s1 ·ulli alla Sc11ula S11periu r e di G11e rm ( l 880 - Vds. 1';1ne I) .

' ' Giust:1 considerazione' che non 6 sta ta <:t'rto :;eguita dalle tlouc frann:se e inglese negli sterili :t1tacd1i :ti forti turchi dei Dardanelli nella prima guerra mondiale. '' Ancht' questa co nsi(k:razione relativa al f;11tort' tempo ri<.:ntrn nd pri n<.:i pio logico - p t'ra hro non :it'mprt' seguìto - di sc1:gl iere la linea cL1zione più conveniente. quindi tale da evitan: rischi<.: pericoli di perdite che al mom<:nto non i: indispt'ns:thile corrt're.

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rimaneva ancora una incognita, ma ben anco quell i c he la potenzialità militare del Giappone era in grado di preservare da ogni violentazione straniera; 3° I risu ltati morali furono incalcolabili, poiché la vittoriosità persistente da l p rincipio al termine del conflitto affermò la mo narchia e le istituzioni, consolidò il nuovo ordinamento politico costituzio na le , condensò la nazione, la rivolse a nuovi ideali ed impedì l'esplosione degli antichi fenne nti feudali e settari che avrebbero ripiombato il Giappone nella barbarie . Poteva il Giappone proporsi e sperare risultati maggiori' Noi crediamo cl i no. L'occupazione, l' an nessione e la tributarietà della Corea sarebbero stati atti impolitici c he avrebbero provocato situazioni internazionali d ifficili senza alcuna u tilità per il Giappone, il quale ha saggiamente mirato alla indipende nza della torbida «Serenità ciel mattino». L'occupazione di qualche zona costie ra della Cimi, oltre que lla sa ncita dal trattato, era incompatibile colla efficienza civile e militare di uno Stato nuovo, non ancora stabile nel suo assetto politico. Risultati rriaggiori non porevansi quind i rngionevolmente sperare, e quelli conseg uiti erano forse eccessivi per la difficoltù cli tutelarli contro le provocazioni straniere e le rivendicazioni c inesi. L'a nnessione di Formosa e delle Pescadores costringe rà il G iappone ad intensità cli armamenti ed a sacrifizi cl1e il possesso non potrà compensare. Più che dubbia è l'efficienza milirare cli q uel possesso, mentre più che certa è la perturbazio ne internazionale che da esso dovrà d erivare . L'.ionessione de lla provincia del Li:w-Tung, e.lari i confini stabiliti da l trattato, fu un errore , poiché il Giappone non era in grado di preservarl<1 sen1.a e no rmi sacrifici contro l'inev itabile rivendicazione c inese sp,1lleggiata dagli incoraggia menti moscoviti. Il G iappone h,1 quindi saggiamen te operato retrocedendo alla Ona contro un cospicuo compenso, face ndo bonne 1nirte,ll mauuaisjeu della Russia, :rrancia e Germani,1, la parte settentrionale della provincin annessa, ma è forse dubbio se abbia fatto egualmente bene a cedere anche l'estrema pa rte merid ionale, comprendente Port-Arthur, Talien-bay e Kinchow, la qua le per i ca ratteri q u,1si insu la ri era faci lmente salvagu,ndabile per mezzo di un forte potere navale contro le rivendica7.ioni d e lla Cina, anche se spalleggiata da q ualche nazione europea. Il Giappone , ced endo quella grnnde Gibilterra domina nte il Peci li, si è privato e.li un g rande elemento di dominio militme e politico, e siccome, per inefficie n za navale dell a Cina , quella pen isola verrà probabilmente occu pata e.la qualche pote n za occidentale , così il G iappone si troverà in avveni re e.li fronte ad una situazione milirare più complic-na e difficile di quella che derivava da l preservmo possesso della pane meridionale della pe nisola. Ma la preservazio ne di questo possesso contro le cupidigie stran ie re era fo rse possibile? Noi crecliarno di si. T1 possesso effettivo forteme nte affermato avrebbe falc iate le cupidigie, mentre le gelosie europee avrebbero fornito al Giappone l'opportunità cli equil ibrarsi con vantaggio, se assistito cl,1 un potere navale cl i primo ordine, capace cl i preponclerare ne lle complicazioni internazionali.

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Questo potere navale il Giappone non lo aveva e, benché sia in atto d i costituirlo, non lo ha ancora ; forse q uesta ragione, avvalorala da altre fin anziarie, lo ind ussero alla retrocessione, ma noi crediamo che, data la situazione dell 'O riente e le rivalità europee, il Giappone abbia commesso un grave errore militare e politico retrocedendo la penisoletta di Po rt-Arthur. Il conflitto cino -g iappon ese fa una g rande r ive lazion e . .Csso ha inrntlzato a dignità di gra nde potenza un ente negletto. Ha clissipmo il prestigio del più vasto impero moncliale. annientandone il potere marittimo. Ha spostato verso l"Estremo Oriente le cu pidigie europee. Ha detcrrnin:ito l 'o rigine cli un nuovo periodo storico . La profezia del Cantù, che sulla Cina pendeva il foto de ll 'India , e quell a ciel Tiutscef che presagì il volo delle aquile slave dall 'Elba all'Amour si srnnno iniziando, ed il secolo venruro vedrà il compimcnro delle loro previsioni profetiche.

Le sintesi. - Le precedenti considerazioni sulle ope razioni militari, territoriali e marittime, contengono allo stato diffuso quelle nozioni, che, condensate sotto forma cli principi teoretici , costitu iscono le sintesi riguardanti il dominio contrastato e conseguito del ma re. I criteri sintetici che il C1llwe ll ha enumerato nel sapiente suo esame del conflitto cino-giapponese sono i seguenti: 1° Nessuna campagna cli g uerra elci nostri tempi ha dimostrato così ch i:1 ramente e con una forza così sorprendente le re lazioni es istent i fra le forze combattenti di terra e cl i rna re; 2° La spedizione di Wei-hai-wei è un esempio capitale di sbarco marittimo su territor io nemico. Essa mostra !;1 libertà d 'azione cli cui gode il Coma ndo in simili operazioni e la facilil.ì cli inganna re il nemico circa il purno di atrncco: 3° 11 còrnpito della Ootta giapponese era di manovrare in modo che l'esercito potesse liberamente esegu ire i progetti elaborati a Tokio, e le for7.e navali con-1pirono la lo ro m issio ne con infotic,1bile vigore e con esatta precisione; 4° La condotta delle autorità nava li cinesi nel pe riodo ini ziale della gt1erra è inscusabile. Esse non fecero alcuno sforzo per fare sentire l'i nfluenza delle loro possenti navi nei moment i critici del conflitto; 5° L'intera storia navale dei tempi moderni tende :1 sconsig liare l'attacco navale contro potent i fo1tific,1zioni costiere. La mode rna nave da guerra costa troppo per essere arrischiata in simili imprese: 6° Quando esiste una ben stabilita preponderanza navale, ogni specie cli fortificazione che non sia esclusivamente cost iera è un anacronisrn.o se l'attacco non può effettuarsi che per effetto cli invasione maritt ima; 7° I tentativi di spedizioni marittime sono troppo arrischiati se il nemico è preponderante sul mare; 8° Se il dominio ciel mare è contrastato, un comanda nte può affidare la sua fortuna agli abissi, m a il capo di un ese rcito recede dallo sbarco in territorio nemico finché esista qualche probabilità che la flotta avversaria possa sorprendere i convogli; 9° Supporre che un comandante riso luto possa essere trattenuto dall'a rrischiare un viaggio per lo spa uracchio d i una flotta in una base allo stato potenziale (i!l

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being), a meno che questa fl otta sia manifestamente p ericolosa, è ignora re gli insegnamenti della storia'1'; 10° L'equilibrio navale in un tea tro ma rittimo cli guerra è poco probabile ma non impossibile. Quando l'equilibrio prevale, il potere nava le non ha probabilmente gra nde influenza sulle o pe rnzioni degli eserciti. Qua ndo una fl otta diviene decisamente prepondera nte, le o pe ra zioni territorial i possono essere governate dalle condizion i marittime. Queste considerazioni sintetic he de l Ca llwell possono q u,1si tutte essere accettate come nozioni o principì della teorica ciel sea-power, ma noi crecli,11110 opportuno comp letare questa serie di afori smi-'- con alquant i altri che riguardano speci,d mente il contrastato e consegu ito dominio del ma re. I più evidenti aforismi c he derivano dal confl icto cino-gia pponese a complemento di quelli enunciati sa rebbe ro i seguenti: 1° Il conseguimento ciel dominio del mare deve essere l'obiett.ivo princ ipale della fl otta, senza il quale l<1 correlazione fra gli eserciti e l'armata sarà sempre avventurosa e problen1atica /' 2° La flotta che ha maggiore necessità cli dominio è costretta all'offensiva anche se meno potente; 3° La flotta che h,J maggior interesse a preserva re un suffic iente equilibrio navale, quando non ha speranza cli poter co nseguire rapida me nte il domin io , può presceglie re la difens iva strategica o tattica a seconda della situazione milita re; 4° La d ifensiva strategica è p iù efficace, ma essa non potrebbe essere utilme nte esplicata se la fl otta non avesse carnrteri adegua ti o ma ncasse di bas i strategiche nel bacino delle o pcrazioni;59

·'" Callwell (pp. 321-322) si riferisce al craspor10 eia p arte giapponese cli u n esercito in pieno assetto cli guerra in Corea nell'agosto 189/i, benché la fl otta cinese, anco ra intatta, fosse in heing nel Mar Giallo. E aggiunge: -allo rcl1é Torrington, dopo la screcliw ta battaglia m1vale presso al Ca po 13eacby (1 690 N.cl.c.] si rifugi <> sul Tamigi, i suo i partigian i soslennero che la sua squadra, benché battu ta e inferiore aU-avversaria, aveva protetto le coste mericlional i cldl'Jnghilterra ùaU-invasione, per il semplice f:rn o della sua p resenza o ltre il Nore. Q uesto giudizio non manca ancor oggi (e :rnche nel 1995 - N.d.c.l cli arclenti difensori. Se ci<'J sia o no giusto, è per noi oggetto cli semp lice congettura. perché Luigi XIV non orclin<Ì uno sbarco su lle coste inglesi clopo la memorancla villoria del Tour villc. Ad ogni modo la storia della guerra, da W,.Jterloo i n poi, no n giustifica b teoria della jleet in beil/.g, purché non si tratti cli una flotta veramente atta per forz..i, composizione e ca pacit,1 d el cmnanclante e elci personale a t1:::ner testa a quelle che il nemico 1x1è> contrapporle". V,1 notato clic a questa clibli:n turn q uestione della jleet in !?ei11.µ, - fondamentale p er r esercizio del potere ma rittimo anche nel secolo XX - Mahan non cleclica alcuna auenzione, anche se clcsc.:ri ve m inutamente la battaglia cli 13eachy 1 lcad (Cfr. L ·influenza del potere marillhno sulla storia, Capo IV). ,;, Q uesta volta D .U. non parl a cli principi (come per le guerre precedenti) ma cli ,tforisrn i, cioè cli "b re vi massime che enunciano una regol:1 pratica o una norma cli saggezza .. (Garzanti). 3" Affermazione rientrante nella piC1 stre tta ortodossia malla niana. Essa appare in contraddizione con le tesi sostenute eia D .13. intorno al 1880, il cui motivo fondamentale è la ricerca dei tempi c dei modi per stahilire una correlazione terrestre-ma rinima h asaw solo su lla difesa d elle coste e non sulla ricerca ciel dominio ciel mare. Q uesc'ultima linea t1·azione stra tegica non era ritenuta eia D. B. possibile e conveniente per la flotta italiana, troppo inferiore a quella rrancese. ,;• Afferm azione no n chiara e contraclditoria rispetto ,tll e p recedenti tesi, secondo le q uali un,1 flotta inferiore non doveva e non po teva in nessun caso p rendere l'offensiva strategica, rischiando così di essere d istrutta. Se pu r D.U. si riferisce alla !lo tta giapponese, essa - come afte rma egli stesso - non era affatto inferiore alla cinese, e, a p riori. al massimo pote va essere ritenuta equiv,1lente.

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5° Ad onta di caratteri adeguat i, una flotta non p otrebbe resistere nella difensiva strnregica senza opportune basi da cu i potesse irradi3 rsi; 6° La fl otta che non ha !)asi strategiche e manca cli ca ratteri mobili ed autonomi è costretta ad una difensiva di carattere tattico'"; 7° La difesa tattica consigl ia la concentrazion e d ella flotta in istaro potenziale in qualche p iazza di guerra dalla quale sia possibile minacciare le comunica7.ioni nemiche, eludendo e forz:rndo la sorveglianza nemica; 8° Finché rimane un;:1 forza navale ca pace d i qualche energia in concentrazio ne p otenziale, cutre le operazioni che non possono essere compiute dalle navi militari sono p ericolose e non debbono essere tentate .se non p er su prema necessità e colla massima precauzione; 9° La flotta che ha già subìra una disfatta ha poc:1 probabilit~ cli esplica re un3 energica difesa strategica, rn:i porr:1 sempre ritrarre dallo stato potenzia le ut ili risu ltati; 10° Una forza navale che dispone di una buona base principale e di altre secondarie può p ersistere nella difesa .strategica e tattica finché la ragione m ilitare glielo imponga , senza subordinare il suo còmpito principale ad obbiettività secondarie; 11° La difesa tanica, corne quella strategic.1, ha sempre per iscopo l;i difesa del tc:mo d elle operazioni e non qu ella d elh1 p ia7.za. Q ualsiasi efficace o g loriosa operazione di concorso nella difesa locale non può attenuare la colpa del mancato còmpito principale ''; 12° La teorica del blocco è la base fùnclamentalc della difesa strategica o tanica .~. Lo studio cli tre conflitti territoriali e m;irittimi, corrispondenti alle tre gradual ità ciel dom inio .1ssolu to, conseguito ed inconsegu iro, ci consen tì ~1lcune sintesi che rivedute, corrette ed aumentate. potranno costituire un primo corredo cecnico per la cosriw zione della teorica ciel potere 1naritrirno. Nostro scopo er:1 piuttosto quello cli indicare un metodo di procedin1ento an7.iché estrinsecare dalla storia tutti i determin,rnti del sea-power per costituire con essi una compiet;i teorica; onde, lasciando ad ;;i Itri volenterosi il proseguimento del vasto e difficile còmpito, proseguiamo ad esamin,1re i metodi ed i mezzi coi quali si giunge alla costituzione e preserva zione di quel potere marittimo che fu e ~rn rà sempre m,igg iormentc, co l crescere delle solida rietà intern;1ziona li, fattore indispensabile di ogni grandezza politica, di ogni primato militare e civile.

'" Qu<.:sto aforisma 6°, unita 1nc nte :1 q uell i di cui ai punti j 0 • 4° e 5° precedenti, ;ippare in linea con le ;1fi'ic:rmazioni D.B. (vcls l'arte I) SLIÌ vantaggi e mod:tlit:ì della difensiva stra1cgic::1. Oa qL1:1n10 afferm;i !"autore nei citati aforismi si deduce che un.i flotta non è affatto cos1n::tt:t all·offensiv:i, visto chc il clominio, ohrc ch e nccessario, cJ evc essere.: anche pussi/Jfle-. perd<'i non si capisc...: per q uale ra gio ne egli aHÌc'rm i (a ll 'aforisma 2° prec·edcn te) che .. 1a llona che ha maggiori necessicù di dominio è l'<;strella :'1ll'offensiva and1e se meno polente-. 1,·offensiva è oppure no ; u·l>ordin:na alla effcniv:1 possibilità di onenerc risult:11i positivi, '' Q uesta tesi impopoh1re è gi:ì st:1t:1 sostenula da O.B. incorno al 1880. '' Affermazione che andrebbe:: meglio giustificna. in rdazionc agli srrilli precedenti.

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C\PlTOLO

V

FONDAMENTA POLITICHE E MILITARI DEL POTEHE IvLA.RITTIMO: CRITICA AL CONCETTO D I STRATEGIA DEL MAHAN E ALLA «GUERRA DI CORSA»

Dopo un accenno ini2'ictfe all'intento di «abbozzare la struttura rudinientale» di un 'opera futura che esamini in forma 01}1,anica e completa il sea powcr (che non vedrà mai la luce), D.B. ne indica con larga messe di exempla historica le fonda111.enta politiche e m.ilitari. Per quanto riguarda le prime distingue tra: - cause politiche che i1~/luiscono sulla intensità del potere navale; cause politiche che injluiscono sulla continuit,1 del potere marittimo; cause politiche che ne determinano la dire.zione politica. Ai jìni dell'utilizzazione e dell 'impiego rnilitare del pote-re rnarittimo, invece, D.R. distingue tra preparazione generale militare, lotta per il dominio del mare (che dunque è solo l'e:;pressione militare del potere marittim.o) e u.tilizzazione di tale dominio. Tra gli argomen!.i cbe - visto anche il Loro interesse per la guerra navale del secolo XX - meritano una opportuna puntualizza.zioiw, indichiamo la strategia navale e il suo rapporto con il potere ma1·itti1110, le possibilità e i liniiti del blocco, la guerra di co1sa, le possibili modalità operative per consegui1·e il dominio del mare. Su ciascuno di tali argomenti foniiamo ora al lettore a/cime considerazioni int1·0duttiue, in modo da consentirgli di rneglio valutare le tesi dell'autore. Strategia nava le - D.B. non crmcorda con la dejìnlzione cbe ne dà Mahan, secondo il quale essa "ha lo scopo di fondare, sostenere ed accrescere, tanto in pace che in guerra, il potere nauale duna na2·i one, (la d~jì.nizione d i strategia navale data da Mahcm è pemltro di un autorejiìuicese, quindi non originale). Che la strategia riguardi essenzialmente la condotta delle operazioni militari e non la loro preparazione, è concetto tipico di Clausewitz più che di Jomini, il quale dà grande importanza alla preparazione e fa consistere La strategia appunto nello studiare e predisporre il concen1ra1nento della massa delle forze nel punto decisivo del teatro d'operazioni, con movimenti preordinati regolati dalla logistica. Jomini, tuttauia, annnette che la preparazione rnilita1·e è cosa diversa dalla preparazione politica e dtjJ!omatica, anche se di essa 1"isente grandem.en.te e anche se non può 1·iguardare solo lo stato di guerra . In conclu.sirme le considerazioni di D.R. in. questo capitolo sono oggi accettabili solo in parte, anche percbé non sempre è possibile sceverare nettcnnente - come egli vorrebbe - gli aspetti strntegici da quelli politici. Oggi la politica 111.ilitare, di competenza del Ministro della difesa, riguarda non solo la dejìnizione degli obiettivi strategici, rna anche i lineamenti generali dell'mganizzazione e dell'impiego delle Forze A·r mate e la ripartizione delle risO'l:'ie. Rigua1'da, in una parola, le gmndi scel-

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te strategiche: quest'ultima sia in pace cbe guerra durnnte, non possono essere di competenza del soli m.ilitari. Ne consegue che la dejìnizione di Maban è senza dubbio, come osserua lo stesso D.B., •militarmente troppo vaga e indeterminata": ma ,zon appare troppo vasta, perché la strategia non può essere ristretta solo al tempo di guerra, né rig uardare solo i prolJlledim.e1tti per l'azio1te, per la condotta della guer/'Cf. Tutto ciò, tuttavia, non elimina la necessità di un chiarimento delle competenze tra milita,i. e polìtici, da D.B. niolto opportunam.ente sostenuta. Abbastanza chicm:t, invece, l'indicaz·ione dei dij}'erenti eetmpi del potere ma rittimo (La teorica) e della strategia navale, cbe riguarda il modo di co11seguire il dominio del mare (per chi può jàrlo) oppure di contrasta rlo do limitarne l 'eserciz io (per cbi non puòfarlo). !,a strategia è azione: le questiolli che in essa rientrcmo nella visiolle di D.B. riguardano prima di Lutto la conquista o il contrasto del dominio del mare, e solo in seconda ista nza abbraccicmo il p iù vasto ambito del potere marittim.o, che dipende eia svariali jètttori cmche non mi/ita,i. F;sse sono navali e quilldi militari; tulio ciò cbe riguarda il dominio del mare è l'anello di saldatura tra /Jotere navale e marittinio, tra strategia e potere marittimo, tra guerra marittinia e politica navale. Questi contenuti non son.o ten.uti ben presenti dalt'Enciclopeclia Militare 1933 ( Voi. Vl, p . 17 07), cbe non dà una vera e propria dejìnizio ne di strategia (marittima) ma ne i11dica solo l'oggetto, cioè •il controllo delle comunicazioni marillinie (Palliser) . Ciò può essere ottenuto solo con la sconjìlla del grosso delle forze nemiche,,. Se è così. uiene da chiede,:çi quale strategia dovrebbe i, wece seguire l'avversario di colui cbe (perché lo puòfare!) niira al controllo delle comunicazioni marillime, che cosa dovrebbe fare, insomma, chi non è in grado di aj}i'ontare in battaglia le Jòrze nemiche. Anche cbi contrasta il controllo delle comunicazioni mari/lime (magari con ,proiezioni di potenza• da terra verso il mare, c>/o tendendo a eludere la battaglia e a iinpedire le co/llrapposte p roiezioni di potenzaA dal mare verso la terra) ba una propria strategia; di qui l'unilateralità del concetto de/lEnciclopedia M ilitare, che parrebbe .Jàr co1zsiste1·e la stmtegia solo nella ricerca del do minio del mare e nel collfrollo delle comunicazioni marittime, dinienticando cbe dal/'ciltra parte non necessariamente ci si njn·omette lo stesso obieUivo, e che il controllo delle coniunicazioni rnari/.time è più mezzo che scopo . li1/àtti il dominio d el mare non consente solo questo, ma può avere altri obiettivi morali, m.ilitari e politici e che rientrcmo, appunto, nel più la, go concetto di potere marittimo. Blocco della florta nemica in una o pii:1 basi - Ancbe il Fioraua nzo concorda con D.R. sul fatto che nel periodo del vapore no1t è più possibfle rna,t/enere, come nel pe,iodo velico, un. blocco rawicùzato. RipOltiamo integralmente le sue note in proposito: •L'e!>perienza posteriore ha dimostrato quanto fondati Jòssem i dubbi detf'autore /cioè D.IJ. - N.d.C.l durante la guerra Jì1sso-g iapponese, la Marina giapponese non ha potuto mantenere il blocco continuo di quella russa, ,na soltanto tenersi prollta a repn·merne le iniziative in seguito alle iJ?/òrmaz ioni inviate da to1pediniere tenute in crociera davanti a Pori Artbur. Durante la guerra mondiale {1914-7918} l'Intesa ha douuto 1inu.nciare a paralizzare le )lotte degli Imperi Centrali, contentandosi di gravitai-e con le sue for2:e navali ai mc1rgini dei bacini interni Europei (Mare del Nord, Manica, Adriatico), così da recidere le comunicazioni dell'avversario con il resto del mondo. 7utto ciò è avuenuto in seguito allo sviluppo dell'insidia navale (to1pediniere, min.e, sommergibili) cbe rende estremamente pericoloso irtcrocic1re presso le basi

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nemiche. Oggi, dopo l'avvento dell'aeronautica, è ancora più necessario dislocare le navi in porti giacenti fuori dal raggio d 'a.zione utile dei velivoli nemici. in queste condizioni, ben.ché non si possa bloccare lajlotta avue1saria, si può bloccare la nazione avversaria, purché ci si troui geogrc~fìcamente situati tra essa e le grandi vie oceaniche del trajjìco mondiale. Sono perciò favorite le nazioni che [diversamente dall'Italia N.d.cJ hanno in tutto o in parte le loro coste bagnate dagli Oceani•. L'esperienza della seconda guerra mondiale, nella quale il tra:f/ìco oceanico dell'Italia è rimasto bloccato esaurendo la nazione, cor?fènna quest'ultima r(/lessione del Fiomvcmzo. Per il resto, riteniamo che: a) lo sviluppo dell'insidia navale (to1pediniere, ma soprattutto mine e sommergibili) ba di per sé lirnitato la libertà d'azione ancbe delle ;vlarine che nel 1914-19.78 l'Intesa avrebbe dovuto blocwre (quella tedesca e quella austriacct); b) essa nel 1915-1918 ha contribuito a un impiego assai prudente delle corazzate itctliane in Adriatico; c) d i conseguenza, se si accetta il concetto «attivo, di fleet in being sostenuto da D.B. (Cjì·. Capitolo IV), analogo a quello del Callwell, occorre chiede1:5i fìno a che punto nel 1915-1918 le nostre navi maggiori hanno ej}èttivmnente suolto, in Adriatico, le jìtn.zioni tipiche di una fleet in being; d) secondo quanto aj/èrmano D.B. e Ca!iwell sulla guerra russo-giapponese, la flotta giapponese, !>pecie dopo la beataglia dello Ya-Lu, sarehhe stata ben lieta che la flotta cinese uscisse dal suo rifugio. Non intendeva tanto bloccarla ma controllarne le mosse, il che è cosa diversa; e) se l'ojjèsa aerea rende ormai necessario (n.el 1938) dislocare le navijìwri dal raggio d 'azione dei velivoli neinici, questo è un altro colpo al principio della fleet in bcing, la cui ejjèttiva validità dipende da una dislocazione che tenga conto in misura preualente dalle possibilità operatiue nei riguardi dellajlotta nemica, quindi non tanto da esigenze di sicurezza (iiellajètttispecie, sicun!zza nei riguardi della minaccia aerea) ma da esigenze legate alle <4Jèttive possibilità d 'intervento per opporsi ai movùnenti delle jòrze navali ne1niche; J) il pericolo aereo, di mine, sommergibili ecc. non ha comunque impedito a Jbrze nauali inglesi con portaerei di avvicinarsi a Taranto a jìne 1940, per ej/èttuarui con pieno successo la ben nota azione contro le nostre navi a/la fonda . Ciò dimostra cbe, anche nel nuovo contesto aeronauale, si tratta pur sempre di valutare bene il grado di rischio insito in ogni opemzione. Guerra di corsa. - ll Mahan ha una visione assai ridulliua delle sue possibilità, e D.B. concorda sostanzialmente con lui. Anch e il Fioravanzo nell'intrnduzione alla prima ristampa 1938 dà implicitam.ente ragione allo scrittore americano, annotando che ,dumnte la prima guerra mondiale i Tedeschi, che banno esercitato la co,sa con grande intensità per mezzo dei sommergibili, non sono riusciti a vincere fa guerra pur avendo messo a dura prova il traffico marittinio dell'Intesa•. Va qui rimarcato che, in proposito: .1 °) D.fl. sernbra attenuare e precisare meglio le ajjèrmazioni precedenti, accennando a un concetto di vulnerabilità più esteso di quello che 1·iguarda la semplice possibilità militare di ,proiezione di potenza» dal niare verso le coste; 2°) su questa via, accenna a ragione al fatto che in .fì,lluro la guerra di corsa potrebbe diventare più ej}ìcace; 3°) così è auvenu.lo nel primo e secondo conflitto mondiale, nel quale l'Inghilterra, pur vittoriosa, ba sqj/èrto assai di più che nelle guerre napoleoniche la guerra di corsa tedesca con i sonwie1:r5ibili, pur iniziata senza restrizioni solo dal 1917; 4°) tale guerra di co,~'ìa, comu,nque, non ha smentito l'asserto di /vfahanprima citato, ma lo ha attenuato. in realtà la guerra di corsa condotta con i sommergibili diuersamente dalle guerra di corsa condotta con

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unità di supe1jìcie - alla quale si r[!èriscono sia Mahan che D.B. - prescinde totalmente dalla preventiva conquista del dominio del mare, e può fare a meno del sostegno bellico da parte di unità di supmjìcie (non altrettanto avviene per il sostegno logistico); 5°) in conclusione, andrebbe aggiu·n to alle considerazioni del Fiomuanzo che fa guerra di corsa condotta con i somme,~qihili già nella prima guerra mondiale - e ancor più nella seconda - non si è rivelata un semplice espediente pressoché obbligato al quale ha .fàtto ricorso fa jlotta phl debole ( come era stata la guerra di corsa ji'ancese o americana contro l'Inghilterra nei sec. XVJJJ e XIX) ma piuttosto, una scelta strategica di ejjìcacia indubbianiente C1'escente, alternativa a/l'impiego digmndi corazzate o incrociatori, tra l'altro sempre più vulnerabili all'oj/èsa aerea. Questa linea di tendenza è continuata anche nel dopoguerra, con lo sviluppo da parte sovietica di un 'imponente /lotta di sommergibili. Al niornento attuale (1995) taluni auto1·i navali uedono nel sommergibile, meno individuabile e quindi nieno vulnerabile delle unità di super.Jìcie, fa futura ca pita I ehip.

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Domi nio del mare. - Le considerazioni di D.B. sulle tre possibili niodalità per conseguirlo (òccupazione dei centri vitali marittimi del nemico; blocco o paralisi delle for2·e navali neiniche; lotta esclusivaniente navale) si prestano a molte dedu 2ion.i e ,·~flessioni. é,\se dimostrano la sua antica di)/idenza per i rf!lessi e gli (!//etti risolutivi della battaglia nauale, che rendono il suo pensiero assai lontano dai principf nelsonicmi e, di conseguenza, più vicino ai tradizionali principi della scuola strategica e tattica jì-ancese. DB., perciò, si dinioslnt come semp1·e contrario a una guerra esc/usiuanzen.te n.auale, .flno a sostenere cbe ,l'occupazione milita re dei centri vitali marittimi del nernico è la modalità più q//ìciente, più 1·isoluliva dalla lotta per il ccmseguirnento del dominio. Essa consente nel modo più completo e più duraturo la esclusione del nemico dal mare". Ciò evidentemente implica la necessità di ajJi:dare alle.fòn:e terrestri la fase jìn.ale della azione contro codesti centri uitali, nel quadro di u1ut vera e propria stnttegia combinata e inte1:f'orze. (F.B.)

L1 teoria del sea-powerqualc fu storicamente svolta dal Mahan ed applicata da l Callwe ll agli avven ime nri militari di questo secolo, no n costituisce, come avvertimmo ' nel Capitolo I, una vera teoria del potere niarittimo, poiché se le d ue opere misero in evidenza ed affermarono la grande influenza del sea-power sulla storia e sulle g uerre continentali, non coordinarono i criteri fonda mentali della potenzialità marittima onde ne risu ltasse una teoria generale, ma li d iffusero nel testo mano ma no che la na rrazione storica porgeva opportunità d i qualche considerazione sintetica .'

' .. (.e; due opere" sono L 'iiifluenza del potere marittimo sulla storia e 77n i11/l11ence upon Tbe French Reuvfutiun a nel Empire del Maban.

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Il lavoro d i coordinazione ed integrazione, indispensabile a d are carattere scientifico agli insegna me n ti storici e produrre un trattato che sia la sintesi della dottrina militare marittima, come quello del Machiavelli sull'arte della gue1Ta è la sintesi della dottrina militare continentale, non fu finora iniziato, non che compiuto eia a lcu no. 2 Le ragioni che esclusero ed escluderan no per molto altro tempo la possibilità cli un trattato, sufficiente se non completo, d e lla dottrina del sea-powe-1; le espo nemmo ne l capitolo I, ma qu esta impossibilità cli fare oggi opera completa e perfetta non deve escludere il tenta tivo di abbozzare la stru ttura ruclirne ntale d e ll'opera futu ra, e d a questa prova c i siam o accin ti utilizzando i d ue sapienti lavori d el Maha n e e.le i Callwell a complemento della nostra troppo scarsa coltura.' L'unificazione d e lla dottrina del sea-power deve comprendere come già accenna mmo nel p rimo cap itolo: a) la teorica elementare; b) il fo ndamento storico; e) la rag ione poli tica; cl) la ragione militare ; e) le sintesi. Nella teorica elementa re noi esponernmo i criteri cli efficie nza marittima d e rivante dai fa ttori concreti e commensurabili della potenzia lità militare, g iovandoci interamente della teorica del Mahan, con quelle aggiunte e considenlzioni c he ci parvero convenienti. Concretate le nozioni e leme nta ri della e fficie nza milita re e rnarittima, procedemmo ad esamina re l'applic 1- bilità cli quelle nozio ni ne lle contese fra le nazioni , onde vedere se i risultati conseguiti corrispondev;,1110 a quelli che la teorica e lementa re ciel potere marittimo indicava come conseguibili. I tre con flitti esamina ti: a) guerra di Crimea; b) guerra a ng lo -o la ndese; c) g ue rra ci no-g ia pponcse; riproducenti le tre d istintive c;uatte ristiche cie l domin io a ssoluto, del dominio contrastato e no n conseguito, d e l dominio co ntrasta to e conseguito durante la guerra, ci condussero a Ila concl usione che i ris ultat i co nsegu iti q uasi mai corrispondono ,l quelli che le condizioni e le menta ri cli e ffi cienza consentirebbero se i fatto ri concre ti e commensu rabi li d e lla pote nza milita re d egli Stati fossero convenienteme n te utilizzati.

' l\iccolù ìvl;icliiavelli (1 469-'1527), scrittore fiorc:ntino, nel libro ,.L·ane della guerra .. qui citato d a D.JJ. sostenne, tra J';tltro, la necessiti"1di m ilizie nazionali di leva, p er mettere fine agli abusi e agli inconvenienti provocati dalle.: truppe mercenarie: (spesso straniere) alle quali i Co mun i d ell'epoca so k:vano delegare la loro difcs,1. Fu scrit1ore politico e militare di fa ma europea, che inrluenzò Clausewitz e ru criti cato da Fed<.:rico il Grande d i Prussia: ma raffc:rrnaz io ne cli D .LI. cli<.: il libro «L'arte dcll,1 guerra" sarehh<.: addirittura «la sintesi della domina militare continentale .. è cert amente esageraw, ne: il giudizio trova riscontro in altri autori, anche perché quella di Machiavelli non è una dottri na e la sua tematica è: ordinativa più che strategic i. 'Ancorn una volta D.B. insiste sulla oppon unit,ì e necessitù di compilare un ',,op<.:r::i futura,, che non vide mai la luce, almeno n ella forma e con i contenuti eia lui d esiderati e indicati.

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La guerra di Crimea ha provato che l'in fluenza sro rica del potere navale pu ò essere assai piccola mentre l'efficienza cli q uesto potere era grandissirna, ed i suoi effetti sulla guerra terri tor iale vittoriosamente risolutivi. I.e guerre anglo-franco-olandesi hanno prova to che, ad onta di una gra nde prepo nderanza cl i potenzialità m aritt ima, il dominio del m are può essere dal nemico efficaccmem e contrastato ccl i risul rnt i conseguiti non corrispondenti a q uelli che l'olrrapote nza anglo-francese consentiva cli consegu ire . li conOino ci no-giap ponese, come quello austro-italico , ha dimostrato che gli elementi concreti e cornmensur,1b il i cl i potenzialità posso no essere inefficienLi anche qu ando la p ubblica op inione li considera preponderan ti.' Il conniuo ispano-ame ricano ha messo ben in evidenza l'inuti lità di un efficiente potere navale quando esso non è avva lorato dagl i clementi incommensurabili da cui ne d ipende l'applicazio ne nel confl itto.' Che i risultati conseg uiti siano assai cli rado corrispondenti a quelli che parrebbero conseguibili i n forza degli elementi co1r1mensurabili d i potenzialità. è un fatto antico come il mondo, ma ciò che è moderno è la possibilità d i dedu rre in base ai criteri cli poten;.:ialità u n apprezzamento sempre più ap prossimato della potenza relativa degli Stat i. La teorica agevola la soluzione dei problem i, permette cli mettere bene in equazione gli elementi di efficienza e di formu la re apprezzamen ti concreti ed attendibili della potenzialità relativa clei bell igeranti . Q uesto metodo ci permise di apprezza re co n sufficiente esattezza la sittwzione mil ita re ispano-americana prima del confl itto e di prevedere: 1 ° Che l'indole del conflitto era essenzial mente navale; 2° Che la prepond era nza territoriale degli Spagnuo li in Culx 1 non poteva esercitare una influenza risolutiva nel confl itto; 3° Che l'impreparazione territoriale degli Stati Uniti se costilu iva una menomazione morale, no n era una grave n1enomazio ne materia le cli efficienza; 4° Che la potenzialità mariui ma degli Stat i Uniti costituiva la preponderanza risolutiva del conflit to; 5° Che il solo fattore di eq uilibro, e forse di vittoriosità che rimaneva alla Spa gna, era la Squa dra dorata di ca ratteri strategici, se sollecitamente ed energ icam ente uti lizzarn.

' Il riferi,m:nto è alla rorza m ilita re della Cirn1 nel 1894, sopr:ivvalutat:i in Europa per l'imponenza lJLialitativ:i del suo stru rnc nto, e alla gut:rra ciel 1866, nella q wile l'Esercito e la nona italiani , pur raggu;1rdevoli, so no si.ili sconl"it1i. Acr..:osrnn1ento ingeneroso , ché le innegabili lacune ddlo stru111ento militar<.: italiano erano di natura e di dimensioni assa i <liverS<:! - t: molto minori - da qudlt: dclle forze cincsi. Le for.i:t: i1:iliant! nd 1866 non furono mai sgominate dal nemico, come invece avvenne per quelle dell"lmpe::ro del Sol l.c..:vante. ' Daremo hrcvementt: conto delle rilles:-:ioni d i D .B. sul conllitlO ispano-americano ( 1898) nel Voi. [[ - l'arte IV. Esso è minutamente studi:110 da D .13. in una s<:::ric d i articoli pu hblicati dalla .. Rivista Marillima• nel 1898. coniestualmente agli arti<.:oli sulla gucrra cino-giapponese. I predetti scritti di D.13. su una guerra ancor più gravida di <.:onseguenz;1 di quella nei mari della Cina sono rnccolti a cura della -Rivista Ma ri n ima• in un volume edito nello stesso 1898, del titolo Il COl(/liUu ispano-a mericano. Nd c,1so sp eci/'ico, pcr .. elementi inc:ornnH!11Sura bili.. !',tutore intende i h,nori spirituali ai q uali Clausc:witz d:'l la preminenza , come la qualit,ì della leadersbip, lo spirito guerr iero ddlt! truppe, il <.:aso e la fortuna, ecc ..

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La Spagna n on avendo sapu to utilizzare questo fa ttore d i equ ilibrio e forse cli vitroria, gli avvenimenti hanno confermato pien amente le nostre p revisioni. Noi crediamo ch e in qua lsiasi eventua lità di con fl itto, seguendo il metodo d a noi applicato," sia possibi le determi nare con su fficiente app rossimazione: 1° Le condizioni di po tenzia lità relativa dei belligera nti, in base agli elememi concreti e commensurabili del p o tere navale; 2° Le conseguen ze logiche che da tale cond izione di relatività dovrebbero derivare; 3° Gli elementi dai quali dipende p ri ncipalmente la risoluzione d el conflitto. Questa determi nazione approssimata d ell'elemen to o d egli elementi risolutivi cli u n dato conflitto è sem pre p ossibile, quando si co noscono con su fficiente esattezza i fattori commensura bi li della potenza m ilirn re, cd è anche possibile determinare fra quali limit i cli e fficien za debbono essere ma ntenu ti questi elementi risolut iv i, p er il consegu imento vittorioso degli obiettiv i p olitici e n1il itari. Q uesto metod o cl i clc tcnni nazione degli elementi risolutivi e del loro g rad o di efficienza sa rebbe cl i una utilità assa i limitata se esso non ven isse u til izzato convenientemente per la prepa razione p ol itica e milita re d ei conflitti futu ri. TI metodo consente q uindi , in base ai fa ttori com mensu rabili di potenzial ità , la solu zione approssimata dei due seguenti problemi: 1° Dato il con flino piC, p rob abile, clctcnn inare l'elemento risolutivo cd il grado cli efficienza ind ispensabile al conseguimento vittorioso d egli obb iettiv i politic i e militari; 2° Dato l'elemento o gli elementi più po tenzia li cl i uno Srnto , u tilizzarli polit icamente e m il ita rmente nel mo do migl iore Gli Stati che han no u n obiettivo po litico dom ina nte, qu ale sarebbe la naziona lità, l'unità, la riconqu ista, ecc. ha nno anche clctenninato l'elemento risolutivo e perciò debbono provvedere con alleanze o con ordinamenti naziona li alla su a efficien 7.a. Gli Stati che lrnnno conseguito la lo ro ind ipendenza ecl unità debbono assod arne la conserv,1zio ne collo svil uppo dell'clcrnento più potenziale. Risolvere bene è sempre d ifficil e quand o il prob lema è politicamente com p lesso, ma v i sono casi spec: i,tli che consentono una soluzione semplice ed evidente, ed allora le nozioni foncbmenta li d i St;-1to possono rad icarsi fonerncnte n el la cosc ienza nazio nale, la quale li concreta in q w1lchc formula che div iene dogma ind iscutib ile e sostanza d i p ens iero . di fede, d i azione. G li Srati che ha nno la fortuna cli p o ter determinare co n chiarezz8 la soluzione. ciel problema na zionale e fissa re gl i obbiettivi elci lo ro avven ire , consegu ib ili per effetto delb loro esclusiva p o ten zialità na7.iona le, sono quelli d otati delle caratteristiche seguenti: a) indipendenza c d unità , non pe1turba ra internamente e no n minacciata d a esterne violenze; b) efficienza suf f iciente alla tutela ciel d iritto naziona le co ntro le singole violenze degli Stati p:Htec ipa nri ad una medesima situazione internaziorn1le;

" Va richiamala 1·.n1 enzione sulla mc.:tod ica generale qui d i segui to indicata da D. B. p c.:r la valutazio ne dei cont1itti. an raverso la q u;1I<.: meglio si ric.:scc.: a inquad ra re ruol o e conte nuli d el potere ma rill.imo in una daw si1uazio ne. evitand o, al tempo ,;tc.:sso. si,1 ang uste in1erp ret:1zio ni «navaliste" cli co n!l itti e sco ntri nava li. si:t interpr,ct:-1zio ni •COntinentalis1e.. che ig norino il ru o lo de l potere marittimo, sia analisi comunq ue ., c.:uori:di e lavori ..;1tesi".

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e) uni ré'i cli tutre le forze che costitu iscono l'energia dina mica della nazione; d) insula rità o peninsularità su fficiente a deLerminare la preponderanza assoluta del potere rnarittimo su quello continenta le; e) conrinentalità sufficiente ad escludere qualsiasi dualism o territoriale e marillimo. Se noi consideriamo le principali nazioni europee, escludendo le minime, sia1no · costretti a concludere che una nazione so la, l'Inghilterra, ha un problema nazio nale capace di una semplice cd esatta soluzione . Se invece consideriamo l'Inghilterra, non nazionalmente, ma nella sua costituzione colon iale con p reva lenza di continenta lità, dobbiamo concludere che il suo problema non è più sufficientemente risolLo colle due formole: a) dominio mnrictimo; b) efficienza equivalente a quella delle due p iù fort i marinerie eu ropee; le quali due formole per il passato concretavano la potenzialità dello Staro. I.a sovranità coloniale essendo d ivenuta o tendendo a divenire sempre più funzione integra nte e vita le della sovranità europea, è necessa rio concludere che gli Stati europei hanno tutti un problema più o meno complesso da risolvere, e che la soluzione cli questo problem a è essenz ialm ente politica ." La potenzia lità di uno Stato europeo, sia che essa abbia per base il potere mwale o il potere continentale, non può più considerarsi sufficiente a rutelare coi propri mezzi tutti gl i interessi nazionali senza una adeguata preparazione poliLica che consenta libertà d i azione nazionale o di cooperazione internaz ionale adeguata alle probabili situazioni militari. La prepa razio ne politica più risolvente sarebbe quella che consent isse una solidarietà europea sufficiente a dominare qualsiasi situazione mondiale. Quesrn solidarietà che già precedentemente propug nammo, della quale se1T1pre più si determi na la necessità e si accennano le fasi in i7.iali, è tu ttavia una spera nza lonta na; onde non ci è ancora concesso concretare le nozioni d i Sta to nei due principi seguenti: a) il potere europeo d eve avere per base il potere n,waie; h) il potere continentale europeo deve essere mantenuto ad una efficienza sufficiente a salvaguardare la fro ntiera o rient::i lc. Per ora e forse per molto ternpo, se interverranno confl agra zio ni euro pee, ogni Stato, nella ricerca degli elementi preponderanti e dei loro limiLi, ha un prob lema p iù complesso d a risolvere, e q uesta solu zione, come d icemmo , è esse nzialmente pol itica.

, Altra dimostrazione che sull;i funzione genernle dell<:: colonie v·è conc.:ordanza tra D.13., .\lahan e il Manfroni. Q uest'ullimi, p eraltro, sostengono la 11ecessil~1 dalle colonie in quaclrandola in un·onic:i fond;1111entalmentc; naziorntle; al contra rio D.n. le considera in un'ottica europea, q uindi sovranazionale. " D.13. fa qui riferimento ai citati studi sulla situazione militare mc.:diterr.inc.:a (1895 - Vds. Parie.: li) e sul conOillo ispano-a,m:ri<:ano, riassumc.:ndone i risultati. Va turtavi;t rilc.:vato che J'imposrn zione unitaria dc.:lla polirica <.:~aera e d i sicure1.za c;uropt:a da lui sostenuta nel 1895 come co ncreta <.:sigem:a da perseguire.; e metro di riferimento, qui diventa ·LIila speranza lontana•. l'uò una politica es.'i<.!re basata su una -spernnza lontana•? Nel caso specifko il suo progeHo si riassume, come giiì <letto, in un'Europa che abbia nell;i Royal Na101il suo strumento navale c.: nell'es<.:rcito t<.:desco la sua spada terrestre.

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Facendo astrazione da tutte le cause che in vario modo e in varia misura complicano il problema di Stato, il nosrro compito si riduce a determinare la ragio ne politica del sea-powe,; sia che e:-.so rappresenti l'elemento più potenziale di uno Stato, sia che esso rappresenti soltanto un fattore subo rdinato ma indispensabile al conseguimento dello scopo politico. La ragione politica del sea-powerè costituita da quel complesso armonico di criteri direttivi cd attivi c he rende al maggiore incremento cd alla massima utilizzazione del potere navale, sia esso fattore preponderante o concorrente della potenzialità dello Stato. Il Mahan non esprime in proposito nessun giudizio concreto, se si esclude quello che rigtiarda la forma di governo pi C1atta a favorire lo sviluppo e la preservazione dell'organismo marittimo. ed il Callwell si limitò a constatare gli effeni del sea-powe1: sen za indagare le cause della sua efficienza .9 I due auto ri non sono qu indi di grn ncle ausilio nel l'indagare la ragione politica del sea-powe1; ma cl:::lll'espos izio ne stessa delle campagne cli guerra e specialmente dall'analisi delle condizioni delle marinerie di francia, O landa ed Inghilterra, così sapientemente svolta dal Mahan, è possibile dedurre quegli apprezzamenti sintetici che costituiscono, secondo noi , la ragione polit ica ciel potere nava le. Per procedere con chiarezza ed ordine nella derenninazionc della ragione poi irica, no i considererem o il sea-powercomc una forz;1, e raggrupperemo perciò le cause di c.1rattere politico c he ne determinano l'efficienza in rrc catego rie: 1° Cause politiche che influiscono sulla intensità del potere navale; 2° Cause politiche che inOuiscono sulla continu ità; 3° Cause politiche che determinano la direzione della energia maritt.ima.

INTENSITA DEL POTERE NAVALE 1 fenomeni caratteristici che con maggiore evidenza distinguono il potere navale da quello continenraJc parrebbero essere i segu enri: 1° Difficoltà, per non dire impossibilità, cli dare al potere navale rutta l'intensità di cui sono capac i gli clementi narurali e commensu rabili della potenza marittima ; 2° Grande d ifficoltà e lcnteZZél nel costituire org,rnicamcnte il potere nav81e, onde renderlo atto al compito militare; 3° Rapidit;'ì di dec.1denza e di dissoluzione de ll 'organismo nav,1le; 4° Difficoltà di uti lizzare conven ientemcnre il porc re nava le, non so lo militarmenre, ma anche poliricamcnte.

1 • Le <.:onsidcr:1zioni d1c seguono. an:nti lo scopo di d<.:finire più nd ùeuaglio quali fauori di carat tere politi<.:o-scx:ialc connclamence inOuiscono sul grado di dTìcienz:1, di s,·iluppo. ùi esercizio, di utilizz;izione del poter<:: mari11 imo e dd pot<::re nav:tle di una data nazione, approfondiscono d t:lll<::nli d1t: /11 1111cec in forma non organica si trovano gi~ in Mahan. È questo, dd resto, il c:uattere dell'intera opera <li D.13., che peraltro nel ca:--o spe<.:ifko non segue crit<::ri di unitarietà di trattazione, avendo giù <.:sposto una parte dei <.:onceui qui enun<.:i:iti nel pr<.:<.:edente capitolo I.

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Questa considerazione era indispensa b ile, poiché assai spesso, per n on d ire sempre, si giudicano le proprietà e le efficienze del potere navale coi criteri di quello continentale, senza tener conto e quasi sempre senza conoscel'e, come non le conobbero q uasi tutti i Sovrani della Francia e dell a Spagna ed anche molti Re d'I nghil terra, le differenze caratteristiche che d istinguono il potere navale eia quello continentale. È dunque necessario, per la teorica del sea-pou,;ei; determ ina re le ca use politiche, rise rvandosi successivamente cli dete rminare quelle mi litari , che maggiormente influiscono sulla intensità, continui~ì ed obiettività ciel potere navale. L'intensitù ciel sea-power non può consistere che nel la util iz7.azio ne co mplc rn ed efficiente cli tutte le energie naturc1Ii e commensurabili che costituiscono o dovrebbero costituire il potere marittimo. Questa utilizza7.ione dipende q uind i eia due causa lit,ì princi pa li: a) r azio ne ciel Governo; b) la coscienza nazionale. Q ueste d ue c<'lusalità sono fino ad un certo punto funzioni reciproche; poiché clifficilmenre, date le situazioni p olit iche internazionali, la coscienza di una nazione può essere afforzata in un determ inato proposito senza l'azione vigorosa del Governo, e p iù d ifficilmente ancora qu esta azione può util111cnte esplicarsi se essa non trova un solido fondamento nella coscienza nazionale. Di qu esre du e ca usalit~ quella che può considerarsi gen etica, impulsiva, direttiva d ell'a ltra è indubbiamente l'azione ciel Governo. Non mancano certamente esempi storici comprovanti la coercizione della coscienza nazionale sul Governo, come avvenne in Francia ne l 1763-65 dopo la guerra dei sette ,inni ed il disastro di Quiberon; come avvenne in I nghi lterra dopo la sconfitta d i Beachy-Head e la preponderanza della flotta francese sotto Tourville; come si è recentemente ma ni festato ra mo in Francia come in Ingh ilterra, e come lo dimostra la storia d elle marinerie antiche, quelle di Atene e Genova specia lrnente. Queste coercizioni si verificano però, storicamente, in situazioni affatto eccezionali, e no n è nemmeno eia escludersi, anzi è da ammettersi, la possibil irà che h1 eccitazione della coscienza popolare sia stata in ca luni casi opera, se non della sovranit:ì, certamente cli alte influenze governative, come avvenne in Francia sotto Colbert e Choiseul. La storia afferma invece, con esuberan za cli f..rni, che l'az ione della sovra n ità ciel Governo è quasi sempre clctermin.1nte genetica , impulsiva e direttiva della coscienza popolare. Affermeremo q uindi , come principio della teoria d el sea-powe1; la nccessit,ì dell'azione del Governo sulla coscienza nazionale.'" Questo principio è forse meno generale quando lo si voglia applica re al p otere con tinenta le, per la maggio re attività clell,1 coscienza m1z ion.-1lc, e per la maggiore facilità di comprendere gli obbiettivi cli questo potere; ma per quanto riguarda il sea-power noi affermia mo che le rare eccezioni confermano la generalit:'\ del principio sopra enunciato.

1 ° Ciù significa che il Governo non deve es.~t:re un semplice interprete ddl;i <.:osdenza e della volont;ì nazionale (come vom:bbe il principio alluale di democrazia compiuta), ma deve guidarla e indirizzarla susci tando c.:nergie e rrom uovendonc lo svi luppo nell'interesse n;1ziona le.

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L'azione de l Governo è tanto piC:1 necessaria qua nto p iù inerte, imprepa rata e insciente è la coscienza naziona le, e pe rc iò ad esso incombe il compito cli avvivare q uesta coscienza quando esistano gli e lementi natu ra li e commensura bili del potere marittimo. L'Italia si trova forse piC1 di qualsiasi altro Stato ne lla necessità cli vitalizzare la sua coscienza marittima : 1° Per la recente costituz ione della sua unità ; 2° Per la mancanza cli bene determinate obiettività nazionali; 3° Per la preponderanza de l potere continentale, derivante dalle condizioni del risorgimento politico; 4° Per la sua gra nde vulnerabilità marittima; 5° Per la sufficienza cli molti se no n cli tutti gli elementi naturali e comrnisurabili del potere n,wale , non ancora utilizzati. " li princ ip io gencr,1 lizzatosi nella pubblici opi nione che l'azione del Governo debba esse re esclus iva mente direttiva e non eccitatrice e genetica è quindi, a lme no per quanto rig u,uda il sea-pou.1e1~ storicame nte erroneo e potrebbe cagionare g randi meno mazioni di efficienza naziona le ove il Governo non fosse sollec ito a provocare o favorire lo svi lu ppo di quelle energie dalle q uali dipende l'esplicazione de l pote re marittimo. È dunque necessa rio indagare ne ll'azio ne del Governo e ne lla coscie nza nazionale le cause cli carattere po litico cl;1 lle q uali dipe nde l'intensità del potere navale. L'azio ne ciel Governo dipende principa lmente: 1° Da ll,1 indole del Governo; 2° Dall 'appre7.7.amenro esa tto delle energie marittime della nazione: 3° Dal modo di sviluppare utilmente queste ene rgie . Q ueste tre m.odalità de ll'efficie nza cli Staro concret:rno appunro, pe r quanto riguarda il sea-powe,~ le r::igioni della inte nsità, de lla continuità, cldla obiettività ciel potere navale; L'indole del Couerno è stata sommaria me nte es,1minata da l Malrn n, e d anche noi, nel prirno ca pitolo , abbiamo espresso il nostro giu d izio s ul va rio grado cli efficienza del le principali for me che assume la sovra nità de llo Sta to. Siccome però questi ,1pprezzamenti avevano un carattere molto generale e riguarclav:-1no l'efficienza complessa de l Governo sul sea-powe1; così cred iamo opportuno aggiunge re qualche altra considerazione più distintiva , riguarda nte l'intensità del potere nav,1lc. Il Ma ha n dopo cli avere accennato alla influe nza c he ,,pa rticular fo rrn of governement w ith their accornpa nying institutions, a nd the charact.er o f rulers atone time o r another, bave exe rc ised upon the developrne nt of sea power»,'z esprime il seguente a pprezzamento sulla specia le influenza esercitata da specia le indole di Governo:

" Q uesto è uno dei rari accenni alla situazione italiana conlem1ri in 1'vfaball e Callwell. l\ulla di nuovo, comunque: D.13. Ca esplicito rilerimento, in pro posito, alla Di/èsa Mari/lima dell'Italia ciel 1881. ln quanto aJl·accenno alla ,vulnerabilità marittima• con tale termine - come meglio si vedrà in seguito D .l.l. intende indicare la v ulnt:ra bilit,ì delle coste. " Traduzione: .. particolari l'onne di governo, con le loro conseguenti istituzioni e il carattere dei Govt:rn,lnti hanno esercicmo a seconda dei cempi sullo sviluppo clel poter<:: marittimo".

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«It wo uld see1n probable», d ice il gra nde storico navale, •that a government in full accord ,vith che natural bias of its people would most successfully advance its growth in eve1y respect; and in che matter of sea power, the most brillane successes have followed where there has been in tclligent direction by a government fully imbued with che spirit of the peoplc and conscious of its true generai benr. ,.Such a government is most certainly securccl whcn the will of thc peoplc, or of their best naru rn l exponents, have some large share in making it; but such free governmenrs ha ve some tiff1e fallen shon w hile on the other hand despotic power, wieldcd with judgmenr and consistency, has crea teci <1t time a great sea cornmerce and a brill ane navy w ith greater cli rectness than can be reached by che slower processes of a free people. The difficulry in thc laner case is to insurc persevcrance after the de,1th of a particular despot:»_11 Come noi cbbirno occasione cli accennare nel capi tolo precedente, questo apprezzamento scientifico è troppo generale e non detcrminn né qu,ile forma d i Governo sia realmente la più efficiente, né quale sia il ca rattere specia le di questa influenza, né quale sia stato storicamente ilj1-ee gouernment jitl~y imbued of tbe spiri! of tbe people che ba esercitato la più efficiente influenza sul potere navale. '· Dal co mplesso dell 'opera del Mahan si comprende che q uesto Jì·ee gouernment fu quello britannico, ma il periodo storico esaminato dal Mahan è troppo breve per fornire una indiscuti bile prova del suo giudizio, quando l 'apprezzamento su o lo si volesse genera lizzare come assioma del la teorica del potere marittimo. La stori,1 registra molti Jì·ee gouernn'1C'nts in Jì.ill accord with the natumls bias o/ theirpeople, dalle repubbliche della Grecia, a quella francese cd anche a quelle dell'America meridionale, e perciò il nodo della q uestione sta nel modo di giudicare quale sia il Jì·ee government maggiormente armonizzante colle naturali tendenze del popolo. Tenendo conto cli tutto l'insegnamento storico antico ed armonizz,rndolo con quello ciel breve periodo considerato dal Mahan, noi concl udemrno nel ca pitolo precedente che la fonna del Governo maggiormente adatta alla efficienza complessa del

'·' Traduzione: •Sembra verosimile <.:he un governo, in piena :irmoni:t C"on le n:11ural i predisposizi oni ciel suo popolo, increm<!.nti il su o p rogresso sotto ogni asp etto, col pii'1 grande successo: c per 4uan10 riguarda il potere.: marillirno, i più grandi c hrillanli successi si son o avu1i quando vi ì:; stato un intelligente indirizzo da parte di un go\'erno interamente impregn:tto dello spirito del popolo e consapc.:\'Cile dellc sue gcnu ine inclinazioni. Cen ameme. ql 1es10 tipo d i gov1crno h:1 maggiore so liclit:'1 qu ando b volon tà cld popolo o dei suo i miglio ri, n aturali esponen t i Ila quakli c clet crminante intll1enz;i sulla sua Costiluziont'. 1vla questo tipo di libero governo ha. qualche ,·olta . fallito mt:ntre il potere dispotico lnostr:, sonoline:nur:1 • l\'.d .C.] t<:nuto n>n giudizio e risolu!<:zz;i, ha cre:ato, :1 volte. un gra n<ilc commc.:rcio 1n:-1rini1110 c.: un:1 gr:1ncle M;irina Jllil itare, con una dirc.:zione migliore d i q uella d 1e si p u<> ottenere col lento proccsso decisionale d i un popolo lilK'ro. La dil'ficolt:1, in q uesto rnso, è quella di assicurare l:i continuità degli obienivi in caso di c;1duta di un singolo despota•. l't>r que:slO Mahan è grande ammira tore di Col.ben c Richelieu. uomini solit ari e lungimiranti d1e h anno perscgu ito il hc.:ntc esclusi vo d d la Nazione. '' li ri fc.:rimenlo (; al crp. I. pp. 2j l-23/4 (si v1::da ancht> la '.\!ota 37 al predt:lto capitolo). Per la veri1.ì, M;1han dichiara chiar:1111ente di preferire le forme.: di governo di11atoriali e ne espone anche: lt: ragioni, ~i;\ pur in modo sommario.

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sea-power è q uella arisLocratica. sia che l'elemento aristocratico s' innesti sul la fornrn repubblicana o su quella monarch ica. •\ on è nostro compito rimracciarc le condizioni cli adattamento della direttiva aristocra tica alle forme repubblicane o monarchiche elci Governi; ci imcrcssa solamente affermare che storicamente le repubbliche aristocratiche di Cartagine, Roma, Venezia e quella mornHchica cl'lnghiltcrra mantennero lungamente, anche in condizion i difficili , il primato del potere marittimo, e che invece le forme esclusivamemc democratiche delle re pubbl iche cli Atene, cli CorinLo, d ell 'Olanda, del la Francia, dell'America m eridionale e le mon,irchie infeudate alla democrazia moderna, specialmente quelle greco-lmine, si dimostrnrono e si dimostrano impélri al compito di fondare sopra solide basi il potere marittimo, be nché si siano rivelare e si rivelino capaci di conferirgli occasional mente una eccezionale intensità. Crecliarno quindi di potere assumere come principio od assioma della teorica ciel sea-power che la forma aristocratica, repu bblicana o monarchica, è quella che consente la maggiore efficienza con1plessiva al potere maritt imo. Questo principio generale deve però essere corredato di alcuni corollari che determinano il ca rattere speciale della influenza intensiva cli cui sono capaci le varie forme cli Governo. Il Governo assol uto o clitrarorialc, come bene disse il Mahan, ha creato occasionalmente un g rande co111mercio ed una brillante marineria, ma quesci sforzi sono general mente ~, rrificiosi, e, per q uanto inte nsi , di effi111era potenzi,1 lità ; se ne deve pertanto concludere che il dispotismo può influire sulla in tensità , ma possa poco g iovare alla continuità ed alla efficienza generale e co111plessa ciel potere nav:1le. Nell'apprezzare le situazioni militari e nel giudicare l'efficien;w del potere navale è qu indi necessa r io tenere conto e.l i q uesw proprietà dei Governi p iù o meno dispotici, perché se questo dispotismo agisce anche tcmporanc,1111enrc sopra una nazione clocaw cli grandi risorse marittime, se la direttività è sa piemc quanto energica, gli effetti che ne derivano possono essere storica mente imporrnnti. Se la d irettività di Filippo II, cli Lu igi XIV, d i Napoleone I, cli Luig i XVI, di Napoleone IIT fosse stata sapiente quanto energica, i risultati ciel loro dispotismo, per quanro il dispotismo cli Luigi Na poleone fosse infetto cl i democrazia, sa rebbero stati cli g ran lu nga superiori a quelli di El isabetta Tudor e di Cromwell. li dispotismo, sia cesa reo sia repubblicano. non essendo ancora escluso dalla sovranità, è indispensabile tenere conro della sua effic ienza sulla intensità del potere

" Altro rif<·rimento ;d predetto capitolo L Ndk: considerazio ni <.:he :;<:guono, D.13. <.:hi:1risc<: definitiva1m:nte eh<: co:;a inl<:nde p<:r «governo aristocralico•; 4ues1·ultimo puc'> essere <:s<:r<.:irato a prescinder<: dalla forma i;;tituzion:de d<:llo Stato (n.:pubblicma o mon:trchica). f);1 notar<: che prc;;c:nta b forma di governo aristocrntica come una ,·ia e.li mezzo tra -le Repubbliche esclusi"ameme d<:mrn:ratiche- (o I<: •monard1 i<: in feudate:: alla cl<:mocrazia moderna, sp<:cialmenl<: quelle gr<:co-latin<:•) e i ··gov<:rni assoluti o dittato riali··. Sulla <.:onveni<:nz;i d i q ut:st\1lcimi govern i vi è dun4ue una differenz;i d i fondo tra /vbhan e f) .lt , che chiss.'1 perchè l:1 sfuma . Va ben sot1oline:110 che per D.B. i governi <..litratoriali procluçono -sforzi int<:nsi ma dfimeri•, che 1xx:o possono giovare •,illa continuit.'1 e alla efficien:w g<:nerale c complessa ciel poter<: marittimo•. Di conseguenza l'interprct;1zione dd Fioravanzo, che pr<:s<:nta D.ll. come fautore cli un govt:rno clillat.oriak, non appar<.; del tutto convincent<:, perché Lrascura le differenze di fondo - da O.LI. b<::n rim;m:ate - tra governo dispulicu, governo aristucmlicu e gov<:rno democratico. Su qut"Sti argomenti D.11. ritorna ancora trnuando delle: -obietti,·it.'1 del 1x>t<:re navale-.

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nava le, per quanto questa efficienza non possa informare il principio generale precedenternen tc en unciato. I Gove rni repubblicani o mona rchici a base cli democrazia preponderante che possono o debbono considerf:lrsi saturi dello spirito popolare e coscienti degli interessi naziona li , sono frn tutti i meno atti a d are intensità al pote re n avale, a meno che non si trasformino in dittatorialità o direltorietà di grande efficienza . 11 p assaggio da lici dem ocrazi,1 alla fl umcrazia è storico quci nto logico , ma assai raramente il potere dispotico assume in questi casi quella solidità che è indispens.ibile a dare efficien 7.a al potere na va le. Le democrazie antiche. degeneranti rapidamente in demagogie, consentivano più che le moderne il rapido passaggio al cesarismo, ed il periodo rem ico consentiva p iù del ve lico e elci moderno all'incremento d 'intensità delle flotte. onde può concludersi che oggidì i Governi democratici assai meno che in passato po ssono in fl uire su lla intensità del p otere nava le, b enché ,1bbi,rno un a specia le attitudine a sviluppare gli elementi naturali della efficienza marittima. Atene, Corin to, Genova - q uantunque il suo Governo fosse un ibridismo dcmocrat ico-arisrocratico - l'Olanda. ed oggidì la Francia. gli Srari Uniti, si dimosrrarono e si d imostrano bensì capaci cli dare incremento agli elc..:rnenri d i p orenza maritt ima, ma ess i non furono cd è assai dubbio che possano essere capaci di dare occasionalmcnrc una grande intensità al po tere n,ivalc, se non per effetto di u na d itt.iwrial ir:ì e ccsareit,ì elle sotLentri alla sovraniLà democratica. Le cond izioni presenti delle varie sovra n it;'\ eu ropee e delle loro possibil i trasformazioni ci impongono d i ritenere come corollari i al principio generale sopra enunciato: 1° che l'autocrazia. sia essa cesarea. dittatoriale, direttorica ecc. è sempre capace d i dare occasionalmente una gr,rncle intensit~i al potere nava le: 2° che la democrazia. sia essa monarchica o repubblicana, difficilmente può conferi re, se lél sovranit:ì non si tr;1sforrn;1, u na gra nde intensità rnil ira re al p otere n,1vale.

CONTI.

urrA DF.L POTERE NAVALE

Veduta l'influenza che l'indole ciel GO\·erno può esercitare sulla intensità del potere m aritrimo, ved i,J mo q uale si:1 J'i n fluen7.a ch e essa può csc rcit:1re sul h1 continuità cli questo potere. Uno d ei fen o men i p iù ge nerali ch e presen ta il sea-power è la inte rmi ttenza dell a intensità. la sa ltuarietà dei periodi di efficienza e cli esaurirncmo e perciò una manca nza cli continuità intensiva. Le ca use p r incipali cli questa clisconci nuit;ì sono p rincipa l mente: 1° la necessità di una continua azione militare, dirertrice delle energie che cosriru iscono il p otere marittimo; 2° la lentezza colla quale queste energie, quelle organiche specialmenrc, si svilu p p:1110 e si perfezionano: 3° la inevitabilit,ì dei sacrifizi finan7.iari che lo sviluppo del potere marittimo, quello mi lirn re specialrne nre, impo ngono alla nazione; 4° la riluttanza o h1 di fficoltà dei Go \·erni e delle nazion i alla perseveranza dei sacrifi7.i durante i periodi di pace o di p repon deran za rna ritrima;

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5° la grande rap idità di decadenza e cli esauriniento rnanttJmo, specia lmente navale, se vengono m eno , anche per breve tempo, le eccitazioni, le di rettiv ità ed i sacrifizi fina nziari; 6° La d ifficoltà colla quale le coscienze de i popoli si sarurc1no del senso navale e marittimo. Questo ed altre cause tendono , con immed iato effetto, a dare una caratteristica di instabilità, di interrniuenza, di sussultorietà al potere n:1arittimo assai più evidente ed intensa di quel la ch e storicarne nte si rive b nel potere continentale. Anche le ma ri nerie che più intensa mente e lungament:e contesero ad altre il dom inio del mare furono soggette ,1 q uesto fenomeno di interm ittcn7.a e discontinu ità ciel potere nava le. Gl i Stali che rivelarono maggiore continuità e.li efficienw n1aritrima milita re, fu rono indubbi,lmente quelli di Rom~1, di Bisa nzio , cli Venez ia e d 'Inghilterra. È però necessario osserva re che la cominuità e l'efficienza ciel potere nava le cli Roma era um1 conseguenza e.lei consolidato potere continenta le, il quale consentiva una preponcleran7.a dr forza , cl i ricche7.za, d i ordirn1menti ,ni litari util izzabili tutti, specialmente nel periodo rcmico, a vantaggio del potere navale. L'efficienza ma rittima cl i Bisanzio, che du rò circa 500 an ni, no n fu che una continuazione, o megl io una rrnspos i7.ione d i quelb cleU' Trn pe ro rom ano, e fu qui nd i piuttosto un fenomeno cli inerzia anziché un feno meno di vital itù, q uantunque non possa escludersi la gr,rnde e sapiente efficien7.a d ella sovra nit,ì sulla continu it{ì ciel pote re navale. Questi cl ue Sta ri dovettero q uin di la conLinuità del loro potere navale a cause no n direttamente e cost:rntemente d ipendenti dalla efficienz,1 di q uesto potere, onde è logico conclude re che a questi due Stati ecl alle loro marinerie non possono e non debbono essere interamente applicati i principii che riguarcbno esclusiva mente la teoria del seet-pou.Jei'. Dove però b potenza marittima degli Sta ti dipendeva internrnente o massitrnl mente da lla efficic m.a stessa del potere nava le, e non da altre cause d i preponderanza milita re e polit:ica, il fenome no di discon tinuità si rivela in modo piC, ev idente . Vene7.ia e l'Inghilterra che. dopo Roma e Bisa n7. io, tennero lungamente il primato marittimo. se non furono sogger.te alle sussultorictà cl i Atene, di Ca rtagine, d i Genova, della Sp:,gna, dell'Olanda, della Francia , non mantennero però q uelb continuità di efficienza che era indispensa bile per conserva re, dopo averla consolidata, una prepondera nza n~tvalc , specialmenLe militare, che era la base dello Srn to. La curva che rap presentasse in modo continuo la potenzialità ciel potere navale cli Venezia segnerebbe i seguenti principali punti d'inflessione: 1° Periodo di gestazione - Prime lotte comme rcia li - Espansivit{ì iniziale resa difficile da intense conffagra7.io ni interne tanto civ ili che religiose - I.imitatissima dlicienza 600- 800); 16 2° Iniziale svil up po ciel potere marittimo - Actività espa nsiva - Lotte cogl i Schia voni e coi Saraceni - Conquista d i gran pa rte dell'Istria e della Da lmazia (800-1000):

e

<· .. Le clate di q ues1i period i storici nostra anali~i· (Nota d i D l3.). 1

sono solr:mro approssimate, q u;i nlo conviene ;iln ndok: dd l;1

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3° Consolidame nto della potenza marittima in Adriatico e Levarne - Organizzazione de l potere navale - Pre ponde ranza decisiva intern aziona le - Periodo cli grande efficie nza dello Stato (1000- 1250); 4° Periodo cli regresso e cli decadenza marittima, dovuto specialme nte a lle prime lotte per il possesso contine nta le, alla prevalenza del l'obbiettivo territoriale su q uello marittimo , alle turbo le nze dei partiti, a lle congiure di Bocconio e Bajamonte Tiepolo, a l conflitto fra guelfi e ghibellini, fra Chiesa e Stato per causa della Inquisizione; alla scomunica del Papa, a l conflitto col patriarca d 'Aqt1ile ia ed a moire altre ca use da lle q ua li derivava l'insufficie nza dello Stato e del pote re navale a p rese rva re i possessi ed il dominio del mare contro la sempre c resce nte ma rine ria cli Genova (1250-1400); 5° Pe riodo di g rande e ne rgia d i Sta to e sviluppo cli efficienza marittima , dovuto alla consolidazione del pote re aristocratico, alla dim inuita intensità del dualismo continentale e navale in seguito alla sufficienre o rganizzazione e stabilità de l pote re continentale, a lla prevalente obiettività ciel dominio del mare ne l conflitto conrro i Turchi, alla intermittente, ma pur benefica, so liclarierà degli Stati rnediterranei contro la preponderanza ottomana, alla rive lazio ne cli alcune eccezionali persona lità , alla consolidazione della coscienza del popolo pe r effetto della obiettività religiosa (1400-1600); 6° Periodo di breve decadenza , specia lmente dovuto a causalità interne, qua li sarebbero il lusso, la corru zione pubblica e priva ta, la carestia, la peste, la deficienza di gra ndi pe rsona lità, l'erronea confidenza ne l principio cl i ne utral ità dello Stato ne lle lotte tra Fra nc ia e Spagna da l quale, se erano derivati risu ltati benefi ci nel secolo pre cedente quando lo Stato e ra fo rte, non poteva no derivarne c he risultati pessimi quando lo Stato fu debole (1600-1650); 7° Periodo cl i g rande efficienza, quantunque no n sempre vittoriosa , dovuto specialmente alla influ e nza d i alcune ecceziona li personalità, cbe va lsero ad equilibra rla e a tute la re la cristianità (1650-1700); 8° Periodo di decadenza generale de riva nte dalla lassitucline de i pote ri cli Srnto, dalla prevalenza del potere continentale ottomano, dalla trasformazione delle marine rie militari, dalla mancanza cli una su fficiente continentalità nazionale divenuta ind ispensabile base al pote re navale, dalle perturbazioni interne derivanti dalla Rivoluzione francese, da l gigantesco confl itto e uropeo cui Venezia poteva tutto al più contendere la sua meschina insularità , date le condizio ni di ineffic ienza inte rnazionale c ui le cause precedenti avevano ridotto il suo potere rnwale (1700-1797). La curva che rapprese nta lo sviluppo della potenza rn~irittima cli Venezia rivela quindi du e tratti di evidente inflessione, dei q uali il primo, da l 1250 al 1400, fu spe cial mente dovuto alla deviazione verso la continentalità della politica de llo Stato, da cui dove va de rivarne una deficie nza cli potere navale, rnen.tre il secondo pe riodo dak 1600 a l 1650, fu dovuto a ca use cl i inefficienza generale dei poteri e corruzione morale degli ordin i sociali. Mentre il secondo periodo di decade nza non può essere giustificato in alcun modo e segna una impe rfezione ciel potere aristocratico immediatamente successiva alla più grande efficienza di questo potere, il primo periodo non solo può essere giustificato dalle eccezionali condizioni politiche d'Italia , cui e ra quasi impossibile sottrarsi, ma può essere a nche considerato utile pe r le necessità in cui trovavasi Venezia cli dare una base continentale a llo Stato, che consentisse l'ind ipendenza militare de lla ma rine ria, costretta agli assoldamenti di milizie estere o di ventura.

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Fino ad un certo punto q1.1el periodo cli decadenza marittima fu militarmente urnl preparazione organica al successivo periodo cli gra nde efficienza navale. Le pe1turbazioni interne, le lotte col Papato e colla Inquisizione durante il primo periodo di decadenza poterono bensì menomare la efficienza dello Stato, ma non deviarne le obiettività, e perciò a questa deviazione, che menomava il senso marittimo provocando il militarismo Lerritoriak, è, secondo noi , d ovuto specialmente il primo periodo di decadenza, non solo giustificabile come abbiamo clcrto, ma giustificato, in pa,te se non in Lutto, dalla grande efficienza del periodo successivo. Se si eccettuano b revissimi periodi di prosLrazione dopo i disastri nava li o d i fiacchezza direttiva, può affermarsi che la curva dello sv iluppo potenziale marittimo dall'origine fino alla decadenza finale non presenta che una sola inflessione dovuta ad errore di d irettività, poiché hl guerra della Morea , se fu fenorneno di decadenza navale e di militarisn10 preva lente, per il solo fatto che essa fu opera e va nto di uno dei più grnndi uon1ini cli mare di Venezia, non può essere da noi considerarn come un errore, poiché se teo ricamente la giuclich i:1rno oggi u no sbaglio, praticame nte, data la situazione genera le, non lo fu né poteva commetterlo il Fra ncesco .Morosini . Possiamo quindi concl udere che se il potere aristocrat ico è suscettibile quanto gli altri benché sempre meno, cli deficienza m orale , esso presenta u na grande stabilità direttiva. e perciò la storia di Venezia è una conferma che la continuità del potere navale è una caraLteristica eminente degli Stati aristocratici; caratteristica canto più importante q u,inro meno stabile si dimostrava la direttivitiì mariLLima in pa ragone ciel potere continentale. " La cu1v3 che rappresentasse lo sv ilu ppo ciel potere navale dell 'Tnghilterra presenterebbe una gra nde analogia con quella d i Venezia nel periodo ascendente, le cu i caratteristiche sarebbero presso a poco le seguenti: 1° Lungo periodo di gestazione perturbato eia dominio stra niero, invasion i, guerre interne, con flitti feudali, dalla prima orig ine della sovrani tà sassone nazio nale alla invasione normanna (800-1066); 2° Periodo di iniziale sviluppo marittimo, prev,1lenclo pure sempre la continentalità in tutte le sue funzio ni, specialmente in quella militare, per le continue guerre, interpolate da brevissimi periodi di pace. tanto interne che esLerne (1066-1250); 3° Periodo di iniziale espansio ne m;1rittima, ma non cli adeguata efficienza militare. Genesi della marineria di Staro. Prime grandi lotte n,wa li correlative alle invasioni e guerre continentali in Francia, Fiandra ... La conLinenraliLà di,·iene l'obienività politica preponderante, ma l'im portanza del potere nava le non v iene menomata, rn,1 an7.i accresciuta dalla errata obiettività , all a cui :1truazione era indispensabile il potere navale (1250-1500): 4° Periodo cli grande inrensirà ed efficienza maritt ima. Adeguato sviluppo ed organi7.7.azione del potere nava le. La colonizzazione diviene l'obiettività preponderante. Le energie nazionali acquistano una gra nde forza espansiva. L·indole del potere marittimo si manifesta piunosro marinaresca e merca ntesca che politica e rnilirnrc, escluso il breve periodo dittatoriale di Cro mwell , du ra nte il qua le prevalse la diretriv it.ì e l'obiettivit,'ì miliLare 0500-1650);

,- Altr:t •p<:zza d":1ppoggio . per le :ifferm:izioni di cui alla pr<:n:dente Nota 15: Venezia ru sempr<: un·otig;irch ia. mai una d ircmur:1. 1:,1utor<: ne cita spesso l"<:sempio.

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5° Periodo cli grande efficienza politica e militare dello Staro, susseguente al periodo delle iniziative private preponderanti. Grandi espansioni. Grane.li guerre. Decisiva preponderanza nava le, escluso il breve periodo (1680-1690) cagionato dalla eccezionale efficienza della marineria francese per opera di Colbe,t e Tourv ille (I 650-1ììO); 6° Periodo di menomazione della preponderanza politica e m il itare in Europa. Decadenza del potere nav,1le dovuta specialmente a indisciplina, corruzione, malversazione, insufficienza di rettiva, conseguenze quasi inevita bili cli una consegu ita preponderanza rnarirci,n a Cl 770-1800); 7° Periodo cli eccezionale intensità e preponderanza, dovuto a cause e.l i eccezionale impulsività. Grane.le s.:ipienza d irett iva tanto politica che militare. Cu lminazione storica del potere marittimo brita nnico. Gra ne.le incremento della continentalità coloniale. Adeguato incremento d el potere navale, la cui efficienza preponderante non segna che un breve periodo (1870-1880) di menomazio ne, susseguito da un rapidissimo e colossa le incremento cl i potenzialit:1 (1880- 1898). Non tenendo conto d i ta luni brevi periodi di prostrazione o di governo, si può concludere che nel suo mov irnemo asce ndente il potere br itannico presenta, come quello di Venezia , una pri ma inflessione della curva dovuta ,1d errata d irett ività per la preponderanza degli obbiettivi territoria li eia! 1250 al 1500. Durante questo periodo però l'efficienza navale, se no n fu accresciuta quanto lo svil uppo della cu rva cli potenzialità consentiva, non fu però menom ata q u,rnto quella cl i Venezia, le cui guerre conrinental i escludevano la cooperazione navale e generavano il d ualismo continenta le e maritti1no. La seconda inflessione della curva brita nnica fu specialmente dovuta a corruttivirù, a fiacchena direttiva, ad eccessiva ficluciosità, ad un deprezzamento generale del le funzioni mora li dello Stato che corrisponde presso a poco al periodo di deprezzamento, da l 1600-1650, pel potere maritt imo cli Venezia. L'Inghilte rra si trova tuttavia nel suo periodo ascenderne, ed è nssai temerario prevedere lo sviluppo futuro, ma è lec ito presu ppo rre che se l'elemento aristocratico non verrà sopraffatto dalla invadente democrazia e conserverà il reraggio direttivo dello Stato , specia lmente politico e rnilirn re, no n sono e no n sa ranno per molto altro ternpo probabili quelle inflessioni della curva d i porenzialit,1 rnaritrima , che segnano le menomazioni o la decadenza degli Stati.'" Le precedenti consideraz ioni ci permettono di afferma re che se l'intensità del sea-power no n è una prerog;:itiva degli Sta ti aristocratici, la conNnuità e la stabilità del potere navale ne sono invece una proprietà ciuasi esclusiva .

LE OBIETTIVrrA DEL POTERE NAVALE L'intensità e la cont inuità del potere navale sono indub biame nte conseguenze delle obiettiv ità che le determinarono , e p erciò potrebbe concludersi che gli Stati che ''' G iudizio che alme::no in parte corregge e attenua quello cli cui al C;tpirolo lii (vcls. anch<:: Nota 7) nel qu,tl <:: si intrnvede la previsione - recepita dal f ioravanzo - cli u1ù innai prossima decadenza dell'Inghilterra. In q ues10 ca~o, si prevt:de che l'Inghilterra potrà decad<::rt: solo .~e l'aristocrazi a perderà il sllo potere, quind i solo per ragion i intt:rne.

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conseguirono l'intensità e la continuità dovettero avere una chiara e forte concezio ne delle obiettività marittime, ma poiché le obiettività sono variate e complesse, così interessa vedere quali di esse favorisca no specia lmente l'i ntensità o la continu ità e perciò come l'obiettività si armonizzi colla indo le del Governo. Le obiettività si p ossono principa lmente classifica re in immediate e lo ntane, in urgenti e dilazionabili , in comme rciali e colonial i, in mercantesche e militari. Attenendoci agli insegnamenti storici ed alle sa pienti considerazioni del Mahan, possiamo affe rmare c he i Gove rni dispotici, per effetto del la pe rsona lità autocratica , hanno um1 speciale attitudine a comprendere, provocare , conseguire le o bie ttività urgenti, immediate, coloniali, milit.a ri, per effetto del le quali l'efficienza ed il prestigio della sovra nità si manifesta e si consegue più ra pidamente Queste obiettività sono qu indi specialmente eccitatrici di intensità, e noi troviamo che esse caratterizzano appunto quei periodi d ispotici e climnoria li, come quelli cli Alcibiade, cli Ami lcare Ba rca, cli Cesare, del Doria, d i Filippo Il, d i Cromwell, cli Luigi XJV, cli Caterina 11, cl i Napo leone l, dura nte i quali il potere nav,1le assurse rapidamente dalla inefficienza ad una intensità re lativa. L'indole stessa di tali obiettività, se si esclude q uella colonia le o pe r meglio di re del possesso, non consente la continuità , poiché nella sovraeccitazione si logorano rapidamente le energie, q uando non alimentate da risorse natu rali o da eccezionali successi, mancando i quali si modifica no spesso le obiettività, passando da lle ma rittime alle continenta li, con grave danno della stabilità elc i potere marittimo. Mentre acl unque i Govern i dispotici ha nno attitudine a comprendere gli obbiettivi politici e milirari, specia lmente se immediati , essi si dimostra no q uas i sempre inca paci cl i commisurare i loro obbiettivi alle risorse naturali del paese e provoca no perciò fenomeni quasi sempre fittizi, a nche se vittoriosi. I Governi a base democratica ha nno u na specia le ,Htitucl ine a comprendere, provocare, conseguire le obie ttività urgenti , immedia te comme rcia li e me rca ntesche che più d irettamente p romu ovono il benessere materiale della nazione. I.e obiettività lontane e dilazionabili, c he de terminano l'evol uzione del potere navale, sono estra nee al pote re d ispotico quanto a quello democratico. In questi Stati retti a dispotismo od 8 democrazia manca la tradizio na lità, il s iste ma , la gravitazione politica , e perciò essi non possono generare fe nomeni di continuità e di stabi lità ma rittima, pe rché non si compenetra l'obiettività lonta na con quelle immediate. Il pote re democratico ha qui ndi comu ne con quello dispotico l'attitudine all e obiettività urge nti ed immediate , ma tende alle obie ttivit{t utilita rie invece che a quelle militari. I.a Francia sotto Lu ig i XIV e N,lpolcone I offre l'esernpio p iù evidente del potere dispotico te ndente alle obiettività immediate u rgenti e militari, mentre Atene e l'O landa specialmente offrono esempi del potere democratico tendente ad obiettività immediate sì, ma di carattere mercantesco , utilitario. La democrazia ha quindi speciale attitudine a sviluppare ed utilizza re le risorse naturali del paese a scopo irnmed iato cli god i,n ento ; il dispotismo invece, allo scopo cli immediato esaltamento, tende ad esa urire le risorse naturali , provocando, dopo il fenome no intensivo, la precipitosa decadenza. L'obiettività m ilita re e quella utilitaria rarissimamente si compenetrano, in modo efficace e duraturo, qu ando non sono e ntrambe guidate da obie ttività lontane e dilazionabili; ma poiché l'indole di quella è incompatibile col caratte re cli questa, così la storia

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non registra alcun caso in cui il dispotismo o la democrn ia abbiano armonizzato efficacemente p er la continuità ciel sea-power le obiettività militari con quelle utilitarie. Atene e Genova che furono intermittentemente aristocratiche e democratiche, con prevalenza di democrazia, rappresentano m arittimamente l'innesto del militarismo sulla utilitarietà e di questa su quello, ma forniscono anche la prova che tale connubio è un ibridismo dal q uale non può derivare la continu ità del potere navale, ad o nta della gra nde intensità di cui si dimostrarono occasionalmente capaci. Ma più armonica e perfetta correlazione di tucte le obiettività può soltanro essere consentita da quel Governo che armonizza e perfe zio na le energie impulsive della Nnione, uti lita rie e militari, allo scopo della continuità del potere marittimo. li Governo aristocra tico che consente questa armonia, colla prepondera nza di una casta che addensa la nazionalità ed accentra la direttività, è pure quello che assicura nel miglior modo possibile la continuità ciel potere navale. Le obiett ività lontane non sono sopraffatte cb qu elle immediate, poiché la direttività diven uta sistematic,i resiste con la sua inerzia agli impulsi perturbatori, mentre modera q uelli che per eccessiva intensità tenderebbero a far precipitare la macchina dello Stato. L'aristocrazia di Stato, non q uella araldica, costituisce il volante nel quale vengono successivamente immagazzinate le energie esuberanti, e per mezzo del q uale si preserva l'equ ilibrio del meccanisn10 e la continuità del movimento, onde essa rapp resenta la funzione regolatrice della dinamica dello Sra to. Gli Stari cu i manca questa fun7 ione cli continuità sono soggetti a concussioni , a precipitazio ni dinamiche e conseguenti disastri, non meno degli apparati meccanici . Finché il meccanismo dello Stato non avrà raggiunto quella perfezione che esclude i regolatori. a q ualunque categoria essi appartengono, divenendo l'energia stessa ciel sistema l'auro-regolatrice d inamica, da che siamo oggi molto lo ntani, si dovrà considera re pi C1efficiente ()Uel Governo il cui apparato regolatore consente la più perfetta dinamica dello Stato. Il potere navale è q uello che, pure giovandosi di impulsi e di eccitazioni, richiede la maggiore continuità e stabilir~ intensiva e d irettiva, onde il governo aristocratico è quello che meglio corrisponde alle complesse esigenze del potere rrnirittirno. La ragione politica del sea-powe,; senza escludere in modo assoluto l'efficienza ternporane:1 dei Governi dispotici e democratici, afferma però in modo evidente la maggiore eccellenza ciel Governo aristocnnico, il quale è, o dovrebbe essere, la sintesi purgata dell a coscienza nazionale . Dicemmo precedentemente che la utilizzazione delle energie naturali. commensurabili o no, eia cui d ipende la efficienza elci potere navale, era specialmente funzione dell'indo le del Governo e della coscien:ca nazionnle. Le considerazioni precedenti, riguardanti le forme principali dei Governi, riguardano implicitamente anche la coscienza nazionale nelle sue tendenze, coercizioni, abd icazioni , ecc. onde non occorrono considera zioni special i e possiamo riassumere le nozioni che direttamente la rig uardano nei seguenti enunciati: 1° La vigoria delle cosciem:a popolare è sempre in fun zio ne cli intensità del potere nava le, perché naturalmente satura delle istintive obiettività naziona li , specialmente utilitarie; 2° La coscienza popolare , benché satura cli isti ntive obiettività, difficilmente comprende le moclalirà ciel loro conseguimento;

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3° Raramente la coscienza popolare si rivela funzione cli continuità, perch é sollecita solo cli benessere materiale cd aliena d a i sacrifizi indispensabili alla preservazione di questo ben essere; 4° La stabilità dell a coscienza non pu<') d e rivare che da un o rdinato e progressivo sviluppo delle e nergie natura li, e dalla commisurazio ne degli obb iettivi a lla graduale efficienza dello Stato; 5° La coscienza popolare tende facihnen te alle esaltazioni, a lle intemperanze, alle precipitazioni ed a lle consegue n ti perturbazion i d e lla d inamica dello Stato; 6° La coscienza pe rturbata degenera ra pidamente in incoscie nza e da questa ne deriva no le menomazion i inte rne ed esterne della nazione; 7° La coscie nza perturbata non si risana che per e ffetto di u na grande vittoria del Governo, conscio del suo lungo e d iffic ile compito. La cosc ie n za nazionale essendo b1 sintesi cl i tutte le energie intellettuali e morali ch e costituiscono gli clementi incommensurabili della effic ie nza dello Stato, le considera zion i precedenti compe ndian o la teorica del sea-power per qua nto rigu arda la pa1te astratta, i1nponcle rabile di questa teorica. Le conclusion i cu i siamo g iunti fu rono in gran pa rte derivate dalle sapienti considerazioni che il Ma ha n ha diffuso nell'opera sua , mano mano c he se ne presen tava l'occasione . Le aggiu nte e le variazio ni che credemrno di introdurre furono dettate d al d esiderio di dare alla teorica del sea-power una rnaggiore coordinaz ione ed estensione, convinti della grande importanza cl i q uesrn teorica, che tu ttavia si trova ne l suo prin10 periodo di rud ime n tale sviluppo. Frn gli c le me n ti incommensurabili d e l potere navale il !'vlahan non comprende l;,1 civiltà, forse perché n e l suo studio non ebbe mai occasione di considera re con fl itti fra nazioni aventi una civiltà sosta nz ialme nte diversa . Noi però c redia mo che la c iv iltà costituisca uno d egli elementi principali di potenzialità degli Stati. fl conflitto c ino-g ia pponcse ci o ffe rse infatti l'occasione di esaminare l'influ enza di due diverse c ivi ltà, ed il confl itto ispano-mncricano consent iva anch 'esso larghe considerazioni sulla clivers:1 efficie nza cli d ue civiltà, se no n sostanzialmente distinte, abbastan za dissim ili per d etermina re u na speciale inf1ucnza militare. I con flitti venturi che si prep ara no ne ll'estremo O rie nte, offriranno più la rgo campo alle dissimili influ enze di d iverse civiltà, e perciò cred iamo necessario cl i comprenderla fra i fa ttori incommensurabili cli potenzia lità , quantu nqu e, per ora, riesca assai d ifficile formulare i c riteri speciali cli e ffi cie n za relativa c he debbono completa re la teorica ciel potere maritt imo.

LA. RAGIONE MILITARE

Esamin ata la ragione politica del sea-powe1; giovandoc i specialmente dell'opera ciel Ma ban, d obbiamo procedere allo studio della ragione militare, coordinando ed ampliando i criteri c he l'illustre storico americano ha disseminato n~lla sua opera. Il Callwell non esprime mai a pprezzamenti sinte tici di carattere esclusivamem e navale, e perciò l'opera sua, se giova a confe rmare i concetti teorici espressi dal

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Mahan, non porge altro complemento alla teorica del sea-p owe1~ che quello rigu ardante la correlazione fra gli esercit i e le armate. Questa correlazione militare è indubbiamente una funzione del potere navale; siccome però, in tesi generale, ess;i è subordinata él l conseguimento ciel dominio del mare, così dovremo far precedere le considerazioni che riguardano questo dominio e quelle che riguardano la correlazione continentale e marittima. La ragione militare è quella parre della teorica del sea-powerche considera l'utili zza zione e l'impiego degli elementi di potenzialità marittima allo scopo della più efficiente risol uzione del conllitto. Questa parte della teorica comprende quindi rutto il processo cli uti lizzazione, e può scindersi in tre processi riguardanti: 1° La prcra r;cu;ione generale milita re; 2° I.a lotta per il dominio del mare; 3° L'utilizzazio ne di questo dominio. '"

LA PREPARAZ IONF. MILJTA!ff. 2

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Un:1 bu o na preparazione milita re impliGì sernprc, o ciuasi sempre, un,1 buo na prepar,1zionc politica , ma questa non implica sempre quella. perché 1;1 prima è una consegue nz,1 imrncc.liarn c.lell.,1 seco nda, mentre quesra costi tuisce solo un buon precedente che può avere non adegua li ,onsegt1enti. Le campagne e.l i Federico Il e d i Napoleone 1 offrirono invece esempi di buo na preparazione milita re, mentre fu difettosa cd erronea la preparazione politica; ma è necessario tenere conto della person.1le obietrivit:ì dei due grandi cap itani, per spiegare l'eccczionalit.ì. poiché l'intervento del genio, come esponemmo nel l capitolo c.lellaStrategia navale, è sufficiente per sca lza re le basi cli qua lunque teoria . ed in ogni caso le conseguenze della impreparazione politica se non furono immeclinte non tardarono però~, manifesta rsi. Se Federico il Grande seppe successiva mente, co n una saggia politica. rafforzare lo Scato. Na poleone. che non seppe o non volle. perdette l'Jmpero .21

''' I )i consql,uenz:, il potere 111:1ritcin10 - cos:1 ben diversa ciel do minio del mare - riguarda le condizioni e i presupposti per la su:1 conquista e ne assicura il manlcnimcnto. '" In q uest:t p:trtl' fond:1111en1:1k, LllltOre indica le co nd i:lio ni per u n corretto rapporto tra p rcparn zione politica e milit:m· (quindi and1c tra politici e militari). souoronenclo :1 dura <:ririci - perché tmrpo \':lsl:1 e inde1<:rn1in,11a - la tl..:fìnizione cii stra1cgi:1 data d;i Ma han (Cfr. pp. 5H-5C) dc l. 11ifl11e1z:w del potere 11wrìflimu s11//a storia e pp. 19-20 dell ' Jntrodu:donc del Flamigni ). Per ben comprcnderc e valutar<: 1c considerazioni dell'autore.: in proposito. cx-corre rifarsi si:I alla sua pr<:cedenH.' definizione e al comesto in cui nasce ( l';-1rte r, para. VIII), sia ;igl i stud i dd 'J89'i-1895 su lla strnt<.:g ia rn1vale riportati ndl:1 l'art<:: li. Utile inoltre (specie per la strategia terrestre e k' sue origini) consultare F. 13otti, // p e11sieru 111i/itare... Cii. , Voi. I capitoli 1, Il t.: lii. " li g iudizio di D .Ll. sulla cattil'a pr<:pa rnzione politica ddle c,mpagnc di Federico Il e di Napolcone I è troppo drastico e troppo gcnt·ralizz:110. non pott.:ndo esst.:rt: riferito a tutte le camp:1gne d ei tlue sommi conclottkri e ai loro olliettivi politici e m ilitari. Se così Cosse.:. come potrei>lle - in linea generale una c:uciva politic;i generare una somma strategi:1~ Oppure, );Clllpre se si ritiene ,·:!lido il giuuizio di D.13., si potrebbe affermare che i\apolcone fu c:mh·o strateg:1 solo pcrch(; delìni1 iva1m :nte scontìno a W:11<:rJoo e - pricn;i - in Russi,1 e Spagna: affermazione che sardihe senza fondalll<.:nto.

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Le due prepa razioni, benché si possano compenetrare costituiscono, specia lmente negli Stati moderni, due dis[inti proced imenti non collegati da vincolo indissolubile, ed è perciò che noi non crediamo accettabile la definizione c he il Maban diede della st1'Ctle8ia, compenetrando la politica colla pre parazione milita re, confortando la propria opinione con quella cli un 1·ecent French authm; di che non aveva proprio bisogno. 22 «La strategia navale ha per scopo», dice il Mahan, «cli fonda re , sostenere ccl accrescere, tanto in pace c he in guerra , il potere navale cli una nazione». Questa definizione a noi pare non solo [roppo vasta poiché comprenderebbe tanto la politica, q ua nto l'amministrazione di Stato, ma ancora militannente troppo vag;1 e d indeterm ina ta , poiché essa nulla spec ifica e nulla determina che distingua la strategia dalla tattica e dagl i altri rami della scienza militare, i q ua li tutti concorrono a support cmd increase the sea power of a co1,1.nt1y. Né vale il dire che le definizioni usualmente date per la parola strategia sono too narrow jor ncwal strategy poiché esse non insegnano a cogliere, in tempo di pace, tutte le opportu nità cli stabilirs i in alcuni prescelti points t?/a coast in dijferent seas. Il procedimento d iplomatico non è mai srnto considera[o un procedimento strategico. Avere una finalità ultima comune non esclude la specia lizzazione delle scienze n1ilitari, come non esclude ciuelle delle altre scienze; né la finalità de ll 'arte esclude la distinzione della pitrur::.i e della scultura. Se si dovesse ,1dattare la definizione del Nbhan, bisognerebbe anche generalizzare con una sola definizione le scienze politico-militari, ritornando a q uelle ciel Machiavell i che arte della guerra intende tutta la dottrina che a lla g uerra si riferisce . In un 'epoca e.li grande specializzaz ione , e.l i divisione delle scienze come ciel lavoro, la generalizzazione voluta dal .tVla ha n sarebbe un regresso, po ic hé, se la scienza della guerra collima con que lla politica , esse costitu iscono due specialità della scienza dello Stato, che se in passato poterono compenetrars i ed anche unificarsi, per rngioni cli civiltà e cli scienza in una medesima casta militare, dirigente ed o pe rante, le attuali condiz io ni de l1~1 civiltà e d ella sc ie nza non lo consentono. Noi riteniamo quind i che la ragione politica e la ragione militare costituisca no due specia lità distinte della scienza del lo Stato, a nche in q uella parte che rigua rda la genesi, lo sviluppo, l'estrinsecazione del potere rnarittimo. La prepara zione politica è cli competenza d ella ragione polit ica, e perciò non cli immediata competenza della ragione militare, quantunque la dipendenza della preparazione militare eia q ue lla politica esiga , per l'efficienza ciel sea-powe1; che la ragione politica sia cosciente della indole e elci bisogni della sua consorella militare. Le nozioni ge nerali della scienza dello Stato devono quindi essere comu ni tanto alla gerarch ia politica , quanto a quella militare, rna una più ampia e intima irnrneclesimazione nuocerebbe ad entrambe, impregnando d i politirn il senso militare, e cli militarismo quello politico creando così quegli e rmafroclismi che galleggiano spesso al sommo delle gerarchie ammin istrative.2" "'L'aulore france:;e, dd q uale /vlahan non indica il nome (LewaVi è oggi diffic:ile da ind ividuar<:. Si vedano comunque, in merilo, le considerazioni di D.13. nelb !'arre I (para. VIII) e Il di q uesto volume e nell;i Parte lll dd Voi Il. '-' l'rolialiile riferimento ,dia situazione italiana del momento, nella quale i conflitti <: la confusione d i poteri che tamo avevano influito sulla condotta delle guerre del 1848-18/4 9 e 1866 non erano stati eliminati .

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Queste nozioni generali, che debbono essere la clottri né1 sintetica degl i uomini cli Stato per quanto riguarda la direttività , tanto interna che esterna, nazionale ccl internazionale, possono compendiarsi nei seguenti principali aforismi: 1° favori re il n atura le sviluppo di tutte le ene rgie di ca rattere marittimo, non solamente quel le militari, p rovoc,tndone e dirigendone la espansività; 2° Tutelare e rafforzare tutte le manifestazioni della nazionalità che si esplicano all'estero, elevandone la dignità; 3° Trarre dall'emigrazione e colonizzazione il maggiore rafforzamento d ella efficienza nazionale cd internazionale dello Sraco: 4° Considerare tutte le energie commerciali ed industriali come il vero e indispensabile foncb rnento del potere internazionale dello Stato; 5° Ritenere sempre necessaria la tutorietà dello Stato anche quando le energie private sono attive e l'espansività rigogliosa: 6° Consolidare il potere mariltimo con un forte potere navale , dotato di forza e di autonomia adeguata al suo compito; 7° Classificare per ordine ed impo1tanza le obiettività politiche dello Stato. Questi criteri cli preparazione politica determinano il progra mma sintetico ciel Governo, per q uanto r iguarda il potere ma rittimo, e le spec ificazioni d i q uesto programma dovrebbero essere formulate in modo da costituire il manuale della alta gerarchia politica e rnilitare. Se i criteri clell a preparazione politica non so no chiara mente cd esarrnmente determinari, vi è assa i poca speranza che la preparazione militare riesca adegua ta al suo compito. La stori-1 non offre insegnamenti più rn ngibi li e numerosi di quelli che riguardano la rxcp,irazione militare. Si potrebbe assumere come assioma che l'impreparazione è la caratteristica del potere militare e specialmente di quello nav,1le. l~arissimi sono g li esempi cl i guerre ma rittime iniziate con una lodevole preparazione. Limirnndoci al periodo storico considerato dal 1\ilahan e dal Callwell, possiamo affermare: A) l'Inghilterra e l'Olanda inizi:1110 la seconda guerra (1665-67) entrambe impreparate. I.a prima per decadenza militare dopo la morte cli Cromwell, la seconda per ahiruale trascuranza degli ordini militari, dovuta a preponderanza di utilitariet:ì mercantesche; D) la terza guerra anglo-oland ese (16ì2-74), preved uta da entrambe le pa rti, fu meglio preparata , ma l'Olanda per difetto di amministrazione navale. dovuta a mancanza dì concentrazione militare e cli solidarietà politica fra le provincie, non fu in g rado d i util izzare opportunamente le sue forze quando quelle anglo -francesi non erano ,rncora ri unite. l.;1 Prancia era anco ra navalmente impreparata ad una g rande lotta sul mare. e l'lnghilcerra non ardì assumere da sola l'offensiva , per inadeguata efficienza; C) I;, guerra della Lega d'Asburgo Cl 688-97) fu iniziélt,1 dall'lngh ilLerra e dall'Olanda contro la Francia senza adeguata preparazione, quantunque 'Jbe waroftbepen ;ivesse preceduto per alcuni anni 77.?e war <?l the sword. La Frnncia solo iniziò la guerra con una forte prepan1 zione dovuta a Tourv ille e Colbert, mentre 77Je ncu~y of Hngla11d and o/ Holtand were declining in number and ej)ìciency. ciò che le condusse impreparate alla sconfitta di Heachy-Head;

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D) la g uerra de lla s uccessione d i Spagna (1702-1 TI 3) fu caratterizzata d alla inefficien za navale de lla Francia che rinunciò , dopo di ave re consegu ito ne l 1690 la pre ponderanza n avale, a contende re a ll'Inghilte rra il d o minio del mare, per incapacità d i ricostitu ire la fl otta dopo il disastro della Hogue; E) la gu erra della successione d i Austria (1740-1748) segn ò la d ecad enza d el po tere navale franco-ispano, an nienta to da que llo britannico , la preparazione essendo riuscita inad eguata al com pito d ella lo tta contro la sola Ing h ilterra; F) la g ue rra d i sette anni O756-1763) riconfe nna l' impo rtanza e la p re parazione navale d e lla Fra ncia; C) la guerra d 'in d ipe nden za d 'America, cui parteciparono Francia, Spagna, O landa con tro l'Inghilterra (1778-1782), dirn ostrò : 1° l'impre parazione d e ll'Inghilterra riposante sugli a llo ri consegu iti; 2° l'inefficienza navale dell'O la nda decad u ta pe r sempre d alla sua antica grandezza marittirna; 3° la ecceziona le p re pa razione d ella Francia , risorta per o pera dello Cho iseul; 4° la costa nte impreparazione della Spagna. H) le guerre della repub b lica francese (1793-1800) d imostraro no : 1° l'impreparazione iniziale dell 'Ingh ilte rra; 2° l'efficienza d i u na salda base marittima su lla rap idità de ll'i ncremento potenziale de lla flotta ; 3° la rap id ità della clec;,1denza nava le d ella Fra ncia per effetto de i provvedimenti po litici repu bblica ni; 4° la costante ine fficienza c d impreparazione d ella Spagn a : 5° l'ineffi cie n za della guerra cli corsa; 6° la g rande instabilità ed inconsiste nza del potere navale fondato sopra basi fit1izic; I) le guerre napoleon iche (1803-1815) trovarono l'Inghilterra prepararn ed al sommo d e lla sua potenza nav,de contro la q uale s'infra nse il genio e l'e nergia d el g ra nde capitano, perché g li fece d ifetto l' intend imento della ragio ne navale . I.a marine ria Impe riale cu i no n m ancarono né le navi né le basi d'operazione , né la d irettività strategica, fu inca pace sempre cli una efficiente preparazione inizia le; K) la g uerra d ell'ind ipendenza della Grecia (1821-1 827) lrn d imostrato l'incapacità della Turchia cli g iungere d opo sei anni ad u na d ecente p rep,uazio ne nava le, contro un nemico che manc.iva d i q u alsiasi prepa razio ne m ilitare e di qu a lsiasi organ izzazio ne; L) la guerra tu rco-russa (1828-29) dimostrò l'impre parazione completa de lla Turchia , il cui potere navale , egiz io in massima parte, ern stato distrutto a Navarino ne lla guerra p reced e nte; lv!) la guerra cl i Crimea ha p rovato che la p re pa razione la p iù e ffi cieme per esuberan za di forze è se1n pre lenta e d ifficile q uando g randi eserciti debbono d ipendere da l potere nava le; N) la g ue rra a ustro-ita lica de l 1866 ha d imostrato l'imprepa razione generale, dovuta spec ialmente alla imp re parazio ne po litica per l'Austria , e d all a im pre p,1razione militare per l'Ita lia . 0) la guerra fra nco-p russiana del 1870 ha dimostrato ch e u na bu o na p repa razio ne d ifensiva ma rittima, consegu en za d i u na buona preparazione politica p uò co nseguirsi in c ircostanze eccezio nali, ad onta di una insuffic ie nte p reparazione nava le; P) la guerra d ì secess ione americana (1861-64) è ca ratteristica per la g rande difficoltà di una inizia le p re parazione, ad o nta cli grandissime risorse marittime, quando d ifetta la preparazione politica .

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Q) la guerra rurco-russa (1877-78) ha rivelato la inad eguarn p repa razio ne cli entrambi gli Stati alla entità elci conflitto, po lit icam ente p reveduto, ma non prepara to; R) il confli tto ci no-giapponese 0894 -95) ha dimostrato l 'efficienza della preparazio ne politica e militare del Giappone e l'inefficienza d i q ueste prepa razio ni per parte della Cina; S) il co nflitto ispano-americano (1898) ha rico nfermato per l'Unione le difficoltà della prepa razione, ta nto continenrn le che m arittima, ad o nta d i giga ntesche risorse e l 'impossibilità d i una efficiente preparazio ne navale, ad onta d i mezzi idonei e su fficienti q ua ndo m anca interam ente, com e m ancò alb Spagna, la preliminare p reparazione po lit ica. Gli insegnamenti storici d i tre seco li, che potrebbe ro essere avvalo rati da quell i cli venti seco l i precedenti, dimostrano che. a meno di rare eccezional i eventualità, l'imprepa razione milita re è la caratteristica di quasi tutte le gu erre ma rinim e, anche se p recedute da un periodo cl i i ncensa tensione e di sufficiente pre parazione p olitica. 1 ' Le principal i caratteristiche che presenta, storica mente, l'impreparazione militare parrebbero essere le seguenti: l O le obiettività nazio nali so no ra ramente determinate con ev idenza e fortem ente compenetrare nella coscienza popolare; 2° la p reparazio ne militare è sempre imperfcua cd in su fficiente q uando non sono bene determinare le obiettività nazional i: 3° li dualismo ço ntinenrn le marittimo è l,1 causa preponderante della imprepara zione organica dello Stato; 4° Il co nfl itto d irettivo , territoria le e nava le, pe1turba la preparazione militare e non ne consente l'efficace ulilin azio ne du rante la guerra; 5° la prevalenza rnercantesca è d i ostacolo alla prepa ra zionc mil ita re. e la preponderanza mi litare tende a menomare lo sviluppo delle energie che sono le basi della sua efficienza; 6° la p repa raz ione interna, ranro polit ica che m il ita r e, è q uasi sempre p iù lenta, p erturbata cd imperfena della co rrispo ndente preparazione pol it ica internazionale; 7° la preparazione o rgan ica è sempre più complessa, imperfetta ed insufficiente della prepa razione materiale; '' Cenerali7.z:izio ne ecc<.:ssi v:1 c giud izio troppo se vero. La rc<:entbsima guerra cino-µiappon cse non era forse un csempio di buona preparazione anche navale..: da parte gi:1ppom:se? ndle tante..: guern.: esam inate d:il M;1han, Callwcll e dallo stesso D .B. lo strumento navale poteva d irs i semp re imp reparato? Andn:b i>e inoltre..: conskk:rato che (come mene in cvid enza Camillo Manfroni nt:11·articolo La J\lari11a 11el secolu XIX - •Rivista i\ lariu ima• 1901. Voi. I Fase I) dopo 1c guerre n:1poleon iche le Marine d elle princip ali potenze svo ):,ero pc r tutto il sccolo un·etTic:ice fun zione - :-:pes~o co nn:!rtala - d i .. pronto inter vcnto• in tulle k: parti del mondo, per oper:1zioni <.:hc oggi delìniremmo di {)<'ace f.t.eepi11p, o e1ifvrc-i11g (ruolo, tra l'alt ro, ben descrill<> e c ildegghllo dal Mahan - Cfr. /. 'i1;(!11enza del p oiere mttriflimo sulla Sloria , p. 431). Lo strumento terrestr<.: - e in parte anche navale - della Prussia nelle guerre del t86-1. 1866 e 1870 aveva dimostrato la più alta preparazione: quindi no n si può p arla re..: d i ..r,1re ecc:czionali eventualit::1,, perché il con<.:euo cli p reparazio ne..: è rd ativo e vince chi è rneno impr<.:parato, senza pretendert: la perfezione. Ancht' la llotta austriaci vittoriosa nd 1866 era tuu·altro che impreparata, mentre..: lo stru mento nav,tlc inglese, come sn ive lo stesso D.B., h;i alternato :1 pcriocli d i decadenza e imp reparn zione, period i di b uona e anche 011ima p reparazione..:.

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8° la preparazione dei teatri d i operazione è quas i sempre più irnperfetta di quella quantitativa de lle forze mobili; 9° la preparazione qualitativa , intellettuale e morale è sempre inferiore a quella quantitativa delle forze combattenti; 10° la preparazione dell 'alta gera rchia militare è q uasi sempre più imperfetta di quella corrispondente nella gera rch ia inferiore. Questi criteri negativi della preparazione militare determ inano pure , per a ntitesi, i criteri positivi, e perciò completa no le nozioni fondamenta li che riguardano la ragione m ilitare del potere navale. La specificazione particolareggiata cl i queste nozioni generali è di competenza della organica e della strategica, e perciò esorbitano clall'inclolc d i questo studio avente pe r iscopo la teoria generale del potere ma rittimo. IL DOMINIO MILITARE NAVALE. La lotta per il conseguimento del dominio del mare è cli competenza esclusiva della direttività militare marittima. La teorica che riguarda questo fatto deve comprendere le nozioni generali c he inquadrano la direttività della guerra, senza invadere il c,:irnpo della strategia navale. L'indole d ella lotta per il dominio è quindi l'obietlivo della teorica, mentre l'estrinsecazione della lotta è l'obiettivo delle altre sc ie nze militari marittime. 11 nostro compito è qu indi quello cli indagare storica mente, col sussidio degli insegnamenti cie l Maha n e ciel Callwell, con qua li metodi si consegue o si contrasta il dom inio ciel mare. Il conseguimento anche parziale del dominio implica l'offensiva, mentre la preservazione ciel dominio g ià conseguito implica la d ifensiva. La na zione che si considera pre pondera nte assume quasi sempre, tanto per mare c he per terra, l'offensiva; quando pe rò l'esiste nza delb nazione dipende in massima parte da lla s icu rezza delle comunicazioni marittime, il suo p ri ncipa le ob iettivo è la preservazione della sua esiste nza , e perciò il suo compito diviene d ifensivo; mentre la nazione, la cu i es istenza è meno vincolata alla s icurena del mare, ha un compito navale specia lmente offensivo. Questo criterio fondamenta le della guerra 1rnuittima è in opposizione col criterio fondamenta le della guerra cont ine nta le, che assegna alla nazione che militarmente è più forte il compito offensivo-6 ' ' Queste v;.dutazioni semb rano in contraclcli zionc con q uanto D .13. osserva nel prc:cedente capitolo IV (pag. 321 - vds. anche ~ota 39 al prt:d etto capitolo): «la flotta che ha maggior necessit::t cli dominio è costretta all'offensiva anche se ,m: no poten te•·. Esse co ntrasl:rno, inoltre, con le p recedenti allermazion i di D.13. (vds. l'arte O secondo le quali per la !lotta italiana , molto inferiore a quella francese, era conveniente :,;olo una difensiv;~ strategica, pc:rché non era in grado d i sfidare il nemico in battaglia. Se fosse vero qua nto afferma D .B. , la Royal Nauy durante le guerre napoleoniche (così come nel 1940-19113 contro la flotta italiana) avrebbe dovuto limitarsi ; 1 dil·endere le sue vitali linee di comunicazione, mentre è: vero esattamente il comrario. In real tù, ciò che fa decidere 1·atteggia111en10 strategico da tt:nere è - insieme con l'ohi(~ttivo della guerra - soprattulto la va lutazione delle possibilit{t delle forze proprie e nemiche, sia terrestri che n;iv;i li. Le differe nze tra guerra terrestre e marittima sono altre. Esse sono indicate da f) 13 - oltre che q ui di seguito - anche negli articoli precedenti (vds. Pa rte O.

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Questa divergenza di criteri fonda1nentali, è causa cli grande confusione e d i errati g iudizi qwrndo la direttività ma rittima è giud icata coi c riteri territoria li. Le inesatte defin izioni finiscono per provoca re erroneità di concetti ed è perciò necessa rio rettificarle, specificando le cause della divergenza fra i criteri fondamentali delle guerre ma rittirne e territoriali. I.a causa essenziale d i questa divergenza sta nella interposizione di un mezzo d isgiuntivo cl i c,1rattere ::issol uta mente d issimile eia q uello sul quale si trovano gli obbiettivi virali del conflirto. Le m:u ineric, militari o mercantili, non costituiscono un o hietivo risolve nte se non in quanto esse sono l'unico collegamento fra gli obbieu iv i territorial i. L'offensiva navale, pe r essere teo ricamente risoluciva, deve im plicare la possibilità di un'offensiva territoriale risolvente, o provoca re l'esmirirnenco della nt1 zione nemica. "(' Le forze mobili naval i, per gl i effetti riso lutiv i dei confl itt i, possono paragonarsi alle forze mobi li territoriali soltanto quando possono provocare resaurimenro del nemico. Questo fatto è solamente possibile quando l'insularità o peninsularità sia insufficiente a gara ntire l'esistenza materiale d i uno dei belligeran ti e perciò q uando questa esistenza dipenda quasi interamente dalla sicurez7,a delle vie ma rittime. L'ecce7.iona lità d i questi casi no n consente cli considerare come 1un1.ioni simili le forze territoriali e maritt ime, donde la necessità d i criteri specia li per la teorici dell a guerra marittim a. Questa necessità d i criteri e definizion i speciali fu intraveduta dal Maha n, come era stata pure eia noi intuita qliando esaminammo il problema della difesa marinima cld l'frnl ia . La novità degli studi strategici navali non ci consentì allora cli scrutare la ragione teorici cli quesrn d ivergenza f rn i criter i conrinenrn li e marittimi. cd il Mahan stesso non ha che sfiorata l'imporrante questione, che concreta runa la dissomiglianza fra le guerre terriroriali e navali .2•The word defe11ce in war involves rwo ideas,,, dice lo srorico america no, , which fo r thc sakc of prcc ision in thought shou ld be kept separateci in the mine!. There is defcnce pme anel simple, w hich strengrh ens itself anel aw airs atrn ck. T his rnay be ca llcd p assive defence. On the other hancl , there is a view of cldence which assert that sarety for onc's sclf, the rea l object of dcfensive prepara tion , is best secured by atrncking the enemy. The confusion or che two ideas leads to much unneccssary w rangling as to tlie proper sphere of army and navy in coast-clefence. Passive defen-

"' Ci<> sign ifica c.:Jw. per stabilir<.: le esatte i111plio1zioni del r;1ggiungim<.:nto degli ol>iettivi naval i. oe<:orre c.:onsitk:rart: anche qudli della gu1:rra terrestre, o meglio quelli ddla guerra (e ,·io1,·ersa). lnfaui Washington nel 178 1 sc.:riv<.:va dk ..nessu na forza tern:stre 1x1è>agire in modo decisivo se:: non è accomp:1gnat:1 dalla superioric;ì marillima,. Questo nacuralmente vale quanto più una !\azione ha una l"isiono111ia mariuima <.: non si é n.:rifìcato, ad <.:sempio, ndla guc::rra fra nco-prussiana t.ld 1870- 187 l . r Q u i D .ll. fa esplicito rilc:rimt:nto alla Difesa maritt i111a della Italia ( 188 l ) . ri<.:ordando d1e le sue rillc::ssioni di allora non erano ancora inquadrai<.: in un preciso con testo teorico. Se Mahan trascu ra i prob lemi della <.:orrel:i7.ione 1<.:rrestre-m:1 rittim:t . è pc::rc.:hé poc.:o interessano ;ti mornc::nto la sua :'-iazione. che ha caraueri preminentemente marinimi.

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ce belong to thc army; evcryth ing that moves in the water to the navy, wh ich has tbe prerogative of the offensive ckifènce,,."' Benché questa distinzione nel m odo come è sviluppata dal Mahan, sia troppo assoluta, e non soddisfi convenientemente alle esige nze della teoria ciel sea-power, ciò non pertanto essa dimostra che es iste the conji.,siun (~/the two ideas, e che questa confusione nuoce all,1 chiarezza della teorica nava le. L'offensiva navale, secondo i criteri precedentemente esposti, assa i spesso non è che la modalità attiva della difesa marittima. «Such a clefence,,, d ice il Mahan, «may secm to be really offensive war - e lo sarebbe certarneme secondo i criteri territoriali - but it is not: it become offensive only whcn its object of attack is drnngecl frorn tbc enerny's Ocet to the enemy's counuy,,.29 Anche questo criterio non è, secondo noi , sufficientemente distintivo, poiché u na flotta che abb ia per obiettivo quella nemie,1 può provocare l'esau ri mento della nazione, con effetti risolu tivi, senza impegn:-usi in attacchi costieri, ed in ta le caso l'indole della guerra è anche indubbiamente offensiva. La marineria che fosse in grado cli troncare, od anche controllare cfficacememe le comunicazioni dell'Inghilterra, senza impegnarsi in spedizioni marittime ed <1 ttacchi costieri, provocherebbe la risoluzione del confli tto, come la flotta dell'Unione, troncando le comunicazioni di Cuba, ne avrebbe provocato l'esaurimento. Il compito di queste flotte capaci di provoc8re da sole la risoluzione ciel conflitto è indubbiamente offensivo, rnentre l'azione cli una flotta che stringe cl i blocco e s'impegna anche in azioni costiere superficiali contro il litoréllc nemico, non per troncarne le comun icazio ni, ma per garantire nel m odo più efficace le p roprie, h:~ un compito essenzialmente difensivo, come l'ebbe l'lnghilterrn durante le guerre della Repubblica e clell'Trnpero/' Queste considerazio ni sintetiche non sono certo sufficie nt i a risolvere completamente la questione, né questo sarebbe il luogo opportuno cli una analisi più riso lvente, essendo tale compito cl i competenza della strategia ncwa!e, rn:-1 sono sufficienti a dimostra re: '" Traduzione: ,,La parola di/èso in guern1assume due signilkmi, che vanno ben distinti. Vi è la difesa pure e semplice, che si racchiude in sé stessa e attende l'attacco nemico. Q uesta fomu d i difesa potrebbe essere chi amat;i passi1·a. Dall'altra parre vi é un:1 l<mna cli difesa la quale si ilas:1 nel concetto elle la propria sicurezza, il reale scopo dell:1preparazione d il"ensiva, è meglio assicurato se si anacca il nei n ico. La frequente confusione tra le due diverse t< m ne di clifes,1non necessariamente d:ì luogo a u n contrasto nd caso p:1rticolare <.kll impiego dell'esercito e della flo11:1 nella difesa costiera. La di/i1sa passim è :i Ilare clell 'esercìto: qualsiasi cosa che si muova ,-;u.l mare riguarda l:1 tlona, alla quale è invece riserv,tla la d//ésa uf/èusim". " Trn cluzione: .. umi siffam1 d ifesa .., dice il Mahan, ,pu<> assomigli,tr(:, nel conceuo, a una guerra offensiva, - e lo sarelil)C certamente secondo i criteri territoriali - «ma non é vero: essa clive!lle offensiva ~olo q uando ha come l'obiettivo d·arracco non l;i Jlona nernic;i ma il territorio nemico... -'" Se ne dovrehhe forse dedurre elle la missione strategica cli Nelson era difensiva, e quella cli Vilk neuve offensiva~ se dii bombarda le coste nemiche puì) avere un compito d ifensivo, chi cerca d i proteggerl e dal bombardamento p uì1;i vere un compilo strategico offensivo' In realtà la Jlona inglese nelle guerre napoleoniche non ha avuto un compito solo d i preser vazione delle comu nicazion i maritti me. ma è st;1ta componente fonclament:de della strategia periferica inglese, basala su un·encomialiile fusione 1r:1 orerazioni terrest ri, oper,-1zion i m,trittime, J'in;inza e diplomazia. Tale strategia ha avuto carattere p il i ofknsivo di ql1d la francese di masse, sia perché basala anche su operazion i mariltime (e su operazioni marittime offensive come :.1Tra falga r), sia perché ess,1 Ila ristretto in .spazi strategici sempre pili ridou i la strategia terrest re napoleonica , fino a invadere la stess:1 Francia e conqu istare Parigi: ultima tappa che ha v.islo la :-;rrategia inglese e per u ltimo - anche per interposta persona - anche il dorninio terrestre sul continente.

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1° Che la teo r ica ciel potere na vale è assai d issim ile <la q uella del potere continentale; 2° Che la confus ione fra le idee offensive e difens ive genera una inesattezza di criteri dannosa alla esatta determinazione ciel compiro delle floue; 3° che i criteri generali cielle g uerre continentali non sono applicabi li alle forze mobili navali se non quando q ueste possono da sole, come quelle terriLoriali, provoca re la risoluzione del conflitto. Avremo occasio ne cli fa re p iC1 tardi lo svil uppo completo di <.j uesta imponantc questione, da lla quale dipende il retto incendimenco clell;1 guerra marirrima; basLi per ora avere accen nato al le cause ch e possono ca ratteriz;c.are ta lotra per il dom in io del mare. L'estensione del dominio non altera il carattere della loua, che è sostanzia lmente d eterminato da lla ent ità delle forze mobili e dalla im porwnza delle comun icazioni marittime. I metodi di guerr;:i coi quali si è conseguito, contrastato e preservato il domin io elci mare sono storiG111'1ente i segue nti: a) l'occupazione milirare d ei centri virali marittimi ciel nemico; b) la parnlizzazione delle forze nav,1Ji del nemico, onde preservare il già co nsegu ito dominio; e) la lotta esclusiva mente nava le, tendente all'annientamento delle forze mobili del nemico: d) la distruzione del commercio tendente all'esaurimento della vitalit:ì del nemico. Queste modalità della !orta per il dominio del ma re rappresentano le gradualità di quesro domi nio e determ inano perciò l'indole della guerra in correlazione cogli obbiettivi politici e militari. La modalità della lotta dipende principalmente: 1° da lla efficienza relativa delle forze rnobili continenta l i e maritti me; 2° da lle condizio ni geografiche ciel teatro della guerra relativamente agli obbiettivi principali: 3° cl:illa vulnerabi lità dei bell igeranti in relazione colla o ffensiv,1 navale; 4° dal carattere delle forze mobili navali in colle condizion i geografiche dei reatri di operazione. La lotta navale presenta q uindi due condizioni determina nri la sua modalità, la 3.a e la 4.a, che assai poco influiscono sull'i ndole della guerra continentale, onde questa si presenta assai meno compl essa, assai meno pcrturhabile cli q uella maritti111;1 . Riesce quindi, in generale, assa i più difficile, anche date le obiettività, stabili re rutto il programma militare marittimo, dalla preparazio ne all',rnuazio ne del conflitto, cli quanto poss;.,1 essere la determinazione ciel p rogra mma coocinenta le. I.a scoria conferma pienamenre questo criterio cl i relativ ità, di mostrnnclo come assai n1ra mente le guerre marittime corrispondono ai dettali della ragione militare che la scienza e la critica moderna hanno potuto estrinsecare dalla storia a fondamento della teorica del potere marittimo. La lotta per il domin io cie l rnare è quindi assa i più complessa, assai meno determinabile cli quella continentale, onde noi procediam o mo lto esita nti nel compito di indagare le caratteristiche fonda mentali delle quattro modal ità principa li della lotta per il do minio del ma re.

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L'occupazione militare dei centri vit,1li marittimi ciel nem ico è la moda]ità p1u efficiente, più risolutiva della loua per il conseguimento del dominio. Essa consente ne l modo più completo e più duraturo l'esclusione del nemico dal mare. Questa modalità per essere efficiente e risolutiva richiede condizio ni p reponderanti di vigoria marittima ed in ge nerale non pu<') essere prescelta eia quelle nazioni che ad un prepondera nte potere mwale non associano un adeguato potere territoriale . Se questo potere fa difetto, le obiettività marittime d evono essere molto lim itate ed in generale circoscritte ad occupazioni di piccole isole o cli pe niso le completamente salvaguarclabili dal potere navale. La nazio ne cu i fa nno difetto le forti espa nsività sa rebbe assa i imprudente adottando u n me todo cli lotrn nel quale potrebbe difficilmente persistere. In ta luni casi, pe r<\ questo metodo cli guerra s'impon e in maggiore e minore misu ra per l'indole d elle fo rze mobili in relazione col teatro delle operazioni rnilitari. Il periodo re mico fu vi ncolato inesorabilmente a questo metodo cl i lotta per l' insufficienza dell'autonomia navale, a ppena si estendevano cli qualche centina ia cli m iglia i limiti del teatro della guerra, o nde g li Srn ti cu i faceva difetto il potere te rritoriale dovettero limitare le obiettività od occupazioni insulari, facilmente salvaguarda b ili. L'indole geografica del bacino orientale mediterra neo e l'efficie nza della difesa costiera con tro le flotte a remo consentirono a Cartagine, Atene, Genova , Venezia u n periodo cli dominio nava le non rafforzéltO da un adegu,lto potere territoriale, ma l'occu pazione costiera non poté estendersi, que lla delle grandi isole fu sempre precaria , e quando un potere conti ne ntale poté esp liCé\re una su fficiente e ne rgia marittima, il potere navéllc, ad o nta cli grandi sforzi, non poté sa lvagua rdare c he piccola pa rte del dominio, conseguito in favo revoli condizio ni politiche, q uando non venne ra pidamente sop presso. Altre cause concorsero certa mente a lla menomazione od all'an nie ntamento del dominio del mare cli q uegli Stati che non e bbero adeguata efficienza territoriale, rna questa insufficienza, s pecialmente nel pe riodo re m ico, fu la causa pre ponderante, e non cessa di essere anche oggidì una menomazione dei grand i poteri naval i. Il dominio navale non può essere conseguito ed esercirnto senza l'occupazione territoriale di stazioni m ilitari che to lga no al nem ico o conferiscano alle flotte l'esercizio del dominio/ ma questa occupazione deve essere regolata dai crite ri seguenti: 1° Limitare al minimo n ume ro le occupazioni indispensabili a ll'esercizio efficace del dominio; 2° Il numero dipende dall'indole delle forze mobili in relazione co lle condizioni geografiche del teatro della guerra; 3° Si debbono presceglie re per l'eserc izio del dominio, quelle situazioni che sono maggiormente sa lvagua rdabili ciel potere mwalc, e perciò le insulari alle costiere, le piccole a lla grandi , le isolate a quelle trop pe prossime al continente ... , purché adeguate alle esigenze navali; ·" Quesla condizione preliminart, secondo quanto ha affermato O.il., era assai meno nen:ssaria nd ptriod o velico, quando l'autonomia logistica delle flotte e quind i la loro indipc:nc.lenza da punti cl'appoggio terrestri ern assai maggiore. Tenendo conto d ella prtcedente affermazione che «J'ucc11paz io1w mi/ilare dei ctntri vitali mariti imi è la modalità p iC1 ri:.;oluLiv,1 della tona per il con~eguinx:nto del dominio.., si pu<'i anche affermare che nd r eriodo et ico l'influsso della gtografia è rn,1ggiore di quello dd J)t riodo velico.

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4° Dare alle situazioni presce lte la maggio re efficienza militare, mettendo le in grado di persistere lungamente nella lotta; 5° Considerare il potere nav;:ile come il fa ttore risolutivo ciel domin io, dandogli quc!la efficienza che la soluzione politica e coloniale richiede; 6° Economizzare nelle occupazioni estensive il potere territoriale, che diviene ingombrante e dannoso quando no n indispensab ile al p ossesso;-'! 7° Giova rsi politicamente ciel potere continentale per accrescere l'infl uenza od equilibrare le inefficienze temporanee del potere navale. Quesri parrebbero essere i crireri fonclamenrali cliretrivi dell a lotta per il do minio ciel mare, q uando l'obiettiv ità principale è l'occupazione territoriale. Il conseguimento di questo obiettivo non esclude, anzi implica quasi sempre la loLta navale, ma questa no n l'obienivo principale, e p erciò il dctermin.:t re dell a condotta ciel confliuo. Quando l'occupazione diviene estensiva ccl eccede i limiti indispensabili all'esercizio del dom inio navale, il problema militare cessa cl i essere interamente nava le e la sua so lu zio ne riguarda la correlazione continentale e marittima, la quale esorbita dall 'argomento che stiamo stud iando. Lo srn ro che ha conseguito colla occupazione un relativo dominio in un detenninato bacino idrografico, può essere costretto a contenderlo ad altri con un metodo dipendente eia quello p rescelto da l nemico. La pa 1-ctli22azione delle forze ncwali del nemico è il mecodo più efficiente, più economico, p iù strategico per contendere il dominio navale già conseguire. Il periodo remico, che praticò largamente il metodo della occupé1zione d urante le contese per il do ,ninio del mare, aveva assai sca rsa atritucline al metodo di para lizzazione. che fu largamente impiegato du rante il periodo clico. L'indole delle forze naval i, in relazio ne co n le cond izioni militari e nautiche ciel teatro della g uerr.i, è il cletern1ina nte pri ncipa le di questo m etodo di pa ralizzazionc delle forze nemiche. Le flotrc a rem i, anche se p rovvedute cli una adegwlta base di operazione, non potevano persever,1re nel blocco. Ciò non pertanto quando il cornpito si riduceva alla srnveglianza esciva di un po1to e di un unico sbocco, il compito non era impossibile, e le flotte d i Vene7.i;3 nei due periodi culminanti ciel suo domin io orienta le lo praticarono con sufficiente successo alle bocche dei D .-i rcla nelli . In ogni altro caso, sia invernale, sia di esccnsività costiera, il blocco non era possibile, e perciò le fl otte si ricercava no e rincorrevano pel rnare coll 'obietrivo della battaglia durante la buona stagio ne. Il metodo cli paralizzazione è dunque dipendente dall'indole delle flotte, il cu i com pito dipende essenzialmente dalle ca rn nerist iche seguenti: a) grande capac ità naut ica per lottare contro le violenze meteorologiche: b) grande autonomia per poter perseverare nel compito che deve essere continuo; e) grande economia per no n esaurire, con scarso profiuo, le riso rse della rnob ilità. I.e flotte a vela possedevano in g rado eminente , se non perfetto q ueste ca ratteristiche, e perci ò esse poteron o sotto una vigorosa direzione, come quella cl i Jer" Questo perch(: c.;sse genc.;ra no il .. dualismo t<.:rrestre-rnarittinm , tanto :ivwrsa to d:i D.U.

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vis, Nelson, Collingwood, mantenere il blocco di estesa costiera, anche d'i nverno, con efficienza adeguata all'indole della guerra e all a situazione gene rale mil ita re. La storia navale offre insegname nti così numerosi e precisi riguarda nti l'efficienza del blocco da conse ntire la enunciazione del seguente principio: La paralizzazione delle forze per mezzo del blocco è sempre preferibile agli altri metodi d i lotta pel dominio del mare, q uando l'indole delle forze navali ne consente l'efficiente attuazione. L'attitudine delle forze alla persistenza del blocco non esclude la necessità cli adeguate basi d'operazione nel bacino del con fli tto e perciò queste basi devono essere in correlazione colle caratteristiche delle forze mobili qua ndo si assume per metodo di torta, come già fece e farà l'Inghilterra, q uello della pa ralizzazionc delle fo rze nemiche. L'efficacia presente cli questo metodo in paragone d i q uella esplicata nel periodo velico è assai d iffic ile cli va lutare, ed anche il Mahan trattando per desiderio dell'Ammiragliato Inglese il quesito del blocco/1 non ha creduto cli esprimere apprezzamenti precisi, i quali né ammettono né escludono che l'efficienza attuale delle flotte possa essere eguale a quella ciel periodo precedente, e che possa considerarsi mil itarmente adeguata al comp ito di preservazione degli obbiettivi più vulnerabili. Non è nostro intend imento risolvere il problema del blocco; solamente crediamo cli aggiungere che le recenti guerre non offrono criteri sufficienti per escludere il sistema, ma lasciano supporre che l'attuazione sia eccessiv,rn1cnte dispend iosa , logoratrice e forse assai più pericolosa che non fosse in passato. L'esperienza fu tura darà la soluzione del presente problema; ed intanto osserviamo che l'esperienza cie l periodo velico ci consente cli enunciare i seguenti criteri: 1° il metodo cli para lizzazione è sufficiente alla tutela dei più vu lnerabili interessi navali; 2° il metodo è specialmente preferibile q uando la correlazione strategica delle forze nemiche è difficile , e quando è molto esteso il teatro delle operazioni; 3° il s istema della paralizzazione d iviene indispensabile q uando è massima la vulnerabilità che il nem ico può esplicare con min ime forze. Se questi insegnamenti ciel periodo velico fossero ,1pplicabili, anche parzialmente, al presente periodo navale non v i ha dubbio che il sistema della paralizzazionc continuerebbe ad essere il migliore per la tutela del dominio g ià conseguito, e qu ind i determinere bbe nella maggio r parte elc i casi l'indole della guerra ; ma le gue rre cli questo periodo non lasciano credere che l'efficienza del sisterna possa essere completamente o sufficientemente preservata. Noi riteniamo q u indi che gli insegnamenti storici siano, per q uanto rigua rda il blocco, cli scarsa utilit,1 per la teoria ciel sea-powe1; e che i sistemi cli gue rra tendano a riavvicinarsi a quelli de l periodo rcm ico il quale non ci offre che ::1ssai discutibili insegnamenti in proposito . L'anrzientcm-ien.to dellefoi:ze nauali del nemico, che costituisce il terzo dei metodi cl i lotta per il dominio marittimo, parrebbe fra tutti il metodo più perfetto e risolutivo mentre riesce in p ratica assai n1eno efficace per la consolidazione del dominio.

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A.T. /vlahan, Hlockade in relcttiun LU n.cwal strategy, 1895 (Nma di D.B.).

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Eliminare colla battaglia le forze mobili del nemico è ce1to il sistema più spicciativo di riuscire preponderanti per mare, ed offre inoltre il vantaggio del grande prestigio morale; però quando q uesto risultato non consente la successiva occup;izione dei centri vitali del nemico, esso è un metodo più chiassoso che reale e definitivo. La battaglia è quindi obiettivo principale della guerra solo quando la situnionc 1nilitare non consenta di assumere come obiettivo i centri vitali del nem ico .1 ' Le lotte fra Genova, Pisa, Venezia, fra la Cristianità ed i Turchi, quelle tra l'Inghil terra e l'Olanda, cd in parte anche quelle della Repubblica e dell'Impero, fu rono qu asi tutte ca ratterizzate dalla impossibilità di o ccupazio ne elci princip,1 li centri v itali del nemico, e consentirono lunghi strascichi di lotte quando le vittorie navali non minacciav,1110 intensamente l'esistenza del nemico. La preservazione di q uesti centri ha quasi sempre co nsentito storicamente, la rinnovazione ciel conflitto, in condizioni di maggiore efficienza per la rapida riproduzioni delle flotte. Le guerre di Roma co ntro Cartagine, d i Cesare contro i Britanni, di Venezia contro Bisanzio, furono pienamente risolutive radiando dal mare le marinerie nemiche; quelle dell'Inghilterra contro la Francia, nel XIII e nel X l V secolo, poterono contenere lo sviluppo cli una germogliante m,1rineria mediante d ominio ccl occupazione costiera; e la guerra di Crimea avrebbe potuto avere risultati di gran lunga più efficienti se la ragione politiG1 non avesse menomata quella rnilitare. La lotta esclusivamente navale presenta qu indi le seguenti caratteristiche: 1° È meno efficiente, rnmo nello spazio che nel tempo, della occupazione dei centri vitali e della paraliZ?.azione delle forze; 2° È quasi sempre alluata quando le altre due modalità della lotta non sono accessibili direttamente; 3° Gli effetti sono tanto più importanti quanto più intensivi cd estensivi so no g li interessi dipendenti dalla sicurezza del mare; 4° Raramente gli effetti vittoriosi della lotta navale assicurano un lungo periodo di dominio; 5° Le vittoriosità navali provocano facilmente una eccessiva fiducia, una negligenza d'armarnenri , u na decadenza rapida degli ordini navali, micidiali alla preservazione ciel do min io; 6° La direttività della lotta è quasi sempre ff1cno esatta, meno energica, n-1cno obbiettiva di quelb esplicata cogli altri due metodi cli occupazione e para li zza zio ne; 7° La d irezione della lo tta è quasi sempre subordinata all a volontà ciel nemico, e perciò soggetta a dilazioni, simulazioni, sorprese che menomano sempre l'efficienza strategica e tattica delle flotte; 8° Questo metodo ha provocato spesso l'inazione completa, e la rinuncia alla obierrività della guerra, per l'incapacità di forzare il nemico alla battaglia;

'' Questa çonsidernzione è un altro segno della persistente diffidenza di D.13. 1x :r la battaglia di marci ncboniana . Si pu ì>obiett:trt: che l:t battaglia non può in nessun <.:aso essere J°ohiellivo clelht guerra marittima. ma è se mai il mc;zzo per raggi ungere cale obiettivo. In ~ec;ondo luogo l'oçcurazione dei centri \'itali nc;mici - lo dimostra proprio la guc;rra cino-giapronese - può rendere; possibile e anzi necessaria la battaglia s1<..:s:,;a com<.: tappa rcr J'occupazionc. Infine. non p uù e:,;sere es<:l usa a priori la simultaneità d elJ:.i battaglia navale<.: dell'ocxupazione via terra.

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9° I metodi principalmente impiegati per conseguire l'obiettività della battaglia furono la sfida, la simulazione d'attacco, la simulazione della fuga, la devastazione costiera , la minaccia delle linee di comunicazione; 10° I risultati della battaglia, benché vittoriosa, sono sempre una menomazione di potere navale rispetto ai neutri, e perciò il sistema può essere compromesso nella sua intensità da considerazioni d'equilibrio politico, nei suo i risultati eia insufficienze materiali derivanti dal conflitto; 11 ° La storia dimostra che la menomazione del sistema dipende principa lmente da preoccupazioni di equilibrio politico; 12° La direttività militare, nella attuazione cli questo metodo, è sempre piC, vincolata dalla direttività politica di quanto possa esserlo cogli altri sistemi, ciò che costituisce una grande imperfezione de l sistema.·11 Questi criteri fondamenta li sono in grande parte, se non tutti, applicabili, secondo noi , al periodo presente e prossimo, e perciò riteniamo che questo sistema di lotta corrisponda più di quello dell a paralizzazione all'indole delle forze navali moderne. Non inrendiamo già affermare che esso tenda ad escludere gl i altri due metodi, che anzi la sua correlazione e compenetrazione con essi diventerà più intensa ed estesa che non fosse nei periodi precedenti, rna il carattere preponderante del confli tto sarà quello che è corrispondente all'obiettivo della battaglia e non già a quelli della occupazione elci centri vitali e della paralizzazione delle forze navali.-\(,

·" ]I Fioravanzo annota: "una conforma luminosa delle considcr:.izioni contenute: in questi tre ultimi comma si è avuti! d urante la guerra mondiale: prima dd suo in izio la Cennania presumeva che !"Inghilterra sarebbe: rimasta neutrale: per non esporsi a rerd ite cli navi, eh<: ne avrebbero menomata la supremazia marittima d i fronce ai neutrnli. Scoppiata la guc:rra, rlnghilterra è intc:rvenuta col crit<:rio di esaurire la Germania colla recisione delle sue comunicazioni marittime [quindi: con un compito offensivo N.cl.C.l, ottenuta col blocco a distanza delle co:-te t<:dcsche senza imp<:gnarsi a battaglia colla flotta nemica, eh<: pure era tanto inferiore alla sua [non era, poi, co:-;ì interiore - N.d.C.]; <: quando il 31 maggio 1916 la Grnnd Fl<:<:t si è imbattuta ndla Hoch See Flott<:, essa ha manovrato in modo da non subire perdite, non si è.: cioè impegnata in un combattimc:mo a fondo-·. ·"' Sempre secondo il Fioravanzo, queste p revi:-;io ni di D.13., secondo il quale ]'..obiettivo della battaglia• è quello che caratter[zzer;1 maggiorment<: i conflitti futuri, sono srn te smentite dalla realt,ì d ella prima guerra mondiale. l\oi osserviamo che D.13. qui non distingue b ene tra ricerca della battaglia navale e altri metodi - come la guerra cli corsa - che pur possono caralterizzare la guc:rra esdusivam<:nte navale; quest'ultima - come da lui :-t<:sso tante vol te aftcrmato - non si esaurisce certo nc:llo scontro tra squadre riunii<:. In secondo luogo, D.13. indica i dodici caratteri principali della «lotta esdusivamc:111.e navale», d ai quali ern<:rgono molte ricad11t.e negative: se è così, perché essa dovrebbe ess<:re prescelta come forma prcf<:renziale in futu ro' Questo è un altro pu nco che l'autore non chiarisce:. Dopo il giudizio dd fiora vanzo (1938) su lla prima guerra mondiale, è doveroso anche chiedersi se la seconda guerra mondiale abbia o meno confermato, a sua volta, le previsioni clell \ 1utort::. La risposta è interlocu tori,\: a prima visi.a parrebbe averi<: srnemite, perché la guerra esclusivamente nav:1k: ha perso d·importanza mentr<: ne ha acquistat,1 la paralizzazione ddle flotte e/o l"o ccup azione di centri vitali. La ricerca della batta.glia com<: obiettivo unico è diventata sempre p iù rara; al tempo stesso, almeno nelle scelte d<:i principali contc:ndenti - a cominciare dall'Inghilterra, dalla Germania e dal Giappone: - ha p erduto d·importanza la tenclenz,1 a evitare l'occasione di perdite per preservare obiettivi politici o cli equilibrio navale. Ma in parte, le ha anche confermate, rendendo --più intensa ed estesa la correlazione e compenetrazione" della lotta c:sclusivamente nava le con la paralizzazione ciel traffico e !"occupazione clei centri vita li , come voleva D.13 .. Anche per questo, !"ultimo grande conflitto ha confermato l'import;mz;i di quella --correlazione terrestre-marittima, alla qrntle D.B. in quest,1 occasione non accenna, ma che: è stata fin dall inizio uno dei suoi ca valli cli bam,glia.

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Tutto ciò che riguarda questo metodo della lotta è quindi specialmente importa nte per la teorica del sea-power, ma disgraziatamente qu esta pa1te della teoria presenta difficoltà che noi non abbiamo superato e che esigeranno molto altro studio storico e m ilitare.

LA DISTRUZIONE DEL COMMERCIOF

Questa modalità della lotta per contrastare il dominio del mare fu praticato con vario metodo e con varia fortuna in tutti i temp i. È indubbiamente il metodo meno efficiente, poiché implica l'incapacità di conrendere o di conseguire il dominio del mare, al quale si rinuncia , per esplica re Lina aggressività poco nobile, mil itarmente inefficace, ma che, date le circostanze ecceziomdi, potrebbe riuscire , benché non sia mai riuscita, cli qualche peso nella bilancia della guerra. Il Mahan ha trattato magistralmente la questione della distruzione ciel commercio nemico, e bend1é le sue considerazioni siano state disperse nel corso dell'opera, esse porgono materia sufficiente per estrinsecare i principali. criteri che riguardano la modalità e l'efficienza cl i questo sistema d i lotta per contrastare e meno mare il dominio navale del nemico. I principali criteri che il fonda mento storico permette di forrnulare parrebbero i seguenti: 1 ° La corsa non può essere considerata un,3 modalità p rincipale ma solamente secondaria e subordinata della guerra marittima;<>! · 2° L'esercizio della corsa irnplica la possibilità della vio lazione della vigilanza nemica; 3° I.a violazione fu, in maggiore o minore grado, esercitata in tutti i periodi navali, e potnì essere esercitata in avvenire, date le attuali cond izion i d ella guerra m arittima; 4° La sorveglianza efficace esige condizioni geografiche ed id rografiche del l) acin o della guerra che difficilmenrc si ritrovano; 5° La sorveglianza è sempre efficiente quando può esercitarsi in modo continuo a contatto tattico della costiera nemica;

·' ' Come si è visto nella l'arte l, h1«gm:rra di crociera• (franccse g uerre de co11rse) è stata sostt:nuta da D.13. nci suoi primi articoli come unica via pracicabile d;i una !v1arina inferiore come quella ilaliana. contro quella fra nct:st: molto superiore. In questo ca so (confen nando precedt:n ti affermazioni in 1Wa/.)((,i e C'(l/lwel[) D.13. ad erisc1;; alle lesi general i e.li Malian sull"argomcnto , basate:: sul1a esperienz;1 storica. Secondo Ma han (pf). 548-549 de L. ·111flue11za del potere ,n(lrillimo suf/a storia) la guerra e.li t·orsa è solo •un·importantc opera zione sc.;cond:aria di guerra m1vale·· e p uù divenl:1re risolu tiva .. solo per mezzo del dominio del man:: c dd prolungato controllo dei cenlri stratcgid dd commercio•. Semhrerebbe, quindi. sussistere una contraddizione. p er<.:h~ se !"esperienza storica - alla quale

1).13. f;i pur ricorso nei suoi ,articoli intorno :il 1880 -è val ida, allora la guerra di corsa non è la fo rma strategica migliore per l"llalia; se, invece, la esperienza storica non è valida, allora bisogna dimostrarne.; il perchl?, cosa che O. U. non fa almeno in questa occ:tsione. Li risposta va cercat11 nd c apitolo seguen te. ·'" Q uc.;sto valc.; anche per umi flotta inferiore.;, che non ha altro mezzo:> Il Grivc;I , tamo spesso cita to da D. B. non parte forse dalla constatazione che la Ootta inglese in ogni c:1so non poteva esserc.; hattula in battaglia:'

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6° Quando le condizioni geografiche ed idrografiche non consentano questo contatto continuo, la violazione può esplicarsi quasi impunemente, giovandosi delle opportunità che la favoriscono; 7° La caccia al largo data ai corridori dei blocchi è un sistema inefficiente d i contrastare la corsa; 8° La distru zione del commercio p uò essere esercitata eia squad re , divisioni volanti, e da singole navi, con effi cienza corrispondente ai nuclei delle forze; 9° La corsa esercitata da navi isolate, se può appagare la speculazione d i pochi ed illudere la van ità nazionale, non è utile allo Stato, il quale ripaga eccessivamente i danni recati al comme rcio nemico; 10° La d istruzione del commercio esercitata da cl ivisioncclle volanti ed anche da squadre, come la esplicò l'Inghilterra ai tempi d i Elisabetta e cli Cromwell contro gli Spagnoli e gli Olandesi, può essere feconda cl i risultati quando chi la esercita abbia piccoli interessi esterni, e chi la patisce abbia un grande sviluppo commerciale; 11 ° La corsa per essere efficiente, quanto la sua subordinazione consente, deve essere sostenuta da un potere navale, il cu i obbiettivo non sia uno dei tre precedentemente accennati, ma la distruzione del commercio nemico, e perciò la tutela della corsa; 12° La corsa non sa lva la nazione che la esercita come sistema di guerra dalle conseguenze della o ffensiva nemica;-'9 13° La nazione che ha grandi interessi e grandi vulnerabi lità cli carattere marittimo non può ma i trarre beneficio dalla corsa; 14° La nazione che può considerarsi invulnerabil e dal mare, in un dete rminato confli tto, può esercitare con vantaggio la corsa, in base ai precedenti criteri cli efficienza;';0 15° L1 corsa, come sistema, è tanto più giustificabile quanto più essa minaccia da vicino, presso il loro convergimento , le linee cl i sussistenza navale del nemico; 16° TI blocco continentale, che è ];3 reciproca cli quello navale, tendendo a paralizzare invece che a distruggere il commercio nemico, fu sempre tentato con risultati da nnosi durante le gu erre coloniali e con effetti d isastrosi dall'Impero; 17° TI blocco continenta le, per essere efficiente, non deve essere passivo, ma sostenuto da una attiva coo perazione navale; 18° Gli effetti della corsa sono in generale esagerati, attribuendo ad essa una efficienza che le conferiscono altre cause spesso estranee alla sua esplicazione; I 9° La marineria che considera la corsa come un sistema cli guerra deve prepararsi materialmente ed organicamente ad esercita rla con efficienza risolvente; 20° Nessu na marineria, se si escludono quelle barbaresche e piratesche, ha esercitato la corsa con efficienza risolvente. Molti altri criteri si potrebbero aggiungere a complemento e specificazione, ma noi credia mo che questi siano sufficienti a tracciare le linee generali della teorica navale, e conclud iamo che se la corsa come sistema cl i guerra fu insuffic ie nte in passato, potrebbe divenire più efficace coll'accrescersi delle marinerie commerciali e

·"' E allora perché D.1.1. intorno al 1880 t·ha sostenura per la Mari na italiana? "' Vale sempre l'interrogativo precedente: D.B. in passato l'ha p roposta proprio per l'Italia, nazione mol to vulnerabile dal m;ire. Al contrario l'InghilLCrra, ancli'ess,1 vulnerabile d,d mare, nelle guerre napoleoniche e nelle due guerre mondi,di del XX secolo più che fo re guerra di corsa, l'ha combattuta.

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colla m aggiore vulnerabilità della esistenza cli alcune nazioni, onde questo sistema di lotta navale deve comprendersi, almeno teorica mente, fra quelli esplica bili nel conflitto per il dominio elci mare.

UT I LI ZZAZJONE DEL DOMINIO NAVALE

L'utilizzazione ciel dominio temporaneamente conseguito riguard1 tanto il potere pol itico quanto quello militare, e perciò rientr,1 in parre nella ragio ne pol itica. Lo svilu ppo dato precedentemente a questa parte della teorica del sea-powerci dispensa da considerazioni che riguardino diretramente il potere politico, e ci limitia1110 ad esporre i seguenti criteri cli direttività generale: 1° Il dominio navale non si può preservare senza la costante vigila nza dei pmeri politici e militari; 2° L'estensivìtà del dominio, provocando molteplici contatti internazionali , l'equilibrio politico è la prima base della prcseIVa7.ione del dominio; 3° Alla preserva7.ione dell'equilibrio internazionale concorre l'espansio ne incensiva ed estensiva dei commerci, generalizzando gli interessi, i bisogni, le dipendenze reci proche; 4° Alla intensìviLà commerciale giova essenzialmente il monopolio colle sue leggi ristrettive della neutralità, e perciò fino ad un ceno punro la rributarietà dell'estero al commercio naz ionale; 5° Alla estensività del commercio giova essenzialmente la pace, quando essa è effetro cli preponderanze militari che opportunamente si eq uilibrano nella bibncia internaz io nale; 6° Il sapere armonizzare le cause della intensità con quelle della estensività è prerogativa dei Govern i che hanno raggiunto una grande stabilirà , ed è quindi ca ratteristica dote dei Governi a base aristocratica; 7° Sapersi giova re della potenzialità territoriale a ra fforzamento politico e militare del potere navale; 11 8° Compensare la deficienza territoriale con sussidi finanziari agli Stati, la cui obiettiviliì non contrasta colla preservazio ne del dorninio rrnu iltimo;·•2 9° Considerare il potere navale come il fattore principale ma non esclusivo del dominio, quando questo ha fondamento nella estensività colo niale. J\llo lt i altri criteri sin.tetici si potrebbe ricavare dall 'opera del Mahan, e noi ci riserviamo di esporli nell'ultimo ca pitolo di questo studio, ritenendo che quanto fu precedentemente esposto è sufficiente per stabilire le grandi linee d irettive che inquaclrnno il compito del potere politico nella preservazione del dominio navale. li compito del potere militare nella utilizzazion e del dominio riguarda specia lmente: '' Concetto r<:versihik:: andrdihero sottoline:11e ancor più, infatti, le positi ve ricadute <ld potere n.1v,ile ai fìni <lei rafforzamento politico, territoriak e militare <li uno Stato. "Qrn::sta riflessione di O.li. sembra escn::mamentc; moderna, perché indica in prn tica la vii1 del (Ontrollo economico in sostituzione di quello - oggi 0995) ormai obsok:10 - <.:oloniale, cc::rritorialc e militare. Essa implica anche conllilli minori per interposta persona (o, meglio. per inteqx>slo Stato).

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1° Gli obbiettivi eia consegui rsi militarmente d urante il conflitto, appena affermata la preponderanza navale; 2° I provvedimenti necessari per conferire al dom inio acquisito la sufficiente preparazione militare, nelle preveggenze cli conflitti futuri; 3° f provvedimenti necessari pe r conservare od accrescere l'efficienza de l potere nava le. Gli obbiettivi che debbono conseguirsi durante il con fl itto emergono dalla nuova situazione mil irnre, ed i criteri che debbono prevalere nel loro conseguimento parrebbero essere i seguenti: a) afferma re il dominio navale, in modo da escludere la possib ilità d i q ualsiasi controffensi v<1; b) non lascia rsi adesca re da lle facili imprese di occupazion i e conqu ista prima cl i avere assicurato efficacemente il dominio; e) spiega re la mnssima sollecitudine ed inrensit,1 nel completare la v ittoria, facendo v io lenza alle abitua li acquiescenze che ostacolano l'utilizzazione delle situazioni più favorevoli; d) assicurmo il dominio contro ogni efficace controffensiva, p rescegliere frn gli obbiettivi consegu ibili q uello che accentra la massima vita lità marittima ciel nemico, investendolo con tutta l'intensità cl i cu i si dispone; e) trascura re gli obbiettivi seconda ri, il cui consegtiimento nava le d ipenda d,i quello dell'obbiett ivo prescelto , onde non disam inare inutilmente le forze. li conseguimento dell'obbiettivo princ ipa le, nella seconda fase del con flitto, ricade in uno dei metodi d i dominio precedentemente esa minati, cd è perciò generalmente regolato d,1 i criteri foncbmentali che abbiamo en unciato. I provvedimenti, che dopo il conflitto debbono conferire al nuovo dominio acqu isito la sufficieme prepa razione m ilita re, sono pressoché simil i a quell i cli qu.i lsiasi prepa razione i.n tempo cli p,1ce quando è determinato l'obbiettivo polit ico e milita re emergente eia Ila nuova situazione. '5 I criteri precedentcrne nte esposti per la prepa razione militare d i uno Stato soddisfano alla nuova situazione e perciò non r ichieggono una nuova clisamirn1. I provvediment i necessari per accrescere o conservare il potere n.iva le richieggono invece qualche cons iderazione spec iale, po iché la storia d imost ra che non sen1pre questi provvediment i furono attuati colla dovuta sollecitud ine e nella dovuta misura. Gli insegnarnenti storici p iù attendibili parrebbero i seguenti : 1° La vittoria genera spesso una i nconsulta fiduciosità, specia lrnente nelle nazioni di indole immaginosa ed in q uelle rette cb Governo democratico; 2° La te ndenza a riposare sugli allo ri provoca inevitabilmente la decadenza degli ordini m ilitari;

,., A l contrario della precc.:dente, q ueste considerazioni di D.13. poco si applicano alla rea h;1 attuale, perché rifc.:rir.e soprattulto alla lotta per il domin io del ,mire.: tra nazioni o gruppi d i nazioni. Oggi, invece, il dom in io del mare è saldamente tenuto d:i urù111ic,1 surerpotenza, sc.:nza possibili ri vali. Il p roblema che si p resenta è solo q uello di ;issicurarsene tulli i possib ili vantaggi, cosa rive lat:-1si tutt 'altro che.: agevole q uando, ad esempio , si è lrauato d i garantire.: la sicurezza dc.:i vira li riforn imc.:111.i d i petrolio nel Golfo Persico.

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3° Questa decadenza si risolve in una inerzia o letargia delle forze produttive e nella immutabilità dei sistemi ed o rdinamenti che fecero buona prova nei precedente conflitto; 4° L' inerzia dei sistemi in tanto giova alla efficienza del potere rnilita re, in quanto essa rappresema non g ià uno sta to comatico, ma una virtualità dinamica dell'organismo vitale; 5° I.o stato cornatico p roduce quasi sempre la degenerazione morale e la parassività intellettu,1 le donde derivano i fenomeni di p revarica zione, dì corruzio ne, di indiscipl ina, di conflitto cogli altri ordini sociali, con grande menomazione civi le e militare; 6° La rigenerazione degli ord ini milita ri è assa i più lenta e d ifficile della loro creazione, ed il compito della direttività militare è più ingrato dopo anziché prima di un conflitto vittorioso; 7° Q uando lo Stato e gli ordini militari si preserv,ino vitali, i provvedimenti necessari per accrescere o conservare l'effic ienza ciel potere navale emergono spontanei dalla vitalità nazionale." La Germania, il Giappone, l'Unione riconfermarono recentemente quesre storiche conclusion i elle noi assumiamo come principi fondamentali della teorica del potere nava le. La ragione politica e quella militare offrirebbero campo ad una p iù vasta escursione nell'esteso dominio della guerrn rnarirtima, 111a q ueste escursioni, secondo noi, pervaderebbero le zone di scienze militari che han no perfettamente tracciati i loro limiti, onde crediamo che il compito da noi assunto di esporre la teorica del potere navale in base agli insegnamenti storici e col sussidio delle opere ciel Mahan e Callwell sia, quantu nq ue molto imperfettamente, compiuto. A complemento riassuntivo cli quanto esponemmo, crediamo utile di riordinare nel capirolo seguente, sotto form a d i memoriale, i criteri sintetici già esposti, completandoli e.lei loro principali corollari , onde porgere ,l i cultori delle clortrine nava li un manuale che possa col tempo divenire il codice della guerra marittima.

" Ciò signifi<.:a in buona :,;ostanza, d1c il dominio ciel n,;i rc una volla conquista to va mantc;nuto, clil'eso e; c:,;crcitato <.:on una politi<.:a <.:oerente, scnza rirosare sugli allori; ,tfferma zione .solo apparenrt:mente ovvia, <.:he spedt: oggi ha una fune carica ammonitrice.

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CAP ITOLO

VI

IL POTERE MARllTIMO: SINTESI CONCLUSIVA. ESANIE DELLE FUNZIONI «STATICHE» E •D1NA1'v1ICHE» E INTEGRAZIONE DEGLI ELEMENTI CO NSIDERATI DA MAHAN

Questo capitolo riunisce gli ultinii due articoli su Mahan e Ca!lwe ll pubblicali dalla «Rivista Marittima• nel gennaio e febbraio 1899. Netto stesso anno 1899, senipre a cura della «Rivista lvla1'itlima•, i predetti articoli sono stati riuniti insieme in un opuscolo dal titolo 11 potere marittimo, con co11imento introduttiuo di D.R .. Detto opuscolo è stato ristampato 1zel 793 7 (Ronia, Ed. Roma), con b1·eue prefazione e succinte note a cu·ra del comandante Guido Po. Risulta già evidente, da queste ristamp .e, l'i11iportan2a della materia cbe viene qui trattata, il cui interesse den:va non tanto da nuove sfaccettature, ma dalla riunione d i elementi prim.a sparsi in un riuscito tentativo di sintesi unitaria e organica. In J1articola re facendo Ji'equente r~/erimento agli a rticoli del 18941895 riportati nella Parte 11 e ad altri precedenti, D B. 1'iassume e co1~/i·mita le rijlessioni dei p recedenti capitoli di Ma han e Callwell, illserendovi quelle - di matrice clausewitzicma - ,·elative al genio e alla fortuna, e quelle sul peso delle in venzioni. i n tal modo, egli te1tta una fusione unitaria degli apporti di tre autori: oltre a Maban e Callwe/1 anche Clausewitz, peraltro qui non esplicitamente citato. D. R. considera l'Inghilterra vulnerabile nelle uie di com.unicazione m,m·iltime, nientre l'Italia sarebbe vulnerabile solo lu ngo le coste: visione riduttiva, questa, dell'importanza che il trajfico marittimo già allora andava assumendo per !'ita li.a. Egli pone ancbe il p roblema - tuttora 1~fmasto senza risposte esaustive e organ icbe - del possibile, futuro injlusso delle innovazioni tecniche sul potere marillimo. 111.jlusso cbe in og1ti ccLrn è importante, perché «il sea power può trarre dalla invenzione una grande varietà e intensità di efficienze, delle quali è necessal'io tenere conto nell'apprezzare le situa2·ioni milita ri e la potenzia lità relativa degli Stati•. E pur ajfennando che la situazione del momento farebbe ritenere più probabili invenzioni con carattere e influenza ancora ristretti al campo tallico, l'auto1·e «non esclude• la probabilità cbe •la sulmautica [cioè la guerra so11oma1·ina - N.d. c] e l'aerona utica• per il fu turo abbiano •un p hì esteso campo inventivo•, cioè estendano la loro influenza al campo strategico. Se si tiene conto che a llon;z il somm.ergibile e a nco1·piLì. il di1'igibile eremo ai primi passi, queste amm.issioni sono assai apprezzabili e non coniuni, in un period o nel quale prelevano ancora - almeno nell 'e stabl ishmenr - visioni molto p rudenti, quando n.on riduttive, sulle possibilità dei nuovi mezzi. lr{/ìne, in questo capitolo l'autore, rispetto al p recedente capitolo V, dà maggior rilievo - peraltro senza pervenire a uniuocbe conclusioni - alle possibilità futurn di ejfettuare la guerra di corsa, che dive rsamente dal passato po-

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trebbe «elevcm,i m ediante l'01:ganiz zazione a sistema di guerra». E al punto 5° ammette che, data l 'importanza che il commercio va assume1zdo «presso talune nazioni• (allche per /'Jtalia? questo non lo spec(fica), la guerra al conimercio potrà diventarn ,risolutiva»; essa com:unque ha bisogno di accurata organizzazione, di idonee basi ecc .. E per essere risolutiva (si veda il punto 16°) deve essere sostenuta da un potere navale ·cbe la protegga, senza p eraltro m irare alla preventiva conquista del do minio del mc,re, cioè a u no dei .procedhnenti risolutivi.. prinia indicati (occupazione dei centri vitali, paralizzazione delle forze navali nem iche, lotta esclusivamente navale). Riniane, coniunque, il f atto che seco,ido l'a utore questa forrna d i guerra può essere esercitata con vantaggio solo da una nazione invulnerabile dal mare e sul mare (se è cos( questa llazione non può essere l'Italia, diuersamente da qua nto p roposto da!!o stesso D .8. intorno al 1880) . Al pu lllO 9° /"autore indica brevemente - come già fatto in passato - le caratteristiche di c1utonomia, velocità ecc. che devo/lo avei·e le navi destinate a condurre fa guerra di corsa (le quali, diversamente dal passato, devono essere tutte milìlClri). Il Fiomvanzo annota che queste caratteristiche so,io riunite al ,nassimo grado nel sommerg ibile; sta di f atto che quando D .B. scrive queste note è appena entrato in servizio il Delfino, pn·mo sommergibile italiano. Non si può quindi pretendere che egli dedichi molta attenzione alle possibilità n on a ncora ben dimostrate del n uouo mezzo e cli suo injlusso sul p otere marittim.o, anche se nel 1900 già ha inizio, sulla «Rivista Jl!Jarillima•, il diballito tra i sostenitori e i detrattori del somme1gihile (Cji'. A. 'J.u rrini, Il ba ttello subacqueo, ecc. (allegato alla •Rivista Marittinia• n. 10/1992, pp. 4 7-49). Per completezza di documentazione, e allo scopo di fornire al lellore ulteriori chiavi inte,pretative, riportiamo a premessa del presente cap itolo anche l'introduzio, ze di D.JJ. a /l'ediz ione 1899 dell'opuscolo Il potere ma ritti mo, e la Prefazio1ze di Guido Po alfa 1istampa del 7937. (F. B .)

INT ROD UZIONE D I DOMEN ICO BONAM l CO A ·IL POTERE MARI'ITIMO• ( 1899) La guerra marittima, dopo la rinnova zione delle flotte, si è rrasfonrnlta, se non nella sua essenza, certamente nella sua estrinsecazione, acquistando una importanza e una influenza storico-m ilitare anche maggiore cli quella esercitata durante i precedent i periodi navali . La letteratura militare marittima studiava i caratter i e le fasi della grande evoluzione che anelava sempre più determ inandosi; e se clapprin1a si era circoscritta nel campo esclusivamente mi lita re, la cui importa nza era prepon derante, era successivamente sospinta nel campo storico onde rintracciare le leggi generali dei feno1neni milita ri m ar itt imi .


Le o pere del Mahan segnano, per ora , le p iù alte vette della letteratura storicomilirare-maritrima, clicrro le quali più modesta si innalza quella segnara dal Callwell. Questi due sommi storici non si limitarono già, come turri i loro predecessori, ad esporre gli avvenimenti rnarirtimi cli un determinato periodo storico, concaten andoli pi ù o meno colle situazioni generali, ma procurarono cli determinare l'influenzc1 che gli avvenimemi navali esercitarono sulla storia e sulle operazioni degli eserciti espo nendo le rag ioni e le cause cli q uesta in fluenza, per modo che le loro o pere acquistavano un carattere sonrnrnmente filosofico. Il concetto filosofico cli queste opere era quindi essenzialmente moderno ed il loro contenuto, benché l imitato a brevi periodi storici. poteva considerarsi come un rudimentale fondamento ad una teorica del potere m aritti mo non ma i prirna intraveduta o tentarn. La possibilir:l di creare questa importantissima teoria si rendeva sempre più evidente di rnano in mano che si procedeva ne l libero esame delle opere ciel Mahan e del Ca llwell , ralché noi credemmo opportuno d i concludere il nostro stud io critico già pubblicato con uno schema elementare cli teoria che potesse, col tempo, divenire un trattato cie l potere marictimo. Le d ifficoltà di abbozzare, anche elementarmente, u n primo saggio teorico del potere maritt imo non erano facilmente superabi li, poiché nessuna opera precedenteme nte pubblicata sulla gue rra m;uittima o sulla guerra territoriale poteva esse re cli aiu to o d i g uida, av<::nclo esse un ca raLLere esclusivamente tecnico-m ili tare mentre quello teorico del potere maritt imo doveva essere escl usiv,1 mente storico-filosofico. Il Ma h,rn cd il Callwell offrivano degl i elerncnti pre7.iosi per costituire le teorica, ma questi elementi non so lo erano insufficient i cd incompleti, m:1 si trovavano sparsi alla rinfusa, sorto forma di giudizi o cli princip'ì, di mano in mano che l'autore aveva orporru nirà di esporli, per modo che la loro coordinazione diveniva estremamente diffic ile. La coordinazione non poteva ottenersi che mediante una classificazione, per serie distinte, elci principi' e giucli7.i espressi dagli m1rori, e questa classifica doveva poi soddisfare ad un unico criterio d irettivo che consentisse cl i armonizza re le serie speciali in una dete rminata u nità cli sistem:1. TI criterio direttivo da noi prescelto fu quello di considerare il potere marittimo come una energ ia mondiale, srnrica e dina mica, della qu ale se ne dovevano rintracciare nel campo storico i dati sperimemali per formulare le leggi e concatena rle in una speciale teoria . Il pr imo rentarivo da noi folto ci rivelò irnmecliarnmente l'insufficienza degli elemen ti r imr,1cciati nel le opere stor iche del M,1han e del Ca l lwcll per costituire tu Lte le serie dei p r incipi indispensabili ad una st ruttura, anche rudimentale, della nuova teoria. Le lacune da colmare erano enormi e noi fummo sconfortati considerando l'insufficienza nostra al compito che ci era va mo proposto; ma pensando che molto sarà perdonato agli uomini cli buona volontà, credemmo migliore parrito colmare le grandi lacune col materi;1 le d i cui potevan10 disporre, giov,rndoci cli srudi da noi già pubblicati, anziché mutilare l'import,rnte teori a. Nasceva così l'idea di una teoria del potere marittimo il cui fondamento era storico, ed il cui o rdinamento doveva avere carattere scientifico.

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L'ordinamento della teoria derivava dal considerare i l potere marittimo come una energia mond ia le dotata di ca ratteri statici e dinamici, onde la teoria fu divisa in due parti:

I. Parte. - La statica del potere maritti mo; ll . Parte. - La dinam ica del potere ma rittimo. I.a statica prendeva in esame le condizioni di potenza dei singoli elementi dai quali de rivava l'energia complessa del potere m arittimo, mentre la dinamica considerava le manitestazioni delle energie singole o complesse durante il loro movimento espansivo. La prima parte della teorica considerava quindi le sin gole fun zioni ciel potere marittimo nella loro efficienza statica, e per m aggiore chiarezza di procedimento teorico queste funzioni furono distinte in: Funzioni trascendenta li ; Funzioni commensurabili; Funzion i incommensurabili. Considerammo come funzio ni trascendentali ciel potere marittin10: il genio, l'invenzione, la fortuna. Considerammo come funzioni commensurabili: la climatologia, la posizione geografica , la geografia fisica, la posizione della capitale, la densità d ella popolazio ne, l'industria maritt ima, la ricchezza . Considerarnrno come funzioni incommensurabili: l'etnologia delle popolazioni, l'organismo dello Stato, la civilrà. La seconda pane della teorica considerava le energie del potere marittimo nella loro efficienza dinamiCé1 e per csigen7.c cli chiarezza ed o rdine teorico questa seconda p,Hte fu distinta in d ue periodi: La dinamica interna o nazionale, La dinamica esterna od internazionale. La p rima considerava il movimento d inamico dalla sua origine fino all'istante in cui entrava nel campo internazionale e prendeva in esame la fun zio ne economica, la fu nzio ne pol it ica, la fun:cione milìtarc.

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La di namica esterna considerava invece il movimemo d inarn ico dall'istante in cui entrava nel camp o internazionale fino al compimento dell'atto espansivo, e prendeva in esame i metodi ed i procedime nti storici della espansione, cioè : l'occu pazione e.lei territo rio nemico, la paralizzazione delle forze nemiche, l'an nientamento in battaglia, la d istruzione ciel commercio. Questo schema della teorica del potere marittimo avrebbe consentito e forse richiesto un grande sviluppo di ciascuna delle singole tesi, onde il trattato corrispondesse pienamente alla sua importanza, ma poiché tale compito avrebbe richiesto rnolti anni cli lavoro noi credemmo più opportuno di limitarci, per ora, ad un sommario, che fosse il compendio cli un'opern intu ita e pensata , ma non ancora svolta e dettata. Nessuno p iù cl i n oi è convinto della imperfezione di q uesto somma rio, che h-l scerebbe supporre in noi la pretesa cli sentenziare in VERBA MAGISTRI; 1m1 poiché il compito che ci erava mo p roposto, e che soddisfaceva ad una urgente necessità, non era q uello di creare una completa teoria ma bensì di utilizz,ue, completandoli, gl'insegname nti che s i potevano dedurre dalle migliori opere storiche-militari, onde abbozzare una rudimentale teorica che compend iasse grande parte della dottrina diffusa in n umeros i volum i, così osi:~mo sperare che a queste sintesi, che ci costarono immensa fat ica, non verrà applicata dal lettore la se ntenza ciel pollice verso. Venezia, gennaio 1899.

D. BONi\MICO

PREfAZIONE ALLA RISTAMPA 1937 0 1 Gumo Po

Questo scritto, denso di pensiero, commentato e apprezzato presso tutte le 1narùze del mondo, tradotto in inglese e in tedesco, ba molto concorso a chiarire e ben.e indirizzar le idee di studiosi italiani e stranieri. Esso porta un. esame approfondito su certi concetti o principi jòndarnenta/i dell'arte della guerra: i concetti che, pur rnutando quell'arte, cioè, i mezzi bellici e i modi di co1iseguim determinati scopi, conseruano sempre il loro valore: cioè necessità di conquistare il dominio del mare, paralizzando l'avuersario; di concentmre le propriejòrze, per proiettarle contro quelle più deboli; di dividere le jòrze avversarie, per ballerle separatanwnte; di agire per so1p-resa; di non soprauualutare, rna nenuneno disprez zare, l'abilità de!l'cwuersario etc. Nell'ulti1na grande guerra, scatenatasi qualche lustro dopo della pubblicazione del Potere Marittimo, troviamo che, a rnalgrado dell'enonne m.utamenlo su.I modo di guerreggiare sul ina·re, per l'aumentata ejflcienza dei somme1gibili, tutto ciò che il Bonamico aj/ènna, ba trovato eloquente riprova. Egli per esempio aveva scritto cbe ,/'injluenza del dominio del mare nelle operazioni territoriali, tanto ojjènsive che dflensiue, è sempre decisiva benché spesso si eserciti indirettamente e sj1,1gga agli apprezzamenti supe1:fìcia ff,,. Ebbene, questa era una verttà solare che ebbe una piena con:fèrma durante la guerra 1nondiale. Basta in.fatti ricordare che gli Imperi

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Centrali, }orti e vittoriosi fil te1ntferma, douellero a/fine soccombere perché, non possede11do il doniinio del ,nare, non potevano phì ricevere i rijòrnimenti i11di-~pensahili per combattere e pe1· vincere. In altro puulo, a proposito del metodo da seguire per ui11cere il nemico, così si era espresso: «li sistema della paralizzazione a!l11ienta e sfibra moralmente e militarmente una marineria, più dell'allliie11tamento in bauaglia•. Questo è prnprio accaduto a lla }lotta tedesca cbe, dopo la battaglia dello Ju llc111d, fu costrella dalla jlotla inp,lese ad una difensiva, il cbe i11ge1ierò 11egli equi/1c1g,gi il senso della sjìducic1: donde la crisi e la dissoluzione finale. I.o stesso è avvenuto della }lotta austriaca, in. seguito non a grandi bc,llaglie, alle quali essa sji,ggiua, ma ad u.na serie i11inlerro11a di nostre audaci azioni aggressive, in. cui riji,,!sero le m(gliori qualità della ge11,te di mare ilalicuu,1, contro le basi e le unità nemicbe. Ne deriuò cbe gli equipaggi austriaci jill'ono costretti quasi sempre a subire la nostra inizialioa, si sentirono depressi e, alla fine, im.111.ohilizzati nelle loro /?asi a covare la gloriuzza di Lissa. covarono in ultimo anche la sedizio11e che condusse al dissolvimellto della }lolla. l'.A. ancorn, co!l prqfetica uisione, scriue: •le nuove condizioni delle marillerie moderne e la importanza vitale cbe il commercio va assumendo presso tahnze Nazioni, lascia credere che la guerra com.merciaie possa dil'ellire risol11tiua e qui11di eleuc1ta a dignitcì di guerm •. i\'011 si poteva, i11 mzticipo di alawi lustri, precisare meglio quanto di fatto è r,wuen11to con lo scatenm:,i della g11e1ra sottonwrina ad oltranza, -~/effata dal/et llaziolle tedesca al commercio molldiale. Cbé se. per mcmcanza di uJ1ità di /Jedutejia i dirigellli tedeschi questo sistema è stato adottato tardiuanu!llte e quindi 11011, e' riuscito risolutivo, non co1wielle dimenticare il grarn rischio corso dalla !11tesa nella primcwern del 19 7 7. /11 quel momento, le c!fi·e degli c{/Jòndc1111e1Zli dei piroscafi divennero così paurose cbe .gli alleati eremo ormai stremali e non Cl/)rebbero potuto sostenere la lotta senza /'intervento delle navi mercantili degli Stati Unili d'America. In ogni modo, riferimmo cbe la gue/'/'a nal'ale commerciale, come il Ronamico preuedeua, è staia ele11ata a dignità di sistema 11el/'11ltim,a guerra mondia le: e ;,robabilmente, questa Jòrma di tolta, co11 /'aumentata eflìcienza dellàr111a aerea, au1à, anche per l'auuen.fre, dei tenaci sostenitori. Abbia mo citalo, come fallo caratteristico nella evoluz ione dei mezzi bellici, l'aume11tata e/Jìcienza dei sommerg ibili. I:,'.çsa in/atti ba i1?fl1dlo a mutare la dejìnizio11e stessa del potere marittimo, come si era soliti considerctrlo nel passc.110, qucnz do si ctj/ermavc, che esercilCIL'Cl il potere mari/limo quel belligerante che ri11scica e, conquista1·e ed a mantenere il dominio del ma re in modo ej/ettiuo, assoluto. Ma a par/ire dall'ultima guerra mondiale, si è constatato cbe il dominio i11co11trc,stato del mare, cbe le }lolle del passalo riuscivano a co1UJ11istare, non em più possibile, dopo l'interuento dei sonimergibi!i, delle mine, degli {,(erei. Anche il belligerante che aueua la peggio, cbe aveva le sue forze 11avali di supe,jìcie in condiziolli di i11feriorità., riusciva pur sempre, coi mezzi subacquei, a disturbare ed ostacolare il trajJ'ico ma1'ittimo dell'altro he!!igemnte, il quale quindi esercitava un potere marittimo m.e110mato, non piLì assoluto. li pensiero moderno sul potere ,nari/timo, cioè sul modo o sui mezz i per conquistare il dominio del mare, è staio sintetizzato da llll autorevole Ammiraglio in

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questo modo: ,togliere a l nemico la p ossibilità di valersi delle uie mari/lime per il conseguimento dei suoi compiti essenziali•'. Noi pensiamo cbe in avvenire, come già nell'u ltima g rande g uerra, i belligerantijà ranno ogni -~/orz o p er colpire il tra}: Jìco 111,ercantile. Vale la pena di ricordare quello che è avvenuto nel mare dal 7914 al 7916. Da una paTte g li Alleali dispoueucmo cli q1tasi tulli i ,nari d'Italia; dall'altrn parte, gli Imperi Ce,ttrali cornunicauano soltanto col Baltico e co!IAdrialico, doue le due Mari/le erano p ressoché imbottigliate. Gli Imperi Centrali non poteuano pi1ì 1·icevern ,iulla dal 1nare, perché ancbe i paesi rimasti neutrali, conie No rue[5ia, Svezia, Danimarca ed O!a11da, j iH0 110 praticamente sol!oposti al blocco !lavale degli Alleati. I quali, capeggiati dall 'lllghilterra, a ueuc11w proclamato in u(r;ore le nonne della dichiarazione di J,cmdra sul co!ltrabba11do di g uerra, clichiara11do la Manica ed il Mare del Nord zone militari. Questa dichiarazione comportava la facoltà di vigilare su acque, che venil'cmo co11temporaneamente sowegliate dalle unità alleate. Nessun piroscajb, anche rwutmle, poteva pitt liberame nte 11cwigarvi. Il trc111sito i1l quella zona era solloposlo a restrizioni, e tulli i piroscc{Ji' dovevano passare sollo il controllo delle navi da guerra che. a seconda dei casi. ueniua110 cor~j,scati oppure scortati ji1ori della zona. Si caJJisce che, estendertelo la lista delle materie prime COI/siderale come contrabbando di guerra, si colpil:a direlfamente il lrr4Jìco nemico e inc/ireltamellle quello neutrale, fino all'cnlllul!amento dei rifor11imellti per la G'ermallia . Lo stesso accad(>ua per l 'A ustria. specic,lmente dopo cbe l 'Italia. scbiercrtasi a ji"allco del/'flltesa. bloccaua l'Adriatico. Allora. per reagire co1ttro questo blocco di ej/elliuo a_//a1111am<?llto, .gli Imperi centretli decisero la guerra al trajfico marillinw auuersario e poi scate!larono la guerra ad o/trallza coi sommergibili. Noll è qui il caso di raccolltare quello c/Je successe: da 1111a parte e dall'altra la g uerm si accmz( i som merg ibili degli Imperi Centmli, in un primo tempo, jècero vii/ime nwnerose, ma /"Intesa reagì militarizzando ed armalldo i piroscaji", istallcnzdoui ca111zoni e staz io11i R. 'f. La guerra si/ece semJJre pi1ì fe roce; si ebbero reazioni dei 12e11lri. capeggiati dagli Sia /i Uniti d'America cbe llOll tollercwa1to mellomazioni 11el loro diritto di 11al'igare. Ma la Germania ll<m acel'a altrcr alternativa che od abbandonare la lotta e dichiara,:~i uinta, o scatenc.tre la guerra sotlomarina senza q11arli<?re, se11za il preauuiso in riguardo dei 11euLri, spa1ge11do anzi il terrore in t11lli. E questo accade 11eljèbbraio 7917. Proteste de,qli Stati Uniti d'Arnei"icct e successiua loro enlrata in g uerra a fiall co dell'Intesa (6 Apn'/e 7917). Gli aj/èmdamenli dei piroscajì assunsero proporzioni astronomiche; pitì di duecento galle,r;,qianli, pari a me.zzo milione di tonnr:>llate nel jèbhraio; 578 mila tonne/la/e in marzo; 875 mila in aprile. Con qu.esla progressiolle, in pochi mesi l'Intesa poteua restare sprouuista di piroscafi, cioè essere costretta a cedere senza essere stata vinta. Cbi deteneua il dominio del mare in quel momento.' hl Ingh ilterra phì che emozione uifu costernazione, benché l'Ammiragliato ,zascondesse parte della uerità al Paese. Solo il provuiclen.z iale intervento dei 111.ezzi ncwa'Arnm. Berno ui, ,Rivista M;1rittirna• lugl io J955 ( Nota d i G. Po).

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li aniericani e. la concentrazione degli sjorzi, riuscì prima ad a,restare poi a superare lo !i/orzo gen nanico. Rd ecco che il dom.inio del niare passò all'Intesa: non era u n potere assoluto, ma pur senipre sujficìeJZte per avere alla lunga rngione sull'avversario. Quali saranno i 111,utamenti nel modo di esplicar~,i del potere marittimo 1tel ji.tturo? llltanto è ovvio tener conto non solo dei pe1fezìonamenti introdotti nei mezzi subacquei (sottomarini, siluri, mine), ma dall'enorme sviluppo degli aerei, specialmente di que!U p iù p esanti clell'arict. Ogg i, l'aviazione collabom con le opem.zioni militari per terra e per mare in misura sempre più ejjìcace e qu.alcbe volta potrà ancbe avere compilì risolutivi. Nei bacini ristretti, come per esempio il Mediterraneo, si dovrà intendere il p otere marittimo quale risultante delle varie forze e delle diuerse competizioni di interessi in co11/litto. Oggi la guerra è totalita1ia: non solo intervengono con le f orze marittime, a ncbe quelle terrestrf ed aeree. ma sono in gioco tulle le forze, tutte le energie delle Nazi.on i in contrasto. Non è possibile ,4è1irsi a casi COJZaeti, al modo, per esempio, come l'Italia p otrà esercitare il suo potere marittimo, senza designare quali potranno essere i suoi alf.eati, gli avue1~,ari, i neutri. Non crediam.o però di erra re aj/e nnando che gli cwue1:\·arijì-ct le azioni ojjènsiue non trascureranno quelle contro il nostro trajjìco marittimo. Qual è l'entità di questo traj]ìco e p er quali vie si suolge? Oggi l'lta fia, fortunata mente, non è più tributaria a f!'estero di mate,ie prime in mis11rn cosi'grande come per il passato, a cominciare dal gra no, prodotto in quan tità sujJìciente cti bisogni della Na.zione. Ma da Gibilterra, da Suez, dai Varclane!li avremo pur sempre bisogno di ricevere delle merci. Lord Curzon, durante la Co11ferenza di Wasbington del 7922, cons iderando Ji·edda mente la situaz ione dell'Italia chiusa in un mare interno ,e/i cui alcu Ili Paesi posseggono gli sboccbi ed altri paesi ne conlrollcmo le vie di accesso entro e ji,wri lo stesso mare, uie di accesso che sono come le Jòrche caudine della sua alimelltctzione, della sua libertà, della sua vita~, in ej/ìcace sintesi dimostrava che l'Italia poteua considerarsi come un 'isola che p uò essere bloccata, e così conclucleua: ,Uno Stato che non dipenda dal cominercio ciel mare, ma che abbia qualche accesso al mare. può, se11za costruire una corazzata, senza a vere grandi jòr.z:e navali, divenire una delle p iù jònn idahili Potenze aggressive contro i vicini marittimi. L Jtalia ba cinque vicini nel Mediterraneo. lo spero ed io credo, cbe la pace, la p ace eterna regnerà in questi cmticl.?i jòcolari della civiltà. Ma noi facciamo l'esarne di queste materie, per cosT dire, dal punto di uistaji"eddo e calcolatore di u n qualsiasi membro dello Stato Maggiore Generale. Quest'ultimo, considercmdo il problema senza alcun pregiudizio politico e soltanto come una questione di strategia, direbbe all'Italia: Voi avete cinque uicini, ciascuno dei quali può, se lo desidet'Ctsse, stabilirn un blocco delle vostre coste senza impiegare una sola nave di supe,:fìcie. Non sarebbe necessario né di sbarcare truppe, né di impegnare battaglie. Voi p erireste senza essere conquistati•. Nel caso considernto da lord Curzon, il potere marittimo dell'Jtalia sarebbe stato in quel tem.p o jàcilniente menomalo. 1\1a dal 1922 ad oggi, molti mutam.enti sono avvenuti nelle }orze navali ed aeree dei vari Stati ajjàcciantisi sul Mediterraneo. Per quanto rigua rda l'Jtalia, le sue forze navali ed aeree son agguerrite e p ronte a d ogni prova. G UIDO

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Po 0 937)


Le opere del Maha n e del Callwell hanno indiscutibilmente dimostrato, con sapienza di analisi storiche e militari, l'influenza enorme del potere marittimo, sull a storia e sulle operazioni degli eserciti . L'i ndole storica di quelle due opere magistrali non consemiva però la coordinazione cli ru tti i principii che reggono la genes i, lo svi luppo, la cu lminazione e la decadenza del potere m arittimo allo scopo di costituire, in base agli insegnamenti storici, la teoria del sea-power. L'enorme irnport anza di questa teorica ci consigliò cli tentarne la prova, per quanto consci dellc1 enorme difficoltà, nella speran7.a che altri, dopo di noi, faccia opera più perfetta e completa. Nei capitoli precedenti furono analizzati cd enunciali i principii che dovranno costituire il fondamento rudimentale della teorica del potere rmi rittimo, considerando questo potere com e una grande e complessa energia statica e dinarnica. La teorica va quindi divisa in due pani comprendenci:

I. Le funzioni statiche del potere marittimo; Il. Le funzioni dinamiche cli questo potere. Per m aggiore chiarezza di procedimento abbiamo distinto le fun zioni statiche nelle seguenti principali categorie:

a) Le funzioni trascendentati: tra cui primeggiano il genio, la invenzione, la fortu na; b) Le funzion i com:mensurabili fra le quali com prend iamo: la climatologia; la posizione geografica; la geografia fisica, la posizione della capitale, la densità dell a popo lazione, l'industria ma rittima, la ricchezza; c) Le funzioni inconimensurabili frn le qual i prevalgono: l'etnologia delle popolazio ni, l'organismo dello Staro, la civiltà. Le fun zioni aventi ec1 ratteristica dinamica vanno distinte in due caregorie: a) funzioni politiche;

b) fun zioni militari: ciascuna delle quali dovrebbe suddividersi nelle specia lità che rigua rdano il vario modo di consegu ire e conservare il potere maritrimo. rt compito che ci eravamo proposto non era quello di creare una vera e completa teorica del sea-power, ma bensì di utilizzare gl'inscgnamenti che si potevano dedurre dalle opere del Mahan e del Callwell onde abbozzare una rudimentale teoria clic potesse essere suscettibi le di perfezionarsi col tc1.npo. Moire parti cli qucsra teorica. quelle dinamiche specialmente, non ebbero quind i uno sviluppo adeguato c11la loro importanz;i, perché le o pere del Mahan e del Callwell non o ffrivano che inadeguati insegnamenti sparsi nel testo e perciò cli una coordina zione est remamente difficile. Per rimediare ad eccessive lacune e presenta re uno schema cli reoria che non fosse addirittura un ricliculus nrns abbiamo in qualche parre supplito colle sintesi di questioni precedentemente trattate , ed in altre parti esposto qwilche nuova considerazione, che armon izzasse alla meno peggio colle opere degli autori, formulando così una specie di cramucllo elci sea-power. della cui imperfezione nessuno più di noi è convinto, per q uanto esso poggi saldamente sulla base granitica del Maban e del Callwell.

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I. - La statica del potere marittimo

Questa prima parte della teorica del sea-power comprende come dicem,no:

1° Le fun zioni rrascendenrnli; 2° Le funiioni commensu rabili:

3° Le funzioni incommensurabili. Queste tre funzio ni e loro derivate, costituiscono l'efficienza complessa ciel potere maricrimo allo stato di tensione statica, e perciò forniscono i criteri di potenzialità in base ai q uali si possono prevedere, determi nare e dirigere le manifestazion i clin,1miche. FUN ZION I TRASCEN DENTALI

I.e funzio ni trascendentali offrono certo pochissimo contri bu to cli criteri prarJCL e positiv i alla statica del sea-power, ma poiché esse non possono escludersi da quelle energie che provocano gli effeni dinamici, e non debbono essere escl use da una teorica che consideri tune le cause efficienti della potenzialità , così abbiamo credulo o pportu no di accennare rapid,1 mente queste Lrascendcntal it~ì , qua ntunque il !Vlahan ed il Callwell non abbiano farro menzione né del genio, né della inue11ziolle, né della fortui ta come elementi d i poten za rnaritt ima .1

li genio. Giovandoci delle considerazion i già svolre nella introduzione alla Strategia navale?possia mo concretare la p~trte della teorica che riguarda il genio nei seguenti criteri sintetici: 2 1° Il ge nio è la rivelazione di un feno meno cosrituito cli i ntellettualirà e d i amore ad altissima tensione; 2° L'indole del genio è morale quando prevalgono le calo rie ciel sentimento, è intellettua le quando prevalgono le lucidità della mente: 3° La rivelazione ciel genio esige qu;:isi sempre opportunità e concorrenza dei tempi nei q uali si compie il fenomeno: 4° L1 manifestnione ciel genio è prevedibile e può presu mersi quando i tempi sono propizi a tensioni intellettuali e morali, ma escludono conflagrazioni cempescose e sovvertimenti socia li; 5° fl genio si dimostra storicamente un fenomeno sintetico e condensato durante un periodo cli preparazione e cli medita zione;

' li g<.:nio del Capo e la fortuna , doè il caso, sono wandezze irKommen surahili che portano Clauscwitz a escludere che guerra e strategia possano esser<.: ricondotte ;1 scieuz a, come tale basata su v:1lori <.·0111111en.-; u rahili e su pri ndp'ì costa nti. '•Rivista Mariuima• mag),.tiO 1894 (vds. l'arte Il). D.B. questa volta, invece di prirn:ip'ì o :1forismi, parl;i di criteri sittle/.ici.

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6° La genialità è

prerogativa di una giovane virilità anziché di una virile maturità; 7° La gerarchia del genio è determinata dalla maggiore o minore concorrenza dei tre fattori: amore, inrellettualità e rempi, che concorrono alla produzione ciel fenomeno; 8° Il genio, la cui caratteristica è essenzialmente umana, è un fenomeno dovuto specialmente al la intensità dell 'amore; 9° Il genio la cui caratteristica è specialmente scientifica, è un fenomeno dovuto alla intensa intellettualità; 10° Il genio la cu i c:1rntreristica è essenzialmente mi litare , è un fenom eno dovuto a preponderanza cli intellectualità con sufficiente correlazione di sentimento e di tempi: 11 ° fl genio militare, la cui caratteristica è essenzia lmente marittima, è più indipendente chi Ila inOuenza dei sentimento e dei tempi quanco possa esserlo il genio di un grande capita no: 1 12° Il sentimento ed i ten1pi influiscono in più grande misura sugli eserciti che sulle armate;· 13° Le nazioni presso le quali predominano la fancasia ed il sentimento possono produ rre p iù faci lmence grandi capitani anz iché gra ndi ammiragli;' 14° Le nazioni presso le quali l'intellettualità e b dottrina predominano sul sentimenro possono produrre più facilmente grandi ammiragli , anziché grandi capitani:'' 15° Una buona preparnzione orga nica delle forze mobili è più indispensabile alla rivelazione di un genio navale anziché a quella cli u n condottiero di csercitì;160 li gen io militare, sia marittimo o territoriale, si rivcl.-1 specialmente nella direttività strategica anziché nella rattica, ma l'eccellenza di entrambe è ind ispensab ile ad una elevata genialità; 17° Il genio si coo rd ina coll,1 invenzione per m ezzo della qu ale quasi sempre si manifesta." Questi criteri riguardanti la maggiore delle fun zioni rrascenclenrnli r,ossono essere di grande aiuto nel giudicare le sicuazioni milirn ri dei belligeranti, poiché consentono, se giusrnn1ence apprezzati, di presupporre o di escludere l'ince1venro della genialità, singolare o complessiva, durante un fenomeno nazionale. Se sono veri gli aforismi enumerati. si potrebbe concludere che le nazioni presso le quali il pensiero ,rnalitico, la dottrina, l'orga nismo mil itare sono insufficienti,

' Per ··grande c:tpitano .. qui !"autore inwnde un grande comandante terrestre. Affennazion<:: assai discutibile. · Riflessione conclotta in prt:ceck:11:1.a (vds. articoli sulla sit110-z:i o 1I<! militcu-e mediterrcmea - Parte I) e anch·essa non più attuale, o ltre che non conclivisibik nemmeno a fine s<c:colo X IX. ' Riferimento alle nazioni latine (1'apoleone era italiano). '' Ri ferimento alle nazioni anglos:1ssoni o germanidte: ma è vero? 'Anche ql1csra d iff<: renzi:izione oggi pare arti ficiosa. • 0.U. non cita exempla che dimci.~trino questo asS<.:rtO. Di quali i1wenzioni si sono :1vvalsi Aless:111dro, Ce:;are, Annibale, ì\apoleone, Nelson; I.a spiegazione va ricercata nelle consicler:1zioni seguenti, a proposito c.kll"invenzion<c:: con tale tt:rmine D .13. intende non solo l'introduzione cli nuovi materiali con prestazioni lìno :1d allora snmoscitne, ma anche l"intnxluzione - da parti di Capi di genio - di 1wo11i procedimenti strategici o tanici. !:invenzione, insomma, per D.l3. i:; anche quello che più propri:rn1eme Claustwitz chi:1ma •genio guerriero-,. Ma è invenzione. oppure cap:-1cil:'t innata, eccezionale. irripe1ibile di agire in base alle circostanze?

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mentre prevalgono il sentimento, il fanatismo, la fantasia, non han no attitudine alla geniali tà m arittima e poco da esse può sperare il sea-power.9 Questi criteri applicati al conflitto Cino-giapponese consentiva no di presupporre per pa1te del Giappone una sufficiente genialità militare tanto individuale che complessiva, tanto marittima guanto continentale, po iché si aveva in su fficiente, se non in altissima tensione, l'intellettualità, il pensiero analitico, la dottrina, l'organizzazione m ilitare ed il sentimento, mentre invece q uesti stessi criteri applicati al conflitto ispano-americano non consentivano di presupporre rivelazioni di genialità milirn re, singo lare o complessa, né per parte della Unione né per patte dell a Spagna.

l'invenzione L'intim,1 correlazione che il genio ha coi mezzi della sua rivelazione consiglia cli rintracciare i criteri fondamentali che determinano l'influenza della invenzione sugli awenimenti m o ndiali, specialmente per quanto si riferisce alla teorica del potere marittimo. Le considerazioni che abb iamo svolte in uno studio precedente, possono essere compendiate e completate negli aforismi segu enti: l O L'invenzio ne e la scoperta sono effetti della geniali tà e questa può essere una loro conseguenza, onde debbono considerarsi, special mente per q uanto si ri ferisce al potere marittimo, q uali fu11?:ioni reciproche; '" 2° L'invenzione si manifesta generalmente o colla creazione di un elemento m ateriale e concreto di efficienza, oppure colla rivelazione di un'idea astratta che si risolve in sistem a; 3° La gradua le efficienza dell'invenzione è difficilissima a sta bilirsi, ma parrebbe classificabile nell'ordine seguente: a) feno meni che determinano un fatto mondiale ed eterno; b) fenomeni che determinano un fa tto mond iale rna trn nsitorio; c) fenomeni che determinano fatti limitati ed occasional i; 4° Alla categoria dei fenom en i mondiali ccl eterni ap p,irtengono esclusivamente le grandi invenzioni morali e scientifiche; 5° All,1 categoria dei fenomeni mondia li ma transitori appartengono specialmente le grandi applicazioni scientifiche; 6° Alla categoria dei fenomeni circoscritti in limitato campo appartengono specialmente le rinnovazioni industriali, considera ndo gli eserciti , le marinerie, le colonie come industrie più o meno a1tistiche o scientifiche; 7° L'indole della invenzione permette ancora di distinguerla in evolutiva e rivolutiva a seconda dei fenomeni che da essa derivano, ma questa distinzione non consente chiarezza e precisione nella gradualità ciel fenome no; 8° Le tre categorie dei fenomeni inventivi offrono tutte il loro contributo alla potenzialit.ì del sea-powe1; m:-1 quelli della prima e seconda categoria essendo mon-

• Ciò significa che, a parere di D.13., le nazioni latine non p ossono esprimere ~ranel i ammiragli. "' .. J'er semplici tà di dizione impieghiamo la parola i1u•euzl(me pt:r comprendere anche il fenomeno affine della scoperW· (l\"ota di 0.13.).

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diali poco modificano la potenzialità relativa , tanta nello spazio che nel tempo, mentre a quelle della terza categoria e specialmente dovuta la variazione di efficiem~a dei poteri marittimi; 9° I fenomeni di ca rattere circoscritto ccl occasionale assumono una imponanza relativa a seconda d ella esrcnsività ciel loro cam po e.l'azio ne e della intensità colla quale si manifestano; 10° L'invenzione che esplica la sua in fluenza sopra l'intera civiltà è relativamente più efficiente cli quella che si esplica in una sola parte e.li questa civiltà od in una sola fun:lione della vitalità internazionale o nazionale; 11 ° L'invenzione, a qualunque categoria essa appartenga, q uando è mo nopolizzata od usufruita con precedenza da un ente qualsiasi , diviene un fattore pi ù o meno efficiente di potenzialità relativa; 12° Il mo nopo lio o l'utilizzazione esclusiva di una invenzione ha spesso conseguenti risultati risolutivi in tutti i campi della sua applicazione; 13° Il potere mi litare,ecl in specia l modo il sea-powe,~ so no suscettibili di subire intensamente e rapiclaJnente gli effetti della invenzione; '' 14° I risultati del le campag ne di guerra sono spesso conseguenze cli sistemi o cli mezzi utilizzati dal belligerante vittorioso, e disconosciuti od igno rati dal vimo; 15° Le invenzioni la cui indole è astratta e che si concretano in sistemi di guerra, orga nici, tattici o straregici, hanno in generale c fficienz,1 più risolu tiva, piC1 complessa , p iù duratura di quelle invenzioni la cui indole è concreta, ed è costituita da uno strumento cli guerra nuovo e perfeziom1to; 16° I gra ndi cap itani eccelsero quasi tutti per l 'attua zione di nuovi sistemi di guerra e non per la utilizzazione di un nuovo o perfezionato strumenro;12 17° Il mo nopo lio di un sistema può preservarsi più ge losamente e lungamente di quello cli u n nuovo strumento, il quale rapidamente si generalizza se ha affermata in guerra la sua efficienza; 18° Il m onopo lio di un sistema di g uerra comprende tuno l'organismo milirnre, quello di uno strumento è circoscrirro in campo più limitato, e perciò l'invenzione che si risolve in sistemi è relativamente più potenziale, benché non sempre ci<'> si verifichi, di quella che si concreta in un mezzo materiale della guerra; 19° L'inve nzione che si co ncreta in sistemi di guerra è p iù consona e armonizzante coll'indole del pensiero sintetico, colla specu lazione scientifica , onde le nazioni presso cu i l'attività intellettuale ha carattere astrauo hanno maggiore attitudine alla invenzione astratta anziché a q uella concreta;

" A fferma;done fonc.lamcntale. p k:narncnre confermata (b1JJ'espcrienza storica. S<.: le;: inven7.ioni influiscono subito e intensamente sul potere.: mariuimo (si veda il c1so dd sommergibile, dcU-aeroplano, dclrarn1,1 nucleare, ciel m issile ccc.), evidencemc:nce p er l'autor<.: le teorie del sea-power vanno aggiornate in relazione ;tl progresso lt:01ico e ali<.: possib ilili1 e Jimic:;1zioni d ei n uovi materi,ili. Ciò renclerelibe nen:ssario, oggi, pr<x:ec.lere appunto ;1 queslo aggiornamento. " Q uesta afferma7.io ne è solo appmentemence in<.:<.:cepihil<.:: tutto dipend<.: da cht: cosa si intende per ,nuovi sistcmi di guc::rra ... D.l3., com<.: Mah.in. è fedde nelb sostanza al dogma jominiano ch e la strn· tegia ris1xmde a principi immutabili, applinui da Ccsare come da l\apolc::one: se è così, ;illor:~ il Capo <..li genio è solo cale, non inventa n icnte, non fa nicnte cli w 10 1·0 ma semplic:cmeme applica - come non sanno f;ire gli altri - vecch i princ:ip1. !\uo vo è qualcosa che poi diventa vccchio, cioè diventa alla porcal,t di tulli. Queslo è il dc:stino dc:IJ'invenzione, per scess,1 ammissione di 0.13.: ma il genio è irrip<.:libile.

37, )~


20° L'invenzione d i mezzi materiali armonizza speci,1lm ente coll'indole del pensiero concreto e perciò quelle nazioni la cui attività intellettuale ha carattere pratico, appl icato ed industria le hanno maggiore attitudine alle invenzioni dei mezzi anziché a quelle dei sistemi di guerra;

21° L'invenzione. considerata militarmente, è tanto pi ù potenziale quanto più esteso è il ca m po cieli.i sua azione, ma non tutte le invenzioni perva dono con eguale efficienza le varie fonzioni dell'organismo militare o m arittimo; 22° L'invenzione la cui efficienza è limitata al campo tattico, è in generale meno potenziale cli quella che estende la sua azio ne al cam po strategico, e quesrn m eno potenziale di quella che ha caratteri tattici, strategici ed o rganici; 23° Alla categoria delle invenzioni b cui efficienza rim,rne circoscritta nel campo tattico debbono ascriversi q uelle la cui app liCé1zio ne non alter;\ le p roprietà str,1tegiche degl i eserciti o delle armate, e perciò tutte quelle che non modificano sensibilmente l'autonom ia, la nw bi lirà, l,1 naviga bi lità dell e nav i; 2/i0 Alla categoria delle invenzioni la cui efficien7.a rim.é1ne circoscritta nei cam pi tatt ico e strategico, debbono ascriversi quelle che pure modificando l'efficienza lattica e strategica non altera no sensibilmen te i c.iratteri naut ici delle flotte;

25° Alla categori:l delle invenzioni la cui efficienza pervade tutto l'organisnio milirare, ciebbono ascriversi quelle che trasformano l'indole degli eserciti e delle flotte cleterminanclo nuove moclalit:"ì cli costit uzione e d i esistenza; 26° L'invenzione che Ila caratteri esclus ivamente tattici è più facilmente attuabile e genera lizza bile cli q uel la che ha anche ca ratteri strategici e questa più di ()Uella che ha c;irarreri o rga nici, benché q w1 lche invenzione, come la bussola, per le su e caratteristiche. si sottragga alla legge enunciata; 27° l.,1 presente situazione scientifica, ind ustriale. mi litare , ecc., lascia supporre maggiore prob:tbilità d'invenzione aventi car:t tteri esclusivamente ta tt ici, benché la subnautica e l'aeronau tica non escludano probabilità di un più esteso ca mpo inveorivo ; 28° La crescente attività inventiva cli mezzi e strumenti di guerrn favorisce l'adozione d i n uovi sistemi . e perciò tanto quelli quanto questi, ma più quelli che questi, pa rrebbero dovere essere auua lmente le incognite da cui dipende la potenzialità relativa degli organismi marittimi;' 1 29° L'invenzio ne, q ualunque sia la sua intensività ed estcnsività, non porr:ì mai escludere la guerra, come molti per arte rettorica asseriscono, essendo un fenomeno essenzia lmentc socia le. 1• Da queste considerazioni emerge che il sett-power può t rarre dalla i nvenzione una grande varietù ed intensità di efficienze, delle q uali è necessario tenere conto nell 'a pprezzare le situazio ni militari e la potenzialità relativa degli Stari.

'·' Altn1 afl"<::rma zio ne c.:he. t·ome quelle d i n 1i ai pu nti 27° c.: 28° e all;1 prec.:cclent<: Nota 1 1, con(i::rma la dipendenza del potere 1rn1rittimo dalle innovazioni tecniche.:. '' An che l'ann:i nuc.:k:are no n li:i escl uso l:t guerra: l'ha so lo allontanata d all'Europa e dal territorio delle due supc.:rpotc.:nze. La guerra come fenomeno sociale è 1ip ic1 del concetto di Clausc.: wil7. e dc.:I nostro Luigi Blandi (Cfr. F. notti, ti pe11siero militare... Cit. . Vo i. I capitoli JV e VII).

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1


La fortuna La teoria ciel sea-p ower e cli qualunq ue altro potere non può escludere la fortuna dalle funzioni che concorrono a deLermi narne l'efficienza. Tutti i grandi capìtani, Cesare e Napoleone specialmente, colla sola esclusione cli Federico i l C r,rnde, ,i mmisero l' influenza ciel clesLino, del fato, del caso, della provvidenza, della fortuna insomma sugli avvenimenti mondiali. Essi ammisero cioè l'esistenza cli unt1 fu nzione incoercibile che sruggiva alle intuizioni della mente ed alle rigorosil:ì delle anaI isi. La teoric;i della fo,tuna non fu tentala, per quanto ci consra, eia alcuno. I p iù ammettono ancora che gli avvenimenti complessi de riva nti eia conflagrazio ni maLerial i e moral i sia no in massima pane, se non corn plernrnente, soggetti al dominio della fortuna . Alcuni affermano invece che b fortuna non è che la sintesi della urrnina ignoranza e che perciò chi è p iù S,)piente deve esse re m:1tcmaticamente p iù fortunato. Non è nosrrn intenzione di svolgere una tesi fisica o metafisica della fortuna, ma cred iamo necessario d eterm inare se essa ha esercitato storica mente e potrà eserc itare in avvenire influenza sugli avven imenti mondiali ed in speci,1 l modo su l potere marittimo. Tu tta la sto ria uniana, ma quella militare e marittima specialmente, afferma che gli avvenimenti furono spesso, se non sempre. dominati da influenze che sfuggiva no ad un apprezzamenro consentilo dalla dottrina dei tempi. I tempi furono quindi sempre deficienti cli dottrina, e le imp rese compi ute o tentate sempre sconfinanti dai limiti clell'u rrnrno sapere. Ciò che fu continuerà ad essere ancora, per insufficienza cli sapere, e perciò l'ignoto, l'im previsto cont inueranno a dominare gli ~wvenimenti, e se la teoria cle lb fortu na può essere co nsidernta una teoria di probabilitù, non sarnnno certamente quelle negative che faranno difetto. I fenomen i, che in ogni campo cli azione sfuggo no non solo al calcolo ma al l'intuito, sono ancora tanti da ritenere che il numero e l'efficienza degl i elementi incogniti siano preponderanti su quelli suscenibili di apprezzamento certo o probabile, o nde è da concludersi che data una situazio ne qualsiasi devesi co ncedere un largo niargine all'intervento dell'impreveduto e della Fortuna. Dovendo adu nque tenere nel debito conto questa funzione della fortuna in tutti i fenorrieni, rna specialmente in quelli militari, q ual i sono i criteri che permetto no di prevede rne e valutarne possibilmente l'influenza' li Mahan ed il Callwell non esprimono in proposito alcun apprezzamento, sebbene il p rimo accenn i q ualche volta ad occas iorni lità prop izie od improp i7.ie, non prevedute né prevedi bil i; onde noi senza pretendere di transitare a p ied i asciutti h1 riviera della fortuna ne larnbirerno i margini per guadare col nostro piccolo bagagl io da ll e fun zio ni trascendental i a quelle comm ensurab il i. I criteri che parrebbero potersi enunciare circa l'influenza della fortuna sul seapower sono, salvo errore, i seguenti: 1° la for tuna è la rivelazione dell'ignoto, l,1 cui essenza , come l'etere, è imponderabile ed inesauribile; 2° gl i elementi che generano il fenomeno della fortuna possono d istinguersi in du e classi, materiali e mo rali;

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3° gli elcmenli materiali o fisici sfuggono meno di quelli intellettuali e morali alle previsioni che l i riguardano; 4° il campo d'azione della fortuna è tanto più esteso ciuanto più complesso è il fenomeno che si considera ; 5° in tutti i campi d 'azione il dominio d ell a fortuna si esercita in ragione della intensità ed imprevedibilità dei fenomeni che perturbano gli avvenim enti; 6° cause minime ed accidentali posso no lalvolta esercitare enorme e decisiva influenza, nel q ual caso la fortuna domi na l 'uomo e gl i eventi; 7° l'uomo ruò riuscire occasionalmente a dominare la fortuna in v irtù ciel sapere, dell'esperienza e dell'audacia; 8° il sap ere disgiu nto dalla esperienza raramente genera l'audacia che p adroneggia la fortuna; 9° il sapere congiunto alla esperienza genera quasi sempre l'audacia che domin a la fortuna; 10° la costante pratica di un fenomeno consente più d ello studio l' intuizione dell 'ignoto che si occulta nel fenomeno; 11° le nazioni , come gli uo mini, p ossono essere fortuna te in ragione elci lo ro sapere, della loro esperienza e della audacia che ne deriva ; 12° la pratica costante della guerra, non lo studio teoretico, è la maggiore garanzia.dell e au dacie e della fortuna; 13° la fortu na è tanto meno dom inabile clall\10 1110 qua nto p iC1 d ipend e da fu nzioni moral i; 14° il potere marirtirno essendo un fenomeno complesso per efficienze fisiche, intellettuali e morali, è u n carnp o più di ogn i altro p ro pi zio ;:i ll' intervcnro d ella fortu na; 15° l'intelletrualità, che è caratteristica del genio ma rittimo, è spesso impotente, come dimostra la storia, ad afferra re la fortuna ;'' 16° nel campo maritrimo occorrono, per dominare la fortuna, inrellettualità, esperienza ed a uclacia a tensioni più eleva le cli quelle sufficienti in altro campo cli azione: 17° la fortuna, benché sempre più padroneggiata dal sa p ere e dalla esp erienza , non cesse rà p erò cli esercita re in avvenire la sua i nfluenza sugli avvenimenti mondiali . Questi criteri sono assai misera cosa, ma, faute de mieux, essi costitu iscono il primo nocciolo, intorno al q u,1 le si aggomitolerà ht teo ria della fortuna , che non è, per quanto possa sembrare, cli trascurabile inleressc. In forza elci concetti sopra esposti noi affermavamo, e l'esperienza ha confermato, che gli Americani cd i Giapronesi avevano assai maggiore prob,1hilitù dei loro avversari di usufruire le compiacenze della fon una, e crediamo di non errare affermand o che •·· L'"intclletlualic.:,. non puù esscre prerogativa del solo genio mariuimo; questa affermazione, <.·om<:: q uell:t del punto 16°, è shilan<.:iata in senso opposto rispetto a quel!<:: di Napoleone, giustamente <.:ritical e da D.13. nel primo articolo sulla strategia navale vds. l'arte li). Da notare eh<::, secondo ClauscwiL z. il ca mpo della fortuna o:: assai meno vasto d i qudlo imravisto d:i D.13.: p<::r il g<::neral<:: prus..~iano, la tì.lrLt111a spesso <: solo prerog;itiva - o meglio riflesso - del g<::nio.

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la marineria brita nnica, indirendc ntementc dalla sua preponderante efficienza materiale, ha oggidì la massima probabilità di essere, a parità di condizioni, la più fo,tunata , in virtù delle audacie che le consentono il sapere e l'esperienza militare marittima.16 Questo primo saggio sulle fu nzioni trascendentali del sea-power lo raccomandiamo alla indulgenza del lettore e speriamo che non gl i verrà applicata la sentenza

del pollice verso.

FUNZIONI COMMEI\SURA.BILI La parte della teorica del sea-power che riguarda le funzioni commensurabili , cioè la climatologia, la posizione geografica, la geografia fisica, la posizione della capitale, la densità della popolazione, l'industria marittima e la ricchezza è quella che fu maggiormente studiata e che presenta il più largo contributo, benché sen,pre incompleto ed imperfetto, alla Leoria del potere marirtimo. Questa parte della teorica è dovuta al Ma han, il quale, nel cap. l della sua opera, ha analizzare l'influenza di alcuni clementi del sea-powe1; formulando occasio nalmente dei giudizi sintetici che, raccolti, costituiscono un prezioso contributo della teorica del sea-power. Prima ancora che fosse a nostra conoscenza l'opera ciel i\lfahan, avevamo già esposto nei primi due ca pitoli della Strategia navale alcuni criteri di potenzialità marittima, abbozzando assai imperfettamente u na leorica rudimentale, che perfezionammo successivamente coll 'ausilio dell 'opera sopraccennata .17 li lavoro cli coordinazione essendo proceduto verso il fine che ci eravamo proposto, crediamo opporruno di esporre sotto forma di aforismi quei criteri sintetici che il Ma han ha sparsi nel la sua o pera, colmando le lacune con qL1egli aforismi che ci sembra no convenien ti.

''' Afferm azione confermata anch<.: dalla seconda gu<.:rra mondiale nel Mediterraneo, ch<c: ha invece visto la sfortuna comparire frequent<c:meme nel c1mpo opposto . Se ne cJeùuc<c: chc questa vol ta l'autore, come Clauscwitz. è portato a ritenere la fortuna tanto più dominabile quanto più la leadership t: di gcnio: ciù con fo rma, in alt ro senso, d 1c il Capo ha ben po<:o a che fa rc con 1·invcnzione. "Come g ià detto, le o pere d el Mahan ali<.: quali n. li. Ca riferimcnto sono state pu lihlicate ncl 1890 c 1892 e la p rima traduzione f'ranccse che preced<c: qucl h1 integrale 0899) del <:0111:inclante Uoisse compare sulla Re1·11e Maritime et Coluniale clal 1894 al 1896. Gli arti<:oli di D.13. sulla strale· gia navale, nc i qu:d i si fa g ì.ì rif<:;rim<c:n to ;il Mahan c si procede a una d iversa e p iù complcta formulazione.: d egli elc 111en1i dd potere marirtìmo. sono pubblicali dalla .. ({ivista ,Vl:1 rir.tinrn• ncl maggio 1.894 e nel marzo e aprile 1895. Ncll'articolo d el marzo 1891t (cfr. l'arte Il) D.13. fa solo in fug,1cc e generico accenno alla validit,ì dell'insegnamento di .\lahan presso la Scuola di guerra n:1vale americana: ma é so lo ncll'articolo del marzo 1895 eh<.: dea per la rrima volta il pensicro di Ma han (cap itolo III de ll'I11/l11en za del putere marit1i111u sulla swria) e indica per la prima volta qu al i sono, a suo giudizio. gli elemen ti ùel potere; mari ttimo (il cui numero ii: 10). Il Manfroni pubhlic;1 l:i prima analisi critica ùi ambedue i citati libri del Mahan Ct'hc non può e:;.,;cre sfuggila a D.13.) sulla •Rivista Marittima» del luglio 1894; quindi il saggio del ,'vlanfroni prc<:cde d i 8 mesi la prima citazione.: di Mahan fatta da D .1.1. c l'indicazio ne: d a p arte.: d i q uest'u ltimo degli tlementi d el po tere marittimo. Jn con clL1sionc, non sì vecle pcr q u ale rag ione D . B. afferma che nei ci\at ì articoli sulla strategia navale non era ,incorn a conoscenza dell'orera del ,\-tahan. Forse li ha inn>minciati mollo prim,1 della loro pubbli<:azione, e anche prima del saggio del Manfroni?

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La climatologia. Il Ma han non ha classificato la climatologia fra gli Elem.ents o/ tbe sea-powe1~ ma siccome egli ha occasio nalmente accen nato alla influenza della clim atologia sulla genesi e sviluppo del sea-p owe1; comrrendendola fra le fu nzion i della Pl.~ysical conjòn nation, così noi crediamo oppo rtuno considerare la clim atologia come una fun zione speciale, la cui influenza sul potere marittimo è determinata da i seguenti principi i: 1° La climatologia esercica specialmente la sua influenza sul periodo di gestazio ne e d i iniziale sviluppo del potere m aritti mo; '" 2° La climatologia troppo rigida e violema, che esercita un eccessivo dominio sull 'uomo e sui mezz i della sua esistenza, è poco propizia alla genesi ed allo svilurpo iniziale delle energie marittime; 3° La climatologia tro ppo mite e placida. che favo risce l'inattiv ità e la localizzazione dell'uomo, non provoca le energie che sono indispensabili allo sviluppo del potere nrn rittimo; 1'> 4° Le condizioni d ell'esistenza derivando specialmente da ciuelle della clim arologia, q uesta deve essere tale eia favorire piuttosto l'espa nsione esterna anziché l'interna, in relazione coi mezzi che le consentono; 5° U n lungo periodo cli gestazio ne, se no n abortisce, prepara le energie per un vigoroso sviluppo; 6° La cl im atologia troppo propizia alla genesi e allo sviluppo delle marinerie non favorisce, colla selezione, la vigoria di ciuelle funzioni che sono indispensabili all a espansivir:'l milirn re e marittima; 7° Le difficoltà della genesi e dello sviluppo iniziale difficilmente si superano dove la climacologi~1 è ·improp izia , ma, supera te che sia no, r imane condensato un grande equivalente cli energia marircima. 8° Il potere m arittimo essendo vul nerabilissi1no e faci lm ente degeneran te, esige che la deficienza di energia naturale derivante da troppa propizia climatologia sia com pensata colla ed ucazion e e cogli im pulsi dello Sta to; 9° La tensione espansiva verso il mare no n essendo ingenita nell'uomo, essa deve essere p rovocata dalle revulsivitù climatiche ed eccita ta ad alte tensio ni da lla v igoria dello Stato; 10° I.a clima to logia , considerata militarmente, è una fu nzione difensiva, gian1mai offensiva, la cui efficienza i dipende dal grado cli dominio che essa esercita sull'uomo e sui mezzi navali cli cui egli dispone; I l O La climatologia non cessa mai di esercitare la sua influenza difensiva, ccl in talu ni casi può divenire il fa tto re preponderante delle situazioni 1m1rittime; 12° Alla climatologia si accorda in generale una influenza assai minore di quella elle essa realmente eserciti sul potere marittim o;

'" •/\Ila dimatologia noi assodamo llltti i fenomeni metereologid che ;id essi si riferiscono• (Kota di 11.13.). f)a rilevare d1ç l'inOuenz:, del dima sulrindolç e sulle all itudini guerri ere dei popoli é un ve<.:chio topos degli :tutori italiani, ;i comincian.: da Gaetano Filangieri (si veda F. Botti, // pensiero militare... - Cit .. Voi. l ç;1pitolo VI). ,., Da qL1c:sLO giudizio si dovrehbe dc:durre <:he i popoli mediterranei non possono essere: huoni marinai, c:osa sm<.:nlita dalla storia ( lk puhl>liche Marinare; grandi navigatori it;iliani).

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·13° Le flotte ciel p eriodo remico e quelle del periodo velico furono dominate dalle condizioni climatologiche, e le flotte moderne ne subiscono più che no n si creda l'influenza; ] 4° La co noscenza delle cond izioni cl imato logiche e meteorologiche, colla pratica relativa , fu ed è condizione cli efficienza del polere marittimo; Questi pochi criteri riassumono le condizioni che regolano la genesi e lo sviluppo ciel sea-powe1; e sono applicabili ca mo al passato qua nto al fucuro, finché non si trasformino gU elementi della efficien za del potere marittimo.

I.a posizione geograficcP' Questa p.irte cieli.i teorica del sea-power è forse, fra lutte, quella che il Ma han ha svolto con maggiore perfez io ne, ed anche il Callw ell ha esposto in proposito qualche considerazione militare, onde proced iamo con maggiore fiducia ad esporre i seguenti crileri sinteLici: 1° La posizione geografica esercita una preponderante influenza su tutti i period i e su tutte le funz ion i del potere m arittimo; 2° La posizione geografica più efficienle è quella che ga rantisce la maggiore inviolabilità del territori o, e consente la maggiore util izzazio ne ciel dominio elci mare; 3° La prim;-1 condizio ne è sodclisforta dalla insu lariLà, qu ando es ista una disgiunzione che, col concorso di fa ttori difensivi , sia sufficiente a sa lvaguardare l'esistenza nazionale contro le offese che la minacciano: 4° La grandezza clell'eJeinento d isgiuntivo non può essere determina ta in modo assoluto, n1a solamenre relativo, in rappo rto alla entità del dominio navale che si esercita ed all'indo le delle forze navali che possono contrastare od eludere questo dominio; 5° L'elem ento cltsgiunrivo che può essere va licato per sorpresa, in ventiquattr'ore eia barchereccio, non costitu isce un a valichi d ifesa, la quale non può essere assicurata che dalla preponderanza degli altri fauori difensiv i.11 6° Un grande elemento disgiuntivo è sempre un fattore di efficienza, finché non m enoma le condizioni della cspansivit;ì e della offensiva; 7° L1 g randezza d ell'elemento disgiuntivo è sempre più favorevole alla difesa cli quanto possa nuocere alla espansione ed alla offensiva: 8° li vantaggio dj fensivo della insularirà è ancora accresciuto da lla esclus ione di qualsiasi du alismo continentale e rnarinimo, derivante eia co ntiguità territoriali; 9° Nessun elemento disgiuntivo, per quanto esteso, è sufficiente a salvaguardare l'inviolabilità Lerrito riale senza l'adeguato concorso cli fattori difensivi; 10° L'insu larità no n è un fattore difensivo se non in q uamo essa conse nte un:1 buona utilizzazione d egli elementi d ifensivi ed una p reziosa unit:\ cl i sistema; 11° La pcni nsularità partecipa più o meno delle prerogative delle forme insulari a seconda che essa, per l'indo le e l'estensione degli eleme nti disgiuntivi te rritoria" Le <.:onsid~r:izioni <.:hl:! seguono sono di <.:ar:tlt<.:r~ tif)it'amentc: geopolitit'<> e geostratc:gi<.:o, and1e se l'autor<.: non u~:1 qu<~sti tennini. "Se ne dovrc:hhe dedurre che, gii1 ai tempi ùi D.13. <.: r, rima clell'avvemo dell'Arma al!rc;i, la Manica non costituiva più -una valida difc:sa• per l'lnghillerrn. doè -un dc:mento disgiuntivo• lr:t lnghilt<::rra <.: <.:ontinente. Aft't-rmazione smentita dalla storia della sc:<.:onc.la guerrn mondiale.

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li, può considerarsi più o meno salvaguardata da offese ed ostacolata nelle espansività continentali; 12° Le pen insularità e forme affini, escludenti larghi contatti territoriali, hanno esercitato storicamente un grande potere marittimo, e nulla esclude che lo possano ancora esercitare, se la peninsularità non p rovoca il dualismo e consente unità di sistema espansivo e difensivo; 13° La pcninsularità che provoca il dualismo continentale e marittimo, tanto esterno che interno, che è propizia ad espansività territoriali , che no n consente una ben definita unità cli sistema economico e militare, a meno di eccezionali condi:òoni ·d i efficienza di altri fattori di potenzialità, difficilmente consente un potere m arittimo preponderante e clu ratu ro; 22 14° L'efficienza offensiva derivante dalla posizione geografica è specialmen te fun zione cli quegli elementi che consentono l'espa nsio ne ed il dominio navale; 15° L'espansione è specialmente favorita da una posizione che sia centrale relativamente al bacino principale delle operazioni commerci ali , per rnoclo che il sistema delle linee di comunicazione rappresenti Lin minimo di distanza ed un massimo di utilità; 16° La posizione centrale è canto più efficiente quanto p iù è propizia al flusso e reflusso di tutte le attività del bacino idrog rafico; 17° La legge di gravita7.io ne verso il centro si esercira in rnoclo continuo su tutti gli eleme nti mobili dispersi nel bacino idrografico, per modo che ne deriva un incremento costante di vitalità del centro cardiaco; ·1g 0 La diversa v italità dei bacini idrogra fici mond iali determi na una gradu,1 le importan7.a delle loro posizioni centrali, ma la maggiore correlazione dei bacini consentita dal naviglio moderno tende a sostitu ire i centri de i sistemi ai centri dei singoli baci ni id rografici; 19° Le posizioni centrali dei bacini, che non hanno attitud ine alla correla;,:ione mond iale e divengono pertanto periferiche rispetto ai centri dei nuovi sistemi, ad onta cli preponderanze espansive già conseguite, vedranno in avvenire menomata la loro attuale efficienza , a meno che la preponderanza del domi nio militare non compens i le notevol i menomazioni derivanti da i nuovi sistemi;2' 20° li dominio navale è costituito dalla preponderanza mil itare in un determinato bacino id rografico e la sua efficienza è fun7.ione dell,1 pos izione geografica ; 21° li dominio del bacino dipende eia quello delle linee di comunicazione. e perciò chi occupa il centro od i nodi d i queste linee domina commercialmente e militarmente il bacino idrografico; 22° La posizione centrale è preponderante quando il bacino non presenta nodi eccentrici o peri ferici d i assoluta vitalità; h:i sua p reponderan7.a è invece più o meno menomata dalla esistenza di Lali nodi verso cui convergono le maggiori attiviLà di tutto il bacino;

"Quc:ste considerazio ni e quc:lle ciel punto prc:ceclenlc potrel>liero rig 11arcl art: l'Italia. '' Specie: dopo !"introduzione della propulsione: a vapore (e a maggior ragione, dopo l'introduzione della navigazione at:rea), le considerazioni sull'importanza della posizione.: c:entralc: d imostrano che, in linea gen<: rale, p<:r D.13. J'importam:a dei mari ristr<:lti e pc.:riferici come il M<:cliterranc:o (e quine.li anche ddle >/azioni che, come l'llalia, ne: cx:cupano il cc.:ntro) tende a d(!crescere.

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23° La posizione centrale nei bacini ove es istono nodi eccentrici o periferici, ha un valore dipendente dal dominio che essa può esercitare sulle linee d i comunicazione fra i nodi; 24° La possibi lità cli operare per lince interne costituisce sempre un vantaggio della posizione centrale, anche q uando il suo dominio è menomato eia nodi eccentrici o periferici; 25° La posizione centrale accentra il massimo dominio quando determina essa stessa i princip.ili nodi del bacino idrografico e, se questa posizione è insu lare, essa accentra la massima efficienza che può derivare cl;11la posizione geografica: L'e norme imporrnnza della posizione geografica su t utte le funzioni ed in tutti i periodi del potere rniva le e la semplicità della teoria che la riguarda, danno alla posizione geografica una caratteristica eminente fra le funzioni del potere m arittimo. 2 '

La geograjìa fisica La teorica che riguarda qu esta fun zione del sea-power è assa i meno determ inabile, almeno nelle con dizioni presenti, cli quella che rig uarda la posizione geografica. La soluzione comp lern cd ordinata d i questa tesi dovrebbe p rendere in es,imc le seguenti questioni; 1° La struttura fisica; 2° L'orografia; 3° L'iclrog rafia; 4° li rnppono fra la territorialità e lo sviluppo costiero; 5° li rapporto fra la territorialità e la produttività naturale. Il Mahan ha tratwro in modo saltuario ed incomplero questa tesi, alla quale no i non abbiarno porcaro , cogli studi precedentemente pubblicali, un solido contributo. La tesi rimane quindi alquanro imperfetta nella sua soluzione, o nde noi crediamo che i seguenti criteri sinrcrici non siano che un saggio che :menderà dall'avvenire il suo perfezio namento teorico. Seguendo l'ordine delle questioni sopraenunciate crediamo di potere formulare, con sufficiente verità, i seguenti aforismi: ·1° La struttu ra fisic:1 può distinguersi in semplice o complessa a seconda degli elementi disgiu ntivi interni, non esterni , che infl uiscono su ll a continu ità territoriale;

'' Q uesto va le anche p cr il potere: aereo e per il potere: lerrestre. Uno studio ùelle analogie e differenze nell"influsso della posizione geografie:, (o ùella geogralìa tìsica, tmrtata :ti paragrafo seguente) sui tre •poteri • esula dalla fìnalità cli qut'ste rostille; tuttavia il problema mcritert'bbe un approfondimento anc.:l 1e per n1 ratcerizza re meglio, oggi, lo stesso poter<;: marittimo. In linea generale, si puù solo dire che J"intlusso tiella posizione geogr:1fica. dell;1geografi a fisica, ddle industrie: o della ricchezza ecc. :;ul pOlere aereo pre:>senta m:1rcate analogie:> con quello e:;crcitato da questi elementi sul potere marillimo. se non altro perché ambedue i poteri richiedono tecnologie.: clavanguardia e costose e si fondano sull,i c.:a pacità di percorre re lilieramentc.: il rispett ivo elemento. Essi sono cioè po teri legali - d iversamente da quello terrestre, c.:he si appoggia a p iC1 l"requenti punti fissi - all'inten.sit:1, alla velocità e all;1 lunghezza della craslazion<:: e non alla pc.:rmanenz~• sul posto; per contro, il potere mari1timo è influenzato in misura prt'minente - più degli altri roteri - dello sviluppo e dalle caraueristiche delle coste.

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2° L'unità territoriale, corrispondente a quella politica , può sempre considerarsi una funzione cli efficienza del potere marittimo , qua ndo essa non escluda le altre funzion i di potenzialità; 3° La forma insulare, quando soddisfa alla precedente condizio ne, può considerarsi Cra rune la più efficiente; 4° Nessuna forma insulare ha soddisfatto, storicamente, alla condizione cli massima efficienza ccl è assai dubbio che possa soddisfo rvi in nvvenire; 5° La struttura complessa , cost ituita eia arcipelaghi o d a grandi estuari, si è dimostrata storicamente ca pace d i creare un grande e duraturo potere marittimo, quando concede una sufficiente utilizzazione degli altri fattori di potenzialit:ì; 6° Gli arcipelaghi e gli estuari tanto piC1sono strutture efficienti q uanto p iù consentono la continuità e la inviolab ilità dei contalli fra gl i elementi che li costituiscono, per modo che la discontinuiri"l fisica non costituisca unc1 discontinuità politica e militare; 7° Gli elementi disg iuntivi orogr,1fici , se cli grande efficienza , sono sempre osrncoli alla unirà del potere marittimo, anche quando non escludono l'unirà politica dello Stato; 8° Le grandi disgiunzioni orografiche tendono a disgregare le energie ma rittime, a fraziona re le rnarinerie, ccl esercirnno, a parità di estensione, una influenza negativa assa i più funesta delle disgiunzioni idrografiche;1' 9° La struttura idrografica che meglio soddisfa alle esigenze del potere marittimo è q uella che consente la mass ima protezione esterna e la massima efficienza delle energie espansive: 10° La protezione esterna dovuta alla zona idrografica è ramo più perfetta quanto più consente l'invuln crabilirà della zo na costiera, senza menoma re la sicurezza della navigazione: 11° Ogni eccesso della zona idrografica, oltre il limite di una su fficiente protezione costiera , costituisce una menomazio ne ciel potere espa nsivo; l 2° La zona di protezione è sufficiente quando essa escl ude la facilità e l'efficacia del bombardarnentp colle navi ordinarie, od esige l'impiego del pilotaggio per la sicurezza c\ell,1 navigazione; 13° Le condizioni protettive necessarie e sufficienti si incontrano raramente, rn,1 la loro approssimazione al limiLe determina la loro graduale importanza; ·14° Il liffiirc protettivo non ha un va lore assol uto m a relativo all'indole delle flotte, e perciò g li insegnam enti del passato non sono applicabili all'avvenire/

"Co nsidernione çhe hc:n si attaglia all·Jtalia e alle.: forti riva litù tra le sue.: :intiche Reruhblic:he Marin,1 rc.: (si vedano ;1nche, in merito, le t<.:oric.: ciel generale Dur;inclo - F. Botti, Il pellSiC!ro militare .. . Cic., Voi I Gtf)itolo XII). "-• li Fioravanzo annota: •l'avvento ddl'aviazione, la quale consente di c:olrire le navi mc.:ntre sono nd porti, ha cornplc.:Lamenle svalutato l:1 protezione.: assicur;1ta clalla zona idrografiça ... Va pere'> considera to che ,111che in precedenza la protezione consentita dall'esislenza di :t mpi spazi marittimi era insufficiente scnza una !1oua di :,deguate ç:1pacità. l'iù che altro. J'ac:roplano h a ridotto le: rossibilit.', di pmtezione prima assin1rate dalle sole forze navali, in una parola: oggi il potere aereo basalo a terra e •inùipcndt'nte .. ha ridono il lllonopolio esclusivo degli spa zi mariuimi, prima t'Serc:ila\o solo d:il potere marittilll<>, il q uale non è più la ··p ri ma line:i di difesa .. del terrilOrio nazionale. Uend16 rrofet ico se si pensa alla notte di Taranto nd 19/40. il giudizio del Fioravanzo t: forse trorro drastico: la wna idrografica rirnant' un dc.:mento disgiuntivo di qualche eflìcacia. Specie con l'aumentare delle distanze, la dir-

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15° Quando la zona idrografica non è sufficien temente protett.iva, essa è quasi sempre dannosa al potere marittimo; 16° La zona id rografica esterna è perfetta quando essa soddisfa alle esigen7.e difensive e consente l'efficace ed economico aclclestramenco nautico-militare delle flotte; 17° La struttura idrografica interna , quando non esclude o rende imperfetta l'unità politica e militare, è sernpre favorevole al potere marittimo; 18° L'efficienza della struuura interna è tanto maggiore, quanto più essa assume le fu nzioni del sistema arterioso dell'organismo, permette di trasferire verso l'interno i centri vital i marittimi, e consente l'efficace ed economico addestramento milita re delle flotte; 19° La struttura idrografica interna è relativamente al sea-power più importante cli quella esterna, ed eserciterà in avvenire una influenza sempre p iù preponderante; 20° L'estensione territoriale, qualunque sia la strurturn fisica della regione, esercita una influen7.a sul potere marirrimo che non è proporzionale sempre a queste estensioni, ma dipende anzitutto dal rapporto della territorialità allo sviluppo costiero; 21 ° Una maggiore estensione territoriale implica, a parità di altre condizioni , una maggiore efficienza marittima, finché la territorialità non diventi caratteristica preponderante della regione; 22° Le estensio ni territoriali e le relative densir.1 di popo lazione crescendo come i quadrati delle d imensioni lineari, ad evitare eccessivi incrementi d'interessi continentali è vantaggioso il frazionamento della territorialità mediante elementi disgiuntivi ; 23° Lo sviluppo costiero, completato dalla flu vialità, è sufficiente quando è assicurata la preponderanza degli interessi mariltimi su quelli rerriroriali; 24° Grandi estuari, grandi fiumi e canali navigabili sono, assai più del frazionamento insu lare, una funzione cli preponderanza m arittima; 25° Le grandi disgiunzioni marittime e fluvial i, se facilmente accessibili, possono divenire causa di debolezza , anzicl1é di potenzc1, se non sono tutelare da un adeguato potere militare; 26° L'efficienza rnarictima della estensione territoriale dipende altresì dal rapporto di qu esta estensione alla produttivitù naturale della regione; 27° L::i produttività natura le ha una efficienza diversa, a seconda che essa è costituita dai mezzi cli esistenza della popolazione, o dai mezzi materiali della industria marittima; 28° L insufficienza dei mc?.Zi cli esistenza agricoli, pastorizi, pescherecci, provoca l'espansione esterna , ma impedisce lo sviluppo delle energie che la raffòrzano e

fi<.:olt;'1 di esen.:ita r<: il potere a1creo aumenta in proporzione maggiore di quella di eserc.:ilare il po tere navale. L'attuale formula della grande ponat:rei, e anc.:he dell'incroc.:iatore Lutto-pome, sono appunto espressione di questa dclìcienza di autonomia e di capacità di tempestivo intervento del potere aereo basato ,t terra. Il conceuo di base navale protella da incursioni dal mare è rimasto; esso tende solo a tra sformarsi in base ;1eronavale, nella quale sia ai fini o ffe nsivi che difensivi i due •poteri• si integrano, senza piC1 riL1sc.:ire a fare a meno l'uno dell'altro. Natura lmente, anche il rot.ere terrestre deve assicurare la conquist;i e il manten imento di tali basi .. .

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l'utilizzano,27 mentre la esuberanza dei mezzi d'esistenza escltide l'espansione naturale e tende a renderla transitoria se artificiosamente provocara/1 29° Un giusto equilibrio delle condizioni di esistenza è più favorevole alla consolidazione, anziché alla genesi del potere marittimo, la quale è specialmente dovuta alle necessitose condizioni della esistenza; 30° I grandi poteri marittimi e bbe ro tutti una genesi laboriosa, dovuta alla povertà regionale ed alla inclemenza ciel clima, esclusi quelli che furono una derivazione del potere continentale; 31 ° La p roduttività de i rnateriali greggi della industria marittima è condizione indispensabile tanto alla genesi quanto allo sviluppo del potere marittimo; 32° L'insufficienza dei materiali greggi dell'industria ma rittima è sempre una menomazione ciel potere marittimo ed un ostacolo alla espansione naturale; 33° L'insufficiente produttività, qualitàtiva o quantitativa, può provocare gravi catastrofi durante i lunghi periodi cli conflitto; 34° L'esuberanza dei materiali greggi della industria marittima è sempre una funzione di espansività ccl un solido fondamento del potere nava le; 35° Le nazioni cui fanno difetto i principali materiali , sono costrette a provvedimenti c he rendono sem.pre artifiziosa la viralit::ì ciel pote re marittimo; 29 36° L'efficienza complessiva dovuta alla geografia fisica è tanto più intensa e duratura, quanto più sono soddisfatte le condizioni c he riguarda no le strutture, l'orografia, l'idrografia, lo sviluppo costiero e la produttività d ella regione.

La posizione della Capitale Il iVIahan non ha espresso alcun giudizio sulla infl uenza che la posizione della capitale può esercita re sul potere marittimo. Le ragioni che giustificano l'i ntroduzione di q uesto nu ovo eleme nto di potenzialità noi le esponemmo nel capitolo 2° della Strategia navale, onde non ci rimane che riassu rnere e completare le considerazioni già svolte nella seguente serie di aforisrni: 1° La posizione della ca pita le esercita sul potere .nia rittimo o conti ne male una infl ue nza che fu quasi sempre disconosciuta;

' ' Ìi q uesto il caso ddle Repubbliche Marinare cli Genova e cli Am.tlfì; meno quello di Venezia o di Pisa. Affermazione oggi valida, almeno nella sostanza, solo per i paesi souosviluppali. '" Oggi occo rrerebbe verificare quest'ultima afTerma zione e quella ciel punro 30°, riferendo le ;11 caso della superpotenza che ora domina i mari, gl i Stati Unili. Si tratta di una nnione con .. esuberanza cli mezzi di esistenza. né povera, né con clima inclemente. Ciononostante, come voleva Mahan a fi ne secolo XIX è diventata una superpoten za marittima, per di piC1 senza i possibili rivali (la Fra ncia, la Spagna, l,1 Russia, poi rltalia e persino gli Sta ti Unici) con i q uali ha se mpre dovuto fare i conti l'Inghilterra. Perd1é? Evidencememe in q uesto caso la spinta maggiore è stata clac;1 c.b lla stessa forza dell'industria, della fina nza e delreconomia, che lrn <:reato una rete di interessi mond iali da proteggere. Va infine considerato che, oggi, per espansione naturale si intende quella economica e industriale, non quella territoriale. "'> Ques!O è il caso dell'Italia nel periodo 1819-1940. E all'lla lia si attagliano in partico lar modo le considerazio ni di cui ai precedenti punti 31°, 32°, 33°, 35°. L'a ffermazione cli cui al punto }1° fotografa, invece, la favorevole situazione degli avversari dell'Italia nel 1940-1943.

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2° La posizione è q uasi sempre la conseguenza naturale della dinamica economica e militare della regione; 3° Le regioni che ebbero fi no dalla loro origine una prevalente continentalità hanno la capitale in posizione più o meno centrale, quelle che ebbero prevalenza marittima hanno la capitale in posizione eccentrica o periferica; 4° La cap ita le, essendo il centro cardiaco della regione, deve trovarsi in situa zione sufficie ntemente protetta da improvvise rri inacce, ed in condizioni d i massima influenza su l flusso e riflusso delle energie nazionali; 5° Quando il fl usso, dalle o rigini, ebbe una sola d irettrice preponderante, quale sarebbe il caso dell'Inghilterra verso la M,rn ica, della Unione verso l'Atlantico, ecc. la capitale si sposta eccentrica mente nella d irezione del flusso espansivo; 6° L'esistenza cli due o più d irettrici d i equivalente energia dinamica, quale sarebbe il caso della Fr,rncia, della Spagna, provoca una posizione che soddisfa alle cond izioni d'equilibrio del sistema economico e m ilitare; 7° La continentalità e la molteplicità delle direttrici della vitalità nazionale spostano verso il centro la posizione della ca pita le; 8° La posizione centrale è sempre poco propizia alla genesi ed allo svi luppo ciel potere marittimo; 9° I rivolg irnenti politici che creano u na d irettrice preponderante tendono a spostare , corne si spostò da Mosca a Pietroburgo, la posizione della capitale; 10° La virnlit,ì marittima tendendo a diveni re sem pre pii) prepo nderante nella dinamica delle nazioni, ne deriva che le posizio ni centrali soddisfano semp re meno alle esigenze ciel potere marittimo; 11° l fenome ni di sovraeccitazione che agitano talvolta le ca pita li internamente situate sono quasi sempre artificiosi, si esau riscono rap idamente e sono incapaci cli dare stabilità alla coscie nza marittima nazionale/' 12° Il perfezionamento de i contatti e delle relazioni fra la periferia e il centro attenua l'imperfez ione delle situazioni centrali, ma non lo esclude, specialmente durante i periodi di intensa e durevole conflagraz io ne marittima; 13° La posizione più efficiente è quella che può conciliare le condizio ni della central ità ciel sistema econom ico e militare con quelle della vital ità ma rittima e che perciò si trova sopra fi umi, estua ri, mari inte rni, che consentono la massima efficienza del flusso e rifl usso marittimo/ 1.4° La posizione centrale è sempre poco efficiente, q uella periferica è sempre troppo vulnerabile, la posizione eccentrica , quando è consentita dalle b uone condizioni cli naviga bil ità interna, ha le maggiori attitudini a sviluppare, in pace ed in guerra, le ene rgie ciel potere marittimo. ·"' La capitale che piC1 si attaglia a questo giudizio è l'arigi, tradizionale cuore dei sommovimenti interni francesi (che hanno sempre sf.ivorevohnentc condizionato il por.ere marittimo e fovorevolmente inlluenzato le tendenze «continentaliste• della politica francese:). ·" Se ne deve dedurr(;! che Roma dai punti d i vista indicat i da D.13. non è hen situata, mentre Londra è una delle poche capirnli che rispo nde ai criteri da lu i fissati. Nemmeno \'x;tashington li rispetta . .. Sulla .. efficien za• della posizio ne della capitale oggi più che in passato influiscono le comunicazioni terrestri, e soprattutto quelle aree.

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La densità della popolazione

Il Mahan ha considerata la densità della popolazione come funzione militare difensiva e come funzione espansiva e perciò in rapporto alla estensio ne territo riale ed alla produttività. I criteri che egli ha espressi sono insufficienti a soddisfare le esigenze di una rudimentale teoria, onde c rediamo oppo1tuno completarli fo rmulando la segue nte serie cli aforismi: 1° Una gra nde popolazione assoluca, tanto continentale che marittima, è sempre un fauore cli potenza marittima quando sono soddisfatte le seguenti condiziona lità: 2° Una grande popola zione contine ntale è sempre u na funzione ind ire tta di potenza marittima quando non provochi un dualismo che menomi la solidità dello Stato; 3° Una grande popolazione marinaresca (seaworkin.g) è oggi, come per il passato, il principale fattore di potenza marittima; 4° La dens iLà della popolazione marina resca deve soddisfare anzitutto alle esigenze difensive ccl esse re perciò propo rzionata a llo svil uppo de lla costiera, conside raw come frontiera difensiva; 5° Una regione deve considerarsi come una fonezza, la cui guarn igione deve e ssere p roporzio nata allo sviluppo della cinta e della zona tattica in rappo rto clei rnezzi e sistemi d i difesa; 6° I.a densità della popolazione marinaresca deve consentire, oltre i lin1iti dife nsivi, adeguare esuberanze espa nsive; 7° Gli incre menti della popo lazione essendo quasi sl:!rnpre s uperiori a q uelli della produttività, è assa i più probabile avere degli eccessi anziché delle insufficienze espa nsive;-'l 8° La preservazione ciel be nesse re materiale esse ndo condizio ne fonda n1e ntale della stabi lità cli Stato, g li eccessi di densità devono essere utilizzati espansivarnentc; 9° Gli eccessi di densità per essere una efficienza dello Stato devono rrovare a perte o poco contrastare le vie della espansione, onde le esubera nze espa nsive debbono essere proporz io nate alla complessa capacità tu toria dello Stato; 10° Gli eccessi di densità sono menomazioni dello Stato quando eccedono la ca pacità espansiva che è concessa dalla situazione internazionale; 1 ·1° Le esubera nze espansive tendo no a disperdersi, a cl isgreg::1 rsi, a divenire dannose quando sono abbandonate agli impulsi centrifughi e fa difetto una forza centripeta nell'orbita potenziale dello Stato;

·" Anche alb luci:: di quamo D.13. afferma al punto 8°, il Cil!i<l del l'ltali;r era ed è quello di un <::<.:cesso di popolazione non compensato da suf'fì<.:icnti tendenze esp;111sive nel <.:ampo territoriale.: e marittimo. D.B. sembra considerare prindpalrnentc.: in questo :;enso lt: •lendem:e espansive•: non consider:1, però, le pericolose tensioni inlernazionali che sono nate nel XX secolo e possono ancora nascere (spede nel Mediterr.tnt:o) quando l'eccesso di popolazione non trova slx)Cchi, rendendo più frequt:nre, specie oggi. il caso opposto rispetto a quello da lui consider;Ho, cioè le tensioni create d:1llc.: insuffidenze espansive. Al ero daco nuovo del XX secolo, è il prev;tl ente carall<.:re economico, induslriale e commerciale oggi assunto datr<.:spansione, <.:he ha sostituito le vct:chie forme rnlonia liste e di <.:ontrollo mìlirnre del cerrilorio e dei mari. Per <.:ontro rimane inmutata l'imporn1m:a delle basi sia terrestri, che aeree e navali.

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12° Gli eccessi di densità tanto p iù sono efficienti, quanto più sono direttamente utilizzabili quali riserve econom iche e militari; 13° In tutti i periodi storici navali ha fa tto difetto la preparazione o rganica delle riserve, allo scopo di consolidare la potenza dello Stato; 14° L'utilizzazione delle riserve vitali è tanto più importante, quanto più abbondano le riserve materiali e cresce la p robabilità cli im piegarle du rante un p rolungato conflitto; 15° L'importanza delle riserve vitali è oggi meno evidente ed impe riosa che per il passato, data l'indole delle flotte e della guerra marittima moderna, ma la loro organizzazione è sempre una efficienza dello Stato/1 16° La vigoria dello Stato determina il grado d i efficienza delle esuberanze espansive. L'industria mariltima1•

La produzione industriale di una regione è considerata generalmente come una funzione di potenza, ma le condizioni speciali che regolano questa funzione sono assai poco studiate. Lo stesso Ma han non ha accennato che indirettamente all'industria marittima considerandola come produttrice cli riserve materiali durante una gue rra, ma non si · è punto occupato cli determinare gli effetti deriva nti da llo svih.1ppo industriale sul potere marittimo. In uno studio precedente abbia mo esposto qualche considerazione in proposito, ma la novità e complessità dell'a rgomento richiederanno molto altro studio prima cli giungere ad un risultato soddisfacente, in attesa del quale ci azzardiamo ad esporre la seguente serie di criteri sintetici: 1° Le industrie possono d isti nguersi in due grandi classi: naturali ed arti fi ciali, a seconda che la reg ione ha o no n ha i ma teriali greggi indispensabili al loro esercizio; 2 Le industrie naturali, siano esse continenta li o ma rittime, sono sempre u na funzione di potenza marittima ; 3° L'industria influisce su tutti i periodi di genesi e sviluppo del potere marittimo, ma la sua influenza è molto più saltuaria ed instabile di quella che dipende dalla densità della popolazione; '-' Persistenza del fa llace mito della guerra breve, al qual<:: gi;t si è fatto cenno . ·" Per •indusr.rie marittime• oggi si deve intendere .. ind ustrie cli diretto o indiretto interesse marittimo•, cioè tutte o quasi. Ai tempi d i D .13. era ancora rossibile fare molte e nette distinzioni: date le molteplici connessioni tecnologiche, oggi le costru zioni nava li sono - come quelle aeronautiche - lo specchio della cap,t<.:i tà tecnologica e industriale di lJl1 Paese e coinvolgono la maggior parte delle tecnologie p iù avanzate, usate anche in altri .settori. Se una flotta ha uno .sviluppo arti ficioso senza adeguato sviluppo delle industrie marittime, queste ultime non possono prospera re senza una base industriale e tecnologica generale avanzata. Rimane, invece, da verificare il ra pporto effettivo oggi esistente tra svilupp o della Mari na mercantile e efficienza di quella m ilitare, rapporto meno determinante e indicativo d i una volta sia per il fenome no dd l,1 band iere-ombra, sia perché una mo<..lerna nave da guerra - e qui gli scrittori francesi della Restaurazione avevano visto giusto, sia pure a lunga scadenza - richiede sempre più «tecnici• e sempre meno «marinai•.

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4° Quasi tutti i criteri che riguardano la densità della popolazione, in rapporto coll'espansività, sono per analogia e coi dovuti riguardi applicabili alla densità industriale; 5° Le industrie fittizie tanto più sono instabili e pericolose quanto più dipendono dalla sicurezza delle comunicazioni intern azionali; 6° Una grande e predominante industria fittizia non può esistere senza un preponderante potere navale militare; 7° La marineria considerata come industria è fittizia quando il traffico, il commercio, le costru zioni non hanno un fondamento solido nella produttiyità regionale; 8° Le marinerie militari sono fittizie moralmente o materialmente quando non sono un prodotto naturale della coscienza o della dotazione regionale; 9° Le grandi industrie ma rittime debbono essere situate in posizioni interne, aventi liberi sbocchi verso il mare, m a sufficientemente protette contro l'offensiva costiera; 10~ Le industrie situate in posizioni costiere troppo vulnerabili costituiscono una g rave menomazione ciel potere marittimo; 1 l 0 I lunghi periodi di pace consentono svilurpo c.l'i ndustrie fittizie in situa:lioni vulnerabili, dalle qu ali non possono derivare che disastri economici e mil itari nei successivi periodi di prolungato conflitto; 12° La prepo ndernnza militare marittima è tanto più indispensabile, m,1 d ifficilmente conseguibile, quanto più le industrie sono artificiose e situate in posizioni vulnerabili ; 13° La v igoria dello St,llo deve essere massima dove è massima l'a1tificiosità delle industrie; ·14° Le marinerie moderne, pochissime eccettuate, esigono, per la loro vulnerabilità ccl anificiosità, una grande efficienza del potere politico e militare; '1 5° Le guerre future dissolveranno r;:i pidamente le illusroni che un periodo p ro lungato cli pace maritrima e la fiacchezza dei poteri politici hanno lasciaro germogliare nella coscienza delle nnioni/5 16° L'artificiosità di quasi tutte le marinerie m oderne impone la massin1a intensità e subitaneità del conflitto; 17° Quanto p iù l'artificiosità dipende dalla mancanza dei mezzi arri ad assicurare la mobilità del naviglio, tanto più è imperioso il rapido consegu imento del dominio elci mare od il temporeggiamento in stato potenziale; 18° 11 temporeggiamento nel conflitto non può essere consentito che a qu elle marinerie le quali han no posizioni che perniccmno cli salvaguardare lungamente cd utiliz7.,.tre opportunamente le riserve della mobilità che furono o che possono ancora essere accumulate/''

" ]'f(;visione çonfermata c.lagli avvenimenli: il contrario, invece, avviene per la conslatazione di cui al successivo r1.111lo 16°. ·"' Se ne deduce che secondo D.13. le Marine che meno d ispongono di riserve, sono costrette a n>ndurre una guerr-.1 offensiva ricer<.:ando la decisione in breve wmpo. Ciò non è semrre avvenuto nelle due guerre mondiali, perché la difficoltà cli smilituire il naviglio perduro può indurre proprio una flotta inft!riore a una <.:ondoua strategica rruclenre per risparmiarlo, anziché ad affrontare scontri decisivi con scarse rrobabililà di successo.

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19° Il temporeggiamento potendo essere opportu no o necessario, a seconda della situazione militare e dell'indole della guerra, è indispensabile preparare all a flotta posizioni che consentano il concentramento e la persistenza in uno stato pote nziale/' 20° Le eccessive artificiosità non possono essere migliorate che per mezzo cli politiche soliclarietà. 1'i J criteri che in generale si ha nno circa l'efficienza e la sicurezza delle industrie marittime sono in generale erronei ed esagerati; e ciò dipe nde in massima parte da lla rinnovazione delle marinerie e dalla eccezionale persistenza di un periodo cli pace marittima, che esducle gli insegnamenti della guerra. Le ultime due guerre, benché combattute in mari lontani, hannno contribuito a rettificare molti e rrone i apprezzamenti, ma soltanto una grande guerra combattuta nei mari europei e specialrnente nel Mediterraneo potrà dissipare complct,:1111e nte le illusioni e dettare i veri criteri che riguaso l'influenza clell'inclustria su l pote re marittimo.59

La

ricchezza""

Tcriteri che riguardano l'influ enza della ricchezza sul sea-power sono taln1e nte vaghi e divergenti c:he riuscirà certo diffici le rintraccia re le prime impronte della verità a fondamento della teoria del potere navale. -'7 Q uesta affe rmazione sembra ;itt<.:nuare la pre<.:<.:<.knre di cui al punto 18°. Va osservato elle, nell'età dell'aereo<.: del m issile, «p rq,arare alla flotta r osizioni che consemono il concen tra mento e la persistenza in uno stato potenziale .. d iventa estremament<.: arduo (se non impossib ile) se non :;i d isrone della superiorità aerea e di idon<.:e d ifese antimissile. D'altro canto, la rred isposizione d i tali posizioni è sempre e comunqu<.: ne<:essaria. ·'" Ciò significa che solo con le alleanze si pu<'i rimediare a fa ttori congeniti cli c!diolezza ciel potere navale, e in 1x1rticolare alla sproporzione arti ficiosa tra la consistenza della llotta militar<.: e le rimanenti componenti del potere marittimo (che non ne assicurano la solidità). Questo cril<.:rio è scato, in certa m isura, segu ito dall"i calia nella prima guerra mondiale; non è stato seguito nella second a, quando la Marina italian,1 Ila dovuto affrontare una forza aeronavale molto superiore. Come scri vono Gabriele e Friz, nel 1913 - quando l'Italia acleriv,1 ancora alla Trip li<.:<.: - il rapporto di forze navali nel M<.:direrraneo era insostenibile per la Marim1 Italiana, canto elle l'U fficio del Capo di SM d ella Marina concludeva allora una sua memoria con la frase ..o cambiare la Marin a, mettendola in rela zione con la politica; o <.:ambiare la politica, mettendola in rdazione con la Marina• (ìvl. Gabriele - G. Friz, La politica ncwale 'italiana dal 1885 al 1915, Homa Uf. St. Marina 1992, p p. 243-2,/44) . 5'1 D.13. si riferisc<.: alla guerra <.:ino-giapponese dd 189/i-1895 e alla guerra ispano-americana del 1898, da lui esam inata in uno studio a parte. "' L<.: considerazioni sulla ricchezz,1 elle seguono sono in gran parte «datate.. e guardano all'esperienza del passato p iù che all'av venir<.:. Anche p er il passato, tuttavia, si potrebbe osservare elle soprattutto (ma non solo) nelle guerre napoleoniche, l'oro inglese è stato un fattore cli potenz,1 almeno come la flotta e l'esercito ed è stato il fondamento della strategia indiretta e periferica allora seguita con successo dalrlnghilcerra. Gli avv<.:nimenti del secolo XX hanno m<.:.sso in luce due cos<.:: che la ricchezza è una componente essenziale e irrinunciahil<.: del potere marittimo e militare, e che rappresenta J,1 con.ditio sine qua non per costituire idonee riserve. In secondo luogo, diversamente da quanto afferma D.13. (punti 16° <.: 18° cli pag. 393), ht ricchezza e l'elevato tenore di vita, p<.:r essere mantenuti <.: rafforzati, impongono l'espansione e derivano principalmente d alla capa<.:it~ industriale e non da qudla agricola. L'espansione è di tipo economico, finanziario e industriale, non militare; ma anche così, crea naturalmente una maggiore domanda di potere marittimo e quindi anche di potere navale. Q u<.:st'ulcimo può avere basi salde e sicure solo in un·economia flo rida e un'industri a avanwta, garantite a loro volta dalla capacità espansive.

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È o non è la riccheaa un fa ttore di potenza del sea-power?

Il Mahan parrebbe escluderlo, poiché egli dice che le necessitose condizioni sono quelle che, combinate con altre, dan no origine al potere nava le; ma Napoleone afferma che c 'est l'argent quifait lague1Te, la quale è indubbiamente un fattore importante della espansività, onde parrebbe desiderabile sapere se e come la ricchezza possa essere una efficienza espa nsiva. La lelteratura militare mode rna cons idera quasi sempre la ricchezza come una conclizionalità effic iente della guerra moderna, m::i se noi consideriamo la rn::iggior pa,te dei grandi rivolgimenti storici troviamo che la ricchezza è stata piuttosto un fatrore negativo anziché positivo delle grandi espansioni. La soluzio ne del problema si prese nta quindi comp lessa e difficil e, e non presumiamo ce rta mente d i darne una soluzione completa od approssimata; ma, poiché ci siamo messi sulla via dei tentativi, preseguiremo alla rneglio, od alla peggio, verso la metà, fo rmulando una nuova serie cli crìtcri sintetici che venga no a d ete rrninare, con qualche a pparenza cli verità, .l'influenza della ricchezza sul potere marittimo: l 0 La ricchezza, come fenomeno socia le, può considera rsi costituita da lutto ciò che rappresenrn lavoro accumulato ed è ca pace di produrre una utilità mate riale; 2° La ricchezza deve essere considerata, per il nostro scopo, non già nel suo valore assoluto ma nel s uo valore relativo rispetto al potere marittimo; 3° La ricchezza dipe nde principalrncnte dall 'indole delle razze e dalla loro educazione e perciò da fattori incommensurabili del seet-powe,~ ma essendo un fenorneno materiale è suscettibile cli commisurazione; 4° La ricchezza esercita la sua influenza piuttosto sullo sviluppo anziché sulla genes i ciel pote re marittimo; 5° Una grande miseria come una grande densità di popolazione possono provocare l'espansione, ma non consentono una efficace utilizzazione delle energie, che in massima parte vanno perdute; 6° la ricchezza giova piuttosto a rendere efficiente l'espansione anziché provocarla; 7° L'espansione senza il concorso della ricchezza difficilmente può consegu ire un grande pote re marittimo; 8° La ricchezza conseguita durame i primi periodi della espansione non viene utilizzata ad incremento della espansività e del potere mariltimo; 9° La ricchezza che non ha per iscopo l'incremento della forza viva e produttiva della nazione non è che un effimero elemenlo di potenzialità; 10° Gl'incrementi d i forza viva derivanti dalla espansione iniziale non devono essere sottratti ma rimane re nel circuito della espansività ; 11 ° La ricchezza può considerarsi un fattore inefficace od efficace di potenza a seconda che viene consumata ed immobilizzata, oppure risospinta nel circuito economico della espansione; 12° La ricchezza è reale od apparente, vera o fittizia a seconda che essa produce incrementi economici oppure si immobilizza in elementi incapaci d'espansione; 13° La ricchezza abba ndonata a se stessa tende a trasformarsi in benessere materiale e quindi ad uscire dal circuito delle produttività; 14° l a richezza immobilizzata in fastosità, o che è residuo cli dominazioni passate, non è un fattore di efficienza espansiva;

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15° La ricchezza co nsumata o scialacquata nell'accrescimento del benessere materiale è piuttosto causa di debolezza e decadenza anziché di potere; 16° Quanto più crescono i bisogni e le esigenze del benessere materiale tanto più diminu isce l'efficienza espansiva; 17° La ricchezza che deriva principa lrnenre dal traffico è un fa ttore di efficienza meno solido di quella ricchezza che deriva dalla produtrività; 18° La ricchezza che deriva principalmente da ll 'ind ustria è meno solida di quella che ha per base la produttività del suolo; 19° La ricchezza costituirn dal credito e dalle riserve metalliche, benché possa talvolta essere fittizia, può però rappresentare un grande coefficiente di potere politico e militare; 20° La ricchezza moto più è efficiente quanto maggiore è la forza centrifuga dalla quale è animata nel circuito delle obbiettività dello SraLo; 21 ° Lo Stato non deve creare la ricchezza , ma deve contenerla e rivolgerla nel circuito dinamico delle sue obbiettività; 22° La ricchezza privata tende a sottrarsi al controllo dello Stato, ma una forte tradizione ed una sapiente legislazione possono e devono comenerla nel ci rcuito delle espansività; 23° La legislazione più sapiente e la tradizione più efficace furono vanto della repubblica di Venezi<'t; 24° Lo Stato ed i I cittadino debbono essere fa ttori reci proc i e concorrenti cli ricchezza e di espansione , ed esercitare perciò sul le obbiettività private e nazionali un reciproco controllo; 25° La generale prevalenza delle democrazie utilitarie, anelami all'immediato benessere materiale, tende a menoma re le vere e forti fu nzioni espansive clell:1 ricchezza; 26° Le nazioni vivendo quasi tutte giorno per giorno, la ricchezza è oggidì un fattore piuttosto apparente che reale del la potenza espansiva; 27° La saggia ri partizione della ricchezza nei circu iti delle attività e delle riserve è una efficace guarentigia della sra bilitù economica e del potere marittimo. Questi criteri sintetici non rappresentano che un abbozzo molto imperfetto della teoria dell a ricchezza, ma essi permettono cli concludere che, fra le maggiori nazioni eu ropee, l'lnghilrerra sola ha una potente o rgan izzazione c.lella ricchezza, che la Germania è forse in via di costilllirla, che la Francia è assai probabilmente sulla via cli dissiparla e che le altre nnioni si esauriscono nella loro impotenza.

LE FUNZIONI INCOMMENSURABIU l a statica e.lei sea-power deve comprendere fra le sue funzioni ancl1e q uelle incommensurabili, benché queste, assai meno di quelle commensurabili precedentemente considerare, siano susceLtibili di una approssimata determinazione. Le principa li di queste funzioni incommensurab ili , che esercitano una grande influenza, benché d1fficilmenre valutabile, sul potere marittimo sono, come precedentemente dicemmo: a) L'etno logia; b) L'ordinamento politico; e) La civiltà.

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Il Mahan non ha considerata la civiltà come una funzione del sea -powe1~ forse perché, come precedentemente avve1timmo, egli ha circoscritto il suo studio ad un breve periodo storico, ed a nazion i la cu i civiltà non era sostanzialmente diversa, quantunque non eguale, onde questa parre della teorica che riguarda la civiltà non ebbe ancora il battesimo al fonce della storia, come l'ebbero l'etnologia e l'ordinam ento politico, p er mano dello storico americano, il quale, se non ha prodigato l'acqua lustrale a piene mani, ha però messo in evidenza le priancipali ca ratteristiche storiche ciel National character e del Cbaracter of tbe Govemment. I criteri sintetici che riguardano l'etnologia e l'ordinamento dello Stato trovano quindi un fondamento sufficiente se non completo nell'opera ciel Mahan, ma q uelli che riguardano la civiltà, non possono va ntare che una umile paternità, onde noi li raccomandiamo alla indulgenza dei lettori.

L'Etnologia'' L'influenza che il carattere e l'i ndole nazionale esercitano sul potere m arittimo ci sembra assai più vasta e complessa cli quella che si circoscrive nelle tendenze com merciali e colon iali delle popolazioni. Il Ma han non ha creduto cli estendere oltre il campo commerciale e coloniale l'influenza delle caratteristiche etniche del le popolazio ni , ma quando si considera che gli Ebrei, i Fenici, i Genovesi, gli Olandesi , benché dotati di grandi attilucli ni al commercio cd alla colonizzazione, non ri uscirono a fondare un grande e du raturo potere marittimo, siamo costretti a concludere che la teorica del sea-power non pu<') essere circoscritta , per quanto riguarda il ca rattere nazionale, nei limiti segnc1ti dal Maha n, e deve perciò prendere in esame altre funzioni, oltre le commerciali e le coloniali, dalle quali d ipende l'efficienza etnologica . Tenendo con to degli apprezzamenti del Maha n, da no i già precedentemente enunciati , e delle altre principali funzioni etniche che concorrono a determin are le istintività marittime delle nazioni, noi crediamo di riassumere questa p,1rte della teoria del sea-power nei seguenti aforismi: 1° La capacità marittima, per quanto riguarda l'etnologia , è costituita dalle istintività e dalle attitudini economiche, commerciali , colo niali , avventurose e militari delle razze; " In qrn:sta parte l'autore studia il raprorto tra indo lt', carattert' t' religiont' d<:i vari popoli e rotere marittimo, estendendo gli accenni dd Mahan. f)a notare l'osservazione di cui al punto 7°. che sembra rivolta al poco h ent'fic.:o influ sso delle rel igioni <.:a ttolica e musulman,i , anche se q uesr'ultime in rassato /iOno state p rerog:1tiva di popoli dotati di grandi altitllc.lini all:1 esiswnza marittima. Disc.:utibili e -datate• le osservazioni di cui ai punti 1/4°, 15° e 16° di pag. 395-396, che vorreblX:"ro a<.:creditare dellt' differenze tr.1 alliludini m..irittime t' virtù militari. È, questo, un vec<.:hio topos della letter;itu ra navale frarn:ese della prima metù del seco lo XIX. cht:: giL1di<.:ava gli inglesi ottimi marinai ma inferiori ai francesi nel corpo a corpo e in genere nel comba ttimento terre:-tre, sostenendo perciò la neces.sit;ì di ricercare sempre l'abbordaggio nel combattimento navale. A fine secolo XX l'innusso sul potere marinimo del c:irnl\ere, dé!ll'inclole, della religione dei popoli - notevole in passa to - sembra ass.i i ridotto: più di tutto va lgono i fattori geopo litici e geoeconom ici. Nel caso degli Stali l.initi, trova conferma la lesi d i D .U. (punto 9° di pag. 395) che la meS<:olanza delle razze è un fatto positivo :ii fini del potere marittimo: ciò lo ,tllontana as:,;ai da un aperto sostenitore del prim:110 della rnzza anglosassone come il M:-1han.

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2° Le istintività e le attitudini d ipendono in massima parte dai caratteri fisiologici delle razze, ma possono essere lemamente modificale dalla educazione e dalle necessità della esistenza per modo che la loro reciprocità determ ina l'evoluzione delle caratterisliche etnologiche; 3° Le necessità d erivanti da nuove condizioni, economiche o politiche, della esistenza detern1inano assai p iù dell a educn ione l'evoluzione delle istintività; ma spesso si rivelano inefficaci a trasformare da continentali in marittime o viceversa , le caratteristiche etnologiche; 4° Le caratteristiche etniche sono in generale molto stabi li, lenta mente evolutive, ma le loro manifesrazioni sono così cornplesse, sorprendemi, insindacabili da escludere la possibilità cli comprenderle fra le funzioni commensurabili del potere marittimo; 5° Il potere marittimo essendo, come già dimostrammo, ·1 assai meno stabile e più facilmente pertu rbabile di quello co ntinenta le, le istintiv ità mariltime debbono essere caratterizzate da una maggiore attitud ine di adattamenlo a queste condizioni di instabilità e cli perturbabililà; 6° Le razze avventurose, novatrici, impu lsive, nervose hanno ,issai più delle apatiche, delle inerti, delle metodiche, delle pazient i, una nmuralc attitudin e alla esistenza marittima; 7° Le razze la cui religione p rovoca il fa ta lismo, la contemplazione, la rassegnazione hanno assai minore aHirudine alla esisrenza mariltima di quelle che usufruiscono di maggiore V8rietù e liberùì cli coscienza e cli esame; 8° Le razze aventi istintività patriarcali, feuda li e cavalleresche non hanno come quelle nomadi, democrariche, mercantesche artitudini alla esistenza mariuima; 9° La promiscuità e la sovrapposizione delle razze specialmente se derivanri da continuità d i immigrazione fa voriscono lo svi luppo del le caratterist iche che 1T1eglio corrispondono alle esigenze della esistenza marittima; 10° Le istintività e le attitudin i alla csistenz,1 mariltirna difficilmente concorrono tutte a costituire una grande capacità ma rittimé"l nazionale; 11° Le istinrività economiche sono assai diverse presso le diverse nazioni, a seconda che vi predomina l'a rdimento speculativo o la tim iclit,ì del rischio, la grande capitalizzazione od i l piccolo risparm io, la pubblica fiducia o la sospettosità , l'inizi,1tiva privata o la tutoriet,'ì dello Srato, la tenden7.a alla produHività o quella dello sfrurtamento; 12° L'ardimento speculativo, la pubblica solidarietà, la gra nde ca pitalizzazione, l'istinto della produttività e l'ini7.iativa privata sono grandi funzioni economiche ciel potere marittirno; 13° Le istintività della produzione, della speculazione, della economia , del traffico, del commercio, della colo nizzazione clifficilmenle si risconrrano riunite in una medesima razza, ma più diffici lmente ancora si compenetrano colle istintività guerriere indispensabili alla sta bilità cd intensità del potere mariuimo; 14° Le razze che hanno maggiori istintività ed attitud ini marittime sono in generale deficienti, non di va lore, ma cli guerriere v irtù, e soltanto una vigorosa diret-

'' Cfr. l';irricolo sulla strate gia nava le de l marzo JH95 (Parlc:.: li).

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t ività dello Stato può corregere questa imperfezione che provoca quasi sempre rapide dissoluzioni; 15° Le m arinerie storiche, che ebbero istintività ccl attitud ini marittime preponderanti, furono quasi tutte deficienti, se si escludono la venera e l'inglese, cli guerriere virtù , ad o nta di molte vittorie e cli rnolto eroismo; 16° La g uerriera vi 1tù è marinarescamente dissimile da quella del soldato per le stesse ragion i che rendono d issimile il genio marittimo da q uello continentale, poiché questo è principalmente funzio ne delle vigorie del sen timento , m entre il genio marittimo è essenzialmente costituito dalle energie organiche ed inrellertual i delle nazioni; 17° La nazione europea , e potremmo dire mondiale, che oggidì è dotata delle maggiori istintività ed attitud ini m arittime è indubbiamente l 'Inghilterra, m entre tutte le altre nazioni clifett<1 r.o, q uale più quale meno, di ca ratteristiche ma rittime, econo miche o militari. Questi criteri sintetici permettono di valu ta re approssimativamente la capac ità ma rittima delle nazioni , per quanto essa dipende dalle caratteristiche etniche, ma la difficoltà d i armonizzare le istintività militari con quell e economiche complica talmente il problema da escludere la possibilità di determinare l'efficienza complessiva della funzione etnologica.

L'ordinamento dello Stato 11 L'influenza che l'ord inamento dello Stato può esercitare sulla genesi e sullo svilu ppo del potere:marittimo, fu così larg,.i mente esam inata dal M aha n e riesam inata da no i nei capiceli precedenti da escludere la necessità di nuove considerazioni, onde riassumiamo la tesi nei seguenti criteri sintetici: 1 ° La v igoria dello Stato è sempre indispensabile al conseguimento cli un preponderante e duraturo potere m arittimo; 2° La forza dell o Stato può suppli re alla debolezza della nazione nel conseguimento del potere marittimo, ma la vigoria espansiva della nazione d ifficilmente supplisce alla debo lezza dello Stato; 3° L'ordina mento dello Stato influisce in modo d iverso sulla genesi e sviluppo del potere m arittimo a seconda della diversa indole del Governo;

'·' QLIÌ l 'auto re con fo rma e riassume i suoi ripetu ti giu<lizi in merito a luci e ombre dc:i sistemi d i governo dittatoriali e democratici e le ragioni della sua simpatia per le forme di governo aristocratico (da sottoline,tre, in merito, che D.13. considera a ragione il sistema di governo inglese del tempo come anco ra aristocrati<.:o, anche :,;e avviato alla democrazia). Di rilicvo l'osservazione (pun to 18°) che, quando può csistert: dualismo tra i due poteri, le democrazie hanno maggiore attitudine a sviluppa re il potere marittimo. Il pmere marittimo, insomma, sarebbe pil'1 democratico, progressista e borghese, meno rca zionario , militarista c conserva tore di qud lo co ntinentalc affi<fato a cserciti permant:nl i e d i lcva. Vecchio lopos oggi o bsoleto, c he g ià si trova negli scrilti dcl nostro Gaetano Filangieri di fine secolo XVIII, e ha un cerro successo in Germania all'inizio del secolo XX tra i sostenitori dello :;viluppo della flotta a sc,tpito dell'escrcito (Cfr. F. Bo tti, I l pensieru militare ... Cit., Voi. [ capi toli VI e XVI ; O. Hin zc, Staio e esercito, Cil. ; I. Stcinberg, Il deterrente di ieri, Firenze, Sansoni 1968, capitoli I-IV).

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4° L'ordinamento dello StaLo che megl io soddisfa alle esigenze del potere m arittimo è quello nel qu ale il Governo è maggiormente saturo dello spirito del popolo e cosciente dei veri interessi della nazione; 5° L'immedesimazione del Governo colla coscienza nazionale non è efficiente, quando questa coscienza è p erturbata o perru rbab ile, corrotta o corruttibile; 6° li vario grado di compenetrazione del Governo nella coscienza nazionale e la r eciprocità della lo ro infl uenza determinano la variabile effic ienza dello Stato; 7° L'instabilità e la perturba bilità del potere mmittimo, in confronto di quello continentale, esigono una più inLensa e perseverante direttività dello Stato; 8° Il potere dispotico diffici lmente comprende i veri interess i nazionali e più difficilmenLe ancora si satu ra dello spi rito del popolo, ma può, per effetto del la intensità d irettiva d i cui è capace, cre,ire occasionalrnenLe un g rande potere marittimo; 9° L'intensità d irettiva autocratica essendo variabile e discontinua, il poLere marittimo, se può consegu ire una grande intensità ternporanc,1 e subitanea, non consegue la stabilità organica indispensabile alla continuità della preponderanza; 10° Il clespotismo per effetto della personalità autocratica , rende principalmente ad obbiettività immediate cli indole polit ica e militare ..inziché ad obbiettività lontane cli indole econornic.1, donde deriva la sua maggiore atritudine a produrre fenomeni d'intensità anziché cli estensività e continu ità; 11 ° Il clcspotismo difficilmente è capace di commisurare le sue obbiettività politiche e milita ri alln capacità clina mic,1 della nazione e perciò provoca fenomeni fittizi seguiti quasi sempre da ll'esau rimento dello Stato; "12° li dcspor isrno, per la prevalente personalità autocrat ica, monarchica o dittato riale, ba m agg iore tendenza e capacità, qu,1nclo esista la possibilità ciel dualismo; ·13° I Governi rappresentativ i, siano essi momirchici o repu bblicani, consentono una gra nde immedesim azione del Governo collo spirito del popolo ed una larga partecipazione della coscienza nazionale alla direuività dello Stato, ma essi, paragonati ai Governi dispotici, perdono quasi sempre in intensiLà quello che guadagna no in estensività direttiva: 14° I Governi rnppresentativi, a seconda che consentono una preponderanza democratica od una preponderanza aristocratica , hanno una differente attitudine a creare e consolidare il potere marittimo; 15° l Governi rap presentativi a base di preponderante den1ocrazia, specialmente se repubblicani, tendono al consegui mento di obbiettività immediate, urgenti, utilitarie e perciò hanno una sufficiente attitudine a sviluppare energie economiche e mercanLesche che promuovono il potere marittimo; 16° Le democrazie reru bblicane essendo per loro naLura instabili, prevar icanti, corruttibili, intemperanti, banno grande tendenza a degenerare in demagogie od a trasformarsi in autocrazie, onde esse mancano di quella srabilità indispensabile a dare continuità al pote re marittimo; 17° Le democrazie come le autocrazie, non avendo continuità di sistemi e di obbiettivi, ma subiLaneità di impulsi ed urgenza di guadagni, se possono essere capaci di fenomeni intensiv i si dimostrano storicamente incapaci di da re stabil ità e continuità al potere mariuimo che avessero occasionalmente creato;

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18° Le democrazie d imostrano u na maggiore anitud ine a sviluppare il potere marittimo anzicbé quello continentale, quando esista dualismo fra questi due poteri; 19° Le democrazie si dimostrano tanto meno efficienti quanto più la coscienza nazio nale è perturbata e quanto pÌLI intenso è il conflitto fra le o bbiettività co ntine ntali e marittime; 20° I governi rappresentativi a base d i prepo ndera nte aristocrn ia, siano essi monarchici o repubblica ni, avene.lo grande attitudine a conciliare le obbiettiv ità immediate con quelle lonta ne, le politiche con quelle economiche, le militari con quelle l1Lilitaric, sono quelli che consentono una maggiore compenetrazio ne del benessere mater ia le colla potenzialità dello Stato; 21° li Governo aristocratico è q uello che ha esercitato , storicamente, la maggiore efficienza marittima, compensando occasionali deficienze d i intensità con una grande stabilità e continuità direttiva ; 22° Le attu ali forme di Governo ra ppresentat ivo, per l 'eccessiva preponderanza delle democrazie, per l'inefficienza o la mutabilità del potere esecutivo, sono tutte , qua le p ili quale me no, d isadatte alla preservaz io ne di un gra nde potere marittimo; 23° L'inefficienza dell'elemento aristocratico è una grande irnperfezionc dei Governi rappresentativi, cd una grande m enom azione della potenzialità degl i Stati; 24° I Governi rapprese ntativi debbono rafforzare l'elemento nristocratico, il q uale deve emergere per elezione e selezione eia tulle le classi, costituire Statutariamente una casta d i animati nella quale si accentri la sta bilità dello Srnto; 25° La persistenza de l l'aristocrazia nel Governo brila nn ico, ad onta della crescente invadenza democratica, non è ullima causa della stabiliL;ì e continuità del suo preponderante potere marillimo. La generale p revalenza dei Governi rap presentativi su quelli d isrotici e d ittatoriali consigliava forse una analisi pili minuta delle efficienze dei Governi monarchici e repubblicani, per determina re con maggiore esattezza la loro graduale influenza sul potere marittimo. Quando però si consideri che la d issomiglianza fra le mona rchie e le repubbliche è ormai ridorta all a ereditarietà od alla temporaneità della sovranità , divenuta piuttosto simbolo che essenza del potere esecutivo, se ne può concludere che l'efficienz.a dello Stato sarà ca nto rninore quanto più la democrazia sa rà invadente, la sovran ità conculcata o rimissiva, le funzio ni dello Stato perturbate dalla instabilità del potere esecutivo, la coscienza nazionale convulsiva o corrotta. In ba se a questi concetti non sarà difficile determinare la relativa efficienza elci Governi , q uando si conoscono gli elementi e.la cui questa efficienza deriva. La riso luzione del problema potrà considerarsi tanto più facile ed approssinrnta quanto più l'efficienza dipenderà da lle caratterist iche orga niche e costituzionali degli Stati e perciò dalla esclusione o m enoma zione dell a influenza delle personalità direttive. Questa influenza non porrà mai essere completamente escl usa e perciò questa funzio ne del sect-power non può essere compresa fra quelle commensurabili, ma l'arbitrio, la personalità, possono essere più o meno co ntenute dalla livellazione e dal controllo delle collettività, onde può concludersi che quanto più queste sa ranno o rganicamente efficienti, tanto minore sarà l'influenza della persona lità e l'indeterminazione del problema.

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La civiltà

È assai più facile comprendere, che definire, che cosa sia la civiltà, ed è assai più facile apprezzarne l'influenza che determinarne le cause. L'indole della civiltà dipende in gran parte dalle due funzioni incommensurabili che abbiamo precedentemente esaminato - l'etnologia e l'ordinamento dello Stato - ma queste non bastano a determinarla completamente, onde cred iamo necessario di esporre alcune considerazioni generali che riguardano questo fenomeno storico. L'influenza che fa civiltà esercita sugli awenimenti mondiali, se fu talvolta vagamenre accennata da storici e filosofi, non fu mai sottoposta ad una analisi rigorosa tendente ad indagare i principi che reggono le fun zioni della civiltà . Indipendentemente da tutti gli altri fatto ri che concorrono a costituire la potenzialità cli uno Stato o di un periodo storico, la civiltà esercita una influenza sua propria della quale interessa stabilire i fonda menta li principi. Coloro che considerano il cannone come l'unico indice potenziale della civiltà troveranno assai oziosa questa ricerca degli altri indici di potenzialità, ma quando si considera che quella è assai spesso una derivata cli questi, si è costretti a concludere che la ragione della forza ha le sue radici in quella della civiltà. Le lotte fra Roma e Cartigine, fra Venezia e Istambul, fra l'I nghilterra e la Spagna , fra il Giappone e la Cina , fra l'Un ione !cioè gli Stati Uniti - N.cl.c.] e la Spagna furono essenà1lmente conflitti fra civiltà inrerarnente o parzialmente dissimili, nelle quali appu nto le d issimili efficienze della civiltà esercitarono una preponderante influenza , come l,1 eserciteranno nei fu turi conflitti. La ricerca cli questi indici cli potem~ialità è ce1tamenre difficile. né il compito è agevo lato da indagi n i precedenti, ma il lu ngo studio ed il mollo amore ci danno ardimenro cli affidare all'indulgenza dei lettori i seguenti principi generali: 1° La civiltà può considerarsi un fenomeno sintetico e complesso cui pa11ecipano tutte le energie deg li Stati e delle nazioni aventi affinità dissimili eia quelle cli altri raggruppamenti mondiali; 2° Il carattere e l'efficienza delle affinità, per la variata preponderanza , possono creare eterogendtà imporrami frn le nazioni che pa rteciparono ad una medesima civil tà; 3° Le eterogeneità nazionali si risolvono in una dissimile potenzialità dello Stato, ed in una diversa attitud ine ad esercitare il potere continentale o quello marittimo; 4° La civiltà , nella sua indo le e nelle sue graduazion i, è t,lnto pi C'1perfetta ed efficiente quanto più essa è capace di equilibrare e convergere le energie morali, intellettuali ed organiche a vantaggio del la potenzialità dello Stato; 5° I.a funzio ne morale deriva principalmente da lla rel igione e dal sentimento nazionale, e la sua efficienza si manifesta specialmente nel perseverante conseguimento delle idea lità nazio nali; 6° La funzione intellettuale deriva principalmente dalla capacità scientifica, tanto astratta che applicata, e si manifesta specialmente nella preservazione della evolutiva vira lità nazionale; 7° La fun zione organica deriva essenzialmenre dal principio di autorità, tanto personale che collettivo, e si manifesta principalmente nella equilibrata dinamica dello Stato;

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8° La funzio ne m orale e quella organica hanno carattere cli inerzia e cli immutabilità, mentre quella intellettuale ha carattere evolutivo, o nde le prime sono fun zioni di stabilità, la seconda è funzione di attività del sistema; 9° L'eccessiva preponderanza cli una di queste funzioni sulle altre perturba l'equ ili brio dinamico del sistema naturale delle energie e provoca la menomazione dello Stato; 10° La fu nzione morale, quando ha per essenza esclusiva il sentimento relig ioso, difficilmente comporta un adeguato sviluppo della funzione intellettuale, con grave danno della evolL1tiva vitalit,'\ nazio nale ; 11° La funzione intellettuale, quando tende al positivismo, al material ismo, allo scetticismo, difficilmente comporta un adeguato svil uppo delle fun zioni morali ccl o rganiche, e provoca la menomazione del sentimento e la d isintegrazione delle energie nazionali; 12° La funzione o rganic,1 quando tende alla rigidità burocratica e militare è cli ostacolo allo sviluppo delle energie morali ed intellettuali e menoma l'elasticità dell'orga nisrno nazio nale; 13° La civiltà cattolica per la preponderanza della funzione morale e religiosa, per il dualismo fra il sentimento e l'intellettualità, per il conflitto d'autorità fra Ch iesa e Stato, esclude la piena efficienza delle funzioni intellettuali ed organiche e provoca una più o meno grande menom azione della potenzialità nazionale; 14° La civiltà ortodossa ha molta analogia con q uella cattolica, ma escludendo il conflitto di autorità fra Chiesa e Stato, consente una maggiore efficienza cl i potenzia lità nazionale. ·15° La civiltà evangelica non provoca conflitti fra le funzioni morali, intelleuuali ed o rganiche ma è poco atrn ad afforza rc i lo ro vincoli reciproci, ed è assai dubbio se la maggiore capacità d'equilibrio compensi la minore intensità del sistema; ·16° La civiltà scientifica potrà consentire, nella ipotesi della sua futura esistenza , sufficiente intensità ed armon ia delle sue funzioni, ma la grande difficoltà cli fondare una nuova mora le sopra un nuovo principio di autorità, lascia temere che questa efficienza , finora inconsegui ra, rimanga una iclealirà inconseguibile; 17° L'efficienza relativa cli queste varie civiltà sfugge ad una rigorosa detern1inazione, poiché questa dipende dal la varia intensità dei conflitti fra le funzioni di civiltà e dalla varia efficienza dei loro vincoli, ma si può approssimativamente ammettere: a) che la civiltà s<.:ientifica è ancor,1 una incognita; b) che la civi ltà evangelica consente una grande capacità di equilibrio; c) che la civiltà ortodossa è per ora meno efficiente cli qu ella evangelica ; d) che la civ iltà cattolic,1 è la meno efficiente fra tutte . 18° La relativa efficienza delle civiltà, considerate in rapporto alla loro attitudine m arittima, può essere approssimativamente stimata ammettendo che, a parità di altre condizioni, la funzione intellettuale è quella che meglio soddisfa alle esigenze del potere marittimo ; 19° Le civiltà giovani, emergenti eia nuove condizioni religiose, scientifiche e sociali, sono in generale capaci cli g rande espansività inizia le , rna la n1ancanza cli riserve di energia rende assai problematica la loro capacità di perseveranza e di resistenza nei conflitti; 20° Le civiltà consolidate, quando le loro energie non si sono ancora atrofizzate o corrette, hanno in generale minore intensità espansiva d elle giovani, ma l'iner-

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zia e le riserve di forza viva consentono loro una grande persistenza nei conflini, canto interni che esterni, tanto morali che materiali: 21° Le civ iltà senili tendono per legge evo lutiva all'esaurimemo materiale e morale tanto più sollecitamente qL1anto più prepo nderanti sono le fun zio ni dell'inerzia su quelle di attività del sistema; 22° Ogni civiltà , come ogni organismo, ra cchiude in sè i ge rmi della sua vital ità, ma le condzioni varie dello sviluppo escludono la possibilit}Ì d i tracciare nello spazio e nel tempo la cu rva evolutiva delle diverse civiltà; I criteri sopraenunciati riguardano specialmente l'influenza della civiltà sulla potenza complessiva delle nazioni, senza distinzione dei vari poteri che la costitu iscono.·" L'indole complessa ciel fenomeno non consentiva una rnaggiore specializzazione, ma le serie degli aforismi che riguardano le singole funzioni cli potenzialità permettono di apprezzare con sufficiente approssimazione la speciale influenza che la civiltà può esercita re sui poteri co ntinentali e n1a rittirni. Risalendo dai fenomeni più semplici a quelli pi ù complessi abbiamo formu lato le serie dei criteri sintetici che costitu iscono la statica del sea-powe1; e se qu esta parte della teorica è tuttavia assai imperfetta cd incompleta, essa può però considerarsi una base sufficiente p er procedere alla ricerca dei criteri che governano la dinamica del potere marittimo.

II. - La dinamica del potere marittimo Le funzioni cl i potenzialiriì che ,1bbiamo p recedentemente considerate, pBssando dallo stato di tensione starica a quello dinamico. creano u na nuova categoria di fenomeni dei qual i importa conoscere le carauerisciche e le leggi fondamentali. Prim a di procedere a determinare q ueste leggi è opportuno , se pure non necessario, definire che cosa s'intenda per dinamica nazio nale, o nde escludere la possibilità di apprezzamenti troppo vaghi e soggettivi . La dinamica essendo matematica n,ente la scienza del movimento, ne deriva che per dinamica nazionale devesi intendere quella teorica speciale che ha per iscopo la conoscenza delle proprietà del movimento espansivo da lle sue origini na zio nali alle sue internazionali finali tà. Il nostro studio avendo per fine la teorica del potere marittimo, ci atterremo specialmente all'esame d i quei fattori che direttamente od indirerramente concorrono a promuovere l'espansività ma rittima della nazione.

'' Lt: considera;doni generali di O.l3. sul rnrporto ira religione e tipo di çivilic,l (par;igraf'i 17° e 18° di pag. 400) sono assai opinabili. Il diverso modo di inlendere la religione crisciana dipende anc.:he dalla storia, dall'indole d i un popolo, of)pme derennina ra ie storia c..: influ isce sLil carauc..: re dei singoli e sull'efficienza delle isritu7.io ni, come sembra c.:redere l'autore? l'iù inreress;rnti le considerazioni dei paragrafi dal 19° al 22°, che concepiscono la vi1a delle l'ivih~ - e quindi anche degli $tali - in modo assimilabile a quella di organismi viven ti, in tal modo avvicinandosi alle ceoric c.:he pmprio nello stesso p eriodo veniva sviluppa ndo il celebr(;! geogral'o rede:;co Ratzel.

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Questa espansività avendo due campi di azione, quello nazionale e qu ello interna zionale, ne deriva, per esigenze cli ordine e cli chiarezza analitica, la necessità cli indagare le leggi del movimento interno prima cli quelle che governano l'esterna espansione.

LA l)INA.l'v1ICA INTERNA La dinamica interna e quella esterna costituiscono due parti distinte della dinamica del potere marittimo. La dinamica interna avendo per fine lo studio del movimento espa nsivo dalle sue origini fino all'istante in cui entra nel cam po internazionale, allo stesso modo come la balistica interna ha per obiettivo lo studio delle leggi espansive den tro l 'anima ciel ca nnone, così essa deve prendere in esame i pr incipa li fenomeni espansivi interni, coordinandoli in m odo che rimanga facile e ch iaro lo studio dell a espansività. La dinam ica interna dipendendo principalmente dalla fun zione eco nomica, da quella politica e da q uella n1iliLare, ci occuperemo successiv,amcnte d'indagare le leggi che governano l'utilizzazione cli queste funzion i a vantaggio ciel potere m;i rittimo .

LA FUNZIONE ECO NOMICA ,; Le energie che concorrono a costitu ire questa funzio ne della d inamica interna sono molle, poiché tutte le vigorie della m1zione concorrono, più o meno, a costitu ire la c,i pacità espansiva dello Slato. ma noi ci occuperemo soltanto di quelle che provocano direttamente l'espansione marinima , ritenendo come assioma genera le che, quando non esiste dual ismo conLinentale e marittimo, la potenzialità nazionale è sempre un coefficiente più o m eno impo rrante delb espansione 1m1ritti1na. I principali fatto ri nrnrittimi della funzione economica essendo l'en1igrazione, l'esportazione ccl il traffico, limiteremo a queste energie espansive la ricerca dell e legg i del movimento; m a riconoscendo l'insufficienza della nostra dottrina economica, benché confo1ta ri da q uella sto rica , con molta esitanza esponiamo, a sem plice titolo di saggio teorico, i seguenti principi fondamentali riguardanti l'emigrazione: 1° L'emigrazione m arittima è il fenomeno p iù antico, p iù conti nuo. più uni forme in tutte le sue caratrcristiche fra quanti concorrono a determina re l'espansività, della qua le è quindi la funzione piC1 efficiente e più stabi le;

,< Le riflessioni di D.IJ. in materia di emigrnzione e t'COnomia v,111110 co nsider,He in rappono ai 1e111pi. Quelle relative all'emigrazione sono, in gran pane. non più alluali, visto che l'llalia e l'Europa sono divenw1e l'aesi di immigrazione (e non più di <.:migrazione come a fine secolo XIX); quelle relative all'cconomia conser v,1110 ancora un loro intcresse. Da notare l'avver!-iione di O.B. al liberismo e<.:onomi<.:o, che di fatto ;issi<.:ura la prevalenza dellt: nazioni al momento più forti 0·1 nghihcrra, gli Stati Unili) schi;1ccianc..lo i deboli, e la sua lt::si che lo Stato ckve incrementare:: e: prmcgger<::, con oppomine misure, k esportazioni e la Marina mercantile: tesi d1e si potrebbe detìnire colbertiana.

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2° Senza u n'adeguata emigrazione o colonizzazione permanente i fenomeni della espansione riescono quasi sempre artificiosi e precari , come lo dimostra la storia della colonizzazione francese; 3° L'efficienza della emigrazione dipe nde da molte cause, tra cui primeggiano la qualità e quantità degli e migrati, l'indole della emigrazione, i vincoli che la collegano alla Patria e la tutorie tà dello Stato; 4° La qualità è un fattore p iù efficiente della q uantità per la pre ponderante influenza che essa esercita sulla conqu ista dei mercati; 5° Molte colonie, quelle italiane specialmente, ad onta della preponderanza quantitativa, si rivela no qua litativamente incapaci di esercitare un'adeguata influenza sui mercati; 6° L'elemento ru rale e bracciante, a rneno cl i eccezionali circostanze, è quasi sempre in gran pa11e perduto, perché vincolandosi alla colonia si svincola dalla patria; 7° L'elemento industriale e comme rciale si mantiene p iù lunga me nte nel circuito delle reciprocità , ed è perciò il migliore fondamen to della colonizzazione; 8° Le carntteristiche più efficienti della e migrazione sono quelle intellettuali, perché il campo d 'azione coloniale è poco propizio alla estrinsecazione delle e ne rgie morali ed organiche per la continuità e l'inte nsità dei conflitti c he l'emigrazione determina; 9° L'emigrazione abbandonata a sé stessa e alle sue iniziative può cons ide rarsi perduta anche se cos tituita eia buoni ele menti, quando non è d isciplinata e protetta dallo Stato; 10° Lo Stato c he non si preoccupa di disciplinare e proteggere l'emigrazione è scialacquatore delle e ne rgie naziorn1li; 11° La disciplina della e migrazione deve avere per iscopo la sua massirna utilizzazione a vantaggio dello Stato e perciò l'esodo deve essere favorito o conte nuto nei limiti dell'increme nto economico nazio na le, senz,1 ffte noma re l'efficienza politica e militare della nazione; 12° L'emigrazione dovendo essere conte nuta il più lungan1e nte possib ile nel circu ito delle utilità nazionali , l'esodo della popolazione dovrà essere disciplinato in modo da evitare lo sparpagliamento e favor irne il concentramento in quelle regioni che conse ntono la maggiore continuità dei contatti e la maggiore efficie nza di protezione; 13° La tutorie tà d ello Stato è indispensabile a n1antenere l'emigrazione nel circuito delle utilità na zional i, ed è tanto p iù necessaria quanto 1m1ggiore è la tendenza della e migrnzione a svincolarsi chlle reciprocità nazionali e quanto più debole e pertu rbata è la regione che l'accoglie; 14° Tutti i provvedimenti c he tendono a rialzare il prestigio rnorale e l'efficienza materiale della emigrazione ritornano a vantaggio dello Stato, ma questi provvedimenti politici sono assai poco efficaci senza la continua ed immediata influenza della marineria mercantile e militare; 15° L'influenza morale e mate riale che deriva dal vessillo nazionale è quasi sempre il più effic iente fattore cli protezione e preservazione delle colonie. Esposti i criteri c he riguardano l'emigrazione, senza pretendere di averne compendiata la teorica, passiamo ~,cl enurrierare i principì che regolano l'esportazione, la quale costituisce il fenomeno materiale che concorre, con quello vitale d ell'emigrazione, a costituire l'espansione ma rittima della nazione.

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I fenomeni della ernigra7.ione e clelJa esportazione essendo pressoché simili e concorrenti, i criteri precedenti sono generalmente applicabi li per analogia, e perciò ci limitiamo ad enunciare quei priincipi che più direttamente riguardano l'esportazione e che parrebbero essere i seguenti: 1° L'esportazione è l'indice più evidente, ma l'emigrazio ne è l'indice più elevato della espansività nazionale; 2 L'esportazione non costituisce una vera fun zione cl i espansività economica, se non q uando il suo eccesso sulla importazione ra ppresenta realmente un incrememo di ricchezza e cli produnività nazionale; 3° L'esportazione che ha per base la produzione agricola, conqu ista più lentamente, ma conserva p iù lu ngamente i mercati, ed è perc iò un fattore di stabilir?! espansiva; 4° f.'espo11azione che ha per base l'industria invade più rapidamente i mercati, ma difficilmente si consolida senza una diretta protezione dello Stato; 5° la tutel,1 dello Srnto è tanto più necessaria q uanto meno efficienti sono i fat tori rn1turali della esportazione e più minacciosa la concorrenza internazionale; 6° Il sistema protettivo, ad onta dei difetti e degli errori derivanti dal monopolio e dall 'esclusivismo, fu storica mente il più effic;1ce per co nservare le utilità m~I circu ito nazionale; 7° Il migliore protezionismo è quello che ha per iscopo di rendere l'emigrazione e l'espo rtazione funzioni reciproche elci l o ro incrementi e della espa nsivit:ì dello St:Ho; 8° fl libero scambio ritorna sempre dannoso a chi non ha i 1nezzi naturali per sostenere la libera concorrenza; 9° La libert,ì dei mercati è il sofisma economico che genera l'ostruzione dei mercati e lo sfruttamento delle piccole a vantaggio delle grandi nazioni commerciali; 10° Contro lo squilibrio generato dalla l ibera concorrenza non si può lotra re che per mezzo del protezionismo e della spec ializza7.io ne dei p rodotti cli espo rtazione; 11° La specializzazione dei prodotti rende meno gravi le difficoltà della concorrenza , ma quando essa non è un fenomeno naturale vi è poca speranza di conseguirla con provvedimenti economici; 12° La lotta delle piccole contro le gra ndi nazio ni commercial i non può essere sostenuta che per mezzo cli una vigorosa disciplinazione delle funzioni espansive, afforzara dal protezionismo dei mercati e del traffico. Questi crite ri ci portano a conch1dere che le crescent i difficoltà della concorrenza , che diverranno sempre più minacciose, non possono essere arcenuate senza il protezionismo politico, che fu ed è sempre il mezzo più semplice, più efficiente, più spicciativo per la conquista e la preservazione dei mercati . la funzione econom ica o ltre l'ernigrazione e l'esportazione comprende anche il traffico, che le vincola , la cui influenza può considerarsi governata dai seguenri principi fondamental i: 1 ° Il traffico rappresenta il sistema nervoso dell'organismo espansivo i cui gangli i sono costituiti dai mercati, e la sua perfezione dipende dal sano equilibrio dell'interno organismo; 2° Lo squilibrio per eccesso o per insufficienza di alcune fun7.ioni dell 'organismo espansivo, genera quellq stato patologico, parziale o generale, la cui risanazione è estremamente difficile;

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3° La preponderanza del traffico è la caraueristica quasi generale dei moderni organismi espansivi, poiché generalmente si considera il traffico come la causa e non come l'effetto della capacità espansiva; 4° L'obbiettivo principale del traffico deve essere quello di mantenere i vantaggi della esp ansione nel circuito delle utilità nazionali, lottando con vantaggio contro la concorrenza straniera; 5° L'emigrazione e l'esportazione esse ndo i fauori naturali della espa nsione, il traffico deve garantire nel modo più efficiente la reciprocità, pri ma d i rendere a secondari obbiettivi; 6° Il traffico essendo esercitato quasi interamente dalle marinerie commercia li, ne deriva per queste il compito di conseguire l'obbiettivo principale prima cli mirare a secondari obbiettivi; 7° Le mariner ie commercia li non debbono avere per fine il loro incremento, se non in quanto questo è indispensabile al conseguimento dell'obbiettivo princìpale; 8° Il consegui mento dell'obbiettivo pri ncipale, data la crescerne concorrenz::1 del traffico, è sempre difficile per le marinerie e per le nazioni secondarie senza l'intc1vento dell,1 tutoriecà dello Stato; 9° La tutela dello Stato è sempre doverosa quando la marineria non è ca pace d i conseguire con le proprie naturali energie l'obbiettivo principale; 10° La situazione po litica internazionale tendendo ad escludere il protezionismo dei mercati, provoca il protezionismo del traffico; 11° Il protezionismo del traffico è sempre meno efficiente cli quello dei mercati, e le nuove condizioni delle rnari ncrie a vapore lo rendono anche p iù difficile ed oneroso di quanto lo fosse durante il periodo velico; 12° La p rotezione elci traffico per quanto onerosa, è un dovere cl i Sta to quando consente la speranza di mantenere le utilità espa nsive nel circuiro nazio nale; ·13° Nella lotta cli concorrenza le marinerie artificiose sono quasi sempre sopraffatte da quelle dotate d i natura li energie; ed in ta li GlSi i da nni deriva nti dal libero traffico possono essere minori di quelli di un protezion ismo o neroso; 14° La discip lina della emigrazione, della esportaz ione e ciel traffico può rendere minor i i danni che derivano dalla libera concorrenza, ma è assai du bbio che essa sia sufficiente, quando manca il protezionismo dei mercati, a presc1vare da una crisi co ntinua q uelle ma riner ie che difetta no delle energie natu rali d ella lo ro vitalità; 15° La vital ità delle marinerie moderne derivando da ll a industria del ferro e dalla energia termica del cornbustibile, ne deriva che esse sono le <1rbitre della concorrenza e ciel traffico e non possono essere contrastare che col protezionismo militare e politico; 16° Il mercato mondiale, finché persistono le attuali condizio ni delle marinerie, tende inesorabilmente a diven ire p,mimonio di quelle marinerie che per effetto della libera concorrenza conseguirono il monopolio del traffico; 17° Il protezionismo elci mercati deve ritornare ad essere, come già fu, la salvaguardia della espansività economica. L'influenza d el potere economico su quello marittimo è così grande che non abbiamo esitato ad esporre, alqu anto diffusamente, i criteri fonda mentali della sua efficienza, quantunque essi siano in gran parte in opposizio ne con quelli cli u n dottrinarismo che ha inquinato l'antica sapienza economica. 405


La sto ria e l'espcrien7.a, assa i più della economia politica, ci hanno suggerito i princìp i che governano l'espansione economica, e gli ufficiali di mari na, che sono giudici abbasta nza competenti della questione per il continuo co ntatto colle colo nie, coi m ercati, colle mariner ie, non troveranno forse inopportu no ed inutile questo nostro tentativo di abbozzare un formulario teor ico-pra tico della dottrina eco no mica, né suoi ra ppo rti con l'espansione ma rittima.

L.\ fUNZlO NE PO LITI CA 16 La dinamica interna del potere m arittimo d ipende in nrnssima parte dalla d irettiv ità dello Stato, la q uale si esercita nel campo economico, nel ca mpo polit ico ed in quello militare. L'~1zione direttiva che lo Stato esercita su lb fun zione eco nomica è meno cl irerrn cd immediata di quella che esso esercita sulla funzione politica. Avendo precedentemente esaminato la varia anitudioe degli Stat i all'esercizio del potere ma rittimo, ci rimane eia vedere l'orga nizzaz ione delle energie statiche onde conseguire la massima efficienza d inamica ciel potere nrnrittimo. Le energie statiche avendo due campi di azione, q uello interno e quello esterno, la funzione politica avrà per iscopo di prepa rare questi due campi in modo che le energ ie statiche possano esplica rsi colla m aggiore efficienza din amica. L;:1 preparazione poli tica interna avrù qui nd i per o bbiett ivo l'organizzazione delle energie di carattere politico onde ottenere la massi1na intensità ed uniriì cli azione espansiva, mentre la preparazione politica esterna .:iv rà per obb iettivo cli rendere propizio il c,impo internazionale alla di namica del potere marittimo. La p rima rigua rda qu indi la preparazione della coscienza nazio nale, la seco nda b predisposizio ne dell'ambiente internazio na le. I principali criteri che riguardano la preparazione della coscienza nnionalc parrebbero essere i seguenti: 1° L'ìnrJuenza inte rnazio nale dello Stato dipende politicamente dalla unità e stabilità della coscienza naziona le, che si estrinseca q w1si sem pre in continuità e stabilità di governo; 2° I.a capacità statica della coscienza dipende principalmente dalle ca ratteristiche etniche precedentem ente considerate, e In capacità di na mica d ipende dall e obbiettività politiche nazional i ed internazio nali;

•" Va notata, in qm:sta panc, la fonda ta prcvision<:: (punto 2° di pag. 409) che non mand 1<.:ranno mai co nlliui fino a q uando esistern nno disuguaglianze e q uindi d ifformi interessi. Da sottolinear<:: anche la const:1mzionc dell'im.:fficienza di un prnerc marittimo basato sulla sola componc:nttc> militar<::, sçnza una solida ha~ economica (punti 5°, 6° c 7° di pag. 409). Ma sç le carcnze di c 1r:mere economico minano J't:fTicienz:t d<:l p owrc m ilit;1re e naval.e, l'insufficienza di quest'uhimo secondo J'aulore "prepara, se pure non pro voca, i disastri t:<.·onomici•. Oggi questo rapporto appare meno certo, visco il ruolo trainante assumo ndla economia mondiale d;1lla Germania e dal Giappone nono:-;c;mte la sconfina e lo scarso potere mil itare e navale. Rimane pcrò da verifìc;1rc se rnlc potert: 0 tipico di una fa se storica transitoria, oppure indica il superamento def'initi vo di vecchi rapporti tra potere militare e c 1pacit:1 industriale e economica.

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3° Le o bbiettivilà politiche internnionali debbono cons iderarsi come le risultanti delle ana loghe obbiettività nazionali; 4° La preponderanza assoluta di una obbiettività internazionale sul le altre, quali sarebbero la nazionalità, l'indipendenza, la rivincita ecc. semplifica il problema della prepa razione esterna cd interna q uantunque la sol uzio ne possa ri manere d ifficile; 5° La mancanza di una preponderante obbieuività internazionale, dipendente dalla instabilità e perturbazione della coscienza nazionale, rende complesso il problema dell,1 preparaz io ne esterna ed interna, e perturba la d irettività dello Stato; 6° Quando le obbiettività internazionali sono vaghe e mutabili, la funzione politica deve avere per iscopo di provocare nel la coscienza naziona le la preponderanza di quella obbietrività che è la risultante delle più sane e delle più efficienti energie nazionali; 7° I.a coscienza nazionale, benché funzione genetica delle obbiettiv ità, d ifficilmente comprende l'ano ed il processo di gesrazione, donde la necessaria direttiva della fun zione politica; 8° La coscienza nazionale rende a disperdere e moltiplicare le obbiettività, mentre la fu nzione politica deve tendere a compenetrarle, sintet izza rle e ridurle al min imo numero; 9° Gli Stati che affastellano le une sopra le altre le obbietrività, con la pretesa cli conseguirle simulcanearnenre, non riescono che ad accrescere la perturbazione della coscienza nazionale rendendola incapace d i consolidarsi ccl ,iffermarsi in una bene deterrninata obbiettività; 10° La stabilità di coscienza e la preponderanza dell'obbiettività internaziona le non possono derivare che da u n ordinato e progress ivo svilu ppo delle energie nazionali e dal la co mmisurn ione d egli obbiellivi alla grad uale efficienza dello Stato; 11° Il conseguimento delle obbieuività internazionali implicando sempre un conflitto, più o meno palese ed incenso, impl ica anche lo sviluppo di cucte le energ ie che debbono entrare in conflillO; 12° Lo sviluppo del le energie na zionali deve essere discip linato onde convergerne la maggiore efficienza nel campo del conflitto; 13° La d isciplina delle energie nazionali dipende dalla loro graduale affinità e ca pacità di armonizzarsi in un ben determinato sistema ; 14° Quando la cl isciplinazione è d ifficile per la repulsività delle energie nazionali, ne deriva sempre una menomazione dello Stato: 15° Le menomazio ni più gravi e pericolose sono quelle che derivano da eterogeneità delle razze e delle religioni e dal confl itto fra lo Stato e la Chiesa; 16° Le menomazioni che derivano da squilibrio sociale e politico, rendente a disintegrare lo Stato. sono tanto più minacciose quanto più disgregabile, per inefficienza di senti mento patrio, è l'organismo nazionale; lì0 Le menomazioni deriva nti dal dualismo conlinentale e marittimo, benché meno gravi ed intense, pure per la loro gra nde influenza su tutte le funzio ni dello Stato possono, diventando croniche, riuscire insanabili: 18° Tulli i conflitti cli energie esercitano una reciproca azione deleteria, e qualora essi risultino intensi e simu ltanei vi è assai poca speranza d i consolida re la coscienza nazionale e determinare chiaramente le obbiettività dello Stato;

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19° La indeterminazione dell 'indirizm dello Stato è certamente un indice della grave perturb,1zione della coscienza nazionale; 20° La coscienza pe1turbata tende facilmente alle esaltazioni , alle precipicazioni , degenera in incoscienza e rende convulsa la clinarnica dell o Stato; 21° I.a coscienza perturbata non risa na che lentamente e progressivamente, ccl i governi che si sentono incapaci cli risanarla ne provocano spesso la diversione con imprese che si risolvono quasi sempre in disordini od in cl isastri nazio nali; 22° Una sana coscienza in un sano o rganismo nazionale è la maggiore garanzia di una buona ed equilibrata dinamica interna della funzione politica. Esaminato e sintetizzato il compito della funzione politica interna per quanto riguarda la preparazione della coscienza nazionale, clovre1nmo procedere ad analizza re il metodo cl i preparazione dell'ambiente internazionale onde renderlo propizio alla dinamica esterna dello Stato. Lo studio completo cli questo problema non dovrebbe circoscriversi nel campo della clinamicn marittima, ma esccndersi ,rnche a quello della dinamica continenta le, poiché tutte le nazioni, quale più, quale meno, hanno un problema complicato di continentalità, anche quando l 'indole dello Stato sia essenzialmente marittima. I.a ricerca ciel!<; leggi che regolano la dinamica continentale ind ipendentemente eia quella marittima, è un compito così vasto, così complesso , così vitale per la dinamica generale dello Stato che sa rebbe grave colpa il mu tilarlo, costringerlo entro la cerchia di uno studio la cui obbiettività è essenzialmente maritti ma . Gl i aforismi che no i potremmo enunciare riL1sci rebbe ro troppo densi, troppo oscuri senza una adeguata discussione , che noi non avremmo ancora occasione cli esporre, onde ci limiteremo ad esporre solamente alcuni criteri di relatività continentale e marirtima i qua li non cessano di esercita re la lo ro influenza sulla d inamica esterna anche quando questa è, come noi assumiamo che sia , principalmente marittima. Le nazioni europee, non escluse quelle che per la lo ro insularità porrebbero considerarsi immuni da g ravi influenze continentali, sono rune soggette a subire indirettamente, per condizioni di equilibrio internazionale. o di dominio colo niale, l'inf1t1enza della continentalità, onde le nostre sintesi non sa rebbero intera me nte applicabili, ma permettono però sempre di risalire ei a un problema p iù semplice ad un altro più complesso , quando la relatività continentale e marittima non escluda la preponderanza della funzio ne marittima nella dinamica nazionale. Nessuna nazione mondiale presenta cond izioni così ma rittimamentc cararteristiche come il Giappone, che si potrebbe assumere come il tipo perfetto dello Stato la cui dinamica è esclusivamente marittima, se non esistesse ancora nell'interno della nazione il fermento del d ualismo civ ile e d i quello continentale e ma rittimo. La semplicità massima della dinamica presente e futura del Giappone, c i permette di assumere questo Stato come il tipo cui possono applicarsi con maggiore probabiliLà cli sL1ccesso i criteri sintetici rigua rdanti la d inamica del potere escl usivamente n,arittimo. Di mano in mano che ci allontaniamo dal tipo più perfetto, per assoluta preponderanza di marittime obbiettività, il problema si complica di obbiettività secondarie, finché quelle continentali finiscono per prevalere su q uelle marittime, rendendo impossibile l'applicazione dei criteri che regolano la dinamica cli uno Stato esclusivamente marittimo.

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La teorica ciel potere marittimo impone la separazione delle due fun zioni politiche internazionali, la continenlale da quella marittima , e noi riservandoci di esporre a sua tempo la teorica continentale e la sua correlazione con quella marittima, che completano la clinamic,1 internazionale degli Stati , ci limit iamo ad esporre quella parte della teorica che riguarda escl usivamente la dinamica del potere marittimo condensandola nei seguenti principi elementari: 1° La dinam ica internazio mil e del potere m arittimo è costituita da una continuità cli conflitti eco nomici e rnilitari per il conseguimento delle obbienività espansive; 2° I con flitti rimarranno l'essenza della dinamica mondiale finché esistano disuguaglianze cli qualsiasi indole che si risolvano in eterogeneità d'interessi; 3° I conflitti posso no spostare il loro centro cli gravitazione ma la loro indole economica e m ilitare rimane immutata , onde la funzione politica ha per compito di rendere la situazione internazionale propizia al conseguimemo delle obbiettività espansive; 4° Le obbiettività esclusivamente econon1iche, anche se avvalorate da naturali energie espansive, sono insufficienti ad una duratura espansività, se non convergono colle obbiettività m.ilitari in una medesima risu ltante; 5° Le obb iettività esclusivamente mi litari, senza il conco rso cli q uelle economiche, sono insufficienti a dare una solida base alla di namica del potere marittimo; 6° Un adeguato equilibrio militare ed economico è indispensabile alla genesi ed all 'incremento del la espansione marittima ; 7° Le insl1ffic ienze economiche rendono sterili le efficienze militari e l'insufficienza di queste prepara, se pure non provoca, i disastri economici; 8° Una chiara classifica delle obbiettività internazionali è la migliore guarentigia di una buona d inamica del potere marittimo; 9° Le obbiettività internazionali sono tanto più conseguibili quanto più esse armonizzano co i principi e cogli interessi fondamentali della situaz ione marittima; ]0° L'influenza elc i principi predomina nelle situazioni continentali, quella deg li interessi nelle situazioni maritt ime, e perciò più con q uesti che con quel li debbono armonizza re le obbiectività espansive; 1:1 ° Gl i in teressi m arittimi si risolvo no in sistemi d 'equ ilibrio, o nde le obbiettività debbono armonizza re con q uel sistema che consente la m agg io re efficienz,1 di solidarietà d 'interessi; 12° Il potere marittimo essendo per sua natura poco stabile, come già fu dimostrato, anche le so lidarietà d'interessi sono mutabili e transitorie, e pe rciò su di esse non può farsi che un assai limitato assegnamento; 13° La nnione che ha energie naturali sufficienti al conseguimento delle sue graclu,ili obbiett iv ità d eve, per qua nto lo consente la sitrni zio ne internazionale, mantenersi svincolata eia solida rietà che diventa no sempre onerose e vincolano la libertà del potere mariuimo; 14° Le solidarietà, quando oppo1tune o necessarie, debbono essere scelte in modo da soddisfare il p iù vantaggiosamente possibile alle esigenze delle obbiettività mariuime da conscgu irsi, poiché non tulle le solidarietà soddisfano ugualmente bene allo scopo; 15° La graduazione delle obbiettività marittime determina una conseguente distinzione fra le solidarietà, meritevole di maggiore considerazione di quanta le venga generalmente accorciata;

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16° La graduazione delle obbiettività procede dalle piccole alle grand i insularirà, da queste alle regioni costiere ed alle continentalità, per modo che ne deri va una variabile corrispondenza fra le solidarietà e le obbiettività che si vogliono conseguire; 17° Le piccole insularità costitu iscono q uasi esclusivamente degli obbiettivi milirari, tau:ici o strategici , il cui conseguimento esclude le so lidarietà od ammette ecceziona lmente quelle che assicurano la preponderanza militare; 18° Le g randi insularità costituiscono obbiettivi economici, conseguibili per effetto del potere navale e perciò escludono quelle solidarietà che non assicura no la preponderanza marittima; 19° Le regioni costiere difficilmente possono essere salvaguardate da l potere marittimo, o nde costituiscono obbiettività più con-tplesse cli quelle insu lari ed esigono una maggiore garanzia di successo, che clifficilmence può ottenersi da insrnbili solidarietà; 20° La continentalità, anche se limitata, non potendo mai essere salvaguardata dal solo potere marittimo, costituisce una obbiettività cui solo possono mi rare quelle nazioni il cui preponderante potere marittimo rappresenti nella situazio ne mondiale un grande equivalente cl i potere c..:ontinentale, per mezzo cli possibili solidarietà continentali e marittime; 21 ° Le solidarietà avendo per base l'efficien za dei poteri militari, ne deriva che le nazioni militarmente deboli hanno assai poca spera nza di conseguire le loro obbiettività e nessun:t speranza cli preservarle lungamente; 22° L' instabilità del potere marittimo, escludendo la fiducia nelle solidarietà clun1ture, provoca, co lla inevitabile v icenda delle gl1erre, l'esa urimento e lo spoglia mento cli quelle nazioni che non possono o non sanno costituire un grande potere militare. Esaminato sommariamente e molto imperfettamente i l compito della funzione politica nella prepara:lione clell 'a rnbienrc internaziona le passiamo ad esaminare quello della funzione militare marittima.

LA fUNZIO E MILITARE

Le considerazioni precedentemente esposte e le sintesi che ne derivano hanno affermato, se non pienamente d imostrato, l'eno rme influenza che tanto il potere milita re quanto quello marittimo esercitano sulla dinamica interna cd esterna delle nazioni. I3enché questo concetto sia momentanea mente oppugnato da un dottrinarismo farisa ico, ciò non pertanto, siccome esso sta saldo nei secoli, così noi continuiamo a considerarlo, non meno della gravitazio ne, il principio fondamentale del sistema internazionale, confortati in questo nostro convincimento da quello espresso ripetutamente dal Mahan nelle sue opere e specialmente nelle sue previsioni sul ventesimo secolo.''

·• L'accenno alla persistente inAuem:a del potere.: militare e maritLimo, ,il di l:'i del clottrin:.irismo farisaico.. è:; pienarnt.:nte attuale:. 00

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Assumendo adunque come princ1p10 fo ndamentale della dinamica internazionale quello precedentemente espresso, cioè c he il potere militare, benché evolutivo nella sua essenza e nelle sue forme, è l'energia vitale d el s istema internazionale, ne deriva che il compito della fu nzione m ilitare, per quanto riguarda la sua correlazione con quel la politica , consiste nell 'indicare a questa quali, fra i molteplici obbiettivi internazionali, sono quelli c he s i posso no conseguire e quanta probabil ità cli successo consenta l'indipendenza o la soli darietà nell'azione di conseguimento. La classifica delle obbiettività è quindi un compito che spetta specialmente alla funzione militare, dopo di aver dete rminato con ch iarezza , cli comu ne accordo colla funzione pol itica, la situazione nazionale e quella internazionale. Il nostro compito essendo essenzialmente marinimo, esclud iamo dalla classifica tutte le obbiettività di carattere continentale, li mitandoci a quelle sole che esercitano direttamente la loro influenza su lla dinamica milita re del potere marittimo. I crite ri fondamenrn li c he si riferiscono a questa pa rte della teorica del potere marittimo parrebbero essere i seguenti: 1° La dinamica del potere marittimo dipende quasi esclusivamente, escludendo la reciprocità continentale e marittima, dall'attitudine ciel potere navale m ilita re al conseguimento degli obbiettivi politici; 2° La fun zione pol itica e quella militare debbono concorrere entrambe alla determinazione delle obbiettività internaz ionali ed a stabilirne la graduazione ; 3° Le obbiettività politiche tendono quasi sempre, per insufficiente cointelligenza militare e politica, a trascendere oltre i limiti consentiti da ll 'efficie nza del potere marittimo; 4° Un giusto equilibrio fra le obbiettività politiche e la capacità militare non è conseguibile senza una chiara graduazione delle obbiettività inte rna zionali c he si possono conseguire; 5° Le obbiettività possono classifica rsi, per convenienz,1 teorica, in asso lute, relative e comple menta ri , a seconda de lla loro importanza in rapporto con la situazione militare internazio na le; 6° Le obbiettività assolu te sono quelle che de rivano dalle condizioni dell'esistenza nazionale, quando q uesta esiste nza possa dipende re da offensiva marittima; 7° Le nazioni possono essere variamente vulnerabili eia! mare, sia nel te rritorio come l'Ital ia, sia nelle comunica zioni come l'Ingh ilte rra, ed in questi casi la preservazione dell'esistenza costituisce una obbiettività assoluta , imprescindibile;·•~ 8° Le obbie ttività assolute d i una nazione debbono essere consegu ite colle forze nazional i, indipende nte mente eia qualsiasi sol idarie tà , a costo di qualu nque sacrifizio;

·• Qui ]·autore chiaris<.:e che cosa intende per vulnerabilità: essa p u<> essere dovuta a vulnerabilità delle vie di comunicazione (Inghilterra) o a vulnerabilità delle coste (Italia). In merito, noi osservb mo che oggi (1995) l'Ita lia è ancor più vulnerabile sia nelle vie di comunicazione marittima che nelle cosH:>, <::d è più vulnt:rahile nelle <.:oste - in un mare caldo come il Mediterraneo - della stessa Inghilterra. Ma anche a fine secolo XIX il traffico marittimo stava assumendo, per l'Italia, un'importanza sempre maggiore, poi appieno rivelata dalla prima guerra mondiale.

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9° La naz io ne che non è capace di tutelare da sola, senza solidarietà, la propria esistenza, non può essere considerata una grande potenza marittima e deve rassegnarsi ,1 cl una posizio ne secondaria e suborclinara nel con sesso internazio nale;'1~ 10° L'obbiettività assoluta è determinata dalla p iù minacciosa offesa m arittima che può essere esplicata da un'altra mt7.ione qualsiasi; 11° L'offesa marittima è tanto più mi nacciosa quanto più essa può essere avvalorata da una diretta offesa continentale; 12° Le obbiettività assolute possono essere consegui te più agevolmente e con minori sagrifi zi quando derivano da vulnerabilità territoria l i anziché da v ulnerabilità delle comunicazioni marittime/' 13° Le vulnerabilità territoriali derivando dalla possibilità d i grandi invasioni ma rittime, possono essere tutelare da un potere navale anche sensibilmente inferiore a quello che tenta l'offesa/1 14° Il grado di relatività dei due poteri marittimi di pende dalla p repa razione delle forze e dei teatri d'operazione, m a, quando questa p reparazione sia sufficiente sotto tutti i riguardi, può ritenersi che l'efficienza della flo tta clifensiva deve essere compresa fra 1/ 2 e 2/3 di quella nemica; ·15° La vtilnerabilità delle comunicazioni marittime non può essere tutelata che con una grande preponderanza navale, adeguata a tutte le forme della guerra marittima; 16° La nazione il cu i esaurimento p uò dipendere dalla intercettazio ne delle corn un icazioni marittime, deve tutela rle con un potere nava le, che, indipendentem ente da qualsiasi solidarietà internazionale, rappresenti una efficienza doppia di quella elci nen1ico più minaccioso;52 ·17° Le obbiettività assolute che possono gravemente compromettere l'esistenza d i una nazione essendo co mprese fra le due sopra indicate, ne deriva che il potere n~wale ha per limiti la metà ed il doppio del potere nemico; 18° I.e obbiettiv ità relative sono quelle che derivano d1 situnioni che possono da nneggiare, ma no n comprom ettere, gravem.e nte l'esistenza cli una na zione; 19° Tutte le offese costiere, commerciali, coloniali quando non possono prod urre l'esaurimento nazionale, debbono essere considerate obbiettività relative; 20° Le obbiettività relative, non vincolando l'esisten 7.a nazionale, dipendono dalle condizioni cli relatività fra i danni che possono derivare dall'offesa ed i sagrifizi che sono necessa ri per impedi rla; 2·1° La graduazione delle obbiettività relative è variabile d a Stato a Stato , per la diversa influenza delle offese sulla vitalità nazionale e per la dissimi le capacità di p rovvedere a tutelarla;

·• Questa affermazione, come quella di cui al prec.:edente punto 8°, è pi<.:namentc accuale: dò è messo in giusto rilievo dal Fioravanzo nella sua introduzione. "' IJ. 13. non spiega la rag ione d i questa difformità tra rossibiliL;1 di d ifesa tt'rritoriale e m arill ima, che a parer nostro non può essere indicata come legge generale. ' ' Per queste considerazioni, e per quelle dei punti seguent i, occorre rifarsi alla D!fesa marittima del/Jta!iu ciel 188 l , eia IJ.13. espl icita111<: nte cirata, e ,igli articoli dello ste:;.so periodo. "Queste esigenze indicate dall'autore per un l'ae!;e con vie di comunic;1zione marittime vulnernbili (come era Hnghiherra e come stava sempre più diventando l'Italia) erano allora chiaramente fuori portata p er 1·1utlia, e ancor più q uelle del successivo punto 16°. Come f.\ Ì,ì vist o. D.13. (e avev.i torto) non riteneva le vie di c;omunic:izione marittime d i imporcanz.i vitale per l'Italia.

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22° La va riabilità c.lella graduazione dipende ancora dalla variabile efficienza elci grandi poteri navali, poiché l 'incremenro d i uno di essi altera le condizioni di relatività, escludendo quelle d i obbiettività che, in altre circosLanze, furono e sarebbero ancora conseguibili; 23° Il grande incremento della marineria brirannica ha cambiato le cond izioni cli relatività di quasi turri gl i Stari europei, come l'attuale incremento della marineria francese ha alrerate le condizioni cli relatività franco-italiche; 24° Il prob lema d ella relatività è qui ndi eccessivamente complesso e variabile, onde la graclua7.ione delle obbiertività relative deve essere determinata volrn per volta col variare elci determina nti della situazione militare; 25° Le obbiettività complementa ri sono quelle che riguardano q ualsiasi forma di espansiv ità marittima che no n possa essere conseguirn senza il co ncorso del potere militare; 26° I criteri precedentemente enunciati per le obbiettività relative sono afortiori applicabili alle obbi ettività complementari, poiché il conseguimento di queste implica una efficienza marittima quasi sempre superiore a quella sufficiente e necessaria al conseguimento di quelle relative, che precedono le complementari nella scala di graduazione; 27° Tutte le nazioni, quale più quale meno, han no circoscritto il campo delle loro obbiettività relative e complementa ri dalla oltrepotenza marittima inglese, la quale a sua volta è vincolaw nel le sue espansion i dall'influenza diretta od indiretta della continentalità sulla sua situa zione colo niale.'' 28° Il problema delle obbiettività relative e complementari si risolve qu indi in un problem a cli recip rocità continentale e marittima qwrndo si complica cli solidarietà cui l'Inghilterra p artecipi; 29° La graduazione delle obbiettività determina il com pito della funzione mi litare nella prepa razione dei mezzi necessari al loro conseguimento; 30° Una buona prepara zione militare presume q uasi sempre una buona preparazione pol itica, ma questa non implica quasi mai una buo na preparazione rnilitare;~ 1 3l 0 La preparazione politica è quasi sempre più accurata della preparazione militare; 32° L'imprepa raz ione militare, specialmente marittima, è una CMa tteristica storica, onde se ne conclude che manca ordinariamente una buona solidarietà fra la funzione politica e q uella militare; 33° La c.l is~rnnon ia fra le du e fu nzion i può derivare tanto dall 'irnperfc:done orga nica dello Stato quanto dai conflitti che m enomano l'efficiem:a della fu nzione militare; 34° Il conflitto economico-militare menoma specialmente il potere continentale, ed il dual ismo continenta le-marittimo menoma specialmente il potere nava le, on-

"Ora J'.. ohrepoten w marittima•{! quella Ò<.:gli Stati Uniti, per i q uali non si pongono piC1 prohle;:mi coloniali ma rimangono solo qudli delle \'i<.: <li comunica:doni m arittime e ddle basi aeronavali che m: as.~in1rano il controllo. Sotto questo profilo, la po:;izione dell'Italia nel Medirerrnn<.:o a fine s<.:colo XX ha a:;sunto per la NATO un'importanza c.:rnciale e assai maggiore del periodo della guerra frt:dda. ' ' Q ueste c.:onsidernzioni, e qud l<.: del punto 34° che segue, sono amidause witzi:m i:: per Clausewirz non vi può e:ssere una buona politica se poi, a valle, non si trova una buona strate:gia e quindi una buona prepar.izione militare.

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dc, ad o nta cl i u na buo na determinazio ne delle obbieuività, dove vigoreggiano questi conflitti , è sempre d ifficile una buona prepara zione mil ita re; 33° La prevalenza mercantesca è di ostacolo allo svi l uppo della funzio ne militare, e la p reponderanza m il ita re è di ostacolo allo sv iluppo delle energie che sono le fonti della sua efficienza ; 36° li confl itto d irettivo derivante dal d ua lismo territoriale e m arittim o escl ude no n solo l'un ità della preparazio ne militare, ma ancora una efficace prepa razione po litica;" 37° La preparazione orga nica del potere militare, tanto territoriale che marin im o, è sempre più lenta, pertu rbata ed impc rfett.1 della prepa razione materiale; 38° La p reparazio ne dei teatri d'operazione è q uasi sempre più imperfetta cd inadeguata al suo compito della preparazione delle forze m obili; 39° La p reparazione qualitativa, imellcnualc e morale, delle forze mobili è sem pre p iù d ifettosa ed insufficiente della preparazio ne quantitativa; 40° La selezio ne dell'alta gerarch ia militare è q uasi sempre p iù difficile del la co rrispo ndente selezione della gera rchia inferiore, onde questa più di quella risulta adeguata al suo compito . Questi criteri che sono un estratto condensato, benché non troppo purgato , degli insegnamenti storico -militari, perrnetto no cli determi na re grossolanamenre il compito della fun zione milita re che, unitamente a quella p olitic,1 ed a quella eco nomica, concorre a cost itu ire la di namica nazio nale ciel potere mariLtimo.

LA D INAMICA EST ERNA OH POT ER [ MARl T rTMO

La teorica del potere rn,1 rittimo non sarebbe comp leta se allo studio della d inamica interna no n facesse seguito quello della dinamica esterna, la quale è costituita dal com plesso di quei proced imenti diamici che tendo no al conseguimento delle obbien ività internazio nali. D eterm inata la g ra duazione degli obiettivi e preparati i m ezzi cd i sistem i di espa nsione, è logico indagare con qual i metod i essa si è sto ricamente svilupparn o nde determi ncire i criteri che regolano e regoleranno ancora la d inamica delle forze espansive. I preced imenti dinamici possono d istinguersi in preliminari e risolutivi. I primi riguardano specia lmente le iniziative commerciali, scientifiche, politiche, colle quali si stabilisce una p resunzione cli diritto a g iustificazio ne d ella espansivit;ì, quando questo preliminare sia g iudicato o rpo11uno. I procedimenti riso lutivi sono q uelli co i quali si afferma il pro tettorato o la so vra nità in forza della p resunzione cli diritto. Questi procedimenti risolutiv i imp licano sernpre l'intervento del la funzione milita re, e se possono talvolta compiersi per com prom esso diplomatico provocano però sempre una grande probabilità di conflitto , per m odo che il p roccclimcmo riso lutivo deve sempre co n~idera rsi una prerogativa della funzione militare.

" Q uesto è il c 1so dell'Italia negli :tnni 30.

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La secondaria importanza dei procedimenti preliminari e la lo ro indole troppo variabile ci dispensano dall'indagare le leggi della lo ro capricciosa dinamica , non senza avvenire però che questi proced imenti preliminari possono assumere talvolta, come nel caso dell'lnclia e dell 'Egitto , una grandissima influenza dura nte il primo periodo della dina mica espansiva. Limiteremo quindi il nostro studio alla funzione risolutiva che è affermazione del diritto e senza 111 cui efficienza statica o dinamica non è possibile il conseguimento e la preservazi one delle obbiettività espansive. l procedimenti risolutivi coi quali si è storicamente affermato il diritto sul mare sono: a) l'occupazione militare della regio ne, o de' suoi centri virn li , che costituisce l'obiettività espansiva; b) la paralizzazionc delle forze del nem ico onde avere libero campo al conseguimento od alla p reservazione delle obbiettiv ità; e) la lotta esclusivamente navale, o nde conseguire il libero esercizio del mare; d) la distribuzione del commercio onde provocare l'esaurimento della vitalità del nemico. Questi quattro procedimenti risolu tivi rappresentano i quattro principa li sistemi di guerra coi quali fino dalle origini storiche si è tentato di conseguire le p roprie obbiettività espansive o di impedire quelle del nernico. Essi costituiscono q uindi la dirn1mica es(erna del potere m arittimo, della quale noi indaghiamo le leggi a complemento dellél teorica che siamo venuti svolgendo. Non è nostro intendimento, studiando la dinamica militare del potere marittimo. d' invadere il campo delle scienze milirnri, ed in special modo quello della strategia che si collega d iretrnrnenre all'esercizio della dinam ica marittima: ci p roponiamo solo d'indagare quelle leggi generé1li, che non costituiscono il tecnicismo navale, ma bensì l'econornia ciel movimento dinamico e che cadono nel dominio della coltura generale d i una nazione eminentemenrc marittirn,1. Le nozioni fondamental i che esporremo, circa le quattro principa li modalità della guerra, possono quindi riguardarsi come una introduzione alla strategia navale, ma esse debbono far parte integra le della teorica ciel porere ma rittirno.

L'OCCU PAZIONE MILITARE DEL TERRITORIO NEMTCO

È quesrn la modalità più efficiente, più risolutiva della guerra marittima, poiché tende all'immedia to conseguimento delle obbiettività espansive che sono sempre territoriali. L'occupazione territoriale implica quasi sempre un sufficiente dominio, se non il domin io assoluto, del mare, u na su fficiente capa cità espansiva ed un'adeguata forza militare p er il consegu imento e la preserva7.ione delle obbiettività territoriali. Qua ndo queste condizioni non sono tutte soddisfatte nella misura che l'indo le dell'obbiettività e la situazione internazio nale determinano, v i è assai poca speranz,i di compiere una buona impresa, anche se felicemente iniziata, onde nello stabilire i criteri che regola no questa prima modalità della guerra maritti,na supporremo che

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siano sufficientemente sodd isfatte le condizioni di relatività fra il potere marittimo. quello continentale e la capacità espansiva della nazione_-;G I criteri che governano la dinamica marittima nella guerra che ha per principale obbiettivo l'occupazione parziale o totale del territorio nemico parrebbero essere i segu enti: 1° L'occupazione del territorio nemico è la modalità più risolutiva della dinamica, poiché consente la massi ma e più du ratura eliminazione del nemico; 2° Q uesra modalità deve essere prescelta sempre che se ne abbiano i mezzi, preparata politicamente, se possibile, ma può anche essere imposta dalle speciali condizioni delle forze navali; 3° La lotta nav;i le du rante il periodo remico , per la r igorosa dipendenza delle flotte d alle loro basi protenive, fu quasi esclusivamente una lotta per l'occupazione del territo rio nem ico, considerato quasi sempre come obbiettivo i1rnned iato e principale ciel conflitto; 4° Questa m odalità della gu erra tanto maggio rmente p revale sulle altre qua rno più le flotte sono deficienti cli cara tteristiche militari , cli auto nom ia e fu nziona no come m ezzo di trasporto di milizie terrestri; 5° Le marinerie antiche del periodo remico più d i quelle del periodo medioevale si attennero a quesra modalità della guerra, dalla quale invece si discostarono le marinerie a vela, mentre q uelle moderne pare prescelgano il rito rno ai metodi antichi; 6° L'attu.1zione cli questo metodo d i guerra presuppone, per le m arinerie moderne. la padronanza del mare, un'adeguata ca pacità esp;i nsiva e la cooperazione del potere territoriale; 7° Queste tre condizioni debbono essere soddisfatte per la buona riuscita clell'occupn ione territoriale, poiché senza la capacità espansiva v i è poca speranza cl i p reservare lungamente il possesso e senza la padro nanza ciel mare e la cooperazione territoriale non può effettuarsi l'occupazione iniziale; 8° I.a correlazione continentale è quindi la base d i questa modalità della guerra e perciò l'esplicazione dinamica dipende dalle leggi che regol ano questa correlazione; 9° TI dominio del m are è condizione tanto più indispensabile quanto più numerose sono le forze territo riali necessarie alla impresa e qu~nto più la lo ro esistenza dipende dalle conrnnicazioni n1arittime; 10° Le gra ndi guerre d'invasione implicano il do minio assoluto del mare, perché tro ppo minacciosi sono i disastri che possono derivare eia una insufficiente preponderanza navale;

"· Q ueste considerazioni, c..: q uelle c.:he seguono, mc..: uono in rilievo la necessit,ì cli pc..:rvenire di volta in volt,1 a un equilibrio dd le forzc..: nei duc..: elementi (oggi, nei tre elementi), senza aprioristic:hc: pretese di assegnare: alle forze: terrestri o navali prioricà assolu1c:. Esse: sono confermate: dalle vicende dd1:i seçonda guerra mondiale, anche se: ,indrehbero ac<.:omp agn;ite da c:onsidernzioni sull'infl usso del potere ,1c..:reo ba:mto a terra, senza il quale non possono c:errnmentc essc:re effettuati çon suc.:cesso sbarch i né operazioni di rilievo con forze aeronavali mobili. In altre parole, sc:nza la prevc;ntiva conquista di una :;uperiorità aerc;a e senza e ffica c:i difese; anciaerc..:e e antimissik: t.-1 Ii o perazioni i11co ntr;1no oggi fo rti d ifficoltà. Le: considerazioni che seguono, t: quelle in merito all'annientamento dd nemico, <.:onfermano ancorn una volta l'an1ic,1 e mai smentila diffidenza dell'autore pc:r la b,lll;1glia c:sdusivamente navale e la sua prderenza pc:r altre forme di guerra marini1na, co me:: la paralizzazione:: (o bloc.:co) della flo tta nemic::-1. A suo giudi:cio l"tiffka<.:ia di quest'ultimo metodo è stat;1 confermata dall:1 re<.:eni c..: guerra ispano-americana (vds. Anche: Parie IV-Voi. II).

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11 ° Il dominio marittimo che deriva dal blocco della flotta nemica non è mai sufficiente garanzia alle grandi invasioni, finché la flotta bloccata conserva qualche attitudine militare e morale al forzamento del blocco; 12° Le imprese tentate eludendo la vigilanza di una flotta che può divenire preponderante, sono sempre feconde di grandi disastri, anche se felicemente iniziate, finché il corpo sbarcato non si è reso indipendente dalla base marittima; 13° Nelle grandi imprese d 'invasione marittima assai raramente la fortuna sorride agli audaci che violano le leggi del mare; 14° La sorpresa de l convoglio durante la navigazione o lo sbarco costitu isce u na minaccia d 'immediato disastro, ma la vulnerabilità delle basi e linee d 'ope razione costituisce una minaccia non meno grave benché d ilazionata, per il corpo isola to; 15° Le imprese di secondaria importanza sfuggono più facilmente delle grandi alle minaccie immediate, ma difficilmente s i sottraggono alle conseguenze di un forte dominio navale del nemico; 16° L'esercizio d el dominio nava le è impe rfetto, e conse nte le violazioni , quando non è favorito da bas i pe rmanenti od eventuali opportuname nte situate nel bacino delle ope razioni che consentono il più efficace impiego della flotta dom inante; 17° Il numero cli queste basi dipende dall'indole delle forze mobili e dalle condizioni geografiche, ma può ritenersi che l'aumento della a utonom ia navale è semp re più vantaggiosa de lla moltiplicazio ne delle basi eventuali; 18° Le basi mi litari d e bbono essere salvaguardab ili dal potere navale se offensive, e non soggette a sorprese territoriali; onde sono da p referirsi quelle insulari a lle costie re, le piccole alle grandi, le più isolate a quelle troppo prossime al continente, sernpre che soddisfino alle esige nze nautiche e militari del servizio cli esplorazione e riforn imento; 19° Le basi m ilitari offensive debbono essere provvisoriamente protette contro sorprese che la situn.ione consigliasse cli non trascurare a nche se poco p robabili; 20° Le occupazion i territoriali cl i grande este nsione diffic ilme nte si prese1vano col solo dominio nava le ed in tale caso l'orgérn izzazione inte rna è la maggiore guarentigia della loro preservazione; 21 ° L'org,in izzazione politica e militare cli un grande possesso non impedisce le catastrofi, che inevitabilmente deriverebbero dalla perdita del dom inio m,irittimo; 22° L'influenza d el dominio navale sulle operazioni territoriali , tanto offensive che difensive, è quasi sempre decisiva, be nc hé spesso si eserciti indi rettamente e sfugga agli apprezzamenti superficiali; 23° Gli effetti del dominio navale sono principa lme nte strategici, benché possano essere tattici, e meritano di essere ricordati i seguenti: a) la supremnia navale concede piena libertà d 'azio ne ed indipendenza alle forze territoriali; b) mantiene nel suo dominio le zone costiere porgendo appoggio di ala, cli sbocco, di marcia ... alle truppe; c) assicura l'esistenza e garantisce la ritirata in caso cli rovescio; cl) permette i rapidi spostame nti nel teatro delle operazioni; e) vincola e para lizza l'azione ciel nemico; f) consente diversioni in altri teatri d'operazione, immobilizzando forze nemiche equivale nti a que lle che l'invasione diversiva potrebbe sbarcare;

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g) permette di operare per linee interne forzando il nemico ad operazioni periferiche; h) assicura nel modo più efficiente ed econom ico l a dinamica d el potere territoriale; 24° L'influenza del do minio marittimo si dimostra in pratica quasi sempre inferiore a quella che sarebbe teoricamente esplicabile per i nsufficiente coinrelligenza dei poteri continentale e marittimo.

LA PARALIZZAZIONE DEL NEMICO;, La seconda m oda lità della guerra marittima è quella che ha per obbiettivo im11"1ediaLo e principale non già l'occupa7.ione del territorio nemico, ma l'eliminazione prel iminare della flotta avversaria. Questo metodo di paralizzazione, che potrebbe parere meno efficiente e risolurivo di quello che ha per obbiettivo l'immediato annienrnmento in banaglic1 delle forze nemiche, a chi bene ricerchi nella storia si rivelerà p iù difficilmente impiegabile, ma non meno fecondo di risultati. li sistema della paral i7.2azione annienta e sfibra moralmente e mili ta rmente un,1 marineria forse più dell'annientamento in battaglia. Una m arineria colpita d'impotenza mora le difficilrnente si ritempra ; quella v inca, pel solo fatto che ha combattuto, conse1va le energie virnli ciel suo risorgimento. Per queste e per altre ragioni noi stimiamo che il metodo di parnlizzazione, se appl icabile efficacemente, debba avere la precedenza su quelli coi qual i si contende il dominio del mare. I criteri fondarnentali che reggono l'applicazione di questo sistema di guerra marittima parrebbero essere i seguenti: 1° li metodo di guerra maritti1na caratteriz7.ato dalla pa ralizzazione delle forze n-1obili nemiche ha per obbiertivo imn1ccliato la flotta che è in g rado cli contrasta re il dominio del mare; 2° Questo m etodo di guerra, quando è efficacemente applicabile, deve essere preferi to agli altri metodi d i contesa del dominio, poiché la paralizzazione colpisce d'impotenza morale e milita re una marineria quanto una disfatta in battaglia;

,- il Fioravanzo annota d w la guerra russo-giap ponese t: la prima g uerrn 111ondiak: hanno conlémaco la previsione di D.13. d1e la par;disi ddla tlocca nt:mica continuerà ad es.~re un dlicientt:! sistema di guerrn maritlima; sono state soltanto ado11ate - f>r<>St:!gue il Fior;ivanzo - partic.:olari forme di blocco (Cfr. arn.:he il precedente Capi to lo V). Se:: si tiene:: conto che nell;1guerra 1940-1943 nel Mediterraneo per diverse ragion i le n,1vi di superlkie italiane spe:::,;so sono rima:,;te in porlo e cic) nonostante :,;ono state ugualmente colpile dall'alto, si deve concludere che la supcrioric;1 aerea nel 19/40-1 943 ha esercitato una funzione di blocco indiretto e d i minacci:,1 alla sicurezza del naviglio in porto, che alla fi ne è risultata di efficacia pari, :;e non maggiore, rispetto a quella esercitata d alla stessa !lotta nemica o dai suoi mezzi insidiosi, Divers<> è stato il caso della prima guerra mondiale ndl'Adriatico, dove il timore dei mezzi insicliosi, delle mine e dei sommergibili ha forteme nte limitato i movimenti cld le unità maggiori della fl o cca austriaca, e al tempo ste:;so, ha d issuaso la Sltperiore flotta italiana sia dal tentare un blocco ravvicinalO che dal ricercare la battagli;1 decisiva.

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3° Il metodo d i pa ralizzazione fu, e potrebbe ancora essere, sufficiente alla tutela dei più vulnerabili interessi marittimi; 4° Questo sistema è tanto più necessario quanto più le condizioni del teatro della guerra consentano al nemico cli minacciare da vicino e con sicurezza i principali interessi marittimi; 5° Questo sistema d iviene indispensabile quando gli interessi marittimi sono grandi, d ispersi, vulnerabili, vitali e quando i mezzi d i p rovocazione riescono insu fficienti per costringere il nemico alla battaglia; 6° La marineria, che può conseguire il suo obbiettivo rimanendo in iscato potenziale, non compromette il suo onore rifi utando la battaglia ; 7° L'espl icazione ciel metodo di paralizzazione d ipende dalla variabile efficienza del blocco; 8° Il blocco non ha già per iscopo cli chiudere ermeticamente tutte le uscite, poiché ciò fu ed è impossibile, ma cli impedire che le forze nemiche possano, riu nite o divise, avere sufficiente libertà cli azione per passare dallo stato potenziale a quello attivo nell'intento d i conseguire un importante obbiettivo; 9° La capacità d i blocco va ria col carattere delle flotte e colle condizioni del teatro d'operazione; 10° I caratteri che consentono la maggiore efficienza del blocco sono una buona capacità nautica, u na grande sicurezza d i manovra, una massima autonomia ed una conveniente econornia nell'esercizio ciel blocco; 11° Le condizio ni dei teatri d i operazion i che favo riscono il blocco sono quelle che permettono la concentrazione delle forze bloccanti, che riducono ad un min imo il numero dei porti d i cui può giovarsi il nemico , che ammettono grandi disgiunzioni dei bacini e che non sono soggette a cattive condizioni meteo rologiche; 12° Le flotte a remi no n ebbero attitudine al blocco, onde il sistema d i para lizzazione fu eccezionalmente impiegato e quasi sempre con scarso successo; 13° Le flotte a vela ebbero una ecceziona le attitudine al blocco, qua ntunque menomata da insufficiente manovrabilità, onde il sistema fu largamente impiegato con sufficiente successo; 14° Le crociere a distanza, collegate da d ivisioncelle e vedette ravvicinate alla costa , costitu iva no il s istema di blocco delle flotte a vela, quasi indipendenti da basi d'operazione nella zona del b locco; 15° Le flotte a vapore, benché meno autonome ed economiche delle veliche, posseggono grandi attitudini al blocco, ma non potrebbe ancora affermarsi se queste loro attitudini equiv,ilgono a quelle del periodo velico; 16° La modalità del blocco, colle flotte moderne, non può più essere q uella delle crociere a distanza, ma delle contrornarce o delle posizioni segnate nella zona tattica del blocco; 17° La logorazione rnateria le, fis ica e morale, cagiona ta dai blocch i moderni, non è minore certamente cli quella patita dalle flotte del periodo velico; 18° Ciò che le navi a vapore hanno guadagna to in capacità d i forzamento del blocco lo hanno perduto in capacità di persistenza nel lo ro compito strategico o corsiero; 19° Le maggiori guerentigie della flotta bloccata derivano, assai più che per il passato dalle buone cond izioni strategiche e tattiche delle loro basi d'operazione;

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20° Le basi d'operazione ampie, con zone interne bene ridossate, con sbocchi sopra mari indipendenti, con facili condizioni di atterraggio e riconoscimento, sono difficilmente bloccabili e consentono una g rande capacità difensiva della flotta bloccata; 21° Il blocco moderno impl ica una gra nde dispendiosità ed enormi consumi d i combustibile, onde è un metodo cli gue rra nel q uale possono soltanto persistere le nazioni ricche e dotate di grandi riserve; 22° Il sistema della paralizzazione del nemico attende ancora dalla guerra moderna la sua sanzione, ma noi crediamo che fatto il bilancio, pro e contro, no n possa negarsi alle flotte a vapore una capacità bloccante equivalente a quella delle flotte del periodo velico. Sa rebbe difficile esp rimere criteri più definiti e particolareggiati sopra una questio ne cui manca la sanzione sperimenta le della guerra, ma il recente conflitto ispano-americano, a base cli crociere e cli blocchi, lascia presagire che la pa ralizzazione continue rà ad essere un efficiente sisten1a cli guerra marittima .

L'ANNIENTAMENTO DEL NEMICO La p ubblica opinione considera generalmente questa modalità della lotta come la sola risolutiva, e q uella c he compend ia il problema de lla gue rra. Anzi può dirsi che la pubblica opinione , in Italia, non comprende altra modalità d i conflitto. Ad onta cli questa sapienza popola re noi crediamo c he la storia non avvalori troppo questo dogma della p ubblica coscienza, rivelando la scarsa risolucivirà e la g rande indeterminazione cli q uesto metodo della gue rra marittima. La d issomiglianza negli effetti immediati che derivano dalle battaglie territoriali e da que lle navali determina una grande disparità cli condotta, di efficienza, cli risolutività che sfugge spesso all'osservatore superficiale, ma che risulta da uno studio storico accurato. Non intendiamo certo spieg,ue q uesrn d issomiglianza; ci limitiarno a rilevare il fatto o nde risui[i la erroneità d i g iudica re le operazion i navali coi criteri d i quelle continenta li, e la diffico ltà cli cletern1inare i criteri direttivi cli un siste ma cli g ue rra così cornplica to , a rru ffato , bizzarro come quello dell'ann ientamento del nemico. Fra tutti i metodi di guerra marittima q uesto de ll'annientamento, che p arrebbe il più semplice, il più determi na b ile, il pi ù rigoroso nei procedime nti di rettivi, è invece quello che sfugge a q uals iasi prescrizione d iscip linare e che si esplica il più ca~ pricciosamentc in ogni sua parte. Date queste condizioni di d issomiglianza coll'analogo sistema contine ntale e cli variabilità direttiva , ci limiteremo ad esporre con molta esiranza i seguenti criteri sintetici che ci pa iono s ufficie ntemente avvalorati dalla storia: 1 ° TI metodo di guerra che ha per obbiettivo immediato l'annientamento d ella flotta nemica è quello maggiorn.1.ente praticabile e ritenuto, anche marittimamenre, il più risolutivo; 2° La grande dissomiglianza fra il sistema continentale e quello marittimo, provoca e rroneità di giudizio sulla loro effi cienza risolutiva ;

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3° La d issomiglianza d ipende specialmente dalla diversa attitudine contine nta le e marittima a conseguire la occupazione dei centri vitali del nemico dopo i risultati della battaglia; 4° Il sistema continentale consegue con la vittoria l'occupazione; il sistema marittimo non consegue che una p reponderanza cli dominio, la quale non è sempre seguita dalla occupazione dei centri vita li ciel nemico; 5° Il sistema marittimo non può paragonarsi a q uello continentale e considerarsi veramente risolutivo se non quando l'esiste nza de l nemico d ipende interamente dal dominio ciel mare; 6° 11 sistema dell 'annientamento presuppone un maggio re equilibrio cli forze mobili, ed una maggiore capacità di contesa del dominio marittimo dei due sistemi precedentemente cons iderati; 7° Le vittorie navali raramente assicurnno un d uraturo dominio mediante una vera eliminazione nava le ciel potere nemico, qua ndo esiste un sufficiente equilibrio fra le forze avversarie; 8° La preservazio ne ciel dominio fu piuttosto effetto cli costanza politica ed amministrativa nella creazione delle armate anziché conseguenza diretta di vitto rie nava li; 9° Le vittorie sono ind ispensabili a creare il dominio, rna non bastano a guarentirlo lu ngamente senza l'occu p,nione territoriale o senza una persevera nza nei sacrifici che assicurano la p repondernnza navale; 10° Il sistema d i annientamenro, per effetto del le chiassose vittorie, provoca più dei due precedenti sistemi quegli emusiasmi e q uella fiducia cu i tiene d ietro la de cadenza degli ordinamenti e la perd ita della consegu ita prepondera nza navale; 11° La preservazione de lla prepondera nza conseguita richiede, forse p iù de l conseguimento, una gra nde energ ia e c1pac ità d irettiva; 12° La d irettività del conflitto per il conseg uimento del dominio è più diffic ile, variabile , squ ilibra ta co l sistema cli annienta me nto, ,-H\Ziché cogli a ltri d i occupazione e paralizzazione, poiché dipende m,1ggionn ente dalla di rettività e da lle iniziative del nemico; 13° Questo metodo ha p rovocato spesso l'inazione completa e la rinu ncia a lla obbiettività della g uerra per inefficie nza cli d irettività o pe r incapacit,'l cli forzare il nemico alla battaglia ed imped irgli il conseguimento e.l ei suo i obbiettivi; 14° Le considerazion i cli equilibrio politico ed il desiderio di risparmia re la flotta hanno spesso reso sterile cli risultati questo siste ma cl i g ue rra; 15° L'esplicazio ne cli questo s isrerna non esige , n1a consig lia una suffic ie nte preparazione del teatro d i operazione che agevoli l'offensiva ed assicuri la d ifensiva in caso di rovescio; 16° Una rapida e con1plera mobilitazione delle forze mobili e de i servizi adeguati a l com pito della flotta è la migliore garanzia cli successo di q uesto s istema; 17° Q uesto metodo eserc ita una g rande influenza mora le ta nto sulle nazio ni che sulle marinerie, rna provoca anche gra nd i disanin1azioni, donde la necessità d i applicarlo con audace prudenza; 18° La flotta vinta in una grande battaglia ha poca probabilità cl i persistere , come persistono g li eserciti, in una lotta ad o ltranza se non trova nella preparazio ne ciel teatro d 'operazione le condizioni che le consentano d i ritempra rsi attivame nte; 19° Q uesto sistema è opportuno quando si ha fondata spera nza cli riuscire vittoriosi e quando la sconfitta non lascia troppo scope rto il paese ad offese vitali;

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20° Le condizioni delle marinerie moderne lasciano supporre che q uesto sistema verrà esplicato con vantaggio, data la preparazione d ei teatri d 'operazione, nel periodo iniziale del conflitto, prevalendo nei successivi il sistema cli paralizzazione delle forze nemiche. Questi criteri sono assai m isera cosa in paragone della importanza di questo sistema che tenne e terrà forse ancora il primato militare, ma le d iffico ltà che si oppongono a creare la teoria che lo rigua rda sono così incombenti da escludere, per ora, la possib ilità di conseguire l'intento, il che, se non ci assolve, ci scusa d i non avere saputo far meglio.

LA DISTRUZIONE D EL COMMERCIO

Questa modalità di lotta fu esercitata in tutti i tempi con vario successo, ma non poteva essere considerata come un vero sistema di guerra, poiché la co rsa o la pirateria ma ncava no cli quella o rganizzazione mi litare che è caratteristica de i sistemi cli guerra. F.ssa poteva considerarsi co me u na modalità cornplernentare variamente utilizzabile, ma non sufficiente a provocare la risoluzione del conflitto. Le nuove condizioni delle marinerie e delle situazion i internazio nali lasciano credere che in avvenire questa modalità della lotta possa elevarsi, mediante l'organizzazione, a sistema di guerra , onde crediamo opportuno di classificarla con gli antichi sistemi ed indaga re i principi che potranno regolarne l'esplicazione; l principali criteri che gli studi storici e tecnici permettono cli esprimere con sufficiente fiducia nella loro vitalità, parrebbero essere i seguenti: 1° La distruzione del commercio tende a provocare l'esa urimento della nazione nemica n-tinacciandone le comunicazioni commerciali da cu i dipende l 'esistenza nazionale; 2° Quando questo scopo non può essere raggiunto per le condizioni delle marinerie, la corsa non p uò essere considerata una modalità risolvente dei conflitti; 3° Le cond izion i del periodo remico , benché consentissero una sufficiente attiLUdine alla guerra commerciale, non le consentivano però di divenire risolutiva per la facil ità con la quale poteva essere contrasrn ta; 4° Le condizio ni del periodo velico non furono piu propizie di quelle precedenti, e la corsa, benché produttiva, non potè diveni re un sistema stifficientemente risolutivo; 5° Le nuove condizioni delle marinerie moderne e l'importanza vitale che il com n1ercio va assu mendo presso talune nazioni, lasciano credere che la guerra commerciale possa d ivenire risolutiva e quind i elevata a d ignità cli sistema; 6° L'organizzazione militare della corsa è indispensabile per renderla risolutiva e richiede l 'intervento palese dello Stato; 7° L'intervento dello Stato implica la preparazione delle forze mobili e dei teatri d 'operazione, in armonia colle esigenze ciel sistema, sen za cli che la corsa rimarrà sempre una modalità secondaria e complementare della guerra ; 8° L'efficienza della corsa d ipende dalla capacità cli violazione della vigilanza nemica e dalla possibilità di costanr.e offesa delle comunicazioni del nemico e perciò dai caratteri delle forze navali e dai mezzi protettivi del teatro d'operazione;

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9° L'autonomia, la velocità, l'esiguo bersaglio, l'offesa a grandi distanze col cannone, ed a piccola distanza col rostro e col siluro, sono le caratteristiche principali delle navi da corsa; 10° Le buone basi d 'operazione, la sicurezza dei rifornime nti, la facilità cli a tterraggio, i buoni metod i cli segnalazione, riconoscimento, riunione ecc., sono i mezzi protettivi per l'efficace esercizio della corsa; 11 ° La distruzione del commercio può essere esercitata da squadre p rotettive, eta divisioni volanti e da singole navi con efficienza corrispondente ai nuclei delle forze; 12° La corsa esercitata da navi isolate, come sì praticò nel passato, se può appagare la specu lazione privata ed illudere la va nità nazionale, non è mìle allo Stato e non può costituire un sistema cli guerra; 13° La d istruzione del commercio esercitata da divisioni volanti ed anche da squadre, come la praticò l'Inghi lterra ai tempi d i Elisabetta e dì Cromwell, può essere feconda di risultati quando chi la esercita abbia piccoli interessi esterni e chi la patisce abbia un grande sviluppo commerciale; 14° La corsa per essere risolu tiva deve essere sostenuta eia un potere navale, il cu i obbiettivo principale non sia uno dei tre metodi di guerra precedentemente accennati ma bensì la tutela delle operazioni corsiere; J 5° La corsa non salva la nazione che la esercita dalle conseguenze dell'offesa nemica, onde gli Stati grandcrnente vu lnerabili dal mare non debbono adotta rla come sistema d i guerra; 16° La nazione che può considera rsi invulnerab ile dal mare e sul mare può esercitare con vantaggio la corsa la quale, se bene preparata, può dive nire un sistema cli guerra risolutivo; 17° Le condizioni che consentono questa capac ità risolutiva sono complesse e difficile a riscontrarsi, ma non escludono la possibilità che talune nazioni possano, in avvenire, considerare la corsa come un sistema di guerra sufficientemente risolutivo; 18° Gli effetti della corsa sono in generale esagerati, e la pubblica opinione è procl ive a propugnarne l'adozione, onde la scienw di Sta to e quella militare debbono sviluppare nella coscie nza nazionale il sentimento d ella realtà, per fare argine alle illusioni che provocano catastrofi; 19° Il blocco continentale può considern rsi come una modalità del conflitto tendente alla distruzione del commercio nemico; 20° La scienza militare e la storia condanna no ugualmente questo sistema, che solo potrebbe essere efficiente quando fosse avvalorato da un'attiva cooperazione -corsiera; 21 ° Le presenti condizioni del me rcato mondia le e la situazione eu ropea escludono la possibilità cli una coalizione politica avente per obbiettivo, in una guerra generale, la proclamazione del blocco continentale; 22° La nazio ne insulare, le cui marinerie militari e mercantili sono preponderanti nella situazione mondiale, non può essere seriamente m inacciata nella sua esistenza, né dalla corsa, né dal blocco conti nentale. Questi criteri , per quanto incompleti, permettono cli concludere che la d istruzione del commercio non costituisce ancora , benché possa costituire, un vero sistema cli guerra; che nessuna nazione è preparata ad esercitarlo con efficienza , e che probabilmente rimarrà, come fu, una appendice della guerra n1arittima.

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Le quattro serie di aforismi che riguardano le quanro modalità caratteristiche della guerra m arittima completano la dinamica del potere marittimo e danno termine al compito che ci eravamo proposto.

CONCLUSIONE L'importanza mondiale delle opere del Mahan, cu i fa lodevole complemento quella del Callwell, ci suggeriva l'idea di condensa re la vastissima materia storica m ediante un processo cli coordinazione dei preziosi insegnamenti che le opere elci d ue illustri maestri contenevano. La coordinazione non poteva ottenersi che mediante una classificazio ne, per serie distinte, dei princìpi e g iudizi espressi dagli autori e questa classifica doveva soddisfare ad un unico criterio d irettivo che consentisse di ,1rmonizzarc le var ie serie in una unità di sistema. Il criterio direttivo prescelto fu quello d i considerare il potere marittimo come una energ ia m ondiale, della quale si dovevano rintracci<1re nel campo storico i dati sperimentali per convertirli in criteri teorici. Nasceva così la teorica del potere marittitno il cui fondamento era storico e l'ordinamento scientifico. La reorica clell 'cnergi;1 milirn re m~lrittima fu d ivisa in due parti : statica la p rima , dinamica la seconda. corrispondenti alle due condizioni di qualsiasi fenomeno. La statica riguardav;:i le condizioni di potenza dei singoli elementi conco rrenti alla produzione ciel fenomeno, mcnlre la d inamica considerava le manifestazioni delle energie nel loro movimento espansivo. Il la voro è specialmente dimostrativo, ma le sintesi cosl ituiscono l'essenza teorica distillata dall'intero studio analitico, e formano come uno schema che pu ò servire qu:-1le traccia allo sviluppo di una teor ica con,pleta del potere maritti ,no. TI lavoro è riusc ito certamente molto imperfetto, incompleto cd anche squilibrato, specialmente in quell e parti che dovettero essere create quasi completamente mancéindo qua lsiasi contributo nelle opere del Mahan e ciel Callwell. Il desiderio cli abbozzare uno schema ordinato e non troppo mutilato della teorica, ci ha consigliato di colmar le lacune maggio ri co llo scadente materiale di cui potevamo disporre; ma eia questa specie di profannione speriamo cli essere assolti in virtù dell'onesto proposito che ci ha confortati nell'oneroso lav oro. L'importanza di una buona teorica del potere marittimo è così grande ed evidente da lasciar credere che sulla base rocciosa sorgerà presto, con perfetta ed elegante struttura , la teorica completa del potere marittimo.

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Fig. l - NEREIDE sommergibile piccola crociera (NE) - CL Sirena - D 681 / 842 t. - Canr. C.RD.A. Monfalcone - imp. 30-5-1931 - v. 25-5-1933 - i.s. 18-2-1934 - affondalo da CC.Tr. inglesi nella zona di Augusta il 17-3-1943 .

Fig. 2 - NARVALO sommergibile - CL Glauco - D 160/24 3 t. - Canl. Arsenale Venezia - imp. 190/4 v. 21-10-1906 - i.s. 16-5-1 907 - r. 26-9-1918.


Fig. 3 - FOCA somme rgibile - D 185/280 t. - Cane. Fl.i\T San Giorgio I.a Spezia - imp. 4-1907 - v. 8 -91908 - i.s. 15-2-1909 - r. 16-9-1918.

Fig. 4 - VETIOR PISANI incrociatore corazzato - CL V. Pisani - D 7240 Stabia - imp. 7-12-1892 - v. 14-8-1895 - i.s . 1-4-1899- r. 2-1-1920.

l. -

Cani.. Caste llammare di


c.

Fig. 5 - VElTOR PISANI in navigazione nel Golfo cli Spezia.

Fig. 6 - DELFfNO sommergibile - D 98/ 108 c. - Dopo rimodernamento del 1904 D 103/ 113 l. - Canl. Arsenale .\11.M. La Spezia - v. 1895 - i.s. 1-4-1895 - rimodernalo nel 1902 e 1904 - r. 28-9-1918 (primo sommergibile della Marina italiana).


Fig. 7 - NIBBIO torpediniere avviso (1895) torpediniera <li l ' ckasse - CL Aquila - D 139 t. - Cant. Schic hau El bing (Germania) - imp. 5-2-1888 - v. 15-6-1888 - i.s. 12-9-1888 - r. 28-4-1912 e clemolica.

Fig. 8 - PEWCAN O torpediniera <l'alto mare - D 184 t. - Cam. Odero Sestri - imp. 7-1896 - v. 7-4-1899 - i.s. 11-12-1900- r. 17-4-1920.


Fig. 9 - DUIUO cora7.zara - CL D uil io - D 12265 t. - Cant. Castc:llarnman:: di Stabia - imp . 24-4-1873 - v. 8-5-1876 - i.s. 6-1-1880 - r. 27-6-1909 - dopo la rad iazione lo ~cafo è stato utilizzato come deposito galleggiante di carbone, nafLa e olio.

Fig. 10 - CARLO ALBERTO (4-4-1918) ZENSON - incrociatore corazzato (4-4-l918) trasporto - CL Vetto r Pisani - D 7160 L. - Cant. Arsenale La Spezia - imp. 1-2-1892 - v. 23-9-1896- i.s. 1-5-1898 - r. 12-6-1920.


fig. 11 - FRANCESCO FERRUCCIO incrociatore corazzato - Cl Garibaldi - O 8100 l. - Cane. Arsenale M.M. Venezia - imp. 18-9-1889 - v. 23-4-1902 - i.s. 1-9-1905 - r. 1-4-1930 - (da l 6-1919 impiegato come nave scuo la).


Fig. 12 - COATIT in<.: rociatore torpediniere (4-6-1914) esploratore - CL Agordat - D 1530 c. - Cant. Castellammare di Stabia - imp . 8-4-1897 - v. 15-11-1899 - i.s. 1-10-1900 - r. 11-6-1920.

Fig. 13 - La regia nave PEI.UCANO ormeggiata a La Spezia dopo la Grande Guerra.


Fig. 15 - Nave FERRUCCIO attrave rsa il canale navigabile cli Taranto per una esercitazione navale.

Fig. 15 - GIUSEPPE GARIBALDI incrociatore corazzato - CL Garibaldi - D 8100 t. - Cant. Ansaldo Sestri Ponente - imp. 8-6-1898 - v. 26-6-1899 - i.s. 5-4-1901 - affo ndato dal somme rg ibile austriaco U 4 in Adriatico 18-7-1915.


Fig. 16 - VARESE incrociatore coraz:i:ato - CL Garibaldi - D 8100 t. - Cant. Orlando Livorno - irnp . 214-1898 - V. 6-8-1899 - i.S. 5-4-1901 - l'. 4-1-1923.

Fig. 17 - AGORDAT incrociatore torpediniere C4-6-1914) - esploratore (2-6-1921) cannoniera - CL Agordat - D 1530 t. - Cant. Castellammare di Stabia - imp. 18-2-1897 - v. 11-10-1899 - i.s. 26-9-1900 • r. 4-11923 - dopo la radiazione impiegato come nave ausilio a Fiume.


Fig. 18 - SAN GIORGIO incrocia tore corauato (1938) int:rociato rc scuola - Cl San Giorgio - D 11 300 t. - Canl. Castellammare e.li Stabia - imp. 4-7-1905 - v. 27-7-1908 - i.s. 1-7-1910 - autoaffondaLO a Tol>ruk al momenlo dell'occupazione inglese 22- 1-1941 - recuperato nel dopoguerra, il reliu.o affondò nel /Vl ccliterraneo duran te il rimorchio verso l'Tlalia.

Fig. 19 - FIAVIO GIOIA incrociaLOre (1892) nave scuola - CL F. Gioia - D 3060 l. - Cant. Castellammare di Stabia - imp. 1879 - v. 12-6-1881 - i.s. 26-1-1883 - r. 10-9-1920 - reiscritra nei quadri come nave sussid iaria dal 24-7-1921 - nuovamente nid iata 4-3-1923 - dopo la radiazione impiegata a Napoli quale nave asilo marinarctti.


Fig. 20 - LEPANTO coraz:.:a ta veloce (13-1-191.3) nave s ussidiaria di l ' classe - CL Italia - D 15.900 t. - Cant Fra te lli Orlando Livorno - imp. 10-1876 - v. 17-3-1883 - Ls 16-8 -1887 - radiata una prima volta 26-5-1912 - reiscritta c:orne nave sussidiaria 13-1-1913 - defin itivamente radia ta 15-1-1914 venduta a privati nel 1915 .

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Fig. 21 - UMBRIA ariete to rpediniere - CL Regioni - D 2281 t. - Ca ne. Oi'lando Livorno - imp. 1-8-1888 - v. 23-4-1891 - i.s. 16-2-1894 - r. 29-7-1909 - vendu to a privati pe r la demoli7.ione nel 1910._


Fig. 22 - DANDOLO corazzata - CT Duilio - O 12,265 c. - Cant. Arsenale M.M. I.a Spezia - imr. 6-1-1873 - v. 10-7-1878 - i.s. 11-4-1882 - r. 23-1-1920.

Fig 23 - PISA incrociinore corazza to (1-7-1921) corn7.za ta costiera - CL pisa - D 10600 t. - Cant. Orlando Livorno - imp. 20-2-1905 - v. 15-9-1907 - i.s. 1-9-1909 - r. 11-3-1937 - dal 1921 usata come nave scuola.


Fig. 24 - MARCO POLO (4-4-1918) CORTELLAZZO (1-10-1920) EUROPA (16-1-1921) VOLTA - ariete-corazza to (4-4-1918) nave trasporto tru ppe - D 4900 c. - Cane. Castellammare ù i S1.a h ia - imp . 7-11890 - v. 27-10-1892 - i.s. 21-7- 1894 - r. 5-1-1922 e venduta ai demolitori - (aveva partecìpa to a ll 'impresa fiumana nel J 920) .

Fig. 25 - IRIDE incrociai:ore torpediniere - CL Partenope - D 1000 c. - Cant. Castellanuna re cli Stabia irnp . 21-2-1889 - v. 20-7-1891 - i.s. 1-11-1892 - r. 16-12-1920.


Fig. 26 - MONZAMBANO incrociatore torpediniere - CL goiro - D 970 l. - Cant. Arsenale M.M. I.a Spezia - imp. 25-8-1885 - v. 14-3-1888 - i.s. 11 -8-1899 - r. 26-8-1901 - venduto a privati nel 1904.

Fig. 27 - ll SAN GIORGIO, in partenza eia Tamnto r,c.:r Tobruk, sua destinazione cli guerra, nel maggio 1940.


Fig. 28 - Ferdinando Aci.on (1832-1891), Ammiraglio,

ìvlinistro ddla Marina dal 1879 al 1883, deputato, senatore.


Fig. 29 - Augusto Riboty (1816-1888), Anuniraglio, Medaglia d'oro, Ministro della Marina dal 1871 al 1873, deputa to e senatore.


Fig. 30 - Benedetto Brin (1833-1 898), Genera le Ispe ttore de l Genio Nava le, Ministro d e lla Marina nel 1876-1878, 1884-189 1, 1892, 1896-1898, deputaco.


Fig. 31 - Simone Pacoret de Saint Gon (1828-1892), Ammiraglio, Capo di S[atO Maggiore della Marina

(1884), Ministro della Marina (1873- 1876 e 1891-1892), deputato e senatore.


Fig. 32 - Giovanni Bettòlo (1846-1916), Ammiraglio, Capo di Stato Maggiore ddla Marina dal 1907 al 1911, Ministro della Marina nel 1899-1900, 1903, 1909-1910, cleputaco.


Fig. 33 - Vittorio Cunibcrti (1854-1913), generale del Genio navale.


Fig. 26 - MONZAMBANO incrociatore Lorpediniere - Cl. goico - f) 970 t. - Cane. Ar:;enal e M .M. La Spezia - imp. 25-8-1 885 - v. 14-3-1888 - i.s. 11-8 -1899- r. 26-8-1901 · venduto a pr ivaci nel 1904.

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Fig. 27 - Il SAN GIORGIO, dopo i lavori di trasfo1mazione in partenza da Tarante rer Tobruk. sua destinazione di guerra, nel maggio 1940.


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UFFICIO STORICO DELLA MARINA MILITARE

DOMENICO BONAMICO

SCRITTI SUL POTERE MARITTIMO TOMO II

(1899 - 1914)

IL PROBLE1V1A MARITTIMO DELL'ITALIA ST RATEGIA E TATTICA NAVALE LA GUERRA ISPANO-AMERICANA LA GUERRA RUSSO-GIAPPONESE

Introduzione, commento, note biografiche e bibl iografiche a cura di FERRUCCIO BOTTI

Roma 1998


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PARTE PIUMA

Ferruccio BOTII

VITA E PENSIERO DI DOMENICO BONAMICO DAL 1899 AL 1925


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Ferruccio BOITI

VITA E PENSIERO DI DOMENICO BONAM ICO DAL 1899 AL 1925

Il Problema rnarittimo de/l'Italia, pubblica to ne l 1899, segna il culmine dell'attività pubblicistica d i D.B. e ne consacra l'aposrolato per una Mari na Italiana piC1 forte e in grado cli corrispondere a lle attese della Nazione. Con Disposizio ne Ministeria le del 9 gennaio dello stesso an no 1899 egli viene decorato della ,,Medaglia d'Oro cli l '' classe», la cu i mo tivazione ben riassume l'im pegno d i tutta una vita: «per la capita le influenza esercitata dal complesso dei suoi lavori sullo studio dell'arte militare marittima». Il 7 gennaio 1900 è collocato a riposo , mantenendo il g rado d i capirnno cli frega ta conseguito in posizione aus iliaria il 25 maggio 1893. Da tale data fino al 12 giugno 1915, quando viene richiamato •temporaneamente» in servizio attivo, la s1.1a vita non presenta altri e pisodi cli rilievo e la sua attività pubblicistica - p ur varia e interessante - non raggiunge p iù le vette del periodo dal 1894 al 1899, né sotto l'aspetto teorico né per lo stud io della concreta problematica d i interesse della Marina e de lla difesa nazionale. Ci rna nca no - non è cosa d i poco corno - i com rnenti e le va lutazioni cl i D.B . su due g rand i eventi clell,i nostra storia nazionale e rnilita re: la g uerr,1 cli Libia 1911-1912 e la pri ma guerra mondiale, almeno per il periodo che va dall'intervento italiano in poi. Un vuoto che, forse, non è del tutto spiegabile con l'età ormai ~tvanzata o con le condizioni cli sa lu te del Nostro , visto che in questo periodo pubblica diverse opere poetiche e scrive d ra mmi che peraltro non risulta no pubblicati. A fine 19'14 compme l' ultimo suo scritto e.li interesse p iù politico che milita re, I.a missione dell'Jta!ia: perché il silenzio da a llora in poi, proprio in mesi crucia li per , la missione della Ita lia• e i suoi destini? Si sente a nche la mancanza di u na sua ulteriore riflessione sulle opere e sugli articoli di Mal1an pubblicati nel primo dece nn io del secolo , così come su u1ù1ltra irn pona nte opera Callwell, Milila1y operations and maritirne preponderance (1905).' Né egl i commenta il fonda me ntale libro Sonie principles q/ niaritùne strntegy (1911) del m,1ssimo espone nte del pens ie ro navale inglese, Ju lia n Corbetr, che riscuote notevole interesse in Italia e che è ora tornato cli attualità .1 Non vogliamo muovere al nostro illustre a utore né un addebito, né una

' C.E. Callwdl, ilt/i/itmy upemtiuns and maritime prepundemllCe. ·11Jeir re!arions cmd inrerdipendence, Lo ndon, \Y/. 131acwood ami .Sons, 1905 (Cfr., in merito, G. G rillo, Le operaziu11i mi/ilari e la prepunc!el'lmza marittima secondo il Callwell, .. Rivi.sta Ma ril.litna• 1905, Voi. IV Fas<.:. Xl[, [)[). 463-491). 'J. Corbett, ScJ1ne principles o/ lvfaritime S1rate/!,.)', London, Longmam; Gn.:cn e Co. 1911 (Si veda in merito, G. .Scchi, La stratep,ia marillima in 1111a recente puh/:Jlicazi<me inglese, .. Rivista 1v laril.lima.. 1912, Voi. I Fase. II, pp. 203-226, e M. Gravina Di Ramacca, La s1ra1egia mar itlima nelle upere del Corbe/.t e del Mt1ba1t, •l{ivista Marittima• 1913, Voi. I Fas<.:. m. p p. 435-454). Nel J995 è uscita, a cura dell'Ufficio Storico Marina, la craduzione italiana del lib ro.

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cnt ,ca: ma con la costante attenzione da lu i sempre declirnrn a quanto avviene e a qu~rnto si scrive sia all 'estero che in Ita lia, egl i ci ha forse abitua ti un po' male, ci ha indotti a chiedere anche troppo aJ suo alto ingegno. La coll;,1borazione alla Rivista lvlarittima si concl ude troppo presto, all 'inizio ciel 1908, con un articolo da l titolo Unp1·oblenia d'ingegneria navale, nel quale si firma - d iversamente dal solito - «Ingegner Dornenico Bonamico,, e non tratta un argomento cli interesse militare, ma si occupa clei problemi tecnici creati dalla necess ità cli realizza re un m aggior conl/Òrl per i passeggeri dei piroscafi . Da l 1900 al 1905, comunque, la sua att ività è intensa e rnultiforrne, anche e soprattuno sulla , Rivista Marittima». In essa, accanto alle mrmerose recensioni, spiccano tre momenti significativi: - gli articoli p ubblicati nel 1900 da lla G'a:zzetta del Popolo sulla Costituzione dell'annata lnava le], che completano quelli del 1899 da i qua li viene poi tratto, nello stesso anno, Il Problema marittimo dell'Italia; - gli studi del 1901-1902 sulla difesa costiera e sulla strategia e tattica navale, pubblicati dalla Rivista /11/aritlima; - le copiose riflessioni sulla guerra russo-giapponese (Rivista 1\!larittima 1904-1905), che in certo senso sono il canto del cigno mi litare elci Nostro, perché gli consentono cli confrontare le idee precedentemente espresse con la rea ltà di un grande scontro terrestre e maritt imo cu lminato nel maggio 1905 con l'ultima battaglia navale veramente decisiva della storia, Tsush ima. In questo secondo vo lume r ip roduc iamo integralmente li problenia marittimo de!l'!lalia e - solo in parte - le considerazioni su ll ,1 strntegia e tattica rrnva le e sulle d ue guerre p iù importanti - anche e soprattu rto dal punto cli vista maritt imo - che precedono quella del 1914- 19l8: la ispano-americana e.lei 1898 e hl guerra r usso-giapponese del 1904-1905. Per la va lu tazione cli ci~1scuna d i queste opere r imandiamo ai com menti introduttivi e alle note, limita ndoci a dare per ora q ualche cenno degl i scritt i c he potremmo definire minor i, ma che sono tuttavia insost ituibili per ricostruire l'ultima fase del pensiero elc i Nostro . In linea generale, si può affermare che in nessuno degli scritti da l 1899 in poi, a cominciare dal Problema marittimo del!'italia, D .B. apporta modifiche cli rilievo ai tre cardini delle sue teorie: l'improponibilità - per l'Irnlia - de lla guerrn cli squad ra ; la conseguente preferenza - al e.l i là elci suoi limiti teorici - per la guerra di croc iera; l'importanza de lla velocitù e delle torpedin iere e la conseguente tendenza a non considera re le corazz;,ue il cardine delle flotte «difensive... Non influisce su questi concett i nemmeno la meditazione sul potere rn,1rinimo e su ll 'opera cli Mahan, che si sovrappo ne allo stud io della guerra ispano-america na, senza però influenzarne gli ammaestramenti. Negli articol i del 1900 sulla <7az.zetta del Popolo D .B. sostiene, in estrema sintesi, che vi è una differenza radica le rra la fisionomia icbile delle flotte c/fensive (quelle de lle grandi potenze che si battono per il dominio assoluto del mare) e quell,c1 delle flotte difensive (che, com.e nel caso dell'Ita lia, hanno come missione principale la difesa delle coste e non sono in grado di battersi per il domi nio del m,ue) . Le prime devono comprendere un nu mero cli navi assolute o tattiche (cioè cli navi da battaglia nelle qua li viene esaltata al massimo la potenza cli fuoco e la corazzatura) tale eia assicurare una sufficiente p reponcleranz,1 q uantitativa e qualitativa rispetto alle nav i dello stesso tipo del presum ib ile nemico. Alle navi assolute si deve

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poi aggiungere un ugua l numero cli navi relative o strategiche (nelle quali prevale rispetto agli altri requisiti la velocità, che dovrebbe re nderle idonee a lla gue rra cli crociera e a «u na lotrn transitoria,, con quelle assolute), p iù il naviglio minore. Al contrario le flotte difensive dovrebbero esse re composte eia una maggioranza (3/4) cli navi relative o strategiche e da 1/4 cli navi assolute, completate da torpedinie re e eia navi g uardacoste (cioè da co razzate antiquate e le nte, delle quali verrebbe sfruttata sop rattu tto la potenza di fuoco in1piegandole come batterie mobili). Nel successivo anno 1901 D.B. pubblica gli studi di strategia e tattic1 navale che riportiamo nella Parte 111, dai qua li e me rge lo sta to cli incertezza e inde terminazione che all'inizio ciel secolo ca ratterizza co1ne sempre ambedue le bra nche , ,1 causa della mancanza cli un 'esperienza bell ica approfondita e definitiva su lim iti e possibilità delle nuove armi, con particolare riguardo al siluro, al sommergibile (che muove i primi passi) e alla mina . Nel I 902 con il titolo Il gouerno tattico delle/lotte di Rudo(l Von Lahrès (capitano di v:-1scello de lla Marina a ustro-ungarica) compare sulla Rivista Jl!Jarittima una sua sintesi del libro pubblicato nel 1900-1901 a Berl ino dal lo stesso a u(Ore, nel quale viene esposto un nuovo sistema di tattica navale assai lodato, in due precedenti recensioni, sia da Mons. Parodi s ia dallo stesso D.13. Probabilmeme lo stesso D.B . si ispira a Lale libro ne l citato lavoro su lla tattiG1 nava le; in ogni caso, la definizione e il concetto di rnttica ciel Von Labrès riscuotono la sua pien<1 approv,1zione e sono in armon ia con i suoi stud i teorici p recedenti, anche se ma l si attaglia no al caso "a lternativo,, della guerra cli c rocie ra. Lo dimostra il brano che qui riportiamo: la strategia e la tattica concorrono, in vario rnoclo e misura, al conseguimento dcllo scopo ultimo e decisivo della g uerra . Nella maggior parte dei casi questo scopo finale sarà q uello cli rneu.erc fuori cli combauimento la squadra nemica, e perciò la battaglia sarà quasi sempre il fatto riso lULivo d i una campagna cli g ue rra (. .. l La condoLta di una battaglia, per il conseguimento di tale risultato, non puc'l derivare esclusivamente dalla pratica di guerra , ma deve :rndx: csscre subordinar.a a regole o principì, che costituiscono la dottrina pratico-scientifica della L~1uica navale. T.a fallica nauafa è quindi q uella dottrina che insegna come debba essere condou.a una flotta d urante la pugna per riuscire più forti dell'avversario nel punto e nd mo mento decisivo. >!elle prescnti condizioni, per la manca nza d i sanzione sperimentale d i guerra, la tattica navale non può a ncora considerarsi, come quella dcgli eserciti, una scienza. 1 risullari pratici cbe si otterranno in avvenire permetteranno d i fiss;ire, dopo le inevitabili trasformazioni, la teo ria scient ifica della tattica navale.

In un altro a rticolo del 1902 sulla D{/esa mobile costiera, D.B. pre nde atto dell'accresciuta importanza delle torpedi nie re, modificando le v,1lutazio ni delle loro possibilità espresse nei suoi primi scritti e fugando un a pa rte dei dubbi degli scritt i cli tattica del 1901. Si oppone alle Leorie che prevedono il loro clissemina me nto lungo le coste e ne suggerisce l'ordinamento in flott iglie dislocate in poche stazio ni costiere protette e con raggio d'azione il più possibile esteso, d istinguendo nettamente il loro impiego ne ll'ambito delle squadre eia quello costiero. Sulla base cli questi criteri, ritiene indispensabile una spesa cli 43 m ilio ni per la costruzio ne cli 27 torpediniere di idonee caratteristiche e di 16 scolte. Q uest'ultime sono

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nuovi tipi cli nave leggera da lui suggeriti per sostituire i cacciatorpediniere ciel momento (che giudica troppo fragili per l'azione cli esplorazione tattica e, al tempo stesso , con infrastrutture troppo visibili per l'azione silurante di sorpresa); esse dovrebbero perciò avere ..maggior campo visivo, maggiore autonomia e resistenza, una più grande solidità cli struttu ra». È ben chiara, in questo scritto di D.B., la sensctzione che la torpedinier;ci minaccia il predominio delle grandi navi e lo stesso principio dellajleel in being: le potenti cora7.zate dovra nno rim anere in<:rli nelle l oro basi d 'operazione, se i nostri mari saranno dominati di gio rno e di notte, s<:nza molestia, dalle squadre e dalle !1ouiglie dd nemico, oppure dovranno nel sernboniano letto delle alghe seppellire con loro le speranze della patria. L<: condizioni della guerra marittima sono oggi assa i dissimili da quelle che furo no vcm'a nni or sono, quando il contro llo e il dominio del mar<.: era esercitalo esclusivamente dal grande naviglio. Se allora <:ra possibile contendere la signoria marittima nel modo da m<..: descritto nella D1fesa Mc1ri/./ima dell'!talia, nwdiante il metodo delle flotte in potenza, oggidì tale sist<.:ma richiederebbe sacrifici enormi quando no n fosse esplicato durante la notte mediante squadrigli<.! torpediniere, che sono I<:! vestali dei dominii notturni. Il metodo difensivo è sempre lo stesso, ma i mezzi della sua atruazion<:! si sono specializzati e la specializzazio ne è tanto più determinata e influente quanto più lo consentono le condizioni dei teatri di guerra.

Pur attribu endo grandi possibilità alle torpedi niere D. B. è molto prudente nel va lurnr<: le possibilità future dell 'a ltra nuo va arma, i sommergi bili, che ,1[ moiriento egli afferma - hanno ancora fo1ti limiti di autonomia, abitabilità, visibilità subacquea , nauticirà in superficie, velocità subacquea ecc., né è possibile utilizza rli cli none. Pur non escludendo che, in fu turo, ad essi «pot rebbe ancl1e essere riservato un completo dom inio del ma re•, al m.omento non ne ritiene possibile (diversamente dall,1 .feulle fcole) un proficuo impiego, nemmeno nella difesa costiera. In avvenire, però, .. Ja loro cooperazione colle torpediniere consentirebbe, nei limitati teatri cli guerra , una intensità cl i dominio notturno e diurno eia escludere ogni intensa offens iva costiera finché non sia stato purgato il m are dalle flottiglie torpedin iere•. Significativa la chiusura dell'a11icolo, nella quale D.B . ribadisce a chiare note che, date le condiz ioni finanziarie ciel Pa ese, «il nostro problema d ifensivo no n pu ò né pomì essere risolto con la grande guerra, ma solo col sistema delle flottiglie e della nona in stato potenziale nelle loro basi d'operazione,,. Considerazioni che Canno med itare: si tratta dopo tutto della strategia seguita - nelle grandi linee - dalla nostra rtmra nelle due gue rre mo ndiali. Del 1903 è una sua notevole prefazione al libro cli uno dei suoi più fedeli seguaci e ammiratori, il suo cx-allievo alla Accademia capitano d i rregata Eugenio Bollati cl i Saint Pierre, dal titolo Navi da guena e difese costiere'. l n questa occasione D.B. non enLra nel dettaglio della materia esposta nel libro (che peraltro richiama in gr:in parte le stie teorie)• ma tiene a m ettere in evidenza due caratterist iche altamente pos itive e assai rn re che ha il lavoro ciel Saint Pierre:

·' To rino, Cas;1nova 1903. • Una rik:vante diffe re nza tra le idee del Saint Piem.: <: quelle (d el momento) di 0 .13. riguarda, tullavia, la netta contrarietà dd Saint l'i<.:rre ad armare anche con il siluro le navi maggiori.

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- la «volgarizzazione» della dottrina e del tecnicismo navale «che sono l'essenw cli tutte le grandi questioni marittime, e che debbono essere parte integrale della cultura menta le di tutt i coloro i quali esercitano, come g li uomini politici, la di rettività morale e intellettuale nello Stato» (essa è stata l'obiettivo de lle prime opere dello stesso D.B.); - «la maggiore larghezza e a rmo nia dei criteri continenta li e marittimi», cioè il particolare rilievo dato alle questioni de lla correla zione te rrestre -marittima . Su quest'ultima c.,uatteristica D.13. insiste in particola r modo. Egli la attribuisce alla lunga permanenza del Saint Pie rre nell'incarico di insegnante alla Scuola d i guerra dell'Esercito d i Torino, «ciò che offerse a lui, come già consentiva ad altri, o pportunità cli studi e di re lazioni personali utili a lla ginnastica menta le di uno scrittore militare». Infarti, secondo D.B. la cultura milirnre che si riceve negli Istituti di formazione navale ,,è troppo ristretta e unilaterale, e se soddisfa alla formazione di un buon ufficiale di bordo , foggia però la mente entro certe strettoie, dalle quali è poi d ifficile libera rs i, quando occorre una più vasta dottrina per l'esercizio dei maggiori comand i». Per tale ragio ne, i corsi cli arte militare presso l'Accademia N,ivale e il Corso Superiore risultano «insufficientissimi a formare il complesso c riterio militare della direttività de lla g uerra rnarittima moderna, la qua le tanto corrisponde oggidì a quella cominenta le»'. D.B. deplora, in particolare, la soppressione del bre ve corso speciale d i studi per gli ufficia li di Marirni istitu ito presso la Scuola cli Guerra dell'Esercito per in iziativa del generale Ricci. Se il risultato cli quei corsi - egli prosegue - non fu soddisfacente, ciò dipese da cause facilme nte e liminabili, e soprattutto "dall'errato criterio del Ministero e degli uffic iali cli Marina» circa le fi nalità e l'utilità de l Corso stesso. Infatti il be nefizio maggiore non e ra già quello di una cultura speciale, immagazzinata a furia durante un brevissimo corso; ma be nsì quello, non classificabile, d i una corrispondenza me ntale e spirituale fra gli ufficìali dell'Esercito e della J\llarina, che non si seppe o non si volle agevola re, mentre doveva essere lo scopo principale da raggiungersi . Dissipati, dopo venti anni di lona inte llettuale, i pregiudizi e reditati dal periodo velico; generata la convinzione che la guerra moderna verrà regolata e sviluppata sul mare come per terra , con metodi dissimili ma con crite ri direttivi

·· Una Scuola di Guerra unica per uffici,tli dell'Esercito e clella Marina era scaca proposta dal Ministro della ivlarina Amm. Ue1tùlo nd 1908 Al cempo, le iclee di D.13. in rnerico alla necessiti, di rinnovare l,1 formazione teorica e strategica degli u fficiali di Marin,1 (e cli dare loro una formazione almeno in parre <.:omune con gli ufficiali delJEsercit.o) erano condivise (oltre d 1e d,11 Saint Pierre, ,l sua voll.,1 insegnante alla Scuola di Guerra d i Torino) eia nomi illustri <.:ome A.V. Vecchj (recensioni a Tbe Royal lVc11y in 1894 di \V. 1.:-tird Clowes, .. Rivista Mari ttirn,1» marzo 1895, e a La marine de uuerre - Six muis en N11e Nuyale di E. Lockmy, "Rivisw Marinima• maggio 1897) e Ca milio Manfroni (recensione ll,~li Appullli di arie rnilitare 1w1·ale <lei Sa int Pierre, •Rivista ,V.lariltim:-1• novembre 1897). Non si trattav,1 di un problema solo ilalia no: il Vecchj riferiva l'opinio ne del Clowes e di altri autori inglesi che la formazione degli ufficiali ù i Marina della Royal Nc.u1y, tradizionalmente a sfondo empirico e pratico, non era piu su fficiente ma doveva avere anche una buona basl! reorirn. mentre in Francia il Ministro Lockrov aveva fondato di recente 1·f::cole de guerre 1uwale, <.:orrisponde~te al Naval war College americano (n~I qua le tvlahan è stato il primo e più qmilificaro insegnante). Da notare, infine, che il Manfroni lamema «il tropf'>O frequente succedersi degli ulTi<.:iali sulla cattedra. Appena un insegnante ha avoro il tempo di raccogliere e coordina re le proprie idee, appena l1a s:-1puto crarre i primi frutti dall'l!sperienza didattica, eccolo sbalzato c1·un tratto ad altro diversissimo ufficio...•.

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pressoché uguali, sarebbe desiderabile, che il corso speciale presso la Scuola di Guerra venisse ristabilito in modo <.:he riuscisse veramente giovevole alla Mari na e agli uffidali chiamati a seguirlo. Le p arole con le q uali D .B. conclude la prefazione al libro del Saint Pierre indica no uno dei princi pa li obiettivi dell'intera sua attività cli scritto re: "no n ignoriamo come contro questo soda lizio spirituale dell 'Esercito e dell'Armata campeggino vive repulsivirà e pregiudizi meschini; ma l'evoluzione, che già si è compiuta nel trascorso ventennio, ci conforta a bene sperare per l'avvenire, e a fa re voti p erché tutti i mezzi di affiatamento e cli affraternamenro vengano impiegari con spirito e con obiettivo rnoderno". Del periodo dal 1906 al 1925, quando D .n. muore a Torino, possediamo solo come già detto - La missione de/l'Italia del '1914/' d ove la parte navale è assente. lJn b reve saggio (22 pag ine) nel quale si intravede tra le righe la delusione del vecchio .. rriplìcista• e europeista cli fronte alla piega - ben diversa eia quella da lui prevista e auspicata - che hanno preso i primi avvenimenti della g rande guerra nell 'autunno 1914, quando l'Jtalia mantiene la neutralità pu r continuando a far parte d ella Triplice e non h a ancora fi rrnmo il Patto cli Londra, con il q uale si impegna a entrare i n guerra a fianco del la Francia, dell 'Inghilterra e della Russia . In sostanza a guerra europea già inizima D.H. rimane fedele - nei limiti ciel possibile - ;, Il e sue vecchie idee ciel 1895 a proposito della preminenza degli interess i europe i su quelli nazionali (vds . Tomo I, Parte r e II). La sua d iagnos i della situazione d el momento si basa su tre premesse: - •nell'orn presente non urgono già le rivendicazioni irredentiste, nazionali od estere che siano, colle (JUali si mascherano volentieri al rre rolitiche o setra rie obiettivirà" [quindi, D .B. è ancora contrario all 'entrata in g uerra dell 'lrn lia a fianco dell 'ln tesa e contro l'Austria - N.cl.c.l: - la situazione militare ciel mo,nento è raie da escludere, al ,neno a breve termine, la prevalenza di una delle p a1ti. E anche se ciò avvenisse, «non altra sorte potrebbe essere serba ta all 'Europa se non (JUclla di soggiacere alla oltrepotenza teutonica o a q uella slava»; - la minaccia dello slavismo è ancor maggiore cli quella teutonica, perché la Germania non potrebbe da sola reggere •l'u rto armaro di una rnza quasi vergine sp inta eia irre frenabile forza [ .. .J. Infranto il baluardo German ico, lo Slavismo irrompc r;ì con impeto rinno vato cbll'Asia, soffoca ndo la put redine d'Occidente, cioè b civiltà dell'Europa, così come le invasioni barbariche soffocarono l'Impero Romano•. Nella Situazione militare mediterranea del 1895, D .B. aveva già previsto che l'Europa si sa rebbe avvinta a un periodo cli ba rbarie, e che dai Balcani sa rebbe venu ta la caus:1 principa le delle p erturbazioni. L'unico fatto nuovo degli scritti d i f ine 1914 è il murato atreggiamento nei confronti della Germania. visro che negli ultimi decenni -il gran sole della Germania» (che lu i stesso aveva magn ificato) si è rivelmo «cosparso d i numero se macchie non prima ~tvvertite»; macchie sempre p iù grandi e cenclenci a ,<Velare e ch iazzare sinistramenre tutta la superficie del bel elisco teutonico•. Ciò è avvenuto, sempre secondo D.B. , perché

" Firenze, Ti p. Fattori e Puggd li 1914.

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da oltre vent'anni la generazione [tedesca] che non aveva contribuito, né col sangue né coi sacrifici, a creare così grande spettacolo di forza e di civiltà, infatuata dalla sua oltrepotenza cd anelante a stampare una più grand'orma che non fosse quella già impressa dai padri, gravò così inesorabilmente sulle altre nazioni da indurle dapprima in sospetto e pi ù tardi in certezza che quella o ltrepotenza fosse per divenire strumento di soffocazione, cli asservimento, di barbarie.

Che fare? Secondo D.B. si dovrebbe ricorrere all'antica (o, se si prefe risce nuova, visto che rimane pienamente attuale) ricetta d i fa re guerra alla guerra: l'Italia dovrebbe «farsi iniziatrice e missionaria dell'Apostolato europeo, per la conquista del diritto e per la sa lvezza della civi ltà de ll'Europa,, minacciata tanto dal Germanesimo che dallo Slav ismo. Si tratterebbe, nel concreto, di promuovere un patto politico e militare tra le nazioni rimaste ne utrali per imporre anche cli forza la pace con la cooperazione dei partit i cli tutte le Nazioni, tene ndo presente che la prevedibile siwazione bellica a fin e febbraio 1915 sarà tale, da fare di un esercito d i circa un milione cli combattenti I.come quello italiano - N.d .c.) una forza del peso decisivo, perché in grado cli ass icurare la prevale nza di quel belligerante c he aderisse esplicitamente al programma costitutivo del patto d i alleanza tra nazioni neutrali. In definitiva «è ceno che le nazioni neutra li, appartenenti alla civiltà e uropea, possono costituire colle migliori loro truppe un esercito, disponibile pe r l'offensiva , la cui e ntità supererebbe quella sufficie nte a garantire il successo, quando l'inte1vento armato fosse indispensabi le ad assicurare la conclusione ciel conflitto e uropeo». In sostanza: un'operazione c he oggi definiremmo cli peace e1~/orcing. .. Lasciamo al lettore il giudizio su queste idee utopistic he cli D.B. Suggerendo pe r l'Italia una neutra lità ,Htiva, senza dubbio egli porta p iù acqua a mulino degli interessi austro-u nga rici che a quelli delle pote nze contrapposte; ino ltre manca qualsiasi rife rimento al ruolo delle forze navali, che forse avrebbe compl icato il quadro e reso meno praticabile la proposta . Probabilmente nella diagnosi di D.B. preva le la sensazione, tutt'altro c he e rrata, che il p ro lungamento del confl itto avrebbe gravemente danneggiato gii interessi europei nel loro complesso, senza risolvere que i problemi nazionali la cu i esplosione o implosione era stata pure una delle cause anche se non la sola - del conflitto. Rimane, com unque, insp iegabile l'improvvisa scomparsa di q uel pericolo americano, che p ure nel 1895 - e non e ra stato il solo - D.B . aveva intravisto; e anche il peso cli grandi potenze navali alleate e belligera nti come la Francia e l'Inghilterra non riceve alcu na attenzione, né in questo momento né dopo. Lo stesso si può dire elci rifl essi della situazione d i fine 1914 sulla politica navale dell'Italia: fo rse sul successivo silenzio di D.B. hanno un peso no n trascura bile il richi,uno in servizio 1'11 giugno 1915 (;1 pochi giorni dall'e ntra ta in guerra dell'Ita lia) e il success ivo impiego a Berna nel servizio informa zioni, incarico che gli impone un ovvio e doveroso riserbo. Da Berna - come si legge nel necrologio pubbl ica to sulla ,,Rivista 1vlctrittima - egli invia a Roma «relazioni dense cl i importanti e lllili considerazioni•, che non siamo riusciti a rintraccia re ma che sa rebbe estre mamente utile conoscere. A q uesto punto, la gr;in copia cli scritti e pubblicnioni del Nostro fo rnisce elementi su fficienti pe r te nta re - raccogliendo gli ele menti sparsi - un breve bila ncio riassuntivo della sua ope ra, indica ndone i principali significati e riflessi, sia da un

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punto di v ista strettamente teorico sia sotto il profilo dell'efficacia e rispondenza del suo ,,aposto lato" a pro della Mari na, ovviamente f inalizzato al conseguimento cli risultati p ratici che è doveroso valutare. Gli aspetti controversi o meno felici, le lacune nell'opera cli D.B. non ma ncano e a suo tempo son o srati da no i messi in luce, sia pu re con giudizi che no n hanno mai inteso essere esau stivi, definitivi, inappellabili . Va però considerato che nessu n scrittore - né tanto meno i somm i dell'arte militare - in q uanto uomo, può essere considerato sempre profeta, sempre enunciatore di verità assolute, sempre giudice inappellabile. L'arte m ilitare no n è una fede, né un insiem e d i dogmi; le ricerch e attualizzanti sono inevitabili , ma d i ciascun autore - e cli ciascun concetto - devono saper sceve rare il grano da l loglio. Solo così gli scritti rievocativi del pensiero cli un dato autore escono dall'inconcludente e vuota agiografia o dalla polemica preconcetta, p er avvicinarsi - nel campo mi litare - all'equivalente della critica letteraria o artistica. Nel caso specifico degli scritti d i D. B., va tenuto sempre ben p resence u n aspetto peculiare: che l'intelaiatura e le finalità generali del lavoro assumono molto frequentem en te un a valenza b en d iversa da quella di q uestion i d i carattere tutto somm,Ho secondario, tecnico o mo lto specif ico, nelk q uali la rrnrno dell'autore è assa i meno felice, risente ndo d i un'eccessiva ten denza all 'ana l isi anziché alla sintesi. Più che la lettera , occorre valutare lo spirito e gli elementi portanti dell'op era d i D.B.: in caso d iverso i meriti e gl i aspetti più felici d el la sua op era ap paiono come sfoca ti, ottenebrati eia non sem p re necessari «d istinguo» e eia contingen ti posizio ni , d ovute al fa tto che - com e tu tt i gli scrittori - è uomo e uomo del suo tempo. Ciò premesso, dal punto di vista teorico i capisaldi p rincipali e cosranti d el pensiero cli D .B. (impo rtanza della correl~tzìone terrestre-marittima ; non convenienza della guerra di squ adra per le Marine inferiori; ricerca di una via nazionale p er le costruzioni navali, che tenga conto delle possibilità finanziarie della Nazione e della sua sp ecifica situazione geop ol itica e gcostrategica) ne fanno l'u nico scrittore navale ital ian o - con il Bernotti - che osa ricercare una v ia nazionale, quindi origina le pe r la strategia , la tattica e le costru zion i nava li. Uno scrittore nava le, du nque, profondamente italiano anche quando vorrebbe essere europeo; un autore che, con il ri fiu to del •tecnicismo nava le• fine a sé stesso , meglio di tutti riesce a da re contenu ti concreti al ra pporto tra Marina, politica e econo mia . Nemico dì dogmi e artico li cli fede fine a sé stessi, ricerca sempre no n il meglio e il necessario, ma il possibile. È scrittore nazionale; ma proprio per quesro non può essere classificato tra i fautori del navyfor euer, che non lo vedono - per sua stessa ammissione - cli buo n occhio , forse temendo che il suo p en siero finisca col danneggiare la Marina, la sua autonon1ia e le sue esigenze finanziarie. Non ve n 'è motivo: perch é riconoscere determ inate, nuove esigenze cli raccordo tra Esercito e Marina non significa diment ica re le p eculiarità della guerra nei risp ettivi clem enti. Come scrive nel 1881 nelle Considemzioni sugli studi di geografia niilitare continentale e mu-ritthna , (Voi. I, Pa rt e I, pa ra. VIII), •lo che forse, e senza forse, fui e sono largo generalizzatore degli studi continentali, d imostrando la correlazione tutta moderna tra gli eserciti e le armate, non posso però tralasciare di distinguere che vi è modo e modo di genera lizzare, di applicare, cli innestare gli stucl ii e i sistemi: poiché, se la larghezza può g iovare, la rigidità p orrebbe essere fatale».

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Nessun altro autore italiano sa guardare come lui oltr'a lpe e oltre Ocea no, prendendo però solo quel che serve per un'elaborazione teorica che è e vuol essere sempre originale e che non perde mai di vista la concreta situazione italiana, non certo ideale e non certo tale da prestarsi a univoche formulazioni teoriche. Per questo D.B. rimane oggi - per l'Italia - cic'> che Mahan è stato per gli Stati Uniti, che la Jeune École è stata per la Francia , e che Callwell e Corbett sono stati per l'Inghilterra. È cioè, espressrone non solo di un'esigenza teorica , ma di un'anima, di una tradizione, cli una storia, cli un carattere nazionale, cli una realtà insomma con tutti i suoi pregi e limiti, che come tale non può essere accantonata o forzara,,. Sa collocare Mahan e Callwell al loro esatto posto, senza confonde re le peculiarità del loro contributo. Ci manca, come già abbiamo accennato, una sua va lutazione dell'opera del Corbett; ma se si tengono presenti gli studi critici dei comandanti Sechi (po i Ministro) e Gravina cli Ramacca sull'auto re inglese,7 s i riscontrano tra i rispettivi scritti marcate analogie, sulle quali ci riserviamo cli ritornare in forma organica a conclusione del presente Tomo II. L'opera di D.B. acquista perciò - per noi italiani - un interesse teorico ce1tamente non inferiore a q uello di Callwell, Corbett e dello stesso Mahan. Si può senz'altro impu targli d ì non aver dato il dovuto rilievo all'importanza del traffico mercantile per una Nazione come l'Italia: ma gli altri contenuti delle sue teorie , a comincia re dalla centra lità della correlazione terrestre-ma rittima e da lla necessità cli superare schemi strategici, tattici e costruttivi legati alla «guerra cli squ,Jdra" (cioè, in buona sostanza, alla strategia e.li altre Marine ben più fort i) rimangono cli piena attualità, insieme con le considerazioni geopolitiche e geostrategiche sul ruolo dell'Italia nel Medite rraneo e con quelle che non escludono futuri mutamenti in relazione alle caratteristiche dei materiali, a comincia re dalla stessa importanza de i traffici marittimi. Va anche ricordato il fondame ntale concetto - e.li piena attualità - c he l'efficienza di una flotta non d iscende dalle caratteristiche tecniche ciel naviglio in rapporto a quello degli altri Stati, ma da un complesso di fattori anche non cleterrni nabili a priori, a cominciare dall 'efficienza della leadership, dal compito e dal contesto ne l quale deve essere svolto, dalla s ituazione geostrategica generale e dal rapporto era basi e spazi nei quali agire, tenendo conto delle più p robabili linee d'azione del nemico sia in terra che per mare. L'unico, forte limite teorico cli D.B. rimane - come g ià eletto - la mancata ricerca di un raccordo con il pensiero navale italiano della prima età del secolo XIX, e.la lui sottovalutato benché Giulio Rocco, Cesare Ba lbo, Vincenzo Gioberti , Guglielmo Pepe e i fratell i ì\tlezz,1e;1po - tamo per fa re dei norn i - potesse ro forn ire valide sponde sia alle sue considerazioni teoriche sul potere ma rittimo, sia al «nocciolo duro» delle sue tesi sulla correlazione terrestre - marittirna e sulla difesa delle coste nel caso italiano. Se poi si considerano più da vicino le soluzioni pratic he che egli propone per risolvere il p roblema de lla difesa naziona le (e nel suo ambito, q uello della d ifesa marittima dell'Italia), si deve anzitutto constatare che più e.l i q uelli di Mahan, cli Callwell e cli Corbett taluni suoi scritti (ci rife riamo principalmente, anche se non esclusivamente, alla Difesa lvfarittima de/l'Italia del 1881 e a l Problerna marittimo 0

' G. Sechi, Art. cii. , e M . Grav im1 Oi Ramacca, Art. cii.

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dell'Italia del 1899) si avv1cmano a una vera e propria dottrina strategica , q uanto considerano - tracciando un bilancio tra esigenze ottimali e concrete possibilità - il tipo di guerra che al momento è possibile condurre tenendo conto della parallela azione dell'Esercito, delle possibili scelte strategiche eia parte del più probabile avversa rio (la Francia) e ciel contesto geostrategico che suggerisce la condotta eia seguire. Non intendiamo qui diffonderci sui punti controversi delle soluzioni eia lui indicate, come tali soggette a diverse valutazioni. Un fatto è certo: che esse non sono isolate e a sé stanti, ma discendono da un retroterra teorico e storico la cui vastità è unica nel suo genere. All'indicnione cli prassi strategiche, opzioni operative e formu le costruttive naziona li unisce una panoramic:1 teorica a livello eu ropeo - unica nel suo genere delle principali questioni strategiche e tattiche, denagliarc analisi della silllazione geopolitica europea a fine secolo e infine - fast but not least- il miglior esame compara tivo che si conosca in lralia e forse in Europa delle teorie cli Mahan e Call wcll, integrando i contenuti dell'opera del grande americano - di ispirazione nerramenre jorniniana - con propri correttivi di carattere clausewitziano come il genio, l'invenzione, il ruo lo della fortu na, la personalità ciel capo in mare. Un ulteriore pregio della sua opera è che l'approccio sia alle questioni meramente teoriche che a quelle attin enti alla soluzione del problema della difesa naziona le, segue una linea mediana e molto eq uilibrata, che lo mantiene cosranrerneme lontano - fino all'u ltimo - dai portatori cli certezze assolute dalle qual i nascono opposti estremisrni e esclusivismi. Sostiene costanternente per l'Italia la difensiva strategica e la g uerra di crociera cd è contrario alle conq uiste colonial i: ma ciò non gli imped isce, rece nsendo nel 1905 il libro L'equilibrio del 1vlediterrcowo del colonnello Cu niberti ," di associarsi all'autore nel deprecare la politica estera rinunciataria clell 'lrnl ia nel Mediterraneo dal 1861 in poi, a1.1spicando un atteggiamento più energico, che naturalmente richiede l'incremento delh1 Nlarina militare. Sotro questo profilo, la sua opposizione alla carnpagn.1 coloniale d 'Eritrea (1895-1896) va letta come opposizione alla sottrazione cli risorse per esigenze med iterranee, cioè per la marina. D'altro canto, nella sua visione la difensiva strategica vale per la nostra flotta solo se deve affrontare una flotta comunque superiore come quella francese: recensendo nel 1901 il libro Patria y Sea Pot.oe1·dcl lenente di vascello spagnolo Andujar y Solena ,·> condivide l'affermazione dell'auto re che il potere marittimo può essere conseguito solo con squadre d i grandi navi (e non con difese locali, sottomarini o torpediniere) e ricorda di aver sostenuto, commentando il conniuo ispano-a mericano ciel 1898, che in quel conjhtto e per fa Spagna ,,la soluzio ne del problema strategico implicava la creazione di un potere navale capace cli contendere apertamente, colla grande guerra e non già col metodo difensivo dellcjlotte in potenza, il dominio dello srrerro, onde compensa re con l'efficienza offensiva della f1otta l'insufficienza di torpediniere". Però per l'Ita lia, che può conrnre nel Tirreno su idonee basi cli o perazio ne e stazioni torpediniere, si verifica il contrario:le favorevoli condizioni geografiche • •Rivista Marillima• 1905, Vol. IV Fa~c. Xl, pp. 450-452. • •Rivista MariLLima• 1901, Voi . lii Fase Vlll. pp. 421-425.

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possono almeno in ce rta m isura co mpens,ne l'insufficienza offensiva della flotta, che non dispone né potrà mai disporre cli forze sufficienti per condurre con successo la guerra cli squadra contro la Francia. Ma ciò non vale in caso di operazioni in Adriatico contro la modesta flotra austriaca, perché in questo mare D.B. ritiene necessaria anche in una recensione del 1905 - una strategia offensiva della flotta irn liana, che valga prima di rutto a conquistare una idonea base d'operazione sulle coste dell'Istria. 1" In tal modo D.B. non fo che <lpplicare il sano criterio che, in guerra, l'atteggia mento offensivo è subordinato alhl va lutazione - caso per caso - della sua possibilità e convenienza e non può quindi essere un dogma o una condilio sine qua non. Lo stesso atteggiame nto - per così dire - moderato è mantenuto da D.B. :1 proposito dell 'imporrnnza del le grnndi navi. Non considera le corazz,i te - sempre e solo nel caso dell'Ital i;1 - come le navi fondamentali, la srina do rsale delle flotte, e le due guerre mondiali a parer nostro gli daranno i,iù rngione che torto. Al tempo stesso, recensendo ne l 1895 d ue opuscoli ( Di/eset mariflillla ed econ omia; Elem.C?1tli di stra tegia e lattica n avale) ciel contrammirnglio Gonsa lez,i 1 non cond ivide le idee dell 'autore si,1 sul compito della flona - troppo ambizioso - sia sulla possibilità cli ridurre a 80 milio ni il b ibncio della :vlarina, rinunciando totalmenre alle grandi navi. Ispirandosi alle teorie della Je1111e Hcole, il Gonsa lcz sostiene in farti che lo scopo economico, per quamo riguarda l"armata, può conseguirsi con molte unit:ì, direuamente utili :111:.1 di!"es;1, e perciò poco costose, relativamente piccole, rinunciando :i lle grandi costruzi o ni. le quali non rispondono ne: per economie ù i tempo nel costruirle, n(: per la scmrlicità dei congegni , né per l'effello utile in caso di guerra :1 quclla esorbitante stcs:1 d"impianto e di m:111utenzione d1e richiedono.

In questa occasione D.B. non specifica le ragioni che lo rendono contrario alle solu zioni rroposte dal Gonsalcz, il quale replicando all:1 sua poco benevola rccensione11 aggiunge che la condanna delle grandi costruziùni ha b sua logica origine d:1 foui con<:reti e non da astrazio ni acc:1demid1e. Ch i ,·in: in mezzo al materi::ilc nrnrillimo e osserva i fatt i riconosce che, in cl'. rti limiti, f)iù grande è la mok:: di un:1 nave, maggiore è la difficoltà di averla pron ta. più complicato t: il maneggio di un cannone o di una macchina e più f::1cili sono le a,·arie f. .. I che la nostra ra gione strategica poi ci impo nga un considerevole nunH: ro di unit~1 non vi è nessuno che possa menerlo in dubbio. Vi sono perciò ragioni tattiche, strategiche e economiche in fa vore delb ridu zione del tonnellaggio e queste ra gioni sono riconosci11tc da una ragguardevole maggior:in%a e da coloro che amano la verità e vogliono dirla senza riguardi di son~i.

Sono argomenta7.ioni che, nei suoi primi scrirri D.B. avrebbe sostanzialmente condiviso; a fi ne secolo XIX invece non le condivide più. Ciò d irnoslr~1 sia un raggiunto equilibrio, sia la lontan,rnza eia concett i propri della ]eulle École, in una '" Si veda la recensionl' di D. 13. al libro d i C. Marchese.: Il prup,mmrna dC!lle .f11t11re costm zi(m i namli, ( Rivb1,1 ;,.i1;trittim:1-· 1905. Voi. Ili Fase. VII , pp. 181- 184). " •Rivista Marittima .. 1895, Voi. I h1sc. lii, pp. 5ì9-5H4. "-Hivista Marittima• 1895, Voi. Il Fase. IV, pp. 315-3 18. 0

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situazione nella quale non sono ancora del tutto sopiti gli scontri tra le due scuole di pensiero, pro e contro le grandi navi. Va da sé che sia le argomentazioni di D. B. sia qu elle delle d ue scuole estremiste, costitu iscono tuttora una interessante fonte di m editazione e di confronto. l{imane ora da chiedersi quale esito pratico ha avuto l'azione di -volgarizzazione• teorica e di sensibilizzazione della pubblica opinione sui problemi della Marina, alla quale fino ai primi anni del secolo si impronta no gli scritti di D.B. , al di là ciel Problem.et marittimo dell'Italia che ne è l'ultima e p iù significa tiva espressione. In merito la Gazzetta del Popolo del 24 febbraio 1899, a completa mento dei suoi citati anicoli all'inizio dello stesso anno, riporta un'intervista al deputato Randaccio (celebre scrittore navale e già ufficiale cornmissario della Marina) dal tito lo significmivo: •Le condizioni critiche della Marina da guerra - occorrono nuovi sagrifizi•. Il Randaccio ritiene necessario e urgente ammodernare il naviglio, ma afferma anche che se la Marina si trova in condizioni critiche, ciò non è avvenuto solo per carenza di risorse: a suo giudizio le somme assegnate furono sem pre "spese malissimo», perché «i Min istri fecero della politica spicciola dove era necessario fare della buona , savia , oculata am1ninistrazione; si giovarono a capriccio della questione tecnica e delle esige nze d i costrut:ioni navali per barcamenarsi nel pelago parlamenta re [ ... ] i governanti non seppero mai fissarsi in un concetto chiaro di quello che la Marina italiana doveva e f)Oteva essere, ciel come si poteva riuscirvi con le somme disponibil i ottenendo insomma il maggior effetto pratico colla spesa stanziata•. Esisteva in sostanza per la Marina - come avveniva per l'Esercito - un problema amm inistrativo e di impiego economico dei pur scarsi fondi, del quale si trova eco nelle citate considerazioni del Randaccio, e in quell e (tro ppo crude e severe) che aggiunge per raffo rt:are il concetto: abbiamo avuto ed abbiamo uno scialacquo nello stesso p ersonale d<.:I Ministero della Marina, che colla sua burocrazia ha apeno le braccia a tutto il mondo, quasi fosse un ricovero di beneficenza. E così dovettero essere considerali come ricoveri gli arsenali di costru zione1 Ma, pensi, l'Italia ha cinque arsenali marittimi come ne ha cinque l'Inghilterra! Quindi una dispersione di forze, uno sperpero che non riesl·e a ottenere ri sultati come uno, da spese come dieci. Perché tullo ciò; Perché bisognava accontentare della gente, perché bisognava far servire anche la Marina agli armeggi parlamentari, alle ,rJc/amas deLtorali, al favort:vole adonamento degli ambienti politici.

D i questi aspetti negativi, che esistono anche se - come sempre - sono esasperati da l clima polit ico e dai Mass media, non si trova rn1ccia negli scritti di D.B. , e questo è un limite. In ogni caso, nel primo decennio del secolo XX si verifica l'incremento delle risorse e una rinnovata spinta alle costruzioni navali, anche se, dopo il varo delle navi da battaglia tipo Vittorio 1::manuele (1904-1907), la formula delle nuove grandi nav i si ,1llonta na sempre p iù dal concetto d i preponderanza delle navi straLegiche sostenuto dal Nostro. L'imposrn zione nel 1909 della Dante Alighieri (prima dreadnougbt italiana) e ancor più quella (191 3-1914) delle super-dreadnoughls tipo Caracciolo, denotano la definitiva affermazione della corazzata come nave fondamentale che riunisce in sé la massima poten7.a cli fuoco , in un a paro la: di quel lipo di nave ..taLtica• che D .B. invece ha sempre ritenuto di in1portanza secondaria per la Marina ira liana.

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Al tempo stesso, l'incremento delle risorse per la Marina (e per l'Esercito) non avviene senza contrasti, travag li e ostacoli parlamentari, elci qLJali è dimostrazione l;:i nomina delle Commissioni d'inchiesta del 1906 per la Marina e del 1907 per l'Esercito. A proposito di risorse, va qui ricordato un articolo del deputato Maggiorino Ferraris (1905),'5 nel q uale viene aspramente criticato un disegno di legge presentélto dal Ministro alla Camera l' 11 maggio 1905, avente come scopo una rnaggiore assegnazione di 150 milioni alla Marina. previa modifica della legge 13 giugno 1901 che prevedeva fino all'esercizio 1905-1906 un bilancio consolidato di 121 milioni (quindi assai in feriore ai 150 milioni proposti eia D.B. nel JJrob!ema nicffittimo dell'Italia). Tale disegno cli legge conse ntirebbe - negli intenti cli cui lo propone - cli destinare 124 milioni a n uove costruzioni. che si aggiungerebbero ai 74 milioni p revisti dai bila nci ordinari dal 19o6 al 1909. Dopo un parricolaregg i.ito esame il Ferraris conclude che, come sempre , si intende finanziare le nuove costruzioni ricorrendo ai debiti e che nei bilanci cli previsione non si tiene .ilcun conro né degli interessi annuali da p,1gare per mli debiti, né delle spese per la manutenzione ordinaria e per il rinnovamenro del naviglio già esistente, o ltre che per gli equiraggi, il ca rbone ccc. Di conseguenza, il Ferraris ritiene che la spesa effett iva sa rà molto maggio re: ,,ad attuare il bilancio annuale del Ministero non bastano i 150 milioni da esso chiesti. ma occorre nei dodici anni una spesa doppia, di almeno 300 milioni: il che cagiona una maggiore spesa annua cli 25 milion i in media, porta ndo nel co rso ciel quad riennio il bilancio della Marina a 150 milioni l'an no,.,. I l Ferraris termina esclamando "da un nuovo clisav~rnzo lddio e il Parlamenro preservino il Paese... e osservando che •l'Italia è al bivio elci suo indiri;c.7.0 politico e sociale: o la ricostituzione economica elci Paese. con la politica di lavoro, la conversione della rendita e lo sgravio delle tasse e dei tributi, o l'aumenro rari do degli armamenti. Le due po litiche a un tempo no n si possono fare ... ". A tal fine cita il favo revole rapporto cli forze della nostra Marina con ht Ma rina austriaca alleata, ma non quello con la Marina francese probabile nemica (argomento ev identemente arduo e tale da non confortare le sue argomentazion i). Se si tiene conto del clima pa rlamenta re non certo fa vorevole che l'a rticolo del ferraris sottintende , le finalità perseguite eia D.B. nei suoi ultimi scritti sono ancora e sempre tali da conrrihuire ;ld ottenere per la Marina non cerro l'ideale e nemmeno il necessario, ma almeno il possibile. Esse rima ngon o un raro esempio di coerenz,i e cli equilibrio; nel caso italiano, si possono anche definire la no n faci le applicazione pratica cli un deno cli Gabriel D arrieus cirato dal Mahan e dal $echi: •ogni progerro navale che non tiene conto né delle rela:cioni estere del paese, né del limite materiale delle sue risorse, ha una base debole e instabile; la politica estera e la strategia sono collegare da un anello indissolubi le... Si potrebbe aggi ungere che le diffico lLft, gli ostaco li e le obie7.ioni che incontra l'a7.ione cli apostolato di D.B. dentro la Ma rina e sopranurto fuori, dimostrano anche - in senso contrario - che con •una base debole e instabile» nel Paese, no n vi possono essere forze militari o navali realmente efficienti. Con,e. eg li stesso scrive nel 1895 trattando della strategia navale, ,,l'artificiosità clell'indus1ria marittima non regge sulle sue basi se no n in virtù ciel puntello

'-' ,vr. F~rrarb , I.e 1111oce spese stmurdi11arie p er la Mt11·t1w da g11erm - necessi1rì di ul! pir11w .fì1wnziarfo. .. f\uov:-1 Anto l ogia.. 16 maggio 1905, Voi. CXVII Fase 802, pp. 361 -381. '

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militare, e q uesto non è solido se non è saldamente contratto sul suolo nazionale, e quindi tra c eia esso l'elemento essenziale della sua ~olidit:à•. L'Enciclopedia i taliana del 1934 dedica un certo spazio a Ca milio Manfroni (valoroso storico navale in quel periodo ancora vivente), ma ignora il suo conterraneo D. B. che pure è stato sLorico, stratega e studioso di cose naval i di assai maggiore levatu ra. Il Dizionario del Risorgimento Nazionale a cura d i Michele Rosi cita diverse altre figure cli scritto ri mil itari e naval i coev i di minor rilievo, ma non il NosLro; infine, nella sua opera Cli scrittori militari. italiani (u nica del genere) lo SLicca ind ica - senza quelle pa role cli apprezza mento delle quali per altri è fin troppo prodigo - le principali o pere e.li D .13., nel complesso dedicandogli uno spazio minore di quello riserva to al suo allievo e seguace comandante Saint Pierre, che in sostanza si limita a «volgarizzare• il succo delle sue opere e di q uelle di Mahan. 1 ' Auspichiamo che a qu esti vuoti - per non d ire om ission i - la nostra fatica contribuisca a po rre rimedio. FERRUCCIO B O'ITI

' G. S1icc1, Cli scrit101i militari italia ni. Torino. Casso n~·. 19 12. pp. _y;5-.3S6.

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PARTE SECONDA

Domenico BONA.tvlICO I L PROBLEMA MARITTIMO DELL'ITALIA

(1899)



fcrruccio B01Tl

CONSlDERAZION l INTRODUTTIVE

Contemporaneamente allo studio teorico su Mahan e Ca llwell (Voi. 1, Pmte Il/), D.B. ne esarnina l'applicazione pratica nel Problema mariuimo dell'ILalia, edito nel 1899 a cura della lega Navale Italiana .' Si tmtta di una 1·ielaboraz ione e di un ampliamento di sei a1-ticoli -jì,zom ignorali - cbe l'autore scrive sulla •G'azzetta ciel Popolo• di Torino dal 12 gennaio al 6.febbraio 1899, ai quali corrispondono altrettanti capitoli. Nel 193 7 il Com.a ndante G'uido Po cum la ristampa del lavoro/ CO/l brevi commenti elogiativi al tennine di ciascun capitolo cbe - per ouuie ragioni connesse con gli indirizzi della politica estera e navale ufficiale del momento - non possono mettere in completa euidellza, come meriterebbero, tal11 ni aspetti qualijìccmti del pensiero di D.R., c/Je con tale p olitica non sono in accordo e ai CfUa!i i11uece noi oggi possiamo dedicare lu dovuta attenzione. Ciò premes:m, Il problema marittimo dell'Italia va inquadrato in una complessa situazio1te internaz ionale e interna, in un sistema di allea11ze che impone al/1talia di prepara rsi ad c.~/J1·ontarn u1i nemico molto piiì forte sia in terra che in marn: fa Fran cia. Conviene dedicare p ii) risorse a ll'Esercito o a lla Ma1·ina? i qllesto l'int.errogati-vo cli fondo che a jìne secolo XIX divide la pubblica opiniolle. il Governo, il Parlamento e- naturalmente - la letteratura ,nilitare. Quest'op era di D.B. intendefornire una p rima risposta a tale interroga tivo: il suo fine non è dunque teorico, ma chiaramente pratico, pronioz ionale e contingente. Dal 1890 in p oi le onerose esigenze jìnanziarie connesse con la preparazione e la condotta della ca mpagna coloniale d '_Eritrea (peraltro infelicemente conclusasi all'inizio del 7896 con la sco11:/ltta di Aclua) (,Weva1zo causato - a ji-Ollte di wta grave situazione cli d issesto del bilancio dello Stato- una parnllela, Jòrte decurtazione delle risorse destinate alla /Vlarina, con tutte le conseguenze dei caso sulle ,woue costruz ioni navali ridotte a circa 1/ 4 di quelle Jiw1cesi. Si tmtta, dunque, di promuouere u1t mouimento d 'opinione tale eia creare u1t clima favorevole al/"aumento delle riso1:,;e da destina re alla Ma rina. Obiettivo che, almeno Helle grane/; linee, a uvici11a il ruolo di D.R. a un apostolato, con obiettiui analoghi a quelli p eneguiti 1zello stesso periodo eia Maban negli Stati Unili, da Callwell in Inghilterra, dal mouimento dei r lottenp rofessoren in Germania, dai tradut-

' Spezia, TiJ). della l.c.:ga i\'avale Il. (a cura cli l'. Zappa) 1899. llonamico. Il prohlema rnarillimo del/'/1alia - il potere marillìmu (a cura di Gu ido Po), Ron1a, Ed . l{o m a 19.17.

' n.

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tori e i11te1preli di Maban che allche in Francia stcnmo prevalendo sui seg11aci della Jeune ?:cole. Nel caso ilalicmo, oltre che dalle criticbe condizion i del bilallcio dello Stato e dal forte dehito pubblico, le dij.Ji'coltà sono accresciule dalle parallele esigenze di ammocler11ame11to dei materiali dell 'Esercito, e in p articolare dalla onerosa ,zecessità di rin.nouare l'artiglieria da cmnpagna e l'annamen.ro indiuiduale (nuouojitcile 9 1, che da solo ricbiede 100 milioni). Esiste, d11nq11e, tm /Jroblema di riequilibrio delle ris01xe tnl le due Forze Armate non certo nuovo, cbe gicì si polleva intorno al 1880, q11ando V.8. p11bblicaua i suoi prinii a rticoli sulla d(/esa wtitaria e sulla d(/esa marittima de/1'/lalia (Cjì-. Voi. i. Parte i, parct. Ili-IV). A distanza di uent 'anni e all'a lba del nuovo secolo. che cose, è cambiato? Poco o n11/la. Ne preJlde atto lo stesso autore, cbe all'inizio del Capitolo V (Marina e jì11cnz_7:a) scrive, deliniitcmdo chiaramente la problematica da ajji·outare: ne;!! 1880 f. .. ] condudev:.11no, co me affermiamo oggi, che il giorno in cui rann at~1 (n:1valc] potr:ì dire :li paese. io posso sah'aguar<lare la penisola dalle invasioni 111~1rittime, sar:inno in gran pane compiute le speranze nazionali, poiché l 'ftalia. per qu:1nto :111cor:1 mina<:<:iata dal mare. potrà conskk-rarsi arbitra e.lei propri destini. Il nostro problema marittimo non ha variato da vent'anni , e questa inalterabilità è la migliore prov:1 che esso era stato posto e risolto secondo verità e natura kb lui stesso - '.\'.e.I.e.I. Oggi come allora, gli stac.lii e.lei nostro progr:1mm:1 sono tre, ed il primo sl:1dio lincre111<.:nto della rtoua Cino a un livello sufficiente per garantire la c.lifes:1 dagli sbarchi - N.d.cl ad onta e.li qualche sagrifizio, non<: ancora raggiun to . l nostri sfor1.i debbono ancora cendere :1 conseguire il pri1110 oliiettivo, cio C: ad dev:ire la nostra armata [navale] ad una potenza non inferio re alla metà e.li quella francese. Raggiunto questo stadio potren10 tendere :il secondo [incremento della fl ona fino a un livel lo sufficiente per proteggere le città costiere dai hon,hardarnemi - l\:.dx.l e anche al terzo !incremento della floua Ano ad un livello sufficiente per garantire un:1 politica navale offensiva, l'espansione coloniale ecc. - N.d.c. 1. ma finché non avremo fono il primo passo, p:tre superfluo O<:cu1x1rci di dò che dovremo fare qu:1ndo la c:ipacit:l economica del paese abbia consentito il conseguiml'nlo e.lei principale obit:Hivo. Come mai, dirà l'esausto contrihm:nte, dopo tanti sagrifizii per b flona. ess.1 non 0 nemn1eno in grado <.li salvaguardare l 'esi/;t<.:nza nniona le? quanti allri sagrifizi occorro no :rncora per raggiungere questo scopo~ perché mai la tloua germanica, quasi equivalente alla nostra, può permell ere alla Germania una ri soluta poli tica colo niale, mentre b nostra non può ne mmeno garantirci l'integrità na zionah:)

/,ct via tracciata dell'autore per trovare la soluzione di s(f/atti, ardui problemi è legata a lle p eculiarità ,qeopoliticbe e geostrategiche italiane: essa costituisce la materia pilì viva - e a11cbe più co1ltrove1:<;a- dell'opera. Questa consiste sostanz ialnu:mte fil un aggiomameuto della tem.alica trattate, neijòrzdamentali studi del 1879-1881. alla luce della realtà i1ller/lazionale e i11terlla dijìne secolo XIX. Per la uerità molto poco p esa, sulle idee ora espresse da V.B. , l'esperienza delle g uerre dal 1894 al 1899, a1tche percbé in questo caso non tratta le grandi questioni tattiche e strategicbe e la tematica delle costruz iolli navali; 1·imcme comu llque ben ferma - ed esplicita - la sua vecchia tesi Sl{lla convenienza di eui.tare la battaglia decisiva e di con.durre la guena di crociem , senz a pretendere la conquista del doniillio del m.are.

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f commenti e le note a ciascun capitolo euide1tziano phì. che a SL{//icienza la linea di ragionemiento seguita da D.B. In sostan:z:a el5li perviene a queste conclusionJ. non nuove nelle lineejondamentali: - se si intende assicurare la difese, delle coste eia invasioni del mare, occorre portare la }lotta a 1/2 di quella Jìancese; se si intende ancbe mggiungere un suj/1ciente grado di prot<?z ione da i bo1nbardetmenti delle città costiere qu.esta p roporzione va elevata ai 2/3: - per ragghnzgere i predetti ohiellivi fondame1ttctli. è llecessario aumentare il bilancio ordinario della mari1tC1 da p oco phì di 100 niilioni a 150 milio/li annui, oltre a 300 milioni di assegnazio ni straordina rie.

Taluni aspe/ti delle sue proposte sollo indubbiamente co11trouersi e controvertibili. Forse sarebbe stato pilì co11villcente se, accanto a un nuOL'O ~modello• organico per l'Esercito, avesse prese/ltato un analogo modello uolto ad assicurare tn1che per la Marina una maggiore qual(!lcazione della spesa militare, u1t migliore addestrnmen.to, un miglior impiego del penonale e nuoce costruzioni ;_,pirate ai suoi concetti in.novatori. I due limiti maggiori di u Il 'ctnctlisi sempre auui,zcente e ricca di spwzti di attualità, sono conitmque /et pel'sistente convinz io,ie che in caso di guerl'a l'i1tterruz ione del traj(ico mercantile ,wn a vrebbe conseguenze di rilievo su.Ila j)l'oduzio1te e sulla vita della Nazione e delle Forze Armate, e i11sieme la spemnza - del tulio infondata- cbe l'adesione dell'Inghilterra alla Triplice Alleanza (della quale allora jàceva pa,.te l'Italia ) era inevitttbile, e cwrebbe sanato lo squilibrio marittimo - a tutto nos1.1·0 dcumo - allora esistente tra la 'friplice e la Duplice (Francia e Russia). L'incremento dellajloua tedesca. allora già in allo, non desta in D.8. gra11di preoccupazioni, né egli vede projìlcm;i all'orizz onte la letale rivalità navale Ji-c11tco-tedesca: in. tal modo, la /)rima g11el'm mondiale smentisce totalmente le sue j}l'evisio11i. Assai p iù lunginzimnti - e stranamente amm.onitrici nel clima eccessiuamente eujò1·ico degli eumi 30, quando cwvielle la prima ristampa - sollo le considerazioni cli D.B. sulla necessità di 1toll disperdere energie in imprese cololliali, alle quali è accesamente contmrio vedelldo a ragiolle iu esse la prima causa della sottrazione di .fòndi a/l'indispensabile e ben pi,ì urgente fJolenz iamenlo della Màrina . t.'gli dejìnisce gli obiettivi coloniali -complementCl1i•, ammone1tdo c/Je, se mai, vanno pe1:,eg11iti - sia pure con molta prudellza - solo dopo aver raggiu1tto la piena capacità di assicurnre la dijesa delle coste e dei co1{/l1zi terrestri della Nazione. Ne,qli a,mi 30 e subito dopo la uitforiosa gue/'/'CT d 'Etiopia, le sue idee - conl'mrie sia alla rice1·ca del dominio del mare a.!Ji·o lltanclo ad anni pari le Ma rine mag&iori sia alle imprese coloniali- erano assai poco co11so1ze al clima dell'epoca: ciò depone afaflore dell'aperhl'ra mentale di cbi. allora, ne ha promosso la ristampa. Dell'opera veumo ancbe ricordate - e appre:z:zate - le .fi·equenti condanne dei costumi corrotti dell'epoca, che sono la causa prima ria del dissestojìnanz iario dello Stato e di tulle le pubbliche a111111inistrazioni, facendo del reperimento di maggiori risorse per la }llfari1ta - precisa D.B. - un problema morale prima ancora chefi1ta11z iario. 1\1/olti suoi ammonimenti sono tuttora. attuali, a cominciare da quelli cbe dalle alleanze non si può pretendere di cwere phì di quello cl.?e si può dare, e cbe, comunque, ogni Paese conta ill campo illlernazio11ale e nell'ambito delle a/leallze. nella misura in cui riesce - da solo - a farjiwue alle sue esigellze di sicurezza e a man.tenere in sesto la sua ecollomia: non erct certennen.te questo il caso dell'Italia cli allora, e nemmeno quello dell'Italia di oggi.


Per altro verso, si tratta di un. lavoro •di Forza Armata•, assai piil di tutti i precedenti. Delle contingenti opere ,a tesi• di Forza Armata (di ambedue i versanti) ha tc,tuni d(Oìcilmente evitabili d(/etti di equilibrio teorico, però compensati. da una massa di pregi che vanno molto cd di là dello scopo - tutto sommato limitato - che si prefigge l'autore in. questa occasione, facendo dei sei capitoli uno specchio .fedele, una sorta di metajòra del problema militare in genere- e non solo di quello marittimo- dell'Italia. Ci trovia mo davanti a una testimoniauz a di importanza unica per chi intende ricostruire con la dovuta completezza i termini delta questione militare italiana di jìne secolo XIX, in tutti i suoi a~petti. Ancora una volt'a, U .8. dimostra la profondità e organicità del suo impegno con. rare statisticbe non solo milita1i. e anipi squa rci p a norcmiici sull'Europa politico-militare di ji'ne secolo. Dalla riunione di tutti questi e/eme/lii sparsi, egli p erviene a due conclusioni emhlematicbe. Prima di lutto, tanto relativamente al bilancio generale quanto a/fa pop olazione l'Italia è l'ultima o fa penultimaji·a le nazioni europee nella percentuale di spesa mJlitare. Ciò però non implica che essa sia meno gravata di quelle naz ioni cbe banno una percentuale maggiore, poicbé queste nazioni ~possono essere relativamente più ricche e meno gn:tuale da altre passività che concorrono coffe spese milita ri ad esaurire le risorse del bilancio•. In seco,ido luogo, il p ericolo ,naggiore per la sicurezza llazio1tale (sbarchi e bomha rdmnenti e/elle coste sulla Riviera ligure di Ponente e 1wll'Ttalia peninsularn o insulare) viene dal m~tre, quindi occorre ra:f]òrzare le forze navali, anche a costo di diniinuire quelle terrestri. t proprio il nuovo atteggiamento nei riguardi delle esige11ze finanziarie dell'E,;erclto a segna re una dijfere1tza radicale rispetto alle tesi da lui sostenute nel 1879-1884. In quest'ultimo anno, in.falli, dibattendo con. il l'errucchetti sul miglior assetto da dare alla d(/esa complessiva del Paese non riteneva necessario ridurre l'Esercito a 10 co,pi d 'annata (già allora se ne pal'lava) per raj/orzare la Marina. Forse allora seguiva questa linea per avvalorare maggion nente le sue lesi a favore dell'economicità della •guerra di crociera»: sta di fallo cbe venticinque anni dopo, nel Prob lema ma rittimo d e ll'Italia 11.on. solo sostiene la convenienza di ridurre le forze terrestri, ma presente, anche un articolato progetto per costituire l'l?sercito su otto co1pi d 'armata (anz iché doclicO in. tempo di pace, però con. un guadagno complessivo di ejjìcien.za in tempo di guerra. Al tempo stesso, va ben sottolineato che D.B. ritiene necessario rctf/ o rza re la Marina, ma non - di fallo diminuendo gli stanziamenti del momento per !Esercito. Per le esigenze delle f orze terrestri prevede infatti una spesa di 3 00 m ilioni, qjì·a pur sempre notevol1nente superiore agli stanziamenti per l'esercizio 1897-1898 (263 milioni) e 1898-1899 (245 milioni). Ogp,i si direbbe: ,più qualità e meno quantità•. Va da sé cbe le tesi di DB. sono solo ulla delle tante facce del dibattito a molte voci cbe allora si suolge intorno a quello che potrenimo chiamare •nuovo modello di difesa ... Dibattilo che ha sullo s_Jòndo la d(Oìcile situazione economica del Paese aji·onte di una politica estera che - lo ripetiamo ancora, perché questo è il vizio d'origine - impone all'organismo militare di sostenere sfide ill ogni caso troppo a1nbiz iose, jìno a jètr pensare - almeno a chi guarda a quelle vicende con l'occbio di oggi - che il problema della difesa dell'lta/ia p oteva essere veramente risolto solo con alleanze che non imponessero al!'h:\·ercito e alla Nlarina con:fi'onti in tutti i casi e ovunque proibitivi.

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Riteniamo utile riassumere per sommi capi tale dibattito: solo così f acendo te proposte e le considerazioni di D.B. acquistano la loro ejfel/iua valenza e il loro ruolo autentico dando modo al lei/ore di giudicare con cognizione di causa. La sua posizione, infatti, va d~/ì"!tita r(./èrendosi atto scontro tra due ali estreme che allora si Ji-onteggiano aspramente anche a ll'interno della Marina. Da una parte q11elli che lo stesso D.B. chiama pn dal 1881 (Vds. Voi. I, Parte I para. VIII) 1autori del navy for ever», i quali ritengono che, in tutti i casi, l'Italia deve essere una g rande potenza marittima e che lajloua 1wn /1uò assicurare una difesa Stf//i:ciente se non è in condizioni di contendere il dominio del mare al più probabile cwuersan'o: è questo l'unico fatto che conta . RispeLto a questa suprema necessità che in. pratica impone la parità navale con la Fmn ciet, devono venf1· nw ,zo anche le considerazioni relatiue alle ejjèttiue possibilità ji"nanziarie della Nazione. o alle esigenze dell'Esercito. A queste tesi «navaliste• si oppongo/lo coloro che, al co11trario, plfr non llegalldO la necessità di una }o rte /lotta ritengono che debba avere priorità la dj/esct terrestre sulle Alpi, l'unica ritenuta ueramenle decisiua. Natwalmente, i fautori d i questa strategia •C011li11entalista~ ritengono insostituibile ancbe la difesa terrestre delle coste, e sono decisarn.e11te contrari - per ragioni 1t0n solo s/rategicbe ma anche interne- a qualsiasi progetto di 1iduzio11e dell'J:.sercilo in tempo di pace. Possiamo definire come rappresentanti di punta della corrente •llcn:a/ista• i comandanti Astuto e Rollca/;li e - in Cffto senso - anche Camillo i'Vlcmji·oni. In due a1·ticoli del 78.99' l'Astuto 1itiene preininente la dfjèse, delle }i"ollliere marittime rispello a quelle terrestri; per lui !'~armata necesscnia• è appunto quella cbe è in grado di contrastare al nemico il dominio del mare il più a lungo possibile. In campo terrestre è inuece conveniente u/la guerre, strettaniente d{/ensiva sulle Alpi e, in. proposito, cita un opuscolo del niaggiore dell 'tsercito in ritiro Cristoforo Memjì·edi, il quale •dimostra, con una esposizione evidente a11cbe per i llOn tecnici, quali eccezionali pregi naturali oj/ìr,mo le Alpi occidentali, ri1~/orzate da opere d'arte, onde perm.etlere, e sollo non pochi riguardi, consigliare u na guerra d{/ensiva,,:; Ma ciò che è possibile in campo terrestre, ;1er l'Aslulo non lo è in. campo m.aritlimo: le coste sono omtnque uuln.erabili, perciò fort(/ìcar!e richiederebbe u1t ellonne dispendio di risorse senza risultati certi. Le u1tiche fort(!lcazioni indis/1ensabili sono quelle cbe garantiscono la difesa delle basi mcll'ittime e degli c,n;en.ali: tutto il resto dece essere dedicato allo incremento delle/orze marilfime mobili. A tal proposito /"Astuto ricorda le dichiaraz ioni del Cancelliere gennariico et/ Reicbstag nel 1884, seco1Zdo il quale ,una mari,ia che cercasse il suo centro di gravità a terra o a con tutto di essa /come vorrebbe D.H. - N.d.c./ non meriterebbe più tal nome•. Quindi occorre non solo conce!lfrare le risorse sulle costruzioni navali, ma prevedere come modalità. d 'azione preferenziale la dijènsiua strategica e lbffcnsiva tattica. Per difensiva strategica !Astuto intende •la difesa nel suo complesso, intesa a rivolgere tut1c1, laforza nel contrastare a/l'a rmala nemica la padronanza del mare,. Pertanto essa può essei·e condotta anche con forz:e i11/eriori ed è cosa diue1 ~ça dal! ·o.f 1 G . Astu to , L ·armuta 11ecessaria. .. Rivista Ma ritti ma•, 1899, Voi. I F.is<:. I. pp. 40-55 e Voi. I Fase [[l, pp. 495-512. • C. ,Vlanfredi. /, 'Italia dere essere /)utenza lerrestre u mari/lima!' Rcllna. Voghera 1899 (l Ed. 1893). Ristampa 1996 a nera Forum di Rdazioni Internazionali, Roma.

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jènsiva strategica, che invece ricbiedeforze superiori e mira ad annientare l'armata nemica. L 'qf1ensiva tattica deve essere condotta tanto nelt'q//ensiva cbe nella d(/ensiva strategica; essa consiste nell'attaccare il nemico non appena lo si incontra, 111,irando ad annientarlo. ll contrario fa la difensiva tattica, cbe ,nira a escludere un 'azione 1·iso!utiva o a procrastinarla fino a quando si creeranno condizioni favorevoli e tali da consentire il conseguimento dello scopo strategico nel quale l'az ione dijènsiva si inquadra . A queste modalità d 'azione preferenziali l'Astuto fa corrispondere mantenendosi Jìn troppo sulle generali - coslntziorU: ncwali che p rivilegino la velocità senza trascurare l'armamento e la protezione, attribuendo importanza secondaria all'a11tonomia e senza dare al numero il peso che taluni gli attribuiscono. Pertanto il suo tipo cli nave ideale non. potrà avere dislocamento moderato e dovrà -rappresentare l'integrazione della massima .forza, come quella che può bila ncia re e sovercbiare il vantaggio del nuniero,. La conclusio1w è cbe in ogni caso le nostre forze navali devono, da sole, essere sujjìcienti per la dijèsa marittima, quindi vanno com,misurate alla resistenza che può prese!ltare la maggiore potenza mediterranea. Niente/lotta con compili limitati alla difesa delle coste: «direm.o col .Ma1 f/ì·edi, qualche vo lta l'offendere è il miglior modo di difendersi, e con. l'ammiraglio Morin, chi para muore f. ..]. li nostro campo d 'azione è il m are, è al cli là del m are. La nostrn arnrn offensiva è la flotta, diremo col Ma 11ji·edi". Per questa ambiziosa strategia, c/:Je nega recisamente la validità di una difesa marittima lim.itc1ta alla dijèsa delle coste come quella di D.13., l'Astuto non illdica però la via che consenta di ouenere concretamente gli in.genti mezzi .fìnanz iari necessan:: questo p erché ,,noi pe,:~·(,;tia,no nell'idea che non sia il caso di esam.i1lctre se si può o non si può avere u,u,1 simile forza; si deve a verla, Si deve averla percbé è una necessità , e p rovvederui non è un sacr(/ìcio, ma un dovere; perché come necessità deve avere la precedenza sulla utilità.. . •. Nel .l 899 il Non ccrg!i c(/]7-onta il problema della difesa marittima p1-imct cli tutto dal punto di vista teorico, facendo esplicito riferimento ai citati articoli cli D.B. sulla •Gazzetta del Popolo•.' Per lui il dominio del mare è una conseguenza del p otere marittim.o, e «scopo di una nazione marittima deve essere q11ello di assicw-arsi e conservare il domi11Jo del mare, inteso 11el senso vasto della espressione•. Dopo questa premessa antitetica al punto cli partenza di D.1J., loda e conunenta i suoi articoli sulla «Gazzetta del Popolo•, ma pur dicbiarandosi esplicitamente d'accordo con lui, in realtà nega la sostanza delle sue tesi. Gli obiettivi indicali da D.B. conie asso luti, relat ivi e cornplementari - egli cl}ferma- devono essere co11sideratituui ad un tempo; comunque ,,1 Jtalia correrebbe sop1-c1 una china p en:colosa se limitasse l'azione della propria Ma rina militare alla sola Ji111zio11e dijènsiva del Lerritorio dello Stato, abba11dona1tdo, in caso di co1ilitto, tutta la massa d'interessi e di doveri sparsi per il mondo; e lascia ndo il trc(/fico maritlinio nazionale perire, costrelle le navi mercantili a rimanere chiuse nei porti 1teutmli per essere malsicuro il ma1·e,,. Sempre nel caso dell'flalia, da queste premesse il Roncagli trae la conclusione cbe •il potere marittimo, Ilei senso uasto della parola, oggi più cbe mai è imperiosa ' G. Roncagli, C,eogr<!fìa, pulilica e .\1farina, ··Rivb1:1 J\l;.1riuim;1, 1899, Voi. TI l'.i~c TV, pp. 54-66.

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necessità, e non lo è meno p er l'Italia di quanto noi sia per le altre grandi nazioni marinare,,: esattamente l'opposto di quanto sostiene fJ.H. .. in. un altro a1·licolo del J90<f> il Roncagli intende soprn!tullo contrastare la tesi tipicamente •Conlinentalista• (/òrse del colonnello Domenico G'uerrini) cbe quello marittimo è un Ji·onte seco1tdario, perché l'azione risolutiva non verrà ,nai dal ,nare. E dopo aver sottolinealo- corne Callwel! - il p eso che il dominio del mare esercita sulla sorte dei con/Zitti, osserva cbe •in queslio11i di dominio non può esservi ambiguità, quindi non può esservi eccesso di misura, esagernzione, come è stato pur detto. il dominio c'è o non c'è; se c'è, non. può essere che assoluto; se così non fo::.~'ìe, vorrebbe dire cbe altri ci sarebbe a partecipami, e allora non sa rebbe pitì doniinio nw. cOJulominio, e la questione si muterebbe in. una questione di prepo11deranza che è ben diven,aM. Nel caso specij1co del con.fi'onto co/l la Francia. come D.R. il Roncagli ritiene cbe «la Fmncia ricorrerà necessaricunente alta uia del mare, perché le condizioni difensive della nosrraji'Olitiera alpina, 11aturali ed artijìciali, lajòrza /lumerica del nostro Esercito, il suo armamento ecc., sono tali da costri11gere le fòrze jimuesi a rimanere almeno tu ngamen.te sulla Ji·ontiem prima di riuscire a inji'lare wta qualu nqu.e valle•. Cita anche rnoltofavorevolmente D./3. e ll prob lerna rna rinirno dell 'Italia, ma - p 11r senza co1Ltestar11e direttamellte le idee- non crede aj}àllo alle possibilità di quella •guerra di crociem•. che rimane sullo sfondo ancbe del/"ultima opera di D.B. 11?/èttti, a suo giudiz io 111 t'i1Lvasione dal mare llO ll sarebbe possibile senza che il n.em.ico si f osse assicurato il domi Ilio del mare assoluto, o alm.eno un predominio tate da essere certo detta vittoria, in caso di a/lacchi ai conuogli di sbarco. Una prospettiva cbe è [;itì Jiwri da quella sempre sostenuta da D.JJ.: né il No11cagli crede cbe, -come di rece/lte jit scritto [/<m·e da DB.; certmnente dai suoi seguaci - N .d.c.l, pocbe navi, comandale da 1,[jji'ciali di cuore. hasternbbero ajàrpeutil'e c111'1ctrame11 le il nemico d'auer te11tato una spediz io11e da sbarco. anche se un.a potente )lotta accompag1Zasse il conl'oglio. Non eedo come la temporanea missione di guardiana di un co,wog!io p ossa condurre una potenteJloua, a douerpiegare dcwanli a p ocbe ncwi. Fate cbe quelle poche si c1zz1,djìno con quelle mo lte e porenti, e mi direte p oi a che giovi il cuo1·e de,!./i ujjìciali•. Come O.B., il Roncagli ritiene •U Il ·illusione» la difesa della penisola e delle isole con le sole forze terrestri: ma diversa111e1tte da lui, preuede cbe ..con la sola intermz ion.e del traj]ìco marittimo la Francia, molto probabilmente, jìnirebbe cott'cwer ragione de/l'I talia•. Povera di riso1:çe Jì1 tCfllz iarie, l'Italia 1to11 potrebbe predisporre risorse su.Jjìcienti di materie prime, né potrebbe acquistare- e, prezzi i11euitabilme11te molto elevati - le materie prime provenienti da altri Paesi dell'Huropa <:outillenlale e dafcmli di prod1 12'ione molto remote: ill tal modo, uerrernnto sq/Jbcafi dal mare. Le restanti co11sidemzioni del Ro11cap,li mimno a metlere i11 rilieuo fa minore uulnerabilitcì delle coste ji-a11cesi rispetto alle nostre, e sostanzialmente coincidon.o CO!l quelle cli D.B.; cmch 'egli ignora le ricad11tefincmz iarie delle sue ctjfermaziolli, pur essendo naturalmente d'accordo co11 D.13. sulla necessità di assegnare maggiori riso1:çe alla Marina. Diversamente da V .13., però, indica come r!fèrime1110 la parilcì '· G. Roncagli , li do /1/.iniu d el more dal p1111/o di 1•ista Fase. l.X, pp.

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ifulia,w, . Riv ista

Maritti111;1• l 900, Voi. IV


navate con la Francia e si limita a cifre che non servono programnii minimi, artifizi d 'usurai», bensì .vedute larghe per isco,gere bene, ancbe a distanza, le fo nti alle quali attingere i niezzi per/are, ché codeste f onti nel paese non sono iriai-idite; giusta misurajìnalmente perché sicwi dappertullo equilibrio...». Pur protestando la sua incompetenza in 111,ateria tecnica, Cam,illo Afanji-oni prende di petto quegli aspetti finanziari che non.ostante la loro importanza basilare. son.o stati appena ~jìorali dall'Astuto e dal Roncagli. in particolare, il suo inte1-vento sembi-a voler reagire a una convinzione allora assai dijjitsa nel Pa1ianiento e nel Governo, che cioè data la situazione del bilancio non era possibile aumentare le spese per la Marina, quindi il pur aw,picabile suiluppo di quest'u/tinia doveva essere comrnisurato alle ej}èlliue possibilità fincmziarie a breve e medio termine. T:spressio1ze di questi orientamenti è un artico sulla ..JVuoua Antologia• di jìne 1898 a.fìrma di ,Un ex-deputato•,' nel quale si ajjèrma che i bilanci della Marina Jìno a quel moniento non so,w stati espressione di insensihilità politica ma ./Jarmo sempre rappresentato il 1nassimo di assegnamenti cbe era sperabile conseguire nelle circostanze politiche ejìn.anziarie in cui venivano presentati; n.01t, però. il massimo a cui avrebbe potuto portarci una linea di condot!a pht prudente, più curante dell'auveni1·e, più saggia•. Si èfatto rico,:m in misura eccessiva al credito; con una politica pi1ì prudente il bilancio della Marina non avrebbe raggiunto il ,nassimo nel 1889 per poi dilnin11ire gradatamente, ma sarehbe andato gradualmente crescendo e potrebbe 01-c, aver raggiunto una ciji-ct tale da non destare p reoccupazioni in coloro che al momento lamentano l'ins14Jìcienza delle rison,e. In questa situazione prosegue l'ex deputato - la politica delkt lesina chiedendo sacrijìci a tutti ha creato le premesse per dare una base solida a nuovi aumenti; comunque le riso,:,·e sottratte alle nuove costruzioni (,;o/o 79 milioni nel 1897-1898 con il 11/finistro Brin) non sono mai andate a l?enejìcio dell 'erario, ma sono state impiegate per le esigenze connesse con l'entrata in servizio di ,woue navre per mantenere il pi1ì possihile al completo gli equipaggi dette navi in servizio. l ·ex deputato conclude auspicando che si forniscano alla Mc11ina al più presto ,i più larghi mezzi possibili•. le assegnazioni però dovranno essere il?fonnate ,al/a p iù oculata e severa p revidenza•, in modo da non provocare, in.Ji1turo, •una situazionejìnanz iariafalsa e grave come quella che è stata i'unica causa di quelle dejìcienze Ilei serviz i della Mcl1'ina a cui onz si uuol rimediare». Sulla ,Rivista J\llC11iltimal' il Mcmji·on.i obielfa che se nel periodo nel quale ilt l'arlamento si chiedevano alla Marillet le pi1ì rigide econo1nie .fosse scoppiata la guerra, e se la lVJari11a si fosse dimostrata i!lcapace di sostenere l'urto delle )orze nemiche, •quella stessa opinione p ubblica, che si rivolgeva contro il Nli11istro (della Ma rina/ per la sua resistenza alla richiesta di nuove diminuzioni, si sarebbe levata ad accusarlo dei disastri della Patria•. Bisogna anche tenere conto- prosC'gue il Ma11Ji·oni - che l 'aurnento delle spese per la Ma rina jìno et! 1890 non deriva solo da un dissennato ricorso all'indebitamento dello Stato, ma è stato imposto dalla d([/kile situazione internazionale e • Un ex-Derutato, Marina eJìna11zc1, •Nuova Antologia .. 16 o uohrt: H!98, Voi. I.XXVI I Fase. 644°,

pr. ì39-750. "C. !Vl;m froni, iHar/11t1, jì11a11za e j)olitica. -Rivista Marittillla• 1898. Voi. IV Fase. Xl. pp. 189- 196.

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dalla minaccia incombente dal mare. La dimin·u z ione dell'ejJìcie1tz a del!ta Marina ha certainen.te contribu ito alla politica estera rinunciattwia dell'Italia. Il rapporto tra la politica estera e la Marina (dalla quale dipelldono noll solo gli interessi, ma la vita delta Naz ione) è indiscutibile; quin di per il Man.frolli i bisogni della Marina non p ossono essere ridolli a u na mera questione di bilancio, come se sì trattasse del bila ncio dell'agricoltura o della pubblica istruzione. Pare che l'ex deputato a m metta - p rosegue il Mcmj i'Olii - che fa Ma rina al momento non è in gra do di d[/en.dere le coste: quindi ,/a jbrniula delle n osti·e spese navali, espressa dall'illustre autore con queste parole: il massi mo che le nostre co ndizio ni finanzia rie ci consentono, dovrebbe essere ,nodijì'cata in quest'altra; il massimo che le nostre condizioni finanziarie ci consentono renendo conto elci vantagg i che si perderebbero, degli svanrnggi e elci pericoli cui andremmo incontro, subordinando la Mari na alla finanza[. .. ) Salus patriae suprema lcx•. Quest'ultimo concetto è Cfllcora contestato dall'•ex-deputato• iii un.a lettera di

risposta alla ,N.ivista Marittima"/ nella quale ribadisce cbe la discussione ciel bilancio della Marina è proprio una questio11ejìnanziaria.- Marina e Fi11anza sono due termini strettame11te co1t1tessi, quindi 1io1l si p uò avere •li lla f orte e solida J'vfa rina con. una cattiua finanz a •. È incom.prensihile, p er l'«ex-depu.talo», L'aj(erma.zicme del Ma1ij1·oni cbe bisogna cura re cli più la Ma rina che la jì'11a 11za; per il f u turo, sulla base della passata esp erienza •temo il pericolo cbe, scegliendo male la via per raggiungere la meta alla quale tutti uogliollo arriuare, ci avvellga, conie già ci è successo in. passato, cli d over /ornare illdietro, dopo a verj èttto pocl.n passi auanli•. Sull'opposto versa11te dei •COlltine11ta/is11:. ua a!lzitulfo ricordato l'alloret maggiore Domenico Guerrini, fondatore e direttore della "Rivista di l7c11tteria•, che specie nelle a nnate 1899 e 1900 della s11a rivista conduce (unico llell'éserciLo) u/la critica aspra, serrata e approjòndita - i1t chiave storica e insieme attualizzallte - alle tesi del Cc1tfwell a proposito dei rijlessi del domillio del mare sulle operaz ioni ten-estri (Voi. I, Parte Tl!), pur molto favo1·euolmellte accolte ne!/'J.is ercito. la su.a visione ridulliua delle e.ff etliue ricadute del dominio del mare nelle varie guerre richiederebbe u 11 m.inuto esame cbe noll è possibile compiere; di esse si è falla e si farà m.en..zio17.e qua ndo sarà richiesto dall'c!rsomento, e allo scopo di)onzire al lettore il muescio della medaglia. Basti qui ricordare che il dicbiarato obielliuo del G'uerrilli è 1111.0 solo.- dimo strare- et pot1r cause - l'i;~/cmdatezza della tesi genera le del Callwell cbe la preponderanza sul rnare p uò compellsare l 'inferiorità di f orz e terrestri. A taljìne, il Gu.errini forllisce u n 'inte,pretazione costantemente •minimalista• - quindi con trapposta a quella del Callwetl- degli ejjètti del dominio ciel mare ill tutte le guerre trattate dallo stesso Callwell. ,\ìJecie nel caso delle gue/'/'e d 'indipendenza italiane (Cjì ·. Voi. !, Pa.rle Ili cap. !!), egli più di quest'u ltimo si a vvicina alla realtà: ma, i1t generale, la sua inte,pretazione - che guarda al presente e all'avvenire, piiì. cbe al passato - 1·isente dijorzalure e di limiti opposti a quelli dello stesso Catlwelf, tendendo sempre e com1111que (anche n.el!e recensioni) a dimostrnre cbe il potere •contin.elltale• è premin.e/lte rispeuo a quello mariftimo, e cbe l'aziolle delle ., Un ex-Oer,uta to , Marina, jì11a11za e politica. «Rivista ;Vl arittima .. 1898, Voi. I V F:tsl'. Xl I,

pp. 515-523.

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.flotte avrebbe scarsa influenza su lle operazioni ten-estri ancbe nel caso delle possibili, ji,1tu.re guerre italiane. Il commento pht equilibrato a proposito delle oppo:;te tesi del Callwe/1 e etc,/ G'uerrini ci sembra quello del maggiore Cristq/òro Nfanji·edi, il quale Sili/a Rivista M,irittinrn del 7900 scrive che la questione del dominio del 1nare e dei suoi ejfetti sulle operaz ioni ten YJSlri e sull'esito delle guerre è assai complessa, percbé non p 11ò tranarsi generic :1mente rispetto a tutte le guerre, ma sempre, caso per caso, rispeuo a una guerra speciale; perché l'influenza del dominio del man: sulle operazioni in terra varia, dal nulla al 1uuo, secondo una infinità di circostanze. Sarebbe minima, pL·r esempio, in una guerra tra la Francia e la Germania; sarebbe massima in un conflitto tra la Francia e· l'Inghilterra; poco minore, a mio avviso, in uno tra la Franci:1 e l'Italia I.. ) Apr,licata alle guerre del passato, è quest ione d i storia mi litare. L'ha traua1a egregiamente il Ca llwcll, cui spelta il merito di averla sollevata: egli sottilizz:i talvolta per trarre l'acqua al suo molino, ma souilizzano molto più i suoi critici [forse il Manfredi si riferisce al G ucrri ni - N.cl.d per clL·viarm:la. '''

011 re a recensioni molto cri/ iche - a nzi a stroncature - di libri assai loda li da D.IJ. e dagli scrittori navali (come quello di Pompeo 1\1/oden ti L'assedio di Roma nella guerra del 19 ... e di /lrgus La guerra del 19 .. .), 11 del Guenini va ricordata la recensione al li!?ro dc>! tenente colon.nello dell'!Jsercito Cuniberti Marina , Eserc ito e fin anza (1900) 11el quale l'autore propolle di utilizzare per le .\pese di potenzic1me1tto delflisercito e della Marina i circa 50 milioni messi insieme con un prestito promosso da u II Co1tso1zio Naziollale, costituito con lo specijìco e unico scopo di estingu ere il .fòrte debito pubblico italia110. 1! Osserva il Guerrini che questi Jèmdi 1io11, sono dello Stato e noll devono né jJossono essere impiegati perjì'nalità dive,~,e. se pur nobilissime, da quelle per cui sollo stati raccolti: •se lo Stato ba. oggi, bisogni u,~qenti, provveda come può e sa; ma non pensi di p oterprouuedere mettendo le mcmi sulla roba a ltrui•. In quanto e, Lissa il c;uerrilli, ricbiama11closi a11cbe alle c~f.Termazioni del Ca/lu,e/1 sulla nostra superiorità infc11ro di materiale, dissente da ll'r4/è nnaz ione d el Cu1tiberti che ,dopo il disastro di I.issa, .fi, ge11eralme11te sentita la uecessità di avere una .flotta forte per n/lmero e qualità di navi•. A suo giudizio, invece, ,11011, di navi, cbe a Lissa a vemmo esuberantissime per numero e per qucilità, ma bensì di uomini si sentì il bisogJto dopo Lissa!•. Per quallto rigua rda ; ,ùì nel concreto e più da uici1t0 i contenuti del Problema ma rittimo d cll'ltal ia. Lutti gli esponenti del pensiero •lerreslre• dell 'epoca pur riconoscendo la necessità di rr,(fforzare la .flol/CI dissentono dalla proposta di D.B. di ridurre il ll11mero dei co,pi d'armata in pace. Nonjètrmo eccezione Nicola Mà,~,e!li e Cristoforo Manji·edi. cbe pure cwe11a110 sempre soste1wto la necessità cbe lajlotla fosse messa in condizione di c4/imuare quella .Jfrwcese (per il Manji·edi p oi, come si è acce1u1ato, il pericolo mag_qiore uelliua dal mare). '" C. Manfredi. IJa le/'/'a e da mare. -Rivista ~l:lrinim:t· 1900. Voi. IV Fase. Xl. p. 222. •Ri, ista di Fanteria - Anno VII - !898, pp. 815-83'i; Anno VIII - 1.899, pp. ,'3 30-541; Anno IX 1900, pp. 285-287. "-Rivista di l'ante ri:1- Anno IX - 1900, pp. 284-285. 11

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Enrico Barone, a llora tenente colomzello di Stato Maggioi·e, nell'articolo del 1903 Armi e politica" contesta il p rincipale asserto di n.H., che cioè sia possibile economizzare p a recchie d eci11e di milioni nel bilancio deff'n,ercito, senz a toccare «la parte viva• dell'Esercito stesso. Noll polemizza direl/m11ellte con D.R. 11é con altri esponenti della 1vlari11a: ma disting ue tra tre cliuen,e corre /lii di pensiero, quella dei conservatori, quella dei social isti e quella degli inclusrriali (cioè «dei cantieri ncwali e dei loro mppreselltanti»). I conserua tori per il JJcmme sono appunto coloro che, con idonee r(/orme, uorrebbero realizzare consistenti risparmi sul bilaJlcio del/"faercito seJLza intaccare la .ma capacità operativa . I socialisti uorrebbero risparmiare cinqua nta illilioni riducendo la jòrza bilallciafa del!'Esercito in tem/JO di pace e le Armi a Ctl{IClflo (le pit7 costose). lnjìlle, secoudo il Barone la corre11fe de,gli industriali •vorrebbe l'a umento della Nla rina, anche a cosro di sconn.elfere IEsercilo. Ma di questa non ci occuperemo, perché essa es11la dalle a,gomentazioni militari e 11011 rappresenta punto le idee e le asp iraz ioni dei veri marina ri. Non meno di questi ulli//li, 11oi sia 1110 convinti della opportunità di una salda Ma rina: come, non men o d i noi, essi sono co11uinti che a codesto ideale non si debba punto tendere anche a costo della roviHa deff Esercito. I ue1·i niarinari 1lon ha nno questo di mira: coloro che. pctlesamente o con cthili sottintesi, si fcmno campioni di questa tende11za industriale, banno altri scopi su i quali llOn dobbicuno quifermarci•. il Barrme aj]èrn,a che l 'lisercito 11ou PJ.1<> essere ridolfo per d ue m g ioni essenz iali: perché lo 1ichiede la politica estera, e percbé lo ricbiede la politica interna. Una p olitica estera a lliva come c111ello italimta del mom.elllo richiede f orti a rmamenti. quilldi non si posso110 11e,gare i mezzi 11ecessari per sostenerla. /11 quanto a lle Alpi, il loro valore d(/ensiuo può g iovarci sulla Ji·o Jttiem occiden tale co11 la Francia, ma non dalla p arte della Suizzera, e sopral/111/0 dallo parie dellajiDJ lliem orie11tale con l'Austria. «Non è nelle ipotesi impossibiliMche la Svizzera possa pre11dere parie attiva a una g uerra nell'T!uropc, centrcrle, e 1111a mi1taccia cwviluppante da quella parte paralizzerebbe il nostro scbierame11to. A Orien te «siamo alleali del/"Austria, ma non per questo uorrem.o certame!lle commellere l'errore d i p re/Jctrarci un E'>ercito s11Jficiellteme11te ualid o per l'ipotesi di una guerra sul jì-o,zte occidentale soltanto: tanto pitì- e 1w11 è 1111 mistero per 11essullO - che da l1112gbi armi la nostra vicina di Oriente, lenla rne11.te, ma con gmnde continuità di pensiero e cli mèta, fa quanto le è possibile per prepara,:,i a ogni evenienza, qualora l'al/eauza dovesse illterrompersi" ID.il., i11vece, nOll rile1teua pericolosa e •aperto• la ji-rmtiera orientale- N.cl.c.]. !I Barone melle {JOi i11 1iliem cbe dal p1111to di L1ista della politica illtemc, - lo dimostra la stessa interessa ta proposta dei socialisti d i ridume la f orza di pace - al momento rima11e sempre necessario impiegare l'F.sercito in 01d i11e p ubblico, a nche se alcuni niili!ari /xJnsc11 w cbe a questa esigeuza dovrebbero j)ro{)uedere solo lejòrze di polizia, e cbe ,sè q11esle non basta no. si a umentino, e si lasci f"faercilo ad allendere alla suaji11zzione, che è qu ella esclusil'CI dipreparcm;i alfa p,uena•. 1\'011 si può perciò 1id11rre la Jbrza di pace dell'Esercito, uisto che, p roprio p erjàr ji·o,zte a esigeuze di ordine pubblico. di recente è stato 11ecessario acldirill11ra richiamare delle classi in co1lgedo. '' E. Uaronc, Armi e /XJlitica. -:--Juova An1ologia• I giugno 190::S. Vol. CV fase 755°. pp. ·'1'14-455.

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Per lui il problema militare è anche una questione d i economia e di fincmzu, ma n on è solamente tale. Conji·onti attendibili con altri Stati raramente sono possibili, perché il bilancio militare di un paese è funzione di parecchie variabili non sempre quantificabili: tutto dipende dai compiti, dalle fu nzioni cbe si intende assegnare a una Forz:a Annata. E la sua conclusione et p ro detl'&ercito ricorda quella ciel Manji-oni a pro della Marina: ,fa facoltà di far valere le proprie ragioni, quando occorra, all'estero; la libertà massima, compatibile col niantenimento dell 'ordine all'interno, sono beni che costano. Se il paese non si sente di mantenere il loro costo, lo dica, e rinunz i a quei beni; ma non si illuda di poterli conservare senza i sacrifiz i cbe essi ricbiedono•. l e consiclera.zioni del Barone p rovocano la reazione di D.B., cbe evidentemente intellde re!>pingere l'accusa - in verità injòndatct - di aver abbcmdonato /et linea moderata e di collaborazione con l'&ercito, per sostenere soluzioni che, se vanno a vantaggio della Marina, danneggiano certamente l'Esercito. Recensendo favorevolmente sulla «Hivista NJai·ittima,, de/ gennaio 190 4 il libro del tenente di vascello Cesare Scmtoro Navi o battaglioni? (nel quale si reagisce all'accusa di •industricilismo" lanciata dal Barone), D.B. tiene a 1icordare cbe n.el Problem a marittimo dell'Italia accanto alla p erequaz ione dei bilanci a favore della Ma rina, ha para/lelcl1nente indicato la necessità di una spesa di ben 300 milio1zi per n ::sercito (dei quali 50 per fortificazioni e anunodemamento). Ciò dimostra - egli conclude - che nessuno vuole la menomazione dell'ejJìcie1z2a dell't:sercito e che •i ve1i marinai, come i veri soldati, 1wnjèu11w d e/I i ndustrialismo, e quando trattano della perequazio1te m ilitare non s'ispirano cbe dalla Patria•. Da am.bedue le parti, comunque, la tendenza è ve,~,o !et radicaliz.zaziolle delle posizio1ti. Coloro che, nell'Esercito, si oppo1tgono informa pùì diretta e concreta alle tesi dei •11cwalisli• e alla riduzione dell'Esercito a pro della Mari Ila so,w il generale G'oiran e il generale Primerano. li G'oiran 1tel 1893 pubblica un l1111go articolo dal ti/o/o Il rinnovamento mil irn re in lt,1lia 1 ' (c itato da D.JJ. n e/ Prob le ma ma rittimo clell 'lta lia) ove dimostra la possibilità di rispcm11ia re con ido1tee rijòrme 10 milioni sul bilancio dell'Esercito, desti1uz1tdoli alle spese per l'acquisto di lluovi materiali (D.B. però, non cita 1m secondo articolo del Coiran, Esercito e Marina eia guerra, Ilei quale egli si oppone a llo scioglimento di due co11Ji d'annata per aumentare il bila ncio della lVlarilui)." Secondo il Coiran, se si riducesse l'Esercito da dodici a dieci corpi d 'armata ne verrebbe compromessa la mobilitaz ione, perché d ovendo coslituire- in caso cli p,uerra - olio co1pi di m ilizia mobile (cioè composti da ricbiamatl) invece di sei, questi otto co,pi risulterebbero pii.ì deboli e co11 meno t(/Jìciali in servizio permanente, mentre quelli già cosli!11ili perderebbero proprio all'atto della guerra un maggior numero di ujjìcia/i e di persoJZale in serviz io permcmente. D'altro ca1tto, se si volesse mantenere in servizio i11 numero St(//ìciente gli 11.Jjìciali destinati a costituire gli otto co1pi d'annata di 1'icbicunati, •non si p otrebbe scemare la/orza bila nciata né d i un uomo, né di UJl ccwaflo,,; in tal niodo l'economJa q//ettivam ente rectliz.zata sarebbe inisoria. ' ' .. Nuova Antologia-15 marzo 1893, Voi. XLIV Fase. V I, pp. 254-283. "•:'°'!uova Antologia• 15 maggio 1893, Voi. )..1,V Fase. X, pp. 290-300.

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Una sonima così esigua n on consentirebbe perciò di aumentarn a su)Jìcienza il bilanci-O della Jvfarina . OccoJTono a quest'ultima almeno 20 o 25 1nilioni: ,e pertanto o si aboliscono due Co11Ji senz a ri11/òrz are i dieci superstiti, oppure se ne aboliscono quattro per avem e ofio pit..ì grossi /come sostiene D.8. - N.cl.c.J e così contentare coloro che hanno biso,gno di vedere in piazza d'armi le compagnie con 120 o 130 uomini, e riccware i ue11,ti o ucmticùique m.ilioni cbe occorre dare alla Marina. Se non.ché, qual genemle di cuor leggero oserebbe assu me1~,i la responsabilità della dijèsa dello Stato con 1m F.sercito cosi ridotto?•. E con il sistema «invalso jìnora.. di ridurre il bilancio milita re ,,ad o,qni lieve sbilancio" dellefina!lze dello Stato, chi ci garantisce cbe dopo aver rido/lo i C'o1pi d'armata a dieci o ofio, • JW Jl si cercberebbe p oi di spolpar anche questi. e 11011, si tenterebbe magari di ritogliere al bilancio della Marina qualche milioncino?». Né si deue pensare, secondo il Goircm. che con /'a11men10 cli 20 e 25 milioni per la .flotta, il problema della d!fèsa marittinia sarebbe risolto: cmcbe in questo caso non si riuscirebbe a eliminare lo squilibrio tm la nostra j1oua e quella ji'ancese, mentre per la Francia non sarebbe dij}ìcile aumentare il suo bilancio aJlcbe di più, in modo da conseJ'l)are e a nzi accrescere la sua supremazia. Diminuendo le 1Lostre )'orze terrestri, non si f a rebbe cbe accrescere lo squilibrio che già esiste in questo campo: io dico inoltre. che due corpi permanenli in più assicurano la difesa del terri torio assai meglio che qualche nave in più; la qual<.: po1d bensì servire a prolungare la lo lla marillima, ma non ad assicurarci b vi1.loria finale. Per questo occorrerebbe che fossimo no i ad avere sulla Prancia la superiorità d i forze. l corpi d'a rm;Ha invece ci assicurano che noi rigetteremo in mare il nemico, se rit1scirà a sbarcare. È cosa t!videme infatti, che il mare è c;:1111ro libero, sul quale la Francia può senza intoppo spiegare<.· far valere ru11a la sua superio ri tà n umerica; menLrc per terra, sia per la natura della froniiera alpina, sia pt!r la forza rclati,·amenté! limitala <lei corpi, che possono rrendere imbarco, sia per le condizioni in cui devono effenuarsi gli sbarchi, è ben difficik , per non dire impossibile, che k: forze francesi ri<;:sc;:1110 ad avere la superiorità numerica su un qualsiasi campo di ha1t:1glia - quando, s'intende, non distru ggiamo inconsultamente qualcuno <lei nostri corpi permanenti.

li Goircm conclu de queste rijlessio11i, radicalmente cliv(m;e da quelle di D.B., con l'auspicio che le 1zostre Jòrze marittime siano aume!ltate, perché se Ile a uuantctlJgerehhe cmche la d [/esa terrestre: ma deue rimanere ben fermo che p<:r gli Stali continentali [cioè con <:stesi confini t(.'rrestri - >i.d.c.l gli Eserciti sono indisrntih ilrm: nte il prin<:i pale e piC1 v;llido pro pugnacolo di d ifesa territoriale, come pure sono strumento indispensabile per l'effc':!ttiva occupazione del suolo; le Aolte possono coadiuvare le operazioni offensive e difensive degli eserciti, esse pos.sono portare ra pidamente l 'offesa a grand i distanze, e sono soprattutto stru menti di (.'Spansione nazio na le; ma non ci pare che pl'r noi sia ancora giunto il momento slori(.'O propizio per aspirare alla grandezza marittima, mentre non :ihhiamo ancora dato sviluppo compleLO alle forz(.' terreslri.

Raggiungere co11tempomneame11te l'obiettiuo continentale e quello terrestre secondo il G'oircm non è possibile, anche perché - supponendo rct/Jgiunta la parità

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navale con la Francia - noi ci trouerenuno ugualme1tte in condizioni di grave inferiorità per qua/lto riguarda la Marina 1nercct1itile, indispensabile p er.fornire a quel la mJ/itare sia gli eqw/Jaggi necessari, sia le navi ausiliarie. La situaz ione geogrcrjìca dell'Italia, in/alti, è tale che, in caso di guerra, 11oi ,w n sarenio mai in grado d i inipedirn il rimpatrio delle navi e degli equipaggiji'CIJicesi, m e1ttre da parteji-cmcese sarebbe molto più facile ostacolare il ritorno i11 Mediterrnneo delle n ostre naui, attrcwerso i passaggi obbligati di Cibilterm e Suez. fnjìne, per 1nigliorare l'efficienza dell'Esercito il G'oim1z propone- come il Cwtiherti- u1i prestito da parte del Consorzio Nazionale a l Ministero della guerra di una quarcmtina di mJlioni in quatlro anni; in ogni caso •11on dobbiamo preoccuparci tropj)O delle attuali cmg11sliefincmzia rie, nia procurare d i porvi riparo con sani prouuedinien.ti econoniici e con r{/orme organiche razionali in tutti i rami dell'Amministraz ione dello Stato•. Il ge11erale Domellico Primerano, già Capo cli Stato Maggiore del!'Eserdto dal 7893 al 1896, ajjì-ollta il p roblema della difesa m 1z ionale i11 forma assai phì completa degli altri scrittori terrestri, con considerazioni di cara/lere premi1ientemente strcitegico. Fin dalle prinie rigbe del suo cf.1'ticolo Navi e fortezze '<· egli Jà ben luce sulla ragione del contendere, tipica llOn solo del secolo XIX: -dopo la guerra recente tra la Cbina e il Giappone e lapiù recente tra l'Ameriw del N01d e la Spagna, 11effe quali l'az ione delle marine militari Ji1 preponderante, e di ji'Onle agli incrementi cbe tutte le Potenze marittime apportano ctlle jlotle rispetliue, è sorta cmcbeJia noi una/orte p reoccupaz ione per la 11ostra 1vlari11a militare. Cli 1111i credono che occorm accrescerne la potenzict!itcì, altri a questi increme11ti si oppongono, p erché auuersi ad ogni spesa 1nilita re: e ue 1t 'ha pure c!Je uo/'/'ebbero si aumentasse la Marina. ma di11ii1wendo le spese /Jer l'Esercito•. Ciò premesso, il Primera110 ricon osce che •è p e1fellc11nenle rag ionc,uole e patriottico• chiedere u11 aumento del bilancio della 1\!Jari1ia, ma ciò noll pu6 a uuenire. a suo giudizio, decurtando di a ltretta llto il già insuj/ìciellte bila ncio d ell'Esercito e riducelld o il nu mero dei cOJpi d 'armate,. Bisogna guarda re - egli cwuerte - non alla sola d(!èsc, mari/lima ma alla df/esa dell 'intero territorio naz ionale: infa lli l'Italia 110n ha solo con.Jìni ma rittimi, m a anche terrestri. lungo la catena delle Alpi cbe la me/le in contatto coll potellze mJ!itari di prim ·ordine e non è cff/atto (corne comunemente si crede) ,una .Ji·o11liem insupernbile o Jàc ilme11te difendibile con. p oche /orze e CO !l pocbi me:zzi•. t,!f'atti, in più parti il versante 1·fuolto v<11:\·o cli noi è in possesso dello straniero, fo rmando p ericolosi cunei nel nostro territorio, e ormai molte comode strade e molte ferrovie attraversano questa catena, quindi vanno meglio d{/ese con moderne (e costose) opere difo rtificc1ziolle tutte a ncora da costruire. La conclusione del ?rimeremo è che ,,se ,Wessenia pia nge, Sparta non ride». Se la d(!esa marittima è carente, ugualmente carenti sono le llOSlre difese terrestri e costiere, .giaccbé non si può collcepire un sistema cli seria d!fesa dell'Italia senz a la simulla!lea ejji'cacia dellefòrze marillime e terrestri, e senza avere a lme/lo sbarrale completame/lte le porte di casa, e dato valido appoggio alla jlolfa CO/l p iazze/orti ma rittime che le servano di ricovero, d i rifornimento, e di base d 'operazioni nei tre mari che ci circondc1110•. '" D. l'rimerano. 1\ 'ari e.fol'/ezze, -Kuova Amologia· 16 dil'embre 1898.

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Occorrono, dunque, sia una lv!arina sia un faercito ejfìcienti; si potrebbero ridurre le forze terrestri solo dopo aver compiuto tutte le necessarie opere di difesa dellej1-ontiere e assicurato alta nostra accresciutajlotta i punti di appoggio, gli arsenali e le basi di opera:zione dei quali abbisogna per rendere più ejjìcace la sua azione nei tre mari. Ma come accrescere le 1·iscm;e per la d(!èsa in un Paese con bilancio non Jl.orido, che è già il più tassato d 'Europa? Per i I Primerano l'unico mezzo è un prestito interno per la d(!èsa nazionale, mediante il quale si assicurerebbe la miglior utilizzazione anche delle pur ingenti risorse che il Paese già destina alla D(/èsa, senza però concedere quanto sarebbe necessario. In tal modo, al moniento «si fa opera poco 1neno cbe injiuttuosa, come il1/i·uttuoso, anzi sprecato, è il danaro impiegato a costruire ed(/ìzi non abitabili penhé incompiuti•. Anche il Manji·edi nei due articoli Da terra e da m,ucP (jJubblicati dopo li Problema marittimo de ll'Ita lia) esordisce dichiarandosi, in modo inequiuocabile, contrario alla riduzione dell'faercito: credo l'Esercito appena sufficiente al suo compito, perché la nostra debolezza in mare gli addossa gran parte di q uello dell'armata; credo l'annata molto inferiore al proprio; s'intende c he mi riferisco soltanto alle forze materiali. Ma da questa condizione di cose non ne deduco che convenga rafforzare l'annata a spese c.k:JrEsercito, anche pe rché si creerebbe un dualismo, un contrasto d'inte ressi, una sequela cli rancori, c he dure rebbero chiss,'i quanto, con danno politico e morale incalcolabile. [. .. ] Resti dunque all'Esercito il suo bilancio, ma si rive rsino su quello dell'annata tutte le economie possibili, e magari il provento di nuovi cespiti. Dirò di più: qualunque modificazione all'ordimimento fondamenta le dell'Esercito la crederei da nnosa, se fona a scopo d 'economia, insensata se fa na ad altro scopo.

Quijìnisce !et sua concordanza con il Gueirini, il Goiran e il Primerarw, e continua invece la sua discordanza da D.8. (da lui pur definito «maestro e duce di s/rategia navale,,). Dopo aver preso atto delle due correnti d'opiniolZe che diuidono gli scrittori nauali - coloro cbe ritengono irrinunciabile contendere al neinico il dominio del mare e coloro che invece (co,ne D.R.) si accontentano della difesa delle coste - il Mcmjì·edi osserua causticam.ente che «se un tempo ciò che dovrebbe/are la nostra flotta in caso di guerra con la Francia, credevano d i saperlo gli 14/ìciali detl't::sercito, oggi pare che non lo sappiano più né quelli dell'Esercito né quelli della Marina». La sua scelta, comunque, non è dubbia: dqfinisce vaga e indefinita negli scopi e nelle modalità la .fèmnula d(/ensiua della guerra d i crociera suggerita da D.R., rijèrendosi in proposito a un disco1so pa.rlarn.entm·e dell'anuniraglio Morin (al 1nomento i\llillistro della i\!Jarina) nel quale quest'ultimo - diuen;amente da D.B. riconosce la necessità che la flotta accetti senz'altro la lotta in rn.are aperto e sia quindi in grado cli contendere al nemico il dominio ciel mare. Coloro che sostengono una diversa e più prudente strategia, secondo il j\;forin pensa no che il comandante supremo I.d ella flotta] debba mantenersi in osservazione per spia re un 'occasione, che forse non si prese merehbe mai. E questo Fahio del loro cuore dovrebbe segu itare ad osservare anche quando il ne mico, scorrendo da

" •Rivista Marittima .. 1900, Voi. IV Fase. Xl, pp. 215-250 e 190 I . Voi. I Fase. T, pp. 81 -103.

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padrone il 1m1re, predasse le nostre navi mercantili, a nnientasse il nostro commercio, r<.:nùesse impossibili le comunicazioni colle isole, bombare.lasse gli s tabilimenti che abbiamo a ponaca del suo cannone, taglieggiasse: le città mariuime, portasse sulle nostre coste lo squallo re e la desolazione' E che cosa osserverebbe questo disgraziato, se: non la profonda delusione cld paese, la vergogna ùdla ,'Vlarina , il proprio disonore?

La scelta dunque, per il Marl}ì-ecli, non può essere dubbia. Tcmt 'è vero che egli si riJJroniette di dimostrare l'esatto opposto di quanto sosteJtgono il Guerrinì e il Primera/lO: · 1° il dominio del mare i11 nuuio all'Italia renderebbe impossibile alla Francia l'invasione della valle del Po; 2°) Il dominio del ma.re in mano alla Francia le rende supe1.flua questa invasione,.,. infatti ,per le strade delta riviera (ligure} noll passa Ull gallo se chi ha il dominio del m.a re non vuole". Con il dominio del mare da parie nostra, pertanto, sarebbe possibile destinare altrove le.fò1:z:e terrestri da imp . iegare p er la d{/esa della Riviera di Ponente fino a Genova, togliendo al neniico ulla base di approvvigionamento che gli è indispe,isabile. Rimarrebbe al nemico la sola via d 'inuasione delle Alj>i: ma, come banno g ià dimostrato il Ricci e il lJabonnida, in questo caso il ne11iico avrebbe a disposizione solo cinque stmde di limitata potenzialità logistica, co,i le quali si potrebbe alimentare 111wforza d 'invasione di 250.000-300.000 uomini al massimo. cbe avrebbe inoltre.fo rti dif/fcoltà a concentrarsi una volta sboccala. in pia no. A tale jòrza si potrebbe opporre il n ostro Esercito di prima linea (c/Je da solo conterebbe 800.000 uomini e con la milizie, mobile, 1.100.000), se11zc1 cbe la sua mobilitazione .fòsse distu rbala dal mare. Se, invece, il domiuio del mare.fòsse in possesso della Francia, accadrebbe lutto ciò cbe gli seri/tori navali e lo stesso lJ.B. banno previsto: il nemico potrebbe sbarcare s11/la penisola e i11 Liguria 300.000 uom.ini e forse di phì, evitando le Alpi e 1ni11accianclo Noma, Firenze, Genova, Napoli e Palermo, che non sono meno importanti di Torino e kli/cmo. fil questo caso, p er il Manji·edi i romcmzi di Argus La guerra del 190... e quello di Pompeo Modem i L'assedio di Roma nel 190 ... potrebbero diuenire realrcì. Senz:a contare cbe la Francia 11 0 11 avrebbe bisogno cli tentare s/Jarcbi: per abbattere l'Ita lia le basterebbe l'interruz ione del comnwrcio e il bombarcla me1110 delle coste. Il Ma,~/i·edi indica con m olta cbiarezza qual è la strategia phì conveniente, ma nou ne esami//,a i risvolti economici: a.I CO //,lrario, il generale Nicola Marselli nell'articolo del 1892 Questio ni Militari'" (1ton citato, et pour ca use, da D.B.) si occupa essellzialmente della spesa militare. Rico,wsce llecessario riformare l'amministrazione dell'Emrcito (pletorica, troppo accentrata e dispersiva come tutte le cmiministraz·ioni d ello Stato, civili e militari), ma ritiene 1111 errore ridurre i co,pi d'armata, il cui numero rispel!o alla popolazione al co1~/i'Ollto co,, altri Eserciti 11011 risulta eccessiuo, e la cuijòrza di pace non è molto i1~/èriore a quella dei co1pi d 'annata di altri eserciti. I.et loro riduzione comporterebbe un inquc1drame11ro peggio1·e delle unità in caso d i guerra, e, in particolare, o una dimi1111z ione di forza complessiua

'" N. Mar~dli, Q11eslio11 i milita ri, •:-/uova Antologia, I febbraio 1893. Voi. XXXVII Fase. 111 ,

pp. 417-451.

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del nostro Esercito o una esuberanza di forza numerica (in rapporto al nuinero di ufficiali) della fanteria. Essa inoltre comporterebbe una forte riduzione di Quadri, con nocivi riflessi sul morale e sulla carriera dei rimanenti: "adunque né dal punto di vista tecnico né da quello jìnanziario, la riduzione dei co17>i d'armata regge ad un esame imparziale, salvo che non si voglia indebolire l'Esercito. Trovandoci alla presenza di un co1po alquanto debole, si ojj1·ono due metodi curativi: l'uno che consiste in un lavoro di graduale ricostituzione generale; l'altro nel recidere un membro, colla speranza di rafforzarne gli altri. La mia logica è col primo metodo, e me la tengo carissima». A conclusione della panoramica, un breve cenno ·richiede l'opuscolo di S)lva Viviani Le riforme mil ita ri tecniche - La marina 19 che espone il punto di vista socialista sul problema della difesa marittima e delta consistenza clel!ajlotta, quindi è accesamente contrario sia alle teorie del dominio del mare e della gu.mra di squadra dei navalisti, sia a tutte le ipotesi cli auniento delle spese per la Marina, che a parere del compilatore sono fatte a detrimento delle spese sociali e costringono alla 1niseria le classi più povere, senza arrecare alcun reale beneficio alla prmperità e sicurezza de/Paese. Non si tratta di pura propaganda politica o di nebulose tirate cmtiniilitcwiste: l'opuscolo è compilato da un buon conoscitore delle cose militari, probabilmente da un niilitare, e cerca di dimostrare cbe la .flotta dovrebbe essere 1·idotta a 180.000 tonnellate (delle quali 140 .000 per dieci navi del nuovo tipo Regina Elena, giudicato il più idoneo alle nostre esigenze. e 40.000 per il resto). In tal 1nodo il bilancio potrebbe essere ridotto a 90 1nilioni (dei quali il 30% - cioè 2 7 milioni - per nuoue costruzioni e riparnzicmi); inoltre «la riduz ione del bilancio della 1narina a 90 milioni cle{)e essere fatta con tendenza ad ulte riori riduzioni e con l'obbligo compreso di aumentare i depositi di carbone e le cornodità di retddobho. Dopo di che appunto altre 1·idu.zioni sono possibili•. Questa proposta deri{)a da una serie cli considerazioni, che tutte possono essei·e ricondotte alla critica agli eccessivi armamenti dell'Italia, che ba voluto sia un grosso Esercito che una g1w,zde f\!Jariua •mentre la Russia, la Germania e l'Austria Ungheria (l'autore dfrnentica strananienle la Francia - N.d.c.} si contentcwan.o del grosso esercito, e l'Inghilterra detta potente )lotta soltanto". Riassumiam,o fa sostanza delle tesi, che intendono oppm~,i tanto al «militarismo» (e alle guerre coloniali cbe ne sono stata la più. recente espressione) che al "marittimis111,0. (espressione nuova, coniata per indicare la tendenza a sopravualutare il ruoto della Marina e l'impo1·t anza del dominio del ma-re, da conquistare con la guerra di squadm e le grandi naui): - l'espansimie coloniale e la tu.tela del commercio con i paesi oltrnmare sostenute dai "marittimisfi,, per giust{/ìcare una grande jlotta sono due ctrgornenli privi di validità. L'Italia non ha capitali da esportare, e la nostra emigrazione si dirige in massiina parte vet~,o l'Ainerica ove le conquiste coloniali non sono phì, possibili. In Aj1"ica, invece, non ui sono phl terre veramente atte ad accogliere la nostra emignizione. Non è phì. quindi il caso di colonizzare, ma di stabilire projkue relazioni e basi commerciali con tutti;

"' Milano, GfTici della .(rilic:a sociale .. 1902.

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- il Belgio, la Svezia, la No1·vegia, pur avendo un commercio marittiino superiore al nostro, non hanno unajlolla 1nilitare. La stessa Germania, con unajlotta militare molto rido/la, ha raggiunto un commercio marittimo injèriore soltanto a quello inglese e a,nericano [l'auto re non prevede lo sviluppo della )lotta tedesca, allora già in atto - N.d. c.J,- la protezione militare del commercio mari/timo era una necessità quando ciascuna nazione tendeva a man.tenere il monopolio ciel co1nmercio con te sue colonie. Al momento invece il commercio si è inlern.az ionali.zzato; l'Inghilterra lascia ad altre marine merca!ltili i 7/ 12 del traffico con le sue colonie, mentre la Francia e il Belgio, con }lotte militari molto minori, accentrano molto piiì dell 'In ghilterra il traj/ìco con le loro colonie; in conclusione, ,,fl coinmercio 1nctrittirno non segue piiì clfcuna bandiera ma è attratto dall'illteresse economico•. Statistica mente l 'Italia ba 54 tonnellate di/lotta militare per ogni 100 di Marina mercantile, contro le 62 della Francia, te 11 della Inghilterra, le 15 della Germania, le 23 dell 'Austria [e la ,zostra posizio!le nel Mediterraneo? e la /lotta Ji·cuzcese? - N.cl.c ./; - nel Mediterraneo il vero interesse italiano è kt tutela delle comwzicazioni nia11·ttime, n.on la conquista di altri territon: o l'impedire conquiste altrui. Sotto questo p rojìlo, vi è coincidenza tra gli interessi itctlitmi e inglesi in questo mare, nel quale la presenza inglese è per l'Italia la maggior garanzia di libertà dei trajjìci; - una jòrte .flo!la non. è indispensabile né per la d{/esa delle coste da offese improvvise, n.é per la difesa dagli sbarchi; - il bombardamento di so,presa delle città costiere llOJl è evitabile. 'J'uttauia esso rimane per il nemico un obiettivo di secondaria importanza rispetlo agli obielliui vitali dai quali cl1j;ende l'esito di una g11erra, me1tlre co11 il progresso tecnico ( wttomarini capaci di distruggere le p iù grosse corazzate, ai quali peusano i Jiwzcesi) diventa sempre più dijjìcile e pericoloso per chi lo compie; - a prescindere o meno dctll'interuento della .flotta, gli sbarchi sono pericolosi più per chi li compie che per noi. f punti della penisola vera mente idonei allo sbarco sono pochi, ,perché le coste sono troppo aperte, non ojji-0110 buoni punti d 'appoggio alla }lotta, e non prese,itano obielliui cli valore alle truppe sbarcate, oppure presentano dij/koltà di manoura insonnontahili•; - le forze nemiche una volta sbarcate possono essere facilmente neutralizzate dalle ,wstre trllppe mobilitate localmente. Nelle vicinanze dei pochi punti di sbarco obbligatori potranno troum:si forti nuclei di truppe, da rili<Jrzare al bisogno con altre spostate perjèrrovia. Prima di 4 giorni le truj)/Je sbarcate sbarcate non saranno in grado di proseguire in profondità; perciò la dijèsa avrà tulio il tempo 1zecessario per concentrare le sue forze. i:: assurdo supporre che il nemJco p ossa gettare 60.000 uo1ni!ti "sopra un te1ritorio cbe avrà in p ronto 800.000 uomini di truppe di l" linea, e ha una jimzliera da terra che quasi si clijènde dCI sé[. . .} le coste italiane si dife11dono con le jèrrovieN; - per ragioni logistiche (e qui l'autore fa una lunga analisi dei mezzi di trasporto occorrenti, dei tempi~ delle preslC!zioni che può qj]hre la marina mercantilejimicese, ecc.) gli sbarchiJiancesi non possono avvenire di so,presa, 11é superare i 60.000 uomini; - come diniostra il Dabormida, i temuti sbarchi sulla riviera ligure cli Ponente potrebbero essere neutralizzati o arrestati a hbastanzafacilm.ente da una dijèsa che potrebbe disporre subito di 30-35.000 uomini e dopo 48 ore, di 50-55.000;

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- 'il sogno dei «mcrrittiniisti• è il doniinio del rnare, da ottenere con la guerra di squadra. Ciò induce a/limitazione delle soluzioni straniere; in. realtà il dominio del mare non. arreca alcun concreto vantaggio, mentre perpareggiare lajloffa francese occorrerebbe spendere subito 750 milio1ti, pi1,ì 300 milioni di bilancio ord inario all'anno; - contro la Francia bisogna adottare {come sostenuto da D.B. - N.d.cJ la difen siva strategica, la guerra di corsa e la guerra di crociera, edtcmdo la battaglia di squadra anche percbé - e qui l 'autore cita e~plic itcmiente gli scritti U.B. - la fallica navale è in piena cn·si, jì110 al p1111to da escludere prossime soluzioni; - occorrejìssare, con i crite1i prima indicati. un preciso 01ga11ico navale fa que sta ipotesi è al momento contn:1ria la generalità degli sailtori navali - N el.e.I. Questo provvedimento •ShCIJ'Clzzerà il campo politico e capitalistico mercantile da una questione gonjìata art(lìciosamente dal gracchiare dei corvi. Ci permetterà 1111a econ.omJa di 20 niilioni an.n.ui, ci rispcmnierà il pericolo imminente e inev ita bile di spese di gran lu1tga maggiori delle prese11ti se n on si jì'en.cmo a tempo le fantasie, contro le quali spese il partilo nostro si oppone energica mente. E renderà almeno phì dijficile l'avventurarsi alta battaglia di squadra alla quale non è neppure preparata la mente dei marinai per deficien7.a quas i complcrn d i sape re tattico,,. Non. ba bisogno di essere dinwsl/'Clta la strumentalità delle considerazioni e posizioni di quest'ultimo autore, cbe trascura la necessità di migliorare alm.eno il rapporto di forz e navali con. la Francia, né co1tsidera seriam.ente il rappo1·to tra Marina e politica estera e le ricadute strategiche della posizione delUtalia 11el lvlediterrcmeo. Va solo qui souolineato cbe, dato il forte peso parlamentare della parte politica alla quale queste teorie si ispira1w, l 'orientamellto e,1 contenere le spese militari e per la Mari1za non può non injluenza re l'operato di Governo e Parlamento di allora. Da queste posizioni estremistiche e eia tutte le altre q11i considerate, comunque, em.erge un primo dato d i/atto: che m olli lodano le idee espresse da D. R. nel Problema marittimo dell'ltali:i e tutti saccbeggiano parti ancbe importa/lii del suo pensiero, ma s11 ambedue i uerstmti ,wsswzo (o q11asi) sposa per i1ttero i co1Ltenuti delle sue proposte. Non/a eccez ione 11emnw1w uno scrilto sulla Riv ista Marittima del 1900 del colonnello di Stato Maggiore dell'Fsercito Fa.zio, docente a ll'Accademia 11auale1", il quale riconosce che il pericolo maggiore viene dal mare e- come D.JJ. - aj/erma che l '&ercito, nel s110 inte resse, deue aiutare •il consolidarne11to dell1dea maritrima•·, ma non si pronuncia sulla questione-chiave della 1·iduz ione dei c01pi d'annata e ritiene - diversamente da D.B. - cbe -dall '/so11zo /cioè dalla jì-011tiera dell'fat con l'Ausllia N.d.c.] possono venire le p iù gravi e intense minacce; qui il co1?{i11e è assolutamente aperto-. La precedente constatazione porta a far ritenere Il problem;i marittimo clell'Jtalia come un originale te11tatiuo- spesso riuscito cmcorcbé llOll insi11dacabile- di trovare U Jl equilib1"io, u 1ta soluzione di comprom.esso tra le varie COJ"J"enli di pensiero del momento. !.'unico len/atiuo,fo,:,e, che ba carattere veramente organico, cbe cioè no!l si limita ad esporre una soluzione strategica e ordi11atiua puramente di Forza ·'' G. F;izio. F11nzio11f dell'l~W!rCffu e dell'Armala nella difesa

1900, Voi. 11 Fase. IV. pp. 5-18.

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1wzio1wle,

•Ri visca Ma riu ima"


Annata, ma ne ricerca le ragioni di compatibilità con la situazione jìnanziaria e politico-sociale del Paese- cbe et! momento è quella cbe è, cioè certaniente non fa vorevole - e con le pamllele esigenze dell'altra Forza Armata, valutate in maniera su.f ficientemente approfondita. Impresa difficile e ambiz iosa, nel/a quale D.B. parte non dal nieg!io o da ciD cbe da un punto di vista stretta niente teorico risulterebbe un obiettivo necessario. ma da ciò che, in quella data situazione politica e militare, risulta co12c1·etame11 te possibile. I limi li, gli aspelli meno felici e più soggetti a -diversi pareri• della sua opera, sui quali doverosa,nente abbiamo richiamato e rich iameremo l'attenzione del lettore, derivano appunto da un'impronta tendenzictlniente con creta e realistica, che ne costituisce il maggior pregio; il fatto stesso cbe essa non trova molto successo in anibedue gli schieramenti contrapposti è indice del suo sostanzia/e equilibrio. Per il 1nomento ci limitiamo a porre solo due interrogativi: in caso di conflitto con la T1'ip!ice, fino a che punto la Francia - tenuto conto delle esigenze in altri teatri d'operazione - avrebbe p otuto impiegare contro l'Italia, e in particolare negli sbarcbi lungo le coste della penisola, le ingenti forze terrestri e navali ipotizzate da DB. e da altri? Se la rninaccia)ì·cmcese era ueraniente del tipo e dell'elltità descritti da D.R., perc/Jé egli non ha sostenuto apertamellte cbe, per c1111nentare l'ejjìciell.za delle fòrze 11aua!i, occorreva proporziollalmente diminuire quella delle forze terrestri? il~fìne, la }lotta austriaca e tedesca del 7899 - delle q1fali D .R. 11 0 11 parla erano f orse un quid trascurabile, da 1io1t considerare nel rapporto di f orze con la Francia? !,a storia noJt ba conselltito di trovare risposte 11/timaliue a sijjàtti interrogativi. deriua11ti da una politica e da una strategia che connmque avrebbero imposto alle nostre For.ze Armate - caso che purtroppo si sarebbe 1·ipetuto nel XX secolo - wt impari co1?/litto con u na Potellz a eco11omicam ente e militarmente molto pitì f orte. La storia. invece, ammonisce cli evitare facili criticbe alla di}èmsiva strategica sempre soste1wta da. D.lJ., e alla sua avversione alla •guerra di squadra•. Sottolineiamo ancora cbe, net/e grandi linee, l'e//èttiuo impiego stra tegico delle n.ostre f orz:e ,narittime nei due conflitti mondia li del XX secolo si è certamente avvicinato di pil'J alle idee di D./3. che a quelle dei sostenitori a oltrallza de/l'impiego offensivo della/lotta. della battaglia decisiva tra grandi navi e della /01tc1 per il domJnio del nutre, rivelatosi ben presto impmlicabile dal 7940 in poi. La !ez·ione del Pro blema ma rittimo clcll'Italia è una sola: al di là delle teorie, /'impiego delle fo rze !lavali di uJla media potenza mediterranea non può mai prescindere da realisticbe valutazioni della situazione geostrategica dell'Italia e del Mecliterm!leo, delle llOStre p ossibilità econo1nicbe e dei rapporti di for.ze terrestri e navali. Principf solo appcl1'entemente eternentw'i, visto che molto spesso si dimentica cbe la strategia, jìglia della politica, come quest'ultima è arte del possibile e come tale rifugge da certezze immutabili o miti teorici, ricbiedendo- pena. dure disillusiolli - un severo equilibrio tra obiettivi e me.zzi per couseguirli. FERRIJCClO B oTfl

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CAPITOLO

I

CONSIDERAZION I GENERJ\Ll E PR ECEDENTI STORICI DEL PROBLEMA ITALIANO DELLA DIFESA MARITTIMA

Questo capitolo riprende, sellza dij/erenze di rilievo, l'articolo pubblicato sulla •Gazzella del Popolo» di Torino il 12 gennaio 1899, con il titolo «Il Prohlema marittimo•. Netl'u!Limo dece1znio del secolo X IX la stasi delle costruzioni navali ha fatto perdere all'Italia la ragguardevole posiz ione che aveva conquistato tra le p otenze marittime nel periodo dal 1870 al 1890. L'•apostolato,. (è una parola sua) di D.B. muove da questa amara. constatazione, pe1· m,ettere davanti agli occhi, non solo degli specialisti ma ancbe della pubblica opinione, iperico/i cbe de1ivcmo da ulla si): fatta diminutio ca pitis della flotta. Citando l'esempio de!l'lnghilte1ra, egli riajfe rma che l'ltct!ia deve essere una potenz a marittima e cbe il Governo deve risvegliare la coscienza naz ionale, ./evando alto lo stelldardo del Risorgimento niarittimo". A tal fine, lm;qarnente richicllncnidosi agli studi precedenti e a quelli di autori •terrest,i •, l'autore si ripromette di trai/a re il prnblema mari/limo dell'lta!ia indicando in successione: •1° la graduazione degli obielfivi; 2° i mezzi militcui 11ecessari per conseguirli; 3° la correlaz ione di questi mez:zi jì·a loro e colle ji,tnziòni contributive e politiche della Naziolle•. Argonienti, dunque, fondcmzentali in ogni tempo, che lutti p erò si f ondano sulla sensibilità della pubblica opinione cii problemi della Ma rina. In. proposito, è interessante riportare quanto scriue il comandante Guido Po nel 7937 a corredo di questo capitolo: ,è storia di ieri eppure quanto mai istrufliva.' Sembra quasi impossibile che a distanza di n.emme110 un ci11qua11ten11io le idee sulla jiuizione del mare e della jlotta fossero a,zcora cost' co,~/use ed arretrate. ft. ilzteresscmte constatare che è proprio un generale, nel 1870, a segnalare coraggiosamente la necessità per l'Italia di possedere une, Marina adeg11ata, sia pure come elemento sussidiario per l'esercito. lnteresscmte, anche, rileuare le vicende del nostro suiluppo marittimo. In un primo tempo bisognaua uincere l'assenteismo e /'ignoranza: fortunatamente la Marina trouò dei sostenitori così autorevoli, dC!i dirigenti cosi capaci che la portarono in Jnimo piano nella vita della Nazione. I.a lvlarina crebbe mpidamente in potenza ed in prestigio. Ve,so il 1890, all'epoca della Lepanto e della Sardegna. la nostra Ji,1.nzione nella 7hplice Allean.z:a velllw assai apprezzata specie dalla Germania. !,a llostra jlolfa era superata solo da quella inglese, era pari a quella }1-ancese e superiore a quelle tedesche, americana, russa, a ust1ictca, giapponese. La Nazione avrebbe dovuto conse1vare questo primato/ Ma non esisteva un C1)inione pubblica si{[/ìcientemente preparata e le jìnanze dello Stato eremo in deji'cit: così furono applicate falcidie senza pietà al bilancio della /11/arin.a . E ne conseguì un repentino arresto nelle costruzioni ,iavali, una diminuita co,tsiderazione all'interno.

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una perdita di prestigio all'estero. Son:;ero allora delle voci coraggiose, jfrt cui quella del Bon.amico, a segnalare il pericolo, a scuotere gli in.certi, a premere sui dirigenti. Nel mentre egli auspicava un Governo capace di liberan;i dalle pastoie della piccola politica di conidoio per poter guardare piLì lon.ttnw, ed a.Oi-ontare il problema del 1ì'sorgimento marittinio, pensava all'utihtà, intanto. di cl(/Jòndere nel Paese le sue idee, perjònnarn una solida coscienza mcwinan:1, la quale senza im prouvisazion.e. senza r:t/Jìmeri entusiasmi, ma con tutta maturiJà di p mpositi, jì'aucbegqi l'opera del G'overno e partecipi ai gran.di problemi della J.)atria•. (F. I3.)

11 problema militare e politico dell 'Ital ia si è grandemente tn1sformaro, se p ure non radicalmente mutato, dopo la conqu ista della indipendenza ccl un ità nazionale: ma la pubblica opinione ed in gra nde pa rte anche quella delle classi e personalirà d irigenti lo Srn to, v incolata dalla tradizio ne, dalla inerzic1 , dai pregiuclizii , non si è ancorc1 affermala e consolidata in un senrimenro nazionale corrispondente alla nuova situazio ne del la patria.' Finché nella coscienz:.i italiana non si sa rà affermato il sentimento moderno e non germoglierà l'inruito di quelle verirà che sono i ca rdini della nosrra esistenza e ciel nostro avveni re, v i è :1ssa i poca speranza d i risolvere conven ientemente il problema militare-politico. Q uesta condizio ne cli farto, che si risolve in una perturbazio ne dell a coscienza nazionale, fu chiara inente esposta dal Manfredi/ ccl era già scata anche prima t ratteggiara da altri scriuori milita ri, onde ci limiteremo ad espo rre quelle brevi considerazioni che megl io valgano a dimostrare l'evolu zione del problema m ilitare, riserbandoci di svolgere in un successivo capitolo quelle che riguardano l'evoluzione elci problema poi irico. La genesi del nostro problema n1il itare risa le al 1870. quando, costiluita in massima pa rte l'età nazionale, si traltò di tutelarla con adeguate difese.; La Commissione governativa , composta delle maggiori personalit:ì clell'Esc rciw e dell'Armata , presentò nel 1871 il suo progetto, il quale riuscì un compromesso fra le idea lità del passato e la percezione confusa di un nuovo idea le rnilirare e po litico. Sul progetto della Co mmissio ne si aperse in Parlamento una cli quelle elevate e sapienti discussioni da lle qual i le nuove consuetudini parlamentari ci hanno c.lis.ibi' Sono le s1esse consiù<.:ra zioni di has<.: d<:i primi scri11i into rno al 1880 (Cfr. Tomo I, Parte I, para. lii e VII ). Dunque in v<.:nt·ann i poco è ca mbiato. nono slance la meritoria or,<.:r:t cli D .ll. e d i 1,1nti allri scrittori terr<.:stri e navali. 'D.13. fa rifèrim<.:1110 a C. ~lanfr<.:di, (maggior<.: ddl'Esercilo in cong<.:do), l 'fwlìa del'e essere p otenza terrestre u marilli111a;,, Spezia, Ed . Lega Navak 189·1 . Il Manfredi condL1Ùe il suo sagg io affermando <.:Il<.: il pericolo maggiore p<.:r l'Italia vien<.: dal mare. · 1'dlt: pagine seguenli D.13. riepiloga lè <.:onsiclernzioni sull'o per:110 della Commissione pc.:r la Difesa d <.:llo Stato <.: sul!<.: varie fasi clell'<.:sa me del problema d ifensivo clè ll'l1,il ia g ià esposta negli art icoli ciel 1879 t..' nell:1 mfesa 111aritlima dell'ftalitt dd 188 I (Cfr. Tomo I. l'arte I, para. !II<.: VII).

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tuato, e le relazioni de l 13ertolè-Viale e del Maldini possono essere studiate anche oggi, con profilto dai cultori del nostro problema difensivo. La discussione parlamentare era scata preceduta da una vivace polemica militare alla quale pa1teciparono principalmente !'Ara ldi, il l{icci, il Veroggio'' ed i periodici militari, provocando quelle modifiche al progetto della Commissione governativa che la discussione parlamentare sanciva. Ad onta della elevata sapiente discussione, il problema della nostra difesa non poteva completamente svincolarsi dalle tradizioni del nostro risorg imento nazionale e dai pregiudizi i del passato, e benché contro tali tradizioni e pregiudizii avessero levata la voce autorevol e il De Amezaga, il Rossi, il Malclini, il Gavotti,5 il problema della nostra difesa si concretò nei seguente principii fondamenta li: 1. 0 L'Italia era vulnerabile solamente dalle Alpi; 2. 0 Jl m are costituiva una naturale e val ida difesa, 3. 0 I destini dell'Italia potevano solamente risolversi nella va lle del Po. Il mare ricevene quindi dalla Commissione governativa e dal Parlamento il battesimo della inviolabilità, consacrandosi così militarmente la poetica cinta delle Alpi e del mare che i poeti del nostro risorg imento avevano c~1 ntato. L'offesa marittima era circoscritta a qualche superficiale atrncco costiero ed i pili audaci accennavano alla possibilità di uno sbarco lungo la Cornice [cioè lungo la Riviera ligure di Ponente - N.d.c.J, con forze così esigt1e da escludere qualsiasi impo1tanza sulla risoluzione della guerra . TI solo generale Ricci, al q uale balenava fino d 'al lora l'intuizione del grande compito che spenava all'armata , ammetteva la possibilità di uno sbarco sulle coste peninsulari ed esponeva il seguente principio difensivo: «Alla flotta le isole e le coste meridionali coll';c1ppoggio fisso delle milizie territoriali e l'eventuale cli una parre dell'esercito di prima linea; all'esercito i teatri di guerra nordico e centrale coll'appoggio fisso delle milizie territoriali e l'eventuale flotta•. Questo pri ncipio, che oggi parrebbe ass,1i restrittivo, fu giudicato allora non solo rivolu zionario ma quasi sacrilego/ e coloro che comprendono 1~1 gra nde forza d 'inerzia dei sistemi e delle tradizioni non si meraviglieranno dei risultati nei quali si concretò, dal 1810 al 1880, il nostro problema mil itare. Le cond izio ni finanzia rie dell'Italia, che non erano allora mig liori cli quanto lo siano oggi, non consentivano l'adozione del progetto della Comm issione governali-

' D.11. fa qui riferim en10 ai segut·nti studi. gi:ì citati in pass:110: A. Araldi, n()/vg1w e ! Appe1mi11u. Stradella e Jllessm u lria (18ì2): A. Ric:d, .4/)f)llllli sulla di{<!Sf1 d"ftalia. La piazza di l'ìace,iza-Stmdella. 1872; U. Veroggio, Sulla di/è.w territoriale dell'!Wlia, 1872: N.N., Le prc,ssi1ne 811<:rre c/1talia, 1873; A. i'v1oricc:i, La d [/esa cntalia. ' D.il. a tal proposito dia ancora: C. De Amczaga. J\rlfwli dello Nazione J/:172-1873. I.a d[/èso delle 1wstre coste. 1875: C. Rossi. Il racco11tu t1·1111 .q11ardit1110 di spit1,l{~ia. 1872: ì\t;1ldini (dcputmo). Relaziu1ze s11/ protetto della Cu111111 issio11e 1873: N. G:1votli, Al mt1re! al mare! 187.1. 6 L:1 for111 ul;1 strategi(·;i del generale Ricci viene citata anche nel la D[(esa marittima deltltalia ( 1881). Essa era. secondo D.il., -restri tlh·a· nel senso che aurilluiva all:i iloua un ruolo ancora assai ri dotto rispello a quello che D.U. ri1eneva possibile. lnfaui D.il. sosteneva. fin dal 1879, che la 11011.i da sulc1 ern in grado di direnckrc I<: cosce e le: isole, and1t:: se ass:1 i inferio re a quella francese. L":1ggcttivo •quasi sacrilego, si riferisce in vece alla l<>rte opposizione incontrata sp1.:cic:: nell'ambito dell"Esercito ch1l le tesi dd generale Ricci. che pur scmpn: :tssegnavano all;i componente navale compiti assai più estesi di qut:lli inizialmc: nte previsti d;1lla Commissione per la Difesa dello Stato e 1ali da richiederne un potcnziamt:nto m:1ggiore di qudlo auspicato dalla Commissione.

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va che implicava una spesa di 162 milioni, onde la stessa Commissione formulava un progetto ridotto e la giunta parlamentare riduceva ancora il progetto già ridotto ad una spesa di 60 milioni. Dopo tre anni d i srudii, di progetti, cli polemiche e di grandi discussioni parlamentari si riusciva quindi a nulla di concreto, onde appariva evidente che il nostro sistema difensivo non poteva, come Minerva, emergere integro ed armato dal cervello parlamentare, ma doveva svilupparsi a dosi omeopatiche. Ma poiché à quelque chose malheur est bon il lento periodo di gestazio ne del nostro sistema di difesa escluse la possihilità che si comm ettessero quegli erro ri che in fatto di sistemi difensivi, come saggiamente affermava il Ricci, non si correggono per parecchie generazioni. Mentre Piacenza, Bo logna, Stradella, G enova, l 'Appennino, la costiera, Messin,1, Maddalena, Brindisi, rimanevano quello che erano e lenti procedevano i lavori sulle Alp i, a Vado, alla Spezia lo stud io cie l problem a difensivo procedeva rap ida mente per o pera d i u na pleiade di scrittori , tu tti intenti ad impedi re che grandeggiassero quegli errori che avrebbero falsificato interamente il nostro ordinamento difensivo. Il M.1 rselli, il Corsi, il Sironi , il Goiran, il Pcrrucchctti, il Da Bormida ed altri minori, dischiudendo più vasti orizzonti, abituarono l'opinione militare ad una ,nuO\·a modalità degli studii geografici e difensivi ed a spogliarsi di quei pregiudizii che ancora orrenebrav~1no la chiara percez ione del problema continentale. Conlemporaneamente i pionieri della nostra letteratura militare maritti ma scendevano in campo a lottare per il trionfo di nuove idee e d i nuovi principii , che dopo la rinnovazione delle flotte, d ivenivano i card ini della d ifesa m aritt ima. Il Lovera, il Vecchi, il Morin, il De Arnezaga, il I3onamico, il Cottrau, l'Arminjon, il Saint-I3on, dimostrando la capacità difensiva delle flotte m oderne, oppugnavano i concetti fondan1cntali elci proposto sistema difensivo, cercando di insinuare nella coscienza nazionale quel sentimento mmittimo che le man cava e soltanto dal quale poteva, sperarsi una adeguata soluzione del problem:i militare.I nuovi pri ncipii che emersero da questa oppugnazione dei criteri milita ri che avevano informato il nostro sistema difcnsivo furono i seguenti: 1.0 Le· Alpi, sebbene superabili , possono essere efficacemente sba rrate e costituiscono una possente d ifesa; 2.0 L'Appennino ligure, benché più facilmente superabile delle Alpi, può essere efficacemente contrastato, ind irettamente dal mare e direttamente dalla difesa mobile appoggiata ad oppo rtune opere di fortificazio ne; ' I.a il1nga s<.:ri e cli o r<.:r<.: che D.13. qui <.:ila ancora dimostrn l'am pi<.:7.7.:t della ranoramic:a da lui affrontata, <.: la :;ua abitudine - caso unic:o nella Muina di allora - di confron1;1rsi continuamente con gli studi pltbblioui dai principali autori terrc;:-ari: N. iVlarselli, La g uerra e la sua sfuria - Voi. 11, 1875: Corsi, Summa r iu di storia militure-. Sironi , Sagg io d i .~eogra/ìa stra tegica; Goiran , i\llcmo,q,·a/ìe-. D,1 llormida, La difesa della Ji·o111iera occidentale; l'errue<.:hctti, La d(/èsa dello Stato (Cfr. Voi. I, l',1rtc I , rara. IX); Tixon. La d((esa delle coste; Lov<.:ra De Maria, lezio11i a/l{t Scuota di G11erm; V. Vecchj, Sulla stnileg ia na,:a!e dell'flttlia, 1876: C . Morin, la d(/esa marittima de/1'/ta!ia, l 878; V. Arminjon, Co11siderazioni su.~li stud i di strategia mariltlma, 1881 ; D. Uom1m ico, La difesa marìllima dell'fla1/u - Elemrmti della guerra marillima, 1881; Saint Uon, Discorsi parlumelllari; Ricoui, Discorsi parlamentari (1881); I'. CollrnLt, Abbiamu ttq~ellle bisogno di naui. I nostri ohietti1•i 11u11u/i. A parecchi di questi studi D.13. fa già rif't;rimento nei suoi primi arlicoli dc;I 1879--1884.

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3,0 Il mare consente una grande offensiva, che può costituire per l'Italia una minaccia mortale, assai più immediata e risolutiva di quella che si può esplicare attraverso alle Alpi; 4.0 I destini d'Italia possono essere risolti nella valle del Po, nella penisola ed anche sul mare. I criteri fo ndamental i della nostra difesa, nel volgere di un decennio, venivano quindi sovvertiti e la Commissione governativa che dal 1882 al 1885 ricompilò il p rogetto difensivo sanzionò, in massima, i principii che abbiamo enunciato. Il nostro ordinamento difensivo, continentale e marittimo, è ancora oggid1, salvo p iccole modificazioni, quello che emerse dalla discussione provocata dal progetto governativo del 1873, e che fu concretato in un armonico sistema che corrisponderà ancora per molto tempo alle esigenze della difesa nazionale. L'affermazione dei criterii dire ttivi non fu però segu ita dalla creazione dei mezzi indispensabili alla espl icazione del sistema difensivo. Se i destini d 'Italia potevano essere risolti sul mare, e se la nostra costiera e ra, come si affermava, susce ttibile di offese mortali, che soltanto la flotta poteva impedire, era logico che si dovesse dare a questa flotrn l'incremento necessario alla attuazione del suo compito. L'impulso dato alle costru zioni navali, nel decennio da I 1884 al 1894 corrisponde quindi alla prevalenza dei nuovi principii sugli antich i, ma la Nazione che si era agitata e commossa, r,er effetto dell:~ propaganda marittima, si riassopì fac ilme nte nell'erroneo convincimento che gli scarsi impulsi dati ;,i ll'armata fossero sufficienti a metterla in grado di soddisfare al suo compito. Gli entusiasmi per talun i success i d 'ingegneria navale," gli e ncomi che p iovevano dall'estero, le cointeressate esaltazioni della stampa naziona le contribuirono a consolidare una fiducia nella potenza della armata che, per la riduzione sempre crescente del b ilancio della Marina e pe r gli incrementi continui de i bilanci stranieri, non era più comp,1tibile colla s ituazione navale. Mentre adu nque i criteri fondamentali del nostro problema difensivo implicavano uno sviluppo progressivo dell'a rmata, questo incremento veniva, verso il 1892, repentinamente sospeso, per cause finanziarie e politiche, mentre persisteva nella pubblica opinione il convincirnento che gli impulsi dati alla flotta nel decennio precedente servissero a p rese1varne lungamente la potenza , relativ;,1mente alle a rmate stranie re. Queste illusioni, nelle qua li si cullava l'incoscienza nazio nale,9 m inacciavano cli compromette re forse ìrrimecl i<1bilmente la costituzione e l'avven ire della Marina, on-

"b.11. si riferisce ai tipi d i grandi n:ivi progella ti nel periodo, da lui stesso criticati (Cfr Tomo I, l'arte I , rara. VI). Probabilmente nella definizione limitativa "successi d'ingegneria navale.. (e solo d'ingegneria navale) sopravvive u na traccia dell:1 vecchia criLica <li .. tecnicismo .. teso solo ;dia ricerca dc.:I miglio r tipo di nave, trascurnndo i rimanenti parametri che determ inano il miglior tipo cli llotu 0 Parlando di ,incosc ienza nazionale .. D.B. assume la vest<: - non infrequente nei suoi scritti - di fustigatore del costume nazionak:. In effelli, vi è u no stretto legame tra tale deteriore costume e l;,1 su p.e rficialità e il pericoloso ottimismo - tipici non solo di quei tempi - con i quali la r,uhhlica opin ione affrontava i problemi nava li e militari in genere, indic;1ndo alle Forze Armate e quindi alla Marina obiettivi sr,roporzionmi rispetto alle loro elTeuive possib ilit,ì ed esponendosi così a foni disillusioni.

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de fino da l 1894 si iniziò quel lavorio degli scrittori mmiuimi che si anelò sempre più accentuando cli m ano in m ,100 che il p ericolo d iveniva più incombente, piC1 imperiosa l'urgenza d i risoluti provvedimenti .1" Nel Paese, nella Stampa, nel Pa rlamento si ripercosse il grido d 'allarme degl i scrittori ma ri ttimi e la Camc rn affermò più vo lte la necessit~ cli m aggio ri stan zia menti p er la flotta , ma la persistenza del le crisi economiche e finanziarie. e la ma laugurata gu erra eritrea, imponendo m aggiori economie, rendevano impossibile soddisfare, in aclegu,na misura, ai bisogni d ella Marina , e d iveniva evidente che persistendo più a lungo in questo sistema cli esa urimento navale la potenza r eb riva d c ll,1 nostra flocrn, rispetto a q uell e strani ere, sa rebbe precip itata così in basso da escludere ogni speranza cli efficace in fluenza politica e cli un prossimo risorgimento nav,ile. Mentre infatti tutte le potenze maritti me accresceva no progressivamente gli armamenti navali, l'Italia sola fra tutte retrocedeva in modo sp~tventoso, cosicché mentre l'Inghi lterr.:t nell'.rnno tr:1scorso (1898) varava 153 mila to nnellate di navig lio milita re, gli Stati Uniti 56 mila , il Giappone 47 mila. la Russia 29 mila, la Francia 25 mila, l 'Ita lia no n ne lanciava in ma re che 3 mila, rima nendo così la quattordicesima nell'ordine cli produzione del naviglio da guerra. Benché q uesto fano possa considerarsi eccezionale, per la vendita avvenurn cli due incrociatori , ciò non pertanto, tenendo conto delle navi attualmente sullo sca lo e del tempo impiegabile alla loro costru zione, può ritenersi che la media dei prossimi tre anni no n o ltrepasserà le 15 mila ronnellare, 111entre l:1 Franci:1 oltrepasserà le 60 mila e l'Inghilterra le 120 mila tonnellate annual i cli produzione. • **

Questa pericolosissima situazione provocava q uindi q uell'a posto lato 11 degli scrittori m arittimi che si accentuava intensamente in questi ultimi anni e che aveva sempre per iscopo: 1.0 Dissipare una eccessiva e funesta fiducia della Nazione nella potenza armata;

2°. Spingere la Nazione e il Parlamento a risoluti provvedimenti, adeguati alla g ravità della situazione euro pea. 3. 0 Insinuare nella coscienza nazionale il sentimento della grande innuen7,a dell'a rrnara sui destini presenti e fu turi dell'Italia; 4. 0 Dimostrare come la situazione internazionale per la nuova tendenza alla solidarietà cd alla espansione colonia le, dipenda sempre più da lla infl uenza del potere marittimo.

""Non casualmcntt:. dunque, il 1894 coincide con la ripresa ddla collabora zione di O.B. alla •Rivista Marittima .. (Cfr. Tomo I. Pane I, par.i. X). " li termine ..apostolato.. - clic bt:n ~i atttglia anche alle or,cre coeve di Mahan - riassu me le finali1à uh ime delropera di D.I3. e degli al1ri scrittori navali italiani <lei 189-i e 1899, Hnalità c.:ontingcnti e pratiche: ammonire il Paese - peral!ro affiitto da gravi probkmi sociali ed economici - sui grnvi peric;oli ai quali si espone mantenendo le costruzioni navali ai livelli del momemo, prima <:loquenLcmenre descriHi. Esigenza vitale non solo di allora!

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Per effetto di questa propag,rncla , al la CjLW le contribuirono specialmente il Manfredi, il De Amenz,1ga, il Morin, il Manfro ni , il Limo, il Roncagli, il S. Pierre,12 ecc., i principii fondamenra li ciel nostro problema mari[ti mo non venivano già oppugnati, ma si dimostrava invece come a questi principi non si fosse sodd isfano, negando alla Marina q uell'i ncremento continuo che a più riprese il Parlamento aveva platonicamente dichiarato indispens,1bile alla sicurezza ed alla prosperità nazionale. Le cause che principalmente ostaco lavano il compimento di tante speranze e di tanti propositi erano : a) la deficienza del sentirnento m,1 rirrimo; b) la perturbazione della coscienza nazion,lle; c) la mancanza cli stabilità e di energia del Governo; cl) la difficile situazione economici e finanziaria; e) l'indetcrrn inat:ione cli alcune modalità ciel problema militare.'·' La creazione elc i sentimento maritt imo nazionale non è certo u n compito fac ile e breve, ma quando si considera la grande evoluzione di questo sentimento nel trascorso ventennio,'' e se ne paragonano le attuali condizioni a quelle del periodo tra il 1870 ed il 1880 si ha ragione cli sperare che il movimento evolutivo vada sempre più accel era ndos i, e che ad o nra di gravi cl ifficolt,ì, possa in no n lo ntano nvveni re affermarsi il convincimento che l'Italia deve essere potenza marittima. L'evoluzione è iniziata, il movimento evolutivo si accelera sempre più , ma onde esso corrisponcln pienamente alle esigenze dell,1 situaz ione è necessario che le ca use determina nti non siano solo intuitive m a coscienti. L'Iralia ha in sufficiente misura l 'intuito del suo avvenire e, come bene disse il Manfredi, questo intuito della p ro pria missione è ciò che volgarmente si chia ma lo Stellone d'Italia; ma è necessario che (]Uesta intuizione v,1ga, offuscata, d iventi chiara , prec isa, cosciente e ciò può solo conseguirsi colla conti nuità, sincerit,'i e chiarezza di quell'a postolato marittimo che ha già compiuto così grandi prodigi. Quest'apostolato però non potrebbe felicemente esplicarsi se non trovasse facile e rapida presa nella coscienza nazionale . Finché la coscienz::i italiana rimarrà eccessivamente pe,turbata da confl ilti intensi e mult.iformi vi è assai poca speranza che il seme girraco nei solchi germogli rigoglioso. La consolidazio ne clell:1 coscienza nazionale quando essa è perturbata da gravi conflitti religiosi, po litici, sociali, non può conseguirsi che per mezzo cli urn1 grande stabilità e vigori,l dei Governo.

"Tra i prot;1gonisti della .. propaganda .. (tern1ine clic, almeno nd signilìcno auualt:. non ci se111hra rnolto indovinato) D. B. <.:ica nurnerosi studi , tutti coevi: Dedalo, L'esercii<> e l'armma ,w tla di/i:sa 1tuziu11ale, 1894; C. Manfredi. L ·11aliu de1·e essere potenza le!J'l'eSlre u nw rillima? 1894: C. Amezaga. Il pensiero IICll'llle ilt1/ia11 0 - idee nuore. 1898; C. ,\1orin. Mari110 e Fi11a11za, 1898; C. '.\fanfroni. Marf11a . .fì11anzo e J>ulilica 1895: D. 13onamk·o, u, sit1wzio11e militare medilerra11ea. 1895; G . Limo (Argus), La formula 11t11·ole. la !{lle/'/'a dul 790... , 1898; E. Saint-l'ierre, Lezlo11i alla Scuola di guerra. 11/ticufi spar si, L. D'Ackla , A rlico/i sporsi. " Qu<.:ste cause sono le ste;,;se che D.13. ri scon tra nei suoi primi articoli d d 1878-1879 (Cfr. Tomo 1, Parie I. para. lii). '' Aff't:rmazione che non ci sembra in armonia <:on le preçeden1i: se le cause (e i risultali) ùdl'inesatta co mprensione ddle ricadute dd potere: ma riuimo sono rimaste le stesse, come puèi il sentimento mari1timo naziomile aver suhito •una grande evoluzione,; ..~ È un fa llo, però , che la diffusio ne di tale sentimento marit1i1110 aveva fauo sensibili progressi.

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Il compito del Governo e d elle classi dirigenti, com e abbiamo dimostrato in uno studio recentemente pubblicato' 5 è quello di p rovoca re nella coscienza nazionale la preponderanza di quelle obbiettività che sono le risultanti delle più sane ccl efficaci energie nazio nali. Gli Stati che affastellano le une sop ra le altre le obbiettività nazionali, colla speranza, o colla pretesa di conseguirle simultanea mente, non riesco no che ad accrescere la perturbazio ne d ella coscienza naziona le, rendedela incapace di affermarsi e consolidarsi in u na ben determinata obbiettività. La grande unità della coscienza b ritannica, deriva nte dalla solidità ciel scnrimento marittimo non perturbato da dualismo o da conflitti di qua lche im portanza . costituisce la massima fra le energie morali della Nazione, dalla quale deriva la gra nde stabilità e v igoria del Governo perfettamente conscio, a qualunque partito appartenga, delle grandi obbiettività nazionali.16 Frn le moltep lici obbiettivit,1 che agita no e perturba no la coscienza ital iana. quella che emerge dalle più sane e vigorose energie nazion ali, e che la Storia add ira con maggiore evidenza, è indubbiamente marittima, onde è lecito concludere che al Governo spetta il compito di elevare questa obbiettività alla altezza dei su o i grand i destini. Noi crediamo di non errare affermando che il Governo il qua le sapesse svincolarsi dalle im pcgolature, leva re lo stenda rdo del risorgirnento marittimo troverebbe la Nazione, cui no n manca l'intuito del suo mrvenire, pronta a seguirlo anche a costo cli no n piccoli sagrifici. A quesra impresa però sono forse i tempi im matu ri, e forse rnanc.1 110 gli uomini ca paci di sintetizzare la Nazione, di modo che, per ora, non rimane forse altra via di risorgimento che quella dell'apostolato mM ittimo onde m atu rare la coscienza nazio nale. Gli apostoli no n rrnrncarono né nrnnchera nno , m a al tri o nfo della loro m issio ne potrebbe nuocere il trop po zelo, o nde ai giovani troppo ardenti missionarii gioverà ricorda re che la verità è la luce delle coscienze, e che q uesw luce deve essere come quella del So le che rischiar,1 e feconda; e non quella del lampo che abbaglia e distnrgge. Il cornp ito d ell'aposcolaLo essendo quello di illuminare la coscienza nazionale, avvivandone la fede marittima, no i crediamo che si debbano escludere quegli art ifizi rettorici coi quali si ecc ita la fantasia, ma non s' illumina la rncnte, e che riescono quasi sempre a penurbare anzich é a consolidare la coscien za nazionale. Per fare opera ser ia e duratura. per quanto lo consente la siruazione, è quindi necessario determinare con esattezza: 1 .0 La graduazione degli obbiettivi; "Naturalmente. qui 11.U. fa riferim<.:nto ;ilk sue.: affermazioni nel Potere mariWmo ccrr. Tomo I, Pane.: II[) st:condo le qw1 li il Governo non deve r::ssere scmplic.:c e passivo interprt:Lc dell;1 cos<.:ic.:nza nazionale ma promuoverla e indirizzarla verso gli obiettivi più consoni con i veri inreressi e le ;ispirazioni nazionali, and1e e soprallutto in campo marillimo. '" Si noti. in q uesta occ.:asione, la concordanza <.:on il Ma han ndl'indi<.:are l'azione da sempre S\'Olta dal Governo ingle:;e come il modello più consono alle nuove esigenze: marittime ddl'ltalia, la qL1:tle pur deve fare i conti con un contesto geopoliti<:o c.: geoeconomico assai differente.

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2. 0 I mezzi militari necessari per consegu irli; 3. 0 La correlazione di questi mezzi fra loro e colle funzioni contri butive e politiche della Nazione. Alcune quesLioni, specialmente quelle militari, ebbero già una soluzione conveniente, ma il complesso problema militare, finanziario, e politico no n fu ancora completamente risolto, onde noi procureremo cli coordinare le singole questioni in modo che, non soltanto gli specialisti, ma anche la pubblica opinione possa rendersi pienamente conscia dell'impo11ante problema.

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CAPITOLO

Il

LA DIFESA MARITrIMA E LA DIFESA DEL TERRITORIO NAZIONALE: INDIVIDUAZIONE DELLE PRIORITA E RIPARTIZIONE DEI COMPITI TRA MARINA E ESERCITO

Questo capitolo riporla, anipliati, i contenuti dell'articolo ,,g li obiettil!i marittimi• sulla Gazzetta del Popolo del 13 gennaio 1899. Esso è stato così commentato dal comandante Guido Po ne/l'edizione 1937: «il Bonamico, per uolgar-izzare le sue idee, non fa sfoggio di e1udizione, bensz' cerca di convincere con ragionamento piano, alla portata di tutti. Egli imposta il problema, designando i compiti principali e secondari cbe si devono tener presente per assicurare l'esistenza dell'Italia. Nella sua rnente, si delinea chiaro il compito che la flotta dovrà innanzi tu.tto assolvere, e cioè la difesa costiera peninsulare ed insulare. Questo concetto può oggi semhrare quanto mai restn:ttiuo; ma se si 2,uarda al rnomento in cui jit enunciato, devesi riconoscere la sua arditezza. Allora, l'Italia non era tanto vincolata alle comunicazioni ·1narittime internazionali quanto lo è oggi, sia per la 1nino·r densità di popolazione, sia per i bisogni assai lilnitati della nostra industria cmcora barnbina. 1Ha egli presentiva !et jiuzzione del potere met1itti1no quale salvagua1dia delle comunicazioni Ji·a i continenti. «Se nella enunciazione degli obbiettivi relatiul che la )lotta doveva mggiungere egli considem perprim.a cosa le minacce territoriali e poi quelle al commercio marittimo, ciò si deue attribuf1·e alle condizioni politiche del momento ed allo sviluppo della tecnica nauale di allora, dominata dalla ejjìcienza balistica delle artiglierie delle grandi naui, a cui si attribuiva un potere invero eccessiuo. «Gh obbiettiui per conse2,uire u 1w e,\7Ja11sione coloniale sono dal Honamico considerati come complementari. Nella sua in.ente quadrata, egli giustamente considera che nessuna impresa al di lcì dei mari debba tentct1:'>i senza un'adeguata p1·epa1·azione economica, jìnanziaria e m.i/itare. f)!,li cita il caso del Giappone che in quel te1npo, pur auendo raggiunto un grande sviluppo marittimo, si manteneva in una prudente riserva, di Ji·onte al rnr!/litto ispcmo-ame·riccmo che pur si svolgeva nelle acque del Pac(!ìco. li Giappone maturaua i suoi piani! «E, negli anni successivi, ba operato proprio secondo le linee cbe il Bonamico traccia in questo capftolo. Cornmisurando la propria e!ipansione al potere marittimo ed ai mezzi economici ed approjìttando giudiziosamente di unfauorevole momento politico, si è ora lanciato ad una vittoriosa conquista di territori net continente asiatico, destando giust(/ìcate apprensioni nelle altre potenze oceaniche". Oggi (1996) si può ossema1·e cbe il Comandante Po, euide/lternente, non poteva prevedei-e che questa politica troppo ambiziosa del Giappone gli avrebbe causato lutti e rouine nella seconda guerra mondiale, dimostrando in tal modo cbe negli anni 'frenta l'asserto di D.B. rima,wua pienamente valido, anche per l'Italia.

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Sottolineiamo ancora che DB. esamina gli obiettivi maritti1ni dell'Italia, disti11guendo!i in assoluti, dal raggiungimento dei quali dipende L'esistenza nazionale, relativi, derivanti dalla necessitcì di proteggere taluni importanti interessi nazionali. e complementari, che - come le colonie - riguarda,w l'espansione e la prosperità nazionale ma sono subordinati al raggiungimento degli altri. L'indicazione di chiari obiettivi è p er lui tanto p iù necessaria, in quanto ,l'ltalia si trova purtroppo in uno di questi periodi di perturbazione morale e sociale grc1vidi di avventure e di disastri•. L'obiettivo assoluto coincide, per /ajlolla, con la difesa della •COrllice,, (Riviera Ligure di Ponente) e con quella «di tul/a la costiera peninsu./are e i11sulare col conco1-so euentuate delle rniliz ie di 2 ' linea e quello fisso delle milizie territoriali•, nze/ltre all'flsercito competerebbe la difesa delle Alpi (escluso l'Appemzino Ligure la wi d(/èsa è appunto assegnata alla }lolla). Tra gli obiellivi relativi, 0.13. continua a rite1tere non prioritaria la difesa del traffico mercantile. mentre il bonibardcnnento delle città ind(/èse potrebbe prouocm·e co!l i suoi ~//etti morali la risoluziolle dei conjlillo. /11/ine, egli si dimost ra deciso arzlicolonialista, ricordando che p1ima di pensare all'espa11sione coloniale, occorre costit11ire e co1tsolidare il potere militare e ma1·itlimo, cioè dare p1·iorità agli obiettivi dai quali dipende l'esistenza della Nazione. li doti del capitolo è la dimostrazione che la dijèsa della Riviera ligure di Ponente da una possibile invasionejiwtcese è «la pt11te più impo,tante del nostro problema COlltinenta/e, e può essere <!Uèttuata solo dalla }lolla, cosi' come solo lttjlotta può assicurare la ti?jèsa dell'ltulia p eninsulare e insulare da possibili sbarcbi.fì-cmcesi: si tmtta di una tesi assai ambiziosa ma non ,mova, perché già tipica dei p rimi c11ticoli e studi D.B. nel 1879- 7881 (Qi: Voi.!, Ptnte I). Si noti anche la divergenza delle sue idee da q11el/e del Mahan, che irwece riteneva 1tecessarie delle ua!ide d[Jèse costiere i1tdispensabili proprio per consentire alle }orze navali di .~/iuttare appieno le loro pi-ecipue doti di mobilità. Il punto di vista di D.B. dij]èrisce cmche da quello dell'Aube, del C'uer,ini e del flernotti (Qi ·. Tomo 1, pwte /, pam. IX; R. Bemolli. La difesa costiera, «Rivista lVlaritlima• 1905, Voi. f Fase. 1, pp. 53-54; D. G'uerrini, L1 lesi del Callwell, •l<ivista di Fanteria,, 1899, pp. 548-563). :f'uttauia queste idee di D.R. in me1ito agli obiettivi «assoluti", non coincidono del tutto con quanto egli sc1ive sulla «Gazzetta del Popolo• di Torino il 73 gennaio 1899, nel!'c1rlicolo eia/ titolo •Gli obiettivi man'//imi•. Per la dijèsa della Camice, infatti, in quest'ultimo caso sembra ritenere necessarie anche le forze terrestri. Vi potrà bastare l'F,sercito, c~fjèrma, con una rapida mobilitaz ione, anche se •è certo che /a/lolla è la p iù <d/ìcace ed economica dijèsa della Cornice e che pe1· essa soltanto si può avere la certezza di salvaguardare direttam.ellle l'Appe111iino ligure, indirettamente le Alpi ed escludere ogni possibilità d'invasione della Valle del Po•. In definiliua, D.B. mantie,ie anche in questo caso la visione riduttiva dell'impcmanza del Lrajfico niercantile già mw zi)èstata in passato, per contro soprcwva!utando - 1to1z è il solo - i pe1icoli di ojjèsct dal mare. Superjluo rilevare arzcom che queste considerazioni saranno di lì a poco smentite dalla prima guerra mondiale e dalla seconda, nelle quali emerge in modo d mmniatico e dryi:niliuo - a nzi ri.solutiuo - la dipellclenza dell'Italia dai riforni1nenti via mare. Paradossa!rnente, nella p oco hmgimircm,te valutazione dell'importanza del trajji'co mercantile D.B. manifesta idee analoghe a quelle del G'uenini, direflore della «Rivista di Fanteria•, il quale nel 1898 criticando aspramente l'opera del Limo (ARCUS) La gu erra ciel 19 .. . , contesta tra l'altro- la tesi di quest'ultimo (conjèrmata dagli eventi della prima guerra rnon-

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diale) che senza il dominio del mare non ci sarebbe giunto dall'estero il carbone necessario per la mobilitazione e per il rifornimento guerra durante - a mezzo f errovia - delle forze tmrestri conihattenti. Secondo il Guerrini per i tra~porti di mobilitazione occorrono pochi treni, mentre per rijòrnire un c01po d'armata al fronte basta mezzo treno al giorno (/orse egli pensa solo alle vettovaglie.. .). In ot.;rti caso, a suo giudizio gli approuvigionam.enti di ca·rbone potranno giungere anche via terra, mentre il carbone potrà essere comprato in Germania, Austria o 'Furchia e fatto giungere via terra ... Altra preuisione, questa, smentita dalla seconda guerra mondiale, nella quale i rijòniinienti via terra e perferrovia dal continente europeo - pur dominato dall'Asse - sono risultati sempre più costosi e più rari e scarsi... Sijfatte argomentazioni di1nostrano quanto si è lontani, all'inizio del secolo, dalla realtà logistica della fu tura guerra europea, ·1iella quale non solo carbone e vettovaglie, ma materie prime, semilavorati in acciaio, petrolio e materiali vari potranno giungere in Italia - sia pure al prezzo di gravi perdite di naviglio mercantile - unicamente dal mare, spostando l'asse strategico detta guerra non sul Ccm:;o, sul Paese o nell'Adriatico, ma nell'A.tlantico e nelle vie di cornunicazioni marittime da Gibilten·a e Suez al klar Tirreno ùul prohlerna globale dei rifornirnenti nella p1'ima e seconda gue1-ra mondiale Cj?'. F. Botti, La logistica dell'Esercito Italiano, Roma, SiVJE - cy: Storico 1991-1995, Voi. Il e IV). Un capitolo, dunque, assai breve, ma ricco di spunti e connessioni perché incide su una materia molto contrnversa che da sempre - nelle gra.ndi linee - è sullo ~/on.do del problema militare italiano. (F. B.)

La soluzione del problema marittimo esige anzitutto, come precedentemente accennam rno, una chìa ra ed esatta graduazione degli obbiettivi, ossia elci bisogni cui importa soddisfa re onde stabilire se, ed in qua le misura, la capacità milita re e quella economica consentano cli consegu irli . li problema nazionale ha una grande a nalogia con quello che ogni capo di famiglia deve risolvere ond e stabilire se le sue aspirnzioni ed i suoi bisogni siano in armonia colla sua situazion e fina nziaria . I.o scopo nostro essendo quello cli fore una propaga nda nazionale, e non già d i risolvere tecnicamente delle questioni, così ci gioveremo dell'a nalogia sopraccennata, onde il nostro pensiero possa esse re p iù facilmente assimil<Ho dalla pubblica opinione. Di questa similitudine ci scusiamo col lettore, che la trovasse troppo infantile, ricordando che il Saint Bon, in uno stu dio che potremmo ch ia mare classico, non rifuggì dal paragonare la nave ad un cu bo o nde offrire una immagine pe1fettarnente esatta ed intelligibile a tutti dello spostamento o tonnelb1ggio navale .'

' Cfr. S. fk Saint 13on, I.a questione delle nati i, Torino, l.oescher 1881. In essa il Saint Bon espone la filosofia dclk grandi navi ripo Duiliuc l.epanro. Per «.spo~tamento .. al tempo si intendeva l'attuak: d islocamento.

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Le nazioni come le famiglie ha nno necessità di vario ordine che riguardano l'esistenza , la dignità, la prosperità alle quali si provvede successivamente, ccl in vario modo, co l migliorare della situazio ne finanziaria. Ogni famiglia, saggiamente regolala , provvede ai bisogni che riguardano la preservazione della esistenza non solo col reddito ma anche col capita le, se necessario, e non clivers~tmente dovrebbero provvedere le nazion i con tutti quei sagrifici, anche di dignità, che possono salvaguardare l'onore. Ali.a dign ità ed al decoro le fo mig lic provvedono dopo di avere assicu ra ta l'csiscerna , sagri ficando per l'educazione dei figl i e le esigenze della posizione e degli affari, anche parte elci capitale, pro,Ncdenclo contemp o raneamente ;:ille m.assim.e econon1ie onde evita re situazioni peggiora nti, e noi crediamo che non diversamente debba regolarsi una Nazione in tuuo ciò che riguarda la sua dignilà internazionale. Le nccessit,'1 che riguarda no il miglioramento d ella p osizione sociale, la prospcritù della famiglia, sono meno imperiose cli quelle che riguardano l'esistenza ed il decoro e perciò le nazioni , come le famiglie, debbono subord inare quelle a queste, provvedend o ai mig lioramenti in q uella misura che le esuberanze del reddito, e gli incrementi d el capitale consentono. l tempi moderni pare che abbiano sovve rtito, ta nto nelle nazioni com e nelle fomiglie, anche i più elementari criteri di amministrazione domestica e politica , m a con quel residuo di buon senso che forse rigermogl ierà, ogni cittadi no po trà forma rsi un concetto semplice e chiaro dei sacri fizi più o meno urg emi che la situaz ione politica e militare impone, quando egli conosca la relativ,1 importanza dei bisogni che da q uesta situazio ne d erivano. rl proble1na, ciel quale noi ci occupiamo. esige quindi che siano determinati con semplic icà e chiarezza gli obbiettivi marittimi che debbono successivamente consegu irsi , ,1ffinché il contribuente p ossa rendersi ragione e rassegn,irsi ai sac rifici che la situazione gli impone, onde evitare funeste conseguenze elle sempre derivano dalla imprevcggen7.:l o cb ll a colpevole procr;i stina zione d ei p iù im periosi p rovvedimenti . G li obbiettivi rna rittirni nazio nali, in analogia cli quanw esponemmo, possono essere classificati in assolufi, relativi, complementari a seconda che riguardano l'esist.en z~ , la dign ità, la p rosperità della Nazio ne. E evidence che questa classifica implica una graduale im ponanza e che perciò la Nazione, la quale deve provvedere alle più im periose necessitiì della esistenza, non dovrù troppo illudersi in obbietrività cli decoro e cli p rosperità. le quali dovranno essere escluse finché non si sia compiuto il primo srndio, poiché l'avventurarsi in imprese cli este riorità e cli espansione quand o non si è nemmeno in grado cli sa lvagua rdare la propria esistenza è altrcnanro pericoloso quanto ridicolo. li sistem;i cli m cnere il ca rro in nanzi ai buo i è di grande attu alità, ed il bisogno di e.la re continu o spettacolo cl i scandali e d i lordure è cl ivenL1to morboso, tanto nelle famiglie che nelle nazioni, ma se la ciarlataneria ha il suo quarto d 'ora di successo. essa ha q1-iasi sempre anche quello del redde mtionem. L'Ita lia si trova pu 11roppo in uno cli questi periodi di penurbazione morale e sociale gravidi di avventure e di disastri , onde è indispensabile evirare ogni causa di n,aggiore onencbrazione della sua cosc ienza , cercando cli mettere bene in evidenza gli obbiettivi che essa deve e può conseguire .

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Gli obbicrtivi assoluti derivano, come dicemmo, dalla necessità di salvaguarda re l'esistenza nazio nale. La difes,1 contro quelle inva sioni che potessero menomare l'integrità territoriale ed esercitare una innuenza risolutiva sulla guerra costituisce quindi obbiettività assoluta, alle quali ogni Nazione deve provvedere coi mezzi proprii , indipenclcntemence da eventuali solidarietà politiche, a costo di qualunque sacrificio. La Naz ione che n o n è arb itra dei propri destini , perché non ha i mezzi di tutelare la propria esiste nza contro le p iù probabi li offese, po trà bensì vegeta re, equ ilibrandosi fra le rivalità e le sospettosità europee, ma non potr.ì mai considerarsi indipendente e dov 1·à rassegnarsi a raccogl iere, tutto al p i1), le bric io le della mensa internazionale .! Libera, indipenderne, ccl arb itra elc i p roprii desti ni considerasi solamente quella Nazione che è cap,1ce eia sola , escludendo le coalizio ni, cli salvaguarda re la p ropria esistenza . Le solidarietà politiche possono fino ad un certo punro equ ili brnrc i me7.7.i risolutivi, e consentire alle nazioni solidali quella indipendenza internazionale che singolarmente non ,wrebbcro; ma l'i nfluenza relativ;1 è sempre commisurata cb lla relat iva capacirà di rurelare la nazionale esistenza. Talu ne nazioni figurano o possono figurare nelle soliclaricr:ì come lo sbin-o a goff o o come i cavoli 8 merenda .·1 Poche nazioni si possono considerare arbitre dei loro destini in modo assoluto, ma la rela tivirà è appunto cleten ni narn dal grado cli ca pacità o di possibilirà futura alla tutela della nazionale esistenza. L'[tal ia lrn forse più di qualche altra nazione europea, cli lei più possente, la possibilità di risolvere eia sola il pro hlern,1 dell,1 propria esistenza,' ma per o ra le manca complernrnente la capacirù di risoh·crlo, e se questa mancanz,1 menoma grandemente la sua influenza , quella poss ibilità ha pure sempre un gra nde va lore nella b ilancia europea ed è a questa più che a quella che l'Jralia deve ancora quei res id uo di considerazione che le permette di acreggiarsi a grande potenza. La possihilità, non la ca pacità, di risolve re in avve nire coi p ro p rii mezzi il p ro blema della esistenza, costituisce la base della presente inOuenza italiana, ma q uand o l'Italia continuasse a dimostrarsi incapa ce di tradurre in atto questa possibilità, anche i nostri alleati avrebbero ragion e di esclan1a re: quousque tandem abutere, Italia, patienlae nostrae; poiché col l'esercito e coll'armata, nelle p resenti condi zioni , non rappresentiamo ch e una utilità molto prob lematica in q ua lsia si situazione europea.'

'Affermazione pic:namente valida anche oggi. ·' Anche queslo assioma oggi se mai è ancor più v,iliclo, r erd1é indici l"tmil·o mezzo per far sentire il proprio peso nelle alleanze. Per ··Solid:1rietà" (a l plurale;) !"autore; intende. appunto, le alleanze. 'Se si pone: mente alla situazione e<.:onomic.1. scx-iale e tìnanziaria clelrlt:1lia del peri(xlo, v·è mollo eia clubiiare elle t:ssa al momento polesse fare da sola . Se <:osì fosse stato, per quale ragion<.: essa dovrd)l>e aver <:ontrano - proprio con la Triplice lùrtemenk sostenuta da 0.1..1. - u1ù dleanz:1 con l"/\uslriaUngheri:1. suo nemico tradizionale, dalla quale la di\·ideva quel problema delle terre irredente che cova va sono la cenere? ' Ciò significa: siamo consu1m1tori e non produttori d i sicurezza, quindi nelk~ ,t lle:mze eltropee siamo più un peso che un utile. Da nornre che, secondo D.B., que.sto riguarda anche le forze terrestri.

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Finché non avremo saldamente impostati nell'ordinamento militare e nella coscienza nazionale i card ini della nostra esistenza, che sono determinati dagli obbiettivi assoluti, non potremo godere sicurezza, i nfluenza, prosperità. Gli obbiettivi assoluti essendo i cardini del nostro avvenire, bisogna che siano buoni, saldamente cementati, e che perciò possano davvero ed in modo completo risolvere il pro blema della nostra esisten:ta . Fino ad ora l'Italia non seppe né forgiare i ca rdini né preparare la forza, quantunque non rnancassero né le buone intenzio ni né i buoni consigli, m a pu ò essere che continuando a tirare il mantice si riesca ad avvivare il braciere, a forgiare i ca rdini ccl anche ad imposta rli com e si deve nella coscienza nazionale. Quali son questi cardi ni? Il continentale ccl il marittimo. Da quale materia sono costituiti? Dall 'esercito e dall'armata. Quali cli questi due è il principale? Sono entramb i egu almente im portanti. Non potrebbe la forza dell'uno supplire alla debolezza del! altro? La forza di ciascuno deve esse re proporzio nata al suo compito, senza di che no n si fa opera buona e duratura." Quali sono i compiti dell 'esercito e dell'armata? È quello che andiamo ad esaminare e stabilire colla massima precisione. L'esistenza nazionale non pu ò essere m enormua nella sua integrit~ che da inva sioni ed occupa1.ioni continenLali o marittime. Quelle continentali non si possono esplicare che attraverso alle Alpi od indirettamente attraverso all'Appennino ligure. La linea della Cornice [cioè della Riviera Ligure di Ponente - N.d.c.] collega ndosi direttamente col territorio della Francia, non può essere escl usa in modo assoluto da quelle per le q uali può esplica rsi l'invasio ne continentale. La storia delle g uerre di Roma contro le Gallic, della Spagna contro l'Austria e la Fra ncia domi nanti in Italia, e quell a delle guerre della Repubbl ica e dell 'Impero affermano la g rande importanza militare della linea della Cornice. Qu esta impo11a nza però dipende quasi interamente d al dominio del mare e dall a ca pacicù difensiva delle flotte. Dur::inte il periodo remico e quello velico , per l'insufficienza difensiva d elle flotte, la linea della Cornice poteva essere utilizzata, in modo relativo se non assoluto,

• l'<:r definire una equa ripartizione dell(! risors<: Ira Es<:rcito (;;' tvlarina, bisogna dunq11<.: partire: s..:c:ondo D. 13. - chili<:· concrete.; funzioni che c:iasn1na l'orza armata d eve concretamente svolgere: impostazione :issai alluale. Al 1<:mpo su:sso. la sua afferm:tzione che ,esercito e armata sono egualmeme impon,rnti• differenzia il suo approccio da quello cli mo lti ali ri scrillOri m ii ilari - coevi <.: non - secondo i q uali la Marina è più imp01tan1<: dell'Esercito, o viceversa. Su questo specifìc.:o asp<:llo. !'opinioni.: di D.B. è ass;ii simile a CJUella espressa nello si.esso reriodo dal Guerrini nell;1 su:1 crit ica :111'opern di Ca llwdl <: alla Guerra del 19 ... ( invece grandemente lodate da D .13.). Secondo il Guerrini, se è vero che a nulla varrebbe essere ,·iuoriosi in campo terrestre, quando poi si è sconfini sul mare, è ,·c.:ro anche il contrario. Perciò si h;1 sempre tono d i orientare tutte le nostre discussioni in 111ateri.i, verso la stell;i po lare d d lc Alpi che si difendono dal m;irt', o Vt'rso la Crcx:e del :--lord del mare che si domina ualle Alpi; la verit;1 è che bisogna dif't:ndersi da una pane e dall'altra (D. Guc.;rrini, Rtcensione e ('riti c;.1 a La 0·11er l't1 del 19 . .., Hivista di Fanteri;1 1898, pp. 774-775 e 8 15-83,1). 00

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come linea d'invasione continentale anche qua ndo la flotta nemica potesse esercitare un preponderante dominio sul ma re. Le armate nava li del passato, a rcrno ecl a vela, erano c lementi militari principalmente o ffensivi, la cui insufficienza difensiva derivava dall'imperfeuo dominio costiero e dal più imperfetto condorninio territoriale e marittimo acl o nta cli un assoluto dominio del mare. Questa condizio ne cli cose è interamente cessata colla introduzione del vapore, ma i sistemi, le trad izioni, le teoriche dei periodi precedenti hanno so pravissu to ccl anco ra annebb iano e p erturbano il problema militare. D a venti ann i comlx ittiamo per b verit,ì contro i pregiudizi, e nell,1 !)(lesa Marittima dell'llalia, negli Studi di geograjìa militare, nelle Considerazioni sulle grandi manovre navali abbiamo cerc,Ho di concretare il problema della difesa della Cornice e nella sua indole reale, positiva e moderna, onde sottrarlo al le erro nee e funeste soluzioni che lo riguardano. La d ifesa della Corn ice costituisce la parte più imporrante del nostro problema continentale. nella ipotesi di un conflitto colla Francia, poiché l'Appen nino ligure presenta caratteri d i resistenza assc1 i inferiori a quell i delle Alpi occidenta l i.È quind i di capitale impo1tanza risolvere, secondo verità e natura , q uesta parte del problema. La solu zione che finirà per imporsi, ma che è tu ttavia ignorn ta o repulsa, è q uella che si concreta nei principii seguent i: 1. 0 L'a rmata è qua nto resercito un fa ttore difensivo; 2. 0 L'A ppennino ligu re, cb Ventimiglia a Genova, pu ò essere salvagua rdato da ll'armata; 3. 0 TI co mpito dell'a rmata è quello cli clomim1re, co n sufficiente efficienza, l,1 linea della Cornice; 4.0 Il dominio può considerarsi sufficiente quando il nemico non possa utilizzare con sicurezza la riv iera ligu re come linea e come base d 'o pera zione." Questo compito dell 'armata non è troppo difficile, tenendo conto delle condizioni logistiche, topografiche cd idrografiche della riviera ligure, specialmente in rapporto alla entirà degl i eserciti ed alle esigenze d i una colossale base m arittima, onde concludiamo che il problema clella nostra difesa occidentale non sar.'.ì economicamente e tecnicamente risolto finché no n si assegnerà a[l'arma ta il compito e la forza di dominare la Cornice e salvaguardare l'Appennino. Posto in questi termini veri e natura li il problcrna dife nsivo occidentale, ne risulta che i l compito dell'esercito è cscl usivamenrc quello della d ifesa delle Alpi e della frontiera orientale contro le invasioni conti nentali . - Come lo sLesso O.l3. rium.la. le considera zioni sulrimportanz:1 ùella linea della Cornice (cioè d ella Riviera di l'onen t<:) e sull<1 necessil~t di contrastarn e la pr<:vedihil<: conquista iniziale eh, rxirte dd nemico (la Francia) non sono nuov<: e gi;ì si Lrovano negli articoli e nelle orere cld 1880- l HHli. Nuo va è, invece, l'affermazione <.:h<.: -la clif<:sa della Corni<.:<: costicuisce la parte più im1x>rtante del nostro problema continenral<:•: ne consegue un maggiore impegno cld la flo tt a anche in questo settore. :slel 1880, invece, O.l3. definiva lo sbarco fra ncese sulla Rivicra Ligure d i Poncnte come .. cJiversivo, rispetto allo sforzo principale ama ve rs<> le Alpi (Cfr. Tomo I, Pane I, parn. VI). "Se è:: così, il termine .. dominio• è improprio. rmpedire al nemico d i •utilizzare con sicurezza- com<: bas<: e linea c1·operazione la Riviera d i Ponen1e, significa infolli dare per scon tato lo sbarco e limiwrsi solo a distud)are e ostacolar<.: l'alimen1azione delle forze sbarcate.

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finché l'armata non sarà in grado di dominare la Co rnice e salvaguardare l'Appennino, spetterà anche all'esercito la loro difesa, ma non dobbiamo dimenticare che se questo può essere un compito provvisorio non pu ò essere considerato una necessità ciel nostro sistema difensivo. Le grandi invasioni ma rittime che possono compromettere la nostra esistenza sono: 1. 0 Invasione ma rittima, con base d 'operazione su lla costiera elci Tirreno;" 2.0 Invasione m arittima adriatica; 3. 0 Invasione delle isole Sicilia e Sardegna. Non intendiamo determinare l'importanza relativa di queste offese, già classificate in uno studio precedente: imporra solo affermare che queste invasioni non posso no essere efficacemente ed economicamente contrastate che da lla flotta . Tutti gli espedienti escogitati per supplire alla flotta non conseguono lo scopo, e servono solo a falsificare il nostro problema difensivo ccl a ritardarne e comprometterne la natu rale soluzione. L'illusione di salvaguardare con repa rti dell 'esercito attivo la penisola e le isole dalle invasioni marittime, se non è ancora c0tnpletamente svanita nella opinione pubblica militare, essa è però in via di dissoluzione , com e dimostrano gli scritti p iù recenti cli autorevoli personalità militari. La cooperazione dell'esercito attivo {nella difesa della penisola e delle isole] può essere considerata come una dolorosa conseguen za degli errori e dei pregiu dizi del passato . m a non un principio fondamencale del nostro problema difensivo. Questo principio non implica certo l'opportunit:ì e la necessità cl i sgombra re la peniso la da ogni reparto dell'esercito attivo finché la flotta non sarà in grado di impedire le grandi invasioni m arittime, m,1 esso sancisce invece la necessità di mettere l'armata nelle condizioni cli sa lvaguardare la penisola e le isole da invasioni che possono m enoma re l'esistenza e l'i ntegrità nazionale. La penisola italiana può essere salvaguardata dal potere navale in modo assa i p iù efficiente e sicuro cli qua nto l'I ng hi lterra, a parit,1 cli altre cond izioni , potrebbe sa lvaguarda re la sua costiera, poiché l'estrem a vicinanza cli qu esta n quella della Francia , dell 'O landa e della G ermania può consentire ra pidità. intensità e successiv ità d 'invasioni alle quali l:1 costiera italia n a può considera rsi in grande parte sottratta.w Se i criteri che prevalsero in Italia avessero prevalso in Inghilterra , essa non sarebbe oggi la drnninatrice dei mari e dovrebbe avere un esercito assai più grande di quello che essa, per ragioni di politica mondia le e non per <1sso lute esigenze difensive, mantiene."

"È questo il t<:"ma ddle grandi manovre navali ci el 1894, assai critic:llo da D.U. nel suo commento sulla •Kivista M:irittima• (T<>mo I, Parte I, p:1rn. X) proprio perch(: ct;·1 r cr scontata l:t conquista chi parte nem ica dell:1 ,Cornice•. "' L;1 storia e l:t geografia rendono almeno disnitibili le t<..:si di 0 .U. sulla maggiore faci lit,ì, rispetto all"fnghilterra, di dif<c:ndere l"fr:tlia d;ille invasioni marittime co n il solo powre navale. Fa tto s.ilvo il valor<..: d<.;termin ante del rnppono di f<>rze n;ivali (o aeronavali), la conformazione geogr:1fica detrtnghih<.:tTa restring<..: assai di più di quella tlell"lt,tlia (in prali<::t, all:1 Manica) J"area che potrelib<.: esscre interessata dag li sbarchi. f:1cil itandone sia la difcsa marittima che qudla cerrt'sCr<.:. " Ma J'Inghiherra non h:1 confini terr<.:stri 1

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Se l 'Italia dovrà divenire una grande potenza marittima essa no n può persistere in quei principii che falsano il nostro problema difensivo ed ostruiscono le grandi vie della sua futura prosperità . Gli obbiettivi assoluti, che rigt1ardano l'esistenza nazionale, sono quindi condensati nei seguenti principii: 1.0 All'esercito la difcsa delle Alpi e l'eventuale concorso a quella dell'Appennino ligure; 2. 0 Alla flotta la d ifesa di tutta la costiera peninsulare cd insub re col concorso eventuale delle milizie di 2.' linea e quello fisso delle milizie rerritoriali .11 Finché la flotta non sarà in grado cli soddisfare a questa obbiettività assoluta-sarà necessar io ricorrere a quei rip ieghi tempo ranei che posso no rappezza re, rna non m ai costituire, il nostro naturale ordinamento difensivo. Questa grande obbicrtività può essere rapidamente e con tenui sagrifizi conseguirn , onde è kcito sperare nel trionfo cli quella verità che è salveac1 e prospe rità dell'Italia. •**

Le obbiellività relative sono quelle che, come fu detto. non derivano eia imprescindibili esigenze della nosrrn esistenza nazionale, ma bensì dalla convenienza cli salvaguardare la d igni LéÌ ccl il deco ro tlllelnnclo la maggiore quantità d i interessi troppo esposti alla offensiva nemica, preservando così, non solo l'esistenza ma anche. come volgarmente suole dirsi , b borsa. Quando 1:1 borsa è molto grossa e mo lto mi nacciarn da lle cupid ità de l nemico, le obbiettivirà relative possono nssumere un,1 grande in1por1anza, benché tra la borsa e la vira ci corra sempre una capitale differenza. L'ernir:1 degli inte ressi e la lo ro vulnerabilità è v,1riabi lissirn a eia nazione a nazione, e perciò se il problema del la esisten1.,1 è egualmente importante per turre, q uello della borsa presenta dissomiglianze grandissime. Vi sono cas i in cui l'obbienività relativa assume una importanza poco inferiore :1 qu ella della obbiettiv ir~ì assoluta. L'esistenza della Inghilterra è talm ente vi ncol:na alla sicurezza delle sue grandi linee cli navigazione, ccl in ispecial modo a quella transatlantica, clic l'incolumità di queste linee è una ciu esrione cli vita lità naz iona le. Renché coi monti frumentari ccl altri provvedin,enti l'I nghilterra possa in parte escludere le conseguenze della paralizzazione delle sue principali linee commerciali, ciò non pertanto queste conseguenze potrebbero sempre risolversi in un grn ncle disastro.

" La fonnulazione iniziale degli •<>biettivi as.~oluti· nel citato articolo dd 13 gennaio sulla •Gazzella del Popolo- è s<:nsihilmcnre diversa <:: sembra :1<:centuare il ruolo esclusivo della flott a: .. a(l°l'.-;<:rcilO spé'lta la r.lil't:sa delle AIJ1i e il con<:orso ;i qul;i la dell"Appennino, alla flotl:-1 spt: tta la diCt.:sa contro tu tte le invasioni m:1rinime•. In ambedut.: i casi gli obiettivi •:1ssoluti• asSé'gnano alle; l'orze navali un ruolo a.-;sai ,naggiore di quello che ,l\·e,·a previ:;to il RkTi (Cfr. Tomo I, Pane I. para. VII). L E:--t'rdto non difenderebbe lutlcr la cintura dell<c: Alpi ma escludert:hbt: t·App<.:nnino Ligur<:. difeso principalmt:ntt: dall:1 llona . Per di più non difenderdihe l'It;dia Centrale:.:, la cui dii'<:.-;a - in~ieme con quella dell:1 peni.-;ol;i e ddle isole com~terebbe alla !lotta. :;cnza intervento ddl'Eser<:ito di 1· linea ma avvalendosi :;olo •del concorso eventuale delle milizie di 2•1inea e di quello fisso delle milizil.' territoriali-. 0


Ciò che per tutte le altre nazioni, non esclusa la Francia, non rappresenrerebbc che un da nno più o meno grave, costituirebbe invece per l 'Ingh ilterra una questione vitale, mentre molte altre offese insignificanti per essa possono costituire minaccie gravissime per altre nazioni. La gradunione delle offese relative è quindi un problema che deve essere risolto caso rer caso a seconda delle speciali cond izioni degli Stati. Per l'Italia potrebbe stabilirsi la seguente classifica: 1. 0 Bomba rdamento delle grandi città ind ifese; 2°. D istruzione delle lince ferroviarie e delle grandi industrie scaglionate lungo la costierc1; 3. 0 Anacco ed espugnazione delle piazze eia guerra; 4° . D istruzione o p~1rali zzazione del commercio . La distruzione del commercio, dala la scarsa importanza cli colonie o ,nercati soggetti a protezionismo italiano, si ridu ce a limitata menomazione del navig lio mercanti le ccl ai dann i indireni che ne risemirebbero temporaneamente molte nostre industrie, m c1 q ueste m cnom,1zioni e questi da nni non potrebbero mai costituire un pericolo clell,1 nostra esistenza e, quando fossero adottati provvedimenti riguardanti il carbone, il fru mento e le sta zioni cl i rifugio per il naviglio inca pace di ra ppresentare una qualsiasi utilità militare , le conseguenze della guerra non sarebbero, rer tale rigua rdo, troppo deleterie. L'espugnazione delle piazze da guerra rappresenta già un'offesa relativa di qualche imporranz,1 , qw1r1do ess~1 potesse influire, come nel caso cli Spezia o Venezia, su ll e grandi operazioni continenta li. oppure sulla difesa mobile della flotta. Le ultime guerre hanno però d imostrato che l'espugnazione cli una piazza marittima decentemente :1 rmat.1 e d ifesa, è un comp ito lungo. difficile, pericoloso. quando non sia conseguita cli sorpres,1, onde concludiamo che, senza escludere b grav it,1 dell 'offes:1 , le condiz ioni delle nostre principali piazze maritt ime sono tali eia poterle salvaguardare lungamenre contro attacch i navali cli grande intensità. finché alla flott:1 rimangono i mezzi di persistere nel suo compito difensivo, anche l"cspugnazione della Spezia o cli Venezia non rappresenterebbero ancora rninaccie c 1paci cli mettere in pericolo, sia contro la francia sia contro l'Austria , la nostra esistenza. onde noi crediamo cli non errare classificando questa obbierrivit;ì dopo ciuclle che riguardano la distru zione costiera ed il bombardamento delle cim'i indifese. La distruzione delle ferrovie e delle industrie scaglio nare lungo la costa costitu isce g ià una g rave minaccia per l'i nfluenza che può esercitare su lla rnobilirnzionc, e sulla capacit:1 di persistere colle riserve materiali nel confl itto. Qua ndo però si consideri che il problema della nostra mobilitazione non esclude soluzioni migliori clell'anualc e che anche l'ubicazio ne delle grane.li indu str ie cl i costruzione potrà in avvenire essere trasferita in località maggiormente protette, può concludersi che queste offese costiere, q uantunque gravi, possono essere rese m eno minacciose da provvedimenti futuri ed in ogni caso non costicuiscono, o non dovrebbero costituire, una minaccia vitale e risolutiva ciel conflirro. Il bombardamento delle città indifese costituisce per l'Ita lia un:1 offesa che, date le condizioni della coscienza nazionale, potrebbe gravemente compromettere la situazione militare e provocare la risolu zione del conflitto. Questo criterio fondamenrnle lo avevamo chiaramente espresso nella nostré'l D!/esa mariti ima clell'!talia, e l'ano nimo auto re dell'a rtistico episto lario la guerra del

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190... lo ha splendidamente episodiato, come gli scrittori navali della j eune école, ripud ia ndo l'ancienne école, lo hanno p o liticamen te e m ilitarmente sancito . Nessun dubbio adunque che il bombardamento costituisca una m inaccia che possa , moralmente, fa re precipica re la soluzione ciel confliuo e che perciò la d ifesa contro il bombardamen to costituisca una obbiettivirà relativa quasi altrettanto imporcanee come quelle assolute. 1-' Tutte quesle obb iellivicà relative che abbiamo enumerato non possono essere conseguite che dalla fl o tta. Essa rappresenta quindi nel sistema difensivo clcll 'ltalia il fattore insulare, peninsulare, costiero ed indirettamente, nel caso d i conflitto franco-italico, anche il fallorc cominentale, poiché rende inefficace l'offensiva attraverso alle Alpi occidentali salvaguarchi nclo l'Appennino . • ** l e obbiettiv ità complementar i sono quelle che riguarda no l'espa nsione e la p rosp eritéì nazionale, o nde potrebbero anche definirsi offensive, poiché la situazione mondiale non consente esp ansività importante e duratura senZél confl itto. L' indole di questi con flicti può essere, q ualche volta , esclusivam ente economica e comffierciale , m a essa presu p pone sempre una cuto rietà milirare, mo rale se non materiale. Il conseguimento delle obbiettività complementari implica sempre u na adeguarn prep:-u azione economica, finan ziaria e militare. Q uando il potere mi litare, cerritori,1 lc e marittimo, è insufficiente al compito difensivo nazionale, non è cenamente opponuno affidargli un compito offensivo a meno che le sol ida rietà internazionali, sempre instabili, non valgano ;i guarancire l'integrità e l'esistenza d ella Nazio ne. lo Stato che si avventura ad imprese d i possesso o co lo nial i. prima di ave r salvaguardata la propria esistenza, non può vivere che una vita pertu rbat,1 e patemica , poiché ad ogni coll'"tplica zionc internazionale può tenere dietro un grn ve pericolo. ' ' "Suscitando proteste ncll"amhito della stessa .\ larina, D.B. nel 1880 ave,·a sostenuto (Cfr. Tomo I Parte l , para. V) ,he la flou;i non clovcva contr:1st;1re il bomh:1rdamento d:1 parte del nt'mico dellt' cit1:'1 ,ostiere ind ifese, ma lim itars i a ostacolare gli sl>ar, hi. Op ponendosi al bombardamento, infatti, sa rebbe stata costretta ad ac,ettare u n;1 battaglia elle data la sua inferiori1;1 avrehhc perduro. Con queste affe rmazioni dd l b'99-cht: per-.iltro per il mrnm:nto non giustitìca appieno - D .l3. mostra di awr cambiato ide;1 . assegnando la priorit;1 ;1ssoluta alla necessiti1 di contrastare il lxnnhardamt:nto. t:imponanza persino cccessiva mtribuita ali .i minaccia d<.:i bombardamenti d:d mare no n è tipica cli D.13., ma percorre tutta l,1 leueratura na vale di fin<.: secolo, d:llldo vita :1 numerosc opere dcgli scrittori navali e a polcmid1e <.:on gl i scrittori terrestri. l.;1 tenrntica dcgli effeui morali d ecisivi del bombarda mento di citt,ì indife~ sad poi as.~unta ili roru dai fautori dc! bombardamento aereo, a cominciare d:1 Oouhet (Cfr. F. 13otti, I qflessi sr.rarc:,r.i,ici e/ella .r.i. 11erra totale - 11avi e mezzi aerei 1w! bo111/Jardam ento co11tro le ci/.lcì, •l3ollettino d 'Archivio d ell"Ufficio Storico Marina Militare• n. 1-2/ 1989). " Con queste parole O.l3. premJe le distanze dalla vocazione coloniale dell' ltali;i. della quale: molti allora parlano anche per sostenere la ne1.:t:ssità di sviluppare il potere marittimo. In tal modo. egli diverge radica lmente eia C:unillo i\llan froni (Cfr. I.e culo11fe e l'al'l1e11ire d'fwlia, •Rivista ~larittima• 1901, Voi. I Fase. Il , p p. 313-327) e dal Mahan. che nella li!fl11e11za del p urere mari/fimo s111/u stvria (Cl"r. To mo I, Parte m ) ind ica nelle coloni<.: u na d ellc c·omponenti indispensabili d el potere mari11imo. Jnvec.:e il giudizio di 0.l3. sullc c.:olonie ha delle analogie con quello del Guerrini. secondo il quale il dominio del mare (e, a maggior ragione, il p<>s.~esso di ,olonie) aumenta e non diminuisce la domanda di frirze terrestri: q uindi esso ,è utile, anzi necessario, a coloro ch e.: hanno vit,tlirà esuhc r:lllti da espandere fuori : battaglion i nel t<:!mpo di guerra, prodotli indust.riali nel tc.:111po di pace. Ma clii vuol acquisrart' il dom inio dd mare p rima di avcrne il bi:iogno che adcsso ho dello. mette il c;irro davant i ai buoi .. .· (D. Guerri ni, I.a tesi del Callu;e/1 (Xl) •Rivi~ta di Fanu~ria- I 900 - Anno rx. p. 783).

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li dominio colon iale fu sempre una conseguenza di un periodo di preponderanza milirare od almeno di una situazione che garantiva l'integrità dello Stato. Qu ando q uesta gua ramigia venne n,eno, per qu alsias i ragione, i possessi coloniali furono m enom ati o perduti come lo d imostra la Storia di tutti i tempi e cli tutte le nazioni. Le solidarietà, le alleanze temporanee non costiruirono mai una guarantigia sufficiente a giustificare le iniziacive coloniali, a base di sovra nità o di protettorato, e non è chi credersi che le alleanze moderne si possano dimostrare più efficaci delle ant iche e che la situazione interna zionale, come vedremo, sia oggi più propizia alle nazioni deboli cli quanto lo fosse nei secoli scorsi . L'unica g uaranrigia efficiente è il potere mi litare, continentale o marittimo, e la Nazione che non lo h;:i costituito e consolidato non è prudente né saggi:, impegna ndosi in imprese co lo nia li , a meno che essa no n sia risolu ta a crea re nel p iù breve tempo un potere militare sufficiente a salvaguardare, almeno, l'esistenza nazionale." La creazione di questo potere può essere lunga e difficile onde la prudenza e la serietà sono le forze che preparano le vie della p rosper ità. Il Giappone ha offerto in questi ultimi anni un esempio cli virilità che dovrebbe essere meditato eia mo lte nnzioni europee. D opo i grnncli e meritati successi, per non d ire trionfi. del l891i-95, il Giappone. con una popolazione assai su periore a quella dell'Ital ia, con una organizznio ne di Stato militarmeme v igo rosa, con u na flona che può fin d'ora co nsiderarsi tra le prime del mondo, con un esercito vittorioso, potente ed esuberante, se non superOuo, alla difesa , con una dinastia energica e circondata dal prestigio antico, da lla g lo ria recente. chl ll'affetto e devozione ciel popolo ... il Giappone, dico, si è mantenuto in una prudeme riserva durame il confliuo ispano-americano, che pure lo riguardava abbasrn nza , e non ha ancora assunto una iniziativa risoluta nella q uestione o ric..:nta le. 11• Noi crediamo che la condona del Giappone sia anche più saggia ed ammirevole cli quella della Germa nia, poiché il potere mil itnre di quesw, rutto considerato , non rappresenta nella bilancia inte rnazionale il potere rnil irnre di quella. Il Giappone è quasi invulner.1bile nella sua esistenza, certamente assa i pi ù dell'Inghilte rra , m entre la Germnnia potrebbe non esserlo; i loro poteri nav,1l i si equi librano, rna il potere continentale di questa è meno disponibile di quello rapidamente crescente del Giappone in caso di conflitti colonùtli. Qu este considerazioni rendono a di mostrare: 1 .0 La necessità di assicurare l'esistenza prima di impegnarsi in imprese espansive; 2°. L'insufficiente ga ranz ia derivante dalla solidarietà e chdb va riabile situa7.ione internazionale; 3.0 La necessit,ì e.li prepara re i mezzi espansivi, economici e fina nziarii, e soprattutto il potere militare.

" Altra affermaziom: riferita alla silllaziorn..: <iell'llalia a fine secolo X IX. Da notare che. tre anni prima, le aspirazioni coloniali delrt1.;1lia in Eritrea :1vev:1110 ricevuto un duro colpo con 1:1 sconfina di Adu;i ( 1° marzo 1896). '" L\:sempio del Giappone t: della sua saggia e pru<ieme poli1iu1 sarebbe staw moho utile anche per riialia nd 1937, quando viene.: ristampato li pru/Jlema marillfmu delf'flalia. M:, proprio in quegli anni anche il Giappone slava abbandonando l'antica prudenza ... Con i risultari tragici che la sc.:conda guerra mondiale ha mc.:s-~o bene in luce.

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Il metodo d i preparazione lo abbiamo ind icato esponendo la teorica ciel potere marittimo, onde possiamo concl udere che le obbiett ività comp lemcnwri no n debbono anteporsi a quelle assolute e nemmeno a quelle relative, a meno cli eccezionali sicuazioni, derivanti dalla speciale indole del problema mariuimo. Le tre ca tegorie di obbiettività possono quindi classifica rsi per importa nza nell'ordine seguente: 1. 0 Obbieltivitù assolute, rigua rdanti le invasioni continental i e maritrime; 2.0 Obbiettività relative, riguardanti specialmente il bomhardamenro e la distruzione costiera ; 3. 0 Obbiettivit8 complementari rigu:1rch1nti specialme nte le imprese coloniali. Queste tre classi di obbiettività im plicano un graduale incremento del potere marittimo, onde la Nazione che non è in grado, o non sa, o non vuole sottostare ai sagrifici che impon e la prima no n può ill udersi di potere conseguire, con risul tat i du raturi, le altre. L'entità del potere mariuimo necessario al conseguimento di questi obbiettivi varia da Nazione a Nazione, e noi procureremo di determirnHlo per l'Italia colla massima esattezza possibile.

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I


CAPITOLO

II I

QUANTITÀ E REQUISITI DELLE rORZE f\AVALI NECESSARIE: Pll0PO RZI0Nl DA RAGGIUNGERE HlSPE1TO ALLA FLOTfA FRANCESE

Questo capitolo riprende l'articolo •La )lotta 11ecessa1ia• pubblicato sulla ,Gazzetta ciel Popolo• dC!I 15 ge1maio 1899. D.R. 1tonjè1 che ribadire e - in taluni punti meglio deji'nire le idee da fui precedentemente espresse su tre argom,enti essenziali:

- quantittì e qualità del naviglio occorrente a!l!talia perfarji·onte alme1t0 agli obiettivi assoluti e relativi. in tutti i casi, non si tmtta di contendere al nemico il dominio ciel mare ma di difendere le coste; - non convenienz a di perseguire obiettiui coloniali, se prima non si è raggiu llta la possibilità di salvaguardare la propria esistenza consolidando la difesa del Paese; - anche lirnitando i compili a tale cti/esa, comu//,que è necessario un forte incremento della co/lsiste11za cle!!a )lolla. ji'no a raggiungere almeno la metà di quella Jì-c11 tcese. Nella ristampa 1937. quando la conquista de/l'Etiopia è stata appena ultimata e i rapporti tradizionalmente di amicizia con l'Inghilterra si vanno i/lcrinando. il Comcmdcmte Po annota: «l'entitcì dellajlotta necessalia a ll'Italia, è determinala dal Bonamico avendo sempre davanti agli occbi la minaccia della hmicia. 1~· supe,jluo ricordare che l'euentualil.à cli UJt conjlillo co11 la vicina repuhhlica interessò gli Stati Maggiori dei due Paesi per oltre II Il cinquantellnio. Vi}itrono mome1tti di tensione e persiJZo di alleaJt.za co1t la Fmncia. Nel 7898, il RoJtamico, date le nostre sca,~'.;e possibili!.à Jì11a11ziarie, si aug11ral·a per la 1wstrajlotta 1/na potenza almeno pari alla metà di quella jìmzcese: quel limite di potenza ci avrehbe permesso di d(/endere la nostra costa e nello ste._,so tempo di sostenere il blocco mediante il quale la jlotta avversaria al!rebbe cercato di paralizzare il nostro commercio. «Come si vede. un p rop,ramma del piede di casa. In. quel tempo, bisognava concentrare tulle le 1tostrejòr.ze per la protezione metropolitcma: quindi, per il lionamico, niente imprese coloniali. ji'ncbé rton si fossero mggi1uiti gli indispensabili i/lcrenienti nel potere 11auale. N/a per tenere degnamente la 1tostra posizione 1tel l'vlediLerraneo, 11011. poteua bastare 111-u,1potenza ncwale pari alla ,netà di quella Jimzcese: il Bonamico ste,,:•;o. qucmdo tratta delle a lleanze, considera JZecessaria una potenza pari a tre quarti di q11e!laji-anc<?se . .Jntanto, gli avuenimenti internaz ionali mediterranei, nei prinii anni del secolo XX, si incaricano di dimostrare la importallza relativa delle /lolle. I.e vicende ed i 1nu.tamenti ten-itoriali nei 1Jalca11i ed in Asia minore obbligano le nostre navi ad accorrere per la protezione dei nostri connazionali. dei nostri interessi, del 1wstro p restigio. A.fjìomno le mire delle uarie potenze del i\!Jediterraneo e p/i Jtalicmi devono dolorosamente constatare cbe, per ollenere un p osticino al sole nel mare che una uoltct era chiamato no strurn , non bastano le alleanze, ma occorrono basi navali

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oltre che una potentejlotta. La guen-a italo-turca e poi quella mondiale dimostrano cbe le nostre apprensioni sulle tendenze delle varie potenze m,editerranee, erano phì giustificate: basti p er tutte ricordare cbe p hì recentemente le p remgalive navali che il Patto di Londra ci riconosceva, ci vennero di f atto subdolamente contese p er tutto il corso della guerra. E peggio a ncora ci capitò n el dopoguen -a, perché la strullura politica e 11avale del trattato di pace, risultò quanto mai pregiudizievole agli interessi niarittimi dell'Italia. Gli ex alleati ci considerarono a lla stregua dei nemici [ ../ Dal 1922 in poi. la Marina italiana si è quasi completamente rinnovata. E in tulle le cor?/èrenze internaz ionali, l'ltatict ha p otuto far udire la sua voce auto·revole. La diplomazia italiana è lineare ed aperta. fasa reclama per l'ftcllia il suo posto nel Mediterraneo ed è consapevole cbe questo posto noi non possiamo conseguirlo se si accella una f onnula d i inferiorità o cli subordinazione a d altre potenze. L'Italia no11 persegue insani propositi aggressivi a danno d i altre naz ioni ciuili, nia non p uò tollerare /'ingiusto tratla1nento del passato. L'Italia non il/tende mellersi in u na gara di annamellti navali: ·bensì riduzione a quel niinimo cbe garantisca la sicurezza naz ionale'. Lajormula qualunque cijìa ancbe la p iil. bassa purché n on superata da a/culla altra potenza conlinentct!e europea, accoglie ed esp1ime compiutamente i pri11cipf scmciti dal Pa llo d ella Società delle Nazioni. •Ora che l'Italia è impegnata nel conjlillo etiopico, misura tutta lùnportallza del fattore marittimo, la dislocazicm e nel Nlediterra neo di buona pa rte della Jlotta Inglese, e la collaborazione da questa sollecitata a lle a ltrn potenze marittime del Mediterra11eo, è una prova del peso cbe i paesi sanziouisti al!ribuiscono alla 11osrra Marina la quale, anche senza asswnere disloca2·ioni speciali. esercita una/unzione valorizzatrice della nostra situazione mediterranea". In questo commento il Po //,O n considera che la realistica pro,\pettiua di D.B. è in tutti i casi quella d i una .flolla i11feriore al pi1ì probabile avversario. la quale quindi no1t può e n on deve con tendergli il do min io d el rn.are impernian do la sua az ione su lle corazzctle. Né egli sembra dar peso al fatto che LJ.R. co1zsiglia di muoversi con molta prudenza Sl{f terreno delle conqu iste coloniali, a nche una volta raggiunta (cosa che è quanto mcti dijficile per l'Italia) la possibilità di saluaguardare •gli obiettivi assoluti,.. Conw già in precedenz a, LJB. ba u na 1;isione mollo riduttiva dell'importanza del trajJìco mercautile, ritenendo che esso possa essere •Ull elem.e11to di prosperità• solo per le naz ioni (non è il caso dell'llalia di allora) cbe p ossegp,ono colonie; gli sji,gge completcmzeute. perciò, sia cbe l'flalia stava avviandosi a diventare un paese industriale co1i crescellti esigenze di trasporti m,alillimi, sia che già allora era in allo quella che oggi cbiamianw •mondializzazione degli sca mbi,. Fenomeni cbe invece non .ii1gqcmo a w t autore coevo già qu i 1icorda10, il maggiore Cristojbro Manj1-edi, cbe sulla •Rivista Ma rittima• del 190 l (Gli sca mb i via ma re , Voi. lii Fase. I) esprime idee opposte rispello a quelle di D.13. e ancor oggi ualide, giungendo alle seguenti conclusioni. - pilì cbe dall'cwm.e nto della produzio11e agricola, i nuovi mezzi di sussistenza in ltalia sono douuti a ll'ind ustria, i cui: prodotti d1jJendono dall'inle1:,cambio; - ormai il grosso degli scambi si jà per via mare; - grazie al n uovi mezzi di coniun icaz ione e locomozione, ,ormai tutta la terra è u1 t mercato•, e la produz ione cli ogni paese è orientata non su quello cbe gli abbisogna, ma su quanto cbiede tale mercato internazionale;

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- l'Italia iinporta in quantità enormi due materie prime di prima necessità, il grano (730.000 tonnellate nel 1900) e il carbone (quasi tutto dall'Inghilterra) . Ambedue queste materie prime vengono dal 1nare; - se le jòsse impedito di importare via rnare queste due m.aterie pri1ne che servono rispettivamente per alimentare gli stomaci e le macchine, l'Italia si troverebbe in gravi d{llìcoltà; - di conseguenza, le occorre un.a flotta in grado non solo di difendere le coste, ma anche di mantene1·e sempre aperte le vie di comunicazione il Mct'li1·edi considera le colonie come utili canali d'espansione economica, ma non le ritiene certo !'unica ragione che richiede una forte jvfarina da guerra, e anzi ammette che talune colonie (come, del resto, sono sempre state quelle italiane) «rappresentano soltanto speranze phì. o meno jòndate e passiuità più o meno gravose, dove vivono soltanto gli imniigrati che vi mantiene il governo". Nello scritto del jl;fanj1·edi è totabnente superato il uecchio concetto - tipico de/periodo velico- di 1vfarina 1nercantite vista anzitu.tto come indispensabile serbatoio di marinai per quella militare. A parte la tesi- injòndata- sulla scm:'ia irnportanza del trajjìco mercantile, le 1·i lessioni di un. in questo capitolo esprimono 01·ienta1nenti antitetici a quelli della politica militare italiana degli anni Trenta e - al tempo stesso - non di rado attuali, perché in senso generale cm1/ìgurano le esigenze mininie cli sicurezza e difesa di una media potenza mediterranea, che non vuole né può contrastare il dmninio del }ilediterraneo da parte dette potenze maggiori ma deue tuttavia salvaguardare la sua autonomia e assicurarsi voce in capitolo nel consesso internazionale. (E I3.)

La e ntità ed i caratteri delle flotte dipendono anzitutto dagli obbiettivi che le nazioni debbono consegu ire, Questi obbiettivi preponderanti possono vf1ri,1re eia Nazione a Nazione , onde è ind ispe nsabile stabilire q ua li s iano le ca ratteristiche navali corrispondenti ad ogni speciale obbiettivo. La disconoscenza di questo gra nde principio della guerra ma rittima ha reso possibile, nello scorso dece nnio, la violenta polemica sulle G1-cmdi navi, che appassionò l'Ita lia, che nu lla concluse e che non è ,rncora esa urita. In quella polemica non si affermarono mai i nuovi pri ncipii stra tegici della guerra n1arittin:1a, che p ure erano già stati esposti, se non ancora teorizz,lti, e preva lsero sempre invece i criteri tattic i, predominanti tuttavia, per tra dizione e per sistema, anche ne lla mente dei più colei scrittori navali .' ' Con queste poche parol e D .13. riassume, senza mu tare alcunché, la sostanza della polemica contro la lùrmula delle grandi n;.1vi dei suoi prim i articoli (Tomo I , Parte 1. p;.1ra. VI). Accennando genericamente a •principì stra tegici• giù esposti D.13. si riferisce evidentemente ai suoi, ch e re rù non vanno con siderati come tali, ma solo come critt::ri strategici e costrunivi da adottare da p;i rte della nostra Marina più deb ole - nel caso speci f ico di una guerra navale con la Francia: quindi , nulla cli teorico e d i sempre valido, chiunqùe sia acl applica rli.

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La discussione navale che da circa un decennio si agita in Francia fra la feune et la vieille école presenta una grande analogia con quella cui precedentemente accennammo. I discepolì dell 'ammi raglio Aube propugnano un sistema di costruzioni navali che corrisponda principalmente all'obbiettivo della guerra contro l'Inghilterra al modo istesso come in Italia si dovevano propugnare navi c he soddisfacessero all'obbiettivo della lotta contro la Francia. La distruzione ciel commercio inglese e perciò l'esercizio della corsa e della guerra strategica è l'obbiettivo della feune école, com.e la difesa contro le invasioni marittime doveva essere l'obbiettivo dei novatori italia ni. Per i francesi la guerra cli crociera e cli corsa rappresenta la migliore difesa contro il maggiore pericolo, al modo istesso, come la vulnerazione dei convogli da sbarco e delle basi cl'operazion i marittime rappresenta la più efficace difesa contro la più grave minaccia che possa colpire l'Italia.2 fa mancanza cli una ch iara, precisa, indiscussa preponderanza dell 'obbiettivo strategico principale su quelli secondari non consentì all' Italia né consent.e alla Francia una perfetta soluzione ciel problema navale. Se però la varietà degli obbiettivi marittimi, difensivi ed offensivi, che ugua lmente interessano la Fra ncia complica enormemente il suo problema nava le e ne rende difficile la soluzione, queste con1plicazioni e q ueste d ifficoltà non esistono per l'Italia, poiché le sue obbiettività difensive non possono essere prese in considerazione finché non siasi conseguita almeno la più impo1tante obbiettività difensiva. L'integrità nazionale della Fra ncia, escl udendo le colo nie ed i possessi, non può p iù essere menomata dalla offensiva britannica, e perciò non esiste per la Francia , come purtroppo esiste per l'Italia, un problema di esistenza. La distru zione ciel commercio inglese rar,presenra bensì per la Francia una obbiettività irnportante, ma non rappresenterà mai una obb iettività assoluta, ciò che costitu isce una differenza enorme fra il problema navale francese e quello italiano. Se g li obbiettivi rnarittimi della Fra ncia sono clifficilrnenre classificabili e rendono compl icata la soluzione del s uo problema nava le, quelli dell 'Italia sono, come vedemmo, determinatissimi, poiché dove esiste tma questione di esiste nza, d i così grande importanza come quella delle invasioni marittime, non ve ne de bbono coesistere altre.' Questa breve disgressione tendeva a dimostrare che la questione delle navi deve essere una questione cli obbiettivi, e che quando q uesta (]Uestione cli obbiettività è subordinata a questioni tattiche o tecniche, anche se avva lorate dalla Storia, non si rie'l'er g11en-a di cruciera (Cfr. Tomo I, Parte I, "Jota 24) si intende l'attacco al traffico mercantile nemico e ai suoi convogli da sbarco, condotto da incrociatori e mlvi é!Usiliarie militari; per guerm di corsa, l';.1ttacco al trnffi<:o merc:antile nemico condotto eia navi mercantili armate da privari, il <:ui comandante è munito cli licenza regia per d istinguerlo dai pirati. , ' Questa volta D .13. ben ri;.1ssume le 1nolte analogie tra le tesi clell,1 Jeune fico/e e quelle della corrente d'idee eia lui <:apeggiata, tutte: d iscendent i dal principio elememare che è inutile e dannoso contendere il dominio ciel mare a un avversario che in rutt i i casi rima rrebbe molto più forte, e che quindi è meglio conrrasr.are - ricercando idonee forme cli lotta - l'esercizio e lo sfruttamento d i raie dominio, rendendolo il più possibile privo d i rm1L iche ricadute. Le d ifferenze nascono, ovviamente, dalla diversa collocazione geopolitica e geostrategi<:a delle dut: Nazioni, dalla loro diversa potenzialità economica e dalla clivers;i indole dei loro abitanti. D .13. qui conferma, pertanto, die il suo concerto di guerra difensiva non è un'opzio ne teorica pura ma discende dalla forte sproporzione di forze con la flor.ta francese .

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sce che a compl icare e falsificare il problema, rendendone errata ed indeterminata la sol uzione, ciò che accadde, ed accadrà forse ancora, in Italia ecl in Francia:1 Da codesti e da altri errori, di cu i se Italia piange Francia non ride, rimase e rimarrà immune l'Inghilterra, ove le obbiettività mar ittime sono evidenti ed universalmente comprese, e rimarrà forse immune la Germania se persisterà la chiarezza cl i quell'intuizio ne rnariuima di cui, Governo e Nazione hanno già dato prova. Stabil ito adunque che la chiarezza dell'obbiettivo è cond izione indispensabile per la soluzione del problema navale e per la determinazione ciel compito della flotta, ne deriva che l'entità ed i caratteri della armata italiana devono soddisfa re anzitutto alla suprema necessità cli imped ire le invasioni e sa lvaguardare l 'esistem:a e l'integrità nazionale. Quale è la flotta che soddisfo a questo compito? Non intendiamo certamente di esporre una teoria delh1 g1.1erra m,irittima moderna; ci limitiamo soltanto ad avverti re che le brev i considerazioni che esporrerno sono le sintesi di studii già pubblicati; e che ebbero da un ventennio una lusingh iera sanzione. Il problema marittimo gode della speci,i le proprietà che le offese più vitali per l'Italia sono quelle piC, facilmente contrasrn bili. l a d ifesa contro le grand i invasion i marittime può conseguirsi co n maggio re faci lità e con minori forze di quelle indispensabili ad impedi re i bombardamenti, le d istruzioni costiere ecc ... lc1 cu i importa nza è relativamente minore .'· Ciò d ipende dalla necessità di impiegare un nu meroso convoglio per le truppe, cl i rimanere molte ore e forse qualche giorno esposti ad una pericolosissirna sorpresa durante la cr;1Versara o su lla spiaggia di sbarco e di avere la base d'operazione marinima sotto una continua minaccia, dura nte tutto il tempo indispensabile all'esercito sbarcato per costituirsi un 'altra base cl i operazione. Le offese che p iù minacciano la nosrra esistenza non possono qui nd i essere compiute dalla florra militare solranro, ma esigono il concorso d i convogli e la sicurezzc1 della base ma rittima in proporzioni tanto maggiori quanto più cresce la potenza dell'eserc ito indispensabile all 'efficace conseguimento dell 'obbiettivo. L'entit:ì della flotta necessa ria ad imped ire efficacemente le invasion i marittime deve dunque essere clcrerminc1ra in relazione al compito che le spetta, il quale non è gi,ì quello d i da re necessari.unente batrngl ia alla flotta nemica, bloccante o scom1me il convoglio, rna bensì cli eludere la vig il,rnza del nemico per so1vegli,HC la cosciera, colpire i convogli du1c1nte la rrnversata o lo sbarco e molesrnrc le linee e le basi di invasione in modo da impedire all'avversario il pieno conseguimento del suo obbiettivo.

'Ciò signifi<.:a che gli indirizzi e i 0 1ratteri delle <.:ostruzioni n.1vali de vono discendere cl:1gli spe<.:i fi ci compiti assegnati aJJ;i llou.i di ci.iscuna nazione, non da considerazioni raniche c tecniche poli\·;dem i. generid1e e a sé stanti, die tra J'ahro non possono tenere conto del <.:ontesto geopolitico e geostracegico. ' Qu i O. li. <.:ita le suc Lre o pere /.(./ d(fesa marillil11a del/'/talia (188 1) . Studi d i geop,rr!fia militare mar ittima (1884) e il Potere rnarillimu ( 1899). Ennesima conferma dell;i loro importa nza e della necessit:'i di çonos<:erle e prima di ,1fTromare l'esa me del Prol>lema mar/11/1110 def/ 'fltilia . '' Nd pren:deme Capitolo Il (Cfr. Nola 11) D.B. avev~t invece affermato clie il bomh:ml:11n ento del mare era il maggior pericolo da affroniare. perché pote,' a avere effoui decisivi sull'esito del conflitlo; ora invece semhrn to rnare alla sua ,·ecd1ia tesi - sostenuta nel lAAO-<:he ci<'> dic:: più imprnta ~ contrastare le invasioni J d ma re. Oltre alla contraddizio ne, si noia una certa confusione lnt <.:iò che sa rc hhe necessario e priorirario f..1re, e cicì d 1c t: invece possi bile fa r<.: con forze mollo inferiori.

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È una specie cli guerriglia, di g uerra d 'imboscata, la quale ha nulla a che fa re colla grande g ue rra al modo istesso come la guerriglia cli montagna ha poco da vedere colle grandi operazioni in pianura." Quali e q uanti sa ranno, in rapporto a quelle ciel nemico, le forze necessarie per attuare, con fondata speranza cli successo, questo metodo cli guerra marittima 1 li compito della fl otta di difesa essendo quello cli dovere mantene re una suffic ie nre vigilanza del mare nelle zone maggiormente minacciate, ne deriva che il numero e la qualità delle navi deve consentire la possibilità di eludere la vigilanza del nemico ed evitare il combattirnento rune le volte che non si avesse ragione di in1pegnarlo . È q uindi innanzi tutto una questione cli velocità, ragione per la quale abbiamo sempre propugnato, fino dal 1881, la necessità che le nostre navi facessero almeno un mezzo miglio cl i p iù cli quelle presunte nemiche, sagrificando quanto occorre in potenza offens iva e difensiva per conseguire questo scopo . Oltre al la vclocitù occorrerebbe a nc he il nume ro p er esigenze del se,v izio d i esplorazione, ed è a nc he necessa ria una buona autonomia, in relazione col bac ino delle operazioni , per rima nere lungamente in crociera , sfu ggire al nemico, ridossa rsi ecc. ed occorrerebbero a nche altre qualità pe r pe rsistere lungamente in questo metodo d i difesa il quale se non implica la necessità, non esclude la poss ib il it,l e l'util ità ciel combanimento. A sca nso cli erronee interpre tazion i che s i vollero e.lare a quesro metodo d i difesa strategica ripeterò , poiché già lo scrissi nel 1881, che dovremo sacrificare molte navi; che non si gi unge ;i grande meta colle lesina ru re e le perplessità e che questa moda lit,'i d ella gue rra è spec ialmente fu nzio ne dc-Ila velocità, ciel n umero, della cap,Kità nau ti ca, della au tonomia , degli a rmamenti leggieri, delle a rm i s ubacque, compreso lo sprone , ecc ... ma più cli tutro dipe nda eia una preparata e conveniente o rga ni zz,1zione strategic1 ciel teatro di operazio ne, della flotta e elci corpo cli stato maggiore navale. Noi siamo oggi molto lontani da questa preparazione difensiva, spec i,l lrnerne pe r quanto riguarda la flotta/ ma ciò c he importa qui srn bilire è l'e ntità delle forze necessarie e suffic ie nti al compito difensivo. Il forzamento del blocco essendo la base cli questo sistema cli difesa, contro le invasioni marittime, è necessario stabilire qua le deve esse re il rapporto cli potcnzi,1lità fra la flotta bloccante e que lla bloccata. Avvertiamo anzitutto che il rima ne re, per sistema, bloccati non s ignifica né implica, come a molti piacque afferrnare, rimanere passivamente in agguato cli u na occasione propizia che fo rse non s i presenterà rnai.'>

• Come le consicl era,:io ni che seguono, q ueste idee riprendo no quelle ciel 1878- 188'.l e d iscendo no dalla necessità d i evitare la hattagli;.1 sfruttando ,1 1 massimo le favorevo li possihilit;"1 .. compensa tive, che offre la conformazione geog rafica del bacino ciel Tirreno. Di qui J'imporca n,:a p reminente della vd ocit,ì (invece neg,tta da Mahan sulla base dell'esperienza della g uerr:-1 ispano-america na). " Anche q ueste considera,:ion i su.l l'imp repa razione della Jlo na al tipo cli guerra eia lui sostenu to erano state g i;ì fatte d a D .Ll. nel 1880 (Cfr. Tomo I, Pan e I, para. VII) '' Come da lui precis:Ho in una lettera all,1 «l{ivista Marittima.. del luglio 1901, O.B. Ila u n concetto :m ivo e dinamico della Jleet in hei11p,, ritenendo che essa è tale non in relazione alla pmenza lattica che teoricamente potrebbe esprimere in uno sco ntro navale, ma in relazione ;dia sua effettiva possihiliti1di eludere il blocco per svolgere, all'occorrenza, d eterminare ru nzioni. D i conseguenza non p uò essere considerata in hei11,1s, secondo O.B., una forza navale chiusa in u na base, che non è in gr,1do di forza re il b locco.

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Se quest'occasione p ropizia non si presentasse, cioè no n avvenissero grandi invasioni , il sistema difensivo avrebbe raggiunto, per solo effetto di minaccia, il suo principale obbiettivo. È ben vero che il nemico, non potendo consegu ire questo potrebbe scapricciarsi contro la costiera con grave danno materiale e morale dell'Italia, ma ... c hi non ha pane butterà via anche la polenta che pure gli servirebbe per vivere? Non è questa occasione cli d iscutere le modalità , più o meno efficienti, della guerra navale, solo ci preme affermare che il sistema cli guerriglia o cli crociera non implica passività, non esclude il combattimento, ma a nzi esige una gra nde attività. secondo quanto scrivcn1mo circa l'ilnpiego della .flotta, nel servizio cli vigila nza, e.li difesa e cli controffens iva. Questo compito esige cli mantene re in costante att ività cli crociera almeno sci navi, riunite o divise , con un relativo complemento d i vedette per la trasmissione degli avvisi il buon funziona1nento del sc,vizio di crociera. Non sarà questo certamente un facile compito e potrebbe a nche generare gravi pericoli quando non s i disponesse d i navi più veloci e cli basi cli opera7.ione opportunamente situate, ma quando si posseggono due buoni centri strategici con1e Maddalena e Nlessina, ed una buona piazza di rifugio come La Spezia nel bacino tirreno, che è il più importante, si ha rngione cli credere che, date le navi opportune, si può esercitare una efficiente vigilanza navale, ed anche una vigorosa controffensiva, specia lmente nel primo periodo dell,1 guerra. Srnbilito così il problema difensivo, rimane a vedersi quale flotta occorre, in rapporto con quella nern ica, pe r esercita re la vigilanza ed il controllo del mare . Il problema difens ivo si compendia in quello del blocco e questo problema è per ora molto indeterminato. L'apprcz7.amento più autorevole, circa l'efficienza moderna ciel blocco, in relazione colla cffìcacia antica, è quello del Mahan e noi attenendoci in massima ai suoi criterii abbiamo concluso il nostro studio su lla efficienza del blocco , affermando che fatto il bilancio pro e contro, non possa neg;irsi alle flotte a vapore una capacità b loccante equivalente a quella delle flotte a vela, benché sia cresciuta la possibilità del forza rne nto del blocco. Arnrnessa, per consenso quasi generale, la possibilità di forzare la zona del blocco e qu ind i di 1m111te nere, in virtù delle caratteristiche nava li, una effi cace vigilanza , si può affermare che questo compito può essere guarantito da una flotta equiva lente presso a poco alla metà di quella bloccante, quando si abbiano buone condizioni strategiche e tattiche d elle basi di operazione. "' Questo concetto fondam e ntale della d ifesa strategica noi lo enunciammo eia molto te mpo e fu recenteme nte concretato nella formula nava le seguente:

10 I.a percentuale di 1/2 rispetto alla !lotta francese è.: gr1 assai impegnativa, visto ch e nd 1879 essa era stimata da D .13. cli circa l/4 (Cfr. Tomo I, l'arte I para. Il!). J>c:r contro, essa è.: meno impegnati v;.1 di quella indicata nello stesso periodo dal generale Marselli (2/ 3). Da ricordare: che nel 1895 D.lt prevede (Tomo I, Pane I, para . Xl) die, mantenendo gli stanziamenti ,11 livello del momento (35 milioni per le nuove costruzioni, cc)mro gli 80 fra ncesi), all'inizio dd secolo il naviglio d i l ·' linea francese avrà una consistenza numerica doppia rispeno a quello italiano, mentre ht forte superioril;:1 rrancese in fallo Ji naviglio cli 2" linea andrà diminuendo in proporzione assai minore rispelto al parallelo incremento dd naviglio di I' linea di quella Marina.

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«L'Italia dovrà spendere per la sua marina da guerra la metà cli quanto spende la Francia». 11 Questa formula determìna il limite minimo della forza navale che permetta all'ltalia di contrasrare alla Francia il dominio assoluto ciel mare ed impedire quelle invasioni che minacciano l'esistenza nazionale. Noi fu mmo e siamo pe rfettamente concordi coll'autore della formul a poiché la forza dell'armata italiana deve essere determinata rispetto a quella fra ncese, essendo la Francia capace di esplicare rispetto la massima offensiva per la correlazione che assumono le invasioni continentali e q uelle marittime. Nessuna altra potenza e uropea , da sola , può minacciare l'Italia così gravemente quamo la Francia, e l'Inghilte rra stessa non potrebbe eia sola , mediante invasioni, menomare la nostra integrità nazionale. Le obbiettività assolute, non quelle relative o comple mentari, determinano quindi il limite minimo della nostra flotta quando il suo compito sia circoscritto principalmente ad impedire le invasioni ma rittime, nel quale caso la sua forza deve essere compresa fra la metà ed i due te rzi della flotta francese a seconda che l'arma ta nostra ed il teatro d 'operazione soclclisferanno, per caratteri e preparazione, al compito d ifensivo. L'impreparazione del bacino idrografico, rendendo fa cile al nemico il blocco della nostra armata, ed a questa assai difficile la contesa del dominio del mare, ne deriverebbe la necessità cli accrescere la potenzialità dell'armata, specialme nte se questa non fosse dotata d i eminenti cara tte ri strategici e preponderassero invece le caratte ristic he tattic he. Benché la nostra flotta non abbia, per ora, i requisiti adeguati al suo compito strmegico per deficie nza d i velocità, di n umero, di omogene ità, di modernità ecc ... ciò non pe rtanto, tenendo conto delle condizioni difensive ciel Tirreno, è lecito spera re c he una forza rwvale poco s upe riore alla metà d i quella fra ncese sia sufficiente ad escl udere quelle offese che minacciano la nostra esistenza nazionale . L'obbie ttivo assoluto da conseguire è quindi q uello dì da re alla nostra armata ca ratteristiche strategiche, elevandone l'efficienza con1plessiva ad un limite minim.o non inferiore alla metà di quella francese. ***

Il conseguimento della obbiettività assoluta non segna che il primo passo verso la mera cui deve tendere una grnnde nazione marittima, poiché se tutte le forze navali sono indispensab ili alla difesa della integrità nazionale, non ne rimangono disponibili per il conseguime nto delle altre obbiettività relative e cornplcmentari.'2 Se l'Italia no n fosse mo1talmente mim1cciata da lle invasioni marittime ella potrebbe, come la Francia, la Germania, l'Austria, considerare la flotta quasi superfl ua alla tutela della propria es istenza e preoccuparsi soltanto cli obbie ttività rela tive e comple mentari.

"A q uesto proposito D.B. cita i\rgus, La formula 1U:wale italiana (1 l'l98). " Q uesta è la ve;:ra e unica ragione per cui D. B. è contrario alle imprese co loni:-ili. Per •obhieuività• egli inte::nde i grandi obiettivi strategici.

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Ove poi le obbieLtività relative, quelle cioè che riguardano la sa lvaguardia delle città e della costiera , fossero di limitata impo1tanza, come accade per la Germania, allora la flotta porrebbe considerarsi un elemento offensivo inLeramente utilizzabile per scopi cli espansione e conquista. Per l'Italia la fl otta deve essere anzitu llo un fartore difens ivo, e locco rre chej l'allontanare da i nost ri mari quelle forze che sono indispensa bili a tu te lare l' integrità e l'esistenza nnionale europea non sia tale da escludere in modo assoluto la guerra, e le solidariet8 internazionali [siano] sufficienti a gua rantire il dominio ciel mare contro il nemico probabi le. Calcolare sulla situazione europe,1 e su lle solida rietà internazionali, sempre instabili, è pessimo sistema , e perciò il problema militare deve essere risolto, almeno per quanto riguarda l'esistenza, con elementi nazionali. Il problema militare esige qu indi che le forze nava li indispensabil i a salvaguardare l'integrità nazionale siano nazionali e prescrive altresì che queste for7.e non vengano distolte, per sistema dal Mediterraneo; ma queste forze necessarie e sufficienti al conseguimento degli obbiettivi assolu ti sono esse ancora sufficienti a conseguire le obbiettivit,'ì relative?11 Fu stabilito nella classifica precedente, che le obbiettività, relative più imporranti per l'Italia erano il bombardamento delle città indifese e la distruzione costiera . Quali e qua nte forze occorro no per il conseguimento di qu este obbiettività? È egli possibile affidare inccramen[e aIle so lidarietà la tutela d i questi obbiettiv i?1 ' La distruzione costiera ed il bombardamento, finché questo non sarà escluso da un Codice caua!leresco internazio!lctle, costituiscono per l'Italia, più che per qualunque altra nazione europea, offese di importanza così capita le, da doverle considerare quasi risolutive del conflitto.

'·' D.13., q uindi, vuok: Lina Ma rina 111editerrn11ca e non occ,111ica ecl 0 co ntrario ,1 qualsivogli:i dispersione di forze , cleriv:1nte da politiche troppo ambiziose: affermazio ni certamente ignorate negl i anni 30. " Nelle righe che scguono D. li. chiarisce meglio il suo pensiero rispeuo al pericolo dei lx>mbardamenti dal mar<c:. metlendo in panico lare rilievo l:t frngilit:1 morale ddla popo lazio ne iialian:1. Egli conclu de che i boml>ardame nti non si possono evitare de l Lutto anche con forze st 1pe riori a quelle nemic he;<: pur ammettendo che solo per scongiura rli potr:1 essere impegnata una b:1t1aglia <.:on preci rie possihili1:'l di successo. ritiene che s:m:l>be grave colpa -impcgnare [la tloual a cuor leg_~ero per salvare l'onore clellc armi o per cedere a da mori incoscienti•. In tal modo, annacqua in certa misura la tesi - sost<c:m1w in preced enza - della nece;,;sit~ strategica cli non far intervenire la flotta pe r difender<.: le città d ai lxJmbard.1 menti, risparmiandola per ostacolare invece gli sbard1i. Si veda anche, in merito. quanto scrive il 13ernoni nel suo anic.:olo La d[/'rJsa costiera (,Hivisla Mari1lima• gennaio 1905). Egli ritiene che in tulti i casi sia necessario difendere <.:ori la floua le grandi cill:ì <.:ostiere dai bomba rdamen ti, e che una difesa solo indireua mediante la minaccia di intervento esercitata da lla flotta d el difensore i 1t hetng non sia suftì<.'iente. Occorrono, perciò. squadre di veloci corazzate capaci cli 111:intenere il contatto con le forze nav,tli avversarie clisturhanclone l'azione d i ho111harclamento, al tempo stesso evit,mdo la ba ttaglia g razi<:: alla loro sup<::riore velocità. Da notare che Domt>nico Guerrini ritiene. come 0.13., che il bombardam<::nto delle dllit non JX>ssa essere con sicurezza evitalo anche aumentando lc forze navali. Ma, diversamente da 0 .13 .. ne trne la conclusione che non conviene incrementare la flotta chiedendo al Paese nuovi sacritk i, col solo rb ultato cli accrescere !indignaz io ne p o polare di fro nte all'impossibilitù anche pe r u na flrnta pii) polente di proteggere le dllà dai bombardamenti.

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È superfluo ìnclicare, qui, ad una ad una tali conseguenze della distruzione costiera che il lettore potrà rintracciare nelle pubblicazion i e riviste estere e nazionali cd in special modo nelle opere del Grivel, del Ropc, del Montechant, dcll'Aube .. ." importa soltanto stabilire che la distruzione costiern ed il bombardamento delle nostre città sono considerate dai francesi, e dalla }erme école specialmente, come m e7.zi semplici, spicciativ i, economici, risolutiv i per costringere l'Italia a sottomettersi, pochi giorni dopo dichia rata la guerra alla volontà della Francia. Quando si considera l'intensità e la rapidità colle quali può esplicarsi l'offensiva cost iera si è costretti a convenire che la distruzione cd il bombardamento possono provoca re così gravi perturbazioni militari e morali da inOu ire mi m1eciosamcnte sulla situazione militare e politica. Le pe1turbazionì militari, benché g ravi, non costituirebbero da sole un disastro immed iato se esse non fossero aggravate da quelle morali. Le cause che possono p rovocare ed eccitare le pertu rbazion i morali in Ital ia, come dimostrammo nella Dinamica del potere marittimo, sono tali e tante eia lasciare temere che i disastri presupposti clall'aurorc della G'uerra del 190... siano srati, per carité'.Ì patria, cl i molto atten uati. La gravità della siw azione dipe nde dunq ue dalla patologia ciel sentirncnto italiano, ed è perciò la conseguenza cli un fenomeno morale che d ovrebbe essere moralmente curato. È lecito spern re nell 'avvenire; è anche lecito sup porre che i nemici si illudano sulle conseg uenze delle perturba7.io ni mo rali , ma certo noi non poss iamo riporre, oggi, troppa fiducia nella forza morale delle popolazioni , e nella possibilità cli ristabilire rapidamente l'ordine, durante il periodo della mobilitazione dell'Esercito, se il pan ico e la insurrezione, divenendo generali, dom.inassero la situaz io ne. Ammesso aclunque che la for7.,l morale non è sufficiente ad escludere le insu rrezioni, che il crea rla non è un facile compito, che sarebbe grave colpa affidarci a fallaci lusinghe, dobbiamo vedere in quale alrro modo sarebbe possibile impedire od attenuare le disastrose conseguenze della clistru7.ione costiera. I provvedimenti potrebbero essere di dive rsa natura e tutti porrebbero utilmente concorrere, ma noi consideriamo quello navale come il solo che renda gli altri efficaci. coll'attenuare l'intensir;'ì dell'offensiva nemica, essendo quasi impossibile impedirla in m.odo assoluto. L'Inghi lterra stessa che ha una flotta così preponderante, e la German ia che ha una costiera così poco vulnerabile. non possono confidare nella immunità contro offese istanrnnee, passeggere, ma pure sempre devastatrici. Nelle condizioni attua li delle marinerie non è possibi le escludere in m odo assoluto la distruzione costiera anche con forze grandemente superio ri a quelle nemiche. L'Italia stessa porrebbe, nella ipotesi di un conflitto contro la Francia. con una flotta che non equivale ad un terzo di quella nemica, esercitare transitoriamente qua lche offesa cosricra spingendo qu alche nave, 1<• come già dissi vent'anni or sono, fin presso i porri mercantili e le p iazze eia gu erra ciel nemico, approfiEtanclo d i quelle

" n .13. qui (; ita: 13. Grivel, La g11erre marilime (1869); C. Ropè, Rome et. Bérlin (1888): Com 1/.. et Monle(;hant, I.es g11erres 11u1·ules de de11tui11 ( 1891). T. Aube, La p,11erre ma rii.ime et nauale (1HH2-1885). "' Nell';1nicolo l determi11t1n li della d(/esa estem"· •Rivista Marittima.. 1880, Voi. I Fase 11 .

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favorevoli occasioni che sempre si presentano d urante un con fli tto e che l'autore della Guerra 190... ha saputo così bene mettere in evidenza. Esclusa la possibilità cli coprire difensivamente, in modo assoluto, tutta la costiera anche con una flotta pre pondera nte, quali sarebbero le condizioni cli una garanzia relativa, sufficiente ad avvalorare la forza morale delle popolazioni ed escludere le conseguenze del panico e delle insurrezioni? Non è oggi possibile risolvere in modo esauriente le questioni che riguarda no la protezione relativa per mezzo delle flotte, e non essendo nostro intendimento discutere tecnicame nte il problema, ci limitiamo ad esporre alcu ni criterii che pa rrebbero accettabili ed intelligibili a nche a chi non è versato nelle dottrine navali. Come operazione di guerra la distruzione costie ra ed il bomba rdamento sono sempre possibili , con risultati più o meno disastrosi, e no n posso no essere impedite che forzando il ne mico a des istere, impegnando la battaglia. Le offese transitorie possono quindi essere attenuare dal pericolo di dovere impegnare il combattime nto, e soltanto qualche nave veloce potrebbe correre la quintana quasi impunemente, ma anche con poco profitto. Quando invece la d istru zione costiera costitu isce un obbiettivo irnpo1tante, essa è tentata con reparti adeguati ed anche con l'intera Squadra d'operazione se il nemico è in grado di accentrare rapidame nte la sua ne lla zona d i attacco. Quanto più la difesa è attiva è vigorosa tanto pii:-, l'offensore o pe re rà concentrato ralché , in ultima analisi, si dovrà opporre conce ntramento a concentramento ed anc he flotta contro flotta, onde ne segue che per salvaguardare in modo relativo, poiché l'offesa transitoria rimane sempre possibile, la costie ra e le città , occorre alla difesa una flotta ca pace d'impegna re con vantaggio la batrnglia contro quella che il nemico può riunire nel teatro delle operazio ni. Consiclernndo che la battaglia pe rduta lascia aperto il campo a tutte le offese più minacciose che compromettono l'integrità e l'esistenza nazionale, sarebbe grave colpa impegnarla a c uore leggero per salvare l'onore delle anni o per cedere a clamori incoscie nti , quando non s i abbiano le maggiori p robabilità di vittoria. Questo concetto fondamentale dell a nostra difesa, lo abbiamo ampiame nte svolto a na li zzando i Determ.inanti della d{/esct costierd 7 e riconclud ia mo, colle stesse pa ro le, che la difesa contro il borri ba rclamenro e l;~ distru zione costiern è la sola moda lità difensiva che ci possa co stringere ad impegnare tutte le nostre forze in una sola mass,1 contro quelle del nem ico , poiché il p roblema non ammette altra so lu zione che la batrnglia navale per forzare il nemico a desistere dalla sua offensiva . Le difese fisse, siano fort ificazion i siano sba rramenti, la d ifesa mob ile con flottig lie torpedinie re od altre sim ili , possono concorre re a re nde re meno g rave l'offesa eventual e e transitoria, ma no n risolvono né tecnicamente né economicamente il proble ma costiero , la c ui soluzione e ffi cace dipend e da lla pote nzialità della flotta. Qua le è la potenza necessa ria e sufficiente al conseguimento della vittoria?

1"

•Rivisl,1 Maritt im a• 1880, Voi. I F,isc. I.

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Il Clausewitz ammette che si possa sperare nella vittoria anche quando non si dispone che di una forza eguale alla metà cli quella nel nemico, quando non conco rrano eccezionalissime condizioni intellettuali o morali .18 La fortuna, il genio, l'organizzazione, la superiorità qualitativa possono dunque concedere, nei conflitti eu ropei, possibilità alla vittoria con forze quantitativamente non inferiori alla metà d i quelle nemiche, ed è logico ritenere che sare bbe più colpevole che temerario chi sperasse nella vittoria con forze relativamente minori. Questo limite, date le condizioni degli eserciti e delle flotte e uropee, è forse troppo audace, ma poiché gli avvenimenti navali amichi e moderni non lo escludono, dobbiamo considerarlo come un minimo indispensabile a consentire, nelle condizioni normali, una qualche probabilità d i vittoria. Considera ndo che q uesta probabilità dovrebbe essere q uasi una certezza che non possiamo avere la presunzione di superiorità qualitativa rispetto ad un nemico che ci può ancora essere in molte cose maestro; che la nostra organizzazione, tanto naziorn1le, che marittima, lascia molto a desiderare ... sarà sempre prudente ritenere che con forze molto inferiori a quelle avversarie vi sa rà sempre scarsa probabilità di conseguire colla battaglia genera le, impegnando tutte le nostre forze , quei vantaggi che consentissero, se non il dominio almeno l'equilibrio navale . La situazione dei belligeranti può consentire audacie eccezionali, ma la scienza della guerra stab ilisce che il limite minin10 delle forze necessarie, indispensabile a salvaguardare in modo sufficiente, non mai assoluto, la nostra costiera non potrebbe per ora discendere, tenendo anche conto cli tutte le circosta nze fa vorevoli, al disotto dei due terzi della flotta nemica . Questo minimo dovrebbe essere determinato in rapporto alla flotta, che può, in avvenire, esercitare la massima offensiva costiera , e perciò in relazione alla flotta brita nnica. 19

'' Questa Cilazio ne di Clausewitz - autore spt:sso <.:ita to da D .Ll. - climosm1 la rara vastità d ella sua cultura ma va ac<.:olta con molte riserve, non solo perché riferirn alla guerra terrestre e non a quella marittima (come paragonare battaglioni e navi~), ma anche perché prescinde cotalmeme d a fatttori fondamentali (qualità c tipo delle forze, conngurazione geografica della zona d·imeresse e<.:c. ) per stabilire credibili rapponi di forze. ,., L'a tteggiamento di D.Ll. su questo fondamentale argomento è alquanto ;.1nicolato. In precedenza (Cfr Nota 11 a questo stesso capitolo) concorda con Argus sul lim ite m inimo della metà degli st:rnziamenti e della consistenza della flotta rispelto a quella francese, per impedire le inv:-1sion i maritt ime. Ora indica come lim ite m in imo per s;tl vaguarda re la cosca in modo .sufficiente dai bombardamenti i 2/3, non della flotta francese ma d i q uella inglese (ohiet.livo che egli stesso giudica irrealistico). i\:ell'articolo Il prohlema mariltimu - laflulla necessaria (•Gazzecrn del Popolo- del 15 gennaio 1899) p revede dei rapporti di forze assai più ambiziosi. Pur confermando che .la nostra flotta deve es.s<::re dimensio nata non già per affrontare quella francese in ba ttaglia, ma per .. eluderne la vigilanza, per sorvegli,ire la cma.iera, colpire i convogli du ranre la traversata o sulla spiaggi,i di sbarco, e molestar<:: lin<;;e e basi d·operazione delle forze sbarcate•, afferma che ..solo l'equiualenza d elle forze navali franco-irnliane puù p roteggere almeno in modo relati vo le coste dai bombardamenti .., risolvendo con sufficiente app rossi mazio ne «il prob lema delle obiettivic,ì relative e della dignità nazionale•. Per essere veramente una grande potenza marittima, p erciò, l'Italia .. deve non solo garantire la prop ria esisten za con una flotta che rappresenti in valore la metà di quel la francese, ma sforzarsi di elevarne la prnenzia lità alla equivalenza per garantirsi una su fficiente probabilità di succes:;o, conr.ro tutt<: le offese vitali·. Di questa ,equiva lenza• non parla più nel Pruhlemu maritti1n.o dell'l!a/ia, indicando inv<::ce - in q uesta sede - un massimo di 2/3 della flotta francese nel caso che si voglia salvaguardare in modo sufficiente le città costiere dai bombardamenti.

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Considerando però che l'Italia non sarà mai in grado di raggiungere questa meta; che l'Inghilterra non avrà forse mai ragione cli esplicare contro di noi l'offe nsiva, non torna conto per ora preoccuparci cli un problema insolubile quanto improbabile e concludiamo che l'e ntità della notte deve essere determinata, tanto per l'obbiettività relative quanto per quelle assolute, in rapporto alla flotta francese. ***

Le obbiettività complementari riguardano la prosperità e l'espa nsività nazionale. Questo problema si risolve completame nte in quello coloniale, ma è necessario osservare che, storicamente, il traffico, anche senza importanti colonie, ha potuto creare la prosperità di qualche nazione . La Danimarca e l'Olanda nel XV e XVI secolo, come Tiro, Cartagine, Genova, Venezia ecc. .. trassero dal traffico gran pa1te della loro prosperità, ed oggidì il Belgio pare che s'accinga alla medesima impresa . Un grande e prospero traffico può essere certamente senza grandi colonie, qua ndo siano guarentiti i mercati e gli approdi, ma è però assai dubbio che oggi, come per il passato, possa lungamente preservarsi se nza il concorso del potere militare. La situazione europea, come dimostrammo nella Dinamica del potere marittimo, tende oggidì ad escludere il protezionismo dei mercati, a salvaguardare la libertà internazionale degli scambi, a vantaggio di quelle marinerie che hanno conquistato il monopolio, quasi esclusivo, del traffico; ma ciò non esclude che, ad onta della difficoltà nella lo tta, s ia possibile rendere il traffico una sorgente di prospe rità nazionale. Se avessero persistito le condizioni del periodo velico, e le marinerie a vapore non avessero soffocato quelle a vela, l'Italia avrebbe forse potuto considerare il traffi co come una fonte di prosperitù, e perciò un obbiettivo complementa re di qualche irnponanza. Nelle condizioni attuali de lle marinerie e della situazio ne commerciale non crediamo possibile, ad onta dei più grandi sagrifici, elevare il traffico a quella potenza reale, e non soltanto fittizia, c he costituisce un fattore cli prosperità naziona le, senza il concorso cli u n vigoroso ed esteso potere colo niale. Il traffico è il mezzo indispensabile per u tilizzare e collegare le funz io ni espa nsive, e .nei limiti d i questo cornpito può essere u n elemento di prosperità, ma qua ndo lo si voglia considera re come un elemento ca pace di esistere e produrre eia sé indipendentemente dalle colonie, si è costretti a riconoscere che sarebbe oggi, un errore ed un pericolo considerare il traffico come una obbiettività italia na. Se cambieranno le condizioni delle marinerie, a nche solo nella forza motrice, come sono in via di evoluzione le industrie, l'Ital ia potrà sperare giorni migl iori e considerare il traffico come una obbict.tività nazionale, ma finché questa evoluzione non si accenna, è necessari.o escluderlo dalle obbiettività conseguibili e considerarlo come una derivata de lla espa nsività rn1zionale. L'espansione può essa costitui re una obbiettività nazionale? Se noi consideriamo l'espansione solamente nella forma d i e migrazione d ispersa, improtetta, abbandonata alle sue iniziative ed alle sue risorse, sia mo costretti a riconoscere che essa non p uò costituire un vero fattore cli prosperità nazionale; ma se noi consideria mo l' importanza numerica di questa e migrazione e le sue qua lità nostalgiche, dobbiamo riconoscere che la disci plinazione di q uesto esodo continuo e vitale può e deve costituire una obbiettività italiana.

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La disciplinazio ne può presentare modali t.'i variatissime, m a lcl pili efficace è certamente la concentrazione dell'esodo in quelle regioni dove può essere pili va lidamente protetto e mantenuto nel circuito delle reciprocità nazionali e coloniali. Non intendiamo ce1tarncnte svolgere il problema della emigrazione e della espa nsio ne, già largamente analiaato in uno studio anteriore/> ci limitiamo ad affermare: 1 .0 L'Italia possiede alcuni elememi espansivi, ma molti alrri le fanno quasi interamente difetto; 2.° Finché non si avranno in sufficiente misura tutti gli ele menti espansivi, sarà sempre pericoloso ccl imp roficuo tenta re su vasca scala le imprese colon iali; 3.0 Le colonie seguono le vicende delle guerre europee, e la situazione internazionale non esclude per ora i pericoli di conflirti europei; 4. 0 L'espansivitéÌ non può assurnere la forma colo niale finché non sia almeno guarantita , nei probabili conflitti, l'esistenza nazionale; 5.° Fi nché questa m et::1 non è raggiunta, le obbiettività devono essere rivolte specialmente al suo conseguimento . Q uesti criterii permettono d i concludere che, ad onta di una situazione solidale che sembra propizia e durevole, l'Italia non può seriamente impegnarsi, per ora, in gra ndi imprese colo niali, mancando di quasi tutti gli elementi indispensa bi li a feconcl:1re, util izza re e mantenere nel circuito delle uti lità nazionali le colonie, onde finché mli elementi non saranno adeguatamente sviluppati e l'integrità nazionale sufficientem ente gu,1 rantira , le obbiettività complementa ri dov ranno limitarsi alla prepara zione della situazione ccl alla orga nizzaz io ne dell a emigrazio ne e delle forze espansive. Non intendiamo con ciò esprimere il nostro verdecco circa l'opponunità cli preparare in O riente il nostro avvenire, solo vogliamo affermare un princi pio fondamentale della teo ria del potere rn,1rittimo, il q uale potrebbe anche consentire in prarica a nostro vantaggio qualche eccezione. In forza della teoria vera del potere marinimo , e non d i quella elaborata ad uso ed abuso delle società speculatr ici, degli a7.ionisti, degli avventurieri ecc .. ., l'Italia non potrebbe ancora accingersi ad imp rese colonia li, e dovrebbe escludere il traffico e la colonizzazione dalle sue immediate obbiettività, finché non avesse preparato glielementi espansivi e provveduto a salvaguardare la sua esistenza. Quando questi scopi fossero raggiunti, dal che siamo ancora molto lo nta ni , quali obbiettività complementari potrebbe l'Italia conseguire? D ato, e non concesso, che l'Italia sia risoluta a preparare gli elementi della espansione ed il po tere navale indispensabile al conseguimento degli obbiettivi asso lut i, le sue obbiettiv itéÌ complementari potranno svilupparsi in ragione dell'incremento del potere navale. finché il potere navale è tutto indispensabile a tutelare l'esistenza nazionale, no n ne rima ne disponibile per la salvaguardia delle colo nie, e perciò finché !cl nostra flotta non avrà raggiunto uno svilL1ppo eguale alla metà di quella francese, ogni

'" Qui D .13. fa riforimen to all'articolo I.a poteuzialltcì espa1t:Sil'tl dell'Italia, pubblicato sull'•l111ernatiom1le Revue• di Drcsda nel 1885. Nelle righe che st:guono illustra, in modo assai più denagliato di qwtnto fall o in precedt:nza , la non convenienz;i delle conquiste colo niali per 1·11alia e la necessit:'1 di t11ll oversi con molta prudenza sul terre no d t l çolonialismo, anche una vol ta r;1ggiunta la possibilità d i so<.klisfare le esigenze <.:onnesse con gli o bieuivi assoluti e relat ivi: mentre i primi richiedono 1/2 del potere navale francese, per raggit1ngere anche i secondi occorrt: disporrt: dei 2/3 di l:ilc potere.

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obbiettività espansiva ci deve esse re interdetta, a me no che, come vedremo nel capitolo seguente, la situazione internazionale provveda coi mezzi proprii a tutela re la nostra integrità nazionale, o ad escludere per molto tempo la possibilità della guerra . Quando q uesto limite fosse raggiunto ed o ltrepassato, le nostre obbiettività complementari dovrebbero essere molto circoscritte cd iniziate con mo ira circospezione e prudenza, poiché se i principii possono esse re facili e lusinghieri, non vi è questione che p iù di questa abbia in cauda venenum. La storia dell 'Olanda, della Francia, ciel Portogallo, della Spagna, stanno a provare che il veleno può essere lento ma è quasi sempre fata le, e perciò una Nazione, che pensi seriamente al suo avven ire, deve commisurare le sue obbiettività al suo potere militare ed espans ivo. Le considerazioni precedenti s i riassumono quind i ne i seguenti principii: 1.0 Le obbiettività assolute esigono un potere nava le non inferiore alla metà di quello francese; 2. 0 Le obbiettività relative esigono un potere navale non infe riore ai due terzi di quello francese; 3.0 Le obbiettività complementari debbono esclude rsi finché non siano efficacemente gua rantite quelle ,issolute, e non dovrebbero tentarsi che nella misura consentita dagli incrementi d el potere navale. Determinate le obbiettività nazionali e l'entità delle forze che ne consentono il conseguimento, ci rimane a vedere se le alle,inze possono, ed in quale misura, influire a nostro vantaggio sulla soluzione militare del proble ma.

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CAPITOLO

IV

lvL\RlNA E POLITICA ESTERA: CONVENIENZA PF.R L'ITALIA DI RIMANERE NELLi\ «TRIPLICE,, E OSTACOLI E SVANTAGGI DI UN'EVENTUALE ALLEANZA CON L'INGHILTERRA

Questo capitolo riprende- con modijìche e ampliamenti - l'articolo «1vlarina e alleanze, pubblicato sulla ,G'az.zetta del Popolo» del 3./ehbraio 7899. D.B. esamina il problema marittirno dell'Italia nell'a1nbito delle possibili alleanze, per rispondere a un preciso interrogativo: ,può l 'ltalia in uir/.ù de/le alleanze ridurre i suoi armamenti o iniziare espansioni coloniali, corne credono i più, senza compromettere la sua d(!èsa e senza ledere gli interessi de/l'alleanza?". !,e sue considerazioni possono essere riassunte nella constai.azione che - allora come oggi - un popolo che tenga a mantenere la propria autonomia non può delegm·e ad altl'i la difesa di suoi interessi vitali, né ci si deve illudere di avere dalle alleanze più. di quanto si può dare. Ammcmiinento di particolare attualità specie oggi e specie per l'Italia, che dopo il 1945 ejìn.o al termine della guerra jì'edda ha delegato in niisura eccessiua la propria d{/esa ad altri e og,gi - in una situazione, come altorn. di grave dissesto del bilancio dello Stato - è costretta dagli cwuenimenti a .Jàr)1-onte alle nuove esigenze di una politica estera e di sicure.z:za più autonoma, in un. mutato quadro internazionale dove ognuno conta più che 1nai per quello che può dare. DR. ritiene che un eventuale alleanza bilaterale con l'Inghilterra potrebbe essere assai vantaggiosa sotto l'a::,petto mariltiJno, ma questa possibilità è da sca1·1.a1·e per la semplice ragione che, al mom.e nto, dal canto suo l'Inghilterra non è disponibile per un 'alleanza con t 'Italia; potrebbe diventarlo solo se la )lotta italiana raggiungesse i 2/3 di quella ji·ancese. Non rimane perciò che 1·imarwre nella 7ì-iplice, proniuovendo l'adesione dell 'Inghilterra a tale alleanza. Accanto a questCL ueccbia tesi del l 89.5 ben presto superata dalla riualità navale tra Germania e lngbilte1ra, D.D. torna a ribadire con diver:,e argomentazioni la sua co1itrarietà alle conquiste coloniali, che diventa il leit-motiv continucmiente ricorrente dell'opera. (F. B.)

Il problema ma rittimo dell'Ita lia considerato nazionalmente , astrazione fatta da ogni influenza deriv,rntc dalla situazione internaziona le , trova la sua soluzione militare nelle sintesi precede ntemente enunciate. Queste sintesi costitu iscono il fondamento vero, stabile, immutabile della situazione militare, indipendentemente dalle va riabili condizioni dell'equilibrio europeo,

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onde rimane a cleterrnina re quale in fluenza la situ azione internazionale possa esercitare sulla soluzione del nostro problema militare difensivo cd espansivo. Può l'Italia in vi1tù delle alleanze ridurre i suoi arn1amenti od iniziare espansio ni coloniali, come credono i più , senza compro1r1ettere la sua difesa e senza ledere gli interessi dell'alleanza? Gli scrittori militari, forse per eccessiva riguardosità , si sono sempre circoscritti in un grande riserbo, rimanendo nella indeterminazione, men.tre, date le condizioni politiche e militari dell'Italia parrebbe necessario risolvere, il più esartamente che sì può le singole questioni, se si vu ole che il concetto cli ciò che l'Italia clovrebl)e permeuersi od escludere si affermi nella coscienza nazionale. Il Carignani, il Manfroni, il Manfredi e l'anonimo autore dell'opuscolo L'Alleanza anglo-italiana' llanno bensì affermato l'influenza della po litica e delle allea nze sul nostro problema militare e specialmente su quello navale, 1na non hanno determinato i caratteri cd i limiti cli questa influenza, o nde pa rrebbe opportu no, se pure non necessa rio, dì tentare J;1 soluzione di q uesto importante problema. Per chiarire la soluzione che andremo determirnindo, crediamo utile enunciare subito ì criterii fonclc1mentali che riguardano il prob lema delle alleanze. Questi critcrii foncla menrnli, salvo errore, parrebbero esser e i seguenti: ·1.0 TI problema militare di qualunque nazione , deve essere nazionalmente risolto nella parte che rigua rda l'es iste nz,1 e l'inrc..:grità n:1:òonale ; 2. 0 Le alleanze possono consenr ire un rempornneo differimento cli questa soluzione, quando esse rappresenta no nella situazione inrernazionale, una preponderanza rni litare che esclu da interamente b probabilità cli confl itti; 3. 0 Le alleanze, anche marirtimamente preponcleranri, non consemono alle nazioni incapaci di esercita re una in fl uenza risolutiv:1 sull,1 situazio ne internazionale, una soluzione certa e duratu ra de l loro problema esp;msivo.i La dimostrazione cli questi Lre principii fondamentali è oggetto cli questo capitolo, e quantunque essa non possa riuscire completa speriamo che sì;_i sufficicm e allo scopo cli chi,1ri re, nell a coscienza na:.cionalc. il problema delle alleanze.

Il principio di nazionalità essendo il principio fondamentale, per non dire esclusivo, ciel dirino intcrnazio nnlc , finché un ;:ihro p rinci p io fonda rnenta le non avrà sosr i' D.B. f'a ri f<:rime rn o :1: G. Carii-:nani, /. '//alia. 1'111.~biltffm e fu 'li'iplice ( 1894 ): C. l\l:1nfron i, Mari1w, Fi11<111:z<1 e I'ull!ica (1890 ): C. Mani'n::di ( Op. c li.). Non siamo riusc iti :1 rintrac<.:i:m: il saggio L 'Allem1:za a11glu-ilalfww, il quak: tutca\'ia testimonia l'esisienza - gi;1 allora - di una çom.:me f;l\·orevole a un'alleanza con l'Inghiherra <.:ome unici e sicura vi:1 per ri1nedi:1re all'inferiorit,ì delle nostre forze marillime rispeuo a quelle f'rn n<.:csi; possihilit:ì alJ:.t quale r.u.i. è sempre su1to contr:1rio. ' Ques[e ire condizioni sono lUl[o ra attual i. pur tenendo conto cli<c oggi solo il possesso ddl':1rm:; nude.ire può - in senso streuo - garantire a una nazionl' la piena autosuftìdenz:1 in materia di sicun.:zza. Conclusione: ciò cht: afferm:1 0.13. è and1e oggi vero, ndla misur:1 in cui l'arma nudeare v i<: 11<.: concepita come;: p uro strume nto di d issu a.-;io ne. I.e riflessioni di 0.13. diventano, invece ...tJa1:.1 1c.; .. , ndla m isura in cui l'arma nucleare di\·enla - nelle mani di clii la possiede - uno srrum<:nto di ric::1110, pressione e minaccia. e p1m:iò - per chi non l:i possiede - un obiettivo d:11 cui r:1gi-:iunginK·nto puì1 dipendere la stessa esi~tenz:i della >!azio ne, ohie:ttivo ché'. D.B. chia111erehh<: •:1ssolutO•·.

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tuito, nella coscie nza universale, quello di nazionalità , i tre assiom i sovrae nunciati costituira nno i cardin i della situazione politica e militare dell'Eu ro r a. La nazione che non può, da sola, tutelare la propria esistenza manca del cardine principale su cu i s'impernia tutta la sua vitalità. Egli è be nsì vero che a lcuni Stati come il Belg io , la Svizzera, l'Olanda, il Portogallo, i principati balcan ici, la Turchia stessa, trovano la ragio ne della loro esiste nza nella tutorietà dell'Europa o d i qua lche grande nazione; ma q uesti Stati rimangono satel liti nel siste ma internazionale, ad onta cli un potere militare che in taluni casi rapp resenta quasi un 1m1ssimo d i potenzialità re lativa. La capacità di salvaguardare nazio na lmente la nazionale e sistenza è il solo criterio veramente d istintivo fra le p iccole e le grandi nazioni. L'Italia, come tutte le altre nazioni soggette finora a tutela, non ha altro mezzo per riacquistare la sua piena indipendenza che quello di eleva re il suo potere rn ilitare fi no al limite necessa rio e sufficie nte a g uarantire almeno la sua integrità ed esistenza naziona le. Questo limite no n implica la necessità, come molti su ppo ngono, che l'esercito e la flotta debba no potersi misu ra re test~l a test,1 col nemico, ma bensì cli potere impedire, coi mezzi che lo agevolano, le invasioni continental i e marittime cbe minacciano d'esistenza. No i crediamo quindi stabilire come principio cbe l'Italia potrà conside ra rs i a rb itra dei propri destini qu:wto q ua lunque .iltra g rande nazione, qua ndo abbia un esercito capa ce di d ife nde re le Alpi ed una flott a sufficiente ad impedire, con q ue i metodi che lo co nse ntono, le g ra ndi invasion i marittime. Le poche centinaia d i milioni che dal 1886 a l ·1s92 furono spese per la flotta e le condizion i del nostro esercito, non a ncora colpito da grave jattura,5 che consentivano l'ipotesi, se non ancora la certezza, cli salvaguarda re l'esiste nza nazio nale, ri:i lzarono il nostro prestigio internazionale per modo che no i stessi furnrno sorpresi e ci illudemmo di potere preservare l'influenza politica senza preservare il potere rnilita re , specialmente marittimo, dal quale quella influenza era sorra. Colpevolmente recidemmo il ne rbo di q uell.i influ enza falciando i bila nci militari, senza adotta re provvedirne nti organic i che prese1vassero dalla decompos iz ione i corpi mutilmi, cd attribu immo a lle spese militari que lle c risi econo,niche che deriva vano da ben a ltre fo nti, e che persiste ra nno , ad onrn di tutte le raschif1ture dei bi lanci, finc hé non si ricostitu iseano le basi de lla in fl uenz.a inte rnazionale. Quanto più noi ci rannicchiamo egoistica mente in noi stessi, qu:into più c i raggomitoliamo nel nostro cantuccio, tanto rneno possiamo sperare cl i provvedere a lfa nost ra sa lvezza , ::il nosrro benessere e d a l nosLro avvenire . La nazione che tenta sottrarsi ai pesi del consorzio imernaz iona le, cui per legge di natura appartiene, rinuncia ad ogni benefizio che da l consorzio deriva e l'inevitabile atrofizzarnc nto de lle migliori e ne rgie nniona li provOGl le crisi interne, politiche, economiche, commercial i ecc. che si susseguono e s i moltiplicano; delle quali si ind,1g.i no ind arno le cause pe r porvi rimedio, poiché esse risiedono nella esclusione reale, se non appa ren te, dal consorzio internazio nale.' , Rife rimento alla sconfit.t:·1di Aclua nel 1896, che h a gra vi conseguenze interne. ' Ammonimento di cento ann i fa , dd quale è super fl uo sot t:olineare J'artuali1;1. E così può essere dt.:Uo delle qu:iuro esigenze che seguono.

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Partecipare a questo sodalizio, accettandone i pes i per goderne i vantaggi, è quindi condizione di esistenza e di rrosperità per l'Italia, ma perché questa partecip azione possa dare larghi benefici occo rre i,rincipalment.e: 1.0 Risa nare la perturbata coscienza nazionale, dandole quella stabilità dalla quale dipende la vigoria dello Stato; 2.0 Risa nare la finanza , facendo la finirn con tlltti i dispendi provocati da lla smania della fastosità, dal cia rlatenesimo e dall'affarismo parla menta re; 3.° Creare solidarnente i mezzi della espansio ne, prima cli avventurarsi in imprese eroicomiche;' 4.0 Affidare alle proprie forze la salvaguard ia della esisten za ed integrità nazionale . Le nazioni rene da ordinamenti rapp resent:ttivi , spec ialmente se democratici, non consentono, in gener,1le. una b uona stabilità cli governo, la quale può esse re solamente guarantira, come d imostra mmo nella Statistica del potere marittimo, da una equilibrata influenza dell 'elemento aristocrat ico sulla direttiva dello Stato. Se gli o rdimtmenti ra ppresentativi sono poco arri a da re stabilità allo Staro ed alla coscienza nnion;:1le, son.o poi specialmente ripugnanti :1d ogni preventiva rreparazione del potere mi litare; come ha dimostrato il Mahan ,1' quasi sem pre il giorno del redde rationem le coglie impreparate m oralmente e materialmente alla difesa del loro diritto . Preoccupate del loro benessere materiale, anelanti solo ad utilità immediate, le democrazie cli tuni i rempi si dimostrarono torbide e spe nsie ra te, e se cl i fronte al perico lo, ebbero come Atene, Pisa. Genova , l'Olanda , isrnnti di eroismo non riuscirono però a fondare durevolmente, corne Cartagine, Rom:t, Venezia e l'Inghilterra, un g rande Stato ed un preponderante potere marittimo.' I.a stabilità dello Staro, della coscienza, della politica, sono condizion i indispensabili per utilizzare efficacem en.ce il potere m ilitare, ma quando questo è insufficiente a gua ramire l'indipendenza e l'integrità nazionale non è possibile conseguire stabilità di politica, di coscienza e di Stato." Un lungo periodo di p,H:e, ed trn miracoloso risorg imento nazionale ci hanno disabituati dal considerare la guerra come un inevirnbile fenomeno mondiale, e molri s'illudono di anfizionismi internazionali, cli arbitrati , cli urrianismo e si accovacciano volentieri sotto le grandi ali della Provvidenza o dell'equ ilibrio europeo per trova re un compromesso fra la loro coscien za ed i legacci della borsa , rna perché queste illu-

' Altro ironico rif<.:ri1rnmto alle impre:-e co loniali f'a llite dc.;I periodo. '' Malian lo ha fatto ndl'luj711e11za del putere 111aritti111v sulla storia. La critica di 0.13. agli ordinamenti dem(>(;ratici e r;ipprescntacivi (; unicamente dovuta alla loro dif'lìcohà di fond:trt: t: mamc nert: un d ur;1turo potert: rnaritli mo. cht: p u<Ì clt:rivart: so lo d a u na politica estt:ra e n:tv,ile con indirizzi lungimiranti t: costanti. ' D .13. qui conferma le sue cesi (Cfr. Tomo I. l',irte lii) sulla scarsa :tllitudinl.! degl i ordinamenti demonatici :i mantenere u n:1 politica estera e: navale costantt:, assicu rando l:1clovut;i prep;i razionc dt:llo strumento militare. Anche in questo caso, non m<:lle in evidenza che la forma di gov1::rno ottimale <la lui proposta è IX:n diversa da quella di Mahan, incline al (X>len.; di un solo uomo. ' Solo Ltn solido pocerc militare gara n tisce solidi, stal>ili e lihc ri o rdinamenli poli tici: asserto su l quale: occorre:: meditare.

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sioni di pace p ossano divenire speranze, debbono raccogliersi attorno al labaro su cui sta scritto d a secoli Si vis pacem para bellum.9 Se la sapienza d i Roma antica fosse scritta sul vessillo di Roma moderna, l'Italia da t rent'a nni non raccoglierebbe umiliazioni e soprusi, ma sarebbe come la voleva il Gran Re, rispettata e temuta. '" Qliesta m eta, segnata dal padre della Patria, l'Italia può conseguirla senza grandi sagrificii , poiché essa ha, più di moire altre nazioni , la possibilità di salvaguardare se stessa, senza straniere tutorietà, la sua esistenza, quando il suo potere navale fosse in grado di impedire le invasioni continentali. Finché questo primo grado del potere marittimo non sarà raggiunto, la politica dell'Italia non potrà essere né seria né foite, po iché le altre nazioni sa nno benissimo che non siamo in grado d i tutelare colla forza il nostro d iritto nazionale. Né giova il credere che le alleanze, la solida rietà possano risolvere in modo definitivo il nostro problcn,a naziona le. Le solidarietà possono consentire una soluzione temporanea, transitoria , e noi vedemmo l'al leanza auscro-gernian ica frena re le cupid ità moscovite quando Guglielmo I r ivelò al lo Czar il patto difensivo dei d ue im peri, e no i vediamo che da un ventenn io 11 la triplice alleanza ha potuto contenere le ambizioni e le rivendicazioni frn nco-russe , ma sa rebbe colpevolezza od inge nu ità il credere che possa no consentire una so luzione defin itiva elci nostro problema naziona le, per le seguenti ragioni: 1. 0 La situ a7.ione interna zionale non rimane inalterata, col var iare della situazione mondiale; 2. 0 I problemi di nazionalit~ì ed indipendenza possono provoc;ire perturbazioni nell'equilibrio europeo; 3. 0 La coscienza dei popoli. salvo poche eccezioni, non è così stabile da consentire solida rietà durature; 4.0 L'intervento cli nuov i, gra ndi e possenti Stati nel consorzio internazionale, può provoca re nuove situazioni europee; 5. 0 La crescente influenza elci potere marittimo sugli avvenimenti mondiali, tende a dissociare le solida rietà a base essenzicllmenrc continentale. Le solidarietà non possono adunque essere considerate elementi naturali determinanti , m,1 solamente artificial i e transitori del nostro problema nazionale; o nde 1~1 nazione che non lo ha ancora riso lto complern menre può e deve giova rsi di queste sol idarietà onde avere rempo e mezzi per una soluzione definitiva.

9 Q uesta è u na visione rc;a listica e; lungimir;inte del problema della guerra e d dla pace, mai smenlila dalla s1 oria da allora a oggi, ci oè nello srazio di un secolo. L',1ccenno al ..rn ira<:oloso l{isorgirnento nazionale· vuol menere in rilievo le; <:ir<.:os1anze spesso fonui 1e ed en:ezion ali nc;lle qL1ali si è compiuto il ncis1ro Risorgimento. "' li •Gran Re, è Vittorio Eman uck II. Eppure ogg i vi è chi ac;cusa la d asse r olitica che; ila retto 1·1talia nella St!conda metà del sc::<.:olo XIX di ,n;1zionalismo... ignorando elle hen altri c::rano i nazionalismi e:: gli imrerialismi con i qu;.ili 1"11.tlia di allora doveva fare i conii ogni giorno. " L"a lleanza austro-germ;mic:1 era stara conclusa nel 1879 e la Triplice Alleanza - con !"ingresso d c;l)"[ralia - nel Hl82.

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La nazione che durante un lu ngo periodo d i solidarietà tu toria non riesce a risolvere definitiva mente il suo problema, ricade nella indefinita tutorietà decade moralmente dalla dignità cli grande nazione. 12 L'lralia si trova purtroppo in cale situazione. Essa non seppe uscire cli tutela, è inutile negarlo, m en tre eia un ventennio circa ebbe l,1 possib ilità cli risolvere definit ivamente il suo problema nazionale. Questo stato di tutela deve esso durare indefinitamente? Deriva esso cl:l lla incapacità dell'Italia o dalla indo le delle alleanze contratte? Quale solidarietà consent irebbe all'Italia cli usc ir<.: il p iù rapidamente dallo stato di curela? Il nostro problema nazionale è qu indi, per ora, vincolato a q uello de lle alle,rnze, o nde conviene es;1minare qua le solidariet:ì meglio ci guaranLisca e ci co nsenta cli prendere sollecitamente il nostro posto nel consorzio delle grandi nazioni. ***

Le solidarietà internazionali per riuscire veramente efficaci, specialmente per la nnione che cleblx1 uscire d i tutela, debbono potere escludere la probabil ità cli guerre colla preponclera nza cie l potere milita re. territoriale e marittimo, su quel lo della solid.1rietà probabilmente nemica. Questa preponderanza militare difficilmente consenrirebbc ali.i nazione pu p ilb la possibilità cli risolvere con1pletamcnte il suo problema nazionale se non fosse anche duratura. La durata e la stabilità del sodalizio internazionale dipendono dalla comunanza degli obbiettivi pol itici e da lla esclusione di conflitti eco nom ici, senza cl i che no n si riesce che ad una eventua le e precaria combinazione politica, c he può giovare occ:1siona lmente, ma non potrebbe mai consentire i beneficii di una soliclarictù duratura. Preponcleranz;1 e du r~ita sono quindi condizioni indispensabili cli una vigorosa soliclariet:ì, e la deficienza dell'una esc lude (JUasi sempre la piena efficienza clell ';1ltr:1, come lo climoslra la storia cli quasi tutte le allea nze europee. Queste due condizioni tanto più sono necessarie quanto più lungo è il periodo di tempo necessario ad una nazione per risolvere completame nte il suo problema nazionale, e perciò l'Italia che deve ancora risolverlo deve tendere a quella solidarietà che consenta maggiore preponderanza e durata. · Fra le nazioni europee l'Inghilterra e la Germania sono quelle che hanno maggio re armon ia cli interessi n;izionali ccl internazionali con quelli dell'Italia, ed in questo apprezzamento generale la pubblica opinione tedesca e briwnnica concorda perfettamente con quella italiana. Se fosse possibile una triplice solidarietà ,1 nglo-ita lo-genrn1n ica il problema delle alleanze sa rebbe per l'[raJia efficacemente risolto, poiché essa consentirebbe la massima probabilità di durara, ed una gra nde preponderanza mii itare, continentale e ma rittima , nella presente situazione curope:i.

"Tulle c.:onsiderazioni, anc.:ora un a volta, d i ri ic.:na anu,lii1~1. Le p rc.:visioni di 0 .B. nei cinque.: punti prima indic.:a ti , sono stale c.:onfern1:11:c.: dallo scoppio uc.: lla prima _l.l LJerra mondiale. In <.·c.:rto senso esse giustificano - sen z;t vole rlo - lt' SL1e errate prc::visioni sui futuri assc.:tli politic.:i c.:uropei e sulla fuwra politica estera dc.:ll'ltalia e <.lell'Inghihcrra.

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In uno studio prcceclente'·1 noi dimostrammo non solo la utilità per l'I talia d i un riavvicinam ento anglo-germanico, ma quando maggiori erano le repulsività fra le due nazioni, per effcrro della scallra cd ammaliatrice politica del Lobanoff, che era riuscito a gettare il vele no dell'astio, se non dell'od io, nei due popol i, noi ci sforzammo di dimostrare, con ragioni storiche, che la coscienza inglese e quella germa nica nulla avevano cli incompatibile fra loro, e che perciò potevano e dovevano riavvicirnusi e ricongiungersi. Quella nostrn pro paganda trovò una eco nella srnmpa ingle.se ed il Wilson' ' dopo di avere esamìnara la situazione anglo-german ica e ripon ari va ri brani della situazione militare mediterranea, esprimeva la speranza che, ad onta delle loro querele e dell'urto cl i loro ap i,arenri interessi, la Gerffia nia non avrebbe respinto il ramo di ulivo che l'Inghilterra le tendesse. •Per qua mo difficile possa sembrnre la riconcili:17:ione, afferma il \'{lilson, essa non è impossibile e può reca re innumerevoli benefìci i alla Eu ropa, come chian1 111ente dimostra il Signor Bonamico, le cui idee armonizzano perfettamente con q uelle ciel Wilkinson. •La riconciliazione anglo-germanica è la nosrra sola speranza ed il nostro solo sostegno, come per la Genrn1nia significa salvezza contro la slava minaccia•. Taluni simomi d i questo riavvicinamento cominciano a rivela rsi, almeno per qua nr.o riguarda il problema coloniale, ma moltissime difficoltù si oppongono ancora alla costituzione di una solida e duratura solidarietà e se si tiene conto delle condizioni presemi della coscienza britannica e german ica, delle sospettosità che l'incremento del potere marittimo tedesco suscita in lnghilLerrn, delle coinrelligenze anglo-giapponesi ed anglo-a mericane eia una parre e di quelle imperiali russo-germaniche dall'altra: della tendenza inglese ad escludere impegni che vincolano a lung:1 scadenza l'iniziativa e l'egemonia britannica , si ha ragione cl i credere che una sol idariet.ì, anglo-germanica, a larga base difensiva, come quella della triplice, sia, per ora . un avvenimento assai problematico.'' l 'Inghilterra persister,ì assai probabilmente nei suoi rifiuti di adesione alla triplice. limitandosi a contra rre occasionali compromessi, riguardanti determinate questioni coloniali; e la Germania cominuerà nel sistema di cime un colpo al cerchio e l'altro alla borre, ma1tellanclo fortemente per fare comprendere che alla occasione saprebbe martellare a dovere. L'adesione della Inghilterra alla triplice dovrà fatalmente avvenire, poiché la forza delle cose domina le ritrosie e le caparbietà degli uomin i, e potrebbe essere affrettata dalla improvvisa e non imi,rob~1bile precipirazione di talune vc1tenze politiche ma, per ora, essa non è un fatto compiuto e perciò se l'Itali:1 deve auspicarlo e provocarlo, non può ancora assumerlo a fondamento politico del suo problema nazionale. 11' '·' D. 13. fa riferime nto all"ampio <.:same condo tto nel I895 (Sit1111z io1w miliWre meditcmwzea Tomo I, Parte J, p:ira. XIX e Pan<.: IO. '' In 'f1Je SlntJ~.gte be/ore 11s (1896). - (:"-loca di l).B.). "Nd 1895 D.IJ. rit<:nev:1 l"ad<.:sione dell'Inghilterra alla Triplice ass:ti meno problematica. Sia allora, sia in questo 1110111<.:nto, q~li non sembra tiare il dovuto r eso alhi riv;ditù commc:rciale su sc:d:i mcmdiale cht: si sta crc:ando tra [nghillerra e Germ:tnia, dalla qualt' nmsegue l'incremento del prne1\; m:1ri11imo tedesco, qui indicato come c.1us.1 quando invece non è eh<.: un effello. .. Negli scri lli di 0 .13. del 1895 il problema icaliano <.:rn fin 1roppo •anneg;llo· in quello <.:L1ropeo <.: sembrava che tutt o <.:iC>che :tndava ben<::: p<.:r l'Europa andasse bene ,mche per l"ltali:l. E quale <:ornpensazione per gli evidenti svantaggi navali delradesione ddl'hali;.i alla Tripli<.:<.:, egli indicava solo la speranza d1e l'Inghilterra aderisse alla Triplice...

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Esclusa la certezza della solidarietà anglo-germanica, ed ammessa la possibilità che l'Inghilterra persista nei rifiuti di adesione palese alla triplice, l'Italia deve ponderare se più le convenga l'alleanza dell'Inghilterra o q uella della Germania, data e non concessa la libe1tà della scelta, poiché una vera allea nza con entrambe non sarà possibile finché non esista una solidarietà anglo-germanica . In Italia ed all'estero si è spesso agita ta, nei gio rnali, sulle riviste, negli opusco li, ecc. , la questio ne delle alleanze, ma parrebbe che i fau tori dell'una o dell'altra sol idarietà non abbia no mai risolto completamenre il problema limitandosi a sfiorarlo, ciò che riusciva p iuttosto ad annebbiare che a risolvere l 'impo rtante questione. Quali sono le d ifferenze ca ratteristiche fra l'alleanza italo-britannica e quella italo-germanica? rìncbé non sa rn nno bene specificate q ueste d ifferenze non si potrà emettere un serio giudizio sulla importanza relativa di queste due alleanze, onde noi crediamo indispensabile esamina re successivamente queste due solidarietà . L'alleanza anglo-italiana presenta qu este caratteristiche p rincipali: 1.0 Assicura un potere marittimo preponderante e perciò risolve il problema difensivo peninsulare; 2. 0 Afforza indirettamente, per influenza del potere rnarittimo, il potere territoriale, ma non risolve completamente il nostro problema difensivo continentale; 3.° Consente prestigio, influenza e dominio nel Mediterraneo; 4.0 Avva lora efficacemente, ma non risolutivamente, le nostre espansioni colo niali; 5.° Consente, durame la pace, un grande sviluppo di attività e prosperità nazionale. Queste caratteristiche permettono di affermare che l'a lleanza inglese soddisfo in altissimo grado a tutte le obbiettiv ità cli carnttere marittimo ed indirettamente anche a quelle continentali; risolve quasi completamente il problema nazionale ed offre sufficienti garanzie di durata e cli complessiva efficienza se non cl i prepondera nza militare. Questa complessiva efficienza , può esplicarsi risolutivamente nella ipotesi di un conflitto franco-italiano, poiché escludendo interamente le invasioni marittime, guarantisce l'Apennino ligure, circoscrive il compito ciel nostro esercito alla difesa delle Al pi occidenrnli e rende quindi qu asi impossibile l'offensiva nemica. '7 Nella ipotesi di un conOitto austro-ital iano, la cui risoluzione è essenzia lmente continentale, la efficienza mi litare, finché l'Italia no n abbi,1 rngg iunro i suoi natura li confin i delle Alpi, è ~issai meno evidente poiché, dovendo escludere la cooperazione di importanti repa1ti dell'esercito in inglese, spetta interafftenle al nostro la difesa della frontiera orienca le. Le cond izion i cli questa frontiera essendo assai meno propizie cli quelle della fromiera occidentale, l'offensiva nemica rimane sempre possibile e può esplicarsi con tulle le forze di cui può d isporre il nem ico . '' Q ue;:sti v:tntaggi non erano per nulla messi in evidenza nd 1895, qu:1ndo D.ll. (Cf'r. Tomo I, l'arte I. pa ra. Xl) riteneva un'alleanza italo-inglese ,a vvalorata da naturali interessi·, ma nociva sia per l'unil,ì europea che per l'llalia stessa. In questo caso l'llalia - egli afft:rmava - sarebbe s1a1a trascinata a imprese <.:oloniali incompatibili con la sua silll:tzione economica <.: m ilitare: c la sua posiziom: sarebbe;: diventat:t •fitt i7.ia , pri va d i basi n:,1turali, nnanziaria meme gr:tvo.sa. militarmente soggetta, colonialmente vulnerabilissima, n;12ionalmente e difensivamence inferiore a quella che la Triplice consente•. Di (lUesli inconvenit!nli, non ceno lievi, non si trova più trnccia in q w111to scri ve appcna qu attro :inni do po.

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li nostro problema d ifensivo può ancora favorevolrnente risolversi, ma esige l'impiego effettivo di tutte le nostre forze territoriali per fare fronte a quelle preponderanti del nemico. Quando però si consideri che questa preponderanza si ridurrà probabilmente alla equivalenza , non potendo l'Austria sguarnire completamente la sua frontiern orientale e meridionale; che l'Tcalia, marittimamente sicura, potrà disporre di turte le sue forze per il conflitto continentale; che il dominio rnaricrimo dell 'a lto Ad riatico permenerà di m inacciare ìntensamente la linea d'operazione pri ncipale della Gorizia e la base dell'Isonzo; che le condizioni di sc,Hsa potenzia lità della linea del Tirolo. presa isolatamente, ed il difficile collegamento di questa linea con quella di Gorizia renderanno difficile e pericolosa l'offensiva nemica .. . si ha ragione e.li credere che, avvalorata dalla influenza britannica , la nostra difesa potrà essere risolutivamente efficace. Se poi si tiene conto della influenza politica che l'Inghilterra può esercitare sull'Al1stria , della natura le g ravitazio ne dell'impero }lustro-unga rico ve rso levanre e mezzogio rno anziché verso ponente si può con fonda ta spera nza, se no n con certezza, affermare che. data l'alleanza anglo-italica, rimane assai probabilmente esclusa la minacc ia cli un conflitto austro-irnl ico.1" Possiamo q uindi concludere che l'allea nza :1 nglo-irali;1na se non esclude ogn i probabilità di conflitto reale rende però inefficiente l'offensiva francese e temeraria quella austri,1ca, risolvendo nel primo caso completamente e nel secondo colle maggiori p robab ilità cli successo il nostro p ro blema difensivo. La sol idarietà britannica risolve dunque, e risolver:1 ancora per molto altro tempo, il nostro problema nazionale, rnnto difensivo quanto espansivo: ma quali ragioni posso no <1vvalornrc la probabil iL,ì d i quesrn alleanza? Le solidarietù inrernazionali hanno per base la reciprocità dei va ntaggi. e per iscopo la costituzione di un potere solidale che sia sufficiente a guarantire gli interessi delle parti contraenti . Chi pu ò da r poco, o no n basta a se stesso non può illudersi di potere ricevere più di quanto può dare. Che cosa potrebbe da re l'Italia a tutela degli interessi britannici:' ,. P<:r qu:11110 riguarda il Tirolo 0 .13. fa rif<:rimen10 al gi:'1 <.:ilaLo studio dd l'errun:h<:ni (Cfr. Tomo I, l'arte I, para . VIII). I.e sue considerazioni sul JXlSsihile apporlo inglese in una futura guerrn con l'Austria, sulle curatterisl icht' strn1egid11:: clell:i l"rontiera orit'nl.l lc, sulla possibilit:ì di mina(l'i:m: dal man:: le linee di ( omunic;1zio ne m1striachc.: in Friu li c.:cc:. sono in massima parte infond ate. Ess<.: sono statt: smentite dalla prima guerra mondial<: anche sono lo specilko profilo della gu<:rra in Adrialico. dov<: la superioril:Ì italiana in f..tuo di cor:1zzate non ha avuto modo di trndursi in •proiezioni di polen7.a• comro k: coste dei territori controll:1ti dall·J\us1ria . Ne:: lì. li. qu<:sta volta t·onsidera. nemmeno in via di pura ipotesi, le possihilit;i e gli ostacoli per un·offensi\·a i1aliana su quesl<> frome. quale si sarebbe verificata dal 191 5 al 1917. C:ppure negli scrini ciel 1880 ,11·eva previslo un·offcnsi\·a ini7.i:tl<: deJrEserdto fin ollre rtsonzo e fino alla nmquisla di Tries1e, facendone u na t'o rtl: base <!'operazioni - rifornita dal mare - anche per ulteriori operazioni in profond it~ (Cfr. Tomo I, Parte l, para. VI). Infine sfugge a D. B.• ancora una volta. !"importanza dd traffico m<:rc1111ile specie in un:1 gue;:rra cli lung:1 durata. l'<:r ques!o <:gli non ruù preved<:re che, nella prima guerra mondiale, 1·apporto ingle:.e sarebbe Mato dt·ter111inante non tarno souo forma d i concorsi militari diretti, ma in termini di aiuti economici e di forniture - via mare - cli m:1t<::rie prime essenziali per la prosecuzione della gue;:rrn . li pote;:re mariuimo è stato la basç indispensabile per la nostra vi ttoria; ma lo è stato sull'Atlantico e, in generalt', sulle rotte di Gibilterra e Suez ai poni del Tirreno: non nell'Adriatico.

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Non è ce,t o il caso di parlare di aiuti finanzia rii o morali e perciò non rimangono che quelli militari. La situazione dell'Italia nel Mediterraneo è tale che g ioven'i semp re all'Inghilterra avere amica l'Italia e potere utilizzare le nostre splendide basi d'operazioni di Messina e di M,1 cldalcna le quali rappresentano nella bila ncia della g uerra un non piccolo peso, m entre la posizione dell 'Inghi lterra no n rappresenta alcun valore per l'Italia, a meno che non si consideri l'Egitto come possesso inglese dominante le nostre comunicazioni co loninl i. La marina mil itare dovrebbe costituire anch'essa una attività nel bilancio anglo-italiano, ed egli è certo che a Downing Streer questa evc nrualit,ì fu spesso considerata, m a senza ammettere che l 'Inghilterra, secondo il giudizio d i Laird-Clowes, rreferisca rimanere sola anziché m ale acco mpagnata, egli è ce rro che, data la presente situazione eu ropea, il nostro potere rnariltirno rappresenta una assai minirna uti lit,1 positiva rer l'Ingh ilterra. '9 Quale utilit:'ì potrebbe r.:ippresentare l'esercito?. Noi dirn.ostra1nmo l'insufficienza ciel potere continentale britannico, e la necessità di rafforzarlo colle solidarietà cap,1 ci di salvaguardare le colonie continentali. Escludendo le colo nie dell'America settentrio nale, non sa lvaguardabili in alcun modo senza un compromesso con gli Stali Unici , l'India e l'Egirro sono quelle concinenrnli più vulnernbili, mn qunnclo si considera che l'India può essere solamente salv,1 guardat:1 dal l;1 g ravitazione della Gerrnc1nia sulla VisLOla e che l'Egitto potrà esse re per rnolto altro tempo salvagua rdato clirenamcnLe dal don-iin io del 1\llccliLerrnneo ccl indi rettamente da lla gr~1v itazione sul Reno, si ha ragione d i c redere che l':wsiliarità dell 'Tralia , benché non disprezzabile, rappresenti una utilicà cui gli inglesi non accordano l'imponan7.a che le attrib uiscono gli ira lian i.20 L'autore anonimo dell'opuscolo l 'A lleanza Anglo-llalicma dopo d i avere esaminala la situazione indo-egiziana conclude che la Gran 13recagna non può fare a m eno della nostra cooperazio ne terrestre, e che l'intervento dcl l'XI e Xli corpo d 'a rma ta ita liani sa rebbe una vera forcun,1 per il Regno Unito in caso di conflirto contro la Francia o la Russi.i. Non molto d issimile è i l giudizio ciel Carignani2' e dclht rnaggio r parte

,., li hn nale giudizio del La ircl - Clow1:s è contenuto nel s;1ggio '/l1e mi/Ist one nn111d t/.Je 11ed? ci/ 1::,1,[!IC111d (1895). :-.Jon e·& dul>hio elle il peso del po tere marittimo italiano per 1·1nghilcerr;i non poteva e.~S<.:re de1<:rminante: nel l 915-1918. la !lolla italiana è s1:11;1 inter;imenle impegnata nel confronto na\·ale con l'i\ustri:1 in Aclri :1tico, richiedendo anch<.: 1.'0ncorsi rranc<.:si e ingksi . .\J(; l'ap porl o delle: h:1si di Messina e l:1 tvladd:ilen:1 pocev:1<.·ssere considerato cli grand e peso: l'lnghiltc:rr;t nel !'vlc:dicerr;1neo a\·eva gi:ì . al tempo. Gil>iherrn. ,\laha. l'Egiuo. Cipro. Sll(:7.. In c;1so di conllitLO con l;1 Fran cia. Messina sarebbe st;llo un d11plic11<> d i ,\.lalt:1: L1 l\Jadc.l:dena, s1ralegic:1111en1<: hen colloca ta, era croppo :tvanzrn a e trop po esposta. Né er:1 c:<:rto clu.: l'lcali:1. d:1 sola. s:tpesse s:dvagu:1 rd:1re la ··Cornic<:• ed evitare gli sbarchi ... ·" 0.13. rratt:t J'insuflìcicnza dd potere <:oncinentale britannico e i riflessi eh<.: ne deri\·;1110. ndla Sir1wz io11e 111iliw re 111ecli!errm1ea. Lc sue consider:17.ioni su llo sc:1rso inrcr<-:sse cld l'Inghiltt:rra p er le po:;sihilit:1 d <.:ll'Esercilo ic-;iliano sono cern rate so lo pt'r q uanto riguarc l:J il possibile co ntributo italiano ;ill:i difesa ddl' lmpero inglese e in nuove conquiste coloniali. Ahro è im·ec:e il caso di una gu<.:rra europea d1c coim·olga l'Inghilterra, e a t:d proposito D.13. non prevede che, nel 19 15, proprio considerando in p rimo luogo il possibile apport o ddle forz<.: tern.:stri it:lliane alrlntesa, 1·1nghilc<.:rra si s:m~hbe facu promotrice ddl'entrata in guc:rra d ell'lrnlia :ti suo fianco. con promesse e offerte che altrimenti non avrebbe fano. Né si pt1ò trnsn1rnre - come fa D.l3. - il d anno che sart"hhc d erivato alla flotta inglese dal posscsso delk l>asi ic:1li;1ne d;1 parte della floua tedes<.:a . "C. C:trignani. l '/Wlia. tlufibllterra e ICI 'friplice(l89ti).

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degli italiani , ma la gu erra contro il Sudan, l'ultimatu m di Pashoda cd il recentissim o accordo anglo-francese dimostrano che l'Inghilterra ha nelle sue mani ben altri strumenti risolutivi della questione egizia na ed africana che non siano i nostri due corpi cl' esercito. Non inrendiamo g ià affern,are che l'Inghilterra sdegni la nostra cooperazione territoriale, e che non sa ppia proprio che farsene, perché le situazioni politiche e militari che nel 1878 e '1882 la indussero a farci proposte cli coopera:t:ione potrebbero rinnovarsi, intendiamo solo stabi li re che il nostro potere territoriale rappresenta per l'Inghilterra una utilità eventuale e problematica , mentre il potere marittimo inglese guarantirebbe l'esisten7.a e la pros perità dell'Italia. Se i l do ut des è la base delle c1l lcanze, dobbian10 convenire che abbia mo assai poco da dare e m olto da ricevere, e dobbiamo anche riconoscere che, se l'Inghilterra prima e dopo il nostro risorgimento ha fatto il possibile per aiutarci, per tutelarci nei momenti difficili, come nel 1870, nel 1887 e 1893, pe r metterci sulla buona v ia de lla reden7.ione economica e politica, noi abbiamo ce rtarnenre fa tto i l possibile per aliena rci, come fanno i ragazzi capricciosi ed impcninenri. con sdegnosità e rifiuti le sim p atie di chi, con gra nde longanimità, concin ua a conforta rc i e proteggerci. Confidenti in questa longanimità noi continuiamo ,l considerare l'Ingh ilterrn come l'allea ta naturale, quasi forzata, e senz,1 comprendere l'evoluzione che dal 1882 ad oggi lia compiuta la coscienza britannica . Questa evoluzione deriva in gra n parte dalla nostra condotta , ma anche dal continuo deprezzamento del nostro potere navale che è uno elci due cardini su cui poggia lo stalu quo per non dire il dominio ciel Mediterraneo. I.a nostra insufficienza navale esc lude ed escluderà sempre p iù la prolx 1bilità d i una solida e duraturn allean:t:a , poiché l'Inghilterra si giovenì di altri compron1essi per assicurare sempre in m odo assoluto la preponderanza del potere marittimo dal quale dipende la sua esistenza . Ad onta delle nostre repu lsivit,ì, della nostra incapacit,ì a costituire un adeguato potere nav~ile, del nostro deprezzamento morale, della evoluzione della coscien:t:'1 brirnn nica, elc i compromessi ,rnglo-america ni, anglo-gi,ipponesi ecc. l'Inghilrcrra non disconosce l'i nfluenza m editerranea del l'Italia e perciò se non sollecita la nostra solidarietà non la esclude dagli eventi probabili. Le precedenti considerazio ni pern1ettono dunque di swbilire i seguenti pri ncipii foncbmenrali: 1 .0 l.'allean7.a anglo-italica è fra tutte q uell,1 che permette d i risolvere nel modo più efficiente il nostro problema nazion;i lc; 2.0 L'Inghilterra p er ragioni storiche, politiche, milirnri e pe r le sue rradizioni marittime tende a ma nrenersi svincolata , q uanto è possibile, da solid iarier:1 che circoscriva no la sua ini:t:iariva, a meno che cali solidarietà siano sufficienti a gu~uantire in modo ,1ssoluto il suo impero mo ndiale; 3. 0 L'Ita lia, non p otendo o f'frire tale garanzia non può fare t1ssegnamenro che soprn compromessi occasionali e temporanei, riguardanti speciali question i, ma non pu<') sperare in una al lcan7.a du rarurn e palese che risolva comp letamente il suo problema nazionale; 4. 0 La situazione dell 'Irn l ia nel .tvlecliterra neo, le sue buone ba si c.l'opera7.ionc, il suo potere territoriale rendono a provocare l'allea nza anglo-italica. ma questa san'\

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poco probabile finché il nostro potere navale non sia in grado di esercitare una risolutiva influenza sulla situazione mediterranea; 5.0 Il potere navale che consente q uesta risolutiva influenza non può essere inferiore ai d ue terzi di quello francese, nel qual caso l 'alleanza anglo-irn lica sa rebbe alrretrnnto utile, per non dire necess:uia all '[nghi lterra q uanro all'Jtalia .u

La solidarietà italo-germ;rnica p resent,1 car,merisciche dissimili d a quelle clell 'allea nza anglo-italica. che impo1ta cli determinare. La dissom igl ianza principale dipende dal fo tto elle l 'a llean za anglo -ita lica pu ò riso lvere dirett,1mente e quasi comp letamente il nostro pro blema nazionale, mentre quella germanica non p uò risolverlo che indiretta mente ed in modo m olto inco mp leto. li potere conti nemale italo-genm1 nico risolve complerarnence e direttamente il problema conl inentale assicuni nclo l'integrità nazion ale, ma non risolve complernmente il nostro problema peninsulare e tanto meno quello esp ansivo. La tutela della penisola e de lla espansione , per insufficienza ciel potere maritlimo, non può der ivare che dalla i ndiretta influenza del preponderante potere conrinenrale, il qu:1le, se potè escludere fino ad ora la probabil it.ì del conflitto colln f ran cia , ha un campo cli azione assai più limitato del potere marittimo. L'a lleanza italo-germa nica se è meno efficiente di quella anglo-ita lica contro la Franc ia lo è però assai più contro l'Austria, anche quando cessasse la solidarierà della triplice, onde può dirsi che gli svantaggi ccl i vantaggi si equi librano per q uanro riguarda il pro ble1rn1 difensivo , ma non per quanto si riferisce alla prosperità ccl alla espansione dell'Italia . Considerata nella sua efficienza naz ionale l'alleanza anglo -italica è assai più pcrfena cli quella italo-germa nica, ma questa per effetto della triplice risolve un problema ass::ii più comp lesso e g uaranriscc la pnce europea in modo assai p iù efficiente dell'alleanza anglo-italica. Finché la pace europea è sufficienternentc g uarantita ancl1e il nostro problema difensivo è completamente risolto. ma quello espansivo rimane sempre conculcato per insufficienz..1 ciel potere marittimo della triplice in p:1rago nc cl i quello della duplice alleanza franco-russa. A d o nta di mie insurficienla m arittima della tnjJ!ice. essa fu cd è ancor;1 capace di risolvere con vantaggio, m:1 cerrnmente con maggiori difficolt.ì, il problema europeo, come dimostrnmmo nell,1 situazione militare 1nediterra11ea prendendo in esa me tutti i f:-1tlori risolutivi del confl itto de lla duplice contro la tnp !ice. Questo apprezzamento è forse contestato eia molti i quali accorciano alla d uplice una pn.:pondcranzn non solo maritrima ma ben anco continenrnle, come afferma

"In sostanza, h, tcsi di O.B. auk:ne alla diffrn;nz;i tra .. vole re.:• e .. potere•: !"alleanza con l' lng hihc::rra sa re bbe:: pt·r noi desid er;1hile, nn fino :1 qu ando la fl otta italiana non h:1 ragg iu nto i 2/3 della fr;1ncesc.:. l'lnghiltc.:rra non l:t ,·orrd>i>e. E il livello di 2/3 al momento non è un programma: è un auspicio. u,f ipotesi. un:t spera nza.

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l'Hobson,2·1 ma quando si considera no tutti i fattori in tellettuali, morali e qualitativi dell'esercito germanico, la situazione geografiGl e la preparazione del teatro d'operazione, si è costretti a concl udere che, continenra lmente, la preponderanza della triplice è ancora una garanzia della pace europea , come lo dimostrano le non esplicate ambizioni franco-russe e la recente proposta dello Czar, la quale tende piuttosto a puntellare una perico lo sa situazione po litica anziché a gettare le basi d i un nuovo diritto europeo. Se però la triplice risolve con sufficiente probabilità cli successo il problema europeo, essa non salva l'Italia , nelb ipotesi cli un conflitto colla duplice, eia uno spaventoso disastro m arittimo , poiché su di essa piomberà più iracondo il vanda lismo nem ico, memore delle antiche sue gesta nel Genovesato, nel Piemonte, nel Palatino. 2 ' Tutta la costiera irnl iana, se pure non l'intera penisola, sa rà messa a sacco e rovina in omaggio ai dicci cornandamenti del decalogo della Je1.me école, e se è lecito supporre che i vandali, alla scretca dei conti pagherebbero i danni non è meno vero che l'Ita lia stenterebbe a risa nare le piag he, e non potrebbe ma i fare risorgere dalle macerie i capilavori di tre civiltà. Queste conside razioni permcrrono di afferma re: 1. 0 La triplice ha risolto e può risolvere ancora con successo il problema europeo; 2.0 Questo successo deriva dalla preponderanza continentale e non da quella marittirn,1; 3. 0 Questa preponderanza è essenzialmente qualirntiva anziché quancirntiva; 4°. La presen·azione di questa preponderan7.a non permette riduzioni, ccl implica anzi incremcnri quantitativi, ciel potere ce rritori,ile; 5. 0 L1 necessità d i questa preserv,1;:ione, se pure-non d 'incremento, escl ude la possibilità, almeno per l' flalia, di incremcnri navali:i' 6.0 !.'insufficienza navale della triplice, e dcl l'll:i lia special mente, espone la nostra costiera , nel la ipotesi del conflitto, ad uno spavenLoso disastro; 7.0 La probabilità ciel conOirro non rotenclo essere esclusa che eia una rennanente preponderanza degli esercit i, l'ltali:1 si trov,1 sbarra te le vie del suo risorgimento navale, economico cd espansivo. -· P. I lobson. Si111aticm al/.d u 111 - look i11 li11ruj)e(l895). - (Nota di D.l.l.). ' ' >!ella Situaz ione militare 11wditerra11ea del 1895 queste cau strofiche pre,·isioni era no assenti. E:--se attengono, in generale. ,d l"ineli111inabil<.: inrt::riorit:1 nav:tle ddl"l1:ilia rispetto all"I nghilterra. Da notare che I ) . Il. n o n considt·r;i nemmeno per ipo tesi !;1 nuova si tu:1zione navale - proibit iva per l"Italia - all,1 quale anebbe portato di lì :1 qualche anno l"•Enten te Cordiale• ;1nglo-franc;est::. contr;1pposta alla Triplic;e. Ciò significl\·a che. fìno a qu;111do fosse restata nella Triplice, 1"11:dia nel /vled iterra nt:o avrebbe d ovu to h re i conti co n k: llone france,;e e inglese riu nite, in un ra pporto d i forze in tull i i casi rroi h iti vo. Come ahbi,-1mo p rim:-1 rico rda to , tale situazione indusse lo Stato Maggiore della i\larina a çondudere una i\lemori:1 delraprilc:.: 1913 con qucsle parole ammonitrici: -o c;a 111hi:1re la Marina, mt:ttendola in relazio ne :dia politiça; o ca111hiarc:.: la politiu1, meuendola in relazio ne alla Ma rina.. . ,, Questo c;omplica il problema e rende lx.:n cJissimik: la siwazione dell"Italia da quella dell'lnghilterrn , d1e non ha confini terrestri e quindi è in una situaziont: ben di, ersa - e più fa,·orevolc:.: - da quella dell' Italia. Non si capis<:e, rercanto, perché nd Capitolo li (Cfr. f\'ota Il ) D.B. presenti il problema difensivo d ell"lnghilterra più facile da risolversi di quello dell'ltali,1 Tani ·,:; vero eh<:, per l"Italia ( fallo ri mar<:henile) D.B. esclude che il pur nece.~s;1rio incremento del poter<: marittimo 1xiss.i essere ottenuto c;on una proporzionale diminuzione del pott:re terrestre;:, cioc: con un·impost:1zione della politiGt militare e navale italiana analoga a qud l:1 trad izionalmente segu ita dalrlnghil1<:rr;1.

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I.a verità cli questi princìpi ci rese caldi propugnatori d ella adesione dell 'Inghilterra all a triplice, confortati in questa nostra propaganda dall'apostolato ciel Wilson, dell'Hobson , ciel Wilkison/' ma dato pure che questa adesione debba essere differita no i crediamo che la solidarietà italo-germanica, ad onta del la sua imperfezione, sia quella che soddisfo, alla maggiore somma d'interessi present i e futuri dell'Italia, integrando la m aggiore somma d'interessi europei. La presente situ azione euro pea permette infa tti cli affennare quanto segue: 1 .0 La persistenza della triplice costringerà prima o poi, volente o nolente, per quella forza delle cose che domi na gli uom ini e gl i Stati, l'Ingh ilterra ad aderirvi; 2.0 L'adesione del l'Inghilterra consente una raie prepondera nza continentale e m arittima da ass icu rare per molto tempo il regno della pace in F.uropa: 3.0 I.a tetrarchia trascinerà fatalmente nella sua o rb ita tulti gli altri Stati europei, esclusa la Russia. finché qt1esta costituisce una minaccia europea; 4.0 La Fra ncia stessa , rin unciando per amore o per forz,1, all a sua politic,1 anti-europea. porri\ risolvere con dignità e vantaggio il suo problema nnionale; 5. 0 La costitu zione cli una forte, sapiente ed umana preronderanza m ilitare è il migl iore metodo pratico per preparare i futuri Stati Uniti d 'Europa ; 6°. I.a separn ionc dell'Ita lia dal la triplice, così provocata da fu neste quanto incoscienti ambizioni, ricardcrebbc e compromerterebbe la soluzione del problema eu ro peo; 7°. L'adesione dell 'lrn l ia ad altra solidarietà le cui obbiettività fossero anti-europee ccl offensive, mentre quelle della triplice sono difensive cd e1.1ropce, aggraverebbe le perturberebbe la situazione del l'Eu ropa , provocando inevitabilmente la guerra; 8. 0 [,'alleanza anglo-italica, presa isolatamente, non potrebbe lu ngam en te equil ibrarsi fra le altre due grandi solidarietà e sarebbe costretta a grnvitare verso q uella che accentra la mnggio re somm~t d 'interessi eu ropei: 9. 0 L'Inghilterra isolata può con varia fortuna eciuilihrarsi, ma v incolata all'Iralia deve fora lrneme decidersi per u na delle due alleanze continentali e la sua scelta non può essere dubbia; 10° . L'allean:t..a anglo-ita lica , qu ando pure potesse sussistere cquiliJJrandosi. peggiorerebbe 1:1 presente situazione euro pea, provocherebbe un disgregamento gr.1viclo d i perico li, non risolverebbe il problema britannico, e trascinerebbe l'Ctalia in avventure coloniali inco mpatibili colle sue co ndizioni politiche, economiche e milita ri. 2'

"' Se si c.:onsid c.:ra la diagnosi della situazione.: europea e iialian:1 fin qui compiuta d:t D.13.. tale adesione non sernhr;1una scell;1ma una vi:1 obbligata, c.:d è :;olame nte il meno peggio: d i peggio, vi s:1rebl><.: l'isolamen to a/iso l1110 di front<.: alla m inacc.:i;1 l'ral1(:esc. Va c.:omunqll<.: temilo pre.scntt: d1e n(· in questa <><:Ctliionc.:. né nq~li snini precedenti D.B. considera con la dovlll a profondit,ì l'apporlo militare ch t' 1·Aus1ri;1e la C.<.:rm;tn ia avr<.:l)ht'ro potu10 d:tr<.: d:tll ' Jtali:1, almeno in termini d i vincolo di un certo numero di 1<1rze france.~i (anche terrestri) sonrnne al c.:onfronto con l'Italia, sullt' Alpi e nc:I Mediterraneo. 7 ' l.1;' previsioni di cui ,11 p unto 1° e al p unto 9° :;ono infond:i1c.:. perc.:ilé non consicl<.:rano appieno che rosa signitìca - d:tl pumo di vista - qudla minaccia <Tt'S<:ente del powre 111:1rini1110 germanico alla qual<.: D. 13. f:t solo un r:1pido :.,çc.:,:nno. Ce rto. la scc: ll:t ing lt:s1c non po1<.:v:1 e:;serc.: duhhi:1: dovendo sceg liere lr:i alle:1rsi con llna 1x>tenza marillima Slla potenziale rivale ma a lei da sc.:mpr<.: molto inferiore. la Fr:11Kia. <.: urn1 che tende\'a a un:1 pari1;·1 nav:1 le ch e.: l'Ingh ilterra non avc.:va rn:1i consentito da sl;'coli a nessuno (la Germania). l:t p refore n,:a ing le:;e non pot<.:va d1<.: c ttl<.:r<:: sulla prima. tanto più che la Francia - a maggior ragione se unita alla Russia - aveva tulio l'interesse - 1:: anche lt: po:;sihili1;'1- d i co ntr:1stare co n succ.:<.:sso l:t potenza l<.:rrestre teck·sca e <.:on <.:ssa l';1spira7.ione dell:1 Germania alla l,mde,:~hip sul <.:ontinente europeo.

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Si vere, s11nt exposita se ne deve concl udere che l'alleanza anglo-italica ad onta dei suoi miraggi, delle sue seduzioni , delb sua capacità cli risolvere il nostro problema nazionale ... non rappresenta né per noi, né per l'Inghilterra quel complesso di utilità presenti e future che potrebbero consentire solidarietà italo-germanica od anglo-germanica .2., L;1 questione delle alleanze si risolve q uind i per l'Irn lia: 1. 0 Nel!,, preservazione della triplice; 2. 0 In buona cointelligenza colla Inghilterra/' 3.0 Nella pro piiiazione del riavvicinamento anglo-germanico, da cui dipende la costituzione della tetra rchia europea. La soluzione del problema europeo deve essere il supremo obbieuivo di tutti gli Stati, ma specialmente cli quelli p iù deboli, e l'Italia deve contribuire anche a costo di sagrifizii maggiori, ;1 creare q uella preponderanza militare, cont inema lc e marittima che è garanzia reale e duratura d i pace e cli prosperità per l'Euro pa .~'

•• * Determinata, nel le linee ge nerali, la solu zione ciel problcn1:1 delle all eanze rimane a vedersi se queste allennze possono consentirci , oltre l'integrità e l'esisten7.a naz ionale. anche l'espansione: cioè se conse ntono, e fra quali l imiti. una soluzione definitiva, e non solrn nro prernria, del nosrro problema esp:insivo. l n ,1lrri termini l'alleanza guarantisce sol tanto l'esistenza o può ,inche guarnnrirc la prosperit.ì nazionale? La nnione che può guaranrire coi propri mcZ7.i nazionali la sua integrità ed indipenden7.a può trovnre nell'al lea nza una sufficiente, benché sempre transitoria, g,1rnnà1 di espans ione e cl i prosperit;Ì, ma la na:.:: io ne che no n ha i mcai di tutc..:larc eia sola la propria esistenza potrà chiamarsi fortunata se l'alleanza gliela powì guarantire. I.a prosperità che deriva cl,tlla sicurezza della esistenza potrà conseguirsi. ma quella che d ipende cblb espansione no n può consegu irsi che colla esubera nza <.lei proprii m ezzi na ziona li al compito difensivo, e la nazione che disconosce qucsro principio d:ì prova di essere altrettanto ignoranre quanto presuntuosa . In virtù delle allc,rnze che le possono guarantire l'esisten:.::a . l'Italia potrà certamente conseguire q uella prosperità interna che deriva chi ] sentirsi suffic ientemente "" Qul'Sl<.: nmdusioni - c;osì comt.: quelle dd prcc;edente punto 10° - sono in accordo con quellt' della Sil11t1z io11e militare 111<'dilerrmwa. ma non c.:oncordano con quelle compiute in pn:c.:<::denza in questo capil<llo. ·"' >!on 0 ch iaro chl' c.:os:1 D .JJ. concrecamentt.: intenda p çr ··buona coin1 d ligenza con l"lngh ilcerr:1 ... Da not:1rc d1<:: egli non t's:imina mai - neppure c;ome ipotesi - l:t !Xlssibilit:'1di stabilire una -buona c.:oin1dligc.:nz:t• con l:1 Francia. du.: arrechcrd>hc ben altri \·;mtaggi immedi:ni nel !\kxliierraneo. .•• Citi significa cll t· l"ll:dia cle,·t· dare il suo contributo a una Europa sollo l'egida continemale gc.:rmanica ç l"t:gtda 111arit1 ima inglese. c.:ill: la complt: t:1. In quest;1occ:tsione. D.13. non.riron ;1 più frasi c<'ime queste. c.:he aveva serino nell'arlic.:olo •Marina e all<::a nze,. su ll:1 Gozzetta del l 'ujJulo ciel 3 fd1 hraio 1899: - -la 1xo\·,·idenza. di<.: per il b(:m.: europeo ere<'> la Germ:inia, volle COlllpiere l'op..:ra sua concedendo alla Gt.:rmania, un lmperacon: d1e è la prm·videnz.a dcll"Europa•: - --:1nd1e qu:111<.lo l:t Tetrarc/Jia europe;1 [ciot: l"alleanza tra Austria. German ia, Inghilterra e Italia da lui auspic:11:1 N .d .c.:.] liis.st'. un fauo compiuto, il rc::gno della pa<:e non consl'nlirc;hbe che un p:trz i:de disarmo terri toriale e no n consentire hbt: mai la riduzione degli :inn:tmenti nav;di".

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sicuri in casa propria, e quindi prepara re e sviluppare i mezzi della sua fu tura espansione, ma finché non sa rà in grado di tutelare col proprio potere militare la sua esistenza , le allea nze non potranno consentirle alcuna seria gara nzia coloniale , poiché i princ: ip ii stessi che reggono la d ina1Tlica espa ns iva delle nazioni reggono pure q uella delle allea nze. La solidarietà c he fosse appena in grado di salvaguarda re, con tro le possibili minaccie, la comune esistenza non avre bbe certamente disponibili le esubera nze di potere militare necessarie alla tutela espansiva e coloniale. Qua ndo esistesse ro est1bera nze cli potere militare, continenta li o marittime, le allea nze potre bbe ro giova rsene per tu tela re l'espansio ne, ma in tali casi ogni nazione utilizza a proprio vantaggio le nnionali esuberanze, e sa rebbe ingenuità il supporre e pe tulanza il pre tende re che ve nissero impiegate a vantaggio cli chi non può, e specialme nte cli ch i no n sa o no n vuole, concorrere a creare queste esuberanze cli p otere mi litare. Le alleanze hanno obbl ighi ed impegni dife nsivi, nei limiti delle proprie forze e ciel problema difensivo di ogni singola nazione, ma per quanto riguarda l'offensiva e l'espansione ciascheduna deve fare fuoco colla propria legna, e quando legna esuberante non c'è pare che sia proprio il caso cli dire quare conturbas me. Le deficie nze ciel combustibile consigliano il più p rudente consumo, e le nazioni alleate non possono certo vedere cl i buon occhio, e potrebbero a nche non conse ntire , che venisse sciupato. Il potere milita re impiegato alla tutela della espa nsione è indubbiamente sottratto a q uello della alle,rnza, e quando tali sottrazioni divengono perma ne nti debbono essere reintegrate e costituire perciò eccede nze cl i pote re militare. Qua li sono le esubera nze continentali o marittime dell'Tta li~1? Di esube ranze na va li non è proprio il caso cli parlare pe rché tutti sanno, me no forse gli italiani, che l'Italia è, e rimarr::ì per molto altro te mpo, ma rittimame nte indifes.i. Il sonrarre forze nava li p er scop i espansivi alla esigua ed insufficiente nostra flotrn , quando CJU este sottrazioni ,1 bbiano carattere permane nte, è u n reato nazionale ed u na provocaz io ne politica, q uando l'allea nza no n disponga di un esube rante potere navale, a compenso di altre esubera nze di cui si potesse d isporre . li potere territoria le clell'ltalia rappresenta esso una esubera nza militare utilizzabile a va ntaggio d elle alleanze? Considerato naz ionalmente il nostro potere continentale, a nche non te nendo conto de llo sfrlcelo o rganico ci el quale ha gi;'ì dato prova , può ritenersi appena s uffici e nte al s uo compito d ifen s ivo co ntro l'Austria, ed è purtroppo ins ufficiente e non in grado cli impedire alrneno le grandi invas ioni marittime, onde non poss iarno disporre, naziona lmente, di esubera nze territoria li a compenso delle insufficie nze navali. Considerato inte rn azionalme nte, data la presente s ituazione europea della tiiplice contro la duplice, il nostro potere milita re non presenta esu beranze al compito difensivo della allc,rnza, e nella bilancia della guerra l'Italia non getterebbe che un potere relativamente inferiore a quello degl i alleati, tenendo conto di tutti gli elementi c he costituiscono l'entità degli Stati. La situazione internazionale esclude q uind i, per l'Ita lia , qualsiasi esuberanza militare , continentale e marittima, ed esclude pe rciò a nche qu als iasi obbiettivit;ì, non solo definitiva e pe rmane nte ma benanche transitoria, di carattere espansivo.

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La solidarietà anglo-italica, quando fosse un fatto palese e compiu ro, consentirebbe q ualche esuberanza ccrritoriale ecl una gra nde csuber:rnza ma rittima al problema difensivo della allean 7.a, e perciò potrebbe con sentire all 'Itali a una sufficiente sicureaa nella sua espansione, finché persistesse l'alleanza, ma le considerazioni che abbiamo precedentemente esposte ci co nducono alle conclu sioni seguenti : 1. 0 L'alle,rnza :inglo-irn lica rende ,1 trascina re l'Italia ad imprese coloniali eccedenti i limici della sua potenzialità economica e milita re ; 2. 0 La nostra coop erazione militare sarebbe utilizzata quasi interamente a vanrnggio della Inghilterra, la cui prc poncleranz:t economica e comrnerc ialc sfruuercbbe l'opera nostra, non lasciandoci che le briciole e gli ossi eia rosicchiare; 3. 0 l'Italia avrebbe l'a pparen za del dominio coloniale con rutti i pesi ed i pericoli che ne derivano. mentre l'lnghillc rra ne avrebbe la migliore sosranz,1; 4. 0 La sicurezza del dominio coloniale sn rebbc vincolata ali.i clurnt:1 clell',1lleanza, sempre problematica, cessando la q uale bisogna ricorrere ad una nu ova tutela o rinunciare alla utilizz,1zione, sempre futura, dei s,1grifizii compiuti: 5. 0 La situazione cli wli co lon ie, ererrn1mence sotto tutela, non può essere che pc1turbara, infcconcb e gravida cli pericoli e di ,·ergogne. li miraggio cli codesto domi nio coloniale, sempre soggetto a tutela, non ci seduce e perciò, pure apprezzando la benefica influenzn che l'lnghilrcrrn può escrcirare sullo sviluppo della noscra espansione. noi crediamo che J"ltalia dovrebbe sempre procedere assa i cau L:i nelle imprese che impongono una tutorictà nava le finché il suo potere marittimo non sia gua rantigia (]uasi assoluta di una duratura cd equilibra ta solidarietà anglo-italica. Da qualunque lato si esamini e si rigiri la q uestio ne dell e alle,1nze, si è cosLretti a concludere che l'Italia rimarrà sempre vassalla in qualsiasi alleanza, e non an~ì sicurezz,1 di esp:1nsione e cli prospcritù finché il suo poccre marittimo non s:irà in grado cl i tutelarne l 'esistenza e consemire qualche esuberani'.a per la salvaguardia. rehniva e mai assoluta, dei suo i interessi espansivi. Nessu na nazione pu ò ,were l,1 sicurena assolwa dei suoi dorn ini i coloniali , se continemali: rtnghilterra sola può él\'Crla per i suoi dominii insulari . peninsulari e costieri, ma rutti gl. i altri Sr:Hi non possono avere che una sicurezza relmiva, e fra questi primeggia forse J' rcalia, b qu,1lc più della Ccrrnania e delln Francia stessa potrebbe avere un dominio coloniale, quando avesse un potere marittimo che consemisse adeguate esubernnze o lrre quello indispensab ile al compito d if"cnsivo. La situazione internazionale europea tende ad un equilibrio sempre maggiore e l'adesione della Inghilterra alL1 triphce le darebbe una st:ibilitù sufficiente a con:;entirc un lungo periodo di pace, se non di disarmo, ed un grande sv il uppo di dominio colon iale, ma J"inrcrvenro di nuo,·i Srnri e cli grandi marinerie nel consorzio mondiale rende possibili nuovi siste mi e.li alleani'.e exlrn-europei, il cui potere rni litarc sarà essenzialmente m arittirno, onde le.: flotte rendono a divenire sempre più gli elementi determinanti e risolutivi delle future allea nze. La nuova situazione moncl iale, che va cli giorno in giorno ,1ffermandosi, consiglia quindi di non affida rci troppo alle presenti alleanze; per quanto riguarda l'espansione coloniale, di non avvenru rarci troppo in imprese ;1 lla cui tutela non basti il potere militare nazionale; cli impegnare il meno possibile la bandiera e la dignit,ì

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della nazione; cli preparare con amore i mezzi della espansione , cui non mancheranno certamente in avvenire le opportunità cli affermare il loro pote re con vantaggio e decoro della Patria. L'Inghilterra, anche nei tempi delle maggiori audacie, fu sempre prudente e preveggente, e quella sapienza cli Stato che essa imparò da Venezia fu e dovrebbe essere anco ra patrimonio italia no .11

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·" Nel suo commento alla fine: del capitolo, il crnnanclan te Po p arla clegli svan1aggi cli un·intcsa co loniale con 1·1nghilterra, rife rendo li alla siiun ione imernazio nale ciel momento e in p,lrlicoìare aU-ostilit,ì clelrlnghilterra r,c:r ri m presa t1·E1iopia . Ma non accenna né alrinsistenz,1 di D .!3. , anche in 4ucs10 capitolo , sui pericoli e gli inconvenienti che componano per l'I talia le imprc:sc; ('Oloniali in termini d i sottra zioni cli potere lllariu imo e terrestre:, né ai vancaggi che ;1 giudizio dc:llo stesso D.l3. assicurere bbe ( nd 1899) alrlta lia l'alleanza con la Germania. al momento ritorn,11;1di artuali1{1. Riproduciamo integralmente - come documento slork:o di un·epoca - le considerazioni del Po: .. ì,: una illusione, per una >!azione debole:, sperare cli potc;r migliorn rc in modo clurnruro l,1propria situazione internazio nale appoggiandosi su alle;i nze po tc nti: prim,1o poi la de:-bolez:ca m ilitare e navale: affiora e si rip ercuote nella indip endenza stessa della 1\1;1:cione tutelata. Ques10 è il concetto che il l3onamico svo lge nel presente capito lo. «Egli esamina, nel caso dell'Italia, il vant,1ggio dal punto d i vista marittimo di un'alleanz;i anglo-italiana. E viene ,dla conclusione che t:ilc al.leanza potrehhe essere ricercata dall'Irn lia, m;1 l'lnghilterra non an c hhe interesse di sollcci tarl:1, sia per ragioni cli principio in q uanto l'Inghilterra non clesidcra vincolarsi con nessuno, sia per lo scarso potere navale allora rappresent alo clalrltalia. Rk:ordiamo che ernva mo nel 1898. Anche ;11nmcu enclo che Ldlcanza si fosse anu a1a, l'Italia. trovando,;i in mediocri condizioni d i potenza, avrehhe fatto la p;-1rt c: di ancella: giacché J'Inghilrerra avrebbe sl"rr11tato l"opera nostra, no n lasciandoci che; 1c briciole e gli ossi da rosicchi,m: •Come si vede, quarant·anni fa il l3on;1mico aveva prc visto giusto , speci almente q u:rndo afferma che:: 1·1talia avrehhe l'apparenza del dom inio coloniale con r1111 i i pesi ed i pericoli che ne deri vano, mentre l'Inghilterra ne avrebbe la m igliore sostanza. Sono previsioni profe tiche! Oggi si verifica qualcos:-1d i simile per la nostra azione in Etio pia. Fin che si è tratta to di accord i d iploma tic i, dei qu;11i non si vedeva prossima l,t realizzazione, rl nghilterra è stat,1 nostra amica: ma quando r 1ta lia ha mostrn to la ferma intenzione d i realizzare detÌ.i :-1ccordi, allora difficoltà e inimicizie sono sorre per ostacolare il nostro :;forzo. E purtroppo anche: un altro accordo, quello recente; con la Fra ncia, non promette mo lto di più .. ·A conclusione dcl capitolo. il Bonam ico consigl ia di non alTid,-1rsi tro ppo alle prcsenti allea nze:, per q uanto riguarda la esp:rnsione coloniale,,.

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CAl'lTOLO V

LE ESIGENZE FINANZIARIE DELLA fVIARINA: RAFFRONTI STATISTICI CON L-\ SPESA MILITARE E NAVALE

DEI PRINCIPALI STATI EUROPEI

D.B. qui 1·iprende l'articolo ,Marina e jìnanza,, pubblicato sulla ,,Gaz zetta del Popolo» del 18 gennafo 1899. «/,a storia di tutti gli Stati dimostra chiaramente che non vi può essere una buona finanza senza una buona politica, cbe non vi pu.ò esse1·e una buona politica senza un adeguato potere militare e che questo non può esistere e consolidan,i senza una buona stabilità dello Stato». Sulla base di questo asserto tuttora aureo, D.B. individua le conC1'ete esigenze finanziarie pe1· assicurare all'Italia una Marina in grado alnieno di scongiu·rare le invasioni 1narittinie, visto che nel decennio 1890-1900 «sono stati sottratti alla J\!larina 500 milioni, per essere scialacquati nell'impresa eritrea». Come sempre, l'analisi di D.B. è a largbe maglie: in essa trovano rilievo i 1·-c!f jì'onti statistici con la spesa militare delle princ1pctli potenze europee, così conie i negativi rf/lessi del deteriore clima 1norale allora prevalente net Paese, che/armo del reperinwnto delle riso,se necessarie per la lV!arina un problema non solo jìnanziario. La conclusione alla quale l'autore peruiene è cbe per il decennio futuro la Marina ba bisogno di un assegno straordinario di 300 milioni e di un bilancio ordinario annuale di 150 milioni. Obiettivo - egli assicura - raggiungibile, purché si ponga rirn.edio alla «crescente coffuzione morale», dalla quale deriua il dissesto economico. lr!/àtti l'Italia è agli ultimi posti in Europa nell'aliquota di 1·eddito destinata alle ~pese militari, e per il resto, «il circuito della salute nazionale è costituito da una sana niorafe, da una buona stabilità di governo, da una saggia anuninistrazione, da una sol'ida .fìnanza, da una prudente politica e da un potere militare suj~ jìciente a salvaguardare l'esistenza na.zionale". (F. B.)

Il nostro problema marittimo considerato nazionalmente ed internazionalmente, stabilisce, come vedemmo, la seguente graduazione del potere navale, indispensabile al conseguimento degli obbiettivi assoluti , re lativi e complementari: 1. 0 Incremento della flotta fino a l limire minimo, ma sufficie nte a salvaguardare l'esistenza nazionale; 2.0 Incremento della flotta fino al linùte sufficiente a guarnnrirc la costiera dalle distruzioni più minacciose;

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3. 0 Incremento della flotta fino al limite che le consen te l'offensiva , dopo provved uto efficaceme nte alla tu tela della esistenza e d ella dignità nazionale. li programma indica quindi tre stadii successivi cli incremento dell'armata, ed è superfluo affermare che se l'Italia non ha conseguito il primo non p uò p resumere d i conseguire il secondo ed il terzo poiché, come vedemmo, le obbiettività assolute, re lative e complementari corrispondono a successivi incre me nti d e l potere navale . Q uesta g radual ità del nostro p rogramma era stata definita nel 1880 colla c!assijica dei detenninanti difensivi, ' ed allora concludevamo, come affermiamo oggi, che il g io rno in cu i l'armata potrà dire al paese, io posso sa lvaguardare la penisola dalle invasioni rn.t1rittirne, sa ranno in gra n parte compiu te le speranze nazionali, poiché l'Italia, per qua nto ancora m inaccia ta da l mare, potrà considerarsi arbitra dei p ropri destini. Il nostro problema ma rittimo non ha variato da vent'anni, e q uesta inalterabilit,) è L1 migliore prova c he esso era sta to posto e risolto secondo verità e natura . Oggi come allora, gli sradii del nostro programma sono tre, ed il primo stadio, ad onrn cli qualche sagrifiz io, no n è ancora raggiunto. I nostri sforzi debbono ,rncora tendere a consegui re il p rimo obbiettivo, cioè ad e levare la nostra armata ad u na potenza non inferiore alla metà di quelhl francese. 2 Raggiunto questo stadio potremo tendere a l secondo ed a nche al terzo, ma finché non avremo fatto il primo passo pare su perfluo occu pa rci cli ciò che dovremo fare qua ndo la capacità economica ciel paese abb ia consentito il conseguimen to del principa le obbiettivo. Come mai dirà l'esa usto contribue nte, dopo tanti sagrifizii per la flotta , essa non è nemmeno in grad o di sa lvaguardare l'esistenz,1 nazionale? Quanti a ltri sagrifizii occorrono a ncora per raggiungere questo scopo? Perché mai la flotta germanica , quasi equivalente a lla nost ra, può permettere alla Germania una risoluta politica coloniale, me ntre la nostra non può ncrnn1.eno guarantirci l'integrit~ nazionale? I.e ragioni di questa dissomiglianza frn la capacitù, diremo politica e non militare, delle due flotte le esponemmo ne l cap itolo precedente, ma non sar:ì forse in utile riaffermare che la fl otta germanica , se può concorrere, non è indispensabile a tutelare l'integrità della Germa nia . La g ue rra d e l 1870, anche indipendentemente dalla ecceziona le rapid ità della viltorios,1 offensiva continenta le, avrebbe ad eviden za provato l'incapacit,ì della flotta francese ed esercitare urn1 risolutiva influe nza su l conflitto, me ntre per l'Italia l'armata è, quanto e forse p iù dell'eserc ito, un fattore d ifensivo della sua esistenza. I.a flotta germanica, cima la potenza continenta le, la solidità dell 'eserc ito e le condizioni della costiera, è d ifensivamente quasi supe rflua, e pu<':J percic') considera rsi un fattore offensivo, quasi interamente u tilizzabile alla tute la della esp,rnsione. l n cond izioni p resso che simili si trovano l'Austria, la Russia e la Francia istessa pu<') considerare la stia esistenza quasi ind ipendente dal potere difens ivo d e lla flotta, tenendo conto dell'attua le pote re marittimo de lla Germania e dell'insufficiente potere contine n ta le dell 'Inghilte rra. ' Si veda Tomo I, Parte I, para. VI. 'Questa è la prima ragione.: delle analogie tra le resi di D .13. nel 1878-1881 e quelle del 1899.

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La Francia non potrebbe certamente scoprire, come la Germania, l'Austria, la Russia, la sua ricca costiera oceanica e mediterranea senza provocare g ravi d isastri, ma per q uan to grandi potessero essere non sarebbero mai tal i da com promettere gravemen te l'esiste n za della Nazione. Forse, in avvenire, col giganteggiare del potere navale germanico, così solidamente innesta to sulla economia, su lla produttività, su lla e nergia nazionale, la situazione potrà muta rsi, ma q uell'avvenire è ancora molto lonta no, e q uando pu re si avverasse l'influe n za del potere navale germa nico sulla risoluzione cli un ipotetico conflitto, sa rebbe sempre cl i gran lunga in feriore a q uella derivante dal potere navale fra ncese sulla situazio ne m ilitare ita liana. Quando pure i poteri militari, contine n tali e marittim i, della Germania e della Francia riuscissero ad una relatività presso che sim ile a quella degli analoghi poteri franco-italia ni, g li effetti di q uesta preponderanza no n potrebbero 1nai avere per h1 Francia le conseguenze immed iate e fu neste che avrebbero per l'Italia :; Non occorre cerramente esporre q ui le ragioni geografiche, topografi che , logistiche e 1n orali che avva lo rano q uesto apprezzamemo, importa invece concludere ad esortazione del contribueme: 1.° Che u na flotta non d iviene un fa ttore espans ivo od offe ns ivo se non dopo di avere raggiu nto il lirn ite indispensabile a salvagumdare l'esisten za nazionale; 2.° Che i problemi difens ivi delle nazioni interame nte continenta li sono dissim ili eia quelle delle nazio ni marittime; 3.° Che qua nto più preva le la marittimità tanto più la soluzione del p roblema m il itare , per soclclisfnre ai determinanti natura li, [ende a d ivergere d alle so luzio ni contine nta Ii. Dunq ue dirà il contrib uente p iù sgomentato che esortato, per le nazioni continentali e ma rittime, come l'Ita lia , occorrono due ordinamen[i comp leti d ife ns ivi? I p roblemi rn ilira ri sono q uello che sono e non possono essere rime d iati con p rovvedimenti artifici,1 li senza nuocere e pertu rba re tutta 1'1 s ituazione nazionale, snatura ndone i principii ed il fine nazionalmen te congen iti. L'Ita lia no n ha certamente u n problema di fensivo sempl ice come quello del G iappone, che lascia disponibili per l'offensiva q uasi tutte le forze continental i e marittime; ' mc.i non ha nemmeno un problema insolubile , po iché l'indole dei suoi naturali confi ni consente una soluzione razionale e com pleta. Quali s iano le cond izioni d i relatività contine nta le e marittima , derivan ti dalla situazione geografic:-1 ed orografica, lo vedremo nel p rossimo capitolo; q ui prerne solo stabilire se l'Ita lia possa o non possa raggiungere e mantenere allo stato d i e ffi cienza un potere navale equ ivale nte alla met;'ì d i quello francese.

' Tutto sommaro, la tesi della pecul iarità delle esigenze di d ifesa marittim,t italiane rispetto a quelle delle altre maggiori potenze del Conlinente è tuttora valida: anzi più valida, pcrché vi si è aggiunta una ancor maggiore clipendc.;nza dai rifornimenti via mare. ' Ciò avviene pcrcl1é il G iappone - diversamente dall'Italia - non ha con fini terre:;tri. <: per di p iC1 non ha confini terrest ri con le maggiori potenze militari. E se si tiene conto di quanto D .l3. afferma ,ti precedenti punti 2° e 3°, non si capis<.:e, ancora una volta, perché al Capitolo Il (Norn 11) egli sostenga che il problema difensivo dcJ1·1rn lia è più facile c1 risolversi d i quello d i una nazione (l'Inghihc.;rra) che ha confi ni interamente marittimi come il Ciapponc.

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Il problema militare sì complica quindi con quello della finanza, e benché la loro indole s ia dissimile, la loro soluzione è collettiva poiché dipende da un 1nedesìmo ente parlamentare che funziona e.la ventricolo naziona le . La difficoltà in cui si trova il contribuente cli giudicare, anche sommariamente, l' importanza re lativa dell e questioni cli marina e di finanza ci consiglia il tentativo cli un primo saggio e.li correlazione statistica c he non sarà certamente un capolavoro, ma che porrebbe essere sufficiente a stabilire: 1. 0 J bisogni dell'a rmata; 2. 0 La capacità conrributiva naziona le . ** *

Qua li sono i bisogni dell'armata? L'esperienza de l passato ci p uò forn ire in proposito insegnamenti importa nti. Verso il 1890 no i avevamo, in vi rtù dei b ila nci precedenti, una flotta che rappresentava presso a poco la metà di quella francese ; e benché mancasse di omogeneità e di caratteri strategici ciò no n pertanto la si poteva considerare, se bene i1npiega ta, sufficiente a salvaguardare l'Italia dalle invasioni marittime, almeno per tutto il tempo necessario a mette re l'esercito in cond izioni d i solidità ta li da potere affrontare con vantaggio le miglio ri truppe del nemico. Giammai l'Ita lia avev,1 speso così bene il suo de naro e renuto così degnamente il suo posto nel consesso e uropeo . I successi marittimi, le laudi strnniere, la vanità nazionale non ci permisero di considerare quanto ancora fosse precaria, fi ttizia, mancante di solidità la nostra situazione ge nerale, e provocando i faci li entusiasm i e le cup id igie de i sùbiti guadagni cagionarono quelle cris i finanzia rie cd economiche da lle quali l'Italia non si è a ncora rifatta e q ue lle débacles morali e militari che non si cancelleranno così facilmente come pare s uppo ngano i gros honrwts de llo Stato. L'esperienza c i dimostra adunque che quando l'Italia rnggiunge un potere militare, continentale e marittimo, sufficiente a salvaguardare la sua esistenza, essa assume ne l consesso delle grandi nazio ni un posto e mine nte, ad onta della sua instabilità finanziaria; e d imostra a ltresì che quando si è giumi a creare , con grnndi sagrifizii, q ue sto potere militare, non lo si deve compromettere impegnando lo Stato in avventure che possa no me no mare la giovane solidit,'i. Una questione cli esistenza nazionale dovendo sempre precedere , finché è solubile , qua lunque altra q uestione, l' Italia deve, secondo noi, riguadagnare il posto che aveva militarmente nel 1890, se ciò le è a ncora possibile, per dare q uindi assetto e stabil ità economica e fi nanziaria allo Stato, poiché facendo camm ina re parnllelamente le d ue q uestioni non si riesce mai a risolverle . La storia di tutti gli Stati d irnostra chiaramente che non vi può essere una buona fin anza senza una b uona politica, che non vi può essere buona pol itica senza un adeguato pote re n1i lita re e che questo non pt1ò esistere e consolidarsi senza una buona stabilità dello Stato. Armi, politica e finanza costituiscono tre a ne lli della catena cli stabilità. Ma la Storia dimostra ancora che quando si tratta cli forgia re successivamente questi anelli, quello della fi na nza è sempre l'ultimo a chiudere il circuito di stabilità.

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Stabililo adunque la necessiLà di subordinare , per ora, la questione di finanza a quella della esistenza, onde risolvere questa nel m inimo tem po, ne risulta che l'Italia deve ridare al suo potere militare quella vita lità relativa che ebbe nel ·1890, provvedendo successivamente a consolidarla ed accrescerla. Nel capitolo seguente esamineremo la questione della v italiLà dell 'esercito, nei limiti del problema della esistenza nazio nale, qui ci p rem e sta bil ire qu anto occorra per ridare all 'a rmarn la vitalità e la solidità che le è necessaria. Se l'Irnlia avesse persistito in un bilancio navale di 150 milioni essa avrebbe ogg i una flotta pressapoco equivalente alla metà di quella francese, e perciò si può stabilire, sen za sfarzo di tabelle statistiche, che quello che fu sottratto dal 1890 alle costruzioni nava li è quello appun Lo che deve essere ridato per ricostituire la flotta. Le economie essendo state fatte su tutti i capitol i del bilancio. ma specialmente su quello de lle nuove costru zion i, si può sta bilire che dei 500 milioni souratti alla Marina nel decenn io 1890-1900 per essere scia lacqua ti nella impres,1 eritrea, circa la metà fu dedotta da llo sta nziamento per la riproduzione del naviglio. Riflettendo poi che la Francia ha stanziato quest'anno un credito straordinario cli 200 milioni per la tlotta, ne deriva che per raggiungere il li mite minimo cli potenza bisogna assegnare alla nostra armata un cred ito straord in ario di 300 milioni eia erogarsi Lutt i in nuove costruzioni. L'incremento della flotta provoca l'aumento del bilancio ordinario, per provvedere efficacemente a tutti i servizi cd alla regolare riproduzio ne ciel naviglio, onde evitare qu ei continui disqu ilibri che riescono così esiziali all'a rmata . Il b il ancio fnrn cese avendo raggiunto i trecento milion i. il nostro non potrebbe consolidarsi in m eno della metà . A ll~1 stretta dei corni, la solu zione ciel problem,l marittimo in base ,1 criterii prccedenternente espressi, si compendia per il decennio futuro in un assegno straordinario cli trecento milio ni ed in un bilancio annuale cli circa cenrocinqwinta milioni. Cruc1fìgetur.1 grideranno in coro rutti i contribuenti. Quesrn, piaccia o non p iaccia è la soluzione della prima pa rte del nostro problema militare marittimo, e se no n fosse attuabile non ri marrebbe all 'Italia, per uscire dal novero delle nazioni spostare, che decli nare clegnamenLe la pretesa di essere grande nazione, riconcentrarsi in se stessa. accettando le conseguenze della sua impotenza, cd affidando la sua salvezza alla cornmisernzione cxl alla tutel.1 di quelle nazio ni che possono essere arbitre dei nostri destini. Coloro che hanno fede nelle ideal ità di pace , di arbitrn to, di clisn rmo, di altruismo, di umanismo ... porranno confo11arsi in altrn ri ·oluzionc evangelica, od epicurea, ma questo avvento ciel regno di pace e cli succulenza non potendo iniziarsi, parzialmente, che dopo la solu zio ne ciel problema europeo e la cost ituzione degli Srnt i Uniti d'Europa, come g ià dimostni mmo, fermamente crediam o che il nostro problema rnarinimo, non abbia altra soluzione che !'aut, aut del precedente dilemma. Prima d i gettare i dadi e prendere una risoluzione così grave sarebbe doveroso esaminare seriamenre : l. 0 Se il fa rdel lo m ilitare sia per l'Ita lia relativamente superiore a qu ello delle altre grandi nazioni: 2. 0 Se la capacità produrriv;i e contributi,·a della nazione non sia suscettibile di migliora re; 3. 0 Se i bilanci siano in armonia colla relativa imponanza delle funzion i dello Staro.

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L'insufficienza dei dati statistici e la scarsa dottrina non ci consentono di sviscerare a dovere la complessa questione morale, economica ed amministrativa, e ci consiglierebbero anzi cli sorvolare sulla questione se le sua importanza non imponesse di fa re tacere gli scrupoli, e la sua grande difficoltà non consentisse la speranza cli confidare ne lla indulgenza del lettore. ***

Qu anto pesa il fa rdello militare sulle spalle dell'Italia? Prendendo una m edia degli anni durante i qua li il fardello militare fu massimo, da l "1885 al ·1s90, si avrebbe una media annua di 550 milioni sopra un bilanc io d i circa 2 m iliardi, dei quali circa 400 milioni cli disavanzo, con una percentuale cli 0,27 ris petto a l b ilancio generale. Se poi ci riferi amo a ll'anno presente si avrebbe una spesa di 380 milioni sopra u n bilan cio cli circa 1500 m ilioni con 0,25 cl i percentuale. Si può ammettere qu indi che la spesa m ilitare complessiva, parte ord inaria e straordi naria, nelle va rie condizioni del bilancio generale si mantiene fra 0,25 e 0,27 cli percentuale. Se ora si considerano i bilanci genera li e quell i m ilitari delle principali nazioni, si avrebbe che la !--'rancia con un bibncio gen erale di c irca tre miliardi spende in me d ia 950 milioni con una pe rcentuale media da 0 ,30 a 0,32 del b ilancio totale, non compreso l'assegno straordinario per la flotta . l.'fnghilterra h,l un bilancio medio d i due milia rdi e mezzo con una spesa m ilitare cli o ltre un miliardo per la flotta e l'esercito, esclusi gl i ;::issegni supplettivi per l'anrnlta, ciò che darebbe una pe rcentuale eia 0,35 a 0,40 per i b ilanci milita ri. La Germania con un bilancio d i circa tre miliardi , qua ntunque si,1 difficile va lu tarlo esattamente per l'indole compartecipante dei s ingoli Stati, ha una spesa mil ita re d i 950 milioni con eia 0 ,28 a 0,32 cli perce ntuale . L'Austria- Unghe ria ,wrcbbe u n bilancio medio di 1800 milioni con una spesa m ilita re cl i 460 milioni, e 0,25 circa cli pe rcentuale. La Russia, i cui bilanci sono variabilissimi ed ince rtissimi, prese nterebbe, secondo il Ferroglio, 5 un bilancio ge ne rale cli 3000 milioni con una spesa militare cli 1050 milioni, ciò che darebbe una percentu<i le cli 0,32, quantunque sia probabilmente maggiore. La Spagna con un bilancio cli 850 milioni avrebbe 220 milioni cli spese rnilit.ari con 0,28 di percentuale. Le sette principa li nazion i eu ropee hanno q uindi una percentuale va riabile da 0,10 a 0,25, delle qua li la massima spetta a ll 'Inghilterra e la m in ima all'Italia . Se o ra determ in iamo la quota delle spese rnilita ri, non più in relazione col bilancio gene rale ma in rapporto alla popolazione, si avrebbe che ogni abitante pagherebbe per spese m ilita ri: L. 26,5 in Inghilterra

25 20

in Francia in Germania

' G. Feroglio , Stalistica/ì1wn:ziaria. Corso Uniw1 :çi/ario, Torino 1890 (Nota di D .13.).

530


L. 14 12,5 12 11

in Austria-Ungheria in Spagna in Italia in Russia

Come si vede l'Ita lia , tanto relativame nte al bi13 ncio gene rale quanto alla popolazione è l'u ltima o la pe nu ltima tra le nazioni europee ne lla pe rcentuale militare. 6 Ciò però non implica che essa sia meno gravata di quelle nazioni che hanno una pe rce ntuale maggiore, poiché queste nazio ni possono essere re lativa mente più ricche e me no gravate da a ltre passività che concorrono colle spese militari ad esaurire le risorse cie l bila ncio . In Ing hilterra, p er esempio, la cu i percemuale mi lita re è massima, le cond izioni del debito p ub blico e la ricchezza naziorn1 le rendono meno g ravose le imposte, e d in Francia a d o nta di un debito pu bblico enorme, le condizioni della ricchezza cd economia nazionale rendono p iù tollerabi le le g ravezze contributive. È qu indi ne cessario pe r riusc ire ad un criterio, sufficie nteme nte approssimato, del valore relativo de lla tassa mi litare , conside rare le condizioni ge ne rali del debito e de lla ricchezza. Per il debito pubblico si éWreb be ro p resso a poco le seguemi grnvezze:

31

miliardi

la Fra ncia Russia Inghi lte rra Germania Austria-Unghe ria Ital ia Spagna

18

16 15

14 13 6

Le q ua li c ifre da re bbe ro una perce ntua le per abiwnte : per la Fra ncia cl i Tn oùhilterrn Ita lia Spagna Austria-Ungheria Germania Russia

- 0,82 -0,42 -

0,40 0,35 0,32 0,30

- 0,18

Considerato re b tiva me nte alla popolazione il nostro de bito pubblico pesa assai p iù che q ue llo cl i <1 ltre nazioni il cui debito è maggio re, e ritenendo che la ricchezza inglese esclude ogni parallelo con quella de ll'Ita lia , ne verrebbe che noi figureremmo secondi nella serie deg li indebitati. '· Questa è la conclusione più pre::gname del confronto precede nte .

531


Per determinare però con maggiore approssimazione la posizione relativa, occorre cl are uno sguardo aIla capacità contributiva delle nazioni, per vedere in quale rappo110 stanno le imposte colla ricchezza e produttività nazionale . La questione è assai complessa ed ottenebrata, onde non presumiamo di fare una grande luce, ma soltanto di gettare qualche barlume che p ermeLLa di uscire dal labirinto delle misteriosit~ì e dai gineprai dell a politica-firrnnziaria. Le teoriche e.lei Wagner, del Cossa, ciel Mu lhall, dei Leroy-13ealieu ci trascinerebbero troppo lontani dalla rnodesca meta che ci siamo segnata, onde ci atterremo ai concetti fondamentali espressi da noi circa la teorica della ricchezza' ed assegneremo ad ogni nazione il suo posto relativo per ciascuna delle categorie che costituìscemo la ricchezza delle nazioni, considerata non asso lu ta mente ma in rapporto alla loro popolazione. Questi aprrezzamenti , per quanto derivati da studii e conoscenze pratiche locali, sono ciò no npertanto assai problematici e non li denunciamo che per offrire un saggio cli statistica sintetica , che difficilmente si potrebbe, per ora, o ttenere con un procedimento più esatto. *

**

Quale è la classifica relativa della ricchezza nazionale riferita alla unità di popolazione' Per procede re con o rdine nelh1 classifica è necessHriO determin arla approssimaramenre per ciascuna categoria in cu i può essere distinta la ricchezza naziona le. Le principali categorie sarebbero le seguenti: Patrimo nio dello Srato; Ricchezza edi lizia nazionnle; Ricchezza agricola del suolo e sonosuolo; Ricchezza della gra ncle industria; Ricchezza della p iccola industria; Ricchezza marittima e commerciale; Ricchezza professionale, scientifica , artistica. L'Inghilterra primeggia ne.lo per rutte le categorie, esclusa forse quell a sola ciel patrimon io cli Stato, ne deriva che essa è la nazione che ha la massima ricchezza complessiva , quindi la massima capacità contributiva. onde le assegniamo il primo posto nella classifica e la escludiamo dalle indagini che intraprendiamo per swbilire la classifica generale. I dati swt isrici relativ i al patrimon io dello Stato sono molto incerti, specia lmente per la questione delle ferrovie, la cui proprietà è difficilmente determinabile. per la varimissima indole delle concessioni, onde valuteremo il patrimonio in base ai prove nti palrimo niali escludendo la proprietà ferroviaria che computeremo separatamente. Secondo tali proventi patrimonii sarebbero approssimaramente: ' Si veda. in n1t riLo, Il potere maritlirno dd 1899 (Tomo I Parte lii).

532


Per la Germania cli Austria-Ungheria Russia Italia Francia Spagna

- 10 miliardi

5 4 2

1 - 1/2

Per qua nto riguarda l'Italia si può osservare che avendo essa alienato quasi interamente il patrimonio demaniale ed ecclesiastico per un corrispettivo cli circa 1200 milion i, non le rin1a ngono che gli immobili invenduti od invendibili per un valore di circa 200 rnilioni e 500 m ilioni di riserve metalliche vincolate allo Stato. La proprietà edilizia dello Stato deve considerarsi come ricchezza morta, improduttiva, o nde può concludersi che il termine delle concessioni è già rientrato per circa 150 m ilioni e rientrerà successivamente, a lunga scadenza, nella proprietà dello Stato. Si può quindi concludere che per ora il patrimonio dello Stato, che molti valuta no a sei mil iardi, comprendendo immobili e fe rrovie costruite, può al massimo fa rsi ascendere a due miliardi, elci qua li una minima pa1te po trebbe a ncora essere alienabile presentemente . Le risorse dello Stato, per questo cespite, sono quindi limitatissime e non possono più consentire, come per il passato, riserve straordinarie per supplire ai bisogni del b ila ncio, la cui vitalità è qu indi sempre più circoscritta nei limiti dell a potenza contributiva del paese. La Germania ha immense risorse patrimoniali, ed anche l'Austria e la Russia potranno in avven ire utilizzare le loro grandi proprietà di Stato, ma le altre nazioni, la Fra nc ia e l'Italia s pecialmente, hanno ormai esau rito le loro rise rve e non possono più calcolare che sul credito e sul gettito delle imposte. Per quanto riguarda il pa trimonio dello Stato l'Italia deve essere, nel le condizioni presenti, classificata l'u ltirna o la penultirna delle potenze europee. La ricchezza edilizia nazionale rappresenta gran parte della potenza contributiva degli Stati, n1a è eia osservare che quesra categoria, se rappresenta un cespite sicuro pel bi lancio, non rappresenta una vern ricchezza nazionale , poiché non può partecipare al circu ito cli prod uttività ed utilità internazionale. T.a ricchezza che non ha per e ffetto l'incremento della forza viva e produttiva delb nazio ne non è c he un e lemento a ppa rente, spesso effimero, d i potenzialità nazionale, e perc iò la p roprietà edilizia non è che un simbolo cli ricchezza che può mascherare una miseria reale. La classi.fica che riguarda la ricchezza edilizia non può avere che un esiguo coefficente, rispetto a quelli de lle categorie che rappresentano funzioni vitali d i produttività . Le varie nazion i, in forza della propriet~i edilizia, rife rita ,1d unità d i popolazione, potrebbero essere classificate nell'ordine seguente: Fra ncia Ira I ia Spagna Germa nia Austria-Ungheria Russia

- proprietà per abitante L. 400 .. 300 » 250 » 200 »

]80 ?

533


La ricchezza appare nte, che rimane internaziona lmente improduttiva, può generare errori di apprezzamento riguardanti l'Italia, ma quando si considerino le categorie re alme nte produttive si riconosce che l'Italia non può, purtroppo, mantene re il secondo posto ne lla classifica di potenza economica . La ricchezza agraria è una fun z ione di produttività ed utilità internazio nale, poiché le esuberanze al consumo nazionale si diffondono nel circuito economico; essa costituisce perc iò un fattore vero e sicuro di potenza . La diversità delle tasse nella ripartizione fra Stato, provincie e comuni, non che la variabile entità di queste tasse rende difficile determinare il valore della proprietà agraria, ma tenendo conto delle migliori statistiche e del valo re rela tivo ciel denaro presso le diverse nazio ni si può approssimatamente stabilire la seguente classifica relativa: Francia - p e r ogni abitante L. 900 Ge rmania ,, .650 Italia ,. 600 Austria ., 550 Spagna " 550 Russia Questa categoria presenta ancora largo 1nargine cli incre mento produttivo per quasi tutte le nazioni mediante i metodi di cultura intensiva e scientifica e può ritenersi che quasi tutte le nazioni, esclusa la Francia più progredita, abbiano pressoché la stessa latitudine di aumento della loro capacità agraria, qualitativa e quantitativa , che in taluni casi potrebbe anche d uplicarsi, senza grandi sagrifici in pochi decenni, disponendo del capitale necessario. La grande industria, in m,issima parte 1netallurgica, sfugge ad un apprezzamento concreto, sia pe r la ma ncanza di dati statistici, sia pe r la compartecipaz ione dello Stato che si esplica in va ria misura colla gestione privata, sia infine per la rnpicla logorazio ne e rinnovazione del mate ria le cli officina e per la variabile produzione annuale dipendente dalla instabilità ciel mercato. Esclude ndo dal computo i grandi arsena li e stabilimenti militari degli Stati si può, con una certa approssimazione, stabilire la seguente classifica: Francia - pe r ogni abitante L. 100 Germania 60 Italia » 30 Spagna 25 Austria 20 Più del valore complessivo degli stabilime nti industria li, c i<') che importa stabilire è la capacità nazionale di produttività, tenendo conto delle condizioni in cui si trovano oggidì le industrie metallurgiche, e le grandi costruzioni meccaniche. Queste condizioni parrebbero tali eia lascia re credere che la classifica non verrà sensibilmente mutata finché non si ottenga una rinnovazione della forw combu rente o di quella motrice . Persistendo le condizion i attuali si può ammettere un incremento cli produttività per tutte le nazioni, ma sarà poco probabile che venga a lterata la classifica

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relativa , onde possiamo cred ere che l'Italia rima rrà la terza nazione ne ll'ordine d i produttività. Lapiccola industria, a qualunque categoria appa1tenga, costituisce un cespite cli ricchezza assa i importante, ma che sfugge in gran parte a l controllo fiscale e che perciò non può forni re che apprezzamenti assa i problematici, in base alla tassa sulle industrie ed alla esportazione. Le considerazioni che riguardano le condizioni del materia le industriale, la sua logorazione, le v icende dei me rcati, le trasformazioni dei sistemi produttivi sono applicabil i ta nto a lla grande quanto alla piccola industria , ma s i può amme ttere data la persistenza de lla situazione indu striale p resente la classifica seguente: Francia Germa nia Italia Spagna Austria

- per ogni abitante L. 500 » 400 » 350 » 300 >• 250 -

)>

In questa categoria sono poco probabili gli spostamenti poiché la prod utt ività dipende specialmente da lla capac ità e caraltere de lle popolazioni, tradizioni, avviamenti secolari, e quantunque no n possano escludersi le influe nze che le invenzioni d i qua lsiasi natura, ma specia lrnente que lle re la1 ive a lla mozione, eserciteranno sulla produttività, ciò non pertanto può ritene rsi poco probabile un grande spostamento cli classifica fra le nazio ni. Ciò che importa osse1vare è la g ra nde inferiorità dell'lta li::1 rispetto alla Frnncia in queste due catego rie delle industrie, ad onta di un continuo e rapido incremento della nostra produttività in q uesto ultimo decennio. Se per la gra nde industria la questione e ra seconda ria, poiché essa è per l'Ita lia completa me nte artific iosa , mancando gl i e le menti naturali, fe rro e combustibile, da c ui principalme nte d ip e nde , pe r la p iccola ind ustria la questione è invece importantissima , poiché da questa produttività dipe nde , in gran parte l'economia domestica nazionale. Vi è du nq ue una g rande lacuna eia colmare, ed a ta le fine non mancano in Italia gli e lementi naturali d i prod uttivit,ì, specialmente dopo la utilizzazione della forza motrice elettrica , onde questo u1mpo d i azio ne sarà quello nel quale si potra nno più favorevolmente e:;plicare le attività nazio nali . I.a riccbe,z.z a 1·1zariltimet e con11nerciale è costituita in massima parte dai mezzi cli traffico e perciò precipua mente dalle fe rrovie da l naviglio mercantile. Le strade o rd inarie, i porti, le vie fl uvia li, contribu iscono bensì a favor ire h1 ricchezza comme rciale , rna la lo ro funzione è così complementare cli quella principale, ed in og ni caso è quasi diffici lme nte apprezzabile che noi la comprende remo ne ll'e stimo della ricc hezza complementa re. La proprietà ferroviar ia e maritti ma non costituisce una vera proprietà na ziona le se non q uando d eriva da capitali naziona li, e pe rc iò pe r molte nazion i è una ricchezza piu ttosto fittizia c he rea le, ma considera ndola intera mente nazionale nella impossibilità d i va lutarne la promiscuità, si p uò stabilire la classifica segue nte:

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Francia Germania Austria Italia Spagna Russia

- per ogni abitante L. 500 >.• 400 » 250

-

., 200 • 200 » 120

»

Q u esta c lassifica non comprende c he le ferrovie di 1.a e 2.a categoria escl ud endo i tram e le ferrovie a scartamento ridotto le quali costituiscon o un supplemento cli ricchezza variabile dalle 25 alle 50 lire per abita nte. La ricchezza ferroviaria rappresenta per le diverse nazioni un rendimento assai p iù va riabile degli a ltri cespiti patrimonial i, e perciò dovrebbe anche tenere conto di questa d issimile capacità produttiva, che non raggiunge p e r l'Italia la metà d e lla rendita kilometrica francese, ma per lo scopo nostro , nella imp ossibilità cli un cornputo esatto, ritenia mo sufficiente la classifica approssimata che abbi~1mo, con grandi sten ti, dedotto da dissimili, benché autorevoli, statistiche. La p roprietà marittima mobile, escludendo quella fissa, è costitu ita dal naviglio mercantile a vapore ccl a vela , ed in base al tonnellaggio può essere va lutata come segue, escluclcnclo il piccolo naviglio cli cabotaggio: Germania h ancia Spagna lta lia Austria Russia

- per ogni abitante L. 27 • 25

• 22 20 10

5

La scadente classifica dell'Italia dipende dalla relativa esiguità ciel suo navigl io a vapore , ad onta della eccedenza del suo naviglio a vela, il quelle a pa rità cli tonnellaggio non vale che un decimo cli quello a vapore. La ricchezza marittima cli indole immobiliare, costituita da porti, scal i, fori ecc ... non può essere ca lcolata in a lcu n modo, benché essa costituisca un ingente capitale patrimoniale . I d iritti marittimi sono conglobati con altre pa rtite, ed in ogni caso non rappresentano certamente una re ndita proporzionale al capita le, onde rinunciando a tenerne corno considereremo c he esista per ogni nazione un a umento d i ricchezza che si può riten ere proporzionale alla importan za complessiva del patrimonio commerciale. La ricchezza professionale, artistica, letteraria e scient{lica costituisce un importante cespite patrimoniale, per qua nto essa riguarda la p roduzione intellettua le e diritti d'autore o d 'inventore, ma purtroppo essa è cli un apprezzamento difficilissimo, poiché è quasi impossibile sceverare dalla tassa cli ricchezza mobile e eia quella sugli affari la quota che riguarda la p rod uzione intellettuale, indipendentemente da l concorso capita le . È inoltre da osservare che i criterii coi quali vie ne commisurata la produzione intellettuale nei varii Stati sono disparatissimi, per modo che il reddito imponib ile non offre alcuna gara nzia cli una equilibrata classifica re lativa.

536


Le varie categorie in cui v iene ripartita h1 tassa cli r icchezza mobile e quella di registro escludono la possibilità cli un computo che possa offrire qualche lontana garanzia cli approssimazione; wtravia l'importanza di questo cespite patrimoniale, che costituisce una caraueristica differenziale fra le va rie nazioni , ci consiglia cli esprimere una classifica che non sia in completo antagonisrno colla ve rità. Tenendo conto aclunque elci redditi imponibili corrispondenti alle diverse categorie della ricchezza mobile e degli affari, delle tabelle compra tori del Ccrboni," delle considerazioni ciel fcrroglio, e cli taluni dati sta tistici sparsi nelle riv iste finanzia rie si può, all'ingrosso. ed in mancanza di meglio, esporre la seguente classifica relativa: Francia Germania frn lia Austria Spagna

- per ogni abirnnte L. 400

.. 300 • 250 » 200 ,. 150

La grande superio rità della Francia è clovurn in grande parte alla mondialità della l ing ua ed alb faci lit,ì espansiva intellettuale, mentre il buon posto conservato ancora dall'Italia, in difeuo di risorse espansive, è dovuto al carattere artistico e geniale della sua produttività intellettuale. Q uesto cespite patrimoniale, determinato in b,1se alle migliori sta tist iche, è, secondo noi, assai inferio re al vero e porrebbe essere duplicato, se la tassa di ricchezza mobile comprendesse culli i provenri clell,1 ricchezz:1 professionale. Questa imperfezione riduce sensibil mente la valut:1zione del patrimo nio rni zio nale. Queste che abbiamo sommariamente ed imperfetta mente esa minate costituiscono le principali categorie della ricchezza nazionale. ma quando si consideri che molti cespiti minori sfuggono a qualsiasi conLrollo stalistico ed indagine fiscale. e che ciuasi tutte le quote m i.ni me della picco la proprietà , no n sono co lp ite d::l llc tasse erariali si può , senza limore di eccedere, afferm,Hc che circa un qu into della proprietà nazionale è escl usa dal computo che era grossolanamenle consentito dalle sta tisr i che . Noi crediamo qui ndi cl i non esa gerare nella esti mazio ne della ricchezza di ogni abirante delle diverse nnioni accrescendo il suo ca pirnle individuale dell a quinta parte elci suo intero patrimonio risulrante dal la somma cli tutti i cespiti parzial i . È ben vero che ciò no n altera la classi fica relativa fra le diverse nazion i , ma permerte cli apprezzare con più giusro criterio l'entità della ricchezza, ciò che può consent ire considera zio ni meno errare sul la capacitù co ntrib utiva delle nazioni . Ritenendo adunque che l'Inghilterra tenga il primo posto nel la class ifica inrernnionale, distanziando di molto anche la Francia, si porrebbe ouenere una gradualità fra le vari e nazioni sommando tutte le quote persona li cl i ricchezza, accrescendole ciel qu i nto e deducendo In q uota person ale per il debito p ubblico consolidalo. Operando in tale modo si ottiene la classica seguente: • G. Cerhoni, Statistica comparma degli Swti Europei (Nola di D.U.).

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Inghilterra - capitale personale Francia Germania • Austria-Ungheria Italia Spagna Russia

L.

6000

"2740

• 2450 • 1580 » 1510 »

1490

Se invece non si tenesse conto del debito pubblico, nella ipotesi che i titoli si trovassero tutti all'interno, e non parzialmente all'estero, nel quale caso il consolidato rappresenterebbe piuttosto una partita d i giro anziché un v ero debito nazionale, si avrebbe la seguente classifica della ricchezza generale delle nazioni : Inghilterra - ricchezza nazionale 270 miliard i rrancia 174 Germania 150 Austria 85 Imlia 68 Spagna 42 ? .,.'> Russia ln base a raie classifica le nazion i si distinguono in rre categorie. Alla prima appartiene la sola I nghilterra, la cui ricchezza. derivante in grande parte dalla sua mondialità coloniale e commerciale, rappresenta una grande prepon deranza su quella delle altre nazioni. Alla seconda catego ria appartengono la Francia e la Germania, la cui ricchezza è per o ra equivalente, ma non vi ha dubbio che la Germania perseverando nella sua energia, produttività ed econom ia nazionale precederà tra breve la Francia, rimanendo però sempre a grande distanza dell'Inghilterra. Alla terza categoria appa rtengono l'Austria , l'Ita lia e la Spagrrn, le quali si trovano in difficoltà economiche e finanziarie pressoché simili, dalle qua li stenteranno a svincolarsi, finché persistera nno le cond izioni internazionali del loro esaurimenro. "' Le condi7. io ni internazionali tenderanno p iuLtosro ,1cl aggravarsi, ma (Jll Clle nazio nali potrebbero, migliorando, attenuare le coercizioni della preponderanza anglofranco-gerrnanica e permeLtere un progressivo risanamento economico. La situazione clell'ltalia, quale risulta dalle classifiche precedenri, benché grave, non escluderebbe la possibilità di un progressivo risorg imento econ0tnico se 1.-i ricchezza naziona le, cl;i no i valutata in 68 miliardi , ed in 54 da l Canova i, non fosse in buona parte ipotecata dal capitale straniero. Le più evidenti ipoteca zioni della nostra ricchezza sono:

" Annota,:ione di O.IL •il Canovai darebbe inH.:<.:e la segucntt' st:nis1i,::,1 d<:lb rin:heZ7.a: Inghilterra 250 miliardi - rr:111cia 225 - Germania 220 - Austria 86- Italia 5/4 , nella qu:1le ,·:ilu1azione d sembra tror,ro depressa 1"11:ili:1 e troppo esagera ta quella dell:1 Francia e dell:i Germania... '" In fondo, q uesrn dassilka non si discosta gran che <.la quella :in.11:1k:, sint<:'ti zzara da lla f'o rrnul a ..Europ:1 a d ue vclodtù•. L"uniço farro nuovo i:: il rrn co llo ddl"lnghilte rra.

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1. 0 l tito li dello Stato e delle ferrovie sono per una qua1ta parte ci rca all'estero, ciò cl1e rappresenta un debito effettivo di cinque miliardi ; 2. 0 La proprietà fondiaria, per vendite e vincoli ipmecarii, passa con flusso crescente nelle ma ni degli stranieri. 3. 0 La gra nde industria è quasi tutta infeudata al cap itale straniero ; 4. 0 L1 piccola industria, specia lmente quella chimica, meccanica, arristica , locand iera è fatta bersaglio della specu lazione anglo-germanica; 5. 0 Gli istituti di cred ito mobiliare cd immobiliare sono sem pre più monopolizzati dal capitale stra niero; 6. 0 Le piazze commerciali, specialmente q uelle marittime, sono soffocate dalla concorrenza delle ra ppresentanze cli case estere; 7. 0 li m ercato bancario è monopo lizzato dalle borse di Parigi, di Lond ra e cl i Berlino . È assai difficile valutare in denaro l'equ iva lente di tutte qu este escussioni straniere, ma si può asse rire, senza tem,1 di errore , che esse rappresentano no n meno d i un q uinto della nostra ricchezza nazionale, e che questo asservimento si manifesta con un crescendo spaventevole. La situazio ne è d unq ue gravissima e tende a dive nire sempre più disastrosa, non ta nto per insufficienza dei cespiti naturnli di ricchezza quanto per la crescente espro priazione e monopolizzazione str:iniera. Q uali sa rebbero dunque i provved imenti nazionali che pot.rebbero fa re argu ire a questa escussione, v isto che le condizioni internazionali tendono piurrosro ad aggravare anziché miglior;ue la sit uazione economica e finanziaria? Non è nostro in.cendirncnto di addentrarci in una questio ne cosi complessa ccl estranea allo sco po cli q uesto stu dio, ci lim iteremo pertanto ad enu merare quei provvedimenti generali che parrebbero sufficienti ad arrestare la ipotecazione della nostra ricchezza nazionale. I principa li cardin i della nostra ricostruzio ne..: eco nomica sono: 1.° Cost itu ire un potere militare in armonia colle condizio ni contr ibutive, ma sufficiente al suo compito, senza di che si sperperano i dena ri e non si consegue lo scopo di dare sta bilità allo StaLo e v igoria al Governo; 2.0 Ritempra re il principio di auto rità in rutti gl i o rdin i ciel potere po litico e civile, senza di che non si può sperare in una efficace utilizzazione delle energie na zionali . 3.0 Risanare la pé!rturbata coscienza nnionale, senza cli ché! non vi è spe ranza cli risanamento politico, civile ed econom ico.11 Dalla prima caté!goria cli provvedimenti deriverà indubbiamente la capacità di contenere la invadenz:i straniera per m ezzo di una vigo rosa po lit ica. Dalla seconda si può con certezza sperare di contenere la dissipazione delle risorse nazionali, e dare serietà e vigore aIla nostra finanza. Dalla terza deriverà q uella risana7.io ne della econo mia domestica e comunale senza la quale non è possibile la risanazione della economia nazionale.

" Si tratt a della prima fo rmuln ione di un <.:onceuo di •difesa sufficiente .. oggi molto di moda, al quale d<::ve corrispondere, perù. un risan:tmento politico, civile e mora le della Na7.ìone. Non vi può essere una nazione milit,trmcnte forte ma policictmeme, socialmente. economicamente debole.

539


Il nostro problema economico non è quindi soltanto un p roblema amministrativo , come sarebbe per l'Inghilterra e la Germania; esso è un problema eminentemente complesso, tanto più complesso quanto più perturbata è la situazione nazionale, e tanto più difficile a risolversi quanto più dipende da lla perturbazione mo rale. 12 L'importanza della questione morale ci consiglia alcune cons idera:doni, a complemento della soluzione militare e politica, che è paite preponderante del nostro problema marittimo. * * *

La malsana economia deriva indubbiamente eia una rnalsana mora le. 11 principio di Buckle, nazionalizzato fra noi dal Ma rse ll i e dai filosofi positivisti , ha scalzato le basi della morale, attribuendo alla intellettualità, a nche se immorale, la principalissima se non esclusiva ragione della civiltà e del progresso. 1-1 A rinrnlzo di q ueste teoriche filosofiche sono venute quelle psicologiche e psichiatre, per modo che la mora le battuta in breccia eia tut.te le p ani dovette cedere il campo quasi dovunque in Europa, ma specialmente in Francia ed in Italia, procede nti così scioltamente verso quello stato di pubblica e priv:ata immoralità c he il principio della egemonia intellettuale ha eia secoli consolidato nella China. Un fenomeno intellettuale, un iversalmente diffuso, può rap idamente d issolvere il più sano orga nismo morale, e noi da un trentennio circa procediamo nella dissoluzione morale, che deriva specialmente dal principio della prevalenza etica intellettuale, quantunque alt.re cause vi abbia no potenteme nte concorso, tra le qu ali ricorderemo: l. 0 La lotta fra la Chiesa e lo Stato; 2. 0 Il confl itto fra ht religio ne e la scienza; 3.0 La speranza cli fo ndare una morale scie nti fica; 4.0 La ma ncanza cl i un organismo morale d irigente la nazione in sost.ituzione della Chiesa , declinan te la sua missione; 5.0 li malo esempio che viene dall 'alto; 6.0 La grande attitudine delle classi infe rio ri ad imitare g li esempi corruttori ; 7°. I.a lotta sociale c he dissolve i sodalizi d'amore per sostitu irvi quelli dell'odio. Queste e molte altre cause dissolventi, agendo su lla morale civile, infl uiscono su quella economica, porta ndo il disordine, la pe rturbazione, lo sfacelo nella economia dello Stato, delle provincie, di comun i, delle famiglie. Le forme più evidenti di questa immoralità economica genera le parrebbero essere le seguenti: 1. 0 Eccedenza continua e crescente delle spese su lle e ntrate in tutti i bilanci de llo Sta to, de i comuni, delle famiglie; 2.0 Incapacità di provvedere coi risparmi all'incremento della ricchezza nazionale e p rivata;

"Così come avviene orni ,.. D .U. fa riferimenlo a 1-1.T. Uu<.:kle, Histo1y o/ tbe ciuilizatio11 in England, e al noscro generale Ni<.:ola Marselli (La scienza della storia, Torino, Loesd1er 1875).

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3.0 Necessità di fare fron te alle passività colle alienazione ed ipotecazioni; 4.0 Pe1turbazioni, confl itti e d isordini nazionali e domestici, derivanti da uno stato di squilibrio e bancarottismo economico, 5.0 Tendenza dei governi e dei privati alle azioni ed imprese arrischiate, congestive, delittuose per eludere le situazioni difficili e le crisi incalzanti; 6.0 Tendenza a rnascherare con esteriorità, fasto, chiassosità , ciarlatanerie, spavalderie le false situazioni economiche; 7. 0 Degradazione morale d ello Stato, dei Comun i, dell'uomo, della donna nel conflitto continuo fra la realtà e la finzio ne, col terribile corollario della corruzione della prole. Questa degenerazione morale, benché possa considerarsi un fenomeno generale europeo, è specialme nte Ialino; e non potrebbe negarsi che le condizioni dell'Italia siano peggiori cl i q uelle delle consanguinee nazioni, non esclusa la Spagna e forse nemmeno la Grecia. TI bilancio economico ci aveva costretti a classificare l'ltalia per la penultima fra le sette grandi nazion i europee, considerando che le grandi risorse ancora intatte della Russia le consentira nno un rapido incre me nto economico, ed il bilancio morale ci costringe a classifica ria addirittura per l'ultima. Ad onta d i ciò noi non crediamo che sia il caso cl i disperare della Patria poiché, come dimostrarnmo, la grave situazione economica è conseguenza p iuttosto della crescente corruzione morale a nziché d i deficienza di risorse e cli capacità produttiva. Persistendo o peggiorando la situazione anuale verranno certamente a mancare le risorse ed atrofizzarsi le energie produttive, be nché q ueste siano ancora tante e tali come risulta dalla teorica del potere marittùno, da consentire all'Italia d i riguadagnare il quarto posto nella class ifica delle grandi nazioni: ma questa meta non è consegu ibile se non s i pone risolutamente ma no a risolvere il problen1.a 1norale. Questa risoluzione benché sia per l'ltalia più d ifficile che per le altre nazioni, ciò non perrn nto non solo è poss ibile ma è molto probabile, poiché se l'organismo nazionale è superficialmente infetto non fu ancora intaccato nelle parti più vita li, e la grande massa della nazione ha ancora sufficiente vigoria rnorale per superare, reagendo, il pericolo di u na infezione generale; ma sarebbe imprude nte diffe rire più a lungo la salutare reaz.ione. Alcuni sintomi di questa ricostituente reazione si stanno debolmente accennando, ma al conseguimento ciel fine mora le è necessario il concorso cli tutti, e specialmente quello della donna, la q ua le se oggi, per errata educazio ne, è forse causa p rincipa le ciel dissesto, del d isordine, dello scialacciuo, d ella rovina delle famiglie , che s i integra in quella dello Stato, puc'> e deve divenire il viatico della salute morale ed economica delle fam iglie e dello Stato. Si vera sun.t e.xposita, non ci rimane c he a conclude re che la nostra rigenerazione naziona le è anzitutto un problema morale, dalla cui soluzione soltanto può derivare quella del problema economico. Il circuito della salute nazionale è ac.lunque costituito e.la una sana morale, da una buona stabilità cli governo, da una saggia a mministrazione, eia una solida finanza , da una prudente politica e da un potere milita re sufficiente a salvagua rdare l'esistenza nazionale. La gravità della situazione richiede radica li provvedimenti, i quali non possono già circoscriversi ad a rtificia lità, raggiri e fiscalità amministrative, ma debbono filtra -

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re in tutte le funzioni p iù vitali dell'organismo, espelle1vi le emise infettive, risanando mora lmente e civilmente la nazio ne. Ha l'Italia l'energia cli intraprendere questa cura ricostituente? Noi lo speriamo fiduciosi, poiché molti e pro pizii sono ancora g li elementi della sua vitalità, rn a se la licenziosa influenza che da vent'anni infesta la coscienza nazionale non potesse essere vinta dalla vi rtù risanatrice delle energie morali non rimarrebbe che rassegnarsi alla inesorabilità del fa to che, pri ma o poi, colpisce le nazio ni che non possono, no n sanno o no n vogliono provvedere alla loro salvezza .

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CAPITOLO

VI

lUPARTIZIONE DELLE RISORSE TRA LE DUE FORZE ARNlATE JN RELAZIONE AI COMPITI RISPETIIYI: PROPOSTE PER UN NUOVO E PI Ù RIDO'ITO MODELLO ORGANICO PER L'ESEI{CITO

Questo capitolo 1·iprende l'articolo ,r:senito e Marina• pubblicato sulla «Gazzetta del Popofo,, del 6 /ebbraio 7899. Ci troviamo di ji·onte all'ultimo e più significativa parte dell 'intera opera, alla w1·esa dei conii•. D.B. indica come e dove reperire le risorse per farji·onte alle esigenze di increniento delle forze navali definite nel capitolo precedente, tenendo prese1zte che la chiave sta, pe1· questo come per a/t1·i problemi, in «un pi-ù modesto e jìuuijèro uso della ricchezza nazionale, essendo l'Italia la nazione più speHclereccia, scialacquatrice, esauritrice di tutte le risorse economicheji·a le nazioni europee• . Assu1nendo conie limite massimo della spesa niilitare (co nsentito dalla capacità contributiva della Nazione) la ciji·a di 450 milioni, e p revedendo che come già dirnoslrato Hel capitolo precedente - il bilancio ordinario della Mari1ta dourà essere elel,ato a 150 milioni, D.R. arriva a concludere che l'Esercito potrà contare su un bilancio ordinario annuale di 300 1nitioni, m entre ai 3 00 milioni di spesa straordinaria per la Ma rina da /11i 1'itenuti necessari (si veda il precedente capitolo V) occorre provvedere co11 •Crediti eccezionali•. Poiché gli stanziamenti per l'Esercito nell'esercizio jì:rumziario 7897/1898 sono stati di 263 milioni e qucdfi per la Ma rina di 103 rnilioni, egli sostiene - in sostanza l 'au mento della spesa militare ordinaria di una stessa c!fì·a (40-50 m ilioni) p er ambedue le Forze Armate, pi1ì una cospicua assegnazione straordinaria per la Marina . Secondo l'autorn il rapporto tra i hilcmci militari di Esercito e Marina deue rispondere e, due criteri fondamentali: limitazione dei compiti a q11elli d{/ensivi e calcolo delle esigenze di fòrza armata, ass11mendo come obiellil'Ofo11dame11tale la saluaguardict della ji"o11tiera cbe ciascuna è rispelliuame1zte cbiamatc1 a d!fèndere. Quest'u./tinio criterio ci appare discutibile: fa d[lesc1 1tazionale deriua, i11Jèrtti. noi/. dalla somma ma dal prodotto dei/attori cbe la compongono. Nella fattispecie, ocCOITe te,ier conto cmcbe delle inevitabili sovrapposizioni e dei concorsi reciproci; non può, perciò, essere prevista una separazione llella, defilliliva e aprioristica dei compili. ! lilleam.enti d i impiego di ambedue le/orze a rmate cfoV1·ebbero essere sug geriti dall'indicazione di obiettivi com.111 zi, non da obiettivi solo di forza a rmata. fasi dovrebbero lasciare a ciascuna la necessaria flessibilità d 'impiego, onde Ji-ollteggiare situazioni impreviste. Per sujji·agare le sue tesi e dimostrare la p ossibilità di reahz:zare 11.na difesa p iù ecoJZomica e ejficiente, D.8. presenta un vero e p ropho ,modello" 01ganico e ad-

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/

destrativo per l'Esercito, senza però parallelamente indicare quale fisionomia do vrebbe assumere fa iv!arina per rendere pit:'t produtlive le accresciute risorse che le sarebbero destinate. Dove e conie reperire, nel dettaglio, i 300 milioni di ::,pese straordinarie D.B. non lo indica, fo1 ·se perché la situazione del debito pubblico da lui esposta net Capitolo V rende molto problem.a tica la collocazione di nuovi prestiti. Un altro aspetto discutibile sono le ejJèttive possibilità strategiche delle forze navali. Fatta salva la loro importanza e la necessità di inc1·ernentarle, ci si dovrebbe chiedere se la .flotta, anche con gli incrementi previsti da D.B., sarebbe ueramente in grado, da sola, di •impedire le invasioni peninsulari e rendere impraticabile la linea della Cornice", in uirtù di un p1'incipio teorico allora escluso sia da Aube da Ma.han, oltre che da molti scrittori terrestri e navali itct!icmi. in secondo luop,o, appare assai ottimistica la preuisione che, in caso di successo della jlotta nella salvaguardia delle jì-ontiere marittime (obiettivo strategico che, senza demeriti per fa .flotta stessa, potrebbe peraltm essere raggiunto solo temporaneamente), ,/'esercito non avrebbe forse (nostra sottolineatura - N.d.c/ altro compito che quello di attendere nell'alta Valle del Po (quindi senza preoccu.pa1-si di difendere le Alpi o il Sud Nel.e .}, a pied-arm, la risoluzione del co,?/litto». Al di là delle e:dlettive possibilità di successo della dijèsa marittima - che possono anche mancare - ci si chiede se sia conueniente hasare la difesa strategica (e la conseguente ripartizione delle riscm;e) su un'ipotesi operatiua n:guardcmte l'azione o.f}ènsiua del nemico, che può anche riuelarsi injòndata, se non altro penbé il nemico sarebbe ben conscio di agire in 1nodo del tutto preuedibile. Anche quel ,jòn;e» usato da D.H. i1nporrebbe di prendere in esame - prima di ripartire df:!/initiuamente le riso1:çe - delle ipotesi afternatiue, che valgano a non creare finestre di uuln.erabilità e a togliere comunque al n.eniico occasioni per mali.z:.zare la sorpresa.. . Lo stesso D.B. ha sempre assegnato all'i:,"sercito la dijèsa delle Alpi, ma non semp·re ba escluso che alla d(fèsa della Cornice e dell'Italia peninsulare possano concorrere anche forze terrestri. Pet·ché dunque l'Rsercito dourebbe aspettare con le anni al piede nef!ct pianura padana le forze jì-ctncesi, escludendo a priori di utilizzare le .fòrti posizioni naturali delle Alpi Occidentali, su!!a cui jòrza intrinseca lo stesso D.B. tanto insiste? e perché si dovrebbe adottare un.a sijfatta linea d'azione con l'Esercito Jì·ancese, che deve superare ostacoli naturali più .fòrli, e non con l'Hsercito austriaco, che può avualersi di un andamento delle .fì'ontiere a lui più jàvorevole? (F. B.)

Le condizioni economiche e contributive dell 'Italia sono tali, come vedemmo, da esigere: 1. 0 La rigenerazione morale della nazione, ma specia lmente delle classi elevate, senza cli che ogni altro provvedimento riuscirà infecondo; 2.0 Un più modesto e fruttifero uso della ricch ezza naziomlle, essendo l'Italia la nazione più spenderecc ia, scialacqua trice, esauritrice cli tutte le risorse economiche fra le nazioni europee;

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3.0 Una maggiore stabìl ità di governo, senza cli che non

è possibile una buona direrrività politica ed ammi nistrativa; 4. 0 La commisu razione rigorosa delle spese nazionali, provinciali, comunali, domestiche ,1ll a ca pacità contributiva ed economica; 5.0 Una saggia ripartizione delle risorse contribut ive nei varii bibnci, in rapporto colla loro importanza nazionale. Nel ca p ito lo precedente csarnimrn1mo sommariamente la questione economica e morale, onde rimarrebbe soltanto ad esaminare il problerna della relatività dei bilanci speciali in rapporto a quello generale, supposto contenuto nei limiti della capacità contributiva del pc1ese . Il nostro scopo è specialmente rivolto all'esa me dei bilanci m ilitari, sia in rapporto con quello nazionale, sic1 in rappono fra loro, ma non possiamo dispensarci di esporre alcune considerazioni sulle condizioni generali del bilancio, onde coordinare la speciale q uestione militare colla siLuazione generale. La questione da r isolvere è quindi la seguente: L'entità dei singoli bihrnci è essa in rapporto log ico e prudente colla imporcanza nazion ale ed internazionale delle singole amministrazioni? Le gravezze contributive, le d ifficoltà della produzione economica, le scarse risorse per gli impianti, le crisi continue ... tutta la vitalità nazionale influenzata da malessere e da febbricitazioni impo ngono cli considerare raggiunto, se pure no n oltrepassato. il massimo li mite contributivo che può gravare sulla nazione. Noi riteniamo quindi che ogni incremento di gravezze fiscali si risolva piuttosto in esa urimento anziché in risangua,nento nazion,1lc, e perciò riteniamo che l'attivitù del bila ncio genern le tasse e proventi debba contenersi in un lim ite non superiore ai 1600 milioni, ciò che délrebbe una equivalenza colla situazione contributiva ed economica dell,1 Fra ncia . DetenT1inata questa massima , rimane a vedere quali sic1 no le quote elc i va rii b ilanci corrisponclenci alla loro singolare impornrn za. TI debito pubblico costituendo una intangibilità e le spese milita ri una imprescindibile qu estione e.li es istenza, debbono avere l,i precedenza su tutte le altre questioni che non implicano uml ragione cli o nore e di resistenza. TI debito pubblico, tenendo conto della r iduzione al 4%, importa una annualità cli circa 500 mil io ni cui aggiungendo 100 milioni cl i spese vitalizie ed altro si avrebbe un totale di 600 n-i ilioni cli passivo per spese inLangibili. I b ilanci militari hanno variato fra 550 e 450 milioni, e ritenendo possibil i riforme o rganiche, che consenta no cli consolida re l'esercito e la m:1 ri na in più giusto rapporto, si può srabilire che il bilancio complessivo militare non potrebbe discendere al disotto di 450 milioni, comprese le spese straordinarie. Rimarrebbero aclunque 600 milioni circa disponibili per gli altri bilanci. Prendendo per b,1se le tabelle con1pararivc riportate dal Cerboni e dal Fcrroglio, e ritenendo che la ripartizione dei bilanci speciali non varia sensibilmente, si avrebbe per i d iversi Stati la segue nte class ifica delle percentuali dei singoli bilanci, riferite al b ilancio generale delle entrate e cespiti orcl inarii, escludendo i proventi straordinari dovuti ad alienazioni di patrimonio, e le pc1rtite di giro che non costituiscono una vera attività del bilancio:

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STATISTICA COMPARATIVA DEI BILANCI EUHOPEI llil:tnci

Italia

Imposte e rroventi o rdinari

1150

111

Frm,<:i:t

lf'l)lhihcrra Germania Austria

HUSf',,ia

Sp,,i:na

3200

2200

3000

900

0,013 0,240 0,075

2800

2000

l'en.:entuale al bilancio gener.1lc considerato come unità Casa Reale - Presidenze - l';-1rlamento f)ebiro pubblico Spese intangibili Spese militari - esercito e marina Ministero Esteri Ministero lnl<.:rni Ministero Finanze e Tesoro Ministero Lavori pubblici Minist<.:ro Istruzione Ministero 1\ 1~ricolrur;1 e Commercio Ministero l'osle e TelegrnJì Ministero Giustizia e culti

0,012 0,280 0,045 0,255 0,005 0,030 0,180 0,125 0,020 0,0:10 0,02j 0,015

0,005 0,300 0,030 0,310 0,012 0,022 0,080 0.075 0,040 0,013 0,040 0,023

0,010 0,220 0,060 0,360 0,007 0,050 0,020 0,120 0,060 0,003 0,080 0,020

0,01 2 0,124 0,060 0,250 0,004 0,035 0, 120

0,012 0,275 0.055 0,250 0,004 0,020 0,180

0,320

0,006 0,060 0,100

0,011 0,275 0,095 0,245 0,006 0,020 0, 122

0,120

0,070

0,070

0,100

0,035

0,026 0,015 0,037 0,043

0,025 0,004 0,037 O,OjO

0,025 0,007 0,026 0,065

omo

0,040 0,040

Non è nostro intendimento discutere le c.mmerisciche delle percentual i dei varii bi lanci speciali ; ci limitiamo solo ad afferma re che. se i capitoli dei varii bilanci comprendessero pa,tite pressoché simili, mentre quelli dell'Inghilterra, della Germania e della Russia d ifferiscono sensibilmente, si potrebbero ded urne i seguenti [elementi] cornparativ i: 1. 0 L'entità delle percentuali in Tt~tlia supera quella francese soltanro per l'amministrazione finanziaria e per i lrivori pubblici, rima nendo per gli altri bilanci sensibilmente infe rio re; 2.0 Rispetto aIl'Austria le percentuali italiane sono sensibilmente superiori sol tanto per i lavori pt1bblici; 3.0 Rispetto alla Spagna le nostre percentuali sono sensib ilmente superiori per l'amministrazione finanziaria e per i lavori pubblici; 4.0 Risperco alla Germania le nostre percentuali sono quasi tutte superiori od equ ivalenti esclusa quella per l'istruzio ne; 5.0 Le nostre percentua li rispetto alle inglesi risultano quasi tutte superiori, escluse quelle che riguardano le spese militari e la pubblica istruzione. Si può quindi concludere che le percentuali iraliane che sono speci~1 lmentc in eccedenza riguardano l'amm inistrazio ne finanziaria ccl i lavori pubb lici; che quelle che sono in esiguit:ì riguardano le spese milirnri e l 'istruzione pubbl ic:1 e che le altre sono pressoché equivalenri, non escluse le percentuali delle spese inrnngibili e debiro pubblico le quali sommate d ,111 110 per tutte le nn io ni esc lusa l'Inghilterra e la Cìerrn;rnia una percentuale compresa rra 0,320 e 0,380 del bila ncio gene rale. L'organico del bilancio italiano non presenta quindi gravi divergenze con quelli delle altre nazioni, rim:inendo in eccedenza solamente per i b ilanci delle Finanze, Teso ro e bwori pu bblici, ccl in es iguità per quelli delle spese mil ita ri e della istru zione a carico dello Stato. Le gravezze contributive più che dalla distribuzione finanziaria derivano dal disagio economico e perciò eia tutte quelle cause alle qua li solamente si rimedia col risanamento morale, coll'uso modesto ed economico della ricchezza, coll'incremento ciel risparmio nazionale, colla lotta contro la speculazione e l'invadenza del capitale straniero.

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Il problema e.li comm isurare le spese alla capa cità contribu tiva del paese è anzitullo un problema 1norale, poi un problema economico, ed infine un problema amministrativo. Le ridu zion i che si potranno fa re sui bilanci dell 'amministrazione finanziaria e dei lavori pubblici p otranno essere considerevoli , poiché le loro percenruali sono fortemente in eccesso su quelle degli altri Stati , ma gli altri bilanci, e specialmente quell i militari già in escgu ità, non consentiranno diminu zioni proficue, senza porre lo Stato in una situnione ecceziona le e pericolosa rispetto alle altre nazioni. Queste considerazioni generali ci permcrtono ora di esaminare con maggiore coscenza di causa il problema o rganico militare dopo cli aver stabilito, colla possibile rigorosità statistica quanto segue: 1. 0 Le condizioni economiche della nazione non consentono di accrescere le gravezze contributive; 2. 0 Il limite massimo del bilancio generale, compresi i proventi dello Stato, deve essere, per ora, limitato a 1600 milioni, parre o rdinaria; 3.0 Le spese imangibili, benché gravose pel bilancio, non eccedono la percentuale media delle principali potenze europee, escluse l'Inghiltern1 e la Germania; 4. 0 Le spese milita ri, la cui percentuale è inferiore a q uel la e.li tutti gli Stati esclusa, Austria-Ungheria, non possono essere maggiormente ridotte; 5. 0 1 bilanci che consento no riduzioni, perché la loro percentuale è in eccesso, sono quelli elc i Lavori pubbl ici , delle Finanze e del Tesoro; 6. 0 I bilanci che esigerebbero aumento se fosse possibile, sono quelli militari, dell'istruzione, dell"agricoltura, le cui percentuali sono sensibilmente inferiori a quelle degli altri Stati; 7. 0 La sistemazione dei bilanci provincial i e comunali è altreltanto necessaria quanto quella ciel bilancio di Stato. Stabilit i questi principii fondamen ta li della finanza dello Staro, passian10 ad esaminare in qua le rappo rto approssimativo dovrebbero slare l'esercito e l'a rmata per soddisfare alle esigenze finanziarie ed a quelle difensive. ***

I.e spese militari , prese complessivamente, debbono avere un limite massimo subordi nato alla capacità contributiva ciel paese. Taluni crediti st raordinari potranno essere accorciati in circostanze eccezionali ed urgenti, ma i bilanci ord ina ri , comprendenti wrce le spese riguardanti l'organismo n)ilitare, debbono essere determinati e consolidali nei limiti della capacità contribu tiva normale della nazione. Mantenendo per ritalia una percentuale in feriore a quella di tutte le altre grandi nazion i si avrebbe che l'entità dei bila nci militari dovrebbe essere mantenuta frn 430 e 450 milioni. Se le condizioni economiche miglioreranno, se sarà possibile giungere alla conversio ne della rendita, se si riuscirà a fare serie economie nei bilanci dei Lavori pubblici e delle Fina nze, se ... si potrà, con saggezza, raggiungere il mezzo miliardo, con grande vantaggio di prestigio, di influenza, di prosperità , ma finché la situazione non sarà sensibilmente migliorata sa rà prudente e doveroso non eccedere i 450 milioni.

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Noi assum iamo questa somma come dato fondamentale del rapporto in cui dev e rimaner e la spesa mil itare rispetto alla capacità contribu t iva e passiamo ad esa mina re in q uale rapporto debbono stare fra d i loro i bilanci dell'esercito e dell 'armarn. Finché no n avremo determinato, per sistema, in quale rapporto debbono stare i b ilanci , ci manchera nno sempre le basi per riso lvere qualsiasi questione di carattere organico m ilitare. 1 Il ra pporto dei bila nci è una conseguenza dei compiti difensivi, escludendo q uelli offensivi, dell'esercito e dell'armata. Ogni altro metodo di determina re il rappo 1t o cli entità fra esercito e l'a rmata può condurre ad erronee e pericolose conclusio ni. Lo svilu ppo delle fro ntiere territoriali e ma rittime, l'impo1tanza relativa della pa1te peninsu lare e continentale, la preponderan za risolutiva di un teatro di operazio ne ecc ... possono fornire dei criterii complementari , ma il criterio fondamentale sarà semp re quello che l'esercito e l'a rmata siano ciascuno sL1fficiente a salvaguardare la frontiera che è chiamato a difendere. La tutela clell 'esistem:H e della integrità nazionale è quella che determina i compiti e l'entità elci due poteri m ilitari. Se il mare fosse un ostacolo asso luto alle invasioni, la flotta no n sarebbe un elcn1ento d ifensivo dell'esistenza nazionale. e perciò da escludersi finché si agiti una quest ione di esistenza ; ed analogamente se Italia avesse la sua frontiera natura le delle Alpi, e questa fro ntiern presentasse ov unque ostacoli q uasi insuperabil i, l'esercito non costitu irebbe che un fattore difensivo cli esigua entità. Se l'Italia possedesse i suo i naturali confini delle Alpi, la potenza dell'esercito porrebbe essere di molto ridotta, perché, come già affermammo, le cond izioni d'invasione sarebbero per l'Austria più facili e.li q uan to lo siano per la forancia, quando la flotta escludesse la minaccia delle grandi invasioni marittime. Finché qu esti naturali con fini non saranno raggiunti è necessario porre il problema d ifensivo nel la sua rea ltà, e dare all'esercito quella forza che gli permette di turelare, con sufficiente probab il ità cl i successo, la frontiera o rienra le. 2 Se l'Italia non avesse la cerchia delle Alp i, il suo problema difensivo, nella presente situazione politica e mil ita re, non sarebbe soltibile. Nelle presenti condizioni della frontiern la solu zio ne è possib ile, ma non facik: ed indubbiamente dispendiosa. Qu ando fosse completata la naturale frontiera il p roblema difensivo sarebbe fa cilmente ccl economicamente risolto.

' Q uesto asserto t: ;i tutt'oggi valido, ma viene ;i ncor:i e spesso cli111entic 1to . Esso signifo.:a che la congruit;'1 della spesa per una Forza Annata può essc::re valutata appieno solo meuendola in rdaziont: con k esigenze delle ;iltre, in rnpp ort o agli obiettivi generali da raggiungere p er assicurare la difesa n:izionak. In altre parole, ,·i<ì imr lica uno stretlo coord inamento int<:!rfo rze ddl'Am ministra zione militare, tem.:ndo presente che la sresa militare compk:s.~iva non dovrà surerare i 450 milioni. 'Si v.:da, in merito, la :'-lota l8 al capitolo IV. Ancora una volta D.13. limita la pmspeltiv:1 strategica alle sole esigenze di d ifesa della fro ntiera o rienlalt', peraltro trascurando le mimerose e costose ope· re di fortificazione permanente che sarebbe necess:trio costruire, per sbarrare - rispa rmiando forze - i m111i più esposti d i questa frontiera.

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Raggiungere questa frontiera è quindi un'obbiettività nazionale di grande impo1tanza,·1ma in attesa di questo compimento dobbiamo stud iare di risolvere il difficile e costoso problema. Il problema difensivo contro la Francia è essenzialmente marittimo, perché quando la flo tta fosse in grado cli impedire le invasioni p eninsulari e rendere impraticabile la linea della Cornice , l'esercito non avrebbe forse altro compito che quello di auendere nell'alta va lle del Po, a pied-cmn, la risoluzione de l conflitto marittimo. li problema dife nsivo conrro l 'Au str ia è essenzia lm ente cont inentale e, date le p resent i cond izioni della nostra fro ntiera orie ntale, non è solu bile senza un forte esercito il quale, sia mantenendosi sulla difensiva a cavallo dell 'Adige, sia prendendo risolutamente l 'offensiva basandosi sul mare, non porrebbe mai essere in ferio re ai due terzi cli quello nem ico, calco lando cli pote rsi g iova re, assai più fac il mente dell 'Austria, di tutte le risorse e r ise rve nazi o na li. La so luzione si presenta quindi assai dispendi osa e difficile, e se la t riplice alleanza esclude probabilità di prossimi conflitti, e ci consente il tempo di provvedere, non ci dispensa però dal considera re la d ifesa contro l'Au st ria una question e cli esistenza naziona le. Tenendo conto d i tutte le condizioni militari dell'offensiva austriac.1 contro l'Ira lia, così ch iaramente esposte dal Pc rrucchetti , · e considerando l;i situazione politica dell'Austria ind ipendentem ente da lla triplice, si può conclu dere che dicc i corpi cl i esercito, bene rafforzati da una buona milizia m ob ile, sono su fficienti a salvaguardare la frontiera oriemalc, per l'offensiva di una forza superiore ai dodici corpi d'esercito.< L'eve nrua lilà cl i un con fl irto austro-ital ico diventa sempre m eno probabile, data l'in-1periosit}'ì colla qua le si impone il prob lema europeo, onde, se l'Italia no n viene meno al suo compito ed ai suoi doveri internazionali , può escludersi l'urgenza cli adeguati provvedimenti, assumendo però sempre come determinante fonclamenrn le d ifensivo il prin cipio dell a equ ivalenza de l nostro esercito ai due

,. Le prececknci COl)sidera zioni confermano indi renamente 1·esigenza di rorcitkazioni perrnanenti, vis10 che rico noscono ch e solo con il r:1ggiung i111enl0 della front k::ra natur:11<: la difesa dd con fini:! da q uest,1 parte ~:t reblie stata riù agevole. IYaltra partt:. st: •raggiungt:re q uesta fron tiera ~ un'obiettivit:'t n:tzion.il<: di gr:tncl<: importanza·. perché non t<:nerne conto nelle trntlative per il rinnovo ddla Triplice, vis!O d1e - come lo stc:sso 0 .13. si preo<:<:upa sempre cli ricordare - le rd.izioni e i ratti internazionali sono basati sul do 11t tles? e perché prevedere - diH~rsamenl<: d:tl 1880 - un atteggiarn<:nto solo di fensivo, visto che si trn1.ta d i raggiungere un obiettivo vita le come il confine::: naturale' • Del Pc:rrucchetti 1).13. cita, in questa occasione, tre saggi: Il tealro di p,uerra italo-a11s1ro-1111Rarico: Il Tirolu - sc1Miv di l.:eografia 1111/ilare: Dal Fri11/i al Dm111hio.

'Al momento l'Eserc:ito c:omprendeva 12 corpi d 'armata, quindi secondo 0 .!3. ne hast:-11·ano LO. Va ricordato che q uesti ('orp i d'a r111:1ta in tempo d i pace avc:v:mo anche: ('Ompiti di carattere territo riale ed ernno su organic i rido tti. d:t complet,1 re solo in c:aso di mobilitazione con gl i organi d t:i Se;:rvizi logistici e con I~ cosiddc:ue forze di ,milizia mobile•. Con t:il<: termin e si inte,;deva 'i-aliquota di forze compost<: da richi:1 mati delle classi più giovani forniti dai f)iscreui, c:hc in caso di mobilitazione era destinata a completare, in tempi rid otti. le: unit,ì gi:'1 c:sistenti, portandole sul pit:de di guerra. opru re a costitui re ex-ll u//o al tre unittt avvalendosi cl i nuclci <.li forze permanenti costitu iti ad boe J'i n dal lt!mpo cli pacc.

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terzi d i qu ello austro-ungarico, finché l'Italia non abbia raggiunto i suoi na turali confini .6 Jl problema difensivo contro la Pra ncia determina il limite minimo dell'Armata, quello difensivo contro l'Austria il limite minimo dell'Esercito, e ne risulterebbe che mentre ora l'Armnta è tro ppo esigua al suo compito, l'organico dell'Esercito, sarebbe alquanto in eccesso alle esigenze della difesa ." Dicci corpi d'esercito, bene costituiti, ed una flotta cqu ivalente alla metà d i quell a francese, se convenientemente preparata, sono il minirno necessa rio e sufficiente a risolvere, con speranza di successo, il nostro problema difensivo." Benché queste forze possono essere g iud icare troppo esigue al loro compito, sia contro la Francia, che contro l'Austria, pure, tenendo conto dì tune le condizioni che concorrono ad avvalorare la difesa, noi le giud ichiamo sufficienti allo stretto compito difensivo, sem pre che le forze siano organicamente e q ua litat ivamente corrispondenti alle esigenze di una situazione militare difficile. Concretato per tale modo il problema rimane a vedere se la spesa necessaria per ma ntenere l'esercito e l'armata in condizioni d i adeguata efficienza possa rimanere nel limite massimo cli 450 milioni consentito, o conscntibile dalla capacità contributiva della nazio ne. Abbiamo già affermato che per mcrrere la flotta in condizioni di adeguata efficienza occo rre elevarne la pote nza fino al limite minimo, con un assegno straordinario cl i trecento mil ioni, ed assegnare alla ma rina un bilancio non inferiore ai cen tocinquanra milioni. ,. La previsione di D.U. che un confliuo nm !"Austria di,·enta sc..:mpre meno probabile.; i: evidcntemen l<.: infond;1t:t, e deri va ant:! 1<: d all:t scarsa import;1nza d a lui attribu ita f"in dal H-;95 (Cfr. Tomo I, Pane..: I, para. Xl ) al problema delle n:1zionalit;ì e degl i irredentismi. Altre pc..:rplessit:ì nascono dal fatto che, al momento. l'Impero austro-ungarico puù geu:1re contro l"ltali;t una forza ben superiore ai 12 corpi d \trmat:1 dei q uali parl:1 D.13 .. sc..:mpre che utilizzi anche: la soglia di Gorizi a nçl settore di pian ura ( non prmeuo d a solid<: fo rtificazioni). Tucto dipendc..: non dalle condizioni gt>ografiche del Teatro di operazioni del :-.lord-Est. ma dalrcsistenza o mc..:no - rc..:r l"Austria - d i un secondo fronte: d1e s:irehhe avvenuto n,:;I IK66 o anche nel 191 5, se..: !"Eserci to it:tl i:1110 :1vesse dovu to affronta re d a solo l'intero Eserc ito austriaco:, Per questo il livello dei 2/ 3 delle forze austriache indicato da O. li. per [· Esercito italiano dà adito a dubbi. Ci si <:hiede: i2 c;1kolato rispeuo al tot;ile dell"Esercito Austriaco. opp ure ris peno :dLtliqurna di f"orze prevedibilmen te impiegatc..: (b!rA11stria contro l"ll:tlia, che D .IJ. senz:t r, re(isa re il p erché - <::11<:ola appunto in 12 corpi <Ll rma1:1? In quest'ultimo caso, si tra tterehl>e quanto meno dcll"ipotcsi più f:i\'orevolc: sarebbe prudente assumere unicamente q11esi'i1x>tcsi come dato <.:cno sul quale basare la f"orza del nostro Esercito' • Il che equivale ,1 dire: sia in c;1so cli g111.:rra contro la Francia d 1e in <·a.-.o di guerra contro t·t\11stria. si considera la ipotesi operativa più otti111istiGt e al cem1x> stesso più pc..:nalizzante per !"Esercito, eh<: in :1mhedue i casi risuhenc:hhe sovradimcnsion:1to risr,<.: tto alle erletti ve t'Sigenze della dife s,·1. M:1 non <: questo il punto: cicì che suscita le maggiori perplessit;1, è un progetto strateg i(o che p reved e di (omb:1t1ere la guerra c<mcro la Francia con un Esercito dimension:110 per la gu c:rra contro l"Austria. e al contrario - cli comh:mere quest"11him:1 g11erra con un;1 flotta d imension;tt:t pcr la guerra contro [;1 Francia. Se si pone me;:nt.c alle pi('1 reccnti analisi cldlo stesso D.L\. (Tomo I, 1':1rte I, para. XO. in caso di gut>rr:t n>ntro J"Austria la llott:1 risulterel>l>c sovradimt'.nsionata rispeuo alle mcre esigenze di difesa delle coste. Il prcKedimcnto scr:1tegica111cme più <:onvenienre i: percic'> un al tro: come lo sl<:sso O. B. h;1 sempre suggerito, o ccorre consider:1rc le esigcnze glol>:tli che: deri v:1110 eia ciascun confl itco, individuare gli ol>icttivi strategici che Eserc:ito e Armata ckvono 1x:rst>guirc in comune e ddìnirc - in un quadro di strc::lla corrdazione - quanti1;1 e qualit;1 delle rispt'.llivc forzc, che in amlx :due i c:1si sarel>i>ero dirnen:-ionate pc..:r il ca so meno favorevole. ' Si tratta. in sost;1nza. d clrobiellivo da raggiungere nella preparazione militare.

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All'assegno strao rdinario si dovrà provvedere con crediti eccezionali, ma al bilancio ordinario bisognerà provvedere con mezzi ordinari, onde rimarrebbero disponibili circa trecento milioni per il bilancio della Guerra. Considerando che circa cinquanta milioni debbono assegnarsi come media annuale per spese straordinarie, cli armamento, rica mbio armi e mate riali, fortificazioni ... rimarrebbero circa duecentocinquama milioni per il bilancio della guerra, pane ordinaria. L'imporrnnre esse ndo di escl udere per l'avvenire qualsiasi eccedenza, che sotto forma larvata perturbi il bilancio generale, e di contenere pertanto entro il limite massimo di 450 milioni t1.1tte le singole spese militari, ne deriva la necessità di sapere se con un bilancio ordinario consolidato davvero, e non solo per finzione, in duecentocinquanrn milioni si può mantenere l'esercito in efficienza adeguata al suo compito difensivo. Noi lasciamo la risposta ai competenti, q uantu nque questa competenza si sia rivelata assa i spesso mo lto erroneJ, ma non possia mo a rneno cli stabilire che l'organico attuale di dodici corpi d'esercito, colle milizie e servizii complementari è incompatibile colle condizioni del bilancio, e che un organico cli dieci corpi ci starebbe pur sempre a d isagio .'> La spesa media per corpo cli esercito, in forma zione di pace, comprendendovi tutti i se1vizii complemenrari, oscilla fra trenta e trentacinque milioni per corpo di esercito, quantunque la h anci;1, la l{ussia e l'Inghilterra eccedano anche il limite rnassim.o. La necessitJ di compensare qua litativam ente la deficienza quantirntiva; le condizioni della nostra mobilitazione mista; la crescente pe11urbazione sociale ci imporrebbero cli rnantencre, in pace. le nostre forze ad una efficienza almeno non inferiore a quella degli altri eserciti , e però cli assegrn1re una quma cl i trentacinqu e m ilioni per ogni corpo d'esercito. Considerando però che le difficoltà possono essere su perate a forza di buon vole re, e che l'amore e b carità de lla pa t1·ia possono fare prod igi, noi vogliamo ammettere che sia sufficiente una quota di trenta milioni per corpo d'esercilO, provvedendo a quelle economie nei se1Yizii ,1mministrativi e cornplememari che costituisccrno un lusso e non una necessità militare . Nei limiti aclunciue di duecentocinquanta milioni noi possiamo avere orto corpi d'esercito, bene costituiti. con effeLLivi sono le anni non inferiori a quelli delle altre prin-

" Ques10 è un passaggio d<:cisivo. dal quale già deri,·a la necessi1;1 di ridurrt: le forze: terrestri. Si trana di una questione che non cessa di essere dibattuta - anche atrinterno detrE.~ercilo - dal 1870 in poi. Tc..:si analoghe a quelle cli D.B. in questa occasion<.:, sono sostenute, ad esempio, dal Ministro d<:1la guerra Hi<.:otti nei due periodi nei qua li ri<.:opre la c.:arica ( 1870-1876 <: 1884-.1 887). Tra i f:n1tori di una riduzione delrEsc..:rcito :mche a beneficio delle: forze marittime. ricordiamo i gencr:di Rin:i e l'errucd1etti, che non :t caso (vds. Tomo I. Parte I) sono anche: gli inic:rlocutori prh ilegi:1ti di O.li. Va souoline,llo. in proposico, il radicale cambiamento di rotta di 0.13 .. d1e ora sostiene la ridu zione dcll'Esercilo meJ1tre nel 1884 (vds. Tomo I, Pane I, para. IX) non concorda con il l'erru<:dietri sulla necessità di ridurre l'Esen:ito ,i 10 corpi d·,mnata, <: si sforza di dimostrare eh<.:, anche mantenendo immutato il rapporto di forze, con il ricorso alla guerra di <:rodera <: con le nuon: costruzioni n;1vali o rient:1t<: nel senso d:t lui indicato, sa rc:lihe stato ugualmente possibile impedire o <:ontrastar<: dTicacementc le grandi invasioni marittime... Se q uesto criteri o v:dt:va allora, perché dopo 15 anni non val<.: più; Evidentementt· n<:I 1899 n.B. non 0 più così ottimis1.,1: di qui la nuov;i tesi sulla necessitrt di rid urre le forzc terrestri. sulla quale è impernialo !"intero capitolo.

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cipali nazioni e con tutto quel complemento cli risorse che permette d i avere un esercito vero e non solamente fittizio. 1" Entro i limiti del bilancio una forza di dieci corpi ci starebbe già m olto a disagio, poiché non avremmo che un assegno medio di venticinque milioni, ciò che costringerebbe a provvedimenti economici, riduttivi ed arreficiosi, che perturba no e disintegrano la compagine militare. In tali condizio ni l'effettivo dei reggiiricnti, in pace, dovrebbe essere ridotto da 1250 a 1000 uomini circa, riducendo così le compagnie da 100 ad 80 soldati. I.a situazione non sarebbe ancora disastrosa, ma le unità t,miche, piccole e grandi, sa rebbero messe in una condizione cli grande inferiorità rispetto a q uelle degli altri eserciti; l'istruzione militare ne soffrirebbe grandemente, ed in caso cli mobi1itazione, coll'arcuale sistema misto , si avrebbero le compagnie costitu ite per ci rca due terzi eia elementi affatto nuovi, che non hanno servito prima nel reggimento. che non conoscono i loro superiori, i loro compagni e forse nemmeno le armi, per mutazione cl i armamento. Tutto ciò costituisce un pericolo assai grave per la sol idità clcll'esercito e noi crediamo che l'organico di dieci corpi risulti effettivamente in eccesso alla nostra capacità contributiva, pe rché l'lrnlia no n ha certamente la possibilità di avere attualmente un bilancio militare di cinquecento milioni, fra esercito e marina . I grandi disavanzi dei bila nci dal 1880 al 1892, furono in parte dovuti ai grand i increment i elci bilan ci de ll'esercito. che eia d uece nto sal irono a quattrocentocinquanta milioni , portando la spesa militare, fra esercito e marina, ad olcre seicento milioni. 11 Ta li disastri finanzia rii no n debbo no rinnovarsi, e perciò la spesa militare deve essere contenuta nel limite cli rrecenro milioni per l'esercito e centocinquanta per la ma rina, spese o rd i.narie e straordinarie comp rese. In questi limiti possiamo avere un buo n esercito org,rn izzaro su otto corpi. un rachitico esercito su d iec i corpi , ma non possia mo in alcun modo persistere in un organ ico cli dodici corpi cl'eserc iro . Quell'organico ci costrinse a raggiungere bilanci di 400 e 450 milioni, escl use le spese d 'impianto dei clue corpi d'esercito accresciuti , ed avere ciò non penanto una forza di esclusiva appa renza e cli nessuna solidità. Le successive riduzioni del bilancio peggiorarono ancora le gi,ì pessime condizioni, che furono ripeturarnente esposte in Parlamento, e che tutti conoscono, sen 7.a avere il coragg io di troncare una situazione disastrosa.

'" Q uindi :indie il limite di 10 corpi d'armata indicuo da molti scrittori terrestri per migliorare l:t qualit:'1 a scapito della quantità è ritenuto da n.IJ. troppo ambizioso. " Q uesto è il vero p1111c111m dolens della que:;tion<.; militarL: a fine secolo XIX: di:;persione in imprese colon iali - peraltro infelice;:mc.:nte cond use - di risorse d 1c: più profi<.:uamentt: avrebbero po tuto e dovuto essere destinate :ti potenzi:1mento della i\larin:1 e ddlo stesso Esercito. Una situazione <.:he si ripett: nc.:I periodo dal 193'1 :d 1.9.W. p..:raltro sc.:nza che i comm<:nLi del l'ioravanzo e del l'o mecrnno ho:ne in luce: questo non r;issin1rn nti rna dt:dsivo precedente (ovvie: peraltro le r<1gioni - oggi vc.:nute mt:no - per <.:ui i dul' auw ri negli anni Trenta non possono farlo). In questo sc.:nso , quelli che O.B. unariga più :;0110 e1Tic:1cemente d1iam;1 -disastri fìnanziari• auspicando che non si rin novino, si ~mo invece rin novati dal 1935 al 1940 ...

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Il Goiran 11 espose, coi dovuti temperamenti e riguardi , queste condizioni cli cose, ed il suo grido cli sgomento e do lore agitò la pubblica opinione; ma contro la focz.a delle cose non giovano gli eroismi, e l'esercilo rimase sotto la minaccia della sua dissoluzione, in actes::1 cli eventi che alla lesina pcrmeuessero cli sostitu ire il co rno dell'abbondam:a nell'emblema della finanza italiana. La presente siwazione militare può du nque riassumersi negli enunciali seguenli: 1 .0 L'a rmnrn è insufficienLe al suo compito difensivo; 2. 0 L'attu ale organico dell 'esercito è alquanto in eccesso al compito d ife nsivo ; 3. 0 Questo organismo è incompatibile colle condizioni finan ziarie ed economich e della nazione; 4. 0 Le di fficoltà finn nziarie ha nno se riam ente compromesso b sol idità dell 'ese rcito, nel suo ordiname nto su 12 corpi d 'armata; 5.0 Le spese militari debbono essere contenute in un limite massimo di 450 milioni; 6.0 li minimo bilancio che possa ,1ssegnarsi ,1Ila marin,1 non può essere inferiore a 150 milioni, sen7.a di che esso rimane sempre insufficiente al suo compito dif ensivo. 7.0 All'esercito non si può assegnare un bilancio superiore ai 300 milioni, dei quali circa cinquanta per spese straordinarie di armamento, fortificazioni , vettovagliamento delle pin7.e da guerra ecc. ; 8. 0 Nel limite di 250 milioni di bilancio ordinario non si possono avere che otto corp i d 'esercito in condizion i cli efficienza non inferiori a quelle degli altri eserciti europe i; 9. 0 Un ord inam ento militare su dieci corpi d 'esercito sarebbe g ià un eccesso alle normali concli7.ioni del bilancio generale. 10.0 Un ordinamento su 12 corpi di ese rcito è incompatib ile col bilancio e colla solidit;ì della compagine militare. 11 Data quesLa situazione si affacciano imperiosi i seguenti quesiti: a) È egli possibile e prudente persislere nell'allu,1 \e clisorgani7.7.azionc finanziaria rn il irare? b) È egli saggio continua re a deprimere l'armata per mantenere all'esercito un ordinamento fittizio, che ne pro,·oca l'inefficienza e lo sfaccio? c) È egli conveniente ritorn:1re ad un o rganico cli diec i corpi d 'esercito, quando questo o rdinamento dovesse risultare sempre in eccesso alb ca pacit,ì del bibncio? cl) È forse possibile adottare un organico di otto corpi cli csercilo che consentirebbe solidità milita re e stab ilità finanziaria' e) Sono possibili riforme organiche che risolva no t:1 nro il p mble1rn1 finanzia rio quanto quello militare?•'

" Gcn. Goiran. Del rt111w1·am e111u m ilitare /11 ltulia (1101:1 di D.13.). ' ' Le considerazioni di D.13. in questi dicci punti d:1 una pane sono condivisibili e rispccchiano k: tesi di pan:cd1i scrittori militari terrestri dcd tc.:1111)0. ma dall'altra suscitano due inten·ogativi: perché pcr la Marin:1 si consider:1 come obiettivo l:t sufficit:m::1 tlifensi1·a c si asst'~n:1no le risorse d i conseguenza. memrc per l'Esercito si tag li:, cono alfer mando che. in tulli i c;i:;i. noi\ gli si p u<'i ;issegnarc pi2, di 500 milioni? gli st:inziamcnti ùe1ono essere dimensionati in relazione alle esigenze. o solo in rdazione ;1 llc risorse disponibili? In ambedue i casi. il criterio do1Tcbbe valere per tuui e i conseguen1i •aggiust:imenti" dovrdihero rìgw1rdare tulli . ' ' Si cratta tÌi interrog;itivi e prohlcini più facili d:1 porrc che da risolvere, i q uali in ogni tempo sono stati - nella loro sos1anz.;1 - di anw1lit.ì. e fin troppo rnramente hanno trov;110 risposte socklisfaccn1i nella reah~ icaliana.

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Il persistere nella situazio ne presente sarebbe una demenza se pure no n un reato nazionale. l i ridu rre l'esercito ad un ord inamento stabile d i otto corpi d'armata, se soddisferebbe alle esigenze fi nanziarie, non soddisferebbe forse a quelle difensive nella ipotesi cli un con flitto austro-italico, e perciò se può considerarsi una soluzione temporanea consentita dalla presente situazione politica, non potrebbe considerarsi una sol uzio ne permanente e definitiva. Il ritorno a dicci co rpi cli esercito sarebbe forse la soluzio ne p iù spicciativa, ma l'ordinamento militare rimarrebbe sempre in eccesso alla capacità finanziaria, e si dovrebbe rico rrere a p rovvedimenti riduttivi che comprometterebbero sempre la solidità militare. È noto come il generale Ricci, e dopo di lui il Ma rselli, giudicasse conveniente d i non eccedere negli ,1 rrnamenti territoriali e di accrescere invece quelli navali, ed è altresì noto come il Ministro della Guerra rispondesse al Ricci c he le sue idee non armonizzava no con quelle delle sfere competenti. 15 Le idee oggi prevalenti, nelle sfere di competenza son forse alquanto più in armonia con q uelle del Ricci e del Nlarselli, ma ad onta di ciò, qualsiasi riduzione troverebbe forse insuperabili difficoltà, se la nazione ccl il Parlam ento non si pronunciassero in rnoclo imp erativo ed impo nessero la riduzione a dieci corpi d'esercito. Questa so lu zione, benché giovevole rnnto alla finanza q uanto all'esercito, non risolverebbe completamente il problema militare e rinan ziario, ma salverebbe dalla dissoluzione rn nto la Cinanza quanto l'esercito; perc iò, se alt re soluzioni no n fossero possibi li, noi accetteremmo questa come una specie cli salvataggio dal naufragio al quale si va incontro persistendo nell'anu ale indirizzo finanziari.o e militare. Sarebbe però ingenuità il suppo rre che q uesta lim itata riduzio ne trovasse favorevoli le sfere di competenza. ed il Manfredi stesso, così sollecito degli interessi marittim i na ziorrnl i,"' clicc che il progra mma dell'Italia deve esse re, per o ra , quello cl i lasciare all 'esercito il suo bilancio elci 1893 ed il suo ord inamento, consacrando all'anr1ara tutti i risparmi che consentono le nostre condizioni finanziarie, il che significa rirnanda rc alle ca lende greche la soluzione del problema mil itare. •S<.: l'esercito fosse ancora su dieci corpi - dice il Manfredi - e si trattasse cli portarlo su dodici , sarebbe il caso di pensarci due volte, ma spezzare un'arma che abbi;.1mo in mano, che ci è costata tem po e fatica, r er fabbrica rne un 'altra, magari p iù adatta, e restare qualche tempo senza l'una e senza l'a ltra, è cosa che non conviene. Solo quando, consacrando alla nona tutte le somme possibil i, l'avremo m essa in grado di assicurarci da per sé la fromiern marittima, solo allo ra sa rà il momento di vedere se, per direnclerc la front iera te rrestre, sia no necessari dodici corpi d'esercito o bastino dieci e magari anche nove». Questo progrnmma si traduce in q uell o cli m;rntenere i nostri reggimenti a 600 uo min i per sci mesi ed a 1000 soldati al massimo per altri sci mesi dell'anno, finché le condizioni del bilancio permettano di accrescere cli cinq uanta milioni il bilancio della mmina. " Ciò signi fi ca che i p iC1 eminenti scrittori .. terrestri.. si sono sempn.: manten uti ass;.1i lo ntani d:i tesi di For7.a A rm:ua. 11 • Cristoforo i\1:tnfredi nei suoi snitti coevi ave\·a sosienuto che il pericolo 111:1ggiore per l'Italia ven iva d al mare.

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Non è possibi le am mercc re che questa debba essere la solu 7.ione tr:rnsitoria, che per ragio ni finanziarie diverrebbe defin itiva, ciel nostro problema mi litm e, e perciò se le riclu7.ioni dell 'ese rcito non fossero giudicate necessarie oc.I oppo11une bisognerebbe trovare altre riforme organiche che consentissero di risolvere, preservando l'cfficicm.a dell'esercito, il problema mi litare, senza rendere impossibile la soluzio ne di q uello finanziario. Questa necessità cli riforme organiche la intravedemmo eia gran tempo, e nel '1895, dopo cli avere es,uninata l;i potenza militare dei varii eserciti europei concludeva mo essere necessa rio rnod ific:1re alquanto l'attua le orclinamertto dell'esercito, onde conferirg li maggiore solidità ccl una parz iale attitud ine alla immediata mobilitazione, che per l'Italia è, più che per qualsiasi altra nazione, una questione di esistcnza. 1I.a nostra conv inzione non è dunque nuova, né consigliata e.la ragioni di relatività fra l'esercito e ;inna ta, ma bensì antica e de riva nte dal co nvincime nto che il ra ch ilismo dell'esercito g li toglie ogni vera e reale v igoria, le cui conseguenze, ad onta elci valore e degli eroismi, possono essere disastrose per l'Ital ia. L'auuale sistema non è scrio né economico, poiché riesce sollanto a sprecare in va ne apparenze le noslre li mi tate risorse, di che tutti ormai sono persuasi, onde crediamo opportu no esporre un progerto e.l i o rd inam ento, lungamente m ec.litmo, il quale ha per iscopo cli conciliare le esigenze finanziarie con quelle militari, afforzando in pace cd in guerra la solidità e la vitalità dell'esercito:~ ** * L'ordirwmento militare comprende due grandi problemi: 1. 0 L'organizw7.ione generale delle forze nazionali: 2.0 L'organizzazione specia le dell'eserc ito permanente. TI primo problema, riguarda nte l'organ izzaz io ne gencrn le, ebbe in passato soluzioni assai dissimili e non è improbabile che poss,1 averne in avvenire altre , sostanzialmente diverse dalla arruale. L'evol uzione è:; princip io mondiale, cd anche i sisten1i mililari seguono q uesta legge cvolut iv,1; ma quello che ci preme determinar<: è il grado d i applicabil ità di u n dctenninaro sistema alle diverse nazioni. È egli logico applicare a culli gli Stati. il cui problema militare è dissimile. un medesimo ord inamento militare? Il sistema degli esercit i n:17.ionali e della milita ri zzazione generale si è affermalo dopo le grandi vi11oric della Prussia. e non vi è dubbio che l'ordinamento prussiano soddisfacesse alle esigenze politiche dello Stato.

,- Qu<.:sto prohl<.:ma viene tr:111a10 da D.B. nella Sil11aziu11e 111iliwre medilerrtmea ( 1895 - Cfr. Tomo l. l'art<:' I. para. XI). In sos1anz:1 . :l\v:dt'ndosi ddl:t sua r:1rn t:ompetenza anche in m:lleri:i di str:lle· gie e ordin:1111enti 1erres1ri. D.13. n1ole qui indic;m· un nuovo .. modello d i dil~s:t• per n:sercito, eh<: clovrebhe consen tire ddle <c:conorn ie a f':1vor<: d ella Marina e :11 l<:mpo ste;;sso llliglio rar1.• con incisive riforme 1·eJlici1.·nz;i delle forze terrestri 1.· l;1 loro pron1ezza opt·rali\·a. "" Ohi<.:llivo senz:1 dubbio suggestivo e tuttora di pien;1 ;111u:11itit. 111:1 molto difficile: cl:i r;tggiungere: nonostante gli infiniti e apprezzabili progelli. <.:sso non è stato. infat1i. mai raggiunw... Viene d:1 chiedt'rsi anche J)t'rché D. 13. <.:Onsider:i un .. nmdello.. organ i<.:<> preciso solo per f'Es<: rci10, sen7.:1 indicar<:' p:1 r;illd ;nnenre scelte co stru tti ve. organid1c.: e amministrati ve per la Marin,1, suscettibili d i realizz:ll'<: e<.:onomie l' miglioramenti dell'effici<.:nl:t anche pn le fo rze; n.i l':di.

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Le altre nazioni eu ropee, esclusa l'Inghilterra, si sono affrettate a copiare l'ordinamento pru ssiano, adottando un sistema cartaceo dove non era possibile applicarlo integralmente . Molte nazioni, per incapacità finanziaria od incompatibilità etniche, sono rimaste al sistema ca rtaceo, altre ne hanno sviluppato alla meglio, come l'Italia, le principali funzioni trascurando le complementari, per modo che si ebbe un sistema embrionale corrispondente in apparenza, m a non in rea ltà, alla indole ciel sistema prussiano. Non è nostra intenzione addentrarci in questo argomento, ma non possiamo escludere, per lo scopo che ci siamo proposro, le seguenti domande: Che cosa ha di simile il problerna militare dell'Italia con quello della Germania? Per quali ragioni l'Italia si è affrettata a copiare imperfettamente il sistema prus.• :> stano. È logico persistere in un sistema che non possiamo applica re integrn lmente, perché non corrisponde alla indole ciel nostro problema militare? Noi lasciamo alle sfere di competenza la soluzione cli questi quesiti e ci limitiamo ad affennare: 1. 0 Il sistema militarizzante germanico non è applica bile per ragioni politiche, militari, finanziarie, socia li ... integra lmente ,1 ll'[talia; 2.0 L'esperienza di trent'anni ha dimostrato la nostra incapacità di applicarlo utilmente; 3.0 L'imperfetta applicazione si risolve in dissipa7.ionc di denaro, cli tempo, di energie ccl in complicaz io ni dannose all'eserc ito ccl al paese; 4.0 li nostro problema organico deve essere risolto italianamente come l'lnghil- · terrn ha risolto il suo nazionalmente; '9 5.0 L'errarn solu zione ciel problema generale in nuisce dan nosamente sulle soluzion i parziali del problema mil itare. Premesse queste considerazioni generali , ed affermata la convenienza, se pure non la necessità, di procedere acl un rinnovamento ciel nostro sistema generale cli milirnrizzazio ne, passiamo ad esporre il progetto cli ordinamento che riguarda l'esercite permanente. * ••

l crirerii fondamentali di questo progetto cli riorclinrirnento dell'esercito permanente sa rebbero i seguenti:"' 1. 0 Ridurre da dodici a sei i corpi cli esercito in attività di servizio, mantenendo questi sei corpi, che chiameremo impari, ad un effettivo eguale o poco inferiore a quello di guerra; 2. 0 Mantenere intatti e completi i quadri degli altri sci corpi soppressi, che chiameremo pari. ,1ggregando questi quadri, ufficiali e sotto ufficiali, alle corrispondenti unirà degli altri sei corpi (impari) in attività di servizio; "' Espressione.: troppo vag:i e un po· oscura . ., Ci asterremo <la esami e giudizi globali sul progcuo di D.13., la cui nutt:ria non può che interessare en j)l1ssa111 i cultori di cose mariuime. Annoteremo comunque.:, là ove occorre. le proroste di D.13., da colloc.,rc.: fra le tanl<.: - da allor:i in poi - che: invariabilmente si prc.: figgono il tmrpo ambizioso obiettivo di otl<.:nere minore spesa e :i l tempo stçsso maggiore.: e ffic ienza .

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3. 0 Versare nei sei corp i impari tutto o quasi tutto, secondo le condizioni ciel reclutamento, il contingente annuale che ora viene suddiviso nei dodici corpi, elevando così la forza delle unità in tempo di pace all'effettivo cli guerra, riducendolo cli un terzo, durante l'inverno, quando fosse esclusa qualsiasi minaccia di conflitto);21 4.0 Stabilire una rotazione biennale o triennale di tutti i comandi effettivi, grandi e piccoli, per modo che i quadri pari rimpiazzino quelli impari, e gli uni siano considerati come il duplicato degli altri, ottenendo così un doppio inquadramento per ciascuna unità , in tempo di pace; 5. 0 Mantenere aggregati ai reggimenti impari gli ufficiali inferiori ed i graduati cli bassa fo rza dei reggimenti pari, costituendo un reparto speciale che conserverebbe le tradizioni, le prerogative, la bandiera del rcggirnento pari, del quale costituirebbe il nucleo carcliaco;zz 6.0 Usufru ire di parre degli ufficia li superiori dei sei corpi pari per se1vigi non reggimentali cioè: scuole, amministrazioni, direzioni, missioni, comitati ... durante il periodo d i rotazione dei corna nd i effettivi; 7.0 Stabilire una concatenazione reggimentale elci contingenti, per modo che le classi dopo se1vito tre a nni nel reggimento impa ri o pari, passerebbero per altri tre a nni nel reggirnento pari od impari, per essere quindi iscritte per altri tre anni nel reggimento della miliz ia mobile; 8. 0 Aggregare i quadri della milizia mobile alle corrispondenti unità della milizia attiva, per modo c be si ottenga il massimo affia tamento fra le truppe sotto le a rmi ed i quadri che le dovranno successivamente inquadrare; 9.0 Mantene re per il Genio, gli Alpini, le milizie d i Sardegna cd i servizi speciali, quegli ordinamenti che fossero giudicati più convenienti/-' 10.° Conservare rer la cavalleria la fe rma speciale, rnigliorandone la qual ità con una parziale applica zione delle disposizioni vigenti per i carabinieri reali/ ' 11 .0 Ma ntenere il sistcrna cli reclutamento nazionale, se giudicato indispensabile, oppu re adottare un sistema continentale e peninsu lare escludendo sempre quello misto, il q uale se agevola la mobilitazione di pochi giorni, compromette gravemente b solidità dell'esercito. ivlolti altri criterii direttivi si potrebbero fin d'ora enu nciare, ma questi ci sembrano su fficienti a tracciare lo schema generale del riordinamento, onde procediamo ad esamina re i miglioramenti n1ilitari, finanziari e morali che eia questo progetto parrebbero de rivare. " 0.13. aggiunge in nota: .. i[ contingenw ,tnnua le potendo essere di centomila uomini, su trecentomila iscritti si avrebbero tre classi più che sufficienti a mantenere i sei corpi impari, e Servizi relativi al loro e ffer.tivo d i guerra•. "E la ma nutenzione e il rinnovo dd materiali per i reggimenti pari non cost it11i1P chi ci p enserebbe? quanto persona le rich iedere bbero' soprattu tto, quanto costerebbero, visto che al momento urge rinno vare l'intera anigl ieria eia campagn a e completare il rinnovo dell"arma mento indivi dua le (f"ucile 9 1)? e le loro infrastrutture' ' ' Q uanto sarebbe l'aliq uota d i queste truppe speciali' quanto costerehlie1 Il costo delle truppe speciali è maggiore di quello delle altre. ' ' L'artiglieria, interamente ippotra inata, al tempo provvedeva anche a tutti i tra sponi a tra ino animale. Era, in soswnza. un"Arma a cavallo come la cavalleria, con in più una fisionomia ad elevata va lenza tecnica, che richiedeva all;i truppa un lungo e severo addestramento. Perché 0 .13. non prevede anche per quest'Arma ordinamenri o ferme speciali?

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I vantaggi cli carattere militare direttamente consegliibili sarebbero, sa lvo e rrore, i seguenti : 1. 0 Mobilitazione immediata cli sei corp i d'esercito, i qua li opererebbero lo schie ramento strategico alla dichiarazione di guerra, quando fosse provveduto e preveduto adeguatamente a lla situazione politica;25 2.0 Massima solidità rnilitare derivante dal pennancnte effettivo di g uerra , escludendo le conseguenze della integrazione dei reggimenti con elementi eterogene i che n on conoscono i loro superiori, i loro compagn i e forse nemmeno le armi d i cu i dovranno servi rsi, evitando il pericolo cli dovere costitu ire e consolidare tutte le unità grandi e p iccole , ne l periodo iniziale della g uerra; 3. 0 Utiliaazione comple ta cli tu tti gli elementi comba ttenti e naturale e liminaz ione di molti servizii parassitari; 4.° Completo affiatamento delle truppe coi quadri, ta n to per le u nità impari che per le pari, d e rivante d a lla compartecipazione reggimentale e dalla rotazione del comando; 5.° Completa istruzione cd educazione militare delle truppe, le quali vengono sem pre impiegate nel loro effettivo di guerra; 6.0 Possibilità di curare maggiormente l'istruzione dei quadri, impiegandoli unitamente al reggimento cui sono aggregati, oppure scparntamente per istruzioni comp le mentari, con vantaggio cli servizio tanto individ u:~le che generale; 7°. Esercizio effettivo del comando rnilitare per parte cl i tutta la gerarchia, rimanendo esclusa quella b urocrazia cartacea che oggi, per degenerazione dell'o rganismo, inquina tanto i p iccoli che i g randi comand i; 8 .0 Migliorate le difficili cond izion i della nostra mobilitazione, q ualunque ne sia il sistema, per il calmo è ordinato p rocesso di concentrazione, consentiro da l già effett uato schieramento strategico cli sei corpi di esercito; 9 .° Facilità colla q uale s i opererebbe l'organizzazione dei sei corpi di riserva, per la costituzione prelim inare dei quadri , per la o rganizzazione cli tlltti i servizi reggimenta li nella sede d e l reggimento, per modo che la nuova compagine, dopo lo sgombro dell'unità corrispondente, s i ordinerebbe e consoliderebbe rapidamente : 10.0 Piena utilizzazione del le truppe sotto le a rm i per esigenze di ord ine interno, evitando le perturbazio ni ed i. pericoli delle mobilitazion i parziali, e la possibilità cli inocu lare ne ll'o rga nis mo sano dell'esercito le infezioni che tras uda no dal paese. li consolidamento della nuova organizzazione consentirà molti altri va nrnggi, ma quelli enunciati c i sembrano così evide nti e virali eia meritare l'onore cli um1 d iscussione seria e spassionata . I va ntaggi economici sono p rin cipalmente i segue n ti: 0 ] . Possibilità cl i consolidare in rnodo reale e perma ne nte il b ila ncio delb guerra, escl udend o le continu e pe rturbazioni che deriva no dall'ordinamento attua le, commisurando la spesa rnilitare alla capacità contributiva nazionale: 2°. Possibilità di elevare da sei a sette e forse anche ad otto corpi impari e pa ri, l'organico dell'esercito, senza grande aumento cli spesa , appena la consolidazione ciel bila ncio generale consenta qualche eccedenza a vantaggio ciel potere milita re; " E se: essi - a fronte cli Eserciti come il franc<:se e l'austro-ungarico, che m<:1.t<:vano subito in campo il massimo numero di uomini - non fossero bastati' perché D .13. non climostra che erano su fficienti anche in questo c 1so'

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3. 0 Possibilità d i accrescere di due corpi l'esercito permane nte pe r ogni trentina cli milioni c he si avessero disponibili nel bilancio, ciò che consentirebbe la speranza di dare al nostro esercito una vera efficienza offensiva: 4. 0 Possibilità cli ottenere, nella situazione presente, qualche economia per riduzione di spese, pel migliore impiego de i quadri, per esclusione d i mobilitazioni parziali ... utilizzabil i sia a vantaggio del bila ncio che del potere rnilitare; 5.0 Migliore procedimento nella rinnovazione del materiale da guerra, potendo all'occorrenza utilizzare le a rmi dismesse dai sei corpi impari, senza menoma re troppo l'efficienza dei sci ·Corpi pari, costituenti il secondo repa rto dell'esercito pe rmanente.26 Anche quando il periodo di transizione non consentisse importa nti economie, il solo beneficio cli consolidare il bilancio , di dare stabilità organica alla milizia, di escludere le perturbazioni deriva nti dalle parziali mobilitazioni ci sembra così impo11antc da renderci confidenti nella vitalità dell'organismo che lo consente. I vantaggi d i carattere rnorale che da l nuovo o rd inamento potrebbero derivare ci sembrano i seguenti: 1. 0 Maggiore prestigio dell'esercito per l'avvivazione dello spirito d i corpo e d ignità militare derivante da un organismo piC1 s:rno e più vitale; 2.0 Maggio re prestigio ciel comando, esercitato con tutta l'efficacia militare e mora le; 3. 0 i\faggiore gar,rnzia dell 'ordine pubblico e tmlggiore tranq uillità della coscienza naziona le; 4.0 Minore perturbazione de i pubblici servizii, ciel lavoro e della economia nazionale. L'importa nza eccezio nale d i questi vantaggi morali per una nazione che ha smarrito, come l'Ital ia , la rettitudine del sentimento ed attrave rsa un periodo cli profonch-1 perturbn.ione no n p uò essere disconosciuta, cd ove q uesti va ntaggi fossero pie namente realizzabili, come crccl iarno, basterebbero a giustifi care l'adozione che ci consente cl i risolve re in modo serio e conven iente tm problema rimasto eia trent'an ni insoluto . Prima però di concludere e sentenziare, è op portuno vedere quali possa no esse re gli svantagg i del s iste1m1, e perciò, prevenendo la c ritica, clarcn10 uno sguardo al rovescio della medaglia.

Ivlanterremo la cnt1ca ne lle regioni generali ed elevate poiché trattandosi di argomento così importan te è p roprio il caso d i attenersi a l de m inimis non curai praetor. Gli appunti princ ipali che si possono muovere al progetto sono: 1. 0 Pe rturbare gravemente l'attwlle s iste ma organico dell'esercito; "' Accorgimento di ef ficacia assa i dubbia, essendo necessa rio assicurare - almeno nell'ambito dell'Esercito permanc.:nte - l'omogeneità delle armi e dei materiali. l'iC1 in genera le. si no ta d1c.: D .l3. non dimostra in modo preci:,;o e: c.:sauriente come e perché gli ord inamen ti da lui proposti assicurere bbero i risparmi dc.:siderati, da lui ind ic ni nei qu;1ltro punti prc.:ceden ti come obiettivi.

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2. 0 Menomare la potenza dell'esercito colla sostituzione di sci corpi cli riserva coi quadri a sei corp i permanenti. Ogni evoluzione o trasformazione implica sempre pe rturbazione, ma poiché le condizio ni fina nziare impongono in modo assoluto di contenere le esigenze mil itari, di troncare una situazione pericolosa e fittizia, così la trasformazione non può evita rsi , a me no che l'Ital ia non preferisca cl i rimanere in una costante condizione di esaurimento o di bancarotta fin anziaria e militare. Finché il problema mil itare si poteva supporre solubile media nte la preservazione dell 'ese rcito anche a danno dell'armata , e ra forse carità patria il tacere le fu neste conseguenze d i una errata soluzione del problema militare, ma poiché questa soluzione ci condusse a me nomazioni gravi e sosta nziali di forza vera e vita le preserva ndone solo l'esteriorità e la pa rvenza, noi crediamo che s ia giunto il momento d i sacrificare questa parvenza, che può essere causa cli disillusioni e cli disastri, ad u na realtà a nche più modesta, ma che può a ncora essere sa lvezza. Nella presente situazione no i abbiamo un esercito in real e dissoluzione ed una fi nanza priva cli qualsiasi riserva che possa consentire l'incremento permane nte dei bilanci, me ntre la situazione europea impone sempre più l'incremento dell 'armata. I.a riduzione dell'organico militare , in eccesso alle esigen ze dife nsive, è im periosa, e perciò fra la pe rturba zione derivante dalla riduzione di due corp i, al minimo, e la trasformazione eia noi proposta, che consente così grande elasticità dell'organismo, no n dovrebbe essere dubbia la scelta e noi crediamo che q uesta od altra simile riduzione finirà per imporsi, non solo all'Italia, ma a tutte [e nazioni marittime e forse anche a quelle contine ntali. Q uesto sistema offre un mezzo semplice e pratico cli ridurre parzialmente le gra vezze miliwri senza grand i menomazioni cli forza vera a nc he per le nazioni che possono spende re trentacinque milion i per corpo d 'ese rcito e c he hanno un sistema regionale cli mobilitazione . Le nazioni che sono principalmente marittime, c he ha nno gra nde margine di conringente, che possono accrescere le forze inquadrando maggiori clementi, che hanno una situazione finan ziaria d ifficilmenre risanabile, che debbono provvedere ad incrementi impe riosi del potere navale ... hanno il n1assirno interesse ad adottare un sistema che consente la massima elasticità fin a nzia ria e milita re. Non tocchiamo l'esercito( Ne toucbez pas à la reine! Ecco il grido cli tutti i pu risti, i pedanti ed i pusilli della politica . Ma ciuando l'edificio rovina , bisogna pu re pensa re a ripara rlo se non si può de molirlo, e noi c rediamo che la riparazione non debba essere superficiale. È questione più cli ricostruzione che di rappezzame nto e colo ro che credono cli rimediare ad una situazione così pericolosa con provved imenti spiccioli, man ipolazioni, rimpasti dei ·ra ri nantes nella compagine reggimentale, s'illudono grandeme nte poiché la gravità del rnalcssere non vuole pallia tivi, ma drastici risolventi . Noi rite niamo q uindi che la perturbazione, benché grave, non escluda Ja possibilità di portare a compimento la organizzazione durante il periodo di pace e di sicurezza che la durata della triplice ancora ci conse nte. Il secondo appunto che potrebbe farsi al progetto riguarda nte la solidità dei sei corpi pari, che c hiame re mo di riserva, è certamente più ponderoso del p rimo. Quale solidità avranno i sei corpi di rise rva , in paragone di sei corpi nelle attuali condizioni di efficienza?

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La risposta è certamente difficile e noi sottoponiamo il quesito ai competenti, i quali con fede, a1nore e carità d i patria medita no sulla rovina che ci minaccia, non senza tacere le sommarie considerazioni seguenti: 1. 0 I sei corpi impari rappresentano indubbiamente una grande supe riorità d'effic ie nza sopra gli attuali, e perciò offrono un largo compenso alla deficie nza, possibile ma non p robabi le, di sei corpi d i riserva; 2. 0 l fa utori degli eserciti piccoli ma solidamente costituiti sono ancora molti, e non è improbabile che sei buoni corpi d i esercito siano giudicati più efficienti d i dieci cattivi cd anche mediocri; 3. 0 Nelle attuali cond i:doni i reggimenti essendo ridotti ad un massimo di 1000 uomini d urante i sei mesi estivi ed autunnali, ne deriva che i du e terzi della forza debbono essere provveduti dai contingenti richiamati; 4. 0 Il sistema cli mobilitazione misto i.mbottisce i reggimenti d i riservisti non appartenenti al reggimento, che non conoscono i superiori, i compagni e forse nemmeno le a rmi, onde la solidità cli questa compagine non può essere granché superiore a quella dei reggimenti pari di nuova formazione; 5.0 I reggimenti pari, benché di nuova formazione, sono costituiti da riservisti che conoscono i loro supe riori, i loro compagni e le loro armi, cl1e si raccolgono nelle loro sedi reggime ntali, che s'i nquadra no come fu rono inquadrati durante il servizio attivo, e perciò p resentano una garanzia di solidità forse non infe riore, dopo un mese cli amalga rn azione, a que lla degli attua li reggimenti; 6.0 La rotazione del comando non presenta difficoltà ed inconvenie nti poiché per gli ufficia li inferiori esiste il continuo contatto con le truppe, e per gli ufficiali superiori si verificherebbe presso a poco quello c he avvie ne ora per gli ufficiali provenienti da llo Stato rnaggiore; 7.0 La soppressione dei gra nd i coma ndi cli corpo d'esercito, oggi quasi esclusivame nte b urocratici e carrncci, non creerebbe u n inconven iente serio, poiché anche oggidì alcuni eserciti no n hanno comandi permanenti d'esercito, e perché s i potrebbe sempre rnan tenere aggregato al coma ndo del corpo d 'eserc ito impari il capo di stato maggiore del corpo d'esercito pari, cogli aiuta rni maggiori elci reggimenti;2' 8 .0 La difficoltà rnaggiore rigua rderebbe il recluta mento cavall i, rna questa è p iuttosto q uestione cl i provvedimenti regolamenta ri che cl i incompatibilità organ iche , e nu ll a esclude la possibi lità di completare i cavalli de l treno e delle a mbu lan ze nella zona di schieramento anziché in quella d i mobilitazione, onde, da" l.;1 inohilirnz io ne d i un esercito in tempi brevi è cosa ,1ss;-1i complessa e non riguarda solo gli uomini dei reparti combattenti, ma anche e soprnuuuo i Cornand i, i trasporci, i Servizi logistici; è molto clubhio che essa avrebbe ragg iunto i necessari traguard i cli efficienza e r;-1pidi1;:1 (auspicaci da D.13. nei suoi precedt:nti scritti, anche ma non solo per la Marina) con la prese::nz;.1 presso le unità in vita solo dei Capi di Stato Maggiore dei Corpi da mobil itare:: e degli aiutanti maggiori clei reggiment i. I dodici Comandi cli corpo d"armata territoriale allora mantenuti in vita fin dal tempo cli pacc av<-:v,1110, appumo, tra i loro compiti fondamentali quello cli preparn re e organizzare la mobilitazione nel territorio cli ri spe::uiva competenza. Da tener presente, inlìne, che la mol>ili1;1zione per le guerre di inclipenclenza e coloniali aveva sempre dato luogo a numerosi inconvenienti, la cui causa principale cm la ma ncata preclisposizione, fin da l Le::mp o d i pace, di un'intelaiatura di comando e logistica in grado di entrare subito in fu nzione, con particolare riguardo a trasporti e sanità (Cfr. F. 13otti, la mo/Ji/itazione - precedenli storici, Supplemento alla "Rivista M ilitare.. n. 4/1991).

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ta la buona volontà e le buo ne disposizioni, si potre bbero supera re anche queste difficoltà /' 9. 0 I grandi servizi d 'intendenza d'armata, i parchi, gli equipaggi da ponte ... non sono indispensabili nel periodo iniziale della guerra, e perciò quando la pa1te com.battente, provveduta dei servizii che riguardano il corpo d 'esercito, sia al completo e pronta all'azione parrebbe c he il problema militare fosse sufficientemente risolto;2~ 10. 0 Il periodo di te rnpo che corre fra le trattative diplomatiche e la dichiarazione d i guerra, specialmente se intervengono gli arbitrati, permetterà sempre cli avere i corpi impari in condizione di soddisfare al compito difensivo. Queste considerazioni tendono a provare che le difficoltà organiche possono essere superate quando non si giudic hi il nuovo ordinamento coi criteri che regolano quello in vigore, ma coi nuovi principii direttivi che dovranno informare la nuova organizzazione dell'esercito permanente . Il nostro problema militare esige, per consenso quasi generale, una nuova soluzione, e la stampa militare si è occupata di questa questione che tanto interessa l'esercito, l'armata ed il paese e noi crediamo che, se q uesta questione interessa s pecialmente l'Ita lia, s'impone a nche alle altre nazioni le quali, come afferma il Moderni, se non vorranno diminuire l'esercito saranno cost.rettc a trasformarlo in un organismo meno costoso. L'ordinamento da noi proposto consente di proporzionare la spesa alla capacità contributiva del paese, cli avere in ogni tempo un solido, benché piccolo, esercito pronto all'azione; cli avere un secondo esercito d isponibile e bene costituito dopo un mese dalla dichiarazione di g ue rra ; d i consentire una grande elasticità organica, che con limirara spesa permetterebbe di elevare a 14 ed anche a 16 i nostri corpi d 'esercito permanente , re nde ndo disponib ile per l'offensiva truppe veramente solide e degne cli figurare al fianco di qualsiasi esercito europco.50 Qualunque sia la fortuna serbata al progetto d i riordiname n to, che per debito di coscienza esponemmo, rimarremo saldi nel convincimento che l'attuale effimera organizzazione dell'esercito deve cessare e che una nuova soluzione ciel p roblema militare si impone all'Italia.

'"Accorgim ento che, per q uanto d t:tto prima, è eia esdudt:rt:: i trasporti e la sanitù devono t:ssere efficienti suhit.o, f)t:rché attengono in brga rane alla preparazione "' Anch e questo accorgimento è assai poco conclivisihik, sia perché gli organi dirt:tt.ivi e esecut ivi d<:i S<:rvizi log.istici di armata richi<:dono un approntamemo assai lungo e complesso, si,1 pe::rché fin dall'inizio - quando gli inconvenienci sono in c<:n a misura inevitabil i - le uni!J al livello cli d ivisione e corpo d'armata specie r<:r i tr;isporti, il vetcovagkunento, l'ammassamenco di munizioni, la costituzione di rise::rv<: cli rn.a teriali ecc. devono avere subito alle s1xtlk un a solida organizzazione. Lo dimostrano gli inconvt:ni<:nti che si sono verifkaii nella mobilitazione d elll's<:rcito p er la prima guerra mondi11 le (Cfr. F. JJotti, La logisticc:1 dell'Jisercito Italiano, Roma, SME - Uf. Storico 1991 , Voi. li Capitol i XV, XVI e XV[[). ·"' Si noti ~·he i costi ddk soluzioni proposte:: da D .LI. non sono indicati, né e::gli pr<:cis,1 - in questa sede o altrove - dove e com<: reperire i 300 milioni d i spese straord inarie in dieci anni, da lui ritenuti nec<:ssari ...credito ecceziona]e.., ma come:' Non è cosa da roco: è un·esigenza centrale, che <.:osì rim;ine:: nd limbo.

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PARTE TERZA

Domenico BONAMICO STRATEGIA E TATTICA NAVALE

(1901)


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I. Domenico BONAMICO

LA STRATEGIA NEL SECOLO XIX («Rivista Marittima" aprile 1901)

Gli si.udi di rilievo di D.H. n.et secolo XX sono due: quello sulla strategia e tattica navale (1901-1902) cbe ora introduciamo, e quello sulla guerra russogiapponese 1904-1905 (ucls. Parte V). Sarebbe stato molto interessante conoscere più nel dettaglio le sue considerazioni di carattere strategico e tattico dopo quest'ultima guerra e non prim.a: nia anche cos~ pur sc1"ivendo nei primi due anni del secolo egli riesce a fornirci una ricca messe di rijlessioni che completano gli studi del 1894-1895 (Tomo I, Parte JI) in materia strategica, aggiungendovi ex-novo quelle (ad esse strettamente legate) in materia tattica. Come già nel 7894-1895, anche in questo caso D.B. tratta della strategia non sotto il profilo puramente teoretico, epistemologico e lessicale ma dal punto di vista della prassi, delle sue concrete manifestazioni, esam.inando in che modo sono vcffiati i criten· strategici - tipici della piena maturità del periodo velico ereditati dal secolo X VI!l, qual è stata la Loro applicazione pratica nel secolo appena tmscorso, e quali possono esse1·e i c11teri teorico-pralici più opportuni all'inizio del XX secolo. Dai conjlilli del XIX secolo l'autore deduce una se11e di aforismi, cioè di ,brevi massime che enunciano una regola pratica e una norma di sagqezza» (Carzanti). Essi sono, quindi, cosa assai diversa dai pi1,ì, ambiziosi principf di scuola jominian.ct ai quali si ispira anche Maban, intesi come ·fondamenti (di validilèt permanente) di 1111 ragionamento, di 11na dot1ri1ta, di una scienza. (Garzanti): perciò sono da lui de.finiti «elementi teorico-pratici della scienza strategica•. È pienamenle valida anche al momento attuale la metodica seguita da D.H., cbe guarda alla sircllegia del presente e del futuro senza lasciarsi abbagliare dai vorticosi progressi della tecnica a fine secolo XIX e volge prima di tutto lo sguardo a/l'esperienza del passato, per 1neglio capire la sostanza dei proh/e1ni, dei inutamenti del 1nome11to. Un approccio sloricistico in.somma. dove accanto ai conJlitti del secolo XIX trova posto una rassegna sia pure non esaustiva dei contributi teorici dei vari autori europei Ilei secolo X IX, rimasta unica in Italia e perciò p reziosa nel suo genere. Per quanto rig 11arda i conjlitti, D.B. indica come i due capisaldi seco/c11"i dell'arte della guerra navale le guerre napoleoniche (culminate con la battaglia di Trcf/alga,) e la g uerra ispano-americana del 7898 (vds. Parte IV). A conferma di quanto da noi fn p recedenza osseruato, quest 'ultima è da lui giudicata come ,la maggiore ji'a tutte quelle del XIX secolo•

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Fatto rimarcbevole, questa volta egli ci fornisce .fìrialmente gli amniaestramenti di carattere strategico relativi a due guerre .fìno a questo mornento da lui pressocbé totalmente trascurate: quella di secessione americana 1861-1865 e quella italo-austriaca del 1866. Mancano sempre all'appello le altre guerre del nostro Risorgirnento, che evidentemente considera quantités négligeables dal punto di vista nauale. Dalla guerra americana D.B. trae ammaestramenti in buona parte già noli; della nostra guerra navale del 1866 critica velatamente la pessima leadership, accennando alle conseguenze della mancanza di una valida esplorazione strategica e di una buona hase d'operazioni. Alcune .fì'asi sono ammonilFici e valide anche per le nostre uicende del XX secolo, cmne quelle che l'entusiasrno nazionale non può compensare l'imp1·eparazione e la mancanza di una cbiara direzione strategica, cbe occorre euitare ,la millanteria militare• e che «L'ir~Jluenza politica, in qualunque modo esplicata, è sempre pertu:rbatrice della direttività militare». D.R. d{/ende in 1nodo più categorico del passato il discusso principio della fleet in bcing, inteso carne metodo di d~/ensiva stn;ltegica (attiva) per contendere a una flotta superiore - con idonee basi fì:sse e -~Ji--uttando le condi.zioni meteo il dominio del mare. Metodo - osserva D.JJ. - cbe richiede naviglio di idonee caratteristiche strategiche, e soprattutto la capacità del Capo naua!e di tradurlo in pratica nel modo rnigliore. Esso ':}ì,t assunto corne metodo fondamenta/e del nostro studio sulla Difesa marittima dell 'Italia"; hanno torto «coloro che [come il Roncagli - N.d.A.} sentenziarono che il metodo delle .flotte in potenza costringe le armate al!'inattiuUà, in attesa di una occasione cbe non si presenterà mai, o cbe si risolverà nella catastrofe di Santiago (querra ispano-mnericcma del 1898 N.d.cJ,.

Il filone principale del ragionanwnto di D.B., fin troppo ricco di. sjìunature. si svolge intonio alle due forme principali con cui può essere applicato il principio (di inconfondibile derivazione jominiana) del concentramento p reponderante nel punto decis ivo, che ident{/i:ca con «il dominio del mare e il suo controllo• e «la concentrazione euentuale, non pennanente, nella zona 11-solutiua». re conclusioni alle quali perviene non sono, nemmeno in questo caso, categoricbe e ultimative. Le ultime guerre confennarw - a suo giudizio - la tendenza delle for:ze navali «all'unità annonica della guerra», perché almeno in parte esse tornano a svolgere le ji.m.z:ioni - strettamente integrate con quelle delle forze terrestri già tipiche del periodo remico, anche se è da escludere che possano diventare «un semplice mezzo logistico-militare degli eserciti•. le armale navali banno già dimostrato di essere in grndo - come gli eserciti - di portare a co1npimento un piano con metodo, procedendo di obiettivo in obiettivo; per tale ragione «la strategia navale diverrà scienza come quella territoriale, sepa1andosi dalla tattica colla quale fu jìnora associata". Le r(Jlessioni di D.B. su questi argomenti rimangono, a tutt'oggi, un prezioso riferimento per gli studi di strategia, i quali per essere uerainente tali non possono non rijèu:çi alla sua storia. In proposito, u'è solo da rammaricarsi della nozione trnppo sbrigatiua e 1"iduttiva cbe ha del pensiero stmtegico navale - e del pensiero strategico navale italiano - nella prima 1netà del secolo XIX, certamente non organico, ma phì. ricco di quanto si creda di validi spunti. (F. B.)

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La prima e l'ultima g uerra marittima del XIX secolo segnano i due capisaldi secolari di quell'arte della g uerra navale che tende a divenire, ma che non è ancora, una scienza. La grande guerra che si chiuse navalmente colla battaglia di Trafalgar, 21 ottobre 1805, è improntata a concetti strategici territo riali che la grande mente di Napoleone suppose di poter applicare tanto colle armate veliche quanto cogli altri eserciti. Il fallito tentativo non esclude che quella grande guerra non rimanga, nelle sue linee strategiche, la più alta sintesi dell'arte navale, e c he non fosse una rivelazione cui dovranno inspira rsi i fu turi ammiragli. La campagna di guerra che si chiuse colla battaglia cli Santiago, 3 luglio 1898, benché nel concetto e nella attuazione, per infinità cli cause, non raggiunga l'epicità navale di quell a che fu concepita eia Napoleone, pure non cessa cli essere, anche menomata ne lle sue grandi linee, la maggiore fra tutte quelle del XIX secolo. Felice circostanza, codesta, che c i permette cli avere due pu nti nautici, di partenza e d i arrivo, per tracciare la lossod romia strategica. La ricerca della evoluzione dei criteri strategici nel secolo ci consiglia, onde procedere con ordine e chia rezza , di suddividere questo studio, troppo s intetico per la vastità del tema, nelle sue fasi seguenti: l. Criteri strategici ereditati dal X"VTTI secolo. 2. Evoluzione dei criteri teorici dura nte il XIX secolo. 3. Applica zione pratica dei concetti teorici nelle principa li guerre del secolo. 4. Criteri teorico-pratici al princip io ciel XX secolo. Il pe riodo velico non fu certamente p ropizio, per l'indole della forza motrice, alla sicu ra a ppl icazione della teorica strategica, q uale derivata d i q uella ciel periodo remico, ma q uesta imperfezione non escluse totalmente la possibilità di attmue, con maggiore o minore esattezza, un piano di guerra strategicarnente, e non solo tatticamente , concepito. Limiteremo la nostra analisi alle due forme caratteristiche fondamentali della strategia , eia cu i derivano tutte le secondarie modalità della guerra navale. Queste due forme principali della applicazione de l principio gene rale del concentramento p reponderante sul punto decisivo, ridotte alla loro ultima sintesi sono: 1. Il dominio del mare ed il suo controllo . 2. La concentrazione eventuale, non permanente, nella zona risolutiv,1. Quale e ra la forma cli dominio o di controllo del mare che le guerre del XVIII secolo lasciavano in e redità a quello cli cui c i stiamo occupando' Escludendo il do1ninio assoluto che deriva dalla eliminazione cli uno dei belligeranti, sia per mancanza d i forza navale sia per defic ienze qualitative, s i può rite nere che il controllo del mare, più o meno risolutivo, fu esercitato con i tre metodi seguenti: 1. Ut.ilizzando strategicamente il vene.o, come e lemento disgiuntivo delle fl otte bell igeranti. 2. Utilizzando strategicamente le condizioni geografi che e topografiche del teatro della guerra. 3. Utilizza ndo le superiori caratteristiche materia li, intellettua li e morali cli un 'arma ta rispetto a quelle dell'armata nem ica . Questo terzo metodo non costituisce realmente un distinto sistema strategico, poiché nella sua applicazio ne si ricade assai spesso in uno dei due metodi fondamentali:

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ma poiché esso si giova in sommo grado della correlazione di tutti gli eleme nti strategici , e fu forse quello che ebbe più larga e vittoriosa applicazione, così lo d istinguiamo come metodo speciale, quantunque tale distinzione non sia teoricamente perfetta. Il p rimo metodo strategico del controllo navale per mezzo del vento e delle condizioni atmosferiche fu splendidamente illustrato dal Tourville nelle sue campagne del 1690-91-92, ma specialmente in q uella eletta du large, durante la c rociera dei 50 giorni, che fu perfetta in tutte le sue fasi, non esclusa quella cli otteinpcrare, con energica prudenza, alle istruzioni del monarca, desideroso cli fa re atto di dominio sul mare senza compromettere l'armata . La successiva campagna del 1692 sarebbe forse riuscita a maggiore pcrfeLione di quella del 1691 se Tourville, invece di dovere combattere .fòrt ou faibte, avesse avuto le istrn zioni dell'anno precedente. Questo primo splendido merodo di contendere, con forLe minori , il dominio del mare si riallaccia col n1etodo delle .flotte in potenza (in being) a base mobile, in virtù cli caratteristiche navali strategiche, che fu assunto come metodo fondamentale del nostro studio sulla Difesa marittima dell'Italia. 11 vento e ra nel periodo velico l'ele me nto disgiuntivo, allo stesso modo come la velocità può esserlo oggi, quando sia q uantitativamente assicurata e qualitativamente utilizzata, allo scopo cli 1nantenere il du raturo controllo del mare. Lo scopo cli q uesto studio esclude ogni analisi distintiva delle moda lità strategiche presenti e passate, ma esige che si chiariscono le lo ro analogie onde determinare l'evoluzione dei criteri strategici. TI secondo metodo cl i controllo navale, in virtù di speciali cond izioni topografiche o geografiche, fu con pieno successo e con ammirevole precisione esplicato da l Tromp, ma specialmente dal Ruyter nella guerra Anglo-Franco-Ola ndese ciel 16ì3, che ebbe per principale teatro la costiera ciel Texel e della Zelanda . Questa campagna , c he rivaleggia, se pure non supera in perfezio ne, con quella ciel Tourville, p uò conside rarsi una perfetta appl icazione ciel metodo difensivo a basi fisse anziché mobili, mantenendo la flotta in istato potenziale. Questi d ue metodi possono eventualmente associarsi colle flotte a vapore, ciò che e ra poco conci liabile colle esigenze nautiche delle fl otte veliche, e que st'associazione, non solo possibile ma intensa mente applicahile colle a rmate moderne, dimostra qua nto poco conoscano la storia rnilitare ed abbiano poco studiato le g uerre d el passato coloro c he sentenziarono, a confu tazione della nuova teoria d ife nsiva, c he il metodo de lle }lotte in potenza costringe le armate all'inattività , in attesa di un'occasione c he non si presenterà mai, o che si risolverà nella catastrofe d i Santiago. Egli è certo che, oltre la conoscenza del metodo di guerra dife nsivo, occorre l'attitudine delle fo rze nava li al loro cornpito, e soprattutto la mente capace cli attua re adeguatamente il sistema. Il terzo metodo, c he consiste nella utilizzazione cli tu tte le risorse tanto esterne che interne, senza seguire con rigorosità uno elci due sistemi fondamentali, fu q uello p iù generalmente impiega to e che ebbe i suo i più energici esecutori in Trornp, Suffren e Nelson. Più c he gl i elementi esteriori e d isgiuntivi, si impiegano, ad altissima tensione, gli elementi interni, da i qual i dipende non solo l'azione tattica, ma principalmente l'attuazione strategica.

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Utilizzare tutti gli elem enti cli cui si dispone, impiegarli energicamente, eccitare le energie intellettuali e morali del persona le onde ortenere un rendimento massimo, ecco le princirali caraneristiche cli questo sistema, attuato dal Tromr colla massima intensità, dal Suffren colla massima genialità e eia ! Nelson col p iù costante rigore. Il 18° secolo aveva q ui ndi ricevllto in retaggio da quello precedente tre sistemi di controllo e dominio del mare che avevano avuto una splendida esplicazione nelle guerre Anglo -Franco-Olandesi. Q uesti esemp i che dovevano provoca re una scuo lc1 strategica, come si era già costituita una scuola tattica, andarono però in gran parre perduri per la teorica, a causa della sc,irsa coltura e del poco studio degli ufficiali naviganti. li secolo 18° seppellì quasi interamente gli insegnarnenti cli q uello precedente, e soltanto gli studi e la critica moderna ha nno messo in evidenza la perfezione strategica delle campagne navali del Tromr, del Ruyter, del Tourville, del Suffren e ciel Nelson. La caratteristica tattica, data l'indole delle guerre del 18° secolo, preva lse su quella strategica, ramo che, se si esclude la campagna cli Suffren nelle Indie e quella di Nelson nel Mediterraneo, può concludersi che scarse nozioni strategiche emergono dalla direttiv ità cli Ammiragli che eccelsero specialmente, come il Rod ney e il Guichen, per la perfezione metodica della tattica e della manovra. Mentre adunque al princirio elci 18° secolo doveva essere ancora viva l'eco delle grandi guerre del .secolo ·17°, verso il term ine ogni insegnamento doveva essere andato perduto, per modo che non solo gli Ammiragli francesi del periodo napoleonico non compresero il conceuo strategico del grande capitano, ma nemmeno il Nelson nella sua caccia al Villeneuve sospettò lo scopo della diversione ,1 lle Antille. l.a concentrazione eventuale, nell.-i zona decisiva, di fronte ad un nemico vigi le ed attivo aveva maggiori probabilità cli catastrofe che di successo, se non era favorita ch1 eccezionali condizioni, geografiche ed idrografiche. La concentrazione preventiva ossia la rnobil itazion e inizia le, aveva maggiore probabilità cli riuscire, data l'indole delle armare ed i sistemi cli preparn:done alla guerra, m a essa non costituiva una vera operazione cli concentramento eventuale per o ttenere rnomenrnnea menre una preponderanza loo 1lizzata. Questa modal it~ strategica. era stara, nel 18° secolo, più volte tentata d alle squadre francesi con scarso successo, specialmenre se il collegamento doveva avere luogo fra Grest e Tolone, e non soltarno fra le piazze oce,rn iche o fra queste e qualche punto della costiera inglese, come nel caso del D'Estrcés che riesce a riunirsi nel 1672 al Duca di York. Il concentramento eventuale era quindi poco sicuro tanto nello spazio che nel tempo, era soggetto .-1 troppe peripezie per costitui re una vera operazione strategica; godeva assai poco la simpatia e l;.i fiducia degli Ammiragli e perciò può comprendersi con quale entusiasmo Missiessy, Gantaume, La Touche-Treville, Villeneuve, e forse lo stesso Dccrès, accogliessero i piani strategici dell'imperatore. Se queste era no le condizio ni della strategia esclusiva mente navale, q uelle che riguard::ivano la correlazione continentale e marittima, che era stata quasi l'essenza elci periodo remico, erano di gran lunga p iù imperfette e nebulose. Il caso cm sempre arbitro della situazione qua ndo le forze cli terra e cl i mare dovevano cooperare al conseguimento cli un unico obbiettivo costiero o fluviale di qualche importanza, ed i due element i militari, che già furono quasi compenetrati

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durante il periodo remico, divenivano, col perfezionarsi della marina velica , sempre p iù repulsivi ed incapaci di comprendersi. Stabilite le linee generali che riguardano la situazione navale al principio del 19° secolo, se ne possono specificare meglio le caratteristiche raccogliendole, a guisa d'inventario patrimoniale, nel segue nte formulario strategico: O l Le flotte veliche avevano mediocre attitudine alla grande guerra, ed in special modo alle gue rre coloniali, di crociera, di corsa, ma limitatissima attitudine alle altre modalità della guerra : 2° li dominio del mare poteva essere difensivamente contrastato con sufficiente successo, sia utilizzando il vento o le condizioni geografiche ed idrografiche come elementi d isgiuntivi, sia impiegando ad alta tensione le energie interne delle armate e quelle del comando: 3° La concentrazione eventuale nella zona risolutiva mancava, per ragioni nautiche e militari, di sufficiente probabilità di riuscita per essere considerata una vera funzione strategica: 4° La correlazione continentale e ma rittima, per le esperienze della Grande ar111.ata, delle spedizioni d'Irlanda e d 'Egitto, aveva cessato cli essere una preponderante modalità della guerra: 5° La guerra costiera, benché imponesse talvolta enormi sacrifici di vite e cli navi, era più rumorosa che efficace: 6° I.e operazioni fluviali si limitarono agli estuari ed alle foci, mancando gli elementi adeguati alla lotta lungo il corso dei fi urni navigabili: ì 0 La funzione delle armate tendeva a divenire sempre p iù esclusivamente navale, sciogliendo ogni legame colla guerra territoriale: 8° L'unità della guerra navale era menomata dalla difficoltà cli porrnre a compirnento, d 'obbiettivo in obbiettivo, un piano prestabi lito di operazioni: 9° La strategia non fu scienza, raramente fu arte; la ta ttica prevalse per modo che le armate si irrigidirono nelle forrne evolut ive e nel le manovre cli combattimento: 10° L'elemento nautico prevalse su quello m ilitare, il manovriero sul sold:uo, onde la rnarina divenne una casta specializzata nella na utica e nella tattica, ma non nella guerra. Questo studio non ,ivenclo per scopo le caratteristiche tattiche del periodo velico procediamo a determinare l'evoluzione dei criteri strategici durante il 19° secolo. ***

I principali scrittori cli arte nav,de del periodo velico, tra i quali meritano speciale ricordo il padre Hoste, il padre G. fournier, il R. Duclley ecl il Le Clerk , assai poco scrissero cli tattica e punto d i strategia navale. Il padre Hoste, che fu l'interprete del pe nsiero cli D'Estrèes e cli Tourville, si occupa specialrnente di tattica e cli manovrn, ma nel libro V. esamina alcune questioni cli strategia, tra le quali quella del sopravvento, in rapporto alla posizione tattica o strategica delle armare. Dalla Campagne du La1ge di Tourville l'autore non deduce precetti o no rme direttive, ma si limita ad alcune generalità s ulla conoscenza dei venti locali, onde conservare il sopravvento e rimanere arbitri della situazione strategica.

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G li scritto ri del 18° secolo nulla agg iunsero alle teorie del Fouroier e dell'Hoste, che rimasero i due trattati fondamenti dcll'a11e mwale, onde può dirsi che il periodo velico non abbia lasciato alcun rendiconto torico che possa servire quale punto cl'originc per tracc iare l'evolu zione ciel pensiero strategico. Gli storici del periodo velico furono anche meno prodighi di considerazioni tattiche o strategiche dei contemporanei scrittori di arte navale, ed invano si cercherebbe nel Rivius, nel Morisot, nel Roismclè, nel Van Tena<.:, nel Oaniel. . ., qualche accenno alla condotto di una guerra. Gli scrinori tecnici o storici del 19° secolo, che tratrn rono del periodo velico, furono certamente più l arghi dei loro predecessori in considerazioni, ma dalle opere del Brenton, del Sue, del Ja mes, ciel Froucle, del Macaulay, ciel Du Sein, del Troucle, del Guerin, dello Ch eva lier, del Lapcyrouse, del Paris... sa rebbe difficile dedurre qualche criterio posirivo cli arre navale. Maggiore messe si potrebbe rnccogliere ch1 lle opere cli I3<Juet-Willaumez, di Vecchi, cli .Jurien de la Gravière, di Oe Luc:i, di Cha baud -Arnault... ma anche queste sarebbero state di scarso ausilio al còmpito di sintetizzare il pensiero strategico del periodo velico, se qu esto pensiero non si trovasse diffuso nell'opera mc1gistrale elci Mahan. Benché quest'opera sia circoscritrn al periodo che dal ·1660 al 18'12, ciò non pertanto i fre<i ucnti paralleli e le ,1mmire,·oli discussioni delle principali guerre permisero cli risa li re alle sintesi caratterisriche, che rurono p recedenremente ronnulatc . L'opera del M,1 han è qu indi il pu nto cl i o rigine cui si dov rà riferire l'evolu zione del pensiero strategico nel ·19° secolo. che procureremo cli clcrermim1 re colla possibile c1 pprossirnazionc, analizzando le principa li pubb licazio ni cli caraucrc strategico . La prima metà del 19° seco lo è ca ra rterizzat,i eia un:1 com plet:i, quanto incomprensibile, mancc1nza cli studi, non solo strategici, ma benanche taltici ed evolutivi. ll pensiero m arin imo dal 1800 al 1850 si rnccolse in una estasi contemplativa della gra nde <.:popea colla quale si chiuse il periodo vel ico, e da q uesta co ntemplazione fiorì una bella letteratura storica , romantica, biograrica ma poco o punto tecnica o t,Htica. li tecnicismo si rivolse anzicucco a studia re e risolvere la prima p,irte del problema marittimo, che si rinnovava radicalmente colla esistenza della nave a vapore. Codesta evoluzione è ben lungi dal compiersi, dovendo necessariamente seguire in tutte le sue fasi la legge d i progressivo perfeziom1me nto, ma se non interverranno rad ica li trasformazioni orga niche della nave, può ritenersi che le p rime curve approssimative della evoluzione siensi tracciate durante il 19° secolo. le evoluzioni della nave e della rnttica sono estranee a questo studio della evoluzione straLegica, m a poiché l'insieme delle tre curve costituisce il fascio evolutivo clcll'a ne nava le, così non sarà sempre possibile fare astrazio ne dalle loro reciproche influenze. !.'evoluzio ne tecnica della nave influ isce assai più cli quella teorica della tattica sopra l'evoluzio ne del pensiero strategko, onde cl i q uella p iù che cli questa sarà necessario indagare le caratteristiche. I.a nave , strategicamente considerata, non ha subìto grandi trasformazioni dopo l'ap plicazione dell'elica. La maggiore efficienza delle principa li fun zioni strategiche - capacità nautica , autonomia, mobilità, offesc1 a distanza - non ha prodotto alcuna grande perturbazio-

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ne, rna bensì un normale e continuo incremento del valo re strategico della nave, come ebbi occasione di dimostrare in altro mio lavoro, onde questa medesima continuità progressiva dovrebbe riscontrarsi nella evoluzione del pensiero strategico. Data la costanza degli elementi geografici e topografici, la lenra trasformazione dei sistemi difensivi, ed il regolare e progressivo sviluppo della efficienza strategica della nave, si può concludere che anche l'evoluzione del pensiero strategico deve essere lenta e progressiva e tendere costantemente alla perfettibilità; mentre l'evoluzione del pensiero tattico, subordinata alla innovazione dei mezzi difensivi, è soggeua ad intense pe11urbazioni. Sta bilito questo principio fondamentale, che deve essere no rma diretrrice dell'esame analitico degli studi teorici pubbl icati nel 19° secolo, procediamo anzitutto ad una selezione e classifica delle principali pubblicazioni. Gli studi che trattano o sfiorano di volo hl q uestione strategica navale si possono distinguere in tre categorie. 1. Gli studi di carattere srorico-polirico-mil irare-marittimo, che contengono digressioni strategiche di q ualche impo11anza sulle campagne navali ciel 19° secolo. 2. Gli studi di carattere tecnico cli arte o scienza militare, che svolgono importanti considerazioni strategiche. 3. Gli studi cli carattere principalmente strategico o che riguardano la direttività gener,i lc cli una ca mpagna di guerra contemporanea. Alla l" categoria appartengono moltissimi lavori , essendo molto accresciuta in ciu esro secolo la p rodu zione letteraria: ma la maggior parre non fa che accenni superficiali alla direttività militare, onde ricorderemo soltanto quelli scritti da personalirà rnilirnri, i cu i apprezzaff1enti sono di qualche irnportanza e possono servire o form are il criterio strategico del lettore . I principali scrittori cli questa 1" ca tegoria sono i seguenti, elencati per o rdine cronologico. V. A . Bouet dc Willaumez. Juricn dc la Grav ièrc. Boynton Charlcs. E. Chevalier. C. Chabaucl-Arnau lt. C. Chabaud-Arna ult. C. Chabaud-Arnau lt. A. V. Vecch i. A. T. Ma han. A. T. Ma han. A. 'I'. Mahan. F. Riuer von Attlmayr. C. E. Ca llwell. Eastlakc ancl Yoshi. \'<i. La ird-Cl,iwes. D . I3onamico. N .W. Wilson. V. Concas.

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Batailles de terre et de rner, 1861. Gu erres maritimes, 1862. Histo1y of thc navy d uring rebellion. 1869. La marine francaisc et la marine allem,inde en 187 1. Essa i historique sur la strntégic et la Lactiqt1e, 1879. Hisro irc maritirne contempo ra ine, 1880. Histoire des flottes militaires, 1885. Storia generale della marina , 1892. Influ cnce of se:1 power upon history, (1660- '1783). Influence or sea powcr upon history, (1793- 1812) . Thc interest of Americ;1 in sea-powcr, 1897. Der Krieg Osterrcichs in cler Adria i,n jahre, 1866. Effect of ma ritimc com anel on land ca mpa igns, 1897. IIistory of the wa r between Cina and Jap;.1n, 1896. The Royal Navy, 1897-98-99. Mahan e Callwell,1899. T he clownfall of Spain, 1900. La esquaclra ciel n [mirante Ccrvera, ·1900.

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Questo elenco dimostra come durante la prima metà del 19° secolo gli storici militari marittimi non si sia no occupati del nuovo problema strategico, ed abbiano invece rivolta la mente alla g rande e popea del periodo veliero, che costituisce ancora la parte preponderante ne lle opere del Bouet de Willaumez, del Jurien de la Gravière e del Chabaud-Arnault. Soltanto dopo il 1880 gli storici navali, anche trattando, come il Chabaud Arnault ed il Mahan, a rgomenti del periodo velie ro, interpolaro no apprezzamenti critici riguardanti le armate a vapore. È assai difficile da q ueste opere storiche dedurre pri ncipì teorici di strategia, ma esse servono mirabilmente a formare il criterio del lettore che abbia speciale tendenza per gli studi dell'arte navale moderna . Le opere dalle q ua li il g iovane studioso potrà trarre maggiore profitto sono quelle del Mahan, de l Callwell, del Wilson, del Laird-Clowes alla cui opera poderosa collaborarono il Mahan , il Wilson , il Frnser, il Laughton ... La 2" categoria comprende le opere d 'arte o scienza mil itare, nelle quali sono occasionalmente espressi giudizi, criteri o teorie sulla strategia moderna delle flotte a vapore. Le principali opere di questa categoria, ordinate cronologicamente, sarebbero le seguenti: Von Schelika. R. Grivel. P. Dislère. V. Touchard. P. H. Colomb. L. Tixon. R. Frema ntlc. D. Bonamico. D. Bonamico. D. Bonamico. D. Bonamico. G. Perrucchetti. M. Gougeard . P. Cottrau . V. Bourgois. C. Vignot e t P. Fontin. E. Chevalie r. C. De Amezaga. A . T. i\.fahan . S. Maka roff. Bollati d i S. Pierrc. Howa rd Douglas.

S. d i S. Bon.

Naval warfa re with steam, 1858. Pensieri sulla marina militare, 1863. A creatise o n coast defences, 1868. La guerre maritimc, :1869. La g uerre cl'escaclrc et la g uerre de cc)te, 1876. La dèfense des front iè res maritimes, 1877. La potenza ma rittima dell' Inghilterra , 1878. Le d ifesa delle coste, 1878. La guerra navale coi tip i cli navi esistenti, 1880. Elementi della guerrn marittima , 1880. La d ifesa ma rittima dell'Ita lia, 1881. La situazione militare mediterranea , 1895. Insegnamenti della guerra ispano-americana, 1900. La difesa dello Stato, 1884. La marine de guerre, son passé et son avenir, 1884. Opuscol i diversi dal 1880 al 1886. La guerre navale et la défense cles cotes, 1888. Les guerrcs navales dc demain, 1891. Lcs cond irions nouvelles de la guerre navale, 1892. Il pensiero navale ital ia no, 1898. Lessons of the war w ith Spain, 1899. Questioni cli tattica navale , 1899. La guerra in ma re, 1900.

In questa serie non abbiamo compreso gli studi numerosissim i e pregevoli cli tattica, poiché d i questi ci dovremo occupare studia ndo l'evolu zione del pensiero tattico ne l 19° secolo, ed anche pe rché essi non contengono che fugaci accenni a questioni strategiche.

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Nessuna delle opere sopra accennate contiene, sia come prolusione sia come parte integrale dell'opera , una teorica elementare o rudimentale della strategia m oderna. Il pensiero strategico costituisce bensì l'orditura generale dell'opera d 'a ne navale, ma esso r imane sempre allo staro diffuso, indeterminato, inafferrabile e non si concreta quasi mai in q ualche sentenza, in q ualche aforisma , che possa esse re selezionata a va ntaggio della teorica strategica. li Grivel ed il Maka roff furono forse gl i scrittori naval i che espressero maggiori aforismi, come il Douglas ed il Perrucchetti furono gli scriuori militari che applicarono con m,1ggiore l,1rghezza di vedure la teorica strategica degli eserciti alle annate, e sa rebbe certo utile compilare un campionario dei precelli che essi ebbero occasione cli esprimere. Pure ammettendo che gra n parre ciel senso strategico navale sia contenuto, in germe, nei principali scritti d'arte della guerra mariuinrn , è però necessario concl udere che gl i scrittori territoriali s'inspirarono alle teoriche del Clausewitz, ciel Iomini ccl alle scnrenze napoleoniche, e che gli scrittori navali non poterono em,1nciparsi quanto era necessa rio dalla tradizione del periodo velico. Ad o nta cli rn le vincolo inrcllettrn1 le, è però certo che nella 2" mer~ì del secolo si è compiuta una non piccola evoluzione del pensiero strategico, come lo dimosrrerebbe un parallelo fra le opere del Grivel e del Dislère, con q uelle del Maha n e ciel Makaroff: ciò che apparirà anche meglio eia un succinto esame delle o pere di carattere specialmente strategico. La 3" c:1tcgoria comprende una grande ciuantità cli o puscoletti, cli brocl.?ures, di monografie, ma un numero assai limirnto di opere cli qualche importanza, onde si direbbe che la strategia navale non offra ancora elementi bastevoli a comporre teoriche complete come quelle del Clausew itz, del {omini e del Lloycl. Le principali pubblicazioni di indole strategica, ordinate cronologicamenre, salvo involontarie omission i, sarebbero le seguent i: C. Morin. V. Arminjon.

D. Bonamico. D. Bonamico. D . Bonamico. Th. Aube. T h. Aube . B. De Lu ca. Vignot et fontin. Vignot et Fontin. Reveillère. Th. Mahan. H . \Xl. Wilson. E. Fournier. C. F. W inter. G. S. Clarke. E. Lockroy. F. Saggio.

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La difesa marillima dell'Trnlia, 1878. Considerazioni sugli studi cli strategia m ilita re, 1881 . Studi di geografia militare, 1881. Criteri di potenzialità marittima, 1894. Il potere marittimo, 1899. La guerre maritime, 1882. De la guerm navale, 1885. I.a marina nell a grande guerra, 1885. Les gucrres navalcs de dcmain, 1891. F.ssai dc stratègie nava le, 1893. La science de la guerre sur mer, 1893. Rlockade in rclation to naval strategy, 1895. The struggle before us, 1896. La flotte necessaire, 1896. The protcction of commerce d uring wa r, 1898. Rossia's sea power, 1899. I.e clèfence navale, '1.900. Pensieri sulla strategia e tattica navale, 1900.

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A questi principali scritti potrebbero ancora , pro memoria, aggiungersi quelli d i ca rattere letterario del G. Charmes; del Ch. Rope; d ell'Aube; del Cottrau ; del Hymerle; del Landry, del Lim o . . . che hanno rutti, più o meno, u n fondamento strategico a base delle q uestioni esposte con vesce lettera ria od artistica. Un primo sgu ardo al precedente elenco dimostra che gli studi, anche superficialmente strategici, non risalgono oltre il 1878, ma furono iniziati in I ra lia assai prima che in Francia, per opera dell'Aube, si costituisse una nuova scuola. che tenne più tardi il primato strategico. La dottrina strategica navale si trova q uindi nella sua prima fase di sviluppo teorico, ciò che spiega la mancanza di un trattato anche elementare di strategia navale. L'opera che maggiormente si approssima, nelle forme e nella sostanza, ad un trattato teorico è quella ciel Vignot et Fontin (Com.te Z. et II Montechanr), nella quale le questioni naval i so no svolte con p rocedimento e metodo teorico, q uantunque la ripartizione della m ateria no n soddisfi ad un progressivo o rdine teoretico. Lo scopo di questo scritto non essendo critico ma soltanto espositivo, si può concludere che L'essai de stratégie navale, benché non immune da gravi difeni, ha però p regi scientifici così eminenti, e contiene novazioni teoriche così impo11anti, da cosrituire il punto d'arrivo del pensiero strategico nella sua evoluzione durante il 19° secolo . Alla [,'rancia spcrta indubbia mente il primato strategico come già ren ne quello tattico, avendo essa gettate le prime basi della tauica e della strategia scientifica, o per meglio dire teori ca ; ma s,i rebbe erro re il supporre che l,l strategia navale potesse rannicc hiarsi nei p ochi teoremi enunciari dagl i ,1 utori, po iché non pa rrebbe che alle cu 1ve d i ricerca o di scampo possano ridursi •toutes !es c01nbinations de la

stratégie•. Quali possano essere i criteri od i principi strategici che il 19° secolo ha lasci,1to in eredità al 20° lo vedremo dopo di avere dato uno sguardo al le app licazioni del pensiero strategico nelle guerre, onde confrontare coll 'esperienza le deduzio ni che i principali scrittori posero a base delle loro teorie. Possian10 però rin d 'o ra sta bil ire che l'evo luzione ciel pensiero strategico navale, qu ale r isulta cl,1lle opere del le tre c,u egorie considerare, fu assai li mitata , che essa si iniziò soltanto nell'u lt imo q uarto del secolo, che p rocedette se nza orientazione e che non ha ancora dei punti sicuri d'orientamento cui riferire la sua evoluzione fu tura.

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li secolo 19° fu assai meno battagliero dei suo i predecessori, e perc iò, data la trasformazione degli o rdirn11Y1cnti navali e la scarsa esperienza della guerra vi è :-1ssa i poca proba bilità di trova re valido ap poggio alla malsicura teoria. Tralasciando gli avvenimenti cli minore importanza e le operazioni coloniali. che non offrirebbero nessun insegn amento spec iale, possiamo riassumere nel seguente qu adro le guerre elci 19° secolo . Guerra Napoleonica (1800-1814) - Gu erra d' indipendenza clclla Grec ia (1821-1827) - Guerra turco-russa (1828-1829) - Spedizione d'Algeri (1830) - Guerra turco-egiz ia (1833) - Campagna del Messico (1838) - 2" Guerra turco-egizia nella Siria 0839-40) - Guc rrn anglo-cinese (1840-42) - Guerra austro-italica 0848-49) Guerra ciano-germanica (1848-49) - G uerra della Crimea (1853-56) - Guerra

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anglo -franco-cinese (1857-60) - Guerra d 'indipendenza dell' Tta lia (1859-60) - Guerra del Messico (1861-62) - Guerra di Secessione Americana (1861-1864) - 2" Guerra ciano-germanica (1864) - Guerra ciel Paraguay co ntro l'Argentina ccl il Brasile (1865-1870) - Guerra d'indipendenza italiana (1866) - G uerra ispano-peruana (1865-66) - Guerra franco-prussiana (1870-71) - Guerra turco-russa (1877-78) - Gu erra cilo-peruana (1879-80) - Occupazione inglese dell'Egitto (1882) - Guerra del Tonkino (1884) - Guerra civile nel Ch ilì (1891) - Ca mpagna e.l i Tcl-el-kcbir (1892) Guerra Cino -giapponese (1894-95) - G uerrn Erirrca (1 895-96) - Guerra turco-greca (1897) - Guerra ispano-americana (1898) - Guerra anglo-boera (1900). Le guerre della prima metà ciel secolo furono combattute con navi a vela, con qua lc he sussidio d i piroscafi, e perciò ricado no nel periodo velico. Le guerre della 2" metà ciel secolo offrono, quale più quale meno, qualche interesse dal p unto cli vista della di rettivit:-'ì strategica e perciò, sen za sfoggio cli critica, esporremo gli insegnamenti che emergono con eviclen7.a dalle principali campagne di guerra. G'uerrtt di Crimea (1853-1856). - L'esame critico di questa guerra , precedentemente compiuto, permette di formulare, per la parre straregica , i segu enti princìpi: 1. li do minio ;:i ssoluro d el rnare concede agli eserciti una ca pacita di operazioni anche superiore a quella che loro conferivano le armate ciel periodo velico. 2. Una buona base cli operazione marinima o ffre sempre ,1gli eserciti maggiore garanzia di successo e cli sicurezza cli una base conrinenra le. 3. Le armate debbono avere caraneri nautici e militari adeguati alle cond izioni idrografiche e clii"ensive dei teatri d 'operazio ne, senza di che ri ma ngono spesso inefficaci e superflue. 4. Il blocco non contrastato cli una estesa costiera, come quella ciel Mar Nero e ciel Ba ltico, produce effetti cli esaurim ento anche maggiori di quelli che si ottennero durante il periodo velico. 5. La possibilità cli grand i d iversioni e traslazione cli basi d 'operazione, co nsentita dal domi nio navale, parali zza sempre grandi forze territoriali in teatri lontani da quelli ove si svolge la guerra. 6. Le grandi ope razioni cli sbarco su spiagge indifese sono facili e sicure, anche quando non concorrano tutte le circostanze favorevoli. 7. L'efficienza relativa delle fortificazioni e dell e navi non fu con sufficiente approssimazione determinata, m a si può ritenere: a) che negli artacchi cli viva forza le navi che costituiscono le armate sono spesso inefficaci se no n o perano per sorpresa; b) che il bombardamento a distanza è l'azione più efficace ed è indispensabile per prep,uare l'auacco intensivo; c) che per l'attacco intensivo e sistematico occorrono navi speciali appositamente preparate; cl) che un'armata no n può forza re senza grandi sagrifìzi pos izioni forti per difese e condizioni idrografiche. 8. La d istru zio ne va ndalica a scopo cli panico con tinua a dimostrarsi spesso irriso lutiva . ed a rivelare l'inca pacit,'\ di co nsegu ire militarmente i p rincipa li obbiettivi. 9. L'in fluenza storica del potere navale può essere minima, ,rnche q uando gli effetti di questo potere sulle operazioni degli eserciti possano essere grandissimi.

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10. Le alleanze non consento no mai l'intera utilizzazione del potere continen tale e maricrimo. Guerra di secessione americana (1861-1864). - È assai difficile condensa re in pochi aforismi gli insegnamenti di una cam pagna continen tale e m arittima durata quasi quattro anni e svoltasi sopra vari teatri di guerra di grande estensione e di dissimili caratteristiche m ilitari . L'importanza delle operazioni fluviali richiederebbe la determinazione dei princip'ì fondamentali strategici che le riguardano, ma p oiché questi princip'ì sono piuttosto collegati col la strategia continenta le anziché con q uella navale, così ci limiteremo a queste considerazioni che riguardano questa e non quella. Ai criteri strategici che deducemmo dalla gue rra di Crimea, possiamo aggiungere la seguente serie d i aforismi: 1. Le armare a vapore hanno grande attitudine alla cooperazione continentale e m arittima , ta nto costiera che fluviale, ed il dominio del mare può garantire la v ittoria finale ad o nta di insuccessi iniziali; 2. li dominio ciel mare, debo lmente contr.istato, viene quasi sempre conseguito dal bell igerante che ha maggiore capacit.1 industria le e marittima; 3. Le operazioni spicciolate e scucite, anche se eroiche, no n conseguono rist1 ltati permanenti, se non giungono ad intaccare profondamente la solidità dell'armata nem ica; 4. La corsa, esercitata da n.i vi singole non sostenure da forti reparti delle armate, ad onta cli parzial i successi , non ha effetti sensibili sulla direttivitù e risoluzione della guerra ; 5. Il blocco effettivo di una estes,1 costiera richiede enorrni mezzi, ed in tali casi è difficile impedire in modo assoluto la v io lazione del blocco. 6. La corsa p iù che dall'a zio ne estensiva del blocco viene parn li?.Zata dalle condizioni generali della guerra; 7. Per escludere localmente l'infiltrazione del blocco questo deve assumere l'intensità dell'assedio; 8 . li blocco mobile cli perlusrrazione coscicra, contro il cabotaggio. è un grande mezzo d'esa urimento, quando la situazio ne militare lo co nsente; 9. fl compito effecrivo costiero di una Squ adra, non dotata di caratteristiche adeguate all'attacco cli fo rtificazioni, è quello d i isolarle gira ndole per terra o per mare, onde non compro mettere, senza adeguato compenso, la propria esiste nza; 10. L'espugnazione brillante di alcune fortificazioni può essere gloriosa. ma essa non in fi rma la legge generale sopra enunciata; l i. Un vasto teat ro di guerra dorato di grandi risorse, imp lica quasi sempre un lungo periodo di conOitto; 12. In una guerra civile l'armata agisce quasi sempre con rnaggio re risolutezza , fisica e morale, degli eserciti. Guerra d 'ind1pendcmzc, italiana 0866). - Questa guerra che per la proporzione delle forze e pe r la ristrettezza del teatro delle opcr;.izioni poteva offrire .importanti insegnamenti strategici, relativi alla lotta per il dominio del mare, non offre invece che pochi insegnamenti cli carattere piuttosto morale che strategico, che si collegano però colla direttività della guerra.

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I principali aforismi, propri cli questo conflitto, parrebbero essere i seguenti: 1. TI dominio del mare, quando può essere fo1temente contraslato, non è sempre conseguibile. Ciò d ipende però piuttosto dalla insufficienza direttiva anziché da insufficienza m ateriale; 2. L'energia ciel comando può esplica rsi vittoriosamente, per propria v irtù , anche quando fanno difetto elemenli disgiuntivi, quali la velocità o le condizioni geografiche, strategicamente utilizzabili nella difesa per contrastare, contro forze superiori, il dominio del mare; 3. L'inerzia e l'ignavia del comando trascinano ad imprese secondarie, rinunciando al co nseguimento degli obbiettivi principali ; 4. Le imprese secondarie, quando il dominio ciel mare non è conseguito, debbono essere condotte in modo da potere sempre affrontare vittoriosamente l'armata nem ica; 5. L'esplora zione strategica deve potere ga rantire l'armata da qualsiasi sorpresa per parte del nemico; 6. Una cattiva base d 'operazione è sempre soggetta a minacce che, anche se non attuare, sono poco giovevoli al prestigio delle armi; 7. L'a rmata che opera nell'Adriatico deve avere la sua base d'operazione sulla costiera orientale; 8. 1.'entusi,ismo nazionale, caratteristico della razza latin~1, non può compensare l'impreparazio ne militare o l'insufficienza direttiva in un a guerra regola rmente cornbattura; 9. La millanteria militare è un pessimo indice della forza morale di un'é1rmata; 10. L'influenza politica, in qualunque modo esplicata , è sempre percurbarrice delb direttività militare. Guerra jì'tmco-prussiana (1870-71). - Questo conflitto fu generalmente considerato privo d 'interesse m arittimo, per l'inattività offensiva cu i è costretta la splend ida ed ultra potente armata francese. Se questa guerra fu deficiente di risultati militari m arittimi, non devesi però concludere che essa non porga alla teorica strategica q ualche insegnamento prezioso, cl i carattere negativo, a convalidazione e controllo cli quelli positiv i. I principali criteri d'indole strategica parrebbero essere i seguenri: J.. li dominio assoluto ciel mare può essere inefficace militarmcme quando uno dei belligeranti sia superficialmente ed internamente quasi invulnerabile; 2. L'invulnerabilirà assoluta giustifica completamente la r inuncia ad ogni lotta sul mare; 3. L'invulnernbilirà parziale limitata a talune offensive, quale sarebbe b condizione della attuale Germania , non esclude la convenienz;:i cli una speciale d ifesa mobile per contrastare il pieno dominio del nemico; 4. L'armata offensiva deve avere rnratreristiche adegual'e al suo compito, no n essendo sempre possibile, come avvenne qualche volta, apprestare mezzi speciali durante il periodo della guerra; 5. Le truppe colle quali s'intende opera re una diversione strategica devono essere in eccedenza ai bisogni ciel principale tectrro della guerra per tutto il tem po necessa rio a sviluppa re la mi naccia diversiva, senza di che si corrono perico li gravissimi;

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6. L'inefficienza rnilirare di un armata, nel teatro della guerra. non esclude la sua efficienza po litica e coloniale; 7. La co rsa tentata con scarsi mez7.i e sen za sicu re basi di r iapprovigionamento ha nessuna efficie nza e serietà militare. Guerra cino-giappouese (1 894-9 5). - L'intimo co llega mento delle opernzio ni degli eserciri e delle armate esige qualche schiarimento sulla direttività genera le, senza di che i principi strategici che si possono ded urre potrebbero essere erro neamen te interpretati. 11 largo esame crit ico di questa guerra, già svolta in una opera, precedentemente pubbl iG\ta, ci condusse a concludere che la d irettività genera le no n corrispose nel modo più perfetto all'indole continentale-m arittima del conflitto . Gli obb.i ettivi pri ncipali dovevano essere: 1. li dominio assoluto elci mare; 2. L'occupa zione della penisola cli Liaotung per concentrare l'inrcro corpo d'operazione; 3. La minaccia sopra Pekino; Il seco ndo obb iettivo poteva forse essere superfl uo se il Giappone avesse avuto pro nto, all 'a perrurn delle ostilità, u n corpo di spedizio ne sufficiente a sostenere la lotta contro gli eserciti cinesi che si sarebbero concentrati, ma poiché ciò non fu possibile, così l'occupa 7.ionc iniziale della penisola estrema del Liaotung e d i Port-Hartur diveniva indispensabile. Gl i erro ri commessi dal Giappone f urono q uindi i seguenti: 1. Non avere subito com preso tutra l'importan za del domi nio del mare; 2. -on avere un' idea esatta di ciò che si proponeva di ottenere, mirando prima alla Co rea che era realmente un obbiett ivo secondario; 3. Avere speso u n anno in operazioni inizial i, splendide tattica mente, ma strategicamente irresol utive. Q ueste tre cause impressero all,1 guerrn q uel procedimento squ .i librato che certo si ev irava se il p iano delle operazioni avesse considera to Pekino come obbiettivo unico ed immed iato . Premesse q ueste brevi co nsiderazioni, le quali spiega no alcuni apprezzamenti che ,indiarno ad esporle, proced iamo a formulare gli aforismi di questa caratteristica guerra. I principali insegnamenti strategici sono i seguenti: 1. Quando la riso luzione cl i una guerra continentalc- ma rit.ti ma dipende da l domin io del ma re, è questo il primo obbiettivo da co nseguirsi con rutti i mezzi, provocando l'armala nemica a ba ttaglia; 2. Il blocco effettivo è sempre una gara nzia in sufficiente se la flotta nem ica non è stata ch iusa ed ostru ita permanentemente in un po110; 3. Q uanto pi C, è pro lung,ita la lotta per il dominio , tanto meno risolutiva è la guerra territoria le nel suo procedimento, se l'obbiettivo ult im o d ipende da questo dom inio elci mare; 4. Le operazio ni spicciolare e d i sbarco in una grande guerra rivelano u na insufficieme prepara7.ione od una imperfeua d irettività; 5. Una flotta anche inferiore può mantenersi in istato potenziale lu ngamente se ha qualità strateg iche e buone basi d'operazione cui appoggiarsi;

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6. Quando la flotta non ha qualità strategiche superiori e sicure fasi d'operazione non può giovars i dello stato potenziale, e deve prepararsi invece per la battaglia risolutiva; 7. L'armata che si rassegna ad un compito passivo è co ndannata a perire; 8. La velocità è la principale funzione strategica e tattica, ma la sua efficienza è determinata dal coefficiente della forza navale; 9. Una buona ripartizio ne in sq uadre di una armata è una prima garanzia di successo; 10. I.a qL1estione della omogeneità o dell'equilibrio tattico deve sempre subordinarsi alla condizione strategica della velocità; 11. La cooperazione dei reparti dell'esercito nell'azione costiera diventa sempre più necessaria; J 2. Le piazze marittime facilmente dominabili o facilmente espugnabili da truppe occasionalmente sbarcate non sono basi d 'operazione opportu ne per una flotta in potenziale. Guerra ispano-americana (1898). - L'indole insulare di q uesta guerra , la vastità e varietà dei teatri d'operazione, il sufficiente equilibrio delle forze navali, (on pape,) che si potevano mobilitare, le distinte caratteristiche di q ueste forze navali e la loro attitudine al compito principale, la correlazione territoriale e marittima , la guerriglia, l'insurrezione .. . tu tto insomma lasciava credere ad una complessità di operazion i dalle quali dovevano derivarne insegnamenti abbondanti o preziosi. Lo sviluppo iniziale del conflitto dimostrò subito l'impossibilità di un efficace impiego delle forze navali spag nole e perciò la improbabilità cli un intenso e duraturo conflitto. Lo studio di questa guerr~1, svo lto in due o pere prececlentcmence pubblicate, premelle di procedere con sicurezza alla determinazione dei principali criteri strategici che emergono dal conflitto, tra lasciando, per non ripetere cose già elette, tutto ciò che riguarda l'azione costiera, gli sbarchi, la cooperazione degli eserciti ... Premesso che gli obbiettiv i p rincipa li ccl asso luti della guerra, nei due te,1tri delle operazioni, erano: 1. li dominio ciel mare; 2. L'esaurimento delle isole; procedia mo ad esporre i pri ncipa li aforismi che, salvo errore, sarebbero i seguenti: J. La guerra insulare si risolve principalmente col blocco generale e coll'esaurimento, sen za escludere però opera zio ni combinate dell'esercito coll'armata: 2. L'obbieuivo principale deve sempre avere la precedenza sugli obbiettivi secondari, se questi non so no indispensab ili a preparare il conseguimento d i quello ; 3. Quando esistono due distinti ed indipendenti teatri della guerra. uno si può sempre considera re princi pale e l'altro secondario ; 4. Le operazio ni nel teatro secondario debbono subo rdinarsi ,1 quelle ciel teatro principale; 5. La riso luzione principale implica quasi sempre q uella seconch1ria ; 6. Lo sparpagliamento delle forze è quasi sempre un indice di cattiva preparnzio ne e direuività della guerra ; 7. Il frazionamento delle forze mobili può essere utile quando rimane sempre assicurata la co ncentrazione evcnru::i le;

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8. L'insufficienza tattica o cli combattimento non può essere compensata che strategicamente, in virtù di elementi disgiuntivi o di eccezionali energie militari; 9. Quando queste condizioni non sono soddisfatte vi è poca speranza d i contrastare utilmente il dominio ciel mare; 10. Poco giova essere forti per terra quando la risoluzione del conflitto può conseguirsi, in una guerra insulare, mediante il dominio ciel mare; 11. Le forze territoriali possono riuscire più dannose che utili qu ando l'esaurimento insulare non può evirarsi; 12. Il dominio del rnare non può a lungo contrn starsi, contro un nemico preponderante, quando non si posseggono ottime basi d 'operazione; 13. Le piaae di rifugio tendono ad immobilizzare le arm are fino all'esaurimento oc.I alla catastrofe; 14. U na for7.a navale difficilmente può espugnare coi propri mezzi una piazza foite senza il concorso cli un adeguato corpo di truppe; 15. TI corpo di truppe deve poter conseguire di slancio, e non per prolungato assedio, il proprio obbiettivo, altrimenti la guerra tende ad assu mere carattere continentale; 16. Le armate tendono ad escludere sempre più l'espugnazione e il forzamento delle piazze, ed a prediligere le modalità della lotta che sono proprie del dominio del mare ; lì . La guerriglia e l'insurrezione, se efficacemente alimentate, sono mez:,d di rapido esaurimento insulare; 18. li carbone è l' elemento vitale della guerra per il dominio del mare; 19. La ripartizione delle navi fra le squadre, in relazione ~1gli obbietrivi eia conseguirsi, è condizione fondamentale di una efficace di rezione strategica della guerra; 20. L'influenza della pubblica opinione sulla direttività ,riilitare tende a d iven ire preponderante con effetti perturbanti e risultati funesti; 21. La strategia d ella piazza, che assume come dogm a il \lox popoli, uox D ei no n è una strategia milita re; 22. li militare deve gi udicare e risolvere militarmente, lascia ndo all'uomo d i Stato la decisione fra la ragione militare e quella della pia zza; 23. L'ecl uca7.io ne militare della nazione è la miglio re garanzi,1 cli una stabile direttiv ità della guerra; 24. Il conflitto fra la direzione politica e quella militare, fra l'alta gerarchia dell'esercito e quella clell'mmata è un indice infallibile della cattiva direttività della guerra.' fvlolti altri afo rismi si potrebbero ancora formulare dagli insegnamenti d i queste guerre, ma poiché indole cli questo scritto non è analitica ma sintetica , credia111 0 che le serie sovra es presse sieno suffic ienti a determinare l'evoluzione ciel pensiero strategico. *

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Le sintesi riguardanti il pensiero strategico del periodo velico, che furono esposte nell,1 la parte di questo scritto, ci sa ra nno cli guida per rinracciare parallelamente l'evoluzione teorico-pratica del pensiero moderno. ' Insegnamento che perl"ettamente si at1:-1glia alla guerra italiana 1940-1943.

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Per genera le consenso degli scrittori e per larga esperienza cli guerra, si può anzitutto affermare che le flotte moderne hanno la massima attitudi ne a tutte le modal ità della guerra , quando siano clorate di adegu ati caratteri, e che perciò sono uno strumento assai più perfetto in tutte le su e proprietà, esclusa solranco l'autonomia , delle armate del periodo vel ico. Ad onta di tali prerogative non è ancora pienamente dimostrato che le flotte a vapore, indipendentemente da ogni altra superio rità strategica che è lo ro dote esclusiva, possano impiega re, con uguale risulraco, tucri i metodi di controllo navale delle armate del precedente periodo. Gli scrittori tecnici, nelle opere precedencemente elencate, ammettono che le fiorre a vapore possano utiliaare la velocità superiore come elemento disgiuntivo per contendere il dominio ciel mare, ma l'esperienza non ha finora sanzionato questo principio. La guerra ispano-Americana, data l'indole delle armate belligeranti , avrebbe potuto fare molta luce su questa q uestione, che le guerre precedenti non avevano, per la loro indole e per caratteri delle flone, risolta; ma pu1troppo le aspetta tive rimasero del use, non avendo la Spag na utilizzata la superio rità strategica cli cui era e.locata pane della flotta . Nessuna esperienza avvalo ra dunque il criterio teorico e perciò questa importante questione rim ane insoluta. L'utilizzazione difensiva delle condizio ni geografiche ed id rografiche, che ebbe da l Tromp e dal Ruyter esperi1Y1entale sanzione, non f'u ancora particolarmente dimostrata dalle armate a va pore. Gli scrittori nava li sono, su q uesta questione, assai meno espliciti che non su quella della velocit:ì . L'utìlizz,1zione dei vn ntaggi idrografici con forze mobili speci:1 lizzare è genera lmente ammessa, ma l'impiego e l'efficienza di q ueste flottiglie di guardacoste, piccoli o grandi, è ben lungi eia permerrere un app rezzamento co ncreto. Le condizion i geografiche di un bacino cli o perazioni navali, sono pure in generale considerare propizie all'impiego clifensivo delle annate, qua ndo sieno preventivamente ap prestate; ma anche in questo caso l'impiego d elle forze e l'efficienza strategica delle posizioni non ebbero dagli scrittori alcuna determinazione. L'esperienz;:i poi del le guerre so pra elenc;.lte è assoluta rnente negat iv,1. quantunque non sieno mancate occasioni, come nelle gu erre del 1866 1870, 1894, 1898, di giovarsi difensiva mente o delle condizio ni geografiche o e.li qu elle idrografiche. La ragione di questa ma ncata esperienza consiste princi palmente nel la mancata prepar::izione delle flotte e dei tea tri d'operazione, ed egli è certo che fi nché non si avrà la preparazione dei mezzi, non si avrà l'applicazione, anche parziale, dei sistemi strategici difensivi. Il metodo della concentraz ione eventuale delle fraz io ni n,wal i cooperanti in uno stesso teatro della guerra, che ha tanta an.ilogia col metodo strategico contincnt,lle, e che perciò dovrebbe trova re la rga applicaz ione colle flotte a vapore, fu appena superficia lmente indicato dagli scricrori navali, e le guerre del 19° secolo non presentando, come quelle ciel periodo remico, alcun caso cli concentrazione strategica nella zo na riso lutiva. Questo metodo non è ciuind i teoricamente o praticamente afferm:Ho, e finché faranno d ifetto le adeguate caratteristiche le delle navi e dei teatri d'operazione è poco probabile che trovi, nelle guerre future, una sperimentale sanzione.

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La guerra fluviale, quella costiera, la correlazione continenra le e marittima ebbero la più larga sanzione teorica e pratica, onde si può ritenere che i princìpi riguardanti queste modalità della guerra costituiscono già gl i elerrienti della teorica , e possono formare una prima serie di precetti applicabili nelle guerre moderne. La funzio ne delle armate, che nel pe riodo velico tendeva a separarsi da quella degli eserciti ed assumere caratteristiche esclusivamente nava li, rende invece a riassumere le carntterisciche elci p eriodo remico. Sarebbe assai difficile determinare, oggiclt, quale e quanta possa essere in avvenire l'immedesimazione dei due distinti fattori della guerra. I giudizi degli scritto ri navali non collima no completamente, e l'esperienza compiuta non basta per determinare l'evoluzione futura. Ritorneranno le flotte ad essere un semplice meno logistico-militare degli eserciti, o conserveranno esse la loro fu nzio ne speciale, tattica e strategica , nella guerra? Il pensiero moderno esclude la possibilità di un ritorno alla unificazione tattica e strategica de l periodo rem ico, rna non può escludere umi evoluzione progress iva di tutte le fun zioni che concorrono alla unità armonica della guerra. Le dissonanze, che erano disarmoniche nel periodo velico, si armonizzeranno nella istrurnentazione della guerra. Una pri,na prova di questa evoluzione della funzione navale ci è data dalla possibilità di unificare la guerra navale, come lo dimostrano le d ue ultime guerre. La possibilità di portare a compimento un piano d i guerra, procedendo sistematicamente d'obbiettivo in obbiettivo, come gli eserciti. ciò che non era in eccesso alle arrnate del periodo velico e nemmeno a quelle del periodo rc mico, è un indice sicuro della evoluzione navale verso l'unità armonica clell,1 guerrn . Per tale ragione la strategi,1 navale diverrà scienza, come quella territoriale, separandosi dalla rnttica colla qu,i lc fu finora associar,1; l'elen1ento militare si ass imilerà completamente quello nautico che tende ancora, presso alcune marine, a prevalere; l'anal ogia degli studi renderà faci le ed intenso l'affiatamento dell 'esercito e clell'armat<1, cd il senso continenrale e marinimo, che fu giù repulsivo, renderò a quella unificazione cui rende la guerra. Concludendo, si può affermare che se l'evolu zione del pensiero strategico nel XIX secolo non fu grande, specialmente nel campo navale, si ha però ragione di presagire che h1 strategia assurgerà q uanto prima alla dignità cli scienza navale.

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li. - LA TA'JTICA NAVA LE NEL SECO LO XIX

(•Rivista Marittima• maggio 1901)

Segue/le/o la stessa metodica adottata per la strategia navale D.B. tratta le dij: ferenze tra la tattica del periodo velico e quella del periodo del vapore, premettendo cbe intende occuparsi - con un tennine jominiano - della grande cattica, la quale comprende tutti i problem.i che riguardano «l'a.z:ione tattica j)er eccellenza, quella cioè della battaglia ruwale di111-ru1". Non ,w dà una definizione, perché anche in questo caso il suo interesse è rivolto alle concrete modalità del combatti,nento e non a questioni lessicali o epistemologiche: appare però cbiaro che il suo concetto di tattica è assai lontano da quello di Padre Hosle e della scuola jìallcese del periodo velico, rendente a identijìcare la tattica 1tauale (che come quella terrestre è essenzialmente ricerca del miglior modo di aver iagione del Hemico sul campo di battaglia, concentrcmdo oppo,1u.namente le / orze là dove occorre) con le evoluzioni navali che prepamno il conibattim.ento e le leggi matematiche e scie111ificbe che le governano. !!.gli esmnina ben dodici question i principali relatiue a lla battaglia 1tei due periodi, tra i quali esiste, a suo giudizio, Ulla radicale di)/erenza. /11/atti. a comillciare dal tipo di nave (il vascello), le va1ie componenti della dottrina tattica del periodo velico avevano mggiunto un buon grado di stabilitcì e di pe1/ezio1tame11to, sì che ,se non fosse sopraggiunto il uapore si sarebbe certa ,nente creata una dottri1ta tattica di grande pe,jèzione». in ogni caso il pc,trimonio teorico e di esperienza acquisito in questo periodo è tale che «data la situa.zione si han1t0 gli elementi performulare un giudizio critico quasi esatto della direlliuità esplicata dal comandante supremo•. L'opposto cwviene nel periodo del vapore, !lei quale secondo D. B. non si son.o ancora raggiunte le certezze e la stabilità di concetti del periodo velico, sia per tipo di naue Jèmdamentale cbe per le formazicmi di combattimento e l'arma tattica prevale1tte. f il proposito, va notato cbe D.B. - diuersamenle dal passato - all'iniz io del secolo XX giudica lo sperone ormai un 'arma di impiego eventuale e altribuisce grande importanza al siluro, p,w a rite11ere un errom- diversamente da parecchi scrittori navali coevi - t1-c1scu1-Cl/'11e l'impiego e limitarne il numero sulle 11.avi da battaglia. l'er contro non ritie11e a/lcora risolta la questione dell'ejjìcace impiego delle to,pecliniere, per le q11a/i mcmcano dati d 'esperienza; in quanto al sommergibile, ,wn ne parla nemmeno. L'an na tattica p reponderante è dive!ltata il ccmnone, •ma 11111/a esc/11de che il siluro possa diue1tire l'arma tattica risolutiva•; grande importanza è det lui attribuita etnche alla velocità, rnentre "il blocco è /01tdame1ito della guerra navale•. La cita.z-fone di tutte le piil irnportcmli opere europee di tattica del periodo velico e del periodo del mpore basterebbe, da sola, a re//,dere pregevole l'esame di D.B. Tuttavia, dopo numerose e appropriate considerazioni sui vari argome11ti egli con-

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elude che "senza una lcnga esperienza di grandi battaglie non si può f ondare su solide basi la tattica•. Sembra quasi che aspetti la battaglia di Tsushim.a del 1905; perché la bauaglia di Lissa ( 7866), e quelle più recenti d i Ya-lu, di Cavite e di Santiago (da lui qui sommariamente esaminate) a suo giudizio offrono ben pochi insegnamenti riguarda nti la grcmde tattica delle ballctglie mwct!i. Lo studio di D.B. che qui p resentiamo lascia un solo interrogativo: dopo aver tanto sostenuto l'importanza della guerra di crociera e della difensiva strategica per l'Italia, perché non vi dedica uno studio Lattico approjòndito come questo, che dopo tutto riguarda in p reualellza un tipo di guerra - quello d i squadra - da lui ritenuto non praticabile per la nostra.Jlotta? In ogni caso, le considernzioni di D.H. nella lattica navale hanno soprattutto valore e iuteresse storico, dati i radicali mutamenti avuen11ti in questo campo nel p rosieguo del secolo XX, con l ajfèrmaz ione della mi1ta, del sommergibile, dell'aereo e del missile. ( F. B.).

L'evoluzione del pensiero taltico sì collega a quella del pensiero stralegico, po iché la nave, che è elemento fonda mentale della guerra, integra nella sua unit,ì le caratteristiche taniche, dall,1 cui armonia deriva il massimo rendimento milita re dell'armata . Lo studio preccdemen1ente compiuto dell'evoluzione del pensiero slrntegico e della sua applicazio ne delle guerre ciel X1X secolo ci condusse a formula re un,1 serie d i aforismi, che si possono considerare gli clementi teo rico-prntici della scienza strateg ica . Seguendo lo stesso m etodo procureremo d i determinare i princi pi tattici che rt:golazione del pensiero e la pratica sanzione cosenrono di acceuare quali criteri elementari della flllu rc1 teorica rnrtica. A ta le fine determineremo, con quel l'approssimazione che sarà possib ile, ·1° I criteri tallici del periodo velico: 2° L'evoluzione del pensiero tanico nel XIX secolo; 3° L'a pplicazionc nelle guerre dei criteri teoric i; 4° I criteri teorico-pratici alla fine del XIX secolo . Il problem a lattico com prende, secondo il J\llaka roff, questioni importam i d i psicologia navale; pedagogia navale; organica : comando: pratica navale; evoluzioni: costru zione navale; macch ine nav.1l i: an iglieria: torpedi ni ; ... e se a queste si aggiungo no quelle che riguardano l'azione costiera, hl correlazio ne continenta le-marittima negli sba rch i ed o pe razio ni flu v ial i, la condotta elci blocch i cd assedi marittimi ... si comprenderà facilmente quale compito immenso sarebbe q uello cli determina re l'evoluzione del pensiero tattico in modo completo. Ci l imite remo pertanto , dato lo scopo speciale di questo stud io, a q uelle so le questioni che si riferisco no d irettam ente ,1 lla grande rattica, escl udendo tutte quelle che riguardano le for me secondarie della lotta navale. o che ha nno una obbieltivir,ì psico logica e morn lc che non è specialì7.7.ata in un delerm inaco periodo storico, ma è fondamento della g uerra genera le, rn n.to maricrirna che terrestre. La grande tatt ica co mprende però azioni genern li cli flotte, o pa rziali cli squadre, o singolari cli navi,

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tanto diu rne che notturne, e trattare di tutte q ueste questioni , anche d i vo lo, ci costringerebbe ad una compendiosità che sarebbe indubbiamente nociva. Ci occuperemo quindi esclusivamente di qui problemi tecnici e concreti che riguardano l'azio ne tattica per eccellenza, quella cioè della battaglia navale diurna. Le principali questioni che si riferiscono alla tattica di combattimento e che tutte concorrono a costiruire la preparnione, l'azione, la risoluzione della lotta fra armate o grossi re parti di forze navali so no le seguenti: 1° La nave da battaglia; 2° L'arma tattica; 3° La fro nte di schieramento; 4° L'ordinanza di battaglia; 5° L'ordinanza d i marcia; 6° L'evo luzione e sistema evolutivo; 7° Applicazione ciel principio tattico ciel concentramento; 8° Azione inizi:1 le o preparatoria; 9° Azione risolu tiva; 10° Attacchi torpedinieri; 11 ° Della riserva; 12° li posto del comandante s1.1premo; L·evoluzione complessiva del pensiero tattico è la risultanza di tutte le trasformazion i dei criteri speciali, che si collegano ed armonizza no per costituire l'unità della ra uica; onde cli q ueste singolari q uest ioni ci occuperemo successivamente per procedere con ordine e chiarezza alla ricerca della evoluzione compi uta dal pensiero tanico del XIX secolo. *

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Criteri tc1ltici ciel periodo velico l p rincipali scritto ri tattici, che tratta rono largamente le questio ni navali del periodo velico, o rdinati secondo le date delle loro pubblicazioni , sono Giorgio Fournier (166ì) - padre Hoste 0697) - Luigi D'Orvilliers (1778) - Visconte de Grenier Cl 788), tutti francesi , e tra gli Inglesi lo Steel Cl 790) - l'Ekins (1 ì94) - Clerk d 'Eld in 0 796) ... t--.fa la vera evoluzione ciel pensiero tattico del periodo velico risulta specialmente dalle opere del B6uct del Villaumez, Jurien e.le la Gravière, cli Cbabatid-Arnault e del Gavotti. Alla Fra nc ia spetta q uindi il primato tatt ico del periodo velico, come le spetta quello ciel periodo moderno. Condensa ndo gl i insegnamenti e la dottrina dei predetti scrittori, si può giungere ad una serie di conclusioni che costituiscono lo stato del pensiero e dell'azione tattica alla fine del periodo velico.

La 11aue da battaglia Il vascello, nelle sue successive modificazioni, ha costituito la nave tanica per eccellenza, non essendo le fregare, corvetre, brulotti ... che navi com plementari.

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Il padre Hosce ha compilato la sw1 teoria tattica in base al vascello di 50 ca nnoni. Teorica mente e praticamente la nave tattica era perfettamente determinata e questa determinazione permise di fondare, sulla unità del tipo, l'unità delle armare omogenee.

L'arma tattica

Il cannone era l'arma quasi esclusiva del combattimento in turce le sue fasi. L'arma bianca, che fu preponderante nel periodo remico, comribuì talvolta alla risoluzione ultima della lotta , rna essa cost.iLuiv:1 l'occasional ità nel sistema. Tutto il procedimento tattico era fondato sull'impiego ravvicinato od a disrnnza del cannone. I brulotti intervenivano in determ in;1te circostanze, specic1 lrnente nelle guerre anglo-olandesi a produrre effetti risolutivi , ma col crescere della potem::,1 delle bordate d 'aitiglieria, il loro impiego diveniva p iù pericoloso che utile, anche qua ndo le condizioni idrografiche ne consemiva no l'utilizzazione. onde rimasero elememi di difesa loca le, ma non più di combanimento navale.

Il }i-on.te cli schiera mento L'uni tà del tipo della nave, le sue pmprietù rnanovriere e mil itari e l'esclu siva del cannone come arma tattica determi navano l'unità del fronte di schieramento, che fu, durante tutto il periodo velico. la linea dei fianchi de i vascelli. La perfezione di questo fro nte di sch ieramento doveva soddisfare alla massima concentra zione del Liro, compatib ile colle es igenze della 1rn1novra.

f. 'o rcli1zanza di bal!aglia

li fronte d i schicrnrnento essendo I.i linea dei fi.inchi, ne derivava che l'ord ine di battaglia dove,·a essere quello di fila . Tra tutte le linee cli fila, semplici o complesse, quella che meglio corrispondeva alle esigenze t;miche era indubbiamente la linea cli bolina, ciò che fu con grande dottrina di mostrato da l padre Hoste e confermato da due secoli cli ba ttaglie sul mare. Le manovre iniziali non imponevano in ,nodo assoluto né la linea di boli na né la formazio ne dell'nrm ata sopra una sola linea cli fila, mc1 erano però sempre subordi nate al concetto di poter forrna re la li nea di b,Hrnglia per l'a7.ione risolutiva.

L 'ordi11Clllza di marcia

Le condizioni delle manovre a vela era no tali che imponeva no un:1 formazione cli marcia suscettibile cli crnsformarsi rapidamente in ordine lineare cli combattimento, e di gara ntire la massima sicurezza e facil ità cli manovra delle navi. La formazione c he meglio co rrispondeva a cutte le esigenze praciche della rnanovra era quella di fila, specia lmente se cl i bolina, e perci() l'ordine cli ma rcia, per

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una squadra di pochi vascelli , era pressoc hé ugua le a quello di battaglia, bastando stringere il vento per formare la linea di bolina sulla nave sottoventaca, ciò che era sempre facile anche in vicinanza cie l nemico. Una squadra nu merosa si frazionava in due o tre colonne che costituivano poi reparti tatrici della formazione di battaglia, la qu a le si fo rmava sulla colonna sottoventata. L'ordine di marcia come quello di bauaglia era quindi perfettamente determinato durante il pe riodo velico.

L'evoluz ione e il sistema evolutivo

L'ordine cli battaglia essendo unico, l'evoluzione non aveva a ltro scopo che que llo cli preservare quest'ordine durante le manovre o movimenti tattici per spostare l'armata rispetto a quella del nemico. Essendo esclusi i ca m bia menti di formazione e di densità, ed essendo indispensabile mantenere o riacqu istare rapidamente l'unità tattica di tutte le navi costitue nti la linea di battaglia , ne derivava che l'evoluzione fonclarne nta lc e ra quella per conrromarc ia . L'evoluzione simultanea, esclusa la poggiata per l'attacco, sia per traversare la linea nemica sia per riformare la linea di ba ttaglia a d ista nza di combattime nto, e ra rararnente impiegata nello sviluppo della battaglia, e richiedeva sempre una grande precisione di manovra che rarissimamente le armate nu merose er:1110 in g rado cli estrinsecare. li sistema evolutivo era quindi quasi esclusivamente costituito dai cambiamenti cli bordo, in prora od in poppa, e successiva ricostru zione de lla 1ine a cli ba ttagliH se il movimento era stato sim ultaneo e non per contrornarcia . La sen-ip!icità del sistema, non della manovra, de rivava qu indi dalla esclusività qu,1si assoluta de lla linea di boli na come for mazio ne cli battag lia.

Applicazione ciel principio cli coHcelltramen.to La ma novra tattica nel carnpo cli battaglia ha per obbiettivo: 1° la deformazione dell'ordinanza nemica; 2° la co ncentrazione temporanea d i fo rze preponderanti s ul pu nto decisivo. Questi due obbiettivi, in ma re, ove le condizion i del campo e.li battaglia consentono quasi sempre l'esatto apprezzamento delle forze in presenza, non possono conseguirs i che in vi11ù di un eleme nto disgiuntivo o cli una buo na superiorità di ma novra . La superiorità di ma novra. quando non era secondata da una sensibile superiorità d i cam mino, non poteva, d urante il pe riodo velico, co nsentire spostame nti re lativi c he de terminassero impo rtanti va ntaggi di posizione, come lo d imostrarono le battaglie della 2" metà del XVI li secolo, nelle quali si fece della tattica per la tattica e non per la battag lia. La manovra tattica riceveva Cu lla la sua efficienza dalla posizione delle armate rispetto al vento, che e ra l'elemento disgiuntivo pe r ecce llenza, se non unico, del periodo velico.

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Guadagnare e conservare il sopravvento consentiva di applicare con vantaggio la concentrazione sul pu nto decisivo. I modi con ì quali si conseguiva la concentrazione p reponderante erano i seguenti: 1 ° Defilare con tutte le forze sopra una porzione d'avanguardia o retroguardia dell'armata nemica, ottenendo un concentramento transito rio e successivo; 2° Separare una porzione delle forze nemiche, conce1tando su di esse tutto lo sforzo contemporaneo e persistente fino alla risoluzione del con fli tto. Il primo metodo era poco risolutivo; il secondo, per essere con sicurezza applicato, esigeva condizioni disgiuntive eccezionali, od u na g rande superiorità tattica, materiale o morale, eia estrinsecarsi rapidissimamente. Il metodo di applicazione del principio tattico era quindi sufficientemente determinato ed aveva un processo di esecuzione pratico e teorico fondato sopra un elemento disgiuntivo tutto proprio ciel periodo velico. L'attua zione raziornl le e rigorosa d i qu esti metodi, non si riscontra che dopo Tourvìl\e o per meglio dire dopo le teoriche del padre Hoste e specialmente ciel Clerk, il quale cosi enuncia i due principì della concentrazione: 1 ° L'ammiraglio che dispone le sue forze in modo che nessuna parte della sua armata possa essere attaccata, senza che il resto no n sia pronto a portarle soccorso, ha fatto un prirno passo verso la vittoria. 2° L'ammiraglio che conduce rntte le sue forze all'attacco di un frazione delle nemiche, senza che le a ltre possano prestare soccorso, non solo ha fatto un passo verso la vittoria , ma si assicura una ritirata. Verso la fine ciel 18° secolo i criteri tattici erano teoricamente stabiliti ed applicati, a seconda della situazione e della indole direttiva, con tanta maggior esattezza quanto p iù le flotte si perfezionavano e si riducevano a minor numero di navi. Il criterio tattico non applicabile e mai applicato, con intendime nto prestabilito, era quel lo del concentramento eventuale nel campo tattico, che aveva avuto così risolutiva a pplicazione da Alcibiade, Oberto e Lamba D'Oria, Asscreto ... e che potrà trovare ancore ragione di applicarsi in avvenire. Il periodo velico aveva raggiunto una perfezione e determinazione tattica che le fl otte a rerni non ebbero, e se non fosse sopraggiunto il vapore s ì sarebbe certamente creata una dottrina tattica d ì grande perfezione scie ntifica .

Azione Jni.ziale

Lo sviluppo cli una battaglia può sernpre distinguersi in due parti: la preparazione manovrata, l'azione risolutiva. Queste due fasi possono ,ivere d iversa irnportanza e sviluppo e può anche avvenire che una di esse costituisca tutto o quasi tutto il procedimento della battaglia. Guichen, Keppel, Dc Grasse, Howe, Rodney, d'Orvilliers, preferiva no manovrare, mentre Ruyter, Tromp, Suffren, ma soprattutto Nelson, preferivano impegnare rapidamente l'azione risol utiva a breve distanza. Le manovre tattiche di defilamento potevano fa r pe rdere un tempo prezioso e mancare l'occasione di distruggere il nemico, che è l'obbiettivo della tattica, onde Nelson odiava la manovra per la manovra , e soltanto la studiava per conseguire immediatamente il concentramento preponderante.

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Benché gli ammiragli potessero intendere diversamente il loro compito direttivo, ciò non escl ude che l'azione manovrata preparatoria avesse raggiunto una grande pe rfezione teorica, e fosse lodevolmente esplicata , ad onta della 1ninore risoluzione tattica d i cui era capace.

Azione risolutiva

La fase risolutiva, durante tutto il periodo velico, si estrinsecò sempre colla lotta d'artiglieria a breve distanza, completata eventualmente dall'abbordaggio. Essa era q uind i perfettamente dete rm inata come azione, e la s ua riuscita dipendeva dalla concentrazione , mate riale o morale, p reparata durante la fase iniziale. La fase risolutiva dovendo evita rsi finché non si è conseguita la sicurezza ciel concentramento preponderante, ne de rivava, come consegue nza della forza motrice, la possibilità d i una lunga fase iniziale, quando le armate non erano troppo numerose ed avevano grande perfezione d i manovra. Con le a rmate di oltre cinquanta vascelli, ordinariamente poco ma novriere, quali furono quelle delle guerre Anglo-Fra nco-Olandesi, la fase iniziale aveva poche p robabilità cli successo, e pe rciò s 'impegnava rap idamente l'azione risolutiva; ma quando le armate non superarono i trenta vascelli e divennero u no strumento maneggevole nelle mani e am m iraglio, allora le manovre e le controma novre poteva no durare lungamente p rima che s i fosse ottenuto un successo che favorisse il concentramento inizia le, a meno che uno dei due coma ndanti, quello della squadra sopravento, non intendesse impegnare s ubito, acl ogni costo, l'azione risolutiva . Le armate veliche avevano quind i, su l declina re del 18° secolo, un metodo perfe ttamente dete rminato per lo svilup po tattico della battaglia.

Impiego dei brulotti . L'analogia, da molti scrittori affermata, dei bru lotti colle attuali torpediniere, quantunque ci sembri più speciosa c he vera, esige che si determini la loro funz ione tattica nelle battaglie ciel periodo velico. Escludendo l'imp iego delle navi incendia rie contro navi alla fonda nei porti od estuari, e considerando solo la fun zione dei brulotti ne i combattimenti d'alto mare si può affermare: 1° che i brulotti furo no largamente impiegati, isolatarncnre ed anche in massa, q uando le armate numerose ed immaneggevoli impegnavano quasi subito l'azione risolu tiva; 2° Colle fl otte cli poch i vascell i, manovriere, compatte e sempre più dominanti per intensità ed esattezza del tiro, i brulotti riuscirono più d 'impedimento che cli utilità, e pe rciò furono rararnente ed esiguamente impiegati nelle battaglie ciel 18° secolo, mentre erano stati largamente utilizzati nel secolo precedente;

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3° La funzione ta ttica dei brulotti era esclusivamente risolutiva, quantunque cli effetto incerto, e mancava del principale carattere insidioso che è quello della sorpresa . Ad onta della loro insufficienza tattica risolutiva, il loro imp iego nel combattimento era perfettamente determinato e perciò le a rmate vel iche, a nche sotto tale riguardo, avevano consegu ita una stabilità ta ttica abbastanza considerevole.

Della riserva Alcuni apprezzamenti inesatti circa la fun zione della riserva permisero di attribuire ancl1e al periodo velico l'impiego delle riserve, cosi generalizzato nel periodo rernico. La funzione essenziale della riserva è q uella d i rimane re in potenza, dura nte lo sviluppo dell'azione, fino all'ista nte in cui occorre uno sforzo supremo risolutivo per impedire la disfatta o determinare la vittoria . Questa fu nzione cara tte ristica della riserva, propria degli eserciti e delle armate nemiche, non era q uella dei reparti speciali d i navi che talvolta si separarono dal corpo delle armate veliche. Questi reparti non rimanevano già in potenza , d urante l'azio ne, per im pegna rsi nel momento decisivo; e rano piuttosto desti nati a rafforzare immediatamente q uella parte della linea d i battaglia sop raffatta dalle forze nemiche o che doveva preponclera re sulla parte avversaria, senza actenclere l'esito dell'azione, poiché questo risu ltava dalla situazione inizia le, come conseguenza della fase preparatoria. La riserva s'impegnava quasi contempornneamcnte al corpo di battaglia, a ppe na si passava dalla fase manovrata a q uella risolutiva. Ta le è la fun zione che il Nelson nel niemorctnduni del 6 ottobre 1805 assegna agli otro vascelli piC, veloci, formant i gruppo indipendente dalle due colo nne cli attacco.Tale gruppo, che fu dai tattici chiamato cl i rise,va , doveva prendere posizione al vento della flotta per essere pronto ad accorrere a rafforza re quella delle due colonne colla quale, a seconda delle evenie nze della manovra, l'amrn iraglio intendeva esercitare la preponde ra nza risolutiva. Tale compito può diven ire, secondo i casi, d'avangua rdia o retroguard ia, ma non è ma i quello della riserva, epperc iò questa funzione fu q uasi sempre erroneamente compresa dagli scrittori del periodo velico. Le a rmate a vela no n ebbero e, per le condizioni variabili del vento, non dovevano avere una vera riserva, onde anc he sotto questo aspetto la dottrina tattica e ra perfettamente determinata .

La posizione dell'ammiraglio Per consenso generale di tutti gli ammiragli, confermato dagli scrittori tecnici del periodo velico, la posizione del comandante supremo doveva essere ai centro della linea cl i battaglia, se q uesta era estesa, od alla testa della formazione se questa era cli un limitato nun1ero di navi.

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Le temporanee prescrizioni, tanto inglesi che francesi, che lasciavano all'ammiraglio facoltà od imponevano di trasbordare sopra una veloce fregata, ebbero rare applicazioni e più rari successi, onde puc'> dirsi che, in questo caso, l'eccezione confe rmi la regola. Il provvedimento infatti, se poteva considerarsi cli carattere ,norale, non era tattico, poiché la frega ta non soddisfaceva ad alcuna condizione di efficienza combatte nte, e la sua limitatissima supe rio rità mobile non consentiva certo, come lo potrebbe un rn pidissimo incrociatore mode rno, la sorveglianza e la direzione tattica del combattime nto.

Conclusione Le dodici principali questioni che concorrono a costituire la dottrina tattica era no tutte sufficientemente dete rminate, alcune in modo assolu to ed intangibile, le altre in modo relativo alla situazione speciale in cui potevano trovarsi moralmente o materialmente le armate, ma sempre però in condizion i di de terminatezza tali che, ch-lta là situazione, si hanno gli elernemi per fo rmu lare un giudizio c ritico q uasi esatto della direttività esplicata dal comandante supremo. Gli e rrati apprezzame nti critici derivano eia impe rfetta conoscenza della dottrina tattica del periodo velico. ***

Evoluzione del pensiero tattico nel XIX secolo L'e redità tattica lasciata da l XVITI al XlX secolo era cosi determinata in tutte le sue categorie c he sarebbe stato possibile forma rne un preciso inventario, raccoglie ndo le form ule in un prezioso manuale, ciò che forse sarebbe avvenuto se la nave a vapore non avesse falciata tutta la preziosa messe del periodo velico. Quasi tutte le questioni fondame ntali della tattica , precedentemente esaminate, venne ro sovvertite e pochissime conclusioni fra que lle enunciate hanno sopravvissuto nella rinnovazione della dottrina tattica delle armafe moderne. Quesra rinnovazione trovasi tu ttavia in uno stadio iniziale cli g rande indeterminazione e l'evoluzione del pensiero tattico, ad onta cli pregevolissimi e numerosi studi, ha progredito assai me no cli quella del pensiero strategico. L'evoluzione compiuta risulterà dall'a nalisi delle principali ope re che riguardano le questioni cli tattica , e dalla de te rminazione p iù o meno a pprossimata cui , circa tali question i, si è giu nti. Le principali opere che trattano, in parte od in complesso, le questioni d i tattica possono distinguersi nelle segue nti categorie: 1° La tecnica della nave, considerata come unità tattica cl i combattimento; 2° La tecnica della manovra o della evol'u zione; 3° La tattica d i combattimento fra navi e fra squadre; 4° La tattica navale, come arte e scienza della gu erra. Questa classifica , corrispondente alla indole speciale delle opere, non permette però di vedere quale sia stara l'evoluzione ciel pensiero nel tempo, onde prima cli

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esaminare l'evoluzione del pensiero nelle d istinte questioni, parmi conveniente vedere l'evoluzione generale , quale risulta dall'ordine cronologico delle principali opere pubblicate. 1

ELENCO CRONOLOGICO

1832. Regolamento provvisorio - Marina francese. 1846. Tattica supplenientare - Mari na francese . 1855. Bouet de Willaumez· - Essa i de tactique a vapeur. 1857. Tattica provvisoria - Marina fra ncese -Sistema Bòuct-Willaurnez. 1858. Howard Douglas - Naval warfare. 1860. Com. V. Ward - A manual of naval tactics - Riproduzione dal Douglas. 1862. Giorgio Boutakou (v. ammiraglio) - Nuove basi della tattica navale. 1862. A . Penboat Cv. ammiraglio) - Essai sur la tactique. 1864. M. Pagel (cap. vascello) - Projet de tactique. 1864. Foxba!! Parker (captai n) - Squadron ractics 1.mder steam. 1865. Pb. Colomh (captain) - Modem naval rnctics. 1866. L. Senikin (Iuog. vascello) - Lecturcs sur la tactique navale - Trad. da l russo. 1867. ;vl. C()1-des·(l ieut. vaisseau) - T héorie d es rclévament polaires. 1867. R . Pellew (captain) - On fleet manouvering. 1868. De Gueydcm (v . adm.) - Principcs fonclame n taux de tout tactique nava le. 1868. M. Lewal (cap. di freg .) - Evolution et tactique des cornb,Hs dc rne r. 1869. E. 1. Reed (chief. const.) - Our ironclacl ships. 1869. Ricbild Griuel (cap. vas.) - De la guerre maritirne. 1870. Ju11en de la Gravière (v. ad.) - Consicleratio.ns sur la rnctique navale . 1870. C. Hilleret - Analìse cles diverses tactiques navales. 1872. Tattica 1,fjjìcia!e - Marina inglese (J\tlartin-Pellew). 1872. De Per~Jèntenyo (lieut vais.) - Projet de tactique navale. l8ì2 . P. H . Cotomb - On the attack ancl clcfe nse of fleet. 1873. M. Verner - Riflessioni sulla tattica navale - Trad. dal tedesco. 1873. C. Morin (cap. freg.) - Ordini ed evolu zioni cli una flotta. 1874. H. G. Noel (captain) - Gun, mm and torpeclos. 1874 . .f. K. Lowgbton - Essay on naval tactics. 1875. F R. Von Att!rn.ayr - Studien i.i ber see taktik und seekrieg. 1876. Bourgois (v. ammiraglio) - Manocuvres des combats dc rner. 1877. W. White - Condizioni statiche delle navi - Traci. dall 'inglese. 1877. I. W King (Ch ief constr.) - The war sh ip of Europe. J 878. Lullier - Essa i historique sur la tactiquc nava le. 1879. Randolph (v . ad.) - Problen1s on naval tactics. 1879. P. l -I . Co!omb - Potenza d 'evoluzione d e lle navi 1880. Ph . I-redde - Pouvoir giratoire des navires. 1880. A. Le Pontois - l.'a1tillerie dans un combat d'éscadre .

' In qu<~S[O elenco non si compresero già elencate come opere principal mente slrntegiche (Nota d i D.13.) .

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1880. A. Corrard Clieut. di vais.) - Mouveme nts simultanées de cle ux batirnents . 1880. G. Gavotl'i (cap. corv.) - L'arma tattica nei futuri combattimenti. 1880. R. Freernantle (capitain) - La guerra navale - Trac! . dall'inglese. 1881. De Larminat - La tactique d'abordage. 1881. C. Grillo (cap. freg .) - I migliori ordini tattici. 1882. M . E. Farret (l ie ut. vais.) - Études comparatives de tactique navale. 1884. Jl;f. E. Fai·ret (iieut. vais.) - Étude sur la guerre maritime. 1884. S. Capzevic - Tipi delle navi da guerra - Dal tedesco. 1888. V: A. Bourgois - Les torpilleurs, la guerre navale, la cléfense des cotes. 1891. G. Ronca (ten. vas.) - La ta ttica navale mode rna. 1893. A. G. Caltbo1pe - The best tactics - Naval prize essay. 1893. C. D. Sturdee - The best tactics - Naval prize essay. 1893. X. - Le torpedinie re. 1894. C. N. Robinson - The british tleet. 1895. F. Passino (ten. vas.) - La manovra sul rilevamento. 1896. f. E. Fournier ( v. ad) - La flotte né cessaire. 1896. I. E. Fournier(v. ad) - Mouveme nts relatifs de deux navires. 1897. F Baggio (cap . freg.) - Rifkssioni su l combattimento fra navi. 1898. F. Baggio (cap: freg) - Combattimento a distanza fra due navi. 1898. G. Gcwotti (c. am.) - La tattica da Temistocle ad Ito. 1900. R. Bernotti ((en. vasc.) - La velocità nella tattica navale. 1900. G. Ronca (cap. di freg.). - Note sul tiro navale . 1900. G. Makarofl(v. ad.) - Questioni di tattica navale - Traci. dal russo. 1900. Ru.dolf von Lahres (cap. vascello) - Die flotten fi.ihrng im Kriege.

Oltre questi principa li lavori, cli carattere sostanzialme nte tattico, furono pt1bbJicati studi pregevolissimi di indole specia lmente storica o tecnica, aventi re lazione colla tattica navale, quali sarebbero quelli ciel Lullier - Chabaud - Réveillère - La nd1y - Fontin - -Aube - Courbet - Curville - Charmes - Hunier - Chcvalier - Lockroy - Valessie - Dis lè re - Marchal - Froude - Rankine - Campbcll - Bridge - Dowson - Long Laircl - Clowes - Elliot - Sleeman - Filisoff - Bacon - Brii1 - S. Bon - Arminjon - De Amezaga - Algrana ti - D'Agliano - Passino - Pesci - I.azzeri - Baggio - Bernotti - Sechi - Roncagli... Uno sgua rdo all'elenco cronologico dimostra che l'evoluzione generale del pensiero tattico ha seguìto presso a poco le fas i segue nti: 1° La Francia da l 1832 al 1860 fu la prima ad occuparsi di tattica moclenrn , e perciò le spetta indubbiamente il primato, essendo stata segu ita a distanza dalla Russ ia, dall'Inghilterra e dall'Ita lia. 2° Agli scucii rudimental i, intesi a formulare gli elemenri della tattica, per provvede re agli urgenti bisogni, tennero d ietro quelli tecnici e geometrici, del Bourakov, del Pe llew, del Lewal, del De Gueyclon, del Pcnfentenyo, del Morin, cieli' Attlmayr . .. onde concretare un sistema teorico-pra tico di evolu zioni navali. 3° Il pensiero tattico si rivolge quindi alla solu zione dei proble m i rigua rdanti l' impiego delle fo rze navali ne l combattimento singola re o cli sq uadre , e si e bbero i lavori del Colomb, de l Juricn, del Noel, del Freemantle, del Ranclolph, d e l Grillo, de l Gavotti, del Ronca, del Cathorpe, dello Sturdee, ciel Makaroff...

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4° Dalla soluzione generale ed ipotetica dei problemi tattici, si passo alla analisi scientifica cli questi problemi, in base ad alcuni criteri fondamentali, e s i e bbero le opere del Passino, de l Fournier, del Baggio e del Bernotti. L'evoluzione del pensiero tattico ha seguito quindi il suo logico sviluppo dalle soluzioni rudime ntali ed imperiose, alle analisi sp ecializzate della manovra, delle evoluzioni , dei sistemi evolu tivi per culmina re colle ricerche analitiche circa il modo d i risolvere il problema del concentramento della offesa a distanza sul punto decisivo. Da tutte queste specia li soluzioni è possibile dedu rre, per selezione, i criteri tattici oggidì preva lenti, per risalire ad una sintesi generale che abbracci tutta l'evoluzione del pens iero tattico che fin ora si è compiuta. Per ragione cli ordine e chiarezza, per q uanto ciò possa parere pedante, procederemo analoga rne nte a quanto facem mo per precisare i criteri tattici del periodo velico.

!.a naue da battaglia

L'opinione navale non è ancora concorde nel fissare il tipo od i tipi della nave eta battaglia. I giudizi oscillano dalla nave cornzzata cli quindici mila tonnellate a quella d i tre mila semplicemente protetta, propugnata dal Makaroff, il qua le afferma «che le navi eta guerra non devono superare le tre mila tonne llate, potendo questo sodd isfare a tutti gl i scopi militari." Sarebbe assai fa cile fare una grad uatoria dei tipi prescelti per nave eia battaglia eia quella del S. Bo n e ciel Brin a quelle clell'Aube e ciel Charmes, ma sarà più sp icciativo concludere: 1° Che no n esiste per ora un tipo determinato cli nave da battaglia come esisteva nel periodo velico; 2° Che le eventua li tendenze sono piuttosto favorevoli alla nave cli tipo assoluto, che rappresenta la massima concentrazione del potere offensivo e difensivo in base al can none; 3° Che la classe degli incrocia tori corazzati, varietà strategica della nave tattica , è generalme nte cons iderata classe da battaglia, impiegabile inclipendcnternentc o promiscuamente negli o rdi ni tattici; 4° Che le navi protette sono e debbono, per ora , essere cons iderate con1p lementari, benché pe rsonalità autorevolissime come Makaroff le conside rino il tipo delle future navi da battaglia; 5° Che l'avvenire rise1va ancora non poche sorprese circa il tipo definitivo della nave da battaglia.

L 'arma tattica

Il pensiero tattico non si è ancora affermato in modo preciso ed assoluto circa questa q uestione.

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Le armi essendo tre e lo svilu ppo della battaglia comportando fasi preparatorie e risolutive, ne nasce una complessità del problema che rende difficilissima la soluzione: po iché l'arma tauica di una fase potrebbe non essere quella della fase successiva. Durante il primo periodo degli studi tattici, dal 1850 al 1880, fu quasi generalm enre ammesso dagli scriltori che l'arma preponderante per gli effetti risolutiv i fosse il rostro. A questa categoria cli scrittori appa rtengono il B6uet-Willaum ez; il Boutakov; il Semekin; il Parker; il Jurien de La Gravière; il Noel ; il Grivel; l'Attlmayr; il Farret; il Penfenrenyo; il Bourgois; il Randolph ed anche il Frecmantle. Dopo il 1880 gli scrittori tallici favo revol i alla m anovra tattica iniziale, considera ndo l'influenza d el si luro e la d ifficoltà dell 'u rto, preferirono il ca nnone come l'arma principale ed il rostro ed il siluro come accessorie. A questa ca tegoria di scrittori possono ascriversi il Penhoat, il De Gueydon, .il Colomb, il Grillo, il S. 13on, il Gavotti, il Ronca, il Baggio, il S. Pierrc ccl il Makaroff. L'importanza accordata ar rostro ed al sil uro è però d issim ile nei vari scrittori, ritenendo g li uni che nella fase risolutiva prevalga ancora il cannone, altri che si debba manovrare nella mischia per l 'uno e per il lancio. Dopo le ultime due guerre, Cino-Giapponesi ccl Ispano-Americana, l'impona nza risolutiva accordata al cannone è ancora cresciuta, ma non crediamo che sia ancora giunto il rnomento di considerarlo, tanto nel duello come nella battaglia ed in tutte le fasi dell'azione, l'arma tattica esclusiva di combattimento, quale fu cluranre il periodo velico. Noi cred iamo interpretare corrertamenre il pensiero tattico prevalente oggidì condensandolo nei .seguenti princip i: 1° Il cannone è l'arma esclusiv,1 ciel periodo iniziale manovra to, ed il siluro è l'arma accessoria anche per distanze maggiori cli 1000 metri quantunque per cali distanze si escluda ancora, quasi generalmente, l'uso del siluro. 2° Il cannone rimane ancora l',1rma p reponderante nelle m:rnovre rawicinate o d'in crocio, finche si mantiene l'unità della forza navale manovrante, ma il si luro acquisca un'importanza risolutiva quasi eguale al cannone. 3° Nella mischia generale, quando la manovra singo lare della nave succede a quella evolutiva cli squadra , il siluro d iviene l'arma risolutiva ed il ca nnone l'accessoria . 4° Il rostro rimane nella 2" e 3" fase un'arma d 'azione eventuale cli urto, ma non mai di manovra, i cui caratteri sono dissimili, se pure non opposti, a quella per impiego del ca nnone e ciel siluro. In forza cl i tali concetti la m anovra tattic,1 cli sqt1aclra e qu ella della nave, salvo il caso eventua lissimo dell 'urto , deve essere regolata colle no rme dell'impiego del tiro e del lancio, che debbono per quanto è possibile annonizzare. Aci onta delle conseguenze negative che si ebbero nelle ultime guerre, persistiamo a credere che il siluro ha un grande avvenire, che esso è l'a rma risolutiva per eccellenza, nella fase rnvvicinata e d 'incrociamento, e che perciò è grave errore trascu rarne l'impiego e limitarne il numero sulle navi da battaglia.

La )i-onte d i comhattirnento Questa questione deve essere considerata offensivamente e difensivamente. Il vascello era offensivamente piC1 fo,t c e difensivamente m eno vul nerabile, presentando il fianco al nemico e perciò la sua fronte di combattim ento era determina ta.

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Finché lo sprone fu ritenu to l'arma preponderante, la prora era offensivamente più forte e difensivamente meno vulnerabile del fianco, onde anche in q uesto caso la questione era perfettamente risolta. Considerando il cannone od il siluro come armi preponderanti nelle principali fasi del combattimento, la questione si complica, poiché offensivamente il fianco sarebbe più forte, ma difensivamente è più vulnera bile. Quale è la condizione d 'equilibrio difensivo-offensivo? Il pensiero tattico non ha ancora risolta q ucsra questione e probabilmente non lo sarà finché l'esperienza della guerra non abbia dimostrato che l'azione del tiro e del lancio cli bordata può arrestare l'attacco prodiero della nave nemica , o renderlo almeno cosi pericoloso da escluderlo, da che siamo molto lontani. La questione che pareva risolta colla fronte prodiera, prima del 1880, pare che ammetta ora la solu zione seguente: La ji"onte di scbieramento di una forza ncwale è sempre suborclt:nata a quella

del nem.ico. Se il nemico presenta la linea dei fianchi, obliqua o parallela, si potrà presceglicre una fron te ana loga, ma se presenta la fronte prodiera sarà necessa rio presentarli analoga fronte, nella zona di sicmena della evoluzione quadrantale, a meno di eccezionale eccesso di velocità che permetta la manovra avvo lgente; ciò che può essere compito di frazioni speciali , ma non di tutta una forza navale. I criteri fondamentali che riguardano questa importantissirna qu estione no n possono ,rncora costituire una solida base alla teoria tattica delle flotte a va pore.

L 'ordincnzza di battaglia La quqtione della fronte di schieramento non essendo stata risolta , era naturale che non potesse esserlo quella della ordinanza di battaglia Tutti gli scrittori cli tattica si occuparono di questa questio ne e la risolsero, si potrebbe dire, a m isura cli naso. Fino al 1880, prevalendo il concetto della fron te prodiera, prevalsero g li ordini frontali e ad angolo, sempl ici, doppi , per gruppi ... ma col prepondcrare del cannone sullo sprone gli ordini estesi fronta li tendevano a trasformarsi in o rdini di rilevamento , a scaglio ni ed anche cl i fila semplici, doppi, rer gruppi... Gli o rdini fronrali estesi furono propugnati dai tattici francesi che r er i primi si occuparono di tanica, e ricorderemo specialmente il I3òucc-Willaumcz, il Grivel, il Jurien, il Pcnfentenyo, il Penhoat, il Courbet, il Bou rgois, e tra gli inglesi ricorderemo il Pellew, il Noel , il Randolph, il freema ntle, e tra i russi pri nci palmente il Bou ta kov ccl il Semckin. Gli ordini di jì!a semplici o complessi furono specialmente propugnati, dopo il '1880, dal Colomb, Pagel , Grillo, Algranaci, Willson , Gavorti, Ronca , Maka roff. .. Gli ordin i di rifeumnento, ad Ctl?i;Olo, a scaglioni, semplici od a gruppi furono propugnati, tanto prima che dopo il 1880, dal D e Gueydon, Lawg hton, Randolph, Artlmayr, Lcwal, S. Bon , Ronca, Labrès ... ma specia lmente, e p rima di tutti, dal D ouglas. Molti scrittori , come il Noel, il Freemantle, il Juricn, il Ronca ... propugnarono o rdini cli vario carattere a seco nda dei tcrnpi in cui scrissero o delle fasi del combat-

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timento che considerarono, c iò che e la prova più evidente delta insoluzione cli questo problema. Nessun criterio semplice e preciso fu ancora formulato, e non lo sa rà finche non s ia risolta la questio ne pregiudiziale de lla fronte di schieramento. Il concetto fondamentale eia noi espresso, quello cioè che la fronte di combattimento di una forza navale è sempre subordinata a q uella del nemico, può conse ntire molte deduzioni riguarclanti le o rdinanze di battaglia eia prescegliersi, ma poiché questi corollari non furono ancora enunciati, così ci limitiamo a concludere che per ora la questione della ordina nza di battag lia è ben lung i dall'essere anche approssimativa mente risolta.

L'ordinanza di marcia Q uesta q uestione avev,1 una g ra nde importanza colle flotte a re mo ccl a ve la, richiedenti un disc reto periodo di tempo per formare l'ordine di battaglia, ma oggidì può essere considerata una questione secondaria. Nella zona tattica, appe na seg na lato il nemico, le forze navali prende ranno immediatamente una fra le prescelte ordinanze di combattimento e perciò l'ordinanza cli marcia ha perduto quasi interamente la sua imponanza militare, per conservare esclu sivamente que lla nautica . La fo rn1azione da pre ferirsi è qtiincl i sufficienteme nte determinata, e tutti gli scrittori propendono per gli ordini di fila a gruppi o di colonne, conservando quella dens ità che può essere imposta da lle esigenze della sorveg lianza e de lla d ifesa contro le sorprese notturne. Questa questione si può considerare sufficientemente risolta.

Evoluz ioni e sistemi evolutivi È questa una delle questioni più complesse della tattica navale, poiché la sua soluz io ne è subordinata: 1° alla sicurezza della manovra, 2° alla rapidità nel tempo, 3° alla ristrettezza dello spazio, 4° alla minima vulnerabilità durante il periodo evolutivo, 5° alla semplicità pratica della esecuzione. Da ta la complessità de i requis iti è da presupporsi una grande varietà di tipi di evoluzioni e di relativi sistemi. Considerata nello sviluppo cronologico, questa questione ha presentato molte fasi , tra cui meritano s pecia le ricordo le seguenti: 1° li sistema per pronta formazi.one, di origine francese, dovuto specialmente al B6uet de Willaumez, al Grivel ed a l Juricn de la Graviè re. Esso si fon da sul principio di chasser son poste ne l minimo tempo, per la via più diretta, col solo criterio fornito dal colpo d'occhio del manovriero. Q uesto metodo completato da quello per con.tromarcia, in taluni casi spec iali, fu que llo quasi esclusivame nte adottato dai regolamenti tattici in vigore dal 1850 al 1865 e soddisfaceva a lla urgente necessità di provvedere alle esigenze della evoluzio ne, in mancanza d i metodi più geometric i.

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2° li sistema per rotte determinate in base alla cu1va geometrica , descritta dalla nave monoelica. Questo sistema ebbe due modalità distinte a seconda della curva evolutiva attribuita alla nave. Il metodo circolare del Boutakoff non corrispondeva alla realtà del movimento delle grandi navi, e quello del Lewal per la sua complicazione non soddisfaceva alle esigenze della pratica.Benché le teoriche del Boutakoff, del Cordes, del Pagel e del Lewal fossero sapienti ed esercitassero un grande fascino sulla opinione navale, pure esse non poterono affermarsi come metodi regolamentari. 3° Il metodo, o per meglio dire i metodi, per rotte pamlle!e rappresentavano un compromesso fra i clt1e sistemi precedenti, fra il colpo d'occhio e le tabelle d'evoluzione, e furono perciò rapidamente generalizzati, colle speciali modificazioni, nelle evoluzioni regolamentari cli quasi tutte le marinerie. Tra questi sistemi teorico-pratici meritano speciale menzione quelli del De Gueyclon, del Parker, ciel Pe nfete nyo, del Pellew, del Morin ... i quali differiscono fra loro nella modalità pratica di conseguire, col timone e colla macchina, il parallelismo e l'equilibrio delle velocità delle rotte. La migliore analisi dei metodi di evoluzione e le migliori norme teorico-pratiche furono determinate dal 1\.forin e dal Ronca. La trasforrnazione ciel pensiero evolutivo ha seguìto la sua progressione naturale, dal provvedimento urgente ed indeterminato a quello r igidarnente geometrico, per concretarsi in un sistema che partecipa cli entrarnbi, che ha pe r fo ndamento la teoria é per norma direttiva il criterio pratico della manovra della nave. Sarebbe temerario affermare la immutabile stabilità di questi sistemi teorico-pratici, ma non vi ha dubbio che essi rappresentano, salvo parziali m.odificazioni secondarie, una buona e durevole soluzione del problema evolutivo. Applicazione del principio di concentrarnento tattico

Il sistema evolutivo ha per scopo d i forn ire all'ammiraglio uno strumento adeguato alla applicazione del principio tattico del concentramento preponderante, in qualsiasi fase della battaglia. L'evoluzione del concetto tattico ciel concentramento deve essere determinata rispetto alle due modalità principali della sua applicazione, cioè: 0 ] provocare la deformazione della ordinanza nemica; 2° concentrare forze preponderanti sul punto decisivo. La prima fase è pre paratoria della seconda . Già dicemmo che colle armate veliche era assai difficile provocare la deformazione dell'armata nemica per sorprenderla clisorclinma; mé1 durante il periodo remico questo obbiettivo, in virtù di velocità e manovrabilità superiore , fu talvolta raggiunto e nu lla esclude che possa raggiungersi ancora. Il pensiero tattico nel XIX secolo non si è ancora su tale questione affermato, e l'esperienza cli guerra fa completamente difetto. Si arnmette bensì che una squadra, od un suo reparto, dotata cli velocità prevalente, possa manovrare esternamente alla nemica e costringerla a manovrare, ma nessuno scrittore, se si eccettua il generale Douglas, ha svolto con metodo questa tesi, onde può affermarsi che questa questione è per ora insoluta.

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Il secondo problem a d 'applicazio ne ciel principio tatt.ico fu bensì analizzato, più o meno accu ratamente, dagli scrittori tattici, ed in special modo da l Oouglas, dal Randolph . dal Colomb, dal Noel, dal]urien, dal Freernantle, dal Ronca, dal Fourn ier, dal Raggio , dal Bernotti .. . ma i merodi cl i ap pl icazio ne non furono co n precisione determinat i, onde questa parte del problema non fu che vagamente considerata e non teoricamente risolta. Le successive fasi di q uesta evoluzio ne ciel pensiero tattico, considerate cronologica mente, parrebbero essere le seguenti: 1 ° La velocità non è , come già fu il vento, un elemento disgiuntivo sufficiente per permettere una concentrazio ne risolutiva sopra pa,te delle forze nemiche, per la rapidità colla qu ale le forze separate possono soccorrersi. 2° La preponderanza tattica, più che dalla separazione delle forze nemiche, deve deriva re dalla su periorità m ateriale e morale, e dalla preservazione della ma nov rabilità della !orta. 3° L'ordinanza di battaglia non è sufficiente mezzo risolutivo, ove non concorrano gli altri fatrori, materiali e morali, della preponderanza tan ica. 4° La velocità superio re, favor ita eia una buona ma novrabi lità , p uò permettere concentrazioni d'artiglieria sufficienti a determinare effetti parzialmente cd anche totalmente risolutivi. Si può qt1 incli affermare che d urante il XlX secolo non si~1si rivelato alcu n nuovo princirio ta ttico cl i concentrazione, poiché la velocità era giuclicaca elemento disgiuntivo insufficiente e la preponderanza del numero o della forza morale furono p rincipi p ro pri cli lutti i tempi . La ma novrabili tà , corne m ezzo cli preservazione del co ncentra mento della forza, costilltisce bensì un fattore tattico di carattere universale, ma non è sufficiente a determina re l'evoluzione del pensiero tattico. Applicando, colle anm1 te a vapore, il rnetodo clcll'a nastrojè di Formione si ha l'attuazione cli un criterio antico, che è forse l 'u nico prevalso, teoricamente ma non praticamente, per la concentrazione tanica risolutiva. Soltanto negli ultimi anni ciel secolo si esplicò, senza affermarsi né teo rica mente né prat icam ente , un concetto n uovo cli concentrazione tattica d 'artiglieria, in vi,tù della velocità superiore, che è turto proprio delle armate a vapore, m a che ha molta analogia con quello cli clefilamento delle armate del periodo velico. Il pe nsiero ta ttico nella su a evoluzio ne si è q uindi afferma to nelle fas i seguenti: 1° Concentrazione Wttica in virtù della preponderanza mater iale e morale. 2° Concentrazione dovuta alla manovrabilità, specialmente d'inversione della rotea, ed alla formazione tactica che la consente. 3° Concent razione a d istanza del tiro preponderante, in virtù cl i u na mobilità superio re a quella del nemico . Il concentramento eventuale, per sorpresa, di rera,ti staccati, sopraggiungenti all'istante o ppo rtuno nel campo tattico, impiegato come mezzo risolutivo durante il periodo remico, no n fu anco ra preso in considerazio ne, ed è assai probabile che per l'indole della guerra moderna e la grandezza delle navi non consenta probabilità d'attuazione.

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Azione iniziale

Finché prevalse il rostro sul cannone, la manovra iniziale non poteva avere altro scopo che quello cli provocare la deformazione dell'ordinanza nemica, ciò che sarebbe stato sommamente tattico, rna che avrebbe richiesto ma novrabilità e velocità superiore a quella del nemico, che diffici lmente si potevano avere, onde il pensiero tattico non considerò questa modalità dell'azione, che pure è una delle forme più perfette dell'azione preparamria. Quando prevalse, dopo il 1880, il cannone sul rostro , la concentrazione a d istanza, per mezzo di una adegua ta mobilità , diveniva la forma più efficiente dell'azione iniziale. Il concetto velico del defilamento lungo un fianco e sulla testa e su lla coda della formazione nemica riacquistò va lore teorico, ed ebbe anche sanzione pratica risolu tiva a Ya-Lu ed a Cavite. Nessuna teorica determinò, fino al 1895, un metodo d 'esecuzione; ma gli scrittori parvero convenire nel concetto della necessità dell'azione a distanza, come pre. paratoria di quella ravvicinata e risolutiva. Si ritornava qu indi ai tempi cli Keppel, Guichen, cl'01villie rs ... ma rimanevano sempre da meditarsi i 1nemorandum di Suffrcn e cli Nelson. Questo concetto del defilamento e dell,1 concentrazione temporanea del tiro si è maggiormente affermato dopo i bell issimi studi geometrici ed analitici della evoluzione della nave intorno ad un polo mobile costituito da lla nave nemica. Questa geniale teoria risale al Cordes, che l'abbozzò per il primo nella sua 17Jèorie des rileua1nents polaires, 1867, facendone applicazione all'attacco d i fort ificazioni, ed accennando anche all'impiego della cu rva logaritmica nel combattimento fra navi, mediante la bussola polare. Dopo il Corc.les la teoria fu dimenticata e solta nto nel 1894 il Com. Passino la richiamò in onore con uno splendido stud io, che fu grande peccato non avesse la d iffus ione che meritava. Jl Fournier nel 1896 e dopo cli lu i il Viclal, il Vivier, il Tournie r, il I3aggio ed il Bernotti svilupparono e perfezionarono sempre più tale teoria propugnante l'applicazione tattirn dura nte il pe riodo iniziale del combattimento. La precedenza di tale teoria spetta indubbiamente alla Francia, ma la massima perfezione analitica fu raggitrnta dal Passino, dal Baggio e soprattutto dal Bernotti. Quale sarà l'avvenire tattico d i q uesta teoria? Lo scopo cli questo scritto escl ude uno stùd io analitico della importante questione e concluderemo che questo recentissimo metodo cli applicazione del principio tattico, che ha g ià non pochi apostoli nelle armate , è una delle più genia li conq uiste colle q uali s i è affermato il pensiero tattico nel 19° secolo . Azione risolutiua

Lo sviluppo della battaglia non fu ancora teoricamente determinato. Si ammette in generale che possa presentare tre fasi: 1° Periodo manovrato a dista nza con azione d'artiglieria ed eventua lmente d i siluri;

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2° Periodo manovrato d'incrociamento o di concentrazione a breve dista nza con azione preponderante di siluri ccl artiglierie ed cventual mente del rostro; 3° Periodo della mischia generale con impiego delle tre armi, manovrando la nave pe r il lancio ed eventualmente per l'urto. Il pens iero tattico ne lla sua evoluzione ha segL1ito l'ordine inve rso presupponendo, dal 1850 a l 1870, che la mischia generale fosse la forma principale, quasi esclusiva ed immediata del combattimento. Dal 1870 al 1890 prevalse sempre più il concetto che la vera risoluzione della lotta fosse conseguibile colla manovra di concentramento o d'incrociamento, preservando la manovrabilità della flotta, e che la mischia fosse soltanto la conclusione ultima e non indispensabile della fase risolutiva. Dopo il 1890 prevalse il concetto che la fase ma novrata a distanza potesse dimostrarsi abbastanza risolutiva , se favorita eia preponderante manovrabilità e potenza d 'a,tiglicria, per escludere la necessità della fase d'incrocia mento ccl a maggior rag ione del la mischia, conside rate soltanto quali mezzi per completare la già conscguila vittoria. È assai difficile determinare i limiti d'applicazione e le probabilità cli riuscita di q uesto terzo metodo, che implica non poche supe rio rità de lla flotta che lo esplica rispetto a quella che lo subisce; ma non potrebbe negarsi che, data la preparazione adeguata, si possa riuscire ad una larga ed efficace applicazione di questo metodo teorico ciel concentramento tattico preponderante, non solo coll'artiglieria, ma ben a nco col siluro. È però da awertire che per l'efficienza cattica , più o meno risolutiva, del metodo occo rrono no n piccole ma gra ndi superiorità di a,tiglieria, di velocità, cli manovrabilità c he ne ll,1 pratica sarà ass,1i difficile riunire in sufficie nte misura, senza una costante e duratura preparazione. In reoria, date le ipotesi, basta un piccolo eccesso di velocità per la attuazione del metodo di avvolgimento polare, ma in pratica sa rebbe assa i ir11prudente attenersi ad eccessi cli velocità così piccoli, onde parrebbe questa teoria dovesse trovare nella pratica, come tante altre, non poche e piccole difficoltà. Ciò che risulta però evidente è l'errore e.li quegli scrittori, e non sono pochi, che ritengono tatticamente superflu a una forte velocilà, c he sare bbe secondo lo ro più nociva che utile, mentre noi riaffermiamo quanto abbiamo sempre insegnato dalla cattedra e propugnato negli scritti, che la velocità è funzione tattica quanto strategica tanto più impo rtante qL1anto più la tattica e la strategia dive nta no perfette. Possiamo qu indi concludere c he il procedimento tattico della battaglia si è venuto sempre più specializzando nelle sue singole e successive fasi, e che se non ha ancora raggiunto la cleterrninazione che ebbe nel periodo ve lico, ciò d ipende principalrnente dalla indete rminazione delle .1llre qucslio ni tattiche e specialmente dalle opposte proprietà offensive e difensiva della fronte di combattimento della nave.

Altacchi to1pedinieri Tutti i principa li scrittori cli tattica si occuparono, quali piC1 quali meno, de ll'impiego del naviglio torpediniera nella battaglia; ma né e ssi né gli scrittori che si occuparono specialmente ciel problema tanico torpediniero, qual i sarebbero il Filisoff,

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il Charmcs, il Clowes , l'X, il Resio, il 13onino, il D'Armor, il Landry, il Réveillère, l'Armstrong ... riuscirono a concretare qualche pensiero veramente pratico, analogo a quelli che regolaro no l'uso dei brulotti nelle grandi battaglie ciel periodo velico. L'esperienza dì guerra manca completamente, e quella de lle grandi manovre fu quasi sempre più teatrale che seria. l prodigi d'attacco compiuti da squadre e squadriglie torpedinie re, in vera gue rra, non sarebbero stati possibili e probabilme nte sarebbero divenuti d isastri. Alcuni criteri p ratici riguardanti l'impiego indipendente e notturno delle torpediniere e q uello protettivo delle controtorpedinie re fu rono bensì formulati con probabilità di applicazione, rna nulla si è fino ad o ra con cluso circa le va riare modalità dell'impiego tattico del naviglio torpedinie ro, piccolo o grande, nella battaglia. Questa importante questione rimane quindi insoluta.

Della riserua Tutti gli scrittori ciel primo periodo dal 1850 al 1880, colle sole eccezion i ciel Douglas e del Semekin, esclusero l'utilità della rise1va. È però da osservare che la funzione assegnata dal Semekin alla riserva, che vorrebbe formata da poche navi, le più tartarughe della flott a, è così in opposizione ai concetti general i della rise1va , da doverla piuttosto considerare un rinforzo staccato p e r esclusivo sostegno del corpo principale di battaglia. Col prevalere del ca nnone sullo sprone s i rafforzano le tendenze per le riserve, ma queste furon o però quasi sempre considerate come squadre volanti d i sostegno e rafforzamenco immediato, appena impegnata la fase risolutiva, secondo i concetti del Nelson. li pensiero navale non ba ancora a ttribuito alla riserva il vero carattere che essa ha nella lotta territoriale, ed è assai probabile che si limiti a considerarla tutt'al più come sostegno e raffor7.amenco di questa o quella pane dell'ordinanza propria, dopo riconosciuta l'ordinanza di battaglia nemica. La funzione che ebbero le riserve durante il periodo remico non è per ora assegnabile a quelle delle armate a vapore, pe rché l'indole, lo schieramento, lo sviluppo della battaglia sono sostanzialme nte diversi. I reparti dì forze che si tenessero lontani dal campo di battaglia, per sottrarli alla d istruzione, m,1 col compito cl i accorre re pe r ristabilire le sorti e per completare la vittoria coll'inseguimento, non possono considerarsi come vere rise rve, ma piuttosto come divisioni di cavalleria destinate a sacrificarsi per proteggere la ritirata o per incalzare gli avanzi e le retroguardie del nemico. La funzione esa tta delle riserve non essendo ugua lmente intesa dagli scrittori navali, ne deriva quella divergenza di apprezzamenti sulla imponanza delle riserve che ottenebra la soluzione del problema. Il p osto del comcmclante supremo

Qu asi tutti gli scrittori dal Bouet de Willaumez al Makaroff, sa lvo poche eccezioni, sono concordi ne llo stabilire che il coma ndante supremo deve essere al cen-

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tro od in testa dell'ordinanza di battaglia, come prescrive l'esempio ed il giudizio di Nelson. Pa rreb be però che le condizion i de lle fl otte a vapore siano assai dissimili da quelle delle flotte a remo ed a vela, e perc iò, se riteniamo che nelle picco le squadre l'ammiraglio debba trova rsi in forma zione, affermiamo recisame nte che debba s itua rsi fuori fo rmazione quando la sua armata sia numerosa, qualunque sia l'ordina nza prescelta . La nave ammiraglia deve inoltre essere una nave speciale , ad hoc; di limitato be rsaglio, rapidissima, be ne corazzata, con buon armamento di siluri, e spec ia le arma mento d i cannoni per difesa torpedinie ra, con torre am plissima e bene corazzata pe r il comando, co rrispondente a tutte le esigenze dire ttive della battaglia. Parrebbe che l'impo rtanza del comandante supre mo valga la spesa di una nave adeguata alla sua fu nzione, risparmiando la detu rpazione d i tante navi da battaglia, che sono sernpre ca ttive navi a mm iraglie . Benché questa ci sembri la logica soluzione, essa non s i è a ncora affermata e pe rciò anche questa questione non è ancora defi nitiva mente risolta .

Con.c!usion.e L'analis i precedente dimostra c he nessuna delle dodici principali questioni tattiche fu completame nte e defin itivame nte risolta . Alcu ne q uestio ni, tra cui quelle de lla nave da battaglia , de ll'arma tattica preponderante, dell'ordinanza di ma rcia, dei sistemi d 'evoluzione , ebbero una soluzione ap prossimata che, se persiste ranno le attuali caratte ristiche de lla nave, ha probabilità di affermarsi; ma tutte le alLre questioni ed in special modo quelle che riguarda no l'a zione lattica de lla battaglia tutte le sue fasi, sono tuttavia così controve rse da escludere la probabililà di una prossima ed approssimata soluzione. * •*

Applicazione dei criteri teorici li XlX secolo, ad onta di non poche guerre navali , che forniro no p reziosi insegna menti pratic i riguarda nti le secondarie modalità de l conflitto marittimo, assa i poche ne presenta cli carattere generale che possano offrire insegn amenti riguardanti la grande tattica delle battaglie navali . Le principali ba naglie combattute con flotte a vapore sono quelle cli I.issa, cli Ya-Lu, di Cavite e di Santiago, dalle quali dedu rremo gli insegnamenti tattici più evidenti .

Battaglia di Lissa Q uesra battaglia fu comba ttuta da lle sole navi corazzate delle due a rmate, 7 auslriache ed I 1 italiane, poiché l'azione del Kaiser e quella della fregata in legno NolJam furono occasionali. Tutte le 7 corazzate austriache presero parte dal principio alla fine del combattimento, mentre 5 navi ita liane non presero qu asi parte all'nione.

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Emerge quindi un primo insegnamento, q uello cioè che una cattiva direttività può escludere l\1Lile impiego di tune le forze, anche quando la situazione tattica lo co nsente e lo impone. La corazzata fu considerata , da entrambe le parti, come la nave esclu siva eia baccaglia. L:arma tattica prepo nderante fu il cannone, ma l 'azione della flotta austriaca , secondo gli ordini del Tcgethoff, doveva svolgersi in base allo sprone. L'a ffondamento del Re d'Italia, dovuto ad eccezionalissime condizioni, non fu sufficiente per affermare la prepo nderanza definitiva ciel rostro nella mischia, poiché tutti i ri nnovati tentativi d'un o delle altre corazzate austriache riuscirono infruttuosi. Il fronte di schieramento della squadra austriaca fu prodiero, corrispondente al co ncetto teorico allora prevalente; quello della sq u~1dra italiana fu laterale e perciò teoricamente errato e praticamente funesto, per l'uno del Kaiser , l'affondamento del Re d 'Italia e le peggiori conseguenze che potevano derivare. L'ord inanza d i battaglia ad angolo, prescelta da l Tegethoff, benché co rrispondesse al concetto tattico di accentra re l'urto ed attraversare la fonnazione italiana , non ebbe alcu na influenza sui risultati della battaglia. L'ord inanza di fila, presen tando il traverso, prescel ta dal Persano era contraria al concetto tattico che prevaleva allora , ed anche ora p revale, d i opporre formazioni analoghe alle nemiche. Le du e squadre non avendo ma novrato, e non avendo pratica d i manovra, gli insegnamenti riguardanti il sistema evo lutivo furono negativi. L'applicazione del pri ncip io rattico si ridusse al concentramento de ll'ur10 iniziale so pra pa 1t e della squadra italiana, ma questa concentrazione fu assolutamente casuale, poiché l'immanovrabilità della formazione a triplice angolo non avrebbe concesso cli modificarla qualsifosse la formazione della squadra italiana. L'azione risolutiva si riso lvette immediatamente in una mischia confusa di 7 corav'.ate ausrriache ed una fregata, contro 9 sole italiane poiché anche la S. Mattino si sottrasse, colla sua superiore velociLà, all a mischia ed il Re di P01·togallo e la Ma ria Pia non traversarono la zona d 'azione che dopo l'affondamento del Re d'Italia. In tali condizioni di fatto era p robabile che le due navi italiane dovessero subire gli effeLti della co ncentrazione nemica che provocò la sospensione e la risol uzione della battaglia.Da tale fatto emerge l'insegnamento che una concentrazio ne anche breve, di 90 minuti, può determinare, in date convenienze, effetti risolutivi, quando la flotta che la subisce non è pronta ad accorrere ed attende la segna lazione dell'ordine. La posizione dell'ammiraglio avrebbe potuto offrire qualche insegnamento se la squadra ita liana non avesse ignorato dura nte rutta la battaglia che l'ammiraglio era, pochi minuti p rima d 'aprire il fuoco , trasbordato dal Re d1talia sullo Ajfondatore. Anche quesLa quesLione non ebbe quindi, come poLeva avere, alcuna pratica sanzione. Tutte le altre questioni tattiche, cioè l'ord inanza di ma rcia, l'azione iniziale, l'impiego della riserva, non ebbero dalla bauaglia alcuna risoluzione. Possiamo quindi concludere che nella bmtaglia d i Lissa né la nave, né l'arma tattica, né la fronte di combattimento, né l'ordinanza dell'attacco, né la manovra , né la fase iniziale, né l'im piego della riserva, che non esisteva, ebbero speciale influenza sui risu ltati del combauimento .

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La victoria fu principalmente dovuta alla virtù del comando, favorita dalla fortu na che aiuta gli audaci, ed i soli insegnamenti, prop ri delle armate a vapore, sono q uelli che derivarono dalla concentrazione tattica e dalla fase risolutiva. Questi insegnamenti, che possono già considerars i principi tattici , sono i segu ent i: 1° La concentrazione, anche breve e transitoria, può sempre produrre effetti materiali e morali impo rtanti; 2° La possibilità di accorrere colle forze libere sul punto decisivo dell'a zione può sempre es.sere menomata dalla irresolutezza dei comandanti e dalla mancanza cli segnalazio ne; 3° L'azione d'urto, se non concorrono eccezionali circostanze, è difficile ed ha poca p robabilità di successo anche nella mischia generale.

Battaglia di Ya-Lu

Le for7.e impegnate in ciuesta battaglia erano equivalenti per numero, 12 contro

12, e q uasi equivalenti per tonnellaggio. Le navi in ciascuna .squadra furono di tipo assai dissimile, dalla corazzata a torri all'incrociatore improtetto, e dalla battaglia emergono i seguenti criteri: 1° Le navi corazzare discretamente hanno una grande c.ipacità di resistenza contro le artiglierie secondarie a tiro rapido. 2° Le navi protette, r'na non corazzate, soccombono rapida1nence ad una preponderante concentra zione delle artiglierie a tiro rapido. Parrebbe quindi risultarne l'insegnamento che soltanto le navi bene corazzare debbono fare parte dell'ordinanza di battaglia, quando le altre non hanno altri elementi di tattica superiorità , ma ()UCSto principio esige ancora, secondo noi, riconfermazione. L'anna tattica esclusivamente impiegata fu il cannone e quindi nessun insegnamento emerge circa la efficienza relativa delle tre ann i, ma ·la d urata ed i risu ltati della battaglia pare dimostrino la lenta e scarsa efficienza risolutiva dell'artiglieria quando la lotta è regolarmente impegnata. L'ordinanza cli battaglia dimostrò la manovrabilità e l'efficacia avvolgente della linea cl i fila rispetto a qL1ella angolare, che si rivela, come a Lissa, imn,aneggevolc. L'appl icazione del principio tattico di concentramento si ottiene dai Giapponesi col defilamento su di un fianco e coll'::ivvolg imento poppiero successivo della ordinanza nemica. Il ri.sultam dimostra che raie concentrazione è possibile quando una squad ra è piì:t mobile e manovriera dell'altra. La fase in iziale no n fu manovrata, ma di semplice clefilarnento, con inversion i per contromarcia e non offre perciò nessun insegnatriento tattico imporrante. La fase risolutiva si esplicò co n preponderanza cli tiro rapido, favorito clall\1ccerchiamenco laterale e poppiero, che permise ai Giapponesi, e non ai Cinesi, una efficace utilizzazio ne dell'artiglieria; onde se ne conclllde che l'avvolgimento, quando può essere .sostenuto, e non è contrastato con opportune manovre dal nemico, può avere lenti ma sicuri effetti risol utiv i. Tutte le altre questioni c,tttiche, cioè la fronte di schieramento, l'ordinanza di marcia, il sistema evolutivo, l'azione iniziale; gli attacchi torpedin ieri, l'impiego ciel-

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le riserve, il posto dell'ammiraglio ... o non ebbero applicazione o non conseguirono risultati di qualche impo1tanza. La vittoria fu spedalmente conseguita per la buona direttività giapponese e l'inerzia cinese, ma ciò non esclude che si possano accettare, con riserva, i seguenti principi sperimentali: 1° La nave da battaglia deve essere corazzata per sostenere adeguatamente la lotta ad oltranza; 2° Le squadre composte promiscuamente di tipi dissimil i sono tatticamente imperfette; 3° Il cannone è un'arma risolutiva assai lenta in una battaglia degnamente combattuta; 4° Quando la preponderanza del tiro, favorita dalla situazione tattica, può divenire risolutiva, è lodevole rnantenere la fase manovrata ed escludere la mischia. 5° li defilamento e ravvolgimento sono ottime modalità di concentrazione, che risulta efficace se si dispone di artiglieria, velocità e manovrabilità superiore alla nemica.

Battaglia di Cavite Questa battaglia deve essere considerata come esercizio di bersaglio con navi in movimento contro bersaglio fisso, giacché la scarsa mobilità di alcune navi in ristrettissima zona non alterava la condizione del tiro. Nessuna questione tattica di qualche importanza ebbe soluzione che già non fosse data dalle precedenti battaglie. I soli insegnamenti che possono essere ricordati, a parziale riconferma e complemento di quelli già enunciati, sono: 1. 0 La nave indifesa, o debolmente protetta , può essere arrestata nell'attacco isolato se rimane per oltre dieci minuti sotto un tiro intenso e preciso. 2° La linea cli fila è ottima formazione per clefilamento a distanza quando sia esclusa la possibilità che il nemico tenti l'urto od il lancio nella zona della loro efficacia. 3° La simultanea preponderanza del cannone e della velocit.à rende risolutiva l'azione a distanza fra navi cli tipo poco dissimile. 4° La preponderanza mobile e balistica consente, entro determinato limite, l'impiego di navi non corazzate nella o rdinanza di battaglia. 5° La velocità preponderante è arbitra dell'azione tat.tica come di quella strategica.

La battaglia di Santiago La fazione d 'insegu imento, impropriamente chiamata battaglia, non presenta che scarsissimi insegnamenti tattici, poiché la vittoria non fu in alcun modo contrastata; la squadra spagnola non avendo altro obbiettivo che quello cli raggiungere a tutta forza Cienfuegos. Questa fuga doveva essere agevolata dalla corazzata Jll!aria Teresa, nave del Cervera, che si votava al sacrificio per la salvezza delle altre tre navi.

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Benché questa fa zione d inseguimento non offra che q ualche cr iterio tanico relativo alla nave da battaglia ed all'arma tattica, tutte le altre questioni risultando negative, pure, la fase d i forzamento del blocco potendosi considerare come fase iniziale della lotta, se ne possono ded urre le seguenti preziose conclusioni: 1° Il forzamento cli un blocco rigoroso può essere tenta to, con sufficiente probabilità d i successo, da navi o gruppi , successivamente o simultaneamente, quando si verificano le seguenti circostanze: a) Le navi assedianti non si rrovano alla porta ta d 'urto o cli lancio nell'istante dello sbocco ; b) Le navi assedianti sono di tipo presso che simile a quello delle navi che forzano il b locco, ma meno veloci di q ueste; c) Lo sbocco è favorito da buona protezione costiera, e sostenuto da adeguata cooperazione torpediniera . 2° Esiste sempre una grande probab ilità cli forza mento q uando le forze blocca nti no n sono più che do ppie cli q uelle bloccate, ccl il forzamento avviene nelle circostanze predette. 3° È assai difficile che il cannone solo, senza il concorso del siluro, possa risolvere la lotta trnnsitoria nella zona ciel blocco, fra nav i pressoché simili, se il rapporto delle forze non è più che doppio; 4° I.e navi tipo Colon, se più veloci di quelle bloccanti , hanno una sufficiente attitudine alla lotta transitoria cd al forzamento ciel blocco , nel le circosta nze predette; 5° Le c,uaLteristiche tattiche delle navi non sono sufficienti a garantire l.1 rigorosità del blocco, se non sono completate da caratteristiche strmegiche; 6° La forza bloccante deve sempre essere in condizioni di risolvere la lotta nella zona rn ctica del blocco; 7° TI numero cd il tipo delle forze che hanno un centro unico d'azione, o che possono temporaneamente cooperare into rno ad esso, determinano l'entità e le caratteristiche delb flotta bloccante; 8° rl compito cli una flotta bloccante è estremrnnente oneroso, anche q uando si compie in condizioni nautiche e meteorologiche favorevoli; 9° Il compito del blocco diviene grandemente logorante e pericoloso, quando le condizioni loca li sono impropizie, e Ja flotta blocca rne permane sotto la minaccia continua cli un eventuale concentramento delle ripa1tite forze del nemico; 10° li blocco rigoroso non può essere sostenuro senza u na buona base permanente od eventuale a breve distanza ; 11° 11 forzamento notturno è sempre preferibile, ma l'esperienza di Santiago dimostra che, colle dovute previdenze e con adeguati provved imenei, può essere tentato anche di gio rno in cond izioni nautiche e 1nilitari difficilissime; 12° La forza navale che infrange il b locco per uscire o per entr;1re deve avere esclusività d'intento, ed attuarlo colla massima energia . Questi criteri derivano in massima pane dalla condotta lattica delle operazioni nella zo na del blocco, e perciò possono considerarsi come c riteri già acqu isiti dalla teoria della grande guerra , ma l'autore non ha ceno la pretesa di avere in dodici aforismi condensata la teoria, non ancora tentata da alcuno, ciel blocco ed assedio nava le.

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Sintesi tattica del XIX secolo La sintesi completa del pensiero tattico nel XIX secolo risulta dall'a rmonia cli tutte le conclusioni parziali cui si giu nse, teoricamente e praticamente, nella sol uzione dei dodici principali problemi della grande tattica navale. Tenendo conto di tutte le condizioni pratiche e teoriche, presenti e prossime, collettive e personali, si può compendiare la situazione della grande tattica alla fine del XIX secolo nei seguenti approssimati aforismi : l O Il b locco è il fondamento della guerra navale. 2° La condona del blocco può essere strategica e tattica. 3° La teorica ciel blocco tattico non è anco ra stata approfondita eia alcuno, ma la sua grande impo rtanza lascia credere che verrà tra non m o llo determinata. 4° La grande guerra ha la sua naturale soluzione nelle grandi battaglie. 5° Il XIX secolo non ebbe grandi battaglie navali e perciò l'esperienza è di scarso ausilio alla teorica astratta della grnncle tattica. 6° Senza una larga esperienza di grandi battaglie non si può fondare su solide basi la tattica . 7° Nelle attuali circosta nze la maggior parte dei problcrni Lattici sono insoluti od ammettono al più una soluzione approssimata . 8° La nave da battagli:-1 non è determinata. È logico ammettere oggidì che essa sia la nave assoluta, e eh<.: la reletliva sia nave complementare da battaglia, ma nulla esclude che un altro tipo possa divenire la futura nave da batraglia. 9° L'arma preponderante è ritenuta il cannone. Esso è l'arma accademica; si presta più di ogni altra alle soluzioni eleganti e rnanovrate; ma nulla esclude che il siluro possa divenire l'arma Lattica risolutiva, rimanendo sempre lo sperone un'arma eventuale. 10° Finché no n sarà risolta la questione del l'a rma tattica non si risolverà quella del fronte cli combattimento. Nelle attua li condizioni pare preferibile una fronre obliqua a 30° dalla rotta . 11° L'ordinanza di baLtagl ia è una conseguenza elci fronte della nave e dell a capacità risolutiva delle armi , onde non può per ora essere con sufficiente approssimazione cleterrninata.Gli ordini obliqui di rilevamenro, con densità relativa alla situazione tattica, sembrano, fra tu tti, i più semplici, i p iC-1 ma neggevoli, i più risolventi. 12° L'ordinanza di marcia è oggidì quasi indipendente dall 'ordinanza di battaglia, e perciò può considerarsi determinata dalle condizioni nautiche. È la sola questio ne che possa considerarsi risolta. 13° I sistemi evolutivi, dopo grande eterogeneità, si sono equilibrati sufficientemente, e se gli ordi ni obliqui prevarranno, non c'è dubbio che anche i metodi di evoluzione, semplificandosi ancora , si armonizzeranno in una unità q uasi uniforme per tutte le marinerie. 14° L'a pplicazione ciel principio tattico cli concentramento, facendo astrazione dalla forza morale e dall,1 genialità del comando, non può esplicarsi a parità di condizioni che in virtù della mobilità superiore. 15° L'attuazione del concentramento varia di modalità col variare della fase tattica della battaglia, ma il metodo d'applicazione, benché intu ito, non è teoricamente cleLermi naLo. 16° li procedimento tattico della battaglia si è sempre più specializzato, dalla fase unica della mischia, nelle fasi successive dì manovra esterna, d'incrociamento e cli

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mischia, ma l'esperienza compiuta e molce ragio ni lasciano credere che la successivatà teorica d e lle fasi sia in pratica assai problematica. 17° La fase inizia le, caratterizza ta da lla manovra a distanza pe r il defilamento e l'avvolgimento, tende a prevalere sulle altre fasi della battaglia, ma l'indetenninazione del metodo pratico non permetre di stabilire i limiti della fa se e la sua efficie nza risolutiva . 18° La fase risolutiva si concre ta ancora nella manovra d'incrociamento, d'inversione, cl 'inca lzame nto e ne lla mischia ge nera le . La massima efficienza risolutiva è sempre attribuita al cannone, ma non è da escludersi la futura preva le nza del s iluro. Quanto più le annate diverranno omogenee ed uniformi, tanto più la fase risolutiva renderà a preponderare sulla fase inizia le. 19° L,1 concentrazione eventua le cli re parti stacca ti e sopraggiungenti nel ca mpo tattico durante l'azione non ebbe ancora applicazione, ed è assai probabile che non l'abbia in avvenire, per l'indole tattica delle a rn1ate a va pore. 20° L'impiego tattico del navig lio torpedi nie ro nella battaglia non fu a ncora teoricamente determinato. L'esperienza di guerra fa completamente d ifetto, e que lla de lle gra ndi ma novre non pu ò forni re insegname nti co ncreti . La coo perazione di reparti, a guisa cli masse di cavalleria od a scopo protettivo contro gli actacchi torpedinieri, non può esclude rsi in 1nodo assoluto, ma a nche queste modalità no n han no dalla teo rica e da lla pra tica alcuna e fficace sanzione. 21° TI concetto che l'opinione navale ha de lla riserva è errato. L'indole della ba tea glia escl ude, per ora, la ve ra fun zione della riserva . Q uesta fu nzio ne si restringe navalmenre al compito cli sostegno mediante repa11i staccati, accorrenti sul punto ove l'ammiraglio intende operare il conce ntrame nto risolutivo. 22° Il posro dell'a mmiraglio supremo è, pe r genera le consenso, al centro od in testa della form azione di barraglia . Ciò può convenire per piccole squadre, ma pe r grandi armate è eia esclude rsi. Le a rmate mode rne es igono c he il cornanclante supre mo possa conserva re la direttività efficace durante la battaglia e perciò il suo posto è sopra una nave a ppositamente costru ita, c he si ma ntiene libera fuori dell'ordinanza di combmtimento. I principi sovraenu nciaci, riguardanti la grande tattica , permettono cli concludere che l'evoluzione de l pensie ro tattico, ad onta d i molti e pre gevoli studi, per ma ncanza cli adeguata esperienza e sanzione cl i gue rra, non conse nte ancora, e non consentirà per molto altro tempo, finché non siano praricamente risolte le principali questioni della nave da ba ttaglia e <lell'arma tartica risolutiva, q ue lla stabil ità teorica che fu caratteristica elci periodo velico.

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PARTE QUARTA

Domenico 130NAM1CO

LA GUERRA ISPANO-A.MERICANA (1898)


I


Ferruccio BOTI'I CONS IDERAZIONI INTRO DUTII YE (vds aneli<.: Carta del teatro cli guerra nel Mar delle Antille - pag. 722)

Nonostante la su.ci brevità, La guerra ispano-americana (21 aprile - 13 agosto 1898) non a caso suscita grande interesse sia in Mahan che in D.B. Essa ha connotati p reminentemente navali, e sotto questo profilo è forse la più importante dei secolo XIX. Il potere m arittimo esercitato dall'Atlantico al Pacijìco e al Mediterraneo jà emergere la complessità e vai·ietà dei fattori che ne condizionano l'ej]ìcienza, relegando in un. ruolo indiscutibilmente subordinato le forze terrestri; a poco giova alta Spagna, sconfitta du ramente sul mare, una f orte superiorità in campo terrestre sugli Stati Uniti. Rispetto a quella cino-giapponese dei 1894-1895, questa guerra, oltre ad abbracciare spaz i strateg ici molto più vasti, è di tipo •occidentale•, anche se non solamente europeo. Essa ha come protagoniste una g1-ande potenza 1nilitare, navale e coloniale (la Spagna) onnai in. declino e un giovane Paese democratico emergente, gli Stati Uniti, che non sono allcora una grande potenza militare, che non hanno colonie ma sono già una grande potenz a industriale in piena espansione. Grazie atl'ejfìcienza e alle tecnologie avanzate dei suoi cantieri, la giovane Repubblica stellata ha potuto approntare una ragguardevole e moderna/lotta, che non. può ancora gareggiare con le maggiori potenze navali europee, ma si avvia a gretndi tappe a passare da una j lsionoinia p revalentemente costiera a una fisionomict oceanica, abbinando a un 'elevata valenza tecnica e logistica le mai .\1)ente tradiz ioni di valore e di efficiente leadership ereditate dalla guerra di secessione. In tal ,nodo la }lotta americana, p ur non essendo hene a p unto, riesce a battere nettamente que11a spagnola, mate addestrata, con pessimo supporto logistico, con alcune navi sulla carta più potenti e veloci di quelle americane man.on. pronte per il coinbattimento, con ammiragli e equipaggi valorosi ma pessima leadership polilico-1nititare, di )i'onte alta quale riesce assai più valida e strategicamente preparata la leadership nord-americana. La flotta e la mig liore direzione strategica son.o atout decisivi, grazie ai quali gli Stati Uniti riescono a neutralizzare la .forte superiorità terrestre spagnola: a un jo11e esercito di circa 200 .000 uomini concentrato a Cuba, llJ.S. Army - su base volontaria - non può contrapporre, all'inizio, che 20-30.000 uomini per di più aj: )Zitti da gravi problemi logistici e organizzativi, e più tardi falcidiali dalle malattie. A questo punto fa descrizione degli avvenimenti ha interesse 1·idotto, perché rispecchia inesorabilmente la disparità di valori reali in campo. il 1° maggio 1896, a poch i giorni dall'inizio della guerra, la Spagna ba già perduto per sempre le Filippine e con esse l'in:fluenza nel PaciJìco. In tale giorno l'aminimglio a1'1ie1icano Dewey con. quattro moderni incrociatori protetti si prese1ita davanti alla base !>pagnola di Ccwite dove si trovano all'ancora le navi dell'ammiraglio Montojo, più nu-

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merose ma meno ej}ìcienti, men.o potenti e 1neno veloci di quelle americane. Lo sconti-o si trasforma in una specie di tiro conlm bersaglio f ermo nel quale hanno la meglio le navi americane in movimento, che riescono, grazie alla maggiore potenza e gittata delle lom moderne a1-tiglierie1 a vanificare il tardivo tentativo del Nlontojo di uscire dal po110 pe1· andare incontro alle navi nemiche, senmido le distanze di coniballimento. Non miglior sorte ha una seconda jònnazione navale spagnola al comando dell'ammiraglio Cervera, cbe viene inviata nel Mar delle Antille con ambiziosi obiettivi qjfensùJi non p roporzionati alla sua ej} èttiva capacità operativa. Mal rifornita di carbone e poco addestrata, co,i Havi di scarsa e//ìcienza, la squadra del Cemera comprende solo una parte delle fo rze nauali spagnole disponibili, e in tal modo - anche per ritardi nel lavoro dei cantieri e nell'approillamento e mobilitaz ione della .flotta - da parte spagnola non viene realizzato il principio della concentraz ione delle Jòn:e nel punto decisivo . Il Ce1vera riesce comunque a ragghmgere senza essere avvistato le acque di Cuba dove è in atto u.n blocco americano poco valido, ma - a co1lo di combustibile - non può fare altro che rifugiarsi il 19 maggio a Santiago (çulla costa Sud-Est dell'isola). La presenza della squadra di Ce1vera a Santiago viene scoperta dagli a1nericani solo dieci giorni dopo. Pur disponendo di forze navali superiori, la direzione strategica degli Stati Uniti ritiene - a ragione - che forzare l'entrata della base per aJF<mlmvi le navi del Cervera sarebbe troppo pericoloso. Si decide così di investire la base da terra, con u.n co,po di spedizione che sbarca il 16 giugno ma il 1° luglio lJiene arrestato alle soglie delle città. Nello stesso giorno l'ammiraglio Ce1vera riceve l'ordi1ze di uscire dal porto per aj/ìmztare le navi americane cbe lo bloccano: anche in questo caso prevale la superiorità di fuoco di quest'ultime, che distruggono la }lotta spagnola senza riportare perdite di qualche rilievo. !,a lJitloria nauale americana di Santiago ha rijlessi niorali e materiali decisilJi anche sulla colldolta della guerra terrestre nell'isola di Cuba, nella quale le forze spagnole rimangono niolto superiori e non mancano di ottellere successi, p eraltro vcmijì"cati dal loro isolamento dalla lvladrepatria e dagli ejfetti morali prodotti dalle villorie navali americane. Con questi connotati la guerra ispcmo-americana fornisce dati di esperiellza più validi e certi di quella cino-giapponese, non tanto e non solo per la strategia, ma p er la tattica, l'oi:'5anica, le costruzioni navali. il suo interesse è accresciuto dal .fàtto cbe Maban, oltre ad averla prevista e essenze stato il massimo ispiratore, ne è anche protal,tonisra quale consigliere facente parte dello Strategie I3oarcl. Più cbe naturale, quindi, cbe lo stesso M'clhail si avvalga sia degli studi e delle previsioni precedenti che della pe1:,onale e direttc1 esperienza in alti incarichi, per pubblicare u n anno dopo, nel 1899, le I.cssons of che war with Spain ( Lezioni della guerra ispano-ari1ericana, tradotte in italiano nel 7900 dal Coniandcmte Saint PimTe, con pre.fàzione del Ma nji·oni). Questa del Maban non è una vera e propri.a opera sto1ica, ma piuttosto una raccolta di a rticoli diretti al grosso pubblico americano, di gmnde ej}ìcacia anche se trascurano argome1tli di importanza Jòndamentale come per esempio le operaz ioni terrestli e il loro raccordo con quelle marittime, gli avvenimenti sul teatro di opemzioni delle Filippine, la battaglia di Santiago. Va però dello che, accanto a queste lacune, l'opera è meritevole di attenta considerazione ancbe oggi, se non al-

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tra perché aiuta a meglio conoscere gli ejfettivi risvolti del p ensiero del grande scrittore americano. Per esempio, sulla base dell'esperienza del con.Jlitto Mahan n:conosce che sono necessarie forze terrestri efjìcienli, ben preparate e ben coordinate con quelle navali (ciò che è avvenuto da parte americana). Diversamente da D.B. e da altri crede ne!L'ejjìcacia delle c/1/èse jì:sse delle coste, percbé consentono di impiegare tutte le forze navali in quel ruolo mobile e offensivo che loro nieglio si addice. Considera le navi da battaglia il nerbo della }lotta ma è contrario ai grandi tonnellaggi e ai grossi calibri., prejèrenclo un niaggior numero di n.cwi di tonnellaggio intennedio e armate con artiglierie cli calibro più ridotto a tiro rapido. Inoltre diversamente da D.B. e da tanti altri, non crede ai vantaggi della velocità intesa come ricerca di prestazioni di singoli tipi di navi, ma considera più importante l'autonomia - e quindi la mobilità effettiva - dell'intera }lotta, da ottenere con velocità uniformi per tutte le navi., idonee basi, tempi per il rflornimento di carbone ridotti ecc .. Dal canto suo, D.B. vede in questa guen-a una prima e significativa conjèrm.a delle idee - di carattere geopolitico e noll solo strellamente navale - da lui espresse sia negli articoli del 1895 sulla Situazione militare medite rranea, sia in Mahan e Callwel!. Già dal maggio all'ottobre 1898, guerra du rante, escono allegait alla Rivista Marittima i suoi cinque saggi sul Conflitto ispano-americano, riuniti e pubblicati a jìne anno dalla stessa rivista in un unico fascicolo. Naturalmente, in questa occasione D.B. non poteva ancora disporre delle informazioni, delle testfrnon.ianze, dei documenti necessari per una vera e prnpl'ia storia: due anni dopo, perciò, su lla Rivista Marittima dal ,narzo all'ottobre 1900 egli pubblica sei studi definitivi, intitolati Insegnamenti della guerra ispano-americana e basati sulle opere intanto uscite specie in Spagna, Stati Uniti e Inghilterra sull'argomento. Sarebbe stato nostro intento proporre al lettore sola1nente questi u ltinii, f ornendogli così un 'indagine piiì organica e meno dispersiva. Siam.o stati invece iiidotti a non trascurare del tullo i primi studi del 1898. per tre ragioni: p erché è interessante conoscere te previsioni dell 'autore quando gli eventi principali della guerra non si erano cmcora ueriji:cati; p ercbé lo stesso D.B., nel 1.900-1901, accanto a inevitabili ripetizioni rimanda dijì·equente a tali studi; perché, i1~/ìne, i suoi primi a11icoli sono citati - rara avis - dallo stesso Mahan nelle Lezioni della guerra ispano-americana.

A tal p roposito, appare indubbio cbe gli studi del nostro autore sono di gran lunga più organici, più esaustivi delle Lezioni della g uerra ispano-americana dello scrittore americano, ben più famoso. Diversaniente da quest'ultime. essi possono essere considerati nel loro complesso un 'opera storica tra le piìt valide apparse sulla guerra in campo europeo e mondiale. Va però considerato cbe leJìnalità p ratiche e con.tingenti di Maban - sen.sibitiz .'z:a1·e la pubblica opinione su alcuni aspetti della guerra - sono assai diverse da quelle di D.B., cbe almeno in questo caso intende, Jàre, appunto, un lavoro di carattere scientifico e storico. i:: esclusivamente sollo questo projìlo cbe sulla Rivisrn Marittima del gennaio 7900 (quindi quando non ne è ancora comparsa la traduz ione italiana), D.H. recensisce le Lessons o f the war with Spain di lvlahan, con giudizi severi cbe mettono l'accento esclusivamente sulle lacune storiche dell 'opera e sulla sua mancanza di unitarietà, senza accennare ad alcune valutazioni di Mahcm (spesso diverse dalle sue) su importanti argomenti come le costruzioni navali, la df/esa delle coste ecc ..

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Abbondando nelle critiche p iù ch e nelle lodi, D.B. recensisce numemsi altri libri appan;i all'estero sull'argomento. In particolare, commentando sempre sulla Riv ista Marittima del gennaio 1900 il libro di rnemorie pubblicato dallo sfortunato a mniiraglio Ceruera, afferma che quest'opera come quella del Mahan non è una vera sto1ia del coujlitto ispano-americcmo, percbé i due pur importanti scritti •non trattano che questioni speciali, quasi p e1:mnali, omettendo gran parte di quanto riguarda la gumra•,· essi costituiscono però preziosi docunienli per la compilazìone di uno studio completo, storico-militare». Secondo io stesso D.B., i suoi Insegnamenti della gu erra Ispano-americana hanno appunto l'ambizione di essere questo studio comp leto. A chiusura della citata recensione, infat!i, egli saive: •il fa vore incontrato dal nostro precedente studio sul conjlitto ispano-anie,icano, non solo in Italia ma specialmente in lspagna ed Anierica, ed i recenti lusinghieri app1·e.-z:za m enti del lvlahan, così parco nelle sue lodi e citaz ioni, ci confortano a sperare che lo studio postumo di questa guerra, in base ai documenti u.ffìciali e ai giudizi delle phì alte pe,:~·onalità dir~genli il co,~/litto, non sarà accolto con minore interesse e simpatia. Con questa speranza e il convincimento eh Jàre opera utile, se non pe,jètta, rimandiamo a breve scadenza la critica dell'opera testé pubblicata dal Cervera, come già rimcmdammo quella rigua rdante la recente pubblicazione del Maban•. Qua!c/:Je sottolineatura, ora, dei principali contenuti. Fin dal l'illizio della guerra D.B. - richiamandosi agli a11icoli sulla situazione milita re med iterranea del 1895 - considera il conjlitto in un 'ottica geopolitica europea e nion.diale, in tal modo indiuiducmdo subito molte ragioni della fuiura prevalenza degli Stati Unili: le debolezze e gli errori nel campo spagnolo, la reale p osta in gioco e le possibili conseguen:ze della nascita dell'imperia lismo ame1icano, il ruolo fonda mentale di N!ahcm nel preparare (prima di tulto nella coscienza 1tazio11.ale del s110 Paese) la guerra e lo strumellto navale destinato a com.balleria, i lim.iti ,na anche i punti d i j brza d i tale stru mento. Ben ce11trate le rijlession.i sul carattere esclusivamente navale del conjliuo, sul /ltfar delle Antille visto come teatro p1incipale della guerra dove matureranno gli eve1tli decisivi, sul ruolo-ch iave della .flotta .\pagnola dell'A tlantico da l cui con-etto impiego strategico dipenderà l'esito del conjlitto. Cli erro1i e le lacune nella preparazione e cond olla della gue,ra da pa rte di a 1nbedue i contendenti a cquistano giusto 1·ilievo: a tal proposito, secondo D.B. la jìsionomia eminentemente navale del co,~/litto avrebbe con.sentito agli Stati Uniti, con l'aiuto degli insorti locali, di neutre,llizzare il forte esercito spag llolo a Cuba senza bisogno di C!/Jèttuare sbarchi di forze terrestri, che jì,trono decisi peraltro sen za esili posìlivi nel giugno 1898. Egli si cbiede, perciò, come mai Maban, cbe pur faceva parte dello Strategie I3oarcl, non abbia ostacolato o abbia consentito una s(f fatta, errata decisione. Nelle sue Lessons of che War Mahan non. tratta quest 'argomento; senza dilungarci troppo, la questione non ci sembra così semplice, né tale da ammettere un.a soluzione categorica, come appa1·e 11elle ajjèrmazioni di D.B. Forzare l'entrata della base d i Santiago e conquistare a viva forza i jòrti e la cillà era impresa molto dij]ìcile e pericolosa per le sole navi americane, il cui tentativo di penetrare nella base uenne re!>piltto dai/orti anche il 4 luglio, cioè dopo la distruzione della jlotta spagnola. in secondo luogo, se l'esercito spagnolo di Cuba si fosse an-eso solo per esaurimento e per opera degli insorti, quest'ultimi avrebbero acquistato UJt ruoto politico e delle chances al tavolo della pace che non era inte-

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resse degli Stati Uniti concedere. Per ultimo, Jbrse negli Stati Uniti si è tenu.to conto della pubblica opinione, che reclamava una rapida conclusione della guerra, e de/l'esigenza di assegnare anche all'esercito una pa,te importante. Al termine dell'indagine, D.B. indica in. modo assai stimolante le possibili conseguenze del conjlillo per gli Stati Uniti e la Spagna, jàcendo interessanti paragoni tra la situazione geopolitica e geostrategica di quest'ultima e quella dell'Italia. Per gli Stati Un.ili egli ritiene necessa,io e in.evitabile il rajforzam.en.to dei Loro strumento militare - anche in campo terrestre - per reggere il confronto COll l'Jngbilterra, ma condcmna aspraniente i metodi con i qual-i la diplomazia americana si sta assicurando il controllo ejf'ettivo delle Filippine contro la volontà dei loro ahitan.ti, dimenticcmdo le promesse di indipendenza: questo anche perché wi/ diritto c/'interven.to [di altre potenze non europee} non deve essere mai consentito dall'Europa, e nei conflitti d'indipendenza cbe potessero sorgere ad essa soltanto deve essere 1·iservato il diritto d 'i1zteruen.to e d 'arbitralo•. Per quanto riguarda Cuba, D.B. p1·evede giustaniente che !ajbrma del suo jì,turo status internazionale sartì in sostanza quello di protettorato degli Stati Unii.i (che vi stabiliscono, jìn da allora, la grande base di G'uan.tanamo). Non/ondate invece le sue previsioni sul jitturo, grande e rapido suiluppo dell'economia cubana sotto il controllo degli Stati Unili, e sull'impossibilità ancora per ,no/ti anni da parte cli questi ultimi di assumere un ruolo internazionale primario (con il relativo, indispensabile increniento della potenza militare). l njìne, coglie l'occasione per ribadire la sua vecchia fede triplicista. ajfermalldo tultavia - ill relazione ai recenti, ambiziosi programmi navali tedeschi - cbe la Cermania è e deue restare una grande potenza continentale. Auche se 1·icon.osce legitfirn.o il desiderio di questa nazione di disporre del potere navale necessario per l'e.~pansione e tutela dei suoi interessi marittimi, p revede tuttavia che •le conseguenze che potrebbero derivare da incentivi ctrtificiosi, a scopi di prepon.demnza politica, potrebbern riuscire j i,tnesle se si accentuasse Ilei/a direttività dello Stato e nella coscienza 11azio11ale il dualismo con.tinentctle e 1narittinio• (projèzfa destinata ad auuerc1rsi nel 1914-1918). Nella valutazione degli specifici aspetti militari del co1~/litlo non vi sono dfff'erenze di rilievo tra ip,imi articoli sc1itti del 1900. In quest'ultimi. tullcwia, si nota Ull giudizio assai meno positivo sulle modalità del blocco americcmo a Cuba, riuelatosi carente e a maglie troppo largbe. Al tempo stesso, D.R. ridirnensiona le possibilità o.f fensive da lui inizialmente attribuite - per evidente e inevitabile carenza di in.Jòrmazion.i - alla squadra delt'ammimglio Cervera, 1iconoscendo cbe l'ammiraglio spagnolo ha avuto ragione et scegliere la df/ènsiva strategica, a!lcbe se ba scelto male la base (Santiago anziché Cie,?fuegos) e il mome1tto della parte1tza da Santiago. Dal punto di uista delta strategia e tattica ncwale, D.R. trova in. questo CO l {/litto una sostanziale conferma delle tesi da lui in. precedenza sostenute, ad eccezione dell'ejficacia dello sperone. Esaminando la battaglia di Salltiago, tuttavia, osserva che, jè)rse, l'ammfraglio Ceruera aurebbe alnieno venduta cara la pelle dirigendo subito e con d.ecisione sulle navi am.e1·ican.e per cenm·e di speronarle. Deve perciò 1ico!loscere l'importanza del can.n.on.e e delle buone corazze americane, accanto a quella della velocità e del rifonlimento di carbone; e, in campo tattico, in. 1·elazione alle ormai ridotte possibilità d'impiego dello sperone riacquista importanza la linea di fila. Nulla di defillitivo e cli categorico, comunque, né per quanto 1i/;uarda lo sperone, né per quanto riguarda il siluro.

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Come già accennato, alle considerazioni iniziali di D.1:3. (1898) fa riferimento lo stesso Mahan nelle sue successive Lessons of the w ar; è l'unico autore italiano che lo scrittore america1to abbia mai citato. Senza indicarne il n.ome, egli ne parla come di •uno sc1ittore italiano che trattò di questa guerra con luciditct, chiarezza e concisione• e di un •critico esimio sebbene favorevole alla Spagna•. Sia pur facendo notarn che le navi spagnole et/l'iniz io della g uerra non erano pronte, Mahan giudica ,non. interamente infondate• le grandi possibilità che D.B. inizialmente attribuiva a una }lotta spag nola riunita intonio all'ottimo nucleo cli navi maggioli, la quale se interaniente e arditaniente impiegata (ciò che poi non è a1;venuto) ,sarebbe sta ta in condizione di i1nporre al nemico quel genere di lotta che volesse... Altra considerazione di D.1:3. che il Mahan condiui-de pienamente, è che la distruzione della squadra di Cervera sarebbe stato l'unico fatto veramente decisivo della guerra, perché avrebbe segnato non solo lajìne del potere marillimo, ma anche quella del potere terrestre spag nolo. Infine, Mahan concorda con D.B. sui rijlessi del blocco di Cuba, visto come forma di strategia indiretta che colpendo il trcifjìco merccmtile anem.i.zz:a l'avversario sen.za comba ttere. Egli apprezza molto anche il termine "vagabcmdaggio• usalo da D.B. per indicare l'inutile uiagqio che compie - con scopi non chicni - l'ammiraglio :,pagnolo Ca111.ara con le navi che Ce,vem aveva lasciato ill patria, a/traverso il Mediterraneo e verso Suez (forse per raggiungere le Filippine), per p oi tornare indietro. · Nonostante i giudizi complessivam.ente positivi del Maban, le collsideraziolli di D.B. suscitauo le m pre critiche del capita no d ì vascello Concas y Falau, .già •comandante di bandiera» dell'ammiraglio Cervera. In un articolo dal titolo Quod justum est, judicare ( Rivista Marinima gennaio 1907), il Concas contesta l'esattezza di talune sue consideraz ioni sull'ejJìcienza delle navi spag,zole, sulla presellza di to11)ediniere .\1Jag nole ecc. e difellde l'operato dell'animiraglio Cervera, osservando che egli ha solo obbedito, che in Spagna noll ui era ulla direzio1te strettegica su.I tipo di quella degli Stati Uniti ma vi era sta ta solo una 1-hmion e cli ammiragli all'inizio della guerra, e cbe - così come era cli}ficile l'entrata - era ugualmente d(/ficile uscire dal porto di Santiago, specie di notte (come aveva suggerilo D.1:3.). !,e singole questioni trattate richieclei·ebbero un lungo esame delle ragioni e dei torli; ma dopo la letlura dell'opera del Nlahan e della risposta al Conca.-. dello stesso D.B. (lettera al direttore sulla Rivista Marittima del f ebbraio 1907) si arriua alla stessa conclusione del direttore della rivista in una nota a/l'articolo del Co,icas: gli ap/nmti del/'1,!{ficiale di mm·i,ia spagnolo «non infirmano le pa rli sostanz iali dì quanto il flonamico ba saitto intorno al coif/litto Lçpauo-americano•. Noi aggiungiamo, anzi, che le critiche del Concas, appunto perché riguardano questioni opinabili e/o di secondaria importanza, a maggior ragione dallno risalto alla validità della costruzione teorica e storica innalzata da lJ.R., nonostante la sua lontancmz a dctl teatro della lotta e l'inevitabile manca1tza di dati esalti - o constatati de visu - su argomenti controversi (come l'effettiva p resenza- o meno- di et/cui.e unità e il loro ejjèttivo grado di approntamento, le circostanze nelle quali vengono prese taluiie decisioni ecc.), mai chiariti o di a rdua deJìnizione. Con questi ca/'Cllleri l'analisi degli ammaestramenti del co1zjlitto fornitc,ci eia D.H. non è la sola in Italia, anche se - in.utile dirlo - è di gran lunga la p hì organica e completa. Fer esempio un certo Carlo Filangieri, comme1ttando il blocco

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americano di Santiago sulla Nuova Anto logia (16 settembre 1898), contrappone alle cbia vi i1tte1pretative di D.B. (sempre molto attente al valore delle basi e propense a considerare ancbe i vantap,gi di una fleet in being), la perentoria ajfennazione che (com e diniostrerebbe il blocco di Santiago) le basi sono, in genere, la tomba di una flotte, - percbé vi può essere facilmente imbo ttigliata - e non un Jòrte ausilio alla sua operatività. Di conseguenz a per il Filangieri solo lejbrze mobili banno valore, e le nostre pocbe risone solo ad esse dovrebbero essere dedicate: se.: è senL<.:nza di morte p<.:r un naviglio rimanere ostruito; se, per non farsi imbottigliare <hl nemico si deve evitare di servirsi , in tempo di guerra, dei porli militari, che all'ultima ora si svelano disastrose bottiglie, questa logica dovrebbe <.:ntrare nella formazion e dei nostri criteri marittimi e milit ari, considerando che nel bilancio dello Stato Sp<:zia e Taranto - le nostre forse future Santiago - pesano per parecchie centinaia <li milioni ...

Considerazioni palesernente st1wnentali, cbe lasciano intravedere sullo ~fondo la consueta logica del taglio delle spese militari. Cos f come strumenta/i son.o le tesi di Domenico Guerrini, che nella sua contestaz ione delle teorie di Callwell (Rivista di Fanteria del 7900) è ugualmente drastico su un a1gomen.to-chiave: l'inj1usso del dominio del mare sulla sconjìtta spagnola nel corylillo. 1i"ascuralldo l'innegabile ~//etto decisivo - di cctmttere prim.a di tutto momle e logistico - che la superiorità navale ba avuto .wll'esito della guerra terrestre tra Stati Uniti e Spagna (e, con esso, sulla villoria americana), il Cuerrini si soj/èrma sulla lotta tra l'esercito spagnolo e gli insorti cubani, arriualldO alla conclusione che "con più navi e niigliori la Spagna avrebbe vinta la guerra navale contro gli Stati lhiiti, ma non certo avrebbe vinto p oi la guerra terrestre contro la colo1tia insorta; e poiché la tesi calwelliana parla della il'?/eriorità dei battaglioni. compensata dalla superiorità delle navi ossia dal dominio del mare, 1wi dobbiam.o anche supporre cbe la !>jJagna p er avere venti naui in piiì, necessarie a vincere la guerra 1tavale, avesse alquanti battaglioni di me1to per le, guerra terrestre; e in tal caso tutti capiscono come a piLì fo11e ragione la ,\ìJagna avrebbe perdula La guerra terrestreA. Questo uctfe, j òrse, per quen tto riguarda la repressione della guerriglia cubana, faccenda funga e d(j/ìcile in ogni tempo e per qualsiasi esercito: ma pe1· la guerra terrestre contro gli Stati Unitf.? li Guerri11i non ci dice cbe cosa avrebbe dovuto jàre il j)il'r nunieroso esercito spag1t0!0 - cbe già non riusciva a venire a capo della guerriglia quando poteva essere riJornito e alimentato dal/a madrepatria - una volta che, per ejfetto delle uillorie navali america1te, fosse rim.asto isolato, senza rijòrnimenti, e con un nemico in phì,: in questo caso, il numero cli battaglioni etggravaua il prnblema... Rimtme da cbiedersi cbe cosa. oggi, posso110 dire gli studi ormai centenàri del nostro autore su quel lontano co1~/litto. Ancora una volta D.B., come sempre maestro di metodo, dimostra quali e quante preziose indicazioni possono essere tratle da un approccio 1wn strettame1tte militare - e non strettamellte navalistico - alla genesi e alto suiluj,po di un co,~/litto, indicando anche la uia da seguire per individuare e studi.a re con ordine e razionalità i numerosi fattori ill gioco. Egli applica, insomma, a un caso co,icreto la teorica del p otere marittimo, riducelldo così al mininio i m.argini di errore.

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Il sentimento, la passione, l'amore per il proprio Paese e per la sua missione vibrano forse di piiì negli scritti cli Mahan che in quelli di D.B., pur definito dall'americano «ricco di immaginaz ione meridionale•. Ma anche cosi: la sua prosa 1"ivefa e fa rivivere un. autentico dramma umano senza tempo e senza età, qual è quello di un ammimglio e di una flotta consapevolmente votati al sacrijìcio, con margini di scelta ric/otli al minimo: sotto questo profilo D.B. non. infierisce certo sui vinti, come vorrebbe fa r credere il Concas. Un dramma altamente istruttivo anche oggi: perché, dalla p,"im.a all'ultima riga, vi appare chiaro quali e quante siano te conseguenz e (per il destino non solo delle Forze Armate, ma di un 'intera Nazione) della mancanza di una coerente politica estera e militare, e i rfflessi rovinosi sia delle decisioni assunte trascurando l'interesse del Paese e senza precisi obiettivi strategici - ma solo per rispondere in qualche modo alle pressioni della piazza e della pubblica opinione - sia dell'assenz a di una leadership politico-militare e strategica valida, unitaria e con chiari obiettivi. Per quanto 1·iguarda te forz:e morali, allora come oggi appare evidente che fa loro ej}ìcienza non si im.provltisa, ma è il risultato di una lunga e ben diretta preparazione, nella quale contano prima ancora che i fattori tecnici, il prestigio e la qualità della leadership politico-militare. Qualità nella quale, a ben guardare, la tradizione e la coscienza nazionale sono parte essenziale: quando quest'ultim.e IZOn sono quelle che dovrebbero essere le conseguellze son.o inevitabili, e anche se il materia/e bellico è - all'apparenza - ri.\J)Ondente o suscettibile di 1nigliorcmienti: si creano perciò nello sviluppo di una /Vfarina quelle «artiji'ciosità• letali sempre giustamente con.dannate da D.lJ. Se il genio e lo spirito oJ/ensivo di Nelson non sono casuali ma banno salde melici in una secolare tradizione della Royal Navy, negli ammiragli americani rivive l'eredità della guerra di secessione, mentre su quelli spagnoli pesa tutto un passato di valore sfortunato e non confortato da altri, indispensabili elementi che fanno la jòrza di una }lotta. I d[fetti che 1ninavcm o la squadra di Ceruera - facendone ph't che altro una vittima - venivano da lontano, e come scrive il Nlaha n nelle Lcssons of the w ar of Spain , la crisi sociale e politica delta Spagna a jìn.e secolo, la noncumnza della direzione politica per i problemi e le esigenze della Marina, La sua stessa dijjìcoltà o incapacità di f ar fro nte ai p 1·ob/enii generali del Paese •non potevano non estendersi alla Marina, che è UllO degli organipiiì sensibili e delicati del meccanismo politico, ed uno dei prinii a rouinm:,i quando le fondcmienta sociali e p olitiche di uno Stato sono scosse, come avvenne, per esempio, durcmte la rivoluzione francese•. Le lez ioni della g uerra del 1898 hanno du nque una valenz a, una carica ammonitrice che merita di non andare dispersa, anche se dopo un secolo le tecnologie e la Jènonien.ologia dei co,~fl.itti hanno ben poco in. com.une con quelle di allora. Per meglio mettere in evide nz·c1 i lati meno caduchi del lavoro di D.B., abbiamo omesso molte parti relative alla descrizione di avvenimenti, cbe poco aggiunp,ono alla sommaria sintesi pi-ima tracciata. E gli lascianio la parola, non senz a suggerire al lettore di buo1u1 volo1ztà un co1lji·o11to del suo commento con quello del Mahan, anch'esso - come la prefaz ione del Manji·oni - ricco di spunti di ma i spento interesse. PERJlUCCTO B OTrl

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I - VALUTAZIONE DELIA SITUAZIONE POLITICO-MILITARE INIZIALE E PREVISIONI («Rivista Marittima» maggio e giugno 1898)

I. CONSIDERAZIONI SOM!VLA.RIE L' impo1tanza mondiale ed il carattere essenzialmente navale del conflitto ispano-americano consiglierebbero uno studio completo cli tutte le fasi politìcbe, economiche, sociali, militari di questa guerra che avrà così gravi conseguenze per tutta l'Europa e che modificherà sensibilmente le condizioni dell'equilibrio mondiale. Lo studio completo cli questa guerra esigerebbe, quindi, che fossero pienamente svolte lo seguenti questioni: a) Genesi del conflitto; b) L'indole del conflitto; e) Gli obbiettivi politic i e militari; d) Gli elementi di potenza; e) La situazione militare iniziale; j) Le eventuali probabili; g) Le conseguenze del conflitto. Lo sviluppo cli ta li questioni, per quanto condensato in modo sufficiente a rendere chiara l 'intelligenza del conflitto militare, eccederebbe di gran lunga i limiti estensivi di u n breve saggio quale le circostanze del momento ci impongono onde, riservandoci di studiare a fondo le questioni meno urgenti, o, per meglio d ire , di minore opportun ità, ci limitiamo per ora allo studio dei tre problemi che riguardano direttamente la condotta e lo sviluppo delle operazioni militari cioè: a) Gli obbiettivi politici e militari; b) Gli elementi cli potenzia lità; e) La situazione iniziale, non escludendo pe rò un breve accenno a lla situazione generale, senza di che l'intendimento delle ope razioni militari potre bbe riuscire imperfetto, per deficienza cli quello sfondo sul q uale debbono venire proiettati gli avvenimenti del conflitto. La genesi, l'indole , le conseguenze probabili del conflitto, saranno come dicemmo, oggetto di studio più completo, per la grande importanza che ebbero e che avranno; qui ci limite remo ad esporre sinteticamente le considerazioni seguenti: 1° La questione Cubana fino dallo scorso an no aveva assunto un carattere d i internaziona lità, per le turbolenze americane ed europee che derivavano, poco dissimili da quello attribuito alla questione di Candia, o nde l'interesse int.ernazionale giustificava, se pure non imponeva, che quella lunga e tragica vertenza fosse internazionalmente risolta. 2° L'Europa non ha creduto cli assumere rispetto a Cuba l'iniziativa che aveva assu nto rispetto a Candia, quando tale iniziativa sarebbe riuscita pacifica ed efficace,

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e noi non ci fare mo ora ad esporre le cause e gli e rrori cli rn le decisione; solo inten diamo affe rmare che Cuba, la Spagna, gli Stati Uniti ra ppresentano con grandissima analogia politica, non nazionale e civile, Candia, la Turchia, la Grecia, e sopratutto intendiamo affe rmare che l'interesse europeo nella questio ne di Cuba era enormernente più vitale di quanto lo fosse nella q uestione di Candia, poiché quella condensa in se stessa una questione mondiale, questa invece una questione mediterranea, d i secondaria impo rtanza. 3° Cuba, come Candia, aveva dimostrato di aspirare energicamente alla propria indipendenza. Le rinnovate insurrezioni ciel l 823-26-28-47-51-68; le condizioni di con fl itto armato dal 1868 al 1874; la proclama zione della Re pubblica cubana , riconosciuta eia alcuni SLati dell'America; il merito persona le di Narciso Lopez, di Manuel Cespedes, di Antonio Maceo, di Maximo Gomez e la continuità del fiero conflitto che si svolse dal 1895 a tutto oggi, di mostrano che la q uestione cli Cl1ba deve essere definitivamente risolta .. 4° Tutti gli errori e gli orrori della guerra d i repressione misero in evidenza il malgoverno e l'impotenza della Spagna a domare l'insurrezione ed a da re alla colonia q uella stabilità amministrativa e civile indispe nsabile all'esercizio pacifi co e benefico della sovra nità. 5° La soluzione finale ciel dom inio spagnuolo alle Antille era staro eia gran tempo preveduta . Il co nte cli Arancia nel 1859, lo Cheva licr ed il Laveleye nel 1873, e molti altri scrittori competenti ed a utorevoli 1 prevedevano la decadenza del dominio coloniale e la crescente influenza degli Stati Uniti a tutela dei di ritti americani. 6° L'inettitud ine della Spagna alla colo nizzazio ne, intes,1 nel senso moderno, secondo il metodo inglese, era larga mente e sa pientemente din1ostrata dal Mahan. 2 7° L'infl uenza esercitata dagli eminenti lavori storici del Mahan sulla pubblica opinio ne negli Stati Uniti, e specialmente su quella militare, ha provocato una risoluta te nde nza del lo Stato e della nazione ad uscire da llo isola mento politico ne l quale si erano raccolti, a rinu nciare al sistema di governo iniziato dal Jefferson ccl abbracciare, estendendone cd esagerandone i principi, quello affermato dal presidente Monroe. 8° Per effetto di tale apostolato del Mahan, rapidamente di ffuso dai nume rosi discepol i per mezzo di pregevoli studi politici e militari, si determinò q uella intens ività di sentimento nazio nale che costrinse dapprima il Gove rno a dare incremento agli arma menti navali e lo fo rzò q uindi, per mezzo e.lei Congresso, a prendere riso lutamente l'iniziativa della espansione. 9° La fermentazione del germe gettato prima dal Monroe e poscia dal Mahan , generò uno stato di esube ra nte tensione nazionale, vera e non fittizia come eia molti ancora si crede, che escluse la possibilità d i dare ascolto e compimento alle proposte conciliative d i Sua Santità, ai buo ni ufficT delle Potenze europee , se non in quanto queste proposte co nciliative, supposte cointe ressate, permettevano agli Stati Uniti cli prolungare il periodo diplomatico a vantaggio della preparazione milita re.

' A. l' i<.: rantoni, Cuba e Il conflitto Ispano americano, 1898 (Nota di 0.13.). 'T. Mahan, /lifluence o/ sea power upon histo1J', l66o-1783, c.<1p. I (Nota di D.13.).

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10° L'Europa che non aveva saputo prevedere, che non volle intervenire a tempo in una questio ne che ra ppresenta per lei l'avvenire, come integra i sacrifizi compiuti da quattro secoli per la supremazia coloniale e mondia le, si è lasciata diplomaticame nte canzona re dai Yankees, con grave danno della Spagna la quale, cullandosi nelle fallac i e fa llite speranze, ha pe rduto la m igliore occasione cli affermare, forse con vantaggio, quando ancora era in tempo, la sua sovranità colo niale, pe r mezzo del suo potere militare. 11 ° L'Europa non comp rese e non compre nde ancora che la q uestione d i Cuba non è un problema cli diritto od un fenomeno pol it ico loca le, ma bensì una questione mond iale c he concreta in se stessa q uella de ll' istmo cl i Pana n1a e perci<') la maggiore somma d egli inte ressi futu ri dell'Europa, che essa aveva il diritto cd il dovere di tutelare . Queste sommarie considerazioni p e rmettono cli conclud e re che il sentime nto nazionale degli Srnti Uniti si è profondamente, se non completamente, modi fi cato in quest'u ltimo decennio; c he questo fe nomeno psich ico e morale, forse inavvertito in Eu ropa, è intenso e reale, ed a ppun to perché nuova estrinsecazione di e ne rgia di un p opolo giovan e è suscettibile d i gra nde incremento e d i d uratura v italità, per modo che se gli avvenime nti internaz io nali non troncheranno il conflitto, se ne deve p resagire poco be ne, pe r non dire assai male, pei i futuri inte ressi e uropei.

GLI OBBIETrIV l POLITICI E MI LITARI

Gli obbie ttivi politici, che regolano il presente confl itto, debbo no rintracciarsi nel ca ratte re genera le della vertenza , la quale, come d icemmo, non è cl i diritto, né locale, ma bensì cli caratte re internazio nale e mondia le . Per qua nto ingm1 ldrappata cli sentime ntalismo e cli u rnanismo, la questione dell'inclipenclenza di Cuba è una questione cli dominio dell'Unione [cioé degli Stati Uniti - N.cl.c. l e di espa nsività colonia le . Gli obbiettivi politici dell'U nione sono quindi: a) L'influenza politica internazionale; b) La conqu ista delle pos izioni strategiche necessarie all 'ese rcizio del pote re nava le; e) Il dominio immediato prepondera nte, pe r mezzo cl i ta li posizioni, del mare delle Antille; d) Il futuro dominio del Pac ifi co. Questi obbiettivi furono ripetutameme accennati da l Mahan , onde assai s'ingannerebbe chi giud icasse il presente conflitto una verte nza cavalleresca per la sovranità o per l'indipe ndenza d i Cuba. Lo storico americano ne' suoi due più importanti lavori sulla influenza del potere navale aveva accennato agli insegnamenti storici che la sua patria avrebbe dovuto meditare pe r la tutela e l'incre me nto della sua pote nza , onde noi esporremo i criteri s intetici di questa propaganda, affinché sia agevole forma rsi un giusto concetto sul caratte re mondiale di questo conflitto.

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Nel cap. P rigua rdante la discussione degli elementi del potere navale, l'a utore, dopo importantissime considerazio ni, così si esprime: •Lo scopo pratico di questa discussione, esse ndo q uello cli ricavare dagli insegnamenti storici , lezioni applicabili alla nostra nazione, è opportuno riconoscere quanti gravi pericoli minacciano gli Stati Uniti e richiedere l'azione del Governo onde c reare su bito il potere navale ... Il motivo che impone la creazione dell'annata è probabilme nte quello dell'istmo di Panama. Speriamo c he questa creazione del pote re navale dell 'Unione non s'intraprenda troppo tardi ... In caso cli conflitto per la supremazia del mare Caraibico sembra evidente che pe r la prossimità di Ne w Orleans ed i vantaggi della vallata del Mississipì, i poderosi sforzi del paese possono fluire per questa va llata e trovarvi la loro base permanente ... Coll'ingresso e l'uscita del Mississipì sufficientemente protetti, con tali ava1nposti nelle sue man i e colle comunicazioni s icu re, in breve, con adeguata preparazione m ilitare, per la quale essa ha tutti i mezzi necessari, la preponde ranza degli Stari Uniti in questo teatro di azione deriva dalla sua posizione geografica e dalla sua pote nza, con mate matica certezza ... La serie cli questi preziosi insegnamenti storici, applicati agli Stati dell'Unione, si sviluppa nei tre magistrali volumi delle due opere principali dell'autore; ma questa sua propaganda avrebbe fatto assai poco camrnino nella coscienza nazionale, sempre avversa alle faticose meditazioni e allo studio di opere ponderose, se il Mahan non avesse adottato un metodo più p ratico d i diffusione pe r mezzo della stampa giornaliera. Tra i numerosi a rticoli pubblicati nei principa li periodici dell'Unione rico rderemo i seguenti: a) La politica estera degli Stati. Uniti (1890); b) Hawaii ed U nostro jìtturo potere nauale (1893); e) l 'istmo di Panama ed il potere navale (1893); cl) Possibilità di un.a solida1ietà a n.glo-aniericana (1893); e) I/futuro in relazione al p otere navale degli Stati Uniti (1895); f) Preparazione alla guerra navale (1897); g) Il ventesimo secolo (1 897); h) Stmttura strategica del ma re dei Caraibi e del mare del Messico (1897). Questa propaganda del Mahan, che ha provocato una larga ed appassionata agitazione letteraria militare, e che provocò quas i tutti i provvedimenti militari navali cli quest'ultimo decennio, è penetrata nel cuore e nel ce1vello della nazione, già disposta ad uscire dalla solitudine nella quale si era raccolta, e noi non crediamo esagerare affe rmando che, nella sosta nza e nella forma ta nto politica che militare, il presente con flitto è un'applicazione concre ta e precisa delle teoriche svolte dal Ma han e da'suoi numerosi discepoli. I principali afo rismi che possono de rivarsi da questa prodigiosa propaga nda parrebbero i seguenti: 1° Le condizioni politiche, socia li, economiche dell'Unione e le condizioni internazionali impongono una e nergica espa nsività; 2° L'influenza inte rnazionale non è effettiva, se fondata su l diritto astratto e non appoggiata da un fo11e potere militare;

·' T. Mahan, OjJ. cfl . (Nota di f).U.).

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3° Le condizioni geografiche militari degli Stati Uniti non impongono uno sviluppato sistema di armamenti territoriali, ma bensì un forte e bene ordinato potere navale; 4° La creazione cli questo potere navale, favorita dalla ricchezza industriale del paese, è cosa facile, ma è condizione imprescindibile della sicurezza e grandezza avvenire dello Stato; 5° Il potere navale per essere efficace nella zona di azione politica e militare deve appoggiarsi a posiz ioni strategiche e tattiche che gli consentano la massima autonomia; 6° Gli Stati Uniti non avendo queste posizioni strategiche nei bacini di probabile conflitto futuro devono sollecitamente procacciarsele; 7° La politica del Governo deve tendere a cogliere ogni oppo1tunità che consenta di conseguire diplomaticamente o militarmente le situazioni indispensabili alla sua infl uenza politica per mezzo del pote re navale; 8° Le forze mobil i e le posizioni sono entrambe indispensabili, colle armate moderne, alla estrinseca zione di una vigorosa politica espansiva, poiché dalla adeguata combinazione d i questi due elementi deriva il pieno valore della energia militare; 9° Senza stazioni acleguaremente situate, le flotte si immobilizzano e divengono dannose, e nessun va ntaggio di posizione può controbilanciare, alla lunga, una decisa inferiorità cli forze mobili; 10° Nel Pacifico la posizione strategica dominante è quella delle Sandwich , che trovarsi al centro della vasta zona d i attività commerciale fra l'Asia, l'Oceania e l'America; 11 ° Nel mare delle Antille (Cara ibo e Messicano) la posizione dominante è Cuba, la quale can haue no military riual among the islands of tbe world, e.xcept Ireland; 12° Le altre posizioni m ilitari del mare delle Antille, in rapporto all'istmo ed al · canale di Panama, sono: Colon, Chiriqui, Isole Mujers, Bocche del Mississipì, Pensa cola, Key-West, Avana , Cienfuegos, Santiago di Cuba, Kingston in Giarnaica, Samana in Haiti, St. Thornas , Martinica, Santa Lucia , Curaçao, Cartagena; 13° Queste posizioni hanno una impo1tanza relativa a seconda delle potenze impegnate nel conflitto militare, rimanendo però sempre Cuba preponderante; 14° Gli Stati Uniti hanno tutti gli elementi geografici ed economici-industriali per esercitare una decisiva influenza militare nel mare delle Antille, ma la deficienza della flotta e la mancanza di posizioni strategiche extra-territoria li rendono difficile il compito in caso di conflitto con una grande potenza occidentale; 15° Il conseguimento delle posizioni extra-territoriali sarebbe gra ndemente agevolato da una cordiale intelligenza (kinship) coll'Ingh ilterra , per la qua le solidarietà the possibili~y of a graduai approach to concerted aclion become increasingly striking; 16° Questa kinship non implica una formale alleanza - dalla quale l'autore dissente, perché artificiosa e precaria - ma deve gradualmente emergere dalla solidarietà della razza anglo -sassone ed essere fondata sulla identity of the interests. Innumerevoli sarebbero gli importanti aforismi che si potrebbero trascrivere dagli studi del Mahan, specialmente applicabili al presente conflitto, ma quelli che abbiamo addotti ci permettono di affermare : a) che l'iniziativa degli Stati Uniti non è fittizia e temporanea , ma il prodotto di una trasformazione od evoluzione della coscienza nazionale;

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b) che tale evoluzione andrà sempre riù giganteggiand o, col crescere della potenza econornica e militare dell 'Unione, la Cjl tale è c:-:ipacissima cli dimostrare che l'c1ppetit uielll en ma11geant, specialmente qua ndo si è giovani e vigorosi; e) che per effetto di raie evoluzione il sentimento democratico-mercantesco alla olandese Lencle a militarizzarsi sempre piC1, porgendo rapido incremento al potere n,wale coll 'au mento della tlolta e colla costirnzione d i quelle basi strategiche e d ifensive che sono indispensabili all'esercizio ciel dominio marittimo; d) che l'antica inimicizia, per non dire odio, che covava nella coscienza america na contro l'Inghilterra , è in via di esa urimento, come attestano gli scritti d i George Cla rke e di Arlhur Silva Wh ite e la presence condotta del Governo britann ico; e che perciò non è da escludersi una possibile e prossima solida rietà anglo-americana, a base di compromesso, se non a base di alleanza fonnale: e) che la solidariet,ì anglo-americana , q ualunque sia l'indole del vincolo, è un fenomeno in gesta zione che può, rivelandosi, modifica re le condizioni econom iche e politiche mondiali. Il conflitto ispano-americano non è che una manifestazione iniziale di questo fenomeno in gestazione, limitato per ora al mare delle Antille, ,1 lle Fi lippine e probabilmente alle Canarie; ma gli Stati d i Europa debbono prevedere le conseguenze che deriverebbero dall'incremento progressivo di questo fenomeno e provvedere alla loro difesa e salvezza , con quei mezzi che sono ancora efficaci. prima che, giunta sul pendìo, precipiti la decadenza europea gi~ iniziata e progredita nelle nazioni latine. Non tenendo conto, per ora, del cararrere mondi,1 le insito nel presente confl itto e considerandolo semplicemente in rapporco alle due nazioni belligeranti ed all' fnghilterra, 1:1 cui racica acquiescenza agli intendimenti dell'Unio ne è evidente, possiamo lim ita re gli obbietrivi milita ri a quel Ii de i teatri d 'o peraz ione, senza escludere pe rò la probabilità cli cospicui incrementi britannici che dovrebbero essere consiclermi come obbienivi occuki. se non palesi. del presente conflitto. Considerati milirarmente gli obbiettivi del presente conOiuo possono distinguersi per rigore d 'analisi in: Obbien ivi territoria li continentali; Obbieuivi insulari; Obbieuivi con1merciali. L'obbiett ivo v itale continentale contro il territorio d i una nazione belligernnte è eia esclud ersi, perché né la Spagna né gli Stati Un iti hanno me7.7.i militari territoriali sufficienti ed idonei a cale scopo, anche quando l'assoluto dominio navale potesse mariuimarnente consentirlo. Non escludiamo la possibilità di qualche capricciosa offensiva nava le contro qualche p unto maggiormente vu lnerabile dell'una o dell 'altra costiera, ma affermiamo che, sen7.a il concorso cli complica:lion i politiche interne od internazionali qualsiasi obbiettivo continentale non consente un effeno risolutivo del conflitto. 1.'obbieuivo inslilare è quello preponderante e può rìgumclare qualsiasi possesso coloniale della Spagna, poiché gli Stati Un iti non possedendo colon ie non offrono alla Spagna alcun obbiettivo insulare escluso quello delle Sandwich, che per inefficienza ciel potere navale spagnuolo nel Pacifico non può essere preso in considerazio ne. Cu ba, Portorico, le Filippine, le Marianne, le Caroline, le Cana rie costituiscono q uindi gli obbiettivi insulari; siccome però le Marianne e le Caroline non

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hanno valore politico, economico e militare, così può ritenersi che esse segu ira nno la sorte ciel gruppo delle filipp ine cui sono adiacenti. L'obbiettivo insulare maggiore è indubbiamente la perla delle Antille; seguono in importanza le Filippine e quindi le Canarie. Tre sono quindi i teatri di operazione insulare navale tra i quali il preponderante è indubbiamente il mare delle Antille, ed è perciò eia ritenersi che la risoluzione finale del conflitto dipenda dagli avvenimenti che avranno luogo nel teatro principale delle operazioni navali, qualunque possa essere la vicenda del conflitto nei teatri secondari. L'obbiettivo commerciale può assumere una maggiore o minore importanza a seconda della energia spiegata dalla Spagna nella condotta del conflitto navale . È però lecito p resupporre: 1° che la Spagna difficilmente praticherà la corsa (commerce-destroying) con quella intensità e subitaneità necessaria a conseguire risultati che influiscano indirettamente sulla condotta e risoluzione del conflitto; 2° che gli Stati Uniti, avendo molto da perdere e poco da guadagnare con la corsa, rinunceranno, come pare abbiano dichiarato di rinunciare, ad un vero sisterna di guerra corsiera, attenendosi agli insegnamenti dedotti storicamente dal Mahan, praticando solo quella rappresaglia che fosse loro consiglia ta dalla iniziativa spa gnuola e richiesta dalla speculazione degli armatori americani; 3° che precipitando, come precipiteranno, gli avvenimenti militari, la guerra cli corsa avrà breve ec11npo di esplicarsi e troppi rischi da correre per forni re alla Spagna un fattore cli successo nel conflitto. Da queste considerazioni risulta quindi che il solo obbiettivo, conseguibile, capace di provocare una rapida risoluzione ciel conflitto, è quello insulare circoscritto . specialmente nel teatro cli operazione delle Antille. Non intendiamo con ciò escludere complctarnente qualche operazione contro le costiere nemiche a scopo di chiassosità per appaga re la pubblica opin ione e per conseguire qualche effetto morale subitaneo, ma intendiamo affermare che tali tentativi, quando non avessero per iscopo di provocare la flotta nemica alla battaglia risolutiva, sarebbero cli effetto transitorio ed assai poco influ irebbero sulla risoluzione fina le del conflitto. Data l'indole degli obiettivi principali sopraccennati, ne risulta che essi sono tutti conseguibili per effetto del potere navale, dal quale soltanto può dipendere la risolt1zione ciel conflitto. Qualsiasi occupazione temporanea e qualunque possa essere la capacità difensiva dei principali obbiettivi insulari, il risulta to finale dipenderà sempre dal dominio del mare. Né Cuba, né le Filippine, né le Cana rie possono essere conservare o mantenute se occupate inizialmente dagli Americani senza la completa supremazia del mare. Esse non sono sufficientemente autonome, per sfuggire al pericolo dell'esaurimento in caso che il nemico avesse definitivamente acquistato il dominio del mare. La contemporaneità dell'azione navale e territoriale, che stanno praticando gli Americani, sarebbe un errore che pc:itrebbe riuscire loro assai funesto se essi non avessero la persuasione di riuscire a conqu istare la signoria del mare, od a provocare tali disordini politici nella Spagna da rendere a questa impossibile la perseveranza nel conflitto e l'impiego risolutivo delle s ue forze navali.

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Come principio cli guerra l'occupazione territo riale, specialme nte se in sulare, non può e non dovrebbe praticarsi se non dopo conseguito tale preponderanza navale da cogliere al nemico la possibilità cli perseverare nel conflitto, e le guerre combattute nei secoli scorsi per il dominio coloniale e specialmente quelle che s i svolsero nel mare d elle Antille, provano ad evidenza la verità d i tale assioma militare. Gli Stati Uniti credettero cli derogare da tale principio, così ripetutamente afferrnato dal JV!ahan, ma essi pensavano forse , e non senza fond amento, di poter fa re assegnamento : 1° sulla superiorità complessiva della loro efficienza n avale, dovuta non tanto alla pote nzialità della flotta quanto ai vantaggi derivanti dalla situazione geografica e dalla capacità individuale; 2° sulla disorganizzazione di tutte le energie politiche e social i della Spagna, che possono da un istante all'altro, per effetto di subitaneo pronunciamento o di rivoluzione, paralizzare l'azione militare e lasciare libero campo alla offensiva navale ed al dominio dell'Unione; 3° sulla decadenza della razza latina e relativo progresso della razza anglo-sassone, che è dogma cli fede infallib ile per il popolo americano. Aci onta di queste valide e non oppugnabil i preponderanze della Unione sulla Spagna , il principio cli scienza militare rimane immutato e siccome l'impreuu do niine à la guerre, così è sem pre poss ibile b enché poco probab ile , che la fi erezza e l'orgoglio idalgo si rivelino ancora una volta in tutta la loro efficienza per contrastare vitroriosamcme il dom inio ciel mare ed irraggiare con uno sprazzo cli luce del sole cade nte qu el vessill o che due secoli or sono non vedeva rnai il tramonto del sole. Alla flotta spagnuola dell'Atlantico spetta quindi l'ultima parola, essa è l'unica ratio del presente conflitto e se la Spagna, invece di profondere tesori a mantenere un esercito cli 200.000 uo min i in Cuba, avesse impiegato parte di quei milioni all'incremento della sua flotta , essa avrebbe chiuse le porte alla ribellione e soffocate le speranze cli conqu ista dell'Unione sotto il peso de lla sua spada. Quando questo scritto vedrà la luce, forse la risoluz ione del conflitto per esaurimento militare o per altra ragione sarà un fatto compiuto; ma esso deriverà sempre dalla verità del principio che il conflitto, i cui obbiettivi pri ncipal i e risolventi sono insu lari, non p uò esse re risolto rnilitarmente che per effe tto ciel dominio cie l mare.

ELEMENTI DI POTENZIALITÀ

Le conclus ioni precedenti ci dispensa no da ogni esame dei fatto ri della potenza territoriale dei belligeranti e ci consigliano di procedere direttamente all'analisi degli elementi cli efficienza marittima, dopo di avere son1mariamente accertate le condizion i militari territoriali del conflitto. Gli Stati dell'Unione non ebbero né hanno esercito permanente e l'esperienza dell a guerra di secessione ci avverte che l'organizzazione di forze occasionalmente arruolate non è un compito facile né di bre-

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ve durata, come lo ha d imostrato sapientemente il Callwell nel suo studio sulla guerra d i secessione.' Per quanto l'America sia la patria del prodigio, non è con forze improvvisate e promiscue che si può sperare di avere ragione di fo rze organiche ben costituite, in battaglia campale, ma non si può nemmeno escludere l'opportunità di gettare qualche migliaio cli facinoros i ad incremento ciel disordine o d i volontari a sostegno della guerriglia. Non è qu ind i su lle sue poche forze o rganiche, né sui reclutamenti improvvisati, né sulle pelli rosse o giallute che l'Unione può fare assegnamento per la conquista territoria le,e si può afferma re che prima cli tre mesi essa non potrà mettere in ca mpo ape rto forze che siano in grado cli tenere fronte all'esercito spagnuolo, canto in Cuba quanto alle Filippine. La Spagna ha fatto prodigi di e nergia mantenendo ad onta delle gravi perdite per malattie, un eserc ito di o ltre centocinquanta mila uomini in Cuba e di dodici mila alle Fil ippine e se cause dissolve nti e concorrenti non avessero ìn1peclito cli utilizzarle convenienterne nte, la rivoluzione avrebbe dovuto soccombere. L'effettivo delle forze spagnuole, capaci di entrare in campagna, per q uante riduzioni s i facc iano, è senipre tale da poter affronta re vittoriosamente le forze che l'Unione fosse per sbarcare in Cuba, onde può concl udersi quanto segue: 1° Gli Stati Un iti hanno, ed avranno durante alcuni mesi, una inferio rità organica di fo rze territoriali rispetto alla Spagna, che li renderà circospetti nel tentare operazioni di invasione d i qualche entità e nel compromettere lo stendardo della nazione . 2° Le imprese occasionali che essi t.enteranno, benché preparate, allestite e provvedute per conto dello Stato, non saranno condotte chi capi dell'esercito sòtt0 il vessillo nazionale, ma da venturieri o da ufficiali fuo ri servizio, o nde la condotta o la disfatta delle truppe raccogliticcie non torni a disdoro della dignità cieli' esercito nazionale. 3° L'Unione non tralascerà però cli creare un corpo cli n-iilizie organiche, per fa re fro nte ad ogn i eventualità internazio nale. L'entità di tali arruolamenti può essere varia, a seconda clelb sirnazione politica, ma sarà probabilmente compresa fra i cinquanta e cento mila uomini oltre il corpo cl i milizie principale destinato alla invasione marittima, se dov rà essere te ntata. 4° Prima cli tre rnesi non vi è probabilità d i una operazio ne di sbarco tentata dallo Stato con forze superiori ai dieci o qu indici mila uomini, poiché l'Unione non lascerà interamente indifese le sue imme nse costiere , per quanto fidanza essa possa fa re sulla vittoriosità della sua flotta, nel dubbio cli qualche complicazione internazionale. 5° L'Unione si è qu indi trovata militarmente impreparata al conflitto da lungo tempo preveduto e da lei provoca to, poiché lo studio e la preparazione della guerra avrebbe dovuto p rovocare l'organizzazione preventiva cli un corpo cli milizie da sbarco cli circa ventici nque mila uomini cd un corpo cli milizie costie re cli circa cinquanta mila soldati che le permettesse pie na liberta di offensiva, anche durante il periodo iniziale del conflitto. 6° La Spagna rimarrà q uindi pe r d ue o tre mesi, tanto in Cuba quanto alle Fi lippine, con una forza militare sufficiente a garantire l'integrità ciel possesso, finché almeno potrà avere o sperare cli avere qualche a usilio dal mare, anche ad on-

' C.E. Callwe!J, The ef(ect

q/ rnaritime com.mand un land cmnpaigns ( Nota di

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D. !3.).


ta cli qualche insuccesso costiero dipendente dalla preponderanza loca le della flotta nemica. 7° Data l'indole delle truppe ribelli e venturiere, può ritenersi che du ra nte il periodo iniziale persisterà lo staro di guerriglia, così difficile a domarsi, specialmente nelle zone infette o montuose, e non si avra nno battaglie campali cli q ualche im portanza che permetterebbero agli Spagnuoli cli trarre profitto della superiorità organica delle loro forze, se convenientemente impiegate. 8° Ad onta delle d ifficoltà ciel sistema di guerriglia impiegato dagli inso 1ti, è da ritenersi che, se le forze spagnuole verranno risolutamente impiegate in offensiva mobile, come lo impone lo stato cli guerra e l'imperiosità della situazione, e non saranno imn1obilizzate intorno a vari centri difensivi secondo l'antico sistema, esse potranno avere ragione delle forze nemiche, asserragliandole successivamente contro la costiera, pri ma dell~l stagione delle piogge. 9° Benché Cuba abbia grande estensione, equivalente a circa due terzi di quella d'Italia, e sia alquanto montuosa nella parte orienta le, pure le sue condizioni orografiche, topografiche e logistiche non sono tali eia rendere troppo difficile il compito di un esercito di centocinquanta mila uomini, il quale dovrebbe potere, se energicamente imp iega to, fare tabula rasa di ogni elemento ribelle e sovversivo. 10° La superiorità numerica delle forze spagnuole dovrebbe rapidamente dominare la siluazione, poiché ogni indugio è pericoloso e può divenire funesto se la flotta non riesce a contrastare efficacemente il dominio del mare e a mantenere con sufficiente intensità il contatto navale colle forze territoriali. 11° Se la flotta spagnuo la non riuscirà a contrast<1re per q ualche tempo - con que i mezzi e quei sistemi che lo consentono - il dominio del mare, la superiorità numerica delle truppe spagnuole diviene causa di rapido esauri mento e può riuscire ad una sollecita resa dell'Isola e perciò alla risolu zio ne del conflitto. 12° L'inferiorità militare degli Stati Uniti non esclude la rapida vittoriosità per esau rimento dell'avversario, se la flotta riesce a conseguire rapidamente il pieno dominio del mare delle Antille; la superiorità militare della Spagna poco le gioverà in caso di supremazia navale e riuscirà invece causa di inevitabile catastrofe se nel limite di due o tre mesi al massimo la flotta non riuscirà a gm1dagnare, se non il dominio, una sufficiente preponderanza su quella nemica. Queste brevi considerazioni ci forzarono alla conclusione che il conflitto ispano-americano non è un problema militare territoriale nella sua u ltima soluzione, come molti persistono a ritenere considerando indispensabile l'effettiva occupazione dei territori contrastati, ma bensì un problema navale, esclusivamente navale che può essere rapidamente e completamente risolto per effetto del solo dominio del mare senza l'impiego di truppe, benché queste possano essere uti lmente impiegare, a scopo d i chiassosità, cli teatralità e d i appagamento della pubblica e poco sapiente opinione. Il conseguimento del dominio del mare dal quale dipende la risoluzione ultima del conflitto, se la guerra è combattuta seriamente e degnamente, essendo una questione di efficienza mi litare navale, è nei determinami o negli elementi di questa efficienza che dobbiamo rrovare la ca usalità degli avvenimenti prossimi e risolutiv i. L'esa me coscienzioso cli tutti gl i elementi di potenzialità maritti ma, quali furono da noi considerati nelle precedenti applicazioni della teorica strategica navale, non è compatibile col ca rattere di questo scritto, onde ci limiteremo ad affermare, non senza buone ragioni, quanto segue:

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1° La climatologia e la costituzione fisica del teatro delle operazioni sono elementi più favorevoli all'Unione che alla Spagna nel teatro principale delle Antille; 2° La situazione geografica è un fa ttore di grande, di enorn:-ie superiorità dell 'Unione sulla Spagna; 3° La posizione della cap itale non ha influenza sensibile nel presente confli tto ed in ogni caso i vantaggi e gli svantaggi si equilibrano; 4° La capacità industriale è un elemento di immensa superiorità dell'Unione, per le infin ite e forse meravigliose risorse che può rapidamente prod urre; 5° li numero della popolazione tanto territori,1le quanto marittima è un fattore d i grande supe rio rità america na; 6° li c;1rallere dell,1 popolazione, tuno consiclernto, implica una grande superiorità dell 'Unio ne, anche ammettendo che la Spagna estrinsechi, ciò che è dubbioso, tutta l'energia d i cu i è capace e non imiti l'esempio p,1 lpitante cl i attu al ità dell e tre consorelle greco-latine; 7° Il carattere ciel governo è una incogn ita sempre e lo diviene tanto più nella situazione presente. per la grande perturbazione della coscienza spagnuola e la esaltazione di quella americana . Considerando però la sintesi della sirua7.ione, devesi concludere che gli Stati Uniti h:rnno probab ilità d i maggiore efficienza cli governo e cli più irnensa direttività, sempre che al presidente ,'vlac-Kinley non frulli la velleità del cl ilettancismo srrategico ad imitazio ne cli Linco ln e cli altri lincolnisli europei; 8° Tutti gli clementi della ricchezza e della civiltà, nei loro rapport i colla potenza milirare, sono fottori di superiorità dell'Unione. Q uesta b reve sintes i delle cond izio ni potenziéi li m arittime dei du e StaLi be lligeranti stabilisce la superiorità cli tutri gli elementi, nessuno escluso, a favore dell'Unione , oncl'è lec ito conc lu dere che gl i Sw ti Unit i hanno una energia di lotrn e cli percl uranza nel conflitto di gra n lunga supe riore, e che perciò l'esito de lla guerra, specialmente se prolungata, non può essere dubbio sempre che le forze mobili non possano pe r la lo ro efficienza e per la cl irctt.ivi t,ì compe nsa re la grande inferiorità derivante da Lutti gli altri elementi di potenzialità, i qua l i tanto più p reponclereranno quanto pi ù lenta sarà la r isoluzione che le forze mobili daranno al conflitto. Risulta quindi che la Sp,igna non ha altra speranz,1 di compensare la sua enorme infer iorità potenziale marittima, ad onra della superiorità del suo eserc ito, che quella che può venirle dalla efficienza della sua flona. Questa efficienza deriva: e,) dal va lore militare della flotta: b) dalla capacità org,rnica; e) da lla clirettivùtà. Per quanto riguarda la direttività nessuna previsione è possib ile, poiché i fenomeni psich ici e morali, specialmerne se individuali , cadono nel dominio dell'impreveduto. Nessuna ragione giustificherebbe un apprezzamento p iù favorevole alla Spagna anziché all'Unione. ma ciò che può affermarsi risolutamente è che questa direttiv ità esige umi energia ed una ra pid ità cli azione più intensa per p,1rte clell 'a rnmirnglio spagnuolo, il quale solo per questo mezzo può rendere meno funesta la sit uazione militare derivante dagli elernenri natural i di potenzialità. Rapidissima mobilitazione, intensa concentrazio ne, subitaneità cli urto , sono i fattori cli quella viuoriosità che potrebbe coronare il valore spagnuolo se mandati ad

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effetto con quella vigoria di impulsi, della quale a tutt'oggi - 12 maggio - la Spagna non ha anco ra dato una prova troppo ammirevole. Esclusa quindi, come devesi escludere fin d'ora , la intensità offensiva iniziale, per le le ntezze della mobilitazione e della concentraz ione, no n rimane altro fattore da opporre alla efficiente su periorità americana che il valore militare del naviglio im piegabile ne l tea tri di o perazione e capace di essere utilizzato nella battaglia navale .

II CONSIDERAZIONI GENERALI. Il compendioso studio della lotta ispano-ame ricana da no i precedentemente pubblicato, c ui fa seguito o si riferisce il presente esame, comprendeva: a) Le generalità riguardanti l'indole del conflitto; b) Gli obiettivi politici e militari; c) Gli elementi di potenzialità nazionale dei belligeranti; cl) La situazione militare iniziale. L'urgem:a della pubblicazione precedente non ci co nse ntiva di svolgere in rnodo adeguato, come già accennammo, le gravi questioni riguardanti la genesi e l'indole del conflitto, onde ci lirnitamrno ad esporre alcu ni criteri sommari, come prolusione alla tesi principale riguarda nte gli avvenimenti del coof1itto . Benché quei criteri sintetici fossero sufficienti a tracciare le grandi linee che inquadrano le operazioni militari , la lo ro forma, piuttosto dogmatica che dimostrativa, poteva lasciare sup porre che si attribuisse al presente conflitto, da no i considerato di carattere mondiale, una importanza eccessiva. Crediamo q uindi necessario, prima cli procedere all'esa me della situazione militare presente, di analizzare più largamente e precisamente la situazione generale per quanto s i riferisce a ll'indole del conflitto ed alla psicologia della coscienza del popolo americano. Nel precedente articolo, concludendo l'analisi sintetica della situazione generale, dicevamo: •L'Europa non comprese e non compre nde ancora che la situazio ne di Ct1ba non è un proble ma di d iritto od un fenomeno politico localizzato e circoscritto alla indipenden za od alla autonomia della perla delle Antille, ma bens1 una qL1estione mondiale che concreta in sé stessa quella dell'istmo di Panama e perciò la magg iore somma degli interessi futuri dell'Europa , che essa aveva il diritto ed il dovere di tutelare». Quest'affermazione che concreta il giudizio sull'indole mondiale della questione, non è una esagerazione soggettiva , ma una vera rea ltà obbiettiva, della quale è pure necessa rio che la pubblica opin ione europea s ia co mpenetrata, per quella solidarietà d i azione che è indispensabile a tutelare i benefizi che il valore, l'attività, la sapie nza di dodici gene razio ni hanno accumulato alle Antille, quasi presaghe de!la enorme influenza che quella posizio ne avrebbe esercitato sui desti ni dell'Europa e del mondo.

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Se la presente g uerra concretasse solo una questione locale, indipendente da qualsiasi influenza sull'avvenire economico e p olitico del nostro globo, noi saremmo fautori cli qualsiasi soluzione, americana, spagnuola, europea, che consentisse a Cuba non solo l'autonomia e l'indipendenza ma benanco la forma repubblicana, per quanto l'esperienza cli Haiti e delle altre repubbliche americane ci sconsigli dal porgerne ai Cubani l'augurio.L'autonomia economica ed amministrativa sotto una sapiente, umana, energ ica sovranità, sia questa americana od europea, sarebbe la migl iore delle soluzioni per la prosperità e la tranquillità della perla delle Antille, come per qualsiasi altra grande isola di quell'arcipelago, destinato a divenire un campo cli conflagrazione tanto più contestato quanto meno efficiente è la costituzione politica e la sovranità dominante nel mare Caraibico. La Spagna nelle sue cond izioni attuali di dissoluzione interna e cli prostrazione econom ica non è certo la sovrani tà più efficiente per la tutela dei di ritti e degli interess i europei , ma finché il suo vessillo, sve ntolante alle Antille, è un simbolo della sovranità europea , esso concreta u n d iritto che, anche male tutelato, ha altrettanta efficienza quanto quello cli Monroe, che gli Americani gli contrappongono, pronti però a sconfessa rlo se si trattasse di qu estion i riguardanti il continente africano o q uello asiatico , come stanno facendo, e non soltanto il continente americano. Consiclern ndo il vessillo spagnuo lo come uno dei simboli della sovranità europea , ed in ispecial modo di quella latina, poiché gli Anglo-Sassoni sta nno coniando, per uso immediato e coinreressato, il mce patriotism il quale inevitabilmente deve generare il race qf races, noi che pon iamo sovra ogni alrra idealità quella della integrità e della egemonia europea, sinceramente desideriamo che il conflitto ispanoamericano abbia per l'Europa le meno tristi conseguenze, ed acq uisti quel carattere cli internazionalità che gl i compete, e che può solo, anche pacificamente, troncare la pericolosa soluzione verso la qua le si avvia il singolare conflitto. Ma la questione cli Cuba non è, come dicemmo, una questione ispano-americana, ma bensì una questione internazionale che deve essere internazionalmente risolta. In un precedente lavoro/ esaminando i determinanti probabili della futura situazione euro pea, dopo d i avere discussi i determinanti latenti e quelli pa lesi, considera ndo le condizioni della sovranità coloniale della Spagna, no i dicevamo: •Il potere coloniale della Spagna è oggi così vacillante, così minacciato eia pericoli interni ed esterni nella sua esistenza, specialmente alle Antille , che il potere militare spagnuolo riuscirebbe insufficiente alla tutela de' suoi grandi e vitali interessi, ove non intervenisse ad rafforzarlo moralmente e materialmente una grande solidarietà europea. «La situazione europea nel ma re delle Antille è minacciata da non lontana rovina, cui sono incentivi le rivalità delle dominanti nazioni eu ropee. Con quali forze la Spagna, e forse l'Inghilterra stessa se isolata, potrebbero impedire che, nel caso cli un co nflitto per la supremazia del mare Caraibico, la preponderanza degli Stati Uniti si verificasse, corne afferma il M ahan, con matematica certezza?

' I.a situazione militare mediterrauea. 1895 (l\ota di D.U.).

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•Al drnninio relativo, se non assoluto, ciel mare Caraib ico, quando sia dischiusa la grande arteria interoceanica, è inesorabilmence vincolaca la supremazia mondiale dell'Europa . •Troppi pericoli la minaccerebbero se arbitra assoluta di quella via mondial e fosse l'Unione america na, i sui inLeress i non collimano cerwmente con q uelli dell'Europa, onde un provvedimento internazionale è necessario q uanto urgente per fondare sopra solide basi l'internazionalità della grande a1tcria mondiale». Non è quindi l'imperiosiLà ciel mom enLo pol itico che ci induce ad affermare l'inrermt7.ionalità della questione cubana, poiché tale la giudicammo prima ancora che il M;:ihan pubbliGisse quell,1 serie di articoli riguardanti, sotto Lutti gli aspeLLi politici , econrnnici, militari, la situazione degli Stati Uniti specialmente in relazione alla grande via inLeroceanica, la cui importanza mondiale egli giudica, e noi conveniamo, superiore a quella ciel canale cli Suez. L'Inghilterra che colla occupa7.ione clell'Egitco, di Cipro, di Perirn, cli Aden, si era assicurato l'utilizzazio ne ed il controll o nava le della grande via orientale. ha pure cercato colla occupazione di Bélize, delle isole Terra nof e Ruarn n, e del la costiera di Mosquitos, di rafforzare la sua situazione militare nel golfo del Messico. ma poiché tali tentativi, per l'op posizione degl i Stati Uniti, non riusc irono , essa osteggiando finanziariamente l'impresa del canale cli Panama e stipulando il LranaLo cl i Bulwer-Cl.1yton, che rimase dal 1860 il fondamento delle relazioni anglo-an1ericane, ha provveduto a' suoi interessi, attendendo dal tempo l'opportunità, che parrebbe giunta, cli affermarsi col beneplacito degl i Stari Uniti più solidamcnLe nel mare delle Antille. Checché ne sia per essere di questo connubio a base cli razza anglo-sassone del quale pa rrebbe che il Mah,111 fosse l'augure cd il pron ubo nel suo recente viaggio in Inghilterra, ciò che apparisce evidente si è che sempre più si :1ccemua il carattere internazionale della questio ne cubana e sempre piC1 s' impone la necessità della internazionalizzazione non solo dell'isrmo di Panama, ma bensì d i ([Uelle posizioni che afforzano il potere internaziona le, era le quali primeggia, per generale consenso, la perla delle AnLillc. Il concetto però della solidarietà inLernazionale, e della internazionalizznionc, non avrebbe efficienza pratica se non fosse avvalorato eia un potere militare cbe desse forza di sanzione al concetto politico . Prevedendo la necessità di questa sanzione militare, specialmente navale, noi indicammo so mmc1riamente, nell'opera piC1 volte rico rdata, il rnoclo pra tico cli costiLu ire sopra solide basi quesco potere militare, capace di dare sanzione al d iritto internazionale europeo. Non è qui oppo1tuno ricordare i mezzi ed il modo cli essere di ([UCsto potere ru ilita rc internaziona le, m a è però indispensabile ricordare che senza questo potere ogni altro esped iente diplomatico si rivela inefficace, per no n e.lire ridicolo, ed arbitri cli ogni soluzione rimarranno coloro che possono momemaneamente gettare nella squilibrata bilancia politica anche una piccola briciola cli potere effettivo, libero e risoluto. Le nazioni che accentrano, con maggiore o minore efficienza questo pOLerc libero e riso luto, perché pa lesemente non vi ncolate eia legami politici per la reciproca protezione dei loro interessi, sono l 'Inghilterra, l'Unione americana ed il Giappone, cioè le tre na7.ioni che integrano, od integreranno quanto prima, la maggiore efficienza del potere navale.


Non intendiamo per ora esaminare le probabilità od il carattere d el compromesso che pare esista fra l'Inghilterra cd il Giappone per la tutela degli interessi asiatici, ma non possiamo dispensarci dall'esam inare l'indole e la possibilità di un compromesso anglo-americano, e dall'avvertire che qualsiasi solidarietà dei tre Stati che accentrano la maggiore efficienza prossima del potere navale costituisce un fenomeno politico-militare che può sovvertire la presente situazione mondiale, poiché, secondo l'affermazione di sir Walter Raleigh , colui che coma nda sul mare controlla il traffico cd il commercio e dispone della ricchezza e dei destini ciel mondo. Importa dunque esaminare quanla pane di potere libero ed cffeuivo possono gettare nella bilanci,i mondiale l'Inghilterra e l'Unione, poiché è certamente sulle basi cli questa efficienza e non su quella del race patriotisni che può sorgere una qualsiasi solidarietà anglo-unionista. L'Unione americana ha indubbiamente, nella presence condizione di conflitto colla Spagna, tutti i vantaggi a carezzare l'anLica rivale, se non per una cooperazione diretta ed i mmed iata, ceno per una compiacence acquiescenza ai suoi progetti cli espansione e di conquista . Ma quali efficaci compensi e qual i serie garanzie di sol idarietà può l'Inghilterra attendersi dall'Un ione? Per rispondere coscienziosamente a questa domanda è necessario gettare un rapido sguardo sulle condizioni cli efficienza nazionale e militare dell'Unione, non solo in relazione col la presente guerra ispano-americana, ma piunosto in relazione colle conseguenze e complicazioni internazionali che una palese e troppo ambiziosa solicl:1 rietà potrebbe provocare. L1 grande preponderanza dell'Unione sulla Spagna nel presente conflirto, derivante specialmente dalla situazione geografica, dalln potenzial ilà industriale ed economica e da lla efficienza militare del porere navale, no i \'abbiamo di mostrata nel precedente nostro studio sul conflitto ispano-americano"; ma questa preponderanza speciale non implica una efficienza complessa e fondata sopra basi sufficienti a costituire una preponderan za effettiva nelle probabili situazioni derivanti da complicazioni internazionali, provocate da lla solidarietà anglo-an1ericana. È quindi necessario esam inare ne' Sl1oi elementi fondamentali l'efficienza complessa dell'Unione per arguirne la magg iore o mino re probabilicà che la presente entente cordiale fra le due nazioni possa concretarsi in una palese solidarietà politica e militare. Nella nostra opera precedente/ dopo un succinto esmne della grave minaccia dello slavismo, incombente sull'Europa, noi gettavamo 1.1n rnpido sguardo su lla minaccia che l'Unione avrebbe tra breve fatto pesare sulle nazioni europee, ed ora crediamo conveniente riprodurre quelle considerazioni, onde escludere qualsiasi ipotesi che il nostro giudizio presente sia suggestionato dalla gravità della situazione politica derivante dalla gue rra e dalla possibilità cli un'allea nza ,rnglo-a mericana: ..se lo slavismo•, noi dicevamo, •minaccia continenralmente l'Europa, l'americanismo la minaccia marittimamente.

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V<.:<li fa:;dcolo di maggio 1898 (Nota di D.U.). situazione militare mediterranea (Nota di D.13.).

• I.ti

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•La minaccia americana è forse anche meno compresa di quella slava . «Chi si preoccupa, non solo in Italia ma in Europa, del potere marittimo che eserciterà fra breve, in turco il mondo, l'America ciel Nord? •Quale Governo prevede la prossima e risolutiva influenza degli Stati Uniti nelle questioni europee? «Coloro che amano valu tare l'influenza probabile del]' America in ragione di quella passata e presente, ed in base al tonnellaggio della sua marina militare, hanno certamente esuberanza di fatti in appoggio della loro opinione, e sarebbe puerile il negare che l'eviden7.a dell a minaccia america na sfugge, anche p iù della slava, alle indagini di chi non conosce e non comprende i fenomeni marittimi e specialmente quelli militari. •Egli è ceno infatti: «1° che l'Americét del Nord si è per il passato astenuta saggiamente da qualsiasi ingerenza nelle controversie europee; ,2° che la sua flotta non fu , e non è tuttavia ('1895) in grado cli esercitare una vigorosa e risolutiva influenza sulla situazione militare dell'Europa; «3° che il suo naviglio mercantile ed il suo commercio non sono ancora un solido fondamento alla potenzialità militare ed espa nsiva; «4° che le tendenze espansive non affumicano ancora, benché possano affumicare tra breve, i cervelli amer icani; •5° che la costiera e gli estuari sono completamente indifesi, se si eccercuano poche rabberciatu re degli avanzi della guerra di secessione; -6° che l'organizzazione civile e politica dei tredici Srati dell'Unione è ancora tro ppo rudimenta le, sfibrata e suscettibile d 'essere violentata da secessioni future; •7° che le energie espensive sono e saranno per qualche altro tempo più continentali che marittime. «Se qu esti determinanti della situa zione americana» noi dicevamo, ..sono evidenti e considerati pii) che essi non siano permanenti, non è meno vero però che la prossima situazione sa rà dcterrninara dalle considera zioni seguenti: .. J 0 Il procedimento di consolidazione interna continentale, benché incompiuto, è però g iunto a mie stadio cli stabilità eia consentire tra breve una modesta iniziativ::1 di espansione marittima; «2° 11 consol idamento procedette razionalmente collo sviluppo e sistemazione delle naturali energie, che sono fondamento largo e sicuro alla stabilirà continentale ed alla graduale esp~tnsione marittima; •3° Per tale sapiente e seria preparazione, non praticata purtroppo in Italia, gli Senti Uniti posseggono, o possccler:rnno fra non molto, rutti gl i clementi della potenzialità continentale e marictim.a; ,,4° l.'incl ipenclenza materiale e morale dalla madre patria , per tale preparazione e per l'altissimo grado di intellettualità filosofica, stor ica, scientifica, che si va sempre più accentuando, è divenuto un fa tto cornpiuto; ·5° Tale indipendenza rnateriale e morale provoca inclubbiamenrc il sentimento della individualità, e la genesi d i quegli altri ideali che determinano la missione civile cli un popolo ccl il suo compito militare e politico; ·6° Sicura nella sua continentalità più di qualsiasi Stato europeo, non esclusa l'Inghilterra, l'Unione può rivolgere, e rivolgerà quanto prima , l'esubera nza delle sue risorse e delle sue energie all'incremento dell'espansione mari tti1na;

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«7° Se per il passato preva lse, come doveva p revalere, la continentalità, afforzata e consolidata questa, le tendenze della nuova civiltà americana s i riveleranno indubbiamente marittime; ,,8° L'intendimento di q uesta evoluzione si va rafforzando nella coscienza nazionale, e se non è tuttavia così esplicito ed intenso come il Mahan lo desidera, non vi è dubbio che sotto l'efficace incentivo della propaganda l'orientamento della pubblica opinione si determini rapidamente; «9° La creazione della flotta d i crociera, potrà essere seguita da quella di una grande flotta d i battaglia, non appena i sapie nti consigli ciel Mahan, e de' suoi discepoli , avranno penetrato nel Governo e nella coscienza nazio nale; «10° I mezzi materiali ed intell ettuali non faranno difetto, per effetto delle istituzioni e stabilimenti marittimi provvidamente iniziati, e l'Eu ropa assisterà stupefatta, fra non molto, a llo spettacolo di u na 1vfinerua nautica emergente, in pieno assetto di guerra, dal ce rvello di una nazione cosciente de' suoi grandi destini; «] 1° La costiera atla ntica e la ca raibica, per le ottime condizioni geografiche ed idrografiche, è suscettibile cli essere resa inviolabile, se non invulnerabile, ed offrire alla flotta amp ie e sicu re basi cli operazioni, per l'esercizio ciel suo potere difensivo ed o ffensivo; «12° Il dominio oceanico, quelJo dell'Atlantico specialmente , ha cessato di essere, se l'Eu ropa non ri nsavisce, un monopolio franco-britannico, e la pere.lira di questo don1inio sarebbe sentenza cli morte per la civiltà e uropea,,. Molti altri criteri determinanti della futura situazione e uropea-amerirnna potrebbero aggiu ngersi a questi che noi dettammo tre a nni or sono, ,na questi ci sembrano più che sufficienti per affermare che l'Unione aveva a llo stato rudimentale gli e lementi vigorosi de lla sua potenzia lità espa nsiva, e dalla intensirà dello sviluppo cli questi e lementi dipendeva l'iniziativa efficiente della politica cli espansione. Si presenta qu indi naturale la domanda: Ha l'Unione raggiunto in soli tre anni quel grado di sviluppo de' suoi e lementi potenziali da giustifica re una vigorosa iniziativa politica nelle questioni internazionali? I.a risposta non può essere che affermativa se no i la rifcrian10 esclusivame nte a l presente conflitto, ma se noi consideriamo le conseguenze che eia questo confl itto potrebbero derivare, specialmente se provocate da urn1 pa lese solidarietà anglo-unionista , la risposta potrebbe essere a lq ua nto dubitativa . L'Unione h él indubbiamente sviluppato energicamente negli ultimi tre anni gli elementi d i potenzialità ma rittima : 1° cogli Istituti navali superiori; 2° colla creazione di una buona, benché a ncora limicarn , flotta eia battaglia; 3° coll'ampliamento de' s uoi arsenali ed opifici industria li rnarittimi; 4° colla creazione cli una buona base eventuale d i operazioni a Key-West e rafforzamento cli quelle principali e.li Chesapeake, cli Norfolk, Newport, Boston , Pensacola e Mississippì; 5° colla preparazione ciel persona le marittimo. Questo sviluppo cli potenzialità, quasi esclusivamente marittima, se corrisponde al principio enunciato e.lai Ma han che: 7be United States have no e:xposed point-upon which lan.d operation., decisive in charnctei; ccm be directed; non è sufficiente a dare allo Stato quella efficienza complessa indispensabile a sostenere una grande lotta internazionale .

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Pure arnmettendo che l'attuale preparazione manttrma sia sufficiente a salvaguardare difensivamente l'integrità continentale contro qualsiasi potenza europea, non esclusa l'Inghilterra per la sua insufficienza territoriale militare, non potrebbe ammettersi che essa sia sufficienre contro l'eventualità cli una coalizione di due grandi potenze europee. Dal punto di vista obbiettivo, e non soltanto soggettivo, la preparazione genera le militare dell'Unione lascia molto a desiderare per le seguenti principali ragioni: 1° La deficienza quasi assoluta dell'organizzazione militare dello Stato, ciò che rende l'Unione un assa i debole elemento d i solidarietà internazionale; 2° La difficoltà di organizzare un'adeguata forza militare, per l'indole degli abitanti, il disuso dal servizio militare, lo spirito di mercantismo della maggior pa11e della popolazione, l'indole democraticissima della nazione avversatrice di ogni militarismo; 3° L'organismo fondamenta le federativo dello Stato, poco favorevole ,1ll'acccntramcnto ciel potere, alla sol idarietà dei singoli Stati federali in un medesimo obbiettivo, alla costituzione unitaria, nel la sostanza e nello spirito, cli un esercito nazionale; 4° La baraonda arnministrativa immedesimata nella instabil ità ciel potere esecutivo, per la quale le funzioni dello Stato sono in condizione di continua precarietà, e gli elemenri volitivi in continua conflagra zio ne; 5° La perturbazio ne direttiva prodotta dalla preca rietà dei poteri dalla q uale deriva, nella ipotesi cli iniziali insuccessi, l'inefficienza dell'azione esterna ed il pericolo di interne penurbazion i; 6° L'insu fficienza de lla viabil ità interna, considerata dal punto di vista militare; 7° La va rietà etnica della popolazione per la quale rnanca, e rnancherà forse per molto altro tempo, quella unità di sentimenro, di affinità, d i idealità che è una delle maggiori efficienze milirari delle nazioni che hanno unirà di razza, di l ingua, cli rel igione, di storica tradizione. Per queste ed altre minori ca use cli deficienza o rganica dello Stato, no i crediamo che l'Unione, ad onta della organizza zione del potere maritti mo, il quale è sempre più immune ciel potere territoriale dalle menonrnzioni d ella sua efficienza, non possa ancora essere considerato un fattore impo1tantc cli sol idarietà internc1zionale. La prepa razione generale m ilitare dello Stato non ha adunq ue ancora conseguito quella solidità ed efficienza che parrebbero indispensabili per affrontare, con sufficiente probabilità dì successo, una situazione complessa ed indeterminata, senza la certezza cli potere essere vigorosa mente spa lleggiali in caso cli complicazioni internazionali, o nde è logico concludere: 1° che l'Unione non è ancora un fattore cli preponderante efficienza internazionale ; 2° che il suo potere territoriale è un.1 incognita futura, alla quale non potrebbe oggi assegnarsi che un va lore minimo ed assa i discutibile; 3° che il suo potere navale, sufficiente al compito difensivo localizzato all'Atlantico, è ancora un assai modesto fattore cli efficienza internazionale; 4° che la probabilità di un grande sviluppo avvenire di questo potere nava le non può essere esclusa, ma non potrebbe essere immediata per le difficoltà della preparazione organica, tanto del materiale quanto del personale; 5° che il graduale sviluppo implica un graduale incremento cli efficienza ma esclude anche l'immed iata preponderanza risolutiva in qualsiasi conflagrazione internazionale;

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che l'Unione provoca ndo il presente conflitto, che può generare compl ica zioni di solidarietà, ha forse troppo confidato in sé stessa, nelle rivaliLà emopee e nelle stelle che campeggiano nel suo vessillo, a meno che non avesse affidamento certo cl i solida rietà per parte del l'Inghil terra . Se quesro affidamento tacito esisLe, l'Unione non ha errato provocando l'attuale confliLto, ed egli è molto probabile che un ceno intendimento sia avvenuto, allo scopo d i mantenere isolaro il confl itto, escludere le in iziative troppo risolu Le degli altri Stati e ripartirsi eia b uo ni compagni, se non come i ladri di Pisa , le spoglie coloniali della Spagna. M;i non crediamo però che queslo intendimenro abbia assumo o la forma lità cli un'alle;rnza o cli una cooperazione navale, espl icabile nel caso che una poLenza europea od il Giappone assumesse una iniziativa risoluta a favore della Spagna . Noi abbiélmo, o c rediamo di avere dimoscrnto come l'Unione sia ancora un fattore cli trop po limirnca efficienza internazionale per affidare cornpletamente la sagace quanro cauta Ingh ilterra in u na q uestione così comp lessa q uanto q uella che deriverebbe eia una formale solidarietà, per la quale verrebbe impegnata a lontana scadenza ogni l ibertà di azione, con p robabil ità d i impegnarsi in una situazio ne che potrebbe esse re g rav icl~t d i im me nsi peri col i, se q ualche ca mbia mento della pubblica opinione alterasse le presenti condizioni di equilibrio europeo. Q uesta trasformazione della cosc ienza e d el l'eq u ili brio europeo non semb ra oggi molto probabile; ma una grn nde causa cli effetto mondia le, come quella che potrebbe derivare da l presente conflitto ispano-americano e dalla soliclarielà anglo-un ionisrn, potrebbe provoca re un subitaneo rivolgimenro della pubbl ica opinione europea, così poco sta b il e nell e sue presenti cond izioni, onde cred iamo cl i pore affermare, con sufficiente serenité'ì quanro segue : 1° l'Unione h,1 saggiamenre procurato cli provocare una favorevole trasformazione della coscienza britannica; 2° la potenzialità dell'Unione non è ancora così salda e così efficace d,1 giustificare un nuovo indirizzo clelléi politica inglese; 3° le cond izion i d ell' Europ;i sono mli eia rende re ass;i i dubbia ed ass,1 i intempestiva una radicale l rnsformazione della coscienza britannica. Noi ci riserviamo di esaminare con maggiore larghezza, sulle basi già precedentemente tracciate nell 'opera •La siluazione militare m editerranea•, le condizio ni della coscienza brita nn ica in rapporto ai nuovi determinant i della situazione mondiale, e procediamo ad esaminare gli avvenimenti della guerra, facendo seguito al lo studio precedente ciel co nflitto ispano-americ;ino.

CONSIDERAZIONI SU LLA SITUAZIONE MILITARF. Gli avvenimenti del periodo iniziale possono fornire insegnamenti preziosi per apprezza re con su fficiente approssimazione non solo la situazione militare presente, ma ancora quella prossirna, poiché gli avve nimenti si succedono co n log ica necessità; e derivano dalla preparazione e dalla direttività della guerra che sono determinanti cognici e poco va riabili di qualsiasi situazione militare.

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I teatri della guerra essendo perfettamente distinti e gli avvenimenti che riguardano quello delle Filippine, perfettamente indipendenti da quelli che riguardano le Antille, noi ne esamineremo successivame nte le condizioni per dedurne quegli insegnamenti che ci parranno a pplicabili ag li avvenimenti futuri. Teatro di guerra delle Filippine. - La situazione isolata di questo teatro di gue rra, l'enorme distanza che lo separa, sia pe r il capo Horn , quanto per il ca nale d i Suez, dalla madre patria, la relativa pross imità a lla costiera pacifica dell' Unione, l'inefficienza difensiva della costiera, la mancanza di qualsiasi base cli opera zione sufficientemente a tta a consentire l'indipendenza delle forze nava li, la generale impreparazione militare escludono la possibilità di tutelarne il possesso contro un'offensiva anche poco intensa, rna appoggiata ad un preponderante potere navale . La sple ndida posizione cli Man illa , colla sua immensa baia esterna, collo stupendo lago interno, congiunto a quella per mezzo del canale di efflusso, se fosse stata nelle man i degli Ing lesi sarebbe dive nuta una delle più e fficien ti e sicure basi cli operazione navale; gli Spagnuoli la lasciarono quasi indifesa , poiché nulla era stato fatto per sbarrare con torpedini le due entrate, assicurarne la inviolabilità cd organizza re una q uals iasi difesa mobile loca le. La responsabilità cli questa colpevole trascuranza risale indubbiamente a tutti i Gove rni che si succedettero nello sfruttamento dell'erario coloniale, ad onta dei quattro mi liardi spesi in fo rtificazioni, in questo u ltimo quarto di secolo, ma ciò che impo11a di stabilire è: 1° la mancanza di ogni embrionale prepara:i:ione difen siva; 2° l'impossibilità di raccogliere la fl otta in una pos izione sicura e protetta in attesa di eventualità o pportune; 3° l'incapacità di coprire la ca pitale contro un bombardame nto senza impegnare la squadra in un combattimento risolutivo. Data questa situazione, all'ammiraglio Montojo non rimaneva altra alternativa che quella di farsi affondare all'ancora od in moto. Egli ha giustamente presce lto la soluzione migliore, ma non ha prescelto il mezzo rnigliore per mandarla ad effetto. Di fronte ad una squadra della quale egli conosceva l'efficienza balistica e la velocità, doveva rinunciare a lla lona col cannone ed attaccare r isolutamente collo sprone, g iuocando tu tto per tutto . L'ammiraglio Dewey manovrando presso a poco come Ito a Yalu, ha utilizzato completame nte, senza esporre le sue navi, la superiorità del suo tiro, e l'ammiraglio Montojo, come Ting, non ha saputo approfittare della opportunità cli gettarsi a corpo perduto istantaneamente con una accostata di 90° gradi sulla linea nemica. Non intendo g ià con questo a fferma re il pie no successo di questa tattica della disperazione, poiché la superiore velocità delle navi nemiche poteva loro consentire di sottrarsi, prendendo caccia alla carica; ma considerando che tre delle serte navi del Dewey avevano una velocità massima di 17 nodi e d il Boston di 15, se ne potrebbe arguire che la velocità cli manovra della squadra doveva essere regolata su questa minima velocità, che quasi tutte le navi spagnuole in uno sforzo temporaneo di pressione avrebbero potuto raggiungere, giovandosi poi d e lla m ischia per conseguire quei risultati che la fo rtuna non nega agli audaci. È facile comprendere come tale ma novra, se mandata risolutamente ad effetto, avrebbe impedito agli Ame ricani di utilizzare con un esercizio al bersaglio la su pe-

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riorità della loro artiglieria e che nel peggiore degli eventi il risultato finale sarebbe sempre stato più glorioso di quello cli farsi incendiare , crivellare, affondare senza quasi torcere un capello al nemico. La situazione militare alle Filippine è quindi la necessaria conseguenza dell a impreparazione e della rassegnazione al proprio destino che la dominazione agarena deve avere iniettato nel sangue castigliano. Le Filippine sono indubbiamente perdute per la Spagna; la situazione non può che peggiorare fino alla urgenza della capitolazione e perciò se la Spagna si serve delle Filippine come cli galleggiante cui affidare le speranze ciel s uo naufragio coloniale, dà segno di essere più oculata in d ip lomazia che in arte militare, per quanto poche speranze debbano rimanere a chi si appigl ia ad un salvagente p neumatico quando ha gia l'acqua alla bocca. Non è facile prevedere fin d'ora quanti e q uali siano gli asp iranti alla successione della Spagna nel Pacifico, ma potrebbe affermarsi, con sufficiente probabilità di non essere sconfessa ti dagli avvenimenti: 1° cbe il dominio della Spagna nel Pacifico è perduto se non interviene prontamente un'azione internazionale; 2° che q uesto dominio non sarà interamente raccolto dalla Unione; 3° che la Francia ha assai poca probabilità d i raccogliere, benché ne abbia le magg iori disposizioni, l'eredità della consorella latina; 4° che gli avvenirnenti nel mare delle Antille influiranno indirettamente , se solleciti, sulla risolutiva situazione nel Pacifico. Teatro di guerra delle Antille. - La battaglia o l'esaurimento navale , dal quale deriva quello territoriale, sono i soli mezzi risolventi ciel conflitto alle Antille, come lo furono alle Filip pine. Limiteremo penanto le nostre considerazioni al fenomeno marittimo preponderante, tralasciando d i esaminare gli avveniment i territoriali , i q uali, benché impressionino la pubblica opinione, sono d i scarso peso nella bilancia della guerra quando sono impotenti ad escludere, colla occupazione territoriale, il fenomeno principale . Questo princip io cl i scienza militare, che il popolino non afferra, giustifica, secondo noi, la condotta direttiva degli Americani, benché non spieghi il rumoroso e continuato cannoneggiamento contro le posizioni costiere, alla cui occupazio ne ma ncano forze adeguate, a meno che non abbia per iscopo l'esaurimento delle munizioni, ciò che sarebbe puerile, o la teatralità ciò che sarebbe anche democraticamente ridicolo. La flotta che esiste allo stato potenziale, è quindi l'elemento dete1mìnante, il fenomeno principale che fi no ad ora si è rivelato sotto forma cli temporeggiamento navale. La squadra dell'ammi raglio Minarola non potendo essere considerata che un elemento secondarissimo di efficienza utilizzabile, ma non risolvente , è nella squadra cli Ccrvera che si concreta per o ra il fenomeno navale , poiché quella d i Camara deve ancora esser esclusa, per la sua lon tananza, dal teatro cli operazione. La squad ra cli Cervera, data la sua composizione probabile, quattro grandi navi e cinq ue controtorped iniere, anche coadiuvata dalle tniglio ri navi "della squadra di Minarola, costituisce essa un elemento sufficiente alla risoluzione del fenomeno? Nel precedente articolo affermavamo che alla Spagna non rimanevano altri fattori d i equilibrio e di v ittoriosità che:

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l'energia direttiva del comando supremo, la forza morale degli stati !l'iaggiori ed eq uip aggi, il sapiente e risoluto impiego della squadra cl i grande potenza o di gran de velocità. Ci siamo astenu ti il mese scorso, per ragioni cl i rigua rdo e di prudenza, dall'esporre le co nsiderazion i che gl i avvenimenti avrebbero concesso cl i esprimere sulla cl irettivit~ì della guerra, ma crediamo di dovere oggi uscire da questa riguardosa riserva , poiché verremo meno al nostro compito limirandoci alla semplice esposizione de i fatti sen za dedu rne, quando già sono sufficient:e fondamento, gli insegnamenti p ratici e le conseguenze p iù probabili. La squadra cli Cervern è essa capace cli essere veramente, cli fronte alle squadre americane, un fattore di equilibrio e di vinoriosità? >!on è possibile ammetterlo. Affermammo ed afferm iamo che il sap iente e risolllto im piego della sq uadra cl i gra nde potenza e cli grande velocità, poteva fino ad u n certo pu nto , ristabilire l'equilibrio navale; ma poLremmo noi ammeuere: 1° Che la squadra di Ccrvera sia davvero la p iù poterne e veloce che l;:i Spagna potesse forma re? 2° che I' impiego cli questa sq uadra sia stato il piC, so llecito, il p iù sapiente. il più risoluto? La risposta al primo quesito non può essere dubbia . La sq uad ra cli Cervcra n o n è che u na fraz io ne im porrn nte cli qu ella squadra veloce e po tente che la Spa gna avrebbe potuto e poteva avere pronta eia oltre u n mese, fino dalla dich iarazione cli guerra. Q uesla sciuadra che integrava, secondo noi, Lu tte le speranze della Sp;:igna, doveva comprendere: a) Le corazzate: Carlo v; O·istobal Colon, lv/aria Teresa, Oquendo, Viscc~ra; b) Gli incrociatori protetti: Lepanto. Alfonso XIII, Reyn.a Regellfe; e) Gli incrociatori torpedinieri i: Felipinas, Veloz, Ma ria de Molinas, Marquez de

la Vitoria, Aluaro JJazan; d ) Squ adriglia d i qua ttro contro torped in iere frn le sei che possiede la Spagna: e) Squadriglia di quattro torpediniere da 120 tonnellate e 22 miglia cli velocità; j) Navi ausiliarie: quattro fra i migliori vapori di grande velocità . Q u esta sp lendicl,1 flotta, capace di mantenere una velocità med ia cl i 16 no d i cd una massima cl i circa 20 nodi , bene scorrnta eia navi cariche cli ca rbo ne ed altri materiali di prima necessità, era in condizioni di imporre alla nemica le modalità del connitto tanto strategico che rauico, e perciò cli trarre dalla situazione il migliore ed il maggio re 1x wito con grand i p ro babili tà d i risultat i p arzia lil atri a ristabi lire l'equil.ib rio fra le d ue flotte bell igerant i o d i risu ltati cosi risolu tivi, se consegu iti im med iatamente dopo la dichiarazione cli guerra, da non escludere la possibilità cli una p reponderanza spagnu ola. li disastro delle Fi lippine è materialmente, se non u man amcrne, una q uestione trascu rabile cl i fronte al vero e grande errore di n on ave re saputo organizza re per tempo le forze veramente efficienti di cui poteva d isporre la Spagna. La flotta spagn uola distrutta a Cavite era un simbolo, non una quantità; la sua elim inazione n ulla tolse alla efficienza vera d ella flotta, ed essa ha pure sempre servito a qualche cosa , poiché distolse dal tea tro di guerra delle Antille una pa rte rag-

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guardevole della flotta nemica, che non sarebbe stata certamente esuberante al compito cli fronteggiare la squadra spagnuola costituita come abbiamo indicato. Riferendoci a lle condizioni della flotta americana nei primi giorni del con fli tto, noi troviamo che assai difficilmente le due squadre cli Sampson e Schley avrebbero potuto contrastare gli obbiettivi dell'ammi raglio spagnuolo, quantunque quantitativamente preponderanti. La costituzione delle due squadre e la loro indipe ndenza, che supponiamo dettata da considerazio ni militari e non personal i, e ra ed è tu ttavia tale da renderle e ntrambe inferiori a que lla ipotetica, ma realizzabile, della Spagna. Questa inferiorità quantitativa , valutata in base esclusivamente al tonne llaggio, era poi grandemente accentuata dalla promiscuità di tipi, corrispondenti forse ad un concetto tattico, non certamente ad un crite rio fondamentale strategico. La squadra volante cli Schlcy e ra costitu ita da navi cli gra nde valore certamente , ma avevano velocità varianti da 14 a 21 nodi, ciò c he imporrebbe di vola re placidamente. La squadra di Sampson non e ra e non è certarn e nte in migliori condizioni rispetto alla velocità, onde può ritenersi che queste due fl otte, come erano e come sono a ncora costituite, anche elirninanclo provvisoriamente gli e le me nti ritardatari, quali erano le navi guardacoste e qualche corazzata , non avrebbe ro potuto competere strategica me nte contro una flotta la cui velocità e ra almeno di due e di cinque miglia superiore a q uella delle squadre cli Schley e cli Sampson. Quali ragioni abbiano consigliato la ripa1t izione delle navi fra le squadre non intendiamo indagare e vogliamo supporre che fossero cli caratte re orga nico e tattico, per analogia cli quanto si pra tica quotidia namente in Italia, ma intendiamo pe rò cli mettere bene in evidenza le conseguenze che ta le riparto poteva gene rare se la Spagna avesse provveduto alla sua difesa come doveva e poteva . Le principali conseguenze ci parrebbero le seguenti: 1° Ciascu na delle due squadre si sarebbe trovata potenzialmente infe riore a q uella spagnuola; 2° La riunione cli queste due squadre avrebbe bensì data la preponderanza cli potenzialità tattica alla flotta americana, ma non l'avrebbe ma i res,1 arbitra delle o perazioni cli guerra , né capace cli costringere la flotta nemica al combattimento, quando a questa non tornasse opportuno accettarlo; 3° Una nuova ripa rtizione del naviglio in base al criterio stra tegico della velocità non avrebbe concesso la possibilità cli costituire una squadra, volante per davvero, con velocità (da 20 a 21 nodi) sufficiente ad impegnare con probabilità cli successo la battaglia, a nche nell'intendimento cli costringere il nemico a perdite cli tempo che consentissero l'arrivo della squadra cli ba ttaglia; 4° L'Unione poteva al massimo riunire, a lJa dichiarazione cli guerra, due incrociatori corazzati ed otto incrociatori protetti con ponte corazza to contro una flotta che conteneva cinque grandi navi e tre grandi incrociatori corazzati se nza tener conto dei pregiati ed efficacissimi e lementi comple mentari di cui disponeva l'ipotetica flotta spagnola; 5° La superiorità tattica e strategica era quindi assicurata alla Spagna, la quale poteva concentrare ed approvvigionare le sue navi e.love e quando più le piacesse. Ognuno compre nde quali e normi risu ltati poteva conseguire una flotta che aveva una spiccata superiorità strategica, la quale consentiva la massima libertà d'azio-

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ne e le maggiori probabilità di 1in successo tattico risolutivo, poiché la q uestione dell'approvvigionamento rimaneva assicurata per mezzo di vapori ausiliari, tanto nello spazio quanto nel tempo. Q uesta flotta ipotetica, giungendo a Santiago cd all'Avana pochi giorni dopo la dichiarazione di guerra, avrebbe rialzato il morale ed il prestigio delle truppe, avrebbe spazzato d'un colpo Lutto que l formicolio cli galleggia nti che alimenta la ribellione e la guerriglia , avrebbe sorpreso e forse battuto alla s picciolata le navi di Watson , se non quelle di Sampson , e rifornitasi a l completo di carbone, lasciando qualche nave meno autonoma a dare for7.a cd audacia alb difesa localizzata, dirigere al nord per agire contro la costiera, sorprendere, incontrare o forzare a l combattime nto la squadra di Schley, prima che Sampson potesse accorrere, e che gli Ame ricani potessero comprendere che, per quanto negozianti e banchie ri, avevano sbagliato i loro calcoli e Lirate male le somme. Questo progra,nma che stiamo esponendo non è per nulla fantastico od esagerato, ma la conseguenza precisa e logica, derivante da condizioni cl i fatto, che poteva coronare gli sforzi ed i sacrifizi che la Spagna aveva fatto creandosi una flotra moderna dotata di quei caratteri strategici che noi da vent'anni invochiamo, purtroppo con poco p rofitto, per l'Italia . Se la Spagna avesse tenuto fisso in mente che per Ji-apperfort et vite non basta avere le navi negli arsenali , ma occorre averle pronte, almeno le migliori, dall 'oggi al domani, essa avrebbe po ruro me ravigliare il mo ndo con una splendida lezione cli strntegia navale, invece di essere ridotta a raccogliere i crnnpatimenti e le condoglianze dell'Europa. Dopo un mese e n,ezzo d i ostil ità la Spagna non ha potuto mette re insie me la squadra strategica ed ha spedito a lle Antille il Ce1vcra con quanro corazzate e quattro o cinque torpediniere. Che cosa intende di fa rne de l Carlo V, della Lepanto, dcll'A(jònso Xff! e de' suoi ottimi incrociatori-torpedinieri? Che cosa suppone che il Cervera possa fare con ciuella frn ione cli forze, s plendide sì, ma impotenti ad ottenere q ualsias i risu lrato tatti co cli qw1 lche in1portanza? La parrenza di Cervera dal Capo Verde con quel pizzico di forza navale, che poteva e doveva divenire il nucleo cli una sq uadra potente, è stato l'errore più grande e fata le fr;;i i molti che ha p rodigati in questi ulcirni mesi i! Governo di Madrid. È oggi evidente che la Spagna non ha saputo valersi dei mezzi che aveva, costituendo una squadra che sapientemente e riso lutamente condotta poteva rintuzzare vittoriosa mente le spava lderie a mericane; ma , data la difficile s ituazione presente, che cosa si potrebbe ancora fare per evitare le conseguenze dell'incoscienza finora pales,i ta? È assai difficile dire c he cos,1 possano ancora fare il Ccrvera ed il Camara, l'uno bloccato dal nemico, l'altro bloccato, pare, dalla impreparazione della sua squadra, entrambi con forze incapaci si ngolarme nte cli consegu ire q ua lsiasi utile risul rnto. Il porto d i Santiago consente, è vero, una sicurezza cli a ncoraggio, ma esso. come rutti i porti sicuri, tende a paralizzare la flotta, e se Ccrvera rimane c hiuso in Santiago la sua sentenza di morte è firmata. Gli An1cricani possono, quando vogliano, ostruire il canale di accesso alla rada ccl allora anche l'a rnmiraglio Cama ra può ammainare l,i sua insegna, poiché nessuna speranza gli rimarrebbe dì evitare un disastro.

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Grave errore, secondo no i, ha commesso il Cervera, se non costretto da o rdin i superiori, chiudendosi in Santiago, o non riuscendone appena e.lata comu nicazione dei programmi convenuti e rifornite le navi per una nuova crociera. Mantenersi mobile sul mare il p iù lungamente possibile, gettando il panico sulla costiera americana, affaticando le squadre nemiche, costringendole a sospendere o a rallentare le azioni di attacco o cli sbarco, app rofittando d i ogni occasione di conseguire qualche oppo11unità, in attesa dell'allestimento della squadra di Cadice che prima o poi sarà pronta, era il compito dell'ammiraglio Cervera. I.a formazione di un'unica grande sq uad ra che accentri tutti g li elementi di grande efficienza strategica è sempre la maggiore, per non dire l\ mica, speranza cu i si affidi la sa lvezza della Spagna , onde noi crediamo che ìl conseguimento d i questo obbiettivo debba essere la meta suprema del comando. Fi nché esiste la possibilità di q uesto compito non può escludersi qu,1lche lo ntana speranza di ristabi lire l'equ ili brio nava le, quantunque le successive prove della impreparazione della marina non consentano di troppo confidare nel conseguimento di questo obbiettivo supremo. Le condizioni cli un futu ro, speriamo prossimo, miglioramento della situazione presente parrebbero essere le seguenti : 1° Uscita del Cervera da Santiago, approfittando di qualche notturna opportunità, prima di essere distrutto o chiuso mediante una ostruzione del passo di accesso, sia con materiale affondato, sia mediante torpedini alla imboccatura ciel ca nale; 2° Rap ida crociera verso il nord, per eccitare sempre più le condizio ni morbose del sentimento americano, ripiegando poi verso Cadice allo scopo di riunione colla squadra in allestimento; 3° Massimo sforzo di mobilitazio ne delle navi m igliori, concentrando in esse tutte le disponibili energie, per avere pronta a prendere il ma re nel min imo tempo la squadra di Cadice; 4° Rinunciare ad ogni secondario obbiettivo, sia territoriale, sia marittimo, tanto alle Filippine quanto alle Anti lle, co nvergendo ogni sforzo al conseguimento ciel principale obiettivo; 5° Costituire materialmenre, organicamente e moralmente la flotta strategica onde sia in grado di compiere lodevolmente la sua missione. Questo co mpi to non è facile; diviene cli giorno in giorno sempre più difficile; la situa?.ione del Cervera in Sa ntiago lo ha fata lmente coJTtpromesso ma poiché gli Americani non posero ostacolo offensivo a questo comp ito e pare che intendano persistere nel loro sisLema di concentrazione navale alle Antille, così non può escludersi la possibilità e forse la probabilità che l a Spagna se il Cervera forzerà imrnune il blocco d i Santiago p ossa riuscire a rimediare con una energ ica concentra zione navale la sequela degl i errori politici e milita ri che da oltre due mesi sta prodigando. Ma pur troppo, comu nque si svolgano gl i od ierni avvenimenti, la causa spagnuola, legittima nel d iritto, è sempre più compromessa dalla ma ncanza cli un potere internazionale che sia sanzione al diritto e che accentrando la tutela della maggiore somma degli interessi europei, provveda a mantenerle intatto ed estendere quel dominio che ca nee generazioni ci hanno trasmesso e che noi siamo in p rocinto d i esaurire per mancanza di solidarietà contro le minacce slave cd americane che giganteggiano sop ra i destini delle nazioni eu ropee.

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II - INSEGNAMENTI TRAITI DALLE VICENDE OPERATIVE

CAPITOLO

I

INSEGNANIENTI POLITICO-MILITARI (.,Rivista Marinima» 1900)

Il con fl itto Ispano-Americano è assai ricco cl'insegnamenti, che i cultori delle scien ze politiche e militari si affrettaro no a dedurre onde trarre eia quella esperienza la sanzione pratica de i prin cipii della guerra navale moderna. Questi insegnamenti furono g ià in gran parte enunc iati nel lavoro pu bblicato da noi du rante la g uerra ' ed in m,1ssirna parte confermati dagli avvenime nti, onde quasi superfluo sarebbe questo nuovo studio, se le importa nti p ubblicazion i del 1\.fahan, del Cervera, del Concas y Pala u che gettan o nuova luce su lla direttività del conflitto e rnolte altre d i eminenti scrittori q uali il Feliciangeli, il Wilson, il MO ller, il Pluddemann .. . che completa no le rel,nioni degli ammirag li e le risu ltanze dei Consigli di gue rrn non consentissero oggi un esa rne critico e sintetico assai più pe rfeno cli quello che d erivarnrno dalle situaz ioni e dagli avvenimenti mi lita ri durante il periodo della guerra. [Cfr. il Para. T di questa Parte - N.cl.c.l. Molte considerazion i c he abbiarno g ià ragione cl i esporre, sa ra nno necessa riarne nte ripetute nel corso di cruesto studio, onde non offenderne l'integrità con eccessive mutilazioni, rnlché quesw lavoro riuscirà una edizione riordinata e corretta di quella p recedenteme nte pubblicata, il cui scopo immediato era pitlttosto espositivo che critico. La differenza dello scopo, che qui è piu ttosto critico che espositivo, implica una d iffe re nza cli metodo, ne l qua le appu nto risiede l'opportun ità cl i questo nuovo bvoro. L'esa me critico, per riu scire alla meta educativa, non deve circoscriversi al solo periodo elci conflitto armato, ma estendersi a tutto il periodo della preparazione politica ed a q uello susseguente al confl itto, che implica gli insegnamenti de rivan ti dalla nuova situazione politica e m ilita re. Il m etodo critico consiglia q uindi di dividere il presente lavoro in q uattro parti riguardanti: la preparazione del conflitto, l'attuazione strategica, l'attu azione ta ttica, le conseguenze de lla guerra .

Gli insegnamenti politici-militari si devono principalmente ricercare nel periodo di preparazio ne al conflitto, e perciò è eia q uesto che inizieremo il nostro critico esame.

'Il con/litio ispunu-americcmo, in .. J{ivista Marittima• 1898 (Nota d i D. 13.).

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La preparazione genera le ave ndo le sue basi ne lle condizioni fisiche, intellettuali e morali delle nazioni belligeranti, non ci potremmo dispensare da una breve analisi di queste condizioni, che determ inano a ppunto l'inte nsità e la resistenza delle e nergie in conflitto. Questa prima pa tte del lavoro comprende rà quindi: a) I fattori fisici del conflitto; b) Le energie intellettuali e morali; e) La prepa razione politica e coloniale; d) La prepa razione militare. Le grandi guerre, continentali e ma rittime, di questo secolo hanno dimostrato l'e norme influe nza che la preparazione esercita sulla condotta e risolutività del conflitto, ma questa preparazione, se in taluni casi può essere artificiosa e non fondata su solide basi nazionali, esige in gene rale una adeguata corrispondenza tra gli obbiettivi che si vogliono conseguire e le energie nazionali di cu i si può con piena sicu rezza disporre; onde il prirno compito della preparazione è quello di determinare il valore esatto di tutti i fatto ri dai quali dipende il conseguime nto dell'obbiettivo politico-militare.

I FATTORI FISICI DEL CONFLITTO

La teorica esposta dal Mahan col titolo 1::lements of sea powe,; qu ella da noi svolta nell'opera Il potere mariltimo ci dispensano da considerazioni di carattere generale fisico-geografico e ci pe rmettono di afferma re, come già afferma mmo nell'opera // cor~Jlitto hpano-A mericcmo, che per effetto di tutti i fa ttori fisici l' Unione aveva sulla Spagna una enorme superiorità specialmente n ella lotta ad oltranza, e che pe rciò la risolu zione del conflitto non poteva essere d ubbia se non intervenivano funzioni intellettuali e morali che potessero intensamente modifica re la situazione derivante dagli elementi fisici della potenzialità militare. La dimatologia , la costituzion e e situazione geografi ca, il nu me ro della popolazione, le caratteristiche fisiche ed etniche, il carauere del governo, gli elementi di ricchezza, di produzione industriale, cli civiltù ... tutto concorreva a de terminare la preponderanza dell'Unio ne, e d i mie preponderanza era p ienamente convi nto il Ccrvera quando il 30 di gen naio a priva l'animo suo all'amico Spottorno, ed il 16 marzo esprimeva al Ministro d ella marina la necessità di evitare a qualsias i costo la g ue rra , poiché •no queda la menor duda de que la guerra n.os conducirà seguraniente a un desastre, seguido da una p az hwniliante y de !et ruina mas espantosa,,. Questo giudizio del veggente ammiraglio, dipendeva fo rse più da considerazioni di sfacelo navale ed amministrativo che da apprezzamenti sulla efficienza dei fattori fisici sopra enunciati, ma questi dovevano pure essere giustame nte valutari quando l'inascoltato profeta diceva -la misma victoria nos seria funesta,.. Se nella Spagna l'orgoglio e l'ignoranza ottenebravano l'intendimento della situazione reale, deriva nte eia tutti i fa ttori , fisici e non fis ici, della potenza militare, la gravità di questa situazione non e ra però ignorata dal gove rno, cui il Cervera l'aveva ripetutamente esposta , come lo prova la lette ra del 16 marzo al Ministro della marina, né ignorata dalla Cotte, poiché nella lettera del 16 febbraio l'Ammiraglio affer-

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ma al Ministro "que esta opinion mia debe conoscerla la Reina y todo et Consejos de

MinistrOS•. La Spagna non ebbe, con1e l'Unione, un apostolo militante che spiegasse al popolo il vangelo militare; né il Cervcra nella imminenza della guerra poteva assumere questa dolorosa missione, avendo egli l'effettivo comando delle forze navali; n1a coloro che risiedevano in alto, che ebbero contezza cli questa situazione e nulla fecero per richiamare la nazione al giusto apprezzamento della verità, e moderarne le fallaci illusioni sono rei, assa i più di quanti furono sottoposti a consiglio di guerra, dinnanzi alla patria . Le cause cli questa morbosità ciel sentimento nazionale le anal izzeremo tra breve; qui giova solo affermare che se nella Unione l'ignoranza della situazione fisica non era piccola, nella Spagna costituiva l'essenza del fenomeno nazionale. L'inferiorità clerlvante da i fattori fisici era cosi evidente, senza l'ausilio della lente telescopica o microscopica, che noi non esitammo ad affermare, quando fu d ichia rata la guerra , che la Spagna non aveva altra speranza di compensare la sua enorme inferiorità marittima, ad onta della superiorità del suo esercito, che quella che poteva venirle dalla efficienza della sua flotta. Quale e quanta potesse essere questa speranza i fatti lo dimostrarono , e noi dovren10 a suo tempo rideterminarlo, correggendo i troppo ottimisti apprezzamenti già fatti, ma ciò che imporla qui affermare, ad insegnamenro futuro, si è che ogni nazione debba rendersi un conto esatto della potenza assoluta e relativa dei suoi elementi fisici, onde commisura re a questi le sue in1prese e le sue speranze, poiché come saggiamente disse il Cervera «una cosa es tener energia y virilidad para C!/i·ontar lo que pueda veni1~ y 011-c, bacerse

ilusiones sobre los resultados que se pueden espera,•. Questi pochi apprezzamenti condensano quanto riguarda l'influen za dei fartori fisici nella !orta, ma prima cli procedere ad altra disamina ci sembra o pportu no esporre alcune brevi considerazioni sulla influenza che la posizione della cap ita le può determinare sui conflitti marittimi. Il Mahan, nei suoi Elements of sea powe1; non ha considerato la posizione della capitale come u n elemento efficiente, mentre egli è certo che ciuesra situazione ha esercitato una non piccola influenza rnnto sulla direttività, come sulla preparazione del conflirto. Se le due capitali erano immuni da vulnerazioni dirette, e se la loro posizione non poteva influire in tensamente sulla risoluzione rnaceriale del conflitto, ben dissimile fu la loro influenza nella preparazione e condotta della guerra, perché fv1adrid ha contribuito non poco a falsificare il concetto fondamentale della guerra, alimentando l'illusione che l'esercito cuba no potesse preserva re l'isola dalla invasione nemica , mentre \Vashi ng ton e New-York influirono potentemente ad imprimere energiche impulsioni all'azione marittima cd a deprime re le esuberanti tensioni del germogliante milicarismo. Le popolazioni quasi marittime della costiera atlantica portarono un forte contributo di impulsi durante il periodo di preparazione , e e.li buon senso durante il conflitto, ciò che forse non si sarebbe avverato se queste città preponderanti si fossero trovate nell'interno dello Stato. L'insufficiente protezione di queste città atlantiche e la loro possibile, benché no n facile vulnerabilità, furono pe rò cagione di panico e di coercizioni ripetutamente lamentate dal Mahan, per la loro funesta influenza sulla dislocazione delle forze

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navali, onde se ne deve concludere, come già affermammo nel Potere 1vlarittùno, che la posizio ne centrale delle grand i e preponderanti circà è sempre poco efficiente, che quella periferica è quasi sempre troppo vulnerabile e che la posizione eccentrica, favorita d;i b uone condizion i cli navigabilità e d i flusso, è quella che ha le rnaggiori mtitucl ini a svi luppare ed a guarantire, in pace ccl in guerra, le energ ie del potere m,1riLtimo . Le precedenti considerazioni affermano, come insegnamento. la neccssilà di apprezzare seriamente l'efficienza dei fattori fisici; d i commisurare a questa le obiettività dello Sta Lo; di rendere cosciente la nazione di qrnrn to possa e debba sperare; cli non illudersi sulla possibilità cli compensare con altre energie la deficienza di quelle fisiche e naturali, di non falsificare per tali illusioni l'indole della guerra; cli sottrarre i grand i centri rna rittim i, colla educazione o colle d ifese, ~1ll e trepidazio ni ciel panico onde utilizwrne completamente i benefic i impu lsi.

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LE EN ERGI E INTELLE'lTUALI E MORALI L'indole moderna delle nazioni e dei conflitti, l'imm edesima zione del popolo collo Staro, del cittadino col soldato escludono oggidì la possibilità, cosi specifica delle passate autocrazie. cli lottare ad olrranza e con va nrnggio; senza il potente ausilio della pubblica opinio ne e del la coscienza na7.io nale. Q uesto ausi lio, per essere vernrnenre efficace, non deve essere artificioso ed effimero. né emergere da fomi perturbate ccl infette. ma sprigionarsi con flusso continuo e crescente eia tutte le fibre e eia tutti i globuli della n:1zione. Ciò non sarebbe possibile, ad onta ck:l massimo patriottismo, se la nazione non fosse cosc iente, qua nto è neccssmio e bastevole, del la sua forza, del suo compito o missione, dell 'obbiettivo immediaro che si propone di conseguire. La Germania ha dimostrato e l'Inghilterra sta d imostra ndo l 'enorme potere cli q uesta un ità delb coscienza nazionale, ma non a tutti i popo li può essere concessa in eguale intensità. onde è necessario determinare le caratrerisriche di questa forza nel conflitto. Imporra d unque vedere quale fosse lo stato cl i tensione, qual itativa e quamitativa, della coscienza delle due nazioni. e quale fosse l'intendimento clell'obbiectivo immedimo che lo stato cli coscienza imponeva cli consegu ire. Es,1 mineremo quind i, benché d ubbiosi delle nostre forze, qu~de fosse la coscienza della forza eia cui derivava la necessità del compilo o della missione, per procedere poi a determinare quale fosse l'intendimento dell'obbiettivo che dal compilo era specialmente ind ica to . Qua le potev<1 essere nell'Un io ne e nel la Spagna la cosc ienza della lo ro forza? Le caratteristiche principali della coscienza americana furono g ià da noi tratteggiate nell 'op era Let situaz ione militare mediterranea, ove affermammo la laLenre m inaccia d te gl i Sta ti Un iti avrebbero tra breve esplicata inrernazio naImente, concludendo nel 1895 che •L'Europa assisterà stupefatta , fra non molto, allo spettacolo di una Minerva nautica emergente, in pieno assetto di guerra, dal ce1vcllo di una nazione cosciente elci suo i gra ndi destini». Questo apprezza111emo fu più la rgamente svolto nell 'opera // conjlillo !::,pano-Americano, accennando alle cause cli consolidamento ed a quelle cli perturba-

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zione della coscienza americana, o nde ci limiteremo a poche e brevi considerazioni che siano complemen to a quelle precedentemente enunciate. Aveva l'U nione un sentimento ben definito della propria forza nazio nale? Noi crediamo di no. Questo sentimento non poteva ancora essersi formato per mancanza di occasioni che ne permettessero la misura ed il controllo. La guerra d 'indipendenza, per quanto valorosamente e tenacemente combattuta, era stata assai modesta cosa sia per terra che per mare, e l'esito fi nale fu piuttosto dovuto al concorso della Francia ed alle rivalità europee anziché all'azione delle energie nazionali. Questa guerra, i cui ricordi ed insegnamenti sono o rmai storici più che vitali, non può quindi porgere una adeguata misura della capacità cli conflitto e costituire un vero elemento della coscienza nazionale. La guerra cli secessione, per gli interessi e gli scopi che la provocarono e per la vera indole d i conflitto civìle, non si presta troppo a misurare la coscienza della forza in una lotta internazionale. Essa offeriva bensì, come rivela il Callwe!P la prova di una grande energia e capacità d irettiva, della solidità degli eserciti confederati, del valore personale, delle audacie navali, della perseveranza nella lotta, delle grandi risorse di cui disponevano i federali ... ma rivelava altresì una grande d isorganizzazione politica, amministrativa, ed una grande difficoltà cli trasformare i corpi cli volontari in un esercito regolare, quando manca la fiducia nei capi e l'incentivo delle guadagnate vittorie. Quella guerra, inoltre, benché abbia offerto occasione alla flotta federale d i b rillanti attacchi di fo1tificazioni, forzamenti di passi, torneamenti navali e di efficace cooperazione continentale e marittima , era rimasta piuttosto una g1.1erra costiera e fluviale anziché una vera guerra navale, mancando i confederati di un armata capace di contendere ai fede rali il dominio del mare. Né la lotta continentale, né quella costiera potevano offrire sperin1entalmente la misura della forza e dare la tonalità alla coscienza nazionale. In d ifetto cli sperimentali sa nzioni, la coscienza della forza s'argomentava da ipotesi e da estimazion i piuttosto astratte che concrete, che fornivano una sensazione ma non un vero sentimento nazio nale. All'Un io ne mancava aclunque una vera misu ra della sua marz ialità, e perciò la coscienza della forza era piuttosto vaga, squ ilibrata, perturbabile e q u indi insufficiente ed inadeguata ad offri re u n solido fo ndamento al compito dell'ame ricanisn10, condensato nella formula cli Monroe , che sintetizzava la missione nazionale. Quale parallelo sarebbe mai stato possibile fra la coscienza della forza germanica o britannica e quella dell'Unione? Mancando la misura e la tonalità della coscienza marziale, ne doveva derivare una mal definita intuizione del compito nazionale. La teorica del Monroe era quindi rimasta una idealità p iù che una obiettività, un dogma piuttosto che un principio d i Stato, e la coscienza si equilibrò fra il monroismo ideale ed il jafferismo pratico, a seconda delle tendenze presidenziali, senza mai consolidarsi in un ben determinato p roposito. Questo stato d i gestazione, o meglio di impreparazione della coscienza arnericana, si rivela in tutte le eso1tazioni che il Mahan ha prodigate nei suoi apostolici ' Callwell, ~[fect CJ( mariti.me comniand on lanci campai,gns, 1897 (l\"ota <.li 0 .13.).

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scritti, ma specialmente nell'Jnterest of America in sea power che fu, mi si passi la licenza , il Pietro l'Eremita della prima crociata per la conquista del vello cubano. Benché la coscienza non si fosse ancora bene consolidata, egli è ceno però che andava sempre più determinandosi col sentimento della propria individualità, di modo che la coscienza della forza e quella della missione s i svilu ppavano e rafforzavano contemporaneamente, per reciprocità cli cause e di effetti. Lo stato di coscienza della Unione era quindi q uello g iovanile, che non ha più le timidità e sconfidenze dell'adolescenw ma non ha ancora raggiu nto lo slancio e l'ardimento della gioventù; che s i prova ad una impresa che gli sembra facile, ma colle esitanze nel prendere la risoluzione e lo slancio. L'awenire dirà a quali ardimenti si cimenterà questa coscienza g iovanile: qlii ci interessa riconoscere che essa non aveva ancora raggiunto, due anni o r sono, quello stato di fiducia in sé stessa che giustifica le forti ed immediate risoluzioni a compimento della nazionale missione . QL1 esta missione cli tutorietà che l'Unione aveva assunto, era essa una vera vocazione, un grido della coscienza nazionale? L<1 risposra è ce11arnente difficile; ma tenendo conto delle buone intenzioni e degli alti principii di rettitudine, d i moralitù politica così ripetutamente affermati dal Mahan, si dovrebbe credere che l'Unione considerasse proprio come un caso dicoscienza la politica ed umanitaria tutela dei diritti americani. Quando pe rò si considera che l'apostolo, indica ndo i compiti ai suoi discepoli, segna col dito la terra oltreoceanica, verso cui rapidamente procedono i missionarii per insegnare la bibbia ed il vangelo di Mac-Kinley a suono di cannor,ate, si cade in sospetto sulla sincerità della coscienza e rettitudine della missione. Qua lunque sia per essere questo stato cli coscienza dd la forza e del diritto de ll'Un ione, egli è certo che se non è una vocazione genuina e sincera, non è nemmeno un prodotto artifizioso cli eccitazioni politiche che rapidamente si formi e si dissolva , o nde è necessario ritene re che questo stato di coscienza era ed è tale da g iustifica re il compito nazionale, e consigliare la ricerca degli obbiettivi che questa missione determina con maggiore evidenza. Q uale poteva essere l'obbiettivo im med iato, politico e militare, che eia tale stato di coscienza si estrinsecasse p iù fortemente? Le maggiori previsioni avrebbero indicato l'obbiettivo inglese anziché quello spagnuolo. L'integrità continentale americana era certame nte più n1utilata da l possesso britannico che dall'ispano; le repulsivirà istintive indicavano l'Inghilterra come l'odiata dominatrice del passato e la potente rivale del futuro; tutte le manifestazion i popolari rivelavano una astiosità così cocente che sarebbe staro facilissimo elevarle alle incandescenze dell'ira e dell'odio. Ma ... quanli ma tra Washington e London .. . La saggezza e la prudenza consigliava no di non pre ndere il toro per le corna ma bensì per la coda; ed è ben giusto e commendevo le che faccia il picador chi non può fare /'espada. Il problema dell'obbiettivo da scegliere si presentava quindi cleterminatissirno all 'uomo di Stato, ma bisog nava farlo compre ndere a l popo lo, iniettarglielo nel sangue che pel passato ardeva d'anglofobia. Urgeva provocare lo stato d i tensione nazionale, e questa inversione d'animo fu abilmente e sapientemente pro-

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vocata e compiuta, per mezzo dell'apostolato del Mahan, del Clarke, del Wh ite e dei loro discepoli. Se imperfetto e non pienamente eq uilibrato era tuttavia lo stato cli coscienza della Unione, quale era quello dalla Spagna? Aveva essa un esatto sentimento della sua forza, del suo compito, dell 'obbiettivo politico-milita re da co nseguirsi? Lo stato di coscien za della Spagna era andato via via degenerando per cause sociali, politiche, finanziarie e questa grande perturbazione nazionale, che aveva le sue origini nell'i ndole della razza e dello Stato, rendeva impossibile un ben equilibrato sentimento della sua forza, ciel suo compito, dei suoi obbiettivi. L'orgoglio e la malsana fierezza della razza, la tradiz ione storica, lo apparato militare satu ro di invadenza e cli esteriorità . .. tendeva no ad esagerare l'effic ienza della forza, la quale in realtà poggiava sopra basi assai fragili e p er la massima parte artificiose e fittizie. La naz ione no n aveva né poteva avere un esatto sentimento della su a forza, essendo mancata , dopo la guerra napoleonica, l'occasione di controllarne l'efficacia, ed avendo l'opera ciel governo e degli scrittori mancato al suo compito educativo, lusingando piuttosto c he deprimendo l'orgoglio e la vanità naziona le. La Spagna si avventurava qu indi ad un pericoloso conflitto senza avere coscienza del la inadeguata e fittizia sua forza; ma avevél essa un sentimento ch iaro e preciso ciel suo comp ito? Quesco compito era inclubbi,1menre la preservazione delle sue colonie, la cui vulnernbi lità era grande e la cui perd ita avrebbe sempre preceduto, come lo affermava la storia. qualsiasi menom azio ne della integrità nn ionale, o questa sarebbe stata b conseguenza. come avvenne per Gibilterra e le Balemi, ciel conflitto coloniale. Non potrebbe negarsi che questo compito fosse su fficientemente compreso dalla nazione, come lo prova la serie delle gu erre e dei sacrifiz.i fatti pe r le colo nie del Pacifico e specialmente per quelle delle Ant ille; ma ciò che la coscienza nazionale non comprendeva era l'indole cl i questo compiro, per modo che il sistema cli esaurimento e di repressione non poteva riuscire che a fomentare le rivoluzio ni ccl a pro,·ocme la perdita delle colo nie. li Maha n, esagernndo forse, ha largamente dirnostrato la falla cia ciel metodo spagnuolo in antagonismo con quello britannico·' e nel suo recentissimo lavoro: Lesso,z ~/tbe war witb Spai11 nel capitolo 71Je relations of tbe Uniteci States lo tbeir new depende11cies ha ri confermato i suoi precedenti giudizi, consig liando ai suoi concittadini di procedere nella colonizza zione del nuovo dom inio co l metodo ing lese e non con (]uello spagnuolo, poiché beneuolence and benefice11ce strengtbelled by fa rce sono le 1rn1 ggiori gua rentigie della prese 1vazione colo niale. Se la Spagna ebbe coscienza del suo cornpito non ne seppe, e non ne volle comp rendere il metodo; cd il metodo errato provocò l'erroneo intendimento dell'obbiettivo che da esso emergeva . Lo sfruttamento e lcl repressione essendo il sistema di preserv,1zione colonia le adocw to , questo doveva necessariamente poggiare sulla coercizione mil itare territoriale, e quindi su lla efficienza dell 'esercito o non su qu ello dell'arm ata.

' T. M:i h,1n, /1 1;/l11e11ce ~/Sea Po1.11er 11pon l.1is101y, (N01;1 di D .ll.) .

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L'obiettivo che dal m etodo derivava era quindi l'incremento dello esercito coloniale, il quale p rovocava inevitabilmente la concussione, l'esaurimento, la reazione, l'odio, la rivoluzione .. . e come ultima conseguenza l'immoralità politica ciel possesso e la perdita della colonia. Se i vasti dominii continentali, come l'India, l'Egitto, il Canada ... territorialmente vlilnerabili ed ape1t i alle insidie fomentatrici di ribellioni, esigono un presidio coloniale adeguato alle minacce acldensabili, le regioni insulari, anche quando raggiungono una vasta estensione come Cuba, I3orneo .. . possono essere preservate dal potere navale assistito eia un ben orga nizzato se1vizio di ammin istrazione cli polizia coloniale. L'armata in questo caso, che era appunto quello spagnuo lo, non solo è sufficiente alla preservazione, ma invece di essere causa di esa urimento e di ribell ione è energico incentivo allo sviluppo commerciale, industriale, economico dal quale deriva quel benessere delle popolazioni, che soltanto può compensare e lenire la perdita della indipendenza politica. La Spagna ebbe aclunque un esagerato sentimento della sua forza, una errata intuizio ne della indole del suo compito, ed un più erroneo intendimento dell'obbiettivo politico e milita re che la preservazione della colonia imponeva. I tardi ed insufficienti tentativi fatti per conciliare le esigenze della sovranità colle aspirazioni delle colonie non furono spontanee m anifestazioni di una migliorata coscienza, e perciò fallirono, come sempre falliranno quando sono dettati da ll'egoismo e dalla pau ra, e non ser virono che a prec ipitare gli avvenimenti ccl a suggellare col ridicolo la fine di un sistema improvvido ed inumano. Le due coscienze na?.ionali che si affrontaro no era no quindi sostanzialmente dissimili, e benché il nostro sentimento fosse più favorevole alla Spagna che alla Unione, come il Mahan giustamente avverte quando scrive •The italian writer, already quotccl, a fa ir critic though spanish in his leanings .. . ,. non possiamo dispensarci dal concludere che q uantunque im perfetta e tutrnvia squ ilibrata , la coscienza della Unione, per quanto riguarda la guerra, cm intellettualmente e moralmente di gran lunga superio re a quella dell a Spagna . • • * LA PRF.PARAZlO NE POLITICA E COLO NIALE DEL CONFLI'!TO

La coscienza nazionale avendo determinato il suo obbiettivo, spettava al governo ccl alle classi dirigenti preparare la situazione politica e provvedere i m ezzi necessari al suo conseguimento. Come venne attuato q uesto compito politico? Esaminiamo dapprima i provvedimenti dell a U nione e quindi quelli del governo spagnuolo. La preparazione dell 'a mbiente nazionale cd internazionale era certamente p iù difficile p er l'Unione che per la Spagna , e ciò nullameno il governo americano e non quello spagnuolo riuscì nel suo compito. La prepa razione nazionale consisteva nel rivolgere verso il Sud le animosità popo lari che da un secolo tendevano quasi esclusiva mente verso il Nord. Come rivolgere verso lo Spagna questa fiumana di ripulsioni e d i odii che si spingeva con furia sempre crescente contro l'Ing hilterra?

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Le questioni cli Terranova , di Belise, di Mosquitos, di Venezuela , delle Sa ndwich .. . che quasi tutte si addentellavano a quella della supremazia nava le britannica ed al canale di Panama , e che non erano state risolte con soddisfazio ne degli Stati Uniti dal trattato di Bulwer-Clayton, ,wevano ravvivate le repulsività e peggio rata h1 situazione talché, se non si giungeva a migliorarla, era impossibile al governo riuscire nel suo compito. Era q uindi necessario fare comprendere ,1lla nazione l 'esistenza d i un interesse reale più grande e più facilmente conseguibile di quello che la teoria di Monroe aveva condensato ne[Ja rivend icazione delle provincie nord iche del domin io britannico. Questo grande interesse, opportunamente esagerato, fu pescato nelle acque del !T'iare Caraibico, il cui dom inio politico e militare fu d ichiarato indispensa bile alla prosperità dell'Unione assa i più cli quello delle provincie seLtentriona li. li ca nale interoceanico costitu iva certamente un problema d interesse mondiale, come noi dimostrammo nelle g ià cit,He nostre p ubblicazioni , ma appunto perché internazio nal e non poteva considerarsi di esclusiva cornpetenza delh1 Un ione, ciò che è ch iaramente d imostrato d al nuovo p rogeno del canale di N icara gua, del qua le gli Stati Uniti avranno ind i rettamente per ora e direttamente in avvenire il possesso. L'inceresse americano fu quindi, come suggeriva l'opportunità, enormemente ingrandito, ccl il 1Vfahan si fece l'apostolo della conquista Caraibica mediante una serie cli sapienti articoli che, commentati e discussi, rivelarono alla nazione quale fosse il suo interesse ed il suo compito più urgente. Preparato l'ambiente nazionale in modo sufficiente se non perfetto, perché l'a ntica a nglofobi~1 persisreva allo stato latente, bisognava provvedere a rendere propi~io l'ambiente internazionale e speci,1lmentc quello britannico, che se era meno ostile non cessava però di essere sospettoso delle nuove tendenze espansive della Unione. Il Mahan che già si era cattivata la simpatia della marina militare coi suoi giudizi ad essa più che lusinghieri. espressi nelle opere storiche, coadiuvato dal Clarke, dal Whice e da quanti plaudiva no alla su,1 iniziativa, intrn prese la campagna e.li conquista della pubblica opinio ne britannica . Fu ,11lora che la blood consanguinity, il race patriolism, la conimon descent, la identity of the interest, il niutua! un.de1:<;tcmding e molte altre belle cose, che si erano ad un tratto scoperte, fu rono invocate su tutti i toni per provocare l'evo luzione graduale della pubbli ca opinione, la quale si arrese facilmente alla evidenza che la co1tcerted action della brot/Jerhoocl era la panace,1 del la razza anglo-sassone. Il Chamberlain , c he forse g ià ruminava la rivincita della fa llita incu rsione di Jameson, cui non poco poteva giovare la kindsbip anglo-america na, colse la palla al balzo e p reconizzò nel discorso di Birmingham l'alleanza dei cugini anglo-sassoni. Benché la inu.tual undei:,ta ndin.g non potesse essere una alleanza, come noi affermammo immediatamente, ciò non pe11anto un compromesso cli acquiescenza fu pattuito, ciò che e ra più che sufficiente per ga rantire all'Unione l,i sicurezza del mare per tu tto il periodo della guerra. La situazione eu ropea escludeva la probabilità di ogni alrro intervento armato, ed il consenso dell'Inghilterra isolava la Spagna. Né meno ammirevole fu la preparazione politica alle Antille ed alle Filippine, onde può concludersi che assai raramente m aggiori difficoltà furono con maggiore avvedutezza politica supera te.

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Se la prerarazione dell a coscienza nazionale ed internazionale della Unione fu quasi un prodigio, quella della Spagna potrebbe chiama rsi uno scandalo. L'inevitabilità ciel conflitto era eia oltre due anni evide nte, come ne fa nno fede le lettere del Cervera, e poteva anche assai prima prevedersi eia chi avesse compresi gli effetti della propaganda ciel Mahan. La Sragna non comprese la minaccia, come non aveva compreso l'indole ciel suo compito e l'obiettività che da questo derivava. Isolata, interna zionalmente dilaniata dai partiti, esausta finanziariamente, procedeva inca uta, neghittosa, spensierata verso l'abisso, né una voce coraggiosa si levava per additarle il pericolo, e guidarla a salvamento. l.a v iolen za dei pa rtiti politici non consentì la preparazione della coscienza nazionale; l'isolamento e la perplessità non rermisero la preparazione internazionale; le condi zioni finanziarie e lo scialacq uo ciel pubblico <lenaro non consentirono la preparazione delle colonie. Umilia nte e compassionevole fu l 'ultimo periodo d iplomatico, sciupato in andiriv ieni da Erode a Pilato, che si risciacquavano co n p ruden za le m ani. Le nazioni come gli uomin i si suicidano. Tale era il desti no della Spagna. Non una ma molte sarebbero state le vie cl i salvezza , se una forte risoluzione fosse stata presa per tempo; ma la Spagna. data la situazione politica interna, non lo poteva, o nde dalle precedenti consicler::izioni emerge l'insegnamento che le nnzioni fortemente pertu rbale nella lo ro cosc ienza non possono avere l:1 misura della lo ro forza, il sentimento del loro compito, l'intenclimenro dei loro principali ohbieuivi e sono anche inca paci e.li prendere una forte e nobile risolu zio ne . • * ,.

LA PREPARAZIONE MILITARE L'opera e.la noi p ubblicata durante il confl irto, se poteva consentire apprezzamenti anendibili circa la capacità fisica , inrellettuale e moral e, apprezzamenti che abbi::11110 riconfermat i colle precedenti considerazioni, non potev;1, per ma nca nza cli dari positivi, contenere giudizii cerri e concreti sulla preparazione generale e tanto meno su quell,i speciale riguardante il co nflitto. Le lettere ciel Cervera, l'ultima opera pubblicata dal Mahan, i documenti ufficiali, e lo splendido - A rmual Reparf of the ch iq/ of the !]urea,, ofyardç a1td docks Jor the fiscal year ellded )une 30, 1898 - perrnetLo no di g iud icare oggi con su fficiente approssimazione quale fosse la preparazione generale e speciale, tanro materiale che intellettuale, elci belligeranti ,1 1la dichia razione di guerrn. Faremo precedere. per analogia cli metodo, gli apprezzamenri che riguardano l'Unione a quelli riguardanti la Spagna. La p reparazione generale riguarda specialmente l'organizzazione cli tutti glielementi, intellercuali e maceria li, da cui dipende la potenza rnilitare nelle condi zioni no rma li. I.a preparazione speciale riguarda l'uti lizzazione e l'incremento cli questa potenzialità normale nella attualità del conflitto, escludendo i farrori morali e trascendentali la cui imponderabilità sfugge al calcolo, benché non al compito , della preparazione militare.

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La potenza normale, che è fondamento a quella speciale, dipende principalmente dalla organizzazione militare della produttività ind1-1striale, dei teatri delle ope razioni , delle forze mobili utilizzabili ne i conflitti. Questa organizza zione, specia lizzandosi ordinariamente in territoriale e marittima dovremmo procedere a d un duplice esame, onde non confondere le d issimili e distinte pre parazion i; siccome però il nostro scopo è esse nzia lmente marittimo, e la guerra di cui ci occu piamo fu , per indole e per fatti, quasi esclusivamente navale, così ci limitere mo a poc he considerazioni sufficie nti a caratterizzare la preparazione territoria le . Lo stato di coscienza de lla Unione, quale fu e.la noi precedentemente detenninato, tendeva ad escludere il compito e la preparazione territoriale, se non in modo assoluto certamente in modo così esplicito da menomare e ritardare que i provvedimenti che sono propri de lla pre parazione generale. L'indole dello Stato, lo spirito mercantile de lle popolazioni, le avversioni a l militarismo, le sospettosità democratiche e repubblicane, le trad izioni de lle gue rre d'indipendenza e d i secessione ... concorrevano ad imped ire una forte organizzazione militare ed a ritardare , se non a compromettere, la preparazione n1ilitare. Le considerazioni che esponemmo nel precedente lavoro il co11/lilto l!Jpano-A mericano circa gli e lementi di potenzialità te rritoriale de ll'Unione, furo no tutte confermate dagli avvenimenti e dai risultati de lla guerra, onde, pe r evita re un bis in idem, ci riferiamo agli apprezzame nti g ià fatti pe r concl ude re che la p reparazione ge nerale fece completamente d ifetto e che perciò i provve dimenti adottati d 'urgenza cadono tutti nel dominio della preparazione speciale a l conflitto. L'Un ione s i è qui ndi trovata te rritorialme nte imprepa rata a l con flitto , il quale se fu , come doveva essere, essenzialme nte m1va le, non escludeva però in modo assoluto la fo11e cooperazione de ll 'esercito per la completa e rapida riso lu zione del conflitto. Q uale sarebbe sta to infatti lo sviluppo della guerra se la Spagrn:1, rneglio pre parata nava lmente, mantenendosi in uno stato di potenzia lit,"ì (in heing) senza tenta re grand i od avventurose imprese, utilizza ndo più e ffi cacemente le sue tru ppe coloni,1 li avesse prolungato il conflitto oltre il pe riodo del le calme ne l mare ca ra ibico, ed avesse costretto l'armata ed i corpi sbarcati ad affronta re il periodo de lle piogge torre nziali e de i cicloni? li risultato fina le ciel conflitto s ingolare non poteva, alla lu nga, essere d ubbio, dipe ndendo esclusivamente e.lai clorn inio de l mare; ma qual i impre ve dibili eventi poteva cagionare una non breve sospensione delle offese territo riali , ed una difficile, se non disastrosa, attuazione elci blocco navale! Tutto conside ra to è forz;:i concludere che, se la prep,uazione gene ra le ' e ra insufficiente a qu,1lsiasi compito, a nc he la pre para zione spe ci,1le fu assai m isera cosa , ed ove la fortuna non avesse, per e rrori e neghittos ità ciel nem ico, così ecceziona lmente sorriso a Santiago, poteva toccare a lla Un ione una ben dura lezione. Tout est bien qui jìnit bien, ma la critica non può dispensa rsi dal concludere che se l'imprevu domine cì la gue-rre, come afferma Napoleone, è però l'organisation qui fait la guerre come g iudica il Molrkc. ' Repoit o/ tbe secretwy 1.J/ tbe l\'1:11: 1897 (Norn cli D. n .).

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L'esercito permanente co ntava in tutto 30 mila uornini d ispersi sopra un territorio vastissimo, la Milizia era nominale, e con questa organizzazione si attese la dichiarazione di guerra per chiamare sotto le armi 120 mila volontari che non furono certameme le truppe del Lee e del Ja ckson e nemmeno quelle del G rant e del Shcrman. Quella non lontana esperienza avrebbe dovuto insegnare al governo che prima di sei mesi non è prudenza, con truppe volontarie che nella presente circostanza non potevano avere un nobile spirito di combattività, affrontare una seria campagna cli guerra, da che sorge l'insegnamenro che la preparazione organica delle truppe, ad onta della bontà e della esuberanza dei mezzi materiali, non può essere differita all'ultim o istante, ma deve procedere di pari passo colla preparazione politica. Se la preparazione territoriale fu imperfetta, tardiva ed inadeguata al compilo, quella nava le fu certam ente miglio re, sufficiente al suo com pito e nei l imiti cli probabilità del successo, quando fosse assicura ta dalla acqu iescenza britannica la singolarità del conflitto. L'ec.luc,izione e l'organizzazione nava le erano state specialmente curate, e l'armata aveva assunto un carattere scrio ed una costituzione robusta quale si conviene ad una istituzione di Stato, cessando di essere, o quale era, nel precedente decennio, una marina cli ventu ra. L'intellettualità militare, se non marinaresca, di cui difettava, aveva grande1nente progredito e si era fatta omogenea cogli istituti navali su pe riori, e si era abituata al giusto intend imento della guerra navale, ancora così errato n elle marinerie europee, sotto la sapiente direzione del Nl ahan. Gli Stati maggiori della Unione sono oggidì assai d iversi da quelli che noi conoscemmo in passato , ciuanclo le squadre americane fa cevano la loro ca mpagna cl i piacere nel 1Vlecliterraneo svernando abitualmente nei porti italiani. La preparazione generale, educativa ed intellettuale, non pateva essere migl iore e non tutte le marinerie europee possono vantarsi d i averne l'eguale. Dilettava bensì la larghezza dei quadri, tanto in alto che in basso e il personale delle macchine, come lo anesta il 1v1elville, ingegnere capo, nel suo Annuat report 1898; e sopratutto deficienti, per qualità e quantità, erano gli equipaggi della flotta, ciò che impose un non breve tirocinio educativo durante il periodo iniziale della tona, che avrebbe avuto funeste conseguenze, acl onta della bontà degli Stati maggiori, se la Spagna avesse potuto prendere umi immediata ed energica offensiva; ma darn la situazione e l'esuberanza dei mezzi materiali, queste imperfezioni si eliminarono col tempo e le armate raggiunsero, al declinare del conflitto, la solidità organica delle squ,1 clre permanenti eu ropee. Ciò che soprawcto deve ammirarsi perché sancito dalla guerra come vedremo in appresso, fu l'omogeneità, l'unità d 'intendimento ciel compilo d irettivo ed esecutivo di tutta la gerarchia navale, che permise sempre e dovLrnque la massima intensità e regolarità dell'azione. Questo f enoff1cno così raro nelle guerre, quando manca il fascino ed il prestigio assoluto di una sola personalità dirigente, fu indubbiamente dovuto alla omogeneità intellettuale derivante dalla scuola superiore di guerra, dalla propaganda del Mahan e dalla sua influenza nello Strutegical board. Benché non pe rfetta ancora sotto tu tti i riguardi, specialm ente per quanto concerne l'organizzazione degl i equipaggi, la preparazione intellettuale fu lodevole e, per quanto riguarda l 'alta gerarchia, meritevole di ammirazione sincera.

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La preparazio ne materiale degli arsenali , dei teatri d'operazione e della flotta , benché buona e più che sufficiente al piccolo compito, fu meno encomiabile di quella intellettuale . Non è nostro intendimento esporre le condizioni di produttività degl i arsenali e tanto meno quelle dei cantieri privati; ci limiteremo ad osservare quanto segue: a) Gli arsenali di Stato erano troppo numerosi, quando si disponeva di una potente industria privata, e perciò erano quasi tulli di limitata produttività; b) l'impianto di sette arsenali, se corrispondeva alle future tendenze espansive, era dannoso alla singolare efficie nza, per modo che la condizio ne di improvemenl in cui si trovavano non corrispose alle esigenze di una rapida mobilitazione della flotta; e) la deficienza cli grandi bacini, specialmente nel golfo Caraibico, così saggiamente lame ntata clall'Enclicott nel suo cmnual report, era grave lacuna nella preparazione generale. Questi ed altri apprezzame nti che potremmo esporre permettono d i affermare che l'impianto organico era stato troppo vasto; che questa vastità richiedeva un lu ngo periodo di gestazione; che questo era nocivo alla produttiv ità; che l'insufficienza di questa prolu ngò, oltre ogni aspettazione, la mobilitazione della flotta; che questo rita rdo, no n fu , ma poteva riu sc ire fun esto; che la manca nza d i grandi bacini nel principale teatro d'operazioni avrebbe, come afferma l'Endicott in a 11101·e prolongec/ war seriously ejfected its Jbrtu nes. La Spagna si rrov:wa certarnente in peggiori cond izioni de ll'Unione, rna ciò non esclude che la preparazione materiale fosse, per lo stato embrionale in cu i si trovava , inadeguata alle maggiori esigenze della mob il itazio ne e della guerra. I teatri delle operazioni, ad o nta delle loro buone condizio ni difensive, naturali, si trovavano in una situazione anche peggiore, come già dichiarammo nell 'opera precedentemente pub blicata. La deficienza d ifensiva della costiera arlamica è ripetlltamenre lamenrata dal Mahan , per quanto egli non fosse pa1tigiano di esuberanti difese, e se questa insufficienza non poteva compromettere l'esito della guerra, non cessò però di influi re sulla sua d irettività. li teatro caraibico si trovava in condizioni anche peggiori d i quello atlantico. L'arsenale di Pensacola era una ben povera cosa, e mancava di bacino per grandi navi; la New-Orlèélns reservation non esisteva che in progetto; la base di Key West, improw isata alla ame ricana, non era una naval station ma semp licemente una coaling station, onde può conchiuders i che ciuesto teatro d'operazione offriva alla flotta poco più delle sue naturali risorse geografiche. La preparazio ne d ei teatri della guerra, come quella degli arsenali, lasciava molto a desiderare, ed ove la flotta non avesse assicurato il pieno dominio del mare, ma fosse stata costretta ad una contestazione difficile e pro lungata, le conseguenze della impreparazione si sare bbero indubbiamente aggravate, compromettendo la risoluzione ciel conflitto. L'allestimento della flotta era stato oggetto di maggiori cure e so llecitudini. Avremo occasione di esaminare, in appresso, la capacità strategica e tattica dell'armata, qui ci preme soltanto stabili re quali fossero le s ue caratteristiche più generali e con quali criterii siasi proceduto alla sua p reparazione. Gli Stati Uniti, troppo rispeuosi della sentenza del rc,i-agut, e troppo fide nti nei cu.01i di f erro sopra navi di legno, si decisero assai tard i alla rinnovazione della gloriosa loro flotta.

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Solamente dopo il 1880 l'Unio ne si decise a sostituire la sua flotta cli legno e cli monitor guardacoste con un naviglio da crociera protetto ma non corazzato, e soltanto dopo il 1890 s'intraprese la costruzione delle navi di linea e degl i incrociatori corazzati. Non è questo il luogo di esaminare quali ragioni politico-militari abbia no prodotto così lungo indugio; importa invece stabilire che tutto il naviglio costruito prima del 1.880 era inadeguato ad un compito offensivo, che quello costruito nel successivo decennio, benché dotato in generale di buona velocità e di buon armamento, per l'insufficiente protezione doveva considerarsi complementare ed ausiliario di quello corazzato costrnito dopo il 1890, e che perciò questo soltanto costituiva la forza reale dell'armata. Il naviglio moderno da battaglia impiegabile utilmente nei teatri d'operazione, escludendo i monitor, era q uind i costitu ito da circa 70 mila tonnellate cli buone navi , p iù o meno corazzate, e da circa 75 mila tonnellate di buone navi da crociera, più o meno protette; cui aggiungendo il naviglio torp cdiniero si aveva un totale cli circa 170 mil,1 tonnellate costruito appunto nell 'intendimento d'una gu erra contro la Spagna. La preparazione della flotta, subordinata al compito che la politica indicava, fu dunque buona, se non ottima, e quando l'Unione giudicò di potere con successo affrontare il confl itto navale lo provocò confidando, con g iusta preveggenza, nelle sue for7.C, nella impreparazione del nemico cd anche u n poco, nei riguardi territoriali, nella fortuna che aiuta gli audaci. Le precedenti considerazioni permettono di concrcrn re che la prepa razione intellettuale fu ottima , ad onta di qualche imperfezione educativa degli equipaggi; che la preparazio ne del la flotta fu buo na adeguatamente allo scopo; che quella degli arsenal i e dei teatri cl 'operazio ni fu appena mediocre, e che la preparazione territoriale merita le più severe censure. Esaminala sommariamente la situazione degli Stati-Uniti procediamo ad esa minare quella della Spagna. La preparazione milirare è quasi sempre in armonia colla preparazione politica, e questa è una emanazione della coscien :.ca nazionale, come no i d imostrammo nella teoria del potere marittilno; onde data la grande perturbazione della coscienza spagnola e la già dimostrata incapacità politica alle grandi risoluzioni, si può presagire, come presagimmo d ue ann i o r sono, l'impreparazione milita re. L'erralo concetto del compito e dell'obbiettivo coloniale ha provocato quello non meno sbagliato della prevalenza territoriale sulla preparazione marittima. La preparazione territo riale essendosi rivelata durante la guerra altrettanto insufficiente per quanto era stata esauriente delle risorse nazionali , ci d ispensiamo da ogni considerazione in proposito, consigliando il lettore di consultare le due opere del Fcliciangeli, che ha tratta to con grande competenza questo argomento territoriale,' e procediamo a considerare la preparazione marittima. L'organizza:.cione e l'educazio ne del personale erano state così neglette eia non potersi in .,dcun modo parago nare a quelle della ma ri neria americana. Benché lo spirito militare e cavalleresco dell'ufficialità fosse elevatissimo, come lo provarono i fatti, ciò non bastava per dare al corpo della marina q uella solidità e coesione, senza cu i mancherà sempre la solidarietà nell'azione. ' A. Feliciangeli, I.a guerra cu ha11t1 - 1898 e /.(.1g11erra ispano-americc11w - 1898 (No ta di O.LI.).

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Il giudizio che il Laird-Clowes6 ha dato per la marineria italiana è perfettamente ed a maggior ragione applicabile a quella spagnuola la quale non difettava già di splendide doti personali, ma bensì di quell'alito vitale che è l'a nima degli organismi militari. L'ufficialità e ra abbandonata alle sue istintive ed individuali tendenze, donde lo sviluppo della personalità a danno della collettività de ll'Annata. Gli istituti superiori, così opportuni alla fusione intellettuale e morale delle d issociate e nergie, facevano completamente difetto, e l'i ntendimento della guerra non aveva comp iuta la sua moderna evoluzione e plasmato omogeneamente l'intellettualità dell'Armata. La marineria spag nuola era rimasta la più arcadica, la più satu ra ciel classicismo vel ico fra tutte le marinerie europee, mentre que lla america na, svincolata da ogni tradizione e pregiudizio, si era collocata rapidamente a lla testa cie l movimento mode rno, ciò che le conferiva una spiccata superio rità nel confli tto. La preparazione materiale non fu certamente superiore a quella intellettuale. Gli a rsenali ciel Ferro!, di Cadice, di Ca1tagena e rano rimasti allo stato pressoché stazionario, grandiosi monumenti del periodo velico, come lo arsenale di Venezia il gran museo del periodo remico. I grandi mezzi della industria metallurgica e macchinaria facevano dovunque difetto, e gli stabilimenti privati erano ben lontani da quella capacità produttiva che il Salvador Poggio per compiacenza nazionale, aveva lo ro cl i motu pmp1·io conferito,' affermando che l'industria paesana era in grado cli soddisfare a tutte le esige nze della creazione e prese1vazione cli una grande flotta mode rna. Alla prova dei fa tti risultò quanto il Cervera prevedeva nelle sue lettere a lcuni mesi prima della d ic h iarazione di guerra , cioè l'irnpossib ilità di a llestire in ogni punto le navi a rmate, cli arma re dura nte il periodo ciel conflitto, il Pelayo, il Carlo V, la Vitoria, la Lepanto, la Numancia, I 'A{/'onso Xlff che pure non esigevano grandi rinnovamenti o riparazioni, e di affrettare l'a llestime nto del Catalwìa, ciel Cisneros, della Princessa de Astw·ias, che da oltre sei anni e rano in cantiere. Ma questa insufficie nza cli gra ndi mezzi produttivi era anche resa più incresciosa dalla mancrnza cli ogni risorsa e di ogni riserva de lle dotazion i di bordo. Ma ncavano il dena ro, il ca rbone, le munizioni, i consumi, i macchinisti, i fochi sti, gli e lettricisti . .. Il pe rsonale ed il materiale era trasbordato da una nave all'altra, e si provvedeva giorno per giorno alle più urgenti necessità, per via di ripieghi più compassionevoli che umilianti. Le geramiadi del Ce,vera su questo argomento sono sconfo1tanti quanto istruttive , e merilano di essere ricordate, poiché se in parte si assomigliano alle lagnanze cie l Persa no, sono però giustificate da una s iluazione imparagonabile a quella italia na. «Es del todo inaclm is ible la penuria de este a rse na l» scrive il Cervera al 1'v1inistro. «Mieclo da pe nsar e n la resultante de un combate nava l, aun cuando nos fu era ventajoso porq ue, co rno y d 'onde remecliariamos nuestras averias? ,Quanto detalle se toca, pone de ma nifiesto ran pronto nuestra fatta de recursos, nuestros defectos dc organizacion: en resumen, nuestra fatta de preparacion para todo". '·· Laircl Clowes, T11e millstone rowid tbe neck of linglcmd, 1895 (Nota di D.B.). 1

Salvador Poggio, La ueutraliclad de la l:spwìa - 1894 (Nota di D.13.).

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Potremmo trascrive re altre sconfortanti asserzioni ciel p reveggente qua nto sfortunato a mmiraglio, ma non essendo necessario di rincarare la dose, concludiamo affermando che la preparazione organica era realmente anche peggiore di quella da noi presupposta quando fu iniziata la gue rra. Se la preparazione o rganica era cattiva, per non dire m iseranda, quella dei teatri d'operazione non era ce,10 migliore. La penisola non potendo costituire un'obbiettivo principale, come dimostrammo ne ll 'opera Il conflitto Ispano-Americano, ci dispensian10 dall 'esaminare le condizioni d ifensive dei teatri europei, non senza osservare però che la Spagna non aveva alcuna base d'operazione navale paragonabile alle nostre di Maddalena e Messina; che le piazze cl i Cartagcna , Cadice e Ferro! non avevano certo la capacit,ì di resistenza voluta dalle condiz ioni di sicurezza dei centri d ifensivi e che le Baleari e le Canarie, quasi indifese, erano in balìa dell'offensiva nemica. li teatro delle Filippine era completa mente indifeso. La rada di Man illa la cu i bocca grande è larga 10 km . cd ha profondità cli 70 m etri, non poteva essere per il passaco sufficientemente difesa o sbarrata ed anche oggidì richiederebbe opere e spese ingentissime. L'ammiraglio Alava fino d a l 1800 aveva afferma ta l'ind ifendib ilità di Cavite, e nel 1851 la giunta di difesa aveva proposto di fortificare Subig, per la cui opera fu nel 1880 preventivata una spesa di 15 milioni, ma per le rimostranze di Manilla i lavori non furono iniziati, per modo che soltanto nc ll,1 i1mni nenza della guerra si in iziarono le costruz ioni pe r l'impianto di 4 cannoni da 15 cent. che non furo no mai montati. Cinque torpedini che bene o male erano state affondate sopra una linea di due ch ilometri costituivano la totalità della difesa cli Subig, la base d'operazione d ella squadra d e lle filippin e . Ma nilla, dopo la decretazione della piazza cli Subig, non ebbe a ltra opera difensiva, rimanendo quella antica del fotte S. Rocco ed una batteria provvisoria di 17 pezzi al Corregidor sulla p unta Sa ngley, de i quali uno solo da 15 cent. sparò a difesa d e lla squadra nella giornata del 1° Maggio. I cannoni che dovevano difendere l'e ntrata della baja e.li Manilla erano quelli ad ava ncarica dismessi dalla Nwnancia e dalla Vitoria e si trovavano in Cartagena alla dichiarazione cli g uerra; e le 150 torpedini c he d ovevano sbarrare l'entrata della rada non giu nsero mai a destinazione. Quando a tale impreparazione si aggiunga la mancanza di bacini di carenaggio e cli q ualsiasi risorsa e riserva di costru zione, si comprenderà fac ilmente q uale e q ua n ta fosse stata la sollecitudine di tutti i gobenzadores e cli tutti i governi che si susseguirono per la protezione e preservazione della colonia. Jl teatro delle An tille, benché meno trascurato e p rovveduto cl i qualche antiq uata d ifesa , era ben lonta no cli o ffrire sicu rezza alla flotta e di appoggiarne le operazioni difensive. Molte belle posizioni, strategicamente situare, poteva no essere senza g randi spese trasform ate in b asi di operazioni della flotta, senza cli che essa non avrebbe potuto esercitare la sua minaccia offensiva, per la funesta attrazione dei centri difensivi nei quali si sarebbe immobilizzata. Avana, Cienfuegos, Santiago, Guantanamo, Nipe e rano ottime piazze di rifugio .. . e fino ad un certo punto que lla di Cienfuegos, benché troppo fac ilmente assediabile, poteva servire cli base d'operazione alla squadra, godendo anche il vantaggio di essere testa di linea ferroviaria.

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Sulla costiera settentrionale le buone basi d'operazione non difettavano, e scegliendo Nipe ed Avana come arsenali e pia zze d i rifugio si poteva preparare una splendida piazza strategica a Sabina1, a Cocos, a l\foror . .. non avendo altro fastidio che quello dell a scelta . Gli spagnuoli era no però dominali dal fascino delle posizioni a bottiglie, che consentono la massima sicurezza e provoca no la massima immobilità, e non si erano ancora abituati al concetto delle piaz7.e manovra , tutto proprio del periodo navale moderno. Daca la scruttur,1 delle piazze forti era inevitabile che le forze navali in CulYJ dovessero rintanarsi, loca lizzarsi , imrno bilitarsi e finire per essere tappare nell e loro bottiglie eia ostruzion i, sbarramenti, od anche soltanto dai proiettori eleurici delle navi bloccanti. La preparazione difensiva, benché mediocre e meglio provveduta cli meai specialmente per Avana e Cicnfuegos, era tro ppo vincolma al concetto antico della guerra velica per consentire l'utilizzazione attiva della flotta. onde se ne deve concludere che un errato metodo presiedette ad una preparazione la quale, se salvaguardava qualche posizione, non poteva salvaguardare l'isola per ma ncanza di basi d'opera zione navali. L'Avana come Manilla per i loro capitali interessi , male compresi, no n cagionarcrno, co me affe rma il Palau," la rerd ita delle colonie per la fu nesta influenz,i sulla prepa razione d ifensiva , ché q uesta è dovuta a ben altre ca use, ma certamente influirono sull 'ordin,rn1ento mil ita re, continentale e marittimo in modo poco lodevole. Si può quindi concl udere che gli immensi stanziamenti per la difesa nazionale e coloniale riuscirono a lasciare compleramenre scoperti. sguerniti , imprepa rati sotto tutti i rigrnird i i teatri d 'ope razione dell'Europa, delle Canarie, delle Filippine ed a falsificare il sistema d ifensivo del teatro ca ra ibico. che si prestava stupendamente ad una non clispenclios:1 ed efficacissima preparazione. Nell'opera li p otere marillirno affermammo che la preparazione po litica è quasi sempre più accurata della preparazione militare, come avvenne nel presente conflitto per l'Unione; seguita lo stesso pensiero se non per la Spagna che fu ugualmente impreparata, e che la preparazione dei tea tri d i operazione è quasi sempre più imperfe trn ed in adeguata al suo compito della prepan-1 zione delle forze mobili; onde si dovrebbe sperare che la Spagna , come l'Unione, sancisse q uesto principio teorico , ma anche qui ci attendono delusio ni }1Ssa i più grnvi di quelle che prevedemmo qua ndo fu dichiarata la guerra. La preparazione della flotta spagnuola non fu progressiva e contin ua, m a intermittente ed ,1 tensio ne variabi lissima , ciò che fornisce la prima rnisura della instabilità dei criteri e dei sentimenti nazionali. I l primo impulso si ebbe dopo il "1860 colla rinnovazione del naviglio, il secondo dopo il 1880 colla costruzione di un naviglio da crociera di assai scarso valore anche per la cfata della entrata in servizio, il terzo verso il 1890 colla costruzione di navi eia crociera corazzate che riuscirono di eccezionalissima efficienza per il loro m oderato tonnellagg io . Nel suo complesso il naviglio spagnuolo riuscì, come tipo, abbasranza buono e seguì nella su a evo luzione il criterio degli spiazzamenti [cioè dislocamenti - N.d.c.J

" Concas y l':dau, De(enso del generai Muntoju y Pttsttron, 1899 (Nota di D.13.).

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medii e delle alte velocità che corrisponde, secondo noi, alle p rincipali esigenze ciel compito nazionale. Se però il programma era buono l'attuazione era pessima, talché, sia per deficienza di mezzi, sia per ignavia merodica , le navi richiedevano poco meno cli un decennio, o ta lvolta anche più , per la loro costruzione cd allestimento. Q uesto sistema non permise di utilizzare per la guerra due ottimi incrociatori protetti, la Lepan to e l',~fònso XJ/1, e quattro eccellenti incrociato ri, il Cata/wìa, il Cisneros, la Principessa delle Asturie ed il Carlo V che, riuniti al Visc~ya, Oquendo, lV[aria Ternsa, Colon e Neyncr lVlercedes, avrebbero formata una squadra omogenea e veloce, se netta cli carena e prowcduta di buon combustibile e di buoni fochisti, di circa otta nta mila tonnellate cui , aggregando sei avvisi tor pedinieri tra i mig liori per servizii di squadra , e sci contrororpediniere d i cui si poteva disporre, si conseguiva lo scopo principale cli contendere per lungo tempo il dominio ciel mare, ove non avessero fa tto difetto le basi di operazione navale nel teatro delle Antille. T utto ciò era non solo possibile ma facile e poco dispendioso, se si fosse provveduto per tempo; ma la pessima preparazio ne politica e m il ita re non permise cli mobilitare, alla d ich iarazione d i guerra, che la metà di questo tonnellaggio eia bacraglia, ed anche questo in mediocri, se non pessime, condizioni d i armamento. Mentre però la Spagna non aveva, alla rottura delle ostilità, nemmeno una nave da battaglia in pieno assetto di cornbattimento, per rnancanza d i cannoni cli grande o medio cal ibro; per difettosità d i otturatori; per l'impossibilità di sostituirli o ripararli; per la deficienza e l 'inservibilità delle munizio ni da O, 14"'; per la fragilit.:'ì degli affusti Nordcnfelc eia 0,057"""; per la deficienza delle dotazio ni; pcl cattivo stato delle ca lda ie , degli apparecchi ausiliari , delle carene incrostate . . . aveva però insediati a co nsiglio in Madrid quattordici ammiragli e cinque commodori per meditare sulla situazione e decidere quelle belle cose che, mandare ad effetto, affretta rono d isastrosamente la risolu 7. ione ciel conflitto. Quesra dolorosa via crucis della critica ci condusse, d i stazione in stazione, a contemplare come una nazione, fortemente perturbata nella sua coscienza, proceda d' indugio in indugio, d i ripiego in ripiego, d'inganno in inganno, d'errore in errore, d i colpa in colpa, cli d isastro in disastro ... fino all 'esau rimento materiale e morale.

CAPITOLO

Il

ELEMENTI STRATEGICI Le operazioni dei belligera nti non potrebbero essere convenientemente apprezzate se non si delineassero a sommi tratti, seguendo l'esempio dei grandi capitani da Cesare a Napoleone, le cond izio ni caratteristiche dei teatri delle operazio ni. Queste operazioni 1nilira ri , per essere studiate nel loro sviluppo strategico, devono prendere le mosse da una situazione chiaramente deter minata che sia il punto na utico, per così d ire, della campagna di guerra. Lo stud io critico esige inoltre che sia no convenientemente determ inate le qualità caratteristiche delle forze mobili, po iché la loro eterogeneità odierna costitu isce

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appunto uno degli clementi essenzia li della strategia navale, e si potrebbe riuscire ad una critica assai errata se non si precisassero le caratteristiche strategiche delle squadre d'operazione in rappotto co i compiti che loro spettano. Stabiliti questi capisa ld i della cr itica sarà facile esaminare, con sufficiente esattezza, le o perazioni naval i, determ inando ne la saggezza e gli errori , e dedurre dai risultati gli insegnamenti più probabili. Questo capito lo comprenderà quindi: 1° I teatri delle operazioni; 2° Le forze mobili; 3° La situazione iniziale; 4° La direttività della guerra. Uno studio pa11icola reggimo cli quesle questioni ci t rascinerebbe oltre i limiti segnati dalla indole critica e sintetica cli q uesto lavoro, onde ci limitererno a tracciare le linee cli prospett iva piurrosto che a d isegnare e colorire le composizio ni , consigliando al lettore che desiderasse approfondire le singole questioni navali l 'opera del Wilson'\ la quale se è deficiente cli critica specialmente per q uanro riguarda le generalità del la guerra, è invece assai accurata e minuziosa in tutto ciò che si riferisce alla esposizione sto rica degli avvenim enti navali.

I T l:::ATRT DHLE OPERAZIONI Abbiamo g ià accennato alla deficiente preparazione difensiva dei leatri delle operazion i q uale co nseguen 7.a della irnprepara7.io ne politica nazionale; ora dobbiamo considerare le genera lità d i questi rcacri nei lo ro rappo rri colle esigenze della guerra nava le moderna. Gl i avvenimenti navali essendosi sviluppaci nei limiti dei due teatri geogralìci delle Filippine e d elle Antille, tralasce remo qu alu nque considerazione che potesse riferirsi ad altri teatri in cui si po Lessero sviluppare le o pera7.ioni militari , e ci atterremo a poche somma rie considerazioni riguardanti i d ue baci ni principal i della guerra. Teatro delle Filippine. - Il teatro del Pacifico presentava come caratteristica strategica im portante il suo completo isolamento, e l'imposs ibilità cli q ualsiasi contatto, milirar mente effettivo, coi territori i delle nazioni belligeranti. L'enorme d ifficoltà di rin1ediare agli insuccessi, di riparare le avarie, di ricevere soccorsi , di persislerc nella lotta navale dopo grav i rovesci ... non potevano lascit1 re alcun dubbio circa la p reservazio ne duratu ra del do mi nio del mare, do po di averlo conseguito. Benché l'Unione fosse, nei riguardi dell'isolamento geografico, in condizioni meno g ravi della Spagna, pure, quando si considera che le isole Sandw ich non erano tuttavia annesse e mancavano di ogni stabilim ento industriale e di bacini , si è costretti a concludere che u n tealro di guerra che si lrova ad u na distanza di ci rca nove mila miglia, corrispondenti ad un m inimo di trenta giorni di continua

• 11.W. \Xlilson, 77Je duivn/à!I o.f Spai11, Lo ndon 1900 (Nota di D .13.).

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navigazione, dal più prossimo arsenale della madre patria, non può fa re alcun assegnamento sulla efficacia m ilitare logistica, e che perciò deve essere considerato militarn1ente isolato. Q uesto criterio fondamentale imponeva alla Unione cli conquistare il clorninio navale il più sollecitamente possibile, ed alla Spagna di contrastarlo il più lungamente con q uei mezzi che la situazione consentiv<1 . L'Unione non aveva altro mezzo di conquistare il dominio militare, territoriale e marittimo, che la preponderanza della flotta; non disponendo di forze territoriali che potessero , in mancanza di un assoluto donii nio navale, cooperare con gl'insorti.alla conquista della capitale, che costituiva realmente il principale obbiettivo insulare della guerra. La squadra america na era quindi costretta a crearsi una base d 'operazione eventu~tle, se non fosse riuscita a conquistare cli primo slancio il do minio ciel mare, ciò che ne avrebbe gravemente compromesso il futuro conseguimento. Conquistare cli primo impeto il dominio ciel ma re era quindi l'obiettività quasi esclusiva dell'Unione nel teatro delle Filippine. La Spagna doveva naturalmente contrastare questo scopo e preservare il piC, lungamente possibile la capacità di mantenere le isole immuni da contatti col nemico. Per conseguire questo scopo occorreva una forza navale non inferiore ai d ue terzi cl i quella nemica ccl un a buo na base di o perazione che ne consentisse l'efficace impiego difensivo. La Spagna, anche quando nvesse potuto utilizzare tutte le sue forze naval i, non era certamente in grado cli concentrare alle Filippine una forza equivalente ai due terzi della nemica già raccolta nel Pacifico, senza compromettere gravemente la difesa navale ciel principa le teatro de lle operazioni alle Antille, e, in questo caso, anche la buona base d 'operazione, se l'avesse avuta, sarebbe riuscita assai poco efficace . La vastità e la configurazione ciel teatro delle Filippine non consentivano la possibilità d i una efficace difesa strategica da u na posizione unica , centralmente situata rispetto al bacino delle operazioni onde, data la insufficienza della flotta e la mancanza di una vera posizione strategica, il problema si rid uceva a ri1rnrnere in isra to potenziale colle forze navali disponibili in una buona posizione difensiva, territoriale e marittima, in accesa dei risultati della guerra nel principale teatro delle Antille, dai qua li dipendeva, come g ià affermammo nell'opera il conjlilfo ispano-americano, la risoluzione ciel conflitto, qualunque potesse essere la v icenda della guerra nei teatri seco ndari. Il teatro delle Filippine doveva quindi essere provvisoriamente salvaguardato rnediante una buona piazza difensiva che, come la nostra dell~i Spe7. ia, permetresse cli utilizzare le forze naval i in posizione potenziale e consentisse all'esercito coloniale di preservare il più lunga mente possibile il suo dominio su ll'isola cli Luzon e mantenere spiegato, nel peggiore degli eventi, il vessillo della sovranità. I.a piazza di Manilla, per la sua configurazione topografica, non avrebbe potuto soddisfa re, territorialmente e navaln1cnte, a questo comp ito senza un enorme d ispendio e perciò bene giudicarono coloro che da cinquant'a nni propugnavano la piazza di Subig. Questa piazza poteva con poca spesa divenire, come la Spezia, un fo1tissimo balu ardo, ta nto cerrito riale che marittimo, della sovranità spagnuola , poiché essa si

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trovava in buone condizioni per fare sentire la sua influenza su Manilla , distando non più di quaranta km per terra ed oLtanta per mare dai limiti della grande rada della capitale. La Spagna non seppe, come già dicemmo, giovarsi di qu esta splendida posizione, la quale, alla dich iarazione di guerra, si trovava completamente indifesa, e nella assoluta incapacità cli essere utilizzara come baluardo territoriale e marittimo. D ate queste condizioni del teatro delle Filippine, q ualunque d ifesa navale era impossibile senza una flotta capace cli contendere in campo aperto il controllo ciel mare, e la difesa territoriale no n poteva calcolare che sulle truppe opponibili alla dichiarazione di guerra e su lla vu lnera bi lissima piaZZ}l cli Manilla, le cui troppo scarse efficienze dovevano necessariamente col tempo esaurirsi, se veniva meno la sicurezza ciel rnare. Concludendo possia mo affermare che i l teatro delle Fili ppine si prestava, senza grave spesa, ad una difesa ad oltranza che preservasse il diritto cli sovranità in artesa della risoluzione del confl itto nel princi pale teatro delle Antille, ma l'impreparazione era ranca da escludere anche la possibilità, data l'insurrezione, di questo minimo compito. ***

Teat ro delle Antille . - Le co ndizio ni geografiche di questo teatro della guerra assicuravano alla Un ione una grande preponderanza per la continuità e la facilità elci contatti militari, talché l'immediato consegu imento del dominio del mare, certamente utiliss imo, non cost ituiva una obiettivit,1 così imperiosa come quella eia noi affermata pel teatro delle Filippine. L'Unione, assa i più della Spagna, poteva utilizzare, col tempo, le sue risorse e perciò, anche d ifferito , il dominio del mare era certamente conseguibile. La capitale imp ona nza del teatro delle Antille e la necessità cli risolvere prima del periodo ciclonico consigliava no però cli agire il più intensamente possibile, assicurando con tu tti i m ezzi la prepondera nza o ffensiva della flotta . Alle Antille, come alle Filippine, il compito era essenzial mente navale ed offensivo, e richiedeva , pertanto, preponderanza d i forze mobili adeguata mente appogg iate a basi d 'operazione od almeno a buone stazioni cl i rifornimento. Benché meno indispensabili nel compito offensivo che in quello difensivo, le buone basi di o perazio ne sono sempre una gra nde funzione della efficienza della flotta e perciò , sotto questo riguardo, l'Un ione non aveva convenientemente provveduto, e la stazione di rifornimento di Key-\Xlest non poteva da sola soddisfare a tutte le esigenze navali. 11 teatro delle J\.ntille, qu antunqu e limitato all 'isola di Cuba ed adiacenze, ern troppo vasto; e la stazione cli Key-\X/est si sarebbe dimostrata insufficiente, se la flotta avesse dovuto co ntendere attivamente il dominio ciel mare. L'inefficienza e l'inattività navale della Spagna giustificano, fino ad un cerro punto, l'impreparazione di questo teatro principale della guerra, ma egli è certo che il conseguimento dell'obbiettivo principale, che in questo caso non era l'Avana ma il blocco e l'isolamento completo d i Cu\Ja , sarebbe stato assai diffici le per mancanza di stazioni permanenti od eventuali di rifornimento, se la Spagna avesse compreso q uale era il suo compito d ifensivo.

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Se per l'Un ione le basi di operazione erano utili e necessarie, per la Spagna erano assolutam en te indispensabili. li comrito della Spagna era esclusivamente difensivo, ciò che non esclude la controffensiva , e questa difesa di Cuba era essenzial mente nava le. La guerra navale d ifensiva contro forze preponderanti non può vantaggiosamente esplicarsi senza buone basi cl'operazioni nei distinti bacini del conflitto nava le. La struttura del teatro delle Antille imponeva d ue b uone piazze m anovra, l'una al nord, l'altra al sud dell'isola, essendo impossibile irradiare la difesa da un solo centro difensivo. Questi centri difensivi dovevano, inoltre, avere tali caraneri tattici eia consentire sicurezza e libertà della flotta , come le nostre p iazze cl i Maddalena e Messina, poiché in questo caso il comp ito navale non ern già quello cl i ri m anere sistematicarne nte in istato potenziale, come alle Filippine, ma cli esplicare una attiva guerrigl ia che, travagliando la flotta nemint , rendesse impossibi le le i nvasio ni marittime, e consentisse all'esercito di avere sollecitamente ragio ne degli insorti. La costiera settentrionale, che era quella più imponarne, offriva eia Carclenas a N ipe splend ide e numerose posizio ni, che senza grande spesa potevano rid ursi ad efficacissime piazze manovra, quando si fosse ri nu nciato al sistema di preferire le posi1.ion i a j ìasco d i cui era così eccezionalmente provvedula la perla delle Antille. La costiera meridionale non offriva cond izioni cl i m anovr,1 così favorevoli, poiché Santiago, Guantanamo, Cienfuegos. come l'Avana , Mata nzaz Nuevitas.. . era no dei perfe ttissimi fiaschi: ma utilinanclo Cienfuegos si poteva in sufficiente misura salvaguardare la pa1te m erid ion ale dell'isola, la quale divenne zona principale delle operazioni solo perché gli spagnuoli mancavano di una base navale sulla costiera settentrionale. La mancan1.a d i p iazze manovr;-i , il fascino cl i q uelle a f.iasco , la sicurezza che q ueste, anche m alissimo o punto fortificate, offrivano alla flotta, lo stato miserando del piccolo arsenale d'Avana, la deficienza cli qualsiasi risorsa ... avrebbero sempre ridorre le forze navali ad infiasc;.1rsi, ,l nche quando fossero state assai p ili numerose cl i quelle agi i o rdini del Ce1vera. Le mise re cond izio ni ferro viarie e stradal i di Cuba, tend eva no ancora ad isola re le navi infiascate ed a rendere impossibile qua lsiasi correlazione d ifensiva frn l'esercito e l'a rmata, anche al solo scopo di doma re la ribellione, onde se ne deve concludere che le cond izio ni natu ra lme nte buone d i qu esto te:nro della guer ra erano mil itarmente così inadeguate ad una attiva difesa, tanto territoriale q uanto marittim a, che le truppe e le navi erano dal la forza de lle cose costrette ad irnmobilitarsi, imbottigliarsi, isolars i milita rmente per modo che l 'attivir:ì difensiva del confl itto, fa lsifica ta nei concetti e nei mezzi, doveva riuscire inadeguata al suo comp ito . !.'influenza dei teatri della guerra, geograficamente già funesta alla Spagna, lo fu pili anco ra per la falsificazione dei criteri difensivi che dalla impreparazione militare doveva no necessariamente deriva re. La preparazione dei teatri della guerra è una conseguenza del compito pol itico e m il itare nazionale, m a quando questo compito non è compreso, od è errato, anche la preparazione dei teatri di guerra è inadeguata od erro nea e p rovoca sempre, come inevitabile conseguenza, una errata direttività del confli tto, tanto più pericolosa e trav iabi le q uanto pi li le cond izio ni m ilita ri impongono la difensiva.

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La Spagna, assai più della Unione, era quindi soggetta a subire la dannosa influe nza della situazione geografica e milita re dei teatri della g ue rra.

LE FO RZE MOBILI

L'apprezzamento delle forze mobil i, territoriali o marittime, deve essere quantitativo e qualita tivo, ta nto nei rig uardi materiali che in quelli potenziali, onde valutare adeguatamente l'efficienza relativa delle forze nella attuazione del loro com pito strategico.

FORZE TERRITORIALI

L'indole quasi esclusivamente marittima del conflitto, lo scopo princ ipale di q uesto lavoro, e la secondaria importanza delle operazioni territoriali cli Man illa e cli Santiago, ci dispensano da d iffuse considerazioni su l valore quantitativo e q ua litativo delle truppe e ci cons ig lia no, a complemento degli apprezzamenti già svolti ne ll'opera p recedentemente pubblicata, di limitarc i alle brevi considerazio ni seguenti. 1° Le forze te rrito ria li della Unione durante la guerra raggiunsero presso a poco il quantitativo cli centocinquanta mila uom ini, di cui trentamila regola ri e gli altri arruolati per la guerra . 2° Queste forze furono s uccessivamente uti lizzate per corpi cli osservazione e cli spedizione nei q uantitativi cli 15 mila per le Fi lippine; di 5 mila per la g uerriglia in Cuba a sostegno degli insorti ; cl i 20 mila per la spedizione di Santiago; cli 5 mila per l'occupazio ne di Portorico, rimanendo le a ltre nei campi d 'osse ,vazione ed a complemento della difesa mobile costiera . 3° La milizia navale, sopravvivenza cli antica organizzazione, la cui forza non oltrepassava i cinque mila uom ini, era assegnata alla d ifesa costiera , cd in minima parte a completare g li equipaggi delle navi ausiliarie. Le forze territoriali della Un ione per e ntità, organizzazione, disciplina , ed istruzione ernno quindi ben inferiori a q ualsiasi compito o ffe nsivo cli qua lche importa nza, se g li avvenimenti della g uerra avessero resa necessaria, come era probabile, una adeguata correlazione continentale e ,na rittima. Le forze territoria li della Spagrw alla apertura delle ostilità, che determinava l'efficienza loro durante tutta la guerra , se non si g iungeva a conseguire una sufficiente prepondernnw navale, erano presso a poco le seguenti: IO Nella Spagna circa centoventi mila uomini, ripartiti in sette corpi d'esercito, che potevano senza troppa difficoltà essere portati al loro effettivo di guerra; 2° Alle Filippine circa venti mila uomini. tra regolari e volonta ri, d i cui dodici mila circa nella zona d i ivfanilla e gli altri sparsi nelle guarn igioni delle isole; 3° Alle Antille circa centottanta mila uomini tra regolari e milizia coloniale, dei quali o ltre trenta mila ricoverati agli ospedali od inetti al servizio. La dislocazione delle forze era presso a poco la seguente: cinq uantamila nella zona cli Avana; trentamila nella zona cli S. Clara e Cienfuegos; venticinq uemila in quella di Portoprincipe ; quasi altrettanti in q uella cli Santiago, e c irca diecimila inPortorico.

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Queste forze costituiva no una enorme preponderanza quantitativa su quelle della Unione, ma la deficienza di provvigioni , cli munizionamento, di denaro per le paghe e soprattutto le difficili e scarse comunicazioni logistiche dei teatri della guerra meno mavano grandemente l 'efficienza complessiva, per la difficoltà di impiegare energicamente le truppe a seconda delle esigenze della situazione militare. Aci onta però di tutte le menomazioni quantitative e qualitative la forza, se convenientemente impiegata, era esuberante a tutte le esigenze della repressione e della difesa. Le forze insurrezionali, benché difficilmente valutabili anche dopo la guerra , erano presso a poco così suddivise: Alle Filippine circa cinq uemila al comando cli Anguinalclo, che durante il periodo della guerra furono aumentate a circa diecimila uomini. In Cuba circa ventimila insorti al comanclo d i Maxim o Gomcz nell e zone d i Av,rna e Pinar del l{io; dieci mila al comando di Calisto Garcia nelle zone di Santiago, Holguin e Manzan illo e circa diecimila sotto vari i capi nelle zone di Trinidad, Cienfuegos e S. Clara. In tomie circa quaranta m ila insorti bene armati, cui si aggregavano numerosi reparti di Mambisi, gente di valore, sotto il comando dei lo ro Cabeci!lets. 1 ri nforzi che dall a Unione giungevano alla spicciolata, con armi, munizioni, denaro, uomini, ecc. conferivano alle guerriglie vigoroso alimento ccl impulso, mentre !'in.dole della guerra e le condizioni topogra fich e e logistiche dell'isola rendevano assai difficile e rcpugnan.te il compito delle repressioni. Ad onta cl i tutte le difficoltà, la repressione sarebbe srnw possibile se la Spagna avesse potuto mantenere un rigoroso controllo navale, costringendo i ribelli a fare assegnamento sulle sole loro risorse per l'alimentazione della rivolta. La situazio ne territoriale, canto alle Fili ppine che in Cu ba, era ta le da permettere , come già affermammo, di fare tabula rasa cli ruue le guerriglie, se il potere navale fosse stato in condizione di impedire l'alimentazione dell a guerra dal mare.

FORZE NAVALI

Le forze navali dei belligeranti, che furono più o meno utilizzare, verranno descritte e v,l l utate nel processo cli questo ca pitolo: qui ci impo rta osse1vare che la forza apparente, secondo gli annuari, era rappresentata da 210 mila ton nellate per l'Unione e 115 mila per la Spagna, ma che per molte cause concorrenti la for za effertiva alla dichia razione di guerra fu per la Spagna minore della metà di quella normale, secondo gli apprezzamenti più ottimisti che potesse fare il Cervera. A q uesto navigl io milita re deve aggiu ngersi quello merca ntile requisito od acquistato, per servizii ausiliari o per la corsa, dal marzo in poi, e che riceverce un armamento provvisorio cli piccoli cannoni, ed una scolta milita re composta cli due ufficiali ed alcuni marin ai. I.e principali navi requisite dalla Unione furono: S. Louis, S. Pau!, Harvard e Yale di circa undici mila tonnellate cia scuno, con velocità di venti miglia e cinque mila tonnellate di carbone; Jankee, Josemile, Di.xie, Praìrie di circa sette mila tonnellate con velocità cli quindici nodi e duemi la tonnellate di carbone;

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Sei pi roscafi dalle 500 alle 800 tonnellate con velocità cli 16 a 18 nod i; Due navi ospedali, due navi distillatrici, ventidue yachts e cutters ridotti a cannoniere, ventotto rimorchiatori, diciannove navi carboniere, diciassette per munizionamento e vettovaglie . Questa flotta di 125 navi m ercantili era il necessario complemento cl i una flotta militare di circa 50 navi da battaglia, non tenendo conto delle navi complementari e di difesa localizzata, da che si può giudicare l'enorme traffico e dispendio che cagiona un blocco cli pochi mesi, quando il teatro della guerra no n è provveduto di una buona ed opportuna base cl i operazione. fl naviglio mercantile requisito dall a Spag na si componeva cli una ventina di vapori di un tonnellaggio compreso fra 4 a 1O mila tonnellate con velocità da 13 a 19 miglia. f tre migliori piroscafi di 19 nodi acquistati in Germania dovevano essere impiegati per la corsa; n1a, poiché questa non ven ne attuata , rimasero pressoché inoperosi , ed alla fine del viaggio non erano ancora armati e pronti a prendere il mare. 1<, Le caratteristiche unitarie e complessive delle floue militari furo no accu ratamente esposte da l Wilson ed anche da noi, nel precedente nostro lavoro piC1 volte accennato, o nde ci limitiamo ad alcune sommarie considera zioni. Il naviglio corazzato, che concreta la vera potenza cli combanimenro cli una flotta , era costitu iro, per l 'Unio ne , da due incrociatori corazzati Broo/i(Jm e New Yo rk di grande velocità e potenza offensiva ma di debolissima protezione; da cinque corazzate di l" classe: Jowa, India na, Oregoll, Massachusset, Texas di grande potenza offensiva e difensiva , ma cli limitala velocità compresa fra 13 e 16 nodi; da un ariete corazzato, Katabdin, di debole potenza offensiva e difensiva e mediocre velocirà ; da sei guardacoste, Puritan. Molllerey. Terro1; Ampbitrite, Monadnock, Miantonomoh cli grande poten 7.a offensiva e difensiva ma cli sc,irsissima velocità com presa fra 8 e 10 nodi, fa tta eccezione pel Mon.terey che raggiungeva le 12 migl ia. Erano, qu indi, in tutto, cencotredici mila tonnellate di naviglio corazzato pronto alla dichia razione cli guerrn , cu i la Spagna non oppose che quatrro incrociatori corazzati il Colon, Maria Teresa, Oque1ulo. Viscaya di ventono mila tonnellate, mentre sollecitando l'allestimento del Catalwìa, Cisnerns, Princesa de Asturias, Carlo v; tutti varati prima del 1897, e le ripara zioni ciel Pefayo, avrebbe potuto opporre altre quara nra mila tonnellate cli ottimo navigl io, sufficientemente armaro e difeso, cli alta velocitù che, riun ito agli alrri qu attro incrocimori, elevava la porenzialit,ì della Ootta a 68 mila tonnellate. Sottraendo dal naviglio corazzato della Unione le sei navi gua rdacoste, che per la loro scarsissima velocità non potevano im piegarsi che per blocco e difes,1 loca lizzata, si aveva no 68 mih1 tonnellate di ottimo ed o mogeneo naviglio strategico contro 90 n1 ila cli maggior effic ienza tallica ma cli minore capacità strategica, c iò cbe permetteva , secondo le maggiori probabilitù, di contendere intensamente il dominio di mare. Le sessanta mila tonn ellate di naviglio protetto e di alta velocità cli cui disponeva l'Unione, contro cui la Spagna non avrebbe potuto apporre che la Lepanto e

"' W. Wilson, '17n duw11(al/ q{Spa/11, 1900 (f\ma di D .B.).

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l'A(/cmso 13° di cinquemila tonnellate, costituivano ceno una preponderanza considerevole, ma quando si osservi che le cond izioni del tiro rapido, sufficientemente sviluppato nelle navi spagnuole, non avrebbero permesso di utilizzare bene questo naviglio in qu alsiasi azio ne tattica, sì deve convenire che la Spag na poteva riunire una squadra di undici navi moderne, di oltre 17 miglia, cli 80 mila tonnellate contro 20 incrocia tori dì eguale velocità e tonnellaggio, ma cl i una ca pacità difensiva infinitamente minore. Anche quando si fossero aggregati il 'J exets, l'Or egon e i l Katahdin, u niche corazzate che raggiungevano le sedici miglia, si avrebbero sempre avute ottanta mila tonnellate di navig lio pi ù veloce, omogeneo e di maggiore capacità difensiva contro cento mila wnnellate di eguale potenza offensiva ma inferiore sono tutti gli altri riguardi , e poiché le condizioni ciel nav iglio torpcclin iero su per g iù si equivalevano, se pure non consentivano una leggera preponderanza per la Spagna, se ne deve concludere che soltanto la col pevole im preparnzione h a potuto consentire alla Unione quella enorme su periorità che seppe così rapidarnente ed energicamente utilizza re. L'insegnamento che emerge dall'esame delle forze mobili è che non l'efficienza nom inale, quale risu lta dagli annu arii, ma la poten za rea le consegu ita colla preparazione e colla mobilitazione alla apertura delle ostilità è quella che determina la potenza relativa dell e flotte, la condotta e la risoluzio ne del conflitto. Considerare qualitarivamente, in rapporto ai loro compiti, si può senza esitanza concludere che la flotta spagn uola, se urilizz,Ha e mobilizza ta opportunamente, era superiore alla americana troppo eterogenea, troppo dissimile per velocità, armamento, cora uatura , autonomia e capacità tattica e strategica per essere impiegarn cosi rnilmence quanto quella della Spagna . La mancanza cl i una buona base cl'oper::1zionc alle Antille avrebbe sempre reso difficile. se pure non compromessa, la utilizzazione delle belle qualità strategiche della flotta spagnuola, ma ciò non imped isce cli co ncludere che se la Spagna avesse saputo realizzare tutta la sua forza nominale ed impiegarla con una energia cd una intellettual ità eguale a que lle ciel nernico, i risultati ciel conflòtro potevano essere assai diversi da quello che furono. Riassumiamo queste considerazioni affermando che, data l'equivalenza cli tutti gli altri fattori ed ammessa l'util izzazione di tutre le forze nominali della Spagna, anche senza i vantaggi di una base di operazione, flotta per flotta e comp ito per compito, la scelta poteva essere dubbia, se pure non più favorerole alla Spagna , secondo molti apprezzamenti riferiti e confermati dal Ma han. 11 Siccorr,e però tutti gli altri faltori della potem.a navale, tanto fisici che intellettuali e morali, erano favorevol i alla Unio ne, così è necessario concludere che alla d ichiarazione di guerra il valore della forza mobilizzata dalla Spagna, ed utilizzabile strategicamente e tatticamente, non era che una percentua le assai piccola, non certo superiore al terzo di quella dell'Unione. Qu esti giudizi sulla efficienza no rninale relativa del le due flo tte , che g ià espo nemmo due ann i o r sono, sono oggidì confermaci dagli apprezzamenti del Colomb, del Mahan, ciel Wilson; e qu elli che riguarda no l'efficien za rea le cor-

" T. Mahan, Lessu11s ~/ war wftb Spal11, 1899 (Nota di D.B.).

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reggono i troppo ottimisti giuclizii che facemmo in passato, rispecchiando q uelli del Cervera, che così dolorosamente risuonano in cune le sue profetiche lettere; m a poiché il va lo roso e veggente ammiraglio aveva da gran tempo il presentimento della catastrofe e si rassegnò, per due an ni, a subirla, dobbiamo conclud ere queste considerazi o ni sulla poten za reale dell'armata spagnuola affermando che, se egli ebbe una chia ra ed o nesta coscienza, no n ebbe però una forte e risoluta coscienza.

La s ituazio ne iniziale. Considerato che lo sviluppo delle operazioni prende origi ne da ll a dislocazione delle forze navali nei varii teatri della guerra alla dichiarazione del conflitto, è dalla situazione iniziale che dobbiamo prendere le mosse per giudicare gl i avvenimenti e dedurre gli aforismi strategici. Alla dichiarazione di guerra l'Unione aveva disponibili, nel teatro delle Filippine la squadra del Com. Giorgio Dewey, promosso ammiraglio dopo la fazione cli Cavite, che si componeva delle seguenti navi:

Incr. protetti Olyrnpia - Nave ammirag lia - Disl. 6000 tonn. - bene armata , poco protetta , veloc. 21 nodi. Baltimo·re - Oisl. 4500 - Vel. 20 nodi - Armamento e protezione come l'O(ympia. Raleigb - Disl. 3200 - Yel. 19 nodi - Meno armato e protetto dei precedenti. Boston - Disl. 3200 - Vel. 15 nodi - Meglio armato ma meno proretto ciel Rafeigb. Cannoniere Concord - Disl. 1700 - Ve!. l 6 nodi - I3enc armato ma pochissimo protetto. Petret - D isl. 800 - Vel. '13 nodi - Poco armato e meno protetto. Cutter Ausiliario - Mac Culloch - Di nessun va lore militare - Vcl. 10 nodi. Navi Onerarie - Nansbam - Deposito carbone. Zajìro - Deposito viveri e munizioni. La divisione navale, escludendo il Mac Culloch, che era più di imbarazzo che di util ità in q ualsiasi operazione e che aveva ridotto la velocità cli navigazione clel111 squadra ad otto miglia, si componeva di sei navi più o meno protette, quasi tutte bene armate con velocità da 13 a 21 nodi. La caratteristica strategica era qu indi grnndemente compromessa dalle debol i velocità del Boston. del Concorde del Petrel, da lle quali dipendeva quella delle altre navi. Imperfettissima era quindi la costituzione strategica della squadra . La caratteristica rnttica era dovuta alla potenza dell 'artiglieriH a tiro rapido costituito da 10 cann. da 0.20- 24 da 0.15 - 20 da 0.12, ma la capacità difensiva era scarsissima e si può afferrnare che due incrociatori corazzati tipo Cristojòro Colombo avrebbero potuto con vantaggio affrontare questa squadra. A sostegno cli questa squadra si approntavano a S. Francisco il Monterey e 1vfonadnock, guardacoste corazzati di buona capacità offensiva e difensiva ma di scarsissima velocità. Esse però non ,ivrebbero potuto giungere al le Filippine all'arrivo di

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Cam ara, se questi avesse proceduto da Suez per Manilla e perciò la forza navale, fino all a metà del luglio, rimaneva costituita dalla squadra del Deweey che abbiamo indicata p iù sopra. A queste forze la Spagna non poteva o pporre che le seguenti navi:

Incr. protetti Jsla de Cu ba - Disl. 1040 tonn. - Ve!. 14 nodi - M edio cre armamento e protezione . !sfa de Luz on - Oisl. 1040 tonn . - Ve!. 14 nodi - Mediocre armamento e protezione .

Incr. indifesi Reina Cristina - Disl. 3200 tonn. - Vel. 12 nodi- Male armato e completamente indifeso. Casti/la - Disl. 3200 tonn.- Vel. 12 nodi - Male armato e completamente indifeso. D . Giovanni D 'Ausllia - Disl. 1200 to nn. - Vel. 12 nodi - Poco armato ccl in difeso. l.J. A ntonio Ulloa - D isl. 1200 to1111. - Vel. 12 nodi - Poco armato ed indifeso. Velasco - Dist. 1200 tonn. - Vel. 12 nodi - Poco armato ed indifeso. A queste, navi d i p oco valore mi lita re, si potrebbero aggiungere: Le cannoniere C'ano, l ezo, l)uero, Mindanao ed Argos. di nessuna efficienza. È necessario però aggiungere che il Casti/la e l 'Ulloa erano, come afferma il Concas, sin mouimiellto e perc iò costretti a rimanere sotto la protezione costiera, o nde la squadra dell'a mrnirngl io Momojo si riduceva a cinq ue sole navi , in pessime condizioni di moto e cli armamenro . che tutte insieme non equivalevano tatticamente ad uno solo dei due n'laggiori incrociatori nemici. L'Unione aveva dunque esuberanremente provveduto alla preponderanza na vale, senza compro merrere la qu~lle si sarebbe potuto, come fu intenzione dello Strategica/ board, richiamare l' 0~111npia, che era forse pi ù u tile nel tea tro delle Anti lle anziché in q uello d elle Filippine. Le forze navali della Unione, nel teatro di guerra occidentale, furono durante la guerra sta te suddivise nelle seguenti squadre: l" Squ adra delle Antille - Ammiraglio Sampson, a Cuba. Il' Squadra clell 'Atlantico - Commodoro Schley, ad Hampro n Roads. lii" Divisione cli I31occo - Commodoro Watson, all'Avana e Key-West. IV" Divisione cli sorveglianza - Cornn1odoro Howell, a N ew-York. V" Divisione costiera - Commodoro X, a Pensacola e New-Orlea ns. Questa costitu zione iniziale delle forze americane non rimase inalterata durante la guerra, po iché la divisione di sorveglianza sulla costiera nordica fu disl ocarn alle Ant ille e quella di blocco rinforzata q uando il Sampson bloccò Ccrvern in Santi,1 go, ma essa r;i ppresenta però lo schema ciel piano strategico alla dichiarazione di guerra. La squadra cli Sampso n all a dichiarazione di guerra, comprendendo la divisione di blocco, era così costituita :

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Corazzate New-York - Oisl. 8.500 tonn. - Vel. 20 nodi- bene armata, poco difesa. Jowa - Disl. 11.000 tonn .- Ve!. 15 nodi - potentemente armata e difesa. Indiana - Disl. 10.500 tonn. - Ve!. ·12 nodi - potentemente armata e difesa. Guardacoste Puritan - D isl. 6.200 tonn. - Vel. 10 nodi - potentemente armato e difeso. Terror - Oisl. 4.000 tonn. - Ve!. 10 nodi - bene armato, mediocre difesa. Amphitrite - D isl. 4.000 tonn. - Vel. 10 nod i - bene armato, mediocre difesa . Micmtonomok - D isl. 4.000 tonn. - Vel. 10 nodi - bene armato, med iocre difesa.

Incr. pr<>tetti Oncinn.a.li - Oisl. 3.200 ronn . - Vel. 18 nodi - mediocremente armato, poco pro tetto.

Marblehead - Disl. 2.000 ronn. - Vel. 16 nodi - mediocremente armato, poco protetto.

Detroit - Oisl. 2.000 tonn. - Ve!. 17 nodi - mediocremente armato, poco protetto. lv!ontgome,:y - Disl. 2.000 tonn. - Vcl. 16 nodi - mediocremente armato, poco protetto.

Incr. indifesi Dolphin. - Oisl. 1.500 tonn. - Ve!. 13 nodi - poco armato ed indifeso. i'vlc~yjlower - Disl. - ton n. - Vcl. 15 nodi - incrociato re ausiliario. Cannonie re pro tette Castine - Oisl. 1.200 ton n. - Vel. 14 nodi - bene armato, pochissimo protetto. l'v!acbias - Oisl. 1.200 tonn. - Vel. lii nodi - bene armato, pochiss imo protetto. !Iele1ta - Disl. ·1.400 ronn. - Vel. 12 nodi - bene armato, mediocremente protetto. Wihnington - D isl. 1.400 tonn. - Vel. 12 nodi - bene :1rmato, mediocremente protetto .

Nashville - Disl. 1.400 tonn. - Vel. 12 nodi - bene armato, mediocremente p rotetto.

Newport - Disl. 1.000 tonn. - bene armato, completamente indifeso. To rpediniere - N.

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Disl. 140 tonn. - Ve!. 20 nodi - Servizio d'alto mare.

A questa squadra verso la metà del Maggio furono aggiunti il Vasuvius, quattro incrocimo ri ausiliarii di velocità 20 mig lia e gran tonnellagg io (S. Paolo, S. luigi, Yale, Haiva1-d) destinati alle grandi crociere, ed una decina di pirosca fi armati. Questa squadra presentava caratteristiche strategiche assai curiose, poiché i limiti della velocità erano 8 e 20 migl ia e l'eterogeneità dei tipi la m assima che possa offri re un'armata. È assai d ifficile scopri re q uale cr iterio strategico o tattico abbia consigliato la costituzione di questa squadra, ma è assai facile affermare la impossibilità di utilizzarla convenientemente. Più difficile è ancora indovinare il concerco che presiedette alla suddivisione di questa forza navale nelle due squadre d i Sampson e cl i Watson, quando, per la ero -

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cicra e l'attacco di S. Juan d i Portorico, si dovette provvedere a mantenere il blocco nella zona di Avana ed a prendere posizione nella zona orientale dell'isola. La squadra di Sampso n r imase costituita dalle navi: New-York, Jowa, Indiana, Amphitrite, Ten-01; Detroit, Montgome1y ed alcune to rpediniere, mentre quella di blocco fu composta dal Puritan, Miantonomah, Cincinnati, Marblehead, Castine, Machias, Do/fin, cui s'aggregarono le altre cannoniere e torpedin iere disadane ad una crociera di altura. Co1nc si vede le navi furono ripartite quasi esattamente per giusta metà, assegnando navi cl i ciascun tipo ad entrambe le squadre, ciò che accresceva, anziché correggere, il loro difetto strategico e tattico. Si pr1 ò su p porre che la ragione di questa formazione fosse rattica per avere due nuclei cli corazzate capaci d i affrontare te q uattro navi del Ce1vera; ma in tale caso a che serviva una velocità massima cli squadra cli otto nodi per da re caccia ad un nucleo di navi che avrebbe dovu to farne almeno die<.:issette1 La squadra dell'Atlantico, che aveva per base Hampton- Roads, era così costituita:

Corazzate Brooklin - Disl. 9.200 tonn. - Vel. 20 nodi - Bene armato, poco difeso. lvlassacbusetts - Disl. 'J0.500 tonn. - Vel. l 3 nodi - Potentemente armato e difeso. 7'exas - Disl. 6.500 tonn . - Ve!. 15 nodi - I3ene armato e difeso.

Incrociatori Columbia - Disl. 7.500 tonn. - Vel. 20 nod i- Poco armato e poco protetto. New-Orleans- Disl. 7.500 tonn. - Vel. 18 nodi - 13ene armato e poco protetto. Nfinn.eapolis - Disl. 7.500 tonn. - Ve!. 20 nodi - Poco armato e poco protetco. Questa squadra, cu i doveva aggregarsi l'Oregon, del tipo Massachusetts, era discretamente costituita. Benché non avesse che una velocità massima cli 15 miglia , era ragionevole supporre che i tre veloci incroci,uori avrebbero potuto, sostenu ti dal Brooklin., incalzare e costringere il gruppo de l Cervera al combattimento; ma per le ragioni che avremo occasione d i esporre, crediarno che essa no n rosse la più adatta al suo compito essenzia lmente strategico. I.a div isione d i s01veglianza, d istaccata fra New-York e Po 1tland, per la protezione delle grandi città settentrionali, si componeva:

Incr. protetto S. Fra11cisco - Dist. 4.000 ton n. - Ve!. 18 nodi - 13c ne ;:i rrnato ma poco protetto. Incr. ausiliario Dixie - Disl. 6.500 tonn . - Ve!. 15 nodi - Bene armato ffta indifeso. Yosemy te - D ist. 6.000 tonn. - Vel. 15 nodi - Bene armato ma indifeso. Yankee - D isl. 7.000 to nn. - Vel. 15 nodi - I3ene armato ma indi feso . Prairie - Oisl. 7.000 tonn . - Vel. 15 nodi - Rene armato ma indifeso. Questa divisione non era in g rado di affrontare né di sottrarsi all'inseguimento del gruppo del Cervera . Essa era, quindi, una superfetazione, provocata dal panico popolare, ed era stata infatti ann ata per iniziativa ed a spese delle città. Essa aveva

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ceito una apparenza di forza ma avrebbe offerto facile trofeo cli vittori,l al ne mico, se questi giungendo cli sorpresa la avesse forzata a battaglia, cui non poteva sottrarsi, La divisione costiera era composta da dieci monitor a ntiquati appena semoventi, e da p iccolo naviglio milita re o requisito di scarsissimo va lore . Una cinquantina d i navi, più o meno inservibili, costituite da Yadus, rimorchiatori, barche cannoniere, torpediniere, sottomarini ... distribu ite nei va ri porti della costiera o rie ntale e meridiona le, che a tale scopo fu divisa in otto zone cli difesa, per la maggiore consolazione dei trepida nti. La flotta spagnuola poteva considerarsi ripa rtita, alla dichiarazione cli guerra e nel prim.o mese de lle ostilità, nelle segue nti squadre : T. Squadra dell'Atlantico - Amm. Cerve ra - Dislocata a Capo Verde. Il. Squadra delle Antille - Arrim. Manterola - Avana ed a ltri porri de lle Antille . III. Squadra cli rise rva - Amm. Camara - Cacl ice e C,utagena .

Questa sudd ivisione e d indipendenza delle squadre rimase inaltera ta durante tutta la guerra, colla sola variante della e liminazione derivante dai combattimenti, e dell'incremento delle n avi d i riserva che si andavano, despasito, allestendo. I.a squadra di Ce1-vera comprendeva:

Corazzate ;Waria 'J'eresa - Disl. 7.000 tonn. - Ve!. 19 nodi - Bene a rmata e difesa . Viscaya - Dis!. 7.000 tonn. - Ve!. 10 nodi - Bene arm,Ha e difes,1. Oquendo - Disl. 7.000 tonn. - Ve!. 19 nodi - Bene annata e difesa. Colon. - Disl. 7.000 tonn. - Vcl. 19 nodi - Bene armata e difesa . Controtorpediniere Furor-P!uton-Terror- cli 400 tonn. e 25 nod i. Torpediniere A riele-Rayo-A.z:or- cli 100 tonn. e 20 nodi. Navi onerarie Alicante-Cadi.z. Questa forza nav~1lc, escludendo le torpediniere in cattivissimo stato e quasi inservibili, presentava una seducente appa renza d i omogene ità e d i efficienza strntegica; ma es.sa ern troppo esig ua per qualsiasi compito importante, fosse pure quello di una incu rs io ne (raid) a tutta fo rza lu ngo la costie ra nemica a .scopo cli pan ico. Inoltre l'efficie nza vera era molto inferiore a q ue lla non1inale, poiché, secondo le pubblicazion i ciel Cervera e gli avven imenti, risu lterebbero le seguenti menomazioni : a) Il Colon non aveva i due pezzi eia 0'",25; b) La Teresa e l'Oquendo dovevano cambiare d ue cannoni da 0"',14, né risu lta che li abbiano cambiati; e) Il Viscc~ya aveva la carena incrostatissima , con perdita di circa cinque nodi all'ora;

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d) Tutte le navi avevano la carena più o meno sporca, con perdita cli circa due miglia cli velocità; e) Le condizioni delle caldaie, escluse quelle del Colon, erano appena mediocri: j) Gli otturatori da 0"',14 erano molto imperfetti; g) Il munizio namento era per circa il 30% difettoso; h) Mancava il mezzo di ricaricare i bossoli usati; i) Il Terror e Furor avevano la prora debole contro il mare, per intraprendere naviga zioni oceaniche: I) I.e torpediniere A riel, A zor aveva no le caldaie inservibili. m) li leg name era troppo largamente impiegato e non venne gettato in mare, come fecero gli americani. n) Gli equi paggi mancavano di istruzione; da circa un anno non si facevano esercizii al bersaglio, ed il personal e di macchina er::i scadentissin"lo. o) Da molti mesi gli equipaggi non erano pagati, per tradiziona le sistema. È difficile giudicare quale potesse essere il valore reale cli questa forza nominale, ma si può senza esiranza affermare che, a parità d i valore nominale, il coefficiente cli riduz ione era assai maggiore per la Spagna che per l'Unione. La squadra dell'Ammiraglio Manterola alle Antille, era così costituita:

Incrociatori indifesi A(fònso Xli - Disl. 3.100 tonn. - Ve!. 12 nodi - Poco armato, niente difeso Stazione Avana. Rei!let Nfercedes -Disl. 3.1 00 tonn. - Ve!. 12 nodi - Poco ar!1"1ato, niente difeso - Stazione Santiago. Venctdito - Disl. 1.200, tonn . - Ve!. 12 nodi - Poco armato, niente d ifeso - Stazione Avana. Infanta !sabei - D is!. 'J.200 tonn. - Vel. 12 nodi - Poco armato, niente difeso Stazione Avana . !sabei 11- D isl. 1.200 tonn. - Vel. 12 nodi - Poco armato, niente difeso - Stazione S. Juan POI1orico.

Incr. torpedinieri En.senada - Disl. 1.000 ronn. - Ve!. 15 nodi- Mediocre armamento - Debole protezione - Stazione Avana. M . Pinzon - D isl. 600 tonn . - Vel. 18 nodi - Mediocre armamento - Debole protezione - Stazione Cienfuegos. Nueua & pana - Disl. 600 tornì. - Ve!. '18 nodi - Mediocre armamento - Debole protezione - Stazione Avana . 1'v!olins - Disl. 600 tonn. - Vel. 18 nodi - Mediocre armamento - Debole protezione - Stazione Avana . V Pinzon - Oisl. 600 tonn. - Ve!. 18 nodi - Mediocre armamento - Stazione Cardenas. N.

6 cannoniere -

Disl. 500 tonn . - Vel. 10 nodi - Tnse1v ibil i.

Questa era la forza nomi nale, che, nelle migliori ipotesi cli armamento no n poteva rappresentare una sola buona nave da battaglia, veloce e potente, od un buon incrociatore cora zzato tipo Erooklin o Colon.

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Se tale però era la forza nominale, q uale era la forza effeltiva1 Militarmente non tornerebbe utile esaminarla, ma poiché qui si tratta cli un prezioso insegnamento, così crecli,uno opportuno, anche per l'Italia, trascrivere dai documenti pubblicali dal Cervera la lettera dell'arnm iraglio Manterola che rigua rda la squadra di suo comando alle Antille. •Delle 55 navi, dice il Ma ntero la (Com . gemerai apostadero en Cuba) che com pongono q uesta mia squadra, 32 sono lance e barche d i servizio poco util i anche per la polizia della costa. I due incrociatori sono completamente inutili; l'A/jònso 72° è senza rnov imenro , e la Reina Mercedes, del le sue diec.i caldaie ne ha sette inutili e le altre tre poco meno. •D ei tre incrociatori Venadito; /sabei Il ed E11senada solo il primo naviga, gli altri due no n possono muoversi prima cli un m ese, cioè prima ciel luglio. La can noniera lVIaga!lanes non può accendere i fuochi; le cannoniere torpediniere, ridotte ad incrociatori , hanno perduta la velocità, principalissima caratteristica loro. Delle cannoniere costruite in Inghilterra credo meglio no n parlarne. I.e can noniere torpediniere M. Pinzon; Nueva &pana; Molins; V Pi1 zzon, possono utilizzarsi vale a dire muoversi. Quando V. S. , dice il Manterola al Cervera, abbia visto la Reyna Mercedes, avrà un'idea delle rnie forze ... Il 21 di Maggio, dopo un mese dalla ape11u ra delle ostilità, la squadra delle Antille du nque era costituirn da cinque cannoniere od avvisi torpedinieri, del tonnellaggio complessivo di qu attro rn ila tonnellate, la cui velocità massima era ridona a 14 nodi. Siccome poi questa forza non era srnra concentrata. né poteva più concentrarsi, così può concludersi che la Forza navale alle Antille era rappresentata da due cannoniere il cu i armamento complessivo ern di qwHtro ca nnoni da 0"'.14, cimo e non concesso che fossero i n buone condizioni cli tiro. Per qua nto impreparata, sotto tutti i riguardi, noi su pponessimo due anni or sono la Spagna, eravamo però assai lontani dal prevedere un così imm,111e sfacelo : ma questo è documenta lmente affermato dagli ammiragli, onde noi domandiamo. come mai non compresero essi l'enorme responsabilità che su loro ricadeva e si rassegnarono a tacere e subire? La situazione navale alle Antille rispecchia esattamente, in rutto e per tutto, quella di Montojo ,1lle rilippine e perciò egl i è evidente che, se gli ammiragli non seppero salvaguardare la loro dignità, ciò dipendeva da lla perturbaz io ne ge nerale della coscienza e del sentimento nazionale. La squad ra d i riserv;:i comandata da ll 'amrn iraglio Camara si costituì poco per volta , con navi in precarie condizioni d 'a rmamento, ed ai prin, i e.li luglio era cosi costituita:

Corazzate Pelayo - D isl. J0.000 tonn. - Vel. 15 nodi - Bene armato e protetto. Carlo V - Disl. 9.000 lonn. - Vcl. l8 nodi - Bene armato, poco di feso. Numancia - D isl. 7.000 tonn. - Ve!. 8 nodi - Male armata e difesa.

Controtorpediniere Auda:x - Disl. 400 tonn. - Vel. 26 nodi - In buone condizio ni. Osado - D isl. 400 ronn. - Vcl. 26 nodi - In buone condizioni. Prose1pina - Disl. 400 ronn. - Vcl. 26 nodi - In bu one condizioni.

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Incrociatori Ausiliari Rapido - Disl. 10.000 tonn. - Vel. 18 nodi - Per trnsporto tru ppe e viveri. Poco armato.

Patriota - Disl. 10.000 tonn. - Ve!. 18 nodi - Per trasporto tru ppe e viveri. Poco armato.

Buenosayres - Disl. 5.500 tonn. - Vel. 14 nodi - Per trasporto eruppe e viveri. Poco armato.

Onerarie ... Num. 7 navi cl i tonnellaggio complessivo di 40 mila tonn. A questa squadra era pure aggrcgaro l'incrociatore protetto A!jcmso 13° che non fu in grado di prendere il mare durante tutta la guerra, cd il Lepanto che, dopo sei anni dal varo, non era ancora in co ndizioni di prov,ire la macchina. Questa squadra, eliminando la l\i/{/nancia, che era ridotta un pontone, aveva qt1 alità strateg ica e tattica inferiore a quella del Dewey; ma se la Lepanto e I 'A lfo11so 13° avessero potuto farne patte avrebbe potuto fronteggiarla con vantaggio. Considera ndo ora nella loro relatività le varie squadre, escludendo quelle del Montojo e del Manterola, parrebbe di pocere concludere, senza esprimere apprezzam enti critici sulla opportunità del frazio namento, che l'Unio ne si è maggiormente preoccupata della forza tattica, senza cercare di soddisfare nel miglior modo possib il e alle esigenze della omogeneitù strategica dei tipi preponderanti; che le due squadre princirali di Sarnpson e Schley, benché razionalmente prepondernrni su qu ella del Cervera, non erano però ta li da osrncolarne k audac i iniziative, se queste, per efficienza materiale e morale, fossero state, come dovev,1no ritenersi, possibi li. La Sragna, per manca nza di prep;:i raz ione, non pmew1 fa re che quell o che fece: ma l'Unione, anche nella ce11ezza della debolezza nemica, avrebbe dovuto e potuto utilizzare meglio la grnnde eterogcneit,1 ciel naviglio, costitu endo una squadra vern mente scracegica, ed un altra di grande efficienza tattica: la prima rer contrastare le poss ibili incurs ioni elci nemico, la seconda per preserv:1 re l'assolu ta efficienza del blocco, che erano appunco i due compiti essenziali, per non dire esclusivi della arm ata americana.

Lt\ DlRE"ITIVITÀ DF.LLA GUERRA I.e pubblicazioni del Mahan e ciel Cervcra offrono rrczioso contributo alla critici , la quale, se non può ancora essere perfetta come affenn:ì il Ma han,12 po iché forse it isyet too soon to look/or tbeji,tlness cmdjust11ess oftreatme11l in respect to tbe late bostilities with .'">j)etin, può per<'J raggiu ngere un tale grado di competenza e cli serenicà, da soddisfare alle esigenze della educazione militare e giustificare la ricerc-1 degli insegnamenti probabi li, speci;1Jmente nei rigua rdi d ella direttività generale della guerra.

"Mah:in, l .<.:SSOJIS q/"lbe

/1)(/J"

1/!i(b ,\ìJtlill, 1899 (Nota d i D.13.).

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Questa direttiviLà dipende quasi esclusivamenre dall'obbiettivo politico, dalle condizioni del teatro dell e operazioni, dalla efficienza relativa delle forze mobili e della loro dislocazione iniziale, onde le precedenti considerazioni ci debbo no mettere in grado di comprendere e giudicare con sufficiente esattezza la direzione strategica del confl itto. La chiarezza e precisione della criLica consigliano cl i considerare la direttività nella sua indole e nella sua anua7.ione, poiché dalla prima deriva il valore astralto e virtuale, dalla seconda il va lore concreto e rea le degl i o rdin i emanati. Questa distinzione sfugge quasi sempre alla critica militare, forse perché si ammette irnplicirn mentc la perfezione della d irettività nella sua dupl ice natura rnoralc e materiale. ma poiché le recentissime guerre dimostrano l'erroneità cli questo poslulato, così noi esamineremo : 1° l'indole della d irettività; 2° i criteri direcrivi della guerra. La d irettività dell.1 gu erra ta nto più è perfetta , qu anto più essa ema na da una sola volontà, sempre e dovunque imperante. I più perfetti cd intensi periodi militari furono estrinsecazione di volontà dominatrici , che integravano rurre le energie dell 'esercito e del popo lo. Quando questn dittatrice volontà non esiste, o non può con tutta la sua efficacia estrinseca rsi, od è in comnisto con altrn energia cli allrn indole, od è imperfetta in se stessa ... ne deriva inevitabi lmente una menom,17.ione della di rettività della guerra. Questa n1cnoma7.ione è tanto più grande quanto più intensi e complessi sono i controlli ed i co nflitti d'attribuzione dell e volon tà d irigenti e perciò, ove tali negatività si esercitano in modo ,·iolenio e continuo, può facilmente presumersi che assa i fiacca ed errata sa rà lc1 direzione della guerra. Questa inefficienza direttiva è un:1 specialitù dei ternp i presenti, cui nessuna nazione si sortrae interamente. quantunque la menomazione possa estensivamente varia 1·e col g rado d i perturbazione del la coscienza naz ion,1 le. Dat,1 la maggiore penurbazione della Spagna, è facile presagire la m aggiore inefficienza ed erroneità delh1 direzione militare, ma non potrebbe escludersi interamente per l'Unione. I.e cause che maggiormente influirono sulla menomazione della clirertivit:'\ furono, per l'Unione: a) la mancanza di una vera au torirù militare e navale; b) il dilerrantismo militare del presidente Mac-Kinley; e) l'invadenza politica parlnmenwrc in tu tte le Na7.ion i dello Stato ; cl) il dualismo continentale e marittimo. non solo negli ordini militari, ma nel se ntimento nazionale; e) la coercizione eserci1arn dall,1 pubblica opinione e da trna stampa sguinzaglia ta sul governo. Il IVlahan no n accenna che :11l'ulti1m1 cli q ueste cause menomatrici, 111:1 è ind iscutibile che tutte, più o meno. influirono sulla direzione militare, specialmente nel periodo iniziale della guerrn, ed in quello riguardante la specli7.ione cli sbarco a Santiago. Questa influen z~1 però fu indubbiamente meno funesta cl i quella esercitata dalla pubblica opinione, la quale non solo ebbe velleità offensive contro la costiera spagnuola e contro il com mercio, ma perniciosam ent e in fluì sul la costituzione e d islocazione delle forze navali.

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Il Mahan accenna

ripetutamente al panico delle popolazioni costiere,

«unworthy of men, unrneasured, irr(?/lectiue, and ther(?/òre ina tional. .. • per venire alla conclusione che •a popular outc,y, whether well or ili fou nded, cannot be whol~y disregarded by a representatiue gouern.ment•. Per racitare qt1esto schiamazzo popolare si costituirono il Patrol Squadmn cd il Flying Squadron, a complemento della divisione costiera sparpagliaca nelle zone di difesa; ciò che sottrasse molte forze al blocco di Cuba, che era il compito principale se non esclusivo del la flotta . Se però queste cause d i pertu rbazione della d irettivitiì m ilitare, che si riaccentuarono contro il Sampson durante il blocco di Santiago, non furono troppo funeste in America per i vittoriosi avvenimenti, fu rono assa i più deleterie in Ispagna ove, dato le condizioni della reggenza, ciel governo, del pa rlamentarismo, ciel Carlismo, della lotta civile allo stato latente, della corru zione amministrativa, della impreparazione militare, della incoscienza generale ... era inevitabile che la piazza assumesse la ditta roriaI ità della guerrn . Per soddisfare le coercizioni della pubblica opinione, si pensò dapprima alla guerra cli corsa , che era impraticabile, date le condizioni del commercio americano e la manca nza di o pport une basi d 'operazione, spendendo malamente parecchi milio ni per l'acqu isto di p iroscafi veloci che ma i furono utilizzati e provveduti d i adeguato armamenro. Si spedirono poi, nella imminenza del la guerra, l'Oquen.do ed il Viscaya, uno ,li ta volta, a Cuba, quando l'opi nione pubblica dell'Avana ebbe timore dì rappresaglie americane per lo scoppio del Nlaille. Questo invio di due buone navi in bocca al lupo era una trovata della sapienza popolare, cu i gobernadores e gobierno si affre tta rono soddisfa re, e fu gracias de Dios se q uelle navi ritrovarono per tempo il camm ino dell'Europa. La stessa sapienza popolare, come giudica anche il Mahan, confonata questa volta dalle deliberazioni cli sedici ammiragli, compreso il Min istro , contro tre, spediva la d iv isione cl i Cervera alla catastrofe che, come irnmantinenti presagimmo, l'atLencleva alle Antille. Per non venire meno ai suoi diritti dittaroriali, la pubblica opinione, esacerbata per gli avvenimenti d i Cavite e cli Manilh1, impose la sped izione d i Camara, non si sa bene con quanta approvazione d'ammiragli, ma si sa certo colla stupefazione universale. La conclusione che limpida emerge da queste considerazioni è che la direnività della guerra per clebolcz::::a cli tutti i poteri e per la preponder::1 nza d i tutti gli clementi del disord ine , tende a divenire sempre più d ifficile, p iù politica, p iù demagogica, per sfuggire dalle mani cui spetta in quelle della bestiale dittalOrialità della piazza . Se la diretrività della guerra può essere così facilmente e profonda mente manomessa, è evidente che i p iani cli guerra ed i criterii generali d irettiv i siano soggetti alle medesime cause penurbatrici , onde può facilmente prevedersi una maggiore stabilità direttiva nella Unione che nella Spagna. Qua le era il concerto fondamentale ed il piano cli guerra della Unione? Le numerose pubblicazioni sulla guerra ispano-america na non espongo no, né accennano tecnicamente ad un piano coordinato d i operaz ioni onde, in difetto di documenti, sa rà necessa rio co ord inare i principal i concetti esposti dal Mahan, nella sua autogiustificazione della direttività esplicata da llo Strntegical board ciel quale egli era magna pars certamente.

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I principali pensieri espressi dall'illustre storico e stratega in relazione colla direttività strategica della guerra parrebbero essere i seguenti : 1° Lo scopo politico della guerra essendo quello di liberare le Antille dalla oppressione - from oppressi.on - ne seguiva che le isole divenivano the objectiues o/ our militmy movements, onde costri ngere gli Spagnuo li ad abbandona rle. 2° I.e isole di Cuba e Portorico erano egualmente importanti, la prima per considerazioni po litiche, la seconda per considerazioni militari, poiché Portorico è, rispetto a Cuba, ciò che Malta è rispetto all'Egitto, e perciò the jìrst objective della guerra avrebbe dovuto essere the eastern island. 3° Il conseguimento simultaneo cli questi due obbiettivi non era compatibile colla forza della flotta la quale, come il Mahan ripetutamente afferma a pag. 3·1, 47, 70, 71 ... era no mina Imente, on pape,~ soltanto equiv,i lente a quella della Spagna. 4° Data la necessità di iniziare l'offensiva contro uno cli q uesti obbiettivi, fu preferita Cuba a Po,torico, per ragione politica ed insurrezionale. 5° li consegu imento di questo obbiettivo imponeva la preponderanza navale nel mare Caraibico, che doveva essere assicurata rinunciando a qualsia si obbiettivo seconda rio . 6° La direttività della guerra doveva basarsi sopra un criterio chiaro cd esclusivo poiché, come sentenzia Napoleone, l'esclusività del proposito è il segreto dei grandi successi e delle grandi operazioni. • 7° In omaggio a tale principio l'offensiva contro la costiera europea della Spagna, ad onta della in fluenza morale che è often tre1ne!ldus, ma che, come certe droghe farmaceutiche, è di effetto ve1y uncertain, dovette essere esclusa, poiché tbere

was not cli our disposilion, either in armored sbips or in cruisers, cm.y supe,jluity of f orce ouer and above the reCJuirem.ents o/ tbe projected blochade q/ Cuba. 8° La guerra di co rsa, che sarebbe stata un triviai objectiue, fu esclusa , perché le operazioni contro le Antille e Fil ippine annientavano completamente il commercio, d ipendente in massima parte upon monopoly o/ the colonia! market.\·. 9° La salvaguardia della costiera atlantica delle g randi città, del cabotaggio ingente . .. per le cattive condizioni della difesa costiera imposed et vicious, tbough inevitable, chauge in tbe initia! pian o/ campaign, che avrebbe dovuto concentrare ogni sforzo contro Cuba, costringendo a fra zionare la flocra, d istaccando il Flying squadron ad Ha mpro n-Roads per la protezione della costiera atlantica. 10° I.a stazione di Hampton-Roads though not so centrai as New-Yo1·k relativamente agli interessi commercial i, era però p iù centrale rispetto alla intera costa e più vicina al principale teatro della guerra, soddisfacendo alla esigen:ca di un sollecito concentramento delle forze navali. Sono questi i principali criteri espressi dal Mahan, che fu l'ispiratore della guerra, e poiché perfettamente corrispondono a quelli che ebbimo occasione cli enu nciare due anni or sono, così riteniamo che, avvalorati dal grande maestro, essi corrispondono ai detta ti della scienz,i militare moderna. Gli appre:aamenti del Mahan sulla efficienza relativa d elle flotte pa rra nno forse esagerati, e certamente lo erano, poiché noi stessi, benché ottimisti, stimammo che l'armata spagnuola, on pape1; fosse nominalmente poco più dell a metà cli quella americana, giudicando però che talune caratteristiche strategiche, se effettive, po tessero compensare la deficienza cli tonnellaggio; ad ogni modo, poiché molti apprez-

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zamenti inglesi e quello dell' Arnm iraglio Beranger, ex mm1stro della m arina spagm,o la , affermavano un sufficiente equilibrio navale, era ben giusto che lo strategica/ board per tenersi al vento, si regolasse in base ai criteri p iù prudenti. Le operazioni navali furono dallo strategica! board e dal governement regolate coi precedenti criteri e perciò questi costitu iscono le direttrici dei p iani cli guerra dell 'Unione. Quali erano i criterii direttivi ed i piani di guerra della Spagna? Dalla pubblicazione del Cervera non emergono né criterii direttivi né piani. Solo risulta che invano l'inascoltato ammiraglio chiedeva ripetutamente al ministro un piano di guerra, porque si nos coge sin pian vendàrn las uacilaciones, las dudas y tras de la de,rota, pueden venir la humiliation y la verguenza. A queste sollecitazioni il Ministro della Marina, ammiraglio Bcrmejo, spediva al Cervera due memorie ciel ca po di Stato maggiore dell'armata, sviluppate in base al criterio errato del dominio ciel mare e della offensiva navale, ccl ,1ggiungeva alcuni apprezzamenti personali che meritano di essere trascritti, poiché da essi risulta quante illusioni si facesse il Ministro sulla forza dell'armata, alla vigilia della dichiarazione di guerra. «Nella penisola ed in prossimità cli Cadice rimarrà, dice il ministro Bcrmejo, una divisione composta d ell,1 Numancia, Vitoriet, A!jònso Xli! od il Lepanto con tre contro-torpediniere (Audaz, Osado e Prose1JJi1ta) e tre torpediniere d'alto mare. •In Cuba staran no le corazzate Carlo v; .Pelayo, Colon, Viscaya, Oquendo e Maria 'J.'eresa con tre contro-torpediniere e tre torpediniere, che unire alle otto navi principali dell 'Apostodero, avranno il compito cli coprire le comu nicazioni tra l'Atlantico ed il Golfo de l Messico, procurando distruggere Capo Hueso (Key-Wcst), dove gli americani hanno il loro principale deposito di viveri, munizioni e carbone. -Se ciò si conseguisce, e la stagione fosse favorevole, et bloqueo potrebbe estendersi al le coste dell 'Atlé1ntìco, per tagliare le comunicazio ni comme rciali della Unione coll'Europa, salvo le contingenze di combattimento, che decideranno a chi deve rimanere due110 del ma,~. Come si vede il programma era fond:::ito su illusioni ci rca la possibilità di spedire a Cuba il Carlo V ccl il Pelayo e di trarre q ualcl1e utilità dalla sq uadra ciel Monterola che, come vedemmo, era ridotta a cinque cannoniere poco p iù che semoventi; ed in base a queste illusioni si assegnava al Cervera un compito esclusivamence offensivo, con anacco della base d'operazione nemica. li Cerver:1, persuaso della irnittuabilit:1 cli questo piano cli guerra, che era inadeguato anche alle forze che il Ministro sperava cli concentrare in Cuba, insisteva sulla necessità cli non farsi delle illusioni, sollecitava il permesso di recarsi a Madrid per chiarire la situazione vera al Governo, e ch iedeva istruzioni che corrispondessero alle forze di cui egl i poteva disporre, facendone rilevare le cattive condizioni d'a rmamento. Il Governo, che temeva di fare la luce sulla situa zione, non consentì al Cervera di recarsi a Madrid ; sollecitò la sua pa1tenza per Capo Verde, benché egli, come comandante in capo delle forze, non avesse ai suoi ordini che la Teresa ed il Colon, e spedì 1'8 aprile, nell'imminenza della guerra, le seguenti istruzioni al Cervern: "Se le contingenze che sono a temersi permettessero cli fissare l'obbiettivo della sua spedizione, questo sarà la difesa di Portorico, che V. E. prenderà a suo carico per la parte marittima ... "Nel caso cli cui si tratta, spiegherà V. E. la squadra, sostenendosi mutu almente le un ità rnttiche che la compongono, appogg iate dalle contro-to rped iniere e torpe-

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din.iere, in modo che non si presen ti massa contro massa, a meno che le forzo nemiche non siano inferiori, nel quale caso V. E. prende rà l'offensiva . «Sopra q ueste basi svolgerà V. E. il piano di g uerra .. . tenend o in conto che, p ro babilmente, le forze nemiche a Portorico, in ogni eventualità, non saranno maggiori cli sette navi, comprendendo tra queste tre piroscafi ausiliari". È difficile intende.re, da queste istruzion i, quale concetto della guerra moderna avesse il Ministro e qua le fosse il comp ito che egli assegnasse alla squadra cie l Cervera, il quale partendo da Capo Verde per le Antille, aveva ben ragione d i dire: ,por

todo esto vacilo a cerca del pa1-tido cbe debo tomar;,_ Se q ueste istruzio ni erano mil itarmente incompre ns ibili per quanto rig uarda il com pito direttivo, erano poi ingiustificabili per g li errati e colpevoli apprezzame nti delle forze nemiche . Come poteva il ministro affermare che cli fronte a Portorico, !legando el caso, non si sarebbero trovate che 7 navi arne rica ne di cu i tre ausiliarie? Come poteva egli attribuire ai nemici così grande ignora nza del loro compito, o così colpevole trascuranza dei loro doveri? Tu tto ciò conduce a conclude re che a Madrid non si conosceva la situazio ne, non si aveva alcu n intendimento della g uerra moderna, e si vacillava tra lo scoraggiamento ed il chisciottismo, tra il pessimismo e l'ottimismo, tra l'offensiva presuntuosa e la d ifensiva localizzata e che, dopo avere dato sfogo alla fantasia colla g uerra di corsa, col blocco dell'Atlantico, colle incursioni a scopo cli panico, coll'attacco d e lla costiera meridionale e d ella base d'operaz ione ne mica . .. si fu ridotti a rannichiare la squadra in Portorico, escog itando u n piano cli battaglia, probabi lme nte sotto la protezione dei fo rti male armati, che è un capolavoro cl i tattica rnoderna . Se i crite ri direttivi della guerra ,-1dottati dalla Unio ne e rano, nel nostro concetto, pe r qua nto la s itu,12io ne consentiva, corrispondenti all 'obbiettivo politico , alle condizioni del teatro d e lla guerra , ::dh~ presunta efficienza nominale delle forze mobili, q uelli variabilissirn i indagati clalh-1 Spagna non .:un,onizzavano colla s ituazione e d ern no il prodotto d i fu nesti fe rmenti politici, d i impreparazio ne genera le, di imperizia militare fe nomena le.. . ma g iunti a questa conclusione dobbi<1mo domandarci, quale sa rebbe srnra la più razionale condotta d e lla guerra' Pel tea tro delle fi lippine g ià dicemmo che il criterio direttivo doveva essere quello d e lla stretta d ife nsiv<1 locale, appoggiata ad una solida base territoriale e marittima , che poteva essere quella di Su big, opportunemente situata e rntticamente adeguata a questo compito. li teatro d elle Antille esigeva una soluzione diversa , poiché la difesa passiva, localizzata avrebbe a ffrettato il pieno trionfo della rivoluzione e pe r essa la perdita completa dell' isola cli Cuba. li sa lvaguarda re Portorico, pe rdendo Cuba, a n ulla giovava , onde il compito navale era q uello che noi esponemmo ne ll'opera Il cor~/litto ispano-americano e che o ttenne la au torevole sa nzione ciel Ma han, e.lei quale è importa nte trascrivere il giudizio a conclusione cli questo argomento. «Spa in had (to use che words of an ltalian writer [cioè D.B. - N.cl.c.] who has createci the w ho le sub ject of th is war with com prehensive a nd instructive perspicacity) the possibility o f contesting the comma nel of the sea, a nel cven o f securing a definite pre pondernnce , by means of a squadron possessed of truly exceptional characte ristic, botb strategie and tactical, in sbort, by means of a jleet in heing. «Such a flect Spa in actua lly possessed, when the w ar b roke out; o nly it was no t rcacly.

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«This splendicl fleet, resumecl our ltalian critic, givin rcin, perhaps, to a Southern imagination, but nor wholly without just reason, would be in a condition to impose upon che enemy the caracter which the conflict should assume, alike in strategie and in ractics, and thereby clraw the best and greatest advantage fron1 the actual situation, with a strong probability of partial results, calculated to restore the equilibrium between tbe rwo belligerant feets, or even of successes so decisive; if obta ined in1111ediately after the declaration of war, as to include a possibility of a Spanish preponclerance. ,,The present writer (Mahan) guards himself from being understood to accept fu lles this estensive programme for a fleet clistinctly inferior in actual combative force; but the generai assumption, of the Italian author quoced, indicares the direction of effort w hicb alone helcl out a hope of success, and which for that reason should have been vigorously followed by che Spanish autorities». Questo giudizio ciel più competente stratega navale, che per la sua direttività nella guerra era in grado cli apprezzare meglio di ogni altro la situazione generale, ci dispensa eia ogni ulteriore indagine circa i criterii direttivi ed i piani di guerra che doveva seguire la Spagna, e ci permettiamo solo cli osservare che se il Mahan non accetta cd approva interamente il programma estensivo da noi tracciato, ciò dipende dal fatto che noi supponemmo, come dovevamo supporre, che la Spagna fosse in condizione di utilizzare realmente ed efficacemente le nominali sue forze, e che egli giudica o ra con piena conoscenza dei fatti. L'incapacità della Spagna giustifica certamente le riserve fatte dal Mahan, ma non infirma punto il programrna che avevarno tracciato immediatamente e che poteva, secondo noi, essere realizzato completamente, salvo sempre l' influenza delle funzioni intellettuali e morali che modificano il valore nominale delle forze materiali . Questa larga disamina degli elementi strategici ci permette di procedere rapidamente e sicuramente nell'esame critico delle operazioni navali.

CAPITOLO

III

LE OPERAZIONI STRATEGICH E DELLE SQUADRE

. Le considerazioni precedentemente svolte riguardavano il problema strategico nelle sue caratteristiche generali , indipendentemente da qualsiasi obbiettivo navale assegnato alle fl otte. Gli apprezzamenti che furono esposti costituiscono q uindi l'atmosfera, l'ambiente, la tonalità generale ciel problema strategico di cui dobbiamo ora analizzare le singole parti, per dedurne gli insegnarnenri sperimentali. La chiarezza analitica esige che le operazioni sia no distinte per teatro d 'operazione e per isquadre, se queste ebbero un compito distinto in un rneclesimo teatro della guerra. Teatro delle Filippine. - L'unità del teatro, l'indipendenza completa da quello dell'Atlantico, l'unità di comando delle forze, la rapidità della soluzione navale, rendono assai fac ile l'analisi delle operazioni ed assai chiari gli insegnamenti che da esse derivano.

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La squadra dell'a mmiraglio Dewey, composta, come dicemmo, dell'O~ympia,

Ba/timore, Roston, Raleigh, Petrel, Conco1-d, Nfac Culloc e elci p iroscafi Nanshan e Zafiro, si concentrò ad Hong-Ko ng, ove rimase fino al 24 aprile. Il giorno 23 il governatore della provincia, in base alle leggi internazionali, richiese la partenza entro 24 ore della squadra, che lasciò l'ancoraggio di Hong-Kong per quello di Mirs, o Mers, alquanto più al Nord, su lle coste della Cina. I movimenti della squadra di Dewey fu rono: a) Il 24 aprile pattenza da Hong-Kong ed arrivo a Mirs, di una parte della squadra. b) Il 25 aprile l'Olympia, il Baltimora, ed il Raleigh giungono a Mirs. e) Il 27 aprile pa11cnza da Mirs, dopo avere imbarcato il console Williams giunto da Manilla. dJ I l 30 aprile la sq uadra g iunge a Bolinao, sull a costa N. O. di Luzon, dopo una navigazione cli 60 ore ad otto miglia circa cli velocità. Il Boston ed il Concord, sostenuti a distanza dal Ra/timore, sono spediti in ricognizione verso Subig, ove supponevasi fosse la squadra spagnuola. A Bolinao fu sbarcato un capo guerriglia degli insorti, riun ito il consigl io dei comandanti cd allestite le navi per il combattimento prima cli fare rotta su Manilla. e) Alle 23 1/z del 30 aprile la squadra trovavasi al traverso del Corregidor alla entrata della baia cli Manilla. Le su ccessive operazioni , essendo di caranerc rattico, sara nno an;ilizzate nel prossimo capitolo. La squadra ciel Dewey era formata da navi da lungo tempo armate, bene comandate e perciò nelle.condizioni di massima efficienza. La squadra clell 'arnmiraglio Montojo , composta come già d icemmo, crasi lentamente organ izzata in Cav ite; ma, non avendo mai fatto esercizi cli tiro e di evoluzione, era deficiente di pratica, ad o nta dell'a lto spirito che animava gli equipaggi, ciò che escludeva la possibilità di utilizzarla convenientemente in operazioni difensive strategiche, qu,rndo pure le co ndizioni delle navi lo avessero consentito. I movimenti della squadra spagnuola furono: a) TI 25 aprile l 'ammiraglio Montojo col Cristina, D. G'iovan.ni d'Austria, Jsla de Luzon, !sia de Cuba, Cenerai Lezo, Marqués de Duero parte da Cavite per Subig, lasciando indietro il Casti Ila, l' Ulloa, il Velasco ed altri legni minori privi cli movimento. b) li 29 aprile, l'ammiraglio, riconosciuta l'impossibilità cli avere protezione all 'a ncoraggio, sentito il parere del consiglio dei comandanti, ritorna in Cavite. Questo ritorno merita alcu ne considerazioni, poiché esso implica tutto il piano strategico difensivo, e fa argomento di accusa e forse di condanna per l'ammiragl io Montojo. Non è nostro intendimento esamina re quanto influisse il conflitto di autorità fra il governatore generale Agustin ed il Montojo, ed il dua lismo territoriale e marittimo, su questa risoluzione dell'ammiraglio; come però questo conflitto si manifestò anche in Cuba fra il governatore generale Bianco e l'ammiraglio Cervera, così accenniamo il fatto, senza commentarlo, rilevando soltanto che questi conflitti d'aurorirà sono sempre funesti alla d irezione della guerra, specialmente quando mancano accordi preventivi ed unità direttiva.

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In Ispagna , assai più che in Francia cd in Italia, il conflitto d'attribLJ zioni ha conservato tutta l'intensità che ebbe durante il periodo velico, ed era inevita bile la sua . manifestazio ne du ra nte la guerra, tanto nelle grandi co n-1c nelle piccole questioni, donde emerge la necessità non solo dell'a ffiatamento bLJ rocrarico, rn.-1 della affi nità fra l'esercito e l'armata. Accennato cli volo questo insegnamento, e constatata l a possib ilità che il dua lismo abbia influito sulla impreparazione della piazza di Subig e sulla risoluzione del Montojo, vediam o quale dovesse essere quella che la situazione consigliava. L'ammiraglio spagnuo lo avrebbe potuto prendere, co n o senza il consiglio dei comandanti , le seguenti decisioni: 1° Rimanere in Subig, afforzandosi alla m eglio, in esecuzione degli ordini ricevuti; 2° Nascondersi , come propose il Concas, en u n rio ò en los arrecifes del Sw; per prolunga re l'esistenza i n attesa di eventualità; 3° Dare battaglia in alro 1rn:1re, anticipa ndo colla ecatombe delle Filippine quella cli Santiago; 4° Ancorarsi sotto le batterie di l'Vlanil la, più potenti di qu elle di Cavitc; 5° Prende re posizione a Ca vite concorrendo alla difesa del l'arsena le. La prima risoluzione. dato l'imminenza dell 'attacco e l'impossibilità di fortificare ed ostruire o sbarrare le due entrate, piccola e grande, non riusciva che a ca mbia re il luogo del disastro ccl a tog liere anche ogni più piccola e lontana speranza cli reciproco appoggio fra le navi e la difesa costiera. Il concctro di rifugiarsi e di fendersi in Subig era, come già d icemmo, la sintesi difensiva delle Filippine, ma occo rreva che l'entrata della r,:icla fosse efficacemente difesa e sbarrata. Dara la situazio ne, il permanere in Suhig equivalev:1 a rassegnarsi passivamente all ,1 morre senza tentare quell 'infinitesimo di fo n una, che gli eventi hnnno escluso. ma che il t'v1ontojo non doveva trascurare. La seconda soluzione ci sembra inaccettabile. l{inta nnrsi in q ualche arreci)ès del S111; lontani eia Man ill,1, dall'esercito, in regione deserta ed insorta, priva cli qualsiasi risorsa, non pmeva offrire altra spera nza , anche quando fosse possibile sfuggire alla d istru zione, che q uella di prolungare fino ad esaurimento dei viveri l'esistenza , con ce1tezz,1 di recld izione. senza avere osato combattere e tentare la fonuna . L'esemp io aclclot.to da Concas' ' non calza, po iché la squadrn Cilo-pc rua na ridossatasi tra l'isoletta Abrao ed il continente era in comunicazione col paese insorto contro gli Spagnuol i e poteva quindi resistere lunga mente al blocco ccl agli auacchi ciel Mendez-Nu11ez, mentre quell;.1 ciel 1\ilo ntojo aveva d ietro cli sé un p:1cse insorto e privo cli qualunque risorsa, anche non tenendo conto che il Dewey non mancava, come il Mendez-Nu 11cz, di carbone, cli viveri, di munizioni per persistere nel suo comp ito offensivo. Queste ed altre considerazioni. che si potrebbero addurre. escludono la possibil it:1 di trarre qu alche vantaggio, data la situazio ne, d:i l rifugio della squadra spa-

" V. Concas y Palau, D(!;/i.m.w del generai Muntuju, 1899 (l\:ota di D .U.).

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gnuola in qualche posizione interna che non potesse mantenersi in aperta comunicazione coll'esercito concentrato in Manilla . Il dare battaglia in alto mare con una squadra la cui efficie nza tattica non era il quinto della nemica e la cui velocità massima d i dieci miglia non consentiva la possibilità della mischia, che avrebbe almeno permesso d i vendere ca ra la vita impiegando lo sprone, poteva essere una risoluzione disperata pe r l'onore delle a rmi, ma era certa mente la offerta cli un olocausto sull'altare d ella patria. La mischia che avrebbe giustificata la battaglia era impossibile in alto mare, ma poteva forse tentarsi in un limitato specchio d'acqua, ove il ne mico non poteva interamente giovarsi della s ua velocit,ì, e perciò questa eventualità doveva essere apprezzata eia c hi non aveva altro rnezzo, non già cli vince re, ma di vendere cara la vita. La quarta soluzione e ra eta escludersi, poiché il governato re Agustin non avrebbe permesso a Montojo cl i ridossarsi sotto le batterie cli Manìlla, ed il Dewey no n avre bbe esitato a bombardare la città per forzare il Montojo al combattime nto; come non esitò ad imporre al governatore cli fare tacere le batterie cli Manilla, du rante l'azione d i Cavite, colla semplice minaccia de] bombardamento della città. Per queste ragioni l'affermare, come fece il \'(!ilson, c he «it was a mistake not to take position uncler the fare.more powerful batteries of Manilla» non ci sembra corretto, poiché, se errore ci fu, questo deve essere imputato al governatore Agustin il quale ha chiaramente dimostrato che non intendeva cli esporre i\fanilla al bombardamento per proteggere la squadra . Il rifugia rsi sotto le batterie di Ma ni lla non sa lvava la squadra, non escludeva la presa d i Cavite, esponeva la città a grave pericolo e perciò, data l'imminenza delhi battaglia, l'ammiraglio t'vlontojo ha saggiamente operato presceglie ndo la posizione cli Cavire a quella cli Manilla. Questa risolu zione dell'ammiraglio spagnuolo ci sembra avva lorata dalle seguenti ragioni. 1° Le fo rtificazio ni del Corregido r, la batte ria Sanglcy, quella del Fra ile e q uelle cli t\ falate, di S. Antonio , ele tta Luneta presso Manilla poteva no battere lo specchio d'acqua che la squad ra americana doveva attraversa re od occupare per attaccare quella s pagnuohi . · 2° Il Casti/la, I' U!loa, il Velasco, il Min.donao ed altri piccoli scafi privi cl i movime nto po tevano concorrere all a difesa loca lizza ta. 3° Le navi cap,ici di. muove rs i potevano sempre cogliere un ista nte opportuno, e non mancarono certamente , duran te le contro marcie degli american i, per gettarsi, perse per perse, contro le navi nemiche impegna ndo la mischia. 4° Le eve ntu alità cli un combattimento potevano indurre il Dewey in qualche e rro re, od alla necess ità d i impegnare l'azio ne a breve distanza , ciò che avrebbe pe rmesso la m igliore utilizzazione de lle n1isere fo rze d i cui disponeva il Montojo . Egli è ben vero che la batteria Sangley, che costitt1 iva la principale difesa dell'ancoraggio di Cavite, aveva i suoi cannoni inse rv ib ili «useless for ali practical purposes» come afferma il Wilson, e che le batterie cli Manilla furo no costrette a tace re per la minaccia ciel bombardamento, ma il Montojo non poteva ciò conoscere o p revede re, onde se «the position was a fr1 ir onc,, non parrebbe che l'errore «in taking shelter uncler them (le batte rie) was all the grave r». La condotta tattica ciel combattirnento poteva forse essere più energica e me no passiva, come vedremo nel prossimo capitolo, ma la dec is io ne d i abbandonare Su-

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big e prendere posizione a Cavite, per un infinità di ragioni militari e morali, era la sola che, secondo noi, data la situazione, potesse prendere l'ammiraglio spagnuolo. La direttività strategica nel teatro delle Filippine fu lodevole tanto per il Dewey che mirò direttamente ai due obbiettivi principali cioè alla squadra ed alla base d'operazione, quanto per il Montojo che si attenne alla soluzione materialmente e moralmente migliore. Teatro dette Antille. - La dislocazione iniziale delle squadre di Schley e di Cervera estenderebbe all'Atlantico i limiti ciel teatro occidentale della guerra, ma poiché nessuna operazione tattica si collega a quella situazione iniziale, così considereremo il teatro principale delle operazioni come l'unico cui si riferiscano i movimenti delle forze navali. Analogamente a quanto facemmo per il teatro orientale, esamineremo separatamente le operazioni delle squadre cli Sampson, di Schley, di Cervera nel loro complesso, e non nei movimenti singolari delle navi che furono temporaneamente distaccate dalle squadre. Le principali operazioni che si riferiscono direttamente od indirettamente al teatro delle Antille sono le seguenti: 1° Dislocazione e concentramento iniziale delle forze navali; 2° Attivazione strategica del blocco; 3° La squadra di Cervera alle Antille; 4° L'esplorazione strategica; 5° Concentramento di Sampson e Schley contro Cervera; 6° L'uscita di Cervera da Santiago; 7° Il vagabondaggio cli Camara. Il legame che esiste fra queste operazioni permette cli armonizzare come in un unico quadro, lo sviluppo strategico del conflitto, escludendo qualsiasi considerazione tattica che nuocerebbe al chiaro e semplice intendimento della direttività e sviluppo della guerra. Dislocazione delle.fòrze navali. - La dichiarazione di guerra dell'Unione alla Spagna ebbe luogo il 26 aprile, con effetto retroattivo cli quattro giorni; quella della Spagna all'Unione il giorno 24, ed il blocco cli Cuba fu effettivamente stabilito il 29 aprile. All'apertura delle ostilità le forze navali dell'Unione erano quasi tutte mobilizzate e ripartite nelle tre squadre cli Sampson, Schley e Dewey, mentre le sole forze mobilizzate dalla Spagna furono quelle di Ce,vera , poiché quelle cli Montojo e Manterola non avevano efficenza rnilitare. L'Unione provvide per tempo al concentramento delle navi per modo che la squadra di Sampson in Key-West, e quella cli Schley in Hampton-Roacl si trovarono in piena efficienza di combattimento, cogli equipaggi rinforzati, colle macchine in buono stato, colle carene quasi tutte pulite, coll'opera morta dipima in g rigio verdastro, con difese occasiona li nei punti vulnerabili ed improtetti, col legname stivato o sbarcato, con larghe dotazioni cli ogni specie ... alla dichiarazione cli guerra . Il lungo periodo di temporeggiamento diplomatico permise alla Unione questa completa ed efficiente mobilitazione, che soltanto l'inettezza diplomatica e politica della Spagna ha reso possibile. Il concentramento iniziale delle due squadre cli Sampson e Schley era conseguenza della duplice necessità di coprire la costiera atlantica e bloccare Cuba iniziando l'offensiva.

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Queste due squadre si trovavano, quindi, a mille miglia cli distanza, e l'una e l'altra a circa tremila miglia da quella di Cervera. La necessità cli rrurntenere due squadre con obiettivo diverso è largamente esaminata dal Mahan e dal Wilson e perciò non occorrono altre considerazioni per d imostrare che questa suddivisione «though probably the best that could be clone under all the circumstances ot the moment, was contrary to sound practice; and that the conditions whicb made it necessa1y should not bave existed». Questa conclusione ciel Mahan, che giustifica la direttività strategica, la divisione delle forze ed il loro dislocamento a Key-West ed Hampton-Roads corrisponde perfettamente alle esigenze della situazione militare, ma l'indole e la forza delle due squadre non furono, come già affermammo nel nostro precedente lavoro, corrispondenti al loro compito. Il concetto della suddivisione delle forze doveva , se necessario, essere subordinato al compito assegnato a ciascun reparto ed alla forza di cui poteva probabilmente disporre il nemico. Il compito della squadra di Schley era essenzialmente strategico ed esteso, quello della squadra di Sampson principalmente tattico e localizzato, e la forza nemica, alla dichiarazione di guerra, non poteva essere stimata inferiore a sei navi corazzate ed una squadriglia di sei controtorpediniere. Questa forza era tale, se utilizzata a dovere, da imporre il concentramento, secondo il giudizio del Mahan, cli tutte le forze, poiché le due squadre, prima dell'arrivo clell' Oregon, erano ciascuna «too weak to bazard in engagement with the enemy's six". Data, adunque, la necessità del concentramento, affermata dal Mahan, finché non fosse conosciuto l'entità e l'obiettivo della offesa nemica, parrebbe logico concludere che la suddivisione dell'armata, se giudicata indispensabile per ragione d i panico, doveva essere fatta in modo da non compromettere una rapidissima concentrazione e la sicurezza strategica e tattica di entrambi i reparti, tenendo conto delle caratteristiche della squadra cli cui doveva disporre il Cervera . Lo Strategica! board, non potendo ancora conoscere le inefficienze della squadra spagnuola, dovev~1 ammettere necessariamente, fino a prova contraria, la piena efficienza strategica e tattica delle sei navi. Siccome era più probabile e più logico che il Pelayo fosse trattenuto in Ispagna e che venisse aggregato l'A(/onso Xli/ od il Lepanto alla squadra, così l'ipotesi più razionale eia assumersi come dato cli fatto era che il Cervern potesse disporre di sei navi e sei controtorpediniere capaci di mantenere una andatura cli 18 miglia di fronte al nemico; ciò che era possibile se le navi avessero avuto buon personale, buon carbone e le carene pulite. Tutto ciò era non solo possibile ma facile e doveva perciò essere assunto come criterio direttivo dallo Strategica! board. La ripartizione delle navi fra le due squadre doveva, quindi, essere subordinata al criterio della velocità, riunendo in una squadra le navi più lente e nell'altra quelle più veloci, senza sagrificare, come lo furono, le qualità strategiche per considerazioni tattiche, nell'intento di assicurare alle due squadre una efficienza cli combattimento che era ciò non ostante giudicata insufficiente. Il provvedimento migliore era di aggregare il Texas ed il 1v/assachusetts alla squadra di Sampson ed il New-York con altri due incrocratori protetti, con velocità maggiore di 19 nodi, tra i molti di cu i si poteva disporre, alla squadra di Scbley.

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La squadra di Sampson così composta di quattro ottime cora zzate, benché lente, di qùattro mon itor potenti, ma lentissimi, e delle navi cornplementari che le erano stare assegnate, aveva la massima attitudine al suo compito tattico. Le quattro corazzare/owa, Texas, India/la, Massachusetts, cui poteva anche aggrega rsi il Katabdin, costituivano una forza o mogenea esuberante ad ogni compito cli combattimento o di blocco delle sei navi nemiche. Con tali navi il Sampson, che fu sempre vi ncolato nei suoi m ovimenti dalla inefficienza mobile ed autonoma dei monitor, avrebbe potuto guarantire eia solo il teatro del m are Caraibico. I.a squadra di Schley, colla aggregazione del New- Yo1·k e due incrociatori protetti, avrebbe avuto una forza tattica minore, ma una capacità strategica superiore a quella del nemico. I.o Schley colle sei o sette navi velocissirne, di cui due sufficientemente corazzate e quattro o cinque bene protette, abbastanza omogenee ed autonome, poteva a suo ta lento essere arbitro del combattimento. L'inferiorità tattica poteva essere compensata dalla posizione prescelta e la potenza d'artiglieria esplicarsi con vantaggio a conveniente distanza. Una simile s0uadra poteva per davvero sorvegliare, in v irtù della sua gra nde velocità, l.-1 costiera da Savannah ad Halifax; impedire le o ffese transito rie del nemico , costringerlo a desistere. fuggire od accettare battaglia la quale, se non offriva grandi speranze cli successo com pleto supposta la piena efficienza d ella squadra cli Cervera , avrebbe però ridotta questa in tal i condizioni da non dare altra molestia, secondo il concetto cli Nelson. •for the rese of the yea r•. L'aggregazione del Texas e del Massacbusetts riduceva a 14 miglia nominali e 12 effettive la velocità della squ adra, la quale ,iveva bensì una maggiore efficienza tallica, ma no n era in grado cli utili na rla, po iché il nemico più veloce poteva, senza gravi avarie, evitare la b,urnglia ed avrebbe impunemente consegu ito il suo scopo morale cli spargere il panico lungo la costiera indifesa. Se la suddivisione delle forze s' imponeva per ragioni politiche, essa non può giustificare la formazione cli due squad re tatrica rnenre e strategicamente inferiori a quella nem ica, presunta e probabile, e l'avere calcolato sulla capac ità mobile dei m onitor nel costruire la squadra cli Sampson fu forse, secondo noi, la causa dell'inadeguato riparto delle forze. L'inefficienza spagnuola non ha messo alla prova le clisposi7,ioni dello Strategica! Board, ma noi ritenia mo che, data e non concessa la necessità di subordina re la ragio ne miliLare a quella del la pubblica opinione, la costituzione delle due squadre poteva risultare più adeguata al loro compito. li concentramento della squadra spagnuola a S. Vincenzo di Capo Verde non soddisfaceva a nessun criterio politico o milita re, poiché quella stazione in un paese str:rniero piuttosto ostile che benevolo, sprovvisto di risorse, non consentiva ad una squadra in formazione nessu n aiuto o conforco e la manteneva sotto un controllo immediato che menomava l'indipendenza, rivelandone le condizioni ed i movimenti. La segretezza e la m isteriosità, così inclispensbili al compito d i una squ adrn potenziale in being, erano interamente coinpro messe, e la maggiore vicinanza a Portorico non cost ituiva un vantaggio cui si dovessero sacrificare tu tti quelli che consentiva la concentrazione alle Canarie, ciò che fu dal Cervera perfettanente compreso. Dato il compito della flotta , sa rebbe sempre stata preferibile, per il movimento iniz iale, la stazione delle Azzorre, poiché da questa si minacciava a rninima distanza

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tutta la costiera nemica, si copriva direttamente la Spagna, si potevano mantenere efficaci relazioni con Cadice, Lisbona, Ferro!, traendone le necessarie risorse, e si rimaneva presso che ad eguale distanza da Portorico. Qualu nque fosse la stazione iniziale, né S. Vincenzo, né le Canarie, né le Azzorre potevano essere le basi di operazione, dovendo queste essere, come lo dimostra la storia, Caclice o Ferro!. La scelta di S. Vincenzo fu q uindi un primo errore strategico, poiché essa escludeva l'i ntendimento di incursioni offensive, a scopo cli pan ico, e faceva gravitare necessariamente la flotta verso le piccole Antille. La dislocazione iniziale delle forze fu quindi imperfetta poiché la Spagna avrebbe dovuto prescegliere le Azzorre e le Canarie, e l'Unione, pur mantenendo, per ragioni politiche, la squadra cli Schley ad Hampton-Roads e vicinanze in crociera, avrebbe dovuto costitu ire la squadra cli Sampson in modo da dislocare la d ivisione dei monitori o naviglio torpecliniero alla Havana, e quella delle corazzate in crociera mobile sulla costiera orientale, con base d'operazione provvisoria in una delle splendide insenature, che si potevano con poche forze occupare e presidiare, essendo la regione orientale in mano degli insorti. Attuazione strategica del blocco. - Le operazioni tattiche, costiere, che fanno parte integrale del blocco, saranno esaminate ne l successivo capitolo, onde ci limiteremo ora a considerare la direttivita strategica in rapporto alle obiettività del conflitto. Queste obietrivité'ì risolutive, come affermammo nell'opera Il conjlitto ispanoa1nerican.o, avvalorate oggi dagli avvenimenti e dai giudizi del rv1ahan, erano: 1. 0 Il dominio del mare. 2.0 L'esaurimento cli Cuba. Il p rimo dipendeva dalla distruzione o paralizzazione ciel potere navale della Spagna, ed era qu indi essenzialmente navale; il secondo dalla efficienza del blocco ed era qu indi essenzialmente costiero. Questi due capitali obbiettivi doveva no però essere conseguiti prima del settembre , altrimenti la stagione delle pioggie e degli uraga ni avrebbe ritardata, compromessa e forse esclusa una v ittoriosa risoluzione del con flitto , se intervenivano complicaz ioni internazionali. Il conseguimento del domin io del mare era subordinato alla iniziativa del nemico ed alla possibilità di una perseveranza nel metodo difensivo temporeggiato, che poteva esse re abbreviato soltanto da una offensiv,1 contro la costie ra s pagnuola e eia un rapido esaurimento delle risorse cubane. Se queste risorse fossero state sufficienti ad alimentare indefinivamente la resistenza, e se l'armata spagnuola avesse saputo o potuto pe rsistere nel temporeggiamento, l'offensiva contro la costiera europea sarebbe stata indispensabile . L'Unione non poteva conoscere con sufficie nte esattezza gli intendimenti della Spagna, ma conosceva perfettamente le scarsissime risorse dell'isola o dell 'esercito in Cuba, come afferma il Mahan, onde l'esaurimento cli Cuba era il mezzo più diretto ed efficace per costringere la flotta nemica alle iniziative che potevano, e nel concetto degli Americani dovevano asssicura re loro il domin io del mare. li blocco doveva dunq ue essere intenso, energico ed estensivo onde avviluppare Cuba in modo da esaurirla rapidamente, poiché come noi dicemmo, ed il Mahan confe rmò riponanclo il nostro giudizio, «blockade must inevitably cause

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collapse, give n the canditio ns of insurrect ion and of esha ustion already existing in the island•. Date le condizioni topografiche, logistiche e militari cli Cu ba, la parte dell'isola che si trova a ponente della ferrovia Cienfuegos-Sagua la Grande era assa i più importante, per la rete ferroviaria quivi esistente, per la concentrazione delle truppe, per la maggiore efficenza economica , milita re e c ivile . Bloccare effettivamente questa parte occide ntale, e mantenere un blocco di crociera lungo la costiera orientale, non essendo possibile bloccare effettivamente 1. 500 miglia cli costa, e ra il metodo più efficiente, che non poté essere attuato interamente non g ià per mancanza di navi, come afferma il Mahan, bensì, secondo noi, per errata ripartizione delle navi ed inadeguato intendime nto della direttività strategica del blocco. Finché la squadra di Ce1vera rimaneva a più di 2.000 miglia dalle Antille, nessuna preoccupazione di concentramento tattico dovera influire sulla dislocazione strategica, e poiché l'esaurimento cli Cuba e ra l'obbiettivo su pren10 ogni a ltro doveva essere a questo subordinato. Le forze d i cui poteva disporre l'ammiraglio Manterola erano così esigue, inefficienti, d isseminate cd incapaci di concentramento, che non potevano influire s ulla dislocazione del blocco, onde questa doveva, secondo noi, per lo scopo dell'esaurimento, essere presso a poco la seguente: t() La divisione delle corazzate in croc ie ra mobile, lu ngo le coste orie ntali, con base d'operazione a Guanta namo, che doveva e poteva essere im111ediatamente occupata e presidiata. b) La divisione dei monitor e torpediniere ne lla zone di Avana, con base d 'o perazione a Key-\Xfest, se Macanzas non poteva essere occupata e fortificata a dovere per resistere ad un assedio. e) Quattro gruppi di tre o due incrocia tori ciascuno ripa rtiti a Sagua , Carde nas, Cienfuegos e Santiago. d) Due rapidi incrociato ri ausiliari pe r collegamento fra la divisione mobile delle corazzate ed i gruppi localizzati. Questa disposizione era consentita dalle forze di cui poteva e doveva disporre il Sampson, soddisfaceva al concetto del b locco totale dell'Isola, escludeva il ca botaggio della costiera meridio nale ed orienta le con Hayti e Giama ica; impediva i riapprovigionamenci di Santiago, che consentirono il prolungamento dell'assedio, e permetteva una rapida concentrazione quando questa, per l'avvicinarsi della squadra nemica, fosse stata necessaria, poiché il continuo contatto de ll'ammiraglio coi gruppi localizzati avrebbe permesso un ottimo servizio d'inforrnazione a stazioni successive, che la manca nza di linee te legrafiche, utili zzabili nella zona de l blocco, rendeva necessario. li criterio strategico del blocco fu invece subordinato al concetto clel'az io ne tattica e de l concentrame nto perma nente, per modo che la costiera orienta le e merid ionale rimase comp le tamente scoperta, la zona di Cienfuegos non fu che tardi e debolmenre sorvegliata, l'intera flotta si trovò ammassata nella zona di Avana senza utilità , poiché il rumo roso ca nnoneggiame nto no n riuscì, né poteva riuscire, a nulla cli concreto anche quando l'azione navale fosse stata più intensa, e ciò per mancanza di truppe che occupassero le posizioni dominate dal fuoco delle nav i.

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Questa preponderanza ciel criterio tattico su quello strategico fu in gran parte insila nell'ordine di blocco del 22 aprile che limitava l'azione al tratto di costa da Cardenas a Baja-Honda, 100 miglia, lasciando facoltativo al Sampson il blocco di Cicnfuegos. Se l'importanza risolutiva del blocco fu giustamente compresa dal governo, l'attuazione strategica non fu che gradualmente intuita tanto dal Sampson che dallo Strategica! hoard, onde .non è meraviglia se la prima decina cli giorni fu spesa in azioni tattiche, impl icite nell'ordine di blocco e forse esplicite con ordini pa1t icolari del governo all'ammiraglio. Le azioni cli H avana, Matanzas, Ca rclenas ... dal 22 aprile al 4 maggio non raggiunsero alcun risultaro pratico escluso quello istruttivo degli equipaggi, onde il Sampson, desideroso di menare più utilmente le ma ni, iniziò la crociera verso Portorico e l'attacco di S. Juan, quando già si conosceva la partenza di Cervcra da S. Vincenzo con ignorata destinazione. Questa mossa del Sampson, che si collega alla direzio ne strategica del blocco, merita una speciale considerazione. Quale criterio ha inspirato questa mossa? Era essa d'iniziativa del Sampson o del governo' È molto probabile che questa mossa verso Portorico fosse proposta dal Sampson, il quale non doveva essere molto soddisfotto dei risu ltati ottenuti e del compito affida togli , e ciò tanto più quando si consideri che egli aveva a più riprese manifestato al governo l'intendimento cli •strike quickly and srrikc hard as soon as hostilities commence•. Egli sper<1va appunto cli riforsi a S. Juan ciel tempo sciupato inna nzi ad Havana, confortato in q uesta sua speranza dal co nsenso dei suoi con1ancb nti che, no n meno di lui, desideravano di fini rla cogli esercizi di bersaglio di nessuna reale soddisfazione d'amor proprio, come lo conferma il Consiglio ciel 9 maggio in cui fu deciso d i proseguire per Portorico anziché persistere in crociera tra Cuba cd Hayti . Questo desiderio del Sampson e elci suoi comandanti corrispondevano ad un cerco punto agli intend imenti ciel Nauy Depcu1me,it il quale, supponendo che il Cervern d irigesse per Po rtorico, clecise,come afferma il Mahan., «that a squaclro n under adn1iral Sampson's command should procecd to Windward passage for the pu rpose of observation, with a vicw to going further eastward if il shoulcl appear advisable•. I.a ragione di q uesrn mossa era quindi, pel governo, quella d i avvicinare la squadra al pu nto cli approdo piC, probabile ciel Ceivern, senza troppo scoprire Key-Wcst ed H ava na, mentre per il Sa1npson era forse quella di trovare l'occasione di menare le m~rni con qualche risulrnto soddisfacente. li criterio del governo era strateg ica mente corretto, e doveva attuarsi assai prima , secondo quanto dicemmo, ma quello d i Sampson , che subordinava una esigenza strategica di somma imponanza ad una eventualità poco probabile, non parrebbe in questa evenienza commendevole. Qua lunq ue fosse l'a pprodo provvisorio o defi nitivo del Cervcra, anche q uesto non era conosciuto, la posizione della squadra del Sampson era il canale tra Cuba ed Haiti. Questa posizione comprometteva però, secondo il Mahan, la sicurezza del blocco d i Havana, provvisoriamente affidato al Watson con due monitor, due incrociatori protetti, tre cannon iere e sei torpediniere.

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Questa forza era ceno troppo debole per contrastare a Cervcra l'entrata all'Hava na, ma se l.l flotta fosse stata ripartita nel m odo che dicem mo, il Sampson avrebbe potuto lasciare al Warson gl i altri due monitOJ; che tanto lo imbarazzarono nella sua crociera, ed unendo a questi il Katabdin si costituiva una squadra cli blocco ch e, per la sua efficien za tattica localizzata, era ta le da sbarrare il passo al Cervera o da ridurlo, almeno, in tali condizioni da non potere più riprende re il mare, date le scarsissime risorse del piccolo arsenale dell'Avana. La crociera del Sampson non ha conseguito risultato tatrico alcuno, ha comp romesso, spingendosi fino a S. Juan, lo scopo strategico del blo cco, ha scoperto l'Avana lasciandovi forze troppo esigue; cd ha conseguito il solo benefizio di dimostrare l'inefficienza dei 1nonitora qualsiasi operazione che non sia esclusivamente costiera e local izzata. !.'attacco di S. Juan , considerato strategicamente, sia com e ricognilione, sia come offensiva , data la situazione navale, non può essere approvato. Esso sarebbe stato logico, se tentato immediatamente dopo la dichiarazione d i gu erra, poiché in tale caso, si poteva fare assegnamento su lla espugnazione ccl occupazione dell'isola durante i dodici giorni che dovevano necessariamente trascorrere prima dell'arrivo del Cervera, ciò che era possibilissimo se l 'Un ione avesse potuto disporre subito di un corpo cli sbarco divisionale. In lale caso la sicurezza del rnare era garantita dalla lo ntananza ciel Ce,vera, e la preservazio ne del possesso guarantira dalla impossibilità in cui si trovava la Spagna di consegu ire il p ieno domin io del mare, ind ispensabile alla riconquista dell 'isola, anche q uando avesse potuto contrastarlo vantaggiosamente per qualche tempo. La vicinanza di Portorico alla costiera della Unione assicu rava, anche nella ipotesi cl i un contrastato dominio, la prese rvazione ciel possesso per tutta la guerra. L'offensiva contro Ponorico non essendo stara compiuta nei prirni quindici o venti giorni, finché il Ccrvera non fosse stato distrutto o paralizzato, non cm più opportuno il tentarla. La mancanza cli tru ppe per lo sba rco, l'incognita del Cervera , e le altre ragioni più sopra accennare ci permettono cli concludere che l'offensiva su Portorico fu straregic::uncnte e tatticarnente una operazione sbagl iata. È bensì vero che la presenza ciel Sampson a S. Juan, quando il Ccrvera giunse alla Maninica, può avere influito sulle decisioni dell'ammiraglio spagnuolo, ma, dopo tutto, per l'Unione era assa i meglio che il Cervera si rifugiasse in S. Juan anziché all'Avana od in Cicnfuegos, poiché il blocco, il bombarda m ento, l'espugnazione, l'occupazione sarebbero stati compiti assa i più facili , e la d istruzione o la ca p itolazione del Cervera inevitabile, se egli non riusciva a riprendere il mare prima di essere bloccato eia forze superiori. Che la mossa offensiva su Portorico fosse giudicata intem pestiva , se non erronea, anche a Washington lo si arguisce dal fa tto che lo stesso giorno, 9 maggio, in cui fu deciso dal Sampson, dopo il consiglio dei comand,rnti, di continuare la rotta per S. Juan abbandonando il canale cli Haiti, il governo spediva al Sampson un telegra mma in cui esprimeva le sue ansietà per l'Avana e per Key-West "urging a speedy return•. Forse questo telegramma non pervenne al Sampson che quando egli giunse a S. Juan o poco prima, o nde egli si attenne alle istruzioni ultime pervenutegli il 9 maggio, le guaii si limitavano a prescrivere: •You should be qu ick in your operation ar Pu erto Rico•.

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Il Sampson giunse il 12 maggio a S. Jua n ed in iziò subito un bornbarda mento cli tre ore che fu inefficace, dopo di che comprese, come già aveva compreso il governo, che «an immediate movement towards Havana was imperative», e partì immediatamente con tutte le navi, cedendo anche provvisoriamente il comando della squadra al comanda nte più anziano, per giu ngere col rapidissimo New-York sollecitamente a Key-West. Questa sollecitudine del comandarne in capo è alta me nte lodevole poiché il 12 maggio, quando il governo e Sampson conobbero la presenza di Ce rvera alla l\fartinica, l'Avana e Key-\'vest erano scoperte; Schley non poteva scoprire la costiera Atla ntica tuttavia 1ninacciata ; tutta la costa meridionale di Cuba e ra aperta, e la squadra lentissima di Sampson, che impiegò sette gio rni da S. Juan a Key-\Vest, si trovava a mille miglia di distanza dalla sua base d'operazione. Tutto ciò non era grave cli fronte ad una squadra nelle condizioni di efficienza di quella ciel Cervera, ma era milita rmente gravissimo poiché tutti e tre i reparti delle fo rze e rano strategica mente e tatticamente infe riori al nemico, si trovavano ad una distanza fra loro che richiedeva una settimana pel concentramento, e tutti i porti utilizzabili dal neinico erano scope1ti. Quesra situazione dipese principalmente, secondo noi, dalla prevalenza del criterio tattico s u quello strategico ciel blocco, e dalla conseguente erronea ripartizione delle forze. Benché rate erroneità non dipendesse che cl,1 poche navi male assegnate, essa però e ra tale, data la s ituazione, da esclude re la facilità cli una buona direzione strategica e tattica del blocco. La squadra di Ce·m era alfe Antille. - I.e operazioni della squadra cli Cervera, per essere bene esarninate e comprese , debbono essere cons iderate nei loro momenti principali che sono: a) La partenza eia S. Vincenzo per Portorico; h) L'arrivo e la partenza dalla 1vlartinica; e) L'approdo all'isola d i Curaçao; d) L'entrata in Santiago. La partenza da S. Vincenzo, per esigenze internazionali, era inevitabile alla dichiarazione cli guerra. Dove doveva concentrarsi o qua le iniziativa assumere la squadra e.lei Cervera' Il concetto del C:ervera ripetutamente espresso al Ministro e riconfe rmato nel consiglio dei coma ndanti, tenuto il 20 aprile su l Colon, era q uello di stabilire la sua base d 'operazione alle Canarie, per cornpletare l'allestimento e l'istruzione della squadra, per atte ndere i rinforzi, per difendere le iso le, per essere in grado di accorre re alla difesa della penisola, per dare tempo al tempo utilizzandolo nel miglior modo possible. Questo criterio fondamentale, avvalorato dall'assentimento di tutti i coinandanti, come risulta dal verbale del consiglio di guerra ciel 20 aprile, era il solo milita rmente lodevole, data la situazione nava le, e corrispondeva al metodo d'impiegare temporeggiando, in attesa di opportunità o di siruazioni più favorevoli, difensivamente l'armata. La squadra cli Cervera, date le sue misere condizioni, non era pronta per agire immediatame nte con qualche successo, e perciò né S. Vincenzo né le Azorre, n1a le Canarie dovevano essere la basa di concentramento.

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La pubblica opinione imperante non era però cl i questo parere, e tanto da Cuba, come risulta dal telegramma del governatore Bianco, in data 22 aprile, quanto in Spagna esigeva la partenza della squadra per le Antille. Il governo, ossequente ai desiderii della piazza, deliberò di sped ire il Cervera, cui il Ministro telegrafò il 21 apri le, quando ancora non era stata dichiarata la guerra, né iniziato il blocco, di partire per Portorico, perché, diceva il Ministro: •Canarias esta perfectamcnte aseguracla». Non è il caso di vedere quali mezzi avesse il Ministro per assicurare le Canarie e la Spagna dopo la panenza ciel Cervera, ma è necessario rilevare che quest'ordine di partenza fu rinnovato il 22, dopo l'a rrivo ciel telegramma d i Blanco, ccl il sunto telegrafico ciel consiglio di guerra tenuto sul Colon. Nel senno del governo gli schiamazzi cli Cu ba prevalevano sui saggi consigli d 'un consesso militare cui s'affidava la rnissione di guerra, ccl il Min istro non esita a telegrafare all'ammiraglio che ,<Cl gobierno preg1inta inces,rntementc por su sa lida. Es muy urgente la verifiquc cuanto antes•. A questo telegramma il Ce1vera rispondeva telegraficamente: ,,l-fe recibido telegrama cifraclo con la orden dc seguir para Pu erto Rico. «A pesar de persistir en mi opiniòn, que es opiniòn genera i dc los comanclantes, haré rodo lo quc pueda para avivar la sa lida, (che non poté effeuuarsi prima del 29) recha:c.ando la responsabilidad dc las consen1enci,1s,,. La gravità militare cli q uesto te legramma non ha bisogno cli essere accentuata, ma non può tace rsi la sua eccezionale chiarezza per ,1ffermarc che si condanna l'ordine ricevuto e se ne respingono le conseguenze. D opo tale telegram ma parrebbe che al governo non potesse rimanere altr..1 parrirn che sba rcare l'ammiraglio ed i comandanti, sottoponendo li a consiglio cli guerra , o revocare l'ordine dato. Il governo, invece, sentito il parere della giunca degli amm iragli convocata il 23 aprile, no n fa che riconferrnarc l'o rdine imperiosamente senza sbarc,1re l'ammiraglio, il quale ben g iustamente scriveva al ministro quanto segue: -Con la cociencia cranquila voy al sacrificio, sin esplicarme esc voto unanime dc los gencrn les de Marina, quc significa la clesaprobaciò n y censu ra cle mis opiniones, lo cua l implica la necesidad de que cualquicra de ellos mehubiese relevaclo•; concetto questo che il Ce1vera aveva già, due giorni prima, abbastanza chiaramente espresso al ministro dicendo: ·•Si hubiescn sido otras las c ircumstan.c ias, habria pedido mi p:-1sc à la Rcserva, corno lo pediré (si Dios mc saca con vida dc ésta) el dia en quc haya pasado cl peligro•. Che cosa ci voleva per fare ca p ire al Ministro che l'ammi raglio no n poteva più rimanere in com,inclo e che doveva essere sba rcato con tutti i suoi comandanti? Anche quando il Ministro non credesse di tener conto della lettera pa11icolare ciel Ce1vera, o non l 'avesse ancora ricevuta prima del 29 apri le, bastava certamente il risulrnco della Giunta ed il celegrarnma sopra citato del Ce1vcra, per doverlo considerare decaduto moralmente dal comando. Forse che fra i 13 ammiragli e commodori che consigliarono la r,a,tenza im,nediata ciel Cervern per le Antille non ve n'era alcuno cui si potesse affida re il difficile compito? E quest'onore non spettava forse al I3éranger?

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Egli era stato ministro della Marina prima ciel Bermejo, ed era quindi corresponb ile della situazione così condannata dal Cervera. Egli aveva espresso, intervistato, nell'Heraldo ciel 6 a prile la sua piena fiducia nel trionfo dell'armata, che avrebbe certamente conqu istato il domin io ciel mare, esprimendo anche le ragioni, assai strane, cli questo suo convincimento. Egli, infine, nel consiglio era stato il più insistente propugnatore della immediata partenza per le Ant ille «cualesquiera que fuesen los azares de guerra que pudiera correr, de la propia manera que lo hizo Tegetthoff cuando se le ordenò ataca r a una escuadra superior en Lissa,.. Il signor Béranger ha certamente fatto della retr.orica chisciottesca tanto in consiglio quanto per le gazzette, poiché l'analogia ciel caso fra il Cervera ed il Tegetthoff corrisponde meravigliosame nte a quella della efficienza da lui, diremo, sognata tra gli equ ipaggi e tra le navi d elle due armate belligera nti. Il Cervera aveva detto su tutti i toni che egli po1tava la sua croce e saliva al calvario del sacrificio, il Tegetthoff, invece, non aveva fatto altro che sollecitare dal governo , restio ad accordarglie lo, il permesso di attaccare la flotta italiana, e perciò i due ammiragl i si trovavano moralmente agli antipodi; ed in quanto alla demoralizzazione e diserzione d egli equ ipaggi americani ed alla efficienza combattente delle navi spagnuole, gli avvenimenti hanno provato quanto l'ex-mi nistro, forse per ragioni di ministerio, s 'ingannasse o s'illudesse. Illusione od inganno, egli era moralmente ed intellettualmente l'antitesi del Cervern e poiché questi vedeva tutto nero cd il Bérangcr tutto rosa, è a questi che toccava il comando supremo, non solo della squadra ma cli tutte le forze mobilizzate e mobilizzabili. Questa risoluzione richiedeva però ben altra energia che quella del ministro e del Governo, preoccupati solo della politica piazzaiola; ma un consesso cli 19 ammiragli e comoclori come poté deliberare la pa1tenza immediata per le Antille? Questi ·19 ufficiali generali dovevano conoscere abbastanza bene la situazione navale e perciò la loro deliberazione fu , militarmente, un errore, corne noi immediatamente affermammo dicendo: ,,la pa1tenza del Cervera con quel pizzico cli forza navale, che poteva e doveva d ivenire il nucleo di una squadra potente, è stato l'errore p iù grande e fatale fra i molti che ha prodigato in questi ultimi mesi il governo cli Madrid .. .; e se Cervera rimane chiuso in Santiago la sua sentenza cli rno1te è firmata ... ed anche il Cama ra può ammainare la sua insegna, poiché nessuna speranza gli rima rrebbe di evitare un d isastro,,. 11 nostro giudizio era stato anche assai più severo, poiché aggiu ngeva mo che ch i aveva dato l'ordine cli partenza non poteva esse re un «ammi raglio,, ignorando che quell 'ord ine condensava appunto la saggezza cli 19 ufficiali generali, cli cui tre soli espre ssero un giudizio contra rio ed altri d ue un apprezzamento conciliativo. La direzio ne della Rivista Marittima, che fo rse già conosceva la cosa, soppresse, pe r lodevole riguardo, quell'apprezzamet)to che ricadeva sul governo politico, ma sopra il più numeroso consesso cli ammiragli che non solo ricordi la storia, ma oggi q uel giudizio, avvalorato da quelli del Maha n e ciel Wilson, clc=:ve essere riaffermato, onde sancire il principio che un consesso militare deve deliberare e giudicare militarmente, lasciando al potere politico la responsabilità della decisione fra la ragione militare e quella d i Stato.

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Noi concediamo di buon g rado che alcu ni ammiragli s'iHudessero che la squadra di Cervera potesse raggiungere le Antille, sollevare il morale delle popolazioni e delle truppe, riapprovigiona rsi, ripartire per una incursione e ritornare alle Azzorre per riunirsi alla squadra cli Camara, che nel frattempo si sarebbe allestita secondo il programma da noi tracciato a pag. 57 dell'opera // conjlitto ispano-americano - ma questo p rogramrna era esso attuabile colla squadra del Cervera? No certamente. Questo giudizio Io esprimemmo nel nostro precedente lavoro e ci conforta il vederlo pienamente riconfermato dal Mahan, il q uale così sì esprime a questo propos ito: •lt is incredible that among the advisers of the Minister of marine - hi mself a naval officer - there was no one (meno il Ce1vera e pochi altri) to point out that to sencl Cervera at once to the Antilles, no matter to w hat port, was to make it possible for che Uniteci Srates to prevent any future junction between himself and the remaning vessel o f their navy». A parziale giustificazione della deliberazione adottata ricorderò però con q ua nto plauso ed e ntu siasmo della pubblica opinione fosse salutata la pa1tenza ciel Cervera e la sua apparizione alla Martinica, a Curaçao, a Santiago; ma la p ubblica opinione non poteva conoscere la situazione navale e giud ica re della guerra , e coloro che deliberavano su i destini dell'armata, non dei desideri piazzaioli ma delle condizioni militari dovevano e potevano tenere strettissimo conto. L'importanza cli questa deliberazione eia cui d ipese la risoluzione del confli tto, ci costrinse ad analizzarne accuratamente le cause onde concl udere: 1° La vera situazione navale era ignorma o disconosciuta eia tutti rneno che dal Cervera e dai suoi comandanti ; 2° La guerra marittima moderna era assa i poco compresa da tutti, non escluso il Ce1vera; 3° La ragione politica preponderò sempre su q uella militare; 4° La pe1turbazione generale della d irettività politica e militare, che si compenetravano, dipendeva da quella della coscienza naziona le . Il compito de l Cervera, secondo l'ordine ricevuto, e ra cli approdare a Portorico, od a Cuba, se giudicato più conveniente, con piena libertà direttiva e faco ltà d'approda re a qualche isola , «antes de recalar sobre Puerto Rico ò cì Cuba,,. L'ordine era dunque tassa tivo ed escludeva qua lunque incursione al Nord o la caccia all'Oregon, che era partito il 19 marzo da S. Fra ncisco, il 7 aprile da Cal lao, il 21 da Sandy-Point, il 4 cl i maggio eia Rio-Ja neiro, ed il 9 da Bahia per Kcy-Wesc. La crociera verso il Nord era eia escludersi, data la esiguità e lo stato della squa dra cl i Ce1vera e perciò fu e doveva essere esclusa. La caccia all'Oregon pare che non fosse presa in considerazione né dal Governo, né da l Cervera, né dai consigli degli ammiragli e comandanti, onde potrebbe escludersi cl,1gli obbiettivi, se le facoltà lasciate al Cervera e le apprensioni dello Strategica! board non consigliassero alcune considerazio ni. Il Cervera partendo il 29 aprile non poteva conoscere che la partenza dell'Oregon il 21 eia Sandy-Point, per raggiungere il teatro delle Antille . Tenendo conto delle distanze, degli approdi, della ve locità media di navigazione dell'Oregon che non poteva essere superiore alle 12 miglia per così grand i traversate, ne segu iva che il Cervera non doveva preoccuparsi di. questa nave durante la crociera da S. Vincenzo a l\ifartinica , già prescelta come punto cli approdo prima

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della pa rtenza; come risulta dalla lettera del Cervera al ministro spedita co lle torpediniere dirette alle Canarie. La distanza da S. Vincenzo alla Martin ica essendo 2.500 m iglia ed il Cervera avendo trascurato di aggregarsi un piroscafo carbonaio, non poteva fare assegnamento che su quello imba rcalo, cioè 1.250 sul Colon; 1.050 sul Teresa , Oquendo, Vizcaya; 140 su i cacc ia-tor pediniere Furo1; 7'er r o1~ Pluton, ciò che consentiva alle navi un raggio medio di azione di 3.000 miglia circa a velocità economica, considerando lo stato delle carene e la deficiente istruzione di tutto il personale di macchina. Il Cervera non aveva, quindi, nessu na ragione per sprecare ca rbone in una caccia problematica prima di essersi rifornito di combustibile, e l' Oregon non poteva desidera re di incontra rsi co l Cervera, la cui pa rte nza g li era nota, per quanto il Clark si con fortasse d i potere impiega re •hopefull y, the tactics o!' the last of the Horatii», o nde il suo scopo, come egli afferma , era di ragg iu nge re la flotta colla sua nave ,,a n d nor to meet the span iarci, if it coul d be avo idecl» ciò che era giustissimo. Tanto il Ccrvera quanto il Clark erano dunque costrecri a non divagare dal loro obiettivo immediato, e perciò ,rnche dopo l'approdo alla Martinica ed avere cono sciuto che l'Oregon era partito da Bahia il 9 e che perciò il giorno 16 poteva trovarsi nelle vicina nze di Barbados, e qu indi a ponata di un attacco, il Cerve ra ha saggiamente pensato di non compromettere, con un indugio d i parecchi giorni, il rifornimento della squadra. La cosa poteva, invece, meritare una seria considera zione, se il Cervera avesse avuto, come doveva avere, un ca rbonaio dal qua le riforni re le sue navi in u n punto della costiera. Giunto il 10 maggio in v ista cli M artinica , prese informazioni, il Cervera poteva nei giorni successivi approvvigiona re la squadra cd il 16 essere pronto ad affrontare l'Oregon,che si doveva trova re nei paraggi di Barbados, data la necessità di fare rotta clirecra colla maggiore velocità . L 'Or egon no n er a certo un nen1 ico disprezzabi le, ed essendo la pili forte nave dell'Unione va leva bene la spesa cli eli minarla correndo il minimo rischio; poiché giam mai si sarebbe offerta opportunità pili favorevole di agire tatt icamente contro una frazio ne clell 'a rrnarn nemica, che il Mahan giudica niente meno che ,,one of the thrce principal dcrachmcnts inco which che United States flccr was divided•. Eglì è certo che l'Oregon fu la corazzata che magg iormente determinò la carastrofe di Sa ntiago, specialmente per quanto rigua rda il Viscaya ed il Colon, e l'eliminazio ne sua , oltre che soddisfare al principio fondamentale della guerra cli battere scpa rata rnence le for:.~e nemiche, sopra rutto qu ando la separazione è stra tegica e non tattica. come in questo caso , soddisfaceva ancora alla eventualità cli eliminare <1uella fra le corazzate nemiche, escludendo gli incrociatori Brooklin e New-York, che per armam ento e per velocità era in grado cli con trastare pili effic,1cemente le operazio ni del Ccrvera. L'el iminazione dell ' Or egon offriv~1 eccezio nali oppo1tunità di successo, ammettendo una eguale ca pacità cli util izza re con vantaggio le forze. La tattica dell'ultimo degli Orazii era certamente q uella che offriva al Clark la massima probabilità di successo, ma ciò non impl icava che il Cervera dovesse aclotrn re <1uella dei Cu ria zii.

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Il Viscayet, l'Oquendo, e la Teresa non erano ce1to in g rado di utilizzare la loro velocità, e non avrebbero potuto forse persistere con successo nel dare caccia all'Oregoll, ma nel caso speciale l'offensiva eia usarsi era quella torpediniera. Il Colon, la cui velocità era garantita, poteva essere una splendida nave appoggio per le tre concrotorpediniere, ed il contra mmiraglio Paredes, che aveva la sua insegna sul Colon, poteva tenta re ed anche ritentare gli attacchi notturni, mantenendosi di giorno a conveniente distanza del nemico, senza perdere il contatto del Cervera. Turco ciò era possibile e relativamente facile per l'isolamento dell'Oregon e per le favo revoii condizio ni del tempo, quando non fosse mancato l'ardimento e sopratutto il ca rbone. L'operazione era q uindi rnilitanriente corretta, non era in opposizione cogli ord ini ricevuti, era di quelle che sono d'iniziativa d 'un comandante in capo, e le circostanze sopraccennate non solo la consiglia vano, ma, secondo noi, la impo nevano . Non diversamente giudica il Wilson affermando che «from the politica l side, an attack o n the Orego n n1ust be pronounced to have been che wiscst pian of campaign• e benché non abbia considerato il caso dell'attacco to rpediniero, che era il più logico, conclude che «if thesc six ships could not piace the Oregon hors de combat•·, Lhe Spanish Navy •could nor have the faintest hope of success against Sampson and Schley•. Qua ndo e e.love poteva il Cervera trovare maggiore fortuna cli vincere, anziché di offrirsi in o locausto, come egli credeva ed ha fatto? L'o perazione, però, non era possibile a cagio ne della manca nza cli carbo ne, non essendo stato concesso il rifornimento a Port de France, e no n essendovi nave da cui ri fornirsi. Questa circostanza dimostra che il combustibile è l'elemento vitale cli u na squadra operante, specialmente se il suo compito è strntegico, e che il solo modo cli assicurare il rifornimento, nelle condizioni del Ceivera, era quello di aggregarsi un ca rbonaio che avesse una velocità su fficiente per seguire dovunque la squadra. Fo rse l'ammiraglio può rigettare la responsabilità sul Governo e qu esto giustificarsi coi provvedimenti presi per assicurare, secondo il suo modo d 'intendere la guerra moderna, il rirornirnento a desti nazione; ma tutto ci.ò non esclude che entrambi abbiano male provvedu to, e poiché la responsabilità di fatto ricaclev;.1 sul Cervera, egli doveva porre come condizione sine qua non. della su a partenza, l'aggregazione di un carbonaio alla squadra. Esclusa la caccia all' Oregon, per mancanza di combustibile o per qu alsiasi altra ragione, quale era il partito da prendersi? Il raggio d'azione non poteva essere maggiore di 700 miglia per tucte le navi, non essendo il caso cli trasbordare ca rbone da una corazzata all'altra per aumentare d i un centinaio di miglia il cammino, onde i soli tre porti d 'approdo erano Portorico, Curaçao e Santiago. Il Cerven1, sentito il parere dei comandanti che "todos unanimemente, opinaron que debiamos ir à Curaçao en busca dc carbòn•, prescelse Curaçao, ma noi non esitiamo ad affermare che egli doveva scegliere S. Juan, perché era il porto p iù vicino, era quello di sua destinazione secondo gli ordini od almeno gli intendimenti del Governo e guarentìva più di qualsiasi altro la possibilità del rifornimento e di una sollecita uscita.

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La presenza del Sampson a S. Juan fu quella che certamente spinse il Cervera a Curaçao, giacché secondo lui ed i suoi comandanti •era insensarcz ir a Puertorico, pues seria proporcionar un criumfo facil al enemigo•, onde apparisce evidence che egli intendeva risparmiare le sue nav i e non cime nta rle contro una fraz ione dell'armata nemica, riafferma ndo coi fatti la sua vocazione p el sacrificio. Ignoriamo quali informazioni il Cervera avesse avuto alla Ma11inica, ed il \Xlilson ed il Ma han non lo dicono, m a dal suo rappo11.o al Ministero in data 15 m aggio, e dal telegramn1a del ministro in data 12 maggio, risu lta che egli conosceva perfetta mente la situazione. Anche quando il telegramma del ministro non gli fosse pe,venuto prima della pa1tenza da Martinica, egli avrebbe fatto facilmente un comruto approssimato delle forze del Sampson considerando che lo Schley ern sempre ad Hampton-Roads, che l'Avana doveva essere bloccata, che qualche nave poteva essere impegnata nel rifornimento, che il blocco e l'esplorazione dovevano impiegare parecchi incrociatori e che, quind i, il Sa rn pson non roteva avere che una frazio ne delle sue forze, co ntro le quali si poreva cirnenrare con su fficiente speranza di vendere cara la vita. Fu cerco gran d anno che i tre telegrammi del ministro non sia no stati ricevuti dal Cervera che al suo ritorno in lspagna poiché, conoscendo le forze del Sampso n, la situazion e general e, ed avendo l'autorizzaz ione di ritornare a Cad ice, la sua decisione poreva essere forse murata, specialmente se la sera del 12, prima cli pa rtire per Cu rnçao, avesse telegrafato a S. Juan. Questi sono gli inipreveduti della guerrn poiché egli è cerro che il g io rno 13, conosciuta hl partenza di Sampson e ricevuti i telegrammi del Ministro. il Cervera avrebbe d irecto per S. Juan, onde si può con ragione riaffcrmare che la fortuna non sorrideva al Cervera , e si sa che chi non è fortu nato non vada per mare. Contro la decisione per Portorico stava aclunque una grave ragione; ciuella cioè di non arrischiare la squadra finché poteva nutrirsi la speranza cli riunire alle Antille od in Europa il gruppo cli Ceivera a ciuello cli Cam,Ha. Egli è ben vero che il Cervera nessuna illusione si faceva a questo riguardo, avendo ripetutamente espresso al ministro questa sua convinzione, ma poiché l'opinione gene rale nella marina, in Cuba , in Spagna ammetteva la possibilità e la necessità cli un ul teriore concentramento, no n era lecito renderlo impossibile, impegnando la sciuaclrn in una azione d,1 lla qua le si dovesse riuscire malconci. Quesrn situazione era assai diversa da quella precedc ntemenre considerata, poiché l'attacco torpediniero poteva eliminare l' Oregon senza com promettere il fu turo concentramento, m entre in q uesto caso, anche nella ipotesi cli un relativo successo, si inabilitava per molto tempo le navi. Dal punto di vista esclusivamente militare , secondo le leggi ge nera li della guerra, la battaglia risolutiva era da evitarsi, ma po iché l'amn1i raglio , che è il giudice supremo della situazione, non credeva ad un prossimo ed efficiente concentramento e giudicava .. La escuadra perdida clcsde que saliò dc Capo Verde• così, in forza della situazione ecceziona le, la decisione dell 'ammiragl io doveva essere per la battaglia , che si presentava in condizioni vantaggiose. La fo1tuna avrebbe, in questo caso, sorriso all'audace, poiché il Cervera giungendo il 14 a Portorico avrebbe trovato sgombra l'entrnta di S. Juan ed adempiu ta, nel modo pi C1 lodevole, la sua missione. È ben vero che la concentrazione del nemico a S. Juan sarebbe stata sollecita, poiché tanto lo Schlcy da Cha rleston quanto il Sampson eia Puerto-Plata, ove si rro-

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vavano il 14-15 maggio, data probabile dell 'arrivo del Cervera a Po1torico, potevano trovarsi il giorno 19 cl i fronte a S. Juan. Il Sa mpson, col New-Yoda e col Jowa, poteva anche giungervi il 17. lasciando indietro I'flldiana ed i 1nonito1;- ma ciò non era probabile, onde se ne può concludere che se Portorico non era la migliore stazione di rifugio, quando Cervera intendesse di :mendervi l'arrivo ciel Camara, era però la migliore stazione di rilascio se egli intendeva di riprendere immediatamente il mare, appena riforn itosi, ciò che non avrebbe dovuto richiedere p iC1 di due o tre giorni. li g iorno 17 poteva riprendere il mare, iniziando una nuova crociera, ma per fare ciò con successo o ccorreva avere le macchine in buone condizioni, le carene pu lite, dei grandi mezzi di rifornimento . .. tutte cose di cui il Cervcra doveva ma non poteva disporre. u1 pa1tenza per Curaçao, se prolungò l'agonia del Cervera, poteva anche provoca re l'i1nmediata catastrofe, se non g li fosse stato permesso, come alla M;irtinica, di rifornirsi di ca rbo ne, poiché la squadra poteva essere paralizzata per tutta la guerra in un porto neutrale, quando pure gli fosse concesso cli entrare con tutte le nav i. D irigere su Curaçao colle ca rbon iere q uasi v uote senza avere certo affidamento di rifornirsi era quindi una risoluzione quasi disperata , onde noi crediamo che, agon ia per agonia o morte per rno rte, era meglio decidere per Po rtorico. Il Ma han giudica, invece, che •the coursc of the spanish Admiral was oppottunisr, solcly ancl simply•·; ed il W ilson si limita ad asserire che Cervera ,,would have srcered straighr for S. Ju an from Martinique, had it been his clestination•, ma noi considerando che Portorico era effettivamente la desti nazione del Cervera , che la sicurezza ciel riapprovvigionamcnto era la necessità più imperiosa, che S. Juan era la più vicina e la più efficiente stazione cli ri fornimento, secondo l'afferrnazio ne ciel m in istro .. . riconclucliamo che, agoni;:i per agonia o rnorte pe r mo rte, la scelta doveva ricadere su Portorico, anche a cosro di affrontare con svantaggio la squadra d el San1pson . Una ragione decisiva, non considerata né dal Wilson né dal Mahan, poteva escludere in modo assoluto l'a ndata a Po rtorico, e questa era la possibilità cli non potervi ancorn re con sufficiente sicurezza la squadra. Il governo spagnuolo ritenne che S. Juan consentisse l'a ncoraggio, ma il Cervera pare ne dub itasse, con ragione, poiché nella sua lettera ciel 19 aprile al Min istro egli dice •Jo no sè si en S. Juan de Puerto Rico puede refugiarse bien la escuac.lra; y si no fu ese ,1sì y cl puerto de MayagLiez no pucliera cerrarse (ciò che era impossibile), estarìa en malìsimas condiciones. Para juzgar definitivamente de esto, espernré la llegada ciel Vi.zcaya, po r lo bicn que fatia te ( il comandante) conoce Puerto Rico,,. Quale fosse l'apprezzamento di Cervera dopo avere conferito coll'F.ulate non risulta dai documenti, ma , secondo noi, è molto probabile che il giudizio non fosse sfavorevole quantunque l'estensione dell'ancoraggio, per navi come gli incrociatori spagnuoli, fosse così limitato da escludere forse la possibilit à di rimanere sopra un'a ncora ed al sicuro co ntro il tiro regolato ciel nemico. Con poca spesa la piazza cli S. Juan poteva essere ridona un'ottima base d'opera zione, con d ue sbocchi, con ampio e sicuro ancoraggio, e divenire la cittadella delle Antille, come ce1to diverrà per opera dei nuovi dominatori. Il 14 maggio :c1 lle 8 ant. il Ce1vera giu ngeva a Cu raçao. A due soli incrociatori fu permesso di entrare nel porto cli Willemstad ccl imbarcare 500 tonn. di cattivo carbone.

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Le informazioni ricevute confermavano la presenza di Sampson a S. Juan onde era indubita bile che l'Avana e la costiera meridionale erano scoperte . Qu ali decisioni poteva prendere il Cervera? S. Juan era sempr e il porlo più vicino, ma poiché lo si era già escluso, quando era anche più dap presso, non poteva ora essere prescelto. Il più prossimo porto di Cuba era Santiago, a 600 m iglia. Cicnfuegos ne d istava 900 e l'Avana 1.200, onde, rngranellando tutto il carbone e scopando le carboniere, si poteva a stento raggiungere Sa ntiago. Date tal i condizio ni è inuLile discutere sul partito più oppo1tuno, m,1 noi persistiamo pur sempre a ritenere che, se l'ancoraggio d i S. Juan era praticabile, il Cc,v era avrebbe dovuto preferirlo a Santiago, tanto più se a Curaçao avesse avuto informazione che da due giorni Sampson aveva lasciato Portorico. Questa informazione egli se la poteva immediatarneme procurare telegrafando al Governatore, come il console ame ricano ,iveva telegrafato a Washington il suo arrivo. Non risulta, dai documenti, che il Cervera abbia telegrafato a S. Juan , forse perché questo porto era già stato unanimemente escluso dal consiglio dei comandanti, ma ciò non toglie che il miglior modo per conoscere con esanezza la situazione loca le era quello cli telegrafare a S. Juan. Forse il Cervcra non lo fece perché S. Anna di Curaçao non era in comun icazione diretta con Portorico e bisognava dipendere da Caracas, Trinidad o S. Domingo, ciò che implicava molti inconvenient i e ritardi tra cui quello cli non ricevere risposta , come egli no n ricevette i telegrammii di Madrid diretti a fvl artin ica e Curaçao. La fortuna persisteva ad essere avversa al Cervera, sia per le informazioni sia per il rifornimento, poiché dei quattro vapori, l'Alicante, il Restorme/. il Tuickhand, il Roat, con destinazione a S. Juan, Martinica, Cu raçao, nessuno ragg iu nse la squadra, ciò che costitu isce un pre:lioso insegnarnento sLrategico. Escluso Po1torico, quale dei rre porri di Cuba avrebbe dovuto essere prescelto? Cienfuegos era quello che presen1ava la maggiore convenienza militare, ed infatti lo Strategica! bocud ritenne che "Cenfucgos Wél S the more likely clestination of Cervera,, ad on ta che le condizioni di auerraggio e cli d ifesa mobile loc.ilc fossero, idrograficamente, assai meno propizie che a Santiago cd all'Avana. Due capitali ragioni, il rifornimento e l'efficienza della difesa, imponevano la scelta cli Cienfuegos. La questione del rifornimento è troppo evidente, poiché eia Cienfuegos il Cervera si trovava in relazione ferroviaria coll'Avana e con tutta la parte occidentale dell'isola, donde poteva anche ricevere il carbone, per cui non occorrono maggiori considerazion i in proposito. I v antaggi di fensivi erano meno evidenti, ed infa tti nessu no scritto re militare, nemmeno il Wilson ed il lVlahan, accennano a queslé.l ca ratteristica di Cienfucgos che da sola ne imponeva la scelta. Il blocco era assai più difficile e pericoloso, le probabilità ciel forzamento maggiore che a Santiago ed all 'Avana , la sicurezza del'ancoraggio non cerrn mente minore; ma ciò che assicurava a Cienfuegos una suriorità assoluta su Santiago, se non su ll'Avana, era l'impossibilità di forzare la piazza alla capitolazione con un corpo di sbarco come quello degli Americani a SanLiago . Tutte le risorse militari si potevano concentrare a Cienfuegos con sufficiente rapidità, e si può senza esitanza affermare che un corpo cli cinquanta mila uomini era

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forse insufficiente al compito cli ridurre a ca pitola:òone la piazza; e poiché l'Unione non aveva una tale forza , ne risulcava per il Cervera la sicurezza della squadra, la possibilità cli persistere a lungo nel temporeggiamento e per il Sampson la necessità di forzare il porro con gravissimi pericoli, o di bombardare ad o ltranza l'Avana, ciò che era impolitico, per forzare la squadra spagnuola alla battaglia o p er tentare un altra soluzione, più odiosa e meno effica ce, della guerra. Cienfu egos guaranciva, secondo tutte le probabilità , la salvezza della squadra ed il pro lungamento del conflitto fino al periodo delle piogge e dei cicloni, con tutte le conseguenze che tale dila zione provocava , dato e non concesso che i mezzi cl'csistenza e cli vettovagliamento la consentissero. La conclusione è quindi che Cervera doveva raggiungere Cienfuegos ad ogni costo, anche bruciando tutto il legnarne cli bordo se con ta le mezzo poteva assicurare la traversata. Nel nostro concetto l'errore del Cervera non fu già quello cli avere rinunciato alla difesa str.1tegica, perché pu rtroppo le condizioni della sua squ adra glielo imponevano, ma cli aver scelto un rifugio che meno cli ogni akro consentiva una efficace correlazione difensiva territoriale e marittima. La costiera meridiona le cli Cuba essendo sorvegliata eia poch i incrociatori di nessuna efficienza combattenLe, tamo SanLiago che Cienfuegos pocevano raggiungersi con sicurezza: ed in fan i il Ccrvera, pattito la sera ciel 15 maggio, giunse il rnattino ciel 19 a Sa ntiago impiegando 84 ore per percorrere 600 mig lia con una velocità di 7 miglia all'o ra. Questa velocitéÌ è la più evidente giustificazione della rinuncia a Cienfuegos per manca nza cli ca rbone, poiché certo il Cervcra avrebbe mantenuto una velocità quasi doppia per raggiungere il più presto possibile Santiago e so ttrarsi al pericolo cli un attacco che era sempre possibile benché poco probabi le, perché il Sampson, partendo il 15 eia Porto Plata per il Sud, anziché per il Nord, poteva trovarsi col New-York, Yowa e tre o quatt ro incrociatori protetti , seguito a breve distanza dai monitor, di fronte a Santiago. li Cervera deve avere passato tre giorni cli terribile trepidazio ne poiché il pensiero cli potere essere forzaro a combattere senza carbone e colle navi eccessiva1ncnte emerse dovette essere una cli quelle torture che annientano anche l'uomo più risoluto. Non credo che Cristoforo Colombo abbia ringraziato Dio p iù fervidamente quando intese il grido: Terra! Terra! d i quanto facesse Cervcra il mattino ciel 19 .ivvistanclo Santiago. Le successive operazioni del Ccrvera si collegano colla silUazione delle forze americane dopo l'arrivo della squad ra spagnuola alle Antille, onde è necessario un rapido esame della esplorazione strategica e ciel concenrramento cli queste forze. F,sp/orazione strategica. - L'importanza ciel contatto col nemico non è forse ancora apprezzata qu anto dovrebbe esserlo, e perciò quesrn questione merita una speciale disamina. Per il Ce,vera l'esplorazione strategica era di seconda ri a importanza, perché egli cercava piuttosto di ev irarla ad ogni costo, e la segretezza della sua missione escludeva qualunque mossa , non indispensabile, che potesse comprometterla. Raggiungere un po110 delle Antille, procurandosi quelle informazioni indispensabili per conoscere la situazione generale , era il suo com pito principale, onde se la

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vigilanza tattica era necessaria, l'esplorazione strategica era da escludersi, mentre questa si imponeva in modo imperioso agli americani. L'esplora zione strategica implica due questioni: 1° Ricercare il co ntatto del nemico; 2° Mantenere il contatto conseguito . Quali furono i criterii direttivi cli questa esplorazione strategica? Dovevasi stab ilire il contatto irnmediatamente dopo la dich iarazione di guerra? I maggiori m1clei delle forze spagnuole essendo a Caclice e S. Vincemo, il co ntatto avrebbe dovuto cffenuarsi a tremila miglia dalle forze americane, ciò che avrebbe reso il servizio d'esplorazione d ifficile, oberoso e scarsissimo di risultati. D ue gra ndi incrociatori con raggio d'azione da dod ici a venti mila migl ia come il S. Louis ed il S. Paul avrebbero potuto mantenere una crociera di oltre un mese e conserva re una buona vigilanza della squadra nemica tanto all'a ncora che in navigazione, ma quale risultato pratico, per gli effetti di concentramento, poteva sperarsene? Le informazioni dovevano essere telegrafate. Finché il Cervera rimaneva a S. Vincenzo od in Spagna, cli questo servizio telegrafico se ne occupava tu[[a l'Europa, onde era inuti le ma ntenere un servizio speciale. Se il Cervcra iniziava una crociera d i occultaz ione poteva forse interessare cli conoscere la sua ubicazione; in raie caso, però , bisognava telegrafare da un porto vicino alla zona di crociern, e correre il rischio di perderne il contatto, lasciando libero il nem ico. Q uesto sistema poteva co nsentire q ualche utilità dato il pan ico della popo lazione costiera, ma tirando bene i conti, è facile concludere che, data la situazione militare e le poche stazioni telegrafiche dell'Atlantico, era meglio rinunciare a questa esplorazione a grande distanza. L'esplo razione s' imponeva invece alle Antille e doveva in iziarsi co lla partenza del nemico da S. Vincenzo. La traversata potendo durare da otto a dodici giorni, non essendo probabile che si temporeggiasse nella esecuzio ne, qua ndo era certa la destinazione per le indiscrezioni della stampa e le informazioni segrete, si aveva sempre il tempo d i stabilire le crociere dopo la partenza, ciò che fu farto. T.a zona p iù probabile di atterraggio essendo quella al Nord cli M artinica, fu rono dest inati in crociera, all'Est delle Piccole Antille, il S. Lu.is e l' Ha rward da l 3 al 10 maggio, sopra una linea cli circa 200 miglia; nella zona cli S. Thomas-Portorico fu destirn1to il Yale, nella zona Nord cli Hayti l'incrociatore Minneapolis ed il S. Paul nel canale tra Hayti e Giamaica. La zona di maggiore probabilità era qu indi sufficientemente esplorata eia cinque vedette la cui velocità era superiore a venti miglia e la cu i autonomia consentiva o ltre tJn mese cl i crociera; ma ciò non va lse a co nseguire il contatto prima dell'entrata di Cervera in Sa ntiago. Dobbiamo forse da ciò concludere che le disposizioni furono erronee? No ce1tamente. Le istruzioni impartite erano convenienti, ma dobbiamo conclu dere che l'esplorazione di un vasto teatro del la guerra, come quello delle Antille, è un compito troppo vasto quando non si può disporre di un incrociatore per ogni cento chilometri di sviluppo della linea eia sorvegliare e sopratutto quando il problema difensivo è mo lto comp lesso . La dislocazione degli incrociatori fu cambiata dopo l'arrivo elci Cervera a Curaçao, essendo ormai certo che, per deficienza d i carbone, egli non poteva dirigere

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che per Portorico o per Cuba, ma anche in questo caso non si conseguì il conta tto perché il S. Pau! fu distracco dalla sua crociera fra Hayti e Giamaica prima del tempo, ed il S. Louis, che lo aveva rimpiazzato, fu temporaneamente impiegato alla rottura dei cavi telegrafici di Santiago e Guantanamo, ed era appunto partito eia Santiago poche ore prima che vi giungesse Cervera, il quale poté compiere il suo viaggio ed entrare in Santiago senza essere stato scope110 da nessun incrociatore nemico, ciò che, secondo il Mahan, «kept our Government long in tincertainty as to the fact, w hich wc neecled to know in the most positive manner before stripping che H ava na blockacle in order co concenLrate at Santiago•. Benché questa esplorazione non possa fornire insegnamenti precisi ed irrefuta bili , ciò non pe1tanto essa avvalora q uesti generali principii: 1. L'esplorazione stralegica deve essere compito delicato e perseverante da affidarsi ad incrociatori rapidissimi ed autonomi . 2. Il numero degli incrociatori non dovrebbe essere m i nore di uno per ogni cento chilo metri d i linea di crociera. 3. La direzione della grande esplorazione deve essere esercitata da chi ha la direzione generale della guerra. 4. li comandante in capo deve mantenersi in relazione cogli esploratori strategici, ma non d istoglierli dalla loro missione se questa è regolata dal governo centrale. 5. Ottenuto il contatto col nernico la direttività dell'esplorazione spetta al coma ndante in capo delle for1..e navali. Collcentramento delle fo rze cmwriccme. - O ttenuto il coma tto co l nemico, nel teatro della guerra s'imponeva una dislocazione delle forze che soddisfacesse alla nuova situazione navale. Questa nuova disloca zio ne era subordinata alla posizione ed :1 lla for1..a della squadra del Ccrvera . L'enlità delle forze era cen a benché se ne ignorasse l'anormale inefficien1..a, onde la dislocazione am ericana era suborclin,lla soltanto alla pos izione del Cervera. Le squadre del Sampson e di Sch ley. benché imperfeuarnente costituite, potevano con sicurezza d islocarsi senza preoccupazione per il loro concentramento ulLeriore. La presenza ciel Cervera alla Martinica , e la cerrczza che egli non aveva p0tuto rifornirsi cli carbone, mettevano completamente al sicuro la costiera atlantica dell'Unione, onde lo Schlcy poteva essere spostato verso il sud, sposLando contemporanea mente la div isio ne ciel l'Ilowell. La possibil ità che Cervera dirigesse per Po1torico consigliava di rimanere a conveniente porcara <.la S. Juan coprendo contemporaneameme l'Avana. Lo Schley fu quine.li d iretto a Charleston o nde attendere o rd ini in :-1 lto mare, ed il Sampson fu diretto a Kcy-Wesc cd Avana, mantenendo una efficace esplorazione nella zona di Portorico. Quesre disposizioni corrispondono perfettamente alla siLuazione, ma se il Sa mpson avesse avuto un gruppo e.li 4 corazzate come abb iamo indicato, poiché si trovava il 14 maggio a Puerco Plata , avrebbe dovuto essere direuo su Santiago e Cienfuegos per il passo di Hayti, essendo Cienfuegos, come dicemmo, il pon o più cli ogni altro importante, po iché se la sq uadra cli Cervera riusciva ad annida1visi essa era al sicuro per qualche mese e la guerra poteva essere trascinata o lLre il periodo delle pioggie e dei cicloni.

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L'imporranza cli Cienfuegos era stata insufficìentemente valutata dal governo cli Washington per quanto si riferisce alla correlazione continentale e marirtima, cui il Mahan stesso, che ha largamente esaminata la questione, non accenn a. Il Mahan afferma bensì ripetutamente che l'obiettivo americano era di chiudere l'Avana e Cic nfuegos «to the enemy's d ivision», ma poiché l'Avana fu bloccata con forze esuberantissime e Cienfuegos fu sempre lasciata scoperta fino a!l'arrivo del Cervera a Curaçao, si ha ragione di sospettare che l'opinione del Mahan non fosse, quanto m eritava, cons iderata dallo Strategica/ board. La panenza del Cc1vera dalla Martinica non poteva alterare queste disposizioni finché egli no n fosse giunto in altro luogo, e perciò la costiera meridiona le rimase completamente scoperta , ciò che fu un gravissimo errore. La presenza del Cc1vera a Curaçao e l'informazione relativa al poco carbone ivi imbarcato permettevano di portare la d ivisione dello Schl cy alle Antille, poiché era certissimo che la costiera nordica americana non poteva più essere un obbiettivo irnmediato dell 'ammi raglio spagnuolo. Mantenere una buona esplorazione into rno a Porto rico e nei pa ssi cli Mona, Hayti, Jucaran, blocca ndo fortemente Avana e Cien fuegos, era il compico che derivava da lla nuova siruazione. . L'attuazione però di questo compito, che fu perferrnmeme compreso, non fu così soll ecirn q ua nto l 'esigenza imponeva. Il Sampson giunse bensì il 18 maggio a Key-West e coprì l'Ava na p rima che il Cervera potesse arriva rvi; ma lo Schley non giunse a Cienfuegos col Rrook(yn, Texas, M assacbusefls, Yotua e gli incroci:i tori protetti che il 22, mentre il Ce,vera , che aveva n,1vigato a 7 nod i, era giunto il 19 ff'lattina a Santiago e poteva essere a Cienfuegos In sera elci 20 nav igando pur sempre a 7 miglia. Po iché il Sampson era stato diretto a Key-WesL e la rotta più breve da Charlcstown per Cienfuegos era quella ciel canale cli Jucatan, lo Schley doveva dir igere per quella; rna qua le risultato diverso si sarebbe conseguito se il Sampson avesse avuto umi divisione di quattro potenti corazzate a sua disposizione e eia Puerro-Plata avesse cl ircrto per Santiago e Cienfucgos 1 I.o Schley, partito il 15 da Cha rlestown. g iunse il 18 ,'l Key-West qualche ora prima che vi giungesse Sampson col New-York, e, presi gli ordini, rirx1rtì al le 9 am. del 19 pe r Cienfuegos, ove giunse ,i ll 'alba del !i maggio. Lo Schley aveva qui nd i naviga to da Charleston a Key-West e Cienfuegos con una velocità cli 10 nodi, ciò che è veramente incomprensLbile, data l'urgenza degli ordi ni ricevuti e l'ecceziona le importanza della situazione. lJn jlying Sq11c1dron che in una missione imperiosa naviga a dicci miglia, mentre dovrebbe e potrebbe fa rne al meno q uatto rd ici, si p uò considerare un carnpione americano di records strategici. Se il concetto d ireuivo fu buono, l'esecuzione fu censu rab ile , perché non avrebbe conseguito. come poteva, il suo scopo. A che serve una squadra volante se deve nav iga re come una tarrnruga? fgnoriamo le ragioni d i questa lentezza, ma se essa fu dovur~1 al 1\!Jc1ssachusetls od al 'fe:xas ciò dimostrerebbe quanto eravamo nel vero affermando, non solo il'l q uesto ma ;rnche nel precedente nostro lavoro 1l COl?/litto !:spa1to-A niericano, che b costituzione delle sq uadre era errata e che eia questo errore potevano deriva re gravi

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conseguenze, le q ual i sarebbero infa tti avvenute, se il Cervera non fosse stato così bersagliato dalla fortuna. Il mattino del 19 maggio la situazione era la seguente: Il Cervera entrava in Santiago colle quattro corazzate e due controtorpediniere, essendo il Terror, per avarie alla macchina, rimasto alla Marti nica , coli' Alicante trasporto-ospedale. Il Sampson, col New- York, si trovava a Key-West e, nella giornata, fu raggiunto dalle altre sue navi che erano di ritorno da Portorico, cioè Jowa, Indiana, Ampbilrite, Terro1; con tre incrociatori e tre torpediniere. Si trovavano contemporaneamente a Key-Wesc una dozzina di navi piccole, cannoniere, piroscafi ausiliari, cutters . .. Lo Schley è in partenza da Key-West col Brooklin, Massachusetts, Texas, Columbia, seguito il giorno seguente dal Jowa, Castin.e, Duponi, cu i si uniro no il Vesuvius, in crociera nel canale di Yucatan, ed alcuni ausiliari, compreso il Merrimacb con 4.000 ton n. d i carbone. Tutte queste navi giunsero il 22 a Cienfuegos, eccetto il Casti1te e il Merrimacb che vi giunsero il giorno dopo. Il \X/atson, colla divisione di blocco, si trovava nella zona di Avana con i due monitor Purilan e M.ia nton.omob in parten7.,l eia Key-\Xlest, sei ca nnoniere, tre torpediniere e parecchi incrociatori ausiliari. I.'Howell si trovava nella zona di Hampton-Roads e N ew-York col 5. Francisco, Katahdin e cogli incrociatori ,rnsiliari , Dixie, Prairie, Yoseniithe e Yankee. Gl i incroc iatori strategici si trovavano: li New-Orleans, in navigazione per Key-West, Il Min.neapo!is, in navigazione per Hayti, Il S. Pau.l, in navigazione per H ayli, Il 5. Louis a Guanrnnamo, L' H aricard nel passo di IV!o na , Il Yale nel canale di Hayti, Il Vesuvius nel canale di Jukatan, Il Cincinnati nel ca nale cli Ju katan. Le altre principali navi si trovavano presso a poco così dislocate: L' Oregon all'altezza di Martinica ed in navigazione per Key-West. La Marietta in na vigazione da Bahia per Key-Wesr. Il Nasbuille innanzi a Cienfuegos. Gli incrociatori ausiliari e il piccolo naviglio seguivano il movimento cli concentrazione genera le verso Cienfuegos. L'entrata di Cervera in Santiago modificava la situazione, o nde era urgente concentrare le Forze. Ordini telegrafici furono spediti il 19 al Sampson, e per mezzo del Marblehead e cieli' I lawk, spediti allo Schley che ricevette l'ordine il 23 cli proseguire immediatamente per Santiago. Poiché il Ce rvera era ent rato in Santiago, premeva ora che egli non uscisse senza dare battaglia , onde il Governo emanò ordini generali di concentrazione a Santiago, lasciando alla Havana i quattro monitor e poche ca nnoni ere e torpediniere. L'urgenza si imponeva, poiché da essa poleva dipendere la sollecita risoluzione del conflitto.

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Lo Schlcy pare no n com prendesse questa urgenza ed indugiasse innanzi al Cienfuegos, per apprezzamenti che, secondo il Wilson, no n erano tali da giusti ficare l'indugio di due giorni nella esecuzione di un ordine preciso ed urgente come quello ricevuto dal Sa rnpson. Noi condividiamo perfettamente il giudizio del Wilson, e comprendiamo come l'indugio dello Schley abbia •hardly bampered the govermnent•, che temeva compromessa l'i nsperata fortuna cli troncare con un solo colpo la guerra. Benché tutto con corresse ad affermare che il Cervera si trovava in Santiago, non potrebbe negarsi che il dubbio dello Schley fosse in parte giustificabile, per quanto derivasse dalla ipotesi che il Cervera partito il 20 da Santiago fosse entrato all'alba del 22 in Cienfuegos, e che le cannonate che lo Schley aveva creduto sentire di lontano fossero appunto il saluto all'ammiraglio. Questo dubbio è tanto più logico in quanto che il Ce1vera doveva prefiggersi di ragg iungere Cienfucgos ad ogni costo, e perciò, imbarcato quel poco carbone che gli era indispensabile per la traversara d i 300 mig lta, doveva imrned iatamente ripartire, ciò che egli, rimanendo colle caldaie in pronto alimento, poteva fare la sera stessa del 19 per essere la sera del 20 a Cienfuegos o quella del 21 a S. Juan. In dodici ore, anche con mezzi limitati, il Cervera poteva imbarcare duecento tonnellate di carbone per nave giacché Io Jowa, in mare, aveva imbarcato in d icci ore oltre 350 tonnellate dal Merrimac col personale di bordo. con quei coups de mai11, che si trasformano in coups de pied per logica marinaresca e che possono, in talune occasioni, esse re salvezza. Ad onta di queste giustificazioni del suo apprezzamento, lo Schley non poteva dispensarsi cl;1ll'eseguire immediatamente l'ordine ricevuto, e se qua lche dubbio gli rimaneva, dopo le r ipetute affermazioni circa la prcsenia ciel Cervera , egli poteva sempre lasciare due rapidi incrociatori, il Columbia ed il \/esuuius di 21 nodi, innanzi a Cienfuegos, che l'avrebbero immediatamente informato di ogni cosa , mantenendo il conrntto col nemico se usciva. Lo Schley, invece, rimase inna nzi a Cienfuegos fino alle '18 del 24 ed all'alba del 26 si trovava di fronte a Santiago, dove il Min11,eapolis, il S. Paul cd il Yale gli comunicarono che ,none of rhe three hacl seen anything of the spaniards", ciò che sembra assa i strano, poiché i l Pfu.t.011, spagnuolo aveva avuto il 24 una breve fazione colle quauro navi bloccanti. Questa notiiia ri conferma sempre più Schley nel convincimento che Cervera dovesse essere a Cienfu egos, e trovandosi colle navi sprovv iste di ca rbone, qu antunque ne avesse 4.000 tonnellate col Merrimac, decise di ritornare a Kcy-West, comunicando per telegramma - via Hayci - questa sua decisione al Sampson ed al Governo. È facì le comprendere quale impressione qu esto telegramma facesse a Sa mpson ed al governo, il quale «had alreacly been increasingly disturbecl by the cleley of the flying squadron before Cienfuegos• ed ordinò telegraficamente al Sampson cli pa1tire col New-York e coll' Oregon che ern giunto il 25 a Key-West. li Sampson si trovava colla sua squadra, meno due monitor e qualche nave minore lasciati all'Avana, nel canale Nicola al Nord di Cuba per coprire Key-West ed Avana nel caso che Cervera, partendo da Santiago, procedesse per il canale di Hayti lungo la costiera settentrionale. Il Sampson. cl1e aveva già spedito il 27 e 28 col Wasp e col New-Orleans allo Schley -peremto,y ordcrs to blokade Santiago at ali hazards, and dose che harbour

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by sinking the collier Sterling in the entrance», d iresse immecliatatnente per Key-West, onde rifornirsi di carbone, col New-York ed il 29 patte coll' Or egon e due rap idi incrociatori per Santiago ove giu nse il 1° cli giugno . In questo frattempo lo Sch ley dopo di avere decisa la partenza da Santiago e segn,tla to alla squadra con generale stupore, «D esrination Key-West as soon as collier is reacly, via Yucatan, speecl nine knots• lasciando il S. Paul a vigilare il porto, egli partì alle 21 del 26 dirigendo per Ovest. Il matt ino del 27 egli ricevette, per mezzo dcll'!-Jarward, un ordine telegrafico - via Hayri - ciel governo che gli imponeva cli rimanere a Santiago ed aprire comunicazioni cogli insorti onde conoscere esattamente le forze del Ccrvera. Ad onta cli tale ordine lo Schley proseguì per Key-West e soltanto a mezzog iorno del 28 invertì la rotta per Sa ntiago, ove giu nse alle l8 dello stesso giorno, secondo il Wilson, mentre secondo il MOller sarebbe giunto alle 12 in vista dei fort i. Questa condotta dello Schley è diffic ilmente spiegabile. e se il Mahan, per rigua rclo verso il collega, lo scusa, noi concludiam o co l Wilson che questa condotta «bctray a w ant of firm ness and reso lution such as we do not expect in a g reat scaman or soldier•, quando non riveli anche la necessità di non compromettere l'efficenza deli ri nelsoniana hrotbers 's ba nd coll'affidare un comc.1 ndo sott'orcline ad un u ffic iale p iù anzia no cli q uello eletro al coma ndo supremo. Il ritorno dello Schley a Sa ntiago assicu rò l'efficienza e la continu i.rà del blocco fino alla fase risolutiva clclla bnttaglia, onde la co ncentrazione era cornpiut,1 e solo rimane a \'Cclersi con esattezza la successività ciel concentra,nento per portare u n giudizio sicuro su lla risol uzione del Cc rvera. La gradual ità del blocco, secondo il M(iller y Tejei ro, ' ' d u rante il mese cli maggio fu la scguenre: 18 maggio. - Il S. louis ccl il Wo m,patu ck. ·19-20 id. - Nessuna nave in crociera ed in vista. Entrata di Cervera in Santiago. 21 id. - Du e incrociatori in riconoscimento, forse il S. Pa u! ecl il Yale. 22 id . - Due incrociatori in vista , probabilmente quelli ciel giorno prima . 23 id. - Quattro incrociatori in vista, cioè il J\llin net1p olis, l' f-!anuard ed i precedent i. 24 id. - Gli stessi incrociatori che ebbero una breve fazione col Pluton uscito in esplolazio ne. 27 id. - Un solo incrociatore, il S. Pcw! che ca ttu ra il carbonaio Restormei, proveniente da Cur::içao, in vist;:i ciel porto . 26 id . - Tre incrociatori in vista a grande dista nza . La squadra cli Schley fu scoperta alle 14 ma si mantenne .i più cli d ieci rnigl in dalla costa, comunicando so ltanto colle vederrc. 27 id. - D od ici nav i in vista cli cu i cinque eia guerrn. Lo Schley giiungcva poco dopo mezzogiorno. 28 id . - Sci navi in v ista a gnrnde distanza. I.o Schley fu or i vis1·a. 29 id. - Sette navi in riconoscimento della costa. Il Furor e P/J1to1l escono all'alba in perlustrazione e rienl'rnno alle 8 in Sanri ..1go. 30 id . - Dicci navi in visca a d icc i miglia cli d istanza .

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MOller y Tc.:jerio, /Jallle

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capit11/mio11 uf Sa11tiago de Cuha - Traduzione. (Nota di D .U.).

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31 id. - Undici navi attaccano dalle 14 alle 15 la costiera , a grande d istanza, per riconoscere i forti rimanendo fuori tiro d ei loro can noni. 1 giugno . - Arrivo d i Sarnpson a Santiago. Da q uesto giorno il blocco è rigorosamente man tenuto g io rno e notte, me ntre prima le navi si all o n tanavano, a grande distanza, dal tramonto al sorgere del sole. Uscita di Cervera da Santiago - 11Cervera ebbe, come a ffe rma anch e il \Vilson, «Chance a fter cha nce, and surprise can o nly be felt a t the extraorclinary ine1tness ot Spaniarcls w h ich led them to throw away a li the ir brillane opportunity». È difa tti veramente inconcepib ile come gli spagno li non abbiano approfittato di tutte le opportun ità che ebbero pe r libera rsi eia una situazione che non poteva riuscire che all'esaurimento od all'fiffonclamento, cioè a quel suicidio wi si era votato il Cervera. Per una setti1nana in ter,1, dal 19 al 26, quesri non ebbe cli fronte che tre o q uattro incrociatori cli cu i uno solo m il itare, e poteva quine.li uscire libera mente se nza timore d i esse re molestato, benché con certezza e.l i essere segu ito. A Santiago il Cervera, in comunicazione coll'Avana e Madrid, conosceva esattamente la situazione e poteva prendere una risoluzione con piena sicurezza. Cienfuegos ed Avana essen do b loccate, gli rimaneva ape rta Po rtorico, donde poteva, a p pena rifornitosi, ripartire per una incu rsione al Nord od il ritorno a Cacl ice, sollecitando da l ministro il ric h iamo, che era stato contromanclato pe r le ri n10stranze del I31anco. La permanenza in Santiago e ra non solo e rrore ma g ravissima colpa. In Po rtorico il Cervera trovava ottimo ed abbondante carbone su i p iroscafi Rocl.t e Twichenban e ripren deva la sua libertà cl'nione, p u rché il rifornimen to fosse sollecitato, g iacché q u attro o c inq ue giorni ern il massimo inte,vallo probabile fra il suo arrivo e q uello dello Sch ley o del S~11n pson a S. Juan. li non essere rip.-1rtito eia S~rntiago immediatamente per Cienfuegos p rima del 2 1 e per Ponorico prima del 22, è il solo gravissim o e rrore che si possa addebitare strategicamente a l Cervera. Le condizioni delle macchine e la p rontezza dell'imbarco del carbone non possono essere giustificazion i, quando si ha un compito così imperioso ed u n traversa ta massima cli 600 m iglia da com piere. Se u na nave ave va le macchine incapaci cl i rnovimento, ciò che è spesso un pretesto più che u na realt.à, la s i doveva lasciare in Santiago e prosegu ire col le altre, c iò che avrebbe colla massima probabilità risanata l'avaria . Le ragioni che esclusero l'uscita da Sa ntiago sono espresse ne i verbali dei con s ig li eia g uerra riu nitisi il 24 ed il 26 maggio su l "J'eresa pe r conside rare la situazio ne e dagli altri documenti pubblicati da l Ce1vera . Il telegramma dell'amm iraglio al min istro in data 20 maggio diceva : "P ie nso alistar los b uq ue s en el nemo r tiempo possible porque à mi jiu icio Santiago de Cuba pronto estarà e n situ;:iciò n clificil, si no se le en vian recu rsos". · Il Cervera aveva qui nd i un esatto concetto della situazione, né me no esatto e ra q ue llo ciel 13lanco espresso ne l telegramma del 20 a I Ministro d e lla g uerra, o nde riesce difficile comprendere come, nella imminenza ciel pericolo, non siasi pres8 una immediata risoluzione. Il 24, secondo rl relegranrnrn ciel Cervera a l m inistro, la squad ra era p ronta a pa rtire, ma il consig lio cli gu erra u nanimemente decise che ,<e! peligro cierto de la sa-

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licia (uscita dal prnto) era muy superior à las pocas ventajas q ue puclieran obtenerse logrando Puertorico, y hacia considerar necesario abanclonar este proyecto y continuar en este puerto repostandose de toclo lo necesario con e! fin de utilizar cualquier circumsrancia que pudiera prcsentarse para sa lir ciel puerto, hoy bloqucado con fuerzas tan notoriamente superiorcs. :rodos los jefcs fueron igualmcme dc o pinion de que la situaciòn cn que hoy se encuentra esta escuaclra la o bliga à permanecer e n este puerto». Le difficoltà dell 'uscita erano una ingenuità, la superiorità delle forze bloccanti una esagerazione, poiché il Minneapolis, il S. Paul, il Yale e l' Harward, benché grandi scafi , e rano militarme nte debolissimi , le risorse di Portorico erano indu bbiamente superiori a quelle di Santiago e ciò non pertanto due ammiragli e sei comandanti superiori ritennero ad unanimità che la situazione costringeva la squadra a rimanere nel porto in attesa cli migliore occasione. Questa risoluzione è incomprensibile. Quale altra occasione più propizia potevasi attendere? li fato incombeva sul capo agli ignavi. Siccome però la s ituazione andava ogni giorno peggiorando, e già si conosceva l'intendimento del nemico di ostruire la bocca del porto, così il mattino del 26 fu riunito un nuovo consiglio d i comandanti, che decise ad unanimit,ì di partire la sera per Portorico; ma essendo giunto verso le 14 lo Schley si riconvocò il consiglio. Presa in considerazione la possibilità che il Colon, secondo il parere del pilota locale, potesse calcagna re sul basso fo ndo per la mareggiata, l'ammiraglio Parcdes e quattro comandanti opinarono si doves!:ie differire la pa1tenza e due si pronunciarono per l'uscita immediata. Questi due comandanti, il Concas ccl il Bustamante, espressero per iscritto il parere che la situazione imponeva cli correre il rischio della perdita anche totale di una nave per salvare le altre tre, e ciò perché i due comandanti n on credevano questa perdita tanto probabile, data l'a bitual e prude nza de i piloti. li Cervera si attenne al pa rere della maggioran za e così fu perduta l'ultima oppottunità di forzare quasi impunemente il blocco di Santiago. Da i verbali e dai clocu rncnti ris ulta che nessuna ragione imperiosa ed imprescindibi le imponeva di rimanere in Santiago, che la situazione mililare imponeva la partenza immediata, che per tale decisione occorreva, come dice il Wilson, che lo s pirito di Nelson, disdegnoso dei timidi consigli dei p iloti di Cope naghen, aleggiasse in Sa ntiago, onde concluderemo che chi deve prendere u na grave risoluzione non deve riunire consigli di guerra per coprire la propria responsabilità, che quando vi è disparità cli pareri è sempre preferibile attenersi a q uello più energico e che «the Gods' help is useless to chosc who w ill not help themselves-. Per esaurire l'argomento rimarrebbe ancora a considerare l'uscita ciel 3 luglio che provocò la catastrofe cli Sa ntiago; siccome però questa uscita si collega direttamente colla sitllazione tattica della piazza e colla battaglia, e fu deliberata dal manco indipendentcmenrc eia qualsiasi ragione strategica , così crediamo opportuno di esporre prima la situ;,1z ionc militare della piazza, rimandando qualsiasi considerazione al successivo capitolo. Il vagabondaggio di Camara. - La squadra al comando del contrammiraglio D. Manuel de la Camara , dopo due mesi dalla dichiarazione di guerra, e ra così costituita. Corazzata Pelayo, nave ammiraglia; Incrociatore corazzato Carlo V,-

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Controtorpedinie re: Audaz, Osado, Prosmpina; Piroscafi armati: Rapido, Patriota, Buenosayres; Traspotti: Colon, Covadonga, S. Francisco, Panay, Luzòn e Sant'Agostino. A questa squadra e ra no pure aggregati la Numancia e l'A/jònso 73°, ma queste due navi non erano in condizione di prende re il mare. Dopo alcune false partenze a scopo dimostrativo, la squadra pa1tì da Caclice il 16 giugno con quattromila uomini, ventimila tonnellate di carbone e molto materiale da guerra. Il 19 alcune navi ;.1 pprodano a Carta gena per operazioni di carico e ripa1tono immediatarne nte. Il giorno 20 la squadra ostensibilmente, passa in vicinanza cli Pantelle ria ed il 25 entra a Po1to Saicl. Le autorità non consentono rifornimento di carbone al Camara , nemmeno dalle p roprie navi carboniere, ciò che fu forse eccessivo, e costrinse l'Ammiraglio ad uscire al largo per riapprovvigionare, con grandi difficoltà, le navi che dovevano proseguire per Manilla. 11 3 luglio il Cama ra rimanda a Cartagena le tre controtorpediniere e i due trasporti cli carbone ed il 5 il rimanente della squadra , cioè due corazzate e quattro trasporti, passa il Canale cd il 6 entra in Suez, donde deve ripartire entro 24 o re. Il Camara esce il 7, rimanendo in panna a poche miglia dalla costa, imbarcando ca rbone, in attesa forse d i ord ini. Non è noto come questi ordini gli pervenissero, e forse il passaggio del cana le era soltanto una dimostrazione militare, che costava assai cara alla Spagna; ma in forza cli questi ordini od istruzioni suggellate, il Camara riprese la via di ritorno. Il 9 lugl io era a Port-Said, il 22 a Cartagena ed il 29 a Caclice, ove.s i concluse la sua peregrinazione che avrà celebrità nella storia navale . Le considerazioni che sopra questo vagabondaggio di Camara abbiamo svolte nell'opera precedente, ci dispensano da ulteriori disamine , poiché nulla abbianio oggi da aggiu ngere o correggere, onde ci limitiamo a compendiarle nelle seguenti conclusioni : 1° La mossa d i Camara, militarmente considerata, non poteva essere una diversione reale, come il Wilson ammette, ma sernpliceme nte uno stratagemma a scopo di provocare il frn zionarnento dell'armata nemica , e favorire l'uscita del Ce1vera da Santiago, intendimento questo che risulta dai telegrammi ciel rvlìnistro Aui'lon al Ce,vera. 2° Lo stratagemma era lodevole, ma le probabilità di indurre il nemico in inganno erano assai poche; la spedizione non poteva minacciare seriamente il Dewey, né modificare la situazione a lle Antille, mentre scopriva completarnente e d indefinitamente la Spagna. 3° Il gioco mancava cli consistenza e s i potrebbe paragonare a quello di chi arrischia l'ulnrno suo marengo a Monte Carlo, prima cli fa rsi saltare le cervella. 4° Per accentuare la diversione e darle maggiore evidenza fu deliberato il passaggio del Canale cli Suez, con una spesa cli ci rca due milioni, ma questa ru.se fallì come aveva fallito quella ciel temporeggiamento a Poit-Said, per vedere se l'Unione si decideva a fraz ionare le sue forze . 5° Q uesto stratagemma provocò invece, come doveva provoca re, il rafforzamento del blocco colla divisione cli sorveglianza dell'Howell e la formaz ione cli una squadra al co1T1.anclo del Watson, secondo il Mahan, del Howell , secondo il Wilson, per minacciare la Spagna ed incalzare, se occorreva, il Camara. 6° L'annientamento cli Cervera escludeva lo scopo della diversione ed imponeva il sollecito ritorno di Camara, giacché se questi doveva essere votato al sacrifi zio come il suo collega , era meglio che si sacrificasse per la difesa della Spagna che per

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la riconquista delle Filippine, essendovi sempre maggiori speranze di salvezza, ed anche d i preservazione. 7° La strategia della Spagna non poteva più essere che quella della impotenza che si risolve purtroppo in quella della disperazione, quando la dittatorialicà della piazza non la trasforma in quella da cajè c/:Jantant, specialit à della razza latina. Ignoriamo se questa diversione fosse avvalorata d,1 lla saggezza d'un consiglio di 19 ammiragli, ma se lo fu è necessario concludere che quello era un consiglio di politicanti e non cli ammiragli. Il Wilson concorda con noi nel giudicare la mossa ciel Carmara, colla sola differenza che egli ammette, e noi esclL1diarno, l'intendimento cli una rea le diversione, cd il Maha n stesso non escl ude la possibilità che la travers,ita del Cana le cli Suez fosse consigliata eia qualche ragione •not yet rcvcaled, and perhaps ncver to be known•, per il fatto che la ragione non presiede ai giuochi d 'azza rdo. Ad onta cl i tali autorevoli giudizii noi persistiamo a credere che solrnnto la strategia della disperazione e dell'impotenza ha potuto spingere la Spagna a dare all,1 diversione simulaca tutta la maggiore cviden7.a ccl efficienza della rea ltà, ciò che costituisce appunto un prezioso insegnamento strategico. La perfezione dello stratagemma sta appu nto nel da re la massima evidenza cli vcrit,ì alla simu lazione, rna quando esso è in aperta op posizione coi principii clcmcmari della guerra , tra cui primeggia l'assoluta prepodera n za dell'obbieltivo princip,1le su quell i accessorii, allora quesrn evidenza di verità diviene, finché non sia ch i,1rila, veramente incomprensibile, onde bene conclude il l\tlahan affermando che «W haL the objcct vvas of rh,lt singular vagabondaggio. as it is n ot inaptly callecl by an italian criric, is to the auchor incomprehensible, to use also the qualifying word of the same forcign writer•. La mossa cli Camnrn fu l'ulti ma operazio ne strategica di un a guerra così ricca cl'insegnamenti moderni , che cerca rrHno, g iovandoci elci preziosi lavori del Ma lrnn e ciel Wilson , di rendere evidenti con una orclinaca analisi dei principali avvenimenti; onde concludiamo questo capitolo ,1ffermando che questa guerra ha rivelato, più di ogni altra del presente periodo, il vasto campo e l'enorme effic ienza della strategia nei conflitti naval i.

CAPITOLO IV

LE OPERAZIONI TATilCHF.

I.e principali operazioni tattiche, che meritano una speci~1k: disamina, sono: La battaglia di Cavire. li blocco catrico di Cuba. L'assedio di Santiago. La battaglia cli Santiago. La correlazione territoriale-marittima. Prirna di procedere ad esaminare queste speciali o perazioni, è necessario vedere q uali fossero, prima della guerra, i criteri tattici preponderanti, in quale modo

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questi criterii dovessero esplicarsi, q uali fossero le caratteristiche tattiche delle forze utilizzabili e quanta potesse essere la capacità e l'intensità d irettiva derivante dalla situazione generale. 1 criteriì tattic i fondamentali erano quelli che l'esperie nza del conflitto CinoGiapponese aveva confermato, e che la ragione militare aveva generalmente sancito. La battaglia d i Ya-Lu, unica operazione tattica nava le cli q ualche importanza, offerse nessun insegnamento sperimentale riguardante la d irettività del confl itto e la posizione dell'ammiraglio nella fo rmazione di battaglia , e perciò le d ue q uestioni rimanevano, come prima, insolute. La grande ana logia di rettiva esplicata a Lissa ed a Ya-Lu dal Tegetthoff ed Ito e dal Persano e dal Ting, lasciava però supporre che assai limitata sa rebbe riuscita la direttività du rante il periodo del combattimento e che l'efficienza direttiva rimaneva circoscritta nei lim iti di una perfetta cointelligenza fra l'ammiraglio e i comandanti, riconfermando così l'insegnamento del periodo velico, ed in specia l modo cli quello nelsoniano . La formazione cli battaglia non aveva avuta nessuna sanzione sperimentale. Gli insegnamenti cli Lissa e di Ya-Lu erano in opposizione assoluta. La formazione ad angolo , cu i s i volle attribuire il successo d i Lissa, rimase soccombente a Ya-Lu, onde il criterio teorico, che già tendeva ad esclude rla dagli ordini di battaglia , s'affermò maggiormente. La linea di fi la semplice, condannata dopo Lissa, riabilitatasi teorica me nte, fece buon,1 prova a Ya-Lu, ma quell'esperimento non era ancora sufficiente per conferi rle la e,1rattcrist ica d i o rd ine di battagfo1 che essa aveva assunto quasi esclusivamente durante il periodo vel ico. Le due forrnazioni, pe r gli opposti risulwti sperimentali e per la critica teorica, non avev::1110 acqu is ita autorevolezza t,utica e non potetevano costituire ancora un determina nte direttivo. La velocità di combattimento non aveva ancora determinarn !:,1 sua e ffic ienza preponderan te. A Liss,,1 la maggiore velocità, non utilizzata, e ra rimasta soccombente, n,entre a Ya-Lu, opporrunarnente impiegata, aveva affermata la sua efficienza. La teorica tattica te ndeva ad accorciarle una influenza superio re a quella sperimentalmente riconosciuta , ma la pubblica op inione era tuttavia esitante nel determinare il va lore della velocità in relazione a lla potenza dell'a rmamento e delle difese. Utilizzare la massima velocità di resistenza consentita dalle navi tatticamente impiegabili era principio secola re da non escludersi, m,1 quale influenza dovesse esercita re la velocità sulla costituzione delle squad re, delle unità tattiche e su lla direttività ciel combattimento, ern questione non per anco risolta e suscettibile delle piLI dissimili soluzio ni. L'utilizz,1zione tatt ica del la velocità, benché vagamente intuita, non si era ancora spe rimenta lmente e teoricmnen.te a ffe rmata . Maggiormente defin ita, ma non ancora del tu tto risolta, era la questione dell'arma tattica risolutiva. A Lissa si era affe rmato più lo spro ne che il cannone, ,1 Ya -l.1.1 p iù q uesto che quello; ma nulla escludeva che il rostro potesse ancora riaffermarsi come arma risolvente. Soltanto il si lu ro rimaneva teoricamente e sperimenta lmente deprezzato,

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né le difficili condizioni della sua utilizzazione lasciavano grande speranza che potesse affermarsi, data la scarsa preparazione tattica delle flotte belligeranti. Un solo principio era assunto come cardine tattico, quello cioè che la preponderanza assoluta del caÌrnone non poteva affermarsi senza la preponderanza della velocità. Da questo principio fondamentale potevano derivare parecchi corollari riguardanti la preponderanza relativa ed occasionale del cannone, indipendentemente da quella della velocità, ma nessuno di questi corollari poteva considerarsi generalmente riconosciuto e sanzionato dalla pratica e dalla teorica, onde ne derivava che, escludendo la simultanea preponderanza della velocità e del cannone, doveva pure escludersi l'assoluta preponderanza di questo come arma risolutiva, rimanendo possibile un conflitto di prevalenza tra le armi a grande distanza e quelle ravvicinate od a contatto. Solamente in un caso, adunque, il concetto tattico riguardante le armi risolutive era perfettamente determinato, mentre in tutti gli altri casi la soluzione del problema era indeterminata e suscettibile delle più disparate ed imprevedibili soluzioni. L'esclusione volontaria, per tacito consenso degli ammiragli, della lotta ravvici nata nella zona tattica ciel siluro e del rostro, che è da molti scrittori considerata come condizione quasi imp rescindibile della direttività tattica, benché non possa escludersi per la sua affermazione durante il periodo velico, pure non può ammettersi come criterio fondamentale, poiché la teorica non può accetta rlo, la storia non gli accorcia che brevi periodi cli prevalenza , e gli ordini cli battaglia prescelti dal Sampson, come vedrerno, non gli assicurano un rigoroso dominio venturo. I problemi tattici che riguardano l'impiego delle torpediniere, o per meglio dire di tutto il naviglio torpediniero nel combattimento fra squadre, erano tuttavia allo stato nebuloso; nessuna luce aveva segnato qualche punto d'orientamento; le ind uzioni sui fenomeni possibili erano le più disparate, onde in q uesto campo tattico potevano rivelarsi le più inaudite sorprese. Questa succinta digressione permette di concludere che le principali questioni tattiche riguardanti la direttività generale, le formazioni di battaglia, l'arma risolutiva, la funzione torpediniera, la posizione dell'ammiraglio nel combattimento ... erano tuttavia indeterminatissime e potevano consentire soluzioni insospettate. Le questioni tattiche di secondaria importanza, appunto perché maggiormente circoscritte, erano state con maggiore approssimazione risolte. La manovrabilità della nave aveva perduro alquanto della sua importanza , ma si riteneva sempre una funzione principale del successo, e perciò da guarantirsi colla massima rigorosità nei limiti concessi dalle esigenze preponderanti della velocità. L'altezza della linea di tiro non godeva più il favore accorciatole prima cli Ya-Lu, considerando la stabilità di piattaforma un requisito più prezioso, e la riduzione del bersaglio e delle superficie non corazzate obbiettivi assai più imponanti, nei limiti razionali dell'impiego tattico della nave. I grandi esplosivi, le distruzioni terribili che ne derivavano, gli incendi, avevano conferito al tiro rapido una preponderanza indiscussa, e lo si considerava come il fattore tattico più risolvente . La preponderanza dell'artiglieria come funzione tattica ne aveva sviluppate e perfezionate tutte le caratteristiche, onde dalla efficienza dello strumento era razionale attenderne l'intensità clell'irnpiego.

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Le grandi artiglierie, dopo la prevalenza del tiro rapido, avevano perduto favore, ma e rano sempre le sole capaci d i risolvere la lo tta ad oltranza fra navi bene corazzate. Le medie artiglierie, prima neglette, avevano rapidamente assunta una preponderante funzione tattica , per la specialità di navi poco o punto difese che costituivano il grosso delle armate, e perciò la loro riso lutività era conseguenza di una eccezionale situazione che si trovava appunto nella sua massima fase. Era quind i logico attendersi da queste medie artiglierie risultati p reponderanti se non sempre decisivi. Le piccole artigl ie rie erano bensì in aumento come calibro ed efficienza, ma in deprezzamento come funzione ta ttica, per il causale deprezzamento della funzione torpediniera e per l'efficie nza del tiro rapido che rendeva assai problematica l'utilizzazione delle artiglierie scoperte od inadeguatamente protette. Le difese avevano riguadagnata la perduta influenza . La galleggiabilità, insufficientemente guarantita dai vari sistemi di protezione escogitata, doveva essere assicurata alme no contro l'efficienza del tiro rapido delle med ie artiglierie. La resistenza ne lla lotta doveva essere guarentita da una protezione dell'armamento principale e secondario, sufficiente contro i maggiori calibri a tiro rapido. La grande vulnerabilità della carena costituiva una grande imperfezione dell a nave, considerata come un organ ismo complesso ed equilibrato nelle sue funzioni. I mezzi escogitati per difesa e rano tutti più o meno insufficienti e godevano poca fiducia. Impedire o limitare ad un minimo l'offesa subacquea e ra la sola soluzione efficiente del problema. Da ciò derivava un criterio difensivo c he concorreva con quello offens ivo ad imprimere una speciale preponderanza all'azio ne a distanza, ed una maggiore stabilità d'indirizzo alla d irettività della battaglia. In forza di questi criterii tattici prevalenti nella pubblica opinione marittima , possiamo concludere che nessuna nave delle due na zioni belligeranti riu niva le principali caratteristiche tattiche in tale rnisura ed equilibrio da rappresentare un tipo perfetto e preponderante nelle variate modalità tattiche del conflitto. li Brook{yn ed il New- Yo·r k rappresentavano bensì il tipo strategico preponderante, ma tatticamente erano imperfetti per incapacità cli resistenza ad oltranza , e non potevano nemmeno rappresenta re un tipo prevalente nella lotta a dista nza, in virtù della velocità e del cannone, a cagione della deficenza di grandi calibri ed insufficienza della corazza che non avrebbe loro permesso, in un regolato cornbattimento, la buona utilizzazione dei calibri medii. Il loro grande bersaglio, l'eccessività delle soprastrutture, la vulnerabilità generale cli quasi tute.i i servizii e congegni importanti, li rendeva ele me nti tattici molto imperfetti e menomava grandemente la loro caratteristica principale derivante dalla simultanea , benché imperfetta , preponderanza del cannone e della velocità. Le navi tipo Oregon riunivano in giusto equilibrio quasi tutti gli elementi offensivi e difensivi e rappresentavano in massimo grado la capacità di resistenza ad oltranza; ma la loro limitata velocità non le rendeva a rbitre della modalità della lotta, nella ipotesi che le navi nemiche potessero sostenere durante la battaglia la loro velocità nominale. Esse avevano bensì una ind iscutibile preponderanza balistica ed una relativa invulnerabilità , ma faceva loro difetto la simultanea prevalenza del cannone e della velocità, indispensabile a costituire la superiorità del tipo in tutte le modalità del com-

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battimento . Q uesta menomazio ne no n permetteva quin d i dL considerare questo tipo cl i nave come arb itro tattico e risolu tivo de l confl itto. J1 Pe!ayo c cl il Colon era no le d ue so le navi spagnole che avessero ca ratteristiche tattiche cl i qualche efficen za . Il Pe/c,~yo, detto il Solitario perché u nica nave corazzata di q ualche valo re durante un d ecen nio, poteva paragonars i a l tipo Oregon, e se fosse stato in piena efficie nza d i cornbattimen to avre b be potuto sostenerne confro n to. Pressoché eguale in tonne llaggio e velocità , pochissimo infe rio re in potere o ffe nsivo e difens ivo, g iovandosi cli talune superiorit,"ì per il completo corazzamento della linea d 'acqua, poteva equ ilibrare , a parità cli efficienza direttiva , una delle q uattro navi tipo Oregon. Il Colon, su p posto in piena effic ie n za, non aveva le caratte ristiche strategiche ciel New-York né quelle tattiche d e l tipo Oregon. T risultati d e lla faz ione nava le cli Santiago d imostrarono c he, se p rovvedu to dei cannoni eia 250 m/ m, ,wrebbe potuto lottare con vantaggio col B-rook~yn, ma no n certamente coll 'Oregon. Il suo va lo re tattico individuale permetteva cli classifica rlo immediatamente dopo le q uattro navi tipo Yowa, ma la sua rnaggiore velocità, se e ffettiva, pe rmerneva di attrib u irgli un'effic ienza complessiva più largamente u tilizza bile. La Teresa, il Vizcaya, l' Oquendo erano tatticamente molto infe riori al Colon pe r la loro g ra nde v ulnerabilità , a nche ind ipendentemente dalle maggiori p robabilità d'ince ndi per l'eccessivo legname impiegato nella costruz ione e non am ovib ile o d estirpabile; esse erano qu ind i navi cli limitatissima capac ità tattica ed a mala pena avre bbero potuto , se in p ie na efficienza, sostenere il confronto col Broohlvn. I.a flotta mobilizzata dall'Unione aveva quindi una g randissirna s u periorità tattica su quella che riuscì a mobilizzare la Spagna, anche ind ipendentemente dai monito r, la cui efficie n za tattica localizzata po teva considera rs i. uno scarsiss imo e lemento di risolutività, per l'inefficienza dell 'impiego strategico. Eli m inando q uesti mo nitor dal compu to d egli elementi tattici utilizzabil i nella g ra nde guerra , limitandone il loro impiego al blocco loca lizzato, la potenzia lità tattica dell'Unione, d opo l'a rrivo dell'Oregon, poteva sempre considerarsi d o p pia d i q uella consentita eia tutte le forze che la Spagna riuscì a mobilitare dura nte la gucrr,1. I soli elementi di eq uilibrio e rano la ec1pacità strategica e q uella torpediniera, se la Spagna avesse saputo e potuto uti lizzarle. I concetti tattic i direttivi c he eia tale s ituaz io ne d erivava no erano d unque i seguenri: 1 ° L'Unio ne doveva giova rs i della sua su periorit,ì tattica balistica , ma ntene ndo u n concentra mento rnttico continuo e permanente ne l p ri nc ip,1lc reatro e.l'operazione, escludendone q uals iasi menomazio ne, anche occasionale, per cons iderazioni strategiche; c iò che corrispondeva a lla indole o ffe nsiva della g uerra; 2° La Spagna doveva g iova rsi della sua no mirrn le superio rità str:Jtegica, se realizzabile, pe r conseguire tempora nee e tra nsitorie concentrazio ni tattiche, regola nd osi a seconda d elle situazioni, senza ma i compromettere l'obbiettività strategica, c iò che corrispondeva all'indo le d ifensiva della g uerra. La vastità del teatro d 'o pe razione atlan tico e la varietà degli obbiettivi consentivano la possibilità cli u tilizza re tmticamente la s uperio rità stra tegica, q ua ndo se ne avessero, come s i potevano avere, i mezzi adeguati: cd infatti no n poche occasioni, come g ià ved e mmo, offersero possibilità cli efficaci concentramenti tattici contro lo Schley, il Sampson e contro l'Oregon, o nde se ne p uò e se ne d eve concludere che

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nella possibile lotta per il dominio de l mare l'Unione aveva un compito tattico di concentramento duraturo e continuo, me ntre la Spagna aveva un compito di concentramento tattico eventuale, consentito dalla nominale e rea lizzabile preponderanza strategica . Criteri direttivi costieri. - I criterii rig uardanti il conflitto costiero trn navi e fo rtificazioni si sono, dopo il conflitto Cino-G iapponese, s ufficienteme nte affermati, ed era perciò assa i probabile che venissero assunti come concetti di clirenività dallo Strategica! board. Questi principali criterii e ra no p resso a poco i segue nti: 1° Le navi, anche se corazzate, sono insufficienti a determinare b resa cl i una piazza forte decente me nte armata e difesa, ptirché sotrrana alla influenza de lla c ittadinanza; 2° Qu,rndo la popolazione può imporre la sua volontà , la resa de lla piazza pu ò essere de terminata dal bomba rda me nto a dista nza. 3° li bombardamento dei fo rti può bensì fare tacere temporaneamente il lo ro fuoco e pe rme ttere operaz ioni di sbarco e cl.i attacco ne lla zona tattica della piazza, ma da solo può difficilmenre conseguire risultati duraturi senza tma intensa e perseverante concentrazione cl.i fuoco, specia lme nte se il fortilizio non è isolaro, ma congiunto alla piazza ; 4° L'attacco navale è utile complemento a q uello territoria le, specialme nte ne lla zona costie ra , e la risolutività d ipe nde da un giusto equilibrio della loro comple me ntare e fficienza; 5° La ma ncanza di un adegu;cito corpo cli sbarco esclude l'utilità di impegna re a fo ndo le navi negli attacchi costieri; 6° L'attacco ·nav,3lc a breve dista nza ed il forzamento dei pass i d ifesi sono semp re da escludersi quando b siluazione non im ponga impe riosamente di arrischh-u e tutto per tutto; 7° I risultati dell'attacco costie ro sono in gene rale p iuttosto mora li che materi,1li, e perciò q uelli piC, di q uesti coslituiscono g li obbiettivi cost ie ri delle arma te. Questi criteri sperimentali, derivati da l conflitto Cino-G iapponese, benché non in perfetta armonia coi risultati di Alessandria, di Sfax, di Lissa, e specialmente con q uelli della guerra di secessione a me rica na , furono qr,elli che informarono le istruzioni generali comunicate il 6 aprile al Sampson, tendenti sopratutto ,1d affermare il concetto seguente: "The lJnited States armored vessels must nor be riskecl,,, e ciò non tanto riguardo a lla Spagna ma s pecialmente in p revisione cli possibili inlerfere nze internazio nali, ad escludere le cp.w li nulla tanto giov;w;,1 q uanto ma nte ne re la fl otta in piena ctlicienza. "ror s uch reaso ns, dice il Ma han, it was recornmcncled - dallo Strategica! board al ministro - that the orders o n this po int to Adrniral Sampson should be perenitory: not that a ny doubt existed as to the cl.irection of this officer, but because it was fclt that the b urden of such a clecisio n should be assurned by a superior :~u thority, less liable to s uffer in persona I reputation from the icUe imp urnt ion of over cau tion, w hich - e non furono poche - at times were ig no ra ntly made by some w ho ought to bave knO\v better, but c.lid not,,. Lodevolissimo criterio di responsabilit;,ì se pubblicamente affermato, che non valse p erò a rispa rmi are severe censure alla condotta del Sampson il quale, se può

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essere censurato, non è ce1to di eccessiva prudenza, poiché le sue lettere al Governo e le sue iniziative dimostrano appunto come quel peremtmy fosse proprio scritto per lui, poiché forse il Sampson, sospinto dai suoi ufficiali e desideroso egli stesso di percuotere ,,quickly and hard as soon as hostilities commence poteva benissimo dimenticare che l'Unione non aveva truppe disponibili per grandi sbarchi, né bacini di carenaggio nel teatro delle Antille sufficienti ai bisogni di una squadra che si fosse impegnata in un attacco ad oltranza contro fo1tificazioni che si supponevano, dagli Americani, più potenti di quanto realmente esse fossero . Le istruzioni informate ai criterii sovra enunciati, e· che perentoriamente escludevano di esporre le navi al tiro delle batterie cli Avana, Santiago, S. J uan, limitavano non poco l'iniziativa del Sampson, nel cui petto palp itava per certo un cuore alla Ferragut, ma esse erano appu nto per tale ragione saggiamente perentorie e corrispondenti non soltanto alla s ituazione militare, ma anche a quella morale. La sintesi dei criterìi direttivi della guerra si personifica nel comandante in capo, onde la sua scelta costituisce un p roblema cli indole generale . La direttività classica. - La direttività suprema tende sempre più, per le ragioni già addotte, a passare dalle mani dell'ammiraglio a quelle dell'ente militare-politico del Governo. Questa diminutio capitis, che può essere maggiore o minore a seconda della situazione, si limita però quasi sempre alla direttività strategica e non si estende quasi mai alla tattica. In tali eventualità, sempre funeste alla integra efficienza del comando, le doti p referibili in un ammiragl io sono quelle dell'uomo d'azione anziché quelle del pensatore. li p roblema della direttività tende quindi a scindersi nettamente in due parti riguardanti l'ente direttivo strategico e quello tattico: collettivo il primo, individuale il secondo. Questa specializzazione della direttività strategica dalla tattica , che già fece così cattiva prova nelle guerre territoriali, qua ndo l'ente sovrano non seguiva l'esercito; ciò che si verificò specialmente con Luigi XIV, col Direttorio, col Consiglio aulico, coI Tsung-li-Yamen, col Divano. .. non aveva mai trovato propizio al suo dominio l'ambiente marittimo. È bensì vero che durante le guerre dell'Impero, tanto Napoleone, quanto l'ammiragliato britannico si assunsero la direttività generale della guerra; ma questa riguardava solta nto la coordina zione suprema degli obbiettivi strategici e non v incolava in alcun modo l'iniziativa dell'ammiraglio nel conseguimento speciale di queste obbiettività, ciò che non menomava le sue prerogative strategiche . Le doti da ricercarsi in un ammiraglio, e che Napoleone non ricercava quasi mai nei suoi generali, erano quindi quelle del comandante supremo, arbitro della guerra navale. Colla introduzio ne del vapore, collo sviluppo della rete telegrafica, colla limitazione dei teatri della guerra, colla prevalenza della pubblica opinione nella direttività dello Stato ... il metodo della direzione a distanza venne sempre più applicato alla guerra marittima, come lo provano l'Italo-Austriaca e la Cino-Giapponese, ed era da su pporsi che sarebbe stato intensamente attivato nell'attuale conflitto, finché la sicurezza delle comunicazioni telegrafiche lo avesse consentito. L'ente direttivo strategico fu dalla Unione costituito da 5 membri, che si ridussero poi a tre: ammiraglio Sicard , comandanti Crowninshield e Mahan, ed assunse il 0

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titolo di Strategica! Board. Quello della Spagna fu costitu ito dagli ufficial i ammirag li e commodori disponibili, in nume ro di 19, ed assunse il titolo cli .funta de genera/es

de la Armada. I due consessi e rano esclus ivamente consultivi, rimanendo l'esecutività nel Gove rno. Non è nostro intendimento esamina re se e quanto la scelta d e l Sam pson e del Ce rvera corrispondessero a questa nuova distinzione, ci preme soltanto stabilire che l'attuale confl itto ha intensame nte menomato le p re rogative del cornando navale, cd ha affermato in modo q uasi assolu to un n uovo criterio cl i e lez ione e cli selezione deg li ammi ragli, il c ui compito non è più q ue llo cli coordinare le s itu azioni, ma bensì d i risolverle ad una ad una nei limiti in cu i vengano d all'ente di rettivo s upre mo circoscritte . Non più l'elaborazione dei p iani cl i guerra e le iniziative strategiche sono di competenza assoluta, come pe r il passato, del comando navale, ma la preparazione e l'attuazione d e i p iani cli co mbattimento, d'attacco e d i marcia tendono a d ivenire sempre più le p rerogative dell'ammiragli.o. Infatti né il Cervera , né il Sampson fece ro ed attuarono dei loro piani di guerra, né p resero iniziative iffiportanti, né risulta c he abbiano colle loro proposte influito sulle d e liberazioni dell'ente d irettivo, e s i limitarono invece, come si limite ranno probabilrncnte g li ammiragli futuri, a detta re disposizioni di ca ratte re tattico ed a prescrivere gl i ordini cl i marcia e d i combattimento delle loro squadre . Questi ordini tattic i, che abb iamo tracciato in a ppos iti diagrammi , non p resenta no grande interesse pe r il piccolo nume ro delle navi costituenti le singole squa d re, ma si p uò osse rvare che negli o rdini cli ma rcia si e bbe p iuttosto riguardo alla sicu rezza tattica contro le sorp rese a nziché alla sicurezza na utica, come è dimostra to da lla formaz ione p rescritta dal Sampson, e che negli o rdini cl i battaglia si prescelse da l Cerve ra e dal De\vey la forma zio ne in linea cli fila , e q ue lla in doppia colonn a d al Sampso n, sia ne lla ipotesi c he il nem ico fosse in o rdine cli fila od in fo rmazione fron tale . Le ord ina nze ad angolo, a g ru ppi, a repa rti stacca ti ed indipenden ti furo no escluse, ma ntenendo rigorosamente l'uniUì tattica d e lla formazione . Si può qu indi concludere che tutte le complicate e laborazioni tattiche, cli cu i si compiacciono i co reografi di parata, sono escluse di frori:te al ne mico e che l'ammiraglio intende oggi, come sempre, cli mantene re la sql1,1dra nella ordinan za più semplice e p iù unitaria poss ibile. Esaminata somma riamente la situazione tattica-intellettua le d ell'amb iente marittirno procediamo a considerare le principa li operazioni ta ttiche d e lla guerra.

LA I3ATTAGLIA

or (AVITE

La sq uadra d e l Dewey, non c urante dei pericol i eventuali derivanti d a llo sba rramento torpedinie ro, d e lla efficie n za ciel q uale, per info rmazione d el Console, g iustamenre si d ubitava, si trovò alle 23 o re 30' del 30 aprile al traverso del Corre g iclo r, in assetto di combattimento, senza esse re sta ta p rima scoperta e segna lata d a lle vedetre nemiche, poiché il servizio cli vigilanza non venne esteso alla zona esterna ciel golfo.

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Condotta tattica della battaglia . - La formazione di combattimento era quella di fila semplice, le navi ne ll'ordine seguente: 0/ympia, Ba/timore, Petret, Raleigh, Concord, Boston. Le navi onerarie segu ivano in coda e vennero staccate dalla ordinanza, per non esporle inutilmente ad avarie, appena superata la linea, ipote tica, cli sba rramento de lla rada. Il Dewey d irige verso Manilla, lentamente, supponendo che il Montojo fosse ancorato presso le fortificazioni ed alle 5 del 1° maggio, riconosciuta la situazione, invertì la rotta dirigendo verso Cavite, senza risponde re al fuoco delle batterie d i Manilla. Alle 3.45 l' Of:ympia aprì il fuoco a 3.500 m. contro le navi spagnuole che già lo avevano in iziato, benché fuori portata. Il Dewey, a lento moto, defil a colle sue sei navi lungo la linea nemica, sostenendo il fuoco d urante una serie di cinque contromarcie a dista nze variabili tra 4.000 e 2.000 metri. Alle 7 h. viene respinto l'attacco del Cristina, ciel D. _/uan d'Austria e di una o due barche torped iniere, ed a lle 7 h . 40 gli Americani cessano il fuoco d irigendo verso l'opposta estrem ità della rada. Alle 11 h . il Dewey rinnova l'attacco, aprendo il fuoco a lle 11 h. 20, contro gli avanzi del la squadra spagnuola , le batte rie e l'arsenale cl i Cavite, con manovra di defilame nto e controma rcia pressoché simile alla p recedente. Alle 12 h. il Concord ed il Petrel, in virtù della loro esigua pescagione, entrano nelle insenatu re cl i (avite e cli Ba lkor e compio no la d istru zione delle n,w i D.Juan d'Austria, l!tloa, Luzon, Cuba, Duero, Lezo, A1~os, Velasco, Ivlindanao, catturando il Rapido, F:rcote ed il 1v!anilla. Alle 12 h. 30, per ord ine del comancbnte l'arsena le, viene alzata band iera parlamenrnria cd il fuoco cessato. Verso il tramonto, il Dewey dà fondo d i fronte a iVfanilla con quattro navi, avendo lasciato il Conco1'd ed il Petrel a guardia- di Cavite. Egli chiede la resa d i Man illa con minaccia d i bombardamento, ma la domanda è resp inta . Il giorno segue nte - 2 maggio - il Dewey procede alla occupaz ione d i (avite , ed il 3 maggio alla occupazione de i forti e delle isole che dominano l'entrata della rada . La squadra spagnuola aveva preso posizione fra la p unta Sandlcy e la te rraferma, per sbarrare l'entrnrn dclb rada cli Cavite e rimanere sotto la protezione delle batterie, nel modo indica to da l d iagramma. Le navi, in ordine di grandezza ed efficie nza balistica, si erano imbozzate, pronte a fila re gli o rmeggi, essendo protette da qualche torpedine. Du ra nte la notte si era fatta buona guardia e si erano ultimati i preparativi di combattimento, conoscendosi dai dispacci tclegratic i che il De·wey sa rebbe e ntrato verso mezzanotte ne lla rada. Alle 5,"40 il Montojo apre il fuoco, benché il nemico fosse ancora fuor i tiro, e lo ma ntie ne intenso, quantunque inesatto ed inefficace, quanto glielo consente lo sta to delle navi. Iniziato l'attacco, le navi spagnole capaci cli movimento filano gli ormeggi e combattono manovrando a piccolo moto, per maggiore sicurezza difensiva. Riconosci uta l'impossibilità cli sostenere più a lungo la lotta a distanza, il Montojo tenta, verso le 7,1' cli investire la nave ammiraglia nemica. Il D. )1,1,an d'Austria imita la manovra ciel O·istina e pare, secondo il rappo1to ufficiale ciel Dewey, che due barche torpediniere, uscite a tutta forza dal pono, cliri-

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gessero contemporaneamente contro l'Olympia giungendo una di esse quasi a porca ta di siluro. '; 11 fuoco concentrato e rapido di tutte le navi americane arrestò l'avanzarsi della Chst~na e del D. Juan che, crivellate, incendia te, senza governo furono gettate alla spiaggia, ed affondate dai loro equipaggi per ordine dcll'ammirnglio. Le due barche torpediniere furono egualmente affondate. Alle 7,"30 l 'ammiraglio trasborda dal Cristina sul Cuba e, durante l'allontanan1cnto della squadra america na s'attende al rio rdinamento delle navi superstiti ed al salvataggio degli equ ipaggi naufragati e feriti del Cristina, Castilla e D. Juan incendiati ed affondati alla spiaggia. L'ammiragli o sbarca alle 10" da l Cuba, avendo o rdinato di prepa rare le navi superstiti per essere affondate, sbarcando materiale ed inutilizzando le armi , se il nemico si ripresentava per l'attacco, essendo inutile ogni ulteriore resistenza navale. Il Mo ntojo, benché ferito, provvide alla d ifesa clell 'arsenalc, il cui comandante fece alzare bandiera bianca alle 12" 1/1, quando ogni mezzo di resistenza locale era esa urito e le navi affondate. Preso consiglio col governato re della piazza di Cavite e col comandante l'arsenale, dopo provveduto alla organizzazione cli un battaglione di marina per difesa loca le, il Montojo lascia verso il tramonto l'arsenale, recandosi a Manilla di fronte alla q uale, con minaccia cli bomba rdamento, si era ormeggiata la sq uadra americana. Risultati della battaglia. - I risu ltati del combattimento sono presso a poco i seguenti: l. Distrutte, incend iate ed affondate in ca usa ciel combatt imento le navi Cristi/la, Casti/la, D. Jucm de Austria ed Ulloa; 2. Affondate per ordine ciel Montojo, benché poco malconce, le rimanenti sette navi mino ri; 3. Catturati tre piroscafi di mi nimo valore mil it,ue: 4. Rigalleggiate, più tardi, il Cuba ccl il luzon; 5. Le navi americane non soffersero che minime ed insign ificanti avarie, e non ebbero che due rnorti e nove feriti; 6. Le causalità spagnuole furono a bordo oltre il 20%, delle quali la massima rarrc dovuta al Cristina, che perdette la metà del suo equipaggio; 7. La percentua lità dei colpi utili america ni fu del 9% col cannone eia 0,203; ciel lo/o, col O, 152; del 3 ,5%, col o,·120; ciel 2% per le piccole artiglierie. È probabile che la perccncualicà per i calibri minori sia stata più fone; 8. L,1 percentua lirà del tiro spagnuolo può essere difficilmente stimata, ma parrebbe che sia stata cli circa il 3%, avendo g li ,rn1eric;ini constatati 30 bersagli, e gli spagnuoli dichiarato circa un migliaio di colpi. 9. Né gli americani , né gli Spagnuoli impiegarono siluri, qua ntunque esistessero 19 sta zio ni a bordo di ciascuna sq uadra.

,; Il Concas JìOn fa alcun;i allusione ;i queste torpediniere e vi fu c.:hi le suprKise .. innoccnl market boats•, ma noi crediamo che fossero appunlo le due barche a vapore, ridotte a torpediniere per iniziativa del Moniojo (Nota di 0.U.).

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10. La zona d 'ancoragg io cli Cavite e ra protetta da qua lche torpe dine , e due di queste furono e splose dagli Spagnuoli, forse pe r incute re timore ag li americani, ma più probabilmente per sgombrare la 7.ona di ma novra pel tiro colle navi in movimento. Questi dati di fa tto pe rmettono alcune cons iderazioni ed insegnamenti di no n scarso valore. Insegnamenti della battaglia. - La condotta tattica del Dewey e dei suo i comandanti fu perfetta . La squadra de l Dewey era la sola che avesse, d i fronte a l nemico, la s imulta nea propondera nza de lla velocità e del ca n no ne. La moda lità de lla lotta era q uindi que lla a distanza, e grave e rrore sarebbe stato compromettere questa superiorità per sfoggio di ardimento. La lotta doveva qu indi assumere, come assunse , un carattere cli esercizio a l bersaglio, •à m.odo de negocio, ed essere perciò una "milita 1y execution,, il cui valore sta appunto nell'ave rla saputa preparare ed eseguire quasi fosse una sentenza inap pellabile . Le lame nta zio ni degli Spagn uoli per questo «negocio ejecutado con ente f rialdad,, sono quindi mo lto ingenue, poiché non diversamente essi avrebbero ope rato se avessero saputo conseguire la simultanea p repondera nza della vo locità e de l potere offensivo. Le d isposizioni tattiche ciel Montojo furono lodevoli pe r qua nto rigua rda la preparazione, lo schie ra mento tattico, lo sp iriro di co n1battività e la cond o tta mil itare di quasi llltte le navi. Il solo appunto che potreb be farsi all 'ammiraglio sarebbe quello d i non avere preventivamente giudicato le inevitabili conseguenze della preponderanza tattica del ne mico, ed avere troppo ritardata la risoluz ione cli combatte re a breve distam:a. Se il Montojo invece d i subire per un'ora il preponderante fu oco del nemico, contro il quale le sue artiglierie erano inefficienti a distanze maggiori di 2.000 metri, avesse immediata mente, colle cinque navi capaci cli mantenere una veloc ità cli 12 migl ia e cli un disloca mento sufficiente per investire con e ffic ienza risolutiva il nemico, serrate le d istanze ed impegna ta la m isc hia, egli avrebbe conseguito risu ltati che, se non modificavano completamente la situazione tattica per la finale preponde ranza ciel nemico, avrebbero pe rò glorificato l'eroismo de lla disperazione cu i egli era fata lmente costre tto. Iniziando l'attacco alle 6 anziché alle 7 e sp ingendolo alle ultime conseguenze della misc hia , egli avrebbe portata la sua squadra, quasi intatta ed in piena efficienza mora le, co ntro il nemico c he non poteva so ttra rsi all'attacco, se q uesto veniva iniziato du ra nte l'inve rsione pe r conrroma rcia della squadra ame ricana. TI Montojo ebbe quindi, ma troppo tardi, l'intuizione de lla sola ma no vra che gli consentisse la speranza dì vendere cara la vita e cli scrivere gloriosamente il suo nome nei fast i nava li; ma se l'indugio ha meno mata la s ua fo1tuna non ha me nomata l'ammirazio ne de i forti per lo e roico episodio ciel Cristina. Gli insegnamenti tattici che e mergono con maggiore evidenza da lla battaglia d i Cavite, e che armonizzano con quelli d ì Ya-Lu, parrebbero essere i seguenti: 1° La velocità p re ponderante è a rbitra della modalità tattica cie l combattimento; 2° La preponde ranza cie l cannone e della velocità rende risolutiva l'azione a d istanza convenientemente prescelta ;

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3° Le navi non corazzare verticalmente sono di limitata efficienza q uando non so no dotate di simu ltanea preponderanza mobile e ba listica ; 4° Le casematte e gli scudi, se in feriori a m. O, 1O, per distanze di 2.000 metri sono piuttosto un pericolo anziché una valida difesa; 5° Nessun insegnamento offre la battaglia cli Cavite a riguardo dei grandi ca libri e cielle navi corazzale; 6° li tiro medio a carica rnento rapido è il fattore risolu tivo ciel combattimento frn navi protette od indifese; 7° Il ca nnone da 0,203 per precisione ed efficacia si è dimostrato molto su perio re ad ogni previsione; 8° La percentualità dei bersagli colpiti, per distanze maggio ri cli 2.000 metri, non è p robabilmente superiore al 3%, ma l'esattezza del Liro più ch e dal cannone dipende dalla punteria; 9° Il limite di percentualità conseguibile a 2.000 metri con buona punteria parrebbe essere il 10%, col cannone da 0,203 che si è d imostrato i l più efficiente; rn° Il Liro al galleggiamento, per distanze maggiori di 2.000 metri , non può considerarsi abbastanza risolutivo; 11 ° L'incendio e la d istru zione dell'opera morta, per distanze m aggio ri di 2.000 metri, sono i fattori risolutivi ciel combattimento; 12° Lo sperone preserva ancor,i la sua efficienza morale, ma l'utilizzazione pratic,1 diviene sempre p iù problematica : 13° TI siluro diventa sen1pre meno utilizzabile col crescere della velocità e del potere balistico delle navi; 14° La nave indifesa o debolmente protetta può assa i probabilmente essere arrestara chll tiro rapido concentrato, se il suo attacco è isolato e se rimane esposrn per una ventina di minuLi ad un tiro preciso ed inLenso; 15° L'anacco risoluto di una corazzata non può essere respinto, secondo tutte le probabilit,ì , e.la qualsiasi concentramento cli tiro; I 6° La linea di fila è la formazione migliore per l'azione a distanza guarantita dalla simulLanea prevalenza della velocità e ciel potere balistico. Oltre questi inseg namenti principali , di ca rattere esclusivamente tattico, u n altro importantissimo di indole morale eme rge dagli avvenimenti che sì conclusero colla battaglia di Cavite, ed è che una nazione colpevole ed incosciente può essere trascinata dagli eventi a ricercare una vittin1a espiatrice della sua colpa e della sua incoscienza , ed in mie caso è assai probabile che essa suggelli la sua colpevolezza con una condanna che, come quella del Montojo, colpisca appunto colui che col suo sapere e col suo ero ismo scrisse la pagina più glo riosa che redima l'onore delle armi e della nazione. I L BLOCCO TATflCO DJ CUBA Le considera zioni precedentemente svolte, esami nando la condotta strategica del blocco, circoscrivono in piccolo ca mpo la presente disamina. Il blocco tattico aveva per unico obbiettivo l'esaurimento morale e materiale dell' isola, in modo eia provocarne la rcddizio ne prima del periodo delle piogg ie e dei cicloni.

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Questo criterio fu esatta mente compreso dall'Unione, ma la sua a pplicazione, come già vedemmo, fu strategicamente imperfetta, non già per deficie nw di navi, ma bensì per una errata suddivisione delle forze navali e per un imperfetto intendimento ne lla condotta tattica del b locco. Il criterio tattico p reva lente, nella esecuzione se non della direttività suprema, fu quello e reditato da lla guerra di Secessione. Si comprende facilme nte come i grandi esempi del Ferragut, del Porter, del Dupont dovessero essere impressi nella mente ed agita re l'a nimo degli ufficiali americani, anelanti cli emularli, ma questa imitazione doveva essa essere materia lmente e moralmente rigorosa oppure soltanto suggestiva ed ana loga? Che cosa aveva d i simile la presente guerra con quella di Secessione? Le caratteristiche fonchimcntal i di questa guerra erano esclusivame nte interne e territoriali. La causa de l conflitto era di di ritto interno ed escludeva l'intervento straniero, finché rimaneva, come rim:1se, nella sua indole americana . La soluzione poteva soltanto ottenersi coll'esaurimento delle forze te rritoriali. L'armata era bensì un fa ttore utile e necessario di tale esau rimento, ma lungi dall'esserne il determinante esclusivo essa non era che una funz ione complementare. Questa cooperazione doveva esplica rsi non solo coll'eserci7.io del blocco costiero, ma più a ncora coll'assistenza continua degli eserciti che si appoggiavano al ma re od ai fiumi. La mancanza cli un'armata nemica e l'imp robabilità dell'intervento stran ie ro permettevano cl i non considerare la preservazione della fl otta come un obbiettivo supren10, giustifirnnclone l'impiego in operazion i costie re che sarebbero certamente state escluse se altra fosse stata l'indole della guerra . Queste ed altre considerazioni che si potrebbero addurre, dimostrano come assai diversa dovesse essere la direttivita tattica del blocco cli Cuba da q uella del blocco costiero e fluviale nella guerra di Secessione, e c he perciò i criterii e le aspiraz io ni prevalenti nella ufficia lità non dovessero troppo armonizzare con quell i che dovevano prevalere nel presente conflitto. Agli equ ipaggi ed ufficiali della squadra cli S,11npson parvero certamente troppo prudenti e passive le istruzioni dello St-rategical board, e non mancarono certamente le accuse di excessive timidizv e le eso11azioni to dare and risi?. al evmy event. Apprezzando il lodevole spirito di combattività che ani mava l'armata, dobbiamo però riconoscere che quella excessive timidy era grande saggezza non soltanto strategica e politica ma tattica, come lo d imostrarono le inefficienti iniziative del Sarnpson, cui il governo non s'oppose. La situazione generale, l'indole della guerra ed i criterii mttici costieri che precedentemente esponemmo, consigliavano adunque d i escludere qualsiasi operaz ione che non potesse giovare materialmente e moralmente al conseguimento dell'obbiettivo principa le e limitare il compito tattico ad un rigoroso regime cli blocco. Gli avven imenti costieri che si collegano al blocco cli Cuba sono: Regime del blocco. Attacchi cli fo rtificazioni. Bomba rdamenti di città. Fazioni navali. Esplorazione tattica. Questioni internazionali.

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il regime di blocco. - La rigorosità del blocco e ra condiz ione indispensabile per o ttenere il più ra pido esaurimento, ma non fu conseguita che nell'ultimo periodo della guerra, mentre potevasi immediatamente ottenere nel modo c he abbiamo nel precede nte capitolo indicato. Il b locco fu dichiarato il 21 aprile pe r la sola zona d'Avana da Bahia-Ho nda a Cardenas, lasciando libera la rimanente costiera: il blocco di Cienfuegos fu stabilito debolme nte il 27, ed il traffico di cabotaggio continuò non solo sulla costa me ridionale, ma benanco sulla settentriona le quasi fino al termine d e lla gue rra , come risulta dai rapporti del Sampson. Il blocco della costa meridiona le fu solo dichiarato il 28 giugno, ed alcu ne catture di navi avve nnero senza che esistesse per la zona cli cattura la re golare dichiarazione cli blocco. L'obbiettivo principale della guerra, per le ragioni già addotte, non fu quindi lodevolme nte raggiunto, ciò c he era possibilissimo dislocando due incrociatori o piroscafi aus iliarii pe r ogni po 1to princ ipa le e ma ntenendo una attiva crociera into rno a ll'isola con una divisione di q uattro o cinque corazza te al comando del Sampson. La concentrazione ta nica dclh1 squadra nella zona di Avana , Matanzas e Cardenas, e la spedizione di S. Juan cli Portorico, furono qu indi o perazioni e rrate, superfl ue ed inefficie nti, perché dettate da un criterio tattico non corrispondente al regime del b locco. Attaccbi di /ortijìcaz ion.i. - Le principali ope razioni d'attacco costiero, escludendo q uella di Santiago di cui ci occupe remo in appresso, furono q uelle d i Avana, Matanzas, Carclenas, S. Juan e Manzanillo. L'attacco di Avana e S. Jua n aveva per scopo cli ottenere la capitolazione della piazza per effetto del bombardame nto, m,1 l'obbie ttivo non fu raggiunto per q uanto il Sampson, confonato dal parere dei suoi comandanti, non dubitasse del successo, come risulta dalle relazio ni che accompagnavano i piani d'a ttacco. È necessario avvertire che se la convinzione ciel Sampson e de i suoi comandanti era assolutamente errata pe r quanto riguarda l'Avana, o ve non si ricorresse ad un vandalico bombardamento della città, l'ipotesi del successo era forse giustificabile per S. Juan, sempre pe rò che il bombardarnento della città avesse provocata la resa della pia zza, c iò che e ra assai pro blematico. La situazione topogratica di S. Juan, isolata fra cana li e bassi fondi dalla terrafe rma , poteva ce1tamence consentire l'occ upazione e la preservazione media nte un piccolo presidio; ina implicava pe rò la necessità cli una vigo rosa difesa mobile, l'impiego permanente di alcuni monitors a difesa ciel po1to e non avrebbe ma i consentito la tra nquilla utilizzazione della rada soggetta a contro attacchi ed al tiro cli batterie che s i potevano siste mare provvisoriamente, tutelate da truppe, sulla costiera occide nta le della mela. li solo obiettivo che si sarebbe raggiunto con non pochi sacrifizii, era quello di irnpedire alla squad ra spagnuola cli utilizzare que l porto come rifugio o base di operazio ne. Ciò e ra certo utile, ma dovevasi conseguire, come gi à dicemn10, nei primi quindici giorni del conflitto, o nde se ne può concludere che, se tatticamente l'espugnazione e ra possibile, era però strategicame nte inopportuno il periodo presce lto, cd era sopratutto assai dubbio, finc hé non fosse dis trutta o parali zza ta la squadra del Ce1vera , se i vantagg i consegu ibili bilanciassero i sacrifizii ed i pericoli della occupazione.

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L'attacco di Matanzas e Cardenas aveva invece per scopo l'occupazione di una base eventuale per la squadra operante in quella zona, a complemento di quella di Key-West.. Le condizioni topografiche di Matam:as e Cardenas, benché giovevoli ad una stazione di rifornimento, non erano pere'> militarmente propizie. Non si verificava qui la possibilità di occupare una posizione isolata come a S. Juan, ma si trattava di occupare un po1to interno in una regione fortemente occupata dall 'esercito spagnuolo, ed in comunicazione ferroviaria con culla la parte occidentale dell'isola. L'impresa era quindi inattuabile e dopo qu,1lche ora cli bombardamento e qualche scaramuccia fra canno niere fu definitivamente abbandonata . L'arracco di Manza nillo, eseguito il 30 giugno da 3 vapori ausiliarii, fu piuttosto una ricognizione che un attacco, e quello del 12 agosto, tentato con forze maggio ri, sarebbe forse stato più efficace, se la sospensione delle ostilità non avesse impedito di portarlo a compimento. L'arracco del ]8 luglio con 2 canno niere e 5 ausiliarii non fu dirello contro le fo1tificazioni ma contro la linea di sbarramento, forma ta da vapori e scafi male armati che furono facilmente distrutti. Le operazioni di attacco contro la costiera , esclusa quella cli Santiago, furono dunque inefficaci quanto rumorose e non riuscirono che a pe11urbare il regime del blocco. Bombardamenti di città. - Il bombardamento a distanza è l'azione navale per eccellenza, ma essa è piuttosto di efficienza morale che materiale . Non è da escludersi la possibilit,ì che un sistematico cd intenso bombardamento raggiunga il suo scopo. anche contro piazze forti: ma ove non concorrano altre cause , quali il blocco, l'esaurimento, l'influenza della popolazione, la siluazione militare nel teatro delle operazioni ... è assa i dubbio che anche l'intensità e la continuità ciel bombardamento possano, nei lim iti raziona li dell'azione navale, provocare la resa di una piana decentemente armata e difesa. I.a sola causa che. data la situazione militare, potesse concorrere col bombardamento a determinare la resa cli una piazza, più o meno difesa, era quindi l'influenzé'l della popolazione. Conveniva alla Unione giovarsi di tale mezzo, forse risoltnivo, per scopi che non era no di primaria importanza? · Noi crediamo cli no, perché il bombardamento ad olcrnnza di città che si volevano annettere allo .Stato ern sommamente impolitico, quando pu re si potesse avere speranza che quel mezzo barbarico assicurasse il consegu imento dell'obbiettivo. Se poi si tiene conto che l'obbiettivo conseguito era cli limitata uritilità mentre era cli difficile preservazione , ed implicava grand i sagrificii rnateriali e pe1turbazioni direttive , si deve concl udere che il bombardamento delle città dovevasi escludere, per ragioni tanto militari quanto politiche. L'Unione ha quindi errato nella d irettività tattica del blocco, va lendosi cli una offesa che fu vandalica, perché militarmente inefficace e politicamente dannosa, a solo scopo cli militarisn,o, per emulare, fuori proposito, le gesta della guerra cli Secessione. Faz ioni navali. - Il blocco intensivo implica sempre una sequela di fazioni più o meno importanti a seconda della situazione difensiva. Lo sparpagliamento e l'es igu ità delle forze mobili, avvalorate dalla caratteristica inerzia degli spagnuoli, escludeva no la possibilità cli fazio ni meritevo li di considerazione.


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Le principali fu rono: L'attacco di Maranzas, eseguito dal New- York, Puritan, Cincinnati e qualche cannoniera il 27 april e, che durò circa un'ora, senza risulcato: Le fazioni cli Carclenas dell '8 ed 11 maggio eseguire eia due cannoniere, un'ausiliario ed una torpediniera e respi nte da una ben diretta batreria da terra, che non ebbe altro risultaco che l'affondamento di tre vecchie barche cannoniere: Le scaramuccie fuori Cienfuegos, fra le can noniere Calicia e Nunez contro il Marblehead e l 'Eagle il 29 aprile, contro il Yanlwe nel ·13 maggio, senza alcun risultato, essendosi le cannoniere spagnuole sempre manrenrne sorto la protezione dei fo11i, e quasi fuori tiro. la fazione cl i H~1ba na ciel 10 maggio fra il Venadi to e Nueva 1:.:,:'ìj)ana contro due cannoniere e q uattro ausiliari americani. Le due cannoniere spagnuole approfittando della lontananza della squadra cli Sampson e dei monitor, si arrischiarono a mettere il naso fuori del porto senza però uscire dalla zona cl i prote7.ione dei foiti, fuori della qua le si mam enne ro pure le navi americane. In ca li condizioni il canno neggiamento non ebbe risultati ed al tramonto le navi spagnuole rientrarono in porto per non più uscirne. Le avvisaglie elci 22 e 30 g iugno innanzi a S. Juan. Nella prima il Terro1~ !sabei 11 alle 13hdiressero contro il S. Pa11! supponendolo debolmente armato. Il Terror che forse intendeva usare il siluro d iresse a tutta forza concro il nemico. m a colpito da due proietti cb mm. o,·15 a circa 4.000 rn ., uno elc i quali g li ruppe il congegno elci timone e l'altro g li inurili7.zò urnl delle due macchine. dovette gittarsi él lla costa. Nel la seconda avvisaglia l'Jsabel 11 ecl il Concba. appena riconosciuto l'armamento ciel Yosemite, si ritirarono. Altre fazioni cli m inore importanza si ebbero a Guantana mo, Nipe, Cabanas, Tu nas. Caimanera . .. e gli insegnamenti che da tutte queste piccole operazioni si posso no dedurre sono i seguenri: 'I O Lo spa rpagliamento delle forze non può riuscire che a farle d istruggere al la spicciolata od a paralizzarle nei porti; 2° Le fa zioni minori si svolgono quasi seir1pre con minimo risultato, su lla zona l im ite ciel tiro costiero; 3° La guerriglia tattica, per quanto rumorosa , e di scarsissima cooperazione alla risolutività del conflitto, mentre assorbe una quantità di energie materiali e morali a danno delle operazio ni realmente risolutive. Q uesti insegnamenti debbono meditarsi in ll'alia dove le tendenze alla d issemina zione costiera delle forze crovano rnnre simpatie e tante cause incentive. L 'esp/01-ctz ione talli ca. - L'esplora zione e l'informazione navale hanno una grande impo rtanza nella condotta di un b locco costiero molto esteso, per la deficienza di altri mezzi cli sicurezza e di avviso. Le condi zio ni spec iali ciel conflitto, per 1rn111canza cli d ifesa mobile, rendevano l'esp lo razione tattica quasi superflua , ma ben dissimile sarebbe il caso se hl flotta difensiva fosse in grado di mantenersi operosa, specialmente se con minacce esterne e concorren ti verso la zona del blocco, quale sarebbe il caso del blocco della nostra costier:01 Ligure e Tirrena. L'attu ale conflitto non presenta quindi alcun insegnamento circa l'esplorazione, ma può fornirne qua lcu no riguardante il servizio d 'informazione.

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Se la zona di blocco fosse concava, il collegamento tra le stazioni sarebbe garantito senza difficoltà, ma quando la zona è circolare, insulare, convessa le relazioni fra le forze scaglionate divengo no difficili. L'uso del telegrafo è da escludersi, poiché l'af fondare un cavo è questione tro ppo grave che solo in eccezionalissimi casi potrebbe adottarsi. La segnalazione a grandi dista nze richiede occupazion i di isolette, p romontori, altitud ini e me7.zi che difficilissimamente si possono utilizzare. Non rimane quindi che la informazione navale a stazion i successive, regolata il più intensamente possibile. Questo metodo è opponuno, specialmente q uando si adotti il sistema di blocco di crociera da noi consigliato fai momento non c'è ancora la radio - N.d.c.J. Le condi7.ioni geografiche, topogratiche ed idrografiche e.le! teatro delle Antille non erano certamente propi:Lie alla sistemazione di un buon se 1vizio d'informazione, ccl il regime cli blocco prescelto, a grandi concentrazioni tattiche localizzate, non permetteva d 'utilizzare il metodo di collega mento navale. Questa specialità cli servizio fu quindi trascurata, ccl il solo insegnamento che se ne pu ò trarre è che quesrn trascuranza rende perturbata, per non dire impossibile, la rigorosa attuazione del blocco. L'ammiraglio fu qu asi sempre all'oscuro degl i avvenimenti che accadevano fuor della zona tattica della sua nave, ignorò assai spesso la localizzazione delle navi distaccate, ccl il più valido mezzo d i in formazione fu ti telegrafo con New York, donde egli riceveva notizie generali, ma anche special i dei legn i clirendenti dal suo comando. Questa grande imperfezione direttiva del blocco non ebbe conseguenze data la situ a7.ione, ma i grandi inconvenienti che si verificaro no impongono cli consicler,1re il servizio cli collegamento come una grande funzione cli ordine e cli cfficacità dirertiva.

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Questioni internazionali. - Il blocco ha messo in evidenza non poche lacune ed imperfezioni del nostro rudimentale diritto internazionale. La Spagna e l'Unione non avevano aderito alle clausole del trattato di Parigi [del 1856], considerando la corsa come un diritto ed uno strumento efficace del debole contro il forte, ma né l'una né l'altra se ne valsero realmente, senza però rinu nciare a valersene, mentre riconobbero le disposizion i riguardanti la bandiera e la merce. Questa facoltà d i aderire a sanzioni internaziona li, riserba ta all'ultimo n1omento, costitu isce una menomazione del diritto dei firmatari, e per quanto riguarda il diritto elci neutri dovrebbe essere oggetto cli p ù accurata sanzione internazionale. Disposizioni piu accurate sono pure indispensabili per regolare le seguenti questioni: La classifica del contrabbando; la cessione cli navi e materiali da guerra, con o senza simulazione; g li arruolamenti ed i prestiti pubblicamente attuati; Il rifornimento del carbone, che secondo l'attuale disposizione dà luogo a rigori come quelli imposti agli Spagnuoli in Porto Said ed in Suez, od agevolazioni come quelle quasi ovunqu e usate agli Americani in Hong-Kong, S. Tomas, f-fayti, Giamaic-1; L'uso delle stazioni rclegrariche neutrali e la facoltà di tagliare cavi a servizio cumulativo, od imporre alle società private obblighi onerosi, od anche cli prendere a bordo le cime dei cavi tagliati, utilizzando a proprio vantaggio le linee internazionali; L'utilizzazione di porti neutrali come base cli riapprovvigionamenro; l tribum1 li delle prede che, secondo noi, dovrebbero essere internaziona li, onde evitare le controversie che si risolvono in arbitrati . Queste cd altre impo rtanti q uesrioni dovrebbero essere meglio studiate, risolte e sancite da un codice internazionale, a regolare tutela degli interessi dei neutri. Turte le operazioni che si collegano al blocco tartico fu rono q uind i o nel con certo o nella attuazione molto imperferte. Il regime del blocco fu errato; gli attacchi costieri rumorosi quanto insufficienti; l'esaurimento dell'isola non conseguito; i bombardamenti delle citt~ vanda lici ccl impolitici; le fazion i navali di nessuna efficienza risolutiva, benché giovevoli ad eccitare l'istinto cli combattività; l'esplorazione tattica non regolarn , la v io lazione del diritto internazionale flagrante e continua .

ASSEDIO DI SANTIAGO Le questioni riguardanti l'assedio, che durò dal 16 l'vlaggio al ]6 agosto, per ragioni di ordine si possono disti nguere nelle seguenti: Situazione clellR piaZ7.a; Regime clell'asseclio; Operazioni offensive e difensive. Ci occuperemo solamente di quelle operazioni che si svolsero nella zona tattica della piazza, riserva ndoci cli esamina re in appresso le due qu estioni imporranti della battaglia di Santiago e della cooperazione territoriale. La situazione delta piazza. - Gli elementi cd i dati relativi alla situazione furono desunti in massima parte dalla accuratissima opera del 1'v1ùller y Tejei ro, dalle pubblicazioni del Ccrvera, del Sampson e dai documenti ufficiali. La carattc risticn generale della piazza era il suo completo isola mento per mancanza cli ferrovie, deficcnza logistica, poca sicurezza delle comunicazioni stradali, preponderanza degli insorti fuo ri della zona tattica della piazza .

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La caratteristica mantttma era quella cli rifugio, le cond izio ni topografiche essendo incompatibili colle esigenze d i una base d 'operazione n avale. Il fron te a mare, se bene armato, poreva considerarsi inespugnabile. L'entrata della rada, lunga, stretta e dominata da colline a picco sul mare di altezza variabile fra 50 ed 80 metri, misurava alla imboccatura ci rca 150 rnetrì; ma i bassi fondi e lo scoglio del Diamante riducevano questo canale a meno di 100 metri, con profondità ed accostate che rendevano pericolosa la navigazione a navi di oltre 8 metri, con mare alquanto n1osso ed a bassa m,1rea. La vastità e la conformazio ne della rada permettevano di ridossare una (1otta assa i numerosa co ntro il tiro dal mare. li fronte di terra era assai debole, eccessivamente sviluppabile per dare protezione al la rada, ed occorreva una fo11e guarnigione per la difesa mobile esterna, manca ndo buone posizio ni tattiche difensive. Era quind i una piazza completamente aperta, che poteva essere occupma d i so rpresa e di slancio se non si provvedeva a coprirla con opere provvisorie la cui estensione e forza fosse adeguata alla guarnigione. Le opere eia difesa del fronte a mare erano le seguenti: La batteria del Morro, in ba rbetta con grosse traverse, armata di due cannon i da 0.20 cm. e cinque da 0.'16 c. ad ava ncarica, montati quelli il 21 e questi il 18 di maggio, che secondo il Mullererano •defecrivc if not entirely uscless•. La batteria della Socapa, armata con ere obici eia 0.2·1 ad avanca rica, che furono istallati fra il 13 ed il 17 giugno e con due can noni da 0.16 m. d ella Reina Mercedes che fu rono montati tra il 20 e 30 maggio. Per la difesa ciel canale e linee da sbarramento si allestirono : La batteria bassa della Socapa, armarn con sci piccole artiglierie della Mercedes. La batteria Estrella armata con 2 obici da 0 .21, 2 cannoni d a 0 .12 ad avanca rica e 2 da 0.08 a retroca rica, che non fecero assai fuoco. La batteria cl i Punta Gorda , armata con 2 obici eia 0.15, 2 cannoni da 0.09 krupp e due cannoni da 0.16 m. della i'vlercedes che furono installati nella seconda metà del g iugno. Risulta, quindi, che al primo attacco dello Schley, eseguito il 31 rnaggio , non potevano entrare in azione che i sette vecchi cannoni ad avancarica della batteria del Morro, ed è anche assai dubbio se tutti fossero in condizione di fare fuoco. L'entrata nel canale era sbarrata eia t1n cavo d 'acciaio fra punta Smith e Solclaclo, sistemato il 9 giugno, e da 13 torped ini Bustamante, con due srnzioni d 'accensione, disposte su due linee di 6 e 7 ciascuna , La Mercedes ancorata a cala Socapa colla prora in fuori difendeva, coi due cannoni da O,l6 prodieri che le erano rimasti a bordo, la bocca del porto e le linee cli sbarramento, rimanendo però esposta al tiro d'infi lata. Le opere di difesa del fronte cli terra erano costitu ite da tre vecchi forti: Sant'Antonio, Nuevo, Ho m o; che furono armati alla meglio e collegati d<l linea di clifes,1 con trincee d urante il mese di giugno. L'arrna1nento di q uesta linea di d ifesa, che misurava esternamente ci rca lO chilometri, era di 5 cannoni da O, 16, da 0 ,12 e 7 da 0,08, tutti cli bronzo ad avancarica già dichiarati inutili ,by the centrai junta of Ha vana».. . Colla colonna Escario giu nsero a Santiago otto cannoni di vario modello, piccolo calibro, che no n ebbero pi li occasione di essere utilizzati. Le forze mobili disponibili nella provincia cli Santiago, sono il comando del generale Linares, componevano una divisione di circa 8000 uo mini divisa in due brigate al comando dei generali Vara del Rey e Rubin.

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il genera le Toral comandava la piazza d i Santiago, ed il comandante Peclemonte la stazione marittima. La Giunta di difesa era presieduta dal Toral e composta di quartro capiservizio. La provincia vast iss ima comprendeva i d istretti orientali cli Manzanillo, Santiago, Guantanamo e I3aracoa, con una estensione superiore a 40.000 kil. q ., onde si comprende facilmente che forze così esigue, in paese tanto difficile ed infestato dalla insurrezio ne, non potevano eserc itare alcuna difesa mobile, ma dovevano rimanere su lla d ifensiva localizzata a pochi punti più o meno protetti. Deducendo i distaccamenti cd i presidii lasciati nella provincia risulta che presero parte al comba ttimento del 1° luglio 3.000 soldati cli fanteria regolare, 1.000 soldati volo ntari e mobil iz7.ati, 500 soldati d i cavalleria, m olti dei quali appieda ti, 500 soldati d'a,tiglieria di fortezza , 1.000 marinai di 4 compagnie da sbarco. La forza vera combattente era, quindi, presso a poco di seimila soldati , non tenendo conto della mi l izia nnionale imp iegata alla tutela dell'ordine, o per meglio dire ciel disordine cittadino. Per non venire meno al sistema chisciottesco questa povera divisione cli 8.000 soldati fu innab:ma , il '10 giugno, alla dignità di 4° Corpo di esercito. Ciò che rimane incomprensibile è la condotta del Governatore generale che, in quaranta giorni dall'arrivo di Cervera in Samiago, colla certezza dello sbarco ed attacco nemico con forze che egli stesso non stimava minore di trentamila soldati, non provv ide a rinfo rzare e provvedere la piana, ed ~mese il 22 cli giug no, cioè oltre un mese, per ord inare al colo nnello Escario di reGirsi con una colonna di 3.000 soldati da Manzanillo a Santiago. È ben vero che le provvigioni erano scarsi!:ìS ime nella piazza , ma cli chi era la colpa' La costiera orienta le non era forse stata fino alla fine del maggio intera men te libera? Giamaica non era forse a cento miglia' Hayti non era forse ad eguale distanza? Non esisteva no forse in Santiago sei vapori con cui si poteva l,irga mentc approvigion,1 re la città? Alla fine elci maggio, quando il b locco assunse la intensità cli un assed io regolare, si avevano in Santiago provvigioni per venti giorni, con poca esuberanza di riso, che verso la fine ciel giugno divenne l'unico vitto del soldato. li peggio si è che le città del distretto era no affamate e dovevano essere provvedute o soccorse da Santiago, ove la zona di coltura in un raggio di venticinque ch ilometri era abbastanza protetta dalla guarn igione, mentre le campagne pù distanti erano saccheggiate :a mansa lva. Le descrizioni della miseria e dell'esaurimento di tutta l'isola, non esclusa l 'Avana, fino da i primi mesi del blocco gridano venclcrra contro il Governo centrale ed insu lare che a nu lla provvide quando, d ichiarata la guerra, si aveva ancora la possibilità di rifornire con sicurezza i principali po1ti di Cuba. Il carbone era assai poco e scadente, ed in tutto non superava le 3.500 tonnellate, ciò che non era sufficiente per approvigionare al completo la squadrn ciel Cervera per un viaggio di ritorno in Europa . La squadra era qui ndi vincolata a Sa ntiago od alle Antille. La salvezza del Ccrvera poteva essere il Restormel che, facendo diligenza eia Portorico a Curnçao, era giunto in v ista di Sa ntiago il 25 maggio con 3.000 tonnellate di buon carbone. Il i\lfi.iller cerca di scusare l 'inattività del Cervera, che non salvò il piroscafo catturato dal S. Paul dopo un'ora di caccia •at quite a clistancc

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from the mouth of Santiago harbour• ma noi crediamo che nessuna scusa sia ammissibile, e ciò tanto più perché appunto in quell'ora il Colombo era pronto a muovere •Steam up» ed uno dei dtie cacciatorpedinieri avrebbe dovuto essere sempre in pronto alimento. ,,Fale is not always jusrJ., dice il Mi.iller, ma noi crediamo che in questo caso sia più opportuno esclamare col Wilson «of what use is tbc Gods' helph to those w ho will not help themselvcs!" La conclusione si è che la piazza non aveva alcuna speranza di resistere più di un mese; poteva essere privata d'acqua col raglio dell'acquedotto; le truppe non avevano che 200 cartucce per munizionamento; l 'artiglieria era in condi zioni peggiori . .. onde turco concorreva a dimostrare la necessità imperiosa della partenza del Ceivera, per effetto della q uale si sottraeva la squadra e la città al perico lo che le mimacciava. Regime dell'assedio. - L'ammiraglio Sampson, giunto il 1° giugno a Santiago, prescrisse le norme rigorose dell'assedio, onde escludere ogni possibilità di evasione inosservata od incon trastata del Cervera. Le principali disposizioni avevano per scopo di mantenere, sia di giorno che cli notte, con qualsiasi tempo che permettesse l'uscita da Santiago, una forza suffcieme a combattere con successo la sq uadra del Cervera. A tale fine il rifornimento del carbone fu fatto, possibilmente, in mare, con sistemi che permettevano l'imbarco di oltre dieci tonnellate per ora; le corazzate non furono mai allontanate che una sola per volta; le navi più veloci furono ma ntenute in condizioni di dare la cacc ia immediatamente e la zona cli assedio, durante la notte, fu limitata ad un massimo di 6 miglia e ridotta a seconda delle condizioni elci ma re e della oscurità. Una linea esterna d i g randi navi, a sci miglia, una seconda cli incrociatori a tre miglia, ed una terza di barche e cannoniere a minima distanza dalla costa costituivano la formazione notturna d'assedio. Una grande nave, sostenuta da altra guardiana, aveva la fu nzione d i rischiara re, durante la notte, lo specchio d 'acqua ed il canale d'entrata del porto. Di giorno le sentinelle e gli incrociatori si allontanavano dalla costa e la squadra rimaneva sparpagliata , fuori tiro , con macchina ferma e la metà delle caldaie in prontissimo a!imeneo. Le navi permanenti nella zona di assedio non furono mai meno di dodici col relativo complemento cli piccolo naviglio. Con tale regime si poté mantenere un rigoroso assedio adeguato a tutte le esigenze della situa7.ione, e se il compito ciel Sampson fu assai pi ù facile cli quello del Je1vis al blocco di Brest, ciò non esclude che egli, adottando i provvedimenti del grande ammiraglio inglese, abbia lodevolmente operato. Operazioni qf/ènsive e difensive. - Il Mi.iller y Tejeiro ha, con grande esattezza, esposto il diario del blocco, onde, riferendoci a quello, ci limiteremo ad alcune considerazioni cli maggiore interesse. I combattimenti del fronte a mare della rada si susseguirono quasi sistematicamente tutti i giorni , nelle prime o re della mattina, a scopo quasi esclusivo di esercizio al bersaglio.

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Gli attacchi intensivi, a scopo di distruzione, furono eseguiti il 31 maggio dalle 14 alle 15 'h; il 6 giugno dalle 8 1/2 alle 11, con oltre 90 cannoni di grande e medio calibro; il 2, 10, 11 luglio onde sostenere gli attacchi, contro le trincee, ciel corpo sbarcato. Tutti questi bombardamenti non ebbero alcun risultato decisivo. I forti o batterie del Morro, della Socapa, di Pu nta Gorda , benché danneggiati e costretti temporaneamente a sospendere il tiro, non furono mai inutilizzati e nessun cannone fu smontato, quantunque le piazzole fossero spesso quasi ostruite dagli effetti di scoppio delle granate. Il solo danno veramente distruttivo fu quello delle granate a dinamite del Vesu.vius che, cadendo sui terrapieni, aprivano dei baratri enormi, quasi smovendo le fondamenta delie fortificazioni. Il tiro, però, era assai incerto e d i difficile esecuzione, e non poteva eseguirsi che d i notte, essendo il Vesuvi:us completamente improtetto. La nave doveva avvicinarsi molto alla cosca, la portata non essendo maggiore di 9.000 metri. Le gra nate-mina avevano cariche varianti da 100 a 500 libbre, e si ignora quali di queste venissero usate, ma il loro scoppio poteva paragonarsi ai boati di un vulcano. Ogni notte, dalle 12 alle 2, a cominciare dal 23 giugno, il Vesuvio lanciava «with che greatest humanity possible» le sue rre bombe a grandi in tervalli, con grande regolarità, non essendo mai distu rbato nei suoi preparativi dal tiro costiero. Benché qu esta specie di arriglieria non abb ia ottenuto grandi risultati, pure parrebbe che no n le si possa negare un gra nde :;ivvenirc. L'operaòone di forzamento è la complementare di quella <li artacco, ma contro ogni aspettativa, gli americani non fecero mai alcun scrio tentativo né prima né dopo la distruzione della squadra del Cervcra. Come spiegare questa rinu ncia ad un 'offesa così tradizionale, così risolutiva e tanto corrispondente all'indole americana ed ai propositi ciel Sampson1 Noi non crediamo che le istruzioni di prudenza cd i pericoli militari fossero un scrio ostacolo al tentativo di forza mento, e crediamo invece che ad escluderlo concorressero due cause fondamentali, cioè: le condizioni idrografiche che non consentivano alle corazzate una p iena sicurezza di manovra e la cenezza che l'uscita di Cervera e la resa della piazz,1 erano inevitabili. I danni del forzamento erano q uindi assai maggiori di quelli che si pmevano presumere colle altre soluzioni, il cui effetto se era d ifferito, non era però cornpromesso. L'avere attribuito al tiro delle batterie ed agli sbarramenti la rinuncia al forzamento fu un errore, poiché le aniglierie erano inefficienti contro le corazzate e la difesa s1.1bacquea, di efficienza assa i dubbia, poteva facilmente eludersi od eliminarsi. Il Sampson sì trovava quindi di fronte ad una situazione assai diversa eia quelle risolte da l Ferragut, c d è perciò n..1turalissirno che la soluzione fosse dissim ile, e non pertanto egualmente lodevole. Che l'intendimento di forzare l'entrata fosse esclusa dal Sampson lo prova l'ordine eia lu i dato allo Schley il 27 di maggio di ostru ire l'entrata affondando lo Sterling. L'a ffondamento del Merrimac, sostitu ito allo Sterling, fu un'operazione meritevole di encomio per l'ardimento e l'attuazione . Il tenente Hobson - naval costructor - con un nostromo e sci sott'ufficiali e rnarinai, diresse all'alba del 3 giugno, verso l'entrata, segu ito da una barca a vapore, per l'assistenza, che doveva rimanere in vedetta allél imboccatu ra ciel canale. Alle 3 ½, il Merrimac era al traverso del Morro, ed alle 4 affondava appena passare le lince di

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torpedini. La rottura del co ngegno del timone, la mancanza cli governo, l'impossibilità d i artraversare il bastimento fecero sì che affondò tro ppo tardi, fuori sito e fu trascinato dalla correme lungo la costa. Lo scoppio cli du e delle sette torpedini preparate lungo la carena, l'accensione di tre to rpedini dello sbarramento, il lancio d i quattro siluri dal Pluton e dalla Mercedes, gli effetti delle artiglierie concorsero a provocare l'affo nclamento . Q1.1ale d i queste ca use fosse la più efficiente è difficile affermare, ciò che imporlél è stabil ire che lo scopo d 'ostruzione fu fa llito, co me fallì più tardi l'affondamento della 1\tlercedes, pure essa trascinata dalla corrente lungo la spiaggia. Mi litarmente l'offesa e la difesa si comportarono lodevolmente, ma dallo episodio del Merrimac e dall'a ffondamento della Mercedes parrebbe potersene dedurre che l.'osr ruzionc cli un passo , se è imp resa audace e pericolosa , è però d i effetto Hssai problematico. se non eseguita colla massima calma e con tutti i provvedimenti marinareschi opportun i. Fra le o r erazio ni cli assedio deve p ure comprendersi l'atrncco e l'investimento della piazza per opera del corpo sba rcato. L'ohbiettivo dello sbarco era l'espugnazio ne d i Santiago onde eliminare il potere nav,ile, e perciò fu operazio ne esclusivamente tattica nel concetto e nella esecuz ione. La spedizione, comandata dal generale Shafter, part1 da Ta111p,l il l4 g iugno; il 20 era cli fro nte a Sa nti,1go. il 21 sba rcava a Daiquiri. La forza ern di cirn 1 J.6.000 so ldari ripartirn in due divisioni comandme eia! \Veeler <.' dal La,,Ton, con scarsa artiglieria, mancanza cli servizii comrlcmentari, trai no, eq uip,1ggia111ento . .. un complesso mo lto filihusticro. Lo sba rco si effetruò sorro la protezione deg li incrociatori, mentre le corazzate bloccava no da vicino il po110, temendo l'uscita del Cervera. L'operaz io ne del lo sbarco fu lenta, disordinata . e richiese quattro giorni per lo sba rco del materiale per rnoclo, che p rima del 26. le trup pe non erano in condizioni di iniziare l'offensiva. Gli Spagnuoli non s'opposero allo sba rco, forse perché eseguito troppo clist:1nte (!alla p ia:aa , ma il generale Rubin impegnò qualche sca ramLtccia contro gli avamposti, ritirandosi successiva m ente verso la li nea esterna delle posizioni d ifensive. Il 26 giugno gli Americani iniziano la ma rcia, ed il 1° luglio ha luogo l'attacco dell a linc,i d ifensiva degli Spagnuoli, colle brillanti fazioni di El Caney e di S. Juan che ca nto illustrarono il valore delle truppe spagnuole . La battaglia d urò rutto il giorno, ma l;.i grande superiorità n umcrica degli Americani costrinse gli Spagnuo li a ripiega re clall,1 l inea cli difesa esterna a quella delle trincee, intorno al l;i qu ale si strinsero sem,pre p iù gli av.imposti nemici. Il giorno 2 si rinnovò più debolmente r,macco, che si ridusse nei giorn i successivi ad un lavoro cli approccio di tri ncee con relativo scaramucciamento. L'arrivo della colonna Escario forre d i 3.800 uomini, e l'esperienza fatrn del va lore delle tru ppe spagn uole consigliarono gli Americani di attendere gli inevitabili effetti dell'esaurimento. anziché ritenta re la sorte di un assalto che sarebbe staro assai co ntrasrnto. Seguirono pertanto parecchie sospensioni d 'armi, l'esodo in massa della popolazio ne per la rninaccia del bombardamento, eseguito nei giorni 10 ed 11 luglio, la petit:ione elci fuorusciti per un sollecito componimento e finalmente il 16 luglio la car itolazione che accordava gli onori delle armi alla valo rosa guarnigione.

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Di tutte queste operazioni rerritoriali, che si collegano con quelle marittime, due sole esigono qut1 lche specia le considerazione, lo sba rco cd il bombardamento della pinza. Da l 20 al 26 luglio circa 70 navi cli cui 40 merca ntili si trovarono a penata di un attacco diurno o notlurno della squadra spagnuola. Perché non tentarlo? Non era forse sufficiente il panico per mettere il disordine nel convoglio navale? Per quanto il blocco fosse mantenuto dalle migliori corazzate, egli è certo che mo lti incrociato ri erano scaglio nati lungo la cosrn e che perciò l'insegui mento Sélrebbe riuscito disordinato, offrendo facili occasioni di trarre il massimo profitto dalla misch i<l. Considerando i risultati della uscita diurna del 3 lug lio , si ha ragione d i credere che, te ntata d i notte dirigendo sul convoglio, si sarebbe ottenuto, per effcrro ciel pan ico, un risultato assa i p iù confortante cli quello cu i si ridusse, a forza d 'indugi, il Ccrvern. D obbia mo qu ind i concludere che l'ammiraglio spagnu olo , subordinando il concetto srrategico della difesa mobile ad un secondario obbiettivo di cooperazione tau ica nell a d ifesa del la p iazza , co mmise un grnve erro re eia cui derivò l'annientamento della squadra, la capitolnione della piazza e la conseguente riso luzione del conflitto . Il bombarcl;1menro eia terra e da rnare ciel 10 ccl 11 luglio era una conseguenzn della situazione tatticn , ma poco o nulla influì sull,1 capitolaz io ne della piazza che fu dovuta specialmente :a ll'isolam ento ed all'esam imenco, come risu lrn dal verb;:1le del consiglio di guerra tenuto il 15 luglio sotto la presidenza ciel generale Toral. essendo infermo il Li na res. Ciò non esclude già, in modo assoluto. l'efficienza risolutiva cli un bombardamento simultaneo dn terra e eia mare co ntro una piazza la cu i popolazio ne ha esulato, ma dimostra bensì che in tali casi le cause dererminanri la c.1pitol;17.ione sono qu elle che escl udono la possib ili tà cli ogni ulteriore resisrenz,1. La situazione militare è du nque quella che determ ina la conven ienza cl i r icorrere al bombardan1.ento di un.1 piazza soltratta alla influenza della popolazione; e di raie criterio direttivo debbono tenere conto gli uffici.di e.l i mare, generalmente p rocliv i ,id accordare al bombardamento navale una efficienza materiale che ci sembra eccessiva.

11!. - CONSEGUENZE DEL CONfl.rlTO (CAPITOLO V)

Lo studio critico ciel co nfl ino non sa rebbe comp leto se, dopo di avere messo in eYidenza gli insegnamenti che emergono da fatti cornpiuri e suscetribili cli misu ra e d i ca lcolo, non si rice rcassero ,rnche q uegli insegna ment i che si trovano, impliciti se non espliciti, allo stato virtuale se non ancora re,1le, nel la situazione generale derivante dalla conclusione del conflitto.

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Della scienza del poi ne so no piene le fossa, disse il poe ta, e benché essa sia sostanzialità de l vero che fu , contiene anche l'essenza di quello che sarà, dalla quale solta nto assume valo re di dottrina. Gli insegnamenti non sono tutti egualmente satu ri di verità allo stato puro, assoluto, matematico, ma hanno infinite gradu azioni in tutti i fe nomeni a seconda della rigorosità dei rapporti dai quali de rivano. I crite rii cli relatività che si possono dedurre eia nuove situazioni, in qualunque ordine di fenomeni, religioso, morale , filosofico, politico, scientifico ... costituiscono nuovi princ ipii direttivi, benché deficienti di reale sanzione ed avvalorati soltanto da lla ragione di analogia fra le cause e g li effe tti . Non sempre le previsio ni assumo no forza e caratte re d 'insegnamenti, ma quando eme rgo no rigorosamente da fatti e fenomeni i cu i rapporti hanno una sufficiente analogia storica co n altri, non s i potrebbe lo ro negare trn va lore teorico che , per quanto induttivo, ha la veridicità di un insegnamento sperimentale. Pe r codeste ragioni ag li insegnamenti d eduttivi esposti nei capito li precedenti ho coordinati anche quelli induttivi, che emergono virtualmente, se non ancora realme nte , d alla situazio ne gene ra le derivante da lla conclusione del conflitto. Alcune considerazioni che verre mo esponend o furon o già accennate ne l nostro precedente lavoro, ma le condizioni eccezionali di quella pubblicazione, avvenuta contempora neamente agli avvenime nti, non permisero d i analizza re con ordine ed esattezza tutte le conseguenze del conflitto, per modo che g iudichiamo necessario cli rie samina re l'in1portantc que stione . Le conseguenze, le previsio ni o gli insegname nti c he e me rgono dalla nuova situazione, per ragione di mc Lodo e d i ordine, possono distinguersi in classi che riguarda no: 1° Le Colonie. 2° L'Unione . 3° I.a Spagna. 4° L'Europa. •**

Le situazioni riguardanti le Filipp ine, Cuba , Portorico sono abbastanza dete rminate per po tere con s ufficiente verità, giudicare l'avvenire dalla situazione presente. Il Ma han e spresse in un brevissimo articolo p ubblicato ne ll'Engineering Magazine del genna io 1899, alcuni apprezzamenti circa 1be relations of the Un.ited States

to their n ew dependencies. L'illustre storico non considera l'avvenire politico cli q ueste n uove d ipe nde nze, cioè se esse avranno la sovra nità indipendente, o se saranno soltanto autonome amministrativamente, o ppure se verranno annesse come provincie dello Stato, ma dal co mplesso delle sue argome ntazio ni si comprende che l'autore intende applicare alle nuove dipendenze il siste ma del souereign power p raticato nell'Egitto e ne ll'India. •Benevolence and beneficence , streng thened by force - dice il Mahan, d evono ass icura re - to the new subjects of the nation peace a nd inclustry, uninterrupted by wars• .. Nel co ncetto imperia lista le nuove regioni sono soggette e non libere, e la nazio ne dominante deve ad esse assicu rare pace e benessere ma teriale secondo il si-

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sterna inglese, ciò che è già qualche cosa di più e di meglio di quanto conse ntiva il metodo coloniale della Spagna Gli intendimenti d e l partito imperialista ora prevale nte nella Unione sono quindi perfettamente determinati. Portorico è e rimarra parre integrante dello Stato, la cittadella militare del bacino Caraibico, q ualunque sia il partito prevalente, fosse pure quello democratico ed anti-imperialista. Su questo fatto non può sorgere dubbio, e l'Europa deve fin d'ora prevedere la grande influenza militare di questa nuova acropoli nelle fuwre lotte per l'inte rnazionalizzazione del canale interocea nico. Il desLino di Portorico è di divenire la Malta del bacino Caraibico, la sentinella avanzata dei canali di Panama e Nicaragua, e perciò rimarrà possesso militare e nulla più. La questione di Cuba non può considerarsi ancora definitivamente risolta. Diverrà essa repubblica libera ed indipendente come Hayti? Rimarrà repubblica soggetta a protettorato s imile a quello dell'Eg itto1 Potrebbe divenire un possesso militare come t-.1a1La? Verrà annessa politicamente all'Unione formando il 49° Slato federale? La prima ipotesi è , secondo noi, assolutame nte da esclude rsi. TI governo dcll'U nio ne si è fino ad ora comportato nelle sue trattative col governo repubblicano d i Cuba in modo assai p iù riguardoso ed umano di quello spiegato colla repubblica d e lle Filippine. Q uesta mitezza è indubbiamente dovuta alla influenza de lla pubblica opinione degli Stati merid ionali che, essendo in maggioranza costituiti da elementi fra ncesi e spagnuoli, osteggiano la pol itica imperialista degli Stati ciel No rd. L'el ezione del nuovo presidente determine rà il futuro indirizzo colonia le, ma anche qua ndo il partito democratico riuscisse vinc iLore non vi è alcu na probabilità che il principio della indipe ndenza assolu ta delle colonie possa impors i, perché ciò baste rebbe per provocare un conflitto interno poco d issimile da quello di Secessione. L' indipende nza colonia le può essere, come il bimetallisn,o e l'antimilita rismo, un indice del programma democratico, ma per quanto essa armonizzi colla teoria di Mo nroe non diverrà un cardine politico dello Stato. È pure da escludersi che Cuba possa divenire, come Portorico, un vero possesso milita re , onde la soluzione più probabile è quella di una lenta evoluzione dall'alta sovranità alla definitiva annessione . Molte opportunità agevole ranno questa evoluzione, specialmente se l'Europa , «in altre faccende affacendata•, sì disinteresserà della questione. La via maestra di que lla evoluzione, in qua lsiasi situazione internazionale, sarà pe rò sempre l'inc remento economico de ll'Isola, a l quale si giungerà colla ine vitabile preponderanza dell'elemento americano su quello spagnuolo. Questa preva lenza c he il commercio, l'industria, la finanza, l'immigrazione, i sindacati, il regime amministrativo ... provochera nno , prepare rà l'aw e nimcnto politico della a nnessione, cui terrà dietro, in non lonta no awenire, quella di S. Domingo e d Hayti. Le conseguenze de l conflitto, per quanto possano non corrispondere alle speranze del panico insurrezionale repubblicano altualmente al potere, non cesseranno pe r questo d'esse re grande mente benefiche per Cuba.

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In breve volgere di anni, la Perla delle Antille consegu irà un tale incremento cli popolnione, cli benessere, di vita lità produttiva da non fare rimpiangere, nemmeno all'Europa, la perdita di così im portante regio ne coloniale, ciò che costitu isce un insegnamento assai prezioso per quelle na7.ioni che non seppero ancora o che non sapranno applica re u n sistema di co lonizzazione produtLivo e benefico . Questa evoluzione non potrà forse compiersi senza gravi perturbazioni interne e senza repressioni v iolente, perché difficilmente si passa da un ordine secolare cli esistenza civile ad un altro senza reazioni, ma il risultato finale, cu i la Spagna non sarebbe mai giunta. sarà ce1tamente proficuo alla civiltà, onde il fine giustifica i mezzi, specialmente se qu esti sara nno impiegati con quella benevolenza che è consigliata dal Mahan. La questione delle Filippine si presenta alquanto d issimile da quella delle Antille, e la soluzione della vertenza della sovranirà più difficile e com plicara. Appena pubblicato il protocollo del 12 agosto. immediatamente avvertimmo che l 'a rt. 3° riguarda nte le Filippine era molto involuto, contrastava colla chiarezza e precisione degli altri articoli, e nascondeva perciò un rranello od almeno un mistero che gl i avvenimenti hanno rivelato. L'Unione non intendeva cli compromettere la sua situazione alle Filippine finché fossero condotte a buon termine le pratiche cliplomacichc, e si fossero concentrare forze continentali sufficienti a fronteggiare i n ogni evento quelle della nuova repubblica. 11 buo n Aguina lclo , così terribilmente canzonato dal suo collega in presiclenzialir,ì, espose piagnucolosarnentc nella Revue des Neu1,ws1<· tutta la serie delle can7.onature subile, com inciando eia quelle di Singapore e Flong-Kong, per opera dei consoli Prarr e Wildma n e dell'a mmi raglio Dewcy, cl1e avev,rno dato le p iù forma li g;iran7.ie del disinteressamento degli Stati Uniti, fino ai proclami elci genera.li Anc.lerson, Otis e Meritt, annunzianti che l'America non combatteva già per conquistare terricorii, ma per liberare le popoiazioni dal giogo spagnuolo, ec.l infino alla forsa umoristica delle commissioni inviate per raccogliere le petizioni dei Filippini e corbellarli completamenre coll 'an nessio ne sancira dal trattato cli Pa rigi, col proclama del 4 gennaio che dichiara la sovranità dell'Unione nell'arcipelago, col sequestro del naviglio repu bl icano, coll'.macco proc.l irorio dell'esercito nella notte del 4 febbraio, col bombardamento, colle distruzioni, colle esecuzioni segrete di coloro che volevano l'indipendenza e non soltanto ht nomina le autononlia amministrativa concessa eia chi si era fatto il rivendicatore della oppressa uman ità . Triste pagina q uesta colla quale l'Unione esordisce nella storia, ché gi,1mmai popolo fu tanto ingannato e tradito, ma non sopra l'U nione soltanto ric 1de l'onrn di siffatla impresa. Tutta l'Europa civi le che, riconoscendo il trattato di Par[gi , non ha protestato contro il traffico di un popolo che combmrè e tuttavia combane per la sua liberrà, è colpevole innanzi alla sroria ed alla umanità. Oggidì l'Europa si disi nteressa da ogni sol idale tutela dei cl iritri acqu isiti, lasciandoli manometrere dal primo filibustiere della pol itica umanitaria, ma giorno v err,ì di pentimento, cli tardivi proposit i, di severe censure .. . se non si provvede per

•• Emilio ,\guinaldo, La reril<; s111· la Rét'uh1ticm des Pbilippi11es, 1900 (No1 ,1 di D .13.).

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tempo a fa re argine a Ile crescenti avid ità ccl a stabilire quei capisa ldi del diritto europeo che debbono essere sa lvaguardati dalla solidarietà dell'Europa, e che possono iniziare la legislazione federale eu ropea. ln forza cli tale criterio cli legittima difesa affermammo, nel precedente lavoro, che l'Europa aveva il dovere di non riconoscere quelle nuove sovranità che non emergono liberamente cd evidentemente da guerre di indipenenza, ma da spogliazioni e conculcazioni cli popol i e cli Stati. Il d iritto d'interve nto non deve essere mai consenrito dall'Europa , e nei confl itti d 'indipendenza che potessero sorgere ad essa soltanto deve essere riservato il diritto d'intervento e d 'a rbitrato. Se tale principio fosse stato sancito, come dovrà esserlo ne ll'interesse europeo, la questione cubana poteva risolversi colla indipendenza di Cuba, sotto il protettorato della Europa, e la questione delle Filippine non s,uebbe stara risolta in un modo che griderà vendetta nei secol i. li p rincip io ciel no n intervento exrrn-europeo è q ui ndi sa lut,1re tanto per l'Europa quanto per le colonie e deve perciò essere affermato politicamente e sancito militarmente colla costituzione ciel potere navale eu ropeo. I.a sorte delle Fili ppine o rma i è segnata, né può esservi, per o ra, p roba bilità cl i interferenze eu ropee, finché l'Inghilterra rimane solidale colla Un io ne in questo trafficarncnto elci popoli insoni per loro indipendenza. ma quale porrebbe essere la soluzione futur:1 se quel popolo pe rsistesse, colle proteste e colla insurrezio ne, a non riconoscere la sovranità della U n ione? La questione non è tanto oziosa né tanto ingenu a da non merita re l'attenzione de lla diplo mazia euro pea , po iché no n è troppo p robab ile che l'U nione possa afferma re la sua sovrnn ità su lle Fil ippine, come l'Ingh il terra su ll 'Eg itto e la Fran cia su Tunisi . Il dom inio americano riuscirà certamente più tiranno cli quello spagnuolo. Ad onta de i vanta ggi economici, .ind ustri:1 li , commerciali che derivernnno da l dornin io politico, la repulsivit:ì del le raae e la vio lenza del la conculcazionc non consentiranno per molto e molto tempo la conciliazione degli animi. La rivolta qu indi rimarrà allo stato latente se non attivo, e L1ffermazione dell.:t sovranirù non potrà conseguirsi che colle repressioni crudel i e cont inue. L'elem ento americano non porrà. come in Cuba. prendere ragidameme il soprawenro su quello spagnuolo ccl indigeno, perché mancano gli interessi incentivi ed è troppo numerosa la popolazione per essere facilmente sopraffa lla eia q uella importata. Tentare la colonizzazione per mezzo dei malesi. giapponesi. cinesi ccl anche d i europei è p iù rericoloso che prudente, poi ché se ta le sistem,i può esse re util mente praticato per piccoli possessi mi lita ri . dominati quas i dal can none , se1np re riesce d i assai difficile applicazione per \·a sri domini dove la popolazione indigena , relativarneme numerosa e civilizzata. aspira fortemente ;illa libertà cd alla in cl ipenclenz,1. Queste considerazioni permettoro di concludere che b questione delle Filippine non è ancora definirivarnente risolta; che essa rim,irrà su l cappero internazionale per molto altro tempo, risorgendo ogni qua lvolta ;wvengano conflitti coloniali, e che perranto l'Europa non deve disinteressarsene, finché persista lo sta to di conflitto interno tra la popolazione indigena ed il gm·erno . e soprnturto finché non sia risolta la

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questione dello stretto di Malacca e delle Indie olandesi che non tarderà molto, per le g ravi perturbazioni già esistenti, a divenire una questione niondia le . Col possesso delle Filippine l'Unione si è procacciata una grande base d'operazione in prossimità del quarto nodo logistico mondiale, la cu i importanza diverrà canto maggiore quanto piC1crescono gli interessi orie ntali, e poiché l'Unione può già considerarsi arbitra del nodo logistico interoceanico di Panama, così impona vedere quali conseguenze prossime e lontane deriveranno da questa nuova situazione mondiale, tanto per gli Stati Uniti quanto per l'Europa. ***

Le conseguenze im mediate che derivera nno, per l'Unione, dalla nuo va situazione, emergente dalla guerra testè conclusa, non possono essere con grande esattezza clete rrninate, ma possono con sufficiente approssimazione desumersi dalle caratteristiche fond a mentali cli questa nuova s ituazione che implica pe r gli Stati Uniti una diretta parte cipazione nei conflitti politici o militari, cli ca rattere mondiale. Le caratteristiche principali della nuova situazione parrebbero essere le seguenti: 1° 11 potere coloniale; 2° Il dominio esclusivo del nodo interoceanico cli Panama; 3° Il controllo del nodo logistico di Malacca . Il potere colon iale è costituito dalle Sandwich e dalle Fil ippine, poiché Cuba e Portorico possono g ia cons iderarsi pane integrante dello Stato. Cons iderato economicamente, questo potere coloniale è, per ora , assai misera cosa, e costitu irà per ceno un gravame finanziario sul bilancio della nazione. La produttività futura no n può essere e sclusa , ma essa implica incre menti ag ricoli ed industriali che per le condizioni politiche interne, per la g rande distanza dall'Ame rica, per le difficoltà de lla colonizzazione con elementi esterni che si sovrappongono agli ind igeni e per molte altre n1gioni non potranno svilu pparsi, quanto in Cuba, così fa cilmente. Se poi si considera che ogni spesa di energia destinata all'incremento del benessere e della ricchezza nazionale, sarebbe cli gran lunga più produttiva e rimunera trice se impiegata negli Stati de ll'U nione, ove la popolazione può con vantaggio triplicarsi, s i è costretti a concludere che, date le condizioni della Unione e delle Filippine, la colonizzazione è economicamente un magrissimo affare. Considerata politicamente l'impresa non è un affare miglio re. La colonia costituisce infatti un e lemento eterogeneo nello Stato; c rea una perturbazione politica cd amministrativa; provoca gli attriti internazionali ; genera divergenze nella pubb lica opi nione che potrebbero aggravare le già esistenti repuls ività fra gli Stati del Nord e de l Sud, ed infine essa è troppo g rande per essere un semplice possesso militare , troppo piccola ed isolata per costituire una grande risorsa economica e commerciale. Se a ta li impe rfezioni od insufficienze si aggiu nge la difficoltà, pe r non dire l'impossibilità, cli applicare il sistema colo nizzattore consigliato da l 1vtahan, essendo fo rse più necessaria la violenza che la benevolenza nel compito, e si ponderano le conseguenze che da ta le situazione deriveranno, si deve ammene re che , per l'Unione, questa meschina appendice colonia le costituisce, politicameme, una spina nel ta llone invulnerato di Achille.

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Tutto ciò non significa già che le Filippine non possa no essere un prezioso acquisto coloniale (così potesse averle l'Italia), ma tende a ricordare che ogni rosa ha le sue spine, e che questa ne ha non poche, delle quali tanto chi la spiccava come chi glie la invidia debbono tenere conto per non pungersi, ora o poi, soverchiamente le dita. La ragione milirarc è quella che può giustificare la conquista , non per la cosa in sé stessa, ma per la sua correlazione cogli altri elementi , territoriali e marittimi, della futura espansività della Unione. Se l'appetit vient en mangeant, per u no stomaco di struzzo, conue quello di Chi/d-Ycmkee, le Sandwich e le Filippine non possono essere che uno stuzzichino per l'a ttivazione dei succhi gastrici . Il menu del pranzo non è stato ancora compilato, od almeno pubblicato, ma possiamo formarci un idea delle laute imbandizìoni dai preparativi stomatici dispensati dal Mahan pe r eccitare l'appetito nazionale . Non è il caso di considerare, qui, se e quanto l'apostolato possa infervorare le turbe e trascinarle all'apoteosi imperialista, poiché molte e gravi sono tuttavia le indeterminazioni e le p erturbazioni della coscienza naziona le; ma è necessario riconoscere, ciò che dirnostrammo da gran tempo, che questa coscienza ha da circa clieci anni iniziato il suo movimento evolutivo dalla interna concentrazione alla esterna espansività; che questa evoluzione è progressiva e spontanea; che essa è cosciente del fine benché dubbiosa dei mezzi; che il fortun ato in iziamento provoca e giustiica la pe rseveranza nel programma espansivo; che questo te nderà sempre più a chiarirsi ed affermarsi per ragioni cli Srato e di civiltà, e che oggidì si concreta specialmente nel proposito di pre parare gli elementi interni ed esterni indispensabili alla guarantigia di tutte le uti lità pol itiche , mil itari , econon1iche, commerciali... che l'apenura del canale interoceanico e gli avvenimenti che si maturano nell'estrcrno orienle permetteranno alla Unione di conseguire per la sua prosperità e grandezza. Tutta la propaga nda ciel Mahan, del Clarke, del White e elci lo ro ferventi discepoli non tende che a questa preparazio ne immediata dei mezzi per il conseguimento rapido e du raturo del fine nazionale. Questi mezzi, tuttavia insufficienti ed imperfe tti, debbono essere elevati a raie efficienza che assicuri , come dicemmo, il dominio esclusivo de ll,1 Unione sul nodo interoceanico di Panama ed il controllo del nodo logistico delle Indie olandesi. Il Mahan, a dire il vero, non accenna che al primo di questi obbiettivi, ma sarebbe cecità non vedere che questo implica inevitabilmente il secondo. L'utilità del domi nio esclusivo del nodo panamico non sarebbe infatri completa se essa si riducesse a migliorare solranco le relazioni logistiche marittime fra la costiera orientale cd occidentale degli Stati america ni, ass icurando alla Unio ne il monopolio cli tutti gli interessi delle due Americhe. Grandi vantaggi ne verrebbero certo alla Unione da tale monopolio, ma l'efficienza del canale o d e i ca nali interocea nici è così mondiale, così colossale, da non potersi rimpicciolire ne lla stretta cerchia delle utilità esclusivamente inter-americane. Non è lecito supporre che gli Americani non comprendano, o non abbiano da comprendere, tutta l'in fl uenza futura del nodo panamico sugli interess i mondiali. Le relazioni reciproche dell'America con gli altri quattro continenti hanno per nodo logistico il canale cli Panama, che diverrà il centro cardiaco della vitalità ciel continente che sbarra , dal polo artico all'antartico, le comunicazioni intermondiali.

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Questo nodo panamico non avrà certam ente per l'Europa l 'importanza diretta che esso avrà per le Americhe; ma assumerà però una importanza indirett,i per le comu nicazio ni circom ond ial i, ciò che impone alla Europa, com e g ià d icemmo nei precedenti lavori, l'obbligo cli gua rcnt ire l' internazionalità dei canali, escludendo il monopolio ed il dornin io esclusivo della Unione. A ch i bene considera la situazio ne economica , ind ustria le. commerciale . .. delle Americhe risulterà evidente che la massima util ità del nodo panamico sarà costituita del le relazioni tra nspacifiche anziché eia q uelle transa tlantiche, per la gra nde prepo nderanza della regione orientale su quella occidenta le di emrambe le Americhe. Tale p reponderanza non è soltanto un fenomeno occasionale, transitorio, derivante dal m agg iore sviluppo pol itico ed eco nom ico della costiera atlantica rispetto a quella del Pacifico, ciò che potrebbe parere a chi attribuisse tale p reponderanza alla funzio ne colonizzatrice dell'Europa d urante cinqu e secol i; ma è un feno meno naturale , d ura turo, insito nella struttu ra geografica cd orografica delle Americhe. Lo sviluppo costiero, i b:icini dei grandi fiumi, la linea cl i d ispluvio delle Rocciose e delle Ande, tanto ,11 Nord q uanto al Sud, sono i detenninanti immutabili ed eterni cli una enorme preponderanza di tutte le funzioni virnli della regione atlantica rispcno a quella ciel Pacifico, anche quando la viabilitù inrrareg io nale venisse centuplicata . Ove poi si tenga conto che l'espa nsione arncrican;i verso l'Europa e l'Africa, o rmai acquisita alle nazioni europee, non rrarrù che lim itati vantaggi dal canale pa n:1m ico , m entre quell a verso l'Asia e l'Oceani,1 si g io verà eno rm emente cl i esso, si è costretti a concludere che la massima utilità futura del transito interoceanico, escludendo sempre la funzione circum o ndia le, sa rà costitu ita , per l'Amer ica, dalle rel,1zioni transpac ifiche e no n eia q uelle t r,1nsat lantiche. · Queste considerazioni. di carattere esclusivamente economico, sono poi :1,-valo rme eia quelle politiche e rn iliwri che si colleg:1no alla grand e evoluzione cl i tutte le regioni asiatiche o rientali. Questa immensa rrasforn1:1zionc che si sra appena iniz i:1ndo, che p rovocherà intense conflagr~1zio ni , che si estenderà all e Ind ie o landesi e forse anche alla intera Oceania. se i primi sintomi sono profetici. conferirà al Pacifico una importanza polit ica e mi lirn re che rAtln mico, per le cond izion i d i un su fficiente equ ilib rio, non può p iù assumere . Non intendiamo con ciò escludere l'importanza ciel controllo dell'Atlantico e del domi nio del Caraib ico pe r le Americhe, so lamente affermiamo che queste questioni dallo staro dinamico passano a quello statico, dalla congestività alla latenza, dalla av,rnguarcl ia all,1 riserv,1 clell;1 politica, e che perciò il campo delle attività milita ri tcnd<;!rà sempre piC1, d ura nte i l 20° secolo, a trasferirsi verso il nuovo centro di gravitazione del Pacifico, costituito indubbiamente dal ma r della Cina , i cu i nodi sono gli stretti d ella i'vlalcsia. I3enché qucsco nuovo centro di gravitazione marittim.a mondiale non abbia le caratteristiche m ilitari, strategiche e tattiche, dei ce ntri europei del Mediterrn neo , del m are ciel Nord <.: del nuovo centro americano del m are ca raibico. ciò non pertanto esso, nella sua minore determinazione geografica, non cessa d i essere il nodo di grav iw zionc cleg lt ocea ni o rienta li. Il possesso delle Filippine assicura alla Unione la possibil ità del controllo navale nella zona cl i massima infl uenza ccl è lccilo supporre che cl i tale vantaggio intenda valersi a tutela ed incremento de i suoi interess i.

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Le precedenti considerazioni convergono tutte ad una sola conclusione, quella cioè che l'Unione è , dalla situazione p resente e futura, sotto qualunque aspetto la si conside ri inevitabilmente trascinata verso l'estremo oriente dalla ape1tura dei canali interoceanici cl i Panama e Nicaragua. Questo inevitabile destino, .se non potesse con1pier.si pacificamente, implica il dominio del nodo panamico cd il controllo di q uelli ma lesi, con efficienze politico-militari . Quali mezzi possono assic urare, secondo le giuste previsioni, il conseguimento di questo obbiettivo? La politica delle alleanze può e deve concorrere a guarantire questa obbiettività finché i mezzi m ilitari non siano sufficient i, da loro sol i, al suo conseguimento. L'Unione ha già dato prova cli comprendere q uesta necessità nel precedente confli tto colla Spagna, e certamente non devierà da tale sistema finché essa non si senta in grndo di bastare da sola a sola, in qualsiasi evenienza , alla tutela dei propri interessi espansivi. Il siste ma delle alleanze, od anche quello dei com promessi eventuali, implica però sempre una menomazione nazionale, e la sua precarietiì, sempre sa tura di pericolose indete rm inazioni, rende difficile ed imperfetta la direttività dello Stato. La nazione che ha un compito espansivo, come quello c he è insito nei futuri destini della Un ione , deve considerare le al lea nze come una necess ità finché i suoi mezzi non siano adeguati ,1 Ile sue obbiettività, come un s istema d i difesa contro possib il i e probabi li solida rierà , ma deve rendersi arbitra dei proprii destini col creare rapidamente un potere militare, territoriale e ma rittimo, che le co nsenta cl i lotrnrc da sola a so la contro qua lsiasi altra nazione che possa menomarne l'indipendenza o l'espans ività. La teorica delle alleanze fu già da noi trntteggiata a grnndi linee nel Potere marittiino e nel Probleina ma1·ittfnio dell'!talia onde applicando quei criteri al problema presente e fu turo della Unione, possiamo coucludere che, nella situ,1zione presente, le è indispensabile una solidarietà politirn; c he questa solida rietà deve essere essenzialmente mil itare-marittima e che questa sol ida rietà deve persistere finché lo Staro non sia in grado di tutelare, eia solo a solo , co i p roprii mezzi, non solo la sua integrità, ma anche il suo dominio coloniale. Le nazioni che, come la Spagna , rifuggono da alleanze senza avere mezzi adeguati alla tute la elci loro interessi colonia li ed espansivi, e q uelle che alle allea nze ciecamente si affidano, sono irripniclenti, rna quelle che non hanno nemmeno i mezzi di salvagua rcbre, da soli ,1 soli, la loro esistenza sono colpevoli. Ha l'Unione la possibilità cli risolvere con successo il suo problema espansivo? La soluzione eventuale è consentita dalla solida rietà coll'Inghilterra, ma la soluzione perma nente non può essere data che da un potere militare adeguato alla tutela delle colonie e degli interessi espansivi. L'integrità na zionale della Unione, nei liniiti in c ui si trova oggidì circoscritta , p uò ritenersi sufficie n temente guarantita da mcnormtzioni importanti, onde gli incrementi futur i del potere militare possono considerarsi quasi rutti disponibili per la tutela degli inte ressi esp,rnsivi. Quale dovrà essere l'indole e l'entità cli questi incrementi indispensabili a rendere l'Unione arbitra di sé stessa in qualsiasi evenienza di conflitto?

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Escludendo le solida rietà contro solidarietà, il problema si riduce a determina re q uale è l'offesa piC1 minacciosa che possa impedire il compimento del prog ramma espansivo. Questa offesa , circoscritta a l dominio marittimo, non può essere per ora e forse per tutto il 20° secolo che q ue lla dell'Ing hilterra. Ha l'Unione la possibilità cli fronteggiare con vantaggio, od almeno di escludere colla forza, la probabilità di un offensiva britannica? Noi cre diamo che la soluzione di questo proble ma sia re lativamente fac ile e poco dispendiosa. Il potere navale britannico, benché sia in grado di provocare perturbazioni e disastri nella economia nazionale e colonia le della Unione, non può considera rsi sufficiente ad imporre la risoluzione di un conflitto fra l'Ing hilterra e l'Unione. li potere territoriale britannico, anche quando potesse esplicarsi colla intensità che assunse nell'attuale conflitto Anglo-Boero, sarebbe appena sufficiente per prese1va rc il grande dom inio coloniale de lle regio ni nordiche dell'Ame rica. Entrambi questi poteri sono insufficienti per una intensa offensiva capace cli menomare l'integrità dell'Unione, come questa è incapace di una risolve nte offensiva contro l'Inghilterra . L'importanza del d ominio inglese nelle regioni nordiche è così grande , per ragioni di alimenrazione e di esistenza britannica, da consigliare l'Inghilterra a grandi transazioni e concessioni prima d i compromettere, con un conflitto esiziale, q uesto dominio . Se l'Unione è vulncrabilissima nel suo commercio e nelle colonie, l'Inghilterra rimarrà vulnerabile nel suo Dominio no rdico, rima nendo però entrambe invulnerabili ne lla loro integrità nazionale. La n1aggiore guarentigia della loro reciproca sicurezza sta quindi nella preservazione di questa reciproca vulnerabilità, ciò che implica per l'Inghilterra un potere navale a rbitro della situazio ne colo niale e commerciale, e per gli Stati Uniti un potere continentale su fficiente a compromette re la sicurezza del Dominio britannico. Finché gli Stati Uniti non avranno un potere navale sufficiente a contendere apertamente alla Inghilterra il dominio del mare, ciò che per molto altro tempo e forse pe r tutto il 20° secolo devesi escludere, il problema dell'equilibrio politico s i riduce per l'Unione ad ave re un potere continentale sufficiente a minacciare, coll'ausilio della insurrezione, la sicurezza del Dominio britannico nell'America settentrionale. La prima p,1rte de l problema politico dell'Unio ne si risolve colla c reazione di l1 n potere territoriale, che ora fa completamente difetto, ma che è indispensabile per guarentire l'equilibrio ed escludere, secondo tutte le probabilità, un conflitto era le due nazioni. La c reazione cli questo potere contine ntale, che è anche imposta dalle necessità di dominio coloniale, è necessaria e sufficiente ad escludere, secondo tutte le probabilità, un singolare conflitto, per le gravissime conseguenze che ad entra mbe le nazioni derive rebbero, e che solo potrebbe ro essere giustificate dalla inevitab ilità di una lotta ad oltranza per la esistenza. Tale estrema eventualità non avendo determinanti insiti nella situazione presente, può ritenersi p er molto altro tempo improbabile, a meno di g ravi complicazion i internazionali che sono, pe r o ra , imprevedibili e che in ogni caso non possono comprendersi nel problema di equilibrio singolare cli cui ci stiamo occupando.

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L'entità di questo potere continentale, completamente disponibile per la minaccia contro il Domìnio britannico, è più difficilmente determinabile della sua indispensabilità, ma noi riteniamo che, per ora, e forse per qualche decennio venturo, questa forza possa oscillare sui cento mila uomini. Tenendo conto di tutte le condizioni militari della frontiera fra il Dominio inglese e l'Unione, non che della cooperazione insurrezionale, che sempre si può fomentare, può ritenersi che un esercito di centomila uomini sia sufficiente a mantenere una grave minaccia contro l'Inghilterra, ed a preservare quindi l'equilibrio politico fra le due nazioni. Questo potere territoriale non potrebbe però venire utilizzato senza compromette re il suo principale obbiettivo in imprese coloniali, sempre che la situazione politica non fosse guarantita da trattati, ciò che costituirebbe una speciale ma non generale soluzione del problema. L'esercito coloniale, data la situazione presente alle Antille ed alle Filippine, non potrebbe ridursi a meno di cinquantamila soldati, dei guaii una assai piccola parte potrebbe impiegarsi in nuove imprese, onde può concludersi che la soluzione completa ed efficiente del problema politico implica un potere territoriale di centocinquanta mila uomini almeno, dei quali una terza parte soltanto utilizzabili con sicurezza in ogni evenienza per la tutela diretta e localizzata delle colonie. Queste necessità, derivanti dal nuovo programma espansionistico dell'Unione, le abbiamo sommariamente accennate anche nell'opera precedente, ma riaffermandole e determinandone l'indole abbiamo ora stabilito uno dei principii fondamentali su cui s'incardinerà per il 20° secolo la potenza espansiva della Unione. L'altro cardine di questa espansione sarà il potere navale, che deve essere elevato ad una efficienza non inferiore a quella d i qualsiasi nazione marittima di second'ordine capace di esplicare un grande potere territoria le. Parrà forse strana questa soluzione che si fonda sopra il potere territoriale contro l'Inghilterra e sopra il potere navale contro le nazioni capaci cli grande o ffensiva continentale, ma essa è rigidamente logica e la sola che possa convenire alla Unione. In un lontano, lontanissimo avvenire, il p roblema potrà forse ammettere un'unica soluzione col potere navale, sempreché l'Unione non sviluppi quanto l'Inghilterra gli appetiti coloniali, ma nella presente situazione e per tutto il ventesimo secolo la soluzione più efficiente impone lo sviluppo del potere continentale contro la o ltrepotenza navale e l'incremento navale contro le preponderanze territoriali. La singolarità cli questo p roblema, unico p iù che raro, deriva dalla vulnerabilità del Dominio nordico inglese e dalla quasi insu larità oceanica della Unione e delle sue Colonie. La soluzione generale del problema espansivo esige quindi: 1° La creazione cli un esercito cli centomila uomini per guarentire l'equilibrio anglo-americano; 2° La costituzione di un esercito coloniale cli cinquantamila uomini che dovrà aumentarsi coll'accrescersi degli interessi espansivi; 3° L'incremento del potere navale fino alla equivalenza del massimo potere navale cli secondo ordine, per la salvaguardia del continente, delle colonie, e per l'equilibrio interna zionale .

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Quando l'Unione abbia raggiuntO questa efficienza militare, continentale e marittima, potrà considerarsi veramente arbitra dei propri destini ed un importante fattore dell'equilibrio mondiale. Quanto tempo e quali sacrifizi richiede la solida costituzione cli questo potere militare? La creazione cli un solido, per quanto piccolo, esercito non è cosa facile e sollecita, anche q uando non si deve lottare contro grandi difficoltà fina nziarie. L'organizzazione ex novo di un buon potere territoriale, o ltre la formazione delle milizie in corpi d'esercito solidamente inquadrati, esige un insieme cli provvedimenti che non si possono improvvisare, e che assorbono ingenti capitali. Data l'attuale situazione, per provvedere a tutte le esigenze organiche del fut uro esercito e ciel sistema difensivo territoriale bisognerà creme scuole, stabilimenti, arsenali, caserme .. . si dovrà inoltre provvedere alla sistemazione della rete logistica, specia lme nte verso la frontiera nordica, ed alla d ifesa permanente di tutte le frontiere , onde avere dispon ibile per la offesa il p iccolo esercito su cui si fonda l'equilibrio anglo-americano. Tenendo conto cli tutte le spese cli impianto per l'armamento e.li cento mil a uomini e per la sistemazio ne difensiva d elle frontiere, specialmente marittirne, la cu i inefficienza fu così la me ntata dal Mahan e così perniciosa alla d irett ività del conflitto, s i può concludere che la preparazione milita re territoria le richiederà, s u per giù , la spesa d i u n mi lia rdo a fondo perd uto, ed il progressivo aumento del bilancio fino alla sua consol i.dazione in trecento m ilio ni tenendo conto ciel valore re lativo del denaro. L'esercito coloniale e la sistemazione difensiva delle colonie, considernnclo l'importanza militare d i Portorico e cli Subig, esigeran no una spesa cli circa mezzo miliardo a fondo perduto ed un bilancio o rdina rio che potrà consolidarsi in duecento mi lioni, sempre che non si abbiano nuovi aumenti cli colonie. I.a costituzione di un buon potere territoria le, nei limiti necessarii e sufficienti alla tute la della integrità nazionale e coloniale, impone quindi urn1 spesa straordi naria di un milia rdo e mezzo, ecl un incremento del bilancio ordinario eia considerarsi ad orga nizzazione completa, in cinqu ecento milioni. D,Ho e non concesso che l'impe rialismo riesc~ a supera re tutti g li ostacol i politici e finanzia rii che si opporranno alla c reazione del potere territoriale, rimarrà pe rò sempre l'ostacolo ciel tempo, che non potrà essere superato che gradualmente. 11 processo d'organizzazione dell'esercito e cl i sistemazione difensiva richiederà a lmeno un decennio, quando concorrano tutte le ci rcostanze ,11 sollecito compimento. Quando però si considerano tutte le cause che si oppongono alla duratura prevalenza dell'imperialismo e che sono insite nella costituzione dello Stato , nella etnologia variata della popolazione, ne llo spirito democratico e mercantesco della maggior parte degli abita nti , nella repulsività al militarismo, ne l d isuso dal servizio milita re, nella crescente tendenza al decentramento amministrativo e politico, nel sempre latente conflitto fra g li Stati del Nord e quelli ciel Sud, nella instabilità del governo, nella baraonda amministrativ,1 che s'immedesima con quella elettorale, nelle eterogeneità intellettuali e morali non suscettibili d 'integrazione duratura, ne lla mancanza cli una solida coscie nza nazionale ... si ba ragione e.li sospetta re che la creazione del potere territoriale non sia compito così breve e così facile quanto l'esuberan-

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za dei m ezzi finanziari e le tendenze imperialiste momentaneamente prevalenti lascierebbero supporre. Le esigenze più urgenti, che r iguardano il potere coloniale, saranno forse soddisfatte con maggiore sollecitudine nel decennio, ma quelle che riguardano l'esercito nazionale e la sistemazione difensiva saranno differite, ed è forse ottimismo il supporre che l'in tero ordinamento territoriale, secondo il metodo inglese che è il solo attuabile nella Unione, possa crearsi e consolidarsi durante un ventennio. Queste considerazioni permettono di concludere che il potere coloniale sarà oggetto di maggiori sollecitudini e potrà costituirsi regolarmente nel termine cli un decennio; che l'o rganizzazione dell'esercito nazionale e del sistema difensivo richiederà presso a poco un ventennio e che la spesa rotale sarà cli circa un miliardo e mezzo per la parte straordinaria, con un bilancio ordinario da consolidarsi, ad ornamento compiuto, in cinquecento milioni. Quale spesa e quanto tempo esigerà la creazione ciel potere navale? L'efficienza dell'armata deve essere accresciuta fino ad un limite che, come clicenuno, deve essere determinato dalla potenza delle flotte di 2° ordine. Ritenendo che la Francia , ad onta degli incrementi navali della Germania, della Russia, ciel Giappone, si m anterrà per m olto altro ternpo la prima fra le potenze navali di secondo ordine, il limite che dovrà raggiungere l'armma dell'Un ione per essere completamente arbitra dei proprii destini, è determinata dalla potenza navale francese. Tenendo conto d ella situa zione navale p resente e degli assegni scrn ordinarii già votati dalla Francia per l'incremento dell'annata, si può ritenere che occorreranno due miliardi, a fondo perduto, per l'incrememo della flotta , mezzo miliardo per sistemazione degli arsenali, delle stazioni militari di tutti i serv izi marittimi indispensab ili al funzionamento clell'.1rmata, ed un bilancio orclirnu io, progressivamente crescente, da consolidarsi ad organizzazio ne compiuta, tenendo conto del va lore relativo del denaro, in cinquecento milioni. fa creazione della flotta, anche ammessa l'esuberanza dei miliardi, richiederà almeno un decennio, con assegno annuo di duecento m il ioni per nuove costruzioni , ma l'organizzazione di tutti i servizi per una flotta così potente non potrà certo ottenersi in così breve periodo di tempo. Le difficolcà che si opporranno alla organizzazione del potere navale non saranno certamente rninori cli quelle cui g i,ì. accennammo, poiché, se la creazione del potere territoriale troverà maggiori osta col i e d iffidenze nello spirito clernocratico nazionale, la costituzione di tulli i servizii navali è opera assai più tema e difficile, onde può ritenersi che, date le migliori disposizioni della pubblica opinione e le m aggiori es ige nze della situazione politica, l'org,rnizzazione del poccre navale esiga per lo meno un ventennio. Le grandi difficoltà che incontrarono tutte le nazioni, non esclusa la Inghilterra, per dare alle loro flotte incrementi che sono poi inferiori a quello a cui deve cendere l'Unione, ci pern1ettono di affermare che prima di un ventennio ess,1 non avn\ un'armata sol idan1ente costituita, capace cli lottare eia sola a sola, vittoriosarnente, colla più fo1te marine ria di secondo ordine, condizione indispensabile alla preservazione del potere coloniale ed alla assoluta indipendenza polilica. Il programma imperialista, che nelle grandi linee si compendia nella creazione cli u n potere militare, territoria le e m arittimo sufficiente a tutelare l'espansio ne, le co-

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Ionie, l'integrità nazionale in qualsiasi eventualità di conflitto singolare, implica adunque una spesa straord inaria cli quattro miliardi al minimo, e l'incremento dei bilanci ordinari dell'esercito e della marina dall 'attuale assegno cli circa cinquecento milioni a quello minimo cli un miliardo. La politica imperialista della espansione, in paragone di quella democratica e di concentramento, si risolve qu indi nella spesa annua cli un m iliardo, considerando che gli assegni straordinari rappresentano appunto il capitale corrispondente ai bilanci militari del precedente periodo politico d'isolamento e disinteressamento internazionale. Persisterà l'Unione nell'attuale p rogramma espansivo? I compensi futuri giustificano i grandi sacrifizii che impone la tutela della espa nsione? La situazione internazionale imponeva forse questo nuovo indirizzo politico, finanziariamente così oneroso? Può l'Unione recedere dal programma imperialista o trovare un'altra solu zione più economica al suo problema espansivo? Le nazioni hanno anch'esse il loro fato. Quello della Unione doveva compiersi. Poteva forse d ifferirsi di qualche anno, se gli eventi di Cuba non avessero precipitato. La soluzione del conflitto ha imposto, pel dominio coloniale, il nuovo indirizzo politico. Recedere, se non per la fo rza, è ormai impossibile. L'evoluzione dall'isolamento all'imperialismo è imposta dal nuovo carattere dello Stato. Sospenderla, ritardarla sarebbe danno ed errore. Il problema espansivo non ammet.te soluzioni incomplete per gli Stati che possono risolverlo completamente . Le soluzioni incomplete implicano sempre situazioni subordinate, pericolose e pertu rbate che debbono escludersi. L'Unione può risolvere completamente, poiché può essere arbitra dei proprii destini, con un potere militare assai minore di quello delle grandi nazioni europee; ma questo potere non può essere improvvisato, ed esige per lo meno un ventennio per la sua solida costituzione. Finché il potere coloniale non sia saldamente organizzato ed il potere navale non abbia raggiunto l'efficienza cli quello francese, l'Unione non potrà, senza gravi pericoli, svincolarsi dalla solidarietà colla Inghilterra, e finché non abbia creato il potere t.erritoriale non potrà considerarsi completamente arbitra dei proprii destini. Col successsivo incremento dei poteri mil itari l'Unione eserciterà una sempre crescente influenza internazionale, ma, finché questi poteri non abbiano raggiunto l'effi cienza da noi determinata, la sua politica sarà sempre subordinata al beneplacito inglese, e non potrà esercitare u na influenza preponderante e risolutiva sulle situazioni mondiali . La nuova situazione derivante dal conflitto colla Spagna e dal potere coloniale, se dischiude alla Unione vasti orizzonti la costringe pure ad un nuovo indirizzo dello Stato, ciò che costituisce un problema assa i più difficile che quello cli trovare i miliardi ind ispensabili alla creazione ciel potere militare. To be or not to be una grande potenza militare alla europea, that is the question per l'Unione. Il problema, come dimostrammo , è perfettamente solubile, con sagrifizi finanziari relativamente minori d i. quelli imposti alle grandi potenze europee che sono o

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possono essere arbitre dei proprii destini, ma il problema di Stato che complica quello militare ci consiglia a concludere che l'Unione rimarrà per qualche altro decennio un fattore secondario delle situazioni internazionali. ***

Quali saranno per la Spagna le conseguenze del conflitto con l'Unione? Queste conseguenze possono distinguirsi per chiarezza analitica, in nazionali ed internazionali. Le conseguenze nazionali sono principalmente sociali ed economiche. La causa principale, quasi esclusiva, del disastro militare fu, come ripetutamente affermammo, la grave pe1turba:.done della coscienza nazionale. Quale influenza esercita la risolu zione del conflitto sopra questa perturbata coscienza? Potrà essa risanarsi o si aggraveranno le condizioni patologiche nazionali? Precorrendo gli avvenimenti, due anni or sono, appena concluso il conflitto, cosi scrivevano: «La situazione politica interna, per l'insufficienza della sovranità e del governo, per la violenza dei partiti, per l'infezione carlista, per la funesta tradizione di un mezzo secolo e di rivoluzioni , pronunciamenti e depravazioni, per la febbrilità serpeggiante in tutti gli strati sociali ... può consentire tutte le convulsioni e congestività che si risolvono nelfa guerra civile. «Se questa guerra potrà, per ora, essere evitata, non vi è grande speranza che la Spagna possa sottrarsi alle convulsion i che dissolvono l'organismo nazionale. ,<Decaduta civilmente e militarmente, la Spagna non ha altra alternativa che quella della rivoluzione palese o latente, poiché la rigenerazione nazionale richiede eroismi civli che sono purtroppo ignorati dalla razza latina». L'esperienza di due anni ha confermate queste previsioni, poiché se la guerra civile fu evitata, la rivoluzione ha perturbato e perturberà per parecchio altro tempo, palese o latente, lo Stato. Dobbiamo da ciò concludere che la Spagna non abbia speranza di risanazione? È più logico e confortante il supporre che la lezione non sia stata abbastanza severa per divenire subitamente salutevole; ma le grandi energie di cui può ancora disporre la Spagna non escludono la possibilità che essa possa, come qualche altra consorella latina , in un avvenire più o meno lontano, risa nare l'organismo politico, specialmente se si sapranno fare convergere le energie nazionali dal campo politico verso quello economico. La Spagna, assai più delle altre nazioni latine, può dedicarsi con profitto al risorgimento della economia agricola ed industriale, fonte viva e perenne ciel risanamento nazionale. Tdanni economici derivanti dal conflitto, per quanto gravi, non possono ossere che transitorii. La perdita delle colonie ha bensì provocato una intensa crisi commerciale marittima, ma poco o punto ha intaccata l'economia generale della nazione. La vitalità del traffico era più fittizia che reale. Le colonie non erano commercialmente rimuneratrici e sufficienti a fare prosperare la marineria mercantile. Ogni speranza di risanamento coloniale e commerciale era vana.

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In tali condizioni la decadenza, le crisi, l'esa urimento erano inevitabili e perciò concludiamo che, data l'impossibilità del risa namento marittimo-coloniale, la perdita delle colonie fu piutcosro un bene che un male econom ico. Risanate le piaghe, o per meglio dire gli eczemi curanei, le attività commerciali si rivolgeranno forse per vie più produttive e rimuneratrici, e potrà nascere un nuovo equ ilibrio economico meno instabile ec.l artificioso di quello che era l'ultimo vestigio cli una secolare fastosità colonia le. Queste considerazioni ci permettono di concludere che, data la situazione coloniale ed econo mica della Spagna p rima del confl itto, la perclira delle colonie fu piuttosto un bene che un male, poiché era inevitabile; ha risolto una situazione incompatibile colla dignità e colle finanze della nazione , ha troncato un nodo che minacciava divenire un laccio strozzante; ha dischiuso un nuovo periodo storico che p otrebbe rapidamente assorgere a vera e dura tura prosperità. Q uesta p rosperità ha le sue basi nelle risorse natura li d el suolo e sottosuolo , che possono essere facilmente usufru ite se le abitudini della siestC/ e le ignavie della tertullia lo consentissero. Tutte le più felici condizioni geo-fisiche concorrono per elevare la Spagna ad una prod uttiv ità e ricchezza non inferiore a quella della Prancia , se non si opponesse l'indole ch isciottesca d i tutte le classi dell a popolazione. La rigenerazione economica dipende dunque, secondo noi, eia una risanazionc sociale, non molto diss irn.ile da quella che s' impone ad altre nazioni latine, ccl è per ta le ca usa che g iudicammo lento, lenlissiin o, come tu tt i i fenorn<.!ni etnici, la risanazione nazionc1 le. Dato e non concesso che la risanazione della coscienza ed il risorgimenLo economico possano, per effetto della lezione ricevuta, sollecitamente iniziarsi, quale indirizzo polirico potrebbe maggio rmente favorire questa rigenerazione. Q uali saranno per la Spagna le conseguenze internazionali derivanti dalla perdita del potere coloniale? La questione è oggidì abbastanza discussa, tanto in Spagna quanto al'estero, essendo logico che alla nuova situazione corrisponda un nuovo indirizzo politico. Le solu zio ni proposte sono molte, ma si possono , come sempre, ridurre alle quatt ro fondamentali: Adesione alla duplice alleanza; Adesione alla triplice; Neutrali tà armata; Neutra lità difensiva. Il valore relativo di queste soluzioni dipende dallo scopo principale che si propone lo Stato. Se questo scopo non è chi.Ho, semplice, esclusivo, ma compenetrato di varie obbiettiv ità, la soluzione sa rà sempre difficile ccl insufficiente a soddisfare le complesse esigenze. I.o scopo esclusivo, prima del conflitto con l'Unione, era la sicurezza del potere coloniale, che esigeva il dominio del mare, da guarentirsi col proprio potere flavale o per n1ezzo cli allea nze. La soluzione di questo problema fu da noi esposta sei anni o r sono nella Situazione militare mediterranea; ma essa era in opposizione collo spirito spagnuolo e non poté qu indi realizzarsi, onde la Spagna, inca pace cli risolvere da sé e per mezzo cli solidarietà il problema, ri mase isolata.

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Nella situazione ~Htuale lo scopo principale, esclusivo da conseguirsi, come bene afferma lo Stabile 17, è la duratura preservazione della pace, che può soltanto assicurare il risorgimento economico e la risanazione della coscienza nazionale. La pace d uratura, eia quale delle q uattro soluzioni sopraccennate è maggiormente garantita? Riferendoci alle considerazioni svolLe nell 'opera La situazione miliitare mediterranea che concordano con quelle espresse dallo Stabile, possiamo riaffermare che la solid arietà colla duplice, il cui scopo è essenzialmente rivendicativo ed espansivo, non guarentisce la pace e promuoverebbe nella Spagna lo spirito di combattività e d i avventura nemico cli ogni restaurazione economica . L'adesione alla triplice, il cui scopo è essenzialmente q uello di preseivare l'attuale equilibrio europeo, guarantirebbe sufficientemente la pace, specialmente dopo il riavvicinamento anglo-germanico, che già prelude alla costitu7.ione della tetrarcbia europea da noi lungamente p reveduta e propugnata ; ma tale adesione implica un riavvicinamento anglo-ispano ed una adesione della Spagna alla politica inglese nel MarocC(>, ciò che è assai improbabile, dare le secolari repulsività rifermentale in questi ultimi anni. Se tale riavvici namento non fu possibile prima del conflitto ispano-americano, quando era forse l'unica salvezza della Spagna, non è probabile che si effettui ora che il sentimento nazio nale, tanto in Ispagna che in I ngh ilrerra , è più che mai repulsivo. Benché l'adesione alla triplice sia ora, come per il passato, la soluzione più opporLuna per la Spagna, poiché ta le solida rietà preparerebbe un benefico riavvic inamento alla Inghilterra; tuttavia noi crediamo che, per ragion i di anLipatie e di avvenwre, la Spagna tenda piuttosto verso la duplice, come vorrebbe il Poggio'", anziché verso la triplice, senza prendere però una risoluzione definitiva, la quale è purtroppo incompatibile, come din1ostramrno nel 1° capitolo, con una perturlxHa e disgregata coscien7.a nazionale. Secondo le maggiori probabilità, si può concludere che se la Spagna non seppe prendere una forre risolu zio ne, qrnrndo la situazione co loniale g lielo imponeva , tanto meno saprà prenderla ora che si sente meno minacciata, quasi sicu ra nel la sua nazionalità, meno coinvolta nelle complicazioni internazionali e costretta quasi a disinteressarsene per risanare, se saprà e potrà, l'inLero organismo. La Spagna, appena uscita da una grande crisi nazionale, si trova in un periodo di convalescenza cui giova la pace, la serenità, la salubrità dell'ambiente, condizioni che più si conciliano colla neurralità che colle alleanze. Nella situazio ne presente la neutralit.'ì è di grnn lu nga meno pericolos,1 che pel passato, o nde si comprende facilmente che la pubbl ica opin ione, incapace cli prendere una energica risoluzione, si riconcili colla neutralità per inerzia, per rassegnazione, per fa ta lismo. La neutralità, anche armata fino ai denti, non g ioverebbe alla Ital ia e non le sarebbe consenLita dalle coercizioni europee, ma forse potrebbe giovare ed essere consentita alla Spagna, finché essa non divenisse un importante fouore d 'e<iuilibrio e di risoluzione internazionale, o non riaffermasse tendenze espansive.

•· G. S1.,1bile . ILI Spag11a e le pro/Jahili alleallze, 1899 (l\ota di

n. B.).

" Salvador Poggio, La m:wralidad de Espa,ìa. 1894 (:,.Iota di D.U.).

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Nelle co ndizion i presenti la Spagna potrebbe appo1tare ad una solidarietà q ualsiasi poco più ciel valore militare della sua posizione geografica. Se si considera però che questo valore è rappresentato quasi per intero da G ib ilterra, si deve conclu dere che il contributo spagnuolo si riduce ad assa i misera cosa. !.'importanza che l'autore della Defensa naciona/19 accorda ad Algesiras-Tarifa-Ceuta-Balcari ci sembra assai esagerata. Se escluc.liamo le Baleari, le altre posizioni non hanno alcun va lore tattico, né possono assumerlo senza spendere, piullosto male che bene, molt i e molti milioni. Quelle posi7.ioni non possono divenire buo ne basi di operazione e tanto meno piazze di ri (i.1gio, perciò poco o nulla gioverebbero nella contesa ciel domin io dello Stretto. Se la Spagna potesse avere dove è 'Fa.rifa una piazza manovra come la nostra Ma dda lena, od anche solo com e q uella cli Portsmouth, essa porrebbe porta re un contributo non piccolo a q ualsiasi solidarietà, ma egli è assa i probabile che se l'avesse ... a quest'ora l'avrebbe, come Gibilterra, perduta. Considera ndo che la situazio ne finan:òaria no n consente di aumenrn re né l'esercito, né l'mmaca, né cli m igliorare le cond izioni di fensive, e che lo stato cl i rivoluzione interna , palese o latente, non è il migliore incentivo per le solidarietà, si può concl udere che le nazioni europee non hanno grnndi interessi a violenrn re la neut ral it,1 della Spagna. Non è nostra intenzione esamina re, nea nche a grandi l inee, il problema difensivo iberico, o nde stab ilire le cond izioni necessarie e sufficienti a guarentire l'integ rità peninsu lare, ma non possiamo dispensarci da ll'esamina re il carnuere cli questa neutralità che determina, appunto, la futura influenza internazionale dell a Spagna . Benché le vor;i cit;ì europee che min;icciano la Spagna non siano cos'l feri ne come le g iudica l'autore della DefeHsa 11acio11.a/. pure è logico ritenere che chi si fa pecora il lupo se lo mangia e che perciò, se non si può essere lupi, bisogna cercare di essere mastin i armat i ciel chiodato collare. I.a pubblica opinione è ora dubbiosa fra una neutralità strettamente difensiva, ed unél neutralità cli equilibrio. La prim a, propugnata cl,,1 1 partito agrario e cl,11le socieLà economiche naziona li, considera non più indispensabile per la Spagna, dopo la perdita delle colonie, la marina militare, e crede sufficiente un esercito ano alla trad i7.ion:tle guerriglia, colla quale se non si imped isce l' invasio ne se ne esclude l,1 per manenza, salvaguardando così, non so quanto economicamente, l'inregrità nazionale. Q uesto metodo democratico non può essere preso in serin considerazione e perciò esamineremo soltanto q uello dell a neutralità cli equ ilibrio , il cu i concetto fondamentale s'incardina sulla importanza straregica dello stretto cli Gibilterra. Mentre la neutrnl ità d ifensiva rimmcia ad ogn i influenza internazio nale, (J Uclla cli equil ibrio si basa appunto sulla efficaci.i cli questa influenza per tutcl,ire indireltamente l'integrità nazionale. Hirna nere arbirri ciel l ibero uso dello Stretto significa, fino elci un cerro pu nto , escludere le invasioni territoriali e marittime, poiché i danni commerciali che ne deriverebbero porrehbero essere maggiori d ei vantaggi conseguibili territorialmente.

,., Yack Tar (Corse pse11donimo, l a dejimsa 1wcl1mcil. Cad iz 1900 (>Io ta d i D B.).

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Questo concetto è logicamente esatto, data l'importanza mondiale di Gibilterra, quando il potere territoriale sia sufficiente a rendere esigui o problematici i vantaggi della invasione, ed il potere navale capace di un rigoroso e duraturo controllo dello Stretto. La situazione politica internazionale ed il generale assentimento al rispetto delle nazionalità geograficamente ed etnicamente costituite escludono, per ora, la probabilità che la Spagna possa divenire obbiettivo di conquista finché essa si manterrà strettamente neu trale, ma questa improbabilità non ne esclude la possibilità, che è appunto uno dei determinanti maggiori del problema difensivo. Rendere pericolose le invasioni è quindi il rnezzo più efficace per renderle sempre meno probabili e concorrere così ad avvalorare il sistema della neutralità d'equilibrio. La Spagna non ha, come ba l'Italia, la possibilità di rendere pericolosissime le invasioni marittime per mezzo della difesa navale. La sua configu razione geografica, l'assoluta mancanza di posizioni centrali rispetto la costiera da proteggere, l'impossibilità di creare una buona base d'operazione quale sì richiede per l'impiego difensivo cli una flotta in potenza... escludono la possibilità cli risolvere econorn.icamente ed efficacemente questo problema. La flotta difensiva dovrebbe essere capace cli contendere, colla grande guerra, il dominio del mare, e la Spagna non può per molto altro tempo assumersi un simile compito contro qua ls iasi potenza marittima di 2° ordine. Le condizioni della difensiva territoriale contro le invasioni marittime sono invece immensamente più opportune di quelle che si. hanno in Italia, per poco che si sviluppi la rete ferro\!ia ria, ciò che fa parte del programma economico d ella Spagna. La maggiore efficacia della difesa territoriale e l'impossibilità di una difesa navale, efficiente ed econom ica, contro le invasioni marittime riducono il problema della integrità naziona le ad un compito quasi essenzialmente territoriale, finché la flotta non sia in grado di contendere apertamente il dominio ciel mare, ciò che per ora, e forse per molto altro tempo, devesi escludere in modo assoluto. L'attuale organizzazione dell'esercito, in base alla legge del 1891, quando sia adeguatamente sviluppato il sistema ferroviario, dal quale maggiormente d ipende il risorgimento economico e l'efficienza difensiva, è sufficiente , come dimostrammo nell'opera La situazione militare mediterranea, a respingere l'offensiva marittima prima che questa siasi tatticamente rafforzata nella zona costiera. Forse q uesto esercito, che può essere portato a trecento mila uomini sul piede di guerra, come lo fu nell'ultimo con flitto con l'Unione , non sarà sufficiente a respingere l'offensiva francese, date le condizioni dei Pire nei, meno foiti della nostra frontiera alpina, e la grande oltrepotenza dell'invasione marittima concorrente, ma i pericoli e forse i disastri di una tale offensiva e quelli che deriverebbero dalla guerriglia, che seguirebbe dopo la grande guerra, sono tali da ridurre ad un minimo le probabilità della offensiva francese, che, per la Spagna come per l'Italia, è la più minacciosa. La neutralità d'equilibrio impone, dunque, di preservare l'attuale ordinamento territoriale, sviluppando il sistema ferroviario e rafforzando i Pirenei occiden~ tali ed i Cantabrici in modo eia ridurre ad un minimo la zona orientale d 'invasione, ciò che si può conseguire con una spesa limitata ed in breve tempo, senza perturbazione militare.

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Il potere navale necessario alla efficace attuazione della neutralità di equilibrio è p iù difficilmente determinabile.

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L'autore della Defensa nacional ammette che per esercitare una risolu tiva infl uenza nello Stretto di Gibilterra, anche contro l'Inghilterra , so no sufficie nti dieci incrociatori corazzati di circa 6.000 tonn. e cinquanta torpediniere d'alto mare, con una spesa complessiva cli centoventici nque milioni , a complemento delle navi attualmente in servizio . Q uesta flotta , cui sarebbe esclusivamente affidato il controllo dello Stretto, avrebbe per basi d'operazione Ceuta, Ta rifa, Bolonia e Cadice. L'efficienza di Ceuta come base di operazione, per una squadra in potenza , è nulla. Le condizioni topografiche ed idrografiche non permettono di ridu rla, anche spendendo molte decine di milio ni. Ceura, come Gibilterra , non ha altro valore che quello che p uò conferirle la flotta, ma essa non rapprese nta per questa altro va ntaggio che quello ciel rifornimento sotto la protezio ne dei forti ma ben'anco sotto l'intensità del bombardamento nemico. Non potendo essere né stazione di rifornimento né base d'operazione per una flotta d ifensiva, Ceuta no n ha che un valore illusorio, ed assai si illudono gli Spagnuo li stimandola superiore a Gibilterra. Se Ceuta fosse inglese, su per giù equ ivarrebbe a Gibil terra, ma tanto questa che q uella non hanno valore che per le squadre offensive. Ceuta tutto al più può utilizzarsi per stazione torpedinie ra quando s i p rovvedesse, con ricoveri alla p rova, a coprire q ueste piccole navi contro un continuo ed intenso bombardamento. La posizione d i Tarifa, strategicamente o ttima, potrebbe essere tutto al più, con grande dispendio, ridotta a stazione torpediniera, le cui condizioni tattiche sarebbero anche peggiori d i quelle cli Ceuta. Che cosa potrebbe divenire la posizione cli Bolonia? Situata a d ieci miglia da Tarifa, essa è ancora in cond izioni di fa re sentire la sua influenza ta ttica nella zona dello Stretto, ma la sua struttura topografica non permetterebbe mai cli farne una piazza di rifugio od una mediocre base d 'operazione per una squadra difens iva. Questa posizione rrn uticamente cattiva, perché battuta dal mare vivo dell'Atlantico, potrebbe tutto al più essere ridona in un cattivo porto artifi cia le, protetto eia batterie sulle alture, ma non si sottrarrebbe ma i l'ancoraggio ad un regolato ed efficace bombardamento. Cadice è troppo distante per esercitare la sua influenza diretta nella zona dello Stretto, e le sue condizioni tattiche se soddisfano alle esigenze cli una piazza di rifugio non soddisfano a q uelle cli una grande piazza cli manovra . La Spagna non ha e non p uò avere, anche se spendesse centina ia di milioni, una buona base d'operazione per una flotta difensiva, nella zona tattica dello Stretto. Noi crediamo, quindi, che molto si illuda il Jack Tar quando afferma che ,,el gasco necesario pora crear todos estos puertos y estaciones seria muchissimo men10r que el de la flora acorazada» e qu indi assai inferiore ai centoventi milioni . Con tale somma si potrà tutto al più migliorare Ceuta e creare due stazioni torpediniere a Tarifa e Bo lonia, ma non si potrà mai creare una mediocre base d'operazio ne, perché le condizioni topografiche ed id rografiche non lo consentono.

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Il controllo de llo Stretto con squadriglie torpediniere non è sufficiente quando pure si avessero adegu ate stazioni sottratte alla rovina di un costante e ben regolabile bomba rdame nto, e l'azione dife nsiva di una sq uadra non può esplicars i con vantaggio senza una buona piazza manovra nella zona tattica dello Stretto. Il proble ma de lla ne utrahnà di equilibrio s i presenta quindi cli una soluzione assai costosa ed in ogni caso difficilissima, per le speciali co ndizioni topografiche della costiera spagnuola nelle adiacenze cli Gibilterra . La Spagna non può q uindi avere, come ha l'Italia, anche con grandi sacrifizi finanziari, la possibilità di util izzare efficacemente ed economicamente la sua posizione geografica e strategica per risolvere il problema della neutralità di equilibrio, la cui soluzione im plica perciò la c reazione di un potere navale capace d i conte ndere a pertamente, colla grande guerra e non già col metodo difensivo della florra in potenza, il dominio dello Stre tto. La via che deve seguire la, Spagna per procaccia rsi influenza inte rnazionale è cc1tamc nte quella che, pe r costanza di apostola to, ha percorso, bene o male, l'Italia; ma l'attuazione di questo programrna è sostanzialme nte diverso per le due nazioni , poiché l'Italia, per l'eccezionale efficienza delle sue splendide basi di operazione di Maddalena e Messina, awalorate da buone p iazze di rifug io ed o ttime stazio ni torpediniere, può economicamente a pplicare il metodo difensivo delle squadre in potenza, mentre la Spagna non ha né potrebbe avere questa capacità così eminente, donde la necessità di compensare coll 'efficienza offe nsiva della flotta l'insufficienza delle basi d 'operazioni e delle stazioni torpediniere. La fotta necessaria alla Spagna pe r awalorare la sua posizione geografica non può qui ndi essere, né qualitativamente né q uantitativamente, q uella determinata dall'autore della Defensa nacional, la quale porrebbe assumere un valore internazionale solta nto ne t caso che si preferisse la politica delle alleanze a quella della neutralità d'equ ilibrio. Nelle condizio ni presenti, date le strettezze finanziarie, le ins ufficie nze economiche, l'esiguità d elle forze navali utilizzabi li , i gravi ostacoli al loro increme nto, la mancanza assoluta d i buo ne piazze manovra, la med iocrità delle stazioni torpediniere che potrebbero stabilirsi nelle adiacenze dello Stretto, si può senza esitanza affermare che la Spagna non ha, e forse non avrà per parecchi decenni, la possibilità cli ese rcita re una influenza inte rnazionale pe r mezzo de l sistema di neutralità di equilibrio, ma soltanto per e ffetto di una po litica d'a lleanze, ne l quale caso potrebbe, come l'Italia, fare valere come contributo, gli elementi navali e costieri che avvalorano la posizione geografica. La neutralità di equilibrio rimane per la Spagna , come per l'Italia, l'obieuività da conseguirsi ma non per a nco consegu ibile; onde il pregio inte rnazionale non può venirle che dalla sua adesione a quella alleanza che , garantendo la pace, le consenta di risanare l'organismo e creare i mezzi della futura influenza. Il proble ma della Spagna non ammette quindi , per ora e pe r molto altro te mpo, che due soluzioni reali, quella delle alleanze e quella della neutralità difensiva, essendo la neutralità d'equilibrio una soluzione più illusoria che real izzabile. La prima soluzione è più efficiente, ma imporrà qualche gravezza militare, la seconda guarantisce , tutto al più, l'integrità nazionale, ma è meno onerosa ed è più idalghica, onde sare bbe assai dubbio presagire quale potre bbe essere la decisione; ma poiché le nazioni perturbate nella loro coscienza rifuggono, come già dicemmo,

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dalle forti risoluzioni e si trascinano nell 'incertena e negll'infingardaggine finc hé non si sentano il laccio alla gola, così è assai probabile che la Spagna, tra il si ed il no, continui ad essere di parere contrario, finché l'Europa non la costringa, come è costretta l'Italia, a risolvere, ciò che costituisce, secondo noi, un compito europeo.

••• Le conseguenze del confli tto, che riguardano l'Europa e che emergono dalla nuova influenza internazionale della Spagna e dell'Unione, si possono distinguere in due classi, prossime e remote. Le conseguenze remote che deriveranno dalla nuova situazione della Spagna non si possono con sufficiente approssimazione prevedere, poiché esse dipendono dalla possibilità, assai dubbia, di una sollecita risanazione dell'organismo nazionale, e dalla costituzione di un potere militare adeguato alla tutela dei futuri interessi espansivi; onde ci occuperemo solta nto de lle conseguenze prossime, le quali saranno esclusivamente politiche, non potendo per ora essere né commerciali, né economiche. Le conside razioni precedentemente svolte dimostrano che la Spagna, per la perdita quasi totale del potere coloniale, cessando di essere un elemento di pe,turbazione internazionale, può divenire, se cesserà la perturbazione interna, un elen1ento di ordine e d i stabilità nella Eu ropa. Agevolare questa evoluzione della coscienza iberica è quindi un compito europeo. Le cause e le condi7.ioni di questa inevitabile evoluzione della coscien za spag nuola, se per la Spagn a vi è ancora sa lvezza, le abbiamo largame nte esaminate nell'opera La situazione militare mediterranea, onde riferendoci a quelle considerazioni possiamo riaffe rmare che la razionale soluzione del problema spagnuolo si concreta ne lla ades io ne d ella Spagm1 alla Triplice e nel riavvicinamento alla Ingh il terra. Il compito dell'Europa è quindi quello di agevolare, di eccitare questo riavvicinamento anglo-iberico, al modo istesso come per e ffetto di costante aposto lato, si sta iniziando ogg idì il riavvicinamento anglo-german ico. Entrambi questi riavvicinamenti, per una infinità di cause che ebbimo già occasione di esa minare, presentano grandi difficoltà per la tradizione storica , per le istintività repulsive delle popolazioni, per i tin1ori della fu tura concorrenza commerciale ed industriale, per la condotta dell'Inghilterra durante il conflitto Ispano-Americano ... ma queste ed altre cause di antagon ismo che ottenebrano la coscienza delle nazioni, se spiegano lo stato di re pulsività, non sono sufficie nti a giustificarlo nella presente situazione europea, così dissimile da quella dei secoli precedenti, quando il conflitto Anglo-Olandese, che tende a trasformarsi in Anglo-Germanico, e quello Anglo-Iberico costituivano i cardini della politica coloniale e marittima . Il potere coloniale britannico è oggidì dominante, quello spagnuolo è distrutto, quello olandese è agonizzante, quello germanico è appena iniziato, onde vano ed inutile sarebbe persistere in un antagonismo che più non corrisponde alla situazione prese nte. Il riavvicinamento Anglo-Germanico fu da noi preveduto molti anni addietro, quando più fervevano le repulsività nazionali, fomentate ciecamente dai governi.

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No i presagimmo che la forza delle cose sarebbe stata pi ù forte della tradizione e degli istinti nazionali, e vediamo infatti che per opera dei governi e delle classi più intellettuali si sta oggidì inizia ndo, tanto in Inghilterra quanto in German ia, una lenta evoluzione della coscicn7.a popolare. Una analoga evoluzione Anglo-Iberica dovrà ineviLabilmenLe compiersi ad onta cli tutte le repulsiv ità nniona li e cl i tutti i cointeressat i incentivi Franco-Russi ; ma tale evoluzione deve essere agevolata, non solo dai governi e dalle classi intellettua li delle due nazioni, ma dalla politica degli altri Stati europei. Lo sv iluppo del potere co lo niale tedesco e la sicurezza d i quello inglese, indirettamente tutelato dal potere continenla le della Germania, erano le basi ciel riavvicinamento Anglo-Germanico; la guarnntigia della pace europe.-1 è la base di quello Anglo-Iberico. Questo riavvicinamento è forse rneno difficile e certo d iverrà p iù stabile e d uraru ro cl i quello Anglo-Germ.inico, quando si rimov.ino i due ostacoli che, quasi escl usiv~1mente, lo osteggiano. La permutazione di Gibilterra con Ceuta e l'adesione della Spagna all a politica inglese nel 1\!Iarocco basLerebbero a guarant ire una benefica e secolare solidarier:ì Anglo-Iberica. Finché Gibilterra rimarrà inglese, la coscien7.a spagnuola. ad onta di tulli i vantaggi che le potessero derivare da lla adesio ne ;-dia triplice, si ma nterrà sempre a\'vcrsa ad ogn i ravv icinamento all' Inghi lterra , e finta nroché la Spagn:1 osreggierà la politica inglese nel Marocco, la coscienza britannica sarà avversa ad ogn i sol idaricr;ì Anglo-lbcric::i . QuesLi due osrnco li dovrebbero, nell'interesse europeo, eliminnrsi. Tale eliminazionè, che sarebbe una gu,irantigia di p,1ce. ridonderebbe pure a va ntaggio dell'Ing hilterra e clelln Spagna. Quale beneficio p otrebbe infatti ritrarre la Spagn;1 dalla continua7. ione della su:1 politica anualc nel .via.rocco? Essa non ha farro e non farà che gli interessi della Franci:1 . Ass,1i s"illudo no i pol iticanri cli Nfaclricl se spera no cl i condividere le spoglie del morituro Marocco. o di accrescere in qu:1 lsiasi modo la loro esigua in fl ue nza , senza un potere navale capace di equilibrare la preponderanza britannica sulla Francia. Maggiori vanr.-iggi Lr:1rr;'ì semp re la Spagna chi una coinrelligenza col[' Tnghilterra anziché co lla vic ina repubblica , che fu sempre :1d essa. ,i rn ica o nemica . funesta . Le auuali condizioni politiche e militari della Spagn,1 escludono la possibilità cli urilizz,He in qua lsiasi modo Ceuta e M el illa, le quali sono e rimarrnnno piuttosto uu aggravio ed un incubo anziché fattori d i efficienza, onde la loro per mutazio ne con Gihilterrn sarebbe poJiricamenre e milirnnnente un grande beneficio. Ta le pcrmuL,1:;.ione s;i rebbe essa dan nosa all'Inghilte rra? Noi non lo crecfo1mo. Oltre i vantaggi cli un solido e duraturo equilibrio europeo e cli una diretta preponderan z:i nel1;1 questio ne d el Marocco, dall ;1 quale deriverebbero non pochi incrementi di dominio, anche il potere milita re brita nn ico si afforzerehbe. Ceuca nelle mani der,li I nglesi non sarebbe cerramenre inferiore a Gib ilterra , po iché srr:1teg ic 1mente b equivale, e le condizioni umiche sono ta li da concederle un assai maggiore sviluppo. L'un,1 e l'alt ra piazza non possono avere che il valore offensivo che può loro conferire la flotta, e sorto tale aspetto Ceut,1 è ind ubbiamente superio re a G ib ilterra .

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Durante il periodo velico le condizioni nautiche e la scarsa efficienza del cannone dovevano favorire Gibilterra, ma oggidì queste condizioni sono talmente mutate eia conferir e alla posizione di Ceuta, se inglese, una notevole preponderanza. Da oltre dieci anni l'Inghilterra profonde milioni e milioni per rendere Gibilterra una piazza di rifornimento adeguata alle esigenze delle flotte moderne senza la speranza, ma forse colla illusio ne cli raggiungere lo scopo. Per quante centinaia di milioni si spendano, Gibilterra non porrà mai soddisfare al suo compito, nella ipotesi di un grande conflitto mediterra neo. La pubblica opinione britannica, affascinata dalle glorie del periodo velico, accorcia ancora alla rocca di Gibilrem1 un va lore cbe essa ha cessato di avere. La fo rtezza p reserva bensì la sua invu l nerabilità, ma questa a che cosa potrebbe servire, se la piazza non fosse più in grado, come non lo è certamente, di soddisfare alle esigen ze della flotta, dalla q uale e per la qu ale soltanto ha ragione di esistere? L'arsenale, i bacini, l'a ncoraggio sono così vincolati dalle condizioni topografiche ed idrografiche da escludere qualsiasi incremento futuro; ed inoltre la loro immunità militare, così preziosa per una piazza cli rifornimento, ha cessato di esistere, poiché, colle attuali artiglierie, dalle posi7.ioni di Algesiras, S. Roque e dagli ultimi sproni di Serra Ca rbonara si può battere l'ancoraggio e l'arsenale, rendendo quasi impossibile il funzionamento della piazza. Non intendiamo g ià cli affermare la possibili tà di costr in gere la fortena a capitolare, poiché la rocca rimarrà sempre inespugnabile cd anche invulnerabile al tiro di ba tterie distanti circa 12 kilo metri, ma l'a ncoraggio e l'arsenale possono soggiacere ad un ben regolato bombardamento, che comprometterebbe gravemente la funzione principale e quasi esclusiva della piazza. La posizione d i Ccuta consente invece tutto lo sviluppo richiesto da una piazza cli rifornin'lento, e può essere completamente sonratta al pericolo di bombardamento sistematico da posizioni interne, potendo essa avere il suo interland ed il suo campo trincerato, ciò che è da escludersi per la piazza d ì Gibilterra. Se a questi vantaggi tattici indiscutibili si aggiungono quelli politici e commerciali, potendo Ccuta divenire un c,1rcl ine della influenza inglese nel Marocco ed un centro commerciale di tutta la regione mediante l'inevitabile sviluppo ferroviario che il domin io britannico provocherebbe, si ha ragione di ritenere che, sgombrati i pregiudizi, l'Ingh ilterra si avva nrnggerebbe grandemente colla per muta zione di Gibilterra con Ceuta; la quale, se non porrebbe mai divenire una buona base d'opcrazioni difensive, può invece, senza grande spesa, essere ridott~1 una b uona piazza cli ri fornimento , pe r armate offensive. superiore sotto molti aspetti a Gibilterra, ciò che soddisfa appunto alle condizioni del dominio britannico nello Stretto. La permutazione è ciuincli vantaggiosa tanto alla Spagna quanto alla Inghilterra, ed è anche utile al Marocco, il quale, posto tra l'incudine ed il martello, preferirà sempre il protettorato britannico a quello frn ncese, dati g li insegnamenti dell'Egitto e di Tunisi. Queste generali convenienze non possono ridondare che a vantaggio dell'equilibrio politico e della pa ce europea onde, date le buoni ragioni che giust ificano il riavvicinamento Anglo-I berico dopo la perdita del potere coloniale spagnuolo, lo consideriamo uno degli importanti obbiettivi che emergono dalla nu ova situazione e che l'Europa ha la p ossibilità ed il dovere di conseguire.

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L'interesse europeo avrebbe vol uto che le colonie spagnuole, migliorate, rimanessero vincolale all'Europa; ma data l'incapacità colonizzatrice della Spagna, la platonica indolenza degli Stati continentali, la cupidità, m al consigliera, dell'egoismo britannico .. . dato insomma i fatli compiuti si può conclL1dere che à quelque chose malheur est hon se il riavvicim1mento Anglo-Iberico sarà u na conseguenza del conflitto Ispano-Americano. Quali conseguenze prossirne e lontane avrà per l'Eu ro pa il nuovo potere coloniale dell'Unio ne? A dissomiglianza della queslione precedentemente esaminala, possiamo ritenere che le conseguenze remote che deriveranno dalla nuova situazione dell'Unione saranno principal mente politiche, ment re q uelle prossime sara nno p rincipalmente commerciali ed economiche. Non intendiamo con ciò affermare che l'Unione si disinteresserà , per qualche tempo, dalle gra ndi questioni internazio nali, po iché ciò le sarebbe impossibile; ma pensiamo invece che essa seguirà per qualche ternpo l'ind irizzo po litico attuale, che ha per base la kindship Anglo-Americana, senza impegnarsi a fondo in questioni che la costring,ino a dissentire dalla politica brita nnica . Se però la poticy americana segu irà, per qu alche tempo, le orme cli q uella inglese, sarebbe pura ingenui[à il suppo rre che l'Unione si rassegnasse, come l'Ital ia, a questo vassallaggio, e si può senza csiranza affermare che essa si renderà sempre più, coll 'afforza rsi del suo potere m ilitare, indipendente ccl arbitra esclusiva dei proprii destini. L'indole elci Ycmckee non ha grandi atti[udin i per la deferenza e la subordinazione, e le esortazioni. ccl i consigl i della Senior provocheranno rapiclamenre l'impazienza ed i fastidi dell a Junior. La forza delle cose provocherà inevitabilmente una rivulsione delle coscienze nazionali, e le antiche rcpulsivic,ì momcnta neamcnre sopite, ma sempre veglianti, rife rmenteran no violente da l liev ito anlico, quando le conseguenze della espa nsione co1nmerciale ed induslriale, cominceranno a provocare le crisi brita nniche. Allora appunto, secondo le maggiori probabilità, il polere milirare clell:1 Unione avrà raggiunto q uei limiti di efficie nza che permetteranno di sdegnare la tu tela b rilannica . Si vedrà allora ciuanto valgano, per l'Unione e l'Ingh ilterra, le brothe1hood,

kiliclship, conscmguilli~v, consorlsh1p , common tongue, identity of illterests, race pat-riotisni . . . e tante altre fioriture dell'opponu nismo anglo-americano. Non presumiamo già di p resagire le ciuerirno nie ed i dissensi futuri fra la senior e la junior anglo-sassone, né i raggiri e le filibustierale cli questa o di quella , solamente intend iamo avvertire le generaliuì d i un fenomeno che perturberà profondamente la prcsenle policy britannica, poiché l'Unione praticherà, fra un decennio, quella del lupo, se non ancora quella del leone, non esitando a farsi paladina di oppressi, pro hwnanitas, anche q uando stesse civilizzando un popo lo colle dragonnacles dei Louvois, come sta pratica ndo ,ittualmentc alle Filippi ne. L'Europa si avvedrà nelle fuLUre questioni di Panama. della Cina, della l\fa lesia, dell'Australia, del Siam ... se pure non anche nelle vertenze esclusivamente europee , quanto filo da torcere le procurerà l'Unione, che smeLtcrà certa m eme quella pa rca misura cestè adottata per le vertenze dell 'Africa ati strale e della Cina, onde è doveroso per essa provvedere fin d 'ora acl attenuare le future conseguen-

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ze politiche del conflitto che impose alla Unione l'incremento del suo potere m il itare. Se le conseguenze politiche ciel conflitto ispano-americano sono specialmente remote, poiche l'Unione non assumerà immediatamente un indirizzo politico antonomo, le consegt1enze commerciali ed industrial i saranno invece incombenti. Le grandi risorse agricole e minenuie, suscettibili di enorm e sfruttarnenro, per gli incentivi colonial i tenderanno a svilupparsi rapidamente ed agevoleranno l'incremento delle industrie che troveranno in paese tutti gli elementi naturali della loro potenza . Nessun dubbio qu indi che, cl.ne le ammirevoli energie della razza anglo-sassone ringiovanita, l'espansiv ità della Unione non abbia a divenire, in breve volgere cli tempo, schiacc iante per l'Europa . Questo fenomeno espansivo si rivelerà rapidissimamente nelle forme del traffico e del noleggio col facile incremento della marineria mercantile. Nessuna nazione euro pea poss iede, quanto l'Unione, tutti gl i elementi nmurali della vitalit,ì moderna , onde es.sa può vittoriosamente lotta re per divenire, come fu già l'Olanda cd è l'Inghilterra, la noleggiatrice mondiale. Q uesrn minaccia ci avverte che non frena ne.lo immed iatamente, per diritto di difesa, la concorrenza ciel traffico , si agevola agli Stati non europei la conquista dei mercati. d opo di che no n sarà piC1 possibile fare argine alla concorrenza induscriale. disascro.sa per l'Europa. Ogni indugio nel provvedere sarebbe colpevole poiché provocherebbe inevitab il mente l'esau rimento comm erciale ecl economico, e l'Europa non e.leve arrendere cli avere il co ltello alla gola per d ifendersi . Se J"Europa non sa utilizzare gli elementi cli preponderanza di cui dispone, a compenso cli quelli che purtroppo le mancano, essa non potrù essere in grado, come per il passato, di ,1ffermare la .sua egemonia rnond ialc, e, pu re lotrnnc.lo aspramente, dovr;'\ decadere da que l primato e.li benessere e e.li civ ilt,ì che il va lore ed i sacrifizii di cento generazioni le hanno, con grande benefizio della u,nanità. conqu istato. Non è q uesto il caso d i analizzare qu ali siano quest i elem ent i cl i preponderanza e come ess i possano essere utilmente imp iegaci per preservare q uei bendizii che gli ,1vi no.stri ci hanno trasmessi. ma si può, sintetizzando la vastissima questione. affermare che gli clemenri d i superiorità europea furono e sono specialmenre etnici: che le loro efficienze sono specia lmente intensive: che q ueste intensità hanno estrinsecazioni progressivamen te perfert ibili, e che q uesta pe;rfettibilit:ì ha per un ica guarnntigia, sotto qualsiasi forma e specie la si consideri. l'orga n izzazione della forza. che è, nelle sue intensive manifestazioni, la sintesi e.li rutte le perfezioni emiche dei successivi period i storici. Q uesto p rincipio mond iale, così d isconosciuto da l tubercoloso scntimenralismo moderno , ha governato la genesi e l'incremento dell'Europa . ed esso solo può preserva rne l'avvenire. Q uesta fu nzione provvidenziale c.lell ,1 rorza nell a civ iltà, ;1d onta delle inibizioni che rnmrnorbono, è pur sc.:rnpre, per mille nario atav ismo, ta lmente insita nell"organi.smo europeo, da costituire quella salda istintività che è l'essenza del carauere etnico. Benché spesso incosciente dei suoi destini immed iat i, l'istinriv it,) atav ic:1 è cosciente dei suo i destini lonta ni. ciei suoi trionfi futuri , delle sue mondiali final ità, on-

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de per essa, nelle situazioni più offuscate e tenebrose, si manifestano quegli improvvisi chiarori che, quali fari miracolosi o qualì colonne di fuoco, guida no i popol i, coscienti od incoscienti, alla conquista della terra promessa. L'Europa si inoltra inconsciamente in uno cli questi periodi tenebrosi , malsicura del domani, ma tuttavia credente nel suo futuro trionfo, per l'istintività della s ua missione nel mondo. Il compimento d ì questa missione s'incardina sulla funzio ne della forza nella civiltà, e finché questa funzione sarà, come fu ed è tuttavia, la essenza dell'o rganismo e uropeo; finché sarà saggiamente ed energicamente esplicata; finché sarà rivolta a guarantirc il possesso delle v ie mondiali ed a preservare da ogni menomazione il conquistato dominio, la grande missione può essere, senza grandi pe1tu rbazioni, compiuta: ma se lo spirito degli avi non infiamma il sangue degli anemici, se la luce delle tombe non rischiara il cammino dei maleveggenti, se la rel igione delle memorie non ritempra l'animo elci vac illanti, se il grido di cento generazioni non sospinge innanzi, innanzi le legioni dei timidi. .. la grande leva della civiltà scbricchiolerà sul suo fulcro, le forze infiacchite o contrastanti si riveleranno sempre più inadeguate al governo, e quegli elementi cli preponderanza europea che già furono, che ancora sarebbero sufficienti al dominio, verranno equilibrati e sopraffatti eia q uelli che all'alito della nostra civiltà germogliarono in terre lontane e già si temprano e si apprestano alla menomazione del por.ere eu ropeo. Potenti sono ancora le forze, grand i e facili sono ancora le vie del primato europeo, come dimostrammo in altra opera, ma colpevole e disastrosa sarebbe u na cieca fidanza, poiché rapido è il pendìo della decadenza sul q uale l'Europa ha dato un gran passo, consentendo la menomazio ne del suo potere colo niale e l'incipienza cli quello degli Stati Uniti d'America . Le conseguenze del con fl itto se non furono gravi per la Spagna lo saranno per l'Europa, per la menomazione del prestigio, del d iritto e del potere europeo; per la concorrenza commerciale ed industriale che a ndrà sempre più preponclerando; per là diretta ingerenza dell'Unione nelle questioni internazionali e per l'incremento del suo potere militare cu i è forzatamente sospinta da lla nuova situazione, che, nei limiti di tempo da noi precedentemenre stabiliti, diverrà risolutivo, se non ancora preponderante, nelle situazioni mondiali. li peso delle conseguenze prossime e lontane, cornmerciali e politiche del conflitto Ispano-Americano graverà specialmente sull'Inghilterra, ed è ben giusto che su d i essa ricada , poiché è frutto di quel cieco egoismo che la rende così spesso immemore, e talvolta incosciente cli essere una nazione europea, e che ogni menomazione dell'Europa, si risolve presto o tardi in menomazione britannica. Possa dal con fl itto che siamo venuti esaminando emergere, come sintesi benefica a compenso dei danni prossimi e remoti, l'insegnamento che il salus Europae suprema !ex dev'essere d'ora innanzi il segnacolo in vessillo di tutti gli Stati Europei. D. 130NAMICO

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PARTE QUINTA

Domenico BONAMICO

IL CONFLITTO RUSSO-GIAPPONESE

(1904 - 1905)


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Ferruccio I301TI CONSIDERAZIONI INTRODUTTIVE

L 'ultinia guerra che precede quella mondiale 19I 4-J 918; l'ultima guerra - dai conrwtati navali spiccati- com,mentata da D.B., dopo la quale egli mantiene, specie per la parte di interesse marittimo, il silenzio. Sono questi i due caratteri salienti dello scontm tra Russia e Giappone per il predominio nei mari dell'Oriente. Uno scontro tra un gigante apparente - l'Impero russo - e un nano altrettanto apparente, l'Impero giapponese, D.B. afj1--onta l'analisi del c01ilitto con il suo solito riwtodo, net quale quelle cbe potrebbero apparire d(gressioni sulla situazione politico-sociale interna di ciascun contendente, sulla struttura ed r:.tffìcienza dello Stato, sull'indole, il carattere le aspirazioni più pn?/èmde della popola.zione, sui pararnetri geopolitici ecc. gli consentono, in realtà, di ovviare molto .~pesso all'indisponibilità di notizieJì·escbe sugli avvenimenti e di dati sicuri sulla rispettiua ej}ìcien.z a militare. Ne deriva un ajjàscinante gioco di preuisioni nelle quali D.B, ba non di rado la mano jèlice, arrivando con l'intuito e con distaccate valutazioni dei pocbi elementi disponibili là ove non sempre riescono ad arrivare i prota{!.onisli e i responsabili detla direzione strategica di ambedue le parti. La contesa ba inizio dall'aj}ìtto da parte cinese alla Russia della base di Port-Arthw~da concessioniferrouiarie concesse dalla Cina alla Russia in Manciuria e datl'inizio di una penetrazione russa in Corea, Il Giappone teme di perdere i vantaggi acquisiti con fa guerra contro la Cina di dieci anni prima e, intravedendo ne!l'e;,pcmsione russa una minaccia, decide di clj/idcl1"e alle armi la decisione su cbi deue avere la supreniazia nei niari che circondano l'arcipelago giapponese. Quindi per il Giappone sono in, gioco vitali interessi cbe ricbiedonoJìn dall'inizio una strategia terrestre e rnarittima q.ffènsiva, mentre !e/orze russe mcmtengono la d[/ensiua strategica, con le forze nauali di quel teatro suddivise tra Vladiuostock e Port Artbur (ciò che rappresenta un e!ernento di debolezza cbe sifarà sentire, più cbe un fattore di Jlessibilità), Le ostilità hanno inizio l '8Jèbbraio 7904, con un attacco tOJpediniero giapponese di so11n·esa alla }lotta russa ancorata a P01·th ArtbU1~ nel quale sono dan neggiate tre navi russe; conteniporaneamente i giapponesi iniziano a sbarcare in Corea la loro l" annata. Da jèbhraio a maggio essi tentano - con scaiso successo - di imbottigliare la/lotta russa nella base di Port Arthw· Cf/fondando net canale di entrata alcune naui menanti/i e sbarcano nella penisola del liao Tung, iniziando l'investim,ento da terra della stessa piazzcf/Òrte, Nello stesso periodo i russi perdono per urto contro una mina la corazzata Petropavlosk, danno doppio pe1·cbé su di essa trova la morte il nuovo comandante delta }lotta in Estremo Ori.ente, il valente ammiraglio e scrittore navale Makarojf Anche i giapponesi, sempre per mine, perdono due corazzate.

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Per alleggerire ia situazione delle forze russe assediate da te1rra e dal mare a Porlh Arthur e riacquistare libertà di manovra in ccunpo navale, ai prirni di agosto 1904 il governo russo ordina al vice-ammiraglio Wileji, successore rdi ,M.akaroJT nel comando della flotta russa della base di Porth Arthur, di prendere.e it mare per raggiungere Vladivostok. Nella battaglia navale dello Shantung (FO ,agosto 1904) la squadra di Witeji è intercettata da quella giapponese e sconfitta con gmvi perdite; le navi superstiti rientrano a Porth Artbur o sono internate 1,i ei porti cinesi. La sconfitta ncwale russa del 10 agosto è seguila da quella del 14 agosto nel Mar del Giappone, dove 4 incrociatori corazzati giapponesi ajfrontano 3 incrociatori corazzati russi usciti da Vladivostock per appoggiare il tentativo di Witeft del 1O agosto, c~/londandone uno e costringendo gli altri a rientrare alla base. Per r111/òrzare le forze navali russe impegnate in Estremo Oriente il Governo russo ordina jìn dalla primavera 1904 di approntare nel Baltico una .flotta ai comando dell'ammiraglio Rofestvensky, che parte dal porto di Libau il 14 ottobre 1904 con il compito di raggiungere Port Artbw; compiendo un viaggio interminabile ed epico riniasto ·n ella storia. Questa hase però il 2 gennaio 1905 cade, rendendo inevitabile per la .flotta russa del Baltico, che intanto si sta avvicinando, dirigere su V!adivostod:. Questa base è phì. lontana di Port Artbu1· e molto difficile da raggiungere perché per approdare alla nuoua meta, la }lotta di Rojestuensky è costretta a passare per i niari cbe circondano l 'arcipelago nipponico, ove domina la }lotta giapponese favorita dalla vicinanza dette basi. Dopo un 1nese di sosta in Indocina, il 14 maggio 1905 la }lotta russa salpa per raggiungere Vladiuostock . la battaglia decisiva, oicino all'isola di Tsushima, aoviene il 27 maggio 1905. Su.Ila /lotta russa che risente del lungo uiaggio ba la 111.eglio quella giapponese al comando delt'amniiraglio Togo, grazie alla maggiore velocità, al miglior addestramento degli equipaggi, al miglior rendimento delle artiglierie e al più redditizio impiego delle to1pediniere. A distanza di tre mesi dalla battaglia, il 5 settemhre 1.905 viene firmata la pace, che assicura al Giappone - tra l'altro - il possesso della base di Po11 Artbur e il controllo della Corea. Il commento di D.B. alla guerra può essere suddiviso in t1·e parti, tra di loro intercomunicanti: a) la puntualizzazione - in diretta polemica con }.1aban - di taluni contenuti teorici della strategia; b) l'inquadramento geopolitico e geostrategico degli avuenimenti; c) gli aspetti phì propriamente operatiui (terrestri e navalO del c011/litto e i relatioi ammaestrarnenti (con particolare riguardo a quelli navali, sui quali D.B. non sempre concorda con Mahan) . /Vlahan conside·ra la preparazione politica come parte integrante della stra-' tegia militare; per D.IJ. invece essa è cosa complessa r~guardante piuttosto la scienza di Stato, e va distinta dalla preparazione militare vera e propria, che pure ne è conseguenza ed è ad essa connessa. Sotto questo prcdìlo, non vi può essere una cattiva preparazione politica e una buona preparazione militare, o viceversa. Fin dai primi mesi del 1904, quando le carte son.o ancora tutte da giocare, D.B. indica in Port Artbur la chiave strategica e la mgione del co·11/litto, intuendo inoltre le d(/fìcoltcì logistiche della Russia, che impediscono a quel potente !mpei-o di concentmre e alim.e ntare le sue pur ingenti jòrze terrestri a un 'estremità del suo territo-

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rio, servita dalla sola ferrovia tmnsiberiana. Quest'ultima diventa cosl la seconda chiave ciel conjlitto: la terza è la conq uista e il man.tenimento da parte di ambedue i contendenti del dominio del mare. D.B. dimostra fin da/l'inizio del/.a guerra la convenienza per il Giappone d i adottare una strategia ojJènsiva e ben intuisce i vantaggi che la posizione geostrategica dell'arcipelago giappo11ese - con basi m ollo vicine al teatro d'operazioni e nessun p ericolo d i invasione del territ01io nazionale - offre alla )lotta validamente comandata dall'ammiraglio Togo, dalla quale dipende l'esito e l'alimentaz ione degli sbarchi giappollesi. Al tem,po stesso, D.l:J. j ìn. dal marzo J 904 critica severam ente la prepa razione militare della Russia, che anz iché concentrare e approntare ancor p rim.a dell'inizio del conjlilto la sua }lotta fa ma ntiene dannosame1tte ripartita in cinque basi europee e asiatiche: 1u questo il massimo errore comniesso dalla Russia .. .• In tal 1noclo, la }lotta russa si lascia sjitggi-re la possibilità di rna!izzare sullajlolla giapponese un.a preponderanza iniziale tale, da costringere i Giapponesi ad una difensiva strategica e ad indug ia re l'offensiva territoriale•. Tutto questo è in sostanza dovuto, secondo D.B., a lla ma ncata comp rensione da p a1·te russa della importanza del domin io del ma1·e, dalla quale deriva la cattiva condotta politico-militct1'e del co11/litto, che porterà alla sconjì:tta . Un altro aspetto importante della critica eh D.B. riguarda il ruolo dell.a jlotta del Baltico, cbe fi.n dalla sua partenza è molto lontano da l sopravvaluta re. Al contra rio, 11el dicembre 19 04 esattamente intw~~-ce te con.dizioni estremainente critiche nelle quali ormai si trovano le difese russe di Port Artbur (che cadrà, come si è visto, ai primi di gennaio 1905) e a)/erma cbe ancbe se la squadm del Haltico ghtn./,te.'ìse sul posto quando Pori Artb11r non è ancora caduta. non riuscirebbe a capovolgere la situazione e a riconq u ista re il do minio del mare. Anche ammesso cbe ghm ga in buone condiz ioni e riesca vitto1'i<;sa in u n.o scontro, essa non p otrebbe ripam.re i danni e avere a disposizione una buona base d 'operazione, quindi verrebbe presto o tardi soprt4/atta dallajlotta nemica. Uua volta caduta Port Artb·w ; la squadra del Baltico dovrebbe a suo g iudizio sospe1u lere il viaggio e evitare di sacrijkarsi in utilmente, in tal modo rappresentando un 'ottima carta da f a r pesare nelle trattative di p ace: la superiorità q ualitativa della .flotta giapponese è il~/àtti da lui esattamente con.figurata e prevista. Gli ctm.mctestramenti di camltere ncwale cbe D.R. trae dall'intera guerra e dalla battaglia di nush ima non denotano alcun «strappo" rispeuo alle idee precedentemente e~presse. Di e,,~~·i meritano una sottolineatura i seguenti: - •la forza ·m orale e la solidità organica delle forz e n.cwctli so1to sempre i principali jèlltori della villoria•; - la prepondera1tza d el cannone irnpiega to a gran.di distanze, e in particolare dei m edi calibri giappon esi - a tiro rapido e con. ottimi strnmenti di puntamento rispetto a i grossi calibri russi; - l'importcmza della velocità, dato che «cbecché 1w pensino J\llahctn. e i suoi/ètkiri•, essa assicura il massimo rendim.ento del cannone; - l'ej/ìcirmza nulla dimostrata dal rostro, anche se non ne p uò essere a1Zcora escluso l'impiego; - l'importanza e/elle tOJpedin.iere e del silu ro anche nell'impiego diurno, cbe è il Jèttto nuovo della battaglia di nusbima. Per contro, D.R. non. si sente ancora di escludere categoricamente il silu ro da/l 'arma mento delle gran.di navi;

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- il ruolo determinante della radiotelegrafia - usata per la prima volta in una battaglia navale - che consente a Togo di venire immediatamente a conoscenza della scope11a della flotta russa e di seguirne i niovimen.ti. Anche se D.B. non lo dice, è l'impiego della radiotelegrafia - che anche la flotta russa possiede ma n on utilizza per ordine di Rojestuensky - a facilitare grandemente a Togo l'applicazione della nuova tattica di •reparti speciali e indipendenti manovranti al conseguim.en.to di un unico e com.un.e obiettivo tattico prestabilito, della quale parla lo stesso D.B. 1; - la scarsa importanza data da D.B. all'impiego delle mine, che pure causano severe perdite alle navi niaggiori di ambedue i contendenti, e la sua constatazione che i sommergibili non hanno auuto alcun peso. L'ostinazione di D .IJ. nel non escludere il rostro e il siluro per le grandi navi non è giustificala; per il resto, la sua «linea• è assai equilibrata. Riconosce l'effìcacia delle to11Jediniere contro le navi niaggiori e definisce le corazzate e i grandi incrociatori •Un ingombro e una preoccupazione» - in quel ristretto bacino di operazioni -per la difensiva strategica che dovrebbe attuare lajlotta russa, ma è lungi dal sostenere (come i seguaci francesi della Jeune École1 e, in Italia, il generale Dal Vermel) che le vicende del conjlitlo hanrio dimostrato la scarsa ej]zcie n2-a delle corazzate e il superiore rendimento degli incrociatori corazzati veloci. Oltre che sull'importanza della velocità, D.B. dissente dai commenti di Mahan alla guerrd su altri punti importanti, a cominciare dall'ejfettivo pen:colo dette torpediniere per le grandi navi: mentre per D.B. tale pericolo condiz iona il rendimento di quest 'ultime, secondo Mahan non esiste o quasi, perché ,./e grandi ncwi equipaggiate da personale che non perda la testa, soffiì:ranno a lungo andare degli attacchi torpedinieri soltanto nella stessa misura in cui un.a f orza niilitare qualsiasi sojJre per altri incidenti della guerra•. D.B. ha idee analoghe et quelle di Mahan sull'imp01tanza del doniinio del mare, della base di Porl A11hur e degli s!Jarchi, ma l'apprq/ondita valutaz ione delle operazioni terrestri che - diver:<;amente da l'vlahan - è abituato a compiere, gli consente di stabilire che cmcbe se giungesse sul posto quando Port Arthur resiste ancora, la flotta del Baltico non potrebbe capovolgere la situazione. lrwece Mahan è più. ottimista: ritiene che in questo caso il Giappone potrebbe perdere il dominio del mare, mentre la perdita della }lotta del Baltico sarebbe sempre strategicamente utile alla Russia se un danno sufficiente potesse da essa essere parallelaniente inflitto alla )lotta giapponese. Pur non avendo mai avuto il culto detta battaglia decisiva tipico di tanti scrittori navali, D.B. apre il suo saggio del 1905 su Tsushima, con ungiuclizio lapidario: -la storia non ricorda un avveniniento navale cbe possa militarmente paragonarsi alla vittoria di Tsushima•. Il vice-amniiraglio Marchese contesta però questa ajfer-

' Sull'importanza della radio a Ts ushima e sul suo impi<.:go dalle due parti Cfr. T. Devere ux, La guerra elellroniw, Varese, Sugarco 1993 pp. 63-74. '•Rivisca Marittima• 1904, Voi. III rase. III, r,p. 376-379 e 1904, Voi. II Fase. Ili pp. 701-703. -' t . Dal Verme, La bauaglia di Ts11shima, •Nuova Antologia 1 St:llembre 1905, Voi. CCIII Fase. 809°, r,p. 111-132. li Dal Verme rileva •l'assoluta inutilità dello sperone• e mette in rilievo che i Giapponesi nella battaglia aveva no solo q uallro co razzate, memre ottennero un rendi mento ecc.:dlente dai loro veloci incroc.:iatori cora2z;1ti.

• •Rivista Marillima• 1904, Voi. II Fase. lll, pp. 699-700 e 1905, Voi. III Fase. Vlll-CX, pp. 470-471.

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mazione, s ritenendo lei battaglia di Trafalgar tatticamente più sign~fìcativa, e la figura di Nelson più grande di quella di Togo . E contesta inoltre che- come si deduce dalla descrizione di D .B. - le to,pediniere giapponesi siano state impiegate anche di giorno. Nella replica al Marchesé' D.B. ricorda che dal rappo·rto dell'ammimglio Togo p ubblicato dalTimes si deduce che i cacciat<npediniere giapponesi ej/ettuarono net pomeriggio del 27 maggio due successivi attacchi to,pedinieri contro la corazzata russa Suvorov . In quanto al paragone tra i due ammiragli vittoriosi a Tra:fàlgar e T...'ìushim.a, secondo DB. «il Nelson applicò, netta battaglia di Tra/alga1 ; con maggiore risoluzione e successo un pdncipio tattico già applicato dal Rodney con tro De Grasse nella battaglia dei Santi del 12 aprile 1782, e largamente esplicato dal C'l.ercl?, d 'Eldin; m.entre il Togo ideò ed esegui un concetto tattico nuovo, non pri.m.a intuito ed e!>plicato, sebbene se ne f osse già p reveduta (dallo stesso - D.lJ. Nd.c} la sua futura attuazione•. Non c'è dubbio che nel commento alla battaglia di Tsushima- che è anche una sorta di testamento dello scrittore navale - DB. riesce a fondere insieme fattori c!ausewilziani (com.e /'importanza della jòrza morale) e }allori jominiani legati alla valutazione dei vincoli geostrategici, del materiale ecc., senza j àr pelldere troppo la bilancia in un senso o nell'altro. Accanto all'esemplare valutaz ione dei fattori geopolitici in gioco e alla ricerca delle connessioni tra operaz ioni terrestri e navali di ambedue i contendenti, è questa una preziosa eredità che D.B. lascia a chi, anche oggi, uoglia valutare una guerra marittima nell'unico modo corretto ed equilibrato: inserendola organicamente nel quadro complessivo e valutando anche le inte,pretaz ioni di altri scrittori, senza ergersi a custode di ue1ità assolute. Fem1ccio BOT TI

LA PREPARAZIONE ALLA GUERRA ( •Rivista Marittima• febbraio-marzo 1904)

L'esam e compiuto nel precedente capitolo [omesso- N.d.c.l ha dimostrato: a) che l'indole generale del conflitto asiatico-europeo è insita nelle condizioni dissimili delle civiltà e d elle coscienze che debbono necessa riamente compenetrarsi; ' C. Marchese, A proposito della bauaglia di Tsusbima, •l{ivista Marittima• 1905, Voi. llf Fase. VIII, pp. 207-243. Sulle tìgure d i Nelson e Togo si veda anche A.V. Vecchi, Nelson e Top,o, ''Nuova Antologia• 1° agosto 1905, Voi. CCII Fase 807°, pp. 455-464. li Vecd1j conclude l'artico lo afferma ndo che tra Nelson e Togo è possibile un raffronco ma non un para llelo, perche •la prospettiva isLOrica per i due grnndi capitani è diversa . V'è un secolo di distanza lra i due piani•. Tulla via, •mi è già dato poter segnare ch e Nelson a due riprese fiaccc'> la Marina d i f"rancia, Togo ha annientato di colpo la Marin,1 di Russia". E neJJa vittoria di Tsushirna ved e •un;i le:do ne che no n Togo impartisce a noi, ma il popolo del Giappone all'frnl iano•. " Lettera di D.B. alla •Rivista Marinima• 1905, Voi. IV Fasc. I, pp. 137- 139.

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b) che questa compenetrazione non pllò ottenersi co n mezzi esclusivamente civili ed evangelici, e che per conseguenza alla sapiente cooperazio ne della spada e della croce è affidato il compito dell'Europa; c) che tale cooperazione deve svilupparsi con procedimento adeguato alle d issimili cond izioni delle civiltà e delle coscienze che debbono compenetrarsi; d) che i fenorneni politici ed economici che si vanno maturando non sono che le m anifesta zioni rna teriali del grande fenomeno spirituale cd intellettuale che è sostanza degli stati di coscienzn e cli civiltà; e) che gli stati di coscienza pili perfe tti e le civiltà p reponderanti tendono, per legge d'equilibrio, a m odificare quelle inferiori con reciprocità d'induzione, proporzionale alla rduiva efficienza. Qua le può essere la relativa efficienza degl i Stati di civiltà e di coscienza delle tre nazioni che sono direttamente impegnate nell'attuale conflitto orientale? Il va lore relativo spirituale ed intelletrua lc della Cina, della Russia e del Giappone, giud icato filoso ficamente secondo i criteri prevalenti in Europa ed indipendentemente dalla efficienza materiale della massa, è determinato da una superiorità della coscien:.:'.a cinese sulla russa, e cli questa su quella gia pponese. La civiltà cinese ha infatti raggiunto lo sta dio metafisico -morale, nel q ua le ristag nò corrompendosi, dopo di avere superato lo stato teologico p uro, senza potere elevarsi allo stato scientifico cui assurse l'Europa. La civi ltà ru ssa, ch e si integra principalrnente da Ila slava per debo lezza ecl eterogeneità deg li alLri elementi , è ancora tutta sa rura di reologia e cli teocrazia, qu asi incapace cli comprendere come lo stadio metafisico non sia che transizione dalla coscienza teologica a quella scientifica. La civiltà giapponese, filosoficamente considerata, è di g ran lunga inferio re alle p recedenti. Essa è tuttavia nella condizione eroica , essendosi appena infarinata di focismo metafisico ecl ingualdrappata di chincaglierie scientifiche e politiche europee. Queste stesse civiltà considerate invece in rcb zionc alla loro efficienza milita re, tenendo conto cl i tutti g li clementi che concorrono a costituirla, hanno valore relativo in opposizione alla gradualità filosofica. La coscienza giappo nese è satu ra di guerriere v irtù wnro individua li che naziona li , e fortemento integ rata nei suo i elementi etnici cd ero ici, non è perturbata né cles integrata da clementi religiosi. intellettual i e politici . si è armata alla europea rimanendo però essenzialmente feudale ccl eroic,1 . La coscienza russa, che avrebbe nell,1 prepo ndera nza d i quella slava un a forte integritù militare, religiosa e politica, è però vulnerata e quasi dilaniara da forze che possono in talune eventualità divenire dissolventi. La donna ed il clero possono impedire per qualche tempo lo schiamo delle energie clila n iatrici, ma se la vittoria s<1 rà l ungamente differita, se l'inga nno polit ico divenisse sistema , se lo sp irito di devozione e di rassegnazione ai decreti di Dio e dello Tzar si esa urisse ... le catastrofi pili terribili sconvolgerebbero forse l'Impero. A parità e.li nitre condizioni b coscienza russa , ed anche q uella slava, sono milirn rrnenLe assa i meno sol ide e più facilmente desintcgrabili di quella giapponese, che è la più integrata, nel simbolo imperiale e nella sosta nzia lità 1ni litare, fra tutte le coscienze mo ndia li, non escl use quelle dell 'Inghilterra, e dell.1 Germania . Lo stato di coscienza della Ci n,1 per la rnancanza di coesione fra le atomicità, turbinanti in gurgile vasto. non può tendere che alla desintegrazione di rutti i poteri e di

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tutte le forze, col d issiparsi di quella tenue armon ia intellcrt.uale che è l'atmosfera cosmica della Cina. Sebbene l'anarchia sia il fenomeno più probabile in cui deve risolversi lo stato di coscienza della Cina con grande menomazione dello Stato, pure non porrebbe escludersi che questa desintegrazione stessa acquisti, nella ccceziom1lc situazione politica, una grande efficienza rnilitarc. Il va \ore relativo delle tre coscienze, militarmcnre considerato, si concreta in una grande preponderanza della coscienza eroica giappponese su quella teocratica della Russia, e d i questa su quella pseudometafisica della Cina, e non vi può essere dubbio che, a parit~ cli tutte le altre condizioni cli efficien za ciel potere combattente, la preponderanz,i del Giappone sull::i Russia e di questa sulla Cina sarebbe risoluriva. Importa quindi esaminare anzitutto se questa relatività di efficienza combattente possa, e fino a quale grado, essere modificata dagli altri elementi da cui principalmente deriva. Questi elementi si possono dividere in due classi: a) quelli che sono indipendenti dal Governo ed insiti stabilmente nella nazione; b) quelli che dipendono direttamente dalla iniziativa e preveggenza del Governo. I primi sono principalm ente dipendenti dalle caratteristiche della massa fisica della nazione, mentre i secondi derivano principalmente dalla indole del Governo e dello Stato. Le ca rarteris(iche fisiche de lla massa, quantità e qual i(,ì, sono in relatività opposta od inversa a quelb risu ltante dal va lore m ilitare della coscienza. È supcfluo procedere ,id una analisi di questi elementi e si può con sicurezza affermare che, quantitativamente e qualitativamente, la massa fisica st,1bilisce una grande prepondernnz.1 della Cina sull,1 Russia e di questa su l Giappone, ciò che potrebbe modificare non poco l,1 efficiem::a risultante, se tutrn questa 1rn1ssa, che sta nel rapporto di circ,i 9 a 3 ad 1, per la Cina, la Russia ed il Gìapponc, potesse essere ,nilitarmente utilizzata per la guerra. Trn lasciando cl i occup"nc i del la Cina, la cui g rande n,assa non può venire utilizzata che in minima parte e non potrebbe entrare in nt'.ione senza creare grandi complicazioni politiche che modificherebbero radicalmente la situazione genera le di cui ci occupiamo, parrebbe potere afferma re che, nella situazione prescnre, la grande preponderanza della massa fisica della Russia non possa essere che parzialmente utili:u:.<1ta, m entre quella elci Giappone potrebbe esserlo interamente. Qua nra parre della potenzialità militare della massa russa può essere, nel limite cli tempo di questa c,1 rnpagna di guerra, utilizzata effettivamente nel temro d'opernzio ne orienra le? È assai probabile cbc la l{ussia trovi difficoltà insuperabili alla uti liuazione di forze che possano riuscire risolutivamenre preponderanti. cd in tale caso la grande prevalenz,1 della sua massa fisica non avrebbe alcuna efficienza nel conflitto, e se,virebbe solo a creare illusion i che si risolverebbero in disi nganni , e forse in gravi perturbazioni dello Stato. Ques10 apprezzamento è però un crirerio sintcrico del quale non si può rendere rag ione scn7.a esaminare gli clementi dai quali esso deriva, che sono appunto quelli della seco nda chisse sopraccen nata, riguarda nti l'iniziativa e b preveggenza ciel Governo.

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Questi elementi, che modificano il valore relativo delle masse fisiche direttamente utiliaabili du rante la presente guerra, sono essenzialmente po litici e m ilitari e sono insiti nella preparazio ne alla g uerra, la quale si può distinguere, per ragioni di procedura, in p repa razione politica; preparazione dei teatri d'operazione; preparazione delle armate; preparazione degli eserciti. L'esame di queste distinte moda lità della preparazion e bellica conse ntirà cli formu lare, con q ualche app rossimazione, il valore relativo della efficienza complessiva di tutli gl i clementi che concorrono a costitu ire la p otenzialità effettiva dei belligeranti.

* *. LA PREPARAZIONE POLITICA. - I l M ahan' considera la preparazione politica come parte integrante dalla strategia militare, ma parrebbe più conveniente, per ragione teorica, considerarla parte integrale della Scienza di Stato. In q uesto concetto convengono non solo rutti gli scritto ri m ilitari di maggior grido, ma bcna nco i rnoderni trattatisti navali, fra cui primeggiano : Douglas, Grivel, Colomb, Freemantlc, W ilkinson, Wilson, La ircl Clowes, Ca llwell, Lewal , La Gravière, De Gueydon , Aubc, Vignot, Fontin, Montechant, Fournier, Semekin, Makaroff, Attlmayer, Labrès, Pluddemann, Moraes, Anclujar, Grillo, Gavotti , Baggio, I3o llari, Sechi , Bernotti .... o nde crediamo che teoricamente la preparazio ne po litica, o la strategia po litica se così piacesse chiamarla, sia dottr ina distinta eia quella militare, pe rché si esplica in diversa ambiente, da personalità che, pure avendo, o dovendo avere un'alta coltura omogenea, sono però specializzate nel tecnicismo. Benché tale distinzione possa parere accademica, pu re essa è ìrnportante per il nostro studio, poiché segna chiara mente dove finisce la prepara zione politica e dove comincia quella militare. La g rande complessità delle situazioni politiche moderne, che prendono nei loro ingranaggi tutti gli interessi mo ndiali, irnplica una preparazio ne politica quasi rn.ondiale. Il problema, che debbono oggi risolvere gli uomini di Stato, è immensamente piC1 vasto e difficile di quelli che dovettero risolvere i loro predecessori, ed esige quind i lungo studio e continuità d i lavoro, ciò che è pu1t roppo incompatibile colla instabilità degli attuali governi e colle sentimental i utopie della pubblica opinione. L'impreparazione alla guerra è quindi, dal più al meno, una caratterislica di rutti gli Stati moderni, cui manca una forte e sapiente direttività . Siccome però in tutte le cose d ì questo mondo, specialmente se militari, è qu istìo ne di relatività, procureremo d i deter minare, per quanto lo consente la

' A.T. M:.thil n, Tbe iu/luence o/ sea puwer- Vo l. I ( Kota di D.13.).

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segretezza delle pratiche diplomatiche, il valore relativo della preparazione politica dei belligeranti. Le origini del presente confl itto si possono fare risalire al trattato di Simonoseshi - 17 aprile 1895 - in virtù del quale il Giappone acquistava una situazione privilegiata, che gli consentiva d i sviluppare una energica influenza tanto in Corea che nella Cina; ciò che stabiliva un precedente poco gradito alle grandi Potenze europee, le quali si accordarono per ristabilire lo statu quo ante bello costringendo il Giappone a retrocedere alla Cina le provincie che si era annesse per diritto d i guerra. Russia, Germania, Fra ncia si accordarono fra loro e colla Cina per la spogliazione del Giappone e l'Inghilterra, per non rimanere a bocca asciutta, occupò Wei-hai-Wei, fingendo un contratto temporaneo d i locazione. Questa spogliazione compiutasi nel 1898 diveniva l'origine morale e materiale del futuro conflitto. Il Giappone vittorioso ed eroico, l'Heroic Japan, 2 non poteva rassegnarsi a tanta umiliazione, e da quell'ora tutta l'anima sua si condensò nel desiderio e nella preparazione del futuro conflitto. L'indennità di guerra ed i compensi per la coosione del Liao-Thung e del Schan-Thung furono impiegati per la ricostruzione della flotta, il raddoppiamento dell'esercito e l'ordinamento d ifensivo dello Stato; e la nazione non indietreggiò dinanzi a sacrifizi colossali, che parrebbero demenza p iù che saggezza nazionale . Il determinante morale era poi sovraeccitato senza tregua dal febbrile lavorio della Russia in Port-Arthur, onde crearsi il formidabi le strumento ciel suo futuro dorninio militare in Oriente. Senza Port-Arthur e le sue adiacenze, delle quali però la Russia non si seppe vale re, il domin io navale non poteva esistere, ma Port-A1thu r senza il Liao-Thung e questo senza la Manciuria erano elcrnenti disgregati, che bisognava integrare colla occupazione mil itare. Ciò che per l'Ingh ilterra sarebbe stato superfluo e dannoso era invece indispensabile alla Russia per l'esercizio del suo dominio coloniale. Po1t-Arthur è qu indi la sintesi del problema militare perché ~oncreta in sé stesso le ragioni di domin io navale , territoriale e politico della regione cino-russa-mancese. Era quindi facile prevedere che Port-Arthur sarebbe divenuto il simbolo materiale della rivincita giapponese; ed infatti, appena avvenuto il patto cli spogliazione, io concludevo il mio studio sulla guerra cino-giapponese col seguente giudizio, che trascrivo dal testo: «Il Giappone ha quindi saggiamente operato retrocedendo alla Cina, contro un cospicuo compenso, facendo bonne mine au mauvais feu della Francia, della Germania e della Russia, la pa1te settentrionale del Liao-Thung, assegnatole dal trattato di Simonoseshi ma è forse assai dubbio se abbia fatto ugualmente bene a cedere anche l'estrema parte meridionale della penisola, costituita dal promontorio Shan-tung e comprendente Port-Arthur, Kinchow e Talien-bay, la quale era faci lmente salvaguarclabile, per mezzo cli un forte potere navale, contro le rivendicazioni della Cina, anche se spalleggiata da qualche potenza europea.

'Eastlake and Yamada, Hts101y of t/Je war hetween Onna and]apan, 1897 (Nota di D.13.).

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,,Il Giappone, .cedendo quella grande Gibilterra domina nte il Pecile, si è privato cli un grande elemento di dominio militare e politico, e siccome, per insufficienza militare della Cina, tutta la penisola verrà probabilmente occupata da qualche potenza e uropea, così il Giappone si troverà in avvenire di fro nte ad una situazione più co1nplicata e difficile». Non occorreva ce1t.amente essere profeti per intu ire, nella spogliazione che chiameremo di Port-Arthur, la ragione materiale dei futuri conflitti e la sintesi della situazione politica. La presente situazione in Oriente è in fatti determinata da tutti gli obiettivi poi irico-m ilitari c he si coordinano intorno al possesso cli Port-Arthur. Questi obiettivi, che si vennero dopo il 1898 successivamente affermando sono: 1°) la preponderanza della influenza russa oppure cli quella giapponese in tutto l'Estremo Orie nte; 2°) l'occupazione della ivlanciuria e del Liao-tung, cor.npiutasi per 1-1surpnione dalla Russia e per imbroglio del Ministro Li-Chung-Ciang e della imperatrice madre Ze-Tsi, con menomazione della sovranità della Cina, riconosciuta dalle Potenze e sancita dai trattati; 3°) l'indipendenza e la integrità della Cina e della Corea, per preservarle dalle voracità altrui a vantaggio di ciascuna delle Potenze cointeressate. È superfluo specificare le ragion i per le quali la Russia ed il Gia ppone non possono e non vogliono rinunciare a queste obiettività che sono grandi ele menti del loro avvenire, ed importa invece esaminare con quanta saggezza e solerzia abbiano provveduto alla preparazione diplomatica indispensabi le al conseguimento dei loro obiettivi politici . Il Giappone non avrebbe mai potuto consegu ire q uesti obiettivi politici senza la possibilità di affermarsi col potere militare, e cli trasferire in Corea, in Manciuria , nella Cina i suoi eserciti, ciò che sarebbe stato sempre problematico e pericoloso senza una grande sicurezza marittima. L'appoggio materiale o mora le delle potenze navali gli era quindi indispensabile, ed im itando gli Stati Uniti d'America concluse ne l 1902, non solo un compromesso, ma un vero trattato d'all-eanza colla Inghilterra, ciò che inc.lirettarnentc gli propiziava i buoni uffici della transpacifica Unione. Questa solidarietà politica, solidamente fonda ta su'gli interessi vitali , tanto politici che economici, della trinità navale, assicurava al Giappone l'integrità nazionale; l'indipendenza dello Stato; la possibilità dell'offensiva territoriale, più o rneno guaranrira dal contrastabile e conseguibile dom inio del mare; la salvezza dell'esercito in caso di grandi rovesci; le risorse di tutto il mondo ed il denaro sonante ed il credito per uti lizza rle nella gue rra. L'Inghilterra e l'Unione non avrebbero lesinato i dollari e le ste rl ine, e la gue rra sarebbe sta ta la cuccagna cli tutta l'industria marittima, non escl usi i suoi cavalieri, che già disertano l'Occide nte per portare la candida civiltà fra le stirpi giallute. La triplice navale soddisfaceva alle maggiori esigenze de][e situazione politica, e la nazione giapponese la coltivò con grnnd'arte facendosi ancella, scolara e diemessa delle rnercarnesse anglo-sassoni. Non minore finezza diplomatica h,1 spiegato il Giappone per guadagnarsi le simpatie delle Corti e delle popolazioni europee, per modo che 1a sua preparazione politica può conside rarsi quasi perfetta.

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La Russia, troppo fidente nella sua potenza, troppo sdegnosa della sopraggiunta rivale, troppo lenta nella sua procedura .... non seppe rendersi ragione delle grandi difficoltà che avrebbero ostacolato il conseguimento dei suoi obiettivi politici. La sua alleanza colla Francia non poteva avere influenza diretta sulla situazione orientale in caso cli guerra. Poteva invece giovarle indirettamente per escludere complicazioni politiche, per isolare il conflitto, per fa re pressione sulla Cina, ma sopratutto per aiu tarla coi prestiti e col credito a sostenere le spese di una guerra che doveva costarle più del doppio cli quanto poteva costare al Giappone. La Francia si era sempre mostrata volonterosa, per ragioni che è superfluo ricordare, a versare nelle tasche dell'alleata i suoi miliardi, e non era da dubitarsi che si sarebbe assunto il fardello finanziario, elevando ad una ventina cli miliardi i suoi titoli di benemerenza. Il problema finanziario era quindi provvisoriamente risolto, se ed in quanto era guarantito dalla vittoria finale, nella qua le si aveva o si ostentava di avere completa fiducia. Fu questa cieca fiducia che non permise alla Russia cli prendere in considerazione l'ipotesi cli una debacle, che non deve mai essere esclusa dallo studio politico-militare di qualsiasi guerra, e di guarantirsi seriamente da tale pericolo. Il pericolo era invece evidente, poiché il teatro d'operazione della Manciuria, del Liao-Tung e della Corea, nel quale si concentravano tutti gli obiettivi politici , poteva essere completamente isolato e gli eserciti tagliati fuori, senza alcuna altra via cli scampo dalla loro base d'operazione situata a 7000 chilometri dal teatro della guerra. Questa grave minaccia non poteva e doveva essere esclusa politicamente, non potendosi avere certezza matema tica di escluderla militamente, ed i rnezzi non mancavano; ma richiedevano una lunga preparazione; una risoluta rinuncia a rnetodi e sistemi politici e coloniali che sono l'essenza dello Stato; un indirizzo politico generale che lo stato della coscienza slava , come vedemmo, non poteva consentire . Nella irrnninenza cli un confl itto non si possono cambiare le direttrici di un grande Impero, e qu indi l'impreparazione politica della Russia è piuttosto derivante dalla inerzia dell'Irnpero anziché eia gravi errori dell'attuale Governo. Date queste condizioni fondamentali dell'impero, senza escludere la possibilità di qualche cointelligenza colla Cina di assai dubbio ed effimero valore, la preparazione politica doveva principalmente tendere ad isolare il conflitto. Siccome questo era pu re il desiderio del Giappone, il quale si stimava capace di affrontare da solo il colosso moscovita, così la diplomazia non ebbe troppo da faticarsi per raggiungere questo scopo. La p reparazione politica alla guerra fu quale poteva essere, e quale era consentita dalla indole continentale clell'ltnpero e dalla stabilità del suo organismo; corrispondente quindi alle condizioni generali, ma non a quella speciale della situazione in Oriente. Il desiderio dei due belligeranti di mantenere isolato il conflitto poteva però naufragare nel mare magno delle complicazioni imprevedibili, ed in tale caso quale sarebbe stata l'efficienza relativa delle preparazioni politiche? Le trattative diplomatiche che si svolsero dal 12 agosto 1903 al 5 febbraio 1904, in una serie di note e contronote, l'ultima delle quali non venne consegnata al Giappone, ed alle quali presero pa1te indiretta le cancellerie delle grandi Potenze, hanno rivelato l'orientamento probabile della politica estera in caso di complicazioni mondiali.

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Quest'orientamento, conseguenza dei grandi interessi nazionali, ha accentuato una tendenza che si era già accennata durante il conflitto ispano-americano e nell'intervento europeo del 1900 nella Cina, quella cioè di una coalizione delle Potenze marittime contro quelle continentali . Troppo lungo sarebbe indagare le origini e le ragioni d i raie dualismo, ma importa moltissimo accertare la realtà di questa divergenza , per le gravi sue influenze sulle future situazioni mondiali. Egli è certo che l'Inghilterra e l'Unione favoreggiano il Giappone contro la Russia, e l'avrebbero ugualmente assistito in una guerra contro la Francia; mentre la Germania, l'Austria e la Francia simpatizzano per la Russia, colla quale s i renderebbero solidali in caso di complicazioni politiche mondiali, ad onta di non piccole divergenze delle loro speciali aspirazioni. Le nazioni anfibie, che sono ad un tempo marittime e continentali, come la Spagna, l'Italia , la Turchia .. . non hanno manifestato una decisiva tendenza per una delle d ue parti, e piegano a seconda del vento che spira, preoccupandosi di equilibrarsi, per trarre qualche eventuale vantaggio spìcciolo, cli scarso peso nella bilancia e mondiale. È assai probabile che questo d ualismo, collo sviluppo ciel confli tto delle due civiltà, si vada sempre più determinando, e se si potranno evitare le guerre colossali, non sarà forse possibile impedire un terribile conflitto economico-commerciale fra le nazioni continentali che posseggono la base della produzione, e quelle marittime che sono costrette a sfruttarla. Questo dualismo non è per ora che embrionale, rimanendo tuttavia mascherato dalle antiche gualdrappe della politica europea, essenzialmente continentale, ma nulla esclude che possa fare la sua prima prova nelle possibili complicazion i che minacciano la presente situazione politica. In tale ipotesi la prepa razione giapponese corrisponderebbe perfettamente alla nuova situazione mondiale, mentre la Russia, per avere troppo sdegnato il Giappone e negletta la Cina, potrebbe trovarsi nella cond izione di dovere rinunziare, forse per lungo tempo, alle sue aspirazioni di dominio orientale. Concludendo, parrebbe potere affermare che la politica del Giappone è perfettamente in armonia colla sua situazione presente e fut ura; mentre la Russia per molte causalità, derivanti dalla indole dell'Impero, non comprende e difficilmente comprenderà le nuove condizioni politiche derivanti dalle sue obiettività nell'Asia orientale, ciò che esclude una buona preparazione politica alla guerra. ***

LA PREPARAZIONE DEL TEATRO DELLE OPERAZIONI. - La saggezza della preparazione politica è l'indice maggiore cli una buona preparazione militare. Le due funzion i sono quasi sempre reciproche, nei limiti cli ciò che è consentito dai mezzi e dall'ambiente. La buona p reparazione politica del Giappone lascia presupporre una preparazione militare adeguata allo scopo. La preparazione militare non potrebbe con qualche approssimazione valutarsi, se non venisse successivamente analizzata nelle pri ncipali sue modalità, che riguardano il teatro delle operazioni, le forze mobili navali e quelli territoriali; per potere poi concretare un giudizio sintetico della efficienza relativa dei belligeranti.

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La preparazione ciel teatro della guerra riguarda specialmente la rete logistica ; l'ordinamento difensivo , marittimo e territoriale; la protezione della città e la creazione dell'industria militare. Il Giappone in meno di trent'anni creò una rete ferroviar ia, a complemento di quella stradale, che soddisfa alle maggiori esigenze militari e commerciali sebbene a scartamento ridotto ed a semplice binario. La disposizione geografica delle isole, se s i esclude quella nordica di Yesso, favorisce la concentrazione della potenza militare nella zona più vitale che è quella del Mare interno fra Nippon, Shikoiu e Kiushiu. Questa rete ferroviaria longitudinale e trasversale ha però il grave difetto, ~rnalogo a quello della rete italiana, cli svilupparsi in grandissima parte lungo il litorale e sotto il dominio del tiro navale. Questa condizione litoranea , imposta dalla stnmura orografica, se per l'Italia costituisce una grande imperfezione ed un grave pericolo per la mobilitazione dell'esercito ed il suo impiego d ifensivo peninsulare, non ha per il Giappone così grande importanza anche nella ipotesi che il nemico avesse conseguito il dominio del mare, per la preponderanza ciel teatro cli guerra n1eridionale su q uello centrale e di questo su quello settentrionale. La sicurezza logistica nel teatro meridionale, cd anche in quello centrale, è guarantita, tanto per gli spostamenti longitud inali quanto per quell i trasversali, dalle ferrovie interne e dai piroscafi .in modo più che sufficiente alle maggiori esigenze strategiche di un fortissimo esercito. L'ordinamento difensivo dello Stato non poté, per deficie nza di tempo e di denaro, essere completato, ma si trova però in tali condizioni da fa re fronte alle minacce di una grande offensiva, colla massima probabilità cli successo. I criteri fondarnenta li , che presiedettero all'ordinamento difensivo, furono: 1 °) la flotta è il fattore principale, come in Inghilterra, della difesa dello Stato; 2°) la difesa della costiera e delle città marittirne è affidata esclusivamente alla flotta; 3°) la difesa interna, nella ipotesi di grandi invasion i marittime , deve essere mobile ed appoggiarsi a lle basi d'operazione, che fu rono, nei vari teatri insulari, allestite nei punti strategici della costiera; 4°) nessuna piazzaforte o canipo trincerato interno è necessario per la difesa territoriale, data la struttura geografica ed orografica delle isole principali; 5°) creare nel mare interno hl grande base d'operazione dell'esercito e della flotta, accumulandovi le maggiori risorse e chiudendone con fortificazioni le e ntrate; 6°) proteggere con d ifese l'entrata al golfo di Tok io e di Nagasaki, per assicurare la Capitale ed il massimo emporio commerciale, da qualunque offensiva navale; 7°) coprire gli arsenali marittimi, che non si trovano nel mare interno e nel golfo di Tokio. In base a tali criteri la preparazione del teatro cli guerra comprende: a) la piazza di Hakodate, che sbarra lo Stretto di Tsugaru fra Nippon e Yesso; b) la piazza di Tokamatsu, neJl'isoletta omonima, che sbarra l'accesso al mare interno fra Nippon e Sikoiu; c) la piazza, tutrnvia embrionale, d i Oita, che sbarra il passo sud-est fra Kiu-Siu e Sikoiu; cl) la piazza cli Simonoseshi-Mori, che sbarra il passo sud-ovest fra Nippon e Kiusiu;

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e) le piazze, ancora incomplete, cli Sasebo e Maizura, che coprono gli omonimi arsenali; f) la piazza d i Yokosuka, che chiude l'entrata al golfo cli Tokio, e copre l'arsenale marittimo. Benché la preparazione cli queste piazze sia incompleta, pure esse sono p iù che sufficienti per coprire i punti più vitali del paese e consentire alla difesa ad oltranza contro qualunque nazione, non escluse l'Inghilterra e la Russia, se questa avesse conseguito il dominio del mare. Sette piazze, di cu i quelle cli Sasebo e Muizura sono forse superflue, costituiscono tutto l'ordinamento difensivo di un grande Stato, e questa grande semplicità ed econom ia deriva dalla struttura geografica e topografica, che consente di condensare in un unico teatro , intorno ad un mare interno, nelle condizioni più propizie cli tutto il mondo, la difesa marittima e territoriale dello Stato. Gli arsenali cli l' classe cli Yokosuka e di Kure, q uelli di 2" classe di Sasebo, Maizura, Hakodate, cui sono complemento una dozzina di cantieri privati, q uasi rutti invulnerabili dal mare, costitu iscono un organismo di costruzione e cli ripa razione più che sufficiente a soddisfare le esigenze cli una grande gue rra, potendo d isporre cli una ventina di bacini di carenaggio, fra fissi e galleggianti, dei q uali cinque o sei capaci d i ricevere le più grandi corazzate. Quando si consideri che anche il blocco navale operato da una grande Potenza, esclusa nemmeno l'Inghilterra, non potrebbe mai impedire efficacemente i soccorsi ed il contrabbando cli guerra per l'impossibilità di bloccare tutta la costiera giap ponese, se ne deve concludere che la na tura , l'arte, e la preveggenza degli uomini hanno fatto ciel Giappone una fortissima regione vulnerabile soltanto nella sua parte settentrionale , costituita dall'isola Yesso e nella appendice meridionale, costituita da Formosa e dalle isole Pescaclores. Il Giappone non si è già p reoccupato, come l'Italia, cli difendere localmente i suoi porti mercantili, le città marittime e la sua immensa costiera, ma bensì di prepara re alla flotta la grande base d'operazione ed i mezzi che ne assicurano l'azione dife ns iva ed offensiva; onde, spendendo relativamente poco, ha portato quasi a compimento il più perfetto ordinamento difens ivo, tanto marittimo che territoriale, del mondo. La preparazione dei teatri della guerra per opera clè'i Russi, ad onta cli una febbrile attività, si trova ancora allo stato embrionale. Il teatro principale della guerra, data la situazione orientale, era costituito da tutta la vasta regione della Manciuria colla appendice del Liao-tung, che costituiscono un unico teatro cl 'operazioni circoscritto a settentrione dalla ferrovia Charbin-Vladivostock; a levante dal Pacifi co; a mezzodì da l confine coreano e Mare Giallo; a ponente dalla linea ferroviaria Niu-Chuang, Mukden, Chaarbin parzialmente cope1ta dal Liao-ho verso la Cina . Questo grande teatro, la cui superficie supera quella dell'Italia e ragguaglia quasi quella della Francia, è militarmente imperfettissimo, perché le frontie re non sono coperte da grandi ostacoli montani o fluviali; non ha nel suo interno elementi disgiuntivi di primo ordine, qual i sarebbero l'Appennino ed il Po; ed ha invece menomata, dalla Corea che lo sepa ra , l'unità del teatro delle operazioni navali. Questi grandi difetti non possono essere compensati che dalla forza mobile e dai mezzi strategici e tattici, che permettono di utilizzarla.

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La rete ferroviaria Mancese e quella del Liao-tung di 2000 chilometri circa, in gran pa1te ancora incompleta, è insufficientissima alle esigenze strategiche di una grande guerra, ed è soggetta a gravi minacce distruttive per opera dei ribelli mancesi e delle bande Cino-gia pponesi nel suo tronco fra Niu-Chuang e Mukden. Questa rete ferroviaria Mancese è poi dipendente per tutti i servizi militari dalla linea transiberiana, la quale da Karbin a Mosca si sviluppa come nastrino esile di 7000 chilometri attraverso a regioni misere, senza risorse, con interruzione del lago Baikal, sempre minacciata dalla inclemenza ciel clima , dagli accidenti, e, forsanco, dalle insidie dei malviventi e dei malevolenti. Dato dunque, e non concesso, che questa linea a semplice binario, male costruita , deficiente di mezzi ferroviari, possa alla meglio funzionare, e che l'interruzione del Baikal, ove scarseggiano i vapori di transito e le officine, non riduca ad una quantità insignificante il transito ordinario quotidiano, si può al massimo sperare, di poter sopperire alle più urgenti necessità delle truppe e del personale russo, che trovasi attualmente in 1\!lanciuria. Fra qualche mese, nella buona stagione, coi provvedimenti che si potranno escogitare, si potrà forse ottenere un reddimento ferroviario maggiore; ma crescendo la massa delle truppe cresceranno le esigenze della esistenza e dei se1vizi militari, onde la prudenza consiglia cli non affidare alla transiberiana un compito cui non petesse sopperire, con grande minaccia per l'esistenza del personale militare e civile , che da quella linea deve dipendere. La preparazione logistica fu quindi inadeguata, ad onta d i tutti gli sforzi, non solo alle esigenze strategiche, ma benanche a quella della esistenza. L'ordinamento difensivo non fu meno incompleto ed imperfetto. Esso è costituito dalle due piazze marittirne d ì Vladivostok e di Port-Arthur, che si trovano a I 500 chilometri d i distanza ferroviaria ed a 2000 chilometri cli distanza per mare. Alcuni foni ni lungo la ferrovia, per appoggio alle truppe di vigi lanza, costituiscono tutto il sistema difensivo territoriale. Le linee ciel Yalu e Liao-ho erano indifese, e nessuna piazza forte a campo trincerato era stata allestita, e forse nemmeno disegnata per raccogliere gli eserciti in caso di grandi disastri. La Russia aveva fatto prodigi , e non aveva lesinati nella Manciuria i miliardi della Francia; ma il compito era troppo colossale, ed il Giappone troppo avveduto per non accorgersi che stava p er scoccare l'ora a partire dalla quale il valore relativo ciel tempo tornava sempre più vantaggioso alla Russia. Se l'impreparazione logistica e territoriale è fino ad un ce1to punto giustificabile, dato che lo Tzar non è che il vicario di Domeneclio, nom pa rrebbe però ugualmente giustificabile l'impreparazione marittima. L'interposizione geografica della Corea spezzava militarmente l'unità del teatro d'operazione navale. Due teatri d'operazione distinti, col nemico afforzato e preponderante nel punto di disgiunzione, non e rano giustificabili, data la impossibilità di manovrare con sicurezza di concentramenti eventuali, o con sicurezza cli singolare offensiva contro obiettivi speciali. Era quindi saggio rinunciare ad operazioni manovrate in un teatro per concentrare tutta l'azione navale nel teatro principale.

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Il bacino del Mare Giallo, già dominato dalla piazza di Port-Arthur, doveva essere preparato per la difesa manovrata, in caso che non fosse possibile assumere l'offensiva e conquistare di slancio il dominio del mare. Port-Attbur, benché convenientemente situato per la difesa strategica, non riunisce le q ualità tattiche cli una buona base d'operazione navale. Anche quando fosse sta to possibile portare a compimento il piano regolatore della piazza, con grandi escavazioni nel bacino occidentale, nel canale d 'entrata ed alla imboccatura, la forza navale non si sarebbe mai sentita libera e sicura di operare a piacimento, e l'arsenale avrebbe intensificate le occasioni dell'indugio e dell'inerzia . Port-Arthur era un ottima piazza territoriale e marittima per dominare il Mare Giallo ed il Liao-tung, ma doveva rimanere piazza cli rifornimento, cli riparazione, cli rifugio, e non divenire la base d'operazione dell'armata. Questa base navale, per eccezionale ventura, trovavasi a 60 miglia da Po1t-A1thur nelle isole Elliot. Quale più grande ventura! Una formidabile piazza ed un'ottima base di manovra quasi a distanza di tiro considerando che le insenature cli Dalny e di Talien-bay tendevano loro le braccia. L'antico modi d'intendere la guerra marittima, così radicato tuttavia anche in Italia, non permise ai Russi cl i comprendere l'utilità grandissima che essi potevano trarre dall'arcipelago delle Elliot: ma ben la comprenderanno i Giapponesi se dovranno in avvenire contrastare ancora ai russi il dominio ciel Mar Giallo. Port-Arthur e le Elliot costituiscono, date le condizioni topografiche, un sistema militare cli gran lunga superiore a quello cli Pola e Fasana degli Austriaci, e se la squadra dello Stark avesse saputo giovarsene e provvedere per tempo, poteva trarne vantaggi assai maggiori di quelli che il Tegethoff poteva trarre eia quella di Fasana . Questa difettosa preparazione difensiva era ancora peggiorata dalle deficienze degli arsenali di Vladivostok e Port-Arthur, incapaci cli sopperire alle minori esigenze cli una piccola guerra . Vladivostok, che era il meglio protetto e provveduto ed aveva quattro grandi bacini, non poteva essere utilizzato perchè eccentrico e soggetto alla piazza di Hokodate; mentre Pott-Arthur, ad onta dei colossali lavori di escavazione, dei cento fo,tilizi, delle sessanta caserme, non aveva che un misero arsenale, incapace di grandi costruzioni e riparazioni, ed un solo grande bacino percorazzate moderne. Tutto ciò rivela non solo una impreparazione ma anche un errato intendimento · della funzione della piazza. A che potevano infatti se1vire sessanta casermoni per ottantamila uomini, quando il presidio non ne richiedeva che diecimila, e quando la topografia della piazza permette cli poterli bombardare liberamente dal mare? Quando a tutte queste impreveggenze si aggiunga la scarsità cli dotazioni, di viveri, di carbone, di riserve di ogni genere ... si può concludere che soltanto una grande p reponderanza cli forza mobile terrestre e navale, avrebbe forse potuto equilibrare le deficienze e gli errori della impreparazione dei teatri della guerra . ***

LA PREPARAZIONE DELLE ARl\.1ATE. - La massima utilizzazione delle forze mobili disponibili e l'approntamento di tutti i mezzi che ne assicurano l'impiego è evidentemente lo scopo della preparazione navale.

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La flotta di cui poteva disporre per la guerra il Giappone, no n tenendo conto di tutte le navi che non hanno un vero valore militare, era presso a poco quella registrata nella seguente tabella, avvertendo che per navigl io di 2" linea si intende quello antiquato o deficiente di q ualche caratteristica, e per naviglio di l " linea s'intende quello moderno e veloce. Flotta dd Giar,pone:

Dislocamento l " lin. 2' 1in.

Corazzate. - iHilwsa, Asahi, Hatsuse, Schikiscbima Corazzate. - Fui}, Yascbtma Corazzate. - T.5cbin-Yuen, Fuso fnc. coraz. - Nlsskim, Kasuga, Jwcue, Yzumo, Azuma, Jakumo, ;1saza, Tokiua Inc. proL - Nijtaka, Tsusbima, *Otawa, "1'shiyocla, Tshitose, Kasagi, nikasago, Akaski, Swna, Yoshino, Akilsushima Inc. prot. - 1'akacbiho, Naniva, Ydzwni, Hashidate, Matsushima, Ytsuhasbima Avvisi torp. - Tsh'/haya, kl(JJClkO, Tatsuta, Yaye-Yama Siluranti (De:;troyers). - Una ventina, di 300 tonn. circa e 30 miglia Torpediniere (l' classe). - Una ventina cfa 100 a 150 tonn. e veloc. eia 25 a 30 Torpediniere (2" classe). - Una ventina <la 80 a 100 tonn. e: veloc. eia 20 a 25

62000 25000 11000 75000

40000 24000 6000 6000 2500

2000

Flolla del Giappone-Totale 210500

43000

Sono quindi in tutto circa 210 000 tonn. cli naviglio moderno e veloce e circa 43 000 tonn . di naviglio cli 2' linea perfettamente utilizzabile nelle operazioni di guerra, senza tenere conto del piccolo naviglio antiquato e di quello complementare. Questa flotta di l" e 2'' linea è tutta pronta ad entrare in azione escludendo forse tre incrociatori protetti, il N{jtaka, il Tsushima e l' Otara che erano stati varati nel 1903, ma che potevano entrare in azione nel corso del 1904. Essa trovavasi organizzata, preparata , provveduta, con carene pu lite, e perciò nella massima condizione cli effficienza, ciò che doveva determinare il m inimo della flotta russa nei mari d'Oriente, tenendo conto delle condizioni d'inferiorità della preparazione difensiva. Alla rottura delle ostilità la flotta russa trovavasi ripa1tita nel modo indicato dalle seguenti tabelle, secondo i criteri d i efficienza adottati per la flotta giapponese.

Flotta russa del Baltico:

Dislocamento l" lin. 2 ' lin.

Corazzate - Ore/, • Slava, • Borodino, • Suuarov, • Alexander Ili' Corazzate. - Sissaj-Velikji, Navarin, Nikula I, Alessandro li, AZOl)C/, Nackimo.f, l'vfonomach, iHinin, Butuku11, Apraxine, Seniauine, Usukou Inc. prot. - Oleg Sujetlana, I<ornilou, Yzumrud, • Zemouk• fnc. torp. - Abrek, V(Jjovoda, Posadnik Siluranti . - Una trentina da 200 a 850 tonn. e eia 25 a 30 miglia Torpediniere. - Una cinquantina eia 80 a 150 tonn. e da 20 a 25 miglia

68000 88000 24000 1500

9000 6000 107000

Flotta del Baltico -Totale

89500

N.13.: Le navi segnate con asterisco• sono in allestimento più o meno av,mzato (Nota di D.13.).

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Flotta nissa del Mar Nero: Corazzate. - Potemkin, Trisvjatitclia, Rostflov, Apostolov, Pojedcmosce, Sinope, Katai·ina li, Cesma

90000

Jnc. prot. - Kagul, ' Ocakov• Inc. torp. - Saken, Grideny, Kazcwsky Siluranti. - Una decina da 250 a 850 tonn. da 25 a 30 miglia Torpediniere. - Una dozzina da 100 ton n. circa di 20 miglia circa

13000

Flotta del Mar Nero - Totale

16000

1500 3000 1200 92700

Squadra di Porth-Arthur: Corazzate. - Retwisan, Peresvjet, Pohieda, Sehaslopot, Polla1;a, 'f'zarewiz, Petropaulosb

Inc. coraz. - Bayan Inc. prot. - Askohl, Variag, l'allada, Diana, Nouik, Bojarin S.ilura nti. - Una ventina da 250 a 850 tonn. con veloc. Da 25 ,1 30 miglic1 Torpediniere. - Una decina eia 100 a 200 tonn co n vdoc. di 20 miglia Sottomarini. - Due; si ignora cli q uale tipo. Squadra di P011-Arthur - Tota1e

85000 8000 33000 6000 1500 133500

Squadra di Vladivostock: !ne. coraz. - Russia, Rur ik. Gromohoj, Bogatyr Silu ranti. - Una squadriglia, se hhene incerta

43000 1500

Squadra di Vladiwstock - Totale

44500

Squad1·a del Mediterraneo: Corazzate - Osijabja Inc. cornz. - Donskoy Incr. prot. - Aurora, A lmaz Siluranti. - Una squadriglia d i sei od otto Squaclm del Mediterm neo - Totale

12800 6800 10000 2000 31600

Da questo.elenco furono esclusi i guardacoste, le cannoniere, gli avvisi, i trasporti, i yachts, le torpediniere eia costa, rutto ciò che pù re avendo un valore militare nella Russia, non avrebbe trovato un utile irnpiego nell'Oriente. Se eia questo elenco si esclude ancora tutta la flotta del Ma r Nero, bloccata dai trattati e dalla inesorabilità britannica, si avrebbe che la Russia avrebbe potuto avere disponibile per le operazioni in O riente. 1°) Flotta di 1" linea 2°) Flotta di 2" linea

tonn. 310000 circa tonn. 90 000 circa

Totale approssimato to nn . 400 000 Se questa flotta fosse stata tutta pronta, il rapporto fra le forze d i l" linea sarebbe stato di circa 2/3 e quello fra le forze cli 2" linea di circa 1/2, ciò che consentiva una p reponderanza tattica che, saggiamente utilizzata, poteva permettere una vigorosa offensiva iniziale p er guadagnare in battaglia, se i Giapponesi accettavano la sfida, il dominio ciel mare.

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Anche quando tre sole delle cinque corazzate tipo Borodino fossero state pronte per la guerra, la preponderanza navale era ancora tanta da costringere i Giapponesi ad una difensiva strategica cd indugiare l'offensiva territoriale. Questa offensiva sarebbe stata sempre assai temeraria e pericolosissima, finché la Russia aveva la possibilità di operare un concentramento navale, anche nel Mediterraneo, equipotente a quello nemico. La Russia invece sparpagliò la sua flotta in cinque reparti, Vladivostock, Po1t-Arthur, Ccmulpo, Mediterraneo e Baltico, che alla rottura delle ostilità non avevano più probabilità di concentramento. Fu questo il massimo errore commesso dalla Russia , dal quale non potevano derivare, tenuto conto del valore e della audacia del nemico, che insuccessi e d isastri. La preparazione n avale fu quindi completa e perfetta per parte del Giappone, mentre fu imperfettissima ed incompleta per parte della Russia, ciò che peggiora sempre più la sua situa7.ione militare relativamente a quella del nemico .

.. * * LA PREPARAZIONE DEGLI ESERCITI. - L'immensa prepondera nza dell 'esercito russo su quello giapponese consentiva alla Russia di regolare il concentrarncnto delle sue truppe nella Manc iuria in modo di fare fronte a tutte le eventualità, non esclusa quelh1 d i dover lotta re contro tutto l'eserc ito nem ico di l " linea, le cui opera7.ioni fossero favorite dal dominio del mare. li problema era certamente difficile, trattandosi di teatri d'operazione come la Manciuria e la Corea, imprepa rati, esausti, senza risorse di qualsiasi genere, in una stagione r igidissima ... ma non escludeva qualche soluzione tempo ranea conven iente in attesa di altre migliori. L'esercito giapponese cli l " linea essendo tutto disponibile per l'offensiva, la sua forza determinava il minimo cli q uello russo, considerando che difficilmente si poteva fare assegnamento sopra deficienze qualitatile dell'esercito e del soldato giapponese. L'esercito ciel Giappone che nel 1894-95 era di sei divisioni e della Guardia con un effettivo cli t • linea di 150 000 uomini, fu dopo la guerra colla Cina elevato a dodici divisioni oltre il Corpo della Guardia. È assai difficile potere valutare, anche oggi, le forze che la Russia ha disponibili per le operazioni di guerra nel teatro orientale. Gli apprezzamenri ufficiosi del Giappone non fanno sa lire le forze elci Russi a più di '150000 soldati, mentre le informazioni franco-russe salgono a 350 ed anche 400000 uomini. Q ueste ultime cifre so no certo esagerate ed è assai più probabile che la for7.a realmente disponibile oscilli fra 150 e 200000 soldmi. Dopo l'occupazione della Manciuria nel 1901-1902 la Russia aveva in Oriente cirGl 150 000 uomini d iv isi in quattro principali reparti, cioè Vladivostok Cl° Corpo siberiano), Kirin-Muckden (2° Corpo siberiano), Port-Arthur (3° Corpo siheriano), Tiensi n ed altre località della Cina. Durante i sei mesi delle trartativc diplomatiche la Russia ha certo aumentato le sue forze, ma considera ndo le grandi spese che richiedono grossi eserciti a grande distanza dalla loro base d'esistenza, parrebbe di potere assegnare alle forze russe un minimo di 200 ed un massimo di 270000 soldati.

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Se s i tiene conto delle difficilissime condi zioni d'impiego di queste forze; ciel loro rapido esaurimento per il clima, le marcie, le epidemie, le sofferenze d i tutti i generi .. . se ne deve concludere che la Iogorazione deve richiedere una grande re integrazione per mantenere gli effettivi a quella altezza, e che perciò, se tutto deve dipendere dalla transiberiana, è assai difficile che essa possa bastare a tutti i servizi di un eserc ito di 225000 uomini, ed a lla esistenza cli altri 200000 Russi, lasciando morire di fame la popolazione Mancese. Si può quindi conclude re che nella più fo,tu nata delle ipotesi, quella cioè che non sorgano gravi impedimenti e che la transiberiana possa funzionare come una ferrovia-modello, non si può fa re assegname nto sopra una pote nzialità ferroviaria superio re alle esigenze de lle forze che rrovansi attualmente in Manciuria . Per o ra i grandi pericoli non sono minacciosi, potendo disporre di qualche risorsa accu,nulara e delle provvigio ni invrrnali de i mancesi; ma fra un mese, due mesi al massimo, la situazione può divenire disastrosa, se non s i prowede fin d'ora a sopprimere ogni aumento considerevole degli eserciti; a limitare l'invio di truppe al minimo richiesto de lla reintegrazione de i vuoti; a sistemare solidamente i servizi di sussistenza lungo la ferrovia; ad accrescere quanto è possibile il rendimento della transiberiana. In queste condizioni, che ci se mbrano assai verosimili, no n è possibile assume re l'offensiva contro forze per lo meno equipotenti e che per una infin ità di ragioni rendo no esse stesse alla più audace offensiva . Non è però da illudersi sulla possibilità cli opporre una energica difesa localizzata, data la impreparazione del teatro della guerra, la mancanza di grandi ostacoli disgiuntivi e coprenti, la inesistenza di g ra ndi ca mpi militari .. . e perciò la difensiva dovrà essere molto prudente ed intesa specialmente a coprire il movimento di ritirata della grande massa dell'esercito verso Muckde n e Cha rbin , perché , come affern1ai venti gio rni prima d e lla rottura de lle ostilità, ' «non è possibi le escludere la poss ibilità per non dire la probabilità di un grande disastro che facc ia pesare sugl i eserciti della Russia il fa to che ne l 1812 distrusse l'esercito napoleonico». Questo fato pende da un esile filo come quello della transiberiana , ed alla sua integrità, che è salvezza e speranza, si debbono subordinare gli altri obiettivi militari e tutta la direttività de lla gue rra.

TI

CARATl'ERlSTICHE GENERALI DELLA GUERRA (•Rivista Marittima» aprile 1904)

GLI OBIETrTVI MILITARI. - Lo studio dello stato di civiltà e di coscienza dei be lligeranti, che integra le massime energie che si debbono esplica re ne l conflitto, e l'esame della preparazione politica e militare alla guerra, ci condussero a conclud e re : che la preponderanza assol uta de lla Russ ia si risolve in una te mpora nea infe-

; D. 13onamico, La siluaziune politica in Orìenre, in ·Rivista Nautica• ('t:bbraio 1904 (Nota di D.13.).

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riorità relativa, la q uale consente al Gia p pone cli affrontare con probab ilità di successo una gue rra colossa le, sempre che sappia valersi di questa occasionale superiorità, conq uistando rapidamente quegli obiettivi militari , dai q uali dipende la risoluzione del confl itto. Gl i obiettivi militari sono insiti in quelli politici che fu rono precedentemente determinati, e che si compendiano, tanto per la Russia che per il Giappone, nella temporanea occupazione mi litare della Manciuria, del Liao-tung e della Corea. L'occupazione di qualcuna soltanto di queste regioni potrebbe forse condu rre alla risoluzione del confli tto, per intervento diplomatico o m ilitare delle grandi Potenze neutrali, ma non soddisferebbe completamente alle obiettività politiche dei belligeranti. Il possesso della Corea per pane ciel Giappone, anche se potesse essere conservato militarmente mediante l'occupazione, afforzata eia grandi opere d ifensive alla frontiera del Jalu e del T umen con un grande campo trincerato a Pieng-Jang, non risolverebbe completamente il problema, poiché lascie rebbe il Giappone sotto la grande minaccia cli una rivincita che la Russia è in grado di potere, senza lu ngo indu gio, esplicare , qualora provvedesse ad un grande concentramento navale e territoriale delle preponderanti sue forze. 11 Giappone, ove rinunciasse alla sua azione nella Manciu ria, rima rrebbe moralmente esa utorato, essendosi fatto p,lbi dino dei di ritti de lla Cina ; avendo rifiutato le precedenti offerte della Russia, riguardanti b Corea; persistendo ne lla domanda dello sgombro della Manciuria, che fu infatti il casu.s belli della vertenza diplomatica. Il compito del (~iappone no n può q uindi lim itarsi alla sola occupaz ione della Corea ed a quella cli Port-Arthu r, ma deve comprendere l'offensiva nel Liao-tung e nella Manciu ria , non essendo possibile che i Russi sgombrino, per qualsiasi coercizione politica, queste provincie senza combattere ad oltranza, essendo esse indispensabili a Ile loro obiettività nell'O rie nte . Gli obiettiv i m ilitari sono qu indi circoscritti nei limiti della Corea, del Liao-tung e de lla Ma nciuria, né da q uesti limiti possono esorbita re , essendo la Russia ed il Giappone invu lnerabili nella loro integrità politica, date le odie rne condizioni del conflitto. È su perfluo dimostrare che h-1 Russ ia non può essere mc nonrnta nella s ua integ rità e uropea ccl asiatica esclusa la Manciuria, e perciò né Mosca , né Pietroburgo, né la Crimea . .. possono essere obiettivo pri ncipale ed ultimo del presente conflitto; rna forse non è superfluo d imostrare che anche l'integrità del Giappone è per ora intangibile. L'insularità del Giappone, come q uella dell'Inghi lterra, esclude la possibilità di gra ndi invasioni marittime, senza un assolu to e duraturo domi nio del mare. Questa conclizional ità è assa i più assoluta per il Giappone di quanto possa esse rlo per l'Inghilterra, dato il maggiore intervallo di mare che lo separa da l Continente, 18 n1aggiore potenza territoriale e le miglio ri condizioni difensive, che consentono al Giappone un a d ifensiva strategica efficacissima, contro fo rze navali più che doppie cli quelle di cui esso dispone. Le audac ie napo.leoniche, al cui compimento mancò fo rse soltanto il genio di un gra nde amm iraglio, non sono giustificabili né possibili contro il Giappone, e lo saranno tanto meno in avvenire, se persisterà nella via che ha seguìto dopo il suo risorgimento naziona le.

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Il Giappone è parzialmente vulnerabile nell'isola di ]esso e specialmente nell'isola Formosa e sue appendici, come l'Inghilterra è vulnerabile nell'Irlanda; ma Jesso non vale, per sé, uno stato di guerra costosissimo e duraturo, come quello che deriverebbe da lla cattura di quell'isola; e Formosa non può né deve essere considerata parte integrante del Giappone. Conquistata per diritto cli guerra, gli può essere per lo stesso diritto ritolta . l'Impero giapponese, come già d imostrai nell'opera Il conjlitto Cino-Giapponese, ha nel suo vastissimo mare interno, racchiuso fra le tre isole principali, una regione militarmente impareggiabile. Le condizioni topografiche ed idrografiche cli questo grandioso bacino, che misura circa 300 km. per lungo, con una larghezza massima di 100 ed una media cli 50, permettono cli raccogliervi al sicuro tutte le risorse navali e territoriali della Nazione, e consentono u na tale capacità di difesa strategica, eia escludere quasi in modo assoluto la possibil ità ciel blocco e delle grand i operazio ni di sbarco. Questa colossale piazza marittima comunica col mare esterno per tre uscite, due delle q uali s i possono, per la loro configurazione topografica, considerare inviolabili ed inespugnabili. La terza apertura , quella fra Kiusciu e Scicocu, è forse meno militarmente perfetta, ma è sempre tale, per la con fi gurazione del Golfo cli Bungo; per le isolette che lo grem iscono, e che consentono una vigorosa difesa torpediniera; per lo stretto di Oita che p uò rendersi inespugnabile senza grande spesa .. . è sempre tale, dico, da togliere a qualsiasi emulo di Nelson la fantasia d i anela rvi a sagrificare la sua flotta. Alla perfezione di q uesta immensa Maddalena manca solo un quarto sbocco verso Maizura, onde averne due su ciascuno dei due bacini navali delle operazioni, a levante ed a ponente; ma la vera perfezione non è cosa d i questo mondo . I facili profeti, che presagirono l'invasione russa nel Giappone e l'imposizione della pace a Tokio, conoscevano assai poco le cond izioni difensive del Giappone e l'efficienza strategica di questa base d'operazione per conceders i la licenza cli simili fantas ie. Anche quando la Russia non avesse così male provveduto alla preparazione militare, ed avesse operato, come poteva e doveva, un fo rmidabile concentramento d i tutte le forze navali dispon ibili nel Mediterraneo od anche nel Ba ltico , per giungere sul teatro della guerra con una flotta preponderante che imponesse al nemico la difensiva, anche in tale caso, dico, l'offensiva contro il Giappone no n ne avrebbe mai vulnerata seriamente l'esistenza e l' integrità nazionale . Il Giappone, se p ure accettava in tali condizioni la guerra, avrebbe conteso con una energica difesa strategica navale il dominio ciel mare, appoggiandosi alla sua invulnerabile base d 'operazione, cercando di ottenere quei successi parziali, che potevano migliorare la situazione relativa, senza impegnarsi a fondo in grandi battaglie, fi nché non avesse logorato o divisa la flotta nemica. È ben vero che in tale situazione, limitandosi a qualche offesa costiera, mantenendo sempre la minaccia del preponderante concentramento , giovandosi delle posizioni d i Fusan, di Mazampo ed altre della Corea ... la Russia, senza impegnarsi a fondo contro la base d'operazione navale dei Giapponesi, poteva conseguire tutti i suo i obiettivi occupando anche la Corea per il solo effetto del dominio del mare. Il Giappone, ad onta d i tutta la sua bellicosità, della s ua preparazio ne, degli immensi sagrifizi compiuti, avrebbe fatto cli necessità virtù, e pure rodendo il freno

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avrebbe rinunciato molto probabilmente a scendere da solo a solo in lotta contro la Russia. Un solo e rrore , che era altrettanto evide nte quanto madornale, ha trascinato la Russia in una situazione dalla quale potrà uscirne ancora coll'onore delle armi, ma che potrebbe a nche risolversi in una serie cli disastri, in paragone dei quali quelli della guerra cli Crirriea parranno punzecchiature epidermiche, se il Giappone saprà giovarsi di quella fortuna , che ha saputo afferrare nell'istante propizio. Quali che possano essere le future eventualità, importa qui osservare che l'integrità del Giappone non poteva essere menomata dalla Russia nemmeno nella ipotesi che avesse saputo utilizzare la sua p reponderanza navale, e che tutto al più questa preponderanza avrebbe consentito l'occupazione di Formosa e delle Pescadores, se le altre Potenze lo permettevano, e l'occupazione di Jesso, se ne avesse meritati i grandi e duraturi sagrifizi che imponeva. Nella situazione generale, che deriva da lla impreparazione militare della Russia e dalla debolezza relativa del Giappone, tutti gli obiettivi della guerra sono circoscritti su l teatro d'operazione della Corea, ciel Liao-tu ng, della Manciuria e dei loro mari territoriali. Tutti questi obiettivi si compendia no nei tre principali, cu i tutti gli altri si collegano, cioè: 1°) il dom inio de l mare; 2°) il possesso o la conquisrn di Port-Arthur; 3°) la sa lvezza o la paralizzazione della Transiberiana. li primo obiettivo è esclusivamente nava le, e si consegue soltanto dalle fl otte bell igeranti. Il secondo obiettivo potrebbe essere conseguito esclusivamente dalla flotta, ma richiederà molto probabilmente una forte cooperazione dell'esercito, se Po1t-A1t hur non pmrà essere espugnato di slancio o per isolamento, dominando da l mare, col tiro navale, lo istmo di Kincov e relative adiacenze. La Transiberiana è un obiettivo territoriale quantunciue subordinato al dominio del mare, poiché soltanto la d isfatta degli eserciti della Russia può permettere di spingere l'offensiva sino al consegu ime nto della zona ferrov ia ria, ed occuparla in modo da escludere la possibilità cli futuri concentramenti degli eserciti russi nella Manciuria. Soltanto il pieno conseguimento di questi tre obiettivi militari può permettere al Giappone cli realizzare i suoi obiettivi politici, ed imporre quelle condizioni che ha mantenuto nelle trattative diplomatiche; poiché solo l'impossibìl ità di concentrare nuovi eserciti nella Manciuria può fare desistere la Russia dalla guerra. I tre obiettivi sono indissolubilmente collegati, se la guerra deve completamente risolvere il problema politico quale risultò definito dalle trattative diplomatiche, sebbene la guerra possa ammettere qualche soluzione transitoria ed incompleta, che non è però prevedibile. *

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IL DOMINIO DEL MARE. - La teorica del dominio ciel mare, quale fu esposta nell'opera Il potere ·1narittimo, permette cli affermare che le principali modalità della lotta per la conquista della signoria del mare, data la situazione navale dei belligeranti, sarebbero le seguenti:

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a) la grande battaglia, con tutte le forze, per l'annientamento del nemico, o per menomarne talmente la flotta da escludere la possibilità d i qualsiasi minaccia per l'avvenire; b) la dife nsiva strategica contro il nemico che assume risolutamente l'offensiva , appoggiandosi ad una buona base d'operazione, opportunamente situata nel bacino p rincipale della guerra; c) la d ifensiva temporeggiata mantenendo la flotta in istato potenziale, in posizione bene protetta, in attesa cli eventualità che possano migliorare la situazione generale, od imporre la controffensiva per il conseguimento d i qualche importante obiettivo; cl) la guerra cli corsa, attuata da rapid i incrociatori per gruppi od isola ti, ma ntenendo le navi di linea, troppo lente, in istato potenziale, evitando cli impegna rl e, se non pe r suprema necessità. Queste q uattro modalità della lotta navale possono essere prescelte con maggiore o m inore probabilità d i successo da lla Russia, la c ui potenzialità navale, alla d ic hiarazione cl i gue rra, consiglia cli attenersi p iuttosto alla d ifensiva, in attesa di favorevoli eventualità; anziché di prendere risolutainente l'o ffensiva contro la costiera nernic-1. Il Giappone (per la sr1a occasionale e temporanea superiorità nava le, e per le condizioni de lla sua offensiva territoriale, indispensabile al conseguimento degli o biett ivi politici e milit,ui) deve invece assumere una rapida ed intensa offensiva navale, per rendere li bere e sic ure, nel minimo tempo, tu tte le vie ciel ma re. L'obiettivo immeclimo e supremo della fl otta gia p ponese è quind i la flotta nem ica, e tutte le obiettività secondarie devono a questa subordinarsi, finché non sia conseguita . È quind i superfluo occuparsi delle altre modalità dell a lotta pc! dominio ciel mare nei riguardi ciel Giappone, il cu i obiettivo è unico ed esclusivo; mentre è necessario esaminare quale delle quattro modalità d ife nsive possa meglio conven ire all,1 Russia, dati i suoi obiettivi, la preparazio ne ciel tea tro della guerra , e le speciali caratteristiche delle d ue flotte. Giova però osserva re, per brevità e semplicità di esa me, che la guerra d i corsa presenta così scarsa probabilità di efficie nza da doverla escludere dalle rnoclalità discutibi li. La guerra di corsa è infatti inattuabile nel bacino pri nc ipale delle opera:doni, limitato al Golfo del Pecili e della Corea , a settentrione della linea Cemulpo e Vei-l'w i-vei, che i Giapponesi scegliera nno indubbia me nte, come nel 1894, per li nea delle loro vigilanti crociere . La possibil ità cl i forza re questa linea implica tali pericoli da non giustificare il tentativo d i forZélrla per correre l'alea di ben meschini risultati a compenso di grandi pericoli. Escluso il teatro principale della guerra , l'impiego del corseggiare rimane limitato alla regione elci Pacifico compresa nel raggio della piazza di Vlaclivostok, non disponendo la Russia che cli quelle due sole piazzeforti maritt ime in tutto il vastissimo teatro della guerra . La piazza cli Vladivostok, per la sua struttura topografica, e per il p iccolo arcipelago delle isole Ruski, Scota, Popova . .. che forma no una specie d i sbarramento d i tutto il grand e seno clell 'Amur, permettendo una buona d ifesa torpediniera loca lizzata .. . ha caratteristic he assa i pi ù corrispondenti cli quelle cli Port-Artlrn r alle

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esigenze cleJla difensiva strategica, sebbene non sia immu ne da qualche grave difetto, tra cui que llo cli esigere una attiva e numerosa flottiglia per la difesa Ò1obile localizzata. Pu re ammettendo che Vlaclivostok possa con sufficiente attitudine, quando sia provveduta di buona e numerosa flottiglia torpediniera, disimpegnare il compito di base d'operazione per una sq uadra di incrociatori e di corsari, è però lecito dubitare cleJla convenienza ed opportunità cli tale compito, quando si tenga conto cli tutte le condizionalità , che ne limitano l'efficienza, tra le quali giova forse ricordare: 1°) l'impossib ilità , quasi assoluta, di estendere da Vladivostok l'azione corsaresca fino al golfo del Pecili, od almeno fino al mezzogiorno della Corea, per minacciare il traffico mercantile ed i convogli militari, per il dominio che le piazze d i Hacodate, Matjura, Simonoseki, Sasebo e Tsuscima esercitano nel mare del Giappone e nello stretto della Corea; 2°) le grandi difficoltà, per non dire l'impossibilità, di minacciare gravemente le linee cli navigazione principali del Giappone, che fanno capo ai porti della regione meridiona le o centrale , gira ndo a settentrione cli Jesso, mancando cli po1ti cli rilascio per le navi catturate, che dovrebbero essere nella rnaggior parte affondate, per l'impossibilità cli provvederle del carbone necessario per raggiu ngere Vladivosrok; 3°) la meschinità dei danni costieri e navali che il corseggia re potrebbe causare nella regione cli Jesso, che è la sola ove si potrebbe esercita re con qualche sicurezza militare; 4°) la probabilità che tutti i risultati consegt1 ibili, materiali e morali, non equivalgono la perd ita cli un solo incroci,1tore; 5°) la possibilità che gli incrociatori usciti per corseggiare non possano rientrare nella piazza, bloccata dal nemico, e non abbiano p iù carbone per mettersi al sicuro nei porti nordici della l{ussia. Queste e molte altre considerazion i, che si potrebbero aggiungere, permettono cli affermare che da Vladivostok non può irradiarsi la guerra commerciale con qualche probabilità cli successo, a meno che no n si disponga di forze militari tali che possano, colle loro crociere, contrastare il dominio del mare del Giappone, ciò che l'attuale dislocazione delle forze navali della Russia esclude assolutarnente . Se la squadra degli incrociatori al comando del contrammiraglio Srakelberg, sostitu ito temporaneamente dal capitano cli vascello Reizenstein, fu assegnata a Vla divostok col compito ciel corseggiare, oppure con quello della cooperazione alla difesa strategica generale, il concetto direttivo fu errato, perché quella squadra di quattro incrociatori, anche se coadiuvata da otto buone controtorpediniere, è inadeguata al duplice compito. La guerra di corsa potrebbe con qualche successo attuarsi nel Nlecliterraneo ed anche nell'Atlantico con grandi piroscafi ausiliari, ma è assai dubbio, se, data la scarsità dei tra ffici giapponesi e le simulazioni mercantesche, questi successi possano avere qualche influenza nella bilancia della guerra. Esclusa la guerra di corsa dalle modalità difensive, quale delle altre tre presenta maggiori probabilità cli successo? Il metodo generalmente preferito dagli ufficiali di mare della vecchia scuola è sempre q uello di dare la battaglia nelle migl iori condizioni possibili , escludendo qualsiasi processo cli difesa strategica, purché rimanga qua lche speranza di non perdere tutto, fuorché l'onore.

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Possono i Russi, dato il valo re relativo delle armate, supposta l'equivalenza morale ed intellettuale, tenendo conto della situazione generale ... nutrire questa speranza, e g iudica re la battaglia il mig liore dei metod i difensivi? Indipendentemente dag li ordini imperiali, giudicando soltanto in base agli elementi navali, che debbono dettare la risoluzione de ll'ammiraglio Alexeiev o dello Sta rk, no n si potrebbe escludere in modo assolu to la battagl ia dai metodi dife nsivi? li rappono delle forze che sono assegnate a Port-Arthur, tenendo conto del Variag che soltanto una imperd onabile impreveggenza ha sagrificato a Cemulpo, con que lle di cu i dispone il Giappone, non esclude in modo assoluto ogni speranza di com battere con qualche lontana probabilità di successo. Le due armate, compreso il Va ria.g, hanno un valo re combattente tattico relativo, presso a poco eguale a quello delle armate italiane ed austriache a Lissa, o cli Turville alla Hoguc, che consentirono nel prirno caso la vittoria , e nel seco ndo caso una ben contrastata e non intieramente perduta battaglia . In tali condizioni, se la forza morale e l'organizzazione sono salde, la battaglia può accetta rsi, se la situazione generale de lla guerra lo esige. Esiste ora per la Russia, come esisteva per l'Austria nel 1866, la necessità della grande battaglia? Tenendo conto di tutta la complessa situazione navale, non parrebbe che esista la necessità imperiosa ed urgente d i impegnare tutta la squad ra di Po1t-Arthur in una battaglia, che, salvo q ualche ecce:òo nale fo1tum1, d ovrebbe risolversi in una lotta ostinata e terribile, nella quale la preponderanza materiale si imporrebbe necessariamente. È assai probabile, sa lvo sempre l'inte rvento im prevedibi le , che le consegu e nze de lla b,rnaglia risultino nel rapporto stesso delle due armate, e che quella giapponese, benché malconcia , consegua temporaneamente il dorninio del mare. Il va lo re re lativo delle perdite , data l'esiguità dei mezzi cli Pon-A,thur e la sufficienza di quelli degli arsenali giapponesi , escluderebbe forse la futura utilizzazione di buona parte, se non di tutte, le navi russe; mentre consentirebbe, nel limite cli q ualche mese, la reintegrazione di que lle navi giapponesi, che il rostro ed il siluro non avessero affondato. Il risu ltato definitivo sarebbe q uindi quello cli ridurre a lla impotenza la squadra di Port-Arthur, senza menomare q uella giapponese in modo da renderla troppo debole per affrontare la forza navale che la Russia ha a ncora d isponibile in Europa, e che potrebbe essere , con qua lche ritardo, concentrata in Oriente. La menomazione reale e duratura dell'armata giapponese potrebbe solo ottenersi affo nda ndone col rostro o col siluro le navi, e la battaglia dovrebbe qu indi essere impegnata con questo unico proposito, escludendo le fas i tattiche a distanza, sempre poco risolutive, per la lotta ravvicinata e la mischia ad o ltranza. Qu este g ra ndi riso luzioni sono però difficili; pesano g ravemente sugli animi deboli ed ince,ti, quando non si hanno ordini espliciti, ma si è dubbiosi fra l'u tilità del sagrifizio e que lla cli salvagua rdare l'armala . La storia navale non è quasi che l'illustrazione continua di queste esitanze, e non potrebbe afferma rsi che lo Srark possa avere la risoluzione del Tegetthoff. Tutto cons iderato s i può concludere che il me todo difens ivo de lla grande battaglia non s'impone in modo assoluto, e che dovrebbe essere escluso, eccetto il caso che non si abbia alcuna speranza di esplica re con q ualche utilità la difesa strategica, o quella loca lizzata.

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Quali speranze può consentire la difesa strategica? Q uesto metodo difensivo, per essere utilmente esplicato, esige una base d'operazione strategicamente situata; dotata di caratteristiche tattiche adeguate al compito delle forze mobili ed u na costituzione dell'armata, per tipo e numero di navi, adeguata agli obiettivi della d ifesa strategica. Nessuna d i queste condizioni è soddisfatta in modo da consentire, data la situazione generale, la speranza di una vigorosa ed efficace difesa strategica. Vladivostok non può essere base d'operazione adeguata al comp ito strategico della flotta per la sua posizione geografica, e tutto al più potrebbe essere piazzaforte di conce ntramento e d i rifugio delle forze navali, in attesa dei rinforzi che potessero giungere dal Baltico. La base d 'operazione dovrebbe quindi essere Port-Arthur. Benché strategicarnente situata per il dominio del mare interno, essa d ifficilmente potrebbe estendere la sua azione oltre il parallelo d i Vei-hai-vei, ciò che comprometterebbe le incursioni tentate contro il Gia ppone e la Corea meridionale, sia per disgregare la flotta nemica, sia per minacciare i convogli delle truppe con destinazione a Cemu lpo. Ad onta di questa rnenomazione la Piazza di Port-Arthur potrebbe sempre esercita re una grande infl uenza, se le sue condizioni tattiche soddisfacessero alla esigenza di una vigorosa difesa ma novrata . Queste condizioni tattiche, senza essere pessime, come quelle di Santiago, di Riserra, della Spezia . . . sono però poco propizie, come ved remo tra breve, al libero e sicuro compito delle squadre e delle flottiglie difensive. Le difficili condizioni idrografiche dell'atterraggio e della entrata; la mancanza di altri sbocchi, che agevolino l'uscita e la rientrata delle forze mobil i, che costringano il nemico a dividersi e re nda no difficile e pericoloso il collegamento delle frazioni , ciò che avviene per la nostra Maddale na e per Messina; la possibilità cl i ostruire il canale cli accesso; l'efficienza ciel blocco nem ico ed altre imperfez ioni .. . riducono talmente l'efficienza della difesa manovrata cla lasciare sorgere il dubbio della sua strategica uti lità. A queste cause d i imperfezione devesi ancora aggiu ngere b mancanza cli attitudine delle forze nc.1val i di Port-Arthur al loro compito strategico. Le grandi corazzate ed i grandi incrociatori, date le condizioni idrografiche e geografiche del bacino delle operazioni, sono piuttosto un ingo1nbro ed una preoccupazione, anziché possenti fattori della difesa manovrata. La ristrettezza del teatro navale richiedeva naviglio agile, veloce, numeroso per le insidie e le rap ide incursioni contro la fl otta nemica cd i convogli delle truppe, che costitu iscono gli obiettivi principa Ii della difesa strategica. A tutte queste imperfezioni si poteva forse rimed ia re approntando in qualcuna delle isole Elliot una base d'operazione eventuale, che colleg,na alle ottime posizioni di Talien e d i Dalnj avrebbe costituito un vasto sistema coordinato alla piazza di Port-Arthur. In tale caso le grandi navi avrebbero potuto cooperare col naviglio torpedinicro, rendendo assai arduo il compito de lla flotta giapponese, e quasi impossibili le operazioni cli sbarco a settentrione di Cernulpo. Queste e molte altre considerazioni, che si potrebbero aggiungere, permettono di concludere che anche la difesa strategica, per i grandi e rro ri della preparazione militare, non presenw grande speranza di essere utilmente esplicata.

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Quale speranza potrebbe consentire la difesa temporeggiata e localizzata, mantenendo la forza navale concentrata in istato p otenziale? La sa lvezza dell 'armata, in attesa di concentramenti futur i, consiglierebbe di scegliere la piazza d i Vladivostok, ma in tale caso si lascia libero campo al nemico, per tutto il ten1po necessario ad operare il concentramento colla squadra del Baltico, ciò che è un suicidio mo rale per le conseguenze po litiche, che possono deriva re. Anche quando la ragione militare consigliasse il concentramento a Vladivostok, la ragione politica lo esclude, e perciò la d ifesa temporeggiata dovrebbe, come quella strategica, accentrarsi in Port-A11hur. Le caratteristiche tattiche assumono in qu esto caso prevalenza su quelle strategiche, e la Ootta rimane quasi vincolata alla funzione tattica d el la piazza rinunciando alla lotta per il dominio ciel m.i re, pure rimanendo libera cl i esplicare a tempo o pportuno , per la sua salvezza o per il conseguimento di qualche importante obiettivo, tutta la su a energia . Questa condizione di dipendenza della forza navale dalla fllnzione della piazza ci consiglia di esaminarne il compito, prima di giudicare quali speranze possa consentire il metodo della d ifesa temporeggiata e vincolata a Po,t-Arthur. • ,. * LA FUNZIONE DI PORT-ARTHUR. -Tutte le piazzeforti marinime hanno, per la loro situazione geografica, per la struttura topografica cd iclrogrn fica, per le altre ca ratteristiche militari , un a speciale funzione, che importa determinare per apprezzarne con esattezza il valore ed il compito nella guerra . Qua le è la funzione ca ratteristica della piazza di Port-Arthur? Nessu na piazzafo,te è così felicemente situata per il dominio strategico cli un p iccolo, ma importantissimo bacino militare marittimo. Port-A1thur si trova infatti al centro del teatro delle operazioni con un raggio minimo di 100 chilometri e rùassimo di duecentocinquanta, ciò che consente l'efficacissimo impiego del navigl io rorpecliniero, il quale può, senza il concorso del grosso naviglio, guarantire il contatto strategico e tattico in tutto il teatro della guerra. Essa ha inoltre l'eccezionale vantaggio di essere conternpo ranearnente una posizione insulare e peninsulare, collegata per l'istmo di Kincov alla regione continentale. La peninsularità del Cuang-tung determinata dall'istmo cli Kincov, largo appena 6 chilometri fra la baia di Hand e quella cli Kincov, no n menoma affatto le caratteristiche insulari della regione militare, che fa sistema colla piazza di Port-A11hur. Questa piazza non può essere considerata indipendentemente dalle adiacenze che ad essa si collegano fino allo stretto cli Kincov, poiché tuno il Cuang-Cung forma un unico e ben definito sistema militare, del q uale la zona collinosa, che s'inte rpone fra Talien-van e Po1t-Arthur, costituisce il grande ed inespugnabile ridotro, qua ndo sia decentemente fortificata. [ Cinesi, che nel 1894 si limitarono a fortificare Po11-Arthur trascurando di provvedere alla difesa avanzata verso Talien e Daini, videro i Giapponesi, sbarcati a Petsevo e Tal ien, procedere rapidamente verso Port-A11hur, occupando la regione collinosa ed investendo com pletamente, da terra e dal mare, la pia;,:za. L'occupazione della zona collinosa, che misura circa 25 chilometri in l unghezza con una n1edia larghezza cli 15, lasciando due sottili striscie di spiaggia lungo le quali

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si sviluppano le strade costiere e la ferrovia, sarebbe forse non troppo difficile anche oggidì, e permetterebbe ai Giapponesi, fortemente trincerati in quella zona, coi fia nchi solidamente appoggiati al mare, cli separare completamente la piazza di Port-Arthur dalla penisola del Liao-tung. La signoria del mare guarantisce la sicurezza dell'esercito che fosse impiegato a tale scopo, contro il quale nessuna seria offensiva potrebbe esplicarsi sia da Port-Attbur per l'insufficienza della guarnigione, sia dal Liao-tung per la enorme difficoltà cli superare lo stretto di Kincov che può rendersi, con minima spesa, inespugnabile. La piazza di Port-Arthur non può quind i considerarsi indipendente eia tutto il sistema orografico che costituisce la penisoletta di Cuang-tu ng, ed è pertanto in q uesta sua integrità che d eve essere considerata per giud icarne la fu nzione . Questa funzione è essa esclusivan1ente marittima, come quelb cli Gibilterra e di Sebastopoli, oppure è anche continentale, come q uella d i Vl:~clivostok, cli Cherbourg ... , che pur essendo peninsulari hanno una diretta influenza sui teatri d'operazione territoriali, cu i appartengono? La situnione geografica cli Port-Arthur, alla estremità di una penisola, sottile e lunga circa 220 chilometri, separata eia due grandi golfi dai teatri di guerra della

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Corea, della 1Vlanciuria e del Pecil i, non permette di assegnare alla piazza alcuna funzione di sbarramento, di manovra, di centro difensivo della r egione continentale. Quando poi si consideri che lo Stretto di Kincov e Talien è soggetto al dominio del Liro navale; che le strade ordinarie si sviluppano per lungo tratlO lungo la spiaggia; che la stessa ferrovia è facilmente vulnerabile mediante brevi incursioni di drappelli d i minatori sbarcati in qualsiasi punto della costiera e.la Kincov a Niu-Ciuang ... si deve concludere che il collegamento della piazzaforte coi teatri di operazione è così preca rio e vulnerab ile, ed è così difficile attraverso alla zona dorsa le della penisola, da escludere qualsiasi funzione difensiva continentale, quando non si possegga il dominio del mare. La funzione di Pon-Anhur, considerata difensivamente, non può quindi essere che n1arittì rna, ed esclude ogni accentramento d i truppe supe riore alle esigen7.e dell a difesa locale della piazza. La funzione rnri rittim,1, per le considerazio ni svolte p recedentrnente, non potendo essere quella cli base d'operazione strategica della flotta, si riduce in ultima analisi a quella cl i p iazza cli rifugio, per la d ifesa temporeggiata. le caratteristiche della piazza soddisfano esse alle esigenze di questa funzione? Considerando come piaz7.a forte tutto il sistema ciel Cuang-tung, da Kinkov a Port-Arthur, parrebbe che la regione soddisfi, se convenientemence preparata, alle maggiori esigenze d i una clifes;i ad oltran za. Lo schizzo topografico dimostra, infatti, che la regione ha una struttura orografica opportu na per la difesa contro gli ,m acchi eia terra e dal mare. L'offensiva territoriale, anche se fortemente appoggiata dalla flottiglia nelle insenature che strozzano la penisola, richiede tale processo di espugnazione e tale intensità cl i anacchi, per poco che il cannone della piazza domi ni lo stretto e le insenature adiac~nli, da costringere il nemico più forte e più ternerario a desistere dall'impresa. E assa i improbabile che nella presente situazione il ridotto collinoso, che domina tutto lo specchio cl i mare adiacente, sia convenientemente preparato per la difesa . Non si può quindi escludere in modo assoluto la possibilità di occupare quel grande ridotto e procedere ad una progressiva espug nazio ne dei forti, che ora cingono a tramontana e ponente la p iazza: ma sarà sempre un processo difficile e pericoloso per poco che i Russi abbia no migliorate le condizioni difensive della sistemazione cinese. Se l'espugnazione non avviene di sorpresa per effetto di un attacco fulmineo eia terra e da mare, nei primi giorni delle ostilità, cogliendo la difesa nel periodo della impreparazione, è assai d ubbioso che possa più tardi conseguirsi senza un regolare processo d i assedio, le cui eventualità non si possono presagire. La difesa contro gli attacchi dal mare, escluse sempre le sorprese, per la struttura orografica è q uasi altrettanto favorita quanto q uella territoriale . Il forzamento di viva forza dell'entrata, per la strettezza del passo, per l'idrografia locale, che consente l'impiego di molteplici linee cli sbarramento, per il dominio dei fo11i, per l'efficace concentramento del tiro . .. può rirenersi quasi impossibile, senza un lungo processo cli bo mbardamenti, i cui effetti sono però molto problematici. Il bombardamento diretto ciel fronte di levante non può conseguire importanti risultati , poiché l'arsenale, l'ancoraggio e la città si trovano sufficientemente ridossati sotto le alte colline, da 250 metri a 400 metri, che s'interpo ngono verso il mare; e non potrebbe con successo eseguirsi che da obici e mortai, con tiro areato, ciò che richie-

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derebbe istallazioni speciali d'artiglicrie, ccl un p reliminare smantellamento dei forti per potere avvicina re a conveniente distanza la piazza. Il bombardamento ind iretto esegu ito dalla baia ciel Piccione, con tiro a grande distanza, variabile dai 14 ai 12000 metri, quando sia bene studiato e diretto, ha qualche maggiore probabilita di successo, po iché la dorsale del le co lline, colle relative insellature, si sviluppa ad una distanza di circa 6 chilometri dall'arsenale e dall'ancoraggio di Port-Arthur. L'esecuzione di questo tiro di precisione a grande distanza richiede però una relativa calma d 'a nimo, e difficilmente po trebbe dare buoni risultati, se le navi dovessero manovrare sotto un efficace tiro costiero. Se il fronte cli ponente fosse bene armato, ciò che però pare dubbioso, gli effetti di q uesto bombardamento indiretto sarebbero più che problematici, data l'esigt1ità del bersagl io che non supera due chilometri in quadratura, e La difficoltà di controllare e regolare il tiro di precisione. Tenendo conto cli tutte le circostanze favorevoli e sfavorevoli, si può concludere che qu esto bomba rdamento indiretto ha pochissima probabi lità di successo anche se eseguito con precisione e perseveranza, per poco che sia contrasrato dalle batterie d,i cosra . Non si intende già di escludere gl i effetti disrnmivi e moral i sulla città e sulla popola zione, che questi possono essere considerevo li; ma soltanto affermare che se la piazza è sottr,ma alla influenza del panico popolare, ciò che l'importanza della situazione richiede, i bombardamenti non conseguiranno effetti militari così importa mi da provocare la ca pitolazione, anche se la piazza fosse bombardata ad oltranza. 11 maggiore pericolo per la flotta vincolata a Port-Arthur. ma non per la piazza , sarebbe indubbiamente q uello della ostruzione totale clelb entrata ciel porto, con affo ndamento cli navi, analogamente al tentativo dell'Osborn a Santiago. La possibilità dell 'ostruzione anche totale ciel passo, in modo eia p recluderlo alle grandi navi, non può essere esclusa. Qua ndo però si consideri che il tenrntivo clell 'Osborn .rnclò fall ito,benché fosse quasi incontrastato; che il fronte di Po11-A1thur è assai più arm ato che non quello cli Santiago; che il c,1nalc d i 8Ccesso è anche alq uanto più largo e non p resenta, come quello di Santiago, pu nti specialmente favorevoli alla ostrnzione; che il tentativo deve essere notturno, e perciò soggetto alla vigilanza torpedin iera , che i Russi possono arrivare con gra nde intensità ... si può ritenere che a m.eno di speciale fortuna, di immed iato tentativo do po l 'apertura della gue rra, dell'impiego simultaneo di parecchie navi, ciò che implica molto personale ed accresce le difficoltà dell a esecuzione .. . non vi è grande p robabilit,ì cli una completa e duraru ra ostruzione. Tale ostruzione può, per un periodo più o meno lungo, escludere la funzione della piazzaforte e paralizzare temporaneamente l'armata; ma finché l'espugnazione non sarà compiuta, la piazza consentirà alla flona la speran za cli riprendere il suo compito, quando la squadra del Baltico richiami sopra di sé la flocta nemica. L'ostruzione dell 'entrata, senza la distruzione della flotta, non risolve completamente il problema; e poiché l'espugnazione, per quanto dicemmo, è poco probabile, si può definitivamente concludere che se Port-Arthur è bene mun izionata e vetLovagliara, ed i Giapponesi non giungono ad espugnarla od isolarla nei primi giorni delle ostilità, essa potrà soddisfare lungamente al suo compito di piazza di rifugio, e consentire alla flotta q uella difesa temporeggiata, che non esclude imporrnnti risult:Hi.

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I principali risultati conseguibili dalla difesa temporeggiata sono i seguenti: 1°) esercitare una attiva vigilanza nella zona tattica della piazza mediante il naviglio torpediniero rendendo difficile e pericolosa l'offensiva notturna ciel nemico, escludendo od ostacolando i tentativi di ostruzione; 2°) esegu ire qualche incursione notturna, colle torpediniere appoggiate dai p iù veloci incrociatori, verso la costiera della Corea dal Jalu fino a Cemulpo, mantenendo una terribile minaccia di sorpresa sui convogli delle truppe e sul naviglio indispensab ile al funzionamento delle basi d'operazioni marittime, da cui debbono dipendere gli eserciti nemici; 3°) impedire in modo assoluto l'u tilizza zione ciel gol fo di Liao-tung per grosse operazioni di sbarco, ciò che è relativamente facile finché la flotta russa ha la possibilità di tentare l'uscita in massa, canto diurna che notturna, per distruggere i convogli, impeg nando anche la grande battaglia, se non fosse possibile evitarla. Il conseguimento cli questi obiettivi della difesa temporeggiata può grandemente influire sulla co ndotta della guerra territoriale, ritardando e compromettendo le operazioni degli eserciti giap ponesi; ma l'efficien7.a di questo metodo difensivo dipende specialmente dalla possibilità di avere esatte informazioni, cli luogo e cli tempo, circa le mosse dei convogli nemici . È assai difficile, p er una infinità cli ragioni, che i Russi possano g iovarsi dello spionaggio dei Corea ni e dei Cinesi con quella fiducia, che è indispensabile per regolare le loro rapide incursioni contro i convogli nemici , e perciò queste dovranno dipendere da un buon servizio di esplorazione navale, che si spinga verso la costiera co reana e cinese qu anto basta per conoscere con esa ttezza la situazione m ilitare nel golfo del Pecili e specialmente in quello della Corea. Questo servizio d'informa zione esigerebbe un numeroso naviglio torpediniero e qualche incrociatore rapido cli mediocre tonnellaggio, ma bene d ifeso, per le incursioni verso la Corea con qualche probabilità di successo. Il Novik ed il Rojarin, benché poco difesi, sodd isfano mediocremente a questo compito d'esplora7.io ne notturna, ma il naviglio torpedin iero è troppo scarso, tenendo conto della grande logorazione cli un materiale delicat issimo, che questo servizio richiede. È quindi prudente ritenere che, ad onca di una sapiente ed energica direttività, l'esplorazione non potrà lungamente soddisfare al suo compito, e che perciò dovrà limitarsi alla zona ravvicinata alla piazza ed al golfo del Liao-tu ng, senza escludere però qualche eccezionale incursione verso la Corea, con effetti piuttosto morali che materiali. La vigorosa e d uratura difesa temporeggiata che potrebbe consentire la piazzaforte, è quindi compromessa dalla scarsa attitudine delle grand i corazzate a questo compito, dalla mancanza di buo ni incrociatori adeguati allo scopo e dal troppo esiguo numero delle siluranti e torpediniere che si trovano oggi a Po1t-Arthur. La cattiva preparazione alla guerra ha quindi esclusa la possibilità cli conquistare immediatamente il dominio elci mare e di contenderlo attivamente con una vigorosa difesa strategica, ed ha anche menomata la capacità d i una buona ed efficace difesa temporeggiata, che le condizioni della piazza di Port-Arthur avrebbero consentito. Le forze navali della Russia non hanno quindi un compito esattamente determinato ed un piano cli operazioni preventivamente studiato, e sono q uindi abbandonate al capriccio ciel caso od a quello dell'Ammiraglio Supremo, il quale potrebbe, con

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uguale ragione, decidersi per la grande battagl ia risolu tiva, p er la difesa strategica, o per quella temporeggiata, semp re che non sia vincolato alla maggiore prudenza dagli ordini imperiali. Qualunque sia la risoluzione dell'Ammiragl io, la forza degli avvenimenti fi nirà per imporsi costringendo, p rima o poi, la flotta alla d ifesa tempo reggiata, che può trascinarsi a lungo per le buone condizioni tattiche d i Pon-Arthur, ma che consente sca rsa pro babilità d i successi per l'inettitud ine della flotta al suo d ifficile compito temporeggiato.

*** IL PIANO DEI.LI\ GUERRA. - Lo studio della situazione mil itare marittima permette d i procedere ad un esame sommario delle o perazioni territoriali, nell a ipotesi, che dimostrammo probabile , di un temporaneo dominio navale dei Gia pponesi, sufficiente a guara ntire la sicurezza deg li sbarchi e l'esistenza degli eserciti. Questa sicurezza relativa esige la paralizza zione della flotta russa escludendo la possib ilità cli una vigorosa d ifesa strategica . Assumiarno com e un fa tto co1n piuto, che è molto probabile, la paralizzazionc della flotta russa in Port-Arthur, limitandone il compito alla difesa temporeggiata, che, com e d imostrammo, ha poca probabilità cli duraturi su ccessi. Aci onta cli tanta inefficienza difensiva la flotta russa, finché no n fosse ostruita in Po rt-Arthu r, co nserverebbe sempre la capacità di esercitare una relativa minaccia nel golfo ciel Liao-cung, sufficiente ad escludere le gra ndi spedizioni m arittime. I criteri fondamenta li di q uesto studio sono quindi i seguenti: ·1°) il dominio del mare consente libertà d i sba rchi e sicurezza delle basi d'operazioni in tutta la Corea tanto occidentale che orienrale; 2°) le grandi operazioni cli sbarco nel golfo del Liao-tung sono pericolose finché la flotta russa non sia paralizzata od ostruita in Po11-A11hur, e le p icco le specli7.ioni eseguite alla sp iccio lata non co nsentono q uel concentramento d i forze richiesto dalla situazione rerritoriale; 3°) l'offensiva giapponese deve necessariamente procedere dalla posizione tattica cli Ping-Jang verso ilJalu e tendere quindi verso la 'I'ransibcrian,1, che è l'obiettivo finale della guerra. Questi criteri tracciano le grand i di rettrici ed i l imiti delle operazioni territoriali: ma fra l'obiettivo iniziale del Ja lu e quello ultimo della Transiberiana s'interpongono altri ob iettivi intermedi, che conviene determinare con qualche approssimazione. Prima cli determinare q uesti obiettivi intermedi è però necessario vedere se la Transiberiana sia inevitabilmente l'obiettivo ultimo della guerra, e qual i siano i suoi punti più vulnerabili e più decisivi per la riso luzio ne della guerra. Le considerazioni, che abb iamo già svolte, dimostrarono c he la Transiberiana è realmente l'ob iettivo militare che integra tutti gl i obienivi politici della guerra, ma r uò sorgere il dubbio che, date le difficoltà del suo co nseg uirnento, sia possibile trovare una soluzione che, diplomaticamente utizzata, possa cond urre alta pace. È nostro convincimento che né la Russia né il Giappone rinuncieran no ai loro obiettivi pol itici se non costretti dalla impossibilità di persistere nella lona, e che perta nto la Tra nsiberiana è l'unico o biett ivo g iapponese, come i!Jalu è il minimo obiettivo che possa sodd isfare le esigenze della Russ ia.

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Gli scrittori territoriali inclinano piuttosto verso una soluzione provvisoria, e giudicano che il Giappone, quando abbia respinto l'esercito russo oltre il Jalu e si sia so lidamente afforzato sulla spo nda sinistra del fiume, possa scendere a trattative, rinunciando allo sgombro definitivo dei Russi dalla Manciuria. O ltre la menomazione morale e politica dell'influenza giapponese, alla quale ho precedentemente accennato, non poche ragioni d'indo le militare obbliga no a d issentire da tale apprezzamento. La linea del Jalu e sovracurco quella del Tumen sono ostacoli troppo deboli ed imperfetti per guarantire l'integrità della Corea contro la Russia, q uando questa potesse in avvenire opera re il necessario co ncentramento per l'invasio ne. Nessuno può guaranti re al Giappone di potere cogliere in avvenire una opportunità favorevole quanto l'attuale per raggiungere gli obiettiv i, che giudica indispensabil i alla sua nazionale prosperità ed anche alla sua esistenza. l trattati non hanno che il valore conferito dalla forza, ed il Giappone non si può illudere cli poter lottar e colla Russia , quando questa si giudichi pronrn alla lotta. Né la linea del Jalu , né la posizione d i Pieng-Jang potrebbero in avvenire salvaguarda re la Co rea co ntro l'offensiva territoriale della Russia, anche se rutta la zona in termedia fosse trasform ata, ciò che è impossibile, in un campo mili tare. Ma quale sarebbe la condi7.ione dei Giapponesi su l jalu, se la Russia conseguisse, come poteva e potrà conseguire, il dominio ciel m are? Quali sarebbero l e basi m arittime indispensabili alla esistenza degli eserciti giapponesi? Quale sarebbe la condizione cli q uesti eserciti sul Jalu , quando la Russia, padrona del mare, potesse sbarcare alle loro spalle in Corea eserciti equipotenti? La Linea del Jalu non può risolvere il problema politico e militare del Giappone se non nel caso cl1e fra la Siberi.J asia[ica e la Corea s'interponga la Ma nciuri,1, res[ ituira alla Cina e guaranrira nella sua integrità dalle maggiori Pote nze mo ndiali . Questo risultato no n si può conseguire se non imposro dalle vitrorie, che costringano la Russ ia a rinunciare ai fu turi concentramenti nelh1 Ma nciu ria. Sotto qualunque aspetto lo si consideri, il problema della guerrn non ammette per il Giappone che un unico ed ultimo obiettivo territoriale; la Transiberiana. Quali sono i punti più vulnerabili d i questo obiettivo:> Il tronco da Charbin a Vladivosto k non ha, nella presente situazione , che una importanza molto secondaria. li tronco Charbin, Mucclen , Niu-ciu ang, Po n-Arth ur ha una discrern importanza, tanto m aggiore qt1anto più la vu lnern zio ne fosse nordica, e per conseguen za la zona ferroviaria cli Charbin è quella di massima imporcan7.a risolutiva, mentre è anche qu ella di massima vu lner,1 b il ità , per l'u tilizzazio ne che gli eserciti giapponesi trarrebbero nello loro offensiva dai due tronchi di ferrovia, che da Ningura e da Mucclen si congiungono a Charbin. Nessun dubbio quindi che la zon a ferrov iaria di Charbin sia l'obiettivo ultimo della guerra, conqu istato il quale rimane esclusa, per la Russia, la possibilità cl i fuwri concentrament i nella Manciu ria. Quale è la v ia piC1 probabile dell'offensiva g iappo nese, e ciuali sono gli o biettivi intermedi? La via p iù diretta, pi ù facile e che consentirebbe la massima uti lizzazione della anarchia cinese, che le prime vitto rie gi appones i faranno diva mpare in tutte

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le regioni ad iacenti, è certo quella del Lao -tse, ch e eia Niu-Ciuang per Mucclen mette a Charbin. Questa .offensiva diretta non potrebbe tentarsi con forze numericamente inferiori alle nemiche dislocate in quella regione, am mettendo che quelle del Jalu siano costrette a fronteggiare l'esercito giapponese concentrato a Ping-jang. li m inimo delle forze di questo esercito ciel Liao sarebbe quindi di circa cento mila uomini, che dovrebbero sbarcarsi quasi simultaneamente, per fare fronte alla immediata offensiva dell 'esercito russo dislocato nella bassa regione ciel Liao. Questo esercito di cento mila uomini, al minimo, dovrebbe avere una buona base cli operazione al sicuro da qualsiasi offesa della flotta nemica, per tutto il tempo necessario a conquistare l'obiettivo, cioè fino al termine della guerra. Finché la squadra russa non è completamente ostruita, per le considerazioni già espresse né gli sbarchi, né la base d 'operazione avrebbero l 'indispensabile sicurezza, e perciò l'offensiva diretta non può tentarsi, e deve essere assolutamente esclusa se non si ha certezza di salvaguardare, per tutto il periodo della guerra, il dominio del mare. L'offensiva direrta con un grosso esercito capace d i conseguire da solo l'obiettivo tr,rnsiberiano è q uindi incompatibile colla situazione generale, ciò che non esclude però la possibilità ed anche la necessità cli una offensiva cornplementare cli qualche entità, q uando l'esercito del Jalu, per le vittorie già riportate, puntasse direttamente sopra Mukden. In tale caso, un esercito di cinquanta o quaranta mil a gia pponesi, sbarcando a Jingov od a Niu-Ciuang, puntando anch 'esso su Liao-Jang e Mucden coopererebbe coll'esercito principale pel conseguimento di un comune o biettivo. Le operazioni cli sbarco nel Golfo del Liao-tung sono quindi subordinate a due condizioni: 1°) la completa ostruzione della pinza di Port-A1thur; 2°) la vittoriosa e rapida avanzata ciel principale esercito giapponese dal Jalu sopra Mucclen. È quindi assai probabile che queste operazioni nel Golfo del Liao siano lungamente differite o vengano escluse; ma non è però da escludersi qualche finta manovra ed anche qualche sbarco eventuale per accreditare la minaccia cli una grande invasione, onde vincolare alla bassa regio ne del Liao una forza considerevole, che in caso diverso potrebbe essere diretta a fronteggiare l'esercito principale suljalu. Mantenere viva nei Russi la preoccupazione cli una grande minaccia su l Liao p aralizzando grandi reparti dell'esercito, è sapienza d i guerra che i Giapponesi non trascureranno tanto più che essa implica nessun pericolo serio e nessuno spreco di forze o di denaro. L'offensiva principale contro Mucclen e Cha rbin deve quindi avere la sua base tanto continentale che marittima sul Jalu , consolidata eia qualche campo militare in buona posizione ta nica e strategica (probabilmente a Ping-jang, già occupata dai Cinesi nella guerra del 1894), per coprire la Corea contro qualsiasi offensiva, poco probabile, che i Russi potessero, nel corso della guerra, esplicare o ltre il Jalu, per la conquista di quella importante regione. Le basi marittime indispensa bili all'esistenza degli eserciti giapponesi sono quindi: quella di Antung-Visu alle foci clel Jalu; quella di Cinampo alla foce del Taiclong, e quella principale di Cemulpo, con basi secondarie a Gensan, Fusan , Mazampo e Moepo per provvedere a tutte le eventualità della salvezza degli eserciti nella ipotesi della disfatta.

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Le basi marittime d i Niu-Ciuang e Jingov alla foce del Liao non entrerebbero in azione che più tardi, quando l'esercito russo fosse già stato respinto sopra Mucden, e la loro sicu rezza fosse guarantita dal dominio quasi assoluto del mare. Le precedenti considerazion i permettono e.li presagire che il processo delle operazioni offensive territoriali e.lei Giapponesi sarà presso a poco analogo a quello seguìto nella guerra conrro la Cina, onde respingere gli eserciti russi , se ciò sa rà possibile, sopra Mucclen. Gl i obiectivi cli questo periodo delle operazioni, dopo superato il Jal u, saranno quindi Junguang e T '>au-Cao sulla stra da che da Kiul iu punta direttamente SLI Liao-jang; e Sujen ed Hai-ceng sulla strada che da Antung punta d irettamente su Niu-Ciuang, con un ramo che si stacca verso Ha i-ceng. È assai probabile che l'esercito giapponese, passato il Jalu, si divida, come nel 1894, in due, puntando l'uno su Liao-ja ng, l'altro su N iu-Ciu ,rng, mantenendo però sulla destra, verso Sarnàki, grosse colonne per guarantirsi contro gli attacchi di fianco. È pure probabile che i Giapponesi, per coprire la loro base d 'operazione e guarantire h1 ritirata , fonifichino , appena occu pate, le posizio ni di Pu ng-uang e cli H ai-ceng come fecero nella guerra contro la Cina . Se gli eserciti giapponesi sa ranno in grado di spingere v igo rosamente l'offensiva , ciò che è probabi le, data la relativa imprepa razione dei Russi, si può presagi re che il primo periodo delle operazioni cerritoriali si concluderà coll'afforzamento dei Giapponesi a Fung-uang ed Hai-ccng e coli' investimento ciel campo trincerato cli l.iao-jang, ove i Russi opporranno una resistenza éld oltranza. Da quest'istante nessuna seria previsione è possibile poiché mancano gli elementi per giudica re: l 0 ) la capacità di resistenza dei Russi a Liao-jang; 2°) la possibil ità, pei Giapponesi, di girare Liao-jang e spingere l'offensiva sopra Mu cden e Charhin; 3°) la possibilità della cooperazione dell'esercito del Liao, subordinata sempre al do minio del mare; 4°) le diffico ltà d ell'offensiva ne!l}t ipotesi della ma ncata coo perazione dell'esercito del Liao, ciò che accresce enormemente i pericoli dell'esercito costretto ,l dipendere sempre dalla lontana base dcl Jalu; 5°) l'influenza delle vittorie giapponesi sul governo della Cina e sullo spirito delle popolazioni e d ell 'esercito , che possono fare causa comune coi Giapponesi , ad onta di tutte le dichiara zioni di neutralità. Ciò che si può con q ualche fiducia presagire si è che senza la coo perazione dell'esercito ciel Liao e la base marittima cli Niu-Ciuang l'offensiva oltre Mucden sarebbe o ltremodo pericolosa, e che perciò il conseguimento dell'obiettivo finale, la Transiberiana , è subordinato a quello del dominio assoluto del mare per tutta la durata della guerra. Siccome questo dominio assoluto d ipende eialla capacità cli resiste nza di Pott-Arthur e dalla possibilità della difesa navale, così si può concludere, come affermai due mesi or sono', che l'obiettivo ultimo della guerra si collega indissolubilmen-

• n. Bonamic.:o, L ·obieUiro militare della guerra•, in •Giornale d'Italia• d<.:11'8 febbraio 1904 (Nota di 0.13.)

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te a quello immed iato d i Pon-Arthur, e che tu tta la guerra continenLale è indissolubilmente vincolata all 'assoluto dominio del mare.

lii IL SECONDO PERIODO DELLA GUERRA. (•Rivista Marittima• luglio 1904)

IL BLOCCO DI PORT-ARTHUR. -Tutte le operazio ni nella zona del Kuang-tung, che fa sistema con Porr-Arrhur, si possono comprendere sotto questo titolo distinguendole in marittime e territoriali. Il blocco marittimo durante il 1° periodo della guerra fu specialmente strategico e costituito da linee di crociera o di osservazione a distanza, che sì n1antennero anche durante il 2° periodo. La 1" linea di crociera funzionava fra Wei-hai-wei e l'arcipelago James, nella stretta nordica del mare Giallo, larga circa 150 km., cd era mantenuta dalla 3A squadra costituita dagli incrociatori rapidissimi. La 2" linea di crociera si svolgeva nel golfo cli Corea, con dislocazione variabile fra Cefu , Cinampo e le Elliot, con distanza d i circa 100 km. da Porr-Arthur, ed era mantenuta dalla 1• squadra (Nashiba) e dalla 2· (Kamimura) finché questa no n venne distaccata a Vladivostok . I.a sorveglianza diretta della piazzafo,1e era affidara alla 4" squadra (Uriu) ed alle squadriglie torpediniere che d i giorno si mantenevano a circa 12 miglia da Po rt-Arthur e di notte si avvicinavano per ricognizioni ed operazioni di sbarramento. Il blocco tattico effettivo e permanente non fu stabilito che verso i primi giorni del maggio, per coprire contro ogni minaccia le grandi operazioni di sbarco a Pitsevo e Taku. Questo blocco però non ebbe mai i caratteri cli un assedio stabile, con le navi ancorate come a Sa ntiago , poiché le fortificazion i più potenti, le squadriglie di silurami ccl altri mezzi di cui disponevano i Russi avrebbero reso assai pericoloso il metodo di ancoramcnto, fuori tiro, in 70 od 80 metri di fondo. L'ostruzione dell'entrata eseguita il 3 maggio esclt1cleva l'utiliuazio ne delle grandi navi, e finché tale situazione persisteva non si avevano a temere che le uscite del naviglio torpediniero, contro le quali era sufficiente e necessario l'analogo naviglio giapponese. li blocco tattico fu quindi regolarmente stabilito dalla 4" squadra alla quale si aggiunse la 6• (Karaoka), con un.a forza complessiva di una checina cli piccoli incrociatori ed una trentina cli siluranti di l' e 2' classe. I.a 5" squadra (Hokoya) e la 7' (Togo minore) erano impiegate per servizi dei convogli di sbarco e basi d'operazione, ed erano costituite da cannoniere, torpediniere di 2" classe e navi di servizio loca le. L'organizzazione generale di tu tti i servizi di blocco e di sba rco era qtiindi ammirevole, corrispondente a tu tte le esigenze, e si è rivelata in ogni eventualità adeguata allo scopo.

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Le opern zio ni marittime principali dal 1° magg io al 20 giugno furo no le seguenti:

1°) tentativi di ostruzione della entrata nella notte dal 2 al 3 m aggio, e dal 2 al 3 giugno ancora du bbioso, ma certo fallito, e del quale è inutile occuparci; 2°) fazio ni torpediniere, era le qu al i primeggiano q uelle d el 15 maggio e del 14 giugno; 3°) operazioni di affondamento e sgombro di m ine dura nte tutto il periodo del b locco; 4) 0 bombardamenti notturn i e diurni tra cui prim eggiano quelli ciel 3, 19, 26 maggio e ciel 3 giugno; 5°) l'affondamento della llatsuse, ciel M(jaco, del Giliak, della torpediniera giapponese 48 . .. per scoppio di mine e del Joshino per investimento col Kasuga. Il tentativo di ostru zione nella notte dal 2 al 3 maggio fu il più importante fra tutti per il,successo pienamente conseguito. E superfluo ripetere le considerazioni g ià svolte nei cap. lil e IV circa le d ifficolt,ì e l'efficienza di q ueste ostruzioni , e sarà perciò sufficiente riferire le circostanze caratteristiche del fatto. La l" e la 3" sq uadra ass istevano a gra nde distanza, come di consueto, alla operazione. I piroscafi destinaci alla ostruzione erano dicci, in tre gruppi, che giunsero successivamente e con di rezioni diverse, dalle 2 alle 3, sulla rada d i Port-Arthur. Le torpedin iere cli avanguardia fecero una ricogn izione ch1 1l'una alle due, e gli incrociatori fecero, a distanza, il solito bombardamento per sviare il tiro delle batterie russe. Di tale bombard amento simultaneo, inefficace, non si comprende bene lo scopo, ma forse deve essere consigliato eia q ualche circostanza speciale dell'attacco torpediniero. Il mare era molto grosso, con b ufere di dense nebbie e d i vento. L'operazio ne pare fosse concromandata, m a l'ordine non pervenne a destinazione. I Russi contrastaro no con le batterie, con le to rpediniere e ca nnoniere l'attacco; ma i d ue pirosca fi Totomi (comandante Honda) e Mihaua (comanda nte Sosa), spe7.zata la catena, riuscirono a penetrare nel canale ed affondarsi vicini, in modo da ostruire il passo. Altri sei vapori affondarono vicinissimi, su lla entrata ciel ca nale, e due si ritirarono .' Le perdite giapponesi furono di un centina io di uomini ed una trentina d i nau fragh i raccolti dai Russi. Pochissimi poterono salva rsi su i battelli a cagione del grosso mare. Mi litarm ente e nauticamcnte q uesta operazio ne fu anche più audace ecl ammirevole delle due precedenti . L'ostruzione, sebbene completa, non può essere duratura, ed è pertanto lecito ripetere che, quanto prima, le corazzate fara nno atto di presenza su lla rada e che perciò, tutto som mato, a meno di circostanze eccezio nal issime, queste opera 7.ioni non equivalgono i sacrifizi che costano. La fa zione torpediniera del 15 m aggio fu tentata dal Noui ck e 12 siluranti per molestare gli incrociato ri cl1e scortavano la .fasbima, offes;1 da una mina contemporaneamente alla l latsu.se.

' Relazione di ToP,o - dal •Japan Times• del J4 maggio 190/4 (Kol:i di D.U.).

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Questo tentativo di g iorno con tro navi bene armate non poteva riuscire e venne respinto. La fazione ciel 14 giugno fu eseguita dal Novick con 10 siluranti contro 4 squad riglie giapponesi, che ap poggiavano una ricognizione eseguit a dalle truppe che assediano Po rt-A1t hu r. Si ignorano i risultati della pugna torpediniera, ma si ritiene che i danni fossero piccoli da entra mbe le pa rti, poiché avvenne cli giorno sen za che si impegnasse la mischia , essendosi le silura nti giapponesi ma ntenute a distanza dal Nouick che rientrò in porro alle 15, dopo due o re cli co mbattimento a grande d istanza . Ciò che imporra avvertire, come conseguenza e.li tutce le fa zioni torpediniere avvenute nel 1° e 2° periodo, è che il Novick ha sempre disimpegnato un lodevole servizio, e che la !orta e.li artiglieria fra siluranti è d i scarsa efficienza se non si impegna la mischia. Il 2° periodo della guerra, per quanto riguarda il blocco d i Po rt-AJthur, fu caratterizzato eia un continuo lavorio cli affondamento e sgombro di mine, del quale è assai difficile giudicare la reale utilità. Tra le operazioni cli affondamento rnerita speciale menzio ne, dopo quella che provocò il disastro della Petropawloslz e l'avaria della Pobieda, l'a ltra esegu ita nella notte dal 14 al 15 maggio che causò la perd ita della I la lsusa e la grave avaria della Jasbima, che dovette incagliare sull'isola Miao. Questi disastri, che dal Togo sono attribu iti all 'azione di un sottoma rino, sono invece attribuiti dai Russi all'affondamento d i un banco cli mine per opera di g iunche e di silu ra nti, con la cooperazio ne cli una canno niera o cli un piroscafo posa-mine. È impossibile esprimere un giudizio preciso su questa operazione, ignorandone i particolari, che si conosceranno forse solta nto a g uerra finita; ma se il d isastro della llcllsuseè dovulO ad esplosione di mine, affondate a 10 km. dalla cosca, in fondali cli 80 metri ccl anche più , si deve convenire che queste o pern ioni tendono .i d assumere una eccezionale impo,tanza e meritano considerazione maggiore d i quanta fosse loro concessa . La questione assume due aspetti principali, quello internazionale e quello tattico. La pri1na è certo cli cap itale importanza e spiega la campagna g io rnalistica mossa contro l'affondamento cli mine in acque internazionali ed in ma ri molto frequentati. Quali sarebbero infatti le conseguenze cl i questo sistema se in una guerra franco-britannica si seminsse cli mine la Manica? La q uestione deve qu ind i essere sollecitamente risol rn da p rescrizion i internazionali e non vi ha dubbio che il sistema debba essere escluso. Il pro blema tattico è invece d i una co mplessità eccez ionale, po iché integra tutto un sistema di guerra difensiva ed offensiva, qua ndo si consideri che l'affondamento d i ba nchi cli mine, sisterna Elia, possa avere per scopo l'abilitazione di una forza nava le a manovrare d ietro questi banchi protettivi, sia in alto mare sia giovandosi delle condizioni idrografiche costiere. È impossibile risolvere anche approssimativamente il p roblema senza uno studio adeguato alla sua impo,tanza, e perciò ci atteniamo, per o ra , a q uell e sole considerazioni che emergono dai fatti compiuti. l risultati positivi, seco ndo gli intend imenti dei belligeranti, si concretano nella perdita della Petropawlosk, della Hatsuse e nelle gravi avarie della Pobieda, che furono ripa rate, e della Jasbinia che pare ancora inutilizzata .

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Il bilancio di questi danni è più sfavorevole al Giappone che alla Russia, ma, anche ammettendo l'equivalenza, ne risulterebbe un gran dubbio circa l'efficienza del sistema, quando si consideri la grande menomazione, tanto per il bloccante come per il bloccato, cli tutte le modalità risolutive della guerra. Nel caso speciale del teatro cli guerra del Pecile, data l'efficienza del blocco strategico mediante forti crociere nel canale di Wei-hai-wei, ne risulta un vantaggio per il Giappone che serba sempre immenomata la più importante modalità del conflitto; ma ben diversa sarebbe la situazione relativa dei belligeranti se si trattasse cli un grande ed aperto teatro di guerra come quello delle Antille, dove il Sampson fu costretto al blocco tattico per inefficienza assoluta cli quello strategico. Ogni teatro della guerra ha le sue caratteristiche che determinano i sistemi di dominio e cli conflitto navale, e si deve essere molto cauti nel generalizzare gli insegnamenti che emergono da situazioni speciali. I risultati negar.ivi, che non sono negli intendimenti dei belligeranti, furono la perdita del Jennisei, di due cannoniere tipo Giliac, ,ti d ue torpedinie re per conto dei Russi e del MUaco, della torpediniera 48 e di altre due piccole navi per conto dei Giapponesi, ciò che dà un bilancio presso a poco equivalente e che contribuisce sempre più ad escludere gli entusiasmi per tale sistema. Quando si consideri poi che tutto questo lavorìo, da entrambe le parti, si risolve in un logoramento cli grandi energie fis iche quanto morali e tende perniciosamente a sviare le menti dalla vera direttività della guerra, che deve tendere alle grandi risoluzioni navali senza smarrirsi o struggersi nelle panie dei ripieghi , si deve concludere che, a meno cli situazioni eccezionali, idrografiche o m ilitari, bisogna essere molto scettici circa l'efficienza risolutiva dei metodi secondari della guerra e di quello delle mine specialmente, quando lo si volesse elevare alla dignità di un sistenia fondamentale della guerra. I bombardamenti nottu rni o diurni, che s i sussegu irono intensamente nel primo periodo, assunsero una intensità ed una efficienza sempre minori, per l'allontanamento delle grandi navi, per l'esperienza negativa g ià fatta , e per l'impossibilità di utilizzare contro le fortificazioni costiere il piccolo naviglio indifeso. L'esperienza cli questa guerra ha riconfermato gli insegnamenti d i quella ispanoarnericana , e si può sinceramente concludere, come previdi nel 1880,6 che per l'attacco di una piazzaforte occorrono mezzi eccezional i, appositamente costruiti, cioè navi-cannoni e navi-bersaglio, senza cli che i risultati non compensano le spese e i danni. Gli avvenimenti più importanti cli questo 2° periodo del blocco navale furono quelli che riguardano la menomazione della fl otta giapponese, cioè la perdita della Hatsuse, del Joskino, del M~jaco, di due o tre torpediniere e la grave avaria della Jasbima.

Queste perdite, che riducono permanentemente la potenza della flotta, hanno una importanza assai superiore a q uella della ostruzione, poiché q uesta come previdi venne parzialmente rimossa , mentre quelle non possono più essere sostituite, ciò che agevola, come dicemmo, il futuro compito della flotta ciel Baltico.

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D. Bonamico, Elementi della guerra marittima, cap. lll (Nota di D.B.).

81.l


L'episodio clell'affonclamento della Hatsuse non ha in sé una impo1tanza tattica speciale, ccl il solo insegname nto che se ne può trarre è quello cli una grande prudenza nell'avvicinare una zona cli mare seminata cli torpedini affondate o vaganti e della necessità d i provvedere più efficacemente alla difesa contro g li scoppi dei si luri e delle mine. La perdita del Joshino per investimento col Kasuga è una cli quelle eventu alità della guerra che difficilmente si possono escludere, specialmente durante un blocco in paraggi domina ti da nebbie. Questa perdita equilibra quella del Bogati1'; per modo che gli impreveduti accidenti non alterano la relativa pote nzia lità delle flotte, e si può anche affermare che, dato il grande movime nto del naviglio giapponese, q uesta unica accide ntalità è p iccola cosa nel bilancio dei disgraziati accidenti. Il blocco navale meriterebbe maggiori considerazioni, ma poiché molte questioni furono già esamina te nel capitolo precedente ed altre lo saranno nei seguenti, così procediamo a considerare il blocco territoria le che si collega militarmente a quello marittimo. L'esercito giapponese destinato all'assedio ed espugnazione di Port-A1thur era sbarcato, come appresso diremo, fra il 5 ed il 15 maggio ne lla zona cli Pitsevo, ove erano già stati approntati i mezzi cli sbarco dalla flotta che aveva alle Elliot la sua base d'operazione. Il 2° esercito , al comando del maresciallo Oku, si componeva, per l'attacco di Porth-Arthur, della l ", 3' e 4" Divisione, con truppe comple mentari e grandi servizi cli esercito . Dopo la vittoria d i Kinceu-Nansan, della quale ci occuperemo tra breve, l'esercito cl i Oku procedette alla occupazione parziale ciel Ku ang-rung, mentre la J\farina occupava Talien e Oaluy, che erano rimaste in potere elci Russi, sgombrandole dalle mine e p repara ndo la base ma rittima per l'espugnazione cli Port-Arthur. Il processo di occupazione del Kuang-tung è poco conosciuto, poiché i Giapponesi n1antcngono un geloso segreto, ma da i rnppo1ti ufficiali dello Stòssel, comandante della piazza , parrebbe che, dopo una serie cli combattimerùi fra avamposti, i Giapponesi occupassero e fo1t ificassero nella prima quindicina cli giugno una linea di investimento a 12 km. circa da lla cinta esterna cli Port-Arthur, sbarcando contemporaneamente a Kince u e Talien il parco e mate riali d'assediò'. Occupata e fortifica ta la linea cli investimento per respingere ogni controattacco del presidio, il ma resciallo Ohu, che aveva ricevuto pode rosi rinforzi, lasciò nel Kuang-tung un corpo d i assedio cli circa due Divisioni, e con le altre due, probabilmente la l" e la 4", riprese la via del Liao-tung, prendendo posizione a Kinceu e Pulan-tien per opporsi al corpo di Srakelberg che, come dire mo, accorreva eia Ka iping in soccorso di Port-Arthur. La piazza era q uind i completa mente isolata ed investita, ed il corpo di assedio cli circa 30000 uomini e ra sufficie nte a tutte le esigenze della situazione militare. La capacità cli resistenza di Port-Arthur è varia mente giud icata. I Ru ssi rit engono che essa sia inespugnabile, che a bbia vive ri per sei mesi e mun izioni sufficienti; ma vagliando tutte le informazioni è più prude nte ritenere che, se le fortificazioni sono solide, la situazione generale della p iazza sia abbasta nza critica, e che perciò la pa rtenza della squadra nava le per molte ragioni , non d ebba essere a lungo diffe rita.

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IV l L T ERZO PERIODO DELLA GUER RA

( ..Rivista Marittima• ottobre 1904)

CONSIDERAZIONI GENERALI . - La distinzione e classifica de i pe riodi della guerra, determinata nel Cap. Il fu stabilita assumendo come ipotesi che i Giapponesi fossero in grado cl.i sp ingere vigorosamente l'offens iva fino a Liao-jang e Mukden, ciò che si è pienamente realizzato. I periodi successivi de lla g uerra non po tevano essere preveduti nell'aprile, poiché la situazione m il iLare derivante dalla p reparazione e da lle caratte ristiche della g uerra poteva variare in modo da escludere la probabilità di una continuata offensiva giapponese o ltre Mukden. La situazione militare risultante dalle grandi battaglie avvenute nella zona di Liaojang no n esclude che i G iappones i possano, per qualche altro tempo, pers istere ne lla loro offensiva; ma le fasi di questa offensiva non possono essere prevedute, come a ffermai ne l Cap. III, fa scicolo di a prile, senza una rigorosa analisi di tutti i determinanti della nuova situazione militare, la quale nel suo complesso è assai me no propizia ai Giapponesi d i qua nto fosse logico presagire dalla situazione iniziale. Questo miglioramento della situazio ne dei Russi ne lla Manciu ria, ad o nta di tutte le d isfatte navali e territoriali, deriva interamente dall'avere essi rinunciato, per ora, alle illusio ni di assumere pro ntame nte l'offensiva, sottrae ndosi così a lle te rribili conseguenze di disastri inevitabili. La pe rdita de lla b.1ssa Manciuria, come previdi fi n dal febbraio, e ra inevitabile dati i determinanti della situazione iniziale, ma questa perdita poteva implicare grandi disastri e comprome tte re g ravemente tutta la campagna d ì guerra , se non si riusciva a salvare gli eserciti, operando in tempo una sapie nte ritirata, e strinsecando contempora neamente u na e ne rgica controffe ns iva, di posizione in posi:lione, che riuscisse a contenere una irruente offensiva. il maggiore pericolo che minacciasse gli eserciti russi era quello d i un soverchio indugio nella zona di Liao-ja ng, che poteva ce rtame nte co nsentire una più lunga resistenza, ma poiché tale pericolo fu scongiurato è lecito ritenere che la salvezza degli eserciti no n abbia più a d essere se riame nte compromessa. Questo grande, se non vittorioso, risultato è specialmente dovuto ai g randi rneriti di Kuropackin [coma ndante in capo russo - N.d.c. J, che si è rivelato, per genialità e solidità di carattere, un sommo capitano, ed agli errori di direttività gene rale della g uerra commessi dai Giap ponesi . Il grande merito del Generalissimo russo risulte rà da lla compendiosa narraz io ne del terzo periodo della guerra, ma poiché la sua direttività era in gran parte subordinata a que lla de i G iapponesi non sarà forse ino pportuno chiarire qua li fossero i lo ro errori cli direttività, le cui conseguenze si vennero concretando nel terzo periodo della g uerra. Questi principali errori cli dirertività generale furo no: 1°) Una defic ie nza di genia lità nel concepimento del piano della guerra , che i Giapponesi ricalcaron o quasi scrupolosamente, per quanto rigua rda il primo e secondo periodo del confl itto, da quello adottato nel 1894 contro la Cina;

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2°) L'eccessiva lentezza della mobilitazio ne generale de ll 'esercito d i prima line a , che du rò c inque mesi circa, e che devesi principalmente attribuire al piano di g ue rra presceilo; 3°) Il rita rdo nell'operare l'investimento di Port-Arthu r, che avrebbe dovuto eseg uirsi immediata me nte dopo il combattimento nava le ciel 9 febbraio, q uando la flotta russa e ra in massima parte inabilitata e la piazza forte difettava completamente di munizioni e di viveri. Ebbi già occasione cli segnalare, nel marzo e nell'aprile, in q uesta Rivista ed in altre pubblicazioni, questi e rrori cli d irettività, ma poiché a llora quegli apprezzamenti parvero, sotto l'impressione delle ardimentose iniziative giapponesi, alquanto premature se non avve ntate, così pare opportu no constatarne la ragionevolezza a fatti compiuti. È oggi accertato che ne l rncse cli marzo i Russi non avevano in Manciuria, disponibili per operazioni manovrate, che 90000 uomini al massimo, costituenti tre corpi d'esercito incompleti, disorganizzati, sprovveduti dei grandi servizi, con artiglieria e tre no cleficientissimì. Questi tre corpi d'esercito siberiani erano dislocati il 1° fra Mukden e Niu-ciuang: il 2° nella zona del Jalu ed il 3° nel Liao-tung cd in massima parte a Port-Arthur, e pe rciò ad una distanza di oltre 200 chilo metri l' uno dall',1ltro. Essi e rano qu indi stra tegicamente isola ti, inc,1paci di reciproca correlazione, organicamente indipendenti, a disposizione di un dilettante di strategia, privi di un comandante in capo, che giunse solo nei primi cli aprile sul teatro della gue rra, da o ltre due mesi d ic hiarata. Tutto ciò costituiva uno stato d'anarchia militare che persistette ancora nell'aprile e nel maggio per la disastrosa influenza del palese dissid io fra l'Alexeieff ed il Kuropatkin, e pe r la me no mazione dell 'autorevolezza di qu esti, de riva nte da lla invadenza del Consiglio imperia le nel campo del Generalissimo. Questo statO cli disordine materiale, intellettuale e morale non cessò mai completame nte, ma dal giugno in poi si verificò un sensibile migliorame nto e l'ese rcito acq u istò, nelle ma ni de l Kuropatkin, una suffic iente integrità o rganica e solidità disciplinare. Si può quindi, in base a fatti pienamente accettati, affermare che durante tutto il marzo e l'apri le i G iapponesi, data la solidità o rganica e la s uperio rita dell'artiglie ria , a nche non tenendo conto degli altri e leme nti di maggiore efficienza tattica, poteva no confidare nella vittoria a parità cli forze, e potevano spingere vigorosamente l'offensiva fi nché no n fosse compromesso il domin io del ma re . Gli sbarchi che furono iniziati il 5 maggio, dopo il passaggio de l Jalu , poteva no con piena sicurezza eseguirsi nella seconda metà del marzo, dopo lo sgelo degli estuarii del Jalu, di Taku, del Liao, ed anche nella prima metà a Pitzevo. Nessuna ragione milita re si o pponeva ai g randi sbarch i ne l ma rzo, essendo i Giapponesi padroni quasi assoluti del mare e nessuna ragione, se non sia quella di attenersi rigorosamente ad un errato piano di guerra , giustifica il ritardo di quasi due mesi ne lla esecuzione de lla p rincipale operazione, quando i risul tati de lla gt1e rra dipendevano appunto dalla rapidità dell'offensiva. li Giappone si preparava da ono anni a questa guerra; aveva afferrato l'ista nte propizio pe r provocarla ed iniziarla, e doveva essere pro nto ad ope ra re la mobilitazione generale nei limiti d i tempo che sono stabil iti per gli ese rciti europei da i quali aveva tutto copiato.

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La mobilitazione dell'esercito d i prima linea, od almeno dei due terzi di quest'esercito, sufficiente per l'offensiva inizia le, doveva essere ultimata nel febbraio, e poiché la concentrazione delle navi per il trasporto era stata p reveduta, i grandi sbarchi potevano in iziarsi e compirs i nel mese cli marzo. I Giapponesi conosceva no esattamente la situazione militare ciel nemico, forse meglio che no n la conoscessero i Russi stessi, e pe rciò dovevano avere la certezza che due Divisioni nella Corea e sei Divisioni nel l.iao-rung, sbarcate a Pitzevo e Talien, che erano nel febbraio indifese, e ra no sufficienti a tutte le esigenze della situazione nei mesi di marzo e cli aprile. È superfluo ripetere, qu i, q uanto ebbi già occasione cli affermare nei fasc icoli dell'aprile e del maggio a dimostrazione della possibilità di consegu ire contemporaneamente gli obiettivi del Jalu e di Port-Arthur, mediante lo sbarco cli due divis ioni nella Corea; di due a T"llien o Pitzevo per l'occu pazione del Kuang-tung e l'isolamento cli Port-Arthur, e di quattro Divisioni a Pitzevo per a ppoggiare il movimento verso Port-Arthur, occupa re lo stretto di Kinccu e fa re fron te alle prime minaccie che si potessero esplica re daì Russi nel Liao-tung, in attesa cli pre nde re sollecitamente l'offensiva verso Kiai-ping quando gli sbarchi complementari, che potevano eseguirsi senza alcuna difficoltà nell'aprile, lo consentissero. Tutto ciò, per l'evidenza dei fatti compiuti, non ha più bisogno di essere dimostrato; ma ciò che non appare forse ancora evidente, è la grave conseguenza degli indugi giapponesi, della quale è necessario rendersi conto per apprezzare giustamente la s ituazione presente a quella fu tura. Il d ifferito isolamento cli Po rt-Arthu r, che ne avrebbe sollecitamente provocata la capitolazione per fame , ha già costato al Giappone il sacri fizio, da rne preveduto nel giugno, di 20000 uomini pe r morti, fe riti ed e pidemici, e ne esigerà parecchie altre migl iaia prima che si consegua lo scopo; ma ciò c he maggiorme nte importa si è che il p rocesso lungo d'espugnazione, derivante dall 'afforzamento ed approvigionarnento della piazza, ha sottratto all'esercito della Ma nciuria un contributo che, tu tto sorrimato, non è certo inferiore a 50000 uomini; anche tenendo conto delle grosse perdite che sarebbero derivate dai combattimenti contro il forte e va loroso presidio, che certamente non avrebbe capitolato per fame senza tentare cli aprirsi una via di scampo attraverso alle posizioni fortificate dal nemico, per quanto questo sca rnpo, per le ragioni già elette nel Cci p. JV, avesse nessuna probabilità cli successo. Il rita rdo cli circa due mesi nell'assu me re l'offensiva ha permesso ai Russi cli portare in azione tre Corpi d'esercito completi, il 4° Corpo siberiano ed il 10° e 17° e uropeo, oltre gli ingenti re pa rti ciel l° Corpo d 'esercito e uropeo, cli cavalleria, di guardie cli frontiera e della ferrovia; cli dare all'eserc ito della Manciuria una buona solidità organica, cli preparare con d ifese scrnipermancnti le forti posizioni di Taci-ciao ed il campo tri ncerato di Liao-ja ng, oltre l'afforzamento delle posizioni secondarie cli Kai-ping, cli Tu-men-cheng, cli Hai-ceng, cli Anp ing .. . di provvede re alle maggiori esige nze cli tutti i grandi servizi . .. ciò che, tutto sommato, ra ppresenta un equivalente di circa 150000 soldati. È oggi indiscutibile che sei Divisioni giapponesi, dati tutti gli elementi materiali, intellettua li cd e ro ici di c ui d iedero prova, avrebbero fac ilmente conseguito l'obie ttivo cli Liao-jang prima della stagione delle pioggie , e gradualmente rafforzate dalle altre sei Divisioni di prima linea , oltre le due assegnate a Pon-A1thur, avrebbero ripresa l'offensiva verso Karbin, dopo consolidata la situazione nella bassa Manciuria , con

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tutta la probabi lità di conseguire, prima della stagione invernale, l'u ltimo obiettivo della guerra, cioè l'isolan1cnto di Karbin , troncandone le comunicazioni ferroviarie colla Russia. Il miglioramento della situazione militare dei Russi, derivante dagli errori dei Giapponesi, non implica ancora che questi non possano persistere nella offensiva oltre Mukdcn e Tien-ling, e tanto meno che i Russi possano, come forse sperano, riprendere tra breve l'offensiva ; ma implica bensì, pei Giapponesi, sacrifizi assai maggiori di quelli che avrebbero incontrati due mesi prima, e non esclude la possibilità che essi non siano più in grado di raggiungere prima della stagione invernale il loro ultimo obiettivo, ciò che aggraverebbe grandemente la loro situazione futura. Queste considerazioni permettono di co ncludere che g li errori di direttività dei Giapponesi hanno forse compensato quelli d i imprepara zione dei Russ i, e che la situazio ne del settembre deve essere considerata come il punto di partenza di una nuova grande fase della guerra, come affermai nel Cap. III . • * ..

LE OPERAZIONI NELLO SCACCHIERE O RIENTALE. - Lo scacchiere di Vladivostok e della Manciuria orientale è rimasto durante i du e primi periodi della guerra e rimarrà ancora secondario fino alla cadura di P01t-A11hur ed alla definitiva concentrazione degli eserciti russi nella zona di Karbin . Le due condizioni non possono scindersi, po iché la flotta giapponese non può impegnarsi a fondo contro Vladivostok finché deve contrastare l'uscita alla squadra di Port-Arthur, e le operazioni territoriali non possono con s icurezza iniziarsi finché gli eserciti della Manciuria non siano in grado di da re la mano al corpo d 'assedio od all 'esercito cooperante che venisse sbarcato nella zona cli Possiet per marciare s u Karbin. La lunga e sorprende nte resistenza di Po1t-Arthur che potrebbe ancora prolungarsi, e le considerazioni precedentemente svo lte circa la ritardata offensiva dei Giapponesi e la migliorata situazione de i Russi, permettono di su pporre che una intensa offensiva, navale e territo riale, non possa più essere esplicata contro Vladivostok pri1na della stagione invernale ccl il congelamento delle zone costiere. È qu indi assa i pro babile che i Giapponesi, anche dopo la ca duta di Port-Arthur, si limitino al blocco strategico della piazza di Vladivosrok, rinunziando all 'assedio ed all 'isolamento per non esporre un g rosso Co rpo d'operazione al pericolo di essere, durante l'inverno, schiacciato, senza possibilità di salvezza e di soccorso. È q uesta un'altra consegu enza della ritardata offe nsiva, poiché se questa fosse stata anticipata d i due mesi colle conseguenze d isastrose per i Russi che sarebbero derivate , le operazioni navali contro Vlaclivostok potevano iniziarsi nel maggio contemporaneamente alla offensiva territoriale, con quei risultati che, data l'insufficienza e la diso rganizzazione russa, potevano forse provocare nell 'a utunno la conclusione della guerra. I Russi disseminando le lo ro fo rze nava li invece di mantenerle concentrate in Europa, hanno reso possibile la guerra ed i già patiti disastri ; ma i Giappones i ri ta rdando cli du e mesi la loro offensiva territoriale hanno g randemente compromessi q uei risul tati che potevano facilmente e con sacrifizi relativamente piccoli conseguire.

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Gli errori di direttività gene rale, come quelli di preparazione alla guerra, difficilmente si rimediano, e tutto l'eroismo ed il patriottismo de i Giapponesi non potrà forse più rimediare, per quest'anno, le gravi conseguenze della ritardata offensiva. Le operazioni territoriali non potevano quindi assumere nel terzo periodo della guerra, e non ebbero infatti alcuna importanza, onde, per esigenza dello spazio, tralasciamo cli considerare le controdanze de i Cosacchi nella regione di Gensan e procediamo ad esaminare i principali avvenimenti marittimi. Le operazioni navali nello scacchiere orientale dovettero quindi ridursi a poca cosa, e sarebbero state addirittura trascurabili, se i Russi non avessero tentato con grande ardimento ma con scarsa efficienza, le crociere del Reizenstein, ciel Jessen e del Besobrazov. Le crociere eseguite nel terzo periodo della guerra furono quelle dal 27 giugno al 5 luglio, dal 18 luglio al 1° di agosto e l'ultima dal 12 al 16 agosto. La crociera dal 27 giugno al 5 luglio, diretta da l Besobrazov, come quella precedente dal 12 al 18 giugno, aveva per iscopo cli portare l'offesa nella zona vitale ciel nemico ed agevolare l'uscita della squadra di Port-A1thur, richiamando sopra di sé un'importante aliquota della fl otta nemica. Sebbene questa c rociera non abbia conseguiti risultati distruttivi, poiché il brevissimo bombardamento di Gensan, eseguito da una squadriglia cli siluranti, non ebbe efficienza miliLare, pure contribuì a perturbare la sicurezza del traffico navale nella zona vitale, e perciò valgono per questa crociera le conside razioni espresse nel Ca p. V, riaffermando che l'impo rtanza de ll'obiettivo militare giustifica pienamente l'incursione navale, ad onta dei g ravi pericoli che la minacciavano. La crociera dal 18 al 31 luglio diretta dal Jessen aveva uno scopo mii ira re indiretto, tendente a frenare il contrabbando e produrre una perturbazione commercia le e morale. Essa si svolse presso a poco nel modo seguente. li 18 luglio i tre incrociatori Rossia, Cmmoboj e Rurik pa1tono eia Vladivost0k, senza complemento di siluranti. Il 20 luglio, dalle 3 alle 7, la squadra passa lo stretto d i Tsugaru; affonda il piccolo piroscafo Okishim.a, cattura alcuni velieri ed il 'Jsinan che poi rilascia e quindi dirige al largo, incrociando a distanza lungo la costiera orientale del Giappone. Il 22 cattura l'Arabia, piroscafo germanico, che viene inviato sotto scorta a Vlaclivostok; il 23 affonda il Knight-Commander ed il 24 ,1ffonda il Tina, pirosca fi inglesi, che non avevano a bordo carbone sufficiente per essere inviati a Vladivostok. Dal 24 al 30 luglio incrocia a gran distanza nella zona clijokoama, quindi ripa ssa nel pomeriggio del 30, inseguita da una squadriglia di siluranti, lo stretto di Tsugaru e rientra nel mattino ciel 1 ° agosto a Vladivostok. I danni comme rciali prodotti da questa crociera furono va lutati a circa venti milioni, per la temporanea sospensione del traffico, ma q uando si consideri che tutti questi danni furono ad arre esagerati e che vengono poi bilanciati nella indennità di guerra, se ne deve concludere c he il risultato reale deve misura rsi dagli effetti morali e militari di queste c rociere. Gli effeLti morali, che non si risolvono direttamente in equivalenti militari, non possono mai giustificare operazioni cli guerra che implicano gravi pericoli, e, sono Lale rigu ardo, la c rociera del Jessen devesi giudicare una operazione inconcludente, poiché non cagionò c he una breve e tra nsitoria pe rturbazione morale, senza effetti

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militari e senza la m inima alterazione della direttività marittima della guerra, che non sarebbe stata giustificabile. Gli effetti m ilitari derivanti direttamente dal controllo del traffico si ridussero a minima cosa, pel sequestro di alquanto materiale ferroviario e macchinario e pel ritardo nelle spedizioni già pronte. Il contrabbando riprese il suo libero corso al primo segnale telegrafico, con leggero aumento <lei noli e delle assicurazion i, onde è permesso riaffermare, ad esperimen to compiuto, che queste crociere contro il commercio ed il contrabbando, quando non hanno una sufficiente continuità ed intensità, difficilmente conseguono ris1.1ltati equivalenti al ca rbone consumato. Per questa crociera nel Pacifico valgono le considerazioni già espresse nel fascicolo precedente, ma per quelle praticate dai Russi nel .Mar Rosso e nell 'Atlantico, cioè fuori del teatro della guerra, occorrono solleciti provvedimenti internazionali, poiché, se queste prevaricazioni possono giustificarsi coi precedenti vandalismi della guerra navale nei secoli scorsi , debbo no essere frenate da l diritto universale per la tutela degli inceressi mondiali. La crociera dal 12 al 16 agosto, diretta clalJessen aveva , come le precedenti ciel Besobrazov, uno scopo militare diretto, tendente ad agevolare il compito del Withcft, cd a vulnerare la zona vitale del nemico. Essa si svolse presso a poco nel modo seguente. Il 12 agosto la squadra dei tre i ncrociatori parte, senza siluranti, eia Vladivostok. Il 14 verso le 4 si trova a circa 40 miglia all 'est di Gensan ed a 30 miglia a nordoves di Tsuchima . Alle 5 la squadra ciel Karnirnura composta cieli' le/zumo, lwate, Asctina e Tokiua. con una squadriglia di siluranti, che si trovava poco al nord-ovest della squadra russa, dirige verso est per ta.gliare h1 rotta del nemico, e si impegna un combattimento ,1 grande distanza . Alle 5 i Russi prendono cacci;:i dirigendo per nord-est e la lotta cli artiglierie si svolge a dista nza da 5 ad 8 mila metri, ma ntenendo le due squadre rotte parallele, con velocità quasi eguale, da 16 a 17 nodi, che è la massima del Rurik. Alle 6 giunge il Naniua e poco dopo il Takaciko, il Tsushima ed un altro incrociatore d i 2° classe, che prendono parte al combanimento, diminuendo succesivélmerne le distanze fino a 3500 metri dalle navi nem.iche. Alle 6 il Rurik rimane alquanto indietro e riporta una avaria al timone che non gli permette governare per qualche tempo. 11 Jessen procura di assisterlo riducendo la sua velocità, ma g iudicando pericoloso ogni ulteriore indugio, verso le 8 prosegue verso il nord a rutta forza, abbandonando il Rurik al suo fato. Dalle 8 alle 10 il Kamimura coi quattro incrociatori corrazz::iti ed uno protetto, insegue il Rossia ed il Gromobof, lasciando il Naniua ed il :tal?aciko a comlxmere il Rurik che, per l'intenso tiro subito dalle 6 alle 8, non è più in grado cli o pporre adeguata resistenza . Alle I O, r iuscito vano il tentativo di tagliare la ritirata al nemico , il Karnimura desiste dalla caccia ed il Jessen, riparate le più pericolose avarie, prosegue per Vladivostok. Alle 12 il Rurik cessa il fuoco, non avendo più cannoni utilizzabili ed alle l 3 affonda, o viene affondato senza ammainare la bandiera. I Giappo nesi o perano il salvataggio di 600 uomini circa, dei quali 167 feriti in battaglia. Un centinaio circa perirono colla nave.

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Le perdite sul Rossia e Gromohojfurono, secondo il rapporto ufficiale dei Russi, del 25% e quelle Giapponesi inferiori al 5%, tra morti e feriti. Le principali considerazioni che si possono esprimere, sebbene non si conoscano ancora i particolari della battaglia, parrebbero le seguenti: 1°) La scarsa velocità del Rurik che non raggiunse i 17 nodi, fu causa dell'insuccesso strategico della crociera e ciel disastro tattico della nave. 2°) L'incompleto successo dei Giappo nesi, che non riuscirono a tagliare la ritirata ai Russi ed a persistere efficacemente nella caccia, derivò dalla insufficiente velocità della squadra , che non riuscì a superare le 18 miglia, sebbene fosse no minalmente capace di 20 e più nodi. 3°) Tale insufficienza derivò indubbiamente dal continuo servizio delle macch ine, dalla scarsa capacità di resistenza polmo nare dei fuochisti e dalla sporcizia della carena, così dannosa al cammino delle lunghe navi moderne. 4°) L'efficienza potenziale delle artiglierie, essendo ne l rapporto cli due terzi circa, con armamento unitario pressoché uguale, le eccessive casualità ed avarie sopportate dai Russi, in relazione con quelle giapponesi, sono da attribuirsi alla insufficienza della corazzatura, e speci,1 lmente alla mancanza di ogni protezione dell'armamento da O, 152 nel Riu-ik e nel Rossia. 5°) Il combattime nto d i cinque ore essendosi svolto a distanze sempre superiori a 3000 metri , non fu rossibile impiegare il rostro ed il siluro, ciò che si desiderava logicamente di evitare eia entrambe le patt i, e perciò continuano a ,nancare insegnamenti sperimentali circa il loro impiego nella battaglia cli squadre . 6°) La ca pacità direttiva tanica non ebbe occasione cli esplicarsi, ma si può affermare che il Kamimura ed il Jcssen combatterono come, data la situazione, dovevano combattere, e che il sacrificio del Rurik, per quanto doloroso, era una inevitabile conseguenza, prevedibile e preveduta, del conflitto fra le d ue squ adre , dare le loro pri ncipali caratte ristiche. 7°) La salvezza del Rossia e del Gromoboj è ce,to dovuta alla chiara intuizione che il Jesscn ebbe del suo compito, non indugiandosi oltre misura nella assistenza del Rurili, giacché l'indugio, per q uanto cava lleresco, avrebbe costa to la perdita delle due navi senza recare sensibile da nno al nemico. 8°) Il Jessen condusse lodevolmenLe la sua crociera, che doveva appoggiare le navi fuggite da Porc-Arthur, se prendevano la rotta cli Tsushima, come potevano pre nderla il Diana, l'Ashold, il Nouick e forse anche la Czarevitch, e l'essere egli rimasto una notte nella zona ove già poleva no trovarsi le navi della squad ra di Witheft sfuggite all'inseguimento dimostra che, se fu meno fortunato del Besobrazov, non fu meno zelante e cosciente del suo di fficile compito. Ciò che risulta evidente eia rutte le crociere eseguite dalla squadra cli Vlaclivostok è che, se non si dispone di navi qualitativamente superio ri per qualche impattante caratreristica, congiunta a quella della velocità, non si possono sperare soddisfacenti risultati e si debbono temere gravi disastri, per quanto sia lodevole Ja dirertività nautica e militare. **

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IL f3LOCCO NAVALE DI PORT-ARTHUR. - La situazione generale marittima nei vari scacch ieri de lla gu erra e ra rimasta p ressoché invariata durante il secondo periodo de lla gue rra, dal 1 ° maggio al 20 g iugno, no n essendosi verificati durante

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tale periodo, né grandi sposta menti cli forze navali né me nomazio ni delle squadre che potessero intensamente modificarla, onde valgono ancora le considerazioni che esponemmo nel Cap. V, avvertendo però che l'occupazione di Dalny e Niu -ciua ng (f n-ceu) ha grandemente migliorata la situazione giapponese, special mente nei riguardi del corpo assediante Porc-Arthur e d ell'esercito operante nella Manciuria . La condotta del blocco non ha sensibi lmente mutato durante il terzo periodo della guerra, rimanendo sempre distinta nelle due modalità principali, strategica e tattica; la prima esplicata dalla l " e 4" squadra, delle corazzate di l" linea ccl incrociatori corazzati o protetti di grande velocità; mentre la seconda modalità del blocco è affidata alla 5" squadra delle corazzate ed incrociatori antiquati cli 2' linea, ed alla 6• e 7" squadra de lle cannoniere, incrociatori di 3" classe e naviglio torpediniere. La costituzione organica delle varie squadre ha subìto nel giugno, dopo i grandi sbarchi, qualche modificazione, ma i criteri direttivi o rganici sono rimasti pressoché invariati, onde la flotta del Giappone è costituita sen1pre dai seguenti reparti.

Prima squadra: Ammiraglio· Nashiba - composta delle cinque corazzate cli 1" li nea, cui furono aggregati temporaneamente i due incrociatori Nisshin e Kasuga. Seconda squadra: Ammiraglio Kamimura - composta di quattro incrociatori corazzati di l " linea , dislocata a Tsushima. Terza sqadra: Ammiraglio Dewa (Tdclfu) - ricostituita con sei incrociatori protetti di 1" e 2" classe, dislocata a Tsushima. Quarta squadm: Ammiraglio Ikazuki, che forse ha sostituito l'Uriu - composta cli due incrociatori corazzati e di quattro incrociatori protetti di grande velocità, dislocata a Port-Arthur. Quinta squadra: Amm iraglio Hokoya od Osoya - composta di tre corazzate e tre incrociatori antiquati di 2" linea e qualche nave complementare. Sesta squadra: Ammiraglio Kataoka - composta di canno niere ed incrociatori d i 3" classe, in numero sempre variabile. Settima squadra: Ammiraglio Jamada - composta del naviglio torpediniera non aggregato alle singole squadre. Ogni squadra ha una squadriglia di siluranti per coope razione tattica e per servizi di vigilanza e ricognizione. La d islocazione delle squadre russe, se si eccettua il più esteso ed attivo degli incrociatori ausiliari per controllo del contrabbando, non ha subìro sensibili mod ificazion i. La squadra del Baltico, ammiraglio Rojesrvenski, è sempre a Cronstaclt in processo di allestimento ed organizzazione, e la sua pa rtenza, differita con tinuamente, diviene sempre meno probabile, per le peggiorare condizioni della situazione navale in Oriente. La squadra cli Vlaclivostok non ha subìto menomazioni nel precedente periodo della guerra ed è assai probabile che sia stata rafforzata da qualche silurante e sommergibile spediti per ferrovia, e che il Bogatir possa tra breve riprendere servizio, ciò che però non modifica sensibilmente la situazione navale.

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La squadra di Port-Arthur si è reintegrata quasi completamente, sebbene lentamente per scarsità di mezzi ed insufficienza cli bacini d i carenaggio, ed al 20 giugno era costituita da sei corazzate, un incrociatore corazzato e quattro protetti, tre cannoniere, una dozzina di siluranti, ed alquanti piroscafi per uso complementare. Potente squadra che, ad onta di qualche imperfe:.:ione e dell'esiguo numero di siluranti, poteva, se bene coma ndata, prowecluta cli buon carbone e favorita dalla fortuna ... contribuire a migliorare la situazione marittima agevolahclo, come già fu detto , il compito futuro della squadra del Baltico. Il compito della squadra cli Port-Arthur era quindi quello di non compromettere la sua integrità con tentativi inoppo1tuni; di v igilare alla meglio la situazione navale del nemico per cogliere l'istante più propizio per l'uscita, cooperando alla difesa della piazza in modo eia escludere qualsiasi pericolo per le singole navi. Il terzo periodo della guerra, per quanto riguarda il blocco di Port-Atthur, si divide in due parti: dal 20 g iugno al 10 agosto, e dal 10 agosto al 15 settembre, divisi da lla battaglia navale di Port-Arthur, che per la sua importanza sarà considerata nel seguente paragrafo. Le due fasi sono pressoché simili per quanto riguarda l'offensiva costiera dei Giapponesi, ma dissimili per quanto si riferisce alla difensiva mobile, essendo i Russi rimasti quasi inattivi dopo la battaglia, mentre avevano riattivato in parte il metodo del M akarov du rante la prima fase del terzo periodo. Le operazioni offensive dei Giapponesi procedettero col solito progranuna di ricognizioni, cli piccole fazioni torped iniere, cli affondamento no tturno di mine, di bombardamenti, di sbarchi eventuali , di tentativi di forzamento dell'entrata del porto .. . colla sola esclusione di nuovi tentativi d'ostruzione del ca nale con affondamento di piroscafi.

CONSIDERAZIONI GENERA LI SUGLI AVVENIMENTI DAL 23 GIUGNO AL 15 SE'fTEMBRE 1904

J 0 ) U na buona p iazza forte, co n un potente fronte verso il ma re, offre sempre grandi opportunità di cooperazione navale, se le forze mobili sono adeguare al loro comp ito. 2°) L'offensiva costiera dei Giapponesi, ad onta dei grandi mezzi disponibili e delle ardimentose iniziative, non conseguì r isulrnti permanenti di risolutiva importanza . 3°) La difesa mobile dei Russi, per una infinità cl i ragioni, ma specialmente per deficienza di mezzi adeguati, non fu in grado di conseguire lo scopo principale di contrastare gli sbarchi e minacciare le basi d'operazione maritrimc dei Giapponesi, non solo nel piccolo teatro della guerra , rna nemmeno nelle adiacenze della piazza cli Port-At-chur. 4°) La cooperazione difensiva nel raggio tattico de lla piazza, sebbene si sia attivamente esplicata i n alcuni periodi della guerra e specia lmente nell'aprile e nel luglio , non ha conseguito né poteva conseguire risultati materiali che compensassero i gravi pericoli ai quali si esponevano le maggiori unirà della squadra. 5°) La difesa mobile navale non deve mai perdere di vista lo scopo principale da raggiungere, che è quello cli contribuire direttamente od indirettamente a contrastare e

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riguadagnare il dominio navale, subordinando sempre a tale scopo principale le altre obiettività secondarie, anche se giovano ternporaneamente a rialzare il prestigio mora le. 6°) Una battaglia navale, anche se non vittoriosa, può contribuire a migliorare la situazione marittirna assa i più della cooperazio ne difensiva a tutela della piazza, alla quale può completamente dedicarsi solo quando non si abbiano più speranze di contribuire al conseguimento dell'obbiettività principale. 7°) L'inutilizzazione del Bayan che, per le avarie riportate nella cooperazione difensiva , non poté p rendere parte alla battag lia nava le del 10 agosto, non è certo compensata dal contributo alla difesa locale, poiché quella nave, comandata dal Wiren, poteva, come il Captain comandato dal Nelson a San Vincenzo, determinare quella fase tattica cui doveva tendere la barcaglia. 8°) Il naviglio di maggiore efficienza difensiva, cli una piazza e di un piccolo teatro d'operazione, è indubbiamente quello torpediniero; ma l'esperienza di Po1t-A11hur dimostra che i tipi ciel Bayan e del Novik sono quelli che meglio soddisfano ad appoggiare la difesa mobile torpediniera. 9°) li blocco tattico cli una piazza dominante un piccolo bacino idrografico, alla cui sovranità politica partecipano Staci neutrali, può difficilmente escludere il piccolo contrabbando di cabotagg io, il quale sempre giova al bloccato, sebbene non possa contribuire efficacemente alla resistenza ed aIla salvezza della piazza forte che nonabbia contribuito cli più validi soccorsi. 10°) Il tiro indiretto dall'interno del po1to contro zone occupate dalle trup pe assedianti può contribu ire efficacemente c1 lla difesa senza pericolo per le navi, e deve quindi essere preventivamente studiato e preparato. 11 °) Il forza mento di sorpresa della entrata cli un porto, discretamente protetto, per attaccare col siluro le navi ancorate, è una di quelle operazioni che si possono tenrnre soltanto qua nto sic1 giu stiticata dall'assoluta incapacità militare del nemico. 12°) l'impiego delle mine cli sbarramento, dopo i provvedimenti escogitati dai Russi, ha dato scarsi risultati senza menomare sensibilmente la loro libertà di uscita, o nde si può riaffermare, con maggiore evidenza, che a meno òi situazioni eccezionali bisogna essere molto scettici e prudenti nell'attuare quegli espedienti che non sono in armonia perfetta coi metodi fondamentali della guerra navale. Non poche altre considerazioni si potrebbero agg iungere, ma po iché già si ebbe e si avrà ancora occasione di trattare questo argomento, così, per economia cli spazio, procediamo nell'esame degli importanti avvenime nti cli qu esto periodo della guerra.

• "* LA BATrAGLIA NAVALE DI PORT-ARTH UR D EL 23 GIUGNO. - I Russi con una arrivirà veramente ammirevole, dati gli scarsi mezzi di carenaggio cli cui disponevano, erano riusciti a riparare le grandi avarie delle loro navi, sebbene le riparazioni alla Retwisaned alla Czarewitch fossero probabilmente, secondo affermazioni giapponesi', provvisorie cd incomplete.

' ,Japan Time,::; .. (Nota di. D.13.).

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Le condizioni di Port-Arthur, per i progressi dell 'offensiva territoriale g iapponese d iventando sempre più critiche, l' uscita della squadra diveniva urgente per util izzarne l'integrità, giovarsi della cooperazio ne della squ ad ra cli Vladivostok e sottrarsi al pericolo della espugnazione della piazza, sebbene questa potesse ancora giudicarsi capace d' una lunga resistenza. L'uscita del 23 giugno, come già dissi, deve considerarsi piuttosto come un esperimento od una prepa razio ne inziale anziché un vero tentativo d'evasione. Una relazione precisa e particolareggiata di questa o perazione non fu ancora pubblicata, ma può ritenersi che nelle sue lince generali siasi svolta nel modo seguente . La squadra russa iniziò Puscita dal po1to verso l'alba, ed alle 8 si trovavano in rada la Peresuiet(ammiraglio Uktomski), la Poitcwa, la Seuastopo!, il Batycm, il Diana, il Pallada, l'Askold, il Nouic/i, quattord ici silura nti ed alcuni pirosc,1 fi con draghe per sgombrare il passaggio alla squadra. L,1 pesc:1 delle mine co minciò immed iatamente, sotto la protezione dei foni e continuò fino alle 16, p rocedendo verso il largo. Alle 10''! la Cesareuitcb (ammiraglio \.'°' itheft) la Retwiscni, la Pobieda e la cannoniern G'aidamaku sc irono dal po 1to ed ancora rono in rada. Durante le operazioni di dragaggio verso il largo ebbe luogo, dalle 14 alle 16. un attacco torpediniero che venne facilmente respinto dal l\Touik dal Cetidmak ccl alquante torped iniere. La squadra gi:1pponesc si stava concentrando nella posizione prcsrabilirn, a circa 20 chilometri sud de ll 'isolotto Guga n, od F.ncounter Rock, e perciò a circa 50 chilometri a sud cli Port-Arthur. Essa si trovò composta cli q uattro corazzate cli l" classe, mancando I' 1-fatsuse che era stala affondata il 15 maggio e la Jasbima che in quella giornata aveva riportate gravi ava rie; d i quattro incrociatori corazzati; una corazzata cli 2" classe, di dieci incrociatori protetli d i l ' e 2" classe, di q uattro squadriglie di sil uranti. Alle 17, essendo sgombrato lo specchio d'acqua dalle mine. la squadra dirige a piccola vcloc itù verso sud-est in linea di fila, colla Czareuitch in testa, gli incrociatori alla coda, ed il Nouick colle sette torpedinie re sulla destra. Le altre si lu ranti erano ritornate colle cannoniere e coi piroscafi a Pon-Arthur. Alle 1811i la squadra russa si trovava ,l 12 cililon,etri no rd-ovest di Guga u , avendo in testa il Nouick e le Lorpeclinicre che respingevano le squadriglie del nemico . •A. Ile 20 le d ue squ adre nemiche si trovavano a circa 12 chilometri l'una chlil 'altra, quando il Witheft inveniva la rotta, dirigendo per Po rt-Arthur. La forma7.ionc tattica assunta dal Togo era quella ad allgolo inverso. avendo nel lato destro le navi corazzate e nel lato sinistro q uelle protette, col probabile concetto di aprire le due ali per circondare il nemico, come fece nella battaglia del 10 agosto. Alle 22 la squadra rnssa si ancora, con qualche disordine, in rada, essendo staca nell'inte1v allo incal7.ata ch'i lle quattro squadrigl ie giapponesi appoggiare da qualche incrociatore. Le cora zzate giappo nesi non ebbero opportunità d'entra re in azione che verso le 2·1 ed a grande dista nza . Alle 3 anr. del 24 , essendo trarnontata la luna, la prima squ adriglia di siluranti esegu bce u n attacco che ebbe per risultato le gravi av::i rie del la Sevastop ol e del

Diana.

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Il mattino ciel 24 tutte le navi rnsse rie ntra rono in porro. Le avarie riportate dai Giapponesi si riducono a quelle piuttosto gravi della Shi-

rakumo che dovette riparare a Sasebo, ed altre meno importanti. I Russi hanno annunciato solamente l'avaria della Sevastopol, ma siccome il Diana non ha p iù pa1tccipato alle frequenti uscite degli incrociatori nel luglio, così è molto probabile che sia esatta l'ipotesi dei Gia ppo nesi, sebbene quella dell'affondamento della Peresviet sia risultata inesatta. Le considerazioni che la precedente cronaca dei fa tti tattici può già consentire, sebbene manchino i particolari dell'azione, parrebbero le seguenti: 1° L'ostruzione e gli sbarramenti con mine, se non impedirono l'uscita della squadra russa, hanno però ritardata la partenza fin o alle 17, ciò che consentì ai Giapponesi cli raccogliere pane delle navi che alle 6 del mattino non erano disponibili. 2° L'intend imento del Witheft era forse quello di fa re una prova dell' uscita; riconoscere gli intendimenti del nemico; appogg iare le operazioni di d ragaggio o nde essere pronto a partire all'alba del 24, confidando nella notte lunare che consentiva grande probabilità di respingere gli arcacchi torped inie ri. 3° Tale intendimento che, data la situazione, non escludeva qualche speranza di riuscita, fu compromesso dalle avarie ripo1tato dalla Sevastopol e dal Diana, silurate verso l'alba appena tramontata la luna, quando forse la vigilanza gi,ì rallentava . 4° Tali avarie non avrebbero dovuto indurre il Witheft a rientrare in po1to, poiché se egli era risoluto all'azione doveva prevedere che il lungo periodo delle riparazio ni poteva costringerlo a tentarla in assai più difficili ci rcostanze, e che la Sevastopol sarebbe un ostacolo per la fuga , me ntre il Diana avrebbe sem pre potuto tentarla cli notte da solo, non senza qualche probabilità di successo. 5° Un giud izio serio rigua rdante la decisione ciel Withcft, che incardina la situazione, non si può esprimere, igno rando se tutte le navi erano in piena effcien7.a per la fu ga e per la battaglia, n1a se esse non potevano singolarmente sperare in una efficienza maggiore, la rientrata in Porr-Arthur ci semb ra un'errore. 6° Se l'uscita aveva uno scopo di ricognizione, di sgombro, d'esperimento, essa fu lodevolmente condotta , ffla se scopo esclus ivo era la fuga , fu errore l'avere troppo ritardato il dragaggio, che poteva iniziarsi all 'alba, ed avere aggregato la Poltava e la Sevastopol alla squadra , poiché esse compromettevano seriamente la fuga delle altre navi senza speranza di propria sa lvezza e percò, sacrifizio per sacrifizio, era meglio quello che non compro metteva il successo e consentiva d 'utilizzare, a vantaggio delle altre, le energie delle d ue navi. 7° L'aggregazione delle navi più lente subordinava la dire ttività tattica a que lla del nemico ed implica va quindi il con1battimento a distanza e gli attacchi torpedinieri nottu rni, a meno che si rinunciasse alla fuga e si tentasse risolutamente la battag lia , nel quale caso si dovevano utilizzare tutti gli clementi di combattimento ed in ispecial modo Lutte le siluranti. 8° Il desiderio ed il metodo di tutto salvare, come quello di volere tutto utilizzare, assa i spesso conduco no a compromettere tutto; ma è necessario riconoscere che è difficile assai escludere questi desideri quando si temono le responsabilità e non s i ha fissi nella mente i punti cardinali della situazione. 9° L'insegnamento che en1erge più evidente è q uello de lla scarsa efficienza, che nel caso speciale è una completa inefficienza, degli attacchi torpedinieri, anche se te ntati da squ adrig lie sperimentate , contro navi che prendono caccia e si

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ritirano in disord ine, se q uesti attacchi non possono essere favoriti dall'oscurità e dalla sorpresa . 10° La difesa contro gli attacchi torpedinieri di sorpresa favoriti dall'ose1.irità e bene studiati si d imostra sempre più difficile ed impotente, ed esclude ogni illusione di salvezza per le navi ancorate fuori porto senza adeguata protezione subacquea. A!Lre no n poche considerazion i potrebbero esprimersi, ma poiché la battaglia del 10 agosto riproduce in gran parte la situazione navale del 23 giugno, così quelle che faremo saranno a complemento delle considerazioni già fatte. *•

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LA BATIAGLTA NAVALE DEL 10 AGOSTO. - L'ordine dello Czar, che proibiva alla squadra del Withefr cli rientrare in Po1t-Anhur, affermava i criteri d irettivi precedentemente espressi, cioè di tentare la fuga in massa con quelle forze che potevano consen tirla o cli impegnare la battaglia ad oltranza, per conseguire risultati tattici che agevol.assero il futuro compito della squadra del Baltico. Era assai difficile che le eventualità sempre ince,te della situazione tattica potessero consentire di effeuuare la fuga senza impegnare la battaglia diurna ed ev itare gli ,macchi torpedin ieri notturni; ma poiché l'imprevu domine la guerre secondo l'espressione napoleonica, non era eia escludersi che la fuga poresse effettuarsi impegnando solranto una fazione transitoria seguita da un incalzamento la cui densità, non prevedibile, poreva benissimo consentire alle navi capaci cli mantenere una velocità di circa rn miglia di sottrarsi, unite o separate, col favore della notte all'inseguimento nemico. Tale risu Irato non poteva però conseguirsi se la Polta va e la Seuastopol prendevano parte all'azione, giacché la loro velocità massima cli 15 miglia , che d iffici lmente potevano sostenere a lungo, escludeva la fuga in massa e costringeva ad irnpegmire la battaglia ad oltranza od abbandonarle al loro fato. Il problema tattico, data l'aggregazione delle due navi lente alla squad ra, si riduceva quindi ad afferrare l'ista nte, in cui d iveniva imperioso decidersi per la fuga abbandonando le ritardatarie, o per la battagl ia acl oltranza. Qest'istante decisivo era subordinato alla sitllazione tattica derivante dalla forza e formazio ne ciel nemico; ma esso era evidentemente implicito nella fase del combattimento tra nsitorio, che non si poteva in alcun modo evitare. Vedremo tra breve se CJUest'isc;:intc decisivo si sia presentato durante la battaglia e per quali ragioni i Russi non seppero o non poterono afferarlo, ma importa anzitutto mettere bene in evidenza che per poterlo afferrare, bisognava prevederlo; per prevederlo occorreva avere un concetto preciso delle fasi della battaglia, e per avere ()Uesca chia ra intuizion e, bisognava essere risoluti a decidere fra la battaglia e la fuga, quando la situazione tanica si presentasse propizia od imperiosa. La preparazione e lo sviluppo della battaglia ebbero luogo presso a poco nel modo seguente. La sq uadra russa iniziò verso le 5 l'uscita del porlo, ed alle 8 era riunita sulla rada, mentre le d raghe sgornbravano dalle mine la rotta che doveva seguire. Alle 8 1' i la squadra fa rotta in linea di fila per uscire dalla zona minata, ed alle 112 10 essendo libera, dirige per sud, mentre le cannoniere e torpediniere che proteggevano il dragaggio rientrano a Port-Arthur.

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La squadra Giapponese, com pletamente libera da coope razione offensiva costiera ed in attesa de ll'uscita della squadra Russa, si trovò sollecitamente riunita nel punto prestabilito a 20 chilomelri sud dell'isolotto Gugau. Essa era costituita da cinque corazzate cli l" classe, avendo la Jashima ripreso il suo posto; da quattro incrociatori corazzati cd otto protetti di l " e 2" classe; due corazzare e tre incrociatori d i seconda linea; quaranta o q uarantaquattro siluranti, cli cui una ve nti na cli l" classe. La forza relativa de lle du e squadre e ra quindi più vantaggiosa a i Giapponesi cli quanto lo fosse nel 23 giugno, poiché essi avevano in più lajashinia, due incrociatori protetti di 1", tre di 2" e 3" classe ed una ventina di siluranti, mentre i Russi avevano il Baya n di meno e la nave ospe dale M ongolia in più, che costitu iva un impedime nto tattico ed una preoccupazione morale pe r le persone che vi e rano imbarcate. L'efficien za relativa di combattimento, che nel 23 g iugno non era inferiore ai due terzi, non poteva stima rsi su pe riore alla metà, per la gra nde pre ponderanza delle siluranti giapponesi, sebbene il rapporto fra le navi corazzate non fosse infe riore a i due terzi, se le navi e rano tutte in piena efficien7.a, di che è forse lecito dubitare. Dalle 10 a lle 12 l'ammirng lio Togo dirige lentamente verso nord colla squadra divisa in tre re pa1ti ci,1scuno in linea di fi la ed avente sui fia nchi una squadriglia cli siluranti. ll 1° reparto, costituito da due incrociatori corazzati e tre protetti di l " classe, formava l'avang ua rdia, ed a q uanto pare doveva ragliare la riti rata a l nemico verso Port-Arthur, e d incalzarlo da tergo durante la ballaglia e la fuga . li 2° reparto, coslituito da cinque corazzate e due incrociatori corazzati, il Nissihn e !(asuga, formava il centro e doveva, a qua nto pa re, mante nersi sulla sinistra del ne mico con rotta pa rallela , combatte ndolo a grande distanza, procurandolo cli conseguire quei risultati distruttivi delle soprastutture che avrebbero poi concesso cli utiliz.:a re maggiorrnenle gli attacchi torpedinieri. li 3° reparto form ava la re trogua rdia, ed era costituito dalle due corazzate cli 2" linea e da quattro incrocia tori meno veloci, forte mente appoggiati dal repa rto torpediniero dell 'ammiraglio Yamada . Il comp ito di qu esto reparto era que llo di forma re l'ala sinistra della fo rmazione per prendere tra due fu ochi il ne mico e sbarrargli se occo rreva la fuga, quando risultasse opportuna tale manovra. li concetto direttivo del Togo, pe r q uanto si può dedurre dall a formazione d 'attacco e dalla prima fase del cornbattirnento, era qu indi que llo cli impedire la fuga e di tagliare contcmporancmente la riti rata a l nemico, impegnando inizia lmenle una lotta a grande distan7.a, per regolarsi poi a seconda de lla manovra del nemico. Alle 12 circa, tro vandosi le due squadre nemiche a circa 35 chilo metri da Po1t-Arthur, con rotte opposte e parallele ha luogo il principio de lla battaglia con tiro a grandissima distanza , mantenendo una velocità di circa 12 miglia. Alle 13 112 le due squadre s i e rano incrociate e gli incrociatori giapponesi d 'avanguardia avevano preso posizione alla coda della forrnazione nemica , per modo che il 1° e 2° repa1to battevano intensamente gli incrociatori russi, che si trovavano in coda della formazione. L'ammirag lio russo decise allora di eseguire una contromarcia a sinistra per proteggere i suo i incrociatori, i q uali prese ro una nuova posizione, formando una colonna a sinistra delle cora zzate insieme col Novick e la squadriglia de lle siluranti.

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Dalle 13'12alle 14 ebbe luogo questo movimento di concromarcia c he sottrasse gli incrociatori alla concentrazione del tiro nemico, al quale movimento corrispose una a naloga contro ma rcia del Togo per modo che le squadre nemiche, a distanze ridotte, si p rolungarono parallelamente cd in senso inverso, mentre il primo reparto giapponese, seguitando la sua manovra avvolge nte veniva a concentrare il suo tiro sulla colonna degli incrociatori e torpediniere, mantenendosi però molto indietro per essere sempre in grado d i tagliare la ritirata al nemico. Verso le 15 i Russi invertono nuovamente la rotta per contromarcia e dirigono su due colonne verso sud-est, avendo di poppa a destra il 1° repa110 giapponese; sul fianco sinistro, a distanza di circa quattro chilometri, il 2° reparto, che aveva ripreso per contromarcia il fiancheggia mento parallelo , ed a prora il 3° reparto, a distanza che non si conosce, dirigendo ve rso nord-ovest per impedire la fuga e chiudere fra due fuochi le ceste delle due colonne ne m iche. È assai difficile determinare la durata di questo movimento, ma è lecito ritenere che, data la velocità e la lentezza dei movimenti per contromarcia, qt1 esca seconda fase tattica si svolgesse dalle 15 alle 16, e che dalle 16 alle 17 avesse luogo un combattin1ento generale a distanza di circa 3 chilometri , con rotte parallele . È incerto se il 3° reparto giapponese combattesse mantenendosi cl i prora alla formaz io ne ne mica , lanciando siluri in condizioni favorevoli di distanza re lativa , seminando contemporaneamente la rotta che doveva seguire il Witheft di torped ini galleggianti, oppure se si mantenesse qualche tempo fuori tiro; ma ciò che risulta accertato, sebbene i rappo rti dcll 'Uchtomsky, del Reizenstein, e d el Matussevich siano molto co nfusi o mutil ati , si è c he verso le 17, per iniziativa dei Russi o dei Giapponesi, ebbe principio un combattimento ravvicinato che durò circa un 'ora; durante il quale la squadra russa riu n ita rimase avvil uppata da quella giapponese, avendo a destra il 1° repa rto, d i poppa cd a sinistra il 2° e di prora il 3° reparto. Durante questo combattimento fu mortalrnente fe rito il Witheft, cd alle 17,45 la Czc1rewitch, percorrendo la formazione, che si e ra anco ra man tenuta, segnala che il Comandante in capo trasmette il comando all'Ammiraglio p iù anziano. Da questo istante mancò la d irezione non potendo la Peresviet, nave amm irag lia di Uchtomsky , trasmettere segnali. L' ultimo segnale della Czarewitch era stato: «Ricordatevi dell'ordine de ll'imperatore», ma si ignora in quale istante della battaglia fosse fatto. Alle 18 la Peresviet, seguita dalle corazzate Pobieda, Poltava, Setastopol, dirige per Pon-Arthur. A questo gruppo si riu nirono più tardi la Retwiscm., il Pallada il Mongolia ed alcune siluranti. Dalle 18 alle 19"! la battaglia si divise in tre fazio ni distinte. La prima fra la squadra di Uchtomsky, che s i ritirava verso Port-A.rthur, e quella ciel Togo che le clava caccia. La seconda fra la squad ra degli incrociatori ciel Heizenstein, che tentava di aprirsi il passo attraverso al 1° e 3° re parto giapponese e d irigeva ve rso lo stretto cli Wei-hai-wei. La terza fra la Czarewitch, ed alcune si luranti russe circondate da alqt1ance navi giapponesi del 1° e 3° reparto. Durante la notte continuò il combattimento disordinato e l'inseguimento coi relativi attacchi torpedinieri, specialmente contro il gruppo de ll'lJchtomsky. I risu ltati cli questa battaglia furono presso a poco i segue nti: 1°) Nessuna nave fu affondata dura nte la battaglia o l'insegu imento notturno.

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2°) Tutte le navi russe nella notte si d ispersero, alcune vagando nel Golfo altre dirigendo per lo stretto d i Corea . 3°) Nel matti no del giorno successivo alla battaglia rientrarono a Port-Althur le corazzare Peresviet, Retwisan, Poltava, Pobieda, Seuastopol, l'incrociatore Pallada, il traspo1to Mongolia e tre silu ranti. 4°) Il gruppo degli incrociatori del Rc izenstein riuscì ad apri rsi un varco, verso le 19, tra le navi nemiche, ed in virtù della sua elevata velocità si sottrasse anche all'inseguimento clell'Azuma e del Jakuno, ma l'isolamento, le avarie o la deficienza di carbone no n permisero a queste navi cli dirigere d iretta mente per Ylaclivostok. 5°) L'A skold , nave ammi raglia di Reizenstein , perde di vista, nella notte, il Pcd!ada ed il Diana. Solo il Nouick lo segue. Lasciata liberrà d i manovra al Nouick, dirige per Wo-Su ng ove giunge il 12 alle 15. Il 13 entra a Shanghai ove disar ma il 24 , uni ta mente alla silurante Grossovoi. L'Askold riportò ava rie gravi alle so prastrutture, ma leggere alla carena, ed ebbe un ufficiale e qu attro rnari nai uccisi e quarantacinque feriti . 6°) Il Nouick, avuta liberrà di manovra , dirige a Tsin-tao ove completa il carico di carbone. Ripa rte nelle 24 ore dirigendo verso Shangha i, ma no n avendo inxontraro l'Askold alle isole Sad cllc, che era forse il punto d i riunione, dirige per Vladivosto k con rotta al largo del Giappone. Il 19 giunge a Ko rschakoff nell'Isola Sakaline, ove è sorpreso dal 1'susbim.a mentre faceva ca rbone. Il giorno 20 esce per combattere il Tsu.sbimct, incrociatore cli eguale tonnellagg io, meno veloce ma più potente per artiglieria. Verso il trarno nto cessa il combatrimento che aveva durato un o ra circa. TI 21. g iunge il Chitose cd il Novick, per l'impossibilità di sottrarsi, v iene affondato dal Comandante. 7°) li Diana, rimasto isolato, nella nocte dirige pe r Shangha i e qu indi per Saigon ove giunge il ·16, e vie ne quindi, s' ignora con qua le data, disarrnato. 8°) li Pallada, rimasto isolato, dopo il tramonto d irige per Port-Arthu r, riunendosi nella noue al gruppo delle corazzate. È probabile che riportasse gravi avarie. 9°) La Czareuitcb sostenne fino alle 18 il combatt imento con il gru ppo delle altre cora zzate, po i tentò 8prirsi un va rco insieme cogli incrociatori del Reizcnstein, ma una ava ria al timo ne ed alla macch ina le impedisce cli seguirli e la costringe a sostenere un fo11e comballimento. Riuscita a sottrarsi all'inseguimento, dirige a Tsin-tai. ove viene d isarmata il 15 insieme alle siluranti Rezumlly, Bezstrazny, Bezposcadn.y. 10°) La silurante Rieseitelniy si rifugia a Cefu, ove vien e catturata dai Giappo nes i dopo un combattimento d 'abbordaggio, creando un incidente d iplomatico per v io lazione di neutralità ; e due siluranti sono ponate ad investire, verso il tramonto, sulla costiera del Shan-tung. 11 °) Gl i attacchi to rpedinieri nollurni riu sciro no ineffica ci e l'inseguimento non si poté conti nu:arc du rante la notte, per modo che fu sca rsa l'utilizzazione della vittoria. 12°) Le avar ie della squadra gia p ponese, se si escludono q uelle riportate dalla Mikasa, nave arnm iraglia del Togo, e da due silura nti, furono leggere, e le perdite risultarono inferio ri ad un d ec imo degli effettivi, fa ua eccezio ne per la Mikasa che ebbe un quinto circa dell'equipaggio fuori combattimento, tra morti e feriti. L'insufficienza dei dati e degli ista nti della battaglia non permette certo di esprimere considerazioni assolute, ma poiché gli clementi precisi d ella giornata tattica non si conosceranno che fra molto tempo, così converrà giovarsi degli elementi

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approssimati, pe r no n rimandare alla poste rità il con,pico di sindacare i fatti contemporanei. Le principali considerazioni tattiche che parreb bero consentite da quanto fu riferito pre cedentemente, a complemento di quelle già espresse, sono le seg uenti: 1°) La fo rmazione iniziale d'attacco del Togo riproduce, indipendentemente dalla potenzialità de lle navi, que lla dell'ammiraglio Ito alla battaglia del Jalu, cioè rivela il concetto dell'accerchiame nto del ne mico, al q ual fine l'avanguardia era costituita dagli incrociatori rapidi, il corpo di battaglia dalle navi più potenti, la re troguard ia dalle navi più lente ed antiquate. 2°) L'aggregazione de l reparto torpediniero del Yamada al gruppo di retroguard ia soddisfaceva al conce tto spe ciale di utilizzare conven ientemente il siluro per ostacolare la n.1ga del nernico, ciò che no n si sa rebbe conseguito se q ue l reparto avesse dato caccia invece di prenderla, per l'impossibilità in cui si sarebbe trovato cli eseguire i lanci a lla voluta distanza, tenendo conto delta velocità relativa del siluro e del bersag lio. 3°) L'esperienza della ineffic ienza degli attacchi poppieri era già stara fatta la sera del 23 giugno e perciò fu saggia la disposizione cie l Togo , po iché l'ostacolo él Ila tuga , col siluro e colle torpedini galleggi,rnti, rese difficile la manovra de i Russi e forse provocò la decisio ne dell'Uchtomsky <li ritirarsi a Port-Arthur. 4°) L,i sca rsa velocità del 3° g ruppo giapponese poteva compromettere la piena riuscita del piano della barraglia, sebbe ne il Togo ca lco lasse cl i giungere sempre in tempo col 1° e 2° gruppo a sostenere la retroguardia d ista nzia ta; ma perc hé non tu tte le even tualità tattiche sono prevedibili, così fu saggio provvedimento quello d i rafforzare la retrog uardia, con un forte reparto di s iluranti al comando di uno speciale ammiraglio. 5°). La formazione iniziale dei Russi , in lin e a di fila , c o rrisponde va a ll e esigenze del passaggio nella zona minata, e la success iva fo rmazione su du e colon ne e ra consigliata dalla necessità di salvaguardare gli incrociatori protetti, o nde pt1 ò conclude rsi che, data la situ azione tattica, il Witheft abbia provveduto convenientemente. 6°) L'istante decisivo della battaglia fu q uello della pri rna co ntro marcia , che a vvenne probabilmente verso le 14, inve11cndo la rotta da sud-est a no rd-ovest. In q uesto ista nte la d isposizione tattica dei va ri reparti giapponesi era perfettamente determinata . Solta nto il 3° repa rto sbarrava la fu ga, trovandosi probabilmente assai distanziato dagli altri reparti. Dirigere a tutta forza verso sud, evitando cli impegnare a fondo la pugna col 3° repa,10, manovr:rndo o pportunamente in virtù de lla ve loc ità superio re, era il compito del \'(litheft. La contromarcia fu un errore che decise le so ni della giornata . 7°) Sagrificanclo opportunamente la Poltava, la Sevastopot ed il repa,10 torpediniero per proteggere la fuga , non e ra eia escludersi la pro ba bilità che te quattro corazzate veloci ed i quattro incrociatori riuscissero a forzare in massa serrata la re trogu,Hdia giappo nese , troppo debole e lenta per contenere l'impeto del ne mico. L'Askold ccl il Nouick colle soprastrutture ancora intatte , in virtù della loro altissima velocità, avrebbero costretto il reparto torpecl iniero de l Yamada a sgom brare la rotta, ed il Togo col 2° reparto, la cui velocità non poteva esse re s upe rio re a quella dei Russ i, non avrebbe più riguadagnato la distanza di cinque o sci chilo metri che lo separava clal Wirheft.

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8°) La caccia non poteva q uind i essere attuata che dal 1° reparto; ma questo non aveva preponderanza balistica ed era pertan to probabile che, salvo sempre gli impreveduti accidenti, la squadra russa riuscisse ad operare in massa la fuga ed a forzare anche lo stretto cli Tsushima, se aveva carbone su fficiente per giungere a Vlaclivostok, condizione questa , che solo poteva g iustifica re la fuga, poiché riparando nei po1ti neutra li si rendeva impossibile riguadagnare d urante la guerra il dominio del mare, obiettivo supremo della fuga. 9°) L'insufficie nza del ca rbone escludeva assolutamente la fu ga ed irnponeva invece la battaglia ad o ltranza . Tutte le navi russe, se s i escludono la Sevastopol, la Poltava e le silu ranti, col carico ordina rio d i carbone, se buono, potevano raggiu ngere a tutta fo rza Vladivostok, e perciò la fuga era possibile ed il sacrifizìo delle navi lente e di scarsa a utonom ia diven iva in tale caso inevitabile e sarei per dire doveroso. 10°) La battaglia ad oltranza , se imposta dalla insufficienza del combustibile, doveva impegnarsi nelle migliori condizioni tattiche , e perciò l'istante favorevole era quello in cui si poteva piombare compatti sul 3° reparto g iapponese e costringerlo ad impegnare la mischia, escludendo cosi ogni ulterio re cornbattin1ento a distanza, funestissimo ai Russi. Impegnata la misch ia col 3° reparto non era più possibile sospenderla, ed il Togo avrebbe dovuto col 1° e 2° repano impegnare la misch ia generale. L'istante decisivo, per la fuga e per la m ischia, era qu indi q uello della prima contromarcia, quando si poteva tentare la fuga od impegnare la mischia nelle circostanze più favorevoli. 11°) Le contromarcie che si eseguirono da lle 14 alle 16 ed il combattirnento ravvicinato dalle 16 a lle 17, causò la distru zione delle sop rastrutture, la menomazio ne delle a rtiglierie secondarie, del tiraggio delle caldaie, degli apparecchi d i lancio e d i segnalazio ne .. . e ridusse la squadra russa in condizio ni di sensibile inferiorità per respingere gli attacch i torpedi nieri e per impegna re la mischia. 12°) La mischia ìmplicava certame nte grandi pericoli per la preponderanza torpediniera dei Giapponesi, ma tutte le altre moda lità di combattimento, meno risolutive, aggravava no maggiormente le consegue nze strategiche della battaglia, onde era preferibile quella modalità , che pure implicando maggiori sacrifizi, consentiva cli infliggere maggiori perdite al nemico. J 3°) La fase d i comb,ittirnenco ravvicinato, che ebbe luogo dalle 17 alle 18, ebbe probabilmente carattere d i mischia, ma la sq uadra russa era già talmente dominata materia lme nte e n1oralmente da qu e lla giapponese, eia no n essere più in grado di utilizzare tutte le sue energie, sebbene l'azione to rped iniera si sia rivelata cli nessuna efficienza materiale . La mo rte del \Vitheft; la ma nca nza temporanea d i d irezione; l'impossibilità di segna lare, . . . aggravando la situazione, provocarono la d isintegrazione della squadra, con q ue i risultati che non occorre ripete re. 14°) Gli insegn,1menti tattic i che pa rrebbero eme rgere dalla battaglia sono i seguenti: a) la necessità cli prevedere le fas i e prestabilire la condotta della battaglia, d iviene sempre più imperiosa;

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b) la linea di fila , per una com plessità di cause, tende a riguadagnare favore come ordinanza iniziale di combattimento; c) alla formazio ne lineare unica tendesi a sostituire un complesso di formazioni lineari, la cu i azio ne è coo rdinata dagli obiettivi tattici de lla battaglia; d) il combattimento a gra nde e media distanza, che conse nte rogolarità e continuità di di rezione, tende a preva lere sulle a ltre modalità, che implica no grandi incognite e me nomazione del Comando supremo ; e) la specializzazio ne degli obie ttivi tattici e delle fa si del combattimento, tendono a re nde re la velocità il fattore tattico pre ponde rante; f) l'utilizzazione de l siluro sulle grandi navi è sempre una incognita; g) l'aggregazione de lle squad riglie cli s iluranti alle squadre no n ha conseguito, a qua nto pare, effetti distruttivi materiali, ma so ltanto effe tti morali, tende nti ad escludere la lotta ravvicinata e la m ischia ; h) la coo pe razione de i re pa rti indipendenti di siluranti, nei comhanimenti d itirni, si è rivelata assai me no efficace cli qua nto si temeva o s perava; k) gl i attacchi torpedinieri notturni, contro navi vaganti isolatame nte , a nche se la notte non è luna re, non hanno grande efficienza; ma è doveroso osservare che l'energia degli eq uipaggi giappo nesi era esaurita, e che le siluranti doveva no ma nca re di carbone. Questa battaglia, che fu la più importa nte e la più co mbattuta fra tutte quelle del periodo mode rno , offrirà certo importa nti insegnamenti, ma è lecito presagire che a nche questi non avranno che u n va lore transitorio e re lativo, data la gra nde trasformazione di tutti gli e len1enti d i efficienza navale e la ne bulosità che a ncora avvolge il problema subacqueo.

V

IL QUARTO PER10DO DELLA GUERRA (•Rivista Ma rittima» dicembre 1904)

LA SITUAZIONE MARITTIMA. - La prossima crisi della situazione militare d ipende principa lmente dall 'inte rvento della squadra cie l Ba ltico, dalla eve ntualità d e lla cad uta di Port-Arthur e d a i risultati dalla gigantesca nuova ba ttaglia co ntine ntale. Questi tre fattori della p rossima c risi si collegano indissolubilme nte , po iché ciascuno d i essi è sufficiente a determinare la risolu zione del confli tto o d alme no a creare una situazione c he conse nta le me diazioni pacific he . È quindi necessario indagare le proba bili evenienze pre ndendo in esame gli e lementi dai quali queste dipendono. La composizione della squadra de l Ba ltico non è ancora perfettamente conosciuta, ma si può con sufficiente a pprossimazio ne, in base a i soliti criteri cli potenzialità de lle navi, stabilire il segue nte parallelo fra le forze navali russo-gia pponesi, ammettendo che i Russi possano utilizzare la divisione di Vladivostok.

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Navi Russe:

Navi giappo nesi:

Suvorov, Alessandro fil, Borodino, Ore!, Oss!iabia tonn. 67000 Gromohoj, Rossia, tonn. 24500 Novarin, Veliki. tono. 20000 Nakimov, Parmiat, Donskoj tonn. 22000 Aurora, Oleg, Bogatirtonn. 21000 Izumirud, Jemtug tono. 7500 Svitlana, Komilov, Almas tonn. 13000 Controto,pediniere n. 20, tonn. 6500

lvHkasa, Asaki, Schikisliima, Fuji, Jaschima tonn. 70 000 Nisshim, Kasuga tonn. 14000 Tashin-yuen, Fusoo tonn. 14000 Nessuna nave di tipo corrispondente. Kasagi, Tshitose, Taksaago Lo nn. 14500 Nessuna nave d i tipo co rrispo ndente Naniwa, Takacifo, Tssiyoda, ldzumitonn. 13000 Controto ,pediniere n. 20, tonn . 6000

Se si suppone che i due veloci incrociatori Izumirud e Yemtug possano essere equivalenti al Tsusbima e Nijtaka, meno veloci ma più armati; che i tre incrociatori corazzati Nakimov, Pamiat e Donskoi possano essere equivalenti ai tre incrociatori protetti Matsushima, Hasbidate, ltsukishima cli tipo poco inferio re, si avrebbe nel complesso 180000 tonnellate di naviglio della Russia, contro 150000 tonnellate del Giappone, cli tipo, velocità e potenza pressoché equivalenti.11 Le 30000 tonnellate di preponderanza russa, dovute pressoché interame nte a naviglio di tipo corazzato e più o meno antiquato, sarebbero esuberantcmente equilibrate eia due incrociatori cora zzati tipo !dzumo, onde al Gia ppone rimarrebbe una prepondera nza rappresentata dal segue nte naviglio: 1° - 4 incrociatori corazzati tipo Idzumo, tonn . 40000. 2° - 8 incrociatori protetti cli vario tipo, tonn. 17000. 3° - 30 torpediniere più o meno logorate, tonn. 3000. Se si tiene conto soltanto del tonnellaggio del naviglio combattente, escludendo quello ausiliario e cornplementare, la flotta del Giappone avrebbe una preponderanza di 130000 tonnellate su quella del Baltico e di Vladivoscok, la cui congiunzione in alto mare è probabile data la grande autonomia degli incrociatori nissi, cd in tale ipotesi è più che doveroso tentare la battaglia . L'inferiorità dei Russi, che nella ipotesi quantitativa del tonnellaggio è di circa un q uarto, si aggraverebbe rnolto quando i Giapponesi escludessero dall'azione tattica iniziale il naviglio avente velocità inferiore alle 17 miglia per mantenersi arbitri della direttività elci cambattimento. In questo caso le 230000 tonnellate si ridurrebbero a 200000 tonnellate circa , mentre il tonnellaggio della flotta russa da 180000 tonnellate si ridurrebbe a 132000 se si desiderasse di presel>'are una velocità eguale o di poco superiore a q uella ciel nemico. In questo caso l'inferiorità sarebbe di un terzo circa rispetto al tonnellaggio della flotta nemica, ma la situa zione sarebbe ancora aggravata dal fatto che i Giapponesi mette rebbero in linea 13 ottime navi corazzate rappresentanti 144000 tonnellate, mentre i Russi no n potrebbero mettere in linea che 7 navi corazzate di cui d ue, il Gromoboj ed il Rossia, assai poco difese, dislocanti com plessivamente 91000 tonnellate. In tali condizioni, a meno cli una grande superiorità direttiva o cli una considerevole preponderanza torpediniera che per ora non sembra realizzabile, le probabilità

• Il Pamjat Azova faceva ancorn parte, a quanto sembra, della squadra del Baltico (Nota di D.ll.).

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della vittoria sono minime e la battagl ia non potrebbe essere g iustificata che da un'assoluta impossibilità materiale o morale d i evitarla. Quando poi si consideri la situazione in cui verrebbe a trovarsi la flotta russa giungendo nel Mar Giallo, senza una base di operazione, senza un porto d i rifugio, senza la possibilità di riparare le avarie dopo un viaggio di 15500 miglia per le navi maggiori e cli 10500 per le altre .. . si può concludere che, se no n si ha la certezza di potere utilizzare immediatamente Port-Arthur giovandosi della cooperazione diretta od indiretta delle navi che vi sono rinchiuse, l'impresa che si tenta, come già scrissi, non solo è un errore ma gravissima colpa, poiché anche quando la squadra del Baltico riuscisse a raggiungere, senza combattere, Vlaùivostok, ciò che è quasi impossibile, non potrebhe più contribuire alla salvezza di Po11-Arthur e non potrebbe modificare efficacemente la situazione marittima. L'utilità ciel soccorso essendo subordinata alla capacità di resistenza cli Port-Arthur, importa conoscere questa e cletern1inare approssirnaramentc la data dell'arrivo della Squadra del Baltico nel Mar Giallo. La Squadra cli Rojestwensky, che è quella il cui percorso è più lungo, è partirn il 16 novembre [19041 da D akar, onde deve anco ra percorrere 1 1500 miglia circa prima di giungere a Port-Arthur. Ammettendo che le divisioni che passano per Suez, compreso il terzo reparto che trovasi ancora nel Mare ciel Nord, ma che può sollecitare il viaggio per la sua elevata vclocitù, non ritard ino la riunio ne d i tutta la Squadra, le giornate di navigazione a 10 miglia per ora sarebbero 48, alle quali si debbono aggiungere almeno 15 giorni per rifornimento ca rbone e 10 giorni almeno per fare in qualche rada del Golfo di Tonchino la preparazione materiale ed o rganica per la battaglia. Nella migliore delle ipotesi, escludendo qualsiasi causa di ri tardo, la flotta di Rojestwcnsky non potrebbe trovarsi nel r.far Giallo che nella prima settimana del febbraio [1 905], a meno che la Squadra delle navi più rapide, costituita da 14 navi corazzate o p rotette e da una ventina cli controtorped iniere, rappresentanti 91000 tonnellate, comprendendo quelle di Vlaclivostok, dopo la riunione, che ..lvverrà probabilmente a Caricai ed a Pondicheri, non preceda la divisione delle navi più lente ecl onerarie, nel quale caso si porrebbe guadagnare, riducendo anche le fermate, una decina cli giorni. Sebbene questo frazionamento della flotta no n ci sembri op portuno né prob,1bile, p ure l'alta velocità che la divisione rapida può raggiungere non esclude in modo assoluto questa ipotesi, ad onta delle gravi conseguenze che essa potrebbe avere per la divisione pi ù lenta e per il convoglio. Prima del 25 gennaio Porr-Arthur no n potrebbe riceve re socco rso, anche se Rajestwenskj si decidesse a frazionare la sua !1otta in obbedien za cli o rd in i im periali; ma le magg iori probab ilità consigliano di ritenere che soltanto verso la metà ciel f ebbra io la flotta del Baltico, riunita o no a quella di Vladivostok , si troverà concentrata in una sola massa nel Mar Giallo. Qua le potrebbe essere la situazione di Port-Arthur e della sua squadra nella p rima meta del febbraio? Le scarse e contradditrorie informazion i non permetron o che apprezzamenti approssimati, ma la situazione odierna, 20 novembre [1904], pa rrebbe la seguente. 1°) Gli attacchi e controattacchi, intensi e feroci più di quanto lo fossero i precedenti, che avvennero dal 25 ottobre al 3 novenlbre furono specialmente rivolti contro

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i forti di An-tze-Shan; Keck-wan; Er-lung-Shan; Siu-Ku-Shan; Takke-Shan del gruppo nord e nord-est della piazza. 2°) Gli attacchi dal 5 al 20 novembre, sempre più formidabili e feroci se fosse possibile, furo no special mente diretti contro il gruppo dei forti di Ovest e cli Nord-Ovest, che si collegano con quelli principa li di It-Shan e di An-tze-Shan . 3°) I Giapponesi , con questi attacchi, hanno conseguito parecchi risultati tra i quali meritano speciale ricordo: a) l'occupazione cl i quasi tutte le posizioni avanzate, che dovettero però abbandonare perché troppo dominate dal tiro dei forti principali. b) L'occupnione di talune zone meno battule dal tiro nemico ed a mezza elevazione del pend io delle colline, che i Giapponesi riusciro no a prese1va rc scavando profonde trincee, dall e quali procedono ora con lavori cli mina verso la scarpa delle fortificazioni. c) La distruzione parziale, per scoppio d i mina , di piccoli tratt i di controsca rpa di quasi tutti i forti attaccati, ma specialmente di Er-lung-Shan e di Jt-Shan. 4°) I progressi di trincea e di mina contro il gru ppo dei forti occidentali e merid ionali di Liao-te-Shan sono molto lenti e la capacità clirensiva di quel formidabile gru ppo è sempre intatta. 5°) I forti costieri di Liao-te-Shan e della penisola della Tigre si possono considerare quasi intalti. 6°) I forti costieri cd intern i del b locco che costituisce il ridotto orienta le o lé1 grande cittadella di Port-Ar1hur, se si escludono quelli di Er-lung-Shan e di Si-Ku-Shan, sono ancora in buone condizioni e possono forse salvaguardare per qualche altro tempo l'arsenale, se non mancheranno gli uomini e le mun izioni. 7°) Il tiro indiretto, che si esegue sempre a distanza di 8 chilometri ci rca dall'arsenale, sebbene abbia distrutta la città nuova, pa11e della vecchia e dell'arsenale, rendendo pericolosa la immobilità delle grandi navi nel piccolo specchio d'acqua che le può ricevere . . . se rende d ifficile l'esistenza non può compromettere ancora la resistenza della riazza . 8°) Le conclizion i del presidio sono cerro moralmente e materialmente peggiorate, ma non parrebbero ancora tali da imporre la resa o la caduta della piazza, che da tre n1esi si éll1n unzia imminente e che potrebbe ancora essere a lungo differita, se i Giapponesi non riuscissero ad espugnare una posizione dominante direttamente l'arsenale ed il porto. 9°) L'espugnazione di Er-lu ng-Shan e di Si-Ku-Sha n non ci sembra sufficiente per determinare immediatamente l'occupazione della cittadella orientale, ma l'espugna zione di It-Shan, dal quale si domina con tiro diretto la città vecchia, l'arsenale ed il po rto, costringerebbe probabilmente lo Stossel a ritirarsi nella zona di Liao-te-Sban, mantenendo però tutti i for1i del Tigre e ciel Monte d'Oro per il dominio della rada e del por10. 10°) Questa situaz ione, che andrebbe aggravandosi colla successiva espugnazione del M onte d'Oro e ciel Tigre, potrebbe forse persistere fino all 'arrivo della flotta dal Baltico, ma la Squ adra di Po,1-Arthur sarebbe dis.trutta , con quelle conseguenze navali che già furono enunciate. 11°) Il pericolo più grave e p iù immediato che minacci Port-Arthur è quindi l'espugnazione cli It-Shan, poiché questo solo fatto renderebbe inefficiente il soccorso e non sarebbe più possibile coi soli mezzi nava l i, dato e non concesso che la

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Squadra d el Baltico possa giu ngere vittoriosa a Po rt-Arthur, riconqu istare la posizione di It-Shan. 12°) La preservazione d i It-Shan dipende specialmente dalla entità delle truppe di cu i può dispo rre lo Stossel. Se il presidio è ridotto a 12000 uomini validi, comp resi gli equipaggi delle navi, la difesa de lla linea principale, ad onta di tutti gli eroismi, non può essere tale da ritardare di due mesi l'espugnazione di It-Shan, che per la topografia locale richiede il maggior nu mero di truppe. Queste considerazio ni permettono di concludere che la situazione di Port-Arthur, quando la flotta di Rojesrvvenskj giungerà , se giunge, nel Mar Giallo, sarà presso a poco la segu ente. a) Tutta la zona nordica della p iazza da lt-Shan al Monte d'Oro occupata dai Giapponesi; b) Il porto interno impraticabile tanto ai Giapponesi che ai Russi; c) Le corazzate distrutte ed il Bayan con qualche torpedin iera probabilmente a Tsing-tau , se l'eva sione avrà felice successo; d) Tutto il presidio, compresi gli equipaggi, riparrito fra i forti del Monte d 'Oro, ciel Tigre e cli Liao-te-Shan. Se tale sarà, come parrebbe probabile, la situazione nel gennaio, quale utilità si può sperare dalla t1otta del Baltico? Da sola è assolutamente incapace di riguadagna re il dominio del mare, anche se riuscisse vittoriosa in uno scontro, perché non potrebbe ri parare le avarie ccl avere una base d'operazione, ed alla lunga verrebbe sopraffatta della Ootta nemica. La base di Vladivostok, se la squadra di Rojesc,;,.,,enskj potesse giungervi in buone condizioni, non consente di migliorare molto la situazione marittima ed al più pe1m etterebbe di rinnovare l'odissea di Po1t-.Althur, con scarsa probabilità di migliori successi. La spera nza cli riconquistare il Kuang-Tung e Port-Arthur, dato e non concesso che Kuropatkin riuscisse vittorioso nella Manciuria, è una fu nesta illusione finché i Giapponesi conserveranno una sufficiente preponderanza navale. Il dominio marittimo continua ad essere il determinante principale della situazione militare, e questo dominio non ha probabilità di essere riguadagnato, od almeno vigo rosamente con trastato, dopo l'espugnazione di It-S han e la conseguente distruzione della Squadra di Port-Arthur. La situazione marittima, tenendo conto di tutti gli elementi che concorrono a determinarla, no n ci sembra tale eia consentire la speran za che la squadra ciel Baltico possa giungere in tempo per esercitare una risolutiva in fl uenza, anche se Kuro patkin riuscisse vittorioso e se Stossel, dopo l'espugnazione di lt-shan, riuscisse a mantenersi lungamente, ciò che è probabile, nella fortissima zona di Liao-te-sha n. Pure ammettendo che s ia doveroso persistere nel soccorso navale finché questo presenti qualche probabilità di successo, consideriamo altrettanto doveroso non sagrifìcare spensieratamente la bella flotta del Baltico dopo l'espugnazione di It-shan e la d istruzione della squadra di Port-Arthur, perché quella flotta rappresenta sempre il fattore più riso lutivo delle trattative di pace. Questa flotta che fu per il passato chia mata da molti, ma non da no i, )lotta fan tasma, è oggi una vera realtà, ed i prodigi di allestimento già compiuti, se non permettono di consegu ire lo scopo principale immediato, non escludono altri prodigi che valgano a darle maggio re porenza in breve volgere di tempo, specia lmente per quanto riguarda il troppo scarso naviglio torpediniero.

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Questa flotta, se non può più giungere in tempo per salvare Po1t-Arthur ed utilizzare la squadra bloccata, ha sempre tempo per fare valere con maggiore efficacia la sua influe nza sulla guerra o sulle trattattive di pace. Il compito della squadra de l Baltico si sintetizza quindi nel dilemma: o g iungere in te mpo per salvare Port-Arthur ed utilizzarne la squadra, oppure attendere che la situazione territoriale consenta di fare uno sfor:w supremo coordinato, con tutte le forze di terra e di mare , per riconquista re Port-A1thur.

VI

IL QUINTO PERIODO DELLA GUERRA (·Rivista Marittima• febbra io 1905) CONSIDERAZIONl GENERALI. - La capitolazione di Port-Arthur, firm ata il 2 ge nnaio alle 16,30, è l'awenime nto che per la sua grande importanza militare e politica, cararcerizza il q uinto periodo della guerra. Le co nsegue nze pol itiche della capitolazio ne, che potrebbero anche condurre alla conclusione del conflitto, riguardano specialmente la situazione intern a della Russia, ma non è da escludersi che anche la situazione internazionale subisca indirettamente e di controcolpo qualche modificazione, sebbene la caduta di Port-A1thur fosse da gran tempo considerata inevitabile. Tutte le considerazion i che si possono logicamerne e prudentemente dedurre permettono di concludere che la situazione politica e militare della Russia sia tale da consigliarla ad accogliere quelle mediazioni che potessero condurre ad una onorevole pace. La situazione inte rnazionale, come fu dimostrato nel Capitolo precedente, tende ind ubbiame nte a favorire la risoluzione del connitto; mél quesrn tendenza non poteva avere probabilità di successo diplomatico finché non s i fosse, parzialmente se non interamente, risolta la crisi m ilita re che doveva derivare dall'intervento della flotta ciel Baltico e dalla grande offe nsiva dell'esercito di Kuropatkin. La caduta cli Po1t-Arthur ha pa rzialmente riso lta questa cris i, escludendo la possibilità dell'intervento della flotta di Rojesrwensky ed elil1''1inanclo [per la Russia] ogni speranza di riguadagnare nel 1905 la pre ponderanza navale ne ll'O riente. Questa situazione, per q uanto sia favorevole al Giappone , è però sempre tale da consigliarlo a non persistere imprudentemente ed ostinatamente in una guerra a be neficio quasi esclusivo dell'Inghilterra e degli Stati Uniti d 'America. I vantaggi p roblematici che potrebbe sperare il Giappone dal prolungamento del confliLto non compenserebbero forse mai gli immensi sagrifizi d i uomini e cli de naro cui sarebbe costretto. La gra nde maggioranza della pubblica opinione internazionale fu fino ad ora favo revole al Giappone riconoscendo la giustizia del suo diritto, altamente ammirando le virtù civili e militari cli cui diede splendida prova; ma dopo l'occupazio ne cli Port-A11hur, che e ra segnacolo di rivendicazione legittima elci suoi conculcati diritti, la pubblica o pinione non lo seguirebbe con simpatia nelle sue avventure d'imperialismo e cli conquista .

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Il Giappone nella sua maggioranza per ch iare ma nifestazioni, è des ideroso cli pace, e soltanto g li artifiziosi incentivi cli una minoranza imperia lista lo sospingono oltre la sua meta e contro i suoi nazionali interessi . L'avven ire è sempre gravido di sorprese. L'instabilità della Cina può provocare complicazioni internazionali c he il G iappo ne deve evita re. La Russia, per uno slancio cli volontà nazionale , poco probabile ma possibile, potrebbe ancora persistere lungamente nella g uerra territoriale con risultati che, alla lunga, po trebbero esse re sfavorevoli ai Giapponesi. Tutto considerato il Giappo ne non ha minori ragioni della Russia per desiderare ora una pace che sarà benefica a tutti, esclusa forse soltanto l'Inghilterra che dalla continuazione elci conflitto ha tutto da guadagnare e nulla da perdere. La responsabilità della futura situazione ricade quindi principalmente sull'Inghilterra , poiché indubb iamente dipende da essa la cessazione del co nflitto, ora che il Gia p,P<>ne ha rivendicato i suoi dirini e conquistata quella eminente posizione morale a lla q uale aspirava, ed è pertanto dove roso che la pubblica opinione mondiale si faccia interprete di questa idea, che riassume ed integra tutti i dete1minanti della situazione fu tura. **

:f:

LA SITUAZIO NE !'vli\RTT f! MA. - La caduta di Port-Arthur e la cornpleta eli minazione della l " Squadra russa del Pacifico ha radicalmente modificata la s itu azione marittima. TI fatto compiuto, sebbene prevedibile, ha eliminata ogni illusione cli ristabilire rapidamente, come sperava la Russia, l'equ ilibrio mwa le nell'Oriente. Le considerazioni che furono svolte nel Capitolo precedente vennero piena mente g iustificate dagli avvenimenti. Tutte le esagerazioni, a11ificiosa rnente ostentate, c irca la potenza della fl otta di Rojestwensky si sono d issipate d i fro nte alla evidente realtà del facto compiuto. Il con1pito di Rojestwensk:y, come scrissi tre mesi or sono, si è risolto in un vaga bondaggio a nalogo a quello dell'ammiraglio Camara, poiché era lecito prevedere che il giorno della capitolazione cli Port-Arthur fosse pure quello de lla sospensione de l viaggio di Rojestwensky. Gravissima colpa sarebbe stata q uella di sagrificare spavaldamente la 2" Squadra del Pacifico, che rappresenta sempre il fattore preponderante delle future trattative di pace. L'influenza politica di questa fl otta è certamente assai grande, ma la sua efficienza militare, nell'ipotesi della continu azione de lla guerra , q uale potrebbe essere? Non è forse probabile che la Russia, affrertando i rinforzi navali, si illuda di potere contrastare con successo, in un prossimo avvenire, il domin io del mare? L'utilizzazione di tutto il naviglio militare disponibile, esclude ndo sempre la Squadra del Mar Nero , permetterà di raccogliere una flotta che giustifichi queste illusioni? La Squad ra cl i Rojestwe nsky, che navigò (come è eletto ne lla Cronaca) suddivisa in tre repa 1ti a l comand o degli ammiragli Rojestwensky, Felkersam e Dobrorvosky, compre ndendo la d ivisione di Vladivosrok, de lla quale il Bogalir probabilmente non potrà farne pa1te, ra ppresenta un tonnellaggio complessivo di 170000 tonn., delle quali però una qua rantina circa sono costitllite da naviglio invecchiato ed assai lento, di efficienza strategica e tattica assai inferiore all'analogo naviglio giapponese .

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La Squad ra dell'ammiraglio Nebagatov, che si sta allestendo nel Raltico, potrebbe comprendere, utilizzando tutti gli elementi disponibili, le segu enti unità:~ Corazzale: Nicola f; Alessandro 11; Pamiat-Azova Guardacost<.:: Apracine; Se1yàvt1t; Usali!.Ov .... Incrociatori protetti: lVlonomach; Kornilov ControLOrpedinierc: Una decina al massimo

[()00 .

2ì000 14000;

12000 3000 Towle ronn. 56 000

La Slava ccl il Boutakov, che rappresenterebbero due buone unità non potranno essere allestite nell'ann o corrente. L'Edim burg ed il G'eneral-Admiral sono troppo antiquati, ed anche se venissero allestiti nel 1905, rappresenterebbero sempre un misero contributo a cagione della deficicntissima velocità . Il massimo tonnellaggio utilizzabile prima del giugno, ma semp re dopo il marzo, sarebbe quindi di circa 60000 tonnellate. Questa nuova Squadra potrebbe raggiungere q uella cli Rojestwensky a Gibuti verso il maggio, e tutta la flotta giungere, se giungerà, verso il giugno nel Pacifico, al più presto. La flotta disponibile comprenderebbe quindi: 1 °) cinque buone corazzate moderne 2°) :-;ci corazzate mediocri ed antiquate 3°) tre guardacoste e.li buona efficienza tattica !i 0 ) due incrociatori cora zzali di buona efficienza strategica 5°) cinque incroci atori p rotetti, moderni e veloci 6°) sette incrociatori protetti più o meno deficienti 7°) Una trentina di siluranti al massimo

tonn. 67 000 55 500 14 000 24500 28500

53 500 9000

Totale del naviglio comhancnte tonn. 232000

A questa notta combattente sono aggregati una decina di incrociatori ausiliari, avent i in generale buone qual ità strategiche ed un d iscreto armamento; una decina cli navi complementa ri per servizi di appoggio, di ripa razio ni ... ed una ventina di piroscafi per rifornimento e vettovagliamento. Il n,1viglio <1 usiliario e complcmenrnrc può giudicarsi adeguato al suo compito, e potrà sempre essere accresciu to a seconda delle esigen ze della situa7.ione navale, o nde si può ritenere che, quando si disponesse di una buona base di operazione oppo rtunamente situa rn nel teatro clell,i guerra, si porrebbe soddisfare alle maggiori esigenze della flotta combattente. Quale puo essere giudicata l'efficienza relativa delle due flo ctc combattenti? Il Giappone, verso la fine del giugno, ammettendo l'allestimento di due incrocia tori protetti e di dodici siluranti nuove, avrà disponibile, cd in ottime cond izioni di eficienza, il seguente n avigl io combattente:

'' Alcuni di queste navi debbono ancora eseguire riparazioni che richiederanno parecchi mesi di lavoro (Nota di O.l3.).

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l 0 ) cinque ottime corazzate moderne

2°) otto ottimi incrociatori corazzali moderni 3°) due corazzate antiquaw 4°} dieci incrociatori protetti velocissimi e sette meno ve loci 5°) quattro incrociatori antiquati e meno veloci 6°) trenta controtorpediniere ec.J una trencina di torpediniere mediocri

tonn. 70000 74.000 12000 50000 16000 12000

Totale del naviglio combattente tonn. 234000 L'equ ivalenza qua ntitativa del tonnellaggio sarebbe qu indi pressoché raggiunta e sa rebbero anche raggiunte le equivalenze de lle singole princ ipali categorie, poiché si avrebbe : l\aviglio corrazzato <li vario tipo Naviglio rrotetto di vario tipo 62000 Naviglio torpediniero

- Russi tonn. 161 000 - Russi tonn . 62000 - Russi tonn. 9000

- Giapponesi tonn. 156000 - Giapponesi tonn. 66000 - Giappo nesi tonn. 12000

Totale tonn. 232000

To tale tonn. 234000

Se poi si considera che i Russi potrebbero sempre utilizzare qu alche altra unità ant iq uata, come il General-!ldmiral, l'Edfmburg. .. mentre i G iapponesi per tutto il 1905 sono nella impossibilità di a umentare il loro naviglio corazzato, si può conclude re che pe r il g iugno può e sse re assicurata l'equivalenza q uantitativa de lle flotte combattenti specialmente se la Jashima, come parrebbe, fosse realmente inutilizzata pe r molto tempo. Questa notizia più volte affermata da corrispo nde nze non sospette di simpatia russofila , parrebbe però poco esarra, q uando si consideri che q uesta cora zzata ha combattuto ne ll..1 battaglia de l 10 agosto, riporta ndo, second o la re lazione ufficia le clell'anuniraglio Togo, avarie e perdite assai inferiori a quelle patite dalla Mikasa, la qu ale ha ripreso eia pa recchi mesi il suo posto ne lla squad ra. Ris ulta quindi che, in ogni caso, sa lvo impreveduti accidenti, per il giugno è assicurata l'equivalenza q uantitativa del naviglio combattente e che dal giugno in po i la pre ponde ranza della flotta russa a ndrebbe crescendo, specialme nte se si sol lecita l'a llestimento della Slava, del Boutakofe dei due incrociatori che sono in costruzio ne. L'equ ivale nza quantitativa non sig ni fica però eq uiva lenza qualitativa de l materiale, indipendentemente da qualsiasi altra efficienza che concorra a dete rminare il va lo re re lativo, ta nte. in g uerra che in battaglia, de lle flo rtc . La superiorità reiaLiva de i giapponesi deriva dalle seguenti catteristiche: 1°) Le cinque corazzate giapponesi si possono considerare e quivalenti, ne l lo ro complesso, alle c inqu e cora7.za te mode rne della Russia . 2°) I sei incrociatori corazzati giapponesi rappresentano una grande su periorità strategica e ta ttica sulle sei corazzate di va rio ti po de ll a Russia , le q uali po tranno a mala pena sostenere una velocità di 12 miglia, me ntre quelle ne miche possono sostenere velocità no n inferiori alle 19, cd alcune supe riore a lle 20 rniglia. 3°) I d ue inc rociatori tipo Kasuga possono equiva lere a i due del tipo Rossta, equilibrando l'inferiorità strategica colla pre ponderanza ta rrica. 4°) Le tre g ua rdacoste tipo Ap rttxin ra pprese ntano una discreta superio rità ta ttica co mplessiva sul "J'sing-Yuen e Fusoo, ma la loro scarsissima autonomia rende più

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che problematica la loro utilizza zione, e costituira nno cc1tamenre una grande preoccupazione per !'.ammiraglio. 5°) La classe degli incrociatori protetti, sebbene equivalente per tonnellaggio, rappresenta una discreta preponderanza giapponese, sia per il numero che per il tipo, ad onta che alcuni incrociatori rnssi rappresentino un tipo superiore. 6°) Il naviglio torpecliniero costituisce una importa nte superiorità pei Giapponesi, specialme nte se si considera che le siluranti di Vla<livostok assai difficilmente potranno congiungersi alla flotta del Baltico, data la presente situazione marittima. È assai difficile apprezzare il valore relativo complessivo d i q ueste d ue flotte, ma si può approssìmatamente ritenere che se Rojestwensky avesse tre incrociatori tipo !dzum o ed una ventina di siluranti d i più, l'equivalenza qualitativa materiale sarebbe raggiunta. Nel complesso si p uò q uindi ritenere che la prepo nderanza giapponese non sia superiore d i un quarto alla efficienza totale, anche considerando il grande vantaggio della omogeneità dei tipi costitue nti le s ingole categorie e la velocità superiore che consente ai Giapponesi la direttività tattica della battaglia. Questo valo re relativo è però menomato dalle condizion i del teatro della guerra in un modo da escludere qualsias i apprezzamento sulla capacità di pe rs istenza nella lotta, se questa non viene risolta fin dal principio con una grande battaglia. La base di Vladivostock è insufficientissima da sola a provvedere alla riparazione di una g rande flo tta ed esclude quicli la possibilità cli migliorare od ~,Imeno di p reservare la situazione relativa che derivasse da una grande battaglia o da una serie di successivi combattimenti. La superiorità relativa deve q uindi esse re guadagnata dai Russi immediatamente, in modo così dominante da impedire il m iglioramento del nemico per tutto quel tempo che occorre per utilizzare i futuri soccorsi dall'Europa . Siccome importanti soccorsi no n si potranno più ricevere per tu tto il 1905, così la prima grande battaglia dovrebbe risolversi in una grande ecatombe della flotta giapponese. Qualunque altra s oluzione finirebbe sempre per risolversi in un prog ressivo incremento della preponderanza giapponese, colle conseguenze che da tale preponde ranza deriverebbero , in analogia a quanto insegna l'esperienza di Po1t-Arthur. La conclusio ne che emerge dalle precedenti cons iderazio ni, e da q uelle che si porrebbero aggiungere, è che la Russia deve vincere immediatamente una grande baccaglia , con risu ltati che possano assicurarle per lungo tempo la p re ponderanza navale, e che i Giapponesi debbono per quanto è possibile evitarla procurando di eliminare, poco per volta, la flotta d i Rojescwensky come hanno eliminata quella cli Po1t-Arthur. I risultati conseguiti dal Togo furono così grandi e così glo riosi da non lasciare dubbio circa il metodo di guerra cu i si atterranno i Giapponesi, e se lo spirito militare de ll'armata può tendere ad una gloriosa e decisiva battag lia, la saggezza del Mikado e dei suoi consiglieri imp orranno d i evitarla sempre che non sia imposta, per assoluta necessità, dalla ragione militare. Posso no i Russi imporre ai Gia ppo nesi la necessità d i un a grande e risolutiva battaslia? E diffici le affermarlo in modo assoluto; ma quando si consideri che la conquista de lle Pescacloras offrirebbe ai Russi il mezzo e l'opportunità cli una gra nde provoca-

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zione, tenendo conto della limitata estensione e della scarsa capacità difensiva presente cli quelle isole, si ha ragione cli credere che i Giapponesi, come già gli Austriaci a Lissa, accorrerebbero con tutte le loro forze, impegnando la grande battaglia. La vicinanza cli Amoy e di Fu-ceu permetterebbe alle n:wi russe avariate di trovare un sicuro ricovero, attenuando le gravi e disastrose conseguenze cli una battaglia combattuta a grande distanza da qualsiasi po1t o neutrale, ciò che si verificherebbe se i Russi po1tassero direttamente il loro attacco contro Nagasaki od altra impo1tan1e città del Giappone. È ben vero che l'attacco contro le Pescado res, per costringere i Giapponesi al soccorso dovrebbe completarsi collo sbarco eventuale di tin piccolo corpo d i truppe che per ora non è aggregato alla squadra di Rojestwensky, ma ciò che non fu fatto può sempre fa rsi trattandosi di un contingente di poche migliaia d i uomini, cd in ogn i caso l'occupazione temporanea delle Pescadores non è indispensabile per costringere la flotta ad accorrere in lo ro soccorso ed a difesa dell 'isola Formosa. È quindi assai probabile che i Russi invece cli procedere direttamente per il Giappone si concentrino al Tonkino, per prepararsi all'attacco delle Pescaclores, le quali non d istano da Hanoy che 1200 chilo metri, e che in quella regione avvenga il grande urto delle due flotte nemiche. I Giapponesi avrebbero certamente maggiore vantaggio a combattere la grande batraglia nel mare Giallo od in quello del Gia ppone, rna 1:-i necessità di tutelare le Pescadores e formosa l i costringerà ed impegnarla, se così volesse ro i Russi, nella regione di quelle isole. Non si deve dimenticare che le Pcsca dores fu ro no e so no tuttav ia ardentemente agognate dalla Francia, e che il temporaneo possesso dei Ru ssi potrebbe risolversi in una cessio ne amichevole che co mplicherebbe grandemente la situazione internazio nale. Tutto concorre quindi a giustificare la previsione che la grande battaglia avrà luogo, se persite la guerra , nelle adiacenze delle Pescado res o di Formosa . Un grosso reparto della flotta giappo nese, al comando dell'a mmiraglio U riu , costituito da q uattro incrociatori corazzaci e quattro protetti , si trova giò concentrato il quella regio ne ed è assai proba bile che quanto prima il Togo vi riunisca l'armata, rimanendo però il Kamimura, colla Divisione degli incrociato ri corazza ti, a Tsush ima per la so1vegl ianza del teatro d'operazione e di Vladivostok, finché gl i avvenimenti non impongano che egli si riunisca all'a mmiraglio supremo. Le ipotesi di uno spostamento di tutta l'armata giapponese verso Malacca, Borneo, Su1natra . .. non parrebbero giustificabil i. I ndipendentemente dalle difficoltà e dalla spesa dei rifornimenti, la permanenza di tutta la flotta combattente in quelle region i sarebbe un grave errore strategico, poiché si rinunzierebbe senza com pensi, a rutti i vantaggi delle acque territoriali. Il Togo manterrà certamente la Divisione dei grand i e rapid i incrociatori protetti e qualche sq uadriglia cli siluranti nella regione degli stretti ed il Giappone tenterà forse cli procacciarsi nel Siam una base d'operazione, probabilmente a Co-kien, con intendimenti di futura più che cli immediata utilità; ma l'armata no n si allonranenì dalla sua base p rincipale d'operazione, e le navi esploratrici, mantenendo il contatto col nemico, ripiegheranno verso il Nord sen za impegnarsi in pericolose avventure. Ciò non esclude che qualche imboscata torped iniera possa avere luogo nellé1 reg ione degli stretti, ed è anzi probabile che le squadriglie che già vi si trovano studi-

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no la topografia locale per giovarsene negli attacchi; ma quando si consideri che esse dovrebbero operare a non meno di 600 miglia dalla base eventuale di Co-kien, se potranno utilizzarla, ed a 1800 miglia da quella delle Pcscadores, si deve concludere che nessuna importante offensiva è probabile, sebbene le spicciole imboscate possano avere oppo1tunità d i successo. Riassume ndo, si può concludere : 1°) La flotta d i Rojestwensky non giungerà sul teatro delle operazioni prima ciel luglio, rimanendo, intanto, parte al Madagascar e parte a Gibuti , senza preoccupazioni cli violazione cli neutralità. 2°) Il passaggio degli Stretti potrà dare luogo a qualche episodio torpediniere), ma non a grandi battaglie. 3°) La grande e risolutiva battaglia avrà probabilmente luogo nella regione delle Pescaclores, se i Russi sono risoluti a provocarla. 4°) I risultati della battaglia non possono presagirsi ma, per le considerazio ni già svolte, è assai poco probabile che essi sia no tali eia consentire a i Russi di ristabilire per qualche tempo l'equ ilibrio navale . 5°) Se i Russi non provocano la grande battaglia, o non sono costretti dai Giapponesi a combatterla, la menomazione della loro armata sarà più lenta ma inevitabile. 6°) Il doni inio navale per tutto il 1905 a meno d i prodigiosi cd irnpreveclibili eventi, rimarrà a l Giappone. **

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LA CAPITOLAZIONE DI PORT-ARTHUR. - La meravig liosa resistenza lasciava supporre che lo Scosse! fosse ancora in grado d i operare qualche n uovo prodig io, ritardando ancora di qualche tempo la capitolazione, mantenendo vincolato l'esercito di Nogi, agevola ndo indirettamente il compito di Kuropatkin . La resistenza, per essere realmente utile, avrebbe dovuto prolungarsi almeno fino alla fine ciel febbraio, poiché soltanto verso cale epoca poteva essere possibile una grande offensiva di tutto l'esercito d i Ku ropatkin e probabile l'arrivo d i Rojestwensky. La capitolazione di Port-A1th ur, se non poteva essere ritardata cli d ue mesi, non poteva esercitare influenza sensibile sulla situazione territoriale, ed ha invece contrib uito a salvare da una nuova catastrofe la situazione marittima . Abbiamo ripetutamente affermato nei Capitoli p recedenti che sarebbe stato gravissima colpa ed ingiustificabile e rrore persiste re nel temativo di soccorrere Port-Arth ur, quando la squadra ivi ancorata e raccolta non potesse più essere d irettamente od indire ttamen te utilizzata a complemento cli q uella cli Rojestwensky. Anche in tale ipotesi cli utilizzazione il compito dell'ammi raglio sarebbe stato d ifficilissimo, e le probabilità di ristabilire l'equilib rio navale assai poche; ma se Port-Arthur e la sua squadra potevano ancora essere salvate il soccorso e ra doveroso, anche se erano minime, a ragione di critica prud ente, le probabilità di cesso. L'affondamen to delle grandi navi avvenuto nella p rima settimana cli d icembre, anche se parzia le, equivaleva ad una lunga in utilizzazione delle navi, ed escludeva pertanto ogni cooperazione che agevolasse il com pito di Rojestwensky. Ciò che però era evidente ad ogni ufficiale di mare che giudicasse spassionatamente, non era forse a bbastanza chia ro per l'Ammiragliato russo e per il pa1tito guer-

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rafondaio, cui pareva che il sagrificio della squadra cli Rojestwensky avrebbe consentito alla Russia di utilizzare più tardi, con vantaggio, le sue rise,ve compresa la squadra di Port-Arthur, che sarebbe stata rigalleggiata se si poteva conseguire col sagrifizio un temporaneo equilibrio navale. Il campo delle illusioni è così grande, e gli illusionisti son tanto suggestivi, che anche la fantasia dell'olocausto della squadra cli Rojestwensky per la futura risurrezione di quella affondata nelle acque di Port-A1thur avrebbe finito per imporsi, ad onta delle rivelazioni del Clado, se non avveniva la capitolazione che disperse le malcovate illusioni. Provvidenziale fu quindi la capitolazione, anche se essa poteva ancora essere differita, poiché il differimento, senza giovare realmente alla situazione territoriale, avrebbe molto probabilmente provocato l'inutile olocausto della squadra ciel Baltico.

VII L<.\ GRANDE BATTAGLIA DJ TSUSHIMA

(«Rivista marittima• giugno 1905)

Questo articolo di D.B. è un pregevolissimo esenipio di "storia immediata». La battaglia di Tsushima awiene il 27 maggio 1905; egli termina queste sue rijlessioni e descrizioni il 5 giugno. Ciò che scrive risente, perciò, della j?'ammentarietà e imprecisione dei dati a sua disposizione. Sulle vicende nelle quali si inquadra Tsusbima, e sui particolari della stessa battaglia e i suoi insegnamenti, D.B. ritorna con un successivo a1"ticolo dell'ottobre 1905, quando dispone di informazioni più. esatte. Omettiamo la nuova descrizione particolareggiata degli avvenimenti e delle decisioni dei due ammiragli, perché nella sostanza non muta gli ammaestramenti che egli già trae nel primo articolo; me1·itano, invece, di essere riproposti al lettore i r(/lessi geopolitici e geostrategici della gueini, da D.B. esaminati in cbiave europea, considerando l'Europa come un 'entità a sé stante. ( F.B.)

La storia non ricorda un avvenimento navale che possa militarmente paragonarsi alla vittoria di Tsushima. l grandi episodi cli Salamina, di Azio, della invencible armada, della Hogue, cli Trafalgar, e quelli minori cli (avite e di Santiago sono assai lontani dall'epico e tragico evento cli Tsushima. È ben vero che taluno di quei grandi episodi , come Azio, la Hogue, Trafalgar ed altri minori, ebbero una influenza storica assai maggiore di quella che avrà l'ultimo evento, sebbene non sia da escludersi che esso segni un importante asterisco nell'i-

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nevitabile ed incipiente conflitto fra l'Occidente e l'Oriente; ma nessuno di quegli avvenimenti è a quest'u ltimo militarmente paragonabile. È certamente ancora troppo presto per esprimere un serio e completo giudizio sulla grande battaglia, ma poiché, per esigenze del periodico, quesco apprezzamento non può essere differito, così, facendo atto doveroso, ci raccomandiamo alla benevolenza del lettore . Per chiarezza di analisi d istingueremo le considerazioni in strategiche e tattiche, riserbandoci di formulare, dopo di avere considerata la situazione militare, qualche insegnamento importante. CONSIDERAZIONI STRATEGICHE

La situazione iniziale strategica, da cui deriva direttamente la battaglia d i Tsusbima, si concreta quasi completamente nella dislocazione delle armate belligeranti. L'armata giapponese, nel mese di maggio, era rimasta chiusa in una misteriosità che poteva facilmente indurre in errore l'ammiraglio nemico. La dislocazione della seconda squadra degli incrociatori corazzati, al comando di Kamimura, era sempre rimasta assai incerta; ed i telegrammi da Manilla lasciavano sospettare che tutta, od in parte, essa fosse rimasta lungo la costiera delle Filippine per mantenere il comatto strategico e sorvegliare, con navi che potessero impunemente affrontare gli incrociatori nemici e sottrarsi colla maggiore velocità alle corazzate, la grande squadra di Rojestwensky. È probabile che, constatata la riunione cli Nebogatov, il Kamimura abbia lasciato a qualche incrociatore protetto od ausiliario il compito di sOJvegliare il nemico, ed abbia raggiunto a tutto vapore l'ammiraglio supremo. Risulta ora da informazioni ufficiali che la prima squadra delle corazzate Mikasa, Asaki, Shikishima, Fi~ji, cui furono aggregati gli incrociatori Kasuga e Nisshim, e la seconda squadra d egli incrociatori corazzati Jdzumo, Iwate, Asama, Yakumo, Azu.1no e Tokiva si trovavano a Mazampo. La terza squadra dei grandi incrociatori protetti Chitose, Kasagi, Takasago, NYtaka, Tsushima si trovava probabilmente a Tsushima, per la grande esplorazione e collegamento dei varii repa1ti. La 4" squadra degli incrociatori cli 2" classe Naniva, Suma, Akashi, Tsh{yoda, Taleacico si trovava fra Sasebo, Simonoseski e l'isola Ikishima, o, secondo altri, anch'essa a Tsushima. Le controtoperdiniere si trovavano quasi rune, in numero d i venti circa, aggregate al corpo principale, e le torpediniere di l" classe, in numero di 40 circa, erano ripartite fra T5ushima, Ikishirna e le stazioni costiere nella zona d i Simonoseski. È tuttavia ignorata la dislocazione delle corazzate Tsh i1~yuen e Fusoo, degli incrociatori Matsu.shima, Hashidate, Itsukiscima e di alcuni altri rninori. Tutta l'armata giapponese, escluse poche unità seconda rie ed alquanti incrociatori ausilia ri o trasformati, come li chiamano i Giapponesi, era quindi concentrata nelle posizioni fortificate dello stretto di Tsushima. Era questa la posizione strategica che, data la situazione nava le al 25 maggio, doveva assumere l'armata giapponese? Nessun dubbio che questa dovesse essere la dislocazione migliore, sebbene taluni critici abbiano affermato che, data la probabilità che Rojestwensky dirigesse al

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largo del Gia ppone per girare al Nord di jesso o forzare lo stretto di Tsugaru, conveniva una dislocazione più a Nord, nella regione d i Okishima perché più centrale. È superfluo affermare che, data l'ipotesi precedente, Togo aveva sempre tempo, dopo accertata la rotta di Rojestwc nsky, di sposta rsi da Tsushima ad I-Ia kodate, e di riforni rsi anche cli carbone prima che la squadra potesse forzare ciò che era poco proba bile per i disastri che implicava lo stretto di Tsugaru. La base di Tsushima era quindi quella che soddisfa ceva nel miglior modo a tutte le esigenze della situazione strategica . La dislocazione dell'a rmata russa il 25 e il 26 maggio era presso a poco la seguente: Jessen col Gromoboj, col Rossia ed una d iecina d i controtorpediniere e torpediniere rrovavasi a Vladivosrok, nella impossibilità assoluta di riunirsi a Hojcstwe nsky forzando gli stretti cl i Tsugaru o di Tsushima. Rojestwensky col grosso delle navi combattenti, compresa la squadra di Nebogatov, si trovava la sera de l 25 alle Sadclle , con qua lche reparto a Wu-Su ng e Sha nga i, rifornendosi attivamente di carbone. La squadra combattente comprendeva: a) le corazzate Suvarou, Borodino, Ore!, Alessa ndro Ili; Ossliabia, Navarino, Sissoi-Veliki, Nicola !, Apraxine, Senjauim, Usciakov, b) gli incrociatori corazzati Nakimou, Monomacb, Dniitri, Dorzs!wi; c) gli incrociatori prote tti Aurora, Oleg, Almcts, Svjetlana, Iz umirud, Gemeug ed una dozzina cli grandi concrocorpediniere; cl) gli incrociatori ausiliari Rion, Dnieper, Terech, Kuban, Don, Urctl, Kiew, Te:xel, Russe forse altri; e) le nav i complementari Ore/, Kastroma, Kamshatka, Korea, Kitai, lrtich, Novgorod; f) una d ie cina di grandi trasporti con carbone e venovaglie che, a seconda delle

eventualità , dovevano o non dovevano segui re la squadra a Vla<livostok. La forza combattente, che doveva tutta impegnarsi nella battaglia e perciò navigare riunita , comprendeva quindi 20 navi grandi e 12 si luranti, a lle quali dovevano aggiungersi 15 o 16 navi ausiliarie e complementari che potevano formare un repa 1to indipe ndente e sepa rato, rrn1 che dovevano sempre navigare sotto l'imme dia ta protezione delle navi combattenti e quindi fare parte della grande spedizione. Erano, in tota le, 36 grandi navi e 12 s iluranti c he dovevano navigare cli conserva, qualunque fosse la rotta che seguisse l'armata. Un convoglio così grande, che doveva forse essere seguito a breve dista nza dalle navi carbonie re, non aveva alcuna probabilità di sfuggire inosservato alla vigilanza del ne rnico, a nche se le nebbie fossero state eccezionalme nte propizie. L'ammiraglio russo non poteva quindi fa re alcun assegnamento su cale propizia e venrualità, e doveva su bordinare il suo piano d'operazion e a lla imprescindibile necessità di dare battaglia dove e qua ndo pia cesse al nemico cli impegna rla. L'ammiraglio Rojestwensky, come dimostrammo nel fasc icolo precedente, poteva, se non era costre tto da o rdini imperiali o eia necessità imperiose, pre ndere una cli queste ere principali risoluzioni: 1°. Indugiarsi ancora nel mare della Cina, sia alle Pescadores e Formosa, sia in qualcuna delle maggiori isole Liu-Kiu, pe r dare solidità organica alla sua armata e

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minacciare le comunicazioni commerciali giapponesi, attendendo una propizia oppo1tunità per dirigere a Vladivostok. 2°. Dirigere immediatamente a Vladivostok passando molto al largo del Giappone, per girare a Nord di Jesso e scendere per lo stretto di La Perouse, evitando il forzamento dello stretto cli Tsugaru dove l'attendeva certo un colossale disastro. 3°. Forzare lo stretto dì Tsushima a tutta forza, sperando di poterlo superare col favore delle nebbie, sebbene fossero minime, per non dire nulle, le probabilità di evitare la battaglia nella zona pericolosa. La ragione militare, non quella morale degli imponderabili, consigliava di attenersi al primo partito che poteva consentire, come ripeturamente affermammo nei precedenti fasci.coli, non poche risorse e qualche speranza cli evitare un grande disastro. Il secondo partito, per la eterogenea costituzione dell'armata; per la necessità di rifornimenti di carbone in alto mare durante la navigazione per alcune se non per tutte le navi; per i disastri che potevano derivare dalla eventualità dei tifoni, ... era indubbiamente più pericoloso del primo, se attuato eia una forza navale disorganizzata moralmente e materialmente. In tali condizioni era doveroso prevedere che la grande armata di Nicola II poteva correre incontro all'inglorioso disastro di quella cli Filippo II, come accennai nel precedente fascicolo. Questo inglorioso disastro, per una infinità di ragioni che è superfluo enumerare, diveniva maggiormente probabile se si forzava lo stretto di Tsushima , a meno che le nebbie persistenti e la capacità dei comandanti delle nav i avessero concesso cli parzialmente evitarlo. 11 Rojestwensky prescelse il partito più pericoloso, e questa sua decisione può forse essere attribuita: agli ordini imperiali di raggiungere immediatamente Vladivostock; alle condizioni morali degli equipaggi; allo stato di salute dell'ammiraglio; alle sue condizioni psico-patiche che non gli consentivano cli differire la risoluzione suprema. Queste ed altre ca use spiegano ed anche giustificano la risoluzione di scegliere il partito più pericoloso per sottrarsi all'angoscia , per non dire all,l agonia, dell' indugio. La decisione cli Rojestwensky, se era già disastrosa per se stessa, lo divenne maggiormente per le condizioni atmosferiche che difficilmente avrebbero potuto essere per lui più sfavorevoli. Partito all'alba ciel 26 dalle Saddle e da Wu-Sung, di resse alla velocità di 1.2 miglia , !,1 maggiore che gli era consentita dalle navi più lente, per passare a ponente di Quelpart, e quindi dirigere per lo stretto orientale fra Tsushima ed Ikishima . La distanza fra \Xfu-Sung e Quelpart è di 500 km. circa, e quella fra Quelpart ed Ikishima di 250, per modo che Rojestwensky doveva percorrere 750 km ., cioè 400 miglia marine circa , per giungere nella zona più pericolosa dello stretto di Tsushima. Erano qu indi 33 ore cli navigazione a 12 miglia eia compiersi in modo da giungere ad Ikishima nel periodo delle nebbie più intense, e perciò verso l'alba. Non potendo forzare dì velocità bisognava partire da Wu-Sung alla sera ciel 25 e non all'alba del 26, oppure indugiarsi per via e forzare lo stretto all'alba ciel 27. Se tale fosse stato il piano di Rojesrwensky, egli avrebbe potuto giovarsi delle ore più nebbiose per forzare la zona pericolosa, ed assai difficilmente avrebbe subìto in quella zona l'attacco di tutta la flotta nemica.

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Anche se gli incrociatori giapponesi avessero segnalato verso mezzanotte al Togo la presenza della flotta russa, egli difficilmente avrebbe potuto, nella notte, fare diligenza pari a quella del mattino, e, data la nebbia e la maggiore difficoltà di rintracciare al largo ed a Nord cli Ikishima la squadra nemica, questa avrebbe potuto trarsi fuori della zona pericolosa, ciò che era un grande successo materiale e morale. La battaglia non si poteva evitare, data la superiorità di cammino della armata giapponese, ma poiché Togo, come Rojestwensky, doveva mantenere la squadra corazzata riunita per non disperdere le forze, data l'ipotesi delle nebbie, così la sua superiorità si riduceva ad un massimo cli quattro miglia e forse meno, ciò che poteva consentire ai Russi cli gundagnare una cinquantina di miglia e forse più al Nord cli Tsushima. Fu quindi errore di calcolo e cli concetto quello cli Rojestwensky, ma è anche doveroso osseivare che , dato pure l'errore, egli poteva essere meno sfortunato. La nebbia, infatti, che poteva giovare a Rojestwensky, si disperse verso le 7 del mattino del 27, per un forte vento cli Nord-Ovest secondo talune informazioni, o di Sud-Ovest secondo meno attendibili relazioni, agevolando così il compito dei Giapponesi. Il forte vento e grosso mare fu pure più sfavorevole ai Russi per la loro inferiorità nella pratica del tiro. La calma sottentrata verso il tramonto agevolò pure moltissimo il compito delle squadriglie torpediniere durante la notte, che poterono completare l'opera cli distruzione già iniziata dalle artiglierie e dagli attacchi diurni delle controtorpediniere. La nebbia, che al mattino del 28 si dissipò pure assai presto, favorì l'insegu imento, la ricerca e la cattura degli ultimi avanzi della già dispersa armata di Rojestwensky. Egli è ben vero che altri pericoli cli navigazione, d'investimento e di dispersione potevano derivare dalla persistenza della nebbia nel giorno 27, date le d ifficoltà nautiche del passaggio dello stretto cli Tsushima e l'insufficiente abilità pratica marinaresca dei Russi, ma non è da escludersi che, tutto considerato, la dispersione della nebbia sia loro stara più svantaggiosa che propizia. Dal complesso della situazione si può concludere che i Giapponesi, indipendentemente dalla loro superiorità morale, organica e materia le, dovettero in gran parte il loro successo alla sapiente direttività strategica, favorita dalle condizioni del teatro della battaglia e da quelle meteorologiche; mentre i Russi, indipendenternente dalla loro inferiorità morale, organica e materiale, non seppero utilizzare, come potevano, la situazione strategica ed ebbero avverse le condizioni meteorologiche. CONSIDERAZIONI TATTICHE Non è ancora possibile formulare un apprezzamento serio sulla condotta, risultati ed insegnamenti della battaglia di Tsushima, poiché i rapporti dell'ammiraglio Togo, quali vennero pubblicati, sono cli una brevità e di una indeterminazione veramente eccezionale, e le relazioni dei prigionieri, dei comandanti, dei corrispondenti ... sono talmente inesatte, favolose e contraclclitorie eia riuscire piC1 nocive che utili al critico [D.B. scrive q uesto commento a circa dieci giorni dalla battaglia - N.cl.c.]. È quindi doveroso giudica re esclusivame nte dai fatti che sembrano meglio acce rtati , inducendo con prudenza eia questi le principali caratteristiche della battaglia.

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I fatti e gli istanti che parrebbero meglio accettati sono q uelli riferiti nella cronaca, sebbene sia doveroso dubitare della loro precisa verità ed esattezza, e perciò in base a questi dati procureremo di determinare, nelle linee generali: le operazioni iniziali; l'ordinanza rnttica delle armate; le successive fasi della battaglia; i risultati conseguiti durante queste fasi ed i principali insegnamenti tattici che da q uesta battaglia derivano. LE OPERAZIONI INIZLALI. - L'ammiraglio Rojestwensky, fra le 11 112 e le 12 del 27, si trovava colla flotta comb attente al traverso dell'isola Ikishima, dirigendo verso Nord, per il passo fra quest'isola e Tsushirna, alla velocità di 12 miglia o poco più. Egli aveva seco, a quanto pare, alcune navi complementari ed ausiliarie, avendo lasciate le altre più addietro in attesa delle eventualità del passaggio, e quelle onerarie a Wu-sung e Shanghai. L'armata russa, che forzò lo stretto, si componeva quindi di 11 corazzate di vario tipo; di 3 incrociatori corazzati; 6 incrociatori p ro tetti; 12 controtorpediniere; 2 o 3 incrociatori ausiliari e 3 o 4 navi complementari. Un totale cli 26 o 27 navi g randi e 12 controtorpedin iere. L'ammiraglio Togo partì, fra le 6 e le 7, dalla base di Mazampo colla prima squadra de lle corazzate, colla seconda squadra degli incrociatori corazzati e con una ventina cli controtorpecliniere, diretto verso l'estemità Nord cli Tsushima. La terza e q uarta squadra degli incrociatori protetti e le squadriglie di torpediniere si trovavano nel mattino del 27 a Tsushima . Una d i q ueste due squadre , probabilmente quella cli Uriu, con a !qua nte torpediniere diresse verso Jkishirna , per so1vegliare quella zona dello stretto, appena conosciuta la presenza del nemico. Verso le ]O Togo e ra a Tsushima , ove dava gli ordini alla terza squad ra ed alle squadriglie torpedinie re, e quincli di rigeva p iù a Sud-Est, giungendo verso le 13 nella zona della battaglia a circa 30 km. a Nord d i Ikishima, mentre lJriu colla sua squadra si manteneva sulla rotta della squadra russa in attesa dell 'arrivo di Togo. Si ignora ancora qua le fosse la dislocazione ed il compito della terza squadra, delle corazza te le nte Ching-yuen e Fusoo e degli incrociatori lenti ed antiquati, che certarne nte presero pa1te alla battagl ia. L'O RDINANZA DJ BATfAGLIA. - Alle 13,n le squadre avevano stabilito il contatto tattico e la battaglia era imminente. L'ammiraglio Togo fece allora il segnale seguente: «Il destino dell'Impero dipende eia questa battaglia. Spero che tutti fara nno ciò che è possibile». Parafrasi questa del segnale cli Nelson a Trafalgar: «L'Inghilterra attende che tu tti facc iano il loro dovere». L'ammiraglio Rojestwensky segnalò soltanto : «Seguitem i". È ancora incerto se questo segnale fosse a lzato sulla Suvorow o sulla Borodino. L'ordinanza cli battaglia de ll'ammiraglio Togo fu analoga a quella da lu i adottata il 10 agosto, coll'intendi mento cli accerchiare l'armata nemica. La prima squadra cli 4 corazzate e 2 incrociatori corazzati con alquante siluranti attraversò la rotta del nemico e prese posizione a levante della colonna cli destra dei Russi, mantenendosi, in vi11ù della velocità superiore, parallelamente ed a lla testa di questa colonna. La seconda squadra dei 6 incrociatori corazzati prolungò, a ponente, la destra della colonna cli sinistra del nemico, mantenendosi parallelamente ed a distanza superiore ai 5000 metri .

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La terza squad ra dei grandi incrociatori protetti seguì probabilmente il movimento della seconda, mantenendosi verso la coda della formazione nemica, che era più debole, coll'intento cli accerchiarla dal Sud quando fosse giunto il momento oppo1tuno. La qua1ta squadra , come già si disse , si manteneva di prora, e fuori tiro, all'armata nemica seminando forse, come si era fatto il 10 agosto, mine galleggianti sulla rotta del nemico. Le controtorpedin iere e le torpediniere manovravano al ripa ro delle grandi navi, attendendo il momento dell'attacco. Questa ordinanza cl i battaglia, suddivisa in quattro reparti, sepa rati dall'armata nemica, sarebbe stata assai pericolosa contro una sq uadra manovriera e forternente organizzata; ma, date le condizioni dei Russi ed il loro obbiettivo cli s fuggire, senza manovrare, al nemico per raggiungere Vladivostock, era giustificabile, sebbene assa i temeraria, considerata tatticamente. L'ordinanza di battaglia de ll 'ammiraglio Rojestwensky ern su due colonne, ogni colonna in linea di fila. I.a colonna di destra era costituita da 7 corazzate: Suvorov, Rorodino, Alessandro fil, Ore!, Ossliahia, Veliki e Navarin, seguite eia due o tre incrociatori protetti con una squadriglia di siluranti. La colo nna di sinistra e ra costituita dalla Nicola I, Apra.xin, Se11javin, Usciakou, Nakimov, Donskoj e JWon.oniacb , segu ite da due o tre incrociatori protetti con una squadriglia torpediniera. Le navi complementa ri e gli incrociatori ausiliari, 7 od 8, forrnavano una terza colonna, nel l'intervallo fra le altre du e e molto probabilmente disposta verso la coda della fo rmazione, per lasciare libere le navi combattenti; ciò che d iede occasione ai critici d i condannare questa ordinanza cli tre linee parallele, senza considerare che la terza linea era realmente estranea alla ord inanza tattica, costitu ita esclusiva mente dalle p ri me due colonne. Qu esta ordinanza su due, o pure se vuolsi su tre colonne, fu subito censurata da i critici, attribuendole in gran parte la causa del disastro. Questo apprezzarncnto parrebbe assai superficiale ed errato. L'ordinanza di battaglia che forse meglio corrisponclev::1 alla situazione tattica e locale sarebbe stata una formazione di rilevamento per gruppi indipendenti di quattro navi ciascu no, secondo il sistema del Labrés, che assai bene soddisfa ad una squadra di 20 navi comba ttenti, di tipo e velocità assai dissimili, ed allo scopo di mantenere i nuclei bene compatti durante la battaglia e l'inseguirnento che, dato l'obbiettivo russo di raggiungere ad ogni costo Vladivostock, era inevitabile . Ma questa formazio ne di rilevamento per gruppi od altra analoga era essa attuabile dai Russi? Noi cred iamo cli no. Queste formaz ioni di rilevamento, semplici, doppie o per gruppi richiedono una grande esperienza evolutiva, una gran de precisione di movimento, ciò che mancava ai Russi, specialmente dopo l'arrivo cli Nebogatov, per la mancanza cli qualsiasi addestramento evolutivo. Nel nostro concetto, quindi, l'ordinanza prescelta dal Rojestwensky corrispondeva più di qualsiasi altra alle esigenze della situazione e consentiva quella sufficiente manovrabilità che era compatibile colla scarsa capacità evolutiva dell'armata, specialmente se la terza colonna, costituita eia elementi abbastanza veloci, s i manteneva alla coda della formazione, conse1vando la sua indipendenza, nelle eventualità d i

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manovre evolutive durante il combattimento. Per queste ed altre ragioni escludiamo che l'ordina nza cli battaglia sia stata causa principale del disastro, ed affermiamo che qualsiasi altra formazione sarebbe stata meno opportuna e più disastrosa . LE FASI DELLA BATTAGLIA. - La battaglia del 27 maggio si può suddividere in quattro fasi principali: 1°. Combattimento d'artiglieria a grande distanza; 2°. Attacco diurno cli controtorpediniere; 3°. Combattimento a distanza ridotta ed asserragliamento; 4° . Attacchi notturni cli siluranti ed inseguimento. La prima fase del combattimento sì svolse dalle I 4v, alle 15 112 , mantenendosi le squadre giapponesi verso la testa delle colonne nemiche, concentrando il tiro sulle p iù fo1ti navi del nemico, ad una distanza non inferiore ai 4000 metri, sebbene, alcune navi, come l'Asama, si siano po1tate a 3000, per riconoscere gli effetti del tiro e le navi che formavano le colonne nemiche. Sebbene la grossa a1tiglieria da 0,305 e 0,250 fosse preponderante sulle navi russe, come dicemmo nel fasc icolo precedente, pure la maggiore esperienza cli tiro ed i m igliori telegoniometri, ma più cli tutto la preponderanza giapponese dei calibri da 0,20 e da 0,] 5 assicui·arono loro rapidamente una su periorità che agevolò il con1pito delle siluranti. Non è da escludersi che le condizioni del grosso mare, del vento e del tiro combinato contro le due colonne dei Russi, che si trovavano presi tra due fuochi, abbiano grandemente contribuito alla superiorità dei Giapponesi, ma ciò è sempre corollario della maggiore inte nsità e precisione del tiro. Demolite in gran parte le sovrastrutture; provocato qualche incendio e qualche grave ava ria; scosso il morale degli equ ipaggi russi ... diveniva possibile serrare le distanze e p rocedere all'attacco torpediniera. Non risulta che du rante la prima fase del combattirnento fosse affondata od uscisse di formaz ione a lcuna nave dei Russi. La seconda fase si iniziò verso le ·1 511\ quando i Giapponesi ridussero la distanza a 3000 metri appoggiando l'attacco delle cornrotorpediniere. L'attacco diurno, contro navi non ancora smantellate, fu ritenuto fi nora più che temerario, quasi disumano. I Giapponesi dimostrarono che in talune eventualità, quando l'attacco sia rapido e bene appoggiato dall'artiglieria, senza troppi riguardi per le siluranti che attaccano, si possono ottenere stupefacenti risultati con piccolissime perdite. L'attacco diurno ha conseguito, secondo le informazioni più attendibili, il siluramento della Suvorov, della Borodino, della Oss!iabia, e forse della Alessandro III Questo attacco fu eseguito in massa serrata dalle controtorpecliniere contro la testa della colonna russa di destra, e non contro la colon na cli sinistra, se le informazioni sono esatte. L' Ossliabia affondò quasi subito, prirna delle 16, la Su.uorov e la Borodino galleggiarono ancora, ma dovettero uscire di formazione dirigendo verso la costiera giapponese, e l'Alessandro III pare rimanesse ancora in linea affondando poi nella notte. L'ammiraglio Rojestwensky, che alle 13 aveva preso imbarco sulla Borodino,10 t.rasborda ferito alle 16 sulla torpediniera Bujni, e da questa , verso le 20, sulla Riedovni, ove viene catturato dai Giapponesi durante la notte.

"' Questo imbarco sLJlla Bur udino, risultante dalla relazione cli un superstite russo, non è stato ancora confermato, e parrebh<:: ingiustificato (Nota di D .U.).

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L'ammiraglio Fclkersam perisce, per fe rite, sulla s ua nave l'Ossliabia. Dopo le 16 manca la d irezione della squadra russa, sebbene Nebogatov si mantenesse ancora in linea colla Nicola I, senza poter fare segnali. Il d isordine invade l'ordinanza russa ; il panico si impossessa di alcu ni equipaggi; le navi seguono alla rinfusa l'insegna cli Nebogatov, sempre più stre tte da quelle giapponesi. Da quest'istante la battaglia è perduta. L'attacco torpediniera fu il colpo meraviglioso che assicurò la vittoria. La 3" fase de lla battaglia si svo lse da lle 16, 30 alle 19, e fu lotta simultanea cl i aitig lieria e cl i qualche attacco isolato cli contr0torpeclinierc. La distanza di tiro si ridusse a 3000 metri ed anche me no, co n risu ltati prodigiosi. Presero fu oco e dovettero uscire dalla linea l' Usciakov, l'Aurora, il j emteug; furono affondati il Kamshatka, l'Jrtich, l'Ural ed il Russ; furono catturate l'Orel e Kastrorw, navi-ospedale, e vennero grandemente dan neggiate tutte le altre navi. Un gruppo cl i navi segue ancora l'insegna di Nebogatov, ma è un gru ppo di morituri. La 4, fase della battaglia si iniziò, dopo le 20, con attacchi torpedinieri che si rinnovarono tutta la notte. Al grosso n,a re e fo rte vento sottentra la calma. Una pro fonda oscurità fece sospendere verso le 7 il tiro del cannone, che languì nella notte essendo stato sostituito da l siluro. Le 40 torped iniere che non erano ancora e ntrate in azio ne si lanciano, dopo le 20, all'attacco d el gruppo fuggente, co i risulta ti seg ue nti : La Sissej-Veliki, la Navctrin, il Monomach, il Nakimov, lo Svjetlcma furono silurati; si staccano dal gruppo fuggente, ed affondano presso Tsushima nel mattino ciel 28. I naufr::igh i, in numero d i 1000 circa, furono salva ti dagli incrocia to ri ausilia ri Sina no, Yama ta, Taina, Sado o raggiunsero la costiera dell'isola. Un gruppo di cinque navi segue ancora l'insegna d i Nebogatov. Queste navi sono la Nicola I, l' Orel, h1 Seniauin, l'Apra.xin e l'Jz wnrud. Queste navi, scoperte dagli incrociatori corazzati di Kamimura, che dava no caccia, p resso gli scogli di Liancourt a 350 chilometri al Nord di Tsushima e 100 ch ilometri a ponente di Okishima, si arrendono senza difendersi, per ammutiname nto degli equipaggi, e soltanto I' Tz umrud riesce a fugg ire, anela ndo poi ad incaglia re nella baia cli Vlaclimir a 300 chilo me tri a Nord cli Vlaclivostock. Nebogatov è prigioniero sull 'Asama. La Ore! fu condon:a a Maizu ra, ma il suo comanda me era rnorto di fe rita. I.a Nicola l , la Senjavin e l'Ap raxin fu rono condotte a Sasebo. L' Usciakov, rifiutando di arrendersi, fu affondato daII 'Iwate e dal Yakumo nel pomeriggio ciel 28, presso gli scogli di Lia ncourr. Il Dniitri-Donskoj; è portato ad incagliare sulla costa di Corea, presso Urlung. L'Aurora, l' Oleg, iljemteug giungono a Manilla il 3 giugno. L'A lma.z e le controtorpeclinie re Brnvny e Groz1~y ragg iungono Vlad ivostock. Gli incroci atori a usilia ri Riou, Kor eia, Dni eper ed i p iroscafi Vladimir, Vor onetz, Jarctshov, Livonia, Meteor.. . sono a Wu-sung cd a Shanghai, ove vengono d isarmati. Le controtorpeclinie re Bufni, ed altre tre furono affondate, la Biedovny fu cattu rata. È ancora ignorato il destino di altre cinque siluranti.

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Il fato della grande armata di Nicola II è stato anche più disastroso d i quello della invencible arinada di Filippo II. Le perdite giapponesi furono di 600 uomini tra morti e feriti, e cli tre sole torpediniere. Le avarie delle grandi navi, se si escludono quelle della Mikasa e dell'Asaki, furouo poco importanti. La battaglia di Tsushirna è ce1tamente la più meravigliosa che ricordi la storia.

INSEGNAMENTI TATTICI

Il priITLO insegnamento che si può dedurre da questa grande battaglia è che la forza mora le e la solid ità organica delle forze navali sono sempre i p rincipali fattori della vittoria . Si è con questa vittoria riconfermata la previsione che facemmo nel capo I dell'opera Il Conflitto russo-giapponese, affermando che l'anima di un popolo satura d'eroismo e cli pugnacia doveva, nei li miti del possibile , assurgere alla vittoria . L'ammiraglio Togo, nella sua mistica risposta all'Imperatore, affermava che così gra ndi prodigi non potevano derivare che dalla divina virtù del monarca e dei suoi antenati, ed in questa risposta pa lpita, alla giapponese, una grande verità poiché, come afferma i nel febbraio del 1904, tutto ciò che dal 186ì si è compiuto con tanto prodigio nel Giappone è e manazione spirituale ed intellettuale dell'Imperatore, che è la sintesi più perfetta d i tutta la coscienza e d i tutta la vitalità nazionale. La solidità o rganica è sempre conseguenza d i quella morale, onde non è meraviglia se l'armata e l'esercito , cooperando ad un medesimo fine, hanno dato le più splendide prove di una integrità che la Storia militare non ricorda . La battaglia di Tsushirna ha ancora rilevato u na perfezio ne ed una precisione direttiva che si potrebbe definire cronometrica . Come si è potuto ottenere questa unità intellettuale cli tutta la gerarchia navale, dall'ammiraglio supremo al p iù modesto marinaio? Con q uali mezz i poté Togo trasfondere nei cuori il ritmo del suo palpito, e nelle menti tard ive la vibrazione ciel suo pensiero? Nelson aveva certamente crea ta la band ofbrothers, ma Togo lo ha forse superato p lasmando a sua immagine e somigl ianza una legio ne di eroi. Di fronte a tali insegnamenti di ca rattere spirituale e morale quale importanza possono assumere gli insegnamenti di ordine tattico e tecnico? Si passa dagli infiniti agli infinitesimi; ma poiché da questi s'integra, sia pu re tra piccoli lirniti, una parte della efficienza combattente, così, per quanto lo consente l'imperfetta conoscenza dei fatti, ci studieremo cli determinare gl'insegnamenti tattici che appariscono più evidenti. Il fatto pi(', caratteristico della battaglia fu l'esattezza matematica di tutti i movimenti delle squad re, sia nello spazio che nel tempo. Q uesto presuppone u no studio sapiente quanto minuto di tutta la situaz io ne e la determinazione precisa di tutte le fa si della battaglia, d'onde l'insegnamento che cbbìmo già occasione cl i affermare nel corso di questa guerra ed in altri scritti anteriori. li fatto tattico preponderante della battaglia fu l'attacco torpecliniero diurno, generalmente considerato inattuabile, e che si dimostra invece e fficacissimo quando

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il nemico non abbia torpediniere eia opporre o non sa ppia giovarsene. Questo insegnamento è molto importante, cd il fatto sarà indubbiamente oggetto di molta discussione e cli molta polemica. Altro insegnamento prezioso è quello che deriva dalla utilizzazione della velocità per prendere tra due fu ochi la fo rmazio ne nemica, battendola di lancio e di rimbalzo, in modo da tra rre il massimo rendimento dal tiro, quando il nemico mantiene la doppia formazione per incapacità od impossibilità di manovrare. La battaglia ciel 10 agosto e questa cli Tsushima dimostrano come un ben rego lato tiro a grande distanza possa , dopo una o due ore, a seconda della intensità, danneggiare s iffattamente le sovrastrutture e le parti non corazzare e.la compro mettere gravemente la difesa contro gli attacchi torpedinieri. Le due battaglie rivelano ancora che quando si ha preponderanza di velocilà e di torpedi niere all 'appoggio che, coll;:i influenza morale, esclu dano l'azione d'attacco a breve distanza e d'incrocio delle Squadre, si può sviluppare un metodo progressivo di ravvicinamento, corrispondente alla efficienza relativa del tiro in relazio ne colla solid ità de l bersaglio. Rimane inoltre riconfermato che la velocità è fattore principale tanto tanico quanto strategico, checché ne pensino il Mahan e i suoi fokiri , poiché essa sola consente la direttività della battaglia. È pure riconfermata la previsione che facemmo nel 1902, nello studio la d(fesa m obile costiera, quella cioè che senza un adeguato naviglio torpediniero non si può impiegare utilmente il naviglio corazzato. ){isulra anco ra che il calib ro eia 0,20 è sempre il più effi ciente, per la sua azione distruttiva delle pa rti non cornzate nell'azione preparatoria ; ma che il cannone eia solo non risolve rapidamente la lotta fra corazzate se non interviene il siluro, o se non genera in cendio. L'incendio , che nelle barraglie cli Cavite e di Santiago fu causa principale dei disastri, non ebbe alcuna influe nza s ui risultati della b:.rnaglia ciel 1O agosto, ma in quella di Tsushima costrinse la Borodino, I' Usciakov, lo Svjtlana, il Je1nteug e forse qualche altra nave ad uscire di formazione, onde si può concludere che l'incendio, specialme nte per gli effetti rnorali che determina , è sempre un fattore risolutivo importante, e che perciò i mezzi di difesa e di estinzione debbono essere ancora migliorati. L'efficienza ciel roslro fu nulla perché i Russi, preoccupati di sottrarsi colla fuga e dominati dal panico degli attacchi torpedinieri, non tentarono di impegnare la mischia, sebbene sembri che un movimento di accostata della Suvorov tendesse a raie scopo; ma ciò non esclude ancora in modo assoluto la possibilità della mischia e l'efficacia tat·cica del rosero, per quanto la si debba considerare grandemente menomata. L'efficienza del ca nnone rimane sempre tauicamente preponderante , poiché essa sola può assicurare l'impiego del siluro nella battaglia diurna; ma non è forse troppo intempestivo affermare : 1°. Che l'efficienza ciel tiro deve affermarsi alle grandi distanze, e che pertanto la pote nza balistica ed i mezzi di puntamento e di misura delle distanze devono tendere a tale scopo; 2°. Che gli effetti più risolutivi del cannone sono quelli incendiari e di distruzione delle sovrastrutture, che debbono conseguirsi a distanze non inferiori ai 3000 metri, onde consentire un regolare processo tattico delle principali fasi della battaglia;

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3°. Che la lotta d'artiglieria fra corazzate non provoca grandi risultati d iretti ma soltanto indiretti, se si escludono quelli incendiari, ai quali non è difficile mettere riparo migliorando i mezzi protettivi; 4°. Che soltanto la preponderanza della velocità può assicurare il massimo rendimento del cannone; 5°. Che la simultanea preponderanza del potere balistico a grandi distanze, della velocità e del naviglio torpediniero assicurano il completo successo, contro una ann ata equivalente ed anche superiore che per la sua eterogeneità non possa efficientemente combattere a grandi distanze ed imporre la rnoclalità della lotta. La corazzatura ha riconfermato il suo grande valore difensivo piuttosto per la sua estensione anziché per il suo spessore; ma questo fatto derivando dalla distanza del tiro preservata in questa battaglia non giustifi cherebbe ancora eccessive rid uzioni degli spessori a vantaggio della estensione; li siluro si è d imostrato inefficiente come arma delle grandi navi, e forse più pericoloso che utile, per la specia le modalità cli questa battagl ia; ma sare bbe imprudente concludere che non possa avere in avvenire una maggiore efficienza e che debba essere escluso clall'arn1amento delle grandi navi . Il naviglio torpediniero ha riaffermato, con notevole incrernento, la sua efficienza, g iustificando completamente le prevision i espresse da chi scrive tre anni or sono, dimostandosi il fattore diurno p iù risolutivo, q uando sia convenientemente preparato e protetto l'attacco; ma è lecito supporre che l'eroisrno e le circostanze propizie non siano semp re quali furono nella battaglia d i Tsushima. Il naviglio torpecliniero, anche se di limitato tonnellaggio, guarentisce il dorninio notturno del mare; permette la completa utilizzazione della vittoria; assicura l' impiego delle grand i navi; consegue grandi risultati con piccola spesa e limitati sagrifizi, sempre però che le condizioni del teatro della guerra ne consentano l'impiego. I sottomarini non hanno ancora affermato il loro potere. È assai dubbio che siano stati impiegati, sebbene non manchino affermazioni che sono forse cli affa risti industriali. È nostro convincirnento che la modalità della battaglia e la fone corrente dello stretto di Tsushima non ne consentivano l'imp iego. Il grande problema rimane quindi sempre avvolto nel suo impenetrabile mistero. L'impiego delle m ine galleggianti pare che fosse assa i minore d i qu ello che si praticò nella battaglia del 10 agosto. L'espe rie nza di quell a battaglia ha forse consigliato la prudenza; non è però da escludersi che la d ivisione cli Uriu, alla q uale furono aggregate giunche allestite a mie scopo, abbia seminato qualche mina; ma quando s i consideri che il grosso mare ed il flutto corrente potevano renderle pericolose anche per i Giapponesi, si deve concludere che se lancio d i mine vi fu, deve essere stato molto limirnto ed in circostanze eccezionalissime. Questa imp ortante q uestione, per q uanto riguarda l'uso cl i mine galleggianti dura nte una battaglia nava le, rimane qu indi insoluta . Il nostro convincimento si è che questi metodi secondari d i lotta debbono essere impiegati colla massim,l parsimon ia e prudenza. Un insegnamento preciso e riconferma to è quello dell'enorme sciupìo di munizioni, ciò che implica provvedimenti sia per la regolarizzazione del tiro, sia per l'aumento dei depositi. Le navi guardacoste, Apraxin, Senjavin, Usciahov, cl1e furono così male giudicate dalla maggiora nza dei critici navali, banno dato prova, sia nel viaggio dal Baltico a

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Tsushima, sia du rante la battaglia, di sufficienti qualità nau tiche e di buone se non ottime caratteristiche combattenti. Se si esclude l' Usciakov che venne incendiato, ma che pure navigò col gruppo di Nebogatov fino a Liancourt, le altre due furono le navi che meno soffersero fra tulte quelle della squadra, ciò che costituisce un insegnamento prezioso. La radiotelegrafia fu l'origine prima del grande disastro. Senza tale mezzo cli segnalazione Rojestvensky avrebbe liberamente superata la zona pericolosa, poiché Togo non avrebbe raggiunto la squadra russa che quattro ore più tardi. Grande e prezioso insegnamento. Il principio del concentramento tattico sul punto decisivo non fu pcaticato dal Rojescwensky, che pure avrebbe potuto tentarlo, ma bensì sapientemente e risolutamente dal Togo. li concentrame nto tatt ico principale fu eseguito dal Togo stesso, colla prima squadra e colla maggior parte delle siluranti di l3 classe contro il corpo principale dell 'armata nemica, cioè contro le cinque più fort i corazzate che formavan o la testa della colonna di destra. Contro queste cinque corazzate, sulle quali s i trovavano Rojestwensky e Felkersam, si concentrò lo sforzo d'artiglieria delle quattro grandi corazzate giapponesi, dei due incrociatori Nishim e Kasuga e probabilme nte anche del Tsing-yuen. Sette navi contro cinque. La lotta non era troppo d isuguale date le ottime caratteristiche delle navi tipo Borodino, ma la esattezza del tiro giapponese a grandi distanze consen tì una su periorità che permise al Togo, quando si sviluppò l'incendio sulla Suvarov e sulla Borodino, di lanciare in massa serrata le siluranti all'attacco. Analogo concentramento d'artiglieria , sebbene non seguito, a quanto pare, da attacco silurante, fu fatto dalla 2" squadra contro la testa della colonna di sinistra, mentre gli incrociatori protetti tenevano in rispetto la coda di questa colonna. Il principio del concentramento fu quindi applicato in mod o non meno sapiente e risoluto di quanto era stato praticato dal Nelson. Una infinità di altri insegnamenti emergeranno da questa battaglia, che già si potrebbero enunciare; ma le esigenze del periodico consigliano di differirle. Concluderemo affermando che, indipendentemente dai maggiori risultati conseguiti, la battaglia di Tsushima, giudicata tatticamente, è anche più bella e perfetta di quella di Trafalgar.

Vlll

IL SESTO PERIODO DELIA GUERRA (•Rivista Marittima• agosto 1905) CONSIDERAZIONI GENERALI. - Il sesto periodo della guerra ebbe, a cagione della rigidità invernale e della lenta preparazione dell'armata di Rojescwensky, una durata assai maggiore degli altri periodi, e può considerarsi compreso tra il 1° febbraio ed il 1° di giugno 1905; cioè dalla battaglia di Shan-de-pu alla battaglia navale d i Tsushima.

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La situazione politica interna della Russia, già così torbida, si aggravò dopo la capitolazione cli Port-A1thur, con grande menomazione dello Stato e del prestigio del Governo. La situazione generale della Russia imponeva, come ho ripetutamente affermato ìn questi ultimi mesi, o la vittoriosità immediata che desse tregua e prestigio al Governo, o la sollecita conclusione della pace. Trascinare indefinitamente u na guerra disastrosa ed attuare contemporaneamente un grande sistema di riforme non è possibile, quando la rivoluzione ha già pervaso la nazione e lo Stato. Dopo la caduta di Port-Anhur e prima della battaglia d i Mukden , in quei due mesi di tregua militare imposti dalla rigidità invernale e dalla impreparazione navale, una grande risoluzione s'imponeva e sarebbe stata relativamente facile se, come d issi, voluta dallo Czar, fosse stata acclamata dagli Stati generali appositamente convocati. L'influenza politica internazionale di quella concorde risoluzione sarebbe stata inm1ensa , e la pace poteva onenersi a condizioni decorose, poiché la situazione militare, avvalorata da quella morale derivante dalla solidarietà del popolo e dello Czar, era ancora tale da agevolare grandemente le trattative d i pace, se sinceramente iniziate. L'esercito aveva fatto ottima prova nella grande e gigantesca battaglia del Sha-ho; i rinforzi ricevuti, la solidità delle posizioni d i Mukden, i provvedimenti del Kuropatkin, il morale delle truppe ... se non guarantivano la vittoria, non escludevano però la possibilità, come affermammo prima della battaglia, di parziali successi che consentissero, anche a prezzo di grandi sacrifizi, di mantenere ancora, come dopo la battaglia del Sha-ho, l'importante occupazione di Mukden. L'armata di Rojestwenskj, sebbene fosse tuttavia un enigma, costitu iva p erò una grande minaccia della quale il Giappone era in grado, più di qualsiasi altro Stato, di apprezzare l'influenza; come lo d imostra la sovraeccitazione che lo pervase quando Rojestwenskj, seguito a breve intervallo dal Nebogatov, giunse nel mare della Cina . Le vittorie di Mukden e di Tsushima non escludono che la situazione militare fosse tale da giustifica re le preoccupazioni del Giappone, poiché quelle, p iù che alla preponderanza materiale dell'esercito e dell'armata , furono dovute agli im.ponderabili, dei quali è spesso dubbiosa l'efficienza reale, ed in ogni caso avrebbero assunto, per i Russi, un incremento assai grande dal patto di solidarietà fra il popolo e lo Czar, se proclamato nell'istante più opportuno. Tutto induce quindi a credere che da quel patto, se affermato entusiasticamente p rima della battaglia d i Mukden, ne poteva derivare una influenza morale a, complemento di quella materiale, da giustificare l'ipotesi che le trattative diplomatiche, se sinceramente iniziate, avrebbero condotto ad una pace decorosa. li Governo, infatuato ed illuso, non seppe cogliere l'istante più propizio, e scegliere quell'unico mezzo di efficienza morale che avrebbe agevolato, se non pure assicurato, la conclusione della pace prima della battaglia di Mukden. Dopo questa battaglia, che guarentiva ai Giapponesi l'isolamento di Vladivostok e la sua futura conquista, le probabilità di una pace decorosa, senza indennità, senza cessioni territoria li e senza imposizioni menomatrici del potere navale, d iminuivano grandemente; sebbene la minaccia di Rojestwenskj potesse ancora pesare nella bilancia della guerra e della politica.

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L'istante propizio, dopo la disfatta d i Mukden, era trascor so, p oichè il nodo della q uesrione, come scrissi nelle considerazioni del fascicolo precedente, si era stretto intorno a Vlad ivostok, ed era evidente che la Russia, se la rivoluzione non diveniva impera nte, non poteva accettare condizioni che menomassero quella piazza forte, che accentra tuno il suo avvenire nell'Oriente, e lim itassero il suo fu tu ro potere navale, ciò che i Giapponesi le av rebbero imposto. Ciò non pertanto il migliore partito cui potesse attenersi la Russia, come affermai nel fascico lo ciel maggio, era ancora quello cli trarre vantaggio dalla mossa cli Rojestwenskj per conseguire una conciliazione decorosa, anche se dovesse riuscire p iù onerosa cli q uella che due mesi prima si po teva o ttenere. Il disastro di Tsushima, che fu superiore ad ogni previsione, ha tolto alla Russia ogni spera nza , anche lonta na, d i ristabili re l'equil ibrio navale, ed ha finalmente indolto il Governo ad acceltare quelle provvide mediazioni che avrebbe dovulo, con suo grande vantaggio e decoro, so llecitare tre mesi prima, se avesse avuto un giusto e nobile intendimento del decoro e della dignità nazio nale. Quali probabilità di riuscita hanno oggi le trattative cli pace? È anzitutto necessario affermare che la situazione m ilitare non consente alcuna speranza d i salvare Vladivostok . Salvo complicazioni internazionali, pochissimo probabil i, la Russia no n può conservarne il possesso che accettando tutte le cond izioni che piacerà al Giappone cl i imporre." La cond izio ne della limitazione temporanea, per 25 anni, ciel potere navale russo nell'O riente, d i cui ha parlato la stampa anglo-america na, non ci sembra giustificabile po iché, mentre sarebbe una grave offesa alla d ignità d el la Russia, non sa rebbe di pral ica applicazione. Tutte q ueste condizio ni, non esclusa la cessione di Sakal ine, pa rrebbero orma i consentite anche dalla intransigenza russa, e quind i le d ifficoltà rigua rderebbero soltanto la qu estione delle navi, q uella di Vlad iv oscok e l'indennìtù di guerra , della q uale poco imporra discutere il più od il meno. La questione delle navi si t radu rrebbe, per la Russia , in un sem plice aumento di indennit,'ì, poiché, dato l'a nnientamento della sua armata, q uel pizzico d i navigl io secondario sarebbe d i ass,1 i scarsa influenza internaz ionale, mentre per il Giappone, per i suoi scopi occulti ma interpretabili, rap presenta un immediato incremento di potere navale, al quale difficilmente r inuncierebbe. Questa questione non dovrebbe q uind i compromettere la riuscila dei negoziati , e noi crediamo pertanto cli poter riaffenm1 re che il nodo delle tratta tive si stringe rà realmente intorno a Vlad ivostok ed alla indennità. Non è improbabi le che i Giappo nesi rinuncino alla occupazione ed annessione territoriale, sebbene essi non si sgomentino, come già scrissi nel fascicolo di marzo, delle difficoltà che implicherebbe la difesa verso terra della pen isoletta cli Vladivostok, indispensabile alla solidità cli quel baluardo navale.

"Questo capitolo fu licen7.iato alla stampa il 5 l uglio, quando non erano ancora nominati i plenipoten7.iari per la pace (Nm a di D.13.).

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La rinuncia al possesso permanente cli Vlaclivostok implica però la riduzione cli quel baluardo ad una funzione puramente commerciale, con controllo giapponese od internazionale, ciò che significa per i Russi la rinuncia ad ogni aspirazione cli dominio militare ed anche commerciale, dati i loro s istemi protettivi ed esclusivi, nell'Oriente. Questo stato cli cose, che si traduce in una decapitazione , può essere accettato dalla Russia? Quali sarebbero le conseguenze mate riali della non accettazione cli questa imposizione, e per conseguenza, della rottura delle trattative di pace? Se Vladivostok è lasciato alla Russia sub con.ditione di smantellamento, quale utilità avrebbe la Russia a fare gli interessi ciel Giappone, degli Stati Uniti e dell'Inghilterra? Non potrebbe la Russia, se Vlaclivostok fosse militarmente e commercialmente perduto, avere maggiore utilità continuando la guerra, salvando la dignità nazionale? Posta in questi termini la questione, parrebbe doveroso concludere che se i Giapponesi non recedono dalle loro richieste, dato che siano realmente quelle supposte, e se la rivoluzione non smantella lo Stato, la Russia avrebbe vantaggio morale di persistere nella guerra. Se Vladivostok è perduto, poco altro rima ne da perdere, poiché l'ipotesi cli una offe nsiva giapponese nel Baltico o nel Mar Nero non ha nessuna probabilità di realizzarsi, pure non escludendo che i Giapponesi, per fare atto cli grandezza internazionale, possano spedire una squadra cl'incrociatori corazzati in Europa. Abbandonando Vladivostok al suo fato , e retrocedendo coll'esercito, senza comprometterne l'esistenza in una grande battaglia, da Kirin e Karbin su Ziziba r ed anche oltre verso ponente, la Russia lascia il Giappone in una condizione assa i precaria; riservandosi di riprendere l'o ffensiva territoriale qua ndo le cond izion i insu rrez ionali e quelle della Transiberiana , che possono rapidamente migliorarsi, lo consentano. Non pa rrebbe che ìl possesso o la decapitazione d i Vladivostok, per quanto importante, possano giustifica re il prolungamento di uno stato cli guerra che esaurirebbe le fi nanze ciel Giappone; escluderebbe l'indennità; ne vincolerebbe l'esercito e la libertà politica, senza tenere conto d i tutte le altre conseguenze che eia questo stato di guerra inoffensivo, per i Russi, potrebbero derivare. È quindi probabile che i Gia pponesi, che dimostrarono fino ra di avere una chiara visione dei loro supremi interessi e delle loro obbiettività politiche e militari, recedano dalle loro pretese riguardanti Vladivostok, sempreché la rivoluzione russa non d ia loro sicu ro affidamento che per molti e molti anni la Russia non possa essere in grado di riprendere, con un solido esercito, l'offensiva. Questa ipotesi non parrebbe abbasta nza fondata per essere gia pponese, ed è pertanto lecito credere che la questione di Vlaclivostok sarà risolta con dignità della Russia, e la pace verrà restaurata, scmpreché la questione della indennità possa essere simulatamente risolta . ***

LA SITUAZIONE IVJARITrIMA. - Le considerazioni generali sulla situazione marittima , espresse nel capitolo precedente, quali risultavano nel gennaio dopo la capitolazione di Port-A1thur e la distruzione completa della squadra cli Uchtomskj per opera dei Giapponesi, ci dispensa dal considerare il problema navale quale si presentava nel febbraio, e prendiamo pertanto le mosse dalla partenza di Rojestwenskj

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da Madagascar, esponendo sommariamente le o perazioni delle squadre belligeranti dal 13 marzo alla vig ilia della battaglia di Tsushima. La squadra del Jesscn, costituita dal Gromoboj Rossia, sei siluranti, due cannoniere e qualche nave di servizio, essendo sempre utilizzato il Bogatir ed essendo assai dubbio che fossero in attività di servizio i sottomarini che si dissero giunti per la Transiberiana e ricomposti a Vladivostok, si trovava il 15 marzo pro nta a prendere il mare appena lo sgelo lo consentisse. Questa divisione navale, se aveva fatto qualche bella crociera, col Jessen e col Besobrazov, dal 17 al 26 aprile, dal J9 al 24 maggio, dal 13 al 20 giugno, dal 27 giug no al 5 luglio, dal 18 al 31 luglio, dopo quella dall'l l al 16 agosto, che si risolvette colla perdita del Rurik nella battaglia di Tsushima, si era poi immobilizzata in Vladivosto k, ritenutavi tutto l'inverno dal congelamento. Dopo la metà dell'aprile 1905, cominciarono le piccole crociere interne delle siluranti, nel go lfo d i Amuour o dell'Ussuri; e dal 1° al 10 maggio ebbe luogo una larga crociera del Rossia e Gromoboj, accompagnati eia una squadriglia di siluranti, con scarsi risultati non avendo spinta l'offensiva contro le linee di comunicazione cli Gensan. Questa crociera che si mantenne nella zona occidentale di Hocca iclo, bombardando even tualmente q ualche villaggio ed affondando qualche veliere, fu consentita dal concentramento delle squadre giapponesi nella zona di Tsushima, per fa r fronte alla minaccia di Rojestwenskj, dopo il suo collegamento col Nebogatov. L' insieme cli tutte le o perazioni della squadretta di Vladivostok permette di riaffermare che, se essa riuscì a contenere nel teatro d'operaz ione secondario un rcp~uto dell'armata nemica , era però troppo debole per esplicare una fone offensiva; era inutilizzata dai ghiacci per un buon terzo clcll'anno, e non aveva nella sua zona d 'azione o bbiettivi così importanti da conseguire risultati che modificassero sensibilmente la situa zione rnilitare marittima. Considerando che dalla sua stazione centrale di Tsushima, la squadra di vigilanza , mercé la telegrafia marconiana, era in condizioni cli sorvegliare strategicamente Vlaclivostok e di cooperare colla squadra di Port-Anhur, si d eve concludere che il riparto di un'armata in due teatri d 'o rera zioni può essere solo consigliab ile quando costringa il nemico ad un frazionamento pericoloso, imposto dalla necessità di proteggere importanti obbietrivi. Se prirna della distruzione della squadra cli Port-Arthur poteva essere giustificato il frazionamento, sebbene consentisse poche speranze di utili risultati, do po la capitolazione non poteva più esservi d ubbio circa l'utilizzazione; e pertanto la riunione dei due incrociatori alla squadra di Rojestwenskj s'imponeva, e nulla avrebbe potuto imped irla se tentata nel febbraio o nel marzo, quando il blocco era rallentato, ed il naviglio gia pponese per la massima parte in riparazione per il compito futuro. Jl Cromoboi ed il Rossia colle ffiigliori silu ra nti, cli cui tanto difettava la squadra cli Rojestwenskj, che non potero no coopera re coll'armata nella battaglia di Tsushima, di che si ignor,l tuttavia la ragione, avrebbero portato un buon contributo materiale e morale che, se non era sufficiente ad escludere completarnen te il disastro, avrebbe però gettato una buona mo neta nella bilancia dcli' imprevisto. Chi potrebbe escludere che il gi udizio del Jesscn e dei suo i cornandanti, avvalorato da u na bu o na esperienza e conoscenza loca le, non avrebbe pesato sulle deliberazioni del Consiglio cli guerra che si tenne sulla Suuorou prirna della partenza da Camaran per Tsushima!

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Le operazioni della divisione navale di Vlaclivostok, sebbene più lodevoli cli quelle della squadra di Po1t-A1thur, non conseguirono risultati che giustifichino, data la situazione, il frazionamento; e le navi del Jessen non possono più sottrarsi, se persiste la guerra , al fato che ha colpite quelle del Witheft e clell'Uchtomskj. ***

Le operazioni della squadra cli Rojestwenskj, dal 13 marzo al 27 maggio, si riducono alla navigazione ed alla preparazione per la battaglia. Rojestwenskj partì da Nossibe e Passandova verso il 13, secondo altri il 10 marzo, con una cinquantina di navi, cioè: 7 corazzate, 2 incrociatori corazzati, 6 incrociatori protetti, 9 incrociatori ausiliari, 6 navi complementari, 12 siluranti ed una decina di piroscafi della squadra volontaria e carbonieri, alcu ni dei quali furono rilasciati per via . Le cond izioni di e fficienza combattente e di organizzazione di questa squadra, secondo giudizi inglesi, non parrebbero troppo confortanti, rna egli è certo che, date le condizioni d'armamento e lo stato morale ciel personale, l'opera dell'ammiraglio in capo e dei suoi comandanti deve essere stata energica e lodevole , se fu possibile compiere, senza danni e senz,1 gravi disordini, u na difficile navigazione con così grande convoglio, ed una pre parazione alla battaglia che meritava ce1tamente maggiore fortuna . Rojestwenskj, colla intera squadra e convoglio, fu segnalato il 2 aprile nella zona di Ceyla n; il giorno 8 giunge al largo di Singapore con 47 navi; il 10 è nella zona delle isole Anarnbas, ove alcune navi si completano di carbone, ed il 13 aprile dà fondo nel golfo di Camaran, sulla costiera francese dell'Indocina, rirnanendo le navi patte nella rada interna e parte fuori delle acque territoriali ed in crociera. Non risulta che gli incrociatori e le to rpediniere giapponesi che s i trovavano nella zona degli stretti di Malacca, Borneo, Sumatra e Giava abbiano preso contatto tattico, e che ne siano segu ite fazioni transitorie; ma è molto probabile che, dopo il passaggio a Singapore, abbia no mantenuto il contatto strategico, sebbene manchino precise inforn1azioni, non sufficientemente avvalorate da vaghissime e non ufficiose notizie . Il periodo della navigazione, dal i'Vladagascar a Singapore, fu quindi di 25 ovvero di 28 giorni, compreso l'indugio per il rifornimento di carbone, che si ignora tuttavia dove e quando abbia avuto luogo. La velocità media oraria fu quindi cli 12 chilornetri circa, tenendo conto degl i indugi, e probabilmente di 14 a 15 considerando solta nto le o re cli navigazione, ciò che darebbe una media assa i p iccola, ma pressoché egua le a quella della traversata atlantica del Cervera d all' isola Capo Verde alla Ma1tinica. Questa lentezza è indubbiamente derivata dalla scarsa au tonomia cli alcu ne navi, che imponeva la velocità più economica, e forse specialmente dalle esigenze d i rifornimento continu o delle controtorpediniere, essendo poco probabile che esse abb iano fatto la traversata a rimorchio col grosso mare del Monsone quasi al traverso. La navigazione della d ivisione di Nebogatov fu anche più stupefacente, se si tiene conto delle navi e delle condizioni in cui si è compiuta. Partito il 15 febbraio eia Libau, il Nebogatov, era il 19 all'isola Lunga ove completava il carbone; il 22 a ca po Shaghen; il 26 presso Dover; il 1 ° marzo sboccava nell'A-

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tlantico; il 7 marzo era a Zafarin presso Melilla, ove sostava alcuni giorni per riparazioni e rifornimenti; il 24 era a Porto Said; il 3 aprile a Gibuti; il 16 nella zona di Ccylan; il 26 presso Pcnang nello stretto di Malacca; il 29 al largo di Sing,1 pore, il 9 maggio nella zona di Saigon, ove o perava il congiungimento con Rojestwenskj. Quando si consideri che la distanza fra Libau e Camaran è di circa 17000 chilo1nctri, che tutte le navi ciel Nebogatov erano di vecchio tipo, poco velocì, pochissimo autonome, con macchine e caldaie divoratrici di energia motrice ... e che ciò non pertanto non si ebbero che 25 giorni o 26 cli rilascio, e si nav igò con una media di 12 chilornetri all'ora, senza ripo11are gravi avarie all'apparato motore, giungendo a Camaran in condizioni di efficienza tali da ripartire, dopo soli cinq ue gio rni di rilascio , colla squ adra di Rojestwenskj per affrontare il nemico , si deve convenire che questo tour de force fu veramente ammirevole. Ciò che imro rta osservare si è cbe turte le app rens ioni che si avevano per le tre navi gua rdacoste furono dimostrate dai fatti assai esagerate, tanto nella navigazione quanto nella barraglia, ciò ch e costituisce t1n prezioso insegna mento nautico e mil itare. La permanenza della squadra di Rojestwenskj a Camaran, Port-Dayor e Hong-Koe, sulla costiera francese indocinese, ha dato luogo a parecchie proteste giapponesi appoggiate clall'lnghilterra, che minacciava, nella sca mpa , cli fare valere il casus foederis, e che soltanto le nuove cointelligenze anglo-rrancesi hanno potuto attenuare. La questione della neutralità, del diritto cli controllo, ciel comrabbando ... ad onta di tante sanzioni internazionali , rimane sempre nell'arbitrio delle nazio ni cointeressate, cd i Governi che si sentono sufficientemente forti, praticano per loro conto, come fecero l'Inghilterra, l'Unione e la Francia, il precetto qu'il ne faut pas se croire encbainé par du papier, ciò che lascia sospettare che il cod ice internaz ionale, se può essere osservato per qua nto riguarda i rrovvedimenti umanitari, non servirà che a provocare contestazioni diplo matiche finché manchi, come probabilmente mancherà sempre, d i materiale sanzione esecu tiva. Non si potrebbe escludere che le proteste giapponesi ed inglesi abbiano affrettata la partenza di Rojesteenskj, ma no n si potrebbe nemmeno affermare che ciò no n sarebbe avvenuto e che i Russi avrebbero continuato ad eludere le minaccie giapponesi e britanniche, se Nebogatov si fosse maggiormente indugiato nella traversata, e se ciò fosse a Rojestwenskj convenuto. Le cause reali che affrenarono la partenza furono specialmente: l 0 Gli ordini imperiali che imponevano la massima sollecitudine; 2° Le condizioni difficoltose dei rifornimenti ed i grandi consumi di combustibile imposti dalla necessità d i mantenere gran parre delle navi in crociera e le altre coi fuochi in piccolo al imento, esduse qL1ellc che si trovavano in ri pa razione od in porto; 3° La situazione morale degli equipaggi, ed in ispecial modo di quelli della 3/\ squadra, fra i qu ali covava il panico e la ribellione, ciò che già aveva richiesto a Libau ed a Camaran importanti esecuzioni sommarie di 40 ed anche più ribelli per volta; 4° Lo stato di salute di Rojescwenskj, di Felkersam e forse d i qualche altro ammiraglio, e specialmente le condizioni psicopatiche dei du e ammiragli piL1anziani. Tali cause che affrettarono la parcenza di Rojestwensky, che si poteva ancora differire senza pericolo cli complicazio ni internazionali, furono pure quelle che fecero preva lere, nel grande Consiglio cli guerra che si tenne su lla Suvorou prima di partire,

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il partito di dirigere a Vladivostok per la via più breve di Tsushima, sebbene fosse queUa p iù pericolosa . L'ammiraglio russo, udito il Consiglio , doveva scegliere u na cli queste principali risoluzioni, che pare fossero tutte tre discusse e sostenute: 1°. Indugiarsi nel mare della Cina, prendendo una base provvisoria alle Pesc1do res, a r ormosa od in una delle isole del gruppo di Liu-kiu; 2° . D irigere per VJaclivostok, girando al largo del Giappone e scendendo per lo stretto cli Laperousc, escludendo il forzamento di quello cli Tsugaru per i disastri certi e colossali che ne sareb bero derivati; 3° . Forzare lo stretto cli Tsushima, sperando nella persistenza delle nebbie, e nella lontana nza della squadra principale di Togo. Come già scrissi n el precedente fascicolo .la battaglia di nusb ima, il partito preferibile e che consenriva le maggiori speranze di successo, differito ma p robabile, era q uello di indugiarsi ancora a sud, per dare solidità materiale e morale all'a rmata; per addestra rla nel tiro e nelle <:!voluzioni; per attuare una gu erra di crociera, per la quale si disponeva di 15 incrociaLori protetti ed ausiliari, q uasi tutti più veloci degli analogh i tipi giapponesi, che avrebbero dato non poco travaglio al nemico, e fatto temporaneamente sospendere ogni commercio, se avevano una buona base d 'operazione e di rifornimento cui ap poggiarsi. La base di r ifornimento a Formosa, alle Pescadores, od alle Liu-kiu, si poteva se nza diffico ltà costituire, e, g iuocanclo di audacia verso la Cina, si sarebbe anche potuto utilizzare le isole Hi-tai a nord cli \Xfo-sung, senia troppo preoccuparsi delle proteste d iplomatiche. La sola difficoltà materiale, escludendo quelle mora li, era quella ciel carbone; poiché dalla Cina si poLevano avere acqua, viveri e provviste di ogni genere per un tempo indefinito, come li avevano avuti da Amoy, Fou-ceu, Shanghai .. . i Giapponesi. La questione del combusLibilc era essa tale da fare escludere l'adoz ione cli un partito e di un metodo di guerra che presentava rame probabilità di successo, se espi icato con effic ienza morale ed intellettuale non inferiore a quella materiale? Il metodo di mantenere la squadra con1battente in potenza poteva richiedere, se i servizi erano bene organizzati, circa 1500 tonnellate di carbone al giorno, poiché tullo il naviglio o ne rario lo si poteva tenere colle macchine spente e una buona metà cli quello combattente co lle macchine in piccolissimo alimenro, anche notturno, dato lo splendido serviiio di esplorazione strategica che si poLeva attivare coi 15 incrociato ri e colle 12 silu ra nti . Se la divisione d i Vladivostok si fosse co ngiunta a quella di Rojestwenskj, ciò che non presentava difficoltà, si poteva mantenere questo metodo di guerra finché Togo non si fosse deciso, e la nazio ne glielo av rebbe imposto, ad impegnare la grande battaglia. È superfluo osservare che questa grande battaglia sarebbe stata combauuta dai Russi in condizioni immensa mente più fa vorevoli di quelle che essi av rebbero incontrato a Tsushima, a Tsuga ru ed anche a Laperouse, e la situazio ne strategica e tattica sarebbe stata p ressoché uguale per entrambi i belligeranti. Di fronte a tali vantaggi la q uestione del combustibile div iene meschina meschina; poiché quando si spendo no centinaia e centinaia d i milion i per allestire, quasi dalle fondamenta, un'armata come quella di Rojestwenskj, non può giustificarsi l'economia di pochi milioni, d ai quali appunto dipende tutta l'utilizzazione della flotta.

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Un mese di indugio, mantenendo l'armata in potenza, poteva costare per combustibile e consumi cli macchine, se il se1vizio del rifornime nto era fatto direttamente dalla Marina, circa 100000 fran chi al giorno, e questi tre milioni mensili potevano rappresentare l'utilizzazione di tutta l'armata e forse una fo11una navale. Gli ordini imperiali e le condizioni morali o psicopatiche degli equipaggi e dei comandanti su premi possono spiega re , se non g iustificare, la deliberazione del Consiglio di guerra e la risoluzione di Rojestwe nskj; ma ciò non esclude che, militarmente considerato, il pa1tito prescelto fosse il peggiore ccl il più pericoloso dei tre che abbiamo precedente mente indicato. L'armata russa partì il 14 maggio da Camaran ed Hong-Koe colle navi combattenti, ausiliarie e comple mentari, la sciando in dietro il convoglio de lle nav i o nerarie. Il giorno 1.5 è segnalata a 50 miglia al Nord cli Capo Varela ; il 17 si trova a ll'altezza di Hong-Kong; il 20 passa il canale delle isole Baskj; il 26 a sera dà fondo a lle isole Saddle, a levante di Shanga i, mentre alquanti incrociatori e navi complementari prendono l'a ncoraggio cli Wo-Sung. Completato il carbone cd i viveri, Rojestwenskj, lasciando indietro le impcdimenta, pane all'al ba del 26 dalle Saddle dirigendo per lo stretto cli Tsushirna. * .. *

Le operazioni dell'armata giapponese dal 13 marzo al 27 maggio sono assa i poco conosciute, pe r la misteriosità cli cui più che mai , si circondarono i nipponici. L'armata, secondo le più attendibili informazioni , e ra ripartita in quattro squadre principa li, esse ndo cessate le esigenze de i servizi costieri, ed imponendosi una organizzazione che corrispondesse a quelle tattiche e strategiche del conflitto esclusivamente navale . La P squadra, al comando di Togo e di Misu, essendo C. S. M. l'ammiraglio Kato, e ra costituita dalle 4 grandi corazzate e dagli incrociatori Nisshim e Kasuga, essendo ormai certo che a questa squadra non fu aggrregata la Tsing-yuen. La 2" squadra, al comando di Kamimura e di Shimamura, e ra costituita dai 6 incrociatori corazzati, alcuni dei quali erano eventualmente aggregati ad altri rcpa1ti. Capo di Stato maggiore ammiraglio Fugill. La 3" squadra, al comando di Kataoka e di Jamada, col comandante Saito a capo di stato maggiore, era costituita dai maggiori incrociatori protetti e navi antiquate. La 4" squadra , al comando di Uriu Dewa , era costituita dai più veloci incrociatori protetti di l " e 2" classe. Altri repa1ti, di cui non si conosce con esattezza sufficie nte la costituzione, era no al comando degli ammi ragli Kokura , Taketomi, Togo 2°. Ad ogni squadra era asseg nato un reparto cli siluranti di l" o cli 2" classe . Quosta armata , durante il marzo e l'aprile, fece le riparazioni ed i preparativi per il compito futuro, e quando Rojestweskj lasciò Madagascar, un grosso re parto, probabilmente la 4" squadra, fu dislocato alle Pescadores, staccando qualche gruppo e qualche squadriglia verso gli stretti di Malacca e Borneo. La notizia che qualche gru ppo d'incrociato ri siasi spinto fino a Ceylan ed alle Maldive non fu ancora confermata e parrebbe poco attendibile.

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Dutante il periodo della permanenza della squadra russa a Camaran, parrebbe che un reparto della 2" squadra o della 4" facesse una crociera, dal 15 aprile al 15 maggio, verso il Sud, essendo stata a più riprese segnalata lungo le costiere di Palowan e di Luzon. Questa crociera, sebbene non ancora accertata, parrebbe avvalorata dal fatto che gli incrociacori e le silurauti di Vladivostock ebbero d urante que l periodo grande libertà e sicurezza di incursioni, contrastate soltanto da qualche squadriglia d i siluranti. fl complesso delle informazioni pii) attendibili permette di credere che i Giapponesi non si siano troppo preoccupati della permanenza dei Russi a Camaran, e che non abbiano in alcun modo, nemmeno con sorprese notturne di siluranti, tentato cli impedire, ciò che forse era relalivamente facile, il collegamento cli Nebogatov con Rojesrwenskj. Essi mantennero il grosso delle fo rze combattenti nello stretto cli Tsushima, escluso qualche repa1to che fu, come si disse, dislocato temporanea mente verso Borneo e Ma nilla, piuuosto collo scopo cli appoggiare le proteste per 1~~ v iolazione della neutralità ed affrettare la partenza cli Rojestwenskj da Camaran anziché per scopo esclusivamente militare. Dopo la pa1tenza dei Russi clall'lndocina le forze disrnccate si raccolsero rapidamente a Tsushima, ove avvenne il concentramento generale e permanente di tutta l'armata, escluso forse qualche reparto che venne distaccato a Nord, piuttosto con intendimento di avvalorare la notizia dello sgornbro dello stretto di Tsushima, per indu rre i Russi in inganno; sebbene sia lecito supporre che i Giapponesi già conoscessero le deliberazioni del Cons iglio di guerra che decideva cli forzare lo stretto cli Corea. La pratica degli inganni e degli strattagemmi d i guerra non è mai superflua , come ricordano I.eone VI il filosofo , Onosonder, Vegezio, Polieno ... ed i Giapponesi avranno giudicato oppo1tuno di onorare la scienza antica . Checché ne sia di questi strattagemmi, è ce1to che i Giapponesi si attennero al principio della massima concentrazione nel punto strategico dominante, dal quale potevano sempre accorrere a Tsugaru ed a Laperouse quando avessero accertato il movimento della flotta nemica . I.e o perazioni preliminari dei Giappones i sono quindi ammirevoli per prudenza e per sapienza, e rivelano una grande mentalità congiunta ad una forre coscienza. * ••

LA BATTAGLIA DI TSUSHlMA. - Lo sviluppo particolareggiato della grande battaglia in tutle le sue fasi di tempo, di luogo e di procedimento tattico non è ancora conosciuto, e probabilmente non lo sar,1 che molto ma molto cardi, poiché difficilmente i Giapponesi si decideranno a pubblicare un'esatta relazione, ed è assai probabile che i Russi non siano in grado cli farlo, giacché le informazioni di fonte russa, non escluse quelle d i Enquist, dimostrano che nessu no, eccettuato forse il Nebogatov, ha potuto abbracciare tutto il campo dell'azione e seguirne le fasi dal princip io alla fin e. La narrazione da noi pubblicata nel fascicolo precedente, se è riconfermabile per quanto riguarda i risultati e gli apprezzamenti tanici, è in qualche punto inesatta, specialmente per quanto si rife risce alla prima fase della battaglia, dato che le più recenti informazioni siano più attendibili delle prime che vennero pubblicate.

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*. * CONCLUSIONE (•Rivista Marittima,, ottobre 1905)

li grande ed incomparabile conflitto russo-giapponese, che si era diplomaticarnente iniziato 1'11 agosto 1903, e militarmente la notte dall'8 al 9 febbraio 1904, si chiuse il 5 settembre 1905, colla firma ciel trattato di Portsmouth, che verrà ce,to ratificato. Il trattato di Portsmouth, esclusa la questione ciel Liao-tung è giusto e dignitoso per entrambe le pa rti , ecl i Giapponesi hanno grande torto di lagnarsene e d i fa re chiassose proteste per conseguire ciò che in linea di diritto e di fatto non era razionale che consegu issero. Gli errori d i direttività generale, che fu rono da noi segnalati nei primi mesi della guerrn, e che rivelarono un imperfetto intendimento della finalità del conflitto , ad onta cl i tutte le agevolazioni derivate dallo stato insurrezionale della Russia, hanno escluso il pieno conseguimento cli tutti gli obbiettivi çhe il Giappone, data la situazione iniziale, era in grado di rapida mente conseguire. La non ratifica del trattato che si vorrebbe imporre dal popolo, o per meglio dire dal partito d'opposizione al Governo, sarebbe oggi grandissimo errore. Fu ripetutamente affermato, nei cap itoli precedenti e nelle Considerazioni, che dopo la capitolazione cl i Port-Arthur e Ja battaglia cli Mukc.len i Giapponesi avevano, quanto i Russi, tutto l'interesse a non persistere in una guerra dalla quale non potevano ritrarre vantaggi adeguati agli enormi sagrifizi di uomi n i e cli denaro che essa imponeva. La po rtentosa battaglia cli Tsushima ha certamente aggiu nto nuovi lauri alla florida gloria militare del Giappone, ed avrà certamente in avvenire una grande influenza mora le; ma è forse assai dubbio che essa abbia sensibilrnente influito a mig.liorare le condizioni della pace, mentre ha certamente indotto l'Inghilterra e specialmente l'Unione, già gelose e sospettose ciel pote re marittimo ciel Giappone, ad insistere con ragioni poderose per indurre a remissiv ità il lo ro allea to e protetto. Le coercizio ni finanziarie, che ra nto pesarono nella bilanc ia della Conferenza di Porrsmouth, assai più che eia sentimenti di umanesimo deriva rono eia gelosie e da timori ciel grandeggiante potere navale del Giappone. *** È nostro convincimento che le condizioni ciel trattato di Po rtsmouth si potevano conseguire imrnecliata n1ente dopo la battaglia di Mukden, non esclusa nemmeno la cessione parziale cl i Sakaline che i Giapponesi avrebbero, senza pericolo e senza difficoltà, potuto occupa re nella seconda metà del n1arzo o nella p rima dell'aprile, ad onta della lontana minaccia di Rojestwenskj. La nazione giapponese s'illuse, ed il Governo ebbe to,to di fomentare a scopo politico queste illusioni, supponendo che la vittoria di Tsushima potesse pesare nella bilancia d iplomatica quanto in quella dell a guerra ; sebbene non fosse dubbioso, come ripetutamente abbiamo affermato, l'esito finale del confl itto per il dominio del mare; ed ora quella stessa pubblica opinione s'illude di potere, coi soli mezzi di cui

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dispone, senza l'appoggio materiale e morale dell'Unione, coll'equivoco buonvolere dell'Inghilterra, colle indubbie ostilità della Cina, della Francia e della Germania . .. fare fronte alle enormi difficoltà e clispendiosità cli una grande guerra invernale, e provvedere contempo raneamente alle infinite esigenze della sistemazione ed utilizzazione delle provincie militarmente occupate. Nessun d ubbio qu indi che il Giappone, eia solo ed osteggiato apertamente o celatamente da quasi tutti gli Stati, non possa sopportare il grave fardello che si imporrebbe rifiutando la ratifica del trattato di pace, ed il partito che lo propugna si d imostra altrettanto p resuntuoso ed incosciente q uanto nemico della patria e della sua grandezza futura. Questo apprezzamento, per il nostro costante omaggio alla verità, non può essere sospetto cli favoritisn10 russo o giapponese, onde, tributando il dovuto plauso al Governo per la energia dimostrata, ed alla maggior parte della Stampa giapponese per la sua saggezza conciliatrice, consideriamo esau rita la crisi popolare ed assicurata la ratifica del trattato di Portsmouth. Il primo grande atto del dramma mondiale che si svolgerà nel XX secolo è risolto con grande giustizia e con grande decoro per entrambi i belligeranti, e con piena soddisfazione di tutte le Potenze 1nondiali, onde non ci rimane che ad esprimere, a complemento dell'opera , un giudizio sintetico sul processo e sulle conseguenze cli questo stupefacente conflitto. ***

È forse intempestivo tentare una si ntesi generale della complessa ed incomparabile guerra , mancando tuttavia la conoscenza esatta cli tutte le circostanze che concorsero a determinare gli avvenimenti; rna, considera ndo che una vera e completa storia militare della guerra non si potrà avere che fra molto tempo, crediamo opportuno e necessario riassumere la grande epopea nelle sue generalità, prendendo in esame la direttiva della guerra nelle sue modalità princi pali. Per ragioni di ordine e cli chiarezza onde non eccedere i limiti cli u na conclusione sintetica, consideriamo la d irettività nelle sue tre moda lità principali, cioè: 1°. La direttività suprema; 2°. La direttività marittima; 3°. La direttività territoriale. La direttività suprema della guerra riguarda specialmente quella politica e quella militare nelle sue più genera li determinazioni, indipendentemente da lla condotta delle singole operazioni, territoriali o marittime, su i teatri della guerra. La direttività s uprema fu, durante tutta la guerra, esercitata direttamente e continuamente dai Consigli imperiali presieduti dal Mikado e dallo Czar. È questa una grande ca ratteristica speciale di questa guerra, poiché, se non mancano esempi cli guerre dirette da Vienna, eia Parigi, da Costantinopoli, eia Washington ... questa direttiva si è sempre manifestata d iscontinua, imperfetta, pe1turbatrice e quasi sempre invadente e funesta; mentre nella presente guerra russo-giapponese fu la modalità necessaria ed imprescind ibile, sebbene non siasi sempre dimostrata saggia e sapiente. Nessun'altra forma cli direttività , localizzata nei teatri delle operazion i, era compatibile con l'indole del conflitto, per la sua grande complessità politica, cerri-

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coriale, marittima e per le continue cd imperiose co rrelazio ni fra la patria ed i teatri della guerra. Questa modalità direttiva è resa sempre più efficiente dalla sicurezza delle comun icazioni telegrafiche e si può affermare che, escludendo q ualche eccezio nalità d i guerra navale od insulare che non consenta l'utilizzazione della telegrafia subacquea od aerea , essa verrà prescelta nei futu ri grandi conflitti , territo riali e marittimi, sempre che lo stratega non sia anche il capo dello Stato. Giudicata nel suo complesso, ed in relazio ne alle caratteristiche speciali di questa guerra, si può affermare che l'opera dei Consigli imperial i abbia fatto la prova miglio re che la situazione e l'indole dello Stato co nsentivano. ll Mikado che, nella guerra contro la Cina, aveva trasferito il qua1tiere imperiale ad Hiroshima, ha saggiamente o perato rimanendo a Tokio; e lo Czar, se si fosse trasferito nella Manciuria, come ne era corsa notizia, avrebbe commesso gravissimo errore, le cui immediate conseguenze lo avrebbero so llecitaIY1cnte ricondotto a Pietroburgo. Se la di rettività suprema fosse stata affidata all'Alexiev od a Kuropatkine, lo sfacelo sarebbe stato inevitabile ed immediato: l'anarchia avrebbe invaso l'a mm inistrazione, l'esercito, l 'armata .. . e se q ua lche inconveniente, derivante dagli ordini di Pietrobu rgo , poteva essere evitato , fu assai piccolo da nno in pa ragone dei disastri politici e miltari che sarebbero deriva ti dal conferimento dei pieni ed asso luti poteri nelle mani del viceré o del coma ndante supremo. La direttività politica esercitata dal Consiglio imperiale fu ottima sotto ogni riguardo, tanto nazionale elle internazionale, nel Giappone, e non potrebbe negarsi che fosse lodevole anche a Pietroburgo , per quanto si riferisce alla politica interna7.ionale. Il criterio fonda mentale politico dei due bell igeranti essendo quello di risolvere da soli, escludendo qualsiasi ingerenza od intervenzione di plomatica delle altre Poten7.e, la loro vertenza, il compito direttivo era semplice e chiaro, e la linea di condotta _dei due Govern i non ha subito inflessioni durante turco il periodo della guerra. E però dove roso riconoscere che la di rettività politica giapponese, specialmente nei riguardi verso le Potenze neutrali e specialmente nelle ve1t c nze colla Cina e colla francia, si è di mostrn ca più rispettosa, più prudente, più oculata e certamente più longanime d i quella del la Russia. La su perio rità direttiva cli Tokio, rispetto a q uella d i Pietrobu rgo, si è specialmente rivelata nella politica interna, ma è doveroso riconoscere che per l,1 v ittoriosità della guerra e pe r le cond izion i della coscienza russa e giapponese, quali fu rono deter minate nel ca pitolo 1, il compito del Governo dello Cza r era assa i piC1complesso e difficile di q uello del Governo del fv1ikado . li solo appu nto che si potrebbe forse for mulare, con molta esita nza, alla d irettiv ità po litica interna del Giappone è quello di avere lasciato troppo l ibero campo alle esaltazioni ed alle illusioni nazionali, che provocarono non poche esplosioni ciel sentimen to po polare, co ntro personalità sulle quali non potevano ricadere censu re per gl'indugi nel consegu imento degli obbiettivi militari , o per eventuali disastri. Quando però si consideri l'indo le del popolo giapponese e la necessità in cui si trovava il Governo d i utilizzare tutte le energie morali ciel patrio ttismo r er far fronte ~1lle enorm i d ifficoltà della guerra, si deve concludere che, se la d irettiva non fu sempre perfetta, ciò devesi srecialmente attribuire alla inevira bile imperfezione e trascendenralirà delle stesse magg iori virtù.

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Ammirevole ed ignora to finora dai Governi europei, non però da Roma antica e da Venezia, fu la costante sollecitudine del Governo e cli rutti gli ottimati nel-richiamare il po polo all'osserva nza dei suoi doveri cli frugalità, di temperanza, dì economia ... onde rivolgere tutte le risorse al conseguimento dello scopo supremo. Grande virtù insegna ta da llo stesso Mikado colla parola e coll'esempio! Gli errori della direttività russa, nei riguardi della politica interna , furono innumeri e fenomenali, derivanti tu tti dalla indole dello Stato e dalla incompatibilità degli elementi eia cui s'integrava o, per meglio dire, si disintegrava la coscienza del popolo russo. La serie di questi erro ri fu da no i indicara nei successivi ca pitoli, e sarebbe imposs ibile specificarne tutte le cause e le terribili conseguenze, che furo no però nel capitolo r prevedute, onde ci limiteremo ad indicare le cause che maggiormente contribuirono ad aggravare la situazione polirica interna. Queste principali cause sarebbero le seguenti: 1°. Incompatibilità naturale d i pensiero e di sentimento fra l 'autocrazia e la Nazione; 2° . Preponderanza ed invadenza dell'affarismo e del bigottismo politico, tanto nella burocrazia quanto nell'esercito, nella Corte ed in turri i poteri dello Stato; 3° . Disquil ibrio mentale fra le maggiori personalità ciel Governo, e loro intermittente potere; 1°. Presuntuosità di dominare col rigore, di attenuare colle lusi nghe, di eludere colle ipocrisie ... mediante provvedimenti eventuali, le difficoltà ed i pericoli derivanti d a una profonda perturbazio ne della coscienza nazionale; 5° . Incapacità materiale e morale di attuare il divide et impera fra le nazionalità, le chiese, le caste, i paititi . . .; 6°. Ignoranza delle vere condizioni spirituali dell'esercito, della polizia e sovrarutto dell'armata; 7°. Ficluc iosità eccessiva nell'opera e nella influenza del clero ortodosso, che all'atto pratico si dimostrò disintegrato, dissenziente, inattivo e p iù sollecito dei propri che degli interessi nazionali; 8° . I ncapacità di valutare le gravi conseguenze delle disfatte, su llo spir ito dei riforrnisti e rivoluzio na ri , e dei sagrifici economici sulle p opolazioni rurali; 9° . Impossibilità cli interessare la Nazione ad una guerra giudicata un nuovo flagello, del q uale si armava l'autocrazia contro il popolo; 10°. Insufficienza dello Czarismo. A queste ca use principali della errata d irettiv ità politica se ne potrebbero aggiungere moltissime altre, ma esse sono più che sufficienti a spiegare la loro funesta influenza su lla suprema direttiv ità militare. Il Consiglio impe riale ed il Governo dello Czar, per la loro imperfezione spirituale e mentale, e per l'influenza della politica interna, commisero una serie così continua e così progressiva di errori eia fare ricadere su di loro tutte le responsabilità e la colpa dei colossali disastri mili~1ri. li primo, il più madornale cli tutti gli errori, il vero peccato originale di cuna la clisastrosità, fu quello di non avere compresa tutta l'ìrnpo1tanza del dominio del mare. Questa mancanza cli intendimento ciel carattere princi pa le della gu erra risultava evidente dalla dislocazione delle squadre russe prima della dichiarazione di guerra , e fu da noi immediatamente ind icata nel fascicolo cli marzo 1904 prevedendo le disastrosir~ che da tale errato intendimento della guerra dovevano inevitabilmente cleri-

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vare. Nessuna meraviglia però che l'alto consesso milita re della Russia, nazione essen zialmente continentale e priva di tradizioni marittime, fosse deficiente d'intendimento navale , quando q uesta deficienza è forse maggiore in Italia , come lo dimostrarono gli scritti che videro la luce durante la guerra. Sia lecito, a giustificazione di questo apprezzamento, in una questione tanto virale per il nostro paese, tra i molti giudizi che porrei trascrivere, ricordare quello di un distinto generale, che è anche un acuto studioso cli cose militari, secondo il giudizio del direttore del periodico che pubblicava l'articolo La guerra ed i critici militari, dal quale trascrivo quanto segue: «Se i Russi avessero avuto centomila uomini sulle coste della Corea al principio delle ostilità - scrive il distinto e studioso generale il 15 settembre, dopo sette mesi di guerra - la gue1ra non sarebbe scoppiata, e malgrado la sorpresa cd il danno subito dalla Dotta russa, nessun co,po ragguardevole di truppe giapponesi sarebbe sbarcato. Questo è quanto è lecito dedurre dal tempo che i Giapponesi impiegarono ad avanzarsi in Co rea e dai nessunissimi ostacoli che il nemico fra ppose». Il distinto, acuto e studioso gene rale non dice come quei centomila uomini potevano concentrarsi nella Corea, senza il consenso giapponese; né come potevano vivere delle esclusive risorse locali in un paese poverissimo e bloccato completan1cnte dal mare; né dice per quale ragione i Giapponesi, che nel maggio sbarcarono a Pitzevo e Ta ku circa cento mila uomin i combattenti, o ltre tutti i se1vizi, non li avrebbero sbarcati ugualmente se tutto l'esercito russo, che nel marzo 1904 non raggiungeva quella cifra, s i fosse trovato sulle coste della Corea. La guerra poteva forse escludersi se la Russia avesse avuto nella Manciuria meridionale, non nella Corea, trecentomila combattenti, solidamente organizzati; ma non li aveva , né poteva concentrarli durante il pe riodo ul timo delle trattative diplomatiche, e si può pertanto concludere che centomila uomini, com unque dislocati e specia lmente se scaglionati lungo le coste delle Corea, non avrebbero mai esclusa la guerra . L'unico modo d i esclucler!a, come affermai nel marzo 1904, era quello di mantene re conce ntrata tutta la fo rza navale disponibile nel Medite rraneo e nel Baltico, richiamando tutte le navi combattenti dai mari dell'Oriente, e provvedendo ad un completo m un izionamento ed approvvig ionamento delle piazze fort i di Vladivostok e Po1t-Arthur, che potevano agevolmente resistere a tutti gli attacchi navali e territoriali del nernico, finché l'intera fl otta russa, che poteva raggiungere una forte preponderanza materiale su quella giapponese , giungesse sul teatro de lle operazioni . Nessuna difficoltà si imponeva alla esecuzione cli questo concentramento, poiché le squadre d i Vladivostok e d i Po1t-Arthur potevano partire per il Madagascar o per l'Europa anche negli ultimi giorni delle trattative diplomatiche, senza timore di essere ragg iunte e forzate a battaglia dalla intera fl otta nemica. Arruando un cale provvedimento la Russia rendeva impossibile, od almeno immensamente temeraria , l'offensiva territoriale dei Giapponesi nella Corea o nella Manciuria, ed avrebbe conseguiti tutti i suoi obb iettivi, non esclusa l'occupazione della Corea, in virtù della sola minaccia navale. «Il Giappo ne - come scrissi nell'aprile 1904 - ad onta di tutta la sua bellicosità, della sua lunga preparazione, degli immensi sagrifici compiuti, avrebbe fatto di necessità vi1tù e, pure rodendo il freno, avrebbe rinunciato molto probabilmente a scendere, da solo a so lo, in lotta contro la Russia.

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«Fu questo - come affermai nel marzo 1904 e riconfermo oggidì - il massimo errore commesso dalla Russia, dal quale non potevano derivare, tenendo conto dell'audacia e del valore del nemico, che insuccessi e disastri". Questo massimo errore della suprema direttività fu causa p rima, non esclusiva però, di una lunga serie di errori, alcuni dei quali si potevano e si dovevano evitare . I principali di questi errori della suprema direttività, non essendo possibile e forse intempestivo elencarli tutti, parrebbero i seguenti, non tenendo conto cli quelli che riguardano la pre parazione generale alla guerra, e che ricadono anche essi sul Consiglio imperiale. 1°. La preservazione di Alexciev nel potere v icereale, da cui derivarono gravi danni materiali e morali. 2°. Il ritardato inv io ciel Generalissimo, derivante eia funeste influenze granducali e co,tigiane . 3°. L'intensa e continua prevaricazione ciel Consiglio e del Viceré nel carnpo delle funzioni ed attribuzioni del Generalissimo. 4°. L'errato apprezzamento, durante la guerra , della capacità offensiva del Giappone e della potenzial ità logistica della ferrovia transiberiana e transmanccse. 5°. La persistente imposizione al Generalissimo d i assumere l'offensiva , senza avere una piena conoscenza cli tutta la situazione n1ilitare, tanto materiale e locale quanto rnorale. 6°. Il rita rdato allestimento della flotta ciel Baltico, e sovratutto la mancata costrnzione d i silu ranti, ciò che non permise la piena utilizzazione, strategica e tattica, della flotta di Rojestwenskj. 7°. L'i nsufficienza dei rifornimenti, che non consentì alla flotta del Baltico d i adottare quel metodo temporeggiante di guerra dal quale soltanto si poteva sperare qualche eve ntuale successo, od almeno l'esclusione cli un colossale d isastro. 8°. Il mancato richiamo della divis ione navale d i Vladivostok dopo le b,Htaglie ciel 10 e 14 agosto, od almeno dopo la capitolazione di Port-Arthur. 9°. T..a caparbietà di persistere ad ogni costo nella guerra dopo la caduta di Port-Arthur, quando _e ra possibile una pace decorosa, facendo valere le influenze della battagl ia del Sha- ho e della fl otta di Rojestwenskj. 10°. L'ordine imperiale che provocò il d isastro di Tsushima. Tutti questi errori, se derivarono dall' indole e costituzione del Consiglio imperiale , furono però specialmente dovuti alla mancanza d'intendimento della funzione del potere nava le, ed al dualismo territoriale e marittimo che perturbò, come perturberebbe in Italia, tutta la direttività della guerra. Le conseguenze di q uesti erro ri sarebbero state più disastrose ccl immediate senza la grande attività del Kilhow, ministro delle comunicazioni; onde a lui è dovuta una meritata lode per i provvedimenti che g uarentirono e migliorarono il se1vizio della Transib eriana , rendendola capace di soddisfare alle più imperiose necessità degli eserciti, cli che era lecito dubitare al principio delle ostilità . Se gli errori del Consiglio imperiale d i Pietroburgo furo no molti e disastrosi, quelli cli Tokio furo no tali da escludere il pieno consegu imento degli obbiettivi militari che compendiavano le fina lità della guerra. Nessuno dei tre obbiettivi principali della guerra, cui precedentemente accennammo, cioè la cattura dell 'esercito, l'occupazione cli Karbin e l'isolamento cli Vladivostok fu conseguito, e ciò dipese esclusivamente dalla suprema direttività militare.

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Non si potrebbe escludere, anzi si può ammettere, che il conseguimento di due obbiettivi, e fors'anco di tutti e tre, fosse implicito nella continuità della guerra; poiché Karbin e Vladivostok sarebbero stati, secondo tutte le probabilità, prima o poi occupati; ma si può senza esitanza affermare che il mancato conseguimento dei tre obbiettivi dipese da un errato intendimento di tutte le generalità politiche, economiche, finanziarie e militari del grande conflitto. L'errore preponderante, dal quale derivarono quelli minori, fu certamente quello di non comprendere che al conseguimento degli obbiettivi che integrano le finalità della guerra, si deve tendere colla maggiore energia e colla massima rapidità, anche quando si possa avere fondata speranza di conseguirli più lentamente e con maggiore grandezza di tattici avvenimenti . Il Repington approva implicitamente la lentezza della offensiva giapponese quando dice che: •Se Kuroki, dopo la battaglia del Yalu, avesse marciato su Liao-yang, i Russi avrebbero probabilmente sgombrata la Manciuria meridionale, ma questo sgombero non avrebbe compensato i Giapponesi della perdita della soluzione tattica, ovvero sia, cli avere l'urto col grosso dell'esercito russo in vicinanza ciel mare ed a poche giornate di marcia dalle loro basi sulla costa mancese, mentre il Giappone poteva permettersi il lusso di lasciare crescere l'esercito nemico, fino ad un certo segno, nella certezza di vincere». Questa strategia può essere americana e giapponese, ma non è certamente né cesarea né napoleonica, ed i fatti hanno dimostrato che, ad o nta delle grandi e stupefacenti battaglie, la soluzione tattica risolvente non si ebbe, ed i Giapponesi non riuscirono a conseguire i loro principali obbiettivi territoriali, eia cui dipendeva la risoluzione della guerra e l'imposizione delle condizioni di pace. A fa tti compiuti è lecito riaffermare il giudizio da noi espresso nel capito lo VI sugli errori della suprema direccività giapponese, e concludere che il ritardo di oltre du e mesi nelle grandi operazioni di sbarco, compiute nel maggio mentre si potevano e dovevano eseguire nel marzo, ha di rettamente provocate le seguenti conseguenze: 1°. Ha escluso la possibilità di isolare completamente Port-A1thur ed inutilizzare un corpo d'esercito russo quasi completo, occupando fortemente, nel marzo, lo stretto cli Kinkow, ciò che era relativamente facile data la topografia locale, la preponderanza della flotta gia pponese e le condizio ni di quella russa dopo il disastro del 9 feb braio; 2°. Ha permesso ai Russi di rafforzare solidamen te ed approvvigionare largamente la piazza forte , e d i mettersi in grado di sostenere lu ngamente un epico assedio; 3°. Sottrasse alle operazioni campali un contingente di oltre 50000 uomini cli ottime truppe, anche tenendo conto del corpo d'esercito indispensabile a guarentire l'occupazione dello stretto di Kinkow e l'isolamento cli Po1t-Arthur; 4°. Concesse alla flotta russa di esercitare per undici mesi una minaccia potenziale, aggravata dalla possibilità di poderosi rinforzi, mentre l'isolamento immed iato avrebbe inevitabilmente provocato una sollecita capitolazione per esaurimento di ogni mezzo d'esistenza; 5°. La battaglia, che Stòssel avrebbe impegnato per sottrarsi al suo fato, si sarebbe combattuta, con esito indubbian1ente favo revo le pci Giapponesi, in condizioni assai meno difficili e micidiali di quella di Nan-shan;

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6°. La direttiv ità suprema giapponese non sarebbe stata pe1turbata da lle grandi difficoltà cl i conseguire conternporanenmente d ue principali obbiettivi; 7°. L'offensiva territoriale, libera cli qualunque preoccupazione n-1arittima, si poteva spingere con maggiori forze e sollecitudine contro un esercito debole, disorganizzato , mora lmente e materia lmente diviso, incalzandolo di disfatta in disfa tta prima che il Generalissimo lo avesse solidamente ricostituito . Tutto ciò era relativamente facile, data la situazione militare nel marzo ed aprile 1904, ed ancora non si comprende perché i Giap ponesi, che si d imostrarono politicamente così oculati, non abbiano afferrata la fortuna nel momento propizio. Le rag io ni addotte per spiegare, non per giustificare, la ritarda ta offensiva, furono le seguenti: 1°. La preoccupazione, certo eccessiva , di assicurare contro ogni lontana minaccia il dominio del mare; 2°. La perplessità nella scelta ciel piano d i guerra, fra quelli che erano propugnati; 3°. La ma ncanza d i genial ità, specifica della razza, che fece prevalere l'adozione di un p iano di guerra molto analogo a quello attuato nel conflitto del 1894-96 contro la Cina; 4°. La soverchia p rudenz~1 nel calcolare e p rovvedere a tutte le più m inute esigenze amm inistrative ed o rganiche, onde esclt1dere qualsiasi funesta causa lità; 5° . Lo sca rso apprezzamento della potenza logistica della Tra nsiberiana, inantitesi alla eccessiva estimazione elc i Russi; 6°. La speranza d i concludere con un solo grande atto alla Sedan la lotta territoriale. Forse tutte queste influenze concorsero a ritarda re l'offensiva , ma nessuna di esse è sufficiente a giustificarla onde si è indotti a supporre, benché ciò non risulti positivamente, che la causa determ inante fosse l'impreparazione dell'esercito all a immediata mobilitazio ne, nei l imiti di tempo sta biliti per gli eserciti europei. Se ciò fosse, la colpa ricadrebbe sempre su l Consiglio imperia le, considerando che la guerra era preveduta da otto an ni e che il periodo delle trallative diplomatiche, che durarono sei mesi , consentiva un eccezionale margine di tempo agl i ultimi provvedirnenti della mobilitazione dell'esercito. Qt1esto errore parrebbe anche più grande e meno giustificabile quando si consideri che la situazione navale difficilmente poteva essere piC, propizia di quanto lo fosse nel marzo; che i convogli per il trasporto delle truppe erano già adunati nei porti e che per l'offensiva in iziale erano più che sufficienti otto d ivisioni dell 'esercito d i prima l inea, delle quali du e nella Co rea, per l 'offensiva verso il Y,l l u; due nel Liao-tung per l'isolamento cli Port-Artur e l'occupazione dello stretto di Kinkou; rim,lncndo le altre quamo, che poteva no essere rafforzate a breve intervallo eia importanti repatti, per l'offensiva verso Kaiping e l'occupaz io ne cli Neu-ciuang. Le condizioni delle retrovie, quando si disponesse delle basi marittime di Neu-ciuang, cli Pitzevo e di Taku, erano più che sufficienti per assicurare, utilizzando le grandi r isorse della Cina e della Manciu ria meridionale, l'esistenza cli un esercito non superiore ai centom ila uomini, col quale si poteva consegu ire d i slancio, data l'energia ed il valore giapponese, l'obbiettivo d i Liao-ya ng , assai p rima della stagione delle pioggie. Le difficoltà che i Gia ppo nesi incontrarono nell'agosto e settembre, per organizzare i serv izi logistici e le retrovie, derivarono dalla necessità di provvedere per un esercito cli o ltre duecentomila uo mini, che tendeva a raggiungere il mezzo milione; 873


ma il gra nde risultato ottenuto dimostra appunto la facilità colla quale si sarebbe provveduto tre mesi prima da assicurare completamente una più sollecita offensiva. I Giapponesi diranno, od essi soli possono dirlo, quali fossero le cause reali della rita rdata offensiva; ma la critica può sicuramente affe rmare che quelle cause imrlicano un errore di preparazione e di direttività, dal qu ale de rivarono quasi tutti gli altri , perc hé tutti impliciti ne lla necessità cli conseguire contemporaneamente due obbiettivi p rincipali, e di provvedere ad esigenze di tutti i gene ri, che sempre più cre bbero col trascorre re del tempo e col grandeggiare degli eserciti. L'indugio nella ripresa dell 'offe nsiva da Liao-yang e da .Mukclen, sebbene possa giudicarsi eccessivo, derivò dalla necessità cli rafforzare solidamente le posizioni occupate e provvede re alle grandi esigenze dei se rvizi logistici, onde è doveroso riconoscere che i nuovi errori, se l'eccessiva prudenza può essere erro re, derivarono da quello che determinò tutto lo sviluppo della gue rra . Sebbene l'errore s ia stato grande, ed abbia escluso il conseguimento di quegli obbiettivi che soli potevano assicura re tutte le finalità della g uerra, è però doveroso riconoscere che la direttività suprema giapponese, se non poté più esclude re tutte le conseguenze cli q uell'e rrore, ha però compiuti prodigi meravigliosi, quando si consideri con qua li scarsi mezzi economici, industriali e fin a nziari provvide a tutte le esigenze di una gue rra colossale. •** La direttività delle operazioni marittime, subordinata a q uella de i consigli imperiali, subì inevitabilme nte l'influenza della prepa razione alla gue rra, la quale, come dimostra mmo nel capitolo secondo, fu ottima per opera dei Giapponesi e pessima per ope ra elc i Russi. Gli errori fondamental i, impliciti nella p re parazione, difficilmente si rimediano, qua ndo esista una sufficie nte equivalenza cli mezzi e di ca pacità direttiva; mentre rapidamente si moltiplicano quando questo equilibrio faccia, com.e nella presente gue rra, difetto. Un giud izio completo sulla dire ttività marittima non è forse ancora possibile; ma analizz,1ndo la nelle sue tre modalità principali riguardanti la correlazione fra gli eserciti e le armate, la direzio ne strategica e quella tattica, .confidiamo di giunge re ad apprezzame nti sintetici non tro ppo discordanti da quelli che si potranno, con più esatta conoscenza cli cause e di fatti , esprimere in avvenire. Le condizioni generali d ella guerra furono assai meno p ropizie alla direttività ru ssa cli qua nto lo fossero per quellét giapponese . L'agevo lazione della direttività marittima giapponese d e rivava specialmente dalle segue nti cause: 1°. La popolarità della guerra; 2°. Il patriottismo e le virtù etnic he della razza giapponese ; 3°. L'istinto marittimo e militare della popolazione; 4°. L'unità del sentime nto nazio nale; 5°. La migliore preparazione ge nerale alla gue rra; 6°. Le più favorevoli condizioni dei teatri delle ope razioni navali; 7° I gra ndi mezzi marittimi di cui disponevano in patria i Giapponesi in relazione a quelli limitatissimi di cui d isponevano i Russi;

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8°. Superiorità qualitativa, tanto strategica che tattica, del naviglio militare; 9°. Grande preponderanza nel naviglio silurante; 10°. Il grande istinto ed il giusto intendimento del potere navale; 11 °. La solidità organica e la solidarietà di tutta la gerarchia marittima; 12°. La immutabilità del comando supremo. Il compito della direttività marittima fu ancora largamente agevolato dalle conseguenze della rapida offensiva a Port-Arthur e Cemulpo, sebbene la riattazione del naviglio russo abbia ricondotto, dopo quattro mesi, la situazione navale alle condizioni iniziali. Ad onta della temporanea preponderanza navale conseguita, il compito del comandante supremo era pur sempre difficile, poiché l'assoluto dominio del mare, indispensabile ad assicurare l'esistenza degli eserciti, poteva essere compromesso, se non escluso, dal collegamento delle squadre cli Port-Arthur, Vladivos[Ok e del Baltico che, riu nite per tempo, erano quantitativamente ed anche qualitativamente preponderanti. L'ammiraglio sul quale ricadeva così difficile compito doveva essere dotato di quelle eccezionali qualità che, riunite , costituiscono la genia lità. La storia dirà se il Togo si rivelasse realmente in ogni circostanza un grande ammiraglio quali furono Alcibiade, Lisandro, Sesto Pompeo, Agrippa, i cinque Doria, Barbarossa, Dragut; Luccioli, Pisani, Marcello, Mocenigo, Tromp, Ruyter, Tourville, Ouquesne, Suffren, Rodney, Je'tvis, Nelson, Farragut e Tegetthoff, non essendo ancora possibile giudicare ciel suo merito esclusivo nella condotta della guerra, i cui criteri direttivi furono stabiliti dal consiglio imperiale , ma soltanto del suo merito strategico e tattico nella esecuzione degli ordini superiori. L'esecuzione per quanto riguarda la correlazione continentale-marittima e le relazioni fra l'esercito e l'armata fu ottima e lodevole sotto ogni riguardo, ma è doveroso osservare che le funzioni d irettive dell'armata, in virtù del potere supremo, rimasero sempre indipendenti da quelle dei comandanti gli eserciti, e mancò ogni causa di confli tto d'attribuzi.oni o di reciproca soggezione dei due poteri militari, ciò che invece accadde necessitosamente fra gli analoghi poteri militari della Russia. Il compito del Togo fu quindi grandemente agevolato nella sua pane più delicata, ciò che poco o nulla toglie al suo merito per quanto riguarda la condona delle grandi operazioni di sbarco , il funziona mento delle basi d'operazione marittima e la cooperazione navale nelle operazioni fluvia li e costiere. Se è impossibile giudicare del merito personale del Togo in tutta la correlazione continentale-marittima, si può però affermare che nessun'altra guerra può vantare una complessità, continuità e grandezza di operazioni correlative, con risultati così precisi e perfetti, come questa le cui risultanze d ipendevano principalmente dalla perfetta armonia dei d ue poteri militari. La condotta strategica cli questa guerra navale fu assai limitata, sebbene i reparti della flotta russa si trovassero dislocati a grandi distanze fra loro. Il troppo d ifferito intervento della squadra del Baltico, la dislocazione di Vladivostok e di Port-Arthur in due bacini distinti, la scarsa efficienza del reparto russo dislocato nel mar del Giappone, la felice posizione cli Tsushima sollecitamente afforzata da quella di Mazampò a complemento di Sasebo . .. agevolarono grandemente la direttiva strategica, la quale si ridusse a mantenere isolate fra loro le due basi d'operazione del nemico, compito questo relativamente assai facile.

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Le crociere della divisione di Vladivostok, troppo debo le per minacciare seriamente le linee di comunicazione navali, non poterono conseguire risultati tali da influire s ulla situazione militare, sebbene abbiano temporaneamente perturbato la pubblica opinione giapponese, e si può quindi concludere che le circostanze non co nsentirono al Togo cli rivelarsi un grande e geniale stratega. La direttività tattica costituiva qu indi il compito quasi integrale dell'ammiraglio supremo, poiché da questo dipenderà tutta la correlazione continentale e marittima. L'azione tattica costiera fu rnolto variata, e comprese una grand e varietà di operazioni , tra le quali primeggiano il blocco navale; i bombardamenti diretti ed indiretti; i tentativi di ostruzione; l'affondamento di mine; i piccoli sbarchi; le ricog nizioni ... tutte saggiamente preparate e dirette; Wtte energicamente eseguite, sebbene non tutte consegu issero, come i bombardamenti e le ostru zioni, i risultati che si speravano. L'azione costiera , quantunque secondaria, poiché il risultato ultimo della conquista di Port-Arthur si poteva e si doveva o ttenere coll'isolamento iniziale occupando lo stretto cli Kinkow e bloccando rigorosamente il Kuang-tung, ciò che costringeva inevitabilmente la squadra ed il presidio a tentare la battaglia per sfuggire al fato incombe nte , ha però grandemente servito a temprare la fibra ed a rivelare le gran d i energie fisich e e le ammirevoli virtù militari del marinaio giapponese. In tutte queste opera zioni la genialità del comandante in capo non aveva campo cli rivelarsi se no n nella parte tecnica ed organica e cons iderata entro tali limiti, l'opera del Togo fu lodevole e forse non inferiore a quella del Farragut. L'azione tattica navale, esclude ndo le piccole fazioni ciel naviglio minore che si svolsero quasi sempre nella zona del tiro costiero, risulta dalle battaglie del 10 e 14 di agosto e del 2ì di maggio, giacché l'azione d'inseguimeuto del 13 aprile, che culminò colla catastrofe della Petropauloscki, e quella pressoché analoga del 23 giugno che si risolvelte in un altacco torpediniera, non possono essere considerate come azioni tattiche meritevoli di considerazione se non in quanto dimostrarono la buona organizzazione del blocco e dei se1vizi costieri. Il combattimento di Ulsan del 14 agosto fra la divisione del Jesscn e quella di Kamimura non riguarda che indirettamente la direttività del Togo, né, per la esigu ità della lotta, potrebbe essere titolo d i merito eccezionale per l'anuniraglio giapponese. La direttività tattica non può quindi essere giudicata che dalle due battaglie del 10 agosto e del 27 maggio . Sebbene i risultati di quelle due battaglie e l'intensità della pugna fossero assa i dissimili , ciò non pertanto esse rivelano una grande analogia di direttività, e dimostrano come il Togo avesse un s istema proprio non ancora esplicato dalle armate moderne, ciò che costituisce una importante caratteristica della capacilà tattica dell'ammiraglio giapponese. Il sistema tatlico prescelto dal Togo fu quello eia noi definito di reparti speciali ed indipendenti m.anourati al conseguimento di un u.nico e com.une obbiettivo tattico prestabilito, che prevedemmo - nell'opera •Il conflitto ispano-americano• - che si sarebbe sostituito a quello delle formazioni unitarie. L'appl icazione cli un nuovo concetto tattico di concentrame nto risolutivo presenta sempre grandi difficoltà, specialmente se implica gravi pericoli cli disintegrazione delle forze navali, come il sistema delle formazioni cooperanti.

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Le condizion i morali, organiche e materiali di una flotta che adotti il sistema delle form azioni indipendenti e cooperanti devono essere tali da assicurare l'unità complessiva dell'azione disintegrata fin dal principio della battaglia, senza di che si corre incontro a colossali disastri, per la possibilità dei rapidi concentramenti ciel nemico contro le singole formazioni. Il fatto solo di avere scelto questo nuovo metodo cli attacco in tutte e due le battaglie, anche indipendentemente dai grandi risultati conseguiti, implica una grande fiducia nelle proprie forze, una grande solidarietà fra tutti gli elementi della gerarchia navale, un intuito tattico eccezionalissimo ... ciò che è più che sufficiente a caratterizzare la genia lità tattica di un grande ammiraglio. La vittoriosa esplicazione cli questo metodo tattico fu cenamcnte agevolata dalle speciali condizioni delle squadre nemiche e dei loro comandanti supren1i; dalla eccezionale attitudine degli elementi di cui il Togo disponeva; dal concorso di molte circostanze eventuali e più cli rutto dalla interrotta direttività de lle armate nemiche, per la morte del Withefr, e le ferite del Rojestwcnsky, ma tutto ciò non può menomare il merito dell'ammiraglio giapponese, come non menomava quello di Giovanni d'Austria e del Duquesne . Fu mosso rimprovero al Togo di non avere conseguito, nella battaglia del 10 agosto, tutti i risultati che poteva forse ottenere, ma è doveroso riconoscere: 1° che in quella battaglia si esplicò per la prima volta, e quindi con minore perfezione, il nuovo metodo tattico; 2° che la squadra del Witheft aveva caratteristiche orga n iche e tattiche relativamente superiori a quelle della squadra cli Rojestwensky; 3° che il Withefr mantenne più lungamente del Rojesrwensky la direzione della battaglia ; 4° che la vicinanza di Port-Arthur non consentì la completa utilizzazione della vittoria; 5° che ricacciare la flotta russa in Port-Atthur equivaleva pressoché al distruggerla, e riuscì an zi più giovevole che dannoso; 6° che il compito p rincipale ciel Togo era quello cli compromettere e menomare il meno possibile la SL1a armata, per la guarentigia del futuro dominio del mare. Se quindi i risultati della battaglia d i Po1t-A11hur furono minori di quelli della vittoria di Tsushima, ciò non esclude che il Togo nella estrinsecazione del suo metodo si s ia mostrato ugualme nte ge niale non meno di quanto si rivelasse ad Aboukir ed a Trafalgar il Nelson, e che pertanto, come ordinatore e come tattico, egli meriti di essere annoverato fra i più grane.li e vittoriosi ammiragli, e che soltanto per la mancata rivelazione, dovuta alle condizioni della guerra, del suo genio strategico, non sia ancora lecito eguaglia rlo ad Alcibiade, a I.isandro, a Ruyter ed al Nelson. Di fronte àl Togo si trovarono successivamente lo Starck, il fVIakarov, il Witbeft ed il Rojeslwenskj. Escl udendo lo Stark, è doveroso riconoscere che gli altri tre erano ben degni di così grande avversario, ma che la loro fo rtuna , per una infinità di cause concorrenti, fu di gran lunga inferiore a quella cui potevano, per le loro milita ri virtù , aspirare. L1 direttività tattica, anche quando si poté esplicare, non ebbe impronta di genialità, onde l'opera loro può soltanto essere lodata per la grande abnegazione, per la capacità con cui provvidero all'organ izzazione di elementi disintegrati, e per la meravigliosa attività spiegata nell'apprestare e nel reintegrare i reparti dell 'armata.

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Se la storia non ricorderà con lode l'opera della flotta russa, essa non potrà disconoscere che, ad onta della grande perturbazione morale di tutti gli ordinamenti dello Stato, nessuna defezione ebbe luogo tra gli alti comandi dell'armata, giacché la resa ciel Nebogatov non fu defezione. Origine prima e quasi esclusiva di tutti i disastri navali, del dualismo fra l'esercito e l'armata, di tutte le rivalità ed animosità fra i capi della gerarchia militare . .. fu il consiglio imperiale, e qualunque eroismo, qualsiasi genialità non avrebbe potuto ristabilire le sotti della guerra, onde crediamo di saggiamente concludere che la direttività tattica navale del Makarov, del \Xlitheft, del Rojestwenskj, del Besobrazov e del Jessen, se non fu geniale, ha però rivelato che l'alta gerarchia navale possedeva elementi di grande valore ben degni di maggiore fortuna. ***

La direttività delle operazioni degli eserciti può distinguersi in due parti; quella che riguarda l'assedio e l'espugnazione cli Po,t-Arthur, e quella che riguarda la lotta esclusivamente territoriale. Le operazioni che riguardano Port-A,thur non potevano offrire carattere strategico, dato l'isolamento assoluto del Kuang-tung, e perciò debbono essere giudicate soltanto tatticamente. Non ci attarderemo in analisi particolareggiate e concluderemo: 1°. La resistenza cli Port-Arthur fu cli gran lunga superiore a tutte le previsioni, non escluse quelle dei Giapponesi. 2°. Questa prolungata resistenza fu concessa dal ritardato isolamento territoriale, che si poteva e si doveva fare immediatamente dopo il 9 febbraio. 3°. Gli assedianti e gli assediati dimostrarono uguali vinù .militari, per modo che quest'assedio rimarrà tra i più celebri. 4°. Le perdite che subirono i due belligeranti superarono quelle cli qualsiasi altro assedio, anche se di maggior durata. 5°. Gli insegnamenti che si dedurranno faranno testo per molto tempo nella tecnica e nella tattica degli assedi. 6°. La cooperazione marittima costiera molto giovò tanto ai Giapponesi quanto ai Russi, e se questi avessero avuto un naviglio torpediniero più numeroso e meglio addestrato avrebbero potuto grandemente giovarsene. 7°. L'utilizzazione degli equipaggi e dei cannoni delle navi fu grande contributo alla difesa, ma il conflitto di attribuzioni, intensificato dall' Alexeiev, fra la gerarchia navale e territoriale, fu causa cli non piccole perturbazioni. 8°. Il conflitto fra Stòssel, Smìrnow, Fock, Kondratenko, se fu quale risulterebbe da recenti pubblicazioni, deve avere grandemente menomata la solidità morale del presidio. 9°. Le condizioni di un lungo assedio tendono sempre a disintegrare le forze degli animi, ma le accuse rivolte contro Stossel, esclusa quella di prevaricazione di cui nessuno può ancora farsi giudice, non ci sembrano tali, data l'assoluta necessità di mantenere intatta l'autorevolezza ciel comando, da menomare la personalità militare dello Stossel.

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10°. La piazza di Port-Anhur si è dimostrata un balua rdo cli p rimissimo ordine, e se appoggiata ad un potere navale preponderante qualunque esso sia, sarà certamente inespugnabile. La di rettività delle operazioni territoriali non può ancora essere giudicata, né strategicamente né tatticamente . ***

Concl usa la pace, sare bbe dove roso indaga re, come fa cemmo per il conflitto ispano-americano, quali siano gli insegnamenti più generali e le p iù evidenti consegue nze di q uesta colossale ed incomparabile g uerra; ma considerando che si potrebbero già scrivere volumi e volumi, tanto per gli insegnamenti come per le conseguenze , così differiamo q uesto vastissimo compito e prendiamo congedo dai lettori della Rivista, nella cui ind ulgenza co nfidammo , esprimendo l'a ugurio , conforta to già da non poche evidenze, che dopo questa guerra, rivelatrice di tante virtù, sebbene anc he cli tanta impe rfezione de ll'umana natura, la Russia ed il Gia ppone possano progredire nella c iviltà, verso cui, attraverso a tante espiazioni ed a tante tragiche prove, procede l'uma nità vittoriosa . DOMENICO UONAMICO

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PARTE SESTA

Ferruccio BOTTI

BILANCIO FINALE E AJvIMAESTRAMENTI: DA BONAIYIICO A MAHAN, CALLWELL E CORBETT.



Rivisitando l'opera cli Domenico Bonamico non abbiano mai d imenticato che ciascun auto re acquista la sua autentica dimens ione storica e nazio nale , solo assegnandogli la giusta casella nelle grandi correnti di pensiero europee. I confronti fino ra compiuti non so no del tutto sufficienti pe r definire in modo organico la collocazione del Bonamico rispetto alle predette grandi correnti: ci ripro mettiamo quindi di approfondire l'argomento, senza trascura re che ciò richiede per prima cosa il superamento cli steccati sempre più anacronistici tra pensiero te rrestre e navale . Ogni questione strateg ica di Forza Armata, infatti, non ha e non ha ma i avuto senso compiuto se non s i considera •l'altro•, che è sempre presente , magari come convitato di pietra. Operazione tanto più necessaria e op portu na, perché Bo namico è, senza alcu n dubbio, il •master» del pensiero navale italiano della seconda metà del secolo XIX e fino alla prima g uerra mondiale. Il rap pono tra il Nostro e la •}eune École- è stato già trattato a sufficienza: occorre ora soffermarsi di più sul confronto tra il suo pensiero e quello dei ..masters» de l pensiero anglosassone . Tra d i essi comprendiamo non so lo Mahan e Callwell, ma anche l'altro inglese Julian Corbett (mai studiato o citato da Bonamico), la cui opera p rincipale de l 1911 Some principles of maritime strategy (Alcuni principi di strategia marittima) è stata tradotta dall' Ufficio Storico Marina nel 1995 (et pour cause). Sarebbe auspicabile d isporre - così come awiene per Bonamico- anche d i altri scritti significativi d i q uesti tre autori, ma ciò per ora non è possib ile . Di Ma han ricordiamo ancora , in particolare, che manca tuttora 0996) la traduzione della summa del s uo pensiero strategico, l'opera Naval strategy compared and contrasted with the princ1ptes and p raclice of milita1y operations 091 l). Così come , per il Callwe ll occo rrerebbe d isporre della traduzione del suo successivo lib ro del '1 905 (che quindi completa quello, già più volte citato, del 1897) dal titolo M ilif.cny operations and maritime preponde·rance,t nel quale si tiene conto delle guerre fi no a q uell'anno, compresa q ue lla cino-giapponese del 1904-1905. Fortunata mente contribu iscono a facilitare il nostro lavoro d i confronto talu ni vecchi e ancora pregevoli saggi ded icati dalla •Rivista Marittima• a Callwe ll e Corbett e al loro confronto con Mahan, che meritano cli essere ricordati: - G. G rillo, Le operazioni militari e la preponderanza marittima secondo il Callwell 0905);2 - G. Sechi , La strategia marittima in una recente pubblicaz ione inglese (1 91 2);-I - M. Gravina D i Ramacca, La. strategia niari.ttima nelle opere del Corbett e Mahan (191 3).'

' Col. C. E. Callwell, Mllitcny operatìons ami maritime preponderance. 1belr relations cmd interdependence, Edimburg and London, W. Ulack wood and Sons 1905. ',Rivista Marittima• 1905, Voi. IV Fase. XII, pp. 463-491 . ·' •Rivista Marittima• 19 12, Voi. I F:tsc. II, pp. 203-226. '•Rivista Ma ritt ima· 1913, Voi. I Fase. III, p[). 435-454.

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Nel citato e p iù recente libro cli Callwell Militmy operations and maritime preponderance ( Le o pera zioni terrestri e la preponderanza mariltima) questo Ufficiale dell 'Esercito inglese, che me rita cli esse re ogg i ricorda to almeno q uanto Corberr, trae dall'esperienza storica lezioni teoriche assai più pregnanti e estese di quelle d egli scritti p recedenti, premettendo d i vo lersi rivolge re anzitutto a i colleghi dell'Esercito e d i cons iderare la problematica strategica più da l punto di vista terrestre che da quello marittimo. Il suo rife rimen to priv ilegiato è la recentissima gue rra russo-giapponese 1904-1905, che ovviamente non aveva potuto esa minare nel precedente libro del 1897 Cfomo I, Pa rte III). La conside ra un caso classico di impiego ben coord inato de ll e d ue Forze Armate , con la flotta giapponese che - dimostra ndo grande flessibilità - a seconda della situazione dà la precedenza o alle esigen ze di coope razion e con L'Esercito (sbarch i) o alla distru zione e ne utra lizzazio ne de lla flotta contrap p osta , mentre l'Esercito a s ua volta include tra gli obiettivi priorita ri le basi navali nemiche (a comincia re da Porth Arthur che viene conq uistata, ap punto, via te rra). Questa seconda e più recente opera di Callwell è, dunque, fondamentale per avere un'immagine più organica non solo del suo pens iero, ma ciel pens iero nava le ciel periodo. Con un'ottica che - inutile sottolinearlo- è prettamente inglese , Callwell vi espone una serie cli criteri strategici e ordinativi ancor oggi interessa nti , che possono essere così s intetizzati: - raramente il dominio del mare è assoluto. Pertanto, il vocabolo Conimand of sea (dominio dei mare) va sostitu ito con Man:time p reponderance (preponderanza marittima); - ciò non toglie che il miglior modo per otte nere lìbe11à d'azione sul rnare è la distruzione o riduzione all 'impotenza delle forze navali nemiche, che pe1tanto è l'obiettivo fon damentale da non trascurare mai per dare la precedenza ad obienìvì mi nori. Così ha fatto il Giappo ne nella rece nte guerra co ntro la Russia; - chì prepara un piano di gu erra deve avere una nozione esatta del possibile apporto della Marina. Nell'attuarlo occorre un p erfetto accordo tra fo rze d ì terra e clt ma re; - vi sono due grandi categorie cli operazioni, quelle che richiedono l'appoggio della Marina all'Esercito e quelle che, viceversa , richiedono l'~1 ppoggio dell'Esercito alla Marina ; - per la conquista delle basi navali nemiche è generalme nte necessario il concorso dì operazioni militari terrestri, anche perché l'impiego delle moderne armi subacquee rende assa i pericoloso per le navi aw icìnarsi alla costa; - in passato, per la conqu ista definitiva (o la difesa) d i fo nezze costiere e basì navali sì è stati costretti a impiegare gli stessi equipaggi delle navì. Espediente sconsigliabile nella gue rra moderna, che per siffatte esigenze richiede la coope razione cli forze terrestri organizzate e armate ad hoc; - pìù in generale, per ottenere buoni risultati in operazioni che coinvolgono ambedue le Forze Armate non solo è necessario il loro più comp leto accordo, ma occorre che ciascuna Forza Armata predisponga e addestri forze ad boe e con materiale adatto per operazioni combinate; in pa11ìcolare, occor rono navi di limitata pescagione ma m un ite cli sufficienti artiglierie. Al momento le Forze Armate di tutti

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gli Stati, sono impreparate per condurre operazioni combinate, ad eccezione di quelle giapponesi; - per altro verso, l'Inghilterra oltre ad avere una fl otta che assicuri la difesa del territorio nazionale e la padronanza delle vie di comunicazione marittime, deve avere anche un forte Esercito. Solo con l'Esercito si possono spingere a fondo le operazioni; d'altro canto, è sempre possibile che una coalizione navale riesca a sopraffare o tenere in iscacco la flotta, mettendo così il territorio nazionale alla mercé di invasioni dal mare. L'azione delle flotte , infatti, si arresta là ove esistono interessi e attività che non dipendono dal mare; essa può essere decisiva contro una nazione marittima, ma ha impo1tanza molto minore contro nazioni continentali, come ad esempio l'Austria. Inoltre dopo il recente sviluppo delle ferrovie la paralisi delle comunicazioni via mare tende a perdere di importanza; - il domi nio del mare non va considerato come scopo della guerra marittima, bensì come mezzo per raggiungere obiettivi di impo1tanza ancora maggiore o decisivi, come il successo e.li grandi operazioni terrestri, la conquista di una piazza o porzione cli territorio , la protezione del proprio commercio o la distruzione cli quello nemico, ecc.; - non è, di conseguenza, condivisibile (per Callwell) la tesi di Mahan, che presenta le guerre napoleoniche come una vittoria del mare contro la terra. Invece, egli obietta, dopo la decisiva battaglia di Trafalgar (1805) occorsero altri nove anni per piegare la Fra ncia. Per cli più, ciò avvenne non a segu ito delle vicende della guerra marittima, ma per gli errori di Napoleone e per l'effetto della coalizione delle p rincipali potenze europee contro il comune nemico; - l'applicazione ciel principio della jleet in being, anche se concepita in modo offensivo (valida cioè solo se la flotta in being è effettivamente in grado di uscire, all'occorrenza, dalla base per affrontare la superiore flotta avversaria) non esercita su quest'ultirna una minaccia tale, eia dissuaderla dall'intraprendere uno sbarco. Numerosi esempi storic i dimostrano, infatti, che la sola probabilità cli affrontare una flotta consistente non può a rrestare un nemico risoluto; - per un belligerante che ha la preponderanza sul mare, le linee cli comunicazione marittime sono sicure e non richiedono alcuna sorveglianza. Ciò non avviene in campo terrestre, dove anche un esercito che già occupa un paese nemico deve distaccare notevoli a liquote di forze per proteggere le sue. Inoltre il controllo del mare consente cli interrompere facilmente le linee cli comunicazione terrestri che corrono lungo la costa , oppure cli costituire nuove basi d'operazione oltremare per l'Esercito; - la guerra russo-giapponese è l'esempio più recente e evidente ciel superiore rendimento delle comun icazio ni marittime rispetto a quelle terrestri: mentre i giapponesi grazie alla loro libertà d'azione sul mare poterono alimentare agevolme nte le truppe in Manciuria, i Russi ,che d isponevano della sola ferrovia transibe riana, incontrarono difficoltà assai maggiori. Questo breve esame pre limina re delle teorie del Ca llwell è indispensabile. Esso dimostra che sarebbe ingiusto ricercare e le menti d'attualità solamente in Ju lian Corbett, i cui Principi di stmtegia marittima sono tornati di pa rticolare interesse da quando la fine della guerra fredda e i sempre p iù frequenti impieghi out area cli complessi interforze hanno imposto la rinu ncia alla tradizionale stra tegia , navalista,,, così

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come a una strategia di prevalente impronta aeroterrestre, richiedendo invece rapporti più stretti tra le tre Porze Armate e un nuovo ..modello• interforze, nel quale acquistano risalto le •proiezioni di potenza• dal mare verso la terra e la flessibilità e ca pacità d i pronto interv ento consentita dalle forze ma rirtime.-s Sotto questo profilo, pur non essendo ufficiale dell'Ese rcito né cl i Marina, ma uno studioso arnodidatta e insegnante di strategia navale, il Corbett riprende non poche idee del Callwell, che pure - stranamente - non cita mai. Omissione forse dovuta al fa tto che q uest'ultimo esprime il punto di v ista dell 'Esercito con riferimenti teorici assai più circoscriui cli quelli tipici dei Principf di strategia marittima, incentrati sul confronto tra la teoria generale della guerra di Clausewitz e la guerra ma rittima (è questo, infatti, il merito magg iore di Corbett) . Con un siffatto approcc io, Corbett supera il campo strettamente operativo e •militare• nel quale si mantiene Callwell, indicando la necessilà di inserire la slracegia navale in una strategia inrerforze legma alla politica e corrispondente ai gra ndi obiettiv i nazional i. Al tempo stesso, richian1a l'a ttenzione sull,1 necess ità di evitare gli schematismi e integralismi, gli idola insomma, tipici di •modelli• da secoli pratic:Hi con successo dalla Royal Na~vsu lla scia cli Nelson. Il p ri mo cli questi è la ricerca della conq uista preventiva e definitiva del do minio del mare mediante battaglie decisive, il che implica la guerra offensiva cli squadra e una strategia tipicamente •mwa lista• che è stata anche la prcferila da pane di Ma han e da gran pa1te degli esponenti del pensiero nava le di altri Paesi , fi no al ·1940. Corne in Bonamico e Ca llwell, perciò, rroviamo in Corben la necessità di considerare come caso normale situazioni nelle quali non sia possibile la conquisla definìriva ciel dominio del mare e si renda necess;1rio concepire e organizz,1 rc oper.iòoni coordinate tra Ese rcito e Ma rina. Né egli es irn a riconoscere - come C;11lwell - che, in genere, sono le forze terrestri ad assestare il colpo decisivo e conclusivo al nemico, che anche uno scontro nava le vitro rioso e decisivo per il dominio del mare com e q uello d i 'l'rafa lgar non è affatto b,1stato per prostrare la Francia e che, in fine, in u na g uerra il compito cli un esercito - o di una flotta - non si esaurisce affatto nello sconfiggere le Forze Armate contrapposte nel rispettivo elemento, con una guerra indipendente. Per contro, l'a nalisi complessiva della guerra e Sl rategi,1 ma rittima di Corbett si mantiene ad un livello teorico assai più elevaro cli quella che troviamo con il Callwell, al quale interessa soprattuno individu are ciò che la flotta può dare all'Ese rcito, o v iceversa . Senza d ubbio egli sconvolge un patrimon io di ce rtezze acq uisite, una mencalità che sono frutto di un'esperienza secolare, e che hanno sempre dato buona prova; ma lo fa cominuanclo a richiama rsi alla tradizione e alla storia del suo Paese, alla capac it,ì tutta in glese d i fa re buon viso a cattivo g ioco e cli accan tona re all'occo rrenza princip'ì teoric i e antic hi modell i, per fa r fronte con esemplare e1npirismo alla mutevole situazione ciel momento. Insomma: pri1na di essere scrittore e studioso di strn legia Corbett è inglese, quando sc rive gua rda prinrn e.li tutto alle concrete es igenze britanniche del momento, la su,1 mentalità e il suo approccio sono tipici della cultura d'olrremanica.

' Cfr. Stato yJaggiorc Dift:sa , Modello di d[fesa 1995 e ~farina .Milit:m: lt:1liamt, !?apporto 1995.

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Il movente forteme nte nazionale dell'opera teorica di Corbett non è certo un carattere esclusivo: anche tutti i rimanenti autori prima citati, a cominciare dal

nostro Boncunico, non possono essere ben compresi e inquadrati senza tenere conto che, anche quandojànno della teoria pu:ra, essi intendono rispondere prima di tutto a concrete esigenze, linee di tendenza, problematiche attineriti al/a situazione del loro Paese in quel 1no1nento. Di più: ne esprimono l'anima, le tradiz io ni, la storia a pplicate ,11la strategia navale e al potere marittimo, quindi rimarcano a nche delle diversità, delle diverse sensibil ità . Se gua rdiamo al caso ita liano, "qu ando l'Italia avrà il suo Mahan?» e sclamava nel 1904 il comandante Astuto, recensendo la tra duzione italiana del libro cl i Ma han (] 897) The interest o/America in Sea Powe1~ present and ji,tture. 6 Interrogativo lecito solo nel caso che l'Astuto si rife risse a uno scrittore navale italiano che con la stessa influenza, la stessa auto rità e lo stesso successo e.li Maha n diffondesse ne l Paese u na coscie nza marittima: ma fuori posto se inteso altrime nti, cioè in relazione a contenuri specifici - italian i - dell'opera . Un interprete de i sentime nti, dell'anima, de lle esige nze marittime naziona li in quel mome nto esisteva già, ed era appunto Bonamico; .Mahan con lo spirito profetico , messianico che lo animava, lo era per gli Stati Uniti, paese giovane, senza storia, senza antiche tradizioni militari e navali ma con p romette nte avvenire, i cu i riferimenti politici e militari dovevano ne cessariamente essere ricercati in modelli passati e non nazionali. L'Inghilterra cli fine secolo X1X, all'apogeo delle sue fortune irnperiali e navali, non aveva certo bisogno cl i elaborare nuove teorie ciel potere marittimo, visto c he come mette bene in evidenza lo stesso ìVlahan - lo aveva magistralmente praticato per secol i, e già ne godeva, ne d imostrava i vantaggi e le condizioni e modalità d'esercizio. Per questo l'approccio cli Ca llwell e cli Corbett, oltre ad essere empirico come vuole l'indole nazionale, ha ca ratte re molto più strategico e operativo - e meno teorizzante - cli quello di Mahan e cli Bonam ico : non guarda tanto al pe nsiero dello scrittore americano, ma al carattere , alla tradizione, a lla storia e alle esige nze inglesi ciel momento. Giustamente , in proposito, commenta ne.lo nel 19·12 la citata opera ciel Corbett, il capitano di fregata G iovanni Sechi affermava che il suo titolo anziché Principf di stmtegia maritti1na, :-1vrebbe dovuto essere Principf di strategia inarittima britannica, «perché il carattere de lla g ue rra ma rittima , i suoi obiettivi, e il modo cli conseguirli sono esclusivamente considerati in re lazione alle particolari condizioni geografic he, m ilitari, econo miche e sociali de ll'impe ro britannico ...' La te rnatica de lla collaborazione tra forze navali e terrestri in vista e.l i un comune obiettivo strategico e delle «proiezioni cli potenza .. è affrontata con notevolissirno anticipo rispetto ai due c itati autori inglesi da l nostro Bonamico, il quale però - dovendo te ne re conto cli un qu ad ro geopolitico e cli rapporti di fo rze del tutto dive rsi - pe rvie ne a conclusioni teoriche non cli rado cli segno opposto. Ufficiale della Marina cli un giovane Regno ancor più giovane degli Stati Uniti , Marina con a lle spalle un modesto ruolo nelle gue rre ciel Risorgime nto e la sconfitta di Lissa, egli non può contare, come gli autori anglosassoni, sui forti elementi cli vitalità marittima che già hanno due coscienze nazionali e.la tempo fo rmate, né sulle grandi risorse dell'Inghilte rra e degli

'· .. Rivista Ma rit tima• 1904, Voi. III Fase. I, f)[). 191-194 ' G. Sechi , Art. cit..

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Stati Uniti. TI ricorso ad exemp!a historica nei suoi scritti è assai più contenuto; non ha lo sguardo rivolto all'espansione o alla conservazione della prosperità nazionale, ma alla necessità di salvaguardare prima di tutto l'esistenza nazionale, cioè cli Ottenere contro forze navali superiori l'obiettivo minimo e più irnmecliato. Scrive in un'ottica latina e mediterranea: da questo approccio discendono quegli spunti critici su Mahan che non troviamo nei due autori inglesi, p roprio perché il loro pensiero è «altra cosa" rispetto allo scrittore italiano o americano, e può permettersi il lusso di ignorare - dandole per acquisite - questioni che in altri Paesi richiedono un lungo esame teorico. Fin dall'esordio Bonamico è costretto a confronta rsi con tre ben precise e complesse realtà: a) i fattori geopolitici cli carattere europeo e mediterraneo, che indicano quale sia la minaccia militare più probabile per l'Italia e quale ne sia la configurazione navale più pericolosa nella seconda metà del secolo XIX; b) il conseguente confronto tra le effettive possibilità difensive della 1\farina e dell'Esercito per il contrasto cli cale minaccia, confronto - questo va ben sottolineato - che non ha carattere teoretico e generale ma ha alla base concrete esigenze del momento; c) lo squilibrio, comunque insanabile, tra esigenze strategiche (terrestri e navali) e possibilità economiche, che lo induce a quei faticosi compromessi dei quali risentono a volte i suo i scritti. Come quelle di Corbett, alcune idee di Bonamico in tema cli ,,proiezione cli potenza• dal mare verso la terra non hanno perduto lo smalto dell'attualità, indicando una serie di nuove condizioni e situazioni strategiche che spingono la guerra su l mare - esattamente come oggi si dice - dalle acque profonde alle acque costiere, e che rendono qu indi possibile e anzi inevitabile uno stretto coordinamento tra operazioni terrestri e navali.Poco impo,ta, a questo punto, se i conti con ,,le proiezioni di potenza. egli li fa soprattutto in negativo, cioè in termini d i contrasto a una minaccia altrui contro le nostre coste e non di «proiezioni di potenza• delle nostre forze navali contro il territorio altrui. Il proble,na teorico e generale su llo sfondo, a prescindere da situazioni contingenti come la nostra, rimane comunque lo stesso, ed è quello dello spostamento dell 'obiettivo preva lente delle forze navali dal mare verso la terra, da obiettivi costitu iti da forze similari a obiettivi terrestri. Anche il problema strategico contingente è lo stesso, e di per sé tale eia avvicinare Bonamico - suo malgrado - alla Jeune Ec6le e da allontanarlo dagli autori anglo sassoni: come far fronte, con una Marina più debole, alle ·;,proiezioni cli potenza,, di una Marina più forte. Anche dopo l'elaborazione, l'ampliamento e il riesame della teoria del potere marittimo in Mahan e Callwell, Bonamico non dimentica le concrete esigenze strategiche che si pongono per la difesa nazionale, dando alla luce, nel 1899, Il problema marittimo dell'Italia; non v'è contraddizione tra questi due rnomenti. Semplicemente, da buon ufficiale di Marina italiano non dimentica che l'Italia non è certo gli Stati Uniti (e nemmeno l'Inghilterra o la Francia) e che il potere marittimo , proprio perché esercitato in misu ra e forma positiva - e se vogliamo offensiva - eia Stati, come la Francia, al momento più forti e con coste meno vulnerabili, richiede naturalmente cli essere contrastato da parte degli Stati p iù deboli, come l'Italia. Naturale e logico che quest'ultimi si avvalgano delle risultanze teoriche dell'analisi ciel p roblema marittimo per ridurre al minimo i propri elementi cli vulnerabilità e rafforzare le proprie chance,\~· se seguissero la stessa strada di chi può contare su una Marina più forte, non farebbero che ciel sostanziale autolesionismo, uscirebbero dalla realtà ...

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Persino quando vuol essere solo e fin troppo europeo, Bonamico è italiano: perché rendendosi interprete quasi inconscio dell 'anima ma rittima , mediterranea e latina dell'Italia si pone il problema di evitare un'eccessiva preponderan7.a in Eu ropa della Germania (che poi sarebbe anche un'eccessiva preponderanza dell'anima «continentale• e «centro-europea» de l Continente) e prospetta la necessità vita le cli conferire alla futura costruzione e uropea una fo1te connota7.ione marittima , con l'adesione dell'Inghilterra. Tutti temi sconosciuti agli autori anglosassoni ora ·esaminaci, per la verità assai più proclivi a quell'egoistica e ristretta visione de ll'interesse na7.ionale che manca fin troppo nella tradizione del nostro pensiero politico e quindi militare, non di rado tende nte al cosmopol itismo. In conclusione, la chiave interpretativa principale del pensiero degli scrittori prima citati va ricercata nel facto elementare che Bonamico è italiano, così come Mahan è americano e Callwell e Corbett sono inglesi. Ognuno è inte rprete dell 'anima marittima - e si direbbe anche clcll'indole, della filosofia prevalente - della rispettiva nazione: sarebbe pe rciò errato presentare come ,,lacuna,,, come «limite» ciel pensiero di un autore, ciò che invece troviamo ben sviluppato in altri , perché alla fi n fine tutto deriva da diverse angolature nazionali e eia specifiche e ben chiare esigenze contingenti, che prevalgono sugli aspetti teorici. Dalle peculiarità nazionali e dalla necessità di difendere il ruolo delle rispettive Nazioni in un'epoca tipicamente di trans izione e gravida - per tutti - di tensioni e minacce, discende tutta una serie - più che di analogie - di motivi ispiratori dei quattro a utori che nelle grandi lince hanno caratteri comuni, ma che al tempo stesso ge nerano le rispettive, forti differenze rispetto all'intera problematica della guerra navale. I principali sono i seguenti: - l'a postolato a favore delle rispettive Marine, in un quadro internazionale ed europeo pe1turbato che - da fine secolo XIX al 1914 - spinge all'aumento degli a rmamenti non solo navali; - lo storicismo, inceso come legame primario - ancorché cli peso e significato diverso - tra esperienza storica e teoria strategica; - la conseguente esigenza di un rinnovamento del pensiero strategico e degli studi navali, superando l'angusto «tecnicismo» che li contradd istingue ovunque; - la necessità di adottare nuovi criteri per la formazione morale e tecnico-militare degli ufficiali, non solo di Marina; - l'importanza dei fattori geopolitici e geostrategici e, se vogliamo, della geografia; - il rappotto mare/ terra o, più concretamente, Marina/ Esercito; - il concetto cli g uerra marittima , d i strategia e di potere marittimo e i lo ro rapponi reciproci. Esaminiamo ora praticamente ciascuna cli queste chiavi teoriche . APOSTOLATO O •PROMOZIONE• NAVALE. Sia in Bonamico che in Mahan è così scopeno e chia ro, eia non richiedere ulte riori sottolineature. Va solo notato che l'esigenza di apostolato, cli diffusione di una coscienza marittima nella pubblica opinione è avve rtita da Bonamico - per l'Italia - oltre dieci anni prima di Ma han . Della necessità di rafforzare la Marina rendendola partecipe dei grandi obiettivi della difesa nazionale egli vuole inoltre che siano ben convinti prima di tutto gli ufficiali dell 'Esercito, ignorati da Mahan: diversame nte dagli Stati Uniti, infatti, l'Italia del tempo aveva ai confini due dei più potenti eserciti d 'Europa, dei quali solo uno, quello austriaco,

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era alleato (per tante ragio ni, non senza reciproche r iserve e diffidenze). Se l'EserciLo no n poteva raggiungere i suoi obiettivi strategici senza la Marin;:i , era vero anche il contrario: per questo I3o namico voleva che il messaggio della Mari na giungesse al Paese non escludendo - in q uanto rivale - l'Esercito, ma anzi tramite l'Esercito: cosa della quale Mahan, in un ben d iverso contesto geostra tegico, non ha alcun bisogno . Il messaggio a favore delle ragioni della J\llarina è meno evidente in Corbett, e a volte indiretto, m a esiste. Da secoli in Gran Bret.tgna la Marina era il perno indiscusso della d ifesa nazionale, da secoli agiva come force multipl~ )1er dell'Esercito: qu ind i no n c'era alcu n bisogno di ricordarlo, visto che si trattava cli un fatto naturale e imm uta bile legato alla posizione geopolitica del Paese. Pera ltro al Lempo d i Corbett la Gran Bretag na era chiamata a far fronte a un nuovo contesto internazionale e a nuovi rHpporti di forze nava li (crescita economica, ma anche maritt ima degl i Stati Uniti e del Giappo ne; ambizioni di egem o nia mond iale anche marittima della Germania; crescenti tension i nel continente europeo che menevano in crisi antichi equilibri e ant ichi modelli, a comincia re dallo •splendido isolamento .. , dal «T wo power standard• e dalla strategia classica di tipo nelsoniano , non a caso disarresa dall'amm. Jellicoe, a ci nque anni dall'opera d i Corbeu, nella batraglia dello Jutlancl del maggio 1916 contro la flotta tedesca) . Accanto ad un rafforzamento della Ma rina, per mantenere le tradizionali posizioni d i predominio era perciò necessario anche in Inghilterra un rinnovam ento della strategia nava le e una più chiara visione dei suoi rapporti con la grande strategia e politica nazionale, sia pu re nel rispetto della tradizione naziona le. A queste esigenze rispondono le riflessioni d i Corbett, che intendo no sottolinea re la necessità che politici e militari assimilino la vera natura della guerra in generale e della strategia sul mare, per le q uali i .,modelli» rroppo soffocanti e troppo ricchi cli certezze, anche se gloriosi, potevano d iventare fuo rv ianti e soprattutto ingab biare il pensiero dei com andanti in dannosi schemi fissi. Un caso a parte è rappresentato da Callwell , che non intende - è vero - promuovere un rafforzam ento della Marina, ma piurtosto il suo adeguamento ad operazioni combinate o in co llaborazione con l'Esercito . In sostanza, p iù che u n rafforzamento della Marina egl i vuole il miglioramento dell'efficienza complessiva della difesa nazionale: ciò non esclude il rafforza1nento della Marina ma richiede che anche l'Eserciro raggiunga livelli cli forza e d i efficienza cali da metterlo in grado di fa r fronte ad ogni evenienza, m igliorando ino ltre la sua attitudi ne a o pera7.ioni combina te (?//

out area. Con tuLLo questo, Callw ell non si sogna di mettere in discussione a vantagg io dell'Ese rcito il ruo lo pren1inente della Royal Nauy, se si tiene conto del ben d iverso contesto geopolitico na7.ionale, si può affermare che egli sviluppa nelle peculiari condizioni britanniche la stess,1 tematica sviluppa ta quasi vent'anni prin1a in Italia da I3onamico, del pari favorevole allo sviluppo della Marina ma al tempo stesso conscio della necessità cli un Esercito efficiente, nel quadro di un concetto unita rio cli difesa nazionale che assegni a ciascuno il ruolo più confacente. Tn conclusione, ancora una volta le differenti realtc'ì na7.io nali hanno un peso inesorabile. Mentre in Inghilterra (e se vogliamo anche in Italia, per mer ito cli Bona mico) si getta acqu a sul fuoco nclsoniano e si invita a non considerare la battaglia decisiva Lra flotte e la conq uista assoluta e definitiva del dominio del mare come il baricentro immutabile della sLrategia, come una specie di schema teologico o dogma insomm a,

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in Germania, in Frnncia , negli Sta ti Uniti si ha bisogno cli crea re una coscienza marittima: d unque vi prevale il miro che (come tutti i n1iti e le fra si fatte - osserva a ragione il Corbctt - contiene anche una pa1te non condivisibile) della battaglia decisiva e della flotta imperniata su grnndi navi . Quel m iro, che gli inglesi Callwell e Corbelt ritengono , in vario modo, tro ppo vinco lante per il loro Paese richiamando l'impo rtanza delle conness io ni tra l'Esercito e flotta... LO STORICISMO. Abbiamo a suo tempo messo in evidenza, in altra recente o pera dedicata al pensiero mi litare e nava le", che il ge nera le prussiano Karl Von Clausewitz e il generale napoleonico ( ma svizzero francofono di o rigine ita liana) Auguste Henry Jomini sono i capiscuola delle due grandi correnti di pensiero milita re e strategico europeo nate all'inizio del secolo XlX: quella degli ideologi e quella dei dot1rinari.'1 La prima, capeggiata eia Clausewitz, ritiene la guerra soggetta a forze morali e spiritu:11i non quantiFicabil i ,1 priori, q ui nd i - pur rirenenclo li utili - attrib uisce a princip i e regole d i carattere strategico e tauico u n valore relativo e non vincolante. La seconda, capeggiala da Jomini. concepisce l'arte della guerra come qualcosa cli molto vicino a una scienza e qu ind i ritiene che dagl i e:xempla bistorica e/ o dal contesLo geog raf.i co sia possibile trarre p ri ncip'ì cli validità penna neHle, che sono il rifcrimenLo costante della strategia anche se si presta no a applicazion i p ratiche diverse. Sotto questo profilo Bonamico - e più di lui Ma han - sono senz'altro eia classifica re trn i dottrinari, mentre Co rbett è tra i più fedeli seguaci cli Clausewitz. Non così certa e sicura e la collocazione cli Callw ell , che alrncno negli E) /etti del dorninio del ,nare sulle operazioni terrestri ciel 1897 fa una tipica storia •a tesi», nella quale intende rica\'are dagli e,·enri degli insegnamenti di validiLà pcrmanenle. quindi si avvicina ai dottri nari: m a nel l'altra opera del ·1905 pri1m1 cirata no n ind ulge troppo a verità assolute, avvicin,rndosi invece agli ideologi ... l':atural mente la scelta delle fonLi, degli exempla, dei riferimenti geopolitici ecc. risente in misura determi nante della diversa naziomilità degli scrirtori, e del loro inLeresse prevalente. Molto i nteressato all'età del vapore e alla ricerca delle modalità strategicl1e piC1 idonee per le Marine che devono lotrare contro Ma rine superiori, Bonarnico si rifa agli stor ici navali francesi che rievoca no - dal p unto d i v ista del lo ro Paese - le guerre napoleoniche, e smdia le campagne più impo11anti dell'età ciel vapore. su queste bas i misu randosi con Ma han. Quest'ultimo getta nel 1890-1892 le basi della sua reori~t ciel potere m aritt imo, riferendosi quasi esclusivamente all 'et,ì della ve la, e in pa rri colare :i ll a Rivoluzione Fra ncese e a Jo mini: nat urn lmem e il suo modello - fin troppo esaltato - è quello dell'eterno vincitore, cioè del Governo inglese e della Royal Nauy. Un modello - va sottolìnea Ler aclauo solo per una grande Marin.1, una Marina prepo nderante ... Altretta nto naturalmente, Callwel l e Corbett - sa rebbe cliffìcile ev it:i rlo - si riferiscono principalmente, anche se non esclusivamente. alle guerre e agli eventi navali e in parricolar modo ai più recenti dell'età del vapore - nei c,uali è stata impegnata

• F. 13otti. // pe11sferu militare e 1uu·ale ilalia110 dcli/a Nil'0/11zio11e Fmncese alla prima guerra mo11diale( lì89 1915)-Vol. I Clì89-1848), Roma, SYIE - Uf. Storico 1995, Capitoli Il e li i. " Cfr., in merito, Command:1111 Mordacq, I.a stmtég ie-bfstur iq11e, ér'o/111 /un, Paris. Fou rn ier .L9 I 2,

r r . 27 e segg..

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l'Inghilterra. La scelta degli eventi rispecchia il diverso approccio dei du e autori: l'uffi c iale de ll 'Esercito Callwell non si occupa - come Corbett - di particolari teorici della guerra navale o di attacco e difesa delle comunicazioni marittime, ma limita il suo esame a quanto possa avvalorare la necessità di una collaborazione tra le due Forze Armate, e contribuire alla de finiz ione dei caratteri e della po1taca ciel rispetti concorsi . Non si può concludere questo breve excursus sullo storicismo, senza ricordare che, mentre nel secolo XIX e almeno fino a lla seco nda guerra mondiale qualsiasi ragioname nto strategico (a cominciare da quelli - classici - di Clausewicz e ]omini) aveva sempre, in varia misura , un raccordo con l'esperienza storica , dopo il 1945 tale raccordo è pressoché scomparso: tra sLrategia e storia si è cosi c reata - più che una soluzione di continuità maga ri tempo ranea - una sorta cli voragine incolmabile. Effetto della bomba atomica? No n solame nte: anche del tecnicismo, a nche di a ltre cause. In cucci i casi, è un farro che la strategia cli oggi stenta a sostituire le vecchie basi storiche con altre. Tutti e quattro gli autori citati danno, in vario modo, una dimostraz ione della validità dell'esperienza del passa to: non crediamo che, oggi, il loro approccio sloricistico debba essere accantonato, perché si presta assai a penetrare la vera nan1ra degli odierni conflitti, nei quali i fattori morali e spirituali, e qu indi anche la storia, l'indole, le tradizioni e le aspirazioni di ciascun popolo sono torna ti a pesa re, a condizionare la politica e la strategia, a marcare i caratteri dei conflitti . RINNOVAMENTO DEGLI STUDI STRATEGICI E STORICI E INTRODUZIONE DI UNA NUOVA METODJCA. Intorno al ·19so in Italia è emersa con particolare vigore la necessità di superare l' histoire-bataille, cioè la semplice narrazione critica e tecnicomilita re delle battaglie e delle guerre, per allarga re il ca mpo de lla storia rnilitare a ll'analis i dei pe nsiero, della lette ratura mi litare, agli aspetti evolu tivi delle istituzioni militari e del loro rapporto con la società , a l nesso tra strategia, poliLica ed economia , alla produzione milita re ecc . . _w Va be n sottolineato che questa .. nuova storia» non intende affatto accantonare l'h istoire - bataille(che rimane fondamentale), bensì forn ire gli strumenli per meglio inquadrarla e spiegarla, prendendola pur sempre come base. Operazione tanto più necessaria - e da mo lto tem po - per la storia navale. Legata co m'era a ll'arte nautica, a ll 'esperienza e a lla tecnica dell a navigazione a vela e agli aspetti del Lutto speciali della vita e della guerra sul rnare fino alla prima metà del secolo XIX, quesL'ultima (come la lette ratura navale in genere) ha formato «una cosa a sé», tanto più che in campo maritti1no esisteva da sempre una strategia praticata, ma non una teoria strategica. La stessa tattica navale, nella quale magna pars aveva lo sfruttamento ciel vento, tendeva ad identificarsi con gli accorgimenti tecnici per o ttene re in combattime nto il vantaggio de l vento, o meglio con le evoluzioni. " Ebbene, Bonamico into rno al 1880 in Italia e più tardi - a partire da i 1890 Mahan negli Stati Uniti, inseriscono per la prima volta la storia e la strategia navale

"' Il nuovo modo di fare ~1oria militare t: emerso, in partic.:olare, nel primo Convegno nazionale di storia militare: del 1969 (Cfr. Minislc:ro della c.lirc.:sa, Atti del primo co1we,({11u ,wzionale d i storia mflflare - Rorn;i, 17/19 marzo 1969, Roma 1969). Cfr. Anc.:he, in merito, il nostro libro (e di V. Ilari) Il pensiero mllftare itc1/fa,w tra il primo e ìl secondo dopoguerra (1919-1949) Roma, SME - Uf. Storic.:o 1985. " Cfr., F. IJoni, Il pensiero militare e narnle... (Cit.), Gtf>. >..'V e XVI.

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nelle grandi correnti del pensiero politico e strategico classico, tendendo a farle perdere l'angusto tecnicismo e a superare la dicotomia fino ad allora esistita tra letteratura (o storia) politica e militare e letteratura (o storia) navale, che poi si traduceva anche in dicotomia tra pensiero strategico terrestre e navale. Il loro riferimento costante è ]omini, espressione della stretta continu ità tra pensiero militare pre-na poleonico e post-napoleonico. Sotto questo profilo, ben si addice anche al Bonamico dei primi scritti del 1878-1881 su lla Rivista Marittima quanto Camillo J\fanfron i osserva nel primo studio critico italiano su Mahan (Cfr. Introduzione alla Parte III - Tomo I), attribuendo allo scrittore americano il merito di aver superato la storia erudita e tecnica , per inserire il sorgere e lo sviluppo della marineria nella vita dei popoli, ricercando il legame tra politica e forza militare. Nel caso specifico degli Stati Uniti, quest' ultimo non può non riguardare in particola r modo il legame tra politica e Marirn~ (in una parola: tra politica e potere marittimo). Anzi: 13onamico fa ancor più di Mahan, accettando e promuovendo il confronto con i più qualificati esponenti dell'Esercito, per dare alle sue tesi una base teorica più larga e sicura , tale eia accantonare unilateralismi ed esclusivismi di Forza Armata frequenti allora come oggi. Nei riguardi degli studi storico-strategici italiani egli compie perciò un'azione cli rottura ancor più radicale ed estesa di quella di Mahan. Di qui la sua lotta al «tecnicismo navale», al frequente ,,indipendentismo,, ed esclt1sivismo del pensiero navale e terrestre italiano ciel tempo, con il riuscito tentativo di ricercare non solo nella storia, ma anche nell'attualità e nella geografia quei col legamenti, quegli elementi in comune che fon.no parte delle peculiarità nazionali, così come di quest'ultime fa parte la lettura ,,navaJe.. e ..americana» che Mahan fornisce delle teorie jorniniane, delle quali Bonamico rappresenta invece la lettura italiana. A Mahan va il merito incontestabi le di aver enunciato per primo la teoria ciel potere marittimo: ma a Bonamico nessun può togliere il merito d i aver adattato e riletto per primo tale teoria alla luce della realtà geopolitica non solo italiana ma europea, annacquando con robuste e salutari - ancorché incomplete - iniezioni clau sewitziane il dogmatisrno e il detenuinismo mahaniani, i toni millenaristici dello scrittore americano, la sua scarsa fid ucia nell'influsso ciel progresso tecnico sulla strategia. Una volta stabilite le ana logie e differenze tra l'approccio di Bonamico e quello di Mahan, si può meglio valut.are la posizione in questo campo dei due inglesi Callwell e Corbett. Appare chiaro che Callwell, come Bonamico, intende superare la dicotomia tra storia terrestre e navale (e quindi, tra le rispettive strategie) allora esistente anche in Inghilte rra , sostanzialmente indicando i vantaggi che - non sola rnente per il suo Paese - ha arrecato una strategia interforze, grazie alla quale lo strumento militare britannico ha sempre potuto supplire vantaggiosamente all 'inferiorità nume rica delle forze terrestri. Corbett compie un passo in più: per primo inserisce pienamente la teoria della guerra navale (e quindi anche la relativa strategia) nella teoria e strategia - di impronta terrestre ma di interesse non solo terrestre - di nrntrice clausewitziana, in tal modo opponendosi al dogmatisrno e al determinismo che Mahan e 13onamico ereditano da Jomini, e che pervade in parte anche l'opera di Callwell. Corbett, quindi, compie una salutare opera di rinnovamento, opponendosi non solamente alle «verità rivelate,, tipiche delle correnti di pensiero dottrinarie, ma anche ai criteri strategici immutabili, ai postulati non scritti ma ben v ivi che nessuno metteva

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in discussione in una Marina fortunata erede e.li Nelson, a cominciare da q uello che in tutti i casi e situa zioni, l'importante era ricercare e distruggere la flotta nemica in una battaglia decisiva. Criterio strategico fondamenta le e cli grande fo1tu na ovunque fino a l 1940, ma - come già si è eletto - funzio nale solo a q uelle Marine che come la Royal Ncwy potevano contare su una pressoché costante superiorità sull 'avversario e in un robusto retroterra industriale, tecnico, economico. Può pare re strano che in una Nazione come l'Inghilterra (che da Cromwell in poi aveva riposto tutte le sue fortune politiche, economic he e militari nel potere marittimo, fi no a costitu ire un «mode llo» tuttora operante), né eia parte di Cal lwell e Corbett, né - a q uan to risulta - da pa rte d i altri, siano nate vere e proprie teorie elci potere marittimo, né s i sia ripreso in esame q uanto scritto in merito dal Mahan. In q uesto ha certamente parre, ancora una volta, la tipica menwlità ing lese, abitu ata a fa re più che a teorizza re. Questo era il campo nel qua le si doveva lavorare in Inghilte rra: il rapporto era politica, econorn ia e ruolo della !\fa rina da g ue rra, e tra q uesta e la Marina mercantile, aveva in quel fort unato Paese radici o nna i plurisecolari, fino a rima ne re un caso esemplare e forse irripetibile.

INTRODUZIONE DI NUOVI CRITERI PER LA fOl'UvL'\ZlON E MO RALE E TECNICO-MILITARE DEGLI lJFFlC:IALI. Non conosciamo, purtroppo, le vicende de lla vita e carriera di Ca llwell e le re lat ive esperienze. Non è, com unque, un fatto privo cli significato che sia Bonamico che i suoi inte rlocutori d ell'Eserc ito (Ricci, Perruccherri, ìVlarsell i ecc.) s iano stati insegnanti in Accademie e Scuole Militari: così avvie ne anche per Ma han e C:orbetr. C;Jtlwell si rivolge esplic itamente agli Ufficia li dell'Eserc ito inglese pe r indurli ad allargare il loro o rizzonte a ll'esame paralle lo degli eventi della guerra su l mare che poi condizio nano in rnisurn clire trn o indiretta, a nc he al d i là delle apparenze, le operaz ioni terrestri; g li scritti fondamenta li degli a ltri tre autori, a con1inciarc dalla Difesa marittima del! 'Ttalia 0981) cli Bonamico e clall'li1Jl-uenza del potere ma1'ittimo sulla storia 0890) d i Ma han fino a i Principi' di strategia 1naritti1na d i Corbett, non sono a ltro che una s intesi e una rielaborazio ne delle rispettive lezioni. In tutti e tre i predetti a utori, qu indi, ci s i trova cli fronte a un movente fondamentale che ha carattere didattico e anzi didasca lico, corrispondente cioè non solo a es igenze connesse con de terminati programrn i di insegnamento ( il che potrebbe essere - c d è - un limite), ma anche alla necessit,1 cli dare a lla formazione dei futur i. quadri un n uovo, diverso e più largo ind irizzo, che non casua lme nte si accompagna con l'intento di promuovere nell'opinione pubblica un maggior interesse per le cose della Marina. li nuovo indirizzo degli studi è ide ntico per tutti e tre : non solo supera re l'bistorie-hataille e il ,,tecn icismo navale", ma risvegliare prima di tutto l'inte resse per la storia (la cu i utilità molti - allora come oggi - mettevano in dubbio in relazione ai prog ressi della tecnica) e infi ne gettare nuove basi per la strategia. Va però ben sottolineato che, in un pe riodo di rnpiclo progresso tecn ico nel quale al silu ro e a lla m ina si aggiungono il sommergibile, le nuove artig lierie e corazze ecc., dag li scritti cli Bonamico, come da quelli d i Mahan e Corbett, traspare notevole ince rtezza in merito a i n uovi criteri strategic i e tattici da adottare . Essi lasc iano tra sparire delle preferenze, formulano ragionate deduzioni dagli eventi , enunciano magari delle teorie, ma non pervengono mai a vere e proprie dottrine operative, con

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tale termine intendendo un insieme di criteri e di norme da ado ttare in un dato periodo, contro un dato avversario , in un determinato teatro d'operazioni , con una determinata disponibilità di forze e con determinati alleati . Chi più si avvicina a u na dottrina, è - fin dal 1878 - il Bonamico, non scn7.a però mettere in evidenza, nei suoi ultimi scritti , l'incertezza che domina sia la sLrategia che la tattica. Le differenze vanno pi uttosto ricercate n'-el fatto che Mahan e CorheLt si rivolgono prim a cli tutto agl i ufficiali cli Marina, Ca llwell a quelli dell'Esercito, Bonam ico sia a quelli dell'Esercito sia a quelli di Marina. Ma anche in questo caso, Bonamico si spinge più ava nti di Lucri: perché è l'unico a intuire un 'esigenza fondamentale solo in parte oggi soddisfatta, q uella cioè di prevedere la freq uenz:-1 di scuole comuni, con programm i comuni, ci~ pan e degli u fficiali cli ambed ue le Forze Armate. La presenza di ufficiali di Marina tra i frequentatori dalla Scuola di Guerra dell'Esercito nei suoi primi anni cli vita, è rirnasta senza seguito ... TM PORTAJ\ZA DEI FATI'ORI GEO POLITJ CI E GEO STRATEGICI. È così evidente in Ronamico e Mahan - le cui pagine, ripetiamo ancora, sono spesso vere e proprie le7.io ni cli geopolitica e geostratcgia - da dispensarci cl,1 ulteriori commenti. Ma anche l'analisi e le conclu sion i di Callwcl l e Corbctt perderebbe ro mo lto del loro sign ificato, se si volesse p rescindere dalla pa11icolare fisiono mia geopol itica - tipicamente insula re - dell'Inghilterra e dagli imperativi geosrrategici che da sempre ne cleriv,rno , a cominciare eiaIla difes<1 del territo rio nazionale da invasioni da l mare, dal v itale controllo del le comun icazioni ma rirtime, dalla tradizionale geosrrareg ia - le cu i linee d i fondo non sono messe in discussione da nessuno elc i due - che ha sempre conscnrito alla Gran I3rerngna di aver ragione. prcsro o tardi, delle grandi potenze continentali. Ramm entiamo, in proposito , l'importa nza attribuita eia Co rbett al le posizioni navali, con tale termine intendendo •primo, le basi na vali e, secondo, i term inal i delle grandi l inee di comunicazione ovvero delle roue co,nmerciali e le aree focali nelle quali rendono a conve rgere,,11 • E - come Ho nam ico e Maha n - lo scritto re inglese ammette che la superio rità cli uno elci du e conte ndenti ,non dipenderà interamente dall'effettiva forza relativa, sia fisica sia mora le, ma sarù influenzarn dalle interrelazioni delle posizioni navali e dai vantaggi relativi alla loro ubicazione rispetto all'obiecc ivo della guerra o del la campagna»' 5 . Accen nando, infine, alle g uerre ciel scc . XVII rra l'Inghilterra e O landa, Corbctt nota che la decisio ne degl i o landesi cl i gettare ne lla •guerra di squad ra» contro la Royal Netvy tutto il navig lio dispon ibile a detrimento del commercio, era dovuta non tanto al l'applicazione della teo ria strategica della guerra offensiva e di sq uadra , ma alla constatazione che, «dare le condiz i o ni geogrtf/kh e relatiue [Nostra sottolin eatura - N .cl.c.l, tutti i tentativ i di sa lvaguarda re il traffico com mercia le erano in uti li senza il domin io delle acque cli casa nel Ma re del Nord .. .•''. Evidentemente, se le cond izioni geog rafiche e i rapporti d i forze fossero sta ti diversi , anche l a strategia avrebbe potuto cambiare .. .

"J. Co1'1><:Lt, Op.

c it .. f).

98.

'·' Ibicle m. " i1·i, p. 118.

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RAPPORTO MARE/TERRA O MARINA/ ESERCITO. Non cercato e non voluto, perché non riten uto indispensabile o prioritario, dalle strategie •navaliste• in auge ovunque almeno fino alla seconda guerra mondiale, a nche al di là di norme scritte o criteri dottrinali e dell'ope ra di Ma han. Si basava sosta nzialme nte sulla constatazione - cli matrice tradizionale inglese, prima ancora che ne lsoniana e mahania na - che l'unica cosa della quale doveva preoccuparsi un ammiraglio era di distruggere la flotta nemica: il resto veniva dopo, perché una volta conquistato il dominio ciel mare tutto diventava possibile per il vincitore. Questa strategia era favorita, come si è visto, da tre circostanze specifiche, sempre meno generalizzabili: la posizione insulare della Gran Bretagna, la gra nde su periorità de lla sua flmta , la gra nde a utonomia - e quindi indipendenza da ope razioni terrestri e costie re - confe rita da ll a vela. Pe r contro si tratta di una strategia sempre più condizionata sia dall 'introduzione della propulsione a vapore (che causa una fotte riduzione - specie ne lla seconda metà ciel secolo X1X - dell'autonomia) s ia dall'introdu zione de lle armi insidiose (mina, siluro, sommergibile). Inoltre essa è diventata sempre meno esclusivamente inglese, dato il progresso industriale ccl economico in1petuoso di nuove potenze come la Germania e gli Stati Uniti; al tempo stesso, si dimostra non adatta e troppo an,biziosa per le Ma rine intermedie e medite rranee come sempre è stata quella italiana, che pertanto hanno sempre dovuto assumere fino al 1940 - come dato cli base reale l'inferiorità rispetto a lle Marine delle grandi potenze, confinando ne l nove ro de lle ambizion i costa ntemente insoddisfa tte la parità navale con le tvfarine dom inanti nel Mediterraneo (la cui superiorilà corrispondeva , del resto, a una marcata superiorilà economica e industriale rispetto a un paese agricolo e povero come l'Italia). Bona mico, in Italia, è stato il pri mo - a nche rispetto alla jeune École - ad assu mere rea listicamente come dato d i fatto immutabile l'infe riorità della flotta italiana rispetto a quella del più probabile nemico e a suggerire, di consegue nza, una sorta d i invers io ne cli te ndenza rispetto a quella c he chiarna «teologia nava le», studia ndo una difesa del territorio nazionale con forze navali che coordinano la loro azio ne con quella dell'Esercito e con un unico centro direttivo strategico, sia per le operazioni di terra sia per que lle cli ma re . Callwell e Corbett molto più tard i seguono la stessa via sia pure nell'ottica inglese, nella quale è ugualmente importante non solo difendere il territorio nazionale - unica preoccu pazio ne del Bonamico, che cunavia pone già ardui problemi - ma anche essere in grado di salvaguardare le comunicazioni ma rittime e cli effettua re "pro ie zioni d i potenza .. ciel mare verso la terra , ovunque sia necessario. Bonarnico chiede alle forze navali il minimo, cioè di essere in grado almeno di contrastare •proiezioni cli pote nza,, altrui: Callwe ll e Corbett chiedono il massimo, chiedono cioè alla Royal Navy cli effettuare tutta la possibile gamma di altività di una Marina. Inutile dire che, se chiedono il massimo, lo fanno perché apparte ngono a una Nazione dove, da sempre, è cosa naturale e automatica gua rdare alla Marina come all'atout decisivo. Cosi non avviene certo né in Italia , né negli Stati Uniti né in qualunque altra Nazione, a comi nciare dalla Francia . E Mahan7 rispetto ai due estre mi - a chi chiede alla Marina il minimo, e a chi chiede il massimo - a be n guardare lo scrittore americano occup,1 una posizione moderata e intermedia. Da Bonamico e Manfroni fino a i nostri giorni, si ritiene che il principale limite delle sue teorie sia l'assenza cli un esame del rapporto mare/terra,

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dei rapporti Marina/Esercito, delle •proiezioni di potenza» dal mare verso la terra ecc .. Argomento da noi già toccato: basta solo dire che accusare Mahan di questo, equivale ad accusarlo cli essere americano e ufficiale della U.S. Navy dei suoi tempi. Gli Stati Uniti di fine secolo XIX non erano ce,to una grande potenza coloniale e mondiale come l'Inghilterra, né - come l'Inghilterra - erano un'isola a ridosso cli un continente, dove accanto a ragguardevoli Marine facevano sentire il loro peso i più grandi e potenti eserciti ciel mondo; tutti fatti che potevano tranquillamente esse re ignorati, allora, dalla politica cli sicurezza americana, ma non da quella inglese. Sia ben chiaro: al di là della preferenza per la guerra di squadra e per le grandi navi, per gli Stati Uniti del momento Mahan non sostiene affatto la necessità di conquistare il dominio dei mari, soppiantando il ruolo secolare cli superpotenza e di emble1na del potere marittimo dell'Inghilterra. Se si tiene conto di altre due sue opere, le Lezioni della guen·a i::,pano-americana (1899 - tradotte in italiano nel 1900)'' e l'Interesse degli Stati Uniti pm- il dominio del mare (1897 - tradotto in italiano nel 1904 e ristampato nel 1996),'6 si può constatare che le tesi dello scrittore americano sul ruolo della U.S. Navy a fine secolo XIX non hanno come obiettivo di superare o uguagliare le Marine delle maggiori potenze europee, ma intendono dimostrare la necessità cli disporre di una flotta che sia in grado almeno di sostenere il confronto con la sola parte di forze che queste ultime potrebbero effettivamente impiegare per contrastare gli interessi degli Stati Uniti, dopo aver fatto fronte ai molteplici impegni de rivanti dalla situazione europea e da esigenze di sicurezza delle colonie: questi impegni, sempre secondo Mahan, sottrarrebbero un'aliquota consistente di naviglio a quanto potrebbe essere inviato contro gli Stati Uniti, la cui Marina mirerebbe a ottene re solo una superiorità locale. Mahan ha ben presente che la teoria deve sempre essere adattabile alla realtà, non viceversa; si guarda, perciò, eia esaltazioni retoriche e fine a sé stesse ciel potere marittimo e del dominio del mare e dall'indicare per la U.S. Nauy obiettivi messianici e irrealistici, non ancorati alla situazione del momento. Sempre sulla base di concreti dati di fatto, rifugge anche dall 'esclusivismo marittimo, che tende a sminuire eccessivamente il ruolo delle forze terrestri. Sul rapporto Marina/Esercito - guardato, come sempre, nell'ottica americana - si possono distinguere due momenti. Nell'Injluenz·a del potere marittimo sulla storia del 1890 dissente dal modello francese di guerra navale, portato a risparmiare il naviglio ed evitare scontri decisivi in vista del vero fine ultimo della guerra, con pesanti effetti morali sullo spirito combattivo dei comandanti e degli equipaggi: la correttezza di questa conclusione dipende da ciò che si considera sia il vero fine della guerra navale. Se fosse solo quello di assicurarsi una o più posizioni sulla terra, la Marina sarebbe una semplice branca dell'Esercito per una particolare occasione e dovrebbe, per conseguenza, subordinargli le proprie azioni. Ma se il vero fine è di prevalere sulla Marina nemica e così controllare i mari, allora i veri obiettivi che devono essere attaccati in tutte le occasioni sono le navi e le flotte nemiche. '7

"Spezia, Zappa 1900. 16 Torino, Casanova 1904. Ristampa 1996 a cura di F. notti, con il nuovo titolo L'importanza del potere marittimo per gli interessi degli Stati Uniti (Roma, Ed. Forum d i Relazioni Internazionali). 11 A.T. JYfahan, L'ii1fluenza .. . (Cit.), p. 307.

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Condensato dorrrinale ciel «navalismo», e della guerra navale indipendente, che esclude ogni equilibrata collaborazione interforze e colloca Mahan sul versante esattamente opposto a quello cli Bonamico e Corbett, presupponendo la necessità assoluta di disporre cli forze navali a un livello almeno pari a quello dell'avversario. Ma alcuni anni dopo, alla luce dell'esperienza della guerra ispano-americana del 1898, afferma invece che, sul piano generale, Esercito e Marina ,,hanno reciprocamente bisogno uno dell'altro e importanti doveri bilaterali». Perciò, se occorre soprattutto una Marina efficiente, occorre anche «un Esercito adeguato e mobile in sommo grado». Ma ciò che è più necessario, è che «queste due forze siano fra loro in efficace relazione, fondata sulla chiara e diligente conoscenza delle loro rispettive funzioni. Ciascuno di questi du e elementi tende naturalmente a esagerare la propria importanza rispetto al fine comune; ma a questo inconveniente si può trovare rimedio quando il popolo, c he è in fin dei conti l'arbitro della politica nazionale, riesce a comprendere chiaramente le questioni militari,,.'"Gli Stati Uniti avevano, fin dall a loro nascita, un esercito volontario, integrato solo in caso di gue rra da milizie piuttosto indisciplinate fornite dai vari Stati, che hanno dato parecchi grattacapi al generale Washington nella guerra d 'indipendenza contro l'Inghilterra 1775-1783. Ma ancora una volta dimostrando di avere chia ra e real istica coscienza delle peculia rità nazionali, Mahan non si dimostra affatto contrario ai grand i e p ur costosi eserciti permane nti di leva dell'Europa contine ntale, che ritiene utili per diffondere nei popoli un sano spirito mil itare, e soprattutto, per formare una efficace barriera contro la barbarie orientale, 19 individu ando fin da allora l'elemento di sepa razione nel Pacifico, mentre l'Atlantico nella sua visione è solo un cordone ombelicale destinato a unire civiltà affini.

GUERRA MARITTIMA, STRATEG IA E POTERE l\t1ARI1TIMO

Tutti gli e lementi di diverso segno fino ra esaminati confluiscono necessariamente nell'approccio d i ciascun autore ai due elementi central i: la strategia e il potere ma rittimo, determinando le relative differenze. Ron8mico e Mahan si occupano anche dello studio teorico del potere marittimo, cosa che non fanno I due autori inglesi. Di più: l'ana lisi teorica che Bonamico per quanto riguarda la geopolitica e la geostrategia, la geografia milita re marittima, la strategia vera e propria, le nuove armi, le costruzioni nava li , la situazione europea e mondiale di fine secolo, è assai più completa, o rganica e originale cli quella di tutti gli altri scrittori , ivi compreso Corbctt. li lavoro di q uest'ultimo, che pure - come già abbiamo detto - provoca una rottura nella tradizionale strategia britannica mettendo in discussione antichi aforismi e postulati, è, in fondo, assai meno innovativo e assai meno arduo di quello di Ronamico. Ha sullo sfondo un grande paese prospero con istituzioni ben salde e una Marina dominante, cioè l'esatto contrario del Nostro; e non fa che innestare sul corpo della

'" A.T. Maha n , l.ezioni della guerra ... (Cit.), pp. 10-1.1 . ,., i\.T. Maha n, L'interesse de,~!i Stati Uniti ... (Cit.), Cariitoli III e VII.

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tradizionale strategia britannica (che non ha nemmeno bisogno d i essere codificata o inserita ne lla politica , tanto è ormai collauda ta e assim ilata) le teorie «spiritualiste» clausewitziane. Della mancam:a di uno specifico inte resse pe r le questioni teoriche e per le componenti d el potere marittimo eia parte sia di Callwell che d i Corbett abbiamo già detto, cosi come della loro distanza eia Ma han, il più jom iniano dei quattro scrittori. In proposito, il clausewitzia no Corbett cita distrattamente un paio di volte - e su questioni non determinanti - Mahan, rispetto al quale la sua visione strategica è totalmente diversa, fino a poter legittima mente essere p resentato come «l'anti-Mahan». Meno jominiano di Mahan, Bonamico cl i Jomini cond ivide la fede nei p ri ncipi e l'amore per le anal isi complesse e a rticolate, del quale sono esempio i suo i studi sul potere marittimo e sulle guerre del passato e del p resente . Il ruo lo eia lui dato al gen io, a ll a fortuna e all'i nvenzione, le considerazioni sulla battaglia di Lissa, le ana lis i sul potere marittimo e sulle guerre più recenti che non trascurano certo l'influe n za cli fattori morali e spirituali e della leade1sb1j), lo avvicina no comunque a Clauscwirz. Q uest'ultimo è da lui abbastanza frequcnten1.ente cirnto, men tre Callwell non lo fa mai e Mahan, secondo il Cruwl, lo conosce solo nel 1910, cioè al tramonto de lla sua vita~0 (mo rirà nel 19 14). La definizione e i contenuti della strategia, l'atteggiamento nei rigua rd i delle com unicazio ni marittime e della battaglia nava le, l'infl usso della propuls ione a vapore e delle nuove invenzioni in genere sono a llrettanti punti foca li dai qua li emergono le princi1x1li diffe re nze . Come già visto (Torno T, Pane I) Bonamico ne l 1881 - c ioè nove anni prima di 1\fa han - fornisce una definizio ne di strategia, nell a qua le trova risa lto la corre lazione tra ope razioni te rrestri e rnaritt imc e si ammette la possibilit{t che g li obiettivi siano nava li o costieri, offensivi e difensivi. Riconosce c he la strategia è divenrnw ,,u na scienza», come tale basata su p rincip'ì: ma contesta - in polemica d iretta con Mahan - c he essa riguardi anche la preparazione. I3ona mico parla cli ,,scienza», di princ ip'ì ccc. e lega la nascita d ella teoria strategica all' introduzione elci vapore, che ha reso fina lme nte poss ibi le a lle forze navali cli compiere movimenti esa tti e predeterm inabili come q uelli deg li eserciti; per questo l'abbiamo defin ito la sua come una strategin jorniniana. A maggior ragione ciò deve essere fatto, visto che egli - con un sostanziale omaggio a l d e terminismo e clogmmismo dei dottrinari - pre vede che la guerra d el fuwro, sempre in relazione all' introduzione del vapore, sa rà eminenteme nte costiera, con l'armata nava le che , o ltre a combinare sempre più srretrarncnre le sue operazioni con quelle d e ll'esercito, d imostre rà rispetto a quest'ultimo «la maggiore pe rfe ttibilità strategica" . Insomma : a l d ogma - da lui giustamente combattuto - della g1.1crra di squadra, I3onamico in virtù cli u n'innovazione tecnologica sostituisce il dogma della guerra costiera , nella quale, ieri come oggi, non si può certo esau rire la lotta sul mare. Tuttavia la sua definizione cli strategia contiene anche e lementi clausewitzia n i: come q uella di Clausewitz è riferita all'azione; come quella d i Clausewitz cons iste nel creare sosm nzia lmenre le mig liori condizioni pe r il contatto con il nem ico; come quella di

·" P.A. Crowl, A .T lvfahan.: fu storico 11.(//tile, ( in AAv'V, G11erm e stral<t.(!,itl 11ell'elcì conrempom!lea - a cura di P. Parei, Genova, Marietti 1992, p. 169).

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Clausewitz è puramente militare prevede una pluralità di obiettivi e cli atteggiamenti, offensivi e difensivi. L'unico suo vero e grave limite, anche rispetto alle concezioni cli Corbett, è che non v i compare il legame tra obiettivo militare e scopo politico della guerra; in ogni caso, si tratta cli una definizione molto più clausewitziana - e molto meno jom inia na - di quella di Mahan, che (Cfr. Tomo I, Parte III) oltre a darne una definizione non originale come quella di Bonamico ma mutuata da un ignoto autore francese, la rid uce a una questione cli occupazione cli p osizioni specie in tempo di pace, e nei suoi scritti non fa che elevare un inno - tutto sommato assai poco originale perché anch'esso jominiano e insieme nelsoniano - alla guerra d i squadra, all'offensiva e al principio della massa di impo rtanza capitale injomini. ln relazione al suo scarsissimo interesse per la teoria in sé e al suo più volte sottolineato empirisrno, Ca llwell non dà una definizione precisa di strategia: ma quanto si è detto del le sue teorie basta almeno a stabilire ciò che per lui non è la stra tegia navale. Non è rivolta esclusivamente alla flotta nemica, rm1 considera sempre il quadro interforze; non si prefigge sempre e in ogni caso di conquistare il dominio del mare (anche se quest'ultimo, una volta ottenuto, consente grandi vantaggi); non si prefigge sempre l'offensiva; non è sempre in grado, anche se consente di ragg iungere gl i obiettivi, cli ottenere risultati decisivi anche per l'esito della sressa guerra navale, v isto che quest'ultirni possono essere ottenuti anche con l'azione cli forze terrestri a favore della Ma rina. La defini zione cli Corbett, che distingue - unico dei quatcro - tra strategia mat·ittima e st1·ategia navale, sotto taluni aspetti è assai stimo lante e attuale, m a sotto altri appare assai generica. Per rendersi co nto cli questo, non basta considerare semplicemente le definizioni, ma occorre anche analizzare in quale contesto sono eia lui formulate. Egli infatti afferma: per strategia marittima intendiamo i principi che governano una g uerra ne lla quale il rnare rappresenta un fatto re sosta nziale. La sLrntegia navak è q uella parte c.le lla sLrategia marittima che deLermina i movime nti della flotta quando la strategia marit· tima stessa ha determinato quale parte la Dotta debba giocare in re lazione alle al.io· ni clc.:lle forze terrestri; poic hé è appe na il caso di d ire che è quasi impossibile c he una guerra possa essere decisa solamente con azioni navali. Senza aiuti la pressione navale può agire solo come processo di logorament.o. Penanto i s uoi effetti sono sempre, di necessità, le nti, e disturba no sia la nostra comunità commerciale sia i neutrali. La tendenza è quindi sempre quella di acc<:::ttare termini di pace c he sono be n lontani da ll 'essere.: conclusivi. Pe r una decisione stabi le si richiede una fo rma di pressio ne più rapida e drastica. Poiché l'uomo vive sulla terra e non sul mare, i grandi scontri fra nazio ni in guerra sono sempre sta ti dec is i - eccetto rarissimi casi - da ciò c he l'Ese rc ito può fare contro l'esercito ne m ico e la vita dd la nazione nemica, oppure e.lai timore di ciò che la flotta può consentire all'esercito <li fare. Quindi la preoe<.:upazione principale della strategia rnarinirna è quella di dete rminare le reciproche rdazioni che in un pia no di guerra ben sLrutturato, devono instaurarsi tra l"Esercito e la Marina. Quando ciò sia stato fatto, e non prima, la strategia navale può iniziare a studiare.: il modo col quale la fl o tta può assolvere la funzione assegnatale. 11

"J. C',orbett, Op. cii., pp. 23-2/4.

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Per Corbett, dunque, la strategia marittima di uno Stato non riguarda solo la guerra sul mare: con tale termine egli indica una strategia interforze, nazionale e unitaria , ne lla quale però la connotazione ma rittima sia prevale nte. Essa è dunque tipica delle nazioni «insulari» dal p unto di vista geopolitico, come l'Inghilterra o gli Stati Uniti; al contrario, non potrà mai essere la strategia di una nazione con preva lente fis io nomia geopolitica continentale (come la Germania , la Russia e a nche la Francia cli ieri e di oggi). È anche una strategia marittima che non trascura certo il ruolo delle forze terrestri, visto che secondo lo stesso Corbett, solo lo scontro terrestre ha carattere decisivo e conclusivo, q u indi può risolvere rapidamente la guerra, s ia pure grazie a l preventivo apporto delle forze navali. Rispetto a Bonam ico, troviamo in queste parole analoga preoccupazione per l'impiego armonico delle forze terrestri e navali. Per ambedue la strategia - sia essa marittima che navale - riguarda l'azione più che la preparazione, e molto oppo1tunamente il nostro autore precisa (Tomo I, Patte III, cap. VI - dinam ica esterna ciel potere marittimo) che «la strategia si collega direttamente alla d inamica ciel potere marittimo», indica cioè il modo cli tradurlo in atto, di realizzarlo per mezzo dell'azione. E aggiunge c he l'occupazione militare del territorio nemico «è la modal ità più efficiente, più risolutiva della guerra marittima, poiché tende all'immediato conseguimento delle obiettività espansive, che sono sempre territoriali» ed è «la modalità p iù risolutiva della dinamica, perché consente la massima e più duratura e liminazione del nemico». Se nessuno dei due sottovaluta l'importanza delle forze terrestri, Bonamico assai meglio del Corbett - per no n dire del Mahan - sottolinea più volte quanto l'azione conclusiva delle forze terrestri dipenda dall'esito della guerra sul mare: ,,l'occupazio ne territoriale implica quasi sempre un sufficiente dominio, se non il dominio assoluto del mare, una sufficiente capacità espansiva e un'adeguata forza militare per il conseguimento e la preservazione della o biettività territoriale". Presupposto ciel successo in campo terrestre è dunque, almeno «un sufficien te dominio del mare». Non basta: 10° il dominio del mare è condizione tanto più indispensabile quanto pili numerose sono le forze territoriali necessarie alla impresa e quanto pili la loro esistenza d ipende dalle comunicazioni marittime; 11 ° il dominio marittimo che deriva dal blocco della flotta nemica non è ma i sufficiente garanzia alle grandi invasioni finché la flo tta bloccata conserva qualche attitud ine militare e morale al forzame nto <lei blocco.

Comunque, nessuno dei quattro autori esaminati - neppure Mahan - indica sempre e in ogn i caso il dominio del mare come obiettivo della strategia d i una Marina : ma Corbett è il più fless ibile e «relativista» cli tutti, affermando che «la situazione più comune in una guerra navale è quella in cu i nessuna d elle d ue parti ha il comando del mare; la cond izione normale non è un mare dominato, bensì un mare non dominato,. Di conseguenza , è un errore c redere che «se un belligerante perde il dominio ciel mare, questo passi immediatamente all'altro belligerante», quindi il dominio ciel 111.are è normalmente d isputato, mentre ,,quando il dominio del mare è raggiunto o perso, fini sce la pura strategia navale».22

" ivi, p. 85.

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Ciò significa che tra la conqu ista definitiva del dominio del mare e la sua perdita, esiste una gamma intermedia di situazioni cli contrasto e di incertezza.nella quale la strategia navale di ambedue i contendenti ha modo di esplicarsi, con obiettivi di volta in volta suggeriti dalla situazione e con forme di guerra marittima che possono essere - con pari d ignità - sia strategicamente offensive che difensive. Al riguardo, Corbett ricorda anche che il coordinamento strategico tra Esercito e flotta - e relative priorità - ammette soluzioni molto diverse, perché può avvenire sia che l'Esercito debba anzitutto cooperare alla buona riuscita dell'azione navale, sia il contrario. Infatti «non è più sufficiente affermare che l'obiettivo primario dell'esercito è quello di d istruggere l'esercito nemico o che quello della flotta è distruggere la flotta nemica . Le delicate azioni reciproche dei fattori terrestri e marittimi conducono a condizioni troppo complicate pe r solu zioni cosi nette».n Su questi sani e realistici concetti, estranei sia al ,,navalismo» sia al «corninentalisrno" più intransigenti e teologici, vi è sostanzia le convergenza tra Corbett, Callwell e Bonamico, anche se quest'ultimo nel caso specifico della difesa dell'Italia assegna la missione principale (contrasto della minaccia nemica più probabile a Sud) alla Marina. Pi ù rigido invece Ma han, fermo alla prospettiva preferenzia le della guerra offensiva e indipendente di squadra. Si deve però notare che questa pregevole impostazione, oggi assai attu ale, non traspare affatto dalle definizioni di strategia fornite da Corbett, del tutto generiche e ta utologiche se si va al di là della chiara delimitazione dei rispettivi campi d 'azione. L'affermazione d i Corbett che la strategia marit.tima d etermina i princip'ì cli una guerra, o ltre ad avvicinare impropriamente a ]omini un 'impostazione che è invece nettamente antijominiana, non è su ffi ciente, cosi come non è sufficiente dire che essa definisce le relazio ni tra Esercito e Ma rina. Ma in che modo? In vista di qua li scopi e obiettivi? Cosi come, non è sufficiente dire che la strategia navale si occupa dei movimenti delle flotte (che altro potrebbe fare?), o studia il modo con il quale s i deve assolvere la funzione specifi ca assegnatale dalla strategia marittima . Molto più approfondito cli quelli d i Corbett e dello stesso Ma han , q u indi, Io studio che in rnateria di contenuti della strategia navale fa Bonan1ico, la cu i definizione meglio di tutte rende tali conte nuti. Sì deve solo osservare che il Nostro ha to rto qua ndo - diversarnente da tutti gli altri e in particolare da Ma han intende accreditare con troppa insistenza una radicale dicotomia tra aspetti strateg ici ciel periodo velico e ciel periodo elico o del vapore, dicotomia che gli avven imenti cli fine secolo XIX - inizio secolo XX d imostrano quanto meno esagerata, se non ines istente. Dal diverso concetto cli strategia derivano sia il diverso modo cli considera re la difensiva strategica, sia il ruolo della battaglia decisiva e . il modo cli concepire le comunicazioni marittime e la guerra al commercio. Meglio cli tu tti Corbett individua e q uasi esalta i vantaggi della d ifensiva strategica, scrivendo a chiare note che, in linea generale, è perfettamente naturale e logico che la potenza più fo rte sul mare [come storicamente è sempre stata l'Inghilterra - N.cl.c.J ricerchi soprattutto una soluzione rapida, mentre la potenza più debole cerca invece cli evitare o posporre una decisio-

'' ivi, p. 24.

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ne, nella spe ranza cli avere poi qualche buona occasione per far pendere la bilancia a suo favore : questa fu la linea di condotta che la Francia adottù freq uente mente nelle sue g uerre contro di noi, talvolta giustificatamente, ma talvolta in mo do così eccessivo da de moralizzare se riamente la sua flotta. La sua esperienza ha portato alla fretto losa deduzione che, anche per la Potenza più d e bole, la difensiva in mare è puro peccato. Cna cale conclusione [tipica anche in Italia <lei •navalisti• - N.ù.d è estranea a i princìpi fondamenta li della guerra. È ozioso escludere l'adozione di un arceggiam<::nto d'attesa p e rc hé in sé stesso non può portare al successo finale o perché , se usato in eccesso, conduce alla demoralizzazione o alla pe rdita de lla volontà d i auaccare. L'errore sembra essere na to dall'insisten za sugli svantaggi della difesa da parte cli autori che <.:ercavano d i pe rsuadere il loro pae se a preparar!::!, in tempo di pace, forze navali sufficienti da giustificare l'offensi va fin ùa ll'inizio_i,

Corbett dimostra i vantaggi de lla dife nsiva strategica a nche nella tu te la de ll 'integrità del te rritorio inglese contro •proiezioni d i potenza.. dal mare. In proposito vi è tota le divergenza delle sue idee da quelle cli 1Vlahan, e altrettanto totale convergenza con q uelle espresse da Bonarnico, che alcuni decenni prima applica conce tti ide ntici al caso concreto della difesa marillirna dell'Italia contro la minaccia alla integrità del territo rio naziona le rappresentata dalla superiore flotta francese. Va solo osse,vato c he Corbe tt individua ne l conflitto russo-giapponese 1904 1905 un esempio cli fruttu osa dife nsiva strategica da pa,te della flotta giapponese, che attende nelle acque di casa la flotta russa del Baltico per poi distruggerla a Tsushima nel 1905; Bonamico invece (vds. Tomo TI, Parte IV) ritie ne, a ragione, che alme no fino all'a rrivo della flotta russa del Baltico la strategia giapponese ( nava le e complessiva) avrebbe dovuto esse re - ed è stata - offensiva . Oltre a non occuparsi cli dife nsiva strategica, Callwe ll non si occupa nemmeno di un altro argomento - chiave della guerra na vale, il ruolo e i riflessi de lla battaglia dec is iva, così esaltati da Maha n. L'importanza data da ambedue a lla d ifensiva stra tegica, invece, accomuna Donamico e Corbe tt nello scetticismo ve rso questa forma di guerra. Realisticamente Corberr si chiede che cosa avviene, e quali altre forme operative va nno rice rcare, nel caso - tutt'a ltro che infreq uente - che il nemico rifiuti la battaglia. Donamico ferma la sua attenzione sulla non conve nienza, per una flotta inferiore, di affrontare lo scontro con la floua avversaria, anche a costo- ne l caso dell'Italia - d i espo rre al bo mb ardamento navale le nostre nume rose e popolose città costiere: ciò che p iù imporra, è d ife ndere l'integrità ciel territorio nazio nale. Di conseguenza (Torno I, Pa ,t e III cap. VI) Bonamico conside ra p iù redditizie sia l'occupazione del te rritorio ne mico sia l'azione te ndente a provocare la pa ralisi della flotta nemica. Infatti •il sistema de lla paralizzazionc annie nta e sfibra moralmente e milita rmente una marineria forse più dell'a nnientamento in battaglia . Una ma rineria colpita d 'impotenza morale difficilmente si riten1 pra; que lla vinta, per il solo fatto che ha combattuto, conserva le energie vita li del suo risorgimento•. L'annie ntamento della flotta ne mica in battaglia, invece, è un dogma che •rivela la scarsa risolutività e

,, flli,

pp. 98-99.

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la grande indeterm inazione d i questo metodo della guerra marittima»; diversamente da quanto avviene nella guerra terrestre tale metodo non porta automaticamente a risultati risolutivi. Questo perché le vittorie navali «raramente assicu rarono un duraturo dominio" e pur essendo indispensabili per creare il dominio, «non bastano a garantirlo lungamente senza l'occupazione territoriale e senza una perseveranza nei sacrifici che assicurano la preponderanza navale». Corbett dal canto suo osserva che anche se la Marina britannica ha «divinizzato (sic) l'idea della battaglia», la guerra navale non inizia né finisce con la distruzione della flotta eia battaglia nemica, perché vi è anche un problema di esercizio del dominio stesso. Sul mare la sconfitta della fo rza principale del nemico è meno facile, visto che il nemico se inferiore si può rifugiare in u n porto; comunque è assai p iù difficile, specie nell'età del vapore, trovare la flotta nemica. Per assicurarsi il dominio del mare, si può ricorrere anche al blocco; quando invece non esistono forze suffi cienti né per la battaglia né per il b locco, si ricorre alla difesa attiva , da esercitare con una corretta applicazione del principio della .fleet in heing. zs Fin qui si riscontra una netta d ivergenza da Mahan, ma non da Bonamico. Le cose cambiano quando - pur rnantenendosi assai lontano, come Bonamico, da i classico concetto di massa di Mahan - Corbett afferma : oltre e prima del compito di vincere le battaglie, le flotte hanno quello di proteggere il commercio(. ..). È inutile che i puristi ci dicano che la distrazione di forze per la protezione del comme rcio non dovre bbe allontanarci (bl nostro scopo principale; abbiamo a che fa re con g li spietati casi della guerra e la esperien7.a ci dice che anche solo per ragioni economiche, a parte la pressione della pubblica opinione, nessuno è mai riuscito a trascurare completamente questa distrazione di forze[. .. ] Né è più utile dichiarare che l'unico modo corretto per p roteggere il commercio è quello cli distruggere la floHa nemica . Come enunciazione di un principio è una verità cosi palese che nessuno la mette in discussione; come regola cli strategia pratica non lo è, perché si riafferma qui di n uovo la nostra prima distrazione cli for7.e. Che cosa fare se il nemico rifiuta di farsi distruggere la flotta? non si possono lasciare i propri traffici alla mercé cli raids di squadre o di incrociatori mentre si aspetta quell'opportunità , e p iù si concentrano le forze e gli sforzi per assicurarsi la decisione desiderata, più si espongono i propri traffici ad attacchi sporadici ... "'

Qui Corbett po1ta il discorso intorno a un argomento su l quale è più forte la sua divergenza sia da Bonamico che da Mahan: quello dell'importanza del commercio marittimo e della sua protezione diretta, il che equ ivale a dire l'importanza delle comunicazioni marittime e la necessità cli tutelarle o attaccarle, anche a prescindere dalla prospettiva dello scontro decisivo. Bonamico pensa a evitare la battaglia con la flotta francese, ricorrendo a raids cli navi da crociera costruite ad hoc contro i convogli d i sba rco nemici: ma abbiaino già rilevato che il suo più serio limite è la mancata considerazione dell'impo1tanza anche per l'Italia della difesa delle comunicazioni marittime, che invece non sfugge ad altri autori italiani coevi. Si deve solo dire che, per l'inglese Corbett, è facile e inevitabile

1 ivi, pp. 141-145. "' iui, p . 145.

'

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prendere coscienza del fatto arcinoto che le comunicazioni marittime sono - da secoli - questione di vita o cli mo1te per il suo Paese, mentre anche per Mahan la guerra marittima si risolve nell'attacco o difesa del commercio: l'u nica e sostanzia le d ifferenza è quella che per l'americano il solo modo per proteggere il commercio eliminando quello avversario è la distruzione della flotta nemica, cosa negata da Corbett. In linea generale, comunque, Bonarnico almeno nel Problenia marittimo dell'Italia riconosce, sia p ur tra diverse contraddizioni, che «le nuove condizioni delle marinerie moderne e la importanza vitale che il commercio va assumendo presso talune Nazioni, lasciano credere che la guerra commerciale possa divenire risolutiva e quindi elevata a dignità cli guerra»; manca tuttavia nei suoi scritti quell'attento studio delle comunicazioni marittime e ciel modo di attaccarle e difenderle, che invece caratterizza - et pour cause - gli scritti dei tre autori anglosassoni. Per Corbett il mare non si conquista e non ammette frontiere: di conseguenza l'oggetto della guerra marittima è solamente il controllo delle comun icazioni e non, come per la guerra terrestre, la conquista del territorio nemico. Vi è notevole differenza tra le comu nicazioni marittime e quelle terrestri: le prime sono la vita della nazione , le seconde servono solo all'alimentazione tattica e logistica degli eserciti o alla loro ritirata o avanzata . In carnpo terrestre normalmente un attacco alle comunicazioni del nemico scopre le nostre; in mare invece poiché le comunicazioni sono comuni, non si può attaccare quelle nemiche senza difendere le nostre. In campo ma rittimo, interrompere le comunicazioni del nemico significa soprattutto d istruggere il potere di resiste nza dell'intera Nazione contrapposta. Ormai le guerre non sono decise solamente dalla fo rza militare, ma anche dalla forza economica: «vince chi ha la borsa ben fornita». Per questo l'attacco alle comu nicazioni marittime per Corbett deve e può cominciare subito e a prescindere dallo scontro con il nucleo principale delle forze nemiche, mentre nella guerra terrestre la pressione economica sull'avversario è possibile solo dopo aver ottenuto vittorie decisive sul suo esercito. L'altro inglese Callwell ha del ruolo delle comunicazioni marittime una visione più limitata, più augustamente «militare» e o pe rativa di quella d i Corbett. Come sempre, ciò che gli preme di più è stabilire di quale utilit,ì p uò essere il loro libero uso per le operazioni terrestri. E mette anche in evidenza, come si è visto, che le comunicazioni marittime hanno maggior rendimento di q uelle degli eserciti, oltre a non richiedere - come quelle terrestri - notevoli aliquote di forze per la loro protezione. A s ua volta Mahan ritiene che l'introduzione del vapore ha reso meno autonome le forze navali, perché richiede freque nti riforn imenti cli carbone. In ta l modo esse sono diventate d ipendenti dalle basi e dalle linee di comunicazione, anche se per un esercito le linee cli comun icazione ri mangono p iù impo1tanti che per una Marina (la quale è meno legata a percorsi obbligati, potendo orrnai - con il vapore - percorrere il mare in ogni d irezione). Tuttavia - al contrario di quanto pensa Callwell - per Mahan le comu nicazioni marittime possono essere più fac ilme nte d isturba te e interrotte d i quelle terrestri, né possono essere completamente protette contro incrociatori corsari. Rispetto alla minaccia di partigiani alle comunicazioni terrestri, ben altra cosa è la minaccia «di una flotta potente, in un porto ben difeso, vicino alle nostre comunicazioni». Come Bonamico ne i suoi primi articoli intorno al 1880, anche Corbett è favorevole all'attacco al commercio e alle proprietà p rivate del nemico in mare, anche se ritiene - a ragione - del tutto superata la guerra dì corsa esercitata da privati. Egli è

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l'u nico dei q uattro autori a dedicare un notevole spazio all'attacco e difesa del traffico (siamo nel 1911), cioè a un problerna strategico centrale nelJe due grandi guerre del XX secolo.27 Inoltre considera i riflessi dell'introduzione dei nuovi mezzi (vapore; telegrafia senza fili) su q ueste attività spesso lasciate ai margini del]a ricerca strategica, calamitata dalla guerra di sqliaclra. Questi mezzi riducono, a suo pare re, l'autonomia delle navi corsare e insieme aumentano la probabilità cli scoprire in tempo i movimenti; d'altra pa1te le navi mercantili sono meno obbligate a seguire determinate rotte, o ad avvicinarsi alla costa per fa re il pu nto. Circostanze che, insieme con la riduzione del cabotaggio costiero inglese resa possibile dallo sviluppo delle comunicazioni terrestri, favoriscono la d ifesa ciel traffico; in ogni caso «esiste la probabilità che l'intero problema diventi più semplice e che il compito della protezione del commercio entri nell'ambito del processo strategico generale p iù cli quan to lo sia mai stato prima». Considerazioni lungimiranti, che non troviamo né in Bo namièo né in altri autori ciel tempo, e che giova rammentare confrontandole con quanto è avvenuto nelle due guerre mo ndiali. In proposito Corbett non concorda con l'affermazione che, in relazione all'incremento dei volume di traffico e al parallelo aumento della sua importanza specie per l'Inghilterra, è necessario che la Royal Navy dedichi più attenzione e più forze ciel passato alla s ua d ifesa . Non è vero - egli afferma - che ]a vulnerabilità ciel traffico marittimo è proporzio nale al suo volume, e che quanto maggiore è la quantità di traffico, tanto maggiore è la quantità cli forze eia destinare alla sua difesa. Le rotte te ndono a concentrarsi in pochi terminali e pochi punti focali; ciò che importa veramente è la percentuale di traffico che il nemico riesce a distruggere. Anche se la perdita di un certo numero di navi è inevitabile, i risultati complessivi che il nemico può ottenere dipendono dalla posizione e distribuzio ne delle sue basi e dalle fo rze navali delle quali può d isporre, elementi che deterrninano anche la quantità d i forze da destinare alla difesa. In conclusione, valgono due regole generali: «primo, che la vulnerabilità del traffico è inversamente proporzionale al suo volume e secondo, che facilità d'attacco significa facilità di difesa». Un'altra forma cli gue rra d i particolare interesse per l'Inghilterra, oggi tornata d'attualità, è la ,guerra limitata» alla quale Corbett, d iversamente da Bonamico e Mahan, dedica molta attenzione. 2" Si tratta d i un tipo d i guerra che si può permettere solo una Nazio ne che, come l'Inghilterra, da sempre domina il mare e da sempre ha interessi, basi, possedimenti colonia li da difendere, conquistare o sfrutta re economicamente e militarmente in ogni parte del mondo. Prospettiva, ovviame nte, non estranea a Callwell: ma estranea - oltre che a Bonarnico - a Mahan. Il primo si pone essenzialmente il problema cli una guerra bil aterale e non lim itata con una grande potenza terrestre come la Francia , dove la posta unica rimane la difesa dell'integrità del territorio naziona le; il secondo è proiettato sulla costituzione cli una grande flotta per p roteggere il commercio nazionale, specie nell'area del Pacifico. Il concetto dì guerra limitata cli Corbett non è affatto nuovo, anche se ha s ullo sfondo l'esempio della recentissima guerra russo-giapponese, ne lla quale il Giappo-

"ivi, pp. 225-241. '" ivi, pp. 69-8 I.

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ne ha raggiunto pienamente l'obiettivo no n tanto di abbattere la Russia , ma di conqu istare punti - chiave e territori che consolidano la sua posizione nell'area di interesse. Corbett come Callw ell non fa che richiamare i vecchi p rincip'.ì della grande strategia inglese, antitetica a quella cli masse di Napoleone e basata sia sull'uso della flotta ,,per riequil ibrare lo svantaggio delle nostre forze terrestri», sia sul ricorso ad altri mezzi - anche indiretti - oltre che alle forze militari, per raggiungere gli scopi politici. Una stra tegia c he di conseguenza non ha come obiettivo primario la distruzione della forza militare nemica, e che ha raggiunto il massimo successo nelle guerre contro Napoleone (il cui modello di guerra di masse totale, risolutiva e principalmente terrestre, basata sulla debellalio ciel nemico è rimasto, invece, di gran lunga prevalente nelle principali nazioni del Continente fino al 1940, a cominciare dalla Germania). Su questo punto il clausewitziano Corbett, pur richiamandone taluni concetti sulle varie forn1e - anche limitate - che può assumere una guerra, una volta tanto critica apertamente il generale prussiano suo idolo, perché il suo punto ùi vista puramente continentale gli impedisce di considerare che vi possano essere casi nei q uali l'obiettivo è di carallere così limitato, che la forma inferiore di guerra può essere allo stesso lempo la più efficace e la più economica. In una guerra continentale, come abbiamo visto, questi casi occorrono raramente, ma acquistano importanza quando il fattore marillirno interviene in misura a bbastanza consistente. La tendenza britannica di ricorrere alla forma inferiore o limitata di guerra è sempre stata tant.o evidente quanto l'opposta tendenza sul continente. Attribuire questa le ne.lenza, come è talvolta di moda, a un'innata mancanza di spirilO combau ivo, è sufficientemente contraddetto dai risultati che essa ha ottenuto. In effetti non vi è alcuna ragione di sminuirla invece di considerarla come un sagace istinto per il tipo di guerra che meglio si adatta alle condizioni della nostra esistenza [... ). La scelta fra le due forme in realtà dipende dalle circostanze del caso. Dobbiamo considerare se l'obiettivo politico sia cffenivarnent.e limitato, se, illimitato in astratto, possa essere ridott.o a un obiettivo concreto limitato e, infine, se le condizioni strategiche sono tali da preswrsi con successo all'applicazione della forma lirnitata. 2·)

Insieme con la necessità di costituire «u n qualche tipo di Stato .Maggiore Interforze» avente lo scopo di «ridurre le divergenze e raggiungere un m inimo di efficienza.,, è questo uno degli aspetti di maggiore attual ità che troviamo negli scritti cli Corbett. Argomento, in fondo, tutt'altro che estraneo alla tradizione italiana: a pa,te le tesi precorritrici di Bonamico sulla necessità di un accordo strategico tra guerra marittima e terrestre, fin dalla prima metà del secolo XIX anche Cesare Balbo e Guglielmo Pepe auspicavano per l'Italia una forte Marina mercantile e milita re e uno stretr.o coordinamento tra guerra marittima e te rrestre. In tal modo, sarebbe stato possibile adottare sul modello della guerra d'indipe ndenza spagnola 1808/1813 contro Napoleone una strategia nazionale unitaria e modellata sulla conformazione geografica montuosa e allungata della penisola, respingendo il modello di guerra «continentale", «na po-

~, iv i, pp. 73-74.

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leonica e «centro-europea» adatto, appunto, solo ai terreni piani e ai grossi eserciti dei grandi stati dell'Europa Centralc.10 Nessuno poteva prevedere, allora, la fisionomia strategica oggi assunta dalle missioni out ojfarea, di peace keeping o peace en/orcing. Ciò non toglie che q ueste missioni possono assumere - così come nelle grandi linee indicava Corbett - forme molto diverse, tu tte però basate sulla tendenza a limitare l'uso effettivo della forza m ilita re preferendovi altri mezzi anche psicologici, sul coordinamento tra le varie componenti e, in genere , sul rifiuto cli schemi e mezzi rigidi, tipici del «navalismo,,, come del «continentalismo» e delle teorie douhetiane del dominio assoluto dell'aria. Le rimanenti considerazioni dei q uattro autori sul blocco, sul principio della Jleet in being e sulle nuove armi e costruzioni navali hanno carattere e interesse p revalentemente storico; esse aiutano tuttavia a comprendere meglio i riflessi strategici dell'impiego ciel siluro, del sommergibile e dell'aereo, e in particolare, quanto è avvenuto nelle due guerre mond iali. Il blocco della flotta da guerra nemica riscuote la maggiore attenzione; tutti ammettono però che il periodo d 'oro cli tale fo rma di guerra navale è stato il p eriodo velico. Dopo l'introduzione della propulsione a vapore, invece, esso è diventato d ispendioso e logorante, a causa ciel grande consumo di carbone e della ridotta autonomia del naviglio. Solo Corbett dedica un certo spazio al blocco commerciale? mettendo in evidenza che riguarda - come l'attacco e la difesa dei traffico - l'esercizio del dominio del mare; tuttavia esso è legato anche alla sua conqu ista, sia perché un blocco navale comporta automaticamente un blocco commerciale, sia perché può essere una sorta di esca per convincere un nemico che non vuol combattere a uscire dalle basi per affrontare la battaglia. La visione cli Corbett è confermata dalle due guerre mondiali, quando scrive che 0

,

chiudendo i porti commerciali del nemico esercitiamo il massimo potere che il dominio ciel mare può darci per danneggiarlo . Soffochiamo il flusso della sua attività in mare nello stesso modo in cui l'occupazione militare del suo territorio lo soffoca a terra . Egli deve, pertanto, o sottomeccersi docilmente, come se avesse suhìto una sconfitta navale, oppure e.leve combattere per liberarsi [. .. ] A lungo andare è quasi certo che un blocco rigoroso e ininterrotto finirà per esaurire il nemico prima che esaurisca noi, ma la fine sarà lunga e costosa/'

Corbett distingue tra blocco nauale stretto, che costringe la flotta nemica a rimanere sempre all'ancora con una vigilanza continua e ravvici nata, e blocco aperto, tale eia consentire al nemico - come è nostro interesse - di uscire in mare per affrontare la battaglia: pertanto «il blocco commerciale» ha un'intima relazione con il «blocco navale ape1to». Il blocco stretto è da lui ritenuto «una delle più deboli e meno desiderabili forme di guerra»; comunque esso consente solo un dominio del mare locale e temporaneo, mentre almeno a lunga scadenza il blocco aperto assicu ra un dominio pennanente. In futuro , perciò, per Corbett il blocco stretto finirà con l'avvicinarsi sempre di

"' F. 13otti, Il pensiero militare e navale ... (Cit.), Voi. I, Cap. XI sz. II e "J. Corbeu, Op. cii., pp. 163-183.

' ' ivi, p. 165.

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Gtp . xm sz. H.


più al blocco aperto; d'a ltro canto quest'ultima forma operativa può essere su fficiente per neutralizzare una flotta da battaglia nemica o spingerla alla decisione, ma non può evitare che le squadre corsare nemiche attacchino le linee di comunicazione marittime . Tutto questo aumenta l'incertezza su qua le forma di blocco sia preferibile, e spinge Corbetta concludere in modo interlocutorio il suo esame: per quanto grandi .siano le ragioni purarnent<:: navali e strategiche per adottare il hlocco a peno come mezzo migliore per ottenere una decisione contro la flotta nemica, l'inevitabile intrusione di un obiettivo ulteriore, sotto forma <li protezione del traffico o della sicurezza delle spedizioni militari, raramente ci lascerà completamente liberi cli usare il melO<lo del blocco aperto. Dobbiamo essere preparati, di fatto, a fronteggiare la necessità di usare una forma di blocco tanto vicina al vecchio blocco .stretto, quanto sa rà permesso dalle attuali condizioni:'-'

Considerazioni molto «datate». Ai tempi nostri, l'embargo navale decise ad esempio nei riguardi dell'ex-Jugoslavia non è un blocco militare vero e proprio, non ha come fine ultimo il coinvolgimento della flotta nemica, si ripromette p iuttosto di impedire l'alimentazione dall'esterno della guerra terrestre e indurre così alla pace i contendenti. Esso, quindi, te nde ad assomigliare p iù a un blocco stretto che a un blocco aperto, anche perché le navi da guerra che lo effettuano non devono più temere cli awici narsi alla costa, e pur dovendo rimanere al limite delle acque territoriali (ciò che è un serio inconveniente) hanno libertà d i manovra. In tutti i casi, anche l'embargo di oggi è dispendioso per chi lo effettua , non è impermeabile e richiede tempo per far sentire i suoi effetti. Bonamico si preoccupa solo del blocco stretto della flotta nemica , cosa che non può sorprendere visto che le comunicazioni marittime non sono certo al centro delle sue riflessioni. Egli attribuisce a questa forma di blocco un' importanza molto maggiore cli Corbett; e pur ritenendola molto più logorante e difficile da mantenere con il passaggio alla propulsione a vapore, dopo alcune contraddittorie affermazioni finisce con il concludere che ,,non può negarsi alle flotte a vapore una capacità bloccante equivalente a quella delle flotte del periodo velico» e che la paralisi della flotta nemica - come dimostra la guerra ispano-americana del 1898 - «continuerà ad essere un efficiente sistema d i guerra marittima,,. Nelle Lezioni della guerra ispano-americana anche Mahan mette in evidenza i va ntaggi ciel blocco; peraltro, in un precedente articolo del novembre 1895, nel quale considera i rifl essi della propulsione a vapore nel blocco, non si p ronuncia in modo netto e preciso sulla questione?' Infine, anche Callwell non s i nasconde le crescenti d ifficoltà cli mantene re il blocco, sia in relazione all'efficacia delle armi insidiose che costringono le navi a rimanere lontane dalla costa, sia perché una veloce nave a vapore può p ur sempre eludere con una certa facilita il blocco stesso. In ogni caso, ritiene che debba avere come scopo pri ncipale q uello cli impedire le comu nicazioni dall'esterno con la piazza bloccata, perché il bloccante, essendo superiore alla flotta

' ' i oi,

r

183.

'' Cfr., in merito, la r<:c:ensione d el llonamico su •Rivista .Marittima·· 1896, Voi. III Fase. l, pp. l 49

e ~egg ..

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bloccata, non può che desiderare che quest'ultima prenda il mare per assestarle il colpo decisivo. In definitiva, dagl i scritti degli autori prima esaminati emerge una crescente difficoltà di mantenere il blocco stretto, del resto dimostrata dagli avvenimenti successivi. L'azione dei sommergibili tedeschi nelle due guerre mondiali e quella delle superiori Marine alleate contro i traffici marittimi della Germania assomiglia piuttosto a un blocco aperto, o meglio e qualcosa cli intermedio tra un blocco aperto e una guerra alle comunicazioni marittime: Io stesso si può dire del ruolo strategico svolto dalle superiori flotte e aviazioni alleate nei riguardi delle forze navali dell'Asse nella guerra 1940-1945. In particolare, in quest'ultima guerra la superiorità dell'aviazione nemica ha spesso vincolato o impedito i movimenti delle nostre unità maggiori, lè cui basi erano peraltro tutt'altro che sicure rispetto all'offesa aerea . Essa è stata anche determinante per interrompere definitivamente le comunicazioni dell'Asse nel Mediterraneo, segnando una svolta alla guerra e soffocando l'avversario, così come voleva Corbett. La questione della jleet in being, connessa con il blocco, viene vista dai quattro autori in modo diverso, ma partendo da due comuni premesse: a) che a una flotta conviene rimanere in being solo se è inferiore di forze, quindi se non è in grado di affrontare il nemico con possibilità di successo; b) che la flotta rimasta in heing conse1vi comunque l'effettiva capacità, volontà e possibilità d'azione. Caso strano, le due posizioni estreme sul problema sono sostenute proprio dai due autori inglesi. Corbett con numerosi exemp!a esalta fin troppo i vantaggi del principio della .fleet in heing: 15 esso è il perno della strategia difensiva da lui privilegiata, consistente appunto nell'«evitare l'azione decisiva per mezzo cli attività strategiche o tattiche in modo da tenere la nostra flotta in being fino a quando la situazione si modifica a nostro favore•. Questa scelta è stata e potrà essere utile - egli aggiunge - anche per una flotta superiore come quella inglese, sia per difendere economicamente il territorio nazionale da invas ioni marittime, sia per concentrare il grosso delle forze in determinate aree, mantenendo invece atteggiamento difensivo nelle rima nenti. Diversarnente eia altri, Corbett valuta positivamente anche i risultati ottenuti con questa scelta strategica contro l'Inghilterra dai suoi nemici, e in particolare dalla Francia anche prima di Napoleone ... Al contrario, Callwell men e in dubbio - citando a sua volta altri exempla - i vantaggi della .fleet in hei1Ìg nella difesa ciel territorio nazionale, perché la probabilità cli affrontare forze navali comunque inferiori non può essere sufficiente per far desistere un nemico superiore dai suoi progetti offensivi; quindi a suo giudizio per intraprendere un'invasione dal mare non è affatto necessario distruggere, prima, le forze nemiche che possono opporvisi (lo dimostra il caso della guerra russo-giapponese). Mahan vuole fondamentalmente esamina re ciò che può fare una flotta superiore come quella inglese. Quindi, dal momento che il suo obiettivo principale è dimostrare che gli Stati Uniti devono avere una flotta tale da poter tenere lontano il nemico «non solo dai nostri po1ti ma anche dalle nostre coste»\(\ netl'h1/luenza del potere

,;, J. Corbeu, Op. ;<,

cit., r,r,. 185-198. A.T. Mahan, L'i1?/luenza del potere marittimo.. . (Cit.), pp. 119-120.

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marittimo sulla storia non si sofferma sulla jleet in being. E trattando nel capitolo IV della guerra 1688-1697 tra l'Inghilterra e Francia, trascura completamente il famoso episodio del quale è protagonista l'ammiraglio inglese Torrington, ribadendo il concetto che la difesa passiva è riservata alle fo,tificazioni costiere, mentre la ,,difesa offensiva» è prerogativa della Marina, che la svolge in un solo modo: muovendo incontro al nemico. All'esatto opposto del Mahan, Bonamico (Cfr. Voi. I Pa,te fII - Introduzione al Capitolo IV) crede nella difensiva strategica e nella jleet in being ancor più del Corbett. Sostiene, infatti, che finché rimane una jleet in being capace <li reagire, «tutte le operazioni che non possono essere compiute dalle navi militari sono pericolose e non debbono essere tentate se non con suprema necessità e con la massima precauzione,,: è su questo concetto che viene impostata la difesa marittima dell'Italia, basata sul presupposto che anche una flotta inferiore può contrastare gli sbarchi e garantire l'integrità del territorio nazionale. Dopo questa analisi, è legittimo porsi tutta una serie cli interrogativi: a) le nostre forze navali , spesso in being nelle due guerre mondiali, mantei1evano realmente quella effettiva capacità d'inte,vento richiesta specie da Corbett e da Bonamico alla /Zeet in being, con particolare riguardo alle navi maggiori? b) In che misura nella prima guerra mondiale ha influito su questo atteggiamento il pericolo delle mine, dei sommergibili e delle armi insidiose in un mare ristretto come l'Adriatico, visto che la nostra flotta era complessivamente superiore - in fatto di corazzate - a quella austriaca? c) nel 1915-1918 le nostre navi maggiori hanno vincolato l'impiego delle similari unità austriache? d) specie dal 1941 in poi, le nostre corazzate In being hanno vincolato forze similari inglesi? e fino a che punto sulla loro permanenza in porto, sulla loro operatività e sulla reale minaccia da loro esercitata rispetto al disegni del nemico anche contro il territorio nazionale, hanno influito altri fattori (come ad esempio secondo taluni - la superiorità aerea nemica)?" e) in sintesi: il sommergibile, l'aeroplano e la mina, condizionando sempre più movimenti delle più potenti navi di superficie specie dal 1940 in poi, hanno oppure no reso anacronistico il principio della jleet in heing, come tale basato sull'effettiva capacità d'inte,vento immediato e su un minimo cli libertà d'azione delle navi in po,to? e ancora: una portaerei al largo e in posizione oppo,tuna pronta al lancio dì aerei, può considerarsi in being sia rispetto al territorio nemico che a navi nemiche? Con l'accantona mento della guerra di squadra, il principio della fleet in being sembra entrato nell'ombra: potrebbe ancora esercitare un qualche influsso operativo, solo se - in mari e aree ristrette - forze navali leggere e forze aeree o missilistiche cli una potenza minore ostile condizionassero o rendessero onerosi e poco sicuri i movimenti anche commerciali del naviglio delle potenze maggiori, come è avvenuto cli recente nel Golfo Persico. ·

'' Sulla base delresperienza della guerra nel Mediterraneo 1940-1913, Il llernotti afferma che •la vecchia teoria strategica della flotta in potenza poteva ritenersi conveniente al tempo della guerra a due d imensioni, quando le navi in porco erano al sicuro. Ma questa teoria è divenuta di applicazione assai dubbia contro un nemico avente la preponder,mza di forze aeree .. (R. I3enotti, SLoria della gueira net MediLeiraneo 1940-1943, Roma, Vito I3ianco Ed. 1960, p. 323).

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Rimane da esaminare, sia pur brevemente, quali sono le analogie e le differenze riscontrabili nel pensiero dei quattro autori sulle possibilità dei nuovi mezzi tecnici (specie cacciatorpediniere, mine e sommergibili) e sulle costruzioni navali in genere. Quattro le constatazioni fondamentali: - in un periodo nel quale si sta ovunque affermando il concetto di Dreadnought (nave da battaglia che esalta al massimo sia l'armamento e la protezione che la velocità, ovunque concepita come spina dorsale delle flotte), nessuno dei quattro concorda con questo indirizzo, destinato a durare fino al 1940; - in tutti e quattro è ben fermo il concetto pienamente attuale che la formula costruttiva cli una flotta - o di una singola nave - non è un fatto meramente tecnico, ma va studiata sia in relazione alla dottrina strategica più idonea che ciascuna Marina deve seguire, sia in relazione alle peculiarità geografiche dei teatri di o perazione che più la riguardano. In altre parole, l'efficienza cli una flotta deriva non tanto e non solo dalle caratteristiche specifiche dei principali tipi di unità, ma dal trinomio strategia naviglio - basi, trinomio che varia per ciascuna Marina; - in Bonamico più che in altri autori assume valore preminente lo studio della geografia marittima, dal quale ricava le caratteristiche del naviglio; - riguardo ai nuovi mezzi tecnici (non esclusi quelli aerei), Bonamico più cli tutri ne intravede le possibilità anche in campo strategico. Nessuno, invece, considera in tutta la sua portata futura l'efficacia delle mine, pur dimostrata anche contro le corazzate nella guerra russo-giapponese. Ci siamo già soffermati sulla tiepidezza di Bonamico nei riguardi del ruolo della corazzata e dell'esaltazione di potenza tattica offensiva che essa esprime, fino a fargli individuare - intorno al 1900 - nell'incrociatore corazzato la fonnula più idonea per le esigenze di difesa strategica contro una flotta superiore tipiche della Marina italiana; peraltro Bonamico non nega affatto che, per le Marine dominanti, il ruolo offensivo della corazzata possa essere fondamentale. Ci si aspetterebbe che Mahan, eia sempre sostenitore - come si è visto - della necessità anche per gli Stati Uniti di disporre di un forte nucl eo dì corazzate per la guerra di squadra, veda nella formula della Dreadnought la miglior espressione costruttiva delle sue teorie: ma così non è, anzi. Nelle Lezioni della guerra ispanoamericana del 1899,'" si dichiara «in favore del numero delle unità e contro l'illimitata grandezza individuale», indicando come dimensione ottiÌ11ale e massima delle unità maggiori un dislocamento di 10-12000 tonnellate. Le sue considerazioni sull'armamento e sulla velocità sono a ntitetiche rispetto a quelle de i «navalisti»più intransigenti ciel tempo: ritiene che numerose artiglierie di medio calibro a tiro rapido siano più efficaci di pochi cannoni di grosso calibro e nega che la nave più veloce s ia anche la più idonea alla conquista del dominio del mare, perché ciò che conta veramente è sempre la potenza. Piuttosto che la velocità delle singole navi, è più importante ricercare la mobilità dellajlotta, che si raggiunge - oltre che con idonee basi - sviluppando l'autonomia del naviglio, riducendo i tempi necessari per il rifornimento di carbone e ricercando prestazioni uniformi per tutti i tipi di navi. Netta distanza, quindi, dai criteri di Bonamico, alla quale si aggiunge un pronunciato scetticismo nei confronti delle possibilità del siluro e delle torpediniere, se considerati come nuovi mezzi per

;a

A.T. Mahan, lezioni della gue,ra, ..(Cit.), pp. 26-30 e 167-179.

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la gue rra d i squadra. Assai impropriamente, infatti, Mahan paragona la torpediniera al brulotto, che dopo un periodo d i effimera fortuna nel secolo XVII, «scomparve dalle flotte delle quali riduceva la velocità», proprio come sta avvenendo - a suo giudizio - per le torpeclinie re .39 Pur avendo come costante riferimento la secolare prassi strategica cli una Marina che più di tutte ha saputo trarre profitto sia dai grandi vascelli a vela che dalle grandi navi metalliche e a vapore, anche Corbett - che scrive quando la Dreadnought si era già affermata ovunque - è lungi dall'esaltare il concetto, del quale si è sempre fatto largo uso e abuso ovu nque fino al 1940, che «il dominio del mare dipende dalle navi da battaglia»: lo sottopone anzi a discussione, sia a lla luce delle specific he esigenze inglesi di controllo diretto delle linee di comunicazioni marittime - che richiedono molti incrociatori - , sia alla luce dei recenti ritrovati tecnici, a cominciare dal siluro:m Diversamente da Mahan e Bonamico Corbett non si occupa delle caratteristiche delle navi da battaglia , ma si sofferma soprattutto sul ruolo passato e presente degli incrociatori, mettendo in discussione anche l'altra massima che essi «sono solo gli occhi della flotta». A suo giudizio sono serviti e servono, invece, anche per assicurare il controllo delle com unicazioni marittime, specie nel caso che la flotta nemica rifiuti la battaglia. Infatti .se l'ohicttivo della guerra navale è quello di controllare le comunicazioni, allora l'esigenza fondamenta le sono i mezzi per esercitare quel controllo. Logicamente, pertanto, .se il nemico rinuncia ad ingaggiare battaglia dohbiamo relegare la flotta da battaglia in posizione secondaria, poiché i mezzi per esercitare il controllo sono gli incrociatori; la flolla da battaglia è il mezzo per prevenire interferenze nel loro compito. Mettete ciò alla prova della pratica effettiva: in nessun caso possiamo esercitare il controllo con le sole navi da battaglia. La loro specializzazione le ha rese inadatte al compito e così costose da non essere mai numericamente sufficienti.'' '

Riaffiora ancora una volta, in questo approccio, la tradizionale preoccupazione inglese per il controllo sempre e in ogni caso delle vitali linee cli comunicazione marittime. E la domanda alla quale Corbett anche in questo caso vuol rispondere è sempre la stessa: che cosa avviene se le corazzate, fatte per affrontare unità similari in battaglia, non possono svolgere - magari temporaneamente - questa funzione fondamentale? La sua risposta è che "dagli incrociatori dipende l'esercizio del controllo; dalla flotta da battaglia la sicurezza del control10°, cioè la protezione degli incrociatori da attacchi di corazzate nemiche anche isolate. Il mezzo migliore per assicura re la sicurezza delle comunicazioni marittime è la distruzione del potere di interferenza del nemico: ma ciò non toglie che la massima predetta sia «una rozza generalizzazione». All'atto pratico, sarà necessario trovare caso per caso un difficile compromesso tra le esigenze (prioritarie) di incrociar.ori per il controllo delle comunicazioni marittime, e le esigenze dello stesso tipo di nave per potenzia re l'azione della flotta eia bat-

..., A.T. Mahan, L'influenza del potere marillimo... (Cit.), pp. 1/41-147. "' J. Corhelc, Op. cit. , pp. 101-118. " iui, p. 107.

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taglia allo scopo di sconfiggere que lla nemica , •unico mezzo pe r rendere perfetto il controllo,.. Al mome nto, però, con l'introduzione del siluro e della torpediniera e l'aumento della potenza cli fuoco delle unità sottili la richiesta d i incrociatori al seguito delle navi da battaglia è aumentata , e al tempo stesso le loro caratteristiche (fatto giud icato da Corbett negativo, pe rché ne diminuisce il numero) tendono ad awicinarsi sempre di più a quelle delle navi da battaglia. Di conseguenza non è stato trovato akun limite al quale fosse possibile fe rmare la tendenza <li questa classe di bastimenri [cioè gli incrociatori, che dovrebbero privilegiare la velocità N.d.c.] ad aumentare in dimensioni e costo per riporta rla alla posizione strategica che era solita occupare kioè: controllo delle comunicazioni e/ o -occhi• della flotta N.d.c.J. Così insicura è la squ11clra <la bauaglia, ed è diventata così imperfetta come arma autonoma, che le sue necessità hanno infranto il vecchio ordine delle cose e la funzione primaria delle navi da crociera (cioè degli incrociatori - N.d.c.J tende a non essere più l'esercizio <lei controllo socco la copertura della flotta <la banaglia. ,i

Pe r Corbett questa s ituazio ne è dovuta sia a ll'«eccessivo svilu ppo de lla nave inte rmedia progettata per la protezione del commercio•, sia all'introduzione del siluro, che ha provocato , la vulnerabilità delle navi eia battaglia, se non sono forte mente scortate•. '5 Va però notata una contraddizione: in altra parte ciel testo Corbett - come Mahan - è ben lungi dal d imostrare fid ucia nel siluro e ne l sommergibile, pe r due ragioni essenziali: a) non si dispone a ncora , al momento, di sufficienti dati d'esperienza sul rendimento d i queste armi in g uerra ; b) il re cente, fruttuoso attacco torpedinie ro giapponese alla base russa di Porth Arthur (febbraio 1904) non è probante, perché ha trovato difese assai inefficienti e ha potuto sfruttare una sorpresa pressoché completa." Be n dive rsi, e molto più favorevoli alle crescenti possibilità delle torpedinie re anche di giorno, gli ammaestramenti che nonamico trae dall'azio ne di Porth Arthur e dagli scontri navali della guerra russo-giapponese. In q uanto a Ca llwell, come già s i è visto le sue idee si limitano alle esigenze degli sbarchi, per i quali sottolinea la necess ità di disporre di unità navali con pescaggio limitato, zattere e pontili da sbarco, a1tiglierie leggere per le compagnie da sbarco, e di munizionamento tipo shrapnel per le artiglierie navali. A parte la formula della Dreadnought, quindi, stupisce l'assenza in tuttJ e quattro gli autori della mitizzazione della grande nave (e della sua asserita invulne rabilità o quas i) che s i trova molto spesso, fino al 1940, negli scrittori navali: frutto sig nificativo dell'attenzione prevalente per la problematica strategica, nella q uale si condensa il loro insegna mento. *

3.

In CO[!clusione l'excursus compiuto ci sembra utile sia per i comandanti di ie ri, sia per quelli di oggi e domani; esso fornisce inoltre s punti metodologici anc he per coloro che s i occupano di storia e strategia non solo in campo navale.

'' ivt, •• i11i,

r- 115.

r. 117.

"ivt, pp . 198-202.

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Un approfondita riflessioni sugli scritti di Bonamico e il loro confronto con quelli degli altri tre autori, avrebbero senza dubbio consentito - specie a chi ha avuto la responsabilità dell'impostazione strategica della guerra italiana nel 1940/1943 - una miglior comprensione delle esigenze e delle priorità della guerra nel Mediterraneo, la cu i condotta da parte italiana ha assai risentito della mancanza di quell'ottica interforze e di quell'integrazione - con reciproco v<intaggio - degli sforzi, che è stata causa non secondaria cli tanti insuccessi nella guerra in tutti e tre gli elementi. Meritano un'attenta sottolineatura, anche oggi, le considerazioni cli Corbett sul dominio del mare contrastato e sulla necessità di non perdere mai cli vista le esigenze prioritarie delle comunicazioni marittime, così come quelle cli Bonamico su lla scarsa convenienza della battaglia per una Marina inferiore e sui caratteri specifici che devono avere le costruzioni navali per un Paese mediterraneo con la fisionomia geopolitica dell'Italia. Esse erano e sono sommamente utili per inquadrare la nostra problematica strategica navale nella proble1natica strategica complessiva della guerra, ricavandone per esempio una minore enfasi sul ruolo delle grandi navi, una maggiore consapevolezza delle esigenze di sicurezza delle comunicazioni e una maggiore considerazione - fin dagli anni 30 - per il concorso aereo e per i molteplici vincoli ai quali era soggetto l'impiego delle corazzate da parte nostra, nelle condizioni cli una guerra come quella del 1940-1943 che ha ben presto smentito la tesi ufficiale della corazzata come miglior piattaforma di fuoco e reattività contro aerei, prevalsa negl i anni 30. Ma anche al di là delle valutazioni storiche, gli scritti prima esaminati possono ancora dire molto oggi, sia ai giovani ufficiali non solo della Marina che si accingono ad assumere responsabilità operative in scenari post-guerra fredda, sia a chiunque voglia inquadrare in u na più larga prospettiva il ruolo e le possibilità della Marina nelle sfide che attendono una Nazione che, come l'Italia, accomuna eia sempre il suo destino con quello ciel Mediterraneo. Per preparare le menti e i cuori alle sfide odierne, nulla cli meglio che volgersi al passato, ricercandovi le vere dimensioni dei problemi del presente, dimensioni che altrimenti potrebbero sfuggire. Chi può negare ormai, che anche le basi dei problemi strategici attuali siano da ricercare nel passato? Oggi che sono argomenti all'ordine del giorno le missioni out area e l'impiego delle forze navali in operazioni di peace keepin8 e peace e11/orcing; 5 andrebbe ricordato quanto scriveva nel 1901 il grande storico navale Camillo Manfroni, a proposito del ruolo delle principali Marine europee specie (anche se non solamente) nel periodo dal 1830 al 1848: ed ecco, s'io non m'inganno, il carattere peculiare di questo secondo peì-iodo, per quanto riguarda la Marina: essa fa sentire il suo peso sulla politica europea, non colla violenza, ma più spesso colla minaccia sola, colla dimostrazione della forza; essa esercita un'azione coercitiva [. ..] e fa sventolare in ogni parte la bandiera della patria, ora per sostenere un debole, ora per raffrenare un prepotente, o ra per ridurre all'obbedienza un ribelle (. . .]. E anche in Occidente più volte gli interventi armati delle squadre da guerra riuscirono ~ impedire gravi complicazioni, a far rispetta-

·" Cfr. Stato Maggiore Difesa, lvfodeflo dYèset 1995, Roma 1995, e Rappo1to 1995 della Marina Militare Italiana .

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n.: le deliberazioni dei congressi europei, a proteggere i <le boli contro i forti, a far rispettare sacri diriui (. ..J. Spesse volte basta la minaccia della forza pe r ottenere l'intento, Lai altra un rapido colpo di mano contro le navi degli avversari, o qualche cannonata contro i foni mostrarono che alla minaccia poteva tener dietro l'esecuzione. '(, Vi sono esempi amichi, dunque, del ruolo dissuasivo e di pacificazione degli interventi navali: e come non tenere conto di quanto affe rmava il comanda nte Grillo nel 1905 (a concl usione del suo commento critico al lib ro di Corbett Militmy operations and marilime preponderance): • ci sia permesso in questa occasione cli insistere sopra un'idea già manifestata altra volta f. .. J, quella cioè della convenienza che avrebbe per no i la costitu zione di un corpo specia le cli milizia colonia le da tene rsi sempre su l piede cli guerra, su l quale si potrebbe fare assegnamento non solo per l'Eritrea, ma altresì per qualunque bisogno improwiso di una spedizione d'o ltremare, senza dovere perciò turbare l'ordiname nto generale delle forze nazionali »? 11 Non par cli leggere il progetto d i una forza di pronto incervento cerrestre per impieghi olcrernare? Del resto lo stesso Callwcll in un altro libro anch'esso tradotto in italiano nel 1887 (A nimaesti-amenti da trarsi dalle campagne nelle quali vennero impiegate le truppe britanniche dal 7865 a oggi. Studio)'~ aveva messo in rilievo l'impreparazione dell'esercito inglese (e a ncor più dei grandi eserciti continentali europe i, tutti e imperniati sulla mobilitazio ne genera le solo in caso c he venisse dichiara ra una grande guerra cota le tra Stati ciel Contine nte) quando si trattava cli condu rre ra pide guerre limitate oltremare e in ambienti nawrali, che richiedeva no specia li armi ed equi paggiamenti ad hoc ... Nihil sub sole novi, du nque. Vie ne sponta neo ricordare le teorie di Bonamico e Corbett, qua ndo da l ..Rappo rto Marina Militare italiana 1995· si apprende che per l'operazione Somalia 3 è stato costituito •il primo vero contingente interforze italiano•, il quale si è •integrato pienamente con il gruppo navale statunitense, che operava secondo i p iù aggiornati schemi strategici de lle operazioni dal mare•. Va ben sottolineato, in, proposito, che tali operazioni dal mare sono possibili solo se possiede il sicuro controllo del mare. Variano dunque - e potranno ancora variare - le forme di esercizio del potere marittimo : non le sue finalità e i suo i conte nuti essenziali. Per ultimo, la lezione che eme rge in particolar modo dalle pagine degli autori citati per coloro che si occupano di storia e di teorie strategiche è duplice . Per prima cosa, la ,,storia delle idee», delle teorie e dottrine strategiche e tattiche ccc. risulta monca e senza basi salde, se non ha puntuali e precisi riferimenti nella storia degli avvenimenti: storia degli avvenimenti abbiamo eletto, non solo delle guerre, perché le guerre s i vincono - o si perdono - in pace. Al contra rio, la 1n cra histoirebataille è p riva di senso e fu o rviante se rimane senza ancoraggio agli avve nime nti del tempo cli pace, a ciò che awicne nel Paese, alle teorie e dottrine politico-strategiche (le quali esprimono appunto tu tto ciò che ruota intorno agli eventi bellici, li condi7.iona e ne è condizionato).

1 ''

C. Manfroni, I.ti 11t/arint1 lll:Ji secolo X IX, -Rivisl,1Marittima, 1901, Voi. I Fase. I, pp. 54-55. •' G. Grillo, Art. cii., pp. 490-491. •• Roma, Voghera 1887.

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In secondo luogo, specie dal 1919 in poi le storie pu ramente di Forza Annata hanno il fiato assai corto, se non considerano il q uadro d 'insieme. Come scriveva nel 1959 l'Ammiraglio Romeo Bernotti, il maggiore scrittore e storico navale del nostro secolo, l'interdipendenza dell'azione delle Forze Arma te, che caratterizza la guerra moderna, impone c he la Storia militare sia prospettata in conformità de lla concezione integrale. Nell'esporre la Storia della lotta sul ma re si esige quindi un continuo riferimento alle vicende della guerra terrestre e alle operazio ni aeree. La Storia della Ma rina, come di qualsiasi altra Arma, non pt1ò essere unicameme considerata sotto il suo aspetto pa rtico la re. L'insieme deJJa gue rra è stato la risultante degli effetti inte rdipendenti dell'azione delle tre Forze Armate e del nesso tra politica e strnt<:gia; q uindi occorre che la Storia della Marina sia prospettata in sintesi.'"

Metodologia che ha tardato ad affermarsi, ma tuttavia ind ispensabile specie per un Paese come l'Italia, imrnerso in un mare ristretto, nel q uale non c'è ma i stato - e sempre me no c'è - sp azio per quelle guerre , indipendenti» (o alme no per q uelle fo rti au tonomie d i Forza Armata) che ha nno invece ancora ragione d 'essere nelle Forze Annate delle grandi potenze mondiali, a cominciare dagli Stati Uniti. Non è un fatto casuale che il Bernotti si richiami no n cli rado nei suoi scritti al Oonamico : l'inquadramento a largo raggio d i quest'ultimo su lle guerre ispano-americana e russo-giapponese è infatt i rimasto u n esempio metodologico insuperato e forse insuperabile. Esso è srnto ta le , eia lasciar scaturi re quasi natura lmente, a p riori, l'esito del conflitto. Analisi s ul tipo di quelle cl i 13onamico sono quanto mai necessarie nei conflitti cli oggi, dove in un quadro complesso fatto cli sentimenti passioni, interessi , aspirazioni amiche e recenti , diverse rne nta lità e tradizioni, si tratta cli ind ividuare un filo conduttore che va lga a fo rnire la base per le va lutazioni di caratt.ere rnilita re . A q uesto pu nto, occorre chiedersi: in che cosa e perché Oon,1mico è ancora attuale? Per rispondere ,l q uesto interrogativo conclusivo, occorre estende rlo a nc he agli altri autori, su i q u ali i pareri sono oggi assa i d iscordi: né Ma han (o Callwell, o Corbett), oppure 1vfahan (Cal lwell e/o Corbett)?lnterroga tivi ambedue fu o rvia nti, anzitutto pe rché prima cl i accingersi a valutare l'opera cli un a utore stra nie ro, occorrerebbe ben conoscere q uelli ita lian i, a cominciare proprio eia Honamico. Si evite rebbe, cosi, d i cercare oltr'Alpe o oltre Oceano ciò che pu ò essere trovato - con maggiore aderenw alla rea ltà nazio nale - vicino a casa; si evite rebbe anche cli sca mbia re per nuovo quello c he nuovo non è, si eviterebbe infine d i rife rirsi ad a utori e strategie stra nie re anche q ua ndo ciò non è necessario. Non s i tratta di respingere, né di accettare in toto - o di esa ltare - nessuno . Gli inevitabili clementi caduchi o •datati" e.li autori cli cento a nni fa non sono su fficie nti a respingerne in toto le teorie, così come gli cleme nti di interesse attua le che le tesi di a ntichi scrittori spesso contengono, no n possono in alcun modo indurre a presentarli semp re e in ogni caso come un «modello,, irnnu rcescibile, come il rife rimento costa nte. Qualche citazione espunta da l contesto dell'opera no n basrn , e spesso si presta ugualmente a smentire - o confermare - quals ivoglia tesi. L'u nica cosa certa è che

'9

R. Uernolti, Storia della guerra llel iv!edite1nm eo (Ci l. ) - Prefaz ione.

91ì


ciascuno degli aurori citati può fornire dell 'ottimo materiale eia costruzione che sta a un'analisi critica attenca e profonda far affiorare, depurandolo di elementi caduchi, da personalismi e da spunti polen1ici conringenri , legati a contrasti tra Forze Armate. Per ottenere dei risultati positivi e ce1ti, però, occorre conoscere e stud iare a fondo ciascun autore, senza affida rsi troppo a interprerazioni e intermediazioni sempre personali e a tentativi di condensare in poche frasi il pensiero sernpre complesso cli un master della strategia. È a questa necessità di una conoscenza approfondita che risponde l'indagine su Bonamico da noi condotta, così con1e il raffronto tra le su e idee e quelle degli altri autori. Da essa emerge essenz ialmente che non si può co noscere Bonamico senza conoscere Mahan, Callwell e Corbetr. e viceversa. Ecl emerge anche un fatto ciel quale il pensiero n,wale irnlia no può andare fiero: che, cioè, mo lto prima di Maha n, Callw ell e Corbett il nostro Autore ha compreso e propugnato il fondamenta le ruoto di una Marina e le sue specifiche esigenze nel quadro della vita politico - socia le e della sicurezza dello Sta to. Al tempo stesso, egli ha ind icato per prirno alcuni traguardi metodologici ancor pienamente attuali. ben riassunti dallo stesso Mahan - che ha analoghe idee - nel 1899: •forse la mia inclinazione personale e professionale mi induce a credere che la storia milita re, compresa la navale, presentarn chiarnmente e semplicemente, spogliata dei parricolari tecnici e superflui, possa interessare molto cli riù di quello che generalmente si pensi I. .. ). Punroppo quelli che si sono dedicati in rnoclo speciale ad una d isciplina non sono molto procliv i ttcl uscire dal loro tecnicismo e sp rezzano i tentativi che altri fa per rendere popolttri. faci li a comprendersi a ognuno, piacevoli e arrrnenri. le loro dotrrine. Se ciò tuttavia accade per qualche ramo delle disc ipline umane, la cui utilità si~t universalmente riconosciuta, questo non avviene per la M,1rina e l'Esercito•.'" Traguardi anche per la sroria delle idee cli oggi, che abbiam o sempre tenuti ben present i; se e in che misura ci siamo ri usciti, giudich i il letto re. FERRUCCIO 130TJ'l

,,. 1\ .T. M,1h:i n. Lezio11i della g11erra ... (C: it.), pp. 7-8 .

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ELENCO APPENDICI

1. - ALFRED THAYER MAHAN: CENNI BIOGRAFICI E BIBLIOGRAFICI

2. - FOGLIO IvlATRICOLARE DEL CAPITANO DI FREGATA DOMENICO BONAMICO 3. -BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE SULLA VITA E L'OPERA DI DOMENICO BONAMICO 4. - ELENCO DELLE OPERE, SAGGI E SCRITTI VARI DI DOMENICO BONAMICO


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APPENDICE 1

Ferruccio BOTIT

ALFRED THAYER MAHAN: CENNI BIOGRAFICI E BIBLIOGRAFICI

NOTA

La frequenza dei rife rimenti a Mahan negli scrilli <li Dm·tENJCO BONAMICO dopo il 1895 rende opportuno e neces.<;ario fornire al lcllore un'immagine sintetica ma sufficientemente organica della vita e dell 'opera del grande autore navale americ,mo. Essa v,1 consic.lernta anche come utile complemento della rece nte traduzione italiana del!' Influenza del potere marittimo sulla storia ( Ufficio Storico Marina Militare, 1994).



Alfrecl Thayer Mahan nacque il 2ì settembre 1840 a West Point, sede della celebre Accade mia Militare dell'Esercito degli Stati Uniti, dove il padre, scrittore militare fedele seguace delle teorie ciel barone franco-svizzero Jornini, era professore d i ingegneria civile e militare (*). Nel 1854 venne ammesso al Columbia College cl i New York e nel 1856 entrò - contro il parere ciel padre - all'Accademia Navale cli Anna polis, uscendone guardiamarina e secondo del suo Corso nel 1859. Ad Annapolis impa rò ad amare la navigazione a vela , mentre la ripugnanza per la navigazione a vapore lo indusse, p iù tardi, ad evitare il più possibile i periodi di imbarco per dedicarsi ai prediletti stu d i di storia e strategia navale, nei quali il periodo velico ha importanza predominante, e anzi escl usiva . Durante la guerra di secessione (1861 -1865) fece parte della Marina degli Stati del Nord, nella qua le venne impiegato dapprima in lunghe mission i al la rgo delle coste del Sud e poi come docente di arre della navigazione all'Accademia Navale degli Stati unionisti temporaneamente ridislocata a Newport, dove s i trovò per un breve pe riodo alle d ipendenze cie l comanda nte - poi a mmiraglio - Stephen B. Luce, che diventò suo estimatore e prote ttore. Alla fine della guerra venne promosso capirnno di corvetta, grad o nel quale rimase per circa vent'anni . Alla guerra d i secessione dedicò le sue prime d ue o pe re , A criticai histo1y o/ t/:Je late mnerican war (18ì7) e The Gulfan.d !nlctnd iuatei:-; (1883), prevalentemente descrittive e cli scarso interesse teorico. Dopo la guerra prestò servizio a terra negli arsenali della Marina e presso il Comando dell'Accademia Navale, trascorrendo i periodi di imbarco a bordo di navi della Stazione asiatica a rnerica na e di unità inviate s ulle coste occidentali del Sud America. Nel 1884, p e r i meriti eia lui acquisiti con i suoi prim i libri, il s uo protettore Luce - o rmai commodoro - gl i offerse l'incarico cli insegnante presso il Ncrva! War College (istituito per corsi cli aggiornamento degli ufficiali e già in via cli costituzione a Newport) , che lo stesso Luce avrebbe dovuto comandare. Accettò l'incarico ma potè prendere servizio solo nell 'estate 1886, dopo essere stato promosso capita no cli fregata. Nel fra ttempo il commodoro Luce e ra stato destina to a un cornando cli unità navali, e così Ma han si trovò a ricoprire il duplice inca rico di insegnante cli storia e strategia navale e di direttore del nuovo Istituto, dove rimase fino al 1893. Fu, questo, il periodo più importante della sua vita : «il War College sarebbe sta to il tran1poli no cli la ncio per una nuova carriera coine storico navale, stratega , pubblicista ed evangelista del pote re marittimo, come venne universa lmente riconosciuto» (Crowl). Du rante la pe rmane nza al Nava! ~Var College pubblicò le d ue opere p iù famose, 17n injluence of sea power upon bistory .!660-.l 783 (]890) e The injluence of Sea Power upon tbe Frencb Revo!ution and Empire 1793-1812 (1892), le quali

(•) O.I-I. Mahan, JXl{lre di 1\.T.,ha pubblicno le seguenti opere, che secondo il Lurn ghi costituirono

il bagaglio degli Ufficia li d ell'E:;ercilo de gli Stati Uniti: Permanent Forti/ìcalions (West l'oint, 1850); A complete treutise o/ Pield Fvrti/ìcatiol/.S Aducmced g uani ecc., with tbe essenlial p ri11c1ples q( strategy a nel tactis (Ne,v York 1863)

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non sono altro che l a stesura in forma o rganica delle lezioni da lui tenute al Naval College. Esse gli assicurarono un prest igio cale che anche qu ando lasciò l'insegnamento presso l'Istituto, continua rono ad essere lette religiosamente dai suo i successori ai frequentatori di ciascu n Corso. Nel 1893 p ubblicò Tbe life o/Admirai Faragul, il più famoso ammiraglio unionista, e nello stesso anno lasciò il Naucil War College per assu mere il comando del moderno incrociatore Chicago. Con questa unità giunse in Inghilterra dove ricevette accoglienze trionfali, et pour cause-. nessuno meglio e più di lui, in fa cri, ha esaltato il va lore e l'aggressività della Dotta inglese in battaglia e la tenacia e lungimiranza ciel governo inglese nell 'estendere e mantenere qllel potere m arittimo dal quale dipendeva la prosperiLà della Nazione, facendo della Royal Nauy un'economica e sempre efficiente arma di pronto intervento per difendere senz(l scrupoli e senza esitazioni la pax hn'tannica ovunque fossero minacciati interessi inglesi. Nel 1895 Mahan tornò a tenere lezioni al Naual \.\1/a1· College e nel 1896 si ritirò da l servizio attivo per dedicarsi a tempo pieno a un'auività pubblicistica mo llo feconda, molto apprezzata e ass,1i ben pagata , che gli fruttò pa recchie lauree honoris causa e la nomina alla presidenza della American. Historical Association. Nel 1897 pubblicò altre due opere, 1he !ife <~/ Nelson - the embodiment q/ the Sea Power of Grectt R1·ilain ( in d ue volumi), e soprattuLto The irzlerest o/America ill Sea Powerpresent an.djì,1ture, rradotto in italiano nel 1904 con lusinghiera prefazione cli Camillo Ma nfroni ( il suo più autorevole interpreLe italiano do po Bonamico) e recentemente risLa mpato a cura di F. BOTTI ( Roma , Ed. For um cli Relazioni Internazionali 1996). Nel 1898, allo scoppio della guerra ispano-americana che aveva caldeggialo e previsto, venne chiamato a fa r parte del Ncwal War Roard, org,1110 consulrivo islituito per agevolare le decisioni mil itari e n,wa li ciel Presidenle e del Segretario di Stato per la Marina. Alla fine della guerra diede alle stampe le Lessons q/ tbe war witb Spetin (1899), raccolta cli articoli tradotta anche in italiano nel 1900 a cura ciel comandante Saint Pierre, sempre con lusing hiera prefazione di Ca milla Manfroni (l'opera venne invece criticata da l Bonarnico che la recensì sulla Riuista Marittima, perché h1cu nosa e tale dn escludere «l'unità e integrità del lavo ro,.). Ne l 1899 venne nominato consigliere della delegazione statunitense alla prima Conferenza per la pace dell 'Aja. Da allora in poi non ricevcrre più inviti a ricoprire incarichi pubhlici, e seco ndo il Crowl nei d ieci anni che precedettero la prima guerra moncli,1le il suo prestig io e la sua influenza cominciarono a declin are, anche per talune disctllibili posizion i da lui assume in materi,i di costruzioni navali. Va infatti sottolineato che, per q uanto ciò possa apparire strano, il Ma han fu tra i pochi scrittori navali d'ogni Paese decisamente contrario alla formula della gra nde nave m onocalibra tipo Dreadnought dei pri1ni anni ciel secolo XX. Diversamente d al nostro Bo nami co indica va la corazzata come il n erbo della flott.i ; però si d ichiarava •in favore del nurnero delle unità e contro l'i llimitata grandezza individuale». Rispetto ai gross i calibri riteneva più efficaci le artiglierie di minor ca libro ma a tiro più rapido , indicando come la mig lio r so luzione un tipo di nave corazzata -oscillante tra un n1inimo, che permetta di concenLra re sotto il coma ndo di uno solo qu ante più unitù di batta gl ia è possibile, e un m assim o che permetta d i suddividere l' intera armata , quando se ne presenti l'opponunità• . Ciò che per Mahan aveva importanza prem inente, infatti, era la possibiliLà di rapida concentrazione d elle forze là ove si rivelava necessario.

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Nella formula costruttiva eia lui sostenuta non e ra tanto la ricerca della velocità delle singole unità a preva lere, ma quella della niobilità della flotta, ottenuta svilu ppando l'autonomia del naviglio, rid ucendo i tempi necessari per il rifornimento d i carbo ne anche con idonei basi e ricercando prestazioni un iform i in tutte le navi. Non è vero - egli scriveva - c he la nave p iù veloce era la più efficace per raggiungere il domin io del mare; l'elemento determinante rimaneva sem pre la fo rza . Di conseguenza ,,quella forma di 1nobil ità, che si d ice velocità, è elemento secondario per una nave da battaglia; o almeno le odierne proporzioni di tonnellaggio per le navi da battaglia non devono essere sacrificate per ottenere un aumento cli velocità•· (si veda, in merito, A.T. Mahan, lezioni della guerra ispano-americana, pp. 26-30 e 167-179) . Da queste sue idee il Bonamico si dissociò apertamente. Da considerare anche che Mahan, smentendo ricorrenti accuse cli esclusivismo navale, da lla guerra ispano-americana trasse l'insegnamento che «esercito e armata hanno reciprocamente bisogno l'uno dell 'altra e importanti doveri bilateral i». Di conseguenza «occorre soprattutto una armata, ma occorre inoltre u n eserc ito adeguato e mobile in sommo grad o; ed occorre sopra ogni altra cosa che queste due forze siano fra loro in e ffi cace re lazio ne , fondata sulla chiara e di ligente conoscenza delle loro rispettive funzio ni. Ciascuno cli q uesti due e lementi te nde na tu ralmente ad esagernre la propri:-1 importanza rispetto al fine comune; ma a q uesto inconvenie nte si può trovar rimedio q uando il popolo, che è in fin de i conti l'arbitro della politica nazio na le, riesca a comprende re chiara mente le q uestioni militari•· (Lezioni della guerra-i~1x1no-americcma, pp. 10- 11). Da l 1900 in poi oltre agli a rticoli continuò a dare alla luce opere importa m i come The problem of Asia and its ejfect upon international policies (1900), Retrospect and project . Studies in internatiorzal rnlationis (1902), Ncwal Administration and V7ai/are; sonie generai principles ( 1908), 7he illterest of A1nerica in international conditions (1910), Naval strategv compared and contrasted wit/:J the p rincipte and practice o;· niilitary opemtions on falld. Lectures deliuered at U.S. Nava! War College, Newport, R.I., between the yem:s 1987 cmd 1911 (1911). Q uest' ultimo volu1ne, pu rtrop po a l momento 0996) non a ncora tradotto ita li,rno, è il suo ca nto del cigno ed è il più im portante dopo T7.1e injluence qf'sea power, perché rispecchia in modo orga nico il su o pensiero in ma teria d i strategia nava le e dei suo i rapporti con la strategia te rrest re. Promosso contrammirag lio della riserva nel 1906, a llo scop pio della p rima g ue rra mond iale Mahan avre b be voluto mettere la sua penna al servizio della causa lxi.. tan nica, ma il 6 agosto 1914 un decreto de l presidente \X!ilson o rd inò a tutti gli uffic iali arne rica ni (in servizio o in congedo) cl i astenersi e.la ogni pubblico commento su ll a guerra, né per lui si ritenne cli fare alcuna eccezio ne. /Vlorì il 1° dicemb re 1914 all'ospedale navale di Wash ington. La sua attivit.'1 pubbl ic istica è stata imponente: 20 libri e 137 articoli su vari pe rio dici. rn estrema sintesi, egli trasferì a l campo navale i capisaldi delle teo rie cli A.H. Jornini, scrittore svizzero di lingua francese e uffic iale cl i Stato Maggio re al servizio cli Napoleone la cui opera p iù fa mosa è il Précis de l'art de la guerre (7 83 7). Fu perciò necessariamente storico e insieme stratega, o ltre che insegnante cli q ueste materie. Come fece Jornini in campo terrestre, volle estrarre dalla storia e dalla geografia dei principi strategici per la g ue rra sul mare aventi validità permanente, elci q uali va riava solo la applicazione. Un determinismo storico, insomma, che in q uanto

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derivante dall'applicazione di principi fiss i,tintendeva ridurre la strategia a scienza, quindi aveva cara ttere positivista nettame nte antitetico a quello dello spiritualismo clauscwitziano (che in quanto tale concepiva g uerra e strategia come arte non riconducibile a principì fissi). Il fondamento della sua strategia - come d i quella cli Jomini - era l'offensiva a fo rze riu nite e la rapida co ncentrazione d i dette forze ne l punto decisivo. Di qu i la sua avversione alla "guerra di corsa» (cioè alla g ue rra «sparsa,, al traffico mercantile) e alla strategia cli conservazione della fl otta tipiche della scuola francese, accompagnata da una forte ammirazione pe r la guerra cli sq uadre e la battaglia decisiva a forze riunite de lle q uali la strategia e la tattica d i Nelson - da lui molto àmmirato - sono state la maggiore e m igliore espressione. JJ suo a pp roccio a lla guerra e strategia ma rittima, fo ndato sul princip io della massa, non h a, perciò, niente di origina le . Anche se , al di là delle considerazio ni sulla g uerra ispano-americana, rimane il più illustre esponente del ,,navalismo» puro, i suoi conceni-base derivano sostanzialmente da ll 'applicazione alla guerra marittima cli principi e meccanismi propri cli quella terrestre, dei q uali già si trovano larghe tracce ne lla le tteratura militare francese cli fine secolo XVIII, fonte cli ispirazione anche per Jomini. Dopo l'introduz io ne della propu ls ione a v;;1porc - egli affermava come tanti prima cli lui - dive nta poss ibile applicare a lla strategia mari ttima gli stess i p rincipi fissi di q uella terrestre. Va comunque notato che la definizione cl i strategia da lui data - mutuata da un autore francese - non è in armonia con altre sue riflessioni e con q ue lle de llo stesso Jomini, si estende a I tempo cl i pace , no n cons iste nel sempl ice impiego de lle forze g uerra d urante ma ba lo scopo di sostene re e increme nta re il potere ma rittimo sia in pace che in guerra, specialme nte mediante la occupazione cl i idonee posizioni come ha fatto l'Inghilterra : «la strategia può ottenere le sue vittori e piC, decisive in pace, occupando in un paese eccellenti posizioni forse di fficilmente conquistate in gu erra•·. Per quanto riguarda la teoria del potere marittimo, il suo merito fonda mentale è di aver superato l'bistoire-bataille introducendo un nuovo a pproccio storicistico e cli aver introdotto un n uovo metodo cli a na lisi degli e lementi che determinano la forza dì una nazione in campo maritrimo, interpretando e diffo nde ndo nel modo miglio re - con un vero apostolato - le aspirazioni profonde cli un Paese in via di impe tuoso svilu ppo a fine secolo XIX, che peraltro già cominciava no a d emergere subito dopo la g uerra di secessione 1861-1865 e d erano favorite da ll a situazione inte rnaziona le di fine secolo XlX e dall'apertura del Cana le cli Panan1::1. La «d iscussione degli c lementi ciel potere 1n a rittimo,, ne l ca pitolo I clell 'Jnjluenza del potere marittimo sulla storia e la consegucme analisi delle «caratteristiche che influ e nzano il potere marittimo» (posizio ne geografica, conformazione fisica, estensione de l territorio, popolazione ecc.) sono state il piedista llo clclia sua fama , perché ne sintetizza no mirabilme nte le nuove acquisizio ni teoriche. In realtà anche in questo caso non si tratta di idee e labora te in uacuo, ma piuttosto della ricerca degli strurnenti cli pressio ne più adatti per co nvince re la pubblica opinione americana della necessità cli una forte Marina (mercantile e militare), costruita e impiegata sul mode llo inglese. Non per nulla la sua attenzione è dedicata soprattutto ;,1llc guerre marittime che elci periodo velico vedono protagonista l'Inghilterra e le principali po te nze navali del Conti ne nte Europeo, ed egli esa lta a nche oltre il dovuto la politica e la stra tegia inglese. Come scrive il Crowl, «l';ugomento [sviluppato nel c itato Capitolo Il è ta ngenzia le a lla linea principale e.le i suo pensiero e lo schema delle sci condizioni genera-

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li [o caratteristiche - N.d.c.] può essere meglio compreso se considerato semplicemente un astuto stratagemma per poter parlare di una triste arretratezza degli Stati Uniti». In effetti, Mahan nelle sue opere fondamentali rimproverava agli Stati Uniti di aver trascurato i loro interessi marittimi, senza sentire il bisogno di dotarsi cli una forte Marina mercantile e militare e di acquisire il controllo delle necessarie basi; in tal modo, essi non er.1110 in grado cli far fronte alla nuova situazione e agli appetiti europei che specie nel Mar dei Caraibi avrebbe creato la prevista apertura del Ca nale di Panama (d i questi appetiti europei, si trova traccia a nche negli articoli del Bonamico). Le argomentazioni di Mahan, anche se «mirate» e ispirate dalle specifiche esigenze marittime degli Stati Uniti, fino alla seconda guerra mondiale si adattarono mirabilmente a fungere da sostegno teorico primario per le tesi cli coloro che (specie in Francia, Germania, Italia e Giappone) erano fautori di una dimensione più marcatamente marittima della politica estera e militare delle rispettive Nazioni e della costruzione di flotte comunque in grado cli contendere al più probabile avversario il dominio del mare, quindi imperniate sulle grandi navi. In tal modo, così come avvenne negli anni Venti per gli scritti ciel profeta dell'aeronautica Giulio Douhet (il quale in certo senso ne riprese, adattandoli alla guerra aerea, i concetti assolutisti cli base), le esigenze di utilizzazione immediata delle sue opere per fina lità pratiche contingenti e per la formazione cli una coscienza marittima , si esaurirono non di rado in citazioni ad hoc, induce ndo a trascurare un più attento e organico esame critico delle sue teorie, alle quali è auspicabile possa dare finalmente una benefica spinta la recente traduzione italiana 0994) della sua opera Injluenza del potere marittimo su.Ila storia, a cu ra dell'Ufficio Storico Marina. Al di là dei contenuti teorici specifici - universalmente apprezzati - dei suoi scritti, Mahan ci ha lasciato prima cli tutto una lezione cli metodo, indicando non solo agli ufficiali di Marina, ma agli storici e ai cultori cli strategia, la necessità di supera re l'augusto tecnicismo tipico fino a quel momento della letteratura navale, per inserire le vicende della guerra sul mare nelle grandi correnti della politica della economia e della geografia. Sotto questo profilo, lo storicisrno tipicamente jominiano che ispira le sue opere non è fine a sé stesso, ma mira a inquadrare meglio i problemi e le concrece esigenze cli carattere geopolitico e geoeconornico degli Stati Uniti. Deve essere, perciò, per noi italiani motivo di particolare soddisfazione constatare che, molto prima cli Mahan, Domenico Bonamico - sia pure in un contesto profondamente diverso - ha modellato il suo pensiero partendo eia analoghi motivi ispiratori; per questo per capire bene Mahan bisogna leggere I3onamico, e viceversa. FERRUCCIO BOTII

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BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE SU MAHAN

Per una sintesi della vita e delle opere di A.T. Mahan s i rimanda in particolar modo al recente, pregevole saggio cli P.A. Crowl in AA.VV, Guerra e strategia nell'età contemporanea (a cura cli P. Paret) Genov,1, .Marietti 1992. Si vedano inoltre le brevi note in Enciclopedia 11;Jilitare 1933 (TV, 746) e Enciciopedia Italiana (XXI, 942). Per la parte teorica , le indagini critiche italiane di maggior interesse e completezza rimangono tuttora quelle del Bonamico e del Manfroni, ampiamente esaminate nella Parte III del Torno I. Da ricordare inoltre la recensione delle biografie degli ammiragli Fa rragut e Nelson a cura di A.V. Vecchj («Rivista Marittima» ma rzo 1898), quella (assai critica) cli Nelson at Naples a cura del Manfroni («Rivista Marittima" marzo 1901) e quella dell'Interesse degli Stati Uniti rispetto al dorninio del mare a cu ra ciel comanda nte G. Astuto («Rivista Marittima" gennaio 1904). Tra gli studi coevi che oltre a quelli ciel Bonamico e del Manfroni hanno diffuso la conoscenza d i Mahan in Italia indichiamo gli Appunti di arte militare navale per gli allievi del terzo Corso della Scuola di guerra (1897) del comandante Di Saint Pierre, gli Elementi di arte 111.ilitare marittima (1903) ciel tenente cli vascello (Ministro della Marina dopo la l' guerra moncli,1le) Giovan ni Sechi , La strategia marittima nelle opere del Corbett e del lVJahan («Rivista Marittima,, ma rzo 1913) ciel comandante Manfredi Gravina Di Ramacca. Un necrologio troppo sintetico (nemmeno una pagina) con indicazione delle principali opere si trova sulla ,,Rivista Marittima» del gennaio 1915 (p. 124). Per g li studi attuali su Mahan e sulla sua influe nza nel pensiero navale europeo ciel XX secolo si veda : H. Coutau - Bégarie, l.a puissance maritime - Castex et la stratégie navate (Paris, Fayard 1985); B. Colson, Jomini, Maban et !es ori.gines de la stratégie maritilne americaine (in L 'Euolution de la pensée nauale, Paris FEDN 1990 - a cura di H. Coutau Bégarie); M. Motte, L'injluence de 1vfaban, su,· la marine jì-ançaise (in L'Euolu.tion de la pensée navate IV, Paris, Institut de Strategie Comparée, 1994 - a cura d i H. Coutau - Bégarie); F. Botti, Il potere marittimo tra passato e presente: Mahan è ancora vivo?,,Rivista Marittima,, ottobre 1997. Infine , in proposito va doverosamente citato il commento di G. G iorgerini e F. Botti alla ristampa 1996 d ella traduzione italiana dell'Interesse degli Stati Uniti per il dominio del mare (con titolo modifica to: L'importanza del potere rnarittim9 per gli interessi degli Stati Uniti, Roma, Ed . Forum di Relazioni Internazionali 1996).

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APPENDICE 2

FOGLIO MATRICOLARE DEL CAPITANO DI FREGATA DOMENICO BONAJvlICO



NOME DELLE R. NAVI

SERVIZI, PROMOZIONI E DECRETI

Nominato allievo di 2° Corso Superiore alla R. Scuola di Marina con R.D. 13 Novembre 1861

R. Fregata P. P. Umbe110 R. Fregata Garibaldi Corrazz. Re cli Po1togallo Corvetta Governolo

Guardiamarina d i 1" classe nello Staro Maggiore Generale della R. Marina a far tempo dal 1° Maggio 1866 per R.D. 22 Aprile 1866

Corrazz. Re di Po1togallo Vascello R. Galantuomo Cann.ra Cu1tatone R.N.S. Giova nni Disp.ta R.N. Città di Napoli

Sottotenente di Vascello a fa r tempo dal 1° Dicembre 1870 con R. Decreto 13 Novembre 1870

R.N. Ca rlo Albe110 R.N. Gaeta R.N. Re Galantuomo

Luogotenente di Vascello di 2" classe dal 1 ° Genna io 1876 per R. Decreto 3 Dicembre 1875

R.N. Duca d i Genova R.N. Affondatore R. N. .Messina

Concorse alla leva di terra nel mandamento di To rino sui nati ne l 1846 col n umero 864 d 'estrazione

R.N. Gaeta R.N. Conte Verde Avviso Esploratore Trasp. Eu ropa R.N. Maria Pia

Computato nel contingente di l" Cat. trovandosi al servizio in qualità d i G . Marina d i 1" Cl.

R.N. Affondato re R.N . V. Emanuele

Accorclatoglì il 1° e 2° aumento sessenna le sullo stipend io dal 1° Genna io 1887 e 1888 per d isposizione Ministeria le dal 18 Dicen1bre 1881

R.N. Du ilio R.N. Europa R.N. Messaggero Disp.ta R.N. Vespucci

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SERVIZI, PROMOZIONI E DECRETI

NOME DELLE R. NAVI

Capitano di Corvetta con l'annua r aga di L. 4.400 dal 1° Luglio 1888 per R. Decreto 1° Luglio 1888

R.N. S. Veniero Disp.ta R.N. V. Ema nuele Stabia di passag. Città di Milano

Collocato nella posizione di servizio ausiliario per sua domanda ed iscritto col suo grado nella Riserva Navale dal 1° Marzo 1891 per R. Decreto 26 Febbraio 1891

Italia Roma Dif. Loc. Torped. 128 Italia

Capitano di fregata nella Riserva Navale dal 1° Giugno 1893 per R.D. del 25 Maggio 1893

Chiamato a presta re tempora neamente servizio dal I0 Agosto 1893 per R. Decreto 25 luglio 1893

Dispensato dal tempora neo serv1z10 attivo dal 16 Settembre 1893 per Decreto Minist. 14 Settembre 1893

Collocato a riposo continuando a far parte de lla Riserva Nav. dal 1° Febbraio 1900 pe r R. Decr. de l 7 Genna io 1900

Chiamato temporaneame nte in se1vizio attivo dal 12 G iugno 1919 per Decre to Ministeriale 11 Giu gno 1915

Dispe nsato d a l te mporaneo servizio attivo dal per d ecreto minist.

Dece d uto a Torino il 21-4-1929 (fon. 27-4-29)

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D ATA lMUARCO

SUAR CO

C'.AM PAGNE D I GUERRA, COMUATflMENTI, FER!TE, AllONI D I MERITO, DECORAZIONI, !~CAR ICHI, MISSIONI SPECIAi.i

10 Gennaio 1865 29 Giugno 1866 4 Luglio 1866

7 Gi ugno 1866 4 Luglio 1866 22 Luglio J866

Assegnato al 2° Dipa1timento Marittimo per Disposizione Minist. del 3 Maggio 1866

22 Luglio 1866

31 Luglio 1866

1 Agosto 1866

28 Ott.

Aggregato al 1° Dipa1t imento Maritt. il 4 Luglio 1866

3 Dic. 1866

22 Luglio 1867 16 Agosto 1867

Cessa di essere aggregato al suddetto Oipart. il 31 Luglio 1866

16 Agosto 1867 10 Nov. 1867 3 Ottobre 1868 10 Marzo 1869 15 Aprile 1869

23 Sett. 1867

Nominato aiutante di bandiera del Coma ndante in Capo della 2" Div. della squadra d'operazio ne e aggregato al 1° Dipart. M aritt. il 1° Agosto 1866

18 Genn. 1870 8 Sete. '1 870

28 Giug. 1870 10 Dic. 1870

Cessa di essere aggregato al suddetto Dipa1t . il 28 Ottobre 1866.

11 D ic. l870 24 Aprile 1873 21 Sett. 1873 18 Nov. 1874

16 Dic. 1870 21 Sett. 1873 16 O tt. 1874 1 Maggio 1975

Ha fatto la campagna di Guerra dell'anno 1866 co ntro gli Austriaci pe r l'Indipendenza d'Italia

10 Aprile 1876 1 Nov. 1876 1 Dic. 1876 17 Luglio 1879

14 Ott. 1876 1 Dic. 1876 16 Genn. 1878 6 Nov. 1879

Trasferito al 1° Dìpa1t. Maritt. a datare dal 16 Maggio 1867 per D ispos. Ministeriale del 10 cl.a.

13 Luglio 1881

9 Sett. 1881 22 Ott. 1891

Aggregato al 2° Dipa1t. Maritt. ìl 16 Maggio 1867

22 Luglio 1867

12 Setl. 1881

1866

1 Marzo 1868 10 M arzo 1869 15 Aprile 1869 2 M aggio 1869

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DATA IMBARCO

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SUARCO

CAMPAGNE DI GUERRA, COMBA:ITIMENTI, FERITE, AZIO NI Ol MERITO, DECORAZIONI, INCARICHI, MISSIONI SPECIALI

16 Aprile 1882 16 Nov. 1882 1 Luglio 1883

26 Ott. 1882 21 Dic. 1882 3 Luglio 1883

Cessa di essere aggregato al 2° Dipart. Maritt. il 22 Luglio 1867

24 Luglio 1883 24 Giugno 1884

14 Agosto 1883

Aggregato al 3° Dipan. Maritt. il 16 Agosto 1867

25 Giugno 1884

3 Agosto 1884 1 Luglio 1886 22 Agosto 1889 16 Sett. 1889 13 Maggio 1890 16 Ott. 1890

31 Agosto 1885 11 Ott. 1886 16 Sete. 1889 18 Sett. 1889 18 Maggio 1890 1 Genn. 1891

Autorizzato a fregiarsi della medaglia istituita con M. Decr. 4 Màrzo 1865 per la guerra combattuta per l'Indipendenza d'Italia con la fascetta della campagna 1866

3 Agosto 1893 4 Agosto 1893

4 Agosto 1893

Aggregato al 2° DipaIT. Maritt. il 3 Ottobre 1867

5 Sect. 1893 Cessa d'essere aggregato al 7° Dip. Marìtt.il 15 Aprile 1867. Conferitagli la medaglia d'argento al valore marina con Decreto 1 Maggio 1870 per essersi gettato in mare e salvato il G. Marino Pilo Manca che precipitava dalle Crocette del Duca di Genova in mare il 22 Marzo 1870 mentre essa nave trovavasi in crocera nel Golfo di Cagliari

Aggregato al 7° Dipatt. Maritt. li 11 Dicembre 1870

Cessa d'essere aggregato a l 7° Dipartimento il 16 Dicembre 1870

In Licenza semestrale in base al R.D. 4 Agosto 1867 il 1° Gennaio 1871

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DATA

IMBARCO

SBARCO

CAMPAGNE O! GUERRA, COMBATTIMENTI , PERITE, AZIONI DI MERITO, DECORAZIONI, INCARICHI, MISSI0:',1! SPECIAL!

Dalla licenza semestrale il 2 Luglio 1871

Destinato a segu ire il corso d'artiglieria Navale sul Piro Vascello Re Gala ntuomo il 2 Lugl io

1871

Cessa di seguire il detto corso il 27 Ottobre

1871

Inviato a Torino onde seguire il corso d 'istruzione presso la Scuola Superiore d i Guerra il 13 Gennaio 1872 per Dispos. Ministeriale 10 Gennaio 1872. Dal 17 Luglio 1872 al 7 Agosto 1872 intraprese la campagna logistica sotto la dire:lione del Colonnello Cav. Ricci

Con dispaccio 14 Agosto 1872 N. 7362 il Ministero ha partecipato il felice risultato degli esam i eia lui subiti subito al termine ciel corso, presso la Scuola St1periore di Guerra nell'anno scolastico 1871 e 72 nei quali riponò 19,67 punti cli media totale su 20 di massimo il 1° degli Ufficial i di Ma rina che seguirono il detto corso.

Dai comandati a Torino presso la scuola Superiore di Guerra il 14 Agosto 1872

Trasferito al 2° Dipart. Maritt. a far tempo dal 16 Ottobre 1872 per Disposizione Ministeriale del 22 detto mese ed anno

D estina to a prestar servizio presso la l " Div.ne della Scuola di Marina il 25 Ottobre 1872

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OATA IMU A RCO

CAMl'AGKE DI GUERRA, C0MI3A1TIME'.'1TI, FERITE, AZJONI DI MERITO, DECORAZIONI, INCAR[CI-II, MISSIONI Sl'ECJ.AU

S l3AR CO

Esonerato dalla scuola di 1\farina l" Div. ne il 14 Aprile 1873

Aggregato a l 3° Dipart. 1Vfa ritt. 18 Novembre 1874

Cessa l'aggregazione al 3° Dip. il l O Maggio 1875 Aggregato al 1° Dipart. il -io Novembre 1876

Cessa la detta aggregazione il 1° Ottobre 1877 Trasferito al 1° Dipart. dal 1° 0Ltobre 1877 per Dispaccio Ministe ria le del 15 Settembre de tto anno. Destinaro per l'insegnamento della tattica navale alla Scuola Superio re di G uerra in Torino del 15 Ma rzo 1878 per Dispos.ne Ministeriale del 29 Gennaio 1878 Cessa dall'insegnamento della tattica nava le presso la Scuola Superiore cli Guerra in Torino il 16 Maggio 1878 Assu me le fu nzio ni di segretario del Comitato del 1° Dipart. il 15 Giugno 1878 Cessa dalle funzioni di segretario del Comitato del 1° Dipa rt. Ma r. il 31 O ttobre 1878 Destinato a p restare servizio p resso la R. Scuola di Marina in Ge nova il 31 ottobre 1878

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DATA IMBARCO

SBARCO

CAMPAGNE DI GUERRA, COMBATTIMEKTI, FERITE, AZIONI DI MERITO, DECORAZIOKI, INCARlCI Il , MISSIONI SPECIALJ

Nominato professore . Militare presso la R. Scuola di Marina in Genova per l'insegnamento agli allievi del 4° anno di corso della navigazione piana per i soli mes i di lezione, per disposiz. Minist. del 22 Dicembre 1878 Assume provvisoriamente la carica cli Comandante il Distaccamento CRE in Genova 23 Febbraio 1879 Cessa 11 Marzo 1879 Cessa dal prestar servizio presso la R. Scuola di Marina in Genova il 17 Luglio 1879 Aggregato al 2° Oipan. il 17 Luglio 1879 Cessa di essere aggregato al 2° Dipa1t. Maritt. il 16 Novembre 1879 Trasferito al 3° Dipart. Maritt. a far tempo dal 1° Agosto 1880 per Disposizione Ministeriale 23 Luglio 1880 Destinato a prestare servizio presso la 2" Divisione d ella R. Scuola cli Marina in Genova il 1° Novembre 1880 Nominato Cavaliere nell'Ordine Equestre della Corona d'Italia con R. Decreto 20 marzo 1881 Cessa dalla dalla R. Scuola di Marina in Genova li 10 Luglio 1881 Cessa di essere aggregato al l O Dipart. li 10 Luglio 1881

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DATA IMBARCO

SBARCO

CAMPAG>IE DI GUERRA, COMl3ATTIME>ITI, FERITE, AZIONI DI MERITO, DECORAZIO NI, INCARICHI, MISSIONI Sl'ECIAL!

Aggregato al 2° Dipart. li 13 Lug lio 1881 In missione di R. Servizio da Malaga a Granata li 9 Settembre 1881 Dalla Missione suddetta li 12 Settembre 188'1 Cessa d'essere aggregato al 2° Dipart. li 20 Otcobre 1881 Destinato a prescare servizio presso la R. Scuola Superiore di Gu erra in Torino per l'insegnamento della tanica Navale li 1° Marzo 1882 Cessa dal prestare servizio alla Scuola suddetta li 16 Aprile 1882 Aggregato al 1° Di part. li 16Aprile 1882 Cessa d'essere aggregato al 1° Dipart. Maritt. li 26 Ottobre 1882 li Ministero della Marina tributa i meritati elogi per la lodevole condotta da lui tenuta in occasione dell'investimento del vapore inglese Childerie per clispos. ne Ministeriale 20 Dicembre 1882

Membro della Commissione per le visite prove e velocità in ma re de i piroscafi della Società Generale di navigazione Italiana li 30 Maggio 1883

940


DATA IMBA RCO

SUA RCO

CAMPAGNE DI GUERRA, COMllATIIJ\il ENTI, FERITE, AZIONI DI MERITO, DECORAZI0:-11, INCARICHI, MISSIONI SPECIAL(

Autorizza to a fregiarsi della medaglia istituita con R. Decreto del 26 Aprile 1883 col motto «Unità cl'Irnlia 1848-1870»

Destinato a presta re servizio p resso la Direzione d'Artiglieria e Torpedini del 3° D iparr. M . li 14 Agosto 1883

Assume provvisoriamente la ca rica cli Vice Direttore alla suddetta Direzione li 14 Agosto eletto

Cessa da lla suddetta provvisori;-1 ca rica il IO Setternbre 1883

Assume la destinazione presso b Direzione A1tiglicria e Torpedi ni ed Armi Pornit ili del 3° D ipart. Mar. il 1° Gennaio 1884

In rn. iss io ne cl i R. Servizio a Torino li 7 Ottobre 1884 Dalla rn issione suddetta li 5 Novembre· 1884. In missione d i R. Servizio il 29 Dicembre 1884

Dalla Missione li 26 Genna io 1885

Nominato Giud ice effettivo del Tribunale li 6 Maggio 1885

I n missione cli R. Se,v izio in Fossano li 13 Maggio 1885

941


DATI\ I M BA RCO

SUARCO

CAMPAG:"JE Ol GUERRA, COMl3ATfJME!\Tl, FERITE, AZIO N I D I MERJTO, DECORAZIONI. IKCARICHI, MISSIONI SPECIALI

Dalla missione li 31 Luglio 1885 Cessa dalla carica di Giud ice effettivo del Tribunale Mii.re li 1° Agosto 1885 Cessa di prestare servizio presso la D irezio ne d'Artiglieria ed Armi Portatili il 1° Agosto ]885 Assu n"le la carica cli Aiutante Maggiore in l"'·' del CRE li 25 Settembre 1885 Trasferito al 1° Dipart. Maritt. dal 25 Settembre 1885 per Dispos.ne Minist. del 27 detto anno. Trasferito al 3° D ipa1t. M,iritt. dal 1° Agosto 1893 per Dispos. Minisc. 11 Luglio detto anno Medaglia d'oro d i l ' classe per la capitale influenza e5ercicato dal complesso dei suoi lavori sullo studio dell 'a1tc milit are marittima (Dispos. Ministeriale 9 Gennaro 1899)

In missione cli R. Servizio :a Berna dal 17 Giugno l 915 al .. .. . .. ... ... .............. . .... I

ln missione di R. Se1vizio a Firenze dal .. .. . .

Trasferito al Dipa nimenco Nlil. Mar. di Pola per disposizione ministeriale 11 Giugno 1921 Iscritto al Comando Milir. Maritt. d i Venezia per R. Decreto 4 Gennaio 1923 N. 189

' ( non indicato) .

942


APPENDICE 3

BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE SULLA VITA E L'OPERA DI DOMENICO BONAMICO


/


Necrologia direzionale, «Rivista Marittima» aprile 1925, pp. I - V. Documentazione matricolare e fascicolo personale presso l'Ufficio Storico Marina Militare.

Enciclopedia 1\tlilitare, Voi. II p. 344. -

F.V. Arminjon, Considerazioni sugli studi di geografia e strategia militare e marittima e appunti su un articolo del Ten. di vascello Bonamico («Rivista 1'vfarittinia" settembre 1881), in «Rassegna Nazio nale,, dicembre 1881, pp. 502-523.

Elementi della guerra marittima e difesa delle coste d'Italia - libero esame di due opere del Tenente di vascello D. Borzamico, in •Rassegna Nazionale» febb ra io 1881, pp. 302-331.

F.\!. Arminjon,

F. Botti , Il pensiero navale italiano a fin.e secolo XIX: Domenico Bonamico (in Atti del Convegno Internazionale di Storia militare «Il Mediterra neo quale e lemento del potere marittimo» - Venezia, 16-18 settembre 1996, Roma, Ed. Uf. St. Marina Milita re) .

-

E. Ferrante, Il potere marittirno - evoluzione ideologica in. Italia, Supplemento alla «Rivista i\llarittima» ottobre 1982. G. Fioravanzo, Introduzione alla ristampa di «Mahan e Ca]lwell,,, Roà1a, Ed. Roma 1938, pp. 5-14.

F. Garofalo, Un precursore, «Rivista Ma rittima» ottobre 1938, pp. 3-18. R. Guéze, Domenico Ronamico, in Dizionario Biografico degli Italiani, Roma, 1969, Voi. Xl p. 532.

1st. Enc. It.

-

G. Po, Introduzione alla ristampa ciel «Problema marittimo dell'Italia» e del ,,Potere Marittimo», Roma, Ed. Roma 1937, pp. 5-1 5.

-

G. Roncagli, La perequazione militare e il problema ·m arittimo d'Italia secondo Domenico Bonarnico, Roma 1899.

_ G. Sticca, Gli scrittori militari italiani, Torino, Cassone 1912, p. 356.

945


/


APPENDICE 4

ELENCO D ELLE OPERE, SAGGI E SCRITII VARI DI DOMENICO BONAMICO



Le bibliografie finora pubblicate su Domenico Bonamico, scrittore estremamente fecondo , sono sommarie e largamente incomplete, con date non sempre esatte. Quella che ora noi proponiamo intende essere più completa e precisa delle precedenti, senza però escludere lacune minori. Come si accenna nelle «Pubblicazioni cieli' Autore» riportate in fondo all'ultimo libro militare (La missione dell'Italia, 1914), oltre a scrivere parecchie opere letterarie (liriche, poemi, odi e sonetti, drammi), Domenico Bonamico - assiduo collaboratore per 38 anni della «Rivista Marittima - ha pubblicato articoli su parecchi altri periodici e giornali (/nternationale Revue cli Dresda, Rivista Nautica, Lega Navale, Pm~<;everanza, Giornale di Venezia, Gazzetta del Popolo, Tribuna ... ). Da notare, infine, che parecchie sue opere raccolgono e in qualche caso ampliano articoli e saggi da lui scritti in precedenza. 1. OPERE(*)

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Sinossi di tattica navale - anno scolastico 1878 - 1879, Torino, Scuola di Guerra 1878. I primi elementi della guerra marittima svolti alta Scuola Superiore di Guerra del! 'Esercito, Torino, Tip. Operaia 1880. Sulla trasformazione del problema militare marittimo, Roma, Ed. Rivista Marittima 1881. La df/èsa marittima dellltalia, Roma, Tip. G. Barbèra 1881. Considerazioni sugli studi di geografia militare e marittima, Roma, Tip. G. Barbèra 1881. Per la dijèsa dello Stato. Considerazioni sull'opera del Ten. Col. Perrucchetti, Roma, Forzani 1884. Indicatore del movimento reale e relativo, Spezia, Sichero 1887. Telemetro automatico, Livorno, Ace. Navale 1888. Indicatore di movimento, Roma, Ed. Rivista Marittima 1889. Velocità economiche, Roma, Ed. Rivista Marittima 1889. Considerazioni generali sulla strategia navale, Roma, Ed. Rivista Marittima 1894. Strategia navale, Roma, Ed. Rivista Marittima 1895. La situazione militare mediterranea, Roma, Ed. Rivista Marittima 1895. Considerazioni critiche sull'opera "La guerra austriaca nell'Adriatico,, Roma, Ed. Rivista Marittima 1897. Il conflitto ispano - americano, Roma, Ed. Rivista Marittima 1898. 1v!ahan e Callwell, Roma, Ed. Rivista Marittima 1899. Il problema marittimo dell'Italia, Spezia, Lega Navale 1899.

(•) Per opere si intendono libri oppure opuscoli che risultano editi a parre, quasi sempre estratti o raccolte di articoli sulla ,Rivista Marittima... (N.d.c.) ·

949


-

Il potere marittimo, Roma, Ed. Rivista Marittima 1899. (Tradotto in Ingle se dal ·~o urnal of U.S. Artille iy• luglio - agosto 1901, e in tedesco dalla •Marine Runclschau•). Ir1seg1tamenti della guerra ispano-americana, Roma , Ed . Rivista Marittima 1900. La strategia e fa tattica (i n Lo Sviluppo marittimo nel sec. XIX, Roma 1905). La 111.issione dell'Italia, Fire nze, fattori e Puggelli 1914.

2. ARTICOLI E SAGG I

- Memoria circa la resistenza dell'aria al movimento dei proiettili, •Rivista Marittima» 1870, Voi. I f~1sc . II, pp. 285-297. - Esame critico dei periodi difensivi terrestn' e marittimi, -Rivista Ma rittima• 1878, Voi. TU Fase. TX, pp. 381 - 404. - Esa me critico dei sistemi difensivi terrestri e niadttimi, .. Riv ista Ma rittima» 1878, Voi. IV Fase. X, pp. 11 - 25. - la potenzialità degli sbarchi in. correlazione con la difesa p er linee in.terne, •Rivista Militare Italiana• 1878, Voi. IV Fase. X, pp. 141-152. - L'avvenire marittimo delt'ltalia (1878). - lejlot!e difensive-ojfensive, •Rivista Marittima• 1878, Voi. IV Fase. XI, pp. 171 -195. - I centri difensivi e strategici, «Rivista lvlarittima• 1879, Voi. I Fase. I, p p. 15-58; Vo i. I Fase. TI, pp. 207-218; Vo i. I Fase. m, pp. 403-424; Vo i. Il Fase. IV, p p. 5-25. - Le difese da costCI, •Rivista Marittima• 1879, Voi. 11 Fase. V, pp. 181-210 e Voi. IT Fase. VI, pp. 369-393. - I determinanti della difesa navale. Considerazioni generali sulla d{lesa niarittima delt'Italiai «Rivista Ma rittima,, '1879, Voi. III Fase. VlI - vm, pp. 35-78. - I determinanti della difesa costiera, •Rivista Marittima• 1880, Voi. I fase. I, pp. 51 -83. - 1 determinanti della difesa interna, «Rivista Marittirna» 1880, Voi. l Fase. Il, pp. 215-235 e Voi. l Fase. Ill, pp. 479 - 504. Studio critico sulla lra~formazione del problema militare marittimo, •Riv ista Marittirna" 1880, Voi. II Fase. V, pp. 269-292. - !,a difesa marittima dell'Italia. Sin.tesi e conclusjone, •Rivista Marittima• 1880, Voi. n Fase. IV, pp. 5-55. Ordinamento dette piazze marittime, «Rivista Marittima» 1880, Voi. TT Fase. VI, pp. 503-536. Considerazioni sugli studi di geografia militare continentale e m.arillima, •Rivista Marittima" 188 l, Voi. III Fase. IX, pp. 397-421; Vol. IV Fase. X - Xl pp. 109-144; Voi. IV Fase. XII, pp. 387-419. La difesa dello Stato; considerazioni sull'opera del tenente colonnello Giuseppe Perrucchetti, •Rivista Marittima• 1884, Vol. II Fase. VI, pp. 383-405 e Voi. ITI Fase. VII-VIII , pp. 47-81. - la potenzialità espansiva dell'Italia, •l nte rnational Revue•, Dresden 1885. Indiwtore di movimento, •Rivista Marittima• 1889, Voi. I Fase. I, pp. 7-31. Considerazioni su.I pn:mo tema delle manovre militari italiane, •Rivista Marittima,., 1894, Voi. II Fase. VI, pp. 297-326, Voi. Ili , Fase. VIT pp . 5-40; Voi. lll, Fase. Vllf-XI, pp. 275- 318.

950


- Strategia navale. Considerazioni generali, «Rivista Marittima» 1894, Voi. II Fase. V, pp. 147-187.

- Strategia navale. Criteri di potenzialità marittima, «Rivista .Marittima» 1895, Voi. I Fase. fil, pp. 427-448 e Voi. II Fase . IV, pp. 51-71. - La situazione militare mediterranea, «Rivista Marittima» 1895, Voi. II Fase. Vl, pp.

-

-

4] 1-451; Voi. I1f Fase. vn, pp. 57-113; Voi. III Fase. VIII - IX, pp. 379-423; Voi. IV Fase. X, pp. 99-149; Voi. IV Fase. XI, pp . 273-312; Voi. IV Fase. XII, pp. 513-562. 1vlahan e Callwell, «Rivista Ma rittima» 1897 (Voi. IV Fase. X, pp. 15-45; Voi. IV Fase. XI, pp. 239-264 ; Voi. IV Fase. Xli, p p. 471 -497), ,,Rivista Marittima» 1898 (Voi. I Fase. li, pp. 237-263; Voi. I Fase. III, pp. 427-467; Vol. IV Fase. Xl, pp. 271-311), «Rivista Marittima» 1899 (Voi. I Fase. I, pp . 101-1 34; Voi. J Fase. II , pp. 339-366). Il con:flitto ispano-am.ericcmo: Supplementi allegati alla «Rivista Marittima» 1898 (Voi. Il Fase. V, Vol. II Fase. v1, Voi. III Fase. Vll, Voi. IIJ Fase. Vlll-IX, Voi. IV Fase. X) li problema marittimo, ,,Gazzetta del popol o" 12 genna io 1899. Gli obiettivi marittimi, ,,Gazzetta d e l Popolo• 13 gen na io 1899. Il problema marittimo.- la }lotta necessaria, «Gazzetta d el Popolo» 15 gennaio

1899. - Il problema mcl1'ittimo: 1\!Jàrina e jìnanza, ,,Gazzetta d el Popolo" 18 gennaio 1899. - Il problema ma1'ittimo.- 1vfetrina e alleanze, ,,Gazzetta del Popolo" 3 febbraio 1899. - Il problema marittùno: Esercito e Nlarina, «Gazzetta del Popolo" 6 febbraio 1899. - Insegnamenti della guerra ispano-americana, «Rivista Marittima" 1900 (Voi. I Fase . III, pp . 397-418; Voi. Il Fase. II, pp. 221-247; Vol. II Fase. TII, pp. 441-478; Voi. III Fase. T, pp. 53-81; Voi. III Fase. U-Ul, pp. 257-275 ; Voi. IV Fase. I, pp. 77-109). - Il problema nauale e la costituzione delle annate (vari numeri della «Gazzetta del Popolo» 1900) .

- La strategia nel secolo XIX, «R ivista ìvlaritttma» 1901 Voi. Il Fase. I, pp. 61-82. - La tattica navale nel secolo XIX~ «Riv ista Marittirna" 1901, Voi. II Fase. II, pp. 257-287.

- La difesa mobile costiera, , Rivista Marit.tirna» 1902, Vo i. Jil Fase. Vll, p p . 5-22. - Lefort(/ìcazion.i di Genoua, «Rivista Marittima" lug lio 1902. - Il governo tattico dellejlotte di Rudo(.l \fon Lahrès, «Rivista Marittima,, 1902, Voi. III Fase. VII, pp. 193-253. - La situa.zione politica in Oriente~ ,,Rivista Na utica» febbraio 1904. - L 'obiettiuo militare della guerra~ ,,Giornale d'Italia» 8 fe bbraio 1904. - il conjlitto russo-giapponese. La genesi del corf/litto, «Rivista Marittima» 1904, Voi. I Fase. II, pp. 235-255. - Il conjlitto russo-giapponese. Cli avvenimenti politico-militari, ,,Rivista Marittima» 1904, Voi. I Fase. II, pp. 403-410.

-

!l cor~/litto russo-giapp onese. La preparazione alla guerra, «Rivista Marittima,, 1904, Voi. I Fase. III, pp. 527-549. - !l co11/litto russo-giapponese. Caratteristiche generali della guerra, «Rivista Marittima» 1904, Voi. II Fase. I, pp. 59-85 .

- Il cor~Jlitto russo-giapponese. Auveninienli e considerazioni, «Rivista Marittima» 1904, Voi. II Fase. I, pp. 185-199.

951


Il conflitto russo-giapponese. Il prim.o periodo della guerra, •Rivista Marittima• 1904, Voi. II Fase. II, pp. 337-371.

-

Ii compito di Withefl e Besobrazov, "Gio rnale d'Italia» 23 giugno 1904. Il conjlitto russo-giapponese. li secondo periodo della guerra, •Rivista Marittima• 1904, Voi. III Fase. I, pp. 61-97.

-

Il conflitto 1·usso-giapponese. Avvenimenti e considernz ioni, «Rivista Marittima,, 1904, Voi. lii Fase. I, pp. 132-145.

Il conflitto 1usso-giapponese. Avvenimenti e considerazioni, •Rivista Marittima• m Fase. Il - III, pp. 325-347. Il conflilto russo-giapponese. II terzo periodo della guerra, •Rivista Marittima• 1904,

1904, Voi.

-

Voi. IV Fase. I, pp. 79-125.

- Il conflitto russo-giapponese. Avvenimenti, ,,Rivista Marittima» 1904, Voi.

JV Fase. I,

pp. 157-167.

-

Ii conflitto russo-giapponese Avvenimenti e considerazion i, «Rivista Marittima" 1904, Voi IV Fase. Il , pp. 329-347.

-

Il conjlitto russo-giapponese. Il qua,to periodo della guerra, •Rivista Marittima• 1904, Vol. IV Fase. IIJ, pp. 479-504.

-

Il conflitto russo-giapponese. Avvenimenti, «Rivista Marittima• 1904, Voi. IV Fase. III , pp. 557-566.

Il conflitto russo-giapponese. Avvenimenti, «Rivista Marittirna,., 1905 , Voi. I Fase. I, pp. 151-160.

- Il co,~fiitto russo-giapponese. Il quinto periodo della gue1·ra, •Rivista Marittima,, 1905, Vol. I Fase. II, pp. 323-356. - Il con/Zitto russo-giapponese. Avvenimenti, •Rivista Marittima• 1905, Voi. I Fase. II, pp. 384-392.

-

Il conflitto russo-giapponese. Avvenimenti e consideretzioni, , Rivista Ma rittima• 1905, Voi. I Fase. lll, pp. 579-594.

-

Il conflitto russo-giapponese. Auvenim.enti - considerazioni, ,,Rivista Ma rittima» 1905, Voi. II Fase. IV, pp. '181-197. Il co,~itto russo-giapponese. Cronaca e considerazioni, •Rivista Marittima• 1905, Voi. Il Fase. V, pp. 407-428.

- La grande battaglia cli Tsushima, «Rivista Marittima• 1905, Voi. Il Fase. VI, pp. 499-517. Il co,~itto 1usso-giapponese. Avueninienti, •Rivista Marittima• 1905, Voi. II Fase. VI, pp. 664-676.

- Il con/Zitto russo-giapponese. Avvenimenti, •Rivista Marittima• 1905, Voi. III fase. VII, pp. 137-146.

-

Il con/Zitto russo-gispponese. Il sesto periodo della guerra, «Rivista Marittima• 1905, Voi. III Fase. Vlll, pp. 331-371.

-

Il con/Zitto russo-giapponese. Avvenimenti, «Rivista Marittima» 1905, Voi. Ili Fase. VITI, pp. 429-446.

-

Il conflitto russo-giapponese. Conclusione, •Rivista Marittima• 1905, Voi. IV Fase. X, pp. 27-60.

-

G1,J,erra alla guerra, «Rivista Marittima,, 1907, Voi. III Fase. IX, p p. 279-284. Un problema d 'ingegneria navale, •Rivista Marittima• 1908, Voi. lii Fase. IX, pp. 309-316.

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3. RECENSIONI PIÙ SIGNif!CATIVE

-

Difesa 111,arittima ed economie. Elementi di strategia e tattica navale (del contrammiraglio G. Gonsalez), ,,Rivista Marittima» 1895, Voi. I Fase. III, pp. 579-584. Ejfects e?/ maritim,e command on larid carnpaign.s since lVaterloo ( de l maggiore C.E. Callwell, London 1897), «Rivis ta i\farittima» 1897, Voi. II Fase. IV, pp. 231-236. Heroic.fapan.. A histmy c!l the war between China and Japan. (di J W. Eastlake e Y. Yoshi-Aki), ,,Rivista Marittim a» 1898, Voi. III Fase. VII , pp. 194-200. Gli effetti del dominio del mare sutle operaz-ioni terrestri da Waterloo in poi (cli C.E. Callwell, tradotto e p ubblicato a c ura del Comando del Corpo cli Stato Maggiore dell'Esercito, Torino 1898), «Rivista Marittima» 1898, Voi. IV Fase. X, pp.

137- 139, L'attacco e la battaglia di Lissa nel 1866, Genova ·1898 (di Mons. Domenico Parodi), «Rivista Ma rittima» 1899, Voi. I Fase. II, pp. 476-480. Lessons o/ tbe war with Spain (di A.T. Mahan, Lonclon 1899), , Rivista Marittima .. 1900, Voi. I Fase. I, pp. 185-186. 'fl.1e down/ali o/ Spain (cli H .\V Wilson, London 1900), ,,Rivista Marittima» 1900, Voi. lI Fase. II, pp. 369-371. - La guerra in niare (del comandante F. Bollati d i S. Pie rre, Torino I 900) , «Rivista Ma ritt ima» 1900, Voi. III Fase. ITI, p p. 394-396. - Patria y Sea Pou;er (del tene nte di vascello M. Anduyar Solana , El Ferro! 1901), «Rivista Marittima,, 1901, Voi. III Fase. pp. 421 -425. - Talitiscbe Betracbtungen ùber das Doppelstc,f/J'él - ,~ystem (del cap itano cli vascello R. Von Lab rès, 13erlin 1900 - ·1901), , Rivista Marittima,, 1901 , Voi. IV Fase. X, pp. 189-194. 77:;e naval campaign o/Lissa (di W . La ircl Clowes - l90 1), «Rivista 1Yfarittima» 1901 Voi. IV, Fase. Xl pp. 367-374. Elementi di arte militare marittirna - Voi. I (comandante G . Sechi, Livorno 1903), «Rivista Marittima» 1904, Voi. I Fase. T, pp. 222-224 (riportata a ll'inizio del Voi. Il 1906 della stessa opera). Navi o battaglioni.'(clel tenente d i vascello C. Santoro - 1903), «Rivista Marittima,. 1904, Voi. I Fase. I, p. 224. - il programm.a delle jìtture costruzioni navali (del vice-a mmiraglio C. Marchese, Torino 1905) , «Rivista Marittima» 1905, Voi. III Fase . VII , pp. 181-184. L'equilibrio del 1vlediterraneo (del col. comm. F. Cuniberti), ,,Rivista Marittima» 1905, Vol. TV Fase . XI, pp. 450-452. Aperçu de tactique navale (del comandante H. Vignot), , Rivistél Marittirn a» 1905, Voi. IV Fase. Xl, pp. 442-450 .

4. LETTERE PIÙ SIGNIFICATIVE

Critica e verità (replica alle critiche espresse dal capitano di vascello V.M. Concas y Palau ai suoi Insegnamenti della guerra ispano-americana), ,,Rivista Marittima,, l901, Voi . I Fase. II I, pp. 463-46ì.

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Fleet in being (critica a l concetto di j leet in being espresso dal comandante G. Roncagli in un precedente articolo sulla Rivista), •Rivista Marittima• 1901, Vol. lll Fase. VII, pp. 71-72. A proposito delta battaglia di Tsushima (replica alle critiche del vice-ammiraglio C. Marchese al suo articolo La grande battaglia di Tsushima), «Rivista Ma rittima• 1905, Voi. IV Fase. I, pp. 137-139.

5. PREFAZIONE Al lib ro Navi da guerra e difese costiere, Torino 1903 , del capitano di fregata E. Bo llati di Saint Pierre, suo ex-allievo e seguace delle sue teorie .

6. OPERE LETTERARIE(*) -

Taide. Scene elleniche, Livorno, Giusti 1886. Lirica del mare, Roma , Forza ni & C. 1896. Le, vittoria. Cantica (1906). La vittoria. Poema . Pa11e I.

(·) b1 bibliogratìa allegata a La missione del/1talia (1914) segnala anche: - opt:re pronte per la scena: tre drammi storici e due drnmmi di carattere moderno; - opere di prossima pubblicazio ne : La Villoria. Poema . Pwte II e lirica del mare, Odf e sunetli (in parte già puhhlicata).

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INDICE DEI NOMI DI PERSONA E DEI PRINCIPALI ARGOMENTI



A

A SDRUBALE, 102.

ABOUKIR (hactaglia), 106, 142, 877. ACTON, Ferdinando (Amm.), 14, 16, 22 (nt 21), 30, 51, 52, 59, 60, 61 e nL 73. ADUA (battaglia), 79, 447, 488 (ne 15), 509 e nL 3.

AERONÀUTICA, 363, 370, 384 (nt 26). AFFONDATORE (ariele corazzato), 65, 69, 605. A. F..J., 63 e nt 82. AGRIPPA (Amm.), 102,104, 875. AGUSTI;-T (Governatore), 687, 689. ALAVA (Amrn.), 662. ALBINI , G iovan Ballista (Anu11.) 12. ALCIBIADE, 102, 104, 106, 109, 341, 589, 875, 877. ALESSANDRIA (bomb. navale), 721. ALESSANDRO MAGNO, 102, 105,106,211. ALESSMDRO III (ZAR), 159. ALESSIO COLERG I, 130. ALEXEIEV (Amm.), 796,814, 868,871,878. ALGRANATI, I.E. (CAP. CORVETfA), 61, 62 (n t. 77), 94, 594, 597. ALMAG IÀ, Guido (Cte), 20 e nt 17. AMILCARE BARCA, 341. ANCONA, (fregata cora7.7.ata), 65. ANDERSON (gen.) , 741. ANDREA DORIA (Amm.), 102, 103 e nt 14, 104, 109,159,341, 875. 1

ANDREA DORTA (CORAZZATA), 51. ANDUJAR-Y-SOLENA (ten. Vasi.:ello), 440,

778. ANGUNALDO, Emilio, 670, 744 e nt 16.

AN Nl13ALE, 102, 373 ( nt 8) . MNIENTAMEl\TO DELLE FORZE NAVALI, NEMICHE (LOITA ESCLUSIVA.MENTE NAVALE), 326, 352, 355, 356, 361, 367, 368,420,422, 903,904. ARALDI, Al"fTONIO (gen.), 469 e nt 4. ARCfDUCA CARLO , 35, 36, 102. ARISTIDE, 102, 103. ARMINIJON, VITTORJO (Amm.), 89, 95, 99, 17 e nt 7, 574, 594. ARTE MILITARE tvlARJTTIMA (o NAVALE), 20, 39, 43 (ne 42), 50, 52, 203, 565, 566, 571,572,573,574,592.

957

ASSERETO (Amrn.), 589. ASTUTO, G. (Cte), 186, 451 e n1 3, 452, 451, 887. ATILMAYR (VON), Ferdinan<l Ritter, 12, 93, 572,593,594,596,597,778. AUBE, THEÒPIIILE (A.mm. e Ministro) , 52, 53 e nt 62, 54, 55, 60, 62, 65, 66, 67, 68, 70, 71, 72, 78 e nt 3, 89, 90, 95, 99, 111, 112, 117, 135 e nt 20, 177, 220 (n t 26), 178, 494, 500 e nL ·15, 544, 574, 575, 591, 595, 778. AUNO~ (Ministro della Marina), 715. AVALLONE, C., 304 e n t 21. AVE'IA, F., 302 e nt 18, 311. A YSCOUGH (Amm.), 272. AZ[O (battaglia), 96, 811.

B BACON, 594. BACONE, 122. BAGGTO, Pilippo (Amm.), 571, 594, 595,

596, 600, 601, 778. BALBO, Cesare, 9, 199, 204, 439, 907. BARBAROSSA (A.mm.), 103 e nt 14, 159,

875 . BARONE, Enrico (ten. col.), 457 e nt 13, 458. I3ERN\GER (Amm. e Ministro), 684, 698, 699. BERCIIET, G., 298 e n t 12. BERMEJO (A.mm. e Ministro), 684, 699. BE:RNOTII, Romeo (Amm.), 25 (nt 24), 369, 138, 478, 499 (nt 14), 594, 595, 600, 601, 778, 911 (ne 37), 917 e nt 49. BERTOLÉ - V[ALE, Ettore (Gen.), 469. BERTOLINI, 95. BES0I3RAZ0V (Amm .), 817, 818, 819, 860, 878. BERTHELL, 94. BETIÒLO, G io vanni (Amm. e 1'v1inistro), 23 (nt 22), 62 (nt 81), 63, 65 e ne 84, 435 (nt 5). BIGOT DE LA MOROGUE, 91. BLANCH, Luigi, 376 (nt 14). BLANCO (Governatore), 687, 698, 713, 714.


BLAKE, Robert (Amm.), 102, 107, 272, 273, 280. BLOCCO NAVALE, 25, 26, 144, 213, 258,

261, 289, 322, 323, 324, 325, 326, 351, 354, 355 e nl 33, 359, 116 (nl 56), 417, 418 (nt 57), 419, 42~ 423,491, 49~ 497, 498, 571, 576, 577, 579, 580, 581, 585, 608, 609, 614, 617, 618, 619, 645, 671, 674, 676, 682, 681 , 685, 690, 693, 694, 695, 696, 697, 705, 711, 71 2, 713, 716, 728-735, 737, 738, 784, 792, 808, 810, 8 11, 8'12, 816, 819, 820, 822, 90 1, 904, 908, 909, 91 O. BOCC~ "EGRA, Egidio (Amm.), 102. BOIS1\-lELÉ ET RICI IEBOURG, 96 e nt 10, 97, 571. BOISSE (Cre), 184 e nr 6, 21/4 e nl 12, 379 (ne 17). 801.1.ATI D I SAll\'T PTERRE, Eugenio (Cte), 185, 434 e nt 4, 435 e nl 5, 136, 444, 473 e ne 12, 573, 596, 614. BONAMICO, Dome nico, 7, 9, 10 nt 5, 10, 11, 12, 13, 14, 15, 16 (nt 15), 17, 18, 20, 21, 22, 23, 24, 25, 26, 27, 28, 29, 30, 3·1, 34 R ne 26, 35, 36, 37 e ne 30, 38, 39, 40, 41, 42 e nr 38, 13, 44, 45, 46, 47, 48 e nr 52, 19 <: nt 53, 50 e nr 55, 51, 52, 53,51 ,55,56,57,58,59,60,61 e nt 75, 62, 63, 64 e nt 83, 65, 66, 67, 68 e nr 5, 69, 70, 71 , 72, 73, 84, 75, 76, 77, 78, 79, 80, 81 e nt 91, 82, 87, 94, 149, 171 (ne 8), 183 e nt 3, 181, 185, 186, 187, 189, 191, 192, 193, 194, 195, 197, 198, ·199 e nt 38, 200, 201, 202, 203, 204, 205, 206, 207, 208, 209 e nt 1,210 (nt 5) , 213 (nt 11), 214 (nL 13, 11, 15), 216 ( nl 17, 18, 19), 217 (nt 21), 220 (nt 26), 221 (nt 26), 222 (nt 27), 223 (nl. 28), 227 (nt 30), 228 (nt 3 1), 230 (nt 33), 232 (nL 37), 233 (ne 37), 237, 238, 239, 242, 245 e nt 3, 2-/46 (nt 5), 247 (nt 6, 7, 8), 249 (nt 10), 250 (nt 11), 251 (nt 12, 13), 256 (nt 15), 261 (nt 16), 262 (nt 17), 263 (nt 19, 20, 21), 265, 267 (nt 2), 269 (ne 3), 283 (nt 11), 286 ( nt 12), 287, 288, 289, 291 ( nt 2), 301 (nl 16), 302 (nt 17, 18, 19, 20), 312 (nt 28), 314 (nt 29), 316 ( nt 30), 318 (nl. 33) , 321 (nt 37, 38 e 39),

958

323, 325, 326, 327 ( nt 2 e 3), 329 (nt 6), 335 (nt 15), 348 (nt 24), 319 (nt 25), 357 (ne 36), 358 (nt 37 e 38), 359 (nt 39 e 40), 363, 364 , 367, 368, 372 ( nt 2), 375 (nt 12), 378 (nt 15), 381 (nt 21), 388 (nt 32), 389 (nt 34), 390 (nt 36), 396 (ne 43), 401 (44), 412 ( nt 50 e 52), 43 1,433,434 e nt 3,435,436,437,438, 439,44 1,442,444, -/417 e 111 2, 448, 149, 450, 451, /i52, 453, 457, 458, 459, 461, 465, 466, 467, 468 e nt 1, 2, 3, 469 (ne 4, 5 e 6), 470 e nt 7, 171 (nl 8 e 9), 172 ( nt 10 e 11), 173, 471 ( nt 15), 475, 477, 478, 481 e nt 4 e 5, 482 (nl 6), 483 (nt 7), 484 nt. 9-10, 487 e nl 13 e 14,191, 492, 493 (nt 1), 491 (nt 3), 195 (nt 5 e 6), 496 (nt 8 e 9), 497 (nt 10), 498 (nt 11 e 12), 499 (nt 13 e 14), 500 e nt 15,502 (nt 18 e 19), 504 (nt 20), 507, 508 (nt 1 e 2), 510 (nt 6 e 7), 512 (ne 12), 513 nt 13, 15, 16, 514 (nl 17), 515 (ne 18), 516 (nl 20), 51 7, 518 (nl 22), 5 '1 9 nt 23, 21, e 25, 520 (nt 26, 27), 521 nt 29, 30, 524 nl. 31, 525, 526 nl 2, 527 nt 1, 530 ne 5, 537 (nt 8), 538 nt 9, 540 nt 13, 543, 544, 515, 546, 548 ( nt 2), 549 (ne 3, 4 e 5), 550 ( nt 6 e 7), 551 (nr 9), 552 ( nt 10 e 11), 553 (nt 12 e 13), 554, 555 ( nt 17 e 18), 556 (nt 20), 557 (nt 21 e 24), 558 ( nt 25), 559 (nt 26), 561 (ne 27), 562 (nt 30), 565, 566,572,573, 574,584, 585, 593 (nt 1), 613, 61 5, 616, 617, 618, 619, 620, 771, 772, 773, 77ft, 775 e ne 6, 790 (nt 3), 807 (nl 4), 811 (ne 6), 841, 848, 883, 886, 887, 888, 889, 890, 891, 892, 893, 894, 895, 896, 898, 899, 900, 901, 902, 903, 904,905,906, 907, 909 e m 31,911,912, 913, 914 , 915, 916,917,918. BONIFACIO, Marchese d i Monferrato, 130. BOTIA, Carlo, 21 6 ( nt 18), 238. BOTfl, Ferruc.:cìo, 8 (nt 2), 13 (nt 6), 21 (ne 19), 35 ( nt 27), 36 (nt 29), 18 (nL 51), 55 (nt 69), 185 ( n L 10), 195 ( nt 31), 199 ( nt 37), 246 (nt 5), 256 (ne 15), 262 ( nt 17), 376 (nt ·14), 384 (nt 25), 396 (nt 43), 447, 479, 487 (nr 13), 561 ( nt 27), 562 (nt 29), 891 (nt 8), 892 (nt 10 e 11 ), 897 (nt 16), 908 ( nl 30).


BOUET DE W ILLAUMEZ, Ernile (Amm.), 36,

CAivlPBELL, 93, 594. CA1v1P0FREG0SO, Luigi, 204. CANGEMI, S. (cap.), 193 e nt 291, 215 (nt

93, 94 , 571, 572, 573, 586, 593, 594, 597, 598, 603. BOURGOIS, V. (Amrn.), 93, 573, 593, 594, 596, 597. BOUTAKOFP (Amm), 93, 593, 596, 597, 598. BOYNTON, CI IARLES, 572. BRENNO, 135 BRENTON, 119, 571. BRIDGE, 90, 93, 594. BENEDETTO BRI.l\' (corazzata), 65, 70, 81, (nt 91). BRIN BENEDETTO (gen. G.N.), 16, 22 e nt 2·1, 23 e nl 22, 30, 51, 52 e nt 60, 58, 60, 61, 62, 63, 61, e nt 83, 67, 70, 95, 454, 594, 595. BRUEYS (Amm.), 104. BUCKLE, I I.T., 212, 542 e nt 13. BUSTAMANTE (Cte), 714.

16). CANTÙ, Cesare, 8 (nt 3), 122, 131 , 295 ( nl 6), 297 e nt 10, 300 e nt 15, 320. CAPO BEAHY (battaglia), 321 (nt 36), 332,

346. CAPZEVIC, $., 594. CARACCIOLO (corazzata), 441. CARIGNA NI, G., 508 e nt 1, 516 e nt 21. CARLO MAGNO, 102. CARLO II d'Inghilterra, 272, 277, 278. CARLO V, 235, 272. CARTESIO, 122. CASANOVA (Edito re), 184. CASTEX, Raoul (A.mm.), 205 e nt 44. CAVALU G iovanni, (gen.), 262 (nt 17). CAVITE (hatraglia), 585, 601, 604, 607, 642,

672, 688, 715, 723-727, 844. CAVOUR, Camillo, 251 e n t ·12. CERBONI, G., 537 e nt 8, 545. CERVEI'v\, Pasqua! y Toyete (Amm.), 572,

e CALISTO GARCIA, 670. CALLWELL, C.E. (gen.), 10 (nt 5), 11, 12, 13, 64, 75, 149, 183, 181, 187 e nt 20, 188, 189, 190 e nt 24, 191, 192, 193, 194, 195, 198, 199 e nt 38, 202, 203, 204, 205,

206, 207, 208, 209, 210 e nt 3 e 4, 211 , 212, 213 e nt 10, 215, 216 e nt 17 e 19, 217, 218, e nt 22, 237, 238, 239, 240, 241, 242, 243, 244, 245 e nt 2, 246, 247, 248, 261 e nt 16, 265, 262 e nt 17, 287, 302, 305 ( n t 23), 308, 312, 320, 321 e nt 36, 325, 327, 331, 333 (nl 1 1), 346, 348 (nt 24), 349, 358 (nt 37), 362, 363, 364, 365, 371 , 372, 377, 424, 430 e nt 1, 439, 44 0, 447, 453, 455, 456, 480, 572, 573, 614, 619, 651 (nt 2), 778, 883 e nt 1, 884, 885, 886, 887, 888, 889, 890, 891, 892, 893, 894, 895, 896, 899, 900, 903, 905, 906,907,909,910,914,916, 917, 91& CALTHORPE, A.G., 594. CAMARA, Manuel (Amm.), 618, 644, 674, 677, 679, 690, 699, 700, 714, 715, 716, 838.

959

607, 614, 616, 617, 618, 620, 64 1, 64 2, 644, 645, 647, 648, 649, 656, 673, 676, 677, 679, 680, 685, 687, 690, 691, 692, 694, 695, 696, 699, 700, 701 , 702, 703, ì04, 705, 706, ì07, ì08, 709, ìlO, 711 , 712, 713, 711, 715, ì24, 730, 732, 735, ì37, ì38, 739, 740,861. CESARE, 89, 97, 102, 171, 211, 213, 311, 373 (nt 8), 375 (nt 12), 377. CIIABAUD-ARNAULT, 71 , 94, 26ì , 285,571, 572,573,586, 594. CHAMBERLAIN, 655 CHARLES i'VIARTEL (corazzata), 82. CIIARMES, C., 575, 594, 595. CHEVALIER, E., 119, 571, 572, 573, 594, 623. CHOISEUL, 231, 235. CHOPART, 93. CIALDINI, Enrico, (gen.), 185. C!MONE, (Amm.), 102. CLARK (Cte O regon), 702. CLi\RKE, George S. (Col.), 153, 574, 626,

655, 747.


CLAUSEWIT Z, Ka rl (gen.), 35 e nt 27, 36, 49 e nt 54, 73, 87, 88 nt 4), 89 e nt 4, 91, 99, 100, 101, 11 6, 132, 149, 166 e nr 4, 179, 200, 213 (nt 10), 246 (nt 5), 249 e nt 10, 263 (ne 20), 265, 270 (ne 4), 283 ( nt 1 O), 312 ( nl 28), 323, 327 ( nt 2), 328 (nl 5), 363, 376 (nl '14), 378 ( nt 15), 4 13 (nt 54), 502 e nl 18, 574, 775, 886, 891,

892, 893, 899, 900, 907. CLERK, Joh n of Eldin, 570, 586, 589, 775. COLBERT, 220,231,235, 267, 271, 277, 340,

346. COLOMB, P.H. (Ctc), 77, 93, 9/i, 205, 573,

593,594,596,597,600,672,778. COLLINGWOOD (Amm.), 355. COMMANDAf\'T Z. ( Pau l Fonti n), 54 (nl 6/i), 70, 71, 72, 100, 173, 220 (nl 26), 500 e m

15, 573,571,575,594, 778. COMMISSIONE D'If\'CH IESTA PER L'ESERCITO (1907), 443. COMMISS10 t\E D'INCI IIESTA PER LA MARI NA (1906), 443. COMMISSIO.\lE PER1\IIANE:'-JTE PER LA DIPESA DELLO STATO, 13, 14 e nt 8, l 5, 16, 41, 42, 468 e nt 3, li69 e nt 5 e 6, 470,

577, 579, 580, 583, 585, 65 1, 668, 706, 709, 716, 875, 884, 886, 887, 888, 889, 890, 892, 896-898, 899, 900, 901, 907, 915. CORSI, Carlo, (gen.), 470 e nt 7. COSENTINO , E., 297 e nt 10. COSEl\'Z, Enri<.:o (Gen. ), 15. COTIRAU, Paolo (A.mm.), 52, 61 nt 74 e 75, 95, 470 e nt 7, 573, 575. COURBET, Amecléc (Anun.), 71, 91, 591, 597. COUTAU-BÉGARIE, Hervé (Prof.), 53 (nt 62), 184 ( nl 6), 198 e nt 36, 205 e nt 14, 221 (nt 26). CROCE, Oenedeuo, 7, 8 (n1 1). CROWL, P.A., 899 e nt 20. CROWN[NSI IIELD (Cte, Memhro dello Strategia Board), 723 . CUNTBERTI, Felice (ten. m l), 456. CUNIBERTI, Vittorio E. (Jng. navale), 52 (nt 60), 65, 81 (nt 91). CURZO LA (banaglia), 107. CURVILLE, 594. CUSTOZA ( hauaglia 1866), 241.

471.

D

COMTE, 122. CONCA$ Y PALAU, V. (Cte), 572, 618, 620, 646, 662 e nt 8, 674, 688 e nl 13, 714, 726 (nt 15). CO>IDÉ (Principe), 102, 105, 106, 277. COKTE DI ARANDA, 622. CORBETT, Julian, 12, 205, 431 e nt 2, 439,

883, 884, 885, 886, 887, 888, 889, 890, 891, 892, 893, 894, 895 e nt 12, 896, 898, 899, 900 e 111 21, 90·1, 902, 903, 904 , 905, 906, 908 e ne 31,909,910 e ne 35, 911,913 e nt 10,914, 915,916,917,

918. CORDE$, M., (Ten. Vasc.:ello), 94, 593, 598,

601. CORRARD, 93. CORRELAZIOl\'E TERRESTRE-MARITTIMA, 20 (nt 18), 30, 48, (nt 51), 50 , 51,

133, 189, 192, 194, 205, 211 , 238, 240, 244, 246, 247, 261, 263, 320, 344, 409, 416, 435, 438, 439, 498, 566, 569, 570,

DABOR.MTDA, Vittorio (gen.), 162, 461, 470 e nt 7. D'ADDA, Loren:w, 473 (m 12). D'AGLIANO, 594. DAL VERME, Luc.:hino (gcn.), 774 e nt 3. D'AMICO, E., 20 e nt 17. DMDOLO (cornzzata), 10, 22 (nt 21), 23, 52 (nt 60), 65. DANIEL, 571. DAl\'TE ALIGHIERI (corazza ta), 442. DA.NTON, 165. DARRTEUS, Gahriel, 443. DE AMEZAGA, Carlo (Amrn.), 62 e nt 81 , 63, 469 e nt 5, 470 e ne 7, 173 e nt 12, 573,

594. DE BENEDTCTIS, 94. DE BOECK, 97. DECIO BRUTO (A.mm.), 102. DECRÈS, Dionise (A.mm.), 569.

960


J)'ESTRÈES (Amm.), 278, 279, 282, 569. DEGOUY, 71. DE GRASSE (Arnrn.), 589, 775. DE GUEYDON (Amm.), 93, 593, 594, 596, 597, 598, 778. DE I.A CRAVIÈRE, Jurien, 53 e nt 63, 93, 94, 97, 98 e nt 13, 100, 10} 118, 159, 194, 200, 217, 265, 571, 572, 573, 586, 593, 594, 596,597,598, 600,778. DE l.AR.MINAT, 91, 593 . DELBRÙCK (Prof.), 78 (nl 90). DELFINO (primo sonun ergibile italiano), 364. DE LUCA, Roberto (Cte), 52, 61. e nt 75, 571, 574 DEPRETIS, Agostino, 12, 240. DESAIX (gen.), 107. DEWA (Amm.), 820. DEWEY, George (Amm.), 613, 640,673,674, 686, 687, 688, 689, 715, 724, 725, 727, 744. DE ZERBI, Rocco, 68 (nt 85). DJESBACH (Cte) , 185 (m 11). DI CIAMBERARDJNO, Oscar (Amm.), 203 e nt 42. DISLÈRE, M P, 23, 94, 573, 574, 594. DOBROTVOSKY ( Amm.), 838. DOMINIO DELL'ARIA, 908. DOMINIO DEL I'v1ARE, 9, l I, 17, 21, 33, 46, 47, 54, 55, TI. , 94, 131, 133, 134, 146, 190, 191, 193 e nt 30, 194, 195, 196, 197, 198, 199, 204, 205, 20ì, 208, 210 e nt 3, 213 e nt 11, 220 (nt 26), 226, 229, 230, 238, 239, 240, 241, 243, 244, 215 (nt 2), 246, 247, 248,261 , 262,263, 266,271,289, 290, 291, 296, 305, 312 e nt 28, 313, 314, 316, 317 (nr 31), 320, 321, 322 e nt 40, 323, 326, 327,330,344, 347,349,352,353,354,355, 358 e nt 37, 360, 361 e nt 43, 362 (nt 44), 368, 369,370,382,115,416,417,418,421, 432, 434, 448, 449, 451, 452, 453 e nr 6, 455,456,461,462, 463,465,466,479,483, 487 (nt 14), 192, 498, 514, 515, 566, 567, 570,576,577,578,579,580, 581,582,619, 623,626,627, 628,651,657,665,666,667, 671, 684,693, 696,721 , 750,756,759,773, 774,783,784,786, 788,791,792,793, 794,

795,799, 803,804,805,806,807, 822, 836, 843,855, 866,869, 873, 875,884, 885, 886, 890, 897,900, 90·1, 902, 904, 906,908,912, 913, 915 DO.Mil\IO N OF Wi\TERS, 195. DORIA, Lamba (Amm.), 107, 589, 875. DORI.A., Luciano ( Amn1.), 102, 875 . DORIA, Oberto (Amm.), 107, 589, 875. D'ORVILLIERS, Louis (A.mm.), 586, 589, 601. DOUGLAS, Howard (gen.), 35, 48, 93, 573, 574, 593, 597, 598. DOUH ET, Giulio (gen.) , 487 (nL I 3), 908. DOVER (battaglia), 273. DOWSON, 594. DRAGUT (Amm.) , 102, 109, 875. DRA.KE, Francis (Amm.) , 102, 109. DRAPER, \Y/., 122 (nt 19), 143, 212. DREADNOUGHT, 912, 913. DUCA D'ENGHIEN (Amrn.), 159. DUCA D I YORK (Amm.), 1()2, 106, 107, 275, 276,277, 278,279,569 . D UDLEY (Dudleo), Rohert ( Amm.), 570. D UGUAY-TROUIN (Amm.), 100, 102. DUILIO (corazzata), 16, 22 (m 21), 23, 39, 52 e nt 60, 60 e nt 71, 62, 65, 73. DUPONT (Amm.), 729. DUQUESNE (Amm.), 91 875, 877. DURANDO, Giacomo (gen.), 199, 384 (nt 26). D U SEIN, 97, 123, 571.

E EAST Li\KE AND YAJ'vlADA, 779 (nt 2). EKINS, 586. EUSABETf'A T UDOR, 234, 335, 422. ELLIOT, 594.

ENDICOTT, 659. EMANELE FILIBERTO (corazzata), 65, 80, 81 (nL 91).

EMBARGO, 909. EUGENIO DI SAVOIA, 102. EUL.\TE (Cte Vizcaya), 704.

ESCARIO (Col.), 737, 740. «EX - DEPUTATO", 454 e nt 7, 455 e nt 9

961


F

/

FAJvlBRI, Paulo, 15 (nt 12). FARRAGUT (Amm.), 102, 104, 184, 185, 659, 723, 729, 875, 876. FARRET, M.E. (te n. vasc.), 94, 594, 596. FAZIO, Giacomo (col.), 465 e nt20. FEDERICO II di Prussia, 89, 91, 102, 120, 121, 327 Cm 2), 344 e nt 21, 377. FELICIANGEU, A. , 647, 660 e nt 5. FELKERSA.t"vl (Arnm.), 838, 852, 856, 862 . FERRANTE, Enzo, 10 (nt 5), 15 (nt 10), 49 (nt 53), 64 (nt 83), 215 (nt 16), 2.32 (nt 37). FERRARIS, Maggiorino (deputato), 443 e nt 13. FERROGLIO, G., 530 e nt 5, 545. FIERA.i\'10SCA (incr. torpedinie re), 70 e nt 89. FILANGIERI, Gaetano, 204, 380 (nt 18), 396 (nt 43). FILANGIERI, Carlo, 618, 619. FILIPPO II, 271 , 272, 335,341, 847, 852. FILISOFF, O ., 72, 94, 594, 602. FINCATI, Luigi (Amm.), 61, 95. FlORAVANZO, Giuseppe (Amm.), 11, 183, 195, 203, 205, 213 (nt 11), 220 (nt 26), 222 (nt 27), 238, 269, (nt 5) , 275 (nt 6, 7, 8), 280 (nt 9), 286 (nt 12), 293 (nt 5), 301 (nt 16), 302 (nt 17), 324, 325, 326, 335 (nt 15), 357 (nt 35 e 36), 364, 384 (nt 26), 418 (nt 57). FLAMIGNI, Antonio (Cte), 183, 196, 197, 232 (nt 37), 344 (nt 20). "FLEET - IN - BEING•, 288, 289, 317 (nt 31), 320, 321 e nt 36, 325, 434, 440, 496 (nt 9), 499 (nt 14), 566, 568, 579, 580, 619, 641, 657, 692, 759, 761, 794, 863, 864, 885, 904, 910, 911 e nr 37. FOCK (gen), 878. FOLGORE (avviso torpediniere), 81. FORMIONE (Amm.), 102, 600. FOURNIER, François E. (Amm.), 574, 591, 595, 600, 601, 778. FOURNIER, George (Padre), 91, 570, 571, 586. FRASER, 573. FREE.MANTLE, R. (cap.), 94, 99, 573, 594, 596, 597, 600, 778. FRIZ, Cp., 391 (nt 38), 519 (nt 24).

962

FROUDE, 571, 594. FUGILL (Amni.), 864. FULMINE (primo cacciat.), 65, 70 (nt 87).

G GABRIELE, Mariano (Prof.), 39 (nt 38), 519 (nt 24). GAivlBETIA, Léon, 165. GANTAUME (Amm.), 569. GARIBALDI, Giuse ppe (gen.), 9, 240. GARIBALDI (incr. cor.), 65. GAROFALO, Franco (Cte), 183. GAVOTTI, G. (cap. corv.), 94, 586, 594, 596, 597, 778. GAVOTII, Nicola, 26,469 e nt 5. GEOGRAFIA MILITARE (E/ O iVIARITIIi'vIA), 38, 42, 43 e nt 43, 45, 48, 49 (nt 53), 50 (ne 55), 55, 89 (ne 5), 126, 132, 200, 205, 221, 262 (nt 17), 438, 483, 495 (nt 5), 549 (ne 4), 574, 898. GEOGRAFIA POLITICA, 43, 132, 133, 152, 221. GEOGRAFIA STRATEGICA, 43 e nt 42, 45, 47 (nt 7). GEOPOLITICA, 8, 199, 888, 889, 895, 898. GEOSTRATEGIA, 8, 38, 45, 19 (nt 53), 889, 895, 898. GERVINIUS, 116, 212. GIBBON, 146. GIOBERTI, Vincenzo, 9, 10, 199, 204, 439. GIORDANO Bruno, 122. GIOVANNI D'AUSTRIA (DON - Amm.), 106, 236, 877. GOIRA!"!, Giovanni (gen.) , 458, 459, 460, 461, 470 e nt 7, 553 e nt 12. GOITO (incr. torpediniere), 69 e nt 86, 70. GONZALES (Contramm. ), 441. GOUGERARD (Amm.), 95. GRANT (gen.), 658. GRAVINA (Amm.), 104. GRAVINA DI R.Alv1ACCA, Manfredi (Cte), 431 (nt 2), 439 e nt 7, 883. GRAZIOLI, Francesco (gen.), 183. GRILLO, Carlo (Amm)., 94, 594, 596, 597, 778, 883, 916 e nt 47.


GRIVEL, Luis Antoine Richilcl, 25 e nt 23, 26, 27, 47, 53, 94 e nt 7, 97, 200, 265, 500 e nt 15,573,574,593,596, 597,598,778. GROTIUS, 97. GUERIN, 571. GUERRE ANGLO-FRANCO-OLANDESI (16521674), 237, 243, 247 (nt 6), 265, 286, 327, 328, 346, 568, 911. GUERRA CINO-G IAPPONESE (1894-1895), 227, 246, 247 e nt 7 e 8, 287, 290, 322, 327, 328, 343, 348 e nl 24, 391 (nt 39), 460, 488, 576, 613, 614, 717, 721, 722, 818, 873, 883, 885. GUERRA DI CORSA (D istruzione ciel commercio), 17, 25 e nt 24, 26, 55, 136, 189, 220(nt26), 238, 265, 285, 323,325,326, 347, 352, 358 e ne 37, 359 e nt 40, 363, 364, 367, 368, 422, 424 , 486, 494 e nt 2, 570, 577, 579, 627, 671, 682, 683, 685, 735,794,795,902,904,905,906. GUERRA COSTIERA, 46, 31 , 71, 238, 248, 284, 452, 461 , 501, 570, 583, 651, 681, 682, 721, 821, 875, 876,899. GUERRA DI CRIMEA (1854-l856), 178, 237, 238, 245, 246, 247, 250, 252, 263, 327, 328, 347, 575, 576, 577. GUERRA DI CROCIERA, 17, 25 e nt 24, 26, 27, 48, 57, 61 e nt 75, 136, 358 (nt 37), 448, 450, 453, 461, 494 e nt 2, 497, 570, 817, 818, 819, 863, 905. GUERRA D'ERITREA (1895-1896), 439, 447, 488 (nt 15), 576. GUERRA D'ETIOPIA (1935-1936), 449, 492. GUERRA FRANCO-PRUSSIANA (1870-1871), 28, 37, 165, 245, 347, 348 (nt 24), 526, 576, 578, 579. GUERRA D'INDIPENDENZA AMERICANA (1 775-1783), 237, 244, 347, 651. GUERRA. D'INDIPENDENZA GRECA (1821.1827), 245 (ne 3), 247 , 347, 575. GUERRA ISPANO-AMERICANA (1898), 13, 14 e nt 7, 328 e nt 5, 348, 374, 397 ( ne 39), 416 ( nt 56), 431, 44 0, 460, 496 (nt 7), 565, 566, 576, 580, 581, 582, 613767, 8l1 , 876, 879, 897, 909, 917. GUERRA ITALO-AUSTRIACA (1848-1849), 239, 575.

GUERRA ITALO-AUSTRIACA E CAMPAGNA DI GARIBALDI NEL SUD (1859-1861), 239, 240, 241, 576. GUERRA rIALO-AUSTRIACA (1866), 238, 239, 240, 241, 246, 247, 328 e nt 4, 347, 348 (nt 24), 566, 576, 577, 578, 723. GUERRA DI LIBIA (1911-1912), 491. GUERRA MONDIALE (1914-1918), 324, 325, 369, 391 (nt 38), 418 (nt 57), 492, 512 (nt 12) GUERRA MONDIALE 0939-1945), 289, 349 (nt 25), 381 (nt 21), 391 (nt 38), 4 18 (nt 57), 479, 488 (ne 16). GUERRE DELLA RIVOLUZIONE FRANCESE E NAPO LEONICHE (1789-1815), 244, 245, 247, 249 e nt 10, 347, 348 (nt 24), 349 (nt 25), 351 e nt 30, 565, 575. GUERRA RUSSO-GIAPPONESE (19041905), 324, 325, 418 (nt 57), 432, 565, 769, 879,884,903,906, 91~ 91~ 914, 917. GUERRE RUSSO-TURCHE, 37, 245, 249, 347, 348, 575. GUERRA DI SECESSIONE AMERICANA (1861-1865), 13, 17, 26, 27, 28, 37, 224, 245, 247, 287, 290, 347, 566, 576, 613, 620,629,651,721,729. GUERRA DI SQUADRA (O D'ALTO MARE), 46, 58, 61 (nt 75), TI, 188, 201 , 238, 138, 440, 463, 465, 166, 496, 886, 895, 896, 897, 899, 900, 902, 906, 907, 911, 912 . G UERRINI, Domenico (gen.), 9 (nt 4) , 193 e ne 30, 194, 215 (nt 16), 24 1., 453, 455, 456, 461 , 462, 478, 479, 482 (nt 6), 487 (nt 14), 499 (nt 14), 619. GUÈZE, Raoul, 65 e nt 84. GUGLIELMO I (Imperatore cli Germania), 511. GUGLIELMO II (Imperatore di Germania), 78 (nt 90). GUGLlELMOTTI, Alberto (Padre), 10 (nt 5), 16 (ne 15), 19, 25 (nt 24), 49 (nt 53), 94, 102, 199, 208, 213 (ne 11), 217. GUICI-IEN (Amm.), 157, 589, 601. GUIBERT (Jacques de), 36 (nt 29), 89. GUIZOT, 146, 212.


GUSTAVO ADOLFO Dr SVEZIA, 102. G.Z., 34 (nt 26).

JELLICOE (Amm.), 890. JERVJS (Amm.), 354, 738, 875. JERVOIS, 94 . .)ESSEN (Amm .), 81 7, 81 8, 819, 846, 860,

H

861, 876, 878. JEUNE ÉCOLE NAVA LE, 10 et nl 5, 53, 61 ,

HEDD E, Ph ., 93, 593. J·IEGEL, G.E., 123, 297 e nt 10. HERDER, 123. H ILLERET, J, 94, 593. I [!NZE, Otto, 78 nt 30, 396 (nt 43). HYMERLE, 575. HOBSON, P. (Tcn. Vasc.:.), 520 e nl 23, 52 l ,

739. I IOCIJ E (gen.), 102, 211. HOG LiE (o Portland, battaglia), 273, 796,

844.

64, 65, 70, 71, 72, 73, 74,87, 89, 95, 97 , 98, 99, 100, 220 ( nt 26), 231 , 317 e m 32, 434 , 439, 44 ·1, 448, /487, 194 e nt 3, 500, 5)9, 774, 883, 888, 896. JOHN B ULL, 17/4. JOMINI, A uguste H enry (gen.), 21 e nt 19, 35 e nL 27, 36, 56, 73, 87, 89, 91, 99, 100, ·116, 200, 246 (nl 5), 263, 302(111. 20), 312 (nt 28), 323, 375 (nt 12), 565, 574,775,891,892,893,899, 900,902. JUTLA'.'!D (battaglia), 890.

HOKOYA (Amm.), 808, 820. MONDA (Cte), 809. IIOSTE (Padre Paul), 91, 570, 571 , 584,

K

586, 587, 589. HO\XIARD (Amm. ), 102. HOWIE (AMM.), 589. HOWELL (Commodoro), 674, 708, 710,

715. HUGO, VicLor, 155. HUN! ER, 594 .

I I KAZUK! (Amm.), 820. I LARI , Vi rgilio, 892 (nt 10). INFLÉX!BLE (corazzata inglese), 60. INVENCJBLE ARMADA, 844, 853. lTALIA (corazzala), 16, 22, e nt 21, 23, 52 (ne 60) e nt 71 , 61, 62, 63, 65, 66, 73. ITO (Amm.), 305, 640, 717, 830.

KAMIMURA (Amm.) , 808, 818, 819, 820,

842,845,852,864,876. KATAOKA ( Amm.), 808, 820, 864. KATO (Amm.), 861. KEPPEL (Amm.), 589, 601. KI-IAIR-ED-DIN ( Amm.), 102, 103. KILHOW (Mi nistro delle comunicn. russo), 87l. KOKURA (Amm .) , 861 . KONDRATENKO (gen.), 878. KUROKT (gen.), 872. KURO PATKIN (ge n. Cte in capo russo), 813, 814, 836, 843, 857, 868.

L LAIRD-CLOWES, 171 e nt 7, 17ft, 435 (nl 5), 51 6 e nl 19, 572, 573, 594, 778. LAMPO (<.:acciatorpediniere), 70 (nt 87) . LANDRY, 575, 594. LANESSAN (ministro), 221 ( nt 26). LA PEYROUSE, 571. LA RO. ·c I ÈRE (Amm .), 165. LATOUCHE-TRÉVILLE (Amm ), 104, 569. LAUG HTON, 94 , 573.

J JACKSON (gen .), 658. JAMADA (Amm.), 820, 864. JAMES, 57 1. .JARÉG U IBERRY (Amm.), 165. JF.FFERSON ( Pres. U.S.A.), 622.

964


LAVELEYE, 622. LAWTON (gen .), 74 1. LAZZERI, 594. LEE (gen. ), 658. LEONARDI-CATTOLICA, Pasquale (Amm ), 95. LEONE (Imperatore), 88, 865. LEPANTO (battaglia), 90, 106, 187, 217, 245 (nt 3), 246. LEPANTO (corazzai:a), 16, 22 e nt 21, 23, 51, 52 (nt 60), 60 nt 7, 65, 66, 69, 73, 467. LE PONTOIS, A., 593. LEWAL, M. , (cap. fr.) , 49, 93, 593, 594, 597, 598, 778. LIMO, Gaetano (Argus, Cte), 456, 462, 473 e nt 12, 478, 498 ( nt 11), 575. LINARES (gen.), 736, 741. USANDRO (Amm.), 102, 104, 875, 877. LISSA (battaglia), 9, 12, 16, 17, 20, 29, 30, 31, 37, 64 (nt 83) , 68, 87, 104, 238, 240, 241,368, 456,585,604,606,699, 717, 721, 796, 842, 887, 899. LOCKROY (Ministro), 435 (nt 5), 574 , 594 . LOGISTICA, 36, 48 (nt 51), 323, 479. LLOYD, Humphrey Evans, 89, 376. LOi'VlBROSO, Alberto, 199 (nt 38). LONG, 594. LONGO, Carlo (Amm.) , 15 e nt 12. LORD CURZON, 370. LOUVOIS, 765. LOVERA DE MARIA, Giuseppe (Amm.), 470 e nt. 7. LOVESTOF ( battaglia) , 275 . LOWGHTON, J,K., 593, 597. LUCCIALI (Amm.), 102, 109, 875. LUIGI II DI BORBONE, 106. LlJ!Gl XIV, 153, 166, 175, 220, 235, 236, 266, 271, 272, 275, 277, 278, 282, 283, 335, 341, 723 . LULLIER, 593, 594.

M MABLY, 97. MAC KINLEY (Pres. USA), 631, 652, 681.

MACAULAY, 146, 213, 571. MACHIAVELLI, Nicolò, 121 , 327 e nt 2, 345. MAHAN, Alfred Thayer, 7, 10 e nt 5, 11, 12, 35, 64 (nt83), 74, 75 , 77, 83, 87, 92,1 19 e nt 18, 121, 128, 142, 116, 149, 163 e nt 3, 166 e nt 5, 173, 176 e nt 9, 183 e nt 1 e 2, 184 e nt 6 e 7, 185, 186, 187, 188, 189, 190, 191, 192, 194, 195, 196, e nt 32, 197, 199 e nt 38, 200, 201 e nt 39, 202, 203, 204, 205, 206, 207 , 208, 209, 210 e nt 2, 211 e nt 6, 212 e nt 8, 213, 214 e nt 12, 13 e 15, 2:15, 216 e nt 17, 18 e 19, 2 17 e nt 21, 218 e nt 22 e 23, 219, 220, 221 e nt 26, 222, 223 e nt 28, 224, 226, 227 e nt 30, 228, 229, 230, 231, 232 e m 37, 233 (nt 37), 234, 235, 236, 237, 238, 239, 241, 242, 245, 246 e nt 5, 247 (e nt 6), 248, 262 (nt 17), 263 (nt 20 e 21), 265, 266, 267, 269, 270 (nt 4), 271 , 2893, 284, 285, 286, 287, 302 (nt 20), 321 (nt36), 323,324,325,326,327,331, 333 e nt ·11, 334 e nt 14, 335 e nt 15, 343, 344 e nt 20, 345 nt 22, 346, 348 (nt 24), 349, 350, 358 e nt 37, 360, 362, 363, 364, 365, 371, 372, 375 (nt 12), 377, 379 e nt 17, 380, 383, 384, 388, 389, 393 e nt 41, 394 e nt 41, 410, 431 (nt 2), 435 (nt 5), 439, 440, 443, 444, 474 (nt 16), 478, 487 (nt 14), 496 (nt 7), 497, 510 e nt 7, 544, 565, 571, 572, 573, 574, 613, 614, 615, 616, 618, 620, 622 e nt 2, 623, 624 e nt 3, 625, 627, 628, 633, 634, 637, 648, 649, 651, 653 e nt 3, 654, 655, 656, 658, 672 e nt 11, 680 e nt 12, 681, 682, 683, 685, 686, 691, 693, 694, 695, 701, 703, 704, 705, 708, 709, 712, 715, 716, 721 , 723, 742, 716, 747, 752, 773 , 774, ì78 e nt. l , 854, 883 , 885, 887, 888, 889, 890, 891, 892, 893, 894, 895 , 896, 897 e nt 17, 898 e nt 18 e 19, 899 e nt 20, 900, 901,902,903,904, 905, 90~ 910 e nt 36, 91 1, 912 e nt 38, 913 e nt 39, 914, 917, 918 e nt 50. MAIZEROY (Toly de, ten. col.), 35. MAKAROFF, Serghei (Amrn.), 573, 574, 585 , 594, 595, 596, 597, 603, 771, 772, 778,821,877, 878.

965


MA LDIN, Galeazzo (d e putato), 22, 52, 60 e ne 73, 63, 94, 469 e nt 5. MAMIANI, Tere n zio, 9 e nt 4 , 10. MANrREDI, Cristoforo (magg.), 451 e n t 4, 452, 4 56 e ne lO, 461, 46i, 468 e nt 2, 473 e ne 12, 492, 493, 508 e nt 1, 554 e nl 16. MANFRONI, Camillo ( Prof.), 183, 184 e nt 6 e 7 , 185 e nt. 10, 13 e 14, 186, 187, 189,192, 193(nt28), 194, 198, 19~ 200, 201, 204, 207, 208, 213, 214 e nt 13 e 15, 21 5, 216, 217 (nl 21), 233 ( nl 37), 288, 348 (nt 24), 379 (n t 17), 435 (nt 5), 444, 151, 451 e nt 8, 455, 458, 473 e nt 12, 487 (nt 14), 508 e ne 1, 614, 620, 893, 896, 915, 916 (nl 46). MANTEROLA (Amm .), 640, 677, 678, 679, 680, 684, 690, 694. MARCHESE, C. (Vice-Amm.), 441 (ne "IO), 774, 775 e nt 5. MARCELLO ( Amm .) , 875 . MARCO POLO (primo incrociatore cora:t7.a to), 65, 80. MARGA, l.ouis (gen.), 116. MARIA PIA (fregata cor.) , 605. MA1UTIME COMMAJ\D, 195. MAR!TIME J>REPO,i\;DF.RANCE, 195. lvlARITTIMJSMO, 463, /465. MARLBOROGGH (geo.), 231 . MARSELLI , Nico la (ge n.), 36, 41, 19, 57, 58, 59, 63, 75, 89, 9 5, 122, 144, 146, 212 e nl 9, 456, 462 e nt 18, 170 e nt 7, 497 ( nt 10), 540, 554 , 894. MARSliAL, 594 . MARTIN (Ccc), 593. MATTE! , Emilio (gen.), 93. MATUSSEVTCH (Amm.), 828. .MAZARINO (Ministro e Card .), 266, 271. MEDINA-SIDONJA (Duca di - Amm.), 10/i. MELORIA (battaglia), 107. MELVILLE (Ing. Capo), 658. MERIT (gen.), 744. MESTliRI NI, Evasio (Cte), 62 e nt 78 e 79, 71, 121 . MEZZACAPO, Ca rlo e Luigi (gen.), 38, 439. MILITARISMO , 463, 638, 752. MISSIESSY (Amm .), 569.

MISSIOKI O UT O fF AREA, 908, 91 5. MISSIONI PEACE ENFORCING, 908, 915. MISSIONI PEACE KEEPI:"JG, 908, 915. MISU (Amm.), 864. MOCENIGO, Lazza ro (Amm.) , 102, 104 , 875. MODERNI, Pompeo, 456, 462, 486, 500, 501. MOLTKE (VO N), l !elmuth (ge n.), 48, 89, 102, 165, 213 e nr 10, 657. MOMMSEJ\J, T heodo r, 146. MONAQUE, Rémy, 53 (nl 62), 220 (n t 26). MO NK (A.mm .), 273, 274, 275, 276, 28 1. MONRO E (Pres . USA), 622, 6 33, 6 52, 743. M0ì.'!TECHA1'T, H. (Cte Matbieu .J. H. Vigno t), 54 ( nt 64), 70, 71, 72, 100, 220 (nt 26), 500 e nt 15, 573, 574, 575, 778. MOJ'\TECUCCOLI, Raimo ndo, 279. MO:"JTOYO ( Amm.), 6 13, 640, 663 (nt 8), 674, 679 , 680, 687, 688 e nt 13, 689, 690, 725 , 726 e nt 15, 727, 728. MORAES, 778. MORDACQ (Cte), 891 (n t 9). MOREAU (gen.), 102. MORIN, Enric..: o C. (Amm.), 21 e nt 20, 66, 92, 94,452, 461, 470 e nl 7, 473 e nt 12, 571, 594, 598. MORISOT, Claude B., 96 e nt 8, 97, 571. MOTrE, Martin , 174 (nt 6), 220 ( nt 26). MÙLLER-Y-T F.JERO , J. , 647, 7'12 e nt 14 , 735, 736, 737, 738.

N NAPOLEO!\E l, 8 , 9 e nt 4, 89, 90, 91, 102, 104, 106, 107, 109,. 11 0, 120, 14 2, 143, 165, 190, 199 (ne 38), 245 (ne 2), 270 (nt 4), 313 , 335, 341, 344 e nt 21, 373 ( nt 5 e 8), 375 ( nt 12), 377, 378 ( nt 15), 567, 572,657,683,723,791 , 826,907,910. NAPOLEONE TII, 24 1, 250, 335. NASHIBA ( Amm.), 808, 820. NAVALJ SMO, NAVALIS1A, 316 (nl 30), 885 , 886, 896,898,902, 908, 9 12. :---JAVARINO (b a ttaglia), 245 (nt 3), 347.

966


NEBOGATOV (Amm.), 839, 845, 850, 852,

856, 857, 861, 862, 865, 878. NELSON, l·Ioratio (Amrn.), 17, 47, 102, 103, 104, 109, 185, 201, 205, 355, 373 (nt 8),

568, 589, 591, 601, 604, 620, 692, 775 e nt 5, 792, 822, 849, 856, 875, 885,886,890, 894 NIBBIO (avviso torpediniere), 81. NICOLA lI (Imp. Russia), 847, 853, 867, 868. NOEL, H .G. (cap.), 94 , 593, 594, 596, 600.

714, 877 ,

857, 597,

o OCCUPAZIONE DEI C ENTRI VITALI MARITTIMI, 326, 352, 353 e nt 51, 364,

367, 415, 901 , 903. OKU (maresciallo), 812. ONOSANDRO, 88, 97, 865. ORGANICA, 50, 92. 05130RN (Cte), 802. O.T., 58 (nt 68). OTIS (GEN.), 714.

DE (ren. vascello), 93, 593,594 , 596,597,598. PENHOAT, A. (Amrn.), 94, 593, 596, 597. PEPE, Guglielmo (gen.), 55 e nt 69, 199, 204, 439, 907. PERIODO ET.ICO (O DEL VAPORE) , 19, 20, 24, 34, 37, 45, 48, 50, 73, 120, 136, 194, 207, 210, 226, 237, 238, 239, 243, 245 e nt 3, 247 , 324, 419, 503, 573 , 584, 891, 899,902,904, 905,908,909. PERIODO REMICO, 19, 20, 34, 45, 100, 109, 120, 136, 137, 140, 204, 207, 211, 238, 243, 246, 337, 353, 355, 381, 416, 419,422, 482,566,569,570,583,587. PERIODO VELICO, 19, 20, 24, 34 , 36, 37, 45, 47, 48, 50, 73, 100, 109, 120, 134, 136, 138, 139, 188, 204, 207, 245 e nt 3, 247, 262 (nt 18), 324, 353 nt 31), 354, 355, 381, 419, 422, 435, 482, 503, 565, 567, 570, 571, 573, 574, 576, 581, 583, 584, 585, 586, 587, 589, 590, 591, 610, 688,718,764,902, 90~ 909. PERRUCCHETII, Giuseppe (gen.) , 38, 41, 42 , 51 , 52, 55 e nt 65, 56, 57, 58, 59, 61, 63, 66, 94, 121,132, 450, 470 e nt 7, 515 (ne 18), 549 e nt 4, 551 (nt 9), 573, 574, 894 . PENFENTENYO,

p

PERSANO (PEI.LION CON TE DI), Carlo

PAGEL, M. (cap. vasc.), 93, 593, 597, 598. PAIXHANS, Henry (ge n.), 54, 231 (nt 35),

PESCI, 594. PIANELL, Giuseppe (gen.) , 15. PIEMONTE (incr. protetto), 70 e nt 88. PlERANT ONI, A., 623 (nt 1). PIETRO MICCA (torpediniera) , 69. PllTALUGA, Emilio (Cte), 20. PITT, Guglielmo (Primo Ministro), 234. PLEWNA (battaglia), 178. PLUDDEMANN, 646, 778. PLUTARCO, 102. PLYMOUTH (battaglia), 272. PO, Guido (Cte), 11 , 183, 363, 364, 367, 447, 467, 477, 491, 524 (nt 31). POGGIO, Salvador, 662 e nt 7, 758 e n t 18. POLIENO, 684. PORTER (Amm.) , 102, 729. PORT ARTHUR (battagl ia nvale) , 821-826. PORTLAND (battaglia), 273.

(Amm.) , 12, 20, 35,101, 605, 717.

236 (nt 38). PALLISER (CLe), 324. PARALIZZAZTONE DELLA FLOTIA NEMICA, 326, 352, 354, 355, 357, 364, 367, 368,416 (nt 56), 417,418,419,420, 422,

693, 804, 903 . PAREDES (Contramm.), 702, 71 4. PARET, Peter, 196, 866 (nt 20). PARKER, Foxhall (cap.), 93, 593, 596, 598. PARIS, 571 . PARODI, Domenico (Mons.), 12, 433. PARRILLI, Giuseppe, 10 (nt 5), 16 (nt 15), 25 (nt 24), 27, 35 e nt 28, 48. PASSINO , F. (ten. vascello), 594, 595, 601. PEDEMONTE (CLe), 737. PELLEW, R. (cap.), 93, 593, 594, 597, 598.

967


POTERE AEREO, 383, 385 (nt 26), 416 (nt

56). POTERE MARITTIMO, 10 (nt 5), 11, 12, 74,

76, 77, 87, 120, 126, 183, 188 e nl 21, 194 , 195, 196, 197, 198, 199, 201, 202, 203, 204, 205, 207, 208, 209, 210 e nl 2, 217, 218 <.! nt 23, 219, 221, 223, 224, 225, 229, 232 (nt 37), 234, 235, 236, 237, 238, 212, 243, 241 e nl 1, 246, 247 (nt 6), 248, 249, 262 e nt 17, 263 e ne 20, 265, 266 e nt 1, 267, 285, 286 (nL 12), 289, 291 e nt 2 e 3, 292, 293 e nt 5, 294, 310, 321 e nt 36, 323, 324, 326 e nt 1, 327, 330, 331, 332, 333, 33/i e nl 13, 335, 337, 339, 310, 342, 3/i3, 344 e nt 20, 315, 346, 348 (nt 24), 351, 355, 358 e nt 37, 360, 363, 364, 365, 366, 367, 368, 370, 371, 372, 374, 375 e nt ·11, 376, 377, 378, 379 e nr 17, 380, 381 , 383 e nt 24 , 384, 385, 386, 387 e nr 30, 391 e nt 38 e 40, 392, 393, 395, 396 e nt 43, 397, 398, 401, 402, 406 e ne 46, 409, 410 e nt 17, 411, 412, 414, 415, 416, 418, 424, 440, 452, 455, 474 (nt 15), 477, 478, 487 (nt 14), 488, 489, 195 (nt 5), 503, 504, 509, 5W e ne 7, 511 , 512, 513 e nt 15, 514, 515 (nt 18), 516 <.: nt 19, 517, 518, 51 9 (nt 25), 522, 523 , 526, 527, 528, 532 (nt 7), 54 1, 548, 574, 577, 613, 618, 619, 638, 648, 649, 652, 660, 663, 778 (nt 1), 793,866,887,888,889,891 , 893, 894, 897 e nt 16, 898, 899, 901, 910, 911, 916. POTERE NAVALE, 74, 192, 195, 210 (nt 4), 216 e nr 18, 224, 225, 227, 230, 232, 235, 236, 257, 260, 261 , 262, 285, 320, 333, 334, 336, 337, 338, 339, 340, 341, 342, 346, 347, 349, 352, 353, 351, 359, 360, 361, 362, 385 (nt 26), 390, 391 e nt 40, 392, 406 (nt 46), 410, 440, 484 e nt 10, 488, 504, 505, 517, 518, 524 (nt 31) 527, 576, 617, 623, 621, 625, 626, 627, 634, 635, 638, 654, 750, 751, 753, 756, 759, 857, 858, 871, 875, 879.

518, 519 (nt 25), 522, 526, 527, 528, 548, 577,618,638, 750,751, 752,753, 763. POTHNAN (Amm.), 165. PRASCA, Emilio (Amm.), 187 ( nt 19). PRATI (console USA), 744. PRlMERANO, Domenico (gen.), 458, 460 e nt 16, 461, 162.

R RADETZKY (Maresciallo), 239, 240. RALEIG H, Walte r (Atnm.), 635. RANDACCIO, Carlo, 95, 123, 44'1. RA:--SDOLPH (Amm.), 88 e nl "I, 90, 93, 94,

593,594,596,597,600. RANKINE, 594. RA'ITAZZI, Urhano ( Pr<.:s. Consiglio), 12. RATZEL, Fricd rich, 401 (nt 44). RE D'ITALIA (corazzata), 605. RE Dr PORTOGALLO (corazza la), 12, 31,

605. RE UMBERTO (cora:aata), 65, 70. REGINA ELENA (corazzata), 463. REGINA MARGHERITA (corazzata), 65, 70, 81 (nl 91). RElZENSTElN (cap. vasc.), 795, 828, 829. REPINGTON, 872 . REVEILLÈRE (Amm.), 95, 574. RIBOTY, Augusto (Amm.), 12, 17, 31. RICC I, Agostino (gen.), 12, 41 , 55, 63, 435, 462, 469 <.: nt 4 e 6, 485 (nl 12), 551 ( nt

9), 554, 894 . RICHEBOURG , 97 . RICHELIEU (Minislro), 235, 271. RICOTTI, Cesare (gen., Ministro), 95, 470 ( nt 7), 551 (nt 9). H.IVIUS, Th., 96 e nt 9, 571 . ROBINSOI\, C.N., 594. ROCCO, Giulio, 195 e nL 31, 199 e ne 38,

204, 439. RODNEY, George (Amm.), 569, 589, 775,

875.

POTERE TERRESTRE (O CONTINENTALE),

ROJESTVENSKY (Amm.), 772, 820, 834,

383, 385 (nt 26), 396 (nt 43), 398, 410, 416,418,455,478,188,512,514,516,517,

836, 837, 838, 839, 841, 842, 843, 844, 845, 846, 847, 848, 849, 850, 852, 856,

968


857, 858, 859, 860, 861, 862, 863, 864, 865, 866, 871, 877, 878. RONCA, Gregorio (Cte), 94, 95, 594, 596, 597, 598, 600. RONCAGLI, Giovanni (Amm.), 197, 451, 452 e nt 5, 453 e nt 6, 473, 566, 594. ROPE, CM., 501 e nl 15, 575. ROPP, T., 289. RO USSEAU, Jean J, 95, 97. RUBIN (gen), 736 . RUGGERO DI LAURIA (Amm.), 102, 103, 109. RUGGERO DI LAURIA (corazzata), 82. RUYTER (DE, Amm.), 102, 103, 109, 136, 236, 269, 272 , 273, 274, 275, 276, 277, 278, 279, 280, 281, 282, 283 (nt 10), 274, 568,582, 589,875,877. RYDER, 90.

s SAINT BON (corazzata), 65, 80, 81 e nt 91. SAINT BON (PACORET DI, Simone ; Amm ), 16, 22 e n t 21, 23 e nt 22, 30, 31, 51, 56, 58, 60, 61, 62, 63 , 64 e nl 83, 66, 68, 69, 82, 89 e n t 6, 92 , 95, lU , 470 e nt 7, 479 e nt 1, 573, 594, 595, 596,

597. SALAMINA (hauaglia), 844. SAMPSON (Amm.) , 643, 644, 674 , 675 , 676,

682, 690, 691, 692, 693, 695, 703, 704, 705, 706, 708, 710, 718, 720, 721 , 723, 724, 729, 738, 739, 811 . SAN MARTINO (fregata cor.), 605. SANTIAGO (assedio e battaglia), 566, 585, 604, 614, 617, 681, 701 , 712 14, 714, 716, 720, 734, 735-741, 844. SANTORO, Cesare (ten. vasc.), 458. SARDEGNA (corazzata), 65, 70, 467. 680, 697, 713, 735,

696, 711, 730,

SCLEY (Amm.), 643, 644, 674, 680, 690,

691, 692, 693, 703, 708, 709, 710, 712, 713, 714 , 720, 736, 739. SECHI, Giovanni (Amm. e Ministro), 202 e nt 41, 431 (nt 2), 439 e nt 7, 443, 778, 883, 887 e nt 7. SELDENUS, 96. SEMEKIN (Cte), 93, 593, 596, 597, 778. SESTO FRONTINO, 89. SESTO POMPEO, 102, 106, 875 . SFAX (bombardam . navale), 721. SHANT UNG (battaglia), 772. SHEIUvlAN (gen .), 658. SHIMAMUR.A (Amm.), 864 . SICARD (Amm.), 723. SICILIA (corazzata), 65, 70. SINOPE (battaglia), 253 e nt 14. SIRONI, Giovanni (gen.), 38, 43 e nt 12, 48, l 16, 170 e nt 7, 591. SLEEMAN, 93, 594. SMIRNOW (geo .), 878. SMYTH (Amm.), 36. SOLIMANO Il, 102, 159. Sosa (Cte), 809. SPENCER - ROBINSON, S.R. , 78. sn.BILE, G ., 757 e nt 17. STAKET.BERG (Contramrn .), 795 . STARK (Amm.), 786, 796, 877. STEEL, 586 STEINBERG , I., 396 (nt 43). STICCA, Giuseppe (cap.), 444. ST0SSEL (gen.), 812, 835, 836, 843, 872,

878. STRATEGIA, 11, 13, 35, 36, 42, 45, 47, 18, 49 e nt 53 , 50, 56, 73, 89, 98, 117, 196 (nt 32), 200, 286 (nt 12), 324, 344 (nt 20 e 21), 370, 451 , 152, 466, 555 (nt 17),

565, 872, 898, 916,

568, e nt 802,

SAVOIA - CARIGNANO (DI), Eugenio (Amm.), 15 e n t 11. SCHELIKA (VON) , 94, 573. SCHJCAU (torpediniere), 70 e nt 87, 81.

566, 581, 614, 716, 773, 778, 814, 884, 886, 890, 891, 892, 893, 894, 899, 902, 903, 907, 910, 914, 915 , 91 7, 918.

STRAI'EGIA NAVALE (O MARITTIMA), 19, 20 e nt 17, 34, 35, 36, 37, 42, 43, 45, 47, 48, 49 e nt 53, 54 ( nt 64), 59, T l , 72, 73, 87, 89, 92, 95 , 99, 100, 101, 116, 117,

118, 119, 123, 142, 147, 173, '175, 186, 189,191,205, 218(nt23), 219,220,223,

969


231 e nt 34, 262 (nt 17), 323, 324, 344 e nt 20, 345, 351 e nt 30, 372, 379 e nt 17, 386, 395 ( nt 42), 415, 430 e nt 2, 433, 441, 443, 470 (nt 7), 565, 566, 568, 569, 570, 571 ,572,573,574, 575, 578,583, 584, 585, 617, 618, 630, 686, 694, 695, 716, 720, 723, 771, 772, 845, 874 , 883, 885, 886, 887, 888, 889, 890, 892, 893, 894 , 895, 896, 898, 899, 900, 901, 902, 903, 904, 906, 910, 91 2, 914, 915. STR.ATICO, Simone, '1 6 (ne 15). STURDEE, C.D. (Cte), 594. SUE, 571. SUFFREN, Pierre A. (Amm.), 102, 103, 107, 568, 589, 601, 875. $UNI (Amm.), 52, 95. SYLVA WHITE, Arthur, 626. SYLVA VIVIANI, 463.

T TAKETOMI (Amm.), 864. TARANTO (attacco aeronavale, 1940), 325, 38/i (nt 26). TATTICA E TATTICA NAVALE, 13, 19, 34, 35, 36, 37, 45, 50, 52, 63, 73, 89, 189, 433,441,565, 56~ 569, 57~ 57 1,573, 575, 583, 584, 585, 586, 587, 588, 589, 591 , 592, 593, 594, 595, 600, 601, 602, 604, 605, 606, 607, 608, 609, 610, 614, 617, 685,687,689, 690,694, 695,701 , 717, 718, 719, 720, 723, 724 , 727, 728, 733, 810, 826, 831, 832, 848-851, 853856, 872, 874, 876, 877, 878, 891, 892, 895, 916. TEGETTHOFF (Amm.) , 103, 104, 605, 699, 717, 786, 796, 875. TEMISTOCLE, 103. TEXEL (bauaglia), 103 . THlERS, 143. TIKG (Amm.), 305, 640, 717. TIXON, L. , 94 , 470 ( nt 7), 573. TOGO (Amm.), 772, 773, 774, 775 e nt 5, 809 (nt 5), 810, 823, 827, 828, 829, 830, 841, 842, 846, 848, 849, 853, 856, 863,

864,875,876,877. TOGO 2° (O MIKORE - Amm. ), 808, 864. TOPOGRAFIA MILITARE, 133, 221. TORAL (geo.), 737, 741. TORRI NGTON (Amm.), 321 ( nt 36), 911. ROUCHARD, 94, 573. TOURNIER, 601. TOURVlLLE, Ilarion (Amm.), 91, 102, 104, 107,321 (nt36),332, 346,568,569,570, 589, 594, 875. TRAFALGAR (battaglia), 10, 37, 47, 90, 142, 245 ( nt 2), 351 ( nt 30), 565, 567, 775, 844, 84 9, 856, 877 , 885. TRATTATO BULLWER-CLAYTON, 634,654. TRATTATO DI PARIG I (16 aprile 1856), 26. TRATTATO DI PORTSMOUTH, 866, 867 . T RATTATO DI STMONOSAKl (1895), 779. TRIPLICE ALLEANZA (1882), 9, 53, 75, 76, 79, 167, 449, 466, 506, 510 (ne 11), 51 2 e ne 15 e 16, 513 e nt 17, 517, 518, 51 9, 520,521,522, 519, 75~ 762. TROMP (Amm .), 102, 109, 136, 236, 269, 272, 273, 274, 280, 281, 568, 569, 582, 875. TRUDE, 571 . TSUSHIMA ( battaglia), 431 , 585, 773, 774 e ne 1 e 3, 755 e nt 5, 841-856, 857, 858, 860,863, 865, 866,87 1,877,903. TCREI\NA (Maresciallo), 102, 277. TURI (Amm.), TURRINI, A. (Cce), 36/i.

u UKTOMSKY (Amm.), 823, 828, 830, 859, 861. URIU (Amm.), 820, 842, 849, 855, 864.

V VACCA, Giovanni (Amm.) , 12. VALESSIE, 594.

970


VALMY (corazzata), 82. VAN TENAC, 97 e nt 11, 571. VAUBAN, 277 . YECCHJ, Augusto Vittorio, 20, 94, 95, 123, 185, 217 (nt 21), 272 (nt 5), 435 (nt 5), 469 (nt 7), 571, 572, 775 (nt 5) . VEGEZI O , 88, 865. VERCINGETORIGE, 97. VERNER, M., 593. VEROGGIO, Benedetto (gen.), 468 e ne 4. VETfOR PISANI (Amrn .), 875. VIDAL, 601. VILLENEU VE (Amm.), 104, 569. VIOLANTE, P., 78 (nt 90). VISCONTE DE GRENIER, 586. VITTORIO EMANUELE (corazzata), 65,

WILDMAN (Console USA), 743. WILKINSON, 512, 519, 778. \'flLLIAMS (Console USA), 687. WILSON, N.W., 512, 519, 572, 573, 574, 597, 646, 665 e nt 9, 671 e nt 10, 672,

689, 692, 699, 702, 703, 704, 705, 711, 712,713,714,715,716,738, 778. WINTER, C.F., 574. WI REN (Cte del Bayan), 822. WITI-IEFT (Am m.), 772 , 818, 819, 823, 824, 826,827,828,830, 831,861,877,878. WJTT (DE), Cornelio (Amm .), 109, 136, 236, 266, 268, 270, 272, 273, 274 , 275, 276, 280.

442. VITfORIO E.MANUELE (fregata), 52. V ITTORIO EMANUELE Il, 510. YIVIF.R, 601 . VOLPE Gioacchino, 183. VON LABRÈS, Rudolf (cap. di vasc.), 433,

X X., 594.

594, 597, 778, 850.

y

VON TIRPIZ (Amm.), 78 (nt 90).

YACK TAR, 577 (nt J9), 760. YA - LU (battaglia), 287, 288, 304 (nt 21),

w WARD, V. (Cte), 593. WARRINGTON - EASTLAKE, J., 247 (nl 6), 302 e nt 19, 311, 572. WASHINGTON, George (gen.), 102, 103, 216 e nt 18, 898. WATERLOO (battaglia), 187, 190, 321 (nt

313,585,601,604, 606-607, 640, 7:17, 727, 729. YAMADA (Amm.), 827,830. YARADA YOSI-II-AKI, 247 (nt 6), 302 e nt 19, 311, 572 . YARROW ( torpediniera), 81.

36).

z

WATSON (Commodoro), 614, 674, 675,

695, 696, 710, 715 . WEELER (gcn.), 740. WERNER, 94. WHITE, W., 593, 655, 747.

ZACCARIA, Benedetto (Amm.) , 107. ZAMBELLI (Contram m.), 15. ZEVI, F. (cap.), 61 e m 76, 63.

971



INDICE GENERALE TOMO I (1878-1899) STRATEGIA NAVALE - Li\. SITUAZIONE MILITARE MED1TERRA1'\JEA wlAHAN, CALL\VELL E IL POTERE MARITTIMO

PRESENTAZIONE DEL CAPO UFFICIO STORICO . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

pag.

3

PARTE PRI1v1A FERRUCCIO BOTTI - LA VITA E L'OPERA. DI DOMENICO BONAMI-

CO NEL CONTESTO DEL PENSIERO MILITARE E NAVALE DAL 1870 AL 1899 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

5

PARTE SECONDA DOMENICO BONAMICO - STRATEGIA NAVALE (1894-1895) E SITUA-

ZIONE MILITARE MEDITERRANEA (1895). . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

85

PARTE TERZA DOMENICO BONAMICO - MAHAN, CALLWELL E IL POTERE IY1ARTTII-

MO (1897-1899) .... .. .... .. ..... . . . . .. .. ... ...... · · · · · · ·

181

CONSIDERAZIONI INTRODUTIIVE (FERRUCCIO BOTTI) .......... .

183

CAPITOLO I - La teorica elementare del por.ere marittimo: apporto di Callwell e critica agli •elementi potenziali del sea powe1;, indicati da tvla han . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

207

CAPITOLO II - Criteri per la scelta delle guerre che più si prestano per costruire la teorica del potere marittimo: la guerra d i Crimea (1853-1855) e i suoi ammaestramenti .............. . . .... . .. . .

237

CAPITOLO 1II - Il conflitto anglo-olandese (1652-1674): analisi e ammaestramenti . ............ . . .. ... .... . . ... ... ........ . . . .. . . .

265

973


CAPITOLO IV - Il conflitto cino-giapponese (1894-1895): analisi e ammaestramenti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

pag. 287

CAPITOLO V - Fondamenta politiche e militari del Potere marittimo: critica al concetto di strategia del Ma han e alla _«guerra di corsa». . . . . .

323

CAPITOLO VI - Il potere marittimo: sintesi conclusiva. Esame delle funzioni «statiche» e «dinamiche,, e integrazione degli elementi considerati eia Mahan . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

363

Introduzione all'edizione 1899 del potere marittimo (Domenico Bonamico)

364

Prefazione alla Ristampa J 937 del Potere marittimo (Guido Po) . . . . . . .

367

Conclusione. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

424

TOMO II (1899-1914) IL PROBLEMA MARITfIMO DELL'ITALIA - STRATEGIA E TATTICA NAVALE LA GUERRA ISPANO-AMERICANA - Li\ G UERRA RUSSO-GIAPPONESE PARTE PRIJ\.1A FERRUCCIO BOTTI - VITA E PENSIERO DI DOMENICO BONAMICO DAL 1899 AL 1925... . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

pag. 429

PARTE SECONDA DOMENICO BONA.MICO - IL PROBLEMA w1ARITTJMO DELL'ITALIA (1899). . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

445

-

Considerazioni introduttive (Ferruccio I30Tf!).. . . . . . . . . . . . . . . . . . .

447

-

CAPITOLO I - Considerazioni generali e precedenti storici del problema italiano della difesa marittima . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

467

CAPITOLO II - La difesa marittima e la difesa del territorio nazionale: ind ividuazione delle priorità e ripartizione dei compiti tra Marina ed Esercito. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

477

-

974


- CAPITOLO IIl - Quan tità e requisiti delle forze navali necessa rie: propo rzioni da raggiungere rispetto alla flona francese . . . . . . . . . . . . . . .

pag. 491

CAPITOLO IV - Marina e politica estera: convenienza per l'Italia d i r imanere nella «Tri plice• e ostacoli e svantaggi di un'eventua le alleanza con l'Ingh ilter ra . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

507

CAPITOLO V - Le es igenze finanziarie della Marina: raffronti statistici con la spesa militare e navale dei principali Stari europei. . . . . . . . . . .

525

CAPITOLO VI - Riparti1.ione delle risorse tra le due f o rze Armate in relnione ai compiti rispettivi: proposte pe r u n nuo\'O e più ridono modello o rganico per l 'Esercito . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

543

-

-

PARTE T ERZA

563

DOMENICO BONAMICO- STRATEGIA E TKITICA NAVALE ( 1901)

PARTE QUARTA

DOMENICO BONAMICO - LA GUERRA ISPANO-AMERICANA ('1898) . .

61 ·1

- Considern ioni introdurtive (Ferruccio BOTl'l) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . - I - Valutazioni della situazione polirico-militare iniziale e prevision i (1898) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . - II Insegnamnri trani dalle vicende operative (1900). . . . . . . . . . . . . - Ili - Conseguenze del conflitto 0900) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

613 62 ·1 647 74 1

PARTE QUINTA

DOMENICO BONAMICO - IL CONFLITTO RUSSO-G IA PPONESE

769

(1904-1905) -

Considerazioni introduttive ( Ferruccio BOTI'I) ... .. .. .. . . .... .. . . I - La prepawzione alla guerra . . .... .. . ..... .. .. ... ....... . II - CaratterisLiche general i d ella guerra .... . ...... . . . . .. ... . . llI - Il secondo periodo della guerra .. . ... ... ... . .... . .. . ... . IV - Il terzo per iodo de Ila guerra ....... . .. .. .. .. .. .. . .. ... .. . V - Il quarto p eriodo della guerra . .... . .. ... . ... .. .. .. . ... . . VI - Il qu into periodo della guerra .. .... . ..... . ... . . . ... . ... . VII - La grande battaglia di Tsushima .. . ... ..... . . .. . . . . . .. .. . . VIII - Il sesto periodo della guerra - Conclusione . .. .... . .. .. . .. . .

975

771

..

775 790 808 813 832 837 844 856


I

PARTE SESTA F. BOTTI - RILANCIO FINALE E .i\.M.MAESTRAMENTI: DA DONAlvUCO A MA.HAN, CALLWELL E CORBE1T . . . . .. . . . .... . . .. .. .. . .. . . . .

pag. 881

APPENDICE l - Alfrecl Thayer Mahan: cenni biografici e bibliografici . . .

921

APPENDICE 2 - Foglio matricolare ciel capitano cli fregata Dom enico BONAlvIICO. .. ... . .... . .. . .. .... . . . .. ....... .... . .... ....

931

APPENDICE 3 - Bibliografia essenz iale sulla vita e l'opera di Domenico BONAMICO. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

943

APPENDICE 4 - Opere, saggi e scritti vari cli Domenico B0NAI.\t1ICO . . .

947

INDICE DEI NOM I DI PERSONA E DEI PRINCIPALI ARGOMENTI. .. .. .

955

INDICE GENERAI.E . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

973

/

976



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