14 minute read
Xlii. UN INFERNO LUNGO IL VIALE
from SOTTO ASSEDIO
"Buongiorno! Ho un appuntamento con il Generale Carboni" Disse un uomo al Sottufficiale di guardia sul portone del palazzo di via delle Muse, dove il Comandante del Corpo Motocorazzato di Roma aveva trasferito da poche ore il Comando.
"E Voi chi siete?" Chiese il Sergente Maggiore guardandolo per niente convinto.
Advertisement
"Mi chiamo Antonello Trombadori 1 ••• " Disse traendo dalla tasca della giacca un documento.
"Attendete per favore." Poi lasciata la sentinella con il visitatore andò al telefono.
"Si Sergente, fatelo passare è atteso dal Signor Generale." Confermò l 'Ufficìale al piano superiore. Tra Trombadori e Carboni vi erano già stati contatti, e precisamente il primo pomeriggio di due giorni prima, 8 settembre, quando ancora non era stato dichiarato l'armistizio e si era invece convinti che l'annuncio sarebbe stato dato il 12. Trombadori, insieme a Luigi Longo si erano incontrati con gli emissari di Carboni; il figlio, Capitano Guido Carboni, il Sottotenente Raimondo Lanza di Trabia e lo scrittor e F elicc D essì. Si voleva organizzare un'insurrezione popolare in piena regola coordinata da alcuni reparti dell'Esercito. Ci si accordò anche per la consegna delle armi che sarebbe avvenuta la notte stessa dell'8. Alcuni autocarri carichi di armi e munizioni sarebbero partiti dalla sede del S.I.M. 2 di via Enrico Stevenson, dietro il cinema
XXI Aprile. 3 Proprio quella notte, però, la polizia si recò presso i magazzini requisendo una parte delle armi e delle munizioni lì nascoste, ma molte sfu ggirono alla confisca e riuscirono ad arrivare a destinazione. I contatti con Carboni si interruppero durante tutta la giornata del 9 per riallacciarsi fortunosamente proprio il 10 mattina. Trombadori incontrò Felice Dessì che, con l'automobile guidata da Vi rginia Agnelli, la mamma di Gianni, lo portò al Comando di Corpo d'Armata Motocorazzato di via della Pilotta. Ma lì trovarono tutto abbandonato e devastato! Un Tenente Colonnello indicò loro il nuovo indirizzo di via Delle Muse, dove, in fretta e furia, il Generale Carboni aveva trasferito il suo Comando.
"P rego Signor Trombadori, Sua Eccellenza sta in fondo a quel corridoio" disse un giovane Ufficiale indicando l'ultima porta. Entrato, nell 'ampia stanza, gli si pararono davanti alcuni solda ti , tra cui si trovava il Sottotenente Lanza, con una mitraglietta al collo, che lo salutò e gli indicò il Generale che in quel momento era intento a parlare animatamente al telefono. Ben pettinato, sbarbato di fresco e in abiti civili, Carboni stava discutendo con il Generale Cadorna, Comandante della Divisione "Ariete". 4
" Non avete seguito scrupolosamente le mie direttive!!! Vi siete mossi con molto ritardo da Tivoli ... dovevate convergere sul fianco destro dello schieramento tedesco cbe ormai sta facendo pressione e punta verso S. Paolo! Si, certo capisco le vostre ragioni ... ma se voi aveste fatto come vi avevo ordinato e cioè portare una colonna da Settecamini , via Lunghezza e attaccare i tedeschi all'Ostiense, non saremmo in questa situazione!!! L'ordine vi arriverà per iscritto statene certo!"
"Buongiorno Trombadori, venite pure accomodatevi!" I due finalmente poterono completare gli accordi presi due giorni prima e, pur in una situazione molto critica, cercare di organizzare un movimento di resistenza armata da parte di civili. Purtroppo, i tempi stringevano e Carboni aveva creato troppa confusione nei reparti con ordini e contrordini e, decideva di voler difendere la Capitale troppo tardi, quando i tedeschi avevano ormai piegato gran parte della resistenza. Un s uo ennesimo ordine, che giunse al Comando della Divisione "Granatieri di Sardegna" intorno alle 11 , fu quello che recitava:
"[.. .} inibire il passo a qualsiasi formazione armata tedesca diretta su Roma e di passare decisamente al contrattacco[. .} " ordine che lasciò basito il Tenente Colonnello Viappiani che lo lesse per primo e lo passò al Generale Solinas.
"Ma questo è un ordine che si prende gioco dei miei Granatieri e di tutti i soldati che da ben 37 ore non fanno altro che " inibire passi " al nemico con granitica tenacia e "passare de c isamente al contrattacco" con indomito coraggio, da SOLI, senza nemmeno l'aiuto, "ripetutamente richiesto, delle fortissime e freschissime Divisioni sorelle bivaccanti in quel di Tivoli e dintorni " 5 ed ormai proseguono a combattere senza neppure la speranza dell'aiuto divino! Viappiani, non possiamo diramare quest'ordine! I nostri ragazzi la prenderanno malissimo!" Disse Solinas al suo Aiutante Maggiore.
"Signor Generale, purtroppo dobbiamo diramarlo ... è un ordine del Corpo d'Armata! Capisco benissimo le vostre ragioni "
Il fonogramma, spedito dallo zelante Colonnello Viappiani, come aveva previsto il Generale, sucitò stupore e in qualche caso ira e rabbia da parte de i valorosi soldati di tutti i reparti che erano duramente impegnati nei combattimenti da quasi due giorni.
Contemporaneamente al fonogramma di Carboni , giunse a Solinas un altro radiotelegramma che gli fu recapitato dall'Ufficiale del Genio addetto ai collegamenti.
"È un radiotelegramma a finna del Signor Generale Rosi, proveniente dal Comando Gruppo Armate Balcani di Tirana e diretto allo Stato Maggiore Generale. Ho cercato in tutti i modi di · recapitarlo a qualche alto Comando , ma purtroppo non ho trovato nessuno ... lo consegno a voi Signor Generale!" disse il Tenente porgendolo ·a Solinas.
"Grazie Tenente, avete fatto bene!" , Nel documento , il Generale Ezio Rosi comunicava che il Comandante germanico del Fronte Sud-Est gli aveva intimato di deporre le armi e pertanto egli chiedeva istruzioni.
"Tenente sapete se è stata fatta la collaz ione 6 e se è stat a chiesta conferma alla stazione radio emittente?"
"Ho fatto personalmente la collazione e ho chiesto la conferma del dispaccio, Signor Generale! Avete la mia garanzia dell'autenticità del documento!" rispose il giovane Ufficiale mettendosi sull'attenti. A Solinas sembrava strano che un Generale di quel livello, di cui aveva ben conosciuto le doti e la dirittura morale, e di carattere fermo e deciso, chiedesse istruzioni a "della gente fuggitiva" 7 • Visto su l tavolo un telefono che riportava la sc ritta "linea diretta con S. E. il Ministro" e, dal momento che le voci circolanti non includevano il Ministro Sorice tra coloro che se l'erano "svignata" ve rso il sud, Solinas provò a chiamare.
"Chi siete?" Rispose dall'altra parte della cornetta una voce seccata.
"Sono il Generale Solinas vorrei avere l'onore di conferire con Sua Eccellenza il Ministro della Guerra! " rispose sorpreso dal tono.
"Io sono il Maresciallo De Bono ... cosa volete dal Ministro?" chiese l'anziano Generale , sempre indispettito.
"Eccellenza, devo fare una comunicazione della massima urg enza ... " e accennò al radiotelegramma del Generale Rosi e alla sua richiesta di istruzioni.
"Aspettate in linea!" disse De Bono mentre nell'attesa, si sentivano voci concitate, un battib ecco, di cui però non se ne capiva il senso.
"Sentite Generale ... " riprese il Maresciallo d'Italia, " ... dovete rivolgervi al Capo di Gabinetto ..."
"Ma Eccellenza, il Capo Gabinetto non c'è! È già stato chiamato ... al Ministero della Guerra non c'è più nessuno!" rispose spazientito Solinas. Ma a quella affermazione, per tutta risposta, D e Bono chiuse violentemente la comunicazione. A nulla valsero i ripetuti tentativi di richiamare , sia quel numero che il Capo di Gabinetto e tutti gli Uffici del Ministro della Guerra. Solinas e Viappiani non ebbero più notizie di quella situazione fino alle 14.30 , quando purtroppo giunse un'altra comunicazione semp re del Generale Ezio Rosi, che accettava l'intimazione di resa al Comando Germanico . Per il Generale Solinas fu un colpo moralmente durissimo. Egli scrisse anni dopo: "[. .] Una/o/gore si abbatteva sulla mia testa: non appena letto questo dispaccio radio scoppiavo in lacrime (non provo alcuna vergogna a dirlo) pensando che in quel momen to (ore 14.30 circa) i miei prodi, digiuni, insonni, sfiniti Granatieri di Sardegna, combattevano accanitamente in vista della Piramide di Caio Cestio e della Basilica di S. Giovanni, e si facevano uccidere sul posto piuttosto che cedere, nonché le armi roventi che tenevano in pugno da 40 ore consecutive, un solo pollice del suolo di Roma ... piuttosto che venire meno a lla loro trecentenaria tradizione di valore e difedeltà piuttosto che rinunciare a tener alto ed intemerato il sacro Onore delle armi italiane [. . .} " 8
Mentre il Generale Solinas riceveva stupito l'ordine di Carboni di "inibire il passo" e "passare decisamente al contrattacco", era iniziato il ripiegamento di tutte le forze combattenti su una nuova linea che passava per Porta S. Paolo. Lì erano diretti i mezzi blindati e corazzati del glorioso Reggimento "Lancieri di Montebello" reduci dai dur issimi combattimenti sulle vie O stiense e Laurentina. Solinas ordinò di affluire sulla stessa linea anche ad altri reparti che erano ancora disponibili quali: il 1° Gruppo Artiglieria da 100/17, una Compagnia semoventi da 75 / 18 del 12° Battaglione, e due Compagnie del 151° Fanteria, tutti della Divisione "Sassari"; un Gruppo di Dragoni del "Genova Cavalleria", del Tenente Colonnello Nisco, un Bat- taglione di formazione del 4° Reggimento carristi, guidato dal Capitano Battisti, una Batteria del 600° Gruppo semoventi da 105/ 25 "Ariete" comandata dal Capitano Santoro e una Compagnia del Battaglione d'assalto motorizzato . Anche i Granatieri, al Comando del Colonnello Di Pierro, scampato miracolosamente nei combattimenti, erano diretti a Porta S. Paolo per cercare di fare muro alla fortissima pressione dei tedeschi . Lo schieramento difensivo doveva adattarsi al terreno e alla situazione. C'erano, infatti, fabbricati avanti e intorno, e numerose strade da sbarrare , oltre a un campo di tiro molti limitato e uno spazio di manovra per i mezzi corazzati praticamente nullo . I motociclisti del "Montebello" presidiavano la stazione elettrica di Roma-Ostia lido e la via Ostiense, mentre i Dragoni del "Genova" si erano schierati sul lato sinistro, alla stazione Ostiense. Altri reparti sbarrarono le strade laterali , avanti ai mezzi corazzati, che erano piazzati più indietro. Ci si aspettava da un momento all'altro una forte offensiva. I tedeschi, infatti, avevano preso posizione lungo la via Ostiense e si preparavano ad attaccare.
"Capitano gli ordini sono di entrare in città !" Ordinò perentoriamente il Maggiore Von der Heydte al Capitano Wemer Milch9 , che era giunto presso la stazione Radio di S. Paolo e aveva appena preso posizione.
"Sì, Herr Major! Ma non sarebbe il caso di attendere l'arrivo di altre truppe? Considerate che non sarà facile combattere nell'abitato, tra le strette strade ... " Provò a proporre Milch preoccupato per i suoi uomini.
"Bisogna andare avanti! E poi gli ordini sono di riprendere l'offensiva subito!" Ribatté il Maggiore. A quel punto il Capitano diede gli ordini di movimento alla Batteria e lui, con la sua "Kattenkrad", un semicingolato con la parte anteriore simile ad una motocicletta, partì avanti seguendo l'auto del Maggiore e in testa un carro esplorante corazzato. Giunta all'altezza dei Mercati Generali, l'autocolonna si fermò sul lato della via Ostiense. Il mercato, nonostante la situazione drammatica, era in pieno fermento e pieno di gente. Il Maggiore Von Heydte 10 scese dalla sua vettura ed entrò, come niente fosse, ad acquistare delle uova che poi distribuì e mangiò con appetito insieme ai suoi uomini. 11 Von Heydte si sistemò proprio lì con il Comando tattico e fece schierare i pezzi controcarro all'altezza della circonvallazione Ostiense per bloccare eventuali attacchi italiani.
Non passò molto tempo che alcuni carri M-13 del 4° Reggimento in ricognizione esplorativa, imboccarono la via Ostiense.
"Caporale guardi laggiù non sono tedeschi quelli?" Chiese il pilota al Capocarro, il Caporal Maggiore Giuseppe Belardinelli che gli stava a fianco. Il Graduato, un ragazzo robusto, viterbese, prese il cannocchiale e scrutò fuori dalla torretta oltre la curva, in direzione dei mercati Generali.
"Mi sa tanto che tu hai ragione! Ci sono pezzi controcarro e qualche autoblindo o mezzo corazzato! Procedi con cautela ... ora avviso via radio l'altro carro e il Comando!"
I due carri , superato il cavalcavia della ferrovia, giunsero a circa due o trecento metri dalle posizioni tedesche e si preparano a sparare. Belardinelli caricò il pezzo da 47mm, ma non fece in tempo ad aprire il fuoco che:
"BOOOOOOMMMMMMMM!!!!!" i cannoni controcarro tedeschi spararono, centrando subito il primo carro.
"Porci maledetti!!!" Disse il Capocarro, resosi conto che il pilota, quel simpaticone cala- brese, era bocconj sui comandi centrato da numerose schegge. Subito esplose un colpo col cannoncino che prese ai cingoli la motocarrozzetta del Capitano Milch facendo sbalzare a terra sia lui che il conduttore motociclista, e si mise a sparare con la mitragliatrice di bordo per cercare di proteggere il secondo carro che, nel frattempo cercava di ripiegare.
"TATATATATATATATATATA!!!!!!" Crepitava la mitragliatrice, battendo tutta la strada e impedendo cosi ai tedeschi di venire avanti e faJciando alcuni paracadutisti, tra cui l'autista dell'auto del Maggiore Heydte.
"BOOOOOOOMMMMMMM! ! !!" Un altro colpo della Batteria di Milk centrò in pieno il carro italiano uccidendo sul colpo Belardinelli che fu poi trovato abbracciato all'arma di bordo. All 'eroico Carrista venne poi concessa la Medaglia d'Argento al Valor Militare alla memoria. 12
"Venite anche voi a dare una mano a chi combatte!" Gridò un signore in giacca e cravatta il quale camminava avanti ad un folto gruppo di civili che portavano a tracolla i fucili.
Carla Capponi 13 e la mamma si affacciarono alla finestra e li salutarono. Poi d'un tratto la ragazza disse alla madre: "Mamma io vado!"
"Ma dove vai? Ma sei matta! Ma che ci va a fare una donna? Quell'invito è rivolto agli uomini!"14 Rispose la donna preoccupata, conoscendo il coraggio e la determinazione della figlia.
"Vado a vedere! Donne e uomini saremo tutti utili!" Raggiunto il gruppo, l ' uomo più anziano le disse che erano diretti all'Ostiense. Percorsero Lungotevere fino a Testaccio e, giunti nei pressi di Piazza Emporio , videro dei carri italiani. Avvicinatisi ai carristi, il più anziano si rivolse ad un giovane Tenente che stava cercando di collegarsi via radio con il Comando del 4° Reggimento.
"Mi scusi Signor Tenente, avete delle armi da darci per poter combattere?"
" S ono spiacente Signore, ma di armi ne abbiamo giusto per noi; poi, oltretutto, non ho avu to ordini di armare i civili!" Il gruppo allora proseguì il cammino fino a giungere a Porta S. Paolo, dove, come abbiamo vis to, si stavano ammassando ingenti forze per fare muro agli at taccanti. Fr attanto il gruppo era notevolmente aumentato in quanto, lungo la strada, molti ragazzi e uomin i di diverse età si era no uniti ai combattenti , alcuni con fucili da caccia, altri con vecchie pi st ole d'ord i nanza.
"Ma tu dove vai?" Chiese l'anziano signore a Carla vedendola cosi giovan e.
"Vengo con voi!" Rispose la ragazza con uno sguardo che non ammetteva repliche.
" H ai qualche pa rente tra i soldati che stanno combattendo?"
''No ... ce rcherò di rendermi utile!" Rispose seccata
"Ma lo sai che qui tra poco si combatterà?"
"E io sono qui per questo!" Tagliò corto la Capponi, cercando di accelerare il passo.
All'altezza del "Ponte di Ferro", come era chiamato il ponte dell'Industria, il gruppo si divi se: una parte andò verso la Garbatella, l'altro, con la Capponi, prosegui sulla via Ostiense fi no a giungere al piazzale della Basilica di S. Paolo. Qui era stato montato, sotto il sottopass aggio della ferrovia, al lato della Basilica , un posto di primo soccorso con una grande tenda che portava la croce rossa. Alcuni militari, portaferiti o aiutanti di Sanità, andavano c venivano con grosse cassette di medicinali e materiale vario. Poi ad un tratto, girandosi, Carla notò, sulla via Ostiense, dove sbocca sulla piazza, una fila di soldati allineati sul terreno. La ragazza, pensando a dei feriti gravi, si avvicinò e, con orrore, capì che si trattava di cadaveri. Scrisse molti anni dopo: "[ .. .} Non avevo mai visto corpi così straziati, figure irreali, così giovani, così abbandonati nelle membra scomposte, così immoti[ .. .} " 15
Carla Capponi, cori grande coraggio e abnegazione, si mise subito a rendersi utile, aiutando i militari a portare medicinali, o portando dell'acqua per i feriti che, dalla tenda si lamentavano ed erano prontamente assistiti. Poi ad un certo momento un Ufficiale, rosso in viso e visibilmente agitato, si avvicinò al gruppo di civili dove era anche la ragazza:
"VIA ... VIA, STANNO ARRIVANDO I TEDESCHH !!" Poi, resosi conto di non aver sortito grande risultato, proseguì a gridare: "VIA DA QUI. .. LEVATEVI DAI COGLIONI!!! !" 16
Si cominciò a sentire il crepitare delle mitragliatrici e qualche colpo di cannone in arrivo, che fece letteralmente tremare la strada. La gente iniziò a correre per cercare un riparo nei portoni dei palazzi o dietro qualche muro. Non si capiva la provenienza dei colpi; Carla si guardò intorno per vedere da dove potessero sbucare i tedeschi; ma che fossero molto vicini era palpabile! I soldati si erano accucciati dietro dei ripari pronti a far fuoco con le loro armi; la tensione si poteva vedere sui loro volti e si percepiva chiaramente. La Capponi, con altri due uomini, si mosse rapidamente tornando indietro verso i Mercati Generali, ma al "Gasometro" alcuni soldati stesi a terra pronti al combattimento, fecero loro segni di non andare avanti: ormai i parà erano molti vicini. Giunsero nei pressi della Piramide dove c'erano i pezzi controcarro e i semoventi del "Montebello". Uno dei due uomini prese un moschetto '91 da un mazzo di fucili appoggiati ad un muro e rapidamente si portò sul piazzale dov'era la posta. Poi fece segno alla ragazza di raggiungerlo.
"Venga Signorina, da qui si vede sia il ponte Testaccio che la zona verso Porta S. Sebastiano!" La Capponi guardò verso via Marco Polo dove in un tram fermo in mezzo alla strada avevano preso posizione alcuni soldati e piazzato delle mitragliatrici. Improvvisamente scoppiò una granata in mezzo al piazzale e le schegge colpirono un ragazzo, che stramazzò a terra. Carla si precipitò verso il giovane e, insieme ad un uomo cercarono di sollevarlo. L'uomo era il padre, che aveva le mani e le braccia insanguinate. Il poveretto era stato colpito alle spalle e sanguinava copiosamente. Il padre riuscì finalmente ad afferrarlo sotto le ascelle, Carla lo prese per i piedi e si diressero più velocemente che poterono, verso la caserma dei Pompieri dove, immediatamente, alcuni militari li aiutarono a trasportarlo dentro il locale
"Presto Signorina, vada a chiamare l'Ufficiale medico al pronto soccorso del piazzale!"
Carla corse subito verso l'angolo della Piramid e; incontrò un militare di Sanità, che aveva il bracciale con la croce rossa, il quale le fece capire che il medico non c'era e che poteva venire lui. Tornarçmo di corsa dai pompieri ma il ragazzo non c ' era più; forse lo avevano già portato via con un mezzo ad un ospedale.
Note
1 Antonello Trombadori (] Ogiugno 1917 - 19 gennaio 1993) fu uno storico d'arte e Deputato in più legislature della Repubblica italiana nel partito comunista italiano. Inviato sul fronte greco-albanese, 1'8 settembre 1943 era in convalescenza a casa e prese parte ai combattimenti contro i tedeschi. Successivamente formò i GAP (Gruppi d'Azione Patriottica) che furono tra i primi gruppi partigiani operanti nella Capitale. Catturato dai tedeschi, si salvò miracolosamente dalle Fosse Ardeatine grazie ad un amico medico che lo fece ricoverare in infermeria. Trasferito per lavoro obbligatorio sul fronte di Anzio, riuscì a fuggire e a riprendere la sua attività clandestina. Per i suoi meriti nella Resistenza gli venne conferita nel dopoguerra la Medaglia d'Argento al Va/or Militare.
1 Servizio Informazioni Militari
J B. PAF!-8. BENVENUTI, op. cit. pag. 78
4 Dal diario di Antonello Trombadori in B. Pafi-8. Benvenuti, op. cit. pag. 80 s G. SOLINAS, op. cit. pag. 89
6 confronto
7 G. SOLINAS, op. cit. pag 90
8 Ibidem, pag. 91
9 Werner Mi/eh era nato il 15 novembre 1903 e durante la guerra fu Capitano del "FalllschirmGranatw e,fer-Lehr-und-Ausbildungs-Battalion. Fu decorato con Croce di Ferro. Congedatosi, svolse la professione di awocato e morì il 17 novembre 1984.
10 Il Maggiore Freidrik August Freiherr Von Der Heydte nacque a Monaco il 30 marzo 1907 e dopo la fine della guerra, proseguì la carriera militare raggiungendo il grado di Generale. Fu anche professore di Scienze politiche. Nel 1962 fu poi coinvolto nello scandalo "Spiegei". Mori a Landshut il 7 lulgio 1994.
11 Dal diario dell 'Hauptmann Werner Milch, "Als Fallschimartillerist in Rom" in B. PAFJ-8. BENVENUTI, op. cit. pag. 86
11 Vedi in appendice la biografia del Caporal Maggiore Giuseppe Be/ardine/li e la motivazione della Medaglia d'Argento al V.M. alla memoria.
11 Carla Capponi, (Roma 7 dicembre 1918- Zagarolo 24 novembre 2000) partecipò alla battaglia per la difesa di Roma e durante l'occupazione tedesca fu partigiana dei GAP, partecipando attivamente a molte azioni, compreso l'assalto a via Rase/la. Dopo la guerra fu Deputata della Repubblica italiana nel partito comunista per varie legislature efu insignita della Medaglia d'oro al Valor Militare.
14 C. CAPPONl, "Con cuore di donna - il ventennio, la Resistenza a Roma, via Rase/la: i ricordi di una protagonista" Il Saggiatore, Milano, 2009, pag.96
15 Ibidem, pag. 97
16 Ibidem, pag. 97