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Introduzione di Antonello Folco Biagini
Introduzione
Gli eventi che caratterizzano la storia della Serbia dal Congresso di Berlino del 1878 all’inizio della Prima guerra mondiale, sono qui ricostruiti attraverso i documenti militari italiani. I Balcani, dalla fine del XIX secolo, diventano un’area di particolare interesse per l’Italia, che a sua volta, rappresenta per le élite politiche balcaniche un modello per la realizzazione dell’unità nazionale, un esempio da imitare per gli emergenti Stati nazionali, al punto che la Serbia, nel suo contradditorio ruolo di forza unificatrice dell’area jugoslava, sarà in quegli anni considerata “il Piemonte dei Balcani”, definizione utilizzata dai consoli italiani a Belgrado sin dall’epoca di Cavour.1 L’interesse primario del governo italiano è inserirsi negli spazi internazionali, per partecipare con le Potenze europee alla spartizione delle zone d’influenza: gli obiettivi italiani diventano essenzialmente l’antica ambizione alla supremazia nel Mediterraneo e una politica di espansione nella penisola balcanica.
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Le fonti utilizzate sono quelle dell’Archivio dell’Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell’Esercito (AUSSME), nello specifico i fondi
1 Il paragone è utilizzato, nella propria pubblicistica, dalla stessa intelligencija serba dell’epoca per promuovere la causa nazionale. Si veda ad esempio N. Velimirović, Serbia in Light and Darkness, London, Longmans, Green and Co., 1916, pp. 12 e 18. Nel 1911 in Serbia inizia anche la pubblicazione del quotidiano Pijemont, espressione degli ambienti legati all’organizzazione segreta Ujedinjenje ili Smrt (“Unione o Morte”). Il tentativo degli emergenti Paesi balcanici, alla fine del XIX secolo, di emulare l’esempio italiano per stabilire un più ampio Stato nazionale è inoltre ampiamente riconosciuto dalla storiografia internazionale. In particolare, innumerevoli pubblicazioni, anche di storici jugoslavi, costatano la similitudine tra il ruolo svolto dal Piemonte nell’unificazione italiana e quello svolto dalla Serbia nell’area slavo-meridionale. Ad esempio V. Dedijer, The Road to Sarajevo, New York, Simon and Schuster, 1966, p. 83.
G-29, Addetti Militari, contenenti le relazioni degli attachés nelle principali capitali europee e dell’area balcanica, e G-33, Comando del Corpo di Stato Maggiore – Riparto operazioni – Scacchiere meridionale, poi Ufficio coloniale, già Carteggio SME, Scacchiere orientale. Ufficio coloniale. Stati Esteri. Stati balcanici. Attraverso la gran mole di documenti dei fondi G-29 e G-33, che rappresentano in generale la testimonianza evidente del grande interesse della politica estera italiana dell’epoca per la regione, è possibile ricostruire i principali avvenimenti storici della penisola balcanica tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo.2
Il periodo storico in questione vede gli ufficiali italiani – addetti militari, membri delle commissioni per la delimitazione dei confini, esperti e delegati ai convegni internazionali, personale in servizio presso gli eserciti stranieri – impegnati nei Balcani, offrendo la loro esperienza tecnica e organizzativa nel processo di definizione politica dell’area, resa problematica dagli accesi contrasti fra gli emergenti Stati nazionali e dalle rivalità delle Grandi Potenze. Particolare significato vengono ad assumere gli addetti militari italiani nelle principali capitali europee, ufficiali distaccati presso le rappresentanze diplomatiche italiane all’estero con il compito di rappresentare il Regio esercito presso i ministeri della Guerra degli Stati esteri, di assistere i rappresentanti diplomatici italiani nelle questioni militari e di informare il comando del Corpo di Stato Maggiore italiano sui principali avvenimenti militari del Paese in cui prestano servizio (nuove leggi, bilanci di guerra, grandi manovre, ordinamento degli eserciti, ecc.).3
I loro rapporti inoltrati a Roma – dove confluiscono notizie, indiscrezioni, pronostici più o meno attendibili – offrono informazioni quotidiane e seguono costantemente i principali avvenimenti internazionali: nonostante siano fondati prevalentemente sull’analisi delle questioni militari, spesso si rivelano fondamentali, e in alcuni casi più efficaci dei documenti diplomatici, per l’interpretazione delle questioni nazionali e territoriali che all’inizio del XX secolo sconvolgono
2 Sul fondo G-33 si veda R. Gustapane, Inventario G-33: Ufficio Coloniale del Comando del Corpo di Stato Maggiore, in Stato Maggiore dell’Esercito, Bollettino dell’Archivio dell’Ufficio Storico, Anno V, Numero 9, Gennaio-Giugno 2005, pp. 37337. 3 Il Comando del Corpo di Stato Maggiore si articola in quel momento in due strutture: lo Stato Maggiore e il Comando in 2ª – competente per tutto ciò che riguarda lo scacchiere orientale e lo scacchiere occidentale – cui sono indirizzati i rapporti degli addetti militari.
gli Stati balcanici impegnati nel processo di emancipazione nazionale. Gli addetti militari italiani seguono con attenzione la rivoluzione dei Giovani Turchi, la dichiarazione d’indipendenza bulgara (5 ottobre 1908), l’annessione austro-ungarica della Bosnia-Erzegovina (6 ottobre), le Guerre balcaniche, la proclamazione d’indipendenza albanese del 1912, poi la Prima guerra mondiale. I rapporti inviati al Comando in 2ª del Corpo di Stato Maggiore dal capitano Carlo Papa di Costigliole d’Asti, promosso maggiore nel periodo in cui ricopre l’incarico di addetto militare a Bucarest e Belgrado dal 1908 al 1913, permettono di ricostruire puntualmente gli avvenimenti che caratterizzano la Serbia in quegli anni. Carlo Papa, conte di Costigliole d’Asti, nasce a Firenze il 14 aprile 1869, dal conte Enrico e dalla contessa Carolina Garelli. Soldato di leva del distretto militare di Firenze, allievo dal 1° ottobre 1886 dei corsi della Regia Accademia Militare di Artiglieria e Genio di Torino, il 7 marzo 1889 è nominato sottotenente di artiglieria ed è destinato alla Scuola di Applicazione di Artiglieria e Genio di Torino per il proseguimento del corso di formazione professionale (in tale ambito il 2 giugno seguente presta il giuramento di fedeltà). Promosso tenente il 20 agosto 1890, è assegnato al reggimento artiglieria da montagna in qualità di subalterno di batteria, per poi tornare, il 27 agosto 1893, alla Scuola di Applicazione di Artiglieria e Genio di Torino in qualità di istruttore. Ammesso dal 28 ottobre 1897 al corso di Stato Maggiore della Scuola di Guerra di Torino e passato nella forza amministrata della 7ª Brigata da Fortezza, il 19 luglio 1900 – terminato il corso – è destinato prima a Venaria Reale (TO), per poi essere inviato, il 6 settembre dello stesso anno, a Roma in esperimento di servizio presso il comando del Corpo di Stato Maggiore. Promosso capitano il 16 ottobre 1900, è nominato comandante di una batteria del 10° da campagna di Caserta e il 9 maggio 1901 – al termine del periodo di comando – è assegnato in servizio di Stato Maggiore presso il comando della Divisione Militare di Novara. Nominato dal 21 novembre 1901 comandante di una batteria del 23° da campagna, il 20 dicembre 1903 è destinato allo Stato Maggiore del 2° Corpo d’Armata di Genova e il 24 marzo 1904 è trasferito a Roma, con l’incarico di Ufficiale addetto presso il Comando del Corpo di Stato Maggiore. Il 25 marzo 1908 si sposa con Celestina Vicarj, ma rimarrà vedovo dopo due anni e mezzo di matrimonio: in questo periodo ricopre l’incarico di addetto militare a Bucarest e Belgrado (1908-1913). Promosso maggiore nell’Arma di Artiglieria il 1° febbraio 1912 e confermato presso il Comando del Corpo di Stato Maggiore, il 25 feb-
braio seguente è nominato Aiutante di Campo Onorario di re Vittorio Emanuele III e il 13 luglio 1913 diviene comandante di un gruppo del 6° da Fortezza. Il 31 gennaio 1915 torna nuovamente nel Corpo di Stato Maggiore ed è nominato Capo di Stato Maggiore della Divisione Militare Territoriale di Ancona. L’11 febbraio seguente è promosso tenente colonnello e il 23 maggio dello stesso anno è mobilitato per le esigenze della Prima guerra mondiale. Promosso colonnello il 18 maggio 1916, è prima capo di Stato Maggiore del II Corpo d’Armata, poi dal 1° maggio 1917 è inviato in missione in Francia, dove rimane – salvo una breve parentesi nell’estate di quello stesso anno – fino al 2 dicembre del 1918 al seguito del Corpo d’Armata del generale Albricci. Rientrato in Italia, è nominato comandante dell’artiglieria della 28ª Divisione di Fanteria dislocata a Verona nella zona di armistizio e il 24 gennaio 1919 si porta nella guarnigione di pace. Passato dal 17 luglio 1919 a disposizione della Divisione Militare di Roma, il 20 luglio 1920 transita, a domanda, nella Posizione Ausiliaria Speciale (PAS), dove il 19 aprile 1925 è promosso generale di brigata. Collocato dal 1° ottobre 1925 nell’ARQ (Aspettativa per Riduzione di Quadri), il 14 aprile 1931 è posto nella riserva ed il 14 aprile 1947 è infine collocato in congedo assoluto per limiti d’età. Muore ad Alassio (SV) il 14 febbraio 1955. Papa di Costigliole è decorato di una Croce al Merito di Guerra (6 luglio 1918), della Medaglia Commemorativa Nazionale della Guerra 1915-1918 con quattro anni di campagna, della Medaglia Interalleata della Vittoria, della Medaglia a ricordo dell’Unità d’Italia, della Croce d’Oro per anzianità di servizio, nonché degli Ordini della Corona d’Italia e dei SS. Maurizio e Lazzaro.4
Papa, quale addetto militare a Belgrado dal 1908 al 1913, è un osservatore privilegiato degli eventi in Serbia: assiste alle esercitazioni militari dell’esercito serbo, stringe contatti e amicizie personali con gli ufficiali dello Stato Maggiore e i ministri della Guerra serbi, partecipa a incontri con la famiglia reale dei Karaгorгević. In tal modo è testimone di quel processo che vede nella Serbia dei primi del Novecento – ancora economicamente poco sviluppata e con una società d’estrazione prettamente contadina – crescere il ruolo svolto dall’esercito nell’emancipazione nazionale, andando a ricoprire quella funzione che nei Paesi occidentali più sviluppati in senso industriale e capitalista è invece svolta dalla borghesia, dal ceto medio e dal
4 Archivio dell’Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell’Esercito (AUSSME), Biografie, b. 109, fasc. 15, Papa di Costigliole Carlo.
proletariato urbano.5 Nell’autunno del 1912, durante le Guerre balcaniche e pochi giorni dopo la battaglia di Kumanovo, Papa è autorizzato dal governo di Belgrado, insieme agli altri addetti militari, a raggiungere in una Skopje da poco conquistata, lo Stato Maggiore generale dell’esercito serbo. L’addetto militare italiano ha così l’opportunità di visitare di persona i campi di battaglia in cui, pochi giorni prima, le truppe serbe hanno fronteggiato le forze ottomane. Da Skopje il 13 e 14 novembre si dirige a Kumanovo, per poi raggiungere il comando della I Armata – che seguirà anche a Veles (Köprülü) e Prilep – dinanzi le posizioni turche a Bitola (Monastir). Dopo essere tornato a Bitola il giorno dopo la caduta della città in mano serba (18 novembre 1912), a fine mese si spinge a Salonicco. Il maggiore riporterà i particolari della sua presenza presso l’esercito serbo in una dettagliata relazione del 1° gennaio 1913, in cui descrive la guerra serbo-turca dell’autunno del 1912 in base alle indicazioni fornite dallo Stato Maggiore generale serbo, ai dati raccolti durante le visite sul campo, ai racconti dei contadini interrogati sul posto e a quelli dei feriti serbi e turchi visitati negli ospedali.6 Ancora, Carlo Papa ha l’opportunità di raccogliere altre informazioni sulle Guerre balcaniche del 1912-1913, durante un nuovo viaggio a Skopje – poi proseguito a Prizren e Mitrovica – compiuto dal 14 al 26 marzo 1913. In quel momento a Skopje si trova ancora il Comando Supremo dell’esercito serbo, mentre a Prizren e Mitrovica si trovano rispettivamente il co-
5 Lo stesso Lev Trockij, corrispondente di guerra per i quotidiani russi, evidenziava come l’affermazione del modello liberale incontrasse in Serbia seri ostacoli dovuti alle mancanze insite nella stessa società serba, in altre parole la quasi totale assenza di un ceto medio, di sviluppo metropolitano e cultura urbana. Cfr. L. Trockij, Le guerre balcaniche 1912-1913 (ed. originale russa 1926), Milano, edizioni Lotta Comunista, 1999. Si veda inoltre A.L. Shemyakin, А Т КИ ИЈИ И И А Т К А КА КИХ АТ А (19121913) [Leon Trotsky’s Writings On Serbia And Serbs During The Balkan Wars (19121913)], in S. Rudić, M. Milkić (a cura di), А КА КИ АТ И 1912/1913: А ИЂ ЊА И ТУ А ЊА - The Balkan Wars 1912/1913: New Views and Interpretations, о а /Belgrade, И о ј к н /The Institute of History, 2013, pp. 111-124. 6 AUSSME, fondo G-33, Comando del Corpo di Stato Maggiore – Riparto operazioni – Scacchiere meridionale, poi Ufficio coloniale, già Carteggio SME, Scacchiere orientale. Ufficio coloniale. Stati Esteri. Stati balcanici, b. 11, fasc. 115, Notizie relative alla guerra serbo-turca dell’autunno 1912, Maggiore C. Papa, Belgrado 1 gennaio 1913.
mando della III Armata e quello dell’Armata dell’Ibar, da cui l’addetto militare italiano ha modo di apprendere le operazioni e gli avvenimenti che hanno coinvolto nei mesi precedenti le forze serbe in quei settori.7 Pochi mesi dopo, infine, quando il conflitto opporrà gli ex alleati serbi e bulgari per la contesa sui territori macedoni strappati ai turchi, Papa sarà ancora una volta un prezioso osservatore dell’ascesa serba nella regione balcanica e in generale degli eventi che costituiscono fondamentali avvisaglie della deflagrazione della Prima guerra mondiale nell’estate del 1914.
La testimonianza del maggiore Papa, che contiene anche un’esaustiva analisi degli articoli pubblicati dalla stampa nazionale serba dell’epoca, si aggiunge quindi a quelle di eminenti contemporanei coinvolti a diverso titolo nei conflitti balcanici del 1912-1913. Sebbene le relazioni dell’addetto militare italiano a Belgrado in alcuni casi possano sembrare eccessivamente filo-serbi, rimangono pur sempre un interessante contributo allo studio, all’interpretazione e al dibattito di un evento che ha rappresentato un’esperienza cruciale nella storia dell’Europa del Novecento e un fondamentale momento nella lotta per l’affermazione della Serbia quale Potenza regionale, nel suo percorso verso l’unificazione dei territori e dei popoli jugoslavi in uno Stato comune.
Antonello Folco Biagini Sapienza Università di Roma
7 Ibidem, fasc. 117, Notizie relative alla guerra serbo-turca del 1912-1913, Maggiore C. Papa, Belgrado 3 aprile 1913.
SERBIA E CRISI BALCANICA (1908-13) Il carteggio dell’addetto militare italiano a Belgrado
L’Autore ringrazia vivamente per il sostegno ricevuto il Prof. Antonello Biagini, la Prof.ssa Giovanna Motta e tutti i loro collaboratori, il CEMAS - Centro interdipartimentale di ricerca e cooperazione con l’Eurasia, il Mediterraneo e l’Africa Sub-sahariana di Sapienza Università di Roma, l’Archivio dell’Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell’Esercito (AUSSME), Biljana Vučetić e l’Istituto Storico di Belgrado