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X. I TEDESCHI NON DEVONO PASSARE!
from SOTTO ASSEDIO
63. Il Sergente Maggiore dei Dragoni "Vittorio Emanuele
II" Udino Bombieri, classe
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I 915. Cadde il 9 settembre a Bracciano e per il suo eroismo fu decorato con la Medaglia d'Oro al Valor Mìlitare alla me-
Dopo l'eroica fine del Sottotenente Rosso e dei suoi quattro Genieri, giunse l'ordine dal Comando Divisione di ripiegare ordinatamente verso Tivoli. Anche il Generale Cadorna aveva ricevuto l'annoso comando diramato da Carboni e aveva dovuto prenderne atto. Il Maggiore Rossi con i suoi semoventi del 3° Gruppo "Cavalleggeri di Lucca" lasciò gradualmente Monterosi coperto dal massiccio fuoco dei cannoni da 149mm piazzati a Pian delle Rose. Il vuoto lasciato dai reparti della "Ariete" permise una notevole avanzata da parte dei tedeschi. In certi casi si mossero in maniera talmente repentina da mettere in seria difficoltà alcuni reparti italiani che stavano ripiegando. Fu il caso dello Squadrone del Capitano Sartori, che stava ripiegando sulla Cassia con 7 semoventi. Egli fu costretto a gettarsi nei boschi di Trevignano per evitare l'impatto con i poderosi carrì tedeschi, e lì ad abbandonare carri e materiali per mancanza di carburante, riuscendo a raggiungere la Capitale solo il 14 settembre. Il "Kampfgruppe Busing" era in piena offensiva anche se dovette trovare anche a Manziana forte resistenza. I Cavalieri del 2° Gruppo "Lucca" agli ordini del maggiore Tanchis non avevano nessuna intenzione di farli passare. Si accesero dei violenti combattimenti che si protrassero per oltre due ore finchè giunsero gli ordini di ripiegamento verso Bracciano. Cadorna, oltre al noto ordine di trasferimento, aveva iniziato a far ripiegare i suoi reparti per evitare un possibile accerchiamento vista l'avanzata più profonda dei tedeschi nel settore più occidentale del fronte, ossia verso la moria costa.
Tra i reparti che avevano ripiegato a Bracciano vi erano anche alcuni semoventi del 6° Squadrone, 10° Reggimento "Lancieri Vittorio Emanuele II". I Panzer IV tedeschi giunsero da Manziaoa, nei pressi di Bracciano nella tarda mattinata.
"Sergente! I tedeschi stanno arrivando!"
Disse il carrista Enrico Latini al suo Capocarro. Il Sergente Maggiore Udino Bombieri aveva posizionato in postazione fissa il suo semovente da 75 / 18 sotto un uliveto nei pressi della "Madonnella", ed era deciso a fermare a tutti i costi i tedeschi. Parte del suo reparto aveva iniziato già a ripiegare e, ormai la difesa era disperata.
"Da qui i tedeschi non passeranno facilmente!" Disse il Sottufficiale preparandosi al combattimento.
64. Il semovente da 75/18 del Sergente Maggiore Udino Bombieri distrutto dopo i durissimi combattimenti a Bracciano
Appena i primi mezzi cingolati nemici furono a tiro Bombieri e i suoi carristi aprirono il fuoco: "BOOOOOOMMMMMM" Una cannonata centrò il cingolo del Panzer che rimase inchiodato al terreno: "TATATATATATATATA" la mitragliatrice di bordo crepitava contro il primo carro tedesco uccidendo il carrista che cercava di uscire per non rimanere bruciato dal fuoco che lo stava avvolgendo.
"BOOOOOOOOMMMM" Una micidiale bordata prese il semovente di Bombieri trapassandolo come fosse burro e alcune schegge lo ferirono. Egli, nonostante le ferite, proseguì a far fuoco con il cannoncino contro il secondo carro che era giunto dinanzi a loro.
"VIA! VIA, ANDATE VIA!!!" Ordinò al pilota e al marconista che erano sul carro; ormai era conscio dell'imminente fine e non voleva sacrificare anche i suoi uomini. Doveva assolutamente mettere fuori uso l'armamento del carro prima di allontanarsi. Mentre proseguiva a sparare con il moschetto automatico, riuscì a smontare la mitragliatrice di bordo e, sanguinante scese dal carro· piazzandola a terra.
"VADA VIA TENENTE ... PORTI GLI UOMINI AL SICURO!" Urlò con le sue ultime forze al suo Comandante di Plotone. Disattivata la mitragliatrice proseguì ancora a sparare con il moschetto brevi raffiche finché non fu centrato da un colpo di fucile alla testa da un granatiere tedesco che lo aveva aggirato scendendo da Olm.ata-Tre Cancelli. A terra erano rimasti anche Enrico Latini ed Elia Candido falciati dalle mitragliatrici tedesche. Il carrista Antonio Merlo si era allontanato per prendere una cassetta di munizioni. Sebastiano Moretti e il fratello Rolando , due ragazzini che si trovavano nei paraggi in un riparo, lo videro affaticato dal peso della mitragliatrice e si offrirono di aiutarlo prendendo anche un'altra cassetta. Ma non appena superarono un piccolo dos so che li proteggeva, furono investiti dal fuoco delle armi automatiche dei tedeschi.
"TATATATATATATA! !" Merlo fu centrato in pieno dalla raffica. I due ragazzi , più agili e soprattutto più bassi non vennero colpiti e , lasciate le cassette, si ritirarono rapidamente dal luogo della battaglia. 1 Passata l'avanzata dei carri tedeschi, giunse sul terreno disseminato di morti Sergio Sardilli, un ragazzo di quindici anni che vide il corpo di Bombieri con la testa fracassata e, con l'aiuto di altre persone, lo trasportò su una barella improvvisata alla Chiesa della Misericordia2. Gli altri tre corpi dei carristi, Merlo, Candido e Latini, furono prima portati alla Chiesa di S. Lucia, presso il convento dei frati Cappuccini e poi, uno alla volta vennero trasportati a braccia, da pietose mani, fino alla Chiesetta della Misericordia dove si unirono al loro amato Comandante. Al Sergente Maggiore Udino Bombieri venne poi concessa la Medaglia d'Oro al valor Militare alla memoria. 3
65. L'Artigliere Enrico Latini, nato a Palombara Sabina (Roma) il 9 maggio 1920. Cadde a Bracciano il 9 settembre 1943
"Signor Tenente! Signor Tenente! I tedeschi stanno attaccando!" Gridò un Granatiere in piena notte al suo Comandante, il Tenente Francescbini, che comandava un 'unità formata da due Plotoni, mortai e mitraglieri, della 123 Compagnia di stanza al Caposaldo n ° 7. Quest'ultimo, che costituiva l'estrema sinistra del Settore affidato al 1° Reggimento Granatieri, si trovava tra le località Casale Raimondi e Quadrivio di Torre Chiesaccia sulla via Ardeatina. I parà tedeschi, avendo trovato un muro di resistenza al Caposaldo 5 e 6, tentavano ora di infiltrarsi tra i margini estremi dei due Settori Reggimentali dove c'era un vuoto di due o tre chilometri, vuoto che avrebbe dovuto essere saldato da alcuni reparti della "Piacenza" i quali, purtroppo invece, erano stati tra i primi ad arrendersi e consegnare le armi ai nazisti.
"TATATATATATATA!! ! !" Raffiche rabbiose spazzavano tutto il terreno. I tedeschi puntavano con determinazione ad impossessarsi dei mortai da 81 che erano in posizione avanzata.
"FUOCO!!!! FUOCO!!!!" Ordinò Franceschini, strisciando nella cune tta antistante al Caposaldo per giungere alla mitragliatrice.
"Maledetta Breda!" Imprecò l'Ufficiale mentre cercava di azionare l'arma automatica. Rientrati dai Balcani , ai suoi reparti erano state sostituite le vecchie "Breda ' 37 " con delle altre nuov e di zecca. Ma Franceschini sapeva bene che que ste armi andavano preventivamente rodate prima di essere usate in battaglia ma, nonostante le sue insistenze, tale operazione gli era stata negata e ora lui e i suoi uomini ne pativano le drammatiche conseguenze. 4
" TENENTE TAGETTI! FACCIA ACCORCIARE IL TIRO AI MORTAI. .. PRESTO!!!"
66-67. A sinistra l'Artigliere Elia Candido, nato a Corfinio (AQ) classe 1913 e a destra il Caporale Antonio Merlo nato a Va/rovina (frazione di Bassano del Grappa) classe 1921, entrambi caduti a Bracciano il 9 settembre 1943
Ordinò al Comandante del Plotone mortai, seppur con la grande preoccupazione che un tiro così corto potesse colpire qualcuno dei suoi; purtroppo, non vi erano alternative! Poi, ad un tratto un pensiero lo turbò: l'altra postazione con la mitragliatrice era rimasta incustodita e l'arma poteva cadere in mano nemica! Fu un attimo: Franceschini scattò in piedi:
"NON ABBANDONATE L'ARMA!" urlò e con un balzo fu nella postazione. Ma con suo grande stupore qualcuno lo aveva preceduto: era il mortaista Granatiere Palmiro Gerevini. Egli, udito il grido del Comandante, aveva lasciato il mortaio e si era lanciato sulla "Breda" ma proprio in quel momento era stato colpito. Il Tenente lo trovò abbracciato all'arma con gli occhi sbarrati.
"Maledetti bastardi!" Imprecò l'Ufficiale passando pietosamente la mano sul suo viso per chiudergli gli occhi e per dargli un estremo saluto. Nel frattempo, il Caporal Maggiore Campagnoli teneva a bada gli assalitori lanciando, una dopo l'altra molte bombe a mano, le cosiddette "Balilla" "S.R.C.M."5 che facevano più baccano che altro, ma funzionavano allo scopo!
"Signor Tenente! Questa maledetta non ne vuol sentire di funzionare!" Chiamò il Granatiere Ezio Orazi che cercava, insieme al servente Caponetti, di sbloccare un'altra "Breda" inceppata. Franceschini si fece cedere il posto e cercò inutilmente di far funzionare l ' arma.
68-69. In alto un pezzo da 88mm tedesco distrutto dopo i combattimenti a Bracciano; in basso: nella piazza principale di Bracciano, alcuni residenti posano per una foto ricordo dinanzi ai resti di un carro tedesco
"Orazi vammi a cercare un po' d'olio " disse imprecando e continuando a manovrare e a disincagliare il carrello battendo con forza con il calcio del fucile.
"Signor Tenente ... mi dispiace non ho trovato nulla!" Disse il Granatiere dispiaciuto.
''Non importa, dammi la tua borraccia!" ordinò allora l'Uffciale ricordandosi come in Grecia si lubrificavano le "Breda" con la neve. Il Granatiere gli passò subito la sua borraccia e Franceschini, dopo aver aperto la scatola dell'arma, versò all'interno qualche goccia. Il risultato non fu brillante. Allora aumentò la dose riempiendo quasi tutta la scatola. Finalmente l'arma riprese il suo movimento meccanico!
"TATATATATATATATA! ! ! !" Orazi prese a sparare contro un gruppo di tedeschi appostati su un crinale nei pressi del poligono della Cecchignola da dove cercava di prendere d'infilata
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Tav. 5 - Operazioni e movimenti delle truppe tedesche contro quelle italiane nella giornata del 9 settembre 1943 la postazione italiana. Il tiro ebbe l'ottimo risultato di far desistere e poi ripiegare il nemico anche se in altri punti la pressione risultava ancora forte. Particolarmente impegnata nei durissimi combattimenti fu la Batteria del 13° Artiglieria comandata dal Capitano Lucente. Quest'ultimo venne gravemente ferito e fu soccorso da Franceschini e dal Tenente Pasquale Suriani. Purtroppo, egli morirà per le ferite qualche giorno dopo e alla sua memoria fu concessa la Croce di Guerra al Val or Militare. 6
Al Caposaldo n° 7 era giunto anche il 4° Squadrone motomitraglieri del "Montebello" comandato ora dal Tenente Nardone , visto che il titolare, il Capitano Cipriani era stato gravemene ferito. Per qualche ora i combattimenti sembrarono scemare; si udirono solo poche fucilate isolate, e la calma sembrò tornare. Poi, nelle prime ore del pomeriggio giunse al Caposaldo una camionetta tedesca con due Ufficiali e la bandiera bianca. Chiesero di poter parlamentare con il Comandante. Il Capitano Favettini andò guardingo. Ormai si conoscevano i loro trucchetti sleali e vergognosi! Favettini li liquidò in due minuti , ed essi risalirono in auto e sparirono. Dopo qualche minuto, una scarica di "shrapnel"7 giunse sulle posizioni italiane falciando chiunque trovasse con miriadi di schegge. I mortai italiani e i pezzi delle autoblindo italiane iniziarono immediatamente il tiro di controbatteria facendo riaccendere drammaticamente i combattimenti.
"FUOCO!!!! FUOCO!!!" Ordinava il Tenente Nardone mentre le armi automatiche dei suoi uomini crepitavano verso le posizioni nemiche.
"PORTAFERITI!!!! PRESTO!!!" Urlò Nardone vedendo il Sergente Maggiore Parentela cadere all'indietro centrato in pieno. Anche il Sergente Losi e i Lancier i Mus umeci e Andreoni, erano caduti senza un lamento , e per loro non c'era più niente da fare. Nel pomeriggio la pressione dei paracadutisti aumentò e la situazione si fece sempre più critica data l'assoluta mancanza di rinforzi e di rifornimenti. Granatieri e Lancieri combattevano eroicamente sorretti solo e soltanto da una ferrea forza del dovere e dell'onore!
Nel frattempo, il Caposaldo n° 5 era stato riconquistato, ma i tedeschi determinati a passare proseguivano a esercitare una certa pressione. Nel pomeriggio la situazione si era certamente calmata; nessuno dei due schieramenti osava slanciarsi in un attacco e si manteneva quindi la posizione. Il Sergente Maggiore Garberi, mortaista dell'8a Compagnia resosi conto della penuria
71. Granatieri italiani fanno prigionieri alcuni parà tedeschi il 9 settembre 1943 delle munizioni, si rivolse al Sottotenente Ferrara:
"Signor Tenente le munizioni sono praticamente finite! È arrivato il rancio ma le munizioni no ... che dice se vado in perlustrazione a cercarne un po'? Forse dove ci siamo spostati ieri sera c'è rimasto qualcosa. . . "
"Va bene Sergente. Si faccia accompagnare dal Se rgente Robagliati!"
Lasciato il Plotone a Ferrara i due Sottufficiali, facendo molta attenzione, tornarono al posto del primo attacco tedesco sperando di riuscire a recuperare qualche cassetta. C'erano molti morti disseminati tutt'intorno, sia italiani e sia tedeschi, che purtroppo ancora nessuno era riuscito a recuperare8 C'erano alcuni civi li che prelevavano i fucili ai morti per recarsi a combattere verso le linee tenute dai Granatieri ma u n o di loro, di una certa età, non toccava nulla, girava tra le salme come se cercasse qualcosa. Stava in camicia con le maniche arrotolate e la giacca ben piegata sul braccio. Garberi si avvic inò incuriosito ed egli allora lo fermò:
"Mi scusi Sergente sto cercando mio figlio ... il Granatiere Ferri dell'8a Compagnia ... lo conosce?" A Garberi si gelò il sangue nelle vene! Stava proprio lì vicino a loro; lo aveva riconosciuto poco prima notando il nome scritto ali' interno dell'e lmetto. Il viso era completamente sfigurato e quel povero padre non lo aveva riconosciuto! Il Sottufficiale non se la sentì di indicarglielo e di mostrargli il figlio ridotto così:
"Signor Ferri sì certo lo conosco bene suo figlio. Non l'ho visto ma forse non è qui tra questi morti ... " Il pover'uomo ringraziò e salutò. Garberi aveva dovuto mentire ... una bugia sì, ma per non dare un dolore così atroce ad un padre, come poi scri sse anni dopo.
Mentre durante la mattinata del 9 settembre, Granatieri e Lancieri riuscivano a riconquistare il Caposaldo n° 5 e si combatteva anche dinanzi al 6° e 7°, nutrite truppe tedesche iniziavano ad ammassarsi anche di fronte all' 11 °, 12° e 13 °, tra la Casilina, la Prenestina e la Collatina e all'8° e al 9° tra via Ardeatina e via Appia nuova, tutti dipendenti dal 2° Reggimento del Colonnello Carignani. Questi, conscio della situazione e dei movimenti delle ore precedenti, provvide immediatamente a far aprire un nutrito fuoco di sbarramento con l'Artiglieria, per disturbare il movimento del nemico e prepararsi ad un massiccio combattimento. Intorno alle 15 due autocarri tedeschi a gran velocità tentarono di sfondare le difese presso il Caposaldo n°
Il Capitano dei Granatieri Vincenzo Pandolfo. Cadde eroicamente il 9 settembre 1943 meritando la Medaglia d'Oro al Valor Militare alla memoria
11 sulla via Casilina. Ma il Tenente De Cian non si fece trovare impreparato:
"FUOCO!! FUOCO!!!" ordinò alla Batteria da 100/ 17 di sparare contro i due mezzi:
"BOOOOOOOMMMM!!!" Una salva prese in pieno uno dei due autocarri uccidendo sul colpo cinque parà tedeschi e ferendone altri sette. Altri dodìci nazisti furono invece catturati e disarmati mentre il secondo mezzo si ritirava rapidamente con feriti a bordo. I tedeschi non si diedero per vinti e, dalla via Ostiense iniziarono un violento tiro di controbatteria che investì sia i pezzi del Capitano Villoresi che i semoventi del "Montebello" che avevano aperto il fuoco anche loro.
Nel frattempo, intorno alle 16, dopo un breve periodo di relativa calma, ripresero i combattimenti al Caposaldo n° 6, al Quadrivio dell'Acqua Acetosa, via Laurentina, dove l'eroico Maggiore D 'Ambrosio aveva cacciato "a brutto muso" i parlamentari tedeschi. I parà nazisti aprirono un micidiale fuoco con i loro famigerati pezzi da 88mm facendo saltare letteralmente i Granatieri nelle loro posizioni.
"FUOCO!!!" urlavano i vari ufficiali ai loro uomini. Il Sottotenente Russiani con i suoi mitraglìeri aprì immediatamente il fuoco seguito dai mortaisti. Il Caporale Gubbiotti con il Granatiere Cenci ed altri, scattarono dalle loro trincee per raggiungere una postazione di mortaio, dopo la scuola dell'Acqua Acetosa, che era stata colpita, sostituendosi ai caduti.
"PRESTO CARICA!!!" ordinò il Caporale al servente mentre sistemava l'alzo della "ranocchia", così chiamato, per la forma e le dimensioni ridotte, il piccolo mortaio da 45mm "Brixia".
"BOOOOOOMMMM! !!" i colpi ben precisi e assestati riuscirono a far tacere quella maledetta mitragliatrice che sparava all'impazzata. Trovatisi soli e senza munizioni, i quattro Granatieri rientrarono riunendosi alla Compagnia. Erano ormai le 17 e il Comandante, il Capitano Pandolfo, vista la situazione, decise di tentare una sortita per riconquistare le posizioni perdute.
"DECIMA COMPAGNIAALL' ATTACCO!!!" Ordinò l'Ufficiale scattando con i suoi Granatieri verso le posizioni nemiche. L'assalto prese di sorpresa i parà che nel durissimo impatto ebbero diversi caduti e iniziarono a ripiegare. Pandolfo colpito da una raffica di mitragliatrice cadde all'indietro.
"SIGNOR CAPITANO!!!!" Urlò Russiani che gli stava vicino.
"DECIMAAVANTI!!!" Ebbe ancora la forza di esclamare, incurante delle gravissime ferite, prima di spirare. Al giovane eroe palermitano fu concessa poi la Medaglia d'Oro al Val or Militare alla memoria. 9
Era ormai sera, la pressione dei reparti tedeschi era molto forte e la resistenza da parte di granatieri e Lancieri era sempre più critica data l'assenza di rinforzi, di rifornimenti e combustibile. Su proposta del Colonnello Di Pierro, Comandante del 1° Reggimento Granatieri, il Generale Solinas decise di far arretrare di circa un chilometro la linea dei Caposaldi lasciando liqero il passaggio sul ponte della Magliana ai tedeschi, che ne avevano insistentemente fatto richiesta, per poter ritirarsi verso il nord senza entrare a Roma. Come vedremo fu l'ennesimo trucchetto per trarre vantaggio con l'inganno e riuscire ad aprirsi un varco per la conquista della Capitale. Quindi alla fine di quella prima durissima giornata di combattimenti, i Granatieri del Caposaldo 5 si attestarono su nuove posizioni al forte Ostiense ma anche i Lancieri del "Montebello" ripiegarono andando a sbarrare le vie Os t iense e Laurentina al1'altezza rispettivamente di un cavalcavia in costruzione sulla ferrovia Roma-Ostia e nei pressi della Cecchignola. Con i Lancieri si sistemò anche un reparto della PAI e un nuovo Battaglione di Carabinieri che aveva sostituito quello di Allievi molto provato negli scontri . Giunse anche una Compagnia di Paracadutisti, guidati dal Capitano Bonciani, che andò a schierarsi tra la via del Mare e la riva sinistra del Tevere 1°. Con la notte scense anche una certa calma e un silenzio rotto solo, qua e là da qu alche isolata fucilata. Gli uomini erano pronti però ad entrare nuovamente in combattimento e la tensione si poteva "tagliare con il colt ello"!
N Ote
1 Dalla testimonianza di Sebastiano Moretti (detto Bastianino) raccolta dallo storico di Bracciano Massimo Perugini in www tusciaromanainfò - per non dimenticare "la resistenza di Udino Bombieri".
1 Ibidem
3 Vedi la biografia e la motivazione della Medaglia d'Oro del Sergente maggiore Udino bombieri in appendice.
4 Dalla testimonianza dell 'allora Tenente s.p e. Luigi Franceschini in E. CATALDI, op. cit. pag. 297
5 Società Romana Costruzioni Meccaniche.
6 Vedi in appendice la motivazione della Croce di Guerra alla memoria concessa al Capitano Giovanni Lucente.
7 Un tipo di proiettile che esplode aframmentazione. Usato dai tedeschi prende il nome da Henry Shrapnel che lo inventò nel 1874.
8 Dalla testimonianza dell 'allora Sergente Maggiore Giuseppe Garberi in E. CATALDI, op. cit. pag. 283
9 Vedi la biografia del Capitano Vincenzo Pandolfo e la motivazione della Medaglia d'Oro alla memoria in appendice.
10 B. ME!, op. cit. pag. 54